Google

This is a digitai copy of a book that was prcscrvod for gcncrations on library shclvcs bcforc it was carcfully scannod by Google as pan of a project

to make the world's books discoverablc online.

It has survived long enough for the copyright to expire and the book to enter the public domain. A public domain book is one that was never subjcct

to copyright or whose legai copyright terni has expired. Whether a book is in the public domain may vary country to country. Public domain books

are our gateways to the past, representing a wealth of history, culture and knowledge that's often difficult to discover.

Marks, notations and other maiginalia present in the originai volume will appear in this file - a reminder of this book's long journcy from the

publisher to a library and finally to you.

Usage guidelines

Google is proud to partner with libraries to digitize public domain materials and make them widely accessible. Public domain books belong to the public and we are merely their custodians. Nevertheless, this work is expensive, so in order to keep providing this resource, we have taken steps to prcvcnt abuse by commercial parties, including placing technical restrictions on automatcd querying. We also ask that you:

+ Make non-C ommercial use ofthefiles We designed Google Book Search for use by individuai, and we request that you use these files for personal, non-commerci al purposes.

+ Refrain from automated querying Do noi send aulomated queries of any sort to Google's system: If you are conducting research on machine translation, optical character recognition or other areas where access to a laige amount of text is helpful, please contact us. We encourage the use of public domain materials for these purposes and may be able to help.

+ Maintain attributionTht GoogX'S "watermark" you see on each file is essential for informingpeopleabout this project andhelping them lind additional materials through Google Book Search. Please do not remove it.

+ Keep il legai Whatever your use, remember that you are lesponsible for ensuring that what you are doing is legai. Do not assume that just because we believe a book is in the public domain for users in the United States, that the work is also in the public domain for users in other countries. Whether a book is stili in copyright varies from country to country, and we cani offer guidance on whether any speciflc use of any speciflc book is allowed. Please do not assume that a book's appearance in Google Book Search means it can be used in any manner anywhere in the world. Copyright infringement liabili^ can be quite severe.

About Google Book Search

Google's mission is to organize the world's information and to make it universally accessible and useful. Google Book Search helps rcaders discover the world's books while helping authors and publishers reach new audiences. You can search through the full icxi of this book on the web

at|http : //books . google . com/|

Google

Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google

nell'ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.

Ha sopravvissuto abbastanza per non essere piti protetto dai diritti di copyriglit e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è

un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico

dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l'anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,

culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.

Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio

percorso dal libro, dall'editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

Linee guide per l'utilizzo

Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l'utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa l'imposizione di restrizioni sull'invio di query automatizzate. Inoltre ti chiediamo di:

+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo cotìcepiloGoogìcRiccrciì Liba per l'uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.

+ Non inviare query auiomaiizzaie Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l'uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.

+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.

+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall'udlizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di fame un uso l^ale. Non dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.

Informazioni su Google Ricerca Libri

La missione di Google è oiganizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e finibili. Google Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web nell'intero testo di questo libro dalhttp: //books. google, coral

J

IL MILIONE

DI

MESSER MARCO POLO

V INIZI ANO

SECONDO LA LEZIONE RAMUSIANA

ILLUSTRATO E COMENT ATO

DAL CONTE

GIO. BATT. BALDELLI BONI

Tomo Secondo

FIRENZE

DA' TOROII DI GIUSEPPE PAGA»

MDCCCXxrrr.

J , .

.'

' -z

rr

eammeAtaia Proemio^ ed anche per riconoscenza pe'diiè illustri JTmkeii: imperocché iloro sorprendenti y^ia^gi ^ aprirono la \>ia ai^unùnosi scoprimenti detjìglio » Infatti ammirabile fu il loro ardimento^ la loro costanza y di trai^ersare pressoché tutta r Asia^ commettendo la sicurezza delle loro persone agli effe-^ rati Tartari^

Narra il figlio y che i due Poii seniori ^^ recaronsi in Co- stantinopoli pe loro traffici ^ e dimx)rati{^i un tempo passarono' in Soldadia y o Sudak ^a) Js^i dimx)rati un tempo risolsero recarsi alla corte di Barka ^ a Bereke Con (b) , che risedeva in BolgarUy ed in Assara^ che secondo la costumanza tartari^ cay as^es^a cioé^ due residenze^ V iemale e Vestiva^ Bolgari que*^ stUy Sarai sulVActuha quella (e) . / Poli nel recarsi a Bolgariy sicQome il figlio dice che f/i andarono per terra y doverono tra- versare ta penisola di Orimeay e T ismo che la congiunge alla Piccola Tartariay detta allora Qazariay odi li prenderla volta del Don y e lungo il detto fiumCy ed il F^olgOy recarsi 'a Bolgari y facendo parte detta via medesima de^ viaggiatori Gmlin e Lepchin y per Cutoriy Zaplavay Zarizin^ Zaratof ^ Le rovine di qudV antica dominantCy veggonsi tuttora novanta verst a trafnontana di Simbirsk y in fàccia alV imboccatura della Caìna nel Volga (d) .

IH li risolsero i Peli tornare in patria y ma a riprenderai^ la diritta via y era loro d ostacolo la guerra accesasi fra Barca e Ulitgu y signore dei Tartari di Levante ^ o della Persia ^ Perciò i due viaggiatori furof io consigliati d^andar tanto alla volta di levante y, che circondassero il regno di Barca. Essi si giovarono del salutare aivsnso y e- giunsero ad una città detta Uchacay cioè Okak sul Volga y a meziawafra Bolgari e Sa- rai (e) y, che ai tempi di Ahulfeda era confine della signoria dei Tartari del Captchac y e di li si recarono a Boccara . Ma il cenno che il figlio nd Proemioy non basterebbe a dichia- rare la via che tennero per recarvisi / se circuirono i litorali

*

(a) T.ii.not.4. (b) Ikid. noU 5*. (e) Ibid; iiol.;6»^ (d) DecowerUdet^Riutes.. t.. 1. p. 473u. (e) t* IL IIOL..8..

hccidehtali è mendiomUi del Caspio ^ q que di tramontana K ^ lessante . Che seguiuero quest" ultima direzione io Vopinaiy ^tMt^ dotte parole del Jiglioz che ì due fralelli pensarono più ffiiuiDei aodareyi per U via di levante, e che giunsero a Boc* càra.j(d)L.* e di ^^ueftgt mia conghi^tura Jece parala il Ckia- m* Cardinale Zùrla (b) « Ma oggi pubblicato il Testo Pof- rigiao dèi .Milione^ la cosa è positiva e non congetturale Ipì è detto eie alla guerra fra Berekè e Ulagu diede occasior me il possesso d^ un principato , che sembra essere quello di Schirvmiif che Ulugu s^avanzò colf esercito in inasta pianura: qui est enire les portes dou Fer, e le mer de Sarain: cioè Jrd Derhend e il Mar di Saraiy che pare che posi appellasse quella parte del Mar Caspio^ che s^olges^a s^erso quella città^ distrutta ^gidi (e)* Dunque è evidente chei due fratelli per isf uggire i pericoli di quella guerra , doverono circuire il Caspio a tror moìktanOf e ad oriente . Cosi ebbero occasione di passare alcune delie gramli fumane, che sboccano a tramontana di quel ma- fe^.e Marco j a loro relazione parlò del Volga , e del Yaik , e potè dare un assai esatta contezza di quel celebre marein^ terno (d) - Presa i Poli quella volta ^ cavalcarono pe deserti , che sonofral Caspio e F Arai , e passato il Ghion , che male appropodto il figlio chiama il Tigri , erróre che molti illuse^ per rintracciare la vera direzione del camino fatto dai Poli (e), passato H detto fiume^dopo diciassette giornate di viaggio giun- sero a Baccarà. Fece parte di quella via V Inglese viaggiatore Jenkinson^ che nel l558 partì da Mosca per Boccara per iscoprire V ignòta via del Catajo (f).

Marco Polo non veru^ cenno della via che tenne il podre^ colf ratei suOjper recarsi da Boccara a Chemenfu in Tar- tarla ^ residenza estiva di Cablai Can (g) . ^avverte però che camnunarono alla volta di greco e tramontana^ e che trovarono molte case mirabili e grandi^ delle quali tace nel Proemio^ per-

(a) Proenk 1 1. p* (b) Dissertasi attor, ad Illast Viagg* Venei. t. u Appetì- aie. (e) Teil. Parig. L oap, cxau^. fdj Toau ii. not. £4^ (é) Ilrid. not 9. ( f) Ibid. (g) IkkL Mt ai.

òhe da tui sono scritte per ordine nel seguente liiro (a) . Nek Parigino primo è detto: le ìquali cose qoq Vi raccenieèemd ^ilì^ perché messer Marco^ Ggiiadt niesser Niccolò, che tutte queete eotP^ Tidde adcora^ ve le racconterà in questo libro ionansi nperlamem* le*(b). Dee (ts^vertirsi cKei intende le cose s?eduie dai Poli da Boccara in poi . Due sono, le Qie per recarci ai Catajo da i/uesia cittày che furono indicate alf lonson^ altro inglese iHuggiatora che collo stesso disnsamento del lenkinsonfu a Boccerà ^le tpuièi fanno capo a Caschgcur : Vuna passa per Samarcanda^ f altra per Taschkendy e che secondo il rammentato saggiatore si di^ rigono a Yerkend^ a Soiree hi k ( So-tcheu^j a Chamchick ( Kan- tcheu y Ma che i Poli seguissero la \^ia di Samarccuìday e di Cogend nel recarsi al Catajòi^nofp cade dubbio^ (e), perchè il fa- glio descrisse la rammentata cittày Ca^chgaryeYerkendyC non fa mòtto di Taschkend y eh' era la celebre Turri$ Lapidea degli Antichi^ Io opinai nel commentare il MUioneycKe le yie battute prima da Niccolò e Majfìo , indi da essi con 3 Jàreo^ facessero topo a Yerkend (d) , perchè F ultimo {tenendo da BadagshoHp doi^esmfareunapiccola deviazione dal retto camino per passare da Cashgat . Ma rammentandomi , che gli amlxisciatori di Schah Rbckh y e Vinfelice Padre Goez , che batterono parte del camino dei Poli,, toccarono Caschgar^ osf e s^ univano le cur rodane a comodo dei Mandanti ^ inchina a credere che airocca^ sione dei due s^iaggi de Poti , in questa città le due vie s^ anno- dassero fnfatti Marcofatta menzione di quella terra net prima libro , come as^s^ertiremo a suo luogo y retrocede, per descrivete Samarcanda. Per V allegata autorità del Testo Parigino^ sce- rebbe da inferire ,. che anche HfgliOy quando che fossCj wsi" tasse Samarcanda; corrobora tale opinione net cedersi segnata nella Carta del Scdone dello Scudo ^ dèe contiene gV itineraria dei Pcliy una s^ia che di Tartaria conébtce adetia città. Ma se ciòfùy ciò non as^s^erme* airbccasione di questo suo i^i^ggio^ ma forse speditoci posteriormente pe sers?igi del Gran Can (e) Può

(a) t II. p 9. (b) Ptrig. I. Ghap. t- (c) t u. not. 179^ (i^ Ibid. '(^ Cirtt* B^^ Opera dei GarcLZurL io calct U.k . /

/

uncke essereà^enutOi cke')Marc& cansAlàrMs^ il camino daSis^: itnm^anda a\ Cuschgàf^ di coUpocòfwsfmentù^ hdeaiiHÙnente'aRà ' lunghezza sterminata 'del suo* irià^^o ^ 'da non rfieriiate parti*: colare eccezitme. Ma le paride di Marea da nei aUegoie di^ hhiàrano^ che la wa tenuta dai P^di Seniori per recarsi dc^'^Cà'* schgttr a Chemenfu\fu quella stessa^ chejecéro posteriormeràe concesso. '•■^" '• * ^ ■'" •' '^^ /• - '**

t^ Perciò e era da trattare^e^ snajggi' di Mupùo ^ tdlòrcM recossi la prima volta al Catajoj che descrii^e 7Ìel priOèó'liòro del Milione . Ed è qui da av^s^erìirej che^pissndendc^ per guida fedele il Proemio^ mm vi A argomentb-dl dubbiez za per^'là prima parte del viaggio . Marco narra , che partitosi da y-eri^ezià coi suoi maggióri per recarsi ai Gr€gn (Uin^per le faccende' che ave- va loro commesse j fecer vela' per Acri y che di' li paisaron» a Gerusalemme, pe fi prenderviycome Cuoiai ne H a^va richiesti r delVoliò delleiliànpmae j, *chè ardènoàttometil'^Santo Sepolcri. Che dalladttà Santa^ ternati ih Aeri fecero p^per hs Giaz%a ( Layas ) \ porto ddV: jAnienia' MÌTwre (a^ ; ' 6he^ di U furori» riùkiàmiOtiin Acriper léleziene' Ul Papaia di 'TÉfialde^f^iseenti Legato PtirUi/Scia in Palestina y e che il novello^ Pontefice date toro lettere per ^Cuhlai Cady eduemissionari^peratcompagnarii in Tartarea y tijrnarorio^ alia Giaz^ ^^ e che di llprendéron In ^ta delta residenza del Gram C'aw{k^'^ * i ' '

Ma innanzi di diehitxrare i viaggi di Marce per recarsi a Chemen/^y.è duopa aver presènte ché^ ttdè eraia fretta dei suoi maggiori di giungere* aUà corte del Grran^Can^' chela prima volta sipartironoda Acri senza aspettare cheelezione di Papa si fiscesie (e) . E quando vi^bmarono richiamati dall' èlettoPapa^ ripassati nel Armenia Minore , non atterrirono i viaggiatori i pericoli deir atroce guerra che Bundocdaiire ^ o Bibàrs fiwes^a ' id monarca della contrada: peìicoli che recuroiwi due frati loro- compagni j. a tornareindi^ro ^malgrado le impcpanti commi^ si om date loro dal Pontefice,, e che non trattennero i Polida- ,% ' . . - . . . ,

(lO t i:. wt.i& (b) t H..iMig. i3i<r3».God. Parigli, p. 8. (e) t.i. pg.4^ i

parsi ' in. ùominà. per C&emenfu^ redéU^aestìwik dd Gran C^mijk^ Ciò dicÀiam mmn(fegMmeniè cAe pr&nderona la vim 0ii brwe per giungerai ^ E lo ai^vmie H figlio dicendo che ■. am darono: sempre alla volta grèoo e di 4ramontaoa (b). TaU che non dowronu dilungare dal diritto camiino^ eke fuanto il rfchifidesHmo i naturali ostaeali^oke §i jfrappongano ai viaggia^, tori , di laghi , dijlumi^ di catene di monti^ perciò dwenmn seguire le, vie^hottute dalle, éaroi^ane. Esaita è poi la direnane ridaìUs^a del iwggio , infuantpchè Sis ^ ohe esso appella Seha^ stiiSy capitale dell' jirmenià Minore^ £ ónde si partirono (e) , è allalatitwlinedi 37/ 55/ eCheioeuiìi o .Cbantu 4^.^ 3i/ alla Volta di Grecò.

Nel prologo Marco un cm%ho delle regioni che tra^: f^ersò nel reùdr^isir preodete questo libro, e trotereie le graodia* $imé e di verse còse delfó Ghiadi Erinniiaye dt.Benm^^edi Taf« {aria come Messer Marco Polo Viniziatio ^ gmeooÈÀHiyaecaédo die «Ut vide eoo gli occbi suoi (d)* QuamimlÈfaieMtokilàltri paesi d visitasse^ (fkelfre^raf^rjk^ de( ^yiaggi^^

pencbé piii ìitnifihniign/^ ^VWe^M^vn^ViwcCtf IkróK

versare i ds^^ p^dim .fmkm\i^'^mdan e^:.ritirkò)llnTattaHa^ 4f ;/Ì3Efy/ /^.^ 'S^rlanCnn^^ £hè vosi

fivQCgdfiissA f^iViis^^ 4èlMUione\

iàt vi ho contalo il Prologo dcd li biv idi ^Misaer. Ma òbo

aoiirioeM qui av'di^iKi'i^ d^lie prorJTO «gK fu (e),

'^ni$ysegtmntpompit^\ ttaita' deW Jhmema^ Minore ^ della ìdfyffgiore (.£) ^adèlla-P^^sik (j^ . : Nel primo reame rammenta^ k^ttà di hayai e di Sis\^o\^e eèjk (hi). Ma allafnana intel^ UgeH^a del ^i^gio è ti' ostacolo ^ /' aih^ertito suo divisamento di raccontaire oltre a ciò che ifide^ anche ciò che intese da said uomini. Infatti ^ogto interpola nella relazione delwaggioy la deècriziòne d^ altre contrade . E dalV Armenia Minore col di^ 4ò(ftrso retrocedere parla della TurconumiajO delF Imperio Tur- jgontanp d^ Iconio ^ ch\era a schiena del suo camino ^ ove ram/^

(a) T. il. not. ai. (b) Ibid. p.i5. (e) t. ii. not 37. (d} 1 1. p. i. (e) t. 2.p.to. (r)cap.iT. (g) cap.vi. (h) L ti. not 57. . )

menta Cagni o Iconio (i) , Caissaria a Cesarea (h) e Seòaste di Cappadocia (i ) , e non rientra in pia che al capo terzo ^ oi^ tratta dell' Jr/nenia Maggiore..

A questo luogo occasione di grande oscurità è^ che nefpar^

lare della contrada^ e posteriornsente della Persia^ descrisse alla

rinfusa I luoghi che vide all'andata e al ritorno della Cina, e

per non ismarrire il suo camino non avvi ultra guida che

suo Proemio. Cresce ìoscurità^ il ragionar che fa d'altripaesi^

di cui ebbe relazione da altri. Infatti è d'uopo che il leggitore

abbia sempre presente^ che il Polo ebbe Valto disnsamento ^treil

dare la nuda relaziun del suo snaggio, di comprendere nel Mi-*-

lione un compiuto raggw:^lio di tutte le tèrre asiatiche edaffri^

cane^ poco note^ o sconosciute ai Latini ^ e di dime quanto ei

appara y come lo dichiara nella conclusione air opera: Bve^

te ioleéo lutti i fatti dei Tartari e dei Saracioi^ quanto se oe può .

^ire, e di lor ooftiumì^ e degFi altri paesi^obe sono per lo mondo ,

quanto se ne può cercare e sapere^salvoche del Mar Maggiore (^ilei

Morsero) non abbianoo parlalo detto nulla, nèdelle prcH

i^incie che gii sonodl^otornO) avegnaciiè no» il cerchiamo ben tntto^

perciò lascio a dire quello che non sia bisogno utile e quello

che altri sa tutto (éy. Anzi nel Parigino I. elèe ha indole

di prima dettatura^ dice voler descrivere la Mer Gregnoi r y ( il

-Mar Maggior ) , e poscia come pentito , soggiunge non Jorio

per V aRegéta ragione (e) Cosi ei non toccò della Palestina^

della Scria , dell' BgittOy ne di quella parte dell' y^ sia Minora

rimasta ai Greci ^ che i trafficanti Latini y i Crocesignati vi--

sitavano^ ^oì^naìm/ente . La dettatura del Milione dichiiara^^

quanto a questo divisamente s'attenesse Jedelmente . Infatti ei

'descrisse deir jisia^ quanto ne comprendono il Mar Ghiaoeiat&y

-T Oceano Orientale ^ T Indico^ e l'Etiopico . JS'è pagqdi tle-

scrivere il continente y parla delle isole piìi famose di quei

mari .. Indi tratta di tutte le scoperte degli Arabi mila costa

dell' jdffricOy regione che per le incerte cognizioni gee^

»

|i) T. lu »ot4f .. (b) Ibid.iiot»4ia. (a} IBidaiot.43; (d) t.j.]^aa7. (e)p.a74r

grafiche dei tempi d comprendeva i^elVIruUe\ La relazione di UmtQ contrade distribui ndVvrdine seguente : nel primo libro comprese guanto ei s^ide dell\Ana aJlT andata y e al ritorno , colle pros^incie che erano sulla diritta^ e sulla , sinistra della sua wa^ fino al cùnfifie- deW Indie. Nel secondo libico trattò . dei paesi y che visitò alT occasione delle sue legazioni p^ serr Wgi del Gran Can^ , con altre regioni alla diritta e alla sini*^^ stra del camino che fece nelT andata e ritorno da Caraxan e. da Mienj o dal Pegu: infine quanto inde del Catajo^ e del paese, de Mangi (a)^ s cioè della Cina d oggidì , sia air occeh. sione delle, sue legazioni ^ o nel . restituirsi in patria « Infatti tèrmine al libro, secondo colla descrizione del Porto di , 2kdtumy. e di Si^enr-tcheu (b) , os^ s'imbarcò per la Pa^ia colla. Principessa,^ destinata sposa ad Argun. La parte geogra- fica del terza libi^ , incomincia odia sua partenza da Siver^ tfiheu per Ormus^ ove sbarcò : descrisse i sud waggi nel Mar delT Indie ^ e discorre di altre celebm contrade di detta migio* ne^ per relazione d'altrui « Ma per lo più \Marco^ quando si dir lunga dalla, sua sna^ per desai^ei^e paesi che^non.i^isitòy ne alcun cenno» Tali^olta lo as^s^erte fiacendo sentire:^ come. di ^ Sa>nareanda^ eh' è città nelV opposta direzione del suoMibggio^ tals^olta come a^s^ienedi Balaxiam o. Bjfulagshau (e),, e di iCofnpitÌQn^& Cantcheu^<terra o\fefiaie lui^ga dimora ^ si parte /UH per desoris^ere altre regioni^ e li riconduce il leggitore per.prQsèguire la relazione del. suo viaggio m cagióne d' er -SfmpiOy giunto à Jialaxiam^ di li devia per desd^is^ere ipHor ,9Ì;di)3astian.)e Mi \Che$imur(i()^. e soggiunge: se io voleasi lAiidaf^s^gueodaUcUrhu.via^eiiU'ereì oeiHadia^ oia ho deliberato .«Giimrla Mtl t/arzò .libro^ e per lanio torno alla provincia, di Ba- kxiafD^jner, la. quale dicizsailcamiopA^rao il^Catap, tra^l^er, Taotd e GrecQ^tratiaodo^ cooie si è iQeoTuiqeialo desila contrae vche.sobo nel viaggio^ e delie al(re.ch0.:vi. scino auofQQA destra ^ e a.^ifitra, coofiuanti con quelle: passo che coìjfermf^ min mente quanto asserimmo di sopra .

'tW *• i.f.'ia9. (b) ^ II. «ot, 6Ó3* <c)t.«.ib'79. (d)Ìbii i * •••

, DalV esposto resulta che fu a Sis , a Badagshan alFartr ^ata^ e' perciò sono luoghi di riconoscimento per determinar la via j cÀ' ei tenne , nel recarsi a Chemenfu y ma altri inr- termedi j non men sicuri ne agei^olano il conoscimento. Uno di questi è Tebriz^ o Taurisio^ eh' è tanto più importante^ irufuantochè iid s^ incrociarono le strade cVeifece alVandatay e al ritorno^ DescTis^e questa città nel primo libro (a), oi^e tratta del suo primo silaggio , per quxmto non la, nomini di nuovo , si riconosce , che ivi si recò alla torihota colla sposa destinata ad Argun^ percliè dice nel Proemio^ che condotta la Principessa ed paese di questo Be ( cioè alla sua reiidenza^ trovò ch^ ei era morioy e che erasi usurpata la signoria, della Pèrsiu iJhiacato^ iL quale gii ordinò di condurla ^ cu Cazan^ che era nelle parti delVArhor Secco (b) . Allora i signori della Persia avevano due residenze Tebriz , e Sultània (e ) , nia il Polo descrive m^inUtamente Tebriz , tace di Sultània , talcìiè non cade dubbio , che ivi si recasse colla Principessa

Altro luogo di riconoscimento è il rammentato Arbor Secco y detto con miglior -lezione a mio avviso in altri Testi' VAlbor Solo {fi) ^talvolta V Arbor del Sole {). Di questo luogo ne ragiona anche nel pi imo libro ( ( ) , cdlorcJiè dopo aver de- viato dal suo camino per condurre il leggitore fino a Ormus^ retrocede per ricondurlo sulla via che fece alV andata ^ e di li incomincia a descriverla ordinatamente , ne se ne discosta al- cun tratto ^ che per parlare del Castello d'Alamut , .che era a poca distanza sulla . sinistra del suo camino. V Arbor Solo ùA^verlà essere nella Provincia di Tirnochaim ^ cK è a tramonr taha sul confine della Persia (g) ; or rettamente notò il Chior ris. Marsden\ che questo paese è quello di Damagan (h). Dun- que air Arbor Solo fiu. all^ andata e al ritorno , quando con^ <lusse la sposa a Cazan, il quale con poderoso esercito era in i/uelle parti alla custodia di certi passi^ che si riconoscono es- sere le strette di Khomar o Kovar\ che dal Mazarideran dan-

(a) CRp. IX. (h) l. II. p. 19) (e) Kioner p. 11%, (d) Cod. Parig. i. pag. 3o. (e) t. II. p. 61. (f ) cap. XX. (gj t u. lib. I. cap. xi. (h) .IbicL not.. 90. Marc. Poi. T. n. a

Xtl

no ingressanella Persia (si) . Dunque VArbor Solo e fra Càz^in^, e J/ainagan , presso le strette di Ko^mr^ os^e erano sbaste pia- nure secondo Marco, che sono segnate nella carta della P ere- sia del Kinner .

Altro luogo di riconoscimento è Baie , o Balac ^ come ei V appella j città osre narra che Alessandro sposò la figlia di Dario r selon que lor disoit de tóeue ciuè (b);j e soggiunge che isn sonai confini della Persia intra Greco e Levante, che k V ofi^s^ertita generai direzione del suo camino .

Perciò la Giazza, Sis, TaurisiOy V Arhor SoÌo, Balc^ Badagshan, segnano la: v>ia cKei tenne cdC andata. Dei punti intermedi , ne danno U indicazione le sne di caros^ana che con- ducono dair uno all'altro di detti luoghi y le quali per im^ete- rata consuetudine ^ che trae /òndamento da geologiche neces-- t à , seguono in Asia sempre le medesime strade . Ciò sviene mirabilmente confermato dalP autorità del Polo stesso ^ it qjua- le descrii^e nel Milione alcune delle città intermedie . Lo con^ ferma V as^i>ertita direzione generale della pia \^erso greco e tramontana y il notare che fa il Poloy che nell'Asia Media la respettis^a situazione dei luoglii era a greco e lavante , infatti piùf a quella scolta , che a tramontana s^olges^a allora il suo ca^ mino (e). Partendosi adunque il Polo da Sis^ dos^è passare per Malatia , Diarbekr , Argisch , Tàurisio , Cazs^in^ Teheran y. Damagany Merve o Meru^ Balc^ Taicanj Scassem-j e Ba- dagshan ..

Con la scorta di tali considerazioni y il Polo che lascianp^ mo Tieir Armenia Minore ^ seguiremo ne' suoi waggi^ e nelle- escursioni che fa ^ per relazione di altri..

Il Capo quarto del Milione tratta delV Armenia Mag^ giorcj e Marco vi rammentale città d' Argiron o Erzerum ^ di ArziziyO Argish (jJ). Questa ultima' città trasverso» alV and» ta e al ritorno^ quando dalV Arhor Solo^ passato a Tehriz per- restituirsi in patria^ si recò a Trebisonda (e).* e alV occasione di

(a) T. II. Dot 3t. (b) Cod. Parig. I. p. 4^. (e). t..ii. p. 28. e p-3^- (d) t..ii. iiot*.47- e 48* (e) t..u. p. %o*

XllI

ffuel ^io^ioju ad Mrzerum , wde il Monte Ararat^ ehe ap^ pella il Monte dell'Arca (a), dietro le tradizioni popolari della contrada : passò dal castello di Caipurt^o di Paipurt(h^^ che è sulla wa che conduce da Tehriz a Trebisonda(cy Talché questo capo contiene la relazione del suo viaggio dcdT una all' altra città^ fatto alla tornata .

Di grande oscurità è occasione j il desvrii^ere nel capo se^ guente la Giorgiania , quando si dimentichi la sua a\^\^ertenzaj che la contrada è a settentrione dell' Armenia^ e perciò Jìwri del suo camino ((i) . Sembra soffermarsi in Armenia per descri- vere lepros^incie che as^es^a a corine: a les^aMe parla di quelle di Mosul e di Meridin^ delle quali si dirà di sotto j soggiunge: ève ne sono inoltre altre, che sarìa lungo a raccontarle. La prossimità della Giorgiania lo conduce a parlare del Caspio y di quel ina- re interno^ che air uso di Persia €ppella Mar di Baku (e), e fa copia delle notizie^ che attinsero il padre ^ e lo zio alV occasione dd loro primo i^iaggio lìsce nuo\?amente di wa j ma ne as^ verte il leggitore: {XMcbe si è detto dei coqìÌiiì dell' Erminia verso tramoqtana^ or diremo de^li altri, che sono verso mezzodì e levan- te (f ) ,; e prendendo la i^lta del mezzodi^parla come il promeS'^ se del reame di Moxul^ de Curdi (g), indi di Baldacca^ della distruzione del Califfato^ e trasporta il leggitore fino a Bassora portò del Seno Persico ^ e a Kisj o Chisi^ celebre isola ed emporio di traffico alla bocca di detto mare . Questa parte della, rela- zi<me è assai confusa nella lezione ramusiana (h) .- molto più chiara è la lezione del Parigino L che traslatiamo per agevo larne fintelligenza ( i ). Baadac è una grandissiriia città . ^ e pel mezzo della città passa un fiume molto grande, e per questa può andarsi nel Mar dell' Indie. E qui vengono, e vanno i mer- catanti colle loro merci. E sappfate che la lunghezza del fiume di Baudac al MardelPIndie è didicioito giornate. I mercatanti che vogliono andare in India, vanno fìno ad una città, chea nome

(•) T. II. not Sa, (b) t ii. not. 5o- (e) ibid. p. a5- (d) ibid. p. a6. (e) t. ti. noi. 57- (f ) t 11. p. 3i- Cod. Piirig. L p. 19, (g) t ii- not- 70. (h) t. 11. not 78. (i) P^. ao-

-^1

/

XJV

Ctìisi , e di èniranu nel Mar delT lodia . £ ancor v i d ico, che io qtresio fiume tra Baudac e Chisi , è una oitià che ha nome Baserà, Giunto per quella s^ia alla bocca del Mar dell' Indie , regione che non s^uol descrixrere che nel terza libro , bruscamente retro^ cede a tramontana ^ descrisse Taurisio (ci), città sul sua camino^ ed aywrte che da Taaris in Persia sono dodici giornaie (b). Nei nostro l^esto si /eg*§ne,lascianirdi Toris^e di^ìanadi Persia (e).- at- torna alla quale alòum generali cenni ^ ne enumera gli otto reamiy neqwdia mente sua era dis^isa. Rammenta primo^ quel- lo di Casibin^ o Cazbin (H), che incontrò in via. Parla poscia deh la città di lasdi o Yezd (e) ctm tedi particolari y. che dichiartmo cKei vi fu. Ma occasione di oscurità nel 3Jilione è il far men- zione a questo luogo di detta cittày imperocché ei non si recò a Yezd neir andare al CcUajOy ma alla tornata ^ e la città èap^ punto sulla via che conduce- da Ormus a Taurisio Dichiara che ivifuyil notare cheeifa le distanz&iiinerarie per giunger^ viy e r accurata descrizione del cainina che' conduce da Yezd a Ormus , come- il Polo suole praticare sulle vie ch'ei percorse Dice infatti che cavalcando otto giornate da Yezd si giunge nel reama^ di Kermen (f ),e chela via per recarsi a Ormus passa per Camandu , e per la regione di Reobarle , ove a stento si salvò> dagli aguati dei malandrini y indi per Consalmi (3). Ma^ e da avvertire y che d" intoppo cdla retta intelligenza del testo^ è il descrivere che ei fail viaggio dalla città di Kermen a O^mus, e non da Ormus a Kermen^ direzione nella qutzle viaggiò alla sua tormita colla Principessa destinata €id Argun. Di ciò un sola cenno nel terzo libro ^ ove compiuta, la relazione della sua navigazione pel Mar delV Indie j, e ricondotto il leggitore a Ormus j soggiunge: di ({pesto or noti diremo altro, perchè di sopra abbi.im> pnrkto di /Gbisi, ChermaSn (h) . Anche il libro prima^ contiene un cenno prezioso per V intelligènza di questa parte cosi oscura del Milione . Ivi descritto Ormus^ dopo aver detto voler lasciar stare di parlar delV India , la quale sarà

(a) Lib. L cap. n. (b) 1 11. p. 40. (e) t. x. p. 16. (d) tu. p*4'- (^} ^' ii*iiot.97& (f ) t II. p. 46- (g) t. u* Lib. I. cap. XIV. e not. relatW. (h) t..iL oot. i^i^.

scritta in un libro particolare^, il l^esto da noi pubblicato sog^ giunge: or loroeremoper iiMmon4an(*,per contare eli quelle prò- vi:)< ie, e torneremo pep ira altra via alla città di Crema ( di Ker^. men) quale v'ho conlato/ perciocché eli quelle contrade, che io Vdglio contare, non vi s\ può andare se non da Crema (a). Etoc^ ca i\^i di questa sna^che passa per Cremosu , che io conghietturo essere la costiera lungo il Seno Persico detta Guermesir (b) .

Ricondotto il leggitore- a Kermen^ descri\^e ordinatamente parte del ^^^ggio che fece alla tornatUy nel recarsi a Tebriz , e segna accuratamente le distanze itinerarie dei luoghi ^ e come da 'Kermen partendosi^ allorché si è cas^alcato tre giornate^ si giunge ad un deserto- di sette giornate^ che conduce a Cobi-- nam . Questa ferra Ebn Auckal appella Kubeis^ Jihebis il mo^ derno saggiatore Pottinger (e) . jET un luoga amenissimOy co- me altre scolte Pabnira^ perchè irrigato in mezzo al deserto y tn^e si refocillano gratamente i riandanti , e si apparecchiano a {valicare con minor disagio i sbasti deserti^ che sono a tramon- tana^ e ad occidente di detto luogo. Marco un cenno di quel- lo che si estende Jino alla provincia di Timocaim^odiDamagan^ che era sul sua camino nell'andare ^ e che rammentò Jra' rea- mi di Persia.

Molto incerta potrebbe essere la wa^ che tenne da Cobinam a Tebriz^ se non avesse descritta la città di Yezd^ alla cui polt a dirigendosi bres^e è U deserto. E sembra naturalcyche do- sbendo condurre la donna al signor della Persia^ scegliesse la %Ha più agiata . Z)a cdtro preziosa cenno si riles^Uy che per an- dare a Tebriz^ da Vezdsi recò a Kasan, a Kom^ a Saba ^ che è la s^ia di carovanUy segnata nella carta del Kinner. CK ei fosse a^Sàba lo affernm^ mentre nel riportare unfasH>loso roncone to che udi intorno ai Me Magiy che non leggesinel Testo JRor inastano^ ma nel Parigino e- nel nostro^ soggiunge: M^sser Marco dimandò piti volte in questa città ( Saba ) di quesii tre Re^ cioè dei Magi (d) .

Ch' ei fosse alV andata nel paese di Damagan , air Jrbor

«

(•) T. u p. a3.. (B) t..iu not. 8o, (e) t. ii. not 124. (d) 1 1. p. 17. Par.I.p.a7.

XVI

Sdo a settentrion della Persia^ we ìm ricondotto il leggitore , lo dichiara anche il notare^ che in quel paese ; le donne, a suo giudicio, sono le più belle d^l OQOodo (/). Ma tosto sospende la descrizione del suo camino^imperocchè la prossimità dei luoghi oi^eray al castello d^AlamuA^ poco lontcow da Cazbin^ e da A- molylo trasse a dire del f^eglio della Montagna^ o delVAl Ger bai , che in quel Castel risiedes^a^ del suo palagio j de' suoi inr fanteiH}li giardini^ e delle sue ree frodi. Appella MuLehet secondo il Ramusiano^ Mele te secondo il Parigino (\;Ì) la ugno- ria del f^eglió^ dando il nome dei Settari^ detti Malebed, alla Contrada (e)*

Di li procede la relazione^come il viaggio di Marco.Ramr menta una fertile campagna^ indi un desertOy che è quello che dis^ide il Corassan dalla Persia^ e che si congiunge a tnezzodi alle solitudini del Kermen . Secondo la lezione Ramusiana ^ a questo luogo manchewle^ ha il deserto quaranta^ a cinquanta miglia di lunghezza (d), asserzione contraria al s^ero , mentre il deserto troppo è più €unpio da quel lato : più esatta è la le* zione del testo nostro:is?i si legge^ che dopo sette giorrtate difer^ til contrada: trova l'uomo deserti di cinquanta e sessanta miglia^ ne' quali non si trova acqua (e).* Ordinatamente procede la relor zione del s^iaggio per Sapurgan(i) ^per Balch (g) , pel Castel^ lo di Thaican (\\\per Scassem ( i), terre che il Polo traversò nd recarsi a Bqlaxiam , o Badagshan (k). Esso accenna che sino a Balch durano i con/ini della Persia fra greco e lessante , av-r vertita direzion del suo waggio ( I ) . Può recar meras^iglia il suo silenzio sulla città di NisJidpur , che dos^è incontrare in 9Ìa . Ma innanzi la sua andata^ questa celebre metropoli delVOr riente , proi^ò la trista sorte di Meru^fu dai Mogolli distrutta.

Infermatosi Marco a Badagshan^ dos^è dimoranti un

anno , e is?i apparò molte cose delle adiacenti conb^ade^ di cui

fa copia. Prendendo la incita del mezzodì^ parla di Bastian

(a) t. II. p. Ga, (b) p. 327. (e) t ii. not.3i. (d) L lu p. 67- (e) 1. 1. p. ay. (f) t. II. not. 137. (g) ìbid. not. i38. (h) ibid. not i43. ( i) Ibid. not, 144. (kj ibid.. not i48. ( 1) t. u. p. 68.

XVII

o del Baltistan , e del Hdentissimo paese di Caschmir (o) , Poi avverte non voler prose giure per non entrare nélV Indie ^ e co^ me lo notammo di sopra^ riconduce il leggitore a Badagshan^, è sulla diritta sua via del Catajo . Nel partirsi da questa cit-- avverte , che prende la \v>lta di greco , e narra che per una via lungQ un fiume y si giunge a V^ocan (b). Da conto di aver valicata r altissima catena del Belurtag (e) , e passati i monti descrive il paese di Cashgar - Di qui come notammo retroce-' dcj per parlare di Samarcanda ^ ma lo ai^vertej perchè dice che è c(mtrada verso maestro , respettivamente a Cashgar (d). Dichiara^ dopo a\^er divagato fino a Samarcanda , che rientra tfella sua via: or (asciamo di (|uesto^ e aDdi«iraa innanzi^ e vi racconteremo d' una provincia che è chiamata Yercan (e), e tor- na a far mxMo delle distanze itinerarie . Prosegue ordinata- mente la relazione , come il suo viaggio per Cotam^ o Kho^ tèn (f ) , Peym (g) , Ciarciamf (h) fino alla città di Lop , che credesi oggi distrutta . Descrive il vasto deserto di Cobi , o- Chamo , cui il nome di questa città ^ E procedendo per il paese di Tangut, o il regno di Mia dei Cinesi, giunge a Sa^ ehion y o Sosion ( i ) , che è la città di Sò-tcheu , ali uscita del deserto (k) : e per questa città vedesi segnata la via dei Poli nella Carta del Salone dello Scudo. Gdunta ivi, avverte j che fa una delle consuete escursioni^ avendo detto di questa ( di Sachion^y dirassi delle altre città, che sono verso maestro, appresa so al capo del Deserto (I), si noti chela direzione di maestro e V opposta a quella del suo camino . Parla di Chamul , di Chingitalas (wì^je racconta come ivi si fili Vamianto, ma per rè^ tazionedi un Turco suo compagnesche vi fu (u^;ciò che dichiara che non visitò^ quella contrada . Rientra sul suo camino dopo^ aver parlato di Siiccuir. Or ci partiremo di qui, e diremo di Campion (o) , o Campicion (p) cke è la città di Can-tcheu (q),

(it) tiLDot. 1576 iSg» (b) t. II. not i68.. (e) ib!d.Qot 174* (i d) Li.p. Sa. Parigi i^ (e) God. Parig.. i.pi 5o. (f) t. ii..not. (86. (g) ibid.not.187. (h) ibid. not. 190. (i) Giff. Pàrig. I p. 54» (k) 1. 11. not. 1 59. (I) t'iLp-gg. (01) tii.not aot.e ao3»- (n) t* I. pb4o- (o) Lex-Rama».. (p) Lex. del.Test^Oit.. (({} t ii.noU 306..

ovd dimorò pressoché un anno^ forse per aspettare il permesso di Cablai Can di entrare neW Imperio^ e os^e il Gìan^Can probabilmente spedi ad incontrare i Poli come ei lo narra (a^ . . Non cade dubbio eìiisi per recarsi a Chemenfu prendesse la via di Tartaria^e non della Cina ^ perchè procedendo dipoi a dare la relazione del suo silaggio ^giunto a JErginul ^ Oi^i^erte nel partirsene^ che per isciroccQ si può andare al Catajo^ e alla città di Singui(\ì). Ma per la lunga sua dimora a Cantcheu istruitosi di molte cose , ne fa copia y parla d' £zina che dice a dodici giornate da quella città (e) . Di qui con rapido corso si tra^portfi fino a Caracorum^ antica residenza dei Gengisca- nidi y quaranta giornate distante da Ezina per lo deserto * Se mai ei fu a Caracorum^come accenna V itinerario della Carta del Sidone dello Scudo , \^i sarà stato per ispecial com- missione del Gran Can^ ma non già aiV occasione delUxindata^ perchè di troppo daziato avrebbe dal retto camino . Il parlare di Caracorum gli è occasione di tessere la storia dei Gengisca- nidi j e del feroce promotore della loro grandezza^ indi di trattare delle costumanze dei Tartari^ Da Caracorum sinol- tra fino alle estreme terre deW AsiajbagnMe dal Mar Ghiaccia- to (il), e indi as^s^erte di rientrare in cfimmino: or avendo delio delle. Provincie che sono verso la irainontana, fino al Mar Oeea- qo^ direnu) delle proviocle verso il Gran Can ( alla cui i^olta ei si recwa^ e tornerenno alla provincia detta Gampion^la quale di sopra è descrìtta {e). Dice nel capo seguente come: partendosi dalla Pioviucia Campiou, si va per cinque giornate per un de- serto e giungesi a Erginrjul^ luogo ignoto^ indi a Bgrigaia^ a Calatia^ o Calata^ segnato nella carta de' Gesuiti (f); e dipoi toccando le terre già possedute dal cosi distto Prete Gianni^ o Ung-Cariy 7?e trae occasione di parlare di sup s^icende^ e della sua descendenza^ e delle usanze della contrada^indi rientrain via^ e per Sindici n , per Cianganor^ o Tchahanor {o\ ^ giunge a Chemenfu^ o Chantu meta del suo lunghissimo i^iaggio (h)

(a) t. if. not. 2IO. (b) t. ii. not 257. (e) t. n. noi* ai i.. (d) Lib. L e urx. (•)tii.p. 129. Qot.a53 (f) ibi(Lnot.a65. (g)Lib. I.cap.34. (h) 1. 11. 001.270, a{ri, 27 5,

XìX

'Narra ipel Proemio che esso Marco ^ piacque tanto ai Gran^Can^ che lo inviò in una terra per suo messaggio >, ove penò ad andare sei niesi^ e che tanto bene^ e soi^iamente disse r ambasciata , è tanto piacque al suo signore , eh' ei lo chiamò su tutte le sue ambasciate^ e che molto ai suoi servigi s^iag^- giò (a). Trattò perciò nel secondo librò dei paesi in quella, stia prima legazione visitati , ma non delle Indie ^ e secondo V' usato descrisse ancorale contrade^ che erano sulla diritta e sulla sinistra del suo camino^ tanto alV andata^ che al ritorno. Ma la parte geograjìcà di questo libro si ravvolge attorno ai paesi , che ei visitò nella Cina y inconiincia dal descrivere Cambalii^o Pekinó: capo(^oomeei dice) della proviocia del Ca- la jo verso greco (ìp^y Innanzi la conquista dei Mugolìi ^da lunga stagione èra divisa la Cina in due imperi , il settentrionale 4^ he possederono i Kit ani ^ indi i Kin , principato^ che ad esempio di molti popoli asiatici ei appellò Catajofi che ebbe per naturai confine il corso del Tche-Kiang^ V Imperio Meridionale^ o di dal Jiwne , rimase ai natii , signoreggiati dai Song , Jìnchè non fu dai Mogolli distrutto^ e quella parie della Cina appellò il Pelo il paese de' Mangi^ o Manzi alla foggia tartarica {e): i>he alla descrizione di quei due imperi^ fosse specialmente ri- volto il secondo libro^lo dichiara innanzi di trattare dell India: car bieo voz avons cooiè dou Mangile t dòn Caiaio,et de'rnaiQies au- ires provences l) . Ma dei viaggi fatti dal Polo cdV occasione delle sue legazioni trattammo in discorso a parte (e). Pei ciò in questo toccheremo soltanto della via chefece^ iinbarcatosi per la Persia con la sposa d' Argun^ d'onde poi tornò in patria Per r intelli senza del terzo libro del Milione è da recoì^e le parole stesse deir Autore (f). Ma |)OÌcué non è ancora vpf^i- pitiio quanto Me»ser Marco ha deliberalo di scrivere, infilerà fi.ie a questo seconl'j libro, e si còniiiìoeràa p<iriar dei pae^i , città, e (>rovihci« dell'India Maggiore, Minore, e Mezzana ^ oell^ parti delle quali è slato, quando si trovava ai servizj del G^aa

(a) t 1. p. 7. (b)Lib. ti. p. 168. not, Sii. (o) t. t. p. 129». npt. (d) God. Parig. L p. 180. (e)t. n. p. 347* (fyLib* 1.-. cap. 77*.

Marc. Poi. T. n. e

bhn , mandalo da quello per diverse faccende^ e da poi quando Ti tinae eoa la regioa del re Argan^ consao jxìdre e btrbji^ e ri- tornò alla patria. Kqui osserveremo^ che conducendo urucreina- ed lo sposo j non dos>è dilungarsi dalla diritta via ^ òhe quanto . rióhièdxìi^àno imperiose occasioni^ la sfcurezMi^del sduggio^ . 6 i venti contrari , o allorché per la sanità delta Principessa* fu obbligata a sbarcare. Ma malagesroleè il (ti visure in quanti luoghi approdasse^ quali snsitassealV occasione delle sue lega-^, zioni y quali navigando colla sposa SArgun. Tutta uolta^ in- quanto siaci dato^^, cercheremo d illustrare questa parte tantum importante dei suoi inaggi -

JVòn cade dubbio^ che il Polo partendo perla Persia, da Oantbalu seguisse V itinerario^ che incomincia a desarii^ere ài quàrantanoi^esimo capo del libro secondo^ Tsn seguenda à dar ragguaglio della sfia che tenne al ritorno da Carazan ^ giunto a Sìndafu , as^erte , che di li cas^alcando per sèssarUa giornate per un paese nel quale /iì già Q cUV andata ) , che poi trescasi Giugni^ o Giogui ope già fummo (aj. K incomincia di li a descrivere bruscamente altra s^ia in direzione totalmente dii^ersa^ di che non che un sol cenno ^ cioè che- le terre fino a Giogui respettis^amente a donde s^enis^a^ erano ^erso lessante r e da Giogui prendendo la scolta di Pazanfu , che dee credersi Pao-ting nel Pe tche-lt (b)y.apwrfe chedetta terra è f^erso mez-^ zodij e detta pros^incia del CaJtajo , ritornando per V altraparte della provincia (e) : cosi leggesi anche nel Parigino L (d) .• ivi come nel nostro Testo appella quella città Cacianfu . Or Giogui dimiostrammo essere T'so-tcheu nel Pìe-^cheM ; e nelle vicinanze di quella città si diramano infatti due vìe ^ una che si dirige verso il Se-tchuen eil Vunan, donde veniva il Polo nel tornare da Carazan , e V altra volge verso Quinsai e il Fàkien (e) . Ei parlando di Cianghi e delle altre terre ^ delle contrade da lui visitate^secondorusato^nota le relative distanze itinerarie y e descrive ordinatamente la via f no al passo del

(a) Godi Pttrig. I.p48* t. ii.apt. 5c8. e Sig, (b> tu. noi. cit.4 (e) t.ii. p ag^. (à) p. 148. (e) t. II. notSiS.

'(

ycAe-JSTfl/ig' (n) . Una sol 9ólta d^i^ia^ wc parla di Sajqfu^ di '^ui ag£{H>ldrmta F espugnas^ione i suoi maggiori^ conmacckiM di iiOto invenzione (b} . ^ * ,

, 'Mu rièi$trà nel suo camino a Singui^ innanzi il passo del {rchB-Kiang^e)^eU9ì^erté cheSingui è a sciroccp relativamente 0i paeù di»^e Mehis^a . P>%^edon9 ordinatamenl» la r^lazio^, ne^^il sua viaggiale condkde il leggitore a Qèowai^ o Ma^gr icheujgià residènza dei Song (d), e dopo a\^er descritta quella yoMOsa^Uà^ prosegue U ^iaggipper TapinzuyQheavwrte es- sere a scirocco (e). Entra nel reamfi di Concaio net JFok,ieni^(\y^ te descritta la àUà diJFò^tckeu^ capo della firovifida^ termina a ìibrè^Ma relaxiàne di Zaitwn^ o del porto celebre di Sii^enir

Moi^ cóme è detto nel seguente discorso^ opiniamo (h) che •il Polo isH si recasse nelT imbarcarsi per V India ^ perche non patdà degli altri porti celebri di quella parte della costiera deh- 4a Cinàj cioè di Hanmy^ e diOapton, E d uopo credere ^ che f^Sùttd^ recentissima conquista J^aita dai Mogolli d^W Imh ^pericdéi Song^ mólte ddkèrpròjH-ncie id$l mezzodì della Ci-^f -na nM^Jbssero aiicoraben sóttonietò*^. Occorrevano infatti fon- .-^ -ti ^Ogioni per imbarcarsi piuttosto d Swén^heu^che a. G^ntom '^

'per le Indie ^imperocché partetUqH dal priìno dei detti porU^^ si allunga il wàggio^ ed è du(^ . eipprsi .alla perigliosa ^na^ir ^àisiòhe delGolfo di J^aimin.^ : .

' Come promessp , Jiel terzo libro ^ de^rive V India V^. di* vide 4/t Maggiore^ Minofèj ò in.Penis(da di quà^ e:dijlà dal 'Gange. Intende per india Mezzana l^jibifsimà;^ le 4/ litwaie affrii^anò^ bagnatjo dola- Oceano JS^iopivo >^i)^ Ma, innanzi di -scioglier le uelje da Zaitum p^r reoat^din Persia colla sposa d'^rgun^éscriw toaìùeradi 'na\^i^ Vfdlefqhalisisolcan qiisi *jnàri\ fCago^ poscia dijìir^epià xu dkutim de{ dumi geogr^Std ^acquiUati'y innanzi d'^in^preAderetta rolaaionAdél^suQp^^

. . , ^ . , , . . .,.,;,

^11} i I. p. lay. iidt (b) t !!• Bot 5St. e 562. \c) i iu tib. h. eap.' 63. (k)~t.u.p. 149. (^)L^k.«lkc«p•^8..•^ 7 .V . . n J ^'i. . •' - - -'J ••• •' :, * 'I

Tfm

parla deir isola di Zipnngu^ o del Giappone , la cui decantata ricchezza ^ solleticò la cupidità europea nel secolo xf'^ e die occasione di amplissimi scoprimenti (a) . Cosi ebbe occasione di narrare V infelice tentativi Jatto da Cublai Cun per sog- giogare queir isola . Al capo quarto di questo libro y incomin-- eia il corso- della sua navigazione pel -Mar diCin^o della Cina^ unica fiata nella quale rammentò la contrada cól suo s^ero nor me (b). Prosegue ordinatamente la na^/igazione pel Golfo di Jlainan (e), ma di li divaga nel paese di TsiampUy che visitò 'in precedente leg-azione (<!)•.

I}a Tsiampafa una escursione alla GiuK^Oy ove fu non colla Principessa^ ma precedentemente ai servigi del Gran Can (e):. Insuperabile difficoltà qui si frappone alla retta intelligenza del Milione , perciò cKei soggiunge / cioè che partendosi dalla Gias^a si ruts^igano settecento miglia a mezzodì egarbin^o li- beccio^ e si tro\>ano dite isole Sondur e Condur ^ le quali non sono respetti imamente alla Gia^^a^ nella posizione che loro asse^ gna^ ma nell'opposta^ cioè a tramontana^ Verun testo a penna y nemmena il Parigino I. raddirizza la lezione^ tutti essendo concordi nelV errore ( f ). Merita di essere qui referita la lezio- ne del Parigino IL perchè è una conferma di ciò che dicem- mo nella nota sopracitata , cioè che da Giava fa retrocedere colla relazione a Pulo Condor^ per indi drizzar le vele\ 4dlp stretto di Malaca , che s^alicò colla Principessa . Infatti ivi sji legge : Qaando ^uiem homorecedit de lava^et vadit ioter meri- diem et garbinam septingenta mi4iam^ ÌDveuitdttasio&ulas^uàain magaaiDy et aììam parvam^ quae vocatuur Soodus et Coudus.. Et bine reoedit homo, et vadit per siioehum quin^nta miliaria^et ibi invenit unam- proviociam^ quae vocatur Locheac (g). J^ ^ asn^er- tire , che secondo questa lezione j mutata la direzione erronea coìne dicemmo , tutto sta a dos^ere . Secondo V altra lezione se ins^ece di dire : partendo da Già va ^ as^esse detto } parteado da Tsiampii, d onde dissuga per descris^ere queir isole^ anche

(«) t ii.not 68<K (b) t L p.. iSS.Bott ii. noi. 699^ (e) t,n. noi 705. (d) U ii. p. i5o. (e) !• II. p, i5o. (f ) t it.. not yaS.. (g) p. ^%.

xjcni

allora la relazione procedereòbe ordinatamente . Perchè da Tsiampa parèeìidosij s' incontra V isola di Pulo Coridor luipg» di riconoscimento per tutti i nawganti di quei mari i fi ckf dovè ricon&scer eiper recarsi a Loc/iac^cìiè la coetierM. di Camr hoja (a). Ma\\ comunque fésse non nuoce alla reputazione del Pelouse non .soccorso dalla memoria erra undfiatt^^perchè no^ è da sperare opera di mortale senza errori -

^Descrive pòscia V isola di PentORi^ ò Bantaìi alla bocca dello diretto di Mbdaca j ràmnventa questa contrada Col suo vero nome di Mdlajur (li) ^e prosegue la relazióne cofne il viag^ -giOyper Glassa Minxjre^oSumatra^alla fui costiera orientale^ 'passando per ' lo stretto della Sonda y precedentemente -<si recò servigi del Gran Con (<;). In questàhola^.narra neL Proe- mio y essersi colla Principessa Jennata^ e che penò tre mesi a -giungersn dal Fokien (d). I\>i afferrò terra nel Remne^x di Sa- -mora , per aver numcato il ìnozionjas^orei^olè"^ e dos^è fermar- wsi cinque mesi (e}'. Sciogliendo le vele da Sàmara ^ traversò- il Gclfa di Bengala^ e riconobbe le isole di Nicobaìf^ e di An- ^cmtan (^iy.Ifon cade dubbioi^che- gettasse: V ancora suI C&ylavf^ ed io opino che isn fosse anche innanzi ^ quando Cubica^ vi spe- di sue geAti collo speziosotitolodi trattar cól jRcdélla contrada' dell' acquisto d- un preziosi^ rubino. (^^È anche da' notare che r due jSate toma a parlar- eli questa isola famosa: è probabile

che preludesse, pòrto aotU PrÌHcipe,s^perpro<:^eMerista,Vr efaracqua\ ed anche perche nel modo timido di\na/^g0r di quei tempi y fnen che potwano faeevun eanale ^ e "quanto- pii^ 'prestG^pcOwanò nttvigf^^aswper costa^pèr essereVicMÙa luogjii di ricofwscinmntd ^ e ow poter rip^irarsi in occasione di for- tuna. JS" probabile che gettasse l- ancora nella rada di Trin^ quènìale ; j&'^ dice che nel nas^igar il Mar delVIndie^ consumò* diciotto mesi y ciò dicJdara che prese terra in varie jìarti fa- - cendo camino (h) -

' . : .

(a), t noU799. (b) ibiif. not738; (e) tii.Bot 738. (d) Co4 Parie. I.p.rC«

'

(e) tiMiot758. (f) tom.ii. Lib..iii. cap< 17.6 i8. (g^ tu. p.4o5. ^h) tu.p« 78

Il

DcdCeylan tUi^aga per ttescrwere U Maàbar^ eke'cmsi iq^ pelhoio gli Arabi la costiera detta da noi Gopotì$and9l (a). ' lA^ lezione ranumana portando ins^ce di MuaboTy Mééabar.j à frasaioli non pochi dalla retta intelligensa di fuestm parte dei Milione. In ipiesta escursione^ Marcodeserdvie la vostièrndei ^ùròmandel^ dal capo Camarino^no al Bengala, dSra ^llorèg la regione dis^isa in due potenti reami j^ke ei rammenta yHjwdlé >d' Orissdj ohe ap)peUa di Murphilì^ é deW Asrorio^ e quello di 'Norsingaj che tanto nel nostro Testo (b) , quanto <nel Parigi^ -Ho lì. (cf) / è detto regna di . /^r ^ ' > Questuo ai tempi del vit^^ tgiatùhd era fra pia ^stelli di%fi^ , « Marco^ rammenta ÀÉkliéh- ^puri^ dita yeneratapsr^ I^'tomba\deir Apostol Tommaso^ JSfef nostro Testù^ net Parigino L{)ày parla dipei del paés^di\Lmij ^o pik accuratamente di Jar^ OK^e afferma oìwr askita eu^à im "setta Bràmanica (e)« Jtiparlq del Cejrlan^ dande m parti^col dir ' sborsò^ pet* deScriì^ì^e le rammentate oantrade^usandocomexn^ 'primo^ libro di Heàndurre il leggitore al Juggo donde usci di camino. Che non fosse net- reame di Muvphili^ pare ohe lo .'dichiari notando: che f u ,dU)UQ al prefato M. Marco^ che U 'stale è gràndissnrio odldò^, e n©» spiove (f)^ . ^

Sciogliendo le \>ele dal Cèylan^ procede la relazione^ co- me il viaggio: Parla di Caely terra che dow ricenascerey e che i^ersoia pùnta del Ì)ecun (g), e incomincia m trattare della ' cc^èiero^ Mùlùibari&0 d^l^app CamorinOy odiOumari^ come ei io appetta ^^\ indi ^discofrre del r^amedi^e^:, p di Cali-- ^ CHt\ éd^a G^sta'PiMtioa (^i}. Seguei^do gUjlnt^col nome di:k]ktldiàrd^ dé^pìsesi di Canata^ e di 'dmmn^ che sono

al Qisn/ltèe dèl^Gutèrat^ p^^nisola che poscia daónv^(^... Ivi -^Yàntmenta la dittai di fZ'tìAa^^^), i rea^nd di Cambaet^ o.Cxsn^ "^òaJa^mXe di Sumefiatj e facendo cornino alla inUtadd Sena ''Peì^eoTàmmehta'-il CheSnmcoraH ^ secondo taJezion^ ràmu- siana , o come più, correttamente si legge nel\Pjarigino /. ilpae-

J[a) t IT. not 7^. (b) 1. 1. p. iG^. t. ii« not. 7;^ ; (e) p. 43i. (d) p. aoS.

;<e)''t. II. not.é54. (f) ti il. j:49[4- (gy t-^»- Hb-iìi. <jip. a5. (ìi) t 1. pi 169, ìwt K 'tt)-iii;lio(Ìè97. <b) lib. ittica]^, a8. (l)t. |t;iiot9VÌ tm)«lM«LiDdt 91S/

iMa€Òram{è)^o\ilMecranjehe do\^ cosi^ggiare iik quel- la mwigaziane. È da awertire^ che la lezione del Parigino ff.^ porta RésffMOorOfChe giustijica la sagace c^hg^tura^du noi ^

dliro luogo riferita (f>) del celebro Maltébmii , òhe ùdn tanto

danno dèlie scienze geogrìt/iche, di recente petdè la repuhMicà-:

letteraria. Dai Mekran il Veneto wtge il discorso ad aècu-

ne regioni delV Etiopia r che noi- chiamiamo (a/ dióe^ (n«lì*

MézZiftia (i^ydiefto le notizie che he attinse da^i Arabi ; e con

troppa credulità^ narra ancora alcune delle loro/m^e^ di tat

natura è quella dèir Isole Mascola e Femmina ^ i). Nel \^ofgere

la relazione atV Affrica , fa parola delle isole celebH di Soà-^^

cotera^ e del Madagascar^ che il: celebre Barrofv; i^uóle eh* e/

visitasse,^ malgrado che ei afferndil contrario (f^). Descrisse il

litorale affhicano dalla bocca del Seno Arabico ^ fino ed Capo

delle Correnti ^passato Sòfida^ paese che appella Zenzibat^o co^

'mepòttànO' i testi più antichi Z^achibar^ contrada che dice es^

àéretsóla ^ M siccome descriw come V estrèma terra affrica^

ykt amJbzzodty, si deduce che seppe dagli Arabi esservi aperta

comunicazione fra V Oceano Etiopico , e V Atlantico (f) "^

Non dimentica V Abascia^o secondo il Parigino L VAbOr sce , che è T Rabesóh degli Arabi ^ paese che noi appelliamo Abissinia (^J.DalVAbasce^ riprende la volta d'oriente^ per de^ scrivere la costiera meridionale dell' Arabia^ e riconduce il leg^ gitore cosi sul suo cammino alla bocca del Seno Persico. Parla di Aden sulla costa meridionale £ Arabia , e ne trae- occa- sione di descrivere lavia^ che tenevano le indiche merci per giungere in Alessandria (b) . Rammenta altri sopii di quei Ut- torali: Escier o Siger {\ ), DufaryO Dqfar (y)yCalaiati^ o Co- latu sulla costiera del Oman {\\e compiuta cosi la descrizio^ ne del periplo dell Eritreo^ conduce il leggitore a OrmuSy per ove drizzava le vele dal Mecran colla sposa d'Argun •-

(a) p. ia8- (^} t II. qot. 919. (e) t ti. p. 474* (^) L^^* l'i* c^P- 33. (e) t. i. p. 197. Dot. (f) t II. not 94a* 69 j.3. (g) 1 11. not 959. (h) L I.p. ao4*ttot. (i) L II. Qot. 988. (k) ibid. nut 997. (1 )ibid« not» 1002.

xxyi

R toccata alcuna: cosa refatwa ^a ifuelf empùrio celAr^ dei trajj^ci delVOriente^ ai^ucrìe che non ne dice altro: p^^rchè . disopra nel libro, abbiam parlalo di Chiai,e di KevmenQà^ luoghi che s^ide nel recarsi a Tebriz. E ciò mirabilmente conferma fjfuanto asserimmo^ che nel libro primo comprese anche la^ relor zion del s^idggio chejeùt alla tornata^ per recarsi daOrmus a Tebriz , e di li a Trebisonda

Termina questo capo la relazione dei suoi silàggi , ma esso ai^^erte che ai^endo bastantemente parlato deir India , e dell'Etiopia^ innanzi di dare fine al libro , tornerà a pa<tlare di alcune regioni ^ che sono wcine alla tramontana , delle quali lasciò di dire ne libri di sopra (h). E incomincia a dis- sertare della Gran Turchia^ e delle guerre di Caidu ( che is^i irnperas^a ) contro Cablai Can . Indi parla delle Terre Po- lari^ che appella come gli Àrabi Region delle Tenebre (o) •, Poscia nel nostro testo rammenta il reame di Lacca^ o Leu: fecondo il Testo Parigino I. che è la Polonia (d), e con un Ireste cenno della Russia^ termina il Milione secondo la /e* zione ramusiana.

(a) t- tupu 474* (b) ^ n. 474* (e) ^ "* ^^^ i<>^9* (^) 1 1. p. la

»

- - ^fc'

4 ^

TESTO RAMUSIANO

DEL

MILIONE DI MARCO POLO.

9f \ <

PROEMIO

SOPRA IL LIBRO DI M. MARCO POLO

*

lATTO DA. FRA FRANCESCO PIPINO BOLOGNESE DELL* ORDINE De' FRATI PREDICATORI, QUALE LO TRADUSSE IN LINGUA LATINA,

E ABBREVIÒ DEL MCCCXX.

jLet prieghì di molti res^erendi padri miei signori^ io tra- durrò in lingua latina dalla {volgare il libro del nobile ^ sas^io^ e onorato M. Mirco Polo gentil' uomo di Venezia j delle condizioni ^ e usanze delle regioni^ e paesi delt Orien^ te . Dilettandosi ora i prefati miei signori , più di leggerlo in lingua latina j che nella i^olgare . E acciò che la fatica di questo tradurre non paia vana , e inutile y ho considerato , cìie pel leggere -di questo libro ^ che per me sarà fatto latino y i fedeli uomini j che son fuori d' Italia ^ possano rices^er me* rito da Dio di molte grazie Perocché essi vedendo le muravi- ' gliose operazioni d^ Iddio , si potranno molto mara\^igliare della sua virtù , e sapienza . E considerando j <:he tanti po- poli pagani sono pieni di tanta cecità ^ e orbe zza ^ e di tan-^ te sporcizie j li cristiani r ingrazieranno Iddio ^ il quale illuminando i suoi fedeli di luce di verità , si è degnato di voler cavarli da cosi pericolose tenebre ^ menandoli nel suo maraviglioso lume di gloria ^ o che qué* cristiani avendo com^ passione , e cordoglio deW ignoranza de detti pagani ^ pre- gheranno Iddio per V illuminazione de cuori di quelli ^ o che per questo libro ^ la durezza ^ e ostinazione de" non devoti cristiani si confonderà ^ vedendo gV infedeli popoli più pron- ti ad adorare gV idoli falsi , che molti cristiani il Dio vero . O forse ^ che alcuni religiosi per amplificare la fede cristiana^ i^edendoj che il nome del nostro Signore dolcissimo è inco- gnito in tanta moltitudine di popoli j si commoveranno ad andare in quei luoghi per illuminare quelle accecate nationi degt infedeli . Nel qual luogo secondo che dice V Evangelio è molta biada ^ e pochi lavoratori. E acciocché le cose^ che noi non usiamo j avemo udite ^ le quali sono scritte in molte parti di questo libro y non paiano incredibili a tutti quelli y che le leggeranno ^ si dinota e fa manifesto ^ che il

4

sopradettò M. Marco rapportator di queste cosi maras^igliose cose , Jìt uomo sas^io j fedele , denoto , e adornato d* onesti costumi^ ascendo buona testimonianza da tutti quelli , che lo conosces^ano : (a) sicché per il merito di molte sue virtìi , questo suo rapportamento è degno di fede : e M. Niccolò suo pa- dre 5 uom^o di tanta sapienza similmente le confermarla , e M. MaJJio suo barba , ( del quale questo libro fa menzione ) come i^ecchio des^oto e savio , essendo sul punto della morte familiarmente parlando , affermò al suo confessore sopra la coscienza sua^ che questo libro in tutte le cose conteneva la verità . // che avendo io inteso da quelli^ che gli hanno cono- sciuti più sicuramente , e piìi volentieri m^ affaticherò a tra- s lutarlo per consolazione di quelli che lo leggeranno : e a lande del Signor nostro Gesìc Cristo creatore di tutte le cose visi- bili e invisibili . Qual libro , fu scritto per il detto M. Marco del MCCXCVIIL trovandosi prigione nella città di Geno- va^ si parte in tre libri ^ i quali si distinguono per propri capitoli .

(a) Secondo qae«ta lezione sembrerebbe che IDIiirco Polo allorché fa traslatatoil Milione da Fra Pipino foMe morto, ma il Prologo pre* detto secondo la lezione del testo a penna Riccardiano dice così 9, Nec autem inaudita multa , atqne nobis insolita , quae in libro hoc io locis plurimis referuntur incxperto lectori incredibilia vidcantnr. Cunctis ineolegentibus innotcscat, praefatum Dominom Marclinm horom mi- la rabiliom relatorem ^ virum esse prodenfcem 9 (idelem et dcvotuDi, aef|ue honestis moribus adorna tum 9 a cunctis sibi domesticis testimonium bo- fi num habentero , ut multiplicis virtutibus ejus, merito sife imius reUtio 39 fide digna . :^

99

53

•5

LIBRO PRIMO

PROEMIO DELL'AUTORE Gap. I.

JJoveie adunque sapere, che nel tempo di Balduino * Imperatore di Gonstantinopoli ( dove allora soleva stare un Potestà di Vene- zia, * per nome di Messer lo Dose) correndo gl'anni di N. S. i aSo. M. Niccolò Polo padre di M. Marco , e M. Maffio Polo fratello del detto M. Niccolò nobili, onorati e savi di Venezia, trovan- dosi in Gonstantinopoli, con molte loro grandi mercanzie, ebbe- ro insieme molti i^agionamenti . £ fnialmente deliberarono di an- dare nel Mar Maggiore , ^ per vedere se potevano accrescere il loro capitale, e comprate molte bellissime gioie, e di gran prez« zo , partendqsi di Gonstantinopoli , navigarono per il detto Mar Maggiore, ad un porto detto Soldadia, * dal quale poi presero il cammino per terra , alla coiie d un gran signor de'Tartari Occi- dentali, detto Barcha, ^ che dimorava. nelle città di Bolgara, o

X 11 Balduino di cui qui fassi menxione è Balduino secondo , figlio di Pietro ée Curtenax Imperatore Latino di Costantinopoli , che incominciò a regnare Tan- no 1228. Michele Paleologo prese Costantinopoli Tanno 12Ò1. e Balduino si re- fugiò a I^egroponte : d'ivi passò in Italia oye muri nel 1275. 11 Ramusio con un estesa esposizione ha comentato questo passo del Polo. ( Nar. T. IL pag. 9. )

2. Nel Codice Soranzo rien nominato il Veneto Potesti che risiedeva allora in Costantinopoli, che era uno della Casa da Ponte . (Zur). Dissert T. 1. pag. 44*)

3. Mar Maggiore cosi appellarono gTItaliani il Mar Nero nei secdi di mezze e ciò comparativamente agli altri mari che unisconlo al Mediterraneo.

4. Soldadia. Avverti il Ramusio essere Sogdai nella penisola di Crimea. (Pref. al Milion. p. 4. ) Albufeda Tappella Sudak (Geograph. pag. 264.) e cosi la descrive : )t> est in pede montis in solo saxoso : urbs cinta muro , Moslemis infesta , ad litus i> Maris Krimensis; emporium mercatorum. Fere aequat Cafa » . Conferma la va- stità dei suoi traffici Rubriquis che visitoUa » e dice che era frequentatissima da mercatanti che di Turchia andavano verso settentrione 1 e dai Ausai che passavano in Turchia. I principali traffici erano in pelli, in telerie, in cotonine , drappi di seta e spezierie.(Conect. de Berg. L pag. 1.). La Crimea appellavasi allora Gazarla. ( T. L pag. 223. not. 6. )

5. Barca detto Barcah anche da Abulfaragio ( Hist. Dinast. pag. 5o5. ) secondo Albufeda era figlio di Sajer^Can figlio di Duschi^ figlio di Gengis-Can. Alcuni scrittori dicono questa Barcka o Bereké figlio di Bota, ma si ravvisa da Aìni 7 Ga- :d che Batu e Sajèr eran due nomi di un medesimo personaggio in effetto ei lo ap- pella BatU'Sagier^Can.{AXh\x\Ì. Annal. Muslem. T. V. not. 9.) Buschi fi^ìo diletto del terribile Gengiscan soggiogo il Kiptchak, che cosi appellarono gli Arabi le con-

6

Assara, ^eera re[>utdtouQO de* più liberali , e cortesi signori, che mai fosse slato fra Tartari . Costai delia venuta di questi fratelli , ebbe grandissimo piacere , e fece loro grande onore , quali aven- do mostrate le gioie portate seco, vedendo, che gli piace va n(>, gliele donarono liberamente . La cortesìa così grande , usata con tanto animo, di questi due fratelli, fece molto maravigliare detto signore . Quale non volendo essere da loro vinto di liberalità , fece a loro donare il doppio della valuta di quelle , e appresso grandissimi, e ricchissimi doni. Essendo stati un anno nel paese

trade a Settentrione del Caspio, ( Ebn. Haukal Geograp. i56 ) e fondò un Impero che con tale nome fu conosciuto dagli Orientali colla conquista delle terre dei Slavi ^ degli Alani , dei Russi e de* Bulgari ( Ahuif. Ann. Muslem. T. V. pag. ai. ) Batu^Can suo figlio conquistò quasi tutto Timpero Russo, saccheggiò la Polonia , la Moravia, la Dalmazia e mor£ nel 12^6. allorché d'Ungheria si muoveva per assedia.- re Costantinopoli. ( Petit de la Croix llisL de Genghiz.can ).Deguignes pretende eh* ei morisse nel i255. Secondo Plano Carpini risiedeva alle rive del Volga. ( Ram. Nav. T. II. pag. 238.£ ) Il menzionato Barca^ o Bar- Can , o Bereke^Can che a lui succede fu reputato un buon legislatore , alla sua corte trasferi vansi i dotti di lontani paesi che onorava e ricompensava. Esso €ecesi maomettano. Ebbe sanguinosa guerra con Uiauo Ulagu signore della Persia. Saccheggiò le terre dei Greci e moii nel 1266. ( Petit de la Croix. HisL de Genguiz. L. IV. pag. 539. )

6. Bùlgara^ e Assara. Era errore, della Lezione il dire che dimorava nella città di Bolgara e Assara dovendo dire nelle citti. Aveano i Can del Kiptchak come -tutti i Tartari imperanti due residenze, l' estiva eh' era Bolgari e V iemale eh' era Sarai. Della prima cosi discorre Abulfeda » Bolar^ Arabibus Bolgar dieta , urbs in )^ extrema ( terra ) septentrìonalì , haud procul a ripa Atoli , in continenti septen- » trionali orientali, et eadem cum Sortii a quo distat plus viginti dietas . Est in so^ » lo humili , abest a monte nondum ìntegro diei itinere tria . Ibi aunt balnea . y incolae sunt Moslemi Hamfitici . Ncque fructus ibi sunt horrei , ncque arbo* » res eis proferendis , ob nimium frigus , parìter nullae ibi extant urae. » ( Abulf. ». Geogra]ph. ) Delle rovine di Bolgari luogo detto oggidì Briae KhimqfìiA data la descrizione il celebre viaggiatore Pallas ( Voy. de Russie t. 1. p. 2i5. ). Vi si vedono rovinedi moschee, iscrizioni arabe , tombe di negozianti di Schamakie e di Schinn^an. Detto luogo è a 90. werat a tramontana di SimlUrfk in faccia all'imboccatura della Coma nel F'olga. Rettamente avverte il Forater (Decouv. du Nord t. i. pag. 196.) che Assara é Sarai^ di cui vedonsi le rovine vicino a Zarizin . Il Polo come sovente accade riunendo al. nome 1' articolo appellplla Assara . Esisteva ai tempi d' Abulfe- da e fu distrutU da lUmur Bec o Tamerlano . -Il Geografo Arabo cosi la de- scrive : ( Geograp. p. 365. ) » Sarai urbs magna , sedes Tartarorum regia , re- » gum nempe Tartarìae Septentrionalis qui sunt nostro tempore Uzbekenses^ est in » solo plano . Distat a mare Caspio fere bidui iter , et habet illud mare Caspium » ab oriente , et austro suo . Apud eam fluit fluvias Atol ( il Volga ) a septentrìo- » ne , et occidente , ad orientem et austnim , donec infìmdatur in mare Caspio. » Adejus ripam septentrionalem orientalem est illa urba Sarai t etest emporìum •» magnum pi^ mereatorìbus et muncipiis Turdeis j> .

9

del detto signore, volendo ritornare a Venezia , subitamente na- cque guerra tra il predetto Barca, e un'altro nominato Alau, si- gnore dei Tartari Orientali ; gli eserciti dei quali avendo combattu- to insieme , Alaii ebbe la vittoria , ? e l'esercito di Barca n'ebbe grandissima sconfitta : per la qual cagione non essendo sicure le vie , non poterono ritornar a casa , per la strada , che erano ve«- nuti £ avendo dimandato y come essi potessero ritornar a Co- stantinopoli, furono consigliati d'andar tanto alla volta di le- vante , . che circondassero il reame di Barca per vie incognite , e cosi vennero ad una città detta Ouchaca , ^ qual' è nel fine del regno di questo signore de Tartari di Ponente. E partendosi da quel luogo, e andando più oltre, passarono il fiume Tigris, ^che

7. Questa battaglia decrivela al cap. 181. del testo da noi pubblicato e come accaduta nel 1261. Vlagu o Alau come ei lo appella regnava sui MogoUi di Persia che il Polo chiama Tartari Orientali per distinguerli da quei di Kiptchak che chia* ma Occidentali» Deguignes tratta di questi nel Libro XVÌl» della sua Storia Generala degli Unni

8. Ouchaca» Abulfeda cosi ne ragiona » O^aAr est urbecula in Latere Àtholi » occidentali inter Sarai et Bolar (ave BolgarJ media propemodum via. Aequaliter » ab utriusque distat quindecim fere dietas Usque ad Okak perlingit Imperium » j4rdu Regia Tartarorum Berkah , neque ultra. » . ( Geograph. Lat Mundi Septent p. 365.). Anche il nostro viaggiatore dice che quella piccola città era confine delia dominazione di Barca . Okak col nome anche d* Uwjek è segnala nella Carta delia parte media dell'Asia di Forster , che va aggiunta aU' opera testé citata .

9. // Tigri, La particolarità narrata da Marco che il padre suo e lo zio ppr recarsi da O^aA^a ^occm-a traversarono il fiume 77gr» è la primiera cagione a mio avviso , per cui molti hanno fallata la vera direttone del loro cammino Se esM aves- sero traversato il vero Tigri dovevano retrocedere per la riva occidentale del Caspio e per la via fatta posteriormente dal figlio dirigersi verso il Cwassan^ ma si sarebbero imbattuti appunto nelle schiere nemiche, nei tumltì di guerra, cose che volendo essi evitare fece duopo loro tanto deviare dal retto camino di Costantmopoli , ove erano neir intenzione di dirigersi. Oltre a tale particolarità che dimostra. che essi non pas- aaronoil Tigri tyyi l'altra che essi narrano che passato il fiume dopo diciasette giornate giunsero a Soccara. Ora il Tigri nel luogo ove più s' avvicina a detta città B'è discosto 18.' che possono valutarsi 7^. giornate di carovana . Ma il fiume che il Polo chiama il Tigri è il Ghion , Amu appellato dai Tartari , Osso dagli AnfSthi . Sembrò che desse moto ali* errore V avere udito i Poli che questo fiume era uno dei quattro del Paradiso Terrestre. Il Testo biblico appella questi qiMttro fiumi Fisott ,. Ghion f Hiddekelf e Frat. Questo passo quanti commentatori a esercitali appo noi, altrettanti in Oriente. Ghion significa puramente fiume, ma gli Orientali che ìma- ginarono esservi stati quattro Paradisi Terrestri, crederono che uno di essi fosse- la Valle del Sogd , è perciò il Ghion o fiume che la bagna dissello uno dei quattro del Paradiso Terrestre (Herbel. BibKoth. Orient. vox Sogd. ). Aliene Armeno di*. C€^ che. la. Persia si divide in dUe partii, e che la prima comincia ad Oriente attet^

\

/

8

-e UDO 'de' quaiu^o fìumi del Paradiso : e poi un deserto di dicia - sette giornate, non trovando città, cartello, ovvero altra fortez- za, se non Tartari che vivono alla campagna in alcune tènde, con i loro bestiami . Passato il deserto giunsero ad una buona città detta Bocara^ '^ e la provincia similmente Bocara, nella regione di Persia , la ^quale signoreggiava un Re chiamato Barach , " nel qual luogo essi dimorarono tre anni , che non poterono ritornare indietro , ne andare avanti , per la guerra grande , che era fra i Tartari . In questo tem}K> un uomo dotalo di molta sapienza ,

frontiere del Turkestan e che si stende verso occidente fino «1 Phison eh* è il primo dei quattro fiumi del Paradiso Terrestre (Cap. VH.). VHiddekel fu credutoli Tigrii gli Orientali appellanlo Dejleh (Ebn. Auk. p. 162.) . i Poli furono i soli ad appellar 'JTigri un fiume diverso dal vero di cotal nome . Giosafa Barbaro in tempi assai po- steriori dice che nelle vicinanze di Merdin passa il fiume Set^ già detto Tigri > e in ciò a ragione. (Ram. Nav. t II. p. lot. D) Ma in altro luogo (ibid. p.98. E) parlando di Tèflis capitale della Giorgia dice che dinanzi a quella città passa il Tigri pren- dendo il Kur per detto ^ume, ohe a tutt' altra origine « direzione . Anche il signor Marsden congettura che i Poli seguissero per recarsi a Baccarà la riva settentrionale del' Caspio ( Introduz./p. III. ). L' Inglese Jenkison che part( da Mosca nel iSStt. per {scoprire la via del Catajo s'imbarcò sul Volga e traversato il Caspio sbarcò a Mar» guslave e di H passò a Urghenz indi a Baccarà. Esso per recarsi da questa nella pre« cedente città al suo ritorno v' impiegò, diciassette giorni ( Hist. Gen. des Voy. t. VII. p. 409* )• E se i Poli passarono il Ghion ad una giornata da Urghen» y' im- piegarono anche essi pari numero di giorni. In Asia infatti di rado occorrono 4:am« biamenti intomo alle direzioni e stazioni delk Carovane. Trovarono i Poli quelle contrade desolate dai Tartari. Il terri bile Gan^i^Can secondo gli Arabi Scrittori prese Urghenznéi laaa. e vi passò a fil di spada centomila abitanti (Herbel. vox Gangis-Kan). Il deserto di cui parla il Polo innanzi di giungere a Baccarà è quello di Casna segnato nella Carta di Macdonald Kinner^ che dal Ghion distcndesi «piasi fino alla citti.

IO. Baccarà ctLpiìBÌt della contrada detta dagli Arabi Mounier alnahar^ che tanto suona quanto Transoxiana degli Antichi perchè significa in Arabo paese di la dal fiume, (Ebn. Auckal p. 236.) dagli Europei vien detto impropriamente Gran Bucharia* Secondo Ebn "Auckal il territorio di Baccarà è uno dei più ridenti dell'Asia , ed è oggidì posseduto dai Tartari Usòechensi In questa contrada mautennesi non poca cultura nei secoli di mèzzo sino ali' epoca della conquista fattane dai MogoUi. Geo* gis^Kan prese la città che rimase incenerita nel 1220. ( Herbel. vox Bakharah )

it. ^OTiic&'SacondoJUerbelot ( vox Barak- kan ) era figlio di Baissur, figlio di Manucca figlio di Gengis^Can. Secondo Deguignes ertf figlio di JasantUf figlio di Gia^ ^a/oi figlio di Afutuganf figlio di Zagataj^ figlio di Genguis^Can» Esso si stabili in quella parte media dell'Alia che fu detto il paese di Zugaiai perchè esso ne ebbe il possedimento. Barrak fu ivi spedito da Cablai Con per discacciarne Caidu figgilo di Oktai Kanj che erasi impadronito di quel reame. Barrak fecesi Maomettano (DeguigD. t.iy.p. 3i 1.) Secondo Petit de la Croix niorl nel 1260, ma avverte saviamente il Si* jgaor Marsden che è un errore (Travels of Polo p* 9- ) In quest* anno recaronai i Poli iJla 9ua corte co;ne abbiiamo in altro luopo avvertito ,

9 fa mandato per ambasciatore dal «opraddeilo Signor Alan , ^ <iran Can , che è il maggior re di tatti i 1 artari j quale sta ne' <!oniini della terra fra Greco , e, Lievan^e , (detto Gublai Can , "^ il quaU essendo giunto ia Bocara j e trovando i sopradetti due fratelli , i quali già pienamente avevano imparalo il linguaggio tartarésco , fu allegro smisuratamente , però che egli non aveva veduto altre vòlte uomini Latini, e desiderava molto di* vederli, e avendo con loro per molti giorni parlato ^ ed avuto compagnia , vedendo i. graziosi, e buoni costumi loro, gli confortò, che andassero seco insieme al maggior re de'Tartari ^ clxe gli vedrebbe molto volentieri , per non esservi mai stato alcun Latino, promet- tendo loro , che riceverebbero da lui grandissimo onore , e molti benefici . 1 quali vedendo, che non poteano ritornare a casa, sen- za grandissimo pericolo , raccomandandosi a Dio , furono contenti d'andarvi . E così cominciarono a camminare col detto ambascia- tore , alla volta di Greco , e Tramontana , avepdo seco molti serr vitori cristiani , che aveano menati da Venezia» £ un anno intie-^ ro stettero ad aggiungere alla cprte del preiato maggior re de' Tartari. £ la cagione perchè indugiassero , e stettero tanto tem- po in questo viaggio , fu per le nevi , e per le acque de' fiumi y che erano molto cresciute. Sicché camminando, bisognò, che asjìettassero fino a tanto, che le nevi $i disfacessero»^ e le ^que che «discrescessero e trovarono molte co^te nurat^li, e gracidi del* le quali al presente , noa si fa meiìone ,, perchè sono scritte per ordine da M. Marco figliuolo, di M. Niccolò in questo libro seguente* *^ I quali M. Niccolò, e M. .Maffìo essendo venuti davanti il prefato GranCau, ilqual'era molto benigno, gli ri- -Gavette allegrapiente , e fece grandissimo Qnor/e,, e. festa della loro venuta, perciocché m<ai in quelle parti erano stati uomini Latini, e cominciolli a dimandare delle parti di Ponente, e dell'lm-

HK Cubloi^Can. Di caso si traUerà in altro luogo, appellalo ii maggior re di tutti i Tartari, perchè per quanto^e la dinastia del Kiptchak^ e quella di Persia , e quella di Zagatdì' avesse* scossa la soggezione* della dinastia che re* gnavain Tariaria ed in Cina , dayatto a queajta sMipre' grandi dimostratloni di l'i spetto e di deferenza

1 5 . Fa d' uopo per ben distinguere qual fosse la via tennta dai Poli vecchi, indi dal tiglio, notare che ei avverte che nel libro seguente parlerà delle cose che ^59Ì ' videro , non menp clM;di qualle da «lui vedute i e occorre nofn poca sagacità per distinguere i luoghi. vÌAlteti o da eMÌ oel primo viaggio, ù da. itti nel secondo, di cui pcurla pQsterknaente.iiUe rinfumt.

IO

peratore de' Komani , e degli altri re , e principi cristiaDi , e della grandezza , costnmi , e possanza loro ^ e come nei suoi reami, e signorìe osservavano giustizia, e come si portavano nelle cose della guerra. £ sopratutto gli domandò diligente-* mente del Papa de'cristiani , delle cose deHa chiesa , e del culto ^ella fede cristiana . E M. Niccolò , e M . MaiBo come uomini savi y e prudenti , gli esposero la verità , parlandoli sempre bene^ « ordinatamente d'c^ni cosa in lingua tartara , che sapevano be- nissimo . Per il che spesse volte detto Gran Can comandava , che venissero a lui , e erano molto grati avanti gli occhi di quello.

Avendo adunque il Gran Gan inteso tutte le cose de'Latini, come li detti due fratelli gli avevano saviamente esposto , si era molto soddisfatto , e proponendo nell' animo suo di volerli man- dar'-ambasciatori al Papa , volse aver prima il consiglio sopra di questo de' suoi baroni ; e dopo chiamati a se i detti due fratelli , gli pregò, che per amor suo volessero andar al Papa de' Roma-» ni , con uno de' suoi baroni , che si domandava Ghogatal , a pre- garlo , che gli piacesse di mandargli cento uomini savi , e bene istrutti della fede cristiana , e di tutte le fette arti , i quali sapes- sero mostrare a suoi saVi , con ragioni vere , e probabili , che la fede de'cristiani era la migliore, e più vera di tutte l'altre. E che li ilei dC'Tartari , e li suoi idoli , quali adorano nelle loro case erano demoni , e che egli , e gU altri d' Oriente erano in- gannati nell' adorare de' suoi dei ; e oltre di questo conunisse a detti fratelli, che nel ritomo li portassero di Gierusalemme dell' olio della lampada , che arde sopra il sepolcro del nostro Signor M. Gesù Gristo , nel quale aveva grandissima devozione , e teneva miello essere vero Iddio, avendolo in somma, venera- zione . M. jNicolò , e M. Maffio udito quanto gli veniva coman- dato, umilmente inginocchiati dinanzi al Gran Gan, dissero, eh' erano pronti , e apparecchiati di far tutto ciò che gli piace- va . Qual li fece scriver lettere in lingua tartaresca , al Papa di Roma , e gliele diede . E ancora comandò , che li foss^ data una taviola d! oro , '^ nella qual' era scolpito il segno reale , fe- condo l' usanza ddla sua grandezza : e qualunque persona , che

]4« L' uso di «crirere in lame d'oro ordini importanti , mautiensi tuttora ìa Oriente . Nella R. Biblioteca di Dresda evvi una lettera in caratteri Malesi scritla da un Raja al ^rematore Olandese di BaUvia aopra uoa lana d' oro

mmi'^imti

II

fonai detta tavola, deve essei^ menata, e condotta di luc^o a Tuo^ go da tutti i rettori ddie terre sottoposte all' Imperio j sicora con tutta la compagnia , e per il tempo, che vuole dimorar in alcuna città ^ fortezza « o castello , o viua , a lei , e a tutti i suoi gli vien provisto, e fatte le spese, e date tutte l'altre cose necessarie. Ora essendo essi dispacciati così onoratamente^ pigliata licenza dal Gran Gan , cominciorno a camminare , portando con esso lo- ro le lettere , e la tavola d'oro: e avendo cavalcato insieme venti giornate , il barone sopradetto , s' ammalò gravemente , per volon- tà del quale, e per consiglio di molti lasciandolo, seguirono il loro viaggio , e per la tavola d' oro che avevano , eran in ogni parte ricevuti con grandissimo favore,, e Éitboli le spese e datoli le scorte , e per i gran freddi ,. nevi , e giazze , e per V acque de' fiumi ,. che trovomo molto cresciute in molti luoghi^ fu necessario di ritardare il lor viaggio, nel quale stettero tre anni , avanti che potessero venire ad un porto dell' Armenia ^linore detto la Giazza; dalla quale dipartendosi per mare, ven- nero in Acre del mese d' Aprile , nell' anno 1269,. ^^^^ti , che furono in Acre, e inteso, che Clemente Papa Quarto nuova^ mente er^ morto , '^ si contristorao fortemente . Era in Acre allora Legato di quel Papa uno nominato M. Tebaldo de' Vi- sconti di Piacenza , al qual essi dissero tutto ciò , che teneva- no d^ ordine del Gran Gan . Costui gli consigliò , che al tutto aspettassero l' elezione del Papa , e che poi eseguissero la loro ambasceria. Li quali fratelli vedendo, che questo era il me- glio ^ dissero che cosi farebbero ,, e che fra questo mezzo vo- levano-andar a Venezia a veder casa sua : e partiti d' Acre con Hna nave, vennero a Negroponte, e di a Venezia-, dove giunti , M. Niccolò trovò ,. che sua moglie era morta, la quale nella sua partita aveva partorito un figliuolo Al quale avevano posto nome Marco, il qiiale era^à di anni ig; Questo è quel Marco, che ordinò questo Ubro, il quale manifesterà in esso, tutte quelle cose, le quali egli vidde. In questo mezzo la ele- zione del Papa si iadugiò tanto,, che essi stettero in Venezia due auDL continuamente aspettandola. Quali essendo passati, M. Nio(^> e Mi Maffiio temendo, che il Gran Can; non si sdegnas-

^

ìS. QoMto Ftootefioe morf w Viterbo U aS di Novembre dd 1268 ( Mtu[«it; d'IUlìa).

se per la tròppo dimoranza foro , ovvéro credesse , che nòa do^ vessino tornar più da lai, rìtoniai^ono in Acre', menando seco- M areo sopradetto , e con parola del prefato Legato , andorno in Gremsalemme a visitar il sepolcro di M. Gesà Cristo , dove tolsero deir olio della lampada , st come dal Gran Can gli era stato comandato ; e pigliando le ' lettere del detto Legato , di- rizzate al gran Can, rielle quali, si conteneva come essi aveva- no fatto r nfiicio fedelmente , e- che ancora non era eletto il Papa de* cristiani j andorno alla volta del porto della Giazza . "^ Nel medesima tempo , che -costóro si partirono di Acre , il ]>refato Legalo , ebbe messi d'Italia da' Cardinali com'egli era stato eletto Papa, e si misse nome Gregorio decimo ; ''quale considerando , che al presente , che egli era fatto Papa , po- teva ampiamente sodisfar alle domande del Gran Can , spacciò immediate sue lettere* al Re d* Armenia , dandoli nuova della sua elezione , e pregandolo : che se gli due ambasciatori che an- davano al Gran Can, non fossero partili; gli facesse ritornare a lui . Queste lettere j gli trovorno ancora in Armenia « li quali con grandissima allegrezza volsero toi^nar in Acre , e per il detto- re gli fu dau una galea , e uno ambasciatore , che si rallegras- se con il Sommo Pontéfice . Alla pirésénza del quale giunti , fur

i&. La Giazza che è Vlssus degli Antichi, luogo celebre per la rotta data a. Dario da Alessandro / vien detto da Turchi Ajazza è un porto sul confine del- la Cilicia e della Sorìa . Nella Carta d' Asia dell' Anville è notato col nome d* Ajàs. Nel Codice da noi pubblicato è appellato Layas ( pag. 5 ). Abulfeda- scrìve » Alaja parva urbecula ad sinum Maris Mediterranei , unum de emporìit. » illarum terrarum . » ( Geogr. p. 5oa ) .

17. Intorno a detta elezione cosi discorre il Muratori. ( Annali d* Ital. an. 1271.) » Fecero essi ( tutti i Caniinali e il Sacro Collegio ) adunque un com^ » promesso nel d{ primo di Settembre in sei Cardinali , i quali senza perder » tempo nominarono Papa , Tedaldo » appellato ancora Tebaldo , della nobile y casa dei Visconti di Piacenz^a , non. cardinale, ncm vescovo, ma solamente ar- » cidiacono di Liegi , personaggio non dimeno di santi costumi , che si ritrova» » va allora in Accon « ossia in Acri di Sorla dove faticava in servigio della /(l^ * Cnstianicà . Parve maravìgliosa questa elezione, perchè egli neppure era cono-

T^' sciuto da alcuno dei Cardinali , eppur tutti consentirono in lui» e se ne ap* » plaudirono bene a suo tempo : cosi bella riuscita fece questa degnissimo suo- » cessore di S. Pietro . Spedi il Sacro Collegio Ambasciatori ad Aceon a notìfi- » Carli la sua promozione . Accettò egli 1' elezione, e prese dipoi il nome di » Gregorio X. )». Anche il Cod. Rice, dicelo éel Visconti di .Piaccviza ( T. p. 4- ) ' *

li

TOT» da quello ricevuti con grande onore , e da poi espediti con lettere jiapali , con i quali volse mandar due frati dell' ordine de' Predicatori , che erano gran teologi, e molto letterati, e savi , e allora si trovavano in Acre , de' quali uno era detto Fra Niocolò da Vincenza ^ V altro Fra Guielmo da Trijx)li , e a questi dette lettere , e privil^j , ed autorità di ordinare preti , e vescovi , e di far ogai assoluzione , come la sua persona pro- pria; e appresso gli dette presenti di grandissima valuta, e mol- ti belli vasi di cristallai per appresentare al Gran Gan , e con la sua benedizione si. partirono, e navigorno alla diritta, al jx)rto della Giazza y e di li per terra in Armenia , dove inte- sero, che il Soldan di Babilonia, detto Benhochdare^ ^^ er^ venuto con grande esercito, e ayea scorso, ed abbruciato cran paese dell' Armenia ^ della qual cosa impauriti i due frati%, dubitando della vita loro, non volsero andar più avanti: ma consegnate tutte le lettere ^ e i presentì avuti dal Papa , alti prefati M. ^Nicolò , e MafBo y rimasero col Maestro del tem- pio , con il quale , si tornomo indietro . M. Nicolò , e M. Maf- no , e M. Marco , partiti d'Armenia , si missero in viaggio verso it Gran Gan , non stimando pericolo, ò travaglio alcuno . E at- traversando deserti di lunghezza di molte giornate , e molti mali passi , andorno tanto avanti sempre alla volta di Greco , e Tra- montana, che intesero il Gran Gan essere in una grande, e no- bil città, detta Giemenfùj ^' ad arrivare alla quale stettero anni

]8« Questi fu Guglielmo da Tripoli deH* Ordine dei Predicatori e del Con- ▼enU> d'Acri. Scrisse nel 1370. il libro che ha per titolo r De Statu Saraceno* » rum , et de Mahometo Pseudopropheta eorum , et de ipsa gente , et eorum. » lege, et fide » l'Opera dedicata al Legato Tebaldo. Si dice che ei scrivesse la descrizione della Battaglia di Damiata accaduta nell* Anno 1249* ( ^^^' ^'^' Med. et Inf. Lat ) .

19. Babilonia f e BanAellonia copi era appellato il Cairo a tempo dei Sol- dani e delle Crociate. » Et haec mea sententia , ex. Babjlonia Aegyti compor- s^ tantur: Caimnt appellant » (Aloysi Cadam. nav. nov. orb. Grynaei p. Sy ).

jio. Più correttamente porta il Cod. Pucciano Bondocdaire { T. I. p. 5. ) o Bundoedaire come appellalo Abulfaragio detto ancora Bibar Esso recò la guer- ra in Armenia nel 1272. dopo aver battuti i Mogolli ( Abulfarag. pag. 550 < Deguign. t y. p. 148 )•

31. Clemenfuf Chemensu ( Cod. Pucc. ) ( t. i. p. 6. ) o pid correttamen- te Chemen^Ju . Il non essere stato ravvisato qual fosse questa città rammentata, dal Pelo a traviati dal retto cammino di lui tutti i suoi commentatori. Fad'uo- ]po notare eh' ei dice che partitosi col padre e collo zio d'Armenia andaron#

i4

tre e nrezzo j perocché nell' inverno , per le nevi grandi, e per- ii molto crescere dell^ acque , e per i grandissimi freddi , pocoii potevan caminare . 11 Gran Gan , avendo presentita la venuta' di costoro ^ e come erano molta travagliati , per quai^anta gioraa-- te gli mandò ad incontrare , fecegli preparare in ogni luogo clò> che gli facea bisogno , di modo , che con. 1' ajuto d' Iddio , si condussero alla fine alla sua corte *. ^^ Dove giunti , gli accettò^

tanto. «raDti sempre alta volu di Greco e Tramontana che intesero il gran €aa essere in questa città. Dunque la direzione generale del loro viaggio fu sempre. alla volta di Greco e Tramontana, e ciò fa comprendere non avere deviato i Poli da quella direzione cbe quanto comportavala 1* andamento generale dei lóro camino . Il testo che abbiam pubblicato^ dice che ivi giunti andarono' al Maestro Palagio, che tanto suona quanto palazzo di residenza ( t I; p. 6 ) . Questa, cit- tà é quella che fabbricossi per sua capitale estiva in Tartarìa KubUd-^an nei. ia56 a 700 Li 0^70 leghe di distanza da.PekinOf che ei appellò Kei'-pim^à e cui diede anche il titolo di Cham^tuo di suprema Reale città (Visdelou Sup- plem a Herb. p. 9 )*• Ne vide le rovine ih padre Gerbillon allorché si recò in. Tartarìa coli' Imperadore nel 1691^ lungo il* fiume di tal nome , ed- ei pure av» verte che i regnanti delia famiglia degli YveUf o i MogoUi» ivi facevano la loro- estiva residenza ( Da Hald.. t. LV. p. a58 ) . Tanto pid. irrefragabile è la nostra assercione in quanto che il Polo rammentala anche col nome di Ciaudu o Chan» tu (Cod.Ricc.t. I .p.59.) e qu< s'avverte per sempre cìLeWCke^iXCkeuo Tcheu delle voci orientali va sempre pronunziatoatta^ft'ancese comese-lbsse scritto Cie^ o Cieu. o Tcheu f (Cod. Rice. t».I. p. 69). Il Polo narra ehe edìficoUa il* gran Con Ciubai^. e ne descrìve il superbo palagio^e con tale articolo termina il primo libro 9 il quale comprende tutti i paesr non. meno da.e8S0 che dal padre e dallo zio visitati per re- carsi al GranffCan^. £ vittorìosamente convalid^o la nostra asserzione i nuovi lumi recati alla repubblica delle lettere dal Chiaria. Padre Zurla, che ci da notizia delUu Carta Geografica della Sala* delio Scudo ch!è net Palazzo Ducale di Venezia espri* mente i Viaggi dei Boli. » In vero (,ei dice ) vi si osservano delle alterazioni pro«^ » gredendo all' est». atteso lo stato lacero della tavola antecedente ^. da cui. que»- » sta fu> ricopiata , ma. ad ogni modo si marca la via. per Camhalu » la quale kr passa per Campion,f Tenduc^ Ciangonw e Xandu. ( o Ciandu ) come porta Isr » serie degli scrìtti di Marco » ( Di Marc. Polo p. i5i ). Ed in fatti il Pok^ nel prìmo capo» del bibra secondo^ parla di Cuoiai Coty^^ e dei>suoi fatti t e iodi tratta della, città di Cam Wi^/ d* onde si parte per descrìvere nel libiH> secondo i viaggi fatti nelle sue legazioni al servigi del Can . Non recherà meraviglia ch'eL non rammenti, veruna intermedia città fra Ciandu>e CamlmUt percorrendosi un tratto di Ihetarìa^ ove nulla, avvi meritevole d' attenzione , coaie ciascuno puòii accertarsene nel gioinale del Padce Gerbillon. {^ Du.Hald. Le.)-

22. Congetturo che il Gran Can inviasse a cercare i.suoi ospiti^sioo a# Campioa-e meglio. Can^ition (CodiUcc.) t> a Can-ieUeu perchè ei dice: » che in^ questa città M. Marco Polo dimorò con suo padre e barba per sue faccende^ aw circa un anno » . E sembra vero simile che ivi si fermassero per dare av4riso . dd. loro arrivo a CuUairCau.9 e che ivi. esso inviasse, a. riscontrarli.^

45

con la presenza di tatti i suoi baroni , con grandissima onorifi* ^enzia ^ e carezze « M. Niccolò , M. Maffio , e M. Marco ^ come Tidero il Gran Can , s'inginocchiarono ^ distendendosi per terra ^ ma lui gii comandò , che si levassero ,• e stessero in piedi , e che gli narrassero , come erano stati in quel viaggio , e tuttociò che avevano fatto con la Santità del Papa . I quali avendogli detto il tutto : e con grand' ordine , ed eloquenza ^ fìirono ascoltati con sommo silenzio. Dopo gli diedero le lettere, e li presenti di Papa Gregorio . Quau udite , che ebbe il Gran Can , lodò molto la fedel sollecitudine, e diligenza de' 'detti ambasciatori, e rive^ rentemente ricevendo Y olio della lampada dea sepolcro del no- stro Signor Gesù Cristo , comandò , che fosse governato con grandissimo onore, e riverenza. Dopo, dimandando il Gran Can , di Marco , chi egli era , e rispodendoli M. Nicolò , ch'ali era servo di sua maestà , ma suo figliuolo , l'ebbe molto a grato ^ fecelo scrivere tra gli altri suoi famigliari onorati . Per la qual cosa , da tutti quelli della corte era tenuto in gran conto, ed esi* stimazione, e m poco tempo imparò i cosmmi de' tartari, 4 quattro linguaggi variati e diversi, che egli sapeva scrivere , e leggere in ciascuno ^ Dove che il Gran Can volendo provar la sapienza, del detto M. Marco, mandoUo per ima facenda importante del suo reame , ad una città detta Garazan j nA camminare, alla qual consumò sei mesi *^ Quivi, si portò tanto saviamente, e prudeptemente ^ in tutto Ciò, che ^li era stato

a5. Congettura il Sig. Maradeo che queate farelle foaaaero il Mogotlù » Vtguff il Mancete « e il Cinese ( Not 44* ) ^^ riputerei che foaaero r Arabo che ebbe agio d' apparare nella aua dimora in Armenia^ e in Palesiinoi infatti rarria^iraaai nd commentario deir opera eh' ei molto ai ràht delle notizie geografiche degli Arabi per l' iUualrauone del viaggio , e che V ortografia delie voci geografiche di lui è aaaal conforme ali* Arabeaca . La seconda favella dee eaaere stata il Tlif^ éketco che potè imparare mentre dimorò in Badeg^kan tre anni. Non avvi dub- bio essere la terza il Tartare$co , o Mogollo . Potrebbe congetturarsi che la quarta fosse la Cinese per quanto malagevole essa sia a scriversi da uno stra« niero / ciò può desumersi daU' autoriti del testo nostro, perchè ove ei discorre delle entrate di Quinsai , soggiunge : e che di tutte cose si paga gabella » delia » seta ai da dieci per cento , sicché io Marco Polo che ho veduto , e stato sono

» a fiir la ragione V . ( Gap. i5o. ) Talché sembra avere ivi occupato

«n posto di finanza » lo che non avrebbe potuto fare sensa avere almeno super- ficialmente apparate quella favella '

a4« IK fucate aua legazione Iratterassi nel libro secondo.

i6

'#omme$so, che il Gran Gan, l'ebbe molto accetto. £ perchè Lai si dilettava molto di udir cose nuove, e de' costumi, e dell' usanze degli uomini , e condizioni delle terre , M Marco per ciascuna parte che egli andava , cercava d' esser informa- to con diligenza , e facendo un memoriale di tutto ciò , che intendeva, e vedeva, per {K>ter compiacere alla volontà del detto Gran Can . E in ventisei anni , che egl^ steue suo fa- miliare , ^^ fu si grato a quello , che conti nova mente veniva mandato, per tutti i suoi reami, e signorìe per ambasciatore, per f^tti del Gran Can , ^ alcune volte per cose particolari esso M. Marco, ma di volontà, e ordine del Gran Can. Que- sta adunque è la ragione ^ che il prefato M. Marco imparò, e vidde tante cose nuove delle . parti d' oriente , le quali diligen- temente , e ordinatamente si scriveranno qui disotto .

Messer Nicolò , Ma ffio , e Marco essendo stati molti anni in questa corte , trovandosi molti ricchi di gioie di gran valuta , ^ d oro , un* estremo desiderio di rivedere la sua patria di con- tinuo era lor jSsso nell' animo ^ e ancor che fossero onorati , ■e accarezzati , nondimeno , non pensavan mai ad altro, che a que- sto 9 e vedendo il Gran Can esser molto vecchio , dubitavan , che se morisse avanti il loro partire, che per la lunghezza del cammino, e infiniti perìcoli , che li sopraslavano , ma più potessino tornare à casa Il che vivendo lui speravan di poter fare . £ per tanto , M. Niccolò un giorno, tolta occasione, vedendo il Gran Can esser molto allccìTO , inginocchiatosi j per nome di tutti tre , gli diman- dò licenza di partirsi . Alla, qual parola si turbò tutto , e gli disse , che causa gli moveva à voler mettersi à così lungo , e pe- ricdloso cammino , nelqual facilmente potriano morire , e s era per causa di ròba , ò d'altro gli voleva dare il doppio di quello, che aveano a casa , e accrescerli in quanti onori , che loro vo- lessero , e per l'amor grande che li portava , li denegò in tulio il partirsi .

25. Due sono le lezioni le più gcnerahuente seguite dai teati « {>eDna o dai stampati. Alcuni, come qui, portano 26. opni altri come il IMf^liabechiapo secondo e il Rjccardiano 17 anni ( t.. I p. 7. ) non meno che altri testi citati dai Mar* .sden ( not. 47. ) . La seconda lezione sembra esatta menJLrt { Poli non ripartirono dhW Armenia minore per la Tartaria che nel 1272. {Not.. 20) e impiegarono per giungere a Kei -pim -fu tre anni, o tre anni e mezzo secondo ii Cod.Ricc. { t. f . p. 6. ) talché vi giunsero nel 1275 , e sembra probabile che ripartissero dalla Cina per tornaj^e in patria nel i2j^

^7 In questo tempo accadette , che morse una gran Regina dett« Bolgana , moglie del Re Argon , ^ neìV Indie Orientali , ^^ la quale nel punto della sua moile , dimandò di grazia al re , e così fece scriver nel suo testamento, che alcuna donna non sentasse. nella sua sedia , ne fosse moglie di quello , se non era. della stirpe sua , la qual si trovava al Gataio , aove regnava il Gran Gan Per la qual cosa , il Re Argon elesse tre savj suoi baroni , un de' quali ' si domandava Ylatay , l' altro Apusca , il terzo Goza , e li mandò con gran compagnia , per ambasciatori al Gran Gan , dimandandoli una donzella della progenie della Regina Bolgana . Il Gran Gan ricevutili allegramente , e fatta trovare una giovane di anni dicias- sette detta Gogatin ^^ , del parentado della detta Regina , che era molto bella^ e graziosa, la fece mostrar'ai detti ambasciatori^ la qual piacque loro sommamente ^ e essendo siate preparate tutte le cose necessarie , e una gran brigata , per accompagnar con ono- rificenza questa novella sposa al Re Argon , gU ambasciatori do- po tolta grata licenza dal Gran Gan, si partirono cavalcando per spazio di mtesi otto , per quella medesima via , eh' erano ve- nuti, e nel cammino trovarono, che per guerra nuovamente mossa fra**alcuni re de* Tartari , le strade erano serrate y e non I>otendo andar avanti , coutra 1 loro volere furono . astretti di ritornar di nuovo alla corte del Gran Gan ^ al qual raccontJà- rono tutto ciò , che era loro intravenuto . In questo tempo M. Marco , eh' era ritornato dalle parti d' India , dove era 3tato epa alcune navi , disse al Gran Gan , molte nuove di quelli paesi j , e del viaggio , che egli avea fatto , e fra V akre , che molto sicura- mente si navigavano que' mari ; le qual parole essendo venute {il- r orecchie degli aml)asciatori de Re Argon , desiderosi di tor- narsene a casa , dalla quale erano passati anni tre , che si trova- vano assenti , andoroo à parlar con li delti, M. Nicolò ,Matfio ,

26. Di ArgOD il Polo discorre lungamente nel Codice da noi pubblicato. Si pud per esser istruijtMnlorno ad esso leggere il detto capo e le nwte apposteTÌ.

27. Nel testo òtiimo mancano le parole nelle Indie Orientali , pare dunque che debba ìntende/si che la Heina mori in quella contrada .

a8. Marsdèri ^not. 54- ) cita una delln «mogli di Ulagu che avca nome Kw- Sai - Khaiun. E corhizione di Ul nome sembra, qi^ello di Kogatin. Il titolo di /CAa- tuna in tartaresco significa signora e vedesi usato frequentemente. Il' padre Zur- la corregge l' errore del Tiraboschi che credea la Principessa Cogaiin , Ao - /C# 4:hin veéoM del fifflio CttbltU d^tto Ckeng-kin (p. 62. }.

3

i8

e Marco, i quali similmente irovorao desideroaiasimi di riveder la loro patria , e posto fra loro ordiae , che detti ire ambaaeia* lori , COR ia Regiaa aodassero al Gran Can , e dicessero ^ ^b» po- tendosi andar per mare siciirameDte fiao al paese del Re Afgoa manco spesa si faria per mare , e il viaggio saiia più corto , si co- me]^I.MarcaarTea detto^he ayea navigato inque^paesi^sna maestà^s- coQtenta di£irli qaesta grazia^die aodassero per mare, e che qiiesd tre Latini , cioè Mk. Nicolò, Maffio , e Marco , che avevano pratica dd navigare detti mari , dovessero accompagnarli fino al paese del Re Argon . H Gran Can udendo qaesta loro dimanda , dimosti*ava gran dispiacere nel volto , perciò che non voleva , che questi tre Latini si partissero , nondimeno , non jK>teudo fare altrimenti con- sentì à quanto li richieseix) , e se non era causa cosi grande y e potente che l' astringesse , mai li detti Latini si partivano Per- tanto fece venire alla sua presenza M. Nicolò , MafHo , e Marco , e gli disse molte graziose parole dell' amor grande ^ che gli mr- tava , e che gli promettessero , che stati ^ che fossero qi^iatcbe tempo in terra di cristiani ^ e à casa sua , vedessero ritornare a lui , e gli fece dare una tavola d' oro , dove era scritto un comanda- mento , che fossero liberi , e siciuri per tutto il suo paese , e che in ogni hiogo , fossero fatte le spese a loro , e alla sua famiglia, e datagli scolta , che sicuramente potessero passare , ordinando che fossero suoi ambasciatori al Papa, re di Francia di Spagna e altri re cristiani . Poi fece prepar^^r quattordici navi , ciascima delle quali avea quattro arborì,e potevano navigar con nove vele,le quali come fos- sero iatte^si potila dire,ma per esser materia lui:^a,si lascia al presente. Fra le dette navi , ve ne erano almeno quattro, o cinque , che ave* vano da dugento cinquanta , in dugento sessanta marinari Sopra queste navi montorno gli ambasciatori , la Regina , e M. Nicolò^ MafBo , e Marco , tolta prima licenza dal Gran Can , qual gli fece dare molti rubini , e altre gioie finissime , e di grandissima va- luta , ed appresso la spesa , che gli bastasse per due anni . Costo- ro avendo navigato circa tre mesi , vennero ad un isola verso mezzodì , nominata lava ^ , nella quale sono molte cose mirabili, che si diranno nel processo del libro ; e i)artiu dalla detta Isola , navigarono per il mare d'Iodia mesi diciotto ^ avanu che potes- sero arrivare al paese del Re Argon dove andavano , e in questo viaggio viddero diverse e varie cose, che saranno similv

29. La Java di cui qui ar ragìaoft & Sumatrm o#a^ dmipo a am ioos»

ft >

«9

«ìeBté narrale ki detto libro . E sappiate^ che dal di ^ che emror * no in maro y fino al giuoger suo , nKKirono fra marioarì j e altri che ermo m dette oavi, da seicento persone; e de' tre ambascia* tori y non rimase se non uno, che aveva nome Goza : e di tut- te le donne , e donz^e , non mori se non una Giunti al paese d^ Re Argon , trovomo eh' egli era morto y e che uno nomina- to Ghiacato ^ governava il suo reame per nome del figliuolo, che era giovane , al quale parve di mandare a dire , come di ordine ddl Re Argon avendo condotta quella Regina , quel che gli parea , che si facesse . Costui gli fece rispondere y che la do* vesserò dare a Gasan figliuolo del Re Argon. Il quale allora si trovava nelle parti dell' Arbore Secco ^' ne confini della Per- sia con sessantamila |)ersone , per custodia di certi passi , ac- ciocché non vi entrassero certe genti nemiche a depredare il suo paese. £ cosi loro fecero. Il che fornito, M. Niccolò, Mafiio, m Marco tornarono a Ghiacato ; perciocché di li doveva essere il suo cammino , e qmvi dimorarono nove mesi ^^ . Dapoi avendo tolu licenza , Ghiacato gli fece dare quattro uvole d oro , ciascu- na delto quali era lunga un cubito , e larga cinque dita , e erano

So. Chiaeaio che successe ad Argon era suo Zio . Il suo vero nome era Kandgiatu: fu ucciso nel lagS. Intorno ad esso e h Casan , di cui posterìormen- l€ si & menxioiie vedasi ( L i. p. 217. not ) .

5i* Ia strette di cui qui ragiona sono quelle che diconsi di Khovyar voce che in Persiano significa valle fra due montagne . Questo passo è al confine del gran Deserto Salino, e cinquanta miglia disUnte dalle rovine di Rex : É otto miglia lungo e generalmente sessanU braccia largo ( Marsd. not- 69- ) . Il Sig. Morier descrive quelle strette nel suo recente viaggio (Nouv.Voy. en Peri, t IL p. 55i. Par.i8i8.) appettale di Khoyyar anch' esso . Ei dice che di li si staccano parecchie strade alcune delle quali conducono nel Semnan e nel J04mgan , LSmboccatura della vaMe è a io. Parasaoghe da Rejr ed ei opina che quelle siano le Caspia Pilae di cui parlano Arriano ( lib. III. e. 7. ) « 6»J»™- chi. Questo passo è segnato neUa bella carta di Kinnef^ col nome di Kobat Khomar ed è neUa catena di monti che separano il Matanderan dalla Persia E- importantissima questa posizione poiché nella prossimità di quel passo era a paese ch'ei appella ùéì' Arbor Secco di cui i discorreremo^ (lib. 1. cap. Ali..} quando rammenUlo nuovamente , perchè in quella contrada s' incrociarono le vie ch'ei fece neU' andare e nel tornare daUa Cina. .

5a. Seoondo Herbelot , Dcguignes e gli altri scrittori della dinastia dei J^o- falli di Perùa la medesima avea per capitale Tebriz , e ciò conferma mdl- rettamente il Polo dicendo che tornali indietro da Argon Wi si restUuirono ^ perdio di li dùvea essere il suo cammino. Infatti era sulU dintia via per recarsi a Trebisonda ove s' imbarcarono ,

-J

90

d' oro , di peso di tré , o (|uaUro marche V una ; 'e era scritto ia quelle^ che in virtù dell'eterno Iddio, il nome del Gran Gan fosse onorato, e laudato per molti anni , e ciascuno , che non obbedirà , 8Ìa fatto morire , e confiscati i suoi beni . Dopo si conteneva , che quei tre ambasciatori , fossero onorati ^ e serviti per tutte le ten^e, e paesi , si come fosse la propria sua persona; e che gli fòsse fatta le spese , dati cavalli , e le scorte , come fosse necessario . Il ohe fu àmpiamente eseguito , perciocché ebbero , e. spese , e cavalli , e tutto ciò ch^ gli era di bisogna, e moke volte avevano dugento cavalli , più e manco, secondo che accadeva., ne si poteva Jar' al^ tramente , perchè questa Ghiacato non aveva riputazione , e gli popoli si mettevan a far molti mali , e insulti « Il che , non averian avuto ardire di fare , se fassero stati sotto un suo vero, e proprio signore . Facendo M. Nicolò, Maf&o, e Marco questa viaggio^ intesero come il Gran Gan era mancato di questa* vita ^ il che gli tolse del tuttoda speranza , di poter più tornar in* quelle parti , e cavalcarono tanto per le sue giornate-, che vennero^ in:Trabison- da^^^ e di' li a Gostantimopolle poi a Negro{)onte^e finalmente sani^ e salvi con molte ricchezze giunseixr a. Venezia^ ingraziando Idr dio , che gli aveva liberati da tante fatiche , e preservati da infi- niti pericoli: e qiiesto fadell'aana 1295.^* E le cose di sopra. nar-

mmm

53. Trebt sonda che i Turchi chiamano T^rabezan- fu detta dàgU antichi Tìrapezus ( Arrian Peripli Blancard. p. i^g) perdhé sporgeva in- mare a guisa di Trapezio Era colonia greca di Sinope. Ivi fecer capo i dieci mila nella loro rìf- tirata . Ed ebbe gran celebriti neU* eti di mezzo pe* aui traffici , e per esser* visi ritirati ì Commneni allorché i Latini tolsero loro Costantinopoli . Divenne ca<» pitale d' un piccolp stato y cui diessi posterrormeute il nome d'Impero ( Hait. Hist. Orien. cXIIF.) che recto ai Commnen^ sinché la città non cadde in potere di Maometto. Il Tournefbrt l'ha descritta, e ne ha dato il disegno ( Yoyages Lyon 1727. t. ni. p. 78) É fabbricata a pie.'d' una collina scoscesa , E' gran- de cittiy assai . mal popolata con un castello quasi in rovina . Il suo porta che ^ fu restaurato da Adriano è oggidì incapace di grossi bastimenti Questa fa una delle ùltime citta greche che die cuna a uomini illustri: ivi -Miccpiero Giorgia, di Trebisonda e il Cardinale Bessarione.

34* Il Pòlo naxxa di avere impiegati mesi tre daU' epoca' del suo imbarco a Zeitun per giungere a Sumatra-. Narra d' essersi ivi fermate cinque mesi per i mali tempi flib. UL e. i5. )òii, Sumatra per giungere a Omiiz dice avervi impiegato 18. mesi di navigazione . Giunto a Teòriz- 9Lnd^ verso V Arbor sec^ co per condurre la sposa, ad Argon e in quella stessa citti si tesdtui e vi ai Ibrmd per lo spazio di- 9. mesi . Rende conto in tal guisa di 35. mesi impie- gati in quel viasrgio . Che se a ciò si aggiunga il tempo occorsoli 'per recarsi da Ormuz ik 7tf6r/s, e da. 7i?^nz. per.restitisrai in Venezia, circa tre. a uni e

ai

rate sona state seritte in liic^ di Proeniio, che si suol fare a cias« euQ librò , acciò che , chi lo l^gerà y conosca*, e sappia ^ che M. Marco. Polo puote sapere, e intendere tutte queste cose in anni yentisei , che 1 dimorò nell^ parti d' Oriente

e A P. IL

Dell'Armenia Minote ^ e del porto della Giazza ^ e delle mercanzie che san. condotte , e dei congni di detta provincia .

Pei dar principu) a narrar delle proviacie che M. Marco Polo ha viste neir Asia^ e delle cose degne di notizia , che. in quelle ha ritrovate ; dico , che sono due Armenie , una detta Minore , e V altra Maggiore ^^ ; del reame dell' Armenia Minore è signore un Re ^ che abita in una città dèlta Sebastoz ^7 , il qual osserva giusiizìa in tutto il suo paese , e vi sono molte città , fortezze , e castelli , e d'^ogni cosa è molte ablx>ndevole , e di sollazzo y e molte cacciagioni di bestie , e d' uccelli ; e ben vero che non vi è

mezzo dee yaiiitarsì^ il tempo da lui impiegato per giungere dàlia Ciaa netla Bua patria ; ciò conferma la sua partenza da quel!' Impero come accaduta nel 129X ed essere ei restato ai servigi dei Can 17. anni, e a6. anni circa nelle contra- de Orientai , con che si dimostrano esatte le due rammentate ( n. 25 ) lezioni .

55. Anche Mosé di Chorene celebre* Storico e Geografo Armeno divide V Armenia: in Maggiore e in Minore » ( HisL Armem p. 367. ) e dice- com- prendere la prima quindici provincie Aitone Armeno trattando del Regno di Siria numera per quarta provincia la Cilicia-» ove è la Città inespugnabile di » Tarso nella quale nacque S. Paolo . Ma è detto oggidì la piccola Armenia » Imperocché da che i nemici della fede ebber tolto quel paerte ai Greci 9 gli Armeni fecero ogni sforzo per- scacciarne i pagani , e ai suoi t^mpi il Re d' Armenia n'era divenuto signore ( Hist. Orient cap. XIV. ) Il Geografo Nu- .bìense diee essere due le Armenie T interna » e esterna (Geograph.- (k 241* ) Il Polo traversò la pìccola nell' andare alla- Cina , la grande .al ritorno allorché da Tebriz si recò a Trebisonda ove imbarcossi .

36. Narra Peguignes ( Hist dea Huns. t i.p. 4^2. ) che sotto il Regno di AIei«* aio Comneno un signore di quel p^ese detto Kaghic dell* Ulustre famiglia dei Pa- cratidi intraprese il ristabilimento del regno della piccola Armenia . Prese il titob di Re e conquisto la Cilicia con parte della Cappadocia ; da esso disce- sero i Regi deir Armenia Minore, la cui capitale era Sis* Regpava quando . il Polo fu ivi Leone o Livone II.

^ 67. Osserva Marsden ( Not. 82. ) che questa capitale deir Armenia Minore, che il Polo chiama Sebastos^ che sappiamo, che era Sis e che é segna-*.

(i^pd buMi' aere . I gentil' uomiiii di Àrmenit mtieaitteiue sole^ vati' essere rùcAio baoni combattitori , e valenti con rannein numo^ Ora son divenuti gran bevitori, e ])auro^, e vili. Sopra il mare è aria Città detta la Giazza ^, terra di gran traffico. Al suo porto vengono molti mercanti da Venezia, da Genova, e da molt' altre regioni , con molte mercanzie di diverse specierie, panni di seta e di lana, e di altre preziose ricchezze , e anco quelli che voglion entrare più dentro nelle terre di Levante , vanno primieramente al detto porto della Giazza . I confini deli' Armenia Minore son questi ^ ? verso mezzo di è la Terra di Promissione, che vien tenuta dalli Sanceni'. Da tramontana i Turcomani , che si chiamano Garamani ; e da greco levante Gayssaria , e Sevasta e molte altre città tutte suddito ài Tanari ; verso ponente vi è Mare , per il qual si naviga alle par* ti dei Cristiani .

GAP. III.

Della provincia detta Turcomania , dove sono le città di Co- gno y Cayssaria y e Sevasta^ e delle mercanzie ^ che vi si trovano.

Nella Turcomania sono tre sorti di genti , cioè Turcomani 4^, i quali adorano Macometto , e tengono la sua legge : sono genti sera*

ta beDa carta d' Asia di AnviUe a poca diatanta a Greco di Adóne * (osse fkbbricata sui posto d'altra antica città delia aitrerolle Sebastos . Ma può es- sere avvenuto , che come capitale della piccola Armenia a titolo d' onore fosse appeData Sebaste o Augusta .

58. Della Giazza si è parlato alla nota i5.

59. Preziosa é la notizia che ei ci da qui dei confini dell' Aryienia Mino- re che ce ne fanno ravvisare r «stensione .

40. Turconumia Seljuc diede nome a quella dinastia di Turca origine , che progredì colle sue conquiste verso la parte occidentale dall' Asia ed ebbe stati neir /rofi e neir ifT^rm^n . Solimano uno dei suoi discendenti invase l'A- aia Minore detta oggidi Natòlia che significa paese di levante , e ciò relativa- mente alla Grecia ( Edourd . PockoL Yoy t. v. pag. a. ). Ei tolse agU Impera- dori di Costantinopoli Nicea , che fece sua capitale . Alessio Comneno tratta aeco lui 9 f gli cede gran parte dell'Asia Minore, talché estese la sua dominazione dall' J3fa//H>ii/o sino aLeodicea.1 TurchiSeljuchidi che furono detti dagli Storici Arabi di Roum perché imperarono sulla contrada che avea appartenuto ai Romani 9 so- stennero varie guerre coi Greci e coi Crocesignati . Si mantennero più o me* no poteiiti in quel paese e da loro ebbe ori^e la potenza Ottomanna . Eb-* bero per capitali /conto » Sivas*^ Ai tempi 4el Polo soggiogati dai Tarta-

{JlcTy e di grosso iutelletto, abitano ndle montagne, e luoghi inaccessibili , dove sanno esser buoni pascoli : perchè vivono solamente di animali , e ivi nascono buoni cavalli detti turcomani, e buoni muli, che sono di gran valuta: e l'altre genti sono Armeni , e Greci, che stanno nelle città , e castelli , e vi- vono di mercanzie , e arti , e qui si lavorano tappeti ottimi , e li più belli del mondo , e eziandio panni di seta cremesina ^ e d' altri colori belli e ricchi, e vi sono fra l'altre città Gogno^',Gayssaria ** , e Seuasta ^^ , dove il gloiìoso messer San Biagio pati il martino ^

ri vive ratio ia qualche iadipendeoza rìPugiatt nelle montagne delia Caramania che formano parte della catena del Tauro ( Deguig. t x. p. a45. )• Queste genti sono quelle dette dai Polo Turoomani . Oggidi appellasi TurcomMio un popolo pastore e salvatico y d'orìgine Tartara die abita la parte Alpiaa ddila Natòlia dedito al ladroneccio ( Tournefort. Yoy. au Levant t. HI. p, Soy. ) Discorre lungamente dei Turcomani , e delle loro costumante semplici e agre- sti il Sig. Morìes , ( Nouv. Voj. en Perse t II. p. S77. )

4t« Cagno è la Citti detta dagli antichi Jconium oggidì Konie nella! parta mén* tuosa ddla Karamania . Abulfeda (Geugr.p.5o3.) » Cumfah èst urbs Celebris. Habet » ab Austro montem a quo defluii amnis qui Cuniaoi ab occidente subit Ha* y bel hortos a plaga mentis ad tres^ ferme parasangas . In ejus arce est Plato* 9 lus Philosophi monumantum . . . Solthani sedes . Fluvius ejus . rigat hortos

# deinde evadit in lacum pratis cintum . »

42. Kayssarie è V antica Cesarea di Cappàdoàa f capitale di détta )>r4>« vincia posta aUe falde <fel monte Argeo ( Clut. Int ad Gfeégf: pag. 570.) £ segnata nella carta d' Asia d^ Anville . Abulfeda ( Geogr. p. SoS. ) » Kaisa- » rijha est urbs magna harboribus , et hortis' et fructibas dSv^s ef fontibus » qui eam allabuntur Intra se habet afcem munitani Solthani sedém. A Cap- 9 sare nomen habet . » Ha descritta Cesarea il Pochodkid ( P. III. Asi. Minói*. Ub. II. cap. XlV. ) Ne pone la" situazione et undici miglia a ponente libeccio d' Angora . I Turchi V appellano ^aii^ anche oggidì . A oento octaiitaL iftò|« chee , un Convento G-reco a tre Armehi . Sonòvi tuttorai dei mótktùtfént! .

43. Scì^aita , o Sebaste qappadocia fu una dette tante dttk eh' ebbero il nome d* Augusta nelT Impero Aomaiio . A questa città dìèilo in ouòré di Augusto una regina vedova di Polemone Re di Ponto ; Giace nella vi<iinanza del fiume Halys ( At^vil. Geo]{raph. Ancien, t. IL p. 6j^ ) oggidì chiamasi Siyas . ( Abulf. Geogr. p. SoS. ) » Sivas est urbs mag^a muro cincia' » cum p arce parva , fbnlibus et paucis erbòrìbus : dìmidia fere pariasanga abest a p magno suo fluvio SiO^as . Alt saidl fìBus , est intér metropoìes celebres è»>

# pud mercatore^ in plano». Fu «frudehnente trattata da l^mur che ne distrus- se le fortificazioni >

44. S. Biagio^ Vescovo dt Sebaste soffri il martirio fiiAf aùnio $ao tfottb Li- cinio mentre governava quella {Provincia Agrìcola FuronfjK lacefàte \fi etimi co» pettini di ferro » e dopo altri toriifenti fu docilpUato. ( FleUr. Ist. Eccteé. OenoV. 1761^ I. n. p: 146. )

24

1?utii sono sudditi al Gran'Can Imperatore de'Tartàri Orientali , il quale gli manda rettori. Poi che abbiamo detto di questa provincia , diciamo della Grande Armenia .

CAP. rv.

DelV Armenia Maggiore j dos^e son le città di Arcingan , Argiron , Darzizi , del Castel Paipurth , e del monte delV Arca di Noè , dei confini di detta provincia e del fonte delt olio .

U Armenia maggiore *^ è una gran provincia , che comincia da una città nominata Arcingan ^^ nella quale si lavorano bellissimi bocassini di bambagio , e vi si fanno molte altre arti , che à bar- rarle saria lungo, e hanno li più belli, e migliori bagni d'acque calde che scaturisconOjChe trovar si possano. Sono le genti per la maggior parte Armeni , ma sottoposte a Tartari . In questa provincia sono molte citt«\ , e castelli , e la più nobile città è Arcingan, la qude ha Arcivescovo . L' altre sono Argiron *' , e Darziz *• ; è molto

45. V Armenia maggiore nel nostro testo detta Erminia dal modo Arabesco di scrivere detto* nome ( Ernùnjah ) ai tempi di Mosè di Chorene di vide vasi in dieci Provincie ( Geogr; p. 358. ) .• a quelli d' Aitone comprendeva quattro regni ( e. IX. ) Estendevasi da oriente ad occidente daUa Persia al paese dei Turchi. Da settentrione a mtzzx} di dallo stretto di Mirai o di JBacu ( compreso fral monte Cocas e il Mare) sino alla Media. La più considerabile città ai tempi di Aitone era Tauris o Tebrit .

46. Arcinga nel nostro Arzinga detta da Nessir Etluseo Arzanjaa (Gcog. Min. t. III. p. 95. ) è posta in dette tavole alla lung. 74'. lat Sg*. 40.' Abulfeda r appella Arzancam e pone quella città nel paese Al Roum o terre dei Greci (Geog. p. 309. ) dicela 40 Parasanghe distante da Arzan . Secondo Harbelot fu presa dai Mogolli nel i24si* dopo che ebber disfatto Kai Khosrou il Selgiucbìda . Questa città è fra Sivas e Erzerum

47- Argiron e più correttamente il nostro testo Arziron ( p. 11) poiché secon- do il Tournefortil vero nome della città ( Yoj tlll. p. io5. ) è ÀrzeruiPf o Erze- ron attualmente capitale dell' Armenia L' Herbelot ( vox Arzeroum ) dice che il Dome della citti deriva dalla voce composta Arzalroum che significa in Arabo terra dei Romani o dei Greci . Tournefort a dato il disegno e un* ampia descrizione di detta citti . La medesima e fabbricata ia un bel piano alla pendi- ce d' una catena di monti cinque giornate distante dal mar Nero e dieci dai con- fini della Persia. £ paese freddissimo e la raccolta delle biade vi si fa in Settembre. I^a popolazione della città ai tempi del viaggiatore era valutata dioiottomila Turchi, sei mila Armeni , e quattrocento Greci. ( Tom. Ili* p* io6. e «eg.J '

48. Darziz è più correttamente il nostro Testo ( p. 11. ) Arzizi e Argis

a5

gran provìncia, e in qùeHà nell'estate sta una parte dell' eser* cito di Tartari di levante ^ perchè vi trovano buoni pascoli per le loro bestie : ma l'inverno non vi stanno per il gran freddo, e neve , perchè vi nevica oltre modo , e le bestie non vi possono vivere ^ E però li Tartari si partono l'inverno , e vanno verso mezzodì per il caldo , per causa di pascoli , e erbe per le sue bestie. £ in un castello , che si chiama Paipurth ^ è una ricchis- sima minerà d'argento , ^' e trovasi questo castello andando da Trebisonda in Tauris. £ nel mezzo dell' Armenia Maggiore è un grandissimo , e altissimo monte , sopra il quale si dice essersi fermata l'arcadi Noè; e per questa causa si chiama il monte deli' arca di Noè , ^^ ed è così largo , e lungo , che non si potria cir-

9ul lago di Fan. Argii per la pronuncia reneta doventa Arti* I Yenexiani danno al ^ il suono delia «• Secondo Abulfeda é piccola città senza mura fra il monte e il piano , a due giornate di distanza da Challtuu che restagli ad oriente .

49* Del freddo rigoroso dell' Armenia parla Tournefort ( Voy. t. IIL- p. io6 ) . Fu asserito al Viaggiatore che nella catena dei monti yicino a Erzerum avea nevicato ai primi di Giugno . LucuUo trovò i campi spogliati a mezza sta. te 9 e i diacci aU' equinozio autunnale . L' acque fredde della contrada facevano morire i suoi cavalli L'Armata d'Alessandro Severo ripassando per V Armmda fu tanto maltrattata dal freddo che furono tagliate non poche mani e gambe agghiacciate ai soldati .

5o. Caipurt. Questo Castello incontrò il Polo allorché da Tinrrii andò per Er%erufn a Trebisonda . Tornando indietro dalla Cina s' imbarcò in quel porto por Venezia perciò ei saviamente avverte eh' è su quella strada. Questo luo* go col nome di Baipurt è segnato nella carta d* Asia deli' Anville nella loca- lità indi(;ata dal Polo . Il Sig. Marsden avverte che puri in Lingua Armena significa Castello. Descrìve detto luogo Giosafa Barbaro ( Ram. Nav. t* IL p. 108). Ei dice che da Trebisonda per andare a Tauris t caminando per yy {scirocco si trovano molte ville ecastelUicci ,. vassi eziandio per monti e per » boschi disabitati^ li primo luogo notabile cti^ ^ trova, è un castello in pia- » no in una valle d' ogni intorno circondata di neofiti , nominato Baiburt caste! » forte e murato, di territorio molto fruttifero ; può fare da basso del Ca- » stello i5oo fuochi t . Secondo il Viaggiatore è a cinque giornate da Arzin^an e a (lue miglia dalV Eufrate che passagli tra levante e scirocco Tournefort che fece la stessa via del Polo da Trebisonda a Ernerum ( Voy. t HI. p* 96 ) dice =: Baibout est une petite ville trcs- forte par sa situation, sur une roche = fori escarpée = Crede che fosse r antico Leoniopoli , e Giustinianopoli»

5i . Intorno a queste Argentiere rammentate dal Polo redasi Marsden ( not. 5oo )

Sa. Qui parla del Monte Ararat che incontrò pure nell* avvertito viaggio da lebriz a Trebizanda . Secondo Mosè di Chorene ebbe nome il paese, dal.

4

26

coire in due giorni, e nella sommità di quello, vi si trova continuo tant' alta la neve > che niuno vi può ascendere , perchè la neve non si liquefa in tutto ^ ma sempre una casca sopra Tal- tra, e cosi accresce ^^ . Ma nel discendere verso la pianura, per l'umidità della neve , la quale .liquefatta scorre giù , talmente il monte è grasso , e abbondante d'erbe , che nell* estate tutte le bestie dalla lunga, circostanti, si riducono a stanziarvi, mai vi mancano : e anco per il discorrere della neve si fa gran fango sopra il monte . Ne' confìni veramente dell'Armenia verso levante , so- no queste provincie, Mosul, Meridin, delie quali si dii*à di sot- to, e ve ne sono molte altre , che sana lungo a raccontarle . Ma verso la tramontana è Zorzania^ ne' confini della quale è una fon- te , dalla quale nasce olio in tanta quantità , che mola camelli vi si potrebbero caricare , e non è buono da mangiare , ma da ungere gli uomini , e gli animali per la rogna , e per molte in- fermità, e anco per bruciare ^^. Vengono da parti lontane molti a pigliare quest' olio , e le contrade vicine non bruciano di altra sorte . Avendo detto dell' Armenia Maggiore , ora diciamo di Zorzania.

re d' Armenia Area che alle falde del monte rimase, ucoiio ia un comlMitti- mento contro Semiracpide ( Hist p. 4> )' ^be nome di Araraiia la decima quinu provincia d' Armenia ( ibid. p. 358 ) . Secondo Tayemier gli Armeni chiamano quel monte Masesusar che significa Monte dell' Arca ^ Voj. 1679. in la p. 4^ ). Questa tradizione e assai antica. Leggansi in Toumefert va- ri popolari racconti degli Armeni intorno a ciò, ( t. III. p. aoS ) . Aitone dice che niuno osa salire sino alla cima di questo monte , ch'ei chiama Arath ( e. IX ) , stante le nevi , ma che vi si scorge in cima alcuna cosa di nero , che si chiama volgarmente r Arca . Vedasi la forma di detto monte isolato a due punte e solo, in mezzo a vastissima pianura nel viaggio di Toumefbrt ( t. Ili p. 188 ). Esso visitò Sichmiadzin o il Borgo detto delle TVv Chiese che è alla pendice del medesimo, ove risiede il patriarca Armeno in un vasto convento Tournefort fece un escursione su detto monte che è tutto spogUato e senza abitazioni In due giorni non potè giungere alla zona del monte ove le perpetue nevi lo cuoprouo senza interrusione . Solo pervenne ad una piazzau ove potè raccoglierne per dissetarsi Il viaggio fu penoso e sterile di notizie ( p. aiS. e seg. )

Sì. Queste perpetue nevi déff Ararat conferma Tournefort.

54. Mare di Bachu. Giosafa Barbaro: ( Ram. Nav. t II. p. 109. C) » sul > mare da questa parte è altra citti oh' é nominata Bacha ( Bachu ) dalla » quale è detto il mare di Bacha ( di Bachu ) , appresso la quale è una » montagna che butta olio negro di gran puzza » quella sostanza bitumino- sa detto petrolio t il quale si adopera ad uso di lucerna la netto » e

37

GAP. V.

Della provìncia di Zorznnia, e de' suoi confini sopra il Mar maggiore , e sopra il Mare Ircano ^ ora detto di Abaccu ^ dove è quel passo stretto , sopra il quale Alessandro faly* hricò le porte di ferro , e del miracolo della fontana del monastero di San Lunardo ^ della città di Tiflis .

In Zorzania ^^ è un Re , che in ogni tempo si chiama David Melich ^, che in lingua nostra si dice Re David; una parte del- la qual provincia è soggetta al re de* Tartari, e Taltra parte (per le fortezze che F ha ) al re David . In questa provincia , tutti i boschi sono di legni di bosso ^ e guarda due mari, uno de'quali si chiama il Mar Maggiore , quale è dalla banda di tramontana : Faltro di Abaccù ^^ verso loriente , che dura nel suo circuito per duemila e ottocento miglia , ed è come un lago , perchè non si mischia con alcun* altro mare , e in quello sono molle isole con

» «d unzione di carnei! due volte T annot perché non gli ungendo diventane » ecabiofti . »

55. Zonumia e più rettamente il Tetto da nei pubblicato Giorgtes o Giorgia detta dai Persiani Gurgisian ( Tournefort t HI. p. i53 ). Secondo Aitone ( Gap. X. ) fu detta ancora Atonia . I . suoi confini a Settentrione e- raoo una parte della Turchia ed eatenderani in lunghezza sino al mar mag- giore : a mezzo giorno fino all' Armenia DivideTasi il paese in due regni di Georgia « e di Abeas il primo suddito del Tartaro , r altro indipendente .

56. Secondo Costantino Porfirogenito (Deguig. t. I. p. 433) questi Re pretende- vano discendere dalla moglie d' Urte , rapita da David . Un principe di quella discendenta detto David, da Gerusalemme si rectf nell' Iberia e vi fondò queU la dinast£a, ma ciascun ravvisa quanto meriti poca fede tale narrazione. la tavola dei re di Georgia Deguignes ( 1. e. ) ' 1' ^'^^^^ ^^ questi re- gi è Mepè e non Melik come dice il Polo , quantunque Melik significa re . Raccontano infatti gli orientali che gli Afghani andarono a visitare Maometto coi loro capi , e che ei accolsegli graziosamente e disse loro venite Moluk cioè regi e che da indi in poi essi portano dettò titolo ( Recherch. Asiat. t. 11. p. 117 Par. i8o5 in 4 ) Sembra che ai tempi di cui parla il Polo regnas- se David VII.

67 . Il Mare di Aòhacu U mar Caspio detto dagli OrienUli Khozr ( Ebn. Auck p. 163 )• E dai Persiani mare di BacLu ( Marsd. not 108 ) . Lo ap- pellò con tale denominazione anche Giosafa Barbaro ( Not. 54* ) Secondo Pinkerton il mar Caspio ha 600 miglia di luaghessa e di larghezza dalle 86 alle i;i

belle città ^ e castelli , parte delle quali sono abitate dalle geati che fuggirono dalla faccia del gran Taftaro, quando l'andava cer- cando pel regno , ovvero per la provincia di Persia ( qual città e terre si reggevano per comune ) per volerle distrùggere , e le genti fuggendo si ridussero a queste isole , e ai monti dove ere- devono star più sicuri, ve ne sono anche di deserte di dette isole. Detto mare produce molti pesci, e specialmente/ storioni, salmoni alle bocche de' fiumi, e altri gran pesci. ^Mi fu detio clje anticamente ttitii i re di quella provincia nascevano con cer- to segno dell' aquila sopra spalla destra , e sono in quella belle genti, e valorose nel mare, e buoni arcieri, e franchi combattitori in battaglia y e sono Cristiani che osservano la legge de' Greci , e portano i capelli corti a guisa di chierici di po- nente . Questa è quella provincia , nella quale il Re Alessandro non potè mai entrare , quando volse andare alle parti di Tra- montana , perchè la via é stretta , e dijOTtcile , e da una banda balte il mare , dall' altra sono monti alti , e boschi , che non vi può passar a cavallo , ed è molto stretta intra il mare , e i monti , di lunghezza di quattro miglia , e }K>chissimi uomini si difenderebbero contro tutto il mondo. ^^ £ per questo Alessandro

58. Descrìve Pallas le pesche del Casjiio (Yojr. t III. p. 456). Ei dice che vi si fanno cinque pesche di pesci grossi, e altre piccole di pesci minori: soggiunge = On ne fait cas dans ces villages des poissons de petite espece qu*

t on peche dans |e Jaick el le F'olga On ne peehe sur les borda de la mer que

» l' Ichtyiolle 9 l'Esturgeon ordinaire , le Glarìs , que les pecheurs nomment Somi ( che sembra quello che il Polo chiama Salmoni ) » et le Barbeau qu* ila appelent » Szazan » . E' anche da notare V esattezza del^ Polo che dice che si pescano alle bocche dei fiumi ; lo che vi en confermato dal Pallas che la pesca abbondante é ove si mescalano le acque dolci alle salse . Si fa gran traffico di Caviale» o d'ova salate di quei gran pesci .

59. Le strette che qui descrive son quelle di Dtrbend nella Provincia di Shiìvan che significa in Persiano Barriera (Ma'rsden n. 1 15). Gli antichi le appellarono Portae Raspine e Portae Caucasiae. Plinio sembra dare a Derbend il nome di Cumania (Lib.VT.c. 1 1). Abulfeda chiama quelle strette Bedol'Ab^yah , o la porta delle porte. Secondoil Geografo quelle formavano il confine dei Tartan settentiionali detti da esso 'Baet'Borcah o casa di Barca, e i Tartari merìdionali detti Baei Holaku ( p. 5i6 ) E ciò conferma che i Poli, per recarsi al Catajo^ non poterono venendo da Sarai per evitare la guerra accesasi fra quelle due generazioni di Tart€iri prendere la via che segue la riva occidentale e meridionale del Caspio. Gmelàn fìi a Derbend ciìlk fabbricata sulle rive del CaspiO) e che chiude lo stretto passaggio che separa quel mare da un monte che appartiene alla catena dei monti Usmein . Evvi a Derbend un castello fortissimo . Le mura della città sono fabbricale sul sasso . Una graa

appresso a quel passo fece fabricar muri , e gran fortezze y. acciocché quelli che abitano più oltre non gli potessero venire a far danoo^ onde il nome di quel passo dipoi «i chiamò Por- ta di ferro , ^ e per questo vien detto Alessandro aver serrato i Tartari fra due monti . Ma non è vero che siano stati Tartari ^ perchè a quel tempo non erano, anzi fu una gente chiamata Gumani , ^' e di altre generazioni , e sorti Sono ancora in detta provincia molte città y e castelli , le quali abbondano di seta , e di tutte le cose necessarie : quivi si lavorano panni di seta , e di oro , e vi sono Astori nobilissimi , che si chiamano Arigi . ^* Gli abitatori di questa regione vivono di mercanzie , e delle sue f^t-- tichej per tutta la provincia sono monti, e passi forti, e strettì^ di modo che i Tartari non gli hanno mai potuti dominare del tutto . Qui é un monastero intitolato di San Lunardo di mona- chi, dove vien detto esser questo miracolo, che essendo la chie- sa sopra un laeo salso, che circonda da quattro giornate di cam- mino, in quello per tutto Tanno non appareno pesci, salvo dal primo giorno di quaresima , fino alla vigilia di Pasqua della Re- surrezione del Signore, che ve ne è abbondanza grandissima, e fatto il giorno di Pasqua, più non appariscono, e chiamasi il lago Geluchalat. ^^ In questo mare di ALaccu mettono capo Her-

y

nuraglia staccasi dal CasteUo,Ghe pretendono gli abitanti che si prolungasse altra voU ta sino al marNero.Dalle royine di questo muro rilevasi ch'era fiancheggiato di torri ( Ilecouver. des Russ. t H. p. 189 )• Gmelin e Oleario raccontano ( 1. 1. p. 376 ) che i Persiani credono quelle mura costruzione di Alessandro Magno. Ma secondo Abul- feda furono fabbricate Anuschirwan fattala pace coi Chazari^che vi fece fare- te porte di ferro ( p. 179 ). Tamerlano rovinò il muro . Safferdin dice che hanno 3oo cubiti d'altezza che le &bbricò il detto re decimosettìmo dopo Alessandro ( Vie de Nadir Chah p. 216 )

60. I Turchi appellano le Porte Caspie Demir^Capi ossia porte di ferro.

61 . Intorno ai Cumani vedasi la NoU ( 1. 1. p. 2^5 ). Dietro l'osservazione che Plinio Ci/f7uirua.chiama Derbènd , non sembra tanto destitula di fondamento l'asserzione che ivi anticamente abitassero quei popoli come lo asserisce il Polo.

62. Arigi il nostro testo porta soltanto Astori .

65. Lago di Gelucbalai . Come dichiara il Rarausiò è quello d" Argis non in Giorgia ma in Armenia ( Dichiar. p. i4 t* ) - Questo lago è detto anche di F^an dalla citti di tal nome eh' è sulla riva . Tolomeo le appellò Arsisia Palus . Ha cento sessantotto miglia di giro secondo Màcdonald Kinner (Geograph. Mem. of the Perse. Emp. p. SaS ) è salmastro , ha quattro isole in una delle quali eyri un Monastero che contiene 5oo Monaci Armeni . Dalla città di Chelat segnata nella carta d'Ahvìl- U Achalai ad oriente d' Argis^ che Abulfeda ajyptlla Challatu sembra il Pelo aver.

■o

3o

dtl, Geichon , e Gur , e Araz . ^^ e niolti altri grandissimi fiumi. £ circondato da monti , e nuovamente i mercatanti Genovesi ban cominciato a navigare per quello, ^^, edi qui si portala seta detta ghellie . ^ In questa provincia e una bella città detta Ti- flis y ^7 circa la quale sono molti castelli , e borghi , e in quella

dedotto il nome del lago. U Geografo Arabo narra che nel «uddettolago il pesce dettn Tarnag è molto ricercato . Marsden dice esaere una specie d' Aringa (Not. lao). £ tuttavia una particolariti degna di osservazione che. nella Carta aggiunta a Muse di Chorene il lago d' Erivan porti il nome di Gelacunius che somiglia , a Ge/ic- ehelat del Polo .

64- Rammenta il Polo i quattro fiumi più celebri che credeva metter foce nel Caspio cioè Herdil , Gheicon t Cur , Araz. VErdil é 1' Edel di Jenkinson che cosi chiamano ì Tartari il Rha o il F'olga. 11 Gheicon è Vlaik o Gaick . Gli altri due sono il Cur o Cirus degli antichi e V Arasse . Abulfeda rammenta tre di detti fiu- mi coi nomi d* Atol ^ di Kor e di Bassi (Geograf. p. 171 ). Secondo Ebn Auckal- V Aiel è un fiume che viene dalle terre dei Russi e dei Bulgari ( Geog. p. i85 ) . Nasce infatti il Folga nel circolo di Tei^er da alcuni laghi , bagna Novogorod , Castui e volgendosi a scirocco passato Astracan sbocca nel Caspio . Il Jaick detto •ggidi Ural ( Pallas Voy. t. II. p. 548 ) nasce nel governo d*Orenhurg e sbocca nella riva settentrionale del detto mare . L' Araz ha origine alle falde del monte Ararai e sboccca non già nel mare come lo afferma il Polo ma nel Cur a Tuvat . Ciò prò» va che il nostro viaggiatore non viaggiò lungo la riva occidentale del Caspio non meno che il padre suo e lo zio, ma che ne favellò per sentito dire.Il Gheicon credono alcuni ( Marsden. not. lai ) che sia il Sjhun o fiume Osso , ma questo fiume nom sbocca nel Caspio ma nel mare d' Arai . Il Cur nasce nel Caucaso ai confini della Mingrelia traversa la Giorgia , bagna Tefiis , ed entra nel Caspio in faccia all' Isola di Cura , Cjrrus fu detto da Tolomeo e formava il confine dell' Armefft e dell' Iberia . £ rapidissimo nel suo corso, ( GmeL Decou. des Russes t IL p. 235 ) .

65 La notizia che i Genovesi navigavano sul Caspio in quella età di« mostra la loro arditezza e vastità di traffico . Ebbero agevolezza per quelle intra* prese stante i loro stabilimenti in Crimea .

66 . Gmlin parla della seta che si raccoglie alle rive* occidentali del Caspio Schaniakie deve celebrità e ricchezza alla seta di Kahalla ( Decouv. Des Russes t. II. p. a3i ) . Sallian produce anche il cotone ( p. a36 ) . E cosa lacrimevole Io squallore attuale di quelle contrade floride anche ai tempi del Polo . Intorno alla seu detta Ghellie , o Ghele vedasi ( 1 1. p. i5 not. ) .

67. Tefiis. Molti hanno descrìtta la città di Teflis capitale della Giorgia: cosi ne parla Tournefort che ne ha dato il disegno ( t. III. p. 168 ) . Tefiis è una citti grande e molto bene popolata, le case sono bas^e , poco chiare , e ordinariamente fabbricate di mattoni é di fango . Ha mura assai basse : le strade sono male la-' stricate. Evvi una bella'piazza vicino al Castello che risiede sulla sommità della città. Era abitata quando visitolla Tournefort da 14000 Armeni » 5ooo Maomettani , Moo Giorgiani e 5oo cattolici Romani . Passata la città sotto il dominio Russo , non ha oggidì che iSooo abitanti. ( Macdonal Kinn. Memoir. p. 344)-

3i

Cristiani, Armeni , Giorgiani, e alcuni Saraceni, e Giu- dei , ma pochi ; qui si lavorano panni di seta , e di molte altre , diverse sorti, gli uomini vivono dell'arte loro, e sono sog- getti al gran re de'Tartari : ed è da sapere che noi solamente scri- viamo delle princij)ali città delle provincie , due o tre : ma ve ne sono di molte altre che saria lungo seri verle per ordine , se non avessero qualche special cosa maravigliosa ; ma di quelle che abbiam pretermesse che si ritruovano ne^uoghi preaetti, piii pienamente di sotto si dichiarano . Poiché a' ha detto de'coniini dell' Armenia verso tramontana : ora diciamo degli altri , che sono verso mezzodì , e levante .

GAP. VI-

Della prosai ncia di Moxul^ e della sorte di abitanti j e popoli Curdi j e mercanzìe che si Janna.

«

Moxul ^ è una provincia nella qual abitano molte sorti

.* 1 11 1* 1 1^ M* 1 «Al*

ti , e Armeni, e hanno un Patriarca che chiamano lacolit , ^ il qual ordina Arcivescovi, Vescovi^ e Abbati, madandoli per tutte le parti d' India , e al Cairo , e in Baldach , e per tutte le

fi6. ilfoAil dice Maodonald Kinner con un piccolo territorio forma un indipen* dente gevemo sotto un Basta a due code. É sulla riva occidentale del Tigri : la sua Latitudine 36.* ai." soggiunge come la città é in un grandissimo squallore stante le sue vicende Fu assediata da Saladino : indi presa dai Mogolli, tre anni dopo la presa di Baldaeca Fu di poi rovinaU da Tìmur , e superata da Nadir Shah Del 1743: le migliori fabbriche sono cadute in rovina F4 tuttora SSooo anime TLrcU , Kurdi , Giudei , Armeni , Neatarianii e Arabi. Nell'opposta riva^ e a tre quarti di miglio , nel Villaggio di RurUa è a qualche dicono il sepolcro di Giona : ivi credesi che fosse fabbricata Ninive Fu eretta una nuova Ninive dopo la di- struzione dell' antica , di cui veggonsi alcune rovine che consistono in un muro non più alto di ao piedii ed una fossa. ( MacdonaL Kinn. p. aSj )

69 Nesiorini e JacopitU intomo ad essi e al loro Catolico che corrotta* mente il Polo chiamò Jacolit o Jaoolic seguendo il modo di pronunziare detta voce degK Arabi, che lo appellano Jailik (Renaudout Àncien-Relat des Ind.et de la Chin. p. aSg ) vedasi V introduzione ( Lib. IV. e. 7 ). Ma ir titolo di Catolico è esclusi- vo oggidì del capo della setta Nestoriana, mentre i Jacopini o Giacobiii in odio ddl' altra hanno dato alloro capo il titolo di Mofriati ( Renaud. Le.)

/^

3a

bande dove abitano Gristiani , come fa il Papa Romano ; e tutti i panni d' oro, e di seti y che si chiamano MossuUni , si lavorano in Moxul ; e cmeili gran mercatanti che si chiamano Mossulini , che portano di tutte le spézierie in ^ran quantità , sono di que- sta provincia , Ne** monti della quale abitano alcune genti , che si chiamano Curdi , '^ che sono in parte Cristiani , e Nestorini , e lacopid y e in parte Saraceni ^ che adorano M acometto . Sono uomini cattivi, e di mala sorte ^ e rubano volentieri ai merca- tanti . Appresso questa provìncia ve n^ e un altra che si chiama Mus, ^ Meridin^ 7' neUa quale nasce iofìiiito bambagio, del

70 . I Curdi conosciuti tino dalle più remota antichiti col nome di Carduchi •ono rammentati da Senofonte e da Strabone Continuano a pòBaedere la regione alpina fra V jirmenia e la Media detta perciò Kurdistan . Essi sembrano un pò* polo che senza mescolamento discenda dagli antichi abitatori della cotrada. La fa« miglia di Saladino era d'origine Curda ( Deguign. L I. p. 4<6 ) . Volnej dice che le tribd di queUe genti sonosi molto estese da cento anni in poi neU' Asia inferiore t e Mprìes i^e incontrò un gran numera che malcontenti del governo Turco andavano a'stabilhvi a Erivan sotto il governo Persiano [ Yoy. t II. p. 41& )• Sono iftati quasi sempre indipendenti e a tempo degli antichi Persiani 9 e sotto i (J^uliffi» ed anche tuttora per quanto apparentemente tributar) degli Ottomanni . Crede Niebuhr che 'i^stesse presso di loro una specie di governo feudale. Qgni borg&ta'a u^ capo : e sono alti estimatori della nobiltà . Le civili dissensioni hanno obbligate ^alcune tribù di quelle genti a darsi alla vita errante e vagabonda, e sonosi sparse nel Diarbekr, nelle pianure di Erierum^ di Erivan^ di SivaSf di Aleppo^e di Damasco Essi passano per esser dediti al ladroneccio. Si dicono Maomettani,ma non sembrano attaccati a veruna credenza. Pretendesi che sussista presso di loro una setta che ado« ra il maligno spirito, lo che sembra un avanzo delle abominazioni di Canaan, Parlano tre dialetti differenti ; non hanno le aspirasieni deUa favella Araba, ma il loro* lin- guaggio somiglia al Persiano ( Volney Voy. en Siry.et en Aegipt. t. I. p. 340 ). Secon- de Macdonald 'Kiutier i Curdi sono robusti , valorosi 4. e temperanti^ e vivono lun« gamente ( Geograpb. Mem. p. i4a ) Dice il Polo che alcuni di essi sono Cristiani delle diverse sette , è può darsi che ciò accadesse ai tempi delle Crociate : non è cosi oggidì .

71 . ^us e Musch e Meridin sono due cittì , capitali forse allora di alcuna provincia. La prima ài dette città e segnata neHa Carto d'AnviUe a occidente d' Argish e a mezsodi deH' Eufrate ; di Merdin ha parlato Macdonald Kìnner É alle rive<lel Tigri addossata ad un monte con un castello/ forte città per si- tuazione. Secondo esso occupa il locale dell', accampamento Romano di Jlfari/^ a consèrva tuttóra aparenza di Romana città, fa oggidf ùndicimila anime fra Armeni , Ebrei , 1\irchi , Arabi , e Curdi . La città è disUnte 46 Parasanghe da Àfossul^ di- ciotto da Didrbekr ( p. 264 ) . Le escursioni rapidissime che fa il Polo nelle sue re- lazioni si ravvisano questo capo . Esso dall' Armenia Minore conduce il leggitore . sino alla riva settentrionale del Caspio^ indi lo riconduce, sino a Mos^l: di 1 lo fa risalire sino a Merdia^ indi retrocede sino a Btddacca : di lo riconduce a

33

<|ual si fa gran quaniità di boccaMini, e di molti altri lavori Vi souo artefici ^ e mercatanti , e tutti sono sottoposti al Ae dei* Tartari. Avendosi detto della Provincia di MoxuL ora narreremo della ^aa città di Baldacli .

GAP. VIL

Sella gran città di Baldach , Wi^ero Bagddet , che a ntica- mente , si chiamas^a Babilonia , e come da quella si na^ viga alla Balsara sopra il Mare , che chiamano d" India j ancor che sia il Seno Persico y e del studio , che è in quella di diverse scienze .

Baldach ^^ è una città grande, nella quale era il Califa, «ioè il Pontefice di tutti gli Saraceni ^ siccome il Papa di tutti i

Tauris. Ma occorre rammentarsi che ei dice che la direzione generale del Èlio Viaggio era verso Greco Levante nel recarsi al Gran Can , talché fa duo- rigettare, per ravvisare il suo vero camino, le citta che sono fuori di det* ta linea generale di direaione .

ya . Béddacca cobì appellarono Bagdad gjC Italiani nei secoli di mezzo per di* iftinguere detta città dai Cairo , che appellarono Babellonia come avvertimmo di •opra . Infatti cosi V spellò il Petrarca

Sdo ima de , e quella Jia in Baldacco .

Part. I. Son. CVI. Ed ei disse Baldacco sforzato dalla rima . Questa città fu fatta edificare dai Calìfle Alamansor FAnno i45 dell' Egira, che corrisponde aU'Anno 762 dell* Era Cri* atiana . Dicesi che labbricassela in un verde prato ove era un abituro di un soli* tario detto Dadf e che perciò la città ebbe il nome Bagdad . Oa Alamansor fu detta MedinatO'Sàlami o città della pace , ( Elmac. Hist. Sarac. p. loa ) . Dicesi che fosse ricostruita sulle rovine di Ciesifonie. Abu-Jafer Mansur o Almansor fabbrico il quartiere della città che è a occidente del Tigri . Divenuta popolosa il suo successore Mohdi accampavasi sull' altra riva e ivi incomin9Ìossi a fabbricare « e perciò si distese la città sulle due rive del fiume ( Ebn. AuckaL Gepgr» p. 66 )• U fabbricato deUa citti ai tempi del Geografo estende vasi dai due lati luogu il fiume circa cinque parasanghe e comunicavano i due quartieri della città per mezzo di un ponte di barche . Crebbe ogni di in opulenza, abbellita dai Califfi che ne fecero la loro residenza sinché non cadde in potere dei Tartari Abulfeda dice che il Palaz» ao del Califfo occupava un terzo della città , ma era più tosto un quartiere della medesima abitato anche dal popolo e cinto di mura ( Geogfaf. p. a55 ) . Questa città disputata dal Perso e daU'Ottomanno, sotto la ferrea dominazione dell'ultimo è oggidì in grande decadimento ( Macdon. p. i!f6 J per quanto sia assai bene fortificata e &bbricata. Poche vi rimangono dcUe antiche fabbriche : debbesi

Gristiàbi^ e i^t mézzo- di' <{tteUa cotte un grab ftUme, ^^ qaàlé li Met-catatìti vatìfto è* vengono con le lor mercanzie dal Mare dell'India; e la sua lunghezza dalla città di Baldàcb , (ino al detto ^mare si computa, comunemente , secondo il corso dell' acque diciasette giornate ; i mercatanti y che vogliono andare alle parli dell' India navigano per detto fiume ad una città detta. Ghisi ^^ e di li partendosi entrano in mare; e avanti ^ che si perven- ga da Baldacb h: Chisi , si trova una città detta* Bàlsara , 7* in- torno la quale nascono per li boschi , li miglior dattoli, che si trovino al nlondo ; e in Baldach , si trovano molti panni d* oro e di seta ; e lavoransì quivi damaschi,, e- velluti con figure di varj , e diversi animali: e tutte le perle,, che dall' India sono portate nella Cristianità per la maggior parte si forano in Baldach . In questa rfttà si studia nella legge di Macometto , in TVegromaur fcia, Fisica, Astronomia, Geomatitia, e Fisionomia; '^ essa è la più nobile, e la maggior città., che trovar si possa in tutte- quelle parti ..

f|iWtto deeadfwciìtò^! tWrtJjTo, fe a! bMtfcio ffishJttòré-délT^co.'E tuttora gratid'ém- fK)Ho delie mtrfci che da Basiora pel T^gri traTspartanslper carovana é Tbchat-^ a- Costantinopoli f a Aleppo f 9l Damasco t e neUa parte occidentale della Persia ( Mkcdonal I. e. ) .

73 . Sodò Bùldacda cótiftùì^toitiò 11 ftgrì e V Eafrate presso Ktr/fta cinquanta miglia a settentrione di Bassora ed in allora il ftume prende il nome di Shat^uUArab^ Secondo Macdonald Kinneìr- ( p. I92 ) con au bu»a Vento sceodesi da Bagdad a detta eitti in sei giorni; e ordinaria mente in otto o dieci ( p. io). Di Chigi parleremo posteriormente tkia fpti è da avvertire che il dire che i !^ Mercatanti navigano, per questo fiume ad \jxtk città detta 'Chisi t non significa T^e per giubgérvi seguano sempre il l^oi'So iftel 'fittine * mentre ChhL è città in^ vAì. isola del Setio Persico . M;i il t^c^to YiarraVa qtteste cost di questa. via per udito . dire, e non grà {iier esservi stato.

^l^.Balsa^ùn e mèglio Htiòsìrb Cbidice Betstira wi<txitre Mac6onald-Rinner tfsserva che U òtttl d^tu da fibì Bùsit3tà pitmcinciittidone torr^tt^rmettte fi nome dee appellarsi Basra e cosi appts^fbila ì^à Autk^l ( p. tfii •) ai tempi tie) quale era in . -floriditaimo statto . E una citÈ& fbndaita da Omar 4' anno di G. C 636 4] Lat m^'^o) iàulla riva oòctd^ntale del Shìu^ul-Aroh Isettainta miglta distante 'dafr imboccatura di ^i^ùel nobliisìiimo fiume . Le mura della chtà girano tHrca 'sètte ttiigflia . £ una delle )iiù tti^te citt^ del Mondb Con strade Strette . £ Bozttt 0 mercati sono pieni di . rióthé metti» ma sono mì^erabflmedte fkbbricati . F^ tttttoi^. sessanta mila anime «i tmtè le tìa'zfcM delf 'Orrentfe. GH Ambì vi predominano, sono fti plccoi numero i . <*urctó alghbri laellfe feiltà *( ÌVlacdOitad. Wn. p. a!» ) . I suoi famoBÌ boschi di . 'Dàttevi Wno bommend^i iiaì Hue ramm^titati Sctktori.

75. Gelebre per gliatuSTiè^Utu Balàacoà sede Un df dei Califfi e del aapef^- ^egU Arabi , Ma le pretese -acierae tfi cui qor paiMa "il MoappartetievaQO alta ftisiu

S5

CAP. vin.

Come il Céùifa Signor di BcUdach , fu preso ^ e morte , e del mircicolo ^ che intra^eime del muover di uno monte .

Dowte sapere 9 che detto Galifa Signor di Baldach 7^ si tro- vava il maggior tesoro ^ che si sappia avere avuto uoaio alcuoo^ quale perse misereuiente in questo modo. Nel tempo che i a- jgooride Tartari comiaciorno a domioare, erano quattro fratelli ^ il maggiore de' quali nominato Moagù regnava nella Sedia . e avendo a quel tempo, per la g^ran potenza loro sottoposto al snp dominio il Cattayo, e altri paesi circostanti, pon contenti di

Arte divinatoria. Infatti la negronìanzia era r indovinamento per via dei morti: la ftstca potea essere la scienza delle cose naturali; ma per astìx)iK>mia^, non cre- do già di' ei intendesse la scienza che insegna tutto r ordinamento dei cielo e il corso degli astri, ma lo studio di consultare in fuei corpi celesti le 40ir,ti . La geomanzia era r arte di trarle dai corpi terrestri . La fisionomia lo studiosi! cono- scere la natura dell' uomo dalle fattezze e dai lineamenti f e dall* aria del Toito studio tornato alla moda ai nostri tempi .

76. Questo CsdUBb apf«Uavaai Mosurnsem principe jndoliente e pfosHfnato. Ulagu era irritato contro di esso perché non avealo soccorso nella guerra eh' ei fece a Roknedin re degli Assassini . La città era in preda a guerra intestine, e a fazioni eccitate dai scismi, per la questione se creato o increato era 1' Alcorano * Ma maggior turl^mento eccitavano nelle cktà i Sunniti , e gli Scili . I Califfi nel molle lor serraglicr non gode^ranoche ombra d'autorità che era passatoi ai Yisìri, p agli Emiri loro ministri . Ahuifeda alla vendetta del .Visir di Mostaasem attribui- sce gì* infortunj del Califfo . Gii Sciti vinsero i Sunniti « incoraggiati dal figlio del Califfo abusarono della vittoria col disonorare le «ionpe dei loro nemici . Il Visir in- vitò i l^artarì a pórre l'assedio alla città (Abuhf. fitst. Muslem. t. IV. p. 522 e seg.). Ulagu accostovvisi con potente esercito, ila .ctpcaiwalló 4:on fossa e muro. 'F«ce uso deHe^ macchine, preparo il fuoco Greco e Hiè l'a'stfako. fu occupata uns^ t9rre e par- te della muraglia. Vaoameixte avendo trattato il Califfo col Can dei. Tartari, secondo Abulfeda ad istigazione del Visir si die in manu di esso. Superata la città e il pa- lazzo del Califfo ne furono passati a fil di spada gh abitanti , e fu abbando- nata al sacchéggio. Finalmente i< Tartari dissetati di sangue l'araldo promulgò pace e sicurezza . Furono fatte uscire 'dal serraglio del Califfo 700 dcm- ne o sue o dei figli, e Sooeunchi. £ incerto come ei fosse ucciso : alcuni dico- no strangolato, altri che fosse chiuso in un sacco e accoppato , altri gittato nel J^igti (Deguig. t. ly. p. i3i e seg. ) . Aitpne Ar.rpeno concorda cpl Polo mtorno ai parti- colari della sua morte ( Ram. t. II. p. 58 ). Incpminció a regnare , ,1' An. 1243 mo^- ri nel i9i5^ e fu 1* %iltimo dei CalifiEL Abassidi la cui d basti a durò 524 Anni^ ( Abuifarag. llist. Dinast. p. 55q ).

36

questi , ma desiderando aver molto più j proposero di soggio- gare tutto l'universo mondo ^ e però lo divisero in quattro parti^ cioè che uno andasse alia volta aell' Oriente ^ un'altro alla banda del Mezzodì per acquistare paesi, e gli altri alle altre due par- ti . Ad uno di loro nominato Ylaù venne per sorte la parte di Mezzodì. Costui ragunato un grandissimo esercito, primo di tutti , cominciò a conquistar virilmente quelle provincie , e se n». venne alla città di Baldach del i^^So, ^^e sapendo la gran fortezza di quella ^ per la gran moltitudine del popolo che vi era , pensò con ingegno piuttosto, che con forze di pigliarla. Avendo- egli adtmque da centomila cavalli sen^a ì pedoni : acciocché CaliTa ^ e alle sue genti^, che ei*ano dentro delta città, paressero pochi, avanti che sìippressasse alla città ^ pose occultamente da un lato di quella, parte delle sue genti , e dalF altro ne'boschi un' altra parte , e col resto andò correndo (ino sopra le porte . IL Galifa vedendo quello sforzo essere di poca gente, e non ne Hacendo- alaiA conto , confidandosi scemante nel segno di Manometto y si pensò del tutto distruggerla , e senza indugio eoo la sua genie uscì della città . La qual cosa veduta da Ylaù , fingendo di fug- gire , lo trasse fino oltre gli arboii ^ e chiusure di boschi dove la gente s*era nascosta; e qui serratoli tu mezzo gli rup]>e, e il Car Ufà fu preso insieme con la città ; dopo la presa del quale , fu^ trovata una torre piena d'oro : il che fece mollo maravigliare Vlaù. Dove che fatto venire alla sua presenza il Califa , lo riprese gran- demente. Perciocché^ sapendo della gran guerra , qhe gli veniva addosso , non avesse voluto spendere del detto^ tesoro io soldati , che lo difèndessero ; e però ordinò , che fosse serralo in detta tor- re senza datali altro da vìvere j e così il misero Galifa se ne mori fra il detto tesoro». la giudico., che il nostra Signor Messer Gesù Grlsto volesse far vendetta de' suoi fedeli Gristiaoi dal detto Galir fa tanto odiati. Imperocché del i^aS stando in Baldach deno Galila , non jìensava mai altro ogni giorno ; se non con che mo- do, e forma potesse far convenire alla sua legge gli Gristiàni alii- lauti» nel suo paese, ovvero non volendo., di lai^li. morire. £ dir

77 . La d^ta dèìU presa di BlJdùcca varia nei' varj codici . Il'Riccardìano pofv la come questo ran< laSo. Il nostro I255. Ma Abulfeda ( Hist MaseL t IV. p. S54 ) in ciò seguito dal Degnignes, e dalT Aite di verificare le Date ]^t queii'avva^ «iiuento coBae accaduto nei ia58.

^7 .

«nfandàndó sopra di ciò ii consiglio de' savj , fo trovato un puoto* deUa scrittura nelF Evangelio, che dice cosi . Se alcuno Cristiano avesse tanta fede quanto è un grano df senapa , porgisndo i suol preghi alla Divina Maestà , fària muover i monti dal suo luogo ^ del qual punto rallegratosi ,. non credendo per aleun modo que« sto essere mai possibile y mandò a chiamare tutti i Cristiani Ne- storini , e lacopiti , che abitavano in Baldach , eh' erano* in gran quantità , e disse loro; è vero tutto quello , che il testo del vo- stro Evangelio dice ? A cui risposero ; è vero . Disse loro il Cali fa : ecco che s'egli è vero, qui si proverà la vostra fede «. Certamente se tra voi tutti non è' almeno uno , il qual sia fedele Tèrso il suo Signore m cosi poco di fede , quant' è un grana di sennpa , allora vi riputerò iniqui , reprobi , e infedeHssum . Per il che vi assegno^ dieci- giorni , fra i quali y o che ve» per virtùi del vostso Dio farete muovere i monti qui astanti , ovvero tor*^ rete la legge di Macometto^ nostro^ profeta , e sarete salvi , ovve- ro non volendo , /arovvi tutti cioidelmente morire . Quando i Cri-r sliani udirono tali parole, sapendo la sua crudel natura j che solo faceva questo per spogliargli delle loro sostanze , dubitarono grandemente della morte ; nondimeno confidatosi nel suo Reden^^ tore, che gli libereria, si congregarono tutti insieme, ed eb- bero fra loro diligente consiglio : ne trovorno rimedio alcuno , se non pregare la Maestà Divina , che gli porgesse Y a)uto della sua iniserìcordia . Per la qual cosa tutti , così pìccdii come grandi , giorno e notte prostrati ia lerra eon grandissime lacrime , non atr tendevano ad altra, che a far orazioni al Signore ; e- così perseve- rando per otto giorni , ad un vescovo di santa vita , fu divinamente rivelato in sogno , che andasseroi a trovar un calzolaio , il quale avea solamente un occhio, (il cui nome non si sa) che lui comandasse al mo!ite^,che per la divina virtù dovesse moversi. Mandato adun- que per il calzolajo, narratoli la divina rivelazione ^ gli rispose che lui non era. degno di quest' impresa^ perchè i meriti Suoi non ricercavano il premio di tanta grazia : non dimeno facendo- li di ciò grande istanza i poveri Cristiani , il calzolajo assentì : e sappiatevi che egli: era uomo di buona vita, e di onesta con- versa zione,piiro e fedele vereoil nostroSìgnor'Iddio,frequentando le rnesse,e i divini offici^attendeva con un gran fervore alle limosine,e adigiuni; al qualintravenne, che essendo andata a lui una bella gio- vine,per compr;irsi un pajo di scarpe, e mostraod* il piede per pruo- var quelle , si alzò i panni per modo che gli vide la gamba , per beU

3f

IfèttA delk qnalé,c& odmmvMsè indiaaQMdpeQneri^mii subito rìforat* M iti 66 itiuMlò via la domia, a considerata ia parola deli' £vaiig«* Ilo, che dice ; «e V occhio tuo ti scandalizza , cavatelo , e getta- lo via <la le , perchè è meglio andar eoa aa' occhio in Paradiso , che con due nell'inferno, immediate con una delle stecche, che adoprava in bottega, si cavò l'ocdiio destro, la qual cosa dimos- trò manilestaniente la grandezza deUa sua costante fede . Venu- to il giorno determinalo , Ja mattina a 1>uoq era celebrati i divi- tn officj , con grandissima devozione andarono alla pianura , dove era il monte ^ portando avanti la croce del nostro Signore. 11 Califa , similmeiMe credendo essere una cosa vana , che i Cri- stiani potessero mandar queste cose ad effetto , volse ancor lui esser presente con gran sforzo di gente per distruggerli , e man- darli in perdizione, e quivi il calzolaio levate le mani al cielo , slarido avanti la croce, in ginoocliioni , umilmente pregò il suo Creatore, che pietosamente riguardando in terra, a laude, ed eccellenza del nome suo , e a fermezza , e corroborazione della fede Cristiana , volesse porgere ajuto al popolo suo , circa il co- ttandannento a loro ingiunto , e dimostrasse la virtù , e potenza ai detrattori deHa sua fede : e finita l' orazione , con voce alia disse [n dome del Padre , e del Figliuolo , e dello S|>iriio San- to , ooma^do à te monte , che ti debbi muovere . Per le qii?! parole , H monte n naosse con mirabil ^ e spauroso tremor della terra : e il Califa ^ e tutti i ciroestauti con grandissimo spa veato rimasero afClontti , ^ stupefatti , e molti di loro si fecero cristia- ni, e il Califa in occulto confessò esser Cristiano , e }X)rtò senir ^>re la croce nascosa sotto i panni , la qual dopo morto trovata- li addosso , fu causa , dhe non fosse sepolto nell' arca de' suOi predecessK»ri ; e pei* questa singular gi*azia , concessali da Iddio, tutti i Cristiani , NesiorÌDÌ , e Jacopiti , da quel tempo in qua celebrano solennemente il ^orno che tal miracolo iutraveane, digiunando la sua vigilia .

;8 . H nostro viaggiatóre abbnndooftta r Armenia , trasportò il Mtore lungo fl ^orso del Tì^ri sino ai Golfo P^rsieo^ e tutto a un tratto ora ricondocèlo àlauris o Tebriz che « nel suo voro cammino del Catajo . Nel Testo da noi pubblicalo pare che avverta di questa lunga 'retrocessione , col dire. » Non diremo {>iù di Baudat » perché sarabbe lunga mena, e diremo della nobile x:ittà di 7bm . je» ( p- i4 }

39 €AP.

Della nobil città di Tauri s ^ ph^- è nella provincia di Ifirachj e dalli ^ mercatanti ^ a abitanti in quella. -

T»iris è una città grande , ^; situtu iow uiu proyiacia po^ minata Hiraoh, nella quale sono molte altre città, e cartelli f ma TaarÌ6 è la più nobile , e più popolata y gU abitatori vivo- no delle mercanzie, e arti loro, perchè vi si lavora di diverse sotti di panni d* oro , e di seta di gran valuta ; ed è posta que*.

79. Txatris . n Pòlo pone Ttfftris nelk Provincia dotte /roc-^^ .quoAtuQfue sia la Capitale deir Àderbijan^ ( Abulfod. Hiat Mulen». t Vf. 17 } JMa qiieKt emende guerre aveano alterate tutte le confinajiojii degli atati Cbar(]|ÌKì ( t* L p. a54 ) deaeri ve queata bella città, che era ai suoi tempi la fteconda della Persia per grandezza, ricchezza , commercio , e popolazione cV ei valutava di 5oo,ooo anime, per quanto venisse asserito al viaggiatore che contenovane il doppio £ posta ili piano alla pendice d'un «onte: é di forsia regolare e .senM mura P>%>' fiumi traversaoo la citti , I Bazar 'O Mercati ^ i Caravanserai , le Mo/(chep ^MU> ai tempi del viaggiatore magnifiche La piazza era una delle pid vaste d^l mondo; conteneva due SpadaB capaci di 5ooqo persone Pfei giardini si aòllazzavanó i suoi abitanti la sera, nei quali intervenivano giocolieri ,. buffoni , saltatori ; ^ si davano combattimenti di tori, e di castrati , vi si declamava in niM f 9^^ aa , il balla del lupo era un divertimento gustato assai . X^ncprr/e,vanvi atranjf> ri d'ogni contrada: trafficava con la Turchia, la Moscovia , la Tartaria ^ l'India^. il Mar Nero. £ vi si fabbricavano i più bei turbanti di Persia »e da 6000 balle di- tetene . L* aria di Thòriz è asciutta e salubre ma il freddo è assai rigido . Il Ca- * spio da cui è distante 40 leghe fornisceli ^il pesce. Nella prossi miti della città so- novi cave d'alabastro. É una ooaa degna 4' osaerva^iocie quantp ^ Ob^rijìn in. poi sia decaduta . La cilti attuale AO0«oca|ipa jl dAetmo adatta •s«w.flfisaa4#>ffttf»<9P'* ne, e non ha ire miglia e «Mzao.di gioo( Moriaa i.iLfi. S8^« fa ao^UuaP ItreaM mila abitanti qnantunqi^ aia di nuovo la capkafe della Ptrsift < Af a«A>p» J^Ull^ p. i5i ) ( Lat. 56'' IO* luRg« 46*5f ) .CaedAiio alount 4otli cdeaiaX AtlMa ^f^^^ na per quanto il consenso dei pili orada JCho Sùk^ana aialaflMdeisia*Qklft àìN0^ madan . D' Aitville opina che Tsòpit loato J* antica QmaMiO CàùaMm*m» £Ì0Offl#r pose i tesori di Creso. I. Peraianì credono «he la fondaste Hobèida iMgljfe di l/orii/i^/./biicAid neU' anno i65deir£gÌMi(Macdon. l^iqn. p^ i&i > li atUiatogi» del sua nome che sembra la piti probabile a. Chardin è che derivi' dalie due voci Toh la febbre e n^ che significa espellente ( MorieS' I. e. ) cioè luogo che caccia le febbre. Ula^u la fece la capicale dell'linpero PerWco-Tìsrmro^ da lui fondato (Deguign. t. I. p*. 282). Continuarono^» risedervi i suoi successori, o da. quella città passò il Polo nell'andare al Catajo^ e ivr condusse la Principessa Cógatin ai ritorno, strada seguita dal Polo pare che da Sis fosse per Di€urbekir^ di cui non fa men#- wme ger Mush , per Argise indi a Tebriz^»

4o

SU città in tal parte , che dalU India , da Baldach , da Moxut , da Cremessor , ^ e dalle parti de' Cristiani , i mercatanti vengo- no per comprare , e vender diverse mercanzie . Quivi si trova- no eziandio pietre preziose, « perle abbondantemente^ quivi gli mercatanti fot estieri fanno gran guad;igno , ma gli abitatori sono generalmente poveri , e mescolati di diverse generazioni , cioè Nestorìni , Armeni j Jacopiti ^ ' Giorgiani , e Persi , e le genti dhe adorano Macometto è il popolo della città, che si chia- mano Taurisini , e hanno il parlar diverso fra loro : la città è circondala di giardini molto dilettevoli, che producono ottimi frutti , e i Saraceni di Tauris sono perfidi , e mali uomi- ni , e hanno per la legge di Macometto , che tutto quello , che tolgono , e rubano alle genti , che non sono della sua legge , sia ben tolto , ne gli sia imputato ad alcun peccato , e se i Cristiani gli ammazzassero, o gU facessero qualche niàle^ sono riputati Martiri: e per questa causa se non fossero proibiti, e ritenuti per il suo Signore , che governa , commetterebbono molti mali : e questa legge osservano tutti i Saraceni ; e in fine della vita va a lo- ro il sacerdote , e dimandali se credono , che Macometto , sia stato vero nunzio di Dio , e se rispondono , che lo credono , sono salvi ; e per questa facilità di assoluzione , che gli concede il campo largo a commettere ogni sceleraggine , hanno converti- te una gran parte de' Tartari alla sua legge ^ per la quale non gli è proibito alcun peccato , Da Tauris in Persia sono dodici giornate .

So. Maraden crede che Cremes»or sia Mormuz ( not. 146 )• Io ^<A crederei per- chè di Hormus parla poateriormente, appellandolo col suo vero nome di Ormus ( e XL ) . Ongetturerei che intendesse di parlare del paese di Guermsyr che e il Ulte* rale del golfo Persico che si stende dalie bocche del Chai^Ml^Ar^ sino al Larisia» di cui parlasi { n. 4 io ) . In fatti gli sarà sUto narralo che inviaransi i cavalli ai paese caldo o al Guermsjrr per imbarcargli .per r India come noi diciamo che in- viamo le merci alia Marina , anzi il Geografo Nubiense fra te città della Corame- ma pone Czennasin tre suzioni lontano da Hormo* ( p- i »9 ) che sembra essere ii Crmmunr del Palo nella provincia predetta .

4^

•• " , .

CAP. X.

Del Monastero del beato Bar santo j che e ne^ confini

di Tauris^

Né* confini di Tauris e un Monastero intitolato il tcato Bar- samo, santo molto devoto. Quivi è un Abate , con molti mona-' ci, i quali portano V abito a ^uisa di Carmelitani ; e questi per non darai all' ozio, lavorano continuamente cintale di tana ^ le quaH poi mettono sopra V altare del beato Carsamo, quando celebrano gli officj , e quando vanno per le provincie cercando (còme i frati di San Spinto) donano di quelle ai loro amici, ed agli uomini nobili , perchè sono buone a rimuovere il dolore , che alcun avesse nel cor]K>, e per questo, ognuno ne vuol^ avere per devozione ^

GAP. XI.

iJeì nome di otto regni ^ che sono nella provincia Persia, e della sorte di cas^alli^ e asini , che p^ì trescano ^*

Nella Persia , quaP è una provincia molto grande , vi sono molli regni , i nomi dedali sono gU sottocrittì . Il primo regno , il quale è in princfpio , si <^àma Casibin . ^* 11 secondo

8i. Crede il Marrden queato B. Bartamo sìa & Barsinco Vcacovo A*Edessa dhc fiori nel secolo secondo della Chiesa ( not i55 ).

82 . Nel testo d'a noi pubblicato è preceduto questo Capo da un ftivoloso rac* «Olito intorno ai tve Magi che udì in Persia, ( e. ly ) eh* ei soppresse saviamente ìici ritoccare iliV^Ailione come si legge nella Ramusiana Lezione. Tuttavia quel ca- po contiene uiva preziosa notizia, che il Polo era stato alla città di Saba o Sava che è sulla stwida che da Ormuz conduce a Casvin ft eh' ci fece al suo ritorno dal Catajo , e che ne determinala vera direzione .

85. l'àko seguendo la Strada che da Tebriz conduce al Caiajo^ dovè giorgcre a C^zvin o Casbin , e da quesu citti ove fece capo nell' andare e alla tornata si parte per descriver la Persia , di' ei divide in otto Reami , o per meglio dire provin- eie, aU^ e quali sovente da il nome . di alcune deUc citti principali di quel reame . Scegli#;remo fra le molte varianti date nel primo volume , le più analoghe agli attuai* M Tioira , di quei luoghi o provinole. £i dice che il primo regno il quale in principio

6

qaal' è verso mezzodì, si chiama Gnrdistan ^ ^^ H terzo , Lor,^ verso Tranwntana . Il quarto , Souliston ^ . H quinto , Spaan , ^ H sesto , Siras ^ . FI setximo , Soncara ^ L'ottavo , Timocaim , ^

^ Casibin^ o Casrin leoondoU Lezione del Magliabechiano II. ch'e il paese di Cas^nm con città di Ul Qogie o^di ia i?oviaa , altre Tolte^ tenuta come una delle più grandi e lk>pol^te della P'*rsia(Lat- 56* laT Long. 49; 55' ) , fondala da Sapor DpJaciaf^ e atata già capitale del regno ( IVlacdon. Kinn. p. 121 ) .

84. Curdisian parrebbe doversi cbiariiDiente riconoscere nefTattuale Kurdittam^ ma credo cheaia incorso un cerare nel. teslo e cbe debba dire KuMSt^n^ o 1' an« fica S^siana , p^vincia compresa fra il fAb Persico f e^ il Tigri » il governo di Ba- gdad , e il fiume Tab che seperala dal Fars ( Macd. p. 85 ) Provincia cui conviene ciò che avverte eh' é a mezzo di. Mi ha lusingalp il vedere tale congettura es- sere seguita anche dal-Marsden ( N. iSj )

85. iéor potrebbe essere il l^aristan che. a per capitale lar: piccola prarincia aUe xìfV^ delGoUb P^ n^co che jm estende dai 55 ai 58 gradi di Latitudine dal meri- diano di Green wich, che ha il Fars a maestro, il Kerman a Greco ( Macdonald. Kinn«, p. 81 ). Ma sembra più probabile che intenda parlare dei Laristan.

86. SouUstm , o Cielsimn ( Cod.Ricc. ) cheé il Sdstan ^ cht comprende par* te dell'antica .^tfrrMEntf, che confina a trainontàpa col Khorassam^ìX Casuiakar e il ZabuUstan che ha a mezzodì e a ponente il Meckran e il Kermma . Abulfeda ap- pella detta provincia Segfistan, (Geo^ p. i65) e le da gli enunciati confini come ^ure Macdonald Kinner ( Geog. Mem. p. 189 )

87 . Spaan , o ispÀan che è la capitale deirirwA , e d'una provincia cui da il nome . La citti e stata altre volte capitale della Persia e nel più dorido stato la descrissero Tavernier e Chardin . Questa diti e oggidì squallida e rovinata a cagione delle invasioni dei barbari Afghani che hanno desolata la Persio . Abidfeda secondo l' Assemanni : » ab indigeni^ Spahan appellarì teetatur , quae vox stativa » equitum persicesonat». ( Asseman. Bib. Orìent T. HI. p. 7*-i4)*

8S. Siras è la città celebre di Shirws capitale del Fars che a pressi deliziosi « celebrati da Hafiz detto r Anacreonle dell' Oriente ( Macd. p. 65 \

89. Soncara cosf r appella anchaU FUcpardìano, congettura Marsden essere la provincia detta dagli Orientali Korkan o Gorkan , che è a tramontana di Comis fullji nvf l^cfpf^taie 4,el Ga^ pÌ9 ( nqt {6^ )^ fn^ ^ tale opinione si oppone il testo del nostro , che mette dopo ques^ regno òuello 0i Timocain qucìC è naljiife dclUiy P.^sia . Ma fl^ jSoncar^ f9§$Ìp. '^ Kprkan sarebbe un paese più a Settentrione di Pan^agan ch^^pme dirassi^ H jtìr^pcaìm del Polo . Si riconosce ^dupque ^onca-, tfi nei p^,e^9 if^ontuoso di om/or, ove ancora atiiialmente la fortezza di S angora dettai ancora S^agfora d^ Ab^ifara^io^ U possesso della quale era ai tempi del Polo, .d' ui^ graif ^^^j^^^ nelle spediziom militari dei Turchi de^li Arabi ^ e dei. Mogoili ( Vid. Abulpharg. vox Senjara }, citti cne è posta a Diaccio di. Jfto^ul ayil fiupf^ ijT^^max .confluènte d€}\i Eufrate . Questo' paese mont\|08o e difficile, ^ al^t^t,^ da dc'unVj^opplf détti ']^ezedi o seguaci di'Veiid. i quali,

fftW TO^H VW^f H^\ T^f^W» F^« ?W ^?^? e^^ ^l5S^"?^"f'^ ^ggiogarU; < K^n"?- P- ?^? )-

90. T^mp^i^n; (^4* ^F^-) T??'?^^'? f^ ^J'"^*^™?^*? incèrto qual fosse qge- 9ff> Tf^iRP t ckb^ f '^^^^^If^ ^' iHiJppI'tante su^enmento del luogo moderno cii cor*

4^

<jtial' è ha fine dèlift Pèrsia . Tatti «titeiti ìrègni riòmteatt ^ idi» wrso itìèfeiòdì , écfcfetttt TimcJcainij il ìjuttlé fe àp|*é$*) TAi^bor Secco versò Tramoatìttà»' . In i^téSti tegùi Sótto td valli bellissimi molti de'qaali si menaDO à vcntkrfe neU' India , è Sono di graa valuta ^ perchè se ne vendono , Jper lire dugéiito di Tornesi , è sono per la inaggior parte di què^o firezzo ^ Sònòvi àriborb asi- ni li più belli , e li maggiori , cHé *Iàita> al tóoddo^ ^ i qijali si

ff»pondèv tht èra lino dei più fiecestfar) pél* Htiti*àcdferrfe q&tl fbsse ta diràzione del Viaggio del Polo (fucata palate deD' Asia. Sagacemente a*avAr^de il Maradea che è il paese di Damganf ove è una città di tal nome che era (Net. i65 ) allora prò- babiimente capitale di provincia Quésta citti crédeai 1' antica ^écatdnpjlos y capitale un tempo della ^scrtSa; cbsi détta perchè di il pàfrtdnb divèrse strade che ftrigonsi versa i paesi Viciiiiv (Anv. Gèo^. Ahc.t/ II.'p. ±p ) PdMjM é tuttora capitale di un distretto dello stes$<» nome, situata in, un piano ^>auoio e famoso^ |)er la Vittoria otteouU da Nadir $faab sugli Afgani^ A^cdon. Klnn. 175) Dam^ gon é città rammentata più volte ^a E^n-Auckal ( jp» 175 178 !ec. ) .

91 / li (^se eh* èi lippèlh V Arbor Secco è il punto d' óhéi si {iafté per Con- durre it leggito^ did Séttentriohe della Fersiar fino a. Màtfhut. 11 non por mente che il Polo non fece tal viaggio nell' andare al Catajo ma al ritomo, quantunque ci avverta nel Proemio che sbarcato a Uormuz , condusse G>gatin a Chiacatu ehe risedeva a Tebriz^ indi per ordin di lui allo sposo che era verso V Arbor Secco •Mar cttbtodia di certi paaii strétti che come avvertimmo (N. 5i ) sono il passo di Khowià' fra CatUn e Damgan ha fatta perdere la veradirc?!.ionc dei Viaggi del Pola ai suoi Commentatori. Che ci non facesse allora tal viaggio si deduce detta Inrrssionè di lui il gitale avverte- nel Proeftiio ^ che partitosi d' Armenia

» eas^y il padre e lo- zio si toiisèro in viaggio ^^r^o il Gran Can e attraver*

y aaikb deserti di hmgbcKsa di molte giornate e molti (oali passi. andaronotan-» » to àVaiiti 'sem]pre atta volta di Greco e Tramontana che intesero il G^ran Can » ess&'i^ hi> «ne chttf* detta Qémenfu 9 Se à^M* Arbor SecC9 fessesi, ri violto verso MoTFàùt tUMi' avrd>be potuto dik*e che la direzione del suo Viaggio fu sempre alla volisa di Greco e Tramontana. £^vero che possono essere scusabili coloro che opinarono in gtliA» perché ci bmscamefnte volgasi colla descrizione a.mctt* sodi è conduce it leggitore per la vie di Vezd a Hormuz d' onde lo riconduce a Tìmoeam o DàMogan e aiT Arbor secco ( Cap. ;to ) e poi dopo aver narrato le vicende del Vèglio della Montagna che possedeva un paese a settentrione di Casbin ripren* de la direzione di Baieh e di Badagshan . Il punto adunque ove incrtisciansi le due vie che ai tenne all'andata e al ritorno è queUò di Cazvin: e nel tornare indie<» ero pél* ctMiduIrre Ih Spota ad Argon vereo il passo di /Cotvor ei fece quel trat* td di stt^dà che AittD avea nelT andare da TebrU al detto Katvar .

92. li <5avldli di' questa* contrada sono' tuttora stimati molto ( MtM:don.. Kio»

pag. 1^4')-^

99. Lo cohfentia il verace Chanfin. t Senovi in Persia due sorte «d* Asini f una razztL del paese lenta ^ e grave che serve a soma Una razsa Araba^ f molto bella, che da i piji belli asini deU' universo» hanno il peio liscio» il pie

44

Tendono molto più che i cavalli , e la ragione è perchè manguK^ no poco , e portano gran carichi , e fanno molta via in un giorno ,, qual cosa , ve cavalli , muli polriano fare , sostenere- tanta fatica , .quanta sostengono gli asini sopraddetti. Impanco liè li mercantanti di quelle parti , andando di una provincia nell' al- tra , passano per gran deserti , e luoghi arenosi , dove non si tro- va erba alcuna ,. e appresso per la distanza de' pozzi , e di acque dolci , gli bisogna far lunghe giornate , pertanto adoprano pm vo- lentieri quegU asini , perchè sono più veloci , e corrono me- glio , e si conducono con meno spesa Usano ancora i camelli , i quali similmente portano gran pesi, e fauna poca sj^esa , nondime^ no non sono cosi veloci come gli asini : e le genti della sopradetta provincia , menano i detti cavalli a Chisi , e a Ormus , ^ e a mol- te altre citta , che sona sopra la riviera del mare dell' India , per- che vengono comprati quivi j e condotti in India , dove sono ia grandissima prezza , nella quaU essenda gran caldo , non jiossona durare lungamente essendò^ nati in paese temperato . E ne*' sopradetti regni sono genti molto crudeli , e omicidlali ^ imperoc- ché ogni giorno Y L' akra si feriscono , e uccidom)^, e fai^bbe-

mm' 1*11

\

»^ Teggiéro ; sbraociono nel camminare , portano testa alta e servono di meo» » tura . Sonovene del valore di 400 franchi , i mediocri costano aSo ( Yoy.- ei^ Pcrs. t. III. p, 3S ).

94* Chisi e L' Isoln di Kis rammentata dal Geografo Nubienae nel seno Pèrsico ( p. 58 ) . come emporio del commercio delle Indie. patia anoha^ Marin Sanuto. ( G:est Dei per Frane, t. U. p< aa ) Dovè questo luogo il suo splene dorè alla poca sicurezza che dava Sirqf che innansì a /Ci> eraPemporio di quei ricchi traffici, che refogiaronsi in questa isoletta che é in fdccia a detto porto (Niebur De^cript. de r Arab. Planoh. XIX). Abulfeda chiama /CiVdl detto luogo ( Geog. p. 255 ) . che incominciò a fiorire Kis non partasi più di Sirqf. ( Deguign. Mem. sur le Commerce. Actcs del' Accadem. des Belle* let. t. XXXVIL p. 5o8 J Mories che ha navigato ultimamente nel Golfo Persico (Sécon. Yoj. en Pers. t. L p. 75 ) passò accanto a detta Inola, e di lontano vide alcune rovine di «9(>^ . Fugli raccontato relativamente all' ingrandimento di detto luogo che ad una vecchia' cui non. era rimasto altro avere che un gatto 16 diede a .un Gapkan di Vascello, che appcodò.in un. regno dell'Indie ove il re era desolato dai topi, e- che fattogli dono deligatto, animale a lui soonosciuto fu Ubero da quel flagello,. e regalò per ri«- conoscenza alla propretaria un carico di preziose merci Che i discendenti- di quer sta donna stabilitisi in questa isola, vi fondarono la dinastia dei Beni Kaiser che vi regnarono, dinastia che fu distrutta da Attabeg re del Fara . Ho narrata, questa favoletta perohè fra iooi narrasene una consimile per esplicare la ricchezza che fé* ce il fondatore del Pio istituto dei Ceppi di Prato Oggidì anclie qiie^ta isola é iiellQ squallore .

45

ro continova mente gran danni ai mercanti, e ai viandianti, se nooK fosse per la paura del Signore Oriientale ^ il quale sevei^amente gli fa gastigare : e ha ordinato , che in tutti i passi pericolosi ri- chiedendo i mercanti , debbano gli h^bilanti di contrada in con- trada dar diligenti , e buoni conduttori per tutela è sicurtà lo- ro j e per satisfazione degli conduttori U sia dato per ciascuna soma due , o tre grossi , secondo la lunghezza del cammino . Tutti osservano la legge di Macometto . Nelle città di questi regni veramente sono mercanti , e artefici ìv^ grandissima quan- tità , e lavorano panni d' oro , di seta , e di ciascuna sorte , e quivi nasce il bombagio , e evvi abbondanza di fromento , orzo, miglio , e d' ogni sone biada , vini , e di tutti i frutti . Ma potria dire alcuno, i Saraceni non bevono vino, per essergli proibito dalla sua legge . ^ Si risponde, che glossano il testo di quella in questo modo, che se 1 vino solamente bolle al fuoco , e che si consumi in parte, e divenghi dolce, lo possono bere senza rom- pere il comandamento, perchè non lo chianoKono dopo più vino, conciosiacosache avendo mutato il. sapore , -muta eziandio il no- me di vino . ^

95. L* asserzione del Polo Tien confermata daTavernier allorché parta delle Vigne di Schiraz . ( Yoy. t. I. p. 4o4) ^ narra che consumano moka uva a fare il vin cotto utilissimo ai viaggiatori, e ai vetturali che se non osano berlo puro lo stemperam neir. acqua , V inzuppano il pane , si rallegrano eprendon» forza

96* Qui intraprende la descrizione del suo viaggio e siccome ha trattato di questo Reame conduce da Ceubin direttamente il leggitore a Yezd che ne è al confi» ne . Non avvi dubbio che ei seguisse la strada per andarvi che è segnata nella cur* la di Macdonald Kitfiìer che passa per Savak^ Koom, CashaTf Nain^ e Yezd* Ci6 vien confermalo perHié dal testo da noi pubblicato ove dice di essere stato aios^oA ( cap. 20) \

t

C A R XII.

Della città di lasdi y e de" labori di seta , the si Jtmh^y ih quella j e di animali ^ e uccelli y che si tros^ano^ , vtnendih verso Chiermain.

lasdi e ne^ confini della Pet'sia, città molto nobile «e cit gran mercanzia^ nella quale si lavorano molti panni di seta, cho si chiamano lasdi , ^^ quali portano li mercanti in diverse parti. Osservano la legge di Macomett<> , e quando Tuomó si parte ^ questa città per andar più oltre , cavalca otto giornate per via piana , nella quale si trovano solamente tre luoghi dove possino alloggiare, e u cammino è pieno di molti boschi, che produco- no dattoli, per li quali si può cavalcare , e vi sono molte cac- ciagioni d'animali salvatichi^ e pernici, e quaglie in abbondan- za; e H mercanti che cavalcano per quelle parti, e altri , che si dilettano di cacciagioni di bestie, e auccem, vi prendono gran sollazzi . 99 Si trovano- ancora asini salvatichi , ^^ e nel fine del- le dette otto giornate , s' arriva ad un regno y che si chiama Chiermain .

97. iittdi o Yhsé- é il p^and' emporia d«i tuaffioi fra T India,, it ptcae di Boecafn e la Pmrsia. Giace sul Lembo del Gran deseitd aalino : la città contie* ne oggidì 90000 caae ( Macdon. KJnnb p«.x i3 ) . Queata citU fu visitata dal Gapite*- no Chrislie asconda esso appellasi Dar^ut^Amanet o la sede dell' adoratione . Oltre IMaomeltani sonoyi 4^)oo Guebrì o Z^roasCrei che sono crudelmente op<* prosai ( Voy. dans Le Beloutchist. t. IL p. 348) .

98. Jasdi. La celebrità delie mani&tture di Seta di Vezd è molto andca* So* no comendate da Ebn-AuckJil , che loda anche quelle di panni ( p. 1 52 Questi drappi non si appellano più Jasdi ma Kesch^ e Alehi, ( V07. dans le Be« louteh.L e. p. 349) secondo il Capitano Christie ma secondo 1' Herbelot dai Turchi e dai Permani Comaschi Yezdi,

99. Gran dilettante di caccia dee- essere stato il Polo ». non trascura di dar eonteiza. delle contrade abbondanti di cacciagione. Uno dei migliori modi di caccia dei suoi tempi era quello del falco. £i loda questi del Kerman e Chardin quelli del Fars paese limitrofo . Il Viaggiatore ne distingue di Tarie generazioni.che ram^ menta il nostro.

ioo« Di questi Asini salvatici parla Tavernier che prendonsi con uccelli di ra* pina y e d'uno di pelo rosso come scarlatto, che a quelche pretende aveva un corno in fronte che fu inviato in dono dal governatore ^ Schiras a Scha ^ia«. (^ Tavtc^ Yoy. t. IL p. a4 ai6 ) ..

47 A P. XIU

Del regno di Chiermain^ eh$ anticamente si dices^a Carmu^ nia^ e delie pietre turchese ^ azctl, e andanicOj è de^la^ s^ori d^armjiy e seta^ e de^ falconi^ e di una gran discesa , c&e si troifa partendosi da quello.

Chiermata è un regno^ ne' confini àslh Pcirsia verso levan* te, '''' il qual antican^enie: aodavfa d'eredi» ia* er«d6; ma dopo* che il Tartaro lo soggiogò al sqio domipio , noa succedettero gli eredi, anzi il Tartaro vi manda signore secondo it voler suo, *®* In detto regno q^scono le pietre, che. si dbiariìano turcUeise, (j^^li, si cavano nelje ven^ de' manti . *•* Si. if ovano ani3ora< ia ^Ui., vei^e di apciaJQ, e aadanico in^ grandissima quantità, '^^ si lavorano moltp eccel^Lenteiaie.nte in questo re^o. tutti i forni- menti penineNBii alla gueroa ,, ci«è , sefi» ,. lireoi),. sproni , spade archi , turcassi , e tutte le sorti d' armi secondo i loro costumi. La donne , e tutte le giovani , lavorano similmente con l' ago in drappi di scia., e d'oco d'ogni colore, uccelli^ e animsài, e

101 V Q Kernu^n o F aptica Car^mania ha. a L»evai>te U Mekran » m. Settftfilrìontei ti Seifian e ììiPiQrcfSfian 9 a Pooen&e il Fars^ Lar q i'Jrakf a Mez,^di.i| Mekran,^. il 5er)9,Pe,rsico ( Macjil-.Kinn* p- i^) .. Malgro^Q tutte le calamità: che. |](er la. guerre I)a suffertQ il pae^se, vi. si Iflhrorano aciaUi > moschetti.,, e tapipeti di feltro- (Potting. t. L p, 42i,)].

102 . Il pa^ee^ dSKermw ebhe propri regi come il nostro Jo afferma Fondatore, di quella dinastia fu .Barak.- Hadgeb nel 1^4 Mancato., ambasciatore al Sultano di^ CauresmiaMfìhamedfu c^a esso. so|levatp a)le primarie digniti. Disgustato della cQt«> te ritiroési presso GefaJeddin, fi|^o dd Sultano ch^;a^ediava Gtuna» Il govema-. tpre del J^rmon volle fare prigiopiere Qa^aJkrHadgiel)» ma esso si difese t lo dii^fece» . to]seU,ia libertà, e s'ips^gnori, d^lla provìncia. Divenne indipendente mentre Gè-. lallf.din facea la, guerra in Gi<M*giaf 1 s^cm discendenti mantenfiersi in possesso del; Kerman sinché i MQgolji qon a*, impadropirooo della contrada. Deguigpes non sep«. pe di quella dipast^a« ch^ cj<» cjhe ne dice H^rb^lpt ». la quale perde lo st«to non gi^ nel i564 come per errore si legge nel rammentato storico, ma un secido prima poi* che era provincia ai tempi del Polo ( Deguig. 1. 1. p. ao6 ) .

io5. Secóndo il singolare trattato delle Pietre preziose di rui ha .arricchita la Repubblica delle Lenere il chiaro Sig. Raineri ai tempi deU* Arabo Scritto- re le celebri cave di Turchine erano a Nisabur f e a Nesciyar ( Fir. 181 8. p. 41. 4*).

104. Intorno alV Andanico vedasi ( YoL 1 p. 114 not )

UBolte altre varie e diverse imagiai , e anche cortine , coltre , ^ cnssini per letti di grandi uòmini ^ così bene , e con tanto aitifi- ciò , che è cosa raars^vigliosa a vedere . Ne' monti di questo regno nascono falconi li tiiigiiori , che volino al mondo , e sono mi* nori de^ falconi pellegt^ini , e rossi nel petto ^ e fra le gambe sotto la coda^ e sono tanto Veloci, che ninno uccello gli può scampare * Partendosi da questo regno , si cavalca per otto gior- nate per pianura , cammino molto solazzoso , e dilettevole per r abbondanza delle pernicn , ^ mohe cacciagioni , trovando con-* tinuamente città., e castelli , e molte altre abitazioni : e alla fine truova una gran discesa^ ])er la qual si cavalca due giornate trovando arbori fruttiferi in grandissima quantità. Questi luoghi si abitavano anticamente , ma al presente sono disabitati . Qui- vi nondimeno stanno i pastori per pascer le bestie loro , e da questo Regno di Ghiermain fin' alla discesa predetta , nel tempo aeir inverno vi è così gran freddo , che appena l' uomo si può riparare portando continuamenie molte vesti, e pelli. "^

*>i^

io5. H Viaggiatore PottSnger dice the il TìCtfrman è un pae^e arìdo pieno di catene di monti , e senza fiumi , e nel quale se non fosservi alcune sorgenti nelle montagne, che incanalano gli abitanti non vi sij>otrebbe vivere. Tre o quattro acque a' incontrano nella via che da Kerman conduce a Bender Massi (t. I. p. 41 1 ) : la prin- cipale catena di montagne è quella che separa il Nermanchir d^l LansUm e che pro- lungasi nella direttone di libeccio sino a quattro giornate di distanza da Ganiron * ove semhra seguire la direzione della costa . Dall'alta catena di monti che vide dal mare il viaggiatore Mories ( Nouv. Voj. en Pcrs.^ 1. 1. p. 75 ) si staccano varie ra- mificazioni, e le pianure fra esse contenute hanno dirado dieci o dodici miglia di larghezza, per quanto abbiano talvolta una lunghezza indefinita. Osserva ilPottinger che nel Kertnan piove raramente, ma che nel verno la neve cuopre le montale ^ e ci resta per la maggior parte deU'anno. E mentre gli abitanti smaniano di caldo nei piani , gela nei monti . Fra ie basi di questi monti e il mare é il littorale detto Guermsjrr che significa il paese caldo ; che è quella striscia di littorale che dalle dieci si estende sino alle trenta leghe di larghezza e da Minah capitale di Laristan va sinp alle bocche del Tigri ed è compresa fra le montagne e fl mare paese sommamente malsano. Nel Kerman questa stiiscia e unicamente composta di rena salina che non produce che datteri di qualità inferiore. ( Potting. Voy. dans le Belouch. 1. 1* p. 412 ) . Di questa contrada parlossi alk nou ( n. 80

49 GAP. XIV.

Della città di Camandu j che si ttnos^a dopo una discesa , e della region di Reobarle ^ e degli uccelli francolini j e buoi bianchi con una gobba j e dell origine degli Carau* nas j che catino depredando .

Dopo la discesa di questo luogo per le dette due giorna- te y si truova una gran pianura , la aual verso mezzodì dura per cinque giornate . Nel principio della quale è una città chia- mata Camandu , ^^ che già fu nobile , e grande , ma non è così al presente, perchè i Tartari più volle l'hanno distrut- ta, e la regione , si chiama Reobane , '^ e quella pianura è caldissima; e produce frumento^ orzo, e altre biade. Per le

106. Camandu di questo lu^go distrutto dai Tartari sino dai tempi del Polo non yedo fatta menzione veruna ne'dai Geografi, dai Viaggiatori . Congettura Marsden ( oot. 187 ) che possa corrispondere a Memaun della Carta d' Anrille, o a Koumin rammentato da Ebn. Auckal ( p. iSg ).

107. Reobarle. Marsden riporta una Tarlante del Codice Berolinense riferita da MiìUer che' appella detta contrada Reobarda^ osserva che le voci Persiane Rud'bar significano fiume in una valle , tronco di torrente , e sospetta che la valle del fiume Diy-rud della Carta d* Anville e di Malcolm possa corrispondere a quel paese. Dalle parole del Polo ravvisa che Reobarle era una contrada alta non troppo lontana da Kerman sulla via óìOrmus^ ed io perciò credo che sia la contrada, che traversò Pottinger nel recarsi da Kerman a Schiraz . Narra il Viaggiatore che alla distanza di quarantasei miglia dalla prima città ei trovò un borgo con bellissimo Caravanserai appellato Robat i e si osservi che Reobarle vien detto dal nostro Testo Reobalos nome che a una talquale analogia oon quello usato dal Polo. Soggiunge co- me il paese ch'ei traversòda primo era pianoeghiajuso, sparso qui è li di boscaglie : che poi giunse ad una pianura ben coltivata e ben irrigata , la quale era fra due catene di monti che rìstringevansi a Kil^Lahe^Aga. Questa parte di territorio che ei descrìve come fertilissima in quella stenle provincia sembra essere il pae- se dette Reobarle dal Polo ; tanto più che secondo il Viaggiatore Inglese vi abbon- dano i foraggi per i cavalli e i cammeli, e che é paese perìcaloso per esse- re infestato dai ladri . Ciò é conforme a guanto narra il Polo che era quel pa- lese SCOTIO dai malandrini e che v' inviavano le bestie magre a ingrassarvi Inol- tre fili questa via fra Kerman e Schitaz vi e la valle di Chehre Bebig che produce ogni sorta di frutta e di ciò fa menrione il Polo. Anzi evvi il proverbio, che se la Persia fosse un deserto , basterebbe questa valle a provvederla di frutti- ( Pot- ting. Voyag. t. I. p. 45 1 esegg. ) Sembra che per andare a Ormus il Polo seguis- .56 la detta strada, che si dirige verso il Fars e che per ricondurre il Lettore a Ormus descriva quella che paasa pei monti del Larisian

7

5o

eoste de' monti di detta piaDura nascono pomi granati , coto- gni , e molti altri frutii ^ ^ pomi d' Adamo , i quali nelle nostre parti fredde non nasccHio . Ivi sono infinite tortore , per le mol- te pomelle , che vi truovano da mangiare , gli Saraceni mai le pigliano , perchè le hanno in abonokaaziòne . Vi si truovano ancora moki fagiani^ e francoliqi^ li quali non s* assomigliano alli francolini delle altre contrade, perchè sono mtescolati di color bianco , e negro, e hanno li piedi, e becco rossi . Vi sono eziandio l>esiie dissimili dalle ahre parti , cioè buoi graadi tutti bianchi, che hanno il pelo picciolo, e piano, il che avviene per il caldo del luogo , le corna corte , e grosse , e non acute ; hanno sopra le spalle una gobba rotonda alta due palmi, '^ sono bellissimi da vedere, portano gran peso, perchè sono lecitissimi, .e quando si devono caricare, si posano a guisa di Camelli , poi si levano su Vi sono ancora castroni di gran* dezza d' asini , die hanno le code grosse , e larghe , di sor- te ^ che una peserà libbre trenta , e più , e sono gras« si , e buoni da mangiare . *^ In questa provincia vi so- no molli castelli , e città ^ che hanno le mura di terra alte , e grossQ^ e questo per poterai difendere dalli Garannas, che vanno scorrendo per tutti IqueMuoghi depredando il lutto. E acciò che si sappi quello che vuol dire questo nome di Carau- nas, dico che fu uno Nugodar nipote di Zagaihai ''^ iratello

roS'. Suoi grandi con gotha Chardin ( Voyag^ t. III. p- Sy ) » Les Boeufs: » de Perse sonfc comme lea autres, eccepté yers les frontieres des lodes, ou ib » ODt la bosse ou loupe sur le dot. »

109. Castroni ( Chardin 1. e. ) « Il ya des Moutons que nous appellons de Bar* r berie, ou a grosse queve , doiit la queve pese plus de trentelivres, e' est un grand » fardeau que cette queve a ces- pauvres animauxi d'autant plus ^u' elle est s^ étroite en haut»s large et pesenle au bas ». Prosegue come alcuni di questi animali se la strascicano dietro sopra un carruccio. Questa raxza é estesa ia molte parti dell* Asia. Pallas ne parla presso i Kirguis^f dice ancor esso che qMesti Castroni sono grossissimi ^ deformi , e più alti de' vitelli lattoni «* adulti pesano dalle j.3a, alle i65 Libbre. Crede Pallas che la grassezza dell'animale avvenga dalla natura salina d^ suolo* ove pascolano, e naira che trasportati ivi i Castroni d' altri paesi, ingrossano la coda come quelli di detta specie ( Pai* lasr Voy. en Russie t. IL p. 5o4 ).

no. Nugodar nipote di Zagaiai^ Di questo Nugodar non vedo Ceitta neo» zione in veruno degU scrittori che trattarono dei fatti dei Tarlali Solo di un Nugodar del sangue d' Ulagu signore di Persia , che non può esser quello di cui qui si ragiona. Zagatai Figlio di Gengiscan ebbe la sovranità della parie centrate

Si

del Gran Can : cpal Zagathai signoreggiava la Turchìa maggio- re. Questo Nugodar stando nella sua corte, si pensò di vo- ler' ancor lui signoreggiare , e però semendo , che nelP India v'era una provincia cliiamata Malabar^ sotto ad un Re nominato Asidin Soldano , la quale non era soggiogau al dominio de' Tar- tari, sottrasse circa diecimila uomini di quelli, ch'egli pensa- va esser peggiori , e più crudeli , e con questi partendosi da suo barba Zagathai senza fargli intendere cosa alcuna, passò per Balaxan, e per certa provincia chiamata Chesmur, dove perse molte delle sue genti , e bestie per le vie strette, e cattive e finalmente enirò nella provincia di Malabar , e prese per for- za una citta detta Dely , e tolse molte altre città circostanti al det- to Asidin, perchè li sopravvenne alla sprovista: e quivi comin- ao a regnare, e li Tartari bianchi cominciorno a mescolarsi con le donne Indiane, quali erano negre, e- di quelle procreorno figliuoli, che furono chiamati Caraunas, cioè meschiati nella lingua loro, ""e questi son quelli, che vanno scorrendo per le contrade di Reobarle , e per ciascun altra , come meglio posso- ^^ *. po^^ vennero in Malabar imparorno V arti magiche , e diaboliche , con le quali fanno venir tenebre , e oscurar' il

deir Asia. Era fratello di Octai-Can che fu riconosciuto Gran- Can de' Tartan dopo la morte del padre. Zagatai ebbe la sovranità della parte centrale dell' Asia detU ancora Gran Turchia ^ o Tw^chia Maggiore per distinguere quelP an- tica cuna dei Turchi dai nuovi loro poMeasi nelF Asia Minore ( t. 1. p. 209. not). Capitale di quello stato era Bisch-Baligh. ( Dcguìg. 1. 1. p. a85). Vedesi che il nipote di Zagataiy il venturiero Nugodar spogliò dello stato un principe di Dely detto Asidin . Deguignes ha data la lista cronologica dei Sovrani di Dely ma solo in confuso. Pare che questo ^wV/»n del Polo sia il prìncipe detto ^cAafW seddin che mori nel ia55 ( ibid. p. 4i5 ). Il fatto non può essere revocato in dub- bio, e dimostrane la verità la marcia indicata di Nugodar che secondo il Polo per giungere a Deljr passò pel paese di Badaschan e di Caschemir^ cognizione esatta « che non poteva essere nota a verun altro Europeo che al Polo in quel secolo . Può senibrar« erroneo ciò che dice fi Polo » che finalmente entrò nella provincia > di Malabar e prese per forza una città detU Dely * . Quasi che questa citti fosse nel Malabar da cui è molto distante . Ma è molto probabile che Nugodar depredasse il Malabar, e poi tornando indietro e riaccosUndosi alle rive del Gange conquistasse Deljr. Sembra infatti che quelle masnade scorressero an- che più remote contrade , poiché il Polo ebbe ad inbattersi in esht neOa provia- eia Kerman.

111. Caraunas. Marsden osserva chela voce Samscredanica KaranaèiffA^ fica razza mista e reputa saviamente che i popoli del Kerman raccontassero questa imaginaria etimologia al Polo . ( Not 2oS

giorno^ ^'^ di modo che se uno non è appresso air altro ^ noi» si veggono : e c^ni volta j che vogliono ù^ correrìe , fanno si- mii' arti , acciò le genti non s avvegghino di loro , e cavalcano^ il più delle volte verso le paiti diReobarle , o perciocché tutti r mercanti, che vengono a negoziare in Ormus, fin che s'avisano, che venghino i mercanti dalie parti d' India , mandan al tempo del verno i muli , e cammelli j che si son smagrati per la lua^ ghezza del cammino alla pianura di Reobarle^ dove per V ab- bondanza dell' erbe debbano ingrassarsi ; e questi Garaunas y che attendono a questo , vanno depredando c^ni cosa , e prendono gli uomini j e vendongli ; nondimeno se possono riscattarsi li lascian andare : e M . Marco quasi fu preso una fiata da loro per queir oscurità , "^ ,ma egli se ne fuggi ad un castello di^ Gonsalmi. "* De' suoi compagni alcuni furono presi e vendu^ lij altri furono morti.

ti^,' Arti Magiche. latorna a tali racconti il Polo berera grosso. Tale eiv F indole di quel secolo semplice. Tutte le Asiatiche nauoni sono infatuate dir aimili novelle e in più pacticolar modo i Persiani ( Chard* Yoy. t. III. p. ao4 e seg. ). Un racconto di si fatta natura correva \tt Oriente ai tempi del Polo- di un certo Mahmud Tarabi , impostore , che avea affascinati gli abitanti di Boccara e della contrada vicina coi suoi prestigi e falsi miracoli . Ei si ribella- contro Zagatai e volendo i MogoUl combatterlo erano talmente oscurati dalla polvere che quella oscurità considerarono come una caligine portensosa , per cui non osarono assalirla Fu ucciso l'impostore senza che se ne accorgessero i Mogolli^ i suoi a cagione di quella oscurità . I primi furono dislatti completamente.. Dopo la vittoria i (autori di Mahmud sparsero la voce eh* ei erasi reso invi^ sibile per qualche tempo, è cosi furono temuti insieme dal Citello del morto» Questi venturieri furono appellati dal nome del loro capo Tcurabiani ( Herbe- ioU Artic. Giagathai \, Molta analogia corre fra il* racconto dei duraunas deV Poloy e quello óe'Tarabiani fatto da HeiJI>elot.

ii5. Può essere che il Pòlo fosse attaccato da quei Ladroni in tempo di neh* bia, e che avendo data fede agli incantamenti dei Caracnas credesse avvenuta- quella meteora per arte magica .

ii4r Consalmi osserva Marsden ( not..2Q6.)[ che tal nome può derivare dal» le voci. Persiane KharuA- al- Salante e a questa voce composta assai si accosta la variante del T^slo Hiccardìano Canosalim (p. 21), che significa Cosa di Salvez- za o di pace e -che noi diremmo di. refìigio . Narra Elphiston nel suo viaggio nel Gabulistan (p. 17 ) che piccole ma belle torri si vedono lungo questa strada (del deserto) che servono di luogo di refugio ai viaggiatori contro le masnade depre-^ datrici, che infestano le vie b^ittute dalle carovane. : Intorno a questa- piuiiuia.

tt.Ianota no».

53

GAP. XV.

Hèlla Città d* Ormus ^ che e posta in Isola s^icina alla ten- ta sopra il Mar delV India : e della condizione y e sden- to y che i>i soffia cosi caldo..

Nel fine della pianura , che abbiam detto di sopra, che dura verso mezzodì per cinque giornate^ si perviene ad una discesa , che dura ben venti miglia, ed è via pericolosissima per F abbondanza de' rubatorì , che di continuo assaltano ^ e rubano a quelli che vi passano. £ quando si giunge al fine di questa di- scesa si truova un' altra pianura molto bella , che dura di lun- ghezza per due giornate , e chiamasi pianura di Ormus . Ivi soi no riviere bellissime , e dattoli infiniti : e trovanti fi*ancolini , e papagalli , e molti altri uccelli , che non s' assomigliano alli no* stri Alla fine si giunge al mare Oceano ^ dove sopra un Isola vicina vi è una citta chiamata Ormus. "^ al porto della quale

ii5. Ormus ( Cod. Rice; ) Cùrmos il Polo usò la lettera C per esprime^ re r aspirazione dell' H che secondo il modo orientale precede il nome della dttft . la Abulfeda leggesi Hormuz ed eilo dice l'Emporio del Karman ^ città rie* ca di' palmeti. Secondo esso l'antica città fu devastata dai Tartari^ e gli abi^ land di quella si reftigiarono in un isoletta vicina detta Zaro e non rimase nvU'an* fico Ormus che l'infima plebe Da questa città al confine dalla Persia sonovi set- te giornate» L'isola é distante da terra ferma 6. buone miglia e ne ha 9. di «giro ( Abul. Geog. p.- 261 ). Non vi cresce verun vegetabile , il suolo é coperto di sale bianco buono per l'iiso: non avvi acqua che di cisterna, Avea propri regi quan* do la conquistarono i Portoghesi , che erano Signori del Larisian . Quei celebri eonquistatori dell'India ne fecero una superba citti , vi fecero dorare i ferramenti delle porte e delle finestre . Vi erano palazzi e bagni magnifici » nei quali stavano immersi la più gran parte del di. Il canale che separala da terra ferma ha poco fondo. Passò sodo il dominio Persiano ai tempi di Cha-Abbas^ L'Assaltarono- ^'Inglesi per mare, mentre i Persiani vi si accostaron perverrà. Fra gente Cristiana e Maomettana fu divisa la preda pertinente ad una nazione di Cristiani ]l bottino restò incendiato colle navi Inglesi. La città fu smantellata e pare che si arrendesse per mancanza d' acquai Taver. Voyag. t. I. p.^ 758 ). Demolito Ormus nel i6i4«oveera Gamiro/i che vuol dire Dogana» Cha Abbas fece edi* ficare Berider Abassif che significa porto di Abbas che s' impossessò di tutto il traffico della distrutU città ( Chard. t li. p. 227 •). Bender Abassi è a otto Menzil o giornale di distanza da Karman ogui stazione valutala il Pottinger & Parasange . Dopo Cha" Abbas vi decadde la mercatura inquietate dal Ladro*- wtccià deg^ abitanti del Laristan* L* Iman di Mascat vi tiene guarnigione. Lt

54

arrivano tutti i mercanti di tutte le partì dell'India con spezie* rie, pietre preziose, perle ^ panni d'oro, e di seta, denti d'Elefanti^ e molte altre. mercanzie, e quivi le vendono a di- versi altri' mercanti , che le conducono poi per il mondo . La città nel vero è molto" mercantesca ^ e ha città e castelli sotto di se , ed è capo del regno Gherraain , e il Signore della città si chiama Ruchmedin Achomach, '^^ il qual signoreggia per tiran- nide, ma ubbidisce al Re di Gbiermain. E se vi muore al- cun mercante forestiero, il signor della terra gli toglie tutto il lor' avei*e , e riponlo nel suo tesoro . L' estate le genti non abitano nella città , per il gran caldo , eh' è causa di mai'aere , "' ma vanno fìiori a' loro giardini , appresso le rive delF acque e fiumi , dove con certe graticcio fanno solari sopra V acque, e ouelli d' una parte fermano con pali fitti nell' acque , e dall'altra parte sopra la rivaj e di sopra per difendersi dal sole cuoprono con le foglie , e vi stanno un certo tempo : e dall'ora di mezza terza, fino mezzodì ogni giorno vien fin vento dall^ arena '^^ cosi estremamente caldo, che per il

«iuà è sudicia e mal fabbricata, e fa presso a poco aoooo anime ( Poiting t L p. 4^5 ) ( Long. 56^ Lat 217* z8' Macdonnald Kino. p. aoi }.

t(6. Bmdu99edin .AUtaamck* U Dcfuignss diede la Lista dei Regi d' Ormus Uaita da Tea^trà,, e questo nome corrotto sembra corrispondere a quello di Eohwddin Mahomud ( t L p. 5^ ) . Questo Re secondo Texeira ciuto dalla Storia Generale dei Viaggi ( t VII* p. 3i7 ) mori nel 1278 9 ma conviene differirne la morte fino al 1293 almeno, poiché come vivente quando visitò Ormus lo rammenta li Polo. Ed ei in detto anno vi sbarcd dal Caiajo restituendosi in patria .

117. Tutti i Viaggiatori confermano r insalubrità della parte del Kermam ove è Bendar^ AIkusì. L'Ai^ia evvi tanto malsana che gli stranieri non possono dimorarvi che dal Dicembre a tutto Marzo. I natii vi dimorano sino a tutto Aprile, e dipoi ranno a sUtarè in montagna come praticasi nelle nostre maremme insalubri e per cercarvi frescuia. Rimanendovi nella slagion calda tutti a' in* fermano di ftbbre tnaligna, pochi ne scampano, e i supersititi restano itterici tutta la vita ( Tav. L. e. p. 763). Conferma eie anche Chardin che restatovi il faggio vi ebbe una febbre pericolosa della quale fu sanato con aspersioni d' a- ^qua fredda ( Vojag. t II. p. a53 ).

iiS. Pària dd mortifero vento descrìtto da tutti i Viaggiatori che hanno traversati i deserti dell'Affrica e dell* Asia. Gli Arabi diiamanlo El^Samiel o vento velenoso; i Persiani ^o^- «^^mum perché soffoca se strìscia addosso ai viventi. ( Chard. t. II. fK 3^. Toccando culla mano un estinto recentemente , restavi appic« caio mi grasso viscoso come se morto fosse da un mese in poi. Questo vento regna nel Giugno, Luglio é Agosto. ( Tar. p. 765 t L ) nei deserti di Bassora; di Bagdad, di JUÒSkl, od Smaar che separa daU' AbisainiarJSgillo. Macdooad

55

troppo calore vieta alFuomo il respirare «, e subito Io sofi<>- ca, e muore, e da detto remo, niuno che si trovi sull'are- na può scampare. Per la qual cosa^ subito che sentono il renio si mettono nell' acque fin'alla barba , e vi stanno fin che il cessi : e in testimonio della calidltà di detto vento , disse M. Marco, che si rìtixwò in quelle parti quando iniravenne nn caso in questo modo . Che non avendo il signor d' Orraus pagato il tributo al Re di Ghiermain , pretendendo avedo al tempo , che gì' uomini d' Ormns dimoravano fuori delia città' nella terra ferma , fece apparecchiare mille , e seceofto cavd^ li, e cinque mila pedoni, i quali mandò per la contrada di Reobarle per prendergli alla sprovista. £ cosi un giorno per esser mal guidati y non potendo arrivar' al luogo designato per la so- pravenente notte ^ si riposarono in un bosco, non molto lon- tano da Ormus : e la mattina volendosi partire , il detto ven- to gli assaltò, e soflfocò tutti, di modo, che non si trovò al- cuno, che portasse la nuova al lor signcHie. Questo sapendo gli uomini d' Ormus , acciocché que' corpi morti non in- iettassero l'aria, andarono per seppelirgli, e pigliandogli per le braccia per porgli nelle fosse, erano così cotti pel gran- dissimo calore, che le braccia si lasciavano dal busto: per il che Al di bisogno far le fosse appresso alli corpi, e gettar^ in quelle .

Kinner %tnii parlape di questo mortifero vento nei deserti del Kuzistan ( p. 85. ) Richiesi al Sig. Se4dnt stato a Bassora , a che si attribuisca la natura pestifera di quel vento» ed ei mi disse eh' era opinione che ciò venisse daU' impregnarsi eh' ei fiiceva dei miasmi pestiferi che si sollevano dalle acque bituminose e corrotte del deserto . Mi soggiunse che quel turbo non radeva la terra, ma che nel rapido suo corso sembra galleggiare nell' ammosfera a un braccio , a a wi braccio e mezzo d'altezza, ed è perciò che uomini ed animali sdrajansi per terra per evitare inevitabile morte GV Arabi s' accorgano del suo avvicina^ mento , i Cam meli sdrajansi per istinto e ne risentono i maligni effetti sulla gibbosità che si spoglia di pelo . Chardin afferma che questo vento soffia con fragore e tìnge Tana di color rosso e infiammato ( t. II. p. io). 1 cadaveri si afimùo senza perdere ne forma ne colore , e si crederebbero uomini addormentati, sta al solo toccare le membra si separano. Avventurosamente non dura che un ^paATto d^ora..

e A P. XVI.

Delle sorti delle navi d* Ormus y e della stagione nella guai nascono i /rutti loro j e del viver j e costumi de 'gli abitanti.

Le navi d'Ornras, "' sono pessime, e pericolose ; onde Ik mercanti, ed altri, spesse volte in quelle pericolano, e la causa è questa, perchè non si ficcano con chiodi per esser'il le- gno col quale si fabbricano duro , e di materia fràgile a modo di vaso di terra, e subito , che si ficca il chiodo si ribatte in se medesimo , e quasi si rompe ; ma le tavole si forano eoa trivelle di ferro più leggermente che possono nelle estremità , e dopo vi si mettono alcune chiavi di legno , con le quali si serrano , dopo le legano , ovvero cuciono con un filo grosso , che si cava di sopra le scorze le quali sono grandi , e so« pra vi sono fili come sete di cavalli , li quali posti in acqua , cornee putrefatta la sostanza, rimangono mondi, e se ne fan- no corde , con le quali legano le navi , e durano lungamente in acqua j alle qual navi, non si pone pece per difesa della putrefazione , ma s' ungono con olio fatto di grasso di pe- sci , e calcasi la stoppa . Ciascuna nave ha un' arbor solo , e im timone , e una coperta , e quando è carica , si cuopre cou cuoi , e sopra i cuoi , pongono i cavalli , che si conducono in India . iVon hanno ferri da sorzer , ma con altri lor' istni-

iig.'Ltf Navi d Ormus sono dette Chambuc, Sono alte» lunghe, e strette fi! costruiscono col legno della Palma che porta il Cocco detto volgarmente No- ce d' India , albero di cui si fa e carica il bastiménto « Imperocché il fusto il legname , la scorza e la foglia le corde e le Tele , può caricarsi col frutto . Tutte le corde dei paesi lungo il Golfo Persico cavansi da quella scorza , e le tavole del bastimento si cuciono col filo che se ne ritrae, e per essere cucite le dette navi , ^li antichi Greci appellaronle Rapta* Secondo Chardin si calafatano con calce ( t. II. p. 225. ) : ne da una buona ragione il Polo , cioè che cid fassi per la fra- gilità di quel legno . Gentile oUremodo è la descrizione di quelle Navi del padre Greuber pubblicata dal Magalotti ( Operet del Magalotti p. 12). Ei pubblicò an- che un Opuscolo del padre Lobo intorno all' utilità del Co<:co, che fu stampato nel secondo volume della Raccolta dei Viaggi del Tevenot. 11 Padre Lobo con- ferma come il Polo che i bastimenti si calafatano con Olio di pesce e non con cai* cina, ma può congetturarsi che con olio e calce facciasi un mastice.

57'

menti soizeno , e però con ogni leggiera fortuna periscono ; per esser molto terrìbile, e tempestoso quel mare . Quelle genti sono negre , e osservano la legge di Macometto . Semi- nano il frumento, orzo , e altre biade nel mese Ài Novembre e le raccolgano U mese di Marzo, ^^^ e cosi hanno tutti i loro frutti degli altri mesi, nel detto mese, eccetto i dattoli^ che si raccolgono nel mese di Maggio^ de' quali si fa vino con molte altre specie mescolatevi , il qual' è molto buono ; e se gli uomini , che non vi sono assuefatti bevono di quello, subito patiscono flusso, ma risanati quel vino molto gli giova , e in- grassali. Non usano i nostri cibi^ perchè se mangiassero pan di fru- mento, e carni, subito s' infermerebbono , ma mangiano dat- toli , e pesci salati , cioè pesci tonni , e cipolle , e altre simil cose , che si confanno alla sanità loro In quella terra non si truo- va erba, che duri sopra la terra, salvò che ne'Iuo^i acquo- si, e questo pel troppo caldo , che disecca ogni cosa . Quan- do gl'uomini grandi muojono, le moglie loro gli piangono quattro settimane continue un volta al giorno . Ivi si truova- no donne ammaestrate nel pianto , le quali si conducono a prezzo, che piangliino ogni giorno sopra gì' altrui morti «

GAP. xvn.

Della campagna ^ che si triiova partendosi d' Ormus j e ritornando s^erso Chiermain ^ e del pan amaro ^ per cau- sa delV acque salse .

parlar

Avendosi detto d' Ormus , voglio che lasciamo star il r dell' India , "^^^ la qual sarà descritta in un libro parti-

rao. Seminano il frumento. Chardin vide segare il grano ai i a di Marzo. { Voy. t li. p. aai ) .

121. Qui si ravvisa il disegno dell'Autore che è piuttosto di descrivere tutta r Asia, che di ordinatamente narrare i nuoi Yiagg!', perciò ei retrocede. E che ei visitasse il paese che da Cashin estendesi sino a Ormus non neU' andare ma al ritorno» vien confermato da ciò che ei dice nel libro terzo allorché parla di Ormus (L.ib. Uh C. XLIII )• » Ora di questo non diremo altro, perché di sopra 9 nel libro abbiam parlato di Chisi e di Chermain ». Forse reputò più analo- go al suo piano d'ultimare la descrizione della Persia, tostochè incominciò a parlarne 11 viaggio che descrive retrocedendo è quello eh' ei fece sbar- cato Si Ormus *

58

colare 9 ^ ^^^ ritorniamo di nuovo a Ghiermain^ '^ verso Tramontana . E però dico , che partendosi da Ormus , e an- dando verso Ghiermain per un'altra strada , si truova una pianura bellissima , e abbondante d' ogni sorte di vettovaglie , ma il pan di frumento, che nasce in quella terra , e non si può mangiare se non da quelli , che vi sono usi per lungo tempo , per essere amaro , per causa delF acque , le quali son tutte amare , e salse , e da ogni canto si veggono scorrere ba- gni caldi molto utili a guarire , e sanare molte infermità , che vengono agli uomini sopra la persona: vi sono anche molti dattoli^ e altri frutti.

122. Chieremain. Questa celebre citti è andata soggetta alle pili funeste vi- cende ^ Lat 29* 58' Long. SS'^iS^). É situata sul lembo occidentale di una vasta pianura, ma dominata da due montagne ove sono le rovine d' alcuni castelli. Era altre volte la cittd la più florida della Persia dopo Ispahan . La sua po- sizione centrale fra le provinole settentrionali deli* Impero e Bender Abassi la rendeva citti di deposito, ed era la sede delle ricchezze , del lusso e della magnificenza . Reputa saviamente Pottinger che V epoca del suo ingrandimento risalga alla fondazione di Ormus che fu fhbbricato da uno dei primi Sassani* di 9 Hormuz primo che die nome alla città (Sacy Memoir sur Divers. Ant de la- Perse p. 29S ) . L' etimologia del nome alcuni la desumono da Kerman che significa granajo. Altri dicono che un principe Zoroastreo mangiando una me- la nel luogo ove siede la citti vi trovò un baco che dicesi Kerm e fece vo- to di fabbricarvi una etiti . Gii Antichi Geografi appellarono anche Sirgian ( Geog. Nub. p. 129). E stata soggetta a varietà di vicende.* fu saccheggiata dai TarU- ri, e nel secolo caduto dagli Afghani e da Nadir Chah; nel 1794 Aga-Moham* med Kan zìo dell'attuale re di Persia, abbandonolla al saccheggio per tre interi mesi. Vi si vedono vaste rovine. Fu rifabbricata dal re attuale , e non fa oggidì che trenta mila anime , avvi luogo di credere che sia per aumentare , i tra£S- ci del Seno Persico essendosi diretti a Bouchir invece di Bender Abassi . Qui ai fabbricano i celebri Scialli che seconda Pottinger superano in bellezi^ di tes- suto e finezza quelli di Cachmj-r , ma non sono cosi morbidi tanto caldi . La lana con cui si fanno la somministrano alcuni castrati piccoli e di gambe corte , ma trasporUti fuori del Kerman la hiha perde gt^b parte dei suoi pregi . Evvi lana più fina e più morbida del cotone . Dopo la tosatura» la lana si lava e si netta ripetutamente , Ja pongono dfpoi in una lessiva per parecchie settimane ; gì' ingredienti , che Ha Compóngono sono tenuti segreti , credesi che sia una decozione di scorze , e di foglie di vdrie qualità. Questa preparazione rende la lana elastica e mbi-bida e pròpria alla filatura ( Potttng» Voj.tLp.414j.

«9 GAP. XVIII.

Comfi partendosi da Chiermain j si va per un deserto di

sette giornate j alla città di Cohinam : e dell'acque

amare , che si truoyano , e alla fine di un fiume d' acqua dolce .

Partendoii di Gbiermaia , e cavaloando per tre giorr nate, s'arriva à un deserto, "^ pel quale si va fino a Cobinam, "^ e dura sette giornate, e ne' primi tre giorni, non si trova salvo, che uu poco d' acqua ^ e quella è sal- sa e verde come V erba d' un prato ^ ed è tanto aniara che ninno ne può bere , e s' alcuno ne beve pur una gocciola j va da basso più di dieci volte, e similmente gli

123. Un Deserto. H deserto che qui descrive è il gran deserto salino , che è il più celebre della Persia che eatendesi dalla Caramania fino al Ma* jumderan e da Koom fino al Cabulisianf che ha di lunghezza 400 migliai e dugento cinquanta in larghezza . Secondo Macdonald Kinner é una terra impregnata di ni- Irò e d' altri sali, lo che da quel gustò amaro e reo alle acque che rammen- ta \ì Polo , che traversò questo deserto dal confine del Kerman a Vezd passan- do per Cobit ( Memoir. p. 20 ) . Potdnger da a questo deserto 270 miglia di lun- ghezza da Nermanckir sino alle Montagne del Korasgan 1 di larghi^zza 200 Miglia da Vexd sino alla catena dei monti che separano il deserto dal Sed». jestan ( t. II. p. 4r>£ ). Non produce erba, e per ispazj di 80 e 90 miglia non vi si trova nemmeno una gocciola d* acqua . I ' corrieri possono traversare il deserto nella sua pid gran dimensione in diciotto giorni* ma il pericolo di perirvi é grandissimo. Descrive come disabitato^ e moltissimo infestato dai ladri il Deaerto Ebn-Auckal ( p. 191 ) .

124* Cobinam si ravvisa per la città detta da Ehn-Auckal \Kuheis ( p. 194. ): Chabis da Abulfeda ( Geogr. p. 555 ). Pottinger dopo aver descritto il deserto soggiunge a 32." 20." di Latitudine trovasi la città di Khebis fab- bricata in una campagna sempre verde , che a parecchi piacevpli giardini . Pare che sia stata edificata come luogo di refugio, e negli antichi tempi per favoreggiare il commercio fra ìsl Persia, e il Sedjestan^ poiché è a mezza diatanata dai due paesi : era florida altra volta è oggid£ luogo miserabile e ro« vinato Gli abitanti sono malandrini insigni , e inseguiti si refìigianó . (t ^asa loro a traverso il deserto per vie a tutti altri sconosciute. E cosa digita .d* Os- servazione che r acqua dei giardini di Khebis è dolce e abbondante p quanr tuoque da ogni banda il suo territorio sia cinto da un deserto aridiMimo ove non vedesi più vegetazione veruna. ( Potting. Yoy. t L p. 429 ) . Nei deserti vastissimi deli* Asia e dell' Affrica sono vi alcune larghe piazzate di terra fruttifera» che sono come isole in quei pelaghi di rena » che gli antichi chiamarono Oasi

6o

avvieae^ se mangiasse un sol grano di sale, che si fa di queli^ acqua: e però gli uomini, che passano per que' deserti si portano dietro dell' acqua : ma le bestie ne bevono per for- za costrette dalla sete^ è subito patiscono flusso di corpo, la tutte queste tre giornate , non si truova pur un' abitazione ^ ma tutto è deserto , e secco . Non vi son bestie , perchè non hanno , che mangiare : e nella quarta s aiTÌva ad un fiume d' acqua dolce j il quale scorre sotto terra ^ e in alcuni luoghi vi sono certe caverne dirotte^ e fosse pel scorrere del fiume, per le quali si vede passare ^ qual poi subito entra sotto ter- ra, nondimeno s'ha abondanza d'acqua^ appresso la quale i viandanti stanchi per l' asprezza del deserto precedente ricrean- dosi con le loro bestie si riposano. "^ Neil' ultime tre gior- nate trovasi come nelle tre precedenti;; e nella fine si trova li città di Gobinamc

C A P. XIX.

Della città di Cohinam y e delli specchi di acciaio ^ e delV Andanico j e della Tuzia y e Spodio j che si fa i\?i .

Cobinam è una gran città, la cui gente osserva la legge di Macometto^ dove si fanno li specchi d'acciaio finissimo molto belli, e grandi. Vi è anco assai Andanico^ e ivi si fa la Tuzia ^ la qual' è buona all' egritudine degli occhi ^ e il Spodio _, *^ in questo modo. Tolgono la terra d'una vena, eh' è buona a quest' effetto , e la mettono in una fornace ardente , e sopra la fornace sono poste graticcie di ferro molto spesse , e il fu- mo, e Tumor che ne viene, ascendendo s'attacca alle gra- ticcie , e , raffreddato s' indurisce e questa è Tucia , e il resto di quella terra e che rimane nel fuoco , cioè il grosso y che resta arso è il Spodio.

125. Per quanto la via diverga per andare dal Kerman a Yezd paBsanda per KhebiSf A ravvÌAa che qui si dirigono i viandanti per cercarvi un ristoro nel pe- ■oiio tragitto del deserto che in niuno altro luogo troverebbero.

i2&. Intorno «Ila Tuzia j e allo Spodio ( Vedasi YoL i. p. H ^^^ ^>

6i GAP. XX.

Come da Cohinam, si va per un deserto di otto giornate alla provincia di Timochaim j nel confine della Persia verso Tramontana y e delV Albero del Sole y che si chiama F Albero Secco j e della forma de^ frutti di quello .

ParteDdosi da Coblaam , si ya per un deserto d' ott# giornate , nel qual' e gran siccità ^ vi sono frutti , arbo* ri , e 1' acqua è anche amara '^^ . Onde i viandanti portano seco le cose al vivere necessarie , nondimeno le bestie loro per la gran sete le fanno per forza bere di quell'acqua, im- perocché meschiano farina con quell'acqua^ e bellamente 1^ inducono a bere ^ e incapo delle otto giornate , si truova una provincia nominata Timochaim, la qual é posta verso Tramon- tana ne' confini della Persia , nella quale sono molte città, le castelli. Vi è ancora una gran pianura, nella quale v'é l'A- bore del Sole , *^ che si chiama per i Cristiani X Albor Sec-

117. Qui li Polo non fa menziono che delle otto giornate che occorrono per giungere da CMnam a Vezd ove laacid il deserto . La distanza ordina- riamente valutasi di 1 5 giornate da Kerman a KubiSf e di 16 da Kubis e Vezd^ Ma li Polo che viaggiava con una principessa destinata ad esser la regina della contrada avrà fatto il viaggio con assai maggior diligenza e sarà uscito dal de-» aerto in otto d^ ( Macdon. Kinn. p. 193 J. Dice poscia che giungesi ad una pro- vincia di Persia gii da lui rammenUta, che appella Tìmochaim che è come dicemmo il paese di Damgan^ ma sotto tal nome indica il Ckwassan . Infatti Abuifeda nel parlare di detto deserto soggiunge : » quod oceupat spati um inter » Fars y Kerman et inter Chorasan^ quod idem proprie desertum est Segestanae ( Geograph. p. a6o ) . Anche Ebn. Auchal fra le città a confine del Deserto pò* ne Damghan ( p. 194 ) : É probabile che ai tempi dei Polo Damgan fosse la capitale del Chwassarif e che del suo nome appellasse la pi*ovincia. In questo <:apo riconduce rapidamente il leggitore sulla via da lui fatta per recarsi al Catajo e a Cazbin come si ravvisa da ciò che segue.

ia8. L* Albero del Sole deve essere fra Damgan t Casbin j ove^unava- sU pianura ( Macdonald. Kinn. p, 173 ) come il Polo rafferma, e dee e$^t^ re quella ohe si distende verso le strette già da^ noi descritte di Kowar , che sono a mezza strada fra queste due città . ' Infatti il Polo nel Proemio dice, eh' ei dovè condurre Cogatin a Casanj il quale allora si trovava nelle parti dell* Arbwe Secco 9 e ne* confini della Persia con sessanta mila parsone f p^r ad

6a

^o . La qualità , e condizione del quale è questa lE un' ar- bore grande , e grosso , le cui fogCe da una parte son verdi , dalF altra bianche, il quale produce ricci simili a quei delle ca- stagne, ma niente è in quelli, e il suo legno è saldo, e forte di color giallo, a modo di busso, e non v'è appresso albor alcuno per spazio di cento miglia , se non da una banda , dalla qual vi sono albori qnasi per dieci miglia , e di- cono gli abitanti in quelle parti, che quivi fu la battaglia tra Alessandro , e Dario . **9 Le città , e castelli abbondano di tutte le belle, e buone cose, percliè quel paese e d'aere non molto caldo, molto freddo , ma temperato. La gente os- serva la legge di Macometto. Sono in quelle, belle genti, e specialmente donne , le qual a mio giudizio sono le più belle del mondo.

CAP. XXI.

Del p^ecchio della Montagna y e del palagio fatto far per lui y e come fa preso ^ e morto .

Detto di questa contrada , ora dirassi del Veglio ^^ del-

siodia di eerti pasH^àceiò non 9i entnuiero genti nenudw» I detti pasti oèi* wat àbramo avvertito ( Not 5i ) «ono le stette di Kowar.

139. Battaglia fra Alessandro. L'ultima battaglia campale fra Alesiaa- dro e I^rio fa qtidla d* Arbela , ma le strette di Kkowar dette da Ania- no Catpiae Pilae 9 le passò Alessandro per inseguir Dario eh' erasi refugìato di la dai monti verso il Caspio , e ivi ebbe nuova <ke Dario per opera dei suoi era stato ftitto prigioniere ( Arrian. Exp. Ed. Blanck. p. a^j ) . Di que* stì grandi avvenimenti coiiservafvasi la tradizione ai tempi del Polo. Fra Mau- ro pone questa disfatta per tradizione come accaduta verso Teòriz ( Zurl. Mapp. p. 46 )•

tSo. Feglio della Montagna. Ricondotto il leggitore verso CaMn pria di proseguire il suo viaggio narra la storia del VegKo d^a Montagna capo di Jcum settari detti Bathenicmi^ Miahhediti^ e Assassini dei quali fanno menzio* ne Giacomo di Vitriaco , Elmacino , Marakesdri , Abulfaragio ^ Abulmahasen ed altri ( Deguign. t. x. p. 54i )• Loro legislastore , e teologo (ìi un certo Hassan» figlio di Saba, che incominciò a figurare verso ranno di G. C. 1090. £sso vea vii^giato in Egitto e nel Korassan , e imaginò farsi capo di una setta Tutti convengono che per farsi partìgiahi zelantissimi , usava i mezzi indica- li dal Polo. Sinché la setta non divenne potente finsesi Maomettana ( lacob. Vitriac. Gest Dei par Frane, t. L p. ro6a ). Di Persia gli Assassini si dif-

63

h Montagna . Mulehet '^* è una contrada , nella quale antica- mente soleva stare il vecchio detto della montagna, perchè ^esto nome di Mulehet^ e come a dire luogo dove stanno k eretici nella lingua Saracena ^ e da detto luogo gli uomini, si chiamano Mulehetici, cioè eretici della sua legge, siccome appresso li Cristiani Patharini . "^* La condizion di questo vec- diio era tale, secondo che M. Marco affermò. avere inteso da

fossero ia Siria ^ nelle vicinanze cH Tortosa in kioghi scoscesi ed «Ipeatri. Afferma il rammentalo Storico delle Crociate che finsero volersi fare Cristia- ni . Ma ucciso un loro Ambasciatore che inviavano per trattare» divennero impla« cabili nemici dei Crocesignatl e dei Maomettani . Il regno era elettivo * Sceglie vansi per capo il pia esperto e provetto, cui davano il titolo d' onore ài Sdiéik che suona in Arabo Seniore o il Fecchio : non era tuttavia il più vecchio de* loro come essi creduto . Secondo V Herbelot , e il Oeguignes le lagnanze degli Abitanti di Cazbin , e delia Provincia detta Al-Gebtkl o paese mon» tuoso mossero Mangu^Can a ordinare ad Ulagtt di distruggere quei scelle- rati . Ultimo re degli Assassini , secondo Deguignes fu Rocknedin Gourschah » ma è più probabile che fossclo Aloeddin suo figlio come il Polo lo afferma. Volle Ulagu che si arrendesse a discrezione, e venuto in suo potere fecelo trasportare a Coraooran > ove fu ucciso colia famiglia. Rocknedin secondo De<- guignes regnd un anno solo, e la guerra secondo il nostro durò tre anni. Secondo lo Storico degli Unni 'fini la guerra nel 1257* secondo la lezione Ra« musiana nel 1262^ data che porta anche il testo Riccardiano ( T. I. p* 27).

i3i. Mulehet è una contrada. Alla contrada posseduta da quelle gen- ti diede il nome delle genti medesime ,. che come avvertimmo erano ap- pellati dalla voce Melhed che significa empio Melahedah Kuhestan 0 gU empj della Montagna: e il loro Signore Scheikh jilgebal o Vecchio della Mon- tagna ( Herbelot vox Melaehedah ), come lo appellarono fedelmente traslatan* do le due voci i Crocesignatl . Nafsan che come abbiam detto fu il fonda- tore di quella setta s* impadronf del Castello di Rudbar indi di quello d' Al^ mut o ^/amitr fabbricato dai regi di^Dillem e ivi fecero quel favoloso para- diso ( Deguign. 1. e ). Questa residenza del Foglio era fra Amol e Cazbin ( Abulf. Hist Muselm t HI. p. 53i ). Quésto luogo è rammentato anche da Nessir Ettuseo e da Ulugbeg ( Lat 56' ai* Long. 85» 57' ) Geog. Min. t IlL p. 107 ) . In quel paese essi erano fortissimi per la natura diqueUa localiti. Gmlin visitò la catena dei monti del Dtllem ove era Alamul^ e secondo il uedesiino la medesima è un prolungamento del Caucaso : corre da ponente a levante , e termina a mezzodì alla pianura di Caxbin e si dirige verso Upa/ian (Hist. de» Decouv. des. Russi t. H. p. 588). Queste montagne sono selvose composte di terra argillosa, che ingrossa le radiche degli alberi in modo che le strade ne divengono d' accesso difficilissimo! tonto più che gli alberi hanno il fusto velloso, gli arbusti sono spinosi e vi si avviticchiano sopra ( ibid. p. 3tk> ). Perciò in quei luoghi si intanano sicuri gli Assassini. i3a* Paierini ( 1. 1. p. 65 not e. ),

64

lìiolte persone, ch'egli aveva nome Aloadìn, pd era Mao- mettano , e avea fatto far in una bella valle , seirata fra due monti altissimi , un bellis^mo giardino con tutti i frutti , e ar- bori j che aveva saputo ritrovare , e d' intorno a quello di- versi, e varj palagi, e casamenti adornati di lavori d'oro^ e di piuure , e fornimenti tutti di seta . Quivi per alcuni pic- cioli canaletti, che rispondevano in diverse palli di questi palagi, si vedeva correr vino, latte, e mele, e acqua chia- rissima , e vi avea posto ad abitar donzelle leggiadre, e bel- le, che sapean cantar, e sonar d'ogni istrumento, e ballar, e soprattutto ammaestrate a far tutte le carezze, e lusinghe a gli uomini, che si possin'immaginare. Queste donzelle be- nissimo vestite d'oro, e di seta si vedean andar solazzando di continuo per il giardino , e per i palagi : perchè quelle iemmine , che attendevano , stavan serrate , e non si vede- vano mai fuori all'aria . Or questo vecchio avea fabbricalo questo palagio per questa causa , che avendo detto Macomet- to, che quelli, che facevano la sua volontà anderiano nel pa- radiso , dove troverian tutte le delizie , e piaceri del mon- do, e donne bellissime, con fiumi di latte, e mele^ lui vo- leva dar ad intendere, ch'egli fosse profeta, e compagno di Macometto, e potesse far andar nel detto paradiso, chi egli voleva. Non poteva alcun entrare in questo giardino, perchè alla bocca della valle vi era fatto un castello fortissimo , e inespugnabile , e per una strada segreta, si poteva anda- re dentro . Nella sua córte , detto vecchio teneva giovani da 12 jfino ai 20 anni, che li pareva essere disposti allear- mi ^ e audaci ^ e valenti degU abitanti in quelle montagne ^ e ogni giorno gli predicava di questo giardino di Macometto^ e come lui poteva faigli andar dentro ; e quando li pareva , fa- ceva dar una bevanda a dieci , o dodici de' detti giovani ^ che gli addormentava^ e come mezzi morti, li faceva portar in diverse camere de' detti palagi ^ e quivi come si risvegliavano , vedevan tutte le sopraddette cose^ e a ciascuno le donzelle cran' intorno^ canundo^ sonando^ e facendo tutte le carezze^ e solazzi^ che si sape van' imaginare ^ dandoli cibi^ e vini de- licatissioìi ^ di sorte chrf* quelli imbriacati da tanti piaceri^ e dalli fiumicelli di latte ^ e vino che vedevano ^ pensavano <jertissimameate essere in paradiso , e non s' averian mài voluto partire

Passati quattro, o cinque giorni, di nuovo li faceva ad- dormentare ^ e portar fiiorì ^ e quelli fatti venir alla sua pre- senza^ gli dimandava dove erano stad^ quali dicevano ( per grazia vostra ) nel paradiso ^ e in presenza di tutti racconta- vano tutte le cose^ che haveano veduto'^ con estremò desiderio, ed ammirazione di chi gli ascoltava , e il Vecchio gli rispon- deva , questo e il comandamento del nostro profèta, che chi di- fende il signor suo gli fa andar in paradiso^ e se tu sarai obbediente a me, tu avcrai questa grazia : e con tali parole gli avea cosi inanima- ti^ che beato si reputava colui, a cui il Vecchio comandava ^ ch'an- dasse a morire per Jui . Di sorte che quanti , signori ovvero al- tri, che fossero inimici del detto Vecchio^ con questi seguaci^ e assassini erano uccisi^ perchè ninno temeva la morte ^ pur- ché facessero il comandamento ^ e volontà del detto Vecchio^ e s'esponevano ad ogni manifesto pericolo^ disprezzando la vita presente ^ e per questa causa era temuto in tutti quei paesi co* me un tiranno , e avea costituito due suoi vicarj ^ uno alle par- li di Damasco^ l'altro in Gurdistana^ che osservavano il mede- simo ordine con li giovani , che gli mandava ^ e per grand'uomo che si fosse ^ essendo inimico del detto Vecchio y non poteva campare ^ che non fosse ucciso . Era detto Vecchio sottoposto alla signoria di Vlaù ^ fratello del gran Gan , qual avendo in- teso delle sceleratezze di costui , perchè okre le cose sopradet- te , faceva rubar tutti quelli , che passa van per il suo paese , nel 1262 maudò un suo esercito ad assediarlo nel Gastello^ dove stette ^ anni tre , che non gli poterono far cosa alcuna . Al- fine mancandogli le vettovaglie, fu preso ^ e morto ^ e spiana- to il castello ^ e il giardino del paradiso ^^^

i53. n racconto assai leggiadro del Polo, e conforme a ciò che narràvasi 'in Oriente delle consuetudini di quegli Assassini die V idea al Boccàccio di scrivere la Novella Vili, della terza giornata , come lo avveitirono gii Aimo- tatorì del Decamerone della, stampa del 75 nel modo che segue/ 1^ questa No* » velia del Veglio che egli acenna qui » non fu fàvola , e se pur fu, non '^ 9 trovato del Bocaccio ^ ma si l^gge nel Milione ( cos£ si chiama un libro di » Messer Marco Poto Viniziano dei fatti dei TarUri ) , che allora correva t » ed è citato dal Villani, e si può veder da ciascheduno, perché fu stampato » non è molti anni con le Storie e Viaggi del Mondo Nuovo » ; eh' e proba- hilmente la Collezione di Viaggi pobblicata col titolo Piovns Ortis.

9

66

GAP. XXII.

D' una pianura abbondante di sei giornate ^ e poi d' un deserto d* otto , che si passa per arris^are alla città di Sapurgan y e dei buoni poponi j, che s^i sono y li quali fat^ ti in coreggie seccano

Partendosi da questo castello, *^* si cavsJca per una bel- la pianura , e per valli , e colline , dove sooo erbe , e pa- scoli, e molti frutti, iu grande abbondanza, e per questa r esercito d' Vlaù vi dimorò volentieri , e dura questa contra- da per spazio ben di sei giornale '^^ Qui sono città, e ca-

i34* Qui iDComincia a descrivere, dopo tante digressioni, nuovamente il cammino da lui tenuto per recarsi al Catajo -, infatti si ravvisa che para- la dei luoghi susseguenti ,' come da lui veduti . £i veniva da Tebriz o Yau» rìsiOi e per Cazbin o Caswin e Damagan prosegui il suo viaggio per Nisha^ pur e Mera al Rud sino a Sapurgan. Pud recar <iualche sorpresa, ch'ei noa faccia menzione di Nishapur^ ma fa d'uopo avvertire, che questa celebre città era stata distrutta daUe armate di Gengis'Can. Dice Petit de la Croix^ dietro la scorta di Nisavi autore della vita di Gelaleddin : » tutta la citti fu * distrutta , e non restarono in piedi moschee , cittadella , caae , » torri, muraglie. Fu tutto spianato dai fondamenti, talché i cavalli poteano » galopparvi su senza inciampo i^. Prosegue come occorsero dodici giorni per numerare i morti della città e che compresi gli uccisi nella contrada , i Mo- golli ammazzarono un millione settecento quaranta sette mila persone, numera che sembra esagerato , ma che spiega come il Polo in questo tratto di strada rammentasse cosi poche città ( Petit, de la Groix Lib. lY. e. 3 ). Ciò accad- de nel la^i .

i35. Sei giornate. Le giornate di cid si servono in Oriente per dichia<» rare le distanze da un luogo ad un altro formano una misura molto variabi* le . Chardin nel parlare della distanza da Tébriz a Erivan^ che é di cinquan- ta tre leghe o parasanghe Persiane di cinque miglia ciascuna, soggiunge che questa via si fa in sei giorni a cavallo , ia dodici colie carovane , mentre il Cammtlo che porta 800 in 700 libbre di peso non fa che quattro leghe al giorno I muli e i ca falli fanno cinque in sei leghe, portano l'uomo e circa aao libbre di •carico ( Ghard. Yojr. t. I. p. 258 ) . La giornata de tu dai Latini Staiio o fermai la» varia ancora secondo la volontà dei coniiottieri delle «caro vane. Come abbiauk veduto le pi4 forti giornate sono di aS a 3o miglia., ma. per valutare dette giornate a distanze geografiche fa anche d' uopo accorciarle Infatti il celebre Rennel avverte che le giornate di Carovana non possono immaginarsi di oiag* gior lunghezza di 14 miglia Geografiche in distanza retta, e in contrade mon- tuose come i paesi di Caschgar e il Chachemùr a pia di uudici» e. dudifià

stelli, e li uomini os^ei-vano la legge di Macomeiio. Dipoi s'en- tra in un deserto , "^ che dura quaranta miglia , e cinquanta ^ dove non è acqua ^ ma bisogna^ che gli uomini h portino seco, e le bestie mai non beono faio che iion son fuori di quello^ il quale è necessario passar con gran prestezza, per- chè iK)i trovan acqua . E cavalcato , che s'è le dette sei giornate , s' arriva ad una città detta Sapurgan , '^^la qual é abondantissima di tutte le cose necessarie al vivere , e soprattutto delli migliori I>oponi del mondo , li quali fanno seccare in questo modo. Li ta- gh*ano tuui attorno attorno a modo di coreggie , siccome si fanno delle zucche , e poste al sole , le seccano , e poi le portano a ven- dere alle terre prossime per gran mercanzia^ e ogn'uno ne compra , perchè sono dolci come mele . àSono in quella cac- ciagioni di bestie , e d' uccelli .

Ora lasciasi questa città , e dirassi d' un' altra , che si truova passando la sopraddetta , chiamata Balach , *^^ la qua-

miglia , ( Descript Geog. de r Indost t II. p. aSg ) . Ma nei Viaggi fatti dal Polo nella Cina , ore era la posta le giornate possono essere più lunghe . Ma it fare quadrare le distanze a giornate date dal Polo , colle* distanze segnate nelle carte è molto difficile.

1 56 . r//i Deserto . Di questo deserto parla V Herbelot ( Vox Khorassan ) dietro la relazione del Geografo Persiano . Separa la Persia dal Mauralnahar e dal Turksetan. Ne parla anche Abulfeda ( Geogr. p. SSg. )

157. Sapurgan. Crederono male a proposito i Reddatori della Storia gene- rale dei Viaggi che fosse ^Hihapur(^i. VII. p. 5i8 ). Ma é la cilti di Schahurg- kan di Abulfeda, chela pone nel Khorassan (Lat. 56*45' Long. 90*). Di essa poco narra ; t habet aq^^ni curentem et parum hortorum . Praecipua haec » urbs est Gurganae ait Azizius, distans a Baie decemnovèm parasangas ( Abulf. Geog. p. 359. ). Anche Forster ( Decouv. du Nord t. I. p. 204. ) «naie approposito crede detta città Esterain . É segnata nella Carta d' Anvil- le col nome d' Ashburgan. In quella di Macdonald - Kinner con quello di Subbergan .

i58. Balach Balkh capitale d'uno stato cui da nome , e un tempo della Battriana j ove predicò il suo fanatico culto Zoroastro. Diconla fondata i Per- siani da Tainmras uno dei loro regi dei tempi eroici . Appellarono gli An^* tichi Bactraf e divenne la capitale del celebre regno Greco di Battrìana. Gia- ce sul fiume Dchasch confluente deli' O^50. Fu detta Balckh dai lecci che ri abondaoo. Era città grandissima ai tempi di Ehn^Auckal ( Gecgr. p. 224 )• Innanzi che l' assediasse Gengiscan era tanto opulenta e magnifica che vi si numeravano 1200 Bagni (Petit de la Croix Hist. de Gengis p. 565). Ei ne fece passare a fil di spada il. più gran numero degli abitanti, perché dopo essersi drresa, ricevè il suo antico signore Gelaleddin ( ibid. p. 56a }• Afcuifeda dice

68

le è citta nobile j e grande , ma più nobile e più grande fti già^ perciocché li Tartari facendoli molte volte danno , l' hanno noui- lamente trattatata , e rovinata , e già furono in quella molti pa- lagi di marmo , *^ e corti , e sonovi acora y ma distratti e gua- sti . In questa città dicono gli abitanti j che Alessandro tol- se per moglie la figliuola del Re Dario '^^ , i quali osservano la legge di Macometto: e fino a questa città durano li confi- ni della Persia fra Greco, e Levante^ e partendosi alla so* praddetta citta ^ si cavalca per due giornate , tra Levante ^ e Greco , nelle quali non si truova abitazione alcuna , perchè le genti se ne fuggono alli monti , e alle fortezze per paura di molte male genti , e de' ladri , che vanno scorrendo per quel- le contrade , facendoli gran danni . ■*' Yi sono moke acque , '**

clie Balch è ni piano, che i monti i pfd vicrni sono a quattro paraaangEe» Macdonald Kinner a dodici miglia , talché si ravvisa essere la parasanga una misura itineraria di ti*e miglia geografiche ( Geograph. Minor, p^ 188 ) Pro» segue il Geografo Arabo a narrare» che la città avea di lunghezza mezza pa- rasanga ed era larga un miglio , che bagna i suoi sobborghi il fiume Duhos » che fa andare dieci mulini. £ cinta di giardini ove crescono Limoni» e Can- n'^ di Zucchero , per quanto talvolta vi nevichi . Fu nell' età di mezzo una dot*^ ta città 9 che ebbe molti eruditi Imam^ o dottori della setta maomettana . É nel centro del Kkorossoìh , distante 3o giornate dalla sua frontiera orientale altrettan- to da Rejr a occidente, dal Segisian e dal Kerman a mezzo ÓL della Covre* zmia e del Kotlan ( Geogr. p. 347 )•

139. Pataffi di marmo. Anche oggid/ un castello ed alcuni palazzi sono di marmo tratto dalle vicine Montagne ( Macdoa. Kinn. L e. ) . Da un passo 4i Abulfeda si ravvisa che nell' età di mezzo ebbero regi propri Balch e BoC'- cara^ i quali furono debellati da Muhammed il Cawrezmiano ( Hist Muslem.

t IV. p. 374. \ .

140. La figliuola di Daria. Questa tradizione popolane none esatta. Ales* Sandro supera una rupe della Sogdiana^ creduta luogo sicuro, e ivi presela moglie di Ossiarte duce deL BaUriani , e la figlia di esso, Rossane, repuUU la più bella donna deir Asia dopo la Moglie di Dario : e di essa invaghito il Ee dei Macedoni sposoUa. ( Arrian. Exped. p. 284)

141. Da. ciò si ravvisa, quanto danneggiata fosse quella un. di si florida a popolosa città .

i4;8. Molte acque. Balch come avvertimmo e sui Dchaschp cofluente del Ghion o deirO^fo, ch'è il più. celebre fiume di quelle contrade. L*Oiio scaturisce dalla. provìncia, Badagshoìif traversa il paese di Balch,^ separa L'antico Turan dair/rait e perciò Marco Polo pone in questa provincia il confine delia. Persia . Saffied^ din ne* descrive il corso in questa guisa ^ Da una Montagna detta Dic-Sann » che confina col paese' di Hind-Sind e Cabul in luogo dello Jndemas^sca^ a turisce un. chiaro, fonte , k cui acque abbondanti, alimentano quantità di

_ «9

e motte cacctagiooi di difem animali ^ e ti sono mdit d%* Leoni. Vettovaglie non si trovano in onesti monti per dette due giornate, ma bisogna , cha quelli cne passano se le por- tino seco per loro y e per li suoi cavalli

GAP. xxin.

Del Castello detto TTìmcan^ e de monti del sale,, e de^ce-

stami degli abitanti^

Poiché » è cavalcato le dette due giornate ^ si truova castello detto Thaican , '^ nel quale è un grandissimo mercati di biade , perocch' egli è posto in un bello , e grazioso paese . I sa<H monti verso mezzodì > sono grandi , e alti . Alcuni de'qua- li sono d'un sale bianco, e durissimo , e li circostanti per trenta giornate , ne vengono a torre ; egjd è il miglior , che sia in tutto il mondo , ma è tanto duro , che non se ne può torre se non rompendolo con pali di ferro, e ve n"è in tanta copia , che tutto il moiìdo si poiria fornire. Gli altri monu sono abbondanti di

9 ffceDetti, che nuntisi formano quel grosso fiume che bagna rarìe contrade » e finamente sbocca a scirocco del lago di Khoresmia . Lago che secondo » Ebn - Hauckal à 3oo miglia di giro, e acque salse non mai decrescenti i^ ( Centro del lago iat 43'' long, po'* ) ( Hist de Nadir^hah par lones p. aoS) .

143. Thaican ( Cod. Rice. Thaj'cam). Frai distretti dependeoti da BalkH Ebn Auckal numera quello di Taikan ( p. aaS ) . Era ai suoi tempi la pid gran città del Tokhar^stan vicina ai monti, e dice che era bagnata da un fiume considerevole ( p. aa4 J Abulfeda cos< ne parla : » Tkajakan est urbecula ia > tractibus BaUh ad Kuram , Tocharestanae pertinens amenissima . Sed , El » Auzluc urbem magnam appellat in valle intra montes . Bibunt mcolae ex » fluvio* ibi quodam suo. Uberrimae fertilitatic sunt ejus arborea. Septem inde » parasaogae aunt ad initium ak Choiialamm » ( Abtklf. p.. SSa ) . Sembra che m occasione delie guerre avesse scfferto Tajrearif e che ai tempi d' Abulfeda. ne fosse scemata la grandezza. Nella Carta di Kinner non è segnata la detta dttà con detto nome mft con quello dr Tulcom. Male a proposito Piockerton confuse Taican del Polo con Anderab capiule del Thocarestan, ( Geograph*. t V. p. iji }. \ Monti altissimi a. mezzodì di cui fa menziona il Polo for«* mano parte della catena deW Hindup Koh o Paùro-pamisQ degli antidii che dai compagni d' Alessandro fu detto- il Caucaso per adularlo. É una. delle più al- le catene del monde. Da quei gioghi scaturiscono i- fiumi che volgono illono corso* nel mare Indiano, e nel lago di Arai. Non ignorò Arriano l'opposta direzione del corso di quei fiumi. Ma ei non parla che di quelli ( Exped. Blan. p. 3aa ) che sbocca? ■o nel Mare Ircene^ perchè gl'Antichi ignorarono l!eaistcnza del Ltago òlAral..

maùddleVc ]f»!slSicfchi/de'<|Ufiilf si lià grattìdlsMniò mercato. E par- leodosi ddl detto Oastóll^,'^! va peir ire gìortiate fra Greco, e Le- vante, sempre trovando contrade l>eUissime, dove sono molte abitazioni abbondanti di frutti , biade j e vigne . Gli abitatori osservano la legge di Macometto , e sono micidiali , perfidi , e maligni , e attendono moUo alle crapole , e a bere , perchè hanno buon vino cotto . In ca[)o non ]>ortano cosa alcuna , se non una cordella di dieci palmi,- con la quale circondano il ca{)o . Sono ancora buòni cacciatori , e ' prendono assai bestie salvatiche , e non portano altre vesti , se non delle pelli di quelle ebé uccidono , delle quali acconcie , se ne fanno fare testi, é iòarpe.

C A P. XXlV.

Della- città di Scasse m ^ e de^ porci spinosi j che i\>i

si t ruotano .

*

Dopo il cammino di tre giornate, si truova una città no- minata Scassem '** , qual' è d' un Conte , e sono altre sue città e castelli ne' monti . Per mezzo di questa città corre un fiu- me assai ben grande . Ivi sono porci spinosi , '^^ contro i quali come il cacciatore istiga i cani , immediate si reducono insie* me , e con gran furia tirano le spine agli uomini , e ai cani, e gli feriscono, con le spìiie che hanno sopra la pelle. Gli abitanti han lingua per ;se, \^^ e li pastori, che hanno bestie abitano inque'

144. Sciusem. Come osserva Maraden ( net 261 ) è Keshem delia CarU d' AiìTÌilè^t ^tta Kesh da Ebn Auchal ( p. 225 ), che ai suoi tempi era una gran citti della contrada montuoaa, e che nella Carta del CabuUstan d'EJphiostone k notata col nome Hishm - Aad : fra le azzardate congetture dei Forster .«vvi quella che Scassem del Polo corrisponda alla contrada detta jH-^Sehaseh Chaje ( DecouY. du Nord..t. I. p. 2o3 ) fin dove estendevasi la setta d Maometto ai tempi di Ebn Aackal (e. 269 )• Ma come tutti gli etimologisti, luiingato da simiglianza di suono, ei non avverti che poneva il Polo Scassem solo a tre giornate di distanza da Taican.

lifi* Porci spinoti. Secondo Tavemier in alcuni luoghi della Persia- «o» movi Istrici pericolose. £i vide due uomini feriti da questo Animale colie sue penne , uno dei quali mori. ( Voy. t. II. p. 20 ) .

146. Lingua da per se. Sembra che qui la favella non tosse più la Turcheac% ma che partecipasse deli' Indiana, « della Tibatenc, con cui confina la contrada .

monti , io alcune eavenus j che da loro medesimi s'hcnno iat^f te ; il che possono iàr £icilmente , perchè i monti sono di ter* ra , e non sassosi j e quando si parte dalla città sopraddetta ^ si va per tre giornate, che qon si truova abitazione alcuna ^ cosa pel viver de' viandanti , salvo che acqua, ma per li cavalli si truovano erbe sufilcientemeote . Per il che gli vian- danti si portano seco le cose necessarie , In capo veramente di tre giornate , '^7 si truova una provincia d^lt^ Baiaxiain*

C A R XXV.

Della proi^incia di Balaxiam : e delle pietre preziose , detti baiassi, che is/i si cacano j le quali sono tutte del Re : e de' coirai li , e Jalconi , che si tr aostano : e dell' aria eccellente , e sana , che è nelle sommità d* alcuni monti: e de vestimenti , che portano le donne per pa- rer belle.

*

Balaxiam è una provincia, **• le cui genti osservano la legge Macomettana , e hanno parlare da se » '49 £^ certamente

147 In capo di ire giqrnate. Secondo i computi del Polo tre giornate •rane da Taican a Scassem^ e tre da detto luogo alla provincia di B^asciamm £bn Auckal numera infatti sette giornate da Taikati alla citt^ di BadakUshnn^ la quale «ara stata una giornata distante dal confine del paese cui dava no- me. ^Ebn. Aucìl p. a3o).

14&. Balaxiam di questa provincia tratta Abulfeda ( G«?ogr. p. 352 ). Badza* » chschantòt ut ait filius Uaukali nomen et provinciaey.et urbis. Habet sub se mul- t tos Hesiak ( nomos ) . Efi'ertur inde Ol Lazurd ( Lapis Lazuli } . Badzachscham p est in suRima Thocarestana^ contermina terris Turcarum, ubi condidit Zo»

p beida Alia Gejari, arcem munitam admirabilem . Inde effcrtur ol La^

p zured^ €t oL Bellaur (sive Lapis Laziali, et Ikrillus ) . » È secondo tSBo a tredici stazioni o giornate di distansa da Balch. £bn Auckal ( p. 225 ) dice che Badakhshan è città più piccola di Mankf che i suoi contorni sono ben coltiva"» ti, con molti giardini sulle rive del fiuone. Che le montagne abondanó di otti- mi beAtiami, e che produce U A^binu e ii Lapislazulo. £ che le cave di quelle pietre sono nei suoi monti » e che anche vien da quei pae|e non poco di muschio .

149. La Lingua di Badagscian dorerà, essere il Turchesco poich^ tale era la favella a quei tempi dell'Impero di Cuyrezniia. Dice Abulfeda^ del celebre Gelalleddia che fu spogliato di queli' Impero da Gcngiscan , che era p Sla- p tura bi*evis , turca^ corporis abito, et .sermone, sed sulebat etiam Pcrsice » kHxui sr (llistor. Muslem. t IV' p* 389)»

7V , h gran regno ; che per lunghezza darà bene dodici giornate Re^

gesi per successione d* eredità , cioè tutti i re sono d' una prò* genie , la qual discese dal re Alessandro , e dalla figliuola di Dario re de' Persiani. *^ E tutti quei re si chiamano Zul- carnen ^ *^' che vudi dire Alessandro . Quivi si truovano quelle pietre preziose , che si chiamano Baiassi molto belli , '^^ e di gran valuta , e nascono ne' monti grandi . Ma questo però è iti un monte solo ^ il qual si chiama Sicinaà , nel qual il re fa far caverne simili a quelle dove si cava V argento , e V oro, e a questo modo truovano queste pietre , alcun' altro sal- vo che il re può farne cavare sotto pena della vita , se di spe« cial grazia , per il re non viene concesso , e qualche volta ne dona ad alcuni gentiluomini , die passano di , quali non pos- sono comprarne da altri , portarne fuori del suo regno sen- za sua licenza . E questo fa egli perché vucde , che i suoi ba- iassi per onor sno siano di maggior valuta , e tenuti più cari * perchè se ciascuno a suo piacere li potesse cavare o comprare j e portar fuori trovandosene in tanta copia , verrebbono a vilissi-

x5o. Neil* introduzione trattammo dello itabilimento dei Greci di Battria* sa e del regno che vi fondarono (• Una preziosa notizia ci da qui il Polo , cioè che malgrado le risoluzioni dei tempi e la distanza di tanti secoli si mantenesse la memoria di quell' epoca famosa, è che i regi di quella contra- da non solo si Tentassero* di discendere dai Greci» ma dal celebre Macedone conquistatore Arriano narra che Alessandro superata Bactra ed Aomo , le più edebrì citti delia Battriana , lasciò presidio in Aomo sotto il comando d' Ar- chelao , e fece una Satrapia del resto del paese, di cut die il governo al Per- siano Artabazo ( Exp. p. aSsi ) . Il Marsden ( Not. 265 ) fa menzione di alcuni regnanti di cfbeHe contrade, che anche verso la metà del Secolo XY* pretendevano .essere del sangue d' ^essandro , e citi anche il Tenente Ma* cartne^, che recentemente viaggiò nel CabuUstan , il quale dice che. il Re di Derwauz ( luogo vicino alle sorgenti dell' Osso ) affermava discendere da Ales- sandro Magno, e che la sua pretensione è ammessa. dai suoi vicini»

i5i . Vedasi 1 1. p. 29. Not

i52. Baiassi. Del Baiaselo tratta il Teifascite ( Fior, dt Pens. sulle Pietri Prez. Fu*. 1818 ) L' Arabo scrittore di cui dobbiamo la pubblicazione e la versione 11 dotto Sig. Raineri, dice che questa pietra preziosa .Tien* dal Paese di Balkhasciah o come chiamanlo gli Agiamini Badkhascian ( p. 34 )• Dal primo nome addolcito vedesi derivato quello che da il Polo alla contrada dJ Baiasela ( Cod. Rice. t. I. p. 29 ) , e che da esso ebbero no- me quelle pietre preziose dette in Italia Rubini Balasci , o Baiasci . Se- condo Chardin questi rubini sono appellati in Persia Balaccham ( Yoy. tr UL p. 3a^ ) .

73 tino prezzd . E però il Re dona di quelli ad atcani re , e prib* cipi per amore ; ad alcani ne da per tributo ^ e anco ne oam^ ìÀa per oro , e questi si possono trarre per altre contrade . Si trovano similmente raonti , nelli quali vi è la vena delle pietre^ (ielle qual si fa l'azzurro, '^^ il migliore che si truovi nel mondo . £ vene , che producono argento , rame , e piombo in grandissima quantità. E provincia certamente fredda. Ivi an- cora nascono Duoni cavalli , che seno buoni corridori , e hanno r unghie de piedi cosi dure , che non hanno bisogno di portar ferri, e gli uomini corrono con quelli per le discese de'mon- ti , dove altre .bestie non potriano correre , avrebbono ar- dire di corrervi . E ^li fu detto , che non era passato molto tempo , che si truovavano iu questa provincia cavalli , ch'erano di(:esi dalla razza del cavallo d' Alessandro ^ detto Bucefalo , i qnaii nascevano tutti con un segno in fronte , e n' era sola- mente la razza in poter d' un barba del Re , qual non volen- do consentir , che il Re ne avesse , fu fatto morire da quello , e la' moglie per dispetto della morte del maritò, distrusse la (letta razza , e cosi s' e perduta . Oltre di ciò ^ ne' monti di quella provincia nascono falconi sacri , che sono molto buoni , e volano bene , e similmente falconi laneri , astori ju^^^d j e firpara Vieri . Sono gli abitanti cacciatori di bestie ^ e uccellatori Hanno buon frumento, e vi nasce l'orzo senza scorza. Non' hanno olio di olivo , ma lo fanno di noci ^ e di susimano , '^^ il quale e simile alle semenze di lino, ma quelle delsusiman SODIO bianche, e Folio è miglioi*e, e più saporito di qualunque altro olio , e V usano i Tartari , e altri abitanti in quelle parti. In questo regno , sono passi molto stretti , e luoghi molto forti , di modo che non temono d' alcuna persona , che possa entrar nelle loro terre per far loro danno. Gli uomini sono buoni arcieri e ottimi cacciatori, e quasi tutti si vestono di cuoi di bestie ^ perchè hanno carestia dell' altre veste In quei monti

iS3. Si fa T Azzurro. Abbiamo di sopra riferito ( Not. 148 ) t^be lo af- fermano tanto Abulfeda quanto £bn-Auckal. Teifaaci cita altri luoghi dV>nde «' estrae, cioè dal Koras$an^ e segnatamente da un luogo detto Khotan^ e da un angolo della Persia verso r Armenia ( p. 58 ).

i54> Siisinumo. Susiman o Susim secondo il Signor Klaport dipeli il Sesamo ia P«niano .

GAP. XXVI.

Betta provìncia di Basciàj che è verso mezzodi y e come gli abitanti portano motti lavori d^ oro all' orecchie ^ e costumi, loro.

m

Partendosi da Balaxiam ^ e cavalcando verso mezzodì per dieci giornate^ si truova una provìncia dotta Bascìà. '*' Gli nomini della quale hanno il parlar da per ^e ^ e adorano gl'Idoli^ e sono genti nrune j e mmto esperti nelP arte ntìagica ^ "^ e di continuo attendono a quella . Porcino all' orecchie circoli d' oro ^ ^ d* argento pendenti j con perle e pietre preziose ^ iivorati con grande artificio Sono genti perfide ^ e crudeli j e astate secondo i costumi loro . La provincia è ìa luogo molto caldo . il viver loro sono carne ^ e risi .

1S7. Basda. Ateiido il Pok> Inrìgamente dimorsló ìa BadagseUait t avendo raccolte importanti noAùt geo^ralicbe tntomo alle vicine ctMitradet interrompe la ttanraftiane del suo viàggio, e ne fa copia al leggitore. U Maraden congettura che Sascia del Polo sta Paishore o P^.tAatv^, paese regnato 'iMilia cartii del Cabuìisam d' Elphtnston a libeccio di Kaschmir^ ma non posse óììAó convenire, «perchè V in* terprecasione letterale del testo porla che Basda e 'fra Badagweian e Casckmiry e perciò non conviene cercare quel paese oltre il Caschmirf tanto |riù die tt Polo dcftcrìcto il paese di Ca9chmir nel capo seguente, dice voler rctrooedere, perchè ^ 3€ì io volessi andar seguendo «Ila diritta via entrerei neU' india v « la quale aoggiunge Vuoler descrivere in altro libro. Il paese distante dieci giornate a meryjoàt da Badagseian abitato da ^ente idolatra di dìveraa, finvella corrisponde perfettamente al Baltistan o piccolo Tibet ^ segiìato nella Carta di Rennel dei p:]e«ì compresi fra il Caspio e il Gange ( Descript, de V Indost. Atlas ) infatti la variante del Codice da noi pubblicato porta non gii Baseim^ ma Bastian ( p. 3o ), voce che sembra «un accorciamento di quella di Baliisiaa Questo paese nella carta di Macdonaid Kinner vìen detto Kqftrisian, generica appella- zione data dagli intolleranti Maomettani ai non seguaci della loro credenra , che significa paese degl' Infedeli « Erra Forster ( Decouv. du Nord t L p. ao6 ) al* lorché crede Bascia il paese di ^asch che è a tramontana e non a mezzodi di JBadagscan .

i58. Queste particolarità di aver lingua per se, d'adorar idoli e d'attendere sir arte magica svela, che gli abitanti erano Tibetani^ seguaci del cullo di Lama, « che la knro favella dovea essere un dialetto della lingua predetta*

G A P. XXVII.

Della proi^incia di Chesmur^ che è versa scirocco: e degli abitanti j che sanno l^ arte magica; e come sono \^icini al mare del f India ; e della sorte di eremiti , che son is^ij e s^ita loro di grand^ astinenza^

m

Chesmor e una Drovlncia '^ eh' è distante dai Bascià

•^h

iS)* Chesmur è una prùyincioi É il celebre paese di Càscfunir descrittio da Ber- nier, e ultimamente da Forster, che ha per capitale Serirutgorf che non visita il Polo ( non meno che il Baliistan ), ma che descrÌTe per areme udito ragionare a Badagsdan. Eemier ( Yoy. du Cache, t H. ao6 e suìt. Amat 171 r in la ) d% Delljr si diresse a quella volta, e narra che lasciate addietro le pianure infuocate deir India, arrivato a Bember valicò i monti, e parveli esser trasportato in Europa. Giace quella bella valle a piedi dell' Himmalec. Da Caschmir vedesi una catena di' monti, dietro i quali soUevansene altri pi4 alti coperti di perpetue nevi che se» parano quel paese dal Bakistan, dai Gran Tibet ^ e AAButor. Questa deliziosm valle é di forma ovale secondo ftennel ( DescripU de 1* Ind» U VL p. 168 ) h% di lunghezza 74 o 7& miglia,, di largheuut So. Appellasi quella- contrada, anche Pen-jab o ì cinque fiumi. B principale di. essi è il Behui creduto V idaspe di; Alessandro. Guglielmo Jones die una bella descrizione del paese di Casdunir nella sua versione della vita di Nader Chak^ tralta da Ali Yexdy che daremo in estratto. Cadtefnir é a 35^ di Lat». io5* di Long, dalle Isole fortunate. Il< paese è » circondato dai monti ed è di forma bislunga : confina a measodf con Deljr e i » territor j deir India ; a tramontana col Badakhsan e parte del Khorossan : ha » ad occidente il paese degli Afhganio AvgmU^ il Tibet a Levante. La sua lun* »* gbesza da* oriente , ad^ occidente e di quaranta paraaanghe, venti ne ha di » lunghezza da tramontana. a meezodL Contiene loooo città, centomila villaggi, r Ha acque famose, alla virtù delle quali si attribuisce la beltà delle Cachemiriane » che per bellezza, delicatezza e grazia si citano come modelli dai^.poeti. U paese » abonda di frutti sani e squisiti,, ma è contrada troppo fredda per Tu va, » r arancia ,. ii limone: i frutti dei paen ealdi vengpnvi trasportati dal mezzodì . » Nel centro del paese è Nogaz^ città ove risiedono le magistrature e il go» p vematore. Traversa la città un fiume ptd lungo del Tìgri^ a, Bagdad. So* p no sul fiume trenta ponti di barche e sette di questi nella citti. 11. fiume »• oijbre il paese- di Càchmir appellasi Dendari e Gemedf secondo le terre che ba- »• gnaw Confluisce col Gerard, sopra Multan^ questo col: Rari e col B^oti tale » immenso volume d'acque ha foce nell'Indo a (kdd^ Tre ^ oondìuconfr al » Cachmìr, Quella del /iCAoros'.^ai»* aspra e difficile, impraticabile per le bestie da » soma. Uomini avvezzi vi trasportano per varie giornate le merci a schiena^ » Altra simile via % stabilisce la comimicasione del paese cM'Idosian» Più pia- lli neggiante è la via del TSbetf ma per lung<o tratto i pascoli senovi pieni d*

/

77^ per sette giornate ^ la cui gente ha il parlar da sua posta ^ e '^ fanno l'arte magica sopra tutti gli altri ^ di sorte ^ che co- stringono gli idoli, che sono muti^ e sordi; a parlare fanno oscurar' il giorno, e molte altre cose roara vigliose ^ e sono il capo di tutti quelli, ch'adorano gli IdoU, e da loro discese- ro gì' Idoli . ^^ Da questa contrada si può andar' al mare degli

»*&é.TeleAose che ammaszano i somieit, e rendbme perigUoao il tragitto al^ t cavaliere

p n Ciel che gli difende » Loriche 9 e Baluardi r Per loro iouttl rende .^

i6o. / Catoendriam dice Rennel ( Descript de V liid. p* lyS ) hanno ftirellà ' particolare die dkeai più antica della Samscredamica. Forster ( Yoyag. t I. p. 3o&- ) assicvra che questa favella deriva evidentemente dal S€unscredamico 9,- che la pronunzia e quasi la stessa della MaratU « ma più aspra* Percitf i poe- ti del paese scrivono le canzoni in Persiano * Usano scrittura propria » e la^ Samsaredamica

ì6i. Da laro discesero gP UoU. Quanto aUe &vole degT inearitanMSttti ilei Caschmiriani egU è certo ohe non pochi* viaggiatori hanno asserito la stessa co- sa di vari popoli ( t. L p* 170 not. a ). Merita riflesso- ciò eh' ei -dice, che sono il capo di tutti quelli che adorano gt Idoli. Tale asserzione con v^ida r opinio* ne d*alcuoir che' vogliono che il culto di Brama penetrasse nell' India dalla par- te centrale deU'Asia. Clemente Alessandrino ( Strom. 1. L p. i3i ) dice che i filo- sofr Indiani detti dai Greci Gimnosofisti, drridevansi in due classi, gl*uni detti Sa«^ mani e gli altri Battriani. Che i Samani rammentati da Origene ( Contra Gela.. L»ib. I. p. 19 ) fossero una setta filosofica della Battriana attestalo S. Cirillo. ^Gontr. lulian. Lib. lY )•• La religione di 2i0roastro ebbe cuna nella Battriana ( Bnick. Hist. Crit Philosoph. >. Dietro K autQrità di quattra Storici Cinesi che abbracciarono il culto di Budda^ nd primo Secd» dell'Era Cristiana^ che ado- rano come si disse sotto nome di Poe ( 1 1. p«. i54 not. d. ) Deguignes asserisce che Foe nacque 1027 anni innanzi Gesù Cristo, o come altri vogliono 969 nel paese di Cachmir { Hist des Hun. t H. p^.. aaS). Tale asserzione indiretu- mente verrebbe a confermare il nostro, dicendo^ che di- qui discesero gT IdoUi Taìckèi Battriani e i CocAmmeiu sembrano : aver . da^ origine al culto del fuoco, a quello di Brama f e a quello di Budda che sono le più antiche ed este* se indolatrie dell'Occidente e mezzodì dell'Asia. Le impudicizie e il fanatismo superstizioso del culto Bramaaico vengono descritti da Bernier (Yoj. t IL p.. 101 ) Il Jones asserisce che gl'Indiani ammettono un primp Budda figlio della Luna» « <^e si crede essere il Mercurie o il fVodtvi delie NaoionL gi^tiche ;. ( Disser. suiv la Ghronolog. des Ind. Reoher. Asiat t. IL p. 179*) Gì} adoratori del fuoco» o ^li Zoroastrei, dispersi dopo la conquista fatta dagli Arabi Maomettani della, > Persia , sono, rammentati più. volte da Marco Polo-,, e dovevano essere numerosi < anche ai suoi tempi, perché, leggesi nella vita di TYmur Bego Tamerlano, che essi fecero a] conquistatore vigorosa resistenza ( Deguign. t I. p-, 67 ) . £i * S^ vinse. e probabilmente ne. esterminó' un grfin numero. Sembra -che dall'una ^

7$ Indianr. Gli nomini di questa prcmocia mdo brani., ^e titm del tutto negri , e le donne ancor che sian brune , sono però bellissime '^ . Il viver loro e carne , riso , '^ e altre cose simili, 'nondimeno sono magri . La terra è calda ten>peratamente , e in quella provincia sono dimolte altre città e castelli. Sonovi ancora boschi , e luoghi deserti , e passi ibnissiipi , di modo che gli 4iomini di quella contrada non hanno paura di persona alcuna ohe li vada ad offenderle . '^* Il Re loro non è ti*i butano d'al- cuno '^^ « HaoQO erenaiti secondo la loro consuetudine ^ i quali

^■w

Àìi* altro di detti culti «iano trapaMate opinionvciK disliiigtieiMMiO'«orìgin&rtamenile vm colto dall' altro. Forster ( Vojag. du Bengak* a Pertesk t. L p. 76% ) aaat»risce che gK Indi ani reputano luoghi Mtcri, fottìi ove acatuffiacono dei fuochi aoUar- nYief» e che eaai fanno atti d' adorazioDO taato che vedono il fooco jier la prima vt^a neKa giornata. AITerina inoltre che kinanii -che i MMMnettani «*iil- iignòiBssero del paese di Kétsishmir quei popoli «erana faaiaai per la dottrina dei Joro Bramani , e per la magnificenza dei loro templi ( Ibid. p*. 2196 ) » Anche Aenncf dice che (a superstMÙoiic degli abitanti ha mollipUcaU i lueighi consa- cratf ai loro idoti Makad^t Bisdkem e Uramo» e -ehe tutta k valle è conai* defùta una terrt^ stfnta e filili i fonti aono» riputali oiiracoioli ( Deacript. de rittéoét t. II. p. 174 )•

ife. / CMcémiritmi dfeé Vorvter ( i. e p. 5o4 ) aono coraggioai e ben fiitti « Slcdoftìé abHma ^ótCo il $4^ di Lstitadiae poaaona poaaare per una bella Nazione* Netti FraAtia Éfiértfdioifole^ f(ilap«giHi le loro donne paaserebbefo per brunette pia- centi. Scfggitiaaei aìceoaM )o era imbevuto d^un'alca opiciione dai loro veaxif fi» dispiaéevolmenie (fiainganiMlé vedendo aldaee delle loro ballerine le piÀ celebri per le gfazie é per ttztA tèdvLoeatà della loro profesaiane Hanad generaUsente i lineamenti del jrolttf irregolari, KTolaa fiiiteiaé e le gambe iagor^te. Per guanto assai bntne eedono per i* eleganza delle Ibmie^ e del porlamenfio aU« doone di deune proviacie occideataH defflndie. Soggiunge Forater, che ie cortigiane, aoao Ideilo stato li più d<^loraMte ( io che^ non è un male ) ^ da che il paese é ca- duto sotto il gk^ fèrreo degli jifgaùi. Alcune dìeoongli piacere per la graua con Hr qiaife dautneavàfio e per la voce loro aMtodioaa

t6^. Riso. Gotofernta Forstear dm il >riso è il principale nutrimento di quelle genti.

164. Cheli ¥ada ad ùfenàeré. Emjr-'kwi secondo Forster si ribeUtf dall' Im- perardóre d^gA AJgaafli pieno di fiducia, come i suoi predecessorìi nella forte sitoà^ictte del suo paeSé ( ibid^ p. 993 ).

t65. U Ayem Akbetj d'AbolfazeI confermalo, fl paere ebbe propri Sovra- ni. L' uK?RM> dei natii fu Rt^ah AdentUo^ La joa vedova aposò il suo ^i»r détto Chàk^MjT nell^ Alino di Ges4 Cristo i54i , e delT Egira 74^» che se- guace di Maoittctto introdusse nella contrada il roaomettisaM» ( Not. a Forster, t. I. p. 2g0 ). AM Fiuól pretende che avessero regnato oel Kaickndr fino all' an- no iSSSy che il paese (u conquistato da j^c6«r impendor dei Mogolli, cento no» tant'uo sovrano: che fegatoao 41^ aoai undici mesi o nove giorni.

79 àCdXìnó ne^éuoi ' inòtiaì5ti3ri , « sono molto astinenti nel mangiare*, e bere , ed osservano grandissima castità , e guardansi grande- mente dalli peccati, per non offender U lor idoii óh'^ adorano;, a vivono lungo tempo. questa tal sorte di uomioi vi sono^ abbazie , e molti ofionasteri , e da tutt' il popolo gli viene por* tata gran rìveren^^ ed onore. £ gli uomini di<{aella provincia noiv uccidono animaliv &nno sangue;: e se vogliono mangia*' re catjie è necessario^, che li Saraceni , che sono mescolati tra loro , uccidono gli animali Il corallo , cbe si porta dalla patria- Destra j in quelle parti., si spende pec ma|^;Ì0r preezo, che iur alcun' altra parte .

Se io volossi aadar seguendo alla diruta via eatrarei nelF hdia. Ma ha deliberato , di scriveria nel terzo libro ^ e per tanto ritornerà alh> provincia Bàlaxiam , per la quale ai drizza il eamino versoi il Cataio tra Levante, e Greco ^ trattando come- si è cominciato delle provincie, e contrate, che sono nel viag- gilo, e dall'altre, che vi sono attorao, a destra,, e a sinistca eonfinanti con quelle. *^

* JX ir, A. A. Y ili»

Della provincia di P^ocarij do^e- si s^a ascendendo per tre giornate , fino sopra un grandissimo monte y e àe* mon^ toni j che son is^i f e come il fuoco ^ die si fa in quelV altezza-, non ha la forza, che ha nel piano ; e degli a- bitantij che sono^come satinatici..

Partendosi dalla provincia di Bàlaxiam^ e caminandò per Greco, e Levante, si iruovano soj^a la rìpa^d^un fiume *^^

i6iS^OècoFre lare atteniònt per rintelligenui dei viaggio del PSìò a quanto* •rrerte io queélo luogo , . cioè, che dopo aver parlato di Ma$Uanf o del Baltisian^ e di Caf9chmir riconduce il leggitore a Badagshan^ oesia nella yera via del Co* tajàt che pFOsegue nella, conaaeta direzione generale di Greco e Levante j e fa^ d'uopo tttoltre osservare eh* esao avverte che non solo eratteh(» delle provincie e contrade chb visita nel viaggio, ma di quelle che* erano a -dèstra, e a sinistri^ éella stia via: ciò fa d'uopo avvertire per ben distinguere quelle ch'ei visito» da quelle di. cui die contezza per rekzione, losche si^ desume daU' andamenti del cammino ch'ei segu<.

167. D' un fiume* l\ fiamme di cui qui ragiona sembra essere il Congcra^ ttuk. della. CarU* d' AaviUe e di Arrowshmith,.che. nella Carta- del CakuUsiun

So

mólti castelli , e al)itaTÌoiìi , che sano del fratello del Re di .Balaxiam j e passate tre giornate , s' entra iti una provineia , che si chiama Vochàn , *^ la qual tien per lunghezza , e larghezza tre giornate; e le genti di quella osservano la legge di Ma-* cornetto y e hanno parlar da per se ; e sono uomini a approba* ta vita , e valenti neH' arme . Il loro Signore è un Conte , che è soggetto al Signore di Balaxiam Hanno bestie , e uccellatori d'ogni maniera. E partendosi da questa contrada , si va per tre giornate tra Levante e Greco, sempre ascendendo per monti j e tanto s' ascende ^ che la sommità di quei monti si ^ice esser il più alto luogo del mondo. E quando l'uomo è in quél liic^o^ truova fra <lue monti un gran lago^ ^^ dal quale per una |Hanura corre un bellissimo fiume ^ e in .quel- la sono i migliori^ e i più grassi pascoli^ che si possino tro- vare ^ dove in termine di dieci giorni le bestie ( siano quan- to si voglian magre ) diventano grasse. Ivi è grandissima mol- titudine d' anim^ salvatici j e specialmente raontoni grandis* «imi '7^ che hanno le corna alla misura di sei palmi, o almeno

di Elphiston è dette Shiber^ confluente dell'Off, che traendo origine dalPalta ca- tena dei Belur indica al viandante la direzione per valicarla. Abulfeda appel- lalo come il nostro jl fiume di Badagshanf e aogginge p qui Harrat appella* tur » (Geogr. JMin. t IH. p. 78 ).

i68. Vochan, Di guesta regione paria .il Geografo Nubienae. » De xegio*

» nibus finitimis Vachas ^ et Gii sunt Vachcai et SaquUa in terra Tore In

■p Vachan extant fodinae argenti, copia et bonitate incomparabili. In eia e6am val- ^ libus reperitur aurum minerale. » ( Geog. Nub. p. 141 ) Ha aegnata detta con- trada nella sua carta d' Asia r AnviUe, ma à parer nostro trqppo a tramontana . Il Polo incontrolia nel recarsi da Badagshan al Pamef^ H Tenente Macarlenej dio« che r Osso o Ammu à sorgente nelP alta catena del Pamer . Scaturisce da stretta valle che ha di larghezza due o trecento Yard ( Misura Inglese che xorrisponde a un braccio e mezzo ) nel TVukan^ confine meridionale del Pamer .( Accout of Gaubuk Append. p. 646 Marad. not 391 )

169. Un Lago. Questo lago nella sommili del Pamer é segnato nella car- ta di Macdonald Kinner» non meno che la gran via. maestra eh* conduce di dai monti. Sulla riva dei lago vedesi segnaU la catti di Kurrakol . E uno dei luoghi i pi4 alti dell'Asia , mentre nella prossimiti del Pamer traggono origine e 1 Osso^ e T JWo e.il fiume <ii Yerien che scorre verso la Cina.

.170. Monioai grandissimi . Il Fonster ( Decuuv. Mord. I. I. p. 209 ) dice nel comentare questo passo del Polo., che è degno d'osservazioqe che Mar- xu Polo più secoli fa notasse 1* altezza di quesU parte interna dell' Asia , e che abbia fatte delle osservazióni esattissime su quei Montoni salvatici dotti dagti aùlichj Mussimoaast e ó%i francesi e dagU Italiani Moufioas e Mufloni

8i

auattro j o Ire , delle qual fi pastori fanno scodelle , e vasi gran- ai^ dove mangiano, e con quelli serrano anco i luoghi dove tengono le lor bestie : e gli fu detto , che vi sono lupi infiniti , che uccidono molti di quei becchi: e si truova moltitudi- ne di corna , e ossa , che di quelle attorno le vie si fan- no gran monti per mostrar* alli viandanti la strada , che passano al tempo della neve : e si cammina per dodici giornate , per questa pianura , la qual si chiama Pamer , '7> e in tutto questo cammino non si truova alcuna abitazione , per il che bisogna , che i viandanti portino seco le vettovaglie Ivi non appare sòrte alcuna d' uccelli per Y altezza de' monti , e gli fu affermato per miracolo, che per l'asprezza del freddo, il fuoco non è cosi chiaro, come negli altri luoghi, ne si può ben con quel- lo cuocere cosa alcuna . '^^ Poiché si ha cavalcato le dette dodici giornate , bisogna cavalcare circa quaranta giornate , '^^ pur ver- so Jjcvante , e Greco , continuamente per monti , coste , e val- li , passando molti fiumi , e luoghi deserti , ne' quali non si truova abitazione, erba alcuna , ma bisogna che gli viandan*- ti portino seco da vivere , e questa contrada , si chiama Belo- To . '74 J^TeUe sommità di quei monti altissimi , vi abitano uomi-

«nimali che hanno tanto grandi le corna che secondo alcuni recenti scrittori i Corsak o Volpi piccole del deserto possono ascondervisi .

171. Pamer. La region montuosa ove é la pianura di Paiittfr sembra essere quella detta Pamej da Abulfeda. U gengrafi> ivi rammenta la città di Barghen : » cujus incolae maximam partem nihil aliud agunt^ quam ut noxiis et sceleribus » alios iacomodent et afflgant » ( Abulf. p. 35o ) , carattere assai conforme a quello che attribuisce il Polo agli abitanti del Pamer .

173. Qui la lezione del nostro codice è migliore e più esatta » fuoco non y*ha » il calore che gli hae in altre parti » non e cosi cocente colassuso ( p. 32 ) ». Il Forster (1« e. ) a ragione fa rìdeltere che l'osservazione esattissima del Polo non è stata confermata che cinquecento anni dopo 4^1 celebre naturalista Signore De - Lue per le proprie. osservazioni da lui fatte sulle Alpi .

175* Cavalcare circa quaranta giornaie» Questo luogo è molto oscuro e se 8* interpretasse che da Pamer fino a Caschar fosse vi la distanza di 40 giornate ciò sarebbe in opposizione coi lumi geografici avuti recentemente dai Viaggiatori Inglesi . Ma non saprei esplicarlo che congetturalmente in due guise, o che venis- se asserito al Polo che non credo che visitasse esso ète$èoCashgan, Ae tale era la distanza di quei due luoghi: ossi vero che ei voglia intendere che questa ca- tena di monti ha di lunghezza quaranta giornate, nella quale ipotesi non sarebbe- vi errore nell'asserzione del Polo.

174 . Beloro o Belur'tag catena di monfi scgi^ata in tutte le carte dell' Asia

11

dì, che SODO idoli, e come salvatici, quali non vivono d'altro^ che di cacciagioni di bestie j si vestono di cuori , e sono genti inique

C A P. XXIX.

Della città di Cascar e delle- mercanzie ^ che fanno gli abitanti,

i

Dopo si perviene a Cascar, '^^ che ( come si dice ) già fu

Rammenta Bella descrizione della Chorasmia i deUi monti Abulfieda,. che ap- pella Belhoff che il Geografo crede avere avuto nome da un potentissimo re dell'Indie ( Geog^ Min. t UT. p. 80 ). Dice Elphistone, la nostra carta appeU la la catena che è fra il Muz - Tagh e V Hindu - Kush il. Belw Tagr che è un evidente corruzione delle voci Turche Belut Taugh che significa monti te- nebrosi . U Belur è il confine firal' Dirkestani indipendente, e il Cinese (Account^ of Caubul. p. 87 ) (Marsd. nob 294 ). U Belur appartiene alla catena detta dagli antichi Imaus^ che era if confine delle cognizioni positive di essi. La situazione del Belar respettivamente a Badacshan vien fissata nel modo seguen- te dalle tavole di Nessir Ettuseo. Badacshan Lat 57^ io\ Long. 104** 34 Belar Lat 57*" o\ Long. 108* o*. Pare che sulla catena di detti moi»Ci foasevi una citti di detto nome ( Geog. Minor, t. Iff. p. 5. ).

175. Dopo si perviene a Cascar , Il nostro testo dice )► or lasciamo di questa 9 contraria e diremo della provincia di Casciar y. E credo più retta questa le- zione. Cashgar non era sulla via del Polo per andare alla^ Cina, ma era sulla strada fatta dal Padre e dallo Zio di lui, allorché recaronvisi la priata volta venendo da Boccara e Samarcanda , nel qual caso fa d* uopo prender la via dt Cogend come avvertimmo, che fa capo a Casckgar. Ed é perciò che Marco in' nanzi di proseguire, retrocede e parla di Caschgar e di S€unareanda che no» sopo nella direzione generale della via da lui battuta . Ma ciò ei fece per man» tenere cid che promesse, nel Ph>logo ove narra che il' padre e lo aio nel prì* mo iop viaggio trovarono : p molte cose mirabili , e grandi, ddle quali al pre- » sente non sF fa menzione, ( soggiunge }• perché sono scritte da Mi Marco )^ figlio di Mi Niccolò in questo Libro seguente » Ed é qu£ che io- parte man- tiene cid che promesse^ ed avvertimmo a suo luogo aver rammentati i luoghi- visitati diil padre e daUo zio anche posteriormente. Questa parte dei viaggi del Polo e la più oscura* Ii^perocché la parte d'Asia ch'ei scorse é stata sen»- pre la meno visitata dagli Europei. Sappiamo da Tòmson ohe le vie che da Boccara conducono ai Càiafo sono due. La prima passa per Tàsehkend'' e Tal* tta per Samarcanda f ma il non essere stata fiitta^ menzione da Marco di Ta^ schkend non lascia venm dubbio che nel prima viaggio seguissero i Poli la via di Samarcanda^ e che di li per Cagend come avvertimmo di sopra ai di-' «gesserò a Caschgar. Gli ambasciatori di Schak^Rbkh* spediti in Gina, nella loro tornata fbcer capo a. Cashgar^ Essi avvertono che ivi 1». Carovana si di- vise , e una porte prese la via di Sàmarcanetà. L' altra qtiell^ di Badàgshatè. (t Hist» Gen. des Voy. t. VII. p. Sgi ). Quattro sono gl'itinerari a noi noti che danno contezza^ delle vie clie dalllinterno dell' Aaia conducono^alla Qiina i.^ 1^'iti^

83 Reame, ''^ina ora è sottopostò al dominio dèi Graa Cao. Le cui

aerario dato dal Balducci Pe|;oletti. a* QtieUo dei rammentati Ambaaciatorì di Schah •Rock; essi da Balch recaronsi a Samarcanda f e per Tashkend , AsK^ Bilgotu 9 Kamkoja , Atascesjr giuasero a Kabul , ohe i Reddatori delia storia universale dei Viaggi suppongono ^éwre KamuL Ma non avvertirono che detta città è ai di la dei Deserto* e che quella detta dagli Ambasciatori Kabul e di qua dal Deserto. I medesimi dipoi traversarono il Deserto » ove trovarono 4icqua di due , in due giorni, e loro occorse a tal* uopo dal 25 del mese di Redgeb sino al i4 del mese di Schaban^ ossia So giorni, e ne uscirono alla di* stanza di dodici stazioni da So - tcheuf e incontrarono in strada Karaul ^ che sembra essere il paese di Kamul rammentato dal Polo . Vedesi che nell' andare seguirono una via pi& settentrionale del Polo. Al ritomo passarono per Kamju ( Can - tcheu ), Sokiu (So - tcheu ), Karaul (. Camul ), il J)eserto, Katen, Caschgar , Badagshan , e Balchi di dove restituironsi in patria . Questa via sembra essere quella che tenne Marco nell'andare al CaZajo^ per quanto io opini che caso lasciasse da parte Casghar come fuora della sua direzione, ove poteron- si recare gli Ambasciatori o per affari o per comodo della Carovana. 3" L'itinerario indicato da Cadgi Memet al Ramusio , che da Cashgar passa per Ak^ , Kaki , Kialis , Turfan , Kamulf Sukkuir^ Gentta^ e conduce a Campion ( Gan - tchun )* Secondo i computi del mercatante » da Cafchgan a Kamtd eranvi 78 giornate . 4\ Quelb del Gesuita Benedetto Goes che fu spedito dai religiosi del Conven- to ài Lahor alla scoperta dei Cristiani Cataini. L'infelice viaggiatore s'imbat- tè nella via che precedentemente fecero i PoK a Tajrkofife prosegui per Badagshan dirìgendosi a Yerken : attraverso i monti di Sakritma e di Chicalit . Giunse nel paese di Cashgar di cui era allora capitale Verhen e per giungere a detta città da Badagshan impiegovvi Sa giornate ( Hist Gen. dea Yojr* t VII. p. 577 e seg. ). Esso fece una escursione sino a Koten tornò indietro a Yerken e pre* sa la volta di Volchi, Aksu 9 Kucha^ Chalis 9 Puchor 9 Turfan 9 Aràmuth 9 Ka* nml 9 Khja-juquanf finalmente giunse a So "tcheu. Questa credo fosse la stra- da che seguirono i Poli nell'andare alla Cina, perché èia più frequentata dai Mercatanti per essere ivi meno penoso il tragitto del deserto. Questa ria é segnata nella Carta d' Arrowsmith , come la più battuta. Credo che i Poli la seguissero, perché come avvertimmo, essi fecero capo a Cashgar 9^ e il figlio parla posteriormente di Kamul paese, che non era nella via piò meridionale fatta da lui. Non posso accertare se al ritorno i Poli seniori ripassassero per la detu via, o seguissero quella stessa fatta dal figlio seco loro posteriormente perchè Marco non lo dichiara. Quantunque possa ccngetturarsi che siccome neir introduzione non parla che dell' andata di essi, ciò da ad intendere che fii&o alla Persia rifacessero détta via, e giustificherebbe' il silenzio del Polij intomo alla lor tornata. Pud anche destare curiositi il sapere perchè il figlio seguisse altra direzione del Padre e dello Zio nel recarsi al Catajo. Ma sic- come ei avverte che da Beccar a per recarsi alla capitale di Cablai -Can 9 o ^ Kai'pin ^fu impiegaronvi un anno per » le nevi è le acque che ingrossando ^ i fiumi obbligarongli a trattenersi ». É molto probabile che premurosi di giungere, seguissero la via meridionale del deserto per temperatura di cielo pid mite, e non attraversata da tante fiumane e torrenti, quanto quella preceden- temente da loro j«eguita più prossima a montuosa regione .

176. Già fu Reame* l'Herbelot, il Deguignes parlano della dinastia

84

genti osservano la legge di Macometto . La proviacia è grande, e in quella sono molte città , e castelli , delle quali Caschar r la più nobile, e maggiore. Sonò tra Levante, e Greco. GK dl;>itanti di questa provincia hanno parlar da per se. Vivono di mercanzìe, e arti, e specialmente de'lavorieri di bamba- gio. Hanno belli giardini , molte possessioni fruttifere , e vigne Vi nasce bambagio in grandissima quantità , lino , e canapa . La terra è fenile , e abondante tutte le cose necessarie . Da

3uesta contrada si partono moki mercanti^ che vanno pel mon- o : e nel vero sono gemi avare , e misere , perchè mangiano male, e peggio beVbno. Oltre li Maomettani, vi abitan'alai- ni Cristiani Nestoririi , che hanno la loro legge e Chiese. *77 E la sopradetta provincia è di lunghezza di cinque giornate . ^^

ch« regnava a Caschgar innanu che conquistassero detto Reame i Tartari. Ahulfeda chiama questa città capitale, e regia residenza del Turkestan ( Annak Muselm. t III. p- 45 ) .

177. Chiesa, Risiedeva a Cashgar un Vescovo Nestorìno. Quel vescova- to fu riunito a quello di IVassU dal Catolico Chebarichua verso la fine dei secolo XL ( Reanaud. Ancien. Relat. dea Ind. et de la Clune p. 2Q5. ) . In» questa parte centrale dell'Asia eraosi molto distesi i Nestoriani. Frai metro- politani sottoposti ai Catolico numera TAssemanni quello di Mera nel Choras^ san. Di Samarcanda nel Miwavlnahar . Di Caschgar nel Turkestan^ di Balck nel TocAaresian ( Bibl. Orient. t. III. 33 1 ). Vescovo della città di Càshgar aveva il titolo di IVIetn^ltta Turchestànae t Casgarae et Meachetae ( Ibid. p.. 736 ). Eravi un Metropolitano a Cambalu ( 737 ), altro a Cumdan che Re« naudot dimostrò essere Nankin ( ibid. p. 738 ).

178. Cinque giornate, Shahaawaz citato da Rennel ( Descript, de 1* Ind. t. IL p. 263 )> dice che Cashgar confina a settentrione con le montagne del Mogulistanj che si estendono dai paese à*Al--Schash al Turfane col paese dei Calmucchi . A Occidente eoa lunga catena di monti che Macdonald Kiooer ap* pella Teeruck Duan ( p. 431 )> che si stacca da quella del Mogulistàn ha ad Oriente renose colline» boschi e deserti. Non sono indicati i confini del meszodi ma fa d'uopo credere che pianeggi da quel lato il paese. Cascar risiede secondo Macdonald Kinner in una pianura ben coltivata.. Passa vicino alla città un b^ fiume 9 ma non lai^, navigabile,, vi risiede oggidì un governatore Cinese ( p. 4^2 ). la città e secondo Renuel a 4a* 3o* di latit. e se non avesse a gran distanza le montagne Terso mezzodì e prossime a tramontana non vi prospe- rerebbe il cotone. Secondo Gaubil la citti e a 39* 3o' di Lat e 79* iT Long. ( Apud Soucict Observ. Matbem. tires des Ancien. Livr. Chinoia t. k p. 25q ). Ma sembra pia esatta la latitndiriff assegnatali de Rennel.

85

GAP. XXX.

Della città di Samarchan: e del miracolo della Colonna

nella Chiesa di San Giovan Battista.

Samarchan '7^ é una città nobile , dove sono bellissimi giar- dini, e una pianura piena di tutti i frutti , che Tuomo può desiderare . Gli abitanti , parte, son Cristiani ^ e parte Saraceni, e sono sottoposti al dominio d- un nepote del Gran Can . Del quale non è. però amico, anzi è di contìnuo fra loro inimicizia, e guerra , ed è posta la detta città verso il vento Maestro , e in quésta città gli fu detto . *^ esser' accaduto un miracolo , in questo modo . Che già anni cento e venticinque , i^' uno no-

179. Samarcan o Samarcanda. H Polo fa retrocedere il leggitore e lo ar« rerte nel Testo da noi pubblicato. » Or lasciamo di questa » ( della Provincia » di Casbgan ) e aoderemo a Samarca ». Dipoi, ei dice,- che ivi sono Cris« tiaoiy e Saracini » e sono al Gran Can e sono verso Maestro » cioè in dire* zinne opposta a quella della via che seguiva che ha avvertito , che volgeasi a Greco e Tramontana. Da Samaraaida a Cashgar portano le antiche car- te una distanza di circa 700 miglia ma non é che di 55o secondo Rennel. Questo dotto Scrittore ne rettificò la distanza, dietro Tautoiiti di Sherejfdin che scrisse la storia di Tamerlano , secondo il quale, le due città sono lontane runa dall'altra 25 giornate ch'ei valuta di i5 miglia T una in linea retta e che percid danno un totale di 37$ miglia. ( Descrìpt. de l'Ind. t. II. p. 26r ). La dotta congettura del Geografo vicn confermata, in gran parte dall'Itinerario da Samarcanda a Cashgar pubblicato da Macdonaid Kinner. La distanza fra le due città e di leghe i5j o miglia 411 seguendo la via di Kogend che secon- do la nostra opinione è quella che fecero i Poli seniori. ( Memoir. p. 4^0 ).

180. Gli fu detto essere accaduto un miracolo. Qui è caduto errore nella Lezicme Ramusiaaa per cui farebbe d'uopo credere ch^ei di persona visitasse Samarcanda. Ma gU altri testi del Milione non dicono che gli fu detto. Il Teato nostro dice soltanto ( p^ 35 ] » e dirovvi una meraviglia che adivenne » io questa terra » La lezione del Riccardiano : p In haec civitatet tale bis tenir* » pori bus factum est, Christi virtù te, miraculum. »

:i8i. Anni cento venti cinque. Altro errore della Lezione Ramusiana » il nostro Codice dice t non é gran tempo che Gisgatta ». H Riccardiano » Quidam » fràter Magni Kaam, qui dicebatur Cigatài qui huic preerat regioni p^ infatti sa- rebbe un grand* anacronismo il supporre che corressero a5 anni fra Zagatai e l'epo* ea dei viaggi del Polo. Mor^ Zagr^tai secondo il Deguignea nel 1^42 ( t IV. p. 5io ) Dunque il testo dee dire aS anni, e cid fa comprendere che diceasi che erano 2S anni che il miracolo era accaduto, allorché passarono i Poli da. Samarcanda^ lo che fu come dimostreremo altrove nel 1262, -talché ciò accadd*

86

miMto Zagathai j fratello germano del Graa Caa , si fece cristia- no , con grand' allegrezza de' Cristiani abitanti j quali col favor del Signore , fecero fabbricar una Chiesa in nome di S. Gio- va n Battista^ e fu fatta con tal artificio, che tutt'il tetto di <piella , ( eh' era rotonda ) si fermava sopra una colonna^ ch'era in mezzo: di sotto di quella vi messero una pietra quadra, la quale tolsero col favor del signore d'un edificio de' Sarace- ni j li quali non ebbero ardimento di contradirgli per paura . Ma venuto à morte Zagatai, gli successe un suo figliuolo, ^'^

ri non volse esser Cristiano , e allora i Saraceni impetrarono lui , che li Cristiani li restituissero la lor pietra , la quale

&ct isSy. CiascuQ ravvisa che esMado morto Zagatai nel 12421 e il Polo es- sendosi partito dall'Armenia Minore per Kai ^ pin ^/u nel 1272, non può ret« lificarsi la data in yerun modo, supponendo che il racconto fosse stato fatto adesso, che traversò l'Asia So anni dopo la morte di Zagatai. Samarcanda era la capitale della Transostiana ai tempi di Cengia - Can e la più famosa città dell'Asia. Fu nota a Plinio, e a Strabene coi nomi di Marcanda : ai tempi dt Alessandro avea 70 stadi di giro, ed era capitale in allora della Sogdiana o del Sogd come tuttora si appella ( Ariian. Erp. p. 236 }. Crabbe posteriormente di esten* sìone e di potere, dodici leghe di giro aveva ai tempi di Gengis -Caa .* era ben fortificata, eranvi dodici porte distanti una lega runa dair altra. Un aque- dotto recava T acqua d^un fiumicello a tutta la città, eranvi acqua in ogni con- trada, in ogni casa. Altre sorgenti davano acqua alle Fonti delle Piazze : ogni casa avea il suo giardino. Assediolla Gengis-Can e vi ffece trucidare a sangue freddo trenta mila uomini, che ne formavano il presidio. ( Petis de la Croix Hist. de Geng. p. 276 ). Questa città che aveva la reputazione di es- sere la sede del sapere dell'Oriente, fu nota ai Cinesi col nome ài Ton'-pin^ty 140 anni innanzi G. C. I Sogdiani fecero un'escursione sulle, firontiere della Cina, vi uccisero molte genti, ma furono respinti. Sotto il regno à^Yven^^iy^ 40 Anni innanzi G. C. il re di Samarcanda inviò un'ambasciata alla Cina. Si strinsero relazioni amichevoli fra i due stati ai tempi del successore d'IWn-ir^ ( Mem. sur les Chin. Par. 1789 t* XIV. p. 3o }. Anche oggidì secondo Ma* fdonald Kinaer ■( p. 419 ) ha molte belle fabbriche e gode di clima delizioso. Da un iato un fruttifero e verdeggiante prato s' estende fino a Baccarà , da cui è disunte 3i Lega, o 95 miglia (!• e. ) Verso mezzodì alla distanza di due mi- glia da Samarcanda comincia il paese montuoso. Il fiume che somministra le acque appellasi Kohuk. Tutti i prodoUi di Suolo, sonovi eccellentissimi . Il fi- urne principale e quello detto Ahogd ( Geog. Min. Abulf. t III p. 35 ). Lat. della città 41* no Long. gS* ( Deguign. t. I V. p. 440 )

182. Gli successe un suo Jigliuolo, Secondo il Oeguignes alcuni pretendo- no che succedesse a Zagatai il suo figlio Bessumen Kai^Kan^ altri Cara^Ulagu ( t IV. p. 3io ), ma dietro Tautorilà del Polo può affermarsi che la prima assejrtiaae ^ 4a vera.

V

87 ancorché i Cristiani offerissero di pagarla, non volsero, per- ciocché pensavano , che levandola via , la Chiesa dovesse rovi** Dare Per la qual cosa li Cristiani dolenti ricorsero a raccoman- darsi al borioso S. Giovaniu, con grandi lacrime, e umiltà. E venuto il giorno , nel quale doveano restituire la detta pie- tra, per intercessioQ del Santo , la colonna , si levò alu dalla ba- se della detu pietra per palmi tre in aere^, che facilmente si poteva levar via la pietra de' Saraceni, senza che gli fosse posta sostentanìento alcuno, e cosi fin' al presente si vede detu «co- lonna senz' alduna cosa sotto . Si è detto abbastanza di questo^ dirassr della provincia di Carcfaan.

GAP. XXXL

Della città di CarchaUj dùs^e gli uomini hariìio le gambe

grosse y e il gozzo nella gola

Di qui partendosi '^ si vien nella provincia di Carchan, *^^ la cui lunghezza dura cinque giornate. Le genti osservano la legge di Macometto^ e vi sono alcuni Ciistiani Nestorint, e sono soggetti al dominio del sopraddetto nepote del Gran Can; sono copiosi delle cose necessarie , e massimamente di bamba^ gio Gli abitanti sono grandi artefici , e hanno per la maggior parte le gambe grosse , e un gran gozzo nella gola , il che av-

t6S» Di <fià ponendosi > Non è esatta la leziooey ma migliore quella del Te« sto da Doi- pubblicato. » Or lasciano qui e dirovvi d*un altra provincia che » ha nome Carcàn » ( p* 55 ) Infatti qu{ rientra nel suo camino^

184 Carchan è Yerkend o Yarkund ^ come appellala Macdonald - Kin* aer. Da un itinerario pubblicato da esso apparisce che é yentidue leghe %. e 63 miglia a levante Scirocco di Casgar. BentioL (Hisfe. GeoeraL des Yoy. t VII. p. 205- } dicela a Settentrione di Cashgar : é città assai bene fabbri- cata alla maniera orientale di mattoni asciutti al sole, con territorio fertiir abbondevole d'ogni sorU di frutte e erbaggi. Ma quello che dee recar maravi» glia si è che il suddetto scrittore contro T opinione di tutti i- moderai geo« grafi ponga Verken a Settentrione di Casghar. 11 Goes. che come abbiam detto fu in detta citti, narra che ai suoi tempi era capitale dei regno di Cashgar ana cittii appellata Uiarlan. 11 Polo per esprimere raspirasionedellow 1/ usd la lettera C e perciò chiamo la citti di Carena . Il Padre Gaubil l'appellala Kr* ghen^ la pone a 38% ao\ di Lat a tii% iT. di Long» ( Apud. Soucce. l e.

p- 269. )

88

viene per la }nx)prietà ddl' acque , che bevono , ''^ e in questa provincia altro non v' è degno di memoria .

GAP. xxxn.

Della ciltà di Cotanta e abbondanza d* ogni cosa necessa-

ria al s^i^ere .

Dopo si perviene alia provincia di Gotam, fra Greco, e Levante; la cui lunghezza è otto giornate, ed è suddita al Gran Can^ e quelle genti osservano la legge di Macometto. Sono in essa molte città, e castelli, e la più nobil città e dalla anale il regno ha tolto il nome Gotam *^ . La quale è abbonaantissima di tutte le cose necessarie al vivere umano. Vi nasce bambagio, lino, e canapa, biada, e viuo ed altro. Gli abitanti hanno vigne , possessioni e molti giardini Vivono di mercanzie , e d' arti , e non sono uomini da guerra Si è detto di questa provincia, diressi d^ un altra detta Peym .

i85. Un gran gozzo. Questa infermità è comune in Europa a molte popo- lazioni 9 che abitano lungo la catena delle Alpi si vede anche comune in Sas- sonia^ paese ch'é ancor esso pedemontano, si attribuisce dagli osservatòri anche oggidì quella escrecenza di gozzo, alla cagione assegnatali dal Polo.

i86. Coiam, I Cinesi, secondo Deguignes, danno a questo paese il nome di Vu "^ tieUf dicono che è un regno che ha d'estensione looo Li , e che 8 o 9 ne ha di giro la capitale. Contiene quello stato 5 città grandi , e àìecì piccole^ e le montagne del paese racchiudono piètre preziose ( Deguign. t. IL p. a5 Nel giornale di Benedetto Goez vien detto Khoten, e secondo quel viag* giatore nel fiume del paese trovasi quel diaspro detto dai Cinesi Ju^ckcf che è una giada, di cui parla il Polo all'Art Pejm. Secondo il Goez é la miglior merce di cui possa farsi acquisto per recarla in Cina, dove é tenuta in gran pregio. Secondo il viaggiatore, il fiume di Koien è quello medesimo di Verkerif ma non é tale ropmiooe dell' An ville, dei moderni Geografi ( Hist. Gen. des Yoyag. t YU. p. 41 5 ). Abulfeda » Chotan civitas Turcarum , ultra Bur » cofkf, et citra Cashgar: Auctor Alazizi civitas incolis frequens, solum fer- 9 tile, multisque fluviìs irriguum » ( Geogr. Min. t. III. p. 79). Secondo Nes« air Ettuseo ( Lat. 42° o^ Long. 107* o* ). Muscìno Kkoèen è famoso, e sovente rammentato dai poeti orientali. ( Wiliam. lon. Vie de Nader Cbah. p. ^a3 ). Kothen secondo un viaggiatore Tartaro é distante da Yerkend 140 mi- glila ( Marsd. not. 507 ).

GAP. XXXtlI.

Della prwincia di Peym^ e delle pietre calcedonie ^ je di* aipriy che si truos^ano in un fiume } e della consuetudi' ne y che hanno di maritarsi di nuoya ogni fiata j che svogliono .

Peym **7 è una provincia la cnri lunghe:^à è di cinque giornate tra Levante, e Greco, le cui genti sono Macometta-. ne e solette al Gran Gan. Vi soa moke città, e castella*. Ma la più nobile , si chiama Peym . Per quella discocre un fiu- me, nel qual si tntovano molte pietne di calcedon), e diasr prì . '^ Sono in questa provincia tutte le cose necesssarie . Ivi ancor nasce il bambagio . Gli uomini vivono d' arti , e di mer- canzie, e hanno questo brutto costume, che se la donna ha marito , al qual' accada andar' ad altro luogo , dove abbia a sta- re per venti giorni , la donna , secondo la loro consuetudi* ne , subito può torre un altro marito s' ella vuole, e gli uomi* Bi ovunque vadano , si maritano . E tutte le provincie seprad* deue, cioè, Gaschar, Gotam, Peym fino alla citta di Lopy sono comprese nelli termini della jgran Turchia *^. Seguita della provincia Garcian.

rS^p Pejm ( Cod. Rice. Pein ) città segnata nella carta d'Ànville IM*^ 58% 45*. Long.. io5'. Sa*, con un fiume d'ignota sorgente, ma che deve aver* U nei monti stessi di quello di Koten e dirìgersi verso Levante , poiché se-^ condo il Polo ri si pescano quegli stessi diaspri che secondo il Gocz trovan* si nel fiume di /Cofen. Parla di Feym Deguìgn^s e suppone che possa corrispondere a una città detta Kan-idien da un ambasciatore Cinese, che a tempo dei Tsin andò» ip quella coBtrada, ma afferma fiéètre assai difficile lo stabiiirne la posizione ( De-* script a^^ Tart.xll. p.XVlJ- ).

188. Vedasi ( V^. l. p. 34.not. )

189. T^ermini della Gran Turchia. I Persiani dividevano antichissimamente la parte centrale delTAsia in Iran o Persia e in Turanp paese che fu detto pò» scia TurchetOmf generica iqppeUafcione dell' Asia di dal Oiassarie ( Sir - Daria > e YJmatis ( Renaud. Belat. p. stji \ Secondo V Assemauni ( Bib. OrienU T III. p. 786 ) il Tiirckes$mo paesede'Tiu-chi ». dai Geografi Orientali vien detto q^uel tratta. di terre che è di dal Sihoif o Giasitne sino al confine del Cataja. I Tur- chiy oome si disso nella Storia delle relazioni vicendevoli dell'Asia e dell' £u^ ivpa , discendono da poco numerosa tribù che abitava i morati Altaici ser«^ va degli Avari» che nel sesto secolo occupò il Turati e diegli il nome di Tur^,

\

90

e A P. XXXIV:

JO^Ua pros^incia di Ctàrcian ^ e delle pietre di diaspri , e CalcedonJ j che si t movano ne' fiumi , e sono portati in Ouchah; e come gli abitanti Juggono né* deserti quando passa V esercito de' Tartari.

Giarcian '^ è una provincia della gran Turchia , tra Gre* co ^ e Levante , già fìi nobile , e abbondante , ma da Tartari è stata distrutta . Le* sue genti osservano la legge di Macomet* to . Sono in detta provincia molte città , e castelli : ma la città maestra del regno e Giarcian . Vi sono molti fiumi gros- «i , ne' duali si trovano molti diaspri . e calcedoni « cbe si por^

chestan. Mutarono la capitale del loro Impero che talvota fu Kashgar^ tavolta Otrar (HisL Gen. dea Yoy. t. VII. p. Aa5* HcrbeL Bibl. Orìent. p. 610) . Il Deguignea a tes- auta la atoria dei Turchi Orientali , che occuparono i detti paesi» e che discendeva* no anche esvi dagli Hiong^-mt o UnrU^ I Cinesi appellano quei popoli Tu^Kiue ( Hist. dea Huns t I. p. 223 ) e il paese ove si Stabilirono 7ii /u "fan dalle voci Tu'Culh-Jan che significa stranieri, essendolo i Turchi per detta contra- da , di cui s'impadronirono ai tempi dell'Imperatore Taytsung ( Mem. surla Chine t XIV. p. i5 e 18 ). Gli altri popoli appellano Twfan il paese che i Cinesi chiamano Tu-lu-fan perchè non possono pronunciare il primo nome per essere privi della Lettera r . Ai tempi del Polo, siccome i Turchi avevano sommamente estesa la loro dominazione, e possedevano vasto stato nell'Asia Minore, per distinguere la nuova loro dominazione dalla primitiva» Ai appellati questa Gran Turchia, come si usò dire Gran Bulgaria, e Grande Ungheria, le sedi primitive degli Ungheri e dei Bulgari, che poscia conqiiistarono paesi lungo il Danubio, cui dierono il loro nome#

190. Ciareiam Saggiamente reputa il Marsden ( Not. Si 3 ) che questa provincia corrisponda a quella di cui da contezza il Deguignea, ( t. II. 9 ) co! nome di Chen^Chen dietro la scorta delle Storie Cinesi: che avea per capitale Kan^ni'-tching vicino al lago di Lop. La città di Ciarciam col nome di Smrtem è segoau nella CarU delFAsia dell' Anville (Lat Sg* iS'Long. loS" Si'). Sembra cha l'illustre geografo non ne avesse contezza che dal nostro vfaggiatore, ciò dea recar maraviglia, perchè il Polo dice che la provincia era atata distrutta dai Tar* tari. A nostro avviso la pose sulla sua carta 1* Anville troppo a mezzodì di Lopt quando dovea easere sulla strada che vi conduce da Feym, e sembra sopra immedesimo fiume, poiché vi si trovavano quivi pure dei diaspri, della oalu« ra di quelli che fu avvertito trovarsi nei fiumi rammentali» di sopra » e che perciò venivano da una stessa catena di Monti. Il deserto pare che circondi quel paese da tutti i lati.

saoo fìao ad Oucbah *9« a veodere , e di quelli ne fanno gra« mercanzia y per esserven^ gran copia . Da Peym fino a questa provincia , e anche per essa è tutta arena ^ e sonovi molte a- eque triste , e amare : in pochi luoghi ve n' è di dolci , e buo* ne ; e quando avviene , che qualche esercito de' Tartari , cosi d' amici , come di nemici , passa per quelle parti , se sono ne- mici depredano tutu i suoi beni, e se sono amici , uccidono, e mangiano tutte le loro bestie: e però quando sentono, che devono passare , subitamente con le mogli , coi figliuoli , e be- stie fuggon neir arena , per due giornate , a qualche luogo do« ve siano buone acque, e che possano vivere, E sappiate, che qaando raccolgono le lor biade , le ripongono lontano dalle a- bitazioni in quelle arene, in alcune caverne., per paura degl^ eserciti, e d'indi rijx)rtano le cose necessarie a casa, di me-^ se in mese, ne altri, ch^essi conoscono que' luoghi^ mai alcuno può sapere dove vadano , perche soniando il vento , su- bito cuopre le loro ])edate con V arena . E poi partendosi da Garcian , si va per cinque giornate per V arena , dove sono cattiv' acque , e amare , e in alcuni luoghi son buone , e dol- ci , ma non vi sono altre cose , che siano da dire . E al fine delle cinque giornate ^ si truova una città detta Lop ^ la quale confiua col gran deserto,

GAP. XXXV.

Della città di Lop y e del deserto j di' è vicino ; delle cose mirabili y che sentono passando per quello.

Lop^ »9* è una città, dalla qual partendosi, s'entra in

191. Ouchah. Qaesto nome lo credo un'errore manifesto il Sig. Marsden ( noL 3i3 ) e corregge CéUhai , eecondo la lezione della stampa di Basilea, il nostro testo porta Ùcara ( p. 34 ) il Magliabechiano II. Catiajo. Ma io re- puto retta la Lezione Ramusiana e che debba leggersi Oukak che e la oittà sul Volga rammenUta di sopra ( Not. 8 )• E ciò credo notasse il Polo per dimostrare quanto pregiati fossero quei diaspri, e a quanta distanza si trasportassero .

192. Lop, Yerun Viaggiatore rammenta come tuttora esistente in quelle raponi la città di Lop. 11 Polo la pone a cinque giornate da Oarcian^ che possono ralutarsi 75 miglia in linea retta. La carta di Arrosmith pone Lop. a 4o** 4a di Lat e a 89% 5o\ di Long. Ma secondo Gaubil evvi un lago detto

9^ iin gran deserto , il qtial simUmenie chiama Lop ^ posta fra Greeo^ e Levaate: e Ìsl città è del Gran Gan, le cui gea«

Lop'rwTf la di cui. estremiti è a 42' 20* di Lat. e à 78* 5i' di Long. ( Apud Souciiet p. 274 ). Secondo il Deguignes i Cinesi appettano quel lago Pu^lui^hai^ ha 400 Li di circuito. In questo lago hanno foce i fiumi che ' scaturiscono dai mon* ti del^aese di Khoien ( 1. e. p. 11 ). Nella preziosissima Carta delia Sala dello Scudo 9 pubblicata dal Ch. Padre Zurla é segnato detto lago col nome di* Ix^f cosa tanto più maravigliosa, in quanto che non fa nel teato Veruna menatone del Lago il veneto Viaggiatore'.

i^. Deserto di Lop. Il Polo chiamar questo Deserto di Lop^ n^ è da re» car meraviglia, mentre accade sovente in Oriente , ed anco fra noi, che una città dia. nome o al paese o al deserto, o al fiume che é a quella vicino. Ques- to immenso deserto che separa la Cina dal Tibet ^ dalla coa£ detta Piccola Bàccaria^ e dalla Tardarla , è detto Chamo dai Cinesi ed anche Kan-hai che signi- fica mare di rena. I Tartari lo appellano Cobi. Dice il DuhaMo' non vi é inai erba, Bcq«a,; e che perciò è incomodissimo al Viaggiatore, e pericoloso pei cavalli, da quali alcuno quasi sempre se ne perde nel trayersario . Perciò i Tartari di quelle parti servonsi molto più di cammeli, perchè quelle bestie posson far di meno di be« re per cinque o sei giorni , e campano con poco . ( Du Halde t. IV- p- 26 ) OH Ambasfeialori di Schak^Rock l'anno 1419 net recarsi alla Cina traversarono il Deserta, .ma più a Tramontana dppo Ash ( che sembra Aksu ) venendo per Taschkend entrarono nel paese dei MogoUi : rammentano BilgotUf i paesi d* liduz e di ^Shir Behram che formavano parte del deserto j giunsero A Tot- kariy che può congetturarsi essere Turfan^ indi a Kara Kója finalmente a Ka- bul che si ravvisa eBsere Camul o Homi. Di li partendosi traversarono un deserto nel quale non trovarono acqua che di dille in due giorni. Gli Amba- sciatori ne partirono il 25 del Mese di Redjeb e il 14 del mese di «fcfto^it giunsero ad una città lontana 12 giornate da So-tcheu f talché per traversare il deserto essi impiegarono 6 giorni del mese di Redjeb che è di 3o ( Art de Verifier les Dates Dissert. p. 17 ) 14 giorni del mese di Schaban^ ed erano a dodici giornate di distanza So^tcheu eh' essi appellano Sokju perciò da Marni a questa città impiegarono 32 giornate ( HisL Gen. des Voy. t VII. p. 377 ). Secondo il du Haldo Homi è a 90 leghe di distanza dalla gran muraglia , da cui separala un terreno secco e renoso il più sterile di tutta la Tartaria ( 1. e. p. 26 ) . Ho creduto alcun poco distendermi intorno a detta relazione pubblicata scor- rettamente tanto nella raccolta dei Viaggi di Tbevenot, quanto nella Storia Ge- nerale dei viaggi perché il Padre e Io zio di Marco all' andata neguirono par» te di detta via. Al. ritorno gli Ambasciatori seguirono in parte la via fatta dal figlio. Essi partirono da So-icheu nel plenilunio del mese di Murram che sup- podgo essere .aocadato il i5 di detto mese . (Hist. Gen. àti^ Voy. t. VII. p. 590 ) Da So^tcheu A diressero a Karàulre .di li per timore delle ostiUtà e guerre che erano nei paesi da loro traversati all'andata, seguirono una via più meri* «lionale' del deserto: partirono il 19 della Luna di Moharrmm, Furono molto afflitti dalla mancanta d'acqua, e uscirono:. felicemente dal desiertoil 16' del m^ se àìRobie. V'impiegarono adun({ae dodici giorni della luna éiMoharram^ 29 4i €|ueila di Sfjfarj e i^ quella AtfMe^ ossia cinquanta^et;^ ^oroi ( AvT-

9^ li osservano la legge MacomettQ £ quelli y che vogliono pas- sar^ il deserto, riposano ia questa citta per molti giorni^ per preparar le cose necessarie , per il cammino ; e caricati molti asini forti , e camelli di vettovaglie ^ e mercanzie , se le con- sumano, avanti che poissino passarlo^ ammazzano gli asini ^ e camelli ^ e li mangiano . Ma menano per lo più li camelli y per- chè portano gran carichi ^ e sonò di poco cibo : e le vettova^ glie devono essere per un mese , perchè tanto stanno a pas- sarlo per il traverso, perchè alla lunga sarìa quasi impossibile a poterlo passare , non potendosi portare vittuarie a sufficenza per la lunghezza del cammino , cne dureria quasi un atmo E in queste trenta giornate , sempre ^ va per pianura d'arena, e per montagne sterili : e sempre in cajx) di ciascuna giornata si truo- va acqua , non già abbastanza per molta gente ., ma per cin- quanta, ovvero cento uomini con le loro bestie, e in tre ov- vero quattro luoghi si truova acqua salsa , e amara e tutte le al- sono buone , e dolci , che sono circa vent' otto. In questo deserto non abitano bestie , ucceUi, perchè non vi ti*uovano da vivere. Dicono per cosa manifesta , che nel deuo deserto v' abitano molti spiriti, che fanno a' viandanti grandi^ e maravigliose illusioni^ per fargli perire, perchè a tempo di giorno^, s^ alcuno rimane addie- tro, o per dormire _, o per altri suoi necessarj bisogni ^ e che la compagnia passi alcun colle , che non lo possa più vedere , subito si sentono chiamar per nome^ e parlare a similitudine della voce de^ compagni^ e credendo, che siano alcuni di quelli^ vanno /iior del cammino^ e non sapendo dóve andare peris- cono.. Alcune fiate di notte sentiranno a modo d'impeto di qualche gran cavalcata di gente fuor di strada , e credendo ^ che siano della sua compagnia, se ne vanno dove senton il romore ^ e fatt' il giorno ^ si trovan ingannati , e capitano male . Similmente di gionao , s' alcun rimane addietro, gli spiriti appariscono in for? ma di compagni e lo chiaman per nome, e lo fanno andare fuor di

de Yerif. tea Dates. I. e: ). U Viaggiatore GO02 impiagò 2& giorni da Yerhen a Aksu e in quel tragitto avea traversato un deserto appellato Karakatay . Da jiksu a Chalis ( non è segnato il tempo che vi impiego ) ao giornate da Chalis 4 Puchaìif indi a Tur fan per Aramuth e Khamul: in io giorni giunse a So^ tàheu ( HisL Gen. des Voy. t. VII. p. 417 ) . Ma anche il giornale deU' infelice miasionario » raccolto dai suoi appunti non offre quella chiarezza che sarebbe deaiderabile.

94 strada ; e ne son stati di quelli, che passando per questo deserto^ hanno veduto un esercito di gente, che ^i veniva incontro, e du- hitando , che vogliano rubbarli^ si sono messi a fuggire , e lascia- ta la strada maestra, non sapendo più in quella ritornare, misera- mente sono mancati dalla fame : e veramente sono cose mara- vigliose , e fuor d' ogni credenza , quelle che vengono narrate che fanno questi spiriti, in detto aeserto, che alle fiate per aere , fanno sentire suoni vari , e diversi istrumenti di musica e similmente tamburi ^ e strepiti d' arme , e però costumano d'andar molto stretti in compagnia; e innanzi che comincino a dormire , * mettono un segnale verso che parte hanno da camminare^ e a tutti li loi^o animali legano al collo un cam- panello , qual sentendosi , non li lascia uscire di strada : e eoa grandi travagli, e pericoli è di bisogno di passar per detto deserto. *»*

194* Questo Deserto. Sebbene accada non di rado che abbiano molti spa« venti i viandanti che traversano i decerti dell'Asia e dàlF AfiHca, e che sia- no ingannati da non poche iUusioni ottiche ed acustiche, come avvertimmo in aittx) luogo ( t. I. p. 36 not. a ) il Polo, giustifica la sua asserzione, col di- re p veramente sono cose maraviglìose e fuor d*ogni credenza, quelle che ven- » gono narrate » Infatti ecco ciò che leggesi in Visdelou ( supp. a l%^^ibliot Orient. d'Herbel p. iSg ) » Si pud ( dice Ma-tuan^lin Storìto Cinese ) » andare dalia Cina neVi^ Ejrghour per via moko pili corta deHa comune, ma » a ciò fare occorre passare per una pianura renosa, che ha. più di cento le- p ghe di lunghezza , da ogni parte non vedesi che cielo e rena, senza che vi » apparisca orma veruna di cammino. Coloro che vogliono traversarla non s'im- i> battono in altri segnali che in ossa d'uomini, e d* animali, o in escrementi » di cammelo. In quel tragitto si ode ora cantare, ora piangere, e accade so* » veote che i yiaggitori che vogliono investigarne le cagioni si smarriscono e V periscono. Quelle voci sono di spiriti o di folletti. Perciò i viaggiatori e i » mercanti preferiscano la via di Homi o CamiL Questo paese renoso comin- » eia all'Oriente della citttf di Na-che-'ichim, dalla quale vedesi il colle o pas-

saggio detto Yu*men» Kuan che e U vicino. Dopo tre giorni di cammino » renoso, giungesi alla Valle dei Demoni, ivi si sacrifica a un nume per ot-

ottenere che cessi il vento, caminasi altri cinque giorni e giungesi a un » tempio . Si traversano dei popoli differenti e dipoi si arriva alla^ capitale

deir Ejrghur p. Ciascuno ravvisa che i racconti del Cinese Ma * tuaa * Un e Polo sono conformi, e che ^^rivano dalle stesse iavale pqpolarì.

95 GAP. XXXVII.

Velia prwincia di Tanguth; e della città di Sachion: ò de^ costumi quando nasce loro un Jigliuolo f e del mode come abbruciano li corpi ds morti

Quando 6*è calvalcato queste trenta giornate, pel deser* to, si truova una città (Utta Sactuon, ^^ la qual è del Gran

igS Sachion è «ecoado il Polo ali* uacita del Deserto ( t. I. p. 36. credela il Deguignes Cha - ieheu che significa città arenosa , che nella carta d'Anville, e che precede T Atlante Cinese, segnata a mezzodì del lago Ha^ ra - fior e a maestni di Sotcheu ( Deguignes t I'. p. xii. )• A tale opi- nione appigliasi il Mar%lea ( Not Sii. ). Gaubil crede che sia Va - icheu ( Hist. Gen. des Yoy. t. VII. p. 52o ) . Io reputo che sia So - tcheu all' ingresso delta Cina , sulla via che doveva seguire il Polo . Ne vedesi sotto altro nome nel nostro Viaggiatore fatta menzione di questo celebre Emporio della Cina. Fra le tribù che fecero guerra a Temugin^ o Gengisean si nomina quella di Sakiu ( Hist. Gen. de' la Chin. t. IX p. a4 ) . 11 padre Gerbillon nel suo settimo viaggio fu a So " tcheu osservò la lat della citti Sg*. aST, Esso dice che le terre della contrada sono arenose a non atte alla cultura del grano , che non ^vi si raccoglie che miglio e altre minute biade ( Du- Hald. t. IV. p. 559 ). Se leggesi la descrìsione del Du - Halde ( t I. p. ao6 ) pare che sia la pid pingue e ferace contrada . E da osservare che fu det- to a GerbUkm che la Gran Muraglia passava a 90 Li o dieci leghe di distanza dalla città a maestro. E il Polo dovea incontrarla prima di giungere a detta città, ma fu soggiunto al Gerbillon che andando a ponente, e a libeccio non era che di terra, che in molti luoghi non aveva che cinque o sei piedi di altezza, che era quasi interamente rovinata, senza che si pensasse a ricostruirla. Non reche- r4 adunque meraviglia che il Polo non fecesse menzione di un monumento, che •e pure esisteva ai suoi tempi , era di cosi piccola importanza (1. e. ) Du- Halde dietro l' Autorità dei missionarj , narra che gli Orio popoli di razza MogoUa: » sont bornès au sud parla Grande Muraille, qui n'est la que de ter* re battue, aussi bien quedans tout le Chen-sif et qui n'est haute que d'en- » viron quinze pieds » ( t. IV. p. 27 )• E siccome il Polo dove traversala ap« punto partendo da Can^tcheu per recarsi a Kei^^pin^/u se esisteva dove tra* versoUa , non era cosa degna dell' attenzione del Viaggiatore . Tanto i paesi di So " tcheu j quanto quelli di Can* tcheu formano una lingua dd Khen^i Ae inoltrasi nella Tartarìa, e furono infatti quelle due piazse costriute dai Cinesi per contenere qudle popolazioni. ( Deguignes t. IL p. x. )• E ciò che dirno- Btrm, che il SaMon del Polo corrisponde a Sotcheu t è che ivi per la prima v^ta rammenta i settari e regolati e gì' Idoli del culto Foe , perchè quella tu la prima citti Cinese in cui s'imbattè.* ai suoi tempi ndle limitrofe contrade #eguÌTasi la legge di Maometto , o lo SciamatUsmo Tartarico.

96 Clan , e la provincia si chiama Tangnth '^ ^ e adorano gli Idoli : e vi sono Turchi , e alcuni pociii Cristiani Nestorini , ^ e anco

196. Tanguth. Bentink^ eà' nhii che nel secalo caduto descrÌ5sero la Tar- larla Asiatica, avvalorarono alcuni errori Geografici intorno al Tangut non del tutto disgombrali . l\ Tangut secondo la l^ro opinione, k la Gina a Levante» il regno di Jva o di Brama a mezzodi, gli stati del Gran Mogol a Ponente, e quelli del CorUaisch Gran Can dei Calmucchi a Tramontana . £ diviso in due parti , la meridionale chia- masi propriamente il Tangut ^ la settentrionale il Tibet * ( Recueil de Voy auNord t. X. p. 100. ) Questa errata opinione segue il celebre Padre Giorgi nel suo Alfa-^ beto Tibetano ^ p . 9. ) Pinckerton si accosta maggiormente al vero dicendo, il Tangttt ( Geogr. t. IV. p. 24^ ) comprendere la parte del Tibet, che è a maes- tro e parte della provincia di C^/i 5Ì. Oeguignes sembrami aver colto nel se- gno asserendo ch'era , il nome dato dai Tartari al. regno impeliate dai Cinesi Si Mia o 'Mia occidentale. Lo fondarono alcuni popoli d'Origina Tibetana: la nuov:a .nazione fu appellata Tank ^hiang. ( Deguig.^t. I. p. 166 ). Laiife- miglia che regno in detto paese governava da primo' la provincia per gl'Impe-^ r^duri della Cina . .Essi, prenderono poscia il titolo di he di Hiu e il loro sta- to era composto, di parte dei Chea ••.si, e dei paesi d^gU Ortu^ Cha-tcheup del Kokorpr^ e delle contradt; che. erano in vicinanza del Li^' di Lop. Etzina era una delle gyttà principali^ di detto stato, e quesjta è la ioontrada dagli Scrit- tori occidentali detta Tangut. Incominciò il regno di Hia di cui tanto favel- lano le scorie Cinesi sul declinare del IX Secolo. Fu distrutto da Geogìscaa nel 1226, regnante ivi un principe detto dai Cinesi . ^on *//- //««» ( ibid. ) e dagli scrittori Arabi, e Persiani delle gesta di quel conquistatore Si^sdacu, tt Mogollo disfece la sua poderosissima Ai:mata e tolse <U vita^ 5oOopo combattette ti. ( Petis de la Croix lib. IV. CXIII. ). S^ihisdacu, giunse alla residenza dei* Gran Can come prigioniero, otto giorni dopo ia m^rte di .es$o, ma avea ordi* nato di farlo perire, e in cid fu ubbidito ( ibid. ) Allora capitale del regno ài Hia ^ra Campion come appellala il Polo, che è città a. 12 giornate a. mezacodi di Etzifia (ibid. p. 471 )• Ciò che dice Deguignes viep confermato da altri^ geografi e viaggiatori^ Witzen dice che la lyioiagolia ha pei: confine meridiooale iK Tangut e il Turckestan ( Voy. de Pallas t. VI. p. S60 not ) Aubriqujs asserì che i Mugolìi vivevano in vasti pascoli a.tramontana,r e gl'iguri nei monti, del mez- zodì, e che a Levante di essi erano i Taagutanif ei .poscia, fa. menzione di- strata come il Polo dei TibeUni ( Apud. ^Berg.. t. I. pag. $7 )* Aitoue Armeno^ nel parlar dei Tartari dice. » Prima in^^rum nationum fartaroruin npmioatur » Tatar, quae a provincia in qua di^gebant primìtus nomen Sumpsit Secuoda » appellatur Tangot ( Tangut )" tertia Cunat , quarta lalair : quinta Sonich :. ^ sexta Monghi, jepUma. Tebetk ( Cap. XVI. Nov. UriMS ). Conferma adunque detto Scrittore come il Polo, ch« diatinti pae»i erano il Tibet e il. Tangut e a me pare sia aegnatp.il Tctngut vettanuente nella carta dell*' AnriUe . Egli è vero che V Al&beto Tibetano chiamasi ancora Tangntano aecondo Abulfa* sagio ( Hist Gen. dea Yoy. t VII. p* 49 ) '^ Georgi ( Alph. Thibet. 9 >. 'Ma. ciò non recherà maravigliay rammentandosi che ì Tangutani credonai d'ong;iae'. Tibetana : d' altronde . non 4a motifO<U confioddere insieme due popoli perché

97 ^ ^ Saraceni : ttìk . quelli , che adorano gli Idoli hanno linguaggio da per se . La città è tra Levante , e Greco . Non sono genti , tiie vivono di mercanzie , ma delle biade ^ e frutti , che raccogliono delle lor terre. Oltre di ciò ^ hanno molti monaster) , e abbazie, che SCHIO piene d' idoli di diverse maniere , alli quali sacrificano, e onorano con grandissima riverenza : e come nasce loro un fi- gliolo maschio j lo raccomandan ad alcun de' detti idoU , ad onor del quale nutriscono un montone in casa quell' anno , in capo del quale ^ quando vien la festa del detto idolo j lo con- ducono avanti di quello, insieme col figliuolo, dove' sacrificano il montone ; e cotte le carni , gUele lasciano per tanto tempo , fino che compino le loro orazioni j nelle quali pregano gì' idoli , che conservino il lor figliuolo in sanità , e dicono , eh' essi idoli fra questo spazio , hanno succiato tutta la sostanza ^ ovvero sapo- re aelle carni . Fatto questo portano quelle carni a casa, e con- gregati i parenti e amici ^ con grand allegrezza e riverenza le mangiano, e salvano tutte l' ossa in alcuni beUi vasi , e li sacer- doti degl' idoli ^ hanno il capo , li piedi ^ gV interiori , e la pelle, . e qualche parte della lor carne . Similmente questi idolatri , nel- la lor morte , osservano questo costume, che quando manca aleuti di loro , che sia di condizione^ che gli voghono abbruciar il cor- po, li parenti mandan a chiamare gli astrologhi , e li dicono Fan- ijo ^ il giorno , e Y ora , che il mono nacque , quali poiché hanno veduto sotto che costellazione, pianeta, e segno egli era nato, dicono in tal giorno dev' esser abbruciato ; e se allora quel pia- neta non regna, fanno ritener il corpo talvolta una settimana mor- to, e anco sei mesi , avanti che 1' abbrucino , aspettando che il ])ianeta gli sia proprizio, e non contrario, mai gli abbruciereb- bouo , finché gli astrologhi non dicono ora è il tempo . Di sorte che bisognando tenerlo in casa lungamente, per schifiar la puzza , fanno far una cassa di tavole grosse un palmo, molto ben congiun- te , e dipinte , dove posto il corpo con molte gomme odorifere , canfora , e altre spezierie , gli stoppano le congiunture con pece ,

uaano un alfabeto medesimo . Chiuderò questa nota osservando che il regno di Mia o di Tangut avendo sussistito per più di tre secoli, ed estendendosi di qua e di daUa muraglia della Cina , e come osservammo non essendo anche oggidì che un argine di terra , vi è ragione di affermare che non esistesse ai tempi del Polo» ne dee perciò recar meraviglia ch'ei non ne facesse menzione. Gli Annali Ne- storiai fanpo menzione d'un Metropolitano del Tangut ( Assem. Biblioth. Orient t. IIL p. 785 ).

l3

'

9? e calcina , coprendola di panni di seta. E in questo tempo, che Io tengono in casa, ogni giorno gli fanno preparar la tavola, con pane, vino, e altre vivande, lasdandc^liefa per tanto spazio qnanto uno t ria mangiare comodamente : perchè dicono lo spirito, che è ivi presente, si sàzia dell'odore quelle vivande. Alcune fiate detti astrologhi dicon àlli parenti, che non è buono, che il corpo si^ portato per la porta maestra, perchè truovano cause delle stelle , o altra cosa , che gli è in opposito alla detta porta , e lo fanno portar fiiori per un^altra parte della casa : alle volte fanno rompere i muri , li quali guardano addirittura verso il pianeta ^ che gli è secondo ^ e prospero , e per queir apritura fanno portar fuori il corpo , e se fosse fatto altramente ^ dicono che gli s])iri- ti de' morti ofTenderebbono quelli di casa > e gli farian danno £ s' accade , che ad alcuno di casa gF intravenghi qualche male^ o disgrazia , ovvero muoja , subito gli astrologhi dicono , che lo spirito del morto ha fatto questo per non esser stato portato fuo- ri essendo in esaltazion il pianeta sotto il qual nacque , ovve- ro ^ che non è stato per quella debita parte della casa , che si dovea . '^ E dovendosi abbruciar fuori della città , li fanno fa- re per le strade dov' egli ha da passar alcune casette di legname col suo portico , coperte di seta , e quando vi giunge il corpo , lo mettono in quelle , ponendogli avanti pane , vino , carne , e altre vivande , e cosi fanno , finche giungono al luogo determina- to, avendo per opinione, che lo spirito del morto, si restauri alquanto , e pìgli vigore dovendo esser presente a vedere abbru- ciare il corpo *^ . Usano anche un altra cerimonia , che jMgliano

197. Le ceremonie usate oggidì dai sacerdoti del eulta di Ldma air acca* sione del nascimento di un fanciullo possono leggersi nello scritto intitolata » De* » scription du Tibet d'aprés la relation des Lamas Tangoutes. Paris 1808 p^ Sy r . Queste costumanze dei Tartari nei loro funerali conferma Petis de la Croix par- lando del TangMi ( Hist de Gengis. Lib. IV. e. xiii. ) ; e ciU Rubriquis, ma è mol* to probabile che estraesse dette notiue del nostro viaggiatore. L'uso di appre- stare la tavola al trapassato, citollo come esistente ia Cina il Viaggiatore Musul* mano pubblicato dal Renaudot (p^aS)*

ig8. Abbruciare il corpo. 1 Tibetani u^ano di ardere i Cadaveri ( Alph. Ti- bet p. 443 ) dei personaggi distinti » o di seppellirli imbalsamati in celle s^ ere . Che i Tartari ardano i loro corpi morti , confermala Gerbillon : è sebbe- ne alcuni abbiano abbandonato quest' uso , soggiunge che tutti lo praticano al- lorché le persone muojono in guerra , o in viaggi fuori della loro patria f e. i Cinesi ancora alcuna voha le praticano ( Du Hald. t IV. p. dS8 ) . Siccome ai- iorche il Pòlo fu in Qna la parte settentrionale di queir Impero era rimasta per molti secoli sotto la denoniioaùooMS Tartarica, m ravvisa che nelle contrade ove

99 molte carte '^, fatte di scorze d arbori ^ e sopra quelle dipingono uomini , donne ^ cavalli, cammeli^ denari , e veste y e Quelle ab- bruciano insieme col corpo , perchè dicono , che nell' altro mon- do averà servitori , cavalli , e tutte le altre cose , che son state dipinte sopr^ le carte , e a tutto quest'officio vi sono presenti tutti li stromen^i . della città , di continuo sonando . Avendo detto di questa , dirassi delle altre città , che sono verso Maestro , ^*^ ap- presso al capo del deserto *

GAP. xxxvn.

Della pros^incia di Chamulj e del costume , che hamio di lasciar ^ che le lor mogli ^ e figliuole dar mino con UJore- stieri j che passano per il paese

Ghamul è una provincia posta fra la gran provincia di Taa- gut^ soggetta al gran Gan, e son in quella molte città ^ e castella, delle quali la città maestra e detta similmente Ghamul , ^' e la

ei dimorò era quel coslume generalmunte praticato, e forse anche più allora perchè il concorso dei nemici, eie ostiliti freq uenti faceano temere di vedere vio- late le spo^e dei loro defunti, per li quali hanno una gran reverenza , cosa che •embra essere andata in disuso nei tempi pacifici posteriori. Perciò si ravvisa come accada che tanto frequentemente fa menzione il P«)io di popoli che ave- vano la costumanza di far ardere i loro morti.

199. M^ie carie. G)nferma pienamente questo rito funebre dei Cinesi il Padre Magaillans ( Nouv. Descrìpt de la Chin. p. 169 ).

aoo; Dirassi deliéf olire ciiia che sono verso maestro. Va notata questa avvertenza del Polo, con la quale viene a significare che descrive contradeche sono ia direzion^^^pposta da quella del suo camino, e che perciò ei non visitò ma forse ne ebbe contezza dal padre o dallo zio , ovvero da altri.

201. CAamal (Cod. Rice. ) Camul. » H paese di //ami segnato nelle nostre » carte col nome di regno di Hami^ non contiene che la città di detto nome, ma » piena di case, e un piceni numero di borgate segnate sulla carta. Quantunque * sia distante novanta leghe dalla porta delia Gran Muraglia detta Kea'jru-kea » che non gli manchi terreno, questo paese non cresce in estensione perchè » tutta questo spazio non è che terra arida e renosa, e la più sterile della » Taruria » ( Du Hald. t IV. p. 26 ) . Dice GerbiUon ( ibid. p. 44 ) il titolo di Han^ che significa Re o Imperadore scambiasi in quello di /JCa/i, perchè in Eu- ropa ai permuta Y U in A? nella maggior parte delle parole e sopratutto se é iniziale della voce. Cosi ei sog^iimge appellasi qui Homi una piccola città dei Tartari Yusbecki la più prossima alla gran muraglia, che dicesi in Europa Kami* Diceai Uublai iu vece di Cablai , Halkàs pei^ Kalkas , e cosi accade di moU

"1

lOO

provincia è in mezzo di due deserti , cioè del gran deserto , che disopra s'è detto, e d'un altro piccol iorse tré giornate. Tutte quelle genti adorano gV Idoli , e hanno linguaggio da per se . Vivono di frutti della terra , perchè ne hanno grande abon- danza , e di quelli vendono ài viandanti . Gli uomini di questa provìncia sono soUazzosi , e non attendono ad altro ^'cHe a sonare instruraenti , cantare , ballare , e a scrivere , e leggere secondo la loro consuetudine^ e darsi piacere, e diletto. E s alcun forestie- ro va ad alloggiar alle loro case , molto si rallegrano , e coman- dano strettamente alle loro mogli, figliuole, sorelle e altre paren- ti, che debbano interamente adempire tutto quello^ che li piace, e lóro partendosi di casa, se ne vanno alle ville, e di mandano tutte le cose necessarie al lor oste, nondimeno col pagamento di quello, mai ritornano a casa finché il forestiero vi sta . Giaciòno con le lor mogli ^ figliuole , e altre , pigliandosi ogni piacere^ come se fossero proprie sue mogli , e questi popoli reputano questa co- sa essergli grand'onore , e ornamento , e molto grata alli loro ido- li , facendo così buon ricetto a viandanti bisognosi di ricreazio- ne , e che per questo siano moltiplicati i loro beni , figliuoli , e facoltà , e guardati da tutti i pericoli , e che tutte le cose gli suc- cedino con grandissima felicità . Le donne veramente sono mol- to soUazzose , e obbidientissime a quanto li mariti comandano . Ma avvenne al tempo , che M anghù Gran Gan regnava in qaesta provincia , avendo inteso i costumi , e consuetudini così vergo- gnose^ comandò strettamente agli huomini di Camul , che per lo innanzi dovessero lasciare questa così disonesta opinione^ non permettendo j che alcun di quella provincia ^ alloggiasse forestie- ri , ma che gli provvedessero di case comuni , dove potessero stare. Costoro dolenti, e mesti ^ per tre anni in circa ossevaro- iio i comandamenti del Re. Ma finalmente vedendo, che le terre loro nou rendevano i soliti frutti , e nelle case loro sacce-

tj aieri nom}. La città di Camul doverono visitarla I Poli seniori nella toro andati allaCina, infatti ivi fece capo come avvertimmo anche Benedetto Goez. Quel paese come osservalo il Polo fu reame da per se , fondato dalla famiglia Tchin neU'anno yi3 e si mantenne indipendente sotto dieci regnanti . Secondo i Cinesi Storici Hami detto da loro Y^u-jren è a i5io Zi di distanza da S(h tcheu (Deguignes t I.p. 282 I. II. p. VII.) che corrispondono a circa 45o miglia d'Italia. Secondo Gaubil ( apud Sauciet P. 177 e 267 } la Ut di Hacni e di 4^'' 53" Long. 93*" 19.

Idi

devano molte avversità , ordiDarono ambasciatori al Gran Gan , pregandolo ^ che quello , che dalli lor antichi padri , e avi a loro era stato lasciato con tanta solennità , fosse contento , che potessero osservare , perciocché dappoi , che mancavano di far questi piaceri , ed elemosine verso i forestieri , le loro case an- davano di mal in peggio ^ e in rovina . Il Gran Can intesa cpie- sta domanda , disse : poiché tanto desiderate il vituperio , e ignominia vostra, siavi concesso. Andate, e vivete secondo i vostri costumi , e fate che le donne vostre siano limosinarla verso i viandanti ; e con questa risposta tornarono a casa con grandissima all&gresza di tutt' il popolo ^ e cosi fin' al presente osservano la prima consuetudine.

loa

GAP. XXXVIIL

Della provincia di Succuir y dwe si trova il Reuharbaro ^ che

s^ien condotto per il mondo . ^^

Partendosi dalla provincia predetta ^ si va per dieci giorna- te fra Greco , e Levante , e in quel cammino vi sono poche abi- tazioni , ne cose degne di raccontarle , e in capo di dieci gior- nate , si truova una provincia chiamata Succuir , nella quale so- no molte città , e castella , e la principal città é ancor lei no-

aoa. D'un uso egualmente licenzioso parla Elphistone come tuttora esis- tente in una parte dei CóbuUstan ( Marsd. n. 359 ) Vedasi intorno a ciò ( t L p. io6 n. a p. 108 n. e. ).

ao3. Il testo ottimo innanzi di parlare di Succuir tratta di Chingitulas ( Cod. Rice. ) ChinchinialàSf capo omesso nel testo Ramusiano , ove a Chinehi» ialas si rammenta per incidenza nel Gap. ^o . H Sig. Marsden opina col De* guignes che sia il paese detto dai Cinesi Chen - Chen , che aveva per capita- le Kéui - ni ^ tdUng vicino al lago di Lop ( not. 34 1 ). Secondo Forster é San^ ffhin Falgin o SaaMn-talui . Io ravviso Chinchintalas in Tchahgn della Carta d' Anville^ cui va aggiunta la voce Ta/a, che in Mogollo significa piano , ed ^ detto luogo segnato in vasta pianura a mezzodi , un poco verso libeccio del Sohucnor , e a maestro di So - tcheu « e perciò la sua località è assai analoga a ci<$ che narra il Polo di questo luogo . Tckahan-Tala é alla Lat. 40'' io' Long. 1 15 f, E siccome nel ( Gap. 46 ) del Tetto da noi pubblcato , ove tratU di detta provincia , discorre anco del modo di far la tela di Amianto eh' ei appella Sa- lamandra, e ciò per sentito dire da un Turco suo compagno eh* eraci stato. Mi confermo neU* opinione ch'ei non fu in detta parte di Tartaria e ch'ai se- gui la strada nella carta da noi indicata .

I02

minata Succuir ^^ . Le cui genti adorano gì' idoli , e sono anco- ra in quella alcuni Cristiani . Sono sottoposti alla signoria del Gran Can : e la gran provincia generale , nella qual si contiene questa provincia , e altre due provincie susseguenti , si chiama Tanguth : e per tutti li suoi monti , si truova Rabarbaro perfet- tissimo in grandissima quantità , e i mercanti , che ivi lo carica- no j lo portano per tutt il mondo ^^ Vero è ^ che li viandan- ti j che passalo di li , non ardiscono andar a quei monti eoa altre bestie che di quella contrada , perché vi nasce un er- ba velenosa , di sorte , che se le bestie ne mangiano perdono l'unghie 9 ma quelli di detu contrada conoscono l'erba, e la schifano di mangiare . Gli uomini di Succuir vivono deTrutti del- la terra , e delle lor bestie , e non usano mercanzie . La provincia è tutta sana j e le genti sono brune .

GAP. xxxrx.

Della città di Campion ^ capo della prwincia di Tanguth \ e della sorte de^ lor idoli : e della vita de* religiosi Idola- tri ^ e il Lunario, che hanno :e de" costumi degli altri abitanti nel maritarsi.

Campion ^^ è uua città , che è capo della provincia di Tan- guth . La città è molto grande , e nobile , e signoreggia à tutta

■tea*

ao4. Succuir. Forster nella carta che va aggiunta alla sua storia delle aco- perte segna Suck o Succuir a mezzodì delle sorgenti del fiume Hoang'-ho e net T^t ( t. I. p. aao ) . Ma ai ravvede posteriormente ( ibid. p. 5^0 ) è dice es- aere città più a tramontana sui fiume Etuna e sul lago Sou-Koue d'Arrowsmit o Sohuc^mr della carta d'Anville. Iniaiti secondo Chaggi Memet o AdgUMe- hemei t Succuir era distante undici gioniate da Chantcheu ( Ram. Dich. p. i6 ) Conferma tale opinione l'asserzione di Petis de la Croix, che Succuir era capi- tale ilei paese dei Naiman popoli del Caracatax ( Hist p. 8a ) £ perciò credo prenda abbaglio, anche il Palias allorché fa venire il Reobarbaro da Selin città fi Ubeccio del Kokonor verso il lìbei (Palias Voy. t V. p. Siy). 11 Sig. Mar- «den opina che il Succuir del Polo sia Sot - cheu città come avvertimmo sulla frontiera occidentale della Cifia.

2q5. ( Vedasi t. I. p. 41 n. a )

aoÒ. Campion { Cod, Rice ) Campitioa* Fatta questa escursione dal Polo nelle altre parti del Tangut riprende il auo camino per Kei - pim -fu e condu- ce il leggitore in questo città che è quella detta duìgiu dagli Ambasciatori di Schah'Rock ( Hist. Gen. des Yoy. t VII. p- 38o ) e Kamju ( ibid. p. Sgo ) nell«

io3

la provincia . T^e sue genti adorano gì' idoli , alcatìi osservano la legge di Macomètto , e altri sono Cristiani , i quali hanno tre belle y e grandi Chiese in detta città. Quelli che adorano glldo- li^ hanno secondo la loro consuetudine niolti monasteri , e ab- bazie ^ e in quelle gran moltitudine d' idoli ^ , de' quali alcuni sono di legno , alcuni di terra , e alcuni di pietra coperti d' oro, e mdto maestrevolmente fatti . Di questi ne sono di grandi e pic- coli. Quelli che sono grandi , sono ben passa dieci di lunghezza, e giaciono distesi , e li piccoli gli stanno à dietro , quasi che pajono come discepoli a fargli riverenza. Vi sono idóle grandi, e piccole , che similmente hanno in gran venerazione. I religiosi idolatri , vivo- no, secóndo che pare a loro^ più onestamente degli altri idolatri per- che s'astengono da certe cose, cioè dalla lussuria^ e altre cose diso- neste , quantunque reputino la lussuria non essere gran peccato , perchè questa è la loro coscienza , che se la donna ricerca l'uomo d' amore , possino usare con quella senza peccato , ma s' essi so- no primi a ricercar la donna, allora lo reputano a peccato . Item che hanno un Lunario ^^ di mesi , quasi come abbiamo noi ^ se*

pToykkàiBi ài Shem-si. II Polo dice eh* era capo della provincia, infiiUi era residen» za dei Sigaorìdi quel reame ai tempi di Genguiz-Caa ( Pet. delaCroixp. ii4 )• La citti è sui fiume Etzìnuy e la prorincia si ristrìnge in una stretta lingua di terra che sporge nel deserto . Conferma V identità di Campion e di Kan - tcheu Gaubil. ( Hìst. de Geng. p. 4S ) Quivi si fermano le Carovane e le ambasciate che giungono per terra alla Cina; vi risiede oggidì un potente Viceré . ( Du - Hald. t I. p. 207 ) Secondo l' asserzione dei Gesuiti la cittA e alla Lat So* cT. Long. i5* Sa* aU' occidente di Pekino. ( Du Hald. t. IV. p. 478)

ao7. Gran moltitudine d Idoli. In questa citti sembra che incominciasse a vedere quegl'Idoli mostruosi del culto di Foè. Recò meraviglia la grandezza colossale dei medesimi agli ambasciatori di Schah-Rockf che in detta città ne videro unodora* to e coricato che avea i5o piedi di lunghezza con idoli più piccoli sulla testa e dietro le spalle ( 1. e. p. 38o ). Il Padre Giorgi descrive il tempio dei Buddisti di Lhassa^ ove » ex elatiori gradu eminet giganteum simulacrum Xacae ( Alph. Thib. p. 4i> )* Il Padre Regis osserva che Marco Polo parla assai chiaramente della Setta del Lama , e dei loro incantamenti. Essi erano potentissimi nella Cina sotto la dina- stia degli Vvenf o dei Mogolli. E vi rimasero in reputazione» sinché i Mo- golli possederono la Cina. I Cinesi tornati sotto principi proprj, o'a tempo dei Hing furono i Lama scacciati coi Taruri dall' Impero» ma vi' ricdmpavero sot# to y attuale dinastia. ( Du Hald. t IV. p. 468 ).

208 Lunario. Di questi Lunari dietro V autorità dei quali fissano ì feusli o infausti di delle lor faccende, parìa il Padre Semedo ( Hist. de la Chine p. 1 56 ). E dei lóro dl^uni ^ nelle prìme lune della prìmavera , dell* estate » e deli* autunno . Di ciò parla anche la descrizione testé aitata dal Tibet ( p* 45 )

io4

condo la cui ragione qaelli che adorano gV Iddi , }>er cinque , ò quattro , ovvero tre giorni al mese non fanno sangue , ilian- giano uccelli , bestie come è usanza appresso di noi ne* gior- ni di Venere ^ di Sabbato , e vigilie de' Santi . £ i secolari to- gliono fino a trenta mogli , e più , e meno , secondo che le loro facoltà ricercano , e non hanno dote ^^ da quelle , ma loro danno alle donne dote di bestie , schiavi ^ e denari ^ e la prima moglie tiene sempre il luogo della maggiore , e se veg&ono eh' alcuna di loro non si porti bene con l' altre , ovvero non li piace ^ la pos&O' no scacciare. Pigliano anche le parenti, e congiunte di sangue per mogli ^ e le matrigne . E molti peccati mortali appresso loro non si reputano peccati , perchè vivono quasi a modo di bestie. In questa città M. Marco Polo dimorò con suo padre , e barba per sue faccende circa un' anno

aio

GAP.

Della città di Ezina ^ e degli animali y e uccelli j che ivi si t movano j e del deserto j che è di quaranta giornate ^ ver- so Tramontana.

Partendosi da questa città di Campion , e cavalcando per dici giornale, si truova una città nominata Ezina ^" in capo

do- capo del

209. Non hoììm dote. Vico confermato quest* uso, che la ragazza riceve la dote dallo spoao nel Tlin^r e nella Tartaria dall'opera nominata (p. 58) e daRu' briquis e da Plano Carpini .

aio. Circa Ufi anno . La dimora fatta ivi dal Polo di circa un'anno diegti agio di conoscere le costumanze di quei popoli , d'avere notizie delle contrade -vicine, che nei capitoli seguenti descrive, non meno che le costumanze dei Tai^ tari , dopo di che riconduce ( e. 5o) il leggitore a Campion d'onde prosegue il suo viaggio . Credo che ivi si fermassero i Poli, perché come stranieri non avran- no voluto lasciarli passare senza permesso, e perciò avranno fatto sapere alllm« peradore il loro arrivo, il quale ivi gli avrà mandati a riscontrare*, come dicelo nel Proemio. E nel testo da noi pubblicato avverte di uscire Inori di Strada poiché ei dice : s> Or andiamo 60 giornate verso Tramontana j> ( pag. 4a ) E ciò . per avvertire che esce dalla sua strada , infatti descrive il paese a tramonUna ^no al piano di Bargu , che è alle rive del lago di Baickal . Le contrade che qui descrive non sono scritte nella carta dello Scudo pubblicata dal Padre Zur- la, ove sono segnati i suoi viaggi.

211. Ezina . Conferma una carta Cinese dei tempi dei Mogolli che questa città scritU ivi Ve - tei ^na è distante dodici giornate da Kan tcheu , e che è

io5

* deserto dell' ar&tia, veriQ tramontana^ e ooatiéhsi sotto la prcH tincia di Taogtith . h^ sue genti addicano idoli ^ hanno camnieli, e mcdte bestie di molte swii » In quella si trovano falconi! lane*- TÌy e molti sacri molto buoni. Gli uomini vivono di frutti della terra , e di bestie ^ e non usano mercanzie . I viandanti , che passano per questa città tolgono Vettovaglia per quaranta gior- nate . Perciocché partendosi da quella verso Tramontana si ca- valca per un deserto quaranta giornate ^ do\^ non si truova abi- tazion alcuna , vi stanno le genti se non l'estate ne'monti , e in alcune valli Ivi si truovan acque , e boschi di pini , asini salva- tichi , ^^ e mplt' altre bei^tié similmeote, iS^lvatiche . £ quando s'è cavalcato per questo deseno qiliaraiua:< giornate V!^» si truova

« xnezrzodi del gr^i^ P^^^lto ( &. U. p. Xf ]l Q^jMt^. città é rammentata nella Ape- dizione di Gengi^ci^a con^o pi r^ del Tangui* ^orne ^l . mezzodì, di Caracorum ( Petia. de la Giyibfi. {K 49 O- Se^Qw4o> Q^ubtl cbiainavaAi Fa/it-jui.: ai tempi Gengiacan, era Qonaider^biie cilt^ del Regno. di ^M fl 4el Tonguti ed è. oggidì distrutta ( Hi^t. de Geog. p* 44 )

312.. 4Mni SalvaffÌ4:hi ..Arg^QS^^ Marad^n (n* 36p crede, che queati asi- ni siano quegli animali detti nella descrizione della Tartaria data dai Missiona- ri ilfii/e <fa/va/«cA0, scig/u^nda il viodo inoipi appellano quegli animali, i Qnesi, ma questa bestia éc)ifferente. anche. per la Ibrmia esteriore 4aUa mula domestica. Spnovi inoltre oamm^li, e cavalli aalyaticiy e molte genefpzioni di eervi e ti*' grì feroci, e leopardi ( Du HaUI. lY. p. a8 ). Rubriquia pel traversare iin^ deserto per gjkmgere a Conooomi» dice: » en ceUe solitiidiae aous vlroes plu- » aieurs . Anes , qu' ila appel)ent Colon , et res$embient plùtòt a des MuÌQt4 * ( CaUct. de Berg. e XXIV. ).

2i3. Quaranta giornate^, Il Polo, numera Sa giornate da Kan '^idheu a /Ca^ rakitran: la cioè fino a Etùna f e 40 di deserto. Ma secondo la carta d'AnviUe questa distanza non sarebbe cbe 4;2o miglia .geografiche , e anche aggiungendp. un terzo per le diverse deviazioni che pud avere la strada dalla lipea retta pud ipoteticamente fissarsi detta distanza a 660. miglia . Supponendo che le gior- nate siano valutate unicamente di i5. miglia, sarebbero soltanto 67. giornate. L'AnviUe pone Caracorum alla. La di 44"* 9 ^Ua Long. .41 k^S" 5o\ Fischer, ( Hist. de Siberie ) seguito da Forster ( Decouv« du Nord. t. L pag- 174 ) la pone a ponente del Orchon e. 138. miglia a maestro del Deserto . Ma quan- to alla Latitudine assegnaUli dall' Anville il Signor Quatreniere si uficorse esser troppo iheridionale , e ciò dee credersi yexOf non spio per la testimor niaoza del Pplo, ma per altre ragioni . Rubriquis avverte che per giungere a Caracoram , si sale «quasi sempre . senza scendejre , e che tutti i . filimi cor* rono da oriente» a occidente :, con. piccola deviazione verso trammltana , o Terso mea^zodi, e seppe accadere lo i^lesso. anche a cdloro.'Che* vi giungevano' dal Caiajo» D'altrpndi^ sap^^iSimo da esso ohe da Cataaorum alla cuna primitiva dei BSogolli eranvi 1.0. . giornata di can^mii^ diritta versoi Orienta (.CoUeict. de Bergn

l4

\

io6

una città verso TramontaBa detta Garachoran . E tutte le pro- viucie sopraddette e città , cioè, Sactnan , Ghamul , Ghinchitalas, Succuir , GampioQ , ed Ezina sobo pwtineati alla gran provincia di Tanguth.

GAP. XLI.

»

Della città di Carchoran , che è il primo luo^o dwe li

Tartari si ridussero ad abitare.

Garchoratt ''^è una città , il cui circuito dura tre miglia , e fu il primo luogo , appré^M al <pial6 tempi, antichi si ridusse-

t I. p. 89 ) Talehè pare che W ?«rt aìtuixionè' A Kmrùkoràm sia fra ì cmifluenti deirOrcJbni fiume che dirìge il corso da Oriente a Oecidenle, e che fosse al mezzo- Ai di Kiacta e non distante dal fiorine detto tiara o Kara nella carta d' Arrowsmidi . Infatti Coracorum secondo U I>éguignes è ad Occfdenle del fhime Karo^hoiin ( t H. p. Lvii. ) . Esso dietit) la scorta dei Geografi Cinesi di due itinerari per recarrisi da Fitfoi^ » hoiun I citlA che è sttUe rive deU'l#oam-Ao>a-lraniontana del paese, degli Orni .

a 1 4 . Catamaran anche secondo Feria de la CrOix era distante docfici g;ior- nate di cammino dalla cuna di Gengisean che ei appella il paese de^ Vva-- Mogol ( p, 4^ )• Atthriq\iis che eranri stato in legazione pel re di Francia ( I. e. p. 106 ) cosi descrtre la città . » Sappia V. M. che in qttento alla città di » Cmraeormm^ eccetto il palazzo del Gan , non vale la città di & Dionigi : il » monastero eh'^ ivi| è dieci volte pid grande del palazzo di Manga.' Sonori due grandi atrade» una detta dei Saracini ove si fanno i nvercatl e le fiere. Parecchi aaercanti fhreatieri vi vanno a trafficare a cagione della corte che vi di- mora frequantemenle , non meno che pel gran numero d'ambasciatori che vi concorrono da ogni patte . L* altra aMda chiamasi dei Cmaim^ ove ahitano gli artigiani. Sanovi grsn locali» o paletti ov« stanno i segrelarj dei principi; dodici templi d'idolatri di varie genU.' due aMScbee di Saradni die vi pro- fessano la setta di Maometto, e una chiesa di Cristiani verso il fine deHa citta ; essa ha in vece di mura un terrapieno con tpiattro porte : a qaeHa d'Oriente Vendesi il mig^ e le altre biade, ma in piccok quantità ; alla porta d' Occi- dente vendonsi capre e pecore ; a quella di Biezxodt i bovi, i carri ; a quella di tramontana i cavalli » . Questa umile città facea treomre tutta In term , e dovè il suo splendore «H'aveivi fissata la sua residenaa Gcngb-can . Ma nllor- che ì ausi discendenti trasferirono la loro residenma nel CnSiyo decadde inte- insaenie, ed oggidì non se ne conosce che per congettura la poainane. Cmra Csmni che significa in IVirco rema nera secondo AnviHe viene appeUatn dai Oineai Moìhì ma secondo Visdelon JTfla-Ao-ftn che aenJm un evklente saarpiatiira dfeia voco Mogalia XardluriJi tantn pie che mm avendo i Cinesi n«l lo- 10 Atfaheio taLsttem r viauppUaconotoìIW ( ìfisdOan, ssfplim> n Merh. p^ tS4 )

I07

ro i Tartari ; e la città ha d' intorno un forte terràglio ^ ''^ perchè non hanno copia di pietre , appresso la quale di fuori è un ca- stello molto grande , e i n queUo è un palazzo bellissimo dove abita il Rettore di quella .

GAP. XLII.

Del principio del regno de* Tartari y e di che luogo svennero y e come erano sottoposti ad Umcan j che chiamano il Pres- te Gianni ^ che è sotto la Tramontana .

H modo adunque per lo quale i Tartari *'.^ cominciarono

2iS. Ferie $erragli4> doè una trìneea di terra , o terrapieno come lo ae^ ceniki Rttbrìqiua.

!ii6.. Tartari Tanta è la celebrità di"^qQeste gtfnti., che sembrami dovere essere non discaro il vedere qu{ riunito ciò che distro intomo aU' origine di questo celebre Popolo i piA accreditati Scrittori . Abulganzi nella sua storia ge- nerale dei Turchi, del Tartari^ e dei MogoHi, di cui diedero un estratto i red« dattori deMa storia generale ^i Viaggi ( t VIL p. 56 ) narra che Alanta - kéan quinto descendente di Turk ( il padre dei Turchi ) ebbe due fi^gli, Tatar e Mo* ^/«stipiti di quelk genti . L'Herbelot ( Vox Tatar ) dietro l'autorità di Mìrkonda, osserva che i popoli detti da noi Tartari a Mogolli «ona indicati dagli Arabi colla generica appellazione di ^^rdl* o Turchi, imperocché detta voce in Arabo è il plurale di ThrÀ. Non evvi infatti da porre in dubbio che abbiano quei due popoli una comune origine.' Osserva Visdeloa (. Supplem. a la Biblioth. d* Herbe! p- t^j )f che noa vi è da prestar fiede alla favoft»clic «fuesti due TSsror, e Mk^ <ie8sero nome a quei due popofi,e perciò dallestorie: Cinesi estrae le notisie relati- ve alla loro or^ne. I Cinési appellarono i Tartari 7ki « iha e per disprexzo Saa Tha*tz& che significa i fetenti Tartari. Gli hanno ancora appellati Total supplen- do con la i alla Lettera r, che manca come si disse nel- loro aliabeto. E dlenmo maggiore e minore estensione , secondo i tempi ^ alla Signoria di detti popoli Sembra dbe posteriormente alle celebri conquiste di quelle genti chamassero cosi tutti i popoli che abitano- a settentrione della Cina , ad occidente del Meri- diano di Pekio», imperocché i Cinesi appellano i Russi i Tartari di Naso grande. Una atorìa. Cinese di cui leggesi r estratto in Visdelou (a discendere questi po- poli dai iMb-Ao o Mandkitij ossia dagli antenati di quelli che sono oggidì signori dei- la Gina. £ ani decimare del Secolo incominci«iruno a fiirsi conoscere ai Gno- si per le loro dcpredaxioni , talché i Kitani gli assaltarono e gli dispersero . Ekv- varia permutazione di sedi come tutti gli altri popoli erranti, stabiUroairi lungo il fiume Tatar cui dterono nome , quantunque Aitone dica , che da quel fiuaie il trasaero ( Hait e. xvi. )* Ciè creeleBi che accadesse verso il Secolo XJ. Pallaa dice dei Cahnucchi : » le nom de Tatar est une tnjicre , parmi eux : ils :p ie. fimt derivar da verbe Taianaif aitirer a $oi , a' aurcmper , il equivaut donp e a celui de brigaod » ( Y ej. t IL p. 346 ) . Ma pu» ^tBèat^ andato in dispregio

io8 prinuonetite a dominare , si dichiarerà aV ^eisente . Cssi abiuva^

•»•

quel nome nei secoli posteriori alla rovina dell'Impero d^^i Tarfari. Moltiplicatisi si suddivisero e furono distìnti col nome di Bianchi , di Neri, e di Selvaggi. Pres- so questi, ebbe i natali di The -* mùd - girl » o il celebre Gengiscan . A queste tribù diverse, fa d' uopo aggiungere coloro che furono detti Tartari Aquatici perché, si stabilirono vicino al Lago /Ci/o-Zuo/i o Kulun come lo appellano i* Mo- golli , che sembrano essere quelli che da parecchi scrittori furono anche detti 5*11 - Mogol ( Deguignest. Vft p. ik ). I Tartari Neri'^ separati da^ altri, presero il nome di Mumgol^ e divènnerb Jiemici degli, aihri die mantenoeFò il nome di Tartari. Dei Mogolli che i Cinesi impellano Mongu e anticamente Mongku ne fanno alcun lieve cenno le lor storie innanzi il mille, ma nel ii55 incomincia* reno a rendersi formidabili alla' dinastia dei Kin^ parlano come d'un po^ polo feroce, che vedeva ugualmente di giorno e di notte , valoroso nel combat^ tere , e che aveva corazze fatte di pelle di pesce a prova di frec\:ia . Neli'an- iK> 1 K^5, invianono i Kin un armala contru di essi |>er contenerli ( Hist Geo. de la Chin. t. YIII. p. 5i8 ). Ve ^ su ^ kai Signore dei Mogolli e padi^ di Gen- giscan disfece i Tartari Btanohi e conduWe sèoo prigioniero il re di quette^gen- ti detto Thfi - mud gin 11 figlio soggiogò il resto delle Nazioni Tarlare , e Yijsdelou osserva che i Mogolli. erano ofibsì , aUoreh^ gli ambasciatori' <fi Occi« dentei appeUavangli Tartari, eoa cui per 'còiHuoe qri^e tfet anteriore celebri- ti gli coofiiaero anco i Cinesi, che dierono il nome di Tartaria a tutla la: parte set> teàtrionaie dell'Asia passiata sotto lóro dominazione . Ma il vederli duaraa* ti Tartari dal Polo eh' era oorti^ano , e perciò dovea essere accostumato a non dispiacere ai grandi » ohe lo avevano tanto cordialmente protetto, ed accolto ^ i* ìX&o introdottosi presso il popolo Cinese che ve cerimonioso e circospetto di- appellar Tartari i suoi paironi.i Mogqlll^fà che io Aoa mi . appigli di buon^ gi*ado aU* opinione dei Vtsdelou, ma piuttosto. g, qpiella di Petis> de la.Croix, ìì quale narra che Gengiscafi esackido stato éecvito utilmente dai iSumugol detti Tartari, e. Taia dai. Cinesi. da« un fiitme di . cotal nome,- che bagnava le loro ter- re, dichiarò che al titolo d' Im|>ératoinèv dei Mogolli aggiugerèbbe quello, di 6ran«> •Cao dei Tartari,. per ;i^o<u*ara:!una naziiiltie eh* eraglii' stata: nemica, onde è cj&e i. (Suoi sudditi, appeliaronsf indistament» Tartari. e..MogoUij(.I£at: de Gang, p^ 8o Osservano moUi recenti scriltori,é &a questi il Si^^Langteaelia questi popoli. conver- rebbe appellarli ToCori airOrìentale, e noki Tartari (Foraler Voj. du Bengala Peter- sb. L IL pu A4òhot )*.]!^sictoii^ soiio coiiosciuti.in<haUa da tanti afcolirconquests nóme , credo di appellarli seoondb l'antica costumanza, . 'edifiion mutare tìome a essi , a Gengiscan a CMaf, Aitone Armeno, divide' in isetle tribù la nazione Tartara,, e Mogolla, e dicelal ignobile^ e sconosciuta sino ài teBipi di Gengiscan. (Ht« •sii Orient. e. XVL ) InCatti «iveasi isolata e lontana di tix>ppo da tutti i popoK che aveano nominanza dicivilli per acquistar grido. Anche daHa Cina léra^separata dagli stati dei i&'i^o aignori delle provincie settentrionali di' quel vasto* impero, dal re«« goo di Hia o, Tàngut 9 da quello dei Keraitd.iO di TenduSf ómì Naimanni^à al» in pdpoli. I Mogolli non conoscevano la. scrittura ai tempi di Gengiscan, i sa*» cerdoti Jgùri ossia i seguaci del eulto di Lama introdussero il loro alfabeto pre^o i Mogolli. La ietterà inviata a S: Luigi da Manga Càn. era in lingua MogóUa, e •scritta in detti caratteri.- Essi hanno; la coosuidtudinc di scrìrere ia linee' Yerti-'

$

. 109 no nelle parti di Tramontana , cioè in Giorza , e Bacgii , *'"> dove

«*"^

cali d'alto ui baASo» moltipKcando le righe della scrittura dalla sinistra del fo- glio verso la diritta ( Rubriquìs Collect. de Berger. cap. XXVII. ). Cosi scrivana i MancìuM. Ma il Tibetano , a Tungutamo scrìvesi a linee orizzootali. Il Signor Laogles dottissimo orientalista e benemerito delta Repubblica Letteraria ha sco- perto un Vocabolario della lingua IguHa che credeasi perduto , e ne ha fatte in* cidere le madri, che esistono nella Regia Tipografia Parigina ( Descript, du Ti- bet Par. 1808 p. 54).

317. Giorza e Bargu. Secando il Deguignes ( t. lUp. i3. ) tutti gU abitan- ti della Tartarìa erano divisi in Barbari d' Oriente e d' Occidente . i primi a- bitavana a -tramontana della provinciar del Petche " lif e si estendavano sino aF mare orientale. Gli altri accampavano nelle pianure e nelle valli a tramontana del Chen-sij det Chan^si e di parte del Petcke-li. Queste denominasioni di Tartari Orientali e Occidentali suMialono tuttora. Quelli di discendenza Mogoiia sono com- presi nella prima generica «ppellaxione.l Cinesi gli appellano Mongu^e da che sono stati scacciati dalla Gina sono distinti in Qrtu^ in Kalka , e in Eleuti . I Tartari Orientali sono gK attuali posseditori della. Cina i Manciusi . E questi» e i Mogolii hanno paiticolar linguaggio ( Du Hald.. t. VI. 3 ). Ai tempi di Marco Pola tanto erasi estesa la signoria dei Mogolii * eh* ei appellò Tartari di Levante, quelli che possedevano la Persia : di Ponente , gli altri, padroni del Kipichae o Kaptdèack^ è seguitò in ciò l'uso dèi popoli occidentali dell'Asia e dei Latini a tempi delle Crociate. Ma il Polo dicendo che i Tartari abitavano nella parte di tramontana in Giorza , è Bargu viene a indicare la sede primitiva dei Tartari Orientali, ed anche degli Occidentali secondo il modo usato dai Cinesi per indi« Carli . Imperocché seppi dal Sig* Klaport che fu colla legazione Russa sino alle frontiere della Cina 1 che i Mogotti chiamano Giurgi i Maiciusi , che Churchor nono detti dagli altri Tartari- . Il paese di Bargu che abitavano i Mogolii è ad Oriente del lago Baichal , ove è un fiume che porta il nome di Barguzittf ed una città o borgata detta dai Russi Bargusinskoi ( Atlas. au Voyag. de Pallas. Carte da Partie da GouvsmemeBt d'Jrkuizk). I più esatti Geografi riconoscono che la primitiva sede dei Mogolii era frai due fiumi Onon e Kerlon^ e che di 11 grada- tamente si estesero a metzodl e ad oriente del lago Baickal^ indi sino alla catena Al- taica. Cid si deduce chiaramente da Rubriquis, il quale appella la sede primitiva dei Mogolii, e di Gengiscan Onan cheruie che sembra significare la contrada fra r Onan o Oinon e i4 Keglon ch'ei appella Xendf tanto* più che ei dice che da Cmracoram al paese dei Mogolii # ou etoit la Cour de CingiSf il y a io journée droit a V Orient ( Collect. de Berg. oap..XXXiX. )• Non so poi perchè' Teditorè della Storia Generale della Cinti, ponga la sede primitiva dei Mogolii frai fiumi Songari^ Saìudien ula^ e Non- ( Probabilmente Onan ) ossia fra il 46' e 4g* di •L^t. e fra. il 6- e il 1 5" di Longitudine . ali* Oriente di. Pekiao { Hist<> Gen. -de la Chin. t. iX. p. 3 notv ) . Il celehne Pallas^ descrive le contrade che primieramente ] MogoUi abiitavano, non meno che quelle delle prime genti che debella Gengiscan ei dice : » Bisogna figurarsi quasi tutto il paese fra il Baichal $ e la frontiera ( Russa ) » come pieno di montagne aride . staccate ^ e ripiene di scogli , e separate le 9 una dalle altre da vallate per lo piti nenose. Questa rena e fi:>rmata dalla » roccia che compone queste, montagne, e «he si dissolva » ( Voj. t. VI* p* B9..

irò «

80QO molte pianure grandi , e senza abitazione alcuna , ^'^ cioè di citta e castella , ma vi sono buoni pascoli , e gran fiumi , e mol- te acque Fra loro non avevano alcun Signore, ma davano tribu- to ad un gran Signore , ( che come intesi ) nella lingua loro , si chiama Umcan , qual è opinion d' alcuni , che voglia dire nella nostra prete Gianni . ^'^ A costui i Tartari davano ogn' anno la

218. Abitazione alcuna. Nella descrizione della Tartara occidentale die dienmo I Gesuiti e detttf. » Les YtUes ne s(Mìt point fi>rk aacienoès , oar il paroit » cornine certain, que dles ont été loules baties dans les terrea dea Mongols » par les saccessattrs M^agour du fameux CoUai - /&/« # ( Da - HabL T. IV- p. ao ).

319. Prete Giauni . faitomo a questo favioso e quasi knaginaria personaggio , di cui divulgarono k fonia i Nestorini nella Siria e meUm Palestina ai tempi delle* Crociate per rendersi forse considerati presso i patentati ririatiani , perchè ranta- vansi di signoreggiare i' animo d' un principe che poteva soccorrerli poleofteuten- te contro gl'infodeli è stato scrìtto copiosamente. Io reputo che i Francbi ne dessero contezza in Europa, mentre fu appellato alla francese Prestrelean^^ in Ita* liano Presto Gioiwwu , come portala, il Testo da noi pubblicato (ti. p- 44- ) che e la traslazione letterale di quelle voci Francesi , e ciascun ravvisa cbé non portano l'inipronU etimologica di veruna Orientale fo velia. Intorno a questo ce- lebre personaggio una Dissertazione pubblicai senza nome d' Autore nelka IVao* colto d' Opuscoli scientifici e Letterarj ( Voi. XII. ) col titolo 1^ Del profuaga- mento del Cristianesimo nelle parti Orientali dell' Asia , e del Prete Ianni ». L' Assemanm ( Biblioth. Orient t lU. p. 481 ) trattò lungamente dell'argomento, va* lendosi degli Annali Nestorini, e Giaoohiti, dai quaU si deduce , che anticìiissi* inamente si diffuse il Cciattaneaìmo nel Turehatan^ e nel paese appellato pò* steriormente Tartaria. Sonovi documenti oomprovaniì .che oonvertironai i Tur* chi nell'ottavo secolo, e che verso il 1000 abbaacci6 la fede Cristiana il loro Caean con aooooo dei suol . Net detti annali ai fo menzione por anco della conversione dei Cheriti o Cheraiti, generazione di Turchi suddite anch'essa del cosi detto Prete Ianni. Osserva poi 1* Assemanw che la conversione dei Turr chi essendo accaduta verso il mille , 1' Ung - canf che regnava allora non era quello che debellò Gengiscan. Produce serie di documenti dimoatrativi che $0* novi stati quattro regi Cristiani , cui fu attribuito il gitolo di PreU latuti per opera dei Nestorini, che ne sparsero la /ama molto antariormente al Polo. L'u^ timo Ung « con dice 1* Assemanni essere quello dal Veneto Viaggiatore ram^ mentato, che secondo Abtttniigio regàava sui CherU ^ e aitpppne che il viero suo nome fosse Davidde, e che una sua nipote ohe alcuni appellano SarttUana sposasse Tuli .- con e fesse Made di Mangu •> eoa Secondo iL rammenlato Arabo scrittore \A figlia d' Ung - con che sposò Gengis «can appellavasi lesun^ Cia^Beghit e secondo il Renaiidot Bùiginbeghi . ( ibid. p. 5oi ) Ma anche l'as- serzione dell' Assemamii , che a quattro regi Cristiani di Tarlaria oorareagasi il titolo d'Ung-Can non è osato, mentre per saper il vero, o ìLpiA appios- simante al vero fo d' uopo abbandonare gli Scrittori ' Occidentali , ed appigliarii a ciò che ne dicono le Storie Cinesi e Magnile. Secondo queste ai tempi di

Ili

decima di tolte le lor bestie Procedendo il tetDpo , questi Tar* tari crebbero in tartta moltitudine, che Umcan, cioè prete Giai> ni, temendo di loro , si propose separarli per il mondo in diver- se parti . Onde qualunque volta gli veniva occasione , che qual- che signore si ribellasse, eleggeva tre, e quattro per centinaio di questi Tartari, e mandavali a quelle parti, e cosi la loro poten- za » diminuiva , e similmente faceva nell* altre sue faccende , e deputò alcuni de' suoi principali ad eseguir quest' eflfetto . Air ora vedendosi i Tartari a tanta servitù cosi indegnamente soggiogati ^ non volendo separarsi Tua daU' altro , e conoscendo , che non si cercava altro , che la loro rovina ^ si partirono da' luog|oii dove abitavano , e andarono unto per un lungo deserto , verso Tra*

^m

Gengiftcan regnava sui Keiie , o Keraiii un monarem èhe areva nome Toli » Gli Imperadori ddla difiadtia d«i Kin che regnavano nelia Gina settenlrianale lo dichiararono capo di quei popoli » con che desse loro tributo « E per onorar- lo , siccome Uimg m Gtnese significa Re , dierongli questo titolo , che corris« ponde al titolo Ttirchesco o MogoUo Han. Ed a mio cred^e esso ToU per dimostrare che come Re era riconosciuto dai Cinesi^ e dai suoi i fecesi appella- re Uang Man o IJng Can cmi la quale appellazione è generalmente conosciuto (' Mailb Hist. Gen. de la Ghin. t. iX. p. 9. ) Ed è perciò che a questo solo che fece guerra a Oengis " can e non ai precedenti come l' Assemanni il pre» tende competesi questo- titolo. A coloro <lhe hanno tacciato di favoloso il Polo perciò che narra del Prete Ianni j è da avvertire, che ei intende di favellare di questo Ung^ cariy e che nei particolari che lo concernono è assai conforme il suo dire, a ciò che dicono le rammentate autentiche Storie. Ma è poi da lodare la sua circospezionet quando annunzia -essere opinione d' alcuni che questo Ung - eoa, voglia dire in nostra lingua Prete Gianni^ non perchè Ung - can traslatato in nostra favella €id significhi, ma come rettamente osserva il Padre Zurìa » in quanto si repu- » tava da alcuni essere idendco Uncam col Prete Gianni » ( IMssert. t. I. p. ^a ). E intonao aU' argomento è da vedere l* erudita nota o per meglio dire dis- sertazione tessuta dal prelodato scrittore, ohe tante belle notizie intorno al fàYoloso personaggio del Prete Janni ( ibid. p. 277 e seg. ) e rettifica non poche erronee opinioni di vati scrittori, ed anche quella da me enunciata nella prcr detta dissertazione , che il nome dato air Imperatore Abissinico di Prete Janni fosse ritrovato dei Portughesi al tempo dei loro scoprimenti. Esso dimostra e- ridentemente ehe la lettera scrìtta dal Pontefice Alessandro III. nel 1 177. da Venezia » ad Ioannem regem lodorum y era diratta ai Monarca Abissinico , e non al Tartaro , e riporta serie- di documenti poaterìori , che comprovano che 1* opinione d'un Prete Janni Abissinico ha da quell'epoca in poi sempre sussi- •tito tn Europa , non meno che di altro Prete Janni di Tartaria . E pare che questa distinzione venga indirettameatè accennats dal Polo , perche ei dice ( Lib. II. e. 54 ) che il Caramoran discorre delle terre del Re Umcan nominato di sopra il Prete Gianni di 'JVamontana .

112

moutana , che per la lontanza parse a loro esser sicuri , e allora denegarono di dare ad Umcàn il solito tributo ...

GAP. XLin.

I

f

Come Cingis Can fu il primo Imperator dei Tartari ^ e come combattè con Umcariy e lo ruppe ^ e prese tutto il paese.

Avvenne , die circa Tanno del nostro Signore 1162 ^^, essen- do stati i Tartari per certo tempo in quelle parli, elessero in lo- ro Ré, uno che chiamava. Gingis Gan ^^% uomo integerrimo^

"^

»o . L'anno 1 162. Questa data merìlrf al Polo la taccia di poco accurato narra* tore dei fatti de'Tartarì, macchia da cui lo hanno lavato il Doge Foscarìnii e il Padre Zurla ( p. a45 ) , i quali mostrano che varia secondo i vari testi detta lezione . Il Testo della Crusca ed un £steiise pongono l'inalzamento di Gengìacan come accaduto nel 1187 ( t I. p. 44 ) É da avvertire che secondo U Storia Generale della Gina nacque Gengiscan nel 1161 > ( t IX. p* 8 ) talché aembmche la data Ramusiana. debba riferirsi piuttosto all' anno del nascimento , che a quello dell'inal- aamento di questo celebre conquistatore. Imperocché non é da valutare la differen- za di un'anno nella riduzione del Calendario o Tai:taro 0 Cinese. all'Italiano, men« tre per farlo esattamente vi occorrono calcolazioni , che non tutti sono in ista- to di eseguire oggidì, e molto meno all' età del Polo . None poi mente del Viag- giatore il riferire all'Anno 1163. l'epoca della di^fotta di Uog.- can come lo avverte il Padre Zurla 1 mentre Giovanni Villani ( Lib. V. e. 29 ) pone la bat* taglia e rovina del Presto Giovanni» come accaduta nel laoa, dietro 1* autorità del Polo. Infatti il testo da noi pubblicato dice che l'ambasceria di Gengiscan al suddetto» che destò quei mali umori fra loro» fu inviata nel laoo, £ secondo la Storia Generale della Cina accadde la disfatta nel 1 ao3 ( t IX. p. a8 ) . E per* ciò fra le storie Cinesi e il Polo anche relativamente a detta epoca non avvi che la differenza d'un anno.

221. Cingis * can. Gii Arabi lo appellano Genghiz-can . I Turchi e i Per* alani Tchin - ghis - cac » come il Codice da noi pubbicato ( p. 4^ ) i C^esi Tchin Khis - kham ( Visdel. Supl. a HerbeL p. i5o ). Noi a seconda dell'antica consuetudine italiana Gengiscan . Secondo alcuni Storici OrienUli discendeva da AUmcova detta dai Mogolli Alan/ma « femmina illustre» da cui essi dicono discen» dere tutte le regali dinastie del TunAesian. Essa ebbe un figlio detto Buzangiar Camn o PudantdkarK ( Hist Geo. de la Chin. t. IX. p. ) da questo nacque Bu-^ kakm che pretendesi l' ottavo progenitore di Gengiscan ( 1. e. p. i52 ). YesukaL che ebbe non poca fama per le sue spedizioni guerriere presso i MogoUt fa il padre di Gengiscan : ei libero le sue genti dal tributo che pagavano ai Kia « signo- ri della Cina settentrionale o Caiajo . Esso debellò una tribù di TarUri che abitavano a tramonUna del suo paese » e fece prigioniero Temuichin Re di

1

ii3

di molta sapienza , eloquente , e valoroso nelF armi . Qual ce^ iniaciò a reggere con tanta giustizia , e modestia , xUe non come ^signore ^ ma come Dio era da tutti amato e riverito . Di modo che spargendosi pel mondo la fama del valor, e virtù sua, tut- ti i Tartari, che erano in diverse parti del mondo, si ridussero air obbedienza sua ^^* . Costui vedendosi signore di tanti valoro- si uomini , essendo di gran cuore , volse uscire di que' deserti , e luoghi salvatici : e avendo ordinato , che si preparassero con gli archi , e altre armi , perciiè con gli archi erano valenti , e

Quelle genti. E nel tornare a casa avendo trovato die la sua moglie aveva da- to alla luce un figlio « volle che avease il nome del re prigioniero » e Geogia- •aa fu appellato Temutchin sinché non fu inalzato all' Impt;ro dei Tartari . ( Hist. Gen. de la Chin. t. IX. p. 8 ). Plano Carpini dice che Gehgiscan era un capo di masnadieri ( Collect. de Berger. Voy. de Carpio. Cap. V. ). Secondo Ai- tone Armeno Changio, o Gengis can ebbe una visione dalla quale venivagli an- nunziato, che esso dovea assumere il governo di tutti i Tartari , mentre era pò- Tero, vecchio, e fabbro di professione ( Hait Novis Orbis C. XVI. ). £ certo a masnadieri erano in allora da assomigliare i MogoÙi. Questo tremendo conqui- statore dopo aver debellato Vrfg-can , e distrutti i Naimanni , e il fegno di Mia ò di Tangutf fu proclamato imperatore di tutti i Tartari, e permutò il nome di Temuichin in quello di Tchinkis can ( dn. iao6 ) . Intorno aU' origine di detto nome avvi pure disparità d'opinioni. I più pretendono che tragga origine dal grido d* un uccello favoloso de* Tartari, ma di lieto augurio ( Hist. de la Chine 1. e. p. 4i ). Petis de la Croix che significhi Can figlio di Can ( Lib. I. e. VI.}. I Cinesi Dato dal Cielo ( Visdel. p. i5o ). Due celebri storie abbiamo di Gengiscan quella di Petis de la Croix che ha per titolo . Histoire du Grand Genghiscan premier Empereur des Andens Mogcls ^ traduite ^ et compilée de plusieurs Aw teurs Orientaux et des f^oj-ageurs Europens . A Paris chez F'euve Joubert ijio in 12. L'autore essendosi valsuto principalmente di Scrittori Arabi e Persia- ni, è di molta fede intomo ai fatti del conquistatore , relativi alle sue spedizioni nella parte centrale dèli* Asia. L'altra vita è quella compilata dal Padre Gaubil. Histoire de Genghiscan et de toute la dinastie des Mongous Uree de V Histoire Chinoise . Paris Chez Briasson lySg in 4.* che meriterebbe maggior fede intomo ai primi fatti deU* illustre Mogollo« se come avverti il padre Amiot ( Recherches sur les Chiaois t. XIV. p. 72 ) non avesse riconosciuto lo. stesso Gaubil, che que- sta sua Storia era un abozzo , per lo che occupavasi sempre di perfezionarla . Infatti una copia Jstampata possedeva il mentovato Amiot tutta postillata dall' Autore, dalla quale si ravvisava, che allorché compose r opera non aveva intor- no alla favella che interpetrava tutti i lumi che esso acquistò di poi . Percid più esatta d'ogni altra,credo,qucIla tratta dagli storici Mogolli e Tartari del Padre Mail- la, che inseri nella Storia .Generale della Gina . Rileva il valore e l'eccellenza de fonti da cui deriva detta Storia l'editore della medesima ( t. IX. p. i< not. ).

222. Tutti i Tartari si ridussero ad obbedienza sua. Ciò conferma la storia «lei padre Maiila.

i5

1 14

«

ben ammaestrati , avendoli con quelli esercitali, mentre erano psr- stori , cominciò à soggiogar città e provincie; e tanta era la fama della giustizia, e bontà sua, che dove egli andava, ciascuno veniva a rendersi : e beato era colui, che poteva èssere nella grazia sua, di mo- nodie egli acquistò circa ridve provincie : e questo puotè ragione- volmente avvenire, perchè allóra in quelle parli, le terre, e Provincie , o si reggevano a còrhùtìe , ovvero ciascuna aveva il il suo re , e signore , fra 'li quali non v' essendo unione , da se stessi non potean resistere a tanta moltitudine ». £ acquistate , e prese, che avea le provincie, e città, metteva in quelle governato- ri di tal sorte giusti, che li popoli non erano offesi, nella perso* na, nella roba, e tutti li. principali menava seco in altre pro- vincie, con gran provvisione, -e doni. Vedendo Gingis Can, che la fòrtuiia còsi prcsjiléranletite li sùbcedìéà, si ^fiVJpose di tentar mag- giori cose. Mandò adunque suoi àinbasciìitori à\ Pi*éte Gianni si: mulatamente, conciosiaca egli veramente sapeva, che il detto Bon presterebbe udienza isiUe lor parole, e gli Ifece domandare la figliuola per moglie ^h II che udito il Prete Gìanbi, tutto adira- to , disse . Onde è tanta pretetiaione fn*Qngi^*Càn , clre sapendo- che è mio servo mi dimandi mia figliuola , Partitevi dal mio co- spetto immediate ^ e diteli , che ^e mai più mi farà simil do*- mande , lo -farò morire nlis^ramente . La quél cosà avendo- udito Gingìs Càn, si iilrbò ftlor 'di tnódo: *e congregato Un grandissi- mo esercito , andò con quello a mettei"si nel paese del Prete Gianni , in una gran pianura che si chiama Tenduc "* , e man- dò a dire al Re , che si difendesse . Qual «similmecite ^cdn grand' esercito se ne verirfe nella détta ^pianura , e ìertlnò lontani un dair altro circa dieci miglia . E qUi vi Gin^s comandò alli suoi astrologhi **^,e incantatori che- aavessero dire qual' esercito do-

225 . La Jigliuola per moglie . Secondo la storia di PetiA de la Croix ( p* 58) Gengìscaa sposò la figlia di C/n^ co/it mentre abitava alia sua Corte. Se- condo ii Mailla richiese la figlia d' {7/ig - co/t pel proprio figlio.

224- Tenduc. Le storie Cinesi portano che incontraronsi a Kalaruchinf frai fiumi TtJa f e Kerlon^ in un luogo che sembra essere verso il 'Ifi.'* di Lat. e il settimo a ottavo grado 'di Lon^. a occidente di Peckiho . Ciò determina qual paese appelli il Eolo Tenduc.\\h\à. p. 55 ).

225. Queste canne venivano una contro l'altra. L'uso di consultare le sor- ti con due canne come qui si narra , Petis de la Croix dice essere praticato dai Turchi , e dai Tartari , anzi esso descrive come fanno quando si valgono delle, fireccie a tale uopo. (jp. 65 )^

ii5

Tea arer vittoria . Costoro presa ana eanna verde , la divisero iti due parti per lango, le quali posero m terra, lontane una dall'ai^ tra, e scrissero sopra una il nome di Cingis, e sopra l'altra quello d' Umcan ; e dissero al re , che come loro leggeranno le loro scoDgiure , per potenza degl' Idoli queste canne verranno una contro r altra , e quel re avrà la vittoria , la cui canna monterà sopra r altra . E essendo concorso tutto l'esercito a vedere questa cosa y mentre che gli astrologhi leggevano i libri de' suoi incan- ti, questi due pezzi di canna si mossero, e pareva', che uno si levasse contro l'altro : alla fine dopo alquanto di spazio, quella di Gingis, montò sopra di quella d' Umcan, il che veduto da' Tartari , e da Cingis , con grand' allegrezza andorno- ad affrontar V esercito d' Umcan , e quello ruppero e fracassarono, e fu mor- to Umcan ^^^ , e tolto il r^egpo ; e Qìn^ pr^s.e p^r JDpofiUe la fi- gliuola di qu^b Dopo questa battaglia , Giogis , andò anni sei continuamente acquistando regni , e cittade . Alla fine essendo Mtto un castello detto Thaigin fu ferito con una saetta in uii gi- nocchio *^7 , e inor^e , e fu sepolto nel monte Aliay . ^^^

aa6: Fu mono Umcan» Fu ucciao dopo queata soleime disfatta da un uffi- ziale Naimanno mentre fuggiva un imboacata tesaU da Gengiacan ( Hìat. de la Chin. p. 34 ) .

227 . Fu ferito ... 0 morse . É erronea r aaaerzione del Polo Parrebbe se condo il auo racconto che foaae morto Gengiacan neU*anno 1208 di ferina. Ma ei mori di malattia, e di dolore nel 1227 per ^ morte del auo diletto figlio Tliscfdj dopo aver regni^to 22 aqni come Iqfiperatore di tutti i Tartari . In citf concordaqo gli Storici .Cineai .( Hist. Qen. de la Ch{n. t IX. p. 128 ) , e gli Arabi ( Petit de I9 Croix lib. IV. e. XIY. ) M^ no^ deve recar meraviglia, ed è in parte da acuapre il ?iAo ae isrrò intorno a)le eppcbQ di alcuni fatti , non meno che ìptomo stila aucc^iope ^^§l' Imperadori di quelle genti, mentre Aitone Ar- meno dice : » et non ea$ n^iran^iup^ 41 ifi iatia hi^toriia non po^ui tempu^ cer* '^ tam , quoniam licet $1 ipv>HÌf( fcire qi^ae^iverim yeritatem , noti tamen potui 19 invenire qui auper talibii^ plenaria n^e do^ef^t : et credo quod taiia ait ratio , » quare tempua certufn i^faf ui|i biatori^n^pi penitua ignoratur , quia ab initio » * Tartari iiteraa non h^b^b^nt, ft aie tempora et rerum geatatrafiaib^nt, abaqua » eo quod ab aliquo no^r^tur , e^ per hunc mqdum oblivioni poatea tradebàn- » tur ». ( Hait. Nov. Orbj^ p. 435 )*...»

aa8. Fu sepolto ^el MofUe 4Uaf. La Sipria Cjneae (Le.) e Ga^bil ( Hiat de Geng. p. 54 ) , dicoi^Q , ph' ei fu aepolto nella caverna Kinien c^e é in un monte a traniontana d^l deserto c}i Sfibbia : altri vogliono chfei foaaelo nella q[fon- tagoa di Man che è alla Mt di 47." $t.' e ^Ua Long. Orient. di Peckino di 9* Sr Preziosa potizia Geografica 4a <Iu1 il Polo delta ca(ena Altaica. Pallaa ( t. IV. p. 23a ) dopo aver parlato delle mqfiUga^ cl^e ^QUQ frai fiumi Schulba e VUka.

i i6

GAP. XLIV.

Della successione di sei Imperatori di Tartari ^^ ; e so- lennità che gli fanno , quando li spediscono nel monte Altay .

Dopo Cingis Can , fu secoado signore Cyn Can . Il terza Badiyn Can. Il quarto Esu Can. Il quinto Mongù Can. Il se^a

Queste montagney soggiuoge, danno principio alla ricca catena dei monti Altaiky che da Libeccio si dirige a Greco, e conserva tale direzione sino all' Oby e più Tungiy costeggiando il lembo settentrionale della vasta e alta catena dei Monti Sterili, e forma la frontiera della Russia e delle contrade deserte della Soongoria che appartengono alla Cina. Questi monti traversano* ad oriente l'Asia setten- trionale 9 andando sempre gradatamente crescendo di. altezza. Hanno nome di monti Altaici dall' Hrtisch all' Oby , e di montagne di Saicuii da questo fiume all' Enissejr. Es^endesi senza interruzione fra i fimi Amar e Lena sino ad Okotsk e traversa la Siberia nella sua più grande larghezza . Questa catena di monti ,. è senza dubbio la più vasta del globo. PaUas parla nuovamente dell'aspetto di questi monti ( ibid. p. 3ii ).

229. Della successione dei sei ffnperadon . Non avvi parte del testo di Marco Polo più trasfigurata pei nomi propri di questa . Pud raddirizzarsene la lezione col Codice Riccardiano. Le|;gesi ivi che i.** Can fu Chinchis , 2^ Cui ^ 3.* Bacuiy 4'* Atau, 5.* Mangutli^ 6.* Cublay. Secondo Aitone Armeno i. Im- peratore hi ChangéOf a.» Hoccata^ 3.' Gin^ 4.'' Mango, 5^« Cabila ( Nov. Orbis. p. 4^6'e8eg. ). Secondo Petis de la Croix i* GeiMscan. a.' Oetajr, 3.' Kejrucy 4** Manga figlio di Tuli - can figlio di Gengiscan S.** Cubla^ , Come diversifi* cano nei nomi, cosi discordano gli scrittori nelle date . La lista degli Imperatori Tartari data dal Padre Mailla dietro l'autorità delle Storie Tartare e Cinesi è la se- guente. Gengis-can cui successe Ogotai ( 1228 ), che mori nel 1241* Resse l'Impero dei Tartari dopo la morte di lui la sua vedova detta Thrakina Katuna, che i Cinesi appellano Naimatcliin ~ sse sino al' 1246, che fu proclamato Gran Can Kajuk figlio di essa e di Ogotai . A tempo (U hii fu spedito dal Pontefice co- me legato all' Imperatore dei Tartari il religioso Plano Carpini 9 che appellollo Cujrne e Gogchan^, ossia signor dei Tartari, poiché i Cridftiani credevano che il Gag della Scrittura dovea intendersi dei Mogolli» alle cui subitanee ed improv- vise conquiste credevano alludere lo scatenamento di Gog raìntnentato nell'A- pocalisse ( Carpin. apud Berg. cap. TX. ) . Mori Kajuk nel 1248 e dopo un in-^ terregno fu plo'clamato nel i25i. Mengkoo Mongu Gran €an^ .figlio di Tuli ^ ca/iy quarto figlio di Gengis-can". Secondo Abulgatìzi- j^tf^u - Go/i del Kaptschac avea riuniti tutti r suffragi per essere eletto ( Hian. de la Chin. t. IX. p. 248 not. ) . Ed è forse perciò che il Polo frai Gran Gan annovet*a Batu o Bocu .. E siccome si deduce dagli Annali Cinesi, che ftironvi- degli interregni, potè es- ser dubbio presso gli scrittori , in quale di quei potenti principi risedesse Ij^

^^7

Cablai Can , il quale fu più grande , e più polente di tulli gif altri : perch'agli ereditò quel che ebbero gli altri, e dopo acqui- stò quasi il resto del inondo, perchè lui visse circa anni sessanta nel suo reggimento , e questa nome Can In lingua nostra vuol dir Imperatore. E dovete sapere, che tutti i Gran Can, e Signori, che discendono dalla progenie di Cingis Can , si portano a sepel- lire ad un gran monte nominato Altay , e in qualunque luogo muoiono, sebben fossero cento giornate lontani da quel monte, bi- sogna che vi sian portati . E quando portano i corpi di questi Gran Cani , tutti quelli , che conducono il corpo , ammazzano* tutti quelli che riscontrano pel cammino , e li dicono : andate air altro mondo a servire al vostro signore ; perchè credono , che lutti quelli eh' uccidono , debbano servire al suo signore , nell'al- tro mondo . Il simile fassi de'cavalli, e uccidono tutti li migliori, acciocché li possa aver nell' altro mondo . Quando il corpo di Mongù , fu portato a quel monte , li cavalieri , che lo portavana avendo questa scellerata e ostinata persuasione , uccisero più di diecimila uomini, che incontrarono ^ *^

Sitprcmazfa di tutti i Tartari. A questo Mangu - can spedi S. Luigi re Fraii^ eia come ambasciatore Rubriquis ( apud Berg. e. XXXI. ) Mori Mcuigu nel 12699 e successeli il suo fratello Cablai , che i Cinesi appellano Hupilai , che feces i proclamare Gran -Can dei Tartari a Kei^pim-fu in Tartaria- nel 1260 ( His. de la Chin. t. IX. p. 282 ). Ad esso recaronsi i Poli. £i allorché ebbe esterminata la di- nastia dei Song o dei Principi di Sangue Cinese, che imperavano nelle provincie meridionali della Cina, di la dal fiume Kiang^ ne fu riconosciuto Imperadore ed ebbe in Cinese il nome di Chitsoy e la sua dinastia quello di yyen» Dal narrato sin qui si ravvisano gli erron in cui é caduto il Polo . Esso sei dice essere «tati i Gran Can sino a Cublai e furono cinque. Dimentica di far menzione di Octai'CaWt successore di Gengiscan, e come secondo rammenta Cui o Cujne, Sembra che Bacu sia Data che gli Orientali appellarono anche Bacchia. Com- prende in detta lista il Polo come quarto Ulau fratello di Manga Cany che erai Imperatore dei Tartari di Persia . Quanto a MangUye di Cublai/ii Polo va d'ac- cordo con gli altri scrittori , poiché eragli agevole d' essere istruito che anteces- sore di Cublai er» stato Mangu^ morto poco innanzi l'arrivo di suo padre e di> suo zio al Catajo.

.25o. Furono uccisi più di dieci mila uomini . H Testo della Crusca porta ventimila, C p. 47 ) ed il racconto sembra anche più esagerato. Quest© fatto è uno di quelli^ che meritò aP Polo la taccia di favoloso, sebbene Petis de la Croix. confermi, che se quest* uso crudele non ebbe luogo nei funerali Gengiscan ciò. fu praticato ai funerali degli altri Iroperadori ( Lib. IV. e. XIV. ). Ne lo spar- ger sangue era per quelle barbare genti cosa disusata e strana . AH' Assedio di* JMLshapur parecchie miglia di prigionieri furono scannati a sangue freddo nooi

i8

GAP. XLV.

Della {^ita de" Tartari ^ e come non stanno mai fermi j nw iranno sempre camminando y e delle lor case sopra carrette^ costumi y e s^is^ere : e dell onestà delle lor moglie delle 4juali ne cacano grandissima utilità .

I Tartari noa stanno mai fermi , ma conversano al tempo del verno ne' luoghi piani e caldi, dove trovino erbe abbastanza, 6 pascoli per le lor bestie , e V estate ne' luoghi freddi , cioè ne' monti ^ dove siano acque , e buoni pascoli ; e anche per questa causa , perchè dove è il luogo freddo non si trovano mosche , ne tafani , e simili animali , che molestano loro , e le bestie : e van- no per due , o tre mesii ascendendo di continuo , e pascolando , perchè non averebbono erbe soflicienti per la moltitudine delle lor bestie , pascendo sempre in un luogo . Hanno le case coperte di bacchette e feltroni , e rotonde cosi ordinatamente , e con tale artificio fatte , che le verghe si raccolgono in un fascio , e si possono piegare , e acconciar' a modo d' una soma , quali case portano seco sopra carri di quattro ruote , ovunque vadano , e sempre quando le drizzano , pongono le porte verso mezzodì . Hanno oltre ciò carrette bellissime di due ruote solamente, co- perte di feltro , e cosi bene ; che se piovesse tutt' il giorno , non si potria bagnar cosa, che fosse in quelle, quali menano con buoi, e caromeli . Sopra quelle conducono li loro figliuoli , e mogli , e tutte le masserie, e vettovaglie, che li bisognano ^^' « Le donne fanno mercanzie , comprano , e vendono , e rivendano di tutte

^i^m

neno che in altre città della Tranaossianat come leggesi nella vita di Gengiscan* D'altronde ruso di sotterrare cogli Imperadori e principi, servi vivi ed an- che numero di concubine, non era abolito presso i Manciusi verso la metà del Secolo XVIL L'Imperatore Chun^'» chjr^ primo di quelle genti, cheregii<$ io Ci- na , fece sacrificare sulla tomba d' una delle sue spose una trentina di schiave . Sussiste un simulacro di quel crudel rito tuttora , poiché ai funerali degli Im- peradori si bruciano imagini di servi, dipinte su foglie di stagno, e si sotterra- no con essi statue di pietra, o di Legno. Erodoto rammenta quest'uso barbaro presso gli Sciti ( Barro w Voy.en Chin. t. IL p; %7& ).

a3i. Case co/i^r/rf . Ciò conferma pienamente RuMqviSf il quale soggiunge che per rendere quei feltri impenetrabili all' acqua gì' impia/stn^no di fego, o di latte di pecora ( Apud. Berg. e. IL ) ( Vedasi 1 1. p. 48 not, ).

^M

119

fflieDe cose , che soiio necessarie ai Joro lucriti , e iamìgRa , per- chè gli uomini non s' intromettono in cosa alcuna , salvo , clie in? eacciare, uccdlare^ e nelle cose pertinenti all'armi. Hanno falconr li migliori del mondo, ^e similmeiite cani . Vivono solamente di carne e latte , e di ciò che pigliano alla eaccia, e mangiano alcu-^ oi animaletti, ch'assomigliano a conigli (^clie appresso noi si chia- mano sorci di Faraone ) de' quali si truova gran copia per le pia- aure neir estate 9 e in ogni pane , e carne d' ogni sorte ^^^ , e ca- valli , e cammei! , e cani , purché sian grassi . Bevono latte di ca* vaHe , quaV acconciano di sorte , che par win bianco e saporito , e k) chiamano nella loro lingua Chemurs *^^. Le donile loro sono- le più caste e oneste del mondo , e che più amana e reverisco-- no i loro mariti , e si guardano sopra ogn'altra co6a di copimette- re adulterio , qual vien riputato in grandissimo disonore ^ e vitu- perio . E è cosa maravigliosa la lealtà de' mariti verso le mogli y le quali se sono dieci , o venti fra loro è una pace e un unione mestimabile , mai si sente , die dican' una mala parola , m a tutte sono ( com' è detto ) intente , e sollecite alle mercanzie , cioè al vendere , e comprare , e cose pertinènti agli eserciti loro^

!kS2. E carne d* ogni sorta. ( Rubriquis e. V. ) Ils mangent indilftrftfmnentt » di toutes sortes di chairs mòrtes, ou lue^. Leura viandes soDt tout ce qui se 9 peut manger y cornine Cliiens, Loups , Renurds , Ghevaux, et méme en cas »■' de necessité ne font ila point difliculté de manger de la chaire humaine » C Pian. Carpio, e. lY. Collect. de Berger ) . Non erano per anco addolcite le co- stumanze dei Tartari come lo furono dipoi conquistata la Qna . ( V. T. L p- 48 net. d. )

a 55. Chemurs, Queata bevanda e detta Cosmos da Rubriquis^ il qpale de- scrive il modo di farla. É un siero del latte di cavalla fermentato, che acquista un gusto acido e spiritoso, perìockè soihiglia di sapore al vino.. U detto . viaggia- tore tratta d'un altra sorte di detta bevanda nominaita Cara CosmoSf «o CBsptos.uerù^ ( Gap. VI. ). Anche Petis dei la Groix descrive il modo di £eire questa diletta' bevenda dei Tartari, che ottiensi sbattendo il latte per separane la parte butirrosa, ed esso appellala Cammei (Vie de Gen. p. 455 ).^P8Alas dice che il. latte di. caìialla ap- pellasi in Tartaro Kumh: che fresco e più fluido di quello >di vacca , ma ha uà* sapore di lisciva ^s che rendelo disgustoso. 'Ma che ' fìrtto inacidire in. vasi politi»^ acquista un acido vinoso jnacevole . Per fiive inagrire il* latte ,. lo. meseiono in^ vasi di cuo]o,.che pongono' nell- in verno vicino affuoco. U lezxo.dei ,Yasi*ba-> sta per lievito, ma si servono anche di un lìemito fatto di iarina grossolana e salatissima. Cid ottengono .andve mescendovi un poco di. detto; liquore aliUato, .e dal gaIHo d* agnello. Quando v^^ltono farne dell' aequavite..nonj separaaoi.la..pan« na dal latte ( Pallas Yoy. t 11. p. 170). Esso desciùve il .metodo cbe vinìin» Kahnucchi per distillare detto latte, e fiu*e r acquavite precetta •■

1!20

al vìver casa e cura della famiglia, e de' figliuoli, che sono fra loro comuni E tanto più son degne di 'ammirazione , questa virtù della pudicizia , e onestà , quanto che agli uomini è con- cesso dì pigliare quante mogli vogliono, le quali sono alli mariti poca spesa , anzi gran guadagno e utile , per li traili chi e esercìzj , che continuo fanno ; e per questo quando le piglia- no , loro, danno dote alle madri per aver quelle : e la prima ha questo privilegio d'essere tenuta la più cara, e la più legittima ^ e similmente i figliuoli , che di quella nascono . E perchè possono pigliare quante mogli a lor piace '^^ , perciò hanno più numero figliuoli di tutte V altre genti . Se il padre muore , il figliuolo può pigliar per mogli tutte quelle che son state lasciate dal pa- dre , eccettuando la madre , e le sorelle ; e pigliano anche le co- gnate , se sono morti i fratelli , e celebrano ogni fiata le nozze con ^an solennità.

GAP. XLVL

Del Dio de Tartari celeste ^ e sublime ^ e d' un altro detto Natigay y e come V adorano ; e della sorte delli loro stesti- menti y e armi ; e della ferocità loro nel combattere : e co- me sono pazientissimi in ogni disagio ^ e bisogno j e ab- hedientissimi al loro signore .

La legge , e fede de' Taitarì è tale . Dicono esservì il Dio al- lo , sublime ^^^, e celeste , al qual ogni giorno col turribolo , e ìn-

9!(4. Quante mogli a lor piace. Conferma Plano Carpini la poligamia dei Tartari, Taso di sposare le pid prossime parenti eccettuata la Madre, la so- i*ella e le figlie ed anche le matrigne, e cognate e il dare la dote alla madre della sposa, non già il riceverla. ( Collect. de Berger. 1 1. p. a6 )

a35. Il Dio alto e sublime Gengiscan fu il legislatore civile e religioso dei Tartari. Erano i Mogolli senza culto esteriore, quantunque fossero imbevuti di superstizioni, e prestasser fede ai loro incantatori detti Schamanif in allora co- ^^ oggidì, perciò rantico paganesimo Siberico e Tartarico s* appella da alcuni Sciamanismo ( Descript du Tibet. Paris 1808 p. 3i ) . Ma aiiorchè Gengiscan fu proclamato Imperadore dei Tartari pubblicò un Codice di Leggi, che fece appro- vare dalia dieta generale di quelle genti , da essi appellata Curiltmjr^ ove puc>- bllcò il suo Codice detto Yassa Gènghizkhani . La prima legge fu di credere a un Dio creatore del cielo, e della terra, datore della vita, della morte, della ricchezza e della povertà , che concedej o nega come a lui piace , che ha aia

1%Ì

céuBO noa domandaa' altro , se non buon intelletto ^ e sanità ^ Nd hanno poi un altro che chiamano JNatigay , eh' è a modo di una statua coperta di feltre, ovvero d'altro, e ciascuno ne.tieu uno in casa sua . Fanno a questo dio la moglie, e tighuoli, e [XJQgoogli la moglie dalla parte sinistra , e i iìgliuoU avana di lui , quali pare, che li facciano riverenza. Questo dio, lo chiamano dio delie cose ter^ rene, il qnal custodisce, e guarda i loro ligliuoli, e conserva l^ bestie, e le biade, alquale fanno grande riveren^ta , e onore . ìù sempre quando mangiano , t(^liono della parte delle carni grasse , e con quelle ungono la bocca del dio ^^^, della mogUe, e de'bgliuoli:

tutte le cose un impero assoluto ( Petis de la. Croix Lib. h VL )• L' Aoglais ha dato r estratto di detto Codice ( Jnsiituif de Timour^ F%r. 17S7 p. 5^6 ). Ma dal racconto del Polo si ravvisa che non si spagliarono delle antiche loro superstizioni » e che perciò aduravano un nume cui davano il nome di Aaiìgay che secondo il Polo era detto il dio delle cose terrene » e sembra da ciò, che narra Plano Carpini, che quel nume fosse il maligno spirito-, héè» dice intorno alla religione dei Tar- lari » Non sanno cosa sia la vita e dannazione eterna. Hanno qualche credenza ehe dopo la morte godeifmno d' un altra vita» e che avranno greggi, beveranno e mangeranno, e faranno le altre cose come in qi^esto muudo. 6uuo multo de- diti a studiare i presagj, gli augurj, il volo degli uccelli, le stregonerie, e gì' incantesimi. Quando il diavolo loro qualche risposta credono che venga dai dio stesso, e chiamanlo Jtoga e i Comaiù Chan o Imperatore: lo. reveriscoiio e lo temono sommamente, gli faooo offerte, e principalmente delle primÌ2Ìe delle loro bevande e cibi ( Pian. Carp. Apud Berg. p. 35 )• Avea pracedentemente avvertito che credevano un Dio creature di tutte le t:ose visibili e invisibili , datore delle ricompense e dei gastigU, ma ei avverte che non io onoravano con preci , con laudi, con culto, con ceremonie. Soggiunge che avevano idoli di fel- tro di forma umana ( p. 3o ). Talché si scorge che adoravano il buono e il cattivo principio, e che vi rimanevano le tracce di quell'antichissimo errore delle genti asiatiche di adorare due principt , che fecero rivivere i Manick^i . Sembra poi, che siccome per legge di Cengiscan erano toUei|(ti tutti i culti vi si osten- de3«e il Lamismu, o la religione del l'ibet avidissima di far proseliti . Ai tem- pi di RubriquÌ4 oravi molto diETiisò: narra che i loro sacerdoti avevano il capo tosatole vestivano di color giallo e portavano mitre in. capo. Esso paria ancora dei loto conventi, del modo k>ro'^ ^vivere cdme regolati, e descrive tutti i riti della religióne dei seguaci del Dalai Lama ( Cap. XXVH. ) . Tuttora sono in Tartaria seguaci del culto ordinato da Gengiscan Dice Gerbillon ( Du Hald. t ly. p. 35 ). lis peuvent paaser puur Geniils, quoique iis n'ajent ni tempie» » ni idoies, et qu'ils n' adorent propremeot, ainsi qu ils s'exprtmeot, que TÉm- 9 pere UT du ciel au quel ila font dea sacrifices ». Quanto alle opinioni lamisti* che che soaosi insinuate .presso i Mogolli , come intorno alla teogonia e cosmo^ gonia di casi può leggersi Pallas ( Voy. t. II. p* 199 e seg. ).

236. Ungono la bocca dal Dio. Questo e gli altri particolari narrati conferà mano Plano Carpini ( 1. e. p. 3o ), e Rubriquis ( Cap. 111. )•

16

dopo gettano del brodo delle carai fuor della porla agli altri spi-* Fili . Fatto questo , dicono che il loro Dio con la sua faoNglia ha avuto la parte sua , e poscia mangiano ^ e bevono a lor piacere . I ricchi si vestono di drappi d' oro , e di seta , e di \ye\\e di zi- bellini , arniellini , e va] , e tutti i lor fornimenti sono di graa prezzo^ e valore. L'arme loro ^^7 sono archi, spade, e mazze ferrate , e alcune lancette , ma con gli archi meglio s' esercitano , che con Y altre arme , perchè sono ottimi arcieri , e esei^citati da piccolini, e indosso portan'arme di cuoi di bufali^ e altri animali, molto grossi, cotti, e per questo sono molto duri, e forti«Sono uomini fortissimi in battaglia,e quasi furibondi, e che [)OCO stimano la lor vi- ta, la qual mettono ad ogni pericolo senz' alcun rispetto. Sono cra^ delissimi , e sofferenti d' ogni disagio , e bisognando viveranno un mese-, solamente €on latte di cavale ^ ^e d'animali , che pigliano. Li lor cavalli , si pascono di erbe ^ hanno bisogno d'orzo ,

237. Varme loro. Pid aifFusameute del Polo tratta Phmo Carpici ^He guer» re, armi, aguati e strattagemrtti àti Tartain : ógni seldèito doveva avere tioo, due, o tre archi, tre ttircasài |»ieAi di freccie, \m asce^ e delle coide per lira- re le macchine di guerra. L'armatura era tH cùojo, alcuni aiFeanla ài ferro^ bardavano .di cuojo i cavalli. Le lance era uncinate. I ferri d^e frecce appun* tati e afiUatì da ambe le parti . I ricchi portavano spade appuntate e taglienti solo da un laèo . Narra come passavano i fiumi seduti in ispeoie di valigie che attaccavano alla coda dei loro cavalli e nelle quali racchiudevano il loro haga« glio (Pian. Carpin. Gap. VI. )».Ma merita sohiarianento trattandosi delle loro armi un fatto singolare. U Giomale intitolato ( The Quarterijr Review N. XLi;. May. 1819 ) nel render conto deUa bella versione e commentario fatto al Mi* lione dal Sig. Maraden, avverte che credesi da alcuno che una macchina di cui si parla nelle Storie Cinesi. d«ttA Ho -^pao aU' epoca dell'invasione del Catajo fatta da Gengisoan nel idB9i0ÌghiiÌGbi il cannone, mentre la versione letterale di quelle voci e tubo da fuoco» Vi gicHmàlista osserva saviamente che erano tubi con cui si gettavano materie incendiarie sul nemico^ noti nell'Indie sino dai tempi dell'inva- sione dei Maomettani, faiintti il 'Padre Mailla sembra che. nelle Storie Cinesi sia caduto nell'errore di reputare ohe questi Rao fossero cannoni. Dette macchine belliche Arono usate dai Cinesi alioiiohè i Mogolli cinsero d'assedio TsaO'jrmng( Hist. Gen. deia Chin. t. iX. pi.86.). Nel dai^e conto il Padre Mailla soggiunge: » Ica » Chittois placés sur ces touvs^ faiaoient jouer dea machines appellées Pao jàooX » chaque coup pouoit'tuer plusieurs ^aersonnes ». Ma che queste macchine fos- sero tubi incendiar]', e noncaaaocd come lo awefte r Inglese giornalista, resul- ta dallo relazione di Plano Carpini ( Apud. Barger. p. 55 )* » Ila ont coutume » ausai de se servir de la graisse dea hommeìi qu' ite ont tuès, poor en faire >. des compositioas de lira Gregètfìs , àonX ils embracant lea aMiiaons, et il n'y ol twaucum moyen d' éleiiidre ce ftu

123

d' altra biada , e' stann armati a cavallo due giorni , e dae not- te j che mai smontano , e similmente , vi dormono , e i lor cavalli intanto vanno pascendo . Non è gente al mondo che più di loro dori affanno, e più pazienti in ogni necessità: obbe- dieatissimi alli lor signori *^*, e di poca spesa , e per queste par- ti cosi eccellenti nell' esercizio delle armi , sono atti a soggiogare il mondo , come hanno fatto d' una gran parte .

GAP. XLVII.

Delt esercito de" Tartari y in quante parti è diviso ^ e del modo col quale cavalcano ^ e di ciò che portano per loro vii^ere ^ e del latte secco ^ e modo del loro combattere .

Quando alcun signor di Tartari va ad alcuna spedizione^ mena seco V esercito di centomila cavalli ^ e ordina le sue gen- ti *^ in questa maniera . Egli statuisce un capo a ciascuna dieci- na, e a ciascun centinajo , e a ciascun miglìajo , e a ogni dieci- mila ; e cosi ogni dieci capi di diecina rispondono alli capi di centinaja; e ogni dieci capi di centinaja rispondono alli capi di mi^iaja ^ e ogni dieci capi di migliaia | rispondono alli capi di dieci miglia ja; e in questo modo ciascun uomo, ovvero capo scnz' altro consiglio, ovvero fastidio nóri* ha da cercare altri se non dieci . Per il che quando il signore di questi centomila vuol mandarne alcuna parte a qualche espedizione , comanda ài capo diecimila che li dia mille uomini ; e il capo di diecimila comanda al capo di milk , e ìX capo di mille , al capo di cento ^ e il capo di cento , al capo di dieci , e all' ora tutti i capi delle diecine fanno le parti che li toccano , e subito danno quelle ai suoi capi . Cento capi, ai ceoto di mille , e mille capi , ai capi di

MM «Il

aSS. Obhedi0niis9imi id Uro »ignàri. » les Tartare* aonrt les plus obeiflsanU ir du monde a leurs seigneuM , plus mérae que ^elque religieu que ce aoi t a ]r ses «operieurs. » ( Carpin. Cap. IV. ) . > < <

3^9 . Ordina Je sue ^enti. Fu ««abifita questa dìvbkme degli eserciti, dagli Statuti di Gengiscan, che con stvèlta disciplina, e con somma elaiigiti rese pro- di le sue armale. Combatteitano iobanai sansa ordine e alla rìnAisa. Esso oltre i decennarjf cemenarj^ e mittenarj costituiti a comandare, divise gli eserciti in due schiere « una per sostenere Fassalto o assaltare , l'altra composta delle più scelte milizie per riserva ( Petit de la Croix p* 64 )

13^4

^cììù'da ; e. cosi subito si di$ceroono, e tulli sono obbedientissi- mia suoi capi. Item ciascun centinajo, si chiama tue ^^^, dieci UQ tomaa ^^^ , per miglia jo, ceniiaajo, e diecina. E quando» si muove 1' esercito per andare a far qualche, impresa , esai man- dano avanti gli altri uomini , per la loro custodia per due gior- nate , e mettono genti di dietro, e da' lati, cioè da quattro parti a questo effetto , acciocché qualche esercito non possa afisaUargli ali improvviso . E quando vanno con V esercito lontaili , non portano seco cosa alcupa y, di quelle massimamente , che sono necessarie pel dormire . Vivono il più delle volte di latte ( come s'è detto, ) e fra cavalli, e cavalle sono per ciascun uomo circa dicioito, e quando alcun cavallone stracco pel cammino^ si cambia un altro, nondimeno portano seco vasi per cuocere la carne. Por- tano anche seco le sue piccole casette di feltro alia guerra , dietro alle quali stanno al tempo della pioggia . E alle volle qtiando ri- cerca il bisogno , e pressa di qualche impresa che si facci pre- sta, cavalcano bea dieci giornate senza vettovaglie cotte, e vivo- no del sangue de' suoi cavalli , perocché ciascuno punge la vena del suo , e beve il sangue . Hanno ancora latte becco a modo ài pasta ^^* , e seccasi in questo modo . Fanno bollire il latte , e al- lora la grassezza che nuota di sopra , si mette in altra vaso ^ e di quella si fa il butirro, perchè finché stesse nel latte , non- si potrìa seccare: si' mette poi il latte (al sole^ e cosi si secca; e quando vanno i a esercito , portano di questo latte circa dieci lib- bre, e la mattina ciascimo ne piglia n>ezza libbra, e la mette in un fiasco piccolo di cuojo , fatto a modo d'utre, con tant'acqua quanto li piace ^ e mentre., c^^valc^.^ il latte nel fiasco si va sbat-

240- Tue o Tug è una bandiera tartara fatta con una coda di ^cavallo, attac- oata alla puota d'una lancia, e questa voce viene daUa Manciusia Tu. Talché vedeai che la athiera prendeva nome dall' insegna (Instituts de Timour p. SgS ).

241. Tuman significa diecimila. I Manciusi dicono Thumen i Cinesi Oon. In* lendesi per Tumen in lingua MogpUa un corpo di diecimila uomini, (àhid. )

_ 2/^:ì.. Laiie secao.amododi pcuta. Dalla descrizione delle costumanze Kal- mucche data da Pallas, si ravvisa tuttora susaistere presso questo popolo di sangue- MogpUo, molte delle costumanze descritte dal Polo. Tratta il RaUas del modo con cui fanno:!', acquavite,, e soggiunga che la. fondata quando, é fatta col latte di vacca la. fanno bollire sinché non si as^oda^.e questo formaggio mettono io sac- chi dopo ayerlq ben premuto^ o.lo stringono ia furm^tte tonde e fanno asciugare* al sole . Il modo di ferp il . burro, si. ravvisa esser tuttora lo stesso ( Pallas Voj* till. p. I74J.

125

tendo , e fassi come sugo, il quale bevono, e questo è il suo desi- nare . Oltre di ciò , quaudo i Tartari combattono co' nemici , niai si meschiano totalmente con loro, anzi continuamente cavalca^ no attorno qua , e saettando , e alle volte fingono di fuggire,. e figgendo saettano di dietro li nemici che seguitano, sempre uc- cidendo cavalli, e uomini, come se combattessero a faccia a faccia, e a questo modo i nemici, credendo aver avuto vittoria^ si trovano aver perso, e allora i Tartari vedendo avergli fatto danno, ritorna- no di nuovo contro di loro, e quelli, virilmet^te coml^atleudo con- quistano, e pveudono. E iianno li lor cavalli cosi ammaestrati a vol- tarsi , che ad un cenno si voltan' in ogni parte che vogliono , e in questo modo hanno vinto molte battaglie . Tutta quello che v' abbiam narrato è nella vita , e costumi de' rettori dei Tartari. Ma al presente sono molto abbastard iti, perchè quelli, che conver- sano in Ouchacha ^^^ osservano la vita, e costumi di quelli ch'adorano gl'Idoli, e hanno lasciata la sua legge. Quelli che conversano in Oriente osservano i costumi de' Saraceni.

GAP. XLVnX

Delta giustizici ^ che ossen^ano y e della vanità de matrimonv

che fanno de^ Jìgliuoli morti.

Mantengono la giustizia come vi narreremo al presente- Quando alcuno ha rubato alcuna piccoli cosa , per la qual non meriti la. morte, lo battono sette volte con un bastone, ovvero^ diciassette volte, o ventisette, o trentasette, o quarantasette , fino^ a cento sempre crescendo, secondo la quantità del furto , e quali- tà del delitto, e molti muojono per queste battiture . Se uno ru- ba un cavallo , o altre cose , per le quali debba morire , con una spada si taglia per mezzo. Ma se quello, che ha rubato può pa- gare, e dare nove volte più quello, che ha rubato, scapo- la . Item quakmque Signore , ò altr' uomo che ha molti ammali, U fti bollare del suo segno, cioè cavalli e cavalle, cammeli e buoi, vacche e alcre bestie grosse, poi li lascia andar a pasce- re per le pianure e monti in qualunque luogo senza custodia.

^45. Conversano in Ouchacha inteade favellare dei Mogolli del Kap$chack*^ ICedaai intorao a Ouchaca ( Not. n. 8 ).

126

di uomo : e se una bestia si mischia con qualche altra , ciascuno ritorna la sua a colui del quale si truova. il segno . I castrati , e becchi li fanno custodire dagli uomini : e le lor bestie sono tutte grasse e grandi, e belle oltra modo. Quando ancora sono due uomi- ni, de'quaU uno abbia avuto un fìgliuol maschio, e quello sia man- cato di tre anni , o altramente , e Taltro abbia avuto una figliuo- la, e ella parimenti sia mancata, fanno insieme le nozze, per- che danno la fanciulla morta al fanciullo morto , *** e allora fau- no dipingere in carte uomini in luogo di serpi y e cavalli ^ e al- tri animali, e drappi d'ogni maniera , denari , e ciascuna sorte di massarizie , e fanno far gì' istrumenti a corroborazione della do- te , e matrimonio predetti , le quali cose , fanno tutte abbrucia- re : e dal fumo , che indi viene ^ dicono , che tutte queste cose son portate ai loro figliuoli nell* altro mondo , dove si pigliano per marito e moglie : e li padri , e madri de' morti , si hanno per parenti, come se veramente le nozze fossero state celebrate, e che vivessero . Ora abbiamo dichiarato li costumi , e consue- tudini de' Tartari , non però che abbiamo detto i grandissimi fat- ti e imprese del Gran Can signor di lutti i Tartari **^, Ma vo- gliamo ritornare al nostro proposito , cioè alla gran pianura nel- la quale eravamo quando cominciammo de'fatu de' Tartari ^.

a44- Danno ta fanciulla morta al fanciullo morto* Di questa costumane parlano oltre il Polo, Petis de la Croix, Navarette, e Malcholm ( Marsden. not 4^2 )

245. Signore di tutti i Tartari, Cioè di Cublai Can che regnava, allorché egli era nella Cina .

246- Non pud essere discara la breve notizia dei lineamenti che distiaguono le genti di sangue Mogollo dagli altri abitatori deU'Asia. Leggesi ia Plano Car- pi ni ; i> i loro volti sono differenti da tutti gli altri del mondo. Fra gli occhi e le gote son più larghi di fattezze degli altri , le guancie eziandio sono promi- nenti dalle mascelle ; hanno il naso schiacciato e corto, gli occhi piccoli e le palpebre volte aU' insù fino alle ciglia : il capo a guisa di sacerdoti : radonsi runa e 1* altra parte della fronte più che a mezzo : lasciano il resto dei capelli lunghi e gli fanno crescere come le femmine , gF intrecciano , ne fbrmaao due code che pendono loro dietro le orecchie. Hanno i piedi piccoli, e tanto gli uomini, qnanto le donne usano vesti fatte ad una medesima guisa ( Carp. cap. Il* )• 11 Pallas dice / » eccetto il colore un Mogollo somiglia meno ad individuo d'altra na- zione, di quello che un Nero ad un*£uropeo . Questa conformazione particolare di- stinguesi specialmente nel contorno del cranio dei Kalmucchi : ma i Mògolli e i Buriati hanno tanta conformità coi Kalmucchi tanto pel fisico che pei costumi e per la rustica economia che ciò che dicesi degli uni conviene agli altri. I Kal» mucchi sono di mezzana statura. Sono tutti benfatti ma generalmente stretti

1^7 GAP. XLIX.

Come partendosi da Caracoran si trova la pianura di Bar- gu ; e de costumi degli abitanti in quella ; e come dopo" quaranta giornate , si troica il mare Oceano y e delli fal- coni ^ e girifalchi , che vi nascono y e come la Tramonta- na a chi la guarda appar verso mezzodì .

Partendosi da Caracoran, e dal monte Altay , doyc si sep- peliscono i corj)i degl' Imperatori de' Tartari , come abbiam det- to di sopra , si va per una contrada verso Tramontana , che si chiama la pianura di Bargu j e dura ben circa sessanta gi(»rna^ te *^7 . I^e cui genti , si chiamano Mecriti ^4® , e sono genti sal- vatìche, perchè vivono di carne di bestie j la maggioi* delle quali

di cintola e hanno le membra eftili ed agili. I Kalmucchi sono di carnagione- bianca, sopratutto i fancfulii. Ma stante V ardore del sole cui si espongono" nudi» e il fumo che è nelle ioro capanne feltro, non meno che per T abitudi- ne di dormir nudi , diviene la loro pelle di color giallo celestino . Lo donne sono meno scure . Fra le ben nate vedonsi yisi bianchi che sfoggiano pel color ne- ro dei capelli» in che somigliano non meno che pei lineamenti alle Cinesi. Sono- vi visi tondi molto piacevoli» e si vedono donne che per la regolarità dei tratti e la bellezza sarebbero molto vagheggiate in tutte le cittì Europee . 1 lineamenti caratteristici di tutti i volti dei Kalmucchi sono i seguenti. L'occhio dalla parte* dell'angolo maggiore obliqualmente calante verso il naso» e poco apeito e car* noso. Le ciglia assai folte che formano un angolo assai ottuso. U naso è di par- ticolare conformazione» ordinariamente volto all'insd e schiacciato verso la fronte » l'osso della guancia prominente f la testa e il volto molto tondo» la pupilla neris- sima, i labbri grossi e carnosi, il mento corto e i denti bianchissimi» gli orecchi d*un estraordinaria grossezza e staccati dalla testa. 1 Kalmucchi accordano pri- mato di bellezza a quelle fisonomie che riuniscono in maggior numero i tratti caratteristici della loro nazione ( Pallas Voj. t. IL p i56 e seg. ).

247. Bargu. £i ne parlò di sopra ( Gap. 4fl ) e vedasi la nota n. ao6. M*^- quf comprende sotto tale denominazione tutta la parte dell'Asia che dal lago Eaikal estendesi fino al Mare Ghiacciato» dietro le relazioni dei Tartari che frequentarono qualle contrade pei traffici delle pelli Anche Rubriqiiis parl^ dei Kerkis ( i Kirguis ) ( CoUect. de Berg. p. 89 ) e affermò che quelle estreme contrade settentrionali erano sconosciute per i ghiacci e le nevi che ne vietavano 1' accesso .

248. M^criti. Celebre tribù tartarica a confine dei Mogolii . I Cinesi che non hanno la lettera r appellarongli Mieiiki ( Hist. Gen. de la Chin. t. IX. p. a5 not. ) essi fecero la guerra a Gengiscan dopo che esso ebbe disfatto Ung^^Can.^ ( Petìa de la Croix p. 88 ).

•sono a modo di cervi •^^ ^ li quali anco cavalcano . Vivono sì-» miimenie d'uccelli , perchè vi sono molti laghi , stagni , e palu- di; e detta pianura confina verso tramontana col mare Ocea- no ^^ : e quelli uccelli , che si spogliano delle piume vecchie , conversano il più dell'estate circa quell'acque, e quando sono del tutto ignudi , che non possono volare , quelli prendono al loro buon piacere , e vivono ancora de' pesci . Queste genti os- servano le consuetudini^ e costumi de' Tartari, e sono sudditi al Gran Can. Non hanno biade, vino *^' , e nell'estate hanno cacciagioni , e prendono gran quantità d' uccelli '. Ma il verno pel grandissimo freddo non vi possono stare bestie, uccelli. E quando s'è cavalcato ( come é detto ) quaranta giornate si truo- va il mare Oceano , presso al quale è un monte , nel quale fanno nido astori, e falconi pellegrini, e nella pianura. Ivi non sono uomini , vi abitano bestie , uccelli , salvo che una maniem d' uccelli , che si chiamano Bargelach , e i falconi si pascono di quelli : sono della grandezza delle pernici , e nella coda .sono si- mili alle rondini, e ne' piedi alli pappagalli, volano velocemente ; e quando il Gran Gan vuol avere un nido di falconi pellegrini, manda fino al detto luogo per quelli, e nell'isola, clie e cir- condata dal mare, nascono molti girifalchi. E quel luogo tanto verso la Tramontana , che la stella di Tramontana pare alquan- to rimaner dipoi verso mezzodì ^^^; e i girifalchi nascono neir

^49* Sono a modo di cervi. E agevole il ravvisare che questo animale da lui descrìtto e il Renne ^ che abita tutte le terre polari del vecchio mondo. A tutti è noto che la carne dell'animale serve di cibo ( Lesseps Yoj. du Kamtsch. t. II. p. 54 ) 9 il sangue di bevanda , e che quel dolce ed utile animale supplisce per quelle genti alle bestie da tiro e da soma.

aSo. Mare Oceano. Da Marco Polo ebbero ^i Europei la prima accertata notizia che r Oceano era il confine della parte settentrionale dell'Asia.

aSi. Non hanno biade i^i no» Assai esattamente sono descrìtte dal Polo le* costumanze dei popoli della Siberia che abitano a Settentrione del Baikal e del fiume Saghalien Oula : ciò pud vedersi confermato dal Padre GerbiUon ( Du « Hald. t. IV. p. 57 ) .

252. La Stella di Tramontana pare ahfuanto rimaner verso il mezzodì . Il Testo da noi pubblicato dice : che la JVamontana rimane addietro verso il mezzodì . Se s' intendesse che la stella di Tramontana rimanesse a mezzodì del zenit dell'osservatore, ciò sarebbe un errore manifesto. E il Polo sarebbe sta- to illuso dalle favole raccontate dai Tartari, ma secondo la Lezione Ramusiana parrebbe che potesse interpetrarsi averci voluto significare, che la stella polare ai

119 isola predetta ; sono iti tatita copia , ohe il Gr^n Clan ne può a^ vere quanti ne vuole a suo piacere . Ne crediate , che i girfalcbi, che delle terre de'Cristiani si portano a' Tartari , siano portali al Gran Gan : ma portansi in Levante solamente , cioè a qualche signore Tartaro , e altri nobili di Levante , che sono a' confkii de^ Cumani , e Armeni . Ora avendo ^etto delle provincie , che sono verso la Tramontana fino al Mare Oceano , «diremo delle provine eie verso il Gran Gan , e ritorniamo alla provincia detta Gan>- pion ^^ , la qual di sopra è descritta .

GAP. L.

Come partendosi da Campion si viene al Regno di Erginul; e della città di Singuij e de Buoi ^ die hanno un pelo sottir lissimo; e della forma deW animale ^ che fa il muschio ^ e cjome lo prendono j e de^ costumi degli abitanti e bellezza delle lor donne ^

Partendosi dalla provimeia di Gampion , si va per cinque giornate, nelle quali s^ odono più volte la notte parlar molti spiri^

accostava dquanto verao il mezzodì, relativameiiU aU*apparenza della medesima nelle conti ade piii meridionali .

355. Ritorniamo alla provincia detta Campion, Avverte in tal guisa il Polo che fa retrocedere il leggitore, e che dalle contrade le più settentrionali dell'Asia rìcoaducelo a Campion ^ ove come notò disopra ( cap. XXXIX. ) » dimoro con ^ suo padre e barba per .sue faccende circa un anno ». Leggesi nel Testo Ric- cardiano. » Opertet nos hic redire iterum ad civitatem Campition^ de qua supe- » rius mentio facta est ». E ciò per far comprendere che riconducelo in quella diritta via che dair Armenia segu£ per giungere a Chemenfù o Kei-pin-fà resi- denza dei Gran X}an. Infatti allorché faceva lunga dimora in alcun luogo come ei lo avverte: » cercava d'essere inforonato con diligeya^ e facendo un Memo- » naie di tutto ciò che intendeva e vedova » ( Proem. ) . Ciò avverto per di* mostrare che non nel recarsi a Keipiafk «* internò nelle contrade settentrionali da iui descritte^ per quanto non possa positivamente asserirsi che alcuna di dette pi*oviccie non visitasse posteriormente per commissione del Gran Cao^ Ma di ciò non dando ei verAin cenno,. volendo estendere congetturalmente i suoi viaggi^ lasceremo che ciascuno opini intorno a ciò a sua guisa. Per quan- to sia forte presunzione per non crederlo « T avere avvertito di sopra ove parla di ChinchitUalas o Chiagita/as (come porta il testo da noi pubblicato ) ( t. I. pag. 39. ) che deli' Amianto che ivi si truova parla per sentito dire ( Ved. Dichiarazione al Lib. IL ).

17

i3e

ti ooa gran paura de' viàndanii ^^^ y e ia capo di quelle verso Le- vante sì truova un regno nominato Ergìnul ^^'•, qual è sottoposta al Gran Can , e contiensi sotto la provincia di Tanguth. In detto regno sono molti altri regni ^ le cui ^lui adorano gF idoli . Vi sono alcuni Cristiani Nestorini, e Turchi, e molte città, e castel- la, delle quali la maestra città è Erenni. Dalla quale partendosi Soi verso Scirocco, si può andare alle parti dei Gatajo: e aQ- andò per Scirocco verso il Gaiajo ^^ , si truova una citta no- minata Singui ^^7 ^ e ancor la provincia si chiama Singui , nella quali sono molte città , e castella , e coiitengonsi in detta provia-

^54. Paure dèi f^iandariti. Siccome prendendo 1& volta di Kei^pin^fu da. Chan - tcheu occorre traversare una lingua deferto , si ravvisa che ivi pure correvano le voci di quelle spaventevoli * visioni atte ad atterrire i viandanti.

a55. Erginul che crede il Forster doversi leggere Erdschenur, che è il no- me d'un lago segnato a Scirocco, in non grande distanza da quello di Saissari' nella carta di lui ( Decouv. du Nord t. I. ). Il Marsden l*egge Erginur e lo cre- de il lago di Kùkonor o Hohonor , mentre nur o nor in favella di quelle contrade rignifica Lagé . Ma a tali congetture si oppone il testo dei Polo-» il quale dice essere Et'ginui a Levante ài Campion o Can^tchóUy mentre il lago di Kokonor è à mezzodì. Fa d'uopo adunque cercar questo regno cinque giornate distate da^ Can^ àcheu nella direzione del viaggio del Polo. Il dotto redattore dell'articolo inse- rito nel Diario intitolato Journal des SgavarUs (Septcmb. 1818) » nel render coato deir edizione del Marco Polo di iVfarsden , afferma che recavagli maraviglia che non fossero sparite da quella relazione alcune voòi barbare come quelle di Agri^ gajay Erginul ec. che crede corrotte nel testo del Polo Ma per non essere pia in uso tali denominazioni di contrade , non è <ia inferirne che non lu fossero ai tempi del Polo. Infatti leggesi in P^tis de la Gvoioci che Gengiscan dopo avere disfatto il re del Tangut voHe assicurarsi dei paesi che ne dipendevano, come di Ergimul (ed Ergimul porta la lezione Aiccardiana t^I. p. 53)» di .^wt^iii e ó* Egricajra-i non meno che dei 'paesi vicini,, e principalmente deUa città di Sìkion^ che è ottanta giornate lungi da Pekino ( Lib. IV. e. i5 ).

256. E andando per Scirocco verso, il Caiajò. Preziosa notizia òhe confer- ma che la strada da lui seguila non. era compresa nella. «Gina, ma eh* era ol- tre i confini di queir Imlpero e perciò in Tarterta.

257. Singui. Secondo. Forster e «Sf-^anr/ft Capitale della Provincia di Chen' si. Secondo gli editori della Storia Generale dei Viaggi è Sinirtg città a scirocco di So-tcheu^ ( t. VII. p.. 524.)- ^ ^^^ opinione s'appiglia il Maraden ( n. 455 ) . Ma io mi atterrei aU* opinione di Forster, imperocché il Polo dice che Singui appellasi la e itti- » e ancor la provincia »-, talché ciò può couvenire <•«$<- ^'oa capitale tuttora^ del Chen^^' si', e che' lo. fu lunganlente di tutta- la Gina, ed é probabile che per la sua somma* oelebrìtà facesse motto il Viaggiatore ( Hist. Gen. de la Chin. t. XIL p..68i). Ciò che poi toglie ogni dubbio è che respettiva- mente a Erginul questa città per affermazione del Polo era a Scirocco ^.e Siuin^ sarebbe stata a Libeccio declinando verso il/mezzodt;. '-

i3i

eia di Tatigath ^ e, sono il dominio del Gran Gan . Le genti di questa provincia adorano gl'idoli, alcuni osservano la legge di MacomeCto, e alcuni sono Oisiiani . Ivi si truovano motti buoi salvMichi , i quali sono detta grandezza quasi degli eiefand , e bettissimi da vedere , peroccliè sono bianchi , e neri . I lo- to peli sono in ciascuna parte del corpo bassi , eccetto che so- pra le spalle , che sono lunghi tre palmi , qnal pelo ovvero 1»- na è sottilissima , e bianca , e più sottile , e bianca , che non è la seta : e M. Marco portò a Venezia , come cosa mi- rabile , e così da tutti che la viddero fii reputata per tale Di questi buoi molti si sono dimesticati, che fiiron presi sai- vatictii : e fanno coprire le vacche dimestiche , ' e i buoi , che nascono di quelle sono maravigliosi animali, e atti a fatiche più che iiiim' altro animale . E gli nomini gli fanno portare gran carichi , e lavorano con quelli la teiTa , il doppio più di quello , che lavorano gli altri , e sono molto forti , e gagliardi . In questa contrada, si truova il più nobile, e fino muschio, che sia nel mondo, ed è una bestia piccola come una gazella, cioè della gran- dezza d' una capra . Ma la sua forma è t^e . Ha i peli a simi- litudine di cervo molto grossi : li piedi , e la coda a modo d'una gazella , non ha corna come la gazella . Ha quattro denti , cioè due dalla parte di sopra , e due dalla parte disotto , lunghi ben tre dita e sottili , bianchi come avorio , e due ascendono in sù^ e due discendono in giù , ed è bello animale da vedere. Nasce a questa bestia , quando la luna è piena ncir umbilico sotto il ven- tre un'apostema di sao^e^ e i cacciatori nel tondo della lu* na ^^ «SCODO fuori a prender de' detti animali , e tagliano questa apostema con la pelle , e la seccano ai sole : e questo è il più fino muschio, che si sappi , e la carne del dettp animale è molto buona da mangiare e. pigliacene in gran quantità , e M. Marco , ne por- tò a Venezia la testa , e i piedi di detto aniiixale -secchi , GU

258. Nel tondo della Luma^ cioè a luna piena.

259. Ne portò a f^etiezia la testa . E quf non po^so fare a meno di non ren« dere un tributo d'ammirazione a questo esimio Viaggiatore, il quale non solo per le caratterÌBtiche esteriori descrisse i vegetabili e gli animali meritevoli di distinta osservazione, ma recd seco in patria, quanto comportavanlo la gran distanza de' luo- h'hi , le più singolari tali cose. £ siccome tali particolarità nonleggonsi nel Testo delia Crusca, nel Riccardiano, si deduce chiaramente che il Polo stesso ritoccò la

i3a

uomini veramente vivono di mercanzie , e d' arti . Hanno abbon- danza di biade .11 transito della provincia è di venticinque gior- nate , nella quale , si truovano fagiani il doppio maggiori de' no- stri, ma sono alquanto minori de'pavoni, e hanno le penne delk coda lunghe otto , o dieci palmi . Ne sono -anche della grandez- za, e statura come sono li nostri^^.e vi sono ancora altri uccelli di molte altre maniere, e hanno bellissime penne di diversi colori Quelle genti adorano gli idoli., e sono grassi , e- hanno il naso piccolo. L loi^ocapeUi. sono neri,, e non hanno barba, sal- vo che quattro peli nel mento. Le dònne onorate,, non hanno similhfiente pelo alcuno^ eccetto i capelli , e sono bianche di beh le carni, e ben formate in tutti i: membri, ma moko lussuriose. Gli uomini molto ^i dilettano di star con quelle, perchè secondo le lor consuetudini e lèggi^ possono aver quante mogli vogliono, pur- ché possino ^sostentarle. E se alcuna donna povera è beltà, li ricolii, per la sua bellezza la pigliano per moglie, e danna alla madre e parenti, molti doni per averla, perchè non apprezzano altro ^ che la bellezza . Ora ci partiremo .di qui , e diremo d' una pro- vincia . verso Levante z^^..

copia cKe servi alla Lesione del Ramusio . Che il Chea -si dia molto muschio confermalo il Du-Halde (ti. p^ 207 ).

260 . Intorno a questo passo il Sig. Marsden ( n. 44^ ) osserva che avendo fhtta menzione di So ^ tcheu^ di Can. - ickeu K~ ìtU - ita e di Slngui ( eh* ei suppone Sìning )^ luoghi situati vicino ali* estremità della Gran Muraglia ver- so Occidente e mezzod/4 dee i^car meraviglia che «i nftn cogliesse tale oocasio^ ne per farne parola Ma siccome secondo il modo noatro di vedere , e per U ragioni allegate di sopra il Polo segui una via a .tramontana della Gran Mura* glia, per ciò questo silenzio non recaci meraviglia . Fu non poco intrigato nel volere spiegare il sileiizio del Polo intomo alla Gran Muraglia lo Staunton redat- tore del Viaggio di Lord Macartney. Eòse noia questo silenzio '^el Polo e de*> duce da. una carta eh' ei crede aver appartenuto alla Biblioteca dei Doge di Venezia ( che sembra essere quella del Salon dello Scudo ) , che il Polo non traversò la Tartarìa per recarsi a Peckino, ma che da Caschgar volse il cam- mino a libeccio , traversò il .Gange e recossi net Bengala e che di li volgendosi a mezzodì dei monti del . Tibet entrò nel Chen-si , ( Vojr. t. III. p. 23o ) . Ma quanto erronea sia tale asserzione ptiò». ravvisarlo ^ il leggitore daLiiostr4» com* mentaria

i33

GAP. li;

J^ellu prhs^incia di Egrigajay e della città di Calacia e dé^ costumi degli* abitanti ^ e zambellotti ^ che wi si la^ inorano .

Partendosi da Erginul andando verso Levante ^^ , per otlo^ giornate, si truova una prorincia' nominata Egrìgaja ^^^, nella quale sono molte città , e castella , pur nella gran provincia di^ Tanguth ; la maestra città , si chiama Calacia ^^"^ le cai genti adorano gì' iddi . Vi sono ancora tre chiese de'Crìstiani Nestori* ni ye sono sotto il domìnio del 6ran Gan . In questa città ^ si la^- vorano zambellotti di peli di cammeli li più belli e migliori che ^ trovin' ai mondo,. e similmente di lana bianca in grandissima^ q.uanutà,.i quali i mercanti partendosi di li, portano per mol- te contrade e specialmente al Catajo Or lasciamo di questa^ provincia, e diremo d*un altra verso Levante, nominata Tenduc;» e così enir»emo* nelle terre del Prete Gianni .^

261 . Partendosi di qui^ e andando versò Levante^ Parole degne d'oBserva^ zione, in quanto che vuole in tal guisa lignificare il Polo, che continua a descri*' ▼ere il suo viaggio, «d avverte una leggera deviazione dalla dii*ezione generale' del medesimo, .che come avverti nei Proemio era alla v<Ht» di Greco e di Tra« montana .

262» Provincia- nominata Egrigq^a. È il paese secondo Forster detto /r- §an<ikon o Erkene - kom da Abulgazi fiayadur, che significa valle circondata da monti. ( Deguign. t. 11. p. 568 ), patria- primitiva dei- Turchi, detto Organum da Robriquia, distretto secondo il Deguignes abitato dagl' /^iir«' e che comprendeva P5irte del deserto detto- dai > Cinesi Chu"- Chin< La congettura è- mal fondata mentre farebbe d' uope^ cercare detto paese a ponente di Campione Can-tcheu 9 quando tento la Lezione Ramusiana, quanto quella del Testo Ottimo portano che quel paese é a otto giornate a levante di Erginul^ ^. questo a cinque giornate a Levante da Can - tcheu^ Fa. d* uopD adunque cercarlo nella-direzlbne della - via che da Can^icheu conduce a Keì^pin-fu : in^ quella direzione appunto è segna» ta nella carta del Salone dello Scudo pubblicata* dal Chiarissimo Padre Zurlor^ £ siccome ci dice che la ^capitale di questO' regna Calacia^ %\ ravvisa» essere il regno di Egrigaja il -paese degli O^/m- 'compreso nell' immense circuito che fa il fiume- Uoang •ho^ ò\ -\k dalla Gran Muraglia . -

a65. Caladayt meglio il Testo da noi pubblicata Caloria, e per la dire- zione e per l' analogia di nome si riconosce in un luogo segnato nella carta- d^ AAÌa dell' Aa ville col nomo di Calaiu sul fiume Hoang Aa in Tanta^^

i34 GAP. LII:

Della provincia di Tenduc ^ dwe regnano quelli della stirpe del Prete Gianni y e la maggior parte sono Cristiani f e come ordinano li loro preti; e d^una sorte d^ uomini detti Argon y che son i piii belli e sani di quel paese .

Tenduc del Prete Gianni ^^ è una Provìncia verso Levante , nella quale sono moke città, e castella : e sono sottoposti al domi*- nio del Gran Can, perchè tutti i Preti Gianni, che vi regnano so- no sudditi al Gran Can, dojio che Gingis primo Imperatore la sot- tomesse. La maestra ciità è cbiamata Teoiktc ; e in ouesta orovin*

ria. Questa anche che irogUa appellarsi congettura» sembraci pia fondata di quel- la dì Forster che crede quella città CailaA^ Gailak, o Golka^ suRe rive deVL'IU ( 1. e. 1. 1. p. 171 ). Confessa il Sig. Marsden ( n. 447 ) che il riconoscere la vera situazione della città in quella detta da Rubriquis CMac^ da Goez Cialis è forzare il testo , ma per non avere alcuno di quelli che mi precederono nell* ar- gomento indovinata la vera direzione di questa parte del Viaggio del Polo sonoù trovati molto intrigati nel riconoscere la situazione dei luoghi -da esso qui rife- riti .

364: Tenduc del Prete Giand. QaeflCo reame possedè il già ramntentato re ToU, il qwale sec«ndo le storie Cinesi ( t IX. p. 9 ) em capo della tribÀ Tar« tarici dei Keratii detta dai Ciaesi KMé , che occupavano una gran parie del paese iadgo i fdmi TUk ed Organ ( Gaubii. p. 4 ). É congettura del Marsden che questo nome venisse loro ( N. ^o ) daUe voci Krit Kerait o Kerk che h H comun modo in Orìenle di pronunziare ì nomi di Cristo e di Crisdano. Ma fo congettura che il nome di Kelié trsesser quei popoli dal fiume Kelia^ o KUok confluente àitVt Angora. Il detto Ufig-can estendeva il suo dominio sino a Co* racùrum e verso le frontiere del Chen si. Questa estensiom di terra sembra la contrada detta Tenduc dal Polo, che non è il solo a rammentar detto regno. Imperocché FAssemanni ( Bibl. Orient: Dissert de Sjr Nestore p. 469) fa men- zione in Tarfarìa del regno TemduCf o NiuAy che sembra eàsere A paese dei popoli detti Niuche . Ne fa menzione anche Petis de la Crotx come di paese suddito à proprio re, che fu superato da Toli ( Htst de Geng. p. 37 ). Infetti nelle guerre fra Temudgin e Toii parlasi di disposizicmi data dal primo sul fiume Salif o Selenga: dall* altro suU^ Tuia ( Hist. Oen. de la Chio. p. aia ) E Temudgin battè lo zio di Toli « che aveagli rapito lo Stato wÀVtìe - o paese a ponente àtWHaaag-ho ( ibid. p. 3o ). La battaglia nella qual Temudgin distrusse Toli o Hung - con fu data a Kalanlchin contrada montuosa frai fiumi TWIo e Kirlon. Ix> sorprese con finU ritìrau verso il fiume Omon ( ibid. p. 35 ) Tal- ché il regno di Teaduc era a tramontana del Tangut e di parte del Chen - si ed estende vasi sino alle terre primitive dei MogoUi.

i35

eia è re uno della pi-ogenie del Prete Gianni , nominato Georgio, ed è prete e Cristiano ^\ e la maggior pane degli abitanti sono Gristiaoi . E questo Re Georgio mantien la teiTa per il Gran Can , non però tutta quella che avea il Prete Gianni , ma certa parte : e li Grau Cani danno sempre in matrimonio delle sue

a65. Giorgio f. ed é prete ^ e Cristiano. Da questo racconto si ravrisa che fra ^i altri abusi dei Nestorioi, di cui tessè la narraxioae Rubrìquis, eravi quello di rivestire dei sacerdozio quei re della Tartaria^ ed è perciò da presumere che il nome Cristiano di Hung-Can fosse Giovanni e che per questo essi l'ap* penassero Prete Gianni. L*^ opinione ch'esso potesse essere seguace del culto di Lama, e che per errore, stante la somiglianza di alcuni riti esteriori di questa religione, somiglianti a quelli dei Cristiani s' inducessero molti , e fra questi i Cinesi a crederlo Cristiano è arronea. Troppe sono le testimonianze recate da^ Renaudot e dall' Assemanni «comprovanti che es^o seguiva ia credenza dei Cristia- ni Nestorìni, e più d'ogni altra prova è grandemente convincente quella di Giovanni di Monte Curvino francescano , che nei 1291 recessi al Catajo per le missioni, il quale scrisse una lettera nel i3oS publ>licata dal Waddingo nei suoi Annali dell'Ordine Francescano, e jx>steriormente da- altri ed anche dal JMarsden (N. 456 )>. dalla quale si deducono le si*guenti importanti notizie. Che questo Re Giorgio cra< Nestorino: che come lo afferma 'il Polo discendeva dai cosi detto Prete Gianni :. ch*ei lo converti alla fede cattolica , che esso gli diede gli ordini minori;, e che «vestito di regali vestì, lo assisteva quando esso celebrava la messa, lo che da peso alla congettura che i Nestoriani ordinassero preti quei.re, mentre seosa. una^ preventiva consuetudine di quella dinastia di essere decqrati dal sacerdozio, non è da credere che un principe secolare e maritato avesse richiesti gli ordini- minori- Sappiamo dal detto Giovanni di monte Corvino che morto il detto Re Giorgio, e passato il governo per la minor età del figlio in uu suo fratello questi ri* condusse quei popoli negli errori dei Nestorini •. Secondo esso la residenza del Re era venti giornate distante da quella dei Gran Can . Credo che debba inten- dersi della residenza estiva di Kèi ^ pin -/vi, e che per questo rincontrasse il Polo nel recarvisi. Sappiamo dal detto Missionario che anche il figlio del Re Giorgio chiamavasi Giovanni. Sembra che questa Lettera determinasse il Pon- tefice Clemente V. a consacrare Arcivescovi e Vescovi in Tarlarla.. Nel i5o&^ fu sollevato a quella dignità il detto Fra Oiovaoni di Monte Corvino il quale muri nel i335.. £ ultimo dei Vescovi. Cam bali censi fu Alessandro da Caf& che* venne ia Italia nel lifiS^ La conversione degli Infedeli trasse. neUe parti Orien- tali il R. Oderico da Pordenone, che con tal divisaanento recossi nei i5i7#a.. Trebizooda indi nell'India e nel Catajo ( Elog. Storico del R Oderìc. Yen. 1761. p. i3 ). Discorse ancor esso di quelle •OQ»trade. » De hoc Cathay i«cedens et veniens versus occidens, veni versus» lercam .Prete Zoan , de quo non est r centesima pars ejus , quod quasi prò ceeto de ipso dicilur. Cosan ,. qua tamen p melior Vicenda diceretur, lioet ipsa sit sua civttes priactpalfs ,,multas habet ci«- » vitates sub se, et sempt^r pit> pacto accipit in uxorem ftliam magni Chaam t (^bid^. .p. 77 ).. Questa autorità, conferma il raocooto del. ?sào .

iS6

figliuole , e altre che discendoQO dalla sna sfiq)e ai re , che siano discesi dalla progenie delli Preti Gianni . In questa pro^ vincia si trovano pietre delle quali si fa V azzurro : ve ne sono iliolt€ e buone . Quivi fanno zambellotti molto buoni di peli di camnieli . Gli uomini vivono di frutti della terra , e di mercanr zie , e arti . E il dominio è de'Cristiani , perchè il Re è Cristia- no (come s'è detto), quantunque sia soggetto al Gran Can. Ma vi sono molti, che adorano gl'idoli, e osservano la legge maomettana. Vi è anche una sorte di genti, che si chiamane Argon ^^ , perche sono nati di due generazioni , cioè da quella di Tenduc , che adorano gì' idoli , e da quella, che osservano la legge di Macometio . E questi sono i più belli uomini che $i trovino in quel paese ^ e più savi ^ e più accorti nella mex*

f anzi» .

C A R LUI.

Del luogo doi>e regnano quelli del Prete Gianni detto Og , e Magog ; e de* costumi degli abitanti y e las^ori di seta di quelli;^ e della miniera d'argento,.

Nella sopraddetta provincia era la prìncipal sedia del Prete Gianni di Tramontana , quando ei dominava li Tartari , « a tutte i' altre provincie , e regni circostanti , e fino al presente ritiene nella sua sedia i successori, E questo Georgio sopraddetto, do- po il Prete Gianni è il quarto di quella progenie , ed è tenuto il maggior signore . E vi sono due regioni , dove questi regnano ,

jm I J »i

266. Li chiamano Argon. Osserva il Marsden ( n. 484 ) esservi il fiume Orgony detto Archon nella carta di Bell, in questa parte di Tartaria ch*è confluente •della Tula^ che sbocca nella Selinga . Esservi altro fiume detto Argtmi nella 49iirta dei Gesuiti, che è frontiera del dominio Russo e del Cinese da quel lato, ove è la città di Argun -> skoi , ma ciò è di niuBO ajuto per esplicare Tetimolo- *gla della voce Argon dei Polo. Secondo Gayhil quegli che il nostro viaggiatore chiama Argon^ gli appellano i Cinesi Hong - Ar</a ed erano una tribù Tartara .( 5 ) . Sappiamo inoltre da Gerbillon che i popoli che abitano lungo il lago Baickal sono appellati Tungussi dai Moscoviti e Orotchon dai Tartari, i quali so» •no propriamente i popoli che abitano i fiumi che scorrono ver«o l' Oriente ( Du - Hald. ti lY. p. 56 ). Questo popolo sembra che sia quello rammentato dal Polo*

i37 che nelle nostre parti chiamano Og, e Magog ^'7^ ma quelli, che ivi abitano , lo chiamano Ung , e MonguT ^^® , in ciascuno de' quali è una generazione di gente In XJag sono Gog , e in Mo- gul SODO Tartari. £ cavalcandosi per questa provincia sette gior- nate y andando per Levante verso il Gatajo si truovano molte città e castella , nelle quali le genti adorano gì' idoU , e alcune osservano la legge di Macometto , e altri sono cristiani JVestori- ni. Vivono di mercanzie e arti*, perchè si fanno panni d'oro nasiti fin , e nach ^ , e panni di seta di diverse sorti e colori ^

267 . Og e Jlfagog 9 che gli Arabi e i Persiani scrìvono Jagiuge t MagiugOf 4000 popoli secondo gli Orìentalif che abitano le terre più settentrìonali dell'Asia. Magog come ognun sa era uno dei figli di Jc^et^ che secondo la tradizione, andò ad abtiare le terre settentrionali ( Herbelot Jagiuge et Magiuge ). Come accenna M Boccarto ( Phalg. L. 111. e. XIIL ), S. Ambrogio per Magog interpretiS il padre dei Goti ; Eusebio quello de* Celti e dé'Galati ; V autore della Cronica Alessan* drina degli Aquitani . Dai Caldei fu creduto padre dei Germani : dagli Arabi dei Tartari : da Gioseffo, da Eustasio, da S. Girolamo, da Teodoreto degli Scìti^ Vedesi generalmente tal denominazione i^critturale data alle Genti Settentrionali. Il Polo segui la costumanza dei Maomettanii di appellare in tal ^uisa i popoli Settentrionali che erano a confine della Gran Turchia e della Cina, perché nel Secolo XIII. cosi furono appellati e ì Tartari, e i Mogolli . Ebn Auckal dice che ira Jagiuge , Maijugt e V Oceano Settentrionale sonovi desolate contrade a lui incognite (p. 8). L' Eldrisi nefii menzione nd quinto clima, e sembra <:he per Magog intenda quelle genti di breve statura, che abitano l'estrema part« dell' Asia ( Liber Aelat. p. 249 ) Abulfeda dopo aver parlato dei Mare Orien- tale soggiunge : t inde flectitur in Orientali Sinarum , versus Septentrionem, super » Orìentalem regionem Sinensium, donec eas transeat, et ex apposito respiciat ag- » geremJajugi et Magiug » ( Geog. p. 140 ). Intorno alle pretese fortificazioni fatte da Alessandro Magno per contenerli , leggasi TUerbelot al luogo citato I Gog che si dice essere stati da lui contenuti, erano i popoli che abitavano di dal Caucaso, fra il mare Nero, e il Caspio, e le fortificazioni di lui quelle di Derbend« Ma trasportati dall' immaginazione quei popoli più verso Oriente, anche quelle for- tificazioni furono ai confini di essi dall' immaginazione trasportate.

a68. Ung , e Mongul . Nel t&fto attimo Nug , e MugoH ( t I. p. 57 ) Il Marsden reputa a ragione di difficile interpretasione questo luogo del Milione. Si discerne tuttavia che per Vmg intese quella nazione potente che ebbe nome di Tartara , che si uni ai Mogolli ai tempi di Gengiscan : Sappiamo dalla Storia Generale della Cina che anticamente i Tartari Niutche^ fra gli altri nomi por- taron quelli di U * ki e Mo "ho ( t Vili. 16 ), e pare che a questi due nomi voglia alludere il Polo ^ che forse in bavella MogoUa pronunciavansi Vng e Mongul f che per una certa analogia di suono furono creduti i popoK settentrionali detti dagli Orientali Og o Gog f e Magog. Ma ciò si adduce ca- rne una debolissima congettura .

vt€g. Nach. Qui va letto Nocchi che erano drappi intessuti d'Orò d* una qualche gravezza ( V* t l. p. 67 n. 6 ) .

18

\

I

come abbiamo noi , e j)anai di lana: di diverse maniere . Qu elle geati sono suddite al Gran Caa : e vi è uaa città nomiaata Sin- dicin^'*', nella quale s'esercitano Farti di tutte le cose, e forni- menti che s'appartengono alFarmi , e ad un'esercito : e* ne'mon- ti di questa provincia è un luogo nominato Mifa, nel quale è un' ottima miniera d' argento , dalla qual se ne cava granaissima^ quantità: e oltre di ciò hanno molte cacciagioni.

GAP. LIV,

Dèlia prwincia di Cianganor ^ e della sorte di grue ckt si Iroi^ano j e della quantità di pernici ^ e quaglie che il Gran Can fa allessare.

Partendosi dalla sopraddetu provincia , e città , e andando* per tre giornate si truova la città nomiaata Cianganor ^' , che

270. Sindicin. ( T. O. ) Sindaiui . ( Cod. Riccard. ) Sindacai. Questo luogo non è «cgnato con tal nome in veruna carta : e nemmeno io quella del Salone dello Scudo pubblicata dal Chiarissimo Zurla, che reca tanta lu- ce in questa parte dei Viaggi del Polo, perchè vi é segnaU la via eh' ci tenne per recarsi a Chan-iu. Ma sembra corrispondere ad un luogo a mez- zodì del paese di Sonhiot detto Lensiheiuduc che è a cinque giornate come il Polo lo dichiara dal luogo ove sembra che Ì998e Chon-tu. E qui è da esser- vare che nella carta rammentata di sopra , viene indicata la strada da Campimi o Can . tcheu a questa residenza imperiale come noi Tavcvamo congetturalraante scoperto , e vi si vede segnato un lago accanto a Cianganor come lo afferma a nostro Viaggiatore, Non avvi nella direzione deiUyia altra di versiti che nella detta Carta. si fa passare per Singui o ^Ji^^K capitale del Setcìwmi e indi SI fa risalire a Calacia, e per Tèndue e Ciangan0r ti Xandu. citf è da re- car meraviglia,, sapendosi dal Padre ZarU che T ha tanto dottamente iUustrala e con tanta utilità della Geografia , che la carta antica av^va in queUa parte non poco sofferto [ t. II. p. 382 e t. t p. 181 ed è gran ventura che siavi rimasU indicazione cosi chiara, almeno di gran parte ^1 viaggio^ del Polo in TarUria. %jt. Cianganor. Questo nome dimostra la fedeltà del Pòlo nei suoi racconti. JSor in Mdgollo significa Lago ( Du Hald. t. IV. p. 619 ). E avverte il Marsden che secondo il Vocabolario MogoUo Kalmucco zagan. o cwi^a»^ significa bianco t Nota 460 ) . Vedesi segnato nella d' Avia dell' Anville un laga col nome di Tchom-hor a 46.? di Latit e i54.* di Long. Ma è troppo a tramontana per esser qi«ello rammentato dal Polo, come lo è indetta Carta la posizione di Chantu come avvertiremo nella nota seguente : e ciò dee recar tanta maggior meraviglia in quanto che il fiuD>e Cha^tu-è segnato al suo vero luogo nella Carta delF Asia deli^An- ville. Non é solo il Polo e raoimentare il detto luogo, come uno ài quelli ove

i39

vuol dire stagno bianco, nella quale è un palazzo del Gran Can , nel quale vi suol abitare molto volentieri , perchè vi sono intorno laghi e riviere , dove abitano molti digni ^ e in molte pianure grue, fagiani, pernici, e uccelli d'altra sorte in gran quanti- tà . Il Gran Gan piglia grandissimo piacere andando ad uccella- re con girfalchi , e falconi e prendendo uccelli infiniti . Vi sono cinque sorti di grue. La prima sono tutte nere come corvi, con r ale grandi , La seconda ha V ali maggioi^i dell' altre , bianche e belle , e le penne dell' ali son piene d' occhi rotondi , come

Snelli de' pavoni, ma gli occhi sono di color- d' oro molto risplen- enti , il capo rosso e nero molto ben fatto, il collo nero e bianco, e sono bellissime da vedere. La terza sorte sono grue della st atu- ra delle nostre d'Italia. La quarta sono grue piccole, che hanno le penne rosse e azzurre divisate molto belle. La quinta sorte sono grue grige col capo rosso e nero , e sono grandi ^"^ . Presso a questa città è una valle nella quale è grandissima abbondanza di pernici e quaglie, e per il nutrimento delle quali sempre il Gran Can fa seminar l' estate sopra quelle coste miglio , e pani- co, e altre semenze che tali uccelli appetiscono, comandando, che niente si raccolga , acciò abbondevolmente si possano nudri- re , e vi stanno mdlti uomini per custodia di questi uccelli ^ ac« ciò non siano presi ; e eziandio li buttano il miglio al tempo del verno , e sono tanto assuefatti al pasto che se li getta per terra, che subito che l' uomo sibila, ovunque si siano, vengono a quello» £ ha fatto fare il Gran Gan molte casette , dove sunno la notte,

fa portare carichi i eammeli. Ma ci partiremo di qui , e ande re- mo tre giornate verso Tramontana , e Greco .

risiederà Cubtoi-Can. Leggesi nelU Storia Generale della China » L'Empereur » apprìt ceUe nouvelie ( la morte riolenta del suo Ministro Ahama ) a Tchahwmor

t en Tartarie » t ^- ^^ P* 4^^ ) 272 . ( Yed. t. I. p. 58 not. a ) .

iJlo

GAP. LV.

Del bellissimo palazzo del Gran Can nella città di Xandù; e della mandria di camlli e cas^alle bianche ^. del lotte delle quali fanno ogn^anno sacrificio y e delle cose marasmi- gliose j . die li loro Astrologhi fanno fare quando vien mal tempo^ e anche della sala del Gran Can^ e delli sacrifici che li detti fanno j. e di due sorti di religiosi ^ cioè po^^eri ^ e de costumi ^ e s^ita loro . .

Quando si parte da questa città di sopra nominata , andando tre giornate per Greco , si tmova.una città nominata Xandu *7?^

^7 5' Xandu^ ma più corretUmente il Testo Riccardiano Cianfiuy e le Sto- rie Cinesi Chan'tu. Come avvertimmo di sopra (Notai ) la citti fu costruita ai tempi di Mangu e fu appellata Kei-pin-fu , V ampliò Cublai - Can , e in fii incoronato ( Hist Gen. de la Chin. t. IX. p. 2&1 ), ed aUora essa ebbe n titolo di Chan-tu che significa suprema Real città ( Visdel. p;>9 ). Secondo il Degan gncs ( t. IV. p. 146 ) detta città distrutu oggidi era a 4«.' aa." a maestro di Pekino, e congettura che fosse ove é Chàunai M'ansuma nel paese à\ Karchin. Secondo il Padre Zuria CAoit-ftì era a 4a.* 21 T ( Disser.di Marc. Pbl. t I. p. ia8 ).* Secondo il Visdelou è. a 70 Leghe di distanza da Pekino ( Supplem.a Herb.p.i56 y. Che ivi dimorasse Cablai l'esUte, oltre il Pòlo confermalo la Storia Cinese, la quale dice che ivi prendeva il piacere della caccia ( t. IX. p* 404 ) come appunto il nostro lo conferma . Quanto alla distanza . di Chantu da Pekino il Oerbillon che ne ha visitate le rovine é d'accordo col Visdelou ( Da Hald. t IV. p. a58 ]. Ma a tali autoriti per stabilirne la lecaKdl nella nostra Carta, -opponevasi quella della Carta dell* An ville ove è segnata.. a 46.^ So." di. Latitudine Settentrionale. Ma. non abbiamo esitato ad unirci all'opinione dei due primi > seriltori , e ad abbaodonare TAnville, dietro T autorità del Polo stesso,. che nel parlare dei cor- rieri ( Lib. II. e. ao ), racconta che al tempo delle frutta le recavano da Caro- balu9\ Gfait Can , e se ne partivano la mattina dopo colte e giungevano la sera do- po^ a CAon/u, per. quanto vi fossero' dall' una all'altra città dieci giornate di camino, che valutate a 20 miglia il giorno portano la distanza dall*«Qa all'altra di aoo miglia, conformemente a ciónche notarono il Vis.del<^u e il Gerbillon* Egli.è vero che di- ce che i corrieri facevano aoo .miglia e aSo al giorno, quandi» avevano afFari di somma urgenza. Ma il portar le frutta al Gran Can era affare meno impor- tante di quelli dì- Stato, perciò è da credere che non> viaggiassero che di giorno come nei casi poco urgenti - praticano -i Qomei*ì* Cinesi e perciò facevano la corsa di sopra 200 miglia in veiitiquattr.' ore di cammina, lo che corrisponde assai bene al : computo del Polo »

i4'

Fa- quale edifica il Gran Can , c5e al presente regna dettò* Cablai Can. £ quivi fece fare un palazzo di maravìgliosa bellez- za e artificio , fabbricato di pietre^ di marmo, e d'altre belle pietre y qaal con un capo confina in mezzo della città ^ e eoa l'altro, con il muro di qudla.. Dalla qoal parte, a* riscontro del palazzo, un'altro muro, ferma* un capo- da una parte del palazzo nel muro della città, e 1' altro dall' altra parte circuisce,, e inclu- de ben sedici miglia di pianura, talmente^ ch'entrane in 'qnel circuito non si può, se non partendosi dal palagio . In^ cpaesto circuito , e serraglia , sono prati bellissimi , e fonti , e'molti fiu- mi-, e ivi sono auimali d' ogni sorte , come cervi*, daini,, caprioli , quali vi fece portar il Gran Can , per pascei* i suoi falconi , ef girifalchi ^^4^ eh' egli tiene in muda *^^ in qiuesto luogo . I quali girifalchi sono- più di dugento, ed esso medesimo va' sempre a vederli in muda , almeno una volta la settimana . E molte vdlte cavalcando per questi prati circondati di mura , fa portar'un leo- pardo ^'^ , ovvero più sopra le groppe de' cavalli e. quando vuo- le lo lascia andare; e subito prenda un cervo, ovvero capriolo^ o daino, li quali fa dare ai suoi falconi e girifalchi j e questo fa egli per suo solazzo e piacere . In mezzo di quei prati , ov'è un bel- lissimo bosco ^77^ ha fatto fare una casa regale sopra belle colonna

wamt^mm^m^tà

374. Tenero in Mttda ( Vedasi T.J. p. Sg Not. b ) .

375. Falcone . La caccia del falcone uia anche oggidì : dice il Padre Ger-^ billon : » Ib y a toujours quantité d' oiseaux de prole, petita et granda qui sui^ !^* reat l'Einpereur ^-^ ( Da Halde t. IV. p. a58 ) * ^ . .

276. Leopardo. Osserva il- Marsden ( Num. 4^5) che questo animale è Felisjubata^ animale pia' piccolo del Leopardo c»iimtie^ di cui aervono i principi Indiani per cacciare le antelopi ( Vedasi t*I. p.'8a not. e y.»

377 .La descrizione che £1 cpil del Bapco di Ckaniu , e quello di Cam^ kaki nel libro seguente ( e.- 6 ) ci rammeota' quella di ZAe •//#! in Tar- Carta data^ da Lord Macarteney e d' IVe/» min Yven' vizino a Pekina (^Voy> t. III. p. 3eb ). Dalla descriaiene del Polo, si ravvisa, quanto il moderno gu^ alo di giardini sia antico in Citia . KonC in ^ Inghilterra fu il primo disegnato* re che apprese a variarli , die di bando alla regolarità» di cpielli disegnati da le NAtre. Ma il mirabile avanaaroento di questo interessante ramo dell'Arte del Disegno debbesi airitelligentìsaimo Bnowo, che nato giardiniere^ per naturale ingegno seppe di coltivatore divenire disegnatore, e creò i celebri barchi di Blenheitti e- di Stowe,che ben mi rammento con quanto diletto e meraviglia vedessi. Noi ap-> pelila mo inglesi cotali Giardini, ma dovrebbero essere appellati Cinesi . Pari er- rore faoeasi per lo indanzi, allorché Francesi appellavansi i regolari giardini , q^asi che inventore q^eì genere fosse stato le Notre, dimentichi affatto de .

j j".

i4^

dorate , e iaveniicìate ; e a ciascuna è dragone ttnip dorato , che rìvdge la coda alla colonna , e con il capo sostiene il sof&tr tato j e stende le branche ^ cioè una alla parte destra a sostenta- mento del soffittato 9 e r altra medesimamente alla sinistra . Il co- perchio similmente è di canne dormite e yernici^Ae così bene, che jQiun' acqua li potria nocere , le quali sono grosse più di tre pal- oni , e lunghe da dieci braccia , e tagliate per ciascun groppo ^^^, si partono in .due pezzi per mozzo , e riducono in forma di

r^iardiai di Boboli , di Gaprarola , e soprattuto di Pratolino . Il Baldiaucci affer- mò che.' » da questo hanno tolto coloro, che dipoi operarono in cose simili per r Europa tutta » ( Vita del Buontalenti p. gS ) La vista di Pratolino destò som- ma aml&trazione nel celebre Montaigne ( lournal du Yoy. en Itat ^774 t. I. P* 2^0 y Fu pubblicata in Londra nel 1767 un opera intitolala r Arte di distri- huìrt ì Giardini all' uso Cinesei che di quel genere di abbellimento discorre con piena cognzione La natura ( si dice ) é il modello dei Cinesi, e scopo loro r imitarla nella sua varietà. Studiati i locali^ ne nascondono i difetti , e prò* fittano delle favorevoli situazioni f ivi variandone r aspetto con tortuose vie , at* traverso di boschelti «che conducono a punti di vista indicati da sedile , o da edilizio j o da altro oggetto . La perfezione dipende dalla bellezza delle varia- Jte viste» dal riunirvi i più grazioni prodotti della natura. I loro disegnatori di giardini distinguono tre sorti di belle prospettive , le rìdenti , le orride , e le incantevoli.. Ottengono le ultime, o col far passare sotto terra un fiume p un rapido torrente , che con fragore percuote Torecchio senza che si scorga 4l*onde nasca. Alcuna volta dispongono s^cogliore, fabbriche^ e altri oggetti in modo che il vento che gli percuote , spirando a traverso intersUzj e caviti, rumori strani , ^ inusitati Abbelliscono i giardini con piante , alberi , e fiorì rarì : vi fiumo echi artificiali e comica ti ; gli popolano d'uccelli e animali mo« .Struosi 0 Vi costruiscono scogliere die sembrano minaceiare rovina 9 oscure ea< veme con impetuose cascate: vi dispongono alberi dm sembrano scosciati dal vento e dalla burrasca afim di dare orrido aspetto alla veduta. Alcuni di questi sembrano caduti a caso^ o svelti dall'impeto dett* acque» e sono situati in mo- do , che sembrano soffermare la corrente dei fiume :. altrì sembrano colpiti dal folgore. Yi costruiscono edifici come caduti in rovina ^ umili capanne quasi abi« .turi di miseri villici . 4- tale viste alternano le ridenti» non ignari i Cinesi quan* to commovan F animo i contrapposti. Perciò da viste anguste si passa alle es« Xese » dagli orrori alle ridenti prospettive di laghi , di fiumi » di piani » e da questa ad alture e a boschi Ai colorì cupi e malinconici contrappongono i più vivi» e distribuiscono giudiziosamente le masse d'ombm e di luce» dimo- dochè il tutto è distinto nelle parti ed è sorprendente nel complesso . Ciò ba- sti come saggio del modo di disegnare quei giardini intorno ai quali discorre lungamente il Rozier. ( Cours complet d'Agrìcult. Art lard. Anglais ) è prima 4j lui ne parlò il Gesuita Benoit ( Lettr. Edif. t XXIII. p. 429 ).

278. Groppo in veneziano significa nodo Di questo genere di canna o della bambusa vedasi ( t. L p. 59. n. d. )•

143

coppi , e con oueste è coperta la detta casa , ma cìascnti coppo di canoa y per dimasiooe deVeoti^ è ficcato con chiodi . £ detta casa attorno attorno è sostenuta da più dugento corde di . seta f or^ tissime j perchè dal vento ( per la leggerezza d^e canne ) saria rivoltata a terra ^^« Questa casa è fatta con tanta iodastria e aite, che tutta si può levar e metter giù , e poi di nuovo riedificarla a suo piacere , e feccia far il Gran Gan per sua dilettazione, per esservi V aria molto temperata e buona , e vi abita tre mesi àtìY anno, cioè Gingao, Luglio e Agosto; e ogn anno ^'^^ alli vent'otto della luna del detto mese d'Agosto si suol partire , e andare ad altro luc^o , per far certi sacrificj in questo modo. Ha una man^ dria di cavalli bianchi ^ e cavalle come neve , e possono essere da diecimila, del latte delle quah niuno non ha ardire di bere , s'egli non è descendente della progenie di Qngis Gan . Nondimeno Gingis Gan , concesse Y onore di bere di questo latte ad un altra progenie , la quale al tempo ^uo una volta , si portò mcdto valo- rosamente seco in battaglia , ed è nominata Boriat ^^ , e quando queste bestie vanno pascolando per li prati , e per le foreste se gli porta gran riverenza , ne ardirla alcun' andargli davanti , av-* vero impedirli la strada . E avendo gli Astrologhi suoi, che fanno r arte magica , e diabolica , detto al Gran Gan , che ogn' anno al vigesimo ottavo di della Luna d* Agosto, debba far spandere del latte di quelle cavalle })er l' aria e per terra , per dar da bere a tutti li spiriti , e idoli che adorano , acciocché conservino gli uo- mini , e le femmine , le bestie , gli uccelli , le biade , e l'altre co- se y che nascono sopra la terra, però per questa causa il Gran Gan in tal giorno si parte dal sopraddetto luogo*, e va a far di sua m^ano quel sacrificio del latte . Fanno ancora questi Astrolo- ghi , o vogliam dire Negromanti , una cosa maraviglìosa a questo modo, che come appar che il tempo sia turbato ,. e voglia piove-

279.- Questa casa» Nella relazióne dell' ambaseiate di Lord Marcarteney ( f.c.) lesesi chr in mezzo al Giardino di Zhe-Hol eravi una landa spaziosa e ma* gnifica p retta da colonne dorate , dipinte , e inverniciate . Anche oggidì l'Im*^ peradore pesaa^ in Tartaria aoUanto Testate ( ibid. p. 558 ).

aSo. Boriat , Secondo GerbìUon lungo il Baikal abitano certi popoli «tetti dai MogoUi Brattea ) e che sono anche essi del sangue dei Mogoilt Kalkas^ i qoall abitoito a tramontana del fiume SMngue ( Du«Hald. t-IY. p. 56 ). Secondo Pai- lìis abitano fì-a« il fiume Kiiok e il lago Biùkalf ed ei chiamali Burlati . Esso pure afferma che sono di -tartara origine ( Voy. V* p. 355) .

i44

vanno sopra il tetto del palazzo, ove abiu il Gran Gan; e per jvirtù dell' arte loro lo difendono dalla pioggia , e dalla tempesta , talmente , che attorno attorno discendono pioggìe , tempeste , e baleni , e il palazzo non vien tocco da cosa alcuna E costoro , che fanno tali cose si chiamano Tebeth , e Chesmir ^^ , che sono due sorti d' idolatri , quali sono i più dotti nell' arte magica e diabolica di tuue V altre genti , e danno ad intendiere al vulgo , che queste operazioni siano fatte per la santità e bontà loro , e

{>er questo vanno sporchi e immondi , non curandosi dell' onor oro, delle persone che li veggono . Sostengono il fango nella lor faccia , mai si lavano , si pettinano , ma sempre vanno lordamente . Hanno costoro un bestiale e orribil costume , eh e quand' alcuno per il dominio è giudicalo a morte, lo tolgono, e .cociono , e mangianselo : nja se muore di propria morte , non lo

fiSi. Tebeth e Chesmir. H Testo Ocdmo rammenta i primi soltanto cA Aome di Tobet che erano i Sacerdoti del culto Lamistico ( t. I. p. 67. n. e ). Nel ritoccare il testo vi aggiunse Chesmur ossia i Cashmiriani , ctie avevano fama di «ssere incantatori . Sarà escusabi)^ il Polo di avere credato ai lo- ro incantamenti , quando il leggitore si rammenti che ei visse in un secolo in cui tutti prestavano fede a quelle -fole. \\ Bottari nelle sae Lezioni del Deca- fnerone ( t I. p. in. osserva che oiuno potrebbe credere se non 1' avesse ve- duto che sopra una lenta fune si potesser far giuochi tanto a chi non vi fosAe lunga pezza adusato , 'impossibili. Chi si potrebbe imaginare che una saltatri- ce si capovoltasse o facesse altri salti sopra un cerchio di afìilatissime spade ▼olte colla punta air insù. Chi crederebbe, ei soggiunge che un uomo facesse Star ritta uoa spada nuda posta in terra dalla parte del pomo, e postavi una moneta sulla punta, poscia puntando sopra essa moneta la itesta 1*1 voltasse colle gambe aU'insùy e vi stesse fermo per buono spazio / £i rammenta gli Ele- fanti che ballavano sulla corda » e dopo aver noverate più altre meraviglie di tal natura , }e quali umane operazioni « ei riflette , da chi non ne avesse sen- tore avuto veruno ....si vorrebbe ad ogni patto che per mezzo di diabolici

argomenti fossero state adoperate. Ed egli è certo che non avvi popolo che in destrezza di giuochi superi l' Indiano . Tutta V Europa ha veduti quei giocola- tori Indiani) che oltre njolti esercizi di una destrezza inimitabile , una pesante palla di j4 libbre facean scorrere da un braceio alFaltro, facendola passare die* tro la nuca, e talvolta calare verso la cintola e risalire iosa, e dair un ali* aU tro braccio gittavanla e si vedea su di essi muovere come fbsse un piccolo ani- male /che caminasse a sua voglia . Come uno di questi ingojava sino all' elsa una spada , cose tutte che sebbene naturali potevano ai creduli sembrare prestigi. E sono stato assicurato da uu colto Cavaliere Inglese, stato neU'Indie che non oserebbe narrare tuttociò che di straordinario in questo genere vi vi- de fare per non incorrere la taccia di mentilore in Jiuropa.

maogiaao. CXire il nome sopradetio, si chiamano anche Bacbsi ^•^ cioè di lai religione , ovvero ordine ; come direbbero Frati Predicatori, ovvero Minori j e sono tanto ammaestrati, e esperti in quest' arte magica , o diabolica , che fanno quasi ciò che vo- gliono : e fra V altre se ne dirà una fuor ai ogni credenza Quando il Gran Can , nella sua sala siede a tavola , la- quale co- me si dirà nel libra seguente è d' altezza piìi d'otto braccia , e in mezzo della sala, lontano da detta tavoia è apparecchiata una credenziera grande , sopra la quale si tengono i vasi da bere , essi operano con Y arti sue, che le caraffe piene di vino , ovvero* latte, o altre diverge bevande, da se stesse empiono le tazze loro, senza ch'alcuno con le mani le tocchi, e vanno ben per dieci passi per aria in mano del Gran Can. E poi che ha bevuto, le dette taz- ze ritornano al luogo d'onde erano partite , e questo fanno in presenza di coloro, i quali il signore vuol clie veggano. Questi Bachsi similniente, quando sono per venire le feste delli suoi idoli , vanno al Gran Can«e li dicono . Signore , sappiate , che se li nostri idoli non sono onorati con' gli olocausti , faranno venire mal tempo, e pestilenze alle nostre biade, bestie^ e altre cose. Per il che vi supplichiamo, che vi piaccia di darne tanti castrati con li capi neri , e tante libbre d'^incenso, e legno di aloè, che possiamo far il debito sacrifìcio e onore : ma queste parole non dicono personalmente al Gran Can , ma a certi principi , che sono deputati a parlar' al Signore per gli altri, ed essi dopo lo dicono al Gran Can, il quale li dona interamente ciocché doman- dano : e venuto il giorno della festa fanqo i sacrifici de'detti ca- strati , e spargono il brodo avanti gì' idoli , e a questo modo gli onorano. Hanno questi popoli grandi monasteri, e abbazie, e cosi grandi, che pajono una piccola città, in alcuna delle quali potriano essere quasi duemila monaci ^ i quali secondo i costumi loro servono agi idoli , e si vestono più onestamente degli altri uomini , e portano il capo raso e la barba , e fanno festa agl'idea £ con più solenni canti e lumi , che sia possibile . £ di quesi

1182 Bat^i . Il Marsden deduce rettamente da questo nome raccuratezir ^elle relazioni del Polo ( n. 478 ) . Baksi o Bakshi secondo VJj'in Akhari d' Abulfazel , i dotti Persiani e Arabi appellano i sacerdoti che nel Tibet sono i Lama. Osserva Klaproth che la parola Bukschu e di origine Mogolla* e si- nel significato di sapiente»

19

i46

alcuni possono pigliar moglie . Vi è poi un' altro ordine di religio- si, nominati Sensim ^^ ^ quali sono uomini di grand' astinenza , e f^nno la loro vita molto aspra , perocché tutt' il tempo della vita sua non mangiano altro che semole , le quali mettono in ac qua calda , e lasciano stare alquanto , finché si levi via tutto il bianco deUa farina , e allora lo mangiano cosi lavate , senz' alcuna sostan- ea di sapore . Questi adorano il fuoco , e dicono gli uomini dell' altre regdie , che questi che vivono in tanta astinenza éono ereti- ci della sua legge , perchè non adorano gì' idoli come loro : ma è gran diffenza tra loro , cioè tra l' una regola e 1' altra : e que- sti tali non tolgono moglie per qual si voglia causa del mondo . Portano il capo raso e la barba , e le lor vesti sono di canapa , nere, e biave, e se fossero anche di seta le porterebbero di tal colore « Dormono sopra stuoje grosse , e fanno la più aspra vita di tutti gli uomini del mondo . Or lasciamo di questi , e diremo de' granai e maravìgliosi £itti del Gran Signore, e Imperator Cublai Gan; «

284 Sensim o Sesein, voce che «piega il Mar^den ( Not 482 ) con due mo- «osiliabì Cinesi, il primo dei quali secondo il de Guignes significa Sacerdote di Fò* ila io reputo che dopo avere favellato il Polo della setta di Lama*, e di Fo qui parli di quella dei Too'tse, che significa cbttori della legge. QoesU è una setu Epicurea, come in altro luogo abbiam detto, originaria della Cina « inventata da LaO'Kiun ( 1 1. p. 63 n. d ) . Secondo esso , il saggio non dee avere altro scopo •he la pace e la tranquillità , senza curare il passato o l' avvenire, che turba- no la quiete deU' animo. I loro sacerdoti sono detti Bonzi: ma siccome la dol- cezza della vita é amareggiata dal pensiero della morte , che ne interrompe il >«orso , si applicane» a cercare il segreto di diventre Ckien - Sien che significa uomo immortale, ed ecco perchè il Polo chiama quei settari Seii'Sim ( Le Gomte Nouv* Mem. sur T EtaL Pres. de la Chin. Paris 1702 III. Praef. p. 12 ).

«4?

DICHIARALIONE AL LIBRO SECONDO

PER RISCHIARARE LE DIVERSE LEGAZIONI DI MARCO POLO ^

E I VIAGGI A CIÒ RELATIVI.

£er quanto sembri che la mancanza d'ordine nel piano m dii^isione del Milione , sia il principal difetto di questo scritto^ e ciò che reca maggiore oscurità alla retta interpre- tazione dei telaggi dei Poli, Marco tuttavia ebbe un suo proprio dwifamento nel compilarlo che nel suo scritto traluce . Come in altro luogo a\K*ertimmo (/. Lp. n i ^ n.), ei si propose di dare tutta la Storia dei Tartari daila fondazione delt Impero dei Mogolli sino ai suoi tempi y ed una completa descrizione deir Asia . Perciò nel primo Libro comprese la storia ilei Tartari daW incominciai nènto della loro grandezza fino alV inalza^ mento ili Cuilai-Can suo signore, e la descrizione dell'Asia, eccettuata l^ India, e la Cina. Ciò ^i dichiara dopo aver par^ lato di Chesmur odel Kaschmir (Ub.Lc. 27^. » Se io volessi. » andar seguendo alla diruta via entrerei neir India» Ma » ho deliberato scria^rla nel terzo libro, e pertanto ritomerì> » aUa provincia di Bàlaxiam, per la quale si dirizza il camino ^ verso il Catajo ^ . Anche dopo aver condotto il leggitore a Ormuz soggiunge: » avendosi detto d^Ormuz, voglio che lasciam n stare il parlare dell' India , la quale sarà desa^itta in un- » libro particolare, e che ritorniamo di nuovo a Ckiermain^ » verso Tramontana » ( Lib. L e. 1 7 ), Cosi avverte il leggi- tore di ricondurlo nella sua via del Catajo , e nel far ciò descrive il paese eh 'ei visitò, non cdV andare, ma alla sua tornata dal Catajo, allorché condusse da Ormuz la PrincipessaCogatin a Candgiatu, perchè jirgoneru morto. Infatti nelVantipemdti^ mo capo del libro terzo parla nuovamente d Ormuz, os;e sbar^ co, ma non prosegue la descrizione del viaggio da lui fiotta per terra di li a Tebriz, e da Tebriz alVArbor Secco, ove condusse la Sposa a Cazan. procede dipoi a descrivere la via da lui fatta per recarsi nuovamente a Tebriz e di li a' Trebizonda ove s' imbarcò per T^enezia , come narra nel Proemio ( V. not. 3 1 ) perchè di tutta quella contrada par- lò nel nrima libra ^ Comorende adunaue il suddetto tutti io

t4«

piaggi asiatici dei Poli i^ecchi e i suoi ^ meno quelli da lui fatti nella Cina, nella penisola di dal Gange, e nelVIndie^ In questo secondo libro tratta dei fatti di Ciìblai-Can, e dei paesi da lui veduti nel corso delle sue legazioni ai sersngi del Can. Infatti ei dice ( Lib. II Cap. 27. ); » poiché s^è » compiuto di dire li gos^erni e amministrazioni della pro^ » {lincia del Catajo , e della città di Cambalu, si dirà delle » altre regioni nelle quali Messer Marco andò per V occor- » renzie aelV Impero del Gran Can »• E ciò dichiara ei^iden^ temente che tutte le sue legazioni furono dirette a quelle contrade che descrive in questo libro . E siccome in esso tratta della Cina, del Tibet , e di altri paesi che sono com- presi fra la Cina , il regno di Mien ( il Pegu ) e il Bengala, si può dietro la sua asserzione asserire che le sue legazioni non oltrepassarono le dette contrade. Non tanto agevole e tuttavia il ravvisare il numero, lo scopo , e la direzione di queste sue legazioni . Ma ci volgeremo a tale inchiesta dietro la scorta di lui medesimo . Narra nel Proemio che Cublai lo spedi a Carazan . E nel Testo da noi pubblicato leggesi : » quando lo re di Mien , e di Bangala j che con/ina con » Charagiam » (t.Ip. 117J, talcliè questo regno si ravvisa essere la contrada^ die comprende la parte settentrionale del regno d' Ava ^ V Aracan j il paese di Cachar, e di Lac-tho Ei dice che per giungervi gli occorsero sei mesi parten^ dosi da Cambalìi . E dal modo in cui ne ragiona, sembra ^ che vi fosse sepedito poco dopo il suo arrivo a Kei - pin -fu (^Proem.), perche ivi dice che » per provar la sapienza del det-* » to M. Marco^ (Cublai) mandollo per una faccenda impor^ » tante del suo reame ad una città detta Carazan » e sog- giunge che essendosi prudentemente e saviamente condotto in tutto ciò ch^ eragli stato commesso: » che sei chiamò il Gran Can sopra tutte le sue ambasciate » ft. I p. ^). Conquistò Cublai elette contrade nel l'X'ji, Giunse Marco a Kei-pinfu nel i^'jS (^n.2^Jj sembra dunque che nell'anno seguente possa essenti stato spedito. Ma non avvi dubbio che da Carazan s inoltrò Marco sino alla città di Mien o di Pegu, perche ei descrive il silaggio che fece nel recarvisi e nel tornare indietro a Cam^ balu. Che questa fosse la prima sua legazione confermalo V averne data la relazione innanzi quella degli altri viaggi Incomincia a descrivere il f^iaggio partendosi da Cambaiu al

'49 Cap. 27, e indi il ritorno daMien s^erso Caìnbalu che termina al Cap. 49. Tornando indietro come ivi si legge la sua' via Jece capo a Sinrdin-fu che dimostreremo essere Tchìn-tvrfu capitale del Se-tchuen, indi a Giogui, che male a propòsito è scritto Guza nel Testo Ramusiano al Cap. ^28^ e Giogui al Cap. 49 che dimostreremo essere Tso-tcheu nel Petcbeliy non lungi da Pekino. Giunto cella sua relazione a Giogui trasporr ta bruscamente il leggitore a Pazartfu secondo il Samusia^ no j a Cacqfu secondo il nostro ^ e non da verun altro cen- no che intraprende la descrizione d'una nuova stia lunga peregrinazione y che avvertendo che questa città è per un altra ^ia verso mezzodì f e che » è della provincia del Catajo tor- t nando per V altra parte della provincia »^ mentre la direzio^ ne delia sua via^ precedentemente tu^vert iva essere verso levante. Di qui inconpincia a descrivere la strada die da Cambalu per Quinsai conduce a Zaiton nel Fokien^ strada eh' ei fece neW accompagnare la regina Cogatin^ a detto porto ove s^ imbarcò pel seno Persico^ ma che per lo innanzi aveva fatta piìi voU te. Infatti cenno di essere stato a Quinsai preoedentemente perchè nel testo da noi pubblicato y nel ncu^r are le re9idite che il Gran Can ritraeva dalle gabelle della città ^ei soggiunge » sic- » che io Marco Polo che ho veduto e stato sono a far la ra- gione (t.Lp. 145^. Altrove ei dice (^Lib. II. e. 65) parlando di Quinsai: » in questa dttà M. Marco Polo ci Jìi assai vol- te ». Talché sembra che ivi occupasse un impiego nelV esazione delle gabelle per alcun tempo. contezza d'altra sua co/»-. missione e viaggio che dovè fare ^allorché dalla corte recossi alla città di Vangai che dimqst reremo essere Yang-tcheur fu ^capita- le del Settimo DipartimentQ della provincia di Kiang^nan^ ove inveòe d'uno d^i dodici gran Baroni d^l regno ebbe il governo delia città per tre anni (Lib. IL e. 60 J . Afferma (^Lib.IL e. 8 ) di essersi trovato in Camhalu nel iiò%^ allorché vi ac* cadde la sollevazione contro Achamach primo Ministro di Cuhlai-Canj e che di li fu chiamato a Chantu per istruire il Gran Can dell' (ifcaduto ( p^. iV". 323 ). Da contezza di una lunga peregrinazione da lui fatta nel 1280, secondo la le-- zion Ramusiana\ Lib. III. e. 6 ) e secondo il nosto Testo nel 1285 ( t,^ I.p. i56 ^fino al regno di ^iainpa o di Tsiampa a mezzodì della Cocx^incina. .Ma di ciò nulV altro sappiamo che ciò ch^ei dice in detto capo^ » e Messer Marco Polo

i5o

» nel iiBo Jii in questo luogo ^ e trovò che il detto re avect » tì^ecerUo e venticinque figliuoli tra maschi e femmine » - Io iion dubito di affermare che anche per andare ivi s^ im- barcasse a Zaitum. Tanto più die in principio del detto capo, dice che partendosi da Zaitum ^ » poiché s'è nóA^igato a tra- » verso di questo Golfo milleòinquecento miglia y si t mova M una contrada nominata Ziamba . £ forse vi andò a raccogliere il tributo, che il re della contrada pagoi^a annu- almente al Gran Can^ e tornò indietro per la medesima via. Irifatti leggesi negli Annali Cinesiyche Cablai inviò nel laSS^ anno che secondo il nostro testo fu quello del Viaggu> del Pdo^ Yangtinpie a visitare le isole e regni posti a m^zxodi delia Cina, e informarsi segnatamente delle ioi^/hr:^ , ricchezze, e per impegnarli u ricw$oxersi tì^ibtitmj del Con . L^ impioto Cinese oltrepassò le speranze del suo signore, e. nel t a86 i vascelli di dieci f^gni differenti arrivarono a Siven - *chea nel Fhkien. Crudo adunque cheti Polo fosse in quella spedi-- zione impiegato . Ciò vien t<mto più confermato, dallo stato iri ad era allora la Cina meridionale -, imperocché solo- nel 1285 nefs compiuta la conquista {^ tìist.' Gen.de la Chine t. IX. p. 4o4 )• // Polo narra infine ^ che allorché si deter- minarono gli Ambasòicetori di Persia a ritx>mare in patria per mar^ unitamente a Cogatin^ òhe condurre dòvean^o ad Argun , che richiesero esso Marco di accompagnarli ( Pro^ em. p. fj^, ei tornava daila parte deltfndia, dove era sta^ to con alcune navi , Di questa) sua f^iaggio non verun altro cenno , ma può dagli Annali Cinesi dedursi la na- tura e V oggetto di quella missione^ Ei parti colla regina nel tik^^ (not. 34 )j <^d in quelfaimò appunto riferiscono i detti ismnali che tornò a Siven^tcheu una flotta che Cablai Can aveva spedita contro it regno di KuauUj che non é ben chiaro se fosse nelfisola di Borneo ^ di Giova . Diede motivo alla spedizione^ un affronto^ fatto dal re della contrada ad un inviato di Cuoiai, appettato Mongki, che era stato ivi spedito per disporre quella gente a porsi sotto la f^oteziene del Can e pagarli tributo . Ma il re lungi dal consentirvi fece bolla- re sid voko r iniziato Mongki e rimandollo. La spedizione deir ìmperadote ebbe esito assai infelice^ per - lo ohe tornò indietro V ormKimento e giunse Siven -tckeu nel Pokien in sessantotto giorni di navigazione ( ibid. t. IX. p. 45o ) Il

1

Polo ai>s^erte che Zaitiim {Shenrtcheu) è il porto: » os^e tutte le » navi d' India fanno capo » ( T. I. p. 1 48 ). Io reputo pertanto che il Polo fosse impiegato in queste due marittime spedizioni j perche oltre il comandante de^nai^iljj e quello delle truppe da sbarco^ s^i occorreva pur^anco un commissionato per le trattative politiche. Ed ei era quello appunto, cui tali importanti commis- sioni erano affidate, come ei stesso lo dichiara, col dire, che Cu^ blai lo chiamò sopra tutte le sue ambasciate (^t.Lp.'j). Ab^ biamo altro valido fondamento di credere che in ambedue queste marittime commissioni ei s' imbarcasse Siven-tcheu perche intorno al paese de' Mangi, o alla Cina Meridionale cosi eis esprime ( Lib. ILcjg ). » Ora avendo detto di alcune città » del regno di Conca, eh* è una delle nove provincie di Mangi.... « lasceremo di parlar più di questi, perchè Messer Marco non fu in alcuni di essi, come fu in questi due di Quinsai » e di Conca ». E siccome il paese dei Mangi (^t.Lp.^Tign.) era la Cina rimasta sotto V obbedienza dei principi natii, ossiano le provincie di dal Kiang^ si ravvisa che la provincia di Quinsai è quella che appellasi oggidi. Tchu-kiang, e V altra di Conca il Fokien, come sarà a suo luogo dichiarato. Perciò sembra dimostrato che sempre s* imbarcò a Zaitum . B qui può obiettarmisi che eifu anche nel Yunan, ma ai tempi di cui qui si ragiona, era considerato paese straniero, e non ap- partenente alla Cina. Ci è piaciuto a questo luogo riunire tuttociò che concerne le legazioni del Polo, e di fare servire questo nostro ragionamento di proemio e di dichiarazione al Secondo Libro del Milione .

> l

«

' v .

r^

i53

LIBRO SECONDO

CARI.

Be' martwigliosi fatti di Cuoiai Can y che al presente re- gna ^ e della battaglia, che egli ebbe con Najam suo bar- ba j e come vinse.

xJra nel libro presente vogliamo cominciar' a trattar di tutti i grandi , e mirabili fatti del Gran Gan, che al presente regna detto Cablai Can *^^ , che vuol dire in nostra lingua Signor de' Si-

:è8S. Cubkd Can. Secondo Yisdeloa scrirono questo nome ì MogoUi Hhw U^lai^ die significa in quella favella officioso. Secondo il Padre Amiot il suo vero nome è Kobilai ( Recherches sur les Chin. t. XIY. p. 62 not. ). La forte, aspirazione deUa prima lettera di questa voce fu espressa col K , e col C allorché fu traslatato il suo nome nelle altre favelle . Esso era il quinto figlio di Tolei Carif o J\iH Can figlio di Gengiscan e della principessa Kiekechi e nacque nel 1116 ( HisL Gen. de la Chin. t. JX. p. 282 ). AUorchè mori Mangu suo frateUoy signore di tutti i Tartari, nel Se^Tckuen o di febbre »,o di feri- te 9 intomo a che corre disparere fra gli storici , era Cublai occupato in una spedizione tìeVìì Hou^Kuam . Appresa la morte del Gran Ci^i| abbandonò l' im- presa e in diligenza recossi a Chaniu ove fu proclamato Imperudore ( Yisdelou Suppl. a Herb. p. i56 ). Non lo rammentano però le Storie Cinesi qual legitti- mo signore della contrada, che allorché ebbe distrutta la dinastia dei Song e soggiogata la Cina intera. Ebbe dai Cinesi il titolo di onore, di Chitsu che significa r aro dei secoli . A seconda delle passioni fu giudicato questo grand* uomo. Gii Storici Cinesi esagerano i vizj di lui, e ne tacciono le virtù. Me- ritò il rimprovero fattogli di essere stato superstizioso, d* aver prestata fede agli incantamenti dei Lama : ma <;ome si legge nel Polo, fu tollerantissimo per tutte le religioni. Rimproverangli i Cinesi di aver data troppa autorità agli stra- nieri, e alle genti d'Occidente, e sopratutto ai Maomettani che amministravano le pubbliche rendite, e smungevano i popoli. 1 Tartari lo tengono in fama d'uno dei loro più grandi imperanti. Perdonò al fratello ribelle, represse la rapacia e crudeltà delle sue genti. Esso adottò la Legislazione Cinese, scelse per principal ministro Va - Ku che apparteneva alla nazione da lui debella- ta . Creò il supremo tribunale detto H€ui»Cinj e lo compose dei più distinti personaggi dell'Impero, flichiamò i letterati di ogni contrada, fece tradurre in Mogollo i libri religiosi i più reputati dell'Indie, del Tibet, della Cina. AeUi- ficò l'Alfabeto Mogollo ( Hist. Gen. de la Chin, T. IX. p. 3io ). Ordinò che si scrìvesse la storia della dinastia dei Kin e dei suoi pi-edecessori i Mogolli : che fossero fatte osservazioni astronomiche, che riuscirono assai esatte, per o{>e-

20

i54 gnori '^. E ben è vero il suo nome, perchè egli è più poten- te di genti , di terre , e di tesoro di qualunque signor che sia mai stato ed mondo , che vi sia al presente , e sotto il quale tutti i popoli sono stau con tanta obbedienza, quanto che abbia- no mai fatto, sotto alcun altro re passato; la qual cosa si dimo- strerà chiaramente nel processo del parlar nòstro ^ dimodoché- ciascuno potrà comprendere ^ che questa è la veiità .

Dovete adunque sapere , che Cublai Can è della retta y e imperiai progenie di Cingis Can^^^ primo Imperatore; e di quel- la dee esser il vero Signor de' Tartari. Questo Gublai Can. è il sesto Gran G'^n ^^ che cominciò a regnar nel ia56 ^ essendo

ra di scienziati Persiani , i quali construirongli anche dèUe sfere . Fece* fare uno gnomone di 4^ piedi di altezza, e osservare 1* altezza del polo in parec* ehie città principali della Cina . Opera sua fu 1' escavazione del Canale Im- periale 9 e di altri minori ( Omib. apud SoiM^et. ubi sup. ) . Inviò il Matemati- co Tttchi a cercare le sorgenti del iiume Hìtang^Oi, cìif fece una carta dei pae- si da lui visitati , e questa illustrò con una relazione ( Hist. Gen. de la CIiìb. t..lX. p. 4^4 )• EHede il nome alla sua dinastia di Tai ^ Vven. Veno la fine dei suoi di , sollevò i popoli dal grave peso delle imposizioni . Favoreggiò il traffico, e aprì i porti delllmpero a tutti i trafficanti. Pubblicò un nuovo Co-^ dice Legislativo , protesse* ¥ agricoltura e le arti, e mori il primo di dell' Ao* no 1294 in età di ottani' anni ( ibid. p^ 458 ) . ÌV suo impero comprendeva, la Cina, la Tartaria Cinese, il^ Tibet , il Tonkin, la Conchincbina e molti al^ tri regni a occidente e a mezzodì delift Clna^ H Leatong, e la Corea pagavan* gii tributo . I MogoUi di Porsia e del Turkestan , tutta la Tartaria dal Nieper allo stretto di Anian, e dall'Indie al Mar Ghiacciato^ riconoscevano l'aito do»- rainio di lui, e come vassalli, pagarangli tributo.

286. Signore dei Signori ( V. T. I. p. 65 not. d )•.

287 . Progeme di Cingi f^Can ( V. Not. »85 ) .

288. // sesto Gran Can. Questa erronea asserzione del' WAo fa corretta diso- pia ( Not. 229). Cublai era il cfuinto Gran Can.

289..ÌV1J/ ì25b. Danda fede a Yisdelou, alla Storia Generale delia Cina, al Deguignes, al Gaubil la data è sbagliata. Ma qui è da avvertire, come no- toUo il Marsden ( Not 487 ), che il Padre Souciet nell'opera intitolata. »• Observa* » tions Mathematiques, Astronomiques, Geographiques, Chronologiques tireés des » anciens livres Chinois » (Par. 1729. 4* )9 nelidare il ristretto cronologico della Sto- ria dei cinque primi Itnperadori Mogolli deL Padre Goufail, avverte in nota che rinalzamento di Cuoiai Can non doveva essere posto nel 1260^ ma quattro, anni pri* ma, cioè nel 1256, perchè cosi ayevaglielo scrìtto raut<Mre del ristnetto . Ciò giù- stifi<5a l'esattezza del Polo, che di cosa cosi solenne, relativa al suo signore, doveva essere pienamente ii^truito. Anche Petis de la Croix. pone l'incomin- ciamento del regno di CuUai Can nel 1267 . La differenza di un. anno fra esso, e il Polo deriva <)al vario modo di ridurre l'anno Cinese al Calendario Arabo Q Latino 11

i5d

danni 17,6 acquistò la signoria per sua gran prodezza, boiità, e pmdeaza, coatro la vd^Hità de' iraidl li ^ e di molli altri suoi baroni , e parami che non volevano , lua a lui la successici del regno ap])aiteDeva giustamente. Avanti che fosse il signore, anda* va volentieri oellesercito , e voleva trovarsi in ogni impresa ^ per- ciocché , olire che egli era valesite , e ardito con r.artni io mano, veniva riputato di consiglio^ e astuzie militari il più savio e av- venturato capitano , che mai avessero i Tartari : e dopo dVei fu Signore non v'- andò se noti nna sol volta , ma xielle icnprese vi nian<lava i suoi figlincli , e capitani ; e la causa perchè vi andasse Hi questa, J>fel 1286 si firuovava uno nominato Najaixi ^^^ , gio- vane d'anni trenta , (fOjaX! èva òarba di Cuhiai , e signor di mol- te terre e proviucìe^ dimodoché poteva facilmente metter'insie* me da qnattrocentomila cavalli , e i suoi predecessori erano sog- getti al dominio del Gran Can . Costui commosso da leggerez;za giovanile , veggendosi signor di lante genti , si pose in animo di non voler esser sottoposto al Gran Gan ^ anzi di volerai torre il

290. Jribuga si oppose all' inalzamento di Cablai. Quel prìncipe era il settimo figlio di Tolei ^ o Tuli - Con e perciò fratello minore di Cuoiai. Que- sti lo disfece suUe rive del lago Sii -- mu ^ la - nor^ nell* anno i264f ( la data può essere errata ). Vedendo Aribuga di non poter ristabilire le cose sue, si ar- rese al fratello con tre altri principi del sangue, e un ^an numero di po- tenti signori promotori , o fautori deUa ribellione di lui . Cublai perdonò al fratello ed ai principi , punì gli altri di mort» ( Visdelou 1. e. Deguign. t. IV.

p. i5g }. . . . .

agi. Najam. Gengis-can divise la Tartaria Orientale, che incomincia qua- si a levante del Meridiano di Pekino, in venti dipartimenti. Diede a Pelguiei suo fratello la signorìa delle terre comprese frai fiMmi LeM Torro e il Kouei^lei e altra porzione di terra fra il detto fiume Leao e il Leatong. Najen bisnipote di Pelgutei , aumentò considerabilmente V avito dominio e imperava a nove di- partimenti della Tartarìa Orientale. Gli undici rimanenti erano posseduti dai capi deUe Tribù Tartare di Tchalar , di Hongkil , cK 9iangu , di Guìcu , d' rkiahass0 . Caidu che i Cinesi appellano Haitu pirii^cipe turbolento posse- deva un potente stato nel paese d!Almalig e fu il pia poderoso nemico di Cablai' Can ( t. L p. aii not. e ). Esso istigò Najren a ribellarsi. Ei discendeva da Gengiscan, era figlio di Caschi figlio di Octai-Can ( Degùig. t. IV. p. 5ii ). Venne Nayen ad aperta guerra. Secondo le Storie Cinesi aveva un esercito di centomila uomini , meno numeroso era quello di Cublai^Can . In .quegli anna- li la disfatta di Nayen 'cade un anno dopo quello segnato dal Polo. Abbiamo avvertito essere occorso più volte che fra il Polo e gli annali Cinesi' ewi la discre- panza di un* anno relativamente alle epoche degli avvenimenti ( Hist. de la Ghia, t. IX. p. 4i3 ).

i56

regno, e mandò suoi mi riti segréti a Gaida , qùal'era grande^ e potente signor nelle parli verso la Gran Turchia, e nepote del Gràh Can , ma suo ribelle , e portavagli grand' odio , perciocché ogn'ora dubitava, che il Gran Can non lo gastigasse. Caidu uditi i messi di Najam fu molto contento e allegro, e promisse- gli di venir' in suo ajuto con centomila cavalli , e così ambedue corainciorno a congregar le lor gemi , ma non poterno fare così segretamente , che non ne venisse la fama all'orecchie di Gublai, qual'intesa questa preparazione subito fece metter guardie a tutti i passi, che andavan verso i paesi di Najam, e di Gaidu, acciocché non sapessero quel che lui vedesse fare , e pcH immediate ordinò che le genti ch'erano d^intorno alla città di Gambalu, per lo spazio di dieci giornale, si mettessero insième con grandissima celerità , e furono da trecentosessantamila cavalli , e centomila pedoni , che sono li deputati alla persona sua ^ e la maggior parte falconieri , e uomini della sua famiglia ^ e in venti gicHrni fiu*ono insieme:. Perchè se egli avesse fatto venir gli eserciti, die ei tien di con^ tinuo per la custodia delle provincie del Gatajo , sarebbe stato necessario il tempo di trenta , o quaranta giornate ; e Tapparec- chio s' averia inteso ; e Gaidu , e Najam si sarian congiunti insie- me , e ridotti ih luoghi forti , e al loro proposito . Ma lui volse con la celerità ( la qual' è compagna della vittoria ) prevenir alle preparazioni di Najam , e trovarlo solo, che meglio lo poteva vincer che accompagnato,

E perchè nel presente luogo è a proposito di parlar d'alcu*- na cosa dalli esercìii del Gran Can , è da sapere che in tutte le Provincie del Gatajo ^ di Mangi , e in lutto il resto del dominio suo, vi si truovano. assai genti infedeli e disleali, che se potes* sero si ribellerian al lor signore, e però è necessario in ogni prò- vincia^ ove sono città grandi, e molli popoli, tenervi eserciti, che ^anno alla Campagna . quattro o cinque miglia lontani dalla città^ quali non possono avere port^ muri, di soae che non se gli. possa entrar dentro a ogni suo piacere. E questi «erciti il Gran Can gli fa mutar ogni due anni , e il simit fa de* capitani j che governano quelli , e con questo freno ^ li popoli stanno quie- ti, e non, si possono movere , far novità alcuna. Questi eser- citi oltre il denara, che li <U continuo il Gran Can delle ea^ irate delle provincie , vivono d' un' infinito numero di bestie clie^ hanno, e del latte, quale mandano alla città a vendere, e si compra- no delle cose che gli bisognano, e sono sparsi per trenta, quaranta.

1^7

e sessanta giornate in diversi luoghi, la metà de quali esèrciti se aves- se vdluto congregar Gublai, sarebbe stato un numero maravt- glioso, e da non credere ^\ Fatta il sopraddetto esercito Gublai Can s avviò con quello versa il paese di Najam , cavalcando dìj e notte, e in termine di 2 5 giornate vi- giunse, e fu così cauta- mente £itto questo viaggia, che Najam , alcun de' suoi lo pre- sentì , perchè erana state occupate tutte le strade che niuno po- teva passare , che non fosse preso . Giunto appresso un colle ,. oltre il quale si vedeva la pianura dove Najam ei*a accampato, Gublai fece riposare le sue genti per due giorni , e chiamati gli Astrologlii, vdise che con le loro arti, in presenza di tutta l'eser- cito, vedessero chi dovea aver la vittoria , li quali dissero dover esser di Gublai . Questo effetto di divinazione ^ sogliono sem- pre far li Gran Cani pei* far inanimar li loro eserciti . Gon que- sta adunque ferma speranza, una mattina a buon'ora l'esercita di Gublai ' asceso il cc4Ie, si dimostrò a quello di Najam , quat stava molta negligentemente, non tenendo in alcuna parte spie,, persona alcuna per guardia , e era in un padiglione dormen- do con una sua moglie ; pur risvegliato^ si mise ad ordinar me- glio che potè il suo esercita, dolendosi di non aversi congiun- to con Gaidu. Gublai era sopra un castello grande di legno, pieno di balestrieri e arcieri , e nella sommità v' era alzata la real bandiera ^^* con l'immagine del sole, e della luna. K questo castello era {>ortato da quattro elefanti tutti coperti di cuo- )o cotto fortissimo , e di sopra v'erano panni di seta, e d'oro. Gu- blai ordinò il suo esercito in questo modo : di 3o schiere di caval- li , eh' ogn' una avea diecimila, tutti arcieri , ne fece tre parti , e quelle della mtan sinistra e destra fece prolungare molto at- torno l'esercito di Najam. Avanti ogni schiera di cavalli erano 5oo uomini a piedi con lance corte e spade, ammaestrati, che ogni volta che mostravano di voler fuggire , costoro salt9van in groppa , e fuggivaa con loro , e fermati smontavano, e atnmaz-

292. Da ciò che narra il Palo si rav>'ìsa con quanta accortezza procedesse CubUd Can per cattiTarsi la. benevolenza dei popoli passati sotto la sua do- minazione .

295. Questo effetto di divinazione . Dal modo con cui ne parla il Polo si rav- visa che reputaavala un'impostura.

294. La real bandiera. (3ie fu inalzato il Gonfalone imperiale lo confer- mano le storie Cinesi ( ibid* p. 435 \,

i58

zavano con le laacie , i cavalli de' aemici Preparati gli eserci- ti, si comiociò a udire il suoq d' infiniti corni , e altri varj is- tmmenti , e poi molti canti , che così è consuetudine de' Tar- tari avanti che comincino a combattere , e quando le nacchere ^ e tamburi suonano , vengono allora alle mani . Il Gran Can fe- ce prima comindar a sonar le nacchere dalle parti destra , e sinistra, e si cominciò una crudele, e aspra battaglia, e l'aere fu immediate tutto pieno di saette, che piove van da ogni can* to , « vedevansi uomini e cavalli in terra cader morti *in gran numero. £ tanto era orribil il grido degli uomini, e strapito delle armi, e cavalli, che rappresentava un'estremo spavento a chi i' udiva . Tirate che ebbero le saette , vennero alle mani con le lancie , e spade , e con le mazze ferrate , e fu tanta la 'moltitu* dine degli uomini, e soprattutto dei cavalli, che restarno morti uno sopra l'altro, che una parte non poteva trapassare ov'era l'altra : 6 la fortuna stette indeterminata per lunghissimo s|>a2Ìo di tempo, dove avesse a dar la vittoria di questo conflitto, qnal durò dalla mattina sino a mezzogiorno , perchè la benevolenza delle genti di Najam ^ vei-so il lor signore , che era liberaJissi- mo ne fu causa, conciosiacosachè ostinatamente i^er amor suo volevano piuttosto morire , die voltar le spalle . Pur alla fine vedendosi Najam circondato dall'esercito nemitx), si messe in fuga, ma subito fu preso condotto alla presenza di Cubi», qnal' ordinò eh' ei fosse fatto morire ^ cucito fra due tappeti, che fos- sero tanto alzati su e giù, che lo spirito gli escisse dal corpo, e la causa di tal sorte di morte fu , acciocché il sole , e l' aria non vedesse s])ar^ il sangue im]>eriale . Le genti di Nafam che restorno vive, vennero a dar'obbedienza , e giurar fedeltà a Cu- blai, che furono di quattro nobil proviocie^ cioè , Cìorza , Carli, Barscol, e Sitingui ^7. Naja^m occnltamente avendosi fatto battcz-

agS. La benevolenza delle genti di Najram . Nayen 8*etoit fait respe*- » cter parmi les Prìnces Tartares Orientaux, et Occidentaux, et lorsqu' U fìt t eclater la revolte, la plupart «e joignirent a lui » ( ibìd. p. 4^1 )•

296. Fatto morire. Che fosse fatto morire* lo ^anfenoaGaobily sènza in- dicare di qual genere di morte ( ibid. p. 454 ).

2197. Ciorza^ Carli ^ Barscol.^ Sitingui. Ideato della Crusca Ciaheiot Cauly^ Baiscol^ Singhitigni. Codice Riccardiano, Futiorcia^ Cùufy^ Btdseoij SiiAenUii Quanto a Ciorza è come di sopra »v>«rtimmo \ Not. txàì é la parte della Tartaria Orientale abitaUi dai Maticiusi. Il M^rsdea congettura che debba m-

zare ^ non volle però mai far Topera di Cristiaao, ma in questa bat- taglia gli parve di voler portar' il segno della croce sopra le sue ban- diere, e aveva nei suo esercito infiniti Cristiani, li quali tutti furono morti . E vedendo dopo li Giudei e Saraceni , che le bandiere della Croce erano state vinte, si facevano beffe de' Cristiani , di- cendoli, vedete come le vostre bandiere, e quelli che le hanno segnile, sono stati trattali. £ per questa derisione furono astretti i Cristiani di farlo intender' al Gran Can , qual chiamati a se li Giuder, e Saraceni gli riprese aspramente , dicendoli : se la Croce di Cristo non ha giovato a Najam, ragionevolmente, e giustamente ha £atto , perchè lui era perfido , e ribelle al suo signore, e ìst Croce non ha voluto ajutar simili uomini tristi e malvagi , e però guardatevi di mai più aver' ardimento di dire che il Dio de' Cristiani sìa ingiusto, perchè quello è somma lx)a- , e somma giustizia »

GAP. lÌL

Come dopo ottenuta tal vittoria il Gran Can ritornò in Cambalìiy e dell'onore cfi egli fa alle feste de^ Cristiani, Giudei, Macomettani y e Idolatri ^ e la ragione perchè dice j che non si fa Cristiano-^,

Dòpo ottenuta tal vittoria il Gran Gian , ritornò con gran pompa , e trionfo nella città princìpal detta Cambalìi ^^ , e fu

elidersi paieae di Corichine ma^ non em. aUa. notiaia di questo iUiiAtre scrìUo» w che i Tartari appellano Chwrdior i Manciuai^ come me lo affermò il Klaporth» «he fu amo al confine della Cina, coirambaaciata Russa.

298. Avmvìosi fóuo battezzare, solo che affermi ciò degli Storici che trattarono di quella guerra è il Polo.

299. Neiia città principale detta Cambalù. Le Storie Cinesi e Gaubil di« cono che Cublai tornò trìon&nte a Chan-^tu^ ma ò probabile che si recasse prima nell'ultima città, che sul suo camino, indi all'altra residenza di Camòalu. Ma qui conviene che non isfìigga al leggitore un osservazione iniportante , che il Polo lo trasporta bruscamente da ChaìL^tu^ a Camòalu, che è la moder- na città di Pèkino,, ove faceva la sua residenza iemale il Gi^an Can. £ ciò senza fare menzione veruna dei luoghi intermedi. Di li» si parte il nostro viag- giatore per descrivere la via da lui fatta per recarsi a Carazan e al regno di Mien per commissione Imperiale. Potrà forse recar meraviglia che nulla ci dica del viaggio che fece nei recarsi dalFuna all'altra rapitale dell'Impe*

i6o

del mese di Novembre : e quivi stette fintai mese di Febbrajo, e Marzo quando è la nostra Pasqua , dove sapendo , che quesu era una delle nostre feste principali , fece venir'a se tutti i Cri- stiani, e volse che li portassero il libro dove sono li quattro Evangeli , al quale fattogli dar V incenso molte volte con gran cerimonie , devotamente b baciò , e il medesimo volse che fa- cessero tutti i suoi baroni , e signori che erano presenu . E questo modo sempre serva nelle feste principali de'Gristiani , co- me è la Pasqua, e il Natale. Il sima fa nelle principali feste di Saraceni , Giudei , e Idolatri . Ed essendogli domandato del- la causa, disse: sono quattro Profeti, che wn' adorati, e a quali fa riverenza tutt'il mondo. Li Cristiani dicono il loro Dio essere stato Gesù Cristo^ i Saraceni Maometto, i Giudei Moy- se, gl'Idolatri Sogomorabar Can ^^, qual fu il primo iddio degl' idoli , e io faccio onor , e riverenza a tutti quattro , cioè a quel- lo eh' è il maggior' in cielo, e più vero, e quello prego che m'ajuti. Ma per quello che dimostrava il Gran Can, egli tiea

ro Mogollo . Ma quella via nuUa offre che degno sia d' osservazione . Quello stesso cammino, fece il padre Gerbillon nel suo terzo viaggio in Tartaria nell'ac- compagnare Tlmperadore Cang^ht nel 169I. Secondo quell'itinerario il i.*> gior- no furono a Nieu-Lang-Chan Borgo: a.® a Mi-jrwi'hien Borgo: il 3.® a Che^Hia Borgo : il 4.^ a Kwpe^keu ove è una porta della Gran Muraglia: il 5.° a Ngan^Kiatun villaggio : il 6.° accamparono in un piano detto Poma-- yei il 7.® in una valle: 1*8° in una valle detta Hu^pe^keu lungo il fiume Kakiri: il 9.^ a QuiUiym sul detto fiume: il 10.^ in una pianura detta Cabajre lungo il fiume Chan~tu , sulle rive del quale , soggiunge il Missionario , era fabbricata altre voltei la città di Chan^tu residenza degli I^en o degl' Impe- radori MogoUi . Secondo il computo del GerbiUon la distanza da Pekino a questa decima Stazione era di 55o Li ( Du-Hald. t. IV. p. i52 ), misura itine- raria Cinese ; 25o di dette misure formano un grado secondo i computi dell'An« ville. Ma il giornale del Padre Gerbillon non sarebbe in tal guisa d'accordo colla carta dell'Asia dcll'Anville predetto intorno alla situazione di Chantu , men- tre ivi è segnata più a settentrione due gradi ossia a 46.° di Lat. Set.

5oo . Sogomombar . £ indubitato che con detto nome indica l' indiano BùddOf o il Foe dei Cinesi, del culto del quale era seguace Cublai^Can ( Hist. Gen. de la Chin. t. IX. p.460 ) A questo nume sono dati moltissimi nomi de- funti dai suoi pretesi attributi. Nel sistema Bramanico del Pad. Paolino da S. Bartolommeo ei da contezza di 20 diversi nomi dati a Budda nel Libro indiano appellato jimarasinha* Il Dio supremo dei Tibetani appellasi Sanghic- Cori'^Cioa che per quanto non abbia tuttavia somiglianza col^nome Sogofnomùar era il nume di cui intese favellare Cuoiai ( Alphab. I'ibet.p. 1 75 ) .

i6i

fet la più vera , é miglior la fede cristiaDa , perchè dice ^ ckfer ella noQ comanda cosa che non sia piena d' ogni bontà , e santi* tà. £ per nina modo vuol sopportare che li Cristiani portino la Cróce avanti di loro, e questo perchè in quella £a flagellato e morte an tanto , e così grand' uomo come fu Cristo (^) .

Potrebbe dir' alcuno, poich'egU tiene la fede di Cristo per la migliore , perchè non s* accosta a lei , e fassi Cristiano ? La causa è quesu, secondo che egli disse a M. JNicolò, e Maffio quando li mandò ambasciatori al Papa , i quali alle volte move- vano qualche parola circa la fede di Cristo . Diceva egli : in che modo volete voi che mi faccia Cristiano? Voi vedete^ che li Cristiani, che sono in queste pard , sono talmente ignoranti che mm fanpo cosa alcuna , e niente possono ; e vedete che questi idolatri ianno ciò che vc^liono^ e quando io seggo a mensa y vengono a me le tazze , che sono in mezzo la sala , piene di vino, o bevande, e d'altre cose senza ch'alcuno le tocchi, e bevo con quelle. Costringono andar' il mal tempo versò qua parie vogliono , e fanno molte cose maravlgliose , e come sapete , gì' idoli loro parUno , e gli predicono tutto quello che vogliono . Ma se io mi converto alla fede di Cristo^ e mi faccia Cristiano, allora i miei baroni^ e altre genti, quali non s' accostano alla fe- de di Cristo j mi direbbero , che causa v' ha mosso al battesimo, e a tener la fede di Cristo ?. Che virtuti, o che miracoli avete veduto di lui ? E dicono questi idolatri , che quel che fanno, lo fanno per santità y e virtù degl' idoli : allora non saprei che ri- spondergli , talché sana grandissimo errore tra loro j e questi idolatri , che con Y arti, e scienze loro operano tali cose , mi pò- triano facilmente far morire Ma voi anderete dal vostro Ponte- fice, e da parte nostra lo pregherete che mi mandi cento uomini savi della vostra legge ^ che avanti questi idolatri abbino a ripro- vare quel che fanno, e dicanli^ che loro sanno, e possono far tali cose , ma non vogliono , perchè si fanno per arte diabolica , e di cattivi spirili , e talmente li costringano , che non abbino potestà di far tali cose avanti di loro. Allora quando vedremo questo, riproveremo loro^ e la loro legge, e così mi battezzerò^ e quaudo sarò battezzato, tutti li miei baroni, e graftd' uomini si battezzeranno, e poi li sndditi loro torranno il battesimo, e così saranno più Cristiani qiii, che non sono nelle parti vostre E se

*

(^) È ifui da avvertire die è un ùhlaira ignorante dei fanti miMeri dellm Religione Crisiiaaa che parla.

0.1

i6i

dal Papa j com'è stato detto nel principio^ fossero stati tmodait uomini atti a predicarli la fede nostra , ii detto Gran Gaa s' avria fatto Cristiano, perchè ^ sa dicerta che n' atea grandissimo de»* deria '^' . Ma ritoroando al proposta nostro^ ctiremo òiA tueiito, e oQOre , che egli a cdioro che si portooo;^ valdnMaiìiefiie in battaglia .

CAR III.

Della sorte de^ premj ^ cìt egli a (fudli^ cHé èì por^ tana bene in battaglia *y e delle tasHde à! òro y che egli dona ».

Dovete adunque ssrpere che il Gran Gan ha dodici baroni sa^ vj ^\ che hanno carico d'intendere, ed iafofmarsi ddlle ^^peraasb-

5oi. Pare che ciò credèsde il Polo stante la grata accoglienza che Tliiw pefadore faceva ai Cristiani : ma è (Ufficile il credere eh* ei Volesse conver- tirsi alla fede, se si rifietta, che fixgli anco dai gentili rimproverato di essere stato affezionato di troppo alle doime 9- àt denaro , e ai Ihnti ( Hist. (ietu. de la Ghìn. t. IX. p^. 460 )..

3oa. Dodici Baroni Savi-, Cuoiai adottò pienamente le massime del go- verno Cinese 1 e la Legislazione che trovò in Cina. Secondo ir Padre Le Gomte (NouY. Memoir. surl'Etat de la' ^n. t. II. FW» 1701 p. a4) l'Imperatore à due su premi consigli.. Uno straordinario coMpoSto dei principi del sangue, uno or dinario. composto dei Ministri Sitato detti G^ùb^ Essi esamiùano tutti gli affari importanti, e ne rendono coUtd al Sovrano, che gli risolve» Seeo inoltre» in Pekino sei Supremi Tribunali. i«^ Quello . detto Li-^pu che invigila tutti l Mandarini , e pix6 Conferire e togliere tutti gli u6zj. £ qui è da avvertire che la voce MandaHfiù rion^ è Cioiese, ma che Ùirono in tal guisa genericamente ap- pellati dai Porkogheal tutti gM impiegati della Citia, che sono divisi in nove gerar* chie, e ogni gerarchia in due classi (MagaiUan^ Nouvdi. Relait. de hi'Chin. p.iSg)- Il 2.^ è detto Hitfìu che è quello che esige e dispone delle pubbliche rendite. Il 3.^' appellasi Li^u che sembra avere il nome stesso, del. primO' , ma indicato con; un carattere diverso, e che ha distinto nome in virtù à<A diverso suono che alla voce la pronunija Cinese^ esso invigila a mantenere le eo^tumanze antiche, dirìge gli affari religiosi, le arti, le scienze,, è. le relaùoni estere^ Il 4*° che chiamasi Pim-pu ha giurisdizione sulle milizie^ e sugli uffiziaU che le coitiandano. II 5.® detto //i/7i-/7K< giudica le cause criminali^» Il 6.° conosciuto^sotto nome di Com-pu presiede ai lavori pubblici e alle fabbriche Imperiati^ Aflinchè l'autorità di (fuelle potenti magistrature, non usurpi l'autorità imperiale, e per impe- dire che non tramino cosa contro lo. stato, le risolaftioni degli affari sono collegate in modo che una magistratura abbisogna di essere coadiuvata da un altra per l'esecuzione. A^ cagion d*esempio, nella guerra il: numera, delle trup^ pe , la qualkà degli nfìskdi , la direzionile delle miiifcie dipendono dal quarto 'Cribunale , ma gli stipendi occorrenti gli somministni il éttottào. Talché non

i63

«i, 1^ ftoQo li oapuaoi 0 soldati 9 pariieolarméntf aello impre- sa « hsuag^ y QV^ si ritruovftno , è queUe {k>ì rifwir' al Gran Gan, guai conoscendoli bcaemeriti, se sono capo di cent'uomioi, gli fa di mille y e dona moki vasi d'argento, e tavole di coman- damento, e signorìa, imperoQehò quello che è capo di cento ha la tavola d' argento , e quello che è capo di mille ha la tavo- la d'oro, ovvero d'argeaio indorato, e quello che è capo di (|ie(W9Ìla , la tayoU d' oro con un capo ai leone . £ il peso di qu«9^ ìfi.WJQ^9 è tale. Di quelli, che haoao il dwiinio di mille sono ciascuna di peso di saggi cento e venti. E quella, che ha il capo di leone , è di péso di saggi dugento e venti . Sopra tal tavola è %crtM^ «n (a>mmdwimL9 , che dice cosi . Per ie forze, e vìrtvt d?l tai^QQ Iddio ^ e per la §ram che ha dato al no- stro . Imperio , il nome del Can sia t)eDkedetto , e tutti quielli che non l' obbediranno n^ojano , t siano disuotli . Tutti quel* li 9 che haovo quQsi^ tavole , hanno anóora privilegj in aerìttura di tuiie quella cose j che far debbono , e possono nel suo do* minipi £ queUo, che ha il dominio di cento aidla, ovvero ^ ospitano ^n€«ftle di qqalche grand' esercito , ha una tavola d' €tQ ài pe«) di aaggi firecento ; con le parole sopraddette , e sotto la tavola è scolpito un lione con le immagini dei sole, ^ detta luaa ^ e oltre di ciò ha il privilegio del gran eofiaan* damento ^ che appare in questa nobìl tavola . Ogni volta , che ^alvaloano in pubblico , gli viene portato un palio sopra la te- sta ^^ , per mostrar la grand' autorità e potere , che hanno ; « quando seggono, devono sempre sedere sopra una cattedra d'argento. JS il Gran Can, dona ad alconi baroni una tavo- la, dove è scolpita la immagine del girfalco, e questi posso- no menare seco tutto l' eseretto d' ogni gran principe , per sua

»rrf^^^^tmtw

avvi aShire Imp^fimtfi > fe «ui wmXvaipm non dipeaiéa vwj » e takohft Aà. tetti «fuesti àìfi^tUri ' Smio pr^vve4wnwto ^ ì»o)l|i^ <|kt<dil^ éi mrere Maegnato «4 ogaì sttfMWoaio Tffi^iiPiiIe nn «indatcp , <Ait invilite a tutjt^iò <^ ri «i fu , ch« assiste a tutte le adunanze, cui. deJ>boo/9 estere c^miMnicaiti l^tti ^U atti del magistrato» e die «vrerle segcH^pieate d'ogni cos^ la Corte « ^ accusa pub- blicamente i Mandarì^k deUa^ maac^tnae «be cotuun^ono nan salo «eU' am«»H lustrazMMie del propria ufi^io^» ma asiche n^Ua vita privata^ a {wrcìò^ ne esa** mifta ie moni , fe parole > i postumi ^ e a cui nuUa sfugge. Detta montura amoNblstrattya della Gas «lofae più difesamente del P&dre Le Coflute ba IraU tato» MagaìUans ( l. e. p^ aoo ).

3o3. Palio sopra la testa ( Yed. T. I. p. 6gc iM>t d }*

/

i64

guardia, e può pigliar il cavallo dd Gran- €aii volendolo-, v 11: medesimo può pigliare i cavalli degli altri , che siano di mi- nor dignità..

^ €AP. iv:

Della Jarma^ e statura del Gran Can j e delle guattho mogli principali \, eli* egli ha ^ e delle gioK^anij che ogni anno Ja eleggere nella provincia di Ungut ^ e del modq che le eleggono . .

Chiamasi Cablai, Gran Can Signor de^ Signori, 3 qnal'è' di comune statura , cioè non è troppo grande, troppo picco» lo, e ha le membra ben formate, che proporzionatamente si cor- rispondono . La facci» sua è bianca , e- alquanto rossa risplen- d^ntementeà modo di rosa colorita ohe il fa parer molto grazvio^ so. Gli occhi sono neri e belli, il naso ben fatto, e profila to. Ha eziandio quattro^ donne signore ^^*, quali tiene di continuo per mogli legittime: e il primo figliuolo^ che nasce di quelle è sue- cessor dell' Imperio i dopo la morte del Gran Can, e si chiama- no Imperatrici e tengono corte regale da per se» . Ne alcuna è di loro , che non abbia trecento donzelle moko belle , . e moki don- zelli, e ^tri uomini . castrati ^^ e donne, talmente che ciascu- na di queste 'ha nella sua corte diecimila persone, e quando il Gran Can vuoJ' esser con una di queste tali^,' la fa venir' alla sua corte , oTvero egli va alla corte di lei : e oltre di ciò molte con* aubine;, e. dii*ovvL come, è una provincia^ nella . qttaF abitano.

3ò4' Ai ' tempi Ói Màgaillans tre e nen quattro erano le regine. La pri* ma aveva il titolo di Hoam-heu ossia d'Imperadrice. La seconda di Tutn-^cum . La terza di^ Sì^cum. I. figli di queste tre erano ripètati legittimi , nh i smìi della prima- erano i preferiti per la successione al trono» Anche ai tempi)- dt cui qui si ragiona eranvi mille, e talvolta duemila^ e. tremila concubine dette Cuni'^u o dame del* Palazzo ( NouvelK Relat. p; SoS-^.

5o5. Uomini^ Castrati. Non credo che l'uso de^i Evmuchi fosse proprio dei Tartari, allorché abitavano la natia contrada, ma che abbracciassero questo nso della Corte Cinese, ove furono, e tuttora sono in gran nuipero. Nella mi- norità dell' Imperadore /^fT^-itc ne furono scacciati circa seimila . Possono leg- gersi ' curiosi particolari intorno ai medesimi , e intomo al modo che usano i Cinesi per mutilare gH adulti senza loro grave perìcolo nell'ambasciata di Lord Macarteney ( t. ly.lp^-^t^e seg. )*

/^ -->*%•

i65;

Tartan*, elle si chiaraan' Ungut ^, e la citta similmente , le gerir- ti della qual sodo bellissime , e bianchissime , é il Gran Gan ^ ogni due anni secdndo che lui vuole , manda alla detta provin- cia suoi ambasciatori' ebe li trotino delle più belle donzelle, se- ooodo la stima deOa^ bellezza che- lui Ìi coaiinette^ quattrocento, cinquecento» |MU e meno, secondo clie li' pare , le quali dòn* zelle, Slamano in questa modo . Giunti^ che sono gli afmbàscia- tori lamio venir'a se tutte le donzelle delia provincia, e vi sono li stimatori a questo deputati , i quali vedenda, e considerando tutte le menibni< di ciascuna a parte a parte , cioè i capelli , il volto, e le ciglia, la bocca, le labbra, e l' altre membra che siano condecenti , e conformi alla persona , e stimano alcune in carati sedici , altre diciassette , dicioito , venti e piii , « meno-, secondo che sono più, e manco belle. E se il Gran Can ha commesso^ che le conduchino della stima di carati venti, o veM'uno^ secondo il numerosa loro ordinatoli , quelle conduco- no. £ giunte alla sua presenza, le fa stimare di nuovo per alili stimatori, e di tutte ne fa elèggere per la sua camera trenta^, o quaranta, che siano stimate più carati, e- ne fa dare una a ciascuna delle moglie de' baroni , che nelle sue camere le^ deb- bano la notte diligentemente vedere, che non siano brutte sotto- panni j o difettose in alcmi membpo*, « se doi^mano saAvem^ntes-

■•

5o6l Ungut. t)ice il Degulgnes che quella degli Onhiot è la orda dai Mow - ^lli detta Ungui , e che oggidì è dmsa in due bandiere che abitano lungc»^ ii fiume lu-kin ( t. lY- p. 238 ). Soggiunge che quella appellata Paria è pari- mente divisa in due bandiere, e che ha le principali abitazioni sulle rive del fiu- me Hara Miuren che sbocca nel Sira-Muren. I territori della tribù di Onhiot e- ParÙ2S0no a tramontana della. viUa estiva dell' Imperador della Cina ; i loro principi sonosi per lungo ten^o imparentati colla casa Imperialev II Ramx di Haurtesrayes che legge ia Marco Polo noa già Ungut come è nella lezio- ne Ramusiana ma Ungrac^coìnt, porta la y^>^^°^c <l^l nostra testo ( t. L p. 70 ) crede che questa tribù, sia qi^ella detta Hongrkila.9 che Petis d& la Croi x ap- pella Congorat e Albulganzi Kunkurat.. Gengiscan sposò, una figlia di TurkilU signore de^e genti , e ordinò che tutti i capi della sua casa dovessero prea- d^re per prima m^Ue una donzella di qiiella discendenza ( Hist. Gen. de la CAkìxu u IX, p. 4a6 ). Le. varie tribù .Tartare che vivevano sotto proprio signo- re sono in alcune favelle £uropee distinte oggidì col- nome di Orde ^ voce d.' orìgine Tartara Seconda Ruòriq^h deriva dalle parole Curia Ordu che si- gnifica cQStd di mezzo 9 valendosi alludere all' abitazione del signore della tribù , la quale è collocata nel centro dei campi , o dei bor£^ ove fanno Tabi» * tuale loro dimora ( Rubrìq. 1. e. p. 4<> ).

i66

^ non roacheggino ^^ , 9 reudpuo buoq 6at^ « aA«v« , e che iif^ ^Icijkiiia psffte noci abhioQ cattivo odor^ *^^, jg (ptaodo soao. stolte 4<l.igWteinaqte «sajnwq«ne ^ « dividflao a <;ÌDqu^^ «ioqu« , s«eoo- dp oh? $ariQ, e claw^aa pArt?^3 diwora tre e t^^ wMk oella i^Vf^ì» 4^ Sìgft0/(^, pef ^v^ìafi^QuqA «ClS» che U »a ll«ieMMÌ|:

OT^i cqmpimi, tìirsbi^nQ ^ ^ l'iiltmpMte fa U simile ^ e 9m iaqE^) fin che QQiiipijti^o iJLnmo^ro4^ qu^me 90^9, e dopo rìQQmin- ^ì9»f^ !w' »ltm voltti, V^o è , eh» »erttre «o» parte diiaor« nelln ^ro^w del Sigi^offft, l'altre #tónpQ m un'altra c»ra«r« m pm- pinqua 9 di m0M chfi sq U Sì^qf^: ha ]^is9gQ0 ^uitl^lle^ «wn «strm^eoa cqh»^ è b«re, ^ ts^ngi^e, e alue ooie^ W 4oo%elk, •dbe sono aeUa ositxie} « del &Lgooi?e , comwd^np a qatii» d^U'alr tra cambra , ehe dekbaqo ^ppa]regehi»re ^ e quelle mÌM9 «ippa- recchiaao , e oosì uqq . ^ serva 4I Sigiior pisr altfe persone., che per le doazelle . E 1' aUi?e donzdiie 9 ^e furono stiiaaie mfioo carati dinaoranp oon T altre del Sigaore nel palagio , e gì' vise- gnano. a cucire, e tagliar guaiiu^ e far altri nobili lavori, £ quando ak'ua gentil' uonK> ricerca moglie , il Grm Gaa fi una di quelle con graivlissio^a dote , e a questo modo le raarita tutte nobilaiente .

£ potrebbesi dire, non s'aggravano gli uomini delb detta provincia , che il Gran Gan. li toglia le lor figliuole? Certamente nò, anzi si reputano a gran grazia e onore, e molto si rallegrano color , che hanno belle figliuole , che si degni d'accettarle , perchè dicono , se la niia figliuola è n^ita sotto buon pianeta y e con buondì ventura , U Signore potrà meglio, soddisfarla, e la mariterà

•^ti CWL AJXl. -■■

507. Ronchegeino . IVoneheggfM^ viene dalla v^e latina rhonchissare . IMce flauto Cjratissat dum cotsnat^ dum dijrmU fhemMfista.

508. Cattivo odore , Ottaade l' Imperà(l<»« o' il principe- e^ditarìo vciol« ammogHarsi, il trilHinale detie Ceremonfe a Pekino ut sce^iere rc^zze^ di 14 o i5 annì,fipale più belle e arrenénti , di qwdunque estrazione eMe nono. }1 tribunale deputa a -ciò alcune donne provette « savie èhe fra quelle ne scelgo* no It venti cke credono le più ammiraMM. Queste sono cendotle in palazeo, ove per alcuni ^omi sono esaminate o daUa Regina Madre , e diMa pnopipalt danni di onore , che le visita , le fa correre per verifidare se non abbiaiio infetti» ed esamina scrupolosamente se abbiano cattivo odore. E dopo pareccU esami una vien scelta che ^ien consegnata aU' Imperatore o al prin<^ipe evedilario-: Le altre sono maritate o a figli di gran signori, o lè^ rimandano ai parerli eoa una dòte sufficiente per maritarle onorevolmente { MagaiUans Kouv. Mem. p. 33o ) . .

wAAtoxmtó f la tfBHÌmast h Vtìn sàrd Aiffiò^t^ It MxldtirflAV: « figikók Itoti à portft bette , òVfi/m ttótt gì' iàti^^éat» bo- ne , JiUot<* diM il padfS^ ^MajgU è kilr&irètu»À^, ]Mìfebè iL AK»

•Cii^P. Y.'

JD*/ nume fa dè'Jf^liiioii dèt GfuH Getti, bhé féa df^lé fiitìW/^tf mogli: e di Cingi s ch'era il primogenito , de' quali ne fa re di dis>er%e^ provincia >. e - // Ji^iuoli delle concubine li fa signori.

Sappiate^ che il (j^tìi Gab àvest tèiltidue figliuoli maschi^ delle sue quattro mi^li legittime ^ il maggior de* (piali era nomi-, nàto Cittgis ^\,-qtìal doVea éséere Gran Caa^ e aver k «ìguo- ria dell' Imperto^ e già Vivendo il toftdfe età stato cotìferiiidto sìgOdré . Avv^ntie^ die egli raàtiob tierf* |>tesenlé tira> é lui ri- mase uà figliuolo uominato TKemur ^'^^ il qual dovea succeder nel dominio ^ e esser Gran Can , perchè egli è figliuolo del primo fi- gUiiolp del Gran Can j cioè di Cingis, E questo Themur è uomo pieaa di bontà , savio ^ e ardito, e ha rìgòrtató diitioltè vhtótìe ia

1* «iw^ •■ p

3òjf. Ctngis è kp^ìMo iiétìt Stille Gitté&i Tàhinki^i Fa bOihhMt^ p^imU ]te «HHTitaria dal pàd)^. Mòr( Aél issSS è àahB^kthM pèt t tfc^MélMi aM étìfÓi Viéh mihmékitflftò còme un ntódélf» di Vfrtà e ^ é\o^itiihat«z^. fidociité Mn èònUhA ciltà , lilnatrui inltttte le éCieli^é i HéìU sléi^ » ttélW géc^gmOtt » tmUé tnàìeihàìàchty liell'arte dèfltf gà«k*Ht, « priitéi^aiftieiltc^ #e1ttt pKi diMtiki di htn ffoi^trtì^tte : «fTàbiié , tnàUìétioiày prónto « *^cé!otì^el*6 I W^ogfeoél tioh %«éu* pétad d^« dèlia pnbbHóft f^iidtÀ ( Hi^L Om. de Ghin^ t. iX. p^ 4^1-

5t<K Tilemii)* o 7//mu» Caix> dettò dai Criteri TfeMVi^-fttìftj aaooeiie tfljfcuo avo CvA^o&^'m nel i4g4- Si dirtinàc c^rthc prìncipe éf editano Aelk* jueire di Trt^* tana. Salito gtil thmo disfece CoeVftt cIk era il ««^oi^rié ttttte le riVeUib-» ni dèlia t*aftaf ia « il c^àte lie trfoii di dxÀòHt Tithiìtr dbbe k glori* di «BM» rt il pacificato^ della Tartària die fu ifertùfbtta pel^ «mo l-iiOerO rfcgÉio di CubiaUCan. I barbali del bré^zodi die e^anO à tiOlifihè eoll'fiihf^èA si ribella- foBo , e dòpo tholti dvéntàggiòDi Mtì d^ arAie' letteci di Hèoìiait^b aU' obbedien-^ M. Mori il « primo dèi i5oy itt età di 42 m/ri- Le Stof ie Oiiiei^ iiott àospct^ te iMlie Iodi che ti*ibiitam>. agliiripèfadtn*i' di éttn^e MògòUd,- dìtOAó' ehe fil principe *avi6 , òlèihcnté, rètto, e liberale, cà^c ai ^uddìii thè é<^e% ò e «occorte in «lohé j^tibirtiéltó càlaóilt*, che acòaddeta mehti'è éi re^ra. Fece savij^ma «cella di irtifiiètft é di capitani è rrtOiitf ostì alieno dai vi^j che noti* di rado inftrttaiio le torti ( tóàt. QttL (ihiù. t. IX. p. 48 ).

i

i68

'battaglia. Item il Gtan Gau ^ ancora ha dalle sue cori cubine vedti- cinque figliuoli,» i quali sono valenti nell'arme^ perchè di continuo li fa esercitar ndlle cose pertinenti .alla guerra^ e sono gran signori E de'figlìuoli eh egli ha dalle quattro mogli, sette sono re di graa Provincie ^'^ , e regni, e tutti mantengono bene il suo regno, perchè sono savj , e pnideQti , « 9on ^può esser altrimenti essen- <do nati di tal padre , che è opinione fermissima , che uomo di maggior valqre Jdop fosse mai in tolta la geuerazion de' Tartara.

e A P. VI;

jDel grande e maras^igUoso palazzo del Gran Carij appressò

ia città di .C(imb(^iù .

Ordinariamente il Gran Gan abita tre mesi dell'anno , cioè Dicembre , Gennajo e Febbrajo nella gran città detta Gam- bale ^'% qual'è ia capo della provincia del Gatajo verso Gre«

5ii. Re di gran provincU. Dee intendersi Viceré dipendenti ordinariamente ^dal Gran Can» appeUati regi per grandigia.

5ia. Camhalu* Secondo jibulfeda Com^o/u esi in ierminis Orientis in re- gione Chata, E la sua latitudine la stabilisce di 3o^ aS* la Long. x36** ( Abulf- apud Muller tle Catajo p. i6 ) . Ma secondo il Muller nel testo da lui citato sbagliata era la latitudine , e correggela secondo un testo di cui si valse il Co- lio , ove era segriata t^I Lat. 55** njf e secondo 1' Abulfeda di cui si valse il Ramusio 35^ 2i5" ( Dichiaraz. p. i8 ). Secondo le tavole di Ulug Beg e di Nassir Ettuseo la Ltatitttdiqte.di C^^ Balig era. di 46° o. Il MuUero credè che la cittì datta Chan Balig dai due rammentati geografi fosse Cambalu del Polo ( Muli. L e. p. 3o ) e x^on si awidde che intesero di favellare di Chan^tUfe non già di.Pekìno ^ cui cp^ivienie ip^glio tale latitu4inè^ tanto più che Chan-^'alig era se- condo i rammentati geografi nel Turchesian e ndn già nel paese di Sin o la Ci- na» di cui capitale secondo essi era Panyu .che pongono alla. Lat. di 24*^ '^* ( Geogr. Minor* t. III. p. 147» e i5i ) » latitudine, errata e che non quadra nem- meno con quella della città di Hang^tcheu o di Quinsai. Secondo il Libro in- titolato : £aì Coroìùissance des tempsy Tosservatorio dei Gesuiti in Pekino è a SgT 54** di Lat. i«4*^ 7-* di Longitudine .Xa ragione di tant^ confusione nei geo- grafi antichi che trattarono della Lat. di Cambalu si diparte, come avvertimi mo , dall' avere avute più qapitaU i Sovrani della Cina di sangue MogoUo; se* condariamente dal non avere avuti i Geografi Arabi esatte osservazioni mtorno alle Latitudini di quelle lontane città. Pekino ebbe tre diversi nomi . ] Tjar- tari appellarono la città Cambalu o Han^^palu come vuole Magaillans,. il qua- le avverte che i Tartari non hanno n^l loro alfabeto la lettera £^. Han-'patu sigui- lica corte del re o del signore ( IVJagailL 1. e. p. 6 ) Anche innanzi i Mogol H

<co ^'^ . E quivi è situato il stio gran palagio ^'^^ appresso la

•era appellata Pekin, Come oggidì, clie significa Corte Settentrionale, e ciò per distinguere quella città du Nankiriy che significa Corte Meridionale, ove prima di passare a Hang^icheu risiedevano i Song , o i signori nati] della Cina, che furo* no spc^Iiati dcUa parte settentrionale del loro Impero dai Tcurtari Kitani^ o Ca^» tainiy che per più secoli signoreggi aronla. £ la parte di cui divenner signori ebbe nome da loro di Calai. Questo Calai comprendeva tutte le provincie della Ci- na, che sono a settentrione del fiume Kiang. Talché la residenza degl' Impera- dori Catainì fu appellata Pekin^ o Corte Settentrionale, quella dei Song^Nan^Kin o Corte Meridionale > Tali appellazioni non erano più adattate ai -ietr^i di Ci/* hUd-'Can^ perché esso divenne signore di tutta la Cina. Pekino fu saccheggiato e quasi distrutto allorché lo assediarono i Tartari condotti da Mangu^Can nel 121 5. Fecevi accanto rifabbricare una magnifica città Cublai^Can nel 1267, e vi stabili la residenza Imperiale, come si legge nel Deguignes ( t. IV. p. 246 ) e nella Storia Generale della Cina ( t. X. p. 12 ),. e la città fu appellata Ta-^iu^fu ed anche semplicemente 7a-^a ( Yisdel. p. 9 ), che significa la Gran Corte ( Magail. p. 7 ). Conferma Gaubil che il Gran Can vi risiedeva negli ultimi mesi dell* autunno e nei primi délVin verno ( apud Souc. t. I. p. 197 e afferma che cor- risponde alla più gran parte della attuale città di Pekino. Anche il Polo fa menzione di 7Vi-fi/, o della città nuova con leggera alterazione di vocabolo, poi- ché ei Tappella Taidu ( Iib« i e. 7 ). Ma poi ambedue le città per essere aecan** to furono dette congiuntamente Ta^tu^ o Ta^tu^fu.

5i5. Coiaio verso Greco, Esattissima é la posizione indicata dal Polo di Pekino. Ne* tempi a lui posteriori per non aver gli studiosi sentito rammenta- re nella Cina una città di Cambalu , un regno del Catajo , si accese non poca tltubazione intorno alla fedeltà dei racconti del Polo. Non si dileguarono tali dubbi ii^urìosi, che allorquando il MuUero ebbe scritta la sua dotta disser- tazione che ha per titolo:)^ Disquisì tio Geographica et Historica de Chataja»(Berol. 167 1. 4«** )> « allprché fu spedito Tinfelice Padre Benedetto Goez dai Gesuiti di Laot neìì* India a cercare il Catajo, che riconobbe essere la Cina Settentriona- le. Di questo celebre viaggio oltre il Padi*e Ricci che ne pubblicò il poco ordi- nato Diario, ne diede un succinto ragguaglio il Padre Semedo ( Hist. Univer. de' la Chin. p. 25 ) . La storia, da noi tessuta delle vicendevoli relazioni dell'Asia, , e dell'Europa toglie ogni dubbio intomo ad argomento altra volta tanto discusso.

5i4> Palagio. Questo Palazzo rimase incendiato nel 1400 ( Mart. Atlas Sin* p. a3 ). Sappiamo dagli Ambasciatori di Shah Rock che occorsero dician- nove anni per rifabbricarlo. £ssi.nel 14 19 si trovarono a Kanibalek^ o Cambalu allorché vi si recò I* Imperatore per la prima volta per celebrarvi la festa del nuovo anno ( Hist. Gen. des Voy.' t. VII. p. 5x6 ). U attuai Palalo secondo il Martini ha dodici stadi o Li Cinesi per lato, ossia tre miglia d'Italia ( ibid. p.24 ^ Secondo Magaillans, che l'ha minutamente descritto, il suo recinto ha il doppio ( Nouv. Descrip. p. 279 ). Secondo il Polo il giro dell* antico era di 52 miglia . U B. Oderico dice che in Cambalech: » pal\^cium magnum habet (il Gran Can), t cujus muri circuunt quatuor milliaria, infra quod spacium multa alia pulcra » paliacia sunt ». Le dimensioni date dal B. Oderico sono le medesime Va quel- le indicate dal Martini , talché pare che il . nuovo palazzo fosse rifabbricato

21

[

IJO

città Quova, nella parie verso mezzodì, iii questa fórma: priim è un circuito di muro quadro^ e ciascuna facciata è lunga miglia otto , attorno alle quali vi è una fossa profonda , e nel mezzo di ciascuna facciata v' è una porta , per la quale entrano lune le genti , che da ogni parte quivi concorrono , poi si trova Io spazia d' un miglio attorno attorno dove stanno i soldati Dopo* il qual spazio , si trova un' altro circuito di muro di miglia sei per quadro , il quale ha tre porte nella facciata di mezzogior- no, e altre tre nella pane di tramontana, delle quali ^ quella di mezzo è maggiore , e sta sempre serrata ^*^, e mai non s apre,, se non quando il Gran Gan vuorentrare, o uscire , e l'altre due^ minori , che vi sono una da una banda , e T altra dalF altfa , stan- no sempre aperte , e per quelle entrano tutte le genti E in cia- scun cantone di questo muro , e nel mezzo di ciascuna delle facciate v'è un palagio bello, e spazioso, talmente che attor- no attorno il muro sono otto palazzi, ne' quali si tengoliò le munizioni del Gran Gane, cioè in ciascuno una sorte di forai- menti , come^ freni , selle , staffe , e altre cose , che s' apparten- gono air' apparecchia di cavalli . E in un' altro , archi, corde ,> turcassi^ frecce^, e altre cose appartenenti al saettare. Iti un'al- tro corazze, corsaletti, e simili cose di ctiojò cotto, e così degU altri . Dentro questo circuito di. muro , è un' altro circuito di- muro, ilqual'è grossissimo, eia sua altezza è ben dieci p*ssi, e tutti i merli sono bianchi. H muro è quadro ^ e circuisce ben quattro miglia , cioè un miglio per ciascun quadro. E in questò» terzo circuito , sono sei porte similmente ordinate carne nel se* Gondo circuita .* Sonovi ancora otto palagi grandissimi ordinali co- me nel secondo circuita predetto , ne'quali similmente si letìgOha i paramend del Gran Gan . Fra l' and, e raltrò maro sowó alberi molto belli e prati , ne' quali sono molte sorti béstie , come- cervi e bestie che fanno il muschio, caprioli, daini, va^^ e mol- te altre simili, di nM)do che fra k mora in qdaktoqne hi6ga dove si truova vacuo, vi conversrttìcr bestie}; Ipfati hauna i*rbci abbon- dantemente, perchè tutte le strade sonò saleggiate^ e sollevate più

•••MiMMMaMi^Ar

«ulk stesse dsTnensioni deU'àntici>y ed amclte $vÈÌo MMiso difégao ( ÌSéV Bt Odo-

rie. p. 71 ) .

5i5. Serrata. L'uso rammentafoi dal Fòlo éhe k^ f^fta & nfé^zè non apri— vasi che pel Gran Can f era praticato nétta ìéndA iti Genica*,- la qnkìe svcv^ìl^ ugualmente tre porte o aperture [ Peti5 de U Ciaix Hiat» de 6eAg. p^ 460 ]. .

^

TJ 1

lite della terra ben due cubili , talmente cbe sopra quelle mai non si raguna fango , vi si ferma acqua di pioggia ^ ma discor* feudo per i prati ingrassa la terra , e fa crescer V erba in abbon* danza . E dentro a questo muro , che circuisce quattw miglia , è il palagio del Gran Gan . Il qual è il più gran palagio^ che fosse veduto giammai. Essoaduuque confina con il predetto muro ver- so tramontana , e verso mezzodì ^ ed è vacuo , dove i baroni , e i soldati vanno passeggiando . Il palazzo adunque non ha solaro , ma ha il tetto , ovvero coperchio altissimo . Il pavimento dove è fondato è più aito della terra dieci palmi , e attorno attorno vi è aa muro di marmo uguale al pavimento, largo per due passi j e tra il muro è fondato il palazzo , di sorte che tutto il muro fuor del palazzo è quasi come ui^ preambolo^ per il quale si va attorno attorno passeggiando , dove possono gii uomini veder per le parti esteriori. £ nell'estremità del muro di faoii, è un bellissiniQ poggicv lo con colonne, al quale si possono accostar gli aomini. Kelle mura delle sale e camere , vi aono dragoni di scultura indwati y solda- ti , uccelli , e diverse maniere di bestie , e istorie di guerre La copritura è fatta in tal moAoj ch'altro non si vede, (^ oro, e pit- tura . In ciascun quadro del palazzo è una gran scala di marmo, che ascende da terra sopra il detto muro di marmo, che circon^ da il palazzo , per la qual scala s ascende nel palazzo. La sala è tanto grande e larga, che vi potria mangiar gran moltitudine d'uomini. Sono in esso palazzo molte camere, che mirabìl cosa è a vederle . Esso è tanto ben' ordinato e disposto , che si pensa , che non si potria trovar' uoaK> , che fe sapesse meglio ordinare . La copritura di sopra è rosasi , verde , azzurra , e pavonazza , e di tiuti i colori Vi sono vetrate nelle finestre così ben fette, e cosi sottilmei^ , che risplendono come cristallo^ e sono quelle coper- ture così forti e salde, che durano moki anni. Diub parte di dietro del palazzo sono case grandi ,. camere , e sale , nette quali sono le cose pivate d^ Signore , cioè tutto il suo tesoro , oro ^ argento , pietre preziose , e perle, e i suoi vasi d' oro, e d* argen- to, dove stanno le sue donne, e concubine^ e dove egli fa fare le cose sue comode , e opportune , a' quali luoghi altre genti non V 'eairano, e dallf altra patte del ckxrutta del palazzo a risconico del palazzo d^ Gfaii Gan,. vi è fatto im^ akro simile in tatto à quiel del Gran Gan , nel quale dimora Gogis ^'^ primo figlhiolo

■wp^i^p^"^»iw^"^"^»^

}i& Dimorm Cingisi tkl parlMv a queata taoga di Ciagis» cotn'6 ancora m

<fel Gran Can , e dea corte osservando i modi e cosiuml, e tiilt& le maniere del padre, e questo perciocché dopo la iporte di quel- lo è per aver^il dominio. Item appresso al palazzo del Gran Can , verso tramontana , per uno tiro di balestra intra i circuiti delle mura è un monte di. terra fatto* a mano,. la cui altezza è ben cen- to passi, e attorno attorno cinge ben per un miglio, il qual'è tutto pieno, e piantato di bellissimi alberi., che per tempo alcuao mai perdono le foglie, e sono sempre verdi. E il Signore quando alcuno li riferisse in qualche luogo essere qualche beli' albero ,, lo (a cavare con tutte le radici e terra, e fosse quanto sii volesse gran- de, e grosso, che con gli elefanti lo fa portare a quel monte , e in questo modo vi sono bellissimi atì3eri , sempre tutti verdi.. E per questa causa si chiama Monte V^rde, nella sommità del qual è un Dellissimo palazzo, e verde tutto.. Onde riguardando il mour te, il palazzo, e gli alberi è una bellissima, e stupenda cosa^ perciocché rende una vista bella, allegra, e dilettevole . Item ver^ so tramontana, similmente nella città è una gran cava larga, e profonda molto, ben' ordinata , della cui terra £li . fatta il detto monte , e un fiume non molto grande empie detta cava , e fa à modo d' una peschiera , e quivi si vanno ad acquare le . bestie . E dopo si parte il detto fiume passando per un'acquedotto ap-» presso.il monte predetto, e- empie un'altra cava molto grande e profonda tra il palazzo del Gran Can, e quella di Gingia sua figliuolo, della terra della quale fu similmente inalzato il detto mon* te . In queste cave , ovvero peschiere sono molte sorti, di pesci ^ de' qual il Gran Can ha grand' abbondanza quando vuole ..E il fiume parte dall' altra parte della cava , e scorre faori . Ma è talmente ordinato, e fabbricato,. che nell:' entrare , e uscire vi so» no poste alcime reti di rame , e di ferro, che d' alcuna paro non può uscire il pesce. Vi sono ancora cigni,, e altri uocelli d'acqua. E da un palazzo all' altro si passa per un ponte fatto sopra quell' acqua. Detto è adunque del palagio del Gran Can^'^, ora si dir della disposizione e condizione della. città di TaidiL

vita. può inerirsene che il Pdl© descriveva Id. cose lui vedute. di matto-Jii iM^o che 1^ vedeva I e che descrìsse il Palagio la prima volta che fu a Cam-» halu . ' .

3i8. Del Palagio del Gran Can. Il Magaìllans ha minutamente descrìtto il nuovo Palagio ( p. 278 ), e siccome il missionario parla del duplice recinto , dé'dÌYersi palagi^ che ne formano gli anDe3SÌ » del fiumiccUo che traversa il

17.T

«

GAP. vir.

Della nuos^a città di Taidu y fabbricata appresso la città di' Cambalii i degli ordini , cha s* o^serK^ano cosi nelV allog- giare gli ambasciatori j. come nalV andai* di notte .

La città eli Gimbalù è posta sopra un gran^^ fiume oolla pro- vincia del Caiajo, e fu per il tempo passato molto nobile, e re* gale , e questo nome di Cambalù , vuol dire città> del Signore - £ trovando' il Gran Cau per opinione degli astrologhi, ch'ella do- vea ribellarsi dal suo dominio ,. ne fece^ ivi appresso edificar un' altra, oltre il fiume, ove sono li detti palazzi ,.di modo^ che ui^- cosa è che la divida, salvo che il fiume, che indi discorre. La città adunque nuovamente edificata si chiama Taidu ^-^ . E Lutti

«iato, deUe tee porte in^ciasoun lato del muro » doUa copritura/ a tegoli, invci-w .HÌciati di diversi colorì, ciò conferma che fu rifabbricato sullo stesso disegno.- li Missionario ricorda questa descrizione che ne ha data il Polo e fra le altre cose il lago del giardino del' palazzo ( p: aSst ). Il padre LeComte diede il disegno del Trono Imp«rìaltt che sembra corrispondere alla Sala Imperiale de- scrìtta dal Polo ( NouY. Mem. t, 1. p. 6S ). Il 0. OdericQ. parU àaì IVloi^te ver* de e del Lago ( 1. e. p. 71 ).

3i8. Taidu, 11 padre Magaillans crede^ che ràutica città Pckino "0 Cam- fcalu del Polo fosse la città detta oggidì Tong-tch^u sul fiume Pajr^ho ( p. 6 ), di cui può vedérsi la situazione nella calta particolare del Pe^che^U dcU'An-- viUe» che è quaai tre. I^ghe. distante da FeUnoi e che la citti detta laidu ùal- Polo sia realmente PeLino Ma che esso sia in errore* si dimostra - da più autorevole scrittore , perchè esso- fu ivi pochi anni dopo il Polw . Questi ò il Beato Oderico il quale dice: ]»' deinde vero versus Oriens multas transì* »► ens clvitates, pervenr ad nobìlemdvitatem Cambélech ^quae multum vetui» » est et antiqua, in provincia iUa Cathay : hanc coeperunt Tartari, juxta quam •p ad dimidium milliare aliam iecerunt civitatem nomine Taydo ». ( Elog. Storìco del B. Oderic. Ven. 1761 p. 71 ) La città adunque detta dal Polo Taidu è quella, parte di Pekino the appellasi oggidì la città Tartara. Infatti dice il Polo cAe in appressa ^ alV antica città Cablai ne fece fabbricare un alino, olire il fiume.. Questo fiume òun confluente àt\* Pnij-'ho . Molti descrìverò- Pekino^.e fra gU altrì il Dualdo. Seconda e^Mo ha . la forma di un* gran quadrato diviso in du^e città. Ove è il palazzo. Imperiala dicesi la città nuova^ l'altra parte* la. città vec* chia . Ambedue insieme hanno cìnquantaduc Li di giro, non ^compresi i borghi* Le mura sono di magnifica costruzione , fiancheggiate di torri , e di corpi di- guardia. 'Ogni porta è difesa da una fabbrica a nove piani, e nell'interno da; «assecondo recinto mura per potere difendere la città, se anche veniise iof"

Ti Cataini, cioè, quelli che aveaao origiue dalla provincia del Ca* tajo, li fece il Gran Can uscir della vecchia città, e venir ad abi- tar nella nuova E quelli di che egli non si dubitava che aves- sero ad essere ribelli, lasciò nella vecchia, perchè la nuova non era capace di tanta gente , quanta abitava nella vecchia , la qual era molto grande , e nondimeno la nuova era della grandezza come ài presente potrete intendere .

Questa nuova città ha di circuito ventiquattro miglia: è quadra, di sorte , che niun lato del quadro è maggiore, o più lungo dell' ^Itro , e ciascuno è di sei miglia, ed è murata di mura di terra , che sono grosse dalla parte di soi^o circa dieci passi ^ ma dalfi fondamenti in sii si vanno minuendo talmente, che ndla pane di sopra non sono più di grossezza di tre pas$i: e attorno attorno sono merli bianchi . Tutta la città adunque è tirata per linea , imperocché le strada generali dalF una parte air altra . sono cosà dritte per linea : che s' alcuno montasse sopra il muro a una por- ta , e guardasse a drittura , può vedere la porta delF altra banda a riscontro di quella . E per tutto dai lati di ciascuna strada ge- nerale , «ono stanze , e bottege dS qualunque ma»i«ra . E tutti t terreni sopra IJ quali sqno fi^tte le abitazioni per la città sono fju^ifi,, ^ ymiii pej jinfja ^ Q in ciasgww t^T^ao , vi §Qn,Q sp^2;ip- si , e gi^ palazzi , eoa ^ifiaieati eoru , « gia.vdinl E qo»^ taìà terreni sono dati a ciascun capo di casa , cioè , il tale di tal piro- genie ebbe qi^estpi terreno ^ e il tale della tale , ebbe quelF altro, e co^ di m^n(X ift mano . E cftrc?i "gì^scun terreno cos^ cm^dro ^ «ona belle vi« , per la quali si camEoi^a , e ia questo. mQao tutta la città di dentro è disposta per quadro , oofa' è un tfvoliero da scacchi , e cosi belk e nxaestre.volmente disposta, che non saria possibHe in alc^i^ n^odQ raccontarlp . ^1 n;iuro della città b^ dodir ei porte ^'^ cioè tre QÌ*swa, qgiadroa q «ippA^a, <:Uscuna povi^,,

' >in

t.ata una porta v Le &Uads. 4oa« diritte eA^iAquiu», biUififQi iiftpixtt di larghez- za. L^ case Mao basse, e mal fUbbrica\e ( Du ll^d L fu. ii5). U MartL. ni dice che vi sono* po<^ lastrioi, che per ciò le» vìe. aoiio. moÌÉo. polverose pe9 quanto obblighino gU abitanti, ad ìnaiÉarle , e batterk> gìoraalmeiitss. Si iia% vendervi la diBSCElaione della città come nella noatre città Europee i AA Sin. p. 25 )• II, Dualdo' diede la pianta della città ove è segnato il ppalA <ldfo montiagna artilìcv[ile j»iìUBieDtai;a dal Polo. .

319. Dodici ponte ^ il padiie Martboi loi conferma* Ma JVftigaj^ls^Ni' Ip .wtrtff^ ff^ e dice iioa4 esser ch^ nov^ e che iL Missiowiriot .segui, i^a cidi «eluiattfl^ àsÀ

».

1^5

r cantoùé qufldro è qq graii palas!^70 mollo htììo , latmefiti^ che la ci^Mun qoadixi di muro sono cinque palazei , t qiidii hih» no grabdi e Urgke sale^ dote simiDO rarmi di quelli, che OUMÒ^ discono la città , perchè ciascuna porta è custodita pet mille uo^ mini . credasi che tal cosa si ihccta per {^ tira di gente alcuna^ ma solamente per onore ^ e eccellenza del Signore y tioadimeno' per il detto degli astrologhi ,. ha non so- che di sospekid della gente del: Catajo . £ in meitzb della città è' utia gran campana ^ soprano grande, e BÌie palazzo, la duale si suona di. flotte ^ acciò che dopo il terzo suootì niun' aMtsoa andane per la eitiii y se non in caso di necessità^ per dònna che partorisca ^ a A' uomo- infermo ^^; e^qtièllii^ che Tanno per giuiià canM devoti^ pMtar lumi cen eisó lóro . Iteni fuori dnUa città , per «laK^nu: p<iria so^ no grandissimi bof^hi, ovrero coìitrade , di modo die it botgo^ (li ciascuna porta si foocsi caà 11 bwghi delle poritf ckR^ unti e: Taltro Iato e durano per lunghezza tré^ e miàttro mi^ia^ mlohe ^^ DO più qtielli , che abitano ne^ borghi , die qoàWi ^ ehe alsriiufu^ nella città . £ in cià6(ìttn borgo ^' , oVverti bontrada fersè per niu miglio lontaito dall» «Htà sono tUòUi fond^hi ^ è bdUi ^ m'qMÌi alloggiano 1 nietciand^ ohe vengono di qtt«flunque hMgo^ e a d<i^ scuna torte di gente è dìpntato ufi femiico, Quitte m. direbbe k^^ Lotabai'di u6o, a' Tedeschi un^ altro, e a' Franoi^i ucf'àU[t)j Ei

«-•«M

J '

Polo ( p^ «7 ). Ma anche il P. Odérico aUesta che ai tempi del Polo erano dò^- dici. liaec Civitas ( Cambalu ) Juòdecihi portai habet^ imer quamlibet quorum* smii duo milUaria magna , ei Inter uiramque cMtatem haòitatur befie. Circuunt amem hà9c duòcMiates plus XL. mUtatibus (te. -p; 71 )•-

320. Uomo infermo . Queati oltiim rè^lamAnti di governo sono tuttora in uso a Pekino. Non si esce di notte che col lume, e per necessità d* infermo o di partoriente. Ciascun si ritira alla. propria casa quando ne cenno la cam- pana ( Dtr-Hald. t. I. p. iiJl ), edf è cbtó dcgtia tfòs^rfVazioiie' quanti Secoli in-- nianzi in Cina clke plresso noi fo«ièr6 t^ Hégoldaiéùt^ ordifuti.^

521. Borgo. Nel testo RiccarcUano si legge una natizia omessa fui. i^ Omnes »► autem ydolatrae citra urbem comburuntur. Hohim autem corpora, quae comburi t non debent sepeliuntur extra suburbia j> . U Testo Ramusiano di ciò parla al Gap. XVII. di questo Libro. Ciò dimostra evidentemente che il Polo rifuse il Milione e vi «tggiunse alcuni capitoli , e riunì in essi ciò che sem- b>o^i ^ àdàtHato éSUT ^f^oifieitiH cKéf tmisM .' SI VWe t'us^ SSr ^iMfire L Itimi tUoA « òtttà es«6fe hiA\mà ìtt CWà ìnriaAzi éhfe -ùit *te1/ flal Té*»^ to Kiticàfcftknb et t^riAnti che alcuiie ^H #épfé!MVaAé^ i «W§ì < «trf gW àh^'- bmciavàtio . I Crisfiató ì MaWnéfttLrf iTéftgéllitfflWr, ì Ttttaf» e rfndle ^hà te dei CàtiéÈi Ai àtàéytalto.

176

m sono femimne da partito veaticiaqaemila , computsEte <|ii€^e della città nuova , e quelle de' borghi della città -vecchia , le qua- li servoao de' suoi corpi agli uomioi per denari. E haimo capi- tano generale, e per ciascun centiaajo, e ciascun ixiigliajo vi è un capo, e tutti rispondono al generale : e la causa perchè queste fem- mine hanno capitano , è perchè ogni volta , che vengono amba* sciatori al Gran Can, per cose , e faccende di esso signore , e che stanno alle spese <ii quello,, le quali lor vengono fatte onoratissi- me , questo capitano è obbligato di dare ogni notte a deiii am- basciatori, e a ciascuno della fam^iglia una femmina da partito, e •ogni notte si cambiano, e non hanno alcun prezzo., imperocché questo è il tributo , cbe pagano al Gran Gan . Oltre di ciò , le guardie cavalcano sempre la notte per la ciltà ,. a trenta e qua- ranta , cercando , e investigando s'aleuna persona iad ora straordi* naria ^ cioè dopo il terzo suono della campana vada pc^r la città e trovandosi alcuno si prende , e subito si pone in prigione , e la mattina gliofìciaU a ciò deputati l'esaminano, e trovandolo col- pevole di qualche misfatto, li damio secondo la qualità di quello, più e menò battiture con un bastone ^*^, per le cpiali alcune vol- te ne periscono , e a questo modo $ono puniti gli uomini de' loro delitti , e non vogliono tra loro sparger sangue , perocché i loro Bachsi , cioè sapienti astrologhi dicono esser male a spargere LI sangue umano. Detto è adunque delle continenze della città di Taidu. Ora diremo come nella città i Cataini si volsero ribellare.

C A P. Vili.

Del tradimento ordinato di far ribellar la città di Cambalii^

e come gli autori furono presi e morti.

,: Vera cosa è come di sotto si dirà^, che sqno deputati dodici uomini , i quali hanno a disporre delle terre , e reggimenti , e di tutte r altre cose come meglio lor pare. Tra' quali v' «ra un Sa-

32a. Boston^. Del gastigo del bastone < parla il relatore Musulmano puln bjicato dal Renaudot ( p. 34 ). Plano tlarpini narra che se alcuno fossesi ap- prossimato di troppo alla. tenda Imperiale, e avesse oltrepassati i termini st^- lùliti , se le guardie ' potevano raggiungerlo era bastonato, e se non lo pot««> voQo acchiappare tiravanli addosso con le frecce ( Apud Berg. p. 22 }•

177

ra^ceno nominato Achmach uomo sagace , e valente , il qual' oltre gli altri avea gran potere , e aatorità appresso il Gran Can , e il Signore tanto Y amava , eh' egli avea ogni libertà. Imperocché co- me fu trovato dopo la sua mofte^ esso Achmach talmente incan* tava il Signore con suoi venefìcj , che il Signore dava grandissima credenza , e udienza a tutti i detti suoi , e così fac ea tutto quel- lo che volea fare . Egli dava tutti i reggimenti e oficj , e puniva tutti i malfattori; e ogni volta, ch'egli voleva far morir' alcuno, eh' egli avesse in odio , o giustamente, o ingiustamente, egli anda- va dal Signore , e dicevali il tale è degno di morte , perchè cosi ha offeso vostra maestà . Allora diceva il Signore , fa' quel che ti piace , e egli subito lo faceti morire , per il che vedendo gli uo- mini la piena libei^tà eh' egli avea , e che il Signore al detto di costui dava piena fede , non ardivano di contradirli in cosa dcuna . Non v' era alcuno c«sì grande , e di tant' autorità , che non lo temesse . E s^ alcuno fosse per lui accusato a morte al Signore , e volesse scusarsi , non }>otea riprovare , e usar le sue ragioni , perchè non avea Con chi , conciosiachè niun' ardiva di coniradire ad esso Achmach, e a questo modo molti ne fece mori- re ingiustamente . Oltre di questo non era alcuna bella donna , che volendola egli non l' avesse alle sue voglie ^ togliendola per mc^lie s' ella non era maritata , ovvero altramente facendola con- sentire . E quando sapeva , eh' alcuno aveva qualche bella figlia noia , esso aveva i suoi ruffiani , eh' andavano al padre della fan- ciulla dicendoli . Che voi tu fare ? Tu ai questa tua figliuola, dal- la per moglie al Bailo cioè, ad Achmach (perchè si diceva Bailo, come si dina Vicario ) e faremo , eh' egli ti darà il tal reggimen- to , ovvero tal' oficio per tre anni , e così quello li dava la sua figliuola . E allora Achmach diceva al Signore , vaca tal reggimento , ovvero si finisce il tal giorno^ tal' uomo è sufficente a reggerlo , e il Signor li rispondeva, fa' quello che ti pare . On- de r investiva subito di tal reggimento . Per il che , parte per ambizione di reggimenti e oficj , parte per essere temuto que- sto Achmach , tutte le belle donne , o le toglieva per mogli , o le avea a suoi piaceri. Avea ancora figliuoli circa venticinque, i qua- li erano ne' maggiori oficj : e alcuni di loix> sotto nome, e coperta del padre commettevano adulterio come il padre , e facevano molt' altre cose nefande , e scellerate . Questo Achmach avea ra- gunato molto tesoro, perchè ciascuno, che volea qtialche reggi- mento , ovvero oficio li mandava qualche gran presente .

178

Regnò adunque costui anni ventidae in questo dominio, final-^ mente gli uomini della terra , cioè i Cataini , vedendo le infinite ingiurie , e nefande scelleratezze , eh' egli fuor di misura com- metteva , cosi nelle loro mogli ^ come nelle lor proprie persone , non potendo per modo alcuno più sostenere, deliberorno d'am- mazzarlo, e ribellare al dominio della città. E tra gli altri era un Cataino nominata Genchu, che avea sotto di se mille uomini, al quaV il detto Achmach avea sforzata la. madre, la figliuola, e la moglie , dove che pien di sdegno parlò sopra la distruzione di cosLLU , con un altro Gataina nominato Yanchu , il qtial' era Signore di diecimila , che dovessero far questo, qiiando il Gran Gan sarà stato tre mesi in Gambalù, e poi si parte, e va alla città di Kandel, dove sta similmente tre mesi, e similmente Già- gis suo figliuolo si parte*,. e và.alK luoghi^ soliti, e questo Ach- mach rimane per custoditi, e guardia della città: e quando intra- viene qualche caso esso manda a Xandù al Gran Gan, e egli li manda la risposta . della sua volontà . Questi Yanchu , e Genchu avendo fatto questo consiglio insieme ^ volsero comunicarlo eoo li Gataini maggioii della terra, e di comun consenso lo* fecero intender in molte altre città , e alli suoi aoHci , cioè ^ che avendo deliberato in tal giorno far' il tal' effetto , che subito , che vedran- no i segni del fuoco , debbino ammazzar tutti quelli che hanno barba , e far segno con il fuoco alle altre città , che faccino il si- mile . E la cagion per la qual si dice , die li barbuti sian' am- mazzati > è perchè i Gataini sono senza barba naturalraeute , e Il Tartari , e Saraceni , e Gristiani la portavano . E dovete sape- re , che tutti i Gataini odiavano il dominio dér Gran Gan , per- chè metteva sopra di loro. rettori Tartari,, e per lo più Sara- ceni , e loro non li potevano patire , parendoli d' essere come servi E poi il Gpan^ Gan j non a veà giuridicamente il domi^ nio della provincia del Gatajo, anzi l' avea acquistato- per for- za ; e non confidandosi di loro , dava a^ regger le- terre a Tar- tari, Saraceni^ e Gristiani, ..eh* erano della sua famiglia a. lui fe- deli , e non erana della provincia del Gatajo Or li sopradetli Vanchu , e Genchu stabilito il termine entrarono nel palazzo di notte . E Yanchu sedè sopra mia setMa , e fece accendere mol- te lumiere avanti di se . E mandò no- suo nuazio ad . Acmach Bailo , che abitava nella città vecchia , che da parte di Cingis figliuolo del Gran Gan, il quale or ora giunto di notte ^ dovesse di subito venir a luij Ìl. che inteso Achmach molto marayiglian-

^79 dosi andò subitamente, perchè molto lo temeva, e entrando nella porta della città incontrò un Tartaro nominato Cogatai , il qual' era capitano di dodici mila uomini, co' quali continuamente cu« siodiva la città , qual gli disse : dove andate così tardi ? A Cin- gis , il qual' or' ora è venuto. Disse Cogatai : come è possibile , che lui sia venuto così nascosamente , eh' io non l'abbia saputo ? E seguitoUo con certa quantità delle sue genti. Ora questi Ca- taioi dicevano^ pur che possiamo ammazzare Achmach , non ab- biamo da dubitare d* altro , e subito che Achmach entrò nel pa- lazzo vedendo tante lumiere accese, s'inginocchiò avanti Vanchu, credendo che ei fosse Cingis, e Cenchu che era ivi apparecchia- to con una spada li tagliò il capo . 11 sche vedendo Gotagai y che s'era fermato nell'entrata del palazzo, disse: ci' è tradimento, e subito saettando Vanchu , che sedeva sopra la sedia l' ammaz- zò , e chiamando la sua gente prese Cenchu , e mandò per la città un bando, che s' alcuno fosse trovato fuori di casa fosse di subite morto . I Cataini y vedendo i Tartari aveano scoperta la cosa , e che non aveano capo alcuno , essendo questi due T un molto, l'altro preso , si riposero'in casa., poterono far' al- cun segno all' altre città , che si ribellassero com' era stato ordi- nato . E Cogatai subito mandò i suoi nunzi al Gran Gan, dichia- raodcdi per ordine tutte le cose eh' erano intravvenute , il quale li rimandò ^ dicendo, che lui dovesse diligentemente esaminarli, e secondo che loro meritassero per i loro misfatti li dovesse punire. Venuta la mattina Cogatai esaminò tutti i Cataini, e molti di loro distrusse , e uccise , che trovò esser de' principali nella congiura . E cosi 111 fatto nelle altre città , poiché si seppe ch'erano partecipi di tal delitto. Poiché fu ritornato il Gran Gan à Gambalù , volse sapere la causa , per la quale ciò era intravve- nuto , e trovò come questo maledetto Achmach, così lui, come i suoi figliuoli , aveano commessi tanti mali, e tanto enormi , come di so])ra s' è detto . E fu trovato, che tra lui, e sette suoi figliuo- li (perchè tutti non erane cattivi) aveano prese infinite donne per mogli, eccettuando quelle ch'aveano avute per forza . Poi il Gran Can fece condurre nella nuova città tutto il tesoro, che Achmach avea ragunato nella città vecchia , e quello ripose con il suo teso- ro, e fu trovato , eh' era infinito j e volse , che fosse cavato di sepoltura il corpo di Achmach , e posto nella strada , acciocché fosse stracciato da' cani : e i figliuoli di quello, che aveano segui- tato il padre nelle male opere li fece scorticare vivi, e venendo-

/

i8o

«

gli in memoria della maledetta setta di Saraceai , per la qaale c^oi peccato gli viea fatto lecito , e che possono uccidere qua^ lunque non sia della sna legge, e che il maledetto Achmach con i suoi figliuoli, non pensando per tal. causa di far'alcun peccato, la disprezzò molto, e ebbe in abominazione: chiamati a se li Saraceni, gli vietò molte cose, che la lor legge li comandava. Imperocché li diede un comandamento, ch'essi dovessero pigliar le mogli secondo la legge de' Tartari^ e che non dovessero scan* nare le bestie come facevano per mangiar la carne , ma. quelle dovessero tagliare per il ventre . E nel tempo y eh' inti^avvenne questa cosa M. Marco si trovava. in quel luogo ^". Detto si è

525. Messer Marco si trovava in quel luogo* È questo uno dei capitola dei Milione che merita più speciale attenzione. Tuttociò ch'ei narra della co< spirazione contro il ministro Achmach é confermato nella Storia Generale della Cina. Ivi si legge che Achàma era Arabo, o Maomettano : ch*bra fornito tutu la scaltrezza necessaria ad un raggiratore , versato e destro nel nascondere le sue iniquità con oneste apparenze. Avea.il dono d'un eloquenza dfflcacisstma» Con tali arti soggiogò Cublai Can che gli affidò la direzione dei pubblici redditi, e con cui impinguava l'erario smungendo i popoli (Kist.Gen. de la Chin. t,IX.p.3i7 }. Secondo il Polo oppresse l'Impero per ventidue anni. Deguigues ne fa men- zione per la prima volta nel 1262 ( t. IV. p. i4^ )• Finalmente nel 1282 al^ lorchè r Imperadore si trasferi a Chan^tu, o Xandu. come leggesi nella relazio- ne del Polo, Uaagtcheuy che il Polo appella F'anchu^ che era Cataino secondo esso. Cinese seconde la. storia teste citata ( lo che conferma con quei due nomi do- versi intendere un medesimo popolo ) volle da quel mostro liberar 1* Impero . S' uni con l' altro cospiratore che il Polo chiama Cenchu e la Storia Cinese Chang-'jr. Ma un capitano Tartaro che quelle appellano Caochi ^ l'altro Cogaiaif essendo rimasto ucciso Achmach si oppose ai cospiratori e dissipogli. Sedato il tumulto narrano gli Annali Cinesi che V Imperadore tornato da Tchahanor a Chantu voulut savoir de Pólo^ assesseur du conseil secret, les raisons qui avoient engagé P^angtchèu a commettre ce meurtre. Polo lui perla avec fernieté des crimes . ei des concessions de Ahamay qui l avoient rendu un oòjet de haine dans tout V Empire . U Empereur ouvrit les jeux , et loua le coura*- de Quangtcheu : il se plaignit de ce que ceux qui teavironnoient ayoient plus consulte la crainte de deplaire au ministref que les interéts de VEmpire en ne V apvertissar^ pas ( t iX; p. 4i3 ). Ed ecco perchè avverte ch'era in quel luogo», allorché accadde il tumulto , e ad esso forse come a straniero pia im- parziale dei Cinesi 9 e dei Tartari che ebbera parte in quegli avvenimenti ri- corse Cublai Can per giungere alla cognizione del vero. £ ciò che il Polo di se stesso asse ri.* che Jaceali tanto d'onore lo Signore che gli altri baroni ne avevano invidia ( L L p. 7 ) vien confermato dalle Stòrie Cinesi. E veramen- te non saprebbesi abbastanza commendare la franchezza, e lealtà del Polo per' cui fu degno di essere , rammentato negli Annali di quel Grande Impero, i. quali e' istruiscono, ch'esso era rivestito della carica di Assessore del consi»

i8i come il Gran Gaa mantieae , e regge la sua

GAP. IX.

guardia della persona del Gran Can ^ cK è di dodici^

mila persone .

Il Gran Can ^ come a^ ciascun' è manifesto , si fa custxxlire da dodicimila cavalieri , i quali si chiamano Casiun^^^^, cioè sol- dati fedeli del Signore . £ questo non fa per paura , eh' egli ab- bia d'alcuna persona ^ ma per ecoellenssa. Questi dodicimila uo- mini hanno quattro capitani , ciascuno de' quali è capitano di tre- mila; a ciascun capitano con li suoi tremila diinora continuamente nel palazzo tre di e tre notti^ e compiuto il suo termine, si cam^

i*i«i*

glio segreto, Io che fa comprendere come per ufficio fosse chiamato sopra tutte* le ambasciate di Cublai Can ( ibid ), e come per ufficio accompagnasse nelle spedizioni lontane ordinate da Cublai i Generali Cinesi, o stranieri che forse non avevano Finterà fiducia deir Imperadore. Parìmente si comprende come avendo avuta tanta parte allo scioglimento di quella catastrofe^ ei si compia^ cesse a descrivere minutamente l'accaduto. £i narra il fatto con maggiori pai> ' ticolarìtà , delle Storie Cinesi poiché ivi non é detto che la congiura era stata or- dita per tutte le città del Catajo per iscuotere il giogo dei Tartari , e che andò a vuoto per V uccisione di Uangicheu.

524* Casitan. ( Cod. {lìce. ) Qu^citam» ( Testo della Crusca ) Tarn, Pa<- re che il nome della Guardia Imperiale traesse origine dai loro comandanti. Gengiscan ebbe ai suoi servigi quattro capitani Mugolìi che dierongli insigni prove di fedeltà e d' amore . Ond' ei riposasse meno disagiatamente essi ten* nero sospeso un feltro sopra di- lui una intera notte , e tutte le notti veglia- vano per la sua sicurezza* £ssi lo accompagnarono in tutte le sue spedizioni, e gli renderono i più segnalati servigj, perciò ei g^i distinse grandemente e secon* (io le Storie Cinesi : » les descendants de ces quatre Mongous . eur^nt tous de 9 r erapoly dans les gardes du corps, et on les appellai t les qUatre ICCè^sie, 9 on ne les en retiroit que~ pour leur donne r les emplois de mieistres d*etat » Le Roux de Hauteraj^es osserva a questa luogo ( Hist Gen. de< la Chin* u IX. p. io6 not. }: » ceci justifie Marco Polo qui dit Lib. IL e. 12 p que le » Gran Khan avoit une garde de douze mille Cavaliers, appellés QuesiteSi co- f mandée par quatre chefs, qui avoient trois mille hommes sous leurs ordrcs ». Secondo Gaubil quelli che il Polo appella Quesatam erano detti Kuessé dal nome' che ebbero 1 quattro intrepidi capitani di Gengiscan é Soggiunge che detta voce*^ senza 1' aggiunto di iam che leggesi nel Polo ha un significato : presse a ppco/ - pari a. quello asse^iitog^ dal viaggiatore ( p? 6 ),

i8a

bia ua'altro. É quando ciascun di loro ha custodito la sua vòlta, ricominciano di nuovo la guardia . Il giorno certamente gli altri novemila non si partano di palazzo s alcuno non andasse per fac- cende del Gran Can , ovvero per cose a loro necessarie , mentre però , che fossero lecite ^ e sempre con parola del loro capiuno . E se fosse qualche caso grave , come se il padre , o il fratdio , o qualche suo parente fosse in articolo di morte, ovvero li soprastesse qualche gran danno , per il qual non potesse ritornar presto, bi- sogna dimandar licenza al Signore: ina la notte, li .novemila ben vanno a casa .

. ^ A P. X.

Del modo che il Gran Can tien Corte solenne ^ e gemeraie e e come siede a tavola con tutti i suoi Baroni : e della credenza^ che è in mezzo della sala con li s^asi d^ oro da here^ e altri pieni di latte di cavalle, camele; e cer emonie che si Janjio quando hes^e .

E quando il Gran Can tiene una Corte solenne gli uomini seg- ,^oiK> con tal' ordine ^ La tavola del Signor' è posta avanti la sua .sedia molto alta , e siede dalla banda di tramontana , talmente che volta la iacoia verso mezzodì, e appo lui siede la sua moglie dalla banda sinistra, e dalla banda destra alqnanto più basso seg- gono i suoi figliuoli, e nipoti, e parenti , e altri che sono congiun^ ti di sangue, cioè quelli che discendono dalla progenie Imperia- le. Nondimeno Cingis suo primo figliuolo siede alquanto pia alto degli altri figliuoli . ]S i capi di questi , stanno cpiasi uguali alli piedi del Gran Can : e altri baroni y e principi seggono ad altre tavole più basse , e similmente h delle donne , im]>erocchè tutte le mogli de' figliuoli del Gran Can^ e parenti^ e nipoti seggono dalla ba^ida sinistra più a basso. Dopo, le mogli de'baroni, e de'sol- dati ancora più bass« ^ dimodoché ciascuno siede secondo il suo grado , e dignità n^ iyogo jk lui deputato , e conveniente ; e le tavole sono talmente ordinate^ dhe il Gran Can sedendo nella sua sedia può veder tutti. crediate, che tutti segghino a tavola , anzi la maggior parte dei soldati , e baroni^ mangia in sala sopra tappeti^ perchè non hanno tavole : e fuor della sala sta gran mcd- titudine d' uomini ^ che vengono da diverse parti con varj doni di cose strane, è non solite a vedersi ; e sonovi alcuni, ,che hanno

i83

avuto qualche dominio , e desiderano di riaverlo , e questi soglio- no sempre venire in tali giorni, che ei tien corte bandita , ovvero fa nozze . E nel mezzo 'della sala dove il Signor siede a tavola è un bellissimo artificio grande e ricco, fatto a modo d' un scri^ giio quadro , e ciascun quadro é di tre passi sottilmente lavorato con bellissiine scukure d' animali indorati, enei mezzo è incavato, e vi é un grande , e preziosa vaso a modo d' un pittaro ^^^ di te- nuta d' una botte , nel quale vi é il vino ; e in ciascun cantone di questo scrigno è posto un vaso di tAiuta d'un bigoncio, in uno de' quali é latte di cavalle, e nell'altro di caméle, e così itegli altri y secondo che sono divelle matìicre di bevande. E in detto scrigno stanno tutti i vasi del Signore, co' quali se li porge da bere. E sonovi alcuni d' oro bellissimi^ che si chiamano ver- nique ^ le quali sono di tanta capacità , che ciàscuùa piena di vino, ovvero d' altra bevanda sarebbe a bastanza da bere per ot- to-^, o dieci uomini, e a ogni due persone che seggono a tavola, si pone una verniqua piena di vino con un'obba ^*^, e le obbe sono^ fatte a modo di tazze d'oro che hanno il manico', con le quali ^ cavano il vino dalla verniqoa , e con quelle bevono , la qual cosa si ù ^osì alle donne, come alli uomini » E questo Signor ha tami^ vasi d'oro, e d* allento, e così preziosi, che non si potrebbe cre- dere. Item sono deputali alcuni baroni, i quali hanno a disporre alli lueghi loro debiti , .e convenevoli i forestieri , che soprav^n-^ goQO, che non sanno 'i costumi della 'cone : e questi baroni van- no continaam ente per la salala, e là, rÌGercando da quelli ehe ^^g^i^ a tavola , se cosa alcuna lor manca ;. e se alcuni vi sono, che vegliano vino , o latte , o carni , o altro^ gliene fìbno isubito portar dalli servitori. A tutte le porte della sala , ovvero di qua^ kinque luogo dove sia il Signore , stanno due uomini granai a guisa di giganti uno da uaa parte , l'altro dall' altra con un bas^ -

5^. Pliidro. Traduca Fra Pipino Vas aur^um ( God. Rice. ), e vaso d'on>' finiie leggesi nel nostro Testo ( t. I. p. 77 )-

3a6. Che fi i:1Uam4mo vernique» Qui la lezione é errata : dice il nostro te« sto » avvi vasella vernicate d'oro ì^ ( t I. p. 77 )> ossia dorate . Forse il Ra- n:ittSÌo non. comprese nel retto. ^significato la frase vernicate a oro, usata anche ' in altro luogo del nostro Testo per dorato ( t. I. p. 60 not 6 ).

327. ObòOf sorta di bicchiere o vaso da vino. ObÌM poetali genus f quod fwnc uhba dicitur- ( Nono» Marceli. Auct Lat« Ling.. iSgS p. 566- ).

i84

-ione in mano, e questo perchè a niuno é lecito loccarela scglia ^^ della porta , ma bisogna , che distenda il piede oltre , e se per avventura la tocca , i detti guardiani , li tolgono le vesti : e per riaverle , bisogna che le rìscuotino , e se non li tolgono le vesti , li danno tante botte, quante ii sono deputate . Ma se sono forestieri , ohe non sappino il bando , svi sono deputati alcuni ba- roni, che gU introducono , e ammoniscono del bando: e questo si fa perchè se si tocca la soglia , si ha per cattivo augurio Neil' uscire veramente della s5la, perchè alcuni sono aggravati dal be- re, he potrebbono ' per modo alcuno guardarsi, non si ricerca tal bando . E quelli , che fanno la credenza al Gran Gan , e che gli ministrano il mangiare e bere, sono molti, e tutti hanno fa- sciato il naso e la bocca con bellissimi veli , ovvero fazzoletti di seta e d' oro , a questo effetto^ acciocché il loro fiato noa re* spiri sopra i cibi , e sopra il vino del Gran Gan E sempre quan- do il Signor vuol bere, subito che il donzello glielo appresenta si tira a dietro per tre passi , e inginocchiasi , e tutti i baroni , e altre genti s' inginocchiano, e tutte le sorti d' instrumenti, che ivi sono in grandissima quantità, caminciano a sonare fin che lui beve, e quando ha bevuto cessano gli instrumenti , je le genti si levano , e sempre quando beve se gli fa questo onore , e riveren- za. Delle vivande non si dice, perché ciascuno deve d'edere, che vi siano in grandissima abbondanza, e non é alciui baiane, che seco non meni la sua moglie, e mangiane con l* altre donne E quando hanno maogiato , e sono levate, le lavole , vengono in sala molte ^enti , e u*a T altre gran moltitudine di buffoni , e so* natori di diversi instrumenti, e molte maniere d' esperimentatori , e tutti fanno gran sollazzi , e feste avanti il Gran Gan , laonde tutti si rallegrano , e consolansi, e quando tutto questo si è fatto, le genti si partono , e ciascuno se ne torna a casa sua ^^^.

328. Toccar la soglia, compagno di IVubrìquìs , ìiell' inchinare 1* Impt- (Tadore impicciandosi neHa sua veste, cadde, e toccò la soglia, fu arrestato co- me colpevole, e tradotto dal Gran Giudice di Palazzo ( Rubr. apud Berg. p. 85 ). Fa motto del rispetto dei Tartari per la porta imperiale Plano Carpini ( ibìd. p. la ) .

329. Dei solenni banchetti imperiali moltissimi viaggiatori hanno parlato Magaiilans fu convitato ad uno ( Nouv. Rei. p. 273 }, e dalla sua descrizione sembra che si usi il ceremoniale , e la magnificenza medesima dei tempi del Télo. Ma oggidì le donne non più v' intervengono. Gli ambasciatcMÌ di Schah*

38S C A J>. XI.

Della Jesta grande che m fa per tutte il dominio del Gran Can j alli wntottó di Settembre ^ cK è il giorno della stM nat licita j ^ come egU s^site ben s^entimila uomini .

Tutti li Tartari , e quelli y ^he sono sadditi del Gran Can , fanno festa il giorno della natività d* esso Signore ^^° , qnal nacque alli ventotto della Luna del mese di Settembre : e in quel giorno si ia la ma^or festa , che si laccìa in tutto T anno ^ eccettuando il priiBo ^kmao del suo anno , nel qual si fa un altra festa , co- me di sotto si dirà . Nel giorno adunque della sua natività , il Gran Caa si veste un nobU drappo d' oro, e ben circa ventimi- baroni , e soldati si vestono d' un colore , e d* una maniera si- mile a quella del GraQ Can, non che siano drappi di tanto prez-^ zo y ma sono d' un medesimo color d' oro , e «di seta ^ e insieme con la veste a tutti vien data «na cintura di camoscia lavorata a fila d' oro e d' argento , molto sottilmente , ^ un paro di calze, e ne sono alcune delle vesti , che hanno pietre preziose , e perle per la valuta più che di miUe bisanti d' oro , come sono quelle delli baroni , che per fedeltà sono prossimi al Signore , e si chia- mano Quiecitan ^^' e queste tali veste sono deputate solamente in feste tredici solenni, le quali fanno i Tartari con gran solennità^

Rock furono cotiTitati ad un banchetto ore a loro avriso erano imbandite non meno di tremila Uvole (' Hist. Geo. dea Yoyi t. VII. p. 585).

33o. Natività del Signore. Continua a solennizzarsi tuttora con grandis- sima pompa il giorno dr nasrìta deU' Imperadore. Lord Macartney trovossi a Zh^^Hol il di, di detta festa Osserva il redattore della relazione, che e per politica^ e per propria iu>diSÌiaÌEÌone l' Imperadore aduna -di tempo in tempo alla sua corte i gran vassalli , i governatori delle provincie » i capitani degli eser- etti , aflinrhè rinauovino il giuramento di fedieltà e con gli occhi propri am- mirino lo splendore della grandezza Imperiale , che spicca principalmente pel concorso dei grandi dell'Impero, e degli ambasciatori stranieri. L'Imperadore .^ratiica i primi^ o con onori , o con ricompense. Alla festa cui assistè Tarn* baadata inchiese eranvi in arme ottantamila nomini e dodicimila mandarini ( Ambas. t. ni. p. 5a5 ).

5Si (^ie&iam, Il Testo portava QuiediarL Ma era occorso errore d'im* pressione , mentre si tratta di quegli stessi uflEuuali di cui abbiam discocs# éiaopva ( aot. 5ii5 ). Nel Testo Aiccardiano leggesi infatti QuùsUam .

secondo tredici lune dell' anao, di maniera che come sono yestiti^ e adornali cosi riccamente pajono tutli re . E quando il Signore veste alcuna vesta ^ questi baroni similmente si vestono d' una del medesima colore y ma quelle del Signore , sono di ma^ior valuta: ^ e più preziosamente oraate ; e deue v^ti d^' baroni di continuo sono apparecchiate^ non .che se ne . facciano ogu^ anno y anzi durano dieci, anni , e più e meno : e di qui si comprende la graod'^cellenKa del Gran Gan^ cqnciosiacosacbè^ in tutf il monda non si troverà principe alcuna ^ che possa far tante cpse , quanto egli ù, In questo giorno della natività del detiQ S^qore , tutu i Tartari del. mondo ^ e tutte le proviucie, e regni a lui s^atoposti, li mandano grandissimi doni^ tìecondo che e l'usanza,^ e V ordi- ne.. £. vengono assaissimi uomini con presemi che piìetendono impetrare grazia di qualche dominio.. il Gran Si^nor^. ordina aUi dodici Baroni sopra di ciò deputati ^ che diano dotpiiMo:, e iTeggimento a questi tali uomini , secondo che' a loro si coqvi^uiet iCin questo giorno tutti i Gristiam, Idolatri^ e Saraceni ^; e tutt^ le sorti di genti pregano grAndeKi.enjte x Ipriv iddj-, e idoli,, che salvino, e cualodtscaDQ il loro Signore , ^ a lui d^^cediuKQ lunga vita^ sanità , e sdlegrezea.. Tale , e ^tanta é Y alle^sza in quel giorno della natività del Signore . Or lasciando questa , diremo d' un altra festa ^ che si fa ia capa deli' aano^ chiamata la festa bianca»

GAP. XI r.

JDellaJhsta bianca ^^ che fa il prim<y giorno di Febbrajo , che è il principio del suo anno : e la^ quantità de^ presene ti j che li sono pòrtati^ e delle cere hionie j che si Janna a una tavola . dov^e é scritta il nome del Gran Can '.

Certa cosa è che 'li Tartari cdmincianà 1' ^azmò ^^ dal mese

832. Cùmindan *Vantto. » Vmxmée. déB Chinoifl comeace.pidr la. coiijooctioa » du Boleil avec la kine » M por :.la nouvielle lime lai plus proche d|i quìazieme » degrè d'Aquarìus , qui est selon nous,. signe ou de) sofeil entra ver» la j> fin de jatìvier, et y demeuro presque toutie moia d^ £reicrier..ó.k....^ns ont » douse «loM iunaìrcs^ entre les quds il y en a de petits qui ne soat qtte ^ de YÌnt- ncuf joQTS » et de» grahd» qui sont de tnente^. Tout» lesicii^ an*

187

i'FeIjbrajò, e 11 Gmn Gan, e tutti quelli, che a lui sono sot- toposti per le lor contrade celebrano tal festa , nella quàl' è con* suetudine , che tutti si vestino di vesti bianche ^^ , perché li pa- re, che la vesta bianca significhi buon'aHgurio, e però nel principio dell' anno si vestono di tal sorte vesti acciò che tutto l'anno gV intravenga benis^ e abbino allegrezza, e sollazzo. E in questo , tutte le genti ^ provincie ^ e regni , che hanno terre, e domi^ dìo del Qtbà Can, li mandano grandissmi doni d'oro, e d'ar- gento , e mdte pietre preziose ^ e moki drappi Uanchì , il che £inno loro , acciocché u Signore abbia tutto V anno allegrezaa ^ e gaudio , e tesoro a sufiicenza da spendere : e similmente i bara-> ni , princìpi, e cavalieri, e popoli si presentano V un l'altro cose bianche per le sue terre, e ^braeciansi Tnn l'altro, e fanno grand' allegrezza « festa , dicendosi l'un l'altro (come ancóra si dice appresso di noi ) : In questo anno vi sia in buon augurio ^\ e v' intravenga beoìe ogni cosa che farete: e ciò fanno acdocché tutto r anno le cose ìom succedano prosperamente Presentasi al Gran Gan in questo giorno gran quantità di cavalli bianchi molto belli , e se non sono Uanchi per tutto , sono almeno bianchi per la maggior parie, e^trovansi in quei paesi assaissimi cavalli bianchi*

9 ils ont dea intercalaircs pour ajiister les lunaìsona avec le coars du solcil w ( Du*Hald. t. III. p. 278 }. Ai tempi di Cublai^Can fu riformata l'astronomia t e fu asserito in una memoria diretta all' Imperadore che era stata rettificata settanta volte dalV epoca degli Hon fino a quella del suo regno ( Hist. Gen. de la Chin. t. IX. p. 407 ).

333. fratti bianche^ Da molti fatti si desume che il color bianco era te- ' nuto in grande stiiaa presso i MogoUi. Il Padiglione di Gengiscan eretto in occasiohe dell^ celebre ' dieta Tonfai era apparato di bianco (' Petis de la Croix 1:«ih. lY. e. %ì, )• Bianco era quello ove fu proclamato Imperadore Cuine o O^^A Con vcdjito .dà Planot Carpini ( Yed« noU 347 ). Narra.il viag^tap re che i Gran Baroni p^ solennizzare quell* incoronamento vestironsi il pri- mo giorno di scarlatto bianco , il secondo di rosso , il terzo di violetto , il quarto color cremisi ( Apud Berg. t. I. p. 11. ).

334*. Buono augurio. » Les trois premìers jours de F ann^ se passent dans 9 tout r Empire en rejouissances. On s* habille magnìfìquement, on se visite > 9 on faìt des presens a tous les anùs » et aux perso^uies qu' on a quelque 9 interèt de- menc^er » ( Le Comte Nouv. Mem« t, L. p. 274 ) . U pregio ifi cui erano i cavalli bianchi, di cui fa disotto menzione il Polo vien confcnmato da Rubriquis. » Leur coutume est aussi au ncuvieme de la lune de Mars, d' assem- » bler toutes les juments blanches, qui se trouvent dans leur harras^ et de p ÌCB consacrer a leurs dieux » ( Apud Berger p. ia4 )•

i88

Adunque è coQSuetadiae appresso di loro , nei far de' pré- i enti al Gran Cane , che tutte le provi ncic' die io passono fare , osservino questo modo , che ciascuno presenti ,. nove volte nove capi : cioè , se gli è una provincia y che manda cavalli , presenta nove ^^^ volte , nove capi di cavalli^ cioè ottantuno . Se' presenta» oro^ nove volte noanda nove pezzi d'oro: se drappi nove volte, nove pezze di drappi , e^ così di tutte V altre cose^ di. sorte che alle volle averà. per questo conto centomila cavalli » Iten^ in: quel giorno vengono tutti gli elelanttdel. Signore, che sono da- cinque- mila ^ coperti di drappi, artificiosamente , e riccamente lavorati d' oro ,. e di. seta., con uccelli , e bestie intessuti :; e eiaMuaa ha sopra le spalle due scrigni pieni di vasi ^ e fornimenti per quella corte . Vengono dopo molti cammelli coperti di drappo di seta , carichi delle cose per la. corte necessarie , e tutti cosi adornati passano avanti al Gran Signore, il che è bellissima cosa à vedette. £ la mattina di questa festa, prima che appaFecchina le tavole^ tutti [ re^^^ duchi, marchesi,, conti, baroni, e cavalieri, as- trolghi , medici ,. e falconieri , e molti, altri j. che hanno t)fficiy e i rettori delle genti , delle terre ^ e degli eserciti entrano ndla aala principale ^^ avanti il Signore .. K qpelli ,. che nOB( vi nossona stare , stanno fuor del palazzo ih tal luogo , che il Signor li vede benissimo , e tutti sono ordinati in questo modo; primieramente,, sono rsuoi figliuoli, e nipoti, e tutti della pregenie imperiale: dopo questi sono i re, dòpo i re, f db chi' j e dappoi tutti* gli ordini un dopo l'altro, come è conveniente. E quando tutti ^>no posti, alli luoghi debiti,, allora un grande uonao ,. come sa- rebbe a dire un gran prelato^ levandosi dice ad alta voce : Indhi* natevi, e adbrate. £ subito tutti s'Inchinano, e abbassano la. ^ fronte ver^ la teiTa . Allora dice il prelato , Dio. salvi , e cus- todisca il nostro Signore ^ per. lungo tempo, con, allegrezza, e letizia. £ tutti rispondano. Iddio lo faccia. E' dice una'altra volta il prelato. Dio accresca, e moltiplichi l'Impero suo di bene

3SS. Presenta nave volte. Che il numero nove fòsse dai Tàrtari ' reput&té dt lieto augurio si desume dall' incoronamento di Gèngiscan. Allorché i regi groclamaronlo Gran Can dei MògolU piegarono le ^nocchia nove volte dinan- zi a Itii 9 il'popolo> feceli nove genuflessioni accompagnate da . accUmazioni e ìgrida di gioja per attestare al nuovo incerante la sua cieca obbedienza ( Petis» de la Croix vie de Geng. Lib. I. c^ iv» \

*

i

i«9 uk mégUò j e conservi tolta la geme a Iiii sottoposta ia tranqailla pace, e buona volontà , e in tutte le sue terre succedioo tutte le* oose prospere* £ tutti rispondono , Iddio lo faccia E in questo^ modo' adorano quattro volte. Fatto questo ^ detto* prelato va ad un' altare , che ivi è riccamente adornata, sopra il> qual' è una tavola rossa , nella quaV è scritta il nome del Gran Can y e vi è* il turribolo con T incenso, e il prelato* in vece di tutti tocensa' quella tavola e- V altare con gran- riverenza , e allora tutti ri ve- nscono grandemente la detta, tavola dell' altare. Il che fatloj tutti riioraaoo allt luoghi loro, e allora si presentano^ doni, die ah- biamo< detto. £ quando sono fatti i presenti , e che il Gran Si- gnore ha. veduto ogni còsa ^. s'appat^ecchiano- le tavole, e )e genti* seggono a. tavcJa al modo, e orciine detto negl' altri capitoli , cosi le donne come gli uomini.. £ quando hanno mangiato vengono li musici e buffoni alla corte sollazzando, come di sopra s'è detto , e si mena alla presenza del ^gnore un leone , eh' é tanta mansueto, che subito si pone a giacer' alti piedi di quello, e* quando tutto ciò è fatto ogn' un va a casa sua^

C A R XIR

3èllà quantità degli animali del Gran Can y die fa pigliare* il mese di Dicembre j Germajo^ e Febbrajp j e portare alla corte \^

Mentre il Gran Can dimora nella città del Catafo tre mési^ cioè , . Dicembre, Genna jo e Febbra jo, ne' quali é il gran freddo^- ha ordinato per lo spazio di quaranta giornate, attorno attórno^ il luogo dove egli é, che tutte le genti debbano andare a càc- cia ^. E li Rettori delle terre debbano mandare alla corte tutte.

556. A qiiesU festa asBiftterono gli AmbaBciatori ài Sehah Rokh\ B a5 del Mese Arabo detto AfeAtfiriim i'anao 14 19. Fu ancbe più soltane pcr^ che era stato temùnatu. il nuovo palagio' Imperiale, cha è queUo che esiste tuttora, e che- bruciò come dicemmo disopra. Per* riedificarlo vr occorsero di- danoove ansi. Passata a quei tempi la Gina sotto signori di sangue Ginese,.era ram^ìqtQ {^ coremooiale del vestiario^ non vestivansi più di bianco K<^nzi ^-* rono avvertiti i gli ambasciatori di non portar nuHa>di bianco, piercb'era ileo* \ért da brano dei Cataini ( Hist. Gen. des Yoj. VII. p. 586 ).

557. Caccia. Questa metodo con moka gente di. circuire vasUcampag^a^

le besue grosse , cioè , cigoiaU , cervi , daini , caprioli , orsi : e tengono questo modo in prenderle . Ciascun Signore delia prò- vincia fa venire con esso lui tutti i cacciatori del paese , e vanno ovunque si siano le bestie , serrandole attoHM , e quelle con li cani , e le più con* le freccie uccidono £ a quelle bestie , che vogliono mandare al Signore fanno cavar l' interiora , e poi le mandano sopra carri , e ciò fanno , quelli che sono lontani trenta giornate, in grandissima quantità . Quelli veramente , che sono aistanti quaranta giornate , per essere troppo lontani ^ non man-» d^no le carni ^ ma solamente le pelli accontne , e altre , che non sono acconcie j acciocché il Signore possa far fare le cose neces- sarie , cioè per conto dell' arme , e eserciti .

A P, XIV.

Delli leopardi j lupi cervieri^ e leoni assuefatti a pigliar degli

animali j e dell'aquile che pigliano lupi.

Il Gran Gan ha molti leopardi , e lupi cervieri , usaft alla caccia , che prendono le bestie ^ e similmente molti leoni ^^^^ che

0 per mezzo di battitori ^ ridur ^i animali in un ristretto cerchio, .ove racchìufli hanno i cacciatori agio di accopparli, o di .ucciderli con .frecce, lan- cerò spiedi, era uno. dei più graditi e solenni diver-dmenti dei Tartari di san- jgue MogoUo. Celebre è la caccia che Gengiscan fece fare, allorché era accam- pato a Termed nel cuore del vemc^ per non lasciare inoperosa e divertire la ^datesca. Per l'estensione jddl paese che fu circuito e per essere stato occu- pato tutto l'esercito di Gengiscan ebbe quella caccia somma celebrità in tutto rOriente. Il cerchio in cui vengono ristretti gli animali lo appellano i Mogol- li Gerke ( Petis de la Croiy Lih. IM. e. tu. .).

338. Leoni p Intorno a questo pas^o del Polo osserva il Magaillans che quegli animali ch'ei chiama leoni erano tigri, e leopardi, fiere che hanno la vergatura di pelle ^ di cui qui si. fa menzione ^ valgonsi xli queste molti principi Asiatici per la caccia. Secondo U Missionario non «ano leoni in Cina, i Cinesi non ne hanna reduti mai, e perciò scolpiscono il leone, o lo dqiior fono diverso dal varo. Ma a ciò è da -rispondere che ae CtAlai Cùb faceva dalle native loro contrade venir gli elefanti , poteva pur anco far venire i leoni Ma qui è da nsservare che gli ambasdatori di. Schak Rack nel recar- ti da Marni che essi appellano Cabul in un luogo deL deserto che era a quat- locdkL giomaCe di distanza, da So»iehmtr dicono aver veduti leoni ^ tori e al- tri animali feroci ( Hist Gan. des Voy. t. VII. p. 5j8 ), Dunque anche essi ^ppeUarona boni: altra, bestie feroci, e probafailiittoCei seconda V opinione del

191

•ODO maggiori de* leoni di Babilonia , e hanno bel pelo , e bel colore, perdite sono Vergati per il lungo di verghe biandhe , nere^ e rosse y. e sono aHIi a prender cinghiali ^ buoi e asini salvatici , orsi 9 e oervi, ecappioìi, e molte altre fiere. Ed è cosa molta maravigUosa a vedere^ (|uando un Leone prètide simili animali , con quanta ferocità,. prestezza* fa questo^ effetto; quali leoni fl SSgpoie fa portar njell? ^gabbie sopra i carri ,, e con quelli un «cagnòlioo , con il qual si ^domesticano . «E la cagione perchè si eonduchino nelle gabbie èj perchè sarebbero troppa furiosi^ e rabbiosi nel correre aUe bestie , si 'pouiana tenere , e bisógna^ ehe li siano menaiti a contrario di venta^ perchè se le bestie aen-» tissero L'odor dirquelli, subito fuggirebbono^ e non gli aspetterèb^ bono . Ha il Oi'an Gan ancora aquile atte a prender lupi ^^ vo^r pi, caprioli^ e daim', e di cptélli ne prendono^ molti, ma queUe cbe sono assuefatte a prender lupi , sono grandissime, e di gran, fbr^ za , imperocché non è lupo cosi grande ,. che da queUe possa; campare ,, che non sia preso ..

GAP. XT.

i

Di due JratelU y. che sono Capitani della caccia pel Grar$ Can con diecimila uomini per uno j e con cinquemila cani.

n Gran Signore ha due fratelli che sono germani fratelli , uno de* quali si chiama Bayan , e Y altro Mingan , e chìamanst Civici ^^ in lingua Tartaresca , cioè , signori della caccia , e teo^

MagaiUans tigri gnindfi e feroci, n Marsdeti scbiarìsce il fatto { Not. 658 ). Secondi-' do esso nei Dizionario Persiano la voce Shir significa» il . leone e la tigre. Reca- inoltre Tautorìtà del Colonuelio Beatson, il quale dice the gl'ifutef ^«^' mella loro- lingua noa haumo voce che distinguali leone dalla tigre..

339* Aquile aite a prender lupi. Secondo il Pallas i Ru6si vendono nettar corte dei cambi molte aquile dorate fFhlco dysaeios ) èiMj^ Biurkm dai T ai»* tari. I Kirguisi ne fanno; volentieri acquisto e. le/.addestranc^ aUa caccia del Lupoiy della volpe>, della gazzella. Da alcuni segni particolari^ e da- ocrii moti deU* uccello giudicano i Kirguisi della dispoaizioite che può avere per addestiarsi alla caccia. Danno talvolta un buon cavallo per nn. aquiln.-; e tal- volta. veggonsi seduti per due ore in faccia al volatila per. oseervar ne* i buotei Eequiaaiti o. i difetti ( Pallas Yoy. t. I. p^ 421 )•

340- Cttrtei. Il nostra Testo^ ha la variante lìmch il Bfccardiano Cinici. Si comprende che la. voce significa gran V^anattiere. Crede il Marsdencbe d»<»

r

goao i cani da caccia > e da paisà ^% da lepri , e masdni j e ciascun di questi fratelli ha diecioiila uomini sotto di se ^ e gli uomini , che sono sottoposti ad uno di questi , vanno vesddi di rosso , e li sottoposti 2^1' altro di turchino celeste : e ogni volta ^ che vanno alla caccia , portano queste vesti , e menano seco cani segasj , levrieri^ e mastini , sino al numero di cinquemila^ per- che sono pochi ^ che non abbino cani . E sempre uno di questi fratelli con li suoi diecimila va alla destra del Signore ^ e 1' al tra alla sinistra con li suoi diecimila , e vanno l' un appresso all' altro con le schiere in ordinanza , si che ^occupano ben' una giornata di paese ^^\ Per il che non vi è bestia, che da loro non sia presa. Ed è una bella cosa, e molto dilettevole a vedere il modo de'cac- ciatori e de'cani , imperocché mentre che il Gran Can va in mez- zo cacciando, si veggono questi cani seguitar cervi, orsi, e aUre bestie da ogni banda , e questi due fratelli sono obbligati per patto, dare alla corte del Gran Gan , c^ni ^orno cominciando dal mese d' Ottobre sino per tutto il mese di Marzo , mille capi tra bestie , e uccelli , eccettuando quaglie ^ e ancora pesci , secondo che meglio possono , computando tanta quantità di pesce per un capo, quanta potrebbono tre persone sufBcientemente man- giare «ad un pasto .

tnvi dalla voce Italiana Cane ( Not. 640 ); ma la Toce per asseraone del Polo é Tartaresca, per quanto forse sia registrata nei manoscritti , e neUe stam- pe scorrettamente . E qui dobbiamo avvertire in genere , -che nelle voci di jQSGura signifìcazione, abbiamo usato di addurne le varianti , le quali possono ajutare le indagini degli illustratori del Viaggio del Polo , che verranno do« di noi .

341. E da paisà.. Credo cke i{ui sia occorso «more di stampa e che deb- ba leggersi da presa , o cani da jgìungere.

342* Una giornata di paese. Il padre Verbiest assistè ad una di queste caccie dell'Imperadore, che ebbe per baltittorì Sooo uomini della sua guardia, i quali ristrinsero ^li animali nel mentovato cerchio, ove gli uccisero l' Im- peradone e i cortigiani ( Ou-Hald. t. IV. 77 ). Questo divertimento è non solo accetto Jai grandi^ ma a tutti i Mogolli che appellano detta caccia jiUakh u. Assistè il Professore Pallas nella MongóUa a una di queste cacce « Si unisco^ no i5o, o aoo cacciatori a cavallo, ciascuno di essi ha un cane addestrato, e un cavallo scosso, ed é armato di archi e di fracce. Giunti al liiogo appun-^ tato, ove sono stati veduti animali della famiglia cerbiera, si discostano i cac-^ ciatori sessanta o ottanta tese gli uni dagli altri ^ e formano un cerchio, che vanno ristringendo per chiudere gli animali, che nel retrocedei fuggenilo ^Uno uccisi ( Pallas Voy. t. V. p. 402 ).

«9^

gap; XVI.

Del modo che s>a il Gran {Jan a s^der isolare U suoi giri^ Jalchi y e falconi; e delli falconieri ; e della sorte de' pct- diglioni j che sono foderati d* armellini e zibellini .

Quando il Gran Signore è stato tre mesi nella sopradetta città , cioè Dicembre , Gennajo , e Febbrajo , indi partendosi ; il mese di Marzo va verso Greco al mare Oceano ^^^, il quale da li è discosto per due giornate , e con lui cavalcano ben diecimila falconieri , i quali portano con loro gran moltitudine di girifalchi, falconi pellegrini, e sacri^ e gran quantità -d'astori per conto d'uc- cellare per le riviere. Ma non crediate, che.il Gran Can, li ri- tenga seco in un medesimo luogo, anzi si dividono in mcdte parti, cioè in cento , e dugento , e più pei* parte , i quali vanno uccdi* landò, e la maggior parte della loro cacciagiène portano al Gran Signore , il qual quando va ad uccellare coti li suoi girifalchi, e altri uccelli , ha ben seco diecimila persone , che si chiamano ToscaoP**, cioè uomini^ che stanno alla custodia, perchè sono dt^jmtati tutti a due a due qua e là, per qualche spazio una parte dis- costa dall' altra , talmente clie occupano gran parte del paese , e

54S. Ver$o Greco al Mare Oceano. accorse il Mars'den d'un ttvórt occorso nel testo Ramusiano j e osserva rettamente che il Mare Oceano non è a due giornate a Greco di Pekino. Congetturò che fosse occorso erroi-e g e che la caccia si face&sse nella Manciusia . Ma sembrami incredibile che il Gran Caa ai primi di Marzo volgesse i passi verso quella gelata contrada y ove i laghi^ fiumiy e paludi .sono tuttavia agghiacciati. Tanto più che siccome dice il Polo che partiva da Catnialù ai primi di Marzo, e vi tornava verso Pasqua ^ t. I. p, 87 J si può credere che la caccia durasse solo un mese, e mancava il tempo per recarsi in Manciusià^ cacciare , e tornare indietro. Può . raddirizzarsi la Lezione dietro V autorità del Testo delia Crusca . Ivi si legge che il Gran Can : si parte di quindi ( di Cambalu ) del mese di Marzo ^ e vae inveì so mez^ zodiéf sino al Mare Oceano , che ya due giornate ( t. I. p* 84 ) t>a ciò si comprende che Cublai Can si recava ali* Imboccatura del fiume Pajr^ho y che secondo la qar te àeì^Pe^die^li dell' Anville è a oUantacinque miglki a sciroc- co di Pekino ^

344* Toscaol nel. nostro Testo leggesi Tostaer Nel Pucciano Ruscaar Per quanto non possiamo con V autoriti di altro scrittore assegnare la deri- vazione» oè il significato di detta voce^ riportiamo le varianti a comodo di co« loro iihe dopo di noi si occuperanno di tali' difficilissime inchieste .

a5

194 ciascuno ha un richiamo, e un cappelletto, p^r chiamare, e te- nere gli uccelli . E quando il Gran Signor comanda che si gel- tino gli uccelli , non accade , che quelli che li gettano abbino a seguitarli , perahè li sopraddetti guardiani così bene li custodisccK no, che non volano in parte alcuna, che non siano presi, e se bisogna soccorrerli, subitoli guardiani gli soccorrono. £ tutti gli uccelli del Gran Can, e degli altri Baroni hanno una piccola tavoletta d^ argipnto , legata diìì piedi , nella quale è scritto il no- me di colui di chi è V uccello, e chi Tha in governo. E per que- sto modo y subito die Y uccello è preso , si conosce immediate di chi egli è, è ritornasegU : e se non si sa, ovvero perchè quello, che l'ha preso non lo conosce personalmente ancorché sappiali nome , allora si porta a un barone nominato Qulangazi ^^^ , che vuol dire custode delle cose , delle quali non appare il padro- ne . Perchè se si trovasse alcun cavallo, ovvero spada, ovver uc- c^o , o qualch- altra còsa , e non fosse denunciata di chi si sia, subito si porta al ^eitto barone ^ il quale la toglie , e la fa cu- stodire diligentemente . E s' alcuno trova qualche cosa , che sia persa, e non la porti ai Barone, è riputato ladro. E tutti quelli^ che perdono cosa alcuna , vanno da questo Barone , il qual gli fa restituire le cose perdute ^ e questo Barone sempre dimora in luogo più alto di tutto l' esercito , con la sua bandiera a. questo effetto, acciocché quelli , che hanno perso le loro cose lo possino veder chiaramente tra gli altri ; e in questo modo , non si perde cosa alcuna ^ che non si possa recuperare . Oltre di ciò quando li Gran Gan va a questa via appresso al mare Oceano , allora si veggono mche cose belle in prendere ^ uccelli , di modo che non è sollazzo al mondo , che a questo possa eguagliarsi . E il Gran Can sempre va sopra due elefanti, ovvero uno; specialmen- te quando va ad uccellare per la strettezza de' passi , che si tro- vano in alcuni luoghi, imperocché meglio passano due, oTver'uno, elle molti : ma nelL' altre sue faccende va sopra quattro , e sopra

545. Bulangazl. Leggesi nel nostro Codice^ Btdargugij cioè guardiani ddìa cose che si trovano ( 1. 1. p. 84 ). Non accadde al Marsden ( Not« 649 ) ^^ a me di trovare rammentata la voce da altro scrittore . Plano Carpini ( Apud Berg. p. 58 ) dice : » se alcun capo di bestiame è stato perduto^ chiimcpie lo » tnovi 9 o lascialo sui posto, o lo conduce a coloro che sono destinati a ciò : » coloro cui appartiene, richiedendolo, gli vien. restituito subita senaui difficoltà 9 ^

19^

quelli v' è una camera di legno nobilmente lavorata ^ e dentro tutta coperta di panni d' oro , e di fuori coperta di cuo] leo* ni , nella qual dimora continuamente il Gran Gan , quando va ad uccellare , per essere molestato dalla gotta . E tiene nella dc't- ta camera dodici de' migliori girifalchi eh' egli abbia , con do- dici baroni suoi favoriti per sua compagnia e solazzo. E gli altri che cavalcano d'intorno, fanno intendere al Signor, che passano le grue ^ o altri uccelli , e egli fa levar' il coperchio di sopra della camera , e vedute le grue, comanda , che si lascino volare li girifalchi, li quali prendono le grue combattendo con quelle per gran spazio eli tempo , vedendo il Signore , e stando nel letto, con grandissimo suo solazzo e consolazione: e così di tutti gli altri Baroni j e cavalieri , che cavalcano d' intorno . E quando ha uccellato per alquante ore j se ne viene ad un luogo chiamato Gaczarmodin ^^j dove sono le trabacche e i padiglioni de' suoi figliuoli ^ e d' altri baroni , cavalieri ^ e falconierì , che passano diecimila , molto belli . il padiglione veramente del Si- gnore ^^7, nel quale tiene la sua corte è tanto grande e ampio, che sotto vi stanno diecimila soldati , oltre li baroni , e altri si*-

346. Caczarmodin. Nel Testo ottimo : nel Pucciano leggesi Tarcar^mùdu 1 nel Riccardiano Ciamoram voce che senibra più analoga alle desinena^ Tan* tare. Infatti Muren o Moran secondo la pronunzia del Polo significa fiume in quella favella, e i Tartari come in altro luogo verrà accennato Caramurefi ap* peilavano ii fiume Hon^^ho ( Lib. 11. e- 54 Siccome il Marsden suppone che la caccia si facesse in Tartaria, troya una èomiglianzà fra questo nome e quello di ChoAiri-^mòntiu luogo segnato nella carta dei Gesuiti o dell'Anviile all^ sor- genti del fiume Vsuri nella Manùiu$a ( Not 655 ) . Ma come dimostrammo ( not. 543 ) la caccia faceasi nella Cina e non in' Tartarìa .

547. Padiglione del Signore, Leggasi la Leila descrizione del Padiglione eretto per Gengiscan, allorché riunì Is^ dieta generale a Tb/tcA^/, nella vita di cjfuel ce- lebre Imperante ( Lib. IV. e. 11 )< Gli alloggiamenti perla Casa Imperiale oc- cupavano pi^ di due leghe di giro, vi erano strade > piazze, jnercati. La ten- da destinata alla dieta poteva contenere almeno duemila personey e per distin* guerla dalle altre era parata di bianco. Talché si ravvisa che come festevole consideravano quel colore i Mogolli , e di Ji forse ne avvenne 1* uso di cele- brare la festa bianca decritta dal Polo. Sotto quella tenda fu inalzato il tro- no magnifico di Gengìscan , la medesima avea due porte una riserbata solo per esso Imperadore , 1* altra per tutti gli altri « Anche Petis de la Croix av- verte che le porte di queste case o tende erano volte a mezzodì , uso stabilito probabilmente' per la rigide^a del climé della; TartaHa... Plano Carpiiii, trovò rimperador Cujrne in un padiglione ch'egli appella di. acak*Iatto .bianca, che a suo parere poteva contenere due mila persone ( Pian. Carp. apud Berg. p. io )•

gnori . Ha la porla verso mezzodì , e v' è ancora un' altra lenJa* verso legante a questa congiunta, dove è una gran sala, dove stanzia il signore con alcuni suoi baroni y. e quando vuol parlare ad alcuno , la fa entrare in quella . Dopo la delta sala è una ca- mera grande mollo bella, nella quaW dorme. Sònovi molte alire tende e. camere <, ma non sono insijeme congiùnte con le grandi. E tutte le sopraddette camere e sale sono ordinate in questo modo . Che ciascuna ha tre colonne di legno intagliate con gran- dissimo artificio , e indorate . E detti padiglioni e tende, di fuo* ri , sono coperte di pelli di leoni , e vergate di verghe bianche^ nere e rosse , e così ben' ordinate , che venta,, pioggia li può nuocere : e dalla parte di dentro, sono foderate , e coperte di pelli armelline, e zibelline ^*^ , che sono le pelli di maggior valuta di qualunque altra pelle Perchè la pelle zibellina s' ella è tanta , che sia abbastanza per un paro di v^ste , vale due-w mila bisanti d' oro s' ella è perfetta , ma s ella è comune , ne va- le mille , e li Tartari la chiamano regina delle pelli :. e gli ani- piali, si chiamano Rondes della grandezza d'una faina: e di queste due sorti di pelle , le sale del Signor sono così maestre- volmente ordinate in varie divisioni , che è una cosa mirabile a vedere : e la camera dove dorme , che è congiunta alle due sale, è similmente dalla parte di fuori coperta di pelli di Leoni , e di dentro di pelli zibelline , e armelline divisate . E le corde , che tengona le tende delle sale e camere, sono tutte di seta: e at- torna queste , sono tutte V altre tende delle mogli del Signore molto ricche e belle, le quali hanno girfalchi, falconi, e altri uccelU e bestie ,. e vanno ancora, loro à piacere . E sappiate per certo, che in questo campo è tanta moltitudine di gente, che gli è cosa incredibile , e a ciascuno pare essere nella miglior città , che sia in queste parti , perchè ivi sono genti di tutta il dominio, e con il Signor vi è tuttala stu famiglia, cioè, medici, astronomi , falconieri , e tutti gli altri , che hanno diversi offi- ci. E sta in questo luogo fino alla prima vigilia della nostra Pasqua , nel qual spaziò di tenipo , non cessa d' andare conti- nuamente appressa alli laghi ^^9 e riviere, uccellando, e pren-

548. Ermellini e Zibellini, Vedasi intomo a questi animali ciò die fu détto nel prìmo volume ( p. j5 not. d. p. 86 noi. a ).

^IQ. Laghi, Si ravvisa che questa caccia acquatica non poteva esser fatta-.

'97 denda gme, e cigni, aghironi, e molti altri uccelli : le sue geni? ancora che sono sparse pfec molti luoghi li portano molte cac- ciagioni . In questo tempo adunque , su^ in tanto solazzo , e al- legrezza, che iiiuno lo potria credere , che non la vedesse, peroc- ché la sua eccellenza e grandezza è molto maggiore di quello , che a noi saria possibile d' esprimere . Un' altra cosa è ancora ordinata , che ninno mercante , o artifice , o villano abbia ardire di tenere astore^ falcone, ov ver' altro uccello, che sia atta ad uccellare , cane da caccia per tutto il dominio del Gran Can .^ e niuno barone , a cavaliere, o altro nobile qual si voglia , ardi- sce di cacciare, o uccellare,, circa il luogo dove dimora il Grai> Can, da alcuna parte per cinque giornate, e da alcnina parte per dieci, e da alcuna altra per quindici , se nouf è scrìtto* sotta il capitana de' falconieri , ovvero abbia privilegio sopra quelle cose, ma ben fuor de' confini d^tern^nati . Item per tutte le te^re , le quali signoreggia il Gran Cane , ninno re, ovvero barone ^ o al- tro uomo y ardisce di pigliare lepri , caprioli , daini , o cervi , e simili bestie , e uccelli grossi , dal mese di Marzo fino al mese* d' Ottobre , acciocché creschino , e moltiplichino . E chi contra- facesse, verrebbe punito : e per questa causa moltiplicano gli ani-* mali e uccelli in grandissima quantità , e poi il Gran Gau se. ne ritorna alla città di Cambalù ^^ ,. per quella medesima via , che ei fu alla campagna uccellando^ e caccianda..

ut T&rtarìa ove sono gelati i laghi sino a Maggio , anzi anche nel P&^che^là che non oltrepassa il 4^-^ di Lai* «sono d' ordinario gelati fino alla metà di Marzo : ( Hist Gen. de la Chin. U XII. p. 17 ) perciò andava il Grtto. Can versa la marina ove Tana è più mite, e verso il Golfo di Leoo^tong . Ivi sono Laghi che sono segnati nella carta particolare della Provincia dell' Atlante Si- nico dell' Anville , e fra. questi sembra uno de' più considerevoli quello di Toan <- JLin»

35o. Ritorna alla città di Cambalù. Il lettore dèe avvertire che il Polo k) riconduce a Cambalù d'onde lo vedremo partirsi ( cap. 27 ) per descrive- re il viaggio da lui fatto sino a Carazan e al regno di Mieti-

GAP. XVII.

Della moltitudine delle genti , che di continuo vanno e spengano alla città di Cambalti: e mercanzie di diverse sorti.

Giunto il Gran Can nella città , tien la sua corte grande , é ricca per tre giorni ^ e fa festa , e grandissima allegrezza con latta la sua gente ^ eh' è stata seco : e la solennità , eh' egli fa in

3nesti tre giorni è cosa mirabile a vedere : e evvi tanta mollitu- ine di gente ^^*, e di case nella città, e di fuori (perchè vi sono tanti borghi come porte ^^* ^ che sono dodici molto grandi ) che ninno potria comprendere il numero , perocché sono più genti ne' borghi , che nella città . E in questi borghi stanno e allog- giano li mercanti , e altri uomini , che vanno per sue faccen- de , i quali sono molti per causa della residenza del Signore , e dovunque egli tiene la sua corte vengono le genti da ogni ban- da per diverse cagioni ^ e ne' borghi sono belle Case , e palazzi còme nella città, eccelttiando il palazzo del Gran Can. E ninno, che muore è seppellito nella città , ma s^ egli è idolatra è portato al luogo dove si deve abbruciare, il qual è fuor di tutti i borghi, e parimente niun maleficio si fa nella città ^ ma solamente fuor de' borghi . Itera ninna meretrice ( salvo se non è secreta , come altre volte s' è detto ) ha ardimento di star nella città , ma abita- no tane ne' borghi , e passano ventieioqaemila j che servafìo gU uoimni per denari , nondlmeho ttm^ sono neccessarie per la gran inoltittfcirrfe de' mercanti, e altri Ibre^tieri ' che vanno, e ven- ^ i continuo , per la corìe . liem a questa città portano

le più care cose , e di maggior valuta > che siano inf tutt À mon- do , perocché primieramente dall' India si portano pietre prezio- se , e perle e Ititte le speziérie . Item tutte fe cose valuta del- la provincia del Catajo , e che sono in tutte f altre provincie , e

55 1. Moltitudine di genti . Il Dualdo valutara la popolazione di Pekino ire millioni ( t H. p. 7 ) .

552. Borghi come porte. W. Padre Magaillaiu nove e non dodici dice es- Bere le porte di Pekino, ed eltrettanti i borghi ( Nouv. Rei. p. 275 )• Ma dopo il tempo degli Yyen possono essere accaduti non pochi cambiamenti a Pekino , come è avvenuto nelle grandi capiuli Europee ( Ved. not Sig ).

'99 «pesto per la moltitudiiie della geole che quiv^ dimora di et»- iìwnuOj per causa delia corte : e quivi si vegaouQ pia meccauzie, che in alcuo' altra cittiu perchè ogni giwno v'enceano più di au- le fra carrette , e some di seta ^^ : e si lavorano^ panai d' oro y e di seta in grandissima quantità : e intorno a questa, città vi sono iafinite castella j e altre città ^ le genti delle quali vivono per la maggior parte quando la corte e quivi, vendendo le cose ueces*- sane alla città ^ e comprando quelle che a loro fa bisogpo .

GAP. XVIIL

Della sorte della moneta di carta , che fa fare il Gran Can ^ qual corre per tutto il suo dominio .

In questa città di Cambalù è la zecca del Gran Can, il quale veramente ha V alchimia , perocché fa fare la moneta in onesto moda . Egli fa pigliare le scorze degli arbori mori ^^^ ^ le H^lie de' quali mangiano i vermicelli die producono la seta ^ e tolgono quelle scorze sottili , che sono tra la scorza grossa , e il fusto dell' albero , e le tritano e pestano , e poi con colla le riducono in forma di carta bambagina, e tutte sono nere, e quan- do son fatte , le fa tagliare in parti grandi , e piccole ^ e sono forme di moneta quadra, e più lunghe che larghe . Ne fa adnn* qtie fare una piccola , che vale un denaro d' un picciolo tomese ^ e r altra d' un grosso d' argento Veneziano ^ un' altra è di valuta di due grossi , im' altra di cinque , di dieci , e altra d' un bisan^^ te , altra di due , altra di tre e cosi si procede sin' al numero di dieci bisanti , e tutte queste carte , ovvero monete,, sono fatte con tanf autorità e solennità , come s' elle fossero d' ora o d'^ ar^- gemo puro ,• perchè in ciascuna moneta molti oflicialr , che a questo sono deputati , vi scrivono il Loro nome , ponendovi ciast-

555v Some di seta. A tutti è noto, dice il Magaillanir l'abbondanza e bon^ della seta della Cina. Non s'ingannarono gli antichi che rappellaroao il regno della aeU. Tutti «otto e sopra vestono di. seta. Trecento sessanta cinque barche di seterìe lavorate mandano alla corte le due provinciè di iV«n-Awty e di Iche-'kiang. A ciò è da aggiungere le centinaja di migliaja di libbre di seta, greggia o lavorata, che le altre provinciè pagano di tributo al re ( L e. p. 172 ).

354*. Scorza degli arbori Aion^. Intorno a detta carta, vedasi (t. Up. 83^ not. a^ ) ..

<jtino il suo segno : e quando del tutto è fetta , com' ella dee es- sere , il capo di queyi por il Signor deputato , imbratta di cina- bro la bolla concessagli ^ e T ini])ronta sopra la moneta , si che da forma della bolla tinta nel cinabro vi riinafne impressa , e al- lora quella moneta è autentica . E s alcuno la falsificasse , sareb- be punito dell' ultimo supplicio: e di queste carte, ovvero mo- nete , ne fa far gran quantità , e le fa s|)endere per tutte le pro- vincie e regni suoi, alcuno le può rifiutare sotto pen-à della vita, e tutti queljj che sono sottoposti al suo Imjiero le tolgono molto volentieri in pagamento, perchè dovunque vanno, con quel- le fanno i loro p.igamenti di qualunque mercanzia di perle, pietre preziose, oro, e argento, e tutte queste cose possono trovare col pagamento di quelle; e più volte Tanno vengono insieme iKolti mercanti con perle, e pietre preziose , con oro , e arg ento, e con panni d' oro , e di seta , e il tutto presentano al Gran Si- gncK-e, qual fa chiamare dodici savi , eletti sopra di queste oc^e, * e molto discreti ad esercitar quest' officio , e li comanda , che -debbano tassar, molto diligentemente le cose , che hanno portato li mercanti, e per la valuta le debbano far pagare. Essi stimate che l'hanno, secondo, la lor coscienza, immediate con vantag- gio le fanno pagare con «.quelle carte , e li mercanti le tolgono volentieri , perchè con quelle ( come s' è detto ) fanno ciascun p^amento , e se sono di qualche regione , ove queste carte non (5Ì spendono , l'investono in altre mercanzie buoi^ per le lor ter- re : e ogni volta j che alcuno avrà di queste carte che si guastino per la troppo vecchiezza , le portano alla zecca , e gliene sou date altrettante nuove, pèrdendo solamente tre per cento. Item V alcuno vuol* avere oro , o argento per far vasi, o cinture, o altri lavori , va alla zecca del Signore, e in pagamento delT oro, e dell' argento lij porta queste carte ^ e tutti li suoi*esercìd ven- gono pagati , eoa questa sorte di moneta ^^^ , della qual loro si

355. Sane di Moneta. Può vedersi confutata Tasserzìone del Miaigaillans iChe non ha mai avuto corso nella Cina moneta di carta ( t. I. p. 89 not. e )• Gli Annali Cinesi narrano che nell'anno fi3i, allorché i Song facevano guerra ai Kin^ per la difficoltà di far passare denaro alle truppe Imperiali, fu trovato l'espediente deHa moneta di carta, che ivi come altrove eccitò posteriormente non pochi clamori, per V impossibilità delle casse imperi«ali cambiarla in moneta sonante come era stato solennemente promesso ( Hist. Gen. de la Chin. t. Vili. p. 5o2 ).

20I

vagliooo , oome se ella fosse d'oro o d'argento; e per questa causa può certamente affermare , che il Gran Gan y ha più te- sor6f , che alcun' altro Signor del mondo ^^ .

GAP. XIX.

/>e^ dodici Baroni deputati sopra gli eserciti ; e di dodici altri deputati sopra la provwsione dsW altre unii^ersali faccende .

Il Gran Gan ele^ dodici grandi e polenti baroni ( come di sopra s è detto) sopra qualunque deliberazione, che si fa de* gli eserciti ^ cioè , di mutarli dal luogo dove sono , e mutare i capitani, ovvero mandargli dove veggono esser necessario, e di quella quantità di gente , che il bisogno ricerca, e più e meno , secondo l'importanza della guerra. Oltre di ciò, hanno a far la scelta de' valenti e franchi combattenti, da quelli che sono ^li e abietti ^ esaltandoli a maggior grado ; e per il contrario deprimendo c|uelli che sono da poco , e paurosi . £ s' alcuno è capitano di mille, e abbiasi portato vilmente in qualche fazione, i baroni predetti reputandolo indegno di quella capitanerìa lo degradano,^ e abbassano al capitanato di cento . Ma se nobil- mente e francamente si sarà portato , riputandolo sufficente y e degno di maggior grado , lo fanno capitano di diecimila ; ogni cosa però facendo con saputa del Gran Signore : perocché quan- do vogliono deprimere e abbassare alcuno , dicono al Signore ^ il tale è indegno di tal onore, e egli alloi^a risponde, sia depresso, e fatto di grado inferiore , e così è fatto . Ma se vogliono esalta-

356. Leggendosi in tutti i capi del SGlione, secondo la lezione Ramusiana^ particoiarìtà aggiunte die non potevano essere note ai suoi tempi, che al Po- lo« vìen confermata la nostra asserzione che il Polo ritoccò» ed aumentò più Tolte il Milione. A cagion di esetnpio qui si legge che per autenticare le ce- dole erayi apposto un bollo di color cinabro, lo che non leggesi nel Te« sto della Crusca, nella versione Pipiniana. Dimostrano ritoccata 1* opera alcu- ne ripetizioni che leggonsi in questo testo, e che non sono negli altri due testi rammentati . Al cap. XXVI. di questo libro riparla delle religioni det Tartari» di cui aveva parlato ( Lib. I.^ cap. 4^ ), quantunque con particolari dif* ferenti La materia del secondo Libro sino al cap« XXYII* è diversamente disposta ne' due testi rammentati disopra.

a6

HìTè

re alcuno, così ricercando i ineriti saoT: dicono, il tal capitano di mille è degno e sufficiente d' esser capitano di diecimila ^ e il Signor Io conferma , e dalli la tavola del comandamento a tal signoria convenevole^ come di sopra s'è detto: e appresso gli fa dare grandissimi presenti per inanimire gli altri e fargli valenti . La signorìa adunque de' detti dodici baroni , si chiama Thai ^^7 ^ che tanto è a dire come corte màggie»^ , perchè noo hanno signor alam sopra di se , salvo che il Gran Gan : e oltre i sopraddetti son costituiti dodici altri baroni sopra tutte le oose^ die sono necessarie a trentamtattro provincie , quali hanno nella città di Gambalù un bel palazzo, e grande con molte camere e sale . E ciascuna provincia ha un giudice e molti notati , che stanziano in detto palazzo separatamente , e quivi ùaxoo ogui cosa necessaria alla sua ]H*ovincia j secondo la volontà e coman- damento de' detti dodici baroni. Questi hanno autorità d^ eleg- gere signori , e rettori di tutte le provincie di sopra nominate ; e quando hamio eletto quelli che li pajano sufficienti , lo fanno sapere al Gran Gan y e egli li conferma , e dalli le tavc^e d' ar- gento o d' oro , secondo che li pare a ciascuno esser oonvenieur te . Hanno ancora questi a provvedere sopra le esazioni de' tri* biui ed entrate , e circa il governo e dispensazione di quelle ,.

557. SicJUtuna Thai, Gaubit parla di questo trihimaEe detto Han*4itt coat- posto dei più abili personaggi dell' Impero, che risiedevano Ven^Ping^ o Ta^tu ( Gaub. apud Souc. p. 197 )>^ Magaillans che si è più degli altri diffuso intomo ai tribunali della Cina, dice che i Mandarini «fel prima ordine sono i consi- glieri del consiglio, Stata dell* Imperadore, che si c<)nsidera il più alto onore e grande dignità dell' Impero . Non; è determinato numera di quei consi- glieri : sono quanti piace air Imperadore . Formano il primo tribunale che ri- siede in palazzo alla sinistra della suprema sala Imperiale ( e la sinistra in Cina è il lato d' onore ) . Essi rivedono gli affari di guerra e di pace che si dirigono al Sovrano dai meggiori tribunali disopra rammentati ( Not. 5oa ) e- ne riferiscono^ ai Signore . I mandarini di seconda classe sono assistenti e assessori dal consiglio dell' Imperadore, e sono ancor essi potenti, tenuiti« e ri- spettati » Spesso sono inalzati alb cariche di consiglieri dell' Imperadore , di viceré delle provincie , ai primari uffici del sei supremi tribunali. loro titolo è Ta^hio'Se ossia letterati di gran d<mrìna^ titolo che viea data ai consiglie- ri deU' Imperadore,. che ne accorda lora anche altri moko onorevoli ad ambe- due dette classi di mandarini.. A cagion d'esempio vien loro conceduto qneW ìé» di Tai'Su^tu che significa graa governatore del Pirincipe ereditario ( Magaill. L e. p. 1.95. ) . Si vede che //%at era appellato ai tempi del Polo il suprema consiglio Imperiale i^

io3

e sopra tutte l' altre faccende del Gran Gan , eccetto che sopra gli eserciti . E V oilicìo ovvero sigaorìa di loro ^^ chiamasi Singh ^ , che vuol dire quanto seconda maggior corte , perchè nmllmeote non hanno sopra di loro signore, eccetto che il Gran CSan . L' una e l'altra adunque delle dette corti , cioè , di Singh, e di Thai , non hanno alcun signore sopra di loro , scelto che il Gran Gan: nondimeno Thai^^, cioè la corte deputata alla di- sposizione degli eserciti à riputata più nobile , e più degna di qualunque altra signoria .

GAP. XX.

De* luoghi deputati sopra tutte le strade maestre ^ do\^e tengono cas^alli, per correre le poste ; e de^ corrieri ^ che iranno a piedi ^ e del modo ch'ei tiene a mantenere tutta la spesa delle dette postfi .

Uscendo della città di Gambalù, vi sono molte strade e vie , per le quali si va a diverse provincie ; e in ciascuna strada, dico di quelle che sono le più principali e maestre, sempre in capo di venticinque miglia, o trenta, e più e meno ,' secon- do le distanze delle città, si trovano alloggiamenti^ che nella loro

SS8. Signorìa di lorot cioè degli eserciti , e perciò si comprende eh* era il supremo tribunale degli eserciti che esiste tuttora. Magaillans (p. 2 la) di- ce che da mandarini d' armi sono composti cinque tribunali detti U^Ju , che significa le cinque classi. Ewì sopra di loro un supremo tribunale detto lum - chim^fu , cioè supremo tribunale di guerra. Il Presidente è uno dei più gran signori deirimpero che ha giurisdizione su tutti cinque. Ne vien moderata fau- torìtà da un assessore tratto dalla classe dei letterati , e da due sindaci o is- pettori reali. Secondo il Missionario è staU talvolta ristretta l'autorità del tribunale , ma non vi è da porre in dubbio che sotto una dinastia bellicosa e conquistatrice, come quella deglTi/^/i, non avesser somma autorità (Magail.p.aio). Di questi due tribunali supremi parlò Marco Polo .

359. Singh. Osserva il Marsden che questa voce nel vocabolario Cinese si traslata advertere^ eognoscercy ed anche examinare 9 considerare : e che un tal Tocaboio conviene a un tribunale di giustizia ( not. 684 ). Il Du-Halde la vo- ce Singh dice significare natura 9 o ragion naturale f talché potè essere appel- lato questo tribunale metaforicamente cosl^per signiCcare il discernimento, e la ret. titudine ( Du - Hald. t. III. p. 56a ) .

36o. TTkai qui pare occorso errore e che debba dire Singh ^ poiché avverti disopra esser questo il tribunale deputato agli affari della guerra.

!I04

Uiigaa, si chiamano Lamb^^^ che nella nostra fuol dire poste di cavalli ^' , dove sono palazzi grandi e belli , che . hanno bel- lissime camere , con letti forniti , e paramenti di seta.: tutte le cose condocenti a gran baroni . £ in ciascuna di simil poste po« trebbe un gran re ooorata mente alloggiare: egli vien provvisto del tutto per le città o castelli vicini , e ad alcuni la corte vi provvede. Quivi sono di continuo apparecchiati quattrocento buoni cavalli, e acciochè tutti li nunzj , e àmfbasciatori, che van- no per le faccende del Gran Gan possino smontare quivi, e lasciati i cavalli stracchi pigliarne de' freschi. Ne' luoghi vera- mente fuor di strada e montuosi , dove non sono villaggi , e che le città siano lontane, il Gran Gan ha ordinato, che vi siano fatte le poste, ovvero palazzi similmente forniti di tutti gli ap- parecchi, cioè di cavalli quattrocento per posta, e di tutte l'altre

3Gi. Lamb, » Yocantur autem mansione^ ìììatfamòf idest mansiones equcH rum » ( Cod. Hiccard. ) Alterata è la voce nel testo Rainusiano per lo facile scambiamento dell' iniziale I , e L » e deve dire Jamb . Secondo il Duhalda le poste in Qnese si appellano Tchan ( t. IL p.57 ). U Marsden nota cbejram jam significa in Persiano seconda Meninski » Stationarius , seu veredarìus equus » *( not. 666 ). Soggiunge come questa voce si usa ancora per Mgnifica- re la casa ove è la posta. Dicono gli Ambasciatori di Schak^^Rokk che pas- sato Cam-pu ( Gan - tcheu ) , » la Magnificence des Katajens ne fit qu' aug- » menter , a mesure que la caravane s' avanza vers la capitale . Elle trouvoit » chaque jour au soif un jramf e' est a dire un bon logement » ( HisU Geo. des Yoy. t. VII. p. 58i ). Vedesi che i Tartari per sigmfieare la casa postale si serrivano della voce usata neir occidente dell' AJsia .

56*2 . Pòsts di cavallL Da questa espresaione potrebbe alcuno inferirne che tes- servi poste di cavalli in Italia ai tempi del Polo, ma ciò non fu«^ Nel nostro Te- sta leggesi ( I. 91 ) » E sappiate che quando si partono da Camhalù que* » sti messaggi y per tutte le vie ov'egli vanno , 4i capo delle venticinque mi» » glia egli trovano una posta , ove ciascuno hae un grandissimo palagio e » bello 9, Ma dal contesto si ravvisa che per posta intendesi il luogo prefiaao o assegnato per posarsi , o ferokarsi In detto significato usò Dante U voce possa

Similemente a colui che venire Sente* l porco, e la caccia alla sua posta ^

Jnf. XIII, ver. i la*. cosi 1* usarono il da Buti , e Giovanni Villani . Nel significato pcM del luogo ove si mutano i cavalli, il più antico esempio che ne alleghi la Crusca è del Serdonati . Può leggersi ( t. I. p. 92 ), la mia opinione, che debbasi il ritrova*» to della posta appo noi alla relazione del Polo, e V aver dato alla casa pip- atale il nome di posta, come leggesi nell'antichissimo testo da noi pubblicato, conferma l' anunciata opinione .

2a5

cose necessarie come le sopraddette: e vi manda genti ^ che VabitiDO*, e lavori uo le terre ^ e servino a esse poste; e visi fànaonii gran villaggi ; e così gli ambasciatori , e nunz} del Gran Cao y vanno e vengono per tntte le provincie e regni y e altre parti sotto}) oste al suo dominio con gran comodità , e facilità : e questa è la maggior eccdleoza e altezza , che gianunai avesse aleim imperatore o re , òwer' ahro uomo terreno , perchè più di dugemomila cavalli stanno in queste jioste per le sue pro- vincie ^ e più di diecimila palazzi fomiti di cosi ricchi apparec- chi £ questo è si mirabii cosa e di tanta valuta , ehe appena si potrebbe dire , o scrivere . £ s' alcuno dubitasse come siano tante genti ^^ a far tante faccende, e onde vìvono: si risponde^ che tutti gì' Idolatri , e similmente Saraceni tolgono ciascuno sei, otto y e dieci mogli , purché gli possino far le spese , e genera- no infiniti figliuoli^ e saranno molti uomini, de' quali ciascuno averà più di trenta figliuoli , tntti armati lo seguitano, e questa per causa delle molte mo^li . Ma appresso di noi , non s- na se non una moglie, e se quefla sarà sterile Tuomo finirà la sua vita con lei , genera alcun tìgliaolo , e però non abbiamo tante genti come loro^, £ circa le vettova^ie, n hanno abbastanza ^

5fó. Tante gemi. Qui parla dell'immensa popolazione della <Sna . Intor- no a che avvi gran discrepanza di pareri. Tutti convengono che sonori pro- vincie immensamente popolate, soprattutto lungo le strade maestre» i fiumi » i canali e alla prossimità delle grandi città. Ma akunt non concedono che le Provincie remote, dai viaggiatori poco o nuHa visitate» siano cosi popolose^ Tutti però convengono che la Cina è immensamente popolsita Ai tempi di Magaillans conteneva la Cina ii,5i2»863 famiglie o fuochi senza contare le donne» i fanciulli» i poveri » i mandarini in uffizio » i soldati^ i baccellieri » i licen- ziati f i dottori , i mandarini giubbilati» coloro che abitavano i fiumi» i bonzi » gli eunuchi» i principiaci sangue imperiale» mentre il censo Cinese non comprende che coloro che lavorano la terra o che pagano il dazio ( p* 49 ) ^^ Dualdo crede la Cina più popolata dell'intera Europa ( t. IL p. 7* )• Secondo. lo Staunton la Gna ha 3oo abitanti per miglio «fuadrato» mentre i paesi più popolosi della nostra Europa non ne noverano che 200 circa ( Ambas. de Lord Macairtney t. IV. p. 3i4 ) . Pei documenti somministratigli in Cina dai legati. Imperiali che accompagnavanlo» verso la fine del caduto secolo» la Cina face- va 553»ooo»ooo d* anime ( ibid. t. Y. p. 43 )•

564. Tante genti come loro. Non tutti converranno col Polo che 4a pò» ligamia aumenti la popolazione» soprattutto se alcuno volge lo sguardo all' Im- pero Turco, e aUa costa di Barberia. Male a proposito attribuisce il Polo la eccessiva popolazione della Gina al concubinato» mentre pareggiando quasi m

perchè usana per la m^gior parte rìso, panico, e miglio ^^, spe- €ialmente Tartari, Gataini, e della provincia di Mangi; e queste tre semenze nelle loro terre, per ciaseun staro, ne rendono cento. Non nsano pane qneste genti , ma solamente cocono one- ste tre sorti di biaae cfA latte ovvero carni, e mangiano queUe : e il frumento appresso di loro , non moltiplica così , ma quello , che raccolgono, mangiano solamente in lasagne, e sltrp vivande di pasta ^^ . Appresso di loro non vi resta terra vacua , che si

tutti i paesi i nascimenti delle femmine quelli dei maschi, se più femmine sp<^ sa un sol maschio , devono restare molti maschi neirimpossihìiità d*accasarsi. Malgrado tali considerazioni sonovi non pochi sostenitori oggidì ancora dell' asserzione del Polo .

565. Alio, panico^ e miglio. Niuno ignora che queste tre' sorti di biade sono originarie dell'Oriente. Servono di cibo ai Tartari , e ne ritraggono upa bevanda ( Rozier Gran. Oiction. d' Agrìcul. Artici. Miììet ). Trattò il Duhaldo della fertilità delle terre, dell* Agrìcultura , e dell'alta onoranza in cui è tenu- ta nella Cina. Oltrepasserebbe il confine del nostro lavoro il distendersi, in- tomo a tale interessante argomento. Quella fertilità dipende in parte dal fera, ce suolo, ma soprattutto daU' industria di quel popolo. Si usa in tutta la Cina quella attività che appo noi s'ammira nel Lucchese. Vi si à cura d' irrigare le terre, di fare salire le acque coU'ajuto di macchine sino alle vette dei mon ti . L' arte di concimare le terre è perfetta : si raccoglie a tal' uopo ogni lor- dura Q materia che può renderle feoonde , se ne modifica la natura spengendo e mescolando opportunamente i concimi : a tal uopo raccolgono con gran cura perfino le setole, il crino, il pelo d^li animali, le tosature dei capelli. I Cinesi sono intelligentissimi per dare scolo ai terreni ,. e lavorarli con diligenza e nettarli dalle erbe inutili Essi reggono le terre sulle colline con arginelli se sono ter* rose, se sassose scassano i terreni e i sassi adoperano per farvi muri, talché si vedono in Cina praticati i metodi stessi di Toscana . Ma più industrioso del Toscano è il Cinese, come avvertimmo per fare i sughi, e in Cina, come a Firenze , debbesi la nettezza delle vie nelle città all' industria dei villani che ne raccolgono le spazzature e le immondezze. Prospera in fine l' agricoltura pel grande onore in cui è tenuta, e perciò può alimentare la Cina strabocchevole po- polazione che nelle pubbliche calamità di gravissime cure al Governo Dice il relatore dell' ambasciata di Lord Macartney, che nel risalire il Pei-ho per recarsi a Pekino vide campi di miglio delle Barbade , seminato a solchi e fra V uno e r altro eranvi sementi di biade più minute Talvolta era il panico italico, talvolta il cosi detto panicum crus galli che cresceva all^ombra di più alto vicino. Maturate le prime biade e raccolte , maturano posteriormente le biade minute. Non vidde in verun campo erbe cattive che impoverissero le terre ogni campo pareva un giardino ben tenuto e regolare. I campi avevano data una prima raccolta pari a quella ch'era in piedi ( Voyag. t ili. p. 4o ).

566. JiUre vivande diparta. Questo modo di usare la ferina in vari mo- di per nutrimento , lo conferma il Deguignes giuniore ( Marsden not 693 ) «

V

possa lavorare , e i lor' aaimali seaza fine cresooaa, e moItipKcstr no, e quando vanno in campa , non è alcuno, che non meni se- co sei, Olio, e iMÙ cavalli ^^ per la persona sua, onde si può flìiaramenie corùpreudere , perchè causa in quelle parti sia così gran moltitudine di gjenti y e che abbiiKy da vivere cosi abboa- dantememe. Item ira lo spazio di ciascuna delle sopraddette po^ ste è c»rdinato un casale o^ tre miglia ^^, nel quale possono^ es- sere circa quarania case , e più e meno ,. seconda che i casali sona grandi , dove stanno i corrieri a (Hedi , i quali similmente $ono nuozj del Gran Gan : cosioro poruna intoma cinture piene di sonagli ^^ acciocché siano uditi dalla lontana , perchè corrono scemante tre miglia , cioè dalia sua posia ad un dkra : odendosi lo strepita de' sonagU subitamente s apparecchia un' ^Itro, e giun- to piglia le lettere, e corre fina all' altra posta, e cosi di luogo in luogp, di s<nte die il Gran Gan, in due giOTni e due notu^ ha nuove di lontano peK dieci giornate , £ al tempo de' frutti , spesse v<4te la mattina , si raccolgono frutti nella città di Gam»- balù ^ e il giorno seguente verso sera sono portati al Gran Gan ,,

367. Otto e più cavalli* IT» fai hmo enrpiù In uso ai tèmpi dei Tài*- larì che oggidì. Ù Mogolla popolo pastore sfoggiava in mandm e in cavafii . U Cinese come agticultora pensa a procacciare copiosa alimento aU' uomo Staunton dice ( ihid. t. EV. p. Si2 ) : tutta la campagna eccetto pochissima è impiegata in ciò che alimento all'uomo. Vi sono pochi pastori , punti pra- ti , kiè eampi di rena , di fave , o di rape per veruna specie di bestiame *• altrove ( t. JU. p. 41 ) : Non vedonsi in qpaesta pianura che pochi alberi, e po- chi bestiami .

368. Un casale ogni tre miglia. Sec<mdo Magaillans le vie imperiali sono noUte ìli una carU itineraria, e ivi sono divise in maiecenUKjuarantaxJinquc giornate. A capo d*ogni giornata ewi un luogo deputato per ricevere i Man- darini, ove sono aUoggiati e spesati a conto deU' Impevadore . Questi luoghi» per le feriate sono detti Ve e CÌUnj ed anco Ye^Chin, ossia ostelli» e luoghi d'ascolta. Egli uni^e gli altri furono fabbricati altra volU ove non erano ci Ita. Ivi i corrieri imperiali si forniscono del necessario per camminare- eow somma- prestez^ia^ vi trovano cavalli pronti. I corrieri non portano oggidi sonagli» ma^ una specie di timpano attacaUi alle spalle» detto L»^ che battono per avverti»' del loro arrivo» onde trovare i cavalli sellati ( Nouv. ReL p* 49 ) *

369. Cinture^ piene di sonagli. Questa particolarità sempre più mi con- ferma» che Omedeo Tassi prendesse dalla Relazione del Pòlo l' idea di stabi-- lire le poste Europa» e che inveor di hr portare i sonagU ai corrieri, glì> fiicesse apporre alle briglie» come si usa anche oggidì in Italia» ove altre voir te i MHiagli evana il distìttti¥0^ dei cw^allì di postsu..

n^a città di Xandù , la (piai è discosto per dieci ^ornate ^7«. {g ciascuna di queste poste di tre miglia è deputato notaro, che no- ta il giorno e Y ora che giunge il corriere , e similmente il gior- no e r ora , che si parte l' altro ^ e cosi si fa in tutte le poste^ £ vi sono alcuni , eh' hanno <}uesto carico d' andare ogni mese ad esaminar tutte queste poste , e veder quei ocnrieri ^ che non hanno usato diligenza , e li gastiganow E il Gran Gan da questi tali corrieri, e da quelli, che> stanno nelle poste, non fa pagare alcuno tributo , anzi li dona buona provvisione : * e ne' cavalli che si tengono in dette poste , non fa quasi alcuna spesa , petx:bè le città, castelli, e ville che sono circonstanti ad esse poste li pcngono , e mantengono in quelle, perocché di comandamento del Signore , i rettori della città fanno cercare , e esaminar per li pratichi della città , quanti cavalli possa tenere la città nella posta a se p»opiuqua , e quanti ve ne possono tenere i castelli, e quanti le ville , e secondo* ii loro potere ve li pongono ; e sono le città concordevoli l' una con l' altra , perchè fra una posta , e r altra v' è alle volte una città , la qual con 1* altre vi pooe la sua

Sorzione; e queste città mantengono i cavalli dell'entrate, che overebbono pervenire al Gran Gan , imperocché tal nomo do- vrebbe pagare tanto, che potria tenere un cavallo e mezzo, comandasegli , che quello tenga nella posta a se propinqua. Ma dovete sapere, che le città non mantengono di continuo quat« trocento cavalli nelle poste, anzi ne tengono dugento al mese, che sostenghino le fatiche , e in questo mèzzo altri dugenlo n' ingras- sano, e in capo al mese^ gl^ ingrassati si pongono nella pos- ta, e gli altri similmente s' ingrassano , e così vanno facendo di continuo . Ma se eli accade , che in alcun luogo sia qualche fiu- me , o lago per il qual bisogni che i corrieri , e quelli a caval- lo vi passivo, le città propinque tengono tre e quattro navilj apparecchiati di continuo a questo effetto: e se bisogna passar alcun deserto di molte giornate , nel qual far non si possa abita- zione alcuna , la città eh' è appresso tal deserto è tenuta a dar li cavalli agli ambasciatori del Signore fino oltre il deserto, e le. vettovaglie con le scorte , ma il Signor ajuto a quella citta,

5fo. Xandu died giornate . La nottua che la diétanza da Chan^tu m. Pekino è di dieci giornate è utilisaima. Ciò coaferma la posizione aMegnata ai f ueau capitale eaUra del Can da Gerbillon, e da Visdelou ( Vedi not. 274 > .

e nelle poste, che son fuor di strada il Signore tiene in parte suol cavalli 9 e in parte ve gli tengono le città , castella , ville li prò* pinque . Ma quando è di bisogno , che i nunzj del Signore af- frettino il cammino , per causa di fargli intendere di qudch^ ter- ra che se gli sia ribellala, per alcun barone, o altre cose necessarie,, cavalcano in un giorno ben dugenta mi^ia,. o dugento cinquanta: e fanno così quando v^liono andare con grandissima, celerità ^ portano la tavola del girifalca in* segno ,- che» vogliono^ andar velocissimamente . Se sono due , e che si partono d' un medesimo luogo, quando sono sopra due buoni cavalli corrieri y si cingpuQ tutt' ìL ventre ,. e si rivolgono il capo , e si mettono a correre quanto più possona, e come sono, appresso gli alloggia- mentT suonano una sorte di corno, die si sente di lontane^ accioc^ che preparino i cavalli , qjiali trovati freschi ,. e riposati ^ saitano sopra quelli , e cosi fanno di posta in posta sino a sera, e in tal guisa potranno iar in un giorno da dugentocinqjianta miglia ^ e s' egli è ca6o molto grave cavalcano la notte , e se non luce la. luna , quelli della posta gli vanno correndo avanti con lumiere sino air altua posu Nondimena i detti nunzj al tempo notte ^ non vanno con tanta celerità j. come di giorno y per rispetto di* quelli ,. che corrono a piedi con. le lumiere, che non possono es- sere così lesti ,. e molto s'apprezzano tali nunzj ,. che possono so^ stenere una^slmil fatica di correre..

c A p. xxi:

Ditte prws^isioni, cKe fa il Gran Can in tutte le sue pro^ \nncie in tempo di carestia j a mortalità d! animali. ^

n Gran Can-, manda sempre ogn'anno suoi nunzj, e pro- veditori per vedere se le sue genti hanno danno delle loro biade,, per difetto di tempo , cioè , per cagione di tempesta ,. o di mol- te pioggie-e venti, o per cavallette ^^^ , vermi, o*altre pestilen-

371. O per oMvaU^iBi » La.peine et lei travaux de €cs ptuvre» gens* > ( les laboureurs), deWent quel^ue foia inutile, sur lout en certoine» provin* t ces par la onuUitude des sauterelles, qui ravagent leur» campagoe» ? e' ejt un- » fleaux terrìbie , a en juger par ce que nipporte un ante ur Chinoie On ea- 9 volt, dit^, une multitude etonuante , qui couyre tout ic cieL Eilcs. soni «^

^1

2fa

2e E 56 in luogo alcuDO Vi troveranno esser tal danno , il Si- gnore non fa riscuoter da quelle genti il solito tributo quell'anno, attfci gU fei dare tanta biada de' suoi grana) ^'* , quanto lor biso- gna per mangiare , e per seminare . Conciosiacosachè ne' tem- pi della grand' abbondanza , il Gran Can fa comprare grandissi- ma quantità di biade della sorte, che loro addoprano, e le fa salvare ne' gfanaj , die sono deputati in ciascuna provincia , e con gran diligenza le fa governare , che per tre , e quattro anni non si guastano, E sempre vuole, che li detti grana] siano pie- ni , per provvedere ne' tempi di carestia , e quando in detd tem- jM egli ia vendere le sue biade a denari , ricevè di quattro mi- Mire da quelli che le comprano ^ quanto se ne riceve d' una misura dagli altri , che ne vendono . Similmente fa provvedere di bestie , che in qualche provìncia , per mortalità fosselt) j^erse, e gli fa dare delle stie , eh' egli ha per decima dall' alti-e provin- cie . E tutto il suo pensiero , e intento principale è di giovar a!le genti, che sono sotto di lui, che possi no vivere, lavorare, e moltiplicare i loro bèni . Ma vogliamo dire un'altra proprietà del Gran Can, che se per caso fortuito la saetta ferisse ^^^ alcun greg- ge di pecore , o mohtotti , o altri animali di qnalimquc sorte , che fosse d' una , o piti persone , e sìa il gregge , quanto si vo- glia grande, il Gran Gin non torrebbe j>er tre anni la decima .

prc8séc8 que leurs ailcs paroisscnt fte lenir Ics unes aux autres ; ellcs soni 9 en grand noinbi*e qu* en élevant les jeux on croit voir sur sa lète des » bautcs et vertes montiignes : le bruit qu' elles font en volani app roche du . ir bruit qae fail un tambour » ( Du-^Hald. t. HI. p. 67 ).

372. Yanta biada de suoi granaj. In una carestia accaduta nel 1704 per un' inondazione nella provincia di Cfuin--'Ibng, Timperadure tassò i' cortigiani per aov* venire i bisoi^iosi, e fece esso stesso grandissime elargizioni : ma avendo saputo eh* uraho ìnfcdclmenle amministrate dai mandarini, ne afìidò la distribuzione ai mÌ8SÌo« uarj^ 'dicendo loix> che essi doveano volgersi al soccorso dei poveri, essendo quello uno dei pnncipali precetti delh ìor^ religione (Lettr. Edif. et Cur. t. XV HI. p.2^). li ruccorre in magazzini le vettovaglie per conto dell' Imperadore , per provredei*e in occasione di cai*estie ai bisogni del popolo è tuttora in uso . Dice Staunlon che in tempi di calamità l' Imperadore é il sostegno dei suoi sudditi . Gh' esso ordina di aprire i suoi grana] , condona i dazj agli oppressi dagl' infortunj » e gli soccorra pn* ^t^evoiàr toi-ù il yist«Mnn(èÀt<> dèi Itttid intbt^s^ ( Macaria Aitibos. t. Ali )K <)9). '

375» Le swflQ fkrme . Pianò €irpinl ( Apud Bfcrger. J). W ) ftccfónU al- tra sop^rseitiuHG'df tal 'nàlurà dai TartUrf, tìoè che non hiv^lnt), puliscono i loro Wfthi) Ile p^i^nhctCoilo che tìò A ftitda qtikndo j[rfovè .

911

^ pgiriRiente s'Avviene, che U subita ferisca qualche p^ve piena di mercanzie^ kii non vuole alcuna rendita, q pof^^oi^ 44 <}9^)- la j perchè reputa cattivo augurio quando la saetta percuote ne' beni d'aletrno, e dice il Gr»n Can, Dio aveva in odio colui, però r ha percosso di saetta , onde non vuole , che tali beni da ira divina percossi eotrhie nel suo tesoro .

C A R XXIL

Come il Gran Confa pianture alberi appresso Te strade tnaestre^ e principali ^ q cofne lo fa tenere sempre acconcie.

Un altra co£^a bella , e comoda fa fare il Gran Can ^ che appresso le strade maestre ^^^ 4^11' uno e l' altro hto, fa piantar al- beri, quali siano della sorte, che venghino grandi, e ahi, e discosti Timo dall'altro per du^ passi , acciocché i viandanti pos^ sino discernere la dritta sira^la , il che è di g^amle ajuto , e con- solazione a quelli che camminano f fa piantare adunque sopra tutte le principali , purché il luogo sia abile ad essere piantato ^ ma ne' luoghi arenosi e deserti , e ne' monti sassosi , dove pas* $ano dette strade*, e non è possibile di piantarvegli , fa mettei*c altri Mgpali di pietre e colonne , che dimostrano la strada . EL ha akuni baroni ^7^, ch^ hanno il carico d'ordinare, che di con- tinuo sìaoo tenute acconcie, e cJtre quanto di sopra s'è detto de« gU a^)eri , il Gi^a Can più wleotiesi gli fa piantare , perchè i

S74- ^ strada-maestre, ho Staunton cjèacrisae la sCrada.cke dn Thng^ti^u*/'^ tonduce a Pekino, che è perfettamente piana y con un hutrico in- mezza largiv Tenti piedi. Le lastre di granito che vengono da grandi distanze sono larghe dal sei, sino ai sedici piedi: ai lati è una via. as^ai larga pei vetturali. Fron*- teggjano la strada d'ordinarìo.due file d!! alberi, che sono per lo più soki grossissimL ( Macart. A»mbas* t IH. p. i5i ). Secondo il Polo pare, che l'ardine di piantare lungo la via maestra fosse dato da Cublai Con.

575. Alcuni Baronf. Le strade dipejidoiia dal ^es^ suI{ikrick tìpibun^Ié 4^X\a* ^am^pu che invigila ai pubblici lavori . HU sotto di se qpattEo* Uffizj sub^l* terni . Il l.® è iucasicato di esaminare e fare eseguire- L disegni. Il a^^ ha la^ direzione di tutte le officine, e botteghe d^elL' Impero ove si fabbocano armi . Ho'* detUyTu'jfu^ifLBÌ occupa di rendere navigabili i laghi e i fiorai, di fare sj^ia* nare le strade, costruite e tifare i ponti, di far fare i carri* e le barche. Il 4*^' ha la soprintendenza degli stAbtlr e possessioni imperiali, che affitta, o la eoi— tivaie a. suo conto; e incassa i fitti, o colletta le raccolte (D^Iagaiil. Le. p.ao9)^

211

*

•suol divinatori, e astrologhi dicono, che chi fa piantar' aB)erì vive Icmgo tempo <

CAP. XXIIL

Della sorte di i^ino , che si fa nella provìncia del Catajo y e delle pietre ^ che abbruciano et modo di carboni *

La maggior parte della gente della provincia del Catajo, beve questa sorte di vino ^'^ . Fanno una bevanda di riso , e molte spesene mescolate insieme , e bevono questa bevanda , ovvero vino così bene , e saporitamente , che miglior non sape- riano desiderare, ed è chiaix), e splendido , e gustevole , e più presto ineln-ia d' ogni altro , per essere caldissimo . Per tutta la provincia del Catajo, si trova una sorte di pietre nere^^', le quqli si cavano da' monti a modo di vena , eh' ardono , e abbm- ciano come carboni , e tengon' il fuoco molto meglio delle legne,

576. Sorti di rimo * Ila laissent tremper le daaa Tcau , «vcc quelquet » ingrediens , qu* ils y jeltent, pendant vini et qitelque foia trente jonrs. Il le ^ font cuìre en suite : quand il s' est liquefié au feu, il fermenie aussitot, et se » couvre d* une ecume vaporeuse, assez semblable a celle de nos vins nouveaux. » Sous cette écnme se trouri un vin trés-pur, on le tire au clair el on le p verse dans dea vases de terne bien vemiaaez De la lie qui reste, on fait une eau^de-vie , qui n' est moina forte que celle d" Europe ( Du - Hald. t. II. p. f 18 ).

577. Pietre nere. Ognun ravvisa che il Polo parla del carbon fossile o andracite. Lo traggono gli abitanti dal Pe^tche^li dalla Montagna detta Kic (Mart. Atlas Sin. p. 25 ). Il Magaiilans fonda la terza prova delP identità del Catajò del Polo colla Cina settentrionale, dal vino di riso, e dal carbon fossile dal Veneto rammentati. Seconda il Missionario lo ritraggono a Pekino cave che sono ne' monti distanti due leghe dalla città. Esso descrive le stufe dei Cinesi cui danno la forma di un letto, o d' un soppediano di due o tre palmi d' altez- za, di maggiore o minor larghezza secondo il bisogno della famiglia che vi distende Sopra materasse o tappeto, evi dorme la notte, vi siede attorno nel di: senza tali .stufe farebbe intollerabile il freddo di quel clima. Accanto alla stufa é un fornello ove si pone il carb!>ne, e'si riaccende : da esso si -diATonde la fiamma, il fumo, e il calore per ogni verso per mezzo di canali fatti apposta, e il fumo riesce per un piccolo pertugio, o per la hocco del fornello. Ivi fanno cuo- cere la carne , scaldare il vino, preparare il cha o thè perchè sono in uso di bever caldo. Presso i ricchi le stufe sono sotto il solajo e non si vedono ( Magaill. 1. e. p. 12). Secondo il Missionario* il carbon fossile dura cinque o 0ei volte più del carbone di legna .

e lo conservano tutta la notte , di sdrté eh' éi si trova la malti^ na acceso . Quéste pietre non fiinno fiamma, se non un poco in principio quando s' accendono, come fanno i carboni , e stando co^ affocati renano gran calore. Per tutta la provincia s' abbru- ciano queste pietre* Vero è eh' hanno molte legne , ma tanta è la moltitudine delle genti , e stufe , « bagni ^he continuamente si scaldano , che le legne non- potrebbbnó esser abbastanza , per- chè non è alcuno , che almeno per tre volte la settimana non vada alla stufa, e facciasi bagni ^ e .l' inverno ogni giorno, pUf che far lo possino , ^ ciascuno nobile j ó ricco ha la ^ua stufa in casa nella qual si lava , talmente , che le legne non basterebbono a tanto abbrucìamento , e di queste pietre si trovano in grandis^^ sima quantità, e costano poco,

' e A P. XXIV.

Della grande^ e mirabile Uhferulità^ cìèe^ il G^an Can usa per- so i pweri di Cambalii^ e altre genti ^ che {tengono alla sua corte ^

Poiché abbiamo detto, cbme il Gran Can fa far' abbondan- za delle biade aU^ genti a lui sottoposte , ora direnalo deUa gran carità , e provvisione , eh' egli fa fare alle povere genti, ohe ^sono nella città di Gambalù Com' egli intende , che qualche ià* miglia di persone onorate e da bene , per qualche infortunio siano diventate povere , o per qualche infermità non possino lavorare , e non abbino modo di raccogliere sòrte alcuna di biade, a queste tal famiglie ne fa dar tante., che gli possino far le spese per tutto Tanno, e dette famiglie al tempo solito, vanno agli officia- li , che sono deputali sopra tutte le spese che si fanno per il Gran Can , i quali dimorano in palagio a tal officio dq)utato y e ciascuna mostra uno scrìtto di quanto gli fu dato per il vivere deir anno passato , e secondo quello gli proveggono quell' anno . Provvedesi ancora del vestir loro , conciosiacosachè il Gran Can ha la decima di tutte le lane, le sete, e le canape, delle quali si possono far vesti, e queste tali cose le fa tessere , e far panni in una casa a questo deputata , dove sono riposte : e perchè tutte r arti sono obbligate per debito di lavorargli un giorno la setti- ma na , il Gran Can. fa far delle vesti di panni , quali fa dar' alle sopraddette famiglie di poveri , secondo si richiede , al tempo

^i4

dell' inverno , e al tempo della state «. Provvede ancora di wsir- menta a^ $uoi eserciti, e in ciascana città fa |e$Mr« panai di lai^a , quali si pagano della decima di quella ^ £d è da «ap«re come i Tartan , secondo i loro primi cestunai avantii <;))« C9ac6ces3$ro h legge idolatra non facevan' alcuna eleme^ii^a ^ an» quando alena povero, aodava da loro, lo scacciavano con vittaiM dipeodoli: vat col malanno , che Dio li dia ,. perchè s' ei t' amasse <Km)e ama me , t' averla &uo del bene : iB4j)erGÌiè ti savj^ ^^gl' idola- tri ^ e. specialmente i aopraddeui Bachisi ^^^, propofiero «} Gra& Gan , elle gli era buona op«ra la provvisiooc de' poveri , e che gli suoi idoli^ se ne^ rallegrerebbocio grondemePtQ ^ c^i per \miQ cosi prov vidde a' poveri come di sopra é deiU> : e nella sua cor» te mai è negato il pane a chi 1q viene a dx>mandare , e- n^n è giorno y che non siano dispensate , e date via ventimila scodelle fra risi^ miglio, e panico per )i deputati officiali. Per 'questa mirabile e stupenda liberalità y che il Gran Gin usa versa i po- veri y tutte le genti T adorano cora' un dia.

378. f sopradetti Badisi. Non avvi dubbio alcuno che i Cinefli ìncivìKronOf Ife costumanze barbare dei Tartari 1 e dèiMogolli. Quanto easi fosser crudeK Al desume dal narrar Plano Carpini che in mancanaui di alimenti non sk astenevano dair cibarsi di carne umana (V. Not a5o). Gccngiscan fece trucidare centinaja di migliaja d' oomini. La loro perfidia la desume il Carpini da ciò^. eh' esai piraticavano ogni itiodo per determinare il nemico ad aorendftrai , e poscia dimentichi delle promesse ne facevano strage>,o \^ rìducevano a servitù. Quelli che volevano uccidere jgU spartivano a centinaja . Spaccavano k>ro la fiestdi coli' asce ( Pian. Carpi p. 35 ). Erano inoltre snpeiiuy e presuntuosi colle- rici e mentitori^ e disprezzavano tutte le ahre nazioni ( ibid. p. 36 '). Aitone Ai:meno dice : » Quando sono deboM o abietti ,. diventano amici e benigni ;. t quando forti e gagliardi ^ diventano pessimi e «uperbi. Non vogliono alcuno » alla loro presenza dica bugia , tuttavolta essi senza alcun rispetto menti* * scono » ( Ram. Nav. VoL IL p. 64 D ) . La pofitezza , civilti^ , e iatruzione dei Cinesi commedata dallo stesso scrittore, operò rispetto ai Tartari cW che Qspetto a Roma fece la' Grecia.

^ Graeda capta ferum vìctorem cepit,. et aples. » Intulit agresti Latio .

(^Or(U.L. IL Eg fkiiu i56)

3l5'

e A R XXV.

Degli astrol&ghi^ che sono neUa città di Camhalh.

Sonò bdiiAque nella città dt Carnbalù tra Crigtiani , Sara- ceni ^ e Gattini , óiroa citiqiteiilUa asUtsloghi ^79 ^ e divinatori , alli quali il Grati Gan 6gti' anno fa provvedere del vivere , e del vestire,- com^alli poveri sopraddetti, i qaali ooniinaanienite esercitano la lor*arte uell» città. Hadno costoro uki' astrolabio ^^^ nel quale soti scritti i segui de' pianeti, Tore, e i punti di tutto^ l'anno. C^u'anno adunque i sopraddetti Gristiani, Saraceni, e Gataini astrologhi , cioè , ciascuna setta da jier se , in questo astrolabio veggono il corso , e la disposisione di tutto L'anno , se^ condo il corso di ciascuna Luna ^ perchè veggono , e trovano , che temperanza debbe esser dell' aere , secondo il naturai corso, e disposizione de' pianeti e segni , e le propietà , che pix)durrà ciascuna luna di quell' anno j cioè in tal luna saranno tuoni , e tempesta , e nella tale terremoti , e nella tale saette e baleni , e molle pioggie , nella tale saranno infermità , mortalità , &uerr6 , discordie e insidie ^ e cosi di ciascuna luna , secondocne trp* veraano , diranno dover seguitare , aggiungendovi, eh* Iddio può far più e tneno , sièccyndo la sua volontà . Scriveranno adunque sopra alcuni quaderni piccoli quelle cose ch'h^inno da venire , iu quell'anno, e questi quaderm si chiamano Tacuini^', i quali

579. jisirològhi. Allofròhè i t'iittari seguivano il culto Sciamani^ i Ittico in* dovìtai etmano { ^oli Sacerdoti di qtx^lhò gentil ^' lè5 pretré:» ées Tàrtartes sotit 9 teurs devila» àìté Rubrtqa!» ( Apud. Bé^g. p. kii ), i?d chuttterà quantità delle loro in)postui*e. Ma ^i il Pblo intende di favellare degli astròì^iAi eh» osservavano il ct^lò per fài'e i caléndarj , e cht à poca t> niiinà scienza sup. plivanO cOb ^f&hdi itH|)0^iirè, Vantandosi d'indovinare le sorti delle apparenze celesti. Non tìeft teti^t ihcraviglla che la Cina fosse infòtka di tali crednlitài se coiiv^niva iiti fceeolo dòpo combatterle àildlc iil Italia. ( VHa dfelTetrar. Lib. IV- ctt^. .5 ) .

380. ji^tfótoòf. bèir aiitlfchìstìttio uso dell' A^rolabiohtJllà Città, e tlelle aW tì*c Mdcehìtt^ X^ihohothithè ihe vi si adoperavano anUéattietite , intìàtizl' che rì- forihaltterò ivi 1^ astfoiiomià i MìsMonar] fa métlzioilQ il DùKàMó ( tltl. p.tì'jA >.

S81 . Tdcbkihi . bteè il Padre le Comte , di tutti i prdVVeaiittctttl di Buoii CdVériló liob éìs&erVené alcuno, tui diano tanta cufd i Otnéft! (patito pei^ i5tabiIir«^ ti ^rie tfet tehtpl e ddlfe ftstc. L* ItaperadWé ttiAtìtietté più di céntu

a 1 6

veadono un grosso rimo, a chi vuole comprare per sapere le cose future, e quelli, che sono trovati aver detto più il vero, sono tenuti maestri più perfetti nell'aite, e conseguiscono maggior ono- re. Item s'alcuao. preporrà. nelFauImo^di voler fare qualche grande opera , o d'andar in qualche parte lontana per mercanzie, o qual- ch altra sua faccenda , e vorrà sapere- il fine del negozia^ anderà a trovare uno di^ questi astrologhi , e li dirà guardate sopra li vo« stri libri in che* modov or' ora si ritrova il cielo, perch' io. vorrei andare a far il tal negozio o- mercanzia^ Allora l'astrolc^o gli dirà, che oltre questa domanda li debba dire , l' anno, il mese , e T ora che nacque , il che detteli vorrà vedere come si confanno le constellazioni della sua naticuta con quelle, clie nell' ora della do^ manda si ritrova il cielo , e eosHi predice, o bene-,, o- male che gli ha da venire, secondo la disposizione in che si troveiÀ il cielo» Bd è da sapere che li Tartari numerano il millesimo de' loro anni ^^' di dodici in dodici :. e il prinoio anno, é significato per il

i*^

p^qne per ordinare il Calendario che 8i rinnova tutti gli anni. Ih questi ^òfia-^ nacchi sono numerati i mesi Lunari^ de'quali talvolta ne cadono dodici, talvolta tredici e ne stabiliscono la concordanza coi mesi solari. Ivi sono segnali gli equi- nozjy i solstizj^ le eclissi Innari, le solari, per Pekino e perle altre capitali delle Provincie,, il corso dei pianeti, il loro luogo nello zodiaco^ le opposizioni, le con- giunzioni di essij..il.loro avvici narnento alle stelle. E.le più singolari indagim astro* Oomiche vi sono esattamente notate. A tali positive notìzie sono intrecciate molte visioni d* Astrologia giudiciaria inventate dall' impostura , e gustate dairigno- raite e superstizioso popolo ; a cagione d' esempio i giorni infausti , o avven- turosi per maritarsi,, per fabbricare, per trafficare, per imprendere un viaggio, e il popolo dietro taU suggerimenti regola le sue faccende. L' Imperadore,. e la gente colta non^ cucano tali prognostici ( Nouv« Re;lat. t. III. p. 377 ).

582. Numerano il millesimo dei loro anni» Il Ciclo Tartarico è di dodid anni come il Cinese, dai quali probabilmente V hanno tolto i primi. Ma i Cinesi l^nnp inoltre il ciclo, sessagenario, che secondo, essi è della più remotu antì- <Jiiti, di, cui dicono V inventore un certo. Te^nao contemporaneo d^ll' Impera- dorè Uoang*tL JU loro, primo Ciclo pretendono che incominciasse in un anno corrispondente al. 2697 avanti TEra Cnstiana : ed. ora correrebbe per essi il ses* aantesimoseato ciclo. Questo ciclo è composto didieci caratteri che appellano Che» Kan o i dieci tronchi,, e di dodici altri detti Che-cuth^tchij o i dodici rami (Hist. ^^. de IjiGhin. tw XII. p.i3*'). Al primo anno del loro ciclo. danno un nome composto delle due prime voci delle due serie, e pef ciò lo appellano. iTm-r-fe :^ seguono nello slesso ordine sino all'undecimo e duodecimo anno in cui accorre all'undecima e duQ,deciipa voce deUa , serie dei segni dodecennalt unire il primo e il secondo segno dell' altra serie,* e intercalandosi ogni annoi 9iUQyj caratteri, aoA accade che ()of^o sessant' anni, compiuti che nel seasageaimo.

91 J

leone , il secondp per U bue , il terzo per il dragone , il qaart q per il caae, e cosi discori^eaclo degli altri, procedeado ^ino al aamero dodiei ; di modo cliè qu^^ado aicuao è domandato quando nacque , egli risponde correado 1 aano del leoao y la tal giorno ovvero notte , e l'ora, e jyi punto, e questo 03^ervaho li padri di far con diligenza sopra un libro. È compiuti, che s'hanno i dodici segni , che vuol dire i dodici auui , allora ritornano al primo segno, ricominciano sempre per questo ordine procedendo.

C A R XXVL

Isella religione de Tarlar i^^ 'y e delle oj)inipni, di hanno

dell aninuL \ e usanze loro

£ cora'abbi?^ detto. di sopra, questi popoli sono idolatri, # per suoi dei j itutii hanno. una tavola pasija aiu nella parete del-

prìmo rìcomuio i due primi caratteri delle due aerie . Appiana V intelligenza di ciò che abbiam detto l' esposizione della tavola di quel ciclo . data dal Guignes { 1. 1. p. XLYI. ). Jisio i nomi degU amii dei ciclo dodecennale iu .Cinese e in Tartaro.. Sooo^ il sorcio, il bove, la tigre, la lepre, il coc- codrillo, il serpente, il cavallo > la pecora, la scimmia, la gallina, il cane, il porco. ^Usa di Regnare il nome di questi anni nella vita Geugiscan il l-etis de la Croix. Il Polo rammenta il nome di alcuni di detti anni, ma non già nell* .ordine testé meoxiofu^to. Secondo la costumanza orientale, avvertita di sopra, la Ugre si appel}^ leone ^(d^iagone il serp^^. Ma di ciò non è da inferirne ioeaa^ezza i^ii.pplo, mentre .ppssopo essere occorse col tempo mutazioni neU* ofl^^mento 4i questo ^iclo. infatti l' annotatore della Storia Generale della Cficia 4^ i ni)mi f}el ciclp do^^cewal^ nel seguente modo. Il cavallo, il mon- tone, la scimiifiiii, il g^llo, il caiv?, il pprco, il sorcio, il bove; la tigre, la lepre, il dragone, il seipente ( t VJ.. p. 3 17 ).

a83. DMair0Ugioae Tartari. Trattò di sopra di tale ^rgpmento. Ma qui conto in confuso di opinioni e cerempnie spettanti «Ile sette dominan- ti nella Cina ai suoi tempi, i.® La setta dei Letterati, o l'antica religione dell'impero corrotta e guasta da essi, che si dicono seguaci della dottrina di Confncio. s.*". Q^iella dei seguaci l^ao^kiun o dei cosi detti TtHhsse. 5.<> L>1- tra, degli «9k>r9torì di Foé , o il culto lan^isticp ( Du-Uai4' t.Ill. p..i )• 4*'' Lo Sciamanismo o \9l «elsgioive dei Tartari. £d è in parte eacusabile . d' avere in- «iem confuse quelle sette , in quanto che V indole tollerante dei Tartari e Cuoiai» Con faceva , che ognun professava quella che più piacevagli, e vi sa- ranno alati non pochi di promiscua credenza. I^è poteva uno straniero. del se- colo *XIIJ[. esattamente discemerlo, menti:« malgrado le dottissime fa^i^e di tanti dotti uomini si Jia pena anche oggidì a penetrare nel. tortuoso /^aberìa^o

28

si8

sua camera, sopra la qual' è scrìtto UD-nome, die rappresene Dio alto, celeste, e sublime: e quivi ogni giorno-col turrìholo dell' incenso ^ , l'adorano in questo modo , che levate le mani ìa alto , sbattono tre volte i denti pregandolo , che. li dia baon ia*^ telletto ,. e sanità , . e altro non H domandano . Dopo giuso in ter^ ra hanno una statua, che si* chiama Naiigai^^^, qoal é Dio «delle

della credenza di (piei popoli, e meno a mio avviso per mancamento degl'indagatori di tali cose, ma si per la confusione e variabilità delle opinioni degridolatrì stessi. Il Rie Comte disserta lungamente intomo a questa materia ( Nouv.Rel. t.11. p. lao ) ed opina con molti altri gravi scrittori . che la religione patriarcale negli an- tichi tempi era quella, dell' Impero. Quei primi secondo il Ouhaido n^n rivol- gevano il loro culto che ali- Ente Supremo^ signore, e principe di tutte le cose che onoravano .col titolo di Chang-'tif o ài supremo Imperadore, e anche eoa quello di. Tien^ . che secondo i Cinesi significa la spirito che regna in- cielo i p^r quanto . oggidì - usino : anche ' tal voce * per. significare il .cielo visibile Le opinioni tratte dal -celebre libro canonico .dei Cinesi detto 'Chu-^King ( Du* Hald. 1. e. p. 3 ) dimostrano . che a Tìen i Cinesi assegnarono -tutti* gli- attri- buti di Dio. Ed é cosa degna d'osservazione il . rammentarsi che Fiatone deri- va la voce ^•9^ del verbo ru ^ny che tanto somiglia al Tien dei Cinesi ( PLaL in Cratil. ). Nemmeno curiosa è che i Cinesi appellano - 7ì-/<m il tempio delk terra ( Ambas. deMàcart. t. III. p. 177 ) e gli' antichi Greci appellarono- la -terM T/3-f«i e perciò TVfo/ii.si appellarono i figli di essa. TaH- analogie comprovano uat^ primitiva religione, una primitiva favella, e corrompimento dell'una e dell'altra in tutte ìù. contrade ( Voss. de Idol. Lib. III. e. 2 y^ Da aicimi . secoli il render culto a Tien è rìserhato soltanto all'Ihfiperadore, che considerano i Cinesi come il sommo Sacerdote (Semcd.p.127). Ed^if tempio che è a Tìeir dedicato ènei recinto del palazzo; ne parlai Miagaillans e dice che si appeHà Pe^teu e credevalo-- dedicato alle stelle polari . Non ewi hertempio simulacro veruno > ma come dice il Polo un solo cartello ove léggesiV Àlld Spirito e al dio Pe^ieu » (Nouvel. Relat. p. 547^ Si fa menzione, di . questo tempio come del più- magnifico della Cina nella rela* zione dèlP ambasciata Macarteney. E nella città Cinese^ fecondo StaunUm si appella 77è/i-ra/i, o 1* eminenza dei cielo,, e in -cpiesto edifizio non vi si vede scolto che il sola carattere Tien ( t. ITI. p. 177 ) ^ Ciò conferma l'asserzione del Tùló che il Dio celeste non è rappresentato -da- simulacri^ jma rammentato alla

memoria' degli ' uomini rol solo nome-.

384 Turriholo* dM* incenso, Stauntoa ( A'fnbassad^ deMacart. t. ÌV. p. 5i ) il disegna del vaso, nel quale i Cinesi ardono l'incenso^» £i dice che i sacrifizi di quadrupedi, di pollerìa / d'olio, di sale,, di .farina* e d'incenso, di cui sif^s menzione nel le^itico^ sono noti, e pnaticati:. nella Cina ( ibld* p. 49)*'-

3B5. Nati^aii' Di quest'idolo parlò di, ^sopra.' ( Ltb. L c< 46 tiot. a ). Se- condo il Pallai- il ^> Dìo. dei cìele^i Manciusi io eippelìano, Abscho^ i MCigolli 71r* ^eru che aìgnifioa e ^Giek>^ e Dio* del.xielov £i.:4ie vide .un simulacro . rappre- sentato a- capo nudo con aureola e bacba^.tenenteuaa spada in man» sguai- iiiata colla diritta, e colla sinistra in atto di benedire. Eranvi dipinti daegar* sd«ncelli,> dall'altra lato una fanciulla .ed .un vecchio ( voy. t. Y* p.oSo ). Il Gioroab

cose ^efreae , dbe naseoiio sopra tutta la terra . £ li fanno una moglie , e figlinoli , e l'adoraDO nell' istesso modo col turribólp., e sbattendo i denti , e alzando le mani ^ e a questo li doniandan- dano temperie dell' aere., e irutti della terra , figliuoli ^ e simil cose. Deu anima la tengono immortale ^^ in questo modo^che subito morto l'uomo Tentri in un altro corpo,, e secondo che in vita s'ha portato bene , o male , di bene in meglio^ e di male in peggio procedano .- cioè se sarà pover'uomo, e s'abbi portato be* ne , e modestamente in vita , rinascerà dopo mono del venule d' una gentil donna , e sarà gentil'.uomo^ e poi-del ventre d'una si- gnora, e sarà signore, e cosi sempre ascendendo finché sarà as- sunto in Dio. Ma se s'^averà portato male ^ essendo figliuol d'un gentil' uomo rinascerà figliuolo d'un rustico , e d' un rustico in un cane , descendendo sempre a vita più vile. Hanno costoro ^^^ un parlar ornato; salutano onestamente col volto allegro, e giocondo; portansi nobilmente, e con gran mondezza mangiano. Alpadre e alla

iW>-i«

ÌDtìlòla\o Nom^elies Annahs des Vojages publiées par MM. Eyries e MaUn Brun (Paris t. IL 1819 p. 177 ) un ottima notizia relativa al nome dato a questo idolo di Naiigci. Ivi si dice che in Calmucco il padre si appella Atschigai e che ì Buriaii lo appellano leizegue. Sembra aduqgue ad esempio di tante altre genti antiche e moderne che quelle genti dessero a questo^loro nume il titolo di padre. Infatti tale è la somiglianza fra Naiigai, e Atschigai che la prima v«ce sembra una corruzione, o varia inflessione della seconda.

586« Deir anima la tengono immortale. Il Du-haldo riporta il dialogo -d'un filosofo Cinese detto Tchin che si finge che discuta le opinioni de' Lao-tse e di /^ L* ultimo secondo esso fu V inventore dell* opinione della trasmutazio- ne deU* anime d' uno in altro corpo , e secondo esso r impostore visse iu eti che corrisponde al V. secolo innanzi G. C. Il filosofo per dimostrare quan- to perniciose siano le opinioni di questa setta narra alcune particoUrità inte- ressanti. £ fra queste che un lil)ertinoy che tende aguati a donzella di quella setta, le dice : non ti rammenti che innanzi di rinascere m* eri promessa in is- posa: la tua improvvisa morte mi privò dei diritti di cui voglio entrare al possesso t questi antichi legami danno motivo all'inclinazione reciproca, che favoreggia l'incontro attuale ( Du-JIald. t. III. p. 52 ) .

387. Hanno costoro. Qui si ravvisa che per seguaci di questo culto inten- de i Caiaini o Cinasi^ presso di cui era difiuso il culto di Fo^ e di cui ram-. menta le costumanze urbane e gentilL » Le troisieme priuoipe que leur morale » a etahli, e' est qu' il importe infiniment d' entretenir parmi les peuples, la » civìUté, la modestie, et un certain air de politesse, qui soit capable d' in- » spirer la douceur. Cest par U disent-ils que les hommes se distinguent des f bètéft , et les Chinois des autres hommes ir ( le Comte t. II. p. 45 )

\

madre ^^ portano gran tìvérenza. E se sitró^a^'éfealòan^KKok»^ feccia qdalche' dispiacere a quelli, ovvero nnfn' li so^enga nelle lora necessità, v'è ùù òfilcio pubblicò ^*, che nott ha ;ahrò ^africa, se non di punir sevéiratnémé li figliuoli iùgratr, quàfisiéappitiò alver coni* mes^o alcun allo d^iugraiitudine' versoi di qiiélW. Li maifeifciri di di- versi delitti, che venghìtio^ {yresfi, e pósti in priglotìe, sona spaccia- ti ^^: coxhé viene il tempo determinato dal Gratti Cdn, eh' è ogni tre anni, di rilasciar i prigionieri, àììovd fescófia, tìià gli ^iéné fatto ao segno so^ra una masdelf a , àccìóctihè siano tonOscuti. VietJ> questo présente Gran Cari rtìtti i giùòfcht ^' , e bdrattarie , che appressa di costoro à'a^ano più che* ìà àiòtm hiùgd del mondo-, e per levarli da duelli li diceva. Io v'ho acquistati con l'armi in mano , e tutto quello che possedete è mio , e se giocate , voi giocate del mio . Non però per questo li toglieva cosa alcuna. Non voglio restar di dir r ordine e modo come si portano le genti, e baroni del Graa

388. jil padre e alla madre . La venirazioxie pei genitori è uno dei prv*> ziosi avanzi, tuttora esistenti in Cina delle costumanze patriarcali. » Le premier » principe de morale regarde les famiQes particuliéres , et recomande aux » cnfants un anlonr, une complaiditnce , un respect pour lespéres,. que m le» » niauvais traitéments, di l'ftge avancéej ni le rang sii^erìeur, qu' on pourroit » avoir acquis ne puissént jamais alterer. On ne sauroit eroine jusque à quelle » perfecUòn on a porte ce premier s^itiment de la nature » ( Le Comte ibid. p. 35 ) . .

38^. Officio pubblico. Qui si ravvisa che parla del ter^o- triboiialfi dei riti detto Li-pu y la cui giurisdizione descrive il* Magaillans ( Nouv. ReL p. 202).

5go. Sóhà spacciati. (Questo passo della Lezione Ramusiana intrigò il Mar- sdéii è lo crede muUlato ( NoL 73 1). Qui si uda la voce Spacciare per porre ih libcHày significato assegnato alla voce anche dal vocabolario deUa Gmsca. Qui rntende il Fola di dichiarare, che allorché viene il tempo d'un indulto 9 accordato ddle leggi , coloro che non erano giudicati nell' intervallo ^ erano lanciati in libeità. :^ É antica costumanza ,( dice Magaillans ) che perla nascita. » e matrimonio d'un principe, e ih àltì*e ricorrenze di pubblica gioja. ....... .si-

» liberino tutti i prigionieri eccettuati quelli ^ che sono colpevoli di alcuni delitti* ^ riservati » ( ibid. p. iog ).

391. Tutti i guochi. Estremò é W trasporto dei Cinesi pel giuoco, anthe oggidì: 3> le jeu » ( dice il padre le Comte t. II. p. 80 ) » est egalenient defèn- du au peuple y et aux mandarins . Cela n* empeche pas qu' on ne joue , et 9 qu' òn ne perde souvcnt tout son bien ^ sa maison , Ae$ enfans , sa fenìme » mème y qu! on ihet qdelqae fbis sur une carte.: car il n'est point d'excès ou p la passion die gagner, et dte s'enrichirne port^ un Ghinois. * Ammirahiie fti perciò la saviezza di Cablai Càn di proibire i giuochi , non imitata dai Tar- tiui posteriori o Manàiusiy che sctondo il prelodàtó Missioàario dierono i»- .|>i ' - ao a un tanto disordine..

ali

Can y qaanda vanna a Tui . Primamente appresso il luogo dove sarà il Gran Gan , per mezzo miglio per riverenza di sua eccel- lenza, stanno le genti umili, pacifK^he , e quiete^ ch'alcun suono* 0 rumore , voce d' alcuno che gridi , o parli altamente non s'ode. E ciascun barone, o nobile, porta continuamente un va-» iello piccolo ^^ e bello, nel qual sputa mentre ch'egli é in sa* la , perchè ninno averebbe ardire di sputar sopra la sala , e co- me ha sputato lo cuopre , e salva. Hanno similmente alcuni belli bolzachini di cuojo bianco, quali portano seco, e giunti alla cor- te se vorranno entrar' in sala , che '1 Signor li domandi , si cal- zano questi bolzachini bianchi , e danno gli altri alli servitori , e cpiesto per non imbrattar li belli e artificiosi tappeti di seta , t d' oro , e d' altri colori ,,

Sga. Fasetlo piccolo . O^tserva Marsden essere 1' uso di tal! sputacchiere comune nell* Oriente > sopratutto per coloro che masticano la foglia di Betel tNoL 755).

I

DICHIARAZIONE ALLA PARTE SECONDA DEL LIBRO SECONDO^.

r

BELLA LINGUA CINES&'*

òe la nazione Cinese fu preservata dal ctirfompere colle straniere le proprie costumante^ se ha indole, legislazione y ma^ niere totalmente diverse da quelle dei popoli a lei confinanti, non dubito d' affermare ciò essere awenuto in virtù della sua fo^^ella^y e' scrittura ^- E Vuna e* V altra sono di natura totalmente diversa da quelle in uso Oggidì presso" tutti i popoli delVUnivèrsch; se si eccettui la CoCcincirtU, il Tunkino, il" Giappone^ che usano scrittura Cinese . Non è scevra (/itesta j lajavella di notevoli imperfezioni, ni la minore fra queste è di non potersi esprimere scuopr imeni i stranieri, ù'nominare nuove' cose ^ nuos^e ' personei Imperocché non es^^ sendo una scrittura alfabetica^ ma geroglifica, per esprimere cose nuove Ja d" uopo'^ inventate nuovi segni, che al piìi pos- sono accreditarsi e mettersi in uso^rai letterati j ma mala^ gevolmenté diffondersi nel resto della mtziane .^ La scienza dei segni, o caratteri con ' cui si rappresentano tutii gli og' getti sensibili o nntèllettnaliy necessità molta lettura e molto sapere, perciò nella Cina , come mei secoli di mezzo appo noi<j colui che sa 'leggere appellasi Letterato

Ciascun ravvisa che la necessità d* inventare nuòvi ca^ ratteriper esprimere cose nuove vincolu la diffusione d^ogni straniera opinione. Infatti narrano t Missionarj che non sa^ pendo come spiegare ai Cinesi^ i Misteri snntissinìi della Cristiana Religione furono obbligati' di creare nUovt segni e di convenire coir Cinesi intorno al significato"^ e volare^ dei nuovi termini da loro inventati (^ Lettre Edificant. t.XXIJ^. p. 96^^. Questa nazione simantiene pur anco isolata dalle ai tre per l' atta ^ opinione che' ha di se. Come i Greci e i Ro- mani altra sH>ltà\ i Cinesi reputano barbara ogni altra nor ' zione .

Non sarà discaro al comune dei leggitori che io dia' smnmaria contezza dell'indole della favella e della scrittura^

2^4

Cinese^ di cui si estese la cognizione in Europa per opera delle Missioni^ pei lavori ordinati dalla Congregazione di Propaganda y del Collegio Cinese da essa fondato in Na- poli» Né con minore efficacia promosse gli studi delle cose Cinesi il Goi^erno Francese. Le Missioni straniere furono non meno utili al Cristianesimo che atte lettere. Le relazioni^ le indagini dei Missionarj invaghirono e agevolarono il mo- do d^ istruirsi delle cose di quelle genti y lo studio delle quali crebbe al sommo in reputazione nel secolo caduto , al quale uopo fu ravvisato utilissimo V appararne la fascia . Perciò fu commesso al Fourmont nel l'jiS di fare incidere i ca- ratteri Cinesi per procedere alla pubblicazione di un Di- zionario. Nel 174^ erano stati incisi lao^ooo caratteri^ ma la morte di quel celebre letterato sospese l'esecuzione di que- sto nobile disegno^ ed m solo d'una Granimatica di iqueUa favella arricciti la Repubblica delle lettere. Due illustri al- lievi fece in Francia il Fourmont j il Deguignes celebre per la Storia degli Unniy il De Hauterayes editore della Storia Generale della Ci fia ytraslatata dal suo originale in fran- cese dal P. Mailla,

Ma giovi il ripeterlo non avrebbero gli europei in que^ gli studi progredito senza un Martini^ un Gaubily un Maillaj un Amiot y ad altri celebri Missionarj y i quali tanto s^ in- ternarono nella letturatura Cinese y che .alcuni di essi furono capaci y coinè il P. Matteo Ricci y ed il P. Jjuigi JHuglio^ di scrivere opere Cinesi che formano V ammirazione dei lei" terati di quelle genti ( Magaill. Nouv. Rei. p* ^ J Solo nel 1 8 1 3 fu pubblicato in Parigi il Dizionario Cinese per opera del Sig. Guignes y fgUo del teste rammentato che dimorò lungamente in Cina come residente di Fran^ eia Ma il dotto letterato confessa con lodevole candore che ad un tanto lavoro gli agevolò la via il gran Dizionario Cinese del PJSasiliQy che nella spoliazione della praticona fu trasportato nella Parigina.

La lingua Cinese è di una remotissima antichitày age\H>- le a ^ravvisake dalla semplicità degli elemerUi che la compone gono . J^i "Come pressò ogni altra- nazione uno dei tanti dia- letti che erano in uso in quel vasto Impero primeggiò sugli altri y e divenne la lingua colta che usano la corte y i magistruti^ i letterati. Ottenne l' avventurosa predilezione quello della

2a5

Cotte j allorché abitava la provincia di Kiaog-nàn : ed è per- ciò che is^i e nelle adiacenti pros^incie meglio cìie ìielle altre più remote tuttora si parla (^Du Hald. t. IL p. 3^4 ). Le s^oci radicali che compongono quella loquela sono circa 33o cui die la t aiuola il Pud. Le Comte (f. /. p. 298). Ma queste voci si moltiplicano coi tuoni . Quattro sono secondo il D. Montucci y che a gloria della Toscana, ove ebbe cu-- na, è uno dei più dotti europei nella loquela , scrittura e letteratura Cinese (^Remar. Philolog^ sur le Voy. en CJUn. de M. De Guign. BeroL 1 809 />. 1 36 ) . Ma gli altri scrittori che trattarono dell' argomento, ne numerano cinque^ Secondo il P. Le Comte i^t.Lp. 299 )> sono i seguenti, i.^ Il naturale senza alzare o abbassare la voce: tl^ alzando la voce: 3.^ acu- tissimo : 4-* quello che daW acutissimo passa ad un tuonò grave : 5.^ quello che dall'anzidetto passa ad un tuono anche pili grave o di basso. Il De Guigties nella prefazione al Di' zhnario ne ragiona in modo assai pia malagevole a voltarlo nella nostra /avella. Jppella il primo tuono spianato e chia- ro: il 2/* spianato e basso : il 3.^ acuto in principio e basso in Jine : il 4.® che ottiensi con strascico di suono basso in principio e acuto in fine : il 5.^ ristretto e accelerato Da ciò che dicono gli anzidetti viaggiatori reputo che ciascu-' no ravviserà che V ax:centuazione dei tuoni Cinesi suonò diversamente alF orecchie di que^due scrittori. Ne d'accordo con essi è il Magaillans intorno al dichiarare i tuonL Ed è * evielente che qualunque descrizione che di quelli si faccia, non può aversene adeguata idea se non se dalla viva voce d'alcuno che favellai Cinese. Il Missionario teste citato un esempio dello svariamento che alla significazione della voce danno i tuo-* ni . Za voce Po ha i seguenti diversi significhiti in virtù dei tuoni: vetrc», Ix^iire, vagliare, liberale, preparare. Questi medesimi tuoni aspirati danno alia voce altri cinque significati ( Nous^. Relat. p. 91). Non è malagevole ad un Italiano il compren- dere che la varietà di pronunzia scambia il significato alla voce^ avendone nella propriafoivella non pochi esempj . La vo- ce ttéfeszo colt è stretta significa mauxro^ e coir è larga metà . Coi tuoni i Cinesi moltiplicarono le voci, talché le semplici e monosillabe divennero i665 secondo il Le Comte, i44^^ o iS^S secondo altri (^De Guig. L e), e queste si dupli- carono in virtù, delle avvertite aspirazioni . Suppliscono

^9

2%&

inoltre i Cinesi alla povertà de s^ocdboli calle i^oci composte. A cagion d^ esempio Mo-qua signijica cotogna > Mo4LÌe uno zoc^ colo, Molao una steccata. £ ite svariano anoora il sigmficato Colt rasparne le voci.

Quantunque pretenda il Magaillans che pi^ agevole sia il Cinese del Greco ^ e del Latino j a tal opinione malagevole mente è da annuire^ se ricettasi che il digerente significato di tanti vocaboli è costituito da delicate infiessioni di voci j e Qhe a ciò si richiede non solo pronta memoria^ ma una séjfui- sitesiza d* orecchio per valutarne le gradazioni j e una pie^ ghevolezza negli organi della parola per esprimerli. Sappia^ mo per esperienza i>he a straniero che appari V Italiano è di non lieve intoppo alla rettn pronunzia il distinguere se lunghe o brevi delAamo esiere le vocali j come neUe voci cre- dere e temere^ o larghe o strette come in queste organo, ozio.

La Grammatica Cinese è di una grande semplicità e qual si conviene a Jkvella monosillaba Una stessa voce si usuj come sustantivo, come adtettivo,\ come verbo, secando il posto che occupa nella dizione . Ne allega il seguente esem^ pio il Duhaldoi Hao-gia signi^a buon uomo , perchè sempre t adi et t ivo precede il sustantivo , Gia-ti^hac significa bontà delV uemo . In questa Javella il numero dei più distinguesi con una proposizióne. Non v^ è altro segnacaso che la voce ti pel genitivo ;^ tre soli pronomi, io^.tu, egli, che in * possessi^ si cambiano con una particella ; il relativo e in- declinabile come il che degt Italiani : altre particelle esprit mono il comparativo ed il superlativa. I verbi non hanno che tre tempi , il presente , il passato, il futuro, distinti da una proposizione: i pronomi segnano le persone del Ver- ba, una proposizione il plurale \^Du Mala. t. IL p. l'io J.

Malgrado la ristrettezza delle voci e la semplicità della Grammatica Cinese min* eredasi eh' essa sia destituta di vi- gore, e di eloquenza.. Egli è vero che questa non consiste appo lóro in un eerto ordinamento di voci armoniche , ma i Cinesi giungono alF eloquenza per vivacità d" espressioni^ per metafore nobili, (^di che abbonda una lingua d^ordinario non ricca }per comparazioni ardite e brevi,, per molte sentenza e citazioni tratte dai loro antichi scrittori, che sono appo loro di grande autorità, che dicono molto in poche parole, ed ii torà stile è vibrcUo^ misterioso^ di difficile comprendimento a

perciò $i soUem dalla wlgar^ hqtsela {le Cernie 1 1 p. 3o3). Semplici quanto la favella fwùn^ dapprimo t loro, caratteri. Secondo uno scrittore Cinese citato da Gulielmo Jones {Reoker. Asiat. t. IL p. a4r ). « 4ntichissiiiMmenfe. ràppresentnimno w i caratteri Cinesi i contorni degli oggetti visibili terreetri^ « e celesti^ ma questi segni non potendo haetare per h cose « puramente intettettis^ ^ i grammatici insegnarono di r^ « presentare le operazioni aelV amn^è, con m^tdff orici eari^ « teri^ cairoti dagli oggetti naturali. jGosl le idee di seabposiìlA « o di rotondità le rappresentar0m> ali" occhia coi segni. iT ^ una montagna^ del aieioj d'unjfiimfi dellatef^m. U imù^ « gine del sole, della luna , delle stelle pariameate combinate , « rappresentavano Jl liscio j. il chiaro s ciò cheècm^igueàto « con arte, o delicatamente tessuto: fu dipintolo spatio\ ^,fu espresso il crescere e il moltiplicare, e i^arie altre ope^ « razioni con caratteri preii dal Jirmamento .; o dai ve gè* « tubili. Con quelli di vari insetti^ uccelli^ pesci ^ e qua- « drupedi indicate furono le diverse maniere di muòversi y ^ t agilità, la lentezza, tii^ngardia, ràfi^ità. Cosi il « pennello ritrasse le passioni e gli affetti, evjffrialla vwttr « idee che non cadono sotto i sensi : funmo inventate pro^ « gressivamente nuove combinazioni , furono aggiunte nuch « ve espressioni, i caratteri insensibilmente slontanaronsi dal^ « la forma loro primitiva, e la lingua Cif^se acquistò non « solo chiarezza, e straordinaria energia, ma giunte alt apice « di ricchezza e d\elòquenza «^ ., .

Dichiara mirabilmeMe ciò che dice il Cinese scrittore um esempio tratto da Magaillans. Il carattere «io significa Albero^ ripetuto bosco^ triplicato foresta . // carattere cha che imol dire pilastro, unito al menzionato carattere mo sighi^a colonna maestra , perche i detti pilastri sono t^pp^gio principale dell' architettura Cinese nella costruzione della casa^ Edec^ co una metcfora esibita da quei caratteri emblematici non dissimile a quella che offre in Italiano V espressione di viit

albero condotta

Seconda il Robertson ( Star, à'Amerie, Uh, VII. ) /' Hifì%a^ no ingegno giunse, alla scrittura alfàbettca passando dalle invenzioni semplici alle piit composte .. Primiera Écrittwaju a Sito avviso la rozga dipìntuta de^U oggetti sensibili. IH

^

li progredirono gli uomini ni geroglìfico , da questo al simr holo allegorico j indi alt arbitrario e convenuto carattere , .per ultimo alV alfabetico . Secondo le Storie Cinesi la cosa non procede in detta guisa. U Impéradore Sui ragunati i Cinesi e date loro non poche istruzioni di civiltà yper suppli- re alla scrittura insegnò loro di valersi di funicelle con no- 4Ìi. ti numero di essi, le distanze variavano il significato <li tjfuell^agàvòle meccanismo. Questo ingegnoso ritrovamento Àà una perfetta analogia coi così detti Quipu dei Peruviani che furono minutamente descritti da Garcilasso de la Vega (jBfist. de% Incus Lio. Ì^I. Cap. Vllt. ) Fui successore di Sui i/i- jventò ìlHxìaL ossianoi segni trilinèarij composti di linee sempti* £i orizzontali variamente interrotta jChe comhirtate fra loro a tre per tre diedero 64 combinazioni, iresti Kua semplici, -e composti supplivano ad una grossolana scrittura (Hist. Gen. ile la Chin. L L p. t^e 7 J . Dai Kua passarono i Cinesi ad una grossolana dipintura degli oggetti, indi alla scrittura simbolica. Cosi la figura delV uccello rappresentò da primo V uccello e simbolicamente la velocità. Qùelln del cuore , non §olo il cuore nui V afflizione ^ e la* collera aggiuntavi la fi- gura esprimente ano schiavo . Il segno della bocca , e if nello del cane significò V abbajare . finalmente giunsero i Cinesi -alla convenzionata ed arbitraria scrittura. Essa ebbe varie modifcazioni e ingrandimenti , di cui favellano i loro Annu- ii . Sotto Eukiiy-boang-ty , o tio6 anni innanzi r E. C. furo- no riformati i caratteri, e furono appaiati CWay - choii , che per essere di fàcile delineamento ebbero corso in tutto t Im- pero ( Deguign. Pref. au Diction. p. X.LIIL ). Sotto gli Han posteriori che regnarono dall' Jn. 24 al 264 di G. C. ebberc nuovo perfezionamento detti caratteri e fu data lom la for- ma che conservano tuttora , e questi caratteri si appellano Hing-chou. I caratteri più. volte permutarono di forma. U Im- péradore mfinAotì^, fece stampare il suo poema contenente Velogio della città di M oukden in trentadue diversi caratterL Ma i Cinesi non distinguono che cinque capitali maniere di scrittura . É cosa degna d! osservazione che se i Peruviani si gioyai^ùno d'un ritrovato simile a quello dei Cinesi de^ tempi di Sui, I Messicani j come l'osserva il Clavigero, erano giunti al ge- nere di striti ara di cui qui f assi menzione all'epoca dello scuo- primento del Nuovo Mondo ( Stor. del Mess. t. IF. p. 227 ).

Ciò rende molto verisimile r opinione di coloro che d^ erigi- ne cinese crederono gli abitmóri dell* america , lo che sem- bra aver tanto maggior Jondeunento se si rifletta^ che i Mes^ sicani usavano un Ciclo per computare gli anni, descritto dal viaggiatore Gemelli Carreri (Giro del mondo. PartnVLp.'ò^\ non dissimile- dal cinese, quantunque sessagenario sia que- sto , e di soli cinquantadue anni quello dei Messicani .

La scrittura cinese è composta di sei tratteggiamenti ele^ mentariy i quali variamente aggruppati o congiunti compone gono i loro complicatissimi caratteri {DuUatd. t, IL ;c^.aa4)* iresti tratteggiamenti , dice un missionario^ differentemen-^ te posti gli uni accanto agli altri , e variamente congiunti, assortiti, divisi , aggruppati , ora seguendosi, ora /uggendo-' si , alcuna volta intrecciandosi j talvolta appiccandosi gli uni agli altri, talora facendo mostra di schifare di toccarsi^ sempre proporzionandosi nello spazio loro assegnato ( che è un quadrato di una stessa dimensione per ogni alfabeto J in modo assai naturale, sono hastevoli a avariare ottantamila caratteri ( Mem. sur les Chin. t, IX. p. 'òiò). Il D. Montucci dice che i tratteggiamenti elementari colle loro diverse mo- dificazioni sono venti. L" arte d* unire insieme i monosillabi e di formare i segni composti per esprimere le idee è indus-^ triosa e difficile . Sonovi caratteri che significano due o tre parole. Variano gli scrittori intorno alle quantità di detti caratteri, secondo il Montucci quelli del Dizionario Cinese detto Yo*piea che il Duludclo appella Hai - piea sono So, i ^9 moderni, e 209,770 antiquati (^ Remar. PhiloLp/ò^n.). Se^ condo il Guignes {^Praef. au Dici. ) alcuni asseriscono che i caratteri ammontano a pressoché ottantamila, ma i dizio- narj comuni non ne comprendono che otto in diecimila. Ai tempi però dell' Imperadore Ghin-tsong^ il dotto Sema-Ruang gli presentò un Dizionario composto di 53, i65 caratteri, ma fra questi 2 1 ^ 1 46 erano i doppi , e potevano evidentemente essere risecati. La cognizione di 1 0^000 caratteri anche a senso dei Cinesi basta per essere un letterato distinto. Se- condo il P. Premare conosciuti cinque o sei mila caratteri non vi è libro di difficile intelligenza. Il Dizionario del Sig. Gwgnes comprende circa 1 ^,000 caratteri ^ quello del P. Basilio lOjOoo.

/ sei tratteggiamenti elementari e i dugento otto carat-

3o

33o

teri primitis^i compongono le cento quattordici chiasmi che cor* rispondono a sillabe alfabetiche . Sotto le dette chiami som classati tutti i caratteri Cinesi. L^ ordine delle chém^i co- mincia dalle pili semplici e passa poscia alle piìi com- poste. S* incomincia da quelle di un solo segno ^ e si pros^ue sino a quelle di 1 7 tratteggiamenti che sono le più, compli- cate (De Guign. Le. p.XXXXVIL). Sonosi poi moltiplicati i caratteri in quello smodato numero^ aggiungendo alle chiwi ^uos^i tratteggiamenti y ne comprendono alcuni fino a 89 quantunque siano rari ; i più non oltrepassano i dodici : apparate a discerner le chiasmi contansi i tratteggiamenti ag- giunti y e secondo il progressivo numero sono nei dizionarj ordinate. Non tralascia di rilevare un notevole difetto il Montucci in questa distribuzione di caratteri (^p. 1 26 ) ^ che s^ ingenera dalla dijficoltà di rinvenire la chiave di alcuni caratteri complicati: ma tale complicazione o confusione por- tesi nella Lingua Cinese da un altro principio j cioè dalt es- sere le chiavi figure radicali d^ oggetti generali sensibili 0 figurati^ quali sono montagna, albero, uomo^ donna, cavallo, ed è perciò che sotto quella tal chiave va cercato tuttociò che spetta a quelle tali cose. Giova a esplicarlo il seguente esempio Il carattere che significa maritarsi è composto dei due caratteri cìù prendere y e niu donna ^ talcliè office all'oc- chio r idea di prender donna o maritarsi (Magail. p. 86). // D. JlIontu£ci fibid. p. 3c)J ingegnosamente considera i trat- teggianienti che vanno aggiunti alle chiavi come le lettere della Jas^lla Cinese y e le chiavi come le sillabe, e riflette che se nelle scritture alfabetiche Europee , invece^ di scrivere le parole composte di molte lettere orizzontali, si aggiustasse- A'o dentro un quadrato come lo praticano i Cinesi, molto pia malagevole a leggere sarebbe un alfabeto Europeo del loro , per non avere le nostre lettere la semplicità dei tratteggia- menti cinesi. Ma io opino che a colui die legge mentalmen- te le scritture alfabetiche, ossia senza spiccare suono, a colui io dico, le parole scritte sono segni simbolici. Mentre le vo- ci scritte dipingono tanto rapidamente all' animo le idee, che a ninno è dato di scorgere ne la quantità delle lettere di cui si impongono, il valore di esse-. Che se alcuno leg- ge ad alta voce, anco in tal caso tanto rapidamente ne pen- eepisce il suono,, che non Ita agio di considerare il nit--

^3i

mero delle lettere ^ ne la qualità di esse: e al leggitore oc- corre di soffermarsi j nel caso solo eh' ei s' imbatta in s^o- cabolo a lui poco noto o sconosciuto . £ questi due modi di leggere o coli* occhio ^ o spiccando i suoni dimostrano es- senti due modi altresì distinti di comunicare all'animo le idee per mezzo della scrittura^ o col ministero deWocclUo, o con quello dell* orecchio j e die quei sensi sono serici am- bedue d*un ente intellettuale^ e che fra esso e i sensi, ewi quel- le differenza che si ravs^isajra la macchina che adopera (! ar- tefice e V intelletto che la dirige.

Dal detto sin qui risulta che i caratteri Cinesi come veri geroglifici dipingono ali* animo gli oggetti anche senza la mediazione della parola. Ed in fatti i Tonchinesi j quei della Coccincina e del Giappone leggono e comprendono quei caratteri quantunque scrivano diversamente nella loro loque- la ( Du Hcdd. L e. ), come appunto avviene delle note musica- li appo noi . Perciò dall* usare artificiosamente di quei ca- ratteri, ne deriva bellezza e ingegnosa composizione , che In due modi può rapir fan-imo ; e per le imagini che reca air. occhio y e doli* impressione dei suoni che a lui giungo^ no per V orecchio. Sono adunque quei caratteri vere dipin- ture che con segni sensibili possono solleticare V imaginazio- ne. E fra scrittore, e scrittore presso quelle genti dee esser- vi quella differenza medesima che veggiamo fra egregio o mediocre dipintore fra noi. Che se il primo dipinga il sa- crificio d* Isacco sa tutti gli affetti destare in noi, mentre se V altro pure il dipinga, nulla piìi gli è conceduto di fare che di rammemorare nudamente e sconciamente quel fatto .

Ma a ciascuno dee affacciarsi f obietto come i Cinesi stessi possano indovinare il suono dei loro caratteri , come possano con i medesimi esprimere tutti i casati . E quanto a questa ultima difficoltà è da sapere che vi appose agevol ri- paro la legge, mentre quella numerosissima gente usa appena wnille casati , per essere loro proibito di assumergli diversa da nomi approvati. Quanto al primo objetto coinè possano rinvenire i Cinesi il suono di caratteri sconosciuti è di sapere che essi ne cercano il significato nei loro dizionarj ove sono sottoposti a questi ignoti caratteri , altri caratteri semplici ed ovvj che ne esprimono il suono , lo che ad essi non è malagevole per essere le loro voci radicali monosilla-

232

be y e in piccai numero : che se sn occorra un troncamento di una delle due s?oci come fa appunto Velisione tra nai^ s^ien indicato da un carattere che lo esprime « Manno poi i Cinesi i^cabolari che contengono i tuoni, co' quali coloro che conoscono la voce j possono rintracciarne il corrispondente carattere .

Dal sin qui detto agei^olmente compreiuiesi quanto ìna^ lagevole sia V apparare la /avella Cinese , e maggiormente lo scriverla . Crediamo dar termine al presente ragionamento con alcune osservazioni relative a far comprendere quanto difficile sia V illustrare la parte geogn^ca del Milione che concerne la Cina , quella appunto che è compresa helàt seconda parte del Libro Secondo .

La Geogra/Sa di quel vasto Impero è grandemente asctt- rata dal vario modo usato dagli Europei nello scrivere nei loro alfabeti i nomi Cinesi . ^ cagion d* esempio il Portu^ ghese Màgaillans scrive Xaii-«i^ e Xan-tum (^ !i3 ) due pro^ vincie Cinesi y che veggonsi scritte nella carta dell'Inglese Ar^ rowsmith Shan-jsee e Sbantang^ did Francese Anville Shca^^i, e Shan-ton^ dalV Italiano Carletti Sdanw^ Sctamoa ( P^iag. t. IL p. 1 33 ) . In tanta discrepanza nel modo di scrivere i nomi geogra/ki della Cina^ abbiam creduto seguitare V ortografia del celebre Anville come la pui generalmente diffusa. Ma ad istruzione dei lettori dobbiamo premettere le seguenti av- vertenze, jiiloìvhè s^ incontrano unite le due lettere Sh co- me nelle voci Shan e Shen queste due lettere suonano in Ita^ liano Sci e perciò debbono leggersi Scian^ e Scien ; anche il eh delle, voci Cinesi è come se Josse seguito dall% perciò le sUr labe cha^ e ckea vamw lette dskjé ciu. Si avverte che in tutte le voci geografiche abbiamo soppresso il dittongo francese ou die esprime, coìne ognun sa, V a vocale degli Italiani , e lo distingue in quella fasulla daifxx celtico detto da noi Frai^ cese^ e che ha il $uo¥U> presso a poco di un u preceduto dalti come nella parola Italiana già ^ e ciò perchè la nostra fa^ velia manca di un coiai special suono dell' n . Avverte il Guignes (Introd. au Dict. Chin. p, XIF^.J. C/se le lettere ts che occorre d^ incontrare a principio di alcune voci Cinesi come nei monosillabi Isa ^ tsui , tsonij, fLe Comte p. ^^) es* primono il suono della z e cosi abbono leggersi su , zui , Bum JEd è poi da aggiungere alcune altre avvertenze trat-

233

te du Yìeàfàm {Mdit. à la Bibliotk Orient. d' Herbel p. 3 - al nostro dwisamento opportune, i.^ L'h dee essere pronuny ziata aspra , soprattutto in principio delle i^oci ^ e perciò il Polo scrisse Gaa in, s^ce di ìSoiSi. a\^ La n finale ^dee pro- nunziarsi come se fosse doppia a cagion d' esémpio la ifoce Tkiea come se scritta fosse Tiena. 3.'' La fa finale come se fosse un n: e perciò se alcuni scrisHmo 'Pe4Lìm dee pronun- ziarsi Pe<4ià^ e il yisdelou scrisse iLei-pim-fu^ ma dee pronun^ ziarsi Kei-pin-fii. 4-^ Il IL se precede l*i ha un suono dolce j aspro se precede le altre vocaU, ed è da considerarlo per noi come il eh dinanzi alt e, e come un e dinanzi alle altre {fo- cali. 5.^ /Cinesi hanno due suoni ignoti nelle fwelle europee. R yisdelou credè esprimere il primo suono scris^endo Cui che corrisponde al suono Italiano Chìvì : il ^secondo lo indicò colle lettere gh che non hanno suona esprimibile nel nostro alfa- èetOi &^ Uy in principio delle voci suona come V i, 7.* La s dee pronunziarsi aspra e come se fosse doppia^ ma non mai come la z . 8.® // C innanzi il co il di «srve per dichiara- re che aueste lettere dewno avere un suono aspro ^ come nella voce iCDea che significa città di secondo ordine e che si vedrà usata sovente . U Italiano Carletti invece di tcheu scrisse zia ( f^iag. t, lì. p. liò) ed il Polo pronunziava zui ma scrisse gai perché il g suona come la z nel dialetto Ve- neto in principio delle voci^ perciò i Veneziani dicono Zorzeila e non Giorgelto, Zannetto e non Giovannetlo. // Polo poi pro- nunziò zia in vece di zui per aver seguita in ciò la difetto^ sa pronunzia dei Mogdli , quali secondo il Magaillans (j)*i) invece di zu pronunziano zi. Ed ecco esplicato^ come si ve- rifichi la savia avvertenza fatta dal Martini ^ e dal Gaubil ( Jtl. Sin. p.iìS. Hist. de Geng. p* i^]) che nei nomi geogra- fici la sillaba gui del Polo corrisponde a quella di tcbeii dei Cinesi che dee pronunziarsi zìa dagV Italiani.

A tali difficoltà che nascono dal vario modo di pro- nunziare e scrivere le voci dei Cinesi , per rettamente il- lustrare la parte geografica di questo secondo libro altre se ne aggiungono . // Polo apparò i nomi di non poche con- trade eh* ei visitò e che sono a confine del mezzodì della Cina dai Cinesi medesimi , i quali sono nelV impotenza di esprimere molti suoni delle altre favelle , perchè manca il loro alfabeto della lettera r ( VisdeL Le). Perciò alcuna-

234

nomi di nazioni scrivono in modo affatto sconosciuto ai uno straniero . A cagion d* esempio i popoli Eyghur scrivono Uei-u-cuL Altro imbarazzo reca la consuetudine di essi di appellare alcune genti in modo totalmente disperso da quello usato dagli altri popoli Asiatici y dalle f ascelle dei quali ne trassero i nomi gli Europei . Altro non lieve inciampo è il diritto che si arrogarono i sovrani di quelC impero di muta- re i nomi delle città y come si avverte nei prolegomeni al nomenclatore di tutti gli antichi e nuovi dipartimenti della Ci- nay pubblicato nella Storia Generale di quelt impero ( t. XI L p. 1 3 ) , talché alcune città non hanno oggidì i nomi che avevano ai tempi del Polo. D'altronde ciascuno che studi la storia del suo paese y s'accorge esser di non lieve discolia anche nel seno stesso della sua patria l illustrare e fatti ^ è luoghi e cose di cinque secoli remote .

Crediam per ultimo avvertire che sarebbe rèndere un gran servigio alla geograjia cinese^ se tutti i geografi e i viaggia- toriy invece di storpiare a loro guisa quelle vociy pella lusinga di renderne esattamente il suono nei loro alfabetiy adottasse ro il modo di scrivere dell' Atlante Cinese dei Missioìiarj redatto dall' Anville y non essendovi chi possa contendere con essiy in dottrina e cognizione delle cose di queW in> pero^

a35

GAP. XXVII.

Del fiume Pulisangan , e ponte sopra quello .

ir oicliè s' é ccNfXipiata di dir K govemf , e amministrazioni dellar provincia del Catajo , e della città di Cambalù , e della ma- gnificenza del Gran Can, si dirà dell'altre regioni, nelle quali Messer Marco andò ^ per Toccorrenzie dell' impero del Grarr Can. Come si parte dalla città di Cambalù, e che s'è cammi- nato diecir miglia , si truova un fiume nominato Pulisangan ^*, il qual' entra nel mare Oceano, per il quale passano molte navi cou

SgS. Stesser Marco andò. Qui come avvertimmo nella dicHiarazione proe- miale di questo secondo Libro^ incomincia relazione dei viaggi fatti dal Po* lo in servigio del Gran Can : e primieramente esso descrive quell o fatto si- no alia provincia di Carazafi come avverti nel Proemio . La lezione Pipinia- na contiene particolarità che meritano d'essere qui riferite. Il- padre Zurla che lo avverti ji ne pubblicò un frammento (Dissert. t.I. p.iSg), che crediamo dovere registrare qui, per esservi alcuna variante nella lezione dèi nostro Testo del volgarìaaamento di Fra Pipino. » Expeditis hi», quae de provincia Gathay et t civitate Cambalù» atque Magni Kaam magnificentia, ad presens curavi .descrì^ » bercj nunc ad describendas breviter regiones finitimas accedamus. Quodam 9 tempore magnus rex, me Marcum, ad remotas partes prò quodam sui Imperi » negotio destinavi t. Ego autem de civitate Cambalù iter arripiens, mensibus » quatuor in itinerìbus fui . Ideo quae in via illa eundo , et redeundo reperi » declarabo )». Ed è qui da avvertire che nel proemio disse aver in tal viaggio impiegati sei mesi ( p. i5 ) . Potrebbero conciliarsi queste due lezioni nella- supposizione che 4 mesi impiegasse nell'andare, due nel ritorno. Lo che può essere accaduto per aver fatta maggior diligenza al ritorno, spacciato dalla sua com« missione, e per aver profittato della navigazione di alcuni fiumi. Termina la descrizione di questo suo viaggio sino al Pegu, e del suo ritorno al capo quarantanovesimo di questo Libro.

394. Pulisangan. Nel Testo Parigino N.® 7X67 di cui abbiamo ricevute le rarìanti, e di cui ci varremo in processo, se le crederemo utili alla Geografia coU* indicazione ( Cod.Par. ) si legge PuUsanghin nel ( T.O. ) Pulinsanguis* (Cod* Pucc- ) Pulinzanchin. Secondo il Padre Martini detto fiume è il Lu^keu detto ancora Sagkan (Cart. du Pecheli). Magaillans (p.i5) dice essere il fiume Hoenho che é segnato nella carta particolare del Pe-tche-li dell' Anville. Ma il Lu-keu prende il nome di Uoen-ho nell' accostarsi a Pekino, ed è un confluente del Paj-^ho che si avvicina a dieci miglia di distanza da Pekino. In delta carta è segnata la strada maestra che fece il Polo, per recarsi àsX Feniche -li nel fioii^^/ per essere quella che serve tuttora. alla comunicazione di dette provincia

236

grandissime mercanzie. Sopra detto fiume é mi ponte di pie- tra ^ molto bello , e forse in tutt' il mondo non ve n* è an altro simile. La sua lunghezza è trecento passi, e la larghezza otto . Dimodoché per quello potrìano comodamente cavalcare dieci uomini , dall' uno all' altro lato . Ha ventiquattro archi , e venti- cinque pile in acqua che li sostengono , ed è tutto di pietra ser- pentina , fatto con grand' artificio . Dall' una all' akra banda del ponte è un bel poggio di tavole di marmo ^ e di colonne mae- strevolmente ordinate. £ nell'ascendere è alquanto più largo, che nella fine dell' ascesa Ma poiché s' é asceso , si trova ugnale per lungo come se fosse tiralo per linea . £ in cafio dell' ascesa del ponte è una grandissima Colonna e alta , posta sopra nna testuggine di marmo . Appresso il piede della colonna é un gran leone, e sopra la colonna ve n'é un'altro. Verso l'ascesa del ponte è un' altra colonna molto bella con un leone , discosta dalla prima per un passo e mezzo. £ dall' una colonna all' altra è serrato di tavole di marmo tutte lavorate a diverse sculture , e incastrate nelle colonne , da b par lungo del )K)nte iofiao al fiae . Ciascune ccJonae sono distanti V una dall' altra per un passo e m*ezza^ e a ciascuna è soprapposto un leone con tavole ai mar- mo incastratevi dall' una airaltra , acciocché non possano cadere coloro che passano, il che è bellissima cosa da vedere £ nella discesa del |K>nie è oome oell' ascesa

i^Mta^

3^. Pont» di Pietra. Il 1^. Magaillatis fa menzione di questo ponte , che secondo esso era non già sol fiume Pulirangan^ md sul Leu-ìi-hoy che ha cor- so tre leghe ad occidente del rammentato Puiisan^an . Egli è certo che può essere occorso tale abbaglio nel Diario del Polo. Secondo il Missionario detfo ponte era il più bello della Gna, e forse del Mondo, tutto di finissimo mar- mo bianco. Ciò pare in contraddizione col testo ove è detto che era di pietra, "**. "f * Testo niccardiano è detto póns marmoreus . Era abbellito con lavori finissimi ed eccellenti, omavanlo 140 colonne, settanta per parte insieme uni- te con tavole di marmo che servivano di spallette al ponte, scolpite con or- nati a grottesco di fiori, frutti, uccelli, e altri animali. Il Missionario fa menzione di due piedestalli che erano all'ingresso dej ponte, sui quali posavano due leoni, ed è strano che ei affermi che il Poto non ne fece menzione ( p. 17 ). Ciò forse deriva dall' aver letta la relazione del noMxo viaggiatore in qualche edi- zione mutilala. I Cinesi credevano che il ponte avesse due mila anni d'antichi- tà. Nel 1688 una piena sopraggiunta dopo una gran siccità lo fece cadere rovina .

GAP. XXVIII.

Delle condizioni della città di Gonza.

Partendosi da questo ponte , e andando per trenta miglia al- la l)ancla di ponente ^ trovando di continuo^ pala2:zi , vigne , e campi fertilissimi ^ si tniova una ciuà nominata Gouza ^', molto

5g6. Di ponente. E qui é da notare la cura che si il Polo d'indicare qual fosse la direzione generale del suo riaggio^ chef è una guida utilissima per illustrarne V andamento .

597. òouza * Ciascun ravvisa che non è Cinese il none di questa città. Qui la lezione è errata, e non raddrizzandola recherebbe confusione all'illustrazione della parte geografica del Viaggio. 11 nostro Testo appella detta città Gicgaite tosi 11 Pucciano ( t. L p. 97 ). Di questa stessa città fa menzione tornando in- diètro dal suo viaggio ^c.49)9 nia ivi non è det^ Gouza^ ma Gin-guì^ che si ravvisa essere una storpiatura della voce Gio - gui . Per una singolarità antH> più strana , allorché ne è fatta nuovamente menzione nel nostro Testo ( t. L p. 122) non vi si legge Gio- gui ma Cn^ni : ma che voglia, indicare preciàa«i mente la detta citti lo dimostra il dire^ tuomo trova Logni ove noi fummOy e questo Cugni non è in verun altro luogo rammentato. Tutte queste varianti derivano dalla trascurànza dei trascrittori. Ora secondo il Gaubil Gio - gui è la città di .Tso-tcheu ( Hist. Gen. des Yoy. t VII. p. 3i8 ) . Infatti come av vertimmo nel nostro Uagionamento intorno alla lìngua Cinese, dovendosi seri* vere secondo il suono del nostro alfabeto italiano So-ieheu converrebbe seri* vere Zo-ziuy -suono che per le avvertenze ivi contenute corrisponde perfetta- mente al Gio 'gui del Polo. Che la città detta dal Polo Gio^ui sìa Tso-tckeu lo confermano altre validissime prove. Esso dice eh' era a quaranta miglia al ponente di Pckino , distanza e posizione che si riscontra esatta per Tso^icheu Della Carta del Pe - tehe * li dell' Anvilie . Saggiunge 1* altra particolarità, che pure si verifica per Tso teheu in detta C^rta, che un miglio distante da Gio* gui si diramano due strade, l'una che va verso Ponente, 1' 'altra verso Sciroc* co, che la {Mima conduce nelle provincia dei Catàfoy l'altra nel paese dei Mangi. Infetti dòlle dette due vie, segnate nella rammentata carta, una vol- ge Terso il Chan-sij T altra verso il CMan-tongl Ho dovuto diffondermi per stabilire a qual moderna città corrispondesse Gio -gui per essere det- ta -città la chiave, che apre 1* intelligenza dei viaggi posteriori del Polo. Esso al Cap. 49. senza dichiarazione conduce il leggitore da detta città a Fazànfu y avverte solo che questa città non è nella direzione ^nerale del Tiaggio che fece nel ritornar dal Pegt» , eioè verso^ levante , ma «he Pazan* Ju relativamente, Gio » gui era' a mezzo giorno. La brevità per lo più lode- volissima degli scrittori dePsecolo XIII. die motivo a tale oscuriti. Sicco- me il Polo qui descrive la via che da questa città conduce a Pckino , non <:rjidé doverne riparlare al Cap, XLIX, allorché descrive la vtabbt da PeluM

238 1

bella , é mollo grande, nella qusde sono molte abbazie cT idoli , le cui genti vivono di mercanzie y e ai*ti» Quivi lavorano pan^ ni d' oro e di seta , e belli veli sottilissimi , e vi sono moki al- loggia menti per i viandanti. Partendosi da qnesta città, e andan- do per un miglio, si trovano due vie , una delle quali va verso ponente ^ V altra verso scirocco » Per la via di ponente si va per la provincia del Gaui|o ^ p^ la via di scirocco alia provincia di Mangi ^^ . £ sappiate , cbe dalla citta di Gouza fiao al regno di Tainfu ^^ si cavalca per la proviocta del Gatajo dieci giornate, sempre trovando molte belle città , e castella , fot*nite di grandi arti e mercanzie , trovando vigne , e campi lavorati * £ di qaì si pwta il vino- nella provincia del Catajo , perchè in cpella non ve ne nasce . Vi sono ancbe moki alberi mori , che con la foglia iOA gli aiutami fanno di gran seta. Tutte quelle genti sono do- Hiestiche , pev la mdtitnaine delle ciuà p(xx> discosto V una dall' altra, e freqnentas^ione che fanno gli abitanti cK qojelie, perchè sempre vi si truovano genti che passano, per le mohe^ mercan- zie che si {portano conlinuamenie d' una città all' altra, e id ciascuna di qudle si fmoo le fiere. £ in capa di cinque giornate delle predette diec^ , dicono esservi una città pru betla , e mag- gior dell'altre, chiamata Achbaluch ^, fino alla quale ,^ verso

conduce selle provincie meridionali della Cina. Perciò loconittcia la relauo-> iie di qoeato nuovo suo viaggio da Gèo - gni ove si disamano le due sUa^ de , queDa cioè da kii seguita neir andare al Pefim » e quella eh' segui per recarsi a Quiasai y e contenta di dame 1* unico breve cenno » che Pazan ^fu era a mezzodì di detta eitià nella nuova direzione generale del eaminino che egli intraprese . A Tso - icheu £iu il Padre Fontenaj per recarsi da Pelino nel Ckan^si, Anche esso confiejrma quanta popolata sia quella con» trada ( Z^u-Bbld. t. I. p. i8).

3^. Nella^ provincia di Mmn^i. Nel nostro Testa appella quel paese Sk Reame delti M4mgi più correttamente ^ perchè MamtMi a ètanitu era il nome che davana i Xastarì agli ahibuifti e non alla contrada { V. 1. 1. p. xa) not. >

399* Regna di Tainfu, É la provincia di CAaR«>A cui di il nome dell» sa«L capitale detta Tói-jveirfu. Questo provincia^ come vkn detto nel ffomencla» tot-e delle provincie Cinesi,, che va aggiunto uIIbì Storia Generale deUa Cina (t.Xl& p. 41 che ci occoo^rà di citare frequeatemente, è una delle provineic le- megUa coltivate^ abbonda di tutte le biade eccetto il rìso. muschio, porfido^^ mamoy diaspro di var) c(4pri> lapis armeno,, molto ferro» ed eccKU^ntiesime uve. S^ novi maniblture di tappeti a uso di Turchia e di Persia.

400. Aohòaluek. ^Osserva il Mbrsden ( n. 754 ) che questa r^m è Tartarm evidentemente y ma iogenuan^nte confessa non sapeva oye fosas. questa bandir ta Impeciale ( Vedìinfi:.naC4i5>

(juella psoife confina 3 termine della cacciiigione del Signore, do- ve ninn' ardisce d' andar alla caccia , eccettuando il Signore con la sua famiglia, e chi è scrìtto sotto il capitano de' Falconieri . fifa da quel termine innanzi può andarvi purché sia nobile. Non- dimeno quasi mai il Gran Gan andava alla caccia per quella banda. Per la quii cosa gli aoknali salvatichi erano tanto cresciuti^ e mohiplicaii, e speciiJumeote le lepii, che guastavano le biade di tutta la deua provincia . La qual cosa fatta inteodere al Gran Gan , v' andò eoo iaiia la eone ^ e Ìufouo presi mimali senza nomej».

GAP. XXIX.

Ihl regno di Tainfu .

Poiché s' é cavalcato dieci giornale partendosi da Gonza , si trova un regno nominalo Tainfu ^""^ ed è capo di questa prò* vincia, con una città che ha il medesimo nome. La qual é gran- dissima, e molto bella. £ quivi si fanno gran mercanzie , e molte arti , e gran quantità di munizioni d' armi , che sono mollo a proposito per gU esercii! del Gran Gan. Vi sono ancora molte vigne, dalle analisi raccoglie vino ia graod' abbondanza. £ben« che in tutta Tainfu *^, non si trovi altro vino di quello che nasce nel disireiio di questa città , lìoudimeno s'ha vino abbastanza per tutta la provincia. Quivi hanno ancora frulli in abbondanza, per* che iianno naolli mori , e vermicelU , «che producano la

4»A.. Tuinju. 11 Padre Martini ( Atl. Sin. p. 29 \ e M^gaiUans (pJ5) avver- tono «essere Tai-jven-'fu capitale del Chan^si. Confermano ambedue l'abboin* danza di vino che il suo territorio . I Qesuiti di li lo spedivano neUe al- tre Provincie. Siede sulle rive del Fuen^hoki ( e «qui avvertiremo una volta per sempre che Ho in Cinese significa fiume). E ciità antichissima, e jiobiUssima. Ha nove miglia di giro^ ed è cinta di forti mura. Negli antichi tempi fu ca- pitale di reame , ed uno dei più nobili edifi^j che contenga è il palazzo reale ( Mart. Le. )• U M^gaillans ( 1. e. ) ci appara che ivi stabilirono la loro resi- denza i Tartari, innanzi che facessero la conquista del Pe^iche-li. Ma 'Ctò dee intendersi dei Mancfaisi. Secondo le tavole del DuhaUo Lat. 3,7;^ 55.' «Long. oc. da Pekino 5.» 55/

4oa. la tutto Tahjfuj cioè nel rimanente deUa ^pr^ovincìa.

\

^4^

Vigentemetite lo dèmtaoo, che il re Dot gli aniMa^ e aveva ca* rissimi, e voleva sempre , ohe quando egli andava alla caccia li iòsseno appresso. Questi cavaliieri un giorno essendo fuori- il re, e avendo passato* un fiume) e lascialo il resto delia compagnia dall'altra banda , vedendosi soli in luogo cpporiund a fare il suo disegno, cavate fuori le spade furono imoino al re Dor, e per forza lo condussero alla >x)lta di XJnican, di' alcun de' sutH noa lo potè mai ajutare . Dove giunto , per ordine di cniello , vesuto di panni vili , fu posto al governo dell' armento del signore, per «^oferlo dispregiai^e , e abbassare . £ ouivi stette in gran miserìi per due anni, con grandissima guardia, ch'egli non poteva fug>- gire . Alla tino Umcan lo fece condurre alla sua presenza twito pieno di paura e timore, pensando, che lo volesse far morire. Ma Un}can lattagli un' aspra , e terribile ammonizione, che mai più. per superbia « arroganza, non volesse levarsi dall obbedien- za sua , li ])erdouò , e fece vestii^o vestimefiti regali , e con onorevole compagnia lo mandò al suo regno. Qual d' indi innan- zi fu sempi^e obbediente y e amico ad Umcau . £ cpesio è quanto mi fu referuo di questo re Dor .

C A P. XXXII.

D* un grandissimo e nobil Jiume detto Caramoran .

Partendosi da questo castello di Thaigin , e andando circa venti migb'a 9 si trucva un fiume detto Caramoran *°^, qual è

4^6. Caramoran, Cosi chiamano i Tartari il celebre fiume detto dai Cinesi JJoang'ho o iiume giallo. Caraniuren si^iiìca in Tartaro fiume nero, e cia- scun ravvisa che il nome deriva dal divei^so colore deUe sue acque tinte dal limo che seco traggono (Ma^ail.p. 19. Gaub.p.65 ). Il corso dell tìoang-ho fu de- ««crìtto da un .Geografo Cinese tradotto da Amiot ( Mem.sur les Chin. t. XIV. p. 256 ) . Ha origine nel paese di Si/an ( &fan significa occidentale ) . Più di cento polle scatmiscono .gorgogliando a poca (distanza V una dall' altra in 70 •o 80 Li di distanza che dirigono alia volta di Creco il loro corso^ e unit* formano un lago. 11 Jago vita al fìume^ che corre verso levante, ed allora si appella Tche^pinho. Confluisce col //«-/a/i ed altri fiumi, e indi prende quel- 4o di Moang ho. Anche col detto nome sfcorre a Greco ed entra nel Chea-si. Verso Lang-Tcheusì volge a mezzodì. CuUai^an fece cercare le sorgenti del ^ume.allo scienziato Tu-^hi, che impiegò quattro mesi per giungervi, e furm^ «ma carta del corso di esso the corredàu di 4nemorìa esplicativa xìmease ali* Im*

a43'

co^ grande, largo e profondo, chie so^ài ifuello non si pu5 ferixkar alcun ponte , e scorre questo frunie fino al mare Oceano, come di sotto si dir*; appresso a q uesto fiume sono molte cktà e castella, nelk quali sono molti-inercaati\ e vi stanno mdte mer» canzie . E intorno » qoesto fiunte per la contrada nasce senze* ro**', e seta in gran quantità , e v'é Unta raoliiiudioe d' uccelli, eh' egli é cosa incredibile , e massime di fagiani , che se n' ha tre per an grosso veneziano . Per luoghi circostanti di questo fiume nasce infinita quantità di canne grosse^"', alcune delle quali sono d'un piede, altre d'un piede e mezzo, e gli abitótori se ne valgono, in molte cose oeeessaffie ,

I

CAP. xxxin.

Della città di Cacianfu^

Poicbè s' é passato questo fiume , e fauo il cammino dn« giornate , si traova la dita di Cadanfu <^, le cui gemi adorano gli idoli . \x\ (|iiesta eittà si fanno gran mercanzie e mc^e arti; ^ quivi nascono in grand' abbondanza tra T altre cose ^ seta , Q

peiailore. Secondo Zìi-cB»*La vera sorgente è al confine occidentale del paese di Tonluuu nel regno di Tufan. £ le rammentate polle vedute da un eminente luogo parvero al relatore disposte come le stelle nel cielo. Quel luogo «pm pcilusi infatti neMa favella del paese HoiwU'nor, o Mare di sielle. Quelle boi^ genti dopo il -corso di sette Li formano due laghi detti Alanor^ Prosegue jn».. di la descrizione fino all' ingresso del fiume nelle terre della Qna (fi^st* Ànir. de la Ghin. t. IX. p. 404 ) .

407. Zenzero o Geogiovo ( Yed. 1. 1. p.^ioo. not b ).

408. Canne grosse,, o bambuse descritte nel tomo primo (p. 56 net d; )•. ; 409* Oician/u . Valicata la provincia di Gumi-sì appena passato il Caramu^

rea entrasi in quella di Chen^si. li fiumey.non lungi dal luogo ove sembra averlo passato il «ostro viaggiatone che scorre nella, direzi^one settentóone a mez- zodì ÙL un «angui», e volgesi bruscamente a Levante. Io opino cfa^ Ca-dan^fm! Q come porta il nostro testa Ca-ciàju sia Uoa techeu, che come' avvertimmo, dee proAuna.iarai Coor icheu. Questa città ai tempi del PoIq potè avere il ti- tolo di Ju per essere di primj» ordine* Tale congettura sembra confermata dall' avere detto il Polo^ che la città era due giornate discosto dal luogo^ ore ei passò il fiume. E può riscontrarsi nella carta particokre dsl Chea- si, che dal^ punto ove awectimmp avev passato il Polo il Coramuren ewi la distanza, geografica di 40.% ossia di qvaranta miglia,^ che wrrìsponde alt' itifierana di due giooiaU.

a44 étnzevB , galaDga , è spigo y e medie altre sorte di spezièrie , dèlk quali niana (fliantità, ;si conduce in queste nostre parti. Quivi st ranno panni d' oro e di seta , e d' ogni altra naamera. Ck*a par- tendosi di qui diremo della nobile, e celebre città di Quenzanfu^ il regno della quale similmenle è cbiam^tto con detto noine^

CAP. XXXIV.

a

Della città Qu^nzanfu^

Partendosi da Gacianfu , si cavalca sette giornate per poneóle trovando continuamente molte città e castelli , dove s' esercitano gi*an mercanzie , e trovansi molli . giardini e campi ^ e tutta la contrada è piena di mori, cioè d' alberi co' quali si fa la seta ^'^ . E quelle genti adorano gl'idoli, e quivi sono Cristiani, Turchi, Nestorini^" , e vi sono alcuni Saraceni. Quivi eziandio sono molte tracciagioni di bestie salvaiicbe^^^, e si pigliano molle ^sorti d' uc- «celli. £ cavalcando sett' altre giornate , sitrfiova una grande, e nobile città^ chiamata Quenzanfu ^'^, che anticamenie fu un gran

4-10. Si fa la seta. La provìncia secondo il P. Marlin! paga all' f mperdo» 9218 libbre di seta filata ( Atl. Sin. p. 53 } .

411. Turchi -e Nestorini. Tutti gli stranieri secondo il Martini concorrc- Tebbero in questa provincia sotto colore d'ambascerìa, par avere V agevolez7ji di trafficarvi ( Lbrd. ), ma il Governo Cinese vi si oppone oggidì . Ai tempi dei MogoUi aveva il traffico ogni franchigia.

4i3- Bestie salvtttiche . U rammentato scrittore nel parlare ddle città

Hanr^chùng-fuf che come avvertimmo è quella detta Quer^za-fu dal Polo , fa men- zione dei branchi di cervi , e di daini che s* incontrano per le vie ( ibìd. p. Sg \

41 5. Qii6/i-za/if, non può essere Sigan fu capitale del Cken-si e altra voi-

ta di tutto l'Impero. Credo eh' ei intendesse parlare di Stgan ( Uh i. e. 5o),

allorché da Campion giunto a Erginul^ avverte che di li partendosi verso sci-

•rocce si può andare alle parti del CaUjo, e che andando a queUa volta si trova

una dttà detta Sùigui^ e che la provincia chiamasi ancora Singui. Infatti a

confine del paese d* Erginul era la provincia di Se-tehuen cui H nome d^a sua capitale ;y«V^/i,. cl»« variò in Singui. Dìin<{\xe Que-gi^n-fu è verosimilmente tìatig^ehong'fu suW Hoang^ho., che cosi si appella perchè il suo territorio è da oriente , -e da -occidente circuito dal detto fiume . Questa città è capitale del terzo dipaiiimento >dcl Chen^si. Secondo la lezione Aamusiana da Caeianfu che abbiamo avvertito essere Cca^cktu a Quen^ia^/u che congetturiamo es- sere Hang tckùftg^fu ci sarebbero i5 giornate che darebbero una disUneé geo- grafica di circa 3oo miglia valulancjole ih pae^e non aspro come è questo a ;m) migUa T una. Ma U LezioBc del nwlro test« porta «olUnto otto giornate

^45

regno nobile*'*, e potente: in quello furono molti re generosi, e valenti E vi regna al presente un fìgliaolo dei Gran Gan , no- minato Mangalù**^, qual'esso Gran Can coronò di questo reame. Ed è questa .patria certamente di gran mercanzie, e molte arti« Ivi nasce la seta in gran quantità, e vi si lavorano panni d oro , e di seta , e d^ ogni sorte, e di tutte le cose clie ^ ap[>artcngonQ a fornir uii esercito. Parimente hanno grande abbondanza di tutte le cose necessaria al corpo amauQ, e comprante per bon njiercato. Quelle genti adorano gì' idolu Quivi sono alcuni Gristianì, e Tur* chi, e Saraceni Fuori della città forse per cinque miglia è uu palazzo del re Mangalxi , il qual è bellissimo, ed è posto in itna pianura dove sono molte fontane , e fiumicelli, che ivi scorrono dentro, ed'iaioroo; e vi sono «bellissime cacciagioni, e luoghi da uccellare. Primamente ve un muro grosso e alto, oon merli attorno attorno , ohe circonda circa cinque miglia , dove sono tutti ^i animali selvaggi, e uccelli. E in mezzo di questa mu* raglia v'è un palazzo grande e spazioso cosi bello, che^iuiH) lo potrebbe meglio ordinare : il qiiale ha molte sale, e camere grandi e belle, e tutte* dipinte d'oro con azzurri finissimi , e con infiniti marmi. Qttesto Mangalù, seijueiido le vestige del padre, mantiene il suo regno in grand'equiià e giustizia, ed è molto amato dalle sue genti, e si diletta di cacciagioni e d'uccellare «

( 1. 1. p. loi ) . Ivi non si legge come qui: e cavalcando sette altre giornate^ ma solamente: quando t uomo ha cavalcato queste otto giornate ^ luomo truova la nobile città di Que-gian-fu^ lezione conferìnata dal Testo Riccardiano. se- guendo detta lezione^ avrebbesi nuova prova delia giustizia della congettura dalla distanza, poiché nella carta particolare della provìncia, da Coa-tcheu a llau'^ ichong'-'fu ftonoTÌ 160 migìia, che corrispondono appunto alle otto giornate notate dal Polo. Hang-tchong^fu Lat. Sa.** 56." Long. Oec. 9.® 16.* Dufaaldo«

4i4« Regno nobile. Appartenevi la città sotto la terza dinastia ai prin* cipi di Tsin dipoi ai Tcheu. li si parti Lieu-pang fondatore della dina* «tia degli Han^ e apri una via che per precipizj e luoghi spaventevoli io con- dusse alla capitale. I lavori straordinarj occorsi per aprire la detta via, pro- cacciarono al suo generale Chang'Leangf che gli diresse^ gli onori dell'apo- teosi^ a Lieu'-pang l'Impero della Cina ( Mart. A.tl. Sin. p. $9 ) ( Hist. Gen. de U

Chin. t. XIl* p* 71 )*

41 5.* Mongola o Manghola. Lo dice il Deguignes terzo figlio di Gublai Can^ e viceré o governatore del Chen-sifòxX Sé^chuen^t del Tibet (t.TV.p.18). Téli viceré è nella consuetudine il Polo di appellargli re.

3a

i46 GAP. XXXV.

De* confini^ che sono nel Catajo e Mangi .

Partendo^ di questo palagio di Mangnlù , si cammiaa tre giornale per {Ponente ^ trovandosi di contiuiio molte città , e ca- stella, nelle quali gli abitanti vivono di mercanzie , e d' arti . E hanno seta abbondantemente , e in capo di tre giornate si truova una regione piena di gran monti, e valli, che sono nella pro\ÌQCÌa di Cnnchin **^ , e sono quei monti , e valli piene di genti, ch'adora- no gF idoli , e lavorano la terra Vivono di cacciagioni , perchè quivi sono molti boschi , e molte bestie salvatiche , cioè leoni , orsi , lupi cervieri , daini y caprioli , cervi , e molti altri ammali, dalli quali conseguiscono grande utilità . E questa regione s' esten* de per venti giornate , camminando sempre per monti , valli e boschi y e trovando di continuo dttà , nelle quali comodamente alleggiano i viandanti . E poiché s^ è cavalcato le dette giornate verso ponente , si truova una provincia nominata Achbatuch Man- gi ^'7, che vuol dire, città bianca de' confini di Mangi ^ la qual' è

4i6. Chunchum, ma più correttamente il nostra Testo Chun - cfi//». Il Polo a piccola distanza da Hong '^ tchong -/u lasciò la parte montuosa de Ha provincia di Chen-sif ed eatrd nel Se^tchucn. paese detto da lui CAifir-cAiVt è chiaramente il territorio della città di Ckurt-cfungy che è capitale del terzo dipar- timento di detta provincia (Hist. Gen* de la Chin. t. X(I. p^ iii ) » Secondo il P. l^rtini non mancano montagne in quel territorio ( ibid. p. 8a ) . Sem- bra che parK del territorio^ e non della città» perché questa non. era sul «uo cammino. Può congetturarsi che ei proseguisse il viaggio per tre giornate lungo uno dei confluenti del fiume Han fino a Tsi-poanH^uan^ ove slmbattè in paese popolato. Valutando i giri del fiume nella carta del Chennù^ evvi un gra- do di distanza dall' un luogo , aU' altro .

417- Achbaluch Mangi. Molto oscuro è lyuesto capitolo. Il Marsden (not. 783) reputa esatta V integ[>retazione dati^ dal Polo a queste due voci » net riflesso che nella favella Tartara Baligh significa città ,.iici bianco. G)u ragione notale tocì non essere Qnesi.. Osserva che sulle rive del Klangj nella carta del Se^chuen dei Gesuiti, vi è una città detta Pei^icheUf la quale pel suono delle voci> ma non pei caratteri con ci|i si esprime» può significare citta bianca » Io azzarde- rei la seguente congettura, il Polo rammenta altro luogo detto Ach B^UuCy ( Llb. II. e. 28) in questa medesima provincia. JNon sarebbe egli da credere che appellassero cosi i Tartari i loro alloggiamenti stazionari, che essi ad esempio dei IjLomaoi tenevano nei confini del paese nemico per osservarlo f £ che.Livece di

piana , e tutta popolatisdina . £ le genti vivono di mercanzie , e arti : e quivi nasce zenzero in gran quantità y il qual si porta per tutta la provincia del Gatajo^ con grande utilità de'mercaatd ^ V è frumento, rìso e altre biade in abbondanza, e per buon mer- cato e questa pianura dura due giornate , con infinite abitazioni. E in capo di due giornate, si trovano gran monti e valli, e molti boschi. Ei^i cammina ben venti giornate pv ponente^ trovando il tutto abitato . Adorano gì' idoli , e vivono di frutti delle lor terre, e di cacciagioni di bestie salvaticke Quivi 3ono molti leo- ni , orsi , lupi cervieri , daini , caprioli , e v' è gran quantità di bestie, che producono il muschio ^'^«

GAP. XXXVI.

Della provincia Sindinfu ^ e del grandissimo

fiume detto Quian .

Poiché s'è camminato venti giornate per quei monti, si tro- va uni pianura , e provincìji, eh' è ne' confini di Mangi , nomi- nata Sindinfu ^'^j e la maestra ciità, si chiama similmente, la qual' è mollo n^Ue e grande . G già furono in quella molti

o di capanne iri usassero tende, o carri coperti di feltro bianco, per lo che appeU lasserò quegli alloggiamenti città bianche, e a questo luogo aggiungessero il nome di citti bianca dei Mangi, perchè era come lo dice il Polo sul confine delift terre di quei popoli? Il fiume prima che Cubbd conquistasse la Gina merìdio* naie, era confine frù stati di lui, e quelli ({ci Song^ che ne erano gì' Impera- dori. Aloìino potrebbe ancUs s.eeuendo il l^^'sdeo . opinar^ che il Polo do* rcA^ per cpinniissìonì del governo recarsi a Pei'ick9V, e jndi ritroced^re per rientrare nella diritta via a Chin^iu-fu . Nel Testo da noi pubblicato ei di^e che per <piesU pKovwcia di Chw-Ckum si , car^lcaoo v<>it^ giornale e si trova la minestra città dejtta AnUndet Mangi ( t.I. p.J.o^!) -Nel qap^ seguente ripiglila: ^ Quando T uomo é ity> yejiti jioi^yate per ponente, come io v' ho. detto, V » uomo trova una provincia che è chiamata ancora .d^Ui poAifini ^ Mai^gif e » hae mjtme gdndofu *..M^ iicurif sq il. Polo facesse q^f^ta ^purajon^ fupr di strada, non abbiamo fatto segnarje aelb c^rta itineraria desi P(4i que^ de* vta£icì0tf dal mia retio cans^ipo.

4i& QhMJ^tf 6èsti0 ehaprodficpmf U ftfuithh. Vedmi kiU^mo a qu^tq «lu- jBMlei('t. I. p 54 noi. b ) 4 / . . . , .

419. SUÈMdiÈ^Ju. Tmi i comraentAtoff del PoiOt 4a ^ri^ «c^«nd«: dei viaggi ( t. VHL p. 55o)v il R Zurla, U Mawdcn diaono essere Tchintì^fié capitale del Se^chsmt Lat. 3o.* 40.' Ung. ix"» i8^' Ofici^- 4SMdlftldp>

i48

re* ricchi, e poteDlì^. Ijsl ciità gira per circnito venti luigtia.. Ma pra^ e divisa ^ perciocché quabdo morì il re vecchio^ lasciò 4t& fìglkiòii : e avana la stia inerte volse divider la città in tre parti , ciascuna delle quali è separata pw muri , e nondimeno ciascuna è dentra il muro generale^ che la cinge intorno. £ questi tre fratelli furono re , e ciascuno aveva nella sua pam molte terre* e grandi, e molto tesoro, perohè il loro, padre era molto potente, e ricca. Ma il gran Can, presa ch'ebbe ♦*' questo regna, distrusse questi tre re, tenendolo per se.. Per questa città scorrona molti gran fitmii 4^, che discendono dai monti di lontano , e corrono per la. città intorno intorno , e per mezzo in molte |>arti. Questi fiumi sono krghi per mezzo mi- glio, altri per dngento passi, e sona naolto profondi, e sopra quelli sono fabbricati molti ponti di pietra, belli e grandi, la Érghezza de' quali é otto passi, e la lunghezza è> secondo che i numi sona più , e meno larghi. K per la lunghezza de' Ga- mi sono, dall' una all' altra banda colonne di marmo , le quali aosteogona il coperchio de^ ponti , perchè tutti hànna bellissimi coperchi di legname dìpinii co» pitture di^ color rosso ; e sono anca coperti di coppi : e per Imighezza di ciascun ponte sono bellissime stanze e botteghe ,. dove s* eseccitano arti e mercanzie, e quivi è una casa maggior dell' altre , dove stanno di continuo quelli,^^ che riscuotono: li dazj delle robe^ e mercanzie ,. e pedagio

if2o. Molti re ricchi e potenti, Secondò il P. Martini vi risedevano \ re

Cfio, prima che passasse il paese sotto le signoria dei Cinesi; vi era un

hibgnifico patatzo reale nel centro d^eUa città. Ivi risedeva- anche no prìncipe

'della ditiastia dei 7ai\Mm^, che- incomiticiò a regnarle nel decimo^ secolo' dopo

V E. :C: ( AtL Sin. ìp. 8a).

4^1. il Gran Can preso che'elfb& . La città fa presa dai MògolC Mcondo le storie Cinesi nel' 1^56 : si narra che- vi uccidessero un miUione e quattro- centomiila persone,, e altrettante nella provincia (Hist. da la dàa* %. IX. p. a 19)» Altri infoHimj grAvissimi ebbe d tollerare Ift-eittà allorché i Manciusi V im- padronirono della Gina . Bn rìbelle la prese e incendio^ e fecela barharamente saccheggiare nel-1649 (^t>»d. t.XI. *7 )

422. Scorrono molti gran Jiumi. Queste città dice ÌX Mtfrtin^ è interae- cata da .acque navìgàbiii ^pasi da-rpeplutto, per- meftzo di* canali che hanno. ponti pietra, e le rive rivestite di pietre conce v La città è in isola formata da^vs^ fiumi ^il paese è fartopiano,^ parte ^montuoso; il suolo è ferace^e i campi soi)Q irrigabili verso oriente per tre giornate di estenai^ne . La cam^^-^ pfgna è. piacevole e divertente ( Alarti p. Sa ) 4u

»4"9 £ qiielir, che vi passano . E ci fa detto^ che il Gran Can^ ne eavava ogni gioroo più di cento bisanti d'oro ^. E quando i deiii fiumi ^'^ si paitono dalla città, si ragunano insieme, e fanno nn gramlissimo fiume che vien detto Quian ^^^, quale scorre per cento giornate fino al Mare Oceano, della cui qualità^ si dirà di- sotto nel libro .

Appresso a questi fiumi e luoghi circostanti, sono molto, eitlà e castella, e vi sono molti navilj^ per li quali si portano alla città,e traggonsi molte mercanzie. Le genu di questa- provin- cia sono idolatria E partendosi dalla città si cavalca cinque gior- nate per pianure, e valli , trovando molli casamenti , pastelli, e borghi. E gli uomini vivono deiragricoltura, e anche d'arti, per- chè in queste città si fanno tele sottilmente, e drappi di velo, e ▼i si truovano similmente molli leoni, orsi e altre bestie salvati- che £ poiché s' è cavalcato cinque giornate , si truova uaa pro- vincia desolata nominata Thebeth ^.

42i5. Bisanti et oro ( v. t. r p. 87 not. b )

424. E quando i detti fiumi. U awertifa quatttfti di 'fiumr che traversano * 3 terrìtorìo di Tchin^tu^-fu si vede confermata da un semplice sguardo che si gettì^ sulla carta particolare del Se - tchuen : essi vanno poi a ingrossare il Ktanfr Parla di questo fiume in altro luogo e non qui, perchè non lo passò nel recarsi a Caraianyftidi al ritomo. Il Martini parla 0«c) deÙa gran quantità di ponti a più.* arclù che si traversano.

425. Qkian detto ancora Yang-tse-lBangn o fiume axartirro. Trae orìgine a settentrione del Tibet non lungi dal deserto di Cobi. Avverte il Malte Brun ( Geograf. Onivers. t. ITI. lib. LXIII. ) che solo per congettura Y Anville» « V Arrowsmith poterono determinare il luogo della sua sorgente . Traversa tutlk. k Cina da ponente a levante, e separa le provincie settentrionali dalle meridionalir* dell' Impero (Lett. Edif. U XYIL p. ai5 ) ,

i5"o

C A P. XXXV 11.

Della gran provincia ietta Thebeih .

Questa provincia chiamata Thebeih *^ è molto distrutta,

«■■^i— ^BCi^i— ^attiaMM

4a6. Thebei* Que«ta denominazione è del tutto ignota ai nativi ^ come il nome di Cina ai Cinesi . Gli altri popoli orientali ne* loro vari dialetti nomi- nano questo paese Tebety Tobet^ Tobit^ Tobi, Tibet ^ ( Georg. Alph. Thihct p.12).

I Cinesi lo appellano Tu-pe-te { Am\o\, Mcm. sur ìes Chin. t. XIY- p. i5a). Altri dicono eli' essi appellano Tsang detta contrada, ed anche Sjr^Tsangj 0 contrada a occidente, poiché tanto suona la voce SV in Cinese. E anticamente fu detta anche Sj'-fan^ e Paruntala o Barantola ( Leit. Edif. t. XXIV- p- i ). Secondo il Giorgi appellano i Tibetani il loro paese Pot o Poui a^iuntavi la parola jìd^ che significa paese, quasi volessero significare paese di Bud o Buddaj che essi appellano Pimt^ perchè mancano della lettera B (ibid. p«4 )•

II Malte Brun credè derivato il nome Tibet dalle voci Teri-^but che signlfìcano regno di But. Ma a tutto ciò sembra contradire indirettamette il Tumer, il quale afferma che essi appellano il loro paese Piue o Piuccoachim che signi- fica paese verso il settentrione : e il loro nume Budda^ JUaha o Munie {Yoj^ au Tibet t. II. p* 79 ). h' estensione di quel paese secondo i Cinesi è da oriente a occidente di 6400 £j- o di 640 leghe. Da mezzodì a Settentrione di 65oo Lj^f o 65o leghe, imperocché valutipsi 200 Lj- al grado di 20 leghe marittime. 1 confini di quel reame ad oriente sono il Se^tchueny a scirocco ITiunmm, a occidente si estende sino al deserto renoso detto Ta - cha « hai o mare del sabbione. A tramontana confina al Tsing^Hay^ o paese di Coconor (LetL £dif. 1. a ). Questo paese incomincio ad essere rammentato dagli Occidentali vers« il Y. secolo. Fa menzione del muschio Tibetano Cosma Indicopleuste, e secondo Simone Zeto l'ottimo muschio veniva dal paese detto Twatr^ eh* è chiaramente il Tibet. Il MaUe Bi^'un commenda l'articolo negletto del nostro viaggiatore, e lo afferma più istruttivo delle relazioni comparse alcuni secoli dopo di iHi. Ed iB CIÒ convengo pienamente col do tto Geografo. Non so poi perchè ei dica il Tibet misteriosa contrada, culla di varj religiosi sistemi , mentre ciò non. resulta dalla preziosa CronichetU Tibetana data dal P.Giorgi, che quasi tutta si ravvolge nel segnare le epoche e le vicende dell'idolatria 'del Tibet. Ivi è detto, cfe^ il primo legisIatQre di quelle genti Gniat/iritzhengo apparò ai rozzi monUnari pastori l'agricoltura, le arti, gli istituti del viver civile. Non vi sono segnati altri fatti sino all'epoca della natività del Signore. Questa cronaca sembra non discorde dalle memorie Cinesi intorno a quella contrada. Sino dopo la dinastia de' Tjin che fini il quarto secolo dell'E. C. la storia non alcuna distinta notizia del Tibet. Allora un principe vi fbrmd un pò- tente stato, noto col nome di Tu/an; e Long^han principe della detU dinastia fu il primo a inviare ambasceria alla Cina verso l'anno 634. Ei sposò poscia una principessa Cinese, mariUggio ^i cui fa menzione anche la Cronaca Tibetana del Giorgi . Il potere dei re di Tu/an^ o del Tibet ^ mantennesi due secoli , ma cadde in rovina verso 1' anno 907, e il Tibet si suddivise in piccoli sUti (Lett. Edif. Le). Sembra indubitato che il Cristianesimo vi penetrasse nel aesto secolo, poiché gli orientali scrittori rammentano i Cristiani di Barantola, del Tangut, del Thebet (ibid. p. 7 ). Sembra che il culto di Budda vi penetrasse neUa seconda metà del secolo primo deU' E. C. Il Buddismo fu perseguitato da un re Tibetano, e lolUnto nel terzo secolo fu fatto venire un Gran JLama

25l

perché Mangi Caa la distrasse, 4^7 al tempo suo per la guerra,

dall' Indie detto Unchien . PoAteriormente i Tibetani trassero dall' Indie i libri di <piella setta y e incominciarono a inviarvi dei loro per apparare la lingua Bramanica ad oggetto di traslatargli nella loro favella. Sembra che V opinio- ne che il nume trapassi dall'uno a l'altro Gran Lama si stabilisse verso it iiooy o in qual tomo. Che fosse recente ^ e poco accreditata nel seco* lo posteriore , pare che lo confermi il silenaùo del Polo intorno a questa strana credenza. Anzi il P. Amiot dice che la Sovranità del Gran Lama, e la gerarchia sacerdotale che vi si ravvisa stabilita oggidì ebbe principio ai tempi di Cuoiai Con ( Mem. sur les Gain. t. XI V. p. 129 ). Allorché i Mogotli invasero il Tibet era travagliato da crudeli guerre civili (Georg.Alph.Thib.p.296 e seg.]. Cablai Can sottomesse il Tibet, io divise in varj dipartimenti o provinole. 11 principale di quei dipartimenti era quello detto Ussé^Hang che è il piti fera« ce. e di clima più temperato^ ove è Lassa che n'è tuttora la capitale. Cubisi a un dei loro fionzi, o regolati, dello Passepa accordò il titolo di principe , e perciò potè avere proprio sigillo, e propria giudicatura. Gli fu concesso il titolo di maestro, o istitutore dell'Imperadore, di dottore dell'Impero, di capo della legge, ed ebbe il titolo di Uang, o re tributario. I successori di ^ui ebbero gran titoli, ma èem» pre come dipendenti dall'imperadore della Gna (Lett.Edif.Lc). Sonovi non pochi oggidì, e fra questi il P. Giorgi, che opinano che i riti Tibetani vi fossero propagati. dai Manichei, e che quel culto sia uao scisma di quella pestifera setta ^ Ma per quanto con molta dottrina, questo dotto scrittore, sostenga tale opinione^ , panni che sia da considerare còme una mera e lieve congettura. Ma siccoma è fuor di dubbio che vi penetrò il Cristianesimo, non è irragionevole il credere che molti riti esteriori dei Cristiani i Tibetani conservassero nei loro errori. Foco è stato scritto intorno a questo paese : alcune relazioni del F. Pinna pubblicate in Roma : altre dei Gesuiti Greuber, Dorville, Desideri ( Hist.Gen. des Voy.t.YII. p.io5): una memoria sul Tibet compresa nella raccolta delie Lettere Edificanti , e di cui ci siamo valsuti. Posteriormente visitarono parte della contrada griugltsi Bogle e Tumer^ che vt furono inviati dal Governo del Bengala , i quali scrissero i Loro viaggi . Una descrizione del Tibet tratta . dalla refazione dei Lama Tangutani fa pubblicata in Pari^ tradoUa da Reullj (Par.iSo&in 8 ). L'opera W più dotU intomo airArgomento è l'alfabeto Tibetano del P. Giorgi ^Rom.i76A 1 11.4.*^ che non va esente da divisamenti sistematici, e che desta il desiderip di vedervi meglio ordinata la ricca suppellettile di materiali che contiene. Il grand' impemnte della Qn* Kong - hi recò un gran servizio alla geografia di quelle contrade. £i inviò due Lama nel Tibet per discoprire le sorgenti del Gangfe, e costruire la carta del. paese. Si valse dei materiali da loro recati il P.Regis per costruii^ l'atlante tibetano che poi riformò l'Anville>e con osservazioni» geografiche e storiche pubblicò ilDuhaldo. Idue Lama giùnsero finl> al monte- Keniaisse^ ove hanno origine i due fiumi Gange ^ e Tsampu Il prirho come egmui sa. ha foce nel Golfo di Bengala ^ l'altro corre verso ^va. .^Perciò questa montagna dee essere una delle più alte del 7V^/, paese che per alcune osservazioni fotte dagli Inglesi contiene monti più alti del Ghimboraco ( ZurL DiS'^ •crt. 1. 1. p.145 ). Reputo che molto meglio possa farsi per perfezionare la car- te del Tibet, redaUa dai Lama Guest e che ha aervito all'Atlante Tibetano dell* AnviBe. La carta generale è a mio avviso la jwà pregevole di queir Athinte. 4:j7. Mangi Can la distrusse. Il Deguignes un cenno di questo fatto*

ts5a

«V egli elìbe con quéHa . "E vi si veggono per qncsta provincia molte città e castella , unte ix)vinate e desolate , per lunghezza di venti giornate. E perchè vi mancano gli abita.tori, però le fiere saìvaUche e massime i leoni sono moliiplicaii in tanto nu- mero, xhe è grandissimo pericolo il 3)assarvi la notte; eli mer- canti, e viaadanti., ^Itre il iK)rtar seeo le vettovaglie, bisogna che alloggino la sera con grand' ordine e rispetto , per causa qhiB non li siano divorati i cavalli ; e fanno in questo modo : che :trovaudofi! In quelU regione^, e naassime appresso i fiumi y'é can- ne di limghezza*'^ dieci pssi^ e grosse u^e palmi ^ e da un no- do aH' altro, sono tre palmi. I viandanti fanno la sera fasci grandi di quelle, che sono YCrdi, mett^ndofe alquanto lontane dair alloggiamento^ e v'appiccano il fuoco ^ le quali sentendo Ì caldo ^ si scorzano., e sfendono schioppando territilmenie : è tanto orribile lo schioppo, eh' il rumor ai sente per due miglia^ ^ le fiere vedendolo foggono ^ aìlontanansi , e li mercanti por- tano seco jpasloje ^i ferro , con le quali indi ia vano tutti quattro i piedi alli cavalli^ perchè altramente spaventati dal rumore rom- periano le coide, e iuggiriano via. Ed. è accaduto^ che molli per negligenza gU hanno perduti . Cavalcasi adunque p^ questa con- trada venti giornate continuamente, trovando simili salvatichezze, * non trovando alloggiamenti , vettovaglie , se non forse ogni Jler/a ^ p quarta giornata ^ si fprniscQjjp delle cose al viver neces-

At "w

t Dans la suite rCmpereur Mangou K.an, de la nation des Mogols établit dot » gouverneurs sur les frontièrqs occidentajes de la Chine, pour veiller. sur 4^ ìes Tib^tains., et £.ublai Klian jdivjsa e fi pafut e a plusieurs provinces : celle » d; Ou-sse-)teaag9 ou est Lassa Alt la principale-: il doona au Lama Pa^s^^a \m » titre ^ Prince, ou de Roi » j[ Hist des Iluns. t. L p. j65 ). Ma la cosa non andò xiosi ma sibben^ come Jo afferma il Polo. Manga s'impadconi deUa pro- vìncia cl)e trattò crudelmente,. Infatti sembra ìjl Deguignes carreggefsi dove narra i fatti di Maiigu Cfl» ( t. IV- p. i23 ), » H nomma le General HoUtài pour alter » soumetli;e le Tibet. Tout ce pay fut desolé, les villes et les chaf;eaux rasés w Ciò ^vveéne i>el laSi. Gaubil ( Apud Souc ) conferma che Man^ Caa spedi un ^rttiata contro il Tibet ^ il Pegu , la Cacci/iciua con ordine di penetrare in- nanzi nel Vun - non e nel Se^tchuen. I Tartari desolarono quelle contrade e Mangu Caa fu j^cciso alF assedio di Hcxchsu nel laSg.

4»8. Canne di Uinghezjsa^ Sembra cl^e queste canne siano le bainb\ise da tipi aUrove descritte ( t. L p. Sg not. d ). Di quesU utilissima piantale ,deglt usi di essa un'esatta rejbizioue la Bissachere (£tat actuel du Tunquin ParliSia tg Éi, t. L p^ iJ5i ).

a53

sane . In capo delle qaali giornate si comincia pur a veder qual-; die castello e bcHrghi , che sono fabbricati sopra dirupi , e somr niità de'mooti , e s' entra in paese abitato e coltivato « dove non v'è più pericola d^animali salvàticbi . . , .

Gli abitand di quei luoghi hanno una vergc^osa consuetu* dine ^^ messagli nel capo dalla cecità dell' idolatrìa , iche niuno vuoi pigliar mc^lie , che sia vergine*, ma vogliono ^ che priim sia stata, oonoscinta da qualche uomo , dicendo , che questo piace alli loro idoli . E penò come passa qualche carovana di mercan- ti , e che mettono le tende per alloggiare , le madri , eh' hanno le ^figliuole da maritare, le conducono subito fino alle tende ^ pregando! mercantila ragatta una dell'altra., che vogliano. pi- gliar la sua figliuola , e tenérsela a suo buon piacere fino che stanno c[uivi , e così le giovani , che più gli aggrada vengono elette dalli nìercanti> e T altre tornano a casa dolenti. Questt dimorano con li detti fino al suo partire, e poi le consegnano alW lor madri, mai per cosa al mondo le menerebbono via. Ma SODO obbligati a farli qualche presente di gioje , anelletti , ovvero qualche altro segnale , qual portano a casa . £ quando si mari« tano portano al collo , ovvero addosso tutti li detti presenti , e

3 nella, che ne ha più, viene reputata esser stata più apprezzata . alle persone , e per questo sono richieste più voleniieri da' gio- vani per moglie, più degna dote possono dare a' mariti, che li molti presenti ricevuti, riputandosi quelli per gran gloriate laude , e nelle solennità delle loro nozze li mostrano a tutti . E li mariti, le tengono più care ,' dicendo , che li lor' idoli l'hanno fatte più graziose appresso gli uomini. E indi innanzi, non è

^9. Vergognosa eonsuéiudine. Di tale vergognosa consuetudine come su s>

«istente nei regno di Tchem'4€i si parla nella Relazione dei popoli tributarj

delia Cina tradotta dal P. Amiot ( Mem. Concén les Chin. t* XIV. p. ii5)$ ed

altresì n«Q' Tvnwui» : anticamente dice il Martini ivi niuno spossa ragazza

se prima non era stara conosciuta da altro^ tali sono ei soggiunge, le parole

dei nostro Cinese scrittore ( AtL p. 195 ). É aboHU oggidì nel Tibet, .anzi dice

il Gioi^ : » foemiriarum cultus, habitus, et mores ad omnis módestiae legem

» compositi sunt. Choreas aguntvirì, ac foemiri^e.separatjm,' sed viris cum foe-v

» minis numquam p ( Alph. Thib. p. 467 ). Xafìtò anche gridolatri si studiano

di ricondurre alla morigeratezza i loro popoli. Tocca al marito il punire l'adiil-

tera*, la legge punisce T adultero .* » nulla in peccantent* foemiaam consti tui-

» tur poena , si cum ea maritus habitare coasentiat » ( ibid. p* 4S9 ) ( Ved.

L I. p. 10$ nota). ......'•*-. /

33

^54

alcuno eh' avesse ardire di toccare la moglie à' na aliro j e di tal cosa si guardano grandemente» Queste genti adorano gridoli| e sono perndi) e crudeli, e non tengono a peccato il rubare, il £ir male, e sono i maggiori ladri che siano al nH>ndo« Vivono di cacciagioni , e d' uccellare , e di fratti ddla terra

Quivi si tuovano di quelle bestie, che fanno il moschio ^ , e in tanta quantità , che per tutta quella contrada si sente V odo* )re , perché ogni luna ^ una vc^ta si^indono il muschio . Nasce a questa bestia^ come altre volte s^è detto, appresso F umbilico un apostema , in modo d^un Ix^cme pieno di sangue , e quella a]K)stema ogni luna, per troppa repiezicme sparge di quel sangue ^ quaFè muschio. £ perchè vi sono molti di simili animali in quelle pani , però in molti luoghi si sente V odore di quello, e queste tali bestie, si chiamano nella loro lingua Gud^erì ^' , e Ae ne prendono niolte con cani Essi y non l^no monete ^ anche di quelle di carta del Gran Gan, ma spendono ccNrallo ^^ , e vestono poveramente ^^ di cuojo , e di pelle di bestie , e di

^So. H muschio. Guglielmo Jones nella Sf» Tersiane deBa Vita di Nmdlr SchaJk ( p. 328 ) la seguente relazione del Tibet tratta dall' opera à*Eha - al - 0»ardi intitolata ^ X^ Perla delle maraviglie, r La principale città è chia» f mata Tìiei» è ben fortificata sopra un monte ( non può^ credersi ehe mtend» livellare di liassa che è in piano. A%ìh. Thilx p. 454 ) » che produce il Sambui erba aromatica * Il capriolo muschiato pascesi nei can^i Tibetani. L' ani* t male è simile id capriolo del deserto ^ ma ha due denti sporgenti inftiori >^ come 1' elefante. It preziosa profumo è racchiusa in un sacco umbeCcale che » r animale sfrega sui scogli e sugli arbusti , su cui s' attacca il muschio e si coagula. I mercatanti il raccolgonai e pongono in sacchi che i Persiani » chiamano umbeflichi di muschio ». Lo stesso leggesi nel Renaudot che n# discorse ^etro la rekizione di akvi orientali scrittori ( Anc. Rebtion.^ p. 94 )•

45i. Gudderi. Osserva it Marsden ( Noi» 806) che noa sltvova nei vocaboli delle favelle Tartariche voce approssimante a questa pev significale i( Mu3chio« n Moseado'o If animale che lo somministra^ appesasi neSe parti settentrionaK delT Asia Kakerda t^Kahard^n. Ririipalrik nelb Relazione del Nepaul to appella Kastura^ e il detto Marsden crede che non é improbabile che la voce Guddcri o Gadderi sia una storpiatura della voce Persiana A^fOunVche è il comune nome che dassi al muschio ia tutto V Orienta

43*2» Spendono €oràUo ( Y. T. I. p n^ noS. )•

43^5. f^esiono poveramente. Dice il P. Giorgi r TibefasA ( comparativamente s^ ai Cinesi) sordiduli et incomti, sinunt. enim se^religionis causala pedicufis^ p aliisque infesti» animaMbus vellicari (p^ 45^) ». Tumer ( Ambass. au Tib* L p. 5Sq l racconta che oercano 1 drappi di maggior uso, e i più pesanti^ e k

^anomaào. Hanao linguaggio da per se ^ e s^ appattenjl^iio alia provincia di ThebetU la qiial confina con Mangi ^^, e fa altre vohe oott grande e nobile , che in quella èrano otto regni , e molle citta e castella , con mc^i fintni, laghi e tnonli ^ ne^ quali ilumi si truova oro di pajola ^ m grandissima quantità . Ne re- gni di detta provincia si spende , come ho detto il corallo per moneta y e anche le donne lo portano al collo , e adorano li mam idc^ , e si fanno molti zambellotti , e panni d' oro , e di seta £ vi nascono molte sorti di spezie , che non si portano mai ne* nostri paesi. £ quivi gli uomini sono grandissimi negromanti ^7 , imperochè fanno per arte ^abolica i maggior venehcj , e ribal- derie, che mai tessero viste ^ ovvero udite. Fanno venir tem- pesta y e folgori con saette y e mdte aUre cose mirabili Sono uomini di mali costumi. Hanno cani molto grandi ^^ come asini y

più grotti Mao da loro pvtCemtiw Yestom caldamente. L'estate portano vesti di lana, neU' inrenaoi'pclli di castrato o di volpe conciate ma col pelo.

454. Linguaggio da per se. Detta favella e scrittura Tibetana trattò dif* ftisamente ii Giorgi < Alpia^ Tibet. ) . Essi hanno due scriUure , La magi- ca e la volga»: la* prima nsano soltaoto i Letterati ( ibid. p. SyS. V- 1* I* p. 106 not. )

455. Qùal eonfinotcon Mangi. » .G>mpi«ndiamo , dice il Malte Brun ( Geo* » gr. Lib.LXVI.>0oUo la denominaaione di lìòei tutti i paesi a Tramontana p dtìX Jnéasian, die sonora levante della Gran Bt^caria, a mezzodì della pie- 0 cola, a libeceio del Taagutf (consideralo questo nel più* ristretto signifi* p caio) all'occidente della Gina, e a maestro deU' Impero dei Bìvmanni, 11 » fNCcodo Tìba^ , io stato di Latak a occid^ntei il Baiaa al mezzodì, possono » essere- considerati paesi a parte. A scirocco' i confini Tibetani sono poco » noti ; & Tramontana sonovi intene pjDowicie a noi sconosciute ».

436. Oro» di pigola . Cetonun. aarifiuHnae Bè^anansest de i/tdbus saibebat NubiensiSf pluras sani ai copiopè in.proyincis. U^ Tzangf Kkngf TakrpOf Cong* ho^ et lÓumg ( àlfh^ TUbet p^ 465 > Ed è pecciò. che i fiumi che hanno origina^ nel Tibet, e soprattutto il Aìa«oila-JUni^,.*dx cui. faremo menzione posteriormente tono rìoihi d'oro» di pallinola»

4S7. Grandissimi negrcmanii* La magia, e i. maglu sono tenuti in grandi»» amo conto in Tartaria, ndla penisola di li. dal Gange come, dirsesi, ma gl'im- postori Tibetani, sacerdoti del culto di Lama erano aoci^ dia corte di Cublai Can, cui: come si disse fu rimproverate soverchiar, crudeltà pen essi* U credi-, te in cui erano tenuti appo il loro signoiie aocreditaliì preseo i' Xaitari , ed il nostro ne fece menzione come diffusi* fra loro sotto nome, di Tobet. (Ub. I. cap. S5 )•

43& Cani^ motto grandi^ Relativamente al* cani tibetani (i V. t. L p. 107 ifcKH. b )• Intorno ai buoi di questa- l«zza (Y^ t. Lp; S4'nQt; ).-

ohe 9ono valenti ai pigliar ogni soite d' animaU, e massime faocn salvatichì, che si <;hiamano Beyabiini, i quali sono grandissimi e feroci. Quivi nascono ottimi fafconi laneri, e sacri moke vdoci al volare, e ottimamente uccellano. Questa detta provincia di Thebeth è suddita al dominio del Gran Gan, e similmente tutte le regioni , e provincie soprascritte . Dopo la quale si trova la provincia di Gaindn^^.

GAP. XXXVIII.

Della pros^ijtcia di Caindìi .

Gaindù ^""h uìia provincia- verso ponente, quale già si reggeva per li suo re. Ma poiché fu soggiogata dal Gran Gan, egli vi manda

4S9. Dopo la quale si trova la provincia di Caindù. Ho esitato lungamente a determinarmi se il Pofo per recarsi al Pegu traversasse il Tibet j ma d<^o maturo esame^ mi sono convinto che ei seguì la via del Kun-fiao, e che ci4 che racconta del Tibet fu per sentito dire, e che solo ^ l' estrema firontiera orientale di quel paeàe potè traversare, in quel punto ove sembra internarsi nelle provincie . Gnesi dei SeHchuen e del Vuii^nan. Ma ai tempi del viaggia del Polo era accaduta l'intiera sovversione dei troni Asiatici, e quei paesi passarono sotto il dominio dei Tartari, e si- confusero le antiche «partizioni degli stati a grado dei conquistatore. Talché può aver creduta che le .parti estreme delle due provincie Gnesi già da noi rammentate appartenessero al Tibet. Opino ,G08l perle seguenti ragìo^ni. 1.® Perché il Polo dice aver fiitto- il viaggio spedita dal Gran Gan ài' Caratati e non al Tibei. a.^ Era invero desolata la contrada a* suoi tempi , ma non tutte le città erano distrutte, e fra queste iMSsa la capitale, di cui il Polo non fa menzione. 3.® L' inoltrarsi in quella regione avrebbela deviato dal suo diritta cammino per Carazan^o Caragiùn 4*^ Dalla .coatinuazione del suo viaggio si ravvisa ch'ei traversò il Yua^nan. Caindu di cui. ci. accade far menzione tantosto, vedremo essere la città di yba^infii^'^tt. della detta pro- vìncia, immediatamente a confine del Tibet H P. Martini dkela infine del «j?i« fan^ e nella carta dell'An ville, o dei<jesuiti.vi si legge accanta: .Terrtff des Lantap^ Ciò vien anche confermato da altra asserzione del Afartini, cioè . che ivi si trovano le vacche Tibetane dette L^ che il Fòlo ha descrìtte ( Ad. Sin. p. 198 ). Per la lezione Ramusiaoa, parrebbe che la provincia di Caindu fosse a. Ponente del Tibet e eh' ei vi si fosse recato dal paese suddetto . Ma ciò non ia dice il nostro Testo,, che dòpo aver parlato di quel regno soggiunge: !^ -or lasciamo » qui e cònterowi della provincia di 'Gaindu » ( t. I. p. 107 )..

440. Caindu. ( T.O. ) Gheindu. (Cod.Farig.) Gandu. ( Cod^fticcar. ) dm/at * Avverte saviamente il Marsdeii ( Not.8i4) che questa città tanto per la soa k>calità, quanto per alcuni jparticolari che si riscontrano nella .d^scriuone, ai ravvisa essere Vong-mng'^/u che è sull'estremo confine settentrionale deUa^

i saoi rettori, emm ioleiKllate. per questp'dlr poiieote/.cliejf deit6u cpotrade. siaoQ nelle p^^rti di pónente,, ma perchè ci pariianio dal|ev parli che sono ira te^nte .e greco venen*' do verao ponente*, e però descriviamo Quelle Verso pocieaté Le genti di questa provincia adorano' gì' idoli, e sono in quella molte città; e castella ,1 .e: la maestra città similmeaté si chiama Gàindù, la qual è edificata, nel comini^iamenio della provincia 44^ : e ivi è jan gran lago salso ^^^ nel quale si truova gran moluindine .di perle ^ , le quali sono bianche, ma noix rotonde^ e ne sono in

. I

provincia di Yan^nan cagifa^e dell' undecimo dipartimento di quella pi^viiioia»^

n dotto Inglese mi ha fatto ravvedere da errore^ o congettura da me fat**

ta nell' illustrare il Testo della Cruscd, ove avendo letto dopo la descrizione

del Tibet Gaindu é una provincia verso ponente ( t. I. p. 109 not, b ), cercai

questa cotttrada a poneste di quelpacse^e credei cke fosse Camandu del paese

di Nepault ow TAaville segna una provincia col nome di Canduana. Gonvonga

ora pienamente nell' opinione del Marsden, tanto più che secondo la presente

' lezione avverte il Pulo di non cercar Caindu a ponente del Tibet : non inien»

diàfe^ ei dice , per questo dir ponente, che dette contrade siano nelle parti di

ponente, ma perché ci partiamo dàlie parti cke sono tra levante e greco ye*^

nendo verso ponente. Una tal cautela usa il Polo, come ho altre volte avvertito,

perchè niun smarrisca la direzione generale della sua via , e ciò lo pratica

talvolta quando conto di contrade, di cui ne parla per relazione d' altrui,

e che dipoi prosegue a descrivere quelle da lui visitate. Il P. JMartini s'aocorse il

primo che il Polo ave\^ visitatp il Yun-nan, » Il y a quadtité de chosea dans

» tette province, dont Marc Paul 4e Venise fait mention , que ceux d' Enralpe

» ont jusqu' ici- mal entendu » ou n^ ont compris qu^en paitie, parce qua

» il s' est servi de noma inconnus , quand il en a traité , ou qu* il n a tenu

9 aucun ordre-assuré » ( AtK Sin. p. 192 )• Nontrovo^ poi fatta menzione nel

nomenclatore Cinese aggiunto all^ Storia Generale della Cina che avesse Vong*

nin^'fii un' antico nome simigliante a- quello che le il* Polo» Si legge che

anticamente fa appellata Tù'Uang ( ibìd pi >6i )< Il DuhaUo scrive U nom^ della

città Vurig^ningHu ( t;I. p. dSa ). Ai tèmpi del Polo il Yun-nan che forma oggidì

una sola pretinda era diviso in pia regni come ei lo aféerma. AUordiè Mangu

Cén inviò nel >'a53 il suO' fratello Gublai a conquistarlo r r la province de Yum»

9' non éCòit^akirS- partagée presque en entier entve divcrsprioces qui s^^* «toient

» fonnés dea petits royaumes indépendans de la< Chine » .. ( Bbst Gen. da la

Chiti.t. IX. p.' a57 ).

441. Ceminoimmenio detta provincia. Tale é come avuertimmo la situa* zione di Yong*ning^w> '

443. Lago /^rilsó. . Questo* lago é quello» di^ £«#-cifrchè. secondo il P. Martin» ( 1. e. p) 198 } é air oriente dalla città, e ha tre isole>MBai uguali in-grandezza^ in ciascuna delle quali é una rupe cento- pertiche d'altezza.

•445. PeHe. Per quanto Aon' venga^ n€»talo die questo lago possiedeJa conchigfi». margiu'itifera , la peria é numerata firai prodotti della pvovincia di Yun^^mtm (Mart* AtL p. 191 y ^ .. ^ ^,

che ^no valettti a pigliar salvatichì, èhe si<;hiamr. feroci. Quivi nascono al volare, e otiim: Thebetli è sudd' le regioni, e t provincia di (

lasciasse , die ciascun im senza sua licenza ^ noa m. xite , ael quale si traoira ^'^, che noa si Usciano

.;i

\CÌ

ia hanno un costarne Ulano a villania se ipéL^ .:oQo Goa le loro m(^ , ìe giungono forestieri ^ ' . > Riunii consegnano tatte . .1 balia, e :3Ì i.l> '.1:13:10 lasciando quelli come . :ae attaccano subito sopra la porta un segnale^ :o^ se non quando si partono, acciocché i loro ma- .^.jl: ròunurseoe ^ £ questo ^ono gU abitaaii per ooorì* oc iom idoli, credenoo em «pesta nanniià e benignila éem forestieri dk BMrìtare la grazb decloro idoli, e jtt SoonceifinD abbondanza di tntd i fratti à^ terra .

La loro nioneu^èditalinanìenr ^ fmoQ verghe d^ oro^ e seconda eh' è il pan ddh wr^itm^ co» ¥«gIio^

^^ ( *

r

444. /^M(m dette imd^eee. D dm nel dìsM«tto ^ ^^^^

O il i^HS hT|«llì| <A ''

!• amttoK di iiBflif «eato. *

Molile b

bi aioDeta vuk é

Dieci denari fiuioo un

e.4ak Enrto^icd liAcfce ^

acaM. n trattato aaBg^

cQOie omUH r aigaiili^K e «^ «f U di «tagno, di piwnbo. * *^ allato, m B»* fi«* "^J"^ ^ laleiai per "•"^/T" ^^ Oneé e d* i^ ""•

(p.i#>«ikIMMfc (Ì.1.R.S4S)

dietro la ac«tt% a P. fatFtcolha. Bs

eU

«.fVM^c i^gHan «piando

I Cmem per

jMT^iiwe dei ■ftonelaq fiadaL

di «ente. ì'ihms «iti a, iiM^aetti <E^ ^WaiiaaB03»Ueifik€9i|«iaitpiic €«AKÌtD.

i sono il daciniD (tello «cado de>tp 2^009^9 jin ^ cìnqiM» aa«i di mpoeU tc^ eoBUtnicato «iDiAfdAs^ £1 ip^ii^ipiie di Gina in «muj am^i/S^^^ l'ora a peso, l'Mwnìiwr Ali IH* )■ ^ ^ »*^' e «kwn aompo mdkt «wnata. di twTa> MMaa di «A. «t é i«fea «msaoiK ddl'i

iMunanta (Ddhal* ibid..p. i®>

, liti

>esia è la loro moneta maggiore^ «opra la qimle non ir^H ^) eia pioodia veramente è cU cpieslo moda. Hanno; •alse ^ , con le quali fanno il sale facendole bollire poi eh' lianno bollilo per ancora, si coi^elano a; , e ai fanno ferme di quantità d' un pane di due- i sono piane dalla parte di sotto^ e eli sopra sona. l( ) sono ulte pongono sopra jxetre cotte ben calde il fuoco, e ivi si seccano, e iànsr dure» E sofura qoeste %sii iG , si pone la bc^la del A'gnore. le monete di questa sorte si possono far per altri , che per quelli del ^gnore , e oir^ tanta di dette monete, si danno per un saggjbd' oro ^7.. Mai mercanti vanno con queste monete a quelle genti j eh' hanno fra. i monti ne' luoghi salvatichi , -e in visitati . E tmoyano un saggio d' oro per sessanta , cinquanta , e quaranta di quelle monete di sale , secondochè le g^nti sono io luogo pia salvaiico^ e disco^ sto dalle città ^ e gente domestica, perché ogni volu che vo^ gliono, non possono vendere il lor'oro e altre cose, siccome it mnschio e altre cose , perchè non hanno à cui venderl^^ e perà &SXDO buon mercato, perchè trovano l' oro ne'fiumi , e laghi ^^ j come s' é detta. E vanno questi mercanti per monti , e luoghi della provSùcia di Tebeth sopradetta , dove similmente si spaccia la moneta di sale E fauna grandis^mo guadagna e profitto , perché qneQe genti usano di quel saie ne' cibi, e compransi an** che delle cose necesiarie, ma nelle città usano qna^ sólamente.

44& Aeqm $^S9. In qoÉCtBi psaviacia, e Éel diitrefCa £ Fóo-nf «n^ «oMti pomi d' acqua salsa,clw «ervono per fabbricare U tale ( Du Uald^ t. L p^ 249)^ dal quale si fornisce tutto il paese ( Martr Atl p* 200 y

447. Ut sag^ é^ ora ChMerva il Mars4en cW il* saggi» vekieziaii# erU la sesta paste dK un'oncia» e che perciò ogni panetto di sale valeva la.quat*' iroccntottaiiteaima parte d'on oncia d'oro ^ del vatòft qaaatrolire sliarMno l' onótty e die perciò ogni panetto era del valore di dae ptnm Ingfcsl» ossiano tredici quattrini della no^ra moneta (JKSoa). Secondo il dotto» iUostralortf del Polo, in Sumartra usano per oMMieta panetti di gonuna bengiovi' ( Not^i9 }•.

448. 7>ovaao t en> mf fami 0 laghi. Secando it llaktlm^o it Geografo Cineoe da kii c<qmlOy]l Yuu^nan é una ddfc più iiccho ps#ivmete della Cim^ e le «ano dei iunii vi contengono ima oonsidevevoUssima- ^pMotità. d* oro 41 pagKnola i^aecoodo i Gnosi se fssso permesso £ scavavo ta cavo, no» vi saiobN" paese che fovnisso oro maggiov abbwsdaago. Di IT uso per burtavsi ^ymm sciolaoqoatore, di domandargli se il padre ino é il caaMriilig0 èfi diiy ie||| osBa pvovincio dal JTiaa-nao ( AlL sjìi )r

tanta abboadan^a^ ehe se il Graa Gan lasciasse , dhie dascuo pigliasse, veoiriaQO in vii prezzo . Ma senza sua licenza ^ non si

risono pescare. V è similmente un monte y nei qoale si traoTa miniera delle pietre dette turchese ^, che non si lasdano calcar senza il veder del detto Gran Gan

Quivi gli abitanti di onesta pravineia hano6 nn coslame irergosnoso e vituperoso , cne non si reputano a villania se qnel^ ii, uhe passano per quella contrada giacciono con le loro m<^ , ^^ucrfe , o sorelle E per questo , come giungono forestieri , ciascuno cerca di menarseli a casa^ dove giunti consegnano tutte le loro donne in sua balia , e si dipartono las^ndo quelli come padroni; e le donne attaccano subko sopra la porta un sM|nale^ quellp muovono, se non quando si partono, acciocché i toro ma* riti posisioiO ritornarseae «, E) questo fauna gU abitanti per ooorv? fice^za de' loro idoli, credendo con. questa umanità^ e benigiBdtà usata verso detti forestieri di meritare la grazia de** loro idoH , e che H concedinp abbondanza di tutti i fruiti dtjlfe terra .

La Iqtq Jipneta 44* ^ ^i iq\ maniera , chfi. 0i.naQ verghe d* oro, 'a le pe$anQ^ e se^ndo eh' è il peso della v«rg^eH»> 9QM Y4f^o^

444* P^rm dme iurehete, M^UA{ {K 196 > 9 ìk Diihaldo (t.|. Ib2l4il) dkcMBUK che nel dì«^*etto di Tchwihi^ng^fu «onon «K^nl^igni^» d^. ^k^si tic%ym V fzzHCEo, o il lapis kz:(uU, ed altra pietra d' belUi|sim<>< verde.

44S« La la^ man/Sta. Il EMiiiitdk). tratt<^ della onpi^e^ Cinese <M«4^1a scarta rà* «no acritleie di quelle ^ati» di' cui gV inviò V estra|tto il P. £i»t|Pe€oUi9a Ba 4alo andbe un rama ove ai vedono iuciae. le più singolari di esse ( t. IJt ijQS Ojs^ttt non aonovi in corso dke due metani come moneta, i'argenlto. e il wm^4 Fou é.meix:an%ta. L'argenti» non é CQuiatOk n^a apei^desi &pa8o> e tagliasi 4iuando<K:cor^ re per pareggiare il valore deUe compre.' l Cinesi p<&r yuwtoi ripoooacano quanto ai^ ulale la moneta coniata, non osano inteudurki partimpre d^ monetai], CedsL Ia moneta di rame é coniata 000 impronta d*akiun caffettieri : h tNWttono. dana^ si focati ÒBL fl^zzos infilati a eordoncini di oe^itOi rui¥>>. ¥iùti at jwupteltj ék miUe#-Sono tanto abikiCinesi, che. gli &lsifi)Qaoo. nella fik^cpt^cartpne coforito. Dieci danari fanno un soldo* £eci soldi sono il decimo deUo. scudo deUp If^ang e^éàk Bostoj^iesi Taelf che vale^ .circa £ÌA^a Ijra •> cimpia. Bù9fi di mpof^ta t<^ scana. U trattato sulle monete cinesi comunicato al Dub^ldkv tà. JQ^^m^ipna di diverse monete die cliberoì cotcìo. ndln^Gina in varj. «^inpi«J$ì^a4(irQrQapeso, ^me oggidì V ai^nta*(' e ciò. cofiferma rassanùona dal 9o|o )«, Fu iiv «Mi n^iiP» ta cU stagno, di piombo, dk ferro, e akum tempo, imcb» moMt4« di tari:%^, mir^ f^Uala, ma nonié fi^a menzione .di. moneta di sale« Vi é ftlAa manaioin^ ddl'uso ^ valenti per mooeU minuU dolila cpncbiglie«|ìe de«^ nd Bengala Q>n e 4m Cinesi Poh e cbe il Polo posterìoamente rammenta (Oubal|il|id..y.>^^)»

BOj e qaesia è la fero moneta ma^ore^ «opra la qiuile non v'^Sf alcun segno; eia pioooia verameote è di questo modo. Haaaaj alcune acque salse ^ , con le quali fanno 3 sale facendole bollire in padelle^ e poi ch^ Uanno bollito per im^ora, si coi^eboo a; modo di pasta , e st fanno fi>rme di. quantità d' un pane di due* denari, le cpiaii sono piane dalla parte di sotto, e. eli sopra socio, rotonde, e quaìido sono &tte si pongono sopra [xetre cotte ben ealde appresso al fuòco, e ivi si seccano, e iànsr dure. E sopra queste tali monete , si pone la bolla del Signore . le monete di questa sorte si possoito far per altri , che per quelli del ^gtlora , e ot^ tanta di dette monete, si danno per un saggio d' oro ^^^ Mai mercanti vanno con queste monete a quelle gemi ^ eh' bando fra. i monti ne' luoghi salvatichi , -e tn¥Ìsita£i . E trnoyano un saggio d'oro per sessanta, cinquanta, e quaranta di quelle monete di sale , secondochè le genti sono in luogo più salvatico^ e disco^ sto dalle città ^ e gente domestica, perché ogni volta che to^ glionOy non possono vendere il lor'oro e altre cose, siccome ì( maschio e altre oose , perchè non hanno k cui yenderl^,. e pera fanno buon mercato, tpercbè trovano V oro ne^fiumi, e laghi ^^ , come s' é detto. £ vanno questi mercanti per monti , e luoghi della provincia di Tebeth sopradetta , dove similmente si spaccia la moneta di sale £ fanno grandisttmo guadano e [nrofitto , perché qneDe gcmti usano di quel sale ne'* cibi, e compransi an^ che delle cose neeèstarie, ma neUb città usano quasi s(damente.

44lBk Acque $ais9. In questa pnmocia, e Éel distretto £ Kio-nf «n^ «ottdtfi pOBiEÌ 4Ì' acqua jaka^clie aervooo per fabbricare il tate ( Da Hald^ t. L ^9)0 àA quale si fornisce tutto il paese ( Martr Atl doo y

447* Vn Sì9ggÌQ éf mro Gbserva il Mars^eu cW il* ss^» veiieziflD# erU la sesta parte, di im'oncia) e che perciò ogni paneUo di sale valeva la<quat^ trocaiHuttaiitesinìa parte d'ou ancia d'ora ^ del valbva dt quattro' lire sborfine V oncia, e che perciò ogni panètio era del valore di due penar Ingfcst» osflono tredici quattrini della nòalra moneta (JUSaa). Secondo ii dotto* ilktstratonr del Polo, in Sunuutra usano per aK^neta panetti di gonnna bengiov»' ( Not^i9 )^

44& Tfovooo r oro mi fami m ioghi. Secondo it llaktini^o il Geografo Cinese da lui c<qmla,il Yurn^nan é una dieDb più ficchepvèivineie delk Cim^ e le iene dei fiumi in contengono una oonsidesevoltssinM' ^naotità, dt oro djft palinola :»aecondo i Gnasi se fosso pennessodB scavavo >Ia cavo, no» vi safebM" paese ci» fomisso oro & nMggiMr abbsndaflkn* TU H IT uso per burtaisi é'^un» acialaoqoatore» di domandssgU se ii padko suo 4l il caaMriinf^ din dssf Begl ppovincin del Jna-noo ( AlL p^i^» )r

/^

%6é

I fraihmemrdi <ìdlte monete ne^cibi, e spendodole monete in*» fiere. Hatano molte bestie in ipiel paese, le quali pixxiacono V[ muschio ^ , e di quelle molte ne prendono ^ e traggono muschio in abbondanza. Pi'endòno ancora molti buoni pesci nel lago sopra-' détto, e vi sono molti leoni, orsi, daini , cervi e caprioli , e uc* celli di qualunque maniera in abbondanza . Non-baono vino di vigne, ma fanno vino di frumento 'e riso con molte spezie me- scolate insieme, e è un' otti ma ^bevanda/

In questa provincia nascono ancora molti gan>fidi***% e' V ai^ bero, che li pitxluce è piccola, e ha li rami è fòglie *a modo di lauro, ma alquanto più lunghe e strette. Produce li fiori bianchi e piccoli , come sono i garofali , e quando sono maturi sono negri e foschi. Vi nasce il zenzero, e la cannella io ab- bondanza, e molte altre spezie, deHe quali non è portato quah^ tità alcuna in queste parti . E partendosi dadla città di Gaindù , si' va fino a'cónnni della provincia circa quindici' giornate, trovane' do casamenti, e molti castelli, e molti luoghi da caccia, e.dauc- cellare, e genti, ch'osservano i sopradetti costumi, e .con8aeti]fc* dini. lu capo di dette giornate si truova un gran fiume nomina- to Brius 4^< , che disparte la detta provìncia , nel quale si truova

449- Bestie che produeouo il muschio» Aflenna anche il P* Martini che molte ne sono nella provìncia dell' Yun~nan ( 1. e. ).

45o. Geirofali» Fu descritto il garofano (t.I.p. 109 not.d). Io congetturai erroneamente che il Polo non avesse visitato, quella contrada che supposi aUora essere la Canduana . Ma quantunque il paese detto Caindu dal nivitro viaggiatore abbia riconosciuto essek* parte ' del Yuh'^nan , fra tutti coloro che acrissero di jfuel paese, esso é il solo che dica che ivi cresce, il gar<ifano. Può essere che ei ciò affermasse suU* asserzione alcuno della provincia, e die deacrì^esae. la' pianta del garofano^ per averla veduta posterioriÀente neUcisole iddl'Arcipelage indiano. Può anche esser vero che nella parte meridionale deUa provincia eh* è a»i:on(me del TuncKino vi si trovino piante ganifani, e di caiuiella, ntentre la Bissa^here dice tielta relazione del paese di Tui|kino,.che in piccola quantità vi si .trovano pito^ di garofanile che la cannella, del TunUno è migliore di quella del Ceyliin ( Etat Actu. da Timq. 1. 1. p. 121 ); . , ' . .

461. Fiume Briuk, Non vi dubbio che. questo fiumesia il Kitucha-^kian^* La ricchezza delle sue ^ rene é dithiavata dal detto non(ie che suona* in nostra lingua, fiame a rena doro (Mart. pi'494)< Questo aoa*può àcambnarsi: coli* altro iiéme che ha. pigine nel 7V^£. detto Lan-^iseng^^kiengf <> Lan^isan^^f perchè secondò il Polo il Brius abocca nell'Oceano, e questo nel Golfo d'Hainan che il Po- lo appella' niar di da ( Lib. III. e. 4 )t debbo 'oeciiitare un'obietto cha- può farsi a questa mìa asserzione, che secondo la lezione quindici^ giornate è distante

26 1

molta quantica d' oro di pajola , e v' è molta quantità di cannella, e scorre questo fiume fino al Mare Oceano . O^ lasceremo questo fiume, perchè altro non ve da dire in quello, e diremo d'una provincia nominata Carajan .

GAP. XXXIX.

Delle condizioni della. gran proi^incia di Carajan j e di

Jaci città principale .

Dopo che s'è passato il fiume predetto, s'entra nella pro- vincia detta Carajan *^* , così grande e larga, che quella è par- tita in sette regni , ed è verso Ponente . Le genti adorano gì' idoli, e sono sotto il dominio del Gran Gan . Ma suo figliuolo nominato Centemur ^^^ è costituito re di detta provincia , il qual' è gran

la città di Caidu o Yong^rdii^-fu dal luogo ove sembra aver passato il Kin^ cka*ki4tng per recarsi a Tali- fu. IViscontrata la medesima, non è che dì. i.^ 40.' perciò di circa sette giornate. Ma dee essere occorso errore ne Lesione Ramusiana, mentre il nostro Testo asserisce non esservi dalla città al fiume/ che dieci giornate ( t. I.^ p. 1 19 ) Anche secondti questa lezione la distanza itineraria eccederebbe, di tre giornate la geografica. Ma ciò può essere avvenuto per la natura montuosa del paese^ e le deviazioni che necessita. Il Kiti'cha'chiang nasce a pie d' una montagna del dipartimento di Ud a maestro di Lassa, Dalla sor- gente corre per novecento Lj- verso greco, volgesi .poscia a scirocco pel corso di 1400 Lj-f sinché giunge al confine del Kun nan nel distretto di Li-kiang/u. Do- po aver avuti diversi nomi gli vien dato quello di Kin^cha^kiang vicino aLui-tcheu^ fu. Cosi ne parla il P. Amiot ( Mem. sur les Chin. t. XIV. p. 182 ): conferma anche ei che abbonda d* oro di paglluola> e che le rive ne sono magane . I Cinesi appellano Kiaag i fiumi di prima grandezza, quelli di mezzana Ho, ì piccoli Chiù (ibid. p. 176 )* Allorché il Kin-cha è entrato nell'impero Gnese assume il nome di Tche-Kiang^ o di Kiang, cosi Fappella il Polo ulteriormente ( L.II. e. 63) . Anche i Redattori della Storia Generale dei viaggi , credono essere il Brius del Polo il KifMAa^kiang ( t. VII. p. 532 )• .

452. Provincia deità Carajan . S' accorse il P. Gaubil che la provincia detta

Carajan dal Polo era parte del Yun-nan ( Hìst. de Geng. Can p. 499 ). Ne avvi

dubbio che era quel paese , che ebbe per capitale la città detu posteriormente

Tali'Ju. Leggesi nella Storia Generale della Cina ( t-IX.p.aSy ) » La proviAce

» de Vun-hum^éloit alors partagée presqu' ^n entJer entre divers princes qui

^ s' etoient f(M-més des petits royaumes indépendents de la Chine. Tali fu située

» dans la partie occidentale de cette province, ét^it la capitale, d' ui;i de ces

F royaumes que Houpilai entreprit de reduire » Vedasi intorno a questo regno

(N. 456}: Cublai lo conquistò nel 1255.

453. Centemur. ( Cocl. Rie. ) iiVe/i/ém (.Noy. Orbis ) j^5tfftref7ii/r(pag.387).

34

26a

rk6b , e poterne , e mantiene la «uà terra eoa molta giuMiEf a , perchè egli è onorato di mdta sa)[>Ì6nza ^ & integrità. E partendosi dal sopradetto fibme cammina verso Ponente pe!t cinque gior- nale, e si truova tutt' abitato , e castelli assai . Vivono di bestie^ e di frutti della terra . Quivi si truovano i migliori cavalli *H ^ che nascano in quelle parti. Itanno linguaggio da per se^^^y il quale non si può facilmente* comprendere . A capo di cinque giornate ^^, si truova la città maestra , capo del regno , nominata Jaci ^^^ ^

Come t'ossenrmio i redattori della Storia Generale dei Viaggi;!, bob kggesi detto nbme fra i dieci figli di Cublai rammentati da Oaubil ( L e. )• .Congettura il Marsden ( Not. 827 ) , che Tìmur non fosse il figlio y ma il nipote e sue* censore di Cublai^ cui abbiamo ragit>taatò (Not. 3io) . Ma può essene anco che fosse un figlio ignorato da GaubiL II Polo lo appella re delia proTincia secondo la consuetudine degli Orientali di cosi appellare i governatori di sangue reale. Dice la Bìssachere: » nos notions sur léstitres Asiatiques et sur leurvaleur ne » sont plus éxactes. Le titre de roi n' indique qu* un prince feudataire, ou » mèhiè sujet* d'iHi Autne ì> ( Etat actu. du Tnhq. t i. p. i^ )•

454. QuM ri trùvoMò i migliòri ^téi^alii . ^ Le piajs ( chsé il Urritorìo di Vun^-nan ) » produit de lirè9-4>oa8 x:hevaux, qui soni p<Mt la ptépart de basse w taille et pétits^ «Mis fóTtS et hafdlB » ( Man. p. t^S ).

455. Lin^étùì^ié p9r st. S^toùAtì i( Dufaaldo > Ciha ogMà pi^vinda^ ctttè; gHMkÀ bòl^iatà ha {mrtitcolAr dìatetu». Tanto pie fi^'arì«to iAe« «Mer questa da qUéttb \iMlft cabale ^ èssendo telata k pvovkicta {wesé iiKélipemdeftt» itffc- ctltù éèlàk Giirà p^ tanti liecoli. 6eAgtetttti% Mviamente il MaMdm ishé k lingua dèli' VtM-ihàh <}utel ìétd dUé^ partecipane d:elfo fìa^efla della Cime e d«l Pi^ ,

4^ j^ capo di àifi^è ^órrtatè. Fa d* ^opo eomjmtarie dai )fNMto loVe deyè passare il KitiiJchà per ìrecann A Jàci o Tétt-fu \e yahitarM ki èeviaaii^e che davé fare ^t tdntómarè il lagb vjii^.

^f. Jkti é Taii/tt. U afa^tihi dietro la IscorU dugE serittaH fiiberi,^e^ (H questo paese che innanì^i di passare sotto la signeria dei Ginesi ^era «hìtatò ^àm alettne gènti éettè %^enhi e die era tin poten'tìssìnv^ r^no . Un fìnfuerado^e della (Knaètia Mah iabbiicò la città di Tidifu cui i Tang diedero home di Vaocìmty vtoìiHi che sinco^to c^ihe suoi farsi iì%l famigliare discorto disfatte iTdciit e rwi^pér- che il Polo seguendo la difficoltósa pronunlia dèi Tartari, «Hrow danai atvèrfc» tita, ^erttiH!ita l'i/ finite àèlle 4^oei in v\ N\eUa decadenu deUlmpèro detta Gina che prét^t^dè VinvaèìoQé din Itfdgolli, il patei^ tofttò -età essere ùtì rejgno indipendènte d«ttò Nan^choòy fa ciù potenza èra late che «^glStogò temi>orariainente ii Tuttkir»k QiKelte gfenti fu?ohd dette dai tlinési uilo del qtMttro flagelU déH'Im^ro; erano ^H altri tre i THiètani^ gì' Eiguri^ i Turchi { Lettr. Edit. t. KVI.p. 360 > Cl'IVe» o i MogòlK c^ c^on^inStai\>ifty questo pèeto ai tempi di iffanga-can, posilo Bfome di Tèdifu è Yaci ( Mart. Att. p. i)y4 ), Qtteiba importante città i fk>polma. e fabhritèftA In quadrato. Ptaò veda'sene la picmta nel DofaaHlo (t^l.Tir.ViT.). Secondo il detto scrittore; Tali-fu è alla tàt. a5.« 44.' H*' **«**• >*•'* 6-' 4o-^' Ocdd. dA FbfciQo ( T. IV. p. 48flL ).

263

eh' è gfaudU3ÌiiiA e tiobile . Soqq ii) q^Ua molti mercanti , e artefici, e molM^sorii 4i gemi. Soqqtì IdoUtri , q Cristiani Ne$to- rìai^ e SÌ9r#c«qi, 9 Maomettaivi , ]V1a i priacip^U sono quelli ch'adorano gjl*i^i^ ^d è la terrai fertile in produr risc^ e frumento. Ma quelle genti non mangiano pane frumento , perchè è mal sano , ma U riso , del quale ne fanno vino ^^ con spezie , eh' è chiaro e bianco ^ e molto dilettevole a bere. Spendono per mo- neta porc^ane bianche ^^ , le quali si truovano al mare , e ne pongono anco al collo })er ornamento, e ottanta porcellane va- gliono un $aggjk> d' argenta , il qual è di valuta di oue grossi Ye- nezivii , e otto saggi di buon argento vagliono un saggio d' oro perfetto. Hanno ancora pozzi salsi ^^^9 de' quali fanno sale, il qaal usano tutti gli abitanti , e di questo sale , il re ne consegui- sce grand' entrata e profitto .

. Ivc genti di questa provincia non reputano esserli fatta ingiu- ria s' una tocoa b ior magUe oamalinente , purcbò «ia con voion-'

ta di queUa . V ò ancora un lago ^^^ , che circuisce circa cento miglia , nel quale si piglia gran quantità di buoni pesci d' ogni maniera 9 e sono pesci molto granai. In questo paese mangiano carni crude ^^ di galline 9 montoni , buoi e bufali , e in questo

■n

458t II iij« dot fuaU ne fanno il wina ( V. t. L p. 9$ n. e ). E a^vol cos% che nel Yun^nm^ facciasi questa bevanda spiritosa come nel Tiinluno. Oice fo Bissaebere; » il est ime espece de rìs, plus susceptible que |es autres. da 1^ fermeataiioQ» doqt qb fait une liqueur, dans la quelle on mèle les troi^ quarta t «i'eau. file resaei«Ue a oe qu' on Bomnie en Fraace le petit vin^ et est rafrai- t ^hiasame ( Nwvet IlelaU du Twk- I. 297 ),

459* PQrQ0U<m0 biimMke ( V- t. I. p* m not. e, 9 not. 444 )• 11 Marsdaa ( Q. 854 ). Q«serva obe di qi«est« concbiglìette è molto scemato il valore, Qin<> quemila a X^alcu$4^ vagUooo v$è^ niyp^, che ei crede valere tre saggi d^ argento di Yenema. *'

4^ Bwt» salsi ( y.not* 445). Fra le impwwMii che paga il Vun^nan avvi quella di 5$,965 pesi di sale ( Àtl. Sin. p. 199 ),

ifii. Uà. létgQ . t lag» Sid che è riereaùone^ e di comedo agli . I Cinesi r apfwUano Miire a cagiona di S114 grandezza ; è maggiore in l««gkeza(a che in largfaeua ( Mart, p> 194 )• Nell^ CarU particolare deQa provincia dell* AnviUe il lago i nominalo Chang^^een* Nel Puhaldo SI hai ( Uhi Snp. ).

46n . Carni cruda Qiieat* nso di preferire le carni qp>u<fe alle, cotte vien naounhentato come praticato nel Tibet e ndi Sifm ( Marsd. not SSg ). Lo nnrrè degli Ahiasini Bmce e ne ebbe taccia di men»)gnero. Ha nel limitrofo Tmiliioo é tnlitara in «so: » iea mat^ aont, towt compoa^i cependnnt aouveiit

■»..<•

564 tnodo, che le tagliano molto miDutamente e te mettono prima ia sale, in un sapore fatto di diverse sorli di lor spezie , e questi sono, gentil' uomini. Ma li poveri le mettono così minute in sal- sa d' aglio, e mangiano come facciam noi le cotte..

C A P. XL.

4

Delia provincia detta Carazan.

Quando si parte dalla delta città di Jaci, e che s'è cammi- nato dieci giornate per Ponente, si truova la provincia di C-ira- zan ^^^, siccome è nominala la maestra città del regno. Adorano

9 la viande et le poisson sont mangés cnis. On Ics coupé en pedtes trancbeir » comme du papier» et enlre ceft tranches, oormet dc8 feucUles odori ferentes : » cette erudite tst reputée coaserver la saveur de la viande .et du poisaon...* ^ lea sauces sont fbrmécs d'espices et d'erbes. aromatiqucs » (LaBissach. 1. t. I. p. ^2g ) .

463. Carazan. La Lezione qui reca oicurlfà; poiché sembra che Carazan sia un^ provincia distinta da Carajan, Nel Testo da noi pubblicato si legge la rubrica di questo capo ; ancora della provincia di Carajan^ Anche nel Testo Francese della Parigina ( Cod. n. 7567 ] vien confermato che parla dcib stessa provincia» = Encore divise de la provence de Carajan. = 11 Testo Riccardiano con* corda con gli altri due (L.II.C.XL.) » De r^g/o/t^ quadam provinciae Carajjm, in » qua serpentes magni sunt » Leggesi dipoi » post discessum a civitate Voci per- decem dietas procedi tur per provincia Carayaìft ad regnum aliud^ cujus prind^ palior ei'vitàs dici tur Carajan ». E ciò è coffcoi*de con quanto avea detto neV capo precedente, che la provincia era partita in sette rBgni. Dunque Carazan, e Carajan sono uno stesso paese mate a proposito distinto co& due nomi diversi nella Lezione IVamusiana. E qal è da avvertire non es&ervi parte del viaggio del Polo meno rischiarata da altri viaggiatori di questa. Esso fu il solo forse degli Europei che andasse per terra dall' Yurt-nan nel regno di Ava. Ci man- cano carte e relazioni di questo paese.' Alcuni utili lumi possono ritrarsi dalla* relazione dell'ambasciata del maggiore Symes all'Impero dei B-irmanni che ae- cadde nel 1 795 ( Par. 1800 v. III. in 8.^ ). Esso combinò a Ummerapura capi- tale di quelP Impero una ambasceria Ciriese che venendo da Pekino- fece gran parte del viaggio del veneto viaggiatóre. Grande utile alla geog rafia avrebbe ar* recato il diario di quel viaggio. Secondo Marco la città detta Caratan o 0<r- rajan era distante dieci giornate da TaU-fu^ ohe valutandole due gradi e mezz.o- verrebbero a indicarne la posizione oltre il Contine del Kun-na/i. Sembra clie dovesse essere nella parte settentrìonaltr del regno d' Ava^ ove Arrowsmith segna, il paese di Lowa, 11 Martini dietro la scorta dei Geografi Cinesi dice che gl'Yvcn appellarono il distretto di . King^tung nel Vun-nan Cainan che somiglia assai a Carajan perchè essi mancano deli' r . Il Buchanan che accompagnò il Sjrmes bel regno ò! Ava aflerma che i Karajrny.%oaQ}xa popolo salvatico che è sui

a6.S

gl'idoli, e sono sotto il' dominio del Graa Can, e suo fìgliuolcy nominato Cogatin ^^, ticDc la dignità regale . Trovasi in essai oro> di pa jola ne' iiiimi , e anco oro più grosso che di paiola , e ne* mmii oix> di vena . £ per la gran cpianiità che n' hanno , danna per sei saggi d' argento , un saggio d' oro. Quivi ancora si spen-' dono le porcellane , delle quali s' è detto di sopra ^ le quali non à truovan' in questa provincia , ma sono poitate dalle parti d'(ndia« jNascono in questi paesi grandissimi serpenti ^^^ , quali sono

confine della Gna ( Asiat. Rech. t. YL apud Maria, n. StS ). A F. Vincenzfv da S. Gernrtano Italiano, che secondo il Sjmes era sommamente considerato nel regno d*Ava per dolcezza e santità, e che parlava e scrìveva la lingua Birmanna con somma facilità, gli discorse d'una nazione singoiare che pare non di sangue Birmanno appellata Carainer o Caraianerf che erano sparsi in molte provincie e principalmente in q9elle di Dalla e di Bassiert^ gente semplice, di lingua, e di culto diverso dai Birmanni, che menano vita pastorale e rusticale. Nelle loro boriiate non sonovi genti di altre nazioni, essi non contraggono matrimon) con istraoie. Oppressi oggidì dai Birmanni, sonosi relugiati nei monti dell' ^rracon (Ambas.t.I.p.SyS). Sembra che questo popolo possedesse ai tempi del Polo parte del regno Ava e del Vun-nan, e che nelle rivoluzioni accadutevi fosse disperso, e ch< ora vfcra pacifico, timido, e industrioso, nelle terre del vincitore. Cosi accadde degli Slavi neirUngherìa, soggiogati dagli Ungarì. Il Dot. Buchanan visitò un villaggio di quelle genti, ed osservò ch'erano di carnagione più bianca dei Birmanni del mezzodì , lo che parmi dimostrargli originar), di più settentrionali e più fredde contrade ( Ambas. T. IH. p 56 ).

464. Cmgatin ( God. Rice. ) Cogaiuj-. Nella lista dei dieci figli di Cubltfi Can data dal Deguignes ( t. lY. p. 189 ), non si ravvisa che alcuno avesse questo nome l T. IV. p. 189 ). Il nome il più somigliante a Cogatui è quello del nono figlio Kokotchu, In una memoria concernente il Tunkino vien fatta menzione di mi figlio di Cablai - con detto Tokarr, che ebbe il comando del mezzodì, e fu il condottiero delle guerre che fece il padre contro la Co«c**/t- €hina e il Tunkino ( 499 )'

465. Grandissimi serpenti. Secondo la Bissachere il Tunckino è pieno di rettili e di serpenti velenosi e non velenosi, alcuni dei quali s'intanano negC alberi, e si spenzolano per assalire gli uomini e gli animali. Alcuni di questi sona grossi quanto la coscia d'un'uomo, non venefici ma dutàti di forza prodigiosa. Tal- volta s'avviticchiano con tanU forza attorno all'uomo, al bufalo, al cervio, da rompei^lì l'ossa e indi lo inghiottono intero. Dopo ciò sinché non abbiano- dìgerit» tanta pastura, restano istupidif i, ed in allora possano uccidersi senza pericola (Etat ActuaL du Tunk. t. L pag. 6) (t I. p. n^ n. D ). Ma siccome il Polo dice che hanno presso il capo due gambe piccole, è savissima congettura del Marsden.che il viaggiatore intendesse ragionarr àéV Alligatore c\^ è il coc- codrillo dei fiumi che sboccano nell'Oceano Indiano, il quale é chiamato dai Cinesi Serpente Aquatico. È malagevole l'esplicare come il Polo faccia men. zione di due sole gambe, mentre ne ha quattro. È l'alligatore un ^limale am fibio carnivoro e crudelissimo. La chiave 212 dei caratteri Cinesi é quella che

a66

4i lunghezza dieci passi, e di grossezza spanne dieci. Hanno aellQ pvu dinanzi appresso il eapo due gatnbe piccole con tre an* gl^e a niodo di leone , e gli occhi maggiori d^ un pane da quattro danari, tMti lucenti. La l>occa è cosi grande^ ch'inghiottirebbe uq' Domo^ i deati graiìdi e acuti, e per essere tanto sparentevoli oon è uomo^ animale alcuno, che approssimaiKloseli non tranu tutto . Se ne trovano dei minori , cioè di passi otto , di tei ^ e cinque lunghi , quali si prendono in questo modo , con- eiosiachè per il gran caldo stanno di giorno nelle caverne , e di notte escono fuori a pascere , e quante bestie , o leoni , o lupi , a altre , che si siano , che possono toccare ^ tutte le mangiano , e poi si vanno strascinando versp a laghi , fonti , o fiumi per bere. £ mentre, che vanno a questo modo per Tarena, per la troppa g^ravezza del peso loro, appaiono i vestigjj cosi grandi | come se una gran trave fosse stata tirata per queU' arena , « i caceialori dove veggono il sentiero , per il quale sono usati d'an- daitey ficcano molti pali soito terra, che non appago, e in quelli mettono alcuni fèrri acutissimi, ponendoli spessi^ e copronli ciQia r arena , che non si veggono , e mettono in diversi loof^ , secondo i sentieri, dove più vedono andar i serpenti : i quaU andando a' luoghi soliti, subito si feriscono, e mnojono facilmente, e le cornacchie, come U veggono morti, cominciano a stridere, e li cacciatori a*^ gridi di quelle conoscono, che sono morti, e. gli vamno a trovare, e gli scorticano, cavandoli immediate il fiele, eh' è moho apprezzato ad infinite medicine , e fra l'altre al morso de' cani arrabbiati, dandolo a bere al peso d^ un denaro in vino, ed è posa presentanea a far partorire una donna quando ella ha i dolori ^ « a' carboni , e pustole , che nascono sopra la persona poslovene un poco subito li risolve , e a molte altre cose Vendono ancor le carni di questo serpente molto care per esser più saporite del- l'attrae carni, e ognuno le mangia volentieri. Oltre di ciò, in

es^ìtne il dragone» t iliyf«Fw]ea riferisce ìs^ defioiftioBe cIm m danno i Goeai Uratu dal di3^Q»arìo M eupnea x 3,287 ^^ ^ ^^ segua«te. t Draco, bellua » afuamatorum rex, quae }kabet connia ut cervus, aurea ut boa, caput ut emme- a hia, cullum ut aerpena, padea ut Ugrea, unguia ut accìpitar, aquanuia iHt pi- a acaai cujua aunt duo genera^ -itnum aie natum, allerum e aarpente vd pìse^ a in di^acone aiuitatum ». Optoa die poaaa av^r latta il Polo qu.eata deaorì^iaafte» e in quella^cha dell'alligatore aver maacolata 4louna coaa rdatÌ¥« a ^ui^to £avoloao amatale ( N. 844 )•

detta provincia nascono oaTalU grandi , i (piali si ootiductmo iii India a vedere mentre sono ^giovani ^ e a tnid li- cavano un' osso della Goda^ acck>ochè non possino menarla m qua e là^ ttKsi linuin^ ga pendente , perchè li par cosa brutta ^ die il cavaAo OdrnmdO' meni la coda in giro Quelle genti cavalcano ^ tenendo ie staffe lunghe , come appresso di noi i Franceschi^ e dicesi lunghe per- chè i Tartari , e quasi tuttie l' altre genti , per il saettare le ponano corte^ perciocché quando saettano si rizzano sopra i cavalli . Han-* no arme perfette ^^ di cuojo di bufali ^ e hanno lance , Bcudi ^ balestre , e intossicano tutte le loro freccie E mi fu detto per cosa certa 3 che mbke persone^ e massime queli àie vogUno iar qualche male ^ portano dt continuo ti tòssico con loro ^^^ ac- ciò se pw qualobe casofoftnito^ per^iaidlis mancameBUo dessero» presi 9 e li volessero porre al tormento^ piuttosto che patirlo^ d pongono subito del tossico in bocca , e Y inghiottono , acciò pre- stamente muojano. Ma li signori, che sanno questa usanza, hanno sempre apparecchiato sterco di cane , li fanno di subito inghiot- tire ^ per iarli vomitar il tossico^ e xrosì hanno trovateci riaoiedio coMta k mdaltia di i^iei tristi . Le dette gen%i^ «¥aAtt olve ib^ sèrò soggiogate «il dommfo de! Ot^h Càn, tsssèrvatafhótttìà brtftta, e scèllèfàtà consuetudine . che s' alcnù* uòmo nobile e beBo^ clie paresse di grande e bella apparenza, e valoroso veniva ad «d- loggiare in casa loro , era alnmasaoatd la flette , «dh per «adii i de^ nati , ma acctoirché l' attinta "stia Cùn la graf^iia del tàiot sttó , e ìa pìrospèlrìlà del senso, rimanesse in quella casa, e per lo Stanziar di quelV anima tutte le cose li succedessero con ùmekìi^ e qgnoa

■i J-JM I tti

coévpùdU dt4 nflftivi èi Và^ai pteèe 'dèi r^o d' Àvn à tremoti tana , e "pwAò' pòèo tooftano ddl <:atdfan «del PiÀt { Sym. Ambas. t. It. p. 2al ).

96^. Aflrd "perfette. Secondo ta Kraachetie 1% *artrd lAilSchfe d«l Tankino^ «rttMi picche, a l»haréè, l>«!itom doppi» e la Yna^àiTMla )^artc 'dei motift:àtiari iron fti*^' eevtMio Xmo che di fì*écdè àttosaitate ( L e. t. 1. p. 509 ). *\jt sAnni àA k^egno^ d'Ava Mmo la lancia^ il giaVelottOi W hakstra, la -aciaixAa (Amba(a. auRojr d'Av.. e. n. p. do^ ). Ma tutti i popoK della Penisola di dal ^Gange dopo te con« quiate é«i PcAtUghdri» avendo rncondnciato a fare ttao delte artfglrèaie , e 'dei moftcteetfti, nt>n ti in tédeno piA in uao aMkiadui^ di duofó di cifi parla il j^olu , probabfhnìente ricomàci^ite iiratiU da tikk\ trome dà^ europei qnelle di- ferro per resiate^e tti cólpi delle armi da fìiocfo.

468. Il tossico con lot*ò. Osserva 3 B^amvstò in tnaiigibe dbè bota Str&bohe p^ e cmtttftianzfa ^gli SpagnudU*

y

a<S8

«

riputava beato d'aver ranima di qualche nobile i E a quésto modo si facevano morire molti uomini. Ma dopo, che il Gran Gan cominciò a signoreggiare , li levò via quella maledetta con- suetudine, di modo che per le gran punizioni che sono «tate &tte 9 più non s' osserva

GAP. XLI.

Della provìncia di Cardandan > à città di p^ociam .

Partendosi dalla città di Garazan , poiché s' è camminato cinque giornate verso Ponente , si truova la provincia di Gardan- dan ^^, la qual' è sottoposta al Gran Gan^ e la principal città detta Yociam ^7^. La moneta^ che quivi spendono è oro a péso^

»m'imr.

469. Cardandan. ( God. Puce. ) Zardanda. ( Cod. Rice. ) Ardandam. Av^ vértimmo di sopra (11.471 ) che la città di Carazan facea duopo cercarla nel paese di Lowa e perciò fuori del Yun-nan . Sembra che «piesto paese corris- ponda al piccolo reame di Lmc-iho, di cui ci die modernamente contezza la Bissa* chere ( Etat. act. du Tunk. t. I. p. 24 ) 9 che confina a mezzodì col paese di Laos^ a levante e tramontana col TunckinOj e a occidente colla Cina. Ma é a noi ignoto perché il Polo appelli quel paese C ardandan^noiL apparò certo quel nome dai Cinesi che non possono esprimerlo col loro Alfabeto. Sebbene resti molta •scurità intorno a detta contrada per istabilime la moderna corrispondenza 9 quanto alla capitale della medesima rammentata dal Polo; è pili agevole il rin- venirla come vedrassi nella nota seguente.

470. F'ociam ( Cod, Rice. ) Vaciam ( Cod. Puce. ), e più correttamente Dóir edizione Grineana ( Nov. Orb. p. $82 ) Unchiam, Il P Martini riconobbe che corrisponde all'ottava città militare del Vun-nane che Arrowsmit e Symts nelle loro carte scrivono Kun-'cAan» Dice il Mattini t » la ville de Vung chang est » grande et peuplée, qui etoit autrefois la capitale du grand rpjaume de /T/'/icAf, » qui a present est dans l'obeissance des Chiaois; Or elle comande à quatre » cités et à trois furls pour resister et faire téle aux peuples qui en sont prochc. )^ Je me persuade fermement que celte ville et le puys d* alantour est VUnchiang )> d^ Marc Paul de Venise. Je suis obbliga de le croire a cause du rapport, et de la t convenance qu' il y a ^ntre Ics nums, pour les moeurs de ce peuple^ et pour » la situatiun du pajrs, car il touche au royaume de Mien dont nous parie- » rons ci-apres^ et n'est pas fort eloigné de Bengale et est plein d'elephants, » dpnt ils se sont servi pour combattre Iqa Tartares, qu* ils ont vinous et de- » faits aveo beaucup d'honncur et; d*avantage: ce qui temoigne assez que g' à esté Un$hiangf car il n'y a point d'elephants dans les pays septentrionaux, s? et on ne s*en est jamais servi pour combcittre dans tonte la Chine, si ce nVst » dans cette Provincie de Vun-rian, et dans le royaume di Kiaochi, ou du

»

%6g

t anco porcellane , e danno un' oncia d' oro j per cinque on^ ce d'argento, e un saggio d'oro, per cingete saggi aargeii*» lo, perchè in quella regione non si troova miniera alcuna' d'argento, ina oro assai, e i mercanti vi portano d'altrove l'ar^ gento , e ne fauna gran ginadagni . Gli uomini , e le donne di questa provincia usano di portare li denti .coperti d' una sottil lametta 4?' d'oro , fatta molto ma^trevolmente a similitudine di denti, che li copre, e vi sta di continuo. Gli uomini si fanno ancora attorno le braccia, e le gambe a modo d' una lista, ov-

y k£n. Mais parcque M* Paul escrit un pour fun il ne a* en faut pas ^«toner, » car il n*y n point de lettre, ni de caractere Chinois qui se nomme un. C'eit ».pour <iaoi ceux de .la dune ont emplpyé jun pour irò » ( AkL Sin. p. aoi )• Tutti i recenti oommentatori del Polo a' appigliano rettamente air opinione del Martini, ma ninno avverte che dopo la acoperta di Symea, non fa d' uopo cer-^ care Vun-chan nel Vunnanp ma ai di U del auo conline verso il regno di Ava, e che non rettamente è peroiò aegnata detta città nella carta d'Asia dell'An- ville , e rettamente in quella dell' Impero Birmanno di Sjmea, e .nel!' al-* tre d* Arrowsmit . Questa cittì dee essere vicina , o sul Meinant che é i fiume di Siam, Ciò parmi dedursi anche dai racconti posteriori del Polo , che d' ivi per recarsi a Alien o alla città di Pegu gli convenne di fare una gran china. Vedesi infatti nella Carta deU' Impero Birmanno, segnata una catena di monti aopra le valli dei due gran fiumi il TTudv^ni il Sitangf o fiume del Pe^ gu. Non dee recar meraviglia che seguitino i Cineai a comprendere nella giuri- adizione del Vun-nan la città di 'Yun^chan che più da loro non dipende: ma ciascuno é noto che il loro orgoglio fo considerare i paesi al loro impero li- mitrofit come a loro soggetti, e apecialmente quelli di Tun-Kin e di A^a che intono hangamente aottò la loro ubbidienza, o tributari. I Geografi di quella nazione ai ricopiano nel riferire cose onorevoli^ loro. impero. Secondo la CarU A Sjrmes Lat. di Yùn^chm ao,? 40^ Long, occid. da Greenvvich gg.® 55.* ( Cart. de TEmp. Birman. ). ,

4ji Denti coperti if una sottil lametta d^ orq^ Il P. Martini nel descrivere il diaUreUo di Tchu^x-^*^ del Yun^nan^ aoggiunge ; » \ autcur Ghinoia aaaure qu' aii # aeptentrion de ce territoire, avant la venne dea TarUrcs de Yvena (1 MogoUi) » quc etoit le re^aume, de ce grand peupk de VJnchi (le motsignifie denU » d' or ^ . On le nommoit ainsi a raison qu* il armoit et guarnissoit ^b dents de 3^ petitea plaquea et lamea d' or. C'est peut-étre la province d' Arclada sclon f M. Paul » ( Atl. p. 196), Di qui si rileva che il Martini malauguratamente si valse dell' edizione del Grmeo, piuttosto che di quella del Ramusio, ove é errata- mente scritto Ardada in vece di ^n^fliufa, é il missionario molti più utili commen- Uri ci avrebbe fomiti intomo al Milione se avesselo letto in più purgata lezione. ComJbinaado ciò che dicono il Polo, e il Martini si ravvisa che la dominazione dei Zinchi, estendevasi sino al regno di Mien, o che i popoli seco loro oonfinanU ave- rmuo la ateaaa uaanza

3J

370

'^efb einia'eon ponti neri * 4?^ disegnata in questo modo. Hanno ^cinque agucchie ratte legate insieme , e con quelle si pungono talmente la carne, che n' esce il sangue, e poi vi mettono sopi^ ima tintura nera, che mai più si pnò cancellare : e reputano per cosa nobile, e bella aver questa tal lista di pumi neri. E non attendono ad altro se non a cavalcare^ e ànatre alla caccia, e uocdlàre, e a cose, che s'appartengono all' armi > e esercizj di guerra; e di tutti gli altri pfficj appartenenti al governo di casa/ lanciano la cura alle loro donne. Hanno servi comprati^ e anco 'che hanno presi in guerra, eh' ajutano le loro donne in simili bisogni .

Hanno un'usanza, che subito che una donna ha partorito ^'^^ si leva del letto, e lavato il fanciullo, e ravvolto . ne' panni , il marito si mette a giacere in letto in sua vece, e tiene il figlinolo appresso di se^ avendo la cura di quello per quaranta giorni , che non si parte mài. E gli amici e parenti. vanno a visitarlo per rallegrarlo, 9 consolarlo; e le donne ^ che sono da parto, fanno quel che bisogna per casa, portando da mangiare e bere al marito^ eh' è nel ietto , e dando il latte al fanciullo, che gli é appresso. Dette gehti mangiano carni crilde, e cotte, come s'è detto di sopra, e il ìòwo cibo è rìsi con carne.. Il loro vino è fatto di risi con molte spezie mescolatevi, ed é buono.

In questa provincia non vi sono idoli *^* tempj, ma ado- rano il più vecchio casa, perché dicono, siamo usciti da costui.

I >

'47^* Cinta conjmhti neri. Affernfia un Geografo Cinese tradouò dal*P. 'Amiat 'che (jiiesta costumanza é*^ usata n^l paosc d| Laofchua^ o régno ói Laos^ abitata da gente feroce, che si disegnano su tutto il doi'po {ioti é(>n un agb, che rìmangono indelebili (^len>. .sur le,Qljiin. t. "S^JiV* p. 29,1 ).. É stato i|n uso del basso popolo 'Italiano in non poche parti dèllh {ienisola. Tfé Sarebbe un male apporsi che lo ^trasportassero i "Portughesi dèli* Ihdie,é da lóro pàsskssè appo noi. 'Se ciò fossesi praticato iiinanzi II Polo ei nonne avrebbie' fòtto le maraviglie. Secondo il P, Martini ciò si pratica anche a' Vun^chang SLVUnhian del- Pòlo cE'èràla ciipiule dei Kin-chi rammentati di sopra (Atl.Sin.I.r.). 11^ célèbre Re dipinto di' Damplerre signore d'una piccola isola delle Molucche èra in tal guisa arabescato (Dampiér. Voy. t. IL p. 22S). 475. Una donna ha p(ittorito. Nota il 'Kamusio in margine 'che per asserzione di ' Strabone ciò ei*a in uso presso gli Spagnuoli dei suoi tempi ; e ciò si narra d'alcu- ni barbari del Nuovo Mondo.

474» tn qUesto paese non ui sono i4oti , Dice la Bissacherc : * il n'est pas j> certain que lesSauvages du Lac ihóy da Laos j dU TV/am/^naient ancune religion, > qu' its reconoissent quelque dogmè , ni qii' ils adoptent un eulte quelconque ^^gg>unge c:ome .quelli di Tsiampa non hanno :nè sacerdoti, lìè delubri . (3i« nìel

371

e. tott' il bene che. al>biai|io^ ptocede, e viene da lui . Iffon iiMoci lettere , . . scrittQFa alcttna , e noa è* maraviglia àlcnoa , però che^cpel paese è. molto sai valico, e: ira moòtagae, e selve foUis^ sime, e Taere nella ^te y'è moUòtristo^^ e cattivo. £ li fore- stieri, e mercanti noa vi possono, ; aure,, perphènfiorirìano. E se hanno. d|i far qualche faccenda, un '<2oh T ahro^^ e vogliono- fat le k>r obbligazioni , ,oyverO oaft^ di ^cpieUì»' ohe devono* disire ; e^ ayere^ il pi*iocipale piglia un legnol quadro^ e lo sfàide per mezsoy segnasp sopra* quello qaaiitc> Imbpo à^ (otre insieme, ^ecia<¥cnru> tiene uoa.deliQ pa^ti d^l baslpnìs ,'! còrnei facciiaiiio noi d rnedO nostro in tessera, e anando è venato il terpnine, e il debitore avrà, pagato, il creditore li resti tiiiscei la sua parte dellegno, e così re*^ stano contentile sodisfatti.

in qupst<a, provincia , in Caindu, e. Vodàm, e Jaci si trovano medici., Ma comie si ammala qualche grand'uomo, le sue genti di ca^^y fanno v^nir li maglii ^P, cfa^ adorano gli idoli ^ alii

i»|. 4 limi

*

Laos il padre Ai famiiglia é f\ù( veiierato. ^ghe nel' ìLoc-f Ao , meno tuttavìa cJìt nel Tunkino (Etut act. du Tuuk. d.- ^o). Pocq inpaiYzi 'area detto ( p.. 18 }. » Dana. » plusieurs eommUnea, il n* y a pbii^t de BónzeSf et- le chef de la commune le, ir 'rem|ftàce ». Ecco perchè il Polo avrà creduto che al più anziano rendeaser culto. , ' ) . ' '

, 475. Fanno venir Jim^hi. ».Ila ae mèlent «(l^s ma^aeoai) auaai de prophe«> t tìscr, et font lea foactiooa de medeoÌDa qu' ila rempliaaeiM: par /dea in^ocatio^ai » et des conjurationa, auy quelle&.ils joignept pourtant quebjaea remed^ : ^t quand » le malade guerit par le cotu» de la nature ^ ou par Teffet dea, .remedes, la gue- » rìson est attribuée k dea mojens anmaturela * ( ibid. t II. p. aa ) Lo ^sao ai artcrina nelle Lettere Edificanti ( t. XVL p. 207 ) .deì TUnkino. lia^ Mrékan paese a confine del regno .d'j^va, 1^ narra Daniele Sheldd^ 2 > neUe loro n^attie^ dice i* Ingleae Viaggiatore » chiamano i ftaulin ^ che aono in uno aacerdpti e » medici. Ubo dieaai soffia i^ul midato, se non guariste ordina un sacrificio a » Chaor-'Saos, o il 'nume dei quattro venti , le vittime aoiio pollame e animali » grassi, e le cSirnì apparteogoiio ai sacerdoti. Se il male è pertinace, efgesi'COn » pompa un altare air idolo y e i parenti ed essi vengono trattati aplefididamente. » e divertiti con musica. Il npinistro delle ce remonie è obbligato a ballare sin- * €hè repgesi sulle . gambe , inÀ n regge con una mano ad una corda sinché non » .cade iu deliquio. Allora si Hnfonsal» strepito musicale» e gli spettatori ima- » ginaao ch*.ei eonversi coli' ìdolq«i Se il nuilajU) guarisce, U conducono a. un ^ tempio ove Fungono d*oljy e di profumi. Se muore dichiara il Sacerdote che le ceremonie e i sacrifici non i'uruooaL nume aggradevoli » (Hist.Gen.des Voy. t. IX. p. 67 ). L' accordo che passa fra questo e il aostro viaggiatore trat- tandosi di paesi «limitrofi, dimostrali veridici sommamente ambedue» e sembra che Ui costumanza si praticasse in tutu la penisola di dal. G^iq^e^, paese cha

9J1

tfadìi riafermo narra la sua malattia Allora detti maghi hxxM venir sonatori eon diversi istrumenti ^ e ballano e cantano canzoni in onore e laude de' loro idoli , e continuano questo tanto bal- lare , cantare , e sonare , che il demonio entra in alcun di loro, e alloca non si balla pili Li maghi daqpiandano a questo indemo- niato , perchè cagione colui sia ammalato , e ciò che si dee fare per liberarlo Il demonio risponde per bocca di colui , nel cor# del quar ligU è eùirato, quello essere ammalato per aver fatta oflfensione a tal dio . Allora li maghi pregano quel dia , che U perdoni , che guarito che sia li farà sacrifìcio del propio sangue. Ma se il demonio vede, che quell* infermo non possa scampare, dice , che l' ha offeso così gravemente , che per niun sacrificio si potrìa placare Ma se giudica, che il debba guarire, dice , eh' e| lacci sacrificio di tanti montoni , eh' abbino i capi neri , e che faccino . ragnnare tanti maghi con le loro donne, e che per la mani loro sia fatto il sacrificio, e che a questo modo il dio si placherà verso 1' infermo Allora i parenti fanno tuttocio , cha gli è stato imposto , ammazzando li montoni , e gettando verso il cielo il sangue di quelli , e i maghi con le loro donne maghe , fanno gran luminarie^ e incensano tutta la casa dell' infermo, ta- cendo fumo di legni d'aloe, e gettando in aere l'acqua nella quale sono state cotte le carni sacrificale^ insieme con parte delle bevande fatte con spezie , e ridono, cantano , e saltano in rive- renza di queir idolo , ovvero dio . Dopo questo, domandano a qaell' indemoniato se per tal sacrificio è soadisfatto all' idolo , è s égli cotnandà, che si faccia altro « £ quando risponde essere soddisfatto, allora detti niaghi^ e maghe, che di continuo hanno cantato, sedono a tavola, e mangiano la carne sacrificata con grand' allegrezza , bevono di quelle bevande , che ' sono ' state offerte . Compiuto il desinare, e avuto il loro pagamento, ritornano a casa^ e se per provvidenza d' Iddio guarisce V infermo , dicono , che r ha guarito quell' idolo , al quale è stato fatt'il sacrificio. Ma s' et muore, dicono, che il sacrificio è stato defraudato, cioè, che quelli che hanno preparate le vivande l'hanno gustate prima ^ che sia stata data la sua parte air idolo , e queste ceremonie non si fanno per qualunque infermo , ma una , ò due volte al mese,

ih Malte Br«in con fiaovii e ben Additata denomìflationt appella Indo^fAina ( T. T. 1. pag, ii5 nota ) - '

per qualche grand' uomo ricco . La qual cosa ancora s' osserva m tutta la provincia del Gatajo , e di Mangi, e quasi da tutti gì' ido- latri , perchè non hanno copia di medici . £ m questo modo U demoni scherniscono la cecità di quelle misere genti .

GAP. XLIL

Come il Gi^n Can soggiogò il regno di Mien '

e di Bangala.

Prima, che pixx^ediamo più oltre narreremo una memora- bile battaglia ^^, che fu nel sopradetto regno di Vociam. Av* venne, che nel vi^i ^7?, il Gran Gan mandò un-' esercito nel regno di Vodaui , e Garazan per custodirlo , e difenderlo da genti strane , che lo volessero offendere. Imperocché fino a quel tempo il Gran Gan ancora non avea mandato alcuno de' suoi figliuoli al governo de'suoi reami, come do{)o vi mandò, perchè sopra que-*

476 *Una memorabile haiiagiia Affermando il Polo che questa battaglia firn il re di Atìen, e i Mogoili accadde nel paese di ^octaiiy sembrami che di* mostri quanto esattamente sia assegnata la posizione di Vun^Shan nella carta dell'impero dei Birmanni di Sjrmes^ cioè nella prossimità del regno del P^^u, e in luo^ ove i Peguani poteano far uso dei loro elefanti.

477* Avvenne cke nel 1272. . Concordano in questa lezione quanto al- ia data il testo della Crusca e il Riccardiano^ non meno che altri veduti dal Marsden. Solo la lezione Basilense porta la data 1282. Questa Lezione sembre- rebbe la retta , poiché vien confermata dalla Storia Generale della Cina ( t. IX. P"4i9)tcfac sotto queU'anno pone la conquista del regno di Mien-Jìen. Ma AOn è congettura improbabile ehe anteriórmente toMt stato conquistato quel regno, e che nel 1282 questa nuova spedizione fo^se motivata da ribellione del re. Infatti non concordano intomo ai particolari di quella conquista gli Annali Cinesi, e il Polo, e ciò corroborala congettura della precedente spedizione. In essi e\ legge che il r€ di Miea risiedeva a Tai'kong; che la spedizione fu coman- data dai Generali Sianoaur e Taipu» Il Pòlo dice che il re risedeva a Mien che condottiero dei ACogoUi era Nestardin che il Deguignes appella Nasireddin. Ei nmn allega altra autorità che quella del nostro viaggiatore (t»IV« p* 176) intorno a questo fatto. Secondo Caubil la conquista del regno di Mien accadde nel 1276 ( e questa sembra che fosse prima ), e che condottiero dell' e- «ercito era Nastduiing che sembra il nome di Nasierdin modulato alla Cinese (Apu<)[ &njc.p.i82}. Di questa disfatta data dai Generali di Cublai ai Peguani parla un Geo- grafo Cinese allegato dal P, Mattini ( Atl. p. 204 ). Ali' occasione di questa spe». dizione furono soggiogati i Kin^dii e il regno di Mie»* l Kia^if erano i p«A- ..pofi intermedj fra i Cinesi e i Peguani*

2^74

sia regno ordirlo , in re Cénleipur *7«j suo figliuolo. Il Re verar niQQlje di JViien, e B^nga^a delK ladia *'^, eli era potente di gemi.

478. Centemur ( Ved, n. 45a ).

479. // re....di Idien e di Bangala delV Indie , La descrizione del Polo fifa volge a parte di quel paese che dalla Cina e dal Tibet si estende si- ifb allo stretto di Malacca* Aegione detta India eslerìore, penisola di dal Gan« gè, e appellata modernamente, come si^disse,d£(unjlliustre Geografo indo^ChinOf per essere contrada abitata da popoli partecipanti per indole di favella , per culto> per costumanza degli Indiani e dei Cinesi. Una parte quella penisola» e quella appunto che bagna il Golfo di Bangala non fu sconosciuta agli An- tichi, come in altro luogo notammo ( Stor. Lib. I. }. Questa penisola compren- de oggidì l' impero Birmanno, che ha sotiO' k 0ua signorìa riuniti i regni à'Ava e di PegUy inoltre il. Tun^kino, la Cocdncinoj il paese di Tsiampa^ quello di MalacQQj e di Siam^ nell'interno, poco noto agli Europei, I^aos^ Cambogia,, ìì Lac'ifto ( V- not. 459 ). L' identità del regno di Mien del Polo coi paesi di Ai^a e di Pegu non è da revocare in dubbio (ibid.). Parrebbe dalla Lezione Ramusiana che il re di Mien fosse stato ai tempi del Polo anche re del Ben- gala . Ma ciò è erroneo , mentre da altri testi del Polo si ravvisa eh* erano due regi distinti' e fra loro collegati. Leggesi nel hiccardiano (Lib.II.G.XLV-) ' » Bungala provincia est ad meridiem, in confinia Indiae, quam Magnus Kaam » nondum subjugaverat , quum ego Marcus in curia ejus eram. Sed adde^ # bellandam eam , suorum exercitus miserat . Ibi uutem est rex proprìus t iyegni*disLìnti erano il Pegu e il Bengala anche ai ten^pi del celebre Storica Portiighese Don Giovanni di Barros. £i dice nella descrizione dell'India : » quanta » allo Stato dei Gentili, eh' é l'altra gente che signoreggia quella regione, ì w j>rin(^ipali eon cui avessima comunicazione, perocché i loro stati venivamo a » .bere nel mare, erano questi ; il re di Bisnagor^ d'Orissaf di Bengala, di Pegu 9 t Siam )». Sogffi unge poi che il re di Cam^q/a soleva -affermare, che se le sue facoltà^ erano coinè uno^ quelle del re di Narsinga erano come due, e come tre, quelle, del re dei Bengala ( Barros Asia Dee. I. Lib. IX. e. 2 ) . Di questo ultimo' regno parleremo ulteriormente Alcune parti di questa India esteriore sono^ statCj ben descrìtte dagli Europei viaggiatorì. Pregiatissima è la relazione del regno di Siam fatu dal Loubere (Hist. du IVoy. de Siani« Amst. 1714 12 ). non meno quella dei Missionarj Francesi ( Voy. de Siam des perea Jesuit, Anist. e 688. la). Essi . descrìssero bene anche il Tunkino, e recentemen- te la Bissachere ( Etat. Actuel. du TunL. de la Cochin. Paris i8ia. v. a. 8.*^ ). Ricca messe di lumi intorno all' Impero dei Birmanni recò l'ambasciatore i^iag- gior Symes, spedito dalla Compagnia Inglese del Bengala nel ij^ a Ummera- pura, capitale dj quéll' impero ( Sjrm. Am^bass. dans le Boy. d'Ava^ ou J'Empirt dea Bìniian:^ Par. i8oo, t.^inT in 8.° ). Quest^ opera contiene un copipf^n4io /M:or^co d^lle vicende .dej Vegni d:Ava.e del Pegu, che formano il ranim^;it«to Impero dei B(rmau'ni ^ popolo del qiiafe primo a favellarne fu il Portùgl^se Mende;^.. Pìnto che lo. appellò, regno di Brama, e Brama appellò i popoli detti pgg^- di Birmanni. Secondo .il . Portoghese viaggiatore il i^gno del PegM, phe avara «cnto quaranta leghe di giro a* suoi tempi , aveva nella parte supcirìore um

terre, e tesoro,» udendo, che T esercito de' Tartari era renalo a Vociati!', deliberò di volerlo combattere e scacciare, acciocché più il Gran Gaa non ardisse di mandar genti à' suoi confini. Però preparò un esercito grandissimo , e gran moltudine d' ele- fanti *^(^ perchè di contitiuo he teneva infiniti ne' siioi regni ) so- pra li quali fece fare alcune bahresche , e castelli di legno , dove stavano uoniini a saettare , e combattere , e in alcuni ve n' erano da dodici , e sedici , che comodamente potevano combattere. £ oltre di questi, messe insieme gran numero di cavalli armati , e fanti a piedi , e prese il cammino verso Vociam , dove Y esercito del Gran Gan s* era fermato, e quivi s' accampò* con tutto V oste, per riposarlo alquanti giorni. Quando Nestardin, vW era capitano dell' esercito del Gran Gan , uomo prudente , e valoroso, intese la venuta dell' oste del Re di M ien e Bangala con tanto numero di gènti «temette molto, perchè non aveva seco più di dodicimila

:|P'an catana di monti detti Pangadrau abitata dàlia nationedéi J?rafna:'il paeM di essi aveva ottanta leghe di larghezza, e circa dugento di lunghezza . II Finto attaccato é difeso come il Polo, viaggiò ndia prima meti del Secolo XVI. e fu testimone delle conquiste di quéi feroci montanari, della presa di Martaban, e dèlie crudeltà che vi usarono. Insomma questo popolo originariamente sud* dito del re del Pegu, divenne signore questo . regno, e di quello d'jéva ai tem* pi del Pinto ( Hist.' Gen. des Yoy. t. IX. p. 470 )• Possederono i Birmaimi pa^ cifìcanienle quel regno sino ài 17.40 . Ma ribellatisi i Peguani soggiogarono i Birmanni . Ma un' uomo oscuro di quelle genti detto AlomprA mal tollerante

'di quel servaggio, ravvivate le speranze dei suoi e invitatili a ricuperare iodipen* denza vinse i Peguani, soggiogò nuovamente la loro cokitrad^, stabili la sua residenza a Ùmmerapura^ città fabbricatia nelle vicinanze dell' antica Avoy -% fondò uno degli imperi, i più possenti dellMndia meridionale ( Sym, t, I. p. 28

*e seg. ) . Questo Stato fa oggidì 17 milioni d' abitanti ( ibid. MI. p. 194' )

480. Gran- moltitudine éT-elefiami* Moki confermano T uso antieo degli IndoekitU di coipl^atterc cogli elefanti . Secondo la Bissachere la sorte d* una

.battaglia é dìpenduta sovente da quegli animali avvezzi a gettarsi con impeto sulle schiere nemiche che rompevano abbattendo còlla proposcide 6Ie di solda- ti: i c^olpi lungi dall' intimorirli gli animano e gli rendono furiosi. L\ ele- fante è invnloerabile all'arme bianca^ e non l'uccide la palla del moschet- to che percuotendolo in mez^o alla fronte un poco sotto l' occhio . I più va- lorosi fi:a quegli animali avevano privHegj e titoli onorifici. H& iavcutate.le

artiglierie ne fu riconosciata la inutillià (la Blssach. t. I. p. 3io). Attualmente gli elefanti .fanno più male ai loro che al nemico, perchè ributtati dai colpi deli' artiglierie si rovesciano sulle proprie schiere . Si usano oggidì gli elefanti per trasportare i bagagli e le armi. L* Imperatore del Tunkinq ne mantic^ne

.tuttavia cinquecento adiicstrati alla guerra, cbegcxdono delle antiche liUi^

- oiioViHci-nze ( Jbid. p. .5i5 ) .

47^ uoWni^ ma tsereitati / e franchi combattitori. £ il detto renV avea sessanta qiila ^ e da circa mille elefanti tutti armati con ca- stelli sopra Costui come savio , e esperto , non mostrò paura al- cuna^ ma discese nel piano di Vociam, e si pose alle spalle un bosco folto ^ e forte d' altissimi alberi , con opinione cne se gli elefanti venissero con tanta furia , che^non se li potesse resistere^ di ritirarsi nel bosco , e saettarli al sicuro . Però chiamati a se li principali dell' esercito li confortò, «he non volessero esser di minor virtù di Quello ch'erano slati per avanti, e die la vittoria non consisteva nella moltitudine, ma nella viitù di valorosi e esperti cavalieri. £ che le genti del Re di Mien, e Bangala, «rano inesperte , e non pratiche della guerra , nella qual non s erano trovate , come avevano fatto loro tante volte , e però non volessero dubitare della moltitudine de' nemici^ ma sperar nella perizia sua esperimentata in tante imprese, che già il nome loro era non solamente a' nemici , ma a tutto il mondo pauroso, e tre- mendo, promettendoli ferma , e indubitata vittoria . Sajiuto il Re di Mien^ che l' oste de'Tartari era disceso al piano, subito si n:osse, e venne ad accamparsi vicino a quel de'Tartari un mi- glio, e messe le sue schiere ad ordine, ponendo nella prima fronte gli elefanti , e dopo di dietro i cavalli, e i iànti. Ma lon- tani come in due ali, lasciandovi un gran spazio in mezzo; e quivi cominciò ad inanimare i suoi dicendoli , che volessero valorosa- mente combattere 9 perch'erano certi della vittoria, essendo loro quattro per uno^ e avendo tanti elefanti con tanti castelli, che li neraiici non averìano ardire d'aspettarli, non avendo mai con tal sorte d'animali combattuto. £ fatti sonare infiniti strumenti, si mosse con gran vigore con tutto V oste suo verso quello de' Tartari, i quali stettero fermi, e non si mossero , m? li lasciarono venir vicini al suo alloggiamento, poi immediate uscirono con grand' animo ali* incontro , e non mancando altro , che l' azzuflarsi insieme, avvenne che i cavalli de' Tartari vedendo gli elefanti *•*

Jfiié I cavalli vedendo gli elefanti. Lo stesso accadde ai Roman!

nella guerra Tarentina. Senza gli elefanti Pirro perduta ayea la battaglia. » Ni- » si elephanti conversi in spectaculum belli procurrissent , quorum cuoi magn»- » tudine^ tum difFormitat^, et novo colore, simul ac stridore constemati equi, quum t incognitas sibi belluas amplius quam erant suspicarentur , fugam , stragemque rkitc dederunt y (Fior. Lib. I. e. XVIII. ). Ma i TarUri alla prima " '"

^77

cosi grandi , e con que' castèlli , si spaurirono ' di maniera , cfic comincia vafno a voler itiggire, e voltarsi a diètro, ne v' era mo- do, che li potessero ritenere, e il re con tutto V esercito s awi^ cinava c^n' ora più innanzi . Onde il prudente capitano veduto questo disordine sopravvenutoli all'improvviso, senza perdersi punto, prese parato di far'ìmmediàte smontare tutti dai cavalli, e quelli mettere nel bosco, legandoli agli àlberi . Smontati adun- que andorno a piedi alla schierò d' elefanti ^ e cominciarono for* temente a saettarli , e quelli , eh' erano sopra i castelli con tutte le genti del re , ancor loro con grand'animo saettavano li Tartari, male loro Treccie non impiagavano così gravemente Come faceva- no quelle de'Tartari , eh' erano da maggior forza tirate . E fu tan- ta la moltitudine delle saette in questo principio , e tutte al segAo degli elefanti , ( die così fu ordinato dal capitano ) che restarono da <^ni canto del corpo feriti, e subito cominciorno a fuggire, e a voltarsi a dietro verso le genti loro propie mettendole in di- soixline. vi valeva forza, o modo alcuno di quelli che li go^ vern^ivano , che per il dolore e rabbia delle ferite , e per il tuo- no grande delle voci , erano talmente impauriti , che senza rite- gno, o governo andavano or qua orla vagabondi j e alla fine con gran furia, e spavento si caccidrno in una parte del bosco, dove non erano li Tartari, e quivi entrando per forza , per la foltezza, e grossezza degK alberi fracassavano con grandissitno strepitò e rumore li castelli, e bakresche, che avevano sópra, con ruina e morte di quelli, che v' erano dentro . Alli Tartari Veduta la fu- ga di questi animali crebbe T animo, e senza dimorar punto a parte a parte, con grand'ordine , e niagisterio andavano montando a cavallo , e ritornavano alle loro schiere , dovè cominciarono una crudele, e orrenda battaglia. le genti del meno valorosa-' mente combattevano, perchè egli in persona le andava confortando^* dicendoli, che stessero saldi, e non si sbigottissero per il caso' intravvenuto agli elefanti. Ma li Tartari p6r la perdita del saet- tare li caricavano grandemente addosso, e offendevano fuor di

operarono contro gli elefanti^ come appunto i Romani nella susseguente tlata vicino ad Asculo. Spaventarono gli ele&nti e gli obbligarono a voltar facciale fuggirsi, cosi rovinarono r armata di Pirro. E qofesto fatto a divedere cbe i Tartari per -valore > per prudenza non erano inferiori ai tanto fiamOsi B/umani.

36

^•

»7^ misura , ])9f<^è w^ «rm«^ VFvm come U Tart^. E poidbè, Y »« e r 4(i*Q «sercitQ^ ebbftrc^ qoosnioate le ««eue, f)9s«ro i«>qo aik spiKÌ^ e m^z» di ferro ^ fHcw4<> wpetP «W €<mm l' ^kro , dove ^ viexj^va jip W i^Qte Wgliiarie, e irQUoar piedi ^ mw^ ieate, ^ d^e, e ricever gr^Adifi^ioti colpi » e cmdelìt^ ^iejaÓQ ia «terr^

ipqhi fwtji ^ JBQrti , coq urna viQcisÌQ«0 , * fpv^^wiema di swiguie,

c\x «r^ POS» 5p«yen wwle , e orribUk a vedfl«e, e pw Wftlo la^repir tO,i 9 grido grswde, die ie vopi andavano sia'^lc^lo. fi re ve- rAlveqte d^ Miep ^ fioìm valpro^p^ capiuqa ^rdÌ4«QKK>t9 m Ogni parte doive vi^va il pQnK;^}^ qa^iggic^e n^^ieya^ ifi«iiiQiaìdo e pr^^Euio cb? stes&era fiorini ^ ,e costapti : Q £»ce«a, ehe le sd^ie* f e di dietro, ^^^er^i^ fr^cbe, venissero io^anzi a soccorrere (qpelle <;h'eiiv)n sU'aqcbe, Ma v^d^odoii o^e non era possibile di fermar- ^ , s^teoer X ii^peto dci'TarUri , esseodQ la maggior parte del suo esìercito, a ferita , q morta, e tutto il campo fMJeqo di sao* gae ^ e coperte di cavalli fi iioniiai ùocisi ^ e ohe oomiociavano a vqUiM^ le spalle » si me$$e aó^h' egli a fuggire col resto delle sae^ genti ^ le quali s^guit^i^ da' Tartari, furono per la maggior par*' te Uiccise

Que^ battaglia ^^^ lu molto crudele da uqa baoc^, a diati* 9ltra , Q durò d^l^ mattina fiqio 9 mezzc^ioroo, e li Tartari eb** hfif^h vigoria. £^ la $a\^a H, p^cbè ilre di ^aog^ia fi MiiW QOO' 9/fey^- fi i^Q ^saróitfx ariji^to , coipe quello de' Tartari , e s^nil* igieDi^ (p(pa eracM^ armau gli el^e&nti cbe lieoiv^no lìella priipa &^% éfff av/erìauQ jpotuui sojtenerie il pripiQ «ael|ame<ito de' oettiiei » e a^d^li 9dao3$o^ e dis^dinpirU. lV|aqq:ello, /qbe più import», detto re opn dpveva and^r ad a^akarli Tartari ia quellallof^'ar ipentp eh' aveva il bo^o alle spalle, ma aspettarli in campagMa^ larga , dove i;ion avefriaqo potuto spstea«ri& V Impeto de primi eleiàntjl armati, e ppi con le due ale di cavalli e fanti gli averia circondati , e niessì in mezzo . Raccoltisi i Tartari dòpo fu^cisio^ ne de'nenùci, andarono v^rso. il bosQo, nel qqale erano gli elefan-

482. Questa battaglia. Merita attenzione, la' vivezza colla qaaKe descrìsse M ¥^io %iiqata lH(tt^glji(9 9 f 4 !^nphp 9^à dirsi CfO» elegaaM <)iejt«r9> pe? i^a^ta iU)n ^v/^^Sf pRAd^l^ y (t9itV9. in alls^i^ 4i el^jintf s^ritMfli io prow» ?VO|W W i^cevi^lU m^ cp)t^ ^/ij^cg^ua^. Q^ «JìpW^ri»^ d^ ^^o avea un ^^Wi^tis^ *Ì«ff ÌPg^&^: 9 »q #y«WP vis*u|;o ji^p fli^|ci))ji/ d'»B^| ^ crs#ì^fe f fe' fs^ avrebbe anche come scrittore meritata somma lode.

I

^79

per pigfiaiFgli, è tfovarobo^ ck^ tfuéilé' gétttiVtÉi« tr&tUi ^

te tdgliaTBQor adberi , e ^drràVaileio le isttaa« p^e dtfe«^éfii e Ma i Tarurì, immediate rotti i loro ripari, ùt^ \ic(Asètd ffiolii^ e feéefò prigioni : e col mészo di quelli, che sapevano il maneggiar di detti tle^Dti, n'ebbero dtìgento^ e più. E dal tempo della prtsieil- te batugBa in qua, il Gran Can ba voluto aver di continuo èid^ fanti ne' suoi eserciti, che prima non ve n' aveva . Questa gior- nata fu causa , che il Gran Can acqmstò tutte le terre del re di Baagala^', e Mien, e le sottomise al suo Impetx^.

GAP. XLIIl

Di una regione sahaiica, e della provincia di Mien. *•* Panettdósi dalhx d^t« prt>vincia di Gardaodan , si traovà tina

4tS. Le ietn dèi f^ di Bmgaléi. Qui è Tisialla la léaTone moAti^ i Tarw tari ata con^aiarono in allora il Béngfda^ ma solo le Itnra dal te jtfton* In fatti leggeai nel nostro feato if E <{iiaiida §U 1? iirtai4 yìdotfo^ i(tieato , cor*

» Èer& tutti agli loro oatalli. e oombatterdmo' «I forte, che tìfiiéno la battei

a glia, e presono fe'iVy e tionquistai^oiio tatae ì» éaè terre «» ( t 1. p. ij8)»

484 . Pìwinciadi Mien. Provkieia Mieli' il ^òlé appellò i' r«^i à'Avm é di

Pegu^ 6bk formano oggidì l'impero Birmatino. Il Pàgu e le dipendenti pi^o^

▼iacdc appellanii i Ginesi Mien-4ien ( Hist. Oeik de la Chin.t. IX. p. 419 ). Af^

fcrmaoo che il regno ffv Mién del Polo è il Pègìk i padri Gaubily Souciet, il

Degiiigiies, il Grosier^rAnville. Infatti Tching-Tsong successore di Cuoiai Coti

nel cooferoiare nella sovranità il re di Mien^ diede ordine at suoi ufficiali defta

frontiera del Vun^-nan di non - depredare le Sue terre ( ibiJ;p. 4^ )• stappiamo

dal Sjrmes che i nat| appellano Miamma il paese dhe forndavn il ragno &Ara

( AmbaM. t. L p. 24 }. Confina' il regno & AVa' k M«cSlro eòi paés«f dr dUsài

da cui separalo il finmei^/n-PiMifit a occidente tcìV Arfacitnj- d^ cui è di^iunto

dai monti detti Anupcctumiuy ossia il* paese montuoso o^ideiniale: ha a tra*

montana i monti del Itegno d' Wk<im, e piccoli stiiti indipeudent>l& a greca e

ad oviente la Cina e il regno di Siam: sono sconosciuti isuoiconftni a meieodl

che variai^no frequentemente* Il Fegu detto dai natH Bàgu^k a mezzodì del

Regno d' Ava e si prolunga fino ai mare,- ote è MoriaboHi il cai yservi nome è

Moiidiman^ La città di Prwtk formava per lo pi4 il confine frai re^l' à* A^a

a del Pégu. Quest' ultimo regnò confina a tràm^iUtana^ e ^d oriente con Siam ;

cosi il Sjrmes nell' Amhasciatt ( 1. 1. p. a4 ) . «Secondo un Geografo Cinese tra^

alaUto io Franeese dal P. Amiot ( JMenu Goncer. les Ghinois t. Xì^^. p. 29$ )

Mien-'Tien a il P&gu è ad accidente dei paesi che sono sotto la giurisdizione

del tribufial^ di iM-pahg e del regno di Lao$ o LttÈ^tc/nta: a ponente di Miem

è il paeae Kia^ii, o Nga^Mi a mezzodì il mare meridione: a setlentrione il

^^andifiskna discesa' ^^^^ pet* la c|ilale 3I dboende. cantiQÙanìente due giornate e mezza', e non, si truova abitazione, altro, se non una pianura ani^pia e .spaziosa , oeÙa quale tre giorai di ciascuna settimana si raguna molta gente al. mercato, perchè molti discendono da^ monti di quelle regioni, e por tan' .01*0 per cambiarlo coni argento, qual li mercanti da Ivinglu paesi arrecana

governo Cinese Lung^chuen, Bagna secondo il Geografo il regno di JUùen- Tien il fiume Kinchakiang, ma in ciò è occorso errore, mentre bagnalo il fiu- me Irruadi o di Ava 11 Geografo computa da Mu-pang a Vun non trentotto tcheng o fermate (cosi appelluno i Cinesi le fermate fatte dal viaggiatore per pran- zare o per dormire ), talché V Amiot é in dubbio se debbano i tcheng inten- dersi, per intere o mezze giornate. Lo scrittore Cinese numera poi 10645 £/ per la via ordinaria da Yunrnan a Pekino . I Cinesi chiamano Si - non ^y o Strani eri a Libeccio gli abitanti di Mien ( ibid. p. 202 ) . La citti di Mu-pang é segnata nella carta dell* Anville^ sul fiume Man-lo-ho sulla frontiera a Libec- cio della provincia di Yurìnìian accanto al regno di Lao$* Credo che andereb- be segnata molto più a mezzodì verso le terre di Ava* Intatti coi»! ragiona di Mu^ang il P. Martini, dietro la scorta di altro Cinese Geografo ( Atl.Sin. p. 204 ). U : paese *ch^ ne. dit>ènde é il più metldiónak è occidentale dcNa pro- vincia di Yuh-narh b^ & meEZOgiorno il regna di Mien, ed è vicino al Ptgù e al Bengala f e sicGome obbedisce di£Bicilmente ai Cinesi, ne hanno poca cogm- zionc Dicono chp produce pepe, stagno, eccellenti ca^ralii e ambra^ e che ap- partiene al paese di Mììbi di cui fu la capitale ( ma ciò dee intendersi probabilmente allorché Afi'dii e]:ai provincia Cinese). GcV Yven dem^olirono la cittÀ e vi fecero un castello ove tennero forte guarigione. Gli uomini vestono, per lo più di bianco , si dipingono il corpQ a figure , come <{uei del \ Pegu . Si strappa- no i peli e la barba con le mollette: si dipingono le ciglia ,. portano i baffi» si ornano le gambe e le braccia con cerchi d* oro e d'avorio : hanno gli orec* chi lunghi » bucati » e portano orecchini . Le donne reputante schiave . Sono dediti aUa. mercatura ; si occupano d* agricoltura 1 sono docili ed affabili , ma ingannatori^ Si profumano il corpo col muschio e col legno di sandalo. Conchiude il dotta Missionario che arendo ravvisata tanta conformità frai racconti del Polo e del Cinese, questi racconti possono contribuite sommamente ad illa^ strare. qì4 che scrive il nostro viaggiatore.

485* Una grandissima discesa Volgendo uno sguardo sulla piccola car- ta deirinxp^ro Birmanna data dalSymes, si ravvisa che dal fiume Mayguie ove è Yunrshany e il fiume: Sjriangf bisogna valicare per recarsi alla città di PegUt che è sul fiume di Siitianj una catena d'altissimi monti. Si scorge anche che la Valle di Majrguie deve esaere molto più alta, nel punto ove è Yun-shan^ di quelU del Siiangi perché più lungo corsa ha il prima fiume » e che perci6 più lunga deve essere la. scesa della salita nel traversare quella giogana. La distanza da Yun^shan^ a Pegu secondo ta carta di Symes è quasi quattro gradi , che coririspondono.» alle quindici giornate che nota il Polo esservi dall' un all'altro paese. Questo capo, poeoede. nei testi antichi del Milione, <piella ov«. parla della battaglia .

a8f

per questo effetto, e danno un saggio d'oro per cinque d' argen- to. E non è permesso, che gli abitanti portino Toro fuori del p^ese , ma vogliono, che vi venghino li mercanti con V argento a pigliarlo, portando le mercanzie,, che faccino per li loro bisogni , perchè ninno potrebbe andar alle loro abitazioni , se non quelli della contrada, per essere in luoghi ardui, forti, e inaccessibili, e però fanno questi mercati nella detta pianura , la qual passata ,. si trova la città di Mien andando verso mezzodì ne confini dell* India , e si cammina quindici giornate per luoghi molto disabita* ti e per boschi , ne' quali si trovano molti elefanti , alicorni , e altri animali s^vatici , vi sono uomini , abitazione alcuna . '

GAP. XLIV.

Della città di Mien ^ e et un bellissimo sepolcro^

del Re di quella^

Dopo le dette quindici giornate , si trova la città ài Mien *^, la qual' è grande e nobile, e capo del regno, e sotto-

486. La città di Mien^ ossia la città di PegUy eh' era allora la capitale del reame di detto nome E sopra un fiume detto Bago - Miop di breve corso poiché trae origine .da certi monti che sono 40 miglia distanti dalla città : lo rende navigabile il flusso. Nel paese ove ha origine l'aria è pestilenziale: siede la città in mezzo a vasta pianura, ha mura solide fiancheggiate di tor- ri, e di mezze lune. L'alta pagoda di Schoe Madu è fabbricata nel centro della città sopra un altura artificiale.. Cinge F edifìzio un muro grosso di mal- toni : serviva altrevolte di cittadella e di specula per osservare ciò che ac- cadeva nelle adiacenze deHa città La città cadde in potere dei Birmanni » e fu saccheggiata nei 17^7 ( Sjrm. 1. 1. p. 85 ). Il conquistatore studiossi di ro- vinarla come odiosa rivale. Alompra re dei BirmanrU ne fece» spianar le case e parte deg'i abitanti disperse, altri ridussegli a servitù, furono risparmiati i soli' templi. L* Imperatore Minderage Praw che regnava a tempo del SjmeSy per cattivarsi F animo dei Peguani rifabbriiò la città. I discendenti degli es- pilisi furonvi richiamatile concedute loro le terre adiacenti. Fu o^-gidi soltan- to sei in sette mila anime, e la moderna é in pianta la metà della distrutta città. Fu rifabbricata regolarmente accanto a due lati delle antiche mura. Una steccata difendela dagli altri due lati: la venerazione dei Peguani pel tempio di Schoe ^ Madu ne ha agevolato il ripopolamento. Ha larghe vie e diritte e ammattonate. Le case come nel resto del Pegu posano su ritti 0 colonne di legna, o di bambusa, più, o meno alte secondo l'ampiezza dell' edifìzio .

t»s&

pó^ìk ai Gestri Gàh . GH abitatori sonò idolatri ^^^ , è hanno Tiri^ gna jiropm ** Fu in que^su città ( come si die* ) utt re itaolto

^1 I àtun,

I pàlaaslt )iii()terìa1i,i templi di Gaudmé «ono di lavoro cotto ({Indi p. 555 )• Secondo le l'ecenti osaervazìoni di ff^ood^ìa, città di Pegu è a 17.® 4^1/ di Lat. Settentrion. a 96.® ii.' i5.*' di Longit. Orientale dal meridiano di Greenwich ( ibid. p. S87 ) .

487. Òli ahitafUi sono idolatri. L'idolatria dei popoli della penisola di dal iSMgt é oi»iginaH& dall' Indie, ed é il culto di Budda, che i Siamesi appel- lano Samchna Codom^ di cni raccontano alcuiie cose conformi a quelle che di Fot narrano i Cinesi , sebbene varino in altri particolari ( La Loubere Descrìp. dii Siam 1. 1. 4'^ )• Anche i Peguani secondo Kaempfer appellano quel nuiìie <^a- m€uia Khautama ( HisL du lap. Liv. IV. e. 6 ). Ma secondo Sjmea il dotto e ve- ridico la Loubere non avendo dimorato che quattro mesi a Siam uni assieme due parole che variano di signifìcato. Imperocché Sammona Cedom^ significa Co* éom o Gaudma nel suo stato di mortale. Narrarono all'Ambasciatore intorno all'origine di detto culto, che un filosofo detto Gotma o Goium che fiorì venti- tre secoli indietro insegnasse nelle scuole indiane la religione di Budda* Ap- pellano questo nume e i simulacri di esso Gaudma o Guium. USymes ha dato ili disegno d'un simulacro Indiano di Budda che é simile ai simulacri di ^1x0. I suoi adoratori dicono quel culto più antico di quello di Brama. Non evvi dubbio che l'idolatria di Budda e quella che ha piò seguaci dalla riva orientale del Gange fìno all' Oceano orientale . Dicono i Birmanni eh' ebbe origine nel Cejrlan che di li passò n<AV Arracan^ indi nel regno i^ Ava ( Sj^mes Ambasct t. II. p. i63 e seg. ). *

4B8* Lingua propria . La lìngua Birmanna é diversa dall' Indostanica. Anche i Birmanni hanno «tue /avelie la sacra e la volgare. Cosi ne discorre il S/mes ( ibid. p, a5i ). Poco sappiamo dell'antico popolo detto Pa/i, la cui lingua è tuttora la favella sacra à* Ava^ del Pegu^ del Siam^ non meno che di altri paesi all' oriente del Gange . Poco note sono pur anco le permutazioni di sede di detto popolo per recarsi dall'India sulle rive del Ctdi^ o Nilo Etiopico, Diceù che anticamente signoreggiasse quel popolo daW Indo sino a Simm^ che fu soggiogato dai Rajé^uirof e che il paese permutò il nome di Palùian in quello di Rajmputr€U Ne* vetusti libri degP indiani sono appellati Paliputrm 9 che si ravvisano essere 1 Palìbothri degli antichi. Alcuni dotti orientalisti opinarono che il pali o lin* gnu sacra dei sacerdoti di Budda sia molto affine ai samsci;edaaùco dei Bmt^ mani. Molte parole di questa favella sono si introdotte nella lingua volgare à*Aya^ dopo che vi fu introdotto quel culto Indiano. La scrittura à*Ava^ e del Pegù è composta di lettere Nagari tonde, che derivano dal Pali quadro t o dal testo che appellano sacro . Le lettere sono formate di cerchi , o parti di cer- chio in vario modo combinate. La scrittura Pali che é in uso soltantof>ei libri re- ligiosi é composte tutta di lettere quadre. U Sjmes ha dati esempj dei due alfabeti ( Tay. XIII. ). Il volgare appellasi Kagie - Kague, che come nella voce alfabeto deriva dai nomi delle due prime lettere di esso . lingua Binnaa- na è composta di trentatre suoni semplici che ne formano l' alfabeto : con va- li segni o abbrreviatiu*e esprimono le vQcali lun^e^ le brevi, i ditlooglU. Seri*

polente e ricco , qual venendo a mc^te ordinò , che appresso la sua sepoltura vi fossero fabbricate due torri ^^ a modo di pira- midi, una da un capo, e l'altra dall'altro, tutte di marrao al- te dieci passi, e grosse secondo la convenienza, dell' altezza , e di sopra v^ era una palla rotonda . Queste torri, una era coperta tutta d' una lama d'oro grossa uq dito, che altro non vedeva che oro, e V altra d^ una lama d"^ argento della medesima gros* sczza, e aveano congegnate campanelle d'oro^ ed' argento, at- torno la palla , che ogni volta che soffiava il vento sonavano , che era cosa molto stupenda a vedere^ e sìmilotente la sepoltura era coperta parte di lame d'oro^ e parte d'argento, e qi^sto lece kf della re per onor dell' aaiina sua, accioochè la memoria sua non perisse . Or avendo il Gran Can deliberato d* aver cjuella^ eitta ^ vi mandò un valoroso capitano ,. e la maggior parte deir esercito, vobe che aadas&ero giocolari ^ ^ ovvero buffoni della eorte sna, che ne sono di eootinuo in gran numera Or^entrafii nella città , e trovate le due torri tamo ricche e adorne , non le vollero toccare senza saputa del Gran Can , qual' inteso che eb- be, clgie erano state fatte per T anima sua^ non permesse che le toccassero, guastassevo, per esMr «piesto eostiinM àe Tartari , che reputano gran peccato il muovere alcuna cosa pertinente a'mcNrti. Quivi si truovano molti elefanti, buoi sal- vatici grandi e belli, cervi e daini, e ogni sorte d'aiumali iui graDid': abbondanza..

ytcQO <)a diritta ^ «inistr^ > attacchila tutt^ tt parole^ e diacinguano con ¥f» a«w gliiQ W atacco deJ}e fraai e i punti. Cpiiipong^»oo i libri di foglie, ài pMiHa auMé ^uali col buliop incidono la acrittura. Ho- yqdiUo di tali Ubri nall» R* Mblio* iAc« di 9reada . Haa9<9 inoltre manoacriiti dipinti a orv e coWVi . La poeaia B/ivwiona è melodioaa. La comtioa loquela. é mano i^adplata i ma aogliono^ BMiaiculQiiHile atraflciicar0 la voce finale della fraae ( ibid t II. p# aSi ).

4^ Fakòncaie dm i<frrL Semkn che ai deacriy» il tampio di Sho^Madu tatlpra aaiaiante a Pe§u ( Y . t. L p^ 1 19 n^^- e )• . Ghc0lm, o Gi^ttari ( V. tr L iji^id. ).

*

•\ *

••

%

»

GAP. XLV.

Della prwincia di Bangala^. La provincia di Bangala è posla ne' coafìiii dell' ladia ^

491- Bangala. Cosi anche nel Testo a penna Riccardiano. Per quanto al- cuni letterati più amatori di tenebre che di luce, si dichiarino sostenitori della ^robor.chevóle antichità degli Indiani 9 che rivaleggiano in favole di tal natura coi Babilonesi , e cogli Egizj » 1* India come io avverte il telebre Rennel, non ha storia che sia anteriore agl'epoca delle conquiste Maomettane | avvenute poco dopo il mille. I fatti di quelle genti, anteriormente a detta epoca sono del tutto ignoti. Sembra che i sacerdoti per mantenere autoriti alle loro fiivole tenes- sero a bella posta nell' ignoranza quei popoli» Conservavano alcune poche tra- dizioni gì' Indiani della spedizione d* Alessandro , ma che non si accordano con ciò che ne dicono le storie greche. li Persiano Afahomed Ferishta suU' inco- minciare del secolo XVII. compose una storia deli' Indie, che fu tradotta in Inglese dal Dow. I materiali i più importanti della storia la diana esistono in un poema detto Mahabanut^ che secondo il Rennel merita la stessa fede dell'Iliade per le cose di Troja '( Remi. Descrip. de V Indost. Paris 1800 1. 1. ^9^ . Mal- grado le cure del diligente Deguigucs che cercò la relazione dei fatti dell'In- die nelle Storie Cinesi non riusci a trarne lumi maggiori ( Hist. jàsh Huns t.l. p. 168 ) .

492: Proyincia.....ne^ confini delF Indie. Il Polo non comprende nell' Inilie il Bengala . Ai tempi di lui era una provincia del grand' Impero Indostanico . Credo che non sari al leggitore disgradevole che io diagli una sommaria con- tezza delle vicende di quell* impero, desunta dal Sommario Storico del Ren» nel, incominciando dall' epoca , che ebbe l' infausta ventura di cadere in potere dei Maomettani, o al dire dell' illustre Inglese dei più iufami conquistatori per la loro intolleranza e dispregio per te lettere e per le scienze , per abituale in- lingardaggine , e pel trattamento iniquo che fanno allb donne ( ibid. p. 40 )•

Innanzi che gli Imperatori Maomettani di Gazna conquistasse ro Tln» dostan sembra che 1* India di li dal Gange formasse' un vastissimo Impero , che per l'ignavia degl'Imperanti era in preda alKanax^ia, lo che occasionò lo smembramento di non poche proviucie che si eressero in indipendenti rea- Oli. Mahmud impcradore di Gazna ne divtsd conquista, e le intestine tur-

bolenze agevolarono r impresa. L'impero di Gazna era uno smembramento del reame di Bucearay questo dell'impero dei Califfi. Fondatore del trono di G€izna fu Abistagi governatore del Korassan tùie si ribellò nell'anno g6o. Mahtnud fanatico Maomettano entrò nell'India l'anno 1000. Collegaronsi i principi In- diani contro di lui, ma una vittoria del Gaznavida fece passare sotto il suo scettro buona parte dell' Indostan . Si dichiarò persecutore crudelissimo degli idolatri messo a conquistare più per distruggere l'idolatria che per ampliare «ta- k to. Rovinò i più celebri templi Indostanici, e con ripetute spedizioni andò sem-

|ire più distendendo le ^ue conquiste. Mohomud Goti uno'dei successori di lui non

*

i85

Terso mezeodì y k quale al teiupo^ che M. Marco Polo stava alla corte y il Gran Cau la sottomesse al suo impero ^^^ , e stette r oste suo grau tempo all' assedio di quella , per esser potente il paese, e il re , come di sopra si è iuteso; ila lingua da per se ^^ Quelle genti adorano gì' idoli y e hanno maestri ^^^y che tengono scole , e insegnano le idolatrìe e incanti ^^ y e questa dotmna è molto universale a tutu i signori e baroni di quella regione* Hanno buoi di grandezza, quasi come elelanti, ma non

meno feroce persecutore della religione Bramanica che tolle spenta » prese Be*- nares ove era la principale scuoia di quel culto , ne passò a til di spada i sacer- doti, e ] seguaci: congettura il Hennel, CQe quella fusse l'epoca deli luteiu deca- ' denza della favella Samscrcdamica, eh' è lingua morta oggidì. Ei mori nei 120S e dopo di lui si suddivise il suo stato . Caliuò fondò l' Impero jijgano Paiano dell'Indie {Putani sono «detti coloro che abitano i termini ùtii'Jndie, della Persia e delle terre di Jialch , paese detto dagli antichi Paropamigo ) Caituò iìssata avea la sua residenza in Delhi ^ e il suo successure neU* Im- pero Indostanico AUumsh nel la^o ne compiè la intem conquista; e fu il pri- mo dei Maomettani che soggiogasse il Bengala di cui diede ad un tigliu il governo . Dwll' altra parte del vastissimo Impero di Aìohmud Gori si i'urmò quello dei Gazaavidi di Caurezmia che soggiogò Gengiscan. Verso l'anno 124^ i MogoUi fecero una scorreria nell'India. La Storico J/erisfUa parla d'altra aggressione fatta da essi per la via di China e del Tibet nel 1244. L'impero di Delhi era allora travagliato da guerre intestine che appianarono la via di gmngere all' in- dipendenza ad alcune delle provincie di quello. Era tuttavia indipendente nel 1293 parte dell' Indostan e il Bengala quando Feroso 11. fu spogliato del regno ed jicciso da un generale rihelle ( Renn, I. e. ).

4^3. La sottomise al suo impero. Qui é manifesto errore nella Lezione Ramusiana . Ciò vicn comprovato dal sommario storico contenuto nella nota precedente Esatta è la lezione del Testo da noi pubblicato ( t. I. p. 120 ) . p Ganzala è una provincia verso mezzodì, che negli anni Domini mille dugen- 9 io novanta f che io Inarco ero nella corte del Gran Can , ancora non Tavea » conquistata ». Anche il Codice Eiccardiano io conferma ; » Bangala provincia » eat •••.• quam magnus Kaam nondum subiugavcrat cum ego Marcus m curiam P ejus eram #

494. Lingua Aaper se ( v. 1. 1. p. lao. n. a )

495. Hanno maestri. Allude qui all'essere nate in India le due sette, che sono« si dilatate nella parte oiienule, e meridionale dell' Asia» la Bramanica » e la Sud* àìslicskm

i^glS.. incanii. Odeardo Barbosa, paHando delle varie tribù Indiane dice: j^ v'è un'altra sorte di Gendli che si chiamano Paneru che sono grandissimi in* 1^ cxintatori, e parlano visibilmente con li diavoli, i quali gli entrano addossa, « » ^Ji faiTUio Are cose spaventose » (Ram. nav. v. i. p. 342 ). Egli é fuor di dub* bio come abbiamo in altro luogo avvertito che gl'Indiani fanno cose straordiov rie olle in secoli aen^lici furono credute arti dj diavolo.

^7

286

0bna cosi grossi . Vivono di carae , latte è risi , de* qnsAi ne baoao abbondanza . Il paese produce assai banibdgio , e fanno moke mercanzie. Quivi nasce molto spigo , galanga , senzero ^ zucchero, e dimoke akne sjiezierìe. E molti Indiani vengono a comprar di quelle^ e anco di eanudìi ^kiavi ^, cbe ne hanno in gran quantità ; perchè qtianti in guerra si pi^endono per qoelle genti subito sono castrati. E tntd i signori e baroni ne vogliono di continuo aver alla custodia delle lor donne , e- perciò i mercanti gli vengono, a comprare per portarli a vendere in diverse regioni con grandissimo guadagno . Dura questa provincia ^^ trenta gior- nate , in capo delie quali andando verso Levante , si truova un^ provincicìa detta Cangigù.

GAP. XJLVL

Zhlfa provincia di Cangigli. Cangigù ^^ é una provincia verso Levante , la qaal ha mi

497. Eunuchi \ Il Barbosa nel parlare del Bengala Si cui dice essere capi- tale una città dello steis« nome, conferma che durava ar suoi tempi Tuso inumaiM degli eunuchi > e che i mercatanti Mbrr andavano dentro terra a comprare i fsat* ciulfi per mutilarli ( ibid. p. 35o ).

498. Dura questa provincia. Non ^ da porre in dubbio che il Polo parlò del Bengala non per esaervi stato^ ma per udito drre. Dice in principio di questa ca* che provincia é nel contine dell' India irersa mezzodi, e sempre are paria della direzione generale questo iriaggio, nota che la via roìge a ponente.

499. Cangigù e mregfio il Tetfto nei pubblicato Chaugigu '(t.I.p.122). "Von avvi dubbio aicmio che il paese chette Cawgì^u dal Polo sia il regno di Tunkmo . Poiché vedeari detto nome derivaUv da quetto dk Kia^-dM -kue dato antrcannmte dai Cinedi al* Timkino' { AdviK Cari, del Jumi« Lcttr. Edif. t. XVK pi 259^. Ea voce Cinese Kue che si proanmxiia Km aignifiea ift quella favelto principato^ e Tegno^ ( Hist. Geov de la Ck&in. t. XII. p^ i4 ). Gi^ vìe» eim«> fermato anche dalla Storia dell* //i^o cAi/ia o penisola di dal Gaiige, poiché sappiamo non esservi rimasti regi pmpri che nel paese di «f lam, nella C^cdn- fina e nel Tunkino^ aU* epoca dei GengiseanMK . Lv confermano anche altri pavttcolari. Leggesi nel Testo della Cruaca ( 1. 1. p. (la )/ » e sappiale che da » Amu fino a Chaugigu eh' é di dietro, si ha quindici giornate, e qwi « » Banealeche ( il Bengala ) k terza provincia ai petto , ai ha vanti gioma> » te a .. Questo moda eaprimersi dichiara che il Bengala^ e Amm^ che ve» drnmo etaere il paese di Bammf a Cangigù erano sotto wno stesso parallelo » io che contiene peirfettamenle al Tunkins^ respeittramente a Bmmu ,. e al Ben^ gfila^ Le tsentacinque giornate che valute il Polo dai ooofini cicl Bengaàa a quei di Cangigù corrispondono presao a poQoa 9»^jdi sessanta maglia per oacfasus». E detta

re ^, e queUe ..geoii adorano gridoli^ e hanno lingua da

distai»a«iriflCoiitniii«HA carta dui Sjmeft frali Bengala e il Tunkino astiti «itaN U,Joproltult#adìl Polo, come sembra probabifey eonipreae nel Beagata il |»ae« se d* Arracan . Deeai inolire avvertire che diaae il Botinola tMese ai contìn deir India a mezzodì ; e di CangigUf ch'é verso Levante respetti vamenle ai re- gni ò!Ava e del Pegu^ dai quali retrocedeva per restituirsi a Cambalu. Credo che anche di Cangigu faccia menzione solo per sentito dire

5oo. Un ra . Il Ihnkino secondo la Uiasachere fa popolato da Colonie Ct- pesi, che si stabilirono da primo nella parte centrale di tssOf indi si dilata" Tono verso mezzodì e libeccio. Un popolo salvatico cbe ignorava per fino Tartc di scrìvere lo abitava per lo innanzi, incapace perciò di tramandare ai po- steri la memoria dei suoi fatti. Talché le Storie Tunkioesi non comprendo^ Uff la narrazione esatta che degli awenimenii di sei secoli ( La Bi«sach. £lat* ▲ctu. duTttock. 1 11. p. 14^ y IMakMe il paese liiogameote provincia dei. a Guai e i Cinesi v'introdussero le arti, la favella «^ la scrittura. La capitale dei re- gno e Keeho detta oggidì Bac^kinh ( ìbid* t. I. p. 22 ). I natii appellano la lor^ Mfttrada congiuntamente alta CochùuMaa f Nuoe - Aman Il Tiuikino separata- neale Dang-ngéjr ossia regno esteriore ( ibid, p. i5 )• 1 Cinesi V appellano Ge^ mm. ossia il mencio del sole. I Missionari scrissero una memoria istorica can- cemente il* Tunkma ( Lettr. Edif. t. XYl p. 258 ) di cui ci piaoe il due aomr maria conteaz4k i grandi del Tuakino suÙ' iacuniinciameoto del secolo decimo congiurarono contro il governo Cinese. VoUero &rsi indipendenti, ma il perve- nirvi costo loro molto sangue, a* impadironl, fìnaknenle del supremo potere la ^miglia Tìngt e il secondo imperante di quella casata fu rivestito diilf impe» ratore della Cina della sovranità * del 7ÌMiArma« Sotto i succesoori di qudlo si riaccesero le guerre, e soccombtnli i sovrani natj doverono rìcanoscersi tri. butarj della Cina, per quanto ottenessero nell'investitura il titolo re* Veiso il ia3o passo il trono per femmina nella famiglia TèAsn Afmngu - Con «en- minata la conquista della Gna settentrionale o Catajo sottionessci il Tiimi, è ìk Ynnmanj i popoli detti Loto e ilfidoTi^, distrusse il regno di Tèdi fa. o dei Nan^ehao e indi porttf la guerra contro il HiisAmo» disfiece il re Tóhin^ge king e ne distrusse la capitale dopo averla saccheggiata li re dovè refti^arsi in un * isok, e umiliatosi al vincitore come re tributario, il regno recuperò. Cublai Ccn^ ne investi Tcking^komàg^ping coU'obbligo di pagargli un triennale tributo coosisteuté ìli oro, argento^ gioj^y medicinali, avorio, corna di rinoceronte. Fra le altre con* dizioni y secondo Fuso degl' Imperadorì di Sangue Cinese, volle che fossegU con- segnata ana Carta del TunAino. Ecco come vien dalle Storie* dei paese cotifer- aiato ciò che dice il Polo, che Cmngigu ha re ohe paga tsii^uto al Gran Can. HcfUìig- ge'Jfyven sucesse nel 1277. a Tching^koang^ping t esso tollerava di mal'anHttO il gi<'go Tartarico $ fitriehiesto da Cnòlai ntì 1286 di dare il passo, ai an esen- QU^ che voleva spedine nella Coccincina, capìtanoto da 'l'choan suo figlio» Ne- gatogli il passo, il principe attaccò il Tunkiao. Vincitori da primo l'Mogc^Ui, il ^biìe ed astuto, refogiatosi su' monti attese ^he la miH*talità fiaccasse le forze dei suo nemico , e indebolito riuscì a batterlo ed a scacciarlo dal rc^rw « Non inso* ienti nella vittoria, richiese ed ottenne pace ai j^lii toù^uati. IcUdn-go^itin suo

a88

se^*, e si diedero al Gran Can, e ogni anno li danno tributo. Il re di questa provincia ^^^ è molto lussurioso , e ha forse trecento mo- gli , e ove sa , che vi sia qualche bella donna , subito la fa venire, e la piglia per moglie. Si iruova oro ^^ in grandissima quantità, e anco molte sorti di spezie ^^^, ma per esser fra terra , e molto discosto dal mare , v' è poca vendita di quelle . Sono vi molti elefanti , e altre sorti di bestie . Vivono di carne , risi , e latte . Non hanno vino d'uve, ma lo fanno di riso ^^, con moke spezie mescolate . Quelle genti così uomini , come donne hanno tutto il corpo dipi a lo di diverse sorti d' animali , e uccelli , per-

iglio, e che a lui successe nel 1290, richiese Gublai dell'investitura del regno, ma per avere rifiutato di recarsi alla Corte del Gan eccltonne lo sdegao . L'Impera- tore fu soprapreso da morte mentre faceva poderosissimi appareccfaiamonti con* tro di lui. IXmur successore di Cublai riconobbe il re del Tunkino coir onere consueto del tributo.

5oi. Lingua da se. La Dissachere osserva che il Tunkinese essendo forus- cito Cinese ne ha conservata la favella. Ma lungamente nemico della patria primitiva, e perciò senza relazioni con essa, ne ha talmente modificata, o al- terata la pronunzia che i Cinesi e i Tunkifiesi non si comprendono fra loro* Pù$~^che avere influito a ciò le relazioni di questi coi popoli della penisola di li dal Gange , non meno che la diversità di cibi e di clima, d* altronde come l'età altera il volto e la costituzione dell'uomo, cosi altera la favella dei popoli (La Bissach. t.II. p.99 )• La favella Tunkinese ha le stesse regole grammaticali della Cinese. £ monosillaba, e secondo la Bissacfaere a prima vista ha ì difetti d'una favella grossolana , e disadatta a modificale le idee , perchè non ha «è gene* re, numero, tempi; declinazioni, coniugazioni . Ma ingegnosamente con particelle si supplisce a tutti i modi grammaticali delle altre gènti (La Bissach. 1. e. p. 101 ). Ed osservammo che ciò avviene anche nella favella Ci* xiese. Usano i Tunkinesi la scrittura Cinese, e Cublai-^Can nel fermare la pace eoo essi oltre esigere i consueti tributi richiese alcuni Tunkinesi abili nell'in- telligenza dei Librì Cinesi ( Leltr. Edif. t. XYi. p. 268 ).

5o2. // re di questa provincia. Sembra dovesse essere o Tchiw'king o il suo figlio Tchin - -- .jrven che come avveitimmo a lui successe nel 1277 (ibid pag. 269).

5o5. Si trova oro. Questo paese ha molte cave d'oro e d'argento, delle qual é ignota la ricchezza. Nel Lac-tho la rena d'un fiume é carica di pagliuole d'argento: molti fiumi del Tunkino hanno oro di pagliuola. Vi si trova anche oro natio, più puro che in altre narte d' Oriente . Ne é vietata oggidì l'escava- zione pel timore di eccitare l'avidità Europea ( La Bissach. t. Lp. 54 )•

5^4* Molte sorti di spezie^ Quelle della parte montuosa del Tunkino $ont> V Areca , il Betel^ la Cannella ( nella provincia di Xu-than ) , il pepe in picco- lissima quantità, il gengiovo^ pochissimi garofani, noci moscade, e il te (La Bissach. t. L p. 1 19 ).

5o5. FiM Ai riso ( V. Not. 467 ).

che vi sono maestri, che non fanno altr arte, se non con un' aguc'^ chia di designarle, o sopra il volto, mani, gambe e ventre j vi raet- tono color negro, che mai per acqua, ovver altro pub levarsi via, e quella femmina, ovvero uomo, che n' ha più di dette figure, è riputato più bello .

GAP. XLVn.

Ddla provincia di AniU ^^ .

Amù è una provìncia versò Levante ^7 ^ la quaU é sotto il Gran Can , le cui genti adorano gl\idoli^ e vivono di bestie, e fruiti della terra. Hannojtingua da per se, e vi sono molti cavalli.

506. Amu . Osserva rettamente il Marsden qhe il paese di AmtÀ corrispon- de a quello di Bamu di cui parla il Syihes ( [Ambass. t II. p. 429 ) . Questo am- basciatore combinò a Ummerapura una legazione Cinese, che accompagnò ivi il Governatore di Bamuy provincia, secondo li Sjmes, che confina col Yun^nan. Il detto Governatore era stato due volte a Pekino, e disse ali* Inglese che il viag* gio era faticoso , ma pericoloso non già, fatto in stagione convenevole. Che es- so tre mesi impiegò in quel viaggio. Che dalla frontiera Bamu per trasferirsi nel Yun-nan si traversa un paese montuoso . Che gli ultimi trenta giorni del viaggio si naviga per canali e per fìumi. Esso donò all'Inglese una carta itineraria

^del suo viaggio, che certamente avrà consultata il Dottor Buchanan nel redigere la sua dell'Impero Birmanno, che va aggiunta alla relazione dell'Ambasciata Bamu secondo quella carta é suU' Irrowaddj-: e sotto il parallelo di Bamu a ponente è il Bengala , a levante il Tunktno che è appunto la posizione relativa che il Polo assegna ai tre paesi di Bengala, d'Ama e di Cangigu (V.Not.499). L' ambitsciata Cinese nel retrocedere imbarcossi sul fiume testé rammentato, e un individuo della medesima, disse al Symes che per restituirsi in patria viaggereb- bero tre settimane per acqua 9 che continuerebbero dipoi il viaggio per terra sino verso il centro dell'Impero Cinese, e che ivi continuerebbero il cammino per ac- qua , la navigazione essendovi agevole per mezzo di canali . Computavano che occorrerebbergli tre mesi per recarsi a Pekino ( Ambas. t. II. p. 366) . Queste tali indicazioni il Symes intomo a questo importante viaggio, che Marco, a mio credere, è il solo Europeo che lo abbia fatto. Io reputo che il Polo, nel tornare hfidietro , tenesse la via , come la più agiata , che é accennata dal Symes, cioè che dal fiume di Pegu per canali entrasse neìVVrrawaddjr , e che lo risalisse sino a Bamu.

507. ferso legame. Di qui incomincia il Polo a descrivere il viaggio che fece per restituirsi a Cambalu . Avverte infatti che i paesi eh' descrive sono a Levuntfr, e per lo innanzi avvertiva che erano verso Ponente a Mezzodi . Ma non rettamente orienta la direzione generale dell' uno, e dell' altro viaggio, ch'era verso Libeccio all'andata, e verso Greco al ritorno.

ago ^

e buoi che vendono a mercanti , e li conducono in India . Hanno bo&li , e buoi in gran quantità ^ per esservi grandissimi e bao- ni pascoli . Gli uomini , e le donne portano alle mani e alle brac- cia , manigli d' oro , e d' argento ^, e similmente intorno alle

\ gambe, ma quelli, che portano le donne, sono di maggior vaiata.

' £ sappiate , che da questa provincia di Amù , fino a quella di Cangigù, vi sono venticinque giornate. Or diremo d' un' altra provincia detta Tholoman ^ la quale è discosto da questa ben' ot- to giornate .

GAP. XLVIII.

Di Tholoman.

Tholoman ^^ è una provincia verso Levante , le cui gemi adorano gF idoli. Hanno linguaggio da per se. Sono sottoposti

5o8. ManigU «f oro. Sym^s descrive alcuni montanari detti /iCaiii che abi- tano le montagne che separano il Regno d* Ava dall' Arracan , che portano col*, lane e braccialetti. Soggiunge che avevano il viso dipinto a disegni, e il Polv narra ciò del paese di Cangigù ( Ambas. t* III. aS )•

Sog. noloman. l llecltittorì della Storia Generale dei Viaggi , credono che debba leggersi Lo-lo-fnarij e che sia il paese dei L0U09 popolo gih signore di^ gran parie del Yun^nan ( )Ì\st. G^n. des Noy. t. VIL p. 355 ). li Marsden opi- na che il Polo intenda favellare dei Birmanni detti ancora Burmah^ e Boman, Si follia sull'asserzione dii Gaubil (ppud. Souc. p. 125.) che il regno di Fo era anticamente appellato Po^lo^man, Tal congettura non è destitula di fon^amen* to. Sappiamo che questo popolo era anticamente indipendente. 1^ Il regno di Bre- ma ( dicesi nel sommario di tutti i regni, città e popoli Orientali ) pubblicato » dai Poi^tughesi ( Ram. Nav 1. 1. pi 371 e )f fra terra dalla parte di Pegu e Aracan » tiene li suoi contini: dalla bajada di China, con ./«iii^c^iita, e Jangoma confina con » Brema f e Camòoja; questi duo re gentili, fra terra tengono guerra con Pefiu^ con » Arracany^ con Bengala^ e con Camboja » Questo popo^ passò sodo r ubbidienza dal regno dVva» di cui ajutato dai Portoghesi fece posteriormente la conquista» Ai tempi d'Hamilton, il loro impero da Morgui vicino a Tenaserim estendevast lino al Vun-nan . Ed è probabile cha ai tempi del Polo i BirmawU occupassero la palle nu^ntBosa del Regno d'Ava verso la suddetta provincia Cinese. li GecN grafo Cinese traslataK) da Amiot (Mem. sur les Chin. t. xiv. p. 293) rammenta i Po^la^man^ Secondo esso il tribunale del paese, di Pa-pe ha a Levante la ^uris* dizione, di Lao^tchuà^ o il paese di Laos^ a Ponente il distretto di Mu^pang^ a mezzodì il paese di Po4o»man^ e a Tramontansi la residenza del tesoMer gene- ral'* del Yun-nan . É da avvertire che questo popolo detto Po-la^many o Lo l^^mau doveva essersi non poco esteso ai tempi del Polo. Esso dice (Lib.IILc.5 > che

al Gran Gan. Qmsti abitaiui sono belli ^ e grancii, e più presto brani ^ che biaochi . Sono uomini giasti , e valeatl nell' arme : e molle ciuà e castola , sono in quesca provincia sopra grandi, e alti monti ^*^ Abbruciano i corpi de' loro morti , e V ossa , che non s abbruciano mettono m càsseue di legname ^' % e le porta^ no alle montagne , e le mettono in alcai)e caverne, e dirupi, acciocché animale alcuno non le possa andar'a toccare « Quivi si miova oro in grand' abbondanza , e si spendono porcdllaùe , che veagoQO d^ India , per moneta piocold , e così pendono le due poviocìe sa{>radeue di Gangigà, e Ama. Vivono di carne ^ e risi , e bevono vino di risi , com' è deiu> di sopra .

GAP. XLIX.

Delia città di CirUigui , Sidinfuy Gingui^ Pazanfu.

Partendosi dalla provincia di Tlioloman ^^^ , e andando ver- so Levante , si cammina dodici giornate sopra un fiume , attorno

il Golfo & Hai''nan eonfifm verso scirocco colla provincia dei Mtmgi^ e daU* al- tra parte con AniOft Tolomam, He improbabile congettura eila è die i cosi detti Lo^ loy i Pwt49 mofiy e i Bmnon fossero una medesima gentc^ che possedeva tutta la con- trada montuosa^ che dal Golfo d* Hainan va sino all' Arracan. Segna nella sua carta TAavìftlc i La4o «ulta via c(%e segttl i) Polo nel retrocedere dal Pegu per restituirsi a Pekino. Questo popolo fu soggiogato da Mangu-can ( Lettr. Edif. t XVI» p. 264): se riMI6 ài tempi di Tìmur successore di CubM. Le Storie Giiieai me fanno men^iene come di barbari montanari deif Yun-nan ( Hi^. de la Chin; t. IX. p. 554 ).

5f Mti manti. Sedendo la città di queste genti sopra alti monti, ciò dichiara che essi abiAavanu ìi paese ifioiìlueso che traversò il Polo per passare dal Kc^no ^ Avm neil* Y<um^tum,

5ii. CatseitB di ìegname. IT Symes nel parlare dei Kaìn^ montanari come dìceansio del regno d' Ava dice ; » essi bniciano i morti, ne raccolgono le cene- » ri in una caMettt che lasciano in casa, sinché non la portano ove vogliono » «eppeHiria, che è netta gran montagna detta G/ioot/a. Ivi depositano le ceneri » in una tomba, e sulla terra che la copre pongono una statua rappresentante # il morto» Credono «he quel simulacro preghi i Jlfusing , che sono secondo es- ^ si il padre e la madre del Mondo, di proteggere le loro ceneri i> ( Ambas. t. III. p. 27 ) . Alcuni di questi monianafri afforzati dalle loro montagne vivono indipenctesfeU .

Sia. Parienddsi dalla prarincia di Tholoman. Nel Proemio al secóndo librcf abbiamo avvertito che il capitolo che ora commenliamo i uno dei più intrigati^

2gi

il quale vi sono molte città , e castella , le quali finite ^ si traova la bella, e gran città di Cintigiii ^"^, le cui genti adorano gì' ido- li, e SODO sotto il dominio del Gìran Can . Vivono di mercanzie e ani . Fanno drappi di scorze ^** d' alcune sorti d* alberi , che sono molto, belli , e gli vestono- nel tempo dell* estate cosi uomi- ni , come donne Gli uomini sono valenti nelF armi Non hanno altra sorte di moneta , se non quella di carta della stampa del Gran Can .

In questa provincia v' è tanta quantità di letmi ^'*, che ni- un' ardisce dormir la notte fuor della città per timor de^ detti leo* ni^ e quelli che navigano per il fiume non si metteriano a dor^

^antunque «ia il più importante per T intelligenza della geografia di questa parte del Viaggio . Avvertimmo nelle note precedenti , che nostra opinione ella è, che il Polo tornando indietro dalla città di Pegu risalisse 1* Irrowaddj- sino a Bamu; che indi travers;»sse Jl paese montuoso allora abitato da Lo^lOf o Pu h- ma/ij o Buntofif e che rientrasse nel Vun^nan^ segueàido una via più meridio- nale di quella ch'ei fece nell'andare al Pegu; e ciò per dirìgersi per la via più breve al lìume che dice aver navigato per dodici giornate, a seconda della cor- rente, che non può essere altro fiume che il Kincha gii da noi rammentato, nel quale dovè imbattersi nel punto il più meridionale del suo corse, donde bruscamente piega la sua direzione a maestro. Si ravvisa dalla catta dell' luri-zian che ciò avviene nella vicinanza de)la città di Turheimrtcheu . £i navigando quel fiume si recò a CUingui che si riconosce essere la città detta oggidì Sui^tcheu in rìva- al fiume predetto , e che appartiene alla provincia di Se'ickuon. Nella carta par* ticolare di quel puese , misurata la distanza per acqua da Tu * hean a Sui - tcheuy é di circa 5oo miglia , che se si trattasse d' un viaggio terrestre rag* guuglierebbe«a venti giornate , ma agevolmente potè fare quel viaggio, a grado della corrente in dodici navigazioni diverse , come usano i Cinesi che ogm notte si fermano.

5i3. Citingui (T.O.) Sinuglil e più correttamente il Magliabechiano secon- do SungiUf che chiaramente i Sui-tcheu città famosa al confluente dei fiumi KUng e Mahou . Quando si vulga uno sguardo sulla carta particolare del Se^.tchuen-^ si ravvisa eh* ivi dovè approdare per recarsi a Chin'-tU'^itt ove riprese la via fatta da lui all'andata. Secondo il P. Martini questa città è molto mercantile, e fre«> quentata perché ha il vantaggio di essere sui delti fiumi che confluiscono presso le sue mura ad oriente. É opulenta p popolosa, ornanla fabbriche non dispregievoli fra le quali si ammirano tre templi dedicati agli eroi. Il paese è aspro e difficile, ma tuttavia fertile e coltivato (Atl. p. 84). Sui-tcheu Lat. a8.® 38.* Long. Occid. da Pek. 1 1 42.' ( Du Haldo ).

614. Drappi di scorze, ( V. t. I. p. I25 n. )

5i5. Leoni. Fu avvertito in altro luogo che non vi sono leoni nella Ona^ ma che dee intendersi tigri , fiere che in molte Asiatiche favelle hanno uno stes* so nome.

^95 mire con loro iiavilj appresso le ripe . Perchè sono trovati i leoni gettarsi all' acqaa, e notar alli aaviij^ e tirar per ibrza fuori gli uomini , ma sorgono nel mezzo dei liume, eh' è molto largo e cosi sono sicuri. Si trovan ancora in delta provincia i ni uggioli e più feroci cani, che si possano dire, e sono di taut' aniuKj, e possanza , che un' uomo con due cani ammazza un leone . Per- chè andando per cammino con due de'detti cani, con l'arco, e le saette , va sicuramente , e se si u*uova il leone , li cani arditi li vanno addosso essendo incitati dall' uomo . K Id natura dei leo- ne é di cercare qualch' albero per appoggio, acciocché icani non li possan' andar dietro , ma che tutti due li stiano in faccia . E però veduti ì cani, e conoscendoli, se ne va passo passo, per alcun modo correria , per non voler parere , eh' egli abbia paura, tanta è la sua superbia , e altezza d' animo . K iu qdesto andar di passo i cani lo vanuo mordendo, e Tuomo saettando: e ancor che il leone sentendosi mordere dai cani si volti verso lo- ro , sono però tanto presti , che sanno ritirarsi , e il Icone torna alla via sua passeggiando, per modo che, avatiti ch'egli abbia trovato appoggio, cou le saette è tanto ièrito, e morsicato, e sparto il sangue , che indebolito cade . E a questo modo con i cani prendono il leone . Fauno molta seta , della quale portando*- sene fuor del paese, si fa di gran mercanzie per via di questo fiu- me'^''^ qual si naviga per dodici giornate, sempre trovando attà^ e castella . Adorano gì' idoli , e sono sotto il dominio del Gran

517. Questo fiume , Il fiume che qui rammenta non é più il Kincha^Kian^ che avea navigato sino a Sui-tcheu ma il tìume Aìa-hou. Li dice che navicasi per dodici giornate, aempre trovando città e castelia, e di poi si trova la citta di ò't^ dinfu^ delia quale abbiam trattato di «opra, che, comesi disse, è Schin-ioju di cui parlò al cap« 56 di questo secondo libro. Ma ivi per un maUguiato erro- re di copista, ieggesi Sin^in-Ju. { V. not. 4i8')« E la delta città di Schirt" to^fà ha una comunicazione aquatica per* me^£o del "fixime Ma-hou con 6ui tcheu^ quantunque faccia d'uopo andare contro arqiia; ma ivi come appo noi si lisal- guno 1 fiumi ( olle alzaie. Anche il nostro testo tonrorda coll-i Leziun*^ Rariiusiana, rammenta cio^ la navigazione pel fiume, e dice che poscia si giunge a Sindinfu^ di che questo Libro parlo adrieto. Ivi* infatti ne fa menzione al «.ap^ XGVI. Ma in- rece di leggervisi ripetuto il nome di Siadinfu per errore di ccpia leggesi «iVir- dafu. Dette errale lezioni vengono rettificate dal Testo RiccarJiìino il quale ih am- hetiue i luoghi appella quella cittd Sin •din ^Ju, Queste erronee L «.ioni hanno fatto portiere ai più acuti commentatori del Polo il filo di questa paite della sua peregrinazione .

38

il quale vi sono molte citta , e castella , le quali finite , si traova la bella, e gran città di Cintigiii ^'^, le cui genti adorano gì' ido- li, e sono sotto il dominio del Gran Can . Vivono di mercanzie e ani . Fanno drappi di scorze ^"* d* alcune sorti d' alberi , che sono molto, belli , e gli vestono nel tempo dell* estate cosi uomi- ni, còme donne. Gli uomini sono valenli nell'armi. Non hanno altra sorte di moneta , se non quella di carta della stampa del Gran Gan .

In questa provincia v' è tanta quantità di leoni ^**, che ni- un' ardisce dormir la notte fuor della città per timor de^ detti leo« ni^ e quelli che navigano per il fiume non si metteriano a dor*

^antunque isia il più importante per l'intelligenza della geografia di questa parte del Viaggio . xivvertimmo nelle note precedenti , che nostra opinione ella è^ che il Polo tornando indietro dalla città di Pegu risalisse 1* Jrrowaddj- sino a Bantu; che indi traversasse il paese montuoso allora abitato da Lo^lo^ o Puh- tnan^ o Buman^ e che rientrasse nel Yun-nan^ seguendo una via più meridio- nale di quella eh* ei fece nell' andare al Pegu ; e ciò per dirigersi per la via più breve al lìume che dice aver navigato per dodici giornate, a seconda della cor- rente, che non può essere altro fiume che il Kincha gii da noi rammentato, nel quale dovè imbattersi nel punto il più meridionale del suo corse, donde bruscameate piega la sua direzione a maestro. Si ravvisa dalla carta àM Vun-ìian che ciò avviene nella vicinanza della città di lu^-hean^icheu . £i navigando quel lìume si recò a Citingui che si riconosce essere la città detta oggidì Sui^ieheu in riva- ai fiume predetto , e che appartiene alla provincia di SeHcfiuen, Nella carta par* ticoiare di quel paese , misurata la distanza per acqua da Tu - hean a Sui icheuy è di circa 5oo miglia , che se si trattasse d' un viaggio terrestre rag* guuglierebbe«a venti giornate , ma agevolmente potè fare quel viaggio, a grado della corrente in dodici navigazioni diverse, come usano i Cinesi che ogni notte si fermano.

5i3. Citingui (T.O. ) Sinuglil e più correttamente il Magliabechiano secon- do Sungiut che chiaramente i Sui-tcheu città famosa al confluente dei fiumi Kiang e Mahou . Quando si volga uno sguardo sulla carta particolare del Se^ tchutn-^ si ravvisa eh* ivi dovè approdare per recarsi a Chin^tU'^Uf ove riprese la via fatta da lui all'andata. Secondo il P. Martini questa città é molto mercantile, e fre<p> quentata perché ha il vantaggio di essere sui detti Gumi che confluiscono presso le sue mura ad oriente. É opulenta e popolosa, ornanla fabbriche non dispregievoli fra le quali si ammirano tre templi dedicati agli eroi. H paese é aspro e difficile, ma tuttavia fertile e coltivato (Atl. p. 84). Sui-tcheu Lat. aS.® 38.* Long. Occid. da Pek. 1 1 42.' ( Du Baldo ).

5i4« Drappi di scorze* ( V. t. I. p, i25 n. )

SiS. Leoni. Fu avvertito in altro luogo che non vi sono leoni nella Cina, ma che dee intendersi tigri, fiere che in molte Asiatiche favelle hanno uno stes- so nome.

^95 mire con loro navilj appresso le ripe . Perchè sono trovati i leoni gettarsi all' acqua , e notar' alli oavil j , e tirar per Ibrza fuori gli uomini j ma sorgono nel mezzo dei liume , eh' è nioiio largo e così sono sicuri. Si trovan' ancora in detta provincia i ni* ggioii e più £»x)ci cani, che si possano dire, e sono di taut' animo, e possanza , che un' uomo con due cani ammazza un leone : Per- chè andando per cammino con due de'detu cani, con larco, e le saette , va sicuramente , e se si tiuova il leone , li cani arditi li vanno addosso essendo incitati dall' uomo . K la natura dei leo- ne é di cercare qualch' albero per appoggio, acciocché icani non li possan' andar di dietro , ma che tutti due li stiano in faccia . E però veduti i cani, e conoscendoli, se ne va passo ])asso , per alcun modo correria , pt:r non voler parere , eh* egli abbia paura, tanta è la sua superbia , e altezza d' animo . K in qdesto anilar di passo i cani lo vanno mordendo, e Tuomo saettando: e ancor che il leone sentendosi mordere dai cani si volti verso lo- ro , sono {)erò tanto presti , che sanno ritirarsi , e il leone torna alia via sua passeggiando, per modo che, avanti ch'egli abbia trovato appoggio, con le saette è tanto ferito, e morsicato, e sparto il sangue , che indebolito cade . E a questo modo con i cani prendono il leone « Fauno molta seta , della quale portando- sene fuor del paese, si fa di gran mercanzie per via di questo (lu- me ^^'7, qual si naviga per dodici giornate, sempre trovando città^ e castella . Adorano gì' idoli , e sono sotto il dominio del Gran

517. Questo fiume » fiume che qui rammenta non é più il Kineha^Kianig che avea navigato sino a Sui-teheu ma il tìume Ma-hou. Hi dice che navigasi per dodici giornate, sempre trovando città e castella» e di poi si trova la citta di Si^ dinfu^ della quale abbiam trattato di sopra, cbe, come si disse, è Scbinioju di cui parlò al cap. 56 di questo secgndo libro. Ma ivi per un malfiguiato erro- re di copista, leggesi Sin^in-Ju. { V. not. 4iB). E la delta città di Schia- io- fu ha una comunicazione aquatica per- mezso del fiume Ala^hou con Sui tcheu^ quantunque faccia d'uopo andare contro arqiia ; ma ivi come appo noi si lisal- gono i fiumi r olle alzaie. Anche il nostro testo tonrorda cull-i Lezione Rariiusiuna, rammenta cioè la navigazione pel fiume, e dice che poscia si giunge a Sindinfu^ di che questo Libro parlo ndrieto. Ivi iiifcitti ne fa menzione al vap< XGVf. Ma tn- rece di leggervisi ripetuto il nome di Sindinfu per errore cipìa leggesi v>Vjr- dafu. Dette errale lezioni vengono rettificate dal Testo Riccariiàno il quale in am- beilue i luoghi appella quella cittd Sin ^din-Ju, Queste erronee 1* iioni hanno fatto perdere ai più acuti commentatori del Polo il filo di questa pai te della sua peregrinazione.

38

«94

Gan La siia moneta è di . carta ^ e ii loro; vivere e mantenersi, consiste in mercanzie : sono valenli nell' arme E in capo delle dodici giornate si truova la città di Sidinfu , della quale abbiamo ìtrattato di sopra ^ e da Sidinfu per venti giornate , si trova Gingui, « da Gingui ^'^ per altre quattro giornate, si trova la cìtcii di Pa- zanfu, la qual e verso mezzodì, ed è della p«x>vincia del Calajo ri- tornando per l'altra parte ^'^ della provincia. Le cui genti adora- no gì' idoli , e fanno abbruciare i corpi , quando muoiono . Vi

•f

Si$. E da Gingui, É la cJtU detta di sopra Giogui ( V.Not. 597) che er- roneamente fu dimostrato esser detta Gouza nel Testo Ramusiano (Lib.II.c.aS). l^aie assei^zione vien corroborata anche dal Testo da noi pubblicato: » di capo 1^ delle dodici giornale é Sin^n^Uj che questo libro parlò adrìeto: di capo y di queste dodici giornate 1* uomo cavalca ben settanta giornate » ( credo er- rato in più il numero delle giornate) » per terre e per provincie» di che ne » parlò questo libro adrieto: di capo delle settanta giornate l'uomo trova Cu- » gni ove noi fummo ». Ma al capo 88^ che intende qui di richiamare, non si legge CmgiUj ma più correttamente Giogui^ che dimostFamino essere Tm>4ckeiff nelle cui viciiuina^ si aeparanci due rie come si disse, una che volge verso il Se- tchtten, e il Vun-nan^ V altra verso le provincie di Shan^ion e di Kiang-nan che è quella che il Polo fece più volte per recarsi a Quinsai e nel Fokien come avver- timmo nella Dichiarazione apposta al principio di questo secondo libro. Queste 4liie ìòe che fanno capo vicino a S^^ickeu sono regnate ne^ carta particolare del Pe^h^U deU' An ville o dei Geauiti.

519. La città di Pazanfu che è verso meziodh ed è della provincie del Ca^ tajo tornando dalV altra parte. Siccome il Polo descrisse Camòalu, e la vìa che da quella dominante conduce a Tso-tcheu nella relazione del suo viaggio per Carazan^ nel trattare adesso dei viaggi che fece dalla Capitale del Cat«ijo sino al Fokien f non ha creduto ripetere ciò eh' ei disse di sopra, ed è perciò che inconùncia la nuova descrìzictte dei «uoi viaggila Tso-tùkeuj en^ta solo che di li giungeai a P^zanfm e che ^piesU cittd é v«rao B»$aa«di . Ciò «U^hiaia che im- prende a dqacrivere altro viaggio; ia nuova direùone. ilofatt* «el temar da Mi€n dioe^c^ «fOgMÌr quella di lavante « di greco ,1 e «qui dice chs il suo r— imi un era vo^tp a mezzodì. Per espttaario anche più .cfaìaraaseote soggiunge che Eeaanfu A città del CataJQ, ritornando per T altra patte deUa pravincia. il non avere avve^tUi e «beo compreai questi leggieri cenai ha. «eoata jaon poca oacumà nette precerfenti illustrazioni del Milione^ relatWaviaaM a quesla parte dei Viaggi del Polo. La città di Pazanfu ( T. O. ) Caca/u ( Cod. Rice. ) Cactfu^ soBhra esser quelU di Pao-ting/u del P&^oke^lL Alcune eoiMiider«i»om sembrano co&fier- Joarlf» . 'QMesta grande e |Hiq>olQ0^ città è la. aecandft della provincia : ha venti .Qiaà ^Mbajlterae, la bagnali fiume «Su, e ai tempi del Polo appellavaai Pao tchew fit9 Qbe ae si rifletta al modo in cui acriveva il viaggialope i nomi gcogrintcl Ci- .na^j^isi ravviserà da che Pas>4cheU'fu un poco alterato puòeasece derivato i) nome dato a questa citti dal Polo di Pauwfu^ o Pau(fu,. L'attuale l'ebbe dalla di] di Taiming ( Mart. Atl. Sin. p. 40.)

ago

sono anco certi Cristiani , che hanno una Chiesa , e sono sotto il dominio del Gran Cau y e spendono le monete di carta . Vivo* no di mercanzie ^ e arti^ e hanno seta in abbondanza, e fanno panni d' oro , e di seta , e veli soititissimi . Ha questa città molte città, e castella sotto di se. Per qiiella passa un gran fiume, per il cpale si poru gran mercanzie alla città di Cambalù , perchè eoa Bk(Àd alvei e fosse lo lànno scorrere fino alla detta citta. Ma al presente partiremo di qui, e per tre giornate procedendo trat- teremo d' una città detta Ci^lù

C A P. U

Della città di Cianglù .

Cianglù **® è una gran città verso mezzodì , della provincia del Catajo , suddita al Gran Can , le cui genti adorano gì' ìdoli, e fanno abbruciare i corpi molti. Spendono le monete di carta del Gran Can. In questa, città, e distretto fanno grandissima quan- tità dì sale ^' in questo modo . Hanno una sorte di terra salma- stra^ della quale ne fanno gran monti ,. e gettatili sopita dell'acqua, la quale ricevuta la salsedine, per virtù della terra, discorre di sot^ to, e raccdgonla per condotti , e dopo la mettono in padelle spa- ziose e larghe, non alte più di quattro dita, facetìdola bollire molto bene , e poiché eli' ha bollito quanto li pare , congela in sale, ed è belb^ e bianco, e si porta liiori in molti paesi, e quel- le genti ne fanno gran guadagno, e il Gran Can ne riceve grande entrata , e utilità . Nascono in questa contrada persiche molto buone e sapoiite , di tanta grandezza, che pesano due libbre r una alia sottile ^^^ Hor lasciando questa città diremo d' un al- tra detta Ciangli.

520. Cianglu. Questa CTtti, che sccontfo if Polo i distante tre giornate Pazan/uf sembra essere quella di Moaa^tchin^ che dipende da Pao-lcheu, ch^ an* Reamente appellavasi Vcng lo ( Htst. Geo. de la Chin. t. xic. p. 20. )

59. t. Quantità iti Saie. Fra gfi altri tributi il Pet-chè-U paga quello di 180^870. pesi di Saie. Ciascun peso o Sahna è di 124. libbre (Muri. Atl. p. 35. )

&22. Due libb^ tana alia sottile. Nella pratica della mercatura di Francesco BaMucci P<-golottt è detto: » in Vinegia si ha due libbre, cioè libbra grossa, e 9 libbra sottile: e le libbre cento grosse sono libbre i58 sottili. E litjbre 400 sottiU » sono una iu canea a Vinegia t ( J>elta decima e altre gravezze '(• IIL p* 1^4 )•

GAP; LI.

Della città di Clangli .

GiaDgli ^^^ è aQa città nel Gatajo verso mezzodì, ^suddita al Gran Gan. Sono idolatri, e hanno la moneta di carta : ed è disco« sta da Gianglù per cinque giornate, nel canmiino delle qnali si truovano molte città , e castella, soggette al Gran Gan , e sono molto mercantesche, delle quali il Gran Gan ne conseguisce grand' entrata . Passa per mezzo della città di Gangli un largo , e profondo fiume , per il quale portano molte mercanzie di seta, spezie, e molte altre cose di grande valuta. Or lasciaremo Gian- gli , e narreremo d' un' altra città detta Tudinfu

GAP. LIL

Della città di Tudinfu. . .

Quando si parte da Giangli camminando verso mezzodì sei giornate di continuo, si truovano città, e castella di gran valore e nobiltà, e le genti adorano gl'idoli. Abbruciano i loro corpi. Sono soggetti al .Gran Gan ^ e le loro monete sono di carta . Vi- vono di mercanzie, e arti, e hanno abbondanza di . vettovaglie , e io capo di dette sei giornate , si trova una città , qual fu già nn regno nobile , e grande , detto Tudinfii ^^ , ma- il Gran Can la soggiogò al suo dominio per forza d'armi» È molto dilettevole per li giardini, che vi sono intorno, che pixxiucono belli, e buoni frutti. Fanno seta in grand' abbondanza. Ha sotto la

525. Clangli, riconOAce chiaramente essere Y-tcheu dei Dipartimento di Pofhting che anticameole avca nome Tchangli ( Hist. ^cn. de la Chin, t XH. pag. 21 ).

524. Tundinfu^ come lo avverte il Marsden (n. 91 5 e 920) si riconosce es* sere la città di Tsi-^nan-fu della provincia di Changtqng» Detta città era la ca- pitale dei principi tributar] di Tsi, e perciò avverte il Polo che fu già un re- gno nobile ( Hist. Geo. de la Chin. t, XII. p. 5i J, E' detta Tsi-nan perchè è a mezzodì del fiume Tsi. Dipendono da quesU città altre, trenta. Ma ciò che con- ferma che Tu'dinfu é Tsi^nan-Ju é il racconto posteriore del Polo. TU-nanrfu LaU 56.'» 44*. Long. Oricnt. da Pek. o.® Sg*. ( Du Halde)

sua gtarisdizione undici città imperiali , cioè nobili e grandi per esser città di gran traffichi di mercanzie ^ e di gran copia di seta, e soleva avere re avanti eh' ella fosse sottoposta al Gran Can , quale nel 127!)^'^ mandò al govèrno delfó cio^ , e a guardia del paese un suo barone nominato Lucansor ^^ capitano d' ottanta- mila cavalli . Costui vedendosi con tanta' geme ^ e in co^: ricco, e abbondante paese, insu{>erbito , deliberò di ribellarsi al $120 si* gnore, e parlato t^he ebbe con gli primi'^della! detta città ^ li per- suase ad assentire a questo suo mal voLere , ^ col. mezzo di detti, fece ribellare tutti 1 popoli ddle città , ^ e casteliA ^ottc^oste a quella provincia. Il Gran Can: inteso che ebbètjué^tot^adimen-* to, mandò subita due suoi baroni,, de' quaU iui'<^a chiaiuato Angui, r altro Moagaui ^^'^^ con oentoniila peiTSone^ {jucansor inteso eh' ebbe questo esercito, che gli veniva coi^tre, si sforzò di ragunare non minor numero delle genti de' sopraddetti , e quanto più presto fu possibile yenne alle mapi:cpn lorp.,.e! con grande uccisione dell'una parte,^ deiraltra., fn fiaalnieóte. morto Lucansor: la qnal cosa veduta dall'oste ^o, si rpisero a fuggire , e seguitandoli i Tartari, molli ne furono morti ^ molti prèsi, quali menati alla presenza del Gran Can , tutti i pFiuoipali fece mori- re . Agli altri perdonò , e tolsegU alli servizi suoi , e sèmpre li furono fedeli .

525. Nel 127^. Il fatto che narra il nostro' viaggiato^ accadde secondo le atorie Cinesi nei ia6a. Le date sono di sovente sbagliate nei Testi del Milione: quello della Crusca porta f anao 1273. ( Hist. Gen. de la Chin. t. IX p. 298. ) Con- cordano pienamente nei particolari del fatto il Polo e le Storie Cinesi.

526. Irfi^onior., Sembra che c«ai fosse appellato dai TarUri, il personaggio det- to Li'tan nelle Storie Cinesi che erasi impadronito di Tsi-^nan e di Tsin*teketffu>

527. Angui, taitrQ Mongatai. Nelle Storie Cinesi è detto il primo il Princi- pe Apitohi, il secondo il Generale Sse-tim-tche. Fra le tante prove che la Le- zione Ramusiana fu ritoccatala! Polo% una fortissima ne somministra questo ca- po . Mentre chi fuor di lui avrebbe potuto nella relazione del fatto aggiungete i numi propri dei principali personaggi, che non si leggono, nel Testo della Crusca > in quello di Fra Pipino l

ig8

' I

c A p. un.

*

Della città di Singuimàtù

f

iiOl

Da TudinitL c^mminmAo sette gìorhafe versò mezeodl, si tro* ràn tempre città e castella nobili, e grandi^ di molte mercan- zie ^ e arti . Sono idolatri , e sottojMsd al Gran Gan , e hanno di* verse dacciagioni di béstie e uccèlii , e abbondanza di tutte le cose, 0 in capo di sette giom&te/si trovia la città di Singuimà- tù ^, dentro jdelb qnale, dalla banda di mezzodì, {lassa an fiume grande e profondo, quale dagli abitanti è statò diviso in due pani 53*., ui>ai delle quali che scorre aMà voha di levante, tende versò 41 Ciàtèijo , e T aki'a , che va verso ponente alla pro- vincia di Mangi ; ìn questo fiume vi navigano tanto numero di navil), che qtìasi incredibile , e si portafao da queste due Pro- vincie, cioè daiit^ uba air altra , tutte le cose necessarie . Onde è cosa maravigliosa a vedere la moltitudine di havilj, è la gran- dezza r di quelli che <!ontinuanrìente navigano carichi di tutte le mercanzie di gràndissihià Vallila. Oi* partendosi da Singuimatu, e andando verso mezzodì sedici giornate, continuamente si trova-

528. Singuimatu ( T. O. ) Sìngui ( Cod. Pucc. ) Sigkui. La voce meiiu é ag- giuinta chn Gnesc ai nomi di< vari hioghi, e sigàiika empom di traffico fango UA ftunit. w MatiOUj ou 4i«yx de «ommeroé etdhlis aur les rivrère» pocir la rom-> » nuiditè dbe» negotim»^ et fa lev-^e'dtfs droit» de VtLntptif^nt ( Oif Hald. 1 1. p. 1 37 ). Cuii i Cioen agg!un{!#rjè ai noftì» propri delie citÈà le ym hien , tcheu e /u par d»aBMtfBra«l'>iiiip«rtd»flii'< Dice uno ^littore Ciaese : 1^ cinque Xnì 0 » enee lattno •» Lin-k Cinque Un o vtenticmque ea5e un Lr. Quattro Ljr 0 p cento cose un Tsél Cmqaìe Tso e 'cin<qu^cent<^ «lae un Ttneu ». (De Guign. Diction. Chin. Ptef. p. kxii. ) '

5191 Si itt^a imtikeèdi Singuimàeu. Come dttnostmnihid In altra luogo Sin' guimMù, è la «lite di IM^sm tchim della provkicia df Chwìg tong ( 1. 1. p*. 137 n. ) Mm. arvì AyMÀo> alcwi» luttavia che da Tii^nan per cecarsi a T<an*K3ng^ e a Quinsai convenga retrocedere passando per Lin^tùn-téh&u\ Ma ff Polo, come aly biamo altrove avvertito^ ebbe varie occasioni di visitare quelle provinciet laiche può essere avvenuto che in diversi viaggi visitasse quelle città f ma che qui ne facesse special menzione perché ivi ha princìpio il tamoso Canale Imperiale che in quel luogo si unisce al tìuine Uei^o ( Hist. Gen. de la Ghin. t. XH. p. 55.) Lin-tsing-tcheu Lat. 36.o 57'. Long. Occid. da Pek. o.« SV. (Du Hald.)

55o. Fiume diviso in due parti. Intende il rammentato famoso Canale loir penale, opera magnifica di Cuklai Can ( v. t. i. p. 127. )

DO città e castaidi ', nelle qiiuiU. vi wAo ^rao wfFCaitti : « tutte le geoti di 4]aesie «0Dtrad& ■. «oooi ,i4QUtri . fiotu>})OMÌ . al ikap : Gul .

C A:P. UV« . . , .

« I*' ' '**■*

. Del gicai^ fiume detto Caramoran ^ e delle <:ittà 'di Cai-^

gànzuj^e di Quanzu. ^^'.» .• . . . ^ .,

Compiute ;le dette sedici ^oraate ai trdva di jmovo il gran fiu«iQ Caramoran *^^ , che scorre daUb t^rrp del Rb. Umcan no- iDiitoto di sopra il prete Gianoi di traniQQtaoà ^^\ quale è molto profondo, che vi può andare liberamente, navi.^andi, con tutti i suoi carichi. Si pigliano in quello molti pesci grandi, e

55 1. Fra <piesto e il seguente capo nel Testo di Grufai « nell'altro in Francese •h*^ nella Biblioteca lieale di Fr^nci^^ segnato di ^.^7^67 che <jla ora in pgiaarà in- dicato c^oU'abbreviatur^ (Cod.Paris) prima di giungjere al fiume Caramuren o Hoang^ ho parla delle degi^enti città intermedie : di Ungui { Cod Paris ) Ligui che (dicf distante dieci giornate da Singui che dimostrammo essere Lin-tsin-tcheus |n(fi di Pingui y (CodL Paris ) Pangiu distante tre giornate da Zi/i^i/i. Di una citt4. più luBgi due giornate detta Cigni ( Cod. Paris ) Cingiup e che dopo tre gior- nate trovasi il fiume Caramera o Caramuren ( Y, 1. 1. p. 128), e cosiputate in- sieme dette distanze danno le sedici giprnat;e che secondo la Lezione Ilamu- aiana é distante Singuimatu- dal fiume predetto. Pare che nel ritoccare il Mi* Lione il Polo sopprimesse la magra descrizione di questi luoghi, che leggesi negli an« ti chi Testi, e che non si vedono accennati nemmeno nella Versione JPipiniana del Milione. Seaibra che Pingui sia la città (4i Pi-tcheu della provincia di TTche - Kiang che era sul suo cammino. La. carta . particolare della provincia non da lume veruno per discuoprire a quali delle moderne citta^ «corrispondalo le due di Léingui e di Cingui . Ma Cigni potrebbe essere Tcng-hien che ha avu^ il nome di C'u^-Aim^che è sotto la giurisdizione di Fcf/i-«cAeu-/ìi della provincii^ di Chan-tong che sembra essere il luogif che nella carta particolare della prò* vincia dal Martini é segnato Cinfiho vicino al fiume Hoaag-»k(^'

55i2. Caramoran» Non può esservi dnbbio intorno al pgtsto ove il Polo tra* versò il CMtamuren o VHoang-hQ, £i lo passò nel punto ove imbocca in esso U Canale Imperiale iufacciaa Hoai^-gan-fu, Infatti' ei dice che il ^Mfne ha un miglio di lunghezza ed é molto profondo. Anche 1* Ambasciata Inglese che viaggiò pei Canale Imperiale lo passò ivi. Lo Staunton dice, che il fiume io quel luogo, ha. un miglio» di lunghezza, e che di li . all' imboccatura del fiume sonovi set* toAta miglia ( Ambas. i. lY. p. i2(i )^

53}. Che scorre dalle terre del re Vmcan nominato di fopra U prete Gian» ni di tramontana . Il Testo della Crusca dice che il Caramtirea )^ viene dalla # terra d^ Presso Giovanni » Yedasi intorno al corso del detto fiume (No^ D.« 4*^6).

ia gran copia» la « questo ^fitune* appresso al mare Oceano una giornata , si trovano da quindicinMa navilj ^^ , che portano cia- scuno di loro quindici cavalli, e venti uomini, oltre la vetto- vaglia , e li marinari che li governano ^ e questi tiene il Gran Gan , acciocché li siano apparecchiati per portare un esercito ad alcuna dell'isole, che sono nel mare Oceano, quando, si ribellas- sero, ovvero in qualche region remota e lontana: e dove delti navilj si serban* appresso la ripa del fìume , v' è una città detta GQÌganzu ^^^ , e dall' altra banda a riscontro di questa , ve n^ è altra detta Quanzu , ma una è grande , e V altra piccola Pas- sato detto fìume s' entra nella nobilissima provincia di Mangi. £ non crediate, che abbiamo trattato per ordine di tutta la pro- vincia del Gatajo, anzi non ho detto la ventesima parte^ peroo-

534 Quindicimila navilj. Il numero di tante navi riunite in un S'^l luo» go parve a taluno esagerato, per quanto immenso sia il traffico della Cina. Nel Testo della Crusca leggesi : t egli ha in questo fìume bene quìn-i'cìmila navi » (t. l. p. 129). E secondo detta lezione fa cosa è credibile, mentre lunghissimo è il corso del fiume, e pel trasporto delle merci, e delle gravezze in natura chele Provincie pagano all'I mpcradore occorrono ìnoltissi me barche, che aU'oc- casione delle sue imprese Cuoiai -Can avr«4 insieme riunite. Giustifìca il Polo ciò che dice il P. Martini nel descrivere questa provincia. » Ce n'est pas sans rai^on, i> que j'apprehendc moi-méme, que ceux qui ne font pas vu, fassent difficulté

» de se le persuader, et d' y ajouter fui et ai souvent «lit, qu' il scmU -It

que tMuts ies navires da min.le, si on en considere le nombre et la quantità » abondoyent dans celte province ^ ( Atl. Sin. p. ii5).

555. Coigamu è più rettamente Coi^gan-fu. Leggesi nel Testo Rircardiano : » Ubi aulem servantur naves iilae in flumtne; duo civitates sunt, quorum una p quae magna est, posita est suf^er crepidine fluminis... .Una earum dicitur Coi" t ^tf/i-^u»,' alia Cafgui i>. Coiganfu e dall'essere prossima ali* imboccatura del fiume, e non lungi dalla ripa, si ravvisa essere la città detta oggidì Hoai^an-- Ju nella provincia di Kiangninn, e il Polo ha espressa qui pure come in aliH nomi l'aspirazione della prima lettera H col C. Anche il M«gaillans *con- ferma che Ooiganzn é Hoai - gan ^ fu ( p. io). I P. Martini dice rhe Haigaa non é una sola città, ma che è composta di due, chiuse da uno stess<i recin* to di mura, come avverte il nostro viggiatofe. Qaella che* a mezzodì è detta propriamente //odi^a/i, 1* altra che è a tramontana Ven-chingy che sembra esser cpiella detta dal nostro Quanzu, e secondo alira Lezione Cay'-guL Secondo il Martini i borghi di questa citti l' ingrandiscono : avvene' uno che ha presso che una lega germanica di lunghezza , lungo le due rive del cnnale che imbocca TivW Uoang'-ho vi é tanto popohv e tanta abbondanza d^ogni ctisa , e tal nu- mero di mercatanti che sarebber bastr»voli per pan^cchte città ( Atl. p. 126 ). Hoai . ngan ^fu néda provincia di Kiang-nan . Lat. 35.® 52* Loug. Orient. dia Pek. a.*> 45. ' ( l)u Hald. >

3of

che M. Marco passando per la detta provincia , non ha descritto se non crnelle città y che ha trovato sopra il camino , lasciando quelle , che sono per i laii , e per il mezzo , perchè saria stato cosa troppo lunga e rincrescevole . Però lasciando il dire di questo cominceremo a trattare prima dell' acquisto fatto della provincia di Mangi, e sue ciAà, la cui magnincenza e ricchez- za mostrerassi neL seguente parlare .

GAP. LV.

D^lla nobilissima provincia di Mangi , e come il Gran

Can la soggiogò.

La provincia di Mangi è la più nobile, e più ricca che «i trovi in tutto il Levante , e nel 1:269 ^ ^^^ ^^ signore ^^

536. F'i era un jt^fnoiv . Regnavano nella Cina Meridionale a tempo dei Mogoilì i Song^ Quella dinastia dovè il ano inalzamento a un Colao o miniatro di stato dell' Imperadore Koag'4i della dinastia di Heu^tcheu. Qutsto Imperadore Ibiscìò an figlio ed erede del ttx>no in bussa età, e ne affidò la tutela al C olao. Questi o per segrete pratiche, o per volere dei grandi 7 come dicono le Storie Cinesi^ fn proclamato imperadore, e fu escluso dal «trono il legittimo prìncipe # Il nuovo monarca aaaunse il nome di Tai-tfu (An.diG.C.960). Diciotto furono gl'lm- peradorì di questa dinastia che signoreggiò parte della Ghia per 319 anni. Foco infianzi tali vicende* i Kiiani che abitavano la parte orienUtle della Tartaria, e che perciò furono anche detti Tartari Orientali, sotto la guida di A^pao^ki ( annodi G. ii» 926 ) ridussero ad obbedienza gran parte della Tartaiia , e con* quistarono non poche città della Gina, e stabilirono la loro residenza a Ven-iu che cosi appellavQsi anticamente la città di Pekino ( HistGen.de la* Ghin.t. IX. p. 280). Avendo distesa la loro dominazione su vasta parte dtlla Cina set«* tentrìonale , la dinastia che regnava su quelle genti prende il nome di Leao, ma i Tartari continuarono ad appellate Kitan^ u Kata quei popoli . I loro mo- narchi si dichiararono Imperadori , ed obbligdirono i 6ong a riconoscersi loro tributar). Allora la Gina fu divisa in due Imperi : la capitale dei Kitan fu detta Corte Settentrionale, quella dei Song Gurte Meridionale, ma quei feroci con- quiatatorì s' ammollirono fra gli agi e le delizie Ginesi. Nel 1 1 ^4 O'ko*ta capo d'una tribù Tartarica detta I^iutché^ si ribellò dai Kittuèi^ e istigato dai Song £^ce loro asprìssima gueira, funesta ad essi, poiché furono spogliati della signoria della Tartaria , e della Gina Settentrionale ( Dcgmg. 1. 1. 2o5 ). Bieve fu V esultan- za dei Song nel veder spenti i loro crudeli nemici i KUani. 1 Principi dei l\iutche vincitori dichiara ronsi Imperadori, e di crono alla loro dinastia il nome di Kin cHe significa aurea, e riuscirono ad ampliare le conquiste che sui Song avevano Attte^ i Kiiani, e spogliurongli di tutto ciò che possedevano a tramontuna del

•>9

detto Faofar ^^7 ^ il più ricco e pia potente prìncipe , che si sa- pesse essere stato, già centinara d' anni ^ ma era signor pacifico y e uomo che faceva grandi elemosine ^^^. credeva , che signor

fiume Kiang, Vassalli dei Kin erano i Mogolli. I Kin ai tempi di Temudgia ( che cosi come avvertimmo appellavasi GengiS'Can inoanzi il suo ingraadimento) rollerò esigere da questi il consueto tributo, ma colui che era incaricato di collettario macchinò di togliergli la vita . Esso non obliò 1' offesa , e con po- deroso esercito marciò contro i Kin che rimasero soccombenti. Prosegui la guer- ra con maggior fortuna Óctai'Can. Esso assediò T Imperadore GnaiU in Jurim ^ng'f^i il quale vedendo ridotta agli estremi la città, disperatamente si abbruciò nella regal sua residenza, e cosi ebbe termine la dinastia e la sovranità dei Kiutche ( an. di G. G. 1254 ) ( Deguig. 1. e. p. 209 ). Mangu con volle estendere le sue conquiste, attaccò i Song, e conquistò il Chtfn'Sif e il Vun»nan. I Song deboli 9 imbelli e traditi dai loro ministri perfidi e misleali, opposero alle armi dei Mogolli le trattative. Nel 1259 essi fecero un trattato con Cublai'Can cht era distratto da una ribellione della Tartarìa, e nondimeno do?erono ricooo- scersene tributar), e pagare T annuo tributo di dugento mila tael in danaro, e dugentomila pezze di seterìe , e fu stabilito che il Kiang sarebbe confine dei due Imperi ( Hist Gen. de la Chin. t. IX. p. 281 ). Quanto unili e vili nello sti- pulare i patti, altrettanto incoerenti furono posteriormente. Mentre tremava- no dell' immenso potere dei Mogolli, non si astenfier» dall* offendere CubUd^ osarono perfino imprigionare un suo legato, talché sforaMK» parve nel 1261 di dichiarar loro la guerra* ( ibid. p. 295 )• Ma alcune altre guerre in cui era irn* pennato differirono i suoi* progetti ostili contro ì Song fino al ifi68. Ailora ai* sedid Siang-^jrtmg e Fatching^ e questo assedio è smo dei più meoMirabìli di cai /àccìano oienzione le Storie Cinesi Aegnava sulla Citta Meddionale Tìt4song servo del suo miaistro Kiamsse-iaOf «uomo perfido che la sorte dell' Impero sa- crificava per appagane le sue sfrenate cnpiditià . La città di Fatéhmg (a su- perata dai MogoUi dopo <pattro anni d'assedio, dopo cinque capitolò Sjrang^ rtf'^ .( Anna 273). (Dìstmito^uelltantenmrale dell'Impero >dei ii^on^, risolse Cmbiai di farne l'inltera conquista. Questo Impetro è quello che il Polo appella dei Aten- ei por le iasioni in altro luogo notate (t. I. p. 129 n.) . Le vicende fdl questa guerra daranno atiarrate nel seguito di questo commentario.

537. Fanfur^ L' Herbelot ( Art. Fagfour } dioe: » titre et svmom dea rois » de la Chine, que Ics historiens de Perse disenit avoir été donne par FeridouHt » roi de la premiere djmastie de Perse ^ à son tfils nommé Tour , lorsqu' il y lui abandonna le gouvernémeut des pays du Turquestan, et de la Chine #• Osserva poi che da questo nome deriva quello di Fag^furi dato in levante alla por- cellana, ed anche in Russia si appella Fagfwri . Il Rcnaudot avverte che gli Aralù appellano Tlmperador della Cina Fagfur Baghun ( p.xxix ) che secondo i più antichi scnt Lori significa figlio del Cielo ( ibid. p. 1A6). Lo appellano i Turchi Fug/imr* Secondo Abulfeda Jan^gUf che sembra una corruzione di Hang^ckeu era la re<- sidenza del Fagfur o Imperadore della Cina.

558. Grandi elemosine. L' Imperudore che regnava nel 1269 era Tu-isong, Secondo il Polo tru principe imbelie, voluttuoso, ma umunissimo e giusto* Se-

3o3

del mondo li potesse nuocere , per V amore ^ che li portavano i po|x>li, e per la fortezza del paese circoadato da grandissimi tiumi Dal che procede , che il detto non s' esercitò nelle ar« mi 9 nemmeno volse , che li suoi pòpoli vi si esercitassero . Le città del suo regno erano fortissime, perchè ciascuna avea in* torno una fossa profonda e larga , quaato poteva tirare un ar- co, piena d'acqua: teneva cavalli a suo soldo, non avendo paura di alcuno ad altro era rivolto T animo del re e tutti i suoi pensieri , se non a darsi buon tempo , e star di continuo in piaceri . Avea neib sua corte , e a' «noi servizj , circa mille bellissime giovani , con le quali si vivea in grandissime delizie Amava la pace, e manteneva la giustizia severamente, e non voleva, che ad alcuno fosse fatto un minimo torto, che aU cuno offendesse il prossimo , (perchè il re li faceva punire senza alcun riguardo. Ed era tanta la fama della sua giustizia , che al- cune fiate le persone si dimenticavano le loro botteghe aperte piene di mercanzie , e nondimeno non v' era alcuno, che ardisse d* entrarvi dentilo , o levarli cosa . Tutti i viandanti di giorno e di notte potevano andare liberi, e sicuramente per tutto il regno ^ senza paura d'alcuno. Era pietoso, e misericordioso verso po- veri e bisognosi Ogni anno faceva raccogliere ventimila bam- bini ^^, che dalle madri povere erano esposti per non poterli far le spese . £ questi fanciulli faceva allevare , e come erano grandi , li faceva mettere a far qualche arte , ovvero li marita* va con le fanciulle che similmente avea fatto allevare .

Or Gublai Can signor de* Tartari di contraria natura era del re Fanfur , perciò di qìuu* altra cosa si dilettava , che di guerre , e conquistar paesi , e farsi gran signore . Costui dopo grandissime conquiste di molte provincie e regni , deliberò di conquistar la provincia di Mangi , e messo insieme gran sforzo

condo le Storie Cingili fu priiu:ipe dedito ti vino « alle femmine . Ei mori

di trentacinque anni nel 1274. Fu interamente auUo nel governare » e sdùavo

del perfido mìniatro Kia-ss^^ao uno dei ^grandi ajlefici ddla rovina d i^'impe-

ro. 11 MiÌ4Matro £e«e elrggei« ««une aooceoAore ooii il primog«>nùto deJ di-iuitto^

ma il secunJogenìto ancor fanciullo, e 4a inadM di esso iieggente dell'I inperop

Ofide #otAo ^lelle imbelii autorità mantenerai signore detto Stato (flst. de la

Ohin. p* 5S6 ). Il Pn^Jo pone f incorni nriamento deUa guerra nei 1^691 perchè 6è.

rotta M qned' anno col memorabile aaaedio di Xr^^^ir"*^*

559* Bmccogiiere ventimila bamùini { V. t. I.p. i3i n. )

3o§

guanto è un grosso veneziano si ha tre buoni £igiani , i quali éSh no grossi oojue pavoni .

GAP. UX*

» k

'Della città di Tingui', e Cingili.

II- .

) , X , . » . I

. Partendo ji dallft dell» ^ città ^ e cavs^ndo per ima giorna- lai sempre si trova casali e terre lavorale^ e dopo una città detta Tiogoi , ^^ la quale non è moho grande , ma abbondante di tutti L beni necessari ai vivere unoumo*. Sonò idolatri ^ e aot* toposti al Gran Gan, e spendono monéta di carta . Sono ìnerr canti ^ e hanno gran copia di navilf, aniniali asui, e uccelli» La qual città tende verso Scirocco ^ e dalla sinistra pane vers6 Levante , per tre giornate alia lunga si trova il mare Oceano , e in tutto quello spazio vi sono molte saline ^^ ^ e £i8si gran copia di sale Poi si trova una gran citià detu Cingui ^^, la quale è nobile ^ e grande ^ di questa città si cava grandissima quan- tità di sale^ e fornisce tutte le proviocie vicine^ e il Gran Gan ne cava grandissima utilità e tributo , che appena si potrìa credere. Adorano gì- idoli, e hanao veneta .di carta, e sono sotto il dominio del Gran Gan .

i5& JX(|fit^( God. )PaH* ) Tfgiu. /Sembra eisera la dltk ii Td'^dkfm del SH^ tàma dipaitimeoto della ProvincU di Kimng-nmf «oUo U aÌlttrìsdiùoii^«li,l^aMf* ieieu Ciò comprovalo la ditUaza, a Ifi poaisMoaa pkn Aa#e(oa il P0I9 al datlo.liio- fo reapettiTameata a Pa^jnhien . Mala a pippMailo gialla fitoria Gaoarala. dai vi^gi. Sa ci^tf^ iajail^. di Tsi^ffiang^ki^^ all'imboccatura à^ Kiang (t. tu- I^ 53a ) rai-lc&fir. Lai, Sa."» So/ iMg, OiiapiL da <f aL 5,rak^

957. Mi4$m SoUm . È rioamati». Ymng uh^ par la aaKoSt #. V^ ^«^ traficf 4Hfat. GcD* da la Ch|ii.i. Xll. p..S5. ).U tùmgr^^ P«« ^aI>!^ J^^i^ V^ éà aalc (ItirtiLUp; ii6.) (.:..;,

55& angm. Di f ut afa citli non rien fatta man^iana nd Taato Qttia)^' ai •aqpnif ^^iMa fra te «odana ama c^ondapowis. « : '^

•t, i«>i> . f

,' »> •»!•.,''' '4.. •>

' «

t

11

' .

I t

GAP, LX, .

2)e//a città di languidi che gwerhò M. M^co* Polo..

Cainmioando pel* ^ciraqco da Gingiìi si iktwa la nobil città di laogui ^^ , la qual' è nobile, e ha soito di se ventisette ciità^ e' per qiiesto-èpcieiitissiaAa'^ ed è sotcoposta al 'Graot Gaft. E in questa ciità fe reskienza una -de' dódici; Baroni avaaii jmw^ nati,' ckè sono governatori deMet-provinde^: eletti per il Grran Gaa;^ Sono idolatri <, .e vivono? di knercànaie , e d'adi.. Famosi quivi moliÈ armi^ ie arnesi da. baittag^ia!^ perocché per ìquelle contrade rv' àfaiianò^ gènti 4^ arme lassai , e Mi JVf ^dco * Polo , di eemmissioae diel Gran* Gian > n'* fklàà itìgovemo « tre mm' coatioat isi loogo d' oa. de' detti Baroni';: ' ^

f ' * #*t ìk TV ir "^r T

ri. *''^ * -Itr Mià> - -XX •^mT'^ i MsM -A- •• ( ' I %

f ,

, Bella pro^^ifHda ^i N^nghirè . », »

.' •*

r< tT U. '

r «

4 i

».

« . V ^. Ka^gkin ^è^dna'piKovincia. v«rso Ponente^ e& è di quelle di Mangi molto nobile, e grande i Sono idblairi^ e (spendono

vdte'iìAhtd.' l^aUghOtom «V«Va ^i'«otel0i del' viaj^atdnì ^W^^ »«» ViftitMile i(rH«* ^' ; %iai^ 2M ha ^^^ abHhMd CfCat. Gtf n. de la ^llfit. t^. lL\h p. S5. ) V 'itdCaiinfc "IMpénàlèy^ ri'^i fa t%a< Mriti>^i«lP«teM^ <e (iHific}|plillii^rM ^ »alè (Utart. I. e. p. 126.') 'lià ^tÀ M"n<tené0^Mea0eiV»M[^tc^la^r^lo"$^ «Hme'é«MH^ ^ (ih-Mi^ <ft*éliiVf|. Kbè^^K'lM^bfè^'d'Ma %ltiP«^kllSI^:'*£ryt vide

haldo fa tuttora due milioni d'abitanti (t p.. i54.) l»dli|^ Sl.^-^.*'fitto^ ^^rievft. 8Jf**W.' ff^rf 'Hdiij; y '• ••■1.^*1 ♦*^S' ri 1/ I . i .t--- ' * ;> •» .'•.,'"

56o. Nanghin. ( Cpd. P^ris.) Mt>iélbi*i»'. Atl* (^t^aiUniè é^Hé^c^M^ttiaU'Itm dai Tartari Mandusi delja Cina^ la loro rabbia ai acaricò priocìpalmente eónlro questa provincia, ove. risiedeva la Cineae dinastia dei TTiioiiiif » ohe atlorm rimase spenta. Tutti confermano che questa provincia è celebre, estesa, fertìlct e mercantaie, e il P*. Martini 1 appella la asconda dell'Asia superiore» Alla ProTÌn« ria di flankin mutarono nome i Maniciusi , e dieronlc quello che ha oggidì ^ Xiang^nan, La provincia ha un'immensa quantità di tessitori e tessitrici di cotó- ne, e di seta. £ le sue manifatture sono le pii^ reputate della Cina. (Mari. AtL p. ii5.) NanMin Lat Sa.*" 4.' Long, Orìent. daJBek a.** 18.' ( Du Hald, ]

3ii

oionéta di carta , ed è luogo di graa mercanzie Hanno seta ; 4i lavorano pahoi d' òtx), e di seta ip gi'ao qdaaiità , é di molte matiiere : è abbondantissima di tutte la biade ^ .e d'animali co^ domestici come salvatici^ e d'uccelli.» Sono 'riochi mercanti, e per questo è utiiissima poirin^ia aI>SigiiODe, maasifiie per le gah lielle delle mercanzie . Or* traueremo . ddla aobil . ciità' di Sàr iauAi ^^ . '.••(,

; 3.

GAP. LXII.

*

a •• .111 , ;. ».

Della dteà di Saianfu ^ck^ Jh tspt^gnatà per M.' Nicéolò y'

e M Mq^ Polo.

4 »

"Smanfii ^ ,è*' ima nòbile ; egr^n città: ndk' pit)vÌQ0Ìa di Mangi, alla cui ìnrisdizìoue rispondono' dodici* miià.ipieehe^ .e grandi. Ivi si fanno moke^ mercansiie ^ arti 9 e bruciano L lo- ro corpi Spendono moneta di carta , e sono idolatri , sotto l'im*- pero del Gran Gan , e hanno gran quantità di seta , e fassene de' bellissitrii patarit /e similmente d'oro, HanrfO belle caecSe , e da uccellare In gran copia . Ed è dotata tutte le Coìse , " ciie V ap- parteogooo ad upa oobii ciuà j . la qua) per la sua potenza, , si

> t

**'' * 1* ' ' '. —imI km ^ t . I ' ini '.!• * ti*. '. é

ì é ^ »

"»» l'i. ' , » . * . ', ,1 . f,' I »i' rie" ..

S6t. A}ra ihttfarem» delia nóUte éiità di Sofmtifis. Oocoiro.aotare tale «r^ee- lenza inserita dal Polo oèMa relasioiie dèi bm ▼iagigió, eoa che indica che eace di via. Ci6 ft eoniprciLdefe etiche nel TeMo .«delia Gimea: ^d^ 91111 oi>ar/i<imo ( cioè dalla proWneiadi Plan-Riit ) e cMt€9wl dMe if^noMi città di Sé^u/m ( t. f. p. i35. ). Vi'Stertorifiente rientra nel atfo canMnhid. '

563U Sàfanfu: C Ooà: Rice. ) correttamente SjM^fu ;: DaUii ^lonneia di

Tthe-Kiang éi trasporta il (eg^orè nt\V Hu-^mmg <^ 81 par ciaere atatoi ai suoi

tempi memorabile Pa9ted««> df quella città, ai ^pewh^ dallMadàatrfarj 4eì^P«4i

vecchi fii agevolata la reddiàaone di «^eau ianportanl» elttà. Tante^<&auhil ( {K^Sif),

quanto « Deguighés ( t. IV. p. i54 ) ooàvengoi» che *ya*-/ii'del Poloy^ Syen§-

jan^ posta daf itmne Many'^ì eui^ il Oahialde 4tede ia piiduata: «d^la «ledealmà & rav-

visa qaanto forte sia quella ^Hti^'aéceirchiata de duellati dalftame Man,* dalle *lt«e

sparti iSifesa tla un paese montuoso e «ftjcile. M làJdat»fi«me^e'W tìicola.alia roe-

'«Mota « Fm^^dkng, e^é due dttìl' comunicano per mesto, di uii,p«ite;rTu*lo

-ìiafiirxo-deHà pièrra fhii Mègolfi; ei >S^^ per iblèa tAiqaeaani.f)! iiolu^nd

attatcHte-^n^ttni /% dlfetì^ef gli aliti duecittfc.Primra Kap|tra#on^ fa^i/etóif * in*

Sxéttg^yatigjk: II' irMelbu'tronfermtf ^hé r aaaadlo liif ohnincid ne* ia68^*eicllcfu

firesa'Pultillia Città tai4 ««7*1^ ti nial aprdp«sHo*pfafe«deftahe in 4|èaM? aaàedio

uaatibH» ^Mòge» le. «rli^erie f Addit. aflérÌNjl; f. ^Sfr) <V*^ »vS«^ */^«»-

^aiif;/ttLat. 3a.« 6.' Long.Ofeétd.d»frek;-ì4**t^»i'^ » :. H ^ ;^, . . . . '.

.

V

Sto

leime anni tre /che non A volse rendere ioti Gnm Can, clopo^ ch^ egli ebbe acquistau la provincia di Mangi \ E la causa en questa , che non si poteva approssimar Y esercito alia città , ss non dalla i>anda di Tramontaiut j percl^ò dall' altra parte vi erano laghi grandissimi ^^ , d'onde si pwtavano alla città vettovaglie di continuo^ si ^poteva vietare La qual cosa essendo riferita al Gran Can , ne pigliava un' estremo dispiacere ^ che tutta la provincia di Mangi fosse venuta «Ila sua obbedienza ^ e che que- sta sola stesse in questa ostinazione Il che venuto all' orecchie di M. Niccolò , e di M. Maffio fratelli j che si trovavano in corte del Gran Can , andorno subilo a quello ^ e si profersero di far fare maogani ^ al modo di Ponente^ con li quali gqiterìano pietre di trecento libbre , che ammazzerìano gli uomini , e rovinerebbero le case Questo ricordo* piacque ^ Gran Gao, e ebbek> molto caro ; e subito ordinò, che li fossero dati fabbri eccellenti, e mae- stri di l^aame, de* quali n'erano alcuni Cristumi Nesiorini ^^,

bocca

563i. Léighi gramdissimL Le Roux de Hau^mjea pose Uo nm spropoiitom

ca del Polo^ gifserendo cbft rilluatre viaggiatore dice, che la cittì riceveva aoccorsi per 'mare, dal quale easa é molto lontana. Ma ciò Bon ai legge ftel Poh) , ma solo dai laghi Ed é molto probabile che i Gineai che difendevano la citti profittassero del fiume Hitn per allagare le campagne vicine e renderne impraticabili gli approcci. Errata 4 la rubrica della leiione Bamuaiana, mentre la città non fu espugnata per Measer Niccolò , e Messer Maffio, ma il figlio dice soltanto che le macchine ifatte costruire da Iwa co^Uibniiwna all', cspngnaxsone della citte* Credo che il Pdio non false alato a t^jr^W^H'/'*

564t Mungimi di-mòdo ài Potmme Ife^ qt^nUo^ii Vfi^^^U. M^n^f^ che (queste macdiine erano cannoni, il GmM/ esita ori 4)ectde^ ae. debbano essere creduti cannoni, o mangani ( Galib» apud^.Souc^ p. 198 )»• Csai^osao come si disse i Cinesi e t Tartari tabi incendiari ( N. aSy ) col.qfali (ettavana contro il ne- •mico ima speoio di fìioco greco , che usavano soagliare anche colle ircccie ineeodiariej Nella Storia deUa CUiH ( t. JX p* S^ ) ai nari^ che. il generale Sun^ ht'tekin che comandava la flotta Molila ani Kiwtgf neU* .attaccare il combatti- mento ordinù Id soldati: e 4^ sTalUcher a bmier la flotte dea.Chiaoia avec Icn» » flèchea enflanunees». Queste rende vansi inutili se.avessfra iisa|o il cannone cke avrebbe: io^iedili i nivilj d'necosUrai troppo da vidao. ,

565. Cnuifiìd iNeaoHni. Il Gnubil 4ice.che i.dinettori dr?lle,a|iacchine Maolnettani, cd.osaenra che:i Cii^st piairrpao. cqofondejre i.Cnstjùsi^.^.i metlani ( p^ 167) 4 I<e Storie Cinesi dicooo » Mihaija^qfù iiEei^<4tdìea.p^]^ O^ » cidentaux, ayant . propoaè :de faire uffige d' uo|b 90UY#f n^cbine, groppe « t .Ikneer dea )»iearea^ lea ,MsiegeaM a'eni^r^iren^^i 4. proposi qa'ila ealevercafti » é^aBòrd touU lea dahosa-^uCMifimiiaf jo, RpijUffy de Jl^utfrajre^ dw.le macchnne fiMToho provate a Tmt^n ^v»di f^fono mayi^ati^ a Sy^ng^r^^g Torso |^ apnupo^ dell'anno 1272 (HistGen.de lo Chvi,4^|X^p.:^}. . ^; .,. ; .

/

3j3

che sapevano benissimo lavorare . Costoro in pochi giorni fal^ «briconio tre mangani , secondo che li delti fr^ielli gli ordinavano", #{nali furono provati* iu presenza del Gran Can , e di tutta la corte, che li viddero tirare pietre di trecento libbre di peso V una . E subito posti in nave fnrno mandati all' esercito , dove drizzati dinanzi la citta di Saianfu^ la pnima pietra , che tirò il mangano cadde con tanto fracasso sopra una casa , che gran par- te di quella ai ruppe ^ e cadette a terra « La qual cosa impauri talnoeme lutti gli abitatori, che -pare va, clìe le saette venissero dal cielo , che deliberomo di reodarsi .. E cosi mandali amba- sciatori si dettODO con li detti patti , e condizioni eoo le quali s' era resa tutta la provincia di .Mai^i Quetta spedizione fatta così presta, crebbe la reputazione e credito» a questi due fratelli Veneziani appresso il Gran Can y e tutta la corte «, .

C A P. LXin,

Della città di Singui , e del grandissimo Jium& j

detto Quian^

Quando si parte dalla cuna di Saianfu , e si va oltre qufn- dici mì^ìA verso Scirocoo, si trova la città di Singui ^^. La

S66p Siagtd ( Test. Ott. ) Sigui. Se il PoTo non dicluarafise cbe questa ck^ è Sttl fiumet potrebbe oooghielturar«i« che Sigm fosae Suiichen della provincia di Hu'^mangftht respetti vamente a Smangi j^ang é a scirocco, ma non gi4 quindici^ . miglia come portano concordemente i Testi Ramusiano, l'Ottimo , e il Riccardiano, ma cinquanta miglia distante dalla detta città. Ma Sui'ichsu, non. è shU« rifo . del fiume Kiang, ma del Tuen confluente deU'//afi (MarUn.Gurt;del)'//ii^4i/i^}f , Per non verificarsi la posizione di detta città su quel fiume, supposero i Re* daltori delia Storia Generale dei viaggi che il Polo intendesse parlare di iSn» tchait/u^ ^hejé l»più vicina città a Sjraagjrang sul Kiong^ ma tuttavalta distante da quella cento miglia ( HÙt. Gen. des Yojr* t. VII. p* 539) . U Marsdan con- gettura che possa essere KiuJùamg città della parte settentrionale del M^an^tL La lezione del Testo della Crusca é diversa. » Or lasciamo di questa provi»* » eia ^ e diciamo d'una provincia .che ha nome SiHgui ». Prosegue nel seguente capo« » quando l'uomp ^i parte di qui » ed allora può intendersi dalla pr9. vincia e terrritorio dii Sjrang'jrang » va verso scirocco quindici miglia trova p una citti che ha noihe Sigiti ». Perciò secondo questa lezione questa città^ eca^ distante quindici miglia non gii da Sjrang'-jrangì ma dal confine meridionale del sa# territorio Ed allora potrebbe aver voluto parlare di King^tcheu si»!' H^iémgf, che fra gli altri nomi ebbe quello di Sinh'un (Hist. Geo. ^ la Chi»*

3i4

qaale nou è moltn grande. , ma indio buona pw la mercanzie « grandissima q^amità di navi per esser fabbricata appresso il ninggìor fiume, che sia in tutto il iiìondo> nominato Quian ^, qual' è di larghezza in alenai luoghi dieci miglia , in altri otto , e sei. per lunghezza fino dove mette capo nel mare Oceano sono da cento , e piii giornate , In detto fmme entrano infiniti altri fimni ^ che scorrono da altre regioni , itutti navigabili , che lo fa^no essQr/Così grosso . £ sopra queUo iufipite citià^ e castella, e vi sono okra ^dugento ^ttà , e provinole sodici, che }>artecipaK no sopra di quello, per il <p]ale corrono tante mercanzie d'^oi sorte ^^ ^ che è quasi incredibile a chi nonl'awase vedute. Ma avendo si luogo corso, dove riceve , ( come abbiamo detto ) tanto numero di fiumi navigabili, noti è maraviglia, se ki mei*canzia, che per quello coivevda ogni banda, di tante ciUà

mm

t XIII. p. no). Ma questa nostra .asserzione ^dee^^ascr tolta come una lieve Gongettvra. Qu(;ste due «il ime città non .sono nella direzione generale del viag- gio che il Polp facera per r^e^si da Cambah a -Quinsai.

567. Quf on , ossìa H Xa^rtse^imni clie significa il fiume azzurro . Il me- desialo nasce a TraQiontana del Tibet, a mezzodì del deserto di Cobi^ e secon« do^i lumi deUa ^loderaa Geografia vicino ad un- luogo detto Hourka Donare ver- so^ il -35.^ di Lat. e iigo.^ di Loogiludine Orientale dal Meridiano di Greemvich tkiiix inoItoMuDgi dal luogt> d'onde trae origine il fiume Giillo, o Hoang^ho. Le giogane de' monti che formano i due fiumi gli sfontano a divergere grandemente l'uno dall'altro. V Hoang^ho volgesi a tramontana, a mezzodì il ATtm^ , e dopo immensi girì|il primo volge il corso a mezzodì ed entra nella Cina; il secondo ad Oriente, e traversa nella parte centrale tutto <{uel vasto impero. Non molto lungi dalla loro imboccaftuira si avvicinano alla distanza di ottanta miglia per qu;«nto foasersi scosUti per lo innanzi l'uno dall' altro più di mille dugcnto miglia. 'IViapproSsimati , per metzo di canali mescolano insieme le loro acque e ambe- thie hanno foce in mare nella provincia dr JCfa/t^^/i^n. Leggesi nel Mafsden (11.971) Un prospetto comparativo M maggior Rennel, relativo alia lunghezza propor- ^zionale del eorria dei più gran fi^umi del Mondo. Secondo il Geografo inglese preso •il'^urso del Tamigi per unità; H corso del Reno è 5 fr del Danubio 7 : dèi Voi- g^ 9 §': tleiratfrate 8 «t dell'Amar ii.- del Nilo 12 4 : dM* Uoangho iSf : dèi -Ì6tf/f^f5j: dcfl lìuRse dell'Amazzoni i5 |.

«8. rante ^neraantte ^ egm sorte . Il P. Martini parla del Kang-nm ne^i

* «tessi temiinr. tt II y a grande quantité de marchaods, qu'on auroit de la pcine

V'*a le ciSiire: tie t|*^t pas aans raisoa que j'apprehende moi-mème, qne ccinc

^ qui ne l'ont pas vu fi^seht diAiculté de se le persuader, et d*y ajouter ib?«^

» sitàere ie nombre et la quantitè, ^rdoyent dan* cetìe ph)vince f Ali. Sin. p.n5>v r \ .

3i5

è inimmerabile^ e gran ricdièzza, e la maggior che sia è il sale €|aai navigaodcMi per quello ^ e per gli altri fiami forniscono le città, che vi sono sopra , e quelle che sono fra terra. M.^ Marco vidde, una vnka ohe fu à questa cictà di Siogui, da cinque * niHa navi ^j e nondimBoo le altre città , die sono appresso detto fiume, hanno in maggior iiumerD. Tutte détte navi sono coperte, e hanno un'arbore oon una veU ; e il carico, che fierta la nave per la inaggioe parte è di quattro taiilà cantari ^7^, e fino a dodici , die alcune: ne jioriano* iutendeodo il oantaixìalmodadi Venezia. Non usano cor? de di canape j m noa per larbore della nave, e per la vela v tna

•*0m

569. Da cinquemila na¥Ì\ Nel Testo uttimo leggesi millecinquecento (t.T. p.5i5).

570. Cantaro . La Crusca alle|;a Isi voce cantaro dietro un eaempio tratto dal Milione. ( t. i. p. i55. ) Dcfiniace: a Misura di diverse sorte di coset di pe- » so a noi di libbre cento cinquanta^ e di maggiore e òì minore secondo la *ii- ' f versiti de* paesi e delle robe » . Nella Pratica della Mercatura di Francesco Balducci Pegolottì si parla del cantaro Genovese eh' era i5o libbre di Genovj»

( jpella Decima e altre Crav. t. III. p. i5 ); del cantaro d'Acri che secondo le n^e^- canziecntin Firen te dalle 670, alle 885. libbre ( ibid. p, 53.). Il- cantaro à%^ JessaAdria era di più sorte : -if/oi/bri di 140 libbre venete alla aotiile. U Le^ vedi di sigt5 . Xi^ù^rvi di ^o a 5oi . Due cantari avea In Sicilia é II Cantaro >sot* tile fibe* era dalle «28 all«s54. lìbhrt' fiorentina '(ibidiprii>$^'). %- da osservare che vedesi falla menzione di Cantaro in Palestina^ in Egitto ^ iiell? costa ^i BaC* heria; in Sicilia^ a MajaJii;ji,e ^^zilb in Ispagna^ e non gii alla X^P^f ^ T^uri» aio^ a Costan^tinopi^Ti : e ncU* Italia soltanto io* Oenov^ , patn^i che dfl>bi^ ipfe- r^menè che il Cantaro è ma peso Arabo e non Italiano^ con^e ,S€mb#^ fJTermar^o il Ducangio ( Vo^ Caotsrium )/ Mnla^vole. è poi Jo atahilire di <][m^ jg^enere ^i Ckntaro intenda qui di favellare il Polo , s^nibra prpbarbile però che aia deir4>les^ saodrìno eh* era allora il più conosciuto, e forse del Forforl di 140. libbre venjs* te. iAà essendo \x capacità di quelle navi Cinesi sarebbe stata dalle 56o,ooo: «Uè libbre Venete 1 1680^00, peso che sarebbe strabocchevole > se il P. Buvet non j*accQiUasse di essersi imbarcato in un naviliadi terza classe che aveva 16. pieJi di larghezza, e dai 60 agU 80 in lunghezza, e io in la d'altezza di banda. Narra il Mis. sionarìo ch'eravi una sala con quattro camerCf la cucina^ ed un locale per i domestici il tutto a un piano Leatanze nell' interno erano ornate di sculture , dipinture > e do» rature e coperte di quella bella vernice del paese. U soffitto era a compartimenti e an- cora questo dipinto aHa moda del paese. Sc^giunge aver vedute barche della capa^ riti di aoo. tonnellate, ed ogni tonnellata corrisponde a Aie mila libbre di frau- da di sedici onde ( Du Bald. t. i. p. 63) Anche il Du4do afferma che alcune har^ che di Su'icheu hanno 1* ossatura d^ dimensioni d'un bastimento da guerra di terzo ordine che dee credersi corrispon4,ere alle dimensioni d*una fregata ( ibid. p. r3iO* H Bilducci Pegolotti che enumera minutamente i pesi e le misure VU niziaiaa non fd menzione vjeruna del Cantaro Veneto di cui qui parla il Polo .

3i6

hanno cairaé ^^ lang^ie da oaiaclici passa , come abbiamo detto di. sopra, le quali sfendono da capa all'altro tu imolti })ezzi sol* tili y e 4K>i le piegano insieme , e fanuo di quelle toriizze ^^^ lun- ghe trecento passa , non meno forti \ <^e le toriizze di canevo , tanto sono con eran diligenza fatte Con queste in luogo d' ai-* Kaaa ,' si tirano' su per il fiume le na^, e ciascuna ha dieci, 6 dodici cavalli per far quest'effetto di trarle ali incontra deU' acqua , e anco a seconda . Sono «opra questo fiume ^7^ in mc^ti tiioghi , colline, e monucelU sassosi, soprai quali sono edificati qoonasteri d* idoli ^ e altre stanze : e di conumia si trovano vil^ Jfaggi^ e luoghi abitati.

571. Ma hauno. cafone» Dice il P. le Cornee.* » pour ce qui est dei cables^ ^ ils ontde la filasse de coco, de chauvre » H de rotin.he Min est une espece » de canne fort longue qu'.OQ .tresse entemble comme des petites cordes. Les » Gordages en $ont ordìuairement plats » et ont plus de force que toiits les àu- » tres , mais comme ils se coupent facilment ssgs V ean , des qu' ils touchent a » ^elque roche, on ne s'en sert que sur les rivieresp ponr les remontert et » se touer w (Mem. sur V Eut pr^sent de la Ghia. L I. p.^589 ).

572 Tbrfù^ , cioè canapi ,

575. Sono sopra questo Jiume^ Sembra che il Polo descma qui un vìaggii» steccato cVei fece |.4> ch'ivi si recasse per commissione Iniperiaìe allorché go- vei^uva Vangui o Yang-icheu - E può congetturarsi rhe da Sj^ang-j'Mtg à recas^ a King'tcheu sul fiume Kùmg, e quel fiume passasse à Caj'ngìd ove^i rieolra nella via che da Pekino conduce a Hang^tchet o Quinsaì. E troppo lièvi S4Nio. i cenni iche il polo intorno à ciò per poterlo foodalamente asseiire . Dilla Le^ne del Testo Ottimo si ravvisa, che a Caygui rientra nel suo retto cammino : impe- rocché dopo aver parlato di Singui e del Kiang soggiunge : » Or'lasciamo qui, 0 p tomismo a C4^gui. » {t I. p. i35j, lo che non leggesi nel Testo lUuniisiiMM».

\.

CAP. LXir.

. Della ckìà di Cnyngnì.

Gayngui '^^ è una città picciola appresso H sopradeito fiume verso la parte di Scirocco , dove oga'amo si raccoglie f^i'aud issi- ma quantità di 4)iade ^e fi a , e «portasi la maggior parte aHa città di Gambalù, per fornir la corte del Gran Can ^ perciocbè pas- sane da questa «città aUa provincia del Cataio per fiumi , KS.per lagune , e per una lassa pi'oibnda ^'^^ e larga , che il Gran Can ha fatio .fisire ^ acciochè le navi abbino il transito da un fiume air altro ^ e che dalia provincia di Mangi ^ si possa andar per acqua fino in Gambalù senza andar per mare « La qusd opera è tanto . mii*abile e bella per ti sito , e'iungbezsa di quella y ma molto. p^ per lavande utiliià, che ricevono dette città: vi ha fatto similmente Tare appresso dette acque terragli. grandi, è larghi , acciochè vi si possa andar' anco per terra comodamente ^[el mezzo del detto fiume , per mezzo la città di Gayngui , v un' isola tntia^ di rocca ^'^ ^ sopra la quale è edificalo un gran tempio-, e momsterio ^ dove sono dHgento a modo di monachi , trhe servono agli idoli . E questo è il capo j e principale di molti altri tempi ^ e mouasierL Or parleremo della città di CianghìaaSSi.

'74 . Caynguì^ e meglio il Testo Ottimo Chaxgul . £' la cfità di Ckua tdhsB eh' è nel luogo appunto ove imbocca il Canale Imperiale nel 6ume Yang-tse-kiang» Questa città è segnata nella carta ilinerarta di Lord MacartnejTt e nella particola-* re del Kiag-naa deirAnvilie. La posizione di questo luogo è ioA chiaramente •hidkata4al Polo sul'canale e sul fiume, ^bfe non può prendersi abhaglio intorno «Uai citta moderna cui corrisponde. '

575. Fossa profonda 9 larga. Come abbiamo in atiro luogo ftinrfcrtJtJo{t L p. 1S7.R. ) qui descrive colla consueta brevità una delle più stupende maraviglie della Cina, cioè il Canale Imperiale ; opera cbe attcsta la grandeua d'animo e la potenza di Cmbiai Can

576. Un^isoia. Dimostra l'esattezza del nostro viaggiatore il fare menzione di quest' isola ch*« nel fiume Kìang in Accia a Chua tcheu . La rammenta cosr Il Relatore del Viaggio di Loid Macarfney ( t. IV. p- i46).s Mentre i viaggiatori » passavano il Yang-tse-kiang I* attenzione di essi si volse ad nn' isola , che è in » mezzo al fiume, detta Chin schany o M«>nte d*Oro. Quest' isola di rive scoscese 9 è piena di giardini . L* arte e la natura Sembrano essersi unite per darle un » aspetto incantevole . E' deli' Imperadore che vi ha fabbricato un grandissimo e p bcUisaimo pal4zx«»,e vari tempii ^ e pagodi sulla aoknmità dell' isola » .

4i

3i8

Ddia fìtta di Cian^anfii,

'Gim^iaura h^ è Uea eittà neUa promicia ài Mangi , e li fOfcài 9CKM :tmu iddatri , e aottopostt «Ha signoria del Gran Gao Spendopo mcmata ^i earfa^ e vivoiio di «eroaneie è arti^ e sona molto licoht . Lavorano panni d"* oro é di aeta^ ed è paese e da ^cacciare ogai sorte di aalraM^ioe <e aceellt , ed è

odaaté di F^tova^lie . Sono in oaeata città due Ghie» tli Griadani Neetoriai y le quali fnroòo faobricate nel 1274* ^ahdo il Graa Gan-wandò per igMrepoatore di qaesu città per tre anni M arsaefak , di' era Grìstiano Neitarioo , e cettnt fi qpietto che le fece edifteare : e da qtiel tempo m qua vi acmo, òhe per avanu noa v'cranou Or lasquduo 4|ae$ta €sitià^ e diceoio della sciita di Tiognigni .i

ri. Il

■w"

Sljj. Càmgiiémfit e fli»glt« p Coéide Jlieeavdiano CSfii^'ai^» che ehiartmeiite «b^ittèdi rchi^^kim^fii ijBfSà9^9^ m Kw^/dUi «air aitra rara del fittine iCimf. LffpMii in £mM ^\ T^tp (Htìmo ( ^ I- p* (S^) » Or cj putiremp cH <|Mlf « p^Me<^ » i?eim Ip àunc, e dlroim di Ciinfhiafu p Tutti i ci^nnmeaUtori del Polo jfQQo di tale opinioDe : il Martiai ( Atl. Sin. p. ' 1 aS ) : il Ouhaldo ( 1. 1. p. a i ) : il AfagaiUant ( 7 ): il Gaobil '( p. 172 )• Secondo il P, Martini appena è dn numerare la quan- tità di navi!} , che ci aono tutto V anno , perchè ivi si fermano tutti c|uelli ohe Yen* |ono dalle proviacie CXrientali ptx raa^ttfare l'aU^ratuim d«Ua nave» e acopmo* darvi le vele, {lerchè jion poaaono ^rvirai di alberi sino 9X Kian§ a pa^onr 4ft jponli, di cui non avvene ch^ un solo« questo lavatojo^ di II 4 P^Kino. J^ tnUà ^ detta KingfJCeu ^tie significa la bocca delia Cort^, per Je n%vi che di <|HÌyi.si di* rigopo'. I sobborghi della città sono grandissimi. ( I^rt, \^ f;. ) .T^hirk-kUuif-fM UU 3a.^ % 4.' Xong. Orìent. da Fekin, a.^" SS' ( Du^Baid. >

» •»

*

GAP. LXVI.

I

Delle eUtà di Tinguigui

Partendosi da GianghiAiiru , e cavalcando per Scirocco tre giornate ^ ai trovano città assai e castella ; e tutti sono idolatri e vivono di arti , e anco mercanzie . Sono sotto il Gran Gan , e spendono moneta carta . In capo di dette tre giornate, si truo* va la città di Tìngutgui ^7^, eh' è bella e grande, e produce quaìMiiàìrii seta, é fanno pmài d*oro^ e di seria dt più maniere, e m0lito batti ^ è molto 'abbondarne di yenómfjiìe, ed è paese molto diiiencvole di caceie, e d' oocellare^ Gli abitanti sono pes-^ situa fente, e di maàa natura . Nel tempo, cbe Ghìrtsanbaiam y ctor c^nta occkf^ ^^iogò il paesir del Maagi^ maodò ali* acquisto- di questa città Hi Tiiìgnigui aldini Gristia ni Alani ^, con parie della sua gente ^, quali appresentatisi , senza contrasto entraroiMy deniDD« Avea la città due circoiti di nmra,. e g^ Alani amrati* nel primo ^ vi trnovamo grandiaisima quantità di vini- . £ avendo patito arande incomodità, e disagio , disiderost di cavarsi^la aite^ sena' alcun rispetto^ si misero a bere di tal maniera, die ine^ briatisi tf' addormentarno . 1 ciciadiai , eh' arano jnel secondo ci « cuito , veduti tutti i nemici addormentati , e distesi in terra , si mìsero ad ucciderli , di modoche'niCtno vi cam|)ò , Inteso Ghin*

S^. TfHikfgàf ( Cò« fiicé, ) Tirrghifigui (TeiL Ut.) ÙnghMgfù . F.UtartiilI 4é)(u«ttd» l* edizione Ilasilciiikf del ì/ÙMoùe rapp'ettà CinguirCgùi^ e riarni che fu itile** ^iltiM^te*btltMltrd (far 'faturl, pttthki gli aBi(!Hi'Atr ùccrseró grAlanf eh* erano afi lorà" éDtdo (kit ^. p, rai y. & dtolta direzione , li doita diétanzà di p6ò6 ]^iù d*ùh inea> M grado, ft <yi^ f^^Otèlaritd di ééaéfiitf fttàti pasaaCta fli di ai^adà gU abitaiiti pe^f* ÈHÈn'^éA' kit Alarti , ravvisa ch^ è TchdHg-tchéu Ad Kiang-nàà ^ ita fra gli «flH'fkdftii cfHtre qu^lo di Tdn^ihg'ichéU (ìtitt.Gén. de U Chin. t. XII. p. S4 ) t iiiHf céféAt^é df gràA frafficòy e tfebondfo il bìiKafdo; vi(;iAa al Gian Canale, la mé« MfÉÌm€iìe\tk guerra dei Song fece più oàtiniitA resistenza ( ìbìd, t Vi. {>. 364 ) . t&Usg^fcfieu Lai. 5o.^5b.' Long. OVicnt. Pek: 4.«o/ ( l)'u-ttald. ).

J7J). Alani Cristiani. Di queaìd tradimehCo chfe itiìib Pejeh o Èaian iJòiT fan- Ito Hiéiiioégi le Aorte <Sneai\ ma bensì che esao assediò la città nel i^5. e Ché' #iipértlUlta lAàfgra -fu la più validfa e generosa difésa degli àS^diàtl , lì^èelì pàiìiar«r « ttl dt ép^Aà. t' Alania è l'aihihentata vàfrj scrittori cotiténiporàn'el del' Polo, •d eri il paese che è fra il Caucaso e il Catptó (Uh p. 2^^. nò(. ). fvi parte de||rf ÉénlS Al^it&c ài rttùf^MikU} sAìQtthè iJCf iTniiràcacciinmgn dalla loi" ^rimiti va

320

sambaiaQ kt morte delle me geoti, acceso di grandissima u%j e sdegno^ di nuovo mandò esercito all^ espugnazione della ckta ,. La qoal presa ^ fece ugualmente andar per hi di spada tutti gH * * ' y grandi e piccoli y cosi uomini come femmine ..

CAR LXVII.

Dalla città Singui j e f^agiu ^

Singui ^^ è una grande e n^'le città, h'qnal gira d-iir- torao da verni miglia ^\ Sono tutu idolatri, e sottoposti al Granr Can . I^ndoiia moneta, di carta, e hanno: gran quantità di se^ ta., e fiumio pann», perchè- tutti vanno vestiti di seta, e anòo ne* vendono Vi sof» mercanti DÌccbJ«simi ^^ , e tanta moU titudine di gente , che è cosa mirabile*. Sona uorainr pusillani- mi'e non sanno far'ahro che mercanzie ,. e* arti ; ma in quelle* dimostrano grande ingegno, cònciosiacosache se fossero auda-- al e virili e atti alle battaglie , con la gran moltitudine die- sonò, conquistérebbono tutta quella provincia, e molto «pia ol- ire . Hanno* molti* mèdici , e quelli eccellenii ,^ che- saana cono- M:ere le; ioibrinaà ,. e^ darU i debill rimisdi^ eakuiu^ che^diia^

nm >m

58o. Singui. Secondo il Martini Surieheu nella provincia di Klang nan die wt tempi del Polo appellava»! anche k^itig^kiang ( GauèiI. p. 172. Ktart. Le. ). E' unai delle più popolose e magnifiche città dell'Alia. U PolO' Tappelltf A'ii^t Esiodo TartartBCO/.. Corrobora tale opinione L'asserire ch'era sull» rive àtì Kiang a<l Cfeienlie, e perche era secondo esso tre giornale distante da Cm^hianfu e cinque da Quinsai. E secondo Gaubil ( p*.i77 ) tuitociò ^ confiirma alla distanza* di SurnAfim. da detta città. Su-tcheu Lat. 5i.^ 23.' Long. QirìfxA. 4,<^ 0.* ( Du Hald. ). ,

58i . yenii miglia. Secoàdo.il Martini il.^o delle mura è di quaranta /^ JHh» €01 Bjfghi ne ha più di cento* L' Ambasciata Inglese penò in. Nave tne ore a ti^ KTQsarl^. Questa città è (agliata da canali come Veneziane le strade ne' fomnanp té, riye- Sfcondo lo Stauntpn Su-icheu sembra vastissim^i e popolosa* città, le casesoM^ ben fabbricate,. e ocnate piace v.olm^nte . Gli abitanti, che vestono tulti di sfita.saii%- brano, ripchi e felici ( Ajnbass. t. IV. p. 149)- U P. Buvct crede che abbia.più di quattro leghe di circuito, e che faccia, un milUone d* anime (*Bu Hiild. 1 1. p, CjS )^ \l Duh^o ne bardata la pianta ( X^m. L tav< IL ). I ricami , e i broccati olie sisfiab* )>ricanoa Surt chea. sono ricercatissimi in tuttala Gina,.perch|^AonQA.ua4praExa 9iodic«,e ben.fabbricati(.ibid..pi 127 ).^. .

5^2 . Mercanti ricchissimi Ai tempi del Martini vi si trovavano tutte le merca ^rtughe»i , Indiane , e Giapponesi j^non meno che d' ogni altra regione ,^

5if

Mano SftTi 9 ecxne appresso di noi filosofi ^^ , e altri detti maghf ^ e indovini Sopra li monti vicini a questa città vi nasce il reo^ barbaro in somma perfezione , che va per tutta la provincia Vi sasce anco in quantità il gengiovo , e v' è tanto buon mercato ^ che qupiranta libbre di fresQp si può aver per tanta moneta , che ▼a^ift UD grosso d^argento venesiano. Sono" sotto Fa giurisdizione di Singui da secaci buone ciuà ^ , e ricche di gran mercanzie y e ani, e Sin^ai vuol dire éittà di terra ^, come alFiecontro Quin- sai , città del cielo Or partendosi da> Singui si tniova un' altra^ città di Vagiu ^^ lontana un» giornata , dove è^ mmimente- àbr bondanza di seta . E vi sono mohi mercanti e artéfici, e attivi* lavorano tele* sottilissime , e*éU diverse sorti, e vengono conaotte per tutu k provincia « Ne altro essencb degno- di memoria^ tratteremo deUa maestra e principale cittst della provincia di^ Mangi nominata Quinsa»,.

S85. Som. . . o filosofi . » Les habitans de cetté province ( le Kiang ntn y r soni civiis et polis: ila oni V esprit excellent, et dea care» diapositiona pour lear a aciracea: «na^ien voit-oa^ortir un grand nombre de docteura» q^i parTieimeiiC » par leur Inerite aux eharges et digmtcìi de l* Empire » ( Du Bald. t I: {>. lay )• .

584. Seiif et buone cU$à. 0|ggìdi ne ba aei (ffiat.Geo. delkCbin. t. XHT. pag.5i.][.

S8S» F^uotdire città di terra. Con ciò allude ad un proverbiò Giheaè-Ttferito dal nirtlnf ( p. kit ) e da Nói ^t Lp. i5g» not ]r. il paese è dei più ameni per località e per clima. E'' tanto coltivato che non evvi pollice di terra: ih&uttifiiro. E^ t&gliatoda fiunil^ renali, e laghi- coperti di barche d^i>giit' fona, grandi , piccole,. dEpintet dorate^ ak une che aeirvono di permanente abitazione anche a gente civile,' e che vi vivono agiatamente ^ome ae fossero in Una tasa '/altre cariche di merci ^ allure destinate allo spaaso e al divertimento ( Du Hald. I: £. p. iSp )!.

586.. Fagiu. Congettura il IW&rfden che sia o Moicheii aut fago di Tài^ suU la riva apposta a quella ove è Su^tc/teu o Kia^hihg (N. joòi). H. nostro Testo ftttnmenta tre luoghi intermedi fra SU'-tcheuj e HaAg»tckeui cioè* Ingiù ^ Ungkin^ & Cinghi. La città detta Unghia potrebbe essere U-Kìang-Hienj, luogo segnato sulla-' Carta del Kiang-nan. Cinghi H chiàrtimtntx Kia-Hing air entrata della provincia di 7i;Af0-Atoi^, che il P. Bhvet dice essere una città grande, popolata^ e che ha laghi! grandis^mi ( DuHMd. l/c. p. 64 ^' E pei*ò non pare fondata la congettura del Mar- Utén che f^gui corrisponda a Ktahing, Lat. So.* 5a.' Long. Qrìent. da Pek^ 4:^^ 4/ {BttKald.Ii '

* . » * - v

> * l \ .'.'.. . . •.

3»»

CAP. LXVIII.

D^lia nobile p » magnifica città di Quitnai

Partendoli . dft Yag^, si cavale» ire ^otmM di ronliouo Uro* yùAào ciuà , castelli , p villaggi ttKti «ibitai»^ e lieciii ^^ . Le g#iil& Mila idolaire ^ « sou« la si^iorìa; del Gvai^ (ua»^ DojM ^^e gier* nat* , « truova la AobiW^ e magnifica città di (j^ilitei ^9 clie p0r r. eccellenza « noldikà ^ e bellezza è ^taift-diìMiaU^ cMi qoefiia acMiie> che vuol dite ciuÀ de} cielo ^?9, perchè al mondo nori vi è una situile , pè^ dove si truovino tanti piaceri ^ e che V uomo si reputi essere io Paradiso. la ^A^sta città M. MariA) Polo, vi fìi 9£Ssai volte > e vol^ coik gran diligenza i^&idèrare ^ e inim^ der tutte le condizion di quella, descriteodold sopra i suoi m^ inorìali ^, come qui di sotto si dirà con brevità . Questa ciuà per comune opinione ha di circuito cento miglia ^' ^ perchè le

.' »

$87. TufU ùbUmii e rieeKi, Ptr assérziorte àe P. Auret eoe JTu Ìa Jfìmng'ieheu Idd-hkng t »• tout le pavesi «Qtip<é dfe canaux avec def ponta. La campagaa èst » ptatc y fort unie , aans montagacs « plantée de nfleuriers nains à pea pres comme » noa TÌ^oblea^.et rempljede maisans^t de hameaux «-^ Il relatore dell' Aaabk*' sciata di Macartney ( t. iV. f . i5S^ ) nioe che da Su-ich^u a ^ang-ickeu oasi» parlo spazio di circa aovaÌEiiA iniglìa, il Òanale Imperiale coftlinuà ad af^r di. lar** gbezza da aeasaiita a cento Ufté^ e che le rive aoao rivestite di mura: cke ii paese è Attto bello e ricCo . .

588. Qùiiuai. Slmostraj nel prirpo volume che la città detta QuiiiMii dal PoW é quella di Hang-Heheu , é ivi e s^ic^ ii significato di detta voce ( t. L p. xSj^ n. k |i, Hang-teieu^ti Lat. $o.? ao> Loag. Òricnt. ^a Pelh. 3.» Sg,' ( Ilfa Hdld. ).

$èÌQ, Città det^cieto.t>\ct il B. OJerico » : Une reced^s perveoi ad civ^ta^m » nomiDi^ Consci f quod idem esk,,q|K>d civiCas oeeli. Haec c;st major totais-Muodì^ (TElog. ci HLst. ^ Qdoric. p. 68 >.

590. 14 suoi memoriali , NeUsi dichiarazione préonena a) SfscQndarrbrot esteta

nammo la nòstra opinioneMnloi^o al numero dei yi.aggi.c\if^,feep'il ]P^u ^ . QuimtMé

e in cbe occasione . Merita poi. particplare riflea^O'c|èi^cbe^v|v#iila?l Hoio die oc» ia

aso di scrivere i JnemoriaU dei suoi viaggi, lo ofae.esclud/è 09^4ubhia.pV ei ^immi

sapesse scrìvere li stfa lingua vernacola. Anzi lo storpiamento di alriuii^Donri' prò*

pri che si ravvisa nella sua helazione talvolto può essere avvenuto dalla difficolti

trascrivere col #uo pn>pi io alfabeto quelle voci ^straniere.. Era impossibile che il

nostro yiaggistorc senza questa ottima consuetudine di appuntare le ooae degne di

memoria^ potesse esattamente descrivere come fece le vastissime regioni da lui visitate

591 . Cento miglim . Gfr che nam il Polo dik Hmg^tehm celebre ca|£t ale dcUa

3«3

Mfdde, « cmsM ^^ «li quella mno mollo larghi ^^ e ampK. Tkìi vi sono piazeo dove fanno increato, c(i€ per la grandissima motti*** indine che vi concorre ^ è neces^rÌQ, ebe siano grandissime, e amplissime . £4 è $itmila in ^esio modo , che ha da una bandn iiQ ):)go di acqua d^*6 ^, marò chi^irissffrao, e dall' altra v'é nn (iufipe grossisiiipio ^«^ qiKn «mraodo |>er molti canali grandi e mecoli, chM disoorrapo in citscnosi. parte dt^st città, e* leva via tutte le imyiondtzie,^ poi étitra ia^etto lago, e da quello scorre fino air Oceano ^^ il che causa bonissimo aere . E per tutta la città , si pib^ andar perverrà e perqne^i rtvf E le strade, e canati sono larghi ^^

ili !■ I I

provincia di Tche^kiflng^ proeacciogd la (ama di inentUore> o almeno di e^agemCO' r Ptiittierftintiiie per fèsteiiftone che assegna alla città, og^di è di forma circolare ed m q[uaClr»I^he di giro noo conpnsl i borghi (Pu Bald,tTp.i75VMa il M^irtiipi giusti^ Ica il Polo;» £0Me v^ia ^ de «i^rcfiit /al da cìrcoiifer<iice pbù decani: milles d'Halie^ » si f Olia ^ Joijgoez les hmx bpurgs qi|i soni fort graoda i et s' avancent de coU p f^ a d* autre » ( iktì. Sin. pi i S4 ) li B. Qdorico contemporaileo del Polo , anche e^* aodi aHa cHtì cesto miglia di giro, ma da lui si comprende come ci6 debba inten- tarsi* P Qoaaaai doodecina portaa habet prìocipalaa, at prope quaniltbet iHarum- 9 forfè Mi iv#bu[|N» ^ta piipt civj^ajtaa m9Jore$ , qiiaiii mxat civkaa Ventcianiiii A t Paduae t Era a^unfiuf fl^l cp.mpl^^so della cit^i^ja di quegli immensi borghi V ^tre tittà a ({tiella attenenti cbe intese parlare il PoIo{ £l€j|;.& Odoric. p. ^ )

593, Caiudi molto targhi ,t Haec civitas posTta est in aquislacunarumf qu^ys # maiiet et atait «tcivitaa Veeeeiarum e ( ibid. ) . una darsena assai vasta termf* jaa nei sobborghi della cilti il Canale Imperiale. Da un lago ch'èa ponente dr Uang^tcheu esce un canale che circonda la citta, e dal quale si slaccano molti altri canali che passano in me^zo alle vie principali ( Macart. An»b. t. IV. p. 166 ).

Sfji. VnimgO'dt aetpuiàùlce. 1% Idt^fi «^Tf-Àa <^e àtgnlSca Lago Occidentale ( relativnmentealla ej|M } , éhe eecdndo- it Martini ha quaranta mÌ(^Ua di giro ( AtT. Sin. I. «• )* Seeenéo U SuhiAdo ha due^sole leghe di giro ( t'L i7(>)^tatchè nefx; -elieiMkha correggersi UVfartim, o che intendesse lèi e non miglia'. Inffitti atf jScnEse^ del Dmhaldo s'^ccesta ta Tclaziòne idefi^ Ambaaciata di Lord SlacaKeney,* L»' acqwi'è bella -e lìmpida còmeksrfstallo, di mododbte' si vedono le pi4 piccole- pietre del tfeade e^e aeeoade il relatore il lago ha tre in. qhattro miglia di dla-^

{ Anibaa*l»€^p. 174)* ^

594» iSJMweefueei^liftjno . Pwniiewmw una portsinliaa diee fi Pi'BuVèt a mtxiJsL \egà, dal Cimi^ang , che paaaammo in meno d' un ora e mezzo . U fiuipe ha iyi circiL quattromila passi geometrici di Inrj^ezxa. Le navi non possono risalirlo stan^ le aaooBgpMf B ffia^seo 4etfapnMnario una volta f anno verso il ptenilanio d^ 0iUi^r# (Dtt B4ld.t. Lp. 6a).

6gS. J!oKMW /Smimlt*Oc0m&. Ha foce nell**Oceano » pocopiiV fC sessanta mi«*

oiHà verao CNÌente( Matart. Ambas. t. IT* 166* )'• ' digS.» Jl# Siretfo B,emmàH sono ià/gU, Merita attenzione il vario modo di vedere ^pmtìnMÈ^o ddl «ec<4o TSm, ed' un Inglese del iSecfoto XVIH. Staui^ton dice ) ì^ vie siano atrttte , e laalrìcale à pietre larghe nei mezzo (^ Ambas. JL e. p. 167 ) .

\

3a4

e grandi, die cofnodameatc vi possono passar baixihe , e canri a portar le cose necessarie agli abitanti : «d é lama , che vi «ano dodici mila ponti ^^ , fra grandi e piccoli . Ma quelli che aono fatti sopra i canali maestri , e la strada principale , sono sitati vol- tati tanto alti ^^ , e con tanto magisterio, che una nave vi pno passare sotco senz' albero^ e iiondimeno vi passano sopra car* rette , e cavalli ^ talmente sona acccomodàte piane le sirade eoa l'altezza, e se non vi fossero in tanto numero, non si potria andar da nn hiogo all' altro ,

Dall'altro canto della città, v'« una fosaa lunga ^ forse quaranta miglia, che la serra da quella banda, ed è molto larga, e piena d' acqua , che viene dal detto fiume , la qual fu fatta fare per quelli re antichi di. quella provincia , per poter derivar'il fiume in quella ogni fiata , che il cresce sopra le rive ; e ^rve anco per fortezza della cictà , e la terra cavata ^^ fu posia dea- tro, che la simih'tudine di picciol colle che la circonda. Ivi sono dieci piazze principali , olire infinite altre per le contrade, che sono quadre, cioè mezzo miglio per lato . £ daOa parte, da* vanti di quelle v^ è una str^ida principale ^ larga quaranta passi , che corre dritta da nn capo all' altro deHa città con malti (lonti ; che la traversano, piani e comodi} e ogni quattro miglia si truo- va una di queste tali piazze, che hanno di circuito ( com'è deuo ) due miglia . V è similmente un canale lai^hissimo , che coi*re

*i>*

. 5|97 . Indici mila potai. Altra asserzioBA rimpravorata A Polo come es^rra- ta . Ma anche il B. OJerico narra che Consoli » habet plus quam duodecim miUia » pontium » ( 1. e. ) . Secondo il Martini il Veneto Via|^iatore non ai allontana dai vero, te frai ponti comprese ^li archi 4i trionfo di struttura arcuata. Googettn* ra che in quel numero comprendesse quelli dei i)pr^)ii« e.soggiuii|^ che «e poi ave»* .•e inteso faveUare anche di quelli del territorio poteva dire un numero anche mag* fiore (Àtl. Sin. p. i54j* Credo che il numero sia esageralo, ma aoa credo che l'esagerazione si parU dal Polo, dal B. OdericOi m^ dai rifcconli degli aK- tanti raocoki dai due viaggiatori che malagevole •• è il verificaK da um stra- niero.

598. Foltaii toni' olio. ( V. ti. pag. i38. Not.)

5(]9 . Urna fossa . Questa fossa o Canale che dipartendosi dal fiumenangela dita di Hamg^cheu è segnato nella pianU date dal Ouhaldo .

600. Lqiorra cavata . Di questa altura aitificiale parla il Hfartim* ma non ad- duce , come il Polo, il motivo per oui fu fatte. » J)ans V enceinte dea m«raiUe« (ei dice) il j a une montagne , qui se nomme Ching-^angfqui est an midi 5 00 fo» » volt cotte tour ^avec ceux qui la gardent : ou les henres se marquenl pur4e t d'nne Ckpsydre, ou horloge è eau » (ihid!p. i54].

3y5

dirinco&tro di dettb 5tt'ada*iklk*paite'xH€lic<co 'delle dette>pja2-» %e^ sopra riva vicia^ del <|uale ^'vi mii03jQd)braGaie caseo^andi di \Àem , dove ripongono tuiui; i >n}ercaat^'ehe vengono d*^ India, e d' alire porti', le sue robe e^ mei;ciiraìe ^^'^iceiò che b siaiio vi' cioè, e comode alle piazie*, e-^in ciascuna di (lèue . 'piasze tré giorni alla setuniatia , vi « concorso di quaranta in cinquaniaqpilé persone , che vengono al mercato., e portano tutto dò, che ai ]>o<;5Ì desiderare al vivene,. perdiè 8em|)re v' è -copia grande d' Oy gnì sorte di v^^^^ ^* ^ di salvaiicme , cioè , caprioli , cèrvi , daini, lepri; conigli, e d'uccelli, ])emicil,' fagiani, francolini, co turnici , galline ^ capponi, e' tanie anatre , e cicfae , tshè non si pomano dir più ,' perchè se ne allevano tabie in quel lago, che per Ila gn»too d' argento vtraeziano .fei>ha uh paro a' oche, e .due para d^auitre. Vi sono poiìolieecarie^ deve anùnazsano gli iaa^ mali' grossi , come vitelli, buoi, capràtdf^' e^agn^, le ouali carni mangiano gli uomini ricchi^ e gran maestri . Ma glt- altri-, ohe \soQo di bassa condizione noéi a'asteii^opa da-^ tutte l'altre sorte di carni immende ^ , senza^ avecn aidoniìlroetib i IVI < qotto di contimu^ sojira fendette piazze ^ t^itte'le sorti d/eiiie^e^ feutt).

<? sópra tutti gli' akrr^ , peri grandissimi, che pesaiio/dÌ6GÌ libbre l'uno ^ quali sono didéntro bfehclucopne yna pa8ta,ie'odàratis- sitni , persiche alli**6«ioi «eoopt gialle, e faiaodie «moluy delioote'. Uvaj ne vino, 4ibn> vrnaseei^ foia xw viene coadiocui di'idtrove di secca;, molto buona, é similmeoie del vino, del quak gli abi- tanti qoh fanno troppo conto, essendo avvezzi a quel di' rìso ^^ , e di spezie. Vien condduo poi^dal inare Oceano, dgni giomoigran qttphticà-'di' p«sce 'all'incontro del fiume,' per ilo spazio/ di veo-

•'••Il . , I . . . j I ! 1 I 4 i ' ' ' ' ' .

1 Sei. b^'Mvta Ìl«lriMrAi[. Diea irMaitioi ehm abitò per fa^ra aoni Hang'icheu: vi è tanta gente che dicesi vi si conaumino ogni giorno diecinrila aac*- €lu di rìso: e ciascun sacco può baatafe-« cento uomini un giorno: vi si ammaz- xano mille capi di btstiame porcino, senza contare le vacche^ le capre, i cani, le •che , le anatre ec. . . . La qoanlilà del pesce non è préparaionatamente minore ( ibtd.p. r!»).-^ *'

6oa. Carni immonde. Us mangent ausai dea bétéS* iliortea- 1. ( Anaieane Jtdal. deig'ftìdea et de la Ghin; par Rentaitd. fr. «7 ) ." - - ^^

^5. /%io . . . di riso. tk a ^uH^mà più eccellentemeuta che ìon egni id^ tro' laogo una beviteda còl riso jcht è no iaècedaneo del vino t appettasi Saape o^ ho^ ▼ao4a di tfipttce Manche>i»a. Di- Il a" invia inf tatto V fmper#; (Marti p. laa ). Dei yìaó di'Haajiaik anche il Rektora Maomettano ( KetiÉtedp.' l€ ) .

4^

d»6

ticioqae miglia ^^^ .eir' è <x>pia aniio. di ' quel dal bgb , dke tatl*oi4 vi sono pescatori, òhe non faoao altro ^ quaFè di divearse sorti seconda le stagioDi lielU anno ; e per le iramoodizie , che vengo* DO dalla dita j è grasso, e saporito», ohe chi vede quantità del detto pesce, noù pétiserìa mai, che dovesse vendere, e oondimeDO in poche ore vien tutto levato via, tanta è la piokitudme degli abi«^ tanti avvezzi a vivere delicata mente : perchè naaog^anò, e pesce^ t carne in un medesindo coavito. Tutte le dette dieci piazze sono dr- candiite di case alte , e di sotto vi sono botteghe ^^ , dove si la* vorano ogni sorte ài arti , e si vende ogni sotte di mercanzie e spezierie , gioie , perle ; e in alimne botteghe non si vende al^ irò , che nnq faiio di risi con spezierie , perchè di continuo lo vanno facendo di fresco ih fresco^ ed è buon mercato. Vi sono niolté strade, che rispoudoóo sopra détte piazze : in alcune delle quali vi* sono molti bajgni d' acqua, fi^edda , accomodati con molti servitori, e' Servitrici , che atiendboò a lavare, e uomini, e don- ne che vi vanno, percioòcbè da piccioli sono usiati a lavarsi in aoqua 'fredda d^cgni iempo; k qual cosa dieooQ essere molto a proposito della sanità . Tengpno ancora. in- detti bagni al^ne esLf mere con Tacque calda per forestieri , che .non {)otriano patire la ^fredda non . essendovi avvezzi. Qgni giorno, hanno Usanza di la- varsi , e non man^ierìano se non &jesero lavati k

in tiltre strade stanziano le donne da partito, che sono tn taiitOL numero , che non ardisco a dirlol £ non solamente appres- so le piazze , dove sono ordinariamente i luoghi loro deputati , ma \ìev tutta la otta , le quali stanno ipolto pomposankeote con gnuidi adoi*i , e^con mokC' serve , e le case- tutte adornate* Que- ste donne sono molto valenti , e pratiche in sa|)ere far lusinghe, e carezze con parole pronte e accomodate a ciascuna sorte di per- sone, di maniera che i forMtieri^ che le gustano una volta, riman- gono come fuor di se , e t^^HO sono fcmk ddia. 4ol«(Pi«a e pia-

" I II ■!

I .

€d4. f^entimnqmmi^ti0. Sscondo lo SUmitDo V (ifiboccatma àt\ fiume èdi* fttante «essante migUa dalla città ( Ambass. t. IV. p. 166 ). ìfa la earte particohre dcd Tdte-kimng wn^mim k di^t^uu^ aanc^rU d^l ;Ftlo«

6o5 Boiiéghé dt ogni sor,i0 di Jitef^owe. Secondo lo Steipaton tutte le case delle «ie f^rificipaU bamio liotteg^ o leii^Jù su) 4«vaiiti , pion iDfeyripri ai pA watk^ taositohedi deui generi si redemo ia. |Loeidra.( iWd. p. ;i^ ). Ter» fi rìpeteito ^^ iileggi toTfK riflette qm^to. q|ueU# ri<((4ie9we4 elìqgaMa dovesse reodei^ etyydkfr- to un Europeo d^l Sf cplo^m ^

3^7 cevotezsà loro^ che mai le possono dimenticare « £ da qui avviene, che come ritornano a casa, dicono esser siati in Quinsa^ cioè nella città del cielo , e non veHgono mai V ora , òhe dA nuo- vo possano ritornarvi . In altre stjrac» vi staiusiano .tutti li teedìc}, astrologhi , i qoalì anco inaegbano. a lecere e scnTere , e itifinite altre arti . Haimo li loro luoghi aitòmó attorno dette piiizze . sopra ciascuna delle cniali ti sono dae palazzi grandi , un da capo , e r altrt) dall' auro , dove stanziano i signori deputati per il re , che fanno ragioae imtnédiate , se accade alcuna differenza fra li niercami , e similmente fra alcuni dè^i abitanti in quelli contorni . Detti signori liaiwo <:arieo d' intendere ogni giorno , se le guardie che si fàano ne* ponti vicini, (ccinie di sotto ai dirà) vi aiatio staie'^ ovvero abbino raanìeatOy «i le puniacoali come a loro psrei

* ^^^^'^S^ 1^ strada principale , 'che abbiamo detto , che cor- re da un capo aM^'aluro della città ^ vi souo'dauna banda *e dair altra case , e palazzi grandissimi eoa li loro giardini , e ap- presso case d* artefici , che- lavorano nelle sue botteghe : e a tutte l'ore s'incontrano genti , che vanno su e giù per le sue faccende, che accade, che k Vedére tabtd tndltitudine ^^ ognun crederìa ^ chp non fosse possil>iIe ^ che si trovasse! viituarie a ba- stanza di {)eterla pascere ; e soiKtimeno iU) ogni, giorno di mer- cato tiftte le dftle; yiJazke sono coj^rte, è ripiene di genu^ e mercanti , che le portano , e sopra carr^, è Wpta ha(vi , e tutt<> fA spaccisi. JBt. ]>cr aire una ^imiUtudine del pepe , cUe si consu- ma in questa città j aceibccliè da questa si possa considerare la quantità delle vhiforfrie / cjh^Wì , vini, spezierie. che alle «pese universali che si fanno, si rfeércWriù, M. Marcò semi f^r 11 conio da un di quelli, che aiiendòno a^te clogane de) Gran Can, dii«iMUa 4Ùlta di Quinsai^ per liso di quella si consumava ogni gior*

€66. Tanta ^oiihudim\ Per <fbntit0 quésta chcè dÌ«Um essere lommcmente de- raduti! j per nen essere più da dnqoe secoli in poi la eapfllale della Cina, è tuttora popolfatìssinu . Lo StaiAiton dice.* « la sua popolàtieoe è tmiiieiisa: e prttendeai t che ag^uiligà qìiaai a quella df l^eldno t ( tbid. p. 167 ) Secondo il Duhaldo gli atiitanti della città superano ilf ihilfoòe (t. I. p. 17S). Dice il P. LeCamte: w ivi 9 é tanta ^nte per le vie quanta in Parigi» e siteome i borjgW aeoo vastjaaimi, 9 il numero delle barche e canali infinito, ik<m credo ^ncsia dttà meno popolosa » delle ptùgrandl d' Europa »( t. I. p. i45).

no quarantatre some idi pepe i e! ciaséooa ^«bma è libbre da* gerito , e ventitre .

Gli abitatóri .di questa* città mdo idolatri , e spendouo mo- neta di carta ^ e così* gU 'Uomini' eome . le . donne sono bianchi ^ 'e belli ^7 9 e vestono di colìtiiiuOila maggior jiarte di seta^ per la gratfd' abbondanza ^ che hahboidi quella die nasce in tutt'U territorio di Quìosai ^ c^trela gran qnànutà^ cbe di continuo per Inercanti vien portata d' altre provincie Vi soo!o dodidì arti , che sono reputate le principali , aie abbino maggior corso dell' alire, ciascuna delle quali . ha mille botteghe > è in ciascuna bottega , .ovvero stanea vi* dimorano dieci y quindici e venti lavorami , e ta alcune (Imo a^ quaranta «OMO il suo padrone , ovvero maestro. <Li riocÀijy é priacipal capi di dette botteghe .^^^loa fanno opera : alcuna con le loro mani : ma stanno civilmente-, e con ^an pam-- * pa . ' >n medemno . findo le loroldònne e moglie che sono bel- lis^e ', cpm' è detto ^ e .^allevate mòrbidankóMe y < ^ tcou graft de-

'. •>•:'.'*.>•* i'/ fMt^ tr\^n oca:-!! ■;■? •'•. !. ii.:. '|, < , .

^7 ^ ^^ (Aitof^i i^M òiafKfù jf hiptti^ Il Relatore dell* Ambaflcerìa di Macar- tenejr ( ibicL p.. i3i ) osservo clie U donna a Su^tcHcu èrano più bèlle , .più awt« nehti/e meglio Vestite chè'ùella Cina Settentrionale . Rlfliette due ivi 1* necessità ds caltiVal4»té^ (M^^^^'» dlÌii^Me.cu|^.aoBiiciLr aa|n fiitkhe^ e gniMohm ftll- «leptii y «vèi; .pfi^o.^iiipo ^ (hie 9X^^f^f%^f, àfik.t/fitfo^^l^fy anaenaot Ja cama« ;(Ì9i^* in|;offi3i;e.i iioe^enti> e gli,gU9^ta più^di quello che Caccialo il soledet Jhhe-kienjg che è distante .3«^® soltanto dair equatore ..y Le pcup|e est/acile et » cou Aoi^'** a TeSprit éocctUent y . ( Mari. p. - 1 55 ) ; il- viegghtore ^laomet^aso pub- blica datR^iiaudot'edst dxliscrlvé.i Onesi» » &BSiss(^iio:d[' ordinario belli, e di » beBa sutura «.bianchii alieni dalla crapula dei vino, pannò i capelli più neri d'o- »t gni altra.génteL,.ek -donne gU^ arricciar^ ^ (F* ^7-)'

^&. Séi4 grUnd* abSondai^zà. Vi /M>na circa 60000. .tessitop di séta nella cittiL e nei bórghi . Le altre città,' terre e castelhi che vol{gbno a tramentana ne' sono pieni ( M4rt. Atl. Sin. p. i55 ). Vi sono pertìuta bosdil di gelai. B 7db*iianf alleva ti bachi da seta «he non solo fornisce di seterie d'ogni sorta le provincie della ma ne manda nel Giappone, alle Filippine, in India ^ in Eur<^. Quei drappi sono i migliori della Gina, e tanto vili , che costà meno un abile di seta che uno di grosso- lana lana in Europa . Potano i mori annualmente, e gK tengono nani , e sanno per t^perienM die 1^. £gig)i^^i^pÌGe(ai.fjìp,iqwlipi;.Sft^^ pri-

nw e di seepnda tirali|ra.^La)Set4 priqia;|:it;d|i.^ q^if^ìla.^^

«Jforchè le. foglie SO110 leni^p^ <$ idelfjca^^ Vi«J^» è q^^lla. j;be,, ^ttif i^i alorèhè si

calMi il fitugello polla: ffgl^ estivj^e più cjjin^j. <|4|fij^tfisr^:^ di pr^ffO è gnu^ fta

t quella due raiìe sòKti4i^to. C Wurf. Atl. 5iv* p, ^J»j, y\ si ^f^bbij^yot u^/)r^

%c£m ààicf^^ arleintessendoYitar^^ 4i»^^fH Bf»»f iii><V5lli« «M^iìvq»}** coW.- W

« un parato di questa stofla beUi^i!^t.YÌ<iÌ.-M> p«Rto ;4i^,papfrf .««U^.vUÌa <MÌo S^l*

tolder vicino air Aia. , .. i 1 , .

3«g

licatMzèV e testooa eoo tanti adoroameou di seu, e di gioie ^^ che noD si potria stimare la' valuta di quelle^ e ancorché per li re aaticht fosse ordinato per legge , che ciascun' abitatore ^ fosse obbligato ad esercitare Y aite del padre ^** , nondimeno come diventino ricebi , gli è permesso di non lavorar più con le pro- prie mani , ma beh* erano obbligati di tenere la bottega ^ e uo- mini y che v' esercitassiao V arte paterna « Hanno le loro casa

•^

609. Adornamenti di seta 0 di gioje* ^0 Stauntoo osserva che Te donne di Su^tcheu sono più belle e avvenenti , e vestite eon maggior leggiadrìa^ di quelle della Cina settentrìonale . Purtataò una scufBetCa di raso nero die à una puuta che scende fra le ciglia arricchita di briManti, e orecchini d' 4mo « di cristallo ( Ambas* t IV» p. i5a ).'Sècóndo^ le Comte quanto. trascurano la carnagione gli uomini, al- trettanta cura ne hanno le domie. £i non sa se usino i lisci attualmente, ma gli fu detto che ogni mattina si servono pel collo d'una farìna bianca^ più atta secondo es* so ad offuscare la carnagione che a darle risalto. Le donne haiinoil naso corto, e gli occhi piccoK , nel resto dei iineamenti non cedono ìa bellesza aUe*£ttropee La •loro nétornle modestia molto pregio alla loro gi^uositi. Cuopronsi il collo eoa un collaretto di raso bianoo, Ve mani ^no coperte dalle maniche lunghe delle Io* ro vesti'. Camminano adagio e mollemente con gli occhi basai e il capo inchinato. Saviamente osserva il Missionario che la moda è più eflieace ddh virtù a eontene* re le femmine. Esso avrebbe desiderato che dalle dame Cristiane in Euro* pa fosse osservata quella modestia che per moda praticano da tanti secoli in poi le Cinesi idolatre. Tal modesto esteriore non le salva dalla. brama innata in quel ^tA%i> di £ar mostra di se ; più sono rinchiuse,, meno amano la solitudine. Si vestono ma* gnificamentet e s* occupano parecchie ore della mattina del loro abbigliamento , nelìa lusinga di esfere vedu^ da alcuno nella giornata^ quantunque non lo siano d^ ordi- nario che dai loro domestici . Si pettinano a ricci ^ nei quali intrecciano mazzetti di fiori, d'oro e d* argento ^ e queli* acconciatura sembrava al relatore preferibile alfe amisurate perrucche , che erano in uso in Francia ai tempi di Lodovico XIV. Le dame portano una veste lung^ di. raso o (fi broccato rosso y celeste ,d verde a piacl^ . mezUo» e sopra di essa una sopraveste o casacca a maniche che strascicano fino a ter- ra quando non ii riiilzino . Ciò che particolarizza le Cjnesi da tutte le altre donne , de^ Mondo ^1^'piceolezza deMoro piedi , de^ quali con studio, e con strette lascia- ture {JnpediscjDpLa lo sviluppo fino dall' infanzia (Le.Comte t. L p. 2n5 ).

Gfo» L\ari9,dól,jfadr€* Non cosi accade oggidì nella Cina, ed anche i^Po^a dice che fio. era stato* ordinato dai re antichi . Sembra che il j^ovemo militare dei Tartari m virtù deUquale ogni ardito soldato potea ambire ai primi ufCci, facesse abolire la legge Cinese , che era anche stabilita ncll' antico Egitto , e che è tuttora barbaramente osservata nell' Indie ( Marsd. n. io3a ]. Non concordano 1 viaggiatori inforno al'numero dei varj ceti noi quali, si diyide la popolazione della Cina ^ JXav^rette ni^mera i letterati ^ i villici , gli artigiani i mercatanti. Il Dahaldo divide la nazione in popolo 1 letterati, e mandarini; altroyo in nobiltà e plebe. Nella pri- ii|à si coil^'prendonoi reali I i .mandarini-, i letterati: n^lla secondai (avoratprli. i «iterca^antì, gli artig^iam (;Hist« Gener. dea Yoj. t. VI* p* 181 1*

33o

mollo ben composte , e riccameate lavorate ; e tanto dilatano negli ornainenli, nitture , e fabbriche, che è oosa stupenda la gran spesa che vi fanno Gli abitanti oatnrali della città di Qain- sai , sono uomini jiaciiici, per esser stati cosi allevati , e avvezzi dalli loro re, ch'erano della medesima natura* Non sanno ma- neggiar' armi , quelle tengono iq casa . Mai fra loro s' ode , o sente lite , ovvero differenza alcuna Fanno ìe loro mercanzie , e arti con gran reahà, e verità . Si amano V uno V altro , di sorte eh' una contrada per Y amorevolezza , eh' è fra gli uomini , e le donne ^ per causa della vicinanza, si può riputare una casa sola. Tanta è la domestichezza , ch'è fra loro senza alcuna gelosia ^' , o sospeuo delle loro doqne , alle qtiali hanno grandissimo rispel- lo , e sana reputato mc^to infame uno, che osasse di jiarole ia- oneste ad alcuna maritata . Amano simiknente i forestieri , che vengono a loro per causa di mercanzie , e gli accettano voleniieii in casa facendoli carezze, e li danno ogni aiuto ^ e consiglio nel« le faccende , che fanno All' iucontro non vogliono veder soldati, quelli d^lle guardie del Gran Cao, parendoli, che per la loro causa siano stali privati decloro naturali re, e signori.

D'intorno di questo lago^^^^ vi sono fabbricali bellissimi

6i : . Senza alcuna gelosia . Non si pratica più in tal guisa oggidì ; » Us croietft 0\ce le G>mte) . qu*il est de la bonne politique d'exclure en queique maniere toates » les femmes du commerce apparent du monde, dans le quel, disent-ils elles^e peu- •1^ rent étre utiles qu'^autant qu^éDes se tiennent en repos . Tout leur soÌn ae bome » h leur domestique t ou eHes s* occupent uniquement de V education dea tafana » D'ailleurs elies n' achetent, ni ne vendent riem il est aussi rare d*èn Toir dtioa P les rìies, que si elies etoient toutes religieuses > et obligèes de garderla clótiare » ( Le Comte t. II. p- 7$ ) LoStaunton dice cbe nelle scampagnate e passeggiate fai» te nei lago &'*Av non ri erano che uomini| perchè le donne di quél paese non compa- riscono in tali occasioni^ ( Ambas. t. IV. p. 174. ) .

612. Di t/uesto lago , Il rammentato di Si-^hou^ ctie descrìve 'il Martini. Esso ha quaranta stadi di giro» ed è cinto d' ogni intomo di mura, o di montagne a guisa di vaga e piacevole anfiteatro . Dalie medesime scaturiscono parecchi mscélli. Sulle montagne vedonsi templi, palazzi , conventi ^ educatorj, foreste, sepolcri e giardini aggradai volissìmi, e da due parti del lago vi sono vie lastricate a pietre larghe : le det* te vie piantate regolarmente di alberi , che danno un'ombra amena. Sonori sul lago veiToni e gradinate, ed altri comodi per coloro che vò(|^ionó andarri a spasso (affuK. Atl. p. j36 ). Dice il P. le Comte che If relazioni dicono che questo lago è ineunte- vole, che è tutto circondato di auperbe fabbriche, e di palazzi magnifici: e sog- giunge che ciò ppteva essere altra volta, ma quando ei lo vide non era più celti. Ma osserva con molu saviezza che non occorre lo spazio di molti secoli per fare anda- re ia rovinale case Cinesi che sano* per lo più di legno. Infatti aOnsussiite pi4 fiife.

\ \

33 1

edifizj , 6 gran palatisi dentro e di fuori y mirabilmente adorni , che flooo di gentil' nomini , e gran maestri . Vi sono anco mold tempi degF idoli con li loro monasteri, dove stanno gran nume- ro di monachi che li servono Sono ancora in mezzo di questo lago due iscde ^ sopra ciascuna delle quali v' è fabbricato un pa< lazzo ^'^ con tante camere e logge , che non si poma credere , £ quando alcuno vuol celebrar nozze , ovv&ro far qualche solen^ ne convito , va ad uno di questi palazzi, dove gli vien dato tutto qaello, che per questo effetto gli è necessario, cioè , vasellami^ tov2|glie, mautiU , e ciascun' altra cosa , le quali sono tenute tutt« in detii palazzi per il comune di detta città a quest' effetto, pen- che furono fabbricati da quello : e alle volte vi saranno cento , che alcuni vorranno far coviti^ e altri nozze, e nondimeno tutti saranno accomodeli in diverse camere e loggie, con tanto' ordine , che uno non da impedimento agli altri . Oltre di questo si ritrovano in detto lago legni , ovvero barche in gran numero , grandi , e piccole per andar' a sollai^ , e darsi piacere ; e in queste vi ponno sta* re dieci , quindici , e venti , e più persone , perchè sono lunghe «quindici ano a venti passi , con iondo largo e piano , che na* Vigano senza declinare ad alcuna banda : e ciascuno che si dilet«« la di sollazzarsi con donne j ovvero con suoi compagni , piglia nna di queste tal bardie , le quali di continuo sono tenute ador- ne con Delle sedie e tavole , e con tutti gli altri paramenti ne* cessar! a far' un convito ^*^ . DI sopra sono coperte, e piane, dove stanno uoniiai coq stanghe , le quali ficcano in terra , (perchè detto lago non è alto più di due passi , ) e conducono dette jj^ar- die dove gli vien comaiidato . La coperta della parte di dentro è dipinta di vari colori, e figure, e similmente tutta la barca, e vi sono attorno attorno finestre , che si possono serrare , e api-

brìca antica d" ordina Toscano, perchè niavano gli Etraschi architravi di lagno (I^e Comte i. I.-p. 146 ). I pregi di Uang^AeU doTenmo decadére molto anordiè oecaò di essere la capitale dell* Impero. Tuttavia la vista dellage diletta eomnidmanla gì' Inglesi djpirAmhMdiita di ^rd Macartnajr, eha deicriMero il M(o pi«sfo a po^a come il Polo ( Amb^M. t. IV. P. 174 ) *

6|S Un palagio . Ciò contenne il P. Le Comte ( U e. )

614. Fdfie iM Milito. Si mantiene r uao tuttora di andare a praaxare sn detto lago per rierearn.' /^«ii«ra««in che accompagnava V Ambasciato Inglese aoleggid una elegantiasima barca» a ^ condusse a spa#ao akyni^daUa anibsaoiata^é died# Uro da pranzo ( Ambas. Le.}'

33i

re acciocché quelli, che stanno a magiar, sentati dalle ^band^^ possinò riguardare di qiià e di , e dare dilettazione a ^ oc- chi per la varietà , e bellezza de* ^ luoghi dove vengono condotti. E veramente T* andare per questo lago maggior conscJoaone, e sollazzò, che alcun ahra cosa', che afver si pòssa in terra ^

f)erchè '1 giace da^un lato a lungo della città, dimodoché di ontano stando in dette barche si Vede tutta Itì grandezza, e bellezza di quella, tanti sonò ì pahzzi: , •tettrpi j niohasteri , giar- dini con alberi altissimi, posti sopra l'acqua,; e tniov2ino di continuo in detto lago simil barche con genti ^ »clie vanno a sol- lazzo , perchè gli abitatóri di questa città non pensano mai ad altro, se non che , fatti che hanno i loro mestieri , ovvero mer- canzie , con le loro donne , ovvero con quelle da partilo , dispen- sano una parte del giorno in darsi piacere , o in dette barche , ovvero Carrette per la città, delle quali è necessario, che ne parliamo alquanto, per esser un de' piaceri, che gli abitanti pi- gliano per la città, al medesimo mcnlo che fanno con le barche per il lago . >

!jB prima è da sapere , che tutte le strade di Quinsai sono saleggiatc di pietre , e di mattoni, e similmente sono saleggiate tutte le vie , e strade , che corrono per ogni canto della provin- cia di Mangi, si che si può andare per tutti i paesi di quella seti^ za imbrattarsi i piedi . Ma perchè i corrieri del Gran Can , con prestezza non potriàno con cavalli correre sopra le strade saleg- giate, però è lasciata una parte di strada dalla banda, senza saleg- giare, per causa di detti corrieri. La strada veramente principale, che abbiamo detto di sopra, che corre da un capo all'altro del- la città ; è saleggiata similmente di pietre, e di mattoni, dieci pas- si peir - ciascuna banda , ma nel mezzo è tutta ripiena d' un^ ghiaja piccola, e minuta con li suoi Condotti in volto, che con- ducono le acque, che piovono ue^ canali vicini, di sorte che di . oonniquo jstà asciutta . Or sopra questa strada di continuo si veg- gono andargli, e. gm alQune carrette lunghe coperte, e accon- -Hie con panni , e, cbscini di seta , sopra le quali vi possono stare ''sei persone-,.- e vengono tolte ogni giorno da uomini ' e donne , che vogliono andar' a solazzo. E si veggono tuttora infiaìte di oqueste carrette andar' a lungo di detta strada per il mez^to di qtiella , e se ne vanoo a' giardini , deve vengono accettati dagli òhoknì^ sotto alcune ómbre .fatte per questo effetto, e quivi

333

stanno a darsi buon tempo tutto il giorno con le lor donne, e poi la sera se ne rilornaiio a casa sopra dette carrette .

Hanno costume gli abitatori di Quinsai , che come nasce un fanciullo, il padre, o la madre fa subito scriver' il giorno, e r ora , e il punto del suo nascere . £ si fanno dire agli astrolo- ghi , sotto qual segno egli è nato , e il tutto scrivdbo * e come egli è venuto grande , volendo far mercanzia , viaggio , o nozze , se ne va all'astrologo con la nota sopra ddetui. Qual veduto, e considerato il tutto, dice alcune volte cose, che trovate esser vere le genti li danno grandissima fede ; e di questi tali astrolo- ghi, ovvero maghi ve n' e grandissimo numero sopra ciascuna piazza . Non si cdebreria sposalizio se V astrologo non li dicesse il parer suo ^'^.

Hanno similmente per usanza , che quando alcun gran ma* estro ricco muore , tutti i suoi parenti si vestono di canevaccio, così uomini come donne , andandolo accompagnare fino al luogo dove lo vogliono abbruciare, e portano seco diverse sorti d is- trumenti, con li quali vanno sonando e cantando in alta voce orazioni agi' idoli , e giunti al detto luogo gettano sopra il fuoco molte carte bombagine ^'^ , dove hanno dipinti schiavi ^ scliia ve , cavalli, cammeli, drappi d'oro e d'argento, perchè dicono , che il morto possederà nell'altro mondo tutte queste cose vive di carne , e d' ossa , e averà denari , drappi d' oro , e di seta ; e compiuto d' abbruciare suonano ad un tratto con grand' allegrez-

t4-

6t5. Astrologo non li àicesié ti parer suo Quei ^ciarlalani, dice 51 Dùhaldo, ,, ( t. Ut. p. 279 ) che cercano d'ingannare coirastroiogta giudtciaria che predicono gli avvenimenti, deaumefodoli dalla situazione dei pianeti , e dalle diverse loro ap- ;, parenze , banno credito presso i deboli e i supertiziosi. Assegnano le ore proprie a U ciascunia tosa, come i Rmari dei nostri pastori , e indicano con un segno^ quando conviene Yarsi cavar sangue , prendere un purgante, tosare le pecore, viaggiare,. tagliare i boschi , seminare , piantare ec. Vi segnano ifl tempo opportuno per do- mandar grazie all' Imperadore, per onorare i morti, fare sacridcj , maritarsi, im- prender viaggi , fabbricar case, invitar gK amici, e tuttociò che - interessa aiferi

pubblici ojWvkti. Osservano ciò i Cinesi tanto S'irupolosameiileiiche non osareb^

;, bero far nulla contro la prescrizione del lunaria che consultano éame un oracolo.,,

6t6: Móke carte bombagine. Dell'uso di bruciar tali cart« rappresentwntl

monete e altri oggetti nei funerali dei Cinesi, e della superstizione c*e ha fatta pre.

valere tale costirmanza, ne parla come il Polo il MagaiKaiis ( Nduvell, Relat. p.i^

V. t- I. p 142 n. b ). Descrive i riti funebri dei Cinesi di IWttì. l «atl il Dóhaldo, e

£eceli rappresentar e col bulino ( 1. IL p. 124- ^ A^g* )

43

334 M nitri li strumenti di coatinuo cantando Perchè dicono , che con lai' onore K toro idoU ricevono Y anima di quello che si ò abbruciato , e cbe egli rinato nell* altro mondo , comincia una vita di nuovo

In questa città in ciascuna contrada vi sono fabbricate torri di pietra ^^^^ nelle quali io caso che s' appj^pchi fuoco in qual- che casa , ( il che spesso snol^ aoeadeve per essarvene molte di bgqa) le genti scampano le k>rQi robe ìa queHe. £ ancora è ordinato per il Gran Gan , che sopra la maggior parte de' ponti vi suano Qotte e giorno^ sott' uu coperto, dieci guardia- ni ^'^, cioè cinque la notte, e cinque il giorno; e in ciascuna guardia v'èun labernacolo grande ài legno ^'9 con un bacino gran- de , e un' orinolo , con il quale conoscono l' ore della notte, e cosi quelle del giorno . £ sewif»e al principio della notte com'è passata un' ora , un de' detti euairdiani percuote una volta ^^ nd

■p*-

617, Torri di ffieira. h^ fi|bt>rich« pubbli^obe che app^lbuo^ CuloUf^ctU P. Martini ( AU. Sio^ P* <6 ] sojni^Iiaiio alqu.antp. alle Iprri che servono per gli orologi pubÙici fra noi . Vi è un, orinolo pi^o d'acqup, ohe. segna le ore, perchè quando V acqua sgocciola, e cade da nn vaso ah' allrp solleva una tavoletta che in- diea le ore. Un'uomo a oiò deputato* oaservat e haltt un tanbofo a tutte le ore, e spinga inna^Ki «m^ tarolft coUucata fuprì dell^ twx^ d^e n^o^M» V ora co» cara(te« ri dislJA grandezza d'un cubito. Quest'uomo serve anche pn^r guitrdia del fuoco, perchè è posto tanto aito che scuopre tuttociò che accade in città. £ se vede che si appicchi il fuoco ad una casa,/>atte il tamburo, e chiama per estinguerlo. Se Tin- cendio derivada colpa o negligenza, it propnetarìo della casa è punito di morte per il pericolo in cui pone le case vicine, che per lo più sono di legno

Giiik ttturtm 4f^ pimi- . •. » guar^kuii' » Civita*, hfthet plus qi^am duod^im

a. mllìa poi|AÌiii|h, il» qi»pjli)»«it, qmi^Hfi ifiQir^npir cu|itQ,diajp » ctt«^fiV9i}J^^ipH>a ci- ». yitAtam,pr^.M4§a9 Ql)aam ( P, Qdii>rip» (itog. Utpr, p* 68 )*.

6i9i- XiiAflrMp^, gif^ìkslii di k§nq Q«#crv^. il. I\}iirs4q;i che <{Me«ti> iatm- naatudì liig«i4>iat|p.pei: ftineM^pii^^L, ^vfm 4^ nsAU t;^^lfi.t,9Qnè.aUI^.|>«nde- aerii^» qm^un^e n% pw:U90 i^ltM^imJ vi^ggÌMlprL. Q)i ^^RTop^ì I9 HPB^toPO Gongiy Ym»i«niiM%d«Uali»g»a M^km^ ^ Qxx^f4^ l\ Qm^^fmó^msm Foiiito de- •crlvA, 1^ Hannp, m^^^m 4«ig)l. irtcMm^irti t^tfi, clifegpa^ ^\dk ikiww tte pw»- aoft ) a rìmé un ie^H) ìoMMikta di. w 91 ^^kPff^ìlko\mh^^^fCim^'.n0a. Q^Mto ^ /^0aa»èaidM.pitdi 4^fliifMi^.di liiii§h^«a a KiiiwUU44i4wnMiia.;^. J^ ppda il lielalovQ MaoMMrUaM. dalL {kftP|iH(lf)Ìti,odifr qbe. AQPiÌg!»> LB>'^^i»WtPV»ty per lo strepito ) aU0 tabelle usate dai.GrjsUwÀn levante ( Marad. n.<o47 UPulo £1 men. zku^e del bocìM €b« i up, tim(»l|iQ.di m^uMo. U.P. Le ^amto, dice che per dar siigi4Q.délia»ni hiAUmo «ui.t»mbwp)gWMM«iijai9 ( j^em- U h. p. i43 ).

4a».£ltoaiQtt untKU^k^^^ Qy^VM^m «wbe Qg^idi. p he% Chinois oot:daii« » toutas leurs^illes de fort gifniii 4:i«d^ef, f^estioa^.^^ uHM^er les veiUtid; la

335

tabertitcolo e tiel bacitio, e la coatraRia sehte , ch*e^i è uh' Alia seconda claBao due bolle > é il sìmii fanno in ciasoUn'' ora moliiplicando i oolpi , e non dormono tnai , ma stannb sèmpre TÌgilantt > La mattina poi allo spuntar del sole cominciano a bal'- tere nn'ora, come hanno £itto la sera ^ e cosi d' ora in ora . Yan-* OD parte di loro per la contrada , vedendo s' alcuno tiene lume acceso, o fuoco, oltre le ore deputate ; e vedendolo segnano la potta^ e fanno che la tnatiina il padrone com{)are avanti i signori j qual non trovando sclisa legiuima viene condannato . Se trovano alcu- DO , che vada la notte olire le ore limitate , lo ritengono , e la mattina Tappresentano alli signori . Parimente se il giorno vegga- no alcun povero y qual per esser storpiato non possa lavorare , lo fanno andar' a stare negli spedali, che infiniti ve ne sono per tutu la città , fata ])er li re antichi ^ che hanno grand* en^ trate : ed essendo sano lo costringono a fare alcun mestiero Im* mediate , che veggono il fuoco acceso in alcuna casa , con il bat- tere nel tabernacolo lo (khno sapere , e vi concorrono li guardiani d'altri pomi a spegnerlo^ e Stilvare le robe de' mercanti^ o d' altri in dette torri , e anche le mettono in barche , e portano air isole y che sono nel lago , perchè niun' abitante della città in tempo di notte averia ardimento d'uscir di casa, andar' al fuoco , ma solamente vi vanno quelli di chi sono le robe , e queste gtiardie, che vanno ad aiutare, le quali non sono mai me* no di mille , o due mila. Fanno anco guardia in caso d'alcuna ribellione^ o sollevazione, clie facessero gli abitanti della cit- E sempre il Gran Gan tien' infiniti soldati a piedi ed a oavalio nella città > e ne^ contorni di quella ^ e massime de' niaggi<»* suoi baroni , e suoi fedeli eh' egli abbia , per esserli cpiesta provincia la più cara , e sopraintto questa nobilissima cit** , che è il capo , e più ricca d' altra , che sia al mondo . Vi so- no similmente fatti in molti luoghi monti di terra, lontani un miglio r un dall' altro , sopra i quali v' é una baldescra di legna^ me , dove è appiccata una tavola grande di legno, la qual te-

^mMéàm^^

» nuit^fNkèkydiMittgueordinàfì^èm^McfAq, qdì eùmtnctùtkÉifpt, ou huit faeiv w w^Mén «otir. At) erdmencemeht de la^ pietAtttt ùù fraftì* un $ìé)A ^Mp, <fi' on ^ tfUspfné ùoiititftoclkihent dnmiit deox bemb jUtfqià* à la: ÈbeMèé ytìUti ca/^ldili » ofÉ hwpp%óétit c&npBi^. £ ieil io arguito tomÉtttaito i tOpì ^(m»è i«Mle vi- gilie ( Le Comte Le).

336

nendòla un^ uomo eoa la mano , la percuote con V altra con un martello, sicché s'ode molto di lontano, e vi stanno delie dette guardie di continuo per far segno in caso di fuoco , perchè non li facendo presta provisione , anderia a pericolo d'ardere mezza la città; ovvero come è detto in caso di ribellione, che udito il segno tutti i guardiani de' ponti vicini. pigliano Tarmi, e corrono dove è il bisogno ^^' .

Il Gran Gan dopo che ebbe ridotta a sua obbedienza tuua la provincia di Mangi , qual' era un regno solo , lo volse dividere in nove parti , costituendo sopra ciascuna un re ^^ , li quali vi vanno a star per governare, e amministrare giustizia alii popoli. Ogn' anno rendono conto alii fattori d' esso Gran Gan di tutte r entrate , e di ciascun' altra cosa pertinente al suo regno , e si cambian' ogni tre anni , come fanno tutti gli altri uffiziaU . In questa città di Qninsai tiene la sua corte, e fa residenza uu di questi nove re , qual domina più di cento e quaranta città tutte ricche e grandi . Ne alcuno si maravigli, perchè nella provincia di Mangi, vi sono 1200 città, tutte abitate da gran» moltitudine di genti ricche e industriose . In ciascuna delle quali secondo la grandezza e bisogno tiene la custodia il Gran Gan , perchè in alcune vi saranno mille uomini, in altre diecimila, ovvero ven- timila ^^^ , secondo eh' egli giudicherà ,. che quella città sia più o mauco potente pensate , che tutti sian Tartari , ma della provincia delGatajo, perchè li Tarlafi sono uomini a cavalla, e non stanno se non appresso le città , che non siano in luoghi umi* di^ ma nelle situate in luoghi sòdi, e secchi dove possino esercitarsi a cavallo . In queste città di luoghi umidi j vi manda Gataini , e di quelli di. Mangi,. che siano uomini armigeri^ perché di lutti li suoi sudditi ogn'anno ne fa eleggere quelli che pajoQO alti alle arnii, e, scriver nel suo esercito, che tutù si chiamano eserciti^ e gli uoniiai, che si cavano della provincia, di Ma^gi, non si

621 . Ov'é il bisogno ^ TuUe le leggi di buon governo qui rammentate sono mirabili e sembra che Quinsai nei secolo XIII. fosse tanto bene regolata quanto Londra oggidì , aitravolta Parigi . Infatti nelle città* ove è gran conruttela fa d'uopo .parare al m^le innanzi che. il corpo politico cancrenato non .cada in isfaceUo. «

j 6^22. jL^nrtf. Questo paÀso schiarisce pienamente cip che altrov^ afiermampoiy fh^'A Pylo nei .stati dej^$n4enti c|al tartaro .quando j)arlaf di regi, intenda vicei^k . .

62'^^ Ovvero vituirnila. fntoroo a questo strai^icch^ vaie numero di aolUali redasi (t. I. p. i42.n.) , ^.

337 .

mettono alla cnstodia delle lor proprie città , ma $i oftandano ad altre che siano discoste venti giornate di canumino, dove dimora* no da quattro in cinque anni, e poi ritornano.acasa , e visi roandan degli altri in loro luogo^ e questuo ordine osservano i Galaini , e quelli della provincia di Mangi : e h onaggipr parjie dell' entrate delle città , che si riscuotono nelja camera del Ovm Can è deputata al mantenere di queste custodie de' isoldati ; e se. avviene, che qualche città si ribelli ( perchè spesse fiate gli uqmiiìi soprnp|)resi da qualche furore, o ebrietà. ammazzano ;i,suoi reuoT ri , ) subirò jcome -s intende, il caso , le città propiiiq^i^ otiandanq tanta gente di quiesti eserciti, che distruggono quelle pi|.t2^, chd h^n? no coni messo T errore, perchè saria cosa lunga il, volevi: iac venire un' esercito d' altra provincia del CataJQ,;jChe jK>rteria , il, tempo di due mesi : e di certo la città di Qninsai ha di cònuiijjij^ gucir-: dia trentamila soldati, e qiiella che n ha meno, n'b^ mille fr^ a piedi, ed a cavallo. , . ' , ,

Or parleremo d' u n bellissinqo palazzo ^^* ^ , dove abitayar il . re Fanfur ^^, li predeces^iiori . del quale fecero serrare pa spsziq di paese , che circondava da dieci miglia con muri altissimi , i^ lo divisero in tre parti la qi|iell& di aie^zp s' entrava per. un!a graodissiraa porta dove si.truovava da tip caiitp e dall ^Itrp log^ gie a pie piano ^^ grandissime e larghissime, con. il qop^rqhio.so: stenmo da. colonne , le quali cetano dipio^^ , .,e lavonate con oro j e azsorri finissàmì. In testa poi sjirvedeya la principale^ e mag- ^or di tutte Valtre.sirailmeHte dipinta con le colonne dorate;, e il splarocon bellissimi ornaos^nti d'oro.^ e d' 'intorno alle pareti

!* - . . , . . . . j ; . '

t

I 4

624. Bellissimo palazzo . Nella pianta che di Hang^ic^H dàUitl ÌDtfhaldév •Itrè il l-ec Ititi»' ideile muraucbaDe^ altro avvene :ad orieotei che aen^pggt^f.aì Tartari dii9HM^d^;Ua ^pcb^ «eqibra che fofl^e queltoddPalaz^p Impemle .rammea- tato dal'P/E^lp. Queeto recinto da quel lato comunica col la^o. Per la debole co- struzione dei palazzi chiesi anche sontuosi , e per la soldatesca licenza; accadde die ai' tempi del rolo una parte di quella ImperìteUresideritii éiù caduta* inìrèvìila. Tuttavia gi^Ipiperiidori vi oonservimo un palazf^o ikon^am)il9 9Y^.#*iVirapo.alr lorché viaggiano nelle provincie meridionali ( Du Hald. l. 1. p. 176 )•

6aS. Dove aòUava il re Fanfur^ li D. Oderico ( 1. e. ) nel parlare di questa cit- tà dice p Haec est civitas regalis, in qua rex Manzi olim morabatur » . Ciò con* ferma .olUs ii a^m^^dlAiM^gi o Manzi ^atodal P.oio alla. \Gìn^ .Meridionale era gè*

ocralmciiteiuaitAt^.*.! i, .... .., ..,»•.. fi

6a6. A pie piano. Frase vipìi^iào^ che sigtjìOfa a tcrr^.i^Q. , ^ , . .^^^j

338

erabo dipITite le istorie ^ de' re pts^ con gratid'ariificio . Qui- vi ogn' anno ia aloatii giorni dedicati alli raoi idbli , il re Fanfur sol^a tener coite, e dar da mangiare a'principali signori, gran inae^ stri , e ricchi artefici della città di Quinsai , e ad un tratto n «édevano a tavola comodamente sotto tutte dette loggie diecimila persóne ; e questa corte durava dieci o dodici giorni, ed era cosa Stupeùda ^ e fuor d'ogai credenzjsi il vedere la magnificenza de'con^ vitati Vestiti dii seta e d^ oro con tante pietre preziose addosso , perchè c^'un si sforzava d'andare con maggior pompa, e rìcchez« za^ che li fosse possibile. Dietro di questa loggia che abbiamo det- to, ch'era per vnezzo la porta grande, v'era un muix>con un'uscio^ che divideva r altra parte del palazzo, dove entrati si trovava Un' altro gran ttiogo, fatto a modo di claustro, con le sue colonne che sostenevano il portico, eh' andava attorno detto clanstro , e quivi erano diverse camere per il re , e la regina , le quali erano similmente lavorate con diversi lavori^ e così le pared Da qae* éto ckiustro s'entrava poi in un'andito largo sei passi, tatto co- pertd: ma era tanto lungo , che arrivava fino sopra il lago . Ri^ épondevano in queMO àndito dieci corti da una banda, e dieci dall' altt^ , fabm-icate a tnodb di ddnstii lunghi cdn li loro por-- tirhi intorno : e ciascun dlanstro j ovvero corte , avea cinquanta Camere coiir li suor giardini, e iti tdtte^ queste camere vi stanziavano ntììh donzetfe , che il re tèècfra if suoi $ervizi', quaf andava al- cìxtìe fiate con la vegma , e con alcune delle detDe a sollazzo per H la^ sopra barche , tutte coperte di seta , e anco a visitar li tefnàp) degl'idoli. L' altre due parti del detto serraglio erano par* tite in boschi, laghi, e giardini bellissimi, piantati d'alben frut- tifori , dove erano serrati ogni sorte d' animali , cioè , caprioli , daini ^ cervi , lepri , conigli ; e quivi il re andava a piacere con lottiavdamìgeUe^ parte in carretUj e parte a cavallo ^ e non v'en- trava s#n9 alcuno , e focevar , che le dette ccurrevano con cani , è dstvanà h i^da a qttestt tAì animali ; e dopo^ eh' erano stno che, andavano in quei Boschi^ che rispondevano sopra detti laghi, e. euivi lasciate le vesti ^ sq n uscivano nude iuon , e entravano oely acqn*, e «netievaosìf » nuotare, eh» da una banda., e chi daU*

mabue. L' arte rìnaacev^a appena in Italia, nella Gin<i si manteneva da «ask» preaAo a poco b queifo Kt^cto Ih t«t è «taciis l^l^*

339

altra, e il ra ooa granditisimo fMoowe le ^uta 9, vedere^ e poi $e aq ritoroova a casa. Àlcuae fiate ai faceva portar da mangiar' in quei boschi , eh' erano fidu e spessi d' alberi altissimi , servito dalU dette damigelle « £ con questo contiguo trastullo di. dome s' aU levò senza saper ciò che si fossero armi . La qual cosa alla iio^ li partoi^ , che per la viltà , e dappocaggine sua, il Gran Gan li tolse tutto lo stato eon grandissima sua vergognate vitiipet'io, come di sopra si è inteso . Tutta questa narrazione^ mi fU d^tta da un ricchissimo mercante di Quinsai, trovandomi in quella cit- tà ^ qiiaV era molto vecchio ^ e stato intrinseco famigliare del re Fanfur ®^, e sapeva tutta la vita sua, e aveva veduto detto pa- lazzo in essere ^ nel quale lui volse condurmi . E perchè vi stan- tia il re disputato per il Gran Can ^ loggia p^hm ^W i^y^ cotDe 4oleva^' asMCit ^ ma te camere deU« aioau^ soN(><Mad9te tutte in ruina, e non si vede altro ^ ehe vestigi. Sim^laieMe A muro che circondava li boschi e giardini ^ andato a terra , e non vi soqo più Auitnali , »è alberi «

Diseofito da quesJLa ciiLà. circa vend€ÌiM|ue miglia ^^\ v' è il mare Oceano fra Greco , e Levante, appresso il qoale v? ò ima città detta Garapu ^•^ , dpve è un bellissimo pòrto , 9I a[itqlc ar-

fla8>. IM we Fmnfur. Qui come ntgli alivi hìtghi ove nmmeiitA il Rinfut lem * pM wtande AftveUwrt «JMTMiptnidorfr Tu-^s€m^y priivtip^ •eooodb le atofic. Cinedi étèk^Oi •!!• donneo ai'Vtao , dw mori àx SSk «imiy dopo <)ì|ici di vcgpA. £fso fu. npH coranto é|H^Mior# diNfimpara, delk glorip: dair «udditì , e parcirf aiH^xidaa41a.fiia atitonti|k al ptvMò- Jflk»^j»»iìio, e affli ^kvi mmklri che non fnnad erano vnadioàtiyìi, venali, « iceat4Mnatìt e agevoi^nano pel loaa aadoat castegoorai MbgoUl V acqaula della città Fmh<iim§^ e ^iémg-^nan^ e preperarooo in tal>g«i#a rinlai» puiaai dek' Impem ( iiat. Ceo. de k Qhim. ^lX.j^9i&). Sembra die i fiuieiulUi aalkyati poefeetaormeate at^tvena^attepabale «inuttriali) non gii ooneaieraMero' i Ifogètli eene lesena» |hMpei«doiì della Cina»

fia^. fTet^ioin^^ migUm. Pep patito» si dicesee ( i|. 5g$ ) ehe eeoandac b Ste* naton V ìmèoco^ì^nL dal fiume sia a seseanta miglia dUla oictji. La caiaa pattìoelare della«ppavkMiia èi^'ibk^iang pmMcB, l/aeferaione del Polo> c|ip iigellb «he iiiittaie la all'iaab^oeaftam^ è » poee più di aa miglia geegvaftche di dietanuiu

63o^ Gmmfu il Miiasflkn eongetliira ohe sia il poKo di Nimpo chir è sessahCa* «inqnn miglia distaotetda Hmng-tohem in retta Iffinea, Il ceieÌH« JDi-Oiaviamu Barros tennjifta M ottava; parte della sua divisione deU' Asia al promontorio che è quasi nel mezso di tutta la costa della Cina ,, che i nostri ( ei dice ) chiamano Limpo per ot- « ,, gione d^ii» città illustre, che siede alla volta di detto capo, ohiamata da quelli del paeee JVimpo^ij (▲sia* Yen* i56ajp. 137)* In altro luogo ( pW7a ): e pì^ innanzi en-" y ira la region della China ^ divisa in quindid governi > o provincie , ognuna dellfs

34o

rivano' tane le tiavi ^ che veugano d* India con mercanzie . E il fiume, che viene dalla citia di Qainsaf eairahdo in mare fa que- sto porto: e tult' il giorno le navr di Qnìnsai vanno su e giù eoa mercanzie , e ivi caricano sopra altre navi, che vanno per. diverse parli dell' India , edelCati«jo. *

Avendosi trovato M. Marco in questa città di Quinsai quan- do si rendè conio alli fattori del Gran Can dell' entrate, e nume- ro degli abitanti , ha vieduta, che sono stati descritti i6o. tomao

» quali può essere un gran regno* Le marittime che fanno al nostro proposito. sono & Cantari {Cantoh ), Fuguen (' Fo'khn ) Che quean ( Tche^kiang )9 nella quale siede » Nimpùjàofyt la terra fa* un notabile capo » . hing^po meritaya per V importanza dei suoi traffici menzione, ed è considerata come il porto di Hang^tcheu. Infatti il P. Le Gomte per recarvisi sbarcò a Nins;-:po \t, L p. 7.7. ). Descrive quale era l' im- portanza di questa città nel passato secolo il Duhaldo ( t 1. p. 177 ). Ma non può dissimularsi un obielto contro r opinione che la città detta Gampu dal Polo sia Ning-pù^ è che per assdrzione del Polo, Gampu era sul fiume di Hong' tcheu I e Nimpo é sopra altro fiume, detto In nelU caria dei Tche-kiwtg dei P, Marlini ; secondo la Storia Generale dei viaggi é al confluente dei due piccoli fiumi Kin e Van^ il primo dei quali viene da mezzodì , Taltro da Greco, quarta di Levan- te (tlV. p*67) . £ tuttavia da osservare che questi due, e il fiume di Hang^cheu sono insieme uniti per mezzo di canali, e perció-il Polo potè credere che fossero una dira- mazione del fiume Tche^kiang o di Hang'tcheu . Infalii quando il P. Le G^mte di Ning'pò si reco 9i\Hang^tcheM furot^U somihiiiistnite barche, e fecedetta navigazio- ne in cinque giorni ( L €• p. 4? )• Osaerva rettamente il Chiarìs. Zurla:che hA. Testa Pipintano questo portò si appelifi Ganfu^e nell'Edizione fiasìlense ^loq^, e che perci<( sembra esuere quello stesso pòrto ove approdo il .yia(;giafeoire Maumeltiino pubblicai» dal Renaudot, e che questi credeva inàle a proposito Canton (Zurla<Dtsser.t.Lp.t66)* Tanto più fondata ci sembra l' opinione del Zurla in quuito che il P. le Comte che fecequesto viaggio, dice , non avenveduto cosa più spwvente^lè della quantità de' scoglia e -dell' isole deserte fra le quali gli occorse naviga;^e«Sono te une alle altre cosi- vicine, che<' fa d'uopo accostarvisi à dieci paesi coti perìcolo ad ogni. momento di romper la nave . Esso valicati questi scogli giunse ad uoà piccola citità^ e ivi fentra-i poikd nei fiume: tre leghe più adentrd'em Nimpo' ( ibid- U L p. ai ). Gonaparato ^ueàto rac<;ofrto con quello del flelatore Mueuhnano non viha luogo>a dobitare che kcittà die l'Araboi appella Cui;^ sia A^'m^ del Missionario* Ei dice/» ilj&iut un India* » de navigation pour aller de Samierfoulat à la Chine , et on emploit buit jonrs en*' » ^ers a passer d^taecuéils 1^. A.Aterk>rni/s«te. aveva detto che entrate k navi. nel' mbTdì'S^ngd.9 di linai^^vaiui ^inoalle porte della .Gina, e. che cosi si appaiavano , scogli^ e dfeoóigne che «sono In.m^rò, fralle quali eira uflòstoetto^ passo « Pmsegne;* ^ quand Ufi vaisseau a pa4^é aude de ces pfortes il; elitre arvec ìsi hmxtt maree )> dartn.unr golfe .d' eau douce e. C cbiammenta 1' imboccatuara4el Aoxna^ » et vient » donouilier au principiti pf rt (de bi Chine qui est celo! d' une ìdlUi ap|teUée Ccm0ì . ^ {pàg. i4).^ , . .

34 1 di fuochi ^^' , computando per un fuoco la fi'Tiiglia, che abita ia una casa; e ciascun toman contiene diecimila^ si che in tutta la detta ciità sariano famiglie un miglione, e seicentomila , e in tan- to numero di genti non v*è altra, eh* una Chiesa di Cristiani Ne- storini . Sono obbligati tutti i padri di famiglia di tener scritto sopra la porta della sua casa il nome di tutta la famiglia ^^^, così di maschi , come di femmine . Item il numero de' cavaUi , e quando alcuno manca, si cancella il nome: e se nasce, di naovo s'. aggiugne il nome , e a questo modo i signori , e rettori delle città , sanno di continuo il numero delle genti . E questo s* osserva nelle provincie del Mangi, e del Catajo. E si- milmente tutti quelli , die tengono osterie scrivono sopra un li- bro il nome di quelli che vengon'ad alloggiare , col giorno , e l'ora che partono, e mandano di giorno in giorno detti nomi alli signori , che stanno sopra le piazze , Item nella provincia di Mangi , la maggior parte de' poveri bisognosi , «.'he non posso- no allevare i loro figliuoli, li vendono alli cicchi ^^^, acciocché me- glio sian' allevati , e più abbondantemente possiuo vivere .

65 1 . Centosessanta toman di fuochi, IIB. Oderico cosi dUcorre della popola- zione di Qw'nsai ove fu pochi anni dopo il Polo. » Per dominum etiam unum man- » datum habetur. Nam quilibet igQÌ5 aolvit unum balis, idest quinque cartai bom- » bacit quae valet unum florenum cum dimidio. Hunc etiam habent modum, nam » decem , vel duodecim supellectiles faciunt unum ignem, et sic solum prò uno » igne solvunt. Hic autem i|snes sunt LXXXV. tuman: unum autem tuman decem # millia ignium faciunt» (p. 68 ). Dice secondo altra Irzioney che alcuni Saracini^ che erano forse gli appaltatori o esattori di quei dazio asserivano che erano ottan- tanove iuman* Sembra che nel perioda di mezzo secolo circa, da che questa gran citCi capitale era divenuta provinciale , la popolazione delia medesima fosse quasi •cemata di meti. A^ tempi del Duhaldo faceva più d'un milione. Un baccellie- re Cristiano che risedeva in quella citti, assicurò un Missionario che abitava Hang'tcheu che nel solo recinto della città senza i borghi che sono grandissimi gli esattori del testatico avevano sui loro registri circa 3ooooo Hu o famiglie. San-che^ voan che secondo Fuso Cinese significa 3o volte loooo ( Du Hald. 1. 1. p. 175). Osserva il M^raden che la voce Persiana o Tartara toman corrisponde alla Cinese f^oan{^. 1078).

b5*i. Scritto il nome di tutta la famiglia. Ciò vi si pratica anche oggidì ( Ma rad. n. 1074 ).

655. / loro figliuoli gli vendono. Il celebre Libro canonico 'Jei Cinesi appel- lato Jliao^king o ì\ Rispetto filiale ^ dice non esservi piò enurme delitto della disub- bidienza dei liglio al padre. Attaccare il Sovrano è un dichiarare che non si vuol superiore; lo slonlanarsi dai saggi, é un manifestare che non si vogliono maestri: dispregiare T obbedienza filiale è un dichiarare che non si vogliono genitori, ed

44

.

1

34^ GAP. LXIX.

Dell' entrata del Gran Can .

Or parliartio alquanto dell' entrata ^^* , che ha il Gran Cau (iella oitià di Quinsai , e delP altre a quella aderenti . 11 Gran Can riceve da detta città, e dall'altre, cne a quella ris|X)ndono, eh' è la nona parto , ovvero il nono regno di Mangi., e prima del sale ^^* j che vai più quanto alla rendita , di questo ne cava ogn' anno ottanta toman d' oro , e ciascun tomaa è tittaotamlla saggi d'oro, e ciascun saggio vale più d'un fiorino d'oro, che ascenderia alla somma di sei milioni , e quattrocentomila du- cati ^^ . E la causa è eh' essendo detta provincia appresso l'Ocea- no, vi sono molte lagune , ovvero paludi, dove l'acqua del mare r estate si congela ^^^ , e vi cavano tanta quantità di sale , che ne forniscono cinque altri re*gni della detta provincia . Quivi na- sce gran co|ìia di zuccliero ^^, qnal paga come fanno tutte 1' aUre

ecco il cohno dellMniquUà, i'biijgtnis di tatti i cHscMliykl ( Da Huld. t. II. p. 364 ). Ma col corrompersi le costomai^ziè bi^ hui^hòì padri al^Mitò. Indila colpevole coiv suctudinc ed empia di esporre, e di Vendere \ figli, praticata tuttora.

654. Entrata. I trìbàti della |h*ovincia di Tche k^ttìg erano a tempo dei P. Martini 2,510,299 sacchi di Vi^ò; libbre 570,446 d$ ^cta eróda, 2674 balte di Seta iitata. y^u^t^'O v^'^c hciranno i&viìliranó alla corte akuni barconi carichi dei pia belli e preziosi drappi di s^eta di squisito lavoro: 8,7o4r9 49^ fasci di fieno: 444>7^4 salme di sale^ oltre le eiiti'àte derivanti da due gabeRé stabilite neUa capitale^ una sulle merci , l'altra .huì legnami . Esso aveva udito dire più volte che il complesso dei dazj della Provincia aAc^n.Icva a piò di quindici in^'li<òni di òcudi ( Atl. Sin. pag. i52. ) .

655 . E prima del sale . Il fiume di Ning^po ha saline tutte due le rive '(DuHald. t. 1. p. 178).

656. Sei milióni 'e quattrocento tnila ducati, ParL'mdo'sfi ^ui'dì safsgi, di fiori- ni, e di ducati potrebbe nascere equivoco stri valore di dettò 'mìAiete . Il fioriiio'è lo zecchino veneto, ed anche pefrdiicato dèe intendeisi lo stc^o ^e<^dhtirò , come cia- scuno può accertarsene moltiplicando gli ottanta tomani d' oro per ottantamIKi saggi , o fiorini . Infatti nel Te^to della Cru!(da dice ; che hiòkta per tutto sei miiio' ni e quattrocento mila saggi d* oro » ( r. I. p. 144 )•

657. L'estate si congela. Ivi come nelle saline di Portoferrajo, di Sardegna e di Trapani, in laghetti aitcfatli arginati si raccolgono alcuni pollici d' acqua niaii- na. L'ardore del sole ucll* estate 4iè Ai evaporare la parte aquosa, e il sale si cri- stallizza come nelle caldajc cdl fUoòo.

658. ^uiiji nàsct gran còpia ili zucchero. L' AmLusciata Inglese nel risalire il

343

specie tre e un terzo per cerno . Similnieule del vioo , obe »i fa di risi . Delle dodici -^li , che abbiamo delio di sopra , dbe lian- no dodicimila botie^^e per una Item tanti mercanti , che {)or^ lane le loro robe a questa città, e da quella ad altre pani p('r terra ri[)ortano , ovvero traggono fuori per mare , pagano siniil- mente tre e un terzo per cento . Ma venendo per mare ^ e di loQtani paesi e regioni , come dell' Indie pagano dieci per cento, e similmente di tutte le cose che nascono nel paese , cosi animali, come di quel che produce la terra ] e seta, e' si pagala decima al re , e iati' il conto in presenza del detto M. Marco, fu trovato, che l'entrata di questo signore non computando V entrata del Sctle, detta di sopra , ascende ''ogn' anno alla somma di 210. tomaiii , e ogni toman , com' è detto di sopra vale ottanta mila saggi d oro, che saria da sedici aiilioni d' oro , e ottoceniomiia ^ ^ .

CAP. LXX.

Della città di Tapinzu .

Partendosi dalla citta di Quinsai si cammina una giornata verso Scirocco di contitmo trovando case , ville , e g^rdini molto belli , e dilettevoli ^ dove nasce ogni sorte di vittuarl^ in abbon- danza , e poi s' arriva alla città di Tapinzu ^^^ molto bella , e

fiume di Hang-ióheu vide molti campi a cultura coperti di canne saccarine, che era* DO quasi giunte alia maturità. Fu osservato che i nodi delle medesime erano di* stanti sei pollici» e che quelli delle Antille io sono a quattro. Hanno i Qnesi i mulini da zucchero che io Stauntou descrive ( Macait. Amb. t. IV* p- 197 )•

639. Sedici milioni dToro^ e otioeeniomiia . Questa rendiu di sedici millioni e ottocentomila zecchini, procacciò al Po' o la tat eia d* esagerato, e il soprannome de- risorio di milione a lui , non meno che al suo libro. Ma la d'uopo confessare che se intese di favellare come sembra indubitato di tutte le entrate dell'Impero dei Mangi come ei lo appella, o dello Slato posseduto dai Hong^ non è la sua asserzione in verun modo esagerata. Il Yun-nan era allora staccato dall* Impero della Cina meridionale, ma vi erano comprese tutte le altre provincie del mezzodì. Che inten- desse di parlare della totaliti dell* impera dei Song parmi che si deduca » da ciò che ei dice. » Ora parliamo alquanto delle entrate, che ha il Gran Cun della città di 9 Quinsai e (ielle altre a quella aderenti t : ed anche ilal uoiarc che del sale ne for- niscono cinque altri regni della detta provincia, ove pai la della rendila che dava il sale .

640. Tapinzu. Sarebbe difficile anche congetturalmente lo stabilire qual fosse questa città , se dipoi non facesse menzione di Zengitui^ che diihostrertmo essere

344

grande , che rìspoode alla città di Quinsai . Adcvano idoli , e han- no la moneu di carta , abbruciano i corpi , e sono sotto il Graa Can , e vivono di mercanzie , ed arti. £ altro non v'essendo , si

dirà della città di Ugnin ^^ .

GAP. LXXI.

Della città di Usuiu.

Da Tapinzu andando verso Scirocco tre giornate si tniova )a città di Uguiu , e per due altre giornate pur per Scirocco si cammina di continuo trovando città , camelli , e luoghi abitati; ed è tanta la continuazione, e vicinità^ che hanno insieme , che pare a' viandanti passare j)er una sola città , le quali città rispondono a Quinsai . Tutte le genti adorano gì' idoli , e hanno abbondanza grande di vittuarie. Quivi truovano canne più grosse ^*, e più lunghe di quelle dette di sopra, perchè ne sono alcune gros- se quattro palmi , e quindici passi lunghe .

Yeu'téheu . Talché Tapinzu deve essere un luogo del TckeJciang nella direzione di quella città. Non inclinerei però al parere del Magai Hans, che vuol che sia la citti di Tai'ping'fu della provincia di Non kingf mentre in tale ipotesi fa d'uopo far retrocedere il Polo dalla direzione del suo viaggio che è alla volta del Fohien (Magaiil. p. io). Dietro tali riflessile la distanza itineraria assegnata a Ta- pinzu dal Polo, potrebbe congetturarsi che fosso Fu-j-ang . E se si rifletta che n*! Codice fViccardiano si legge Canpingui potrebbe essere ChaoJdng, che forse ai lem- pi dal Polo era distinta col .titolo di tcheu , che è suU* avvertita via del Fokien t una giornata distante da Hang-tcheu a scirocco .

641 . Uguiu. ( T. O. ) Nugui. ( Cod. Rice. ) Uguj^, Il Marsden fa osservare che sembra corrispondere alia città di U-gu£ sul lago Tai ( n. io8s ) della stessa pro- vincia. Ma farebbe d* uopo cercare la detta città a Tramontana di Quinsai f quando asserisce il Polo che è quattro giornate a Scirocco di questa antica residenza dei Song . Ma debbo confessare che non saprei rinvenire a quale delie .moderne città corrisponda .

Ò42. Canne più grosse. Il Martini nel descrivere la provincia, parla del ruscel- lo Luj-eUf vicino a Tchwtcheu^ e dei boschi di bambuse che crescono lungo il fiume, non meno che dell' utilità delle me iesime pei Cinesi ( Ati. Sin. p. i4a ) .

345

GAP. LXXU-

Della città di Genguij e di Zengian.

AtidaDclo pili olire due giornate si truova la città di Gea- giii ^^ ^ la quale è molto bella , e grande : e dopo caoamiaando per Scirocco si truovan sempre luoghi abitati ^ e tutti pieui di genti, che fanno arti^ e lavorano la terra: e in questa pane della provincia di Mangi noa si truovano montoni, ma d ben buoi , vacche , bufali , capile ^ e porci in grandissimo numero « In rapo di quattro giornate, si truova la città di Zengìan^i'i, edificata sopra un monte, eh e come un isola in mezzo un fiume, perchè si diparte in due rami che la circondalo , e poi corrono airop()osto l un dall' ahro, cioè uno verso Scirocco, e l'altro verso Maestro Questa città è sottoposta al Gran Can ^ e rispon- de a Quinsai. Adorano gl'idoli^ e vivono di mercanzie, e bau-* DO gran copia di salvaticine , e uccelli . £ passando avanti tre giornate , per una bellissima contrada tutta abitata con infinite ville , e castelli , si truova la città di Gieza nobile e grande , ed è r ultima della provincia del regno di Quinsai, perchè quello

64S. GenguL { T.O. ) ChegnL Con molta verosimiglianza crede il Marsden che possa esaere Tchu^kìy luogo segnato nella carta particolare del Tche^kiang { not. 1081 ) Ma in tale ipotesi il Polo per trasferirsi a Yen-ucKeu non avrebbe risalito il fiume Tsienrtang'kiang^ ma avrebbe presa una via di terra più lunga.

644. Ze/i^ifl/i^(PocJ.Ricc.) Cingiam.Kon pare che siavi dubbio che corrisponf la alla moderna citld di Nien-tcheu^o Vhn^tcheu. Il Polo dice che Zengian è ediiicata sopra un monte; che ò come un'isola in mezzo un fiume , perché si diparte in due rami clic la cir< .oridano , e poi corrono all' opposto l* uno dall'altro, cioè l'uno versò scirocco, l'altro verso maestro. Secondo il Martini Yen-tcheu ritrae non lieve van- ta <^gio da due fiumi navigabili , che confluiscono vicino alle sue mura, e la mon- t«i(^na d' Ulum a settentrione viene a chiudere in certo modo la città ( ibid. p. iSp ). Essa fra gli altri nonii ebbe quello di Sin-ngan {13\sU Gen. de la Chin. t. XIl. p. tto ) voce di suono assai simiglianle a quello di Zengian. Ma non può dissimularsi che a tale congettura pone ostacolo alcuna particolarità narrata dal Polo: la distanza iti- neraria the al più può essere cinque giornate da Hangtchéu , e la direzione delle acque, mentre uno dei fiumi viene e non corre da Scirocco , quantunque dalla città partendosi si volga effettivamente a Maestro. Era ignoto al Marsden che Ven-^chea aveva avuto il nome di Sin ngan tuttavia S* appigliò a crederla la città detta Zengian dal Polo e ne diede la descrizione dietro l'autorità del Viaggiatore Van-Braam che ne palla presso a poco come il Martini (n.io86). Lat,29.<'37.'LongtOrient.da Pek,5.»4-'*

346

è il capo , al quale tutte corri spondoDO . Passala questa città di Gieza s' entra io un'altro regno de' nove della provìncia di Man- gi , detto Goncha .

GAP. LXXIH.

Del Regno di Concha^ e della ci ita principale detta

Fugiu .

Pariendosi d;iU' ultima città del iregno di Quiosai , qual si chiama Gieza ^^ s'entra nel reguo di Gouca ^*^ , e la citta priaci-

645. Gieza. Ma asaai più correttamenie il Testo Riccardiaoo Cin^ioCu- gui, che è hiu'tcheu. Secoodo il Martini la città è fabbricata alle rive del hume Co'^'j'O e condnsL col Fa-kien, Siccome conviene valic^àr monti per pervenirvi, perciò la via é diffìcile e incomoda, e si numerano tre giornate. Soggiunge Tillustre Missionario : » Marco Polo di Venezia appella la provincia di Fokien, Fu§ui, e qur* » sta città Cagai * ( cosi leggesi ne 11' Edizione Basilense del Milione ) » perché i Tartari invece di chea dicono gui donde ne avviene che il Veneio ha potuto {òr- » mare detto nome da quello di Kiu^aìieu . Ciò apparisce anche pilli manif<:stamenfe » dal nome della città di Qtieiinfu ove il Veneto giunse dopo aver valicate le monta* » gne, che è una gran citti detta anche di presente Kienningfu. La città di Kiwcheu » è una delle più meridionali della provincia, ed é perciò che il Veneto la disse Tul- » tima di Quinsaif e ciò è una conferma della, nostra asserzione. Dimodoché gli £u- » ropei non debbano omai mettersi in pena, porre in dubbio ove sia il Catajo^ il » Maagiye^^mnuU^e altri luv>ghi stati sin qui sconoscimi, intanto alla posizione e » descrizione geografica de* qusiUsono occorsi cotanti errori, ed anche senza ragione y si é cercato di accusare il V^ieto di falsità. Che a lui si Usci adnnque la lode e » r onore che si merita» quantunque abbia più qua e più mutatici nomi secondo le ^ costumanze dei Tartari, che non pronunziavangU alla Cinese )> ( kx\. Sin. p. 140 )• Abbiamo creduto allegare per intero la valevole autorità di un testimone ocula- re | più d'o;gni altro Europeo istrutto nella geografia Cinese^e che tanto lava il Polo dalie imputjazioni date ad esso da imperiti .e presuntuosi censori . Lat« di Kiu-Ccheu 29.** a.' Long. Orient. da Pek. 2.<> 35.'

646. Regno di Conca* E* ncOrc vote, perché sveU il ritocco fatto del Milione dal Polo più ìwlte t la variante del nostro Testo, ove invece di lecersi regno di C<m* caf si leggt di Fugui^ che comf avverti il Martini è il Fokien. Tal nome che a que- sto paese il Polo è desunto quello della capitale Fu-tcheUf come lo dice anche il rammentato Missionario ( ibid. p. 1 4? )• Non fu solo il Polo ad appellare quella pro- vincia in si fatto mod<^. Il Kaempfero ap(>ella le tre provincie marittime dell' Impe* ro Cinese che viaittf il .Polo, Nankiags TsiàkiSfu, t.Foktsju ( Hist. du Jap. 1 1. p. i55 Sembra poi che Conca appellassero 5iueUa provincia gli stranieri . Il Piga- fetta n^a Relazione del primo viaggio attorno al Monda dice: t dietro alla eosta nella Chin;^ sono melti popoh, come di Chenchi » ( Ban». Nav. 1 1. p. 407. D. Viagg. del Pigafet. pubblicato dall' Amoretti Milano. 1800. p. i^jn ) .

347

pie è detta Fagia ^^ , per il quale si camina sei giornate alla volta di Scirocco sempre per monti e valli ^**, e si iriiovano di continuo luoghi abitati, dove è gran copia di vittuarie ^^^^ e vi fanno gran cacciagioni , e vanno ad uccellare , per esservi varie sorti d' uccelli « Sono idolatri , e sotto|)osti al Gran Can , e fanno roercan7ie In questi contorni si trovano leoni foriissimi ^^ . Vi nasce il zen7ero^ e il galangà in gran copia, e d'alire sorti di specie, e ))cr una moneta, ciie vaglia un grosso d'argento vene^- ziano s' avera ottanta libbre di zenzero fresco, tanto ve ii' è ab- bondanza. V^i nasce un'erba, che prochice un fmtio ^^' , che fi

647. Fugui^ t meglio il Tento nostro Fugìu ossia Fmtchcu capitale del Fokieny nome che il Polo diede bnche alla pravincia ael Ms. toste citato. £' citti aobilissi- ma per magnificenza di fabbriche, e per la ricchezza dei traffici. I bastimenti dal mare risalgono sino sotto la città ove è il gran borgo di Nantai. Vi è un ponte che ha lunghezza cinquecento pertiche, e di larghezza circa mezza pertica, fabbrica* to di pietra bianca: ha più di cento archi; è ornato di balaustrate e di piedistalli ove posano leoni bene scolpiti . In quella città sono molti templi , ed uno dei più son tuosi é nel borgo testé rammentato ( Maru 1. c.p. 149 ) . A mio parere riparia di detta città al capo 78 di questo libro col nome di Caigid. Lai. di Fu-tcheu a6-^ %J Long. Orient. di Pek. 5." o.' Ouhaldo.

648 Sempre per monti e valli , Il Duhaldo osserva che Kiwtcheu è la città più meridionale del Tche-kiang a confine del FoAf>/i:che il cammino che vi conduce che è di tre giornate è difficile per essere montuoso. Che questa via comincia a KiangnAan^hienf e dora trenta leghe per monti sddacesi. In una di quelle montagne' V* é Qua «cala di più di trecento scalini, che gira rerta per agev^me la-salita ^ t. L p t8i). U P. Martini che risitò la provincia dice t il y a ^ar Coat età montagni^s » courertes par f(MS'd'«rhre8, et d' agréa^Kes forèts » (Ali. p. 147)*

649. E vi è franr copia di vittuarie » Si 4a nature '(dice 11 rammentato t «eiettore) n*a pus pertnito, ni voaki,qu' flyetft ées pays plat4;, ni de rases » tampttgncs, T'art, le travail, Tìndustne ées hommes «n ont fait feì-mer un. T On lencontre par tout des m<ii<it«gipires que vous pomTÌtiz nommer avoc t raison des ihealrcs vrrds. Oti a- tuilU , et coupé en i'àt^on d'escaliers et t^ y flchelles, par òu do bits deT'une oh AiTontc dans ■!* autre. Car comme le ris V ne croìst (jue danis k'S «aux, aiMsi léH fautilun pojr plaft ^ ce qui est rare et y mervenll'Hi)! ù veir, ils conduisem asse ^ soiivent d* une montagne à l'aut re» par ^ le moyeii'de^ ctf^ux,4eli eauK q\rì BuffiMnt» et sont necHisaires pour arroeer »

-( Mart. Atl. «p» •'4? )

éSo . Leoni Jhf'tty^NHi . D^e in'.endersi t^i^i ( Y. n 338 ).

S&i . ^1*' erba che produce liujt-utto . Avvet le saviamente il Miirdden ( n. logS ) che è la Curcuma longm^ che secoiiJo H D;ì Oui^nes i Cinesi ^p^lUino Cha^kiungy e che*ru80 di t((Uesta«dìri>ga in cucina none comune nella Cina ma^molto presso i lUalai e gli altiù abitami dell'arcipelago Orientale, e che Ja loro aVi anno apparato ì popoli del Fokien ad usarne . Il Taf gioni descrive li pianta che viene dall'Indie per uso me- tilt inule. E' una radice cilindrica ètorta diella lunghezza d'un poUtee , alquanto ama- tetta, del «olof« dtflki «ci% ginUa a. tutta soilanza. Gl'Indiani ^Ub»M» k niiji«9re, me«-

348

r eflfeuo e opera come fosse vero zafferano , cosi nell' odore , come nel colore , e nondimeno non è zafferano , ed é mollo sli- mata , e adoperala da tulli gli abitanti ne' loro cibi , e per quesio è molto cara . Gli uomini in questa regione jnangianò voleaiieri carne umana , non essendo morta di malattia , perchè la repatano più delicata al gusto, che alcun' altra : e quando vanno a combat- lere , si fanno levar i capelli fino all' oreccnie , e dipingere la fac- cia con color azzurro finissimo : portano lancie e spade , e tulli vanno a piedi , eccetto il capitano a cavallo . Sono uoiiiini cru- delissimi *** , di modo che come uccidono li nemici in balta- glia , li vogliono bevere il sangue , e dopo mangiar la carne . Or lasciando di questo diremo della ciltà di Quelinfu .

GAP. LIV.

Delta città di Quelinfu.

Camminalo , che s' ha per questo paese per sei giornate , si truova la città di Quelinfu ^^^ ^ la quaUè nobile e grande « la

scolata col zolfo^ per X itterizia « per Tottalmia, contusiooi» scabbia o lebbra. La mag- giore anche ^ler condimento di molti cibi in vece di zafferano (In.Botanic.tIl.p.9-)' Descrive questa pianta 1' Acosta ( p.194 ) e la chiama Zafferano dell* Indie , riferisce le opinioni di alcuni che sia la Curcuma o Curcumani detta da molti Arabi Curcum. Esso cosi ne parla. ,y Ha le foglie maggiori e più larghe che quelle del Testicolo 9, detto SerapioSf del colore delle foglie della Scilla^ più chiare e più sottili- Il suo ff piede o tronco è fatto di congiunzione di foglie . La radice è molto simile ai Gen- ,, giovo di fuori, e di dentro é molto gialla ,, Prosegue a descriverne gli usi medici- nali che sono gli stessi avvertiti dal Targioni .

652. Sono uomini crudelissimi > Oggidì sono lussuriosi , furbi ^ e ingannatori. Sono i più arditi e crudeli frai Cinesi ^ dediti al ladroneccio di mare, pi|rché conser« vano r indole loro barbara, per essere V ultima provincia che fu unita alia Gna ( Mart. Atl. p. 148 ). Dovevano essere anche ptù crudeli ai tempi del Polo perché da meno tempo erano stati riuniti alla Cina, ed inoltre perché dovevano essere ir- ritati contro i Tartari che gli avevano di fresco soggiogati. Il rimprovero che era- no mangiatori di umana c«xne pud essere stato calunnioso . Ma é da osservare che anche il Relatore Musulmano del Renaudot rimprovera ai Cinesi questa abominevo- le costumanza di mangiare gl'inimici , e di vendere pubblicamente carne umana. ( Anc* Rei. p. SS ) .

655 . Qutìlirfu, Che pier affermazione del Martini ( Ati. p. i53 ) e del MagailUns ( p. lo } é Kien-ning'/u quarta città della provincia . £^ sulle rive del Jtfin^ e la città cede alla capitale delia provind^i di .onorificenza^ ma non di grandezza.Ha territorio

349

della città vi sonò tre ponti bellissimi ^^'*, perchè- sono lunghi più di cento passa T uno , e larghi otto, di pietra con colonne di marmo Le donbe di queste citta sono bellissime , e vivono con gran delicatezza . Hanno gran copia di seta , la qual lavorano in diverse sorti di drappi. Item panno bombagino di fìl tinto, che va per tutta la provincia di Mangi . Fanno gran mercanzie ^^^ , e hanno zenzero e pianga ih gran quantità « Mi fu detto , ma io non le viddi, che A trovau certe sorti galline ^^, che non hanno penne , ma sopra la pelle vi sono péli negri , come le gatte , che è una strana cosa a vederle , le quaU fanno uova , come quelle de' nostri paesi , e sono molto buone a mangiare . Per la moltitudine de' leoni chQ si trdovano , il passar per quella con- trada è molto pericoloso, se non vanno in gran numero le per- sone .

GAP. LXXV.

Della città Un<ruem ^*'. Da Queliufu partendosi, fatte che sMianno tre giornale,

vasto e comanda a sette città. I Tartari Manciusi la danneggiarono crudelmente per essersi da loro ribellata, vi appicc^Mt>no il fuoco^ e ne passarono gli abitanti al ili di spada ( Lat. 27.^ 3/ Long. Orient. i.^ 5(^.' Du Hald.)

654. Tre ponti Mussimi . Due soli ne esistono oggidì sul Min dopo l'avver* tita rovina della citti ..Il primo è coperto ; ha dai due lati case e botteghe : le pigne del ponte sono altissime e di pietre conce, il rimanente é di legno* Il secondo detto Cko~kin§ è magnifico, ed è fabbricato nelle vicinanze di Kiert^rong : la sua lunghez- za é tttie.chje contiene settanta tre botteghe , e ancor esso è coperto ( Mart. 1. e. ).

655. Fanno gran mercanzie. Secondo il Martini la città non ò delle meno mer- cantili^ e siccome il fiume che la bagna cessa di essere navigabile a Paotching-hien che é distante tre giornate di cammino dalia città; vi si sbarcano le merci, e diecimila facchioi le trasportano a spalla per una via alpestre e scoscesa a detta città, e di li riportano altre merci ( Mart. 1. e. Du Hald. 1. 1. p. i56 ).

656. Certe sorti di galline ( V. 1. 1. p. 147 n. )• H B. OJerico che da Zaiton si reco a Fw^cheu^ che esso appella FwxoMt in qua ( dice ) sunt majores gaUinae dq » mundo , albae ut nix , non habentes pennas sed ianam soium ut pecus » ( Elog,

Pag- 66. )• . ....

GS'p. Unguem. Dalla direzione , dalla distanza itineraria , si ravvisa essere la

città di V-kihien o Yaeu-ki'hien secondo il Martini, a mezzodì di Yenping-fu^

capitale del quinto circondario delia provincia di Fókien dalla quale dipende la

rammentata ÌJ'Jsi^kien . Sfiondo la Carta particolare della provincia è distante

' A3 '

h

356

sèmpre tedendo , e trovando citià e castella ^^ , dove sono genti idolatre , é hanno seta in gran copia , della quale fanno gran tiiet*éaiizie^ si tmova la città di Unguem , dove à fa gran equa di zucchero ^ , che si manda alla città di Gambalù per la corte del Gran Gan . E prima che qnesta città £36se sotto il Gran Gan , sapevano quelle gènti far il zucchero bello , ma lo facevano bollire schiumandolo^ e dapoi raffreddato rioianeva ana pasu ne- ra . Ma venuta all' obbedienza del Gran Gan si tniovomo nella corte alcuni uomini di Babilonia, che andati in questa città gl'in* segnorno ad affinarlo con cenere di certi alberi .

G A P. .LXXVI.

Della città di Cangia .

Passando avanti per miglia quindici si truova la città di Gangìu ^^ , la quàU è del reame di Gonca , eh' è uno delli nove

Hiiglia geografiche da Kiett^ning-fn distanza che concordA con le tre giornate ram^ meniate dal Polo .

658. Città e castella. Il Martmi dice del territorio di /iCi>n-nin£^';/fr (Al), p. i54 ). » Il y a par tout des vicoques» et des boorga pour y recevoir ceux, qui paueot » et y vòntlogér i^ .

669. Copia di zucchero^ V. ì. I. ^. i4t* <>• b ). )^ In liac ci vitate est copia multa» » omnium quae necessaria suAt lilumanae vìftae, M^ Crea liòrae, et ocOo uncìae » zucSiari habentar mrnfóri ^nfiidio ^rtso v (B.Odor. Hist. p.6S). Sembra 'che i raffinatoti di zucchero di Babilcmia fossero molto fifuèmirti . F»a le ifpezferie nume- ra il Balducci Pegolotti lo zucchero candì A Bambilloiiia o del Cairo, e non già Bddacca oBagàdad. 11 Soldaao d'Egitto feceva gran mercatura ^ 4Su<5chero aecoii* doMariil Sanudo (Gest. Dè^i per Vrahc. t.1f. p. 28. e ^. )• I^ne Affricanfo parfa d' una celebre raffinerìa che esisteva a Dèrottè sul H\\o : y hkMò ùlia grandissima i stanza , la ^ùale pare un castello, in 'cui>iOttoi torcoli/è le cttldaje dorè Canno e ^ cu(/coho lo :^dchero: mitfi ho veduto altrove, tarato numero di lavoratiti di coli, e ^ intesi 'da uh'hìinistro della còmtmità thJt A s^xinde per eiààcfrti giamo -net dcró » circa a dugento saraffì i Raih. Nàv. t. f. p. 90 ).

660. Càngia. I^arreijbe che & Polo irifendesse 'di "puthYt delta città ^ YT&m- tchàuoTchàn-tcheu cheè la tifricà'del Fokien. T«tnto più Òhe tVi è oli BiftAe detto Changt sulle rive del quale ikbht*rcata 'la citei, xht è di 'grandissimo traftt o , e tale da fare parere che siavi una continua fiera di merci Cinesi e straniere. Detto fiume ha foce non molto lontano dal porto di 'Zaiton^ e sbocca nel gólfo ove è il celebre porto d' 'Ntahiuen o d' ErmH ( M art. Atl. p. iSl ), che. anche Versò la metà del secolo caduto faceva 'lii maggior pafte dei ^ttiifflibi che fa oggidì 'Cdn'ton (Da Hald. t. I- t>. 166). l,e nsvi risalgono il fialtte 'favorite dalie maree Hi^o «ila citta (Man. L

35i

reami di Mangi : ìa questa città dimora grande esercito del Gran Can per guardar quel paese , e per qss^ sf lupre apparecchiato , se alcuna città volesse ribellarsi. Passa per mezzo di questa città un fiume , che ha di iairghezsa un miglio , Sopra ,1$ F;ye òe\ qua- le da un canto e dall' altro vi sono bellissimi casamenti , e vi stanno di continuò assai navi , che V£(nno per questo fiume con mercanzie y e massime di zucchero, che £inao in grandissima copia . Vi capitano a questa città molte navi d* India , dove sono mercanti con gran quantità di gioje e pierle , delle quali fanno grosso guadagno . Questo fiume mette capo non molto lontano dal porto detto Zaitum , che è aopra il mare Oceano . E quivi le navi d'India entrano nel fiume ^ e se ne vengono su per quello fino aUa detta città , la qual' è abbondantissima di tutte le sorti di vit^ tuarie , di dilettevoli giardini, e perfettissimi frutti

Ma la distanza di quindici miglia che secondo il Polo è fra JJ^k^'U^ne Pangiu distrug. ogni probabilità che sotto nome di Cangia intendesse di favellare di Chan-tcheu V un luogo dall'altro , accendo la carta particolare deQa provincia * sono distanti tenta miglia, osaiano cinque giornate. D'altronde per non credere ciò parasi innanzi un' altra ragione, cioè che il Polo aSeniia che partendosi da Cangia^ e caminando a Scirocco cinque giornate si giunge a Zaitwn , o Si^en^icheu mentre dall' una air altra città non sonovi in retta linea che miglia 56 Ossian tee giornate, e la pe^ conda citti relativamente alla prima è a Maestro . Sospetto pertanto che sia occorso errore nella Lezione Ramusiana, e che invece di Cangia debba leggersi Fugiu q Fugmi, che è Fu. fc^^ città che era sulla vera Sua strada. Ciò parmi dimostrato in quanto die i Testi d^Ala Crusca, il Riccardiano, il Parigino non meno che V Edi- zione Basilense portano Fugai o Fugiu. Enel testo delia Crusca si legge » sappiate » che questa città di Fugai è capo del regno di Conca » ( 1. 1. p. 147 ) . Ed infatti a Fuiehett capitale del Fokien, ciò che di Cangia leggesi nel Testo Ramusiano con- viensi. La distanza da Cangiu a Zaitum è di cinque giornate, e fra FuHcheu e Siven^tch&u sonovi jS miglia nella direzione di Scirocco. Una sola dellepar- ticolariià noki quadra col vero ed é che Fugai sia sole aS. miglia distaute da Hieu^hi , mentre secondo la carta del Fokien sono a 55. miglia V una dair altra . Non è malagevole lo stabilire una ragionevole congettura per esplicare come sia accadu- to che nel Testo Ramusiano sia stata permutata la voce Fugiu in quella di Cangiu É da sapere che Fugiu ebbe fra gli altri nomi quello di Cluuh^ ( Hist. Gen. de la Qun. t. XIL p. laa ) Talché il Polo appuntò probabilmente nei suoi memorali am- bedue i noi}ai, e nel ritoccare l'opera sdstitui l' uno all' altro . Fwtchea Lat. 26.** 2.' Long. Orienta 5.^ or Su Hftld«

35» GAP. LXXVII.

Della città e porto di Zaitum : e città di Tingui .

Partendosi da Cangia , passato ohe si ha il fiume ^' cammi- nando per Scirocco cinque giornate di continuo, si truova terre, Castelli, e grandi abitazioni ricche, e molto abbondanti di ogni tittuaria : e camminasi per mónti , e anco per piani e boschi assai , nelli quali si triiovano alcuni arboscelli , da quali si racco- glie la canfora ^^ . £ paese molto abbondante di salvaticine: sono idolatri, e sotto il Gran Gan della giurisdizione di Gangia, e passate cinque giornate, si truova la città di Zaitum ^^ nobile

661 . Passato che si ha il fiume, Coaviene infatti passare il fiume per recarsi àa Fu'tcheua Siven^cheu.

, 662 . Canfora ( V- t. I. p. 148 n. ) '

665. Zaitum. ( God. Uicc. ) Zàiren. ( Cod. Par. ) Zartan. Migliore d'ogni altra e la Lezione Ramusiana^ che viene confermata dal B Oderico ohe appella quel porto ove sbarcò per recarsi alta Cina Zaj^ton. £i dice : v est'civitaa in duplo ùAsfjor p Bononia, in qua multa sunt monàstieria religiosorum « qui universaliler idola » col un t y. Di un celebre tempio idi esistente a Sivett^tcheu parla il Martini, il quale crede che vicino a delta città fosse quella detta Zaitum dal Polo, perché cinque giornute distante ór Fu-^cheu è Siven'4{JteUf^ perchè ivi si trovano monumenti Cristiani, i quali dimostrano che i Cristiani frequentavano quella contrada ( Al), p- iS^) Infatti dice il B OvioHco:> m qua nus FratresMinores habemus duo loca^ad quae » portavi ossa nostrorum Fràtrum Minorum, qui passi fucrunt martiryum prò fide t Christi ». Dunque nel i55o eraniri di già Missiouai i Cristiani, ed ecco perché ivi trovanti monumenti ( Elog. B. Ocloric. p.66 ). Fra Andrea da Perugia narra in- fatti in una lettera riferita dal WadJin^o » Est quaedam magna eivitas juxta ?«Iaic » Oceanum, quae vocatur lingua Persica CaJ-ton { Zaiton ), in qua civltatc una t dìves dt)inìna Armena £cclesiam erexit , p ree tara m' sa ti s et granclem, quam qui- ò dem de ipsius voluntate per Archiepiscopum, in Cathedrtilem erectam cumcom- ^ petentibus dotibus, fratri Geranio Episcopo, et fratribus qui cum eo crant » donavit in vita, et rn morte reliquit ; qui primns éan dcm cathedram suscepii »- Dopo di qt»esto fu fatto vescovo di Zniton fra Pellegrino ^ indi esso fr. Andrea da Perugia, che scns.se al suo provinciale nel i5:i6 ( WAdd. Ann. Fr. jMinoi. t. VH- p, 6^ ). Fra le altre cose importanti leggesi in detta lettera che » in islo vasto lui- » perio sunt gentes de omni natione, quae sub coelo est j et de omnì secta:, et coiKe- » ditur omnibus, et singulis vivere secundum sectam suam £i soggiunge » Vivo # de clcmosyna Begia memorata, quae juxta mercatorum januensium aestimatio- p nem, ascendere pqtest annuatim ad valorem centum florenorum aureorum velcir- p citer „. Dunque ivi venivano dei Genovesi per terra. Ne meno mirabile è il fatto che un principe gentile pensionasse missionari cattolici, non geloso di pervertirli, ma

353

e bella j la quale ha un porto sopra il Mare Oceano molto famose per il capitare, che fanno ivi tante navi con tante mercanzie, le quali si spargono per tutta la provincia di Mangi : e vi viene tanta quan* tità di pepe , che quella , che viene condotta di Alessandria alle parti di Ponente è una minima parte , e quasi una per cento a comparazione di questa^ e saria quasi impossibile di credere il con-* corso grande di mercanti , e mercanzie a questa città per esser qnesto un de' maggiori , e più comodi porti , che si trovino al mondo Il Gran Can ha di quel porto grande utilità , perchè cadauno mercante paga di diritto ^* , per cadauna sua mercan- zia , dieci misure per centinaro La nave veramente vuole di nolo dalli mercanti delle mercanzie sottili trenta per centinaro , del pepe quarantaquattro per centinaro , del legno di aloe, e sandali, e altre spezie e robe quaranta per centinaro. Di sorte- che li mercanti computato i diritti del re , e il nolo della nave pagano la metà di quello , che conducono a questo porto , e non- dimeno di quella metà che li avanza , fanno cosi grossi guada- gni , che ogni ora desìdeiano di ritornarvi con altre mercanzie . Sono idolatri , e hanno abondanza di tutte le vittuarie : è molto diletievol paese, e le genti sono molto» quiete , e dedite al ripo- so , e ozioso vivere . Vengono a questa città molti della snperior

di mantenere ciascuno nelFosservanza della sua legge. Che Zaiion sia Siven-tchen é anche opinione del Deguigncs perché ei osserva che Marakeschi , appella detto porto Zaitum ( llist. dea Huns. t. IV. p. 169 ). £ che così Io appellassero t^li Arabi io conferma anche Abulfeda (Geog. p. 275 ). i> Zaitum est emporium S.iiicum, et » urbs Celebris, mercatorum eo migraiitium scrrnonìbus« ad sinum maris sita. » Frequentatur*navibusisinus iilius mensura, est feie quindecim niilllarìum. Urbs p illaestàdoriginem duofliivii ». Siven-tcheu secondo il Martini è città iloridis- sima pe' suoi traffici, e per la sue riccheiLze, e molto yasta, ornata di splendidi e maestosi edifizj e di sontuosi templi con strade ammattonate, che hanno i marciapiedi pietre conce. Nonavvi citta che abbia case più eleganti e magnifiche. La città è vici- no al mare in un piaceyol locale . I più gran navilj giungono sino alle sue mura da due lati, perché é fabbricata sopra un promontorio. Il fiume che passa accanto a)la citlà é detto Lojnng. Su questo ewi uno dei più bei ponti dtll Universo, non ha archi, ma*<è copèrto di lastroni di pietra che posano sulle pigne ( iVlart. p. i5i ) . Zaiium é segnata nella Carta dello òcudo come il luogo il più meridioniile della Cina che visitasse il Polo. E nella tavola di quella parte deU' Asia data dal Ramusìo é scgnaU sopra un gran fiume ad una Latitudine wssui esalta, cioè sopra il Tiopìco. Lat. 24.° 56.* Long. 2.° a a/

6G4 . Paga di diriuo ( V. t. L p. 1 4y n. )

354 indisi , per causa di fafi^si dipiDgere ^^ la persdna con gli agbi , ( come di sopra abbiamo detto ) per essere in questa città mol- ti valenti maestri di questo uffizio. Il fiume, che entra nel porto di Zaitum è molto graade e largo , e corre ooa graodissima ve- locità , ed è un ramo , che fa il fiatue che viene dalla città di Quinsai ^^. E dove parte dall' alveo maestro ^' vi è la città di Tingui ^^ . Della quale non si ha da dir altro , se ooa che io quella si fanoo le scodelle e piadene di porcelbne ^ in questo modo , secondo che li fu detto . Raccolgono una cert^ terra come

665. Farsi dipingere, Marflden inclina a credere che ivi fosse concorso di stranieri per farsi fare il ritratto , e non già per farsi arabescare la pelle, puogen- dola con aghi, e passandovi sopra una tinta che dicono indelebile. Io non converrà in tale opinione, perché farebbe d'uopo elidere che nel Testo Bamusiano vi fosse r interpolazione delle parole farsi dipinger c<m ^ghìy e 4'aitra come di sapra abòiam detto . Di sopra parlò non già di farsi ritrarre ma dell* arabescarsi la pelle. Ne vedo che sia da recar meraviglia che queir uso esistesse nel Fokien^ e non nel resto della Cina, mentre era originario da paesi stranieri Narrò il Polo di sopra, che anche i guerrieri solevano neU' andare a combattere dipingersi il volto con azzurro finissimo .

666. Dalla città di Quinsai. Non é detto negli altri Testi che il fiume che bagna Zaitum sia un ramo di quello che viene dalla città di Quinsai. Ciò é con- trario al vero , mentre detto fiume secondo tutte le Carte ha origine nella provincia

667 . E dove si parte dalV alveo maestro vi è la città di Tìngui . Non cosi porta la lezione del nostro Testo : e in ipicUa provincia hae una città che ha nome Tìnuguise. Infatti il fiume che passa perla città di Tìngui che avvertiremo essere Tlng* tcheu non ha comunicazione veruna secondo le carte col fiume di Quinsai ^ eoa quello di Siven^ tcheu .

66^. Jìngut. Non visitò il Polo detta città, ève parla pM* sentito dire,<eat€^ come dice essere città della provincia , é chiaramente quella detta oggidi Ting» tcheu .

669. Scodelle di porcellane. Intorno alla porcellana leggasi riUustrazioiie in fondo al primo volume. La porcellana delFokien é rammentata dal Duhaldo come di un bianco candido, ma senza hicentezza e senza pitture ( V. 1. 1. p. 149 »• liCttr. Edif. t. XVIIt. p.i77 )• t^ La porcelaine quinous vient da Fokien ne merité » d'en porter le nom. JEll' est noire , grossière, et ne vant pas notre faTance. 9 Celle qu'on estime se fart dans la provìncie de Quam-si » ( Le Corate t.I.p.a65 ). 'Ma può essere che ai tempi del citato BSisssiouario la porcellana del Fokien fixae m decadenza, come forse lo era allora quella di King^te^ehing vicino a Fue^leatm ore fabbricasi tutta la porci^Uana che serve oggidì per la Cina, per r Asia Superiore, e per appagare il lusso di tutte le altre parti del Mondo . Ciò sembrami dimostrato dalla relazione del paese di Tchin^la d* ob Cinese contemponmeo del Polo il quale fra le merci Cinesi recate in quel paese, namera i vasi di porceilaaa blu di Tsivem* tcheu che dovevano essere della fabbrica del Fokien, « non di quelli di Fuleatm ( NouvelJ. 4.nn. des Voy . Paris 1819. l. UL p. &> ) .

355

di uDa mioiera, e ne fanno monti grandi , e lascianli al vento, alla pioggia e al sole , per trenta , e quaranta anni , che non li muovono E in onesto spazio tempo la detta terra si afitna, che |K>i si può far dette scodelle, alle quali danno disopra li colori che vogliono^ e poi le cuocono nella fornace . £ sempre qu^i , che raccolgono detta terra , la raccolgono per suoi flgliuo- h, o nepoti. Vi è in detta città a gran mercato ^ di sor teche per un grosso veneziano si averà otto scodelle . Or avendo detto di alcune città del regno di G>nca, che è uno delli nove della pro- vincia di Mangi ^^^^ del quale il Gran Gan ha quasi cosi grande entrata, come del regno ai Quinsai, lasceremo di parlar più di questi tali regni ^ perchè M. Marco non vi fu in alcuni di essi ^ coDOie fu io cKiesti aue di Quinsai e di Gonca ^'7^ Ed è d;i sapere;, che in tutta la provincia di Mangi si osserva una sola (avellale una sola maniera eli lettere ^7* ^ e nondimeno vi è diversità nel pai^ lare per le contrade , come saria à dir Genovesi , Milanesi , Fio- rentini e Pugliesi , che ancor che parlino diversamente , nondi- meno si possono intendere. Ma perchè ancor non è compiuto, quanto M. Marco ha deliberato di scrìvere , si metterà fine a

C70. Dette nove detta prwincia di Mangi, 6ìtC9me ti aflèrmó che il fiume Kiang formava il confine dei due Imperi degli Vven^ e dei Song rultimo dei quali fu detto dal Polo dei Mangi: eecondo la divisione attuale il Mangi potrebbe credersi die com- prendesse le nove provincie che sono a mezzodì del Kiang i .^ Il Kaìig-^nan che aff- iora appellavasi il Nan^kingy imperocché furono \ Manchisi che permutarongli r antico nome nell'attuale ( Mart. A.tl. Sin. p. 1 15 ) si.'' il Kiang^si. 3.<> il Tcke-kiang. 4.*» il Fokien. 5.® il Quan-tung. 6.« V Huquang . 7.» il Quang-si. 8.*» il Quei-teheu . 9.** 3 Yunnan . IVI.1 egli é certo che il Polo non potè comprendere fra questi l'ultimo paese che era allora reputato come straniero . Sembra che CiMai'Can dividesse in tre provincie le due di Nan-ling e di Tctm-liang, Infatti nel testo della Crusca dice aver veduti ti^e regni del paese dei Mangia cioè Cigni o Cingui ^ 'Quinvm « IPugìd ( t. I. p. 149 ). In altro luogo parla della provincia di Nan^king (cap. Co ). Talché si ravvisa che l' attuale Tche-Xiang era diviso in due prvrinote una 'daèfe quali aveva per capitale Cinguif V altra Quinsai,

671 . Come fu in queste due di Quinsai e di Conca. Cioè le provincie di Tche^ kiang e Fokien. Ciò conferma quanto asserimmo intorno ai vinggi del Polo fatti in occasione delle sue legazioni, cioè eh' ei s'imbarcò sempre nel Fokien Il testo ilella Crusca invece di due provincie dice che fu in tre che sono quelle rammentate Bella nota precedente .

672 . Una sola favella e una sola maniera di lettere . Ciò fu avvertito nella dichiarazioce seconda a questo libro . Ivi pure fu notato dietro l' asserzione del I>ahaldo, che varj sono i dialetti delle provincie , ma i che i Letterati ovunque usano la lingua dotta, che gli Europei chiamano Mandarina o dei magistrati «

356

questo secondo libro , e si comiacierà a parlare de^ paesi ,. città e Provincie dell' India Maggiore, Minore e Mezzana^'^, nelle pani delle quali è stato qtiando si truovava a' servizj del Gran Gaa mandato da quello per diverse faccende. E dipoi quando tornò con la regina del re Argon , con suo padre e barba , e ritornò alla patria ; però si dira delle cose inaravigliose , che ei vide in quelle, non lasciando addietro T altre, che udi dire da per- sone di riputazione , e degne di fede , e ancora che li fu mostrato sopra carte di marinari di dette Indie .

673. India megf^iore^ minore ^ e mezzana. Qual fosse questa divisione a men- te del Polo non sarebbe agevole a comprendere s' el stesso non ne desse indicazis* ne La penisola detta da noi Indosian » e dagrindigenì Decan è quella che il nostro Viaggiatore appella India Maggiore. Esso dice (Liblll.c.ao) che in faccia al Cejlané la gran provincia di Maabar che si chiama India Maggiore. Ultima provincia di det- ta India a mente di esso è il Chesmacoran o il Mekran . Llndia Minore é la regio* ne che dal paese di Tsciampa si estende sino al regno d' Orissa ( V. n. 960) che era r ultimo della gran penisola Indostanica Dichiara ei stesso che per India Mezzana intenda V Aòissinia (^ L Ali* e. 58 ) ^ Essendo ignoto agli antichi il prkicipio e il termine dell* India come osserva il Ludulfo essi ne ampliarono i confini. Cosi 'Tarie regioni chiamarono India Maggiore, Minore , Ulteriore , Interiore^ Intermedia, Orientale, Occidentale, Meridional»/ . Solo nggi<li ha determinati confini fra l'Indo, il Gange , il Mare e le montagne del Tibet, e del Butan, il paese di Caschmir^ e la Persia ( Ludolf. Gomment. Uist. ^t^op. p* yS ). Ciò è comprovato da alcuni esem- pj . Odoardo Barbosa dice ciie fra V Eufrate e il Gange è la prima , e seconda India, che passato r ultimo fiume verso Malacca e la terza India come raccontava- no i Mori (Ram. Nav. 1. 1. p. 549* O). Nell'operetta intitolata Sommario dei ,, popoli Orientali si dice: » finita la prima India per Mangalor terra di Cena- » rim A entra nella seconda India , ovvero mezzana , la qual comincia da Maice^ » ram primo porto della terra di Malabar, e finisce nel fiume Ganges per ledici* » nanze del Regno di Bengala ( ibid. p. 365. Dj) ». Secondo Niccolò Conti : » L*ln- p dia tutta è divisa in tre parti : la prima si distende dalla Persia sino al fiume In- » do : la seconda da questo fiume fino al Gange : la terza è quella che é oltre al detto » fiume e questa è la migliore » ( ibid. p. 378. C )• Il Polo comprese fralle rAbissinii^

357

LIBRO TERZO GAP. I.

Delt ìndia Maggiore , Minore e Mezzana ; e de* costumi e consuetudini degli abitanti ; e molte cose notabili e mara-^ {tigliose j che s^i sono ; e prima delle sorte delle nas^i di quella.

Jroichè abbiamo detto di tante proviucie , e terre , come avete adito di sopra , lasceremo di parlar di quella materia , e comin- ceremo a entrare neir India, per riferire tntte le cose maravigliose che vi sono , principiando dalle navi ^* de' mercanti , le quali so-

674* Delh nai4 ( V. 1. 1. p. i5o n. e )• Secondo il Btrboaa i Cincai » ^ftono » anco grandiasimi iiavigaoti« che vanno per mare con gran navi, ohe ehianiano 9 Giunchi di due arbori, fatte d*altra maniera che non aono le nostre. Hanno le ve(e t di atuoje e aimilmente le sarde. Sono gran corsari e ladri fra quelle isole e porti » della China 9 nondimeno con tutte le sopradette cose e mercanzie vanno a Ma- » lacca e vi portano anco molto ferro e salnitro e simil cose: e nel loro ritomo ca- » ricatto pepe di Sumatra ^ di Malabar del quale ne consumano gran quanti ti » nella China, e delie droghe di Cambaja e massime Anfiam^ ( che noi chiamiamo » Oppio) inceoso, galla di Levante, zafferano, corallo lavorato e per lavorare, » panni di Cambila ^ di PaieaetUi ^ ili Bengala , cinabro ^ argento vivo, panni scar» » latti e molte altre cose » ( Aam. 1. e. p. 354 ^ )• Fra Mauro dietro la relazione del Polo parlo di queste navi, e vi aggiunse alcune particolarità che nel nostro viaggiatore non si leggono: » le navi over sonehi che navigano questo mar, portano » quattro albori, e oltre di questi do che si può metter, e levar; et ha 40. in 60. » camerele per i mercadanti, e portano un solo timon. Le qual ( navi ) navega » senza bossolo, percliè i portano up astrologo, el qual sfa in alto e separato, e 9 con i astrolabi in man ordene al navegar t ( ZurL Mapp* di Fra Maur. p.5a}. £ qu<!Sta asserzione è una solenne conferma che non Cinese scuoprìmento è la bus- solare che non si usava in quei mari ai tempi del Polo. Il Dampiorre ha descritte queste navi che hanno la prua quadrata, e la poppa di quella alcun poco più larga . Vi sono au coverta delU stanauni alti un braccio e mezzo, ove stanno i marinari . 11 sotto coverta è diviso in piccoli spartimenti cosi bene costruiti, che se in alcuno entra l'acqua, non penetra in quello accanto. Sono a due alberi; al mezzano usano ve- le quadre » al maestro vele latine. L'ultimo albero è grosso, ma non fatto di due pezzi come in Europa» ma è composto d' un solo tronco d'albero ( Voy. autour du Mond. til.p. iu6). Il Geografo Nubiense dice che a Serendib, o al Cejlaa : t etiam confluunt t navee Siny alioruinque regnorum confinìum . ( Qeogr. p.5a ) . Resulta dagli Anua^

46

358

no fabbricate di legno d' abete ^ e di zapino ^^^ ; e cadauna ha una coperta, sotto la quale vi sono pin di sessanta camerette, e in al- cune manco , secondo che le navi sono più grandi , e più pic- cole , e in cadauna vi può stare agiatamente un mercante.. Hanno un buon timone , e quattro alberi , con quattro vele , e alcune di due alberi , che» si levano e pongono ogni volta , che vogliono. Hanno oltre di ciò alcune navi, cioè, quelle che sono maggiori ben tredici colti , cioè divisioni ^7^ dalla parte di dentro fatte con ferme tavole incastrate , di modo che s' egli accade , che la nave si rompa per qualche fortuito caso , cioè , o che ferisca in qualche sasso, ovvero qualche balena ^77 mossa dalla fame , quella

li d'Ormuz che sonosi veduti nel seao Persico aino 4oo doyì Gnesi mercantili ( Zurl. Dtssert. t. I. p. 363 ) . Alcuni hanno preteso che i Cinesi stabilissero colunie nel Maflngascar; e che giungessero perfino al Capo di Buona Speranza. Ma dagli storici documenti non risulta che oltrepassassero Siraf nel seno Persico ( Renaud. Anc. Rei. de V Ind. p. io ), e sembra non si dilungassero di più, o per timore delle tempeste y o per la poca cognizione che avevano de' mari più inoltrali. A tempo degli souoprìmfcnti i'oflu^esi, AMaeà era l'emporio di tutli i trarfBei deU' Oriente , e sembra che per lo più i Cina* navi^asaero sìa li , e vi recassero' 4 geiieri lavorati o gneggi del ktt) fanpero^egii permutassero «i||ìeije« in<a|»ezì«m(BarrosAsi.Dec. L p. 145 ). Il P. Martini fii menziione delle lunghe oaTÌgazioni dei Chiesi ; et crede che visitassero noa 0OIO le isole e i Itttorali dell' India , ma andassero €110 al Mar Rosso, e che abbaadonasaaro quelle «lanrif^ftioiif per timore dei Perrugheei» allerehè questi divcmier «ipiirì della più ffm jMrte tleU' India- ( Mi. Sin. p. ifS }. Ma alia faodaftioiiè di Matmoa^ « ali* at«r aaooedufeo ai MogolK «ma diiMstia Cinese ^rco- spetta e sospettosa per niiatii«Mi gov«mallva è<ia attribuire piuttoat» it ristringi- mento di quelle navigaziaiai . Sono i Cinesi «gfridi pooe arditi navigatori , e na- vigano A«io^oè4kvor dai v«ntilno2Uni, ( Maearten. Ambass. à la Chine t.V. p* 18)

675 . Almté 9 di Mopitw . ( 1. 1. p.f i|^ n. ) . Osserva it Marsden che quest'al- bero non è indigeno della costa Indiana ^ ana rifletae saviamente che il Polo parla qui di navi Cinesi che ftcevatvo quei traflicl^ che saranno stvte oosinrile d" abeto. Dice il MagaillanS the nella Cina i mercatanti pia ricchi sono coloro che fanno il traffieo del saile e del legname : e the valine a tediarle nelle montagne del Se^chum oaaia sui confine occideoftale disila Oina^^'coiidettolo alla riva del Kiang che entra q«ei 4«t6 tkélHi* Imperoj ne ftinno foderi e la trasportano con poca spesa nella maggior paite delle proviAcie. I federi hanno d*<>rdinario dieci piedi di laiighesza) ma di hmghezza tahroica pM di mezza lega ( Nouvell. Relatp. i6a ).

6f6. JJMsìùhì . Il Marsden <:on(brma Y asserzione del Fola ceH' autorità del Guygiies giuMkaic . Ciò tanue penahè urtando la nate m uno scoglio -possa risar- cirsi la via d'acqua e non si «smmerga il bastimento .

€77. QHaleke ùalena , Federige Martens "nella sua IMazione deHo Spieder^en descrìve minulamei^te questo mostro marino. 'Seeondo esso 'timido e non iacli- nato a €ar «malei se non si vede In ^ricolo: ma "per sua difesa butta io aria cm uomo eineilc in brìcioli baMelle, Per" quanto forte '^ -la balena ^'^i soggiunge.

359

percotendò rompa«^( il che spesse volte avviene ) perchè quando la nave navigando di none facendo inondare y V acqua passa a can- to la bafteoa , «ssa vedendo biancheggiar V acqua , pensa di riiror varvi tjibo , e corre vefocemente , e ferisce la nave , e spesse fiate la rorape in qualche parte . E allora entrando 1* acqua per la rottura discorre alla sentina , la qual mai non è occupata a'alcu- na cosa . Oiìde i marinari trovando in che parte è rotta la nave, totano il còho ne gli altri, che a quella rottura rispondono , per- chè r acqua non può passare d'un còlto aff^Uro, essendo quelli così 'ben incastrati . £ allora acconciano la nave , e poi vi ripon- gono le mercanzie^ ch'erano state cavate fuori. Sono le navi incbìavate in questo modo . Tutte sono dop]>ie , cioè , che banno due mani di tavole, una sopra T altra intorno intorno. E sono calcate con stoppa dentro e di fuori, e inchiodate eoa chiodi di ferro. Non sono impegolate ^7*^ perché non hanno pece , ma l'ungono in questo modo. Tolgono calcina e canapo, e taglia* no minutamente , e pestano il tutto insieme , mescolano con un certo olio d* albero , che si fa a modo d* unguento , eh* è piìi te- nace del vischio, e miglior, che la pece. Queste navi^ che sono grandi vogliono trecetiio marinari : altre dngento, altre centocinquan- ta, più e manco,-^econdoche sono più grandi e più piccole, e por- tano da cinque in sei mila sporte di pepe. E già per il passato solevano esser maggiori, che non sono al presente. Ma avendo r impeto del mare talmente rotto l'isole in molti luoghi, e mas- sime nei porti principali , che non si trovava acqua sufficente a levar quelle navi cosi ^andi , però sono $tate fatte al presame minert . Con queste navi si va anco a remi . E cadauno remo vud qnàctro uomini , <:he il voghi . E queste navi maggiori , me- nano seco due, e tre barche grandi , che sono di portata di mille sporte ^^ di pepe,, e più: e vogliono al suo governo da aas-

méièmmmti^mf^

non può tuttavia danneggiare un navilia, e se vi scarica una rodata fa più male a ae che al navilìo ( AecueìJ. de Voyag. au Nord. t. II. Amst. 17 15. p. 169 ). Ma per quanto non possa mandare a picco la nave può sfondare una tavola del guscio , ed il Marsden afferma essere cosa notoria che ciò è accaduto ( n. 1 127 )

678. Non sano impegolate . Questa mistura è composta d'un olio detto dai Cinesi Ihng'jreu con cui impastano calcina e siilatura di bambagia (Mars. n. 1 128). IVe fa menzione il Mailia( t.I. p. iSo.n. e) ed anche il Relatore Cinese del paese di Tchinrla (Nouvell. Ann. des Voyag. Pan 1819 1. HI. p. 89 ) .

679. Sporte di pepe. Secondo il Barbosa ( Ram. voi. I. p. 336 B ) il pepe ven-

362 terra e lidi di Mangi in alto mare millecinquecento miglia. Ed è

trato ( Ancien. Relat. p. 7$ e i65 ) . A me non sembra cbe il Geografo Nubieose col nome di Sail^ intendesse il Giappone ( p. 38 ) . Ma pare ch'ei intendesse fa- vélltrrh^ eòi àome di SóhórmaXp- 36 ), peì*e)iè ei dice oh' era un' isola grandissima circondata di minori isole « e da mare tempestoso, che ivi nasce la miglior Canfora, che il mare che la bagna è unito all' Oceano e nella parte inferiore frange la terra di Jagog e di Afagogt e che nella parte supcriore confina col mare delle Tenebre. Sog. giuhg^ che é vtrào il thare éìSin,c a quattro glòrtrìdl iMVigtifeiérM^dlkirisola d'^mzm, che créderebbesi per la sitti^gllah^a del notnel'J^òlii *d' MiiHriiiv ma che pie prdbabiU ni\?nteìè la Fól^mósa, «d soggiunge et et hae paMt tgnèè^ a^ mane ^arifir^hem aUrò luogo ow^rrè etséfé k> stesso che il tiitore di Sih. ^^inà il 8tg. Laiigles ckt Abulfeda appelK Sila o SiU il 6iappohe , perché vtt£énm e^ere quest' isola aU' streftii^ della Gina. Ma AMàtmùdl dtato da Herbelot non idtelie per Stia o SiU^ Giap^ou^, imperocché pone qoelfeà terra air eairemità della Giaa, À«^ Imeaeqaì* no%Mè,e il prhtio dima, latitudine molto dhrersada <fiiei!a del^Giappone. Marco Po* lo fu il pritno Europee che ne pàri<> chiaramente . Il ÌLaem|^fiero , e il Thuneherg la avvertirono , e non vi é dùbbio che Glpmtpi sia ìl Giappone^ stante il racconto eh' ei fa d'éllà spedizione ingiurila e iiifrlice fatta da Cablai Can contro risola. Dopo i tempi d^l Polo restò lungo tratto incognito quel paese agli Europei*. IVe ci é noto che McUòo di essi vi penetrasse innanzi i meraviglio»! scuopriiltefiti OnentaK dei P.rrtughcsi. PaHò di Sipangu o Cipango il Pigafetta, célèbre tielatore del prim<> giro del Globo tfenat{uei»,c compagno éeirittfHìce Magellano, nva ne parlò per sentito dire, e dissie quel paese dieci gradi più a mezzodì del vero» e *congeicura l' Ab. AMOi^ti botìimcntatore del Viaggiatore^ che ne facesse menai^ne dietro la relazione dèi Polo ( Prim. Yiag. intorno al Glbb MilaH. 1800 p. 48 ). Malgrado però gli ActfOprimenti dtei Pbitnghesi , forse'lungo tempo Mrebbe rhnasto ignoto il GHippo« se hoh néufrtÉgaVa 'su qufcHa costa per fortuita di mare im navìKo Pof^ughese t^ traviarono i venti tìal divisato canrmino . Ifon é ben dnaro se 'eiò «evadesse nel iS5S,onel 1S42S oSsiwéfo nel t5ìfi. Sembra molto probabile ciò 4ehe laarra il Maffei che Antonio M<^U , Flranceso» Zetmioto , e Antonio Pexotaa» pattiti dit O^dm nel regno di Si^am per andare in Cina, furono da «in gagliardo temporale nel rS4a tràSporUti al Giappone ( Stor. dell' Ind.p. 494 ). ti dfiipatvre intorno all'anno dello scuoprhhento , nasce dall' essersene varj Po^tugl/e^i arrogato 1' onor«. In una Relazione di quel dlscoprimetato <iie ha la data del 1549 ^^ CoeAi/i , tMcesi sollaii- to chie alcuni mercatanti PopCUghesi acnoprirotio quelle isole . Cìd dovea essere accaduto alcuni anni ihnanzi^ pér^é 1* anno prima ghinèe a Cockhi H Giapponese Angerorhe ài concerti alla fede (Ram. Nav. t. I. p. 4t8). Parla D. Giovanni de Barras deMo scuoprimento del Giappone, ma non osa afl^rmare se «ia isola o terra ferma (Ist, dell' Asia p. 1*7 ). Poco dopo lo sciiòprimento vi si ttabitirono i Por- toghesi, e qualunque vi foséero tratti da cupiditàdi ricchezza, non obliarono di propagarvi il Vangelo. In nhino dei nuovi scuopritoènti prosperò quanto ivi. I Gesuiti pubblicarono alcune lettere, ove si tratta dlffusamaritc di ciò: altane di ca- se vtomio aggiunte alla StoHa dell* Indre del Maffei (Pir. Ghin. iSSg). Nd i5# vi si numeravano i,8òo,ooo Cristiani ( Thnhb. t. H. p.275 not ).»el i58g comiociò la persecuìiorie contro di essi, i quali nella provittcia di Shnabara vennero a guerra aperta ctì «éntlK, che uniti contro i primi fecero loro la più crudele guerra. Ilei

36 1

GAP. IL

DelV Isola di Zipangu. Zipaogu è un' ìsola ^^ in Oriente, la qual è discosto dalla

680 Zi/Mmfii. E più rettamente il Cod^KiccGìpangu, Detto nome viene dal Ci» nese. I Cinesi appellarono anticamente il Giappone Yang^kmo magazzino del Soloi indi IVu'-kue o regno degli schiavi; ma da parecchi secoli in poi lo appellano Ge^n ( Mem. sur les Chin. t* XIV- p* 54 ) che significa orìgine del Sole ( Hi9t. Gen* die la Chin* t IX. p. 3o4 )f ed anehe Gepen^ku, che significa regno donde ha origine il Sde^ dal quale nome deriva quello di Gipangu o Gipanku datogli dal Polo. Tale è r opinione anche dell'editore della Storia Generale della Cina ( ihid. p. 4ia). Cre- de il Malte Brun che Gipangu^ derivi da Schibjrn che secondo esso i il nome che danno a quell* Impero i Cinesi ( Geugr. Univers. 1 1. p. 412 ), ma di ciò non si fa menzione nelle opere testé citate li Kaempfero dice che i Cinesi delle provincie meridionali io appellano il Sijppon ( Hist. du Jap. 1. 1. p. 95). Ma più naturale è la derivazione da noi avvertita, che il dedurla dai nomi della cootiuJa rammentati dal Kaempfero e dal Malte Brun. I natii oppellanoil loro paese Nipon o Nifon ( Thunberg. Yoyag. t. HI. p. 160), che significa il fondamento del sole » ed an- che Terka , ed il loro imperadurc Terkasuma , o il monarca che é sotto il cielo ( Kaempf. 1. e. ) . Il K.aempfero non crede che i Giapponesi traggono origine dai Cinesi, perchè la favella, i caratteri, la religione erano differenti anticamente nei due Imperi, e suppone che un popolo venuto dalla Corea popqldsse il Giappone ( ibid. L. I. e. 6). Il F. Couplet crede i Giapponesi d' orìgine Cinese (apud. Thun. Voj. l. III. p. 160 n. ). Qualunque sia V origine primitiva di queati popoli sembra che, la coltura penetrasse in (|ucll' impero dalla Cina. E sembra opinione molto verìsiipnile che varie genti concorressero a popolare il Giappone , come credono ravvisarlo i viaggiatoti dalla varietà di lineamento che spicca in quella nazione.. Le prime relazioni dei Giapponesi e dei Cinesi, e l'arrivo dei primi nell'impero degli altri non è anteriore secondo il P. Amiot ali* anno 58 di Gesù Cristo ( Mem. Concer. les Chin. t. XIV. p. 56 ) . Il Kaempfero dice esservi penetrata la civiltà dalla Cina verso 1* anno 2o5 dell* era nostra, e verso il 66. il culto straniero di òVa- ka che Bupo o /^uc/10 appclli^no i Giapponesi, che è il Budda dcgl* Indiani (t. I. P.1S6). Questo potente impero è composto di tre isole grandi e di molte piccole che dal 5o.^ al 41.^ grado di Lat. Settentrionale si estendono e dal 145." al 161.^ di Lon- gitudine dal Meridiano dclf isola di Tenerifla ( Thunb. t IH. p. 161 ). Questo pae se fu sconosciuto agli antichi; alcuni comentalori di l'olomeo lo impugnano. Secondo il Geografo l'isleile //i^u/oe Saijrorum del Geografo, sono quelle del Giappone, il ò'tnuS'Mai;nus il Tunkìno, la 7 erra incognita il ^Kamichatka , ma tali congetture, suno da riporsi frai sogni ( Kaempf Hist. du Jdpon. Prof. p. ^xxin. ). ho scrittore il più antico che fctccia menzione del Giappone sembra es- sere il Relatore M«iomeUano pubblicalo dal Kenaudot, che uppcllu l'isola Zapageo^ il re del paese Mehrage. Secondo il R^naudut eia detto quel paese dugli Ar.ubi òV/a, Hin ne Lvc'larcnio per udito dire dai Cinesi , senza che veruno di ttbi l'ossevi pene-

362 terra e lìdi di Mangi in alto mare millecinquecento miglia. £d è

1

trato ( Ancien. Relat. p. 7ÌI e i65 ) . A me non sembra che il Geografo Nubieoae col nome di Sailft intendesse il Giappone ( p. 38 ) . Ma pare eh' ei intendesse £a- vèllmrh^ óòl Àomè di Sóhórma ( p. 56 ), ^efehè ei dice oh' era un' isola grandissima circondata di minori isole, e da mare tempestoso, che ivi nasce la miglior Canfora, che il mare che la bagna è unito all' Oceano e nella parte inferiore frange la terra óìJagog e di Magog^ e che nella parte supcriore confina col mare delle Tenebre. Sog- giuhgè che é verÀo il thare éìSin,e a ijuattro gférii^'di ìfravigsife^n^dull'idolè d'Anamt che crederebbe!»! per la ^tff$gliah)ta dei notne^'fdoki *d' M^im/H^ ma chie pila prdbabil- nìenteè la Fù^pHósa^ iàd ei soggfutifge :i^ et eie hac paMt égfMéiA fed mane 3adf»^4^ia alerò luogo uw^rrèéésérè k> stesso che il nitore dÌA5rf»i.^^inàll8ig. Laiigles clm Abulfeda appeltl Sila 0 SiU H Oiappotie, perché u^f^tyya essere quest' isola aH* e- (

stl-emità della Gina. Mft AMéìmktl dtato da Herbekit Mn idte«e per Sthio Siti* Giirp^onte^ èmperoeché potie qoeltà ter^a air esiremità delift Oiaa, fV«4^ lrriea'e<^- no^^lè,<e il prhtiù dlimto , latitudine molto dhrersa da tfHtììh del^Glappone. Marco ¥&^ io fu il prNhò Europeo chtne pérli> Chiaramente. 11 KtempHero, e il Thuneberg lo avverttnmo, e nbn vi é dbbhfo che Gtptmpi sia Ìl Giappone, statate il racconto eh' eì' fa d'ella spedizione ingiuria e idfelice fatta da Cublai Can contro risola. Dopo i tempi del Polo restò lungo tratto incognito quel paese agli EUropiei-. Ife et é noto che MtUho di essi vi penetraése innanzi i meraviglio»! dcuoprimedti OrìetitaK dei P^rrtughesi. Parlò di 9ipangu o Cipango il Pigafetta, célèbre kielàtore del primo giro dd Globo tfenat(ae",e compagno dèli' iiffòlioe Magellano, mra Yte parlò per ^ntìto d^rc, tt disste quel piarese dieci gradi più a meitzodl del vet»o, e confettura l'Ab. AhtOi^ti fcomktientatore del Viaggiatore^ che ne facesse menxiH^^ne dietro la relazione del IVIo (Prim. Vtag. intorno al GIttb. Miltfh. i8oo p. 48). Malgt^do però gU Jictròprtmenti dtei Poitnghesi , forse'lungb tempo sarebbe rimasto ignoto il Giapp<^ se hoh iténfrtàgàTa -su qufcMà costa per fortuita di mare itti navìKo Poitughtese dhc t<*avfàf oht> i reritì d^l divinato canfmino . jfon é ben chiaro se 'eiiò aeeadesse nel i555,oìiel 1S42S oAsivvétfo nel ì5ifi. Sembra molto probabile ciò 4ebe )»dirni il Màffei che Antonio M<ita , fVaùcea<:« Zeinvoto , e Antonio Pexot», partiti da Omdt^ nel régno di Siam pei» andare in €ioa, Airono da *n gagliardo t^mporal^e ttel t54» tràsporutl alGian^otoe ( Stor. dell' Ind.p. 494 ). « disparere intorno all'«nao dello scuoprfihento , nasce dall' essersene varj^o^tuglfe^l arrogtftol' oAore. In ona Relazione di quel discoprimehto the ha la data del 1649 ^^ CocAiVi , tlìcesì saltali- io chfe aScuni mercatanti Poptùghesi ^cnoprirofio quelle isole. Ciò dov«a esaere accafdutb alcuni anni ihttattzi> péihché l' anno prima grunse a CocMn il Giaj^nese Angefo che èi conviti alla fede (Ram. Nav. t. I. p. 41»). Paria D. Giovanm de Barros dello scuoprimento del Giappone, ma non ò«a afifermare se 'sia isola o terra ferma (Ist, dell' Asia p. 1*7 ). Poco dopo lo sctiòprimtmn vi si tt^itircmo t Por- toghesi, e quàtotonqoe vi fosàcro trttH da cupidità di licclfeiza, non obl.aroiio A propagarvi il V^ingelo. hi hiti'nb dei nuovi «cuoprimenti protrò quanto i^i. I Gesuiti pubblicarono aleute lèttere, ove si tratta di ftiisamantc dr ciò: ak-nnc di e*- «ev^nno aggiunte alla Storia dèirindre del Mdfìfei(Pir. Ohm. tSSg). Nel ifi^ vi si niuneravano i,86o,doo Cristiani ( Thnnb. t. IL p.275 not ).}rel iSSg cominciò la persecuìioufe contro di essi , i quali nella provittcia di SifnaÒara vennero a guerra apetta eoi «totlM, che uniti contro i primi fecero loro la più crudele guerra . If el

363

isola molto grande , le eoi geBii woo bianche ^* e b^ , e di gentil maniera Adorano gì' idoli ^^ ^ e mameogoosi per le me-^ desimi, cioè, che si roggono dal proj^rio re » Hanno ora in gran* dissima abbondanza ^^ ^ perchè ivi si inaoTa fiaor di Biodo » e il re non lo lascia portar fuori , però pochi mercanti vi vanno , e rare volte le navi d' akte regioni . £ per qaesta causa diremovi la grand' eccellenza delle riccheaae del palagio del Signore ^

i638 fecero perire in un sol giorno 57,000 Cmlianì, e a gran dUdoro degli Olandesi di quella età ajutati da essi ( Kaempf. t. II. p. a55 } . Tanto saoguioaria ed atroce fn la persecuzione di qael governo, che In spento il Cristianesimo ncH' isala ( ibid« p. 5o4 Thunb. t. II, pi 274 e te^. ).

681. Le cui gemii samo bUneke e èetle* La difimma dioe il Kaaapfero cW

vi é nei lineamenti dei Giapponesi delie varie provincie é ona prova dèa diverti

fami che sono stati innestati ai tronco primitivo di quel popolo . Coasoneflaente il

popolo di Nipon è bratto, piccolo, acnro di carnagione , ha le gambe grosse» il naso

Khiacdato , e le ciglia Iblte, ma non ha gli occhi tanto incnvati qnaoto i Cinesi 1

discendenti peraltro delle pia antiche e nobili famicl*e, ^li ottiitiati deli* Impera

hanao maestosa statura, dignitose mani^fn, o molto somigliano agli Emopei.GU

abitanti di SaisMma^ di Ooùj'mi e ^ Fiuga ^ sono di mezzana statura, aaa fwti^

coraggiosi , arditi, dvS e manierosi ( Hist. éa Ja^M« t L pL tSa ) « nke al IWn*

htr^ ( t. IIL p. 195 ) che i Gtapponeai sono fcneralaneate henfttti> «ragliati , nani »

forti e nerboruti ; ma che mm potrebbero misnrani cogli nhilntori ddU'Siar^m

icttentrionale : die sono di medioore sintmna, a ■rtuata» quanlami|ue aia»ri

corpulenti. La carnignmf di aicnni à dirittra, d'altri aUnunaata, e asiane

arsiccia è quella dei rimpa^nuiiii che sUmo aoof«fti l'cafealr. Le

non escono mai senza velo non cedono per carnagione alle più belle E«mp«eu

€»%. Aéonam^idaU. ( V.t. U^iSlwud)

685. Oro im grandisà0$m mbmdmum. il IjMipresn nmamera fMiwdW ImiAi

1^ rai r il'irn , ili nuf ililli lu^i ilnnhiaaiwr. rrl una driia prarinrin iB-^"

Unto ricca che ne fu vietata reacavamone per non ridunc a pmui» valr ii 1. L p. trfm ). Bice annifir < ibid. p. id6 ): la mi^ior rirrWaaa évi * virtù deHa spiale qaesto Impero «upem la ma|||,inr pai la •n o^ UBfie di Boinoali , edi- nnaalli poftacalat

eB4 ABrmerfagagidr/^nlagin Mi sigmÈre. U citalo cnlrbrr «4K: ^ -'.au U pìaatadi Jhdaraipilair ddl'ia^mm» e del fuhMmx^^xmm^^^^ * *t Mcotanr . £ iri^im'—p nd ornato md <:iÀm^.en^ am^ ^"^ ti tht^ìémm» Bn'ipyiiniin niagniRra

e

StfKmpf: t. JH. p.* ^ .^

o

riiC può dàni di

364 detta isola , secondo che dicoQO quelli eh' hanno pratica di quel- la contrada. V'ha un gran palazzo tutto coperto di piastre d'oro, secondo che noi copriamo le case, ovvero chiese di piombo, e tutti i sopra cieli delle sale , e di molte camere sono di tavolette di puro oio molto grosse, e così le finestre sono ornate d'oro. Questo palazzo è così ricco , che ninno potrebbe giammai espli- care la valuta di quello. Sono ancora in qtiesta isola perle ^* in- finite , le quali sono rosse ^^ , ritonde , e molto grosse , e va- gliono quanto le bianche e più . £ in questa isola alcuni si sep- pelliscono quando son morti , alcuni s' abbruciano ^^' . Ma a quelli che seppelliscono , vi si pone in bocca una di queste perle , per esser questa la loro consuetudine . Sonovi eziandio molte piec re preziose ^®* .

Questa isola è tanto ricca , che per fama sua il Gran Can, che al presente regna, cheèCublai, deliberò di farla prendere^, e sottoporla al suo dominio . Mandò adunque due de'suoi baroni con gran numero di navi piene di gente per prenderla ^ , de'

e dei palazzi e per essere eoo forticazioni separato dal resto della città. Fa la sua residenza in vasto palagio che é distinto dagli altri per la magnificenza ed altezza della sua torre ( ibid. t. f . p. 243 ) .

685 . Perle le quali son rosse ( V. 1. 1. p. i5nn* )

686. Alcuni si seppelliscono . . . alcuni s'aUrudano* Thunberg dice: p ardono» o sotterrano i morti . Oggidì non ardono che i morti Qualificati » ( Vor. t III. p. 4,3).

687. Molie pietre preziose. Numera il Raempfero agate , alcune delle quali somiglianti a zaffiri , corniole , diaspri, e perle ( 1. 1. p. 174 ).

688. Di farla prendere. Gli Storici Cinesi non allegano a' tra causa della spedizione, che la cupidità di Cuoiai Can saccheggiare queir Impero . * Il avoit » oui dire sans doute que ces royaumes étoient riches en bijoux eten choses rarcs, p qu* il avoit la cupidité de s' appropriar » ( Hist. Gen. de la Chin t.IX. Le.) .

689 . Gran numero di naid . . . per prenderla . Il P. Amiot nell' opera inti- tolata : Introduzione alla cognizione dei popoli che furono o che sono tribata- rj della Cina in francese traslatò la Storia di quesU spedizione ( Mem. Gencer. les Chin. t XIV. p. 281 ). Il Pinkerton la credeva inediU (Geogr. t. IV. p. a8i ). Secondo il dotto Missionario la spedizione accadde nel ia8i,e T armaU Cinesof Tartara Y o Coreana oltrepassava i ioo/>oo uomini. Il Gaubìl per lo più arretrato di un anno nelle sue computazioni cronologiche, pone che accadesse r ot- tava Luna deir anno laSo. Secondo esso la tempesta ruppe 1* armamento navale, e VI perirono 3o,ooo Tartarii e circa 70,000 Cimosi o Coreani fiirono fatti prigionieri (apud Souc, p. 30I ). Confermano il fatto le Storie Cinesi e Giapponesi . La cronaca di questi data dal Kaempfero pone il fatto come accaduto il nono anno del regno deir Imperadore Gouda. £i incomincid a regnare nel k%^i. Secondo la Cronaca

quali tino era nofniinalo Ablìaccatan ^ e T altro Vousaocia ^*^ , quali partendosi dal porlo di Zaiiuin, e Quinsai, navigarono per mare , finché pervennero a questa isola. Dove smontati nacque in- vidia fra loro , che V uno dispregiava d' obbedire alla volontà , e consiglio dell' altro , per la qual cosa non poteron pigliare alcuna città, o castello, salvo che uno^ che presono per battaglia , pe- roche qnelli eh' erano dentro non si volsero mai rendere . On- de per comandamento di detti baroni a tutti furono tagliate le teste, salvo che a otto uomini, li quali si trovò eh' ave vano una pietra preziosa incantata ^* per arte diabolica , cucila nel brac- cio destro fra la pelle , e la carne , che non potevano esser morti con ferro, feriti. Il che intendendo quei baixmi* fecero per- cotere li detti con un legno grosso , e subito morirono . Avvenne un giorno, che il vento di Tramontana cominciò a soffiar con grande impeto, e le navi de' Tartari, ch'erano alla riva dell'iso- la ^ ^battevano insieme . Li mannari adunque consigliatisi deli-

>«M

Il Generale Tartaro Mooko comparve imlla costa del Giappose con una flotta di 400 vele, montata da 200000 juomini ( si ravvisa la consueta jattanza del vinci- tore di raddoppiarli ) che vi spedi V imperadore S^jsu ( i Cinesi appellavano Cubia t Cìkitsu ^ma che 1 Cami^ o dei tutelari dell'impero, irritati del temerario dtsegnu dei Tartari suscitarono una furiosa tempesta che distrusse la flotta che credeasi invine cibile. Biòoko mori sommergo, non si salvò cl|e uu piccolo numero dei suoi soldati ( t. I. p* 2<^ ] .

690 Abbactitan^ e V altro P'onsancin, La Storia Cinese dice ùì& Ahahan parti per comandare 1* impresa del Giappone , e che giunto nel porto ove dovea imbar-> carsi mori . Che Atahai che dovea c*omandare in sua vece giunse troppo tardi ( Hist* Girn. de la GhSn. t. IX* p. <|09 ) « Àmiot nomina generali della spedizione Fang-eunrhu ^ Si^iUy Hung^ti-tsieu ^ Lì^iang ^ Tsin^an.'tcheng » Secondo il Degui- gnes, capitano dell' armamento navale fu Hatahai ( Hist. des Huns* t. lY. p. 173 )•

6gi. Pietra preziosa incantata , ìa^ Ì9iyo\di. àe^ì uomini fatati é antichissima: secondo Omero fatato era Achille , secondo V Omero Ferrurescy Ferrau ed Orlaa«* do. li Marsden a qusto luogo riferisce un fatto che nicconta il Barros: che un ca- pitano Maialo non potè essere ucciso col ferro y sinché non gli fu levato un monile d'osso d'un animale che.appella Cabal cheavea la virtù d'impedire lo sgorgo del sangue , monile prezioso' che fu donato all' A Ibuquerque (Dee. II. p. 129). Il Bar- bosa dice degli abitanti della Giava Maggiore:.» sono grandissimi incantatori 9 1^ e negromanti , e fanno armi in alcuni punti e ore* che dicono che chi le porta » addosso non* può essere ammazzato dall' armi d' altri t ( Ram. Nav. 1. 1. p. S&7 b ) . Ambedue i racconti sono favolosi , ma giustificano che il Polo non è stato 1* in- ventore di questa favola y e che vi si. dava fede da uomini gravi} anche tre sècoli 4opo di lui

692 Mia riva deW isola . La fortuna di mare battè il navilio dei Tartari in

47

366

berarono slonianarsi da terra . Oade entrato V esercito nelle navi , si allargarono in mare » £ la fortuna cominciò a crescere con maggior forza, di sorte che se ne ruppero molte ^ e quelli, die T^ erano dentro notando con pezzi di uivole, si salvoronoad un isola vicina a Zipangu quattro miglia . Le ahre navi^ che non erano vicine , scapolale dal naufragio con li due baroui , avendo levati gli uoinim da conto y doè li capi de' centenari, di mille , e diecimila ^ drizzoroiio le vele v^rso la pati'ia, e al Gran Can, Ma i Tartari rimasti sopra V isola vicina , erano da circa trentamila , vedendosi senr.a navi , e abbacidonati dalli ca})iiani , non avendo arme da combattere , vettovaglie ^ credevano di dovere es- sere presi e morti , massimamente non vi essendo in detta isola abitazione , dove potessero ripararsi. Gessata la fotHuna, e essendo il mare tranqaillo , e in bonaccia gli ìiomini della grande Isola di Zipangu con molte navi , e grande esercito andorno all'isola vicina per pigliar Tartari, che quivi $' erano salvati, e smontali dalle navi, si missero ad andarli a trovare con poco ordine. Ma li Tartari prudententemente si governarono, perciocché l'isola era molto elevata nel mezzo , e mentre , che li nemici per una strada s' affr eltavaho ài seguitarli , essi andando per on^ stlira cir- condarono attorno T isola , e pervennero a'uavili de' nemici, quali trovarono con le bandiere , e abbandonati j e sopra quelli imme- diate montati , andarono alla città maestra ^ del Signor di Zi- pangu, dc^ve vedendosi le loro bandiere , furono lasciali entrare^ e quivi non trovorno altro che donne , le quali tennero per loro .uso , lasciando fuori tutto il resto del popolo . 11 re di Zipangu inlesa la cosa come era passata, fu molto dolente^ e subito se venne a mettere Y assedio , non vi lasciando entmre ^ uscire persona alcuna , qual durò per mesi sei . Dove vedendo i Tarta- ri, che non potevano aver^aiuto alcuno, al fine si resero salve le ptrsooa , e questo iu ponrendo gli anni del Signore 1264* ^^

fieieeìa air isola di Wng^hoUf a Ja maggior parta dalk baivha «ftafragara»» > I capita- ni cùtleiiaW mefto Salmeggiate tomara^o allSaala.ia ri laacìarono pt4clì laoyooo- uomint ( Hisfc. de la CUn. t. IX. p. 409, ) tt ffoìn atfariaa oca maggior praiiabttìti che ve he limàaevo itoli %o^60 .

693. Alla »ità mueiira , K malagavoie il raTriaara ipial città aia. E aoaoìaata nella rabnea del^Gap, iSddai Cadice Parigino. ^ Canant lea gtoa ém Grmmi-Kaa f eachampois de la tempèste de la mer, etpristreDt puia la ci de Lmre*

694. Gli armici Sigmòre laSéi.'^fìmo i Tasti intorno a qveatodaU^ Secon-

S6^

n Gran Gan do{)o alcuni anni ,r ^ititedo iiitcKo iiidtBdrdùie sojirad^ detto ^ successo per causa dèlia discordia de'dMieBpitam, iece tagliar la testa ad un di loro , l' altro mandò ad un' isola sal^atica detta Zorza ^^ dove mei far raomc gli uomni , che hanno fatto

3tialche mancamento ia questo modo. Gli ila ravolgere tutte le mani in un cuoio di bufklo alloca scorticato , e sireua- mente cucire, qual come si secca, si strigne talnaenté iatomo^ che per niun modo si può muovere , e cosi miìscrameiite fiaiseo- no la loro vita non polendosi aiutare

GAP. in.

Della maniera degV idoli di Zipangu , e òomè gli abitanti

mangiano carne umana

In quest' isola di Zipangu , e nell' altra vicine tutti i loro idoli sono fatti diversamente ^ , perchè alcuni hanno teste di

*»mm

do quello della Crucca ciò accadde nel 1268. Nel Pucciano e nel Riccardiano

leggesi 1369 : nelP Edizione Balailense i'ISq. Secondo la Stona Generale della Cina

e i I P. Ànitot la cBUAtrofa accadde nel laSi e a quest'ultima aulurila conviene

deferire. Le Storie Cinesi non fauno parola della |u*eaa di quesU città narrano che

venuti i Giapponesi ad attaccare ìt' annata di CuUaÀ oon potente esercito nell' isola

la passarono al filo delle spade ^ e dieruno salva la vita solo a 10009, ^ ^aooo Cinesi

del mezzodì che fecero achÌAvì ( C >. L' HauteSfagr^a. commentatore .di quelle

storie si maraviglia ohe il P«4o , aftato diciassette anni ^Ua corte di Cablai

Can, fosse tanto male istruito. Ma dee recare ancor, maggior meraviglia, upp

spropositata asserzione che metU in bocca del viaggiatore del tenore seguente

» qu* il eUAt mal informe loraque il a éerit que les Jappon^is ,etoient mahfnneUna #,

lo che non ho latto io veruno dei tanti testi ó»i Jtfijiione che w «Qnoi capitati fra

mano . ' '

ft>5. ÉOTBà. Come fu dichiarato nella n^t^ nwpafp ^17. Zarawio d'orsa era

il paese de? Mmciusi. Questo isoèa potrebbe ^9^nt adunque quellfi che è in taccia

air imboccatura del fiume Saghalien detU Angu^hat^i.

696. I loro idoli sono fatti diversamente. 11 Kaempfer dice »che i tcmpj del

culto degl' idali stranieri o di Budda che essi appellano Budso e Siaka sono cosi aggiustatomentc e artificiosamente ornati, che sembrerebbe d'entiare in una Chie- sa Cattolica se i simularri mostruosi degP idoli non sgannassero. Lungo le strade dipingono un loro nume cornuto che chiamano il principe del ciclo che ha la testa di hovt. Dipingono ancora teste di diavoli a bocca aperta con zanne e occhi di brace ( Kaempf. l. II. p. 5a6 e seg. ). La statua di Daibut che vide Thunbcrg a Miaco in un magnifico tempio parvegli atto a ispirare terrore per la sua grandezza colorale . Em seduta alla moda indiana, e gli fu detto dagl' intcrpreU che avreb-

368

buoi , altri cB porci , altri di cani ^ e di becchi , e di diverse altre maniere Ve ne sonò poi alcuni > che hanno un capo, e due voi ti. Altri tre capi , cioè uno nel luogo debito , e gli altri due so- pra ciascuna delle spalle . Altri che hanno quattro mani , alcuni dieci, e altri cento; e quelli, che n. hanno più si tiene, ch'ab- biano più virtù , e a quelli fanno maggior riverenza E quando i Cristiani li domandano , perchè fanno li loro idoli cosi diversi , rispondono: cosi i nostri padri, e predecessori gli hanno lasciati ^7, e parimente così noi li lasciamo, a nostri tìgliuoli e successori. Le operazioni di questi idoli sono di tante diversità , e così sce- lerate e diaboliche, che sarìa cosa empia, abominevole a rac- contarle nel libro nostro. Ma vogliamo, che sappiate almeno questo^ che tutti gli . abitatori di queste isole, che adorano gì' idoli, quando prendono qualcuno, che non sia loro amico, e che nou si possa riscuoter con denari , convitano tutti i loro pa- renti, e amici a casa sua, e fanno uccidere quell'uomo suo pri- gione , e lo fanno cuocere, mangiarìselo ^ insieme allegramente, e dicono, che la carne umana é la più saporita e migliore, che si possa trovar al mondo.

bero potuto sedere nella palma deHa mano dell'idolo se! Giapponesi Il viaggiatore -vide in altro tempo il simulacro colossale di Quanva con trenta mani» « altri simu- lacri di deità minori con venti mani ( Voy. t. IH» p. 4>9 )•

€97. Cosi i Hoftri padri gli hanno lasciati. Narra il Marsden ( n. 114B) che cosi appunto rispose un Indiano, cui fik fatta pari interrogazione. Cosi rispondono ì nostri Viilicì quando loro si simprovera una qualche pratica rurale contraria ai buòni principj d' agricoltura .

698. Mangianselo . Per quanto avverta il Kaempfero che sonovi alcune Pro- vincie del Giaflpone, ove più crudeli che In altre sono gii abitanti > enunciammo altrove (t. I. p. r55 n. ) che r^k:cttsa che essi Fossero mangiatori dei loro nemici la credevamo calunniosa » e ritrovato dei loro nemici i Tartari, e i Cinesi , Tuttavia nella relazione di quella contrada d'un autorevole testimone quai'era il Giapponesey Angéro è detto che .le donne povere usavano d'ammazzare i figli, quando ne ave- vano molti, per non vedrrli stentare,e soggiunge:» questo peccato non ègastigato» ( ApUd Ram. 1. 1. p. 42Ò b ). '

369

c A p. rv.

Del Mare detto Cin , che è per mezzo la pro^^ijicia

di Mangi.

Avete da sapere , che il mare dove è qaest' isola ^ si chia ma Mare Gin ^ , che taaio vuol dire , quanto mare , che è coiv

699. Si chiama il mare Cin che 9uol dire quanto mare cV é contro Mangi . Nel prìmo volume ( p. i59. d. ) dichiarammo ciò ohe era relativo a questa poco avvertita notizia data dal Polo. Ma lale é Tìmportanza della medesima che crediamo di nuovo intomo a ciò alcuna cosa soggiungere. La Cina é detta dai Mogolli Calo;^ corruzione di Khithat come essi scrivono detta voce, o di Kithai o Khithait come essi pronunziano ( VisdeL Suppl. a Herb. p. 5. ). I Russi appellano la Tartaria Ci- nese JCitaif e la Cina propriamente detta Kitai^Kitai. I Maomettani Khaihai (ibid« p. 144. ) ^^ Munciusi la Cina è detta NieanrCuru^ dai Cinesi Tchomg^Kue^ che significa regno di mezzo . Credono alcuni che gli stranieri del mezzodì dessero il nome di Cin o Tsin a questo paese, perchè la prima dinastia che ((ortd le sue armi vittoriose ?erso l'occidente fu quella dei Tsin^o Tai-tsin, Un ormata navale dell* Imperadore Tsin^chi^hoang purtossi sino al Bengala e sembra che da essa a{H parassero gì' Indiani il nome di Tsin^ doi quali si dtlfuse nelle altre contrade oc- cidentali (Du Hald. t, 1. p. I. ) Il dotto Langles in una eruditissima nota al dis- corso relativo ai Cinesi del celebre Guglielmo Jones» cooferma l'asserzione di* lui « che gr Indiani appellano i Cinesi Tchina ( Recher. Asiat. t. IL p. 407. ) e gli Arabi Sj-n o Ssjn. Reca r autor ita del Geografo Persiano ^ Bdaliahal Beidhaai^ che gl'Indiani appellano la Cina Tehjnex Persiani Kathai. Dagli OrìenUli è amshe detta Mahatchin^ e Lhinmahat ckin Il Persiano cosi si esprime nel dichiarara d^tr ta voce. « Air Oriente della Cina evvi una contrada che si distende verso mez- p zodi che i Cinesi appellane Manzi ( dovea dire non i Cinesi ma i Tartari), i » Mogolii Nj'kya^ gl'Indiani àiahatchjn o Gran Lina^ altri Matchjn. Final- » mente il parse di Tchin non è che la Decima parte di JÙahatchin Sembra però cho Ebìf^Auckal usi la voce 6'Ai>i per signitioare la Cina in generale, e quella ili Chin-machtn pc/* Ja parte meFidionale dell' Impero ( Orient Geograph. p. 4. e 5. ) L'Aj»demani ( Uibliulh. Orient. t. III. p. 775.) dice » òinurum regio juxU QrienU- y Ics duplex est , Alterum absolute dkunt Sin scu C</i, hoc est Sinam et Cinam p Alteram Uasin^ M«ig'«» Mascin^ Macint huìus i\ominc meridional m Si narum p partem intelligunt , quae houie Sina proprie dicitur, et in novem olim .provin- p ctaii dividebatur : priori autcm vucabuio borealem Sinam desigoant quae, Chm^ t quoque iisdem appellatur , a Coblajo in sex provincias divisa p<hib^tur#. Da ^ili autorità si deduce che le gienU dell'Asia seltetiirionale ai tempi dei Polo appellavano la paiTtc seaentrionale della Cina Kaiai o Kitai^ la meridii^nale, gì' Indiani speejaU mente Tchin. Che al Polo erano note ambedue le appellazionf, coqie apparisce dal dire che il mare fra il Giappone e la Citta appellasi mar di C««, ebe tanto vutil ilire quanto mare che « contro VLan^i, che come avverttai^io era il aome dajo. dai

370

tro Mangi E nella lingua di costoro dell' isola , Mangi si chiama Gin . E questo Mare Gin 7^ , che è io Levante è cosi lungo e largo , che i savi piloti e marinari , che per quello navigano , e conoscono la verità, dicono, che in quello vi sono settemilaquat- trocento , e quaranta isole 7^' ^ e per la maggior parte abitate ^ e che non vi nasce arbore alcuno , dal quale non esca un buo- no e gentir odore , e vi nascono molte spezie di diverse manie- re^ e massime legno aloe 7<^^, il pepe in ^rand^ abbondanza bian*-

Tartari «i Gaeii rimaiti sotto l'obbedienza dei Song{\.Lp. 1^9 n- )• £ ciò pii chianiinente lo dìdiittra col ao^angisre : t netta liiigiia di coatoro dellMaola, MtmgiA chiama Cin*

700. MtfT^Cin.» Pura haec decima firìmi diiMlia^ quae lerminat kabitatam 1^ a.pla^a Orìenlalii et retra q^iam ignoratùr ^id ait, >ot>Blintt«nare Sin qnod voca- 1^ tur mare SùhOf et a quilHiidam appellatur mare &tnj^» ( Ceog. Nvò^ p* K) Il Aelatore Maomettano pubblicalo dai llenaiiidot l' appdia mare Bemgi ( p. 4 )

701. Sóuemila quuttroo&mio ipmwua ttefe. <Jiie4to mimerò d*laole (n detto al Polo dai piloti delle sue navi , ed è csagemto forse . Bla del gmn numero di esse parlano altri scrittori : secondo Abuifeda le isole aitate dell' Oceano Indico, e del Cinese sono 1700 ( Geogr. p, i4a ) comprendendovi le disìàbitate sono ìnnnmerevoli ( tbid. p. ft76 ). Nel suo cmnpuCo comprese il Polo tutti gli Arcipelaghi dei Ladroni^ ideilo Filiffpine « dulie Ma/wsoA^, cbe furono scopei^ più di dne secoli dopo dai PortugtieA) Oliasi deévce dalle speìierte, e aromi, che rammenta come prodotti ài quelle isole .

*fwt* Leguòahe. nCaplelti iKei chei Giapponesi andavano a trafficare alla Coc^smtiMii e ii^cempravam^ grani quantità di legno alee che essi chiamano Giiwo ed i Portughesi) Aqhiia e se ne servono oontinovamente in far profumi «• altri medicamenti come noi « me molto pie per abbraciare con esso i corpi morti degli uomini nobili e ricchi. Soggiunge: ^ questo tegno i#oe anctn-chè ne' fiumi » del regna di Coccincina portato dalle correnti di qnelle acque» da luoghi e regni ^ lontanissimi y nondimeno iMssuno sa dar ragguaglio che Sorta d'alba aia» )^ doye cresca (t. li. p. 77 )• I Franeesi chiamano questo legno Bett d Aigle% corraisione della vocHf Portughese. I Bottanici l'appellano AhexUum Agalla^ chum , n vero legno d' Aloè è denso> pesante di color roseo porporino » al gusto ainaro e frii^ante ìt fauci, e se si arde o si stropiccia di grato odore ( Targ. Ist. Hptan. t. n. p. 565 ). Secondo il Barros nel regm» chiamato Ckampa nasce il vero legnò Aloe , che i Mori di quelle bande chiamano Caiambuc ( Dee I. p. 17» ). Elcoo eiA che ne diceria Bìssachere (Etat actnel du Tunq ec.t.I.p.i2$).» Un boia odori£e- ^ rént ibrt au deisuB de tUns les autres est un'espeoe d* Aloes ao qui-l il paroit » qu* on a tiomid divers noma Calemòacy Catemkaaij èoi$ dAigle. £n France V d^sms la cohimerce cts trois ' denominations se rapportent a trois parties jà* un 9 méme Aloes: CAi{em&«cehest leeocur» Calsvn&iÉearest l'entour du Calembac le 9 bois d*Aigie est Cntre le Cétembme et 1* ècorce : on en fait usage daos les palaia p t% dansltsiempks >€( il «ai veadu^u pois da T or* »

371

CO , e nero . Non si potrebbe dire la valuta dell' oro , e altre cose y che si trovan' la queste isole , ma souo così discoste da terra ferma , che con gran difficoltà « e fastidio vi si può navi- gare j e quando vi vanno le navi di Zaitum , o di Quinsai , ne conseguiscono grandissima utilità , ma stanno un* anno continuo a £ir' il loro viaggio , perchè vanno i' inverno , e ritornano la stale Perocché hanno solamente venti di due sorti y de quali uno regna la state , e V altro l'inverno j^ dimodoché vanno con un vento, e ritornano con l'altro ^^^^ e questa contrada è molto lon- tana dair India . E perchè dicemaio, clie quiesm ujore si chiama* Gin^.è da sapere, che questo è il mare Oceano . Ma come noi chia- miamo il mare Anglico^ e il mare £g!9o, così loro dicono il mare Gin y e il mare ludo Ma tutti questi nomi si contengono sotto il mare Oceano Or lasceremo di parlar di questo |iaese , e isole , perchè sono troppo fuor di strada , e io non vi souo stato j quelle signoreggia il Gran Can . Ma ritorniamo a Zaitum .

7o3. f^mmioeon un vmua0i€mmo c^num akro ( V. 1. 1. ^ t56 lu ). Ciò coiw ferma quanto fu detto pracadent^inence che i Chiesi aairigauo a grado dei Moxio* ni, reggono il mare contro vento ( n. 674 )• Di questi venti regolari parla it nastro viaggiatore Carletti che da ì/iacao si reco a Goa» t In un certo tempo deU' t anno che la si chiama Mansonóf cioè una stagione» nella quale si risente un vento » che per tre o quattro mesi continui dura a sofians^ seaxainaì«è resinre» tca^ » tare, il che per Io più aooade del mese di Oeoenère fino a tutto Mario » si » naviga verso rindia: siccome all' incontro dsl mese di AprMc fina^ tutto Luglio » se ae riscontra on altro che dura a soffiare neU' isteasa fonna similmente q«at<» » tro mesi» col qual ti naviga dall* India verso la Cina» e cosi altemativameilie era » v^rao Meaiaogiomo , ora verso TVaviontana secondo la delta Munsone » ( Viag. t. IL p. ao6 ) . U Gemil dioe a A Manilla on ne trouve generalinant paslant quo » deiix aaiaona* Ia aaason de la Moueson du fiud , pendant la quella regneipt ce qu* «n appelia a Mam'tfe les vents d' Ayial^€% la saison de la Mousson du Nord, 9 ptsM^nt la queUe regnentles venU Nord*est » ( V07. t li. p. SU ).Oam* pier aoriem un trattalo di questi venti ( Vo^. t. IL a75 )

con moke geuii a piedi ^ e a cavallo per acquistarla^ e mosse graa gaena a quel regnò. E il rechi; era mòltó ^écfehio/noittlaàtoAccaiii'

e

, Ma

1 casali e abìta/jonl / eh' èrano per le '^ianriire*, fatóào róvinktk e guaste. £ il re vedendo, che queste genti distruggevano/ ^ rovinavano del tutto il suo regnò ^'^mahdò ambasciatori al Graa Caa es{x>nendoli , che essendo egli uomo vecchio , e avendo sem- ))re tenuto il suo regno in tranquilla pac^, li piacesse di nou volere la distruzione di quello, ma che volendo ludi rimuovere delio barone con le sue genti ^ li farebbe onorati presenti ogni anno col tribnto d'elefanti, e legno d'aloe^ Ifèhé intendendo il Gran Cao,"'mo.^so a pietà, comandò ^biio al dettò Sagàtu', che dovesse partirsi'*^, e andar ad acquistar altre parti. Il che fu e2>eguito immediate: e da quel temjx) in qua il Re manda al Qrau Can j>er tribiito ogn' anno grandissimo qì^a ri uia di jegno di aloe , e venti, elefanti dt;'più bei(i e maggiori j-. che trovar si ])ossaQO nelle sue terre £ in tal modo questo re si fece saddito del Gran Can. ' -^

Ora lasciando di questo , diremo delle condizioni del re , e della sua terra . £ prima in questo it^gno alcuna donzella di convenieute bellezza non si può maritare , se prima uon ò presen- tata al i*e, e s'ella gli piace, se la tiene per alcun tempo, e poi le fa dare tanti denari , che secondo la sua condizione ejla si pos- sa onorevolmente maritare . E M. Marco Polo nel .\ut>o.: V} m in questo luogo , e trovò , che il detto re avea trecento e ven- ticinque figliuoli.'** tra maschi , e femmine , i quali maschi, pfer

>t

71 5. Che doìJesse partirai. Sembra che ciò noa fosse operato dàìla pietas nift più probiibilmente doli* aspra guerhi <^he fecevano a Cablai la-Gbccinciaa e il T«to* kiao, e dal prurito csiremo ch'esso avea di tràr vendetta di quei popoli.

714. Marco Polo ned 1280: La spefdiiiioiie di Sotu in ifueilè parti accaduta nel .i:».8a, dimostra en^ata questa data e che debbé leggerai ii85 cttihe nel nostro Te- sto, e come fu detto nella dichiarazione al secondo Libro, nella qtlale si spiegano i molivi di questo viaggio del Polo ( t. If. p. 149)

715. Treceiuo e venticinque figliuoli. Il Geografo Cinese ^ tradotto da Amiot < Kei&ér. sor les Qiin. t. XfV p. 295 ) parìa del re di Pape che avea 800 mogli «.ùiscuna dftUe quali aveva una borgata per appannàggio . Il Geografo dice che dia città deirKfi/i/Mit, ave risiedeva il tribunale «(heavettgiurisdisione su quella contra- da sin li, cranvi 58 TchengyO stazioni» che per altra non si può afarmare se corri-

/<.

376

1^ maggior parte erano valenti nelF af me *. Sono in «questo regno molti elefanti^, e gran copia di legno di aloe.. Vi sono ancora molti boschi d' ebano ^^^ ^ il qual e molto nero , e vi 31 fanno di quei bellissimi lavori . Altre cose degne di relazione non vi so* no . Onde partendoci di qui narreremo dell' Isola chiamata Giava Maggiore .

: ^ GAP. VII.

. , DeW hflla detta Qiava .

Partendosi da Ziamba , navigando tra Mezzodì e Scirocco mille e cinquecento miglia '''^ si truova una grandissima isola chianiata Giava ?'^ La quale , secondo che dicono alcuni buo*

3pondanQ a giornate o mezze giornate . Nella Relazione Cinese del Regno di Tchin- . la tradotta dal Sig. Remusat^ legge, cde il re di qu^I paese o di Cambogia area ' clhctué mogìt, una- Mie -quali era ìfa pi ima e da 3ooo a 5ooo concubine ( Nouvell. . Ann. 068 Voj^g. T^ JU.; P«ri« 1819 p* 53 ), . .^. . .

716, P* ^5aao ( Diospyfos Ebenum ). Legno tanto stimato pev la sua durez*

za^ e unitezza di fibre. L*ebanu ncn) è l'anima dell'albero. Alcuni betonici ne

distinguono di tre sorti, che altri dicono essere varietà di una sola specie ( Tnrg.

Ist. Botan. t. IH. p. 3g8). Il Marsdeh allega 1* autorità del Loi/rer/o che vide ei

- stesso quegU «Uberi nelle selve della Cocdncina verso i contini di CambodjafC lo

; aipp^lla .Ebe^ìoxillum verum. Il luogo visitato dal Botanico e'ra verso il paese dt

Tsiampa* Nell'estratto di una memoria relativa agli articoli di traffico della Coccitt-

dna e del 7W{Ai/u> sono compresi il legno di Calambu^e T Ebano ( Letlr. Edif.

't.XVL'jp. i5o); '

7 ifj . Navigando tra mezzodì. e scirocet^.miUe dnqucento miglia. Tale asserzio*

ne dimostra che la Giava maggiore del Polo é i' isola detta G/a va oggidì. La dìstan-

zadi i5oo, o come porta il Teato RiccurOiano 1400 miglia è assai esatta {rsiTsiampa

e GiavOf ma non già fra quest' ultima contrada e Borneo^ isola di gran lunga pia

prossima. Da Padaran eh' è il punto il piò sporgente à Levante del paese di Tsiatn^

. pa^ e quello che dee riconoscere juna squadra proveniente dalla Cina sino alla costa

..3^|tei[itri(\nal^.4i OtQVft iu dirittfi Uneasonpvi.giradi ventuno, ossiapo mille dugento

sessanta miglia. Che se V armamento navale su cui ei;a il Polo dovè approdare a

diritta o a sinistp del Meridiano, che passa per Tsiampa e per Gi/ii/a» allungò e«ri-

. ^fcntcm^nte il c.^mmino, ed è perciò che esattissima pud considerarsi la distanza

..deUadalP.ojo., , , .

^ji^. Isola chiamata Giava. Potranno dileguarsi i dubbj di coloix> f he esitano

nel de/i^idere se perla Giava mct^giore del Polo debba intendersi la Giava d' oggidì,

, o Z?or/ieo , da ciò che dice il Sig. Raffles» che ultimamef&te resse l'isola pel governo

, Britannico 9 e tessè ^a bella storia di quella poco conosciuta contrada ( The History

.of Ja,vva.,bj Thgm.ns Stamford Raffles. Lond. t. U. 4. 1B17 ). Secondo esso ( t.

-*. )' .6* J. ). I .natj 9ppeilano T i^qla Ijina lawp, (paese di Giava ) o Kusalawa che si*

gnifica isols (U Giava . Dunque so -tale* é il nome che le davano i natj non si sapreb^

ai mannari, è la maggior isola che sia al mondo: imperocciié

be comprendere perché avesse dovuto il Polo «cambiar questa con altra isola , tSecondo lo storico Inglese, alcuni credono che essendovi approdata una colonia In- diana, cosi appellasse l'isola per la quantità di panico italico ^che vi trovo, biada detta lawa-wui. Il Polo era ivi stato ali* occasione di più viaggi eh' ci fece iieirin- die come ei Atesso lo dichiara ( lib. il. e. 77 ): t ma perchè ancor non è compiuto » quanto M. Marco ha deliberato di scrivere, si metterà fine a questo secondo li« t bro , e si comincicrà a parlar.* di paesi , città e provinole dell* India Maggiore , » Minore , e Mezzana , nelle parti della quale é stato, quando si trovava ai servizi » del Gran Can, mandato da quello per diverse faccende , e da poi quando li venne p con la regina del re Argon con suo padre e barba e ritornò in patria » Giova il sapere ciò che dice il Deguigncs, che Cubia! : » avoit une passion extraordinaire de » faire connòitre son nom chez les ètrangers, et avoit aouvent envojé des uthcicis » vers dif^L^rens Rois Indiens, puur les engager d'apporter dans la Cbiiie óe$ raretés » de leurs pays, et Ics Indiens a qui ce commer<jp étoit tres avantageux , vcnoient » en foulc dans les p<ii*ts du Fokicn . ( Hist. des Huns t. IV* ib6 ). Abbiamo in- fatti nella dichiarazione al seconrio libro fatto osservare che due volle il Polo fu in India per mare, innanzi di accompagnare la regina Cogatin , e ultimamente nel 1292 , allorché Cublai Can fece unh spedizione contro il regno di Kuaua, della quale parlano le Storie Cinesi , il Deguignes (L IV. p. 186 ) , il P. Amiut , (M^rn. sur les Chin. t, XIV. p. 101 ). Discorda l'ultimo dai primi, intorno all' anno , ponendo il fatto come accaduto nel «287. Esitarono i Commentatori del Polo nel decidere se detto regno facesse parie dell' isole di 6 lava odiBorneo: nla che la spedizione nella q u«ile era il Polo Tosse fatta per mure, è indubitato perchè ei dice che ivi fu con alcune natn ( p. 17 ) e che vi andasse per commissiono dei Can viene dichiarato nel nostro Testo : » £ in questo Messer Marco tornò d* un anibcisciata » d' India , dicendo r ambasciata e le novitade che avea trovate » ( r. 1. p. 8). Ma siccome dimostrammo nella Dichiarazione, che quella spedizione era n volta contro KuauOf resta ora da rintracciare ove fosse il paese cosi appellato dai Cinesi giovandosi di alcuni documenti novellamente scoperti. Secondo gli Annali della Cina, Cublai spedi Meng-ki per determinare il re di Kuaua a pagargli tributo. Lun- gi esso dall' acconsentirvi limando il legato marcato in fronte. Per trarne vencteltu inviò Cublai da Siven-tcheu mille navi guernite di 5oooo combattenti contro di esso ; la squadra battuta dalla tempesta dovè far vela verso la costa che è iVai Tun^ kino e la Ccccincina ( t.IX.p.45i n. ) e di li volse il suo corso verso Giava . Net giun« gtrvi seppero i Tartari che il re di Kuaua era stato ucciso dal re di Kolangsua nemico. Il genero del morto volle vendicarlo, ma fu disfatto e costretto a ritiiaisi a iUajapeku, Li trattò coi. Cinesi per ricuperare il suo regno con dimosti*azioni di reverenza. Ma disfatto da essi il re di Kolang^ allorché con una scorta rimandavanlo nella sua capi- tale» esso con insigne perfidia fece questa trucidare, e accorsi gli altri Cinesi per vendicarsi^ caddero in una imboscata, e sbaragliati dovei'ono eoa vergogna rii'uggirsl alle loro navi, e salpate le ancore in sesantotto giorni giunsero a òife/i-/cAei<. Le Uoux d'Hautera^es nel commentare questo luogo delle Storie Cinesi, narra di aver veduto un Mappamondo Cinese fatto dai Gesuiti, ove l' isola di Kua^ua è segnala a mezzogior- no, o mezzogiorno scirocco dell* isola di Sumatola^ che è il nome dell' isola di Su- lìiotra secondo la pronunzia Cinese, e prossimissima ad essa, lo che con ferma che Kua-'ua è la Giava attuale. Ma per quanto il commentatore s' uccoigcsse della cur- rìspooi'enza di questi due nomi da primo, obiettandosi poscia cbe nei lesto si pai*fa

378

. r :.^ ..-..N f\\ tremili luialia ?^9, ed è soUo il dominio d'un pira di circuiio j)iu ai ueiuna uus'"* »

Hi .egno e non ^'^-^-'^'^'^^:!rS^J^

,ni della Penisola ^'^^'^^.^j^ZÌ^X ^^li^^^^^

nel t«to di du. .e che « ^'^«^Jf^" ««^/".he occupava solo una parte dell' Ì5oU .

evidente che /f««Hi« era ««ne d '«♦«fT*.; Cronaca Giavanese dal Raffles riferiu

e n..n dell' is.la intera . S-Pi--'-;;^2it^;^«^ru a^ '^'^'^ '^f^'"^' ^ ''"•

nella sua Storia, che «-«fr »^"^»"^ ","* ^ .,,« era posseduta da altra fàmfgfia p. y8)che possedeva p*"e;diG.ava^i^^?M^P^^^^^^ 1^ p^

a.ti.PajaJaran. ^ ^^'^^'".ZZlv^^^ ^l^ prUru. deiie d^. dinastìe. Que- occidenule apparteirebbe di «U«u,^ W^ P ^^^^^ ,^^.^^.^ j^l p^^., .^,„

sto traliatofu 8UpalatoneUa47- *'?*"" T:„^„rrfi aduna le Storie Cinesi e Gìavt-

nesi noU' affennare che •^'^X^letS^^i «"<"'-' "^ -?-"" '^'^ ^'•-'■'*^" ' ciò rhe conferma che probabilroenle U regno a n ^^ ^^. ^_^^

„a documento riferito dal Mar«Jon ( ^ ' '»/ Jjjf';; Jll,,,o in Inglese da Craw- glia risiedeva da parecchia g---^^;". Zl Ù£l Je.U Jaw-wa ( che deve iord, allorché ' is'«deva a S«rfl*«r-. »^ riconoscono chiaramente i nomi di

l..pgersi da noi Jau-ua ) e »°t««'7°** ^^j " Ji dice eh' era volu la spedizione ) Kua-ua e di Tchapo che raramenUil *^- *;"""'*, _,^. j., quete si ha accesso nel . Alla riva del "»«'« vi è un distratto d«tto ft^.n^^^^ Pokalung^ (Hist

. pa.se » ( Il Runlis fiai dist.eU. d. G'^J,"^™ ^a famiglia gL, . («vi- 1. 1. p. oa ). V R-gnante ^' ''^^^^^'^""'^'^^.x tredicesimo anno del suo r*gno «a dcatenunte H«^/^i« de la fam.gha Y*«j .^^,„„ ,„ gran numero, e non potè

V a. mata fu spedita dalla Cina, '«» ' «i^"?*";,:^ ^ue ^ «no occidentale l'altro » far nulla . Questa regione Giatv-iv/a e *^'";" , j^e la spedizione di Cablai

, orienUle . . Questo ?-i^;^^^^:::^:::^r;j„e i Ta.uri lo conferjna era rivolta contro il M >jnpalut . une vi re ^ . ° ^^i p.rUre : » de magna in-

altn. viaggiatore al Polo d'età as«i. ««'^- "^7,;"^^^^ cum hoc rege bcllu.n

. s«laJava*dice:.Chaama«tem«agau*^tay,«n«U ^^^ ^^^^^^^^^^^

* habuit. ipsumque, rex iste auperavit et ^^';''/ .ungersi quella di Nic tante altn. auto. iU per dimostrai .1 «<^~ •««'«; Pf^^^^ J^^^^ ^^ ^ ^ ^^

colo Conti . Esso dice che tra le <»«* *^'*;^' */* ^„„„eo, poiché secondo U Raffles » più vicina ( Barn. Nav. 1. 1. !>• 3?? \r^^ _ j^ terre sono più vicine, non IoLttocheseparaG.«vadaS«««tra,nelp«n^oovete^^ «dere'ii abbaglio per

ha che 14 miglia di larghezza ( t.I. p. »• j* *;. _^„a. ma più erronea sarebbe

Stata la sua asserzione se pei Uiaya m^ys ^ evidente perclj* fa mea-

volesse pariare di questo seconda f^^'^^^lZllraoltt i galli fii» loro, »»« che xlone dell' uso di quegl- isolani di ^^""''•^^«^^hSUI t. II. p- - ) Anche confermano altri viaggiatori (Recueil de ^"J" «i ^ appellato nella UvoU da ilBarbosa chiamo Giav. maggiore la (,ia« ^^'^^ Rammento il Polo fr« p«.. Ramusio tmtto daUe carte da ^^'^^Vj^'^'^^^ ^^ in Giava ( 1. 1. p. «S?. u. e ). dotti dell'isola il Cubebe, che s. asserisce »J« «""'^•'V.^^ ;«« l' isola di Bor-

Sono tuttovia da iscusare coloro -^^'^^^^^^l^^Z ^fmenti che la favori- neo . Il P. Zurla.che inclina a Ule "P"»'»»'^'.^, ""Contiene il Testo del Miliono

^.cono . i quali derivano da a>c«"e co-t"^"^^^^^ ^^^^^l, ^ocume^U «ccnte-

'che indicheremo a suo luogo, o dal non avere avuto noo

^79

graure^ le cui genti adorati gì' lUou ^^^^ daime tributo ad alca

e perciò alcuni crederono eh* ei voleMe parlare di Borneo Ma ci6 jk detta congetturai mente: secotuio die uicotéo aicuiu buoni ìnariuari. iNeoa Tavoia A^ca<« glauca ai parte dcir Aj»ia Uau4 aai KauiUSio , e raiuiiieutata Oi aopra, nua e «egù«ia la parte mei Kiiuuale Oeli'iaoiay peicl^ luiu eraoe proiial^iuuvut*: cuiiuaciutu i' ì«ìu;ix> gito, livella rdccoitn uei Viui^^i ac^ii Oiandeai ( t. il. p. 2 j vi e una piccola cai ta oeU' i»oid, daUa quaic ai scui|^c,ciie Leu cunoi>GiuU ne «lano a liitoidli a ««Ueutriune e aid« oocidenie, ma cne inco^iiAUft 4a«uii eia ia ttpia^i^ia menuion^ley i>«n raiii^uiiiia e i *"> sou neUa Cai'ta d'ilaia ueli ^nviiAcy meiaie òauu at JDenemeiALu uatUea eia i^nuiu e^» lervi neiia parte centrine aeii' lauia iena cuai Stietttt, die a^i niai^e a inai e non avvi che miglia i|Uttrantotto ^HiAt-'oi-Juv. p* 7^^ j ^conuo il 4ÌO(to «cnitore la iuA^i^lie^zA dtii ìMìU na lente a Occidente e. ui oyti Ausila ^eograUclic, oMictno iin^uti «n^^ieai 605. La Lugiicz'i6it e oalie 117. «Aie tjA. ini^iiU ^ ilnu.^

720. Le CUI geiui uUorwiv ^i laifU . 1a 'Jittitiea ciecle oIm ì GMvaneai che «i ap* piicanu ttlia cuuura ueiAc Iciac biano a uil(^iue 'lai*fiim.^Vl ai «tabiuiono pni'c i Maiai e i ì*iégi' cuitt ^eugonu dulie ligule Ve*euàs. ^^neide tiue ^euti ai 4>ccup«uAu Uei truthci e della navi|^axii'Ae ( l/l. ^7 j 60110VI 'pui aneb mwiioMiuno .(^a lAiuiaAii de) Deean; iuùitre Aiabi; Cincai, e'^ciilavi. Oli Ai'«lii*e'i Cme»i veuiieio h uailicdiu nell isola nel JX. Stcoio l'Oiavotieftì tiiillieavaiào>aiiit>%>Vkiuu<i5tfiCi<ractoiiao oio<« vanai di fiarruft: e 11 l^iacoUfL uHttììta cne niOfce tOci uiavunesi e hiuétue ai uo- vano nella favella di detta laoU . li Giavanese è uno nei caulcitA nella Ai»>eiiA ^tne- rule 4 he pailasi ned' Oceania , e Jl liailieò dati |^ii-alt«il>tti delie favelle ivi in uso ( t. i. p. jOuj. Aiiuulifieiile u6ceuae Ad popolazione aan' isola a 2y0lK>igb6 aniiiAc ( jhid. p. 62 ), La reù^iuiie i-iaT Inaiada iuuaiiz.i' ene vi tossu pi>'p«5uLu il iUauiiAet- tismo, come lo dicDjaiano'i hioiiuilletiu e (jl idoli di iurtea oauiiAA^cijni li i«iiiAiAt,Ai* tato celebre storico di Giava.

£ qui essendo fa piihia vòlta che ci accade di far menzione dei Mori delle Indie, ci accotre dichiaiare, che i'Poitughesi e |;ii à^pa|jaoli ubarono cosi ap- pellare i seguaci di Maometto, clie abitavano non tanto- la patte settentrionale a%,ii xVflnca, quanto gli Arabi, e i Maomettani aeil Inula, ìosscao e^si avvenu^j, o nuij. Cosi praticarono anco gl'Italiani, per quanto la voce Mo/osia tontrai.z.ione ui Mau- ro, eh' era il nome dato dbi'lloniam agli iibitatori deiia Mauuiunia. Ma gì' Italiani usarono pure la voce Moro per Indicare gu Aancaoi o iiiiiopi ai ntra Cùiuagione, e in lai guisa significazione più vaga si accrebbe alla voce. 1 Fiancesi pei non ca- </ere in equivoci, appellarono i pruni iVltfi/re^^gli aim I\ egres . ilucóC u5o, ai appeU iare con voci proprie e aiveise le genti cht hanno laiatleiisiiciie hSiChe tanio di- ftmte (lovrebbe essere dagt' ttaliaoi abbi acciaio. Mori potiebbeio appellare gì' Al- irli ani di carnagione bianca^ ossia quelli ctìe iVl<iiiri lurouo detti oagli aotichi, Aar* ^n altri. Ciò può laisi con tanta maggiore sicurezza, in quanto cHu i esempio é cor- lobifrato da classica autorità. llFeriaiese Omero usò le due voci nel aiMudicato i^s. le accennato. v «•-

P Le donne, 1 cavalier, l'arme, gli amoni, » Le cortesie, In audaci imprese io cauto, » Che ftiru al tempo che passaro i Muu » 0 Atlric4 il inar e in Jf^^Aiiiaoocquer tanto.

Cuoi. I. MUii, i.

38o

no 7^'. Quesl* isola è piena di molle ricchezze. Il pepe 7**, noci moscate , spigo , galangà , cubebe , garofani , e tatie Taltre baone spezie nascono in auest' isola , alla quale vanno molte navi eoa gran mercanzie ^ delle quali ne consegaiscono gran guadagno , e utilità, perchè vi si truova tanl'oro 7^^, che ninno lo potrebbe mai credere, raccontarlo^ e il Gran Gan non ha procurato di soggiogarla ^H ^ e questo per la lunghezza del viaggio ^ e il pe- ricolo di navigare: e quest'isola! mercanti di Zaitum^ e di

E in questo luogo ei parla degli Afiricaoi della coata di Barberìa. Dice poi Can. XL. Stan. 26.

» Astolfo r assunto al re de' Neri

» Che faccia ai merli tanto nocumento! Appellò qui Neri quegli affricani perchè erano Etiopi .

721. Tributo ad alcuno. Abbiamo già avvertito di sopra che l'isola era divisa in due regni. Il più potente era quello del Majapahit che fu distrutto dagli Arabi nel 1472» che introdussero nell'isola il Maomettismo. I Portughesi che vi approdaro- no nel i5ii trovarono a /^an/oiTi un re Indiano ( Raffi. 11. Le). Non fa men- zione il Polo di Maomettani in qnest' isola, come nella Gim,'a Minoro o Sumatra perché non era la religione dominante nel paese. Dice il AafHcs che nelle Storie Giavanesi i primi cenni che si abbiai)0 di Maomettismo cadono nel!' anno del Si- gnore i25o.

722. Il pepe. Nella raccolta dei Viaggi degli Olandesi ( t. II. p. 59 e seg. ) fra le spezierie dell' iaola non si parla della noce moscada, del garofano, ma bensì del pepe , del cubebe , della cannella salvatica , della galanga , del calamo aro* malico, del gingembero, dell' ^ireca, e del betel Ma il Raffles numera ancora frai prodotti di Giavala noce moscada, il garofanò, il cinnamomo, e il pepe ( Hist. of. Jav. 1. 1. p. 48 e i3t ).

723. A7 fi frotta ra/2^' ora. Il Raffles frai prodotti metallici di Giava non parla dell* oro ( ibid. 1. 1. p. 29 ), e celebre per le cave dell' oro è Borneo , e non Giava , Ma nella citata raccolta dei Viaggi degli Olandesi (t. IL p. 3. ) vi si legge : a les » montagnes renferment de 1' or, et V on y voit les plus belles esmeraudes du moo« » de ». Anche il Barbosa dice che a Màlaea i Giavanesi recavano : » oro che nasce » neir isola della Giava » (Ramiis. Nav. t. I.pl552 b ). Potè dunque essere afferma* to al Polo come agli Olandesi e al Barbosa che eranvi cave d'oro nell'isola. Sicco- me i Giavanesi secondo il Raffles erano àrditi navigatori, e facevano un gran traffi* co di speculazione, potè accadere che trafficassero dei* ricchi prodotti delle altre isole del vasto Arcipelago Indiano .

724. Non ha procurato di soggiogarla. Tale asserzione parrebbe smenUre la nostra» relativa alla spedizione di Gublai^Can contro Giava. Ma qui la Lezione Ra- musiana é evidentemente errata : e ciò dimostrano il Testo della Crusca, e il Pifu* niano . Nel primo leggesi ( t. L p. 167 } ». Lo Gran Gan non V ha potuta conquistare p per lo pericolo del navicare, e della via si è lunga t . La Lezion Pipiniana è come segue. » Magnos Kaam nondum eam potuit obtinare p. E tali lezioni fanno conu prendere che tentasse, ma non riuscisse aell' impresa.

38 1

Mangi hanno tratto molt* oro , e Io u*aggono l\mo il giorno j e la maggior parte delle speeie , che si portano per il mondo , si cavan da questa isola ,

GAP. Vili.

Dell' isole di Sondar , e Condor y e del paeie di Lochac .

Partendosi, da quest' isola 7»5 ^j; Giàva naviga verso Mez- zodì , e Garbiu settecento miglia , e si truovano due isole , una delle quali è maggiore , e T altra minore La prima è nomioau

I .

725. Partendosi da questa isola . L'asserzione che partendosi da Giava e voI« gendo la prua veso Mezzodì e Garbino .si trovano le isole di Sondar e di Condur , ha dato gran travaglio oi commpn latori per essere erronea,, o si supponga che la Giava Maggiore del Polo^ sia Giava , o Borneo . Come osserva il P. Zurla ( Dis- serta t. I. p. 179 ) da qualunque deU* isole di quelP Arcipelago della Sonda parten- dosi 9 e facendo la navigazione accennata trovasi mare aperto : perciò congettura, o ohe la memoria tradisse il Polo* o che fusse dai marinari male informato ^ o che siane stato alteratoli Cesto. Ma tutti i testi veduti dal Marsden , dallo Zurla, da me, concordano quantQ alia direzione del via^'gio . Ma siccome il Polo, come ùf avvertito, più volte non segui colla relazione V andamento del viaggio , potrebbe congetturarsi che esso faccia retrocedere il leggitore da Clava Sino a Condur per ivi riprender via che fece quando si restituì in patriH . In tale ipotesi non vi è d* inconveniente che la direzione di avere fatta vela verso mezzodì , e garbino, che potrebbe esesere interpolata nel testo, o che potè essere relativa alla sua navigazione da Condur a Lochac , paese secondo esso di Terra Ferma, e la quella direzione relativamente a Condur ,' e non verso scirocco come erronea- mente porta la Lezione Ilamusiana. E anche da avvertire, che anche oggidì Condur ^ o Puio Condor è il punto riconoscimento tanto dei naviganti . che da Giava rccansi sulla costa orientale della Cina, quanto di quelli che dai porti del. Fokien drizzanp- il cammino verso Malaca , talché vi dovè far capo il Polo aU lorchè da Giava si restituì a Siven^tcheu , e allorché con- Cogaiin da detto porto, iinbarcd per la Persia . Nel modo timido di navigare del suo secolo per traversare il golfo di Siam costeggiavano quanto potevano la Còncincìna e lo Tsiampa , IVon dee occultarsi che in tale ipotesi non é esalta la distanza che da a questa navigazione il Polo di 700. miglia o di 800. come leggesi nel nostro testo, men- tre più di 96*0 miglia vie da Giova a Pulo Condor. Ma' 1000 i5o miglia, più o meno, Don sono da valutare nelle relazioni dei naviganti del secolo XIIL il maggior peso a quésta nosta congettura la lezione Basilcnse, conforme in ciò alia MuU leriàna: » Navigando ab insula /ava, numerantur septingenta milliari^ ad duas ^ lììsuìas ' Sondar et Condur dictas , a quibus ultra procedendo iuter meridiem s> et' garblniim sunt quingcnta milliaria ad provinciam Bocach, quac amplissima ^ et ditissima èat »

49 .

-rìf

382

Sotidùr ^*^ , e r altra Coadur. ^^^ ^ le quali due isole són disabi- tate y e pét ciò lascia di parl^ùe . £ . partendosi da queste ^ come s' na navigato per Scirocco ^^^ da cinquanta miglia y si tro-

726. Sòndur . L' isola di Sondar non si riconosce filcilmente a quale corri- sponda oggidì di quelle isolette che formano V arcipelago eh' è vicino alle coste djcl paese di Ziampa o Tsiampa t della Cxu:cincina^ e -della Cina Sembia verisimile l' opinione ael P, Zurta, che corrisponda all'isola detta Senderfulat dal Viaggiatore Maomettano del' Rt&naudot ( Dissert. t. I. p. 179. che Sandafulat é^i^ner il Geografo Nubiensé (p. SS. )5^condo il Renaudot Fuiat corrisponde alla voce Maiaìa Pii/o ( Anc.Relat. p. i45« ) che significa isola in quella favella. (Vocabulair Malais apud Thunber. Yoj^. t. II. ip. 268.) Congettura il Mars ìcn, a me pare con ragione^ che possa essere l' isoletta detta Pulo Stipato ( Not. 1 182. ) Questo nome è composto di due voci originarie da due favelle assai disparate Fra lol-o, dalla Malaga Pulo^ e dalla ^òrtùghése Sapaio, che signiàca scarpa per- chè sembra averne còiifigQrazióhé . La conferma y che qticsta isóletta possa éiieré quella detta Sondar daT ^olo, pùo desumersi dalla celebriti di cui gode pressò i inàì*inari per essere uno dei pùnti di riconosciihentb a cui fanno capo» àtio^éhè dalle Ihdie navigano Verso la Gina o il Chiappone, e viceversa; Thunberg {Partitosi di Giava fece capo a detta isoletta ( Yojr. t. II. p. 40:^ )• £ pare che fosse pulito A\ r!<dònòs'éi^ei^to 2Lné\ìé a tempo delle navigazioni degli Arabi .

72^. Condur, o Condor» Isola ove approdò la squadra proveniente Batavia 4 difetta alta Cina, che ivi conduceva Lord Macartne;^. E celebre per la sicurezza dei suo ancoraggio, spiri Tono 0 l'altro mozione. Secondo le relazioni del P. Jacques Gesuita, che recandosi da Giava alla Cina vi dimorò 9 nn^iy e del Macartney^ Fuló Condtir é un piccolo arcipelago distante i5 o 20 leghe dalla costa di Cambojaj com- posto duetto o dieci isolétle o scogli. La maggiore di tssè ha dodici miglia di lunghez- za, tre di larghezza, ed ha forMà di mezza luna: è sparsa di monti di for- ma cònica . Quest'isola è abitala, hlfi'àoh vi é che un villa^'gio posto nell' unica pianura dèll^ isola. Il P. Jacques diede la dartk di questo piccolo Arcipelago, e \\ ft!ra<fariney ne fece osservare la posizione dhe è a. 8." 40/ d) Lat. Selten. e a io5.*^ 55r di Long. Orient. da Greenvich. Gli abitanti &o\\ò quasi tutti refugiati di Terra Ferda'f Lettcr. Edif. t. XIX. 177 ) { Mscart; Almbàs. l. II. p. iiS ). Dampier visi- ta qiièsr iiola e ne descrive gli abitanti ( V"yag- autoiir dli Monde t. irp.78}. 1 Malki appellano T isola Kùìidur che significa una specie di zucca (Màrsd. not. n8a ).

J7.ò\ PérSùlrocto. Qui la lezione è viziala V non è navi gancio si' scirocco cin- quecento miglia cW S' ihconlk*a la penisola di ìkfallic^, ma'' navigando verso libeccio o Oarbihd. NerceStoUiccardiano non i fatta menzione di questa erronea direzione * imlsàà inéilia Java . . pervenitur ad insulas dliai ^ quae dicuntur Sondar et fc' Cdiidùf,iilh*a' (Juas ad qiijùgenia milliaria est provincia Lóaóh^ quae grandi^ est » etllitìssfifià^vatde'^. Soppriìiiendo nella Lezione Ramusiuna la voce scirocco, che non leggesi'ttegjff altri iètói, e trasportando al suo vero luogo la direzione di mcz-

383

va una provincia , eh' è di terra feriua molto ricca , e grapde no? niinata Lochac 7^^, le cai genti adoTc^oo griclqli '^'^. t^iu^C^r

^ maggiore e T altra minore. La prima è nominata Si^nàutj e 1* altm ConduFt ìt » quali due isole aonp disabi^te-^ e perdio fi lascia di parl^^e . ^ p^te^idpsi d^ » queste f come si ha levigato per Mezzodì e Garbino cinquecento miglia, ^^i tr9va * una provincia ch'è Hi Terra Ferma molto ricca e gipnde i. Ne dee recar sorpresa che siano fuor di luogo alcune parole, che poterono essere aggìunle in margine senza richiamo , é perciò poste dal trascrittai;e ove le ha creduto più settate « JP^elia carta d'Arrowsmith Palo Condor é djstai^te meno d'un grado da Ter* ra Ferma. Per recarsi nel punto il più vicino del litorale di Camboja fa d'uopo volgere la prua a maestro: ma la costa infaccia a quell'Arcipelago corre nella dire- zione di Mezzodì e di Libeccio.

7^. Lochac. Lohac sccoado il '^est9 RicQardi^no, si riconosca ess.ere il paese i\ì(^ambola* Lohac secondo l'autorità di Gaspero di Cruz, citato dal Mars3en# ( n. 1 183 } era la capitale di quel paese . L' Ah ville appella questa città Lovek nella su^ carta, d* Asia , e crede essere la medesima che appellano Cambfija gli ]|pu- ropei« A tempo degli scuoprimenti dei Portughesif il paese cosi detto^ avea proprio re, ed il suo stato estendevasi molto dentro terra, ed era frequentemente in guerra col regno di Brem^ ( o paese di Ava ), e quello di SioMn : ed alcuna vrUta.<^n Camp pa o Ziampa. paese abbonda di viveri, raccolgono alcun, poco d'oro, e Irafficano di denti d' elefanti ( Somm. de' regni, città , e popol. Oripat. Ramus. Nav. t. L p. Syl. IX ). L'Olandese Hagenaer fu nelia^ città di Camboja , e ne ha data la d^scrizio* ne. La medesima è distante sessanta leghe dalla foce del fiume Giapponese , che dalla sua relazione si ravvisa essere difficoltoso a risalire . La città è fabbricata lungo un argine Ai tempi de^ viaggiatore^ vi concorrevano Giapponesi , Portuglic- si, Cochinchincsi.e Malai. £ paese fertile, ma poco popolato. Vi abbondano acque correnti, e stagnanti, che lo rendono malsano, che credesi scaturiscano da un lago interno ( Voyag. des Ilolland. U IX. p. 463 ) . Il Sig. Abcl Remusat ( Nouvell. Ann. des Voyag. Par. 1819. t. III. ) ha tradotta una Relazione d' un ufizii>le Cinesq che si recò nel paese di Cambogia, che esso appella Tchìn4a nel i2g5. Esso s'imbarcò per ordine dell' Imperadore Cublai , narra che l' oggetto della sua commissione era di consolidare il dominio , che il principe degli foyàn ( sospetto che debba dire df*gli Vven ) aveva fondato sui quattro mari. Siccome sappiamo dal Polo chf Cublat volava essere ragguiigliato di ciò che concerneva i vari paesi, ove inviava i suoi legati , interessantissima è.questa memoria, che è come un saggio del modo che seguivano nel redigerle. Il relatore tratta infatti dei costumi, delle leggi, dei pro« dotti , del governo e di tutto ciò che richiama V attenzione di un osservatore illumi-;, nato . Confiùa 7Wn4a secondo la relazione, a tramontana colla Coccinpina, a libec- cio con Siam, a mezzodì col paese di Fan-iu: ad oriente coli* Oceano, Secondo il Slg. Remusat, i sacerdoti del cult© di Budda, appellano il paese di TcAi/i-Za, /iCan- phu-teJu: ed esso opina che corruzione di detto nome sia quello di Cambogia dato al paese dagli Europei. 11 traduttore Francese, aggiunse allf Relazione unacart^ t ratta dalla generate di Cambogia e della Cocdncinay che fu redatU dal defunto Ayut, furosctto Francese, che entro ai servigi della Goccincina,e giunse ad essere Ammiraglio; e dal 1791 al. 1795. fece la carta delJle costiere di quei paesi.

750. Adorano gP idoli. Dice il.P, Jaqu^» ch^ le costumanze di questi popoli i%

384

» »

velia da per se , e si reggono dal proprio re , danno tributo ad alcuno , perchè sono in tal luogo , che niuno può andarvi a far danno: perchè se ivi si potesse andare , il Gran Gan imme- diate la sottometteria al suo dominio 7^' In quest' isola nasce vferzih domésdco in gran quantità. Hanno oro in tant' abbondan- za j eh' alcuno non lo potrebbe naai credere , e hanno eie fami , e molte cacciagioni da cani , e da uccelli . E da questo reguo si traggono tutte le porcellane 7^*, che portano per gli altri paesi^ e si spendono per mon età , com'è detto di sopra. E. vi nasce una sorte di fratti chiamati Bérci '^^^ che sono domestici e grandi

alcune cof(é si accostano alle Indiane^ in altre òlle Cinesi . Credono alia Irasmutazio- nc delle anime come gì' Indiani , ma mangiano ogni sorta d' animali . Venerano il cavallo , e l'elefante : e quest' ultimo lo dipingono itcllé loro case . Credono che la più bella ricompensa per un grand' uomo possa essere che la sua anima passi in uno dei rammentati quadrupedi. Secondo essi Confucio é il più gran' dottore rleK' Universo. Rendono grandi onori ai morti ^ e a coloro che vivendo sonosi distinii'. Vide il Missionario tre simulacri a Pule Condor^ che gli fu detto che rappresenta* vano, Torbe celeste, il re del cielo, il figlio del ciòlo, ai quali gli abitanti tributa- vano venerazione ( Lettr. Edìf. t. XIX. p. 182 ).

j^i , La sottometteria ai suo dominio. La difficoltà per giungere a Camboja di risalire un fiume di difficilissima navigazione impedi Cublai Can di fame la conqui« sta. Infatii il fiume neir imboccatura si suddivide inpai'ccchie diecine di canaletti; e il quarto solo è navigabile, gli altri sono ingombrati dalla renè^ e poco fondi, per lochè non pud penetrarvisi con grandi navilj ( Nouv. Ann. des Voy. ibid. p. 38 ). Il servire d'antemurale al paese, verso la Cinaj i regni di Tutilinoe della Loccincina. l'aria pestifera , le boscaglie,! monti^ furono gli ostacoli che frenarono da questo lato la cupidità' di conquiste che divorava Cublai Can. '

752 Porcellane. Secondo il Marsden ( n. 1 186 ) ecKretto che a Sìdu presso la co- sta di Burneo, che guarda la Cina, non vi è certa notizia che in veruna parte dei mare cui nome queil' impero si trovino le conchiglictie,' datfc oori^ chetai spendono per nionèta ( V* t. 1. p. ili. n. ) .

733. Berci. E' giusta osservazione del Marsden che malagevole è il riconosce* re qual sia la cosa o frutto che qui descrive, dietro la' superficiale indicazione eh' ei ne dà, e che gli è ignoto se il paese di Camhoja produca la Mangustana frutto deli' albero detto da Linneo Garcinia Mungttstanay che sembra essere quello detto da altri Mangustana Cambogia^ e Garcinia Cambogia ( '^l'arg. ist. Botan. t.ll. p.5o6 ), e detto dall' Acosta Carcapuli ( p. 276 ). Ma se sono una medesima pianta la Garcina Vambpgùz è la Garcinia Mangustana è evidente che traesse, nome dal paese che la produce, e la congettura del Marsden acquista un maggior peso»)£/ qui da.avveKire che il Mangustano é utile pel frutto che ha descritto Thunbcrg che è ibndente co* me panna spungata, e di sapor dolcie uciiietto che lìon sazia^ ne aggrava lo SKunaco ('Voy.t.ir.377) ed inoltre per fa sostanzu tintoria che lascia tracsudare^dal legno, det- ta Gomma Gutte. Il Polo fa nuovamente menzione nel pai lare, dei regno di Lambn, di Berci secoudo il nostro Testo e il Riccardiano ; ma in quella vem leggesi iu-1

385

come limoni , e mólto buoni di mangiare < Altre cose non vi sono da conto , se non che il luogo è molte sai valico , e mon- tuoso , e pochi uomini vi vanno , perchè il Re non consente , ch'alcuno li vada, acciocché non conosca il tesoro 5 e i secreti suoi .*

GAP. IX.

Deir isola di ,Pentan : e regno di Malaiuv .

Partendosi di Locliac , si naviga cinquecento miglia per mez- zo<lì '^* , e si truova un' isola chiamata Pentan '^^ , la quale è lu un luogo mollò sai valico . E lutti i boschi di quelU isola produ- cou alberi odoriferi , e fra^la provincia di Locliac , e V isola di

«■h

Hamusiano: » che questo regno una pianta simile al Terzino », che serve di droga tintoria ( V. 1. 1. p.ib4 n. ). Talché in questi due diversi luoghi dichiara am- bedue i prodotti che la Garcinia Mangustana, e che la rendono preziosa ^^ cioè l'eccellenza del fruito , e il legno utile per tingere. E qui correggo rerrore in cui in altro luogo ero caduto di credere che per Berci il Polo intendesse significare ììBelzui^ no. Berci o Bersi per un agevole scambiamento di lettera può essere derivalo dàBre* si o Bresil che cosi s'appella il verzino ( Targ.Ist.Bot.p.590), e potè il Polo confon- dere r uno e r altro legno tintorio . Il Carletti dice che i Giappponesi : * vanno a » Cambogia nella medesima costa , di dove recano certo legno, come quello che » si chiama verzino, e loro l'addimandano sm e tra Portughesl vien detto Sapon, ^ s? il quale serve per tinger rosso, ed è II medesimo di quello che vien dalle Indiè^ » Occidentali detto Br<izil,*e da noi Verzino'^» ( Viag.t.II. p.77 ) . Ed è da notare the r illustre Storico D. Giovanni di Barros racconta che Pietro Alvares Cabrale, che discuoprl il paese detto posteriormente Brasile diede ad esso il nome di S. Cro- ce : :> ma tosto che da quella provincia conriincid a venire ii legno rohso , chiamato p da noi Brasil e dagl* Indiani f^erzi : procacciò che questo nome rimanesse nella » bocca del popolo, e sl perdesse quello di S. Croce; come se importasse più il » nome d' un legno che tinge 1 panni , che il nome di quel legno che diede la tinta 9 a tutti i Sacramenti » (Dee. I. p. 8tf").

n'i^. Si naviga cinqueeentoyniglia per tfìezzodi.Di qui procede il viaggio del Po- lo con somma regolarità,c concorda còh le moderne cognizioni geografiche. Da Pitto Condor che fu il punto di riconoscimento, da cui il l^olo si pai li per continuale il suo viaggio ( polche di Cambogia parlo per relazione ) navigando verso mezzodì, e più esattamente a mezzodì libeccio cinquecento miglia sl giunge all'isola di Pentan o Bìnian che forma T imboccatura dello stretto di Malaca . In effetto da Puio Coti' dot a Pietra Bianca punto di riconoscimento dello stretto { Le Gentil. 1. 1. p. Sga ) eh' è a settentrione di Biiùan ( Vojrag. des Hollan. t. IV. p. 5o8 ) Sotiovi secondo la carta dell* Aiiville H.® 5o/ che corrispondono a 5lo nnglia ,

755. Pentan. È chiaramente T isola di Binian ciré forma 4' imboccatura aifcxw dionalc dello sii etto di Mulaca.

1

. 386

Peniaa per miglia 'sessanta, ia molli luoghi po^ si traov^i ^cqua 7^, $e non quattro [lassi alta : e per questo bisogna , che naviganti levino più alto il timone , perche non hanno acqna s^ noq di cir- ca quattro passi . E quando s' ha navigalo queste sessanta m^Ua verso Scirocco , si va più oltre circa trenta miglia , e si truova un'isola 7^7 eh' è regno , e chiamasi la città Maiaiur 7^^, e così r isola Maiaiur . Le cui genti hanno re , e linguaggio per se 7^ .

7$6 . A'òa si trova acqua* Qui parla dello sireUo di Sincapura che dovè ralicare per recam a Malnca. Il MisMonario Premare che da Malaca si recd a Pula Condor trovò che il mare aveva in alcun luogo dello stretto solo 20 piedi di profondità (Letties. Eclir. t. XVI. p. 525) . Il Viaggiatore CaHetti che veniva dalla costiera della Cina cosi ne discorre. » In questo viaggio non accadde cosa da raccontare » salvo che passato lo stretto di Sincapura ^ posto in un grado è mezzo fra la terra » ferma» e le diverse isole vicine a quella di Sumatra ^ in cosi angusto spazio di » canale , che dalla nave si poteva saltare in terra » ed arrivare i rami degli alberi » che vi sono di qua e di là, la nave d^ed^ in Secco : ma perché il. fondo era di mota p non si fece male nessuno » ( t.. II. p. 209 ) .

f5j . Un isola . Per quanto il paese che qui descrive lo dica isola, é la penisola ffiMalaca; cui corrisponde come dirassi Alalajur del Pulo. Ma siccome esso per questa parte del viaggio si valse di carte e Libri degli Arabi e delle notizie ver- bali che attinse dai loro naviganti é da sapere che essi appellano indistamente Gexi- rai tanto un isola, quanto lina penisola come lo afferma THerbelot ( vox Gezirat )•

73S Malajur. E il regnò di Malaca che secondo il Marsden nella favella yìfllaja appellasi Oràng'Malajur che lignifica regno dei Ma/a:( not. 1 192. ) I Por- tughesi appellarono Molai o lifalaioi quei popoli , la loro favella ^alaja . G:le- Ve nella penisola Malaca fu la città di Sini;apura ove tutte le navi dei mari d^lt' India e della Cina cònccorcvano a trafficarvi come emporio ove agiatamen- te attendevano i mozioni favorevoli per i ritorni e avevano agio di cambiare le mércL 11 Polo parla del regno di Malaca e non di quello di Singapura^ perché per alcune rivoluzioni raccontate dal Barros era quest* ultimo stato distrutto , e fondato quello di Malaca . Paramisora temendo lo sdegno d' un usurpatore del regno di Pa^ rasira neir isola di Giava^ si rifugiò con alcuni profughi a Isingapura Ma obliata la behe6ca accoglienza fattali, macchinò e riusci coli' ajuto dei suola togliere e regno e vita al re del paese U re di Siam volendo vendicarne la morte . fu varie volte battuto . Ma Paramisora temendo la sua potenaui, abbandonò Slngapura^t an- dò a stabilirsi ove é Malaca oggidì, e ivi unito coi suoi seguaci, e i natj fondò la città« che chiamò a se i traffici di Singapura . Il re di Maloca si riconobbe tributario del re di Siam^ ed ebbe per ciò il dominio di 160. miglia di litt orale, e la sovranità delle isole di Saban e di Bintan Il Barros soggiunge : ( L. C. ) ^ il tempo certo nel » quale questa città fu edificata , appresso gli abitatori suoi , non si trova scrittura f alcuna che sia venuta alla nostra notizia , solamente si dice per cosa vera da » loro, che al tempo che noi entrammo nell'Indie^ erano *poco più di dugento e » cinquanta anni eh* era stata popolata . Cioè un mezzo secolo innanzi i viaggi p in quei mari del Polo » .

759, Linguaggio per se . Quesla tavella é k Mqlaja y creduta quella degl* in*

387 La città certamente è nobilissima 7^ e grandissima , e si fanno in quella molte mercanzie d' ogni specie y perchè quivi ne sono in aobondanza , vi sono altre cose notabili . Onde proceden- do più oltre tratteremo della Giàvà Minore.

digeni della penisola di Midaea . Quella lingua non è nn dialetto dell* Arabo, come credè il Thunberg , ma una madre lingua eatesisaima, còrnei' esaerva il Torster^ usata in tutte le isole dell'Oceano Indiano . Si parla alle Fità^ne, alle Caroline, alle Marianne, a quelle di PMmv^ dei Ladroni e in gran parte delle isole del Mar del Sud recentemente scoperte . ( Thunb. Voy. L II. 252. ) Co-

conqoiatarono

paese di Malaca, s' intendevano fra loro f e fu dato dagli avventi^j - al- paese quel home, perché neDa loro favella, Malaicij significa sbanditi o scacciati (Dee. il. ^. 124. ). Conferma il Bartema che i Jtfaiai sono di origine di quelli di Giava ( Ram. t. II. p. 182. A. } . Il Signor Marsden opina essere il Malajo un dialetto corrottissi- mo della lingua generale dell' Oceania ( HisL de Sumat. t. 1. p. 69. ) . Ci sembra che il popolo che diffuse questa favella neU' Oceania fosse una razza d' uomini da assomigliarsi ai Normanni, ossia gente depredatrìce, e vagabonda^ che cresciuta di numero, fece nelle varie isole i suoi stabilimenti. La corruttela del Malajo deriva dall'influenza eh* ebbe la favella Araba su di essa, dupo che q\iei popoli ebbero ab- bracciato* il Maomettismo. Gli Arabi recarono loro, oltre la religione, la lette- ratura, e perfino l'alfabeto. E siccome i popoli rozzi ed inculti mancano di vo^i per esprìmere anche le cose ovvie, coloro che vi recano usi, religione e lettere hanno 5ui!ìma influenza nelle favole di tali gepti, vi introducono molte nuove voci, e mu« lauo anche tutta la ^arte figurata di essa . Perciò anche i Portughesi alterarono il MdÉjo^ e forse essi v* introdussero Tuso dell'improvvisare ( Marsden I. e. p. 199 ). La lingua Malaja quale è oggidì, è tuttavia la più gentile e armoniosa dell* Asia , ed é appellata l' italiano dell' Oriente, perché abouaa di vocali e di consonami liquide^ pcche sono le vocali mute, ed è perciò poetica, e di poesia grandemente si dilettano quei i^opolì .

740. La città cèrtamente è nobilissima. Mataea ebbe grandissima fama e ric- chezza, e fu uno dei più importanti , ed opulenti scali dell'Oriente . Descrive il Bbr» bosa il vasto trafììco che vi si faceva quando giunsero in India i Portughesi (Ram. Nav. 1. 1. p. 262 ) . Conc^oistd la città Alfonso ci' Albuquerque con intrepidezza me- ravigliosa. La città si estei^deva lungo hi marina per una lega di lunghezza ( Mafiéi Stor. del Plnd.p. 182): Allorché gli Olandesi ne scacciarono i Portughesi ^ la città sommamente clecadcìe. Oggidì ha tre strade principali ed alcune secondarie ., La prima lungo la marina è piantata di begli alberi. Ma un forte per sua difi^sa, la rada é buona, e vi t:oncorrono i navilj deHe varie parti dell' India . L' abitano, Vtoiì^ JVIa- lai, Portughesi , Cinesi, e alcuni pochi Olandesi , i quali non vi possedevano terr ito» rio perché erano sempre in guerra con gi' indigeni ( Le Gent. Voy. 1. 1. pi 601 ) .

388

C A P. X.

DelV isola di Giava MirUtre . Quando si parte dall'isola Peatan 7^', e che s'è na vigato circa

•*a*i

74i Quanda ^i patrie daW isola Pentan * Qui sembra che il Polo da Ma/oca retroceda « poiché ei dice che navigando a Scirocco loo. miglia si trovala Giàva M^aoro . Egli certo che da detta isola volgencjo la prua a Scirocc il navigatore incontra queli' isola , la costiera della quale che volge verso Malaca, corre nella direzione, da Maestro, a Scirocco . Non è meno vero che se partendosi da Biniam e navigando .diritto a pvnente l'uomo incontra Sumatra , può alla sua costa appro- dare volgendo anche la prua a M«est;ro . Si dee di più notare eh' dice posterior- mente chfei visitò sei reami della Giava Minore che descrive , e che lascerà di par- lare di due. altri che non visitò . Fra regni da lui visitati pone quello diBasmaj che è il paese di Pasaman^ che é a metà della costa occidentali; dell'isola, e quasi sotto la iMìea . E da avvertire inoltre ch'ei diqe questa isola €ànto a mezzodì che la stella tramontana non si pi4Ò vedere * Dunque avoa visitata la parte Meridionale di essa , il cui estremo termine è a cinque gradi e alcuni minttti~xK latitudine me- ridionale » ed è. perciò evidente che per recarsi a questo regno di Dasman passò lo stretto della Sonda ^ Goipe vedrassi aveva ancora visitata gran parte della costa orientale, e settentrionale dell' isola. Ne é da supporre che cosi lunghi giri facesse quando coaduccva Cogatiìiad jérgQtiy perchè allora dpvea essere premuroso d' an i* rivare » e se si fermò alcunir m^si o Samara ciò addivenne per esservi stato astretto dal mal tempo. Ma egli è evidente che ivi più viaj'gi facesse» e che vi fosse stato nel .ia85. allorché s* imbarcò sulla squadra che Cuhiai inviò nelle isole e regni pò» sti a mezzodì deUa Gina per . informarsi segretamente delle loro forze, e rìc^|{{iezze e per obbligargli , a riconoscersi tributar) del Can ( t. IL p. iSo'^). La spedizione come si disse fu tanto felice che d^eci regni inviarono a Sivenrtcheu i loro tiibuti per Cubi ni. Nomina questi regni la Gloria Cinese Mapar^ Sumerma^ Sengkilij Nan Vidi, Maìantan, Navangt Jìnghor^ Lailaif Kilaniiai y Sumutu. Secondo il P. Mailla quest'. ultimo regno è Sumatra 9 perché cosi appellano quell' isola i Cinesi. Secondo il Deguignes , Mnpar è il Malahar^ e Sengkili il Cejlan (Hist. des Huns. t. IV. p. 180 ) ( Hist. Gen. de la Cbin. t. IX. p. 4^9 ) Dunque in questa spedizione tìsì- il Polo una parte dell'isola di Sumatra 9 passò lo stretto della Sunda, e fu sino al regno di Basmany entro nel Golfo del Bengala. Infatti nel capo ultimo del libro secondo, dice eh' incomincia a parlare di p^esi, città , e provincie dell'India » Mag- 3^ gior^, Minore, e Mezzana, nelle quali parti è stato (esso Polo) quando si tro- « vava ai servigi^del Gran Can, mandato da q^ello per diverse faccende , e da poi » quan4Q U venne con la regina del re Argon, con suo padre e barba,>c ritornò alla » patria». Dunque era stato ripetutamente in quei Mari innanzi questo ultimo viaggip , La spedizione 4i Cublai a quest' isola vien confermata dal raccontare il Polo che quelli del regno di Basma: 9 chiamano pel Gran Can nondimeno' non » gli danno tributo » , perchè probabilmente si dichiararonoper lui quando videro apparire l' armamento ma cessatone il timore non inviaron il tributo che avevana

389 d cento miglia per Scirocco, m truova V isola di Giava Minore '**.

promeafto. Il nostro viaggiatore avverte che anche quelli dei regni di Samarm^ di Dragojanf di Lambri chiamavansi pel Gran^ Can^e perciò è da credere che la squadra di Gublai ivi pure si recasse. Il eh. P, Zurla riporta un passo di Pietro d' Abano ( Gonciliat. Oisser. 67 ), nel quale è detto eh' esso u^i dalla bocca stessa del Polo, ch'ei era arrivato ad un' isola che non nomina , ove » vidit Polum Aa- » tarticumaterraelevatumi quantitate lanceae militis longae , in appareniia^ et » Articum occultatum » ( Disser. 1. 1. p. 184 ) . Non potè il Polo vedere tale appa- renza di cielo che nel recarsi a Oiava^ o nel valicare lo stretto delJa Sunda per andare verso il regno di Pasaman Non è da recar meraviglia adunque se Dante cóme lo avverti il Vespucci fece menxione della costellazione che segna il Polo An- tartico in quei celebri versi :

» Lo bel pianeta che ad amor conforta» » Faceva tutto rider 1' oriente ^ Svelando i pesci eh' erano in su scorta # I mi volsi a man desti a^ e posi mente » All'altro polo, e vidi quattro stelle » Non viste mai, fuor ch'alia prima ^enta^ » Goder pareva il ciel di lor fiammelle. )t O settentrional vedovo sito » Poiché privato se' di mirar quelle

(Purg. e. 1. V. j8 ) Il Polo contemporaneo di Dante avea veduta quella costellazione, e ne avea tenuto proposito con Pietro d' Abano .

j/^2. Giava Minore. Il eh. Slarsden nella sua storia di Sumatra, riconobbe che la G-iava Minore del Polo era l'isola di cui qui tiene discorso ( 1. 1. p. 12)^0 ciò. ha confermato nel suo commento al Milione. Per quanto ei diligentemente racco- gliesse tutte le autorità, dei Geografi antichi» che parlarono di questa celebre isola, non esclusi gliArabi,egli non adduce quella che più d'ogni altra conferma che al tem- pi del nostro Viaggiatore gli Arabi predetti appellavano questa isola Giava. Dice A- bulfeda (Geogr. p. 377 ) : » Inter insulsa Indici Maria, recenset Saidi filius, insulam » alGmi'AA( Java ) magnam,celebrem de multi tudine radicarum aromaticarum . 9 Ora ejus insulse Occideotalis est ad grad* Long. i45, Latit. 5. In australi hujus. » insulae plaga est urbs Fansur^ a qua nomen.habet Camphora Fansurensis : est ad » I«ong.i45.® Lat. i.** 3o/ In orienUli plaga eiusdem insulae est urbs Kalaht. L*au- aorità d'Abulfeda dimostra senza alcun dubbio che la Giava ch'ei rammenta è la Già- vaJkBnoreàbì Polo,perehè ambedue parlano del regno di Fansur e della canfora pre- libata, che die a quel paese celebrità ( l4Ìb. Ili* e. 16 ) . Secondo l' Acosta gli Arabi la canfora appellano Capur^ o Cafwr per lo facile scambiamento delle lettere pinf (Stor. della Drog. Medio, p. 189). Il Fanfur del Polo, secondo ilMarsdeo, è il paese di Caanpar^ da cui pare che avesse nome quella droga. Secondo le diligenti ricerche di eoao i natj non hanno un nome generico per indicare l' intera isola , ma i prossimi isolani r spellano i/ia«/a ( Hist. deSumat. t. I.p. 9). I Geografi e i naviganti rari tempi rihanno in. vario modo appellata ( ibìd. p. 7 )• Sembra assai probabile che la labadia di Tolomeo,'come il congettura l' Aoville , fosse Sumatra . JabacUa, deriva chiaramente da laba^diOf o labiMiivaf cl^e in Indiano s^ifioa isola di Giava* Crede-

5o '

i

390

Ma non è però cosi picccJa , che non giri circa dae mila miglia ? ^^ attorno attorno . E in quest' isola son' otto reami ^44 ^ e otto

m Sumatra V isola detta Ranmi da4 Vnigfpafope Arabe pubbUoato dtà Kenaudot (Ancien. Hel. p, 4)* Ma sa tale (opinione è probaMlei aon è f^ró del tutto dimoatra* ta. Dopo il PcAo ti prtma^ yia^giatore che ne fece mcnaioiie fra gV Icaliani Ai il B. Odkf ico che l'appelhi Lamori^ e più probabilfineiite Lamrh dandole nome dal.regao ove approdò, che verisimitmente fu quello detto Lambii dai Polo Ei narta di aver perduta di vista kr tramontana nett* appiedarvi, rammenta il negao di SmmoUrat o Sumatra ( Hist. del B. Oderie. p. S9'). Niceolè Conti appellò Sumatra V isola ( lUm. Nav. t. r. p. 375. B); ma confusamente parM ancora della Giava Minore coma d' isola da questa separata . All' epoca delle conquiste dei Portoghesi noli' India pri- mo il Sequeira vi approdò ; T isola fu appellata da loro Sumatra (Barr. Dee* II. p* 85 t. ) ed era anche a quei tempi dtvisa in più regni li MaSbi 1* appella Somatra ed è probabile che avesse nome dal regno di Samara^ o come porta la lezione del Codice Parigino del Milione Samatra^ e che cosi l'appellassero i Matabari e gli al* tri Indiani , i quali vi andavano a traftcare ( Htst. de Sumat. p. 10 ). Ma siccome il Milione aveva tanta autorità per le cose Indiane, presso quei primi scnopritori, non udendola appellar più Giara Minore dagl' Indiani , cercarono a qual altra isola cor* rispondesse quella cosi appellata dal Polo, cercatala prossimamente alla maggiore, alcuni come il Barbosa la crederono l' isola ÒiAmbaha ( Barn. l. e. p. 553), altri come il Pìgafetta quella di Bali ( Prim. Yiag. attor, al Mond. pag. '73 ). Pare che questa opinione avesse più credenza, mentre neUa Raccolta dei Viaggi degli Olandesi, ewl una carta delte isole di Giovale di Bali, nella quale l'ultima è detta la Ommi JMwio» re ( Voy, des Holl. t. IL p. 1 ).

743. Uue mila miglia. Secondo la Calta che ne ha data il Marsden a ai/* e 21.' di lunghezza, ossiaao miglia 1280. nella sua maggiore dimeiiaione,ch'è da maestro a scirocco . Altri danno alP isola 376 leghe di lunghenzà ossia miglia 1 19& Il CarleUi dice come il nostro, che gira più di atioo. miglia ( t.3.p.ai6)* Il Barhosa die ha ntoo mfglia di giro » contate perii Mori, che l'hanno navigata tutta d'intoen^v a ( Barn. Nav- t I.p. 553. A).

744 . Otto reami, Barbosa ( Le.) Aee che m Sumatra sodo meltà regni, Podir^ Pazem , Achem^ Campar all' rneontro di Malaea . Menaancabo verso meszodi Zufk» da, Anàragiài , Awru fra lerra . Rammenta il Garletti cerne luoghi di Intfco P&dir^ P'acen , Aur, Anàreghi . Dei rammentati dal Pblo non si lieonoace che Cmmpar e e Andreghi, ciò ptké destar meraviglia, l Mori, o Arabi che ai umpi defc Pela avevano dilatata il Maomettismo nel regno di Fetoekf poco dopo ai diialaiiDfco Img» te coste deir isoLf e- vi* fondarono nuovi r^;ni. lAtu fi Mai^it a le parti iaeeriort ^ defl' isola sont) ahicate do genti natie del luogo e adorano gU idoli. I liti òa Mao- » meftani, la qmal peste passata H circa dugent'o anni priaiai cacciati per £orz» gli 9 abitatori, e costrettigli a ritirarsi ai monti occupa le pianure roariltirae e loeghi t più opportoni al commercio (fet dell'Ind.prSS). Cid eeafen^acbe vieiatobili- ioiio ì Maomettani circa fetÀ del i>mo,e che incemineiaronead opefarf qaiei a«ea- vtlgimentr che ne akerarono 1* antico- ordinamento . BeauKeeTWisitd V ineka verno il r62o. e fere uno buona deacrt^ione del regno dt Achem^ # le voi 4^ A€hém§ (et 9" dice ) possedè fa meilkui^o et la plus grande pa^rtie de T isle, lo'feste «ei divise » entrc chiq ou srx rois * (Hi»!. Gen. dea Vo^. t. frX. p 539 >.

39^

re, le genti delli quali adorano gP idoli: e in ciascun regno v'è linguaggio da sua post» "?** , dì^ersD dalla favella degli altri regni . V è abbondanza di tesoro ^*®,e di tutte le spezie , e di le- gno d* aloe , verzino , ebano , e di moke «Itre rarti di ^ecie , che alla patria nostra per la lunghezza del viaggio , e pericoli del navigare non «i.p oitaiia, ma ai portan' allapro^ÌBCÌa di Man- gi, e dd Catajo 7^7.

Or vogUamo dire deUa toaniara di ifbeate franti ,<£ ciasovuia prtitameme per te , ma primieraniJBiMe è da sapore , che q[itest'iM^ L è poita tanto verao le parti <H mezao giorno^ che quivi la Stella Tramontana non ai può vedere ^^^ , «e M. Marco fu in sei reami di quett' isola ^ de' quali qui ai parlerà , lasciando ^ altri due che non vidde749.

745. Linguaggio da sua posta ( V. 1. 1. p. 160 n. D )• Il Marsden un saggi* di daquc ffireUe che si parlano a Samatra il Malajo^ V Aehen , il Batiia , il Rejang , il Lampun ; fa ad esso mA<aviglia che gli ultimi tra dialetti, sebbene affini, abbiane alfabeti distinti, di cui ha dato il tipo ( Hist. de Sum. 1. 1. p. 3o6 ).

746* Abbondanza di tesoro t Questo bel metallo (l'oro ) trovasi nelle psrti » interne dell' isola. Menang Cabow è stato reputato sempre il luogo ove più abon- p da . Lo raccolgono nei fiumi, le cui rene lavano per separarle dall' oro . Produce » r isola stagno, rame, zolfo, arsenico e nitro. )> ( Marsden 1. e. p. 249* )

747 Mangi e del Catofo. Gd conferma il Bartema che a Fedir carica vansi 18 0 ao navi di pepe pel CtUajo^ e cojìI il legno d'Aloè andava nel Gran Catajo e nel reame delle Cine e Macine^ e Samau , e dava ( Ram. Le p. 182 B )

748 La stella tramontana non si può vedere ( Y. 1. 1. p. 169 n. )• Dopo avere stampato il primo volume di quest'opera, essendo comparsa la bella illustrazione dei Milione del Marsden, è qui da riferire ciò die esso, testimone oculare, dice nel com- mentare questo passo (n.i 199). Quest' isola essendo tagliata nel centro dalla linea 0 equinoziale, la stella polare é invisìbile a tutti gli abitanti dellapartemeridionale,da M coloro che ne abitano la parte settentrionale pud essere veduta ma di rado, e solo in certi casi particolari .

749. Gli altri due che non vidde» Uno di questi è il regno di Menang Cabow che é riflipero che fondarono i Midai nel centro dell' isola, ora circoscritto a circa cen- to nùglÌ4i a tramontana e a. mezzodì della linea , sebbene anticamente possedesse tutta l'isola e fosse rispettato: in tutto l'Oriente. Vi si è dilatato irmaomettismo,ed oggidì il Sultano, che ne è signore , è venerato nell' isola come l'imperadore £ccle~ siastico del Giappone , e lo Seherif della Mecca» È questo impero di remota anti- chità secondo la tradizione , ma manca di annaK, di registri , di storia, perciò se ne ignorano gli avvenimenti iMarsd* Histv deSumat. T* Ut p. i34.)

39» C A P. XI.

Del regno di Feìech , ch'è sopra la Giava Minore^

Gominciamo adunque a Barrare del regno di Felech 7^, il qual' è uno delli delti otto In questo regno mtte le genti ado- rano gì' idoli , ma per li mercanti Saraceni , che del continuo ivi t^nversano, si sono convertiti alla legge di Maoometto^ cioè quelli , che abitano nelle città ; e quelli ^ che abitano ne' monti sono come bestie , perocché mangiano carne umana ?^^ , e gene- ralmente ogni sorte di carni monde , e immonde ^^^^ e adorano diverse cose ^^^^ perchè quando alcuno si leva su la matti na^ adora la prima cosa eh' ei vede per tutto quel flì i

750. Felech. Secondo il Marsden è il Perlaeh d'oggidì, che é un laogo posto all'estremità orientale dalla parte settentrionale dell' Isola . Gli Arabi che manca* no del suono delle lettere p lo appellano Ferlack. E i piloti del navilio del Polo do- vevano essere Arabi , avvezzi a navigare e trafficore nel Seno Persico e òtt Mosca" te alla Cina (ibid. p. 120) Nella carta che va aggiunta ali* illustrazione del Polo del Marsden questo luogo è segnato ove è il Tuhgióng Goeru o la Punta del Dia» manie della Carta dell' Anville .

75 1. Sono come bestie, mangiano còme umana. Il Marsden che è la guida più sicura in questa parte dell' illustrazione del Polo^crede che i popoli, di cui qui ragio* na siano i^a/ra, che abitano una considerevole parte dell'isola a Tramontana. Allega le autorità del Conti^ del Barros, del Banlieu che affermano che erano mangiatori di carne umnna ( n. 1202). Secondo il Marsdenjnangiano i prigionieri di guerra, e i condannati a morte, non spintivi dalla fame, ma per trarre vendetta dei loronemi* ci, 0 per punizione del misfatto ( t. II. p. 196 ).

7^2 . Carni monde e immonde, p Non si fanno scrupolo ( i Batta ) di mangiars p il bufalo, il porco, il topo, K alligatore, e gli altri animaìi salvatici morti, che pos- » sono avere » ( Matsd. a. i2o3^

755. y^àorano diverse cose. E porre in dubbio se essi e gli altri indigeni dell' isola abbiano una religione: hannauna specie di sacerdoti che sotterrano i morti, e jpredicono i giorni fausti o infausti, cfhe osservano scrupolosamente. Hanno una qual- che idea d* un Ente potente e benefico, e d' un akro che credane principio del ma- le. Non rcndungli culto e non sembrano avere timore, o speranze per l'avvenire ( Hist. de Sumat. t.U. p^2i2 ). Lodovico Bnrtema n^X parlare di Giava dice : j> bIcu- i> ni sono che adorano il sole , altri la luna , molli adorano il bue, gran parte la pri- t ma cosa che incontrano la manina ,' e altri adorano il diavolo ( Kam. JKav- 1 1- p* i58.0).

393 GAP. XHv

Del secondo regno di Basma .

Partendosi da questo regno y s* entra nel regno di Basma 7^^, il qual' è da per se , e ha linguaggio da sua posta , le cui genti non iianno legge , ma vivono come le bestie . Si chiamano per il Gran Gan , nondimeno non li danno tributo , perche sono lon- tani di sorte , che le genti del Gran Gan non posson' andar' a quelle parti ^ ma tutti dell' isola si chiamano per lui, e alle volte per quelli che passano di là, li mandano qualche bella cosa, e strana per presente , e specialmente di certa sorte <1' Astori .

Hanno molti elefanti salvatichi^ e leoncorni 7^'*, che sono molto minori degli elefanti, simili a' bufali nel pelo, e li loro piedi sono simili a quelli degli elefanti . Hanno un corno in- •mezzo del fronte , e nondimeno non offendono alcuno con auel^ lo ^ ma solamente con la lingua e con le ginocchia , perchè nan« no sopra la lingua alcune spine lunghe, e auguzze, e quando

754 Basma ( Cod. Rie. ) Basnian. Credè priimera mente il Marsden che fosse il Regno di Pasaman, che è suUa costa occidentale dell'isola, uppunto Sotto la lìnea, equinoziale, ma sembrandogli improbabile che avesse visitato un paese cosi inoltra- to nell'isola^ opinò che fosse il regno di Pazam che nella Carta dell'AnvilIe è segnata Pasang, che è sulla costa settentrionale passato Padir, luogo rammentato dagli an* tichi viaggiatori . Ma liccome dimostrammo ch'ei fu più volte nel mare dell' Indie (n.71 1 ) con gli armamenti navali speditivi da Cublai Gan , ed esso Polo avendo rac- contato a Pietro d' Abano di aver veduta la costellazione che segna il Polo Antartica ad una certa altezza (n.734), perciò oltrepassd di alcuni gradi la linea, adunque nonre> eherà^maraviglia che si recasse aiBasamankChe se gran parte deli*isoIa non avesse cir- cuita, non. avrebbe potuto asserire che degli otto regni che conteneva 1* isola, sei ei visitati aveva. Che se non si ammettono due viaggi fatti a Sumatra dal Polo sarebbe certamente di£5cileil credere, che colla principessa Cogutin visitasse la costa orieata- Ic, ove si suppone che fossero i regni di Lambri e di Dragojan, Anche Bcaulieu fa menzione uU'Oi lente di ^cAeif2,del regno di Pacem o Pasem^ e sulla costa occiden- tale di Passamoìi ( Histdes Voy. t.lX. p.SSg ) e rammenta qu^^Ua terra come uber- tosa di pepe. Perciò credo che Basma del Polo corrisponda più tosto a Passamam, che a Pasen, Tanto più, che ei dice, che gli abitanti hanno lingua sua posta, e so- no tanto lontani , di sorte che le genti del Gran Can non possono andare a quelle parli . E ciò non sembra convenire ad un paese fra Pertack e Samara^ ma si ad parse ove per giungere faceva d'uopo ingolfarsi nel grande, Oceano.

755. Leoncornif cioè rinoceronti ^t. I. p. 161 n. e )

394

vogliono offendere alcuno lo calpestano con le ginoccia ^ e lo de- primono, poi lo feriscorKi con la lingua . Hanno il capo come d'un cinghiale, e portano il capo basso verso la terra, e stanno vo- lentieri nel fango ^ e sono brattissime bestie , e non sono tali , 3uali si dicono esser nelle parti nostre , ohe si lasciano prendere aHe donzèlle t^ , ma è lott^ il oontrarto. Hanno molte scimie , e di diverse noatiiero , e haimo astori tuui neri <x>ine cerbi ^ i quali Sònd molto graiKli^ e prendono gli uccelli benissimo .

Sappiate èster una gran bugia quello che si dice , gli aomini piccolini morti ^ e secchi siano portati daU* India ^ perchè tali uomini , in quest' isola sono fatti a mano , e direnvi in ^he mo^ do . In quest' isola è una sorte di scimie , che sono molto picco- le, e hanno il volto simile al volto umano « I cacciatori le pren- dono e pelano , lasciandoli solamente i }ieli nella barba , e al- tri luoghi a similitudine dell'uomo Dopo le mettono in alcune ^cassette di legno , e fanno seccare , e acconciare con canibra , e altre cose , talmentechè pajono propriamente , che siano siati uo- mini j le vendono a' mercanti , che le portano per lo mondo . E questo è un grande inganno , perocché sono fatti al modo che avete inteso. Perchè iii India, in alcune altre parti sai* vatiche, mai furono veduti uomini così picciolini, come {)aio- no quelli. Ora non diciamo più di questo regno, perchè non vi sono altre cose da dire , e però diremo del regno nominato Samara .

GAP. Xllt.

Del terzo regno di Sàmara.

Partendosi da Basma^ si truova il regno di Samara 7^? , il quar è nell' isola sopradetta , dove M. Marco Pòlo stette cinqae mesi per il tempo contrario ^^^ , che lo costrinse a starvi à suo

75& Prendere dalle donzelle ( ftid. n. b )

757* Samara ( Cod.Paris.) Samairat regno da cui aembra avere avuto nome l*ìso» ]a; lo rammenta il B. Oderico. Crede il Marsden ( n. xai 1} che corrisponda airattna^ le oittà di] Soma longa fra Fedir e Pose sulla cosU sett ntrioUàle. Ivi è buon fondo per gettar V ancora , ed era sul cammino del Polo per recarsi in India. Avver- te il dotto Inglese che stante il potere del regno d* Jtchem è luogo ofpàì 11 luna importanza.

758. Per il tempo contrario. Il Marsden nella storia di Sumatra avverta che sol.

395

malgrado La Traraontana quivi ancora non u vede ^ ne h veg* goao anco le stelle ^ che sono nel carro 7^ . Quelle genti adorano gF idoli . Hanno re grande e potente ^ e chiamansi per il Gran Gan^ e così stando detto M. Marco tanto tempo in queste isole , discese in terra con circa duemila uomini in sua compagnia E per paura di quelle genti bestiali ^ che volentieri prendono gli nomi* ni , e gli ammazzano , e li mangiano , fece cavar fosse grandi verso r isola intorno di se, i capi delle quali finivano sopra il por-* to del Mare dall' una parte ^ e dall' altra : e sopra le fosse fece ht alcuni edifizj , ovvero baliresche di legname , e cosi slette sicu- ramente cinque mesi in quelle fortezze con la sua gente ^ perchè v' è moltitudine di legname , e quei dell' isola contrattavano con loro di vettovaglie, e altre cose^ pet*chè ai fidavano.

Quivi sono i migliori pesci , che ai possano mangiare al raon- (Io, e non hanno frumento, ma vivoiio di risi: non hanno vinoy

la cesta occidentale dell' isola, il mozione di seirooco, o il tempo asciutto comincia a Maggio, e finisce a Settembre , il mozion di maestro o stagion piovosa a Novem- bre, e le pioggie dirotte finiscono a Marzo. Che questi venti regolari principiano e ter- minano gradatamente, che nei mesi d' Aprile, di Maggio, di Settembre e di Otto* hre ì tempi, e i venti sono variabili e incerti. Il dotto Inglese nel commentare que- sto pas5o (n. laia ) dice che il Polo essendo partito dalla Gina neirincomindamen- to deiranno 1291, e avendo impiegati tre mesi per giungere alla Gl'ava Minore f o a Sumatra s'imbattè nel Mozione di Libeccio o di Ponente, contrario per sbucare dal- lo stretto àiMalaca^t pejrrecarsi all'India, e che forse in quell'anno incominciò a ti- rare nel Moggio, e che perciò fu obbligato a geUar l'ancora in uno de'seni della co- sta settantrionaUy e che ivi rimase probabitmeole sin« al cambiamento dal mozione nt ir Ottobre «egvcnt^, che * i* Grecai^, prospero ven^o per navigare verso T India. iituù^^^i co^lradizione la quelle due asserzioni^ e non vi è altro modo di accordar- le che nella supposizione che quei venti sabbiano diirezione diversa sulle due oppo- ste oQsUer^ df U* isola. Non è da trascurale dagli etimologisti una bella congettura deJ MN^aden, relativa alla derivazione del nom^iyfo^ioa^^dcttoAjfoiis^itdaiFrancesi che si SI questi venti » voce musson^n dice par derivare per corruzione da mu- i^ scem cfc^ Araba e in M*I«Ìo significa «amo ( His^i de Sum^t- pag. 27 > Infatti sono quei venti come abbiam detto annui, ed operano il mutamento delle stagioni .

759^ Les\dte cho sono nel corrali M?ursd*o allega il Codice di B^l«o> oye »«• condoredixioneMullerianaleggesi. i> Non apparet polws ar tiqus, f^x vulgo dicitur » trasioiUana. Prsae fttejores apparent, qu^s vulgus nominat ciirrum magpu*»* "** nel Testo iUccardiano si legge p In hoc regno non apparet Polus articus, qui vulga- ,v riter dkìtHr trao^ontana, nec etiam ibi appaorent stellae Ursae majoris^ quas vul- gariler «onÙMat^r currum magnum „. Intorno al modo di esplicare questa asser- zione che sembra contraria al vero, rispetto alla Latitudine di Sumatra vedasi ( 1. 1. p. 163 D. a).

^96

ma hanno una sc^te d' arbori 7^, che s' assomiglian' alle palme, e dattaleri, che tagliandogli un ramo, e mettendoli sotto un vaso, getta un liquore , che Tempie in un giorno , e una notte: ed è otti- mo vino da bere , ed è di tanta virtù , che libera gli idropici , e tisici , e quelli , che patiscono il male di spienza . E quando quei tronchi , non mandano più liquore fuori , adacquano gli ar- bori , secondoche veggono esser necessario con condotti , che si traggono da' fiumi , e quando sono adacquati , mandano fuori il liquore come prima . E sonovi alcuni arbori , che di natura man- dano fuori il liquor rosso , e alcuni bianco . Truovasi anco noci d' India .^G' grosse com' è il capo dell* uomo , le quali sono buone da mangiare , dolci e saporite , e bianche come latte , e il mezzo della carnosità di detta noce è pieuo d' un liquore CQme acqaa chiara e fresca ^ e di miglior sapore , e più delicato che il vino, ovvero d' alcun' altra bevanda , che mai si bevesse . Mangiano finalmente ogni sorte di carni buone e cattive 7^^ senza farvi differenza alcuna .

C A ]P. XIV.

Del quarto regno di Dragojan . Dragoian 7^^ è un regno , che ha re ^ o favella da sua posta ,

760. Una sorte d* arbori ( V. t I. p. 162. n. d ) ( Marsd. n. 12116 )

761. Noci d'India ( Gocos nucifera Lìnnei ) . É la sorte di palma la più utile ne climi caldi. Tutti conoscono il guscio che racchiude il frutto che è detto cocco. £ coperto da un mallo stopposo che si adoperà per fare le corde Contiene il guscio una mandorla di sapor di nocciola , ottima al gusto , ed una sostanza lattiginosa che ai pud gustare in Europa quando giunge il frutto in breve tempo daUe Indie Occi- dentali . Il fluido che contiene svapora col tempo e s'inacidisce, ma la noce colta fresco una bevanda cordiale e refrigerante . Secondo il Marsden non può essere valutato il conforto che reca> che da chi ha lavorato al sole in queir ardentissimo eli* ma (n. 1220).

762. Carni buone e cattive . Secondo il Marsden prelibata vivanda è per essi la carne di cavallo (n«i2ao).

' 765- Dragojan, Alcuni suppongono che fosse un regno, cui diede nome il fiume Indragiri^ o Andragiri che ha foce nella costa orientale dell' isola . Gid essendo non ànderèbbe la descrizione del Polo coli' ordine incominciato, ma dal settentrione re- trocederebbe assai verso mezzodì, e ciò conferma la nostra asserzione che fo più

^

597

Quelle genti sono salvatiche, e adorano gF idoli , e si chiamano per il gran Gan. E dirovvi un'orrenda loro consuetudine 7^^, che osservano quand' alcun di loro casca in qualche infermità . Li parenti suoi mandano per li maghi^ e incantatori, e fanno, che co* storo vedino,ed esaminino diligentemente se questi infermi hanno da guarire ^ o . E questi maghi , secondo la risposta che fanno li diavoli gli rispondono s'ei dee guarire^ e se dicono di , i pa*s renti dell' infermo mandano per alcuni uomini ( a questo speciale mente deputati), che sanno con destrezza chiudere la bocca dell' infermo, e soffocato che l'hanno, lo fanno in pezzi, ejpcuocono, e cosi cotto i suoi parenti lo mangiano ?^^ insieme allegramente , e tutto interamente fino alle midolle che sono neUossa ; dimodoché di lui non resta sostanza alcuna, perciocché se vi rimanesse, dicono che creerebbe vermini, e mancando ad essi il cibo morrebbono , E per la morte di questi tali vermini, dicono, che l' anima del morto patirebbe gran pena ; e poi tolte 1' ossa le ripongono in una bella cassetta picciola, e portanla in qualche caverna ne^ monti , e la sep- poliscono, acciocché non siano tocche da bestia alcuna E ancora se possono prendere qualche uomo , che non sia del suo paese, non potendosi riscattare , V uccidono e lo mangiano .

in detta isola e che a questo luogo cumulò la relazione ài ciò che vide ne rari tem« pi . Il regno d'Aiidreghi e rammentato dal Garletti ( Viag^ t. II. p. ai6. ) . Barbo*-' sa appellalo Andregtde (Ram. Nav. t. i . p. 355* A.)* Nella terza carta della Colle«^ zione del Ramusìo , tratta da quella da navigare dei Portoghesi è segnato questo regno nella parte occidentale dell' Isola. Il BeauUeu dice però : » au levant près » de la tigne est le petit Royaume d*Andigri. E sembra che a lui sia da^ dare fede ( Hist. Hen. des Voy. t. IX. p. SSg.

764. Un orrenda Ipro eosuetudine* 11 B.Oderico racconta questa orribile costu- manza di uccidere i parenti infermi e mangiarli^ quando gli Astrologhi aiermavana che non potevano guarire dell'isola di Dordin o Dardin^ che il commentatore di quella relazione congettura possa essere l'isola d'Hainan ( Elog. Stor. del B. Odo-* rie. p. 63. ). La ferocia di quegli isolani , innanzi che vi giungessero gli Arabi e gli £uropei, avvalorano i racconti forse un poco esagerati che fanno alcuni viaggiatori deUe loro barbare costumanze .

765. I suoi parenti lo mangiano. Dice il Renaudot : » Nos auteurs rémarquent # que dans ces isles, il y a des peuples barbares ( nella isola d'Andaman) qui man-» #- gent chairehumaine , et Texeira le confirme, adjoutant meme une coutume plus 10' barbare, qui est de manger leurs parents lorsque ila soni vieux » ( Anc. Relat.

des Ind. (p* i3i.)

\

DI

\

398 GAP. XV.

Del quinto regno di Lambri .

Liambri é un regno 7^, che ha re , e favella da sua posta « Le sue genti adorano gì' idoli , e chiamansi del Gran Can . Hanno verzino in gran quantità , e canfora, e molte altre spezie . Semi- nano una pianta , che è simile al verzino , e quand^ eli* è nata , ? cresciuta in piccioli ramuscelli li cavano , e li piantano in altri luoghi, dove li lasciano per tre anni. Dopo li cavano con tutte le radici , e adoperano a tingere . E M. Marco portò di dette semen* ze a Venezia , e seminoUe , ma non nacque nulla , e questo perchè richiedono luogo caldissimo , Sono in questo regno uomini che hanno le code ^^ più lunghe d'un palmo a modo di cane, ma non

766. Lambri è un regno Beaulien dic6 ( 1. e. ) che sotto la linea equinoriale è il piccolo stato d'Andigri, p plus loin colui de /ami», le plus rìche apres Aehem^ » eosuite colui de Pa//iit6am »: e che questi sono sulk costa orientale .Fu creduto rhe \\ Lambri del Polo fosse questo Jambit ove è un fiume di detto nome oggidì^ ma siccome nel capo XVII. dice che partendosi dalla Giova fP dal regno di Lambri poi- ché si è navigato da circa i5o. miglia verso tramontana trovasi l'isola di Nocueram che appartiene al gruppo d'isole di Nicobatf non può «ssere che Lambri fosse ove è il BumeJambi^ doè sulla costa orientale dell' isola» a mezxodl della linea equino- ziale , e perciò osserva il Slarsdem a r^ione che dovevano essere due regni distin* ti Lambri, e Jambi. D«Giovanui ^i Barros storico di somma autorità descrive eoa quest* oràin^i paesi della costa di Sumatra* Du^a a 5.*^ 19'. di Lat. settentrionale , indi Lambris Aeh^m., Biatt P^irtLi^ef Peredat Pacem^ Barata e Jambi, e Palim^ barn al loro luogo: e indi continuando a dj&scrivere la parte occidentale dell'isola ritorna a Duya e a Lambri» È evidente adunqvie che due pa^i distìnti erano Lam^' bei , e Jambi , e che. il primo ars nella parte settentrionale dell' boia verso Ackem^ e che se uggidi non se ne fa più menzione^ciò addiviene perchè la potenza di Achens rìehiamaudo aae tutti 1 tMttci e la riochesza » gli altri luoghi sono decaduti. Addi* viene lacilmente che aorgano e decadano le città in un paese selvoso» ove le case so* ao fatte di stuoje e di canne , a coperte di foglie di palma .

767. Uàmiiìi che hanno la coda . Questa è una favola narrata anche dai Gae«- ai. I^ laccoatò l'interprete di detta nazione che aveva il Cariettì come lo afferma nell^opera' manoscritta di cui diamo conto nella storia del Milione A. questo viag* giatore fu detto che questi uomini si trovavano nell' isola ómainun, e che i Cineai appellano questi uomini Zi i»*»il Fondamento a tali favolosi racconti dierono l'avere confusi i barbari di quelle contrade con gli scimmioni, e cosi detti Orang-utmng ( V. t. I. p. 164. n. i.) abitatori di quelle stesse foreste. Bravi in questa isola una selvatica gente che solo per l'uso della parola sembrava essere distinta dalle belve tanto la deficenza de* lumi religiosi e degli ordinamenti civili avvilisce l'uman

^99 80Ba petoM , e per la maggior parte soòo fatti a quel inodo . Que- sti tali uomini abitano fuori deHe città ne' monti Hanno Leon* eorni in gran copia , e molte cacciagioni di bestie , é d'uccelli .

GAP. XVI.

Del sesto regno di Fanfur ^, do^e cwanofarina d'arbori.

Faofur è regno , e ha re da per se , le cai genti adorano gP idoli , e chiamansi per il gran Gin , e sono dell' isola aopradet« ta. Quivi nasce la miglior canfora ^, che trovar si possa , la oua* le si chiama canfora di Fanfur ^ ed è miglior dell' altra , e dassi per tant' oro a peso . Non hanno frumento , altro grano y ma

nere . Cercò il Marsden di sapere quali fossero i veri indigeni di Sumatra , e gli fu detto che eranri due razze d'uomini che vive?ano nei boschi e fuggivano il consor- zio degli altri isolani f che erano appellati Orango Cubu e Orang^^Gugu. Oicesi che Mano in piccolissimo numero e che abitino fra Palembang e Jambif ove gii rammqn* ta il Polo Ne furono fatti schiavi alcuni e condotti a Labun e uno di essi era ma- ritato con una donna Cabu assai bella. Hanno linguaggio particolare, mangiano indistintamente tutti gli animali dei boschi , elefanti » rinoceronti , cinghiali , ser- penti , scimmie . I Gugu sono meno numerosi e differiscono di poco dagli Orango Ut€uU di Borneo, sono coperti di pelo , e da essi si distinguono solo per 1' uso della parola . Fu condotto uno di questi a Labun ebbe figli da una donna del paese che erano meno pelosi del padre, alla terza generazione divennero co- me gli altri (Mara. Htst.de Sum. t.l.p.69. )• Radermacher vide alcuni neri dell'in- ferno col capo di grossezza straordinaria, di pimmea statura, che avevano brac- cia e gambe piccolissime . L' uso che hanno alcuni abitanti di tingersi i denti e di tingerli di nero loro l'apparenza anche maggiormente bestiale (Malt. Brun. Geog. t. ly. p. aSi.)* Narra il Malte Bruii che gli abitanti di Ificobar portano una strìscia di panno attaccata e pendente alla schiena, e crede che da ciò traesse ori- gine l'assurda favola dello Svedese Reping, che traviò lo stesso Linneo, che vi era coi Sumatra una razza d'uomini caudata (ibidr p. i85. )•

768. Fanfur» Nel nostro testo, e nel Riccardiano, leggesi Fansur lezione molto più esatta, e confermata da Abulfedfr ( v. n. 743, ). Crede il Marsden che potesse es- sere risola'di Pawchor, ma poscia mutata opinione credè che il Pok> intendesse fa- vellare del regno di Kawpar di cui fanno menzione i primi seuoprìtorì Portugfaesi . fi Barbosa dopo Achem rammenta Campar » alt* incontro di Malacca » (Ram. ^av. 1. 1. p. 353. ) Un fiume che è in faccia a Malùca porta tuttora il nome di Campar e crede il Marsden (n. 1229) che l'ingrandimento Sj^ak che dalla car« ta data da lui di Sumatra si ravvisa avere un fiume ricco d'acque, facesse decadere interamente i traffici di Campar »

769. Canfora ( Y. t. I. p. 164 n. e )•

mangiano rìso latte , e vino , e hanno degli arbori , come di ao* pra s'è detto nel capitolo di Samara .

Oltre di ciò v'è un'altra cosa maravigliosa, cioè, che in que^ sta provincia cavano farina d'arbori 77« , perchè hanno una sorte d'arbori grossi e lunghi, alli quali levatali la prima scorza , che è sottile ^ si trova poi il suo legno grosso intorno intorno per tre dita^ e tutta la midolla di dentro è farina come quella del car- volo 77 1. £ sono quegli arbori grossi, come potriano abbracciare due uomini: e meitesi questa farina in mastelli pieni d'acqua, e menasi con un bastone dentro all' acqua , allora la semola , e l'altre immondizie vengono di sopra , e la pura farina va al ion* do. Fatto questo getta via l'acqua, eia farina purgata, e mon^ data che rimane, s'adopra, e si fanno di quella lasagne, e diver- se vivande di pasta , delle quali ne ha mangiato più volte il detto M. Marco ^ e ne portò seco alcune a Venezia , quar è come il pa- ne d'orzo, e di quel sapore. Il legno ^7^ di quest'arbore l'asso- jpiiglianoal ferro, perche gettato in acqua si sommerge immedia- te, e si può sfendere per diritta linea da un capo ail' altro , co- me la canna : perchè quando s'ha cavata la fiiriaa, il legno come s'è detto, riman grosso per tre dita; del quale quelle genti fanno lancie piccole, e non lunghe, perchè se fossero lunghe , ninno le

770. Farina ^arbori (Y, 1 1. p. i65. H B. Odorìoo dice che nella Guva Maggiore: » habentur arbores producentes farìnam .... arborea vero hoc ino* » do farinam producunt Magnae autem aunt , non multae tamen altitudinis » » quae circa pedem incidunt et vulnerant , quia liquor inde egreditur in modum » coliae. Hunc pònent in sacria de fulìis faotia» sicque in sole per XV* dica ma* p net > et tunc ex tali liquore farina facta eat . Henc in aquam maria per duos » diea ponunt. Deinde lavant dulci aqua, et aie optimam £Eu:iunt paatam» de qua » faciunt quidquid volunt, panem videlicet muitum bonum; et ciboa^ hujns au- » tem pania, exterìua pulcher eat, intetiua autem aliquantulum niger, de quo ego » frater Odorìcua jam comedi: et haec omnia propriia oculia vidi » (1. e. p. 60) Queato modo di fare la farina Sago tanto conforme a quello che raccontò il Criap al Maradcn ( n. ia35. ) dimuatra l* autenticità della relazione del B. Odori- co. (V. t. 1. p. i05. n. )

771. Carraio * Queata voce non è toacana, ne ao comprenderne il aignificato : la Crusca parla del seme di Carvi, droga medicinale! dietro l'autorità del Ricettario Fiorentino.

772. Il legno* Il Maraden dice che il Polo è incorao in errore, che il legno che serve agii uai qui deacritti non è dell'albero che il Sagò^ ma d'un ahro palmifero che i Giavanesi e i Sumatrani appellano Niborg e i naiuraliati Catyota urens (n. ia55). l

\

4oi

potria portare, non che adoperarle, per il troppo ^ran pesò; e le puzzano da un capo, qual poi abbruciano, e così preparate, sono atte a passare ciscuna armatura , e molto meglio, che se fossero di ferro. Or abbiamo detto di questo regno, qual'è delle patri di quest* isola. Degli altri regni, che sono meli' altre parti, non diremo, per* che il detto M . Marco non vi fu. E però procedendo più cdtre dire- mo d' una piccola isola nominata Nocueran.

GAP. XVIL

DelF Isola di Nocueran '^^ .

Partendosi dalla Giava , e dal regno di Lambri , 774 poiché s'iia navigato da centocinquanta miglia verso Tramontana , si tro- vano due Isole , una delle quali si chiama Nocueran '^^ , e l'altra Augamao ^^ : e in questa di Nouccran non è re^ e quelle genti sono

77$ Nocueran . In vece di questa rubrìca leggesi nel Testo della Crusca s delC isola di NerUapolat di cui nel testo Ramusiano non ai fa menzione ne qui, ulte» riormenle Hella terza tavola geografica del Bamusio vedesi segnata un isoletta a mezzodì dell' Arcipelago di Nicobar presso Sumatra col nome di Gasmipolà che .*> mbra essere la Nenispola del Polo » e corrisponde a quella appelleta Oggidì Pula*

irajr.

774. Partendosi dalla Giava a dal regno di Lambri. ( sopra n. 758. )

775. Nocueram* Si ravvisa essere la piccola isola dell'Arcipelago di Nicobar ap« pellata nella carta deU'Anville Nicavari^ in quella dell'Indie di Rennel Nonco^erjr. Il Baibosa ( Ram. l.c. 35a D ) dice : » passato l' isola di Z«ilam attraversando il golfo, n avanti che si arrivi alla grande isola di Sumatra si trovano cinque o sei isole pic« }, cole, che non tengono buone sequele porti per entra rvi, ma sono abitatele si chia- n mano di Navacari ,,. £ siccome descrìve il viaggio nell'opposta direzione del Polo, cioè da Cexlanper recarsi a Sumatra f si comprende che quel gruppo d' isole è un punto di riconoscimento marittimo per tutti i naviganti di quelle manne; e perciò si ravvisa come accadesse che di questa isoletta piuttosto che delle altre facesse men-^ zione il Polo. Questa con altre due ad essa vicine porgono sicuro asilo alle na^ vi che vi dan fondo, e perciò la minore isola avea tanta fama appo i naviganti da dare il nome a quel gruppo d' isole come si comprende dal Barbosa Che tre di queste offrano alle navi sicuro porto lo afferma anche il Marsden ( n. ia57 ).

776. E l'altra Angaman. Ajnbedue le isole rammentate dal Polo appartengono quell'Arcipelago, che si distende dal capo Atf^roii, terra àéiPegu^ìnoyerèoAchem regno óxSumaira^ ossie da 6.^ 40/ fino a 14.** 55/ di Lat. Settentrionale. La più occi" dentale di dette i^ole è 92.** 25/ di Long. Orientale da Greenwich secondo la Carta dall' Indostan^del Rennel e secondo quella che serve all' ambasciata del Sjrniea che lembra essere la più esatta .

come bestie 777 ^ e tutti cosi maschi , come fen^mlae ^ vanno nu- di ^7^ ^ e non cuoprono parte alcuna delia loro persona , e ado« ranò gU idoli 779 , Tutti i loro boschi sono di nobilissimi arbori > e di grandissima valuta , e si trovano sandali bianchi , e rossi , noci di quelle d'India , garofani , yerziho 7^^ e altre diverse sorti di

777' Quelle genti sono coma besM » Il primo relatore Musulmano del Benau- dot ( p- 5. ) parla dell' isola di Negebalus creduta quella di Nicobar^ indi degli An^ demani »: i popoli ( ei dice) che abitano il litorale, mangiano la carne umana cni- » da, sono neri» hanno J capelli ricci» viso e occhi spaventevoli, i piedi lunghi un cu- » bito e vanno nudi Non hanno barche , che se ne avessero non mangerebbero i » passeggieri che possono acchiappare » Questa curiosa relazione smentisce Topi* nione di culoro, che affermano che i Neri dell' isole Andeman vi approdassero per naufragio. Di NicobarA leggono alcune poche notizie nella raccolta dei Viaggi de« gli Olandesi Spilberg vi approdò» e gli abitanti si recarono al napirilio colle loro ce^ noe ( barche fatte d' un pedale d' albero digrossato e incavato ) e portarongli polii, arancie; ambra grigia di pessima qualità. Questi barbari detti dai Portughesi Genio s de Màttos sono diffidenti» meritano fede ( Yoy. des Holl. t.iy.p. 127 ). Secondo i Danesi che si dicono i padroni di queste isole, gli abitanti sono oggidì d'una razza distinta dagli Andemani Hanno carnagione bronzina , occhi piccoli , e le palpebre squarciate obliquamente ( Malte Brun Le). ciò, e da un cenno che da il Sjmes si ravvisa che quella più antica raeza di barbari che abitava l'isola ai tempi del Viag- giatore Maomettano, e del Polo Ai dìsCrutta da un popolo meno barbart>,e che queir antica razza che possedeva tutto queir arcipelago si conserva solo neil' isole Ande^ man. Ciò che dice il Polo dei Pficobari e confermato dal Symes, che visitò quest'isola recentemente .

778. Vanno nudi, » La natura non fieivorì questi isolani ne per fiittezze, per 9, intelligenza; i più hanno solo cinque piedi d' altezza, braccia e gambe minute e scriate, il ventre appuntato , le spalle alte, il capo grosso, i capelli lanosi, il naso schiacciato, i labbri grossi, gli occhi rossi e piccoli, la pelle color di filiggtne, aspet* ,y to feroce e affumato, sembra una razza degenerata di Neri: vanno nudi, di cid hanno vergogna ( Sym. Ambas. 1. 1. p. 2421 ) ( V* 1. 1. p. i66b n. )

779. Adorano gt idoli , Lo stesso viaggiatore dice ( A.mbas. 1. e. p. 247 ) che gli. Andemani adorano il sole, perchè lo credono sorgente d'ogni bene, la luna qnal po- testà secondaria, i genj dei boschi, delle acque , e delle montagne , come sulMilterni agenti delle principali divinità. Credono che uno spirito malefico desti le tempeste. Quando fi burrasca, o dirotte pioggie col mozione di Libeccio si uniscono gli abi* tanti sulle rive, e sui scogli i più inoltrati in mare, e cantano inni barbarici per placa* re lo spirito .

780. Verzino. Il Symes ( ibid. p. a54 ) rammenta il legno detto dagl' Inglesi Redwood che secondo il Targtoni è confuso sovente col femanbucco, coi verzino e col campeggio» il quale come il Maogani fra noi serve neU'Indie per costruire mobili ( Istit. Botan. t. IL p. 56i ). Secondo il Multe Brun producono queste isole il cocco^ r areca, la cannamela, il lauro, la cassia, il riomato legno detto fe4, tanto utile per le costruzioni navali, il sassofrasso è il Larum, detto Mellori dai Portughesi che un flutto farinoso eccellente ( Geog. t. IV- p. i85}.

4o3

speaerfe . Ne v'essendo altre cose da dire , più oltre procedendo^ diremo ddl' isola d'Angaman.

GAP. XVIH^

DelV isola di Àngaman.

Angaman 7>' è un' isola graudigsima ^ die lu» ha re ^ le cui geuti adoran gì' idoli , e sono come bestie salvatiche , oonciosia cosa che mi fosse detto , eh' hanno il capo simile a quello dei cani, e gli occhia e i denti '^^ . Sono genti cradeli^ e tatti qaegli uomini , che possono prendere , gli ammazzano , e mangiano ^^

J)ur che non siano della sua gente . Hanno abbondanza di tutte e sorti di spezie . Le sue vettovaglie sono risi j e latte , e carne d' ogni maniera ; e hanno noci d' India , p<mii paradisi y e molti altri frutti diversi da nostri.

GAP. XIX.

D,ell' isola di Zeilan . Partendosi dall' isola d' Angaman , poiché s' è navigato da

781. Angaman, è creduto fin qui che due foMero le isole prìnciptli d' An» ^aman, la grande e la piccola . La prima più a tramontana ha 140. migHa di lun* ghezza e circa 20. di larghezza . Nel 1791. fu scoperto che un canale ne forma due isuie. Sono oggidì più conosciute perchè gl'Inglesi v' inviarono una colonia nel >79i. che due anni dopo si stabili vicino al porto Cernwallis , Il Symes visita questo stabilimento che serve ai navilj Inglesi di ricovero nei mali tempi, e l'Iso- la di relegazione ai malfattori del Bengala ( 1. e. t.I. p. aSg. ) . Gli abitanti appéU lano la loro isola Mincopie ( ibid. p. a55 ).

782. 1 denti . Se essi avevano la consuetudine di limarsi i denti incisori e di ridurli appuntati come i canini^ costumanza che hanno i barbari dell'interno di Sumatra ^ essendo all' esteriore quali gli abbiamo descritti alla nota 767 9 a giusta lagione potè dire il Polo che avevano il capo simile a quello dei cani

783. Mangiano . Non assicura il Symes ( p. 258)^che mangiano carne umana (oggidì . Ma ciò affermarono di quei popoli il Relatore Maomettano^ ù Texera, il Navarette , Niccolò Carli . Il secondo dice che i Giavanesi solo cento anni innunzi che vi giungesse abbandonarono questa orribile consuetudine e citf per opera dei Maomettani. Anche iPeguani vendevano carne umana pubblicamente {Benaad.AiiQ« Bel. dea. Ind p. i5i )•

r

4o4

mille miglia per Ponente, e alquanto meno verso Garbìn'**, si trova r isola di Zjèilan , la qua! al presente è la miglior isola, che si trovi al mondo della sua qualità , perchè gira di circuito da due mila , e quattrocento miglia 7^^ , e anticamente era mag- giore , perchè girava attorno attorno ben tre mila , e seicento miglia 7^ , secondo , che si truova ne' Mappamondi de' marinari di quei mari ^^7 , Ma il vento di Tramontana vi soffia con taato impeto , che ha corroso parte di quei mouti , quali sono cascati^ e sommerai in mare , e così è perso molto del suo territorio . £ questa è la causa , perchè non è così grande al presente , come fu già per il passato . Quest' isola ha un re ^^^ ^ che si chiama

784. Per ponente^ e alquanto meno 9erso Garbin . Il Polo spiceatosi dalla punta settentrionale dell' isola Andeman entrò in alto mare, e volta la prua a ponente li- beccio dovè andare a riconoscere la costa meridionale del Cej^lan^ imperocché se- condo il Bibeyro che vi risedè diciotto anni e scrisse i' istoria dell' isola, la manica che é fra il continente e 1* isola, che à cinquantasette lc;ghe di lunghezza non è navi- gabile. In mezzo allo stretto sono le isole di Ramanacoit ( Rafniseram secondo Ren* nel ) e di JUanar: l'una e l'altra, isola sono separate da un canale di dodici leghe, ma ingombrato da tante seccagne, isolette e banchi di rena, che non è navigabile che da piccoli navilj ( JEUbey Hist. du Geylan Amst. 1701. 12. p. a ) . Secondo il IVIarsden la lunghezza del viaggio dalla punta^ settentrionale d' Andaman sUa costa meridionale del Cejrlan è di poco più di novecento miglia . Ma è molto probabile che dietro la «onsuetudine di quei tempi di navigare più che potevano costa costa, le navi del Po- lo drizzassero la prua verso la punta settentrionale, e indi costeggiassero l'isola fino alla punta^meridionale. In tale ipotesi la navigazione è più lunga, e più esatta la di- stanza detta dal Polo. CÌ0 pal'mi indicato dalle parole stesse di esso:» poiché si è na« » vigato mille miglia per ponente, e alquanto meno verso Garbin f ciò che indica chia- ramente scambiamento di direzione, che non ha luogo volgendosi direttamente dalla punta settentrionale d' Andaman alla meridionale del Ceylan,

785 . J)i circuito da duemila e quattrocento miglia . L' isola si stende dal 6.^ al 10.^ di latitudine settentrionale. La maggior lunghezza è dalla punta di Galle b, quella di Pedras,\uo^hi distanti 62 leghe o 24B miglia. La larghezza àaChilaon o Tri-* fuinimalé è di 47 leghe o di miglia 186, T Isola ha di giro 190 leghe ossia 760 miglia secondo il Rìbeyro (Le p* 2 ) Secondo Rennel Long, della punta di Galle é di 80.® rt.' la Lat.6.*' Qi\plla di Dundral^ad punta più meridionale ancora S.* Si.' la punta di Pedras Lat. 9.^ Sa/ ( Descrip. de l' Ind. t. L p. 292, e 296 ).

786. Girava . bene tremila e seicento miglia ( V. 1. 1. p. 167 n. )

787. Nei mappamondi de' marinari di quei mari ( ibid. p. 166. n. e ). Anche il Barros fa menzione delle carte di Mori o Arabi , che navigavano in quei mari ^ e in quelle carte erano segnate le Maldive (Apnd, Kenaud. Anc. Kel. p. 127 )•

788. Quesf isola ha un re. Ai tempi del ftibe;y ro sette erano i re del Cejlan. An- ticamente il più potente era quello di Co//d, che gli altri riconoscevano come Impera- dorè.. Risiedeva a mezza lega daCo/omte^ove appena ai tempi del viaggiatore sirav* visavano le rovine del suo palazzo. 11 regno di esso estende vasi lungp il qiare daCibV ioan sino a Grevaias ed aveva Sa leghe di lunghezza ( Hist. du QejL p, 6 ).

\

4o5

Senderoaz ^. Le genu adoraoo gV idoli '^^ e non danno ttì-' buto ad alcuno Gli uomini ^ e le donne sempre vanno nudi ^^, eccetto che coprono la loro natura con un drappo . Non hanno biade se non risi 79» , e susìmani ^ de' quali fanno olio . Vivono di latte , risi y e carne , e vino degli albori sopradetli , e hanno abbondanza del miglior verzino 7^, che si possa trovare al mon^ do. In questa isola nascono buoni , e bellissimi rubini , che non nascono in alcun altro luogo del mondo , e similmente zafiri ^ topazi , ameiisti , granate , e molt' altre pietre preziose ^^ , e buone . £ il re di quest' isola vien detto aver il più bel rubino ^ che giammai sia stato veduto al mondo, lungo un palmo, e grosso com' è il braccio d' un' uomo , splendente oltremodo , e DOD ha pur una macchia, che pare che sia un fuoco, che arda, ed è di tanta valuta, che non si potria comprare con denari. Gu- blai Gran Gan , mandò ambasciatori a questo re , pregandolo , che s' ei volesse concederli qtiel rubino li daria la valuta d^ una citta . Egli rispose , che non glielo daria per tesoro del mondo , lo lascerebbe andar fuori delle sue mani , per essere stato de' $iioi predecessori . £ per questa cansa il Gran Gan non lo potè

«te

78^ SMdemaz* Il testo da noi pubblicato porta la variante Sédemajr. Avver» ^ il Marsden che i nomi indiani hanno un proprio aignificàlo . Crede che queste^ Bome sia una storpiatura Chandranas che significa luna scema ( n. i2i6. ).

790. Adorano gt iddi . Niuno ignora che l'idolatria dominante al Cejrlan è ^ueììa di i^uda . Jl Ribeyro dice. I Cingalesi adorano un solo Dio creatore del mondo, ma credono ad inferiori , divinità che considerano come hiogofenentì di quello; appellano dii ancor teiere ciascuna delle quali ha un partieolare ufficio'* loa a cagione d' esempio & coraMeU' Agricoltura , altra di altra cosa . I simulacri so« no diffeiienti ; alcuni hanno figura umana , altri di donna, di scimmia, d'elefante : ve ne sono dei muostrosi con molte braccia armate d'archi e di fìreceie. Un nume che è sopra tutti gli altri la appellano BudUf e per questo hanno grandissima venerazionCii U rappresentano di forma umana, ma gigantesca ( 1. e. p, uS. ).

791* f^anno nudi . ( ¥• t* I* p.^ 167. net. b. )

79a. Se non risi li riso viene al Gej^lan in abbondanza, e cresce iur tutti i tem* pi * Ne ho veduto , dice il Bibcyr^f^fin un medesimo campo dello spunuto appffcr na , altro spigato , ed altro che mietevano . Vi seminano altre biade che vi prospe- rano, e che servono di cibo a quei dei paese ( 1. e. p. 148. ). Talché non è vero ci6 che dice il Polo, che ai cibano solo di rìso, ma è vero altresì che questo è il prin« eipiile loro nutrimento

79). Miglior Fertinm » On trouve encore dans cotte isle beaucup de bois da » Brezìl , que 1' od appello dans Ics Indes Sispaon , et que 1' on y estimo extraordi^ » nairement ( Ribe^r. p* 9 )

194» Akre pioue prezioso ( t. L p. 168. n, b )•

6:ik

4o6

avere Gli uomim.cfi cpiesl* isola non sono alti air. àrnie ^ per es^ sere vili , e codardi 7^ , e se hanno bisogno d' uomini combatti- tori , trovano gente d* altri luoghi vicini a Saraceni . E non es- sendovi altre cose memorabili ^ procedendo più oltre narreremo di Maabar.

Ci A. P* JLJl.*

Della provincia di Maahar .

Partendosi dall' isola di Zeilan , e navigando verso Ponente miglia sessanta , si truova la gran provincia di Maabar ^ , la quale non è isola , ma terra ferma , e si chiama India Maggiore ^^^ per essere la più nobile, e la più ricca provincia, che sia al mondo. Sono in quella quattro re , ma il principale, eh* è capo della pro- vincia , SI chiama Senderbandi 79^ Nel suo regno si Riescano le

^H*

795. Per esser vili e codardi ( ibid n. e )•

796. Maabar . Qui la lezione Ramusiaua dìrera Maialar ma è slata ricorretta dietro i' antorità del nostro testo , d^l Riccardiano , del Pucciano e del Pari^^ino ( n, 5757. ) ( V. t. I. p. 168. n. d, ). U Sig. de Sacy osserva che Mabar è corruzione del nvme Indiano Marawar ( Mdrsd. n.ia56 ) . Abuifeda fa inenzione delia penisola .che è «Ila diritta del Gange detta Decan del ManUwr , e .del Mabar ( Geog. p. 270 ).

.797. india Maggiore ( V. sopra n. 673 ).

798. Senderbandi . Questo nome è stalo stranamente trasfigurato dai trascrit- tori ( 1\ O. ) Sendeia ( God. Pucc ) Senderba ( Cod. fijccard.) Sondala. Secondo le tradizioni TamuLirhe eiaavi tre re nella parte meridionale dell' isola» e nel Madure paese di tena ferma inf accia al Cejriany il re aveva hone Soja Mandalam che signi* fica cùmulo o paese di Soja Sondala come leggesi nel Eiccardiano potrebbe essere una coBii:aaione di queste due voci y ma non è da caonsiderare questa opinione che come debolissima congettura (le Gent. Voy. aux mera dea Indes.t. I. p- 95 ) . Il Mar* •den crede che questo nome derivi dalle voci Ciandra bandi che significano Serva della Luna. Infatti Ciandra secondo il P. Paolino da £. Bartolommeo significa Lvw na, deità mascolina per i Bramani. £ da avvertire che Samabadi secondo quel dot* to missionario significa sommo sacrificatore dl|||uella pretesa divinità ( Sysi, Bram. p. 7. ) I libii Indiani distinsero le loro antiche dinastie di regi, che dicono avere per primiero stipite Menuj di cui narranti cose che sembrano tratte dalla Stucia di If* e , in figli della Luna « che crederono aver regnato a Ajrodhjra e a Pratish^ thana E nella lista di questi regi data da Guglielmo Jones trovansi i nomi di Tchan-' dra o i landra e di Tchandragupta . Ma mentre gì* Indiani vantansi di dare una ge- nealogia accuratissima dei loro regi che risale sino a 45» anni innanzi TEra Crisiia- Da, nulla riferiscono degli avvenimenti civili di quei regni. Secondo le notizie rac- colte dal Jones sette dinastie regnarono sul Decan^ o penisola di qua dal Gan£e\

4^

perle ^^, cioè, che fra M^al^ar , e Y ìsclà di Zeilaii v' è «ti gpl-

L* ultima dinastìa che iti regn(( appeltavasì Maula. Estinta «Questa regnarono cinque' altri regi nella città CUacila : rnltimo cessò di regnare nel ie55. e Impero fu poste* riormente divìsa fra gì' iniédc li ( cioè i Bilàottiettani ) (Rechef: AStat). t. Vk. p. 19}^ Questo re vkn detto re di yar nel Testo da noi pubblkalo( I. L p^ 169 ) , non ai trova nome che corrisponda a questo sulla costa del continente che volge verso il Cej^lofif ma Giovanni deBarros ci rammenta il paese di yaipar^éà, cui per abbre- viazione sembra esser derivato F'ar ( i>ec. I. p. 170 ) . Secondo il rammentato sto* ricu tuttala costa della pentsob Indiana dal capo Camoritn sino al Pegu era sigao-' reggiata ai suoi tempi da ti e principi : il re di Bìsnagor che possedevane 600 miglia > trecento trenta ne possedeva quello d*Orissa ed ambedue erano gentili; 3oo quello di Bengala sottoposto ai Mori ( l.c. ). Il re che appella il Polo di Maab<ir sembra es- ser quello di NarsingOy la cui capitale era BUnagor. Rammenta if re di Maabar il B. Odérico e nel suo regno dice eh' era la città di MéHapuri ove è il corpo di S. Tonv- naso ( Hist. B.Oderic. p.97 ). Parla del re di Bismtger t^ìccoìò Conti, e come del più potente re dell* India { Ram. Nav. t l. p. 375. ) ; Giuseppe Indiano dice iFrc di A<ir- si'nga essere il più polente dell' India^rC soggiunge? # quum valie potens urbem ha- p bet triplici circundatam muro , et dicitur Besenegal ( Bisnagor ) ( Nov. Orb. pag. t52 ). Talché dal confronto di queste diverse autoriti resulta che Bisnagor e Nar-^ singa erano un medesimo regno . Del potente re di Bisnagor pai-la À.bd Oalrìzaq •he fu spedito ambasciatore al medesimo da Chah-Rock figlio di Tamerlano nel 1443* Secondo la versione del Langles cosi descrive l'ampiezza di quello state, p Quand » Abd-Oulrizaq fut arrivè a Bisnagor* ilvit une ville foi^ grande , bien bitie et^ t tres-peuplée : e' est la capitale d' un grand royaume qui s'etand depuis 1* iste d«' » Ceylan jusque a KUberkeh ( Kalberga iòrtezia dipendente da Visapoar )f et de* f puis le Bengai jusque i la cAte de Matabetr dans l* espaee de pio» de niìike fani-^ p- sangs : ( i'Anglais Coliect. de Pet. Voj^ag. t.lh p.xyxxix ). Pare che questo imper»" fosse quello detto più anticamente del C€ftnùitf di cui parla Andeivon nelle note' alla sua versione di Ferichtak , seeoado-esso una dinastra di Monarchi gentili e<A' titolo di Rajah di Carnate governarono anticamente la più gran parte del paese* tietto oggidì Dekant e mantennero in quel paese quasi settecento anni.Bssi per- ileruno lo scettro nel i&aS. per una rivoluzione che ne fece passare la signoria ad^ un certo Ram-Rmiife ( Lanpl. 1. e. p. ci) . La dinastia di Carnate soggiaccfufe a va«" ne vicende, gPImperadori Maomettam drDely nel f5io conqutstarcpiia ìMoro pae> se. Ma Bellaldeo re di Carnate gli scacoiV» da quasi tutta la tienisela e (ondò SmagOf^' nel i544 (Rennel Descrip. de V Jod. p. 61). Pare che pong^ in dubbio il Langles se fossero un medesimo regno Bisnagor e Narsinga ( 1. c.p. e. ). Ma alle addotte pro- ve convineentissimej è da aggiungere incontrastabile del Barbosa Vv a cento e seif'- V santa miglia lontano dalla detta Montagna, andando fra terra è posta la gran cit-** » di Bisnagor^ molto popolata e hbiiata» È circondata da una pA^èe di buone mu- p- raglie, e dall'altra da un fiume, e dalla terzft da un monte. E* situata in pianura,* »• e in quella sempre vi fa residenza il re di A'uri/nga-ch' è gentile, e chiamasi Ra* y- sena ir ( Ram. Nav. t. L p. S53 D ). Pix>babil mente appellarono gli Europei quel^ regno di Narsinga-, da IVarsinga patnàm celebre città non lontana dallar ndarìna , e* dip<^ndente da qui' ilo stato .

7i)9* Si pescano le perle ( v. 1. 1. p. iGq,a, Ai tempi del Ribejrro la pe^ea s'io**

4oS

fb , ovvero, seno mare ^^ ^ dove V acqua non è più alta £ dieci in dodici passi , e in alcuni luoghi due passi , e pescansi in questo modo , che molti mercanti fanno diverse^ compagnie , e hanno molte navi ^ e barche grandi ,, e piccole, con ancore per poter sorgere . E nienano seco uomini salariati , che sanno an- dare nel fondo a pigliar le ostriche ^ nelle quali sono attaccale le perle , e le portano di sopra in nn sacchetto di rete , legato al corpo , e poi ritornano di nuovo , e quando non possono so- stenere più il fiato vengono suso ^ e stati un poco se ne descen- dono, e così fanno tutt'il giorno, e pigUansi in grandissima quantità , delle quali si fornisce quasi tutt' il mondo , per essere la maggior parte di quelle , ehe si pigliano in questo golfo ton- de, e lustre. Il luogo, dove si truovano in maggior quantità, dette ostriche , si chiama Belala ^^' , che è sopra la terra ferma e li vanno al diritto per sessanta miglia per mezzo giorno. £ es- sendovi in questo golfo pesci grandi , che uccideriano i pescato- ri, e però i mercanti conducon' alcuni incantatori d*una sorte di Bramini ^' , quali per arte diabetica sanno constringere , e stu-

eoniineiava agli undici di Marzo e durava sino ai 20 d* Aprile. I palombari calano a fondo attaccandosi ai piedi un peso di sessanta libbre . Portano una corda legata a cintola^ alla quale e attaccato una sacchetta rete ove pongono le conchiglie. Ten- gono in mano un capo della fune due marinari I palombari stanno sotto acqua due oredi e in quel tempo empiono il sacchetto di conchiglie , e di poi fanno segno di tirarli su , e allora calano altri . Col cannone si segno d' incominciare la pesca» che dalle quattro della mattina dura sino alle quattro pomeridiane ( hibeyr. p. 166).

800, Seno di niar^.I! Ribeyro (ibid.) dice esser risola del Ccylan quarantacinque leghe Portughesi a Levante del Capo ComorinOfOye incomincia la costa della pe- scheria: fra questa costa e V isola è un canale che ha cinquantasette leghe lun- ghezza, e che varia in larghezza In mezzo sono le isole di Ramenacoii e di Mannar distanti r una dall' altra dodici leghe. Quello stretto si appella il ponte d'Adamo. Il mare è cosi stretto^ e cosi poco fondo , e tanto pieno di seccagne , d* iso- lette, e di banchi di rena , che ne turano il passaggio, che non vi possono navigare che i piccoli bastimenti che vanno e vengono dalla costa del Coromondel ( ibid. pag. a).

80 1. Si chiama Beiala . Qui è da notare l' estrema esattezza del Polo« mentre nella carta del Ceylan dell*Isle che va aggiunta alla storia del Ribeyro, in faccia a Tii/^icorim, é segnato il banco delle perle vicino alla terra ferma. Cosi lo è nella carta deirindie del Rennel, e ad una sessantina di miglia a tramontana è segnato un luogo detto Penai che sembra essere il Belala del Polo.

8oa. Una sorte di Bramini. Tale opinione superstiziosa esiste tuttora ( M arsd. n. J2oS ) .Dopo il qual capo v'é vicina T isola di Manar , e da quella infino al Co^

4o9 pescare i pesci , che non li fanno male : e perchè pescano Q gion- no y però la sera disfanno l' incanto , temendo che alcuno nasco* samente senza licenza de^mercanti, non discenda la notte a pigliar r ostriche ; e i ladri, che temono detti pesci non osano andarvi di notte Questi incantatori sono gran maèstri di saper incantare tutti gli animali , e anco gli uccelli . Questa pescagione comincia per tutto il mese d' Aprile, fino a mezzo Maggio, la quale com- prano dal re, e li danno solamente la decima (e ne cava gran- dissima utilità ) e alli incantatorì la vigesima . Finito detto tem« più dette ostriche non si truovano , ma fanno passaggio ad un' altro luogo distante da questo golfo trecento , e più miglia , dove si truovano per il mese di Settembre , fino a mezzo Otto* bre Di queste perle , oltre la decima che danno i mercanti , il re vuol tutte quelle , che sono grosse, e tonde ^ e le paga corte- semente , siccnè tutti gliele portano volentieri .

Il popolo di questa provincia in ogni tempo va nudo ^^ , eccettoctie ( com' è detto , ) si coprono le parti vergognose con un drapjK) , e il re similmente va come gli altri Vero è, eh' ei porta alcune cose ^ per onorificenzia regale , cioè attorno il collo, una collana ••* piena di pietre preziose , zafìri, smeraldi , e ru- bini , che vagliono un gran tesoro . Li pende al collo ancor un cordone di seta sottile ^^, che discende fin al petto, nel qu^^le

marino per tutta quella costa si pescano le perie. Nel qual mare vengono le con* fi chiglie precisamente nel mese di Marzo e d' Aprile, le quali sono pescate da uomi- ,9 ni marioareschi del paese» che non solo sono avvezzi a-buttarsi a noto sotto acqua 9f quindici eventi braccia » ma si difendono ancora non senza sospetto di qualche » grande incantesimo da certi pesci, detti pesci cani che non li toccano , lor fan- ,, no alcun male quando qualsivolglia altro, fuori di detti pescatori di perle, appena e sotto acqua che lo ciuffanOf tanto sono rapaci e ingordi di mangiar carne „(Car- let. t. II. p. a37 ).

8o5 . Il popolo va nudo L'abito del re e della regina ( dice il Uartema di Ca- ^ licut ) e di tutti gli altri nativi del paese è che vanno scalzi, e portano un panno di bambagio , ovvero di seta intorno alle parti inoneste ,9 ( Ram. Nav. 1. 1. pdg. 174 C ) Io stesso dice di ^^arsinga ( p. 75 B )

804. Una collana ( V* 1. 1. p. 171. n. b )•

8o5« Un cordona di seta sottile Questo cordone è la corona Indiana, che re- citano in onore di Shiva, la, terza fra le superiori divinità. Brama secondo essi è il creatore e produttore delle cose* f^isknu il conservatore di eBse. Shiva il distrutto- se delle medesime. Sembra che il timore rendagli più fervorosi nel venerar questo più degli altri loro numi (Paul a S. BarthoL Sjst. Bram. p.^85). Il.celebre Missionario riferisce vari epiteti che danno a SkivOf e soggiunge: 9 haee omnia nomina , genti-

4;^

MDd' eeoCQ^ e quattro perle grosse e belle , e rubini , che ao- no di gran valuta E la causa è questa , })erchè gli conviene ogni giorno dir cento , e quattro orazioni ^^ alt* onor de' suoi idoli j perchè cosi comanda la lor legge , e cosi osservarono i re suoi predecessori. L'orazione che dicono ogni giorno^ sono queste parole pacauca ^^ , pacauca , pacauca y e le dicono cen- to ^ e quattro volte . Item porta alle braccia in tre luoghi brac« cialetti d' oro ornati di perle , e gioie j e alle gambe in ire luo<^ ]hi cintole d' oro , tutte co{>erte di peiie j e gioie e sopra le [ita de' piedi y e delle mani , eh' è cosa mwavi^iosa da vedei^ , non che stimare si potesse la valuta : ma a questo re è facile na* scendo tutte le gioie ^ e perle nel sua regno ®^ . Questo re ha ben mille coocul^ney e mogli ^^^ perchè subito , eh' ci vede: una

» Ie0 ex corona pFe«:ftioru rudraksham dicta^ devotissime recitanti et haet sunt èt« » rum quotidianae preces i> ( ibid. p. 88 )

806. Cento <fuaUro orazioni, Ù Giapponese Angero di cui fii pubblicata la re« lezione dal ftamusio (t. f. p. 419* I^ ) di^Ci che usavano nel suo paese corone con* , centone segni per recitare altrettante orazioni al loro idolo > e soggiunge che do-- mandatane la ragione, i letterati dissongli che nell* uomo sono cento otto percati, « ch'era necessario dire un< orazione- contro cadaun di essi, e che recitavanic in> una lingua che non intendevano, perché probabilmente furono introdotte coicult»^ •traniero . Di cento otto segni sono pure le cotone dei settari di Foe nella Gina secondo un missionario citato da Marsden ( Uv 1731 ). Ma è qui da avvertire che tanto i Cinesi, quanto i Giapponesi, di cui qui si tratta , sono seguaci del culto Ah. Budda ; e qui sembra che il ÌPoIo parli di seguaci della legge Bramaniea , talché noui é da recar maraviglia se aravi qualche differenza netnamero delle loro orazioni.

807. Pacauca, Di questa vece cheisembre' invocativa^ che non leggcsi negli altri testi, non mi è avvenuto di discvc^rimeil signifìcato.

808. Gioje e perle nel suo regno , Les rois des lades portent A lenra orciltes » despendanls depierres precieusos enchassées dans Vor. Us. portent ausali dea* » coliiers d' un grand prix. ornés de pierres predeuaea de diversea couleurs, et p particulierment de vertes et de rouges :. mais les perle» sont ce qu' ils- esliment » davantage » (AcnaudAnc. Relat. p. laS.) ( t^ L p.i^r. b ). 11 Barbosa dice della certe di Ifarsinga: j^ porUno certi colJari atroUi al collo tutti d'oro,,. e pieni du * S^^ì^f e nelle braccia nianigU, eanella nelle dita di gioje ricchissimi, e simll-^ » mente orecchini gioie e pei le » ( Ram. t. L p. 354. B ). L* Arfnbaaciatore Ab- doulrizaq racconta che all' occasione dell' udienza datali dal redi Bisnagor:^ le* r roi etoit asais en grande cérémonie dans la saile des quuranto colonne», aa mi- 1^ licu d'une cour nombieuse, revetu d'une robe de satin. coleor d*olive, bordée p en pei les, eten diamens si brìllentaet ai beaux que leraeilleur bijootier naoroit

r pu les éstifner ( Lang. L e. p. lxv, ).

809. Concubine e mogli. » Il re ( df Narsi«ga ]( ne tiene aeea ntì suo palaz«- » zo multe che son^ figliuole di gran signori del auo regno ^ e oltre a queste moU

4i^i

heUB doona la vuol per se. E per questo tòlse la moglie, ch'era di suo fratello, il quale per essere uomo prudente e savio, sosteu- oe la cosa in pace , e non fece altro scandalo ^ ancorché molte volte fasse in procinto di dirli guerra , ma la lor madre li mostra- va le mammelle , dicendoli : se farete scandalo tra voi , io mi ta- gherò le mammelle che vi hanno nutriti \ e cosi rimaneva la questione Ha ancora questo re molti cavalieri , e gentiluomini , che si chiamano fedeli del re in questo mondo, e nell'altro. Que- sti servono al re nella corte , e cavalcano con lui , standoli sem- pre appresso , e come va il re , questi V acccompagnano , e han- no gran dominio iu tutt'il regno. Quand' ei muore, s'abbrucia il suo corpo , allora tutti questi suoi fedeli **® si gettano volon- tarìameute lor !ued esimi nel fuòco , e s abbruciano per causa di accompagnarlo ueir altro moudo

Ili questo regno è' ancora tal consuetudine , che quando .muore il re ^ i suoi figliuoli che succedono, non toccano il te- soro ^' ' di quello , perchè dicono , che saria sua vergogna , che succedendo in' lutt* il regno, lui fosse così vile , e da poco , che ei noQ se ne sajpesse acquistare un'altro simile : e però è opinion ne , che si consèrvi infiniti tesori nel palazzo del re pc^ memoria

» te altre come donzelle , ed altre che «ono Aervitrici elette per tutto il regno per

le più belle . A ciascun servizio del re sono deputate donne .... sanno cantare ** e sonare eccellentemente , e non pensano mai ad altro che a dar piacere al re ... . •p re tiene al suo soldo più di centomila persone a cavallo, e a piedi , e paga an- > che cinque in seimila donne , e in qualunque luogo che si faccia la guerra , e che

* vi vada la gente d'arme , vi vanno le dette donne ( Barbosa Le,). Le rei di Bìsna- p gor entreticnt dans son palais un grand nombre de femmes ( ccrtaips disent sept » cent). C'est une coutume établie dans tout l'Empire, que les pérés, et meres,pre- » sentrnt au souvrains leurs filles quand elles sont belles , et qu'elles y consentent » ( Abdulrizaq apud Langl. 1. e. p. lxix ).

«IO. Quésti suoi fedeli > Quando il re muore ... s' abbruciano da quattrocento t in cinqMecento donne al modo dettcj di sopra ... e quivi si vede una grandissi- » ma pressa di molti amici , e servitori domestici del re, che vogliono abbruciarsi t l un prima dell* «Uro, il che é cosa maravigliosa e che da spavento a chi si tro- t va presente (Barbos. 1. e. p, 555 B )•

Sii. Aon toccano il tesoro Il tesoro suo ( del re di Calicut ) sono due magaz- 9 Zini di verghe d'oro, le quali dicevano molti Bramini che non. lo porteriano cento » muli carichi , e dicono che questo tesoro é sUto lasciato da dieci, o dodici re pas- » sati , e hanno lasciato per li bisogni e iforUzza della repubblica». ( Bartem.apud » Ram. 1. e. p. J76. ) n •'

1

4i3

degli altri re passati . In questo reame non nascono cavalli ^^ ^ e per questa causa il re di Maabar , e gli altri quattro re suoi fratelli consumano , e spendono ogn^ anno molti denari in quelli^ perchè ne comprano dalli mercanti d'Ormns,Diufar, Pecher, e Adem ^'^ ^ e d'altre provincif^ che glieli conducono. £ si fanno ricchi, perchè glie ne vendono da cinque mila , per cinquecento saggi d' oro l' uno , che vagliono cento macche d* argento •'* , e in capo dell'anno non ne rimangono vivi trecento, perchè non hanno, chi sappia governare, mariscalchi, che li sappino medicare, e bisogna, che ogn' anno li rinnovino. Ma io penso, che r aere di questa provincia non sia conforme alla natura dei cavalli , perchè quivi non nascono, e però non si possono conser* vare . Li danno da mangiare ^'^ carne cotta con risi . Se una ca- valla grande sarà pregna di qualche bel cavallo, non però pario- rìsce se non un poiedro piccolo mal fatto , e con li piedi stoni , e che non è buono per cavalcare .

S' osserva in detto regno quesl' altra consuetudine , che

auand' alcuno ha commesso qualche delitto , per il quale si giù* ichi , eh' ei menti la morte , e il signore lo voglia far morire , •"tllora il condannato dice ^ eh' egli si vuole uccidere ad onore ^ e

812. Non nascono eavalli, » Tiene di continuo questo re (di Rarsinga) ék » mille cinquecento elefanti, e più di 2ooo« cavalli. Costano i primi da i5oo, la ir 2ÒOO. ducati rùno .... li cavalli costano da trecento fino a accento ducati l'uno, » é alcuni eletti per la sua persona da goo. fino a looo. ducati ...• vivono poc^ » tempo questi cavalli , e nun nascono in questo paese t ma tutti vengono conJot- » ti dai regni d'Ormuz e di Cambaja » ( Barros. I. e. )

81 3. OrmuSf Diu/ar, Pecher^ e Aàem* Leggesi nell* edizione Sasilense : Ciir* mosy Chisi, Durfatj Ser e Eden (Nov, Orb. p. 406.) Nel testo della Crusca; Quisai, FarSer^ Dan. Valutabile é la variante Ser invece di Pecher^ che sembra essere il luogo della costa d'Arabia che posteriormente rammenta col nume d' Esder^ che é Seger sulla costa d'Arabia .

814 Cenio Marche d'argento . Ossia ottocento once del peso di Francia. Luo* gamente tratta il Ducangio della marca. Secondo esso la voce è dWigine Teutonica e significa segno. La marca peso dell' oro e dell'argento cominciò ad essere in usa ai tempi di Filippo I.J re di Francia dal 107$, al 1093. Quattro marche erani> in uso in Francia, di Tirojes^ di Limoges, la Turonense , e di Roccella o d' loghiU terra del valore -di ao soldi Tornesi. Di questa pia generalmente in uso può conget- turarsi che intenda favellare il Polo. Fuvvi una marca della Curia Romana che in* cominciò ad essere in uso sotto Giovanni XXII. allorché la corte pontificìn riaìi va in Avignone (Du Cmg. vox Mirca.)

8i5 Li danno da mangiare. ( y* t. 1. p. 171. a. e )

4i3

riverenza di tal idolo, e immediate tutti i suoi pareoti, e amici lo poQgOQO sopra liaa cattedra con dodici coltelli ben ammollati e taglienti , e lo portano per la città esclamando : questo valente uomo si va ad ammazzar se medesimo *'^ , per amor del tal idolo £ giunti al luogo dove si dèe far giustizia , quel che dee morire piglia due coltelli , e grida ad alta voce : io m' uccido per amor di tal idolo j e subito in i\n colpo si darà due ferite nelle ooscie , e dopo due nelle braccia , due nel ventre , e due nel petto . £ co^ ncca tutti i coltelli nella persona , gridando ad ogni colpo : io mi uccido per V amor di tal idolo . £ poiché ha fitti tutti i coltelli nella vita , l' ultimo si ficca nel cuore , e subito muore ^'7. Allora i suoi parenti con grand'allegrezza abbru- ciano quel corpo , e la moglie immediate si getta nel fuoco ^'^^ lasciandosi abbruciare per amor del marito : e le donne , che ianno questo , sono molto laudate dall' altre genti j e quelle che non lo fanno sono vituperate ^ e biasimate .

Questi del regno adorano gU ìdoli , e per la maggior parte adorano buoi, perchè dicono che il bue è cosa santa , e niùa

8i6. Ammazzar se medesimo, Dice il B* Odorico ( Hìst p* 69. ) » Sunt etiam » aitiquit dìcentes» se ìpsos prò deo suo iaterficera velie, ad qooa pareates omnes, et » amici, gmnesque ìstrìones contrada^ illìus yenìunt , ut ei festum fsicianty quia » prò deo suo mori intendìt . Appendwit ergo ad ejus coliuim quinque cuItellos> » acutissimos , ipsutn cum magnis cantibus antecedunt. Tunc ante jdolum stans, p unum accipit eie cukeUis, et alta voce clamat: prò deo meo incido camem meam^ p sicque incidit de carne sua ubi placet, eamque prolùcit in faciem jdoli, dicens i » mori promitto prò deo meo, et sic tandem ibi se interficit. Ipso ergo mor-* p tuo, statim corpus ejus comburitur: crediturque ab iliis sanctum esse p.

817. ( y 1. 1. p. 173* n. a ) .

818. La moglie . , . . si getta nel fuoco . Osserva il Carletti essere le femmine Indiane gelosissime ; e fieramente sdegnate, e se iscuoprono alcun fatto che loro di* apiaccia appigliarsi alla vendetta , la quale non é meno che avvelenare ramante : e che in passato usarono anche avvelenare i mariti : p e questa corruttela ( ei sog- p giunge) aveva preso tanto piede nel paese, che per {sradicarla dicono che s'in» p troducesse una legge inviolabile tra gì' Indiani, che le mogli si dovessero abbru- p ciare insieme coi cadaveri de' loro mariti, acciocché non avessero a procurar lo^ p ro la morte per cagione di gelosia , o per capriccio di voler maritarsi con altri . 11 w che àon potendo far senza infamia» le più, morendo il marito, osservano intmolte » parti dell' India la detta legge non meno barbara che crudete : e pure ciò non p facessero sariano tenute infami e disoneste . E quel che è più questa barbarie p d'avere a- morire a dispetto della natura, non e solamente contro le povere mor 9 gli , ma passa ancora più oltre , poiché quando muore un personaggio , o re tut* » te le sue mogli , concubine , scudieri e serve iosieme col suo corpo s'abbruciano

Si

\

i

mangerebbe delle carni del bue ^'^ , per alcuna causa del mon- do . Ma v' è una sorte d' uomini , che si chiamano Gavi •*• , i quali benché mangino carne di bue, non però ardiscono d'uc- ciderli Ma quando alcun bue muore di propria morte , ovvero altrimenti , essi Gavi ne mangiano ; e tutti imbrattano le loro case di sterco di buoi •*' . Hanno queste genti per costume di sedere in terra sopra tappati. E se sono domandati, perchè ciò fan- no*, dicono, che il sedere sopra la terra è cosa molto onorata, peroh^ essendo noi di terra y ritorneremo in terra, e niuno po- trebbe mai tanto onorare la terra, che fosse bastevole , e però non %\ dee dispregiarla . E questi Gavi, e tutti della loro progenie so- no di quelli , i predecessori de' quali ammazzarono San Tom** maso ^^' Apostolo: e niuno dei detti potria entrare nel luogo do*

# ( cosa veramente compassionevole ), come accadde nella morte del re di Narsii^ » ga p che aveva un novero di tali persone grandissimo ». ( Yiag. tJI. p. i56. v. t L p. 175. n. b )•

819. Mano mangierebbe delle carni del bue, l\ P. Paolino cosi discorre nel si- stema Bramanico ( p. 197. ) 9 Uos Muri Kala vel paschu dictus, a quo Shiva deus » » idest sol , vel Bacchus pashubadì, idest dominus vel maritus vaccae denominatus » fuit #. Narra di aver veduto a Pondicheri la festa del bue rappresentante Shivi^ con gran pompa e apparato. Secondo un missionario da lui citato, nell'opinione di quelle genti il tramutamento d'un anima il più onorevole dopo quello di passare nel corpo umano é di entrare nel corpo del bue o della vacca (Syst.Bram.p.i98}. Narra poi molti altri fatti, i quali dimostrano che gl'Indiani sono non meno superstiziosi degli antichi Egiz] nel prestar culto al bue e alla vacca . )r Indorum tanta iu vaccam » religio 9 atque hio(i: in Malabaria bodiedum in toto suo vigore existus iUa lex, » qua morte addicitur ille qui vaccam interfìcit 1^ Furono appiccati cinque uo* mini nel TVai^a/ic^e perchè avevano ammazzata una vacca. Un catecumeno disse al Missionario: » che l'uccider la vacca , e mangiarne la carne era lo stesso che Tue- cksber la madre e mangiarne la carne ( ibid. p. 199. ). D* onde avvenisse tale opinio- ne lo abbiamo altro luogo esplicato ( 1. 1. p. 173. n. d )•

8ao. Gavi ( v. 1. 1. p. 174. n. )

821. Sterco di bove * Narra il Barbosa che le donne che spazzano il palazzo del re di Calicut ^ imbolano.i pavimenti con sterco di vacca stemperato (Ram. t. I. p* 558. e. ) . Questa superstizioue deriva dal culto che rendono a quel quadrupede. Marra un rito più sporco il P. Paolino : che agl'iniziati nel culto di Bhavani e di Lacksmi fanno bere una pozione detta pancadevj'a composta d'orina, e di sterco di vacea stemperato nell' acqua , cui aggiungono latte fresco, burro , e latte acida ( Sjst. Bram. p. 2oa. )

822. Ammazzarono San Tommaso, Come avvertimmo essendo i Gavi 1' obietta e detestata tribù Indiana , i Cristiani di Coulam o del Travancore^ dai quali il Polo sembra avere attinte le tradizioni relative ali* Apostolo» avranno imputata a qucli* taf «ìlice e caluoiiiaCa trìbù tal' empia uccisione.

4i5

V è il corpo del bealo Apostolo , ancorché ti fosse portato per dieci uomini^ perchè detto luogo non riceve alcuno di loro per la virtù di quel corpo santo

In questo regno non nasce alcuna biada , se non risi , e su* bimani. Queste genti vanno alla battaglia con lancie,.e. sca- di **^ , sono nude , e sono genti vili , e poco , eenz' alcuna pratica di guerra . Non ammazzano bestia alcuna , ovvero ani- male , ma quando vogliono mangiar carne di montoni, o altre bestie^ ovvero uccelli , le fanno uccidere '** da Saraceni , e da altre genti , che non osservano i costami , e leggi loro. Si lava- no ^^\ cosi nomini come donne due volte il giorno in acqua tutto il corpo, cioè la mattina , e la sera. Altrimenti non mangieriano, beveriano , se prima non fossero lavati ; e quello , che non Si lavasse due volte il giorno saria tenuto come eretico. £ è da sapere, che nel suo mangiare adoperano solamente la mano de- «tra ^^, toccherebbero cibo alcuno con la mano sinistra, e tutt#

8aS, Conlancie e Scudi, t Questi dell' India prima addprano zagaglie e spa« ^ de in guerra braccialetti , e rotelle , archi e frecctc , e celate , camicie di maglift

# e corazze ( Niccol. Conti . Ram. v. i. p. 58o. D). Questi signori (del Decan) han-

# no tende fatte di panno di gotton , nelle quali abitano andando per cammino in » guerra , cavalcano alla bastarda « e combattono tutti in scila j portano alcune 9 lance lunghe e leggere col ferro quadrato » lungo tre palmi molto forte : vanno % coperti con certi sagi impuntiti di gotton , che chiamano Landes . Altri li por- » tano di maglie, e li cavalli imbardati ^ altri hanno azze , e mazze di ferro e due 9 spade , una targa j e un arco turchesco con molte frecce » (Barb. 1. e. p.33a. G) II modo d'armarsi neli' Indie é variato , e tolto dalle diverse genti che ivi sonoai stabilite più bellicose de' natii .

824* E altre bestie le fanno uccidere . Gl'Indiani prestano un culto agli animali^ onfle è che non osano ucciderli : di ciò discorre il P. Paolino ( S^st. Bram. p. 195. } la altro scritto, ei dice:» ecco l'origine del culto degli animali . £ssi sono venera- » ti per causa delle loro proprietà, le quali hanno qualche rapporto colle cose mo- % rali e divine ( s'intende di quelle genti ), come accadeva degli Egizi , presso cui gli » animali sacri non erano che simboli , emblemi, ed enimmi »• ( Yiagg. ali' Ind. Orient. p. 161.)

8a5. Si ladano. ( v. t. 1. p. 175. n. ) » Leviora peccata etiam hoc modo ex- » piant ? adeunt plebei sacrificulum sacerdotem , ac facta corporis prostratione . . 4 9 levesuum peccatum Sacerdoti annuntiant. Hicy aqua lustrali tirtam dieta poeni- » tentem conspergit, «e super eum orationem aliquam seu mandram rccitat, atque

» ut poenitens ipse se postea lavet iniungit . Qui persoluto sacerdoti prelio

9 iterum , iterumque se in flUminae aliquo , aut stagno lavat » .( Sjst. Uratman p.36. )•

826. La mano destra. Tutti questi usi relativi al mangiare e al bere loceati dal Polo» confermali nella relazione del ceremoniale- della mensa del re di Calicut il

4i6

le cose monde e belle, operano, e toccano con la mano destra, perchè l' officio della mano sinistra è solamente circa le cose ne- cessarie brutte , e immonde , come saria far nette le paiti ver* gognose , e altre cose simili a queste. Item bevono solamente con boccali , e ciascuno col suo , alcuno beveria col boccale d'un altro; e quando bevono, non si mettono il lx)ccale alla bocca *% ma lo tengono elevato in alto, e gettausi il vino in bocca ^ toccherebbero il boccale con la bocca per modo alcuno , dariano bere con quei boccali «d alcun forestiere: ma se il forestiero non averà vaso proprio da bere , essi gli gettano del vino in tra le mani , e egli berrà con quelle , adoperando le mani in luogo d' una tazza .

In questo regno si fa grandissima e diligente giustizia ^^ di ciascun maleficio, e de^debiti, s'osserva tal ordine appresso di loro» Se alcim debitore ^'^ sarà più volte richiesto dal suo creditore, e ch'ei vada con promissioni differendo di giorno in giorno, se il credi- tore lo possa toccare una volta , talmente eh' ei li possa designare un circolo attorno, il debitore non uscirà fuor di quel circolo, fin- che non avrà sodisfatto al creditore , ovvero gli darà una cauzio- ne , che sarà sodisfatto . Altrimente uscendo fuori del cìrcolo come transgressore della ragione , e giustizia sarà punito col sup- plicio della morte . E vidde il sopradetto M. Marco nel suo ri- torno a casa •^^ , essendo nel detto regno , che dovendo dare il re ad un mercante forestiero certa somma di denari , e essendo più volte stato richiesto , lo menava con parole alla lunga , un giorno cavalcando per la terra il re , il mercante trovata 4' op- portunità , li fece un circolo attorno circuendo anco il cavallo ,

Barbosa ( Ram. 1. p. SSg. B ) » Essi maugianu colia mano destra non adoprand»' » mai per questa funzione la sinistrai petxhè ella serve alle funzioni vilissime . 9 quindi la mano sinistra e stimata come impura » ( Paut. da S. Bartoi. Yiag. p. 1 1 3. )*

827. Non si mettono il boccale alla bocca. Ciò conferma Pietro della Valle ( Viag. t. III. p. 62. )

8a& Diligente giustizia . Dice il Bartema di Narsìnga r » In questo reanie si » può andare sicuramente per tutto » (Le. p. 775. B)

829. Se alcun debitore. Ciò afferma ancì)e il Bartema . ( ibid. p^ 175 )

85o. E 9ide Messer Marco nel suo ritorno a casa. È, evidente che partendosi ds^ Cejrlan prese terra sul continente infaccia all'isola in qualche porto del Madurèt ma non é agevole Io stabilire ove; forse a Tutacorin ch'è in faccia al Cejlan^e ciò pro- babilmente, per dare qualche riposo alla sposa d'Argun. Di questo porto parla il JBdiTos ( Dee. i. p. 170 )

4*7 i che vedendo il re non volse col cavallo andar più oltre, di H si mosse finche il mercante non fu sodisfatto. La qoal cosa ve'* duta dalle genti circostanti , molto si maravigliarono , dicendo , che giustissimo era il re , avendo ubbidito alla giustizia

Detti popoli j si guardano grandemente da bere vino ^^' fiit- to d' uva , e quello che ne bee y non si riceve per testimonio, ne quello che naviga per mare , perchè dicono , che chi naviga per mare ^^^ è disperato , e però non lo ricevono in testimonio . Non reputano , che la lussuria sia peccato , e vi è così gran caldo , che gli è una cosa mirabile , e però vanno nudi ^^^ , e non hanno P^^g^ ^^^ 9 56 non solamente del mese di Giugno , Luglio , e

83i. Da bere F'ino ( V. 1. 1. p. 175. n. e ) . Secondo il P. Paolino lo stadio dei Bramani è di mantenere il popolo frugale e temperante , lo che è conveniente^ e adattato a quel clima ( Syst. Bruhm. p-gS.). Osserva che i militari Indiani per quan- to siano d'ordinario altrove la classe la meno temperante dei cittadini , ivi si ciba- no di riso , di frutta, d'erbe , e bevono acqua di rìso. L'uso di alcune droghe ine- brianti lo preitderono dagli Arabi (ibid. p. 226^)

85a. Chi naviga per mare ( Y. 1. 1. p. 175. n. D. )

855. Fanno nudi, Le donne e gli uomini delle tribù basse . . portano un sola » panno di tela di cotone intorno ai reni, e il resto del corpo rimane ignudoì>( a Paul; da S. Bartolom. Viag. p. 1 1 1 . )

854. A'on hanno pioggia. Tanto Pietro della Valle (V. 1. 1. p.175. n. e), quan- to il Carletti parlano di queste piogge annuali dei mesi di Maggio, Giugno , Lugfìa e Agosto ( T. II. p. 265. ) . Ma V uno le rammenta nel parlar "di SurfH V altro di Coo, ossia sulla costa di Malaban'DaL ciò si ravvisa che il Polo osservò quest<i fe-^ nomeno quando navigava lungo il paese di Malajala o il Malabar . Taglia da set- tentrione a mezzodì la penisola Indiana una catena di monti , nella guisa appunto che fa l'Appennino dell'Italia, catena detta Gauts o Gates dai uaij, voce che signifì- •a strette o gole. S'inalza questa catena ad un tratto dal paese di Concan, e lungo la costa Malabaricasi prolunga, sino al Capo Camorino. dilata in ampiezza dall'una all'altra opposta costiera, sollevandosi gradatamente a ripiani spaziosi, (ertili e po- polati , e che servono di base a monti più alti : su queste pianure si respira aria ivt^ aca e salubre, d a v vene di tale ampiezza che si estendono dall'una all' altra parte della penisola. La parte centrale della catena si appella Balla Gaut^o Gaut «uperioi e (Renn. Descrip. de l'Ind. 1. 1. p. 195). Il Ribeyro che attraversò quella regione montuosa» dice che alcuni monti di quella catena hanno due leghe d' altezza, che non vi si vede che cielo e spaventevoli scogliere sleriiissime : non sonovi pozzi,, fontane, e in tre soli fiumi s' imbattè nel suo viaggio. Conferma poi che fertili e popolose sono quelle pianure pedemontane, coperte di borghi e villaggi fabbricati sulla riva di qualche stagno . Il grano e le biade vi prosperano , e vi abbondano le mandre ( Hist. du Ceyl. p. 5 ). Questi monti corrono parallelamente alla costa di Malabar, e fra essi e il mare vi è una pianura che da 40 9 si estende sino a 70. mi- glia d'ampiezza. Veduti quei monti dalla marina hanno aspetto maestoso e magni- fico. La costiera orientale appellasi Ciolomandala^ o terra del miglio ; l'occidenUla

4i8

Agosto ; e se non fosse quest' acqua , che piove questi tre mesi , che refrigerio all' aria ^ noa si potria vivere .

Wi sono ancora molti savi iu una scienza , che si chiama Fi* sionomia ^^^ , la qnale insegna a conoscere la propieià , e qualità degli uomini , che sono buoni , b cattivi : e questo conoscono su- bito , che veggono T uomo , e la donna G)noscono anche quel che significa incontrandosi in uccelh o bestie . £ danno mente al volare degli uccelli , più di tutti gli uomini del mondo , e pre-

Malajrola , o paese delle montagne , e dagli Arabi Malabar, 'Questa catena al- terna le stagioni sulle opposte costiere della penisola, fenomeno il più ammi- rabile che veder si possa nell' India. La state comincia sulla costa CiolomandoUk nel mese di Giugno^ su <{uella di Malabar nell' Ottobre e viceversa 1* inTemo . E mentre i turbini, i tuoni , Je pioggie, le alluvioni a£Biggono il Malabar , aria mite e piacevole godesi nel Coromandel, e vi si raccolgono le messi ( Paul a S. Bartoltfm« Viag. p. a ). In Pondicherj dal 7 al 26 di novembre caddero la pollici e 9 linee d'a* equa nel 1796 secondo l' asserzione del Gentil, e fugli detto che in queir anno era pioggia discreta.

855. Scienza che si chiama Fisionomia ( V. t. L p.175 n. h ). Parla di tali impo- stori di Macao il Carletti. p Sono dediti, ei dice, air astrologia, ed applicando seria- » mente e di proposito non solo ad essa , quanto ad ogni altra arfe d' indovinare , » osservano in tutte le loro azioni ogni ora, ed ogni punto, che dagli astrologi sia » stato pronosticato o buono, o reo. Fanno ancora gran capitale delle fisonoroie, fat- » tezze , ed aspetto della persona, delle parole, de'sogni, e de' segni delle mani, 0 m » altri luoghi della vita, fino a voler vedere sotto le piante dei piedi .... Notano » ancora per lo stesso fine con molta diligenza e attenzione il volare, il cantar degli » uccelli, l'incontrare una cosa più che un' altra » ( Viag. t. II. p. i55 ). Talché si ravvisa che coH' idolatria Indiana, sonosi diffuse le stesse credulità astrologiche peri utto ove si è diffusa . L' uso posteriormente rammentato dal Polo di notare r ora del nascimento dei fanciulli lo conferma il P.Paolino ( Viag. p. 187 )• Li » Bi amani non sono meno diligenti nell' annotare tutte le nascite dei fanciulli nei » loro Pagodi o tempi , dove sempre si trova uno o due Bramani pagati dal tempio » medesimo per notare i nascimenti , e le morti, e i maritaggi , e le diverse occor» » renze delle tribù. E' cosa facile a questi franar o calcolatori di dare un distinto » ragguaglio della nascita, vita, e fortuna d'una persona, in maniera ohe sorprende, » la quale sebbene tutta combinata dalle circostanze naturali , sembra però conte* » nere una profezia. . .Questi astrologhi vengon chiamati dal padre del neonato ». calcolano, il punto del nascimento per vedere sotto qual costellazione o pianeta la » creatura nacque, e da quel calcolo predicono la fortuna « ed il destino che deve » avere iu questo mondo. Questo destino da loro detto Giadaga^ vien segnato dal » dio Brama nella testa del figlio ». E il viaggiatore saviamente i iflette che la per* suasione di quel destino Vcn le gì' Indiani quasi tutti Stoici, ed io direi fatalisti. Po- trebbe darsi che la voce Choiach usata dal Polo posteriormente sia corruzione o er- ronea trascrizione di quella detta dal P. Paolino Giadaga poiché sembra esprimere questa sorte.

4*9 ▼eggono il bene , e il male . Item per ciascun giorno della set* timana hanno un'ora infelice, qual chiamano Choiacii , come il giorno del lunedì l' ora di mezza terza ^^ ^ il giorno del mar- tedi r ora di terza , il giorno di mercoledì V ora di nona . E co- sì di tutti i giorni , per tutto V anno y li quali hanno descritti , e determinati ne' loro libri : e conoscono V ore del giorno *^' al con- to de' piedi , che fa 1' ombra dell' uomo quando sta ritto ^ e si guardano in tal ore di far mercati , o altre faccende di mercanzie^ perche dicono che li riescono male . Item quando nasce alcun fan-- ciullo, o fanciulla in questo regno , subito il padre , o la madre fanno mettere in scritto il giorno della sua natività, e della luna il mese e 1' ora £ questo fanno perchè esercitano tutti i loro fatti per Astrologia , e tutti quelli eh' hanno figliuoli maschi , subito : che sono In età d' anni tredici li licenziano di casa , privandoli del vivere di casa . Perchè dicono , che oramai sono in età di potersi acquistar il vivere, e far mercanzie , e guadagnare ; e a ciascuno danno venti , o ventiquattro gro^i , ovvero moneta di tanta valu^ ta . Questi fanciulli non cessano tutto il giorno correre or qua , or j comprando una cosa , e dopo vendendola . £ al tempo che

836. Mezza rerza. Per consuetudine il giorno civile era diviso in dodici ore diu- rne e in ultrtttante notturne, e in varie ore del giorno ai dicevano le ore canoniche, come oggidì nei capitoli delle cattedrali. Prima, si diceva alla prima ora del giorno , terza alla terza, sesta a mezzodì, e nona tre ore dopo. Talché mezza terza cadeva fra prima e terza . 11 Boccaccio disse ( Gior. V. Nove!. 3 ) Perchè entrati in via , 9 nella mezza terza vi giunsero t. Anche Dante usò queste maniere di esprìmere le varie parti del giorno .

» Forse sei mila miglia di lontano

» Ci ferve V ora sesta » o il mezzodì

( Farad. Cunt. xxx. ) »

E nel Can. >cv. del Farad, v. 97.

» Fiorenza dentro dalla cerchia antica »

»' Ond' ella toglie ancora e terza e nona ». Cioè dai luoghi ove davano cenno colla campana dell' ora di terza , e di nona , per«^ «he al suono di quelle ore gli operai cessavano dai lavori o riprendevaoli .

857 Conoscono r ore del giorno. La consuetudine d* osservare la lunghezza dell' ombra del proprio corpo nelle varie ore del giorno, ne danna certa cognizione in quel paese sopratutto tanto prossimo alla linea equinoziale. Flacourt asserisce la •tessa cosa dei Madècassi, o abitanti del Madagascar?» les heures du jour se connois* » scnt par V ombre de 1* homme debout au Soleil. Us la nomment Saa. » ( Hist^Gettf 4esVoy. t.Vlll.p.6a4).

4^0

81 pescano le perle ^^ ^ corrono alli porti , e comprano dalli pescato- ri, e da altri^ cinque o sei perle , secondo che possono , e le por- tano ai mercanti ^ che stanno nelle case per paura del sole , dicen- doli : a me costano tanto , datemi quello , che vi piace di guadagno : ed essi li danno qualche cosa di guadagno oltre il prezzo, che sono costate loro . £ cosi s' esercitano in molte altre cose, facendosi ot- timi e sottilissimi mercanti , e dopo portano a casa delle loro ma- dri le cose necessarie , e esse le cucinano ^ e apparecchiano , ma non mangiano cosa alcuna a spese de^ padri loro .

Item in questo regno , e per tutta V India , tutte le bestie , e uccelli sono diversi da' nostri , eccetto le quaglie , le quali s' as- somigliano alle nostre . Ma tutte Taltre cose sono diverse da quel- le , che abbiamo noi . Hanno j>ipistrelli grandi ^^ , come sono asr tori , e gli astori negri come corbi j e molto maggiori de' Qostri, e volano velocemente , e prendono nccelli .

Hanno ancora molti idoli ne' loro monasteri , di forma di ma- schio , e di femmina , a' quali i padri , e le madri offeriscono le figliuole ^^ 5 e quando 1' hanno offerte , ogni volta , che li monaci di quel monasterio ricercano, eh' elle venghinoa darsolazzo agi' idoli , subito vanno, e cantano , e suonano ^*" facendo gran festa , e dette donzelle sono in gran quantità, e con gran compagaie, e por-

858. Al tempo che si pescano le perle. E' mirabile l' esatezza d^ Polo che si ravTisa nelle più piccole particolarìti. Ribeyro dice ( Hist. du Cejl. p. 169 ) che nel tempo della pesca delle perle: » outre les gens de la barque, les enfans du voimaga ir ne manquent pas d*accoarìr sur les borda de la mer, et d'offrir leurs servìces^plutot » pour pouvoirrolerqaelqueshuitres«quepouraider lesmarinersou lesmarcliandsa

839. Pipistrelli ( V. 1. 1. p. 1 76. n. )

840. Offeriscono le figliuole ( ibid. n. b ). Ciò conferma il Ralatore Maomettano del Renaudot, che appella quelle cortigiane le donne degl' idoli ( p. 109 )•

841- Cantano e suonano. Sono le Devadasi o Baglìadares ( L L e. n. e ) cosi descrilte dal GarleUi . » Non vi mancano altresì donne graziosissime» e galanti nel 1^ portamento , che vanno per dare spasso e piacere a chi di ciò si diletta Delle » quali donne alcune sono musiche, altre ballerine, ed altre giocolatrìci, tutte però T^ manierosissime» talché nessun galantuomo si vergogna di riceverle in casa , e di sr gustare non solo dei giuochi che con somma destrezza, e somma bravura fanno 9 vedere, ma ancora dei loro «mori, ne'quali non può dire quant'elle sieno gra- » ziose e quante belle e artificiose maniere si servano per incitare, e muovere » r affetto di chi che sia » ( t. II. p. 267 ). Un clima ardentissimo , empio culto che favoreggia la dissolutezza, le artificiate e vezzeggianti maniere di quelle fem- mine, tutto tende a render quelle genti contaminate e dissolute. Perciò afferma il Polo poco sopra che non reputano quelle genti che la lussuria sia peccato .

idno mdCe iidiie la settimana a mangiare agV idoli, a' quali son(> offerte ; e dicono ^ che gì' idoli mangiano , e di apparecchiano la ' tavola avanti di loro con tutte le vettovaglie eh' hanno portato y e la lasciano apparecchiata , per lo spazio d' una buona ora sonando e cantando. conlinuamente,. e facendo gran sollazzo j qual dura' tanto quanto un gentil' uomo potria desinar a suo comodo Dico^ no ;)Uora le donzelle , che ^i spiriti degl' idoli hanno mangiato ogni cosa , e loro poi si pongono a mangiare attorno gì' lAcAì , e dopo ritornan' alle loro case . £ la causa perchè le fanno venire a' fare queste feste è, perchè dicono i monaci ^ che '1 dio è turbato , e adirato con la dea, si congiungono 1^ uno. con l'altro^ si parlano , e che se non faranno pace , tutte le faccende loro an- deranno di male in ~f >eggio^ e non li daranno la benedizione e grazia loiY) ^ é però fanno venir le dette donzelle al modo sopraddetto tutte nude , eccettoche si cuoprono la natura , e che cantano avanti il dio, e la dea. E hanno opinione quelle genti, che il dio rpojiie f ohe sii aolazza c(Mi quella , e che si congiungono in^ tteme . ; .

Gli uomini hanno le loro lettiere di canne leggierissime , e don tale artificio, che quando vi %ono dentro, e vogliono dor- ipire si tirano con corde appresso al solaro , e qui^^ si fermano.* Questo fanno per schivare le tarantole , le quali mordono gran* demente , e per schivare le pulci e altri verminuzzi , e per pì-v gliar' il .vento ]>er mitigar' il gran caldo , che regna in quelle ban- de • Lia qual cosa non fanno tutti , ma solamente i nobili e gran- di y perocché gli altri doiinono s(^ra le strade . ^

INella provincia delta di Maabar *^* , v'-è il corpo del glo- rioso/ M. San Tommaso apostolo, eh' ivi sostenne il martirio, ed è io una piccola città , alla qual vanno pochi mercanti per non essere luogo a loro proposito , ma vi vanno infiniti Cristiani e Saraceni per devozione, perchè dicono^ ch'egli fu grau profeta, e lo chiamano Anania ^^^ , cioè uomo santo , e li Cristiani che

84a Nella provincia detta di Maabar. Anche qui era erroneamente scritto Afu- labur^ÌBL qvi Ai ha una solenne conferma che deve leggersi Maabar poiché il corpo di S.Tomnnaso era nella città del suo nome detta ancora Afeliapuri sulla costa del Coro^ 'niaìtdei li nòstro codice porta infatti Maabar e non già Idalabar ( v. t. I/pag. 179. .

^th >. '

843» Anania. I fari tes(i portano molte yarMoti U nostro /^arnV . H Cod> Aie* '

54

fwoo à quejiU d}vo2ìone j logUono della' tem di «(ttel làoge i)^' y-egli ftt ucciso, la qual'è rossa, e |x>riaDsel!a seco con riveren« 7a , e spesso fanno miracoli, perchè distemperala in acqua ^ la danno a bere agji amniialaiì , e guariscono di diverse infermità f ^ neir anno del Signore i 288 ^^^ un gran, principe di quella terra nel tempo , che si raccolgono le biade , avea raccolto grandissinu quantità di risi , e noni avendo case abbastanza , dovo poiesse ri« porli , li parve di metterli nelle case delia Chiesa di S. Tom- niaso , contra la volontà delle guai*die di quelle , quali pregava- no , che non dovesse occupare Le Case dove alloggiavano li pere- girini ^ che venivano a visitar il corpo di quel glorioso Santo : ma lui ostinato^ ve li fece mettere. Or la notte seguente, que* SulB Santo A})ostolo apparve in visione al piiucipe , tenetido una liancetta in mano, e ponendogliela sopra, la gok, gli disse : Se non poterai le case, che nx'hai occupato^, io ti farò malamente mo- rire. Il jirincipe svegliatosi tutto tremante, immediate fece far quanto ^li era stato comiiodato : e disse pubblicaineiuea tutti, co* me egli aveva veduto in visione detto Apostolo ; e molti altri mi*- sacoli tutt' il giorno si veggono per intercessione di questo beato Apostolo. 1 Crisiiani , che custodiscono detta Chiesa , nanno molti alberi , che fs^no le noci d' India , com' abbiamo scritto di sopra, 1 quali li danno il vivere , e pagan' ad iiu di quésti re fratelli un grosso ogni mese per arbore. Dicono, che. quel santissimo Aposto* lo, fu morto in^<|iiesio modo ^^^, eh! essendo. lui in un romi- torio in orazione ,. v' erano intorno moki pavoni , de* quali quelle contrade sono tuue ripiene ; un' idolatra della generazione dei Gavi^ delti di sopra-, passando di quivi , vedendo detto sauto, virò con una saetta ad im pavone, la quale andò a ferire nel co-

eirdiano Amann am . L* edizione Bjsilense Avarijam . Credo retta la Lesione musiana, perchè aiccome i Cristiani di quella parte dell' India usano i Libri Sduli ìq lingua Siro-Caldeoi poterono dare tpiesto nome a S.Toramaso che significa in Ebrai- co Nubes Domini ( Blbl.Sacr. ex Officia. Kant. i6a4. Voi. IL Tab. Yoc Hebraic. et Giaec. rum interpretat ).

844 , AÉiiledugentottantoiio Cosi il nostro tostO; e il Aiocardiano. U Magliaha* cl^ianoll. 1258.

845. Fu mono in questo modo . Ciò fu narrato dai. Cristiani di S. Toiammao al Folo. Quei di Coulan^ questa pia ti adizione intorno olla morte del glorioso S. Ap#« Jt5>lo narrarono al Biàfbosa colle pariJL^f^larita jaad€Mnit*( lUm. t i. fk 349>

4^3

étato di quei santissimo Apostolo , qual sentendosi ferito , refe^' rendo grazie al nostro Signor' Iddio rese l' anima a quello .

In detta provincia di Maabar gli abitanti sono negri ^ ^ ma non nascono cosi com' essi si fanno con artifizio ^ perchè repu- tano la negrezza per gran beltà . £ però ogni giorno ungono li faociuHini tre Volte con olio di susimani ^^7, Gli idolatri di que- sta provincia fanno le immagini de' loro idoli tutte nere, e di- pingono il diavolo bianco ^^^ ^ dicélìdo^ che tutti li demoni sono bianchi . £ quelli che adorano il bue , come vanno a combat* tare portano seco del pelo del bue salvatico ^4^, e li cavalieri legano del detto pelo ai crini del cavallo , tenendolo che sia di tanta santità, e virtù , che ciascuno che n' ha sopra di se ,^ sia sicuro da ogni pericolo . £ per questa causa i peli de' buoi aalvatichi va|;liono assai denari in quelle parti.

846 Gli mbkanii tono negri, eolore dei Malabarì é oscuro dice il P. Paolino ( I. e. p. Ili ) » ma assai pia chiaro dei TamtUi cioè degli abitanti della costa Giti- 9 lomandola ( e di questi appunto parla il Polo ). I pescatori o Mucuas , i Paravas » gente addetta alla tessitura, e tintura delle tele eolle quali traffica » e gli altri ahi* » tanti della spiarla del mare sono negri» perchè più esposti al sole ed all'aria ir marina, che tinge il volto di color nero. Le tribù nobili, ed alcune altre famiglie » ofie abitano li palmeti , le foreste , le montagne, e sulle rive dei fiumi SDno assai » bianche*». Dice il Barbosa : » la gente è negra, bruna, e berrettina» ( apud ]lam*p. 366).

847 Ungono lifandylli con olio di ntsimani ( V. t.J. p. i8o n. e ) .

848. Immagini de* loro idoli iutie nere e il diavolo bianco Fra le immagini delle tanto fantastiche divinità dell' India f^tte incidere dal P. Paolino nel suo SU stènda Bramanico , non vedesi rappresentato in nero che F'ishnu nella sua pretesa prima e seconda incarnazione ( Tab. Vili et IX). Tratto da una pittura Indica del Museo Borgiano vedesi questo nume circondato da mali genj di color bianco che il Polo potè crederli demonj vedenduvisi effigiati come si suole effigiare i diavoli fra Aoi. Il dotto Missionario dice: » malos genios, quos daemoms vocant , e lari Bra- » hmanes cum tota antiquitate docent », ed ei discorre delle varie opinioni dtgl '^ Indiani intorno a quei genj malefici.Iloro idoli che sono di bronzo^odi basaltech'èil marmo degli Indiani ( Paul, a S Bartoiom. Viag. p. 49 ), s' annerano anche più col fumo delle lampade. Il Missionario descrive il modo spaventevole con cui effigiano* Ciardhava^ oJl nume igniovomo ( p.96 )-, e il B^rtema lo spaventevole idolo del re di Cnlicut detto Deumo ( Barn. V* 1. 1. p. 174 ).

849- P^o del bue salvaiico. Pari superstizioni narra il P. Paolino che hanno grindiani perula coda della vacca ( Sjst. Braham. p. noi ). » Gentiles dum jltront , » vaccae caadam tangendo, jure juraiulo se obstrihgunt , dum morti proximi sunt ' » caudam vaccae trripiunt, et ea incoelum vehi volunt,)dest animam transmigraiio* j^ aie IO' vaccum inducere se putant^ dum caudam ejus tangei.do cxpirant >•

» »

Ci A JLlvly

l>

Del régno di Murphili j ws>ero Mónsul i II' régao di Murphili ^^ , si truova quando si parte da Ma-

*h> « ■■

85oi // rc^fio Marti/ili ( Nel Cod. Par. il/oin/ ) o Afwr/?f Come 4i disse ( 1 1. p. 177 ti. ). Congettura il Sig* Maltebrun ( Geog. 1. 1. p. 416 ) che. qui intenda di fhvel* lare del regno di Golconda^ é sogglun^q che significa regno deirAvorìò .Secondo il P. Zurla Mnrfilj o Merfil vuol dire avorio^ ossia dente d'elefante anche in Francese 0 in Spagnuglo. Mh detta voce deriva dalF Arabo, é si ravvisa perciò che è una ge<» Sierica appellazione data a quella costa, perchè vi' moltiplicano gli elefanti e vi traf- ficano d'Avorio ( Zurl. Disseti, t. L p. »^ j . Seconda il testo della Gruèca le dic^ a mille miglia a tram^mtana di Meliapuri . Secondo questa lezione a 5oo miglia dal Maabar o Marayar, £* evidente che il Polo parla del famoso regno di Orissa e non di Golconda come dimostreremo . t Portughesi all' epoca delle loro conquiste trovarono la costa del Goromandel posseduta sino al Bengala da due soli Imperanti il re di Narsinga o di Bisnagor^e quelld d' OHssà\ Dice il Barfos *. v e riloràando a » continuare la descrizione della nostra costa dalla città di S. Tome dove ci slam .fermati per.riverenza di questo Apostolo nostro proiettore- dell' India. Dalla sua* » città sino a Palicaie vi sono ventisette migliale più oltre sono Chùicole^ AremO'*' ». g€in f Caldure > Careiro , Pentepolin > Mazulepatani > Guduvarin^ appresso il capo » di questo nome che giace in diciassette gradi, nel quale finiscono le tetre del re- t gno di Bisnagor come abbiajni detbp, e comincia quello d^Orissan; la. costa del qua* )fr le per essere biava ( aspra ) è di pochi porti. Ha solamente queste lerre'Peyiocof e, ^ Calinguriy Bazapaian, ^isoopoian^ f^itivUipaian,Calinhapatan^ Nacéqtitpatjany » PulurOy Panagate, e il capo* Segogorai che ì nostri chiamano il capo dei palmeti, w per ragiune.di alcuni palmeti che vi sono,i quali,i naviganti notano>perché gli dun- » no conoscimento della terra. E da questo ca|>ò dove noi facciamo il fine del regno » d* Orissa , il quelle giace in ventun grado , all' altro estremo del regno di Bengala » eh' é la città di Chaiigan, che giace in vèuthlue gradi, sono le trecento miglia che ^ dicemmo » ( Occ. I. Lib. IX p. 171 ). Cosi parla aiK:he il B.irbosa » Passalo il » regno di Narsinga^ avanti per la costa -oomincia il regno d'Orixa eh* è di gentili.*.. t . la m;)ggior parte del suo paese é lontana dal mare , sopra il quale vi sono pochi » purtii ed anche di poco traffico. Questo paese si prolunga dietro la coata del mare V fino al fiume del Gange '. . e «kilT altra parte del detto fiume comincia il re«. t gno di Bengala t (Ram. Nav. 1. 1. p.349-c). Non si parlava ai tempi del Polo di regno, di città di Goigonda . Tavernier sommaria contezza delle vi* tende della penisola dopo gli.scuoprimenti dei Portughesi. Il re dìNarsiflga distrus- se il regno d' Orissa, ed estese il confine dei suoi stati in tal guisa sino al paeae dei Mogolli posteriori » divenuti padrotil di buona parte dell' India. » «Sotis le regne t d* Alikar roi dea Indes ... les MogoU n' etendoient leur *domiaattoa du coté du y midi que jusqu^aJVer^p^er^et la riviere qu*^ passe, et qui venant da sud vase jet- » ter dans le Gange^ separoit leurs terres de celle du Raja de Narsinguej qi|i alloit » jusqu* att Gap Comorm. L^s autres Aiyaiétoieutconune ses sajet teaaatdeliii

fcbar^ ti* v»t^erTr»rootkna^citì^T^^ ittlglià! Ado/àAó^U| WoH /e non dsmicx' tribuio ad aSmno . Vivorto di rini , ciartte , l?ue^ pesce ^ e fruiti •INe' monti di qaeao 'regno , ' sl'lrbvano i diamanti, perchè i|aando piove ^ Vaoqna dhcende da^nelli con griand- impeto e ruinaper. le rupi», e/ caverne e' J)ol eh' è' scerbar l' aenuà', gli uommi, li vanno ^C^rc^indo^pe^ Ii'fìtimr, é n& trovaoaihìòtli*, e,fa:detiOialpFefaio :]ViJl^^ f*' ^ <3he la àìrf<e|' ch'è'ghandidsiaìo jcaldò e non piòvey montano mpvà kìetti tnontt coni ^an £aitica ^ e per la moltitudine *def^ serpi, eìmt -il tì*o^ano* ia quelli 9 d. nelle ^sommità ;< vi sono alcune valli ciiV^ondaté da' grotte ^ e caxrerne y dove si troirano delti diamanu ^^ , e Vi prai^

. _ . i

t t6ute lem* {milsaiKe. ^ Prosegue, come. faroxÌQ sempre in gitene contro 11 GrAn Mo^ol^eVullimo Raja^o re Narsinga teneva^ quattro putenti armate comanda-* te da altrettanti generali . Il principale era stanziato nel paese che formò poscia il regno di Gòlcdnda. Essendo morto' il Raja Senza figtì, ciascuno dei generali fec^si riconoscere re del paese di cui aveva il comando . Per quanto il Rafa fosse gentile, i generali erano maomettani/e quello elei puese di Golconda era d* una fa* miglia Turcomana d* Hamadan in Persia , e Scgua9e della setta d'Ali ( Ttivcc.^Y^y^ t. III. p.' i54^ ) Secoildo il viaggiatore Èagna^ar era lu capitale del regno di Co/- conda^ e appenasi voìgài^ente 'ùtftconda da utia' fortezza ivi poco distnante ove risiede il re.' ]£gli è da avvertire che solo il bisavolo del re che regnava ai tempi di TaVemier*fabl)ricò questa cittàj e le die il nome d'una donna si>a favorita che si appallava Nagar e per'cid appellasi la città Bag ndgar . Ma è evi lente errore del Tavemier che la donna si appeflasse Nagar oNagara che significa città in India* no, ma doveva aver nome Bag è fdrse Bagun titolo elle significa sultaha (ìbid.p. ^27)*

85f . f^ d6U0 al prefatò Mùsser Marcai Da ciò si desume ch'ei visitò non que-* sto regno , ma ne favellò per 'sentito dite » *

852. Si trovano detti diamanti » Io dfssl ( 1. 1. p. 177. n. a ) nel cementare questa parte della reluzione del Polo ove tratta del modo di eavare i diamanti ch'ei n^on faceva che ripetere una favoletia narratagli dagli Arabi , o da altri Orientali Mu. questa congettura è un fiaitto* positivo , dopo che il Sig. Raineri ha pubblicato il trattato delle pietre preziose di Ahmed Tei/ascit». Esso secondò la traslazione' del dòtto Orientalista cosi diitorlre; » fi dia'ihante narra Giovanni Ebn M^SUiah tro- 9 vasi nel pnffoaìo di una valle dell'India , nella quale non penetra nessuh uomo , » ed- i «uoi lapilli sono ivi sparsi come i grani della sènà()a e dell* òrzo j voIohJone ' !r tuttavìa fare acqtiisto, si ricorre al compenso di gettare in si fnttò luogo alcuni' » pezzi di carne fresca, imperocché vedati questi ed inseguiti dall' aquila ^no nel j^ fondo della mentovata valicane succede, che quando le meiesimeli siiisciano per p terni ad oggetto di cibarsene, rimangono ad essi attacati diversi di quei lapilli di ' p diamante. Vcnenid poscia le istesse aquile insieihe a contesa, e volando altro- ^ ve con i riferiti pezii di carne ne cadono loro alcuni , dai quali si va subito a rac- 9 -collide quanto di tal gemma vi è restato attaccato (p. 5 1))» Se tanto creduli erano*, ^ Arabi maestri allora d'ogni dottrina non recherà mamrigUu che f osselo il Poiof*

ticaQp4^<20nimi]!^*mobe aquUe^ e cicogne ìnmchm^ àm sici'*^ baao de' cibiti serpi Quelli adunque , che vo^ioiio arenite get^ tanp , stando s(^'a le grotte itaolti pezzi di carne io dette valli , e r aquile , e cicogoe , vedendo le carni , lo vanno a pigliare , e portano '4 mangiare sopra le grotte , ovverò. sooHnita de'mònu ji dove immediate corrono gli uomini ;,.. e le discacciano^ to^'en^ doti le qarni, e spesse fiate trovano attaccati in quelki diaonnti; $^ se r aq4ile. màngiajoo le carni ,; vanno^al luogo , dòveidormo*' no la notte , e ìro^aDo alle fialb: die' diamianti pdlo storico , e im'^ mondizie di quelle . In questa régno si fanno i migliori ^ e pia fiottili boccassioi ^}^ j che . d trovano iìn mtu V Indi a <i

e A. P. XXII.

Della prói'ìtticia di Lac'yWirero Loac ;e' 'Lm-*^,

Partendosi dal luogo, dove è il ,corpo del glorioso Apostola

' j

S55. Boccassini. ÌTel testo della Crusca leggesi il miglior Bucherarne pia sottile.li più' celebre em|>orip,(iei.traffi<^i ài qiJièlU^costiera è Alasulipaiua^ e sembra, che dal nome di quella città óesse il Polo il nome di Atasjul al paese d' Or issa se* tondo la lezione del God. Parigino ( N.85o ). Il Bnrros dice che il fiume Aliga dalla terre d' Orissa sbocca nel seno del Bengala fral XVl, e il XVII, grado <li I atitudine^ dove stanno due citt4 Guadevari^Q Mosulipatanp» , t dove si ianjio .aaolti drappi di » cotone che al presente vengono condotti di là, e hanno.il medesimo nome ( Dejc. » I. Lib. IX. p. 168 ). » Di quel pae^e; (.^1^1 Bengala ) portano ancora ii^numerabili » sortimenti di tele di bambagio, delle quali alcune sono tanto fine « che un pugn» » della mano moltissimq p^à nasrondere» ( Carletti t. II. ^45). # Il miglior » cotone è quello del Bengala , e della costa del CoromanJel , alle quali aucc edona, » di Madurét di Maravot e della costa Pescarla , e della costa di Malaòar infino a » Canara, ove già deteriora la finezza, e delicatezza del filo, e le tele sono assai pitt » grosse ( P. Paqlin. Viag. p* 547 )•

854- Provincia di Lac^ ovvero Loac , e Lar . I41 questa rubrica cred' io che il Ramusio riunisca le varianti ^a lui trovate ^;elativfime9it^ al paese, di cui qui tratta il Polo, tanto più che nel Testo non si fa menzipne che di Lac. Lar portano il co* dice Riccardiano e il Magliubechiano II. JM^a il Parigino e il Testo deli^ Cruaca Jar e credo yj più fondatamente » e ciò mi conferpia nella opinione enunciate ( t. I. p. i8i« n. b ) che intese di favellare del paese di laghire delia carta di Aeanel che si. estendp dentro terra verso occidente da quella parte . Il Marsden ( n. 1 554 ) riporta una tradizione che i Bramani, da quel paese si.spargefisero neUa penisola. Ivi Tolo- meo pone una città detta Brachma vicino a Arealis pye è Carjeveram^ 40 miglia a occidente un poco v^erso libeccio daS. Tommaso. Tuie è 1' opinione anche del cele» . brc Ì41 vilif (vi hanno i firamani uaa ce^h|« scuola . E tanto maggiof fo|idai|ie»t«

S. Tomm^j « «ttdaiido «ehcr Poneèw, ut trova h provfiicisr rif La«3 DI abi hMQO origine li Bramioi ^^ , ohe sono sparai ]K>i per iQita i' (odia * Qaesii soao H^ migliori , e più veridici mer-* canti ^^^ , che ai troviùo ^ direbboao mai aita bugia per qua- liKiqiie eosa^ obe dir si potesse ^*i ancor se v'aud;asse la vita. Si guardaao grandemente di rubare^ é bar roba^d' altnii. Sono aacora molto oasti^ perchè si cootóataioo d' una moglie sola ^'^\

■^i^ )

•vyi di <A«deré>il tm* d«I Pòlo il paese di lagiróf dal dire esso che ivi ebbero origi; 99 i Brainam che annosi 8pavai:per CftttUir.liylia» notii^ia teoofermata dalla tradi« zione riferita ^al Marsdea/ . . . ; '

855 Li Bramini. A ciascuno è noto che non meno degli Egizj/ioiìo gl'iodiani diotintì in'trlbù. Di' ciò chiaramente e brevemente ragiona il P. Paolino nel sistema Bramanico ( p»%tj ) dietro T autorità del libici ntitolato Amatasinha . Le tribù sar- no le aeguenti i firamini, i Kshetria, i f^ejrff^^t'i S$dra. La primo é la aieicerdotale y * la seconda la regale , la terza degli agricoltori , la cpiarta degli artigiani . Queste principali tribù si suddividono in ottantotto classi^ secondo i loro uffici civili» e se- condo il Thevedot in ottantaquattro ( Yov. aux Ind. p. 189 ) . O^una di queste ha IcggU costamanaei cqosiietudiniy e particolari istitnti^GK addet4!t ad ùnàtii esse noti poAsoBO passare dall'una all'altra tribù, contrar fra loro maritaggi ; ognuno devt seguire il paterno ufficio e tribù.Le opinioni comuni alle caste^ 0 tribù sono: credere ad tin Dio ente supremo, e adorarlo nel simbolo del sole, del fuoco, dell'acqua (Ma di ciò non converranno tuttS col PI Paolino mentre gV Indiani sono politeisti ). Sperar ' pnemio per la virtrù: temere gastigo per la colpa: desiderare la glòria di Shiva' ^■ e di F'ishaui temere Shit^a eh' è il giudice dei morti , e' il preside dell'infer* ' no', credere ii trasmutamento dell* anime da un corpo bll' altro : venerare ed' ob« bedire il re 7 dipendere dai Bramini; nudrire un particolare amore e devozione pei maestPfì credere che k abluzioni del corpo, le preci , i digiuni espfanoipec- ' eati^ temere i cattivi genj; i poveri della sua tribù soccorrere di denaro e d'eie- masiiie $ accogliere benignamente ì pellegrini della propria tribù , e usar verso di looo liberalmente uffici di umtfnitè e di carità: non' toccar femmina d' altra tribù Malgrado ciò secondo il P.Paolino sono divisi in sei sette, und delie quali è epicurea. 656. f^eridici móficatrtnti. Non vi ha- dubbio che il Pòlo confuse i mercatanti cbe app^rteagMio alla' terza ^O^bile classe detta Yejshya (ibid. p.22'9 )'còi Bramini^ ' Anche il Thevenot fice V errore di credere che' i mercatanti detti ancora Baniani appartenessero aHa qaaiifa clusse ( 1. Ck p. 189 ). Questo viaggiatore come' il Polo loro somma <lade. » lls fontles choses si adroitejn^ti-que presque personne ne se ir peutpesser d' eux ; ce qu' il jr A d'agréable en eux, e' èst qu' aucun scrvice vii oa p humUe ne les rebate, et qu'ils sont toujours prèis A sfettisfairc cèux qui Ics veulent 9 emplojer » ( ibid. p. iti6. v. 1. 1. p. 181. n. a ) é La terza tribù, dice 11 Gemelli W Carrìeri ( Viag*<ltl Mondo part. IH, p: t65 )dt Bmiani è di ventisètte sette quali ' » oiuna» ai congiunge in matrimonio coir altra. Non mangiano cosa Vivehte, ma er* » be e Ic^mi. Queate sono quasi tutte persone di negozio ; e perchè sono aihmae<* > strale a tal mestiere dalla Ainciullezza soperano di gran lunga in furberia gli Ar- w jn eni e i G^illdei t< ^ . - -

857^ D'una moglie sola. » Brahjnanes Graehastac; Tcrum et indisaolabiU

E se aldnn m^emté forestiero , e che eoa 'oobosca' li eòstami della coniracU, si raccomandi a loro, e li dia in salvo le sue mereanEie , questi Bramini le ònscodiscono ^ vendono , e barata tante lealmente, proeurandoi! utUità' del ^rferóeró oon ogni cura ^ e soHecitudMé , non li dimandando albutià cosa per pre* mio , se per sua gentilezza' il mercante non gliela dona : non mangiano carne, .ne bevono urina ^^^.: non nccidetìano «ilcnn^a- DÌmale ^^, ma lo fanno uccidere da' Saraceni . Si conoscono i Bramini per. certo segnale' cbe portano, che è un fil grosso di b0mb,agio ^^ sopra U spalla, e leganlo sotto' il. braccio, dime- db clie.qneLfik) appare- avanti il petto, :e dopo le spalle . Hanno un re^ quaV è mollo ricco e potente, e che si diletta di perle, é pietre prez^iose , e quaiiclo i mercanti di Maabar gliene posso- no portar iqualcui:ia f^he sia l)^a, credendo- alla parola del mer- cante li da due volte tanto quanto gli costa , però li vengono portale ihfinite giòie . Sono grandi idolatri , e si dìleiian o d' in- dovinare, e massime negli ^ augtiri, e se vogliono comprare alcjanaco^a. riguardano .subito nel' «ole la sua propria ombra , 9

■11 . . I' " Il

^ ' matrìinoniuin cum :ttna sola ultore ineunt » (PauLla S. Bardiolom. Syst. Brihnw p. 2a I ): la mosiogainia dei GristiaDÌ e dei Gentili, dice lo stesso ( Viagg. p. i io) ben*' che trai gentili non sia uoiversalei contribuiscct alla popoiasione*

. 858. Non, mfingiwf^o carnoy he^Qno vino Qui diceva mtmgianù Carnee bevo* no vino ma è stata ricorretta la lezione dietiro Y aiitorìtà<dél testo* da noi pobbiicato* Infatti ciò era erroneo. Vuole la quieta legge Indriaua » 4i upp bere cose ÌMbrianti co- » . medino, 4icqua vìtedipalme^d'orzOydifri^Oy dican|ìe<^(^uc^ro» vino d'Eli- » ,ropa ». ( Pad, Paolino Viag. p a^S ). E perfino è viario agli hidiaui di masitca-i re oppio e, la fugUa di Cangiava, p di BangUf pianta cbe somiglia alla canapa Euro» pea ( Vojag, dk Forster du Beog. a S. Petersb. IL p. 4u4t)' « '

859. iVoAi uccidcriai\o alcuno animale. £' p/er.essi. .ui]^ saciijyrgio punito di mor« te V uccìder^ la vacca . Pei filosofa sacerdoti ladjani^l^t^eg^ si estende aU'uccisio- Be di tutti gli. altr| animali viventf (. P^juJii). p. 2a4:)» i. : > .

, 860^^ Fil grossiQ 41 ifamlf^gio. predetto mispiouario raxìconta li riU die ai pra- ticH^Q quando nasce un tìglio ii*,un Bl^^^ano . JoMjaeiiiatamente si celebra una festa in^tolata il rito sacro del ùasciuiento . Vi si detiijiisce la proprietà della costella- zione e del desino del fanciullo . Si fa altra feata V undecimo giomoper dargli il nome . Cento cinquanta giorni dopo il pdscimento^ altra festa per forargli le oree- ch^. Di.^etti^ anni diviene Brqhmaciari.oìoè continente» .casto. Il cordone detto ^a^/]^^ra</a» c^titr^^asegno djstii^^iv.o deir. ordine sacerdotale composto di cento* otto givi àiMo 4, si pojt^e ^1 fai^ciullo di sejtte anni, i^ueftto cordone paaaa dalla spalla ait^isti^a sotto if bif^ccio destro « e si /chiude cqn^^ri} ^odi» e le facoltà ali* iniziato' di fare il sagritìzio dovuto al Sole o a Mitra, e di leggers i tre jf^ìtdm o d^Ua legge. ^ _ . , ,.

4^9 facendo le regcde della sua disciplina^ procedono nella sua mer<- canzia Sono molto astinenti nel mangiare ^' , e vivono lynga- inente\ I suoi denti sono molto buoni per certa erba , che usa- no à masticare , la qual fa ben digerire , ed è molto sana a corpi umani .

Sono fra costoro in detta regione alcuni idolatri, ertali sono religiosi , e si chiamano Tingui ^^, e a reverenza de' loro idoli fanno una vita asprissima . Vanno nudi , e non si coprono parte alcuna del corpo, dicendo che non si vergognano dUndare mi-*

s

86 1. Sonù astinenti nel mangiare. » Gl'Indiani non pranzano all'uso di tutti

f gli altri Orientali . Prima d'uscir di casa e di accingersi alle loro faccende prcnn

» dono la maUina il loro Cagni che gli Europei chiamano Cangi . Questa e V a*

f equa del riso cotto , che vi lasciò la sua crema farinacea , nutritiva, becchioe

f rinfrescante . Con questa colazione essi si niettono nelle botteghe , nella cam-

» pagna , al telaro, al laToro, e non interrompono le loro faccende se non verso

» le ventitre ore d' Italia ( mezza ora innanzi il calare del sole ): allora si prepara

» la cena che si prende verso le ventiquattro, o poco dopo , e quasi sempre si va a

p dormire col sol ponente, si alza col levante » ( P. Paol. Viag, p.i i3 ]. Consiste la

cena in riso cotto, e in Karit o salsa composta di pepe ^ di cardamomo , di legumi »

di fruiti tutti ben cotti , e cucinati , con un odore soave » e una salsa piccante che

corregge la crudezza e umidità del riso ( ibid. ). Sovente servono di condimento al

liso il latte acido, il butirro, gli erbaggi fritti coli' olio e col burro .

8^^.3àolatri.. e si chiamano Tìngiti. 11 P.Paolino nel parlare di varie tribù India-^ ne, dice che quattro sono gì' istituti de' Bramani, cioè 1. 1 Brahamaciarif i continenti 0 celibi. ILI Grahastaf ossia gli ammogliati . HI. I Vanaprasta^ cioè i solitari o ere- miti, che osservano anche il silenzio e vivono di radici, frutti e erbaggi. IV. I Bìdk-- ihu ossia i mendicanti che vivono di elemosine e che sono i più numerosi . I 7a/a« poi ni del PegUf e di Siam sono di questo ordine o istituto. E' da notare ch'evvi con- tradizione nel P. Paolino ( Viag. p. 25 1 ), poiché ei dice in nota che questi ultimi filosofi non sono sacerdoti , della gente Bramanica , parla dunque dei sellar j di Budda^ e che furono espulsi probabilmente dall'India Meridionale allorché vi si di- latò il culto di Brama. Sehibra che il richiamo della nota sia fuor di luogo . Dice poiché i Bramini professavano alle volte questo istituto, e appella Sanjrasjr quelli che abbandonano tutto, e che praticano penitenze incredibili, di cui fanno menzione lutti i viaggiatori. Avverte che impropriamente sono appellati Fakìri, perché gli con- fondono coni mendicanti Maomettani. Altri gli hanno appellati Ko^uft dalla voce Jogi che significa comunità, ed anche Gosuami (t.I.p.iSa.n.) dalle voci Go^ vacca, e Suami signore, cioè signori di vacche, perché sono imbrattati e aspersi delle ceneri reputate sacre fatte delFesc remento di vacca.Questi furono detti dagli antichi Samana oSamanei che significa i /iiiri,perchè non uccidono mai animaii,non tagliano erbe,non mangìan carne, pesce, ma si cibano di riso, di radici salvatiche, di frutta, e di er- baggi, vanno nudi, e sono veri ginnosofisti, dormono per terra sopra stuoje fatte di foglie di palma, non hanno comunicazion cogli altri secolari ( Paol. Viag. p. 73. n. ). Di questi che si suddividono in varie sette parla chiaramente il Polo.

55

Aio

àìj perchè nacmiero ancor nudi, e circa le parti Tegc^oose, dicono che non facendo alcun peccato con quelle non si vergogna- no di mostrarle . Adorano il bue ^^ , e ne portano un piccolo di ottone , o d' altro metallo indorato legato in mezzo la fronte Abbruciano ancor V ossa de' buoi ^ e ne fanno polvere , con la quale fliiiho un' unzione , che si ungono il corpo in più luoghi con gran riverenza . £ se incontrano alcuno che li facci buona cera , li mettono in mezzo la fronte un poco di detta polvere Non ucciderìano animale alcuno ^ ^ mosche , pulci , pidocchi , perchè dicono , che hanno anima , mangieriano di animai' alcuno , perchè li parerla di commettere gran peccato « Non mangiano alcuna cosa verde ^ erbe^ radici fino che non sono secche , perchè tutte le cose verdi , dicono , che hanno anima Non usano scodelle , taglieri ^ ma mettono le sue vivande sopra le foglie ^^ secche di pomi d' Adamo ^ che si chiamano Pomi di Paradiso Quando vogliono alleggerire il ven- tre, vanno al lido del mare dove è )a rena , depongono il peso na- turale , e subito lo disperdono in qua e in la , acciocché non fac- cia vermini, che poi morirebbero di i&me, e loro farebbero gran- dissimo peccato per la morte di tante anime . Vivono lungamen- te sani, e gagliardi, perche alcuni di loro arrivano fino a cento cinquanta anni , ancorché dormino sopra la terra . Ma si pensa che sia per l'astinenza e castità che osservano ^ e come sono mor- ti bruciano 1 loro corpi .

865. Adonmo il bue* t Una buona parte ddla religione e superstizione degT » ladi^ consiste in certi segni geroglifici i eh' essi portano dipinti sulla fronte , e > sul petto, con i quali essi professano la loro devozione verso certi dei, e la setta di t filosofia , e di religione cui sono addetti » (P.PaoI.Viag.p. 297 ) . Questo missio- nario fece di^gnare questi tali geroglifici, e fra questi quello dei Pudìcìemdr^ è una mezza lun^ gialla distintivo dei Schivaniti, adoratori del fi|oco ^ del sole « e deUa luna^.

864* ^on uùcideriano animale aLa^no. Intorno a questa puerile auperstiùone vedasi { 1. 1. p. i83 n. b, e p. 184 n. a ).

invece

865. F'i9ainde sopra le foglie. Tutte le infime classi del popolo usano le foglie ce di tondini. » U- riso cottosi mette sopra una foglia di fico banano ; quaa lo

» manca il Odi o cucchiajoyprendesi una foglia di MavOf e piegandola in maniera di » cacchiaìo ^ adopera per mangiare i cibi liquidi » ( Paol.Yiag. p. 1 1 S J

43i

GAP. xxin.

DelV isola di Zeilan .

Non voglio restare di scrivere alcune cose j che ho lasciato di sopra , quando ho parlato dell' isola di Zeilan , le quali intesi ritrovandomi in quei paesi, quando ritornavo a casa ^^. MelF isola di Zeilan .j dicono esservi un monte altissimo ^7 cosi dirupato nelle sue rupi ^ e grotte^ che ninno vi può ascendere , se non in questo modo, che da questo monte pendono molte catene di fer- ro, talmente ordinate, che gli uomini possono per quelle ascen- dere fino alla sommità , dove dicono esservi il sepolcro d'Adamo primo padre . Questo dicono i Saraceni , ma gì' idolatri dico- DO , che vi è il corpo di Sogomonbarchan ^ che fu il primo uo-

866. Quando rkùrmgifo a casa. É da notare queste parole dette anche di copra, colle quali parmi che dichiarì^cbe non fli al Cey ldn,nè anUa coata del CoromaiuUl nelle navigazioni fditc od mar dell' India per i iervìfi dei Gran Can i ma aolo aU'oc-^ canone di condurre la apoaa ad Argon*

867. Un tnome aUisgimo , detto dagli Arabi ( Anc Kelat. de Eenaudot p. 5. ) iadi dai Portughesi Pico d^ Adama , ma gli abitanti U> appellano Amaiala Saripadi ( Ribejr. p. 188 X Me ha data una deacnximie il Ribf^yro ( pag 1 18 ). Queato monte 6 ^tena di monti aepam i 'regni d* l/ta « di Candjr e delle due Curlag , e può pas- sare per una meraTaglia del mondo É dialante venti leghe dal mare 1 e i marinari lo vedono da venti leghe in alto mare . Ha due leghe d' altezza, e in« aaozi di giungere alia cima si trev^ un esteso piano piaeevolissimo per riposarsi, e occorre farlo perchè di li in poi il monte e scosceso e arduo. La pianura è interseca- U da molti rusceUi che scendono dalla montagna^ è arborata, e ci sono vallette mol<^ lo piacevoli. I Gentili vi concorrono, e fatte le loro abluzioni, ed altre superstizioni s' arrampicano sino alla vetta coir ajuto di catene di ferro statevi poste a tal' uopo t senza 1* ajuto delle quali sarebbe impossibile il giungervi tanto il monte è dirupa* to. Dal rammentato piano aino alla vetta , la lunghezza del cammino ove occorrono le catene per arrampicarvisi è un buon quarto di- lega . Partendosi di gran mattino dal pie della montagna non ai gioiige alla cima che due ore dopo mezzogiorno . |vi èana spiazzata tonda di dngento passi di diametro, e in mttzzo un lago profundis* timo d' eccellentissima acqua . Da quello scaturiscono i rusceUi di cui abbiamo fat« U ineDzione,e che unendosi alla pendice formano i tre più gran fiumi delUsola : *vt« cino al lago vi è una tavola di pietra sulla quale si vede l'impronta di un piede urna* ao lungo due palmi, largo otto dita Tutti i Gentili hanno gran venerazione per ^Ua impronta, e vi concorrono da ogni parte .

868. Sagamanbarcan. Congettura assai ingegnosa del Marsden ( n. i554- ) ^ ehe fiesto nome sia stato composto dal Polo . £i cita Tautontà dell' Ajrin Akbari ove è detto che Budh, fondatore della setta Buddisiica^ ebbe fra gh altri nomi quello di

I

I

43a

mo, che trovasse gU idoli, e Thaano per un'uomo santo . Costui fu figliuolo ^ d' un re di quell'isola, e si dette alla vita solitaria ^ e non voleva , regno ^ alcuna altra cosa mondana , ancorché il padre con il mezzo di bellissime donzelle, con tutte le delizie che immaginar si possa , si sforzasse di levarlo da questa sua osti* nata opinione , ma non fu mai possibile , di modo che'l giovane nascosamente si fuggi sopra questo altissimo monte , dove casta- mente, e con somma astinenzia fini la vita sua. E mtti gl'idola- tri lo tengono per santo. Il padre disperato, ne ebbe grandissimo dolore, e fece fare un' immagine a similitudine* sua, tutta doro^ e di pietre preziose , e volse , che tutti gli uomini di quella isola l'onorassero , e adorassero come Iddio , e questo fu principio deir adorare gì' idoli ^^^ , e gl'idolatri hanno questo Sogomonbarchan per il maggior di tutti gli altri . £ vengono di molte parli lontane

Shakmuen e Shakmuny , e reputa che da detta voce cui aggiunse il Polo raltra Mo* golia o Tartara Barchan o Burehan che significa Divimià^ ne componesse il Polo il nome Sogomonbarcan . Ciò si rende tanto più probabile dai leggersi nei Testo da noi pubblicato Sergami Borghanl Tale congettura è moko più fondata di quella che io feci nelcommento al Testo della Crusca ( p. 184* n. d. ). Burkhan seconda Pallas i Calmuwny e i Mugolìi seguaei del culto di Lama appellano i loro numi|per<^ ciò é voce che può essere aggiunta al nome di qualunque pretesa divinità ( Yoy. en' Russie t. II. p. 199. ) . Leggesi nel viaggiatore che narrano quei popoli » che il loro gran Burkhan Shakmunjr fu il fondatore della setta dei Lama , e scese in terra pef predicarli^ a trentuna nazione ^ ma disgraziatamente ciascuna ascoltò » e interpretò a sua guisa la sua predicazione . ( ibid. p. 207. )•

869. Costui fu figliuolo. Molto si è sognato intomo a Budha o Budda dagH eru- diti moderni. ]1P. Giorgi vuole che sia Manete o un suo discepolo i Gl'Inglesi di Calcutta dicono che Buàda secondo gt' Indiani è la nona incarnazione di F'ishnu Altri dissero che fu un ateo^e novatore del culto Indiano. Il P. Paolino' seguace del sistema di Gulielmo Jones e di altri che vogliono che siavi una perfetta analogìa fra le deitA Greche e le Indiane lo crede Mercurio ( Sjrst. Brham. p. i54 ) . Ma seconJo gli Orientali, e il Polo, è un uomb^eificato ( V. 1. 1. p. 1H6 n. ).

870 . Fu principio dell* adorare gV idoli. Si legge nel nostro testo ; e di questa sono discesi tutti gVidoli.Sx ravvisa che il Polo avendo letto nel Libra della S^ipien- za, » Acerbo enim luctu» dolens pater , cito sibi rapti filii fecit imaginem,et il- » lum qui tunc quasi homo, mortuus fuerat,nunc tamquam deum colere coepit , et » cohstituit inter servos suos saera, et sacrificia .... Et haec fuit vitae humanue dece-* » ptio : quoniem aut affectui aut regibus deservientes homines, incomunicabile nomi- la ne,lapidibus et Kgnis imposuerunt». Sapendo adunque il Polo quanto antica fosse r idolatria degli Indiani, avendo udito raccontare che il padre di Badda volle del morto figliuolo far'e adorare le immagini, credè che di lui si parlasse nel Libro della Hapienza, e che esso desse il primo esempio dell' idolatria ai mondo ( Liber.Sapiea«. e. xiy. ) *

•. «

't

r

433

io peregrinaggk) a visitare questo monte , dove egli è sepolto . EJ quivi si conservano ancor de'suoì capelli, denti ®^* e un suo cati- no, che mostrano con gran cerimonie. I Saraceni, dicono, che sono di Adam , e vi vanno ancor loro a visitarlo per devozione . £ accadde , che nel iiSi il Gran Can intese da Siraceni, che. erano stati sopra detto moiue , come vi si trovano le cose sopra-, dette del nostro padre Adam , per il che li venne tanto desiderio di averne, ch'ei fu forzato di mandar ambasciatori al detto Re di Zeilan a dimandargliene . Quali vennero dopo gran cammino, e giornate al Re , e impetrorono duoi denti mascellari , eh' erano grandi , e grossi , e un catino , eh' era di porfido molto bello , e ancora delli capelli E inteso il gran Gan , come li suoi ambascia- tori ritornavano con le dette reliquie , li mandò ad incontrare fuori della città da tutto il popolo di Gambalù , e furono condotte alla sua presenza coir gran festa, e onore. E avendo parlato di questo monte di Zeilan , ritorniamo al regno di Maabar , e alla città di Cael .

GAP. XXIV.

Della città di Cael . Cael è una nobile e gran città ^^, la quale signoreggia Astiar

871 De* suoi capelli e denti» Narra il Ribeyro che altra volta eravi ub dente di acimmia nel regno di Jqfanapaian che quegli idolatri adoravano come un dente di Buda^ ma che Costantino di Braganza io portò via nel i56o é volle piuttosto arderlo, che venderlo al re del Pegu che a lui ne offriva quasi ottocentomila lire ( Hist. du Ceyl. p. 119 ). E cosa di per se stessa curiosa che due secoli e mezzo innanzi cer- casse questi denti Cublai Can .

872. Cael è una nobile e gran città p Passata la provincia di Quilacare per la » costa avanti verso il vento di greco, vi é un altra città che si chiama Coe/.Quest^ . t è del re tli Culam, popolata da Gentili e Mori gran mercatanti.Ed è porto di ma- » re , dove ogni anno capitano molte navi di Malabar > Coromandel » di Ben-- t gala . Quivi si contrattano tutte sorti di mercanzie e di tutte le parti )> ( Barbos» Ram. t. I. p. 549 Q ). Il Bartema fa menzione di questa città ; r appella Cliail e dice eh* é sulla costa della pescheria infaccia al Ceylan ( ibid. p- 178 C). Sembra essere la ^ città segnata i^umicùel nellacarta d'Asia de li'AnvilleJWerita osservazione che nel nò- atro testa e detta Cayer,e che su quella qpsta vi è il fiume Cd wr* (P.Paol. Viag»p.56)e Caveripatanam che significa la città sul Caveri . Sembra più esatta la lezione Ra-^. musiana perchè Caveripatanam e molto più a greco sulla costiera che qui descrive il Polo. Secondo il Marsden Kael o /iCo»7 significa in Umulico tempia

454

un de' quattro fratelli , re della provincia di Maabar , qua! è mot* to ricco d' oro e gioje , e mantiene il suo pae$e in gran pace , e li mercanti forestieri vi capitano volentieri , per esser da quel re ben visti e trattati . Tutte le navi , che vengono di Ponente •^^ , Ormus , Ghisi , Adem , e di tutta T Arabia cariche di mercanzie e cavalli, fanno porto in questa città per essere posta in buon luo- go per mercatantare . Ha questo re ben trecento mogli , le qua- li mantiene con grandissima pompa

Tutte le genti di questa città , e anco di tutta V India hanno un costume, che di continuo portano in bocca una foglia chiamata Tembul ^7^ per certo abito e dilettazione , e vannola masticando , e sputano la spuma che fa . I gentiluomini , signori , e re hanno dette foglie acconce con canfora , e altre spezie odorifere , ed eziandio con calcina viva mescolate . £ mi fu detto , che questo U conservava molto sani. £ se alcuno vuol fare ingiuria ad un'altro, o villaneggiarlo , come \ incontra gli sputa nel viso di quella fo- glia o spuma , e subito costui corre al re , e dice l' ingmrìa c^e gli è stata fatta , e eh' ei vuoi combattere ^^^ . £ il re U da T ar^

( n. i56o ) ( V. 1. 1. p. i8i n. b ). Dice il P. Buchet » Entre Manapar et Tutueurim » se trouve une bourgade appeUée Pumicael et nommèe par les Indiens Pourreyca" jrel ... La latitude est de B."" 38.' ( Lettr Edif. t. XIII p. 95 ).

875. Le navi che vengono di ponente. Non parlò delle navi della costa d* Arabia del seno Pt* rsico il Barbosa perchè per le conquiste dei Portughesi e per le loro guerre contro i signori Arabi non osavano più d' approdarvi > e ciò probabilmente fece decadere queir emporio di traffico.

^^lé^.Chiamata TembuL » Quivi attendono per buona pezza a masticare quel* » la foglia del Betre ( Betel ) , il che fanno ancor tutto giorno, ed é la medesima fo- » glia» che trattando dell' isole Filippine si chiamtf B^Jro\e la mescolano con quelle » frutta chiamate da quei delle dette isole Berga e quinci nell'India ^i^ictf (Arecha)* » la quale é una frutta grossa come una noce e la produce un albero quasi somi- » gliante alla palma in quanto al fusto , e alle foglie , ma di essa molto minore . Il » sapore di detta frutta é aspro ed astringente, e perciò vanno mitigandolo con cai* » cina spenta, fregando con essa calcina la detta foglia quando se la vogliono met- t tere in bocca. In quanto-ali' odore di essa ha gran somiglianza con quel del nostro » targone, e rende un fiato che invita grandemente ai piaceri, a spezialmente coloro ^ che la masticano, i quali nel medesimo tempo ristora » ( Carlet. T.ll. pag. 274 )• Altrove ei dice ( t. I. p. 167 ). » Il sugo di questa foglia é caldissimo » e ciò ai cava » dagli effetti che se ne veggono, perché ajuta molto la digestione, conserva le gen« » gie e i denti e fa buono e odorifero il fiato » Parla di questa costumanza il Barbosa che descrive anche la pianta del Betel { Ram. 1. 1. p. 55i C ).

875. CK ei vuol eombntiere. Il Barbosa tratta di queste solenni disfide nei ter* mini stessi del Polo^ affermandole autorizzate dal re, e che servono di grato spetta*

435

mi , che è una spada e rotella . E tatto il popolo vi concorre , e qui combattono fin che un di loro resta morto. Non possono menare di punta , perchè gli è proibito dal re .

GAP. XXV/

Del regno di Cpulam .

Goulam è un regno ®7^ , che si trova partendosi dalla pro- vincia di Maabar verso Garbin ^7? cinquecento miglia ^ adorano gF

eolo alla plebe, e che terminano malgrado che usino armi spuntate con la morte de ' fiostra(ori . £i parla di questo uso nel descrivere il regno di Narsiaga all'articolo §aiicala ( &rim. t.L p. 35a D). Che se si rifletta al ritji di bruciare le vedove , ali' altro che i fedeli del re si uccidono quando muorcy all'uso dopo crudeli strazj d'im- molarsi pgl* idoli 9 al rammentato che é un vero combattimento di gladiatori , a quello condannare a morte l' uccisore d' una vacca, non so su qual fondamento si asaerisca che il popolo Indiano é il più umano dell' universo .

876. Coulam è un regno ( Cod.Paris. Coiian )• Cosi di questo regno parla il Bar- bosa • » Lasciando questa isola di Zeilam, e tornando sopra terra ferma, dove volta » capo Cumerìt si trova sabito la terra di Coulan e di altri signori che gli sono sog- » getti, e vivono in quella, la quale si. chiama Quilacare^ e vi sono dimolti luoghi » abitati da Gentili con molti porti di mare,dove stanziano molti Mori naturali dei » paescj che navigano con navi piccole che chiamano Campane* A questi porti ven- » gonvi li Mori di Malabar a contrattare, e portano mercanzie di Cambaja che qui- » vi vagliouo molto, e alcuni cavalli, e caricano gran quantità di riso e di paoni per » Malabar ( Ram« 1. 1. p. 348 e ). La città di Coulam che non bisogna confondere con un Coulan del paese di Travencore, nelle carte dell* Anville, e del Rennel, è se* gnata in fondo a un golfo a quindici miglia circa nella prima , a 6o« nella seconda a greco del Capo Comorino. Il P. Paolino che visitò quella parte dell' India dice che la città detta dagli antichi Argampoli dagli Indiani Arampalli è tre leghe dentro terra dal Capo Comorino e da Covalam che i Greci appellavano ColiSyOvt erapo an* ticamente più di duemila telai . É anche oggidì nota solo pel traffico di telerie, ma innanzi era il magazzino delle merci del Malabar e del Maduré. Estesasi la navi- gazione, queste città furono da molti tessitori abbandonate, e sono sorte altre cit* e stabilimenti nei luoghi che frequentano oggidì i nàvilj ( Viag. p. 37. ).

877. Maabar verso Garbin. Qui diceva ancora Malaòar* Che la correzione sia esatta, si' deduce che da Afon^or partendos),andando cinquecento miglia verso Gar- bin si trova Coulan. Ciò è esatto quando trattasi della costa orientale dell'India che piega a libeccio, ma volgendo la prua a quella volu dai Malabar non può tro- varsi che mare. Pare che queste cinquecento miglia ei le valuti dai confini setten- trionali del regno di Narsinga o di Bisnagor che come avvertimmo esso appella re- gno di Mabar.

436

ìdcdi . Vi sono anco Cristiani ''• e Giudei 'Td ^ che hanno parla-

878. Vi sono anche Cristiani, P. Paolino trattò di questa Cristianità nell'O- pera intitolata India Cristiana, e indirettamente nel suo viaggio all'Indie Orientali. Essi si appellano Cristiani di S. Tommaso per la tradizione che V Apostolo operò la conversione dei loro m^iggiori^e non già come lo pretende la Croze da un Tommaso discepolo di Monete . Opina il dotto missionario ( Viag. p. i55 ) che molti di quei Cristiani vi passassero dalla Caldea. Fra le ragioni che ne adduce è che osservano il rito Siro-Caideo , perché i loro vescovi s* ordinavano in Persia, e perché pronta- mente divennero Nestorini . Ma pei documenti addotti dall* Àssemanni , e dal Re- naudot antichissimo é il Cristianesimo in questa parte dell' India. Parteno ai tempi di Comodo ardente promul gii tore della fede di Gesù Cristo penetrò in India, e trovò presso alcuni fedeli il Vangelo di S. Matteo in Ebraico . Eusebio Pam- filo congettura che vi predicasse il Vangelo 1' Apostolo S. Bartolommeo. Al Concilio Niceno assistè Giovanni vescovo di tutta la Persia e della Grande India. Si infet- tarono di Nestorianismo allorché questa selta si dilatò nella Persia e che fu favo- reggiata dai regi di quella contrada in odio dei &reci Imperadori . I Portughesì tre- varongli seguaci di tali errori all'epoca del loro passaggio nell'Indie. Alessio Me^ nezes arcivescovo di Goà convocato il Sinodo di Udiamper gli uni alla Chiesa Liati^ na. Nei paesi di Cachin e di Travancore ebb^o i Cristiani propri regi, la dinastia dei quali si estinse poco innanzi la venuta dei Portughesi . Nel i653. malcontenti quei Cristiani di essi, in un congresso tumultuario fatto a Alanga si separarono nuovamente dalla Chiesa Universale . Furono ricondotti al culto Ortodosso in gran parte dai missionarj e oggidì vi restano 84* Chiese cattoliche, e 35. scismatiche» che abbandonati gli errori di Nestorio , hanno abbracciati quelli dei Giacobiti ( P. ■Paolin. Viag. p. i3d ). Il Buchanan , e il Kerr visitarono nel 1806 quelle Cristiani- tà che secondo l'ultimo si dividono in Giacobiti , in Cattolici Sirj , e in Cattolici La- tini, i quali discendono dagli Europei che si stabilirono nell'Indie. Scrissi una dis- sertazione nella quale trattai del propagamento del Cristianesimo nelle parti orientali dell' Asia e del Pretejanni , e che pubblicai nella Collezione d' Opuscoli Scientifici e Letterarj ( Fir. 1810. v. xii p. 59 ), che avrei ripubblicato ritocca, se pur troppo vo- luminoso non fosse questo commento. U P. Paolino computa che 90000 Cattolici del rito Siro Caldeo siano sulla costa del Mdlabar, Soooo Giacobiti , e altri 120000 Cri- stiani nuovi del rito Latino convertiti dai Missionari nel Madurè^ e di quei Cristiani appunto parla il Polo, come di quelli della Costiera della Pescheria. II viag- giatore confuta r asserzione stravagante del Robertson, che contro l'evidenza asse- risce esservi solo 12000 Cristiani nell' India ( 1. e. p. 146 )•

879. Giudei. Il P. Paolino nel >a enumerazione delle varie genti che abitano V India parla degli Ebrei )^ provenienti { secondo esso ) dalla Persia verso I* anno » 540 avanti G. C Tale è la tradizione degli Ebrei di Goccino nel Malabar, ma sem- t bra esser più certo che essi siano quelle reliquie della nazione giudaica , che rima- » ste nella Persia e staccate dal corpo Giudaico dopo la strage vendicativa contro » i Persiani si refugiò nell' India verso l' anno 5oo. avanti G. C. ( 1* (• p* 7^ ) » II Relator Musulmano del Aenaudot, trovo gran moltitudine d'Ehrei nell'isola Serendib o Cejrlan , ed anche dei Manichei ( Anc. Relat. p.io4)* Abulfeda afferma che ai suoi di, gi an numero d'Ebrei erano nell' India* Giuseppe Indiano,Cri stiano di Cranganor che giunse a Lisbona nel iSoi, dice che nel paese di Goccino : » etiam sunt compia-

43?

da per sé: H re di guasto regnp noa dk tribale, ad diccelo ^i Vi aas0p yer^ìoojtioho, bi^oiip, e pepjB ^^ in graiid'ablx>ndaQzà. peiyi ciiè io tutte le foreste e campagne se ne trova . Lo raccolgoopi nef mese di m^iò^ giugno e' luglio: gli arbori che lo producono sono domestichi. Hanno ancora indaco ^^' molto buono, e in grande abbondanza, qual. fanno d'erbe, alle quali levateli le radici , pon- gono in fnast^Ui grandi pieni di acqoa , dove le lasciano stare fia cbe si putrefanno , e poi di quelle spremono fiiori il sugo , qual posto al sole bolle tanto , che si dissecca, e fassi còme una p^sta ^

3ual poi taglia in pezzi , al modo che si vede , che viene <:oa-» otta a noi. Qui è. gravidissimo caldo in alcuni mesi, che appena si può sopportare ; pur li mercanti vi vengono di diverse parli dei mondo, come del regno di Mangi ^^^ e dell' Arabia^ per il

» re» judaei, vero vilSpenduntur pluiìmom t ( Nov. Orb. Grin. p. 14S ) E secdh- do Diego di Cuto usavano ancora la loro favella ( Anc. Relat. p. 556 ) . Anche il lUcci è d* opinione che i Giudei ai dilatassero nella parte centrale ed orientale deir Asia dopo la dispersione Babilonica Dice il Barros ( Asia Dee. i. Lìb. IX. ci): V non é parte delta terra, dove questa cieca gente non si trovi» senza proprio luogo 1^ 0 abitazione, facendo penitenza » e non pentendoai mai della s^a contumacia „•

b8o. Pepe» ( V. 1. 1. p. i55. n. e )

8^1. Indaco, Secondo il Sig. Bertollet ( Eiem. de V art. de la teinture Par. 181 1

t. U. p. 4^ l'indaco é una sostanze colorante turchina che si estrae da una pian»

la detta Ami e Indigqfora Untoria. due sorte v' é a 6. Domingo ^ il gentile e lo>

spurio U primo è un arbusto fello che cresce un braccio e mezzo « ha foglia ro*

tandettet fibrose , piccole e verdastre . Quando la foglia è matura si t#glia e si pone

« macero in tini pieni d' acqua nei quali fermenta, 'i're sono i tini che servono pe^

questo uso l' uno sottoposto all' altro . Pri meramente la foglia si pone nei superi ^re.

Allorché si ravvisa che la fermentazione è pi*esso che al suo termine, e che la so*

stanza colorante comincia a condensarsi , si scola l' umido nel secondo tino sotto^

posto» ove si sbatte con una macchina a posta, si crede che un poca d' acqua di caU

Cina gettata nel tino agevoli la precipitazione delia sostanza tintoria. U fluido .si

sbatte s^giustataAiente y^ si lascia posare, e dipoi si travasa nel terzo tino | ove il

colore si separa dal fluido. Da questo si fa sgorgare aprendo altra chiavetta* ed esce

come aostaaza semifluida che si raccoglie in calze di tela, e assodato come pestasi

coln iai forme quadre» avendo cura di prosciugarlo in capannoni, ove circoli Tarla e

non ibatta soie

4Hb« Di Mangi ( V. 1 1. p. 188. n. ) . La decadenza della navigazione dei Cine* si fieM' India non dee ripetersi dai Portughesi» ma dalle restrizioni che vi frapposero ì Mingf s sovrani natii dopo avere scacciati ^rKi^en o i Mogolli, che ripristiimrono ìlsisteatia di non ammettere stranieri ne' loro porti senza licenza, e p6r..'iò non avranno potuto godere i Cinesi della libertà e franchigia negli altri stati non ac« cordata nel loro. Credo che l'agevolezza che diede l'edificazione di Malacca di rum- bisre itfjyo compraire tutte le^lnUi4:be mei ci facesse rinunziare di buo^ grado ì Uner

56

4^

fMà giia^dgik> y àie trovano delle ÉOltfegbTaB , tbé fWrtMl» adulili roro patria^ e di quelle che riportafvo eoa le loro navi di que- llo regno

Yi si tmoTauo molte bestk diverse dalK altre àA mondo j ^cbè vi 8000 leoni •^ lutti negri ^ e pappagaBi di più sorte ••♦ alcaoi biaDchi come neve ^ con li piedi e becco rosso , altri rossi t azzurri y e alenai piccolissimi . Hanno anco pavoni più belli e inaggiòri de^ nostri j e di altra formar e stauifa, e le loro galline sono mdto diverse dalle nostre » E il simile è in tutti li fratti ^ che nascono appresso di costoro » La causa dicono ^ che sia per il gran caldo ^* , che regna in quelle parti . Fanno vino di un zucchero di palma ^^ y qual'è mollo buono ^ e fa imbrìacare^ più di quello d' uva Hanno abbondanza di tutte le cose necesr sarie al vivere umano , eccetto che di biade , perchè non vi na- sce se non riso ^^ : ma quello in gran quantità . Hanno molti

•i alia navigatione pericolosa iti go?fo èi Bengal» . Pare mfatti che il Barbosa cW tiaggiò poco dopo ^iacuopii mentì dei Portughesi iieii' laiia noa vedesse giunchi tinesi che a Malacca ( Ranh Nav. 1. 1. 344 D )

86S. Leonk Dice il P. Paolina ehc il leone detto Kisarìf o Sinha è rarissimo in India oggidì ( Viag. p. iSo > .

884. ' PappagàUi di più sorte . H prelodato riaggialore descrive vari volatili In*' diani dividati dai nostri : y l pappagalli grandi e piccoli d'ogni genere^ e specie ve»* it gono a migliaja a depredare gU alberi fruttiferi . Le scimmie e questi pcpp^S*^^ !^ Sbno i due flagelli del Malabar.U pavone Mail^ iit lingua Mèdmbopiea^k un animai i le frequentissimo nel Malabar ».. galRna silvestre è MIMma» giacché è adov«^ # ila di varie penne rilucenti di color d'oro it ( Viag. 167. eseg^)..

88S.^ Per gran ealdo. Nota il Eamusio in maiigine, che Diodoro Siculo dice,. ihe il Sole è la cagione dèUa varietà degli animali , uccelli^ e piante, rche scrive le medesime cose.

886 Fino ^ms zueékero di Pahnm. Di oft vino tratto-dal sttcchevo scrissi ( t. v. pag. 188. n. £). Serve di commentario a questo luogo del Polo la rela«ioile di Giù- leppe Indiano rt^ex palma igitur hoc modo quataer fiunt finictus in mense Aogasti» » id enim est eia prì mum ver r paknam putant ut noe vites> et quoniem Inac arbo* f res pottBsItnuin loxnrìant , gemunl Incìsae, lacrymssqne tnstar eonsanciatae vitea- » emittant eàpro Vhìoasuntur atbicantc equa Elapso triduo ex lactioe fit aeetana » suapte natura . Qui vero saccarum efficere voluerit is aquam httiuamodi Sttmat e-» ^ manantem intra tridnum ».et aheis imposìtani tanCisper coquat » donee vis tertia ^ pars supersit fune sic decocta mei efficitur suavissimum Ubi vero mei esl effe* § etum id rursum aquìs immergunt , et compurgant subinde usqae ad vigesinmia. t diem et cum diligenter defec«^erint|.eo utuniur prò vino, et qiiidem ut a^iuit siìcip» t vissime » (Mov. Orb. Grìne p. 14^)

887. non riso^ Netta appellasi il ris6 in spiga r t qoeilo che si miete in set* Tk Hnhre di' é la prima raccolta ohiaBBasi Firippa. Quello dal Dceembre o Gennai^

4^

ine 4oqiie sono qeri ^ , -^ -y9«^9 nudi ^^ •ctet^e^u» cb^ ^ «pv^- gopo qkam belli drappi «vm^ì U 'Oaiova . Son^o molto Jifi^siAirio- ^ e piglialo per mo^i le p^res^"^, leg^Ji^nuiie, Mffaa(ri\gP«-«f3 U padre « morta, e W po^m^ £ dpiiefifte &' .9^fv.^ fw ìIUqUo c^ ioi«^$i, per tutta l'I^dw.

>

GAP. XXV.

JPi Cumari .

Gumari ^' è uqà proviùcla De|r India, dalla quale ^i vede «D poco della stellt della nosu*a traniomana ^ , la quale non si

» che é la seconda raccolta Mundaven ; quello che i coltivato a foixa'd'acqua nelt* •t ealote, facendola piwve per emanali o cond^ttib 4^P9 che fa tirala coi[i aecchi di^l t fiume» chiamasi Puw;ia* Questa è la ter^a raccolta che si fa nei marso, e aprile...*, » Il /Velia pesto» hianco, asciutto diventa riso cioè Ari quando é crudo . Ciorra i^ t lipgua Walabarica quandp é cottp ( P. Paol. Yia|;..p*i iS ). Sembra che da ^ri sia venuta la voce Ariza, e Oriza d^i Lati^. &8& Nen ( V. 1. 1. p. 180. a. e )

889. ymnno nudi* Il P. Paolino ha dati due nimi,nei quali sono rappresentata 1 festi^ri Degl'Indiani ( Viag. p, 1 10. e iia) che cli^pstrano quanto esattamente quì gli descrivesse il Polo. Altrove ei^ dice dei KuU 0 odiali (.p. 45 )• », Questi uomini » sono ignudi eccettuato le parti naturali» che essi velanp con un fazzoletto» 9 al* » tro piinno di colore» attaccato ad un cordoncino che cinge le reni ».

890. Per mogli le parenti,, ( V. 1. 1. p. 109. n, e )

891. Cumari ( Cod« Paris ) Comari o il Capo Comoriao ( V. 1 1. p. 189. n.b ) 893. Un poca della stella della nostra tramontana» E malagevole l'interpretare

^esto passo. Il P. Zurla riferisce che il Polo asserì aver da uniuogo veduta la cq- stellazione del Polo Antartico all' altezza di una lunga as(a ipilitare» » della qusje » maniera d* indicare le varie altezze del Polo ( ei,dice anziché per gf^i^di » si haji* » no altri esempi in Marco s^s^» ed findie dopo di lui» come in Aloise 4* » Cadamosio alla metà del secoi^io XV »• Ipfattì osserva che di^porrendp il Pojo del Capo Comorino notò che la stella polare vi apparf vf^ all' altezza di un braccio { Disaart. t. !• 184 ) Il capo Comorino secondo 1* opera che ha per titolo Con-» noissQisce des tems (Par. iSia ) è a 7."* 56.' Secondo (a carta dell'Indie del Aennel a 8.°Mja questa apparenza é tanto variabile» e incerta qhe non pi^^ 4^dursene la con- éeguenza che in altro (uogo se TOrsa Minore gli appariva alta due br,accia il paese fosse, a 16.* di latitudine» mentre 1 prossimi lyionti e l' irregolare aspetto c^ell* oriz- zonte i^parentemente possono mascherare l'altezza cheaocchip Audo male ^d inesattamente si misura. Il Polo soggiunge cl^e defta stella non si può vedere dalla dava sino a detto luogo. Per quanto ciò non si legga nel (psto 4^ noi pubblicato &oapuò supporsi che fi^ stalo iiUe(;poUt^ . 11 /atto.per^ ^P^.poR^)?^? ^^^fi^^^^"

/

44©

Sub vedere dalF isola della Giava fino a questo lodge ^ qbale an- andò in mare trenta miglia si vede un cubito d^ sopra V acqua* Questa contrada non è mc^to domestica ^ , ma salvatica , e vi sono bestie di diverse maniere, specialmente scimmie di tal sorte £itte, e Còsi grandi , che pajonp nomini . Vi sono ^ancora gatti maimoni ^^ molto differenti in grandes&2a , e piccolezza da^^ al* tri . Hanno leoni j leonpardi , e lupi cervieri in grandissimo nu- mero •

CAP.XXVL

Del regna di Dely. Partendosi dalla provincia di Cumari ^, e andando versa

to^qnando non si navighi dalla costa mendionafe di Sumatra dirèttamente rerifo il Comorino. Ma il Polo non fece quella navigazione, ma A parti dalla eosta setten* trionate dell' isola, riconobbe quf;Ila à* Andaman che è più a settentrione del capo predétto. Non si può adiini^ue in altro modo esplicare T asserzione del Polo , ch^ esso fece quella navigazione,aik>rcbé la stella polare non é visibile m quei mari, per* che rimane sotto 1* orizzonte > lo che accade secondo il Marsden in quel le latitudini sci mesi deir anno .

895. Questa contrada non é molto domestica > Il P. Tachard che vr fn* cosf ne parla ,y La città di Cotate è grande e popolosa quantunque come le più delle città In* p diane sia senza mura e fossa . E* dentro terra a quattro Teghe dal Capo Camerino » ( che è r estrema punta della catena dei Gattes) a pie delle montagne che rendono » famoso questo capo per le maraviglie che se ne raccontano. Varj asserrseono che # in questa lingua di terra, che non ha più di tre leghe d* estensione, si provano in V un tempo medesimo le due stagioni dell* anno le più opposte, Tinverno e Tesiate, f e che alcuna volta in nn giardino di cinquecento passi quadrati, si ha il gusto di p vedervi unite le due stagioni f gli alberi cioè carichi di fiorì e di frutti da nn lato> » e senza foglie daH* altro. Non ho potuto io stesso accertarmi delta verità o falsità ' t della cosa, ma egli è certo che alfe due costiere del capo i venti sono sempre op- » posti, e tirano come se volessero insieme venire a battaglia , dr modo che quando *>' sulla costa occidentale del capo r venti vengono da ponente, sulla costa orien- » tale vengono da levante » ( Lettr. Edifem. t. X. p. 376 ) . Qa ciò si rileva che il iè-« nomeno di sopra notato (n.;o3 ) dell' alternazione opposta delle stagioni sulla costa di Malaòar e di Coromandet si manifesta fino alla punta estrema delia penisela. Il Capo Comari era uno dei luoghi i più famosi pei superstiziosi gentili Ivi prediiò r Apostolo dell' Indie S. Francesco Zaverio, e ivi gli fu eretto un tempio che esiste tuttora , e venerato oltre modo neli' India , ma che vollero gì' idolatri abbruciare »

894. Gatti Mammoni ( V. %• i. p. 2o5. n. )

895. Provincia di Cumari Pare che qui voglia significare il regno di Tra^at^ m^r «^ aaiìcamente «ppellavasi Cou/on o CoUam seconao il P. Paalino ( Vìsssp^

AH

ponente per treoento miglia ^ , si ttuova il ^tgacr ài Bely •w ; che ha propino re e favella ; non tribaio ad alcuuo ; quesu próvii^ta oori ha ]>orto, ma fiatile grandiamno, che ha buo- ne bocche. Gli abitatori adorano gì' idoli : questo non è poten* te inmoliitudioe , ovvero valore detti suoi popoli, ma. è sicuro per la fortezza de* passi della ragione ^^ '<Ae sopo «lai sorte ^ che li tìertìici' non vi jwssono andare ad assaltare * Vi è aHxm*? danza di pepe e zenzero, che vi nasce, e altre» spezierìe. Se .aU cuna nave * venisse ^^ ad alcuna di <{aeste bocehe del deuo iiume^

p. 75.)) che fa d'uopo non confondere col Coulan della costa del Coromandel di cui parlammo di sopra . A tempo delle conquiste dei Portughesi era diviso il Mar labar nei regni di Caulan Cahanor , di Caiicue . li Sovrano di questo regno avea illitolo di Samuri o Impcradore , ed area la supremazia sugli altri re o regoli Ma- labarici (Aol. i, e. p. Barbo», ftan», t. i. p.557). Dice il P. Boucbet: f depuis » le Gap Gomorin jusque a Gochin et au dela , les deux etats les plus considerables » sont ceux de Travancor , et du Zamorin. Le premier etoit il n'jr a pas lon|| temps » sous la domination d'une reine, la** ville de* Cotaic. e9i ce qa'il y avoit de plus » remarquable dans ce rojanme ^. ( Lettre» Edif. t. Xili. p- 94 )

896. Andando per ponente per treoenio ìnigHa . Qui w>n è esatla la dft'eKiohcft Ma ciò non dee recar maraYÌglia,gravis9Ìmi erano gli abbiagli che prendevano i navì^» ganti in qui niari/prima cbevi si usasse la biiss<rfa^a quale mm vi era ancora uso a tempi di NieeolÀ Gontiehé poeftif amente lo afferma ( Rffm. t i. p. S79 D) . Del mo- do erroneo di orientare la penisola Indiana, òkre la Carta Peotingeriaiia, *edaam> solenne testifiToiùanza le catte di Tolomeo , che gruBtifieooo Y errore hrctti cadde il Polo aver èreduto'di navigare a ponente qu's^ndo navigava a móeslro . fi* mollo probabile inoltre éhie et rÌGon<»sciuto il Capo Camorin si slontanasse da tèrra e che primo punto dt ritìonoSci mento sn quella^ costiera fosse ' il «^ Oapo d* Ely Avverte le Gentil ne) descrivere il viaggio dall' isola di Francia al Ooromandel , che sogliono» i naviganti tene>si alla disianza di una trentina di leghe* dalhieoata per non naufragar- vi stante r impetuosità del venti ( Voy. dans la mer des Indes t. L p. 645 ) . E se cr6 fecero i piloti delle navi del Polo, più agevol còsa fu che errasse nali' assegnare la direzione dèi suo cainmi no

897* Regno di Dely^ è più correttamente il nostro testo Ety^ cosf 11 Iticcardia* no e il Parigino. Jo asserii che intendeva favellare del ragno dr CaKcut (t l.p.rSgn.d^) e mi crorifermo nell' opinione che anticamente il regno di Calicut fosse appellato re- gnod' Ely{ v. n. 900). D^tm regno di qtresto nome su questa costa oltre il Pòlo par» koo Niccoli Conti> il Fe^eriai, e il Barbosa

898* Fortezza dei passi delia regióne* » Questo paese è quasi inespugnabile ir ( il Mtflabar ) essendo coperto d' alte montagne, e tutto tagliato di fiumi che im« » pediscono la cavalleria, il passo delle truppe, il tragitto velode d' un esercito, eia » permanenza sicura d' un' inimico che non è pratico del paese ^ ( P* Paol. Visg» p. 7S ). Lo stesso conferma il Barros { Dee. I. p. 73. ter. ).

899. Se alcuna nai^ venisse AbdOul-rìzaq, Ambasciatore di Schsl^-R^'ckh lo ^onfemu, t JS.aUkut ( ei dice ) è un porto mare molto sicuro ^ e frequ^ortatr; 2«a

44^

owero porlo por ifaUche Mcideme^ e non per prepoft^ voloiiii^ li togiioQo tutu) quello^ die baiiao ia nave cQ uerMosie , cMceii-* do : voi colevate mdtre altrove , e il «ostro dio vi coiMJtoUA qnì , acdaeohè abbiamo U robe voAre Le Davi di Maogi ^^ vengono per l' estate, è si canrioaiio per veoiura m oito gìorai, 'O pm presto che possono ài partonp , perdhè non vi è inolio buoa etere , })er essere la spiaggia tutta di. sabbione, e m<4^to pericolo* sa, ancorché le dette «avi portino assai ancoi^e di legiao così grandi , che in ogni gvan Ibnwia riieiigcinD le nitvi Vi sono le<H Ili , e molte altre bestie feroci e salvaiiche

CAP. XXVIL

Di Malahar.

Malabar '^. è un regno* ^gnMidiseiiiìo nell'India Martore ^

., 1 \

^ iMCtHWza'i taoAo ewn^o ia questo p^rta» e U ^iuftiua tanlo bene ammimatrata ^ che sbarcate k hmm ataooo ^poatcì nei mercati aeioa pericolQ«L*uao degli allri porw 0 tiisiiU^atasaaiCpata èiobeae^ui» baatiiaeiito deatinato per un porto é aatreUo, dall' » ottnipQtenza divina a.toceanxi un altro, le inercans&ie veqgaao fermatale confiscar <a te » . ( J^angU JUoi«»il de J^eit. Voy. t. Il* p. 96 ].

900. :Le turni éi Mang^rtiìo che il refno di Calic^ut foase^ eoa) appaiato dal sue ..porto ai tempi daUa Qooqtiialp dei Pomughesitifia die aateriormente lo appellassero rc^no d'£(f «ma 4a persuade pur ancbe il rifleaaoohe Giuaeppe Indiano dice di Cali-

cutfxiò ebe qui narra U Pvlo^dd r«gno d' ìE/;": » ivequentior «tiam inibi iifigotiatio- ì» aum.niiawjusievaitacwn iqoolao Calai j ìlio proficiscebantar ». ( Nov. Orb. p. i5a}.

90 1 . Malabmr. 11 nqatro teato.portii Melikmr cosi il JÉUceardiano^coai il Pari|^no. .Secondo £bn«iialata il nome arabo questa provincia é MaUiòar^ di che non va ; perauaao il 8tg. Sacy ( loum* dea Savan, Jan. i8ao, p. pS ) . Il P.Paolino cfie vi dU

moro i5 anni, che sapeva il Samscredemico t il TamuUco 1 i^ Malabarico , ossìa la lingua doSta e le fiivelle volgari del paeaet^esorive . topograficamente il Afalabar t e

.•dietro la scorta di lid ne daremo sommaria contaa^i^ il vero nome Indico del JRfa- l4ibare Alajralalam che deriva dalle voci JUalm mièuX/t^Um abitaupnctcioé paefc

. di montagna. ifcGrf/iii^iva significa lo stesso» e da questo vocabolo indiano corrotta crede esserne derivato quello di Malabar^a ciò non rassembraci eaatto. Poiché sic* come gli abitanti sono detti secondo il riferito scrittore MM^yer o Montagnuoli fu detto dagli Arabi Malajbar o paese dei MaloL In fatti dice TUerbelot che i Gcogrn*

, fi orientali l' appellano Afalaibar ( Vox MsUi ) , £bn Batiita che acrìase un opuacola che tr&latato porta il titolo Dóscripiio terrae. Ualabat^reXcnd» che il nome Arabo del paese sia Mulaibar , ma si ravvisa essere occorso errore e scambiamento della grima vocale^e che debbe leggersi Malaihar ( lourn. des Savan* lanv. 1720* p. 19 } Il MdfJmf secondo iif , Paolmo a meaaodi incomincia 0 ZWo^> cho é uj^ pistcUy a

445

verso ponenrè ^ del (faile noa vogUo testare di 4ire ancora alcirot pariìcolarità ^^ ; le cui genti haaiio re ^ e lìngua propria : UDO daoTio tribmo ad alcuoo » Dn questo regno appare la stella della tramontana sopra la terra due braccia ^ » Schio in q;aestD

*■***

ponente del Capo Gamorino a 8.' B.^ di Lat. Setteiv. E^ a confiite col Iffattùrd e eolia Costa della Pescheria^ che è la Pto'aLia degfi antichi : chiudelo a Decidente il mare ^ a levante la catena dei monti Gfta//tf#:a8etteotrio»e ha il regno» di Cancan e il numte d* JUi che e a 13.^ &' secoiidorle oMervaxion» di Hamilum Moore. La ionghessa del paeae dai Gaiie9 al marevajri^ dalle iSaUe 40 laghey la kiogbcsza per costa è di cen* to venti leghe. Lo bagnano molti fiumi che vengono dalle montagne»e cke scorrendo iu varie direzioni sboccano in mare (. PrPaoL'Vlag. p^ 69 ) » Ma il Polo col nome dt ttelibaTf oltre il paese propriamente dettò , appellò tiitta la costa ehe ancbe dal monte Eiljr o lUi si estende sino al Guxera$ ( V. t J^ttcga n. \ etoè i paesi di Cmnara e di -Coneami e eie segui la cosCiina»za degl'Arabi dei suoi tempii che tutta la co-* sta dal Camorifto al Guzerai appellarono Jtf«£Ei^r.Cn iatti seconde' Abulfeda ha pria- tipio detta regione dal Guzerat ( Marsd. n. 1587 ) .

9oa« Non voglio wesiar ài dire ancora aloine altre pàrtUotari là. Ciò non legge» A nel nostro Testo^ e sospetto che ^pieste parole iòssevo interpolate da akutuik «he» epinòVrntameater che alcapv ao» parlasse* del Maiahat^ «o» .av verterla dier parfib del Maabar o delta parie meridionale del Coromandel . E molti incorsero tale ei> rore, e fra questi il Rennel, e il Malte Brun » periochè asserirono che il PtAo satlua*^ fiameitte aveva descritta T India, quantunque dal nostro conunetitario siasi potuto ravvisare ohe la descrisse ordinatamente , ed avverte y che dal Cejdba poesa a de- scrìvere i paeM a tramontana di S. TommasO' o di Meliofmri^ e dopo ciò riconduce il leggitore al Ce7^r»,quasi voglia accennarli, che da queU'ieola non si mosse.per vi- sitare quelle contrade, ma che a seconda della sua consuetudine ne parla per reki«io-^ ae, come feee nel p^^ioMi' libro al toixhè trattò di Dadagshan^t di Cmapùion o Kan^ tAeu.

^S léead §enii%animre. Opinai (t^Lp^ vgo.». ]F che qui volesse parlare del paeae di Ctknanor^XMk riflettendo ai particolari qui narrati ho variataópinione. Sìaco- me si dice che questo regno è poco lontana dal Guaerat^para che intenda vagievape del regfto di Dàèan^ di cui si de cattteaaa>tel aoMaailo di regptt,eittft^/a pa^l» a»-: entali ( ftamk L p> 365.C ). ivi si iMirachepoteva essere iSa anfti abequcaioiregniK §a levato di mano dei 4;enttlldal Aame^i elee. Tar^Af e PtfrjtamVtoiaiaaacadda del» regno di Camòafa a: di molbe eitU itt' terra ferma ,. e .di molti posti di mare . IliÌGe:ii Sarros : # la quarta parte di questa nostra descrizione principia nella ci tt^ di CaOi-* w 60/a, e ftm'Sce nett'^iJltstrecapo ColMMM^M^allb ^(uak disto costa ^ sono ac)o

a leghe poco piùo marKo, dove si «oa^Nraiìde.qttaaii tutto il ior dell' Indie f che k a la più fi*equpnlaia parte da aai; 111 quale pcttremo dividere in tre pai te 1 eoa dna a nQtabili fiumi . . Il primo divide itregn#^lOsea#ft dal regno Gacena^i che li restai a a TrampoCana . Il aecoitdo divklequlesto negnoDacdit dal regno Canora ;«he ce-^ a ata air ostro di quello t (Basroa Asia* Dèe. h Libi K* e L )•

yo4,La stella della tramontana $<jfrm la terra due- braceia-QatUo- regno alFim^ beccatura del. Golfo di Camboja è a ao.^ di LaUSelt-» e se Ja misura a braaeia dell'ai. fexxa del polo fosse stata esatta^ avrebbe dovuta i^erla Marco a due braccia e mas»*

444.

tmmt e in tiaello !cU CrtisKerat, qaal. à pocolontanb ^ flttcrlit cotm* ri ^^ , i quali vaDQO in mare ogn anno con più di cento natUj , e prendono e rubano le navi de' mercanti, che passano per quei luoghi. Detti corsari. meoaóo.« in jpQare le lor mogli e figliuoli grandi e piccioli ^ e vi stanno tutta la state . E acciocché non vi possa passar nave alcuna, cbe-nee^-la prendino, si mettono in ordinanza , cioè , che un nayiiio sta solto con l' ancora per cin- que n^iglia lontano Tun dall' alirp , sicché venti navil) occupano lo spazio di cento miglia.. E subito , che veggono una nave fanno segno con fuoco o con ftimb ., e così tutti si ragunano insieme ^ e pigliano la tiave che passa : non gif offendono nella persona , ma svaligiala la nave, mettono quelli sopra il lido dicendoli, andate a guadagnare dell' altra rol)a , forsechè passerete di qua di nuo- vo , dove ne arricchirete .

In questa regione v^ è grandissima copia di pepe y eenzero , cubebe y e noci d' India . Fanoo ancora boccascini ^ ì più belli , ^ i più ^pltiliycbe si trovino al mondo.. E le navi di. Mangi por- tano del rame per zavorra delle navi j e appresso panni d' oro , di seta , veli , oro « argento , e rac^te sorri di spezie , che non hanno quelli di Malabar ; e queste tali cose còntracambiano con le mercanzie della delta provincia , si trovano poi mercanti, che le conducono in Adem , e di li vengono portate in Alessandria ^7. £ avendo' parlato di questo regno di Malabar , diremo di Guxze* fati , che è vicino . E sappiate, che se vogliamo parlare di tutte le Città de' jegni d' India saria cosa .troppo lunga e tediosa . Ma

M»&¥eiidol« viBdnta t un bnecio a) Capò Gomorino che è a otto gradi di Lat.L' erro- aeità di qpe$io modo di «ompiitareìaiicora pia si manifèsta poaterìormonte, ove dice che nef reame di Guwmrm videvala alla aei baccia^qoaDtunqae far punta più aetten- inoliale deUapeniaola veduta dal Polo tese V imbeccatora del Golfo di Cmek che è a aa."* K.' di Lai. SeUehfc.

906. Corsmri ( V, t. T. p. 190 q. ). n Carletti narra che i Portugfaeai con vaacetU n modo di Oaltanlte' chiamati da loro Fusti tengono netto quel mare da Corsali In* diani detti Malabarì , i quali vanno sempre in giro per danneggiar questo e quello e iti particoUre i mercanti Portughesi ( Viag.n li. p. !a66 ).

^. Boceaseini . f n ógni età ha mutatala moda i nomi delle stoffe y drappi e seterie . Quelli di bombagia che si febbrioavano in queste parti ai tempi del Garlet* ti erano detti Gi/il<?Aiw, Boffatiahl^ e Sorniona ( K e. t. IL p. a88 ).

907* In AUssandrìa. Intorno que^i traffici vedasi ( 1. 1. p. 204 ji« )

445

toecheremo solamente quelli delli quali abbiamo avuto qualche informazione»^.- ^ i

GAP. XXVIII.

Del regno di Guzzerat .

Il reame di Guzzerati «*^ ha proprio re , e propria lingua «'*: è appresso il mare d'India verso l'occidente. Quivi appare la stel- la tramontana alta sei braccia^''. Vi sono in questo reame imag* glori corsari, ^'^ chesipossino imaginare, perchè vanno fuori eoa li suoi navilj , e come prendono alcun mercante subito li fanno bere. un poco d'acqua di mare mescolata con tamarindi, che li maove il cor{)o , e fa andar da basso . £ la causa è questa , per- che i mercanti vedendo venire i corsari inghiottono le perle , e gioie che hanno , per asconderle E costoro gliele fanno uscir fuori del corpo .

Quivi è grand' abbondanza di zenzeri, pepe, e indaco. Han- no banoibagio in gran quantità , perchè hanno gli arbori , che lo

go8. Qualche informauone'. Questa è una manifesta dichiarazióne che la mag- gior parte dei paesi che descrive^ che erano fuori della sua diretta navigazione dal Guzerat a Ormus ei non vide, ma gli descrìsse dietro le altrui relazioni

909.// reame di Guzzerati, Gazerai appellasi la penisola racchiusa frai due Golfi di Cutch e di Cambaja Il maggior Rennel ne ha rettificate non poche posizioni dietro la scorta di alcune carte manoscritte e di osservazioni recenti ( Descrìp. de r Ind. 1. 1. p. 375 ). Ai tempi del Barbosa era il Guzerat un potentissimo regno , di- stinto da Cambafa, La sovranità erane passata dai Gentili ai Mori ( Ram. Nav. 1. 1. p. 537. D ). Questo nuovo regno Maomettano fu distrutto da Acbar Imperadore del Mogol ( 1. 1. p. 191. n* a ). Il principal porto del paese è Surai , la capitale Gii- zerai detta dai Persiani ^Amed-^^o^. Melchisedec Thevenot visitò questa città che secondo esso é distante 129 miglia da detto porto. Ei la crede V Amadarastis d'Ar- riano ( Voy. par. III. p. 11 ) . Il Guzerat è bagnato da varj fiumi, e il. paese verdeg- gia tutto r anno stante i colti di grano e di rìso » e ie varie specie d'alberi che dan- no frutto continuamente ( ibid. p. 16 ).

910. Propria lingua (V. 1. 1. p. 191. n. )

91 1 . Alta sei braccia ( 5up. n. 904 ).

912. maggiori corsari . A Tana MaiambafyrieziA del re di Guzerat dice il Barbósa che » stanziano alcuni corsali, che usan«> navilj piccoli come fregate, con le » quali escono in marCi e se trovano qualche navilio piccolo che possa manco dei » loro lo pigliano e rubano , e alle fiate gli ammazzano le genti » ( lUm. 1. 1. p. 170. D )•

57

446

prodacono, quali sono d^akezaa di sei passa, e durano ansi ▼< ti Ma il bambagio , che si cava da quelli cosi vecchi , non è buo- no da filare , ma solamente per coltre ^^^ Ma quello, che £inno fino a dodici anni è perfettissimo per far veli sottili , e altre ope* re . In questo regno s' acconciano gran quantità di pelli di bec- chi y bufali , buoi salvatichi , leoncorni , e di molte altre bestie, e se n' acconcia tante , che se ne caricano le navi , e si portano verso li regni d' Arabia . Si fanno in questo regno molte oopene da letto di* cuoio rosso , e azzurro sottikneiue lavorale , e cuote con fil d' oro e d' argento £ sopra quelle li SwaccBi dormono volentieri . Fanno ancora cuscìbì tessuti di' oro tirato , con pitture d' uccelli e bestie , che sono di gran vakqta ^ perchè ve ne sono di queUi , che vagliono ben sei narebe d' argento V uno : quivi si lavora me^&o d' opere da cucir» , e pia settilnienie ^ e con mag- gior artificio, che in tutt'il resto dee mondo. Or procedendo più okre diremo & so regno detto Gawini

GAP. XXIX.

«

Del regno di Canam .

Ganam ^'^ è un grande e nobìl regno verso ponente , e iu- t efidasi verso pooen^ , perdiè MmdL M*. Marco veniva di verso levante , e secondb if suo cammino si tratta delle terre , ehe lui Uov9,Ma Questo, h?* re ,, e oon rende tributo ad alcuno . Le genti

943. P&if^ cohfB . N Capletla parila dcUe cftkbri coke» di «SiroUTe* Nara« dMt ai fece ftiòbricaff» da cm in«pcfiflile< di Guamimi tante telaiedt hftmba§ÌA che ckiamai»* témUhitU , Boff etèrni 9 Semkam , a ancor» a|tMjnatti&ttur« porr di iMUSbagì^t c^ me* coperte et' Retto» per portar» in; V^HDQfgoUo : » le ^nali sonar trapuntate kiiar P' ri' carmf e MliaMim, e eon punti tei»te> fitti e fitti elio a gyantpena ai acoi)ganQ a ft.mp.a8B).

9^14^ Canmmy mopM eorreltameiite ittaote d«Ma- CinMaa,Kl EkoMNliano> il Pati- gìno Tana. Questa contrada rammentala AbulMa . » Tanak ostini ma GusmaL Man* * badz filius Sahidi dicit eam esse ultimam urbom provyncaor V Lar cekfaoatam » sermonibus mercatorum. Litoris huius Indk» incolteo omnos aum nifideko ìdola- » trae f (AìmW. Geo^-- P^ ^i )• Sembra ii poeoo oke iT BUfboca. apfoN% Témm^Ma* jamùarneìkt carta doU^'Indìa do» Kennel- Tana è segnate soMto costa aettentohmln (fclK isola dr Saketta . Ma non di cfoesto-luogo farelk à P^lo^povcU sooosdo oaan, e Abnlfcda era nel Guzerai . In Utore maris Indici era Tanah secondo Ifasair Ettoaeo Long. io2.« 0/ Lat. 19.*^ 20.' (Gcog. Min. t. HLp. 117 ).

447

adorano gF idoli ^ e hanno lingua da per se . Quivi non nasce pepe , zenzero , ma incenso in gran quantità , qual non è bian- co, ma è come nero. Vi vanno molte navi per levare di quello, e di molte altre mercanzie, elle quivi si trovano . cavano mol- te mercanzie , e massime di cavalli per tutta V India , alla quale portano gran quantità .

GAP. XXX.

Del regno di Cambaja ^^ .

Questo è un gran regno ^Ferso ponente , il qual ha re , e ik^ velia da per se . Non danno tributo ad alcuno Adorano le genti gV idoli , e da questo regno si vede la stella della tramontana più alta 9 perchè quanto più si va verso maestro , tanto meglio ella si vede Si fanno quivi molte mercanzie , e v'é indaco molto , e in grand' abbondanza . Hanno boccascini , e bambagio in gran copia. Si traggono di questo regno molti cuoi ben lavorati per altre pro- vincie , e da quelle si riportano , per il più oro , argento , rame , e tucia 9'^ . E non v' essendo altre cose degne da essere intese , procederò a dir del regno di Servenath .

91 5. Cambaya^e seconcìo i tre r«ttnthentali testi, della Crusca, il Parigi<iO| é il Ri^^ardiano Com&oe/, regno detto dagl* Italiani Cam^a/a^ distinto aac^he ai tempi del Barbosa da quello di Guzer^ ( V. n.909 ] . Nel parlare Marin Sanuto dei traflici del mare Indiano dice » Hoc vero Oceanum mare in illis partibus habet principaliter » duos portus.Quorum unus nonunatur àtaJuAar et alter Cambeth^m quibus major 9 pars speciariae » et mercimoniorum, quae ab illis partibus Indiae , ad dictos duos » portus descendunl et in navigia honerantur ec »(Ge8t. Dei per Francos t. II.p.aa ) » Cambajet est Inter marìtimas Indicas, quo oontendunt mercatorcs. Sunt ibi quo- » qae Moslemi ... est ad sinum maria. Ejus longitudo est trium dierum: urbs pul- ir era major a/AfaawoA, lateribus constructa, incolas habens Moslemos : profert » marmor album: habet parum hortorum (Abul£Geog. p. 271 ). Nella Geografia Nubiense cosi è descritto questo regno . » Kambaja distat a mari tribus paSsuum » millibus: estque urbs per se formosa , et ex ipsa viderelicet naves proficiscentes , p alias portura in ipsa capientes . Possidet opes, atque merces quam plurimas, un- » dique ad illam advectas^quae deinde in partes universas distribuuntur.Eadem pre* 9 terea sita est ad flumen , per quod naves mgrediuntur et anchoras jaciunt. Aquas » abundat , imminetque illa arx munita ( Liber. Rei. p. 60 }•

91(1. Tuda ( V. t. L p. 24. n }.

448

GAP. XXXI.

Del regno di Servenath,

Servenath ^'7 è un regno verso ponente , le cui genti adora* no gF idoli , e hanno re j e favella da per se , non danno tributo ad alcuno , sono buona gente . Vivono delle loro mercanzie , e arti ^ e vi vanno ben de' mercanti con le loro robe , e riportano di quelle del regno* Mi fu detto, che aiielti^ che servono agl'idoli ne* tempj, sono i piìi crudeli e perfidi 9«*^ che abbia il mondo. Or passeremo ad un regno detto Ghesmacoran .

GAP. XXXII.

Del regno di Chesmacoran ^*^.

Questo è un regno grande^ e a re e favella da sua posta ^^.

917. Servenathf e meglio il testo Riccardiano Semenach . Secondo il Parigino e V edizione Basilense Semenai. Sumnat nella Carta dell' Anvìlle è segnato nella pun- ta la più occidentale dalla penisola di Gazerai, ove nella carta di Rennel é segnato /%ar,punto di riconoscimento per la navigazione del Polo dal Capo Camaritìo a Or» fnus Secondo Abulfeda Sumenai é detta anche Saramo^ che significa Tidolo : é alla riva del mare nel paese detto Bawazig^Xìxoffi rammentato dai mcrcatanti,secondo il figlio di Said e pertinentente al Guzerat^ detto ancora Lar e narra che ivi approda- vano le navi d' Aden . Fu espugnata la città da Mohmud il Gaznavida che vi distrus- se gì* idoli' e vi usò acerbissime crudeltà . Sumanat secondo le tavole di Nessir tttu- seo (ì. e. ) Lat. 17.® 0/ Long io6.® o.'

91 8.. Più crudeli e perfidi . Savia è la riflessione del Marsden ( n, i4t4 ) ^^^ le eccrssive crudeltà dei Maomettani contro quei popoli^ecci tasse la vendetta di essi, e che il Polo avesse le svantaggiose relazioni degli abitanti dai Maomettani delle sue navi .

919. Chesmacoran (Cod. Riccar. ) Remnacoran 1 ( Ed. Bas. ) Resmacoram, Se* condo una variante riferita dal Marsden Resmaceram. Secondo il Ronnel questo nome deriva da Kidje'Makran. Kidge è la capitale del Afekran sul fiume Destj che visitò Pottinger ( Descrìp. du Betoug. t. II. p. 1 10 ). Il suddetto R'^nnel osserva esser uso comune in India di aggiungere il nome della capitate al paese . Ingegnosa è pur anche lu congettura del Malte Brun che i medesimi resultali , che il Polo avendo inleso dire Raz-Makran che significa promontorio del Mehran ne formasse la voce Resmacoran. Ebn Auckal ^nel Sind comprende il Mehran ( Orient. Geogr. pag. 162 )

gao. E aro e favella da sua posta. Ai tempi di Ebn Auckal erano penetrati nel

449

Alcune di quelle genti adorano gì' idoli , ma la maggior parte so^ no Saraceni . Vivono di mercanzie , e arti . E il loro vivere è ri- so , e frumento , carne , latte , che hanno in gran quantità . Qui- vi vengono molli mercanti per mare y e per terra . E questa è r ultima provincia dell' India Maggiore ^^^ - andando verso po^ nente maestro , perchè partendosi da Malabar quivi la finisce . Della quale India Maggiore abbiamo parlato solamente delle pr«- viocie e città y che sono sopra il mare , perche a parlare di quelle , che sono fra terra saria stata 1' opera troppo prolissa . Ora parlere- mo d' alcune isdie , una delle quali si chiama Mascola , l'altra Fe« mina.

GAP. XXXIII.

_ »

DeP isola Mascola e Femina ^**

Oltre il Chesmacoran a cinquecento miglia in alto mare ver- so niézzodi y vi sono due isole « 1' una vicina all' altra trenta mi-

Melran i maomettani . Hosein ben Isa aveva preso poMeaso del paeae di Mihra i e perciò secondo il Geografo vi parlava il Persiano , e favella Mecrana ( ibid. ].

92 r. L* India Maggiore. Qui per termine dell' India propriamente detta pone il Polo il Atekran, che può tuttavia dirsi che appartenga alla regione Sindetica E' più esatto del Corsali, il quale più di due secoli dopo diceva cominciar 1* India dal- lo stretto del mar Rosso ( Ram. Nav. I. p. 197 ) .

922. Isola Mascola e Femina, Intorno a queste isole favolose ( V. t.I.p.i94 n*)- Gangettura il Marsden ( n. 14 >9) che abbia voluto parlare deirisola d* Abd^al-Curia 0 delle altre dette le Due Sorelle, che sono a libeccio a non molta distanza da Socca- tera^e che ivi abitasse uua popolazione che viveva della pesca, e che perciò i maschi si assentassero per alcuni mesi dell' anno per attendere a quelle marittime occupa- zioni, e che ivi anche i maschi appena giunti in età capace fossero condotti via dai genitori per addestrarli in quel!' arte. Un' indicazione delF origine di questa favola leggesi in Giovanni Barios . £i dice che le donne di Soccotora sono più bianche » degli uomini, e molto robuste e virili, cosi nella statura e composizione delle » membra, come nell'esercizio: perciocché cosi combattono in ogni occorrenza co- > me gli Alessi mariti,oade é opinione che già in altro tempo vivessero senza la com- » pagaia degli uomini al modo delle amazoni. Solamente per avere generazione,daiIe » navi che in quell' isola capitavano ne avevano alcuni 1^ (Dee. II. p. 10). Anche al Barbosa fecero i Mori simil racconto ( Ram. Nav. Voi. I. p. 524 C ] . Secondo il P. Zurla queste due isole sono quelle dette fratello e sorella vicino a Soccotora e life- risce una variante dal testo Soranziano che le dice a 4^ sole miglia di distanza da detta isola ( Dissert. t. I. p. 194 ).

J

4^

glia . E iti ima ékmotmka ^i ùciaiiai fiimsa Feoiaime, e si chiama Isola Mascolina , ndil' akra sumqo le fedunvoe senza ^' aomini , e SI chiama bdka FemmioMa v Qudli ^ che abitano m dette due isole , SODO una cosa nedesiiiia^ , e 4000 Grwxiaiiii battezzati^ Gli uon^i Tanno ali' isola- delie ^^miney e ^litAoraino eoo qaelle tre mesi cootioui, cioè Mare#, Aptfiie e Maggio, e ciascuno a- bita iti casa con la sua mo^ìe ^ e dfopo' pitbma all' isola Mascolina, dove dimorano «uift' 3 resto dell' anno , facendo (e lon^ arti senza femmina alcuna . Xte ienumioe tengono seoo i figliuN!)li 6fK> a* do- dici anni , e dof90 fi mandano alti loro padri . Se ella è femmina , la tengono fin cW ella è da marito, e poi la maritano agli uomi* ni dell' isola . E par che queir aere non patisca j che gli uomini continuino a stare appresso le femmine ^ perchè moririano . Han- no il loro vescovo , qual è sottoposto a quello dell' Isola di Socco- tera . Gli uomini proveggpno al vivere delle loro mogli , perchè seminano le biade , e le donne lavorano le terre ^ e raccolgono il grano , e molti altri frutti , che nascono di diverse sorti Vivono di latte , carne , risi , e pesci , e sono buoni pescatori , e pigliano infiniti pesci . De' freschi , e salati vendono a' mercanti , che ven- gono a comprarli, e massime dell'ambra ^ , che qui se ne trova assai .

«t^irf*«fe4ai^Mla^

925. Jìmbra . Parlai delì* ambra { 1. 1. p. 200 n. ) ma non dichiarai ladiflèrenza che è fra le due sostanza dette in Italiano indistfnitamente ambra . li' ambra gialla ossia il succino per gì' insetti o altre cosette che in se talvolta racchiude» credono i naturalisti che nella primitiva sua formazione sia liquida , e che possa essere una sostanza resinosa che trasudi da un albero . I Romani tennero T ambra in sommo pregio e traevanla al dire di Plinio daU' isola Gìessaria . Il conte N»- pione congettura che il lìneurìo degli antichi fosse una specie di succino ros- so o di color di fuoco . L' ambra grigia pel consenso di tutti i dotU è sostanza anfmale opaca, molle oome la ceraie credesi che per una malattia della balena si gè- -Sncri nei suo vcntre^e poi la rigetti in marcssostanza, eh' era ignota agli antichi , che ha un profumo simile a quello del succino , lo che die cagione di confondere quel- le due sostanze. Avverte Leone Aflrìcano che Ambara chiamano i |)opoll di Fez e di Marocco la balena, e sembra che da quella voce derivasse quella di Amhar come appellasi nelle parti di Levante T ambra. Gli Arabi il succino lo appellano Katabe (Opusc. sulle Scien. e k arti. Milan. lygS. t. XVIII. Napion. del Line. p. S25 )• e da ciò si deduce che essi hanno un idea chiara della differenza di queste due sostanze* Il Barbosa dice che nelle vicinanze di Soccotera » Si trova molto buono ambncan, ^ e, in quantità »' ( Ram. Nav. Voi. L pag. 524* D }.

45 1 GAP. XXXIV.

Dell' isola di Soccotera ,

Partendosi da dette ìsole verso mezzodì ^ dopo cinqueceoto miglia si trova l'isola di Soccotera , ^ la quale è imito grande , e abbondante del vivere ^^^. Trovasi per gli ahi tanti alle rive di qua* »i' isola molto ambracano , cbe vien fuori del venire delle baie* ne 9^ , e per esser gran mercanzia^ s' ingegnano , d' andarle a prendere con alcuni ferri ^ cÌm^ hanno le l^rbe ^ che lìceati nel*

9^4 Soccotera ( V. 1. 1. p. 195. ii« ) Abulfeda ( Geog. p. 378,) )^ SokyWa aut » SoaHhra est octoginU milliaria ( ma secondo la versione dell' Assemanni ottani U paransanghe Bibl. Orient. T. Ili- P' 780) » eulta a Christianìs NestorinìSy ducen- » tis fere miliaribus abest a Bar el Ahkafiiincoìae ejus sunt Christiani pirataé irTri- ftan d' Acugna fu il prime dei Portugheii che approdò neH' isola adt 1S0& Gi'iso* lanì da a6 anni in poi erano sotto il re di Casser che regnava sul paese di Fartasque in Arabia , il quale mandò un armamento navale e soggiogoUa ( Barr. Dee. IL pag. io).

925. Abbondante del vièen. p Ifafina molte vacche^ castrati, e palme t e dattoli : le loro vettovaglie sono di carne, di latte , di datloli . In qiiest' isola vi » è molto sanfjpe dvago ( Draeana Draco ) e molto aloè soccotrino ^ (Jiasb* Ram. t L 3a4 C ) . Il Barcos dice eh' è troppo soggetta ai venti setien^rÌMiali %. perciò multo arida. Traversa risola «na catena di monti longitudinalmeate, che for* ma alcune valli riparate dai venti» ove gli abitanti seminano il mìglio e cejidMCO- no a pascolare gli armenti » La terra in se non è troppo sterile , ma gli abitanti sona rozzi e di poco ingegno, perciAechè nei luoghi ove i ireati non regnano produrreb- be ogni aorta di pianDe ( Dee. il. p^ 9 )

926. Balate. Per quanto il metodo descritto dal Polo sia tuttora quello usato dagli Europei sulla costa di Groenladia per acchiappare le balene, oecorre prov4re che questo metodo si usasse nel mare Etiopico»e Indiana' ai tanpi del nostro viaggia^^ tore . Narra 1' ammiraglio Olandese Comeliz che tre dei suoi vascelli, nel 1S9& ap« prodarcHio all' isola di S. Maria , e videro un baUeUai iBdtano eho danta la caccia ad una balena , e aggiuntala gli gittarono V uncino attaccato ad una eoirda lunga, fiitta di scorse d' albero. Ferito il mostro marino,. nelrdibattfevsi che faceva, grisdiani gli dierono tutta la corda . Allora la balena si tsaese diatre \m eanoB o batteUor Indiano e lo scosse come se fosse stato mi guseie di noce, di che non ai measero m pene gl'Indiani abili notatori, la' balena perdute dopo akun tempo le forze apparve a galla e gì' Indiani trattala a terra se la divisero ( Biecii. de Voy. 4^ HoUand. t- IL p. i5a). Talché pessenogH Europei avere apparalo dagl^ indiani il modo d* acchiap^ pare la balena . Anche i Giapponesi* s-* occupano di qiaella pesca ( ibid. t«X» p.53 ). Le Gentil descrive come le peschino' gli abitaotì del Madagastar (Yojr.dans les Mer dcs Ind. t. IL p. 564);

45a

la balena non si possono più cavare ,alli quali è attaccata una cor- da lunghissima con una botiicella , che va sopra il mare , ac« ciocche come la balena è morta la sappino dove trovare : e la conducono al lito dove li cavano fuori del ventre T ambracane, e dalla testa assai botte d'olio. Vanno tutti nudi, si niascoli co- me femmine, solamente coperti davanti ^^7, e di drieto, come fanno gl'Idolatri . £ non hanno altre biade se non risi , delli qua- li vivono^ e di carne, e latte . Sono Crisuani battezzati ^ , e hanno un'Arcivescovo, eh' è come signore^ qual non è sottoposto al Pa- pa di Roma , ma ad un Zatolia ^^9, che dimora nella città di Bai- dach ^^ eh' è quello, che l'elegge, ovvero se quelli dell'isola lo fanno , lui lo conferma . Arrivano a quell' isola molti corsari con la roba , eh' hanno guadagnata . La quale questi abitatori com- prano , perocché dicono , eh' ella era d' Idolatri e Saraceni , e la posssono tenere lecitamente '. Vengono quivi tutte le navi , che vogliono andare alla provincia d' Adem , e di pesci , e d' am- bracane ( che ne hanno gran copia ) si fanno di gran mercanzie. Lavorano quivi ancora panni di bambagio di diverse sorti , e in

927. Solamente copèrti damanti. » Vanno nudi, solamente cooprono le loro ¥ vergogne con panni bombagio e con pelli » ( Barbos Le).

928. Sono Cristiani battezzati , Dice il fiarros.* tutti aono C^atiani Giaco* » biti del sangue degli i^bissini, ancorché non osservino malte cose de'loro costumi » La maggior parte degli uomini hanno il nome degli Apostoli , e le donne di Ma* » ria . Adorano la Croce , e sono cosi devoti che tutti portano per abita una croce » al collo , e in alcune case che hanno d' orazione; é questo il loro oracolo . » L' orazione che fanno é in Caldeo . , . Hanno la circoncisione e il digiuno » ( 1. e. ). Secondo il Maffei, Tristan d' Acugna liberò quei popoli Cristiani dal servag- gio degli Arabi Partaci^ e deputò un religioso alla loro direzione spirituale per to* gliere i \\t] eh' erano nei costumi, e ne riti di quelle genti ( Stor. dell* Ind. p. i io ). Il Barbosa dice che erano nominati Cristiani y ma che mancava loro il battesimo ( I. e. p. 324. e ) .

929 . ZaioUa . En*ore tipografico e dèe leggersi Zatolic . Osserva il Renaadot (Ancien. Relat. p. 175 ) che Marco Polo dice che i Soccotrini erano sotto la giuri- sdizione d' un ZatoliCf perchè gli Arabi scrìvono la vece CathoUque con una lette* ra aspirata che corrisponde alia consonante/ ( che in alcune favelle e nella Francese ha il suono del g) e perciò molti scrissero e pronunziarono indistintamente JaioUk e ZatolikJÌ Polo pronunzio la voce in quest'ultima guisa a seconda della coaliiman- za del suo paese dare al ^ il suono della z quando precede 1* e l'i.

95o. Nella città di Baldac, Ai tempi del Polo anche per attestazione di AbuU feda i Soccotrini erano Ncstorini . I Portughesi trovarongli Giacobiti e sottoposti ai patriarchi eretici d' Antiochia e di Alessandria. Questo cambiamento come pei Cri- stiani di Tommaso accadde dopo il tempo del nostro viaggiatore (V< d. 878 y

453

SaaDtità j auali vengono levati per i mercanti . Sono gli abitanti i detta isola i maggiori incantatori e venefici ^\ che si possano tro« vare al mondo , ancorché il suo Arcivescovo non glielo permetta, e che gli scomunichi e maledisca . Pur non curano cosa alcuna , perciocché se una nave di corsari facesse danno ad alcuno di Io* it), costringono, che ella non si possa partire ^ se non soddisfan- no i danneggiati ^ conciosiacosachè se il vento li fosse prospero e in poppa , loro fariano venire un' altro vento , che la ritorneria air isola al suo dispetto . Fanno il mare tranquillo ; e quando vogliono fanno venir tempeste , fortune , e ' molte altre cose ma- ravigliose , che non accade a parlarne . Ma diremo dell' isola di Magastar ,

GAP. XXXV.

Della grand' isola di Magastar ^ ora detta di San Lorenzo ^

Partendosi dall' isola di Soccotera , e navigando verso Mez- zodì e Garbino per mille miglia , si trova la grand' isola di Ma- gastar ^^ , qual' è delle maggiori e più ricche , che siano al món* do . Il circuito di quest' isola , è di {remila miglia . Gli abitatori sono Saraceni , e osservano la legge di Macometto Hanno quat^ tro Siechi ^^ , che vuol dire in nostra lingua vecchi , che hanno

93 1. ìncantùtori e venefici. LosteMo delle donne di quel paese dice il Barros : 9 che quando atahno separate dagK uomini, solamente per «vere generazione dalle f navi che in quell'isola capitavano avevano alcuni *, e .quando tardavano^ per arte f magica gli facevano venire per questo effetto, a che si può dar fede.« ai perché 0o«; f no virili, come perchè oggidì sono cosi grandi magiche e fattucchiere ,- che fanno » cose maraviglibse » (1. e. p. io ). Tale reputazione forse diedero loro gli Arabi loro nemici «perchè gli danneggiavano^ e accoglievano i cocsali che davano la caccia alle navi dei Gentili y e dei Maomettani.

g52. Magastar , e più correttamente il nostro testo JUadeghascar, il Pucciano Madegaiear e forse meglio il Riccardiano Madaj^ghasar^^vchh i natii appellano la loro isola Madecasse. Nel primo volume si è trattato diflusamente di quest* isola (p. 196. n. ) e sono slate confermate molile cose dette dal Polo *

955, Siechi . Scheikh dice V Herbelot non solo significa in arabo .un vecchio , ma un principe , un dottor celebre« un capo d' alcun collegio , o comunità religiosa ( vox scheikh ) . Il titolo di Schech , o a seconda della pronunzia Àraba Scheech dice il Nieburh ( Descrip. de 1' Arab. p. i5 è il più usitato e il più antico. # La y lingua Araba d' altronde tanto ricca, par povera in parole per indicare i ranghi, » se si comparì alle favelle Europee . Perciò la voce Schech ha diversi significati.

58

il dominio dell' isola , e quella governano . Vlvoao qùesd popoli di mercanzie, ed arti , e sopra l'altre vendono infinita quantità di denti d'elefanti ^ per la moltitudine grande^ che vi nasce di det* ti animali « Ed è cosa incredibile il numero, che si cava di questa isola , e di quella di Zenzibar Quivi si mangia ^^^ tutto 1 anno per la mag^or parte carne di cameli , ancorché ne mangiano di tutti gli altri animali, ma di cameli sopra gli altri , per averla pro- vata ^ eh' ella è più sana , e più saporita carne, che si possa tro- vare in quella regione . Vi sono boschi grandi d'arbori di sandali rossi , e per la gran quantità sono in picciol prezzo . Hanno anco* ra molto ambracano ^ , qual le balene gettano, e il mare lo fa aa« dare al lito, e loro lo raccolgono . Prendono anco lupi cervieri , leo- ni , leonze , e infiniti altri aoimali , come cervi , caprioli , daini y e molte cacciagioni di diverse bestie , e uccelli diversi da' nostri, e vanno a quest' isola molte navi di diverse provinciè con mercan- zie di varie sorti , con panni d' wo , di seta , e con sete di diver- se maniere , e quelle vendono , ovvero barattano co' mercanti dell' isola , e caricano poi delle mercanzie dell' isola , e sempre fanno gran profitto e guadagno Non si naviga ad altre isole ver-^

t Nelle città si da ai professori d' an accademia , ad alcuni impiegati delle Mo* » schee^ e delle scuole inferìori,ai discendenti d' un preteso santo «ad alcuni pazzi p che diconsi ispirati, ai borgomastri e sindachi dei villaggi ». Questo titolo passo nel Madagascar con gli Arabi che vi si stabilirono

954. Elefanti. Il Polo non fu al Madagesear come avvertimmo ( 1. 1. p. 197 n. e ) , a Soceofara » in AbUsinia « nel Xanguebar , ma di quelle come tante altre contrade favellò per seniifto diro.. Perciò Ai indotto in errore quando as- serisce chf noli' isola sonovi elefanti IL JFIacourt celebre viaggiatore che destuisse minutamente le cose e gli animali che eootlene non pe fa menzione ( Hìst. Gen. de^ Voyag.t.VliLp.597 ). Non è fiitia menzione da altri che trattarono di questa i^- la . Può darsi che i Madeeassi trafficassero à! avorio , che ottenevano in cambio di altre merci dal vicino continente Affricano .

955. Quivi ri mangia . Secondo Flacourt si cibano di latte di vacca ^ di riso, m ài radici cangiano qualche pezzo di bove arrostito i giorni di festa , o di ceremonia e lo arrostiscono colla pelle. La loro diletta bevanda é una specie d' idromok » com-- posto di tre parli d' acqua, e una di miele che fanno bollire e ristringere in nn vaso di ten*a nera, ed acquista un sapore piacevole , ma questa bevanda é nociva allo stomaco per gK Europei. Fanno anche una bevanda spiritosa colle canne di zuo* shero e le banane .

^ 956. Ambracano t L'ambre gris n'.j est pas rare sur la o6te. L'auteiur » ( Flacourt ) embrasse le sentiment de ceux qui le crojenl un flrais de poissom » durci au solcil » ( ibid- p. 619 )

455

so mezzodì , ^7 le quali sono in gran moltitudine j se non a que- sta, e a quella di Zenzibar , perchè il mare corre con grandissinu velocità verso mezzodì , di sortechè non potriano ritornare più a dietro , e le navi , che vanno da Mabbar a quest' isola fanno il viaggio in venti , ovvero in venticinque giorni Ma nel ritorno pe- nano da tre mesi , tanta è la correntia dell'acque , che di continuo caricano verso mezzogiorno.

Dicono queHe genti , che a certo tempo dell' anno viene di verso mezoai , una maravigliosa sorte d' uccelli , ohe chiamano Ruch ^^ , quale è della somiglianza dell' aquila , ma di grandezza imcomparabilmenie grande , ed è di tanta grandezza e possanza , eh' egli piglia con 1' unghie de' piedi un' elefante , e levatolo in alto lo lascia cadere , qual more . E poi montatoli sopra il corpo si pasce . Quelli , eh' hanno veduto detti uccelli riferiscono , che quando aprano V ali da una punta all' altra , vi sono da sedici pas- si di larghezza , e le sue penne sono lunghe ben otto passi , e la grossezza è corrispondente a tanta lunghezza . E M. Marco Polo credendo , che fossero grifoni y che sono dipinti mezzi uccelli , ^ mezzi leoni , interrogò questi che dicevano d' averli veduti j i qua-* li li dissero la forma de' detti esser ' mtta d' uccello , come saria dir d' aquila . E avendo il Gran Gan inteso di simil cose maravi- gliose 9 mandò suoi nunzj alla detta isola sotto pretesto di far rila- sciare un suo servitore , che quivi era stato ritenuto Ma. la verità era per investigare la qualità di detta isola ^ e delle cose maravi* gliose , eh' erano in quella . Gostui di ritorno portò ( si come inte- si ) , al Gran Gan una penna di detto uccello Ruc , la quale li fu affermalo che misurata j fu trovata da novanta spanne , e che la canna della detta penna volgea due palmi , ch' era cosa maravi* gtiosa a vederla , e il Gran Gan n' ebbe un estremo piacere , e fece gran presenti a quello , che gliela portò . Li fu portato ancor un dente di cinghiale ^ ^ che nascono grandissimi in detta isola , co-

937. N^n si naviga ad olire isole verso mezzodì ( Y. 1. 1. p. 197. n. )

938. RMich . Intorno a questo iayoloao uccello ( Y. 1. 1. p. 198 n. ),

959» JOenie cinghiale. Quanto alla favolosa penna del Huch, e al mostruosa dente di cinghiale ei ne parlò per sentito dire come apparisce dsH'ayer detto di so- pirà: siccome intesi. Pare che questo dente fosse del ginghiale detto Sus-Sthiopicus descritto da Barrow ( Yoyag. dans la part. merìdìon. de TAfrique t. II. 1801 p* 1 18 ) « Gii Olandesi lo appellano boschwoNte o porco selvatico . Secondo il viag- giatore quanto è astuto , è altrettanto brutto e deforme . É armato di alcune lun-

r

456

me bufali , qual fa pesato , e si trovò di quattordici libbre . Vi sono ancor girailTe , asini ^* e altre sorti d' animali salvatighi ^ molto diversi da' nostri . Or avendo parlato di qaell' isola ^ parle- remo di quella di Zenzibar ^^ .

ghe zanne d' avorio che gli scappano fuori dalla gola come due corni i e che lo ren- dono pericoloso, ha gli occhi piccoli quasi in cima della fronte che è quadrata , ha due ppoturberanze carnose pendenti alle gote^che sembrano un altro pajo d^orecchie, che gli danno un'aspetto anche più ributtante e spaventevole. Questo quadrupede esiste nel Madagascar ( Flac. Hist. Gen. des Voj. t. Vili. p. 602).

940. Giraffe» Non vedo fatta -menzione di giraffe dai viaggiatori nel Madaga« scar y ma di molti altri animali molto diviiSati dai nostri, descritti da Flacourt .

94t. Asini . Sembra- essere 1* animale detto da Flacourt Mancar sahoe che lo crede anche esso un asino sai vatico (ihid. pi. 604 ). Secondo il viaggiatore test » un grand animai, qui a le pied rond ccmime le cheval , et des longnes oreiUea . f Lorsqiie il descend des montagnes il voit a peine devant lui,paree que les oreiUes p lui cachent les ^eux. Son eri est ceiui d' un ine »•

94^* Zenzibar. Avverte l'Herbelot che Zeng significa in Arabo il paese detto oggidì Zanguebar^e che i popoli della contrada sono detti Zengi^e perciò ne é deri- vata la voce Zenghiban o paese dei Zengi ( Vox Zeng ). Il Barros dice che la costa orientale deli' Affrica fra So/ala e il capo di Guarda/uj- » gli Arabi e i Persiani 9 come gente che non ha politezza di lettere , negli scritti loro la chiamano Zanr » guebar^e gli abitanti suoi Zanguinif e con altro nome comune gli chiamano Ca- ^ fri 9 che vuol dire gente senza legge (o infedéli); nome che* essi danno ad ogni gen- # te idolatra » . Secondo i suoi computi questo Zanguebar dal capo di Guardqfui sino a Monzambico avea per costa la lunghezza di ]65o miglia; e da Monzambico al Captf delle correnti ultimo termine degli stabilimenti degli Arabi nei secoli di mezzo sonovi 5io. miglia. E da quest'ultimo luogo al Capo di Buona speranza 1040 miglia* Talché dagli ultimi stabilimenti degli Arabi a questa estrema punta dell'Affrica non eravi che questa distanza per coste e 9.^ 55.' in latitudine, poiché il Capo delle cor*- reati e a'24.<^ Lat. Men il Capo di Buona Speranza a 55.o55.*Dimostrammo,Della sto- ria che serve d* introduzione ali* opera, che le cognizioni degli antichi non erano tan- to Mioltratc per quanto antichissima mente vi si stabilissero gli Arabia e che sempre tiùovi avventizi di quella nazione vi sopraggiungessero.Da una Cronaca di Quilloa ap- prese il Barros che alcuni sbanditi Arabi appellati Emozaiàin vi giunsero. Essi era- no cosi chiamati, perchè seguivano le opinioni di un certo Zaid nipote d' •Hocem figliuolo à!Ali genero di MaomettOtche erano contrarie al Coranp,che perdo come e* retici furono dagli Arabi scacciati.Vi capitarono poscia tre navi con gran nùmero di Arabi pertinenti ad una popolazione vicina alla città di Laza della costa d'Arabia ba- gnata dal seno Persico e in facciA a BarahinEèsi fabbricarono Magadassoe Braya^LA prima città crebbe tanto in istato cho fu la dominante di tutti gli stabilimenti degli Arabi da quella banda . Quei di Magadasso aprirono traffico colla costa di Sqfala non per desiderio di fare scuoprimenti , ma perché una nave vi fu sospinta per forza di temporale e di correnti,e valutarono sommamente quello scuoprimento perle cave dell'oro della contrada. Soggiunge il Barros che per quanto avessero notizia di tutte le terre vicine a detta miniera,non passarono il Capo delle Correntiipercioccbè i navil;

457 GAP. XXXVIy

DclV isola di Zenzihar . Dopo qaesti di Magastar , si iruova quella di Zenzi-

Mnza vela e senza vento possono e^cre condotti a pericolare nel canale, che è fral Madagascar e ii Continente ,0 essere sospinti nelle isole o seccagne di quei mari £ siccome i Mori di questa costa Zanguebar navigano con navi e con Zambuchi cu* citi con cuojo, e non impegolati aLn^odo delle nostre navi,perci6 non atti a sof- frire i' impeto dei mari freddi della terra del Capo di Buona Speranza , e ove acca- dano fortune, e temporali fatti : e siccome avevano ancora l'esperienza di alcune navi perdute che corsero contro quelle parti del grande Oceano Occidentale, non volsero imprendere lo scuoprimento della terra che giace a ponente del Capo delle Correnti, ancorché molti il desiderassero come essi confessavano (Barros Dec.i.Lib«

Vili. e. 4 )• Ma o per ventura, o per arditezza alcun navilio degli Arabi era pene- trato neir Oceano Atlantico , e non era ignoto loro sino da antichi tempi che l'Ocea- no faceva il giro deli' Affrica II Relatore Maomettano pubblicato dal Renaudot cosi ne discorre. » On a decouvert de notre temps, une chose tonte nouvelle, et qui » étoit inconnue autre fois a ceux qui ont vecu avanl nous. Personne ne croyoit que p la mer qui s' éstend depiMs les Indes jusque à la Chine eut aucune comunication » avcc la mer de Syrie : et on ne pouvoit pas se mettre cela dans V esprit Voicy » ce qu' est arrìvé -de notre temps, selon ce que nous avons apris. On a trouvè dans » la mer de Roum ( il Mediterraneo) les debris d' un Vaisseau Arabe que la tem* » pète avoit brisé^^, et tous ceux qui le montoient estant peris , les flots 1* ajant mia » en pieces , elles furent portées par le vent , et par la vague jusque dans la mer dea » Cozars^ de la au canal de la Mer Mediterranée, d'ou elles furent enfin jettes sur » la còte de Sjrie » Ne adduce in prova che la nave era un tambuco coperto di cuojo cucito costruzione particolare delle navi di Siraf ( Anc«&elat. p. 74 )• £ sic.co* me il Relatore scrisse secondo il Renaudot V anno 877 ( Prefac. p. ix. ) questo scuo- primento è del nono secolo. Egli é vero che a mente del Relatore la comunicazione fra il mare dell'Indie e il Mediterraneo esisteva per la parte settenlrionale dell'Asia, ma e gli é evidente che gli Arabi rettificarono questo errore , e riconobbero che la comuni razione esiateva per V Oceano Atlantico. Abulfeda dice infatti che comunica l'Oceano Ocoidentale coll'Indico, e che faceva il mare il giro dell'Affrica a mezzodì dell'equatore (Geogr.p.i4o).Gli Arabi servili copisti di Tolomeo abbandonarono l'o- pinione delle terre incognite che a mente del Geografo chiudevano l' Eritreo a mez- zudi . Di questo importantissimo scuoprimento degli Arabi diede il primo ii PaJo contezza all'Europa, ciò viene chiaramente dichiarato dalla sua relazione del Zanguebar che appella isola. Won dissimulo che esso che attingeva notizie dar gli Arabi , pptè interpretare la voce gcziras isola , quantunque significhi anche pe- niaola . Ma siccome parla di quella estrema terra Affricana che aveva stabili- mefiti Arabi sino a Sofala^ e dice che volge attorno due mila miglia , e che è iAola, é evidente che viene a dichiarare eh' era l' Affrica accerchiata dal ma- re a mezzodì, «ome la aveva veduto segnato nelle carte degli. Arabi, di cui

bar ^^, la quale per quel che s^intese, volge attorno duemila miglia. Gli abitatori adorano gl'idoli ^^^ e hanno favella da sua posta ,e non rendono tributo ad alcuno. Hanno il corpo grosso ^^^ ma la

copia è il Planisfero del Sanudo , fatto pochi anni dopo » ove l' Afinca yedesi accer- chiata dal mare e terminata in punta p come è realmente configurata , e solo in la- titudine accorciata come sempre è addivenuto nel delineare le terre poco note. Si ri- leva pure la verità della nostra asserzione^ e qual fosse a mente del Polo il Zangne*^ bar dal Mappamondo di Fr. Mauro,ove cosi è appellata l'estrema terra Affrìcana , e come una grandissima isola,formata dalla parte di tramontana danno stretta caoa* le ^e unisce T Atlantico al mare Etiopico . Abbiamo poi altra solenne convincente riprova di questa importantissima cognizione geografica degli Arabi da Pietro AU varez; esso racconta che Pietro di CovigUan spedito dal re di PortogaUa in Asia e che fu sino a Sofala per isQuoprire lo stato delle terre orientali: » deliberò d'avvi- p sare il re di tutto quello tihe egli aveva veduto, lungo la costa di Calicui^ìàit spe* » zierie ^ e d' Ormu*f e della costa d' Eiiopiu e di CefiUa , e dell' Isola &rande, con- p eludendo che le sue caravelle che praticavano in CoMtfa navigando terra terra*, e » dimandando la costa di detta isola ( del Madagascar } e di Gcfida , potriano faicil- y mente penetrare in questi mari Orientali » e venire a pigliar la costa di CaUcut « » perchè da pertuttò vi em mare come egli aveva inteso t (Ram. Nav. t. L pag# 2S9. A )

945. Si erara questui di Zenzibar . Questa éspreMpone del Polo, per esso che veniva dalla Cina e dall' India fa comprendere che intendeva parlare della eosta d' Affrica in faccia al Madagascar^ e che estendevasi sino al capo delle correnti,det^ to paese di Sefala^ celebre per le cave dell' oro, per lo che i primi scuoprìtari Por- tughesi lo crederono V Ophir di Salomone e ciò nonaeoza molta probabiliti come in altro luogo avvertimmo . Il Geografo Nubiense nel paese Zengi comprende Melinda (p-^j) il quale afferma terminarsi a Momèassa^ ove incomincia la terra di Sofala ( ibtd. p. 28 ) In quest' ultima regione numera le due città di Hartema e di Dandema . Questo paese secondo i primi suoprìtori Portughesi apparteneva al va- vto Impero di Monomotapa . Lungo mare gli abitatori della costa quasi tutti Arabi Maomettani, erano sudditi di un certo Abramo tiranno di Quiiloaf città nobile, e la pia cospicua di quella costiera ( Maff. Stor« dell' Ind. p. 4a ).

944* Adorano gì* idoli. Delia religione dei popoli del Monomotapa e di Sofala parla il Fa ria . La medesima non ammette simulacri d* idoli. Riconoscono un aolo Dio 9 credono all' esitenza del diavolo che appellano Muguko e lo credono mali- gnissimo . I loro Impéradori dicono che passano dalla terra in eielo,e in questo sUto gli chiamano Mazimos e gf invocano (UisLGen.des Voy.t. V. p^a6 ). L'Hamil- ton dice che sebbene ndl'interno il paese sia abiuto da infedeli, le costiere di Ma- gadaxo , di Zeila e di Yaman ( probabilmente V Jnham ) sino al capo di GMordafujr e per i' estensione di circa 3oo leghe a tramontana, hanno abbracciato il maometti- smo y ma rimangono presso quelle genti oeremonìe , usi , e tradizioni pertinenti all' antico culto ( ibid. p. ai2 ).

945. Hanfio il corpo grosso. Secondo il Lopez sono neri e ài statura mezzana ( ibid. p. 2a5 ). Secondo l Hamilton gli abiUnddi Alevuaiitfrtco sono neri ^ e di alu statura e bella^ e ben proporzionati , e ottimi schiavi ( ibid. pjtia ). JNon consolidano

lunghezza di quello non corrisponde alla grossezza, secondo saria conveniente , perchè s' ella fosse corrispondente ^ pareria*- no giganti. Sono nondimeno molto forti e robusti, é un so* lo porta tanto carico, quanto fariano quattro di noi altri , e mangianp per cinque . Sono neri , e vanno nudi . Si cuo« prono la natura con un drappo, e hanno li capelli cosi cre^ spi che appena con l' acqua si possono distendere , e hanno la bocca moho grande , e il naso elevato in suso verso la fron« te , r orecchie grandi , e occhi grossi e spaventevoli , che pajono demonj infernali ^. Le femmine similmente sono brutte, la bocca grande , il naso grosso , e gli occhi ; ma le mani sono fuor di misura grosse , e le tette grossissime . Mangiano carne , latte , risi j e dattoli . Non hanno vigne , ma fanno vino di risi con zuc« chero , e d' alcune altre lor delicate spezie , che è molto buono al gusto , e imbriaca come fa quel d' uva . Vi nascono in detta isola infiniti elefanti ^' , e de"* denti ne fanno gran mercanzia ^^, de' quali elefanti non veglio restar di dire , che quando il maschio vuol giacere con la femmina ^^ cava una fossa in quanto conve- niente li pare , e in quella distende la femmina col corpo in suso a modo d^ una donna, perchè la natura, della femmina è molto verso il ventre , e poi il maschio vi monta sopra come fa r uomo .

Hanno delle giraffe ^ , che h beli' animale a vederlo , il bu- sto suo è assai giusto , le gambe davati lunghe e aUe , quelle di dietro basse , il collo molto lungo , la testa piccola ^ ed è quieta

nè^I'uDo^ Paltro col Polo, che ne parlò per relazione degli Arabi naviganti, moho pregi acUcati intorno ai popoli di patria e di religione differente dalla loro .

946. Pajono demonj infernali . Cosi discorre il Bartema degli abitanti di Mon- sambico. p Alcuna volta noi andavamo a piacere per la terra ferma , per vedere il p paeae dove trovavamo alcune generazioni di gente tutte negre , e tutta nuda ; salva » che gli uomini portavano il membro nascoso in una scorza di legno , e le donne » portavano una foglia davanti, e una dietro , e questi tali aveano li «spelli ricci , e a corti , e le labbra della bocca grosse due dita , il viso grande, li denti grandi r ^ p bianchi come la neve a ( Ram. Hav. 1 1. p. 189. B ).

947. injiniti elefanti . a Per questo cammino ( dica il Bartema ) trovammo p molti elefanti a ( 1. e. )

948. De^ demi ne fanno gran mercanzia . a On trouve dans le pay da Sena una a grande abbondance de denta d'elephans a ( Hamilt. 1. e. p. ai i )•

949- f^uot giacere colla femmina ( 1. 1. p. 199. n. e ) » 950. Giraffe ( Y. ibid. n. b).

N

46o

animale ; tutta la persona è vermiglia a rotelle , e giungerla alto con la testa passi tre . Hanno montoni molto differenti ^^^ da' no- nostri , perchè sono tutti bianchi , eccettuato il capo , phe è ne* ro , e così sono fatti tutti i capi di detta isola , e così Y altre be- stie sono dissimili dalle nostre Vi vengono molte navi con mer- canzie , quali barattano con quelle della detta isola , e sopra l' al- tre co' denti d' elefanti , e con ambracano , che gran copia ne tro- vano sopra i liti dell' isola , per esservi in quei mari assai balene. Alcune fiate li signori di quest'isola vengono fra loro alla guerra , e gli abitanti sono franchi combattitori ^^^^ e valorosi in battaglia , perchè non temono morire . Non hanno cavalli ^^ , ma combattono sopra elefanti e cammeli , sopra i quali fanno castelli, e in quelli vi stanno quindici o venti con spade , lancie ^^^ , e pie^ tre ^ ed a questo modo combattono , e quando vogliono entrare in battaglia , danno a bere del loro vino agli elefanti , perchè di* cono y che quello li fa più gagliardi e furiosi nel combattere .

GAP. XXXVIL

Della moltitudine dell' isole nel mare d' India .

Ancorché abbia scritto delle provincie dell' India , non ho però scritto, se non delle più famose e principali , e il simile ho fatto deir isole ^ le quali sono in tanta moldtudine , che alcuno non lo potria credere , perchè ,• come ho inteso , da' marinari , e gran piloti di quelle regioni , e come ho veduto per scrittura ^^

9S1. Hanno ntomoni molto di ff eremi. 'p Les mountons du pay ( de M«>niba«a ) » ont la laine du corps bianche et la téle de la npirceur du jais. Leu» oreilles aont » petites^eur taiile grosse , et leur cbair delicate . Leur queue n'est pas moios lai^ge » que leur fesses » ( HamilLHìst. Gen. des Voyag. t. V. p. ai4 ) . Oa ciò si cam- prende che sono della specie dei castrati detti di Barberia .

gSa. Franchi comòaiiiiori^p Leur hardiesse est exlreme a la guerre » (Hamil* !•€. p* aii )

g53. Non hanno cavalli » Prìnceps istius regionis ( Sofaloe ) babet exercitos » suos peditibus tantum, extructos , cum equi non habeantur » ( Geog. Nub. psg. 3o ) .

954. Con spade, lance . Dee ii^ Paria che gli abitanti del Monamoiapa non usa- no altre armi che l' arco, la freccia,il giavellotto ( Hist- Gen. des Vojrag. 1 e p-aaS )•

955. Come ho veduto per scrittura , Comprende in questo numero tutti i nu« merosi arcipelaghi Indiani delle Maldive delle Achediye . Secondo il Barros nelle

46^1

da quelli che hanno compassato quel mare d' ludia , se ne ri- trovano da dodici mila settecento ^ fra le abitate , e deserte . E detta India Maggiore comincia da Maabar ^7 fino al regno di Chesmaooran , nel quale son tredici regni grandissimi . E noi abbiamo nominati dieci : e V India Minore comincia da Ziambi ^ fino a Murfili, nella quale sono otto regni, eccettuando quelli dell' isole , che sono in gran quantità . Ora parleremo dell' India Seconda , ovvero Mezzana , cne si chiama Ab&scia

GAP. XXXVIII.

Dell^ India seconda , os^s^ero mezzana detta Abascia .

Abascia ^^ è una gran provincia , e si chiama India Mezza-* Qa ^ j ovvero Seconda . Il maggior re di quella è Cristiano ^' ,

Mite marine dei Mori che qui rammenta il Polo, avea vedute aef^ate queste isole come una striscia lunga, dirimpetto la costa dell' Indie, che avea principio dalle sec-* cagne di Padua nel mare del monte Deiy e andava a toccare il principio dell'isola di Gi9¥a e lo stretto della Sonda ( Ancien. Reiat par Renaud p. 127 ) . ^56. Dodi^mila settecento ( Y 1. 1. p. aoo. n. b ) .

957. Maabar. Qui dioeva al solito Malabar ed è stato corretto.

958. Ziambi. Qui dee leggersi Ziamba di cui si parlò altrove ( Lib. IIL e. 6. , Questo capo spiega esattamente qual fosse la divisione delle Indie a mente del Polo L* india prima secondo esso incominciava dal Maabar a confine del regno d' Otis^* •ra , e si estendeva sino a Chesmacoran ossia al Meckran . L' India seconda abbrac* ciava tutta la penisola di dal Gange, cominciando dal regno di Ziampa compre- so tì il Bengala e il regno di Orissa

959. Abasda. Avich^ il Geografo Nubiense chiama Habascia V Abissirda. Habesch Tappellano gli Arabi, voce che secondo il Ludolfo significa mescolamento 0 ragunamento di varie genti ( Ludolf. Gomment. ad Hist. Aetiopi p 49 )•

960. India Mezzana . Fu avvertito alla nota 673. quanto si abusasse della voce India , e quanto ne estendessero i confini i varj scrittori . Molti appellarono Indiani gli Abissini 9 Crosto , Procopio, Virgilio, il quale disse che il Nilo aveva origine nel r India Socrate , e Sozomeoo dicono ohe Frumenzio operò la coversione degl' Indi Interiori , ed esso fii l' Apostolo degli Assumiti e degli Abissini . » Postremo » ( dice il Ludolfo ) Indiae nomen, atque Aetiopiae, tam vagum et incertum est ut » nisi certae circumstantiae adsint, nescias de quibus populis auctores loquantur »

( 1. e p. 65 )

961. ^' Cristiano Marra Sozomeno ( Lib. II. e. XXIV ) come Frumenzio,fatto schiavo, divenne coppiere dei figlio del re d' Abissinia ; come dopo la morte del re riuscì a convertire la corte, e recatosi poscia in Alessandria fu da S. Atanasio con- sacrato Vescovo degli Abissinj. Socrate dice: ir Bartolommeo (Apostolo) India, quae

59

46a

gli altri re sono sei ^' , cioè tre Cristiani , e tre Saraoéiìi sud- diti pure al sopraddetto Mi fu detto che li Cristiani per essere conosciuti si fauno tre segnali , cioè uno in fronte , e un per go- ta , e sono fatti eoa fèrro caldo , e dopo il battesimo d' acqua , questo è il secondo con fuoco ^ Li Saraceni n' hanno no solo, cioè nel fronte fino a mezzo il naso. £ perchè vi sono assai Giudei ^ ancor loro sono segnati con due, cioè uno per gota. Il maggior re Cristiano ^^ sta nel mezzo di detta provin-

y Altjopiae confinisestobtigit.Intorior aulem India quam gente» accolunt pluri<- » mae diverais utentcs linguìa , ante Costantini tempore» nondum Chrìsti fide fuerat f illuatrata ». E prosegue come vi predicò Frumcnzio ( Hist. Eccles. Lib.I. cXIX). Esso fu consacrato Vescovo secondo il Valesio neH' anno 341. di G. C.

yfÌ2»Gli altri re sono gei . TaiUe rìvoluzioai luno accadute aeli' Abissinia dis Ila mutato sovente il suo stato politico. IIP. Lobo ne ragguagliava V estensione a quella della Spagna^ possedeva cinque regni e sei provincie parte delle quali dipen- devano dairimperadorc : le altre pagavangli tributo o forzatamente o di buon grado ( Relat. Hist. d' Abissin. p. 66 ) .

g63. D<^o il èatt etimo d* acqua ^ questo è il secondo con fuoco Fra le disser- lezioni ohe seguono il iriaggio del 9. Lobo è rifenta la seguente autorità del P. Go- digao. » Apud antiquiorss faistericos reperìo,eic wterum imperatoruih inatìtuto of^ » se apud hanc gentem poaìtum in mpre, baptizati puerili in fronte quacdan kùx* » rere stigmata » ( Relat. Hist. d' Abias. p. Saq ) . Franccaoo AKrarea Cappellano di Rodrigo di Lima Ambasciatore dei re cK Portogallo in- Abiasinia ^ cbe scriase la più antica relazione della contrada^e che pubblicò ti Ramoaio dice t » e quelli segni » che vediamo alcuni schiavi negri portare nel naso , o in menza gli acchì» ovvero a nelle ciglia non son fatti con fuooo , per coaa che toochi alla CrtstiaaiUi , ma » solamente aono fatti per una galanteria con ferro freddo ^ e dicono che sono belli » da vedere # . E dioe poi la maniera come si Amnó ( Ram. Nav. l. L p. 217- )• Ma si ravvisa che il Polo segui la volgare opinione che facessero questi segni per mo- tivo religioso , come lo dice , e lo appellassero battesimo di fuoco C»ó pu4 essere addivenuto,per essere ns&nza degli Abissini unici Cristiani di qnella parte dell'Af- frica . Del racconto popolare del Polo fa menzione anche il Barbosa, p II loro bai-

# tesimo è in tre modi^cioè di sangue, di fuoco e d'acqna , perchè si ctrcoucidono

* come Giudei , e nella fronte ancora col fuoco, e nell'acqua si batteszano coiim » gli Cristiani Cattolici ( Ram. Nav. t. L p. SaS. A. )

964* Assai Giudei, t Questi regni e provincie sono popolate di Morì ( Arabi » Maomettani ) di Gentili , dt Giudici , di Cristiani scismatici . La religione degU ul- t timi è la domina'nte , e dello stato . Tnle diversità di popoli e di religioni é causa p che in questo regno non vi è un' uguale civiltà, e che vi sono molte leggi,e coatu- p mi diversi » (Lob.p.66).Ai tempi del Polo i prete^ desccndenti di Salomone rien- trarono in possesso dell'Impero Abissinico (Bpuc. Voy. au Sourc. du NiL t. IIL pag. i ) .

965. // maggior re Cristiano . E* assai esatto ciò che racconta il Polo della Storia i\bissinica dei suoi tempi. Nei 1288 era T impero travagliato, da rivoluzioni

463

da , e li re Saraceni hanno i loro reami verso la proviocìa di A(km ^ U venire di detti popoli alla fede Gri^tfana ^ fìi in questo modo , che avendo il glorioso apostolo Tommaso 9^7 predicato nel regno di Nnl»a j e fattolo Cristiano ^ venne poi io Abascia, dove con le prediche e miracoli fece il simile. Poi andò ad abitare nel regno di Malabar ^ , dove dopo l' aver con^ vertiie infinite genti , come abbiamo detto ^ fu coronato di mar-* tirio y e ivi sta sepolto Sono questi popoli Abiscini molto va« lenti neir armi ^ , e gran guerrieri , perche di continuo combat- tono coi Soldano d' Adem , e co' popoli di Nubia ^^ , e con molti altri , che sono ne' loro confini ; e per il continuo esercitar* si , sono reputati i migliori uomini da guerra di tutte le provincie deir India

Or nel 1288 (»*ccome mi fu narrato ) accadde , che questo gran Signore d' Abiscini avea deliberato d' andare a visitar il se*

e guerre intestincie soprattutto dagli Arabi della costa Affricana^e particolarmente dal Soldino à* Adel e non Adem fCome per errore è scrìtto nel tc8to*Secondo Bruce nel 1282 regnava Igba Sion* Dal ia84 sino al i5ia, cinque suoi fratelli salirono sul trono. A Lasia regnava altra regale famiglia nemica del legtttfmi signorì del pae* se. Il Soldano d'Ailel profittò dell' indebolimento deU' Impero per impossessarsi della costiera da Azeb sino a Melinda^e rapire in tal guisa agli Abissini il traffico Indiano . Sotto Arada Sion successore di Igbi Ston^ il regno à*Adel era potentis- simo, eranlo pur anche i principi d'orìgine Araba stabiliti lungo la costa marittima eh' è a mezzodì dell' AbissMa . Secondo l' Inglese viaggiatore mancano le memorie de' tempi e ciò probabilmente a cagione delle guerre intestine e straniere (. Bruche. t. IIL p. 6. ).

966. Pro^inaia di Adem* Nel Magliabéchiano li e scrìtto Aàan^ ma va lette Adel^e ffio che comprendeva la parte dell' Affrica di dallo stretto di Babel Man* deb la più sporgente ad Oriente di tetta V Affrica

967. S* Tommaso. Era una pia tradizione che printierMnenle vi recasse il Vangelo qaesto Apostolo.» Sono Cristiani della dottrina dei K S. Tommaso » e S. » Filippo secondo che dicona. Oggidì sonovi non pochi errori, e sono Giàtobtii » Copti » ( Barbos. Ram. 1. 1. p. 5a2 D ).

968. Malabar qui pure va corretto e letto Maabar ( V* n. 796

969» Moiio vatenii nelV arme Nel Viaggio del Gomito Vinizl«>o pmbbHtate dal Rnmuaìo si legge che il re di Zibii aveva dugento soldati Abissini : t e questi » sono uomini valenti , terrìbili , che non stimano la vita , e vanno poco manco d*UQ » cavaUo » ( &am. 1. 1. p. 309. B )•

970. D* Adem e co' popoli di Nubia. Qui va \dUoAdel. La Nubia é la pai^ te deir Affrica che separa V Àbiséinia àaìV Egiiio , or' è oggidì il regno di Sennmmr che visite il Brace nel restituirsi in Europa .

464

polcro di Cristo in Gerasaiemme ^^ in persooa, perchè ogn'aaao ve ne vanno infiniti de' detti popoli a quesu devozione , . ma fa dis* confortato da tutti i suoi baroni di non lo fare per il pericolo graa* de , che v'era , dovendo passar per unti luoghi , e terre di Sara- ceni suoi nemici. £ però deliberò di mandarvi un Vescovo, che era reputato uomo di buona , e santa vita , quale andatovi , e fat- te le sue orazioni in Gerusalemme j e offerte , che gli avea ordi- nato il re, nel ritorno capitò nella città d'Adem, dove il Solda- no di quella , lo fece venire alla sua presenza , e quivi con minac- ele lo voleva costringere a farsi maomettano ^^ . Ma lui stando costante, e ostinato di non voler lasciare la fede cristiana, il Sol- danolofece circoncidere in dispregio del Re d'Abiscini , e lo li- cenziò . Costui tornato , e narrato al suo signore il dispregio e villanìa , che gli era stata fatta ^ subito comandò , che il suo esercito si mettesse ad ordine , e con quello andò a distruzione e ruina del Soldano d' Adem ^^ . Qua! intesa la venuta di que- sto re grande d' Abiscini, fece venire in suo ajuto due gran re Saraceni suoi vicini con infinita gente da guerra Ma azzoifa- tisi insieme , il re d' Abiscini fu vincitore , e prese la città di Adem , e li diede il guasto per vendetta del dispregio che era stato fatto al suo Vescovo . La gente di questo reame d' Abisci- ni vive di frumento ^74 ^ risi ^ carne , latte , e fanno olio di susi- mani , e hanno abbondanza d' ogni sorte di vettovaglie Hanno

971. Il sepolcro di Cristo in Gerusalemme, » Di questa terra sogliono andare » ogni anno molti frati in Gerusalemme in peregrinaggio , e anche molti preti » ( iivarez Ram. Nav. t. i. p. 273 ). Questo viaggiatore paMa d*una Caravana che vide partire da Bamagasso composta di 336. persone .

973. Farsi maomettano . Sovente accadono queste violenze dei Maomettam e de'Gentili contro gli Abissini. La Carovana di cui parla l'Alvarez passato Suachen fu assaltata dagli Arabici quali uccisero varie persone , altre ne riduaaero a aervitù e sole i5. scamparono dalle mani dei Maomettani ( l.c. ).

973. Adem 9 cioè Adel .

974. Vive di frumento L'Alvarez che fu in un ricco monastero d' Abisstnia dice: 1^ che essi non coltivano altra cosa se non campi di miglio, e buche d'api . Nu- » triscono poi molte mandre di vacche , dalie quali ricavano latte e butirro » ( Ram. t. I. p. 2i4* D )• Secondo esso i soldati si cibano di farina d*orzo , di ceci, e di miglio tostato che portano seco Trovano da per tutto bovi e vacche t e se è il -tempo del grano portano quello ( ibid.p. 271. )• ^ ^ ^^^^ vettovaglie sono car- y ni di tutte le sorti , latte , butirro , e miele , pan di frpmento , e di miglio , e di » queste cose ve n' é grande abbondanza » ( Barbos Ram. t. L 5a2. D. )

465

tlefaoti ^7^ , leoai , giraffe , e altri animali di diverse manière , e similmente uccelli , e galiioe molto diverse , e altri infiniti ani- mali , cioè scimmie , gatti mammoni ^'^ , che pajono uomini . Ed è provincia molto ricchissima d* oro , e quivi se ne trova assai , e li mercanti vi vanno volentieri con le loro mercanzie , per- chè riportano gran guadagno* Or parleremo della provincia di Adem.

GAP. XXXIX.

Di Adem prosai ncia .

La provincia d' Adem 977 ha un re ^'^ , qual chiamano Sol- dano Gli abitatori sono tutti Saraceni , e odiano infinitamente li Cristiani . In questa provincia vi sono molte città e castella , e v'è un bellissimo porto979j dove arrivano tutte le navi che vengono

975. Hanno elefimii . Bruce frai quadrupedi dell' Abissinia numera rino- ceronti f elefanti , leoni j giràfTe o camelopardi , e scimmie di varie specie ( Yojr. L IX* p* 174 }•

976 . Gaiii mammoni ( V. 1. 1. p. 2o3 n. ).

977: Adem, e più correttamente il Parigino e il Riccardiano jidenppwAe com- preso nella penisola Arabica . Pare che Aden fosse rifabbricato sulle rovine della celebre città detta dai Greci Arabia Felice per la comoda sua posizione all'imboc- catura del Seno Arabico. Dice Abulfeda i> a quibusdam peregre profeclis , mihi nar- » ratum est Bab^-Madab infra Aden Locari , ed ab Aden distare eundo inter se« » ptentrionem et occasum, quantum navis cursu diurno ac nocturno conficere pos- » set » (Geogr. Minor. t.lIF. p*7a). Latitudine di Aden i2.*4o.*( Nhiebur p. aai }•

978. Ha un re qual chiamano Saldano, t^ Vers V an de J. C. 1259. un Turko- » man appelJè Noureddin Omar^ qui s' etoit emparè de ce pay , envoja demander 9 au Kalif Mostanser une patente^ et l' investiture en quali de Sulta n de 1' Yemen^ » ce qui lui fut accordé » ( Degoign. 1. 1. p. 426 ).

979* Vi è un bellissimo porto . Est autem Aden urbs parva , Celebris tamen* » quia est portus utriusque maris . . Eadem urbem Aden circundat a longe ex » latere sui septentrionali , mons quidam cìrcumductus ab uno mari ad aliud 9 Mons iste habet ad utramque sui extremitatem duo foramina» veluti duo ostia> per » quae ingressus patet cgressusque .... et haec civilas est emporetica » ( Geogr. Nub. p. a5). Secondo il Barbosa la città è edificata sopra una lingua di terra che spoi^e ira le montagne e il mare. Era ai suoi tempi difesa da molti fortilizj. Aveva case jgrandi e belle, e fiorentissimo eiane il traffico ( Ram* 1. 1. p.3a4 )• Se ne impos- sessò Solimano Bascii (ibid.p.SoS.B). I Portoghesi vollero dar la scalata a ^</e/t| ma troncatesi le scale per lo peso degli assalitori abbandonarono il disegno d'impadro- Birsene ( ibid. p. 36o A }. Per lo scuoprimento del Capo di Buona Speranza deviatQ

466

d' India ^ con spezierie , e li mercjanti , che le comprano per condur in Alessandria ^', le cavano dalle navi , e meliono in al- tre navi più piccole, con le quali attraversano un golfo di mare per venti giornate , o più ^ o meno , secondo il tempo , che . E giunti in un porto ^^ le caricano sopra cammeli^ e le fanno

il trafCcQ Indiano da quel porto per quanto abbia oggidì proprio Schech o Signore è nel massimo squallore ( Niebhur Descr. de 1* Arabia p. aai )•

980. Zte navi che vengono d India . Le geografia compendiata dell' Edrisri che abbiamo tante volte citata col titolo di Geografia Nubiense,8uUa scorretta versione dei Maroniti Gabriele Sionita e Giovanni Hersonità è di grande autorità per commen- tare il Polo. L' Edrissi nacque nel 1099 e fiori nel secolo duodecimo (De Rossi Di- zion. Stor. Aut. Arab. p. 67 ). Dice adunque il Geografo: » ex ipsa ( civitate Aden ) % solvuntur navigia Sindae, indine» et Sinarum y et ad ipsam deferuntnr vasa lini* » ca » ossiano le porcellane Cineai ( p«25 ).

981. Per condurre in Alessandra. Intorno a questo traffico vedasi ( t. I. p. ao4« not. ) E a maggiore illustrazione dell' argomento^è qui da riferire, ciò che ne dice il Sanudo . » Portus vero quartus ilomìnatur Ahaden qui est in quadam insuleta » » qui quasi est in terra firma, in terris Saracenorum: et iUae speciarìae,et mer^imo- » nia quae de partibus Indiae ad portnm ipsum descendunt, ibi honerantur et inde t per terras Saracenorum in novem dietis Cameli ad flnmen NiK conduointur » in locum vocatum Chus^ et inde navigio ipsiua fluminis honerantur, et in ifietia » XV. in Babjlonem ( al Gairo ) conducuntur . Tempore vero menais Octobris et » circa flomen illud abtmdat in tantum, quod ipsae speciartaé et mercinania de- t scendentia a Babjlonia per dtctum flumen^intrant per quandam taglìatam longam, et per dacenta milliaria , quae mint a Babylonia usque ad Afexandriam defe* » runtur ... De qufbus pereipft Soldanus in dìversis locis tantum de thelloneo f » quod tertlum valoris omnium specierum aeraritim snum intrat » ( Gest. Dei per Frane, IT. p* sa ).

982. In un porto . Crede con motta verosimiglianza il Marsden ohe fosoe detto porto Cosseìr nel seno Arabico sulla costa d' Affrica (n. 146^). Ciò che rende probabile tal congettura è che secondo Marin Sanudo le merci facevano capo a Cui e sbarcavano a nove giornate di cammeio da detto luogo , ove mfattì' anche oggidì si raguna la carovana che dal Nilo vi a Cosseir^e che trasporta ti grano per la Mecca f Bnic. Yoy. 1. 1. p. 32o ). Crede Bnice che sm la città detta dagli antichi ApoUinis ciritas parva . Il Viaggiatore raggiunse la carovana a Kerne^ e in sette giorni gìonae a Cosseir ( ibid. p. 3a3. e seg. ) . Pare che qui sia viziata la lezione del MHione ore è detto che da detto porto occorrevano So. giornate di cammeio per giungere al Nilo , o che.il Polo non intese parlare di Cosseir^ ma di qualche altro porto più meridio* naie del Mar KoAso. Cosi si discorre di questi traffici nei sommario dei Regni , ctt-> , e Popoli Orientai! pubblicato dal Ramusio ( e. i. p. 36o. B). » Li mercaUntì che » vi stanziano (in Aden J mettono insieme tante spezierie quante è loro possibile, }^ e mandano al Cairo in questo modo: vengono all' isola di Cameram e da Came^ » ram a Belala e di H alt' isola di Suaquem, ò* onde possono andare per tutto lo 9 stretto E dal Suaquem vanno a un porto detto di sopra che si cìàteaim Loctui ^ e

467 ])ortar per terra per trenta giornate fino ai fiume Nilo , dove le caricano in navilj piccoli chianfiati Zerme ^^ , e con quelle ven* gono a seconda del fiume fino al Cairo, e di li per una fossa fatta a mano , detta Calizene ^^ fino in Alessandria E questa è la via più facile , e piìi breve , che possino far i mercanti , che d' Adem vogliono condur le spezierie d' India in Alessandria Similmente li mercanti in questo porto d' Adem caricano infini- ti cavalli d' Arabia ^^ ^ e li conducono per tutti li regni e isole d' India , dove cavano grandissimo prezzo , o guadagno . E il Sol- dan d' Adem ^ è ricchissimo di tesoro per la grandissima utili- tà, che trae de 'diritti delle mercanzie^ che vengono d'India, e simil- mente di quelle, che si cavano del suo porto per India, perchè que- sta è la maggior scala, che sia in tutte quelle regione per contrat- tare mercanzìe , e ognuno vi concorre con le sue navi . E nel 13 oc. che il Soldano di Babilonia ^^ andò la prima volta col s^o

» in sei giorni attraversano per terra sino al fiume Nilo i e per quello in Xli giorni » ranno al Cairo ».

9B3. Zerme. » Touts ces objets (dice Volnej Voy. t. L p. 190) trasporUs » par in«r a RoseUe sor des bateanx qu' un appelle DJerm y sont d'aibord deposés » pnis rembarqués sur le Nii et reavojés au Caire ». Dichiara paitcbe quelita DJerm t Zertne sono nayiccIH che portano «in immensa vela latina a righe turcUoe e scure come i nostri tralicci .

9ti4. Per fossa . . . «fair^a Ca^'s^/is.Oi questo canalefdetto Ca/iJianche oggidlf che stabilisce la comunicasione per acqua fra Alessandria e il Cairo paria Paolo Lu* cas noi suo viaggio d'Egitto ( t. fi. p. 58 ). Questo canale trae 1* acqua dal rama del Milo detto CanopicOf secondo la carta dei Delta data dal viaggiatore, in un luogo detto jérkas. Il Pockokio nella sua dissertaxione intorno alla Geografia deU*£gìtto crede ^ìm di questo canale parlasse Scrabone ( L.XV1IK p- 800 ) , e confi^rma che anche oggidì chiamasi C?iij,o Canale 4'Alessandrìa ( Voy. t. II. p. 556).

985. CayaHi d'Arabia » Tiene qvesta città ( Aden ) gran commerci e traffichi p cosi e«a^là città del Cairo, come con tutta l'India , e H medesimo quelli dell' India » con lei ... le proprie mercanzie di questa città soBo'cavalli , rubia , acque rosa« > te, uve passe , amfìan, le quali vanno per tutte le parti dette, e da tutte le parti » vengono a lei » ( Samm. de Regni e Pop Orient. 1. e. p. 56o ).

986. Jl Soldano d' Adem . V ultimo Sultano d' Aden della descendeazà di Nurrcddin Turcomano,rammentato nelle tavole Cronologiche del Deguignes è Ma- lek el Medhaffer che regnava nel i aSg, ma la sua dinastia continuò a possedere lo Yemen sino verso il 1597 ( Deguig. 1. 1. p. 4^7 )•

5)87. E nei 1200 che il Soldano di Babilonia . Nen vi ha dubbio, che qui intenda parlare della spedizione di Saladino Sultano d' Egitto, p<Hchè secondo la costumaa-* za de'tcmpì del Polo, appella sempre il Cairo Babilonia . La data dal i»oo è errata e dee dire 1 187. Per l'autorità di-Giacomo da Vitriaco , in detto anno mosse Saladi- no guerra ai Latini di Palestina, e secondo esso furono dati in mano degli empi per

468

esercito sopra la città d' Acre , e la prese , mi fu detto , che que- sto d' Adem vi mandò da trenta mila cavalli , e quaranta mila camnieli , per Y odio grande j che portava a' Cristiani. Or parie* me della citta d' Escier .

GAP. XL.

Della città d' Escier ^ .

Il signor di questa città j è M acomettano , e mantiene la sua città con gran giustizia , ed è sottoposto al Soldan d' Adem j ed è lontana da Adem da quaranta miglia verso Scirocco. Ha molte città e castella sotto di se ^ e questa città ha un buon porto , dove ca- pitano molte navi d'India con mercanzie , e di qui traggono assai cavalli buoni ^ ed eccellenti , che sono di gran valuta y e prezzo neir India .

le loro infinite colpe Saladino per venire contro i Crìstìani » ex omnibos aabiectisr » regionibus multitudinem pugnatorum congregavìt: ex AegjrptOydrahia^tX Diana* » scOf Holapia et Mesopaiamia y:e soggiunge che aveva seco Soooo cavalieri senza contare i fanti Pugnò contro i Latini a Thorono . Diedero essi subito di volta : e ne fece il soldano crudelissima strage .-Guido di Lusignano re di Gerusalemme e il gran Maestro del Tempio furono menati prigioni Conseguenze della vittoria fu per Sa- ladino la reddizione di Acri , o Tolomaide , Berito, Ascalona e Gerusalemme ( GesU Dei per Frane. 1. 1. p. 1 1 17. e seq. )

888 Escier. E' il porto detto Siger o Sieger fChe secondo T Assemanni è Fantico Siagrium promaniùrìum d'Arabia in faccia a Sòccoiera { Bibliot.Orient.t.lII.p.780) Il paese di Siger e il ^orto di detto nome segnò 1' An ville nella sua carta dell'Asia in faccia a detta isola .' Cosi ne parla il Geografo Nubiense : » Terrae Hadhramutp » contermina est ab oriente terfa(Se^er,et eam colunt familiaeMahra,moerì Arabes. » Ab extremitate vero terrae SegersAAden trecenta habentur milliaria» (p.5S).M& computati tutti i giri della costa,può valutarsene la distanza itineraria di 400 miglia, e perciò sembra che debba essere rettificata la lezione Ramusiana quanto alla di- rezione , e in vece di fy> miglia a scirocco , debba leggersi 400 miglia a Greco quarta di levante Infatti il Manose. Soranzo porta miglia 400 ( Zurl. Dìssert. 1. 1. p. 38a }• Ma ivi è pure sbagliata la posizione relativa,leggendovisiy che Escier è a maestro di Aden . Il Marsden créde che Escier sia il porto Sahor della carta deli'Anville di> atante 180 miglia da Aden. Mb, non potrei di ciò convenire col dotto <^mmentatorej perchè in tale supposizione non quadrerebbe la distanza che il Polo asserisce essere fra Sder e Dulfar o Dqfar . Osserva il Niebhur { p. 244 ) che T Edrissi scrìve que- sto nome Schadsjer che potè essere agevolmente corrotto in Scier^ come porta il nostro Testo . E che a questo luogo il Geografo Arabo parli di Sejer e non di Sahor ai deduce dall' affermare che ne dipendono le isole di Charton e di Martan ( p* 24 ) .

469 Io questa regione nasce grandissima copia d' incenso ^ bian^* f o molto buono , il quale a goccie a goccie , scorre giù da ai* cuoi arbori piccoli simili all' albedo . Gli abitatori alcune volte forano, ovvero tagliano le scorze di quelli , e da' tagli , ovvero bu* chi 9 scorron fuori goccie dell' incenso , e ancorché non si faccia- no detti tagli y pur questo liquore non resta di venir fuori dai detti arbori per lo grandissimo caldo che vi fa , e poi s' indtiri* ice . Sono quivi molti arbori di palme , che fanno buoni datiaii in abbondanza ^^ . Non vi nascono biade , se non risi , e mi- glio ^% e bisogna , che vi siano condotte delle biade d' altre regio- ni • Non hanno vino d' uva , ma lo fanno di risi , zucchero t dattali <^ y che è delicato da bere Hanno montoni pic-

989 Grandisnma copia (t incenso » Iiuulae vero Charian et Marion sunt # Giun Alhatcisce regione terrae Seger^ìn qua nascitur /%fi^t ( Geog. Nub. P'^4Ì* Nella seconda Reazione pubblicata dal Renaudot leggesi . » Dana cette mer qui est a cornine à lii droite dea Indea en partant de Homan , on trouve le pay de Schar^oìà » croit i' entfena p ( p. i 16 ). Intorno ali' incenso vedaai ( 1. 1 p. ao6. n* b ) .

990. Dattali in grand* abbondanza. La palma dattila ( Phoenix dactjrlifera ) è uno degli alberi i più utili di quella zona arìda e calda della terra che comprende la Baròeria » V Arabia , la reg one Sindetica . La palma ha individui de' due aessi , e si caprifica osi feconda, inserendo nella pianta femminì un ramunscello della maschia « Ove la pianta è indigena si ha gran cura della sua cultura. Fiorisce nel Mekrah alla fine di Febbrajo , o ai pr<mi di Marzo. A tempo della fioritura s'alleg« gerisce la pianta, colla potatura di m/vlti fiorì per rendere più saporosi i frutti ,che ^ lasciano e che maturano all-i fine d' Agosto» o ai primi di Settembre . Colti i datteri si fanno aeccare al sole sopra le stuoje, se ne ^trae il nocciolo, e s'infilano in cor* dorelle di pelo di capra. 1 datterì che non ai vogliono seccare , appena colti si usa di' stivargli in paniere tessute di foglie di palma , e V abbondanza del sugo zaccarìno del frutto gli conserva. Questo albero ha molte varietà. Le più*stimate nel Beiom" tdUsian sono appellate /or » poppa f mudjuad e cAi/igoiA^nd ( Petti ng. Tom. IL pag. i5i ).

991 Se non risi e migiio Il basso popolo, secondo ti Niebuhr, mangia cattivo pane d'una specie di miglio detto Durra^ e questo mal cotto. Pan di grano può aversi nelle città . Gli Schech o signori delle tribù Arabe del deserto non mangiano- a pranzo che Pilatt , cioè rìso cotto noli' acqua ( Descrìpt. de r Arab. p. 47 1 e 49 )• Ma li riso probabilmente lo traggono da altre contrade

992. f^ino di risi t^ucciieroy e datiaii. Il Niebuhr fra le bevande spiritose degli Arabi rammenta.!' acqua vite , l' Arak^ che si estrae dalla canna di zucchero o che vion dall' Indie , che sembra essere il cosi detto vino di zucchero dal PoI(k Al- * tri liquori estraggono dalle uve secche che 1 ipongono in una pignatta,afiinchè fermen* tino , finalmente rammenta il ^aua,che cavano dalla ferma eh' è una aperte di cervo** già ( L e. p. 5o ), Questa ultima bevanda cattivissima parve al viaggiatore, e pcrctèi nerìtevole del biasimo ^e alla cervogia il Redi *

60

470 celi ^ , li quali non hanno 1' (pecchie date bannp gK altri , ma vi sooQ due cornette , e più a basso vwso il paso, hanno dna buchi in luogo dell'orecchie.

So^Q questi popoli grau pescatori , e quivi si trovano infiniti pesci tonni, che per la grand' abbondanza , se n'averiano due p&s un gros&o veneziano ; e ne seccano . E pereti^ pel gran cal- do tutto il p{^s0' è come abbruciato , vi si trova erba verde , pero hanno assuefatto li loro apimali , cioè buoi , montoni , €au)meli , e poledri a mangiar pesci secchi ^ , e gliene danno di continuo , e li iraangìano volentieri . E detti pesci sono d' una aorte piccolini , quali prendono, nel mese di Marzo , Aprile , e Maggio in gra ndissima quantità , e secchi ripongono in casa « do- ve per tutto r anno ne danno a mangiare alle bestie , le quali eziandio ne mangiano de' freschi , come li secchi , ancorché sia« no più avvezzi a' secchi . £ per la carestia delle biade , fanììo anco detti popoli , biscotto di pesci ^ grandi ili questo modo^^^ che li tagliano miputaniente in pé^zi , e con certa farina fanno un lir qijio.re , che li U ten,ere insiev^e a modf^ di p^isjui , e tbnotaoa pani , ohe nell' a^deme sole s' asciugano e induriscono , e così ri- posti in casa li mangianp tutto V anno come biscotto. L'iuceqso^

». Chi la squaUida c^vogia

» Alle labbra sua congiunge^ *

». Bresto muore ^ t rs^óo giunge '

» all'età, vecchia 9 e barbogia. OfiliwiQt di. datteri pfirla il Pottittger, che si fa nel Mskeran . » Sdno dédltisatmi a » £ar uso d'una bevanda inebriante faXta^eon datteri fermentati, Tuso delia quale »- dee essere pemiciosissimo . ( Voy« au Belouch t. II. p. 1 15< )

99^ Montoni piceolL» Hiebuhr rammenta ft^ i ijuadrupedi dell* Arabia i cavaUi , i muli , gli asini , i cammeli , i dromedari , le vacche f le pecore e altri ani* BRali domestici ( p. 142), ma non fa. parola di questa specie di montoni con orecchie mosjtrttos^. Può darsi che la grassezza dei .castrati- desse loro quell'apparenza che dice ii.l^ole e che per quella ristringesse loro il forame dell' orecchio

994t ^ n^aagiar pesci spechi ( V. L L p. ao6'n. }t Dice Strabene degli Ittiofagi di Garamania : » Icthjopbagorum r#gio, mari vioina. est , et magna ex parte arbori* »: bus.caretj penuria in ea palmarum, acanthi ^ myricae, aquarum et domestici ». cibi maxima est. Vescuntur piscibus,, tum ipeì, tum eorum pecora » ( Strab. Gedgn p. 720 ) .

99S« Biscauq di.pe$ci » [>omos ex osstbus oetonim, et ostreorum conchis ma- ^' «gas ex parte, £aciunt, namtrabium et fulcrorum usum cosiae praestant: portas »' ipaxiliafc, e vertebris^ fiunt^mortaria, in quìbus f\^es tundunt adselem assatos^ » poAea ex bis panem conficiunt fnimento paiiluhim admiscentes ( Strab. 1; e. ) .

471 sopra è tanto buon nìfefdato y cbe 3 signor lo compra per dieci bisanti il cantaro ^ ^ e poi lo rivénde a' raer- canti , che poi lo danno por quaranta bisalùti : e questo fa egli ad istanza del Soldano d' Adenti ^ qual piglia tutto l' incènso che na^ sce nel suo territorio per ii detto p<*ezzo , e poi lo rivende al modo detto di sopra , onde ne conseguisce grandissimo utile , e guada- gno . Altro non V essendo da' dire , procederò a parlar della città di Dulfar.

CARXLI.

Di JDuffar città

Dulfar 9^ è una città nofoiie e grande , qual è discosto dalla città d' Escier venti miglia ^ verso Scirocco . Le sue genti sono Macomettane , e il suo signore è sotto il Soldan d' Adem . Que- sta città é posta sopra il mune , e ha buon porto , dove vengono assai navi , e quivi si conducohò assai Cavalli ^ arabi d' altre con*

gg6. Cantaro ( V. sopra n. $70 ) >

997* Dulfar^ ( GQd.Par. ) Daifar^ mèglio il Testo delfar Grùftctt Bufar. » Dafar » civitaA sita super littus sinus exeuntis e Mari Austraii^^et flaéntis in oonrinentem^ » septentrìonem versus circiter centum milliaria In extreiho rècessu huius sinus » est civitas Dafar . Navigta a* Dafar per sinum hanc laon feruntHr» nisi ventus a s terra spiret . Velìficant a sinu predicto in Ifidicm Dmfar niètropolìs est terrae » Alshagiar Ibi plurimae ex Indiae plantaè reperi antUr » nempe nux muscata , et f cucurbita Indica . A Septentrione Daf4tr coUcs flint arenosi Inter Dafar et So- t naam XXIV. parasangae. Quidem aj uni Z>d/ar esse su|>er j^Z/'amafii et hortos » illic ^M^ communes . Dafar est instar magni vici ,aut paullo major » ( Abulf. Geogr. Min* t. {U. p. 5r). Del suo stato presente cosi pnrla Niebuhr : » Dafar r- ville connue et port de mert d* on l' un eie pnn^ le meilieitr' enteiù . Get èAcens > est neanmoins nrauvaìsen cofftperalsoik de cèlui dcs Indea Dafar a son' SchèfA » indipendant » ( 1 0. p- 348 ).

g^. y'enti miglia . Ciò stabilisce {positivamente che te città détta Sciar dal Polo e Siger e non ^aAtiryperchè tale è appunto' la dtslanta da Siger a Dafar,

999. Assai cavalli . I cavalli Arabi sono i più generosi e veloci dcU' universo* Essi dierono argomento al fiii antico » e più sublime' squarcio di poosM descrittiva conosciuto

» Forse il destriero per tua man guarnito

» I fianchi e il colio di virtù robusta^»

y Mostrerà col nlagkiatthno nitriN

p Da generò^ ardk>r V anima adusta l

f Porse ad un liève minaceiar col dk»

p' Fuggiift cbat colale loeliati'i

<■

47»

tradc fra terra E li mercaDti li levano , e condacono in India per il grandissimo guadagno '^^ , che ne conseguiscono . Ha set* to di se città e castella; e nasce nel suo territorio assai incen- do ^*^' , qual vìen condotto via per li mercanti . E altre cose non V essendo da dire , diremo del golfo di Galaiati .

GAP. XLH.

J)i Calaiati città . Calatati '^ è una catta grande , ed è nel golfo , che mede«

» Quando awien che alla pugna ai prepari » Sbuffa terror dall' orgogticise nari ^ Percuote il auol colla ferrata zampai

ir Morde il fren , scuote il crìn, a' incunra^ e a'alxt^ t In un luogo medesmu orma non stampa » Ardimento e furor l'agita e sbalza: » Cornei affronta l'oSlil schiera ch'accampa: » Sprezza il timor; armi ed armati incalza» t E sonar fa nel violento corso » Scudo» faretra, e strai scossi sul dorso. 'l^ Impaziente e di sudor fumante | » Cosi precipitoso si disse rra^ I p Che non aspetta udir tromba sonante

» E par nel corso divorar la terra . » Dove sente rumor di spade infrante , » Colà, dice fra se» ferve la guerra; » £ de' duci gli sembra udir le voci » E gli ululati de' guerrier feroci .

Giobbe Cap. xxxix. volgarizzamento del Rezzane Ma anche in Arabia di due specie sono i cavalli , quelli di razza generose* ff cut pretendono conservare la genealogia da due mila anni in poi . Gli altri di razza ignota niente pregiati e destinati agli usi comuni . Anche quelli di rastza nobile non sono grandi | bèlli , ma animosi i velocissimi al corso | e di questi si servono per jnontura. Alcuni di teli cavalli furono pagati dagli Inglesi e Moka 800, e tooo. scudi ( forse scodi piccoli di Francia) (Niehuhr 1. e. p. 144. )

looo. // grandissimo guadagno, e Un Marchand m' assura que de ses compa* p triotes avoit acheté a Moka un de ces chevaux 1 pour le quel om lui avoit ofiert ae f Bengala le doublé du prix d'achat e ( Niebuhr 1. e.) looi. Assai incenso ( V. sup. n. 089. )

1002. Ca/eiafi(Cod.Magl.e Pàrig.) CalatwÈ Kmlhai del paesed'Oinifiiamezzotii di Moscata luogo nella carta dell'Anville detto Calaiati» Ai tempi del Polo dava no* me alla manica che riunisce l' Eritreo al Seno Persico . £ oggidì piccola città ma «na delle più antiche del paese di Oman seconda Niebuhr» L'EdrisaiKapiielU.

475 simamente si ' dimanda di CSalata: è discoste dal Dolfar cinque «^ cento miglia verso scirocco '^^: osservano la legge di Macoinet* to j è sottoposta al Melic d' Ormus '^ , e ogni fiata ^ che il det- to ha guerra con alcun re^ ricorre a questa città, perchè è mola- to forte, e posta in forte luogo , dimodoché non teme di alcuno. Non ha biade di sorte alcuna, ma le traggono di altri luoghi : e questa città ha un buon porto , e molti mer- canti vi vengoclo dell' Ibdia con gran numero di navi , è ven- dono le lor robe, e spezierie benissimo , perchè da questa città si portano fra ten*a a molte città e castella . Si cavano ancora di questo porto per Y India militi cavalli , e ne guadagnano grande^» mente . Questa città è posta nell' entrata , e bocca del dett4i golfo di Galatu, dimodoché ninna nave non può entrare in quello; uscire senza sua licenza E molte volte , che il Melic di que*^ sta città , qual ha ])atti , e obbligazione col re di Chermaib , e gli è sùddito , non lo vuol. obbedire , perchè il detto gì' imputa qualche dazio , oltre V ordinario , e esso ricusa di pagarlo , subito il re li manda un esercito pei* costringerlo per forza ; lui si parte d' Ormus , é 'viene a questa città Galajati , dove stando, non la« scia entrare , passar alcuna nave , dal che avviene , che il re di Chermain perde i suoi diritti, e ricevendo gran danno è necessi- tato a far patto còl detto Melic« Ha un castello molto forte, che tie« ne, a modo di dii* , serrato il golfo e il mare ^ perché discoopre tutte legnavi in ogni tempo, che passano.. Le genti di questa contrada vivono di pesci freschi e salati , perché d' ambedue ne hanno di cotinuo gran copia ; Ma li gentiluomini e ricchi vivono di biade ^ che vengono condotte d' altri paesi Or partendosi da

Cgelhai^ come se ne pronunzia U nome a Mascate^ àecondo il moderno rammentata YÌaggiatorè. Vicino,a Kalhat^si mezzodì è la città di Tsor o Tsuryche è a tramontana di quella di Sohar sopra un'isoletta,ove secondo il Niibienseir pHscis temporibus ad t ea proficis^bantur naves Sinicae ». prosegue come ivi cessarono di concorrerei trafficanti « e si trasferì la mercatura ali' isola di Kis o Ckisi come V appeUa il Pulo ( Geogr. Nubien. p. 55 ) .

ioo5. Ferso Scirocco . Qui è errata la lezione . Il testoda noi pubblicate dice a Maestro, ma anche ciò è falso» mentre la posizione /iCa/A<!i/yrespettivamente a Dafar e a Greco . Frequenti sono tali errori nel Polo neirOrientare i paesi» ma tali errori tono giustificati dalie carte di quelle regioni fatte a quei tempii ove occorrono gli abbagli medesimi .

1004. Melic d Ormus Intorno a questa dinastia vedasi ( li 1 16. } : intomo al titolo JUeiic 56). . . '

474

va r isola d' Ofinas .

GAP. XLin.

Di, Orfims é

y isola dbOriBns '^^ ha tuia bèlla-, e gran €Utà posta so- pra il mare. Ha un Melic , che è notte eli dignità , come saria ti dire marchese, quale ha molte ehtà e castella sQtto il suo domi- nio. Gli abttaoti sono. Saraceni , tutta della legge di Maeometto* Vi regna grandissimo caldo ^ e per questa causa in tutte le case hanno ordinale le sue ventierc' ^*^, per le ^uali fanno vanire fl vento in tuue le loro stanze e< camere ^. do^i^è li< piace ^ . che altri* mentii non potriano mveve. Or di cpiesto npo jdiremo akro, perchè di sopra nel libro .abbiano pallata di Chisi , e Gher- wain.

Poiché s7 è scritto dbbasianea) '^^ delle pfQvipbie , e tent» ddr India Maggiore , che sono appresso, il mare^ e d' alcuna re^ gioni di popoli d! Etwpia , che noi ^ibmiamo Indiai Mes^aoa^^ avanti che kcciamo fine al libro , ritorcerò a* narrai^e d' alcane regioniv^ che sono vicine alla Tramontana ^ delle quali io lasciai di dine ne'libri di sopra . Per tanto è da sapere^ che: nelle para ^cine sdla Tranwntana '^^, v^' aiutano * molti Tartari, eh' hanno re* no«

»

looS. L* isolm d* Ormus . Siccome parlò di questa cittì nel dare la descrizione della Persia , può vedersi ciò che allt3caneiiLdelto(N.ii5 ) . Ma essendo ivi «bar* cato nel restituirsi in patria , alla sua tornkta dal Catajo , ne fa nuovamente men* tioat come e\ stess^, la dichiaivi . Qui termina la'descrìzione dei paesi che furor no da, lui visitati in qpeata. swi ultima, navigazione. Abbiamo abbandonata la dire- zione del suo viaggio al capo 3a<di questo terzo libro» ove pjarla di Ciéstaacaran m del JUiffcrarh che dovè còateggiaxe nel recarsi a Ormus

190&: Sue venìiere ( t. L p. aot). n. b ).

1007 . Poiché s' é senno abbastanza . Questo eapo«e ciò ohe segue sino alla fine vacomideratQ.CQme un' i^eodicei^vertratta di alcuna altre cose apparate nei suoi tì^ggi Net .Testo da nc^ pubt>Ucato molto, diffusa è questa appendice, ed aiurhtt più npl. Testo Parigino» Ma com^ vi trattò di cose sconoesse» e le storie dei Tartari lion^po^^ alloro, luogo, e ordinatamente^si raYviaa che nel ritoccare il Milione parte di quelle cose lasciò, altre ne abbreviò.

1008. Pani pigiai alla TramfMU^m» S^ noitco «Testo appfUò. questa regione Grani Turchia ( 1. 1. p. 209 ).

/?

4^7^

minato Gaìda '*^, ilquale è delU stirpe , e parenti prossimo di Gublai Gran Gan . Non è suddito ad aiewio . Questi Tartari os^ servano l' usanaa , e modi degli antichi suoi predecessori , e ven- gono riputati veri Tartari « E questo re col suo popolo non abita in castelli j fortezze , città , Ria sta sempre alia campagna in pianure e valli , e n^fe fweste di quella regione , che sono in grandissima moltitudine . Non hanno biade di sorte alctiivà , ma vìvono di carne e latte '^^ , e in grandissima pace : perchè il lord re non procura mai attro ( al quale tutti obbedtscoiìo ) se non di conservarli in pace e unione , che è il proprio carico di re i Han- no moltitudine grande di cavalli , buoi , pecore ^ ed ahri anima^ li Qnìvi si trovan'ors» tutti biandìi '^', grandi elnn^i la maggior parte venti palmi . Hanno vol]>i uitt'e nere , e mollo grandi , e asini salvatici '^'^ io gran copia , e alcuni aàfi^itofe pkrooli , chiamati Rondea^^ che hanno pelle delicatissima v eh' appressò di noi si* chiamano zibellini '^'*. Item vari, ai^colini '•'*,!* di quelli, che' si chiamano Sorci di Faraon '**'^ ; e ve n' è tanta copia ^ eh' è casa incredibile , e questi Tartari li sanno pigliar cosi destramente , e con tant' arte j eh' alcuno non può scampar dalle lor mani . E acanti ,, che^ s\ arrivi dove abitano detti Tartara . v' è una pia- nura Jt*nga^ il cioiamiooi dd qaaltordi(2Ì> ^ornate» tutta disabitaia^ e come un deserei, e h eaustr è perchè vi^ sonò' infiniie^ lag«ie

IP09.. CaM2uL( V jb.1. [|. 2'!iin. e), ^

i^io. J^ivona di carne e latte. Di tutti questi usi dei Tartari tu discorso nel libro primo y ore possoiu» vedersi, confermate le cose dette* dal Polo* * . ,

10 II Orsi tutti bianchi ( t.i.p.aiS. n.o. ) Questo quadrupede è detto da Pallaa . Vrsus. Jktmximus ( Vojfag. Append t Vili. p. 5< ). »• Magnitudo aduUorum tanta f, r.ttt'peUis lungi tudinem^ seplem r et octo saepe pedufn aequ«t»\

IOJ9* Asinii Salvatici . (V. n«2fa. }

i»tr5i, Sl^ibelUni ( V. 1 1. p. 86.. n. a )

ioj4r .Moolini* Saspettaiche siano gii Armelliu di, cui fu data la descrizione ^ (T. ì. p, 73. n. d)

iojS^ Sorci di FaroQn^E. molto probabile che il Polo sotto tale denominazione cfunpreodaaat' collettivamente, molle specie di sorci che ha la Siberia , e di cui ha descriUe qu^tprdici v/irìetà;il Br^^s^^M* Pallas ndl' appendice al viaggio di RuMia» Soperò hka. inteso il Polo d'indvviduarne una ^peciCfSembra esser quella detta Muf Sasftia-j^.óa^i Arcabi Jerhoah^hA è della grandez^ dei sorcio comune,ma in Sibe* . ri» piùviHCColecbe in Arabia. (PalL T- Vili. p. n>)> t On trouve le.Jarboa , ou rat » r eie Ph^iaon en Egjrp^^à^M le Ned/ed anx. deux cAtés du Golphe Persique , dans »4e.4eei9rt;e«tM/t«fra aii/fiMretcea^d^^ (;^iebuhr Desc. de r Arab«

pag. 147. )

47»

e fontane , che l'inondano , e per il gran freddò statino di oontinao agghiacciate ^ eccettualo alcuni mesi dell' anno,, che il sole le di- sfa , e v' è tanto fango , che più difficilmente vi si può passar a quel tempo , che quando v' è il ghiaccio £ però detti popoli , acciocché li mercanti possano andare a comprar le loro pelli , che è la sola mercanzia, che si trovi appresso di loro, snanno In- gegnato di far che questo deserto si possa passare in questo modo, che in capo d'ogni giornata v'hanno fabbricate case di legname '^'^ alte da terra, dove comodamente vi possano stare le persone che ricevono i mercanti , e che poi li conducono la seconda giornata all' altra posta , ovvero casa : e così di posta in posta se ne van- no fino alla fine di detto deserto . E per esser i ghiacci grandi^ hanno fatto una sorte di carri, che quelli, ch'abitano appresso di noi sopra monti a.spri , e inaccessibili , li sc^liono usare , e si chiamata) tragule '^'7 ^ che sono senza rote, piani nel fondo, e si vengono alzando dà' capi a modo di un semicirculo , e scorrono per sopra il ghiaccio Jacilmente» Hanno per condur dette car->

1016. Case di Legname Da questa relazione del viaggiatore^si ravvisa die in* tende di favellare quelle case che ai c< istruiscono tuUora nel Kamschalka, edw i Kamschadali appellano Balagan o case da estate; » Lea Bala^ans (dice ilLiaaeps) » s' elevent au dessus du sol sur plusieurs poteaux planlés a d'cgnlts distancea f de » douze a treize pieds . Catte agreste colonnade soutient en i*air une pUtte formef ^ faite desoli?eaux emboli és Ics uns dans les autres,et revetus de terre glaiseuse; t cette piate forme sert de plancher à tout Tedi (ice qui consiste en un comble de for* » me conique, couvert d'une surte de chaume, ou d*erbe Sechée étendue sur dea loa« » gues j^erches, qui se reunissent aa sommet, et qui portent sur plusieurs traversef. » Ce comble est a la fois le premier et le dernier étage; il iotmt tout Tappartementf » e est adire unechambre.Un trou prati qué* da ns le toit ouvre un passage A la fumèe •• Ifel proseguirli viaggiatore la descrizione 9 dice non esservi altra apertura che una porta bassa e stretta . Serve di scala una trave intaccata, che da un lato posa obli- quamente sul suolo, dair altro sulla soglia della porta. Pnma gli abituri di questi popoli erano sotto terra , gli appellavano j-our/e, ma t Russi, gli hanno proibiti Hanno poi le case da inverno che apellano isbog ys\ra\\ì alle case* dei Russi cbe sono composte di travi poste orizzontalmente le une sulle altre accavigliate negli angoli, e rìfloppate nei fessi con borraccina , e coperte di giunco o di sala ( Les^ep: Yoy. p. 25. e seg. ) . L' unione di alcune di queste case formano una borgata che i Russi appellano Ostrega cW è d* ordinario cinta di palizzate ( Fiill. Yoy t I. p. xxxii }•

1017. Travide. Il nostro testo dice tregge, oggidì si dicono volgarmente Siine» La voce tragula mi sembrerebbe adattata all' indole della nostra favella , persigni« lìcare dette slitte mentre la voce ireggim , fu adoperata metaforicamente, perchè ìm treggia è il traino senza ruote, che usano i nostri villici per trasportare le raccoife - e altre cose nei paesi scosceait impraticabili a carri con ruote.- Intorno a queste tra- gule vedasi (ti. p.a 19 not. e )

477 rette preparata nna sorte d" animali «imili a cani , e quasi che si possono chiamar cani "••, grandi come asini , fortissimi , e usali a tirare , de' quali ne legano sotto al carro sei a due , a due , e il carrettier li governa , e sopra detto carro non vi sta altro che lui , e il mercante con le dette pelli . E camminalo eh' hanno una giornata , mettono giù il carro , e li cani , e a questo modo di giorno in giorno mnundo carri , e cani , così passano detto deserto ooaduceado ftiori la mercanzia di dette pelli , che poi si Tendono in tutte le parti nostre .

I

GAP. XLIV.

«

DéUa regione detta delle tenebre "'9.

L

trovano

Neir ultime pane del reame di questi Tartari , dove si no le pelli sopradeite v' è un' altra regione , che s' esten-

de finb nell'estreme parti di Settentrione , la quale è chiamata deir oscurità , perchè la ma^ior parte de^ mesi dell' inverno non v^ apparisce il sole , e 1' aere è tenebroso , o al modo che gli è,, a vanti che si faccia Tal ha del giorno, che si ve- de, e non si vede Gli uomini di questa regione sono belli

ioi8* Si possono chiamar cani Jatorno a questi cani vedaai la nota superior- mente ciUta, A quifSto luogo notò il Rdinusìo. » Questi animali , che tirano ^ queste carrette sono Ran^iferi , come dice il Reverenfio Domino Olano Got- » tp nel suo libro» . Ma ^ui è da avvertire che il dotto Ramusio prese un abba- . glìo . Il Rangifero é T ani male detto dai Francesi Renne^ che serve anch' esso come bestia da tiro presso le nazioni polarij ma come avvertimmo in molte parti di quelle contrade atta* cano alle tragule i cani .

1019. Roé^one delie tenebre. Si pubblicò a Jena l' anno caduto alcun frammen- to gc^ografico d'Eòa Batuta^ viaggiatore Arabo del secolo XIV. di cui si contezza nel Diario Francese appellato Journal deaSav«ins » ( Janvier i8ao. p. 17 )> Ivi è detto, che Eòn BotiHa s* imbarrò sul Mare Nero, giunse k Caffa^ si ncò a Crim^ di li paasò a Stirai rapitale degli slati di Mohammud'Vsbek'Kan . Fece, cioè, parte del primo viaggio «lei Poli vecchi. Si narra come esso daSarai prende una gufda per an« dare n^lle tene dei Bulgari. Il desiderio di vedere la contrada delU dagli Arabi Pad*' se delie f^^re ìq determina ad ingolfai^si in.ua deserto^ che ha di lunghezza qua- ranta giornate . Ma rinunziò al suo disegno stante la difficoltà del viaggio . Da.i^ìó si rileva che il Po|<» e Eòn Batata attinsero queste notizie dai medesimi fonti » e che la Regione de Tenebre é quella parte appunto deli' Asia che indicammo nel pri-i no volume ( p. aao. n. a )

61

•'r-

_ 478 e grandi , ma molto pallidi ^^'^ Non hanno re , princit>e , alla €ui gìomdizbne ^po sotto|)OMÌ . Ma vcvooo senza cmiiimi , e a modo di bestia Sono d'iogagno groseo, e còme siu|ùdi ^^^ . Taruri spesse 6ate vanno ad atsakare detta regione rubandoli il bestiame , e li beni di quelli ; e li vanno ne' noieai , cb^ Itano^ questa oscurila per oca ^sser veduìti: e perokè noo saperiano iornare a casa Con la preda , però cavalcano cavalle , che abbiano poliedri '^^ , quali menaao se<;o fino a'coafini , e li fanno tenere alle guardie nell' entrare di detta regione . E! poi , che hanno ru* bato in quelle tenebre , e vogliono ritornare alla regione della lu- ce, lasciano le briglie alle C^Vall^, che possano andare liberamene te in qualunque parte , le vogliono , e le cavalle sentendo l'usta de poliedri , se ne vengono al diritto,^ dove li lasciaroMo . E a que« sto modo ritornano a casa .

Gli alitatoi'i di questa Regione dèlie Tenebre pigliano In sta- te, (che hanno di ConMuuo giorno '^'^,e luce) gran moltitudine di detti arniellini, vari'^^^, aroolini, volpi, 0 altri simili imi mali , che Iranno le pelli molato più delicate e pnezJose, e di maggior vaio- ire ^ che non sono quelle de'TarCart, qtiali per questa causa le Vaqno a .rubaf:e^ Petti, popoli conducoiK) la state le. pelli a' pae- si vicini , dpve si vendono , e ne fanno grandissimo guadagno . E per quello, che mi/u deito , vengono di dette pelli tino nella provincia di Rossia j della qual parleremo mettendo fine al nostra libro .

jQaQ. JUOàùfHdlUHY. 1 1. L e. V

loì)^ Cofw tflM|K'i^' . Ktalta è U raUstoM che ék dell' indoU da* TìskakiM ^ ^i S^me^fedi e degli uliri popoli che abitano sullo U cardilo polare.

4 u^%.CniMdh c&a «Muoaa p(UadridMà qaaatq racconta bon v'é ty Ilo quel favoloso che a prima vista apparisce . Egli è certo che lornaodo ii^ilietro Ma propria dkniTm dvpo aver falla intrigata via 'laacii*a«iosi dirigere dal cavallo, ordiiunamei>lé per q^flQ maturale istinto riprcndie la vera via . T^le ioteUigeoza d* istinto è da credere che divetiga moho più squisita per i' amore che ha naa giumenta pei sua puledro .

•oaS. CÌ0 hanao di aoatinua giorno e tuoe Qui è stalo ritocco il Tetto Qi^Uoda noi pubblicato, dice, che ivi non si vede sole « aéiuoa » stella. Moia saprei affaruaure se la corresiooc fosse falla dal Poloydopo migliori e più taatte no- Uftié«.o dal Ramusio ( V. 1. 1. p. aai e. a )

1024. Fétri . Qui deve dire Fid animala in altro luogo daacritto ( I. L p. 75» a.d).

in

cip. XLV.

"> 'X

* r , ,

> « f .

. , * O

Lq provincia 4i Bq*ia "'"'^ è giw»dissiflw , ^' divi^ jn QipljM, parti, e giarda vér39 U p^^rte di 'X'rarpotitaria/dpve ^ dka «*-» tóre<piasta.R«gioa?.d«ll^Xei)^brp. .LjjjppQU di auella sono Gr^ stiani '^'^ , e osservano 1' usanza de' Greci nell' ofìicio dflUa Gijti^t sa Sono bellissimi uomini , bianchi e grandi , e similmente le loro femmine bianche, e grandi, co' capelli biondi, e lunghi, e rendono tributo al re de' Tartari *°^7 ^ delti di Ponente "®*^ , col

1025. La provincia di Hasiia^ Intorno «Uà iUsaìfù^ ai Russi vedasi ( t. I. p. 221. n. a ).

1026. Li popoli di quella sona Cristiani ( ibid. ).

1027. E rendono tributo al re de' Tartari . La prima tremenda rotta che eb« bero i flussi dai Tartari, secondo Michele Micheovo, fu vicino al fiume Caleza nel 1212. Portavano i Tartari la guerra contro i Polowtzos ^che alcuni credono fossero un avanzo dei Goti , ì quali abitavano verso il mare d' Azof. I Tartari in- viarono ambasciatori al Granduca di Russia per invitarlo a non soccorrere i loro nemici. I ma esso vioJ,aadail diritto delle genti « fece, uccidere ^li Ambasciatori , e unito un esercito 4' avanzò contro di loro ; ma rimase Interamente disfatto (Ram. Nav. t, !(. p. 7,3. h). Sembra che^ T Vrmatfi Tartara fosse comandata ò TuscM' figlio, ii Gfngis'Can^ o altro capitano da lui dependenté. Sigismondo d'Herbe^ st^.in'nicconta^ che poste n ormante BathUo Baiu Can )> re detti Tartari'; con gràn- » de^e^cito ^s.cito fuora nel se.iténtrione , Bulgaria, \^ quale' é appresso al fiume p f^olga sotto ^Cfizano occupò. Dapòi nell'anno segìiente, det Mondo secondo 1* Era » lli^iSai>7^5;j[^poi)4y il Oeguignes cj«ò accadde nel 1-255. t. IV. p. 34o ) seguitata » la vittoria fino in'Moscovia pQTVfnne^ dove la città regia ( allora /ifiot^fii ) per » alcuni giorni. 9S^S9diata finalmente piglia- Da poi senza osservare la data fb9e » quasi tutti i Moscoyiiì, f^^Quo niorti , e più oltrà le provincie vicine fVulodimiria^ » Peifìc^la^^.^ lip^tQw^Sùsdaii^ e molti castelli ^ e città spoglia e' saccheggiò , e' » amma^zò^ii.aivvqpo co9<iviQcodone pi jgioni |gli abitatori. E TI Granddca Giorgio ^ il » qpaiq frol ^uo i^Qixpito g}i era ito incontro profTigò e uccise: e'ÉaSilio^ e iSostantl-' Il no cTQin.e^o j(ai.^^o4^s^ ^ ^m^à^-LÒ . Le quali «osé ho detto'di sopra nelf anno 9 dei Mondo 6745 sono st^te fatte. Da quel tempo in qua, quasi tutti i princij)! t della JlHSsia evafic^ fatti col favore e arbitrio lei fi Ti rta ri alli quali ubbidivano , e t d^^ò questQ sino 9 tenr\po di WitoUo Granduca di Lituaa(a\\\ quelle sue provtp- » eie ^ quelle co4e ch*^ erano state occupate idai Tartari coti le proprie armi difese t e ripigliò . Afa li Granduci di IVuIoiomirià e della Moscovia sino al moder*^ » no ]^uca Busilipt .sempre sotto la detta fe^Je e ubbidienza detti prmripi detli Tar- li tari fermi restarqr^o ( R.im* t. jl. p. 1^2. G)* Questo Basilio é il quarto di fai nome che incorni i^ciò a regnai e nel iS^S.^ *

J02B. Di Ponente ^ Intorno a questi l'artari veclasi ( L I. p. 224* n. ) •'

48a

quale confiDano nella parte di loro regione che gnarda il Levan^ te . In onesta provincia si trova abbondanza grande di pelli '^^ d' armellini , arcolini, zibellini^ vai, volpi, e cera molta '^^.

( come p*^*>iamo detto di sopra ) , si prendono li girfalcbi , falco* ni pellegrini in gran copia j che vengono portati in diverse re^ filoni , e Provincie *^,

Itne del Testo Ràmùnàno^

\\

» .

\. .

* 4

1029, Grande di pelli , L*Herbestain citato ( ibid.p.iSg ) dice esservi grati difle- renza nelle, peUitdt cui i Ausai facevano baratto con altre merci. Di quelle di ZibeU lino dipende il pregio dalla nerezza, lunghezza^ e spessezza del pélo . {^airla poi delle pelli d*, armellino» di volpci di cui le più pregiate erano le nere ; delle* pelli d* Asprepli ^ linci « di lupi t di castori di' cui guernivano i lembi defili abiti: ed anche delle pelli di gatti domestici che per. essere caldissime usavano per le vesU da

v«gg>9- . ': ^ ; -

iq3o. Cera molta. » Le merci le quali si portano dal paese di MoscoYia io » Germania^ sono p'^lli e cera ( ibid. p/ 1 59. C ) .

io3i. Si^i:ava argento in gran fuonriM.. Bella notizia che proVa quanto and- camente s' applicassero i Russi a cavare i metalli cfalle hliniere . '

io5a. Mare Oceano . Bellissima e interessantissima è questa notizia data dal Polo atr Europa Siccome èi dice qhe la parte sette ntnunalè della Bussia era ba- gnata da quello stessu Oceano, ove come narrò sopra si prendevano i git falchi (Lib. T. e. 49 ) j che é quella parte del Mare Gelato che corrisponde ai mi^rìdiani che passano per Giorgia , e Bargtt , ossia pei parsi all' Oriente del lago di Baikal , e alla Afanciusia , perciò egli il primo diede la sicura notizia che l'Oceano circuiva r Asia dal Golfo 'd' Arcangel sino all' ismo di Suez ^ anzi avendo detto che il Zan^ gueùar era, isola, dichiarò che il mare faceva il giro di tutto l'Antico Continente*

io53. Per quanto più copioso d' articoli sia il manosòrittd del Milione da noi pubblicato , ed anche più il Parigino , il Testo Raniuslano finisce colla descriuone della Russia 9 e cosi il fticcardiiinoi' e VE^ììzìone Vasiirnse. Oa ciò ravvisa che gli articoli che qui mancano» furono dal Polo soppressi nel ritoccare il Milione

4^1

' AG<iIUNTE E CORREZIOirl.

Stob. Muioir. p. xviii. Nel parlare della Raccolta di Viaggi, che ha per titolos Foyogcs/aits principaleioent enJsie don lesxiJ.xai,xir.exr. Siecles: a l'Haye chez Jean Neaulme l'jìS» voi. 2. in 4-° la dicemme del Bergeron : ma di esso sono soltanto 0li Opuscoli intitolati, i.** Traile de la ^t^sfigation €t des DecouverteM* a.® Traile des Moeurs des Tarlares^ 3.® L'Abregé de V Bisloìre des Sarrasins. Il Bergeron fiori versola metà del secolo^ phe precede quello della stampa di detta raccolta. La medesima è anonima; fa compilata per le oure di yan der Aa, . che mori innanzi che vedesse la luce « Jb. p. LUI. Il chìar. Canonico Bandini , che nella mia gioventii colle più gentil! ma- niere mi confortò ad inlsiiirmi nell' ardua e perigliosa carriera di scrittore, nella jua Fila e Lettere di Amerigo Vespucci, Firenze xy^^ 4*° pubblicò una lettera « che contiene la relazione della prima navigazione dei Portughesi a Calicut j che capitanò il celebre Vasco diOama . L'armata parti di Lisbona il 19. Luglio i49X« una delle sue navi fece ritorno dall' Indiali io. Luglio i499* ^' reputò che questa relazione fosse dettata da Amerigo ( p* 6.) » perchè a lui parve di dettatura simile a quella delle relazioni che scrisse Amerigo dei suoi propri viaggi , e per" chè^e questa ^e quelle erano di scrittura conforme nel Codice da cui T estrasse . Il Bamusio. pubblicò questa lettera come d' un'anonimo gentiluomo Fiorentino, ohe SI trovò in Lisbona quando tornò la nave. Il Canonico trasse questi documenti dal Codice Rlccardiauo da noi descritto (Stor. Milion. p.cxxvji.}, e nell'elenco del- le cose che contiene vi è enunciata ; questo è quel medesimo Codice, da cui fu tratta la lettera d'Amerigo^ che noi pubblicammo ( Stor. Milion. p.Liii.). Ma il ma- noscritto non è un autografo del Vespucci, ma di mano di Piero Veglienti ^ come avvertimmo, lo che pare ignorasse il Bandini La relazione del Vespucci, da noi pubblicata, conto della navigazione di Alvaro Cabrai, cui dai Redattori 4clla istoria Generale dei Viaggi, dietro l'autorità degli scrittori portughesi si la gto- ria dello scoprimento del Brasile ( Hist. Gener. des Voyag. 1. 1. p. 53. ) . Ma è duo- po avvertire, -che Amerigo non era di tale opinione, mentre dice delle navi, del Cabrai: « che posano in una terra^ dove trovarono g^nte bianca e ignuda, della m%edcsima terrai eh' io discopersi per Re di Castella^ salvo che è pia a levante (Stor. Milion. p. Liv.}. Dunque il Cabrai fu il primo dei Portughesi, ma nc^n il primo degli Europei che vi approdò, e non ne fu lo scopritore. Fra le due relazio- ni delle navigazioni del Cabrai, quella data cioè da Amerigo, e l'altra da' Redattori ■aeotovati^ sonovi alcune leggere discrepanze; secondo la prima partì lo stuolo nell^ Aprile f {99* secondo l'altra li 9.Marzo i5oo. Nella tempesta, che tollerarono •otto vento del Capo di Buona Speranza, secondo quella, perirono 5. navi, secondo r ultima 4* i^ ambedue è detto che lo stuolo era composto di tredici xiaviJj.

Ibid. p. e J. Quantunque posteriormente alla stampd della Storia del Milione , sAAtatuo potuto avere sotto occhio ottime Carte Geografiche russe della Regione Caucasia, del Caspio, e il Viaggio , colla Carta relativa^ al Canato di Kliiva del sig« Murayiew^ ci siamo dati cura di arricchire la nostra Carta dell'Asia di .questi nuovi lumi .

Stor. Milieu, p. cv. n defunto Cav. Raillon versatisslmo negli siudj geografici* fece inulti lavori intorno a Marco Polo, che gia«.ciono inediti. A me non fu (luto ohe di vederne T elenco ch*è il seguente ; Mandria su! Fiaggi di Marco Potq j ed

Mar Poi. T. IL tìa

482^

tmaiTsi scrupolosa dèlia Caria del Salone dello Scudo, che li rappreBent^p^ OUe- tavole di confronto delle longitudini e latitudini dei luoghi in détta Caria #e« gnatiy col confronto di quelli, che ai medesimi sono assegnati dagli Asironomi Geografi pia modèrni-^ Dettagli sulla città di Sajcdn'fu Tì^aduzione dall*In^ glese di alcuni articoli delle DtsseHazioni dei Dottor FinCéfà-^Ptryplus ce. rc- latis^i alla CàHa dei s^iaggi predetti Dtscriziònc della: éiith'e coniorni di 'Quinsài-^' Copia' perfetta delia Carta, dei Salóne delio Sbado '—Ifote di^^erM sopra Vedizione dei snàggi di' Marco Polo ».

Stor. IVHIion^p. cltìs:.' Anche il Testò' della' Farragina- ]^a&< sospetttifsi^ che non sia U Gopiff^tte IVfarcarPòlo di^e del suo Milione al Gepoy, perchè ivi ore si (wrla della; figlia di GBydu>( p. ^SS.) che-si pose a cimento contanti: combattitori > manca il no<« me dèli' ultimo dei principi, che- lottò- con essa , e che leggesi'nel nostro, ove è detto clifbra fìg]io> del Re di Pamar^enel PbecianodrPtimar (Marc. Pòi.' L p^ al i.)*^

lltAE.PbL« T:i. p.i I. n..c. Bucherarne*, suirargpmento-leggasi Mtunitori Distettasiooi IlaÌicteM;i-p.393.)

'A. p. Si. Oye nel nostro leggeri Mètrucci, nel* Parigino lèggesi lUkcrl{ p*<7i*)^ A^

' evidentefàeote sonò i Mècritif tribiT tartara cognitissima .>

'Tb.f. Sii Ove leggesi nel nosti^ gfaf^a, il Parigino porta gaze//a( p% 73^

B>. p. 56« Presto Giovanni in. Indiay manca in Thdi»ne[ PàriginO'( p^ Sa^) ' ìb. p. 57.. Slndatui : leggesi nei Parigino JTdifu ..

Ih. p. 58« Vna. città che si chiama G^oru rettamente léggesi nel P&rigino Cimi^ ,^anor. "Ib^p» 71W Tàrtari che sono chiamati' Uhgrat; leggesi nel Parigino Mfgrae,

Hi. ^t.'jZ» Di/uori è\ermiglia e bioda : alla nota entrociàmmo la nostra congettnr»* sui: color biodo ..Nel Pàrigino^-leggesi Bloies etjaunes; talché il colore blò^ o'tttcw chino .y il nostro Tolgariacaiose traslatò ^10^0 ' Ib.' p. 86. Leroide Pelame:, ci die gran traTaglio T'esplicare cbe significasse delta frase j. e chiaramente se ne raddirizta la lezione-col Testo Parigino . Iti leggasi ( p. i4o.)che queste pelli chiamanoi Tàrtari ,. les rois des pelaines: cioèJe reine dèlie peHi, Ilvòlgariscatore che non comprese il sigoificaio-delle voci prime, per* ' che forse mal trascritte dall' emanuense del suo Codice , le unì forse credendole deriyate dal Tartaro ». Potrebbe arricchirai ii Vocabolario della Crnsca della Tooe- Ptlame^yper PelUifciaìf ma un- Tocab<*lo parto ddl' ignoranza del Yolgariualore^. faon merita di.essere sollcivato aggrado eminente d' autorità'..

Ib. ^4,8J^^ Tóstaer, leggasi nel Parigino TVwcoor -.'

' ^* p^-HgvJc^ vagliono una medagliai: di iòrnesello piccolo: quì, éin ciò cbe segos è difficile il trarne senso^.- ma più corretta è^ la lezione dèi Parigino: « qni yaui un? menile^ la metà) de tornesel petityet l*autre est d*Un tornesel ancor petit (p.io8 )z cioè si facevano cedole del valore d' un tornesello-^ ed*un mezzo tornesello

Bi. p. 91. Che Omodco Tassi traesse dlil Milione il divisamento di stabilir le p^ate

in Europa, parmi che lo dichiari patentemente ,.!' appellazione di^o^a^ dat»

alla mansione oie stanno i cavalli dal nostro volgarizzatore , chei tuttora quella

che si usa per indicare tali stabilimenti .

' Ib. p.98. Dn bel CasCello che ha nome Càytui : nel Parigino leggesi Cayafu .

Ih. p. no. CAoro^i^:, questa provincia pia rettamente nel P&riginòè appellata Ca^ raian.

Io- p. Il 8. J^Areyvuré é/'oro: questa lezione va oorrettaj /dare /7iir<(£f'oro^ dietro la scorta del Parigino .• ivi leggesi^br d* or seulameni . .

4B3

ìbs f . :f«o. 7:ì buoi gnh/Rc0me leofanti. Questo onimnle delBengnla, e delFArracan non è'il Bove Grugnatite ,^he abita regioni freddissime ; ma avverte il Marsden ( iHit ^.) di^ il QayaCy o Bove Gauco^ cbe si moltiplica nelle provincie^he soiie airoriente del Bengala, descritto ne»' opera intitolata AsiaticRecherch t, vin. Tir. p. iSg. La sopra nobile città di Quinsai, che vale a dire in Francesco la città del Cielo . Nel Parigine leggesi . La tres^nebilissìme citè de Quinsai, qui vaUt 41 dire en Fhancoi^ la Gite douCieLJkL questo confronto,parmi che evidentemen- te si dedoca, che il nostro Testo è volgarizz:irAento del Francese, ma che anche originiilmente fu dettato in Francese, altrimenti, perchè in ambedue i testi dichia- rare, che si in francese il significato della Toce Quinsaiì Ib. p. 170. Bi Quinsai, e di Far^ e di Ser^ e di Dan: secondo questa lesione è im- posntbile di riconoscer i luoghi cttati^ma è agevole secondo la lezione delParigino^ ove è detto, -dbe concorrevano nel Malabar^i venderai cavalli; i mercatiinti di Qmi- ^if^ cioè di Kis isola celebre del^eno Persico , di Dufar^ USaer, cioè di Sger , ftl Adan, cteè di jéden^ tutti scali della Penisola Arabica^ ft. p. a«3. Primo signore dei Tartari di Ponente^ secondo la leriene dèt nostro fa lyaiy ma nel Testo Parigino leggeei^ain (p.a74-) o Sair, soprannome dato a Bota , il qwììe fb deito Sair Can^ehe signifi&i il buon sìgnore;tìio\o che fu^li dtfto proba- 'bilmeitte per la somma sua liberalità, che non ammansi per altro la sua ferocia gulsrriierft ( Hist des Mong. p. 556. ). Qui il'Polo cadde nel grave errore di far suc- cessore di Sair, Patu^ 0 BatUj essendo come si disse Jue nomi d' un personaggi» medesime . Ib.^ atiS. Dice^^ questo Frai oonqnìatò Russia^ e Chomama^eMania^e Laccà^ e Megia^ e Xivri , e Scozia^ e Gazane . RMldirizzammo la leaiose oongettkirtflmeote nella. notale \e nostre iUasioni.sono confermate dalla lesione del Parigino (p«a74)*I vi i detto che i9ain conquistò Rosicj C ornante^ Alanie^Lac^ nome che meglio di quella di Lacca conviene alla Polonia yo Regno di Léc , che ne fu V oscur» fondatore. Si xauHDOnta poscia come conquista di Batu Mengiar^ o Mangiar ^ t:he come 41384 l'Ungheria 4 iafaUtt JfiM^gior appelbuio se stessi gli Ungheresi, ^ic èil paeae ie'Zici^ cbe così si appellano i Circassi. Nel Parigino leggesi trucia, e non Soosia, eioè il* paese ài^GuoL, o Gazi popolo di ^urca originei rammentato nelle Sjtorie Bia- àaoUoe> oche dopo le sue sventure, si rijMri aetle' Regioni Cl^ucasÀe^eohe fu domato da. Batu Gan.Soor rettissima è la lista> che leggesi pocO'dopo nel oostro.dei Signori del Gaptcbac, « dei Taftari di Poneate^ come gli appetta^ il Polo, •ubenieo- Doi«i)»Ui aono secondo la lesione del Parigino, che gli «yiunnera cqoie «eg^^ ; fatu Berca ^ Mungtetemur ^ Totamongur , Toctai Maro. Pól.t.ii.p.5. BatumoiiMl j!i5&(Htst.des Mong. 1^^556) ^,

Ib, I». ai«.Je^a#foar questa capitale dell' Armei»ia Minope> fappella AVaiAbulfeda; ( AnnaU MttseU)t;}iv..p> 129,). liei Diario, intitolato NousAclles jinnaleside*. Vo^a^ gtMyveàiAXkk dai&igg» £yriea<ft Malte Bpuu (vstlu- i6i,.)daiidovÌ8Ì. relmiuàe del Marco Polo del Marsdea> si euaucia l'opinione , ohe la città di Seb^atto$ dei Fole non aia •9/i,ma beiiaì CorycusjO il nsodiemo (?o/v:a^ilMtdLda Tolomeo ^eA0^l0^Trat«i' ta Goiraaata ingegno il Malte BrUA Rargomeuto ^ ,Ma se a Coireo fiMse atat» tliPoki, non ai cotfaprende; perchè aviandoia eua disposiitoiie le galere del Re d'AjrfaeDia, di D non avrebbelaftta vela.per Aori^tpiiiAtostoclie da Lfajas^eJa.Gisa«a94)om6.iliBolo h narra. svMsiste lacougetturatcbe ivi risiedessero i Re d'^A^ioeuia^ per ildwai recati al loro paasa da .Bibars^ aneatre quelte devastasi^oiav^taiietie.appiiota, quando i Poli di U prenderono la volta di Tarlarla^ per recarsi al Gran Gin.£ l'ar*

484

gomeo^o ie\ e^\chrQ Geogra£oyche%e Sebiistos non^è CoriVOf a vrebbe.tl'VeiieCii ^ata f|uesl(i città sotto silenzio^, può ritorcersi coatto ài e$so,foìohh se Sebasio^ non fosse stato Sis^ avrebbe il Folp taciuto della. Capitale deli' Arifteoia, oouiiaione da accagionare maggior sorpresa

Ib^ p.. 28. L' etTore in cui incorsi di .confóndere le Porte Caspie , colle Parie Cmì'^ . casicy lo corressi nella' Storia delle relazioni vicendevoli libb rvuaap. r5.

Ib. .p. t%9. l^a di Geluchalat: osserva il Multe Bruti ( Lc^p.. 17$ che leTOci Ce/», .GheluyOS3Ì9i inTuroOfO in Tartai'esco Gheid^o GAie/^si^ificane lago;perciò Ghelw- cfUai è voce composta, che sigjaiRca Z^^^odi C^/o/, città. celebce^che siede alle rìve- del Lago d' j^rgis .

Ib. pv 29. Per tuttofi*' anno* non apparono* pesci -- Nei citati Ajinali dei viaggi ( I. e ) ai osserva che il pesce di questo lago è una specie di sardina, e reUtivamante af .loro appacLve e sparire colla Quaresima^ come U>> afferma il Polo j lo confermano» colV autorità di Ta¥ernier( Voyag, lib. 111. c^ 5. ):. « le SardÌQe( eldice ) risalgono « al mese di IVlarzo- dal fóndo del lagp nel fiume di Btndmahij e ne cuoprono il » letto: aV momento qfae dopo aver depostele Qova>.voglionorÌ8oeDdereal lago^li « abitanti fanno una chiusa ,. e ne- prendono- in gran o»pia ^

Ibp p. 3o. Tè/lisi il Marchese Giuseppe Pucci, che visitò la città di receote,mi assicarfr- che sua, popolazione oggidì ascende a a5ooo^ anime: tale incremento di gente accade in terre, che da un giogo- ferreo^passano a reggimento civile, e moderato».

Ih. p. 5i. Caraunas . Nei citati Annali ( p^ 168..) si osserva che evvi fra i Rahillah discendenti dai Patani o afgani, una trib^ detta Kerani . Che i Roìllah Paloni , ^ Afgani^ che abitano presso BadagshanY sonò d'una razza medesiiàa de'Beiutchi,^^ •abitanti dei Mecrany che i Patani anno lungamente regnato in Dhely . Perete isi chiede se non avvienissejtche q[uesti K^ranl inondassero l' India innansi L'età del Polo.

Ili.p. 5i. Fanno venir tenebre. Oristessi dotti compilatori degli Aonaìi ( p. i6g. ). : oonghietturano,chele tenebre^di cui qui parla il Polo^possano essere state oooasio- 'nate non da nebbia, me da queir oscuramento di loce^ prodotto dalla rena sottile,, che sollevano- nei deserti della Persia i venti impetisosi,che ti regnano, e chepon* -gono i ir grandisBimO" pericoli» r viaggiatori Msr quelle tenebre poterono derivare anche da^quei vapori secchi ,. che in^ paesi Caldi ed aridi dbnno dense caligini Ih. p. 64.^ A'^esfOf nome Aloadin» Abnt-feda* ( Histor. Mùslem. t. iv; p. 3i i. ) pone ao- -eadttte la morte di Gelal^d-'din Mòcadem^ ossia Tribuno degli Ismaeliani dell' Al Oebal^ nel. 1127. e> dice che a lui successe il ^i^^ìoAU^'cA^n^ Muhamed , eh' è quello rammenteto dal Polo. lb.p.67. Chiamata Fo/ocA. Secondo l'AnTille non dMÌra il'nonae diBbleh dtiU'altera— alone dell%ntico sno nome di Bàctrd; ma da l)^/«^,o.Ai/iicj come l'appella il Polo^. -che significa in Persiano città principale ( Geograph.Ancfen t.ii;*p. 3oa ) Ibi p. 75.' Ptoifincia detta Bircia: meglio nel no6ti\> Tèsto i^d^/(aii,che-è il- Bèltistan^

o piccolo Tibet, i cui abitanti furono daTolomeo Biitae affilati ^ Ih» p.«8». Pianura la quale si chiama Phmer . Marita di esser qui riferito, ciò che notan>no<attorno a queste pianura i Redattori più volte ^tati degli Aninali Geo- grafici ( p^ 170^' )• n La descrizione della* piannrB*di Pìuner ( date dal PóHo ) per la « ftuài fisica struttura À-conforme alte relaaioni che ne ebbero i 6igg». Etpkinstooe^ \m eMacdQpald-*Kinner,ealtri.Ciònonostente quante dubbieziw geografiche? H ^ 9Ìg«Wahl nella^fna* dotte carta dellaPersia, segna la piahian Pamela ocd-*

485

v Henle Ae\ Mònte'ÉèlurV'e V^p^ta il Sirr Bahia !l fiatili) rinnmenrtftto dal Voìm # Secondo ciò fLa9ch|^f , Pamer, VocAftam aafebbero e^tittameole itella direzione « relativa, assegnata a quei luoghi dal Polo Ma per gV itinerari raccolti dagl'lu- «r gied , la pianura di Faitier fareli^ parie del pendio me rìdionale dei Monti Be- « lur, e dei' cMtere àeW Indo . Feriale svpposicione farebbe duopo ravvisarcier* « rate pia ^iìi^le dìfc^ilBioni, « dist^nce segnate dfr Marco Polo .. Questi iiir « nerarj non sono tuttayolta concordi fra loro». Seooado uno dicessi,. In pianura ' « alta efrtdi^y frar Yerkend e Ladàk, è di'tre giornate canuoo: secondo l'altro a di dodici , e questa ultima affermasione qaadra oollai Carta d' Asia dell'Ànville, « e può conciliarsi con cìòche dice il I^lo . Questa eoinoidenua marita q^alchie « * attensioiie €i par probabile che U Oirta cMl' Auvilie- recupererà la sua: auAp- « rità , e che si separerà Caschgar^ da Badag^han, con una pianura* ptili vasta in « lunghezza e larghezza- dv quel br segnata nella Carta dell'ElphinstoBO «^ coochinh» ^ofio saviamente^ che le carte geografiche attuali Qon*haQnordati positivi quanto al paese compreso fra Gascbgar, Yerkend^ Vokan ^ ^■^'"41*'^*'^ Ladak, Gasehmir^ e Ruftor. Ma io^sono d'opinione che il Polo e TAuiville, no» debbano contarsi, che :per una- sola autorità , e che il Geografo Fraoceae per mancmca di altri doti si* curiyéi giovasse oieca mente dell-' autorità del Veneti Tiaggiatore ^

lìx p^93. not-igx. La^odiLopt alcmio^ le crede ilLagpdli'Att-feAa^>uelquale sgravansi i fiumi di Ferken e Karachar ^

Tb» ^^^esàrto>U'^ual similmente ti chiama Lop.la uv Itinerario riferito dal Vi»* ■delou (Supplem. a l'Herbel. p. 189.) questo deserto arenoso è chiamato il Reoajo degli Spiriti . Ivi si narra che in tre luoghi si può traversare 1.® a 43« gradi di lelstudioe a Maestro di Pekino. ib^ a 38. gradi, ad Oriente della città di ChaoMil T^rso il confine del Tibet . 3J? più a meszodl^ a ponente del Ghen-eivove ha lermine la gran muraglia . Eccetto che in queste tre località è impossibile il valicarlo «^ Anche per queste vie è d'uopo recarsi seco acque e foraggi. I tre passi sono chiusi da altrettante catene di montt,che dàllaTartaria-dipartendosiySi perdono nei monta che fronteggiano ad occidente la Gna. Racchiudono' que' monti vallate fertili, co» acque buone, che bastano a dissetare gli animali salvatichi,che scorrono quei renat-

Ih. p. io6» Characoran . Il sig. Quatremere scrisse una* memoria per dimosti*are, che Ghnracorum era sotto il quarantanovesimo paralello a settentrione dell'Orgon.

Ib.pw ia4- Dieci un Tòman*^ Anche seeondo il sig* Marsden Tòm/aa in Persiano si-^ gnifica una battaglia di dieci mila nomini .•

Ib»p. 191. R chiamati Civici in lingua Tartaretcm. Nel Parigino leggesi:i/ srnit appellSs^ cunici , ^ue vaut a dire celz qe iienent le chien mastin . Si ravvisa che le parole ia lingua tartaresc»^ nell» lezione Ramusiana. furono* interpolate . Kel Parigino ILlcggesi ( p.38i.):^^ ip*n voeaniur eunicij vi si leggerlo tartaro. Dnn^ que CunicijO forse Cànicij vuol dire canttltieri,e probabilmente* devi vada qualehe parola italiana in uso in un qualche dialetto della penisola a quei tempi

Ib p. aSa.not. ^ij.Mangu Can : non fu ucciso all'assedio di ffb^tcheu^ ma mori di tM>ntagio ( Hist. des Mong. p. 554-^ )

Ib.p. a53« Hanno una vergognosa consuetudine. I Redattori degli Annali de' Viaggi (l.c. p. E78.) osservano che questo uso infame, esisteva in altri luoghi: alle Filip- pine > nel Brasile, sulla Costa dell' Oro, (ed io trova che si dice, che esiiitesse alle Canarie) e credono come il Polo che avesse origine per una superstisione^ di quei Gentili

Ih» p.'a68. Tro^ineU .di Gmrd^ndani pia. oorrelUm^te .nel Facciano, ^-nel Farlr gioo leggesi Zardanda: questo vocabola significa ia Persiaaoteomv U Toee Kitèchi in Cinese, denti d'oi*o ( Hist* desiMoag, p. 5(^Q. } . . ,

Ib:i^. 36g.'not 69^ Mangisi Marnai Gin* .La nostra asaervìone, idhe fa nota iti Polo ìk^Gina con questa* denomioasione ^ jMirini ooi|ferinaria la lezàsne del Testo Parir giòo ( p; 187. ) ^ /9 «^os di ft «« Unga/es de tci»j^e-.c(istjrMes « ^^ouC a dire Mangi ^ùant il dieni i)in^' tfe òtta le vani

lU p. 388. A maggior scbiaram^ato deHain^A ^^.i^ ci pièeeirifenr qnl per intero ciai <<he Pietro d' Abano dice avere iidit# raocoiitare da MUroo Polo«. Esso ricorda cbe j^lìulmasar dice né' suoi Diaiogbi, che nelle sterro Zingorum^ cioi degli ZtMgld^ n Neri : apparet^tella magna »U^àccus indi soggiunge, Bt nevi àaminen^ qui vidii ipsam ) etdixit mihi.quod-kabel lumen modicum sicuipetia nubis^ et est semper xiUstralis . iBe ipsa^ guoqùe.eumaliis^ n$iki reUulit Marcus Fenetus , ofonium *quos unfùam scitum^ gròis éuajor oirculator^ .et dUigensindagatar^ifui ean§dem sfidit stellane siU} Polo AtUarìAice 4, et est' magna i habet^eaudam cuìus pinxit ts^ hmfarefigurnmi» Rrttuiii.etiamiqUQd ¥idit folum Jniaretic^m a terra ele^atum quantitate lanceae 'miliiis^onga inappàrenliia^et Jtcti^um odeultatunsim iudf etiam noòis camphoram j tiguùm aioes , et ^er%i expùriari nuneiat é Testatur Mie cm^ lórtm' inteitsum et kabitatienes paucasA haee fuiden^ i^iditin fuadoM insula ad quamper mare adivit, Bicit etiam iUic kamine* fore^ tt arietòs^ quòrum nsastnos pàldè ^' hdbéntes ianas gròssas..àC duraSj ut setae sunt porcorum nostrarum. Et quód adhtAmioca nonpatet uisi par mare acoessus. Fttri Aban^ CoucéUati Jm-énty&jv

lh^.'òci%'J)ft si veggono \le àtallc^^Jiésono nel eajwo.. Kei" Cadice Pnrijgioo logma ÌiesètoiUesd9Uffteis(ìx^fiepou^tiagrant0{jJi,t^.),.

:l

i t

I .

I I

"i" f\ . "1 li" .*'•.. V :i .' - ' '

'. ' I . .1 itti «M || I »4fì't*n*"*' '' . ' f ( •, '

i' ' , -l' I , - i', .'.I. '' ' -t ,'.< , t

" «l-' ' Il 'I > l'I' < « " . ' ' ' M

t * » -,

■. \

. 1 " .1

itì'ìx' ' 1 . :.t\ ,';.'' . i ,

< I

n,'

J^

t "li . ' ■'• . :

1 1

487

INDICE

BELLE MAT£ilI£ CONTENUTE NEI DCE VOLUMITIEL mUONE,

«

N. B. La Fita del Foto è indiciUa con U di$e lettere V. P. La Storia del Milione i indicata con le due lettere S.Mt ambedue adagine con numeri romani . // tomo .primo colle cifre arabe mie, ^Udvoliat^ju ejpag. Il tomo ^secondo ^olP indica^ Mone U ^J* e jtagina

À,

BAGìL CaD di Per ila at3.

J^AJfo (Pietrod' ]cìò ch'ei scriTesM del

. t*olo t. II. 486.

ÀtASCiA V.mBBacH: abitata da Cristiani e

Saracini Gli abitanti armigeri aoi.le-

. rocibi .* quadrupedi della contrada aoa^

AiBACV ( Mare di) il Afair Caspio: suoi vari nomi ed ampiessa t. ii^'ay. abbonda .di^seeaS. .

Aao OiDUMMUQ ambascialorediSchahRock

. t. u.4o7« sua descriaione di Narsiqga

X^^^id): citato 4io4'i^44'« Asuii v i Jl V. Hi^BESCa

AjaiHAM^vi incantatori^per Bramani 169» ÀBVif^BAGiq y. PoeaoKioS. M.4.xxkv. Abvlfbda tradotto dal Pestello S. M«lxx». 1.XXY11. citato L li. 353. 436*. 44^ 44^*

. 447* 44^« 4^ '-• 4^7* 4^^* 4? '-*

AsvhaAvzi BAJAirua sua storia deiTkuxihi

e dei X^rtari S. M xxxxis.^ ;AcATV usunpatope^dellaPeMiaQ. V.P«xT« AcHBf jk:h ministro infedele<Ii Caiblaiimia

mcorte U m. i 79- e »eg. AconrA citoto 1. u. 348. 384- 389. Acai,o Toi.oiiais>b 4* ^ espoanatada&H , ladino t. li. 4^7.-dag4i EtfixjS. M. xiiiii. AsAwo suo favolosa sepoloro i84- Pico . «t'A^laipo-: ponte d'Adamo, ibid^ AniL regno a conti ne dell' Abissinia U i4%

4o3- .

AoBff enfporio dei traffìci Indiami come

jiassasserole loercidi U in Alessandria: . suo squallore attuale io4- Città reità . 4a'an.iSoldanQj occasione della sua de-

cadenaa ^ t. n. 46S, principati artìcoli ' '^ir suoi trafl&ci,' fra questi i cavalli: -di , grmn prode al Soldauo;. soccorre Séla-

di 00467. ^DB2f , V. AsBif. Adenti p* aoi.il R^no d'Adfll sir>3* ao4«

AtrrnicA* Rop ignorarono ^1i Arabi', il . I^olo^ iISfuittto, cb' era circondata dal . mare S. M. xxtih. i Genovesi ci^it;

vantaggi cbeauesta notizia recò alla . Geogratìa CLx. Il Relatore Maomettano

pubblicata dal Renaudoi primo ne die* . de contessa? io seppero ancbe Abulfe»

da,FraMauro,Pietro Alvarez.t. II.457*

Fu nota la possibilità di «avigarla tutt* . attomo-S. 111. Lik Cause cbe ritardarono . ^1i scoprimenti africani 1. 11.-457. Agbaman isole 166. V. Abgavan. A«NBSE(BATisTA)delineò accuraUimeiite il ^ Mondo NuovoS. M.iiX^ AoBicoLTuaA Cinese sua eooellettca tn.

ao6. Aovir A ( Tristano.) souopre Socootèra tiK

454. A1T0KE Armeno, dettò le sue relazioni in , Francia S.M. xi.Scrisse de'Tartari:Q>- . -dice Laurenziano: errore dell' Andres

^MUKYHi. «Sua ^lescrision dell'. Axmenia

t. II. nu

Alamvt. Residenaadel Veglio della Mon» «tagna^ gnaposisione^ natura della con-

. trada 1. 11. ti3.

^Aìii loro sede p. ai4* D'ande originar)* t . ai servigi 4fs\ MogoUi U 11. 3 1.9..

>«,AMA U lU 483»

ALAomn veglio della Montagna 1. 11» 484* AxiBEBQ Solo: ' luogo di Persia. iS. de tto

anche Albero Secco ^5. ALBS&àifDRfi^-'Come vi pervenivano le spe-*

iierie: relazione del Sanuto !2o4* A»B9SÀ?aB0 Macho io. ove combattesse

con Dario 27 : sposa in.Balcb la figlia

di Dario a8.ig..t. ii. 62. chi fossf detta t s«a etppsti: 68» AtFABaTP Tangutaoo 1. 11.96, AxfcaiBftt ( Dante ) . Come conoscesse la

490

I

BkLUtcìnmir prorineiiiy* Pòttùtger- BEHDBa Abassi sorge per la ro? ina d' Or^

mus t. li. 53. BfeiiGALà oon coinpreso>fieH'Iii<lia daBi»^ oo Polo< 8tus ▼ioendè t«.iu 2i84-oofMittin

statoda Àltunuk 285.siioi prodotti a86. Bìsa<zx:for8e*it {rìMo*àM»-Gàrcinim> Man-^

Bta&iKB Gdif del GapfcBMc-ftlirttiaec»- gliema at Pbli 2^ aa4> fa- giierra a Ula- g^ 335. Mioi desoendeotì*!..!!* ^•wJb: 'pìeende^& V..P. U..

BkaoRBOir ( Pietro) : la Raccolta«dei Viaggi

id Asia net secoli iìih xit. ec. stampa^

- ti^l Neanlme^ noii è di lui j aolo t di^ scorsi aagioQtif i t. il. 4^7*

9kair«Ba Vmggio^al paeiedei Gran Ifogol citato 83» 10&.

BkaTBscA^ che sia 661.

Betel e ÀjiBacA:vegefabìlt elio maslieaiio gP lodiaoi t iK;4^4'

Btàoto ( Sàoto ) OTe martirisaato ti li. a3*. gli scoprimepti affricaùi dei suoi Por-- Biodo: detto d»LÌBQeo Ettiamus^^^ tughesi 0LXX1.. ci tato t«. Ih 339. 365.373^ •BiXftLA.ifiit lonr imperio. Uinaienqpara

^descrittacjcbi priiii04{li ramoieiiiorasse

tetkgODo'diiqpDéna del PoloV.Plxxx. e seg»

Bìuìbosa( Odonrdo) suo Sommario deiriti-

die Orientali. S. M. lxvUi. cttat > t..ii.

356. 357. 3<ioJ 3&). 378. 387^ 390% 40"! -

407. 4 1 !• 4'^* 4i^* 4^^- 4^^* 4^4* 4^4- 433. 4ii. 445. 446. 44'*.. 45o. 45e. 45a.

462.46346^455.

Barca Signor del GapIdiBC 'i^y.Btrcke^

Baecv o Baeou piaoura di Tartaria 5a..

Bargu V. Giorzat: paese alle rive del Bai- kal.- inaffiato <£it fiuoie Bargusin t. il; 109' in piti ampia significato il paese compreso fralBaikal,e4l MfeirGelatoia7^

Baroni Tartari: loro onoranae-e privilegi 69: riccamente- presentati diil Gran Gmi 78. i dodici Gran Barom 8i9».loro uffi^ ciò 91 .L K..r63.. dbtti Thai 303.

Babbos ( Giovanni ) sua Asiarri- parik dèi-* fee scoperte dt 0>lòroboSv.Ali. cxi».e seg.. del le scoperte dei I^rtugfaesi :: giudiaio della su» operft intitolata r Asia ydaO^ dal Sassetti ltsi: non vi traft&<che de-^

374* 385. 386. 390.398. 4<>7-4(^- 4^4- 436. 436. 443. 448. 45 1 453.453..456.

4^7.461.. Babbow: suo samasmo cont^ntkriianr :l

emendata S-.M'.xciv. citato B97..t*ii«455.. .Babsaìio.( Beato ) soo IMbnastero t.11. 4i- Babtbma ( Lodovico ) suoitinerario S..M.

Lxviii.. citato t. lu 3^1* 39ak.4i>K*4'^*

433. 434.^45^.. Bascia provincia: sua» favella, forsedialet-

to del TiBeUno: è il Baltistan o Picco-

Tibet: sua idolatrìa 1. 11. 75. ]^siLio(Plidre) 8uo«]>iaiooario Cinese t^ix».

334.^

Basii A reame di Sumatrac il pftese diPk-^ saman i'69« t ti. 394»

BassobAì V. Bàlsara i4*

Bastia»:. «si degli abitanti 3oi y.Bascmh

Bastba<^ V. ITa/^ara'

Batabab stretto ove si pescan le perle 160.

Batu Gait, figlio di Tuscbi^fondatore detl' Imperio del.Gaptchac 334. Un» S.detto SajerCan 1. 11. 483..

Baudac V. Saldacca

Batan Capitano di Gnblai i3ok

BBAULiBtT; sua descriaione di Sumatra ci- tata t. II. 390. 397*.

Bbbaim ( Martino ) suo celebre Biappa- mondo S.M. lxii ciòobe dice dello sco- primento delle ABoridi clxix.

B BLOB, Belobo, o . Bblue tao: catena di monti dell' Asia Media 3a: detta Imaus d^li Anticbi t. lu 83.

t^iL.374.*loro*vicendéa75. V.Sym€s

"ÈkBkVTo monei;»^ suo valóre 3^.

BIsootto di pesce tuu 471-

Bissacbebb^ La) scrive dello statoattnale del Tiitikino^ della* Gooeineina : citato- L.ii. 363.. 365^ 387. 370»<373..373.

BòcGUBA città del laTrttnsossiaoa3.deactt^ ta.t. IL. 8..

BbccAssiifO tele di cotone I; iu4^&

BojAXJOB (Capo) noto avanti gK seoprimeii-' ti dei Portaghesi S. M. cbxvu:

BoLOABt. capitale del Captchac S. BL sxit». ove fosse ^ descritta oal Pallas t. u* f^ IT. e 5..

Bo&oABA o BbLOAiTAi moglie d'Argna^S. 9*.

BòBCBAMi 3. V. Btreke Con

-BoBDOKB suo Planisfero; S«MiLXXTii*

BoBGHc( Abate ) celebre geografo ; rtdat— tore della Carta del Mtl ione S. M^xcix.

Bobiat: tribìi tartara-: detta Burìat oggi-^ di t. II. i43'«

B0TT6BB (Federigo) malappropositocredi»-- toin ventore della porcellana inSassooia: sue vicende M. gxlix. gli.

BBAWA^nuine indiano: suo culto: d'origi- ne Cascbemtriana t 11. 77. cosa intett- dan per Brama gl'Indiani 409.* suo-cal- to: opinioni dei suoi settari 4^7-

BBAMiifi tribù Indiana t. ii. 4^7* leali nei traffici: loro opinioni religiose: oonfo* si dal Polo co'Banianì (ibid.): non maa^ gjan carne: nonbevon liquori I«oro>

4gi

rfti: peT mscrmenfò d'un figlio: loro se*

giio distintivo 4^8. Beandaho ( Isola di San) favolosa S.M.lxi. Hnco«Aiu> Blpamini^ oBramani originaN : ai del regnodi Jar^ Var;jchfè il Jagire,

dìReonelr loro»oacati oostitmi e su«- perstisioiM tu i8o^e seg.>

Beasi : cosi detta ilsela Toesesa^ e posdiè

S. AL CWUL. . : . . .

BsssiL legno^etto anche Tenin»?dlà*ao»

me al Brasile t^n, 3S5» Bbowh celebre dtsegqatoad» giardini tiii»

f4i- Inrcs suo viàggio iin ABrssiitiia citai» tu.

4d3« 46ob

Bavis fiume, i il Kincha Kiaog.t ti. 360. .: ano ooraot detto jnaelaTclie-'Kiang^a

fiume Aarurro 2ar. fiavais fiume 1 ro^ JBhaaV BtrcunubHB 1. 11. 48ti. Becan'('P«di«);4na selaaìoordi Gàef t!..ii«p

434 441-^

Bea gibbosoidelI'TndieTdef Bmcala lao^

Taogotaiio deaeri tto4» h.. r3 1 .V^arluk

BvoLio ( Padre ) , sue celebri scritture cinesi S. M»iianxiK >

BwDocDAuiB Soldano d'EoiffiDv saccheg- gia r Armenia Minore S.^ detto Kbars t. lukS;.

BooiTA SpiBji]»A(Gipo di) detto antica* mente Capo di Diab S;Af. xsxiv. lii^

-BvDDA numelodianoe. adomto nel Giap> TOae i54« 1861- déMb Sogomonbar ; dai uìoesiFoe: suoi altriì nomt t.<ii. 160;

~ adorato nel Peau, o regno di Mien:'nel<* la penisola .di Ik dal fiange :: altri suoi nomi :ove ebbe origine ilsuocultooSl.

: detto Bndsokdai 6ta||Kmesi 36 1 . idola^ tria del Gejlan : perchè il Polo chiami

' Budda^SogomonbarohaB;: storia di que^ sto mortale deificato 43'f- creduta la pia antica idoletria dal Polo: vuriet&d' (q»iniani intorno' a questo nume 43a- onori resi da Cublai alle pretese reli-

- quie di questo nome 433.

BùsiBiSòrtaciicervogiaidegli Arabi t. 114IS9-

•Bussola na»lica:Jconoseiataai Cinesi. an- che nel secolo xv. t..ii. 357: non era in uso nel mar deir lodieai tempi di Nio- eoli Guiti44i*-

GàBLAU V. CuA/ot

Casotto (Sebastiano ) Piloto Maggiore d'^ Inghilterra S. M^ lxxhi.

CAaaAL( Alvaro ): non fu il primo a sco- prire il Brasile 1. 11 487*

GACAracìftàdelCatiq9ia4^. . . . .

CficciB delGran Gàu 82; col Leopardb^ife««' scritte da Bemier:; con altre indi^strie' 83. acce)lagiooe84i leggi di caccia 87.- 00? falconi 193». t^ii- 1894 igiu <97.ti93.

CÌACBssia figlia- del re di Mangi 9.. .

Gaoiamfv città :. probàbiliiienle IhHHte-

beut ii;a43««.

Capamosto C^l'^is^^) s^M scopevte-affirica- ne S. M. Lii.Lx^vifi*.

Gadgi Mbmvt suo itìnerano^ailaGna t^ iw^ . 83. -

Gael : città mercantile del regnò-diGulams- - m comsovrevaoo gli Arabi 433^ perchè*

dlBcadesse 434*^ - Gaffa emporio dei Genovesi & M. x&iv.o^

spugnato dagli Ottomanni x&ix. Caidv parente di Cublai: si ribella 65.68.

«no pcinoipatoa^ costumi dei suoi sos^

gietti.:-- ammali della eontrada t,ii. 475* Gaim città iSs* V. (7àj^m;t,ii.3o8. Caiirav cflt&:èYaog-*Mingrfi» t tu aSCTi-

lago salso aMondanlr cn pevlra57»uso

infame desìi abìtenlf a58^ GAmrr GasteTlood.. V. Thaiginr Gàlacia: capitale del paese d- Egrigaja r

semata col noaaedi Calata nell^ Atlante'

dell' Anfilie t.^ 11^ 1 34^

Gaurdabi Cinesifoon quanta cura redalV

K: intreceiati di delicamentt astrologi^

ci t. II. ati6. Calicut Regno: il suo signore-détto Sa-

muri^ o Imperadore 1 11. 44i* Califfo sacerdote suoremo dei Maomet-»

Itoni .- Ulaiui uccide Mostasem :distrugp-

il Gali&to^ il Califfo persecutor dei

Cristiani r5. t^ii. 33r3S Calibbkb y fossa detta Calis oggidì , o il Ga»

naie d'Alessandria t. ti. 4^7. CALMUGcai conservano molte della costiv>

manaemogollei t. ii. ia4* lorp Cattesae*

Cama9DI,o Gaisahdit città- 20*

Cam ahoc città del Kerman^forse SfismaMi t. Il» 49«

Gamba j A reame del Gosserat: sue indu- strie e prodotti: città di. tal nome de- scritta ig3. t. ii.447"

Gamsalicbksb. y^'A^cweseo^adoCamboi^ licente-

Camsauj residensa-del Gran Gan..7t«snè' palauiof. atato4ittuale del medesimio«7a. giardini. 73.città nuova detta Tàidw 75. descritta: popolacione 87: ordinamenSi civili :. vastità dei suoi traffici 88. è la città diPèkino: sua latitudine 9 e tstrì nomi t. lu i68. significa corte setten^

489

eostelTarioQe cb« segna il Polo A'Ptarw tioo t. lu 389. AfiOB Legno: ore cresca: saoi usi t. ii«

370. 3^4- AiTAf, oCikTEiTik AiTAicA«. Vi SI «epprflS«

SCODO ìGran Gan: rito crudele nei loro

funerali ^jAb. detUQ&teoa descritta di»

Pallas 1 II. II 5/ 117;. Alvarbz (Francesco) su» relas ione dell'

^ .Abì«sini»Lju. 4&2. 4>64« *— ( Pietro^ ) U II. 458» V. Affrica .

AMSA'LETlVfAirGi io(i. Goófine de' IVfang!.

ÀK9aA.à]kMida imH'. Oceani £tk>pì$o».K)(f..

Come formi è ignoto aoo. £' di Aver

generasioni^ la ejalla detta Succi noe la «gia,Ghe credasi gjcnerata dalla balenft

1.11.410.452.454. Aksài<iA»/V. Agnese Batista. S, Mllxt^ '

Aacs&too Vbsfucgi: sua lettera inedita sik

^U scoorìmenti de' PbrtaghesiS. Miiìk

.erede r America, le tndìe OrlenlaliLxiiu

' s'applica al modo d'ì^sserTare fe long'i—

* tlMÌni LXIY.-

Amiaitto^ detto dhl ftitb Salamandra: ote

si tiT>TÌ , come si fili: Cablai ne manda tMia tela in dono al Papa 4o«

Amv regno: g4l abitanti poi^tano>arnilllfr at' bracci 1 22. è il paese di Bamita con- fine del- Tu n-nant. lu iSo.

Amtot ( Padre ) suoi grandi meriti nellisr letteratura cinese: protetto dall'Imp^-

' ' ràdore Chien Loog..c>..Af; xc citato t. ii».

361.364.377-

AnoA^irieo : cotigettnre intorno a questa sostanza 20. 24. 39. t.ii.47.<6o..

AirafeVAir V..AiiGA«AN..

AicDAnrAWi loro deformiti; religione: sono» i Neri che abitano TArcipelago di Nico- bar t..ii. 402. Perchè disse il P)>lo urer ceffi) canino: antropofago 4od..

Ahdrbs. V. AiroMB' AkiuBito».

Ahoasuh is6rla saa estenstonetsnoi feroci abitanti 166. 1. 11. 4o3-.* luogo di relega- zione pei deiinqaentidelfiengala»(ibid«)

A^GERo Giapponese citato t. ii. 368. 410.

AnoiOLELiiO sua vita d'UssunvCassan SJL

XLTIII..

AviA, COSÌ appellato il Tutikinotb ii..37a«

AffSA&i della Gina V. Mailla ..

AmroffB suo Peri pio, variameute-commen»

tatoS.M. CLiii. AntronA, o UdMio d' abbendaosa , tn laao-

alkGna 96. Ausa Y. Ltf^a Ahstaiictt'm AHTicBiilorO'Cognizioni posttire tango la

Gostaaffl*iòana,bagnata dair£ritreoS.M. ciiii.eseg.

Ahtiiia! favole ad" essar reTatÌT6 M. ixr,- AvviLLB citato 1. 11.90. ioa. io5. i r i.SgS» 401 44^* 4^* 472. Valore del suo Albin«- te Cinese S. M.lxxxviii. xcix. cxii^. Aqui. ( Giacomo ) Si MT xix: encomia il

Pòlo XX.

Aqvìlb addestn^e- alla caccia t. lu igir

faroiOso racconto 4q5.. Arasi perfénionano ta Geografia S. BC

* xxx?i f fino dove estendessero-i lorcp stabilimenti soli» costa aifncana: occa- sione del le- loro scoperte, t. iiv 456. pe-

■etraftOfio-aeirAtlanticoe seppero l'Af*- frica circondata dal mar/e;antidbità di (piesta scoperta ^jA\^\o consultò le loro carte e relazioni geografiche 46r- aJcuni ictiofagj,edancnei loi^o animali- 470. generosi dbstrieri arabi descritti

* Sa: Giòbbe 4?^^ còltiTatorì della loro» avella e lelùrratiira S..!^. lxxxv. con-r

- fixje-délle lorocoffnÌ2Ìòni positire netl'^

' £ritreo.r'isola di Madagascbar clx.

Abcajlat montacna V. Armtrdw Jlfamore^

Aaas fiuDàe'( r'Axìisse } ore abbia foce-

' t; if..3oi

Absor Secco in Pisrsia t, u. 43-Detto an- che del Sole: luogo vicino alle Strette •dlKiiowlir : ivi si intei'secarooo le vie- dei Polo all' andata e ritorno dal C^ tajo t. u. 19: se ne precisa il sito 6c.

Arcivbscovaik)' Camsaiicbvsb : cataloga» ^i sudi Arcivescovi S. M..xxxvui. Lii». i35.

Aacon V. jéi^fm .

iUtoA^iM provincia: era parte del Tan-- san I i4^Vociam. sua capitale: gli ab^ tanti cuoprivansi i denti di lame d'orpr. uso strano ibidi religione : i ncantatórr r loro riti' Il 5;, .

Arook popoli , chi fissero t ii. t3& *

Aboun Sigiior di Porsia: chiede moeli^K al Gran Gan 8*. vince Barach a 1-1. V.ft xsv.. sue guerre con Ahmed ai4.sii» morte 9..9ia..at7.

AaiBUGA fratello di GuUai: si ribella t i- domato n. i55..

Arigiì sorte d' astori t li. 19*

Aembiiia Magoiobb suoi confini t ik r^. paese freddissimo aS. Ararat, detto iL Monto dell'' ArCa-dèscriUo: r6: descri- Rione dell'Arinenia di Miaiè di Ghore- ne, di Aitone ai».

*— IIAhorb: suoi prodotti.- reame d archi

' ibiuiato t II. ai.snai aanfiai ; SU sua capitale aa-

Artigii brib sconosciuto n^aCinaai {li dèi Pole^'i'34..t 11% taa..3ia«.

489

Xftiii"»i eHA ^Arin«iim^ mio aitoii

t. II. x(»

ABziROBi,oEASBmvH Olita ddrAf iiienia i ti perchè coni dettai deacritta t M. 34*

Aazizi, o ÀBOfJca città dell'Armenia i u •no silo t* aS*

Aacuia^ ( Fra ) spedita ai Tartari S. ÌL x«t4 scrife la retaaionedel sko itiag« ^io Fra SioMMieda iSaa Qmotino-: ill»> strata dal Eamiuio, e dal PcHTster (ibid.)

h»LUMÈMVCR hiogo ignoto L !«• a38k

MAiioi:congetttti*e «atorno a q«eale

-voci t.ii. 14^ AsiM di Persia loro Ironia evalore 4.ii.43« Anno Sait Anco detto Qnagror sua de->

scrizione 19. 4^« somigtianie ài malo, . dettoUolan ji^sYi^a nel deserto d'Etp

zina L ic. 4^ loS. AtfAaA^ Sarai sull'Actuha; desoritta^* dt»

•tratta da Tamerlano U ii. 6 AssAssim^ o MàLABBomn 36u distrutti da

IJlii^a« £slesi Boche in Siria: fondatore

4ÌeUa setta U 11. 6%. loró.di verse appeU

laatont^ perchè ilPologP chiama Mul^ ; betici: loro giardino, detto paradiso 63. AssBif A«H4 sua Biblioteca Orienlale citata

t 11.46& AsraACAH città distratta da Tamerlano

•S. M. i&fx. AsTaoLAsio era in uso alla Gina t. ii« ai5. Asraocoooi-dt Qainsai 14^ di Cu Mai 1 11.

.143. di Cambalu ai 5. Indiani ^iS, t. u

175.

Arj.A9TK.Gne8e della MagHabechiana;saa

MaatrasioneS. M. C1X» e seg< lo credè il Rlaproth delP età dei Geugiscanidi A|>piir tenne al viaggatore Cari etti cix. pili antico di qaello del Martini, e dell' Aoville^ dichiarato brevemente dal Carletti: costruito s«Ue misure itine- rarie ex. confrontato, con quello dell' Anville e del Martini: somiglianza del - le sue carte con quelle dell' nllimos da opera simile tcasseil Martini il suo A- tiante exit : sna vera data & M cxxk

Ava regno t, lu ^79. V. Sjrnies

Aaoai»! ( isole) scoperte probabilmente

dai Genovesi ; loro vicende S. M. qiaix. £raiio conosciate innanzi la metà del secolo decimoquarto clxx. ci.xxi, AzzuiLRio del paese di Teudiict«iu i3& V. Lapis JmzuIì «

BABBILONIA d'Egitto»il Cairo 6.tu.35o. Baòcb br à V. B'tccara . Bacbsi; così detti dagli Arabi i sacerdoti del culto di LamaU \u i4S

BAìtbOV (Civ ) sn/>i lavori rdla^lvi aMa^co

Polo t. II. p«^4^''

Bm,ac \. Batch

BALA-OAif,case dei Gameiadali^descritte t.ii* 476.

Bàt.^6CAH , o BAVXxiAit provinciaT^ suoi confitH Un. 7U iregi diella contrada di^ oevatasi Zalcarnei, come desce adenti da Alessandro t.<. !i^i eostami e lingua della contrada So. Città di tal nome '

scritta t. 7K rubini « era parte del

- Regno Persico Battrìano 72.* cave d'az»

curro, o di laaislasauli: cavalli 73imon-

ii altissimi 74.

Bala8ci> rubini 39. rammentati dal Tei*

fiisciteU II.73*. Balch città di Persia^ rovinata dai Tarla* ri 37. Alessandro vi sposala figlia'^ Dario: confine di Persia p^ a^« l'antica Baotra: descritta t. ik 6H. 484. Bauihx sua natura :dannegaia. le navi't.iK 358t modo di pescarla nel Mare Etiopi- co* 45i.^ BaIiBìicga residenza dèi Galitii; Mia mer* catara; espugnata da Ulagu : detta og* gidì BHgd^i; chi la edificasse: suoi a(^ grandimenti e vicende: anche oggidì emporio di trafico t u^ 33. ortì^ e imi* postare iVi 34» Balaacb V. Baldaccm BALaoTiHo IL Imperadordi Costantinopé*

li; sue vicendi; t. it. BALSABA,BAS8oaA,o Bassa, ci ttìi sullo Scha*

tul Arab; descritta 1. 11. 34* Balducci PaooLOTTf ( Francesco): suo itinerario dalla Tanaal GatajoS. M.xLh dichiarato xlii. citato t ik 83« 35o* Bambaoia aCaslicar t. ii.84.a Yerà.en87«

a- Koten 88% aPeym 89% Bahbbiaokia ao5. ^l'j^Un. i5. V.^iBo^^c*

Ionia . Bamsvsa pianta arttndinea descritta Sg^ serre per farne corde 1 35. lebambuse^ grossissiroe nel Tche-Kiang t lu 344'> Bamv V. Amu

Ba(s»im( Cniioaico): pubUioò come d'A*- nierigo una lettera non di luit. ii* 4^>* Bahoaia prov inciac favella i¥i tao. Baniaxi V, Bramini

BASAcaz Signore del paese di Zagatai a% sue guerre con Argua: altre vicende t. u. 8. V- P. 11% BAEACas V* Barach Barbaro ( Giosafa ) soa legazione in Per*

sia S. NL xfttx» ^ (Marco) suoi alberi Genealogici del* le famiglie Viniziane e notizie che con*

4ob

Ceógono'di'qiiéna del PoloV.Plxxx. e seg» Baì(bosa( Odòardo) suo Sommario dell'In- die Orientali. S. M.lxvui. citati t..ii. . 356. 357. 3fio: 365. 378. 387^ 390. 4ai ^

4o7.4»'-4'5. 4'^* 4^^*4^^-4^4' 434* 433. 4ii. 44^5. 446- 44-*- 45o. 4*^- 45a-. 462.463.464.465.

Barca Signor del GapIdiBC ^^V.Bèrcke^

Baecv o B^rgu pianura di Tartaria 5a..

Barou V. Giorzm: paese alle rive dèi Bai* kal.- inaifiatadal fiume Bargucin t. ik 109- in pili ampia si^^ficato il paese impreso fralBaikal^eil Mbr Gelato 1*37^

Bahoiti Tartari: loro onoranee>epi*ivilegi 69: riccamente presentati dlil Gran Gìmi 70. i dodici Gran Bacom 80» loro uffir ciò 9 1 . t N. r6ci. dbtti Thai 202.

Barros ( Giovanni ) sua Asiarvi- partii dèl- ie scoperte di Colómbo SL AL czi-e ae^.. dellesooperte deiPòrtughestt-giudisio dèlia su» oper» intitolata T Asia^, dalh- dal Sassetti lxsi: non ti trattiiche de-» gli scoprimenti affricati i del suoi Por» tughes I otxxi .. ci tato t. . 1 u 339 . 365.373L 374. 385. 386. 390. 398. 407.412. 4^4. 436. 436. 443. 448. 45 1 .452.453..456.

457.461.. Barrow: suo sacoasmo oonCtarTùdiacir £

emendato S.M'.xgiy.cì tatto B97..t*ii455«. .BARSAifa( Beato ) svo Monastero L.ii. 4^- Bartkma ( Lodovico ) suoitinerario S..M.

Lxviii.. citato t. tu 39.1. 39a^4^'*4^^*

4a3.'434«4^- Biscia provincia: suaTavella, foraedialet-

te dèi TiBeUno: è il Baltistan o Picco- lo Tibet: sua idolatrìa t. ii* 75.. ]^siLio(Plidre) sooiDisìoiBario Cinese t^ii».

324*.

Basm A reame di Snmatrac il paese dLPii«» saman (69» t ii. 394»

Bassora^Y. Bàlsara i4-

BASTtA2»:.vst degli abttanli 3o« V^Basciué

Bastra<^ V. Falsar»

Batadae strettoorest pescan le perle 160.

Batu Gav, figlio diTuschìyfondatore detl' Imperio del.Gaptchaca24ft.-H. detto Sajer Gan t. ii. 4B3.

Baudac V. Baldacca

Batah Capitano di Gublai ido^

Bbaituiu : sua descriaione di Sumatra ci* tata t. II. 3901 397Ì.

BBaAiM (Martino) suo celebre Mappa- mondo S.M. LxiL Cloche dic6 dello sco- prirne nto delle Acoridi cutx.

B BLOR , Bbloro, o . BsLVE TAO: catena di monti dell' Asia Media 3a; detta Imaus d^Ii Antichi t. lu 82»

BlELUtcìiTvrAv proriocià V* Pòttinger- Bbvdbr Arassi sorge per la rovina d' Ore- mus t. li. 53. BiBHGALà noncompresO'DeH'IodiadaBfap- co Poloc sue vicende t..iu 284* oooqui-^ stato4Ìa Altumah 285.SQOÌ prodotti 286. BìsRSL-forse-it friitto>€leile-G«reiiM Hm*

BiB&BKB Gait del GapCehw:^ fa Urtai aeco- glienta ai Pbli 2k 224* fa* guerra a Ula- gja 225. 8«oi de8oendenti»t..ii* 5* 7* tue- ^ieende6w V. P. p. ir.

BkRGJ-ROir ( Pietro) : laRaccolta>dei Viaggi

id ^ia net teoolixiit.xiT. ec stampa^ tardai Neaolme^ non è di lui, sob i di«^ scorsi aggi notivi t ib 4^7*

BkEirsBa Vmggio^ pneietM Gran BbfoL citato 83* io8«.

BkaTB8aA.che8Ì« 66*..

Bbtbl e ABBacA:vegefabifi cllft mmliraii»

- gì' Indiani LiK. 4^4'

Bt AOto ( Sirolo ) ove martirinato t. ti. 23*.

Biono: detto Linneo Bèuomtuj^*

BiKMAiiar lom imperio.* Umoienipiini (iescrittacxhi prillinogli rammeqiorasse i1.11» 274.* loro«vicen& 275. V. Symas-

BtoAaTo moneto:, suo valoife 37.

BlsooTVo di pesce tuu ^t-

Bu8AcaBRB< La) scrive dello statoattnale- del Tiiiikino^ della* Goceineina: dtat»- t.. li. 263.265. 287. 370^372.. 373.

Bocci R A citlà del la Transossianaa. dwci t*- ta.t. IL 8.^

BocoASsiKo tela* di cotóne t. it»4^

BoiAiJOR (Gapo) notti avanti gK seoprioieii— ti dei PortQff hcsi S. M. clxvi.:

BoLOARi. capitale del Gaptchac M. xxit». ove fosse:, dèsciùtta oal Pallas U ii« pw. IT. e 5..

B0L6ARA o BbusAKii moglie d'Argaa^S.^*.

BoRCHAMi 2. V. Bèreke Con

'BoRDOKB suo Planisfero: SìMìlxjltii*

BoEGHf ( Abate ) celebre geografo -; mdat tore della Carta del Mtiione S. fltLxcix.

BeaiAT.* tribii tartara-: detta Buriat oggt-^ t. il. 143;

BOttobr (Federigo) malappropositocredci-^ toioventore della porcellanainSaaaonias sue vicende S. M. cxlix. gli.

BaAiiA.nume indiano: suo culto: d'origi- ne Gascfaeniiriana 1 11. 77. cosa inteii- dan per Brama sr Indiani 409.- suo cul- to: opinioni dei suoi settari 427.

BaAiuiii tribù Indiana 1. 11. 4^7- leali nei traffici: loro opinioni religiose: oonfo^ si dal Poloco'fianiani (ibia.): non man*» gjan carne: noabevoa liquori •. Lora-

49^

rftì pe( msermenfò d'un figUo: loro ie*-

gna distintivo 4^8.

Bai.if DAVO ( Isola di San ) favolosa S.M.ucu

BnooMAvi^ Bramini^ o Braawni originaN

'. ai del regoodl Jaryo Var;jchfè il Jagìre,

•' idi Eeonel<: loro» onesti costamt e su-

|ierst isiom t* lu i8o^e seg*. BaAsi : cosi detta llsola Te«n»a^ e pecche

&iasiL I^Kno^detto ancbe Torsin^rdlè^ao»

me al Brasile t..ii^ 385» BÀowa celebre dtj^patoadi gìardiiìr tii^

f4i* Mkitcb suo viaggiò -ììd ABrssìiaia citato^ t.ii.

4Sa.4^ Bavis fiame, è il Kineba Riang^t. ii. aGb. 'i euo corset dello DooeiaTclie-Kiangf ah

fiame Asrnrro aar. fiatniM ffume i ro^ V. Bhisis*

BtfctfasjEiiB t. II. 48a« B«caR'('Padf«)rsiia aelaaioordi Gàef t..!!-

434 44'-^

Bob gjbbes^MlTndie^derBlBiijnla ì^o^

TaogvCaiiO descrittoJt ir.. r3 1 .V^àriuk BveLio ( Padre ) , sue celebri scritture

cinesi S. M^urxiu

BvvDocDAias Soldano d'EgitfiOv saccheg- gia V Annenia Minore &»> detto Bibars ' t. luiS;-

BoovA Spbkai»a ( Gipo d() detto antica* inente Capo di Diab SìM* xxxit. liu

BirDDA niunelfidianecLadoipalo nelGìap-- pone i54« i8&dMto Sogomonbar .* dai Cinesi Foe: sooialtriì nomi t.'ii. 160; adorato nel Pegaso r^no di M ien t-nel^ la penisola AlU^ dal &nge ^ altri suoi nomi : ove ebbe origine il suocttltaafti. detto Bttdsadai Gtapiionesi 36 1 •> idola^ trìa del Gsjlan : perchè il Polo chiami Bttdda,Sogpmonbaffchan;i stori» di qne^ alo mortale deificato 43*1. creduta la pi& antica idolatrìa daL Po lo: varietà d'

. opinioni intornio' a questo nume 43a.. onori resi da Gublai alle pretese veli^ ^ie di questo nome 433.

Busib sòrta ai cervogia; degli Arabi ii4/^-

Bussola naiiÉica:sconasaiataai Cinesl.an-

che nel secolo xv. t..ii. 357.* non era in uso nel mar dell' Indie ai tempi di Nio- . 00I& Gonti44i^

GABLAU V. Cablai

GABOTTo(SebBstiano ) Piloto Maggiore d' Inghilterra. S< M; lxxiii.

GiAaaAL( Alvaro }: non fu il primo- a sco- prire il Brasile t. II 487.

Gl4CAimiCÌttiidel€ataJ9 ia4^. .

Ckccib d'eVGnin Gàn 81; col Xeopardb^dè-^ scritte da Bemter:. con altre indi^strie* 83. nocejlagioQe84N leggi di caccia 87.- ci^' falconi igSt^t^iu 1894 19X 197. 293.

Gacbssib fìiglia' del redi Mangi 9^

GaaiAUnT città :. probàbìl:aaenle fiofr-tp- beut ir«a43<«.

GAPAMorro C Aùise) sue scopevtraffirica- ne S. M. Lii. LXvVin*.

Gadoi Mbubt suo itÙMTamo^UaGna 1 11^

t>3»

Cabl : città mercantile del regnò-diGulams-

- vi comxyarevaoo gli Arabi 433(i perchir

d)Bcadesse434*^ Cappa en^iorio dei Genovesi & M. xiiv-e-^

- spugnato dagli Ottomanni xaix« Caidu parente di Gublai: si ribella 65.68.

suo pcinuipatos^ costumi dei suoi sor ^

gatti* ^aoimaii della contrada tii. 473* Gaim città i33* V. C^àjrm.t»ii.3o8. Gaivnv cftt&: è Yan§«*Mingrlf» t ii« aSCPi*

lago salso aBbon&ifterdi perir 257^uso

infame decli abìtanlf 258^^ «

GAmnr Gastello 08^ V. Thaiginr Calacia: capitate del paese d- Egrinja r

segnata coi noasediGalaianell^ Atlanta

dell' Anfilk t.11.. i34^ Gala IATI ^ Vr. Kalhat -e Cmlafki'^ GAbBHDABi Clnesi;>con quanta cura redaìIV

fi : inVreceiati & dalicamenti astrologi*^

ci 1. 11. ai6. Galiott Regno: il suo signore détto Sa--

muri^ o Imperadore t. ii. ^u Galipfo sacerdote supremo dei Maomet^

Itali.* I^la^ uccide Mostasem:distrugp--

gii Gali&to:^ il GalifTo persecutor dei istiaoi rS. t.* ii. 33.35-

Calisbhb j fossB'detta Galis oggidì 9 o il Ca^ naie d'Alessandria 1. 11. 457.

Gauivccbi conservano molte delltf costui mansemogoUe^t. 11. 124* lorp iattesaa* patì.-

Gamahpi^o GAiiAirDir cittSk' 20.

Gam Aiwv città dei Kerman^forae HbmaMi- 1 11.49* . ,

Gamba j A reame del GosBcrat: sue indu- strie e prodotti: città di. tal nomade- scritta 193. t. 11. 447*'

Gambalicbvsb. yéj^rcwe3COvado€amba>* license-

Cambalu residensadel Gran Gan ^71 «sue palasio^ statoattuale del medesimo>72. fijardini. 73.città nuova detta Taidn^S. descritta: popolacione 87: ordinamenti civili :. vastità dei suoi traffici 88. è la città di Pèkino; sua latitudine , e tari nomi t*ii. i68. significa corte sattsa^

4o^

l

'^rionale: la ribbbric& Gubtal : e l' ap* »ell& Xa«»ta 19. Il palagio ifmperiale trucio* nuovo palaùo:siiaifinyÌ6c«ii^9. descritU» 170* 173. suoi giardini 171». Ila dodici porte .* regolamenti di buon gorerooi 75. la òittàsi ribella ; è doma-; ta 177. straboccbevole popolasioaeaf- fluensa delle indicbe merci , e d'ogiù

altra contrada 198. Qkiiifeon0A o Caéboia^ paese detta Tchin<-^ la dai Cinesi t. lu 376. 383. V. jLoc&oe. Gak còsa signiliobi t.ii. 117. Cavale iMEBaiALS fatto «sostraire. da Cu- bia! ; descritto 1 28. 1 35. t. ». 3 1 7* . > Casah reame d^IGnserat: è quello di Ta- na : t. u. 44^* ricco d' incenao e di ca- ▼airt447.V. TViAA. Cah ARA ( paèfie di ) ba propria faveUah* i •ulJa Costa detta Piratica: «orsali della contrada 100. Cahaaib tordi note ai Greci e ai Bomanix ' le appellarono Isole Fortunate S. M. CLiii., quante ne nmmerassePlimociiv: riscoperte dai- Gecioresi culvi* baaoo Itomi italiani CLXvii* Caitpoba albero: detcriito: come ae ne ri- tragga la sostansa odarosa: prospera nel rokieo: la Fanfurense preaiosiasi* ma i48u i64-t. 11.389. Caugiov il Tunkino : suo aolice nome t. 11. a86. sua storia,- capitale del paese 387. fav'ella : spesierie : cave d'oro 288^ Caiigiv città: Fu-tcheu capitale del Fo-

kien t. !!• 35o.

Catii mostruosi nel Tibeti07: posta co'ca-*

ni 219. t. II. 255. animosissimi nel Se«

tclitteu292.gli attaccano al le slitte 477*

•Casotai silo elogio del Veapucci S.!tfxxii.

confutato Lxiv. X^AMTABO peso di varie sorti 1. 11. 3i5. CABitiB porto celebre: lo rammenta il Po- lo col nome di Cantan> o Caiton secon- do il Parigino 147. -CaBAGOBVii . Europei che vi trovò Rubra- quis M. xxv:è incerto se il Polo vi si recasse cYiii. prima resìdenxa dei Geti^ giscanidi 43* 5a« sua posiuone, e de- scriiione : etimologia dei nome t.u. 1 06. tua posisiose secondo il Qnatremaiiv t.u. 485. .

Cabaoia I f oc ivi serpenti smisurati: come ai uccidano .- i abitanti assassinano gli ospiti 1 14* V. CaTA/aii. Cabajan è parie del Yun-iian ; favella iVt ' 1 11.261. vi mangia la carne cruda 263. CàftAMBaA 129. V. Caramoran» <]iAaAaioaAV il fiume detto dai Cinesi

H )ang«ho^ o fiume gidldriiie «orgeuti e orso: 00 11 Uno de'iVCin;^i I29«t. ik243«

.-numero dei anoi navilj 3ùa^ C*BA.uif \6:.nuisciadieri del Kjsrraen e loro- origine t. Il, So. elimologW del nome.*

- fiugodar loro capai -sanatoria Si. pre- tese arti mi^fcbe di essi Sauootig^tture

' intorni ad essi U ii« 4Af Gabbon fossilb: usato allaCina9S.sueca-

ve t. II. ai3é

Cargam 23. V. F£rkemd

CAaDAirt>Air^oiZAat»Aiu>A; forale U I«e^b«| L 4t. 268. uso singolare: vi si venera il

. t:apD di casal atosa acritlura e senxu medici 270. significato della voce 4^35.

.' y.jirtUmia.

Gariova vaays. PalaaifaroA SunMtca t»iu 4oo.

Cablbtti ( Fraofiefca) suo Atlante Gneat Oggi Magliahechiano S. ML Brxxvii: ano

* piaggio citato* 4* 11. 370. 371. 374* 385^ 386. 398.4oa4f 3. 4 1 &420.42& 43444&

CABTAtnàodo di fabbrioirliiàllaCiaa secou^ do il .KiiempAiero^ e il Thundebecg 89. t. 11. 199* * ' . ,->

Cabab^ic lo stesso che Caravan t«it.ad4- paese ignoto agli Europei: auoi serpett- ti moatruoai «65.

Cascab>o Gasboab paese e città: giUreame.- aua favella .* gli abitanti gran mercatanti: aonovi Nestori ni 1. 11. 92» con sede epi-

. scopale 83« deacrìsione del paese e del- la città 84* Bua vera latitudine M. ci.

Casciab 32. Cascar.

Casib» città e reame di Persia: dettaCas- vin oggidì.- già fioridà, óra squallida 1. 11 42.

Casitan, nome flelle guardie di Cublai: origine della vóoe t^ si. 181.

CAsrio ( iVlare ) esattamente delineato nel Portolano Mediceo. Navigato dai Geno- vesi S. NL GIVI. V. jiòbacu.

Castbovi di Barberta^ o a coda grossa nel iLermeo t. lu 5o.

Cata jo S. M. LX. Lxtii. I.XUIII. La parte set- tentrionale della Cina i.xxvùt. lxxxiv. Dubbi intorno alla contrada^ sebiariti dal Mollerò , e dal Goes : percbè così detto 369. suo governò e tribunali 164.

Catay 53. sue provincie q6. V. Catofo* Cavalli Tabtabi valenti e sobri 5o. gli mozzan la coda a Carajaitf 1 13. cari naif India 21 5. a Esciar gii cibano di PfB<:aF usavano cosi Itebe gli Ictiofagi ai Gà- ramania 206. loro nutrimento nair là- dia 172. Turcomanl eccellenti t. iK 23. cosi i Persiani 43. «di Baiasi 7!.'- cari

493

in India 4<^- * Adèii 46^7* eccellàisa e

Senerosità de'cavalli arabi 4? >• «ono di rasz0 ia Arabia; tgeaarosi cariai

simi 4?^*

Civaa sua ntercaftura 167.

CAtàssSìf^nor di Persia 217»

CitnGVi i35. è Ghiia**tchetttiil Canale low periate L lu 3 1 7.

Cattut Castello U tu 4Si^

CàTSSJLBiA; l'antica Cesarea diCappadbeia: oggi Kaissar :■ dtorttta U tu a3»

C1TLA.F isola celebre descritta daRybeiro^ da Roberto Knox:. dal Filacele &AiLciii: soa grandesxa 160. t^ ii*4o4- ^^ redi Cotta imperava saU' isola 4^ religio» net prodotti 4o5.aionte,detlo>Pioo cTA-* damor^deacrilto 428^riaohiciioa di Bud« da r storia di essoi 43 >•

GuÀCLàFV loo» \^Cacianfu.

Chaiou: Signore-.deUaGran TorcKarsue guerre contro CubUi aio. surTiceode-*

. d I K^ ff licrre contro Abaga, e Argun a i tié. ribelle a Cablai t. lu. 1 55- V«> Caidu •» . 207. V. Calaiali. lEJLWT reame 9g^,\^Cambaiac*

Caospictoa capitale del Tangpt4r »53i lar città di Can-tcbeu sol fiume Etsiha :. aftasiofie delle- «attivancf e* delle amba-

. sciate L ii^fom-le donno ji rioe?ono

- dote roa*.

CBAiiUL::citt&.e promicia 3&oostomanaBar

. in ▼ereoondarva«amentervìetatacbi Ma n-

. gM 39. tuttofar io mo nei Cabnlistan

t.11. ioi:jè il paese di HamitaUK propri

. r^gi: descriaione-deila città t. 1U99»

CnAKo-ni Imperadov di grand'àniau>, pro- tettore dei Gesuiti & M, lxxxic fa re«>

' digere le carte ceogr*ficbe della Gina fixxxviii^raccoglie ìm. storie dell' impe^ rio axxxi&i

CaAaAHsaA p^ioo* V. Càrmmoraft, Ciacsàv : il paese di Yerkend^o Yerkuod. . città di tu nome descritta:.! natii d»>-

formati da goxxi^ e percbi^t. 11.87. Caivoiau provincia.- gli abitanti di«»

pingono iihK>rpo a ammali lai. V.Can^

Cb%tgi.agui i3k V. Coiganau:^

CaAYGVi i3).V.(7a//ifia

Ca A T !c 1 3 a. Y. Caim,-*

CaEivA.li golfo.' quello di Hai-nan: suae*--

stensioue 1 11. 372. e 373. V. P; t-. CuKSHFU V.Jref«/tfm^* CacMia^^ o Cavìijs bevanda^spiritosa dei

,Xactnri.*.mododLfarb 49t<tii'ii«t i^t-

Chemià .

CaBstMua il paese di CaschmirSo-descrit- to da'Bernier, e da Forster: Sennagor sua capitale/ detto Penjab: lo descrive Gfiglielmolones: sua favella e idolatrìa: Cttscemìriane maliarde t«ii. 77. Lineai* BMBti de' Cascemiriaol: il' paese già re- gno 7a ^

GaasMAOoaA 1^3. V. (7Aetfiiibrtcor4ii«

CvasMACoaAir: il Miecran 3 £.ìdge soa capi-»

: tale t. II. 44^ termine deirindia Mà^ giove 449.

Chi ACAVO 9. 1. 11*^ rgrcbi &%%^ %if,

CmiauaV. Layas

CKtBaHkovG lotperadordeilaCinaS.IMLlc;

CMBaiiaH Regno : sue vicende :■ eccellenti fabbricbe di armi e di ricami: suoi con-- fini ik 47- descrisione delia contn^da 48. K^nneo capitale^ del. reametfuaadti* chità e vioende 58^

CauiorrALAs provincia 1 39:. varietà d' opt-> idoni intorno a questa cofitradà : Còrse il^paesev^naia. Tcba-nor nella carta* deir^villet»!». tot..

CaiasAtfBArjair capitano di Cublai:distrugge i Song.:.deUa>ny.iivdai Cinedi t^i« 3o4^ eseg*

GsaisTiB V. Fbttinfm^

Csift? o Siis isola e città del seno^Pfersicov. ku» 34:empori<»giàdei traffici indiani; sóoi regnanti: presente- squallore- di. detto luogo* 44^'

CaoiEU reame i^7.«iaonoCriatiant eGiur^

CaoMAcci 189» V. CuBuu%,^ CsoMAaiA contrada 1. 11. 483;

Cnu5-cniHterritorio4elSe-tchaentLt ^ì^éjfi'-

Cauli cvM «- V.. Cìum-Chiik ..

C1A01.Ì ia3..V. Clangli.

CiAGatr laS. V. Cianca.

OMuì^ rMime:siioi prodotti : cooquis^to*

da Cablai^ 1 56. V. Zlampa* Ga^à^Avoa & esatto significato dèi nome

dalodal Pblo: bandita di Cublai:- ram^

OMO tate nelle stotue- cinesi t. il. 139» CiAaoHt città 137.0 Kia-hing all'ingresse

del .Xcbe»K.iang 1. 11. 3a i .. CiiàiiGaiAaru i36.èTcben-SLiangrfu sjtl

Tche-Kiang: vi erano due dùesenesto-

rine t..ii« 3i8& CiiHGLi citta mercantiletè ¥*tcbeu4..ii.a96< CiAaoLU sue saline laS. forse Afi>a»4obiH

t. ti. 29 >. Ci AaciAfl provinciale città:paese dette dai

Ci nesi£heu^ben : Ser t«m dall' A»viUe

m

Cto&o TAtTAEico come diTtftoicncio -cifMtf tt

Ci^Hi ckA 138. forse Taii(*-liìent. "•sgQ*

Ciir ( Mare di) maiie de' Mangilo dellsCi-

: hb, isole di détto isare t.u. 369. Sto.

Ciiu detta Chin Midia Tchio dagli Arabi

. i3. a iemfo deiMogolii erano seoBO-

.aci«te le artifflierìe i34** ivi varie ma-

tiiene di gentilesimo 6a. officio deli'aln

. l>ondania 96. paese ricohissiaio^i seta

. t.iNi99«saa immensa popcSaz]one,diver-

samente còmpatata ao5* feracità della

eontrada:60casRinede1 la medesima 206.

•desertata sovente dalle cavallette s io.

. ^e. maestre piantate d'aUberi: maestra-

. to tche vi s<^rintende aii.. religioni

. ^Uaoontradaaiyjprimitivaylapatriar-

) ^e: singolare «naiogia ar&4ril>nnale

. dei riti aio: ila Gina <ltvisa.^ià m due

imperi : il settentrionale detto Gatajo .-

.' oonq;Uiotato da'Kitani^ oCataìni^ indi

dai Kin 3q i^Boxivi composifeione degli •eserciti 3-36. Ivi si usa una sola favella variata in dialetti 355..'4noi vari.nonih

perchè deUa Gina 369. conosciuta sotto

questo nome Majvoo PjoIo t ii. Ij/iS.

CinssifO Gatai»: non indentarono le arti- jlierie» scopersero laiS^ussalaS. M.

.' ixxvi: loro carte .geograficbe i.zxv«f.

^ axxviii. il Bolo gli conobbe anche Con mesto nome i5S. navi i49-:Come navi- ghino: conoscono i venti, «nozioni i5&

- trafficavano in India 1^190 seppellì* vano e ardevano i mòrti im^looo capo d'anno 186. lóro calendano, riformato da Goblai:1t bianco colore di lieto au-

r ^ gnrio: 187. sotto i Miog di scorruccio 189. addolcironoleeostumanae de'Taìw tari ai4* affabili e manierosi 2ao..reve^ rensa pe' parenti aa6.'eiclo.cinei6 a 16.

( ' ^inocatori iàào» dicono barbari tutti gli stranieri. aa3. montf^^ ;i5& rispetto 11*

f iiale 34 iw navigarono al Geyian> nel Se-

- vo l^rsico 357.: se feiavigassero fino al . Madagascar 358. addetti sempre alle

inedesimecondiaionÌ9oamedistinte3a9*

perchè decadessero le loro navigazioni .' 4^7. navigavano a Delj sulla costa ma^* ' iabarica.* usavano ancore di legno 44^

loro articoli di trafficocol MalMbar448.

a Aden recavano la porcellana 46& na^ > vi(^vano a Ttor in Arabia 47^* V. Lia-

§ua cinese 'Ci^4aliI«otv i3& V. Tiniutgui» CiKMkixwv i36»\,Ciangktan/u. CisoHis primo signor de'Tartari:sne iton-

quistè 44« vióce il PrsteGiaBBi'46 aaoi

saocessori 47^ GiNou primogenito di Cublai t. n. 16^ GiKGUi città ignota t. ti. 309. CiOLOMAvaALA iiomenidiaiio delGoronuiH

del: significa costiera dot miglio t* iu4i7, GioàciiL contrada: prima sede dei Tailari

43. V. (riorgia. CiTiiiGui o SunginèSui^tciibett^cittàdel

'Se*tohtté« inriva del Kinca-^Kiang dflK

scritta t. 11. a^a* modo di cacciarvi le . -fiere 293» Cs&vioio ( Gonsalo) sna Aoria di Tamer-

lanoS»M.x£Vk GoBiiijH crltÀ di Feriiia a4*è Kabets di - £bn*Aukal ^ X:hdi»is di Pottingor; sua .' presente oondidene t. it. 59. Gocci9ci9à debellata da Sotn ti tu 87^ Cocos NffcjFMtiJL V, Noce Jt India* GoMFÙ '1 a6. Tudinfu GoGATiK sposa d'Argon t. u. 17. Cofrnio citta di Turoomania:c^i Konie:

descritta t. ji. a3, CoiGAif zu : Hoi-rngàn-ftt città del Kian^

«an: suo celebre serriffilio: vi si £sbbn« ' JOà. sale^ luogo di traìroo r3i* t. ti. 3oo. ; 3o7« GoMM BO (Cristofaao)confi>rtato a recarsi

all' India! per ponente dal ToscaaelU

S. M. Lix. lavato da ingiusta imputavio- f tie Lxt. credè l'AiÉerica Tlndie Orien* . taliiservigi che rende alla nauticaLXiv.

encomiato lxiii. wv» cresce £ima al

&XV1II.

CoMAUJiloro contrade: perchè co^'appeU lati 3a4«

CoMoaiao ( Gano ) sua latitudine u. 439. Cotati città del Capo descritta: fimomo-

no singolare 44^

GoMTB (Padre le) nuova relazione della Ci- na: citata L 11. Ia9« 33Ó.334* 339« 34ob

GoMCi Aeame V. Foquitni ,

GoHMrs: risola di Polo Condor: luogo di riconoscimento i58« t ji. 38i. descrit» ta38a. . : .

Cu]fooa.%LiirR : il fiume di Badaghsan : lo costeggio il Polo t. su 79.

GonGUiCATi la città di Yo-gui iSa.-

GoNosALMi castellò del.BLeràaen ai. ai^nt- ficato del nome 1. 11. Sa, .

GoasALMi V. Conosalmì

GoxrAaiiro (Ambrogio ) suoi viaggi 5. M.

GonTi ( Niccolà b Relazion dei suoi viaggi:

' lo Zìi ria resti tnisce T autorità a- questo

viaggiatóre.: ottima codice Maglinbe*

495

•é ittx. xcn. citato 356. SyS. 390, 4d3,

407.413.4ii. CoifTì ( Putrisìo ) S. M.Lii. Go?ixi^ii Gbovgi fondatore delPImyerioSi-

birìco^iy. CoBDB di canna in nsoalki Ckia 4. «1» 3 16, CoRigenerasiopedi concbi^Ue dette por-

cellane:spendon8Ìper xnoDeta 1. 11. 384- jCoaMos V; òrmus-* CoRvÈLiz( Ammirafflio): saa descrisione

•diella pesca dellabalena 1. 11.451. ComaBiTTi affricane.- ritardano gli scuopri- , menti meridionali dell'Affrica 197. Corsala ( Andrea ) suoi viaggi S. M-lviii.

sua inesatteasa t. 11. 449* CossEia porto del SenoArabicoiTÌ sban- cavano le merci indiane, t. iu 466. CoTAM9.o.^ten.ipirov.incia 33« e citt^.- de»

scritta . Sue f iade<e muschio 1. 11. 88. Gm>9B sue^ariefà nel Goaerat 1. 11. 446- Cco'oiciBaEÀfi^oaaos'descritto 192. CoTATis-cìttiV. Capo Comorino» CouLAM reame: vi sono Cristiani e Giudei

/ t;4i. 436. freqnetYtatodai Cinesi: abbon- da di pepe,e d'i odaco 437. Covigli AK, e Pi VI A spediti dai Portugb^si - ad esplorare lexose .io dianei ed abissini- che 5. M. LUI.

.Cbbma V. Kermeti. '

.CBBMESsofi,il paese di Guermesyr.-Marsden emondato'L 11. 4o.

Gbbmosv contrada 2I.

.CaisTiAHi di S. Tommaso neirindic: loro istoria 1. 11. 436.

CftOKB ( la) confutato e corretto 1 79.

CuBSBB •' albero e droga descritti: «cresoe io Giava 157. t. .11. 373.

CvBLAi Cab: ad esso si xecano i Poli 47*sue 4!accie 39. suoi fatti 63. combatte Na-

. jam S6. sua giustizia 69. sue fatterzc : sue mógli: loro corte: concubine ;1igli: ^risedeva a Cambalu 71. sue guardie ie

. JKinchetti : 76. festa del di di sua nascita 7& caccia Sa. magnifico padiglione 85. raunifìcenae 87. 94? 96. conquista ìi re- f no di Mien 117.il paese de'iNfangi 139. guerre contro Chaidu aio. infelice sum apedisionecontro il Giappone i5i. con- quista il reame di Ziampa i56. t. ii. 9. 3uando incominciasse a regnare. Nqme ato dai Cinesi alla suadi.nastla 1 16. ^uo gran potere 117. suoi meriti in legisla- cionéiehi leUei*Htura 1 53. vastità del suo imperio i54.come governasse le cose di guerra x36.i 58. 160. i63. i64-«difìca Taidtt 173. 181. sua corte solenne i83.

iSS.festàdt capod'airnoidS. 189. i^S.a re ^proibisce i giuochi aao. sue conquiste . 173. 3o5. sueapediaioni contro ilGiap^ .pone: TAmyot ne dMa stòria 364. cond- irò Giava infelice 377.alCeylan:invari regni delllndie 388. fa cercare alcune pretese reliquie dii Budda 433. suo ri- tra4to V. P. 111. Bue impref e ibid. vi. ,

CURCUMA LoN&d pianta del Foquiende» scritta t. il. 347.

CuGK I o Cingui : ivi termina il Polo re- Iasione del suo viaggio aCaràzan 12/L

CuMABi antica loro sedeia. 11. 29. Y. Comani

GiTHABiipunta estrema del Decan: vi si Boocge la stella che s^gna la tramontana i8f|. cosi detto il regno o provincia di Travancpre 44o« ^* Capo Comorino «

CuR fiume: r antico Cyrus t. 11. 3o.

Curdi : loro costumanze t. li. 32.

.GuRDisTABpr^Bbiimenteii Cusistan t.u.

4^

DAFAR V. Z>M//iir . DAI1BYMP1.B V. t^me^'. Damagab paese della Persia: detto temo« caim dalPolóS.M.xcviu. Turoocam 18.

Tonocan a5. Dampurre:sÌ]OÌ yiaggicitati t.ii. 357« 37 N

Darziz V. ^rziz/.

Dati>ou qiuàndo si raccolgano t* 11. 57.

DfiGVi6i»ES sua storiandogli Unni: suo pl»-

. giato taciuto S. M' l'XXxix. .pregi dell'o- pera xc. citata t. II. 377. 465- 479-

GiVBiORESuoDizionarioGÌ4ieseÌ.ii 234*

P£ly reame: quello di Calicut:aU>inaggìo ivi in uso II. 44'* 44^*

Dbrbebd ( stretteci )^ari nomi delle me- desime : da chi fortificate : città di tal nome descritta t. 11.28. 29.

Dbscrto delKermen:sua ampiezza e natu- ra 23. 24* del.Corassan 27. 35. d'Eziua 42. 1. 11.59. ^7* ^^4* ^' Yezd.59.di dar- cian 9 1-, di Lop: descritto : detto Chamo dai Cinesi: Cobi da Tartari 92. .illusioni del Polo giustìHcate 93. 1. 11. i85.

Dbtadasi ballerine Indiane 176. 1. 11. 4^0.

Diamanti^ ove. e come si scavino 177..

Diaspri^ e calcedoni di Cìarciaii:al^ui\cen- no intorno ad essi 34*

.Dea Ile diCaitnj98.cittàdi tal nome detta anche Cai-cui, a quale corrisponda:saga- ce congettura del.Mar^dfen 1. 11 240* q uesto, re insidiato dalprete Gianni 24i*

Doa4A ( Teodisip) naviga V Atlantico per giungere airindie S.M.C£xiv.V.Ce/if«

64

49»

S.M:cÌi. la Glava Miggiorc del Pòlo* laGiava altuiilccvin.sue 8peEierie;dro- ghe e riccheite: Cablai non laoolè con- * quistare 157. quanto dìsUnlc da Ts lam- pa: suoi vari nomi: detta dai Cinesi fcua-ia t. 11. 376. vi fu, il Polo con una spedizione di Cublai 377. era divisa. in due reami 378. 38o. ampicwa dell iso- la: favelU; popolarionc 379. spezierae

38o.

GiAVA MliroBB 9. irV isofe di S«jniatra co- me appellai» dai vicini^ e da Tolomeo tii.389.qnaodo gli Europei incomincia- rono ad appellarlaSumatraSgo* sna am»- pìezza: divisa in otto reami ;<|uando vj penetrassero i Maomettani 390. varietàv Si faveVler. produzioni 391. Oli Orang. Cuba, e gli Otang Gugu abitaotì salva- ticbi deU'Isola 399-: .^,^.^ .

Giavanesi di varie razze: idolatri t: 11. ^79- quando penetrassero £ra-loro iMaomet-

' tani 380* ^

GIAzzAporto^dcll• Armenia Minore: »ua-

localitàevarinomit.ii. 12. GiEZA la città di Kiu^tchca a<30ofinc del

Fokien fc.ii- 346- . ^ cm*

GiGEO suo Vocabolario *rabe ff^^™^. GiNGUi 16 stesso^cbe Giogm ; è U/Città.iU

Tso-tcbeu «. w*a94-- ^ * / Giobbe sua icscrizion dH6avaUo4i.ii47'.

GiouòuYcitlà.si partonodi lidue vieiuia del Catajo, l'altra de'Mkngi97.VGau«a.

Giorobs V. Giorgianim . G OBOI (Padre) suo AlfebetoTibeUno^Ui. 25 i.a55.,aue opinioni intorno «^Budda

43^..

Gioao^AHiA reame M.i suo* re dfetti David.

Melic: industrie della contrada 11.12. GioBHATA di cammino, misura itineranar

variàbile tviu 66. ,.,.,« » ^

GioBZA e Babou: prime sedi, dei Tartan e

dei W»o«ollì t-Ji. 109- GiPAirou V. Giappone .. GiBAFFA descrilU 199- GiTBACAii V.v^^raea/r.,^ Giudei quanto antichi ih Indiat, 114». Gir LL ABI conquistano il regnodiMieni 19. Giuseppe Indiano 1. 11. 436. sua descruto-

ne del vin di palma 438. 442. GoBiAM V. Cùbinam . . e ilt

Goez ( Benedetto ) suo viaggio b.M.ixxix. ic.t.n p,83.passò ilDe9ertodiLop92. GoGoo e Magooo 67; GoLcoNDA regno: sua storia t. n- 4^4- GoLio suo Vocabolario Arabo S. M.lxxxv. GoTTino/i f Accaderaiadi ) : suo voto intor- ' noatMìUoneS/M^xGV.-

GouzA (città), détta kncheGiogui:

di Tso-toheu 1. 11. 23^ Gbah Caw, significato del titolo^ origine-'

del medesimo 63- Gban Tubcbia regione 34- Gbant. V. Powi/i^cr .- GBeGOBlax* Papainviai Pòli al Gran Gur^

5'«t.iii-ii- G«ii8ELivi V. Tèladel SUowdello Scada * Gbub di varie generazioni 58 GuDDBBi y.Màscado . ^

GuEBMSYR litorale del SenoPersicot ii.4»»-

descrizione di quella costiera 48« Guiperchè il Pòlo-usi questa voce per lav

Cinese tcheu i3o*. Guinea nome dato'dagli indemi alla loro

contrada SJMLluu notaagli Europei in--

nanzigli scuopriaienti dei Portoghesi

OLXV..

Guglielmo dà^TripoIi suoi scritti t. li. i3«-

Guzi loro coBtraide '224«

Guzbbat penisola-e reame: distratto/ W propria loquela 191. suoi ooafini: suoi oorsari: cittlkdi detto nome capitale deP reame 1 11. 44^* cotone della ooatnda : sue varietà: arti ivi io^fiorexelebri ooW- ttre di SMrat 446*

HABESCH,rABlSSlMA,percbecosldctt* t.ii.46j .chiamata India Mezzana daiP<^- lo: gli Abissini appellati Indiani da mol-

- ti: . convertiti da Frumenzio: reggimen- to ddla contrada: abitata da Cristiaiiiy Maoaiettani e Giudei : la circoaciftioiie

. iv4 in ùsoriavolosabattcsima^di fnooo^ quando4 pretesi descendenti di Salomo-

-nane conseguissero la signoria 4^2: sto* ria della-contrada-ai tempi dal Polo.H|oal sia U'Setta cristiana^che vi predominai valeazad^li Abissini nelle armi 463 .lo- ro nutrimentorbelve deHa contrada 464>

HaoEVAEE.aua descrizione di Gambo jat; 11».

383. Haldo( Padre du) sua Cina Illustrata S^M.

Lxxxviii. descrive i riti funebri dei Ci-^

ncsi t. II. 333. xitato 347»- HAiuLTOit sua rekizione-dei P*^> SoAk

la e di Mozanbioo<t..ii. 458* 46o.. Han titolo d'onore presso iTartari; voce

mutata in quella di Cao dagli Europei,

. perchè 1. 11.09.

Haug-tgheu è la città detta Qniosai dal Polo . Quando incominciassero a rise- dervi i Song; fu detta apche Lin-ngan t. n. 304. V. P. VI. V. Qainst^ .

Hassan fondatore deUa setta gli Assassìni t.ii.62.-

4"99

EkvTBftATBS coiifatato t ii. Sii. 367, 377.

Hkbbelot suoi grandi meriti nelle lettei*e orientali S.M..lxxxv. citato t. ii. 453.456..

HRBBBSTEiTr (Sigismondo) sua Commenta- rio della Sarmaaia t. ii. 478* 4^0*

Hbrdil^ il Volga t. II. 3o..

Hbrsoiiit A .( Giora n ni ) V. E'drissi'

HiAMUBv,o Emui poeto Celebre della Gda t.ii.33o.

HiiTDU-BLOB^ il Gmcaso ^Indiano 1. 11. 69..

HiBAC provincia di Persia y.Taurisio ^

HoANG-EO V. G'aramoran .

Ho-PAO voci. cinesi malapproposito inter» . pretateper oaanoni t..ii« lax

HòBM US città e portodel Seno E^rsicotem*^

Sorio delle ftpezierie*e delle merci Id-^ iane: maniera di navi ìtì in uso aa*. Tenttere che visi praticMio per rinfire-- scare le camere ac».- Husuv AssAH^oUssamCaseanV. Tàrcof^mnk

IkCl cìiììt grande.' W si spendono^porcel- lane 1 1 o. capitale 'di Garayan: i Tali fw DelYiu)Hian:.84ia locali tàt. il.. a6i. lago di Sai 263.

laooLiT è il cattolico cagocpìritudle dei la --

COplDÌ t. 11. 3i.

Iacopj RI settari delreame di M6siil i3-tr<

n..436.- Iacqubs ( Padre ) sna deserlsioiie di Pala

' Condor t. n.-38a. 383.- làDus-V. Jàsdi . laH-oui città: è Yang-ptcheu : la gorern^

. Marco Polo t.i 1.3 IO.

ksDì citlà^suoi celebri lavori di seta; ab«

boada.di\ datteri tj-ii..45.- Uva làMInore isola i57.divisaìnottoroa<^

- mi:: sn»>ricdiezBa-:.abrtanti idolatri /

an tropofagi.*.reami di Fèrbct e di Basma : unicorni o rinoceronti nell' isola :quan-

do vi^penetrasaero i Maomettani: favella* 160. reame disamara i6i.il Pòlo vi di-

- moro cÌDf|ae-inesi i6m..non vi vede stella che segnr« la tramontana 1 5^^ vi si beve il via di pakaa . i6a. reame di'^ Dragona jn i63...vL soffocano i malati e-

' gIL mangiano 'i63. reame di Lambri: e * di Fransor, o Fànsnr: ivi si raccoglie preziosa Canfora i6^V, Giawa Minore.

làoLATaiA^e templi a Champiciou 4 < •tem- pli e regolati Ji Sachion: simulacri, ivi r jtt funebri t.jt. 07.0 seg: culto di Lama

. e sue vicende nella Cina ioa. idolatria dei Tartari laivdel regno diMienaSa- del Giampene 367 .del paese diCambodja 384. di dumatra 392. degli Andemani 4Pd.deI Ceylan4o3.wdeità indiane 4<>9*'

prostituBÌoni indiane per gP idoli (ao.^ idoli spaventevoli 4^3.super8tÌBÌoni pel

gelo e la coda di vacca 4^3« idolatri del anguebar /^SQ^W.Butlda . Idoli mostruosi a Canpion 1. 11. io3. iBDo-caDÌtalc! delOiappooe .* tuo sontuoso;

pa lagio u. 363. . Ibbkirsov suo viaggio a fioccaraSiM.LXxiii. Imvbmo SiUrioo datshi fondato ai^ IscAiiTAToai del Tibet 107; deirindie tu.

IiióBiisoove si raccolga 193. 206.- albero* che lo sdà»ao7.^ di Seger t m. 4%^ costo del medesimo 47^-

Ivnncosostanta colorantcf: pianta che la'' produce , modo di estranrer iL colove"

t.-ii..4^*' Ihj^ia: varie' fiivelle^ dèlia» oontradar 1 tio*-

Maggiore' i68«- Isole del mar Indiano- ,

Kiro^numero aoo.Jndia Mèzsana » l' A--

bissinia aoi. dividevasi ai tempi del

Polo in maggiore; minore 9 e meszana:

confini deHe dette Indie: inutilità e^

ioesattezut di tale^ divi sione t. ii. 356«o

pìogsie periodiche nell' India 417- con*

. fini dell'India Magffiore,e^Miiiore: rin-*

dia fu^ensa-atoria &no^llo»storfco Fe-

r-ishta 284* dinastie che regnarono» nek

- Decan 406^-

IjRDiAiri loro svpersticioni i75»4mpu«nci— zie: Devadast- 176. 180. f 8t.navigarooo*' finoa AdemaoS.loro* incantatori 285** . . trafBcavano colla Cina t* ik 35o. - igno- ranti delle loro vicende 4o6-'loro modo< di orare 4ko. si sacrificano agl'idoli: ter- vedove usano ardersi 4k3.' indole delle . loro donne 4^ 3- loro venerazione pel^ bue: rito singolare 4i4« ^^J^^ modo di ... combattere: perchè adorino gii animali:- abluzioni espiatorie: altre costumanze * 4^5. loro credulità astrologiche 4i8* computano le ore dalla lunghezza dell* ' ombra del loro corpo 44Q- in q^MUEite^ trib&o caste siano divisi 4^7. loro mo-

do di cibarsi 4^' loro redolati in quan-^ te sette divisi 4^9* maiiticaiio la toffUa

. di Betel 434-duello in usoappo loro434 «- loro^vestiario{ hanno ottimi medici ;r sono lussu riosi 439^ V. Maabar.

Ihihano ( Giuseppe^ ) sua. relaaionc^ aitata > t..ii. 407-

Ibglbsi loro rjvi^^azfoni a tramontana: cercano Vt > viri Catajo S. M^lxuii.

loffBS ( <j u^iitMmo ) citato ^t. u. 4^« 4^^* '

Iojsiso» suo viaggio a Boccara S. NL lxxiu««>

Isole dei mare Indiano in numero atn^- ' i)occhevole t«.Ji» 4^1.-

5oo

Italiaiii loro traffici colla Gina nel secolo

decimo terso S.M.'xli« Itikeraei Affricani S.M. xxxiv. luoui città 137. ii«3ai*

RAEMPFERO HM Tiaffgio al Giappone t ne descrÌTC T idolatria i53« cttalo 36i« 363. 367. 368.

Kaih montanari delP Aracan? loro ooitn^

tnanze 1. 11 290. 391.

Ralhat terra delP Oman: |;rande ai (em- pi del Polo t. II. 472««ogftetta aOrmlis: |)08ta al riiii3K)CCfitttra del Golfo di Ga« lajnti 473.

Raeatic popoli del Regno d'Ava t.ic264*

KEi-PiM*Fir citlà detta ancora Clemenfìi, eChemenftì : residenza estiva di Cablai S. M. XGYi. detta ancora Gfaan<»tii ctu. 1. 1 . 14. edificata da Manga: amplificata da Cablai: perchè detta Chan^tu : saa ▼era posizione i4ou 160. sontaoso pala- gio e magnifici cìardini iri i4i* adiiéci giornate da Pekì no 208.

Kbnt celebre disegnatore dei giardini aiP Inglese 1. 11. 14^

Rbrmen reame 19. ivi cava di t«rcfitese: inilustrìedegli abitanti ao* ^3.

KnoiPBR ( Strette di ) descritte t. iC 19.

Kiy spogliano ì Kitani della Cina setten- trionnìe: ne sono spogliati dai MogoUi t«ii. 3oi. 3oa;

Sj5-Tcaoo Km-cai popoli:qtteste voci si- gnificano denti d'oro 1 14* quando con<* quistati t. IU273.

RiRCDERo ( Padre ) sne congetture sai ▼faggi del Polo S. M. Lixvt« tiixxiii.

Kis isola e città del Seno Persico i4- 208. V. Chùi

KiTAKt, o Cataiiii swnori della parte set- tentrionale dellaCina tu* dot.

Kifox ( Roberto ) S. M. etti, citato sua sto- ria del Ce^lan 1. 11. 4o4- V. Ceylan

KoalberochedàunfilOches^indrappa ii3.

LAC provincia:C08tamanaede'siioi abitan- ti t. it 4^^' e s^K'

Lacca : il reame di Polonia 9^2. t. it.483.

Lama suo éulto.- religione dei Tibetani : dilatata ffa Tartari: sacerdoti di quella sette t.H« ut.

Lambri reame i63. otc fosse 1. 11. 398L Giava Minote

LAifOtftfémendatot. ii.'4o7.

Lapislazzoli^ ove si trovi 29. $7.

LAT«i«i(Briftnetto} detta in francese il suo TrsonoS.M.xi.

Lav Aai>AEA,meteoFaeufatica de'deserti 36.

Latas ctClà dell* Armenia Minore 4* 5. mk Lbga Anseatica S. M. li.

LbOITCOBKO O RufOCBEOHTB t. II. SgS. V.

Unicorno Lbovb Affricano citato t. ii, 35o. 45o LBOHi:fierocia di quelli de'ChaffUi : come •i caccine coreani i33. perchè il Polo le tigri chiami leoni t. ii. igo^rarineirio-^ dia oggidì 4^^ Lbopabbo: le belva Cosi detti dal Polo che

fosse t. lu i4o. Lbssbp suo viaggio citato 1. 11. 476» Lessino: sua edizione del MilioneS.M.xrf tu Lbttbbb CdificaAtI loro pregio S. BL

xxxxviit. Lbeoidb pelame: rettificasione di detta le- zione t. II. 482. Lcuclav IO traduttore della storia dei Tor- chi S. M. LXXXV.

Li tstrumento cinese t. ii. 354*

LisGVi citili 128.

LiTOUA Indiana tao. Malése, ove si parli 160. Cinese manchevole per esprimere scuoprìinenti e cose straniere 1. 11. a23. i Missionari ne dilatano la cognizione: altri suoi promotori: DiziònanoGinese: antichitSt di. quella figivella: nionastlla* •bica 224* qaai dialetto cinese primeg-. glasse sugli altri: sua indole: suoi tuoni ai5. la grammatica semplicissima: suoi pregi 226. delb pronunzia delle lettere 23a. lingua sacra e volgare deiBirman- ni,e de'popoli di1i\ dal Gange iSxLingua Samasci*eaamica quando decadesse 284* Lingua Tnòkinese, dialetto del Cinese 288 Li ngua Giavanese 379.Malaya, ma- d re li ngua : quanto di ffusa: sua deriva- zione : armoniosa : poetica .- detta l' Ita- liano deirOrieiite 387. varietà di favel- le a Sumatra 391.

Lio misura itineraria einesc^sua lunghez- za S. M. Lxxvii. ex. t. II. a5o.

Lobo ( Padre ) sua relaaiooe dell' Abissi- niat.1j.462.

LocAT i58. V. Lockae

Loca AC il paese di Cambodja: città di tal nome:sua capitale detta Lonek dalPAu- villeidescrizionedi Cambodja : descri- zione della contradadi un ambasciatore cinese 1. 11 384.idolatria della contrada 88:5.Cublai non potè oonquistarfa 384.

Lodovico xiv. fonda le Missioni Stranie- re: sua ambasciata a Siam S. M* lxxxvi.

Lohgiuubl ( Fra Andrea ) spedite io Tar- * tarla da S. Lodovico S. M. xxv.

Lonza che sia 199.

Lor fiìiUk e suo deserto S. M. cii« fenomeni

So\

c3be TI ttCCtdòiMi esplicaci 36. tu. gì. Lago di Lap ga, il deserto trayersaronlo

Sii aodMscimtori di Sohah Rock,e il Pa- re GGeaga-Lagodi Lop creduta il Lago

- Pha^'tchang tii. 4^5. V. Deserto . -XiOPBs desòrive gli Zengbi abitanti dioF

ZaDgaefaar U lu 4^9. lioa reame, probabilmente il Lwistaii t*

11*4^* liOVBBftt (la) tda ambasciatala Siam S.M!»

LucAS (Paolo») tao yiaggiaiQ' Egitto tr h-

467* luDotFO MU Stori» ABissinica citata t.. lu

356. 46i* litrcuisDa ribelle arCnBlait. mag^^ liouMit einea» t.iu ip3^ Luto cerrierodbscritl» 1 02..

MA AB AR:^ erratamente nelHiLevieiie Ra-^ mwffenadettolVIvhibar sGS^vesliariodel re delh oonlnjb 170^ costunnante iva 171. ri si ardbò Fe^edòve 173.

Mjlbae Io stesscche Maabar.'così detta da- gli Arabi la costiera mer id ionale del Go- romandelt.ii4o6«il suo re-era anello di Narsioga 4o7-t natii vanno-undic distin- ti v»reg»K4og4morto itvesiardbnot suoi fedeli e lesne denne : avariaia e riccbea-- aa Jeisiio»imperanti4> i*4ion dà. caTal-

' li 4 13. *? sicaressa e giiistiiia 4i&- i natii astemi Jet' ri no:.disprezaano i ¥iganti : pioggie periodicne iri 4< 7. nagione nera dei natii 4^3^

•]li.%càaTBirB9(LoTC^)saa ambasciata alla

Cina::dbscri^ un banchetto imperiale-

77. una fest» 78ÌI Canale Enperialef 27^

emendato» »3g^citMD t* 11^ 1 7.3'so3aa.

3!ì3.3a6i3a73a8.3aQ33i^ 33g.34i.38a.

MiGHAM s%r scoprisseMiclera SJVf.CLX¥iii.

Madoiae.* oos^cfetla I-Ungheria U ii. 485. MAODOirAtiD»KjirviBH saaBÌBmoria>e<Iarta

della Porsia' &M. e;. MiDAOAscArE isolii popolata Saracino V

d'indigeni; chi la» scoprisse dei Por ti»-

ghesi : ne dlerono» relazione il Corsali^

a Flacourt , le Gentile ig6. IfAOBBA scoperta dai<GrenovesiS.]V(.Gi.xY tir

secondo gl'Inglesi da IVfiichamcLxviiu

non la prima Tolta dai Portochesi clxix. MiAFFXt ( Padre ) sua Storia delle Indie S.

M-Lxxi. giudìzio che ne die il SassettL uxi. citata i56. 1. 11. 390. 4^^** •MàCUSTAR lo stesso che Abdagascar i co- fne appellino risola i natii: ampiezza dell' isolat.ii.453éSao governa'suoi traf-

- fiei ; medo di cibarsi degli abitanti455.

MAOAOLCAirBs(Ferdlnando) tratta con Caf'-r lo V.di far il giro del mondossua morte: il Oalcano colla narelaVittorra compie il giro delh termisuiiretiKionedelviièg-

. gìo aGiti^loV.S.M.LXf lai Ptgafetta scrive, k' relazione di quella éurìgaskiiie lviu

-^ ( Padre) dichiara pia luòghi del Hi- lione Sm IVf. Lxxxiiw sua descrizione deU

la Reggia di Pek.ino7a.ciCato 74^ 75.78'. g5. 127. Dei magistrati della Cina 8i. . ooofiriato 89. i^g^citato t. ii. a3& ^39. !i4d.3oo^. 333.334. 34^.3^58.

ItfAGoi di Gardandan, sona t medici della-

> contrada-t. 11. 270»

BfAot (Re ) fiirolosa racconto attorno ad essi 17...

MiiHMUO'il Gaznavidh conqjwsta ft^Indo-^

. stan t II.. 284.

*~ Goal atroce persecttlordfegr fndiani t II. 284.

*-— TABAai impostore 1 11. 5i«.

M^f-nov' fiume t ir.2g2.<

Maicsa (lUre) sua tradUcione degli An^ nali Cinesi S. Mi lxxxis»

IttttABAa come diviso a tempo de' Portn« ghesi Kiiv.44(-<^on^&da^ difficile (ibid). anni rari nomi 44^'^^>^ ^^^^*^^'^^' "^^ gno di Malabar' propriamente detto , anello di Decan 44^ perfidi corsali nelle sue costiere^ prodiicioni- della rm^ gione 444* V. JifeUbttr.

Mai»aca città S. M. lxv^lxvi. IiXViv. espti^

Snata da Albaquerciue lxvim. emporio- i tutti i traffici dell' Oriente t..iK358w.

AfiALAiua: il regno'diMalaca.* sue vicende t.ii.386. stato presente della ci ttÀ:(W vella<deNa contrada 887,

M&l.ii^iBr r5g.il paese di Mìtl^ur^snostre^- tO| e seccagne ( ibid )

MaIìOiv« isole del mare Indiano aoov

ASallb, e FBMBtLB isolc ùvolosc ig^. àk chi il Polo attingesee le .tavole che se ne contaoa-( ibio)

M^iTB Bevn dichiara aktmi looghi del Milione S; M.xu(. emendato 177. t..u. ^a4* citato 401. perchè credesse aTcre il Pt>lo saltuariamente descrìtta I1ndia> 443. sua sagace congettiiira 44^

Maìvcivsi conquistanla Gna&liiri lxxxit.^ furoDo appellati Tartari Orientali ^ e Oìurgi , o Ghorchor Lu-iogi-loro bar- baro rito 1 18.

Mandbvilxa ( Giovanni ) suoi viaggi : re-^ lezione dei medesimi :> volttarizsamento^ di essi nella Riccardiana §4 M. x&iii.

Makgalu figlio di Cttblai t. ii..a45« •»» sontuoso palagio( ibidi)

5oiì

s;

M'kn'akm (atti costratre dai PoliV..^aJ4i»»

fu 134. Makoar Sam^v, asino taWatioo del Mada*

. gascar t* 11. 456. Mavguo Magi nome di popolo^ e non di

contrada. 128. dichiara qae«ta voce Ma*-

- fffigliaoea:Bieiinie de'Maogi ebbe per con-

- fine il finme Garamaren 129. come io < conquistasse Cublai i3o. come lo faces- se guardare :ast delibi contrada 1*44 di-

. viso inotto nroTiocieo reami i47* ^'^^• 338. anclie il B. Odorico chiamò Mangi

; la contrada 347« * Mangi uccidono i pro- pri tìgli 34 1. nella contrada cresce la can- na tacearina342* divisoìn noveprovin- cic346.suaestensione,e(]ivision6 ai teui" ^i del Polo 355JI Polo seppe che il paese le'Mangi era la Gina Meridionale 370.

Mavou Graii Can dei MogoUi sue vicende V. P. VI. t. 11.485.

MAOMBTTAKrloit) pravità Urli, 40. bevito- ri di vino 43*

Marca d' Oro e d' Argento moneta 20S. suo valore t.ji. 4ix

Mab« di òi!f o della Ci uà: n umevo delle sue isole t55. t. 11. 369.

Mabc Maggioilb: il Mar Nero 237. t.4u 5.

Mabb Ocbaho cosi detto dal Polo il Mar :Gii tacciato Sa. '

•Mabsdcii suatraduzionemglesedel Milio- ne ecommentarioS.M. xcupregidelsuo

-lavoro xcv4i. quanto giovasse a questo

,che or vede laluce xcviii . citò arartele- zioni del Milione xviii. sua descrizione

r del pq)ei55« emendato 75. 9i..i3q. 195.

- citalo >i54> sua pregievole avvertenza !i4o. 241. a5o. 189. 39o« 296. 3i3. 3ai.

33q. confuUto 344. 345. 34^. 35& 376. 378. 383. 383. 384< sua. Stona diSuyna- tra 389. citato 3qu 393. 394* 396. Sgo. 401. 406. 430. 440.44845& 468.

Maatiki ( Padre Bdartioo ) lxxvi «na descrizione del laMuragliaCinescLXKvii suo' AtlanleCinese .- vi giustifica J 1 Polo

Lxxxiii CXI. Atlante Cinese deHa Maglia- bechiana,e. quello dei Martini derivano

; da un medesimo fonte cxii. citato 1. 11.

a3Q.a4o« 348. 257v« a6o. 3oo. 3i4* 32o. ' 3ao. 3a4' 33a. 34o. 344* ^4^ ^4^ 347*

34a35!i.3S9. Mascoi»a e FBKMiirA ( isole ) forse Y ieola

d^Abd-al Curiamo le due sorelle , uhitata

da' Criatikni: origine delle fiivole che ' se ne namno.t. 11. 449* V* Malie e Fem^

lìieiU J MAUBo(Fjni )8U0 Mappamoàdo S. M;xxxt. redatto secondo il Ramusio z uUe carte

. ^recate dàlPò1o:ÒMervAziòni e nàore

-perte in torno a questo lavoro XXXI i.quaii*

ào ilPolo contribuisse al pregio d questo

Mcippiimondo «xxv. Liu.-deeciuve Fi:a

Manico le navi cinesi t h. 3S7« crt»to 458.

MBcauri tribù tartarica come detta dai-Ck-

nesi t. li. iij, Ved. Metrùcci-^

Mbdici Cosimo I. e > Ferdinando I. nccoU

gono codici orientali . Tipografia Medi*

^«éa S. M. Lxxìx. Ferdinando'!, spedisce

i Vecchietti a raccorrò manoscritti in

Odiente lxxx. concede l^iiso Aella Tipo-

grali'ri Medicea a Propaganda lxxxi. i

, Medici promovono gli studi delle linr

§ue orientali lxxxii. munificenza diFer- i nando li. per V Hèrbelot lxxxv i. M^LiAPuai ci tu dell'India: ivi èia Iqjb)mi

di S. Tommaso Apotlolo t ji. 43 1* Melibab<;osì appellano gli Arabi il Mala-

1)ar, ó costièra «occidentale dèi DecaA: il Meli bar del Polo corrisponde al paese «diCanara 190.

Mbkaho-Cabow: imperio di Siimatra:zua

- potenza t. II. 391.

Mcndozza ( Padre.) sua relazione dellaCi- nn.S. M.LXX1V.

Menìuszi suo vocabolario Turco e Per- siano S. LXXXV 1.

MBAtnix xitfà: descritta: sue indostrìe t.

- II. 3a.

MésiAooi del Gran £an viaggiavaiio im

posta 92. -Messicaiu 9 loro origine •Cinese^ svelata

dalla scrittura geix>glifica t ti. 22^ Metaitcci.- cosi appellati iMecriti .t.ii.48a. MicnBOvo sua deacrizìone .delle Sarman*

zie t. .IL 479* JiiEV (.reame .di ) conquistato da Cublai r

viisi comlmtte con gli elefanti 1 17* fa-

•'veUa della contrada: città di Mien.- siao

famoso tempio 1 18. descritto «da Symez

1 19. questo reame ^ detto dai Cineai

MienXien t. 11. 2^3. comprendeva ì Re-

. ^ni d'Ava e del ren 274- 279- la ditik

di MienèqttellaJiPegU28uV.PcyUam. Mh40iìb : Testo della Crusca S, M. V.xx.

ne trae il Boccaccio pai'tedeUa Ifovella di Ferondo ( ihid )4 il T^ato della Cri». scaè il più antico cheei conosca di quel- la prosa .'.cosà ne pensasse il Saziati, vi* ove si ascondesse : Testo Soranzian^ì suo valore: giudizio di quello della Cru- sca : fu df-Uato.* Testo Pucciano.vit.' Te- sto Ramusiano: suo gran pregio vitf. xTii. Testo Riccardiano ^iii. Il MQioiia fu dettato in Francese xi« il Testo dal- la Crusca volgarizzamento dalFra«c»-

5o3

«6 XII. Miraoscritli Francesi del Milio- ne XIII. caase delle discrepnnxe ebe si

- troTHiio ne'varj Testi del Milione: ana* lisi del Milione xv. traslazione latina della Parigina- XVI. le varie l<^ioni del Miltene JMBseno ridarsi a tre princi- pali xrai. percliè la Relazione dei ^iae-

del Polo fosse detta Milione xix. le

- ricckecze dell* Asia decantate nel Mi- lione invaghisQono di 8CO|irinienti xl.

' influenza del Milione sugli scoprimenti de' Portughesi. D. Pietro reca copia

djtir Onera im Lisbona Lii. influenza del Milione allo -scoprimento del Mon- do Nuoto Lx.e seg. traslazioni spa^nuo- le, ^itaghesi, tedescke, latine del MU

.. lione LX1X. eccellenza della Lezione Ra- mtflana &xxi. posteriori versioni spa- . glivole^ tedescbe , olandesi , inglesi : i edimne fratieese del Veaulmeidel Pre- . ^rofll: intlesi dell'Harris^del Puitsbass,

deli' A§t[ej xoi. discorsero del Milione il Terrarossa , il Tirabosclii> il Marin^

t il Pillasi, r A postola Zeno xcii.deNa no- stra edizione.- lumi attinti dallo Zurla xcv.dal'Màrsdeu xcvii.Testo della Cru- sca utilealla favella:nondi gran inomen-

' td alki storia e alla geoerafia: lavori da uoì tatti per l'illustrazione del Milione xcviii. Carta geografica per l' illustra-

' ÈioA del Milione .* su quali materiali re-

- daUu/sna estensione Xicix.veridicit4del

MHiMeattesUtAdaFraPipinot.H.4.dif« fiorita d'ìllttstràrelaipartedella relaefo-

' Iie4«lntivaùlla Citia pel Tarlo modo d'e- sprinaere le voci cinesi nelle favelle eu- ropitez oMa^ fa praticato da noimvverten-

' se per la prònia«vzi«« !a3a. altre diflicoltli per renderne piana l'intelMgenxa «34. elrnHien asserzione 387. suoi var) Mano- scritti S^, cxxiii. e seg. Testo della

' CrQMsu Magltabechianó IL t'AiW-Maglia-

- bechianolu. cxxit. MagliabeckiauoIV. cxxir. Puocìauo iHd. Riceardìano exxvi.

Luocfaesiniano ibid. Riccardiauo II. cxxviu Palatino di Firenze exxvni« Pa*

rigiaa I. cxxix. «Uro Testo Parigino

feascese cxxxi . Vaticano gi& Ottobo- niaiiaft^iW. Parigino latino cxxxim.CIIì-

'.'.AnBiòid, Barberino exxxiv; Vaticano IL ibiéL Corsiniano ibid. Senese ibid. Coltet Zeìadiani cxxxv. Il Testo Pari- gino p«ò sospettarsi non essere l'Au- dato dal Polo al Gepojr t. 11.

giiiop tograli

Miii<&:lfKxmuDoiameoto della loro gran* def9aS«M.xLT* loro. diflidenia verso gli

stranieri xlv, scacciati dai Mancinsi

IXX XIV.

Mia i SOLAVO droga : di varie specie 188-

Missto!ii straniere utili alla religione calle lettere L lu 3^.

MissoNAEi : loro meriti, e scoprimenti 8. M. Lxxitfl. giustificano il Polo lxxvii.

MoGoLLi: loro origine e istoria: adottano r Alfabeto Tibetano o Tangutano: appo loro ebbe cuna Gengiscan: gente di- stinta dalla tarlerai. luioS. detti Mon-

* gu dai Cinesi ; loro antica sede: descri- zione della loro contrada 109. vivevano senza citili e borgate 1 1 o.

MoGUT guastò il Tibet 104. V.ilfan^u Con.

MOLUCCRE isole S. M.LXV. LXVI. IXVII.

Mondo -Nvovo,* cosi chiamata una raccolta

vicentina di viagj^4:descrìttaS.M.LXviii.

edizioni che ne lurono fatte in Milano ,

in Basilea, in Parigi lxix MoNBTA di carta: modo di . fabbricarla .

Bla'gaglianes confutato 8:}. quando in- - cominciò ad usarsi «nella Cina t. 11.900.

Moneta cinese a58. di sale a^. Monte Coavmo (Giovanni >-sue fruttuose ' missioni in Asia: primo Arcivescovo

Cambalicense S.1M. xxxviu converte il

* re Giorgio : sua morte t. lu i35. Montoni del Pamer detti Mufloni:descritti

t.iì.8oldél Zdnguebar46o.déirArabia470 Morelli (Abate Iacopo ) sua Dissert^izio- ne attorno eriiditiViaggiatoriViniziam ' S. M.LXKix.sua opinione sfavorevole al- la Tela del Salon dello Scudo cv. Moai: qùal gente appellassero così gli ' Spagnuoli e i Portufibesi: nlaleapropo- - sitoancheiVeri appaiati Mori tu. 379. -^ GBUi abbondano nel Tcfae-K.iang t. lu

* 3aa. come gli eoltivino 3a8. Moro Papi ri fero desontto 89. MosGADo: l'animale che il muscbio de- scritto 54- moltiplica nel Tibet 106. t

* 11. i3i. 254. detto Gudcferi: congettura su detto nome a54.

Mosfi di Chorene:sua division dell'Arme- .' Illa 1. 11. àu

MosTUASEM Billab ultimo Califfo: sue vi- cende t. il. 35. MqspL: da chi abitato: vi si fabbricano i mossolini i3. cittù di- detto nomede* scritta t.ii. 3i. mercatanti celebri detti 'Mossttlini 3qu MoxuL.V. Jfof ci/

Moziovi venti reoolaridel nuir dell'In die: come gli descrive il P. Muffei i56. na- ' tura di quelli di ~ Sumatra: etimol ogia del detto nome 1. 11. SoS.

65

5o4

ItfutBnET y. d'ssa$8ini\

MuLLERo ( Andrea) sua edizione del Ml-> liotieS. Su xviik sìgÌAvótdella traslazio- ne di Fra Pipino lxxxiu. sua disserta»- zione del Giitiijo lx^siy.

]tfcLTiFiXt reame 176* opinione del Malte' Bruii eonfutatft 177.. V Af7fr/iAi//«

MuRPaiti regno: non quello di Golconda , ma d'OrisHa : .su-)! contini : sue vicende . t..ii..4^4' vHonda di dianirtnti 4 ^> ^i '^ fabbricano le cotonine più flhe -{.36^

ATu A AGL'.i dulia Gina t..ii. 9,1. noa visi pi>- r iiobittere il Pòlo 97. S.^Lcxiv.

MuR à.v I B w^ s Ufi T iaggio a KLh i varcar t a i v i ag- . |piuDta.*h{i fservito per quella cUe va a<ì« ne^sa al Milione t..ii.48'(^

Mftfs, o Masca città . ove si» tr m». 3x

ìtffSM RjLRAiDtsiACA descrìttasi..

NABA.SCE 30 e. \^jibasciar.. PIaacuinV. Nkng/Un . riàvomii provincia r33. la città di dbtto . Donaaiqit^lU di Nanktntsutt popolasio- oe e fabbriche 1. 11.. 3 io*. Nanoi i33. V. JYànMfi: Najim si ribella a ttublai 65^ TÌnto«eJuo» . ciso67.tiM55..i58«écacr4stiano iSg NiàRsiNGA reame:. detto aocora Bisnagor

11. 407* Nasigcb( o Nasioci : maniera* di broccati . 57. t. w. 137..

NtàTTiGii nume dei Tàrtari 49* t*u. lai^ . come raffigurato ai8t sianinoatodi dilet- to uome2i9r KàVi C1HBSI-. modo dtcostrairÌ6.-dj calafa-^ . tarle : il Barroìir e il IhCiilla confermano . ciò che ne dice ri Polo |53. navi d'Or* . mus come costruite t. ii..5& del fiumfi Kiang 3 E S.Giuncbi Cinesi descritti: 00-^ struiti d' ttbeto 33i..338. come calafa^ luti 359. NukViGAzmvB. quando perfezionata Si MI . Lxiv. modo<li nanMgiM^ nel Mar dell'In*»

die i58. NaGV£AAMiSsolai65. > . . N«ai malapproposito chiamati Mbri t. II*.

379. Neai dell' Oceànta-:. loro descrizione 166» Nfisita EttusBO Greografat. 11.. 44^ 443* NasToaiifi nel reame di Mbsul ì3. NtCQBAA V. Nocueranèr* NiBBiTBE descrizione dell' Arabia? citaQatU

11. 433«.468..469. 470* 4? i^* 47'* 47^* ìhiàYi sorìttore della vita di GelaleddiM . t 11. 66. Noce p! inoia C'qcom Nueiféra: suo mallo*

aa. soa utilità. tiK 3g6.. .

PtoGB MbscAn* : ov6'fi«searalft^<i eénitto descritto iSt^

NocuBRAH isoU: suoi eflEerali abitanti : è^ r isola di N^cnuiri, luogp di. riconosci-^ mento ai naviganti: pertinente air Ar- cipelago di rUcobar: produaionL dell'I* solai 4Óialrogbe e speaierie 4oa«-

NoGO DAR capo di 8^enifHai.V.CàraiMCf^

N021 (G;ipo)l oltrepassarlo deatafa. ferrare ai naviganti S. M. clzxi.

NusiÀ aBGioifB:aoi*.suoi confini t. u.4b3^ NvBiEiisB ( Geografo ) oi' Edaiasr éitiito t^ 11. 4474^4^^4^4tt<^>Mloi wpesse4fi& NoeoDAa V.. Noffìdar -

OC£\;«.E ( isole ): da chi abitua 16S. Oi>ORico( Beato) suoi Tiaggi S, mx. . ci tato»t. 11* 323^ 3ài^334*337» 34i« 34^ 3^.353.378.390^. 3^397 4o&4'>7* 4!^

Oae Magog; gji Orientali chiamano oosU . popoli settentrionali dell'Aisia L. ti«x37«^

OcAfv citta 3. sua déscciaione 7»ramiiièn-' . tata-t. ii..9i..ia5«

OaANG Utwo- belva bipede delbit QAtenk- Minore i64- .

OaiviK. significato della iN>ce Ib.iufiS. '

OaMAHvi (Mictiele) trascrittore d«l Testo del Milione che* pubblicbiwao: qpamàty . vivesse- i».V..JIIZ/»Jt0. r

OkMiUs : discesa e jptanuca che ri oondiaoe . 1. 11, ^dUkdi gran mercatura;, mal- . sana , caldissima : posta in isola; costu- mi degli abitanti: suoi r^tsterriceode- 53;54>'-iiavi iva ia tt0O«S&.GòttaiiiaJSse «feffli abitanti 57* 474«- Oaso bianco descritto %i9* t; u*475' t Os9o fiume: detto Ghiou: su» s^rgaplaa

oorsot. II. 681. OraAa^capitale del Tórchestaniiagi

EAIPORTH: castello dell' Arnwniasiri oa- . Te d' argento: detto oggidì BaÀluiit«* de-*

scritto<dà G^osafa Barbaro t..u. a& .* PELAGIO Imperiale di Pèkioo descritto Lii.

169. V. ÒamMu. IfÀtLkB : suo viaggio nellTmperia Roaso

carte geografiche a q^ello^relative SM.

xci%0 citbto 1 15. t^iu 43%t 47^*' FiXMA. dattila descrìtta: sue tarietà L ii.

469* EiMaa otanaraalpijuadeir Asili Su VL -an*

. .una delle maggiori alture 4^ wafuodfì :

suo lago L Up 00. 8f indagini felative

alla sua posizione t..fi. 484r

PXoLiHO DA.S. BkaTou>iiiaK>*( Padre }oitie^

5o5

I 4^3* $a6. 497« i'A. f^. 4Ìa 4'^ 434« 436. 438. 44 r. 443.

pAPPAGAin DEIX' InDlC t. II. 43&

Pahasaikba misura itineraria:: sua hm-

glMBxa S. M. ixxTiu t. lu 68. Patsbiuo i7!>.sÌK0Ìficat<vdi questa voce 63. PAtKifei i3!k. V. FaugMn . Pahopiii jCìiilk: celebre terraglio nellaHma

ficinanea iSi. serve di via t.u.3o8. èia città -dì Pao vn-^ìen sei Kiai^ - iiao

. (i4»id).

Pasaitfit cHfk : forse Padtifig-fu jiel P^

tch&-lt t ti. ig4. Pbcv reame: suoi confini t. ii. ijg. c\tih

- tal nomedcscritla: vicende della con-

tnida 2C8u religione^ favella iSi* PEUTàv isola.- quella di Bintan t. ti. 385 pBrB.* bianco e nero: albero che loda de-

- scritto i55. a qnal misura si ^enda in

India t. 11. 36o.

PsBté rosse di Zipangv 1 5 1. modo di pe-

- Bearle Beli' Indie i6f^ L ii. 4^ p6rle del Y«nnan aSy.

PBRj»à reame 17. comeilivtsa i8« traflUea

di eavalli coli' India 19. PBatJviÀiii d' origii%e «inese.- si rileva dai

- ^ùi^s chie ttéavaoO|>er iscrittura t.<u

Vwttxk col Pellicano nel lago Pau-yng t«ia.

PvrÀàf Reame i58.

Pbtib JiKLA Caoixsua storia di Gengiscan

S. M. u&xvn. Pbvm ciitìà S. M.ctu «so strane ìvt 34*

t iut^« Vntrrv città ^. é Pin-yan-fu.* bqo sito e

•nttcbìtà t. iK 'i^o. IftQkTwrtlki sub viaggio nt torno al Mondo ' t.iu346'34Ò.t«miiientail paese dìGi-

pliDgìi del Polo 36x Purovi etttà « confine de' Mangi ia8. for- ' BO Pi-tcheu nel Tcbe-KJang L ii. ^99. PuriLUiTon : còsa pensi della muraglia ci- nése S.M.lxxvìl. emendato xc. 1 11.69. Ptoi«t>( 'MiftidèB ) suei v^ttggi & M. lxxxiii«

rara stampa della sua rebiEione ( ibid pybMB pé)*fodiebe delti lidie 17S. Pirone (Fra) traduce in tiiiiimi il Milione

S. M. iriii. dtCedie tk deltirto in volga^

ffl X. tirfiitàtti klàfl hiihceflie in tati le ^ «tAHe di hbrti^tèò Tésonerè ti. gib^ti-

fica ti YMò tti. suo proèmio al Milione

t II. 3. bòcomia il P^lo 4- TtPisrHBLÌ.o Indiano 17(5. V. Filpistrrìlo» 9ii^liA storica rn usò allaCina t. n. 338. "hkiitsFBao della R. Patatiiia Firenie

-iffttitrato dalie Zilrbi S. M. xxxi.

Plaho CiRPiiro spedito in Tartaria-- sua patria: rclatione dei suoi viaggi : da cbi pubblicata: primo parla deiSamo- iedì e del Catiijo S. M. xxv. L 11. 1 16*

PoBDBifOHB ( B.Onorìco) z manoscritto dei suoi viaggi della Atccardiana: quale ne eia la migliore edisione* apologia del Beato S. M. xxxix. xiu V. Odorìco ->

PocKOKio:stta tradueiene d'Àbul&ragioS. M. .xxxxv.

Polo (Maffio, o Matteo),* attesta la vera- cità del Milione & M. xxi. V. Polo Nio- colò .

BoLo(Maroo):sua famiglie Jonde origina* r u:divisain due diraiaasioni V.P.i.sua prima educazione: pas.ia in Ai«ia V. P. IV. veridico S. IVL vii. detti il Milione a Rustichf Ilo Pisaito : iX. commendato da Giovanni Villani xiv« ritocca il Milione più fiate xv.xvi. xvii. l'Aqui logiustiG* ea XX.. e Fra Pipino xxu come si Invi dalla tacciadi mendace: suo divisamen- te nello scrivere il Milione xxii. quanto i suoi scoprimenti vincessero quelli dei precedenti scopritori l. qoiuito in- flnisseaUaecopertadel passaggio iéH'I li- die Orientali , e del Nuovo Aondo u. al giro del Mondo di Magni Ila nes Lviii. accuse dateli per le sue nuove scoper- te lxxiv. per aver taciuto della Mura, glia Cinese lxxvu giustificato lxxviu eccellenaa delle Carte geogrnficbeca- taineda lui recate lxxviii. estensione ^i Bttoi viaggi Kciv« è incerto se ei fos- s<*a Caraoorumcviii.parte per TOrichte 5. gitmgea Clemenftt 6. V.P. iv. spedite

' e QuinsaiV.P.ix.appani lecostumaiixe de'Tartart, e quattro variati li nguagei : "Ottali fossero V.P.xii.7.t. lu i5. assessore del consiglio privato del Gran Can V. P. xt. quanto restasse ui servigi del Gran Gan t. ii. 16. spedito a Carasan V. P. xik chiamato su tutte le ambasciate di Cubisi: governa Ya-tcbeu: sue lega- sioni V.P. XIII. 7. t«tu 16. grandemente amato da lui (ibid«) mandato ambascia-

- tore al Papn e ad nitri n*gi - conduce Cogatin inTcrsia ad Argun: approda

' alfa Giava Minore.* giunge da Àcatu :

* passa a Trrbìsonda, indi a Venezia o, L II. 19. V. P. XV. sue avventure ivi xvi« capitana una Galera: prigionieri dei Genovesi xvul ricupera la liberta itii« congetture relative all' anno del- la sua morte* XXII. parallelo di lui e d* Erodoto xxMi.Sommario Cronologi- co dcUu sua vita xxv. e scg. sua ar-

5o6

me gf otilhtia XXXI. É Tlppalo' deinfMH derni t56. sua creduli^ i53. qtia-nto tempo gli occorse dalla Cina per restì* tirirsi ili patria t. ii. ao. il Milione con« tiene un' interpolata reiasione dei suoi viaggi t. li* 3a. 35. si recò a Tanvim al intorno 3q. schiarimento relativo al suo . viaggio 4^* ^ì^ ®^^ tenne da YeadaCa- 8bin45- <^ Chiara i' ititendiiaenta del Polo nello scrivere il Milione 5^^t.n, i47-OMDe dividesse- L'' opera i48.con.* teftttto^del prLnioesecoiiClolikro(ibi(?.) si dichiaraove rientri nel suo cammino QSLyg. sagn^ ossee vscion^ delPolorsn* •8C«ra assecsiofie fti.ove esca strada cella relaaioi>^B5. 99.. giustificato 1 la. emendalo. Ki 5. ii6. di teso 117. di con- tessa che l' Asia a settentrione À ao- cevcbiata dal mare laS. ove rientri, nel suo cammino : se ei visiti la parte; set- tentrionale dell'Asia 129» raecogl iemale singolarità naturali 1 3-1. il suo silensio sulla Muragl a Cinese giustificato i3a.si escusa la sua credulità per gì' incan- lesinji i44- *"^ credulità ti. 6i.a lui debbe il Tassi il divisaomeotodi atàbilir Le poste in Europa tu., oa.. sua credulità relativamente alfe regioni polari i. aai..a Cugnisecoudo ilTesto delfai Cru- sca t.i.ia4* a Giugni secondo iV Testo ftamusiano terminala iielaaione dei auo viaggio a Carasan t..ii. 194- fu^gover- i^atoredi Yang)ii t.i« |33.. giustificato Ki. i38. i suoi coii»ptiJti delle vendite del Gran Can gli procaectaa lataccia di menzognero t.u 149- priiufr degli Eu- ropei posteriori passò la Knea equiao- «bile 1. 1. 159. slmiò le carte geograficbe- degli Arabi 1. 1. 166. sua credulità t^i. 170. sua legatione a Carasan ea. MSeik t. II. 148. a Qulnsai, a Tsiarapa. i.49-a Gin va : alt' Indie 1 5o» giustificato* ^4 si dichiara cbe ritoccò/ il Milione pia fiate 175., ADI. fu rammentato nelle* Storie Cinesi iScfu Assessore delC^- sigi io intimo di Cluboi 18 u corretto aoS. non visitò cbe piccola parte del Tibet a56.. il paese cke scorse per re- carsi a Cnracan* ignoto ad ogni altro Eup-^ ropeo.a64. ove incomincia a retrocede- re doHa narrazione del viaggio 280.. via; ebc tenne aoi. ^93..relasione del viaggio- per Qui osai 294* si dichiara cbe ritoc«- il Milione 296.. giustificato 209. reg- ge la città di Vangui 3 io. fu pia volte a Quinsai 322. scrivevai memoriali dei MOL vi. gg|( ibid.):gin8tificato323..324

743. ancbe daT P. Martin! 346/ altra

Srova che ritoccò il Milione 35 1. visitò sole provinole del paese de' Mangi 3S5* favola da lui raccontata365rdà no- tizia dei venti mozioni )7i»Davig^per la stretto della Sonda: per esso ebbe Dante notisiii^ della costeUaicioae cke segna il Polo AnAavtico 388389. fi^due volte alla Giava Minore (ibid.}r dimorò a Samaca eiuque mesi 3q4. ooosiiitò i mappamondi degli Arabi 4o4* A> nel veglio di Narsiiìga 4^^ sv<^ cvednlitl escusata 4^^* approdò al. Ceylaa altri torno 43 1 .sua rekiaione deli kidie già

stificata44^H^ÌBia degli Europei difal- la notizia che l'Affrica è circondata dal mare 4^ lo seppe dagli j^rabi 46x» oa* servacione importante rdativa ai suoi ^■•gfi 474* ^^ «SBO apnararonogli £u« ropei cbe tutto il MondoAntico era cir*

. condato dal mare 48a via cl|^ tenne neirandata e ritorno dalla Qna>dicbia-> rata t. ii.p. iiu f u a .Caschgar fU.'aodata t.. u. p vuvide lacosteilasioBii^detFéla Antartico tv 436.

Polo Niccolò e Mdffio si vecaiio aCostai»»

. tinopol i jtk Soldadia^ aBolgari daBertke Can y a Boccara ^.. t.. ìu 58. V^R. i.vao- naa Cablai : bene accolti 9.apparBno^U linguaggio tartaresca-»pediti ambascisi tori alPaj^ dal GranCao lo-V.P, iiu ffi.ungono 141 Acri:, si restituiscono in Venezia. Niccolò trova il figlio*Maroo 1. 5*. t.iK, 12. riparte pes Acoi :. seo^ lo conduce:, va con esso^ e il firatello. in Geruéalemme :. Gregovio X»gli spedi* sce a Cublai 1. 1. $..t.i|. la^^ giungono a

. Cbemenfu 1. 1. 6. t»iu i3» tornano im oatria t t. 9. t. lu 20w a loro industria fu espugnata la città di Sajanfu V*.P.ix.

. t, ut 33» t..ìi. '3f I..Ì due fratelli eaoo^l mieti da Fra Pi pina t. ii«.4*a>nffetlar« relative alladirezioQe dei loco» vi^gi tk83..cfian4|0 morisse- NìodoIòvIe^ul» via che tempero nelL' andataialla. CiiuS dichiarata L .11. iiue-seg..

PbRTB. d'ADoji^i cosi detto, lo stretto clie separa ilCeyUn dalcooii<ieotetui.4o8;

PDEOELLAjr a. conchiglia :.si spende per iitio-^ neta 1 10.. ove si generi : suo valore- li i.. Liti, ai raccoglie sul litorali di Locaa i58..spendeva«i nelYaa-nantii.263.»

^- figulina.* invenaione dei Cinesi ML cxxxvii. suoi varj nomi:; fabbricasi » King*te-tcbing oxxxvif t q^nto anti sia queir invenzione nella Cioa: in dienti di cui si compone $«1L

~v

"1

5o7

moJoJR (UlITie«rTa^ vernice della por- oellanacsu. porcellana donata a Loren«o if M'igoifioocUriii. fabbrica di porcelLa- Da delGranduca Francesco Lporcellan» èdi diae sorteci mpastata di durone di teoe- nKaLLiiu prime fabbriche europee di te- Beroexi.riii. prima porcellana europea: di duro si fabbrica in Sassonia cxcnii. . scoperta dalloTicbirnhatisscawix.quan^ do si cominciasse ÌD-FnNicia »tii lubricare porceUa na doro gli i iiscredota i inpa-> stata colle- spoglie delle concbiglie di tal nome in. fabbrica di Tingui iiei^ FuLien 149* t. lu SS^-'Oagidt decaduta* ( ibid*.>il modo-di faM>ricarla assai ac- euratamente descritto dal Pòlo 335i la porcellana dett»l^igfuri daj^i Orientali 3oa. i Cinesi recavano* la loro* porcell»- na fino a. Aden nel secolo- decimotenu^ 466. Porti Cmpii. distinte dalle PbrteCaocasir

t.ik.4i4. PoETB di iPérro in Georgi anta la* PbftTO Pisano nel ]MhirMEaggioreSlM.XLiT«* PoRTVOHVsi :D. Enrico promuove gli sco*

rimeuti affricaniS.RIvLi. Il Re Alfonso» fare un mappamóndo a Pira Mauro BtiKgiunsono a4U Indie ìv?: Lettera di Amerigo Yespuoci relativa alle loro aGopertexiv.non accettano- i servigi del* G>loinbo^' se-iMs pentono lxih. loro pri- ma ambasciala alla Gna : scoprono a* caso il Giappone lxx. non furono i pri- mi a scoprire Mbder» e Pòrto» Santa*

CLIX.

Fo&rvLAiro della Medicee^ tAurensianai suo pregio insigne S. XX.1X. sua età CLiv. lavoro -d' un Genovese : descritto^ cLv.e seg. sua carta dell' Affrica con- frontata con ^oella dell' Anville cLviu*

. esattesxa delhiiseconda tàvola checon^^

J^rende- parte- dell'* A*ffrica clviii.. con- ronto delir Affrica del Pòrtulano con» quella data (kl Sanulo clx. Pòsta a cavallo* in uso alla Cina 99. e piedi*93. t. u*.ao3. igpoto stabilimento in Europa ai téokpi del Pòlo; origine del voealbolb'io4-si conferma cbeOmo- dèo Tassi ne ebbe il dSvisamiento^ dal Polo aoy. 209^ TbsTBLix) traduce Abulfeda S^-Afiixxu. FoTTiHOBB.- suo viaggio al Belutchistan &

M. e. citato L 11. 44''^* 4^* 4?^* PmisTS GiovAinri V. Prete Gianni Furra GtANHire 43-niorto da«Ginghis 46» insidia il re Dòr 90. favolosa denomi- nazione :. era IJn-Gan: più personaggi

nomi nati Prete Giatint t.if.roo. reenaK rono sui Keraiti : quello dei tempi di Geng.is-Caii perchè detto Uug-Can i io. sue guerre tx>ntro e^so: sua morte 1 15.

^ Giorgio suo discendente i35. il Polo Mppetl'&quet pn'incipi Preti Gianni di Tramontana 299-

PtiOfAGMijrk Fimi ( GMigregovione di > no- tizie relative alla sua fondazione S. M. LxxH. somma utili tì^ che recò- alla re- ligione e alle lettere tu. ^^4^

FuLisiNGAir è il fiumìe Lu-fLeirt. iu23a.

suo magnifico ponte 236» FULISAIIGHIS97. V. /'ii^i^anga/i.' Pt7LoGo5Doa. isola V. Condur w

QUA^ZIT probabilmente Veiy-cbing t.- 'n*3ooi

QbARTiwf.T Re via w Diario: anticipato suo' giudizio S.M. V.

QùELtAFU città del paese di Pugni i46. suoi bei ponti 147*

QbÙLiivu città del Fokien: èKien-nin^ fi»tu..248^ ivi faBbricbe di seta'e at cotone 3491

Q'uBNOuiirvf 100; VI QUenzanfu»

QuBirzA«Ftr reame abbondante di seta :' città» di taf nome probabilmente Hanc- tchong-fu t li. 143. già residenza degli- Tsin^ de'Tcheu ( ibid).

QbiÀH larghissimo Humei 34* suD'iippmen-

. so navilio |35. dettoYang-tse-Kiang^ o F%inie Azzurro 1 11» a49« sua origine e còrso: ìmmiensa navigjizioue del bunie: suo corso coa»>araio a q^wllo* d^ altri grafi' fiumi 3 14^

QbECiATAir : titolo^de^ Gran Baroni di Cam- biai 80. . . f

ÓtiiNiu' capitile del pivesedè' IVTangl i3ò. (^l^sto nome significa Gittà del Cielo: relazione cbe nedà il Polo glU8tific^t» r38.' la città dÌ9tta- oggidì Hìing-tcben r il Du Haldo he die la pianta 139. ivi corporazioni d*sirti e mestieri i4o.i43* riti funebri 1 43.. rendita della.città é territorio i44i'V'' 3 aa. ameni tàdel sito* ( ibid.) lago delizioso ivi jirossimor strade: ponti 3a3.-324- fóndacbi r mer- cati 3a3^ arti e botteghe :• bagni 326. scuole ^tribi^oali 327. quantità del pe-

SecKé vi si consumava SaS. avvenenza egli abitanti : iiidustriosi 3^8 abbona» danza df seterie: ivi delicato modo di Teilir delle donne:loro graziose mani^ re 3aa sofituosità ed eleganza dèlie ca- se : piacevolesaa p lealtà degli abitanti : ospitalieri : ivi le acque de' tetti inca^

5o8

«alate : ti erano in usn le carroKce Ai fìtto 33xasiro1o^gbl 333.torrì oon ascol* te che batt'»no le ore .* guardie dei fno- co 334«ospitj di carila-: eccellenza del

foTcrno delta cittì 3 3 5.3 36 9uo presidio 3fs palagio imperiale e giardini 338u popolasionet maniera di censimento ó^t* rèdditi i quello del tale^- tartfTa de* dasj 34x t. 11. 483. QuisAi i3o^ V. Quinsmi* QuiH V. Kii, o CIUmì.

RABARBARO: ore cresca: di varie gene-

rasiont : come si raccolga 4i- Rabbia: «iceita per guarirla L Ji. 266. Raimov»! diresse la Tipografia Medicea

Sv M. LXIIX.

Ramvs.io sua ottima edizione del Miliooe

S.M.viii.sl confuta la sua opinione che

. l.a prima dettatura ilei Polo io^i^^ latina

iIm xxit« Mia Raccolta dt navigazioni e

di Tiagci uLXi. pregi della medesima

' Lxxii. citato xcTiii. emendato 168. t. il. 382.

RsGioN DBU.B Tehbbbe^ o tcHrc polari :4ìiò che ne narri Ebn Batuta t ii. 47^'gen« ti che le abitano esatt^unenle descritte dal Polo 478. region i polari déscri ite i a8.

RuAZioHi antiche deIrIniUeb della Ciha di due Maomettani, trastatàte dal Re- naudotS. M.Lxixviu Canfaèla cittk

; detta dal Polo Ganpat. il 340. citate 36 1* 3qo. 4oa. 4o3. 410. 4^^ 4^^' 4^7' 461.469.

RkLtGiòif'B degliindrani snperètikiosé ^73. dei Tartari t ii« 120. dei Cinesi ai8.aei ¥a6-^éai9. diFo(iBid.)

Rbhavdot ( Abate ) rettifica un passo ^U tribnito ad AbiilfedaS.M.k.kxviL òua traslazione delle Relazioni di due Miò- mettani txxxvii. citato L \u 36i. 3^7- 43 i. 45x V* Relazióni,

Rbhii B o Rangifero descritto t. n. 1 a8«

Rt^HBL ( Maggiore ) . sua Desòrizione e Istoria deir rndostnnSJVI.c*pérchè cre- desse saltila ri a mente descritta r India

dal VfAù t.ii443.citaiQ4;i7:44i.446.448.

Heobablb regione dèi Kérmenau forse Robiit t^ n. 4g,

RiBEYBo sua Storia del C^y^an S. M. tu, eiM. citala 4o^ 408.4 1 f 4^ * r 4^?-

Bicci ( Padre $, iVt »xit. s'criTè con clas- sica autori!!^ il cinese tixxii.

Rjccoiiio (*^ra ) da Monte Crocce : sfioìti- nerariò in Terra Santa S. M. iil^ '

RiHOCBRONts i6f y.Cùicbrno,

Alò déll'obo perchè coVrappcf tato ^;M.

« r

«Lxtt. naTiga -a ^pièlla Tolta Cioramt Ferna ctxv. quando t' incorni ociassero « navigare i Genovesi clxtii.

Riso: di montagna 1. 11. 347* '^^ varie ge- nerazioni nel r India 4^8. origine della ▼oce439. -^

Roca A (Padre) osserva la laiitvdinedt Gasgkar 5. M. ci-

&0S8IA o Russia : orisine di questo Pria- ^cipato 211 1.. t. u. 479* abonda di cera , •di miele.; care d'argento: lo bagna il rnìBve a tramontana 480.

Rovx( Le) Dr: HAUTÉRArBs. V. Hauierayes»

RvBRUQVis: spedito da S Lodovico in Tar-

tariaj fu an esatto osservatore j esten-

' alone del suo viaggio Su M. xxv. ottima

itelazionedel medesimo xxvu. citato t.

Ri7ca uccello favolóso 198. L ir.4S5.

RvcaMEDiv Acbomach red'Orraust.ii.54*

Rrssi di rito greco: betla gente: loit> guer- re infelici co'Tartariassoggèttati a tri- buto t« 11. 479«

RtJSTicflEixo Pisano.- ad esso ilPolo'detta il Milione S. M* IX.

RxjT i98.V.fiiicA.

SABBA o£àlra cittii P^fa : ivi sei ' i tré Maj^i 17. SAcaioii cittÀ di confine della Citta 36.

lic^ohee riti iyl 37. taluno la crede la ' cittA di Cha-tcbeit , ma pi& probabil- mente Sò-tcheu t; 11. 95. ivi culto di

Foe; loquelii ( ibid.) £Acri Silvestro ) L iv 44^ JSikcATt; o Sdrb generale di CdBlai : tpe*

ditb conìtÌD la Cobcihcinà t. n. 374* Saggio viniziano sno valore L il. 259.

a63. y. Fioriaù . Suso vinifero; paltoià di S^èiatm i6a.pa-

nifero t6SuCome ^e uk ritrag^'fi(kÌDay e

se ne faccia pane t. ii. ^óq» Saiafu città I JX Safatj/ìt . Sajahfu espugnata a industria de* Poli ' i33« L u. 3 1 ^Slang-jaug-fu neirHtt-

quang: descritta 3iT. Salam AUDRA è l'Asbesto o Ainianto 39. . chvc di questa sostanza fn 'Siberia 43* i^At e modo di tUblSrìcarlo a Clangla 1 a5.

sale gemmai al»kondautìésin(ù> a Taicaa

. 1. 1 .bg.

Samara reame Jl Stimàtriucredesi il paese diSajTia Lunga t. ii^SoS.

San A RCA lo 'stesso ohéi^amktii i6f.

* 3i, V. S'atnàrchan .

SAMARcoAif o SAM'ARGAirbA cittl^: SU» di- stanza daClasghar: detlk dagli Antichi

5og

' MtircmcEi ; cnprtale del Sogi: suo statar

aiitìoo e moderno U ii. 86, SiMOjvou loiiXiérnigrasionì S..^ xxr. SvicosrA redi Moabar i(x)v Sahuiu (Min iMik): suol vio^gie.iilanisfcroi

i|pM>fò le scoperte del F^o S..!Vf. x^.f4ir^ . auir opera mnaoscri tta ciiatr dallo Zamv* . hM- copia della Madiceo-Laureiisiana

xxTiii. suo Planisfero c<innito< dalle car« . %a degli Arabi r sepj>c che V AfìTrio^ ctT^

eircood^aia dal n«ai*e S. Af^ clix« cita4k>

ao4- 44 7- 4'^46o. SAfussA \,Smpurgan r SA9V9^Q^fi Ci Ila della Pbrsia": suoi squisiti

poponi 27. detta Slinbnrkan AbtH'

feda: descritta t«.||;..67r S AKAìy-jf ssarar^

SaeaC'HI assoldati dal rrdel Geylan i€8i- %>ABLy«ft-..kove salTalico descritto .54*- . jSir^BTTiil viaggiatore Sa M^-buVr suo giu-^

diziodélle MopedvVMafféi e del Burrai-

Se ai.i««ro citato MuisxxVv

SCASSBK città '• suoi pOTOI SpioOSI 39».Oggr

. .]Le9Ììanr.* ha pmrià«*fiiYfiUa t.|i.,7o«. . SenAV Roec. svi am&asciaU alla Cina Oé^k . iiX)i^«vkt*4i«-83i gli 4m|)!9Sciatori pffLret-^

sarono il disserto di 2^p. 93^ S^aBiCft:; titolo d'òporf presso^gli Arabi ;:

suo significato Y ir^.4^3«- j < :

ji««ii<i>l0Baftisfio viaggio io AsiaSJVKxsTifv 5emoBiiA;»v; iuMne.Af^rfgiip'd'ÀYa:: suo « t^iPfiioQeleBree magnifico 1 sg- 1 iutI^, ikiuiMHUHio^ cosV 4^1^ l'idolatria ^é* . Tart^jri t^ 11, ijjpr. SeiAiiLr del K.«ro>en: inondi fabricarlw

loro-finessat. H. 58» pciBB cUt&'^K>6, V* Eieier ^ S«4iMciB. dèlia Giavfi: pome ne acponcias— ; aero i QldBTerì per imposturare i&%. $eBlTTP«jp€!ÌQese;"00^ alfabetica j. ma ge- rpgnGc9i*C4»9a3r4ua senuplioitlli primir- ti^fi[ 997. progressivo^p^rfSnionamentòr malpgia dei primitivi segni qo' Ql«]pcc> deiPéraTiimi : i Kua aaSi^omesicom^ ponga: spanti siano i cai^tteri 299. abiavi::aiM>e le scritture europee han- no effetto di geroeli fiche: la« scrittura gerofflifica è mia« cnpintUTa delle cose , (sd^llq ideechesi fiialKanimo a3p scrit-- tfUra Tibetana detta anche Taogutana» l'adottarpQOgli Jhigttrì,*e i BlbgoUi t.i«r^ io6. S$3À$KW-mW Armenia Minare è la città di Sis L ii«a2. ropinioue ^be siaComo

^&it«^t.u«49^-

SsD'BiiAr redelCrylan iSj^ u

S«YC.L/i!k( isola t.siri grandesta: comeoe-* scritta da un Portu^h«!se: 16'i. di mag-- giore ampiezza* altri voltn; dacl^iab|«* taf».- natura del Cingalesi: sue pietre preziose 167. ivi éWw origìue il cullo. diBtiddiii86;

3«Bfe»AT ci tfiv d'Arabia 193

Self DE»iP\N DI nomi; del re di !Vf lub^ir: qi|^«-

. atd no me è VAri ametrtc i u te r p r^ tato 1. 1 u 406.

{Fe5.sm: cosVdettt i seguaci del culto dei - Tao-t5e,o^li£pìcurci della Cina t*ii. 1 ^G.

Seugamo BoncaM«4'drMtu indiana 1 84* pri- mo mortale adorato: sua storia t'avolost» l^o.è Rudda: estensioiie'diqiuesta''idioi^ latria 186^

SEBrfBNTE di Garapn detto IVEila Bkmibar despritto iìi.Ì, ti. ^6j^

SBBVBNATa citta V,Sc(ì9enat7i: reatue dèi Gru^zerat détto &iraaio,o ridolot.xi.44^t

ScsiMAtf o Sesamo pianta da olio neU'' In- die 167. t*ii. 73.

fcTA:eccelleiica di 4]^t)a deLTobe-Kiang; 1. 14. 3^8.

Sbvaste o Sebaste di Càppadocia dètti^ og*- gidl Sivaa : descritta i, 11. 23.

SisbbijT; chi fondò V Imperio Siblricoi' antiche costumanze de«{li abitanti 21&

AecAPirBA( Stretlo^df ) (fescrilto'dàl Pòlc^ t..rm386i

SìGBE X^JEicer .

SiG)f icitff&^su^ grandezzavri cresime il O^n^^ giovo i3^^ .

Attilli .oiH^i i34; y. Sin^up.

Bìr^B/a lago amenissimo vicino a'Qtfinsat tk-iié 3^a3.- sua ampiezza e bellezza: dir*

' TC^rtio^enli : locande : barche 33 1 «

S«iip:AVA città* io3- it&4' \'Sindinfu ,

StuuATVD seeondo'il Gbd. Parigino Ydafu' tu. 489.

SÌ9i>fiiFVpit>YÌnci ve città; questaèTcbjn-- to-fu capitale del Se^tchuen^t. li. 247*fìi

^ residénca dei re di- CbOf .e def Tai-paingp: espugnata^ dai MbgoUi: descritta g^^*-

SiifG-maestratar delle cose belliche; per- chè così «detto* t.-ii.'3o3t

SiKGAPirBA celebre emporio di t|ia|Gici net^

. la Penisola di IV&laca t. ii« 386i-

SiKGvi città^ del Gatajo 54- 1^6. rarie opi^- nioni intorno a questa città-; iSi-gan^ fu«capiUle del dnan-si t. lu i3o/ 344*

•-• Bill Tche-Kiang forse KiDg-tcbien V u. 3i3.

7-r- vicino a Quinsai città popolosa e m^er^ cantile: dèscri€ta:saa indostria: gli ahi-- llMiU ve»toiiOf4ÌMU: Btudiosi-o istruì^

5io

^Su-tcbeu secondo SI Padre Martifìi nel

Kiang-nant.ii.3ao.etiinolo£Ìadel oome

della città 3ai. Sincu IH ATU è n •t8tn-teke«i.iieIGha n*t ong

1 37. da questo luogo lia pinncipio il Ca- ' naie Imperiale t.««. 298. SufKBB bibliotecario jdi Berna? dH contez-

sad'unTnanoscrttto francese delMìlione:

confutato S. M. XI II. Simr&A sua relazione de' ▼>^gi d* Affrica

'S. M. Lxix. S1vv01.1L cittSe Tt si fanno panai di scorza

d'albero: congetture sul vegetabile ' che da il filo 1 aS. V. Cinìigui SioniTJL Gabriele V. i?£/rmi . SiRis è ia ctttSi amenissima di Schitraf

nella Persia t. il. 4^ StvL Lago t. II. 363.

Sl;ttb, o tragule descrìtte ^1 Polo t lu ' 476* tìrc'te dai cani 477* SooooTs&A isola iq5. descritta: sue produ- ' zioni': abitata da Cristiani Nestorini ai

tcoapi 4cl Polo: poscia da* Giàcobiti t. lu

^ 4^*' S^^ ^'^^^^^^P^'^ì ^fil^Arabi

453: . ■'■■

SoimR isola i58u

So(^M99^AS nome Budda L n. 160.

SòooifoifBA ACKA AV nottie di Budda V.Bud'^

da. SoTM.k\. Zanguebar, '. .'

SoLDADiA si stanziano i Vintziani S; M*

X|.i v.a. è Sudak i n Crimea: descrizione' " ' e traifici della medesinia 1. 1 uS» SoLJ)kVìJL\»Soldadia» - ,■

3oji^A9ÌA il paese di Singiart' il Bfàrffdieia -emendato tu. 4 (• ' '

SoirDURrforseVisola d2 Pulo Sajpatolii.SÒa. Sovo signori della Gina MéridTiooale ò 3e^ . paese de' Mangi: storia dei loro inaka- ' mento t. ii. 3oi . loro giustizia 3o3.lora

stato .ai tempi di Gubiai Gan V. P. tu. : come perdéroDO V Imperio V. P. Ylii; ' i IL. 3o5>

Sorcio di Faraone forse il Mus Oecono' ' mus 48. t. U.'475^ Sortì niodò di consultarle^ L IL iia. SouiiisTAH reame; il Seje^tan t. n. 43. Spaaw: territorio della citt2i d' Ispal^an già . capitale del la Persias etimologia di qae-

k\ó nome t. ir. 4^* Si»AG]itroii: toro rìvalit^^coi Fortugfaest S. * M. xxv; accordò delle due genti lxtìi SpBzibrib- quanto fruttayirnO di gabella ài

Soldano d' Cgi^tp t.ii. ^6^.y. Traffico. SpigararjH : desfsrizionc di (Quésta piiintÀ

tao. firòoio che sia 74* t* li* 60.

"■ . .

Stamford RAmcs sua Storia dHl isola di

Giava S, M. cu. t. |i. 3jj. V. Giava .

Statittov ( Gay. Giorgio } emendato S.ìtt.

Lxxxi. indotto in errore diiila Tela del

Sa loD dello Scudo ct* cviii. emendato

i3^ \* AlacarUnejr .

•^— ( Gay. Giorgio TomtBaM) ) sno attesta- to relatiyo al r Atlante CtM«e Magliabe»

' chiane S. M.cxxi

Stella della Tramontana. Mia apparenza L li. ia8« da Sumatra 395. apparenza del Garro t. i6)« t. ii. 3gS* modo di misura roe 1'. altézza a tempo del Polo 439. erronea 443* sua apparenza alGa- zerat 44^*

Storia delle Relazioni Vicendey<^li dell'

Europu e/lel l'Asia:. ciò che die oceasio^

a scriyecta: piapo dell' opera.*perchè

diyersada altre storie S. M. cui. con

: quale intendimento fosse scritta ciy*

Strabohb citato L ii. 470«

Strade lastricate aQtiinsai^e Mi atèiRodi della Gina 1. (I. 33i.

$TtTFE:m.o8ò .di costruirle befla Gte^S.

t 11. al). . . ' i^vccviR proyiiiciàr cilt&4A* iMSta alla ri-

- ye del lago Sohuc-nor ék V Anyiile: yi

èi raccoglie òttlnip nibarbaro t. lì. i^. Sumatra Y. tìiuyàléinore

Strs jrrf7^oi»/C£rf defMadagasfart^kacrii- tot.ji. 455. - ' Syii alesila ambasciata al Regnod'Aya, o , all' Itiiperio de' BirmaUni: un otti*

- ma carta' di Quell'Imperio S.- Bf, ci* la rdaziofie - ciélV ambasciata atta ad illa«>

.strare, il Milione t.ii. 264* citata ^74»

aSa. 4^^- 4^^*

TAGH ARD ( Padre y. sua deacrisiooe dd ' Capo Gòmorièo 1. 11. ^o. ' - TAk-pe 0 la Città NuoVa di F^ekim delta ' oggidì città Taliara:de8Cntti t.11. 1 78. Taiui^u regno: è la -proyincia di Chan-ai r

cittàrè quella di Tai-yyenéfu: t. li. 938. ^ descritta : abbonda di y ino 239. Tamarirpo albero e frutto descritto rga. TiMfiRtiAó: suoi principi, ingraBdimeo-

to , e potenza « divisione ìMio impe*

rioS. M. xLyi, Tava V. Canam , .

- cittiisi^l Mar Maggiore .•tftabilioraìftto dei Viniziaiii S. mT xLty* ' distratte da

" Tamerlanoxuyi. ara rampOriòdai tmfr , fici ^qlle spe^ierie ao4«^ •— reaaye'déi Guzerat; prodtieè ioocfnso ;

piraterie degli abitanti 193*' '

Taugvt reame 36.'4<« 4^* ^3. 56. sua

S'ir

esflRntiotie: detVo regno Si ffia dai Ci- nesi'dìaastiache fondò quel prìneiparo: sue TÌcendet alfabeto tangutano Ln.gS.. ioa. io5;coinf>rendeva parte dellaCina:- ottimo muach io della eontrada i3t.

Tao-tss: gli EpioarlKi della Cina Lik i46ì loro optnitfoi* e'sedoBioni 909.-

Tapioui* i45i^'¥. Tapinzu .

TATiificr oiM i45.'coogetlofe relative «Ha

detta ctUSf'L- II. 344* TARoiòirt' ( Ottaviano*] encomiato AL.

CXXXtlK

XAETARKveloeitf dèlle*1orDooii€m{steS;P^. xuii. P&pa Fitnoceniio ìnv^ìtt Missio- nari in* Tarlaria^ (ibìd.): oostùmanEe "di^ essi 46^ akitoTb 47'- virtìi' dèfle loro* , donne: religionerGhemis^sortadi be<-- Tanda imodo di i^estiro /^g^'^trmatiure z- sobrietà: ordinamenti militari e-modo di coin6al1Sere'-3o..giaaKsi«r.sUiini ma- ritaggi Si-origfiiedeS Tartari secondo^ MMaomettani:. secondo iCìnesì^t. .11. 108^ distinti in Orientali e Occidentali rog.< ancora di lorocostuoMnnr ri8.-mat>-^ g?ano ogni rea* oame* 1 19»- ihvan dote' alla sposa- raOL-ancora di (oroTeligione.*- abbigliamenli^ afrmadare -e modo di gnenh^iggiaver 1 a i . lax 1 1 3^1oix> dwea- sa il» gttPrrar t- allre* loro* costwnanze' ia4* stravaganti sponsali ra7..1ovo<fat«^ tteze : loro donne .* ih numero' oof« di Ifeto augurio iSH-fèrooi- 3r4. cibi a 16. costumanze guerriere ^& libirtari di Ponentoo dèT*Gaptehae$ loro signori.; estensione dl^Ma* loro-sÌMorla»t*.n-333i e seg ; Tartan* d r (&{d«^%n>4)ostoman— se: quadrupedi della continada' Ibrooàae alla Gamtchadala-H'ii. 475.-476•• TàSSl ( Omodeo): dello slabilf mento delle poste trasse idea*d«tMUioae9a.t.ii«4B3.< Taveisio capitale della Pérsiaisuoi tratifici 1 5. 1& fi.'- 1 0*- sue i nduÉtHere riccbeazer' emporio^ mercatura : desor i tta 39.* TATsminBB^ narra le Tvcende dfl'fegìiodi

-Goloonda toii.-434^ TATOicgéosrÉfiche celebri dè'lsecoli dt mezso^» in. ccr. furono tielinealepiii esattanhentè per la «coperai dtUa4VÌ.t& del ràgo oaiatm tato clxi« -^ d'oro;perchè date dai GranCan ai IbiO ' legati: tuttora 4 n vaso 4 n Oriente t«H«iow Vatcam Gistello: monti di sale ìti ricini s8« oggiTblcam» deaeri tto t.ii. 69.0 seg. Xcax-Ki AHO o il fiume Azzurro W.Qmam* XBBAxnoViscontii Legato Pontificio inPiH lostina 1. 11. II eietto. Papa V* P*t. ape* "^ i PolUJCai>laì la.

TkBBTa, o Tbsot i Tibetani rloro supet^

stizioni 6f . cosi detti i sacerdoti di La-*-

> rnirt. lì.' i44*-

TÉPLis sua popolazione d' oggidì' t. ii;484-'

TciPASGiTB Arbtnedr suo trattato dèlie pie*

tre prezMMC t«'ii.*4'2^''

Tela gcogbafica del Salone dèlio Scudo :• . BuaauteniicitiiÀ M XXXI.' utile ad iltus-* fra i viaggi del Polo io lartaria t.*ii. - 168^ iri sono? segnati' §r itinerari dei* li:con ferma ladiveatonecbeioaa essi assegnai' & MI xcvi.-illustrazione della medesima cr;^r4ginali da'ciM futratta .*^' diretta dal Leonardi:* ri fatta dalRamu-- sio: indi dal Or iselì ni : censurata dal Mbrelli:lo Zurla le rende autori t&'cv.an-*

. tichissimoarcbetipodella medesima cn. krparte antica <i ella medesima tela'Isrse' fatta per Gasa P6lo<^ e'tratta da un ori- ginale cinese recato da IV&rco Polo criw

. ornavi esattamente segnato ritioerario dèi Polo daChan-tcbeua Xandu^'OChe-- menfuc altri argomenti per dichiarar-^

. ne l'autenticità crii 1. come siavisegna^ ftilaiMbraglia cinese cxlii.e seg.ri sono* segnate in trm- a-d^ fesa di Ta rta r ia cxt:

TbiiUb O Ti iiub« figlio di Gublai ^ir^

Tbb DUC'COotrada45i4^. ovecomoattesse'-^ PoGengiscan e Ung-Can 1. 11. 1 14« prò* Tincia''ecitt2i'di tal-nome:sua località ed(' estensione* 1 34*

TesiupUMB i49- V. Tiftgui ,'

TBBZBa\ (Isola) delta Brazi S. M. cvxx.-

T«sro deUa.Crtt8ca: trasorittodall'Ormaa-* ni 1; \% MI ione ••

TaM^titolodei Gran Ba coni di Gublai 't^iu- apa*-

TniLiGTii Gstellb:TÌthitt1 de i suoi' regi 98.^' uno di. essi insidiato dal Prete Gianni 99«è lacittà'di.TaipìOgvbien-t.ii. 240*

Tbsbt regione: sua^-asprezca esolitudine .* costumanza* inCan^ iyi U i.-ioS. t.-n; ^53)r malvagità degli abitanti^fiiTella: ri sisp'nde il corallo 10&- il nome ;di Te* Let è-igooto ai natii .* estensione e con* fini delia contrad««:eranotiii^i anirctu:- pregi della vrela^ioae dtfl Pòlof^icefyde' oBtoria^lel Xiibett>q|uiodo^iti'penetPas-- se il culto di Budda; quando- preiviiesi^' ^opinione 'della sua^ trasmigrai jpn^e nei corpi d^ Gran Lamr.Lassa capitale della - contrada: Tiaggiatori cbe descrissero il Tibet- atlante tibetano fisitto dai .Gioest con(|ui8tò la. contrada -Manga t.^u. a5N- Ebn AlTardi descrive il moscàdó ix54- modo di vestire grossolano degli abi^ tanti.* abbonda doro 255.

^nBMtTE o TiMiTA sìiccèssore di Gttlilai

detto dai Cinesi Pching'^tsong 1. 1 •iSj^

TntVEEfOT ( M^lchisede'sco }: sua Raccolta

^■aggi $• ML txxxvi. citata n.^2'f^ 445.

TafKiOMAff contrada t. it. 371. a qaat regio- ne corrisponda 290.

TavirBsaG: sne TÌag^io al Griapponc citata t. II. 36 1, 363. 364. 368. 3»a.

Tibetani l'niqm ; sordidi: negromanti : loro fiiTcllat. II. 154. e se^. loro vergo- gnosa consaeturfine t. if. 4S5.

TiFLts capitale della Giorgiania: descritta: saa pepolasioae attvale t 11. 3o. P'ed. Teflìs .

TiOEi : il Polo casi appellò ì' Osso,o Ghion t. II. suo nome orientale 6. ove cbo- flutsca coir Eitfralc.- conte «aiti •' ap-

' pelli no34*

TiGR's 6«mes.

TiMOCAiMi il paese di I>amagan43.6i. Y. Damagan .

TtMUE BEO. V, Tamerlano

HiJfATV cita.- abbonda di filttgelTi jftV. Tain/u*

TiHoui cittìi : sne saline i33.

regolati indiani: sono i cosi detti 'Yo-

5;«i / in quante sette si dividano t 11. o(). loro modo aspro di vita eastiBeose 43o.

e meglio Tin^ni come il Testo deNa Crusca : Brobabilmente la citt& di Tai- tchea nel Kiang-nan t. ir. 3og.

~ o Tenegai cittàdel Foki-n 149. laciU di Ting-tchea : iyi si fabbricava la Porcellana 1 1«. 354-

TiirGuioui città i36. e Tchang-tcfaeu net Kiang-nan 1. 11. 319.

TiEABoscnt.sHa apologiadel PoloS.Mf xcii.

ToALDo: estensione che assegna ai viaeci dei Poli confutata S. !Vf. xcii.

Toloma: come vi siusiseppellire tai. V. Tholóman .

TOLOMAIDE V. jécri :

ToMMBO: saaantortt&:sue cognisioni po« sttive Ungo la costa affricana bagnata daM'Atlanttco S.ME.cliii. carte della sua geografìa imperfette t n. 441.

Tom ATT o TnvMEii cke sia t. ii, ia4* eorri-

, sponde al Voandei Cinesi 34i«

;ToMEir cbe sia t n* éflS.

ToMBUL V. Betei.

ToMM A$o( Apostolo) :Stto martirio ! ni. 1 7A.

ToEis V. r(»iW«o .

[ToscAiTEit! (Paolo) celebre scientiato M.iiriit. teneva in gran pregio il (V(ilio« ne: opinò ]potersi giungere all'Indie oa«

12

vigaiidoaponeBteLtz«ooaforti il Colom<* bo a tentare gli scoprimeati cbe divi* Bava: gT inviò una carta marina l%»

ToscxNi promotori delle soienxe S.M. lvi.

TosTABE t. [i. 43 A.

Teaffico delle spexierie si volge alla Ta* na e ad Alessandria S.M. Etiit. le riva- età di Genova e di Venesia j occasiona di decad^uaa ai trafllcn degli Italiani XLiv. la ferocia dei Turchi, presa Co- sstanti nopoli, gli volge tatti verso Alea* •andria xlviii. yarie vie cbe ba s^aite questo trafllco : fonte di riceheire aile regioni per le qaali valica : via cbe fa- cevano le spezierte per giungere in A- lessandria 104* 11.^66, ,F'»Spezierie^

Teahoet AH A V,Slcila.

TEAKsiLVAHo(MassimiliaBo):aaa Epistola

S. M. I<XV« LEVI.

Teesisoeba città io. descritta 1 ii. sa

TscaiEHEAUss scopritore della porcella- na di darò S. iMU celie, saa atnoufabite modestia cti* -

TsiAMPA reame V. ZiMi^«

XuBBiETTOf.p TuEB^TTo albero «cdi^gB medicifiale: deaeriti» 191.

Tuco Tvo.cbejia.t,(i. i;)4.

TvoiEFU gjA r«^iAe^bi»onda di seta: ai ri- bella a Cablai ia& la città, qvell^ di TBÌnan-faaelGbaqg-«UHig:vi imperaro* BO^gJi Xsi ^tS. 297.

luif kisto reanae : suo veto. nooM t ii. a86«

Tuacai Ottomaqnl : loro origine e inore- mento S. M. elvii. loro rosseEsa: con- quistatori del Taiwan : loro antica capi tale t. luSo. alcaoi didssi ^nvertili al Gristiane^oK» I lo-

TuEcaiA ( Gran } detta ancora Taran , e Turcbestan : ^aal regiqoeisi appellasse cosi ae' secoli di QBessp.' f/a )a..sede se- conda dei Tnrobi: ebbe iPer editale Otmr: confini della Gnau Tancbia aio. Provincie cbe comprendeva: Sila esten- sione a mente degli Abiatici* L 11 89.

TuEcaiBSB'o TurtcaiKErrs del paese di Gbaindu io3. del Ywi-jun !• ii. a58.

TuEcoMABi del3imton 3fero, et del Moti- tOQ Biineo: loro conquisiti) S^M. Ei^tii.

rTiTEcoaf AiriAda cUi abitata 1 1. era'l' Ina- perio dei Selgtaqbìdt d' Iconio: obi lo tondo t. IL. ft^tf

TuENBÈ;. saa ambaiieisU .al Tibet- L 11.

*Tv«Tsoif o Imperadqr detta Cina t ìu 3o% .

suamQlleEBa339. . .

TvEiA cbe sia. a4< t. lu 6o« >

,t^)e1 Polo ali ludaLi e al rìlorne J chnnti t. it. p. Il [ e seg. Polo all'andaU e al ri- ddili) Cini d cliiar.-ito t. i . iii. e *■ " fl;,>ediVi(,c<»lòtIii:i.iaralo("ii<Ì.

r

- 1

* •- l: -a _

j^l Milione CimuiS.'Vl

(Jlfo\l)Qibp

[^Otf itile dJ

V ro Un.

hi origine l'Ossa- d^

^■•S- «^ «^ «s -'»*

S-s»*^-

;=>

5i4

Tszt) ciltJSf ci? Pérsmtsfim tfnBibt è swt io-^ dustrie t; lu 4^* V. Imsdi . YòGtrt tribù ladiana f&2.V. Tfngui.,

2r%aA.TAi figlio- di GengiacaD tu. 861

Zaititm : porto celebre dèi renine Con— cbii o <nsl FòkietK ivi approdanole naHri tfeH'* India con riccbe merci: gabelle* t48t i»nticbfi tariffe i49* detto» oggidì Sirenr-tcb^»: enitm chiese^ e- conyetiti

*' cristtafiì: ^ye va Vescovo Cattolici» \(j^ novesi vi andavacìO« trafiicare<t u. SSa^ dcRoritto 353t. ^ ^

7;>^.fQi^iG:tilX>lt^ del capo dèi G4acobiti t.. ife.

Za»t^ o^Zàrtao^C Co*- Parig^ ), 147.. V^ Zaitonu,

Zbila» V. Cfer^rt»^.-

Zbhdado dVappo di §eti «ottilfe 97;.

Zsiioiàir èli» città diNien-tcheu, o 1%d^ tclìeu-t^n-345;.

Zbko' Ap08tkHo]credè llrprifiHidettiitaratreL Milione yol'p«rexonfn:tatoSJVLx.xix-xi^

^^ Caterino . Spedito^diil Vioimni a Ut-- saaCàssan- Si Mt-^aixv

ZwEiBAE- non isola ma il arogrobarrè I^ punta eiCrema d^irAffrica i g^-defor- mità delta gente delta contrada iM-ori- cine ik questb nome: ampiesca de 1 1 a^xMi* trada détta dai Pòrtugbcsi Imperio di MonomoHapa tLu. 4571»:^^^? d'avorio ' ivi ; costuma nKC dè^p abitan ti 459.00-

' doioroaìcombattere-46o.

. Zjsrme; i battelli dtelNilo tiK 46y* ZiAMBà; il paese di Tsiampa: natura dèlla^ * contrada: credfesi il paese dsetto Tcbi n- »i dai Cinesi 373. aveva pi»prìo«374*. ftb tributario diCuMai 375* ZiBELiiHo quadrupede dcscrilt^/dfi» Zicat: così détti ì Circassi aa4.. ^

Z^Tkov i5ì.V. Zipdng»^

ZìfAjro0,c meglio ^'P^^K^**^**"'* '^

'i| m;

, r

I '

. (

ricchecB»:' uifaSce* ficSoìnèr dS CUE&ìf . contrarisola iSi. idolatria i53&J vi cul- to di fìudda^'Uso crudele sm^jilito i54- . t..ii. 36i«.«aci nooM ddrbolas:. perchè

- detta Gipattg«i36'i.la«etvilliivi penetrò dalla Ciiia.fuitme relaeiooi della oanlra- : se*f u. nota agli antichi^ dn li'tta-

^ vigoase il' primo»:. ampiesM» dell' iaol». 36a. se* {osse conosciuta. da|^t Ambir q[Uftndo> la scoprissero iPbrtttgbeM 36a qiianto vi' ai oHatasse il Gristumeeiaio t cocue %\ fu spento : sua rìbciiesia*dl cave d'oro«' favoloso- palasBo»imgerialr 363» idoli della contrada 367-

2bR«Ai regione ::ove sìa b II..367.:

ZòRZAif4A.oGtorgÌania'reamet nomede» regi della contraila : chi vi regnasse ài

> tempi dblPòlo t. ii. ao*

2R>BBi ( Alessandroi).<siiii>raccoltadi viaggi*

- S.M, xxxH. d^ itinevaq'affi-ieMMXUiv. SóftOASimo: sue opinioni religiose? ove n^

vesserò origine t. ii^-yy*.

ZoccHBRo^cresce nel^pnese de'Mangi i44- snffinemtdel' Bbkien i47*pitM(neni net paese^ Balch.l^'iM)8..nel PoKJen^€Ch^ lebre raffineria-egiiBiana 35or

ZbLOAafiBi»roosUfetti i pretesi desoendèn^ ti di Aiessandcoye perchè ag^t 11 70^

•BuALA ^ Gardinnle-)u secoodo'esso il Poi» non ignorèi' esistensa del hi- Muragli» della Ci na K NT. L'BXV.ii..8ua illustrasii^ ne del JMBIionet. pregi del suo liivoéo xcf rettifica r^ viaggio di Niccolò ConA xcvuresUtaiBGe la debita auloriti^alln Tela Geografica del Salon dèlio Scado

nr. ann osàerrasioni rektive- al'Testò Parigino del Afilione^vii^suo giaditi* del Tèsto iS«raQKÌano> vj.,e di alcnDt compendi del AfiUone xix.siio giodisio dèi Plantsfero'd^ Simoto xxviit. xsdL corregge la Storia. Generale de' >iaggt lAi sue dotte indagini relative al oosl delto' Prete Gianni «• il. u u ciuto i^ 37>37»u3«si. 3% ^ 449,468..

t

. V

I .

J

! (

. i ....

»

t t ' Mi .

1

.- ♦,

. .'1

*

e

••J 1 J

i

INDICE

DELLE MJTERIE CONTENUTE NEL VOLUME SECONDO.

Uichiarazione al Libro Primo Pkg* i

Proemio di Fra Pipino al Milione 3

Testo Ramusiano del Milione. Libro Primo 5 Dichiarazione al Libro Secondo, per rischiarare le Legazioni

di Marco Polo i4j

Libro Secondo i33

Dichiarazione alla parte seconda del Libro Secando Detta

Lingua Cinese 3^3

Libro Terzo 35']

yig giunte e Correzioni 4^i

( : ••

» ^

<

■» '

{

n

VITA DEL POLO

ERRORI not, qaadrìnagjeiita

CORREZIONI qnadriogent»

pagine

ERRORI

dello stato

CORREZIONI

dello Scudo

STORIA DEL MILIONE

recarne Caudia. . tua ricooceronte tmi, descenderani ripa tate u delle rotine

L Etiopia Austjale

lii« 9»ùt, iufenta in Sinai noi, temporibis nei, mari de Guineae delineate le carte et redimerunt mot» che i dice ni* Ken-tchen

motAu ^aelia et la lo dichiara

recare

Gaudìa . . tuta

rinoceronte

descenderaat

ripetute

dalle rovine

Etiopia Australe

inyenta in Sina

temporibus

man de Ghinoja

delineate le coste

ctredierunt

che si dice

Kan-tcbeu

in q^ueila lo dichiara

Lxxix. camuiino a Taikor

e con pia disaoHu»

Lxxxix* net, del Maillec CUI. ampia messa

cxiK del Pertcheli

Cxxi wlàich corresadspo'

Cxxix. aveva nome clie

Marco GxLV. noi, di muniagja cxLiX» Tschirnahuss

CLt. Pottger

GLii. estraneo il nostro

CLxyiIU pei Portughesi le

scoperse CLxxiV* Difaltta

cammino a Taikan e con \:iìk disamina del MaiJIa ampia messe del Pelcheli irhicn eorrcspoad che aveva nome Marco

di montagna

Tschirnbauss

Bottger

estraneo al nostro

pei Portughesi scopersero

Difalta

MILIONE

aor.part€nza da Gay» Aof . arridi

/;li storemead n Bisanto era cioè idoli che adorana Mdl cornetto aot.dicta» aot.dietas doem iwr.Chanteheu

è li Claustrali idolatri ' è ne un discendente I molle cassette » per quai^ti si usi > ttot. ben gli diede \ acr.Tarteri Mancasi » aot,[ Art. Hermine Oa Ro*

selli) a9<.Conte del Can lot.Uomos che scriaaa Co^

ma» ■oi.( Du Gorge Gloat

chiamati Quita •o<.( Morus Papynifera Giasala Barbaro sta alla cosa aoi.Turchi esche

presso a cinque giornata

pare pure d'oro \ e non- ci si ^a per ponte

partenza da Giaia

aridiU

gli stormenti

Il Bisanto era

cioè idoli i ohe adorano Mal*

cornetto dietas

dietas decem Can-toheq

è di Claiittrali idolatri é re ne discendente molte casette per quanto si osi ben gli siede Tartari Manciosi ( Art. Hernine on Roaelet)

Corte del Caa

Hormos ohe aorisae Corma»

(Bu Gange Gloas.) chiamati Quecitain(7a«#.Pér*-) (Morus Papj rifera Giosafa Barbaro sta alla casa Turchiese

presso a cinque masi di gior- nate pare pura d' oro e non ci si va che per ponte

i3o no^.Mahe Tehin i43oo^.come ei dice sussister

tuttora i6a not,89 tenir dans la bone i— di lasci prendere iGe noi» inacidisce se non venga '

stillato: allora iS5 Acif .sono diritti e parallele »66 Aor.nn suo uffiziale . . ve*

niva da i68 ao^.Mabar ( Desoript. de l' Indóst,

I p. 70« ) 177 noi detto dal Polo Marfili iSS-nottces fuscanx de bras 184 oo^.Roberto Kinod 189 not,( Ram. Nav. t.I. p. 536.) 19S Ao^.Aebar impcradore 197 ma ciò che dimostra eh*

ei non vi fu 307 passare , ikè usare aia notAi Mangn-Can suo padre ai 5 Boiv vie da udire ai7 no^.coUegalo per religione

Sultano aat not .la Cronaca di Teodoro Sirao,eTiuvor aaa oof.Olega vedova del Duca

Sviatoslao a24aol.Capcthac

Maha Tehein

come ei dice sussiste tuttora

se tenir dans la bone

si lasci prtiwlere

inacidisce : se venga stillato ,

allora sono diritte e parallele un suo uifiùale che veniva dal

Maber

( Descript, de 1* Indost. t.

p. 60. ) detio dai Polo Murfili ces fuseaux de bras Roberto Knox . ( Ram. Nav. t. I. p. 336«). Acbar imperadore ma eh* ei non vi fu

passare , uscire di Mangu-Can suo IVatelIa non vi è da adire collegato per religione ool Sul- tano la Cronaca di Nestore Sieneoo e Trevor *

Olega vedova del Deca Igor

Captchao

MILIONE VOLUME SECaND©

ERRORI

8 uo^.il paese di Zugatat i3 not r Onera dedicala i5 not.'m Badag&haii tre anni 92 nor. a Greco di Adoao a3 «o^.Ait «aidi fiUu». 3o not.CvLT a Tavat 3i noi.ìn odìodalPahra ^ S*) not.i Sunoiti e gli Sciti 4a not, parlare dei Lnri^tan 49 not^temhr» che per andare

a Ormns Sa iM^.ttmuJd insieme d'art**

telUx •i- noi.ìe parfeT dt Reobarle , a

perciocché 58 not^appellaconla anche Sir^

gian 67 nut. i PeT4Ì*ni *a Taìmura^ 69 not.Uindur Sioh q Pagro

pamrso fSnotMn fiume piò lungo SiAO^.esso stesso Cath^an 8a iw^sappiamo da Toinson 84 no<.Apad Soucict ^- asfcgnatali de Rennel ^ fio^«4)e eorressefo 26. anni 67 iBO^Gaubil 1' appellala 96/10^; aegoata a me2«od\ 98 A0<.notizie del nostro Yiag-^

fiat«re^ X0\ nottole a ChifiMtahu 109 no^nelU prima generica ap- pai laùove &10 Aof.e fosse Mede 117 Aof.morì Hfangu ntt i^5g*. ^22 itolXa lanne era

pouoit tuer 129 /lofinon f esitasse ft3.'| no^. Tu/a e Kirlon i35 ne//, et saacìvitea

Xi38 ool.Btfgnato nella d'Alia* 160 e putite Sivéfi'tchev vii s'imbaroaaseSiventcheu

anpeliasi oggidi Tcha?

iLiang i.5&«ol>i Quanto a Ciorza e come 169 :iot il Kiaporth tBa no/. too$ de l'empoly 317 no/ .nella vita Gengiscan 919 Ao/; le opinioni di Lao-tse 223 ( Leitr Edifieant. 2i3 aa6 e altrove, Magaillaiis. 223 Berol.iÓ09 226 numero dei più* »- le persone del Verbo aaS rafllzionc, e la colleuu àgfiuntaTi

GORRCTZIQNI

il pseaa di Zagatai

r Opera è dedicata

in Badagshan nn anno*

a Greco d' Adane

Alt Saidi filioa

Cur a Javai

in odio dell' altra

i Sunniti e gli Sciiti

parlare del Luristan

sembra che nel yenire dnOr*

moa tenuti insieme dal fratello

le parti di Reobarle , perciec-

chè aj^pelieronla anebe «^ìa^i'a/»

i Pecsianì d4 Kaìmuras Kindu Ksih o Paroptuniio^

un finme più largo

esso stesso.. Cashgar

sappiamo dal Jomson

Apud Soucietv

assegnatale da Rennel

che corressero 12$. anni

Gaubtlil'appella

è segnata a mezzodì

notizie dal nostso liaggialore

Qie-Chinchitalas

nella secondagenerica appalla

zione e fosseMadrb n^orl Manga neL ia56». Le lance erano pouvoit tuer visitasse 2*ula e Kerloig, et sua civitaa-

segnato nella carta d'Asia e giunse 0 Siven-tcheu s*' imbarcasse a Siven-lchea appellasi oggidLTche-kiang,

Quanto a Ciorta come

il ELlaproth

toutf de l'èmplois

nella vita di Gengiscaià^

le opinioni de' Tao-4se

fJLettr. edifiant

Magaillànes

Berlin i8o9(

numero del pia

le persone del Terbo-

]pagine 23o

ERRORI

maritarli

è dato di scorerà

cui si impongono 23 1 quantunque scrivano

di atisumergli diversa . ••

è di' sapere «3» (Introd.ao Diet. CKin*

p. XlV.)Chc le 75a Aordivisa ce pasut

LaAa ut la principale 265 Ao/.( V. t. I. p. ut. not. ce

not. 4440 267 si conducono in India

a vederti 284 Ao/Mohomtid Gori 294 not, si ravviserà da che 299 Ao/'ha un migliò di Innghea» za ed è motto - nnmigNo di hmgliezzai

e che di 11 3ti Ao/.posta dal fiume 5t4. no fi Cinghi è chiaramente 35 1 not. sono distanti cento mi- gli» 358 Ao/.relazione dello Spiizber^

gen 369 not, hi Gina 7'eA^ òjo AO^.C^alembaca

Ao/.Calembao en esf coenr 372 Ao/.apDàrtienc all'Impero

Cine 378 not, quale si baicceato

ili Raffila frai distretti

386 Ao/ .profoghi a Bingapura

387 Au/.air opinione dei questa* 399.Ao/.ohe vtera eoi Sumatra 400 Ao/.ponent in sacria

4o3 no/.Niccolò Carli;

4ao AO/.annt etmm

i^ì^not^^ìxo vigore existns > lo abbiamo altro Itiogo

44 7" i «he sedando

4^5 Ao/.che ei visitò non questo

438 not, et akeis-impositam

^^ò^nutjndiei era Tànah secon- do'Messi r

450 aoA.che il lineurio degli an tichi

456«k»/.Ia voee Zenghiban O' paese dei'Zengi

46t comincia da Ziarabi

AO/. Sozemoco dicono- 46a Jsas.baptizatLpncrili 4^8 A0/.888. Escier

di Sejer e non di Sabar

If afiUziooe e la. collen , ng-U^Q ^^*' pianta femmini giuntavi I476 Ao/.e rìfloppate nei fessL

CORREZIONI

ammogliarsi

è dato di scorgere

di cui si compongono

auantunque pronunzine

di assumergli diversi . . . <

sapere

( lutrod. aa Diet. Ghia.

XIV. ) chele divisa ce paj Lassa est la principale 1 ( V. t. Lp. III. not. e. e^

44S, ) si conducono in India an

dere Mahmud Gori ai ravviserà che da Ila un miglio di Iarghe9a(

è molto mi mìglio di largbeisa

di II posta sul Som r Cianghi è chiaramente ne è distante centomiglia

relazione dello Spfaherg^

la Cina Tehjn.

Càleroboue

Calembac en est le coeur

appartieneali' Impero Clq(

dal qnale sf ha accesso

llRaffles fra i distretti

profughi a Singapura

•ir opinione che quc*ta

che vi era in Sumatra

ponemin saccia

Miccoli Conti

sont eorom

ano vigore existens

lo abbiamo in altro luogo-

a che vedendo

che ei oon visitò questo

et ahrnis importa m

Indici era Tanah, Seti

Nessìr •he iMincnrìo degli antici

a voce Zenghlbar o paese

Zenghi comincia da Ziamba Sozemono dicono baptizati pneruli 988. Escier

di Sejer e non-di Sahor pianta femmina e rìstoppate nei

JK. 2t Qualche altra, omissione si rimette alla^discretezztide' lettori^

T

(i

•3'<

Emttaf^PMtlà.

^r

I

I

I

t