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Full text of "Annali universali di medicina"

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A 11 110 S7.* 

ANNUI UNIVERSALI 

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MEDICINA 

FONDATI DAL DOTTORE ANNIBALE OMODEI 
CONTINUATI E DIRETTI DAL DOTTORE 

ROMOLO GRIFFINI 

GAY. DEL R. ORD. MAUR1ZIANO K DELLA LEO. D' ONORE ; VICE- 
PRESIDENTE DEL COMITATO CENTRALE D'ITALIA IN MILANO DELL'ASSO- 
CIAZIONE INTERNAZIONALE DI SOCCORSO AI MILITARI FERITI MALATI 
IN TEMPO DI GUERRA ; MEMBRO DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DELLA 
ASSOCIAZIONE MEDICA ITALIANA ; MEDICO PRIMARIO ONORARIO DELL'O- 
SPEDALE MAGGIORE DI MELANO ^DIRETTORE DELL'OSPIZIO PROVOCALE 
DEGLI ESPOSTI E DELLE PARTORIENTI; SOCIO DI VARIE ACCADEMIE 
NAZIONALI ED ESTERE. 

1871. 



Volume CCXVI. 



SERIE QUARTA. VOL. LXXX. 



Aprile, Maggio e Giugno 1871. 
MILANO 

PRESSO LA SOCIETÀ PER LA PUBBLICAZIONE DEGLI ANNALI UNIVERSALI 
DELLE SCIENZE E DELL' INDUSTRIA' 

Nella Galleria De- Cristo fori* 
1871. 



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AMALI UNIVERSALI DI MEDICINA. 



Vol. CCXVL — Fasc. 645, — Aprile 1871. 



Il Pio Istituto di Sauta Corona lu llllauo. — 

Relazione del dottore Ispettore ANGELO BOSSI. 

Il niente che se ne sa da alcuni e il poco che ne sanno 
molti intorno al Pio Istituto di S. Corona, l'importanza 
delle modificazioni che furono introdotte da non molto 
tempo nel servizio di questo Istituto, il desiderio espresso 
da qualche collega, 1' esigenza della pubblicità, infine un 
sentimento del dovere, ecco quali sono i motivi che in- 
dussero a compilare questa relazione. 

La fondazione del Pio Istituto di S. Corona data dalla 
fine del secolo. XV. È vero che fino dal 1168 era stato 
provveduto che, colle rendite dell' Ospitale , fossero soc- 
corsi nella propria casa quei poveri ammalati che non 
mancavano di mezzi di assistenza; ma fu veramente frate 
Stefano da Seregno, dell'Ordine di S. Domenico nel Con- 
vento di S. Maria delle Grazie che, avendo la dirazione 
spirituale di diversi nobili facoltosi della città di Milano, 
insinuò loro di stabilirsi in Confraternita, col titolo di 
Santa Corona ad onore della Corona di Gesù Cristo, per 
meglio eseguire le opere pie da lui dettate, fra le quali 
raccomandava specialmente la limosina ai poveri, e la 
visita degli infermi. 

Nel 1497 , per il surriferito fine , furono acquistati 
dei locali contigui alla Chiesa di S. Sepolcro, e si ottenne 



395900 , 

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dal Duca di Milano Lodovico Maria Sforza la legale ere- 
zione della Confraternita, che, nel 1499, fu autorizzata 
a possedere per acquisti, donazioni ed eredità cori molti 
privilegi. I confratelli distribuivano a loro carico, ogni 
settimana, quattro pani e due boccali di vino a dodici 
poveri in ciascuna delle sei Porte della città. 

Neiristesso anno 1499, essendo il Padre Stefano da 
Seregno partito per Gerusalemme, il successore direttore 
spirituale nel Convento, Padre Gregorio Spanzotta,, pro- 
pose ed ottenne dai confratelli che, invece dell'elemosina 
di pane ed altri generi che facevasi già da altri Luoghi 
Pii, si provvedessero di medici e medicine quei poveri 
infermi che, per particolari motivi, sentivano ripugnanza 
a presentarsi all'Ospitale. Si destinò un medico per ogni 
porta e sobborgo della città, e si apri nei suaccennati 
locali una bottega per spezieria con un maestro speziale 
per la somministrazione dei medicinali ordinati dai sud- 
detti medici. 

Prosperando sempre più il nuovo Istituto di benefi- 
cenza, nel 1513 e nel 1542 si aggiunsero ajutanti nella 
spezieria, con servizio anche di notte; nel 1543 ai sei 
medici si aggiunse un chirurgo; nel 1544 si provvide 
che il Capei 1 ano che celebrava la Messa per 1* Istituto 
avesse anche l'obbligo di visitare gli infermi; nel 1551 
fu accresciuto il salario ai medici, coll'obbligo di visitare 
i poveri anche in casa propria; e nel 1561, per disposi- 
zione di Giovanni Andrea Annoni, si elessero sei Sacerdoti 
Visitatori, uno per ogni porta della città. 

Nel 1577 essendo divenuti angusti i surriferiti locali 
al concorso dei poveri ed al servizio , massime per la 
spezieria, si acquistò una casa grande sulla piazza della 
Chiesa di S. Sepolcro per colà trasportare la Residenza 
del Luogo Pio; nel 1578 si destinarono due chirurghi- 
dottori per l'intera città ed un chirurgo minore ; allora 
detto barbiere, per ogni Porta di essa; nel 1586 la som- 



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ministrazione dei medicinali, già in corso per i conventi 
o monasteri poveri, venne estesa anche ai carcerati che 
avessero la fede di povertà dal rispettivo protettore dele- 
gato; nel 1598 si nominò un medico sopranumerario per 
le supplenze nei casi di malattia e di legittimo impedi- 
mento degli- ordinarli; nel 1610 si destinò nn secondo 
barbiere e ael 1611 un secondo medico per porta Tici- 
nese; nel 1614 fu eletto un chirurgo litotomo, detto 
norcino, che nel 1622 fu incaricato di risiedere nel 
Luogo Pio all'ora dei chirurghi per riconoscere la neces- 
sità delle legature ( cinti erniarii ) e farne la prima appli- 
cazione; finalmente si nominarono: nel 1620 un secondo 
^barbiere per Porta Comasina, nel 1677 due medici per 
Porta Orientale, nel i688 due barbieri per Porta Ver- 
cellina, nel 1691 due medici per Porta Comasina, e due 
nel 1696 per Porta Romana, uno dei quali per la subal- 
terna Porta Vigentina. 

Nel 1697 , a motivo di rilevanti sbilanci dipendenti 
specialmente da abuso di ricette e da abusi di spezieria, 
fu limitata la somministrazione dei medicinali ai soli 
poveri infermi della città; furono esclusi gli abitanti 
tuori delle mura, i conventi e. monasteri non poveri, e 
qualunque persona a pagamento; furono ridotti i medici 
al numero originario di un solo per Porta della città 
con un sopranumórario fisso per le occorrenti legittime 
loro mancanze; e furono tutti diffidati di ricettare unica- 
mente per i poveri della città realmente infermi , e di 
non prescrivere purghe elettive, o conserve e giuleppi di 
solo gusto al palato. 

Migliorate subito le condizioni dell'Istituto, presto fu 
portato in maggior grado il servizio dei poveri infermi 
nelle loro abitazioni e il soccorso «delle medicine a corpi 
morali; nel 1698, nel 1699 e nel 1701 furono riammessi 
al soccorso tre di essi, e in quest'anno si destinò an- 
l che un medico sostituto per una parte degli infermi di 



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Porta Ticinese. Nel 1751 e negli anni seguenti furono 
ammessi altri conservato™ e monasteri al soccorso delle 
medicine, e a tutti fu accordato di usufruirne per uno o 
più anni con rinnovabilità e per una rispettiva quantità 
annuale; nel 1769, poi, si permise che quei monasteri i 
quali consumavano medicinali in maggior quantità del- 
l'accordata, potessero avere quelli di ulteriore bisogno 
al puro costo ed anche gratuitamente, purché domandas- 
sero il condono del più ricevuto. 

Nel 1768, diventati insufficienti i medici e chirurghi 
come erano stati ridotti nel 1697, si stabilì: la nomina 
di un terzo chirurgo fisso , con due Porte della città per 
ciascuno; la facoltà nei barbieri di prevalersi di uno, o 
due, dei loro praticanti , promessa una gratificazione in 
fine d'anno; e la destinazione di tre medici sostituti coti 
diritto di essere soli nelle ballottazioni per le occorrenti 
piazze dei fissi. E per l'eguale aumento di lavoro nella 
spezieria vi furono accresciuti un ajutante ed un fac- 
chino. 

Nel 1774 la R. Corte Imperiale abbassò per l'esecu- 
zione un regolamento generale, tanto per l'amministra- 
zione dei beni quanto pel servizio dell'Istituto di S. Co- 
rona, in rapporto al quale furono fissati due medici 
ordinarli di due classi, un chirurgo litotomo e due chi- 
rurghi minori per ciascuna delle sei Porte della città, 
un chirurgo oculista , e quattro' medici sopranumerarii 
per le Occorrenti mancanze degli ordinarii e per i bisogni 
straordinarii. A tutti vennero determinati i rispettivi 
obblighi e salarii annui fissi, colla puntatura sul salario 
per le mancanze non giustificate ; vennero abolite le rico- 
gnizioni che si corrispondevano ai medici in ragione del 
numero delle visite, ed ai chirurghi minori per le diverse 
operazioni; e furono affidati per turno ai Parroci Urbani 
le incombenze che avevano i preti visitatori degli infermi. 
Dietro ricorso però dei parroci, che dimostrarono l'incoili- 



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patibilità del loro ministero col disimpegno dei doveri dèi 
preti visitatori, questi furono richiamati nel loro ufficio, 
interinalmente dapprima e stabilmente nel 1778. 

Nel 1786 il Luogo Pio di S. Corona venne aggregato 
all'Ospitale Maggiore, trasportata quivi la Residenza gene* 
rale compresa la farmacia, e ymtemporaneamente desti- 
nato un R. Direttore Medico anche per gli oggetti del- 
l' Istituto, 

Nel 1787 vennero soppressi i medici sopranumerarii, 
attribuendo al R. Direttore la* facoltà di destinarli nei 
casi di bisogno con una indennizzazione giornaliera; ven- 
nero sollevati i medici e il chirurgo oculista daU'pbbligo 
della Residenza ogni mattina, sostituendo per la stessa 
due medici secondarti dell' Ospitale con turno settima* 
naie ed il chirurgo della Senavra come oculista ; si ordinò 
che i concorrenti alle piazze di chirurghi minori , stati 
denominati in questa occasione Vice-chirurghi, dovessero 
«ssere licenziati nell' Università di Pavia ; e si destinò 
un vice-chirurgo dell'Ospitale per supplire ai chirurghi 
ammalati o legalmente impediti. 

Nel 1790 la residenza nell' Ospitale per i poveri . di 
S. Corona, da continuarsi per due ore ogni mattina, 
venne demandata a due medici della classe dei sopranu- 
merarii fissi dell' Ospitale per turno trimestrale , ad un 
chirurgo (anche per l'oculistica) e a due vice-chirurghi 
di S. . Corona per turno bimestrale , ed a tre Sacerdoti 
Visitatori per turno settimanale e per un'ora e mezzo 
di tempo, contemporaneamente ai sunominati. I sopranu- 
merarii fissi dell'Ospitale furono anche incaricati di sup- 
plire ai medici di S. Corona con quell'ordine che avrebbe 
stabilito il R. Direttore. Nello stesso anno e di nuovo 
nel 1797 venne riprodotta la proposta di sopprimere i 
preti visitatori ; ma essa non potè esser assentita per la ra- 
gione che i parroci rifiutarono costantemente di prestarsi 
ad un servizio che giudicavano fiscale. 



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Nel 1792 furono provvedute di gratuita assistenza 
anche le gravide e le partorienti povere colla nomina di 
sei levatrici approvate, una per ciascuna delle sei Porte 
pripcipali della città. 

Nel 1804». essendosi nell'Ospitale alla classe dei sopra* 
numerarli surrogata una ^asse di supplementarii, due di 
essi furono obbligati di coprire, per turno, la residenza 
nell'Ospitale, e tutti di supplire alle mancanze dei medici 
e agli straordmarii bisogni di S. Corona. \ 

Per la maggior abbondanza di poveri in alcuni quar- 
tieri della crttà si confermarono nel 1840 le due sezion 
che, nel 1824 per. Porta Romana e nel 1829 per Porta 
Ticinese, erano state aggiunte di fatto alle dodici nelle 
quali era stata divisa la città pel servizio di S. Corona; 
nel 1841 se ne .aggiunse una terza per Porta Orientale e 
nel 1842 una quarta ancora per Porta Ticinese. E siccome 
si aggiunsero anche due vice-chirurghi, cosi si ebbero 
per S. Corona sedici medici, distinti in tre class;, sei chi- 
rurghi ordinarii e quattordici vice-chirurghi. 

Nel 1847 il pedicure Anselmo Briziano offri sponta- 
neamente la sua opera a beneficio dei poveri di Milano» 
da prestarsi nella residenza di S. Corona una volta per 
settimana, e nel 1853 elevò la sua prestazione a due 
volte per settimana. Avendo egli nel 1858 ottenuto una 
gratificazione e nel 1 859 un soldo fisso , di buon grado 
aderì a prestare quattro volte per settimana i suoi ser- 
vigi quando nel 1865 si diede un ampio sviluppo alla 
Residenza di S. Corona. 

Nel 1848, durante il Governo Provvisorio, il servizio 
medico di S. Corona fu affidato a sei ordinarii di prima 
classe, sei ordinarii di seconda claèse, quattro supplemen- 
tarii e tre assistenti sussidiarli. Al ritorno del Governo 
Austriaco si dovette disfare questa combinazione; ma 
presto la Direzione ottenne, dapprima provvisoriamente 
e nel 1849 per dispaccio del R. Commissario gover- 



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nativo, che il servizio di S. Corona venisse disimpegnato 
dà diciotto Medici divisi in tre classi, sei Chirurghi, di- 
ciotto Vice-chirurghi, sei Levatrici e sette Sacerdoti visi- 
tatori. 

Nel 1851, avendo la Direzione dimostrata la necessità 
di rivedere gli obblighi di questi ultimi che erano stipen- 
diati , il Collegio dei Conservatori , stato creato da poco 
tempo per tutelare gli interessi dell'Ospitale ed UU. LL. 
PP., pensò di surrogare ai medesimi dei. Visitatori Ono- 
rarti, scelti fra i cittadini; ma i parroci invitati a pro- 
porre i nuovi visitatori, quasi unanimemente risposero di 
non conoscere individui che congiungessero la buona 
volontà all' idoneità , e allora si tirò innanzi sul piede 
di prima. Nello stesso «anno si autorizzò, in via dr espe- 
rimento per un anno , un diciannovesimo quartiere con 
un medico di terza classe. 

Nel 1855 vennero approvati sei medici ordinarj di 
prima classe, sei di seconda classe e sette di terza con 
diciannove chirurghi ordinarli ; vennero confermate le sei 
levatrici, e furono mantenuti i sette sacerdoti visitatori. 
Alla residenza si fece disimpegnare la medicina da due 
aggiunti dell'Ospitale e la chirurgia coll'oculistica 'da due 
chirurghi ordinarli di S. Corona per turno mensile; uno 
per gli uomini, l'altro per le donne. 

Il 1.° gennajo 1856, per l'attivazione nell'Ospitale del 
legato Vergobbio-Beltramoli, anche l'Istituto di S. Corona 
venne ad avere uno specialista per gli ambulanti oftal- 
mici , per i quali si apri una sala apposita nella Resi- 
denza. 

Ner 1865 si portò un cambiamento radicale nel ser- 
vizio di S. Corona. Si divise la città in ventiquattro 
quartieri e per ciascuno di essi si destinò un medico-chi- 
rurgo condotto ; si nominarono quattro medico-chirurghi 
per il servizio di medicina e di chirurgia nella Residenza, 
coll'obbligo di supplire contemporaneamente nei quartieri; 



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si sistemarono meglio le ambulanze di oculistica e del 
pedicure; si crearono due nuove ambulanze per le ma- 
lattie veneree e dei denti', si mantennero le sei levatrici; 
si soppressero i sacerdoti visitatori ; si ammisero due 
cancellisi per V inscrizione degli ammalati da curare a 
domicilio; e si stabili l'Ispettorato medico che era stato 
messo in esperimento dal principio dell'anno antecedente. 
Nel 1807 l'ambulanza oculistica di S. Corona ebbe uno 
specialista a sé. . 

Il Pio Istituto di S. Corona ha per oggetto l'assistenza 
sanitaria e la somministrazione degli opportuni sussidii me- 
dico-chirurgici per quei poveri che soffrono ripugnanza a 
farsi curare nell'Ospitale, o che non vi possono essere 
ricoverati perchè provvisti di vitto , di abitazione , di 
letto e di assistenza domestica o presi da indisposizioni 
cosi leggiere da non essere obbligati a letto né da aver 
bisogno di cura ospitaliera. 

Poche istituzioni caritatevoli riuniscono cosi bei carat- 
teri di beneficenza , come quella di S. Corona. Per essa 
vien soccorso l'individuo quando è infermo, ossia nel mo- 
mento del maggior suo ^bisogno e vien ridonato al lavoro; 
vien sollevata la famiglia nel momento di lucro cessante e 
danno emergente ; non si lede la dignità del beneficato; non 
si sottraggono gli ammalati da quel tanto di lavoro, o di 
vigilanza che possono ancora prestare nella famiglia; 
non si toglie alle persone che circondano il beneficato 
l'obbligo' di tributargli quelli ufficii che sono imposti dai 
sentimenti di parentela , di amicizia o di semplice uma- 
nità; si dà difficilmente occasione all'abuso, stante la 
natura del beneficio; si tien sollevato l'Ospitale, che non 
potrebbe provvedere al ricovero di tutti gli ammalati po- 
veri che vengono curati a domicilio. 

La Pia Istituzione benefica soltanto i poveri della 
città di Milano, esclusi gli abitanti fuori delle mura. A 
nessuna malattia è rifiutato il beneficio' di S. Corona 



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u 

quando colpisca individui qualificati pel beneficio stesso. 
Negli anni 1866-67-68 la rendita patrimoniale di que- 
sto Pio Istituto fu di L. 837,026. 56 ; dalle quali se si 
deducono L. 816,827. 48 per pesi e spese patrimoniali , 
residuano L. 520,199. 08 depurate disponibili. Di esse si 
erogarono L. 354,271. 72, per la pia istituzione, in ra- . 
gione di L. 118,090. 57 airanno in media; le altre lire 
165,927. 36, che non si presero per S. Corona, furono 
assegnate all'Ospitale Maggiore. 

Deir ammissione alla Beneficenza di S. Corona. 

Da più di due anni l'ammissione dei poveri di Milano 
alla beneficenza di S. Corona si fa dall'Ispettorato, con 
autorizzazione del Consiglio Ospitaliero. Prima e da tempo 
si faceva dai Parroci di Milano sopra fedi cosi dette di 
S. Corona ( modula a stampa ) , che venivano rilasciate 
alla sagrestia delle parrocchie. Ma siccome raramente si 
esaminavano i registri prima di rilasciare le fedi, e si 
era ingenerata l'abitudine di firmare le module in bianco 
da riempire da chiunque si trovava in sagrestia , fosse 
anche un chierico od un semplice inserviente di chiesa, 
così si era lasciato facile adito all'abuso. Non erano tanto 
i non poveri che ne approfittavano, quanto i poveri del 
di fuori della città, specialmente quelli dei Corpi Santi, 
per le Ambulanze. 

Per la nessuna importanza che si dava al rilascio 
delle fedi per S. Corona, e pel modo poco diligente con 
cui si redigevano , i poveri si erano abituati a non dar 
alle medesime alcun valore e frequentemente , per non 
darsi il disturbo d'andare alla parrocchia, se le prestavano 
T un l'altro. Per la difficoltà che venisse scoperto l'in- 
ganno, perchè le fedi di S. Corona avevano pochi carat- 
teri distintivi, si adoperavano per far visitare alle Ambu- 
lanze gli amici o i conoscenti non della città , e perfino 



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per farli curare a domicilio, ricoverandoti momentanea- 
mente in casa. E siccóme da abuso nasce abuso, cosi 
alcuni erano riesciti a credere cbe per l'Istituto di S. Co- 
rona non vi fossero discipline. 

I parroci avrebbero difficilmente potuto regolar meglio 
il modo di emissione delle fedi di S. Corona. Essi non 
avrebber mai potuto attendere con diligenza a questo 
servizio, perchè son già altrimenti troppo occupati dal 
loro ministero. D'altra parte i sacerdoti, che sono conti- 
nuamente in contatto del popolo, non sono le persone le 
più adatte per esercitare un ufficio di vigilanza; essi sono 
piuttosto destinati a beneficare. 

L'Ispettorato nel chiamare a so l'ammissione dei po- 
veri di Milano alla beneficenza di S. Corona, si propose: 
di togliere i molti centri di distribuzione delle fedi di 
S. Corona, che generavano varie interpretazioni dei titoli 
danti diritto al soccorso; di dare all'attestato di povertà 
tali caratteri che potesse difficilmente esser adoperato 
da persone diverse da quelle inscritte in esso ; e di far 
penetrare nel popolo il sentimento cbe vi sono delle 
discipline che regolano l' Istituzione. A questo scopo , al 
foglietto semplice che serviva per la fede di S. Corona , 
si sostituì un librettino nel quale: sono indicati gli usi 
a cui deve servire, è fatto luogo per l' inscrizione di 
tutti i membri d' una famiglia coi parenti che abitano 
insieme ed è inserito un piccolo regolamento. 

Dapprincipio si scambiarono semplicemente le vecchie 
Fedi Parrocchiali di S. Corona col nuovo libretto di 
povertà; ma quando la massima parte dei poveri fu prov- 
veduta del medesimo, si obbligarono gli altri a fare una 
domanda in carte semplice per esserne muniti. Fino a 
25 mila libretti circa si tenne una registrazione di essi, 
fatta su cartoline che dovevano essere collocate in cas- 
settone, divise secondo le vie e gruppi dei loro numeri 
di caso per tener dietro ai traslochi degli ammessi alla 



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beneficenza. Quando però si avvide che i poveri non si 
davano alcun pensiero di avvisare regolarmente i cam- 
biamenti di domicilio e le variazioni in famiglia, e che 
nemmeno avvertivano quando un libretto aveva cessato 
d'esser utile, si desistette da una pratica che raddoppiava 
la scritturazione senza un corrispondente vantaggio e, 
invece, si divenne più circospetti neU'accordare il libretto 
a chi lo domandava. 

Si comprenderà non esser possibile portare a termine 
la distribuzione dei libretti di S. Corona quando si rifletta: 
che di famiglie se ne scompongono continuamente , che 
altre si costituiscono di nuovo e che delle nuove entrano 
continuamente in città. I poveri che non hanno il libro 
di S. Corona, se hanno bisogno della beneficenza , si ri- 
volgono all'Ispettorato il quale, provvede al momento per 
i bisogni urgenti e suggerisce come si fa per mettersi 
in regola. k quest* ora però si adoperano tutte le cau- 
tele per evitare possibilmente il pericolo di dare un li- 
bretto di S. Corona a 4 chi non lo merita, preferendosi, 
nei casi dubbii, di provvedere, temporariamente di volta 
in volta. 

Della beneficenza di S. Corona possono fruire coloro 
che per circostanze di famiglia, per scarsezza di mezzi, 
f per disgrazie debitamente accertate ne sono veramente 
meritevoli. All'atto pratico, però , non è sempre facile 
determinare se ad un tale si abbia a concedere, o meno, 
la beneficenza. Vi sono degli individui che nascondono 
la più deplorabile miseria sotto una apparente agiatezza 
e che forse per la prima volta, dopo lunga interna lotta, 
domandano il sussidio di S. Corona. Per essi bisognerebbe 
essere più larghi di premure e di cortesie per non aumen- 
tare il loro avvilimento; eppure talvolta si è costretti 
di spingere le investigazioni fino ai confini deli' indiscreta 
curiosità, perchè non si deve sempre permettere, a coloro 
che vogliono approfittare palesemente della beneficenza, 
di circondarsi di false apparenze. 



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M 

Gli ammalati ammessi al beneficio del Pio Istituto si 
dividono in due classi. Alla prima appartengono quelli 
che possono recarsi alla Residenza di S. Corona per esser 
visitati , medicati e provveduti dei necessari! farmaci e 
presidii chirurgici (ammalati ambulanti); alla seconda 
appartengono gli infermi che per la natura e gravezza 
della malattia devono essere curati al proprio domicilio * 
dai medici-chirurghi di quartiere, o visitati dalle leva- 
trici. 

Del servizio di S. Corona alla Residenza. 

Chiamasi Residenza di S. Corona un gruppo di stanze 
nell'Ospitale, a destra di chi entra dalla porta principale. 
Nel centro evvi un anticamera quadrangolare lunga sette 
metri e larga quattro metri e mezzo, alla quale si accede 
direttamente dalla parte interna dell' Ospitale e per via 
di un corritoio dalla parte esteriore. Appena entrati nel- 
T anticamera dalla parte dell'Ospitale, si trova: a destra, 
un* apertura che mette in una sala quadrata grande 
due volte come 1' anticamera e avente uno stanzino d'ap- 
pendice nell'angolo di diagonale dell'uscio d'ingresso; di 
fronte , due aperture che mettono in due salottini che 
internamente comunicano fra di loro e colla gran sala É 
in faccia all'uscio dello stanzino, e insieme grandi còme 
l'anticamera; nell'angolo diagonale di sinistra, una aper- 
tura in isbieco che mette in una stanza laterale ai salottini 
grande da sola come i medesimi, divisibile, per un sistema 
di cortinaggi, in due parti eguali e disimpegnate, e comu- 
nicante con due camerette d' appendice le quali hanno , 
dalla parte opposta, un'altra apertura verso il corritojo 
che serve a mettere in comunicazione l'anticamera colla 
via esterna. Le due camerette e il corritojo occupano in- 
sieme una estensione pari a quella dell'anticamera. 

A motivo del numero limitato dei locali di Residenza,- 



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per poter disimpegnare, durante un ora e mezza di tempo, 
tutti i servizii di S. Corona che vi si fanno, si è costretti 
di aprirli due volte al giorno; la prima di mattina, ad ora 
che varia secondo le stagioni; la seconda sempre a mezzo 
giorno. In questo modo, l'anticamera serve per gli ammalati 
che devono passare alle ambulanza di medicina, di chirur- 
gia, di dentistica e di sifilide (i maschi); la gran sala per 
gli Ispettori, per le persone che chiamano il medico a do- 
micilio, per i cancellisti che devono fare l'inscrizione degli 
ammalati e per gli ammalati che devono passare alle am- 
bulanze dell'oculista e del pedicure; lo stanzino per il mec- 
canico applicatore dei presidii chirurgici e per il chirurgo 
pedicure; i due salottini per le ambulanze di chirurgia, 
di oculistica e di dentistica; la stanza per le ambulanze di 
medicina e di sifilide; uaa delle camerette per le visite 
riservate di medicina o chirurgia e per i bisogni speciali 
del sifiliatro, l'altra per anticamera riservata alle donne 
sifilitiche. 

Tutti i locali di residenza, per Torà che vengono 
aperti, sono preparati in modo da poter servire conve- 
nientemente all'uso cui sono destinati, tenuto conto anche 
dell'ordine che si vuol mantenere e di una certa como- 
dità che si procura offrire al pubblico. 
, Quando la Residenza è aperta, un portiere ed un in- 
serviente che stanno nell'anticamera dirigono nella gran 
sala quelli individui che, per un motivo qualsiasi, hanno 
bisogno di comunicare cogl'ispettori. Alla mattina, fanno 
entrare in uno steccato a zig-zag della gran sala le 
persone che hanno bisogno del medico a domicilio e in 
uno steccato simile nell' anticamera gli ammalati che 
desiderano esser visitati dai medici ; e . fanno sedere su 
due panche, ciascuna delle quali mette capo ad uno dei 
salottini, gli ammalati che desiderano esser visitati dai 
chirurghi. A mezzo giorno, fanno entrare in un piccolo 
steccato della gran sala i primi che arrivano fra gli 



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ammalati d'oculistica e sedere gli altri su delle panche; 
fanno sedere , ancora nella gran sala sa appositi scran- 
ni, gli ammalati del pedicure; trattengono nell'anticamera 
gli ammalati maschi di sifilide e quelli che abbisognano 
del dentista; e dirigono nell'anticameretta speciale, quando 
non vanno già da sé, le donne che ricorrono ali* ambu- 
lanza sifiliatrica. 

Gli individui che sono venati per chiamare il medico 
a domicilio sortono dallo steccato per la parte opposta 
a quella per dove sono entrati, passano innanzi ai can- 
cellisi , che inscrivono gli ammalati sulle varie liste di 
quartiere, e se ne vanno; gli ambulanti di chirurgia en- 
trano, uno per uno, nei salottini, e dopo che sono stati 
spediti ritornano per la stessa parte e se ne vanno; gli 
ammalati di medicina, entrano in due nella sala, ciascuno 
va innanzi ad uno dei medici e dopo, di mano in mano 
che uno ritorna, passa innanzi uh altro che. sorte dallo 
steccato nell'ordine che vi è entrato dall'estremità op- 
posta; gli ammalati d'oculistica che erano nel piccolo 
steccato , sfilano innanzi allo Specialista e se ne vanno 
dalla parte dell'anticamera, e intanto quelli che erano se- 
duti sulle panche passano itello steccato; gli ammalati 
di sifilide entrano ad uno ad uno nella stanza; dapprima i 
maschi, quando sono chiamati con un tocco di campanello, 
dopo le femmine , per le quali si apre volta per volta 
1' uscio di comunicazione fra la loro anticameretta e la 
stanza; gli ammalati di dentistica, quando arrivano, en- 
trano uno dopo l'altro nel salottino ; gli ammalati del pe- 
dicure entrano in due nello stanzino e, intanto òhe uno 
vien operato, l'altro si prepara per l'operazione e cosi di 
seguito. — Tutto questo ordine pedante serve mirabil- 
mente al buon andamento del servizio. 

Essendo due gli individui che disimpegnano la medi- 
cina, e due quelli che disimpegnano la chirurgia alla Re- 
sidenza di Santa Corona, qualcuno potrebbe credere che 



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si avrebbe dovuto tenere separate le dorine dagli uomini: 
ma allora il servizio non sarebbe riescito egualmente di- 
viso, perchè in medicina prevalgono assai le donne per 
la naturale loro timidità e circospezione, e in chirurgia 
prevalgono gli uomini per essere più esposti ai pericoli 
e tetaerarj nell* affrontarli. 

La Residenza medica è fatta per leggiere indisposizioni, 
per incomodità ricorrenti , per reliquie di malattie , per 
malattie anche di qualche entità ma che non obbli- 
gano a letto. Devesi ritenere che le malattie di carattere, 
che obbligano alla stanza, veggonsi quasi solo nei bam- 
bini portati sulle braccia altrui , p in individui adulti 
ignari della qualità e della gravezza del loro male , i 
quali, a seconda del male stesso o delle particolari con- 
dizioni domestiche, vengoao tosto inscritti regolarmente 
per la cura a domicilio o fatti passare in opportune in- 
fermerie dell'Ospitale. Alcuni si presentano per malattie 
problematiche che non si rendono chiare che per le esa- 
gerazioni dei postulanti , isteriche la maggior parte od 
ipocondriaci smaniosi di ottenere il purgante, là bevanda 
antiflogistica o una polvere di loro speciale confidenza. 
Si avrebbe voluto e fu tentato più volte di persuadere 
questa classe di ammalati a non frequentare la. Residenza 
e ad abbandonare 1' uso di medicine che possono riescire 
più di danno che di vantaggio : ma fu sempre impresa 
.vana. Si dovette lottare ogni volta contro una quantità di 
pregiudizii e guadagnare il terreno palmo a palmo, e 
dopo si era ancora da capo. Per riescire bisognerebbe 
non perdere la pazienza e aver disponibile una maggior 
quantità di tempo. 

Alla Residenza medica è troppa la gente che si af- 
folla e troppo breve il tempo concesso all'esame di cia- 
scun individuo per poter istituire delle esatte diagnosi, e 
fare delle cure regolari. Malgrado questo i due medici 
tengono delle annotazioni, e in fine d' ogni mese sono in 
Amiali. Voi. CCXV1 2 



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grado di presentare una tavola nosologie* di Residenza* 
Risalta da esse che negli anni 1868-49*70 si praticarono 
61,840 risi te ; in media pid di 28 visite al giorno per 
ciascuno medico. Queste cifre però devono ritenersi in- 
feriori al vero, sia perchè i medici nel fervore della vi- 
sita dimenticano di notare alcuni ammalati , sia perchè 
trovano inutile di far figurare più volte certi individui 
che tornano ripetutamente innanzi colla stessa malattia, 
sia perchò in alcuni casi non trovano necessario di pre- 
scrivere medicine. 

'La Residenza chirurgica è fatta per le malattie che 
si manifestano con caratteri esterni. Vi si visitano scro- 
fole con e senza piaghe, geloni, risipole, flemmoni, ade- 
riti, orchiti, mastiti; si medicano contusioni, distorsioni, 
lussazioni, fratture, piaghe, ferite, morsicature; si ope- 
rano ascessi , seni fistolosi , tumoretti , verruche , cisti » 
parafimosi; si fanno fasciature, si arrestano emorragie , 
si estraggono corpi stranieri, si cauterizzano ulceri di 
cattiva indole, si pungono idroceli, si siringa, ecc. I due 
chirurghi, per la comunicazione interna dei loro locali, 
si ajutano facilmente 1* un l' altro, e in questo modo di- 
mandano liberati dai loro incomodi e salvi degli infermi 
che vorrebbero ricoverarsi neir Ospitale. A questa am- 
bulanza si fa anche la somministrazione dei presidii 
chirurgici, ma di questo importante servizio si tratterà 
in un capitolo a parte. Per i casi urgenti di chirurgia, 
quando è jchiusa la Residenza chirurgica , e' ò un* altra 
specie di Residenza nella guardia chirurgica dell' Ospi- 
tale dove, infatti, sono moltissimi quelli che vengon vi- 
sati , medicati ed operati in qualsiasi ora del giorno e 
della notte. 

Anche i chirurghi di residenza tengono annotazioni 
dell* visite che fanno, e presentano una tavola nosologica 
alla fine d'ogni mese. Risulta da esse che negli anni 
1869-60*70 praticarono 28,191 visite ; in media più di 



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12 visite al giorno per ciascun chirurgo. In maggior 
numero, però, ne avrà fatto uno di essi; quello, cioè, che 
non s'occupa della somministrazione dei presidii chirur- 
gici. Anche queste cifre , delle quali non fanno parte le 
visite che si praticano a quelli che domandano un pre- 
sidio chirurgico, non .sona molto esatte per le sfceàsè ra- 
gioni dette di sopra relativamente alle visite mediche. 
Esse sono certamente inferiori al vero, anche perchè i 
chirurghi sono talvolta obbligati (Ji eseguire delle visite 
mediche ; quando , cioè , dopo chiuso l' orario della resi- 
denza, si trovano ancora air ambulanza medica molti in- 
dividui entrati in tempo utile e non ancora visitati; 

I medici e i chirurghi d' ambulanza sono occupati , 
quasi senza interruzione, durante tutto l' orario di resi- 
denza, per la visita dei loro ammalati. Essi non hanno 
quindi il tempo di tenere una registrazione dei medésimi. 
Basterebbe che notassero esattamente tutte le visite che 
fanno, distinte secondo le malattie e il sesso delle per- 
sone che si presentano. Per mantenere i quattro medi- 
ci-chirurghi che disimpegnano la medicina e la chirurgia 
alle ambulanze nell'esercizio deli* una e dell'altra, si al- 
ternano di quando in quando nel loro servìzio, in quella 
misura che non basti ad alterare il buon andamento del 
servizio. v 

Anche air Ambulanza oftalmica gli ammalati accor- 
rono in gran numero. La maggior parte con congiuntiviti 
granulose e catarrali, e cheratiti scrofolose con o senza 
ulcerazione; molti con affezioni reumatiche dei tessuti- del- 
l'occhio, macchie della cornea, blefariti ciliari ed ulcerose, 
è trrehiasi; alcuni con orzajoli, tumori cistici, dacrioci- 
stiti lente o flemmonose, iriti e corotdeiti lente, congiun- 
tiviti blennorroiche, malattie endoculari e vizii di rifra- 
zione, e cataratte. 

La cura consiste in generale in applicazioni topiche , 
•e si adoperano: il calomelano a vapore, la pietra bleu. 



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la pietra gommosa di nitrato d' argento o di solfato di 
ramo» la pietra infernale, la pomata gialla ( ossido giallo 
di mercurio), la pomata rossa (ossido rosso di mercu- 
rio ), la soluzione di nitrato d' argento debole e forte, la 
soluzione di atropina, i dischetti gelatinosi di atropina e 
di calabar, la tintura d'iodio, l'acido nitrico» il nitrato 
acido di mercurio. Internamente si prescrivono quasi solo 
rimedii ricostituenti. 

Gli ammalati che hanno bisogno di esser esaminati 
con speciale diligenza si lasciano per gli ultimi e, se oc- 
corre, nel salottino del chirurgo dentista ( dopo che questi 
ha terminato le sue operazioni ) è combinato in modo di 
poter adoperare anche 1' oftalmoscopo. 

Quest' ambulanza è provveduta di uh completo arma- 
mentario per le operazioni speciali, e di una cassetta del 
Nachétdi lenti graduate concave» convesse, cilindriche e 
prismatiche , oltre la scala dei caratteri tipografici e te 
opportune misure. 

Vi si eseguiscono molte operazioni e di quelle che una 
volta non si facevano che negli ospitali e nelle cliniche, 
come sarebbero: l'esportazione di tumori palpebrali, la 
spaccatura del sacco lacrimale, l'operazione della trichiasi, 
l'esportazione di stafllomi parziali o totali della cornea, la 
paracentesi corneale, l'iridectomia a scopo visivo e cura- 
tivo, la blefaroplastica* la strabotomia, l' enucleazione del 
bulbo e perfino l'operazione della cataratta. Tutti gli 
ammalati affetti da vizii di refrazione possono ottenere 
consigli, ed anche gli opportuni sussidii per riparare ai 
difetti visivi che talvolta impediscono di poter lavorare. 

Air ambulanza oftalmica si registrano regolarmente, 
tutti gli individui che si presentano per farsi curare , e 
si tieti nota delle visite che si fanno giornalmente per 
gli ammalati in cura, distinguendole secondo le malattie, 
per pot«r presentare una tavola nosologica in fine d'ogni 
mese. Risolta dai registri e dalle tavole nosologiche che,» 



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negli anni 1868-69-70 ati* ambulanza oftalmica, si cera- 
rono 6337 ammalati e che si fecero 68,235 visite; osata 
brd ammalati nuovi e 57.75 visite in media per giorno; 
quasi 10 visite per ogni ammalato. * 

U ambulanza sifiliatrica venne istituita allo scopo di 
rendere sempre più facile e sicura al pubblico la via di 
liberarsi dalle affezioni veneree, e di limitare sempre più 
il contagio e le conseguenze della sifilide. Per meglio 
raggiungere lo scopo, si volle che a questa ambulanza si 
potesse ottenere la visita anche senza esser provveduti 
del libretto di S. Corona, necessario solamente quando, 
oltre la visita, si desiderano gratuitamente anche i ri- 
niedii. 

Gli individui che si presentano a questa ambulanza 
non sono gran che numerosi, e la ragione sta in ciò che 
in Milano vi sono due altri dispensarli celtici, stati aperti 
dai Municipio in due centri popolosi della città, dove pa- 
rimenti i poveri ottengono gratuitamente anche i medi- 
cinali ; inoltre , le malattie veneree si corano da molti 
medici non sempre idonei, da parecchi farmacisti sempre 
incompetenti, da cerretani ordinariamente ignoranti, e per- 
fino da individui che non ne sanno più di quanto hanno 
imparato sopra di sé. Questa ambulanza, diversamente dei 
due dispensarli celtici municipali » è frequentata anche 
da donne perchè , dalla via esse possono entrare nella 
residenza confuse insieme colle altre dirette ad ambu- 
lanze diverse, e di dentro si sottraggono subito alla vista 
degli altri e trovano di èssere trattate con tutti i riguardi 
possibili. 

In questa ambulanza il campo sifilografico è diviso 
nelle due grandi sezioni, delle malattie veneree e delle 
malattie sifilitiche. — Per le malattie veneree ulcerose 
primitive si usa la soluzione satura di percloruro di ferrò; 
nei bubboni suppurati si adopera la piòcola incisione e , 
qualche rara volta , la injezione detersiva e cateretica > 



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e in casi, di grande sviluppo 'delle ghiandole si impie- 
gano i pistilli del Plenk; nelle uretriti si prescrive V e- 
lettuano con balsamo di copaive, pepe cubebe, carbonato 
di ferro, magistero di bismuto, tannino ed oppio coadiu- 
vato da iniezioni leggermente astringenti con tannino e 
solfato di zinco, alle quali si sostituiscono le iniezioni 
profonde, con dosi elevate di azotato d' argento nei «asi 
di urettriti croniche ; le cistiti del collo vescicale si fu- 
rano colla canfora, le orchiti blenorragiche esclusivamente 
col collodion , e le vegetazioni coll'esportazione o cauteriz- 
zazione mediante il nitrato acido di mercurio. — Le forme, 
iniziali della sifilide vengono trattate localmente coll'ap- 
plicazione di farmaci idrargirici, ed internamente col su- 
blimato combinato con. carbonato di ferro e ridotto in 
pillole con del lattucario. Le stesse pillole vengono ado- 
perate anche nelle forme sifilitiche cosi dette costituzio- 
nali, quando non si preferiscano le iniezioni ipodermiche 
di calomelano. Nelle sifilidi cosi dette terziarie il subli- 
mato corrosivo viene combinato con dell* ioduro di sodio 
eatro a dal siroppo semplice, ovvero si adoperano ioduri 
alcalini ad alte tosi, preferibilmente quello di sodio , e 
nelle ulcerazioni cutanee si applica il cerotto di Vigo. 

Lo specialista per la sifilide si occupa per sua elezione 
anche di malattie laringee semplici, ginecologiche e gè-, 
nito-urinarie, allargando cosi il campo della sua azione; 
e eccome l'ambulanza è provvista di buoni istrumenti 
diagnostici ed operatoria cosi si fa molto in essa. Si cu- 
rano gli eritemi , i catarri e le ulcerazioni laringee , le 
metriti catarrali subacute e croniche, le metrorragie, gli 
indurimenti e le deviazioni uterine! i tumori uterini en- 
tro un oerto limite, le cistiti, le iscurie, le spermatorree, 
gli stringimenti uretrali ; si fanno polverizzazioni topiche 
di liquidi semplici o medicati, escisioni di ugola e di ton- 
sille, iniezioni uretrali profonde, introvescicali ed introu- 
terine , cauterizzazioni d' ogni genere , compresa quella 



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della pròstata , siringazioni , punture di idroceli , opera- 
zioni di fimosi e parafimeli, sbrigliaménti ed incisioni 
dell* uretra, scarificazioni uteriqp ed isterotomie, dilata- 
zioni d' uretra e perfino la litotrizia. Nelle ambuls&ze di 
S. Gorona si possano arrischiare delle operazioni pia che 
nelle ambulanze ordinarie, perchè, se anche naso* qttàtahe 
accidente inaspettato, si è in condizione di potarvi porre 
facile riparo ricorrendo air Ospitale dove si è già. 

Per te difficoltà che si presentano in pratica all'e- 
same diligente degli organi della retrobocca, della gene- 
razione e delle vie orinarle, e per la specialità dei mezzi 
che si richiedono per simili esarai, non è infrequente che 
medici dell' Ospitale e di Santa Gorona mandino amma- 
lati al capo di quest' ambulanza per far giudicare il ca- 
rattere di malattie e qualche volta anche per domandar 
consiglio sai, da farsi* 

Air ambulanza sifiliatrica, oltre la registrazione di 
tutti gli ammalati che si presentano per farsi curare, e 
T annotazione delle visite che si fanno su di essi per un 
prospetto da presentare alla fine d'ogni mese, si tiene 
anche una cedola per ogni ammalato come si fa nelle sale 
degli ospitali. Dai registri e dai prospetti mensili risulta 
che a questa ambulanza, negli anni 1868*69-70, si pre- 
sentarono 2659 uomini e 446 donne, in totale 3105 in- 
dividui, e che su di essi si praticarono 28,981 visite, 
ossia, 2.83 ammalati nuovi e 27.38 visite per giorno 
in media. Se si riflette poi che 210 individui non erano 
affetti da malattia di spettanza di questa ambulanza, per 
<hu su di loro si praticò una sola visita , sugli altri si 
praticarono in media quasi 10 visite per ciascuno; 

Air ambulanza oculistica e sifiliatrica ciascuno dei due 
capi fu costantemente assistito da qualche giovane me- 
dico dell' Ospitale che offriva di prestare gratuitamente 
un servizio regolare. Si deve a questo aiuto se le due 
ambulanze poterono sempre essere disimpegnate diliger 



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24 

temente ed accuratamente ; altrimenti, in una per il nu- 
mero degli ammalati, nell'altra per la complicazione delle 
medicazioni , non si avretye sempre pptuto prestare un 
buon servizio. È per questo che si sta per nominare in 
pianta stabile un assistente per ciascuna di queste due 
ambulanze. 

Non senza compiacenza, poi, si dirà che a queste due 
ambulanze di S. Corona accorrono medici dell'Ospitale 
e della città per approfittare della facile e piacevole 
istruzione che possono trovarvi; e che fu ali* ambulanza 
sifiliatrica di S. Corona dove il sig. doit. Ricordi potè 
istituire quella numerosa serie di esperienze sulle inie- 
zioni sottocutanee di calomelano nelle forme secondarie 
ed anche terziarie di sifilide che gli valsero» insieme al 
dott. Scarenzio di Pavia, la medaglia d'oro della R. 
Accademia delle scienze naturali di Brùsselles, e dove potè 
convincersi della poca utilità della pasta solfo-carbooica 
nelle ulceri veneree. 

AlV Ambulanza dentistica il maggior numero degli 
ammalati è costituito da individui che si presentano per 
farsi levare denti, o radici di denti dolenti per carie. Si 
usa l'otturamento del dente cariato con foglia d'argento 
quando la carie è indolente. Gli altri ammalati presen- 
tano periostiti e necrosi d'alveolo o di radici, ascessi e 
fistole dentali, flemmoni della guancia, epulidi, ulceri della 
lingua da, deriti scheggiati, neuralgie facciali, ecc. Per le 
deviazioni compiute dei denti fu chiesto se si dovevano 
curare a questa ambulanza, -f 
quando esse n<jn cagionano che 
e positivamente quando soni) cai 
sticazione o di difetto nella loq 
zionesi aggiungerà che i povei 
prestarsi all' applicazione in boc 
vono essere portati per lungo 
comprenderà che questo campo 
rile all' ambulanza dentistica di 



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25 
Il chirurgo dentista registra esattamente gli individui 
che si presentano alla sua ambulanza , e tien conto di 
quelli che ritornano dopo una prima visita, per farne an- 
notazióne nei prospetti che presenta alla fine d' ogni 
mese. Dai registri risulta che, negli anni 1868-69-70, si 
presentarono 6997 individui ali* ambulanza • dentistica ; 
ossia 6.39 individui in media per ogni giorno. Non si 
deve meravigliare di questa cifra cosi piccola quaftdo si 
rifletta che i poveri cercano nel dentista un cavadenti, e 
ricorrono ad uno qualunque quando sono tormentati dal 
dolore. 

U Ambulanza pedicure di S. Corona, che si fa 
quattro volte la settimana, quantunque ultima in rango, 
non deve per questo esser poco stimata. Il chirurgo che la 
disimpegna non è un semplice tagliacalli, ma una perdona 
alla quale si può ben dare il titolo di specialista delle 
malattie dei piedi. L' importanza di questa ambulanza sa- 
rebbe già grande quand' anche vi si curassero solamente 
i calli, perchè i poveri hanno bisogno di camminar bene 
per potersi guadagnare il vitto: ma vi si fa ben di più. Vi 
si curano l'accavallamento delle dita, l'unghia incarnata, 
la cane umida dell' unghia, la risipola e il flemmone del 
piede da callo dolente o suppurato , la periostite e 1' a- 
sces30 del piede, gli infiltramenti marciosi, la piaga fun- 
gosa, la piaga sinuosa semplice o complicata da carie delle 
ossa con o senza scopertura di artióolazioni, ecc., usando di 
metodi speciali. Non si adoperano quasi mai gli istromenti 
taglienti, e poco si adoperano gli escarotici ; quasi tutto 
si riduce all' applicazione di un cerotto , detto Briziano 
dal nome del capo dell' ambulanza , composto di parti 
eguali di cerotto diachilon e di mucilagine, e all' im^ 
piego della compressione metodica. Credasi di non esage- 



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piaghe sinuose con o senza carie deli* osso , danno ri- 
sultati brillanti ; e la chirurgia potrebbe apprezzare e 
adottare alcuni dei metodi che si usano dal pedicure di 
S. 'Corona. v 

In questa ambulanza si registrano tutti gli ammalati 
che si presentano, e si tien conto delle molteplici opera- 
zioni che si praticano su di loro per dare alla fine d'o- 
gni mése una tavola di quanto si è fatto. Risulta dai 
registri e dalle tavole che, negli anni 1868-69-70, si pre- 
sentarono air ambulanza del pedicure 3838 individui, sui 
quali si praticarono 14,653 operazioni; in media 6.13 
ammalati nuovi per ciascuno dei giorni d* ambulanza con 
23.50 operazioni; ossia quasi 4 operazioni per ogni am- 
malato. 

Gli ammalati dell* ambulanza pedicure non sono molti ; 
siccome però quasi tutti hanno bisogno di molteplici ope- - 
razioni, alcune delle quali lunghe, cosi non è infrequente 
che il chirurgo pedicure sia costretto a continuare il suo 
servizio oltre l' orario prefisso. È stato quindi deciso che 
anche questa ambulanza si aprirà tutti i giorni. 

Della somministrazione dei Presidii Chirurgici. 

Questo argomento avrebbe dovuto esser trattato al 
sito dell* ambulanza chirurgica, ma si è preferito trat- 
tarlo in un capo separato, a motivo della sua importanza. 

I presidii chirurgici che si somministrano in S. Co- 
rona sono di: varie qualità; il maggior numero, però, 
è costituito dai cinti erniarii , di tela per i bambini ed 
elastici per le altre persone. Si somministrano ancora ih 
buoty numero le calze espulsive, le ventriere e i sospen- 
sorii di tela ; gli altri presidii trovano indicazioni meno 
frequenti. 

Con questo soccorso dispendioso si vuol* essere utili 
senza permettere Y abuso, si voglion rendere meno nocive 



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. 27 

€ più tollerabili Le infermità, non si vuol entrare nell'e- 
stetico e molto meno nel lusso. Cosi, alcuni presidii 
di poco valore , o che si possono considerare tali per la 
loro, durata, non Tengono concessi alle persone meno 
povere; altri presidii fatti di materie comuni e facilmente 
imitabili si concedono per una volta come campioni da 
copiare; le calze espulsive e le ventriere, alle donne ge- 
stanti, si concedono solo in casi eccezionali; le macchine 
ortopediche si concedono di raro, perchè in pratica, cor- 
rispondono pochissimo, e si concedono solo quando vengo- 
no ordinate dai medico-chirurghi di quartiere che devono 
sorvegliarne l'applicazione; gli apparecchi di protesi: ven- 
gono dati solamente quando è ben definito lo scopo ed 
assicurata l'utilità. Di tutte le somministrazioni si tiene 
una registrazione esatta per impedire che si commettano 
abusi. 

La fornitura dei presidii chirurgici è fatta a mezzo di 
un appaltatore col quale è dedotta in contratto la mag- 
gior parte di essi, in base a campione ; gli altri si ordi- 
nano a norma del caso, e il prezzo dei medesimi si sta- 
bilisce di volta in volta. Tutti i presidii chirurgici de- 
vono essere fatti con buon materiale ed eseguiti secondo 
le regole dell' arte , e l' appaltatore assume per i cinti 
elastici anche una garanzia di durata, ohe è di due anni 
per la molla d' acciajo e di sei mesi jJer il rivestimento 
della medesima. 

Prima di venir applicati, i presidii chirurgici devono 
esser sottoposti all'esame dell'Ispettorato, che li respinge, 
o li accetta da depositare nel locale della residenza. La 
registrazione dei presidii stati consegnati ai poveri vien 
fatta dall'appaltatore e controllata dall'Ispettore, e serve 
per riconoscere la durata dei cinti elastici, e la regolare 
distribuzione di essi e degli altri presidii. 

Allo scopo di mantenere questo importante soccorso 
ai poveri di Milano sotto la maggior possibile sorveglianza 



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28 . 

dell'Ispettorato, è stato stabilito che tutti i presidti chi- 
rurgici debbano venir somministrati all'ambulanza di 
S. Corona ; ed è solo in via eccezionale, che si danno , 
nelle sale dell* Ospitale a quegli ammalati che non ponno 
farne senza anche temporariamente, e a domicilio a quelli 
che non, possono recacsi alla residenza. Anche la guardia 
chirurgica dell* Ospitale può, quando è chiusa l'am- 
bulanza chirurgica , ordinare a carico di S. Corona i 
cinti erniarii per i poveri della città ; ma solamente in 
quei casi nei quali si può temere un pericolo differendone 
T applicazione, Nei primi due casi 1* ordinazione dei pre~ 
sidii passa ancora nelle mani dell* Ispettorato e la sua 
sorveglianza non , cessa d'<esser esercitata ; neli* ultimo 
caso essa è esercitata dal Capo-guardia , che a questo 
scopo può ispezionare anche i registri di S. Corona. E 
perchè il servizio dei presidii chirurgici alla residenza 
sia. fatto con diligenza, con unità di concetto e di ve- 
dute, e con una costante ed identica applicazione di 
norme, è affidato ad un solo dei chirurghi d'ambulanza, 
che intanto non si occupa degli altri bisogni chirurgici. 
In generale si attribuisce una grande importanza al- 
l' applicazione del cinto erniario, e molti chirurghi, per 
paura dello strozzamento dell' ernia, non lascerebbero un 
ernioso senza cinto per un tempo qualunque. Lo strozza- 
mento dell'ernia è accidente cosi grave, che merita bene 
d'esser prevenuto con tutta la diligenza; fortunatamente, 
però, non succede cosi facilmente come alcuni potrebbero 
credere. L'ernia è comunissima nelle persone che sostengono 
gravi fatiche ; alcuni erniosi non portano cinto di sorta, 
o lo portano solo di quando in quando ; pressoché tutti 
quelli che lo portano non tengono il sottocoscia, quasi in- 
dispensabile perchè il cinto contenga bene l' ernia ; molti 
trascurano per del tempo di far riparare un cinto nel 
quale si sia rotta la molla d'acciajo, o sia divenuto al- 
trimenti inservibile ; alcuni portano il cintò sul!' ernia 



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29 
fuoruscita o al di sopra dei canale erniario e perfino sul- 
T addome» sopra la camicia , le mutande e i più grosso- 
lani indumenti d'inverno; vi sono di quelli che s'accon- 
tentano di portare una molla il cui rivestimento è in- 
tieramente caduto, e fu perita visto chi portava un solo 
avanzo di molla senza il cuscinetto, nella persuasione 
d'esser ben riparato. Tutte queste persone continuano 
intanto nell* esercizio dei loro gravi mestieri , eppure di 
raro succede che T.ernia si strozzi» Non vuoisi conclu- 
dere con questo che l' applicazione del cinto erniario possa 
essere trascurata; non credesi però nemmen necessario 
che si abbia ad essere soverchiamente paurosi. Avvertasi 
poi che di ernie strozzate se ne verificano in quelli che 
non portano il cinto e in quelli che lo portano. 

Alla residenza , chi ha bisogno di un presidio chi- 
rurgico vieti guidato innanzi all'apposito chirurgo che 
lo esamina, rileva l'indicazione e, se si tratta di individuo 
ernioso, fa delle annotazioni su uno speciale registro per 
concorrere colla guardia chirurgica dell'Ospitale alla stati- 
stica di questa malattia. Dirige, quindi, il paziente innanzi 
all'Ispettore che, accertatosi dell'impossibilità in cui il me- 
desimo si trova di provvedere da se al. bisogno, predispone 
su modula a stampa per l' orinazione del presidio, nota 
a tergo di essa quanto rileva dai registri relativamente a 
somministrazioni antecedenti e rimanda l'individuo al chi- 
rurgo. Questi fa l' ordinazione del presidio sulla modula 
preparata e invia il paziènte al camerino dell' applicato™ 
meccanico che, eseguita l'ordinazione, lo fa constatare 
dal chirurgo e ne riporta la dichiarazione. Allora 1' ab- 
bisogna vien registrata, l'ispettore vi appone il visto, e 
da qnel momento essa diventa titolo di credito per l'ap- 
paltatore. 

Negli anni 1868 -69-70 si somministrarono 1525 cinti 
elastici semplici, 1492 cinti elastici dóppi , 25 cinti ela- 
stici • doppi a molla spezzata , 1063 ricoperture di cinti 



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80 

elastici , 378 cinti di tela per bambini, 118 cinti soffici 
di pelle per ernia om bilicai e « 5 cinti soffici di pelle per 
ernia inguinale ; in totale 4*506 cinti erniarii, ossia 1535 
all'anno in media. Si somministrarono inoltre: 487 calze, 
154 calze con. ginocchièra, 106 calzoni e 10 ginocchiere 
di tela; 87 ventriere semplici di tela e 28 ventriere con 
cuscinetto per ernia umbilicale; 118 sospensori!, 83 pes- 
sarii , 22 scarpe con rialzo di sughero , 18 macchinette 
ortopediche, 18 raccoglitori d' urina di gomma elastica 
vulcanizzata, 13 gambe e 4 coscio artificiali, 16 stampelle, 
uà palato artificiale d'argento e un compressore dell'ure- 
tra con una spesa complessiva di L., 13,136. 07, ossia 
L. 4378 69 in media per ciascun anno. 

Del servizio di S. Corona a Domicilio. 

I poveri di Milano che, esdendo ammalati , non sono 
in grado. di recarsi alla residenza di S. Corona ed hanno 
in casa i mezzi per farsi assistere, mandano alla residenza, 
durante la prima ora del servizio mattutino , per avere 
il medico a domicilio. Per questo servizio la città è di- 
visa in 24 quartieri» a ciascuno dei quali è preposto un 
medico-chirurgo condotto. * 

Entro mezz'ora dopo terminata l'inscrizione degli am- 
malati, i medici di S. Corona devono levare dalla resi- 
denza la lieta e recarsi in quartiere pel loro servizio , 
visitando di preferenza prima gli ammalati nuovi e dopo 
quelli già in corso di cura: ma su queste regole non si 
è molto rigorosi, perchè si desidera lasciare una certa 
libertà d'azione compatibilmente con un buon servizio; 
tanto più che, sulla lista, vien notato quando si crede che 
importi di visitar presto l'ammalato. 

II medico, sulla lista che ha riportato dalla residenza, 
scrive: la diagnosi della malattia di coloro che sono en- 
trati in quel giorno in cura, le visite che ha ripetute 



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31 
.àgli ammalati già in corso di cura, le osservazioni di 
quakhe interesse suir andamento , sulla gravezza e sul- 
l'esito del male, e tutto quanto può esser stato causa di 
speciale contegno; la rende poi nel giorno seguente airispet- 
t orato per quelle annotazioni che a lui possono interessa- 
re. Alla fine d'ogni mese presenta una tavola riosologica 
con osservazioni sullo stato igienico e sui casi pia im- 
portanti sotto il rapporto scientifico e terapeutica. Le 
malattie ohe vengono in cura dei medici di quartiere 
sono, in generale, comurvi, poco gravi e brevi. Quelle di 
qualche difficoltà per là diagnosi o per la cura vengono, 
d'ordinario, per roto concorde delle famiglie, dei curanti 
e dei malati stessi consegnate air Ospitale, ove nulla 
manca alla migliore loro assistenza. 

I medici-chirurghi di quartiere non tengono tutti 
una Atessa regola relativamente al numero delle visite 
ohe fanno agli ammalati. V è chi crede conveniente di 
visitare tutti i giorni , fino a guarigione completa , gli 
ammalati acuti; altri invece visitano rare volte, altri*- 
menti che a giorni alterni , anche questi ammalati. In 
generale si può dire che vengon visitati giornalmente, 
ed in qualche caso più d'una volta al giorno; gli amma- 
lati gravi , ogni secondo giorno gli ammalati leggeri e 
ad intervalli maggiori, e diversi secondo i casi, i mala- 
ticci e i cronici. Giova attestare, ad orior del vero, che 
la maggior parte dei medici di S. Corona visitano i 
loro ammalati a giorni alterni , ed anche ad intervalli 
più lunghi, non per solo risparmio di fatica, ma perchè 
non vedono il bisogno di visite più frequenti ; è bene 
affidarsi alla loro coscienza, finché non danno luogo a 
giuste lagnanze: condannando i medici di S. Corona a 
visitare giornalmente tutti i loro ammalati , non si fa-- 
rebbe che aggravarli inutilmente. Vi sono malattie che 
anche nelle case dei ricchi non si accarezzano soverchia- 
mente ; e per alcuni ammalati, come gli ipocondriaci è 



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33 
• gli indiscreti , la visita giornaliera porterebbe una spesa 
certa con un vantaggio incerto , perchè* essi vorrebbero 
sempre medicine, nuove , da disperdere quando non sod- 
disfacessero al loro gusto a. al loro capriccio, come av- 
viene perfino nelle infermerie; malgrado la continua sorve- 
glianza. 

Anche a domicilio' il maggior numero degli ammalati è 
dato dalle donne, sia perchè esse s'adattano più facilmente 
degli uomini ad -attendere in ca$a il medico anche quando 
haimo mali da poco, sia perchè, òe sono anche ammalate 
^avvero, amano non abbandonare la casa per potere in 
qualche modo sorvegliare l'andamento della famiglia. Gli 
uomini, quando sono ammalati in modo da non poter la- 
vorare, preferiscono entrare nell'Ospitale per non' essere 
di tutto aggravio alla famiglia. 

Ai medici di quartiere non è permesso tenere ambu- 
lanza in casa o m un punto qualsiasi del quartiere. Fare 
altriménti sarebbe contrario all'istituzione, che ammette 
una residenza sola nei locali dell'Ospitale per le ambulanze, 
e darebbe facilmente luogo ad abusi. Potrebbero abusarne 
gli ammalati ricorrendo al medico più di quello che sia 
necessario* e potrebbero abusarne i medici obbligando a 
recarsi da loro ammalati da assister meglio a domicilio; 
la sorveglianza .perderebbe del suo vigore e il decoro 
del servizio verrebbe facilmente compromesso. Questa re- 
gola ha delle eccezioni. 

Vi sono degli individui che i medici di quartiere sot- 
topongono a cura ricostituente. Quando simili ammalati 
possono : recarsi alla residenza , e il medico di quar- 
tiere stima necessario vederli solo di quando in quando, 
desiderando però di conservare la responsabilità della 
cura, allora egli dichiara, sopra ricetta di S. Corona, 
che quell'am inalato. viene da lui sottoposto all'uso di un 
tal rimedio d<\ continuarsi per un determinato tempo. 
L' individqo si presenta alla residenza e i medici locali , 



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33 
compiendo allora un atto di pura cortesia verso il collega, 
ordinano e ripetono l'ordinazione tante volte quante è 
necessario, facendone annotazióne sulla ricetta del roedit^ 
di quartiere fin che dura il periodo di tempo stabilito , 
il quale può essere prolungato per un altro e più periodi. 
Anche i medici di residenza, quando vogliono sottoporre 
a cura ricostituente un individuo, >lo muniscono di ana- 
loga dichiarazione su una ricetta; cosi, oltre che non è 
necessario che queir ammalato si faccia costantemente 
visitare dail'istesso medico, dal numero delle somministra- 
zioni state fatte del rimedio e segnate sotto la dichiara- 
zione della cura intrapre&a, si può sempre giudicare del 
giovamento .portato dalla cura. 

0* peto non indifferente per i medici di S. Corona 
deriva dall' obbligo che hanno di rilasciare tutti quegli 
attestali eke vengono domandati in appoggio a titoli va- 
levoli. Se ne chiedono per lo stato di salute e di malattia, 
per 1 acutezza o cronicità dei mali, per la loro curabilità 
o incurabilità, per l'attitudine o meno ad una funzione, 
per la insufficiente o mancante, capacità a guadagnarsi 
il vitto; per la Congregazione di Carità, per le Scuole, 
per gli Istituti, per gli Stabilimenti, per le Società, ecc. 
E manco male quando si deve asserire il vero; ma alcune 
volte si pretende che esso venga falsato o sottaciuto e 
perfino negato , nei quali casi il medico di S. Corona non 
è sempre in condizione di potersi facilmente cavar d'im- 
pegno. 

, I medici condotti di S. Corona hanno l'obbligo di 
alloggiare nel proprio quartiere. Sarebbe buonànima cosa 
se questo obbligo potesse venir adempito esattamente ; ma 
all'attuazione dell'obbligo si presentano qualche volta tante* 
e tali difficoltà, che è necessario accordare delle dispense 
temporarie. La ragione per cui si vuole che i medici ài S. C* 
rona alloggino nel proprio quartiere, è parchi ciano prjtoti 
alle chiamate improvvise ed urgenti, di giorne e di iittte. 

Annali. Voi. CCXVI 3 



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34 

Q^eftto scopo noa può mancare anohe permettendo, in quat- 
«hiftMa?, che il medico alloggi in un f quartiere confinante v 
ro0cialmente.se il sao quartiere- è molto ristretto e cosi po- 
vero d'abitazioni da non potervi nemmen trovare un allog- 
gio riveniente. Non si deve credere che alcun 4 medico ami 
stac fuori del suo : quartiere per 'sottrarsi a qualche di- 
sturbo di più,- perchè contemporaneamente deve rinunciare 
* tatti i vantaggi che si hanno dallo stare in quartiere* 
Devisi . più. confessare che, ik generale, i poveri di Milano 
nofitsono «facili a disturbare i medici di S. Corona ftiori 
A'*>«u Succede frequentemente che, anche priori? tR* chia- 
marli, e. tempo debito, stanna in riposo e prendono gual- 
che purga , per non disturbarli' se <è possibile'. »■'•*• 
. Negli anni 1868*49-70 si fecero inscrivertf^r^ttser 
cibati a domicilio 71,895 ammalati e su essi si^prittica- 
ronoi257,523 visite, ossia, 23,065 ammalati e «0,84**ffc!ite 
per artno Jn*r*édia; 2.74 ammalati nuovi e '9.80 vìsite 
in meritai per cisfetam medico condotto f è per ogni giorno 
dell' àftftó, in» ragione di 3.58 visite per' ogni ammalato. 
I medici di~S. Corona non sono certamente soverchia- 
mente aggravati- 
Fin dal* primo anno di attivazione delle condotte me- 
dico-chirurgiche, la media generale delle visite non fu 
che di 1241 al giorno per ogni medico di quartiere; in 
seguito essa andò gradatamente diminuendo fino a quella 
notata dfraepra di 9.80. Questo fatto, in confronto del- 
l'aumento della popolazióne di Milano, dipende dal maggior 
sviluppo^ datò alle ambulanze di S. Corona, dalPimpegno 
ohe si aererà per soddisfare i bisogni degli interve- 
nienti ei dalla soppressione di abusi che si potevano più 
fàcilmente* ceo&mettere in passato. 

Essendo staio Stabilito che i medici condotti di S. Co- 
dina atfciftw* ad occupare due ore e mezzo di tempo in 
oifliii.netsdistoifregfio giornaliero del loro servizio, e 
l'isflfcttfrate avendo motivo di credere che in tal periodo 



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35 

di tèmpo sì possono fard da 16 a 1& visite di' ammalati, 
così'si : deve credere che non òccortel-à tanto presto 'di 
dovei* aumentare il numero dm''^*rtteH < . 'Se non ohe 
essi'htoi sono- tti*ti etfualitoeim É^U*ttij e suddividere 
equabilmente il servizio di quarttètef' * cflsa pth ; facile 
a desiderarsi che ad ottenersi ; perchè, non si deve tener 
conto solamente' itel'n»?mèk> «delle visitè^tfa ancora del- 
l' estensione dei quartieri , della elevatezza delle case e 
dell'agglomeramene) dei poveri: oltfre^dl-ehe alcuni ele- 
menti che corfòórteffo a formare ta gravezza di utl quar- 
tiere , fconò tr8pj)d tftobili per \>otèt essere giustamente 
apprezzati; perfino là natura tiél medico concorre a r4à- 
dere più o wen grave il* servizio' di un quartiere. ^Vi 
sonòri fuétti' che sì trovano costati téfoente' r aggrafrati 
dal 'sètvigft e, ogni vòlta che nei loro quartieri si man- 
darre dei ^up^teWtfi; questi lo rendono subito soppoftabilis- 
simo facendo pur bene il proprio dovére. Vl'sond dì qliellì, 
invece, che sanno mantener semprte sopportabile il servizio 
in qualunque* quartiere si trovino, seYiia dar luogo k 
lagnanza di sorta- Negli anni 1868-69-70 vi fu chi in 
un anno fece 6.12 visite in media per ognuno dei suoi 
ammalati e chi ne' fece solamente 2.37; Come éi* avrebbe 
potuto determinare una giusta proporzione di ammalati 
fra questi due funzionari}? Eppure quèéta differenza còsi 
grande fra le due cifre tion autorizza àncora a dire che 
uno di essi deve. aver trascurato i suoi ammalati; tut- 
tedue possono aver prestato un buon servizio, come lo si 
potrebbe* dimostrare con un complèsso di spiegazioni che 
non £ qui il caso ài accennare. • ' * 

Una differenza da quartiere a quartiere , entro equi 
limiti, anziché essere un difetto, è una cosa desibferabile. 
Quando uh quartiere rèsta Vacai! te, • {frimi ad optare' al 
medesimo sono i mèdici giàiìi cartiera, in ordine di an- 
zianità. In quésto taodo i più provetti possono arri- 
vare ai quartieri' più" leggeri. Quello che devesi evitare 



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36 

ai i che un quartiere diventi soverchiamente gravoso , 
indipendentemente dal medico che lo disimpegha ; e ciò 
si ottiene con degli spostamenti di vie quando sono re- 
clamati dalla necessiti per un quartiere , e gi testificati 
dall'equità per un altro. 

Dflle Levatrici di S. Corona. . 

Un altro ordine di aoccorso che presta T Istituto di 
S. Corona a domicilio dei poveri è quella delle levatrici. 
Base sono sei e ciascuna ha uno scompartimento delta 
città, che comprende .quattro condotte mediche e assume 
il nome da una delle Porte principali di essa. , 

Le levatrici di S. Corona sono obbligate di alloggiare 
nel proprio scompartimento o sestiere « , possibilmente , 
nel centro più popolato, di tenere un cartello fuori del- 
l' abitazione, di prestarsi a tutte le chiamate dei poveri 
quafcd' anche non fossero ancora provvisti dell' attestato 
di povertà e di presentare in fine d'ogni mese uu pro- 
spetto di quanto è occorso nel disimpegno dei proprii 
doveri. 

Risulta da detti prospetti che negli anni 1868-69-70 
le levatrici di S. Corona assisterono complessivamente 
341 parti naturali facili, 81 parti naturali difficili, 4 parti 
nei. quali occorse l'opera del chirurgo, 15 parti prematuri,^ 
e 46 aborti (in totale 487 parti, in ragione di 27.33 parti 
all'apno in media per ciascuna levatrice) , furono chia- 
mate per sei gravidanze false ed una emorragia, e pra- 
ticarono 620 visite su donne incinte fuori del travaglio 
di parto (in ragione di 34.44 visite all'anno in media per 
ciascuna levatrice). 

Pare strano che le levatrici di S. Corona abbiano 
a dare risultati cosi meschini intorno al loro esercizio. 
La meraviglia, però, cesserà quando si rifletta: che in 
Milano evvi un Istituto di Maternità destinato ad acco- 



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37 
giiere le partorienti illegittime a carico della provincia, e 
ben anco le maritate miserabili, provviste della obbliga- 
zione comunale ; che nella città vi ò un gran numero di 
levatrici, la maggior parte delle quali ai presta anche gra • 
tuttamente per i poveri; che le partorienti amano essere 
assistite da persone di loro confidenza; che molto volte le 
levatrici di S. Carota trovansi discoste dal sito ove occorre 
la loro efi ta mtmtp t il. bisogno è urgente, e che le donne 
del popqto oMbtscooo non farsi assistere gratuitamente nel 
parto, proferendo ricorrere al compare, al parente 9 o all'a- 
mie* per la spesa, piuttosto che farsi notare come miseràbili. 
• Quaado nel parto occorre l'opera del chirurgo, i me- 
dici condotti di S. Corona hanno 1' obbligo di prestarsi. 
È per questo ohe osai devono avere il grado di ostetri- 
canti e aver praticato, per un anno, in un pubblico sta- 
bilimento di Maternità. In fatto, però, essi sono chiamati 
assai di rado 9 e la cosa è facile a comprendersi. Chi 
s'accorge pel primo del bisogno del chirurgo è la leva- 
trice, la quale non pensa nemmeno al chirurgo condotto, 
ma suggerisce di chiamare Yostetricénte più vicino. Più 
frequentemente suggerisce di chiamare un oetetricaftfo 
di sua conoscenza, e consiglia di rivolgerti allo Stabili- 
mento di S. Caterina, perchè gli assistenti di quell'Istituto 
si prestano premurosi anche per i poveri. Cosi avviene che 
i medici di S. Corona sono chiamati di raro, Quando non 
hanno appeso il cartello di osteirieante specialista. 

Or ora è stato deciso di nominare per S. Corona un 
Ostetrico Consulente: Questa nuova creazione,. buonis- 
sima per so e che non .può arrecare grave dispendio al- 
l' Istituto, potrebbe in pratica non corrispondere all'a- 
spettativa. -*- I medici di S. Corona hanno l'obbligo 
dell'ostetrici* Ora, o si vorrà tener conto di questo 
obbligo e si vorrà rispettare la loro legittima suscetti- 
vità, e non si potrà permettere che si chiami l'ostetrico 
consulente senza il loro intervento; o non si. vortà tener 



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38 

conto dell'obbliga dei medici condotti e non si vefr&nn* 
avere' tiguardi per loro,, ,e si permettenti che l'ostetrico 
consulente possa esse» chiamato abeho>dir$ttamente, senta 
il loro- interventq..Néiq^i^!i(mo^ siQQOjne i medici di 
S. Coronfc^sofio ckuuftitq rtristàmet'' volte per le donne 
pariòxitnèi*e«i>e*' triniti bisogni son buoni anqh'|ps§i , cosi 
poco Ov n»Htt jcesterà>da lare aU\o9tet*róétfn*t*fcirffc; ael 
secondai. cado, »poi ,. potrebbe. daUé fttb*tf*toa*Mq*(*-ope~ 
ratore. consulente, fesse insufficiente alea néèitMJttfy ^tY~ 
okiatoate. Ncoi^awpng^,coii questa »»ona <onÉH^e, ( /tthe 
i medici, di jqnartiex» abbiamo a ritenere, dtroqvùfoél} JSTP 
la resppnsabilità ostetrica, e cbe negli ostettygi&faipità 
abbia ad affievolirsi quel sentimento di cariti; flllft. & ì( Wa> 
li fece sempre accorrere, alla, cloniti éilpQiMp. i^q '•' 

• . a Della JZwmacwrfLSè.tCto&W- il <. 

ftìltrei (piallasi è già vi^to, j jfofcerirtfajNfilano otten- 
gono <gizaU$*inùdte<jdatì' Istituito di S. ((fonona anche i 
medicinali, 4)nrf hit siaopv^iv»scr itti d*i funiftpaarii di S. Co- 
rona. .1 medesimi ttifoprtsaw da una farmacia posta in 
locali dell'Ospitale*, aHaiJquftIa*si acce^^faoilmente dal-. 
r esterna .dell'Ospitale e dalla repidenw di S, Corona. 
Essa ha dinanzi un locale ben riparatole con qualche 
comodità , per la gente che deve attendate r ed ^ aperta 
dalla mattina alla sera. 

à La iarmacia? dd & Corona è un' appendici di quella 
dell' Ospitale , ha .uno stasso Dispenso* ice farmaceutico, 
speciale* è regolata dette stessei discipline, ma tiene una, 
aujmipistFaiione , separate* . >, ^ ai t . . .* •* \ 
L& Farmacopea 4i S* Corona; distinta ih due parti, la- 
prima delle quali è un elenco* alfabetico dille sostante 
medicinali contenute nella farmacia e l'altra un form^ario 
adattato agli usi più oati&uni .deli' Istituto, non è gran òhe 
ricca, ma più che sufficiente. Oggidì l'aspirazione verso un 



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39 
metodo di medicare blando e poco tumultuoso è diventata 
girale* e je ,ondifiai5fD!ii «dei rimedi!, mamme interni» si 
f soffio con circospezione e con temperanza. Le più fanrose 
droghe e lei più 'wppbeateM preparazioni» fttw**eutiafe* 
hanno felicemente» cedute il posto a pochi fìdempltciesiihi 
medicamenti^ medici di S. Carena poisortfr* .-ordinarne 
anche di qjimllrnon compresi neHa Farmacopea speciale: 
ma allora la ricetta, prima d'esser spedita; deieesser fir- 
mata <jair Ispettore. Alcune sostanze che possono esser 
adoperate per usi domestici ,. devono esser 'prescritte in 
combinazioni o preparazioni medicinali; altre che pos- 
sono considerarsi. di lussa, non si spedisdona otre pretia 
autorizzazione dell'Ispettorato; e colla autarizzazSone su- 
periore si spediscono tutti i rimedii anche i più costosi 
e peregrini. » / i - 

Quattro speditori stanno in farmaci» "dalia roattiha 
fino alle undici ore, e due. fino Alla sera* Rer fta «maggior 
prontezza di servizio nella farmacia si tengonr predlsrpoftte 
le emulsioni, i decotti, le misture; le polveti^héupilteiev gli 
elettuarj e gii unguenti di uso più cotaunet" » " - 

I poveri presentano la ricetta e i'i recipiente pef i le 
medicina liquide ad uno sportello della farmacia,' e ricevono 
la spedizione da un altro sportela, rispondendo alla chia- 
mata. Non vengono spedite le ricette che portano utìa 
data diversa da quella in corso; le altre vengtab apédite 
colla maggior sollecitudine possibile. I mediokwiji «ino sem- 
pre buoni, preparati di recente e con dittgeòzffl.'br ricette 
scritte per urgenza dinoti^ tengono .spedite da ttttte te 
farmacie della città a cariòo «JeVlrlstitutorf ' « * ■ 

Le sanguisughe, che devond essere' òrlinatfr sifc ricetta 

izzo dell* fastnsotà, dalle 
r un» ctfo tiWUè di ca- 
gistrazionif delle Suore 
mguisughe è andato ra- 
el 1863 si consumarono 



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40 

per S. Corona 90,756 sanguisughe vergini e 5014 san- 
guisughe espurgate, in totale 93,670, nel 1870 si conf- 
inarono solamente 27,977 sanguisughe vergici. La difc- 
reaza è effetto delle teorie mediche dominanti. Se si con- 
sidera poi che contemporaneamente è stata quasi abban- 
donata anoto la flebotomia , . bisogna ammettere che le 
evacuazioni del sangue son cadute in gran discredito. 

Il numero v delie sanguisughe che si ordinano in S. Co- 
rona potrebbe venir diminuito ancora se i medici fossero 
più liberi nella loro azione, se npn dovessero molte volte 
lottare colle persone che li circondano per demolire i 
pregiudizi sui* bisogni di diminuire la massa del sangue, 
se non dovessero qualche volta ricorrere a mezzi meno 
blandi per sopperire alia mancanza di tutti quelli acces- 
sori! che giovano alla guarigione, e se potessero confidare 
neir applicazione fatta a dovere delie sanguisughe* Non 
devesi crederò, ohe i medici di S. Corona adoperino le 
sanguisughe in sostituzione della flebotomia che dovreb- 
bero eseguire essi stessi; e se ciò avvenisse, non potrebbe 
essere che in qualche caso eccezionale; non è che non si 
voglia eseguire la flebotomia, ma è ohe non se ne riconosce 
quasi più T indicazione. Questa reazione ali* abuso che si 
è fatto in passato del salasso potrebbe. , però , condurre 
ad un errore in senso inverso. 

Fi» dall' altro secolo fu posta f ed agitata poi molte 
volte, la questione se, per il maggior comodo degli in- 
fermi poveri di Milano, convenisse moltiplicare le farmacie 
di 6 .Corona in diversi punti della città. Si concluse sem- 
pre di mantenere un unico dispensarono di medicinali ; 
e quindi non si dovrà adottare , senza molta pondera- 
zione, un partito .diverso. 

L r itȣtttito di spezierie figliali, o l'appalto dei medicinali 
da fornirsi, dai farmacisti della $ittà , non offrirebbero 
la sicurezza di un servizio più regolare né più pronto , 
noti potrebbero essere egualmente sorvegliati e controllati, 



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41 
«importerebbero certamente ima spesa in nessuna corri- 
spondenza coir utile che ne potrebbe venire al povero per 
r abbreviamento della straéa. La farmacia di S. Corona 
nell'Ospitale è sufficientemente eentrate e l'ampiezza della 
città non è tale da far sentire molto rivo il bisogno di 
un provvedimento. Il comune dei Corpi Santi che, per il 
legato Campana , riceve i medicinali dalla farmacia di 
S. Coróna, ha preferito continuare nella "pratica in 
córso, anziché accedere all'invito dell* Amministrazione 
dell'Ospitate di prestarsi all'affrancazione di quell'one- 
re. Non tutti i ritnedii dovrebbero venik* spediti nelle far- 
macie igiiali , e quindi il povero, rimandato per questi 
all'Ospitale, soffrirebbe una perdita di strada e di tempo. 
Le preparazioni che si predispongono giornalmente in 
grandi masse nell'Ospitale dovrebbero allestirsi, invece, 
al momento ed in piccolo nelle farmacie figliali, onde evi- 
tare il danno della dispersione; e anche questo porterebbe 
una perdita di tempo. Alcune ricette che non potrebbero 
essere spedite senza previa autorizzazione per la qualità 
del medicamento, o per la dose, o per altre ragioni, dovreb- 
bero essere mandate prima all'Ospitale; e anche questo di- 
minuirebbe la comodità delle farmacie figliali. Tutti coloro 
che si fanno visitare alla residenza di S. Corona non 
trarrebbero alcun vantaggio dall' istituzione delle far- 
macie figliali, perchè per essi tornerà sempre più comodo 
provvedersi delle medicine prima di lasciare l'Ospitale. 
L' affollamento dei poveri alla farmacia di S. Corona ngn 
succede più tanta frequentemente come una volta, e riesce 
anche meno grave, perchè furono adottate molte buone 
disposlziofti ; un affollamento anche minóre nelle farmacie 
figliali cagionerebbe inconvenienti molto maggiori, per la 
minor disciplina che vi si potrebbe mantetiere. La vigK 
laiiza* facile ed assidua per la farmacia nell'Ospitale* di- 
venterebbe . difficile e quasi nulla per le farmacìe figliali. 
Il servizio dei nMtHcinali per i poveri assistiti a domi- 



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i farmacisti privati della citto 
inconvenienti accennati di 
4alla collisione degli inte- 
effetto costante del sistèma 
il numero dei, farmacisti as- 
cine, per un complesso di cose 
febesHtbire un notevole rialzo; 
dattaasero a tariffe minori, H 
ingiuste, o dovrebbero rtsar- 
ualità delle somministrazioni. 
ualche J tempo fa nelT Ospitale 
un Jr acWopp lamento di spesa 

inifestata l'idea che, avendo il 
a. una farmacia figliale nell'O- 
dovn&bbe essere» » faci*© costi- 
farmaceutico per S. Coróna, 
e adesso sotto un nuovo aspet- 
>er presa in considérbzione: ma 
iccennati di sopra, come con- 
ine derdispensatorii farmaceu- 
tranno togliere nemméno col- 
roposta. •• 

ito di S. Corona. j* 

& • 
prona era siato^ istituito fin 
uè 1* esperitoento di un anno 

, fu abbandonato , non si sa 
;ione dell', Ospitale propose di 

locale uo Vice*Ispettore, òhe 
couparsi di tutto ciò eh* ri- 
)*ù tardi dichiarò che; il bi- 
tve ed urgente 9 la proposta, 
lata. Fu n*WB61 che il Con- 



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43 
siglici QspitaKcp', approfittando* delie (kooltà concessa- 
gli dalla legge 3 agosto 1862 colla quale era stato isti- 
tuito, creò un< ispettorato per S. Corona, da prima in 
via i* eaptriwwpto^ quindi in • modo- «tubile. . • 

L'Ispettorato è costituite da fo0Hwdtei»ohirarghi i 
quali si occupano di tutto ciò che ha* rapporto col rego- 
lare andamento dell'Istituto. È dipenderti dal Consìglio 
Ospitaliere , io rappresenta e fa eseguire- gli «Mini che 
em^mano. dal medesimo. .iv » t. < . <• 

. V Ispettorato .di S. .Coronai e l'Ispettorato dell' Ospi- 
tale furono mantenuti indipendenti Uuito dall' altro ; si 
volle penò $he il primo* r*ppr*8«ntasetf<aftcke il secondo 
durante le sue due ore d'ufficio nett- Ospitata e che, 
quando per u& motivo qualùnque* manc& al seì^vieio uno 
degli Ispettori deU 1 Ospitale r passi' a > supplirlo! un Ispet- 
tore di S„ Corona, restando allora, imi soto>»Ispéttbre per 
S. Corona con. un' ora* sola d'ufficio e»quindP eoh urta 
sola ora di rapppesentanaa dell' Ispettorato dell'Ospi- 
tale. * .,.«:/! •!»•..; • *mu > • 

L* Ispettorato, di S. Corona si studia di far tutto 
quanto può gioviate al buon andamento e al decorò del 
servizio di S. Corona, procura di impedire qufclb'fas'j abuso 
e si occupa delia-partita economica. Esige ofee fetta reWdenza 
tutto proceda con quiete, ordino e rispetto ;» asifoltaP quelli 
che hanno bisogno* di indizi^ di schtaiiipetfbiy di istruzioni, 
o che hanno desidera od appunti da* esprimere ; fa vi- 
sitare quelli che non sono ancora >prbvvedut^di rego- 
lare, qtt&tato di poventà,,e li pijowede del mfedeféimd se 
giudica che sia il montato jopportttac» di farlo;* aegW di 
firma quelle ricette che per qujilsif^i, titola non jyjssono 
esser spedite senza a^roVà^ìbne, ed emette le Aooisogna; 
fa vjsjje n$inqq#rtferi $ & -Cothw par turttéifce r-éhte- 
r f^i j(fc SWK4 e difenderà la*, dignità»; dei mdttai; rac- 
coglie fti^r,p^ mantelle cjfrp degli au)*kalath*ke si sono 
fatti inscrivere pqr ,^sser curati a domicilio!, e. delle vi-* 



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44 

site che furono fatte per essi; compila dei prospetti nume- 
rici por jtver sempre innanzi la quantità di servizio che 
si presta per S. Corona da tutti insieme e da ciascuno 
in particolare; dà corso a tutte quelle operazioni d'uffi- 
cio che servono a mantenere in giusto rapporto V Ispet- 
torato, col Consiglio Ospitaliere 

I due cancellasti ^he alla mattina inscrivono gli am- 
malati da curarsi a domicilio , e l' Ispettorato che sor- 
veglia e regola la distribuzione dei presidii chirurgici , 
hanno reso inutili i Sacerdoti Visitatori, le mansioni- dei 
quali si erano ridotte alle sole funzioni ^ui accennate. Fu 
chiesto se ai poteva sopprimere i sacerdoti visitatori. 
Credesi non se ne possa dubitare ; di essi non è fatto 
cenno nella Istituzione fondamentale di S. Corona; nel 
1544 il cappellano che celebrava la messa per l'Istituto 
fu obbligato anche a visitare gli infermi senza aggiunta 
di alcun emolumento; nel 1561 Giovanni Andrea Annoni 
dispose che si elegessero 6 visitatori per S. Corona, ma 
r emolumento ricadde a carico del Pio Istituto perchè la 
sostanza del testatore era risultata passiva per altri pesi; 
nel 1774 i saqerdoti Visitatori furono aboliti e si era sosti- 
tuito loro il clero parrocchiale, e fu per un reclamo dei 
parroci che i sacerdoti visitatori vennero conservati ; nel 
1790 e nel 1797 si ritentò la soppressione e nel 1851 
si volevano surrogare ai sacerdoti visitatori stipendiati 
dei visitatori onorar) scelti fra i cittadini: era dunque 
libero 1* Istituto di conservare, di variare e di togliere i 
sacerdoti visitatori , e questo fu fatto nel 1864 perchè 
era cessata l'opportunità dei medesimi. 

Degli abusi della Beneficenza di S. Corona. 

Si è ditto che l'Istituto di S. Corona riunisci i più 
bei caratteri della beneficenza, e furono aoehe Mulinati. 
Non si dovrebbe credere che una simile istituzione possa 
dar luogo ad abusi ; eppure non è così. 



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45 
Non intendesi. dire dei non miserabili che approfittano 
della beneficenza, nò* degli ipocondriaci the stancato eolie 
loro esigenze, nò di quelli che si fanno ordinare rimedi! 
per cederli ad altri ibrs'anche gratuitamente, o che pre- 
stano ad altri il proprio attestato di povertà. I primi 
sono certamente pochissimi e probabilmente sono tratti in 
errore dalla credenza che in S. Corona si dispensi la bene- 
ficenza a mano libera/, i secondi non tono sempre responsa- 
bili delle loro esigenze, e gli aitimi, se ve ne sono ancora, 
non sanno forse di commettere una mancanza agendo qual- 
che volta per solo cuore. Ma è di quelli che si fan visitare 
colla pretesa òhe i medici indovinino i loto mali ed entrino 
nelle loro viste che si vuol parlare ; di quelli che vor- 
rebbero imporre al medico la cura da farsi ; di quelli 
che, dopo aver ottenuta la ricetta, non la fanno spedire 
o, peggio ancora, disperdono le medicine; di quelli che, 
potendo recarsi alla residenza 9 chiamano 11 medico a 
domicilio; di quelli che, dopo aver Chiamato il jnedico, 
non lo attendono in casa ; di quelli che non prendono le 
medicine ordinate, o di sotterfugio ne prendono di di- 
verse ; di quelli che di soppiatto consaltano è seguono i 
consigli di altri medici ; di quelli che credono che i me- 
dici di S. Corona siano pagati per soddisfare a tutti i loro 
capricci, a tutte le loro esigenze; di quelli che non solo 
crédono questo ma lo dicono, ed agiscono di conformità; 
di quelli òhe vorrebbero fòsse la beneficenza di S. Co- 
rona un diritto del povero, senza discipline di sorta ; di 
quelli che dimandano con arroganza e comméttono degli 
atti sconvenienti. 

Anche relativamente agli attestati che i medici di 
S. Corona sono obbligati di rilasciare, si commettono mille 
maniere d'abuso. Si dipingono con colori esagerati le im- 
perfezioni, i difetti, i mali, le insufficiente, le inettitudini e 
le incapacità ; tante cose si nascondono e& altre si creano, 
per cui il medico riesce difficilmente a sceverare il vero 



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46 

dal falso. Individui che attendono abitualmente alle loro 
iatWftitfJU*, ai mefttonttofofità a letto per ottenere la 
<Jicfai*mzione che sono nell'inijoriiibiUtà di sortire ài casa; 
puerpere che haanordue^to i rraedii per deviare il latte* 
domandano dopo l'attestato di inettitudine ad allattare il 
neonata Alcuni domandano contemporaneamente due o 
più attestati, e twar volta- un vecchio ernioso ne domandò 
qu^fcty>-dar. portarealà2Ufflgli1irnl»>aVeJva preparato altret- 
t«*taiiet*nae «per ottonare ^a^i soccorri. ' f 

.. , )ts /be»efice«WL-in Milano è"9traontmaiKaniente grande ; 
malgrado questo; rttat^néi»skia|fre detle miniserie da selle- 
vare. Farsela ingioile atatv cibila rnirfteplteìtà delle fohtì 
di beneficenza f hejla, Mancanza d'ogni rapporto 'fra 
le varie ' amministrazioni delle medesime. Ne consegue 
oUe-i^piu svegliatici più pronti, i più arditi, i più indi- 
sr^^.i^i^spud^i^AK^pprofittanò del difetto, domandano 
contteiftpwapeameifttarf in 9 variir siti e vengono ad otte- 
nere pig che non, sia ;kjro s^rfettamienté necessario v Con 
d^rtoo 4^ ^itt^bisegfkosi. tOli abusiitthe si (commettono da 
una pftrta iproduqorw neyl^ altri là persuasione ' che fci 
possa (we %Hr^tt^t<G>; v da qui lMndifferentigmp, T impre- 
videnza* la ìc%WWàtétriil» A' ignavia;* la demuraK&zàzione, 
l'ozio ed il vizioì f. r .x , ,*.,,.•.•■_. *.ìi;.t/ì 

Per ovviare' %fqnfts$ir inconvenienti potrebbe noti esser 
senza senso la pr^p^rf^. di fornire di un libretto, che si 
potrebbe dire. ctelt& GArUà ,, tutti colóroicke -vogliono in 
qualche modo appiattare della beneficènza) pùbblica. 11 
libretto dovrebte,->s$pr*i*$golare domanda ,» esser 'accor- 
dato senza molte difficoltà da un unico centro, p. es., dalla 
Congregazione di parità v colla soia precauzione di non 
damo più di uno all^ stenta? personal famiglia. Sul lUmAto^ 
tutte le Ammnustra#w*>i,,di beneficenza dovrebbero notare 
quanto da loro si ^Qfwtàfr^la famiglia o alla persona. 
Dall' esame di quqi ^tbnetto tutti potrebbero rilevare 
quanto fosse già stato accordato al possessore. Questa 



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Goosk 



47 
proposta, che incontrerà mille obbiezioni) valga almeno ad 
invogliarli qualcuno* trovar* il modo] # 4tkkUir#'*ita do- 
verosa B refc<jpap jfwuAeivftnte 1 Ani(ninUlnn*oM^«i beife8- 
cen^ lg <jual c^a^ion sacà. «senza vaataggto^*N^ si* deve 
dimenticare che si può andare io -soccorso 'detto fo*z0 in- 
dividuati |na^fi{^ithcnrf aofcehdiive favorire- liutotacu- 
curanza, T infingardaggine. 

Si .sarà c^nteuti $e. &M)»iqi»6t«à u-dtaroifl Sil^vH ot- 
tenuta (fr.fet.flowllbeitt. W-4stUttton*i»A fScjirVna-e^èisi, 
sarà riesciti a far .^ÉwtìhitteiiRJIfiwtW^V vriore «di 
questa ., beneficefl£a«peq bqnrttii 'li éMnmcH V 

^ — ', .... idt e ' iMlS^'^t 1 ~ ■ 

l4fc vaeelnaslone ammala, In Milana» nt*«*rói « 

^ffi^Q^iiit^fQHiD <àal Gomitata milanei* \ii ^vac- 
cinazione animale ( Dell* Acqua , Grancini , NolUVe 
Rezzonioo) redatto dal dott. «MANCINI CUOVANNI. 

■ 1 Comitato Milanese di vaccinazione animale ha com- 
lttt|4W*MM ìnftJrtjr*», «drogete dpi valido -qpp<%gio 
jjell pjfóf^^^ Qi|wrtlr<Mufrieipale>di Milano , la quale 
(intera^l^a |HiW4ttMée la.Wfcraugaione Sanitaria Mu- 
njfijp^J^g^yj%#o qpiiilNt H mtaoMdi" continuare la vao* 
Cin|^^|^^à^t^q|fttipf) lido) AfcM un secondo voto fa- 
vor|^^ì^t^|^gyl^ÉM|cciniea , approvando <per tal 
n\#^jfrfl/orjfc 4ekÉ&»Ìà»*| , #d t incoraggiandolo a^ prò* 
seguire nella via intrapresa. 

Il rifilato ^/edale* al m programma, ha decito di 
pubblicale U,,ren<Jiiont# agonale per qua)ito fifltttetil*s^ 
opfffiitpfliellillino* 1870r.? vi- ho *u< Im «i»- 

Sarebbe ptataoi Atroce, rìebtelatatfetf ijpft-hftf aorte 
dell'epidemia vajuolosa avutasi in Milano nello scorso 1870, 
e£degli effetti del vaccino animale ed umanizzato in re- 
lazione ad $»sp ; nya la Qwsidefflfwftro The si avrebbe do- 
vuto «intendere molto tempo :a ricercare tutti i d^uraenti 



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48 . 

necéèsarj, la considerazione che forse sarebbe stato più 
opportuno raggruppare altre cifre ed altre osaervazioni 
dedotte dall' epidemia di alcuni Comuni delle vicine Pro- 
vincie, Jo ha consigliato a rimandar a tempo più oppor- 
tuno uU tale divisamente. 

Dividiamo perciò il nostro lavoro nei seguenti arti- 
coli. 

IX ( !.• Periodo o di primavera )« — Vaccinazioni pri- 
vate- — Vaccinazióni militari. — Vaeckiarioni munici- 
pali, mr, VaAttBMÌNi <* SUkMNttti. 

2.° ( 2.° Periodo # l'aotsMo). -*- Vaccinazioni pri- 
vate. — Vaerinaxioai militari. — Vaccinazioni munici- 
pali. — Vaccinazioni di stabilimenti. — Materiali spediti 
in Provincia. — Ammali impiegati. 

3.* Osservazioni e considerazioni, pratiche gqgli «iti 
avuti e conclusioni, 

Articoi* I. # 

L'epidemia vacuolosa eh* da fa t ti le taapo serpeg- 
giava in Milano e circondar^ limitrofi, persuadendo le 
popolazioni e le famigli» della nettatiti ed alàlHI etile 
rivaccinazioni, fu causa ohe 11 •eattftto* imi tMMl» tal- 
colo 'della stagione fredda che tamia, mmÈÈÉtùm le 
sue operazioni alla metà di feM^J», ejMMftéi rteMMIl da 
molte parti e delle proprie . preetaakai e dei prtpj ma- 
teriali. 

Egli inaugurava i proprii lavori colle inactriazioni 
private, le quali dal 1.° gennaje al 19 giugno 1870 asce- 
sero al numero di 116 vaccinazioni e di 222 rivaccina- 
zkMi, par «i ri ha il seguente specchio A (1). 



(1) Le verifiche furono fotte quasi tutte dai medici privati 
ben pochi furono gli individui verificati dal Gomitato. 



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Vaccinati N.° 116 

Esito genuino . . . 

» nullo . . . . 

» spurio . . . 

Non verificati . . . 



19 

Rivaccinati N.° 222 

97 Esito genuino . . . 28 
— ' » riullo .... 5 
» spurio .... 



19 Non verificati 



189 



ll6 



222 



Anche nel 1870 il Comitato fu onorato dalla fiducia 
del Comando locale militare, essendo stato richiesto da 
queir autorità a rivaccinare (come di pratica regola- 
mentare) la maggior parte dei coscritti che in detto 
anno venivano domandati al servizio militare ; essendo 
stata l' altra parte vaccinata con linfa animale passata 
nell'uomo come da nota N.° 178, 20 ottobre 1870 del 
R. Ministero della Guerra. 

Gli stati gentilmente trasmessici dal sig. Medico-Capo 
militare, l'egregio Commendatore dott. Macchiavelli Paolo, 
facevano distinzione degli esiti ottenuti nei militari vac- 
cinati con linfa animale, a norma della loro speciale con- 
dizione, se cioè già vaccinati, vajuolati, se mai vaccinati 
né vajuolati. 

Noi per seguire un certa uniformità di distribuzione 
ci permettiamo di riprodurre quelli stati, sopprimendo la 
finca relativa ai vajuolati, i quali facciamo passare nei 
rivaccinati , e ciò anche per la. considerazione che tutti 
erano stati vaccinati da bambino, — Presentiamo quindi 
il seguente specchio B (1). 



(1) Le relative verifiche furono fatte dai medici militari 
addetti ai Corpi cui appartenevano i singoli Vaccinati. 
\nn%li. Voi. CCXVJ 4 



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50 



Vaccinati N. f 10» Rivaccinati N.° 1254 



536 



Esito genuina ... 76 Esito genuino • . 
» nullo .... 12 » nullo ... 655 
» spurio ... 20 » spurio . ... 63 



108 



1254 



Le vaccinazioni del Municipio furono praticate nei 
giorni 21, 22, 23 e 24 aprile e 1, 2, 3, 15 e 29 maggio 
liei locali comunali delle scuole di S. Simpliciano, S. Spi- 
rito, Santa Orsola, nel locale dell'Ospedale Maggiore, detto 
U Canonica ; e, per una minima frazione (37), nello sta- 
bilimeuto stesso del Comitato. 

Come di solito, i bambini vaccinati in primavera rag- 
giunsero una cifra elevata in confronto di quelli vacci- 
nati in autunno ; infatti se ne inocularono 974. — Per 
riguardo alle vaccinazioni e rivaccinazioni praticate per 
conto del Municipio in questo primo periodo offriamo lo 
specchio C (1). 



Vaccinati N.° 974 

Esito genuino . . . 898 

» nullo ... 24 

» spurio . . .. — 

Non verificati . . 52 



Rivaccinati N.° 518 

Esito genuino . . . 367 

» nullo .... 56 

» spurio ... — 

Non verificati . . 95 



974 . 518 

Gli stabilimenti, a cui in questo periodo il Comitato 



(1) Le verifiche per le vaccinazioni comunali furono 'fatte 
d'officio dal Medico-Capo municipale sig. cav. Bono dott. Laigi, 
ed extra-ufficialmente ( per qualche seduta ) dal vico-conser- 
va tore del vaccino sig. dott. Orlandino 



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J. M 

prestò- l'opera pròpria, furono il Collegio delle Reverende 
Marcellino (160) ed il Collegio Civico CalchirTaeggi. 
Riguardo al primo offriamo il seguente specchio D (1). 

Rivaccinate N.° 160. 

Esito genuino 23 

* nullo .......... 137 

» spurio — 

160 

Per il Collegio Civico Calchi-Taeggi diamo lo spee- 
ehio E (2). 

Rivaccinati N.° 69. 

Esito genuino 26 

» nullo 43 

» spurio . — 



Da questi varii specchi parziali, riunendo i diversi dati 
esposti, veniamo ad ottenere il seguente specchio rias- 
suntivo N.° K 



(t) Le verifiche furono' fatte dal medico dello stabilimento 
sfg. dott. Caldara. 

fi) Le verifiche furono fatte dal Medico-Capo municipale 
sig. cav. Bono dote. Luigi. 



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Articolo 2.° 



Passata così in rivista la gestione del 1.° periodo, o 
di primavera, vediamo ora i risaltati delle operazioni del 
2.° periodo, o d* autunno, che, se furono considerevoli per 
il numero delle vaccinazioni praticate, non lo furono per 
ia constatazione degli esiti, in quantochò essendo, per la 
grande maggioranza, rivaccinazioni, non si aveva il biso- 
gno di attestati* e quindi l'incuria del presentarsi alle 
verifiche. 

Anche per questo secondo periodo terremo lo stesso 
ordine osservato pei primo , e per cfò incomincieremo 
dalle vaccinazioni private, per le quali porgiamo lo 
stato F(l). 



Vaccinati N.° 6 


9 


Rivaccinati N.° 625 


Esito genuino . . 
»• nullo * . . 


. 27 
. 3 


Esito genuino . , 6fr 
». nullo . •. . .44 


» spurio t ■ . . 
Ndn verificati . . 


, 39 


• » spurio . . . 15 
Non' verificati . . . 477 



69 



625 



Anche per questo secondo periodo, o di autunno, il 
Comitato fu richiesto dall' autorità militare per praticare 
le vaccinazioni su individui, che, per circostanze speciali, 
non furono per anco rivaccinati dacché furono incorpo- 
rati nei singoli reggimenti. — Per riguardo ad essi pre- 
sentiamo ri seguènte specchio G (2). 



(1) Le Verifiche furono fatte tutte da medici privati estra- 
nei al Comitato. 

(2) Le verifiche furono fatte dai medici militari dei singoli 
corpi. 



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54 



Vaccinati N.° 8 



Genuino 
Nullo . 
Spurio . 



Rivaccinati N.° PI 

4 Genuino . . . . . 59 

3 Nullo . . . . . .102 

1 Spurio ..... I) 



8 



171 



In questo secondo periodo le vaccinazioni comunali 
furono pochissime (593) in qoàfronto alle rivaccinazioni 
(2028). — L' aver avuto a rivaccinare molti adulti fu 
causa unica per cui non si ebbe un numero corrispon- 
dente di verifiche, e ciò per V ovvia ragione che gli 
adulti» non avendo bisogno di presentare ' la bolletta di 
subita rivaccinazione, non si curarono nella gran mag- 
gioranza (1414) di presentarsi alle verifiche. — I risul- 
tati ottenuti nelle vaccinazioni comunali per il pubblico 
sono presentati dal seguente specchio H (1). 
• 

Vaccinati N.° 29^ Rivaccinati N.° 202 i 

Genuino ..... 245 Genuino .... 402 

Nullo 5 Nullo 212 

Spurio ..... Spurio ..... 

Non verificati ... 43 Non verificati . . . 1414 



293 



2028 



Le sedute di vaccinazione pubblica si tennero nei 
giorni 16, 17, 18, 30, 31 ottobre — 6, 13, 20 novembre 
— 7, 8, 12, 18 dicembre nelle seguenti località. — Scuola 



(i) Le verifiche furono fatte per la gran maggioranza dal 
Medico-Capo municipale sig. cav. Bono dott. Luigi ,. per una 
minima parte dal Medico Aggiunto municipale sig. dott. Cattò. 



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55 
a S. Spirito (16, 30 ottobre e & dicembre). — Palestra 
ginnastica (17 e 31 ottobre). — Scuola a Santa Orsola 
(18, 30 ottobre — 6 e 13 novembre — 18 dicembre). 
— Comitato di vaccinazione ( 20 novembre ). — - Scuola 
a S. Simpliciano ( 7 dicembre ). — Scuola in via Ruga- 
bella ( 12 dicembre ). 

La Direzione del' Collegio delle Reverende Marcellino 
dispose che le allieve e le maestre dei due stabilimenti 
in via Quadronno ed in via Amedei , che non erano 
state rivaccinate in primavera, fossero sottoposte alla 
rivaccinazione, e per ciò fece capo al Comitato, il quale 
vaccinò quelle di via Quadronno direttamente coli* ani- 
male ; quelle di via Amedei all' incontro vennero vac- 
cinate, con materiali raccolti in penna, dal «ig. dott. 
Panceri. E per l'uno stabilimento e per l'altro ci ven- 
nero gentilmente forniti gli stati che noi raggruppiamo 
nello specchio L (1). 

Rivaccinate N.° 66. 

Genuino : >& 

Nullo 24 

Spurio 7 

66 

La lodevole Direzione dei Manicomj Provinciali di- 
spose che fosse istituita una nuova rivaccinazione par- 
ziale su alcurii ricoverati del Manicomio della Senayra , 
le cui cifre sono consegnate al seguente specchio M (2). 



(1) Verifiche fatte dal medie* dallo stabilimento sig. dottor 
Caldai* Camillo. - 

(2) Verifiche fatte dai medici addetii a quello stabilimento 
in concorso ad una rappresentanza del Comitato. 



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66 

Rivaccinati N.° 111, 

Genuino , .... 46 

Nullo 65 

Spurio 

111 

L'onorevole Consiglio degli Orfanotrofi dispose che 
fossero sottoposti alla rivaccinazione alfcuni degli orfani 
tanto del ricovero dei maschi, come di quello delle fem- 
mine. Per TOrfanatrofio maschile presentiamo lo spec- 
chio N/l)." 

Rivaccinati N> 160. 

Genuino. . . . . . '. 31 

Nullo 11« 

Spurio ,13 

160 

Per T Orfanotrofio femminile presentiamo lo spec- 
chio 0. 

Rivaccinati N.° 105. 

Genuino 14 

.. Nullo 81 

Spurio 10 

105 , 

Per il Collegio preparatorio agli istituti militari of- 
friamo lo specchio P (2). 



(1) Le verifiche in entrambi gK Orfanotrofi furono fatte dal 
dott. Brocca, membro di quel Consiglio direttivo, in concorso col 

' dott. Grancini, rappresentante il Gomitato; 

(2) L* esitd venne constatato dal medico dello stabilimento, 



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57 
Rivaccinati N.° 24. 

Genuino .......:.,. 7 

Nullo 17 

Spurio 

24 

Il Comitato prestò pure V opera propria al Pio Isti- 
tuto dei ciechi, come risulta dallo specchio Q (I). 

Rivaccinati N.° 73. 

Esito genuino . 54 

» nullo 9 

» spurio .10 

73 

Lo Stabilimento Sanitario Colombo ( alienati ) ricorse 
al Comitato per avere matariali d' innesto ( pustole ) onde 
praticare la rivaccinazione sui pensionarii e sul personale 
addetto allo stabilimento. — Le operazioni vacciniche ven- 
nero fatte dal sig. dott. Colombo e dal sig. doti. Re- 
stellini. — Specchio R {2). 

Vaccinati N.° 3 Rivaccinati N.° 38 

Esito genuino , . . 3 Esito genuino ... 20 

» nullo .... » nullo .... 6 

spurio .... » spurio .... 12 

"3 38 



» 



sig. dott. Rotondi Giorgio, medico primario presso 1* Ospedale 
Maggiore di Milano. 

(1) L' esito venue constatato dal medico dello stabilimento 
sig. 4ott Bertarelli col concorso dei membri del Gomitato sigg. 
dott Dell' Acqua e Rezzonioo. 

00 Le verifiche furono fatte dal sig. dott. Colombo, pro- 
prietario dello stabilimento. 



Digitized by CjÒOQ IC 



5* 

LT onorevole Giunta Municipale di Milano , oltre alle 
pubbliche rivaccinazioni aperte e prolungate a comodo 
del pubblico, raccomandò al proprio personale di impie- 
gati le rivaccinazioni, e di più dispose che si praticassero 
le rivaccinazioni su quei corpi disciplinati da lui dipen- 
denti,, lasciando liberi gli individui a sottomettervisi. 

•Una tale disposizione fu pure comunicata alla Dire- 
zione del Collegio Municipale delle allieve maestre, per- 
chè fossero invitate a sottomettervisi tanto le allieve 
interne che le esterne. — Per tale Collegio porgiamo lo 
specchio S (I). 

Rivaccinate N.° 82 

Esito genuino ....... « è 58 

» nullo 24 

» spurio ........... 

82 

Affidiamo allo specchio T gli esiti ottenuti dalle ri- 
vaccinazioni dei Sorveglianti Municipali. 

Rivaccinati N.° 54 

Esito genuino 9 

» nullo ..,,...... 45 

» spurio .......... 

54 

La specchio U è destinato ad addimostrare gli esiti 
verificatisi nelle Guardie Daziarie. 



(1) Gli esiti di tutti gli stabilimenti o corporazioni dipen- 
denti dal Municipio furono constatati dal Medico-Capo munici- 
pale sig. cav. Bono dott. Luigi. 



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59 
Rivaccinati N.° 214 
, Esito genuino ......... 17 

» nullo 191 

* spurio 6 

214 

Lo specchip V addimostra gli esiti ottenuti dalle ri- 
vaccinazioni dei civici pompieri. 

Rivaccinati N.° 42. 

Esito genuino , .21 

» nullo 18 

» spurio, * 3 

42 

1/ esito delle vaccinazioni praticate sui Necroferi ò 
consegnato allo specchio Z. 

Rivaccinati N.° 23. 

Esito genuino 6 

» nullo \ . 17 

» spurio " • 

23 

Ora volendo raggupppare tutte le varie eifre esposte 
nei singoli specchi parziali , risguardanti le operazioni 
vacciniche del Gomitato e i loro esiti, riferibilmente al se- 
condo periodo o d'autunno, otteniamo il seguente specchio 
cumulativo N.° IL 



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6Q 
























Specchio cumulativo N.° II. 








Vaccinati 


Èsito nei 
vaccinati 


Rivaccinati 


EsitO B: 

rivaccini 


Distinta 
delle vaccinazioni 


03 
O 


*•*■ 

08 

o 

«a 

> 

e 
o 


** • 
o 
H 


o 
e 

'3 

8 

O 


o 

"a 


"u 

9 

a. 
co 


1 

«a 
"E 


08 

55 

'u 

<v 

?- 

e' 
o 
25 


O 


o 
e 

"5 
e 

o 


j3 

"a 


Vaccinazioni dei privati 


30 


39 


69 


27 


3 




148 


477 


625 


89 


44 


* dei militari 


8 




8 


4 


3 


4 


• 171 




471 


59 


102 


» del pubblico 


250 


43 


293 


245 


5 




614 


1414 


2028 


402 


215 


Orfanotrofio maschile . 














160 




160 


31 


116 


» femminile . 














105 




105 


14 


81 


Collegio militare privato 














24 




24 


7 


Im 


» Reverende Marcel- 
























line . . . 














66 




66 


35 


24 


Manicomio della Senavra 














Ili 




111 


46 


65 


Pio Istituto dei Ciechi . 














73 




73 


54 


9, 


Stabilimento Sanitario Co- 














_ 










lorato 


3 




3 


3 






38 




•38 


20 


6 


Collegio Municipale Allieve 
Maestre . . . . . 














82 


* 


82 


58 


24 


Sorveglianti Municipali . 














M 




54 


9 


4a 


Guardie Daziarie . . . 














214 




214 


17 


191 


Pompieri ... . . 














42 




42 


21 


1S 


Necroferi . . . . . 




' 










23 




23 


6 


'i: 




291 


82 


203 


279 


11 


1 


1925 


1891 


3816 


868 


971 




~~ ■ '*» 




— — ^^- — 


■ n ■ ^ 




■ m^ •-» 




37: 


l 




_ 291 ^ 


3816 


I. . 
6 


1925 






i 


1189' -" "T" 
221 



Fondendo poi le varie cifre riflettenti l'operato del- 
'anno 1870 avremmo lo Specchio complessivo N.° III. 

' ' Digitizedby VjOOQIC 



6l 
. ». Specchio HI. 

Vaccinazioni e rivaccinazioni praticate dal Comitato Milanese 
di Vaccinazione animale nel 1870. 





Vaccinati 


Esito jtìei 


• 
Rivaccinati 




Esito 








vaccinati 






nei rivaccinati 


Distinta 


















ilio vaccinazioni 


»*4 

*» 

SS 

o 

> 


"■5 

S § 

> 


o 
H 


o 
e 

'5 

e 

O 


"5 


.2 

a 

CU 


'-♦3 

cs 
o 

5 


Non 
verificati 

Totale 


§ 

*S 
e 


o 

55 


o 

U 

cu 


i.° Periodo. - 


























rati ..... 


97 


19 


é !16 


97 






33 


189 


222 


28 


5 




tari .... 


106 




108 


76 


12 


20 


1254 




1-254 


536 


655 


63 


cina*. Municipali 


922 


52 


974 


898 


24 




423 


95 


518 


367 


56 




legio Rever. Mar- 


























celi ine . 














160 




160 


23 


137 




» Calchi-Taeggi 














69 




69 


26 


.43 


. 


2.° Periodo. 






* 




















vati ..... 


30 


39 


69 


27 


3 




148 


477 


625 


89 


44 


15 


itari . . . N . 


/ 8 




8 


4 


3 


1 


171 




171 


59 


102 


10 


sciciaz. Municipali 


250 


43 


293 


245 


5 




614 


1414 


2028 


402 


212 




àaotrofio maschile 














160 




1C0 


31 


116 


13 


» femminile 














105 




105 


14 


81 


10 


legio Militare pri- 


























vato . • 














24 




24 


t 


17 




» Rever. Mar- 


























catine 














66 




66 


35 


24 


7 


licomio della Se- 


























avrà .... 














111 




111 


46 


65 




Istituto dei Ciechi 














73 




73 


54 


9 


10 


bilimento Sanitario 


























lolombo . . . 


3 




3 


3 






39 




3» 


20 


6 


12 


legio Municipale Al< 


























ève Maestre . . 














82 




82 


58 


24 




veglianti Mimici - 


























ali . . . ^ 














54 




54 


9 


45 


















214 




214 


17 


191 


6 


Dpieri .... 














45 




42 


21 


18 


3 


troferi .... 














23 




23 


6 


17 






1418 


153 


1571 


1350 


47 


21 


3864 


2175 


6039 


1848 


1867 


149 



Digitized by CjOOQ IC 



62 

Vuoi per i\ diffondersi dell'epidemia vajuolosa, vuoi 
per la fiducia acquistata dalle popolazioni e dai medici 
nella vaccinazione animai^ o per entrambi le dette ra- 
gioni, il Comitato venne onorato in quest'anno da nu- 
merose commissioni dalla provincia. 

Come il Gomitato ebbe già molte occasioni di ripetere 
e a voce ed in iscritto, egli non raccomanda punto i tu- 
betti, e ciò per le ragioni già da noi esposte altrove (1). ' 
Ad onta per altro delle precise dichiarazioni che il Co- 
mitato ha fatto in proposito, pur tuttavia alcuni comit- 
tenti dichiararono di volere tal genere di materiale, per- 
chè in altra occasione aveva fatto buona prova. 

In quanto ai materiali vaccinici che il Comitato ha 
spedito in Provincia nel p. p. 1870, si hanno le seguenti 
cifre : Pustole 540. — Penne 149 — Tubetti 409. 

Da tali cifre chiaro risulta la prova che sta a con- 
fermare T opinione del Comitato, che, cioè, una volta ben 
impratichiti del modo migliore di utilizzare la pustola 
staccata, questo riesce il più proficuo materiale <T in- 
nesto ( qualora non si possa usare della vaccinazione 
diretta ), come infatti ne fanno fede le moltissime notizie 
pervenute in iscritto al Comitato ed il continuo molti- 
plicarsi delle ricerche di pustole. 

Tali elementi d' innesto furono spediti nelle seguenti 
località : 

Aicurzio — Agugliano — Arsiero — Adria — Al- 
tavilla Vicentina — Arzignano — Ancona — Abbiate- 
guazzone — Albizzate — Angera — Asiago — Albettone 
— Arezzo — Aròna 

Brignano — Bareggio — Boara Polesine — Bren- 

(1) Vedi dott. Grancini. t La Vaccinazione Animale a Mi- 
lano nel 1867 ». Rendiconto del Comitato Milanese di vacci- 
nazione animale ■— pag. 35. — Estratto dagli « Ann. Univ. 
di Medicina. ». 



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I 






63 

dola — Bovegno — Brèsàanvido — Brogliano — « Biella 

— Bellaggio — Binasco — Broni .— Belgiojoso ?— Busto* 
Arsizio r— Bagnolo-Mella — Barberano Vicentino — Be- 
donia — Bettolle — Bellinzona — Brissago — Borgo- 
Sesia — Brescia — Bergamo — Bassano-Bardi. 

Càstelgoffreddo — Comedo — - Corpi Santi (di Milano) 

— Crema — Ualdagno — Camisano Vicentino — Costa- 
bissara — Castiglione-Olona — Codogno — Campiglia di 
Berici — Castagnero — Casorate Primo — Cremona — : 
Calcinato — Chiusi — Cosenza — Cartonerà de* Frati 

— Colognò Monzese — Cantù — Cassano Magnago — Ca- 
luso — Cabello — Castiglione delle Stiviere — Corno- 
Giovine — Costantinopoli. 

Due- Ville — Dalmine. 

Este. 

Fontanella — Fino — Foligno — Ferrara — Fi- 
renze — Fasano-Polesine — Farra Vicentina — Firen- 
zuola d'Adda. 

Grosseto — Giussaijo — Grumolo delle Badesse — 
Genova — Gozzano — Garabarano — Grumello — Gus- 
sago — Gotto — Gavi — Guardamiglio. 

Isola di Malo — Introbbio — Intra — Indurrò Olona. 

Longare — Lonigo — Lugano — Lomello — Lan- 
ghirano — Lucca — Loano — Locamo — Lubiana — - 
Ligornetto — Lodi — Lonate-Ceppino — Locate-Tri- 
vulzio. 

Mantova — Malo — Montecchio — Makarska (Dal- 
mazia) — Martinengo — Monte di Malo — Marcaria — 
Montebello Vicentino — Marostica — Montegaldella — 
Montereggioni — Mezzana-Biglj — Mogliano- Veneto — 
Morgano — Maserada — Maccherio — Monselice — Mà- 
nerbio — Montegalda — Maleo -7 Montavecchia — ae- 
rate — Massalengo. 

Noventa Vicentina — Narcao — Nibbiano — Narni 
— Novale Vicentina — Nerviano — Novara —r Novi-Li- 
gure. 



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64 

Ottobiano — Orgiano — Offianengo — Ostiano — 
Orbetello — Oderzo — Olmanetta — Ovada. 

Puegnago — Pavia — Pizzighettone — Posina — 
Piacènza — Parabiago — Pieve del Cairo — Padova — 
Pioltello — Pontevieo — Peschiera Borromeo — Prato 

— Paderno Milanese — Polesella — Padenghe — Pon- 
tenure — Perugia — Piadena — Pedriano — Pallanza 

— Porto S. Giorgio. 
Quinto Vicentino. 

. Romano di Lombardia — Rosasco — Roma — Ra- 
venna — Robecco d'Oglio — Reggio, d'Emilia — Ri- 
vanazzano — Recanati — Rimini ; — Ro vigno ( Istria) — 
Roncade. 

Siena — Soresina — S. Vittore Olona — San Dona 
di Piave — — Sesto San Giovanni — Schio — Stra- 
della — Savezzo — Sondrio — Sossano — Spoleto — 
S. Angelo Lodigiano — Sezzò — Sulzano — Spre- 
siano — Soriasco — Salò — Sovero — Samarate — 
Silvano Pietra — Seregno — Serravalle — San Colom- 
bano — Scovolo Sale — Suna — Somaglia — Soncino — 
San Giacomo. 

Turate — Tunisi — Trezzo — Terni — Torrebelvi- 
cino — Travagliato — Thiene — Torri di Quartesolo — 
Turrita — Treviso — Teolo — Trieste — Torino — 
Tolentino — Treviglio — Tronzano — Trezzano — 
Trissino. 

Udine — Urbino — Uboldo. 

Verona — Vimercate — Varese — Velo d' Astico — 
Vedano — Valdagno — # VilIanterio — Venezia — Vii* 
laga — Vicenza — Villorba — Valgana — Veccaua — 
Velletri — Vigevano — Voghera. 

Zavatarello — Zelobuonpersico. 

Ad esaurire tutte le commissioni pervenute al Co- 



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65 

mitató, si inocularono nel decorso dell' anno 1870 N.° 65 
▼acche, di cui attecchirono N,° 57, non attecchirono 8. 
Per le vaccinazioni Municipali (l.°e2.° periodo), se 
ne impiegarono N.° 20; pei militari 4; per le vaccina- 
zioni dei privati e per le commissioni in .provincia 33. 

Dn veniamo a dire qualche cosa degli esiti ottenuti. 
— abbiamo già visto a suo luogo come nelle vaccina-? 
zioni del 1.° periodo (vedi primavera) pochi sieno stati 
gli individui che non siensi presentati alla verifica (52 
su 974 vaccinati e 95 su 518 rivaccinati). — L'aver 
potuto ottenere una «verifica quasi completa, devesi alla 
gentilezza dell' Assessore, sig. conte Sebregondi, il quale 
(persuaso come solo da verifiche estese e complete si 
possa avere l'esatto criterio di confronto fra gli ef- 
fetti della vaccinazione animale e V umanizzata ) accet- 
tava la preghiera a lui diretta dal Gomitato, mandando 
a domicilio di coloro che ritardavano a presentarsi per- 
sone da lui incaricate di invitarli a non ommettere anche 
una tal pratica. 

Nel secondo periodo ( o d' autunno ) si fecero, come 
di solito, ben poche vaccinazioni (293) in confronto delle 
rivaccinazioni ( 2028 ). — Il numero forte di individui 
non presentatisi alle verifiche ( 43 di prima vaccinazione 
e 1414 di rivaccinazione); — le occupazioni della maggior 
parte dei rivaccinati , non feccero trovare attuabile la 
misura adottata nel primo periodo ; inquantpchè invitan- 
doli a presentarsi alle verifiche, si veniva. ad obbligarli 
ad una certa perdita di tempo , la quale sarebbe stata 
ritenuta fors' anche una molestia, che avrebbe allontanato, 
anziché facilitato, il presentarsi alla rivaccinazione su 
•* vasta scala, come era scopo dell' Onorevole Municipio. 
Venendo ora a parlare paratamente degli esiti, noi 
raggrupperemo quelli del primo e quelli del secondo pe- 
riodo. 

Annali. Voi CCXVI. 5 



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66 

Dallo Specchio N.° III, che abbiamo dissopra esposto» 
risulta che nell'anno 1870 furono 1571 le vaccinazioni» 
o meglio prime vaccinazioni, di cui però sole 1418 po- 
terono essere verificate. — Su 1418 si ebbero 1350 esiti 
genuini, cioè il 95 e frazioni p. o/ ; cifra che sembra dire 
abbastanza da so come la vaccinazione animale raggiunga 
gli stessi risultati della vaccinazione umanizzata. f| 

I 47 esiti nulli notatisi su 1418 verificati, rappresen- 
tano una cifra cosi esigua, che fornisce altra prova in 
favore della buona riuscita della vaccinazione animale. 

I 21 esiti ppurj notati nei vaccinati o sottoposti 
per la prima volta all' influenza deh vaccino, furono tutti 
riscontrati nei militari, — Questi esiti spurj avrebbero 
in gran parte dovuto figurare fra i genuini, in quantochè 
-molti presentavano la pustola; ma essendo stata graffiata, 
o accidentalmente , o a bello studio , onde sottrarsi alle 
molestie del prurito che Y accompagnavano , questa non 
offriva più Pombellico ben spiccato , che ritiensi essere 
il segno più sicuro per giudicare. 

I non verificati di prima vaccinazione furono 153 su 
1571 inoculati, di cui 95 fra i vaccinati per conto del- 
l' Onorevole Municipio locale e 58 fra i privati. 

L'esperienza e le notizie avute extra-ufficialmente con- 
vincono una volta di più il Comitato che gli individui di 
prima vaccinazione che non furono presentati alla verifica, 
debbonsi ritenere come altrettanti esiti genuini; giacché 
si è visto ripetutamente. che gli individui che non attec- 
chirono furono nelle sedute successive ripresentati ad una 
nuova inoculazione , ed alcuni anche ad una terza. la 
quanto ai privati poi vi è un altro valido argomento in 
appoggio alla nostra opinione , ed è che chi paga del 
proprio per fare inoculare i proprii bambini , ha tutto 
T interesse a valersi , come infatti si vale , della condi- 
zione stabilita dal Gomitato nella sua tariffa (che cioè 
si obbliga a rivaccinare, senza spesa alcuna , quei bara- 



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67 
bini di prima vaccinazione che non ottennero esito felice), 
e quindi di far sottoporre a nuova inoculazione qtietli 
cbe non attecchirono in una prima. 

Che gli individui di prima vaccinazione che non si pre- 
sentarono alla verifica debbansi, in generale, considerare 
come felicemente attecchiti, il Comitato lo desume anche 
dal fatto frequentissimo di avere in seguito , cioè dopo 
alcuni mesi, avuto notizie attendibili, per testimonianze 
di medici, del buon esito ottenuto nella vaccinazione. — * 
Dì tali notizie il Gomitato tiene nota, quantunque non 
più in tempo a farli comparire negli Specchi statistici, 
perchè già compilati, quando tali notizie erano giunte. 

Se però la somma generale degli esiti felici ottenuti 
è tale da confermare pienamente l'opinione che la vac- 
cinazione animale riesce a paro, ed anche, in qualche 
caso, di poco superiore alla umanizzata, la somma tas- 
sativa degli esiti parziali avuta nei varj stabilimenti o 
corporazioni, varia siffattamente, che nel mentre in qualche 
stabilimento o corporazione si è ottenuto il 35-40-45- 
50-60 e fino 70 p. 100, in altri si ebbe appena il 12, il 
20 per 100. 

Infatti se noi ispezioniamo gli esiti avuti nelle ri- 
vaccinazioni dei ricoverati nell' Orfanatrofio maschile , e 
tanto più nel femminile (Specchi N ed 0), troviamo nel 
primo 31 esiti genuini su 160 rivaccinati; e nel secondo 
14 esiti genuini su 105 rivaccinate. — Tale risultato 
poi riesce tanto più sconfortante, in quantocbè alla vac- 
cinazione animale in quei due stabilimenti fu assogget- 
tata la metà del personale , mentre 1' altra metà fu ri- 
vaccinata col sistema umanizzato, che nell' Orfanotrofio 
maschile avrebbe* corrisposto nella proporzione del 60 
per 100. 

A tali risultati, ripetiamo, sconfortanti, possiamo però 
contrapporne altri favorevoli , i quali , e pel numero , e 
per frequenza, fanno esuberante contrappeso sulla bilancia 



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as 

del giudizio di confronto fra i due sistemi. — Infatti nel 
Collegio delle Reverende Marcellino , nel secondo pe- 
riodo (Specchio L) su 66 rivaccinate si ebbere 35 esiti 
^genuini, quindi più del 50 per 100. — Nel Pio Istituto 
*<tei Cfecbi (Specchio Q) su 73 rivaccinati si ebbero 54 
esiti genuini e quindi il 75 per 100. — Nello Stabi li- 
. mento sanitario Colombo (Specchio R) su 38 rivaccinati 
ni ebbero 20 esiti genuini ed anche qui il 53 per 100. — 
il Collegio Municipale delle allieve maestre diede 58 
esiti genuini su 82 rivaccinati (Specchio S) quindi il 
71 per 100. — Il Corpo dei civici pompieri (Specchio V) 
diede il 50 per 100 di esiti genuini, perchè si ottennero 
11 èsiti genuini su 42 rivaccinati. 

Ognuno quindi vede come, raffrontando le varie cifre, 
si venga ad ottenere un certo sistema generale di com- 
pensazione, che vale a persuadere dell' efficaci^ , se non 
superiore, almeno pari della vaccinazione animale in con- 
fronto deli* umanizzata. — Che se nei due Orfanotrofi 
si ebbero risaltati poco felici in confronto della vaccina- 
zione umanizzata, non devesi tosto inferire che questa 
è superiore all'animale, in quantochè ivi ha dato risultati 
meno favorevoli di quella ; ma devesi rintracciarne la 
causa in tu tt' altro ordine di fatti che non sia la qualità 
del vaccino. 

Il Comitato per conto suo è spiacente di tale emer- 
genza, ed è persuaso che la causa di essa è tutta sua, 
essendo passato alla vaccinazione forse con troppa fretta, 
e molto più per non aver tenuto il debito calcolo che 
f ambiente riscaldato doveva di necessità agire sulla pu- 
stola vaccinica aperta all'animale in modo che questa, 
esaurita la linfa vaccinica, poteva e doveva dar luogo 
ad un gemizio di sierosità cutanea più abbondante del 
solito, che fino ad un Certo punto conservava il colorito 
proprio della linfa — e che non essendosi accorto che il 
liquido che sgorgava da quelle pustole non era più linfa 



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89 
vaccinica, ma sierosità cutanea, ne avvenne, còme era ben 
naturale, che si fecero su quegli orfani delle incisioni 
in cui si immerse un liquido che non era il vero vacci- 
nico. 

Contro tale accidente però il Comitato ha già prese 
le sue misure; ed infatti le vaccinazioni eseguite in altri 
Stabilimenti dopo queir epoca (2 dicembre 1870) riusci- 
rono fortunatissime. 

Non ò stupire quindi se una buona parte di vacci* 
nati con linfa animale nei due Orfanotrofi nel p. p. di- 
cembre che non ebbero risultato, sottoposti alla vacci- 
nazione col sistema umanizzato, diedero 64 esiti genuini 
su 192 rivaccinati (1). Effettivamente quei 192 individui 
non ebbero, nella seduta di vaccinazione animale, inocu- 
lazione vaccinica propriamente detta. 

Il Comitato però anche da questo lato è ben lieto di 
aver constatato che il Vaccino animale maneggiato a 
dovere riesce come il vaccino umanizzato , in quantochò 
possiede già altri fatti di individui sottoposti alla rivac- 
cinazione animale (e fra i molti altri la famiglia di un 
distinto impiegato municipale) i quali, non avendo ottenuto 
effetto, nel dubbio che questo dipendesse dell'inefficacia 
della linfa usata, anziché da insussistente ricettività in- 
dividuale, vollero di nuovo sottostare alla rivaccinazione, 
ma col sistema umanizzato, il quale pure non produsse 
alcun effetto. 

Il Comitato va ben lieto di poter constatare, dalle 
cifre che ornai possiede, che la vaccinazione animale va 
di giorno in giorno cpnsolidando il diritto di assoluta 
cittadinanza fra i mezzi preservativi contro il vajuolo, e 
quindi che il principio da esso propugnato si solidifica 



(1) Vedi e Ann. Univ. di Medie. », fascicolo di ftìbbraj o 1871. 
Relazione dell' egregio dptt. Brocca Giovanni. 



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70 

ognora di più sulla sua base. — Le cifre esposte stanno 

a provare la ragionevolezza della sua opinione. 

Degli esiti parziali felici od infelici il Comitato può 
dare anche qualche ragione, che non sarà forse frustraneo 
di qui ripetere ; tanto più che fra le vaccinazioni fatte 
per conto del Municipio, figurano : i Sorveglianti Muni- 
cipali, le Guardie Daziare ed i Necroferi, i quali diedero 
un esito che sta fra l'8 ed il 20 per 100. 

La maggior parte degli individui appartenenti a questi 
Corpi militarono nel nostro esercito o nell' esercito au- 
striaco, gente quindi che subì fino a due, tre ed anche 
quattro volte l' innesto vaccinico, e quindi . che furono 
già precedentemente premuniti. — È noto che dal 1859 
al 1866, le rivaccinazioni nell'esercito furono un volta 
almeno praticate non solo su tutti i giunti di nuovo al 
Corpo, ma ben anco su quelli che vi stanno già da 
qualche anno. — È provato d'altronde che dopo il 30.° 
anno l' individuo fr meno disposto a sentire, in propor- 
zione, V effetto del vaccino, di quello che lo senta quello 
che sta fra i 7*22 anni; non è quindi a stupire se in 
essi r esito avuto fu molto minore di quello riscontrato 
sugli altri rivaccinati che, dopo la prima vaccinazione, 
non subirono più Y influenza vaccinica. 

È da notarsi d'altronde che, di questi individui, la 
maggior parte subì la rivaccinazione, non per una pura 
convinzione , ma solo per non venir meno ad? un invito 
ufficioso dei pfroprii superiori, e quindi non fa meraviglia 
se, nell' intento di sottrarsi alle molestie che poteva ar- 
recare la vaccinazione, abbia soffregato i punti inoculati 
nello scopo di far abortire il lavorio vaccinico, e rispar- 
miare cosi gli incomodi del ^prurito locale e di quella 
leggier febbriciattola, conseguenza dell' inoculazione vac- 
cinica animale come della umanizzata. 

Tale idea non è già una insinuazione gratuita, ma il 
portato dell'esperienza. — Solo chi fu militare può ca- 



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Ti 
pacitarsi del fin dove arriva la malizia dell' individuo 
soggetto ad una disciplina. — Come si sa simulare una 
malattia, procurandosene le parvenze più salienti, cosi si 
sa sventare, anche per mezzo del succhiamento colla 
bocca, gli effetti del vaccino, che, decorrendo regolar* 
mente, potrebbe obbligare al rimanere a casa od in quar- 
tiere ( contro propria voglia ) per qualche giorno. — Un 
individuo ex-militare, che fu già, al servizio del Comitato, 
ci assicurava che, sottoposto durante il servizio militare 
alla rivaccinazione per tre volte , ne sventò sempre gli 
effetti succhiando colla bocca i punti inoculati, confer- 
mando cosi quanto il relatore della presente, per propria 
esperienza, aveva avuto campo di osservare qualche volta, 
di sospettare di frequente. 

Allo scarso esito felice avuto in questi Corpi debbesi 
contrapporre l'effetto molto più fortunato ottenutosi nei 
civici pompieri, per la massima parte individui che sono 
al dissotto del 21.° anno, che per ciò non furono militari, 
e quindi subirono solo la prima vaccinazione da bam- 
bini. — li fatto dei pompieri (pur sempre ritenendo che 
essi pure possano aver usato della malizia di «opra accen- 
nata onde sottrarsi al pericolo d' essere condannati a 
qualche giorno di ritiro in quartiere ) addimostra due 
cose: 1.° che chi sentì solo una volta e nell'infanzia 
r influenza del vaccino, è più disposto a provare i buoni 
effetti di una rivaccinazione; 2.° che l'epoca in cui la 
rivaccinazione produce i migliori effetti si è appunto dal 
7.° al 22.° anno. 

Ci si potrebbe obbiettare che, ammessa una tale teo- 
ria, noi avressimo dovuto ottenere nel Collegio militare 
privato un esito più brillante di quello sia la cifra di 7 
su 24 (specchio P). — Facciamo osservare che la mag- 
gior parte di quei giovani allievi proviene dal cessato Col- 
legio militare che esisteva in Milano & tutto settem- 
bre 1869. — Che gli allievi di quel Collegio furono soU 



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72 

toposti alla vaccinazione animale nell'aprile 1869, la quale 
diede 29 esiti genuini sa 39 inoculati; che quindi in un 
anno quelli di loro che avevano ottenuto un esitò felice, 
non'pptevano aver estinta la efficacia preservativa; ad 
ogni modo la proporzione di 7 su 24 vuol dire più del Va 
di felice successo e questa, trattandosi di rivaccinazione, 
non è proporzione sprezzabile. 

Compulsando or quanto siamo venuti esponendo fin 
qui, ci sembra d'essere autorizzati alle seguenti con- 
clusioni : 

1.° La vaccinazione animale in Milano seguita a dare, 
in tesi generale , buoni risultati ; — . risultati per nulla 
inferiori , anche sotto il rispetto dell' attecchimento , a 
quelli che si ottengono dalla vaccinazione umanizzata. 

2.° I casi parziali di esiti meno felici (rispetto al- 
l'attecchimento) ottenutisi in Milano, debbono spiegarsi per 
T occorrere di eventuali transitorie e sfavorevoli circo- 
stanze, possibili e facili di evitare in seguito. 

3.° • Le note statistiche generali e parziali raccolte nel 
1870 confermano che il vaccino animale (cow-pox ri- 
prodotto) non è inferiore al vaccino umanizzato, né per 
riguardo agli effetti locali, né ai generali (preservativi). 

4.° L'esperienza ha nuovamente confermato che la 
pratica della vaccinazione animale differisce alquanto da 
quella informata all'altro metodo e che in ogni modo, le 
precauzioni occorrenti per far bene, presto si apprendono. 

5.° Resta sempre , a vantaggio del vaccino animale , 
che quésto ha il vantaggio sul metodo umanizzato di 
non dar luogo ad insizioni di germi morbosi umani. 



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73 

RieereUe sperimentali »till' origine della fibrina 
e salta eatisa della coagulazione ,del sangue* 

del prof. PAOLO MANTEOAZZA, ( Dal Labore^ 
torio di patologia sperimentale dell' Università di 
Pavia ). 

Capitolo Primo. 

Oscurità òhe ravvolge tutti i problemi che si riferiscono alla 
storia ifisiologica e patologica della fibrina. — Analisi com- 
parativa del sangue della vena splenica e della vena giu- 
gulare* in uno stesso animale* — In j exioni d* urea e d'acido 
lattico, nel sangue. — Analisi del sangue in animali privati 
della milza. — Azione dell' urea sul sangue estratto, dalle 
vene. — Infezione di urea in animali curar izza ti. — Con- 
clusioni della prima parte di queste ricerche. 

I^a fibrina è conosciuta da poco più <T un secolo, ma in 
questo breve giro di tempo essa ha subito tali e tante 
trasformazioni nelle teoriche dei chimici, dei fisiologi e 
dei medici, che il farne la monografia sarebbe lo stesso 
che dare una storia della patologia in questi ultimi cen- 
t' anni. Creduta ora il principio vitale del sangue ed ora 
un escremento dei muscoli ; ora uno stato di ossidazione 
dell' albumina ed ora un misuratore della diatesi flogi- 
stica, essa ha seguito i chimici in tutte le. loro impo- 
tenti analisi e i medici in tutte le loro teoriche impa- 
zienti, segnando i traviamenti e le glorie della scienza. 
Ma che più ? Or non è molto Béchamp ed Estor afferma- 
vano dinnanzi air Accademia delle scienze di Parigi che 
ciò che si chiama fibrina del sangue non è che una falsa 
membrana formata dai microzimi del sangue, aggregati 
da una sostanza che essi secernono per mezzo degli ele- 
menti albuminosi del sangue stesso (!) (1).- Eppure questa 

(1) « Compt Rend. de l'Acad. »; 20 sept 1869. 



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74 

fibrina, onorata da tanti studj profondi , da tante ri- 
cerche insistenti,, non si trova nel sangue che nella quan- 
tità di due a tre millesimi, e il microscopio non la sa 
vedere, se non quando è morta ; e il chimico, analizzan- 
" dola, non sa trovarvi le ragioni delle sue singolari pro- 
prietà. Essa non ha forma e sfugge all' istologo ; essa 
non ha composizione essenzialmente diversa da quella 
degli altri albuminoidi ; e i suoi mutamenti molecolari e 
il suo instabilissimo equilibrio sono di un' altra chimica 
che non è quella imperfettissima dei chimici dell'oggi. 

Perfino V identità dellajìbrina non è sempre la stessa, 
e la teorica fondata sopra 1* esame d' una sola fibrina può 
esser falsa, perchè vi sono altre fibrine molto diverse da 
quella ; e due osservatori possono avere egualmente ra- 
gione, concludendo in senso opposto , solo perchè hanno 
sotto gli occhi due sostanze diverse alle quali danno uno 
stesso nome. 

Nei miei studj sull' innesto della fibrina io stupiva 
dinnanzi al fatto di Gulliver (1), il quale, conservando la 
fibrina per 40 ore in tubi riscaldati alla temperatura 
del corpo animale , la vedeva trasformarsi in un pro- 
dotto analogo al pus e che egli voleva credere identico 
a quello che si osserva nel corpo vivo durante il ram- 
mollimento spontaneo dei coaguli fibrinosi quando la vi- 
talità del malato à debolissima e la fibrina non può né 
organizzarsi, né essere assorbita. Io una volta, riscal- 
dando la fibrina del sangue di una coniglia gravida, dopo 
averla chiusa in un tubo di vetro, non la vedeva modi- 
ficata, benché la tenessi per 30 minuti a + 100° e per 
altri 30 minuti a •+• 107° in una soluzione di carbonato 
potassico. Anzi, ben lungi dal rammollirsi questa fibrina, 



(1) Gulliver: On the softening of coagulateti fibrine. Med 
Chir. Trans., voi. 22, 1839, pag. 136. 



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conservando i suoi caratteri fisici, diventava quasi inso- 
lubile nella soluzione bollente di soda caustica. — • Da 
queste esperienze io poteva concludere che il GulUver 
aveva torto, ma nel corso dei miei studj io trovava una 
fibrina avuta dalla giugulare d' una cagna sanissima 
(Serie prima, Esperienza 3. 8 ) che poteva dar ragione a 
Gulliver. Essa era fragilissima, elastica, trasparente, leg- 
germente opalina, perfettamente amorfa al microscopio, 
di frattura concoide e riscaldata a + 100 C. si fondeva 
nella sua acqua, lasciando una sostanza gommosa per 
evaporazione. E, cosa ancor più singolare, la stessa cagna 
aveva nella vena splenica una fibrina ben diversa e che 
presentava tutti i suoi caratteri soliti e noti a tutti ; 
per cui nello stesso animale avevamo due fibrine con 
caratteri diversissimi, una delle quali dava ragione al 
Gulliver e V altra gli dava torto. 

È sommamente pericoloso il parlare di un principio 
immediato sulla cui identità personale non vanno tatti 
d* accordo, di un principio che si modifica nel corso della 
circolazione , che si trasforma fuori dei vasi o entro di 
essi in contatto coi corpi stranieri. Cosi vedete la fibrina 
che proviene dallo sdoppiamento della plasmina del sangue 
arterioso, non sciogliersi nella soluzione di cloruro sodico 
al decimo, mentre quella del sangue venoso vi si scioglie 
benissimo in 10 o 15 minuti, qualche volta però in un* 
ora. E noi, inciampando ogni giorno iu nuovi nomi e in 
nuove teorie, ci sentiamo in mezzo ad un labirinto, da 
cui non ci è lecito uscire che colla violenza fatta alla 
verità; 

' È vero che tramezzo a questi ravvolgimenti si va 
pure avanti; e la teorica del Denis dello sdoppiamento 
della plasmina in una sostanza spontaneamente coagula- 
bile o fibrina concreta e in fibrina disciolta , e V altra 
dello Schmidt, che fa della fibrina una vera combinazione 
della sostanza flbrino-plastica col fibrinogeno, hanno get- 



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76 

tato qualche lume in questo campo, f ra i più annebbiati 
della patologia. Anche, ammettendo vera V una òT altra 
di queste teoriche, rimane pur sempre oscuro il fatto 
più importante della liquidità della fibrina, nel sangue 
circolante; e finché non si sappia, perchè la plasmina non 
ai sdoppia nel sangue dei* vasi viventi o perchè il fibri- 
nogeno non si decompone sotto Fazione della sostanza 
fibrino-plastica, non si può dire di conoscere la fibrina. 
— Il Richardson col suo grosso volume Sulla coagula* 
zione del sangue, onorato di un ingiusto premio, ci ha 
abbagliato per un momento, ma la scienza ha già fatto 
pferia giustizia della sua mistificazione. Al giorno d* oggi 
nessuno sa ancora dirci , perchè il sangue liquido nel 
corpo vivo si coaguli nel corpo morto. Se dunque il 
fatto più elementare della fisiologia della fibrina ci ò 
ignoto, saranno ancora più oscuri tutti i fenomeni della 
sua patolpgia, che devono appoggiarsi, come è naturale, 
sul fondamento fisiologico. Abbiamo la compiacenza di 
avere .distrutti molti errori su questo terreno , ma non 
vi abbiamo ancora potuto sostituire altrettante verità. 

Dopo queste poche parole, voi capirete benissimo, come 
io non mi senta il coraggio di darvi una monografia 
della fihrina nell* organismo sano e nel malato, né tanto 
meno di farvi una critica dei lavori istituiti su questo 
proteo della patologia. Questo campo fu molto coltivato 
dagli italiani, che vi raccolsero glorie ed errori , e più 
che da altri fu con nobile fatica illustrato dal nostro 
Polli, il quale, forse solo fra tutti , può avere la gloria 
di aver salvato alla scienza alcuni fatti preziosi, che ri* 
marranno anche dopo tanto naufragio di osservazioni 
mal fatte e dopo tanto cataclisma di teoriche e di si- 
stemi. 

Tutto questo io scriveva tre anni or sono (1), e questo 

(1) Mantegazza. e Sulla genesi della fibrina nell' organisi!: o 



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77 

trascrivo oggi, nel riunire in un corpo solo i miei studj 
sperimentali sulle origini della fibrina e sulle cause della 
coagulazione del sangue e degli altri liquidi fibrinosi» 
Chiamato alla fine del 69 alla Cattedra di antropologia, 
ho data diverso indirizzo alle mie ricerche e in questo la- 
voro (forse T ultimo nel campo della patologia) non pre- 
tendo dare una storia completa della fibrina , ma rac- 
cogliere un materiale adunato con pazienza e con co- 
scienza e che forse schiarirà alcuno dei più oscuri fenomeni 
della fisiologia e della patologia. 

Il compito ch'io mi propongo in questo primo capi- 
tolo è assai più modesto e semplice; io voglio, cioè, rin- 
tracciare sulla via dell'esperienza alcune delle origini 
della fibrina, studiando se ad ogni volta che i globuli del 
sangue si distruggono fisiologicamente o. per l' azione di 
qualche sostanza introdotta nell' organismo, si formi una 
quantità corrispondente di fibrina; mi propongo in una 
parola di verificare nell* organismo vivente le belle scor- 
pene fatte dallo Sqjimidt nel cadavere e negli umori sot- 
tratti alla vita. 

Se ogni volta che per influenza di elementi patologici 
formati nel sangue ò dal sangue assorbiti si distruggono 
rapidamente i globetti ed io ottengo una iperinosi , po- 
trò allora dire di aver spiegato tutte le discrasie fibri- 
nose del sangue che non souo accompagnate da depositi 
locali di fibrina in organi infiammati; potrò dire di co- 
noscere la iperinosi nel reumatismo articolare acuto e di 
altre malattie analoghe, dove la straordinaria ricchezza 
fibrinosa del sangue non si poteva di certo spiegare col- 
V idea virchowiana della formazione di fibrina in seno alle 
cellule irritate e del successivo assorbimento per mezzo 
dei linfatici. 



vivente *>. Ricerche sperimentali. ( e Gazzetta Medica Ita]. ». 
Tomo 6.° ). 



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7* . 

Ho cercato di raggiungere il mio scopo per tre di- 
verse vie, cioè : 

1.° Coir analisi comparativa del sangue della vena 
splenica e della vena giugulare in uno stesso animale, e 
ripetendo le osservazioni di Béclard, di Funke e di Ray; 

2.° Coir injezione dell' urea nel sangue e colla succes- 
siva analisi di questo umore. 

3.° Colla injezione d' acido lattico nel sangue o nel pe- 
ritoneo e l'analisi relativa del sangue. 

Vediamo prima i fatti, per poi passare ai commenti ed 
alle conclusioni (1). 

Serie prima. — Analisi del sangue 
della vena splenica e della vena giugulare. 

Esperienza 1.* — Piccolo cane maschio e giovane, i di* 
giù no da due giorni. 

Il sangue della vena splenica esce a gocci e e in piccola 
quantità. — Si estrae nello stesso tempo di quello della vena 
giugulare. — Jl primo segna 7° glob., ib secondo 2° giob. — 
Non si può analissare la fibrina. 

Esp 2. a — Cagnetta giovane. Ha mangiato da 4 o 5 ore. 

Il sangue della vena splenica esce a getto, e dà un cras- 
sa mento più duro del sangue della vena giugulare. — Segna 
i° glob. e contiene 4,688 millesimi di fibrina. Il sangue della 
giugulare dà un crassamehto più molle. Segna 4° glob. e con- 
tiene 4,546 millesimi di fibrina. 



(i) Queste esperienze durarono parecchi anni e non le avrei 
potuto fare senza i'ajuto di parecchi egregi amici che mi pre- 
starono T opera efficace e il consiglio.. Li ringrazio tutti, ma 
innanzi tutti ringrazio l'egregio giovane studente di medicina 
signor Brera, che per un anno intiero sotto la direzione del 
chiarissimo mio amico prof. Bizzozero prese purte attivissima 
in queste ricerche. Ringrazio pure l'egregio prof. Lemoigne, 
il dott. Golgi, e il dott. Cavagnis. 



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79 
Esp. 3.* — Cagna robusta e molto grassa. Ha mangiato 
da quattro ore. ' 

Il sangue della vena splenica esce a getto, segna 3° glob. 
e contiene # 1 ,743 mill. di fibrina con tutti i suoi caratteri or- 
dinar j. * 

Il sangue della vena giugulare forma un crassamento volu- 
minoso, molle ed elastico La fibrina cbe se ne ottiene colla 
lavatura presenta caratteri molto singolari. Essa è fragilissima 
e nello stesso tempo elastica, è trasparente e leggiermente opa- 
lina, quasi fosse gomma ed Jba una frattura concoide. .Esami- 
nata al microscopio è perfettamente amorfa. Riscaldata alla 
temperatura di 100° C. si fonde nella sua acqua, lasciando una 
materia gommosa secca dietro una lunga evaporazione. 

Esp. 4.* — Cane adulto di statura mezzana a digiuno da 
due giorni. 

Il sangue della vena splenica segna 2° glob. e contiene 3,856 
millesimi di fibrina. 

Il sangue della giugulare segna 1° glob. e contiene 3,485 
millesimi di fibrina. 

Esp. 5. a — Cagna adulta, a digiuno da 48 ore* 
Il sangue della vena splenica segna 1° glob. 
Il sangue della vena giugulare segna 0° glob. 

Esp. 6.V — Cagna adulta, a digiuno da due giorni. 

Il sangue della vena splenica segna 4° glob. e contiene 
1,449 millesimi di fibrina. 

Il sangue della giugulare segna 1° glob. e contiene 1,457 
millesimi di fibrina. 

Esp. 7.* — Cane giovane di due mesi , a digiuno da due 
giorni. 

Il sangue della vena splenica segna 40° glob. e contiene 
5,059 millesimi di fibrina. 

Il sangue della giugulare segna 7° glob. e contiene 3,815 
millesimi di fibrina. 

Esp. 8. a — Cane giovane, a digiuno' da due giorni. 
Il sangue della vena splenica esce a getto e segna 4° glob* 
e contiene 1,438 millesimi di fibrina. 



A 



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80 : 

Il sangue della giugulare segna 3° glob. e contiene 1,401 
di fibrina. • 

Esp. 9.* — Cane adulto, a digiuno da due gierni. 

Il sangue della vena splenica esce a gocciò e segna 4° glob. 

Il sangue della vena giugulare esce a goccie e segna 2° glob; 

Esp. 10* — Cane giovane, quattro ore dopo aver man- 
giato. 

Il sangue della vena splenica esce a getto, segna 7° glob. 
e contiene 5,140 millèsimi di fibrina. 

Il sangue della giugulare esce a getto, segna 6° glob. e con- 
tiene 5,645 millesimi di fibrina, 

JSsp. 11.* -— Cagna adulta. Quattro ore dopo aver preso 
cibo. 

Il sangue della vena splenica esce a getto, segna 3° glob. 
e contiene 3,924 millesimi di fibrina. 

Il sangue della vena giugulare segna 3* glob. ;e Contiene 
4,864 millesimi di fibrina. 

Esp. 12." — Cane adulto. Quattro ore dopo aver. preso cibo. 

11 sangue della vena splenica esce a getto, segna 4° glob. 
e contiene 1,977 millesimi di fibrina. 

Il sangue della vena giugulare segna 7° glob. e contiene 
1,697 millesimi di fibrina. 

Esp. 13.* — Cagna adulta. A digiuno da due giorni. 

Il sangue della vena splenica segna 3° glob. e contiene 2,190 
millesimi di fibrina. 

Il sangue della vena giugulare "segna 4° glob. .e contiene 
2,2*24 mil tesimi di fibrina. 

Esp, 14. a — Cagna giovane, a digiuno da due giorni. 
Il sangue della vena splenica esce a goccie e segna 6. glob. 
Il sangue della vena giugulare esce a goccie e segna 3° glob. 

Esp. 15.* — Cane adulto, a digiuno da due giorni. 
Il sangue della vena splenica esce con discreta celerità, 
segna 0° glob. e contiene 1,175 millèsimi di fibrina,. 



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81 
11 sangue delia vena giugulare segna 1° glob. e eontiene 
1,586 millesimi di fibrina. 

Serie , seconda. — Injezione di urea nel Sangue. 

Esperienza 1.*- — Aprile. — Cane maschio robusto , del 
peso di chil. 11 ,25. — Un piccolissimo salasso esploratorio della 
giugulare mi dimostra che il sangue segna 0° al globulimetro. 
Injetto per la stessa vena 15 grammi di urea pura sciolta in 
25 grammi d' acqua. 

Durante 1' operazione, tremiti : subito 'dopo molta sete. — 
Nessun altro fenomeno morboso. 

Due giorni dopo l' injezione, faccio alle giugulari un salasso 
di grammi 318. L' aspetto del sangue è affatto normale. Segna 
0° al globulimetro. Contiene 2,402 millesimi di fibrina. 

Esp. 2. a — Aprile. — Coniglio adulto robustissimo. 

Injetto per la giugulare quattro grammi di urea disciolti 
in sei grammi d' acqua. Nessuna conseguenza avvertibile. 

Due giorni dopo nuova injezione di otto grammi di urea 
disciolta in dieci grammi d'acqua. Appena l'animale vien la- 
sciato in libertà, è preso da convulsioni gagliardissime e muore. 

Il sangue raccolto ancor liquido segna 13° glob. e contiene 
4,442 millesimi di fibrina. 

Sparando il cadavere di questo coniglio, osservo un fatto 
singolare ed'è la contrazione spontanea e gagliarda dei mu- 
scoli della spalla destra e del lato corrispondente del torace 
bagnati dalla soluzione di urea. Questo fenomeno durò dieci 
minuti, e per alcuni istanti le contrazioni furono così forti da 
far muovere la gamba destra con moti di estensione e di fles- 
sione. Bagnando altri muscoli colla stessa soluzione d'urea, non 

ho potuto vedere alcuna contrazione spontanea. 

é 

E*p. 3. a — Aprile. — Robusta coniglia adulta. 
Injezione nella giugulare di due grammi di urea in quattro 
grammi d' acqua. 

Due giorni dopo ripeto la stessa injezione e alla stessa dose. 
Si uccide l'animale due giorni dopo. — Il «angue segna 15° 
Annali. Voi CCXVI. 6 



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te 

glob. — Ne raccolgo grammi 46,973. Il coagulo è piccolo, rfarov 
molto resistente e nuota in una gran massa di siero verdastro. 
Contiene 9,089 mi Itesi mi di fibrina. 

Uccido tra' altra coniglia sorella, della stessa età deHa pre- 
cedente. — Il sangue segna 4* giob. e contiene 2,628 mille- 
simi di fibrina. 

Esp. 4.* -* Maggio. — Robustissimo coniglio maschio ebe 
segna 0° glob. — Incetto nel peritoneo grammi sei di urea 
disciolti in dodici grammi di acqua. Benché l'operazione riesca 
perfettamente, senza offesa d'alcun organo importante, V ani- 
male è preso da convulsioni che durano un quarto d'ora e lo 
uccidono. • 

É*p* 5." — Maggio. — Coniglia robustissima e adulta. — 
Injetto nella giugulare 6 grammi di urea disciolti in 12 d'aqra» 
distillata. 

Subito dopo T infezione V animale è impotente a reggersi e 
presenta fenomeni di vera catalessi, alternata da tremiti e da 
convulsioni 

Si mostra malaticcio e con poca farnese viene ucciso 41 ore 
dopo T iniezione. 

Il sangue segna 8* glob. Il Grassamente è durissimo e eoo 
traccio di eotenna. Contiene 5,523 millesimi di fibrina, 

E$p. 6." — Giugno. — ; Coniglio adulto robusto. — Injetto 
nella giugulare cinque grammi e mezzo di urea disciolti in IO 
grammi d' acqua in due riprese e alla distanza di tre giorni. 

Uccido il coniglio un giorno dopo 1' ultima infezione e trovo 
che il sangue segna 6° glob. 

Ucciso un coniglio suo fratello e tenuto allo stesso regime, 
ha un sangue che segna ,3° glob. 

Non faccio la ricerca della fibrina, perchè nel» coniglio ope- 
rato trovo una pneqraontte sinistra, che per la sua influenza 
potrebbe avere modificato la crasi sanguigna. * 



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Serie terza. — Infezione et acido lattico nel sangue 
e nel peritoneo. 

Esperienza 1.* — Gennajo. — - Injezione di tre grammi 
d' acido lattico puro nel cavo peritoneale di un piccolo porcel- 
lino d' India. 

L' animale muore due ore dopo. — Si trova un liquido san- 
guinolento acidissimo nel peritoneo, che presenta ai microsco- 
pio globuli sanguigni alterati , piastre d* epitelio » corpuscoli 
pioidoi Urina acida. Congestione attivissima di tutto il tubo 
intestinale. Endocardo molto arrossato. I globuli sanguigni rac- 
colti nel cuore stfno raggrinzati e si vedono gli avanzi di cor- 
puscoli distrutti. a 

Esp. 2.* -r Gennajo. — Injezione di due grammi d' acido 
lattico diluito in 10 grammi d'acqua in un coniglio giovane «r 
nel peritoneo. 

L* animala muore otto ore dopo. La pochissima sierosità 
peritoneale è neutra* e 1' urina alcalina. I corpuscoli del sangue 
non sono alterati. Nessuna alterazione nelle articolazioni e nel- 
1* endocardo. Congestione alla base dei polmoni. 

Esp. 3. a — Febbrajo. — Injezione nel peritoneo dì un co- 
niglio adulto di mezzo grammo di acido lattico diluito in 20 
gr. di acqua. 

L'animale per un pajo di giorni rimane increscioso e senza 
appetito, ma poi si ristabilisce completamente. 

Otto giorni dopo la prima injezione, se ne pratica una se- 
conda arilo stesso modo e alle stesse dosi. — Meno 1' appetito 
perduto, non si nota altro perturbamento nella saluta dell'a- 
nimale. 

Cinque giorni dopo pratico una sterza injezione e l'animale 
muore tre ore dopo. 

Autopsia. — Il peritoneo ha aderenze parietali e viscerali. 
Il liquido peritoneale è roseo ed acido, contiene piastre d' epi- 
telio, coagu letti fibrinosi , globetti rossi e corpuscoli pioidi. Il 
sangue delle vene cave e del cuore è coagulato e n erissi mo , 
contiene pochi globuli bianchi. Il cuore è così congesto da 



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84 

sembrare in jet tato artificialmente, V endocardio è evidenteraeuts 

infiammato. Nessuna alterazione nelle grandi articolazioni. 

Infiammazione viva dell' intestino tenue. 

Nel sangue degli animali sottoposti alle esperienze l.* t 2.", 
3.* cerco V acido urico col metodo di Garrod, ma non posso di- 
mostrarne la presenza. 

Bsp. 4. a — Maggio. — Injezione nel peritoneo di un piccolo 
porcellino d'India di un decigrammo d'acido lattico diluito in 
tre grammi di acqua. 

Muore sedici ore dopo. — Soliti segni di congestione inte- 
stinale. Nessuna traccia di endocardite. 

Esp. 5.* — Giugno. — Injezione nel peritoneo di no cane 
di mezzana grandezza di due grammi di acido lattico ed otto 
grammi di acqua. 

Subito dopo T injezione , l* animale è preso da convulsioni 
che durano poco. Perdita di appetito per parecchi giorni. Un 
giorno dopo 1' operazione presenta difficoltà di moviménto e 
massime negli arti posteriori, che non può piegare senza do- 
!ore ( I fenomeni artritici crescono nel secondo e nel terzo giorno 
e il cane ha vera febbre. 

Uccisa 1' animale , mentre il male sembra stazionario , non 
posso riconoscere alterazione visibile ad occhio nudo nelle ar- 
ticolazioni, ma si trovano traccie evidenti di endocardite. Le 
valvole semilunari, la mitrale e la tricuspide sono molto rosse, 
finamente injettate e rammollite. Prevale P endocardite nel cuor 
destro. 

jBsp.'6. a — Aprile. — Injezione nella giugulare di una ro- 
busta coniglia del peso di chil. 1,6 di un grammo d'acido lat- 
tico puro diluito in 19 grammi d' acqua. 

Due giorni dopo ripeto la stessa injezione nell'altra giu- 
gulare. . 

Durante l'operazione, che si fa però molto lentamente, l'a- 
nimate è preso da convulsioni. 

Tré ore dopo è preso da dispnea grave, per cui si Uccide. 
— Il sangue segna 10° elei mio globulimetro e contiene 3,129 
millesimi di fibrina. 



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85 
Uccìdo una sorella di. questa coniglia , che è perfettamente 
sana. Il suo sangue segna 4 1 gleb. e contiene 3,004 mill. di 
fibrina. • 

Esp. 7.* — Aprile. — Ripeto l' injesione d'acido làttico 
nella giugulare alla stessa dose dell' esp. 6.*, ma in un coniglie 
jgraciLei e piccino. 

L'animale muore di convulsioni dorante 1* infezione. Apro 
subito il torace è trovo il cuore dilatato e pieno di sangue. 

Esp. 8. 1 — Aprile. — In un coniglio gracile in j etto per 
la giugulare messo grammo d' acido lattico diluito in 9 gr. 
d' acqua* 

Muore dodici ore dopo. — Nessuna alterazione visibile nelle 
articola sioni. Congestione attiva del polmone. Segni chiari di 
endocardite. Rammollimento gelatinoso e arrossamento fino delle 
valvole aortiche. 

Esp. 9.* — Aprile. — Infezione di messo grammo di acido 
lattico con 10 grammi di acqua nella giugulare d' un grosso, 
coniglio. 

Tre giorni dopo si ripete 1* injexieae alla stessa dose. -*- 
Dispnea e abbattimento grande dopo l 1 operazione. 

Muore il giorno dopo. Nessuna alterazione visibile al cuore; 
meno un coagulo bianco e resistente nel cuore sinistro. Il san- 
gue, preso ancor liquido dalla cava, contiene particelle bianche 
di diversa grandezza ed anche di un millimetro di diametro % 
semi-trasparenti e che danno al sangue un aspetto singolare. 
Sono costituite da fibrina e globuli bianchi. — Congestione 
diffusa e intensa ai due polmoni. 

Esp. 10. a '— Aprile. — Infezione di un grammo d f acido 
lattico diluito con 10 d'acqua nella giugulare d'un grosso co- 
niglio. 

Muore dodici ore dòpo. Nessun segno palese d f endocardite. 
, Congestione e infiammazione del polmone 

Esp. ll. a — Aprile. — Infezione di un grammo d'addo 



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86 

lattico in 20 d' acqua nella giugulare d' un coniglio adulta — 
Di questo liquido vanno perduti étto centimetri cubici. 

Tre giorni dopo si fa una seconda infezione di mezzo gram- 
mo d' acido lattico in 9 d' acqua. 

Si uccide due giorai dopo* II «angue segna 9° glob. e con- 
tiene 7,634 millesimi di fibrina. 

Esp. 12.* — Aprile. — Infezione d' un grammo d' acido 
lattico diluito in 10 d'acqua nella giugulare d'un coniglio 
adulto. L' animale muore di convulsioni durante V esperimento. 

Esp. 13.* — Giugno. — Infezione di mezzo grammo d'a- 
cido lattico diluito con 10 d* acqua nella giugulare d' un co- 
niglio adulto. È preso da convulsioni e muore durante T espe- 
rimentò. . ~ • ' 
'■'• * ,\ 

E$p. 14«* — Aprile. — Cane adulto e piccino. Il sangue 
segna 3° glob. — Si incettano nella giugulare due grammi 
d' acido lattico diluiti con 20 d'acqua. 

Il gion»o .«tappiti catte è abbattuto. L'urina è neutra e 
eangwnolen'ta. 

. Due giorni dopo l' infezione, V animale gode di buona salute 
e il saague «egna i gtafe. ... 

Injetto per 1' altra giugulare altri due grammi d' acido lat- 
tico diluiti, in 30 di acqua. - 

Netesun turbamento sensibile nella salute* Dedici giorni dopo 
faccio «na terza iniezione per le venie crurali di quattro gram- 
mi d' acido lattico con 20 d' acqua. 

L' animate «offre » e si presenta prostrato. L'ultima ferita 
della peUe è suppurante, gangrenosa e fetidissima,, mentre la 
altre due erano guarite per prima intenzione. — Non mangia. 

Quattro giorni dopo l'ultima injezione si uccide l'animale. 
Il sangue segna 4 glob. e contiene 3^5 millesimi di fibr^a. 

Autopsia. — Cuore flaccido, valvola tricuspide gelatinosa. 
Valvole sufficienti. Fégato grasso e congestione perilobulare. — - 
Congestione, dei reni specialmente nella parte corticale. Aspetto 
grasso dell'epitelio renaje, cbe è pieno di granulazioni. Nessun 
versamento sieroso. Vescica enormemente distesa di urina leg- 
ge» mente acida « non albuminosa. 



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87 
Esp. lo, 1 — Giugno. — Injezlone nella giugulare di uà. 
«coniglia adulto , di un grammo d' acido lattico diluite ia 15 
d' «equa. — * Roche convulsioni durante V atto operarti vo. 

Muore 1G ore dopo. Segni dì endocardite e infiammatimi e 
diffusa dei due. polmoni, 

Esp. 16.* — Marzo. — » Injeziene di mezzo grammo d'acido' 
lattico diluito in 10 grammi d' acqua. — Durante V atto ope- 
rativo l'animale. è preso da convulsioni delle estremità; nelle 
•ore successive è dispnoico o sofferente. Vive due giorni, presen- 
tando anoressia e diarrea. 

Nel cadavere si trovano segni evidenti di endocardite e 
•congestione flogistica dei due polmoni. 

Narrati i fatti , vediamo se senza farli parlare , ci 
dicano qualche cosa di . per so soli, senza pressura e sen^a 
tortura. 

La milza parve a molti fisiologi un laboratorio, in 
cui la natura ci porgeva spontanea T occasione di risol- 
vere alcuni i fra più gravi problemi dell'ematologia. In- 
fatti, analizzando il sangue dell'arteria e quel della vena, 
si poteva vedere qual mutamento avvenisse in questo li- 
quido, passando attraverso ad un vero filtro vivente; e 
se alcuni cambiamenti andavano sempre d' accordo, facil- 
mente l'uno avrebbe servito di interpretazione per 1* al- 
tro corrispondente. — Se non che anche la milza rispose 
poco e male alle aspettative dèi fisiologi, ma conviene 
aggiungere che fu più per colpa di chi interrogava che 
di chi rispondeva (1). 



(1) Ecco alcune notizie sui sangue splentco : — Il coagulo 
si dice da molti più molle. Robin aggiunge che la sua fibrina 
è poco elastica e che non si coagula in filamenti. 

Béclard ha veduto il siero della vena splenica di un ca- 
vallo coagularsi di nuovo dopo essere stato decantato 24 2>rp 
dopo r escita dalla vena. • *f 



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88 

Bóclard fu tra i primi ad occuparsi del sangue della 
vena splenica e lo confrontò con «quello della giugulare 
come rappresentante della composizione media del sangue 
venoso. Le differente da lai trovate sarebbero di minor 
quantità di globetti rossi e di maggior quantità di fi- 
brina nel sangue che esce dalla milza. Ecco alcune delle 
suq analisi. . 

Sangue della giugulare d'un cavallo 

vecchio . . : 4,16 mille*, di fibrina 

Sangue della vena splenica d' un 

cavallo vecchio ..... . 4,62 » » 

Sangue della giugulare d' un ro- 
busto cavallo di 15 anni . . . 4,01 » » 

Sangue della vena splenica d'un 

robusto cavallo di 15 anni . . 4,32 » * 

La diminuzione media dei globetti rossi sarebbe di 16 
millesimi. Cosi, quando il sangue della giugulare con* 
tiene 150 p. di globuli, quel della splenica non ne ha 
die 136. Egli osservò pure che tanto più elevata. è nel- 
l'animale la cifra dei globuli e maggiore è la diminu- 
zione dei globuli della vena splenica e viceversa; 

In un'altra serie di esperienze il Béclard trovò che 
la differenza del sangue dell' arteria e della vena splenica 
è ancor maggiore di quella che si osserva fra la giugu- 
lare e la splenica ; cosi pure trovò che il sangue venoso 



Molti autori insistono sulla diminuzione nel numero dei glo- 
betti. Sopra 1000 parti di sangue, che nel cane contengono 150 
di globuli, la diminuzione fu per la vena splenica di 16,54, di 
?7j1l, di 19,43, di 12,82, ecc. Estremi 8, à\ , 37,11 ; media 
16,08. 

'Vedi Béclard : Arehives générales de me decine, 1848. 
. ... Fu pure notato da Béclard e da Funke l'aumento dell' al- 
JMijnina nej sangue della véna spleniqa. La media sopra 12 
:V: esperienze per Béclard fu di 13,02 millesimi. 



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89 
generale, rappresentato per lui da quello della giugulare, 
è più povero di globuli del ^sangue arterioso. Kolliker 
coi suoi primi studj sali 1 istologia della milza , in parte 
contraddetti dai posteriori, e Moleschott colle sue espe- 
rienze sul!* estirpazione della milza , verrebbero a dare 
indirettamente ragione al Bóolard. Son poi note a tutti 
le pazienti ricerche fatte nel mio laboratorio di patologia 
dall' egregio Rovida. 

Anche Gray , facendo analisi consimili a quelle del 
Béclard, sarebbe venuto agli stessi risultati. 

Stinstra giunse alla conclusione che i globuli rossi del 
sangue si distruggono nella milza ed osservò pure, che 
tre cani e tre conigli,, ai quali aveva estirpata la milza, 
potevano sopportare la fame, pi ti facilmente degli animali 
non operati. 

Il Ktthne (1), venuto dopo tutti, avrebbe dovuto rias- 
sumere meglio di tutti gli studj sull'ematologia della 
milza ; ma egli adotta senza critica le opinioni di Béolard 
e di Gray e sbaglia in modo singolare» associando a que- 
sti due fisiologi il nome di Funke, il quale invece critica 
severamente nella sifk opera il .Béclard e giunge a risultati 
opposti. Quanto intricarsi di errori su questo campo! 
Anche quest' ultimo fisiologo nel)' ultima edizione della 
sua fisiologia cita il Funke suo avversario fra quelli che 
trovarono un eccesso di fibrina nel sangue della vena 
splenjca (2). - 

Il sangue della vena splenica, secondo il Ktthne, si 
distinguerebbe dagli altri sopratutto per esser più ricco 
di acqua e di fibrina, e per appoggiare questo domma 
ematologico, presenta queste cifre. * • • 



(i) Kiihne: Lehrbueh der phys. Chemie. Leipzig, 1866, 
pag. 140. 

(2) Béclard : Physiolog. Ediz. 5. 8 , tomo I, pag. 564. 



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90 










Sangue 
di cavallo 


'Acqua 

9 


Fibrina 

• 


Sostanze 

insolubili 

nell'HO 

bollente 


Grasso • 

e 

materie 

estrattive 


Aorta .... 
Arteria splenica 
Vena giugulare 
Vena della milza 


71,19—83,0 

79,3 
88,0—88,0 

4 


5 0,17—0,49 

0,22—0,62 
0,28—1,15 


19,9 

19,8 
15,1 


1,0 ' 

M 

1,0 



Se dunque il Béclard e il Gray avessero osservato 
bene, là conseguenza sarebbe chiara e preziosa: nella 
miléa si distruggono molti globetti rossi e si forma una 
corrispondente quantità di fibrina ; per cui sarebbe ben 
constatata una delle origini fisiologiche di questo miste- 
rioso fra tutti i principj albuminoidt del nostro organi- 
smo. Queste conseguènze furono adottate senza critica 
daf molti autori e si può dire che furono accolte senza 
quarantena dalla più parte dei medici d'Italia ó di 
Francia. 

Sé non che il Béclard e il Graj^ trovarono un po- 
tente critico neir illustre fisiologo tedesco Funke. Questi 
in moltissime ricerche sul sangue delle vene spleniche del 
cavallo, del cane, del bue e dell' uomo trovò che i glo- 
buli rossi vi si distinguevano per la loro piccolezza, la 
loro figura più sferica, la incapacità a formar pile, la re- 
sistenza della maggior parte di essi air azione dissolvente 
dell'acqua e in alcuni perfino per quelli dell* acido ace- 
tico. Non parlo delia quantità straordinaria dei globetti 
bianchi trovati da Funke e da Kòlliker nel sangue della 
vena splenica (1) ; perchè è questo ormai un fatto della 

(1) Mi sembrano esagerate le oifre di Hirt , il qaale nel 
sangue dell'arteria splenica trovava 2179 globetti rossi sopra 
1 bianco e in quello della vena 70 per 1. 



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91 
scienza più popolare ; ma aggiungerò solo che il Funke 
trovò in quel sangue una maggior faciliti a cristallizzare, 
ed anzi devesi a questa proprietà la sua scoperta dell'e- 
matocristallina. 

Fin qui non e* è contraddizione fra i due osservatori, 
dacché appunto il trovare globuli più resistenti e V os- 
servare maggior tendenza a cristallizzare ,. prova che 
nella milza v'ha un processo di regressione distruttiva 
dei corpuscoli rossi del sangue ; ma il Fuhke , facendo 
1* analisi del sangue arterioso e del sangue venoso della 
milza, e adoperando metodi migliori del Bóclard, giunse 
a risultati opposti, per cui non esita a dire che questo 
fisiologo ha dato cifre false, perchè non ha saputo far 
bene le analisi. e getta la stessa accusa anche • in faccia 
al Gray (1), 

Le. esperienze del Funke non dimostrane che una 
cosa sola costante, cioè che il sangue della yena splepica 
differisce da, quello dell'arteria corrispondente per essere 
più povero di fibrina ; ed anzi qualche volta non ne con- 
tiene punto; per cui nella milza va distrutta anzi ohe 
formata una parte della fibrina del sangue.. Davvero che 
in tanta contraddizione si sarebbe tentati di concludere 
colla scettica sentenza del .Valentin, che le analisi del 
sangue non hanno alcun valore (2). 

Il Funke aveva mosso al Béclard una questione pre- 
giudiziale, dicendogli che il sangue della vena giugulare 
non si possa in alcun modo comparare con. quello della 

— ; •— — — — — ' ' *— 

(1) Funke : Veber da* Mihvenenblut — Zeihohrift far »'a- 

Honelle Medici*. Totù. \.\ pag. 1851. — Lehrbuch der phy- 

8%ol, etc. Erster Band, 4863. . f " 

(2). t Man darf ohne Uebertreibung behaupten,, da** kein 

* bis jetzt móglie he s UnerUuchungsverfahren genùgt, die Be- 

schaffenheiL der Blutbestandtheile scharf festzusiellen ». — 

Valentin ; Versuch einer phys. patrologie des Herzens , ecc. 

Leipzig und Heidelberg. Èrster TheiL, 1866, pag. 219. 



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92 

vena splenica; dacché per render valide le due conclu- 
sioni, il Béclàrd deve ammettere ohe il saligne venoso sia 
sempre più povero di globuli rossi dell' arterioso ; ciò che 
non è provato. 

Poggiale e Marchal nell'analisi comparativa del san- 
gue arterioso e del venoso danno 6,17 millesimi * di fi- 
brina e 97,46 di globuli secchi per il sangue arterioso e 
6,08 di fibrina e 106,05 di globali' secchi nel sangue ve- 
noso. 

E negli ultimi scritti di Robin trovate che la plasmi na 
del sangue arterioso dà un poco più di fibrina che nel san- 
gue venoso. 

Citeremo per ultimo le curiose osservazioni del prof. 
Enrico Draper di Nuova York, come quasi ignote fra noi. 
Ej*li raccolse nelle rane, con tutte le precauzioni che 
esige la scienza, il sangue dell'arteria splenica, della vena 
splenica e dqlla gamba amputata (come rappresentante 
del sangue medio ) e raccogliendo le immàgini fotografi- 
che dei globuli, numerò poi quanti globuli perfetti e quanti 
sformati si trovassero nei diversi campi microscopici. Da 
questi studj il Draper venne alla conclusione che il nu- 
mero dei globuli imperfetti nel sangue della veaa sple- 
nica ò doppio di quello del sangue medio dell' organismo 
e che quindi la milza ò un organo che distrugge i cor- 
puscoli rossi del sangue. Convien notare che il Draper 
fece le sue fotografie sempre sul sangue accuratamente 
disseccato sul porta-oggetti (1). 

é Dopo tante contraddizioni d' uomini eminenti , è na- 
turale che io modestissimamente porti il mio tributo di 
fatti coscienziosamente osservati e con molta maggior 
modestia ancora passi a concludere. 

(1) Vedi John. C. Draper A. TexU Booh on anatomy. phy- 
siology and hygiéne, etc, con 170 disegni. Nuova York, 1866, 
pag. 150 e seguenti. Vedi anche Journal of me dee ine of ìfew 
York, september, 1858. 



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93 

Io ho analizzato il sangue di 15 cani , quasi sempre 
a digiuno, e ho sempre determinato la quantità dei glo- 
betti rossi nella giugulare e nella vena splenica, adope- 
rando sempre un grammo di sangue e servendomi del 
globulimetro, metodo che trovo assai più preciso di quelli 
fin qui adoperati per la determinazione dei globetti rossi. 

Quanto alla fibrina, io ho sempre lasciato coagulare 
il sangue e ho poi lavato il crassamento fino a perfetta 
biancherza ; poi 1' ho fatto seccare nella calderuola del 
Berzelius e ho pesato la fibrina cosi ottenuta. ' 

Sono a notarsi due "circostanze che rendono molto più 
attendibili i miei risultati. La prima è questa : che cosi 
come negli altri metodi analitici, la grande quantità dei 
globetti bianchi contenuti nel sangue della vena splenica 
tende ad esagerare la cifra dei globetti rossi , perchè 
anch'essi vengon pesati; col metodo, globulimetrico essi 
tendono ^ rendere meno trasparente il liquido, e se è 
possibile un errore, sarà nel far giudicare più ricco di 
globuli il sangue splenite Le differenze in meno sono 
quindi molto eloquenti e molto attendibili. Cosi dicasi 
delle analisi della fibrina; perchè le due fibrine avute 
dalla giugulare e dalla vena splenica erano contempora- 
neamente lavate ed essiccate insieme nella stessa calde- 
ruola. 

Eccovi schierati in un prospetto i risultati analitici. 
— Ricorderemo soltanto che la milza ha un* azione in- 
termittente, che ora riceve molto sangue ed ora ne ri- 
ceve poco ; per cui si è dovuto notare lo stato dell* ani- 
male, se pasciuto o a digiuno, e lo stato vascolare della 
rnilza durante l'esperienza (1). 



(1) Estor e Saint Pierre, trovando maggior quantità di os- 
sigeno nel sangue della vena splenica , quando Io stomaco è 
vuoto, concludono che allora la milza è attiva , confrontandolo 
colle altre ghiandole che nel tempo della loro attività secretiva 
danno un sangue più ricco di ossigeno. Mia il Ktìhne fa benis- 
simo osservare che la milza differisce profondamente dalle ghiàn- 
dole, perchè nulla secarne , e potrebbe- anche rassomigliare ai 
muscoli, il cut sangue venoso dà meno ossigena nello stato di 
contrazione. 



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94 



Animalo sottoposto 
alt' esperienza 



Sangue della vena 
giugulare 



8 

il 



Numero 
dei gìo» 

betti rossi 
per ogni 

mill. cub. 

di sangue 



Mille 

simi 

di 

fibrina 



Sangue della vena 
splepicà 



u 

« § 



Numero 
dei glo- 
betti rossi 
per ogni 
mill. cub, 
di sangue 



Mille- 
simi 
di 
fibrina 



1.° Cane giovane a digiuno 
da 2 giorni. Il sangue 
splenico esce a goeei'e 

2.° Cagna giovane pascià 
ta da quattro ore. Il 
sangue splenico esce 
getto • 

3.° Cagna adulta pasciuta 
da 4 ore. Il sangue sple- 
nico esce a getto . . 

4.° Cane adulto a digiune 
da due giorni., Sangue 
splenico a goccio , . 

ò.° Cagna adulta a digiu- 
no da 48 ore. Sangui 
splenico a goccio . , 

6.° Cagna adulta a digiù 
no da 2 giorni. Sangue 
splenico a goccio • . 

1.° Cane giovane a digiu 
no da 2 giorni , , 

8.° Carie giovane a digiu- 
no da clue giorni. San- 
gue splenioo esce a getto 

9.* Cane adulto a digiuno 
da due giorni, a goccie 

1Ò.° Cane giovane 4 ore 
dopo aver mangiato ; a 
getto ...... 

il. Cagna adulta. Idem 

12.° Cane adulto. Idem. 

13.° Cagna adulta a di- 
giuno da 2 giorni 

14.° Cagna giovane. Idem 

"15.° Cane adulto. Idem. 
Sangue splenico esce ad 
onde 





^ 


2» 


5.375.000 


4» 


5.125.000 


3» 


5.250.000 


io 


5.500.000 


1» 


\ 
5.500 000 


!• 


5.500.000 


?•' 


4.750.000 


3» 


5.250.000 


20 


5.375.000 


6« 
3» 
7» 


4.785 000 
5.250.000 
4.750.000 


4» 
3» 


5.126.000 
5.250.000 



4,546 



7 e 



1* 



?'(*) 3» 



3,485 



1,457 
3,815 

1,410 



5,645 
4,864 
1,697 

2,224 



1° 



5.500.0001 1,386! 



0« 

4» 
10° 

4« 
4° 



70 

3° 
4° 

3« 
6» 



4.750.000 

5.500.000 
5.250.000 
5.375.000 
5.625.000 

5 125 000 

4.375.000 

5.125.000 
5.125.000 



4."50000 
5.250.000 
5.525.000 

5.250.000 
4.875.000 



4,688 



1,743 



3,856 



1,449 
5,059 

1,438 



5,140 
3,924 
1,977 

2,190 



0° 5.625.000 1,175 



(1) Vedi serio l. a , esperienza 3.*. 



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95 

Dopo la pubblicazione di queste esperienze ne ho fatte 

altre per verificare quale influenza avesse T estirpazione 

della milza sulla quantità della fibrina. Ne ho fatto tre 

8olé^ Eccole: 

Esp. 17.* — Ad una robusta coniglia non gràvida estirpo 
la milza. — L ? operazione riesce bene e dopo 24 ore uccido 
l'animale. 

Il sangue coagula in 11': al microscopio non presenta che 
pochissimi globuli bianchi. Trattata con una soluzione di clo- 
ruro sodico della densità di 1,055, ci mostra db e specie di glo- 
buli rossi, gli uni raggrinzati, gli altri quasi inalterati, Sono 
dunque di diversa composizione. Osservo questo fenomeno tanto 
nel sangue delle vene cave, come nel sangue misto avuto dalla 
decapitazione. Il sangue contiene in 1000 parti 5,31 Q dì fibrina. 

Esp. 18. a '— ' Estirpo la milza ad un robusto coniglio; e l'a- 
nimate non soffre per 1* operazione- riuscita felicemente. È uc- 
ciso quattro giorni dopo 1' operazione in uno stato di. ottima 
salute. Il sangue mostra scarsi globuli bianchi e dà all'analisi 
6,959 di fibrina. 

Esp 19. a — Estirpo la milza ad un coniglio e lo uccido 
in ottima condizione di salute dieci giorni dopo. Il sangue 
contiene in gr. 23,9, fibrina 0,11, cioè millesimi 4,60. 

Anche sull'azione, dell' urea ho fatto parecchie nuove 
esperienze, alcune delle quali aggiungono nuovi fatti a 
quelli da me già ^osservati nella prima serie delle mie ri- 
cerche. , 

Esp. 20.* — Ricevo una Stessa quantità di sangue di co- 
niglio ucciso per decollazione in acqua distillata e in una solu- 
zione d' urea. Questa è fatta con gr. 3,5 d' urea per quindici 
grammi d'acqua distillata e riceve gr. 9,876 di sangue. L'acqua 
pura è nella quantità di quiddici grammi e riceve gr. 8,321 di 
sangue. — . Lasciate coagulare le due porzioni di sangue, trovo 
che quella nell'acqua pura mi dà 0,025 dì fibrina, quella che 



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96 

ha coagulato nelT area mi 4à 0,010 di fibrina. Il primo con- 
tiene quindi millesimi 3 di fibrina, il secondo 1,01. 

Esp. 21.* — Raccolgo il sangue di tre conigli, dividendolo 
in due volumi eguali di cent, cubici 24,5 e ne verso una in 
10 cent. cub. di acqua distillata, l'altra in una eguale quan- 
tità di acqua distillata in cui ho 'disciolto sei grammi di urea. 
'Avvenuta la coagulazione delle due porsioni di sangue, trovo 
che quella mescolata all'urea dà 1,403 millesimi di fibrina; 
V altra che coagulò co IP a equa ne contiene invece 2,200 mil- 
lesimi. 

Esp. 22.* — Curarizzo un robusto coniglio , mantenendolo 
vivo colla respirazione artificiale. Quando la paralisi è com- 
pleta, inietto lentamente nelle sue vene cinque grammi d'urea 
discioiti in dieci grammi di acqua. Un' ora dopo lo uccido per 
dissaqguamento e il sangue segna al globulimetro 3° e dà mil- 
lesimi 3,431 di fibrina. 

Esp. 23.* — Curarizzo una robustissima coniglia e la man- 
tengo viva colla respirazione artificiale. Injetto nelle sue vene 
nove grammi d'urea disciolti in venti grammi di acqua. Muore 
dopo un' ora ed un quarto. Il sangue degna al globulimetro 9° 
e contiene millesimi 1,752 di fibrina. 

Esp. 24.* — Ripeto la stessa esperienza 23.* sopra un ro- 
busto coniglio maschio, ma non vive che 20' , ad onta della 
respirazione artificiale, Il sangue segna .3° glob. e contiene mil- 
lesimi 5,244 di fibrina, , 
i 

Eèp. 25.* — Curarizzo una robusta coniglia e la mantengo 
viva per un'ora colla respirazione artificiale. Uccisa, mi dà un 
sangue che segna 4° glob. e contiene milies. 1,956 di fibrina. 
Una coniglia sorella: e sana vien uccisa per termine di con- 
fronto e mi dà 9* glob. e millesimi 2,500 di fibrina. 

Esp. 26.* — Curarizzo una coniglia robusta e la mantengo 
viva per un'ora colla respirazione artificiale. Uccisa, mi dà un 
sangue che segna 2° globr e contiene niill. 2,528 di fibrina. 



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byG0 



) a 

ifew 
li:/ 

fri 



Una sorella accisa per confronto mi dà un sangue che segna 
3° glob. e contiene miti. 3;257 di fibrina. 

Esp. 27.* — Una rana è curarizzzata. Verifico che a 16 f 
della slitta di Da Bois Reymond ( due pile di Bunsen. Temp. 
16*, 5 C. ) si contrae ancora il tricipite della coscia. Dopo 15' 
di immersione iu una soluzione di grammi cinque di urea in 
20 d'acqua, il muscolo è assolutamente insensibile alle più forti 
correnti d'induzione. Il musco (o omologo dell'altra coscia si 
contrae ancora a 19°,5. Dopo 1' di immersione nell'urea nessun 
mutamento nell'eccitabilità. Dopo 2' si contrae a 19° e si os- 
servano nel muscolo contrazioni spontanee. Dopo 6* di immer- 
si sìòne si contrae a 9°,5, dopo altri 6' a 8*. Dopo altri 5' è in- 
sensibile alle maggiori correnti. 

Esp. 28/ — I muscoli tricipiti della coscia di una rana . 
sono ancora eccitabili a 17°. Messo un muscolo nell'acqua di- 
stillata a + 10° C, l'altro in una soluzione d'urea (Esp. 27/) 
trovo che il primo si contrae a 13°, quello tenuto nell'area non 
,| : i si contrae più sotto le maggiori correnti. 

'*"' JEfrp. 29.* — In due robusti conigli injetto sei grammi di 

3 ""- urea disciolta in venti grammi d' acqua. Morirono quasi nello 

£ I stesso tempo, cioè un' ora dopo 1' injezione con convulsioni ga- 

gliarde alternate da paralisi. 

l • 

Esp. 30. a — In tre conigli ( una femmina e due maschi ) 
* : egualmente robusti injetto sei grammi di urea disciolti in quin- 

*' dici grammi d' acqua. La femmina muore due ore dopo con forti 

contrazioni. Il sangue segna 6° glob. e •contiene millesimi 1,052 
di fibrina. Un maschio non sembra soffrire per l* operazione 
'"' e viene ucciso quarantott' ore dopo. Il sangue segna 1.0* glob., 

coagula molto rapidamente e contiene mill. 6,108 di fibrina. Àn- 
k; ' che l'altro non soffre per l'injezione di urea e viene ucciso 96 

'"' ore dopo l'esperimento. Il sangue segna 4.° glob. e cont. mil- 

lesimi 5,434 di fibrina. 

ii£ Esp. 31/ — - Inietto in un grasso e robusto, coniglio sei 

ih grammi di urea disciolti in dieci grammi di acqua. Durante 

r T injezione presenta convulsioni, ma poi si ristabilisca «empie- 1 

Annali. Voi. CCXVI. 7 V 



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tamente. Poche ore dopo" è ucciso. Il sangue coagula eoa tanta 
rapidità che non si può farne la globulimetria. Contiene mille- 
simi 2.739 di fibrina. 

Esp. 32. .«— Ripeto la stessa esperienza 31.* in un altro 
coniglio» e collo stesso risultato ; ma questa volta uccido l'ani- 
male 48 ore dopo l' injezione. Il sangue segna 9° glob. e con- 
tiene» millesimi 7,282 di fibrina. 

Esp. 33. a — In tre conigli egualmente robusti e fratelli 
injetto quattro grammi di urea sciolti in 13 centim. cubici di 
acqua. 

Uno di essi è ucciso quarantott' ore dopo e contiene mille- 
simi 19,373 di fibrina segnando al globul. 10°. La coagulazione 
è rapidissima e il crassamento di straordinaria durezza è co- 
, f «linosa*. 

Il seconde è ucciso quattro giorni dopo. Il sangue si coa- 
gula meno rapidamente del primo, dà. un coagulo meno duro, 
segna 7*. glob. e dà millesimi 6*650 di fibrina. 

Il terzo è ucciso due giorni dopo. Il sangue segna 9° glob. 
e contiene 11,587 millesimi di fibrina. 

Le esperienze sull'urea hanno un valore molto mag- 
giore per la genesi della fibrina, e oosì coma. sono sem- 
plicissime nella lóro parte tecnica, danno luogo a minori 
errori e <*i conducono a conclusioni lucide e sicure. 

Io aveva già fatto nei miei studj sul globulimetro (1) 
quattro injeziaui di urea e aveya sempre veduto che la 
quantità àtoh globetti- distrutti era in ragione , dell* urea 
incettata. 

Quanto all'aumento della fibrina, io mi era acconten- 
tato di giudicarne dalla durezza del crassamento e qualche 
volta dall' aspetto cotennoso' del sangue. In queste nuove 
esperiènze io ho potuto determinare più di una volta 

(*) Man tega zza: Del globulimetro, ecc. Milano, 1865. < Gaz- 
zetta Medfiea Italiana Lombardia » , 1865. Tomo 4.* della 
Seri«»V.».' • 



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99 
anche kr quantità della fibrina col K analisi , e mi Sono 
avvicinato anche per altro modo ài vero più di prima, 
analizzando contemporaneamente il sangue di un coniglio 
sano fratello dell* operato e tenuto nelle stessissitee con* 
dizioni igieniche. Beco il prospetto delle esperienze : 



« - .- 


. " • . | ; 


Numero 


T LL. ■ ■ , ■■ M. ,','H.. IJLji 




"E 


dei glo- 






Animale é quantità 


li 


betti rossi 
per ogni 


Quantità 




d'urea injettata 




millime- 
tro cùbico 


' di fibrina 




\ 


*S> 


di sangue 




1\* Coniglio, grani. 2 di urea 


7« 


4.750.000 


Crassamento dur.° 


2.» 


» » 8 » 


il* 


4.250.000 


Idem, con cotenna 


3.» 


» * 8 » 


16* 


3.625.000 


Idem. 


4/ 


» » 11 » 


21 • 


3000.000 


Idem, con cotenna 


5.* 


t » 4 • 


13* 


4.000.000 


4,442 millesimi 


6.* 


» » 4 » 


tv 


3.875.000 


8,089 » 


7.» 


» » 6 nel peri- 










toneo, morte violenta 


— 





— . 


8.» 


» d 6 nella giu- 




. 






gulare 


8* 


4.625,000 


5,523 » 


9.* 


» » 5 » 


6» 


4-875.000 


— , P — — . — 


10.» 


Cane del peso di 11 chilo- 








e 


-ammi, urea gram. 15 


0« 


5.625.ÓÓ0 


2,402 milles. (1) 



(1) Beo eh è nella relazione dei singoli esperimenti il lettore 

possa trovare alcune analisi comparative del sangue fisiologico 

e di quello modificato dall'esperienza nello stesso animale, sarà 

bene richiamare alcune analisi che vanno d'accordo colle nòstre. 

Sangue del coniglio — fibrina 3,20 tulli. Poggiale. 

» » . — » 3,$0 » Nasse. 

» di sedici cani — » 2,10 » Andrai e Gavarret. 

Sangue del porcellino d'India — (giugulare) 3,10. Mantegazza. 

ir del coniglio globettt rossi per ra. e. 5.625.000—4.250.000, 

Mantegazza. 
» porcellino d'india \ » 5.500 000—4.250.000, 

Idem. 
» del cane ...... » 5.625.000—4,750.000, 

Idem. 



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ico 

Le esperienze colf àcido lattico furono fette collo 
stesso metodo di quella dell'urea, ma se ne aggiungono 
altre nelle quali t'injezione fu fatt^ nel* .peritoneo e non 
nella giugulare. Oltre al darci qualche lume sulta genesi 
della fibrina, esse in parte confermano e in parte infir- 
mano gli studj del Ricbardson e di altri sull* importanza 
eziologica dell* acido lattico nel reumatismo articolare 
acuto. 

Ed ora A dopò aver veduto lo stato attuale della scienza 
suir argomento che ho preso a trattare e il metodo spe- 
rimentale da me adoperato, vedrò di stringere in poche 
parole il sucgo del mio lavoro, sicché possa essere letto 
anche da quelli che hanno poca partenza o poco tempo 
di leggere. 

l.° Il confronto analitico del sangue della vena giu- 
gulare, e della splenica di uno stesso animale non può 
darci mezzi sicuri per farci affermare con tutto rigore 
di logica scientifica che nella milza una quantità di glo- 
betti rossi si distrugga e si formi, una quantità corri- 
spondente di fibrina. 

2.° Perchè la milza serva a mettere in chiaro senza 
contraddizione questa azione fisiologica della fibrina, con • 
verrà sempre confrontare il sangue dell' arteria splenica 
con quello della vena corrispondente, ripetendo molte e 
molte analisi e con metodi migliori di quelli adoperati 
fin qui dal Béclard e dal Gray* 

3.° Nel cane le differenze di composizione fra il sangue 
della giugulare e della vena splenica non sono costanti, 
parlando sempre soltanto della quantità dei globuli rossi 
e della fibrina. 

' 4.' Il carattere più saliente del sangue eh» ritorna 
dalla milza dei cani , confrontato con quello della vena 
giugulare, è di essere più povero nei globetti rossi e più 
ricco di fibrina. Vi sono però molte eccezioni, nelle quali 



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101 
i due sangui sono quasi eguali e nella giugulare tro- 
viamo minor quantità di globuli e maggior quantità di 
fibrina. 

5.° Pare che quando l'animale è a digiuno e il sangue 
esce a goccie dalla Tetta splenica , venga più profonda- 
mente modificato di quando 1* animale ha mangiato e il 
sangue, circola rapidamente nella milza. Questo fatto an- 
drebbe d'accordo con quanto hanno osservato Estor e 
Saint Pierre sui gas del sangue splenico. 
• 6.* Non sempre vanno d'accordo nella giugulare e 
nella splenica queste due combinazioni ;. molta fibrina e 
pochi globuli, molti globuli e poca fibrina; possiamo an*i 
trovare tutte le combinazioni possibili. 

7.° La massima diminuzione da me osservata dei glo- 
betti rossi nel sangue della vena splenica è di 625,000 
globetti rossi per ogni millimetro cubico di sangue; il 
massimo aumento della fibrina fu di 1,244 millesimi. 

8." Nel sangue della giugulare si può trovare una 
fibrina di caratteri assai diversi di quella che. ritorna 
dalla milza col sangue della vena splenica : prova sicura 
che questo albuminoide può subire profonde modificazioni 
in questo viscere (Serie l. a , Esp. 3. a ). 

9.° Le analisi di Béclard travasate da un libro al- 
l' altro di fisiologia non hanno ancora un legittimo domi- 
cilio nella scienza e non possono avere il valore di un 
dogma, che determini le funzioni ematopoietiche della 
milza e spieghi la genesi fisiologica della fibrina nell'or- 
ganismo vivente. 

IO. 9 In quindici esperienze non ho mai trovato nel 
cane un . sangue di vena splenica che non contenesse 
fibrina. 

11. L'estirpazione della milza nei conigli non sembra 
avere un' influenza sensibile sulla quantità della fibrina 
del sangue (Esp. 17. a , 18. a , 19. a ). * 

12.° 1/ infezione deir urea nelle vene è il mezzo più 



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102 

sicuro/ per produrre • in una volta sola e rapidamente 

anemia. glQbulare e operinosi. 

13.° Sembra quindi dimostrato come una delle sor- 
genti meglio accertate dell'aumento della fibrina nelVor- 
. gallismo Vivepte pia l'aumento dell'urea. 

14>° Con quattro grammi di urea in due injezioni n 
possono distruggere in quattro giorni 1,250,000 globetti 
rosài per ogni millimetro cubico di sangue e .portare la 
fibrina da 2,628 millesimi a 8,080 millesimi. Undici grammi 
d'urea possono distruggere 1,875,000 globetti rossi (1). 

15.° In un caso (Esp. 33.*) ho potuto coir Injezione 
deli' urea portare la fibrina di un coniglio a 19 millesimi. 

16.° Dosi forti di urea iojettata nelle vene e nel pe- 
ritoneo possono uccidere gli animali con convulsioni ga- 
> gì i&rde> sebzp ode vi sia stato tempo perchè 1' uroemia 
diviati, una ammonioemia. 

\7*° Ptasole.doai di. urea possono essere eliminate senza 
produrre, aituft cfcnno sensibile anlkt salute, Un cane di 
H chilogrammi può avere nel sangue in una volta sola 
15 grammi di uxea senza presentare che un pò di sete 
* et qualche tremito nervoso; e pqò eliminarla per via dèlie 
orine, senza aver modificata sensibilmente la crasi del 
sangue. 

18.° Le esperienze sulle injezioni di urea, nel sangue 
devono essere fatte di. preferenza sugli erbivori, perchè 
Qon piccole dosi di urea s\ ottengono effetti potenti, es- 
sendo U l#ro sangue organizzato in- modo da contenerne 
1 fisiologicamente piccolissima quantità. 

19*° L'prea, aggiunta fuori dell'organismo al attigue 
non aumenta la quantità delta fibrina, ma la din^iauia^ 
e cosi pure nell' animale vivo essa non cresce subito dopo 
l' injezione nò quando si fa in animale curarizzato e • te - 



(1) Maategaz^a: Bel globulimetro, pag. 41. 



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103 

nuto vivo per uà' ora, ciò che dimos- ra che il fatto del- 
l' operinosi dietro l'injezione di urea è ancora oscuro nella 
sua genesi, e la mia teoria sulla dissoluzione dei globetti 
rossi sostenuta, anche da Eisenmann rimane ancora una 
ipotesi. 

20.° I/urea injettata nelle vene non produce il suo 
effetto che dopo un certo tempo, cresce per raggiungere 
un massimo e poi scomparir*. 

21.° L' infezione dell'acido lattico produce effetti molto 
diversi secondo le dosi e il grado di concentrazione, « 
secondo che venga introdotto nel peritoneo, o nelle vene. 

22.° Incettato nel peritoneo produce effetti di irrita- 
zione locale e quindi peritonite ed entero-colite che pos- 
sono uccidere l'animale. 

23.° Gli effetti generali più costanti dell' injezione del- 
l' acido lattico nel peritoneo o nelle tene sono la conge- 
stione dei polmoni ed anche la loro infiammazione, l'ar- 
rossamento o il rigonfiamento o segni varj di un' irrita- 
zione flogistica dell' endocàrdo, la diminuzione dei globetti 
rossi del sangue è V aumento della fibrina. 

24.° Nel cane ho osservato *una volta sintomi di reu- 
matismo articolare acuto con endocardite ( Esp. 5 * ) e 
vera febbre. — Non ho però mai potuto osservare alte- 
razioni né distruzioni parziali o totale delle vahole del 
cuore ; per cui in nessun caso ho mai potuto produrre 
artificialmente un vizio cardiaco, anche adoperando dòsi 
forti e mortali di acido lattico, come dice di aver ossero 
vato qualche sperimentatore. * 

25.° L' acido lattico injettato nelle rene può pro- 
durre anche la congestione infiammatoria dei reni e l'e- 
maturia ( Esp. 16. a ). \ 

26.° L' acido lattico, così come fa 1' urea, può pro- 
durre dissoluzione dei globetti rossi e produzione.di gratjde 
quantità di fibrina. 

Un cane che ha 5,250,000 globetti rossi può perdere 



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1.04 ' 

per razione dell' acido lattico 125,000 globetti e pre- 
sentare un aumento di fibrina che giunge probabilmente 
a) doppio del normale. ^ 

Un coniglio che ha 5,125,000 globetti, può perderne 
.750,000 e da 3,000 millesimi di fibrina può giungere ad 
averne 3,129* 

'• Un altro couiglio può perdere 625,000 globetti e può 
veder crescere la sua fibrina fino a 7,634 millesimi. 

27.° In tre animali sottoposti all\azione dell'acido 
lattico non ho potuto dimostrare la presenza dell'acido 
urico nel sangue , adoperando il metodo analitico del 
Garrod. " - 

, 28.° Nel sangue degli animali, sottoposti all'azione 
dell' acido lattico si possono trovare particelle bianche 
di diversa grandezza ed anche di un millimetro di dia- 
metro, semitrasparenti, costituite da fibrina e globuli 
bianchi, che potrebbero avere un' influenza simbolica nella 
produzione delle pneumoniti lattiche. 

29.° L'azione dell'acido lattico sul sangue e quindi 
sull'organismo è assai più complessa di quella dell'urea ; 
né possiamo constatare la stessa esattezza nel rapporto 
fra la diminuzione dei globetti rossi x e 1' aumento della 
fibrina. 

30,°, È molto probabile che nel reumatismo articolare 
acuto e in altre affezioni accompagnate da una discrasia 
iperinotica e dove non si conosce un focolajo di forma- 
zione fibrinosa, la fibrina si formi nel sangue per l'ac- 
cumularsi di qualche elemento che rapidamente distrùgge 
i globetti rossi (1). 

(1) Eisenmann in una neta nel suo rendiconto sulla pato-» 
logia generale dice che il forte aumento di fibrina nel reu- 
matismo articolare acuto si deve, secondo lui, alla distruzione 
dei globetti rossi, per cui rimane poi anche un'anemia. Gan- 
statl** Jahresbericht t ecc., Wtìrsburg, 1866. B. 2, pag. 64. 



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105 

Capitolo Secondo; 

Insussistenza della teorica di Zimmermana, Beltrami e Lussanti 
sulla genesi della fibrina da riduzione, dei muscoli. — La 
ripetizione dell' esperimento di Lussana dà risultati opposti 
ai suoi. — Analisi del sangue di animali sottoposti alla 
corrente indotta o uccisi per tetano artificiale. — • Analisi 
del sangue di animali uccisi dopo violento esercizio musco- 
lare. — L'analisi del sangue di tre uomini affetti da tetano 
traumatico contraddice anch' essa la teorica di Beltrami. 
*— Il sangue degli animali affamati o dissanguati non può 
essere argomento né favorevole ne contrario a questa teoria. 

— Mie analisi di sangue nell' inanizione e dopo il salasso. 

— Quattro trasfusioni di sangue nel cane e analisi di esso 
prima e dopo V esperimento. — Conclusioni delle mie espe- 
riènze. 

La fibrina sembra destinata' ad esercitare i fisiologi e 
i medici ad un véro lavoro di Sisifo. Essa è cosi protei- 
forme, è cosi pieghevole a tutte le teoriche, che inganna 
i più acuti osservatori, e a volta a volta vediamo sor- 
gere e sfasciarsi i più splendidi edifizj rizzati sopra di 
essa. Tra questi sicuramente va posta la teoria del dott. 
Cesare Beltrami, il quale credette dimostrare che la Sa- 
brina della linfa e del sangue riconosce nel detrito mu- 
scolare la propria derivazione. Questa opinione fu difesa 
anohe* in Germania e ultimamente fra noi dal prof. Lus- 
sana (1) a cui la sincera amicizia che ci lega non ci im- 
pedirà di muover guerra in questo campo, dove crediamo 
ch'egli abbia del tutto errato il cammino. Il Benvenisti, 
seuza, esperimenti proprii, ma con un ricchissimo corredo 



(1) Lussana. t Ricerche fisio- patologiche sulla fibrina del san- 
gue ». Firenze Ì8Q7. 



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100 

di dottrina (1) combatteva la teorica del Beltrami e del 
Lussana. E davvero che questo era uno dei pochi casi , 
nei quali si poteva combattere gli esperimenti colle pa- 
role, senza bisogno di ripetere quelli degli avversarli. 
Bastava ricordare quel che Lussarla stesso confessa nelle 
prime pagine del suo lavoro, che cioè il sangue arterioso 
sembra .contenere qualche maggior quantità di fibrina 
che non il venoso, e sopràtutto bastava ricordare , che 
con una infiammazione locale prodotta da una scottatura 
o da un vescicante noi possiamo produrre tanta fibrina 
quanta ne vogliamo, senza che per questo abbisogni una 
alterata crasi del sangue , ne il più piccolo movimento 
muscolare. Ir\ ogni mo(Jo però io volli contrapporre fatti 
a fatti e se ho peccato è nell' esigerne da me stesso un 
numero eccessivo , per cui spero òhe almeno da questo 
lato avremo fatto un passo' innanzi , sbarazzando il ter- 
reno da un errpre che lo ingombrava; e tanto più perico- 
loso, perchè raccomandato da nomi egregi. 

Lussana in un'analisi fatta da lui in compagnia del- 
l' egregio prof. Lerooigne del sangue di cavallo, trova che 
il sangue a^teRioso contiene maggior quantità di fibrina 
dej venoso , a un dipresso un quarto di più, e aggiunge 
che quelV aumentarsi della fibrina ha luogo tra le 
vene giugulari e tra le cave, cioè in corrispondenza 
alle foci generali della linfa entro al sistema venoso, 
ove t cresce' di quasi un quarto la detta quantità di fi- 
brina. Noi vedremo nel. terzo capitolo come questa af- 
fermazione sia per noi preziosissima, perchè viene a con- 



(1) Ben venisti, e Distinzione dei principj chimici che si 
hanno dalle metamoi fosi regressive dei diversi tessuti fonda-, 
mentali e critica, delle due funzioni fihrinogena e respiratoria 
clie si accordano ai muscoli *. « Atti del R. Istituto Veneto •. 
Venezia 1867-68. 



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107 
ferma della nostra teoria sulla vera causa della coagu- 
lazione del sangue. Anch' io ho fiotto una analisi compa- 
rativa {lei sangue arterioso e del venoso. 

Esp, 34.* — Sangue della cava ascendente 

di un robusto coniglio contiene fibrina mill. . 8,525 
Sangue dell' aorta ventrale » » » 9,639 

Ma molte più dei Lussana ne ho fatto, confrontando 
il sangue di animali obbligati ad un eccessivo lavoro mu- 
scolare con quello di altri animali tenuti allo stesso re- 
gime, ma in uno stato di riposo; cosi come ho confrontato 
il sangue che esci va da membra tetarfuzafte con quello 
che esci va da membra in riposo ; ed ho ottenuto risul- 
tati opposti a quelli dell'egregio Lussana; per quanto io 
mutassi le condizioni dell'esperimento, per quanto io in- 
vitassi ad assistermi nelle mie esperienze uomini egregi, 
onde fossero testimonii dei miei risultati, all'unica sua 
v esp. 2. a ( pag. 23 ) ecco quante esperienze io abbia a con- 
trapporre. ■ • f 

Esp. 35/ — Un robusto coniglio, fratello dell'altro sottopo- 
sto all' esperienza precedente , è galvanizzato con corrente in- 
dotta fortissima nelle membra inferiori per lo spazio di un'ora, 
e presenta convulsioni tetaniche intermittenti molto gagliarde. 
— Durando 1' esperimento si raccoglie il 

Sangue, della cava ascendente: contiene fibrina mill. 5,636 
Sangue dell'aorta ventrale » » » 9,045 

Esp. 36.* — Due robuste coniglie sono sottoposte per 40' 
a oorrenti tetanizzanti generali , finché ne sono uccise. Una di 
essa mi dà un sangue che contiene mill. 2,59 di fibrina. L'al- 
tra mi dà un sangue che contiene mill. 7,66 di fibrina. 

Esp. 37. a — Il sangue cjella vena femorale di un coniglio 
coagula, in 19', quello dell' arteria femorale in 14'. • — Sottopo- 
sto il membro corrispondente per venti minuti a forte corrente 
d'induzione, il sangue arterioso coagula in 13\ il venoso in 15'. 



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108 

E^p. 38. 1 '— Ad un robusto cane denudo e taglio il nervo 
ischiatico destro appena escito dal foro ischiatico- , poi ne sot- 
topongo il moncone periferico ad una corrente galvanica in ti»r 
rotta. Le contrazioni muscolari sono fortissime. Dopo V dalla 
parte più alta della vena femorale profónda tanto dell" uno 
quanto dell'altro arto raccolgo la stessa quantità di sangue. 
Quello dell' arto sano mi dà raill. 2,000 di fibrina. Quello 
dell' arto galvanizzato mj dà raill. 1,75. 

Esp. 39.* — ■ Ripeto la stessa esperienza sopra un altro 
caos, ma faccio durare la corrente galvanica, per quattordici 
minuti. Il sangue delia vena femoralre dell'arto sano mi dà 
mill, 2,21 di fibrina. Il sangue della vena dell'arto galvaniz- 
zato mi dà mill. 2,14 di fibrina. 

Esp. 40. 1 — Due conigli fratelli e sottoposti' ali* eguul re- 
gime alimentare son messi a confronto, cioè uno è in riposo, 
l'altro è sottoposto per due ore a correnti generali tetani zzanti 
e per le quali muore. Il suo sangue avuto dalla deca,pitu*ion« 
contiene .raill. 2,534 di fibrina , il sangue del fratello sano ne 
contiene 2,600 mill. { 

Esp. 41 .' — Confronto due conigli piccoli di egnale' età e 
dèli» stessa rasza. Uno di essi è sottoposto per cinque giorni a 
un ' ora circa di correnti tetanizzanti generali. Nel sesto giorno 
sono uccisi entrambi. Il sangue del sano contiene mill. 3,346 
di fibrina, quello del tetanizzato contiene 5,833 millesimi. 

E*p. 42. a — Ripeto la stessa esperienza con altro coniglio 
robusto, ma la tetanizzazione dura nove giorni. Il suo sangue 
contiene millesimi 5,355 di fibrina. " 

Esp. 43.* — Ripeto' la stessa esperienza con altri due co- 
nigli. Uno di essi subisce nel primo giorno tre ore di tetano , 
nel secondo quattro ore , nel tèrzo sette ore , nel quarto altre 
sette ore che lo fanno moribondo. Ucciso mi dà un sangue che 
contiene mill. 5,565 di fibrina; il sano mi dà un sangue che 
contiene mill. 3,376. In questo caso come in parecchi altri nei 
quali ho tenuto calcolo del tempo impiegato per la coagula- 
*ione, osservo che, il sangue. degli animali sottoposti alla cor- 



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.109 
retite in 'lotta gagliarda si coagula prima del sangue normale 
e dà ut» coagulo che st contrae con molto maggiore energia. 

Esp. 44.* .— ' Metto k confronto due conigli di eguài età e 
razza. Uno di essi è sottoposto ad una forte galvanizzazione 
por corrente indotta tetani zzate per lo spazio di -un* ora. Il dì 
seguente è galvanizzato per tlua Ore- Uno alla morte. Appena 
ucciso , mi dà un sangue che contiene mi IL 2,780 di. fibrina. 
Quello del coniglio sano contiene fibrina rnill. 2.359. 

Dopo aver obbligato i muscoli a contrarsi sotto l' irritazione 
galvanica, feci un* altra serie di esperienze, nelle quali obbligai 
gli animati ad un violento esercizio muscolare,, e anche queste 
ebbero lo stesso risultato contrario alla teorica, del Bel trami. 

Esp. 45.* — Una robusta coniglia è obbligata a violenti 
salti per un'ora al giorno e per cinque giornf di sèguito. — 
Uccisa ', mi dà un sangue che segna 4' al globulimetra e con- 
tiene millesimi 2,926 di fibrina. Un* altra femmina, sorella della 
precedente* tenuta allo stesso regime ma in riposo, ha un san- 
gue che segna 3° glob. e contiene nuli. 2,115 di fibrina. . 

Esp. 46.* — Tre conigli sonò obbligati a violenta corsa per 
'un'ora h1 giorno e per lo spazio di sette giorni. IL, sangue 
dell'imo di essi segna 2° glob, e mi dà mill. 2,882 di fibrina : 
quello dell'altro segna 3° glob. e mi dà mill. 5 963 di fibrina. 
Il terzo mi dà un sangue che segna 2° glob. e contiene milk 
2,894 di fibrina. v 

Ésp* 47.* — Una grossa coniglia robustissima e non gra- 
vida per una settimana di seguito è sottoposta ad ogni giorno 
ad un violento esercizio fino ad esaurimento, delle forze, facen- 
dola inseguire da un carie. Uccisa mi dà un sangue , il cui 
siero è colorato dall* ematosina , e la fibrina non si lascia im- 
biancare rimanendo sempre rosea. Segna 9 9 glob. e contiene 
mill. 9,642 di fibrina. 

Se la teoria del Beltrami fosse vera, nessuna malattia 
dovrebbe dare più def tetano una iperinosi straordinaria, 
essendo continua e violenta la contrazione di tutti i mu- 



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no 

scolr del corpo; 'e invece nessun ematologo ha notato 
grossa cotenna nei tetanici, né ha classificato questa ma- 
lattia fra quelle ohe sono accompagnate da ricchezza di 
fibrina. Lo stesso Lussana ( pag. 9 ) a cui questa ric- 
chezza sarebbe stata tanto opportuna per sostenere la 
sua tési,- dando il prospetto di sangui iperinotici, non 
potè' classificarvi quello dei tetanici. Io però non volli 
accontentarmi di dati negativi, e approfittando di tre casi 
di tetano, ne esatairìai il sangue per determinare la quan- 
tità* di Àbrina che contenevano. 

Esp. 48. a — Sangue di un giovane fob listo affetto da te- 
tano traumatico, cavato dal braccio ventiquattro ore prima, della 
sua morte. Crassamento mòlle e senza cotenna. Fibrina 4,834 
millesimi. È a notarsi che in questo caso la causa del tetano 
era una vasta bruciatura, in una • gamba , «eguita da violenta 
infiammazione. ' 

Esp. '49.* — Dòmo robtfsto affetto da tetano traumatico 
per una ferita d'arma a fuoco in una mano. Il salasso vien 
praticato poche ore prima della sua morte. Crassamento molle, 
sertza cotenna. — Sangue gr. 105,83. Contiene fibrina 0,282, 
cioè millesimi 2,66. 

Esp. 60; a — Uomo adulto affetto da tetano traumatico per 
ferita in un piede. — Sangue a crassamento molle e senza co- 
tenna. — Contiene fibrina mill. 1,60. 

< Queste tre osservazioni sono di una classica eloquen- 
za. In un caso di tetano trovo la fibrina normale, in un 
altro al dissotto della media 'fisiologica ; e nell'unico caso 
in .cui essa è aumentata , è perchè insieme al tetani ab- 
biamo un'estesa infiammazione della gamba. 

Che se T esperienza di Lussana dell' agnello galvaniz- 
zato perde ogni valore dinnanzi ad altre esperienze' che 
danno opposto risultato; se i tetanici e gli 'animali uc- 
cisi dalla fatica rovinano dai fondamenti la teorica da 



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lui sostenuta, si potrà forse appellarsi alla fame, > il pro- 
fessore di Padova non eaita ad appoggiarsi ad essa per. 
dimostrar^, che quando la riduzione organica è cresciuta, 
aumenta anche la fibrina. Già il Benvenisti con rmolta 
arguzia fece osservare^ che molti autori { Denis, Becque- . 
rei, Rodier ). avevano trovato invece una diminuzione di 
fibrina .nel la famp, .e che gli stesisi fisiologi citati in ap- 
poggio della dottrina del Bel trami erano stati messi in- 
nanzi con poca prudenza , perchè dicevano appunto il 
contrario di quanto si sarebbe potuto desiderare. Cosi 
pure negli animali salassati il Br licite trovava, che la fi- 
brina invece di crescere diminuiva , discendendo dietro 
successive sottrazioni dà 0,223 a 0,069, da 0,291 a 0,184. 
In ogni modo, qualunque fosse il risultato delie ana- 
lisi del sangue degli animali affamati o dissanguati, panni 
che da esso non potrebbe ritrarsi alcun corollario, né per 
appoggiare, né per combattere la dottrina beltramiana; 
perchè nell'inanizione tutti i tessuti (benché in propor- 
zioni diverse) e non soltanto i muscoli danno il lóro 
cóntingente^per mantenere il lavorio della vita, e il bi- 
lancio dei muscoli che lavorano o dimagrano è assai com- 
plesso e solo in parte conosciuto (l). D'altronde l'au- 



(1) Basterebbe fra tutti gli studj fatti in questi ultimi. anni 
sul lavora, muschi a* a etiare i lavori di Fick e.Wisiicemis 4 onde 
persuadersi die. il far. teoriche sopra la trasformazione degli 
albuminoidi per spiegare la fibrina del sangue sia temerario e 
perfino assurdo. Fick e Wislicenus in una ascesa al Faulhenn 
conclusero che la forza meccanica e il calóre sviluppati dal- 
l' esercizio muscolare non si possono! derivare né solarne» te, né 
principalmente dall' ossidazione, del tessuto muscolare. 

Il dott. Frankland ha sottoposto questi fetudii ad utì accu- 
rato esame, e determinò il calore e quindi anche la forza- mec- 
canica che si producono dall' ossidazione delle sostanze albumi- 
noidi, e confrontando i suoi risultati con quelli degli òsservrt- 



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<'»■ 



y ■ 



112 

mento di fibrina degli animali salassati potrebbe provare, 
invece di una maggiore riduzione muscolare , una mag- 
giore entrata di corpuscoli linfatici nel sangue. 

È per queste ragioni che io feci molte analisi del 
sangue degli animali affamati o dissanguati, non già per 
trovarvi un appoggio o un* arme in favore della teorica 
beltramiana o contro di essa, ma per aggiungere anch'io 
il mio contingente di fatti a quésta parte tanto oscura 
deir ematologia. • » - 

Esp. 51.' — Un coniglio robusto è messo a digiuno per 
cinque giorni e moribondo di fame viene ucciso. FI sangue coa- 
gula in 25' t contiene fibrina millesimi 2J661.' 

Esp. 52 A — Otto conigli {rateili ed egualmente robusti sou 
messi a confronto per tre giorni. — Tre di essi mantenuti a 
laute diete sono uccjsi ; e mi danno un sangue che contiene 
'nuli. £,50 di fibrina. 

Gli altri conigli so*n tenuti a digiuno per tre giorni* Due 
di essi uccisi mi danno mill. 2,81 di fibrina. Altri tre tenuti 
a digiuno per lo stesso tempo mi danno mill. 2,79 di fibrina. 

Esp. 53. a — , Quattro conigli son tenuti a digiuno per 72 
ore.' Uccisi danno un sangue die contiene mill. 2,25 di fibrina. 

tori alpini; trovò che essi andavano pienamente d'accordo. Par 
quindi ohe ''il muscolo, a guisa di una macchina a vapore che 
adopera il carbone, adoperi una materia* probabilmente idrogeno- 
carbonata che ossidandosi produce la forza. ' 

. Anche il prof. Parkes fece all'Ospedale Netley due serie di 
esperienze accuratissime , nelle quali determinò tutta la quan- 
tità di nitrogeno che esce dall' organismo e giunse alla stessa 
conclusione generale dei fisiologi svizzeri, ma aggiunse poi che 
Fasoto vién ritenuto e fors' anche assorbito e assimilato dal 
muscolo durante il lavorio, «un tre viene eliminato nel periodo 
di riposo che succede al lavoro. 

British Associations, e te. Proceeding of the Royal Society,, 
W67. K *tc. 



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113 
Esp. 54.' — Quattro conigli fratelli son messi a confronto» 
Due di essi bea pasciuti e svenati mi danno un, sangue che 
contiene mill. 2,68 di fibrina. Gli altri due messi in stato di 
agonia dopo quattro giorni di digiuno assoluto mi danno un 
«angue che contiene mill. 3,16 di fibrina. 

Esp. 55.' — Due conigli fratelli son messi a confronto. Uno 
di essi lautamente pasciuto mi dà un sangue che contiene 
mill. 3,125 di fibrina, l'altro ucciso dopo cinquanta ore di di- 
giuno mi dà un sangue che contiene mill. 3,573 di fibrina. 

Esp. 56.* — A quattro conigli faccio piccoli salassi dalla 
giugulare in modo di raccogliere una quantità complessiva di 
gr. 58,1 95 di sangue. Contiene mill. 2,01 di fibrina. 

Il giorno dopo faccio a tutti quattro un nuovo salasso com- 
plessive di gr. 75,615 che contiene fibrina 0,305; cioè mille* 
simi 4,03. 

Il dì seguente nuovo salasso ai tre superstiti. Il sangue 
contiene mill. 5,82 di fibrina. 

E$p. 57.' — Ad un cane robusto e di mezzana grandezza 
si fa dalla giugulare un salasso di 65 centimetri cubici di 
sangue, che contengono mill. 1,78 di fibrina. Un'ora dopo si 
fa la trasfusione. dello stesso sangue nel cane e l'operasione 
riesce benissimo. Nuovo salasso dopo un'ora. Contiene mill. 1,17 
di fibrina. 

Esp. 58.* — Ad un cane robusto e mestano si estraggono 
dalla giugulare gr. 75 di sangue, del quale dopo la- battitura 
gli si injettanodi nuovo gr. 66. I! resto serve all' analisi e dà 
mill. 1 ,04 di fibrina* Dopo ottanta minuti un salasso di ses- 
santa grammi mi dà un sangue che contiene mill. 0,84 di fi- 
brina. 

Esp. 59.' — Si fa un salasso dalla giugulare di gr. 105,77. 
in un cane di mezzana grandezza. Sessanta grammi di questo 
sangue dopo la battitura sono trasfusi nello stesso cane. Il 
sangue contiene mill. 2,62 di fibrina Dopo. la trasfusione si 
lasciò passare ustf ora e; mezza e un nuovo salasso mi dà un, 
sangue che contiene mill. 2,25 di fibrina. . 

Annali. Fé? CCXV1. 8 



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■114 

Esp. 60. a — Ad una pìccola cagnetta faccio un salasso di 
sessanta grammi dalla giugulare. Contiene fibrina mill, 3.42. 
Ridotta quasi all' agotìia, si ristabilisce completamente, e dopo 
24 ore Tiene di nuovo Salassata. Il sangue contiene miti. 3,07 
ài fibrina. 

Bd ora ci sembra venuto il tempo di stringere i nodi 
al pettine e di concludere. 

La- teorica sostenuta dà vàleftti fisiologi che la fibrina 
sja un prodotto di riduzione dei tessuti non può reggere 
al martello della critica più semplice e più indulgente. 
Da una parte vediamo nei tessuti infiammati artificial- 
mente prodursi tanta fibrina, quanto si vuole, senza che 
per questo si modifichi la orasi del sangue e sia accele- 
rata la riduzione organica; così come abbiamo febbri vio- 
lènte, che pur sono riduzioni acutissime e combustioni di 
tessuti senza che esse siano accompagnate da iperinosi. 
Se quella teoria avesse, qualche fondamento serio, do- 
vremmo avere straordinaria copia di fibrina nel sangue 
dei tetanici, che rauojono dopo una fatica muscolare gi- 
gantesca, e invece in due tetanici -troviamo normale o 
diminuita la fibrina e in uno la vediamo aumentata 
quando insieme al tetano si ha una forte infiammazione 
della gamba; ma anche Jui questo caso V aumento è molto 
inferiore .a quello che si osserva, nella pleurite , nella 
pleumonite e sopratutto nel]' artrite acuta, dove insieme 
ad un grado nasairao. di iperinosi abbiamo un riposo 
grandissimo dei muscoli. Queste sodo armi raccolte nel 
campo clinico e basterebbero, se ad usura anche la fisio- 
logia sperimentale non venisse con vero lusso di fatti a 
demolire la teoria beltramiana. Animali tormentati da 
lunghe ore di tetano, o uccisi per tetano artificiale, o 
obbligati ad. un esercizio muscolare esagerato, mi presen- 
tano pr^ diminuzione di fibrina , ora fibrina normale ed 
ora aumento, senza che questi diversi risultati siano spie- 



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115 

gabili colle diverse quantità del moto, colla diversa ener- 
gia del' movimento ; prova sicura che la riduzione del 
muscolo ha cosi piccola parte net fenomeno , da no* «farsi 
sentire nell'ultimo risultato; mentre l'aumento del ca- 
lore, dei moti del cuore e dell' acido Carbonico esalato , 
sono effetti costanti del moto cresciuto e quindi gli teùgon 
dietro necessariamente. Che se l'esercizio eccessivo della 
corsa e del salto dà un numero maggiore di aumentò * in 
confronto della galvanizzazione, ò perchè liei primo caso 
oltre all' esercizio muscolare abbiamo esagerato aumento 
dei polsi e del respiro , e l' esperienza si complica con 
molti elementi. Le galvanizzazioni però sciolgono 1$ que- 
stione. « *:.;•♦• 

Nei conigli temuti per più giorni a digiuna o lasciati 
morir di fame io ho trovato una quantità normale di 
fibrina o leggermente cresciuta; ma già abbiam veduto 
come anche un forte aumento non proverebbe nulla nò 
prò né contro la dottrina beltraroiana, $ così dicasi degli 
animali as lassati. » . 

Per la sostanza dei risultati sono importanti le quat- 
tro trasfusioni di sangue fatte nel cane, coli' analisi* del 
sangue prima e dopo l'operazione. Questi esperimenti pro- 
vano che il sangue estratto poco dopo, o anche un giorno 
dopo, è più povero di fibrina di quello che aveva il cane 
in condizione di perfetta salute e prima ohe fosse salassato. 

Parmi dunque che con tutto il rigore della logica 
scientifica si possa concludere che tanto i fatti clinici 
quanto gli anatomopatotògici e le esperienze fisiologiche 
si accordano nel togliere ogni fondamento di vero alla 
teoria beltramiana sull'origine della fibrina; e, solo essa 
potè rimanere per qualche tempo sul nostro orizzonte, 
grazie all'oscurità dell'argomento, ai fatti male osservati 
e quindi falsi o a fatti veri male interpretati (1). 

(1) All'ultima ora mi cadono sotto gli occhi alcune esperienze 



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16 

Capitolo Tbrzo. 

La mfct teoria a»Ua «aata della coagulazione del sangue e de- 
gli altri liquidi fibrinosi. — Mia com unica itone preventiva. 

— Divinatone confusa del Beale. — Fatti di fisiologia « 
di patologia che dimostrano la verità della mia spiegazione. 

— Critica dell'esperienza classica di G. Mailer sulta filtra- 
zione del sangue di rana. — Esperienza fondamentale sul 
liquido infiammatorio prodotto dall'applicazióne di un ve- 
scicante. — Esame microscopico di cinquantaquattro essu- 
dati infiammatori. Conclusioni. • 

Sono ormai' quasi due anni che io presentava ali* I- 
stituto Lombardo (adunanza del 29 aprile 1869) una 
mia comunicazione preventiva , nella quale io chiamava 
T attenzione dei fisiologi e dei medici sopra una mia 
teoria, con cui mi pareva di spiegare la coagulazione del 
sangue e degli altri liquidi spontaneamente coagulabili , 
siano poi il frutto della vita normale o patologica; quali 
sono la linfa, il chilo e i varj essudati infiaramatorii. E 
In queir occasione io dicevo ohe se adoperavo la parola 
di teorìa e non diceva d' un flato che credevo di avere 
scoperto la vera causa della coagulazione del sangue, era 



di Oenerwch, fatte sotto la direzione di Ludwig, le quali, se pur. 
ce ne fosse bisogno, basterebbero a seppellire per sempre la teo- 
ria beltramiana. Generiseli separò la metà posteriore di un cane 
appena ucciso, e- legate là necessarie arterie e vene , istituì la 
circolazione artificiale degli arti posteriori con sangue defibri- 
natp, facendo nello stesso tempo contrarre fortemente i muscoli 
per, inezzo, dell' elettricità. Per varie ore il sangue rosso esci 
nero dalle vene e i muscoli si conservarono contrattili; ma ad 
onta di questo non fu che sul principio che il sangue òhe 
esciva dalle vene, conteneva un pò di fibrina: più tardi non 
ne conteneva punto ad onta che le contrazioni muscolari con* 
lineassero. 



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117 
perchè in campo tanto oscurò, un punto d'interroga- 
zione, più che modestia, parevarai un dovere di coscienza 
scientifica. «Con quella comunicazione preventiva io inten- 
devo assicurarmi il primato della scoperta o dell' errore 
e richiamare i fami della critica sulla mia teoria, mentre 
intendevo don nuove osservazioni e nuovi sperimenti a 
raccogliere i materiali pe* un lavoro di lunga lena.» v 

La critica non si fece aspettare ; è il prof. Sangalli (i) 
mi mosse subite? alcune obbiezioni, alle quali io risposi e 
che furono ribattute anche dal prof. Bizzozero e dai prof. ■■ 
Polli. Io però concludevo col dire che, onde non perder 
tempo in immature ed inutili discussioni , dichiarata di 
non voler più continuar in quella sterile polemica fino 
a che non fosse pubblicato tutto intiero iV mio lavoro 
originale sulla càusa della coagulazione del sangue. 'Ed 
oggi io mantengo la parola, pubblicando r fatti coi quali 
io intendo spiegare a modo mio la coagulazione del sangue 
e degli altri liquidi fibrinosi. 

Fino ad ora nessuna delle ipotesi messe innanzi per 
spiegare la coagulazione del sangue regge al rigore della 
critica scientifica, e per quanto importante 'sia la Scoperta 
dello Schmidt , che la fibrina è il risultato della cothbi- 
nazione di due albuminoidi, il fibrinogeno e la paraglo- 
bulina, riraan sempre à sapersi, perchè questi còfrpi, li- 
quidi nel sangue circolante , si combinino poi nel cada- 
vere o in alcune condizioni particolari della vita. v 



(i) Sangalli. t Osservazioni sull'efficacia dei globuli bianchi 
del sangue a produrre le coagulazioni di esso e degli altri li- 
quidi fibrinosi ». t Rondiconto del R. Istituto Lombardo » , 
voi. 2.°, fase. XIII e XIV. Adunanza del 1 luglio e 15 luglio 
1869. — Sangalli, t Altre osservazioni contrarie all' idea i, ecc. 
Seconda comunicazione. Ibidem. Voi. 11 , fase XV. Adunanza 
del 29 luglio 1869. 



» 



118 

Ora io credo che la coagulazione' del sangue si debba 
ad una irritazione dei globali bianchi , i quali per con* 
tatttf di corpi stranieri o di tessuti iafiarquiati o tolti 
| ' fuori dalle condizioni fisiologiche del loro scambio nu- 

tritivov mandano fuori una sostanza che <è la fibrina o per 
I dirlo, più* «attamente* un albuminoide, ohe è poi la sor- 

j gente della fibrina o del coagulo fibrinoso. Cosi le divi- 

{ importi del' 'nòstro Polli sulla Titalità del sangue danno 

! la stano alle altre del Beale, il quale aveva creduto che 

| gli stetsl globali bianchi si trasformassero in fibrina» come 

i pud veder» dàlie sue figùfe. 

:j Sieeonle io credo ohe nella osset*vazione inesatta del 

g Beale vi ai* però una divinazione della mia teoria, voglio 

in brtti «piarolfs esporre le *sttè idee/ 
;•; Beale wedb che" dovunque il sangue si rallenta e si 
arresta , i ^corpuscoli faianòht noto solo si vanno accumu- 
lando, ma! -si moltiplicano. Àggi tinge che nei coaguli il 
numero di questi corpuscoli è grandissimo e in alcuni 
casi lft massa principale dei coaguli ne è costituita. An- 
che nelle pleumoniti egli crede di vedere V essudato quasi 
unicamente oostitui&e «K piccolissimi corpuscoli granulari* 
che consistono in materie vivehte:( living matter) che 
crescono e si moltiplicano rapidissimamente. Anche nei 
cilindri trasparenti de* tubi uriniferi egli ha osservato 
nel centro piccole cellule granulari in processo di gene* 
razione (increa&G). 

Beale ha divinato che la fibrina sia un prodotto della 
morte dei globuli bianchi del sangue , ma nei suoi studj 
non ha tenuto calcolo alcuno delle ricerche dello Schmidt, 
che erario gi'à State 'pubblicate da tre anni e nella sua 
ipotési ha progredito più sulle ali della fantasia che per 
la via* maestra dell' osservazione. Spiega poi con certa 
temerità tutti i casi nei quali la fibrina non coagula, di- 
cendo che in quel caso tutte le particelle di materia vi- 
vente sono istantaneamente distrutte e si decompongono 



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119 

subito dopo in sostanze che non posseggono la facoltà di 
coagularsi. 

11 micrografo inglese spièga l'organizzazione dei coa- 
guli nelT interno del .corpo colle moltiplicazioni dei cor- 
puscoli bianchi che vi si trovano; e che possono» secondo 
le circostanze , o dar luogo a pus , o a tessuto connet- 
tivo (i), . 

Per me la fibrina non à un principio impedito e fi- 
siologico del corpo animale* ma è sempre il risultato d'un 
turbamente patologico o della morte; è un prodotto di 
quei piccoli organismi che si chiamano leucociti, corpu- 
scoli semoventi,, ecc. . 

Senza bisogno di esperimenti , molti fatti della fisio- 
logia e della patologia, che balzano spontanei air occhio 
deir osservatore , dovevano mettere sulla strada di sco- 
prire là vera causa della coagulazione del sangue e dei 
liquidi fibrinosi ; ed eccoue i più importanti. 

I globuli rossi non sono per nulla necessari alla 
formazione della fibrina ; dacché coagula la linfa , coa- 
gulano gli essudati sierosi infiammatori che non conten- 
gono un solo globulo rosso. Tutti i liquidi capaci di coa- 
gulare contengono globuli bianchi e il sangue ne contiene 
in massima quantità, dopa aver ricevuto nel suo circolo la 
linfa» Lo stesso Lussana, senna neppur pensare eh* io 
pubblicherei la mia teoria, tutto preoccupato dell' origine 
muscolare della fibrina, afferma che V aumento della 
fibrina ha luogo tra la vena giugulare e la. cava , 
cioè en cor rispondenza alle foci generali della linfa 
entro al sistema venoso, ove creste di quasi un quarto 
la detta quantità di fibrina. Se* poi il sangue arie- 



ti) Lionel S. Beale. On the germinai matter of the blood, 
with remarks upon the formation of fibrin , e te. Quarlerly 
Journal of microscop. science. London 1864. 



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120 

rioso mostrò qualche maggior oopia di fibrina e 
non quella della vena cava, appare che se ne deb 
accagionare V ulteriore tributo datone dalla vena 
dai linfatici del cuore e dei polmoni (1). . 

Anche il Sangalli dice di avere veduto essudati i 
fiamraatorii senza leucociti, benché poi, contraddicendo: 
aggiunga di aver trovato qualche rarissima cellula h 
colora. Dunque anch' egli ve ne ha trovati, dacché nel 
parola di rarissime v'è già un 1 affermazione ben diver; 
dai non contenere nemmeno globuli bianchi. Quan< 
il prof. Sangalli trova qualche raro leucocito in un pr< 
dottò infiammatorio, li chiama cellule incolore; quanc 
invece ve ne scorge moltissime, li chiama globuli puru 
lenti. È questo un modo molto facile di deludere le diflB 
colta, sopratutto quando il mio collega non sa ben dir 
se creda o non creda air uscita dei globuli bianchi ài 
vasi. Anzi a questo proposito egli pare in principio dell* 
sua risposta contestare la .possibilità di questo &tto 
mentre sul finire della sua Memoria par eh* egli si ral 
legrerebbe se questa uscita dei leucociti si veriicvus$€ 
Dinnanzi ai fatti le parole non valgono e io coi mi$i occb 
li ho veduti uscir da vasi, molte e molte voltoli hann< 
veduti uscire osservatori più esperti e più acuti di me 
Il prof. Sangalli non ci insegna meglio degli altri a di- 
stinguere un leucocito da un corpuscolo purulento , h 
sue obbiezioni a questo riguardo parmi dunque non ab 
biano alcuna portata. E molto minore portata hanno U 
osservazioni di coaguli antichi, nei quali non si trovas- 
sero o non si sapessero trovare i leucociti che li hanne 
prodotti» Forse che negheremo i' origine da cellule em- 
brionali dei tessuti già adulti, perchè quelle cellule piv 
non esistono ? 



(i) Lussano, op cit., pag. 17. 



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Goosle 



121 
Nella donna gravida, nella rena sptenicà, nella leu- 
cocitosi fisiologica della digestione , vanno quasi sèmpre 
d' accordo l' a u meato dei globetti bianchi e la ricchezza 
fibrinosa del sangue. 

Ecco le notizie più sicure del sangue leucemico: 

11 sangue leucemico tolto all' individuo vivo non è così al- 
terato che già ad occhi nudi ed in ciascuna goccia si. possa 
subito riconoscere la natura delia malattia. Lasciandolo però 
in riposo dopo averlo defibrinato, i corpuscoli rossi precipitano 
al fondo , mentre gli incolori formano uno strato superiore 
più o meno grosso, bianco-giallognolo, coir aspetto di vero pus 
(ganz eiterartig). (e Virchow. Gesammelte Abhandlungen », 
pag. 183). 

Quando si lascia coagulare il sangue ottenuto dal ( salasso 
da un leucemico, e quando questo sangue è in condizioni tali 
da formare una cotenna , i globuli bianchi si riuniscono io 
ammassi, che si dispongono tra la cotenna e il coagulo rosso; 
sicché sollevando la cotenna si scorge, la sua superficie infe- 
rióre copèrta di piccoli noduli grigi o grigio-rossi costituiti 
da globuli bianchi. 

Talvolta il numero dei globuli bianchi è così grande che 
sopra lo strato dei globuli rossi si raccoglie pno strato con- 
tinuo, uniforme e denso di globuli incolori , ed io ho veduto 
dei /casi, in cui nettamente il sangue si poteva dividere in tre 
strati; al disopra la, cotenna, poi lo strato di globuli incolori, 
poi quello dei globuli rossi. ( t Gesammelte Abhandlungen », 
p. 483; 1862). 

1 risultati dell' esame chimico del sangue leucemico, finché 
furono indirizzati solo all' analisi quantitativa, rivelarono fatti 
interessanti ma poco decisivi. L'albumina, la fibrina, i sali del 
siero sono relativamente normali , la parte acquosa aumen- 
tata , i componenti solidi e specialmente i corpuscoli rossi di- 
minuiti .... Scherer vi scoperse ipoxantlna , acido ' acetico , 
acido formico, ecc. 



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Google 



122 



Analisi di sangue tolto dal vivente. 



' i : 


2 


3 4 


5 


6 


Peso specifico — 


— 


— 1041,5 


103fr,0 


1049,5 


Acqua . . 815,8 


816,07 


Si 9,8 854,5 


881,0 


820,0 


Sostanz. solide 184,2 


183,9$ 


180,2 145,5 


119,0 


180,0 


Fibrina . . 4,46 


7,08 


4,75 6,0 


2,3 


5,0 


Residui dello 








f 


siero . . 82,35 
Globuli san- 


75,22 


77,52 72,0 


67,0 


95,0 










guigni. . 97*39 


101,63 


97,93 „ 67,5 


49,7 


80,0 


Vogel e 


Parkes 


Parkes Ro- 


Ro- ' 


Ro- 


Strecker 




bertson 


bertson 


bertson 




(« Virchow's Archiv », 


voi. 5, 


p. 65. 


Questi risultati vengono confermati nella 


Patologia ceh 


lui are. 











Nelle infiammazioni, dovunque vedo accorrere grandi 
masse di globuli bianchi, vedo formarsi pseudomembrane, 
coaguli fibrinosi, ecc. Le ricerche di Virchow avevano già 
dimostrata falsa l'opinione che la fibrina depositata nei 
tessuti infiammati preesistesse nel sangue e la sua* -pro- 
duzione è localizzata nel punto irritato e secondo lui la 
discrasia iperinotica è consecutiva. 

Dove l'uscita dei globuli bianchi è più facile, cóme 
nelle cavità sterose, uegli alveoli polmonari, sulla pelle, ecc., 
vedo più spesso la fibrina che nei parenchimi dei vi- 
sceri. 

La quantità normale della fibrina del sangue va d'ac- 
cordo assai più con quella dei globuli bianchi che con 
quella dei globuli rossi, e la sostanza tìbrinoplastica ot- 
tenuta dallo Schmidt , nei varj tessuti , . proviene fuor 
d'ogni dubbio dai corpuscoli del conn€ttti*ot che sa tro- 
vano sparsi dovunque. - ' 

La storia naturale e hi fisiologia della fibrina si ac- 
cordano in tutto colla sua storia chimica tracciata così 
stupendamente dallo Schmidt. La -cornea , che è ricca 



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•123 
ii corpuscoli semoventi, dà quantità grandissima di so- 
stanza fibrinoplastica , mentre la cartilagine, che non ne 
contiene, non ò capace di far coagulare alcun liquido 
non fibrinogeno. 

Un essudato peritoneale della vaginale o di un altra 
rierosa può* mantenersi liquido indefinitamente, quando i 
corpuscoli bianchi coipe in loro domicilio naturale vi si 
muovono, e vivono , ma lisciti ali* aria o in contatto di 
corpi stranieri, la irritazione dei corpuscoli è accompa- 
gnata da produzione di fibrina. 

Injettando V acido . lattico nelle vene degli animali 
[Capitolo I), abbiamo già veduto nel sangue particelle 
bianche di diversa grandezza ed anche di un millimetro 
ii diametro, semitrasparenti, costituite da globuli bianchi 
circondati da fibrina. 

È noto che il sangue coagula assai più spesso in un 
reso ampio che in un vaso stretto ed alto, perchè tutto 
ciò che favorisce il contatto dei corpuscoli bianchi eoi 
sorpi stranieri e ne facilita l'irritazione, affretta pure 
la formazione della fibrina. 

La perduta energia coagulativa di un sangue lasciato 
i sé stesso si spiega colla progressiva alterazione dei 
corpuscoli bianchi. .Un sangue di vitello spremuto dal 
nio casamento, che quando ò fresco in un paio di 
ninuti ci fa coagulare un liquido coagulabile; dopo che 
i lasciato in un piatto piano da 13, 15 a 24 ore, non 
coagula f>iù che in un* ora o in un'ora e mezza. Anche 
1 coagulo è molto più molle e gelatinoso (Schmidt). 

La formazione graduata e lenta della fibrina nel seno 
ii un plasma « la continua * successiva contrazione del 
coagulo sono fenomeni, ohe assai meglio si accordano 
colla graduata contrazione e alterazione dei ' oorpuscoli 
)ianchi # ^he con un'azione chimica di due corpi che si 
combinano. 

È già stato osservato che il chilo e la linfa prima 



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124 

di passare attraverso alle ghiandole hanno minor ten- 
denza a coagulare, che dopo averle attraversate; ma è 
anche certo, che dopo averle attraversate, contengono 
una quantità molto maggiore di corpuscoli bianchi. 

Le pa role di diminuzione e A aumento delt energia 
fibrinoplastica del sangue y adoperate spesso dallo Somhidt 
nei suoi classici lavori, e che possono sembrare sulle prime 
veri ontologismi, sono invece divinazioni delta vera causa 
della coagulazione del sangue. 

Il plasma di sangue di cavallo senza globuli , e il 
plasma superiore a una cotenna son sèmpre emanazioni 
del denso strato di globuli bianchi che sta tra la fibrina 
e i globétti rossi. 

L' esperienza classica di G. Mailer della filtrazione del 
sangue di rana fu travasata di libro in libro con poca 
critica; ma io l'ho ripetuta più volte dinnanzi ad auto- 
revoli testimoni e ho potuto convincermi che i globuli 
bianchi passano attraverso il filtro; o se non passano, il 
liquido filtrato non si coagula più. Del resto, il sangue 
delle rane nell'estate presenta fenomeni singolari che 
meritano d % essere studiati. Io in due anni successivi per 
ben quattro volte ho raccolto il sangue di molte rane, 
è "V ho veduto separarsi in due strati, uno inferiore rosso, 
l'altro superiore di siero citrino; ma bastava agitare il 
liquido, perchè i due strati si confondessero, ripristinando 
la condizione del sangue appena estratto dai vasi. Il ri- 
poso rifaceva i due strati, ma vero coagulo non si aveva. 
— Anche al microscopio non potei verificare la presenza 
della fibrina. 

Uha volta (26 gitignò ), raccolto il sangue di 39 rane 
ben pasciute, dopo 24 ore ad .una temperatura fra + 15° 
e + 20° i globétti rossi si eran deposti, i bianchi stavano 
in sotti! velo fra lo siero soprastante,* raa non si aveva 
vero coagulo. Filtrando il sangue attraverso ottima carta 



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185 

Berzelius, non riuscii a raccogliere che un mezzo mil- 
ligrammo di fibrina. 

L' esperienza di MÙller va dunque riveduta & cor- 
retta ; e in ógni modo non può invocarsi come argomento 
prò o contro qualunque teorica sulla coagulazione del 
sangue. % 

Del resto, meglio che col sangue, sibillino delle rane, 
noi possiamo assistere alia coagulazione di un liquido 
fibrinoso! ripetendo questo semplicissimo esperimento, che 
consiglio di rifare agli increduli è anche al Sangalli, 
benché egli vissuto tra i cadaveri abbia un disprezzo so- 
lenne per le esperienze fisiologiche. Eppure anche la sua 
scienza prediletta dove sarebbe mai, senza le esperienze 
sugli animali % Forse ancora ai tempi del Morgagni. 

Esp. 61.* — Applico un» mosca di Milano all'avambraccio. 
Dopo dodici ore pungo la vescica formata e racpolgo sopra un 
filtro lo siero. Passano globuli bianchi e siero e nella capsulina 
sottoposta si forma fibrina. Filtro immediatamente il liquido : 
non passano più globuli bianchi e il siero non coagula più. 

Io ho fatto una serie di osservazioni del liquido sie- 
roso spremuto dai vescicanti, specialraeate per lo scopo 
di dimostrare che la quantità dei globuli purulenti non 
andava d' accordo collo stato generale del malato , (come 
sembrava voler credere Faget ) ; ma esse potranno ser- 
vire anche a mostrare come sempre dove si trova fibrina 
si trovano globuli bianchi; e come la proporzione dei due 
elementi non possa spiegarsi che colla quantità diversa 
di materia flbrinoplastica e di fibrinogeno, che si trovano 
in un liquido coagulabile. Si possono avere in questi li- 
quidi infiammatorii in qualche rarissimo caso corpuscoli 
senza fibrina, cosi come molte altre volte si ha pus senza 
fibrina; ma non si ha mai una sol volta fibrina senza cor- 
puscoli bianchi. 



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126 



Indole della malattia 



Regione 

del corpo 

in cui 

fu applicato 

il 

vescicante 



Esame 
dello siero 



Fibrina ed epitelio 



Saliee Pietro , d'anni 45, 
contadino, della prov. di Pa- 
via. — Dispepsia da quattro 
mesi. Apiretico. Dieta discre 
ta. Costituzione mediocre. 



Branca Domenico, imbian- 
chino, d'anni 16, di Canobbio, 
— Tubercolósi ini. 9 stadio 
con leggerissima bronchite 
da 4 giorni. Costituzione me 
diocre. Dieta scarsa. Piccola 
febbre. 



Granata Giuseppe, conta- 
dino, d'anni 37, della prov 
di Pavia. — Tubercolósi in 
2.° stadio*. Costituzione me 
diocre. Varii mesi di malat- 
tia. Dieta discreta. Òlio di 
merluzzo. Apiretico. 



Epigastrio 



Ragione 

sternale 

media 



Idem 



Rarissimi 

globali 

purulenti 



Strato grosso di fibri- 
na gelatinosa verso il! 
derma, densa e stipata 
verso l'epidermide, zep d 
pa tutta quanta di mi< 
riadi di globuli puru- 
lenti. 



Rarissimi 

globuli 
purulenti 



Nessun' 
globulo 



Strato fibrinoso di- 
scretamente denso, zeppo 
di globuli purulenti spe- 
cialmente negli strati 
che toccano il derma. 



Strato fibrinoso denso 
con pochi globuli puru- 
lenti. Molte cellule epi- 
teliali giovani. 



Pietro Nascim]>eni, conta 
dino, d'anni 36, della|prov. 
di Pavia. Tubercolósi In 1.° 
stadio da 2 mesi. Costituzio- 
ne mediocre. Dieta abba 
stanza lauta. Olio di? mer- 
luzzo. Apiretico. 



Idem 



Rarissimi 

globuli 

purulenti 



Sottilissimo strato fi* 
brinoso con pochissimi 
globuli. — Nello strato 
che tocca il derma gio- 
vani cellule epiteliche. 



Brovarone Giacomo, im 
piegato alla ferrovia, d'anni 
41, piemontese. — Buona co- 
stituzione. Tubercolósi^ 1.° 
stadio. Da 4 mesi. Dieta scar- 
sa. Febbre. Olio di merluzzo. 



Idem 



Molti 

globuli 

purulenti 



Leggerissimi fiocchet- 
ti di fibrina sparsi nello 
siero e zeppi di globuli 
purulenti. 



Piatti Francesco, d'anni 
23, sarto, della prov. di Pa 
Yia. — Nefrite albuminosa 



Lato destro* Rarissimi 
del torace j globuli 
purulenti 



Strato molto denso di 
fibrina gelatinosa, che 
chiude nelle sue maglie 



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127 



B 
O 




Regione 






° 2 

k. 38 


% 


del corpo 


Esame 


• 




Indole cUIlb. malattia 


in cui 

fu appiccato 

il 


dello siero 


Fibrina ed epitelio 


*3 




vescicante 








acuta da 3 settimane. Pleu- 






una gran copia di siero. 




rite destra con spandi mento. 






Contiene pochi globuli 




Costituitone pessima. Febbre. 






che abbondano di più 




Dieta quasi nulla. Morte cin- 






negli strati vicini al 




que giorni dopo l'applicazione 






derma. 




del vescicante. Verificazione 










coll'autopsia della diagnosi. 








7 


Pietro Rossi , tessitore , 


Regione 


Rarissimi 


Leggerissimi fiocchet- 




d'anni 37, di S. Martino 3icr 


ombelicale 


globuli 


ti di fibrina galleggianti 




comario» *« Tubercolósi in 2.° 




pur nienti 


nello siero zeppo straor- 




stadio con tubero, mesente- 






dinariamente di globuli 




rica. Costituzione meschina. 






purulenti. 




Febbre viva. Ammalato da 










uà anno. Morto 15 giorni 










dopo il vescicante* 








8 


Teodoro Lecchi , attore 


Regione 


Pochi 


Manca affatto la fibri- 




drammatico di Brescia, d'an- 


sternale 


globuli 


na. »— ' Pagina interna 




ni 33. — Ammalato da due 


media 


purulenti 


dell'epidermide zeppa di 




anni. £maciazioae somma. 


— 




globuli di pus con alcu- 




Tubercolósi in 3.° stadio. 


Vescicante 


< 


ne giovani cellule epi- 




Morte 10 giorni dopo l'appli- 


d'uno scudo 




teliche. 




cazione del vescicante. 




- 




9 


Giovanni Bianchi, conta- 


Idem 


Qualche 


Strato denso e stipato 




dino, di anni 18. — Pleurite 


grande 


grosso 


di fibrina, finamente gra- 




sinitra. Impubere per inani- 




globulo 


nuloso e senza globuli e 




zione. Pessima costituzione. 




purulento 


cellule epiteliali giovani 










negli strati superiori. 










Strato denso è tenace 




ladino, d'anni 37. — Otite 




globulo - 


di fibrina. Inferiormente 




senza febbre* Sordità. Buona 
ceetitnaione. 




purulento 


molti globuli purulenti. 
Negli strati superiori 
molto epitelio pavimen- 
terò in diverso grado di 
sviluppo. 


* 11 


Miscandola Giovanni, con- 


All'ipocon- 


Rarissimi 


Strato sottilissimo di 


ladino, d'anni 46. — Iper- 


drio sinistro 


globuli 


fibrina molto floscia e 




trofia della milza. 




purulenti 


trasparente. Pagine in- 



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a 
o 

2'S 

« > 

8 % 

9 2 

» s 



123 



Indole della malattia 



Regione 

del corpo 

in cai 

fu applicato 

il 
vescicante 



Esame • 
dello siero 



Fibrina ed epitelio 



12 



Giuseppe Braga, imbian- 
chino, di Lugano, d'anni 20. 
— Tubercolòsi miliare acu- 
ta. Morte. Application* del 
vescicante 15 giorni prima 
della morte. 



Al petto 



13 



Rampassi Giovanni , con- 
tadino, d'anni 54. — Pleu 
rite cronica. 



Lato 

sinistro 

laterale 

del torace 



Rarissimi 

globali 

purulenti 



terne con discreda copia 
di globuli purulenti e 
globuli rossi, benché non 
si veda sangue ad occhio 
nudo. Moltissime cellule 
epiteliali giovani. 



Idem 



14 



Girolamo Bottini, d'anni 
19, caffettiera — Tuberei 
lósi 1.* stadio. Sciatica tini 
atra. 






Regione 

ileoischia- 

tica 



Strato denso tenacis- 
simo di fibrina. Pagina 
interna con molti globuli 
di?us edi'Bangue e mol- 
te cellule granulose. 
Strati inferiori della fi- 
brina pieni di globuli 
purulenti e cellule gra- 
nulose. Strati superiori 
di pura fibrina. 



Strato denso e stipato 
di fibrina tenace, quasi 
senza globuli. Strati sot- 
toepidermici con molte 
cellule epiteliali giovani. 
Dove l'epidermide non 
presenta fibrina, è coper- 
ta da uno strato di mol- 
tissimi globuli purulenti 
assai grandi e più gra- 
nulosi del solito. Alcuni 
globuli rossi. 



Siero abbon- 
dantissimo 

con 

rarissimi 

globuli 

purulenti 



Pagina interna dell'e- 
pidermide con poche cel- 
lule granulose molto 
grandi e cellule epiteli- 
che giovani. Fibrina in 
gran copia, densa, ela- 
stica con struttura fi- 
brillare tipica. Rarissi- 
mi globuli. Molte giova- 
ni cellule epiteliche ne- 
gli strati superiori. 



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(129 



sfea*- 



ì^uMrjing wwwwwiwpwrwiwt 



Indole, della inala ttia 



Ragion» 
del corpo 

in cui 

f» applicato 

il 

re*ciea*t« 



dello $iero 



RMWPE=» 



ffiferin* ed epitelio 



Maragnoni Francesco , di 
,anui 53, contadino.— Con- 
gestione epatica. Co&tituzio- 
ne logorata, da abuso di sa- 
i (300). 



Ipocondrio 
destro 



Sieroabhoa- 
dantissimo 
con alcuni 

globuli 
purulenti 



Gavini Lassalo, d'anni 20, Lati 
contadino. — Pleurite dpp-| del torace 
pia. Vescicante al 5.° giorno 
di malattia, il 25 maggio. 



Idem. Il 28 maggio. 



Idem. Il 28 maggio. 



Hafaldi Antonio, con tapino, 
d »nni 33. — Nevralgia auri- 
colare. Àpplic. del vescicante 
°°P» 3 giorni di applicazioni 
di atropina e clojoformo. 

Annali, Voi. CCXVi 



Regione 
ombelicale 



Net messo, 
del petto 



Dietro 
l'orecchio 



Sensa 

> globuli 



Alcuni 

globuli 

purulenti 



Maggior 

quantità 

di globuli 

purulenti 



Molti 
globuli 
di pus 



Piccolissima; copia di 
fibrina floscia e seppa di 
globuli purulenti e cel- 
lule epiteliali giovani. 

Pagina interna dell'e- 
pidermide con miriadi di 
globuli purulenti ed al- 
cuni globuli rosai. 



Strato grosso e abba- 
stanza stipato di fibrina 
con molte cellule puru- 
lenti granulose. Strati 
di giovani cellule epite- 
li eh e. x 



Strato fibrinoso, sotti- 
le, con molte cellule gio- 
vani epiteliche e globuli 
di pus- Dopo l'estrazione 
dello siero si ò coagulata 
della fibrina, che è molto 
trasparente e contiene 
dei globuli di pus. 



Lo strato fibrinoso* e' 
più grosso e stipato, ben- 
ché il vescicante siasi 
fermato un tempo mino- 
re sulla pelle. La fibrina 
trasparente, che si è coa- 
gulata dopo il taglio del* 
i'/opulennide , presenta 
dei. globuli di pus, ma 
in minor quantità qhe 
nel caso precedente. 



Traccio appena visi- 
bili di. fibrina zeppa di 
globuli purulenti. « 



9 3glc 



' 


130 


. 






9 




- -, . 





© 




Ragion* 






2g 


- . i > 


del* corpo 


Esame 




ti 

3 s 


-Lattate della malattia 

/ i-m < :*«< 


in «etri ■ 

fu applicato 

i» 


dello siero 


Fibrina ed 






vettitaMM* 






26 


Reggio rr Lorenzo, mera- 


Parta f 


.>ocW ' >4- 'Pagina :int 




to«^ d'anni 26. -.-*» Weuro» 


sinistra 


^globuli* pidermid* ce 




dÌBÌa»iSinéstra t 


laterale 


di -pus Copia di glo 




. . il ..- » - :.*' 


del torace 


■ • ' r f lènti ed aleni 




•.:•. ■ i l-<ci , . i . . 




bali rossi. St 




•..-.«'.»>.•' :-> 4 




< 


di fibrina flos 




:. .:■ n- . ,: , ' .« ;* 






quasi senza g 




.• ■< : ..f. > . •>' i... i 


; 


• . i 


ti strati di ( 




• , . *~ \~~ ■—• -' - j • ■"■••. 


... ;. . ~ 




iute épitèlid 


21 


€aatw> uterina. 


Ipogastrio. 
Vescicante 


Pochissimi 


Netsuna, fi 




V . J ; . • t 


globali 


chi globuli e 




*■•>.•'( 


piccolo 


di pua. * 
Pochissimo 


pagina interi 
derni i de. 




"!> 




siero 




22: 


Congestione spinale reu- 


Regione 


Pochissimi 


Discreta cop 




matica; 


lombare. 


globuli 


medioeremen 


- . 


: ■ '. ' ; . • 


Vescicante 


di pus. 


Strati inferio 




■ ' , ■ • ■ • «' 


grande 


Qualche 


globuli di pu 




,» "■ iv i '•>{'.->♦ n »-V: _ 




globulo 
rosso. Siero 


me cellule ep 
vanì. Strati « 


, 


i. , ' fv.» .-". ■ , » 




abbondante 


pura fibrina 




». ■ ' . ' • " . 


• 




granulosa. 


23 


TubeMofai 8.* stadio* 


Regione 


Rarissimi 


• 'Strato sotl 


f 


■ • i '-' ' .:.••'. ■ j ■ ■ - 


sternale 


globuli 


na decretano 




• .•.,/.,;. *j. r- Ti' • 


media 


purulenti 
Qualche 


Non globuli, 
pati di giov 


» . 


• r 


globulo 


epiteliehe. 




•. . , ? • • - 




rosso 




24 


<Perotù<Qiu6eppe, contadi- 


Epigastrio 


Pochi glo- | Strato sotl 




no, dfanaii 3fr,idè,Gropello. 




buli di pus Ina aderente 




— ftispepstav 




nello siero 'mide; 

„ !__! ._ 


25 I Maddalena^ CefBÌ,~contadi* 


Regione 


Idem 


Idem. 


aa, di Cambio, d'anni 43. 


del legato 








— . Apiretica» Diarrea -con 


- 








cospetto di cirrosi epatica 










incipiente. 









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131 



le ddia malattia 



,. contadina,* d'pttni 
ri tastone gastrica. 



Carolina, contadina, 
leva, d'anni £7. — * 
*. Reumatismo arti- 

r**éco.- e :.-■•. 



Regione 

delr ciarpe 

io* cui 

fu applicato 

il 

vescicaoto 



• Esame 
dello siero 



JfVhrioa .ed epitelio 



epigastrio 



Dorso 

delia roano 

sinistra £ 



» Degrandi, contadi- 
ni i3| di Lardi rago» 
instiamo , articola rei 
Apiretica. 



Idem 



eiH Luigia > d'Ianni 
trice, di Pavia. — 
i. Tubercolósi me- 
.dorato* di potassa 



danai 25. — » Span- 
pleuritiaó (sinistro), 
bte. *r • 



, contadino,- d' anni 
lasarca da visio car- 
Joltà gravezza del 
Luore pochi giorni 



Regione 
ombelicale 



Qualche 

rarissimo 

globulo* 



Idem 



Strato sottiNssime di 
fibrina poco, densa, zeppa 
di globuli-più* utenti mol- 
to grandi» È coperta 
verso r esterno 4a cel- 
lule* epitelio^ giovani. 



Strato mucilagginoso 
appettar visibile di fibri- 
na seppo di globuli pu- 
rulenti. Cellule epiteli* 
che giovani appena ai 
disotto dell'epidermide* 



Nessun 

globulo 

purulento 



Rarissimi 

globuli 
purulenti 



Regione 
laterale 
sinistra 



Ragiona 

del cuore 



Idem 



Alcuni .già» 



e globuli 
di sangue in 
egual nume 
ro. Qualche 

fiocchetto 
natante zep- 
po di £1. pu- 
rulenti. Ap- 



Strato discretamente 
tenace, ma molto denso 
di fibrina. Negli strati 
inferiori molti globuli 
purulenti. Nei superiori 
cellule epitelìebe giova- 
ni e non pds. 



Strati grossi di fibri- 
na stipata senza globuli 
purulenti. Qualche raro 
e sottile strato di cellule 
epiteliche. 



Nessuna fibrina. Non 
pus. 



Nessuna fibrina ade- 



bulLdi pue reale all'epidermide. — 



Stinta sottile di giovani 
cellule epiteliche. Qual- 
che globulo di sangue. 



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132 



l'I 






Indole della malattia 


Regione 

del carpo 

in oui 

fa applicato 

il 

vescicante 


Esame 
d-.'llo siero 


Fibrina ad epiU 



pena traccia 
ài fibrina 



32 



Aguzzi Giovanna, eonta 
dina, d'anni 40, di Coloni 
barone. — Enfisema con 
bronchite. Febbre. 



Regione 

laterale 

destra 

del torace 



3.T 



È del ti* 38. ~ Quattro 
giorni dopo. 



34 



Dori© 

della mano 

destra 



Qualche 

rarissimo 

globulo 

di pus 



Nessun 
globulo 
di pus 



Nessuna traccia < 
brida. Nella pagin: 
terna * dell' epider 
strato sotti Hssirao 
globuli purulenti. 



Fibrina gelatinosa 
rassomiglia dei tutti 
la chiara dell'uovo. 1 
chiusi molti globuli 
ruleati.' È stipata I 

ve è ia contatto 
l'epidermide. I gtó 
purulenti decrea 
mano mano si eaaoi 
no gli strati super] 



N. N. — Gastrite. 



35 



36 



Epigastrio 



Rarissimi 
globuli 
di pus 



\ N. N. -i— Ascfte. 



Addome 



Antonia Galimberti, con- 
tadina, di Varzi, d'anni 30. 
— Apiretica. Tubercolósi. 



Regione 

sternale 

media 



37 I N. N., d'anni 38. — Iper- Ipocondrio 
trofia della milza. ' sinistro 



Rari 
globuli 
di pus 



Idem 



Molto siero. 

Molti 

globuli 

di pus 



Strato denso e stif 
di fibrina, alternanti 
strati sottili di ed 
epiteKene giovani; ti 
nella parte superiora 
inferiore. Nessun ( 
buio. 



Traccia appena il 
bili di fibrina con aW 
globuli di pus ecelj 
epiteiiche giovani. 



Non si raccolse chi 
sierp. 



Strato dfecretamtf 
grosso di fibrina ( 
molto pus. Cellule g 
vani epiteiiche. 



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m 



dote dèlia malattia 



Ragiona, 
dal corpo 
in cui ' 
fu applicato 

il 
vescicante 



• Esame 
dello siero 



Fibrina ad epi telio 



N,; d # anni 5U — Vo* 



Ni , d'anni 23. — G* 
lenta. 



ne hi Teresa, contadina, 
31, di Fossannata* — 

stione epatica e tubar 
Apiretica; 



rtrofia di cuore. Àna- 
Somniii gra vessa del 



tti Maria , contadina , 
i 21, di Tromellò. -- 
rsia con gastralgia, 
sia Cura negativa,' 
costituzione. 



trite destra con span- 
to. — Anni 21. 



Epigastrio 



Epigastrio 



Ipocondrio 
destro 



Sottomani- 

maria 

sinistra 



Epigastrio 



Lato destro 
del torace 



Molto siero 

con 
pochissimo 

pus 



Poco siero 
poehi 
globuli 
di pus 



Molto siero 

con materia 

colorante 

della bile 



Qualche 

rarissimo . 

globulo. 

di pus. 

Molto siero 



Molto siero. 

Qualche 
raro globulo 

di pus 



Discreta quautità di 
fibrina piuttòsto stipata, 
discreta quantità di cel- 
lule giovani epiteliebe. 



Discreta quantità ;di 
fibrina molto elastica e 
piuttosto stipata; me- 
diocre quantità di cel- 
lule epiteliche giovani. 



Molta fibrina con po- 
chi globuli purulenti ed 
alquante cellule epiteli- 
che. La fibrina quasi ge- 
latinosa. 



Nessuna traccia, di fi- 
brina* Pagina interna 
dell'epidermide con pò 
chi globuli di pus e cel- 
lule epiteliche giovani. 



Straio^denso di fibri- 
na gelatinosa^ ceppa dì 
globuli di pus negli stra- 
ti inferiori. Qua e là 
gruppi di cellule epite- 
liche giovani. 



Molto siero. | Tr accie quasi invisi- 
Qualcbe bili di fibrina, mucilag- 
raro globulo ginosa quasi amorfa, a p- 
4\ pus pan»; finamente gru no- 
iosa ^ che chiude alcune 
cellule granulose e po- 
chi globuli di pus. 



ini Carolina, contadi- 
Pre*, d'anni 18. — 
». Tubercolósi. : 



Regione 

sternale 

media 



Molto siero. 

Qualche 

rarissimo 



Strato discreto di li- 
brina mediocremente te- 
nace; negli strati info- 



Digitized by VjÒOQ IC 



134 



• 

SI 



73 



Indole della malattia 



iRe^sene 
tteVeorpé 
in eoi** 
f<t Applicato 

il 
vescicante 



Esame 
dello siero 



! 



Fibrina ed epitelio 



45 



46 



'Oòfttattkia tflhida, di eosti 
tusiohé logorata. Ipertrofia 
di railift. Antri 68. 



gibbuto 

; di pUS 



rieri 



N. N-, d'anni 24. — Me- 
trlté. Febbrfe. Céstita Brorte 
tobtwta. •* •• 



47 



48 



49 



>1 } ' - 'i N i ^ 



Torti Teresa, contadina 
d'anni 37, di S. Nazaaro; — > 
Dispepsia; Tumore addomi 
naie. " *'*'• • • •« • • . , 



Ra<**détii Maria, contadi- 
na, Studili 30, di Moicana 
Bijfr. ^Bronchite tenta... 



Ipocondrio 
sinistro 



Ipogastrio 



4- 



Molto siero. 
Molti glo- 
bali di pus. 
Qualche 
1 globulo 



Epiopiiea 
teioistra^ 



Sternale 
media 



«> . • • *.,(. ..«.,' 



50 



Donna*. Gastrite lente. Aa» 
ni 36. Febbre. . 



Epigastrio 



Donna., Tubercolósi* Anni Regione 
%2. Febbre. | sottoclavi- 



Molto aiere 
pìecfret» 
• copia 

(U globuli 
'di pua 



Mbfc© siero. 

Pochi 

globuli 

di pus 



di globuli 



*eppa 
purulenti, nei superiori 
poverissima di pus e con 
molte cellule epitetici» 
giovani. 

"t ■ - . ■■«■»■. ■ ■-■ — — 

Nessuna traccia di fi- 
brina. Pagina interna 
dell'epidermide con mol- 
te cellule epiteliche gio- 
vani; globuli di pus e 
qualche globulo rosso. 

Strato grosso di fibrina 
molto tenace e di strut- 
tura fibrillare. Contiene 
molti globuli di pus e 
celi* epiteliche giovani. 



Siero . ■ 

discreto 

Mediocre 

Quantità 

•di globuli 

~ ì di -pua . 



Molto siero 
ricchissimo 
di globuli 
purulenti 



Molto siero 
con discreti 



Strato discreto di fi- 
brina con quantità me- 
diocre di globuli di pus 
e cellule epiteliche gio- 
vani. Fibrina densa. 



Striato denso di fibrina 
molto tenace* Megli stra- 
ti inferiori pochi globuli 
di pus e molte cellule e- 
piteliche giovani. Nei su- 
periori fibrina purissima 
fibrillare e finamente 
granulosa. 



Strato poco grosso di 
fibrina discretamente 
densa con pochi globuli 
di pus e molte 
epiteliali, gióvani 



Strato poco denso di, 
fibrina discretamente te- 



Digitìzed by CjOOQ IC 



135 



Indole delia malattìa 



ftegione 
del coppo * 

io o»i; 
fu applicato 

vescicante 



' Esam* 
dello? 1 siero 



Fibrina ed epitelio 



N. N. Donna, d'anni 28, 
- Ascite. 



N. N. Donna, 4' anni 3$, 
— Gastrite. 



N. N, Donna, d'anni 26- 
— Vizio di onore. 



Settimana Maria , conta- 
dina, d'anni 7. ~- Febbre 
Nefrite albuminurica. 



colar* 
sinistra 



Addome 



Epigastrio 



Regione 
del cuore 



Epigastrio 



globuli 
pungenti 



nace, ceppa di globulHi 
pus e molte cellule epi<- 
teliche giovani. 



Molto siero, 

Pochi 

globuli 

• purulenti 



Molto siero. 
Rarissimi 

globuli 
purulenti 



Molto siero. 

Qualche 

globulo 

rosso 



Nessuna traccia di fi- 
brina. Pagina inferiore 
dell'epidermide con mol- 
ti globuli purulenti, al- 
cuni globuli rossi e cel- 
lule epiteliche giovani. 

Piccola quantità di fi- 
brina discretamente te- 
nace, Al microscopio si 
vede che la fibrina vera, 
è pochissima ma resa 
voluminosa da strati 
densi di cellule epiteli- 
che giovani. 



Strati), denso di fibri- 
na molto stipata; che 
negli strati inferiori con- 
tiene qualche raro glo- 
bulo di pus e cellule epi- 
teliebe,, giovani. Negli 
strati superiori nessun 
globulo di pus. 



Molto éiero 
con rari gì 

purulenti. 
Molti fiocchi 

nuotanti 
idi fibrina 
gelatinosa 



Strato enorme di fi- 
brina non molto tenace. 
NegH strati inferiori di- 
screta copia di globuli 
purulenti; Nei superiori 
eeUjlW epiteti ohe gio- 
vani. , ' 



P. M. s d'anni 32. -— Con* 
gestione polmonale destra 
senza febbre. 



Regione • 
sottoclavi- 
colare 
destra 



Poco siero 

con rari 

globuli 

purulenti 



Strato stipato di fibrina 
aderente all'epidermide 
ma sottile, zeppa tutta 
quanta di globuli puru>. 
in numero iufinito. Cel- 
lule epiteliche giovani. 

Digitizedby VjOO 



13tf 

Queste osservazioni dimostrano che i apporti precisi 
fra il pus e la fibrina nei prodotti infiammatorii non sono 
abbastanza studiati, ma esse dichiarano con molta elo- 
quenza che neir animale vivo non in un sol caso si può 
avere fibrina senza la presenza di corpuscoli bianchi; cosi 
corbe nel bicchiere del chimico non si può mai avere 
coagulo fibrinoso senza la contemporanea presenza d'una 
sostanza fibrinoplastica e del fibrinogeno. 

Lo Schmidt dice di aver filtrato essudati infiamma- 
torii e di aver ottenuto liquidi che non coagulavano più, 
benché vi fosse ancora fibrinogeno ; dacché aggiungendovi 
del sangue, coagulavano ancora. Cosi egli osservò che lo 
siero del pericardio, fatto passare attraverso le pareti dei 
vasi ombelicali per pressione èoagulava spontaneamente. 
Questi due fatti illustrano splendidamente la mia teoria 
•'. e devono raggrupparsi intorno all'esperienza dl.V 

Capitolo Quarto. 

Esperienze per rintracciare la vera causa della coagulazione 
del sangue e degli altri liquidi fibrinosi. — Si, può nel- 
T organismo vivo e neU sangue estratti ottenere la - fibrina- 
dove sì vuole, quando si sappiano attirare in un sol punto 
i globuli bianchi. — Esame microscopico di quattro forme 
di coagulazione. * — Gli strati superiori del coagulo sanguigno 
di up salasso san più ricchi di fibrina, e perchè. — Colla 
gomma, coti' olio e. le emulsioni si può Impedire la coagu 
/ lazione del sangue, e perchè. — Studio della coagulazione 

a basse e bassissime temperature. — Coagulazione spon- 
tanea nel cadavere. — Esame del sangue di due animali 
uccisi dalla scintilla elettrica. — Risposta ad alcune obbie- 
zioni.' — Conclusioni. 

Se è vero che la fibrina è un prodotto patologica 
della vita dei leucociti, io potrà obbligare la fibrina a 
formarsi, dove io voglio ; purché trovi un mezzo di pe- 



Digitized by VjOOQ IC 



acare i globuli bianchi o di attrarli in un luogo più che 
in un altro. Per dimostrare che la coagulazione del sangue 
e degli altri liquidi spontaneamente coagulabili è intima- 
mente legata , e dirò anche necessariamente, legata , ai 
globuli bianchi; io ho istituito una lunga serie di osser-, 
yazioni e di esperienze, che a^i miei occhi sembrano la più 
gjcara' conferma, della mia teoria e che in ogni modo 
anche per i cpiei avversarli possono costituire . un ricco 
materiale per la storili naturale della fibrina. 

/fsp. 6*2.* — 10 Aprile. — Raccolgo circa cento grammi 
di sangue dAla giugulare di un cane in una bottiglia di vetro*, 
che contiene un cilindretto di vétro unto d* olio, un cilindretto 
di fèrro rugginoso in un punto e liscio nel resto , e un cilin- 
dretto di legno coperto da una corteccia alquanto scabra, e un. 
cilindretto di legno coperto di stoppa. Tutti questi cilindri sono 
dello stesso volume. Agito il 'sangue con questi diversi corpi 
stranieri e trovo che sul vetro non si trova la menoma traccia 
di fibrina ; che *ul ferro non ve n' ha che una piccola quantità 
dove il ferro era rugginoso , che il legno ne è coperto discre- 
tamente, ma quasi tutta la fibrina formata si addensa sulla 
stoppa. 

Esp. 63.* — 14 Aprile. — Raccolgo circa cento grammi di 
saligne in una bottiglia di vetro, in cui ho messo due cilindri, 
uno di legno coperto di stoppa e V feltro di vetro the presenta 
una superficie doppia del primo. Agito il sangue e tutta quanta 
la fibrina si deposita sulla stoppai nessuna particella si depone 
sul cilindro di vetro. 

Esp. 64. In una piccola provetta di vetro tengo fisso un ba- 
stoncino levigato di legno, che per la metà inferiore è coperto 
di stóppa ; e vi ricevo dalla giugulare ferita di un coniglie del 
sangue , e lo agito fortemente. La fibrina non si depone che 
sulla stoppa, rimanendone affatto priva la parte levigata del 
bastoncino. '* 

Esp.. 65.* .— 24 Aprile. — Ripeto la stessa "esperienza in 



. Digitized byCjOOQÌC 



138 

modo più elegante e noli' animale vivo. Denudo le due giagu- 
ari di un cane e noli* uria faccio passare uà filo sottile di seta, 
neir ajtra un Alo <\i platino unto d' olio e dello atesso spessore* 
Dopo 15' trovo che il filo di seta è coperto da un coagulo di 
globuli bianchi e dì fibrina ; mentre sul filo di platino non si 
è deposta traccia di fibrina , benché il platino sia pel sangue 
dei vasi un corpo straniero , come il filo di seta. Quest' espe- 
rienza, che è per me eloquentissima, mostra un altro fktto im- 
portante. Nel punto in cui il filo dr platino ferisce dai due tati 
la vena, il tessuto, o perchè irritato o perchè sfeabre, si f* subito 
centro d* attrazione per i corpuscoli bianchi del sangue, i quali 
si agglomerano gli uni augii, altri a formare la lóro fibrina, la 
quale ha poi/ lo scopo di chiudere la ferita e in ffloune circo- 
stanze anche il vaso. 

Questa brillante esperienza, di cui non . si possono spiegare 
i risultati che colla mia teoria, si può fare con molta rapidità, 
e se il filo di seta non rimane che due minuti nel messo della 
corrente sanguigna, e lo si porta poi al microscopie sul tavolino 
di 9cbu!tze e in una soluzione dì cloruro sodica al 0,75 p. °/ 
si vedono i globuli bianchi a ridosso del filo, e si vede ia fì~ 
brina che si va formando incorno ad essi. Quando la tempera- 
tura del coagulo giunga fra i 35* e i 40", molti globuli riman- 
gono incarcerati nella fibrina, mentre molti altri escono nella 
soluzione salina che li lascia vivere e no facilita i movimenti. 
•. ^ • * 

Esp. 60.* •— Aprile. — Attraverso la . giugulare di ^m 

robusto .coniglio .faccio passare un filo sottilissimo di aeta e lo 
lascio \n posto per, 24 ore.. — Esportato il vaso chiuso fra 
quattro lacci, trovo che il filo è circondato da fibrina zeppa di 
globuli bianchi Da una delle ferite della vena si alza inter- 
namente un coaguletto di fibrina bianca , che contiene molti 
globuli biancM % * . . v , 

Esp. 67. 1 — 7 Aprile. — Faccio passare un filo di seta attra- 
verso la giugulare di una cagnetta e attraverso la carotide dallo 
stesso lato. t L' emorragia è più Córta nell'arteria. Dppo. li n'ora 
osservo i due fili; quello della vena è circondato da un, coagu- 
letto rosso coatituito da fibrina e giubata bianchi; nell'arteria 
esce il fi|o, mentre ai dissecca il vaso, ma. non vi trovo coagulo. . 



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$ ; 13» 

Nou sarebbe porche la rapidità della oorrente ha impedito l'ar- 
resto dei globetti bianchi ? — O l' operazione mal riuscita ha 
distaccato il fragile e sottile coaguletto ? Crederei pik pro- 
babile questa seconda spiegazione , per il risultato avuto dal- 
l' esperienza che -segue. 

Esp> 68. a — 8 Maggio. — In un robusto cane adulto de- 
nudo le due giugulari, nella destra faccio passare un file di 
platino sottilissimo, senza ungerlo n? olio ; nell'altra un (ilo di 
seta dello stesso spessore. Dopo 15 minuti il 'filo di platino è 
nudo, il filo di seta è coperto di un .coaguletto di fibrina e 
globuli bianchi. , 

In una delle due carotidi faccio passare un filo di seta e 
dopo 15' lo trovo coperto da un coaguletto dello stesso colore, 
dello .stesso volume e- della stessa consistenza di quello che si 
era formato nella vena, giugulare. 

Esp. 60.* — 8 Maggio. — ^ In un robusto cane denudo una 
giugulare e la tocco colla pietra infernale per 30" in un sol 
punto! Trascorsi 20' esporto la vena e trovo che intèrnamente 
il solo punto cauterizzato è coperto da un coaguletto rosso» 
duro e pieno di globuli bianchi. y 

Esp. 70., — » 14 Giugno., — Faccio passare attraverso la giu- 
gulare, di un grossa cane un filo sottilissimo di rame inargen- 
tato o sciolgo il cane. Dopo sette giorni il lume della vena à ' 
ancora pervio, ma il filo è circondato da un coagulo bianchissimo* 
zeppo di globuli bianchi. 

E$p» 71.* — Giugno* — .Denudo le due giugulari di ut» 
cane,, e, mantengo jl suo, qapo molto basso e. così compresso da 
rallentare assai la .corrente .venosa c|el collo* In una passano 
due fili, uno di platino e l'altro dello stesso metallo, ma co- 
perto di seta. Dopo 30* il primo è cor per to da pochissima fi- 
brina, il secondo da molta fibrina. Nell'altra giugulare se*n posti 
tre fili, uno di ferro, uno d'argentò, uno di cotone. Per quanto 
si metta «olia eut*a in quest'operazione, Ultime (tetta giugulare 
vie* di dioica distrette ^ la dircolarìcrrìe è inceppala assai. Dopo 
30* sì trovanti timi e tre i fili coperti da un coaguletto libri- " ' 
noao pieno di globuli bianchi. 



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14Ò % 

• Quando si vogliano ripetere le mie • esperienze , conviene 
sèmpre mettere no filo in una vena e l'altro io un'altra, perchè 
avendo più volte messo due, fili uno «opra l'altro & piccole di- 
stanze nella stessa giugulare, bo potuto verificare ehe la cor- 
» rente troppo interrotta o troppa rallentata guastava I* esperi- 
mento, mentre però nello stesso tempo riusciva per altra via 
una conferma delta mia teorica. Quando per 1' eccessiva leviga- 
tezza' del corpo straniero e la grande celerità del sanarne i glo- 
buli biancbì non. possono fermarvisi, non sì ha coagulò intorno 
al filo ; mentre quando per Ih sua scabrosità o fì circolo ral- 
lentato i corpuscoli bianchi possono attecchirvi, si ha hi coa- 
gulazione. Quando poi il filo rimane molto tempo nétte corYente 
sanguigna, Ti coagulo proviene dalle ferite del vaso, dove sèmpre 
e in ogni circostanza ho potuto verificare t'arresto dei globuli 
bianchi e la formazione di un coagulo, che poi diventa alla »r»u 
volta corpo straniero e può estendersi per successive stratifica- 
zioni fino a chiudere in se tutto il filo. 

In questi giórni, leggendo un lavoro di Heidenbain (!) 
in cui non si è dato pensiero (iella coagulazione del sangue, 
perchè egli si occupava di argomento ben diverso „ bo 
trovato uh fatto preziosissimo per la mia teorica. Egli 
ha introdotti termometri di vetro levigatissimo in grossi 
cani, nel l' aorta, nei ventrìcoli del cuore, nelle vene cave; 
e i suoi strumenti erano cosi sottili da non inceppare in 
modo sensibile la corrente sanguigna ; ebbene egli non 
ha mai trovati coperti di coaguli i suoi termometri anche 
dopo la morte dell'animale. (Niemals hafoe ich difiseibcn 
nach dem Tode der Thieré vom Gerinnsel umgeben 
gefunden ). Se egli avesse coperto i suoi termometri di 
cotòrìe o di stoppa o di seta li avrebbe subito trovati 
ricoperti di fibrina. 

r. (i) Heideahein. Ueber bi$her unkeachttt* Einwirkungen 
de* ffèrvtnayUmè auf die Kàrpertemperatur ut\4 den Kreislauf. 
- ArohUf fikr die ge$ammte Physiologie. Bonn, i870. L 3°, H. *1*, 
pag. 507. 



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• * 141 

. • v la alcune bellissime esperienze «fatte, or è già un quarto 
<Ii secolo, da quattro nostri egregi colleghi (1) Strattibio, 
Quaglino, Tizzoni e Restetti, salte ;galvano~ago~puntura, 
ho trovato pure un fatto assai prezioso per la mia teorica. 
Essi introdussero nei <vasi di animali viventi aghi di 
diversi metalli, per studiare la loro azione indipenden te- 
gnente dalla corrente galvanica, ed essi trovarono fra le 
ajtra cose ohe « la direzione dell'ago o degli aghi, a .se* 
<xmda od a ritroso del sangue, parve offrire differenza ab- 
bastanza costante circa il volume dell' ammasso granu- 
loso risultante dall' applicazione #. Ordinariamente in- 
torno agli aghi rivolti colla loro punta contro il sangue 
che circola, il grumo si raccoglie più abbondante. Ed essi 
rappresentarono questi fenomeni anche con due figure. "— 
Venuti a «piegare la causa della coagulatane del sangue 
per opera degli aghi, ? quattro sperimentatori si trova- 
rono in disaccordo; ma secondo me due soti fra essi pre- 
videro il vero molti anni prima che il progresso della 
microscopia ci potesse dare i mezzi di interpretare questi 
fenomeni molto oscuri della vita. Il dott. Restelli ed il 
dott. Tizzóni cioè, appoggiati alla influenza marcata e 
costante che sul volume degli ammassi granulosi esercita 
la direzione degli aghi o dei corpi stranieri introdotti 
nel vaso, pendettero a credere che essi aghi od essi corpi 
stranieri meccanicamente trattengano alcuni globuli del 
sangue, ostando alla Ubera loro circolazione. Sostituite 
alla parola globetti l'altra di corpuscoli bianchi del 
sangue, e avrete la vera spiegazione dei fatto e secondo 
me là definizione della vera causa che fa coagulare il 
sangue entro o fuori dei vasi. Notate poi che anche Qua- 
glino e Strambio accettavano come causa secondaria ac(ju- 



(1) Gaetano Stnfcmbto. «Sperimenti di gnlvano-ago-pun- 
tura, ecc. »» Mi Va no 4 847. . . 



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142 

Tante il meccanico arresto dei globettt intorno all'o- 
stacolo. 

b qnet lavoro, condotto con rara abiliti e fina cri- 
tica sperimentate, i nostri eolleghi non parlano che di 
granulazioni pia o meno molli, non studiano v il coagulo 
al microscopio, non sospettano neppure che i corpuscoli 
bianchi possano aderire alle ferite dei vasi e sulle so- 
perdete dei tt>rpi stranieri ; cioè essi non sanno ciò che 
era impossibile a sapersi in quel tempo. Oggi, ripetendo 
quelle esperienze, potrebbero persuadersi che la scabro- 
sità del corpo straniero è uno degli elementi più impor- 
taqti perchè ai formi il coagulo, e studiando il fenomeno 
nei suoi primi momenti, vedrebbero quale differenza esìsta 
fra un sottilissimo filo di seta e un grosso tubo di ter- 
mometro, benché questo possa avere una superficie cento 
volte maggiore dell'altro. 

Ma continuiamo 1* esposizione delle nostre esperienze : 

Eè$. 7£. a — 25 Aprile^ — Faccio passere un sottilissimo 
(ilo di seta attraverso il lume di una giugulare in un robusto 
cane; e non appena vi è introdotto, taglio il vaso; lavando la 
vena e il filo con una soluzione di cloruro sodico, onde non si 
coaguli il «angue che Io bagna. 

Portato il filo al microscopie, vi si scorge già un sottilis- 
simo vela mento fibrinoso, in cui sono arrestati molti corpuscoli 
bianchi. " 

E$p. 73 * - In jir cane, denudo una giugulare , e la cau- 
terizzo in due punti; in uno con, uno spillo riscaldato % 100% 
lieti* altro con una prolungata applicazione dei nitrato d'ai- 
gento puro. Dopo 6' esporto la giugulare. Là dove fu scottata, 
in parete interna non è sensibilmente alterata e non ^coperto 
da alcun coagulo, mentre là dove fu tocca dalla pietra infer- 
nale la modificartene di struttura è profonda ed essa è coperta 
da un congnio rossigno zeppo di corpuscoli bianchi» 

E$p. 71.* — Nella giugulare di un èa vailo faccio passare* 



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, 143 

aila df&tanz* di quattro o cinque . centimetri V imo d*U' altro 
due fili, dello stesso spessore : uno di seta cerata e l'altro di 
platino ; eqpe^ore il. primo,, inferiore il seoopdo. Si Uweiaeo nel 
torrente della circolazione per lo spazio di un' óra , trascorra 
la quale, si trova il (ilo di seta coperto di uno Strato di fibrina 
bianca, è di globuli bianchi ; mentre quello di platino e per* 
fattamente nudo. 

.» , > -•- : •• '' . * .'••-. 

Adiste va ,a quest' esperienza l'egregio prof. Lemoigne, 
alla^ui-igentilezza. «a quella del Direttore» della Scuola 
Veterinari* di Milaao deto di ave? potuto farla; oftre 
a molti allievi della scuola. n 

Una. parte del sangue di questo cavallo viene messa 
in una provetta che è immersa nel ghiaccio che si fonde. 
Due ore dopo il sangue è sempre liquido, diviso in due 
str#$i„ uw» rosso inferiore , Y altro gialliccio superiore, 
che si esamina al microscopio di quando in quando. Nelle 
prime ore f si ved« che i corpuscoli bianchi sono pia leg- ; 
gieri dei rossi, che si trcrvano più abbondanti negli strati 
superknù ; ma poco a poco si vanno accumulando negli 
strati medii, avendo- una densità mèdia fra i globuli rossi 
e il pks>ma sanguigno senza corpuscoli. Insieme ai glo- 
buli bianchi si trovano molte granulazioni libere o riu- 
nite a due a due o anche in maggior numero. 

Più tardi lo strato superiore del liquido presenta una 
gelatina» che si rompe subito in un Jiquide , appena 
venga scossa alquanto fortemente. Si può con un fino 
tubo capillare raccogliere intorno» alle zone dei corpus» 
scoli bianchi un liquido che non ha corpuscoli , ma che. 
può coagulare» e si scorge evidentemente che la zona di 
diffusione della sostanza fibrinoplastica è estesa e cbe la 
diffusione stessa si fa lentamente, come un fenomeno fisico 
governato dalle leggi di osmosi e di dialisi. 

Appena il sangue fu tutto coagulato, nei diversi strati 
della cotenna che presenta sempre il sangue di cavajlo, 
vidi sparsi i corpuscoli bianchi e le granulazioni in quan* 



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"* • 144 ■ \ 

<tità massima negli strati inferiori e minima nei supe- 
riori. 

Sansa aver presente che la coagulazione del sangue 
• $ è una più o meno lènta emanazione di un albuminoide 

! «he emana dai corpuscoli bianchi e incontra nel liquido 

ambiente il fibrinógeno con cui si combina, non ai può 
■* intendere alcuno dei fenomeni che presentano i liquidi 

fibrinosi , mentre oolla mia teorica tutto è chiaro. 

Io qui vi presento quattro diverse foi^me di coagtr- 
1 a zio ne del sangue, studiate al microscopio t nelle quali 
potrete studiare le diverse zone di emanazione fibrinosa 
e i rapporti che la fibrina ha coi corpuscoli bianchi. 



Tutti i mediei sanno che il orassamento sanguigno è 
più durò nelle sue parti alte ed io spiego il fatto colla 
presenza di maggior quantità di leucociti in questi strati. 
Il prol Sangalli dice che ciò ò una semplice coincidenza 
di fatto, ma io ebbi l'onore di presentare a lui e all'I- 
stituto Lombardo di scienze e lettere un orassamento 
riccamente cotennoso di un uomo perfettamente sano, 
mentre collo stesso sangue avevo ottenuto un coagulo 
rosso e normale, abbandonandolo ali* aria e alla comune 
temperatura e aveva avuto un coagulo gelatinoso, rice- 
vendo il sangue in vasi raffreddati a — 18° ea— <?0°C. 
Per avere ia cotenna io non avevo fatto che ricevere il 
• sangue dalla vena in un vaso tenuto a 0° e mantenuto 
per più ore alla stessa temperatura. In questo caso pare 
che avvenga per i leucociti quel che avviene dei nenia - 
spermi e dei cigli vibratili, che cioè arrestano i loro mo- 
vimenti, sono meno irritabili; i globuli rossi più pesanti 
precipitano al fondo, i bianchi più leggieri salgono alla 
superficie, dove lentissimamente emanano la sostanza fibri- 
noplastica e la fibrina riesce bianca , perchè in quello 
strato superiore*non si trovano globuli rossi. 



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Il fatto di lentissima coagulatone del sangue di un 
pneumonico osservato dal Polli e citato dal prof. San- 
galli contro di me, parrai invece una splendida conferma 
della mia teorica, dacché la diversa vitalità dei leucociti, 
che può naturalmente imitare quella dei globuli tenuti 
a 0° spiega la lenta coagulazione ; mentre nessuna teoria 
chimiòa saprebbe dare ragione di fatti in apparenza 
tanto singolari: Il prof. Sangalli sembra stupirsi ad ogni 
pagina del suo lavoro, e così* come aveva fatto le più alte 
meraviglie per 1* irritabilità -dei leucociti, più innanzi stu- 
pisce perchè io affermo che nel liquido sieroso del vesci- 
cante contengonsi globuli bianchi. Egli dice di avere esa- 
minato quel liquido ; ed io che V ho osservato più di 60 
volte, trovo naturalissimo che quei corpuscoli mobili, con- 
trattili, che furori veduti incorporarsi granuli di corpi 
stranieri introdotti* nel circolo, siano leucociti , diretta- 
mente modificati dal loro soggiórno più o men lungo 
entro tessuti infiammati. Quanto poi alle cellule più ton- 
deggianti vedute dal prof. SangaHi negli essudati infiam- 
matorj della pelle, fe evidente che esse non erano altro 
che giovani cellule di epitelio: 

Ma vi è un punto, in cui il prof. Sangalli, più che 
avversario , sembra volersi fare mio .alleato ; sicché io 
invece di corrucciarmi con lui, dovrei ringraziarlo. È là 
do v* égli descrive alcuni coaguli fibrinosi trovati nel tes- 
suto connettivo retroperitonale dello spazio del Douglas ; 
e nei quali egli dice di aver veduto colla fibrina un 
numero strabocchevole di quei corpuspoli che Mante- 
gazza tiene >*per globuli bianchi. E badate che egli ag- 
giunge, quasi a malincuore confessandosi: Invero son 
dessi incolori, mar non credo punto che siano usciti 
dal sistema sanguigno. Non è il caso, per avventura, 
di ritorcere contro il prof. Sangalli, il suo aforisma .la- 
tino : 0rod* gratis assertur^ gratis negatori 

Mi permetta pure il prof. Sangalli di non accettare 
, Annali. Voi, CCXVI 10 



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i » 
i ; 



146 

la diticuaùoue sopra figure di prodotti infiammatori < 
cuore, dove insieme alla fibrina raggrumata vedeva c< 
Iute ohe non erano cerio globuli bianchi. Non è 
pò temeraria la parola di certo ; non è. anche qui il ci 
di ripetere r aforiamo: Quod gratis assertur . .- ; e 
quel che segeel 

10 so che, cauterizzando la superficie esterna di u 
grossa vena di un animale vivente, in mòdo da porta 
un'alterazione profonda nella struttura del vaso, poc 
minuti dopo ai trova che nel lume della vena e soltac 
nel punto cauterizzato esiste no coaguletto molle di fihri 
e di globuli bianchi. Sarebbero fors' anche questi globi 
purulenti, o cellule di nuova formazione? Sono bastati d 
.minuti. a produrre una suppurazione o una neoplasia? 

non soao invece i globuli bianchi del sangue circolante, e 
hanno aderito* alla parete alterata del vaso, come ader 
scono al filo di seta con. cui nelle mie esperienze attn 
versava «ni corrente sanguigna 1 E la fibrina bianc 
molle, di recentissima formazione, che sta in quella par 
di vaso insieme a globuli bianchi, non è dessa un loi 
prodotto ? . s ^ 

11 prof. Sangalli invoca il raziocinio nel suo lavorc 
adoperiamolo pure, adoperiamolo anzi subito in ques 
caso, non usciamo da questa esperienza. Non ho io d 
ritto in nome del raziocinio, di affermare che di di 
fatti che vedo associarsi sempre 1' uno air altro con « 
ordine matematico, sicché 1' uno inesorabilmente precec 
r altro; non ho.ie il diritto di affermare che l'uno 
causa dell' altro % E quando poi, tolto il primo element 
che chiamo la causa, trovo che V effetto non si ottiei 
più, aon ho ancora un diritto più forte di affermare ci 
io conosco il fenomeno, <che io conosco l'effetto, pareli 
eonosco la causa? 

Ma noa solo Y esame grossolano del coagulo mostr 
che è pia denso negli strati superiori, e l' esame micrc 



t 



14T/ 
sóopicó si accorda a mostrare òhe in quelli abbondano 
i leucociti; ma anche l'analisi chimica Tiene a dimo- 
strare la stessa verità. Ecco i fatti: 

Esp* 75.* — Se salasso nella giugulare un cane, e il coa- 
gulo ottenuto dal sangue abbandonato a sé vien diviso in due 
parti ; una superiore, e l' altra Inferiore. 

Coagulo superiore grammi 31,24 — Fibrina 0,114. Quantità 
per 100 parti milies. 3>64. 

Coagulo inferiore grammi 36,42 — Fibrina 0,124. Quan- 
tità per 100 parti milies. 3,40. 

Differenza in pia per lo strato superiore per 100 parti 
milies. 0,24. 

Esp. 76.* — Allo stesso cane dell' esperienza precedente già 
molto logorato si fanno due salassi uno dalla giugulare e V altro 
dall'arteria femorale e abbandonate le due varietà di sangue 
alla spontanea coagulasene, si dividono i due crassamenti in 
modo da riunire la parte superiore del coagulo arterioso e del 
venoso e di mettere insieme le due parti inferiori. 

Coagulo superiore arterioso- venoso grammi 13,95 — Fi- 
brina 0,122. Quantità per 100 parti milies. 8,74. 

Coagulo inferiore arterioso- venoso grammi 11,15 — Fi- 
brina 0,094. Qunntità per 100 parti milies. 8,43. 

Differenza in più per lo strato superiore per 100 parti 

railiigr. 0,031. 

■.-... j ' - . 

Esp. 77.* — Si divide in tre parti , una superiore . una 

inedia ed una inferiore, il crassàmento molto duro de] sangue 
cotennoso di un coniglio. , 

Strato superiore cotennoso. Fibrina milies. 1,585 
Strato medio » » » 1,700 

Strato inferiore » » » 1,199. 

i ' ' 

Esp. 78.* «*- Si divide in due parti il crassàmento ài un 
sangue non cotennoso di robusto coniglio. 

Strato superiore . . . . Fibrina 1,244 

Strato inferiore ..... » 1,223. 



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!48 

E$p, 79.* Si divida in due parti una superiora l'altra info- 

i-ipre il coagula sanguigno di un uomo affetto da totano. 
Parte superiore del coagulo . . Fibrina milles. 8,91 
Parte inferiore del coagulo. . . » » 3,30. 

Ho fatto un* altra lunga serie di esperienze per di- 
mostrare che dallo, stesso sangue si possono ottenere 
quantità diverse di fibrina, secondo che si riceve il sangue 
in liquidi più o meno densi. 

Nasse già da molto tempo osservò che la celerità della 
coagulazione è in rapporto colla densità dello siero e 
che l' aggiunta di una piccola quantità di acqua accelera 
la formazione del Grassamente, ragione che vale forse a 
spiegare perchè il sangue di donna coaguli più presto di 
quello deli' uomo (1). Questo fatto riesce molto utile nelle 
emorragie, perchò, quanto più grave è la perdita, del 
sangue, e questo si fa meno denso e la sua coagulazione 
è più rapida. Schmidt illustrò profondamente questa parte 
dell* ematologia , dimostrando che molti sali' impediscono 
T esosmosi della sostanza fihrinoplastica, e che allungando 
il liquido l'esosmosi incomincia e il sangue coagula. Io 
credo di aver aggiunto una ricca messe di fatti, dimo- 
strando che non solo per l'impedita esosmosi dell' àlbu- 
minoide coagulante io posso mantenere liquido il sangue, 
ma anche coli' interporre molecole oleose che impedi- 
scano la diffusione della sostanza fihrinoplastica. Ecco i 
fatti: . 

Esp. 80.* • — 24 Aprile. •— Si riceve del sangue di cane in 



' (l) Nasse. Bliit in R. Wagner Handwòr te ranch der Physio- 
lògie, ptfp. 105. Schmidt. Ueber den Faser&toff und die.Ursache 
seinèr Gerinnung. Archiv fùr Anatomie. PhysioL, sto. .1871. 
— Idem. Welter es ùber den Faseratoff' und die tfrsachen 
ticiner Gerinnung. Ibidem, 1862, pag. 28. 



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*J4tt 
un- valso à si abbandona alla spontanea coagulazione. Una parte 
di esso invéce è diluita con un volume di acqua. ' 

Sangue puro grammi 51,230, fibrina 0,107 — mille*. 2,08. 

Sangue diluito con acqua grammi 32,350, fibrina 0,075 — » 
milles. 2,31. 

Esp. 81.' — 8 Maggio. — Ricevo del sangue di cane nel 
latte puro, riscaldato a -+- 37°; nella proporzione di 24 grammi 
del primo e 78 del secondo ; e la coagulazione ha luogo. 

Ricevo un volume dello stesso sangue in un volume di latte 
diluito con parte eguale d'acqua e riscaldato a -|- 37°. Coa- 
gula. 

Ricevo 45 grammi dello stesso sangue in 45 grammi di 
mucilaggine di gomma arabica ( p. eg., di gomma e di acqua) 
riscaldata fra -f 35* e ■+ 40* e dopo 24 ore è sempre li- 
quido. 

Esp. 82.* — - Ricevo del sangue di cane in un volume di 
soluzione di zucchero nell' acqua ( satura alla temperatura or- 
dinaria), mentre abbandono un'altra parte alla spontanea coa- 
gulazione, 

Sangue puro Fibrina milles. 2,5 

Sangue collo zucchero . ' » i 1, — 

Esp. 83/ Tre o quattro goccioline di sangue di coniglio 
mescolato, intimamente allo stesso volume di ojio di olive non 
coagulano. 

Esp. 84.* — Divido in quattro parti diverse del sangue 
di cane. 

Parte prima. — Sangue puro coagulato spontaneamente 
grammi 12,273. Fibrina 0,052 cioè milles. 4,23. 

Parte seconda. — Sangue ricevuto in 20 parti di raucilag* 
gine di gomma con 20 d'acqua grammi 28,140. Fibrina 0,023 
cioè milles. 0,81. 

Parte terza. — Sangue ricevuto in 5 parti di muctlaggin* 
e 35 d'acqua, grammi 15,635. Fibrina 0,018 cioè milles. 1,15. 

Parte quarta. — Sangue ricevuto in 40 parti di mucilag- 
gine pura, grammi 16,179. Fibrina 0.— 



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160 

Esp. 85.* — 6 Maggio. — Mestolo due volumi di sangue 
di coniglio con 8* di latta di vacca spannato alla temperatura 
di + 17 9 C. Coagulazione rapida e uniforme. • 

Due volami di sangue di coniglio eoo 8 di latte di vacca 
spannato e diluito con quattro volumi di acqua distillata. Coa- 
gulazione rapida. 

Dieci volumi di sangue di coniglio con 50 volumi di panna 
a + 40°. Nessuna coagulazione. 

Volumi eguali di mucilaggine di gomma e di sangue di 
coniglio. Nessuna coagulazione. 
' Volumi eguali di emulsione densa di mandorle dolci * di 

sangue di conigli. Nessuna coagulazione. 

i 

Anche lo studio dell' azione della bassa temperatura 
sulla quantità di fibrina che per essa si forma con- 
ferma, più che mai la mia teorica, a cui viene a dare il 
valido appoggio di molti fatti. Àbeflle a>eva già osser- 
vato che non solo la quantità della fibrina che si ottiene 
da un sangue è diversa secondo il modo con cui si fa 
coagulare, per cui battuto dà più fibrina che non lasciata 
coagulare spontaneamente (fatto che colla mia teoria si 
accorda mirabilmente); che coagulato a 0° dà minor fi- 
brina che lasciato air ordinaria temperatura e che riscal- 
dato ne dà invece colla battitura una maggior quantità. 
Ed altri ematologi avevano studiato per scopi diversi 
l'azione del freddo sul sangue. Ecco le mie osserva- 
zioni. 

Esp* 86.*. — Lascio cadere alcuna goccia di sangue di co-, 
niglio in, una capsula di porcellana raffreddata a — 5*. Il con - 
gelamento è quasi istantaneo. Porto alcune particelle, di quel 
sangue ghiacciato in una soluzione di carbonato sodico (1 per 
2 d'acqua) o di cloruro .sodico (0,75 par -cento} e verifico che 
ha. coagulazione incominciata è arrestata dal congelamento. In- 
fatti, (asciando sgelare ii sangue, dopo- esser divenuto liquido, 
si coagula, formando nuova fibrina. 



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151 

Eap. 87, a — 19 Gennaio. — Comprendo fra quattro lacci 
ìa porzione della giugulare di un coniglio vivente e piena di 
ngue la getto in un tubo a — IO 9 C. Anche in questo caso 
rifico che il sangue gelato e poi divenuto liquido col * por- 
rlo a temperatura superiore si coagula di nuovo, ma il coa- 
iletto è molle, gelatinoso, ben diverso da quello che si ot- 
»ne per spontanea coagulazione alla temperatura ordinaria. 

Eap. 88.* — 20 Gennaio. — Il sangue di un uomo sano 
48 anni spreme la prima gocciola di siero in 28' e dà un 
iagulo di ordinaria consistenza. Ricevuto invece in un red- 
ente a — 12* gela in pochi momenti e vien conservato per 
l ore fra — 1* e — 14* C. Levato dalla miscela frigorifera 
lasciato a -f- 10° C. si liquefa e poi si coagula come uno sci- 
>p pò senza spremere siero, senza formare un vero crassamento. 
etto quella massa sopra un filtro e la lavò , e trovo infiniti 
>cchetti di un coagulofibrinoso e molle. 

Esp. 89/ — Del 'sangue di cane levato dalla giugulare , 
bbandonato alla spontanea coagulazione, spremo le prime goc- 
ioline di siero in 22'. Pesa gr. 24,635, contiene fibrina 0,052 
ìpè mill. 2,71. 4 

Una porzione dello stesso sangue, ricevuto in un vaso a 0° 
mantenuto alla stessa temperatura per lo spazio di 24 ore. 
opo 22* è stato coagulato , ma non spreme siero per lo spa- 
io di un giorno. Portato alla temperatura ordinaria ( 4- 10° C.) 
preme poche goccio di siero, ma è impotente a spremerne al- 
ro, separando lo siero del crassamento ; benché si abbandoni 
er altre 24 ore ad una temperatura fra -f- 20* e + 25° C. 
- Sangue gr. 17,637, fibrina 0,050 cioè mill. 2,83. 

Una terza porzione dello stesso sangue è ricevuto in un 
ubo riscaldato a 4- 56° C. e in 10' si fa scendere a + 43°. 
1 preme come il sangue normale la sua gocciolina di siero in 
ì2\ — Pesa gr. 18,095 e contiene fibrina 0,045 cioè mill. 2,54. 

Eap. QO.* — 16 Giugno. — Si cava da un cane del sangue 
tallo arterie femorali e si divide in diverse parti. 

Una prima parte che pesa .gr. 17,195 contiene fibrina 0,050 
:ioò milt. 2,90, 



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152 

Coagula spontaneamente in 9* alla temperatala di + *20 f C 

Una seconda parte è ricevuta in un tubo di vetro a 0**e 
mantenuto per mezz'ora a quella temperatura. Rimesso ali* 
temperatura dell* ambiente di 4" 20° C. dopo 25' non ha spre- 
muto che una sola gocciola di siero. Pesa gr. 10,145' e .con- 
tiene fibrina 0,035, cioè mill. 3,44. 

Una terza porzione di sangue è mantenuto a 0° per lo 
spazio di 48 ore. Pesa gr. 19,445 e contiene fibrina 0,070, 
cioè mill. 3,59. 

Una quarta porzione di sangue è ricevuta in - una capsula 
tenuta a — 13 f C. ; cercando di ottenerne la più rapida con- 
gelazione possibile. È mantenuto per un' ora fra — 6° e — 12* C. 
— Sangue pesa gr. 11,956, contiene fibrina 0,0*25 cioè mill. 2,08. 

Eap. 91/ — 11 Giugno. — .Ricevo del sangue da Ha giu- 
gulare di un coniglio in- tre tubi. In uno alla temperatura* noe- 
male, cioè a + 23° C. Si coagula ^oliasi immediatamente e 
spreme la prima gocciolina di siero l9pL> * 

In un seconda a 0°. Si coagula come il primo, ma 12' dopo 
è ancora gelatinoso ; e 42* dopo la sua coagulazione non ha 
spremuto alcuna gocciolina di siero. 

In un terzo a — 10°. — II sangue si coagula è gela, spre- 
mendo fuori del centro della massa come da un cratere una 
parte del sangue compresso. 

Sangue normale, — Dopo 24 ore a 4- 20° 0. Pesa gr. 5,370. 
Contiene fibrina 0,007 cioè mill. 1,30. 

Sangue tenuto a 0* per 24 ore. Pesa gr. 4,160. — Contiene 
fibrina 0,008 cioè mill. 1,92. 

Sàngue tenuto a — 10 f per 43' ; poi a 0° per 24 ore. 
Pesa gr. 7,920. .Contiene fibrina 0,014; cioè mill. 1,76. 

Esp. 92. — 13 Giugno. — Si raccoglie del sangue venoso 
d'un uomo sano di 58 anni. Coagula e spreme la goccia dopo 
22'. Una parte raccolta in un tubo a 0* è ancor liquida dopo 
40' e presenta sul liquido rosso uno straterello di due milli- 
metri di plasma incoloro. Dopo 65' 'questo strato è cresciuto , 
è opalino e incoloro; contiene molti globuli bianchi, pochissi- 
mi globuli rossi. Messo al microscopio si vede formare la fibrina 
quasi immediatamente in fili che si incrociano ( fig. 4." ). 



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153 

' Dopo 90* t! plasma incoloro è cresciuto in altezza. Dopo 3 
ore circa, benché sempre tenuto, a 0* la superficie d«l plasma 
si coagula e lentamente la coagulazione passa anche agli strali 
inferiori. Dopo 7 ore si nota ancora un sottile strato di plasma 
liquido fra la cotenna e la parte rossa del coagulo. Dopo 24 
ore la cotenna occupa quasi la metà del coagulo. Portato il 
sangue a + 25°. spreme alcune goccioline di siero. La cotenna 
è densa e zeppa di globuli bianchi, i quali riscaldati a -f 35° C. 
sul tavolino di Schultze- mostrano movimenti vivacissimi. 

• Una parte dello stesso sangue è ricevuto in un vaso a 
— 19° dove rimane fra — 19° e — 10* per lo spazio di 50'. 
Gela in pochi minuti formando nel centro la solita montagna 
vulcanica. Portato alla temperatura ordinaria questo sangue ri- 
mane allo stato di una gelatina granulosa natante in un liquido 
rósso! Al microscopio la fibrina è -molto granulosa , fragile e 
anche al tavolino di Schultze a + 34" — + 40° i leucociti non si 
mostrano più contrattili 

Esp. 93.* — 7 Luglio. — Del sangue di cane appena estratto , 
dalla yeija giugulare è ricevuto su tre piatti , uno a + 23° , 
l'altro a 0* — l'altro a — 10° per mez«' ora; poi per 24 or* 
# son portati tntti alla stessa temperatura dell'ambiente, che 
oscilla fra 18° e + 23°. Ecco i risultati dell'analisi. 
Sangue coagulato a + 23° C. — Fibrina mill. 1,78 
» » a f C. — » » 2,07 

* i a — 1Q° C. — » » 2,00. 

Ésp. 94. a — 22 Luglio. — Si ripete l'esperienza precedente, 
col sangue di un uomo sano. — Risultati dell'analisi. 
Sangue coag. a + 34 f C. Pesa gr. 27,88. Fibrina 0,072 cioè mill. 2,58 
» » a 0°C. » » 24,48 » 0>057 » » 2,32 
» » a 10° C. » % 22,21 t 0,001 » » 0,04 
In queste ultime esperienze il sangue congelato , nella sua 
coagulazione imperfetta non forma mai un crassamento con- 
trattile e che nettamente si separi dallo siero, ma presenta una 
gelatina molle e granulosa. 

Feci anche qualche esperienza per illustrare la parte 



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154 . 

più oscura della storia naturale della coagulazione del 
sangue, quella cioè che riguarda le circostanze speciali» 
che nel cadavere o nell* animale vivente favoriscono o 
ritardano il formarsi della fibrina. Anche qui i fatti os- 
servati dagli ematologi, che mi hanno preceduto, e da me, 
si accordano colla mia teoria. Non abbiamo dinanzi a noi 
un fenomeno chimico che abbia caratteri costanti e fissi, 
ma un fenomeno di fisica fisiologica molto intricato e va- 
riabile. Basterebbe ricordare quel che già aveva veduto 
Schmidt, che ogni liquido fibrinoso riscaldato a 4* 60° 
perde affatto e per sempre la sua coagulabilità e senza 
che per questo muti in nulla i suoi caratteri esterni. Ba- 
sterebbe ricordare l'osservazioife di Brùcke che un cuore 
di tartaruga , che può tenere per molte ore liquido il 
sangue dopo la morte dell'animale, non tiene liquido che 
per poche ore il sangue di cavallo. 

Quando un sangue non coagula, avete a che fare xon 
un liquido già profondamente alterato. Il sangue levato 
ancor liquido da un cadavere non coagula mai tanto bene 

m quanto quello levato dal vivo; e la coagulazione avviene . 

. tanto più lenta quanto più tempo decorre dalla morte; 
come avviene nel sangue di debQlissima forza fibrino-pla- 
stica che si toglie agli animali asfissiati. .... Nel cada- 
vere dunque il principio fibrine-plastico del sangue vien 
distrutto più o meno ( Schmidt ). 

Eej>. 95.* — In un cane intercetto del sangue fra due lacci 
- in diversi rami dell 1 albero sanguigno e dopo averlo ucciso istan- 
taneamente trovo ebe 

Nella vena giugulare è coagulato dopo 38'. 

Nella carotide è liquido dopo 28*. 

Nella vena renale è liquido dopo 32', ma coagula, appena è 
•stratto dalla vena. 

Nella cava ascendente, subito dopo V entrata nel torace, è 
liquido dopo 22*. 
, Nel cuor destro è coagulato dopo 54'. 



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, > 155 

Kel cuor sinistro è liquido dopo •54'; e solo intorno allo 
colonne della valvola au ricolo -ventricolare incominciano a de- 
positarsi traccio di fibrina. 

Esp. 96.* — Un ratto albino adulto è ueciso da tre scintillo 
della macchina Holtz. Dopo un' ora e mezza il sangue è ancor 
liquido in tutto l'albero sanguigno, ma estratto dai vasi coa- 
gula in modo normale. I leucociti sono perfetti nella struttura 
e nei movimenti. La rigidità cadaverica è molto pronunciata. 

Esp. 97.* — r Un coniglio adulto, ma. debolo, è ucciso oon 15 
scintille della macchina Hòltz, La rigidità cadaverica è pronta 
e fortissima. Dopo ore 1 */ 8 il sangue si trova liquido in tutti 
i vasi , ma estratto da essi coagula benissimo , spremendo nel 
modo solito il suo siero. I globuli bianchi sono vivacissimi. 

Nel sangue avuto dall'orecchio si trovano alcuni ammassi 
molto voluminosi di globuli bianchi circondati da fibrina gra- 
nulosa ; identica in tutto a quella che si vede nel sangue sot- 
toposto a bassissima temperatura (fig. 3.* ). 

Ho voluto nel mio lavoro intrecciare le esperienze 
col ragionamento, onde obbligar quasi il lettore a se- 
guirmi, ad accompagnarmi nella via che ho battuto per 
arrivar^ ad una convinzione sicura. Se avessi separato 
crudelmente le esperienze dai corollari che ne ho desunto, 
la critica scientifica che fra noi adopera più spesso la 
gomma e le forbici, che l' analisi e la logica , avrebbe 
travasato nei giornali medici gli ultimi risultati schierati 
in bell'ordine come soldati in parata e chi m'avrebbe 
credute e chi m' avrebbe rifiutato la mia teoria, per sim- 
patia o per altre ragioni che non fossero un esame ac- 
curato e profondo delle mie ricerche sperimentali. Così 
invece ho almeno obbligato gli avversarti a studiare il 
mio lavoro prima di combattermi , e spero che questa 
innocente malizia mi sarà perdonata, dacché io per il 
primo l'ho confessata. 

Sènza voler entrare in polemica col prof. Sangalli 



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.156 

che mosse molte critiche alla mia teoria/ mi occorra 
spontaneo il bisogno di rispondere ad alcune sue obbie- ; 
rioni lungo la via delle mie ricerche ; alle altre volli che 
rispondesse tutto quanto il mio lavoro, che se è incom- 
pleto e imperfetto, è però molto coscienzioso. La vio- 
lenza , con cui Sangalli volle combattermi prima ancora 
eh* io avessi pubblicato le mie ricerche, mi persuase fà- 
cilmente che io perderei tempo e fiato inutilmente a per- 
suaderlo della verità della mia teorica. Ed io. amo con- 
servarmi nelle serene regioni , dove lo studio dei fatti 
della natura basta a sé stesso, dove non giunge neppur 
Ueco lontano dell'ironia o dell'ira. Se io ho aggiunto 
qualche nuovo fatto importante alla storia del sangue e 
dei liquidi fibrinosi, e se davvero Ho messo il dito sulla 
vera causa della loro coagulazione, i fatti e la teoria 
rimarranno nel patrimonio della scienza , benché il prof. 
Sangalli rovesciasse sopra di me un volume di argomenti ; 
e benché con beffarda e poco felice ironia mettesse i 
suoi cadaveri umani contro, i .miei cpnigli e i miei cani; 
quasi l'anatomia e la fisiologia non fossero insepara- 
bili, còme il corpo e l'ombra, quando si vogliono inter- 
pretare i fenomeni della vita. Senza conturbare (Solla po- 
lemica la serena contemplazione dei fatti, lo invito a 
leggere attentamente il mio lavoro ; ed egli vi troverà 
le risposte a tutte le sue obbiezioni, che io bo studiato 
dal canto mio molto seriamente e con tutta l' attenzione 
che meritavano. 

Voglio dir solo una parola sull'obbiezione di sangue 
non coagulato , benché contenga corpuscoli bianchi. E 
veni imprudenza quella del Lussana di dire che il san- 
gue della vena splenica non contiene fibrina; ed io ri- 
mando il mio egregio amico al capitolo primo del mio 
lavoro, così come vi rimando il Sangalli, il quale dicadi 
non aver trovato nella vena splenica coaguli fibrinosi in 
copia tale da dover ritenere come vera la dipendenza di 



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. 157 

$s$i dai globuli bianchi (!) V.e a' ha però trovati dei 
coaguli ; dunque a me basta. 

Quanto air assicurazione che il sangue delle vene epa- 
tiche non contenga fibrina , il fatto non ò ancora un ar- 
ticolo di fede ; e lo stesso Lehmann confessa di- avervi 
veduto una o due volte alcuni piccoli flocchi fibrinosi, 
benché il sangue non fosse mescolato con quello della 
vena cava. Dal canto mio nel cane io. ho ben due o tre 
volte tentato di raccogliere il sangue delle vene soprae- 
patiche senza che si meschiasse con altro sangue e l'ho 
veduto coagulare. Non oso dire di esser riuscito in un*e~ 
sperienza che non è nò semplice, né facile; ma per per- 
suadervi che anche i piti acuti fisiologi non hanno detto 
a questo riguardo 1' ultima parpla, farò alcune citazioni. 

Lehmann ha constatato per mqzzo di esperienze sui 
cavalli e sui cani che il sangue che esce dal fegato non 
contiene fibrina ; mentre quello della vena porta ne con- 
tiene da 4,24 a 5,92 inill. nel cavallo e da 3,98 a 5,07 
nei cani: — Brown-Séquard verificò più volte che il 
sàngue delle vene sopraepatiche nei cani non coagula 
spontaneamente e che colla battitura non dà fibrina. Una 
o due volte però vide alcuni piccoli fiocchi fibrinosi nel 
sangue di queste vene, senza che fosse mescolato con 
quello delle vene cave. Lehmann vide due volte fiocchi 
analoghi in questo sangue. Confessa pure che tre volte 
trovò un vero coagulo fibrinoso nel sangue che esce dal 
fegato; e quasi a scusar questo fatto, aggiunge: «ma 
le circostanze nelle quali ho constatato questo fatto, ren- 
dono molto probabile che 1q funzioni del fegato fossero 
allora in parte (?) soppresse ». 

Franz Simon dice di non aver trovato fibrina nel 
sangue della vena renale: e CI. Bernard conferma l'os- 
servazione di Simon , cosi pure dice di aver trovato il 
Brown-Séquard. Quest* ultimo però aggiunge che con- 
viene usare la precauzione di allacciare la vena al suo 



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158 

sbocco nelle care, onde noti si mescoli eoi sangue di 
questa. Alcune volte avviene che la secrezione orinari» 
eessi ad un tratto, quando si apre 1* addome; allora il 
sangue della vena renale è molto nero, si coagula rapi- 
damente e contiene fibrina. Si trova pure dopo la morte 
nell' uomo e negli animali del sangue coagulato e coa- 
gulabile nelle vene renali. 

Val meglio operare nei cani; perchè T apertura del 
ventre nel coniglio perturba troppo le funzioni del rene. 
Nel cane si chiude lo sbocco delle vene renali nelle cave, 
si fa una incisione e si raccoglie in alcuni minuti tanto 
sangue che basta per accertarsi che non contiene fibrina. 
Se si continua a ricever del sangue per più di tre o 
quattro minuti, vi si trova spésso un pò di fibrina e 
dopo sette od otto minuti, vi si trova quasi sempre in 
notevole quantità. 

Brown-Sóquard da questa supposta scomparsa» della 
fibrina nel fegato e nel rene concluse che l'uomo di-* 
strugge o trasforma ogni giorno da quattro a cinque 
chilogrammi di fibrina , quasi la mancata coagulatone 
fosse prova sicura òhe nel sangue non si trovassero gli 
albuminoidi, che colle loro combinazioni in opportune cir- 
costanze danno luogo alla formazione della fibrina (1). 

Se poi domani si constati 
gula, la mia teoria non sar 
converrebbe sempre dimostrai 
il fibrinogeno, senza di cui 
non può produrre fibrina. 

Lo Schmidt ci ha dato la 



(1) Brown-Séquard. Sur dei 
que plusieurs chilo grammes de 
tnerU^ etc - Journal de la pkysù 
pag. 298. 



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159 
io credo di aver modèstamente abbozzato la «uà storia 
fisiologica. Essa non è per me un principio immediato 
disciolto nel sangue e in altri liquidi coagulabili e che si 
separa da essi come un sale che cristallizza; esso è un 
albuminoide che non esiste già formato, ma che si forma, 
quando i corpuscoli bianchi sono modificati nella loro 
vita e nella loro, composizione in un modo eh* io mi per- 
metto ancora di chiamare irritazione, aspettando che la 
scienza dell' avvenire ci fornisca i mezzi di precisare me- 
glio questo concetto, cosi come continuo a parlar di luce, 
di calorico, di pensiero ; pur sapendo, che saranno di- 
mostrati questi fenomeni non esser altro che forme 
diverse di movimento. La coagulazione di un liquido al- 
buminoso può prodursi nel bicchiere <[el chimico combi- 
nando due albuminoidi diversi, la sostanza flbrino-plastica 
e il fibrinogeno ; ma nel corpo vivo come nel sangue 
estratto dai vasi, come negli essudati infiammatori , la 
coagulazione è un fatto della vita dei leucociti, di questi 
elementi conosciuti da poco tempo e che pur pigliano 
tanta parte nei fenomeni biologici normali e patologici. 

Il sangue fuori dei vasi e un liquido, che tien chiusi 
in sé microscopici organismi viventi, che sono i leucociti; 
e la loro morte, la loro irritazione in contatto di corpi 
stranieri, le loro modificazioni fisiche e chimiche sotto 
l' influenza di diverse circostanze formano la storia della 
coagulazione del sangue; e quésta pon sarà perfettamente 
conosciuta v finché non ci sia .rivelata in tutti i suoi 
particolari la storia naturale dei leucociti. 

L' esame del cadavere, come dell* animale vivo, la fi- 
siologia e la patologia mi danno argomenta innumerevoli 
e forti per sostenere che la mia teoria ha un fondamento 
di verità ; oserei dire che la vera causa della coagula- 
zione del sangue è scoperta e non rimane che ad illu-* 
strarne i più minuti particolari. Possano queste mie ri* 
cerche pazienti e coscienziose trovare il plauso de' miei 
oolleghi. 



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160 

Spiegazione drlle Figure. 

Fig. 1.* Sezione trasversale di un coagulo dell'arteria pòlnj< 
naie a) coagulo rosso; b) animassi di globuli bianchi, ci 
stanno tra il coagulo rosso ed il bianco; e) globali biai 
chi disposti a rete nello spessore del coagulo bianco; <f) l 
brina del coagulo bianco; e) vacui nella fibrina* 

Fig. 2. a Sezione verticale della cotenna di sangue umano a) e 
tenna costituita da fibrina con numerosi globuli bianchi 
b ) strato superiore del coagulo rosso. È costituito da fibrim 
da molti globuli rossi radunati in ammassi compatti e d 
pochi globuli bianchi. 

Fig. 3.* Ammassi di globuli bianchi circondati da fibrina gn 
nniosà in un animale fulminato ( Esp. 97.* ). 

Fig. 4. u Globuli bianchi e filamenti di fibrina in istato di fot 
inazione ne) sangue umane ( Esp. 92 a ). 



OPPOL1ER. — Lezioni sulla patologia spoetali 
e terapia ; r cicco Ite e pubblicate dal cav. dotto 
Bè*%Uìo Sioffell*** tradotte ed annotate dal doti 
ÉSnrieo De Menzi 9 professore di clinica media 
nelV Universiià di Genova. — Vot. l.° Malattie de 
cuore p dei vasi. — Napoli, Giovanni Gallo, edi 
tore, 1869; 1 voi. m-8.° di pag. 304. — Estratf 
del dòtt. M—eei JtoJtteftieo* 

Pericardite. 
• § 1. f — Generalità. 

Il prof. Oppolzer divide la pericardite od infiammazione de 
pericardio in primiera , secondaria e complicante; la form 
primaria è varia ; la complicante è quella che si associa 
molte malattie e principalmente al reumatismo articolare acuto 



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n-s- 






. <? Jurnetn. iOO. diametri 

Fì|. 1* ■ F,6, *.*- 



Annali Universali di Medicina. Voi COTI. 



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asf**'" 






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Ì61 
al morbo di Bright, ma non dipenda assolutamente dareste; 
la secondaria è in stretta dipendenza colla malattia ette la ha 
prodotta o che vi è compagna (processi pioeraiei). 

Predisposta a questa malattia la gioventù ; la fa nei oli azza 
e 1' età avanzata vengono per lo più risparmiate; più predi- 
sposti vi sono gli uomini che le donne. In autunno e nell'in- 
verno se ne conta il maggior numero, tanto più , secondo il 
De Renzi, se i climi son freddi, umidi, a temperatura inco- 
stante. 

§ 2.° — Etiologia. 

Per ciò che spetta alle causarla pericardite dftttesi in idio* 
patica, sintomatica, consecutiva, metastatica. 

L' idiopatica è prodotta dal freddo subitaneo, dalla influenza 
atmosferica, dai trauma alla regione toracica. 

La sintomatica equivale alla complicante ; la vediamo 
perciò nel morbo di Bright, nel reumatismo articolare acuto, 
nella polmonite, nella pleurite, nella peritonite, meningite, tifo, 
processo puerperale, vajuolo, tubercolósi, ecc. De Renzi ricorre 
a Bamberger, a Leudet ed a Duchek per giudicare della fre- 
quenza di una tale complicanza. / 

La consecutiva si ha per un processo di diffusione inorbosa 
in dipendenza con morbi di diversa natura, aventi sede più o 
meno lontana, ma causanti flogosi; ad es., diremo censeeutiva 
quella che dipende dalla tubercolósi del pericardio o del me- 
diastino, quella che dipende da carie delle ossa toraciche , dal 
cancro della mammella, da essudati pleuritici', da ascessi polmo- 
nari o della colonna vertebrale , da vizlf organici del cuore, 
da malattie dei vasi, da alcune affezioni addominali. 

La metastatica (infiammazione secondaria del sacco car- 
diaco) si osserva soltanto nei processi pio* miei, come negli esan- 
temi acuti, morbi acuti essudativi, natta forila suppuranti, ecc. 

§ 3.° — Anatomia patologie*. 

Viene riconosciuta una pericardite acuta dal rosgace della 
injezione, dal gonfiore della tunica sierosa, dal rammollimento 
delta medesima, dall'essudato e proliferazione del tesante. 

Annali. Voi. CCXVI. i% 



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162 

Si associa sempre il rossore alle alterazioni anatomiche; nei 
cadavere però non si osserva che una ramificazione dea tritici 
dei vasi nel punto di ripiegatura del foglietto viscerale del pe 
rieerdio, neL foglietto parietale ; in questi plinti possono riscon- 
trarsi anche piccole macchie di color escare brunastro ( emor 
ngfe.K 

Il gonfiore sta. eoi ratnmol li mento t coti' imbibizione sierosa 
eoi ver» edema. 

Òli essudati, o son liquidi, o son solidi ; i liquidi sono su- 
scettibili di diventar solidi , così le pseudomembrane si di- 
vidono in essudative e plastiche. Mentre la quantità dell' ef- 
fusione giunge qualche volta a parecchie libbre , altre volte 
uon è che una leggiera sovrabbondanza della quantità nor- 
male. Naturai meato V essudato è trasparente, giallo* chiaro ; 
quando si colora, è per l'ematina e sua trasformazione (i) ; 
quando si intorbida, e per la fibrina, preteina, pus; di rado è 
icoroso. 

*È costituito l'essudato solido da coaguli di fibrina disten- 
dentasi a forma di membrane sulla superficie interna del pe- 
ricardio ; dette pseudomembra ne sono reticolate , ad areole o 
maglie, e somigliano alla così detta lingua irsuta; il colore è 
pa glia rine ; i caratteri fisici e microscopici (De Renzi) variano. 
Manifesto è il carattere villoso delle pseudomembrane nella pe- 
ricardite tubercolosa (cuore villoso, frondoso); delle superficie 
del pericardio quella che più ha pronunciate le rugosità è la 
viscerate-aateriore. Quando V essudato sia molle ,. stratificato, 
del color giallo d' ano , è sicuramente di recente formazione ; 
invece lo « di antica, quando è solido, fragile, bianchiccio, a 
forma di placche. Dal De Renzi si avverte la presenza di 
piccoli corpieoiuoli nel cavo perieardico che per natura non sa- 
rebbero diversi dalle pseudomembrane citate. Sulla sierosa per 
proliferazione molte cellule di granulazioni divise da sostanza 
intercellulare si trasformano in tessuto connettivo giovine ana- 
logo al mucoso, indi in fibroso. 



(1) Un caso di emopericardite acuta ci vien riferito dal 
dott. Luigi Corazza nella e Rivista clinica di Bologna » ; 
N.» 2, IW9. Mucct. 



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163 
Gli essudati liquidi che si trovano in compagnia degli es- 
sudati solidi, vengono nel caso di guarigione assorbiti in parte 
o per intiero, o trasformati in una massa gialla caseosa ; al- 
cune volte sono fonte di degenerazione adiposa del cuore. 

Anatomicamente non si hanno vere guarigioni di pericar- 
diti , perchè gli essudati solidi , le proliferazioni , difficilmente 
vengono completamente riassorbite, come lo indicano le macchie 
tendinee o di latte, perchè sono facili le aderenze del pericardio 
frd lamina e lamina, perchè il cuore ne soffre nella nutrizione. 

§ 4." ■— Sintomi. 

In alcuni casi sono spiccati, chiari; io altri lasciano dubbio 
i! diagnostico. 

La febbre, pel De Renzi,, non oltrepassa mai i 39,5 gradi 
. eentigr», fatta eccezione della pericardite metastatica e pioemie*; 
segna i vari gradi dal lievissimo sino al più marcato ; il polso 
non si fa irregolare che per un'endocardite o miocardite com- 
plicante. 

Subbiettivafnente , l'infermo prova una sensazione di pres- 
sione al petto, brividi, lieve stordimento ,. elevala temperatura 
verso sera, sonno irrequieto ; con ciò può attendere, anche ai 
suoi affari; ma sonvi anche casi in cui la febbre è forte, la 
dispnea pronunciata ed associata a palpitazione di cuore, a do- 
lori locali ed irradiatisi verso il collo, l'altra metà del torace 
o la regione ombelicale (fenomeno estraneo alla pericardite — 
De Renzi). 

Cause della dispnea si considerano il dolore intenso , la 
febbre, la stasi del sangue per la pressione dell' essudato del 
pericardio, pei grossi vasi che sboccano nel cuore — vene cave 
e polmonari ; — per 1' ostacolo che V essudato porta ad una 
perfetta diastole e per (De Renzi) l'attrito da vincersi. Con- 
seguentemente ne risulta una iperemia meccanica del polmone, 
il catarro polmonare, l'edema, la cianosi. La cianosi, oltre di- 
pendere da compressione che fa 1' essudato sui grossi vasi, di- 
pende anche dalia maggiore compressione dell' aria, nella cavità 
toracica e (De Renzi) dall' indebolimento delle contrazioni del 
cuore ; suoi caratteri sono : volto bluastro, labbra violette, ju- 



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164 

gulari rigonfie, fronte sudata, cefalea, vertigini , tinnito d'o- 
recchi — stasi della vena cava. 

Secondo Oppolser non devesi negare la dispnea nervosa e 
devesi ammettere come tatto raro nella pericardite, la sincope, 
al contrario di quanto ne pensavano gli antichi. 

Ispezione. — Solo nel caso di un gran versamento e sinché 
le coste sono cedevoli, si trova l'inarcamento del torace sinistro. 
L' urto cardiaco varia di forza in ragione della diversa costi- 
tuzione degli individui; generalmente si rinforza al principio 
della pericardite, ma poi si fa più debole, o per la rilassatezza 
del muscolo cardiaco, o per l'essudato, o per l'edema polmo- 
nare. 

Percussione ed ascoltazione, — Colla percussione tòma evi- 
dente una maggiore estensione di ottusità di quella che segna 
P area cardiaca • normale ; 1' aumento di estensione comincia per 
lo più in alto, così 1' ottusità sarebbe figurata da Un triangolo 
a base in alto e coir apice tronco in bassa; superiormente il 
confine si estende anche sino alla seconda costa, qualche volta 
sino alla prima; allóra non regge più il paragone del trian- 
golo ; che anzi al progredire del versamento il pericardio si 
allarga principalmente alia parte corrispondente all' apice del 
cuore e così la base del triangolo finisce per trovarsi in basso. 
Riscontrandosi ottusità al di là del punto ove si sente 1' apice 
del cuore, non vi è dubbio del Versamento ai pericardio. Fatta 
eccezione pel caso di aderenze del pericardio alle pareti cir- 
costanti, esistendo un versamento, l'urto cardiaco cangia sede 
al cangiar di posizione dell'infermo, e la ragione ne è evidente. 
Giacché si é parlato di aderenze del pericàrdio , anche quelle 
della pleura viscerale alla costale diminuiscono il valore dia* 
gnostico dell'estensione di ottusità; perché trattengono i lembi 
polmonari enfisematosi fra le coste ed il pericardio. Le ade- 
renze delle lamine del pericardio fra loro, totali o parziali, mo- 
dificano certamrnte la forma della ottusità. — De Renzi avverte 
che la percussione nella pericardite viene modificata: 1.° dalla 
persistenza di aderenze nel pericardio; 2. § dalle aderenze del Fé 
pleure ; 3.° da un enfisema polmonare; 4.° dalla posizione del- 
l' infermo ; e come debbasi differenziare il suono ottuso dal 
suono vuoto ( Herzdaempfung ed Herzleerheit ). Intendesi per 



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ottusa ia risonanza data dal cuore non coperto' dal polmone, 
e per vuota, quella data del cuore coperto dal polmone. 

La percussione alle parti adjacenti dà un suono meno pieno 
o timpanico pel rilasciamento dei polmoni ; ovvero un suono 
ottuso , respirazione bronchiale , debole aumento nelle vibra-, 
zioni della voce; quando il polmone sinistro sia fortemente com- 
presso dal gran versamento. Non è difficile in base a tali sin- 
tomi lo scambiare un versamento cardiaco con un pleuritico o 
con una polmonite ; il cuore e la milza possono spostarsi si 
nell' essudato pleuritico che ne) peri-cardiaco, ma la resistenza 
che prova il dito che comprime la regione ottusa è maggiore 
.nel versamento pleuritico; qui basta accennare alla respira- 
zione bronchiale sonora della polmonite, fatto che può aversi 
nel versamento al pericardio, ma in grado lievissimo. Non solo 
i polmoni possono essere disturbati nelle loro funzioni dal ver- 
samento, che lo possono essere anche la milza, il fegato; dall'ab- 
bassamento del diaframma e dalla compressione dei grossi vasi 
si rallenta la circolazione della véna cava inferiore, della vena 
porta, donde imperemia di fegato, di stomaco, catarro intesti- 
nale, catarri biliari e via dicendo» 

Dalla ascoltazione vien sentito allo svolgersi della malattia 
un tuono diviso o doppio, che Skoda attribuisce a rottura di 
qualche filamento d' essudato ; quando le lamine del pericardio 
portano coaguli fibrinosi o vegetazioni del connettivo, sicché il 
versamento è scarso, si urtano fra loro e danno luogo al ru- 
more di goffregamento o rumore del pericardio ; ha i caratteri 
di raschiamento, di grattamento, del cigolio del cuojo; si può 
Mentire tanto nella diastole come nella sistole. Per fremito felino 
del pericardio, intendesi il rumore di soffregamento avvertito 
dalla mano sovrapposta alla regione cardiaca; dipende egli pure 
dalle asprezze della superficie del pericardio, le quali richiedono 
naturalmente un certo tempo alla loro formazione. Pleischl, 
Mettenheimer ed il De Renzi trovano che il rumore di soffre- 
gamento dipende anche da secchezza della superficie interna 
del pericardio, come nel enotera. — La comparsa o scomparsa 
dei rumori di soffregamento sta in proporzione del versamento; 
essendo questo abbondante, le superficie del pericardio non 
verranno mai a reciproco contatto. 



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ito 

Fenomeni ulteriori. — In conseguenza di pressione o di 
diffusione del processo morboso, il diaframma si paralizza e so 
né ba la prova noli' infossamento dell* epigastrio dorante l'in- 
spirasione ; tra sintomo quantunque non costante della diffu- 
sione infiammatoria, sta nel singhiozzo, sebbene il singhiozzo 
trovi altre cagioni quali l'eccitamento del nervo frenico. Nel- 
l'istessci modo cbe per una pericardite può essere eccitato il 
nervo frenico, lo può essere anche il plesso polmonare, il plesso 
esofageo, il plesso cardiaco ; e con questo torna cbiaro il perchè 
dei disordini respiratori! e cardiaci, dell'angoscia, delle palpi- 
tazioni, delle vertigini, dell'impedita* deglutizione, degli accessi 
di stenocardia, dei cangiamenti di voce. 

L* orina ha un peso specifico accresciuto ; vi sono aumen- 
tate l'urofeina e 1' uroeritritta, spesso l'albumina; diminuiti i 
cloruri ed i fosfati terrosi. 

In caso di complicanza coli' endocardite o miocardite , gli 
esposti segni subiscono variazioni* 

La pericardite cronica, se ò prodotta da malattie croniche, 
difficilmente tiene riconosciuta, per mancare di fenomeni locali 
subbiettivi; in caso diverso produce ostacoli al respira^ .palpi- 
tazioni, sonno irrequieto, pressione all'epigastrio, irregolarità 
di polso, catarro polmonare, cianosi, idropisia ; acutizzandosi il 
processo, non vi sono differenze dalla pericardite acuta; l'esito 
comune è l'atrofia adiposa , la dilatazione delle cavità car- 
diache. 

§ 5.° — Corso. 

Approssimativamente la pericardite acuta termina in 2 a 6. 
settenari, la cronica in mesi ed anni; il processso febbrile, ne 
segnerebbe 1* acme, ma quando si crede di essere al termine 
della convalescenza, y' ò il caso di recidiva, perciò rispetto ali* 
durata della malattia non vi è alcunché di determinato; tanto, 
più che; sulla durata del corso morboso hanno influenza, e gli 
effetti dell' impedita circolazione, e la. costituzione dell'infermo, 
e le complicazioni, e le condizioni del cuore. . , . 

§ 6.° — Diagnosi. 

Deve distinguersi la pericardite dalle seguenti affezioni : 



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Aneurismi dell' aorta. — Tumori del mediastino. — Mediasti- 
ni te aiata: — Idropericardio. — Pleurite. — Endocardite. -- 
Ingrossamento delle costole, infiltramento della parete toracica. 

Non è valido il segnò della ottusità alla seconda o tersa 
costa per distìnguere il versamento al pericardio dall'aneu- 
risma dell'aorta; eon viene far calcolo dei battito, anziché del 
fremito della pericardite che sente la mano applicata alla re- 
gione cardiaca; tener conto del rapporto fra le pulsazioni car- 
diache e delle pulsazioni radiali, delle anomalie e dei dati della 
ascoltazione. 

I tubercoli ed il carcinoma dai mediastino procedono lenta- 
mente ; la mediastinite acuta per lo più è causata da un trauma, 
da malattie dello. sterno e dalle coste, da discesa del pus pro- 
veniente dà ascessi al collo; porta sì ottusità come la pericar- 
dite, quando sia accompagnata ad essudato purulento, ma non 
dà soffio di soffregdmento , cangiamenti nel battito cardiaco 
alle diverse posizioni dell' infermo. — L' idropericardio è ma- 
lattia apiretica e senza rumore di soffregameacto dorante tutto 
il corso morboso. — Finché il fu more di soffregamento si sente 
lungo il bordo sinistro - dello* sterno a livello della seconda sino 
alla sesta eosta, non rimane il d ubino di una pleurite o di una 
pericardite; questo nasce allo spostamento maggioro del rumore; 
generalmente la pleurite vien riconosciuta col far cessare gli 
atti delta respirazione, perchè contemporaneamente non si ode 
più il rumore ;; eccezionalmente per asprezze • della superficie 
««terna del pericardio e della superficie pleurale non cessa il 
rumore al cessare degli atti respira torii , perchè il cuore liei 
suoi movimenti concorre a continuarli. *— Gessa la purezza 
dei toni del cuore nella endocardite; nel versamento del pe- 
ricardio invece i toni si mantengono puri ed il punto dove 
maggiore è il rumore si trasforma nelle diverse posizioni 
che si fanno prendere all' ammalato , per mettersi in contatto 
nuovo superficie; nei ripetuti esami giornalieri dell'ammalato, 
i cangiamenti di sedo del ponto a massima intensità del rumore 
si avvertono anche senza i movimenti dell 1 infermo. De Benzi a 
maggiore dilucidazione diagnostica, parla dei caratteri distin- 
tivi del rumore, timbrò, sède, tempo, intensità, diffueione. 
— Timbro aspro nella pericardite , dolce nell' endocardite ; 



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HJ8 

tede nelF endocardite, nel secondo spazio intercostale sinistro 
pei toni e rumori dell'orificio arterioso destro, alla ponta del 
cuore per F orificio venoso sinistro , al primo spasio interco- 
stale destro per l'orificio aortico ed all'estremità inferiore dello 
sterno per 1' orificio venoso destro ; varia la sede nella periear-* 
dite ; tempo dei rumori in coincidenza coi toni del cuore ; in- 
tensità nell'endocardite, maggiore in posizione orizzontale, nella 
pericardite maggiore in posizione seduta; diffusione solo nel- 
F endocardite. 

Facilissimo il diagnostico degli infiltramenti della parete 
toracica, ci rimane a far congetture riguardo alla qualità del 
versamento nella pericardite. Rumori forti lasciano supporre 
un essudato fibrinoso, deboli, un essudato sieroso. Asseciantesi 
le pericardite al vajuolo emorragico, alla tubercolósi , alla di- 
scrasia cancerosa, allo scortate, F essudato può essere emor- 
ragico ; manifestandosi sintomi pioemici, F essudato è suppo- 
nibile per purulento ; in questo caso le contrazioni del cuore 
si indeboliscono prontamente, lo sfregamento del pericardio è 
raro ; il Versamento purulento può trasmutarsi in icoroso, con 
febbre intensa, pelle urente, polso frequente, delirio, indi col- 
lasso, evacuazioni involontarie, gonfiezza di ventre. Accade di 
osservarsi un versamento icoroso fino dall'origine della peri- 
cardite senza che F ascoltazione e la percussione ne diano in- 
dizio ; se però vi sia sviluppo di gas ( pneuino-pio-pericardio ) 
F ascoltazione dà un rumore simile all' agitarsi della miglia- 
mola in una scatola, e la percussione riesce timpanica; la sede 
della risonanza timpanica è a tutta la regione cardiaca nella 
posizione supina, solo alla base cardiaca nella posizione se- 
duta. 

§ 7. — Prognosi. 

Sintomi infausti per lo più, nella pericardite, vengono ac- 
cennati, il polso debole e frequente, l'irregolare, la grave dispnea, 
la cianosi, il delirio, il sopore, Fidrope, l'edema: considerasi 
per benigna la pericardite genuina, la reumatica, quella che 
si associa alla pleurite ; di esito infelice invece queHa che si 
accompagna a malattie incurabili. 



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,| 8.° — Terapia della -pericardite cicuta. 

• ., > ^ - . . , 

È sintomatica. Sinché ti è febbre, riposò in letto, bevande 
acidule ma non contenenti acido carbonico ; gli evacuanti rin- 
frescanti quando la stitichezza aggravi 1' infermo ; piccole dosi 
di chinino da somministrarsi ogni tre o quattro ore , nel 
caso della frequenza degli accessi di brivido. La digitale se- 
condo Oppolzer si amministra in forma di infuso (40 a 50 
centigr. in. un' ettogrammo d'acqua, un cucchiajo da tavola 
ogni due ore) quando il pólso è frequente, l'impulso cardiaco 
energico, la faccia non tinta in azzurro quale segno di im- 
pulso debole ; nelle circostanze di un impulso debole, alla digi- 
tale viene preferito il chinino. De Renzi non trova del tutto 
giusta 1* eccezione di Oppolzer nella somministrazione della 
digitale nell'impulso debole, persuaso che la digitale rallen- 
tando i moti cardiaci, li rinforzi anche, e convinto della fisio- 
logia che « la forza contrattile del cuore tanto più facilmente 
si esaurisce in ciascuna sistole, per quanto maggiore è il nu- 
mero delle contrazioni in un dato spazio di tempo », In caso 
di compressione cardiaca per forte essudato, è indicato il chi- 
nino ed il salasso; sonvi casi nei quali salasso vuol fatto pron- 
tamente come all'apparire dei segni di iperemia del cervello o 
dei polmoni , dell' edema polmonare ; cioè angoscia , dolore di 
petto, sopore, ecc.; al sintomo dolor di petto si porge un certo so(- 
lievo cogli oppiati. La dieta va limitata durante la pericardite, 
ai robusti, e vuoisi generosa ai cachettici. — Di grave vantaggio 
sono le applicazioni fredde sulla regione del cuore cóntro il 
palpito di cuore; contro di ehe vale altresì l' uso interno della 
digitale (acqua di lauro-ceraso grammi 3, tintura di digitale 
purpurea grammi ad 1 */a t™ volte ** giorno otto goccio). Al- 
l' insorgenza di vertigini, bagliori agli occhi, dilatazione della 
pupilla, irregolarità di polso, si deve credere ad un principio 
di avvelenamento dalla digitale; in mancanza di azione della 
digitale, si sperimentano il chinino colla morfina, i preparati 
di zinco, il nitrato d'argento. Quando si presenta l'irregola- 
rità del respiro, la sospensione temporanea del polso, prodotta 
da alterazione già avvenuta al midollo allungato , il salasso 
vien seguito da pronta morte, sianvi pure le apparènze di ipe- 



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r ernia del cervello e del polmone. Controindicato il vescicante 
nella pericardite acuta, e perchè impedisce l'esame stetoscopico, 
e perchè esacerba il dolore; Tal meglio di lui una sanguettata 
di 8 a 15, alla regione del cuore. •• 

Vinta l'acutezza del male, a promóvere l'assorbimento dal- 
l' essudato, basta il riposo assoluto, la dieta di zappe, di latte, 
di leggieri legumi ; nei cachetici la nutrizione vuoisi sostanzio**, 
ma non in gran quantità per volta. Il eremore di tartaro, il 
tartaro tartarizzato, il nitro puro, V acetato di soda, passando 
nell' orina sotto forma di carbonati alcalini e producendo au- 
mento della sua alcalinità, fanno accrescere nelle vie orinane 
la separazione dell' acqua dall' organismo e così concorrono 
all' assorbimento del versamento. Oppolzer addotta la seguente 
forinola — ( infuso di bacche di ginepro grammi 25 a 100, li- 
quore di terra fogliata di tartaro grammi 12, ossimiele scil- 
litico grammi 12 ogni due ore ; due cucchiaj da tavola) — prima 
di eccitare le funzioni renali importa assicurarsi che questi 
organi siano sani, diversamente i diuretici sarebber dannosi. 

I diaforetici, i purganti sono da sperimentarsi con riserva, 
nel caso di inazione dei diuretici ; la polvere del Dower è il 
migliore diaforetico (1). Conviene di praticare la paraéentesi 
del pericardio quando per la copia dell'essudato sia minacciata 
la vita dell' infermo e quando tutti i mezzi conosciuti a mi- 
gliorare sì allarmante stato sono rimasti inefficaci. — Ultimo 
risultato della pericardite si trova talvolta un dolore più o meno 
intenso; per questo nulla v'ha di meglio della applicazione di 
un vescicante o delle frizioni con pomate di oppio , morfina, 
veratrina, fatte sulla pelle sana o denudata dalla epidermide. 

§ 9.° — Terapia della pericardite cronica. 

Ben di sovente la medicina è sterile di risultati nella peri- 
cardite cronica. — Oppolzer propone la cura coi siero di latte, 



(1) Più della polvere del Dower semplice, come diaforetico, 
mi ha servito una mescolanza di mezzo grammo di polvere del 
Dower con mezzo grammo di solfato di chinino, divisa in do- 
dici cartoline — una ogni ora. Mueci. 



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coir uva, colla dimora, in un paese sano , col correggete l' al* 
terata orasi sanguigna, col moderare la dieta; la paracen- 
tesi ò fatto eccezionale se trova indicasioni ; e secondo Skoda 
(De Renai) sono pure inutili le sottrazioni sanguigne, i ri- 
valsivi, la cura mercuriale. 

Idropericardio. 
5 IO. 1 — Generalità ed eziologia. 

Idropericardio, idroeardio, idrocardia, idrope del pericardio, 
versamento acquoso del pericardio , significa un trasudamento 
di siero ned' interno del sacco del pericardio, ma non di ori- 
gine infiammatoria ; è più frequente nella vecchiajà che in ogni 
altra età* 

Cause dell' idropericardio sono alcune affezióni generali , 
come tubercolósi, atrofia del fegato, anemia; ed alcune locali, 
come malattie del cuore e dei polmoni ; malattie dei vasi del 
pericardio e del cuore (vene coronarie), cancro e tubercolosi 
del pericardio ; tutti i .processi morbosi del polmone e del cuore 
che tendono a formare uno spazio vuoto nel pericardio; niente 
ancora si può stabilire sulla frequenza assoluta e relativa del- 
l' idropericardio ( De Renzi ). 

§ li.* — Anatomia patologica. 

Pericardio disteso in proporzione dell'essudato, inspessito, 
intumidito; vasi pericardiaci quasi anemici'; muscolo cardiaco 
pallido, depauperato del grasso ; il versaménto sembra acqueo, 
è povero di albumina e di sali, ha reazione alcalina. Secondo 
Wachsmuth cento parti di liquido contengono : 

Acqua ...... da 95,37 fino a 97,34 

Parti solide .... » 2,66 t 4,63 

Albumina ..... » 1,43 » 3,01 

-Altre parti solide . . » 1,23 » 1,64. 

Se in qualche caso il versamento non è limpido, lo si deve 
a mescolanza di cellule epiteliari o di sangue. — Taluni opi- 



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nano che nel liquido idropericardico si trovi anche la fibrina 
o* la sostanza fibrinogeni (idrope linfatico del pericardio). Variai 
e la^quantità del versamento, da un* oncia a delle libbre : no- 
tisi che in certi casi H versamento può essere di origine 
cadaverica e De Renzi lo distingue dall'essudato, nel vivo, 
por tenere il cadaverico in dissoluzione la materia colorante 
del sangue. 

5 12.° — Sintomi e diagnosi. 

L* idropericardio genuino decorre per lo più senza febbre 
e senza produrre sofferenze all' infermo ; manifestandosi i sin- 
tomi di un' idrope universale o di ortopnea ( bisogno di stai- 
seduti per non esporsi ad una dispnea più o meno intensa), 
non sempre sono da ascriversi alla sintomatologia dell' idrope- 
ricardio ; la sola percussione assicura della esistenza in quan- 
tità maggiore del normale, del liquido pericardiaco. Onde meglio 
conoscere se il versamento sia di natura infiammatoria, giova 
rimarcare che nell' idropericardio manca la febbre od è ben 
lieve ; che il dolore alla fossetta dello stomaco manca; mentre 
la febbre è costante nella pericardite e quasi costante ne è il 
dolore. De Renzi in appoggio alla sua esperienza ed in corre- 
lazione alle idee di Oppolzer, dice, doversi sospettare di idrope- 
n cardio \ ogni volta che nell' idrope generale si trova il battito 
cardiaco debole e variabile per sede e forza', a seconda della 
diversa posizione dell' infermo ; ogni volta che la percussione 
mostra l'ottusità del cuore aumentata alla periferia più nella 
posizione seduta che dorsale, e quando i toni cardiaci sono de- 
boli ed oscuri ; trova difficile ed anche impossibile il diagno- 
stico di idropericardio nelle complicanze di enfisema polmonare, 
di idrotorace, di un forte edema della cute del torace; per ul- 
timo ci avverte che normalmente il battito cardiaco alla punta 
del cuore può cambiare di posto per una tratta di due centi- 
metri da destra a sinistra, specialmente se l'infermo giace sul 
lato sinistro, onde non si creda questa una escursione patolo- 
gica. Secondariamente, i toni del cuore si fanno oscuri, i pol- 
moni vengono compressi, la circolazione inceppata. 



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S i3. a — Prògnosi * terapia. 



Subordinata è la prognosi dell' idropericardio alle cause ed 
alle malattie colle quali va congiunta : incurabili queste, incu- 
rabile sarà anche l' iropericardio. 

La cura, per quanto spetta alle cause , deve essere diretta 
a combatterle; per quanto si rifletta ai sintomi, non si ha che 
a ripètere ciò che si è detto della pericardite. 

De Renzi aggiunge notizie su II 'emoperi cardio e sul pneumo- 
pericardio. — L'emopericardio, o raccolta di sangue nel peri- 
cardio, proviene da rottura del cuore, dell'aorta ascendente 
aneurismatica, dei vasi nutritivi del cuore o del percardio, m am- 
malati per diatesi scorbutica, tubercolare o carcinomatosa, o 
per diatesi emorragica; se avviene lentamente, la diagnosi si 
basa suIP aumento d' ottusità e sugli indizii di emorragie in- 
terne (polso debole, pelle pallida, deliquio), se si fa pronta- 
mente, la morte è istantanea. — Il pneumopericardio, o raccolta 
aeriforme, non è mai so!o v ma quasi sempre associato a raccolta 
di siero e pus (pio.pneumo-pericardio); o proviene dall'entrata 
dell'aria nell'interno del pericardio per ferite o rotture spon- 
tanee, o per sviluppo di gas da un liquido raccolto. — La per- 
cussione dà una risonanza chiara, piena, qualche vòlta timpa- 
nica nella regione del cuore, in posizione supina; se in posi- 
zione seduta , è solo la parte superiore della regione cardiaca 
che rimane timpanica; l'ascoltazione dà i toni del cuore sonori, 
simili al rumore prodotto dai pallini da caccia agitati in una 
scattola, rumore di risciaquamento. 

La curai del pneumopericardio è quella della pericardite, 
tranne che, meglio che in questa, è indicata la paracentesi. 

Aderenza del pericardio col cuore. 
§ 14.* — Anatomia patologica. 

Intendesi per aderenza dei pericardio col cuore, l'unione 
del foglio viscerale pericardiaco col parietale, e si deve sempre 
considerare come conseguenza della pericardite. 

La connessione di queste due lamine, od è parziale, o totale, 



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174 

o ti fa per adesione immediata delle pareti, ovvero per messo 
di filamenti lunghi e brevi di tessuto connettivo. Quando la 
lamina parietale si è immedesimata completamente colla visce- 
rale, sembra che il pericardio manchi ; in molti casi la lamina 
parietale si ingrossa e se per imperfette aderenze restano fra 
una lamina e l'altra degli spazii, vi si trova siero limpido o 
torbido, od albuminoso, >o purulento, ovvero una massa cretacea, 
o giallo caseosa, o tubercolosa; di certa importanza sono i casi 
clinici in cui il pericardio poltre essere aderente nelle sue due 
lamine, stringe rapporti anche colla parete toracica anteriore 
« colla parete vertebrale. 

Colle aderenze del pericardio qbn è difficile riscontrare l' i- 
pertrofia del cuore destro, la metamorfosi adiposa, la miocar- 
dite, l'endocardite e viiii valvolari. 

§, 4&°> — Sintomi e diagnosi. 



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Quantunque non siano ben inarcati i sintomi di questa af- 
fezione, tuttavia dall' anatomia patologica si comprende, e l' e- 
sperienza lo comprova, che a seconda della natura delle alte- 
razioni, il circolo sanguigno e le funzioni cardiache subiscono 
modificazioni. Per le varie aderenze, per gli ingrossamenti delle 
lamine, per la metamorfosi adiposa, la sistole cardiaca si inde- 
bolisce, il ventricolo sinistro si ipertrpfizza, si dilata e talvolta 
ne è di conseguenza il catarro, 1' edema polmonare. Non è solo 
il ventricolo sinistro che subisce alterazioni, ma anche il destro, 
per via della piccola circolazione o per aderenza; in questo caso 
le vene giugulari si gonfiano, avvi cianosi del volto, ingrandi- 
mento del fegato^ edema dalle estremità inferiori, idrope gene- 
rale. Avverandosi il caso di aderenza delle due lamine del pe- 
ricardio e di queste alla parete interna del torace, oltre i 
sintomi indicati, 1' ottusità cardiaca non varia anche alle grandi 
inspirazioni ( ciò che può avvenire anche per aderenza delle 
pleure, De Renzi ) , perchè il polmone non può frapporsi fra 
il torace ed il cuore; cosi non potendosi abbassare la parte 
del diaframma corrispondente allo aerobicolo del cuore , in ra- 
gione delle preindicate aderenze, ivi si trova durante l' inspi- 
razione un infossamento ; di più nella sistole alla regione della 



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punta cardiaca invece di sollevamento allo spano intercostale, 
avvi retrazione. — La retrazione dello spazio intercostale 
( De Renzi), avviene non al principio della contrazione, ma du- 
rante la medesima e così è perfettamente sincrona al polso ra- 
diale ; devesi poi distinguere dalla retrazione che si manifesta 
nella posizione traversale del cuore, nell'ipertrofia del ventri- 
colo sinistro ; nel caso che le fibre cardiache siano eccessiva- 
mente indebolite, la retrazione sistolica manca. 

Si spiega dall' Autore la retrazione dello spazio intercostale: 
l. 9 perchè in causa delle aderenze, V urto dell' onda sanguigna 
all'arco dell'aorta non ha forza di abbassare il cuore e di 
agire su lui in senso centripeto; 2.° perchè non potendosi rac- 
corciare durante la sistole il cuore in massa , la punta deve 
essere stirata in alto e quindi anche lo spazio toracico corri- 
spondente; 3.° perchè avvicinandosi la punta del cuore alla 
base, ai posta dei la punta rimane un vuoto ove per pressione ' 
dell'atmosfera esterna si infossano le pareti estèrne. 

Oltre .la retrazione dello spaaio intercostale, si retrae anche 
lo sterno, se le aderenze idei pericardio al cuore si estendono 
alla colonna vertebrale. — > Riesce diffìcile il diagnostico di ade- 
renze del cuore ai pericardio senza che vi siano rapporti di 
con tinnita colle pareti toraciche, per essere il sno segno -~- 
debole azione del cuore — comune a molte altre malattie; sa- 
ranno supponibili quando V imperfetto vuota mento del cuore 
per eliminazione non sia attribuibile ad altra causa. 

§ 46. — Progno9t e terapia. 

Tanto più è infausto il pronostico, quanto più estese sono 
le aderenze, per essere così facilmente paralizzata l'attività 
cardiaca. 

In via di curo, la fondamentale non. si conosce; non resta 
perciò che evitare all' infermo quanto potrebbe favorire l'esau- 
rimento deM' attività cardiaca — sarà prudenza, fare un uso 
circospetto della digitale -r- gli alimenti voglionsi nutritivi e di 
facile digestione ; i dolori provenienti dalie aderenze si miti- 
gheranno con pomate narcotiche. 



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176 

Miocardite. '• 

§ 17.° — ^ Eziologia. 

La miocardite od infiammazione della carne del cuòre è nn- 
lattia che si incontra non di rado nella pratica, ma combinata 
alla pericardite od endocardite; anzi queste dne malattie alcune 
volte ne sono la causa al pari del reumatismo articolare. Quali 
cause della miocardite si annoverano i raffreddamenti, i vizii 
valvolari, tutti i morbi acuti infiammatori, le malattie da infe- 
zione acuta, la sifilide, i trauma , i trombi e F embolia nelle 
arterie coronarie del cuore. 

§ 18.* — Anatomia patologica. 

Di preferenza si infiamma il ventricolo sinistro alla punta 
ed al setto, di raro il ventricolo destro, eccezionalmente le vene 
cave; estende» la miocardite ad uno o più strati od a tatti, 
ed in superficie può essere limitata ovvero si estende ad un 
intiero ventricolo. — Sullo prime si distingue per nn colora- 
mento striato, oscuro-bruuastro, per gonfiezza delle pareti; av- 
venuto l'essudato, la superficie infiammata ò di color rosso 
pallido, punteggiata in giallo, o presenta ascessi ? F essudato 
varia fra. l'albuminoso, il fibrinoso e l'emorragico; F infiam- 
mazione, se parte dalla fibra muscolare, dicesi parenchimatosa, 
se parte del connettivo, interstiziale. 

Nella parenchimatosa, le fibre perdono dapprima le strie 
trasversali, ^diventano fragili, quindi passano alla degenerazione 
adiposa o lardacea, oppure vengono distratte dalla suppura- 
zione. — L'interstiziale dà luogo a formazione di marcia o 
tessuto calloso, e siccome (De Renzi) questa forma ha per lo 
più un andamento cronico, per proliferazione del connettivo 
si produce F atrofia del tessuto proprio del cuore come nella 
cirrosi. 

Esito della miocardite ai è in pochi casi, il riassorbimento 
delF essudato, più di spesso la formazione di callosità, di ascessi, 
la degenerazione adiposa o lardacea , la rottura del cuore. — 
Avviene nella rottura del cuore (De Renzi) che si comunichi 
il sangue del ventricolo dsstro col sinistro, o che il sangue si 



Digiti: 



oogle 



1 

stravasi nella cavità del .pericardio o del torace, lentamente 
prontamente; ta morte perciò, che non sia fulminante, vien 
presentarsi coir aspetto 4i una grave emorragia. 

Doppia è T origine delle callosità; da un Iato si fa per p 
liferazione del tessuto connettivo, dall'altra per metamorf 
calcare delle marcie. Si presentano le callosità sotto forma 
strie rossastre o bianco-gialliccie, con diverse direzioni, in ter 
santi uno p più strati; ovvero rimpiazzano tutta la parete e 
iliaca in uno o in tutti i suoi strati. La parte' di cuore r 
callosa in questo modo non è più suscettibile di contrarsi 
di resistere alla pressione del sangue, e di necessità deve 
la pressione continua del sangue, dilatarsi. Aneurysma eòt 
partiate chronicum cU Bresehet ; per l' isteasa ragione il cu 
non si vuota completamente se non se nel caso di Una 
mata si ipertrofia ; se V ipertrofia non è abbastanza coraper 
trice, finisce pei- dilatarsi anche tutto il ventricolo e l'orecchie 
Le callosità possono vestire la forma di tumore e posa 
anche produrre la stenosi degli ostii arteriosi. 

L' esito in ascesso ha luogo principalmente nelle mi oca r 
con processi metastatici ; gli ascessi difficilmente superane 
volume di una noce avellana, variano in numero, di rado 
incapsulano, frequentemente si aprono all'interno ed all'este 
dal che le embolie, le piemie ; la caverna lasciata dal pud ì 
tatosi, vien chiamata aneurisma parziale acuto J detto ar 
risma acuto non si forma quando per rinforzo di depositi 
fibrina contro la parte di endocardio da perforarsi il pus 
mane incapsulato in questo deposito. 

La miocardite non risparmia i muscoli papillari ; divi 
perciò causa di insufficienza delle valvole cardiache; 

§ 19.° — Sintomi e diagnosi. 

Mancano assolutamente i sintomi della miocardite ; il 
stante e il dolore intenso alla regione cardiaca accompag 
a polso piccolo, ad irregolare contrazione del cuore ; il f 
ora è febbrile, ora normale, la temperatura però (De Re 
si abbassa considerevolmente prima della morte. — Chi 
«Édera per sintomi di miocardite quelli di un processo tifo 
\nnali. Voi. CCXVI. 12 



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178 

e pioeniicc, considera causa, ciò che .è effetto di un vero tifo 
di un processo pioemico. Alcuni fenomeni cerebrali dipendono 
da anemia arteriosa cerebrale sono j>roprii della miocardite 
come dolori al capo, deliqui), delirio, dilatano ne delia pupilla 
sopore, convulsioni cloniche. 

Il diagnostico non potendosi basare sui tintomi, manca d 
fondamento tinche dal lato dell' esito morboso — aneurismi 
parziale cronico — aneurisma parziale acuto — neoformazion 
callose; nell'aneurisma parziale acuto d'ordinario l'infermo s 
fa istantaneamente pallido, cade da un deliquio ad un altro 
le contrazioni cardiache si fan tempestose, poi debolissime, n< 
segue sudor freddo e morte ; nell 1 aneurisma parziale cronico 
sintomi sono confondibili con quelli di una dilatazione cardiaca, 
e ftelle neoformazioni callose con quelli dei vizii del cuore. — 
De Renzi divide la miocardite in acuta e cronica , giudica sì 
T una che I' altra, letale per sé e per la sue conseguenze nel 
maggior numero dei casi ed alta forma acuta assegna un corso di 
poche ore ad 8 giorni, lasciando indeterminato per mesi ed anni 
quella della cronica. 

| 20.° — Prognosi e terapia. > 

La vita dell' infermo di miocardite, si trova tanto più in 
pericolo quanto maggiore è 1' estensione dell' infiammazione e 
quanto- maggiori sono i danni della degenerazione callosa. 
. Soccorsi radicali non si posseggono ed i palliativi valgono 
. solo al primo stadio ; dovrassi tenere il riposo assoluto; al bi- 
sogno si daranno piccole dosi di digitale e di chinino , questo 
nelle deboli contrazioni , quella nella aumentata azione del 
cuore ; pei dolori valgono i narcoiici e per la stasi sanguigna 
la sottrazione sanguigna locale ; si dia pur mano agli acidi ed 
all'apertura dell'ascesso, se è possibile, in caso di piemia. Do- 
vasi , per ultimo (De Renzi) combattere la sifilide, se la mio- 
cardite è supponibile di questa natura. Questi casi alla necro- 
scopia si presentano, o per una miocardite fibrinosa semplice, 
o gommosa con vascolarizzazione , o tubercolosa , ed è quando 
per necrobiosi degli elementi della gomma, si arresta la loro 
nutrizione. 



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ir» 

Endocardite. 

§ SÌ. 11 — Generalità ed ortologia. 

Endocardite è F infiammazione della Membrana che copre la 
superficie interna del cuore. 

Sta 1' endocardite da sola ed accompagnata o come conse- 
guenza di altre malattie, non risparmia qualsiasi età né manco 
la fetale, se non che a differenza dell' est ra-fe tale, in quella e 
intaccato più il cuore destro. 

Dividesl l'endocardite in produttiva o coti ispessiménti e 
vegetazioni di connettivo, ed in ulcerosa ó ootl perdita di so- 
stanza : F Ulcerosa è per lo più secondaria, la produttiva invece 
idiopatica o complicante; questa ha un cordò lento, quella un 
corso acuto ( De Renzi ). 

Eziologia. — l. 9 Condizioni eziologiche della endocardite 
produttiva. — Sono i vizii cardiaci ed il reumatismo, sebbene 
sul reuma non tutti gli autori convengano ( De Renzi ) ; sono 
le affezioni infiammatorie acute, le malattie da infezione acuta 
— pneumonite, pleurite, tifo , processo puerperale , esantemi 
acuti; ecc.; — producono l'endocardite i così detti raffredda- 
menti, la miocardite e pericardite ; secondo De Renzi la sifìlide, 
l'affezione carcinomatosa, la corea. 

2.° Elementi eziologici dell'endocardite ulcerosa. — Ori- 
gina costantemente V endocardite ulcerosa dà pioemia o da sti- 
molo infiammatorio sufficiente a produrre un essudato purulento. 

§ 22.° — Anatomia patologica. 

Quella parte del cuore che più ftrriziéfla fr la sede dell' en- 
docardite; così si spiega come nel feto debba essere il cuor de- 
stro, il cuor sinistro nella vita estradatale : partecipa poi al • 
l'infiammazione tanto l'endocardio propriamente detto, come il 
connettivo sotto endocardico : an^ì secondo il Lnseka questo sa- 
rebbe dotato di maggior vitalità dell' endocàrdio. ' 

Difficilmente trovasi che sia infiammata tutta la superficie 
di un ventricolo, di spesso la parte flogosata è presso alle vàl- 
vole e si trapianta al miocardio. L'endocardite porta qualche 



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80 

modificazione alle sue note anatomiche ; il rossore d 1 injezione 
non è tanto palese, 1* intorbidamento ed il gonfiore dei tessuti 
vien dato da un essudato parenchtmatoso od interstiziale ; gli 
elementi anatomici perciò dell' endocardio e connettivo sotto- 
stante sono visibili al microscopio rigonfi di un fluido albumi- 
noso o mucoso coagulabile dall' acido acetico , ed una prolife- 
razione cellulare endogeno: 

Due sono le forme di proliferazione , il semplice Inspessir 
mento e la vegetazione dendritica dipertdone dal connettivo; 
per èsse la superficie dell'endocardio si' fa rugosa tanto più che 
sono facili a distaccarsi e la fibrina facilmente vi si depo- 
sita: daf deposito di fibrina attorno alle tra beco le e muscoli 
papitlari del cuore, ne deriva ciò che dicesi vegetazione globu : 
Iosa (1), vale a dire un ammasso di. fibrina grosso, rotondo, sfe- 



(1) Mentre esercivo in Fontaneto Novarese, mi occorse di os- 
servare un caso di vegetazione globulosa del eupre di cui 
traccio in breve la storia. 

Cancellieri Gregorio, abitante alla cascina Pollini di Fon- 
taneto, contadino, di buona costituzione, di temperamento san- 
guigno venóso, mi capóne di non aver mai avuto disturbi se 
non se effimeri, -e che. dopo di avere passato a guado più 
volte il fiume Agogna, fu colto da .freddo indi da calore còri 
dolore contusivo alle ossa, senso di. peso e di stanchezza ed in 
seguito ebbe vomito e diarrea di materie biliari; avvertii che 
remissione delle feci era involontaria, che vi era un. pò di 
dispnea, pelle tumefatta, lingua pulita; non fu permessa l'a- 
scoltazione, perchè 1* infermo si sentiva soffocare ; il polso era 
regolare, ma non si sentiva che a metà dell'avambraccio, le 
estremità inferiori erano fredde e dolentissimo al tatto. In via 
anamnestica non potei raccogliere dagli astanti se non che 
aveva -egli scontate malattie infiammatorie, che di soventi av- 
vertiva cefalalgie , che ogni tanto dietro una marcia un pò 
sforzata doveva fermarsi per una imponente dispnea. La mia 
visita fu la prima e l'ultima, perchè a fronte di vari ri (ned Vi 
propinati ed analettici, il collasso si fece sempre più pronun- 
ciato e l'infermo dovette soccombere dopo dodici ore dall'in- 
vasione del freddo. 

Autopsia. — Injezione delle vene meningee medie, dei vasi 
cerebellari , versamento sieroso nella cavità craniana — dura 
madre aderente alla pia per pseudomembrane di antica data 
specialmente lungo la grande /alce, ventricoli laterali e medio 



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1*1 

f\co, del volume di un ovo di gallina ed anche più, che si itami a 
o nei ventricoli o nelle orecchiette. Se pel processo infiamma- 
torio le valvole si distaccano dai tendini papillari» di conse- 
guenza si avrà un' insufficienza valvolare ; ove si laceri l'en- 
docardio, si introdurrà il sangue, e formerà un aneurisma par- 
ziale acuto del cuore. Sin qui si è parlato di ciò che veramente 
spetta all' endocardite produttiva ; nell* ulcerosa non si ha una 
proliferazione perfetta. Forse per un processo troppo tempe- 
stoso, .le cellule vengono solo riunite da una sostanza vischiosa 
— «ssudato purulento— vi si formano perdite di sostanza/ 
ascessi, ulcerazioni , con rammollimento pronunciatissime , dU 
stacco valvolare dalle inserzioni tendinee. 

Endocardite delle valvole dei muscoli papillari e dèi ten- 
dini corrispondenti. — Dissi che le valvuie peccano d'insuf- 
ficienza pel loro distacco dalle inserzioni tendineo in causa di 



pieni di siero, pólpa cerebrale normale. Aperta la colonna ver- 
tebrale nella regione lombo dorsale e messo a scoperto un due 
centimetri di midollo, si è trovato la coda equina avente i vasi 
che scorrono paralleli a' suoi fascetti, injettatissimi. — Al petto 
aderenze fra pleura costale e polmonare per tutta l'area del 
polmone destro, cuore normale in volume ma portante un coa- 
gulo fibrinoso nel -ventricolo sinistro frammezzato da una co- 
lonna carnosa che si attacca ad una delle valvole au ricolo ven- 
tricolari. La concrezione fibrinosa era giallognola, resistente, del , 
volume di un grosso ovo di piccione e si distingueva dagli al- 
tri coaguli formatisi agli ultimi istanti di vita perchè questi 
si spappolavano facilmente: al cuore non si rinvenne niente al- 
tro d' anormale. La milza era un terzo in più del volume nor- 
male; il fegato invece non presentava cose rimarchevoli. 

I vasi venosi mesenterici come quelli delle coronarie sto- 
machiche erano fortemente incettati ; le intestina erano vuote 
di feci e piene di gas. 

A questa autopsia mi fu compagno V amico dott. Carla Fon- 
tina e fra le varie riflessioni che facemmo, fuvvi quella della 
compatibilità della vita colla presenza di una vegetazione glo- 
bulosa che sicuramente doveva datare da certo tempo nel Can- 
cellieri, tanto più che l'anamnesi prova V esistenza di un vizio 
valvolare esistente da tempo e la necroscopia non lo ha rico- 
nosciuto che per la presenza della vegetazione. ~ 

r ìdUCCt. 



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1 



i ' 



1S2 

endocardite ulcerosa , ora aggiungo che anche la produttiva 
concorre- alla creazione di un tal vizio valvolare, vizio che può 
consistere in insufficienza ed iasultteienza con stenosi. Cono- 
sciata la «estrusione e 1* ufficio delle valvole, Urna chiaro coma 
r insufficienza difenda da perdita dalla loro elasticità per P es- 
sudato a per la formatone di connettivo; questi nuovi prò- 
delti Rendono gibbose le valvole/ il connettivo le può retrarre, 
raggrinzare hi una coli' anelia valvolare (stenosi per questo); 
come dipenda dalle vegetasioai dendritiche , da adorarne delle 
lacinie valvolari alle paresi ventricolari o delle lacinie fra, di 
loro. Oltre i visi} accennati, incassa di ulcerazioni il. sangue 
può penetrare fra i duo foglietti della valvola e dar luogo al- 
l' aneurisma valvolare, oppure si distaccano parti di valvola e 
si ha l'embolismo. 

Infiammazione dell* endocardio $ui muscoli papillari ed i 
tendini corrispondenti. — Sia che i muscoli e tendini papil- 
lari si rompano, sia che aderiscano fra loro, sia che si re- 
traggapo q subiscano la degenerazione, grassosa, Ifc valvola uon 
può più chiedersi perfettamente ^ insufficienza. .— La stenosi 
ha luogo sol quando sui lembi laceri delle valvule si fanno 
depositi fibrinosi o si producono vegetazioni dentrifiche. 

lì cuor« ammplajo {W epa>car<Uta sa ingrossa; l. § perchè 
le fibre cardiache in canea della miocardite contigua all' endo- 
cardio vengono paralizzate in parte ; 2. 9 per le insufficienze e 
stenosi che ne risultano. 

Possibile è l'esito della guarigione o dell' adsorbimento delle 
neoformazioni, .ma raro. ^ 

| 23.° ff- Sintomi. 

Trascurando V- endocardite Ufient* , perchè decorre sena* 
fenomeni su bb ietti vi locali e senza fenomeni generali, i sintomi 
deH^endnoardité produttiva per chitfrezea %ì dividono da quelli 
delja ! ferma ulcerosa. ' 

\? Endocardite produttiva, 

Sintomi generali, -*• l»e febbre, .*on è gagliarda ; U polso 
soventi e. debole; irregolare, altre volte è frequente ; l' infermo 



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Goosle 



1815 

rde 1' appetito e si sente debole dal più al meno. Chabassu 
De Renzi fanno mancare qualche volta completamente la 
>bre e l' han vista comparire al secondo settenario del rea- 
lismo acuto senza alcuna acutizzazione della malattia. 
Fenomeni subbieitivi laeali. — Anatomicamente l'endocardio 
iotato di una scarsa innervazione proveniente dal simpatico'; 
ì ciò si spiega come il dolore non sia che mite, e se è forte, 

inte pleurite o pericardite, 
mo è fenomeno più manife- 
tanza, quantunque da solo 
rdite; pare dipenda dal non 
il cuore, in eausa di infil- 
senso di angustia, di oppres* 
nsuffìciente vuotamento del 
>nare , il dol >r di capo , le 

Fenomeni obbiettivi da parte del cuore. — L' endocardite 

luogo a fenomeni obbiettivi sicuri per la diagnosi, sol quando 
tacca le valvole, i muscoli papillari o i tendini; troppo in- 
-ti sono i fenomeni che dà attaccando le altre regioni del 
ore. ' 

II battito cardiaco è energico nel principio , debole in se- 
ito, sentesi più esteso a sinistra se il cuore si è dilatato o 
to ipertrofico. La posizione del cuore muta per P ingrossa- 
nte del cuore che ha le sue fonti in un infiltramento sie- 
io, in una miocardite e nei visti valvolari. 

Un segnale dell 1 ingrossamento è P aumento del suono ot- 
to cardiaco e questo è uno dei sintomi più costanti dell' en • 
sardite , se un 1 enfisema polmonare od aderenza dei bordi 
Imonari non ce lo maschera. In via normale 1' ottusità del 
>re misura longitudinalmente dalla 3**. alla 5.* o dalla 4* 
a 6.* costola, trasversalmente dalla lutea mammillare sinistra , 
io al bordo sinistro dello sterno; nell' endocardite delle val- 
le mitrale e tricuspidale si oltrepassa il confine trasversale 
i a sinistra che a destra,, ad in quella che attacca le valvola 
rtiche l'ottusità aumenta dalla 3. a alla 6.* ovvero dalla 4.* 
a 7.% 8. a costola. 

Coll'ajato dell' ascoltazione si stabilisce qual sintonia della 



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184 

endocardite — un rumore sistolico del v nutrico lo sinistri 
al quale talvolta si accompagna anche un rumore diasU 
lieo e^C accentuazione del secondo tono dell' arteria polraona 
— e questo perchè comunemente è la valvola mitrale coi su 
muscoli e tendini che si ammala, non già che vadino esenti d 
endocardite la tricuspidale e 1' aortica. 

, Odonsi anche iu»i vizii della tricuspidale i toni oscuri o ri 
mori, ma quasi mai il rumore sistolico del cuore destro, perei 
è rarissima la stenosi dell' ostio venoso destro. 

.Fra la 2. a e 3. 1 costola affianco del bordo destro del! 
sterno sentonsi i rumori sistolici e diastolici dell' endocardil 
valvolare aortica : i rumori diastolici provengono da insuf 
•cifmza delle valvole aortiche , i sistolici da mancanza di regi 
lare vibrazione delle pareti arteriose, all' urto del sangue. 

2.° Endocardite ulcerosa. . 
• i 
Procede qualche volta coi sintomi della produttiva ed alt 
volte senza alcun sintomo proprio dell' affezione cardiaca , n 
con quelli di un tifo, di una febbre in apparenza interinitient 
di una febbre pioemica, di una atrofia acuta del fegato. 

§ 24,° — Corso. 

Osservasi che la forma produttiva tiene un andamento pi 

lento dell'ulcerosa; dividasi perciò il corso morboso in acuto 

cronico. Virchow vuole che l'endocardite sia una forma acuta d 

processo ataromatoso ; il fatto sta che, come nei processi eteromi 

tosi, sono facili le embolie- o chiusura dei vasi per un corpo fissi 

tósi nei medesimi per mezzo della corrente sanguigna. L' er 

botiamo è un potente modificatone del corso morboso non mei 

delle metastasi od infiammazioni metastatiche, considerate d 

Virchow quale effetto di otturamento embolico dei cavillar 

ma da quanto pare dipendente anche da chimica alter 

zione della crasi sanguigna. L'importanza dell'embolia dipen 

« dall' organa affetto : il fegato difficilmente ne è attaccato; 

spesso il cervello, in special modo l'arteria della fossetta r 

Silvio, e si han sintomi di emiplegia, perdita della paiola; 

.1' embolo -si -stanzia alla milza, si ingrossa e si fa dolente; 



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185 
ai reni , avvi lombagine con accessi di freddo , albuminuria , 
ematuria; se allegartene polmonari, in poche ore dispnea io 
polmonite. — De-Rènzi nota all'evenienza dell' embolismo im- 
provviso per una endocardite latente e ci ricorda, perchè di 
una' certa frequenza, le embolie delle arterie centrali e ciliari 
della retina. Quando 1 un embolo o corpo qaalunque, capace ad 
ostruire i vasi sanguigni, come pezzi di fibrina, di vegetazione 
dendritica, pezzettini di muscolo, di valvola, eco./ si arresti in 
qualche punto di un vaso, né il circolo sia più capace a smuo- 
verlo , si costituisce in trombo, perchè attorno attorno vi si 
coagula il sangue; essendo poi che da questo punto a quello 
ove han fine i capillari, il vaso si retrae ma manca della vis 
a tergo per liberarsi dei sangue che contiene , questo si coa- 
gula, ciò che dieesi trombosi secondaria. Trombosi o coagula- 
zione del sangue dicesi marantica, se invece di dipendere da un 
embolo, dipende dall' azione cardiaca di molto depressa. Causa 
di trombosi si nota pure una stasi sanguigna assai intensa. 

§ 25.° — Diagnosi. 

Colla percussione e colla ascoltazione si riesce al diagno- 
stico di una endocardite anche latente, purché si rilevi con- 
temporaneamente rumore sistolico alla punta del cuore — 
accentuazione del secondo tono dell'arteria polmonare — 
aumento del cuore destro nel suo diametro trasversale* 

Il rumore sistolico da solo si trova in qualsiasi affezione 
febbrile, forse perchè per irregolare innervazione i singoli seg- 
menti non entrano in regolari vibrazioni. — L' accentuazione 
del secondo tono dell'arteria polmonare dipende dalla stasi 
sanguigna nella piccola circolazione a motivo della insufficienza 
mitrale II perchè poi dell'aumento del cuore destro anziché 
del sinistro lo abbiamo dal sapersi come l' insufficienza mi- 
trale dia luogo all' ipertrofia e dilatazione del' cuore destro. 

Col progresso dell'endocardite si è visto come all' insù ftì* 
eienza dell' ostio venoso, si aggiunga la stenosi ; questa si ri- 
leva per un rumore diastolico al ventricolo sinistro e quando 
sia combinata agli altri anzidescritti segni, non si dubita più 
che T endocardite somigli alla pura asprezza od ispessimento 
delle valvole, ad irregolari vibrazioni valvolari, nervose. 



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186 

In altri casi tuttavia è solo coli' anamnesi che si conosca 
•e prima, dalla svoltati endocardite esistevano vizii valvolari e 
quanto ai debba di forma sintomatica a questi, quanto all' en- 
docardite ; un ammalato che sia sotto cura per visii valvolari, 
verrà da noi dichiarato affetto di endocardite quando i rumori 
cangiano in qualità o quantità, od in entrambe quando vi sia 
aumento del suono ottuso. Vien diagnosticata V endocardite 
ulcerata dall'. esame accurato dei sintomi concomitanti; 1 ? en- 
docardite delle valvole aortiche si avverte pel rumore diaatolico 
in corrispondenza, senza . che si avverta al ventricolo sinistro. 
L' endocardite delle altre parti del cuore è impossibile. 

§ 26.* — Prognosi. 

Generalmente infausta. — fìouillaud crede a qualche esito 
in guarigione completa ; tale non è certamente 1' opinione di 
Oppolzer, il quale se trova ragioni forti per ammettere perico- 
losa la forma ulcerativa, ne trova altrettante per la forma pro- 
duttiva ; i vizi valvolari, ei dice , dipendenti da questa riman- 
gono incurabili. 

. § 27.* — Terapia. 

Quanto si è detto nel § 8, può ripetersi per V endocardite : 
giova però inculcare che i cibi vanno proporzionati alle forze 
dell' infermo, che voglioosi freddi onde non eccitare di troppo 
l'asione cardiaca: non si deve praticare una sottrazione san- 
guigna se non se nel caso di grave accumulo di sangue al 
polmone ed al cuore ; prima di usare la digitale » ò prudenza 
cercar di deprimere l' azione cardiaca col freddo o col chi- 
nino* Neil' endocardite ulcerosa è quasi inutile la cura ; tut- 
tavia non «sono da rifiutarsi il chinino e gli acidi minerali, e 
nel caso di atrofia acuta del fegato si costuma unire al chinino 
la gtalappa ed il calomelano : conviene frenare le emorragie 
cogli astringenti e sperimentare il sublimato. 

./ ( Continua ). 



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187 
Ammutirle Setentlfleo ed Industriale fondato dal- 
r Editore della Biblioteca -Me sotto la di- 
rezione di FRANCESCO CBI SPIGHI e LUIGI 
tbeveixini. — Anno settimo, 1870. — Milano, 
1871, E. Treves, Editore. — Parte 1. 1 voi. m-8.» 
di pag. 384. — Estratto. 

Jter anticipare la pubblicazione dell' Annuario, l'Editore stimò 
opportuno di far precedere la prima metà dell' opera, la quale 
comprende l'Astronomia, la Fisica, la Chimica, la Paleontologia, 
la Zoologia e Anatomia comparata, la Botanica, V Agraria , la 
Chimica Agraria. 

Si annuncia prossima a comparire la seconda, la quale com- 
prenderà la Medicina, la Mineralogia, la Geologia, 1' Industria, 
la Meccanica e Invenzioni , i Lavori Pubblici , la descrizione 
dell'Eclissi solare per G» V. Schiaparelli, la Meteorologia e là 
Fisica del globo , 1' arte Militare , la Marina , la Geografìa e 
Viaggi, le Esposizioni e i Congressi. 

Come vedesi, lo schema è grandioso. Ma da quanto possia- 
mo giudicarne dalia prima parte apparsa alla luce, e dai saggi 
antecedenti, vien riempito a dovere. Si è tenuto il debito conto 
dei lavóri dei nostri connazionali. Nelle vie della scienza , 1' I- 
talia procede tranquillamente, modestamente, ma con progresso 
incessante. Non le manca, per prender posto fra le nazioni più 
avanzate, che un pi> più di credito scientifico, e una maggiore 
diffusione de' suoi lavori. Una prova lampante di tale verità ci 
è fornita dall' Annuario scientifico Italiano , che non teme il 
confronto con quelli celebrati del Figuier, ed è anzi molto più 
completo. 

Noi toglieremo dalle sezioni di Fisica, di Chimica, di Zoo- 
logia ed Anatomia Comparata, a titolo di saggio , alcuni arti- 
coli che ci sembrano interessare i nostri lettori, e supplire alle 
lacune del nostro giornale. 

Il male delle montagne e la teoria meccanica del odore; del 
prof. Rinaldo Ferrimi. 

Se v' ha criterio che possa valere nel giudicare della bontà 



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188 

d' una teoria, certo gli è questo che fatti dispartì ti*»* imi ne ri- 
cevano facile spiegazióne e si acconcino senta sfrato e tenia 
artificio nel quadro delle conseguente che logicamente e.apon- 
tanearhénte derivano dalla premessa. Il principio della, correla- 
tone delle forze fisiche e la teoria meccanica del calore che ne 
è un* espressione particolare, ricevono appunto di continuo una 
nuova sanzione. ed una nuova forza dai fatti molteplici che ne 
vengono dichiarati. Non v' è ramo di scienze naturali che non 
abbia ricevuto da quel principio dimostrazioni più semplici, più 
convincenti e tutta V economia del creato sensibile, ne riflette, 
per così dire, d' ogni intorno il lume. Mentre Carnot partendo 
dalle considerazioni sulle motrici a vapore apriva la via che 
doveva condurre allo stabilimento di questa dottrina , Mayer 
era condotto da osservazioni ' fisiologiche a cpnchiudere sulla 
equivalenza del lavoro meccanico e del calore. Di recente i mi- 
rabili lavori di Enrico S. Claire Deville ne mostrarono l'in- 
fluenza sul progresso e sulla riforma delle teorie chimiche, che 
pure aspirano a liberarsi dalle inutili ipotesi, 'dal linguaggio e 
dille finzioni convenzionali ed a schierarsi Colle altre teorie 
della fisica come semplici corollari della meccànica razionale. 

È noto che , fisicamente parlando , il corpo d f un animale 
può considerarsi come una macchina di mirabile struttura dove 
il lavoro si ottiene, al paro che negli altri casi, col dispendio' 
di una data quantità di calore. Come il lavóro che ci sommi- 
nistra una corrente d'aria rappresenta una quantità di calore 
solare che si era consumata nel destare quella corrente ; come 
il lavoro che ricaviamo da una cascata d f acqua rappresenta 
il corrispettivo della radiazione solare spesa nel sollevare quel- 
l'acqua sotto forma di vapore; come il lavoro delle motrici a 
vapore si ottiene a prezzo del combustibile arso nel fornèllo e 
quello degli elettromotori voltaici col consumo dello zinco che 
vi si ossidi ; così anche il lavoro muscolare si ottiene a spesi» 
del calore prodotto dalla combustione, di cui è sede continua il 
corpo d' un animale. L' ossigeno dell' aria di scio Ito dal sangue 
e trasportato in tutto l'organismo vi opera una continua os- 
sidazione, cioè una vera combustione dei materiali .del sangue 
e le perdite che ne derivano sono risarcite, per mezzo degli 
alimenti. Il calóre sviluppato da tale interna combustione è la 



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189 
dausa che 'mantiene il nostro, corpo alia temperatura costanti 
di circa 37° C riparando alle varie cause di disperdimento e 
al calore consumato nelle traspirazioni. 

Allorché il corpo, invece di star fermo,; eseguisce un lavoro 
meccanico, come sarebbe quello di sollevare il proprio peso ad, 
una data altezza, salendo, p. es., un pendio, una gradinata, od 
arrampicandosi lungo Una corda od un albero od altro, la com- 
bustione interna deve fornire oltre il calore necessario a man- 
tenere il sangue alla solita temperatura', anche il calore che 
Verrà speso nel detto lavoro meccanico. In questo caso difatti 
il movimento respiratorio si accelera ; una maggior quantità 
di ossigeno è introdotta nello stesso tempo nelP organismo 
onde la combustione ne riesce più viva, e se ne .raccoglie una 
maggior quantità di calore. Deriva di qui il maggior bisogno 
di nutrimento dopo un lavoro meccanico prolungato, come con- 
seguenza d*»lle maggiori perdite cui è duopo di riparare. È uà 
fatto notorio, essersi riconosciuto necessario di somministrare 
un cibo più sostanzioso e più abbondante ai detenuti condan- 
nati a tuvori faticosi che ai semplici carcerati, e così pure alle 
truppe in tempo di guerra, durante le fatiche delle marcie e 
dei cotnbuttimenti , che in tempo di pace. Si devono ali 1 ing. 
Hirn delle curiose sperienze dimostrative degli effetti discorsi. 
Un uomo è rinchiuso in una cameretta o gar retta di legno, a 
tenuta d' aria ; riceve da un tubo 1' aria occorrente alla respi- 
razione è per un altro tubo sono raccolti e analizzati i pro- 
dotti della sua respirazione ; un buon termometro segna la 
temperatura d'equilibrio raggiunta nell'interno della garrotta 
in capo a un dato tempo per lo sviluppo del calore .animale. 
A partire dal punto in cui questa temperatura è ottenuta , si 
può ammettere che il calore sviluppato dall'organismo com- 
pensi esattamente il disperdimento di calore che si opererà tra- 
verso le pareti della cameretta. Di qui si arriva di leggieri a 
misurare la quantità di calore prodotta da quella persona in 
mi' ora di tempo; basta che dopo l'esperimento, fatto U3cire 
quell'uomo, si ; accenda nella gar retta un becco di gas, rego- 
landone con un robinetto esterno il consumo, finche si ottenga 
la stessa temperatura <i' equilibrio. Essendo ancora eguali tanto 
lu temperatura esterna che l'interna, si può conchiuderne che 



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190 

il disperdimento sia eguale nei due casi, quindi eguali anco la 
quantità di calure prodotte. Ma aita volta ohe si sappia il con- 
sumo del gas, allora è facile calcolare la quantità di calore 
svolta nella sua combustione, che sarà in conseguenza pari alta 
quantità svolta dalla data persona nel medesimo tempo. Si fa- 
cevano due serie di sperimenti, in una delle quali la persona 
soggetta all' esperienza stava seduta ed immobile sopra un 
seggiolone, nell' altra invece produceva continuamente il lavoro 
meccanico di alzare il proprio corpo, arrampicandosi sopra una 
ruota a piuoli che faceva così girare sul proprio asse. Il pa- 
ragone delle quantità di ossigeno consumate in un'ora dallo 
stesso individuo e delle . quantità di calore rispettivamente svi- 
luppate nella combustione respiratoria secondo che stava im- 
mòbile o che faceva girare la ruota, posero in evidenza che nel 
secondo caso l'ossigeno consumato era sempre in maggiore quan- 
tità che nel primo, mentre la quantità di calore che in pro- 
porzione di questo ossigeno doveva essersi prodotta era nel se- 
condo Gaso maggiore di quella che si sarebbe desunta nel molo 
esposto dalle indicazioni termometriche. La diversità poi variava 
ih proporzione del lavoro meccanico eseguito , il quale era 
espresso dal prodotto del peso di queir individuo per l' altezza 
a cui si era sollevato. Il rapporto infine tra il lavoro eseguito 
e il calore in esso consumato risultò assai prossimo a quello 
che fu determinato per tante altre e così disparate maniere^ 
cioè di ,425 chilogrammetri per caloria. 

Sotto il nome di male delle montagne si comprende gii 
complesso di disturbi fisiologici che si provano salendo sull e 
Alpi, quando si sia superata una certa altezza. I caratteri più 
salienti di questi disturbi sono : una respirazione affrettata , 
affannosa, penosa; acceleramento o indebolimento del polso, 
palpitazione del cuore, senso di pienezza dei vasi sanguigni, di 
soffocamento, ed emorragie; gravezza di capo, con sonnolenza 
talvolta invincibile, prostrazione morale; sete ardente di be- 
vande fredde, lingua arsa, inappetenza insuperabile spinta tal- 
volta sino alla nausea ed al vomito ; dolori nelle ginocchia e 
negli arti inferiori e una stanchezza, uno spossamento generale, 
che costringe ogni quindici o sedici passi a soffermarsi per pi. 
gliar fiato ed ogni tratto a sedersi od a sdraiarsi. Le braccia, 
le gambe, sembran rtse di piombo e rifiutano assolutamente il 
loro servizio. 

Tali fenomeni che erano stati descritti già da Bravais nella 
celebre salita al monte Bianco fatta nel 1844 in compagnia di 
Martins e di Lepileur furono confermati dai racconti di altri 
Aiaggiatori , tra i quali vuoisi annoverare F illustre Tyndall , 
le cui guide, robusti montanari, dopo aver passata con lui la 



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191 

notte sulla cima del monte Bianco, si trovarono al mattino così 
malate da dover discenderne con tutta sollecitudine. 

Lo studio di questi fenomeni formò il soggetto di interes- 
santi ricerche in due ascensioni sul monte Bianco , intraprese 
appositamente per ciò dal sig. Lortet di Lione il 17 ed il 26 
agosto 1869. In queste spedizioni , oltre al constatare le de* 
scritte affezioni nei diversi membri della comitiva, si ebbe cura 
di prendere cogli strumenti registratori i tracciati grafici (dia* 
grammi) del movimento respiratorio e della circolazione e di 
misurare la temperatura del corpo alle differenti altezze e di 
tratto in tratto durante la salita. Il paragone delle curve date 
dalP anapnografo quali si avevano a Lione e durante l'ascesa 
rese evidente all' occhio come in quest' ultima il moto respira- 
torio si andasse accelerando e come; 1.° la quantità d'aria 
inspirata ed espirata in cima al monte fosse minore che ai 
Grandi Muli, e quivi minore che a Lione, il. La durata del- 
l' inspirazione fosse in paragone di quella della espirazione, 
molto più piccola in cima al monte Bianco che alla stazione 
ora accennata e che a Lione; e 3.° Come in cima al monte 
Bianco T inspirazione energica da principio cedesse tosto , dap- 
prima rapidamente e poi con salto repentino; mentre T espi- 
razione poco estesa vi si mantiene per qualche poco ce» ener- 
gia costante, per cessare d' un tratto. L'aria inspirata essendo 
in poca quantità, e trattandosi d'aria molto diradata, ne con- 
segue che la quantità d' ossigeno che in un dato tempo viene 
a contatto col sangue è necessariamente assai piccola.. — An- 
che la circolazione va accelerandosi rapidamente per modo che 
il polso da 64 battute al minuto alle altezze progressivamente 
raggiunte, ne diede 80, 108, 116, 128, 136, e perfino 172: 
mentre il moto-s* affrettava, il polso andava facendosi più me- 
schino. I diagrammi sfìgmografìci presi a diverse altezze rap- 
presentano in modo marcatissimo le variazioni « i disturbi del 
moto circolatorio, variazioni e disturbi che non scompaiono af- 
fatto che qualche giorno dopo la discesa, malgrado un sufficiente 
riposo. 

La misura della temperatura si prendeva introducendo il 
termometro sotto la lingua , tenendo intanto ermeticamente 
chiusa la bocca e respirando per le narici. Jl termometro ado- 
perato era un termometro a massimo di Walfer din, con indice, 
col quale si potevano apprezzare i centesimi di grado. Lo stru- 
mento era tenuto in bocca per un quarto d' ora almeno, affin- 
chè potesse indicare con sicurezza la temperatura indagata. 
Queste osservazioni condussero a constatare un fatto importante, 
cioè V abbassamento di temperatura del corpo in movimento, 
progressivo e proporzionale alV altezza raggiunta. Diamo alla 
pagina seguente il prospetto dimostrativo delle osservazioni 
fatte sul corpo del signor Lortet. 



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193 

* Da questo prospetto risulta che in causa dello sforzo mu- 
scolare consumato nel salire da una altezza di 1000 a quella 
di 4800 metri > la temperatura del corpo può abbassarsi di 
quasi 5°, variazione di temperatura enorme per un mammifero. 
L' abbassamento di temperatura che si verifica ad una , data 
altezza, non si presenta perp che mentre il corpo è in movi- 
mento e scompare, come si vede dal prospetto medesimo,, dopo 
abun tempo di riposo. — Per intender la causa di questo ab- 
bassamento di temperatura, basta richiamare le proposizioni pre- 
messe, cioè che nel corpo umano digiuno e. in quiete la com- 
bustione interna mantiene costante la temperatura del corpo, 
malgrado le oscillazioni di quella dell' atmosfera e che in pia- 
nura e in conseguenza di moderati sforzi meccanici, si accresce 
T intensità della combustione respiratoria al punto che il di 
più di calore prodotto da questa rappresenti l' equivalente mec- 
canico del lavoro sviluppato. — Nel caso attuale dell' arram- 
picarsi sopra un pendio spesso assai erto, sulla neve, sul ghiac- 
cio, il lavoro dell'ascensione diventa assai considerabile, men- 
tre per la rarefazione dell' aria la combustione respiratoria si 
rallenta. Il calore svolto da questa, consumandosi in gran parte 
nel detto lavoro, non basta più a mantenere il corpo alla tem- 
peratura consueta, e quésto, sebbene sia tutto in traspirazione, 
sebbene sia scalmanato, presenta tuttavia, una temperatura decre- 
scente in ragione del lavoro effettuato. Vuoisi notare che la 
maggiore rapidità della circolazione concorre anch' essa a sce- 
mare la vivacità della combustione interna, non avendo il sangue, 
in conseguenza di essa, tempo bastante ad ossigenarsi convenien- 
temente nei polmoni. — Cessando dal salire, i fenomeni tendono 
a ripigliare l'andamento normale e la temperatura risale anch'esca 
al grado normale. — Ammettendo che il corpo di una persona 
adulta pesi in media 75 chilogrammi, il lavoro sviluppato nel sa- 
lire ad una altezza di 1000 metri, sarebbe di 75,000 chilogram- 
metri^ e, calcolando in ragione di 425 chilogrammetri per caloria, 
consumerebbe quindi 176 calorie. Se ora la combustione interna 
non si facesse più attiva, e al corpo umano si attribuisse un calor 
specifico medio. pari a quello dell' acqua,, l'abbassamento di tem- 
peratura che ne conseguirebbe, dovrebbe essere di l76 /75 — 2°3. 
Ma invece la combustione, come si è ripetuto, si fa più attiva, 
Annali. Voi CCXVI. 13 



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104 

quindi il raffredda mento in realtà dev' essere ben minore, onde 
il valóre di circa 1°,3 per ogni mille metri di salita , che ha 
dato T esperiènza, ; si' può considerare dome un accordo soddi- 
sFacént*», nell' ir tua le incertezza di dati, con quello fornito dalla 
teoria.' 

La teoria meccanica del calore» rende dunque ragione del 
notato raffreddamento progressivo ilei corpo in atto di ascen- 
dere. Ma V ha di più. Secondo le ricerche di Andrai e di Ga- 
varret, un individuo adulto e di buona complessione, brucia in 
mettiti 'nella combustione respiratoria 12 gramui di carbonio 
all'ora, producendo 22 litri di acido carbonico -ed il calore svi- 
luppato in questo fenomeno* nen è che i 4 /j del calore totale 
prodottò tTalle azioni chimiche che si compiono nei capillari 
generali; ir resto del calore è fornito dalla combustione dell'i- 
drogeno dei materiali del sangue., Ciò posto, anche delle 176 
calorie che si sono vedute poc'anzi dover essere consumate nel 
lavoro di sollevare un corpo pesante 75 chilogrammi ad un 
chilometro d' altezza, i 4 / 8 rappresenteranno similmente il ca- 
lore svolto dall' ossidazione del carbonio in càusa dell'accresciuta 
attività della combustione intema. La quantità di acido carbonico 
prodotta supererà in conseguenza di molto quella che si avrebbe 
avuta Col corpo In riposo: cerchiamo di quanto. Fondandosi 
suldàtQ che ufi grammo di carbonio solido svolge in media 8 
'calorie nella sua completa combustione, e prendendo i */ B delle 
176 calorie cio$ 140,8 calorie, si arriva tosto a conchiudere che 
it di più di carbonio arso nelP organismo durante l' ascesa e , 
pel fatto di questa, debba essere di grammi 17;6. Una facile 
proporzione ci dirà quindi che il volume corrispondente dell'a- 
cido carbonico sarà di litri 32,3 all'incirca. Pertanto nella sa- 
lita ad un* chilòmetro d" altezza di un individuo del peso medio 
di 75 chilogrammi devono svilupparsi • 32 litri e un terzo di 
acido carbonico di più di quello che si sarebbe prodotto, stando 
fermo. L' acceleramento del moto respiratorio e del circolatorio 
è in parte una conseguenza di questo fatto , poiché deve ser- 
vire non solo a far assorbire al sangue la conveniente quantità 
d'ossigeno, ma ben anco a sbarazzarlo dell' acido carbonico di- 
sciolto. Malgrado però la maggiore attività nell'esalazione del 
gas ohe ne Consegue, essa non basta a mantenere la co m posi - 



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195 

tiene normale» del sangue che rimane carico d'acido carbonico; 
di qui la cefalalgia «occipitale , la sonnolenza , la nausea ed il 
freddo ancor più sentito che patiscono viaggiatone guide, dopo 
«operati, 4500 à 5000 metri d' el evasione, ., 

L' abbassamento della temperatura del corpo che consegue 
dalle salite fu constatato, benché in piccole portuàri, dal e* gnor 
Lortet anche per altezze assai moderate^ Perchè P esperi en sa 
-riesca, bisogna, per altro che sia tra scorsa -almeno un era dopo 
il pasto. Durante la digestione il raffreddamento manca y prò-, 
babil mente in causa dell' accelerata circolazione sia generale ,. 
sia capillare, e forse anco in cansa di un rapido assorbimento 
della materie alimentari. È forse per questo che le guide hanno 
l* abitudine di far mangiare ad ogni due ore, durante le salite 
alpine ; ma, sgraziatamente oltre i 4500 metri d' elevazione , 
V inappetenza è tale da non permettere di trangugiare nemmeno 
un boccone. 

Nuovo metodo per scoprire tracci* minime di iodio olle 
étato di ioduro ; del dott. Pietro Pelloogio* 

U nuovo metodo ctye il signor dott. Pel loggio propone, per 
la ricerca di minime traccio d J iodio e fondato, eull' aitane che 
epiega il cloro allo stato nascente sugli ioduri in presenza delia 
colla d' amido. — Si prende il liquido che si sospetta contenere 
iodio , si acidula leggermente con acido cloridrico, pòi si ag- 
giunge un pò di colla d'amido recente, a nel liquido così .pre- 
parato s' introducono i poli della pila, fatti con filo di platino. 
Per quanto piccola sia la quantità dell'ioduro, si manifesta in 
pochi momenti una bella colorazione azzurra al polo positivo. 
La colorazione si riconosce con maggiore facilità operando in 
una cassula di porcellana. Agendo in tal modo, non si può mai 
porre a contatto dell' ioduro una dose esuberante di cloro : e 
di fatto per far scomparire Ja colorazione conviene protrarre 
lungamente l' azione della corrente elettrica. 

Col cloro libere non si riesce a scoprire V ipdio , se la sua 
dose è al dissotto di un centonovantaraillesimo per ogni gram- 
mo di liquido; col metodo del Pelloggio. si ha una reazione 
ancora manifesta e chiarissima, quand' anche la quantità del- 



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196 

l'ioduro sia ridotta ad un duecentocinquanta millesimo. (Nuovo 
Cimento, 1870). 

Dell' oiono; di Dobrunfaut. 

Dubrunfant applicando f analisi spettrale all' esame dei gas 
semplici è giunto a* tali resultamenti , dai quali è condotto a 
ritenere che non si conoscono oggi gas assolutamente. puri, nei 
quali cica la reazione spettrale non possa mettere in evraenza 
traccia di gas o di vapori estranei. 

Pertanto è a tutti nota la analogia delle proprietà dell' o- 
zono con quella del gas nitroso , come si conosce che piccota- 
sima quantità di ossigeno può essere trasformata }n ozono. Se 
si aggiunge che non si può ottenere secondo 1' Autore ossigeno 
assolutamente puro ed anidro, l'ipotesi della modificatone al- 
lotropica dell' ossigeno perde la sua base maggiore, ed acquista 
fondamento un'altra, secondo la quale si può considerare l'o- 
dono come un composto di ossigeno ed azoto. La scoperta re- 
centemente fatta da Fróray di un composto di azoto dotato di 
energica proprietà riduttiva,, aggiunge molto valore all'ipotesi 
stessacene prima fu pronunziata da Schdnbeio, ed ora ritorna 
in onore con una qualche probabilità di, successo. (Aeadémie 
de* sciences de Fr etnee, 24 janvier,1870). 

Formazione dell* ozono nella combustione rapida; di O. 
Loew. ' 

SehOnbein, vari anni or sono, dimostrò che nella lente com- 
bustioni pel solito producasi dell'ozono; e, se ben ci ricordia- 
mo, fece presentire, che sa non si forma nella combustione ra- 
pida del corpi, ciò av Viene perchè l' ozono non può conservarsi 
inalterato a temperatura elevata. 

Loew ha ora potuto raccogliere dell', ozono anche nella com- 
bustione viva> abbassando sufficientemente la temperatura delle 
fiamme : egli ha, cioè, fatto passare una forte corrente di aria 
attraverso un tubo ohe trova vasi entro la fiamma di un beeco 
à gas di Bunsen, ed ha raccolto l' aria in un ampio pallone di 
vetro. Neil' aria per tal modo raccolta si è facilmente ricono- 



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197 

scinta Iti presènza dell* ozono per il suo odore, e con i rea Uhi. 
( Silliman Journal, may 1870 ). ' 

Metodo atto a somministrare il puro cloruro ferrico màn- 
ganoso ; ,de\ prof. Egidio Pollacci. 

Questo sale «* MnCl s , FeCl*, detto impropriamente cloruro 
ferro* marìganoso, si ottiene precipitando con potassa od atrfmo- 
niaca il solfato ferrico e manganoso, in proporzioni rispondenti 
ai loro pesi molecolari. Il precipitato si lava bene / si scioglie 
nella minor quantità possibile di acido cloridrico puro, il liquido 
si evapora a mite calore fino a 80° B. , oppure si porta fin 
quasi a secchezza con bagno-maria. Quindi si scioglie in tanta 
acqua stillata, quanta he occorre per dare al medicamento la 
densità voluta. (Bullettino Farmaceutico, 1870). 

Sulla determinazione dell'acido nitrico mediante la sua 
trasformazione in ammoniaca, e sulla quantità di àcido 
nitrico delle acque di alcuni pózzi di Milano; del ; prof. 
Angelo Pavesi. 

Cor duplice intendimento di conoscere il valore comparativo 
dei diversi metodi coi quali si può effettuare la determinazione 
quantitativa dell'acido nitrico' mediante la sua trasformazione 
in ammoniaca, e di studiare le condizioni delle acque potabili 
della città di Milano, 1* egregio professore Pavesi ha dato mano 
al pregevole lavoro, di cui diamo un breve cenno; e nel quale 
alcuni allievi ( signori Rotondi , Padovani e Gargènttyi ) del- 
l' Istituto 1 Tecnico superiore prestarono la loro collaborazione. 

L'esperienze furono fatte da una parte per mezzo dell' a- 
luminio metallico e coli* azotometro di Knopp, opportunamente 
modificato e reso assai più semplice; dall' attra parte si segui 
il noto metodo di Harcourt. 

La quantità d'acqua adoperata fu di un litro, svaporato a 
eirca 1 / l pél metodo di Harcourt, e quasi a secchezza per l'a- 
nalisi coli' azotometro. L' ammoniaca fn determinata facendola 
svolgere colla calce. 



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1*8 
Determinazione de ir acido nitrico e de ir ammoniaca contenuti 
in un litro d'acqua dei seguenti pozzi. 



1. Casa Fé al Ponte 
del Trofeo, fuori 
di Porta Ticinese 



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Epoca 

dell'analisi 



l 



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29 » 



1870 



2. Casa num. 62,(23 apr. 1870 

È 

23apr.l870 
29 » » 

5mag.l870 



Corso di Portai 
Ticinese . . «29 



8. Casa n. 27, Via 
San. Prospero 



4. Cortile del Bro- 
letto . . . ' 

5. Casa num; 6/ 
Piana S. Vito al 
Pasquirolo . 

8. Posso al Ponte 
sul Naviglio, Via 
S. Andrea. • 

;7. Casa u. 4, Via 
San Pietro al- 
l'Orto . . . 

8. Casa n. J, Via 
Pesce ^ * . . 
« , n 

p. Casa n, 25, San 
Calocèro . . 



• ' J 



Acido nitrico 
determinato 



coll'a- 

zoto- 

metro 



gr. 
0,0242 

0,0255 



0,0438 
0,0394 
0,0191 
0,0192 
0,0165 
0,0176 

0,Q122 
0,0265 
0;Ó217 



col 

metodo 

Har- 

court 



0,0189 
0,0254 



12 feb 



1870 



0,0527 
0,0544 
0,0627 
0,0616 
0,0 £1 6 
0,0706 

0,0512 
0,1117 
0,0294 
0,0435 



Ammo- 
niaca 



Osservazioni 



0,0024 Dopo un lungo a- 
sciutto. 

0,0196 18 ore dopo una 
pioggia abbon- 
dante. 

0,0017 Dopo on lungo a- 
sciutto. 

0,0017 18 ore dopo la piog- 
gia. 

0,0055 Dopo un lungo a- 
* sciatto. 

0^0004 18 ore dopo la piog- 
0,0019 

0,0112 Quest'acqua abban- 
donata per qual- 
'. che ora, acquista 
. cattivo odore. 
0,0018 Si constatò la pre- 
senza èi nitriti. 

0,0018 Media, di 2 esperien- 
ze l.°.0,»15S 
^ 2.°. 0,1081 

0,0012 L' acqua contiene 
quantità rilevanti 
di nitrito.. 



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e Dall'esame di questa tabella può rilevarsi: 

t Qhe la quantità di ammoniaca in queste acque è scarsa*, 
tranne che in un solo caso, dovendosene ritenere la quantità 
reale ancor minore , perchè è noto che la calce, a caldo può 
trasformare in ammoniaca alcune combinazioni azotate organi- 
che di una composizione assai prossima all' ammoniaca , e che 
possono quindi calcolarsi come tali nell'acqua. Un tale risultato 
era da aspettarsi qualora si ponga mente al potere assorbente 
per l'ammoniaca dH>.cui è dotato, il terreno; e general ménte »i 
ammette essere raro il caso di trovar acque contenenti quantità 
rilevanti di sali ammoniacali. 

e Che è invece considerevole la quantità di acido nitrico. 
L' importanza dei nitrati nelle acque potabili vièn ritenuta 
grandissima , poiché derivando essi dall' ossidazione delle ma- 
terie organiche, specialmente per 1* alternarsi del secco e del- 
l' umido, in causa delle frequenti variazioni del pelo d'acqua, 
indicano che il terreno è inzuppato di materie organiche, de- 
rivanti da infiltrazioni dei pozzi neri , e che necessariamente 
una. certa parte delle stesse deve trovarsi disciolta nelle acque. 
Le discordanze dei risultati ottenuti col metodo Harcourt e 
coir azotometro derivano infatti, come si disse più sopra, dalia 
presenza di materie organiche in diverso stadio di decomposi- 
zione ». 

I pozzi ai numeri ,1,203, .danno un aumento di acido 
nitrico esaminati dopo la pioggia, in confronto dell' analisi fatta 
prima della pioggia. Oltre a servire come misura della materia 
organica ossidata, i nitrati hanno anche una importanza igie- 
nica loro propria , essendo constatato che , oltre ad una certa 
misura, essi possono avere influenze funeste sul l' umano orga- 
nismo. Lo scarso numero di analisi instituite non basta a po- 
terne derivare un. giudizio fondato sulle condizioni delle «eque 
potabili di Milano; se ne può però dedurra trovarsi la città 
nostra in condizioni migliori a quelle di molte altre capitali. 
Goppelsroeder trovò per Basilea delle variazioni per- litro» tra 
una minima di 0,0026 ed una massima di 0,129; ty arx , per 
Stuttgard, tra una minima di 0,011 ed una massima di 0,410; 
Weltzin, per Carlsruhe , tra una minima di 0,000 (acqua di 
fontanile proveniente da noe zza lega dì distanza) ed una mas* 



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Godtale 



200 

sima di 0,214; Reich trovò in alcuni pozzi di Berlino fino *i 
0,400 e 0,675 per litro; Reichardt a Lipsia da 0,012 a 0,236, 
e Heine in alcuni pozzi dell' India sino à 2,417 per litro. {Reti' 
'diconti del R. Istituto Lombardo, serie II, volume III). 

La fermentazione alooolica ; del. prof. Giusto Libbig. 

Molto tempo indietro Liebjg, s piegava J' f azipfle del fermento 
sopra lo zucchero ammettendo* otfme è a^apmune notizia , che 
la scomposizione della materia ferine n tese ibi le fosse determinata 
da un precedente processo di scomposizione che avveniva nel 
fermento stesso ; ma pochi anni or sono Pasteur, cercò dimo- 
strare che la teoria su la fermentazione del Liehig mancava 
di ogni fondamento, e che invece le chimiche metamorfosi ebe 
avvengono nelle fermentazioni sono fenqmeni correlativi e di* 
pendenti dalla vita 4ei fermenti, ehe come tutti gli altri esseri 
organizzati si riproducono, crescono e muoiono. Nella presente* 
Memoria il celebre chimico tedesco prende ad esame i lavori del 
Pasteur, e con un'erudizione ed un acume degni di grande 
ammirazione, si adopera per provare che" il suo contradditore 
non ha cercato, come egli aveva fatto , di spiegare la scompo- 
sizione della materia fermentescibile , e che riconoscendo come 
causa della fermentazione la vita del fermento non avea fatto 
altro che sostituire ad una spiegazione un fatto, che abbisognava 
di essere spiegato. 

Dal punto di vista puramente chimico X fenomeni vitali del 
fermento dipendono da uno stato di movimento, ed in questo 
senso le idee di Pasteur concorderebbero con quelle del Liebig: 
ma questi osserva, che il fermento conservato sotto l'acqua 
si altera e putrefa, perchè le sue parti sono in preda ad un 
movimento che non si. arresta fino a che la scomposizione sua 
in combinazioni più semplici non ristabilisce 1' equilibrio ; os- 
serva che cosi fatto stato di movimentò è indipendente -dalla 
azione di altri corpi ; e che F azione dol fermento sulle sostanze 
fermentescibili è comparabile a quella che spiega il calore sulle 
sostanze organiche. Infatti il calore trasforma l'acido , acetico 
in acido carbonico ed acetone, come nella fermentazione Io zuc- 
chero si scinde in acido carbonico ed in al eoo le : e di più in 



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; . sol 

ambedue L casi V acido carbonico contiene due terzi dell'assi 
geno della sostanza scomposta, e L' acetone e l'alcool contengon 
tutto i* idrogeno della medesima. 

L'azione chimica deve essere ben distinta dal processo vi- 
tale del fermento : credere che io accrescimento delle cellul» 
del fermento cagioni la scomposizione dello zucchero non si può, 
dacché il fermento provoca o mantiene la fermentazione in una 
pura soluzione di zucchero. Il fermento consta essenzialmente 
di una materia azotata e solforata, unita a dose considerevole 
di fosfato, ed è difficile comprendere come le sue cellule pos- 
sano aumentare in un mezzo che manca Hi quelle due specie 
di materia. 

' Il lievito di birra opera la fermentazione del malato di calce 
e di altri sali consimili , ma non si è in tali casi notato mai 
che si produca aumento nelle cellule del fermento, come do- 
vrebbe avvenire se la sua azione fosse dovuta ad un processo 
fisiologico. Il lievito di birra scompone la salicina e V amidda- 
lioa, come fa 1* emulsina , che non è organizzata e non opera 
certamente per processo fisiologico. Se, pensa Liebig, si attri- 
buisce T azione del lievito alla vita del raicrodermà, rimane da 
spiegarsi l'azione della emulsina ; invece ogni disaccordo spa- 
risce ammettendo che la scomposizione venga effettuata dal- 
l' una e dall' altra, perchè sono sostanze sólfoazotate molto al- 
terabili. 

Potrebbe poi èssere che nella cellula vivente del fermento 
si producesse un tal corpo che agisse sopra le sostanze fer- 
mentescibili come V emulsina sopra la salicina : e per chiarire 
tale argomento il professore Liebig ha istituito speciali esperi- 
menti. L' acqua pura a poco a poco prende al lievito di birra 
già lavato una sostanza organica , che sembra essere un pro- 
dotto di scomposizione di uno dei suoi costituènti, e che co- 
munica all' acqua stessa la proprietà di ridurre lo zucchero di 
canna in glucosio, ha reazione leggermente acida , e precipita 
coli! acetato di piombo, come coli* acido tannico : essa è, secondo 
Liebig, una sostanza in via di scomposizione, che determina ia 
metamorfosi dello zucchero di canna ; similmente all' aldeide che 
anche in piccola quantità fa sì che il cianogeno si unisca agli 
elementi dell'acqua per convertirsi in ossamide* ed in modo 



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2Q2 

consimile agli acidi minerali che esercitano una energica affi- 
nità chimica. L } emulsiva e la diastasi dei semi che germogliano 
sarebbero corpi dello stésso genere ma non identici alla so- 
stanza solubile del fermento ; è pur congeneri sarebbero la pep- 
sina, la pancreatina ed altri corpi, che perdono la loro aziono 
alla temperatura dell' ebollizione dell' acqua ed anche a tempe* 
ratura meno elevata. 

Liebig ha fatto eseguire V analisi del fermento dal dottor 
Reicbenba.ch e da Dempwolff, ed ha confrontato le risultanze 
con le determinazioni precedèntemente fatte:, 




Mitscherlich . 
Schlossberger 
Reichbencher 
Dempwolff 



47% 
50. » 
34,57 » 



10 •/• 

12,5 » 

7,41» 



Solfo 



0,6 */q 

0,568 » 
0,387 » 



0,685 



Il fermento 
era seccato 
a 100° 



te differenze che si notano .nelle resultante analitiche pro- 
vengono certamente dalla composizione del fermento che varia 
da un giorno all' altro. 

Il fermento secco dà da 7 fino a 8 per 100 di cenere con- 
tenènte molto fosfato di potassio,' che in esso si trova come nei 
semi dei cereali in una combinazione non solubile. 



Àcido, solforico- 
Potassa r . 
Soda . . . 
Calce . : . 
Magnesia . . 
Acido silicico 
Cloro, acido carbonico 
Ossido di ferro . . . 



Composizione 

delle ceneri del fermento 

.e lievito di birra 



I. 

44*76 

29,07 

2,46 

4,39 

4,09 

14,36 

2,12 
99,25 



II. 
48,53 
30,58 

2,10 , 
4,46 $ 



Mitscherlich 



59,3 
28,3 

12,5 



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263 

' Tale cenere contiene gli stessi elementi di quella dei semi 
di avena e di grano e fino ad un certo punto si avvicina a 
quella di alcuni funghi e dei tartufi. 

Cóme in seguito alla fecondazione le materie che si trovano 
netle foglie ? nel culmo e nelle radici vanno a far parte del 
seroe dei cereali, così è dei funghi che vivono là ove sono es- 
seri organizzati che hanno cessato di vivere, raccogliendo in so 
stessi le sostanze proteiche, i fosfati ed altri corpi solubili 
provenienti dalla corruzione di quegli esseri. Nel legno di 
quercia marcito non si trovano tracce di fosfati , che figurano 
per quantità non piccola nei parassiti cresciuti sopra di esso. 

Se si cuòpre con poca acqua pura il fermento di birra allo 
stato di poltiglia, e si lascia a sé in luogo fresco, si, sviluppa 
gas acido carbonico ; innalzando la temperatura il liquido spu- 
meggia per F aumentato svolgimento del gas ; tra 30 e 35° 0. 
la fermentazione si fa tumultuosa ; ed infine si trova nel li- 
quido dell' alcoole. Pasteur per spiegare questi fatti ammette 
che i nuovi germogli del fermento si svolgano e vivano sola- 
mente, a spese delle cellule madri; mentre, quando ad essi ger- 
mogli non manca zucchero , Io assimilano Insieme con la ma- 
teria albuminosa esistente bel ferménto. Ma Liebig dichiara che 
non pub formarsi un chiaro concetto dell'idea che Pasteur si 
è fatto intorno la càusa della fermentazióne dello zucchero e 
del fermento : e come riconosce che quel chimico francese ha 
saputo arricchire la storia della fermentazione di molti fatti 
interessanti, d' altra parte assi cura .che relativamente alla causa 
della scomposizione dello zucchero le vedute di lui restano in- 
dietro antiche sopravvanzare le proprie. • . 

Non si piiò porre in dubbio che una certa quantità cjello 
zucchero, serva per formare la parete cellulare del fermento, ma 
come.' avvenga la trasformazióne sua in cellulosa non si può 
affatto comprendere, . , ■ 

Pasteur pensa che quando il lievito di birra fermenta senza 
zucchero, la cellulosa delle vecchie cellule, o cellule madri , si 
converta in zucchero, parte del quale contribuisce alla forma- 
zione delie cellule nuove, mentre 1' altra parte si scompone in 
alcoole ed acido carbonico. Per provare che ciò fosse vero, bi- 
sognava dimostrare che a misura che aumenta i' alcoole dirai- 



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204 

nuUce la cellulosa. Liebig ha isolata la cellulosa def fermento, 
ma col metodo di Schlossberg non ha potuto' ottenerla priva 
di azoto. Trattando il fermento con acido cloridrico debole, poi 
con liscivia alcalina, é con acqua, egli ha separato da i£'a 14 
per 100 di cellulosa pura che non si scioglieva nell'ossido di 
rame ammoniacale (Pasteur ne aveva ricavato* da 17,77 a 
19,29 per 100). Poi egli ha posto tra 30 e 35 f 0. a fermen- 
tare per 36 ore da per sé il lievito di birra purificato con ac- 
curato la va mento, ed ha determinato coli' esperienza quanto al- 
coole si è formato, e col calcolo quanto se ne doveva formare 
ammettendo pure che il fermento contenesse 18,76 por 100 di 
cellulosa, come pensa Pasteur. Ecco ora le resultanze conse- 
guite. 



. « 


Fermento contenènte cellulosa 


Alcool 

che 

doveva 

formarsi 


Alcool 
formatosi 


.Cellulosa 

corrispond. 

all'alcool 

formatosi 


1 


147,0 


27,57 


15,7 


11,98 


76% 


2 


48,8 


9,16 


5,2 


6,18 


118 » 


3 


91,5 


17,16 


9,7 


8,23 


87 è 


4 


79,22 


13,85 


7,8 


6,66 


85 » 


5 


100,58 


18,86 


11,26 


13,90 


120 > 



Nella esperienza 2.* la fermentazióne si prolungo 12 ore, 
nella 5/ 18 ore di più che nelle altre ; e si formò molto mag- 
gior quantità di alcoole. 

Se P alcoole provenisse dalla cellulosa degli otricoli del fer- 
mento, nelle esperienze seconda e quinta tutte le cellula dove- 
vano essere scomparse : invece non erano neppure- diminuite : 
anzi -nei sedimento della quinta esperienza si trovò li gr. 750 
di cellulosa. 

ti dottore Nàgeli aveva già dimostrato che le cellule del 
lievito che ha fermentato senza zucchero per la forma e gran- 
dezza sono eguali a quelle del fermento ordinario, ma non ger- 
mogliano, hanno pareti piò -dense, ed il contenuto è granuloso: 
insomma son cellule di fermento mortificato, e la fermentazióne 



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205 
special* del lièvito consiste nella scomposizione del contenuto 
delle cellule, che avviene senza il menoma segno di putrefa* 
zione. 

Nel liquido rimane dopo siffatta fermentazione una materia, 
albuminosa che coagula col calore , insieme con fosfati e leu* 
cina ; e V alcoole precipita una sostanza che contiene solfo: il 
sedimento che sta in fondo al liquido contiene 5,64 per 100 
di azoto, e da 0,489 a 0,603 di solfo. Il fermento fresco con- 
tiene invece 7,4 di azoto : adunque, nella fermentazione del 
lievito il suo materiale azotato si scompone, la maggior parte 
diviene solubile, il* resto rimane nelle cellule , dalle quali la 
potassa estrae una materia somigliante alla caseina, contenente 
solamente 11,39 per 400 di azoto. 

Egli è óra chiaro che^ non essendo la cellulosa che produce 
r alcoole e l' acido carbonico, questi debbono formarsi per la 
scomposizione di un corpo della composizione dello zucchero' 
contenuto nelP interno delle cellule in stato di combinazione 
insolubile con un corpo solfoazotato ( albuminato ). 

Nella fermentazione dello zucchero la composizione di que- 
sta sostanza è accompagnata dalla scomposizione del contenuto 
delle cellule ; per la 'quale la materia azotata diviene solubile 
e passa nel liquido fermentato, mentre le materie azotate del 
liquido divengono materiali costituenti delle nuove cellule. 

Nella fermentazione della birra il peso del lievito si molti- 
plica 18 o 20 volte ; nella soluzione di zucchero puro non può 
aumentare il numero delle cellule perchè mancano le materie 
solfoazotate. Pasteur dice che nella fermentazione dello zuc- 
chero in presenza delle sostanze albuminose non si produce più, 
ma piuttosto meno fermento, che nella fermentazione della so- 
luzione pura dello zucchero : ma Li e big trovò questa osserva- 
zione non verosimile ed iri contraddizione con le stesse espe- 
rienze del Pasteur , in alcuna delle quali il lievito aumentò 
circa 76 volte il proprio peso. Di più Pasteur al peso del fer- 
mento aggiungeva il residuo avuto del liquido fermentato col- 
P evaporazione, e col trattamento alcoolico-eterep, considerando 
le materie azotate disciolte come materiali propri! -del fermento; 
ma ciò facendo commetteva un errore non piccolo. 

Graham, Hoffinann e Rodwood osservarono che nella fermen- 



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206 J ■ 

Iasione dello zucchero si produce una sostanza speciale, che ha 
proprietà consimili al cara me le ,* e all'acido glucico , e che ri- 
duce il reattivo cupropotassico , la quale non è certamente uà 
costituente del fermento. Liebig ha riconosciuto che se si lava 
con acqua il fermento die ha servito alla fermentazione dello 
zucchero e si pone di nuovo in una soluzione zuccherina pura, 
dopò tre volte non ha più azione; se non si lava la conserva 
anche alla quinta prova. Quindi l'asserzione di Pasteur, che 
nella fermentazione della soluzione pura di zucchero si produce 
quasi più fermento che nella fermentazione della soluzione di 
zucchero contenente i materiali nutritivi , in specie azotati , 
delle cellule del mie roder ma ^ è contraddetta dall' esperienza. 

Pasteur e Liebig trovarono che ponendo insieme 1000 ce. 
di soluzione con 40 p. di zucchero, e 45 a 20 p. di lievito 
umido, dopo l'esperimento, il peso del lievito era diminuito; 
invece ponendo minor quantità di lievito Liebig ora riconosce 
che il peso del fermento aumenta , a motivo , egli dice ,• della 
proprietà che possiede la materia azotata perduta del fermento 
di servire alla nutrizione • delle nuove cellule dal fermento 
stesso, ohe poi possono agire sullo zucchero , cedere al liquido 
materia azotata che serve all' accrescimento, di nuove cellule, e 
così di seguito anche per un buon mese. 

Nella formazione delle nuove cellule producesi della cellulosa, 
ma la quantità relativa dell' azoto diminuisce.. 

Tutte le volte che le cellule del fermento riprendono dal 
liquido le materie so Ifoazota te ad esso cedute y riacquistano 
azione fermentativa : e questa è appunto la causa della lenta 
fermentazione che subisce il lievito nel conservarlo. Ma una 
parte delle materie azotate medesime rimangono allo stato in- 
solubile nel fermento divenuto inattivo : se ciò non fosse, e se 
invece tutte ritornassero nel liquido, il processo della fermen- 
tazione sarebbe un vero fnoto perpetuo. 

Quando il lievito è in proporzione discreta la fermentazione 
è rapida, ed il lievito diminuisce; quando il fermento è poco 
come nelle lente fermentazioni del vino , il fenomeno- continua 
lungamente, ma il fermento aumenta di peso.' 

Il fermento adunque è formato da cellule, che possono Svi* 
lapparsi e crescere in un liquido, e che contengono principale 



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207 
niente una combinazione di un còrpo solfo a rotato con un idrato 
di carbonio od un zucchero. Nel fermentò posto nelle circo* 
stanze opportune ni manifesta un movimento molecolare che 
induce un cambiamento nel contenuto delle cellule: 1' idrato 
di carbonio in esso contenuto scomponevi in alcoole ed acido 
carbònico, ed una -piccola parte della materia solfoazotata di- 
venendo solubile , passa nel liquido dotata di tal movimentò 
molecolare, che la rende atta a convertire lo zucchero in glu- 
cosio. ' • V - * 

Mercè la vita vegetativa del fermento producesi lo scambio 
delle materie su ricordate tra l' interno delle cellule ed il li- 
quido fermentescibile ;' e di qui viene il movimento molecolare, 
che alcune sostanze non organizzate possono , sopra altre , 
esercitar*, senza che direttamente intervenga alcuna vitale at- 
tività. . ' 

Alla temperatura di 60° C. il fermento perde la sua azio- 
ne ; ; e di ciò ben seppe valersi Pasteur per la conservazione dei 
vini. 

Llebig ha notato che nella putrefazione il lievito conserva 
assai lungamente la proprietà di scomporre lo zucchero in al- 
coole ed acido carbonico. Facilmente si può riconoscere il prin- 
cipio della putrefazione, giacche il nitrato di potassa aggiunto 
al liquido convertesi tosto in nitrito, che può riconoscersi con 
ioduro di potassio, amido ed acido polforico allungatissimo. 

Pasteur assicura che in una mescolanza di ammoniaca, acido 
tarrarico, zucchero e fosfati il lievito si sviluppa ed aumenta; 
ma ciò porterebbe ad ammettere che l'ammoniaca in tal caso 
avesse dato luogo alla formazione di una materia albuminoide : 
fatto dì molta importanza per la chimica e per la fisiologia 
vegetale. Liebig 25 anni sono aveva supposto che glj albumi* 
noidi nelle piante si .potessero formare per la combinazione dello 
zucchero coir ammoniaca, come si vede dallo schema seguente; 

Zucchero « C tó H 48 18 * /Proteina C«H 36 0i*Az 6 

Ammoniaca = H l8 Az« ( ^ I Acqua H 38 30 

I* 833 j Ossigeno O 1 

I 

C 48 H 66 «Az0 6 

ma tal reazione chimica darebbe certamente ossigeno libero. 



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208 

che fino ad ora nelle fermentazione npn sjt è osservato da al- 
cuno. Liebig pertanto ha ripetuto con ogni cura 1' esperienza 
di Pasteur, ma quando nel liquido fermentato invece di una 
sostanza albuminoide si trova _ tartara to di ammoniaca si forma 
piccolissima ' quantità di alcoole ( al certo proveniente dal poco 
lievito aggiunto) e la parte principale dell'acido tartarico, 
come dice Pasteur , convertesi in acido lattico : ma fatti che 
confermino che veramente l'ammoniaca abbia dato origine a 
nuovo fermento, ossia ad una albuminoide, non è stato possibile 
metterne in essere. Pasteur trovò che il liquido dopo la fer- 
mentazione conteneva un pò meno di ammoniaca che avanti ; 
ciò potrebbe dipendere da un piccolo errore inevitabile in sl- 
mili determinazioni analitiche. Anche Duclaux .asserisce che 
1' ammoniaca non ha nessun* influenza sulla formazione del fer- 
mento. 

'Sorprende poi che Pasteur voglia avere veduto formarsi del 
fermento in un liquido che non conteneva solfo , mentre V al- 
buminoide del fermento stesso ne contiene quanto e più della 
caseina. Bisognerebbe che il microderma avesse .la virtù di 
scomporre 1' acido solforico, e con lo solfo, V ammoniaca, e gii 
elementi dello zucchero, dare origine alla materia albuminosa. 
Se si giungesse a dimostrare questo, la fisiologia vegetale fa- 
rebbe un bello acquisto. 

Le esperienze di Pasteur non confermano, nò invalidano 
l' opinione , che l' ammoniaca possa servire di nutrimento al 
lievito : anfei Liebig stesso attribuisce il piccolo difetto di %m* 
moniaca dal chimico francese trovato nel liquido dopo la fer- 
mentazione alla magnesia con la quale ei poneva in libertà il 
gas ammoniaco: e di fatti ripetendo l'esperimento egli trovò 
nel residuo della determinazione dell' ammoniaca del fosfato 
aoimonico-magnesiaco. 

' Pasteur. dice che nella fermentazione alcoolica non f si pro- 
duce la più piccola quantità dì ammoniaca a spese del fermento ; 
ma intanto tutti i liquidi fermentati contengono ammoniaca, e 
lo stesso Pasteur ne ha trovata 0gr,038 in un litro di acqua 
che conteneva i principii solubili del fermento. Probabilmente 
V azoto nella fermentazione si trasforma in qualche altra base 
organica, come resulta dalle esperienze di Ludwig, che trovò 



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209 
alcuni vini la trimetilamina , e da quelle di Oaer , che ri- 
»ve una base azotata priva di ossigeno costantemente tra i 
edotti della fermentaiione. 

Pasteur trovava quale agente di ogni diversa fermentazione 
la diversa specie di microderma ; ma che cosa si conosce al- 
infuori del nome di questi nuovi esseri vegetabili ? Le inve- 
igazioni microscopiche sono di una incontestabile utilità in 
lesta maniera di studii : ma non si dimentichi che anche con 
microscopio le cause non possono vedersi. 
Quanto alla formazione della glicerina e dell' acido succinico, 
iebig giustamente osserva, che non è necessario attribuirla ad 
la speciale fermentazione, giacché possono formarsi dallo suo- 
lerò come l* acido lattico e la man ni te. ( Annalen der Chemie 
«<f Pharmacie i Januar, 1870). * ' 

osi organiche dell 9 oppio ; di Hksse. 

Il signor 0. Hesce è riuscito ad astrarrà dall'oppio le di- 
»rse basi organiche, che qui descriviamo brevemente , ed ha 
preso lo studio di altre che erano poco conosciute. Il processo 
i estrazione e separazione è molto lungo, e si fenda sopra 
azione dell' acido acetico, dell' etere e del cloroformio, sia to- 
rà le basi Ubere come sopra i loro sali. 

Meconidina — G**H"Az 0*. 

Si' presenta in massa amorfa, bruno-giallognola ed insipida, 
mde a 58' ma non si può sublimare: si scioglie nel!' alcoole, 
all' etere ,- nella benzina , e restituisce il colore alla lacca- 
muffa arrossata, neutralizza gli acidi cloridrico, solforico, ace- 
co. Colla soluzione acquosa di acido solforico a 100* dà luogo 
1 una bella colorazione rosso- porpora : I' acido ' solforico con- 
mtrato la discioglie colorandosi in verde-oliva ; 1' acido nìtrico 
\ colora invece in arancione. I sali di meconidina hanno sa- 
ore amaro e sono instabili. Il suo elori d rato dà precipitato 
naorfo giallo col cloruro d' oro> bianco con cloruro mercuriso , 
iallo, che diviene rossastro poi, con cloruro di platino. 



Amali. Voi. eCXVl. 



14 



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210 . 

Laudanina =« C»W»AiO«. 

Forma prismi incolori aggrappati a stella : ai scioglie nella 
bensina e nel cloroformio, è poco solubile nell'alcool freddo e 
nell'etere. Fonde a 165*, coli' acido solforico dà colorazione 
rosea, col cloruro ferrico verde smeraldo. 

Forma sali di sapore amaro ( ci or idrato, cloroplatinato, sol- 
fato, ossaìato, codidrato, ecc. ). 

Codamina — Ci»H"Az 0». 

Cristallizza in prismi a 6 facce, .fonde a 1&1° C. ; si scioglie 
nell'alcool» nell'etere,, nel cloroformio, ed anche nell'acqua 
bollente. Coli' acido azotico dà un color verde intenso ; eoli' a- 
cido solforico concentrato si colora in celeste. È base energica, 
e forma un cloroplatinato giallo ed amorfo. 

Lantopina « C«H**Az 0*. 

Si distingue e si separa dalle tre precedenti basi, perché 
essa non satura V acido aceticfo : forma* prismi microscopici 
hìanchi,, a, 490r° imbrunisce, fonde verso 200°; l'acido azòtico 
la converte, in una materia resinosa rossa, V acido solforico la 
colorisce debolmente in violetto. Essa dà luogo a molti sali 
cristallizzati ( cloridrati, cloroplatinato, iodidrato ). 

Tebaina — CP-H^A* (J* ( scoperta da Thiboumery ). 

Cristallizza in belle lamine incolore/ oppure in prismi: 
fonde a i08*, è quasi insolubile nel!* acqua fredda ; F etere ne 
scioglie */ 140 ; molto solubile nell'alcoole, nella benzina , e nel 
cloroformio; ritorna il colore delia laccamuffa arrossata ; è base 
energica* ma molto alterabile. . 

L'acido sEÒtiéo e solforico concentrato la coloriscono in 
ress*>: 1' acido solforico diluito la converte in tebenina e te- 
haiciaa, .-..-- 

t V Autore; ha preparato molti sali di questa base ; in ispecie 
il tardato acide,. quasi insolubile nelP acqua fredda; il tar- 
tarato neutro solubile ;. V iposolfito, l' io di d rate, l'osealatc* neutro, 
F ossaìato acido, il meconato, il cromato, ecc. 



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211 
Ttbenina — C*»H«*Az 0*. 

È un prodotto di scomposizione della tebaina , come sopra 
dicemmo. Il suo ciò ri d rato forma belle lamine incolore, molto 
solubili nell' acqua calda e nell* alcool ; il cloroplatinato è un 
precipitato giallo brunastro. Il solfato venne preparato anche 
da Anderson, facendo reagire 1' acido solforico di 1,300 densità 
a caldo sulla tebaina. V ossalato può formare grosse lamine. 

La tebenina libera è amorfa, solubile nell' alcoole bollente, 
insolubile nell' etere : assorbe ossigeno, in spècie a contatto delle 
basi. 

Tebaxcma. ( Sembra isomera alla tebenina )* 

Amorfa, insolubile nell'etere, nella benzina, nell'acqua, a 
poco solubile nelt'alcoole caldo. L'acido azotico concentrato là 
colora di rosso scuro. I suoi sali sono amorfi. Assorbe ossigenò 
più. facilmente della tebenina. 

Papaverina. (Fu scoperta da Merok e studiata da Anderson.). 

forma prismi incolori ; non ha azione sulla laccamuffa ar- 
rossata : si scioglie nell'alcoole caldo , e nel cloroformio, pòco 
nell'alcool freddo e nell'etere: fonde a 147°. 1/ acido solforico 
riscaldato dà luogo a leggiera colorazione violetta. 

' L'Autore ha preparato molti salì di questa base (elori- 
drato, cloroplatinato, iodidrato, nitrato, Ossala to, ecc. ). 

In un oppio di Turchia che conteneva 8,3 per 100 di mor- 
fina, Hesse trovò 0,0058 di lantopina, 0,0052 di laudanina , é 
0,0033 di codamina. 

Confrontando la composizione delle basi nell'oppio, si rileva 
che. alcune differiscono tra di loro pei" C H*. 

Morfina = CVWAz 0*. 

Codeina «, C«H«Az p*. 

Codamma « Ó*»H*»Az Q». 

Laudanina «= C M H»Az O*. 

Poi si ha la seguente analogia : 

C«H*Az 0«* + 0« — ; 0«H«*Az 0« 
Papaverina Reagenina 



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212 

C**H«Az 0* + — C M H»*Àz 0« 
Laudopina Crittopina. 

La porfiroiina di Merck non è, secondo Hesse, che una a 
scolanza di alcuna delle basi sopra descritte. ( Annalen e 
Chemie und Pharmacie, Jan uà r, 1870 ). 

Sui vermi ; del prof. Adolfo Taroioni Tozzbtti. 

La divisione dei vermi, per la moltiplicità delle forme e 
include, per la varietà delle costruzioni, per le vicende sing 
lari cui è subordinata in molti casi la moltiplicazione e la vii 
per le relazioni diverse e diversamente intese a cui tendone 
suoi componente è soggetto sempre più importante di mdagi 
e di speculazioni. Non abbiamo da registrare nuove forme, i 
dicate dagli osservatori, ma in largo compenso abbiamo dei 
stàdi importanti sulla generazione e sulla struttura. 

. Il Nematoboìhrium filarino, parassita della Sciatila aquil 
lungo, sottile, nematiforme, pieno di tiova tanto minute cb< 
conti fatti, circa 7 milioni ne stanno in un decimetro della si 
lunghezza, inguainato in una propria guaina, con essa avvol 
e contorto, forma nelle carni dell' ospite suo delle masse , ci 
variano per volume da quello di una noce a quel di un' aranci 
Strano in tutto , malgrado le apparenze nematoidee , Van B 
neden, che lo descrisse pel primo dodici anni addietro , lo r 
pose fra i Trematodi, lasciando al tempo di confermare o emei 
dare il giudizio. Ora questo è largamente comprovato dalsign< 
E. Van Beneden, giovane e valentissimo imitatore del padre ì 
lustre, dietro studii fatti sulP Embrione , il quale, mentre 
discosta da tutti quelli dei nematodi , si accosta a quello d< 
Gestodi per una coroAa di uncini , dispósti però in modo prt 
prio e speciale , e finalmente pe' suoi rapporti coli' embrioo 
del Dittoma tereticolle viene a trovare suo veramente il post 
fra quelli appunto dèi Trematodi, ai quali d' altronde V animai 
maturo si palesa vicino per le analogie che guidarono già l'e 
pi n ione del suo primo discòpritore. 

Facendo poi entrare in «ampo i confronti dei diversi stai 
dell'Embrione dai Botriocefali, dei Tenibili { « dei Trematodi 



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213 

l'Autore conclude colio schema seguente, nel quale si riassu- 
mono da questo punto di arista le cose* particolari a ciascuno. 

Custodi monogenici — Caryophyllaeus 

t digenici — primo embrione ciliato '«— Bothrio- 

cephalus. 

— non ciliato — Teniadae. 
Trematodi monogenici — Ectoparassiti 

t digenici — primo embrione ciliato — Distoma, 

Monostoma, Gastevostoma. 

— primo embrione non ciliato — Di- 
stoma tereticolle, Monostoma fllum, 
Nemathobothrium. 

Come Van . Beneden. si è occupato del Nematobotrio, Rabtt* 
teau ha preso di mira il Botriocefalo, del quale lo Scoliee, tro- 
vato nelle intestina di un cane morto per avvelenamento di 
stricnina, mostra e la resistenza di questo verme al velette-, «' 
la generazione senza trasmigrazione da animale a animale, se- 
condo gli stadi del processo evolutivo. 

Il signor Ralbiani aggiunge alle non molte notizie posse- 
dute intorno zlVEustrongylus giga*, osservazioni ed esponente 
fatte sulle uova, che di più speciale hanno un involucro esterno 
praticato da canali aperti ;. sulla formazione dell' embrione, che 
" ha potuto ottenere conservando le uova medesime estratte dal- 
l' ovaio delle femmine, noli' acqua pura, nell' acqua salata, nel- 
V acqua. albuminosa, nella rena umida, per vari mesi. 

Meno felice però negli esperimenti sulle fasi successive dei 
nuovi generati, sopratutto sulla scelta dell'ospite e sulle mi- 
grazioni per arrivare in. esso fino ai reni, dove d'ordinario 
quelli si annidano, lascia in ultimo conto insolute le diffìcili 
questioni. • 

• La. Società , reale di Edimburgo ha pubblicato un impor- 
tante lavoro del signor Carmichael M'Intosh , medico e diret- 
tore di un ospizio di alienati, e l'opera di esso ha per sog- 
getto la struttura di alcuni Naraertini e Anellidi britannici. 

Si loda l' opera stessa , che deploriamo di non avere sot- 
t' occhio» per essere in giorno, di ogni più importante pubbli- 
celione francese, inglese, o tedesca, e si rileva da essa che tutti 



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214 

i Nemartini studiati, meno due, si possono riferire a due gruppi, 
ubo degli Et&pli , di cui è tipo il genere OmmatòpUa , uno 
degli Anopli, cui serve per centro il genere Borlasia. 

I generi sottoposti ad esame sono stati Ommatoplea, Bw- 
Imia, Cephdiotrix, Tetrastemma, Lineus. 

Floegel di Kiel si è occupato nell'anno decorso a investi- 
gare e descrivere l'apparecchio buceale degli Oxyurus, consi- 
derato a parte a parte in tre specie distinte ( 0. vermicularù, 
O. obvelata, 0. eurvula Rud. )• Le tre labbra di cui è guar- 
nito, e di cui hanno già parlato Leuckart, Schneider, Kùchen- 
-metster, sono sostenute ali* interno da una lamina cbitinosa con 
alcuni rilievi, che potrebbero anco dirsi apodemi, e nella massa 
carnosa hanno fibre muscolari. Intorno alla bocca poi , sènza 
chiarirne il significato, 1* Autore descrive sei corpi o sporgenze ; 
di queste quattro sono di una specie, due di un' altra, e nelle 
ultime si scorge un punto o corpo, che fa pensare alla termi- 
nazione di un ramo nervoso. Le disposizioni relative di questi 
tubercoli poi, sono diverse secondo le specie. 

L'opposizione taordace fatta da Olaparède a Quatrefages, 
sui conto di parecchie parti dei lavori di queetf ultimo circa 
gli AnelUdi, lavori che per «lire hanno dato avviamento e or- 
dine a molte ricerche e olle .cognizioni relative , conducono a 
una molto calma risposta il Quatrefages medesimo ; iri questa 
egli, difendendosi dove crede di aver ragione; viene a mostrare 
che realmente i muscoli longitudinali hanno un rafe, al quale 
le fibre concorrono nella intersezione degli anelli, e più a vanir 
espone rettificazioni già fatte e di cui non gH fa meritò il suo 
antagonista , od osservazioni nuòve per confermare altre pro- 
posizioni i specialmente sul sistema nervoso stom&togaistrico. 
Egli inoltre dà come un saggio di una monografia Anatomica* 
della Marphysa sanguinea, magnifico verme > raro nel setten- 
trione, assai comune nel mezzodì, che noi , vivo còlia Malia 
partmopeja , abbiamo tao vate frequentissimo a 'Taranto , deve 
serve con questa specie e la MyxUola inf Undi bulum ed alcuni • 
altri, ai pescatori par esca, com' essi dicono , selvatica e di 
molto conto nell'arte. Le note del signor Quatrefages venute 
cogli Annali di scienze naturali, compilate in fretta, sotto la 
calala dell' nomo di scienza, fan sentire ie preoccupazioni delie ~ 



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215 

imminenti catastrofi, in cui scienza e civiltà sona state del 
pari travolte, e che vogliono dagli uomini di cuore ufi voto 
sincero e cordiale di sollecita fine. 

.Stilla struttura e disposizione delle fibri muscolari nei Ne» 
matodi (Gordius), negli anellidi oligocheti, negli Irudinei, in 
alcuni molluschi, in alcuni Briozoi, nell'Idra, convengono ulti- 
mamente nuovi studi di Grenaeher, di RatzeI, di Schnéider, di 
Quatrefages, ed alcuni di questi volgono sulle forme degli ele- 
menti muscolari nello stato embrionale. 

Queste fibre, secondo RatzeI, si trovano coi caratteri delio 
fibre dei nematodi, e vi si dimostra una parete tubala re com- 
posta fli fibrille, che involge una interna ( Marksubstanz ) , la 
quale a luogo a luogo, secondo la lunghezza , esce fuori e no 
da particolari diradamenti o aperture, e si conforma in masse 
vescicolari. Così sono le fibre dei , muscoli longitudinali degli 
Enchytraeus, dei Tubifex, ecc. 

In altri la composizione delle fibre dei muscoli ripete quel 
che si vede in quelle degli irudinei, dove sempre hanno era 
tubo di struttura fibrillare, e una massa che però non sporge 
mai fuori. La parte centrale prende nel tubo in cui si contiene 
diverse apparenze, e trattata con alcali molto diluito, lascia, 
scorgere granuli e corpuscoli in qualche modo ordinarti in serie 
o strati trasversali ; lo stesso tubo esteriore dà altra volta segai 
di gualche fascia o ingrossamento anulare* 

Net muscoli di altri finalmente la fibra è omogenea e fi- 
brillare, senza sostanza centrale, né protrusioni vescicolari al- 
l' esterno, ma queste fibre mostrano, per dì fuori o corpuscoli 
disseminati o frange, ohe ricordano ancora qualche cosa dèlia 
struttura delle fibre nematóidee. Essi furon descritte da Wets- 
mann nel Lumbricu», e nelle Nais. 

Tutte queste differenze poi appartengono ai muscoli longi- 
tudinali, poiché nei muscoli circolari e trasversi ali- asse del 
corpo, là fibra è di una grande semplicità e uniformità, e si 
accosta alla struttura seconda, vista di sopra, e che è data dai 
muscoli degli irudinei. 

Molto superficialmente ai tratta della disposizione dei mu- 
scoli negli oligocheti, e solo si discorre un pò più sui sistemi 
di quéi che muovono le setole. 



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210 

IMI* eternato • M tubo intsotiaalo del testbriee ami pur* 
de» «irati di fibre, ma la longitudinali so*» di fuori , le tra 
sversati «H dentro f e sebbene nelle loro- «trattar* ripetano l« 
eondisioni delle fibre degli strati omonimi «eterni, tuttavia eono 
singolari le ibre longitudinali per i frastagliamenti motto piò 
profendi e tarlati. 

Balle formesione delle fibre muscolari, ad eeeeeione di certe 
elle appariscono remote , e composte in rete nella proboscide 
del NephtlU , o nella parte anteriore del eapo dei Lombrichi 
alle stato embrionale» ai vede ohe esse hanno orìgine da cel- 
lule particolari, ebe nel corpo si trasformano direttamente nella 
fibra : sitilo stomaco hanno dei processi fibrillari semplici , o 
ramosi che si uniscono assieme» 

Mei molluschi , Weismann ha ammesso una sola «pecie di 
fibre* ma già ormai Leydig, 8emper, e Pageastecher hane» par- 
lato di fibre striate nei poleaoaati di acqua dolce e -nei Tro*hu* ; 
ma egli ( V Aulete ) ha travaso adi* apparato boccale della Ne- 
rìtiH9 Jttìetatitit altre fibre* sMtrutturu delle quali eneo più da 
vicino ricorda quella «he gli stessi e l e m enti hanno negli animali 
superiori. 

Nei Briocoi e nelle Planarie gli ele m enti muscolari si ac- 
cettano stolto a quelli lonfitudinali delle ateeaaco del lombrico, 
soltanto ai vede per di Inora ad essi appressa un nucleo volu- 
mi**** Neil' ldr% poi V autore op p one ai mescali vescicolari o 
sferici quali Loydig gli ha descrìtti, e Westsnafc* eagli altri gli 
hanno ammessa altri el e men ti che ricordano per la loro serata, 
la foruta ewbrtouale degli e l e m en t i snaaseeeri già veduti nei 
Verena a si «piaga eolla loro am en e i aneti dell* idra, che non 
saprebbe spiegar* *ei «nujocoli della furata eia Leydig ricoao- 
tctnte. 

Re queste oss e rva tien i Rateai viene a i. sminimi pei che 
non vi è aa'eseentiele è te V e nta né di origine, né di state, aè 
di dìmpeaìstoui fra i sanatoli dagli anìmaiì, a ohe i fine tapi am- 
messi da tJr Vio ts a nn , di teneoolt fa somola ri gli suri, e dì ma- 
ecoli «eHateri gK altri» vanne nella 
feneerei in omo* 



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Elementi morfologici dei vertebrati; del 'prof. Adolf 
oioni Tozzetti. 

Priora di, venire agli studi particolari degli anima 
presi sotto questo capitolo, premettiamo qui le notizie d 
che riguardano ancora, la storia degli elementi moribU 
.essi, e delle loro associazioni in tessuti e organi di fife n 

Il professore Giaccio muove grave dubbio circa V or 
la- natura de' nuclei nei corpuscoli fianchi, nei corpusc< 
linfa,' del muco, del pus, e non sappiamo bene poi se 
estenderlo ai nuclei delle cellule in generale. Egli ha p 
•vato, dalle sue esperienze ed osservazioni, ed afferma ci 

!.• I corpuscoli della linfa, i corpuscoli bianchi del 
:i purulenti, e quei del moccio e della saliva- constano 
•sostanze di verse, r una che si colora forte con la rosai 
col carminio, 1? altra eira si colora poco o niente. 

2.' Queste due sostanze che durante ia vita de' coi 
sono perfettamente mescolate -insieme si separano dopo 
T una dall' altra più o meno- prontamente e compiuta 
secondo le circostanze diverse, in cui avvenne la morti 
corpuscoli* 

3.* La sostanza colorabile è la generatrice della ne 
r abile, e la virtù motrice risiede in questa e non in q 

4.°. I granuli, onde i corpuscoli sono forniti, non si 
particelle della sostanza colorabile. 

5,* La separazione e il susseguente ritiramento d 
«stanza, colorabile dalla non colorabile sono la cagione 
diata produttrice de' nuclei j i quali anzi che essere ui 
tuente naturale de* corpuscoli, sono indizio certo che la. 
essi è restata. 

Geinitz ha osservato che per l' avvelenamento coi 
cianidrico , o con cianuro di potassio, i corpuscoli del 
delle rane divengono quasi circolari, e granulati nei n; 
lo stesso avviene ai corpuscoli esposti direttamente al 
di acido cianidrico, dapprincipio, ma. poi, i corpuscoli i 
sciolgono e resta intatto il nucleo soltanto. i 

Effetti simili dagli stessi agenti si hanno inoltre ; 
pusculi di animali a sangue caldo, e V aumento o\i voi una. 



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218 

subiscono spiegherebbe la maggior kit ensità del coloro elle 
prende la massa del sangue, trattala coir acido cianidrico. 

Sono ormai più di venti anni che uri modesto ed operoso 
italiano, ora più conosciuto che allora, il prof Ranieri Bellini, 
pubblicava alcune Memorie ed un .assai grosso volume di prave 
con sostanze diverse sui globuli del sangue , e qualunque fos- 
aero queste , qualunque le intenzioni dell' esperimentatore » 
non è male di ricordare le esperienze fatte, ed il libre» in cui 
«òn registrate. 

Weldeyer di Eresia via, ha mostrato che P ovaio dei mana- 
miferi, uccelli e rettili non è coperto di un peritoneo, ma di 
un epitelio cilindrico come di membrana mucosa , il quale in- 
ternato nella massa forma le vescicole di Graaf , e dentro le 
diverse vescicole uno dei suoi elementi diviene ovulo , sicché 
l'ovulo stesse non è, per P origine, che una cellula epiteliale 
col suo nucleo ( vescicola germinativa •) , un nucleolo (macchia 
germinativa di Wagner ), il vitèllo di nutrizione e la membrana 
vitellina. 

Seguendo lo sviluppo delle formazioni embrionarie, egli ap- 
riva a concludere che tutti gli . embrioni dei vertebrati sono 
ermafroditi dapprima, e che la determinazione sessuale si sta- 
bilisce per effetto della prevalenza che una parte del germe 
prende suiP altra nella regione urogenitale , avvenimento del 
quale una traccia resta nelle fasi ulteriori del periodo evolu- 
tivo medesimo , quando in alcuni germi ormai caratterizzati 
per femmine, e in altri che han già- preso natura di maschi, si 
trovan pure degli ovuli nelle genitali, e poi sui Rospi adulti , 
presso il testicolo dei quali, nei maschi, si trova gjà, secondo 
Wittieh , come sui Tritoni, un ovario rudimentario. (Robin. 
Journ., pag. 495 ). 

Un altro punto al quale pure si vede rivolta l'attenzione- 
degli osservatori , è quello delle relazioni dirette esistenti fra 
certi sistemi organi e certi elementi di tessuto. 

Ranvier vuol dimostrare che vi sono nei tendini , nei tes- 
suti areolari, fra i fasci fibrosi sottocutanei, spazii e canali 
analoghi a cavità sierose, le quali servono a una circolazione 
miasmatica \ Boeh crede che esista un., alla 'faccia interna dell'a- 
racnoide parietale, delle aperture come quelle che Reokiltnghau- 



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21» 
sen ha trovato nel peritoneo, e ehe facciano comunicare la 
cavità di qustò sacco sieroso col sistema linfatico. 

Carter poi crede aver dimostrato che oltre i vasi capillari, 
continuano canali più fini, troppo angusti per lasciar passare 
globuli di sangue , i quali secondo esso comunicano coi vasi 
linfatici , e che in ogni caso formano una rete di canali pla- 
smatici, come quelli ammessi per la dentina , e ritiene di pia 
che questi canali mettano in rapporto diretto i capillari e t 
nuclei degli elementi dei tessuti. 

Essi in tutti gli organi epidermoidali o mucosi sarebbero 
specialmente addetti alle funzioni della secresione e dell' assor* 
bimento ; nei tessuti profondi invece servirebbero a condurre 
il plasma del sangue e a riprendere le materie detrite dell'or- 
ganismo. 

Ci sembrano appunto avviate in questa medesima direzione 
le osservazioni del signor Bizozzero , il quale essendo già ve- 
nuto ad ammettere la esistènza di numerosi canalicoli anasto- 
mizzati contenenti grandi cellule fisse, conservate anco nell'a- 
nimale adulto , nel tessuto connettivo compatto in forma di 
tendini e di aponeurosi, era descrive più esattamente e più 
largamente i canali stessi, e le loro cellule nei tendini in par* 
ticolare. 

Non accorda poi ehe cotesto cellule medesime , per uno 
estremo arrotondate, per l'altro allungate e stirate, come iso^ 
latamente altri ha veduto, sieno cellule capaci di spostamento, 
e di stiramento progressivo , in modo che la fibra connettiva 
abbia origine dalla parte attenuata di esse. 

Egli annunzia infine che Guterbock, senza conoscere i suoi 
precedenti lavori, ha ottenuto resultati conformi. ( Rendiconto' 
dell' Ut. tomb., pag. 151 ). 

D' altfa parte Schroen aveva avvertito che il contorno delle, 
cellule del reticolo malpighiano della pelle ò ' definito non da 
una semplice linea, non da sottilissime e brevi striature, e il, 
signor Bizozzero e Schultze trovarono che quest'apparenza è 
iovuta a finissime ciglia rigide e dritte che partono dalla su- 
perficie della membrana delle cellule stesse ; Schultze crede che 
e ciglia di una' cellula si intromettessero fra quelle delle cel- 
lule vicine come i pili ài due spazzole premute una contro 



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l'altra; ma il signor Bitozsero ora crede piuttosto che qoe*te 
ciglia ti continuino da una cellula all' altra per le loro libere 
estremità. 

Fra cellula e cellula infine esso ammette uno spazio ripiene 
di sostania intercellulare, traversata dalle ciglia in discorso, e 
per la quale, in maneansa di vasi e di canalicoli come quelli 
da esso indicati nel connettivo e nei tendini , circolerebbe il 
fluido nutritore degli elementi epidermoidali, ( Rendiconto del- 
Yht. Lomb., pag. 74). 

Senta assumere di far le parti del merito fra di loro, però 
«giustizia ricordare che il prof. Ciaccio nella «uà Memoria 
sulla struttura della pelle delle rane pubblicata nel 1867, parlò 
anch' esso e delle strie di Schròen . considerandole come pori 
canali, e ha parlato della materia interpoeta alle cellule epi- 
dermiche, che è quella sulla 'quale, salvo errore d'intelligenta 
per noi, il signor Bisozsero oggi richiama specialmente V altrui 
attenzione. 

Hering erede che le ultime ramificazioni e più fini dei dutti 
biliari non abbiano parete propria: esse comunicano però coi. 
dutti biliari, e questi hanno un vero epitelio, le cui cellule, al 
punto di giunzione dei canali dell'une coli' altro genere, si 
confondono colle cellule biliari. Lo stesso Autore non ha tre* 
vato guaina linfatica ai vasi sanguigni del fegato, com' è in- 
dicata da Frey, Biesiadecki e altri, e nemmeno la connessione 
delle cellule epatiche colle fibre nervose secondo le idee di 
Pflùger. 

Nelle gianduia salivari Mayer non è riuscito a trovare fibre 
nervose terminate negli alveoli e nelle - cellule loro , come lo 
Mùger ora nominato vanne già ad annunziare, benché egli 
abbia trovato sottili filamenti in rapporto col nuclei e coi 
precessi nucleari delle cellule, che però. non hanno carattere 
alcuno di natura nervosa. 

Nel tessuto sottomucoso dello stomaco della .rana si trova 
un plesso di fibre delicate, con cellule qua a là disperse, ed in 
relazione diretta con rami nervosi ; altri filamenti poi indipen- 
denti da questi, avanzandosi verso la superficie mucosa, ven- 
dono sotto l'epitelio eoo le divisioni più fini; e .nella mucosa 
medesima si trova uno strato di cellule multipolari, dalle quali 



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—231 
partono delle fibra e formano un secondo plesso, oltre un tarso 
che si trova i tu rtì ed latamente sotto V epitèlio ; finalmente fra 
le cellule epiteliali si trovano dei corpi clavati , che si hanno 
in conto di terminazioni di nervi. Il carattere per cui si cono-i 
sce la natura taervosa è il coloraménto 'al clorido d'oro e al- 
P àcido osmico. . 

Ma studii di maggiore estensione e portata intorno agli ele- 
menti del sistèma nervoso sono quei di cui andiamo a dar 
conto. ' x 

Troviamo l' annunzio di un. lavoro del dottor Lodovico Stieda 
presentato a Dorpat, sotto il titolo di Studio pel sistema ner- 
vóso centrale dei vertebrati, pubblicato nell'anno. 

Stringendo in termini pur troppo brevi la esposizione assai ' 
1 nnga di un lavoro di Cleland sulla sostanza grigia delle cir- 
convoluzioni cerebrali, si può dire che l'Autore distingue in 
èssa due zone o fasce di diverso colore , prèsso a poco come 
quelli che hanno trattato innanzi lo stesso argomento/ ma mo- 
difica poi la suddivisione della prima zona , quale fu data da 
Àrndt, Lokart Clarke e da Meinert , enumerando uno strato- 
estèrno di protoplasma nucleato*, ed un altro al di dentro , 
dei due facendone un solo però, che corrisponde al 1.°, 2.°, 3 t <> 
di Àrndt e ad una parte dello strato corpuscolare (komerschicht) 
di Meinert ; uno strato di nuclei e corpuscoli nervosi ( 4.° di 
Àrndt ) ; uno strato di corpuscoli più grandi ( 5.° di Àrndt ) , 
che riposa sopra uno strato di nuclei riferito ancqra da Mei- 
nert al suo komerschicht, il quale a sua volta riposa sopra 
uno strato di fibre. Tutti insieme questi strati compongono la 
prima fascia pallida sotto la quale si trovano ancora corpuscoli 
n air vosi • come quelli della parte superficiale della , medesima, 
ma che diventano più piccoli, via - via che si accostano, alla so- 
stanza bianca ; e in rapporto con questi, come con quelli della 
prima fascia è uno strato di fibre orizzontali. 

Le fibre nelle circonvoluzioni sono verticali dall' interna al- 
l' esterno, od orizzontali o arciformi. 

Le prime via via che si dirigono in fuori sono separate da 
corpuscoli nervosi e da nuclei » in fasci distinti ; nelle parti 
profonde sono assai grosse ^ quanto più -esterne son di poi, più 
sottili t più povere , o anco mancanti di materia midollare , 



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222 

difficili per ciò ad esser vedute. Lokart Clark* crede ohe le 
fibre di una direzione o dell' altra siano con tino e fra loro ; 
Cleland non è chiaro su questo punto , e non ammette comu- 
nicazione se non per mezzo dei corpuscoli nervosi, i quali avendo 
forma piramidale, dagli angoli emettono realmente dei pro- 
cessi, che 1' Autore con Glarke crede continui con le fibre ner- 
vose o in modo diretto o per via di ramificazioni. Altre fibre 
poi emanerebbero ancora da corpuscoli irregolari o fusiformi , 
che nella sostanza cerebrale si trovano anch' essi. 

Rispetto alla matrice della massa nervosa Henle e Meckel. 
hanno già definito eh* ella piuttosto che essere un tessuto con- 
nettivo è di natura di protoplasma, ed Arndt dichiarandola 
fibrosa, si partì dalla apparenza ch'essa prende sotto l'azione 
dei coagulatola ; essa ricorda i nuclei nell'i strati nucleari , e 
contiene dei granuli forse di colesterina o protogone , i quali 
probabilmente si formano precipitando dopo la morte. 

Le fibre nervose delle circonvoluzioni non sono limitate da 
una membrana 'attorno all'astuccio midollare, e P astuccio me- 
desimo si compone di. una sostanza omogenea probabilmente di 
protogone assai puro. 

I corpuscoli nervosi contengono una materia assai somi- 
gliante» e ad essa debbono la loro apparenza granulare. 

Si verifica però talvolta nei corpuscoli nervosi un' apparenza 
striata , che Arndt ha indicato y deducendone ch'essi hanno 
struttura fibrillare e importanza fisiologica minore di quella 
del protoplasma che li circonda, mentre nello stato attuale 
della scienza si potrebbe anzi ammettere , ohe sebbene le pro- 
prietà del protoplasma nùcleato ( nel quale già dal 1868 Wal- 
ther, studiando il cervello della rana, osservava dei movimenti 
ameboidi), possano contribuire agli effetti della innervazióne, 
la direzione di questa risiede nei corpuscoli nervosi , e finisce 
col proporre che i corpuscoli medesimi sierio nel cerveHo l'e- 
lemento fisico necessario per 1' azione della mente, e che vi sia 
da discutere se dalla struttura del cervello dipenda o no. la 
virtù della mente istessa. 

Sulla struttura fibrillare dei corpuscoli nervosi e delle fibre 
nervose» che Cleland ricusa di ammettere , vengono ora le os- 
servazioni di Mi Schultse per dichiararla più esattamente. Gran- 



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S#3 

dry pei viene anco ad ammettere nelle fibrille un* alternativa 
di dischi differenti di ri-frazione, e di caratteri chimici come 
.nelle fibre muscolari. 

Le funzioni delle cellule e della materia fibrillare del cer- 
vello, nella quale alla fine vengono a terminare tutti gli ele- 
menti nervosi, sono intese anch' esse in modo diverso , poiché 
mentre alta sostanza fibrillare si attribuisce essenzialmente, la 
irritabilità, ai corpuscoli nervosi si assegna la proprietà di ri- 
cevere la irritazione, concentrarla, modificarla, trasmetterla ài 
cilindri dell' asse, che partono da essi sotto la forma di pro- 
lungamenti. La importanza dei corpi gariglionàri non va però 
esagerata, poiché nei primi tempi, in cui pure mancano af- 
fatto essi e le fibre nervose, é soltanto si ha la materia gra- 
nulare fibrillare, e i nuclei del nevroglio, vi è pure ricevimento 
e trasmissione di azione nervosa. 

Da uno de' nostri , il sig. Golgi di Pavia , si avrebbe ora 
dimostrato nella sostanza grigia Ja presenza di eleganti cellule 
connettive fornite di IO, 15 e talvolta 20 sottili e lunghi pro- 
lungamenti varie di forme secondo la profondità dello strato 
nel quale si trovano , ed i loro filamenti si inserirebbero- alla- 
guaina linfatica dei vasi, ovvero direttamente alle loro, pareti, 
se son capillari. Studii meno completi per ora fanno prevedere 
la esistenza di elementi consimili nello strato grigio , e nello 
strato ruggine del cervelletto. ' 

Uno studio della parte ciliare della retina comunicato al- 
l' Istituto lombardo dal signor Manfredi, lo porta a confermare 
che questa parte sia distinta dalla retina propriamente detta , 
la quale nell' uomo cessa tutto ad un tratto in avanti , in 
grandi arcate connettive, circoscritte Ja fibre radiate, da cui si 
origina uno strato epiteliale ( non connettivo come Kòlliker 
avrebbe voluto), cilindrico prima, paviventqso soltanto in avanti, 
compreso fra 1' epitelio della coroidea per di fuori, e la ialoidea 
per di dentro, e di cui i processi ciliari sono realmente com- 
posti. Così connesso alla retina indietro per le arcate suddette, 
in avanti lo strato epiteliale della parte ciliare finirebbe alla 
gran circonferenza dell' iride. 

Si ha da Schwàlbe che nell'occhio posteriormente vi è uno 
spazio linfatico , il quale include lo spazio perivascolare della 
retina , lo spazio pericoroideo , e finalmente uno spazio fra lo 
strato esterno e lo strato interno della guaina del nervo ottico, 
e che senza comunicare fra loro comunicano col sacco aracnoi- 
deo del cervello. 

L' intervallo compreso fra là coroide e la sclerotica è tap- 
pezzato da un epitelio , che non va confuso colla membrana 
sopracoroidea di Henle o culla lamina fosca di molti anatomici, 
e involge V òcchio per modo da estendersi dal nervo ottico ai 



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224 

processi ciliari. Circondando le veoc vorticose all' ingresso loro 
nell'occhio, comunica collo spasio di Tenone, il quale a sua 
tolta comunica collo spazio aracnoideo del cranio per un canale, 
che circonda lo. strato esterno del nervo ottico, e che. l'Au- 
tore dice canale sopravaginale per distinguerlo da un altro, o 
aottovaginale , continuo anch'esso coir aracnoide , ma senza 
comunicazione collo spazio, linfatico pos toc u lare. L'epitelio che 
veste la cavità e la determina come sierosa, si rende evidente 
usando del nitrato d'argento, meglio negli occhi senza pig- 
mento, di rado nell' occhio dell' uomo , che non si può avere 
assai fresco. A questo epitelio l'Autore dà il nome di Endotelio. 
JJna nota del signor Ranzone , sulla struttura del pancreas 
e delle glandule salivari, riconduce questi organi al tipo della 
glandule tabulari composte, e non a quello delle glandule aci- 
nose, dimostrando infatti non acinose ma tabulari le vescichette 
terminali fin qui poco o nulla ben definite; e mostra poi che 
i tubuli terminali hanno una propria membrana esterna ed un 
epitelio. 

E, singolare coincidenza , a dei tubuli più o meno lunghi , 
spesso anche varicosi , piegati ad anse e aggomitolati , che si 
terminano a fondo cieco verso la periferia di ogni lobulo, in 
altra nota, il professore G. Albini riduce la glandola lacrimale. 
(Bull dell' Ass. dei med. e natur. di Nàpoli). 

Il signor G. Palladino descrive e illustra completamente la 
disposizione e la struttura di certe gianduia riposte nella mu- 
cosa del bacinetto del rene dei Solipedi, Je quali mancano al- 
l' uomo, al porco, al bue, alla pecora, al cane, al coniglio, .sem- 
plicemente indicate prima da Mailer, e le riferisce al tipo delle 
glandolo acinose. 

I signori Giannuzzi e Falaschi hanno injettato i condotti 
galattofori delle glandule mammarie, della donna, della pecora, 
della capra, vuote di latte, ed bari veduto ch'essi formano in- 
torno alle cellule escretorie un reticolo di canalhsenza proprie 
pareti, e che ricordano cosi i dutti escretori del pancreas. 

Fuori di questi vasi può trasudare facilmente ogni liquido, 
ma ogni parte solida, per quanto tenue, è fermata al passo. 

Le cellule secretorie poi sono cellule poliedriche più o meno 
depresse, a contenuto granuloso, con molti granuli, e goccie 
adipese ; hanno un nucleo distinto, e un prolungamento* simile 
a quello dalle cellule delle glandule pancreatiche o salivari , 
talvolta anco due prolungamenti diversi. ( Rivista sciatti, del- 
l' Accad. dei Fieioerit. di Siena, 1870). 



Il Direttore e Gerente responsabile 
Dott. Romolo Griffim.' 



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225 



AMALI UNIVERSALI DI MEDICINA. 



Vol. CCXVI. — Fasc. 647. — Maggio 1871. 



j* «estone medica femarialle aell'OapItale civile 
«il Brescia meli* aana 187* % Note statistico-cli- 
niche del dott. FAUSTINO GAMBA. 



E 



_ispongo le osservazioni ed i risultati della sezione di 
nedicina femminile nel decorso anno alle mie cure affi- 
lata. 

Ricoverarono 1382 ammalate, 519 cittadine, 863 cam- 
>agnuole; ne morirono 168 e ne uscirono 1143, ciò che 
là la mortalità del 12,74 per cento, che raffrontata colla 
nedia dell' ultimo decennio di 12,14 , risulta essere del 
gezzo per cento più grave. 

Ragione di tale statistica variante si deve in parte 
l causalità più o meno frequenti , — come quella del 
rasporto durante l'anno di dodici ammalate, alcune morte, 
iltre che morirono nello stesso giorno di loro entrata , 

— ed in parte alle alterate condizioni di accettazione 
[elle ammalate del contado. 

Non apparvero durante V anno morbi epidemici. — 
lolo al principio del secondo semestre si manifestò una 
ìeve endemia tifoide, che ebbe esito piuttosto favorevole. 

Scarsissime si presentarono le ammalate di vajuolo. 

— Ne ciò dimostra una diminuzione nel contagio, ma 
tfferma il rilassamento nella sorveglianza dell' autorità 

ANNALI, r*i r.cxvi. 15 



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226 

sanitaria. — Sa ognuno che questo contagio fu nelLi 

nostra città più diffuso degli altri anni. 

Più frequente, più grave, più letale , ne' mesi estivi 
si riscontrò, la cachessia palustre, séguito del puerperio. 
La provenienza ne dinota la causa nella sempre mag- 
gior estensione che prendono le risaje , ricoverandosi 
queste ammalate da siti della bassa provincia ove è co- 
gnito spiegarsi largamente tale coltura. 

Diminuzione straordinaria si ebbe nelle ammalate in 
settembre, ottobre e novembre, in modo che mai negli 
ultimi dieci anni apparvero cosi poche come in questo 
trimestre. — Nò ciò ò ad ascriversi alle sole condizioni 
amministrative, ma ben più ad uno stato raro di benes- 
sere e di salute della popolazione in generale, special- 
mente pella scarsità delle pioggie piuttosto abbondanti 
che cadono nell'autunno. 

Come negli altri anni, la mortalità massima apparve 
nel quadrimestre di gennajo, maggio, giugno e luglio, 
cui tenne dietro quello di marzo, aprile, agosto e dicem- 
bre, ed infine fu minima in febbrajo, settembre, ottobre 
e novembre. 

È piccolo compito. — Con esso desidero chiarire , 
della natura de' mali, delle cause delle morti e della te- 
rapia usata nella sezione medica donne del nostro Ospi- 
tale. 

* I decessi avvenuti nelT anno , divisi per sistemi am- 
malati, risultarono dati: 

Dal sistema respiratorio in N.° di 57 sopra 213 curate 
» » digerente » » » 27 » 279 » 
» » circolatorio » » » 22 » 60 » 
Dalla pellagra » » » 19 » 396 » 
Dal sistema cerebro-spi- 
nale » » » 15 » 89 » 
Dalle forme palustri » » » 14 » 76 » 



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S27 

Dal sistema uro-pojètico in N.« di 5 àopra 13 curate 
Dalle malattie generali 

febbrili » % » 4 » 19» 

Dal sistema locomotore » » » 4 » 95 » 

Da malattie varie » » » 1 » 15 » 

Dal sistema genitale » » » — » 63 » 

Questi decessi suddivisi sulla natura de* morbi affet- 
tanti T organismo anatomicamente furono: 

Infiammazioni acute ....... N.° 21 

» croniche ed esiti ... » 29 

Febbri tifoidi » 2 

» miliari .... y ... . » 1 

Vajuolo » 1 

Tubercolósi . . . . . » 50 

Cancri . . * , . » 5 

Adiposi ............ » 19 

Pellagra . . > » 19 

Emorragie . . . * » 3 

Vizj di proporzione nella crasi sanguigna, 

leucemia ed oligocitemia .«•... » 15 

Elmintiasi * » 1 

Tumori » 2 

Malattie degli organi del Respiro. 

Alterazioni in questi organi riscontrammo , nel pa- 
renchima polmonale, ne' Canali aerei , e nella sierosa in- 
volvente. — Alla prima sezione spettano la tubercolósi 
e la polmonite, cioè le malattie più gravi e più micidiali. 

l.° La tubercolósi. — Centosette furono le accolte, 
jessantadue cittadine, quarantacinque campagnuoje, e ne 
morirono quarantacinque. 

Si presentarono distribuite quasi equabilmente ne' varj 
mesi dell'anno* ad eccezione di luglio ed agosto, ne'quali 
il lieve aumento coincise col minimo delle decesse. 



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228 

L' età. di queste ammalate stette 
Fra il 10 ed il 19 anno in N.° di 18 
» » 20 » » 29 » » » » 35 
» » 30 » > 39 » » » » 32 
» » 40 » » 49 » » » » 12 
» « 50 » » 59 » »» > 8 
» » 60 » » 69 » »» »2 
Senza confronto più frequenti furono i processi lenti. 
— Rare le forme -acute o galoppanti. 

Sebbene d' ordinario più palese, quale una lesione de- 
gli organi del respiro , le necroscopie dimostrano essere 
senz' altro la malattia un fatto organico generale, ciò che 
conferma il dettato della scienza. 

In vero l' autossie rivelarono la tubercolósi diffusa : 
Al polmone ed intestino . . in numero di 19 
Al polmone, intestino e glan- 

dule mesenteriche .... » 4 

Al polmone, intestino e peritoneo » 3 

Al polmone, intestino e cervello » 2 

Al polmone, intestino, glandule 

mesenteriche ed utero . . » 2 

Al polmone, cervello e milza > 1 

Al polmone, mesenterio, trombe 

falloppiane ed utero ... » 1 

ÀI polmone e peritoneo ... » I 

Al polmone, intestino, glan- 
dule mesenteriche e milza . » 1 
Al polmone, peritoneo e milza » .1 
Al polmone e milza .... » 1 
Al polmone, intestino, glandule 

mesenteriche, utero ed ovario » 1 

Al polmone , intestino , rene , 

utero e vescica . . . • » . » 1 

Tubercolósi limitate apparvero 
Al polmone soltanto .... » 7 



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229 

L' essere appunto là malattia quasi costantemente un 
patimento generale dell'organismo, rilevasi anche dal- 
l' insufficienza delle cure che si apprestano all' organo re- 
spiratorio. — Negli ospitali questf insufficienza nella te- 
rapia risalta ancor più, dacché quasi sempre il ricovero 
viene domandato allo estremo del male, essendo già av- 
venute estese; organiche alterazioni. 

Ereditaria apparve nella grande maggioranza, in al- 
cune però fu, e senza eccezione, acquisita. 

Gol concetto della malattia generale si tentarono di 
nuovo infruttuosamente, l'acido arsenioso ; la digitale ed 
il chinino del Frank, il clorato di potassa; né si pote- 
rono trarre illazioni di qualche conforto o di pratica 
utilità. 

Vantaggi reali ma sintomatici, lenienti le sofferenze, 
apportarono le spessissimo ripetute frizioni di crotontiglio, 
il latte, l'oliò di merluzzo, e più che tutto l'uso di una 
pelliccia al costato ignudo applicata, onde impedire i ra- 
pidi e frequenti cambiamenti di temperatura al torace. 

Causa di tanto sviluppo della tubercolósi presso di 
noi riteniamo principale le grandi e rapidissime atmo- 
sferiche variazioni, da arrivare non infrequentemente per 
un temporale fino a dieci centigradi. Quasi costanti e 
giornaliere le minori varianti. 

^ A due azioni ambo relativamente recenti e locarli ne 
sembra poterle attribuire. 

L' una , al totale diboscamento de' monti vicini , che 
lasciarono però facili le estreme elettriche varianti. 

La seconda riconosciamo nello sviluppo commerciale, e 
nel dislocamento continuo della città da oriente ad occidente. 
Igienicamente molto migliore era l'antica città. Piantata 
sotto i colli del suburbio verso oriente, non potea avere 
quelle frequenti e rapide correnti che oggi si verificano 
pel suo esporsi sempre maggiore a' venti del nord , che 
veggono dalla Valle Trompia, ove mancano monti che la 
riparino. 



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«30 

Non seppimo rinvenire causa dì questa migliore onde 
spiegare il grande sviluppo della tubercolósi nella nostra 
città, la quale del resto non si può dubitare di asserire 
essere fra le meglio igienicamente tenute, per il' che do* 
vrebbe avere una mortalità molto inferiore, invece di 
osservarsi l'opposto. 

Altre cause influenti allo sviluppo della tubercolosi 
punto o poco si ritrovano. 

2.* La polmonite. — Si rinvenne dieci volte, quindi 
piuttosto scarsa. Apparve quasi solo in gennajo e feb- 
brajo. 

Ebbe decorso grave, sei essendo terminate rolla morte. 
Quattro però delle decesse aveano passato il cinquante- 
simo anno di vita , e delle altre due , una era doppia , 
l'altra complicata allo stato puerperale. 

Cinque delle pazienti furono cittadine. — Otto pleu- 
moniti destre, una sinistra, ed una bilaterale. 

Sei affettarono i lobi inferiori, tre i superiori, la bi- 
laterale il destro superiore ed il sinistro inferiore. 

Il decesso avvenne sempre dall'ottava alla decima 
giornata e la necroscopia mostrò Y epatizzazione grigia 
in tre; in due di queste, ambo oltre il cinquantesimo 
anno di vita, compagna a pio-meningite suppurata cere- 
bro-spinale. 

Vennero trattate con sistema antiflogistico mite. * 

Non vogliano dilungarci qui sull* uso dei salasso in 
questa malattia, dopo le tante opinioni emesse in favore 
ed in contrario. Ne sembra solo poter affermare come 
per esso non vengano certamente più frequenti le mor- 
ti, le quali stanno in relazione a fatti organici gene- 
rali o locali , a predisposizioni , allo stato di sanguifi- 
cazione individuale , all' età ed alle endemie particolari. 
— Riteniamo la polmonite quasi sempre manifestazione 
locale di generale malattia. Ed invero le frequenti ne- 
oroscopie rilevano come spesso , grigia polmonite vada 



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2SÌ 
unita a pleurite purulenta od a polmonite pur grigia del- 
l' opposto lato, a pio-meningite totale cerebro-spinale, 
fatti patologici largamente estesi, che -avvengono in brevi 
giorni e che chiariscono come il processo detto di- pol- 
monite non sia, e crediamo sempre, cosi semplice come 
appare. -~ In tali casi al certo poca utilità può aversi 
dall'ilo, come dall'abuso del salasso, come pure dal- 
l'Abbandono totale di questo presidio. — Aggiungiamo 
per ultimo, che non sempre questi fatti si verificano ; 
quelli però da noi osservati appoggiano più favorevol- 
mente quest' opinione, che quella dell' infiammazione sem- 
plice del polmone. * 

Per quanto concerne la nostra pratica, la sottrazione 
sanguigna generale commisurammo alla gravezza dulia 
febbre, all'ostacolo nella piccola circolinone, alla stasi 
venosa cerebrale, non approvando le vedute di coloro che 
vogliono l' ostracismo o quasi contro questo presidio. 

Qui accenno ad un' altra malattia polmonale rinve- 
nuta una sola volta, alla gangrena» 

Ne fu affetta una puerpera in trentesima giornata; pre- 
sentatasi colle più gravi forme della eolite, estrema pro- 
strazione nelle forze , e solo de' sintomi respiratori un 
acuto dolor costale sinistro negli ultimi giorni di mar 
lattia. 

Il lobo superiore sinistro mostrava alla necroscopia 
una caverna quasi quanto un arancio in ampiezza, senza 
pareti proprie e contenente poltiglia e detriti nerastri e 
molli. — • Nessun induramento o tubercolare deposizione 
in alcuno degli argani. 

Plausibile spiegazione di questa condizione anatomica 
rimase difficile. — Fu ritenuta , come la più probabile , 
un *sito di circoscritta polmonite subdola peUo stato di 
puerperio' dall' ammalata , i cui stadj inosservati passa- 
rono pella gangrena e consecutiva formazione della ca- 
verna. 



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232 

b ) Malattie de' canali aerei. 

L° Il catarro bronchiale. — Con qualehe maggior 
frequenza apparve la forma acuta. In numero maggiore 
quest' affezione apparve ne' mesi di marzo, aprile e mag- 
gio. — Di rado la malattia si presentò ostinata , -né si 
ebbero per essa a lamentare perdite, 

Molto più grave, due volte seguita da esito letale, si 
dimostrò la forma catarrale cronica. Questo patire de' 
bronchi fu quasi sempre proprio dell'avanzata età, e 
presentò le esacerbazioni ne' mesi invernali. 

Spesso il male parve secondario a lesioni nell'o- 
rificio mitrale con adiposi cardiaca, e decorse allora le 
vicende dell' organo massimo della circolazione. 

Anche questa lesione ne venne più frequente dalla 
città. Trentasei furono le cittadine, venticinque le cam- 
pagnole. 

Proficui sempre tornarono i presidj terapeutici co- 
muni. 

2.° Il catarro tracheale. — Nelle due sole ricove- 
rate con questa sofferenza, ambo contadine, parve affe- 
zione recidiva, ostinata, resistente a varie medicazioni, 
senza però avere infausta terminazione. 

3.° La laringite* — Eccezion fatta delle molteplici 
che si riscontrarono sintomatiche e compagne alla tu- 
bercolòsi polmonale, primitiva si osservò in due, ambo 
con cronico decòrso, in una delle quali apportava la morte 
pello stringimento indotto della rima glottidea. 

Accenno a questa rara ed importante istoria. 

Robusta contadina di ventiquattro anni, tossicolosa 
specialmente nell' inverpo, emetteva rari escreati sie- 
rosi , commisti ricorrentemente a strie sanguigne. — 
Gravida poi in ottavo mese, notava la paziente, una sen- 
sazione molesta di pizzicore alla gola, con dolore fisso 
alla regione tiroidea, sempre senza moto febbrile. Il parto 



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• 233 

avveniva normale. — Dopo questo compariva una difficol- 
tata inspirazione, non vantaggiata da' pochi sussidj sommi- 
nistrati a domicilio. Il ventisette agosto, quaranta dì dopo 
il parto e settanta dal principio del male, si presentava 
co' detti sintomi al nosocomio. L' esame esterno non mo- 
strava di rimarchevole che una discreta ipertrofia molle 
della tiroide, .specialmente al destro lobo. La toracica per- 
cussione normale. L' ascoltazione rilevava una respira- 
zione aspra, soffiante, romorosa, diffusa a tutto l'albero 
bronchiale, più sentita fra le scapole; — Colla laringo- 
scopia , si constatò un rossore uniforme , diffuso , quasi 
pavonazzo delle corde vocali, tomentosità della loro mu- 
cosa, pella quale evidentemente ristretto risultava il dutto 
aereo. — Discreta la nutrizione generale, apiressia, tosse 
secca, rara, escreato sieroso e piuttosto abbondante, quasi 
completa afonia. — Gli apprestati sussidj, dell' ipecaqua- 
na , degli antimoniali , dell' oppio , del calomelano , delle 
sanguisughe alla gola, non apportavano sollievo; che anzi, 
aumentando la difficoltà nell'inspirare, e sopraggiunta mi- 
' naccia di soffocazione , con turgidezza e rossore vinoso 
della faccia, con tendenza al sopore, fecero ricorrere alla 
tracheotomia. — Eseguita dal distinto chirurgo dottor 
Navarini, apportava miglioramento fugace. — La morte 
avveniva due ore appresso, in settantesima settima gior- 
nata circa dall' origine della malattia. 

Dimostrò là necroscopia , ristrettezza della metà del 
normale della rima glottidea. Era questo il risultato del- 
l'ipertrofia del connettivo sottostante alle corde vocali, le 
quali alla loro congiunzione anteriore presentavano un 
foro di poco più che un grano di riso in ampiezza, pel 
quale si passava anteriormente alla laringe in un sac- 
chetto fatto de' tessuti alla cartilagine tiroidea sovrap- 
posti. Questa piccola cavità conteneva pus liquido gial- 
lastro, schiumoso, che mediante lieve pressione penetrava 
nel cavo laringeo. La destra metà della tiroide istessa 



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234 • 

si mostrava quasi totalmente neorosata, con orli rammol- 
liti, erosi, nerastro-ardesiaci nella colorazione, ed inve- 
stiti del pus giallastro annotato. — L'incisione della tra- 
chea si mostra di quattro centimetri e negli anelli supe- 
riori. — Congestione venosa cerebrale, iperemia con 
infiltrato sieroso d'ambo i parenchimi polmonali, furono 
le sole alterazioni rilevate negli altri organi. 

Qui apparve come una condrite laringea pelle susse- 
guenti meccaniche alterazioni inducesse lo stringimento 
della rima glottidea, e da questo ia soffocazione; e ciò 
che è più, come i vantaggi della tracheotomia in gene- 
rale sieno molto incerti, forse nel nostro caso pella inci- 
piente paralisi dei centri cerebrali, effetto della carbonica 
narcosi. 

L'altra forma di laringite mostrò cittadina giovinetta 
di nove anni di età, da tempo sofferente per difficile 
respirazione tracheale, voce velata, presentatasi coll'esa- 
cerbazione di questi sintomi, a' quali si era aggiunto uno 
stato febbrile da somigliare in tutto ad una forma era- 
pale. Mancavano però le placche difteriche a' pilastri del 
velo pendolo, ed alla parete faringea. — Stibio, sangisa- 
ghe, revellenti, notabilmente la migliorarono. 

4.° & {pertosse* — Si presentò una sola volta. Non 
che da noi sia rara ; essendo però male che non compro- 
mette la vita , e proprio di fanciulli , eccezione si ò che 
vengano mandati all'ospitale. — Ne era affetta una cam- 
pagnuola di nove anni, come postumo di patito morbillo. 
— Usciva spontaneamente migliorata dopo l'uso di epista- 
stici e narcotici. 

5.° La compressione della trachea. — Sebbene non 
sia malattia propria dei canali aerei, qui ne parliamo pei 
suoi effetti patologici. 

Su tre campagnuole si riscontrò questa sofferenza, 
in una causata dall'ipertrofia della tiroide, nell'altre dal- 
l' ipertrofia delle glandule bronchiali. 



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235 

Di quella prodotta dalla ipertrofia della tiroide, ac- 
cenno solo come fosse notevolmente migliorata dietro Taso 
Ielle solite frizioni jodate. 

Le altre due furono più importanti, e di queste dirò 
n breve. 

Dell'età di trentanove anni la prima, ne era da sette 
offerente, ne* quali erano intercorse scrofolose periostiti, 
il manubrio ed al corpo dello sterno, alla dodicesima 
vertebra dorsale, lascando aderenti cicatrici. Sollievo dai 
intomi avea sempre ritrovato dal sanguisugio all'epiga- 
itro e da ! vescicatorj. Il verno le tornava più sfavorevole» 
\ presentavasi appunto il primo di gennajo, con difficile 
spirazione riferita all'epigastro, con tosse senza escreato ; 
noti cardiaci, e toracica percussione normali. 1/ ascolta- 
tone rilevava agli anelli inferiori della trachea ed al 
>ronco sinistro in ispecie, una respirazione soffiante» 
ispra, rumorosa, localizzata, che uniformemente poi dif- 
'ondevasi in tutte le bronchiali suddivisioni. La diuturnità 
Iella malattia, la sua stazionarietà, le precedenti scro- 
folose periostiti, fecero ritenere trattarsi di ingrossamento 
tur scrofoloso delle glandolo bronchiali, con susseguente 
ocalizzata meccanica pressione. — Con questo intendi- 
aento, il joduro potassico continuato per quasi un mese 
a migliorava notabilmente , e cosi usciva dall' ospitale. 

La seconda, donna di quarantadue anni, era pur 
tata ricoverata altre volte per forme asmatiche ricor- 
enti. Tre mesi prima del suo ultimo ingresso nel noso- 
omio, notava l'ammalata l'aumentare dell'affanno di re- 
piro, congiunto a livida colorazione generale, e ad edema- 
ia alle estremità inferiori. Poche curp a domicilio non 
rano tornate di vantaggio. A questi sintomi si aggiu- 
pievano alla prima visita, larghe cicatrici di glandule 
crofolose suppurate ad ambo i lati del collo; sviluppo 
elle vene sottocutanee della metà destra del torace ; 
igorgo senza pulsazione delle vene giugulari ; impossibile 



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236 

il decubito supino per minacciata soffocatone ; 1* apice 
cardiaco pulsante con lieve aumento nella forza al sesto 
spazio intercostale, senza rumori; polsi vibrati, vuoti, 
appena frequenti,, regolari nel ritmo; tosse rara, con 
escreato però abbondante siero-mucoso ; normale la tora- 
cica percussione. L 'ascoltazione rinveniva al secondo spazio 
intercostale destro un soffio russante, limitato alla linea 
parasternale , rantoli bronchiali diffusi, diminuzione nel 
mormorio respiratorio specialmente al destro lato, fun- 
zioni digerenti normali; leggier dismenorrea; orine scarse 
e rossastre. — Dopo due di di . degenza , coir aumento 
dell* edemazia alle inferiori estremità , comparve 1* edema 
anche al braccio destro. Calomelano, purgativi, vescica- 
torj a nulla profittarono, che il primo di marzo, quinto 
della sua entrata, la paziente, aumentando i sintomi della 
soffocazione, cessava di vivere. 

Rivelava la necroscopia come il bronco destro fino 
dalla sua origine subisse la riduzione di oltre la metà 
del suo calibro, riduzione che si manteneva poi in tutte 
le corrispondenti suddivisioni bronchiali. La sua mucosa 
tutta iperemica, ipertrofica, quasi mamellonata, special- 
mente prima delle divisioni. — Causa di questa diminu- 
zione nella capacità del bronco apparve lo sviluppo esa- 
gerato delle glandule bronchiali, formanti un tumore di 
cinque centimetri di diametro, avendo ognuna di essa 
un volume variante tra una nocciola ed una ciliegia , 
senza però segni di particolari degenerazioni, -r- Poco, 
catarro bronchiale, del resto diffuso in tutti i canali. Nor- 
mali i parenchimi polmonali; sensibile dilatazione della 
destra orecchietta; leggier congestione venosa cerebrale. 
Gravemente compromessa gran parte del sistema re- 
spiratorio , la lieve catarrale affezione insorta fu causa 
della morte. 



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237 



e ) Malattie della sierosa insolvente. 



l.° La pleurite secca.. — Sedici ammalate patirono 
questo male, quasi sempre complicato a leggier forma di 
catarro bronchiale. In otto affettava il destro lato, e in 
altrettante il sinistro ; . undici furono cittadine , cinque 
campagnuole. In ogni caso si mostrò malattia lieve e di 
rapido decorso. 

Ricordando come quasi ogni autossia che da noi si 
pratica registra pleuriche aderenze spesso diffuse e totali, 
esito indubbio di pregresse. e ripetute pleuriti, sarebbe a 
meravigliare come sì scarso sia stato il numero di queste 
ammalate, se non si riflettesse che si piccol numero con- 
ferma il fatto che nella grande maggioranza de' casi tale 
malattia decorre apiretica, con sofferenze minime, da 
venir tollerate anche attendendo alle proprie occupa- 
zioni. . 

2.° La pleurite essudativa. — Incomparabilmente 
più gravi, di più lungo decorso, e con terminazione una 
volta funesta, mostraronsi le dieci forme di pleurite essu- 
dativa accolte. Sole tra le malattie dell' organo respira- 
torio , si presentarono più frequenti nelle campagnuole ; 
otto in vero furono tali, due soltanto le cittadine. 

Sette affettarono il sinistro lato, tre il destro. 

Su nove la malattia decorse felicemente e senza segni di 
immediato pericolo di soffocazione. — Dopo una stazio- 
narietà più o meno lunga, avveniva l'assorbimento, oppure 
la raccolta liquida diminuita rimaneva innocua; senza 
sofferenze delle pazienti, mercè i soliti presidj delle san- 
guisughe, del calomelano, del joduro potassico, de' vesci- 
ca t or j. 

La decessa fu villica di Mairano, nel cinquantesimo- 
settimo anno di vita, da un mese ammalata co' sintomi 
di sinistra essudazione pleurica, trattata a domicilio con 
tre salassi, locale sanguisugio e purgativi. — Tre giorni 



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238 

dopo il suo ingresso, cominciarono accessi febbrili a fred- 
do, che si fecero poi più frequenti, da farli ritenere segno 
di tramutamento della raccolta sierosa in purulenta. A. 
questi s'aggiiignevano, abbattimento considerevole, affanno 
di respiro estremo, decubito totalmente sinistro, quaran- 
taquattro "respirazioni al minuto, polsi a 138, escreato 
puriforme, rantoli a grosse bolle diffusi a tutto il destro 
polmone, il sinistro compresso occupante la regione sopra- 
spinosa e vertebrale, siti ove soltanto rilevasi una respi- 
razione soffiante. la queste circostanze si fa la toracen- 
tesi, perforando lo spazio intercostale settimo alla linea 
scapolare, impedendo 1* ingresso dell'aria a mezzo del- 
l'istrumento di Bresgen. — Estratti trenta grammi in- 
circa di pus denso giallastro, venne sospesa l'operazione 
da inazione dello strumento. Ripetuta però dopo quattro 
di, se ne estrassero altri duecento grammi con qualche 
sollievo della paziente. La cannula poi lasciata in sito 
sotto i violenti colpi tosse veniva espulsa. Gli accessi 
febbrili a freddo intanto si ripetevano, compariva una 
leggier diarrea, i polsi faceansi più deboli, 1* ammalata 
assumeva un colorito giallastro paglierino, nò il chinino 
amministrato tornava efficace. Appariva poi una risipoia 
lieve, diffusa in seguito alla parte inferiore della coscia 
destra; spontaneamente riaprivasi la cicatrizzata apertura 
toracica, e ne usciva sotto i conati di tosse pus meno 
denso ma più abbondante, e coli'aumentare della prostra- 
zione nelle forze avveniva la morte co' fenomeni spiccati 
della pioemia, sedici giorni dopo la prima toracentesi. 

La necroscopia palesò come la fatta apertura toracica 
mettesse in una cavità, ora saccata, fatta dalla pleura 
e contenente ancora duecento grammi incirca di pus gial- 
lastro. Il polmone aderiva merco recente essudato fibri- 
noso tutto intorno alla raccolta, al costato. Poca quan- 
tità di essudato puriforme si notava nella cavità pleurica 
destra, rimanendo normali ambo i parenchimi polmonali. 



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239 
Raccolta liquida, abbondante, purifortne, e fegato legger- 
mente adiposo nella cavità peritoneale. Gonfie ambo le 
inferiori estremità; per infiltrato sieroso la sinistra, per 
infiltrato purulento diffuso a tutto il cellulare sottocu- 
taneo la destra. Gli altri organi tutti parvero normali. 

Questo infelice multato dell' operazione, pella susse- 
guita pioemia, non infirma la efficacia del meccanico sus- 
sidio. A conferma di ciò, mi permetto di brevissimamente 
accennare a due altre toracentesi che nel decorso anno 
ebbi a praticare nella sezione medica maschile, annuenti 
gli egregi dottori Giulitti e Bosisio, queste con esito 
favorevole terminate. 

Furono pure sinistre, febbrili, empienti totalmente la 
cavità, e minaccianti gravissimamente per instante soffo- 
cazione la vita dell'infermo, l'una in settuagenario , con 
essudazione lentamente avvenuta , K altra in trentenne 
robusto individuo. — - Nel primo due volte si ripetè l'ope- 
razione, quattrocento grammi essendosene estratti nella 
prima, mille nella seconda. Il sollievo apparve immediato, 
U guarigione però lenta e stentata, con varie alternative, 
pell'età, e pelle sofferenze cardiache con ateromasia arte- 
riosa, a cui era complicata. — Nel secondo in una sol 
volta si levarono mille e duecento grammi di liquido, qui 
pure con immediato sollievo , e di più con guarigione 
rapida avvenuta in un mese. — I liquidi estratti furono 
però ambo di giallastra sierosità, presto coagulantesi in 
densa, pallido-opaca fibrina. 

Malattie degli organi digerenti. 

In questo sistema riscontrammo alterazioni, nel ven- 
tricolo, nell' intestino, nel fegato, nel peritoneo , nell' e- 
sofago. 

Più frequenti apparvero nelle cittadine le malattie 
iel ventricolo, nelle campagnuole quelle dell' intestino e 



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240 

del fegato. — Ne parve, che ciò stesse . in relazione al- 
l' uso, frequente, ali abuso delle sostanze stimolanti, degli 
alcoolici, ecc., proprio delle cittadine, laddove nelle cam- 
pagnole la preferenza economica data a sostanze volumi- 
nose, poco nutrienti, le fatiche, U miasma palustre, eccita- 
rono più facili le morbose alterazioni enteriche ed epatiche. 
Ricordo che non discarro di forme enteriche tuber- 
colari, le quali decorsero unite alla tubercolósi polmonale, 

a) Malattie del ventricolo. 

Queste si presentarono colla forma del catarro ga- 
strico acuto, del catarro gastrico cronico e dell'ulcera 
ventricolare, le quali unite sommano a novantatrè, trenta 
delle quali campagnuole e sessantatrè cittadine. 

Ben due terzi furono di catarro gastrico acuto» Ra- 
ramente febbrile, venne vinto facilmente dall'uso de' sor 
liti emetici, purgativi, alcalini; qualche volta nelle forme 
più gravi dal locale sanguisugio all'epigastrio. , 

La forma catarrale cronica ne annovera l'altro terzo. 
Spesso unita a mancata dilatazione del fondo cieco, sempre 
a facili vomiti e frequenti di materie bian cast re-mucose 
prima dell' ingestione de' cibi, e dopo questa de' cibi stessi, . 
a poca sensibile generale emaciazione, ad ostinate stipsi, 
a ra™ dolor epigastrico, a poco appetito, fu tra le ma- 
lattie delle più difficili a vincere, specialmente pella rara 
possibilità di fare attener l'ammalata ad una dieta severa. 
Risultati però vantaggiosissimi addussero la cura lattea 
esclusiva anche quale dietetico, i vescicatorj spesso ri- 
petuti all'epigastrio; l'acqua sodica di Vichy. — Il trat- 
tamento fu sempre lungo, tedioso, della durata di più 
d' un mese. . 

Diagnosi di ulcerazione del ventricolo si fé una volta 
e la si sospettò di natura cancerosa. — Trattavasi .di 
settuagenaria contadina, altre volte accolta per catarro 



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, ; • •' . N ' , ; . 241' 

di ventricolo, nella quale da due mesi era» cominciati 
vomiti di materie amare; acquose, uniti a sensibile, ema- 
nazione, sentito dolor epigastrico alla pressione, ventre 
concavo , lingua' rossa , polsi lenti e fiacchi , dilatazione 
notevole del fondo cieco ventricolare, dolori alla spina 
limitati all'altezza della decima vertebra dorsale. Diversi 
vescicanti applicati, all'epigastrio, il- bismuto, gli alcalini, 
il latte non la avvantaggiavano/Comparivano arai poca 
diarrea» qualche rantolo secco all' apice del destro pol- 
mone, lievi vespertine accensioni,, ed un mese dopo, 
air interno della scapola destra si rilevava la presenza 
di soffio cavernoso, poca tosse con escreato tinto di sàngue, 
persistendo ostinati i vomiti delle anzi notate materie. — 
La cessazione de* sintomi di disturbo della funzione ga- 
strica, avveniva un mese appresso, terzo dal suo ingresso, 
nel qual tempo sospendevasi anche la diarrea. — ■ Diarrea, 
tosse, accensioni vespertine, dolori puntorj toracici, ritor- 
navano ne* mesi susseguenti , e la rendevano cadavere, 
sette mesi dopo la sua entrata néll' ospitale. — Alla ne- 
oroscopia si riscontrava, oltre alle caverne tubercolose al 
destro polmone , pel ventricolo la cicatrice ili larga 
esulcerazione, che ne avea. distrutte le tonache , rima- 
nendo impedita la perforatone dal fegato, che col suo 
sinistro lobo, con lieve incavatura ne faceva la conti- 
nuità. La forma dell'ulcera era tondeggiante, col dia- 
metro di circa otto centimetri, £oi bordi leggermente 
rialzati é smussati, il fondo bianchiccio e formato dal- 
l'epatica glissoniana leggermente ispessita. Situata que- 
st'ulcera al fondo cieco ventricolare, rendeva la cavità di 
esso di un terzo meno, capace dell 1 ordinario , e là re- 
stante mucosa a chiazza nerastra ed ardesiaca. 

. Là anatomica osservazione ehiarì quindi come là ven- 
tricolare esulcerazione non fosse di natura cancerosa, 
bensì, probabilmente, .una rara forma di esulcerazione 

AnnàI* Voi. CCXVL- 16 



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242 

semplice , cui y adesione alla sostanza epatica impedì il 
* perforawènto. 

b) Malattie dell'intestino. 

Si (^mostrarono le più numerose di tatto il sistema. 
Notammo )e r segnanti: il catarro acuto; il catarro Unto; 
V ileo-colite , spesso ulcerosa ;*. la coprostasi ; la stenosi 
dell* intentino, che , sommate , salgono a centoquaranta- 
quattro. ' 

il? Il catarro acuto. — Fu frequente compagno di* 
lieve forma 'febbrile,- di dolóri, di tormini, di scarse defe- 
cazioni. Poche locali deplezioni sanguigne, eccepitici ed 
emollienti bastarono a vincerlo. — Di rapido decorso, 
non addusse mai esiti funesti, 

2J> li catarro lento. — Apparve malattia più propria 
delle cittadine, col legata a sensazioni di gonfiezza, ai di- 
gestioni enteriche difficili, a stipsi costante. — Merita 
speciale mensùotte una particolare alterazione negli spi- 
tela che si osservò in tre ammalate. -a* Erano desse 
notevohnente riamate ed adipose, con normale sanguifica- 
zione ventre tumido, poco dolente, inappetenza da- rm*si 
continuata,' céiaiea frontale, continua ma lieve gonfiezza 
e peso allVépigafttripdope l'ingestione de' cibi; l'epitelio 
della lingua staccavasi a chiazze, cominciando con un 
punto biancastro rapidamente mortificant^si da formare 
un* ulcera superficiale, che in giro estendersi fino alla 
basa dell' orgaacx Qufosta éadnta continua dell' epitelio , 
che datava da «est, era segno proprio di tale non co- 
mune forma catarrale. --L'età delle ammalate era il 
quajraiitesiwo in due, ìl vigemmo quarto nella terza? oit- 
tadina questa*; campagnole L'altri?. Nessun altro organico 
sistema mostrava patimenti. — Una serie di 2 riraedj 
di svariata aziotiè poco o nulla grovanrdo, tornarono 
opportune seltaiito le ampie frizioni di crotontilio sul 
ventre. 



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243 

Io generale del resto questo ^leato catarro enterico 
fu malattia ostinata, due volte solo morule, in età, però 
di oltre il sessantesimo ^nno. 

3.° 1/ Ileo-oolite* — Ebbe Vileo^colite, ordinar^ ma- 
nifestazione nelle ulcerazioni limitate alla mucosa del 
crasso. — Fu senza confronto la più grave delle malattie 
enteriche, avendo apportato nove decessi — La condizione 
patologica pressoché costante si rilevò nelT atrofia delle 
touache, con Comparsa totale delle rughe trasversa nel- 
' filea; nell'esulcerazione, vellutazione, nei polipi p nel mam- 
mellonainento della mucosa del crasso, ipertrofia della sie- 
rosa, strettura del lume dell'intestino all'S iliaco $ nel 
retto. — Né queste alterazioni parvero isolate, ma con- 
giunte ad altre di organica regressiva metamorfosi, di 
mesenterica adiposi localizzata più facilmente attorno al 
colon; di «adiposi epatica; di, adipósi renale. — Per tali 
alterazioni può ritenersi Ja malattia un patimento gene- 
rale di tutto il sistema digerente. 

Cltnicamente fu palese colla diarrea, diuturna» in- 
frenabile, quasi senza tenesmo; generale lieve adipósi ; 
pagliarino-giallore .della cute; meteorismo senza dolori 
ventrali; costante apiressia; perdita di forze muscolari e 
discreto appetito. — Esiti finali, apparirono gli infiltrati 
sierosi lievi agli arti, gli scarsi versamenti , pur di pal- 
lido siero nelle varie cavità. 

Giuiiti allo stadio delle notate adipósi, nessun rimedio 
apportò giovamento. — Prima però il bismuto ne' varj 
suoi preparati può dirsi esser l'unico c^e recasse qualche 
benefica azione; l'oppio ci parve di rado tollerato, pella 
subita soppressione del flusso enterico, con susseguente 
auménto di meteorismo doloroso intollerabile alle pa- 
zienti. . • • ' ' ■ v . 

Queste ammalate furono più spesso campagnuole. Di 
cinquanta accolte, trentatrè erano tali, e tutte nella 
media età. 



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244 

Somiglianza anatomica presentarono le decesse per 
forma pellagrosa enterica. In queste però l'adipósi si 
riscontrò meno frequente, e compagno anatomico e cli- 
nico risaltò r eritema pellagroso specifico. 

4.° Là coprostasi. -<- Si trovò in due cittadine at- 

, tempate, in ambo localizzata alla regióne ciecale. Ne fu- 
rono sintomi, un tumore recente f bernoccoluto, legger- 
mente dolente alla pressione, lieve turgidezza del ventre, 
completa anoressia, vomiti, discreta reazione generale feb- 
brile, con interpolati brividi di freddo. Gli eccoprotici 
continuati, e qualche sottrazione sanguigna locale basta- 

v rono a far scomparire tutti i notati sintomi. — La gua- 
rigione però fu sempre lunga, tarda , essendo anche in 
una delle nostre ammalate la ripetizione di male altra 
volta soffèrto. 

5.° La stenosi dell' intestina. — Malattia indipen- 
dente, si vide una sol volta e localizzata air ileo, un me- 
tro incirca dalla sua inserzione nel crasso. — Ne era 
affetta villica di sessantasei anni , qui ricoverata per 
patimenti cerebrali di natura pellagrosa, vinti i quali, 
un mese appresso apparivano i seghi dell'impedito de- 
corso delle materie enteriche, lievi dapprima , ostinati e 
persistenti dappoi, con meteorismo , affanno di respiro, 
abbassamento della voce e dei polsi, vomiti, cui non val- 
sero a vincere 1 purgativi blandi e violenti, ed i carmi- 
nativi. — Apparve causa di stenosi , la cicatrizzazione 
circolare, dura, scrosciante al taglio, di pregressa esul- 
cerazione, di dubbia natura scirròsa. IA apertura che 
essa lasciava capiva appena l'apice del dito mignolo; la 
paralisi dell' intestino superiormente ad essa era causa 
di una dilatazione doppia del normale del tubo istesso, 
nonché dall' inazione degli intestini a tutti i propi- 
nati rirnedj. *— fessuri dato anamnestico rilevante fu 
dato raccogliere, eccetto delle sofferenze pellagrose ente- 
riche. 



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Goosle 



mi 



245 



e) Malattie de? fegato. 



Si rinvennero piuttosto frequenti. — La cachessia pa- 
lustre, dà il numero maggior delie incipienti ipertrofie del 
tessuto interstiziale di questo viscere , e là troviamo le 
più o meno sentite ipertrofie, i primi sta&j dell' indura- 
mento, la stasi cronica del sistema della porta.— Si 
raccolsero nella cachessia palustre, dacché questa ne parve 
la causa più appariscente, ed anche perchè furono sempre 
trovate compagne ad ipertrofie per solito sentite della 
milza, ipertrofia con induramento della corticale de' rerii, 
infiltrati sierosi più cf • meno appariscenti agli arti e nelle 
cavità ; grave difetto nella sanguificazione , con colorito 
pallido-anemico-terreo della cute. 

Tralascio anche di dire di un* altra grande classe di 
malattie di quest' organo, cioè delle adipósi , che appar- 
vero quale procèsso secondario d' altre più gravi lesioni 
dei sistemi organici.—- In questi specialmente figurano, 
la tubercolósi ; le croniche ileo-coliti , con abbondantis- 
sime esaurienti evacuazioni; le ipertrofie con adipósi car- 
diache ed ateromasie vascolari più o meno estese. 

Non parlo di questa alterazione, perchè più che epa- 
tica malattia, esprime una generale organica regressione, 
rimanendo sempre di grande importanza. Considerata 
però clinicamente, ha poco valore proprio, non adduce ndo 
mai di per sé la morte, ma solo disponendo air imper- 
fetta generale sanguificazione, come si osserva negli in- 
dividui Colle sofferenze de* notati siatemi. 

Malattie proprie dell' organo in ordine di frequenza 
si rinvennero: la cirrosi; l'iperemia ed il catarro* delle 
vie biliari; l'adipósi primitiva; il cancro; la suppura- 
zione ; l' ittero senza cause apprezzabili. 

1 .° La cirrosi. — Nove furono le forme cirrotiche . 
accolte. Di queste, otto catnpagnuole, e quasi tutte pro- 
venienti dalla parte meridionale della provincia. — Stet- 



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246 

tei^o per l'età, sei tra il ventesimo settimo ed il quaran- 
tesimo , tre fra il quarantesimo primo ed il cinquante- 
simo. •- ^ "■ ■ ' 

' Febbri palustri anteriormente patite o. degenza in sito 
palustre furono le cause' pia appariscenti. Abuso di sti- 
molanti o di afcoolici non si rilevò in alcuna. 

Cirrosi epatica confermata si chiarì in ogni caso cotta 
insanabile ascite con tutti i stioi seguiti. Non Utero, 
ma pallidezza cereo-sporca della cute; costante apiressia 
ed emaciamone considerevole generale progressiva ; fari 
dolori ventrali e più sensibili quelli della pressione del 
liquido irei sàceo peritoneale * ostinata stipsi con scarsa 
secrezione renàie ; discreto appetito e facili digestioni 
gastriche ; diminuzione ne* diametri epatici quando fu 
possibile il rilevarlo e splenica ipertrofia, parvero le ca- 
ratteristiche salienti. 

Decorso detta malattia per solito due artni. « — In 
alcune però il processo di organica alterazióne parve più 
rapido, essendo terminata infausta la malattia in 'soli sei 
mesi; - 

Una di questa fornie migliorò 'rapidamente merco il 
joduro potassico. Il rimedio ■ provocò dopo otto dì ab- 
bondantissima e frequente là secrezione renale. Né questo, 
né altri molteplici sussidj terapeutici nell' altre appor- 
tarono miglioramenti. Isoli purgativi te vantaggiarono 
e sollevarono sintomàticamente. "V 

Tra le malattie apparve delle più gravi : in quattro 
infatti avveniva la morte, due vòlte per esaurimento 
progressivo nelle forze, nelle altre per acuta splenite, una 
di queste poi unita a peracuta peritonite. 

La paracentesi che fu forza fars, ed in àlcìuni ripetere 
pella istante soffocazione, non fé che protrarre T esito 
infelice. •■•..-■>. 

Forma di incipienti cirrósi, osservammo altra quattro 
-volte nelle autopsie di donne perite per cardiaca adipósi, 



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247 
con aortica ateromasia. In vita, queste alterazioni nqwun 
sintomo proprio aveano presentato. # 

2.° V iperemia ed il catarro delle vie biliari. — 
Fu T iperemia sempre susseguente a diuturne febbri pa- 
lustri o ad alterazioni valvolari cardiache; quasi sempre 
con stasi venosa diffusa a tutto i) sistema della vena 
porta. — Si mitigò o si migliorò colla terapia pur- 
gativa. V. 

Il catarro delle vie biliari parve malattia lieve, seb- 
bene a volte ostinata. Compagna a disturbi gastrici , a 
stipsi di solito ostinate, sintomo costante ne fu 1* ittero 
in varj gradi, mai più al massimo, e sempre scompa- 
gnato da febbre» Non si potè in alcuna constatare la 
antecedenza o la presenza di calcolo biliare. Decorso conte 
d'ordinario, durata tre settimane. Sali med] purgativi 
.ed il rabarbaro valsero da soli a vincerla. ~- Pati- 
• menta quasi solo di cittadine ; delle sei entrate invero 
cinque erano tali. L'uso, forse l'abuso di sostanze sti- 
molanti e la vita sedentaria parvero cause più manifeste, 
stando peli' età tre a vant' anni e tre dal quarantesimo 
quinto al cinquantesimo quinto.. 

3.* L'adipósi epatica primitiva. — Tale altera- 
zione died* in vita pure i sintomi dell' insanabile asci te; 
lp necroscopia soltanto chiari come causa unica di questi 
, 1' enorme anniento dall'adipe colla potale trasformazione 
adiposa del viscere stesso. 
,r Ho accenniate alle adipósi decorrenti con lesioni di 
altri sistemi. Questa però parve lesione primitiva, od 
almeno sviluppata dopo lievi ed inoerti catarri enterici. — 
Il corso, te replicale paraoenteei, la progressiva emana- 
zione, feenro due volte, credere trattarsi dei primo stadio 
della cirrosi, dubbio che sembrava convalidare la percus- 
sione dimostrante l'aumento ne' diametri epatici. — Adi- 
pósi però e cirrosi riteniamo molto probabile non essere 
che stadj transitori il primo del secondo v e ciò affermiamo 



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248 

pejfe frequenza e quasi costanza in cui ne' nostri fegati 
cirrotici si rinviene compagna 1* adipósi di parte o di 
lobuli dello stesso Viscere. 

Delle tre donne in preda a questo male, due eran<> 
cittadine» una oarapagnuola ; peli' età, una di tredici, 
l'altra di ventinove, la terza di trentatrò anni. Ornò 
la malattia circa un anno; una tollerò undici paracen- 
tesi ; la seconda , una soltanto; peli' esaurimento nel 
quale si presentò la terza, nessuna. Tutte mostrarono iper- 
trofia splenica, enorme nella prima. — Causa della morte 
in due fu l'esaurimento delle forze, neir altra una peri- 
tonite traumatica acutissima seguita alla caduta di un'e- 
scara fattasi spontaneamente sopra un progressivo enfia- 
tocele. 

Una quantità di rimedj usati , in una specialmente 
che* ebbe degenza nell'ospitale per quasi tutto il tempo 
di sua malattia, non; resero vantaggi che sintomatici e 
passaggeri. 

4.° Il cancro. — Si trovò malattia di una cittadina 
' e di una campagnuola, che aveano oltrepassato il cin- 
quantesimo anno di vita. — La ipertrofia epatica, le 
bernoccolazioni dell' organo, la lieve ascite, remaciazione, 
il colorito pagliarino commisto a leggier tinta itterica, 
l'abbassamento costante della termogenesi, nonché dei 
polsi, furono segni che fecero non difficile il diagnostico di 
questo male. A questi sintomi in una paziente, e nell'ultimo 
della vita s'aggiunse il proscioglimento della crasi san- 
guigna, non però affatto rata insorgenza, manifestata 
con ematemesi ed enterorragie senza causa meccanica. 

Cancro midollare diffuso parve il primo; scirrosàtà lo- 
calizzata all' ilo , e pelìa glissoniana vasale diffondentesi 
al parenchima, il secondo, - 

Le cause di si grave lesione, come in generale le cause 
dello sviluppo del canoro, non si poterono rilevare. 

Accenno appena come in una necroscopia di pellagrosa 



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249 
riscontrassi un* altra scir rosità air ilo epatico, che in 
vita non diede segnò alcuno» essendo mancati quelli proprj 
della pressione, dell'ingrossamento dell'organo, della nu- 
trizione o dell' alterata sanguificazione generale. 

&* La sttppurazione. — Malattia rarissima nel nostro 
clima, si riscontrò alla necròscopia di donna di cinquan- 
tanni, perita colle forme sintomatiche della cronica ileo- 
colite. Accompagnata a raccolta purulenta saccata , in 
forma di ascesso retro-uterino, occupava il destro lobo 
epatico, coli* ampiezza di un grosso arancio , non palese 
allo esterno del viscere per alterazioni, ad eccezione di più 
sentite aderènze della epatica glissoniana al diaframma. 
— È a ritenersi suppurazione primitiva, pella forma del- 
l' ascesso, polla sua ampiezza, peli' unicità, pella man- 
canza totale di fenomeni pioemie! generali.— Presen- 
tatasi questa paziente con gravissima diarrea da mesi 
continuata, con prostrazione estrema nelle forze, con 
emanazione massima, appena sentito moviménto febbrile 
ne' primi di , con vaghi dolori alvini , presta morte otto 
giorni dopo il suo ingresse», fu ritenuto il male un catarro 
cronico della mucosa dell'ileo e del crasso, cui l'autopsia 
confermava, in aggiunta alle alterazioni sopra: notate. 

Tre altre volte ne' decorsi anni ebbi qui ad osser- 
vare l'epatica primitiva suppurazione. In due non palesò 
pur segni in vita , essendo stati salienti e gravissimi i 
comuni della ileo-colite cronica. — LT unica diagnosti- 
cata parve quale un tumore fluttuante, susseguente pur 
esso a grave enteriche sofferenze, e che aprii air epi- 
gastrio. L' esito però fu qui pure letale dopo venti dì, 
per lenta pioemica infezione. 

6-° Utero senza cauie materiati apprezzabili. — 
Finisco delle malattie epatiche, dicendo di ittero senza 
cause apprezzabili. Questo dimostrò la necròscopia di 
donna pubblica, di ventisette anni di età, della quale rac- 
conto la breve istoria. 



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>rima, quindici giorni «dal suo in- 
sulla fine di latito pasto, à' mi- 
lita da vomiti , dolori epigastrici 
ro ne* dì susseguenti, e s* accompa- 
, appetito ed allo sviluppo s di lieve 

oaooomio con anoressia, Utero, dolor 
ne della cistifellea, tumidezza e re- 
nne biliari, feci cineree, stipsi, nove 
a epatica alla regione mammaria, 
diagnosi di calcolo del coledoco. I 
acidi, alcalini, F aloe r il calomelano 

, e ne usciva colla presenza del- 
irto qualche vantaggio nelle futi- 
Ita in chirurgia quindici giorni dopo 
mero , sospettata forse una sifilitica 
infruttuosamente trattata » co* mer- 

appresso rientrava nella sala medica 
3 T dimagrata, con raccolta liquida 
n persistente anoressia, con prostra- 
i tre centimetri di -mutezza epatica 
, a cui prestò s' aggiunsero , vomiti 
e febbrile, inquietudine, sopore e 
lezzo dal principio della malattia. — 
no che questa donna abusava straor- 
nde spiritoso, di acquavite special-» 

ò, il fegato ridotto alla me ti del 
, piuttosto anemico , nerastro nella 
3 imbibizione biliare. Cistifellea piena 
di normale capaciti. Datti biliari 
pàllida, senza ostacoli né al cistico, 
i coledoco. Arterie e vene epatiche 
sseryate, normali. Btomaeo ed int*- 
stesi da gaz fetentissimi , poca rac- 



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251 

colta sierosa verdastra nel sacco peritoneale ; tinta itte- 
rica ih tutti gli organi , the del resto apparivano nor- 
mali. — Sangue prosciolto. 

Parve quindi essere il fegato la datisi' fieli' itterp. — 
Non però i suor canali escretori, -che erano per vj ; non 
le cellule secernenti, che bile ne era nell'organismo forse 
più che abbisognasse; ma la causa prima risiedesse in 
un moto retrogrado della' maggior parte della bile istessa 
dalle cellule secernenti nella rhassa sanguigna , e da 
questa a tutto 1* organismi. 

Dà Morgagni sino a noi si tentò di chiarire questa 
modalità d'ittèró, riè fin qui spiegazione plausibile venne 
hddotta. — * Per alcuno di questi Uteri si ammise la causa 
nervosa o morale, fondati sull'esperimento di Bernard, 
che la lesione del quarto ventricolo produce il diabete» 
— Sta però che 1* ittero da causa nervosa o morale ad- 
dusse la morte ni brevi giorni, come apparse dalle due 
istorie portate dal Morgagni, che si leggono alla lettera 
trentesima settima. 

•Influenza gravissima, non però essenziale , potè forse 
nel nostro caso esercitare lo strano e diuturno abuso di 
sostanze alcooliche. > 

d) Malattie del peritoneo. 

Trovammo malattie di questa membrana la peritonite 
tubercolare e la peritonite semplice. '• 4 ■ l 

1.° Peritonite tubercolare. — Lasciando di dire delle 
frequenti tubercolósi del peritoneo, secondarie o compagne 
alla tubercolòsi generale, ricorderò la sola rara ed iso- 
lata che abbiamo veduto. .. 

Fu di sedicenne giovirìetta, di Gussàgo 1 , nata da robu- 
sti e tuttora viventi genitóri, sofferente da quattro mesi 
di dolori alvini diffusi , seguiti da gonfiezza del ventre, 
poca diarrèa , amenorrea , diminuzione nella secrezione 
renale , qualche vespertina febbriciattola con scarsi su- 



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252 

dori, generale etnaciàzione e pallidezza sporca, della cute, 
fenomeni morbosi ai quali dopo pochi di si aggiunsero 
nausee e vomiturizioni, aumento ne' dolori ventrali , che 
esacerbavano alla più lieve pressione, mutezza deir ad- 
dome a' suoi due terzi inferiori, estrema prostrazione, 
febbre ardita, seguiti da rapida mòrte, —* Tubercolósi 
peritoneale diffusa, con essudato purulento abbondantis- 
simo dimostrava la necroscopia , essendo, tutti gli altri 
organi immuni da forme tubercolari. 

2.° Peritonite semplice. — Si rinvenne frequente la 
forma secca, mai diffusa ma circoscritta ad organi pa- 
renehimatosi, specialmente air utero colle manifestazioni 
della periraetrite, cui tennero dietro in ordine di frequenza 
la perisplenite e la peri-epatite. — In ogni caso l'arte 
affrettò la guarigione mercè il riposo, i minorativi, il 
sanguisugio locale. 

La peritonite suppurata si trovò in quattro ammalate, 
in due primitiva, in due secondaria. 

Nelle due primitive era saccata in uqa, diffusa nella 
seconda. _ , 

Tre mesi di origine avea la prima , spontaneamente 
incominciata con fenomeni febbrili, che cessarono allo 
svilupparsi di un tumore alla fossa iliaca sinistra, poco 
dolente alla palpazione. — » Presentàvasi appunto con que- 
sto tumore , che dal bellico arrivava fin quasi nel pic- 
colo bacino, della forma e grossezza di quasi la testa di 
neonato, liscio, mobilissimo al tatto, aderente per qualche 
centimetro alla parete addominale, che ne sollevava mar- 
catamente le pareti. La donna, dell'età di quarant' anni , 
di paese palustre» ben nutrita nei resto, allattante da 
oltre un anno il proprio bambino , e senza altre soffe- 
renze. — Pochi di dopo il suo ingresso rimarca vasi una 
leggera fluttuazione; fatta una puntura esplorativa, indi 
la completa apertura, ne usciva una enorme quantità di 
pus denso, giallastro, fetentissimo, colla rapida scomparsa 



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\ 253 

del tumore istesso e colla guarigione dell' ammalata in 
dodici giorni. 

La seconda si notò 4n pellagrosa, di trentasei anni, 
accolta per sofferenze da mesi continuate di ileo-colite» 
con abbondantissime scariche alvine, raccolta liquida nel 
cavo peritoneale, nessun dolore ventrale, infiltrato sieroso 
alle estremità ed apiressia. — Decorsi dieci giorni senza 
marcate ulteriori manifestazioni, comparivamo d* improv- 
viso, reazione febbrile , vomiti di materie biliari , dolori 
sentitissimi all'addome esacerban tisi alla più liève pres- 
sione, prostrazione estrema nelle forze e ràpida* morte , 
tre giorni dopo lo sviluppo di tali ultimi sintomi. — Alla 
sezione del cadavere si riscontrava una peritonite pu- 
rulenta diffusa recente ; colite ulcerosa, non- però perfo- 
rante T intestino , adipósi epatica, normali gli altri or- 
gani. — Questo esito di raccolta peritoneale abbiamo an- 
notato, perchè ci parve raro, né certo si facilmente re- 
peribili le cause del tramutamene rapido di una raccòlta 
sierosa in purulenta. 

Le due peritoniti diffuse suppurate furono già accen- 
nate quali ultime manifestazioni di copiosissima e diu- 
turna raccolta sierosa nella cavità del ventre indotta da 
cirrosi epatica in una , da adipósi epatica nella seconda. 
— Il decorso fu pure in queste rapidissimo e micidiale; 
colla comune sindrome della peracuta infiammazione di 
questa membrana. 

Delle malattie del peritoneo per ultimo accenno ad 
uno strozzamento dell* intestino , risultato di antica in- 
fiammazione limitata di tale sierosa. — Càusa prossima 
accusò T ammalata , sostanze alimentari di lenta e diffi- 
cile digestione, i funghi. 

Una cucitrice di Brescia, di cinquant* anni , sofferiva 
co* segni della peritonite cinque anni sono, senza che le ri- 
manessero poi ulteriori incomodi. Otto giorni prima del suo 
ingresso naif* pspitale, pòche ore dopo V ingestione de'cibi 



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ZtA 

suddetti, veniva assalila da dolori addominali con vomiti, 
cui si associarono poi la stipsi, la prostrazione nelle fora*, 
la ' sospensione d^lla secrezione urinaria. L'olio, di ricini 
veniva vomitato. — Presenta?asi alW visita . abbattuta 
in grado massimo, con lingua coperta di patina gialla-» 
sLra, nausee e vomiti, *ete intensa , ventre tumido, 
dplent* iw tutto il suo ambito alla pressione profonda, 
nonché con* dolor* spontaneamente insorgenti dall' ipoga- 
strio difiòndentisi a* lombi, persistente stipsi ed anuria ; 
polsi piccoli, vuQtji, appena, frequenti, abbassamento note- 
vole della termogenesi. 1/ olio di ricini rigettilo > i eli* 
steri purgativi, la gi* teppa, la gommar gotta , 1'. olio di 
crotootilk), le sanguisughe all'ipogastrio a nulla, valsero, 
che aumentando La. gonfiezza timpanica del ventre, con dot- 
tori più sentiti alla fossa ^iliaca sinistra, abbassandosi sem- 
pre pia i polsi, $on freddo glaciale alle membra, la paziente 
periva, tre giorni dopo la sua .entrata — Aperto il cadave- 
re, si vide come causa dello strozzamento fossero aderenze 
dell'ultimo tratto dell* ileo» e fra le s^ue .anse e col fondo 
cieco dell'utero. Queste aderenze .fissavano in due Biti, 
con due ripiegature ad s chiuso e completo, l'intestino* 
sopra la prima de}le quali corrisponderà una . marcata 
iperemia del viscere nettamente delimitata si allo esterno 
oome alla muqqsa, con dilatazione. pur superiore dello 
intestino doppia, del normale. La inferiore invece .a tali 
ostacoli, totalmente anemica, con atrofia concentrica per 
modo da essere la metA circa dell' ordinario. Brjgiiq le- 
gamentose, tenaci, di antica data, contenevano ed av- 
volgevano l'intestipo,. che qui. al sito delle ripiegature, 
solo con forzati ed appropriati maneggi, poteasi a stento 
far penetrare l'apice del dito mignolo. . > , _ 

e) Malattie del f esofago. 

Due sole furono le affezioni che si riscontrarono in 
quest' organo : il cancro e la rottura. 



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dell'affuso di reapcr», !a c gmn u:qg ià t:cxl^> £>?»>- 
raceo, la rapòda prartraneae ae£e ime, ie c:ti?1k 3m- 
see che sraegervara *2 àxzric i*tT aerrjfc, feerie. t^>. 

zioaa dtlTcaffep» « jemers&isue. 3*Ja m »ne 
media, di ietti «tf&aefcri sa ».sx£2«eBv a; &sj«r> iasa, 
con bordi aqgfcettttt: i taas ncjui yr wiitnij : am- 
piezza del caaaùe 'iiTOua » «armale. La raannesaa **>- 
fagea m— ttigfata ia anse asasiix raau&;<_*za» »*-^v^ 
anemia, aaaae far* aepu: et «può*- a^^raia^^ * a*>- 
formazioni- La soie», marita wee*»* i:^» 5* in 
fetìdkauD. eee toacea im^aw festi. "^ruie. nanegra-v^ 
in quantità £ óm «s -j5*"» 



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236J 

Lo stato precedente dell' ammalata* la gravissima Ma- 
lattia a cai tale rarissima, alterazione si accompagnava, 
non fecero par sospettare tanta alterazione ad canale 
esofageo. 

Causa efficiente la rottura apparvero i conati di vo- 
mito ed i vomiti, peirttutiasata* peritonite. Lo assottiglia* 
mento o la dilatazione delle pareti la disponente. 

Sapposto fatto si fu che la tubercolósi avesse infil- 
trato le membrane esofagee, da cui fosse. derivata la di- 
latazione e io. assottigliamento ed indi la rottura. 

Nel grande trattato sulla tubercolósi del Lenin» trovo 
scritto: sopra cento ventisei necroscopie di tubercolósi, la 
parte inferiore dell* esofago era rammollita ed impiccio- 
lita in tre; la lesione -prendeva tutti i tessati ed esi- 
steva anche nello stomaco. — Sulle sintomatiche mani- 
festazioni di questa alterazione , aggiunge , non ho os- 
servato ségno alcuno ohe possa riferirsi air ulcerazione 
dell* esofago, come pure allo impicciolimento della parte 
inferiore di quest'organo. — Di rottura non ne fa pa- 
rola. 

Questo è quanto dice la scienza di più .positivo, in 
riguardo alla malattia che ci occupa. 

. Malattie del sistema nervosa. 



L 



Premettiamo come nella medica sezione vengano cu- 
rate le .malattie cerebrali acute e croniche senza peri- 
colo a sé od agli altri ; i delirj apiretici» pericolosi» non 
infrequentemente accoltivi passano poi al manicomio. — 
Di questi non teniamo parola. 

Dividiamo le malattìe del sistema neryeo» in centrali 
e periferiche; le prime poi suddividiamo in centrali ce- 
rebrali ed in centrali spinali.. . 

Aggiungiamo come le lesioni centrali furono sempre 
più gravi, più minacciose e spesso mortali. ,— Più prò- 



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257 
teiformi, sempre più lievi e giammai con funesta termi- 
nazione apparirono le periferiche. 

a) Malattie centrali cerebrali. 

Si rilevarono affezioni del centro cerebrale, nella con- 
gestione, nell'emorragia, nella flogosi attiva, nella tu* 
bercolósi, nel cancro, neir echinococco e neir epilessia. 

l.° La congestione. — • Apparve attiva e passiva, si 
1 : ana che Y altra senza esiti infanti. — Sette ammalate 
sofferivano pella prima , tutte di giovane età, che stette 
tra il ventesimo ed il quarantesimo anno, e quasi tutte 
cittadine. I disturbi gastrici, più di rado la soppressione 
violenta mestruale e i patemi d'animo ne erano causa. ~ 
Il subito accesso di delirio transitorio, V arrossamento 
della faccia , 1* aumento di caloriflcazione alla testa , il 
concitamento de 1 polsi, furono presto dissipati dal salasso 
anche ripetuto , dal bagno tepido generale e dai mino- 
rativi. 

La passiva ebbe più lenta manifestazione , con persi- 
stente durata di cefalea, balordaggine, paresi ricorrenti 
alla faccia ed agli arti , generale adiposità , lentezza nei 
polsi , curabilità più difficile , più facili ricadute. — Fu 
essa quasi sempre compagna di arteriose ateromasie, e vi- 
ziature nel centro massimo della circolazione, della adipósi 
specialmente. — Cinque di queste pazienti furono citta- 
dine, due le campagnuole, che pell'età erano dal sessan- 
tesimo al settantesimo quinto anno di vita* — Aggiungo 
però come molte altre forme somiglianti vadano raccolte 
nella sezione delle cardiache viziature, avendo qui accen- 
nato a quelle che ebbero solo, o qual principale patimento/ 
la stasi venosa cerebrale. * 

2.° V emorragia. — Ne parve questo male meno 
frequente degli altri anni. Delle dieci curate, cinque sol- 
tanto erano recenti; sette poi campagnuole e tre citta- 

Annali. Voi. CCXVL 17 



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258 

dine. Ebbero qualche prevalenza le emorragie del destro 
lato, che furono sei. 

Causa disponente nel maggior numero si riscontrò la 
vascolare ateromasia. Una sol volta la eausa si rinvenne 
nella soppressione mestruale completa e repentina. Ap- 
parve in aleune ereditaria, in quelle specialmente da ate- 
romasia dipendenti. 

Eccetto di una , caratteristica saliente fu la paralisi 
e la anestesia pia o meno completa per solito di tutta 
una metà del corpo e àgt nervi linguali ; dà rado fu li- 
mitata air arto inferiore y in due fu associata a paralisi 
della vescica orinaria. 

Due furono tra il ventesimo ed il trentesimo anno, 
cinque tra il quarantesimo ed il cinquantesimo, le altre 
oltre il sessantesimo. 

La causa diretta della morte, nelle due perite poco dopo 
l'avvenuto stravaso, si rilevò nella flogosi cerebrale occi- 
tata dal grumo sanguigno nella massa encefalica a que- 
sto circostante , cui dinotarono in vita , la comparsa, 
della febbre ardita, i sudori generali abbondanti; il delirio 
seguito da sopore , da moti automatici , da sussulti mu- 
scolari negli arti paralizzati. 

Accennammo" come in una mancasse la paralisi. La ne- 
oroscopia dimostrò la ragione anatomica nella località 
dell'avvenuto stravasa Esso occupava la parte posteriore 
destra di un lobo cerebrale, e sebbene con focolajo, ampio 
quanto un uovo di gallina, non* ledeva però né le pareti 
ventricolari , nò i talami ottici, che erano normali. — 
L'integrila di questi organi appunto permetteva il funzio- 
nare degli arti; la balordaggine, la inquietudine generale, 
le grida senda scopo, seguite da sopore e senza febbre, 
segni sorti quasi improvvisamente, furono i soli che si 
poterono osservare. 

Avvenuto lo stravaso , e distrutta la sostanza cere- 
brale, siamo persuasi che nessun mezzo possa ripristinarne 



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25» 

la funzione. Onde limitarne però l'ampiezza ed allo scopo 
di mitigarne la flogosi susseguente, usiamo di larghe sot- 
trazioni sanguigne generali. 

3.° U infiammazione* — Si rilevò tre volte primiti- 
va ; due alle membrane quale meningite suppurata , la 
terza alla sostanza encefalica istessa. 

Merita di essere accennata la storia che si raccolse 
di una delle meningiti. 

Domestica cittadina di quarantaquattro anni, ben svi- 
luppata nella persona, asseriva di aver atteso alle proprie 
occupazioni fino a quattro giorni priora, di nel quale fu 
soprappresa da febbre, tosse secca, dolor puntorio alla 
base del sinistro costate, affanno di respiro, sintomi pei 
quali non ebbe cura a domicilio. — Alla prima visita 
fattale questi sintomi persistevano e vi si erano aggiunti 
cefalea frontale con fotofobia e balordaggine, lingua im- 
paniata, vomiturizioni e vomiti ricorrenti di materie 
biliari, poca diarrea, estrema prostrazione nelle forze, 
leggermente diminuita la cutaoea termogenesi, polsi vuoti, 
deboli, a sessanta. Il dolor costale esacerbavasi all'ÌQspira~ 
zione, , ove riusciva meno chiara la percussione e si rile- 
vava marcato sfregamento pleurico ed aspra respirazione* 
Profondo, debole, con suoni meno chiari, appariva l' im- 
pulso cardiaco. — Si prescrisse un infuso di ipecacuana 
ed un cataplasma da applicarsi al sito dolente» — Nella 
notte però cominciava il delirio, presto accompagnato 
da leggier sopore , con particolare inquietudine da non 
saper trovare posizione nel letto onde accomodarsi, moti 
questi che ben osservati apparvero involontarj..Le com- 
presse fredde alla fronte» il continuato sanguisugio a 7 ma- 
stoidei, non arrecarono vantaggi, e sotto la forma di ab- 
battimento , di sopore , di generale inquietudine , scora- 
pagliata da manifesta febbrile reazione, moriva il di 
appresso, cinque maggio, secondo dalla sua entrata nel- 
T ospitale. 



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260 

Aperto il cadavere, si notò: abbondante raccolta siero- 
purulenta, a siti , di vero pus tra le due meningi , per 
modo che in alcuni de* solchi delle circonvoluzioni apparve 
quale densa gelatina giallastra. Questo specialmente os- 
vossi a' lobi superiori, essendo meno sentita l'alterazione 
alla base. Iperemica in grado lieve la sostanza encefalica ; 
ventricoli con poco siero limpido ; normali la tela ed i 
plessi coroidei. — " Propagavasi tale lesione delle meningi 
a quelle del midollo spinale, ove però era meno sentita. 
— Aderenze recenti fra le pagine pleuriche , facilmente 
lacerabili, giallastre, purulenti, con poco siero puriforme, 
erano nella cavità toracica sinistra. — Evasato sieroso, 
nella cavità pleurica destra e peritoneale in grado modico. 
Nulla d'abnorme gli altri organi, 
• Insorgenza nell'ospitale, ove da due mesi era degente 
per acuta pericardite donna di trentaquattro anni, fu 
la seconda delle meningiti suppurate. — I sintomi pre- 
sentati furono uguali ai sopradescritti, solo la febbre fu 
più sentita, preceduta ed accompagnata da brividi di fred- 
do, avendo però colla prima comune il rapido decorso. — 
La necroscopia, oltre alla suppurata meningite e pericar- 
dite, mostrò pure destra pleurite suppurata. 

È a ritenersi che lo sviluppo di tanta alterazione 
debbasi ad una causa specifica o pioemia generale. — 
Non si può ammettere la reumatizzante, non apportando 
questa giammai metamorfosi suppurative si rapide. — 
Compagna più frequente di questa meningea suppurazione 
trovammo le forme suppurative degli organi toracici 
ciò che ne conferma nel supposto essere la polmoniti 
grigia specialmente un effetto di malattia generale. — 
Sintomaticamente è degno di nota, come nella prim 
paziente, sintomi salienti furono quelli della organic 
depressione, mai quelli di un eccitamento generale o feb 
brile. 

L'infiammazione primitiva della sostanza cerebrale, s 



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261 
verificò in domestica cittadina, di cinquantaquattro anni 
di età. Veniva dagli astanti riferito come il di precedente, 
cólta quasi da improvviso colpo apoplettico, stramazzasse 
a terra. — Presenta vasi con colorito pallido-giallognolo, 
discreta generale adiposità, leggier rossore al zigoma sini- 
stro, pupille equabilmente dilatate, poco sensibili alla luce, 
sonnolente, con inceppata loquela, sebben mostrasse inten- 
dere quanto le si diceva, rattrazione dell'angolo labbiale 
destro, notevole diminuzione pel moto dell'arto superiore 
ed inferiore destro, ne' quali è interamente abolito il senso, 
polsi alquanto frequenti ma vuoti, normale termogenesi, 
lingua impaniata e stipsi. Un leggier drastico amministrato 
fu per vomito rejetto. Nella susseguente notte l'ammalata 
fu continuamente inquieto; sintomi immutati, reazione feb- 
brile nessuna. Un altro purgativo oleoso fu pur vomitato, 
mantenendosi l'alvo sempre chiuso. Comparve poi il sopo - 
re, rotto tratto tratto da agitazione ed inquietudine, indi 
da lieve accensione febbrile. Un infuso lassativo produce 
qualche scarica , ed in seguito due applicazioni di mi- 
gnatte a' mastoidei non mutano le sofferenze cerebrali , 
che anzi il persistente sopore, i conati di vomiti delle 
cose propinate, essendo cessata la fugace febbrile rea- 
zione, la resero cadavere otto giorni dopo il principio del 
male. 

Trent'ore dopo la necroscopia mostrò : una notevole 
venosa iperemia e congestione aracnoideale soprastante 
alla circonvoluzione della sinistra metà. La sostanza grì- 
gia e bianca del mesencefalo al sinistro lato e superior- 
mente* si trovano ammollite in grado massimo, facilmente - 
spappolatoli, di colorito bruno, a siti caffeano , sfumante 
perifericamente in colorazione somigliante al tuorlo d'uo- 
vo. La estensione di tale rammollimento è quanto un 
uovo di gallina, non arrivando però superiormente a,lle 
circonvoluzioni. 11 restante cervello ed il cervelletto sono 
normali. In nessun luogo sono segni di emorragie. Gli 



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ostrarono degno di rimarco pella 

pa. 

a rarissima osservazione : che la 

ra, della polpa cerebrale, può decor- 

ii di malattia infiammatoria e di 

o cerebrale; che inoltre essa ha 

irte discernibili dalle ordinarie emor- 

t. — Dico separatamente dwlla ta- 
lché clinicamente ha decorso, sin- 
)ria, note marcatissimamente diffe- 
forme tubercolari, 
tósi cerebrali a principio notate , 
sendo deposizioni nodulari isolate , 
ita segni particolari, 
iva mostrarono cinque ammalate, 
città, 1 % età delle quali era al set- 
o , ventesimo quinto anno di vita, 
itare disposizione ereditaria , anzi 
te esclusa. 

i decorso acuto, della durata, cioè, 
nella quarta circa cinque. — La 
re acuto rimaneva degente nell'in- 

più grave. 

ti differirono marcatamente nelle 
— In una delle prime i parenti 
i comparissero improvvisi, con per- 
dolore, torpore agli arti sinistri , 
gravativa cefalea e sonnolenza. A 
ìlla prima visita fattale si aggiun- 
ge continue,, rima palpebrale sini- 
ca divaricata, paralisi completa 

corpo , accensione della Faccia , 
ntodieci in frequenza , pallidezza 
della cute, considerevole emacia- 



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263 

zione, arti inferiori flessi sul ventre; piccola piaga sup- 
purante scrofolosa alla seconda falange dell' anulare* di 
sinistra, ossatura sottile. Era essa al settimo anno di vita* 

Furono meno appariscenti i sintomi nella seconda, di 
anni nove. — Una lieve diarrea la affliggeva da tempo, la 
tinta cutanea ne era anemica marcatissima, il cranici volu- 
minoso, grosse le articolazioni più del consueto, più sot- 
tili le ossa. — Le grida encefaliche si manifestarono e per- 
sistettero rare, ma più a lungo, con irascibilità sensibilis- 
sima, continua leggier diarrea, ventre tumido, progressiva 
emaoiazione e rare reazioni febbrili. 

Nella terza il male cominciava con forma di catarro 
gastrico , pel quale era a domicilio analogamente trat- 
tata. Solo il di antecedente al suo ingresso all'ospitale, 
nono di malattia , vi si era aggiunto qualche delirio , 
leggier sopore, e fugace reazione febbrile. — Si presentava 
quale robustissima alpigiana al sedicesimo anqo di vita, 
con. lieve pallidezza generale, soporosa , con rima palpe- 
brale più della sinistra ristretta; leggier miosi, poca 
sordità, grave cefalea frontale, vomiti ricorrenti di mal- 
terie biliari, continua inquietudine, da pon^aper trovare 
riposo nel letto, moti automatici delle membra, qualche 
fissazione degli occhi, lingua rosso-viva e secca , intensa 
la sete, acido l'alito, ventre indolente, alvo fluido pegli 
amministrati purgativi , appena aumentata la cutanea 
termogenesi, e con polsi alquanto più frequenti e vuoti. 
— Vi succedevano presto qualche grido encefalico, per- 
dita involontaria dell'orina, più eostante sopore, e solo 
il giorno appresso sentita accensione febbrile, vivo rossore 
d'ambo le gote. «■- Persistendo questi sintomi, al terzo 
di palesavasi la paralisi bronchiale, con respirazione ster- 
torosa, ^scendente per gradi Ano ^d .un maximum, discen- 
dente poi fino quasi ad essere insensibile, per nuovamente 
salire al maximum. Così l'inferma cessava, di vivere. 

Quella a decorso cronica presentò: paresi delle inferiori 



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264 

estremità da tre mesi, ricorrenti cefalee, vaghe, che ne- 
gli ultimi venti giorni erano seguite da diminuzione nella 
facoltà visiva, fattasi progressiva fino alla completa amau- 
rosi; qualche vomito. — Tali erana le sofferenze pelle 
quali si presentava. Le cefalee però si riscontrarono come 
vere cefalalgie > per cui emetteva a tratti grida acute, 
seguite poi da lieve sopore; l'amaurosi bilaterale, con 
pupille enormemente dilatate, inseòsibili alla luce; moti 
delle inferiori estremità incerti, con tendenza irresistibile 
a volgersi e cadere al destro lato; la sensibilità normale 
in tutto )\ corpo; i polsi appena frequenti, duri, vibrati; 
lieve una colorazione anemica generale; normali persi- 
stendo le funzioni digerenti e respiratorie. — Ne* due 
mesi che ebbe di degenza, scomparso il sopore, e sotten- 
trata una irascibilità maróatissima , tali sintomi rimasero 
immutati, solo vi si aggiunsero rari insulti epi letti formi 
e vomiti più. frequenti, tanto prima quanto dopo l' inge- 
stione de' cibi, transitorie edemazie alla guancia destra, più 
tardi poca diarrea, leggieremaciazione, più continuate e 
più ostinate, le cefalalgie. — Sei giorni prima della morte 
comparvero deliquj, che ripetutisi giornalmente e facen- 
dosi più gravi, uccisero l'ammalata, appena al tredicesimo 
anno della vita. 

Pelle forme anatomiche, tubercolòsi miliare meningea» 
basilare in ispecie, apparve la prima, -r- limitata alle 
parti superiori dei lobi anteriori con ingrossamento anche 
della dura madre, eoon rare ulceri tubercolari diffuse all'i- 
leo ed al crasso, fu la seconda. — * Una miliare tubercolósi 
delle meningi, della pleura, della milza, con lievi esulce- 
razioni tubercolari all'ileo ed al cieco, si trovò nella terza. 
<— Nella cronica, leso primitivamente risultò il cervelletto 
eon due tumori grossi quanto piccole nooi, uno per lobo, 
questi con ispessite e rugose pareti , fusi nel centro , e 
contenenti pus e detritus giallastro caseoso; ambo i late- 
rali ventricoli distesi il triplo dell'ordinario da siero ci^ 



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265 
trino, con rammollimento e spappolamento del corpo cal- 
loso, delitto lucido e delle commessure. Anche qui rare 
esulcerazioni tubercolari al digiuno, all'ileo ed al crasso. 
. La terapia riesci soltanto a calmare i dolori, mercè 
le sanguisughe, il bagno ghiacciato alla testa, e gli op- 
piati. 

5.° Il cancro. — Sotto la forma di scirro apparve 
in cittadina sessagenaria. — Si raccolse come otto anni 
prima sofferisse co" sintomi della cerebrale emorragia , 
inducente improvvisa paresi dell'inferiore estremità sini- 
stra, ne' moti linguali , nella metà . destra della faccia , 
sofferenze che a poco 3 poco senza cura erano poi scom- 
parse. — Veniva qui accolta con abolizione quasi com- 
pleta delle facoltà della mente, impossibilità a sorreggersi 
per mancato equilibrio, normale sensibilità, persistente 
nuova rattrazione dell' angolo buccale di destra, qualche 
aumento nella termogenesi, con polsi vibrati ad ottan- 
totto, sintomi tutti che quasi improvvisamente erano da 
sei dì comparsi. Un salasso e qualche purgativo la mi- 
glioravano in modo da poter uscir dall'ospitale spontanea- 
mente dopo dodici giorni, per rientrarvi dopo altri dieci , 
colla ricomparsa delle stesse manifestazioni , aggiunta a 
generale iperestesia, poca tosse, impossibilità ad escreare. 
Dopo qualche fugace miglioramento* cinque di appresso 
improvvisamente moriva. — AU'autossia si ri||vò come 
nel lobo destro anteriore cerebrale e nella sostanza bianca 
esistesse un tumore, quanto una noce in grossezza, isolato, 
duro, scrosciante al taglio , biancastro , anemico , senza 
'capsula propria, ed adeso alla sostanza encefalica. — 
Nessuna alterazione degna di rimarco agli altri organi. 
— La qualità del tumore, il tempo in eui presumibilmente 
avea incominciato, i fenomeni presentati, fecero ritenere 
trattarsi di rara degenerazione cancerosa di un focolajo 
apoplettico preesitente. 
, 6,° & echinococco* — Sì raro è questo male, sì gravi 



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266 

le sintomatiche manifestazioni, si penosi i patimenti pre- 
sentati , che stimo opportuno dire quanto si potò racco- 
gliere da questa ammalata. 

Robusta contadina, di Ponte di Legno in Vallecamo- 
nica, pe' domestici lavori sfi era da tre mesi trasferita a 
Qumzano d' Olio. Entrata nell* ospitale il venticinque di 
agosto, riferiva di aver goduto sempre di ottima salute, 
ad eccezione di forme lievi irritative bronchiali , accora* 
pagliate però da emoftoe sebben scarsa nel decorso anno, 
nonché da sospensione della funzione mestruale da quat- 
tro mesi, senza cause apprezzabili. — I suoi genitori 
erano sani , ed tessa era al trentesimo secondo anno di 
vita. 

Da tre mesi soltanto era molestata da dolori nevral- 
gici nell' apparenza, tiiffusi a tutto il braccio destro, pre- 
valentemente allato interno, limitantisi al carpo, per 
cui a domicilio varie medicazioni erano fallite. — Nel- 
l' ultimo mese al dolore si era aggiunto una leggier pa- 
resi dell* arto, limitata però a' muscoli dell' avambraccio, 
con ricorrente leggier cefalea. 

Questi erano anche i soli sintomi che si riscontra- 
rono alla prima visita , essendo del resto buona la nu- 
trizione generale, normali le funzioni digerenti e circo- 
latorie, rimarcandosi solo una leggier diminuzione nel 
mormorii vescicolare agli apici polmonali. — Pochi 
giorni appresso cominciavano rari vomiti , talora prima , 
talora dopo l' ingestione de' cibi ; riapparivano le me- 
struazioni. — Presto però la cefalea si fece più grave,, 
più continua e localizzata, particolarmente alla parte me- 
diana della fronte, subito sopra la radice del naso , pel- 
1* estensione di un pezzo da cinque lire; le pupille ad 
ambo i lati si fecero più ampie, rimanendo sensibili alla 
luce; la paresi dall'arto superiore si estese anco all'in- 
feriore corrispondente. Il nove settembre la paresi del 
braccio è divenuta paralisi completa, rimanendo intatta 



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26? 
la sensibilità ; la cefalea è progressiva, sempre allo stesso 
sito localizzata ; i potei sono vibrati , tesi , appena fre- 
quenti; i conati di Tornito più rari; comincia una leggier 
emaciazione generale. — ÀI tredici dì detto mese appare 
una diminuzione nella portata visiva e con normali fun- 
zioni digerenti riappariscono frequenti i vomiti. Cinque 
giorni dopo le pupille sono enormemente dilatate, vomiti, 
cefalea, i polsi rimangono immutati, solo rimarcansi lievi 
accensioni vespertine. Il di ventitré, sebbene siano nor- 
mali le facoltà cerebrali, si nota una marcata lentezza 
neir esprimere il pensièro, qualche difficoltà nel!' artico- 
lazione della parola e dopo altri tre giorni una esaoer- 
bazione acutissima , notturna , nella cefalea , eoa vomiti 
continuati e prostrazione considerevole .ralle forse. — M 
ventinove, memoria e facoltà visiva sempre minori, mas* 
sima la dilatazione pupillare , insensibilità di questa alla 
luce, costante la paralisi destra, considerevole l' emana- 
zione, più sentiti i moti febbrili serali. — Sopore, tarda 
risposta e stentata, singulto, sono sintomi che ai notano 
al primo di ottobre, seguiti il giorno appresso dalla morte, 
trentesimo ottavo dall' ingresso nell' ospitale, nel quarto 
mese dal principio delle manifestazioni esterne della ma- 
lattia. 

Tempia usata furono le ripetute sanguisughe alla te- 
sta, rimedio unico che^ apportasse qualche sollievo , seb~ 
ben passaggero, alle sofferente anzi notate. Tutti gli al- 
tri , calomelano , purgativi , cloralio , morfina , vescica- 
torj, ecc., nulla operarono degno di nota. 

Trentasei ore dopo il decesso, eseguitasi la ne<?rosco- 
pia , apparve , nel lobo sinistro cerebrale, superiormente 
ed approfondatitesi nella -sostanza encefalica , una cisti 
grossa quanto un uovo di gallina , tondeggiante nella 
forma, a pareti sottili, liscie, trasparenti , col contenuto 
di un umore acqueo pallido, cisti che spontaneamente si 
lacera appena levata la dura madre. Tale cisti si innic- 



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268 

ehm profondamente nel lobo fino quasi air altezza del 
corpo calloso , e sta nella parte media del diametro an- 
tero-posteriore. — Forme cistoidi uguali si notano : po- 
steriormente al destro lobo , quanto una nocciuola in 
grossezza ed unita alla pia madre mediante peduncolo 
sottile, e qpesta produce solo una corrispondente depres- 
sione senza erosione, e contiene, oltre a pallido siero, cor- 
puscoli a granuli di riso somiglianti totalmente isolati. 
( Questa cisti si conserva nel gabinetto patologico del- 
l' ospitale). Altra cisti più piccola si rinviene un centi- 
metro all' innanzi della testa del corpo striato sinistro, 
con pareti più dure e comprimente la sostanza encefa- 
lica. Simile totalmente a questa se ne rinviene un' altra 
nelle circonvoluzioni superficiali mediane del destro lobo. 
Numerose forme cistoidi mostrano i plessi coroidei, tutte 
queste con pareti pellucide, e contenenti solo siero tra- 
sparente. — La sostanza encefalica del resto appare più 
che d' ordinario consistente e senza marcata iperemia. 
Più depresso di circa un centimetro si mostra il talamo 
ottico ed il corpo striato sinistro, depressione pur palese 
a' processi quadrigemini , nonché a tutto il midollo al- 
lungato. Ponte del varolio e cervelletto normali. 

Leggier infarto ed ispessimento iperemico air apice 
polmonale destro. — Forma cistoide piccola, in tutto so- 
migliante alle annotate, si rileva al lobo destro epatico , 
profondamente nella sua sostanza/Nulla degno di rimarco 
negli altri organi. 

La mancanza di adatti istruenti impedì ulteriori più 
minute indagini sulle cisti , sul liquido , e sui corpuscoli 
in esso natanti ; che del resto tutti i caratteri ricordati 
non ci fecero dubbiosi sulla natura dell' alterazione. 

La rarità di quésto male, la pregressa emoftoe, la 
diminuzione del mormorio respiratorio agli apici polmo- 
nali , ci avea fatto credere allo sviluppo di un processo 
tubercolare basilare a lento decorso , come in un prece- 



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dente caso. Solo il dolora piti violento, più ribelle, r e più 
costante lasciava campo a qualche incertezza diagnostica. 

Come si disse, nulla si potè raccogliere sulle cause; 
la durata delle sue esterne manifestazioni era di quat- 
tro mesi, una ribelle nevralgia bracchiate ne demarcava 
T origine. 

7.° L' epilessia. — Forme dichiarate si riscontrarono 
quattordici volte. — Per lo più domandarono il ricovero 
pelle congestioni cerebrali postume agli accessi. Stettero 
in numero pari le castagnuole alle cittadine. Furono 
peli 1 età, quattro dai dieci ai venti, sei dai venti ai trenta, 
due dai trenta ai quaranta, e due oltre questi anni. — 
Datava in ognuna il male da vari anni, e pressoché tutte 
accusavano, causa pròssima della convulsione, uno spa- 
vento, causa che riteniamo sempre insufficiente. 

Non diciamo delle alterazioni nelle funzioni 'mestruali, 
che in alcune erano normali, in altre irregolari, in al- 
tre non per anco comparse. Per ultimo v'ebbero due rico- 
verate epilettiche con gravidanza normale. ; 

Osservammo piuttosto in alcune l'ereditarietà della ma- 
lattia, lo che conferma il trovato necroscopico delle altera- 
zioni meccaniche, o nella teca ossea craniale, o nella massa 
encefalica, ambo per Polito ili primitiva conformazione. 

La terapia della epilessia rimase sempre insufficiente: 
— I rari casi di guarigione ricordati, riteniamo esser quelli 
prodotti da transitorie iperemie, \o da passaggere forme 
irritative cerebrali, nelle quali la efficacia terapeutica è 
anche Tunica che più favorevole si dimostra nello allon- 
tanare gli accessi, rimanendo sempre la convulsione epi- 
lettica null'altro che un sintonia. 

Sebbene qui apparisca preferita la giovane età, non 
la riteniamo però una Causa disponente. Ci sembra che 
ciò indichi soltanto come sia difficile il prolungaménto 
della vita pegli accidenti organici ed esteriori continui 
che minacciano le pazienti. 



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270 

Nessuna delle nostre epilettiche ebbe nell T ospitale fine 
infausta. Tre però vi rimasero ancor degenti. 

b) Malattie centrali spinali. 

Queste affezioni ricorsero molto più rare. Noto come 
alle lesioni spinali proprie io aggiunga quelle della teca 
ossea in voi vente , perchè fisiologicamente e clinicamente 
furono unite , avendo manifestato principalmente sintomi 
di alterazione de nervi dalla spinai midolla discendenti 

Riscontrammo quindi : il tetano reumatico e la para* 
lisi spinale da varie cause. 

1.° Il tetano reumatico. — Una sola ammalata si 
presentò con tetano, che si potè constatare reumatico 
nella causa. — • Contadina di treatatrè anni , narrava 
come da cinque di contrazioni muscolari al collo, trisma, 
cloniche contratture degli arti , e scosse convulsive dei 
muscoli della spina si fossero succedute , sintomi che si 
erano sola da ultimo associati a febbre • ardita. -*- Trat- 
tata con sistema antiflogistico e sedativo, tre salassi, ba- 
gni caldi prolungati, cinquanta grammi di cloralio idratò 
e sedici coppette incise a 1 lati della spina , otteneva pas- 
seggeri vantaggi. — Lo esacerbare però della febbre , i 
sudori profusi ed abbondanti con eruzione mtgliarifòrme 
rossa 4 cristallina diffusa, l'aumento degli, spasmi con- 
trattivi, contro cui chinino ed ipecaquana tornarono inu- 
tili, uccisero la paziente cinque giorni dopo il suo in- 
gresso neir Ospitale e dieci dal principio della malattia. 

La necroscopia, eccezione fatta da lieve iperemia della 
pia meninge spinale, con aumento notevole di pallido siero 
nel cavo meningeo, nulla d' abnorme addimostrava. 

Questa perdita chiari l'inutilità del cloralio a dosi 
non indifferenti, somministrato nella forma tetanica grave. 
— Si agitò, egli è vero, questione, se la abbondante eru- 
zione miliare annotata potesse forse essere malattia pri- 



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Goosle 



271 
mitiva. La ritenemmo però e la ricettiamo secondaria, un 
epifenomeno ; nò gli scrittori più autorevoli in questa 
vertenza accennano a somiglianti esiti , essendo l' effetto 
più micidiale indotto dal virus miliare, la paralisi cere- 
brale» ohe qui dobbiamo escludere pella normalità osser- 
vata fino air ultimo nelle funzioni di tale organo. 

2.° La paralisi. — In grado più o meno pronun- 
ciato si osservò sei volte. In quattro l'affezione parve 
propria del midollo o delle sue membrane, causata da 
lento processo flogistico, di cui l'origine era sempre vaga 
e poco rimarchevole. 

Erano pazienti tutte di oltre il cinquantesimo anno 
di vita, nelle quali la anestesia delle inferiori estremità, 
la paresi o paralisi di esse e della vescica, i dolori spi- 
nali a' movimenti, le piaghe da decubito al sacro, nelle 
forme più avanzate furono le più sentite manifestazioni. 
Eccetto di una,' sviluppatasi in ammalata già neir o- 
spitale degente per lento catarro gastro-enterico, che 
ebbe decorso acuto ed esito letale in venti giorni , non 
si annotò febbrile reazione. — Due migliorarono mercè 
violenti revulsivi locali. — Due perirono, e la;necrosco- 
pia dimostrò, gonfio il sacco meningeo spinale per rac- 
colta sierosa o gelatinosa tatto all'intorno investente il 
midollo, specialmente alla sua metà inferiore ; notevole 
iperemia meningea e lieve edema dello stesso midollo. 

Paralisi secondarie si osservarono nell'altre due amma- 
late, in una a spondilo-artrocace, nell'ultima a cancro delle 
vertebre lombari 

La prima è ancora degente nell'ospitale. — Quella 
da cancro delle ossa soccombette. — Anche queste erano 
oltre il cinquantesimo anno di vita; i seghi presentati 
uguali agli anzi accennati ; il solo decorso parve più 
lento. 

Nella decessa il . cancro fu primitivo delle ossa. Il 
corpo della prima e seconda vertebra lombare alla faccia 



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272 

spinale mostrava una produzione nerastra , lardacea , 
scrosciante al taglio, maoimetlonata nella: forma, per due 
terzi occupante il lume del tubo spinale. Il midollo cor- 
rispondente presenta vasi per tre centimetri, atrofico, ram- 
mollito, spappolato dalla pressione. — La quinta e sesta co- 
sta sinistra mostravano somigliante neoplasia, senza par- 
tecipazione di altri organi. 

e) Malattie nervose periferiche. 

l.° L'isterismo. — Poniamo questa affezione tra le 
nervose periferiche, dacché se non sempre è possibile per 
tale riconoscerla, moltissime volte ha cosi la sua non 
dubbia origine. Isterismi caratterizzammo quelle soffe- 
renze di senso e di <noto, vaghe, mutevoli, strane, pro- 
prie quasi costantemente del sistema gangliare femmineo, 
g senza anatomiche alterazioni.- 

Queste sofferenze si trovarono però accompagnate il 
più spesso da alterazioni del tubo intestinale con lenta 
catarrale manifestazione ; con disturbi nella funzione me- 
struale, di solitQ con menostasi; più di rado con altera- 
zioni negli organi centrali della circolazione; alcune solo 
apparvero senza alterazioni in altri sistemi. 

Delle diciassette ricoverate, nessuna mori, ma ebbero fa- 
cilissime le ricadute. — Pell'età, furono tra il 2(M5 anno 
di vita; dièci càmpagnuole, e per due terzi; nubili: 

Quando la malattia compagna fu possibile vincere o 
migliorare, la terapia mostrò risultati' favorevoli, col 
bromuro potassico, coir assafetida, co' bagni, col cloralio. 

2.° Le nevralgie. — Si riscontrarono in dodici am- 
malate, quattro con prosopalgia, tre con ischialgia , due 
con nevralgia cervico-occtyitalè , una cervico-bracchiale , 
ed una crurale. 

Per causa ebbero la reumatizzante, ad eccezione ili 
una delle prosopalgie diffuse a tutte le tre branche, ri- 



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273 
belle ad ogui cura* che si ritenne sintomatica di pressione 
intracranica da neoplasma sifilitico. 

Due delle altre propalgie, complicate a grande anemia, 
a lungo resistettero agli argomenti terapeutici. 

Di quelle del quinto pajo, tre furono sinistre ed una 
bilaterale; due poi affettarono la prima branca, una la 
prima e la seconda/ l'ultima, come già si disse, tutte e 
tre. — Le ischialgie furono tutte destre. — Preferita uè 
fu la media età ; pari numero delle campagnuole alle 
cittadine. 

Ad eccezione della sintomatica, esito favorevole sor- 
tirono mercè il chinino ed il ferro. Solo ne* casi più osti- 
nati si usarono vantaggiosamente i bagni a vapore e le 
injezioni ipodermiche di atropina , particolarmente nella 
ischiatica. 

Malattie del sistema circolatorio. 

In questo sistema trovammo alterazioni nel pericar- 
dio, nell'endocardio e nell'aorta, e nelle vene, colla pe- 
ricardite, colla endocardite ed endo-aortite, e colla fle- 
bite. 

l.° La pericardite. —Tel numero delle ricoverate, 
questa malattia apparve piuttosto rara. Si mostrò sotto 
le due forme di flogosi acuta , e di flogosi cronica. — 
Suddividiamo la prima in forme primitive ed in forme 
secondarie. 

La pericardite acuta primitiva si riscontrò cinque volte. 
Fatta eccezione di una che toccava il settantesimo anno 
di vita, tutte le altre erano dotto il quarantesimo. 

Causa di questa apparve sempre la stessa incognita 
adducente il reumatismo articolare , al quale fu in ogni 
caso associata. Compagna o susseguente si rilevò anche 
V acuta pleurite ed in due 1' endocardite. 

Si mostrò quasi ognuna di difficile diagnostico. — Lo 
sfregamento proprio una sol volta si potè con certezza 

Annali. Voi. CCXV1. 18 



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274 

riscontrare. Sintonia più saliente fu la grave ambascia 
epigastrica , la dispnea seguita da ortopnea , la anemia 
generale acuta marcatissima. Dolore e febbre, ebbero pa- 
recchie variazioni. 

Ebbe ia quattro esito letale; tre pelle conseguenze 
dell'alterazione istessa, la quarta per successiva. menin- 
gite suppurata. 

La pericardite aeuta secondaria si rilevò in tre ricove- 
rate, la queste la forma primitiva del male apparve co- 
stantemente la nefrite albuminosa. 

Qui la malattia apparve di più facile diagnostico, a 
riguardo particolarmente della raccolta sierosa, rapida- 
mente effettuante^ nel sacco pericardico. Questo versa-» 
mento si dimostrò anche, nota caratteristica della secon- 
daria, essendo nella primitiva molto più scarso, ma con 
più abbondanti membrane fibrinose organizzate. — Il re- 
stante apparato sintomatico uguale. L'esito qui fu costan- 
temente infausto ed in pochi di , pella complicazione a 
somiglianti versamenti nelle cavità pleuriche e nel pa- 
renchima polmonale. 

La pericardite cronica fu sempre esito dell'acuta e si 
riscontrò alla necroscopia di decessi per altre sofferenze. 
Placche fibrinose organizzate , due volte l' aderenza pe- 
rieardica quasi totale si -palesarono le risultanze. 

Cinque se ne videro , in due perite per palustre ca- 
chessia, in una tubercolósi, in una cronica endocardite, 
ed in un' ossea adiposi. 

La terapia delia primitiva acuta, vantaggiosa apparye 
neir unica limitata, nella quale la circolazione in onta a 
si grave disturbo centrale potè sostenersi, ove il miocar- 
dio non venne affetto od in grado molto lieve , ed ove 
altre flogosi compagne endocardiche mancarono. Il salasso, 
le locali sottrazioni sanguigne, il vescicante, la digitale 
ed il calomelano addussero il benefico risultato. 

La terapia delle acute secondarie non diede, come si 



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275 

disse, favorevoli risultati, perchè più presta che V azione 
de* rimedj fu la cessazione della vita, per essa e pelle 
complicazioni notate. 

2.° U endocardite. — Le alterazioni dell'endocardio, 
essendo costanti compagne alle alterazioni delle pareti 
muscolari del cuore istesso, vengono ricordate contempo- 
raneamente. 

Le lesioni presentate furono unicamente di flogistica 
natura, il decorso sempre lento, il risultato le viziature 
valvolari. 

Siccome però funzione essenziale del cuore, organo 
muscoloso, si è quella di sviluppare una forza ; divisione 
unica» pratica ed importante delle malattie di questo vi- 
scere accettammo quella dell': 

Aumento della forza, sviluppata e della 

Diminuzione nella forza sviluppata 
che organicamente vengono tradotte in 

Fibra muscolare normale con alterazione degli orifici, 
ed in 

Fibra muscolare degenerata con o senza alterazione 
degli orifici. 

Appartengono alla prima le forme flogistiche lente 
che si riscontrano nelle recenti viziature per solito nella 
giovane età. — Spettano alla seconda, le susseguenti alla 
diuturna durata delle prime, o primitive o proprie della 
vecchiaja. 

Fibra muscolare normale con alterazione degli orifici. 

Sebbene una divisióne precisa non possa ammettersi, 
con osservazione abbastanza esatta, per questa alterazione 
domandarono di essere ricoverate venti ammalate. 

Causa efficiente primitiva anche qui apparve il reu- 
matismo articolare acuto. — Si disse preferita la gio- 
vane età; questa lesione in vero si palesò in cinque dai 



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276 

20-29 anni; in cinque dai 30-39; in quattro dai 40-49; 
in quattro dai r^O-59 ; ed in due dai 60-69. — Sette fu- 
rono le campagnuole ; tredici le cittadine. 

Sempre fu palese la ipertrofia del ventricolo sinistro, 
fl . rm m solo di rado associata a quella del destro. .— • Degli ori- 

j|j jjH fici affetti non si riscontrarono mai quelli del destro lato; 

k più frequente l'alterazione fu all'orificio mitrale; l'ori- 

ficio aortico quasi in ogni caso fu complicato ad altera- 
zióni anche nel mitrale. 

Ed in vero le malattie dell' orificio mitrale furono 
quattordici, dódici delle quali con insufficienza e due eoa 
stenosi. — Le lesioni invece dell' orificio aortico furono 
cinque soltanto , tre complicate a stenosi mitrale .e due 
ad insufficienza. 
Il I Una sola di queste viziature, apparve seóondaria agli 

sforzi del viscere onde sostenere la piccola circolazione, 
per una enorme doppia curvatura della colonna verte- 
brale alla regione toracica. Qui la ipertrofia ventrico- 
lare mancava di lesioni valvolari, e prevalente fu lo in- 
grossamento della destra metà del cuore. 

Le complicazioni delle alterazioni ad ambo gli ordini 
valvolari furono quelle che riuscirono ad esito infausto. 
— Di queste ne morirono tre , una sola di quelle con 
sola mitrale insufficienza. Esito letale ebbe pur quella 
con doppia gibbosità vertebrale. 

Cardine di terapia tenemmo sempre , che eccesso di 
forza da un organo muscoloso sviluppata, normalmente 
non avviene; se questo si ritrova, essere il risultato 
necessario indotto dalla natura onde sopperire ad osta- 
coli maggiori alla organica fuuzione opposti. 

Con ciò trovammo errore il tentatito della guari- 
gione di una ipertrofia cardiaca, che in altre parole suo- 
nerebbe togliere la forza necessaria al mantenimento della 
vita, con date, e permanenti alterazioni organiche. 

Come però, con queste valvolari alterazioni sono fre- 



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277 
qtienti, un persistente attivo lavorio endocardico, nonché 
attive o passive congestioni della piccola circolazione in 
ispecie, ne tornò di giovamento il moderato uso delle 
sanguigne sottrazioni generali o locali. 

De* rimédj, 1' uso de* sedativi , la digitale ed i suoi 
preparati, i sali medj, tornarono vantaggiosissimi. Van- 
taggiosi pure riuscirono in parecchi casi i purgativi con- 
tinuati, onde togliere, le frequenti concomitati epatiche 
congestioni. 

Per ultimo, siccome pe' costanti disturbi assimilativi, 
sempre si riscontra alterata 1' ematosi , efficacissimi fu- 
rono i ferruginosi, appenachè il circolo poteva compiersi 
con bastante regolarità. 

Fibra muscolare degenerata con o senza . 
alterazione degli orifici. 

La fibra muscolare cardiaca degenera solo nelle adipósi. 

Trenta ammalate vennero per tale malattia accolte ; 
diciassette campagnuole , tredici cittadine , che peli* età 
apparvero: otto dai 50-59 ; quindici dai 60-69; sei dai 
70-79 ; una' di ottantacinque anni. 

Si mostrò forma gravissima di sofferimento, quattor- 
dici infatti di esse ebbero infausta terminazione, 

La lesione valvolare, sebbene frequente » qui, ebbe 
sempre una importanza secondaria; importanza primitiva 
ed assoluta spettò alla fibra muscolare incapace di so- 
stenere la funzione. — Ciò lo dimostra il seguente pro- 
spetto delle alterazioni riscontrate: 

Insufficienza aortica e mitrale . . . N.° 4 
Insufficienza aortica e stenosi mitrale. » 2 
Stenosi dell* orificio aortico . . . . » 5 
Stenosi dell' orificio aortico ed insuffi- 
cienza mitrale . » 4 

Insufficienza mitrale » 7 

Lesione valvolare non reperibile . . * 8k 



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278 

Da cui appare come l'adiposi cardiaca sia associata più 
spesso a lesioni valrolari aortiche, s' accompagni o sus- 
segua ad alterazioni rielle valvole , ma ciò «che più im- 
porta, esista senza vizj valvolari e sia causa prima dèlia 
morte. 

Che le valvolari viziature abbiano secondaria impor- 
tanza , lo ditoostrano anche le necroscopie , rivelando la 
degenerazione adiposa quasi costantemente diffusa, oltreché 
al cuore, al sinistro ventricolo specialmente , al sistema 
arterioso , colle sue adipósi ed ateromasie della tonaca 
interna, al fégato, non infrequentemente anche al rene, 
locchè chiarisce la malattia una generale adiposa regres- 
sione. 

Notammo quali cause: le diuturne fatiche corporali 
con insufficiènte organica riparazione ; gli sforzi conti- 
nuati del cuore istesso per viziatura valvolare preesi- 
stente; l'età avanzata ; l'ereditarietà ; la generale adi- 
pósi. 

Di poco rilievo od appena manifesti a vòlte furono i 
sintomi da tale malattia presentati. Qualche acuta insor- 
genza, anche lieve, apportante ostacolo più sentito del- 
l' ordinario, alla piccola circolazione , catarri bronchiali, 
pleuriti, ecc., fecero risaltare i segni gravissimi. 

Per ordinario- essa decorse con dispnea costante più 
o meno palese, con catarro bronchiale cronico, con car- 
diaca ipertrofia e debole impulso relativo, con suoni car- 
diaci muti e profondi. Negli stadj più avanzati ricorsero 
insulti pseudo-apoplettici, cioè Senza rimanenza di para- 
lisi , e furono qualche volta rilevati infiltrati sierosi 
generali. 

Fu scopo della terapia di togliere gli ostacoli alla 
piccola circolazione e di aumentare la forza dell' organo 
mitrale. — Con espettoranti , ipeóaquana , kermes , ve- 
scicatorj, soddisfacemmo con vantaggio alle complicazioni 
catarrali e pleuriche del circolo minore. — Alla condi- 



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279 

zione patologica essenziale, air indebolimento della fibra 
muscolare assai raramente profittammo. Un solo rimedio 
ci si palesò fornito di efficacia • incontestabile , e questo 
si fu il calomelano. I risultati unici, a vòlta chiarissimi 
che abbiamo ottenuti, li dobbiamo alla sua azione, mani- 
festata specialmente colla abbondantissima diuresi , alia 
quale si denno ascrivere , lo scomparire degli essudati, 
la diminuzione delle forme catarrali, la maggior attività 
della fibra cardiaca. — Non asseveriamo, ma crediamo , 
che la precipua azione di questo rimedio consista nella 
riduzione de' grassi, di quelli in ispe A ie degeneranti le 
pareti cardiache e vascolari. - " 

La leggier prostrazione nelle forze, conseguente all'uso 
di questo presidio terapeutico, venne poi migliorata dalla 
dieta lauta, dal vino, dagli amari, dal ferro. 

Furono facili però le recidive ; dopo pochi mesi, due 
delle nostre ammalate ritornarono cogli stessi sintomi, e 
pure collo stesso trattamento, nuovamente migliorarono. 

3.° La flebite. — Ci si presentò la soia flebite femo- 
rale ed in quattro pazienti. Di queste, tre erano carapa- 
gnuole ed aveano di recente partorito. — Furono due 
susseguentemente bilaterali. 

La sola non puerperale ebbe decorso breve e sintomi 
lievi. — Le altre, più che semplice flebite, si dimostra- 
rono quali manifestazioni locali di generale pioemia. 

À quéste infatti seguitarono, in una suppurazioni in 
varie «cavità articolari, in altra un ascesso mammario ed 
una essudativa pleurite, nella terza una peritonite peri- 
uterina. 

L' essere questo male quasi costantemente manifesto 
durante il puerperio, indica la causa speciale ad esso ine- 
rente. — La soppressione della secrezione lochiale , i 
più o meno sentiti brividi di freddo precedenti e com- 
pagni atto sviluppo della malattia ; la vicinanza della 
alterazione dell* utero ; il decorso sempre luftgo e prò- 



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:a della strettissima re- 
inazione , e lo assorbì- 
à. 

generale pioemia ebbe 
arie articolazioni , nella 
ndante ed esterno scolo 

i, il chinino allo interno, 
le sulle parti ammalate, 



uro-pojetico. 

t furono rare. Queste si 
ne, suddivise nel catarro 
leale meccanica di ori- 
glia nefrite parenchima- 

ù — Si rilevò una sol 

di lungo travaglio del 

puriformi, dolori ipoga- 

che con pochi sussidj 

%. — V unica ammalata 
lifestazione , rivelava la 
go e stentato. Iscuria 
ne delle fibre dello sfin- 
la noce vomica, in quin- 
ione. 

- Fu osservata in due 
campagnuola. Le cause 

econda ; il dolore acerbo, 
ti , da anni persistente, 
entesi poi al resto del- 



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281 

l'addome, con vomiti perduranti quanto il dolore per 
uno o due giorni, ne furono i sintomi seguiti dall'emis- 
sione di orine sanguinolente e da calcoli. Anzi in uno 
di questi si riscontrava impegnato neil' orificio ure- 
trale esterno tre giorni dopo un violentissimo * aecesso 
spasmodico di colica. 

L'idrato di cloralio qui giovò a calmare le forme 
dolorose. Profittarono appresso, i bagni tepidi generali e 
gli alcalini 

4.° La nefrite parenchimatosa. — Si riscontrò sètte 
volte, cinqne in campagnuole e due in cittadine, tutte 
giovani fra il quattordicesimo ed il trentesimo anno. Fu 
in ogni caso malattia gravissima e che apportò in cinque 
la morte. 

Le cinque campagnuole ne vennero due da Ghedi, 
una da Montinone, una da Offlaga ed una da Mairano. 

Tre apparirono di acuto decorso , quattro di decorso 
lento. 

Le cittadine accusarono solo cause reumatizzanti; 
nelle campagnuole lo sviluppo del # male era preceduto in 
una da cronica ileo-colite, nella seconda da diuturne 
febbri intertìiittenti, nella terza da catarro gastro-ente- 
rico lieve, nella quarta da una recente eruzione vajuo- 
losa, 1' ultima era appena uscita dallo stato puerperale. 

Gli infiltrati sierosi rapidi, 'renitenti, alla faccia, agli 
arti, spesso però fugaci, versamenti nelle cavità pleuriche,* 
peritoneale e pericardica, le flogistiche irritazioni da queste 
destate , una marcata durezza ne' polsi con lieve fre- 
quenza di questi, la diminuzione considerevole nella se* 
erezione renale , 1* albumina nelle orine in quantità ab- 
bondante, la rapida dispnea e 1' ortoprtea , una marcata 
pallidezza terrea della cute, furono costanti caratteri 
della forma acuta. 

Sintomi uguali ma più lievi, ed una più facile secre - 
zione renale mostrò la forma lenta. 



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45 




80 


41 


Q ' 


' 2 
Ì30 


13 

67 



282 

Causa diretta della morte apparvero gli evasati pleuro- 
pericardio, congiunti ia quattro anche ad edema de' pol- 
moni. 

Il decorso della malattia e la usata terapia appari- 
scono dal seguente prospetto. 

Giorni di malattia Giorni di decenza Terapia 

a domicilio ali! ospitale nell* ospitale 

Purgativi, digitale, vescicanti. 
Àcido nitrico; tannino ed aloe, 

vescicanti. 
Acido nitrico, purgativi, vescicanti. 
Acido nitrico, calomelano, ioduro 
potassico, bagni a vapore. 
l y 5 7 Ioduro potassico. Solfato di ma- 

gnesia Vescicanti. 

• à20 00 Acido tartarico e tartaro solu- 

§ I bile. Diagridio. 

O (60 4^ Acido nitrico. 

La anatomiche risultanze dimostrarono come gli eva- 
sati sieno stati in ogni caso attivi, uniti cioè ad orga- 
nizzazioni fibrinose flogistiche e sempre limitate alle sie- 
rose. 

Questi evasati sierosi, <e specialmente lo edema acuto 
de' polmoni, appariscono la causa unica della morte. — 
Il loro si rapido prodursi, e le traccie indubbie di flogi- 
stiche restanze al pericardio ed alla pleura attestano, od 
una loro natura irritante , od una disposizione generale 
delle sierose a flogistiche essudazioni generali. 

Non spetta a noi il dire quale sia la ipotesi più at- 
tendibile. Accennando però a qualche ovvia -considera- 
zione, ci pare che V albumina nelle orine stia ad un fatto 
generale ignoto di organica alterazione, nel quale. oltre 
a lesioni nelle cellule e tuboli oriniferi, ne esistono anche 



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283 
alle sierose pleuriche, pericardica e peritoneale, nelle cel- 
lule polmonali ed in quelle del tessuto sottocutaneo. — 
Non potressimq altrimenti concepire come una essuda- 
zione passiva possa da un di air altro scomparire , per 
poi nuovamente manifestarsi ; perchè dalle, altre essuda- 
zioni differisca pella propria resistenza ; come non av- 
venga sempre nelle parti più declivi dapprima , ma in-*. 
versamente ; come sia a siti localizzata e non a tutto il 
sistema sottocutaneo ; come siano rari i deliquj ed il vo- 
mito , come costantemente manchi 1' aridità e la sec- 
chezza della mucosa linguale; come sia non molto sen- 
tito T aumento della calorificazione; come si riscontri 
quasi costante la dilatazione della cavità ventricolare 
sinistra cardiaca; sintomi questi che ci sembra in tutto 
non si accordino colla sola natura irritante dell' essu- 
dato peli' uremia, altra del resto comune ipotesi. 

Malattie del sistema genitale. 

Spettano quasi in totalità le riscontrate malattie al- 
l' utero , al peritoneo circostante ed ali" ovaja , colle di- 
stinzioni in metrorragia, catarro della mucosa uterina, 
raetrite parenchimatosa, perimetrite e tumori dell' ovaja. 

Dicendo come nessuna delle ammalate di quésto sistema 
abbia avuto esito infausto, è necessario lo aggiungere come 
il cancro, le ulcerazioni ed i polipi uterini vengano trat- 
tati nella sezione chirurgica. 

l.° La metrorragia. — Delle nove accolte > tutte 
nelPetà dal sedicesimo al trentesimo sesto anno di vita,, 
quattro ebbero per causa 1' -aborto ne' primi mesi di 
gestazione, due l'abito palustre, una l' emofilia; ili due 
la causa rimase ignorata. —, Quelle dipendenti dall'a- 
borto furono sempre più copiose, più gravi t e più mi-» 
naccianti. 

Tutte sortirono felice terminazione, cogli astringenti, 



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allo interno; col ghiaccio alla 
n seguito colla cara generale. 
11 la terapia in quella prodotta 
ntrata in diciottenne, robusta eoa- 
tecedentemente patita per frequenti 
stassi, cessate le quali da un anno 
e persistente metrorragia. — In- 
citi i soliti mezzi > e condotta la 
di gravissima anemia generale, si 
;o della bocca uterina colla spugna 
questa un violento catarro uterino 

durata, mercè del quale però si 
adornata perdita sanguigna colla 
, alla quale contribuirono più tardi 

a mucosa uterina. — Ricordiamo 
e malattia ebbe decorso acuto , e 
di sofferimento , lasciando 1' altre 
secondaria o complicata, 
i tutte nel periodo mestruale. — 
entrate furono cittadine, 
peso a* lombi, più o meno abbon- 
che , sensazione di peso ali 1 ipoga- 
i costanti, a' quali in due si asso- 
razioni della bocca uterina. 
ve malattia lieve, «ebbene a volte 
blandi trattamenti, injezioni stit- 
air ano od ai genitali. 
zrenchimatosa. — Raccogliemmo 
sione, gli ingorghi cronici, con 
> delle pareti uterine, sintomatica- 
nti a catarro cronico della mucosa, 
uti, sempre con stiramenti ai lombi, 
d ipogastrio, con mestruazioni dif- 
5 s scarse. 



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285 

Le sei accolte furono tutte di città. Stavano tra il 
ventesimo quinto ed il quarantesimo anno di età. 

Trovarono queste miglioramento dall' uso prolungato 
delle injezioni di zinco, di ferro, di belladonna, dal san- 
guisugio locale e dai bagni generali. 

4.° La.perimetrite. — Causa di questa fu quasi in 
ogni caso il traumatismo ultimo. — Delle ventuna rico- 
verate, per oltre la metà fu il séguito di parto più o 
meno prolungato e difficile; in quattro donne pubbliche 
r abuso del coito, in alcune la causa rimase ignota. 

La perimetrite susseguente al parto ebbe decorso più 
prolungato e sofferenze molto maggiori. 

Campagnuole furone otto e tutte queste in istato di 
puerperio. 

Tensione, dolori ipogastrici esacerbanti alla minima 
pressione, spesso reazione febbrile generale, furono i ma- 
nifesti caratteri, che l'abbondante sanguisugio alFipo- 
gastro, i mollitivi, le frizioni esterne narcotiche, le 
blande purgazioni, fecero totalmente scomparire. 

5.° Tumori dell' ovaja. — Non ci scontrammo che 
nel cisto-sarcoma, che mostrarono cinque cittadine e due 
campagnuole, tra il # vigesimonono ed il trentesimo quinto 
anno di vita. 

Fu in quattro sinistro , destro nell' altre ; di gros- 
sezza variante tra un uovo di gallina ed un utero ge- 
stante in ottavo mese. 

Le cause dello sviluppo dei tumore rimasero sempre 
poco apprezzabili. Cinque erano madri , le funzioni me- 
struali costantemente regolari erano in tre, in due più 
frequenti, in due dallo sviluppo del tumore sospese. 

Cura richiesero in ogni caso, pelle irritazioni perito- 
neali indotte dal meccanico distendimento , e la terapia 
fu sintomatica, adatta a lenire le sofferenze date dalla 
pressione, e le destate circoscritte peritoniti. *- Nessun 
risultato apportò la puntura che si praticava in una di 
queste cisti. 



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5>86 

Non discorro delle alterazioni mestruali molteplic 
riscontrate, amenorrea, dismenorrea, menorragia, ecc. 
poiché queste sofferenze si considerarono sempre sintomi d 
malattia locale del sistema genitale , o manifestazioni d 
patimento generale dell* organismo. 

La amenorrea apparve sempre più frequente sintomi 
di gravi alterazioni della massa sanguigna , primitivi 
questa o secondaria ad altre gravi alterazioni , special 
mente della tubercolósi. 

La dismenorrea e la menorragia con affezioni locai 
del sistema genitale, catarro cronico della mucosa, me* 
trite parenchima tosa, ecc. 

La terapia quindi costantemente indirizzammo contri 
queste primarie malattie , poco del resto essendo stati 
l'importanza attribuita alla esterna manifestazione delk 
escrezione sanguigna mestruale.. 

Malattie del sistema loco-motore. 

I patimenti presentati da questo sistema furono < 
delle parti legamentose e muscolari o delle ossa, colti 
forme del reumatismo articolare, d$J reumatismo musco- 
lare, dell' osteomalacia e del cancro delle ossa: 

1.° Il reumatismo articolare. — Fu malattia fre- 
quente, salendo le ricoverate di questo male al numeri 
di ottantatrè, cinquantacinque cittadine, ventotto cam- 
pagnuole. Pochissime furono le accolte dal 10-19 anni 
di vita, massime e pressoché uguale furono quelle da 
20-29 ; 30-39 ; 40-49. 

Più frequenti apparvero i processi lenti, cronici ò re- 
cidivanti, che sommano a cinquantacinque, mentre le 
acute furono appena ventotto. 

In quasi tutte il reumatismo fu poli-articolare, co» 
prevalenza de' patimenti alle articolazioni delle inferiori 
estremità. — Di rado nelle acute si associarono violenti 



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287 
attacchi pericardici; frequentissimo però apparve in queste 
un tinnito metallico alle valvole cardiache; sintomo che 
d'ordinario segui a' miglioramenti nelle sofferenze arti- 
colari. 

Non abbiamo per questo male a notare decessi , • seb- 
bene in alcune la malattia perdurasse ostinata parecchi 
mesi. 

NeJJe forme acute di rado usammo il salasso generale; 
più facile preferenza abbiamo data al sanguisugio locale 
anche ripetuto : lo stibio , i sali neutri , gli alcalini ci 
diedero costanti favorevoli risultati. 

Nelle forme croniche, le varie sorta di bagni mostra- 
rono benefica efficacia, quello a vapore però fu a tutti 
superiore e puossi dire aver addotto in ogni caso un 
miglioramento certo od una definitiva guarigione. 

2.° Il reumatismo muscolare. — Delle otto ricove- 
rate, in una soltanto era limitato allo sterno-cleido-ma- 
stoideo; nell'altre fu diffuso agli arti ed al dorso. 

Fu patimento sempre lieve, per quanto in alcune sia 
stato ostinato. Mai fu seguito da attacchi pericardici. 

Provenienza ed età non palesarono differenze dell'ar- 
ticolare. Il trattamento fu a quello uguale. 

3.° U osteo-malacia. — Nei cinque casi che di questa 
malattia riscontrammo quale affezione primitiva, tutti si 
presentarono quale effetto della degenerazione adiposa 
delle ossa. — In un sesto, fu compagno o secondario ad 
uno dei nominati carcinomi del fegato. 

Delle primitive , tre furono cittadine e due campa- 
gnole; che ad eccezione di una oltrepassavano il settan- 
tesimo anno di vita. 

Sintomatiche manifestazioni principali raccolte sono : 
i dolori diffusi a varie parti del corpo, acerbi, esacer~ 
banti in special modo a' movimenti , localizzati partico- 
larmente alla colonna vertebrale ; le piegature in vario 
senso della colonna vertebrale is tessa, di non troppo an- 



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288 

tica data e più o meno rapidamente progressive ; l» pos 
sibilità in alcune di rilevare la facile piegatura colla pres 
sione di alcune ossa e delle coste in ispecie: f adiposit 
generale lieve, le ricorrenti febbriciattole non riferibi 
ad organiche alterazioni, i catarri bronchiali cronici fi 
rono anche segni ulteriori che tale malattia accompa 
gnarono. 

Il decorso ne fu sempre lungo, da uno a due anni 
la terapia insufficiènte. — Solo profittò la narcotico-se 
dativa onde lenire le sofferenze. 

Ebbe in tre esito infausto ; una rimaneva in cura, 
solo la più giovane usciva senza però aver ottenni 
vantaggi. 

La necroscopia palesò F alterazione più sentita ali 
ossa spugnose ed alle estremità articolari delle ossi 
lunghe, che in ordine di gravezza costantemente cos 
andarono distinte : 

1.° Corpi vertebrali, quelli specialmente della por 
zione lombare ; 

2.° Le ossa del bacino; 

3° Le coste; 

4.° I grossi capi articolari del tumore , .omero , tibù 
ed astragalo. 

Queste ossa o loro estremità erano facilmente da col- 
tello anatomico comune, incise, tagliate, come sostanza 
cartilaginea. Il loro tessuto areolare mostrava trabecoh 
tre o quattro volte più ampie del normale , riempite d 
adipe nerastro, molle, gelatinoso, poltaceo, somigliane 
in tutto a polpa di prune, schizzante in ispecie dai tagl 
praticati sui corpi vertebrali. — La diafisi delle ossa 
lunghe non si mostrò mai rammollita-, bensì il midolle 
di questa si mostrò costantemente più ammollito, a volt* 
prosciolto e quasi liquido, giallo-citrino nella colorazione, 
spontaneamente colante dalle sezioni trasversali fatte sul* 
F osso. — Il canale midollare fu pur sempre più ampio 
del normale. 



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289 

Nel resto il cadavere presentava una colorazione gial- 
lastra adiposa a tutti gli organi ; in special modo alle 
pereti esterne del cuore, rimanendo il suo tessuto mu- 
scolare, resistente, sodo, di colorazione normale. — L'aorta, 
con chiazzature giallastre, adipose , e con rare deposi- 
zioni ateromatose. 

La natura della malattia è a ritenersi Una trasfor- 
mazione adiposa, con atrofia del sistema osseo areolare, 
la quale per condizioni particolari fin qui ignorate ò 
preferita alle altre ordinarie adipósi. 

4.° Il cancro. — Deli' unico caso di cancro delle ossa 
osservato, poco ci resta a dire, avendone già parlato nelle 
malattie del midolo spinale. 

Cause, come di solito quelle che producono il cancro, 
ignote. • 

Fu primitivo e diffuso , come si disse , oltreché alle 
vertebre, anche alle coste, di natura midollare, in donna 
de' nostri colli, soggetta per anni a grandi fatiche cor- 
porali. 

Precessa una destra piegatura della colonna verte- 
brale, con sinistra gibbosità delle coste e vaghi dolori 
esacerbanti a' moti del tronco, sintomi periferici furono 
la paralisi degli organi innervati* dalla parte inferiore 
del midollo spinale, i quali con alterazioni da circa un 
auno ebbbero terminazione letale. 

Le febbri* 

Scarse furono nell* anno queste forme di patimenti. — 
In ordine di frequenza si notarono: la tifoide, il vajuolo, 
la miliare ed il morbillo. 

l.° La febbre tifoide. — Delle otto .presentatesi, tre 
vennero dalla città e cinque dalla campagna. — Quattro 
di esse ammalarono nelT agosto, due in ottobre, una in 
giugno e l'altra in luglio; tutte robuste giovani che 

Annali Voi CCXVÌ. 19 









'va 
vili 

i 



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• Wli 



290. , • 

stettero fra T undecime) e il vigesimonono andò di vita* 
— Sei guarirono e due ebbero esito letale. — La riso- 
luzione delia malattia in cinque apparve al quarto set- 
tenario,' in due di queste polla terminazione infausti; nelle 
altre sorpassò i due mesi. 

» Sintomaticamente ognuna presentò prevalenza nelle 
alterazioni cerebro-spinali. Delirio, sopore, sordità, carfo- 
logia, sussulti tendinei, estrema prostrazione nelle forze, 
furono note costanti. Eccetto di una , i sintomi intesti- 
nali ed il tumore splejxico appena si demarcarono ; raris- 
sima la sudamina. — Quattro presentarono piaghe da 
decubito, le due decesse, e le altre nelle quali la malattia 
si protrasse oltre il secondo mese. 

Le necroscopie confermarono la pòca entità delle al- 
terazioni enteriche» — Poche e piccole specifiche esulce- 
razioni all' ileo ; notevole proscioglimento della crasi san- 
guigna ed assenza totale di coaguli nelle cavità vasco- 
lari. — In una , in cni il delirio era stato continuo e 
costante , V aracnoide si rilevò notevoimeute ispessita, 
opacatà, iperemica, aderente alle circonvoluzioni, in modo 
da dimostrare come fosse in preda ad un vero processo 
di aracnoite. 

Pella terapia, si, usò il sanguisugio di frequente ri- 
petuto ai mastoidei, nonché Y ipecaquana ne* primi set- 
tenari alla quale fé seguito il chinino. — Nelle gravi 
adinamie si prescrisse 1' arnica, là canfora, il vino, lar- . 
gamente. , 

Non ebbimp ventura favorevole in una delle nostre 
ammalate, nella quale nei sei ultimi giorni di malattia 
usammo della salicina, propugnata come agente favore- 
volissimo in tale morbo dal prof. Verardini. Amministrata 
a tre granai, salendo poi a sèi nella giornata, parve 
solo ne' primi due dì apportasse qualche fugace van- 
taggio. 

2,° Il vcyuolo. — Ricoverarono sei ammalate , una 
delle quali ebbe esito letale in nona giornata. 



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i iute ci vennero dalla città , e ne' primi mesi del- 
l' anno. Ad eccezione della decessa, furono forme miti, 
che ebbero una media degenza di giornate ventisei. 

Particolari manifestazioni sintomatiche non presen- 
tarono : il corso ebbero regolare. 

. 3.° La febbre. miiHare. — Delle quattro curate, due 
furono cittadine, una soltanto ebbe esito infausto e pel- 
l'età si trovarono fra il vigesimo ottavo ed il quaran- 
tesimo anno. — In due il male decorse lentamente, per- 
durando oltre a sei mesi, nella terza due soltanto, e nella 
quarta, la decessa, il corso si compi in soli dieci giorni. 
Sintomi costanti apparvero, Ja oppressione epigastrica, 
il formicolio alle estremità terminali nervee, i sudori ab- 
bondanti di odore specifico , la eruzione propria; — A 
questi nella decessa , inopinatamente e d' improvviso si 
associarono i cerebrali , tanto gravi che in sole due ore 
di persistenza la rendevano cadavere. . > 

Esito sì rapidamente infelice, merita breve istoria :. 
Robusta villica, ventottenne, di Concesio, accoglieva^ 
il ventisette giugno con pellagra a manifestazioni ente- 
riche prevalenti pella cura balnearp. Si palesi erano le 
sofferenze, che non si raccolsero pure, dati anamnestici. 
Le condizioni dell'intestino, e le generali miglioravano con 
bismuto, bagni dolci generali, dieta, lauta progressiva- 
mente fino al cinque luglio » in cui cominciò la diminu- 
zione dell'appetito, ed al nove una febbre ardita, con- 
tinua, co' sintomi generali anzi notati, a' quali due giorni 
appresso s'aggiunse l'eruzione di miliare cristallina, ab- 
bondantissima poi, con leggier cefalea. Ai quindici dello 
stesso mese F eruzione ò si copiosa da essere all' ad - 
dome fino confluente , a larghe vescicole , alcune delle 
quali purulenti , persistendo la febbre ardita , i sudori 
profusi ed essendo aumentata la cefalea. Il diciassette alle 
cinque del pomeriggio cominciava il delirio, subitameli te 
seguito da sopore, ila contrazioni involontarie degli arti 



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.292 

dà oppressione < epigastrica e due ore dopo lo sviluppo d 
questi sintomi dalla morte. — Durante il decorso del mal 
si era amministrato chinino ed' ipecaquana e si erarn 
applicati, ghiaccio, vescicatorj'e sanguisughe. 

Nò la necroscopia chiariva afcunchò del violento ve 
Uno circolante nell'organismo. — Le. membrane encefa 
ltche leggermente injettate, con leggier edema della so- 
stanza cerebrale istessa ; floscio, ricascante e con iegglei 
adipósi il fegato; sangue totalmente prosciolto ; interior* 
arrossamento per imbibizione sanguigna dell' aorta e dell* 
pareti interne del cuore, fu il solo reperto che meriti 
menzione. 

Basterebbe quest* istoria a provare F esistenza de 
morbo miliare primitivo. 

Mi permetto qui una digressione. — Diuturna du- 
rata di miliare eruzione, o frequente ripetizione di essa, e 
mostrarono relazione molto stretta con altro male, voglie 
dire col processo tubercolare. — - Accennando solo a due 
fatti recenti e conosciuti di questa infausta affinità , ri- 
cordo i già nostri giovani colleghi dottori Bonomi e Fe- 
derici. — Vogliasi in questi che il virus miliare non sia 
stato che la primitiva esplicazione del latente processo 
tubercolare ; vogliasi che il virus miliare abbia deposto 
materiali inaffini che più tardi si ammollirono, da mo- 
strare la generale tubercolósi, il decorso in ambo dimo- 
strò: che a gravi, copiose, diuturne miliari, sussegui la 
tubercolósi acuta. 

La salute perfetta goduta an'teriormente dal Federici, 
il suo abito robusto, e la sua parentela, non che la gua- 
rigione assolata e costante di altre forme miliari più lievi, 
mi fa inclinare al secondo supposto. 

6.° Il morbillo. — Non si riscontrò che quale ecce- 
zione in una domestica di ventotto anni, nella quale ebbe 
regalare decorso e guarigione in quattordici giorni. 



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293 



Le malattie palustri. 



Tutte queste forme hanno di comune la provenienza, 
che, meno qualche rarissima eccezione, fu dal sudn>vest 
della provincia. 

Delle settantasei ricoverate furono più numerose: 



Del mandamento di Bagnolo 
» » a » Verolanuova 









» Orzinuovi 
» Ospitaletto 
III di Brescia 
» Leno • 



N.° 30 
» 12 
» 10 
» 9 
» 4 
» 3 



Questo patimento organico generale dividiamo, in 
cachessia palustre in Utato di gestazione o di puerperio, 
in cachessia palustre fuori di questo stato, e nella febbre 
intermittente. 

Motivi di questa divisione sono precipuamente la gra- 
vezza, la letalità e la terapia differente. 

l.° Cachessia palustre in istato di gestazione n di 
puerperio. — Lo stato di gestazione o di puerperio in 
queste ammalate riuscì al sommo grave, tanto che delle 
ventiquattro accolte, tredici ne morirono, e tre anco delle 
uscite non mostrarono miglioramento. 

Furono più di frequente multipare ; tredici con parto 
a termine, otto con parto precoce all' ottavo mese, in due 
delle quali con feto già morto: tre erano gestanti ed 
una moriva in questo stato. • 

Quasi tutte patirono di febbri intermittenti protratte, 
di flussi enterici ricorrenti; ognuna mancante di adatto 
nutrimento roborante. — Due terzi ne raccoglie reta, 
dal ventesimo secondo al trentesimo secondo anno d> 
vita. 

Paesi che ne diedero un numero maggiore furono in 
ordine di frequenza, Ghedi, Capriano, Offlaga , Bagnolo, 



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294 

ed altri specialmente vicino al. Mella nel suo decorso nella 

pianura. 

Mesi in cui più frequente domandarono il soccorso 
dell'ospitale furono : luglio, agosto e maggio, ne* quali se 
ne accolsero oltre alla metà. Le rimanenti furono in tutti 
gli altri. 

Le anzi accennate cause di organica debilitazione, ag- 
giunte alla gestazione, al parto ed all'allattamento, indus- 
sero uno stato generale di anemia con prostrazione di 
forze in grado massimo quale presentarono: 

di colorazione pallido-anemica-giallastra della cute , 
però con discreta nutrizione ed adipósi ; di anoressia com- 
pleta con difficili digestioni stomacali , ricorrenti vomiti 
e- flqssi enterici sierosi ; di gonfiezza timpanica indolente 
dell'addome; di quasi costante splenica ipertrofia ; di 
cardiache palpitazioni con soffii anemici e polsi vuoti' e 
frequenti ; di ricorrenti parossismi febbrili con stadj pòco 
demarcati, essendo costante il calore cutaneo mordace, 
disaggradevole ; di tosse molesta con escreato sieroso in 
alcune, e nelle più gravi di edemi alle inferiori estremità 
e nelle varie sierose. 

Le necroscopie non rilevarono cause materiali appa- 
riscenti. — Costantemente anemia generale gravissima e 
più sentita al cervello ; raccolte sierose nelle cavità ; qual- 
che volta lieve epatica adipósi.; splenica ipertrofia, furono 
le alterazioni macroscopiche. — Soltanto eccezionalmente 
si rinvennero in tre esulcerazioni superficiali della mu- 
cosa dèlia parte inferiore dell' intestino crasso ; in una 
lobuli di polmonite grigia ; in altra una sinistra pleurite; 
in altra ancora una suppurazione disseminata della cor- 
ticale del rene. 

Pella terapia, tale affezione si mostrò delle più diffi- 
cili. — L'ostacolo principale venne dagli organi digerenti 
intolleranti di attiva medicazione, e dallo stato estremo 
di abbattimento in cui furono ricoverate alcune di queste 



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2P5 . 
pazienti, quattro delle quali morirono nel terzo giorno 
dal loro ingrèsso. 

Farmachi usati furono: il' chinino allo' interno e per 
infezione ipodermica : — i preparati di ferro , solfato * 
lattato, citrato, perdoruro, nonché le acque marziali : — 
gli amari , col quassio e colombg ; — gli alcalini : — i 
blandi astringenti , col bismuto e suo tannata ; — i re- . 
vellenti , co* vescicanti e colle frizioni di crotontilio * — 
gli stimolanti diffusivi, coi vino ; — gli stimolanti ner-r 
vei, colla noce vomica : — ì diuretici, colla squilla e col 
calomelano. 

Rimedj nutritivi somministrammo : i clisteri con brodo 
e tuorlo d' uovo : il latte : in una il sangue di pollò ap- 
pena tolto dall' animale. 

Tutti questi farmachi e rimedj nutritivi tornarono 
inefficaci, quandb l'anemia e la prostrazione nelle forze 
erano giunte ad uno stadio avanzato. 

Il dottor Valsuani in* un recente scritto affermerebbe, 
che questo speciale patimento della donna si debba ad 
una regressiva metamorfosi adiposa del cuore, del fegato 
e de' reni, da esso chiamata stearosi puerperale, cui ogni 
terapia è impotente ad arrestare. 

Conveniamo solo in parte con questa teorica, non 
ispiegando essa il perchè del manifestarsi del male pre- 
cipuamente ne' mesi estivi , il perchè del processo attivo 
febbrile nel quale qualche voHa versano gli stadj termi- 
nali di questa malattia ; non sembrandoci poi che anche 
le rinvenute adiposi si possano ritenere tanto gravi da 
indurre di per sé la morte ; ed ammessa questa stearosi 
•come fatto essenziale/ unico dovrebbe essere ed in ogni 
caso il risultato finale, la morte in tempo più-o, meno 
breve. 

In. véro le frequenti, gravi, spesso gravissime adipose 
metamorfosi che si notano con altri generali fa locali pa- 
timenti organici, giammai presentano fenomeni sintoma-' 



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296 

tici tanto gravi , essendo solo palesi quelli di un'imper- 
fetta organica assimilazione ed ematosi. — Sempre in 
essi il processo febbrile manca. 

Causa della notata febbre attribuisce però air « in- 
gresso entro il sistema vascolare de* materiali della re- 
gressione organica sempre piti corrotti in ragione del- 
l' entità del disordine assimilativo ..... y ed assai pro- 
babilmente ad impurità, del circolo fetale , ovvero a 9 de- 
triti dell'involuzione puerperale dell'utero ». 

Questo supposto è il solito che si adduce onde ispie- 
gare le febbri che insorgono nello stato puerperale. — 
Nel nostro caso però, esso non chiarisce : perchè in 
media la morte sussegua al « setta ntasettes imo giorno e 
mezzo di malattia » ; non dimostra il perchè dell' assenza 
di altre forme pioemiche negli organi, che pure si do- 
vrebbero riscontrare ; non chiarisce infine il perchè del- 
l' infausto retaggio proprio di alcune località e di alcuni 
paesi. 

Il concetto che ci siamo fatti di tale affezione si fu 
quello della sola miasmatica infezióne cronica palustre, 
alla quale aggiunte la necessaria prostrazione e le per- 
dite indotte dal parto, superiori alla organica tolleranza 
di tali pazienti, sono causa diretta della morte. — « Con 
questo concetto ci potemmo ispiegare le località da cui 
queste ammalate ci vengono; i mesi nei quali più fre- 
quenti si presentano ; la. possibilità di qualche guari- 
gione ; la mancanza di particolari alterazioni anatomiche, 
la presenza di febbri accessionali e qualche volta l'assenza 
di queste, m 

La terapia efficace quindi deve essère istituita a do- 
micilio, e precedere il parto, -r Con questa cura soltanto, 
- e col migliorare le igieniche condizioni de' cultori del riso 
e del lino, sarà possibile eliminare il maggior numero di 
queste morti. 

?.° Cwhe&siq palustre fuori dello stato puerperale. 



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297 

— Né annoverammo venticinque» e di queste soltanto 
una moriva appena ricoverata nell' ospitale. 

Quasi tutte anche queste vennero, come le precedenti, 
dalla parte sud-ovest della provincia. Si presentarono 
parimente più frequenti ne* mesi estivi ; e furono equa- 
bilmente distribuite da' quindici a* cinquant* anni di età. 

Ad eccezione del notato decesso, tutte ebbero van- 
taggi assoluti dall' uso de' ricostituenti, dal chinino e dal 
ferro. 

3.° Le febbri intermittenti. — Furono ventisette, 
quindici anomale, cinque quotidiane, quattro quartanarie 
e tre terzanarie, nessuna delle quali ebbe esito infausto. 

Ne fu preferito il secondo semestre, diciotto essendo 
appunto ricoverate in* questo. — Furono equabilmente 
frequenti né' vari periodi della vita. 

Di queste, le anomale particolarmente, alcune cessa- 
rono coir allontanarsi dal sito di infezione , colla dieta 
regolata, co* semplici purgativi. 

Le terzanarie e quartanarie abbisognarono del chinino, 
le seconde più insistentemente, nelle quali con utilità 
certa si usò la ipodermica injezione del rimedio. 

I postumi , la organica debilitazione 9 ftfrono in ogni 
caso migliorati dall' uso de' ferruginosi. 

La pellagra. 

Delle trecentonovantasei pellagrose curate, ad ecce- 
zione di una, tutte campagnole, mostrarono un patimento 
generale nell'organismo, senza gravi sofferenze negli or- 
gani interni N.° 176 

Con prevalente alterazione nelle funzioni en- 
teriche » 158 

Con prevalenti alterazioni nelle funzione ce- 
rebrali , . . . . * 49 

Con prevalenti alterazioni nelle funzioni spi- 
nali » 13 



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manifestarono in numero di duecento 
ni del maggiore sviluppo della forza 
ventesimo al cinquantesimo anno di> 

nerale. — Non si fecero di essa spe- 
- L'assenza di gravi alterazioni, fece 
asse vantaggi pronti colla solita cura 
i lauta, col vino, con blandi emol- 

\terica. — Apparve molto più grave, 
ì registrare cinque decessi, effetti 
lotto dalle scariche alvine, copiose, 
i, cui le necroscopie palesarono date 
i o meno profonde disseminate sul 
i adipósi epatiche e renali e più che 
nite ad 1 eraaciazione generale sempre 
latazione della oavità ventricolare, 
trasverso del tenue intestino e man- 
ali fibrinosi nelle cavità vascolari , 
ostanti. 

iù o meno continuati, gli amari, la 
grùa, tornarono proficui in modo da 
agguàrdevole numero di queste am- 
isultati infelici. 

rebrale. — Non fu la più frequente, 
grave, avendo essa solo apportato 

s curabilità va suddivisa ne' comuni 
aggine, di diplopia, di delirio melan- 
ti stupidità afebbrile, da quella in 

si accompagnò la febbre ardita, con 
la, denti fuligginósi, contrazioni mu- 
iori profusi e generali, viva accen- 
rida più o meno continuate, in tutto 

ad aèuta tifoide. — Spesso questa 



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29U 
parve alla prima susseguente; qualche volta però insor- 
gente senze precedenti di grande rilevanza, e fu in ogni 
caso con questa corredo di sintomi che avvennero le 
perdite annotate. 

. Aprile, maggio, giugno e luglio presentarono oltre a 
due terzi di questo organico patimento; perdurando va- 
riabile il corso della malattia dai sette ai trenta giorni^ 
dall'origine dell'acuzie del male. 

Rivelarono le necroscopie, più o meno sentita, una 
generale iperemia aracnoidéale , un notevole e costante 
rammollimento senza però particolari alterazioni nel colo- 
rito degli organi centrali, nei talami ottici e corpi striati 
in ispecie. — Poche , vaghe , incostanti , le lesioni degli 
organi dei sistema digerente. 

Poco efficace si dimostrò la terapia nella forma acuta 
e febbrile. — Delle ventitré con questa accolte, sedici 
curate con stibio , sanguisughe a' mastoidei e ghiaccio 
allo interno , diedero nove decessi. Si noti però che due 
di queste vissero appena . fino *al terzo giorno dal loro, 
ingresso. — Le altre sette, delle più acute, eoa terapia 
stimolante diffusiva fatta essenzialmente da vino, mostra- 
rono tre decessi. 

Questa cura con stimolanti diffusivi presenta un nu- 
mero troppo piccolo onde . poterne trarre illazioni. — 
Essa afferma però, che anche l'uso flegli stimolanti nella 
pellagrosa tifoide cerebrale non torna sempre dannosa, 
ina che può dare terapeutiche indicazioni di grave mo- 
mento. 

4.° La forma spinale. — Fu tra le forme di pella- 
grico patimento la più ostinata , la più lunga nel suo 
decorso, e la meno vantaggiata dalla terapia.— Apportò 
due decessi, sintomaticamente preceduti da febbri, da para- 
lisi vescicale, da vaste piaghe da decubito. 

Le undici migliorate devono il loro profitto a' revul- 
sivi spinali , e massimamente al fippso , . ed alla dieta 
roborante. 



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ì dire della pellagra, ne esporrò il con- 
a osservazione air ospitale, 
ifestazioni sintomatiche, numero delle 
>nto maggiore degli altri sistemi, speciali 
diche, palesano la malattia un perverti- 
tila nutrizione del sistema nerveo. 
timento caratterizzato dalla nervosa de- 
poter ascrivere a due cause, una alle 
e immoderate fatiche, 
sufficienza de* materiali albuminoidi in- 
aiamo. 

lerate, pello enorme consumo di mate- 
i sostanza nervea particolarmente, 
istica Ballardiniana aggiungiamo volen- 
te fatiche, peli' osservazione che la pel- 
oprio soltanto di chi esercita forza mu- 
ci sembrò : * 

ao fosse da solo la causa della pellagra, 
con organica prostrazione, dovrebbe 
aumentare nelle sue manifestazioni, nò 
starebbero le forme tifoidi acute insor- 
genze delle acute tifoidi pellagrose si 
msti , e poco si assomigliano e poco si 
a£ numero stragrande delle ordinarie 

ri cui queste forme tifiche pellagricbe 
icidono per un lato coi mesi delle mag- 
ill'altro collo sviluppo delle forme tifoidi 

rvelenamento maiztico fosse la pellagra, 
errebbe il miglioramento o la guari- 
ieta restaurante ed il riposo, 
ata azione di queste cause ne parve 
'ho , nostrale , endemico , paesano , che 



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sì svariati patimenti precipuamente 
che appellasi pellagra. 



301 
aervei presenta,, e 



Ho finito. — Da. quanto fin qui ho discorso, apparirà 
forse aver io atteso piti alla parte diagnostica ed anato- 
mica, di quello che alla terapèutica. — Ciò però s'attiene 
al fatto essenziale, che facile riesce la terapia quando 
esatta torna la diagnosi, unica parte della scienza che 
dà il vero regolo del medico e del medicare. 

Sono molte parti manchevoli in questa relazione. — 
Risalta specialmente l' assenza totale di microscopiche 
osservazioni •, che in qualche parte sarebbero pur state 
necessarie. — Questa lacuna ha sua ragione nelle man- 
canza di mezzi e di istromenti necessarj. 

Moltissime questioni poteano pur essere sollevate. — 
Questo non abbiamo fatto perchè non le ritenemmo del 
nostro assunto» lavoro breve, statistico, e più ohe gene- 
rale, scientifico, locale e proprio de* morbi affettanti i no- 
stri paesi e le nostre città. 

Un sola desidèrio ne rimane, che le nostre deboli forze 
possano nel venturo anno presentare uno scritto più gra- 
ve, di maggior lena, egli più numerose note scientifiche 
corredato. 

Per ultimo mi è qui debito dì rendere i meritati en- 
comj alla solerte ed intelligente opera prestatami dagli 
egregi medici dottori , Lazzarini , Cadei, Dotti , Elena e 
Bellini, che ebbero tanta parte nella raccolta de* materiali 
de* quali si ò fatta qui solo una sommaria menzione. 

Brescia, 1 aprile 1871. 



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202 



Specchio delle morti 


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seconda della loro natura 








e degli organi affetti. 






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Degenerazione adiposa 


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Tumori 






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Scorbuto . . . . . 






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3 


19 


1 


17 


11 


3 


5 


4 


168 



(1) Fu una compressione de 1 bronchi da ipertrofìa delle ghiandole bron- 
chiali. 

(2) Fu una curvatura dóppia dell* colonna vertebrale che pelPostacolo gra- 
vissimo fatto, alla piccola circolazione peli* ipertrofia ventricolare destra causò 
la morte. 



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303 



Quadro delle morti per mandamenti e per sistemi 

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organici ammalati. 





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Ospitaletto . . 


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12 


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Verolanuova 


1 


2 








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1 


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Orziuuovi . • 


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Rezzato . . . 


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Montechiaro 


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Lunato . . . 


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Gardone . . . 


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Salò .... 


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Bovegno . . . 


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1 


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304 



Quadro generale delle entrate suddivise pur. mandamenti 
e per sistemi organici ammalati. 





! 2 
J5 

1 


Sistema 
digerente 

Sistema 
respiratorio 


Sistema 
. loco-motore 

Sistema 
nervoso 


Forme 
palustri 

Sistema 
^vascolare 

Sistema 
genitale 

Febbri 

Sistema 
uro-poj etico 

Malattia varia 


1 

! 

.2 

> "a 

■ «j 

9 & 


Brescia. — Città 


1 


151 


l 135 


69 56 


•4 


34 44 


11 5 9 51! 


Mandam. di Bagnolo 


71 


35 


. 29 


10 8 


30 


4 4 


1 6 3 


> 19! 


» III di Brescia 


60 


34 


17 


? 9 


4 


11- 4 


4 » 2 455 


t Ospitaletto 


43 


21 


12 


4 2 


9 


4 1 


1 » i 


9i 


» Verolanuova 


46 


10 


6 


3 3 


12 


•2 1 




8fl 


» Orzinovi . 


42 


7 


14 


4 2 


10 


3 1 




83 


* Rezzato 


39 


9 


4 


3 2 


1 


5 5 




. 70 


» Leno . .. 


30 


11 


4 


2 4 


3 






61 


» Mcntechiari 


14 


3 


2 


. 5 


1 




f t 


20 


» Lonato 


18 


2 


1 


» » 








22 

I 


» Gardone . 


10 


3 


3 


» 1 








*q 


» . Salò , . 


6 


3 


• 


3 » 








i 


» Bpvegno . 


5 


» 


2 


2 2 








■ 


» Presegli e . 


5 


3 


1 


1 » 








* 


» Iseo . . 


3 


» 


. * 










i 


» Adro . . 


1 


2 


1 










i 


» Vestone 


» 


» 


1 












» Breno . . 


1 


1 


» 






» .» 






» Edolo . . 


1 


» 


» 










\ 


» Pisogne 


1 


» 


» 










\ 


» Rovato 


» 


» 


» 










i 


» Chiari . . 


È 


» 


» 






» *» 




i 


o Gnrgnano . 


» 


» 


» 










! 


D Bagolino . 


1 

3<>7 


» 


» 














292 


232 


108 90 


76 


05 66 


19 13 15 


138 


Rimaste . . 


1 


la 


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13 10 

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6 



305 
Sulle difformi** oongenlto delle dito. Cènni ed 

osservazioni del cav. CESARE fcmaoalli, chi- 
rurgo primario nello Speciale Maggiore di Milano. 



Le difformità congenite, o vizj di conformazione delle 
dita sin dalla nascita, non sono a considerarsi che quali 
bizzarrie della natuca, o vere anomalie anatomiche. Noi 
con Fort (1) ne ammettiamo sette specie, cosi denominate; 

l. a Polidactilia (da «oli* molto, fami* dito) dif- 
formità per aumento numerico delle dita* 

2, a Adactilia (da -«, non ) o Ectrodactilia (da 

ntrm, faccio abortire ....), caratterizzata dalla mancanza 
totale o parziale di uno, o di parecohi od anche di tutti 
i diti, vuoi d' una o d'ambo le mani, vuoi d'uno o di 
ambedue i piedi. 

3. a Brachidaetilia (da pt**»t* corto .....) o dita corte > 
vizio che consiste nella mancanza di una o di due falangi* 
che determina il raccorciamene delle dita. 

4. a Maerodactilia (daMiat* lungo ) o dita lunghe, 

il cui carattere si è l' aumento numerico delle falangi di 
uno o più diti. Gli è questo un vizio di conformazione 
rarissimo, non avendone, trovato il precitato Autore che 
due esempj, l'uno dei quali ò riferito da Columbus, e 
V altro fu presentato da Dubois all' Accademia di Medi- 
cina di Parigi pel 1826. Foltz poi cita tre casi di pol- 
lici con tre falangi. 

5. a Clinodactilia (da xli»» inclino . , . .) o dita deviate* 
o deviazione congenita delle dita , che distinguesi in 
palmare, dorsale e laterale, secondo il senso o la dire* 
zione della deviazione. 



(i) « Des di (Tonni té s congénitates et àcquises des doigte et 
des raoyens d'y remédier » $ Thése> Paris> 1869* 
. Annali. Voi. CCXVI. 20 



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30G 

6.* Smdaetilia (da *w con, insieme ) ossia coa~ 

ìescenza ed Aderenza delle dita. 

7.* Megalodactilia ( da Miy«c grande ) vale a dire 

ipertrofia delle dita, o dita ipertrofiche, vizio di con- 
formazione, rarissimo in Europa, non conoscendosene che 
14 esempj. Il più spesso eotesta difformità si estende ben 
anche ad troa parte od alla totalità del membro, e forse 
altro non è che un' elefantiasi limitata. 11 volume , la 
forma, la consistenza, ed il colore delle dita ipertrofiche 
presentano d} -fatto i caratteri- di questa malattia. 

Noi non ci occuperemo qui che della prima e della 
sesta specie, cioè della Polidactilta e della Sindactilia; 
imperocché queste, oltre a succedere assai più .spesso di 
tutte le altre, richieggono sempre l'intervento chirur- 
gico a porvi riparo. 

La Polidactilia consiste nell* aumento numerico delle 
dita delle mani o de' pie*; te dita in soprappiù pren- 
dono il nome di soprannumerarie. Si è questa la nativa 
difformità delle dita, che incontrasi assai più di frequente * 
e in fatto non trascorre almo, senza che venga condotto 
allo Spedate qualche bimbo recante una tale anomalia di 
conformatone ; né v* ha Chirurgo a cui non siasi affac- 
ciata, nel suo pratico esercizio, V occasione di osservarne 
e di operarne alcun caso. Del resto cosi fatta difformità 
era nota eziandio agli antichi Romani , i quali solevano 
impartire il nome di sexdigiti a coloro ch'eian nati con 
sei dita. 

Geoffroy S. Hilaire juniore nella sua Histoire des 
anomalies de Vorganisation (voi. 1, pag. 684) ci porge 
una ben ragionata classificazione delle varietà della po- 
lidactilia, di cui distingue tre forme: l. a prolungamento 
della serie digitale, in cui uno o parecchie dita soprannu- 
merarie stanno ai lati o fra mezzo le dita normali delle 
mani o de' piedi ; 2. a biforcazione o bifidità del pollice ; 
3. a biforcazione più- o meno profonda della mano o del 
piede. 



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307 
l. a Forma. — 'Le dita soprannumerarie, che prolun- 
gano la serie normale, rassomigliano quasi sempre alle 
dita vere, per modo che l'abnormalità non è il più delle 
volte riconoscibile che dall* eccesso di numero ; ed allora 
anche la loro struttura anatomica è identica a quella 
delle dita vere. Il dito soprannumerario riceve un tendine 
da ciascuno dei tendini estensori e flessori comuni , il 
quale suole per lo più trarre origine dalla biforcazione 
del dito vicino; nò gli mancano 1 muscoli proprj , cioè 
un interosseo esterno, uno interno, ed anche un lombri- 
cale* Se poi il dito soprannumerario., oltre ad avere le 
sue tre falangi, non manca eziandio del proprio meta- 
carpo o del proprio metatarso, allora il carpo od il tarso 
tiene talvolta un osso di più; più sovente però le ul- 
time due dita stanno impiantate sopra un metacarpo od 
un metatarso comune, il quale è diviso dagli altri sino 
ad una certa profonditi. In altri casi il sesto dito distiu- 
guesi già per la sua esiguità; è malformato, imperfetto, 
mancante talora di una falange, atrofico, od anche ade^ 
rente al dito vicino ; non di rado ne è minima la mobi- 
lità , oppure cosi fatto dito è anchilosato , onde ne resta 
impacciato 1' uso di tutta la mano. In alcuni esempj il 
dito soprannumerario si alla mano che al piede non tro- 
vasi sulla linea delle altre dita, ma sporge alquanto al 
di sotto aderente al metacarpo, o metatarso del dito 
vicino ; in altri poi queste dita son due. Qualche fiata 
infine queste dita, mancando di muscoli e di falangi, altro 
non sono che appendici cutanee , o piuttosto escrescenze 
con un rudimento più o meno considerevole di unghia. 

Non di rado incontrasi la stessa varietà ripetuta ben 
anco nell'altra mano o nell'altro piede; talfiata invece 
le dita eccedenti in una mano od in un piede mancano 
sul membro opposto. 

2.* Forma. — La Polidactilia per biforcazione o du- 
plicità del pollice non è un caso rarissimo , sia in una 



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308 

che in ambo le mani. Il pollice bifido o duplice può 
andar congiunto anche ad un maggior numero delle altre 
dita. La differenza tea biforcazione e duplicità sotto il 
rapporto diagnostico ed anatomico sta nella esistenza di 
due pollici affatto isolati con unghia ben conformata e 
con debita mobilità nella duplicità , mentre che nella 
biforcazione avvi una vera disgiunzione o fessura del 
pollice fin dalla sua radice, ossia in corrispondenza della 
prima articolazione, congiunta ad assoluto difetto di mo- 
bilità od a mobilità poco libera. 

Cotale vizio di conformazione si ravvisa eziandio nei 
piedi. 

3. a Forma. — La terza ed ultima varietà di Poli- 
dactilia comprende quelle dita che sono separate da una 
biforcazione più o meno profonda della mano o del piede. 
Rarissima cotale difformità nella razza umana, suole ap- 
parire spesso negli animali. E di fatto negli Autori non 
trovatisi ricordati che due esempj di biforcazione della 
mano, V uno .dei quali pubblicato da Murray, di Brighton, 
nel 1863, e, l'altro da Giraldés nelle sue Lezioni sulle 
malattie chirurgiche dei bambini; edite nel 1869. In 
questi due casi la bifldità cominciava a livello del carpo, 
e vi mancava il pollice. Ciascuna porzione di codesta 
mano doppia era provveduta di muscoli e tendini, i quali 
permettevano alle due mani di serrarsi l'una coli' altra, 
e di compiere le orgàniche loro funzioni. Anch' io nello 
scorso anno ebbi 1' opportunità di osservarne un identico 
esempio in una bambina di 14 mesi, accolta il 9 Marzo 
nella Divisione chirurgica dei bambini a me affidata. Ne 
darò un cenno clinico, quando tratterò delie operazioni 
che si vogliono i vizj congeniti delle dita. 

La Sindaclilia congenita, o l'aderenza congenita 
tra loro di due o più diti della mano o del piede non 
presenta in tutti i casi gli stessi caratteri , e non è , a 
dir vero , infrequente. Sebbene la si incontri più spesso 



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309 

nelle mani, non è per altro assai raro l'osservarla nelle 
mani ed insieme anco ne* piedi. Tale aderenza in certi 
casi viene formata soltanto dalla cute, in certi altri vi 
prendon parte eziandio le ossa. 

Anatomicamente considerata, la Sindactilia distinguesi 
da certi Autori in cutanea, carnosa ed ossea, e da altri 
in completa ed incompleta. Nella Sindactilia completa 
le dita stanno intimamente riunite tra loro per tutta la 
lunghezza. Nella Sindactilia incompleta due dita, od anche 
più, veggonsi congiunte da una membrana, o ripiegatura 
cutanea, o palmatura tutt* affatto analoga alla membrana 
interdigitale degli uccelli acquatici o palmipedi. Cosi fatta 
ripiegatura cutanea è più o meno larga; dove comincia 
alla radice per finire all' apice delle dita, dove invece non 
varca la metà della lunghezza totale delle dita. Essa 
suole avere la forma di un triangolo, di cui la base cor- 
risponde allo spazio interdigitale , e 1' apice è concavo ; 
talvolta cosi sottile, da essere trasparente; d'ordinario 
sfornita di peli, consta di due strati cutanei, divisi da 
uno strato celluioso in cui serpeggiano vasi e nervi. Le 
dita poi presentano struttura e volume normale, e vi si' 
ponno distinguere chiaramente le singole falangi. Per 
contrario nella sindactilia ossea o completa la coale- 
scenza delle dita è cosi intima che riesce impossibile lo 
scorgerne le falangi ; hanno esse un inviluppo cutaneo 
comune, e in qualche caso non portano che un lieve solco 
il quale indica il punto della loro separazione. L'ade- 
renza peraltro non è mai così solida, che abbisogni della 
sega per essere levata ; essa le più volte non è che car- 
tilaginosa. . 

La sindactilia complica talora la polidactilia. 

Dobbiamo francamente confessare, che l'eziologia della 
congenite difformità è oscurissima, essendo impossibile 
nello stato attuale della scienza lo scoprire il modo di 
produzione di questi curiosi fenomeni della natura , la 



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310 

quale è gelosa di serbare velati i suoi misteri. II perchè 
ci asterremo dal mettere in rassegna tutte le opinioni più 
o meno probabili, razionali, o contradditorie, in ogni 
tempo emesse ad ispiegare questi straordinarj fenomeni. 

La polidactilia e la sindactilia,* come altresì l'ectro- 
dactilia, sono vizj ereditar); ma gli è difficile stabilire in 
quale proporzione lo siano. 

Cura della polidactilia e dèlia sindactilia — Il 
prof. Cbelius propose di conservare le dita soprannu- 
merarie libere e complete, e di non demolire che le 
doppie o bifide. Parecchi chirurghi sone d* avviso di non 
intraprendere T amputazione di un dito soprannumerario, 
quando questo non reca troppo impaccio, e l'individuo 
ne fa uso come delle altre normali. SI fatto riguardo, che 
in vero è assai prudente e riservato, sembra a tutta prima 
il miglior partito. Ma quando si consideri, che ben poche 
persone, le donne in ispecie, andrebbero rassegnate ad 
avere sei dita m una mano, ed a diventare cosi un og- 
getto di curiosità ed anche di ribrezzo, o di dileggio, ci 
associamo di buon grado a que' chirurghi , che in tali 
casi ricorrono all' amputazione, convinti altresì, che noi 
dobbiamo prendere in seria considerazione non solo l'este- 
tica delle persone, ma eziandio il loro stato sociale, non 
senza riflettere d'altronde che la maggior parte delle volte 
l'operazione riesce semplicissima ed innocua. E di fatto io 
ne eseguii un buon numero, e sempre con felicissimo even- 
to. Un difetto alla mano, oltre che imbriglia più o meno il 
libero movimento delle dita, è sempre pur troppo appari- 
scente e quindi spiacevole. Ragione esige pertanto che lo 
si tolga, massime poi che alla rispettiva operazione non 
suole, come accennai, tener dietro alcun sinistro acci- 
dente. Ma la bisogna corre ben diversa per il piede, dove 
cosi fatta deformità non reca grave disturbo; il perchè di 
consueto i genitori non consultano quasi mai il chirurgo 
pei bambini nati con tal vizio di conformazione ; né gli 



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311 

adulti punto se ne curano. Però qualche Tolta il chirurgo 
è chiamato a mettere riparo anche a piedi bruttati da so- 
migliante difetto. E qui non tacerò di avere, sei anni fa, 
operato in casa privata una bambina di due anni, che 
portava un sesto dito al lato esterno di ciascun piede. 
La vezzosa e desolata madre. mi raccontava, d'aver per- 
duto per altra malattia un' altra sua bambina nata col- 
r identica difformità ; ed essendo di bel nuovo incinta, 
volle che io operassi la fanciullina per timore che il con- 
tinuo aspetto di cosi fatta imperfezione potesse per di- 
savventura ricopiarla anche sul feto che le cresceva in 
grembo» Attribuiva poi cotesto brutto scherzo della na- 
tura all'aver essa veduto in campagna, quand'era appena 
gravida la prima volta, un bimbo in braccio di una ro- 
busta contadina, il quale portando tale mostruosità, le 
avea prodotto sull'animo una ributtante ed ingratissima 
impressione. Anche Geoffroy nel suo Trattato di terato- 
* logia adduce osservazioni tendenti a dimostrare , che le 
. violenti emozioni e gli affanni morali protratti ponno 
dar origine a congenite difformità. In buona logica io 
non potrei ravvisare in questo fatto che lina strana e 
casuale coincidenza, né vorrei dar troppo peso alle po- 
polari opinioni. E chi non sa, che il volgo credulo tien 
m per fermo, bastare che una douna gravida rimiri a lungo 
un ritratto, perchè il prodotto del concepimento rechi 
con sé qualche tratto della rappresentata effigia? Che 
più ? non ,v' hanno forse persone cosi semplici da credere, 
che una donna bianca possa dare alla luce un bambino 
nero per effetto dell* impressione disgustosa da lei pro- 
vata alla vista di un negro % Mi sembra superfluo l'in- 
sistere maggiormente sul nessun valore di queste cieche 
e superstiziose credenze, e sulla inanità di cpsi fatta ca- 
gione , ogni giorno contraddetta da mille fatti. Qifante 
donne fncinte vanno sottoposte a terribili emozioni, e non 
pertanto partoriscono figliuoli benissimo conformati % 



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312 

La demolizione delle dita soprannumerarie , non es- 
sendo operazione pericolosa, si può eseguire sopra indi- 
vidui di tenera età. La loro disarticolazióne mai non 
riesce malagevole. Alcuni Trattatisti d'altronde conside- 
rando, che talvolta si mette a nudo e si apre largamente 
T articolazione metacarpo-falangea dell' attiguo dito , in 
guisa da esporre il bambino ai pericoli d' una ferita pe- 
netrante nell* artipolazioné, consigliano sostituirvi 1' am- 
putazione appena al di qua dell* articolazione metacarpo- 
falangea, affinchè quest'ultima rimanga intatta. Simile 
amputazione è semplicissima; la falange si recide colla 
sola tanaglia incisiva. Né occorre soggiungere, che im- 
porta aver 1' antiveggenza di conservare tanta cute che 
basti ad ottenere una cicatrice regolare. Del resto io 
son d' avviso , essere la disarticolazione preferibile al- 
l' amputazione ; atteso che quella lascia un moncherino 
più regolare, ed anzi nel più dei casi alcun tempo dopo 
più non mostra alcuna traccia dell'.esistita difformità , 
laddove questa vien bensì scemata assai, ma non tolta 
affatto dall'amputazione. Infine, siccome molteplice ed 
illimitata si è la varietà , con cui soglionsi presentare 
le dita soprannumerarle, cosi parmi non si possano né 
prescrivere su tale oggetto norme fisse ed invariabili , 
né dettare indicazioni precise ; ma in ogni singolo eliso 
il criterio pratico del chirurgo giudicherà* a quale par- 
tito meglio gli giovi appigliarsi. 

Ma nel caso singolarissimo di biforcazione della mano, 
quale debV essere la condotta del chirurgo prudente e 
saggio % La domanda , il confessiamo , è assai imbaraz- 
zante. Il dott. Fort nella pregevole sua tesi di concorsa 
sa trarsi con molta disinvoltura d'impaccio, acconten- 
tandosi ad affermare, eh' egli stima inutile lo scendere a 
particolari su tale proposito ; atteso che in cosi fatta ir- 
regolarità di conformazione, d'altronde cotanto rara, le 
due porzioni della mano biforcata si chiudono V una sul- 



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313 
l'altra, permettendo cosi a colui che sortito avesse tale 
aifetto, di accudire a' lavori manuali , coinè avveravasì 
nell'esempio riferito da Murray. Inoltre in quello ad- 
dotto da Giraldès, questo esimio chirurgo esegui l'ope- 
razione; tuttavia con lodevole franchezza non teme di 
soggiungere, che se allora gli fosse stato noto il caso 
di Murray, pubblicato nelle Transazioni medico-chirur- 
giche di Londra, voi. XLVI, 1863, si sarebbe astenuto 
dalla demolizione, appunto perchè la disposizione dei mu- 
* scoli e dei tendini permetteva alle due mani di chiudersi 
T una sali' altra e di compiere perfettamente le loro or- 
ganiche funzioni. 

Ciò non pertanto , sebbene io conoscessi l' opinione 
emessa dai mentovati Autori, io demolii la mano sopran- 
numeraria in quel caso, che occorsemi nello scorso anno, 
e che mi piace di qui addurre anche a scientifica giu- 
stificazione del fatto mio ; affinchè , se mai sorgesse un 
altro esempio di simil sorta , il chirurgo vada meglio 
edotto di ciò che l'esperienza potrebbe suggerirgli: 

Il 9 marzo 1870 una vispa e vezzosa bambinelli, a 
nome Maria Villa* di mesi 14, nativa di Bellinzago , fu 
accolta nella Divisione chirurgica de' bambini da me di- 
retta. A quanto affermavano i di lèi genitori, non fuvvi 
mai, nella loro famiglia, individuo alcuno che avesse re- 
cato con sé dalla nascita veruna difformità. Eccone la 
descrizione scientifica dell' arto viziato. La mano jìestra 
della fanciullina porta otto dita , divise in due distinte 
serie, l'esterna delle quali costituisce la difformità, alla 
. quale se ne aggiunge un'altra come ad un dipresso 
nell' esempio di Murray , vale a dire l' anchilosi retta 
del cubito corrispondente formata da nativa fusione dei 
capi articolari. Codesta mano soprannumeraria sembra 
a pcirao aspetto costituita dal pollice biforcato, a cui si 
aggiungessero, due^dita soprannumerarie tra esso e l'in- 
dice della vera mano ; ma la cosa non era cosi , coj»e 



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314 

si potè verificare all' atto dell' operazione. Le quattro 
dita soprannumerarie poi si articolano con un proprio 
metacarpo incompiuto, annesso al metacarpo normale. 



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315 
Questi quattro diti appajono inoltre più esili; assai limi- 
tata ne è l'estensione e la flessione. Non si discerne un 
azione indipendente delle dita; e le due mani possono 
chiudersi 1* una sull' altra, come gli artigli delle belve. 
L' aspetto di cotale mostruosità eccita , a dir vero , un 
senso disgustoso, quasi di ribrezzo, e di compassione 
insieme, accresciuta dal volto geniale, in cui brillano due 
vivacissimi occhi neri. 

Prima di dar di piglio al coltello per demolire la 
mano soprannumeraria, avvisai consultare i distinti miei 
colleghi , signori dottori Gherini e Monti. I quali ben 
considerata sotto o^ni punto di vista la qualità dello 
strano difetto, l' incapacità dell' uso della mano, l'aspetto 
ributtante di un arto cosi deforme , e infine messi sulla 
bilancia gii accidenti ed i pericoli inerenti air operazione, 
convennero meco doversi ricorrere a quest' ultimo par- 
tito. L' amputazione poi del metacarpo soprannumerario 
in vicinanza al metacarpo naturale avrebbe lasciato un 
moncherino che in certa qual guisa potrebbe supplire, 
almeno in apparenza, al difetto del pollice,' e se non ne 
fungerà le veci, presterà almeno un àjuto alle altre dita 
neir afferrare e portare gli oggetti. Questi furono i mo- 
tivi che ci indussero ad operare; questa Tunica misura 
da adottarsi. 

La mattina adunque del 17 marzo si esegui l'amputa- 
zione, che mi piacque affidare al mio chirurgo aju tante, sig, 
dott. Edoardo Boccomini. Mediante due tagli elittici, si 
misero a nudo i quattro metacarpi, che poi la sola forbice 
un pò robusta bastò ad escidere. Ne risultò una ferita che 
venne rimarginata mediante quattro punti di sutura me- 
tallica; né fu d'uopo allacciare alcun vaso, essendosi tantosto 
arrestato il gemizio di sangue mediante l'applicazione sulla 
superficie cruenta di un pò dr filaocie imbevute nell'acqua 
emostatica del Pagliari. Non diede la bambina verun in- 
dizio di aver sofferto gran fatto dall' operazione , avve- 



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316 

gnaehè durante la cura abbia messo i denti incisivi 
medii superiori. 

La ferita volse un pò lentamente * alla cicatrice , la 
quale non si compi per 2.* intenzione che ai primi di 
Maggio ; il perchè la briosa fanciulletta il giorno. 8 fu 
restituita alle braccia degli esultanti genitori, ben lieti, 
eh* essa non sarebbe fatta più segno di curiosità o di 
scherno alle conterranee contadinelle. 

Nella tavola qui annessa è rappresentata la mano 
innanzi e dopo l' operazione ; il disegno di tutta esat- 
tezza fu eseguito dal valentissimo sig. doti, Giovanni 
Beretta. Nel nostro Gabinetto ànatomo-patok)gi$a poi 
conservasi il preparato in cera raffigurante la mano prima 
dell* operazione ; fu questo mirabihoente eseguita dai 
signor dott. Antonio Castiglione anche in tal'arte assai 
distinto e che già arricchì di altri pregevolissimi lavori 
la suppellettile di questo Gabinetto. 

Riguardo alla sindactilia, toon v'ha dubbio alcuno sulla 
necessità e convenienza dell' operazione. Anzi questa vuol 
essere intrapresa per tempo; imperocché, oltre a riescire 
meno estesa la ferita e quindi più pronta ia guarigione», 
levata la membrana interdigitale, non potrà questa im- 
pedire il regolare sviluppo delle dita, ed opporsi all' eser- 
cizio delle loro funzioni. E qui stimo superfluo il discor- 
rere de' processi operativi usati per la cura di si fatta 
difformità, i quali leggonsi in qualsivoglia Trattato o Ma- 
nuale di chirurgia operatoria. — Il perchè mi limiterò 
solo a far presente, che quando questo vizia di confor- 
mazione occupa tutte le dita di una mano,, gioverà in- 
traprendere l'operazione a varie riprese; imperocché t 
siccome la separazione di tutte le dita, eseguita in una 
sola volta, reca necessariamente la decorticazione quasi 
completa di quelli di mezzo, cosi ne risulterebbe una 
troppo vasta superficie cruenta. 



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317 
Sopra un cam •ItogotevlMlm* di patologia em- 
• briologie*. Lettera al dott. cav. MBe-Crto9*fmrto 
MaiaehU* del dotU KBOARDO PORRO. l.« as- 
sistente alla R. Scuola di Ostetricia in Milano ed 
assistente nell'Ospizio provinciale degli Esposti e 
delle Partorienti. ' 

JCjgregio Collega ed Amico. <— Quando ti narrai in suc- 
cinto il caso di cui ora voglio minutamente ragguagliarti, 
da queir uomo che non t' accontenti mai della superfi- 
cialità delle coste , mi consigliasti a cercare la ragione 
che indusse una tale alterazione formativa, valendomi 
degli autori che trattano di embriologia e di teratologia 
e prendendo lingua altresì da uno fra i colleghi nostri 
che in tal materia è assai protondo. 

Confessoti il vero che per* quanta attrazione io senta 
di procurarmi la conoscenza della causa che fu capace a 
far deviare la natura dal cammino che le è normale, pure 
non mi son sentito il coraggio di investigar troppo ad- 
dentro nei remoti penetrali della patologi<*erpbriologica. 
All'appoggio delle leggi embriologiche potrei dirti an- 
ch' io un perchè qualunque dell' avvenuta alterazione, ma 
siccome esso non mi appaga, perchè non mi convince, 
cosi lo tralascio, nella tema altresì che qualcuno per av- 
ventura restando persuaso oggi delle mie deduzioni, non 
venisse a tacciarmi di mala fede neb giorno , che dubito 
ancor lontano, in cui si farà un pò più di luce nel campo 
delle nostre scientifiche ricerche. 

Non ebbi ricorso poi ai lumi dell'esimio collega che 
m' additasti , persuaso che da lui pure avrei avuto una 
spiegazione fondata sulle leggi di embriologia, quindi 
identica a quella che avrei potuto cavar io, epperciò non 
sufficientemente esplicativa. Io preferisco figurare per 
quello a cui mi condanna la mia ignoranza, che pavoneg- 



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318 

giarmi di concetti che non reggono alla stt-etta logica 
scientifica e che non posson esser accetti a me stèsso. 
Lascio al tao ingegno ed ai pochi che con te dividono 
là fortuna di fruire di una somma perspicacia , il non 
facile compito di cavare dall' oscurità Y eziologia di que- 
sta alterazione e di quelle che le sono affini. 

Ciò premesso e domandandoti perdono se non seppi 
seguire il più che giusto, ma per me inattuabile parere, 
eccoti non vestita di pretesa alcuna la descrizione pro- 
messa. 

Nelle ore meridiane del giorno 5 gennajo 4871 , contrasse- 
gnato dal numero progressivo d' esposi «ione 33, veniva ricove- 
rato nel!' Ospizio Provinciale degli, Esposti e delle Partorienti 
in Milano un neonato a nome Edoardo Empoli,* proveniente da 
un paesello distante alcuni chilometri da Milano. Il medesimo, 

era nato da una nubile il giorno 3 gennajo 1871 alle ore 4 po- 

*• 
meridiane. 

Alle 3 pom. del giorno 5 gennajo mi venne presentato per 
la visita sanitaria d' ingresso nella Sala di contumacia, ti suo 
stato generale era il seguente. Lunghezza e sviluppo del corpo, 
quali si convengono a bambino nato a termine. Pelle discre- 
tamente giallognola per ittero che appalesavasi anche al di- 
sotto della congiuntiva bulbare. Occhi alquanto infossati : pu- 
pilla poco mobile. Abbassamento della te ni per a tura esterna. 
Depressione delle fontanelle. Masseteri leggermente contratti: 
cavità orale piuttosto, fredda : debole il movimento di su- 
zione. Voce fioca. Torace assai espanso alla base. Respira- 
zione frequente , affannosa. Battiti cardiaci concitati. Ventre 
enormemente disteso e dolente al tatto. La cute del ventre è 
chiazzata di macchie livide :' vi si scorgono assai sviluppate le 
vene, che per la speciale disposizione che assumono formano il 
cosi detto caput Medusae. Cordone ombilicale appassito ed an- 
cora aderente. 

Il bambino muove a stento e ben di rado le estremità : 
tiene le gambe flesse sulle coscie e queste, divaricate assai, 
stanno leggermente flesse sul ventre. Il bacino è pochissimo 
sviluppato, 



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311> 

Si ha Vomito frequente di materie biliari: uà lamento con- 
tinuo dinota le sofferenze a cui è in preda il bambino. Esami- 
nando le regioni, anale, perineale e pudenda, rilevansi le se- 
guenti alterazioni. Imperforazione di ano. Là dove si avrebbe 
a trovare la detta apertura, notasi nn leggier infossamento 
fiancheggiato a sinistra da una sporgenza che il rafé, ben pro- 
nunciato, fa e che assume la forma di una di quelle duplica- 
ture date dalla cute e dalla mucosa che facilmente si osser- 
vano nei contorni appunto dell' ano. Tanto la depressione che j 
P eminenza cutanea alla regione anale hanno un color roseo. 
Anche allora che il bambino piange , non è possibile scorgere 
alla regione anale maggior tensione di tessuti od il farsi i me- 
desimi alquanto convessi, né 11 dito giunge a percepire in tal 
località la benché minima fluttuazione. 

Lo scroto è normale e contiene ambedue i testicoli. 11 pene 
di lunghezza regolare , termina in ult prepuzio che mancando 
della sua porzione inferiore corrispondente al frenulo , resta 
aperto ed assume la forma irregolarmente quadrangolare. Il 
glande è schiacciato dall' avanti all' indietro, con una solcatura 
mediana nella sua parte inferiore ed imperforato, quantunque 
siavi un simulacro di meato orinario. li frenulo , diviso per > 

metà si confonde colla cute del prepuzio e serve con questa 
a formare al glande un cappuccio irregolare di cui già si disse. 

Alla radice del frenulo , distante nette millimetri dall' a- 
pice del glande , P uretra si apre in uno sbocco avente forma 
triangolare , colla base volta al glande e 1' apice allo scroto. 
Da questa apertura sgocciola continuamente meconio. Era evi- 
dente quindi che la vescica o 1' uretra comunicavano diretta- 
mente o no colletto intestino. 

Allo scopo di precisare la sede della comunicazione fistolosa, 
in mancanza di un catetere addatto , adoperai uno specillo 
metallico a cui impressi la necessaria curva e con questo pe- 
netrai in vescica senza incontrare ostacolo di sorta, ma senza 
poter riescire nello scopo diagnostico. Si stimolò allora il bam- 
bino ad emettere le orine col fargli tenere i piedi dapprima 
sul suolo freddo e poi in un bagno tiepido , ma anche questo 
intento fallì. Urgendo la necessità di soccorrere il meschinello, 
stimai opportuno di soprassedere nelle indagini suindicate, mas- 



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320 

sime che tanto nel caso dì comunicazione ve sci cale che ure- 
trale , P indicazione era identica , quella cioè di stabilire con 
atto operativo, P apertura dell' ano al posto che le è propria. 
Per ciò fare collocai il bambino nella posizione che si -conviene 
per la litotomia, introdussi di nuovo lo specillo nelP uretra ed 
in vescica perchè mi servisse di guida a scansare queste parti 
e quindi dato di piglio ad un bis tori retto, tagliai la cute per 
l'estensione di due centimetri circa, stando lungo la linea ra r e 
e nel punto dove si designava la depressione anale. Asciugata 
diligentemente la ferita, approfondai il tagliente a strati a strati, 
avendo cura di rasentare la concavità del coccige e del sacro 
e tasteggiando spesso col dito in grembo all'apertura praticata 
per iscorgere quando fosse, possibile la fluttuazione dell' inte- 
stino di cui andavo in cerca. Qnando mi parve sentirla, a due 
centimetri circa dalla superficie cutanea, rivolsi la punta del 
tagliente un pò in avanti ed in alto, sì da praticare una suffi- 
ciente apertura nelP ampolla del retto.* Uno sgorgo abbondante 
di meconio dalla ferita mi fece certo della riescita dell'atto 
operativo. Con uno schizzetto carico di acqua tiepida feci al- 
lora dei lavacri abbondanti nelP intestino , che continuò a dar 
esito al meconio. Vi fu pochissimo stillicidio di sangue e nes- 
sun bisogno perciò. di tamponare la ferita. 

Continuando ad uscire il meconio , non credetti opportuno 
per il momento di mantenere dilatato il nuovo tragitto con un 
corpo qualunque e ciò per non difficoltare o ritardare P eva- 
cuazione del contenuto intestinale. 

Dall'apertura uretrale, una volta ritirato lo specillo, conti- 
nuò a gemere meconio : questo fatto, unitamente all' altezza a 
cui avevo dovuto spingere il tagliente per. aprire l'intestino, mi 
lece credere trattarsi più facilmente di una comunicazione ab- 
norme del retto colla vescica, piuttosto che coli' uretra. Però, 
dopo qualche ora dall' operazione, la balia a cui venne affidato 
il bambino mi assicurò che il medesimo aveva orinato abbon- 
dantemente nel mentre sta vaio pulendo, e che l'orina mista a 
meconio nel primo getto , esci limpida affatto in appresso. Per 
questa osservazione , che più tardi ebbi P opportunità di far* 
io stesso, mi feci sicuro che il foro fistoloso doveva trovarsi in 
un punto dell'uretra e uon già nella vescica. 



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321 

Alle iù pom. dello stesso giorno 5 il bambino evacuò di 
nuovo meconio dall'apertura fatta, pur continuando il gemizio 
stercoraceo uretrale. Il vomito era cessato, aveva potuto pop- 
pare, ma il ventre si manteneva ancora teso e dolente. Si am- 
ministrarono alcune goccie di olio di mandorle dolci con olio 
di ricini nella speranza di provocare la deplezione totale del 
contenuto intestinale. Nella notte fu sempre inquieto. 

Al mattino del giorno 6 ebbe, e fu per V ultima volta, una 
scarica di meco oro in discreta quantità, dalla via artificialmente 
praticata. Durante la giornata: venne posto due volte in. tir* 
bagno tiepido generate e si amministrarono due clisteri sem- 
plici. Poppò pochissimo: orinò e continuò a perder meconio dal 
pene. Il ventre si mantenne assai tumido e dolente. 

Una cannula d' avorio da clistere fu introdotta nel tragitto 
anale ed ivi tenuta in posto per qualche tempo senza poro pro- 
vocare T evacuazione della piò piccola quantità di meconio. 

Nel giorno 7 'il ventre si fece ancor più tumido dei giorni 
precedenti, tanto da minacciar pnngrena delle sue pareti. Il 
bambino poppò pochissimo, orinò e perdette qualche traccia di 
meconio dal pene. Si applicarono nuovamente clisteri senza 
alcun risultato e si praticarono bagni generali. 

Il giorno 8 si risvegliò il vomito, che dapprincipio constava 
di materie biliari, poi di materie fecali. Il ventre era teso al 
massimo grado. Sul palato del bambino comparve una placca 
di essudato bianco sporco. La povera creato ri ne non ebbe più 
forza di poppare, ne volontà di deglutire. Evacuò scarsamente 
orina. Si sondò il tragitto anale giungendo nell'intestino non 
senza difficoltà e si applicarono clisteri senza dar esito a ma- 
torio fecali. Dal pene esciva ancora qualche traccia di meconio. 
U respiro era affannosissimo — colorazione giallognola intensa 
della pèlle — perfrigerazione generale in onta ai mezzi di ri- 
scaldamento che non vennero mai trascurati — bocca fredda 
— occhio vitreo. Si fecero due bagni generali e non fu possi- 
bile far deglutire alcun che di calmante e di eccitante. Aggra- 
vatisi i Untomi accennati, il meschinello moriva alle ore 11 
antim. del giorno gennajo. 

Praticatasi V autopsia alle 11 antim. del giorno 10 succes- 
sivo si rinvenne quanto segue. 

Annali Voi CCXVl 21 



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322 

Rigidità cadaverica agii arti inferiori e superiori. Bocca 
fortemente serrala. Ventre assai voluminoso , timpanitico , eoa 
pelle assai, livida. Macchie da ipostasi al dorso. Funicolo om- 
bilfcaie essiccalo ed ancora aderente. 

Crani*. — Ossatura raolie. — Fontanelle e commessure 
d* ampiezza regolare. Meningi colorate leggermente in giallo — 
poco siero citrino al disotto delle medesime. Sostanza encefa- 
lica molle, «edematosa, finamente punteggiata. Dilatati, per siero 
limpido contenutovi , i ventricoli laterali. Tela coroidea ede- 
matosa. Oggetti* normali. 

» Petto. — Polmone destro in gran parte atelettaaico. Pol- 
móne sinistro congesto. Cuore normale per volarne : apparato 
valvolare sano : pervio leggermente il foro ovale. Diaframma 
spinto assai in alto, sì da venirne notevolmente angustiata la 
cavità toracica. 

Addome. — Peritoneo parietale e viscerale incettato, ispes- 
sito e tappezzato in più luoghi da essudato marcioso: nella 
cavità peritoneale stanno raccolti sessanta grammi circa di siero 
purulento con fiocchi fibrinosi. Le anse intestinali aderiscono 
in alcuni punti fra loro , alle pareti addominali ed ai visceri 
ipocondriaci per esilissime e recenti pseudo-membrane. 

Fegato normale* Milza pure normale. Nulla di rimarchevole 
nella forma e nello stato della faringe, dell'esofago e dello 
stomaco. 

La massa intestinale, assai distesa da gas, offre nell' ulti- 
ma sua porzione la forma e la disposizione seguente. 

Duodeno normale per conformazione ed ubicazione : contiene 
poche matèrie liquide giallognole.. Digiuno ed ileo pure nor- 
malmente conformati e situati , contenenti poche materie gial- 
lognole liquide. Tutta la mucosa intestinale è congesta, infet- 
tata , in. alcuni luoghi depitelizzata. Il crasso, nelle fine parti 
ascendente, trasversa e discendente, è normale tanto per forma 
cflfc per situazione e contiene materie fecali liquide del colore 
già notato, ut discreta quantità. 

Là dove il crasso termina per dar origine alia cufva sig- 
moidea, si trova che l' intestino invece di avvicinarsi al sacro 
e discendere neil* escavazione pelviea, si ripiega in alto ad an- 
golo acuto in corrispondenza deHa regione iliaca sinistra e 



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Goosle 



333 

conservando presso a poco il calibro dal colon discendente e 
la costai fórma , risale lungo Li margine interno del colon di- 
scendente e dopo un cammino che misura 9 centimetri di lun- 
ghezza sbocca, ancora ad angolo acuto, in una vastissima am- 
polla che dalla regione epigastrica, scende aell' escavazione pel- 
vica., 

L'ampiezza di questa strana ectasia del retto è tale che 
tocca tutte le regioni in cui vien diviso V addome e nasconde 
dietro a sé gran parte degli organi contenuti nel ventre. La 
sua forma è ovale, col fondo alla regione, epigastrica e 1' apice 
al perineo su cui appoggia. Chiamo apice la porzione inferiore 
del retto, solo perchè meno espansa del fondo e non già perchè 
termini restringendosi di molto nella cavità pelvica , la quale 
all' incontro è quasi interamente tappezzata dal vasto imbuto 
terminale del retto. 

L'asse verticale di questa ampolla misura 13 centimetri di 
lunghezza, La massima larghezza tocca i sei centimetri e cor- 
risponde alla regione ombilicale. Una duplicatura del peritoneo 
obbliga al margine laterale sinistro della ampolla del. retto la 
porzione ascendente dell' intestino che vi mette foce , e questa 
porzione di intestino pòi è tenuta fissa al colon discendente 
dalla medesima duplicatura del peritoneo. Con un taglio fatto 
lungo la linea mediana ' spaccai il retto per un piccpl tratto 
onde esaminare il contenuto e l' interna conformazione. In es?o 
si trovavano alcune goccie di feci liquide e giallo-oscure, non- 
ché moltissimo gas. La mucosa che ne tappezzava. la cavità era 
arrossata e man mano che scendeva verso P escavazionc pel- 
vica hi foggiava a rughe longitudinali concentriche che. anda- 
vano a contornare una piccola apertura esistente, alla porzione 
terminale dell' intestino. t 

Uno specillo esile introdotto da questo pertugio .appena vi- 
sibile veniva a sboccare dal meato orinario esterno, e Io stessa 
specillo introdotto dal meato orinario esterno andava a termi- 
nare quando -nel retto e quando nella vescica, a seconda che, 
nella sua introduzione fucevaglisi rasentare la parete, inferiore 
o la superiore dell' uretra. 

Seguendo il tramiti della ferita, praticata per istabilire l'a- 
1' apertura dell'ano e provocare qujndi il libero passaggio alle 



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324 

materie fecali, la sonda esploratile introdotta dall'esterno, va- 
niva a protrudere a stento nella cavità del retto, precidamene 
frammezzo ad una duplicatura della mucosa, un centimetro al 
disòpra del fo rei li no notato e verso la concavità del sacro. In 
questo punto esistono più marcate le fibre muscolari circolari 
e sembra sia la sede dello sfintere interno. 

Volendo conservare quésto pazzo patologico importantissimo, 
per poterlo esaminare e preparare convenientemente, mi afuggì 
a tutta prima un'altra interessante anomalia. Disarticolate, le 
coscie, cavato il fegato, la milza, la massa del tenue e del 
erasso fino al principio del colon discendente , tagliata la co- 
lonna vertebrale verso la fine della sua parte dorsale onde iso- 
lare^il "pezzo da esportarsi , per non spostare i rapporti alle 
parti su cui dovevo studiare, non mi curai di, esaminare i reni, 
compreso com' ero e solo curante della alterazione che mi stava 
avanti.* Quando venne il momento d' esportarli per semplificare 
il pezzo , volle sfortuna che il mio scalpello andasse a disso- 
dare per primo il rene destro che venne* tolto dalla- sua sede. 
Esaminandolo, m'accorsi che aveva un volume maggiore 
dell'; ordinario e che vi stava unito un uretere assai più. ampio 
del normale. Cercai allora di esaminare il rene sinistro jyer 
istituirne un confrónto , ma con mia somma sorpresa non rin- 
venni alla regione lombare di detto lato che poco tessuto cel- 
lulare misto ad adipe, il rene suecentoriato ed un embrione di 
rene a cui si attaccava un simulacro di uretere, consistente in 
un cordoncino sottile , impervio , che andava a terminare al 
basso fondo della vescica. Con uno specillo sottilissimo era pos- 
sibile- persuadersi dell' occlusione dell'uretere di sinistra e del- 
l' esser pervio alt' incontro quello di destra anche al punto di 
sboccò in vescica. 1/ ampiezza dell' uretere destro è presso a 
poco' eguale al calibro di una penna d* oca. La vescica è nor- 
male, per forma, volume e posizione. Essa aderisca col suo 
fondo e col collo alla grandissima ampolla del retto, dalla quale 
si può distaccare a stento e colla massima diligenza. 

IT peritoneo riveste la vescica ed il retto nei limiti che sono 
presso a poco i normali. Per poter meglio vedere e porre in 
evidenza 1' alterazione di formazione presentata da questo caso 
singolarissimo , procedetti nel seguente modo. Tolsi dapprima 



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335 

la cute, elio riveste il perineo, lo sci- ito, U periferia della 
pelvi : levai V adipe, la muscolatura ed il cellulare che stanno 
al di fuori ed alla parte inferiore del bacino, sì da mettere a 
nudo il retto e l'uretra. Segai verso. la sinfisi pubica Tosso 
iliaco sinistro che esporla', togliendo il suo attacco posteriore 
col sacro e ciò dopo aver dissodato il retto dalla cavità pelvica 
a sinistra. Segai quindi la regione ischio-pubica destra per isolare 
la sinfisi pubica e parte delle branche orizzontali dei pubi sulle 
quali stavano aderenti i testicoli per mezzo del cordone sper- 
matico. Distaccai, unitamente alla sinfisi pubica, i corpi caver-. 
nosr fino alla base del glande onde mettere a scoperto I' ure- 
tra, che apersi longitudinalmente dalla parte dorsale del pene 
e per tutto il tratto che sta tra il glande ed il collo della ve* 
erica che pure spaccai parzialmente. Aperta che fu 1' uretra , 
introdussi uno specilletto di osso di balena dal forellino termi- 
nale del retto e facendolo avanzare con precauzione lo viddi 
scorrere al disotto della mucosa uretrale , lungo la lyiea me- 
diana posteriore, fintantoché ebbe a sboccare nel canale dell'u- 
retra per una apertura semilunare colla concavità al glande e 
la convessità alla vescica. 11 pertugio di comunicazione suni- 
mentovato dista 3 centimetri dal foro terminale dell' ampolla 
del retto ed 1 centimetro ed otto millimetri dall' apertura ipo- 
spadiaca uretrale. Un condotto di nuova formazione, della lun- 
ghezza di tre centimetri , percorrente parallelamente il canale 
uretrale nei suo piano inferiore ed estendentesi dall' uretra 
prostatica alla cavernosa , metteva quindi in comunicazione il 
tubo rettale col canale uretrale. 

Lo spessore delle pareti di questo canale preternaturale va, 
diminuendo dall'apertura rettale alla uretrale ed a quanto pare 
sembra constare di un prolungamento dell i tonaca fibrosa e 
mucosa dell' intestino. 

Il canale uretrale, tranne l' ipospadia ed il dar foce al con- 
dotto notato, non prosenta altra anomalia. Anche l'interno della 
vescica è normale. 

Ora che conosci quanto ti volevo dire in rapporto 
alla alterazione di formazione, abbi pazienza ad ascol- 
tarmi per ciò che concerne la condotta da me tenuta 



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326 

nel trattamento chirurgico del piccolo infermo e giudica 
infine se ti sembrano giusti i corollari che da questo caso 
• io YOglio dedurre. 

Ti farai meraviglia- conte io abbia durato, fatica a 
trovare ed incidere il retto, mentre non solo il medesimo 
era collocato nella pelvi , ma era ectasico e posava sul 
piano perineale. Infatti, chi non avesse avuto la prudenza 
eh* io m'ebbi per garantire da lesioni l'uretra e la ve- 
scica, certo che sarebbe stato più spiccio e fortunato di 
me nelF atto operativo , poiché senza portare il coltello 
all'altezza di due centimetri nella cavità pelvica, appena 
passato lo strato cutaneo e muscolare del perineo, avrebbe 
trovato ciò di cui andava in cerca, il retto. Io all'incon- 
tro, avendo introdotto nell' uretra lo specillo coli* inten- 
zione di farlo penetrare in vescica, lo feci penetrare in- 
consapevolmente nel canale fistoloso e da questo nei retto, 
motivo per cui, tasteggiando col dito in grembo alla fe- 
rita e sentendo lo specillo vicinissimo , né distinguendo 
altro che un tessuto membranoso che per V uretra si po- 
teva scambiare, fui guidato a seguir la curvatura del 
sacro e praticare la perforazione del retto molto in alto 
per la tema di ledere ciò che mi premeva scansare e ciò 
tanto più perchè nei casi di imperforazioni » di ano con 
comunicazione abnorme del, retto colla vescica o coli' u- 
retra, quando manca, com' era in q.uesto caso, la tensione 
del perineo che indica vicinissimo il sacco del retto, que- 
sto intestino suole trovarsi più vicino al distretto supe- 
riore del bacino che non all' inferiore. 

L'esser poi caduto il taglio in mezzo ad una dupli- 
catura della mucosa e probabilmente sullo sfintere in- 
terno, contribuì a rendere poco pervia la fatta apertura, 
tanto per la ricchezza della mucosa quanto per la contrat- 
tilità circolare dell'intestino in grazia delle fibre dello 
sfintere.. , 

Quand' anche però l' apertura del retto fosse stata 



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327 
praticata più ih basso, fosse riescita più ampia , si fosse 
mantenuta facilmente pervia, io credo che la evacuazione 
del contenuto intestinale non si sarebbe potuta effettuare 
ulteriormente. Tranne quella parte di meconio che nella 
vita intrauterina si raccoglie in tutto ij lume dell'inte- 
stino e che fu quella che venne poi emessa dal pene, 
dall' apertura praticata ed in parte per vomito , panni 
che non sarebbe stato possibile od almeno problematica 
la circolazione del contenuto intestinale in causa dell'an- 
golo sentito che il colon discendente faceva coli' inte- 
stino che abnormemente saliva per metter foce, pure ad 
angolo acuto, nella vasta ampolla del retto e per la poca 
o nessuna libertà di movimenti concessa a queste por- 
zioni intestinali, fissate com'erano tra loro per le dupli- 
cature del peritoneo e per le molte neo-membrane di- 
pendenti Malia peritonite. A prova di quanto diòo sta il 
fatto, che mentre il retto e la porzione d'intestino che 
in lui sboccava eran pressoché vuoti, il crasso ed il te- 
nue contenevano discreta quantità di materie fecali , di- 
verse per colore da quelle contenute nel retto , ciò che 
spiega , e l' inceppato loro avanzamento , ed il non aver 
potuto giungere alla porzione terminale dell' intestino. 

In questo caso poi la peritonite già in corso prima 
dell' operazione ed il meteorismo enorme, paralizzando il 
moto intestinale, dovevano portare una insuperabile dif- 
ficoltà al contenuto intestinale a sorpassale gli angoli già 
notati. 

Ciò non ti dico per trovar scusa al mio operato, ma 
per spiegare un fatto che col mio raziocinio tengo per 
naturale. . 

Un altro appunto che 'mi potresti fare sarebbe quello 
di non aver praticato la colotomia quando riesci impos- 
sibile l'evacuazione ulteriore delle feci per la via aperta 
artificialmente, massime incalzando là gravezza dei 'feno- 
meni inerenti alla cessata defecazione. A questo partito 



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328 

infatti avevo pensato appigliarmi, quando mi persuasi che 
nessun mezzo valeva a vincere la stipsi. Lo stato gra- 
vissimo del bambino, la tensione enorme del ventre, la 
minaccia di gangrena delle sue pareti , la peritonite iti 
corso , il potersi dubitare di occlusione intestinale in 
punto più o men lontano' dal retto , il sapere l' esito 
fatale pressoché costante di tale operazione anche ese- 
guita col semplicissimo metodo di Littre , furon tali 
argomenti che mi decisero a lasciare la responsabilità 
della morte del bambinello alla natura che s'era fatta 
miserevole bersaglio di lui per sfoggiare uno strano ca- 
priccio. 

In linea di ordine operativo mi si potrebbe fare ap- 
punto per aver tralasciato di far precedere al taglio, la 
puntura esplorativa con un piccolo trequarti. 

Sii questo punto ti dico francamente cjie* ie non di- 
vido T opinione di quelli che raccomandano un tal mezzo 
di indagine, poichò nei libri che trattano della cura chi- 
rurgica delle infermità dei neonati trovo frequenti gli 
esempi di intestini vicinissimi alla pelle e sfuggiti alla 
punta del trequarti, ed esempi pur frequenti di 'trequarti 
che produssero gravi lesioni senza raggiungere lo scopo. 
Nel caso mio poi, in cui si poteva dubitare lontano l'in- 
testino , valeva meglio servirsi del coltello guidato dal 
dito , anziché di uno strumento che senza guida alcuna 
9 avrebbe dovuto portare a grande profondità. 

I corollari che dal caso occorsomi potrei dedurre sono 
i seguenti. 

l.° Nei casi d' imperforazione di ano con fistola retto 
vescicale o retto uretrale, si conoscerà la sede della co- 
municazione abnorme osservando se l'orina emessa dal 
bambino sia sempre mista a materie fecali o lo sia solo 
nel primo getto. Nella prima contingenza la comunica- 
zione abnorme sarà tra la vescica ed il retto , nella se- 
conda tra 1' uretra ed il retto. 



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329 

2.° Il mancare la sporgenza anale nei casi di imper- 
forazioni di ano, non è segno costante del trovarsi il retto 
lontano dal piano perineale. 

3.° Volendo esplorare in detti casi le vie orinane per 
stabilire una diagnosi positiva o per avere una guida 
sicura bell'atto operativo, converrà far seguire al cate- 
tere la parete superiore dell' uretra onde scansare il pe- 
ricolo d'insinuarlo nel foro fistoloso uretro rettale, dato 
vi sia comunicazione tra questi due canali. 

4.° Lo strumento da prescegliersi , volendo stabilire 
l'apertura ano-intestinale, sarà il coltello a lama stretta 
e retta, guidato dal dito. 

Dal numero e dafle qualità di alterazioni formative 
del caso che ti descrissi troverai argomento per iscu- 
sarmi se non ebbi il coraggio di sciogliere il nodo gor- 
diano che mi ponesti avanti collo spronarmi a dare le 
ragioni e spiegare le cause di tali aberrazioni formative. 
Vi hanno cose che credo non possano attualmente esser 
dilucidate e fra queste non avertene a male se io colloco 
anche quella che ti posi sott' occhi. Ti ripeto che per 
spiegare i fatti io non m' accontento di alcuni cavilli e 
dei sofismi microscopici, ma amo ragioni che persuadano 
la mente e che non ripugnino alla stretta logica scien- 
tifica. A te od a chi sapesse convincermi del torto che 
faccio al progresso scientifico pensando cosi, io sarò som- 
mamente grato, ma allora soltanto che anche il mio po- 
vero cervello dall'atto d'accusa che gli verrà fatto po- 
trà percepire la luce che ora non vede. 

P. & A maggior schiarimento della descrizione spe- 
ravo poter unire il disegno litografico del preparato. 
Essendomi fallito l' intento per non esser riesciti due 
pittori a rilevare con sufficiente chiarezza, il disegno , 
procurerò di ottenere quanto desidero dal dott. Casti- 
glione espertissimo in tali cose, e se mi verrà fatto di 



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330 

completare in tal modo l'opera mia, forò tenere la ta- 
vola B3plicatÌYa a quanti saranno desiderosi d'averla. 

Il preparato di cui si fece cenno ò conservato nel 
Gabinetto anatomo-ostetrico dell'Ospizio provinciale degli 
Esposti e delle Partorienti in Milano. 

Milano, 21 aprile 1871. 



OPPOLZER. — . Lezioni sulla patologia spellale 
e terapia* raccoltele pubblicate daV cav r dottor 
Emilio Sioffettm 9 tradotte ed annotate dal doti. 
Enrico ne Mtemi^ professore di clinica medica 
ne ir Universiià di Genova. — Voi. 1.° Malattie dei 
cuore e dei vasi. — Napoli , Giovanni Gallo, edi- 
tore , 1869; 1 voi. in-8.° di pag. 304. — Estratto 
del dott. Mfucci Domenico. ( Continuazione della 
pag. 186 del precedente fascicolo, e Fine). 

Atrofia del cuore. 
, § 28.° — Eziologia ed anatomia patologica. 

f » 

£j atrofia è lo stato di impicciolimento del cuore o di as- 
sottigliamento delle sue pareti , con dilatazione passiva del 
cuore (atrofia eccentrica). — Per microcardia si intende l'a- 
trofìa del cuore congenita, ove il cuore non ha uno sviluppo 
maggiore di quello che. aveva a sei anni ; coincide sovente con 
un imperfetto sviluppo degli organi genitali L' atrofia acqui- 
sita si riscontra per lo più con assottigliamento delle pareti 
ed impicciolimento delle cavità (atrofia concentrica) ed inte- 
ressa tutto il cuore, lo rende pallido, privo di grasso, con tes- 
suto connettivo infiltrato di siero; 1' andamento dei vasi coro- 
narli si fa serpentino, il pericardio e I 1 . endocàrdio si intorbi- 
dano, le valvole venose si gonfiano. Trovandosi un cuore im- 
piccolito ma compatto n*lle sue parati, anziché atrofia, dicesi 



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331 

ipertrofia concentrica; facile ò la degenerazione grassosa o 
amilacea nella ver 4 atrofia, che può essere parziale p totale. 

Cause. — Sono sconosciute per V atrofia congenita e per 
1' aquisita si riducono ai seguenti gruppi : 1.° Da una condi- 
zione generale che deprime la nutrizione ; marasmo, cachessia, 
tifo, dissenteria, tubercolósi, diabete, ecc. 2.° Oli essudati peri- 
cardici 1 molto considerevoli, di lunga- durata. Una pericardite 
per la compressione che ne viene all'arteria coronaria dall' in- 
spessi menta dell' epicardio. 3.° La chiusura , il restringimento 
ed il processo a te roma toso dell' arteria o vasi coronarii del 
cuore 4.° I tumori di diversa natura del cuore e delle partì 
circostanti al cuore, come sarebbero le gomme sifilitiche, la pro- 
liferazione di # ac|ipe, i tumori del mediastino. 5.° La degenera- 
zione adiposa e callosa del cuore. 6.° Alcune condizioni mecca- 
niche che ostacolano il corso del sangue e che risiedono sulta 
parete intema, come stenosi dell' ostie venoso sinistro. 

§ 99. a — Sintomi, diagnosi, prognosi, cura. 

Sono i sintomi assai indeterminati nella piccolezza conge- 
nita del cuore, si osservano deliquii, diminuzione di forze, ac- 
cessi di palpitazione, isteria, clorosi — nel P atrofia acquisita 
generale, è evidente il marasmo generale, ovvero si manifestano 
i sintomi del processo ateromatoso. Molti sono i sintomi gene- 
rali che si descrivono come appartenenti all' atroQa del cuore, 
tutti però si devono ai processi generali, causa dell' atrofìa, ecc. 
Sembra che la percussione e l'ascoltazione dovessero riconoscere 
l'atrofia, eppure la minore ottusità che vi dovrebbe essere vien 
compensata da un idroperi cardio ex vàcuo ; la maggiore ottu- 
sità per l'atrofìa eccentrica non è valutabile per un pò di en- 
fisema polmonare. — I toni t car diaci non cambiano e fossero 
pur deboli o poco chiari , ciò occorre anche in individui sa- 
nissimi ; riescendo a trovare rumori, se ne dia la causa a vizii 
valvolari. 

Il battito cardiaco, gli accessi, di palpitazione, il polso pic- 
colo, la cianosi (colore bluastro più o.meno marcato della pelle), 
r idrope generale, completano, la- sintomatologia della atrofia: 
la cianosi origina da stasi venosa, per difettoso riempimento 



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332 

delle arterie e mancante fòrza locomotrice o dal sovracartcnrii 
«he fa il sangue d'acido carbonico in causa del suo lento 
corso. 

La prognosi è subordinata alle cause ; in genere non è sfa- 
vorevole, lo è invece quando a tatti gli altri segni si è ag- 
giunto quello dell'idropisia generale. 

Consiste la cura nel combattere le cause, marasmo, emor- 
ragie, denutrizioni, ecc.; oltre i nutritivi, i leggieri spiritosi, 
si consigliano anche il ferro, il chinino ; la digitale usata senza 
circospezione può portare la paralisi del cuore. 

Ipertrofia e dilatazione del cuore. 

| 30. • — Generalità, anatomia patologica ed eziologia. 

Trattarci assieme V ipertrofìa e la dilatazione del cuore per 
gli intimi rapporti che corrono fra loro. 

Ipertrofia del cuore significa aumento dello spessore delle 
pareti cardiache od ingrandimento delle cavità, conservandosi 
dello spessore normale le pareti. 

Oppolzer noti crede che si dia una dilatazione ed una iper- 
trofia cardiaca idiopatica, dubita anche della pura ipertrofia, e 
su questo si mette in* discordia con De-Renzi , De-Oristoforis , 
La re ber, Ducrest ed altri. 

Distinguesi 1' ipertrofia in vera e spuria , ritenendosi per 
spuria quella che è costituita da elementi estranei alla com- 
posizione della sostanza cardiaca ; nella vera sono le fibre mu- 
scolari che si ingrossano. Noi tratteremo la spuria per cuore 
grassoso, amilaceo, ecc. 

Altru suddivisione della ipertrofia è quella, che la separa 
in semplice — puro ingrossamento delle fibre muscolari iper- 
trofico od iperplasico (De-Renzi) — eccentrica — aumentato 
spessore delle pareti e restringimento della cavità cardiaca. — 
La concentrico, secondo Oppolzer, non è che una ipertrofia ca- 
daverica, la più comune è la eccentrica* 

Variano la forma e il peso di un cuore ipertrofico a norma 
del grado e delle parti di cuore affetto; mentre il peso nor- 
male del cuore» è di 8 a 40 oncie, P ipertrofico raggiunge le 



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333 

dodici e le ventiquattro. Il cuòre sinistro ipertrofizzato raggiunge 
il maggior volume in lunghezza, il destro in v^pj in larghezza 
con partecipazione della orecchietta corrispondete. — La posi- 
zione più comune è V orizzontale ; il eolori^K oscuro e la 
carne del cuore mostra deposito di pigmento o principio di 
degenerazione grassosa od amilacea se 1' ipertrofia è antica. 

Rokitansky classifica la dilatazione in semplice, attiva e 
passiva. La semplice è quella in cui le pareti non si sono in- 
spessite ; nell* attiva invece avvi l' inspessimonto delle pareti ; 
la passiva è la dilatazione del cuore con assottigliamento dffle 
pareti. Il cuore dilatato da un certo tempo tende alla metamor- 
fosi adiposa e lardacea e per questa una dilatazione attiva può 
diventar passiva. Nella dilatazione attiva e semplice, il colorito, 
la consistenza e la forma, sono come nell'ipertrofia; nella di- 
latazione passiva, il cuore è flaccido, degenerato in grasso; la 
sostanza trabecolare è atrofica , i muscoli cardiaci assotti- 
gliati. ^ • 

Cagioni dell' ipertrofia. — Noi le consideriamo in riguardo 
all' ipertrofia eccentrica, che è la più comune. 

1.* La pericardite produce un' ipertrofia vera ed una spuria, 
la véra per le aderenze che produce col pericardio, la spuria 
peli* infiltramento siero-adiposo dei tessuti e rammollimento. . 

2.° La miocardite per la degenerazione callosa che porta. 

3.° I vizii valvolari e la stenosi all' ostio a trio- ventricolare, 
all'aorta, o all'arteria polmonare. — sono la cagione più fre- 
quente dell' ipertrofia cardiaca eccentrica. 

4.° Gli aneurismi dell'aorta e dell'arteria polmonare. L'a- 
neurisma dell' aorta ronde ipertrofico il ventricolo sinistro , 
quello dell' arteria polmonare il destro. 

5.° Restringimento dell' aorta. ' 

6.° Processo a te roma toso dell'aorta o dell'arteria polmonare e 
per diramazioni. — r De Renzi opina che alcune volte l' iper- 
trofia possa produrre l'ateromasia; e qui come negli aneurisma 
si rende ipertrofico un ventricolo o l'altro in ragione del vaso 
ateromatoso. 

7.* Tutte le affezioni croniche dei polmoni; sclerosi, polmo- 
nite cronica, tubercolósi, enfisema polmonare, catarro bron- 
chiale, idrope ascite , idrotorace , incurvamento della colonna 



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334 

Vertebrale, aneurisma e tante altre che distruggono i capillari 
o comprimono vasi in modo da ronderà diffìcile il loro riem- 
pimento, ^fe 

8.° Il moroo di Brighi riduce sovente ipertrofico il ventri- 
colo sinistro, in che modo poi, a fronte delle spiegazioni di 
Traube, Oppolzer, De Renzi, ecc., non si conósce ancora. 
9." 11 morbo di Basedbw ed il battito nervoso prolungato. 
Riassumendo col De Renzi, tutte queste cause agiscono au- 
mètando P energia delfe contrazioni cardiache. 

• Cagioni della dilatazione. — Le cagioni della dilatazione 
semplice o attiva 'sono quelle dell'ipertrofia. — Le cagioni della 
dilatazione passiva sono : 1.° 1 vizii valvolari del cuore e del- 
l'aorta, i morbi polmonari che producono una stasi sanguigna nel 
cuore destro. 2. 5 La miocardite, perchè la parte callosa non es- 
sendo più elastica, finisce per" 'cedere alla pressione. 3.° La perì- 

. cardite, per le alterazioni nutritive e per l'influenza meccanica. 
'4.* La degenerazione grassosa del cuore. 5.° L' infiltramento 
acuto od un essudato pleuritico acuto, perchè rènde ad un tratto 
molti vasi impermeabili al sangue. 6.° L' anemia. 

De Renzi, riducendo i moménti causali della dilatazione, alla 

' pressione nelV interno delle cavità cardiache durante là dia- 
stole e ad una diminuita resistenza nelle pareti del cuore, 
trova una facile spiegazione del perchè sì frequentemente si 
abbia la dilatazione delle orecchiette anziché dei ventricoli: 

§ 31. — Sintomi. 

Sintomi dell' ipertrofia del cuore t in generale. — - È quasi 
impossibile trovare un' ipertrofia di cuore isolata , senza vizio 
valvolare o seuza affezione polmonare; per questo sarebbe inu- 
tile la descrizione dei sintomi dell' ipertrofìa sola. Li tratte- 
remo a parte, solo perchè riesca poi più Chiara la sintomatologia 
dei vizii valvolari, ecc. 

Booillaud crede errore il ritenere la cianosi e l'idrdpe sia* 
tomi prbprii dell 1 ipertrofìa cardiaca e noi siamo della stessa 
opinione. 

La regione cardiaca e qualche volta* anche tutto il torace 
vien sollevato se l' ipertrofia è grande. 



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* . 335 

Il battito cardiaca è d' ordinario rinforzato, più esteso al- 
l'esterno, alcune volte solleva il dito situato sulla regione della 
punta cardiaca, il ritmo cardiaco irregolare (sui ^mbiamenti dèi 
polso alle diverse posizioni; si può consultare ilTrr a ves — Qua- 
trième lecon ). ' 

La percussione fa rilevare aumento di ottusità cardiaca 
nell' ipertrofia del ventricolo destro e sinistro e dell'orecchietta 
destra, l' orecchietta sinistra è tutta coperta dal polmone , le r 
altre parti, se vengono coperte, è per un fatto morboso» I toni 
cardiaci rimangono puri , tutt' al più si modificano per V in- 
tensità ; un tono più forte, per esempio, il secondo sull'arteria 
polmonare per V ipertrofia del ventricolo destro, dicesi accen- 
tuazione del secondo tono, ecc. — Se si sentono rumori, si de- 
vono ad alterazioni valvolari. — » . Il tono metallico o tintinnio 
metallico è proprio dell' ipertrofia e si produce da vibrazioni 
della costola corrispondente alla punta del cuore, copre il primo 
tono od il sistolico. Per ultimo chi soffre di ipertrofia carr- 
diaca è raro che non soffra anche di palpitazioni* 

Ipertrofia del ventricolo sinistro. — Dipende per, lo più 
da insufficienza aortica, o dalla stenosi aortica, o dal morbo, di 
Bright ; si riconosce per l'urto cardiaco più forte posto fra la 
6. a e 7. a o fra la 7. a ed 8. a costa più a sinistra della linea 
mammillare; la posizione orizzontale dei cuore , dipende da 
allungamento dell'arco dell'aorta; non prende la posizione 
orizzontale quando per qualche causa il diaframma siasi abbas- 
sato ; si riconosce pel battito cardiaco sollevante, peli' inarca- 
mento toracico, peli' aumento di ottusità in senso longitudinale, 
dalla 3. a o 4.* costa sino alla 7. a 9. a ; e col De Renzi peli' ac- 
centuazione del secondo tono dell' arteria aorta. L' ipertrofìa 
del ventricolo- sinistro, rende il polso forte* vibrante, rende sen- 
sibile all' esame stetoscopico il tono delle arterie sino aHe . 
estremità; rende visibile il battito delle carotidi perchè le di T 
lata, le distende, le allunga ; aumenta la pressione sanguigna 
nei vasi del cervello e così dà luogo a cefalee, a vertigini, mor- 
morio dì orecchie, allucinazioni di vista, apoplessia; aumenta 
la pressione sanguigna nei reni, dal che ne risulterebbe alò ti- 
minnria. -i- Robinson, Goll, Freriehs , Sczelkow, Stokvis e De 
Rerui però vogliono che Talbuminuria dipenda da pressione 
venosa e non già dall' arteriosa. 



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.336 • , 

Ipertrofia dell* orecchietta sinistra. — Non ha alcun sin- 
tomo speciale , per trovarsi sempre associata a qualche vizio 
valvolare. 

Ipertrofia del ventricolo destro. — Spesso. 1' ipertrofia del 
ventricolo destro, per non dire costantemente, è associata a 
considei evole dilatazione , che in molti casi prevale alla iper- 
trofìa. — Cause principali sono le allegate al n.* 7.° del § 30* , 
vale a dire tutte quelle che portano una stasi sanguigna nei 
polmoni e che fanno impiegare una maggior forza al ventricolo 
destro. 

Sintomi. — * Battito cardiaco dell' ordinaria forza, esteso al 
il* là della linea mammillare sinistra e verso destra oltrepassata 
la linea sternale. — Aumento del suono ottuso in direzione tra- 
sversale e nel senso longitudinale se è cointeressata all' iper- 
trofia anche 1 '-orecchietta ; in questo caso 1' ottusità è marcata 
sino alia 2.* conta sinistra e sulla linea laterale destra dello 
sterno. — Accentuazione del 2.* tono dell' arteria polmonare. 
— La aumentata pressione del sangue nei vasi dell' arteria 
polmonare, porta facilmente l' edema polmonare, la lacerazione 
dei piccoli vasi, broncorrea, ecc. . 

Ipertrofia totale del cuore. — Si ripeta tutto quanto si è 
detto della ipertrofia dei ventricolo destro ó del sinistro e con- 
giungasi in una sola forma sintomatica, e non si lascierà alcun 
vuoto riguardo ai sintomi della ipertrofìa totale del cuore. 

Sintomi della dilatazione del cuore. -7- Quelli della dila- 
tazione semplice ed attiva sono confondibili con quelli delia 
ipertrofia eccentrica, per cui sono già stati descritti. 

Sconosciuta è in gran parte la forma morbosa prodotta 
dalla dilatazione, per essere più di questa palese la forma 
degli stati morbosi ai quali si accoppiava. 

Distinguesi la dilatazione attiva dalla passiva perchè l'at- 
tiva dà luogo a sintomi di aumentata pressione nelle arterie, 
la passiva a sintomi di ristagno sanguigno nel cuore con dimi- 
nuita pressione nelle arterie. 

Nella dilatazione passiva del ventricolo sinistro, la stasi san- 
guigna sf trasmette successi va meli te ai polmoni e dà il segnale 
colla sensazione di peso o pressione sul petto, col catarro, col- 
l'edema, colla dispnea; il cuore destro, se sano, rinforza la sua 



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337 
azione e cosi in cerio modo ripara ai danni del sinistro. — Il 
battito cardiaco, nella dilatazione passiva del ventricolo sinistro 
( per lo più conseguenza di .insufficienza delle valvole aortiche 
con stenosi) è debole, spostato verso l'esterno, se il cuore non 
è eccitato. La percussione come nell' ipertrofia del ventricolo 
sinistro. — I toni cardiaci sono oscuri; il polso piccolo, molle, 
dal che stasi passiva nei capillari e nelle vene delle estremità 
inferiori. — De Renzi trova una buona ragione del rinforzo 
del polso nella stasi effettuatasi. — Del pari che nell'atrofia 
cardiaca, la dilatazione del ventricolo sinistro, passiva, ha per 
sintomo la cianosi, originatasi per accumulo tfi acido carbonico 
nel sangue, in causa del rallentato circolo o per inceppamento 
al corso sanguigno nel cuore dèstro. In base -di quanto si è 
detto, cioè della facile associazione di una insufficienza aortica 
alla dilatazione passiva, ne può risultare una ipertrofia eccen- 
trica, ma questa non resiste a lungo e si torna alla dilatazione 
passiva. 

Dilatazione passiva del ventricolo destro. — Origina da 
tutte quelle cause che producono Y ipertrofia del ventricolo 
destro, anzi è per lo più conseguenza dell'ipertrofia eccentrica 
del medesimo; d' altronde* può essere l'effetto diretto di una 
polmonite, di un tifo, ecc. I sìntomi in generale si riducono, 
a battito cardiaco più esteso* all' aumentò di ottusità cardiaca 
in senso trasversale e longitudinale a motivo della ipertrofia 
costante dell'orecchietta. Si è già itt altre circostanze avvertito 
quali siano le eccezioni del risultato della percussione. L'arteria 
polmonare nort ricevendo più la 4 quantità di sangue contenuta 
liei ventricolo destro* perchè Una parte vi resta , non assog- 
getta necessariamente alla ossigenazione che quella parte che 
riceve; una parte adunque retta sopracarica d'acido carbonico, 
d'onde vertigini, cianosi, ecc. 

La cianósi* là plètora, addominale ben si comprende, dipen- 
dono dal trapiantamene della stasi sanguigna alle vene cave, 
dal che per ultimo risultato si ha V idrope universale. — Le 
vertigini > il dolor di capo, l' offuscamento di mente, invece, 
nascono più propriamente dallo accumulo di arrido carbonico. 

Dilatazione passim del cuore intiero, — Manca di sintomi 
marcati, per non essere possibile che in grado leggiero; la vita 

amali- >-i r.cxvi. 22 



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338 

non è possibile quando tutto il cuore sia dilatato al punto da 
rilevarsi per sintomi» 

S 32 - f — Diagnosi, 

Accertatisi della esistente di ingrandimento nella ottusità 
del cuore, bisogna accertarsi se questa proviene da ipertrofia 
o dilatasene del cuore, oppure da una raccolta fluida nel peri* 
cardio, da un aneurisma dell* aorta, da tumori del mediastino 
o da retrasione dei bordi polmonari. 

La raccolta fluida nel pericardio da l' ottusità al di là del 
battito cardiaco, ed il battito cardiaco muta di sede al cambiare 
di posizione dell' infermo. 

L' aneurisma dell' aorta è caratterizzato da un tumore pul- 
sante e da un ritardo del polso nell'arteria radiale del battito 
cardiaco. 

I tumori mediastinici vengono contraddistinti dalla forma 
di un tumore irregolare all' ottusità , e dall' esame anamne- 
Ftico. 

La retrasione dei bordi polmonari non solo è confondibile 
col cuore ingrandito, ma ancbe fa credere che un cuore nor- 
male al davanti siasi ingrossato ; infatti quando il cuore non 
ha più quella parte di. polmone che lo copriva e che perciò 
rendeva alla percussione un' ottusità minore di quella che real- 
mente dovrebbe presentare, egli torna ne' suoi, diritti per quanto 
gli permette la retrazione polmonare e può persino raggiun- 
gere un' area di ottusità maggiore nel caso che tumori posti 
dietro del cuore lo spingano contro la parete toracica, o per 
aderenze della lamina mediastinica che ricopre la parte ante- 
riore del cuore, cali' involucro pleurale della superficie poste- 
riore della regione toracica anteriore, ò per .aderenza della 
pleura costale alla polmonare e via dicendo. 

L' ingrossamento della ottusità cardiaca, che trae origine 
dall' apposizione del cuore alla parete toracica per un'esten- 
sione maggiore sema contemporaneo ingrossamento del me- 
desimo, si distingue > da un ingrossamento*della^ottusità Car- 
diaca che dipende da aumento di volume del cuore per mezzo 
del palpamento ; noli* ottusità per vero ingrossamento del cuore 
il battito cardiaco non si sente al posto normale. 




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389 

Per ultimo giudicheremo di dilaìaùohe passiva ; quando il 
battito cardiaco è debole in ragione dell'ottusità, compiendosi 
regolarmente la circolazione nei capillari , perchè in caso di 
stasi il battito può .essene anche rinforzato ; il polso- tiene le 
proporzioni dei battito cardiaco ; quando avvi denutrizione , e 
per questa siano Facili gli svenimenti; quando vi sia cianosi 
od idrope. ' 

. U ipertrofia o la dilatazione attiva dà un battito cardiaco 
forte, l' nsooUasione .rileva in questa un rumore metallico ; 
avendo sede al ventricolo sinistro, il polso ò forte, te carotidi 
pulsano intensamente;. Se vi è associata V insufficienza aortica; 
il baUito cardiaco è sollevante. ?— La nù trilione dell' infermi) 
è abbastanza buoaa. — I momenti causali sono una* eccellente 
guida, come dal tifo non si può aspettare che Una dilatazione 
passiva, dal morbo di Bright un' ipertrofia. 

Riesce difficilo il diagnostico nei casi di enfisema polmo- 
nare , pneumotorace , dislocazione del cuore per deviazioni 
della colonna vertebrale, ecc.; in questi casi è necessario con- 
siderare le cause, il corso e le particolarità delta malattia per 
torsi dall' imbroglio, cosa che non sempre riesce. 

§ 33.° — Prognosi e terapia* 

Viene subordinato il pronostico della ipertrofìa e dilatazione 
cardfeca, .alle cause, tanto più che una ipertrofia od una dila- 
tazione spontanea non si avvera che raramente, L'ipertrofia 
in certi casi serve a cempansare i danni 4 e ^ a malattia che 
T ha prodotta, ma questa prognosi fausta che ne risulterebbe, 
non dura, a lungo^ perchè viene in campo lo stato passivò. — 
Si può quindi stabilire che la guarigione di una ipertrofia car- 
diaca non può aver luogo. 

Il pronostico per la dilatazione passiva è assolutamente 
sempre infausto e l'esito è più pronto se è in dipendenza di 
una stasi sanguigna sopravvenuta acutamente, nel l' arteria pol- 
monare o nei cuore destro. De-Henzi fa osservare che anche la 
dilatazione passiva può guarire e sarebbe nei casi di sbanca- 
mento per denutrizione delle fibre muscolari senza metamorfosi 
degli elementi, come nella clorosi. 



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340 

Terapia. — Dichiarata inguaribile sV TipeYtròfia che fa di- 
latai ione, passeremo in rivista la cura sintomatica , corno l'u- 
nica possibili» ; siccome poi questa cara è pressoché ta stessa 
di quella dei vizii valvolari, così, a scanso di ripetizioni, ci ri- 
serbiamo di parlarne a quel paragrafo. 

Frattanto, constglieremo dna dieta nutritiva propor stonata, 
onde allontanare il più possibile la degenerasione adiposa , la 
dilatazione passiva , sensm aumentare la quantità sanguigna ; 
cibi magri ed asotati ( De-Reosi ) — sorveglieremo al compi- 
mento regolare delle funzioni alvine e procareremo di far evi- 
tare le forti emozioni, gli eccessi in ogni genere. 

Nella dilatasione passiva del onore, oltre la nutrizione car- 
nea, si possono concedere le oova, i cibi farinacei digeribili fa- 
cilmente, il latte, il vino vecchio, la birra ed è raccomandabile 
I* aria di campagna. 

Vizii valvolari del cuore in generale. 
' $ 34.* — Generalità ed eziologia." 

Diconsi — vizii cardiaci o vizii valvolari del cuore — 
quelle alterazioni patologiche delle valvole cardiache o del loro 
apparato ( ostio * muscoli e tendini papillari ) che impediscono 
la loro funzione in grado più o meno elevato. 

Quelle alterazioni patologiche che restringono !' ostio od 
apertura valvolare, diconsi stenosi; quelle che impediscono alle 
valvole di chiudersi completamente, costituiscono Yinsufficienza 
valvolare. 

I danni. provenienti da questi vizii, sono/ nella stenosi, il 
disordine di circolazione per impedito passaggio del sangue ; 
nella insufficienza, il disordine di circolazione pel ritorno del 
sangue nella cavità d' onde è partito , senza percorrere tutta 
la via circolatoria. 

Intendiamo per vizii cardiaci o valvolari, le alterazioni pa- 
tologiche della mitrale o bicuspidale , della tricuspidale , delle 
valvole semilunari dell'aorta òdi quelle dell'arteria polmo- 
nare. 

I vizii valvolari sono una malattia piuttosto frequènte e 




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' 34i 

speciajmente nei gesso femmineo. Il tifo, la tubercolósi, il cancro, . 
non escludono, come si credeva, i viali valvolari ; ae di rado ai 
trova questa combinatone di malattie, egli è come dice De- 
Henri perche il viiio valvolare coglie, piuttosto gli individui 
ben nutriti, di valida costituaione. .Ineguale è la diffusione geo- 
grafica di queste malattie ; si riscontrano dalla prima «età ( con- 
genita ) sino alla vecchiaja , rarissimi però i casi congeniti ; 
se ne trova il maggior numero nei due periodi della vita , vi- 
rilità e vecchiaja ( De-Renzi ). 

Cauàe dei pitti cardiaci, vengono considerate, prima di tutto 
1' endocardite ed il reumatismo, di poi il processo ateromatoso ; 
la prima interessa per lo più la valvola mitrale, mentre il pro- 
cesso ateromatoso disordina le valvole aortiche , più pel depo* 
sitarsi suir anello o sulle valvole , che per le retrazioni di ci- 
catrice o depositi di fibrina o proliferazione di connettivo che 
può portare. La miocardite, se distacca o accorcia t muscoli 
papillari, è altra eausa potente di vizii valvolari, come lo è la 
degenerazione adiposa di' detti muscoli e del miocardio , o la 
degenerazione amilacea: naturalmente la miocardite, la dege- 
nerazione adiposa od amilacea non agiscono che sulla bicuspi- 
dale o tricuspidale, essendo solo in queste i muscoli papillari ; 
i vizii valvolari poi dipendenti dalle anzidette degenerazioni , 
non sono riconoscibili . nel cadavere; si riempiano pure per una 
apertura fatta alla punta del cuore, i due ventricoli, e non si 
vedrà che l'acqua di cui si riempiono, sorta dalle valvole ; al* 
tra cosa è il leggier peso dell'acqua, altra cosa è la forza del- 
l' onda sanguigna"; questa è sufficiente ad allungare i musèo li 
papillari già deboli e far rovesciare le valvole \erso V orec- 
chietta. " 

s j 35.S _ Conseguenze dei vizii eardiacù 

Prima conseguenza dell* insufficienza valvolare , è la dila- 
tazione di quella parte del cuore verso la quale ha luogo il 
rigurgito del sangue. -—Conseguenza immediata dell' o$lió-8te- 
hosi del cuore è V. ipertrofia di quella parte di questo organo, 
che spinge il suo sangue attraverso 1' ostio ristretto: dunque 
il rapporto, delle conseguenze è inverso. 



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342 

Quella parte del cuore ove • rigurgita il sangue', ne concinno 
sempre maggior quantità del normale e di necessità deve di- 
stendersi; r insufficienza porta.il rigurgito dei sangue verso la 
cavità cardiaca immediatamente posta, dietro V ostio affetto , 
dunque V insufficienza ha per prima conseguenza la dilatazione 
cardiaca. L' ipertrofia in questo caso viene secondariamente, per 
compenso. 

Dato invece il eneo di una stenosi, quella parte dei cuore 
posta immediatamente dietro P ostio ristretto deve agire con 
maggiore energia • onde liberarsi del sangue che contiene e 
vincere V ostacolo che trova* il sangue ai passaggio ; questo 
maggior lavoro del cuore, lo rende ipertrofico per primo e la 
dilatazione non è che l'effetto delle prove e degli sforzi incom- 
pleti, vale a dire secondaria. 

Ulteriori conseguenze della insufflcienu* e stenosi sul cuore. 
-^-- In ultima analisi ,« tanto* riella stenosi come neUa insuffi- 
cienza cardiaca , si dà luogo ad un accumulo di sangue nella 
cavità posta subito* dietro V ostio vizialo, anche' in ragione del- 
l' associazione della . stenosi eoll'insufficienza. In ambedue questi : - 
casi la alasi si trapianta alle vene cave; non vi è a differenza, 
. che nella stenosi ed insufficienza della tricuspidale o dell'arte- 
ria* polmonare* la stasi si trapianta direttamente dall' orecchiétta 
destra alle cave, mentre nella stenosi ed in sufficienza dell' ostio- 
venoso, sinistro ( ostio della valvola mitrale ) e dell' aorta , la 
stasi dall' -orecchietta sinistra si trapianta ai polmoni, da questi 
ali' arteria polmonare, indi alle vene oave. 

Il cuore- destro, adunque non si dilata soltanto pei vizii della 
arteria polmonare, ma anche pei visi del cuore sinistro — in* 
sufficienza e stenosi dell'aorta. — Ma presto si rende iper- 
trofico e colla sua azione rinforzata permette meglio P entrata 
al cuore deL sàngue disile cave e cotta o*è a tèrgo impedisce 
il rigurgito del sangue arterioso nelle vene polmonari e nel 
polmone* L' ipertrofia, del onore destro , come condizione com- 
pensante i vizii del cuore sinistro, dicesi eoconéarial 

Effetti dei vizii cardiaci sulla circolazione del sangue. — 
Il compenso di cui abbiamo parlato modera i disordini del cir- 
colo .sanguigno, ma non li téglie, e si può stabilire che «l'in- 
sufficienza valvolare e l'ostiostenosi recano pregiudizio alla 



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343 

circolazione del sangue in una maniera identica, aia differente 
solo p«r grado: in effetti V insufficienze producono al pari delle 
òstiosteuosi da una parte un sovraera pi mento delie vene ed in 
conseguenza un elevamento, della pressione sanguigna nelle ma- 
decime, e d' altra parte al contrario una diminuzione nelle ar- 
terie della quantità di sangue, e perciò quivi un abbassamento 
della pressione sanguigna ». Un'eccezione a questa legge sta- 
bilita dal Traube si ha nell'insufficienza delle valvole semita* 
nari aortiche o polmonari, perchè io causa di esse, scorre mag- 
gior quantità di sangue nelle arterie e quindi la loro tensione 
è aumentata, sé però il cuore destro o sinistro non è già di- 
latato. , . 

Tutti i vizi . valvolari rallentano la circolazione ; la stenosi 
per impedire che tutto il sangue della cavità cardiaca passi 
pell'ostio, l'insufficienze permettendo che. il sangue già pas- 
sato peli' ostio rigurgiti: la parte che rimane nella cavità non " 
giunge ai vasi che più tardi. 

Le opinioni del De-Renzi riguardo agli effetti dei. visii car- 
diaci sulla circolazione del sangue discorderebbero alquanto 
da quelle di Oppolzer, e sarebbero. ì. ù « In tutti i vizii car- 
diaci — senza alcuna eccezione — la pressione sanguigna di- , 
minuisoe 'nelle arterie ed aumenta, nelle vene. — 2.? W iper- 
trofia compensativa del cuore, è prodotta dall'aumento, della 
pressione venosa-; essa, rendendo più energiche le contrastoni 
cardiache, tende per lo appunto a far scomparire questo au- 
mento. Ma, divenuta normale la pressione nelle, vene e nelle 
arterie, V ipertrofia davo arrestarsi , perchè cessa la eausa, da 
cui tra orìgine; essa dunque non può accrescere,, come si am- 
mette da taluni, la pressione arteriosa oltre il normale. 

Fenomeni ulteriori dei visii valvolari. *~ Ammessa una 
ineguale diffusione del sangue ed un. ral lenta meBito della cir- 
colazione, devono risultare molteplici effetti diversi aull' orga- 
nismo e sulle parti che lo compongono più predisposte. alle stasi 
di sangue venoso od all' 4njezioni passive di sangue arterioso. 
Così se formasi stasi sanguigna nella vena. cava, superiore e 
sue diramazioni» ci spiegheremo il rigonfiamento delle •vette giu- 
gulari, il colorito azzurro delle labbra, delle unghie alle inani, 
la formazione dei coaguli nella vena giugulare- ed ascellare , 



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344 

l'iperemia del cervello, in conseguenza diche l'idrocefalo 
acato , P edema e V atrofia del cervello , le emorragie delta 

St68»0. 

Le emorragie del oervelto conseguenti a visti valvolari de-» 
vonsi dividere in venose ed arteriose; le venate dipendono da 
vera stasi nelle vene cerebrali , portata da stenosi od insuffi- 
cienza della mitrale o tricuspidale, le arteria»* da insufficienza 
delle vai voler aortiohe con ipertrofia del ventricolo sinistro, per- 
chè in questo caso il sangue scorre nelle arterie con aumento 
di pressione. — » D«*Rensi nega questo aumento di pressione e 
vuole che l v iperemia cerebrale sia sempre venosa , e che essa 
sola dia luogo ai susurri d'orecchio, ai bagliori agli occhi, 
alle vertigini, al sopore, al coma ; il deliquio lo spiega per una 
anemia arteriosa cerebrale. I fenomeni apop lentiformi per lui 
dipendono, o da embolia cerebrale, o da rottura dei vasi resi 
fragili dal processo ateromatosi 

Col ristagno del sangue nella vena cava inferiore e sne di*, 
ramazioni, ne risulta e Palbuminuria, e la pletora addominale, 
e P idrope-ascite ed il fegato moscato e la sua atrofia e P edema 
degli arti inferiori, e 1* infarto uterino q la ritensione di urine, 
e lo stato varicoso, eoo. 

Soffermandosi pes stasi il sangue nella vena renale, per la 
maggiore pressione venosa, oltre P acqua, P urea, P acido urico 
ed i sali, viene eliminata ancora P albumina e talvolta pro- 
dotta ancora la malattia del Brighe. Il fegato — noce-moscata 
•— ^dipende da congestione della vena epatica ; per questa la 
vena porta non può vuotarsi completamente , dal che pletora 
addominale, alterata digestione, irregolarità di evacuazioni, «tata 
emorroidale ; idrope ascRe ; tutti questi fitti si succedono per 
effetto di r*iro*éilata*iane o distendimento delle vene dal cen- 
tro alla periferia. — 1/ atrofia cronica del fegato, è uno. degli 
ultimi risultati della stasi sanguigna e dell' ostruzione dei ca- 
pillari epatici Bel come poi si giunga alP atrofia , se cioè per 
compressione della vene epatiche ( Frericbs ) a per prolifera- 
razione del connettivo e suq raggrinzamento (De-Rensi ), la- 
sciamo la decisione che più aggrada al lettore» 

È per la stasi delle vene* del cordone seminale che si foravi 
l'idrocele q viene impedita Y escrezione delle arine ; per quella 



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3*5 

delle vene uterine che. abbiamo, gli infarti, i catarri; per quella 
della vena crurale che abbiamo- le varici, 1* edema alle gprabOv 
Conosciuto a quanti sintomi dia luogo la stasi del sangue 
nelle vene cave, non vi è bisogno che di spender poche parole 
per provare che siffatti sintomi sono più proprii del cuore de* 
stro ohe del sinistro; che il cuore sinistro, ammalato, prima di 
far sentire la sua astone sulle cave, deve farla sentire al pol- 
mone ed al cuore destro, e che anche nel ouore sinistro i visi» 
della valvola aortica sono meno -sentiti di quelli dell' auricola 
ventricolare. È giusto però avvertire che in certi vizij dove là 
pressione arteriosa è diminuita di molto • alla circolazione ve- 
nosa manca la vis a tergo arteriosa, e così sorge una stasi 
venosa, che non è piti per retrodilatazione f che non dipende da 
stasi al cuore destro. 

.• Influenza dei vitti cardiaci valvolari sulle condizioni della 
piccola circolazione* ->- Diminuisce la pressane del sangue. nel- 
l'arteria e nelle vene polmonari non che nei capillari che vi stan 
di mezzo* per l' insufficienza ed ostiostenosi della tricuspidale , 
come per la stenosi della valvola del L' arteria polmonare : que- 
sti vizii impediscono che il euore dostrp spinga ai polmoni la. 
quantità di sangue normale. Invece nell'insufjficienza ed ostio- 
stenosi della valvola mitrale e dell'aortica si forma un ristagna - 
di sangue a| cuore sinistro, che trapiantandosi con tutta, faci-» 
lità al polmone, vi accresce la pressione sanguigna. L' insuffi- 
cienza delle valvole Semilunari delta arteria polmonare, in Quanto 
si combina coli' ipertrofia del ventricolo destro, contribuisce al- 
l'aumento di pressione. nella piccola circolazione. . 

Effetti della stasi sanguigna nei polmoni sono il deposito di 
pigmento, 1' aumento del connettivo od ipertrofia polmonare ; 
r accresciuta secrezione della mucosa polmonare, il catarro poi? 
mona re, V essudato, del siero del sangue dai vasi capillari nelle, 
cellule polmonari, il quale dicesi edema polmonare acuto se si 
fa prontamentej e cronicp.se lentamente. L' arteria polmonare 
e sue diramazioni, non che i vasi capillari , col tempo si dila- 
tano, si fatino varicosi, subiscono la degenerazione adiposa, 
ne risultano perciò piccole lacerazioni., piccoli focolai emorra- 
gici , infarcimento polmonare. De -Renzi riportandosi alle re 
cen^i esperienze del Cohnhoim, crede che le emorragie per 



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346 

dìapeàesi, cioè sena» rottura dei vasi, siano possìbili per sem- 
plice auménto della pressione vascolare. 

I 36.* ~ Sintomi dei vizii cardiaci. 

Delie svariate forme sintomatiche che abbiamo- visto nel 
§ 35, tranne quelle date* dall' ascoltazione e dalla percussione, 
non ve n' è una che possa attagliarsi ad uno piuttosto ehe ad al- 
tro vizio cardiaco. Tutte hanno una certa affinità fra loro, 
molte sono identiche dal lato dell'effetto, quantunque la causa 
abbia agito diversamente , e parecchie si innestano più alt' i- 
per trofia ed alla dilatazione del cuore successiva ai visii val- 
volari, anziché ai vizii isolati. 

In genere, un ammalato per vizio cardiaco, prova palpito , 
brevità di respiro, senso di sbarra al petto , di costrizione al 
collo, tosse stizzosa? dolori al fégato, al capo, vertigini, accessi 
di stenocardia. 

Percussione. — In ogni vizio cardiaco, o vi è ipertrofìa, o 
dilatazióne; la percussione quindi farà rilevare l'estensione di 
ottusità. — » Nelle stenosi 1' ottusità è maggiore che nelle in-» 
sufficienze. , Il battito cardiaco guadagna egli pure di esten- 
sione; ora è forte, metallico, sollevante; ora debolissimo, irre- 
golare ; ora tiene il carattere del fremito felino ( fremito sen- 
tito dalla mano, applicata sulla punta del cuòre, prodotto dal- 
l'* intensità dei rumori cardiaci). 

1/ ascoltazione nei vizi cardiaci deve di necessità sentire 
•in corrispondenza della regione e sede del male, non più i toni 
chiari e puri, ma ottusi ed estesi o sordi, detti rumori, l toni 
(De Renzi) distinguonsi dai rumori, perchè sono costituiti da 
vibrazioni regolari, brevi e nette, aventi «erta analogia ne'suoni 
dei vocaboli -~ tic, tac. — I rutpori invece dipendono- da vi- 
brazioni estese e prolungate, simili alla pronuncia dei monosil- 
labi — tsi, tsu. — I) suono dicesi indeterminato quando ha i 
caratteri del tono e del rumore. 

Qual causa del tono, oscuro o dei rumori nell' insufficienza 
valvolare, si ritiene da alcuni il rigurgito di sangue, da altri 
gli ispessimenti o le aderenze valvolari ohe ne impediscono le 
vibrazioni regolari ; è certo che i rumori si sentono anche 



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347 

quando la Valvola affetta si chiodo completamente. I rumori 
considerati quale alletto dell' -otttestenosi risultano dall' accre- 
sciuto sfregamento del sangue contro le pareti dell' ostio ri- 
stretto, ed è per questo die se V ammalato è in completo ri- 
poso e quindi lo sfregamento sia limitato, i rumori non si sen- 
tono ; così non si sentono negli anemici anche eccitando il cuore, 
perchè manca la quantità di sangue e la qualità, occorravolo 
a produrre lo sfregamento;. — Sembra inoltre che per produrre 
i rumori non' basti la stenosi , ma vi vogliano ancora rugosità 
e di ciò ne abbiamo prove dalla clinica in confronto all' ana- 
tomia patologica. 

Mascè il secondo tono dell' arteria polmonare dalla chiusura 
delle sue valvole dopo ohe si è riempita, di sangue cacciatovi 
dal cuore destro. — Quanto maggiore è la tensione sanguigna 
in questo vaso, tanto più, sentita sarà la chiusura, della valvola, 
quindi il secondo sarà maggiormente rinforzato, ciò che dicesi- 
accentuazione del secondo tono dell* arteria polmonare. Inteso 
il modo di creazione dell' accentuazione del secondo tona del-" 
V arteria polmonare , non rioscirà nuovo , che si trovi nell' in* 
sufficienza ed ostiostenosi delia mitrale, come nell- insufficienza 
rilevante delr* aorta, ovvero stenosi pronunciatissima , rigurgU 
tando, per tutte queste cause, ri sangue al polmone ed aumen- 
tandosi la tensione del sangue delia arteria polmonare. 

Già si ò parlato dei sintomi dipendenti > da stasi sanguigna 
nei diversi organi , e si ò visto come non siano costanti nei J 
vizil valvolari del cuore; qui non insisteremo che sui danni 
forti che possono risultare dal catarro dello stomaco ed inte- 
stino peri 9 impedito vuotamente» della vena porta, e dall' idrope 
causato da aumento di pressione nelle vene, e dalla crasi ac- 
quosa del' sangue. Ogni idrope che parta da una affezione di 
cuòre 6 toracica, si mostra primieramente alle estremità infe- 
riori ; comincia ai' malleoli, mentre sulla pr.ime cede al riposo ; 
in seguito il riposo noti vale e I' edema si estende alle gambe, 
alle coscio, all' addome sino all' apofisi Tifoide e nelle regioni 
dorsali anche più in alto ; prima la pelle soltanto è edematosa, 
di poi anche i muscoli ; giunto a questo punto t' edema , non 
tarda a farsi il' versamento nelle varie cavità — idrope asoite, 
idropericardio — idrope dei ventricoli, generale, ecc. — 1/ in- 



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348 

fermo idropico finisce per rendersi mostruoso, perde i delinca' 
menti, gli infossamenti, proprii del corpo, molte funzioni, gli , si 
arrestano pel paro edema che può dare al corpo ,un volume 
triplo, quadruplo del normale ; finisce per provare accessi ter- 
ribili di dispnea, per non avere un posto che io sollevi d'al- 
quanto, per esser sempre costretto a tenere quella giacitura, 
sopportare ir distendimento forzato delia pelle. 

Nelle malattie di cuore, ratta «coesione nella cavità perito- 
neale, le altre cavità, non tutte, contengono, versamento ; il 
versamento ascitico però a rigore non deve considerarsi in rap- 
porto con un visio cardiaco sa non quando sia preceduto da 
edema agli arti inferiori. - . J 

La morte per idrope non dipende tanto dalla perdita che 
ut V infermo pél versamento, come per la denutrizione ed inat- 
tività degli organi (polmoni, glottide, ecc.), che in causa del 
versamento si producono. \ » 

' Fenofneni prodotti nei vasi periferici.—* Riguardo alle arterie, 
il polio è scoccante — * pulsus vibrans — nella ipertrofia eccen- 
trica del ventricolo sinistro e perciò specialmente nella insuffi- 
cienza delle valvole aortiche, mentre è piccolo nelle diverse 
ostìostenosh Riguardo alle vene, si osserva, il cosi detto falsa 
polio delle vene ad h quando le .vene ripiene di sangue sono 
ondulanti per le pulsazioni, del le carotidi sottostanti o perchè 
il ventricolo o l'orecchietta destra sono fortemente distesi da 
sangue ed ipertrofici nelle loro parti* si osserva il veroyolsa 
venoso nelle iugulari ed è. quando ia valvola tricuspidale è in- 
sufficiente e' nello stesso tempo esiste anche una insufficienza 
delle valvole delle vene giugulari. Per la diminuita velocità della 
corrente sanguigna sono pure facilissime le .trombosi. 

V urina ò di peso specifico elevato, di reazione fortemente 
acida, abbondante di urofeina; i cloruri yi figurano normal- 
mente, ma l'albumina e l'acido urico abbondano in quantità; 
T urina è normale, scarseggia* negli ultimi momenti di vita. 

Di troppa importanza è la seguente nota dèi De Renzi eia 
riporto perciò per intiero. . 

«Tutti i vizi del cuore tendono a modificare ii\ modo o 
neir altro le linee che vengono tracciate dailo sfigmografo e 
che dinotano i caratteri del polso. Lo. sfigmografo ha dimo- 



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349 

strato prima di, tutto il dierotismo normale del polso , cioè 
che ad ogni contrazione del cuore corrispondono due battiti del- 
l' arteria, dei quali il secondo è senza paragone meno intenso 
e viene prodotto dall'onda sanguigna riflessa nella periferia: — 
Vizii dell 9 aorta. — Noli 9 insuffioienza delle palvule semitu- 
nari aortiche V alinea del polso tracciata dallo sfigmografo, 
presenta quattro caratteri : 1° La regolarità perfetta ; 2.* la 
verticalità della linea ascendente; 3.° l'ampiezza delia pulsa- v 
zione ; 4° il piccolo uncino dell' estremità. — Di questi quattro 
-caratteri i due primi si presentano con maggiore costanza, se 
bene anche essi non sieno assolutamente caratteristici della 
insufficienza aortica, come si è preteso da taluni. La regola* 
rità perfetta del po|so r dipende probabilmente. dalla. facilità colla, 
quale vengono compensati i vìzi dell' orificio aortico / sicché è 
da credersi che alterato più o meno 1' apparato compensativo , 
anche il polso divenisse irregolare ; la i&rticalità. della linea 
ascendente trovasi in rapporto coli' energico battito dell'arteria. 
L' ampiezza della pulsazione si attiene alla medesima causa 
^ V estremità aguzza o ad uncino, può spiegarsi colla celerità 
dèi polso, sicché la leva dell' istru mento, sollevata fortemente, 
si abbassa poi in maniera brusca pel riflusso della colonna 
sanguigna nói ventricolo, mancando Fazione delle valvole sig- 
moidee aortiche. Quando l' individuo é molto debole , manca v 
l'ampiezza della pulsazione e quindi la lunghezza della linea 
ascendente ; nella medesima circostanza, manca egualmente la 
ponjta aguzza nelle estremità della curva, Marey attribuisco 
(' estremità aguzza della forma sfigraografica all' ipertrofia del 
ventricolo nell'insufficienza aortica ; però Koschlakoff ha .ritro- 
vato questa particolarità anche quando il ventricolo trovavasi 
allo stato normale e per I' opposto non l'ha rinvenuta quando 
realmente esisteva l'ipertrofia. Anche nella insufficiènza coni* 
pietà delle valvole aortiche, il polso si mostra dicroto eoli' e» 
same dello sfigmografo ; questo fatto dimostra l'erroneità della , 
opinione, che attribuiva 4 il dicrotismo al rimbalzo della colonna- 
sanguigna contro le valvole dell' aorta nella diastole ventrico- 
lare. — - Nell ! ostiostenosi dell' aorta m curva dei polso trac* 
ciata dallo sfigmografo presenta due caratteri : 1«* la dire- 
zione obliqua della linea ascendente coli! estremità rotonda della 



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350 ' ~ 

curva ■;' 2.° la mancanza del dicrotismo, ti.' primo carattere di- 
penUi dall;i diastole lenta e prolungata dell* arteria in corfi- 
spondenz* della sistole del pari lenta e prolungata del -ventri- 
colo sinietro ; per, tal illativo la leva dell' i atro mento,* so Ite va li- 
do»! lentamente e poi abbassandosi ecn aguale lentezza $ traccia 
una linea asce rotte rì te obliqua e mostrasi rotonda la sommità 
della tìurva. Allorché la stenosi aortica coincide con una insuf- 
ficienza mitrale, ^irregolarità del* polso, propria di quefst' ul- 
timo vizio cardiaco, tende a scomparire ; perone il restringi- 
mento dell* aorta, 'impone, in torto modo, alcuni libiti 'fissi 
all' azione del ventricolo. — Nella degenerazione ateromatosi* 
dèlie arterie là linea discendente della curva, segue' da , prin- 
cipio un -còrso quasi orizzontale ? per guisa che traccia una 
piccola linea che dicesf in sfigmografia pianura della curva. 
La stessa Agora del polso è stata ottenuta da laccoud neHe in- 
sufficienze associate a leggiera stenosi dell 1 orificio .aortico e 
senza alcuna alterazione dèlie arterie.!-^ Quando un aneurisma 
trovasi sul corso dell* arteria, sottoposta ali* esame sfi'gmogra- 
fico, opera allo stesso mòdo. del serbatojo dàlia pompa per in»- 
«end io, cioè tonde- ad impedire il polso d'eri I* arteria; riducendo 
ad una linea quasi retta la curva normale del polso. La corra 
regolare della linea sfigmograftea, ottenuta dall'esame della 
arteria del lato sano, si mostra oltremodo diversa da quella 
Ottenuta sul lato dove esiste l'aneurisma. '— Vizii dell'orificio 
mitrale. -*» Insufficienza della vàlvola mitrale. V irregolarità 
del polso costituisce il carattere principale di' questa altera- 
zione; al quale si aggiunge ancora la pieeiolézaà della ^pulsa- 
zione. — r Stenosi- dell' orifizio* Il polso è regolale e ritmico; ma 
presenta defilé ondulazioni molto marcate' in tutta la linea delle 
curve; queste Ondulazioni corrispondono* ai movimenti respira- * 
torii, che sono alterati negli infermi con stenosi mitrale 1 , tra- 
vagliati d'ordinario grandemente dalla dispnea'. — Vitti del 
cuore dèstro, -r- Non presentano nulla eli speciale è caratte- 
ristico^ il polso xdella* arteria' radiale nei vizii dell' Ostie auri- 
colo ventricolare destro è d'ordinario piccolo e quindi le singole 
curve sfigmografixme sono poco elevate. Ha creduto opportuno 
il De -Renzi di riassumere qua (Ho puossi rilevare dalla appli- 
cazione dello sfigmografo, onde porgere mezzo di' assicurarci 
sempre più nel diagnostico ». 



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351 
~§ 3l. é — Beoorèo -dei viti cardìaci 

Comunemente si fissa la durata dei visii cardiaci dai iO ai 
$0 anni; se il decorso è più breve, dipende dal formarsi di 
un edema polmonare acuto e mortole, dal sopra v ve aire di' una 
apoplessia cerebrale, di .una paralisi cardiaca, di. una ninbolia 
in organi importanti , della malattia del Bright, del marasmo 
generale, dell' idropisia. L'Idropisia si considera codia uno degli 
esiti piti frequenti dei visi valvolari, come dipendente da dege- 
neraslone adiposa del miocardio con ipertrofia, e dilatazione-dei 
cuore e dopo che si è mostrata alcune volte per scomparire di 
bel nuovo, finisce per essere stazionaria e fatale. 

L* edema polmonare cronico fa egli pure ripetute volte le 
sue comparse, ma senza gran danno dell'infermo* La stasi san- 
guigna, od ha luogo da rigurgito del sangue nel sistema venoso 
per parte del vizio cardiaco» o da mancanza di vie. a tergo per 
la degenerazione grassosa del cuore , — etasi passiva ; — - sia 
in un modo che nell' altro non si effettua che dopo una lunga 
durata della malattia. Il decorso dei vizi cardiaci si aggrava 
ogni qualvolta insorgano endocarditi latenti o palesi, ovvero 
embolie, trombosi. — È irregolare ed indeterminato, parche sp* 
venti non ne conosciamo il principio. 
r , 

§ 38.* — Diagfio$i. 

Il diagnostico in genere di un vizio, cardiaco si basa sulla 
aumentata ottusità cardiaca e su di un rumore aiètolico e dia- 
8tolioo\ ie proprietà del battito cardiaco, vedi § 36.°, concor- 
rono a confermare il sospettato vizio. -^ Nel fi, 32.° si è detto 
abbastanza della vera ottusità cardiaca ; riguardo ai rumori, o 
nel cuore, o nei grossi vasi (sorta ed arteria polmonare ), non 
si deve credere che da soli valgano al diagnostico dr un vizio, 
perchè si possono avere senza che esista un' ostioàtenosi od 
una insufficienza per semplici asprezze dello valvole o pareti 
vascolari, per r innervazione % anormale y per l'anemia, per la 
clorosi. Ma in -tutte queste affezioni, tranne nell' aorta ed ar- 
teria polmonaro, non si ha mai un rumore diastolico nel cuore, • 
senza che vt esista un 1 ostiostenosi. In mancanza del rumore 



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352 

diastolico del cuore , il minore sistolico alla 'punta del cuore 
od un rumore sistolico o diastolico nell'aorta e nella polmo- 
nare con ingrossamento del onore, fa ammettere una insuffi- 
cienza od . una stenosi: — ' ì rumori ritte • non ripetono V o- 
figine da alena insufficienza o stenòsi, ma da «empiici 
asprezze , non producono giammai un' accentuazione del se* 
condò tono dell' arteria, polmonare , come la portano costane 
temente le' insufficienze e le stenosi delta valvola mitrale,, non 
che i considerevoli vizii delle valvole aortiche. L'accentuazione 
del secondò tono deli* arteria polmonare è appunto uno di quei 
rumori che può essere prodotto da disturbi d'innervazione 
semplici o causati dall'anemia -, dalla clorosi , del che non po- 
tremo tenere gran calcolo, specialmente se la» percussione per 
ragioni già note non ci indichi la dilatazione, dell' ajà di ottu- 
sità. Del pari*, ricadendo infruttuosa la percussione^, .non si 
" potrà tener calcolo della accentuazione dell' arteria polmonare 
per decidere se un "rumore sistolico sia effetto di un vizio car- 
dìaco o di asprezze ed ispessimenti di una valvola { senza una 
insufficienza contemporanea di questa); né sarà possibile il 
giudicare se V accentuazione del secondo tono della arteria pol- 
monare sia in stretta relazione con un vizio cardiaco, o con 
una asprezza semplice, e so dipenda da- essudato pleuritico, da 
enfisema polmonare. Alcuni sostengono che le semplici asprezze 
o la sémplice innervazione anormale danno luogo bensì a ru- 
mori, ma non alt'idrope, e cosi farebbero la differenza da queste 
malattie ai vizi cardiaci; non pensano, però costoro che Pi- 
drope che comincia prima ai piedi, come avviene nelle ma- 
lattie di cuore, si ha anche nell' enfisema polmonare* nel ca- 
tarro polmonare cronico, nella tubercolósi polmonare ,. negli 
induriménti molto estesi del polmone, ecc. e che prima di ve- 
nire alla suddetta distinzione è necessario esaminare tutti questi 
ed altri processi che dan luogo all' idrope e che soventi si 
complicano-, si combinano all'innervazione a noi male del cuoce, 
alle asprezze semplici. 

Si conchiude che per stabilire .una diagnosi slcu,ra<dei vizii 
cardiaci è indispensabile che la percussione ottenga il suo 
scopo. 

Oltre i dati della percussione ed ascoltazione, qualche volta 



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353 
servono a mezzo diagnostico le proprietà del battito cardiaco 
e del polso ; così nelP ipertrofia di tutto il cuore o del ven- 
tricolo sinistro per insufficienza aortica, il battito cardiaco è 
profondo, il polso scoccante ; il polso è piccolo nelP oetioste- 
uosi. 

I sintomi subbiettivi non valgono che a corroborare un 
diagnostico, per essere possibili anche in molte altre affezioni 
scevre da visi cardiaci. 

§ 39. — Prognosi. 

Sfavorevole è fi pronostico in tutti i vizii cardiaci dichia- 
rati essenziali ; nei vizi cardiaci transitorii o subordinati a 
certe malattie , come tifo , clorosi , ecc. , è condizionato. Dei 
vari vizii cardiaci , alcuni tendono all' esito fatale più solleci- 
tamente degli altri. Così i vizi del cuore destro sono più presto 
fatali di quelli del cuore sinistro ed in proporzione sono più 
prontamente mortali quelli delle arterie che degli ostii venosi. 
Un' insufficienza od una stenosi da sole, sono più gravi di una 
insufficienza e stenosi commiste. 

Riesce difficile giudicare della gravità assoluta, cioè dei mo- 
menti nei quali facilmente la' minaccia della vita si trasmette 
in effetto. Considerata la qualità ed il grado del vizio, consi- 
derati gli effetti di compensazione , lo stato del miocardio e 
V età, considerate le condizioni dell' infermo, la durata di sua 
malattia, la frequenza degli accessi steno-cardiaci e l'evenienza 
di complicanze, (morbo di Bright, apoplessia cerebrale, enfi- 
sema polmonare, embolie, trombosi ) verremo ad una giusta 
stima della gravità del caso. 

§ 40.° — Terapia dei vizi cardiaci. 

Sì divide la terapia: 1.* nella prescrizione di un determi -. 
nato regime dietetico per V ammalato ; 2.° nella cura medica- 
mentosa. 

Regime dietetico. — Viene considerato il moto proporzio- 
nato al corpo che non stanchi né produca dispnea , sicché vi 
è campo alla compensazione ; avendosi già la dilatazione pas- 
siva, anche il moto regolare è nocivo. 

Annali. Voi. CCXVL . 23 



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354 

La dieta deve essere nutritiva, di brodi, carni bianche, le* 
gwnt, leggieri cibi farinacei senza aromi , piuttosto freddi ; il 
caffè, i| the, il vino e la birra e gli spiritosi voglionsi limitati, 
perchè ecciterebbero di troppo il cuore; per questo motivo però 
si devono concedere a chi è assai depresso nelle forte, all'op- 
posto deir-individuo robusto ohe dev'essere nutrito specialmente 
coi vegetabili e dissetato colle bibite acidule. 

Si devono evitare le emozioni, i forti cambiamenti di tem- 
peratura, i bagni freddi e caldi. 

Trattamento medicamentoso dei insti cardiaci. — Con 
questo si cerca di vincere o di moderare una insufQcienza od 
una stenosi; perciò si considererà lo stato della attività car- 
diaca , se accresciuta o diminuita. — De Renzi non crede che 
vi sia una attività cardiaca compensatrice che sia esagerata al 
di là di quello che può portare la causa (vizio cardiaco) e che 
quindi' non vi sia bisogno di correggerla. — - Oppolzer invece 
propone a regolare V attività cardiaca e compensare i di- 
sturbi prodotti da una attività anormale del cuore, il salasso, 
la digitale, il chinino. 

Quando siavi palpitazione, polso accelerato, forte, irregolare, 
si amministra la digitale in forma di infuso ( mezzo grammo 
di digitale sopra cinque oncie di colatura , ogni 2 ore 2 cuc- 
chiaj da tavola pieni ) ; si amministrano le applicazioni fredde 
sulla regione del cuore (1 ) ; in caso di stasi al cervello o ai poi* 
moni alla digitale si aggiunge il salasso. — Il chinino trova 
là sua indicazione quando il polso è frequente e debole , pur- 
ché questo polso non dipenda da una ostiostenosi notevole o 
da una notevole insufficienza in causa del poco afflusso san- 
guigno nell'aorta. In questi casi il chinino rinforzando ed 
accelerando i moti* cardiaei non lascia tempo ohe venga spinta 
per T ostio ristretto una sufficiente quantità di sangue o ne 
lascia rigurgitare una maggiore quantità ne. Ila insufficienza; la 
digitale d' altronde corre nel rischio di deprimere tanto la 
forza cardiaca da incappare nello stesso difetto del chinino. 



({} Ed anche su tutto il corpo secondo il sistema Fleury. 

Mucci. 



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355 

L' opinione di De Renzi, rispetto all' azione della digitai*, 
è conforme a quello che si osserva praticamente, cioè rallenta 
e contemporaneamente rinforza le sistoli cardiache all' ordi- 
naria dose, mentre a dose tossica accelera le sistole» e le inde- 
bolisce e porta fenomeni generali convulsivi ó paralitici. ~- Egli 
poi pel primo espone : f.'° come negli individui anemici la di- 
gitate, anche nelle dosi ordinarie , può dar luogo a fenomeni 
d' ischemia generale ; 2.° come in tali individui la digitale deve 
essere somministrata con circospezione , in piccole dosi ed a 
lunghi intervalli, possedendo questo rimedio un' azione cumu- 
lativa. Si spiega il 1.° numero ammettendo nelP anemia o 
diminuzione della massa totale del sangue, il bisogno assoluto 
di una diminuzione nella pressione del sangue e della energia del 
cuore , proprozionata al grado di anemia , onde si mantenga 
l'equilibrio; somministrandosi in tal caso la digitale* cessa bru- 
scamente detto equilibrio, perchè le sistoli vengono rinforzate 
ed il sangue rimanendo nella primiera quantità si accumula 
nei grossi vasi a danno dei capillari, dal che i fenomeni di 
ischemia cerebrale. 

It salasso e la digitale non sono mai indicati nei casi di de- 
pressa innervazione o di degenerazione grassosa o amilacea del 
cuore. Torna utile il salasso quando le contrazioni cardiache 
sono deboli per sovra empimento del cuore ; lo faremo perciò 
nella stasi delle vene jugulari, nell* accumulo di sangue al 
cervello, nei polmoni, e ce ne asterremo quando il colorito az- 
zurro della pelle, delle unghie, codimi col tono o rumore car- 
diaco debole e boi polso e battito cardiaco deboli. 

Neil' infarto emorragico è pur utile it salasso quando noti 
bastino a frenare l'emorragia, il freddo, la digitale; usando del 
salasso, sarà di raro necessario l'intervento degli* astringenti. 
— Neil' edema polmonare acuto , oltre il salasso ci varremo 
della digitale , dell' ossimiele scillitico , della terra fogliata di 
tartaro, dell'ìpecaqdana — (Rp. Radice di ipecaquaqa e fogli* 
di digitale ana centigr. 75, infondi per un */ 4 d'ora in acqua 
bollente alla colatura grammi 150 , aggiungivi terra fogi. di 
tartaro od ossimele scillitico ana grammi quindici — ogni due 
ore due cucchiaj da tavola ), se 1' edema è attivo. Ma se è di 
natura passiva , se cioè proviene da ciò cho il sangue non è 



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356 

spinto con forza sufficiente nel!' arteria polmonare per mancante 
innervazione, it chinino e l'arnica sono i rimedii da sce- 
gliersi. 

Il salasso dunque è indicato solo nelle stasi sanguigne e 
nel sovraempimento di sangue del cervello, del cuore o dei pol- 
moni, tosto che sieno di natura attiva e di urgenza. 

Per vincere il respira breve, il palpito, per esaltata azione 
cardiaca, giova la seguente forinola (acqua di lauro-ceraso 
grammi 3, acetato di morfina centigr. 2 */ t — tre volte al giorno 
6 ad 8 goccia — ovvero acqua di lauro-ceraso grammi 3, tin- 
tura di' digitale purpurea goccia 10 a 30, si dia come sopra) 
Nel catarro polmonare acuto, oltre il riposo, si consigliano 
i mucilaginosj, i gommosi, i narcotici per moderare la tosse, i 
leggieri purganti e si pratica . la sanguigna generale quando 
vi sia rigonfiamento delle giugulari, cianosi, vertigini; nel cro- 
nico contengono il tannino, i balsamici, come il balsamo peru- 
viano , ed il sale ammoniaco, la sciita, la poligala, il solfo 
dorato d' antimonio , le polveri del Dower, il tartaro emetico, 
( Radice di ipecaquana polv. grammi 1 1 / t a 3, tartaro emetico 
centigr. 10; si divide in due parti eguali ; si dia con precau- 
zione). 

Contro gli accessi asmatici sono di buona azione , 1' acqua 
di lauro-ceraso, la lobelia infilata, il castoreo, l'acetato di mor- 
fina, i fiori di zinco, il nitrato d' argento, i maniluvi tiepidi. 

In caso di una complicante polmonite, non si abbandoni la 
digitale. 

Le sofferenze dello stomaco e della digestione dipendono da 
stasi nel campo della vena porta; sollevansi colle acque mine- 
rali di Kissingen, di Franzensbad, di Marienbad, purché loro si 
lasci perdere una certa quantità di acido carbonico. Là man- 
canza di appetito e la digestione torpida cedonp ai preparati 
amari. (Acqua di lauroceraso grammi 3, tintura amara cen- 
tigr. 150, da .prenderne 10 goccio una mezz' ora prima dei 
pranzo, od una decozione di centaurea minore da berne mezza 
tazza nella mattina, oppure la magnesia o soda bicarbonata ). 
Quando i disturbi da parte dello stomaco dipendano dall'anemia, 
verrà acconcia la nutrizione carnea, il ferro; come tornano 
idonei a vincere la diarrea, gli astringenti e 1' oppio. 



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Alterazioni del fégato. — Onde impedire che si passi alla 
atrofia epatica per via delle iperemie e della ostruzione dei 
capillari epatici , si incomincia a calmare i dolori col riposo, 
colta restrizione della dieta, col proibire gli eccitanti, il caffé, 
col praticare frizioni oleose, e col promovere 1' alvo, col prati- 
care localmente una sanguigna di 8 a 10 sanguette, col consi- 
gliare l'uso dell'uva, le acquo di Marienbad , Franzensbad, 
Rissi ngen, Homburg. Che se l'atrofia è già avvenuta, i pur- 
ganti vanno usati con parsimonia.' 

Le sofferenze emorroidali mitigansi col cremore di tartaro 
e se fluenti in persone anemiche, si correggono coi tannino, col- 
1' elisir acido dell' Haller, col per ci or uro di ferro, ecc. 

À combattere 1' albuminuria ed il morbo di Bright, si rac- 
comandano la digitale, il ferro, gli amari, ma la digitale quando 
viene seguita da ematuria, deve sospendersi; per l'albuminuria 
l'A. costuma l'acido nitrico diluito centigr. 150; acqua di fonte 
grammi 150,'siroppo di rabarbaro grammi 15, ogni due ore un 
cucchiajo da tavola pieno. 

Contro le profuse menor ragie o metrorragie si dà inter- 
namente — Acqua di fonte distillata, grammi 180. Elisir acido 
dell'Haller, goccie 12; siroppo di rabarbaro, grammi 15. Ogni 
ora un cucchiajo da tavola pieno = ovvero : solfato di ferro 
centigr. 35, zucchero grammi 30, si dia in sei polveri da pren- 
dersene tre al giorno. 

Mancando le mestruazioni, occorrono più degli emmenagoghi, 
dei derivativi alle coscie e via dicendo, i rimedi tonici. 

Sintomi cerebrali. — Prima di intraprendere una cura di 
questi, conviene conoscere se dipendono da anemia o da ipe- 
remia ; in quelli che dipendono da anemia le jugulari son 
floscie, le carotidi hanno un polso debole ; in quelli invece che 
dipendono da 'iperemia, il polso carotideo è forte, le jugulari 
sono rigonfie di sangue. Neil' iperemia occorre il riposo asso- 
luto, la dieta, una derivazione forte intestinale, il sanguisugio 

so di 
1 con- 
a sil- 
cervo 
Top- 



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358 

Idrope. — Se è leggiero, si vince col riposo , o col deprì- 
mere I' aitane del cuore mediante la digitale, gli acidi , i sci- 
roppi di frutta. Ogni volta che l' idrope sia esteso e generale, 
i diuretici, come digitale, terra foliata di tartaro, ononide spi- 
nosa, ossi mie le scillitico, ginepro, nitro, sono indicati sinché la 
nutrisione è sostenuta ; in caso opposto tornano meglio il chi- 
nino , i decotti di china, i preparati , di ferro , quantunque i 
diuretici non siano da rifiutarsi. 

I metodi diaforetici non sono compatibili colle malattie di 
cuore, né manco i purgativi forti. La paracentesi può avere il 
suo momento di urgenza. Neil' idrope a na sa rea , procureremo 
di moderare la tensione della pelle colle frizioni di olio caldo, 
cogli emollienti ed al bisogno colle scarificazioni. Le scarifica- 
zioni si fanno col bistorì in parecchi luoghi e per la profon- 
dità di 3-4 linee ; dato che queste portassero la risipola , si 
curerà coir acqua di Goulard unita allo spirito di frumento; 
in caso di cangrena, seguiremo i precetti di chinirgia, i quali 
dovremo seguire anche quando il forte edema al prepuzio im- 
pedisce lo scolo delle orine e deforma i genitali. 

Insufficienza della valvola bicuspidale e stenosi 
dell' ostio venoso sinistro. 

§ 39* — Generalità ed etiologia. 

Trattiamo contemporaneamente della insufficienza e della 
ostiostenosi, perchè non si ha mai una insufficienza senza ste- 
nosi, e se parlasi di insufficienza bicuspidale o mitrale soltanto, 
non e che sia esente da stenosi, ma che <la stenosi è in un 
grado relativamente lieve. La stenosi dell" orificio venoso sini- 
stro molte volte non si manifesta che un certo tempo dopo che si è 
sicuri dell' insufficienza e. questo può pure essere causa di,«er- 
rore, facendo erodere ad una insufficienza isolata che, secondo 
Pe-Renzi, non può darsi tranne che sia relativa. 

Una stenosi isolata dall'astio venoso sinistro, non. è mai 
stata osservata dall' Oppolzer. 

L' insufficienza della valvola mitrale e la stenosi dell' ostio 
venoso sinistro , formano uno dei vizi cardiaci più comuni. — 



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Ne pori causa l'endocardite, il reumatismo articolare acuto, ecc., 
come si disse al § 34. 

§ 40.° Anatomia patologica. 

Molte volte le valvole sono inspessite e raggrinzate al mar- 
gine libero ; ora P alterazione è ad una valvola soltanto . ora 
ad ambedue: in altri casi le valvole sono, aderenti fra di loro 
od fcj cuore eoi loro lembi liberi , ovvero soaosi indurite per 
degenerazione, a teroma tosa odosteoide,, o sono perforate o stac- 
cate dai tendini papillari. L'anello valvolare va. soggetto ulle 
stesse degenerazioni delle valvole ed è capace di restringersi 
pel raggrinzamento del connettivo, 

Altra volta , non sono le valvole ammalale ma i muscoli 
papillari, anzi se la loro malattia consista nella degenerazione 
adiposa, avviene di non trovare nel cadavere quella insufficienza 
che esisteva certamente in vita ed il perchè si è già detto. 

Il ventricolo sinistro nelP insufficienza con leggiera stenosi, 
ricevendo nell'atto della diastole il sangue, non solo delle vene 
polmonari, ma anche quello eh 3 era rigurgitato nell'orecchietta 
sinistra, si ipertrofizza e si dilata. 

Dal momento che la stenosi sia pronunciata , siavi pure 
1' insufficienza, il ventricolo sinistro non riceve che poco san- 
gue dalP orecchietta corrispondente , si impicciolisce , si atro- 
fizza, come si atrofizza e si restringe del pari P aorta. 

L' orecchietta sinistra è costantemente dilatata, ipertrofica , 
ed il suo endocardio è inspessito, coriaceo: le vene polmonari 
ed i capillari sono dilatati e se la stasi si trapianta all' arte- 
ria polmonare, essa pure viene dilatata e facilmente tende alla 
degenerazione adiposa. 

Tanto nelP insufficienza come malia stenosi, separate o con- 
giunte, il rigurgito o la stasi sanguigna nella errechietta sini- 
stra ci danno ragione- della dilatazione delle vene polmonari, 
dei capillari dell'arteria polmonare ed in ultimo di tutto il 
cuore destro. Il cuore destro può raggiungere il doppio del suo 
volume e rimpiazzare il sinistro specialmente all' apice ; per 
questo U cuore prende una posizione anormale di cui dovremo 
tener conto. 



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360 

§ 41 .• — Sintomi. 

Disturbi cireolatori. — Prima a soffrire è la piccola circo- 
Iasione ; dalle ragioni testé dette si comprende come per la 
stasi nei vasi polmonari per ostiostenosi ed insufficienza mi- 
trale^ debbano essere facili i catarri polmonari, V edema polmo- 
nare, l' infarto emottoico di Laènnec, 1* ipertrofia del ventricolo 
destro e la sua dilatazione, infine tatti quei fenomeni che sono 
proprii della stasi sanguigna nelle vene cave — rigonfiamento 
o dilatazione delle giugulari, alterazioni del fegato, pletora ad- 
dominale , affezioni uterine , morbo di fìright , albuminuria , 
idrope. 

Sintomi locali. — Forma esterna e simmetria del torace. 
— Di rado arcuazione della regione cardiaca. 

Il battito cardiaco è sotto la papilla mammillare e soventi 
anche più a sinistra , molte volte è accompagnato .dal fremito 
" felino, è esteso ; allo scrobicolo del cuore alcune volte si mani- 
festa una scossa simile a quella che si avverte alla punta del 
cuore. 

La percussione , quando sia possibile , mostra aumento di 
ottusità trasversalmente dalla linea papillare sinistra sino alla 
linea parasternale destra ed anche più, in causa dell' aumento 
del ventricolo destro ; di rado trova aumento di ottusità in 
lunghezza; vi' sono alcune eccezioni, quali la presenza di' tu- 
mori che impediscano la dilatazione del cuore a destra , ade- 
renze polmonari che portino analoghi impedimenti, spostamento 
del polmone per forte ingrandimento della orecchietta destra. 

Ascoltazione. — Nel ventricolo sinistro si avverte un ru- 
more sistolico in corrispondenza dell' insufficienza mitrale , il 
rumore diastolico non si percepisce che nei casi di insufficienza 
con stenosi pronunciatissima. Il rumore sistolico molte volte si 
propaga anche all'arteria polmonare, all'aorta, e prende i ca- 
ratteri del frèmito felino sistolico. I caratteri del rumore, ora 
sono di soffio a di raspa, ora di tono oscuro ed esteso, ora 
sono metallici, e qualche volta sono negativi, cioè non si sen- 
tono nò si sente il tono sistolico. 

L' accentuazione del secondo tono deli' arteria polmonare , 
avvertita per la prima volta da Skoda, si rileva nella insuffi- 
/ cienza e nella ostiostenosi. 



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361 
De-Renzi aggiunge che nella insufficienza mitrale è possi- 
bile ancora un rumore sistolico nelV arteria polmonare senza 
che sia di propagazione, e che è possibile il raddoppiamento o 
divisione del secondo tono alla base del cuore; fa originare 
il rumore sistolico nell'arteria polmonare dalla tensione san- 
guigna che questa soffre per retro-dilatazione e la divisione 
del secondo tono alla base del cuore per la perdita del sincro- 
nismo fra le vibrazioni delle valvole semilunari aortiche e 
polmonari. 

Il polso nell'insufficienza, tutt' al più è irregolare, ma non 
piccolo, lo è tale invece nelF associazione della stenosi coli' in- 
sufficienza. 

Degli altri fenomeni , tutti quelli che dipendono da au- 
mento di sangue nella «piccola circolazione, si avvertono anche 
nella prima epoca dei vizi cardiaci, mentre quelli che son pro- 
dotti da- aumento di sangue nelle Vene cave, sf manifestano 
quando si è già formata la dilatazione passiva. 

§ 42.° — Diagnosi. 

Si poggia il diagnostico di una insufficienza, principalmente 
sui tre dati seguenti. — Esistenza di un rumore sistolico nel 
ventricolo sinistro. — Accentuazione del secondo tono dell'ar- 
teria polmonare. — Ingrossamento del cuore in direzione tra- 
sversale. I sintomi di ragione della piccola circolazione incep- 
pata e dei fatti susseguenti non fanno che convalidare il dia- 
gnostico. 

In apparenza per quanto sembri facile il diagnostico del- 
l'insufficienza mitrale, in realtà in molti casi è altrettanto dif- 
ficile. Molte lesioni patologiche congiurano contro la precisione e 
la sicurezza, sia perchè producono sintomi eguali a quelli por- 
tati dall' insufficienza mitrale , sia perchè impediscono di fare 
Je debite ricerche (enfisema polmonare, tumori, anemia, ecc. ). 

II. rumore sistolico succede non solo per l' insufficienza mi- 
trale, ma anche per ostiostenosi ed asprezza dell'aorta, per 
semplici asprezze della mitrale , per vibrazioni irregolari di- 
pendenti da anemia o clorosi , per innervazione anormale nei 
processi febbrili. 



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362 

L' ostiostenosi o le asprezze dell 9 aorta , danno il rumore 
sistolico della, maggiore intensità nel secondo spazio interco- 
stale destro, mentre nelP insufficienza mitrale, il suo massimo 
è alia punta del cuore ; la percussione nella insufficienza- mi- 
trale lascia rilevare P aumento di ottusità in senso trasversale, 
invece nelP ostiustenosi aortica ò in seneo ^ longitudinale, e nelle 
asprezze aortiche il cuore non è ingrandito. La mancanza di 
ingrandimento della ottusità cardiaca fa pure distinguere P in- 
sufficienza mitrale, dalle semplici asprezze dell' orificio mitrale, 
dal rumore . prodotto per innervazione anormale. 

Durante la febbre però che è compagna ad una polmonite, 
od in un intenso catarro polmonare, ecc., il cuore subisce mia 
dilatazione passiva e per la stasi si effettua anche P accentua- 
zione del secondo tono dell'arteria polmonare; presso che lo 
stesso accade nell'anemia e nella clorosi, in eausa dalla denu- 
trizione del cuore .ed in questi casi certamente sarà impossibile 
il diagnostico se non se dopo terminato il processo febbrile o 
migliorate le condizioni dell' infermo. 

Trovandosi oltre il rumore sistolico alla punta del cuore 
anche il diastolico, scompare ogni dubbio, perchè il diastolic* 
a quella regione non è altro ohe P effetto di un' ostiostenosi 
della mitrale, e perciò che non si dà ostiostenosi della mitrale 
senza insufficienza , così si attribuisce con certezza il rumore 
sistolico alP insufficienza mitrale. 

Torna impossibile il conoscere la natura del rumore, quando 
a IP insufficienza mitrale coesiste una affezione capace a portare 
tutti gli altri fenomeni dell' insufficienza , tranne il rumore: 
tali affezioni sarebbero- P enfisema polmonare, il catarro polmo- 
nare cronico, l'esteso indurimento polmonare, un versamento 
pleuritico. ' ■ 

Nella stenosi dell' orificio mitrale od orificio venoso sini- 
stro, esiste costantemente un polso piccolo ed un rumore dia* 
stoiioo nel ventricolo sinistro, che* bisogna distinguere da quello 
prodotto dall' insufficienza delle valvole senili utiari dell'aorta o 
dell'arteria polmonare, che si diffonde ; esiete soventi il fremito 
felino diastolico ; la diffusione delP ottusità in senso trasversale 
è maggiore di quello che nella semplice insufficienza e più che 
nella insufficienza, sono notevoli, l'iperemia dei polmoni, il ca- 



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363 
tnrro polmonare, V edenui polmonare* l' infarto emorragico dei 
polmoni, r iperemia cerebrale, il rigonfiamento del fegato, l'al- 
buminuria, T idrope. 

Prognosi. — De-Renzi regola il pronostico dal modo di 
compensazione dei vizio cardiaco; la compensazione sarà mi- 
gliore quanto miglio** è Io stato del miocardio, in altri terinini 
quanto più è marcata V accentuazione del secondo tono dell'ar- 
teria polmonare. 

Insufficienza della valvola tricuspidalp e stenosi 
dell' orificio venoso destro. , 

§ 43.° — Generalità ed etnologia. 

Insufficienza della valvola tricuspidaje , dicesi quello stato 
in cui la chiusura dell' orificio tricuspidale non accade regol- 
iti r mente , in cui ad ogni .contrazione del ventricolo destro ha 
luogo un rigurgito del sangue nell'orecchietta destra. 

È malattia rarissima senza una affezione valvolare del 
cuore sinistro o dell' aorta ; anzi si considera quasi sempre come 
secondaria di queste e principalmente dell' insufficienza mitrale. 
Urta delle cause per le quali l'insufficienza tricuspidale tien 
dietro ai vizi del cuore sinistro , sta nella facilità con che si 
svolge durante questi processi morbosi una endocardite. 

Di rado colla insufficiènza della tricuspidale si trova una 
stenosi pronunciata ; mai la stenosi è sola. 

§ 44.° — Anatomia patologica. 

I dati patologici sono gli stessi che furono indicati al § 40: 
qui peròv, ancora che tutte tre le valvole sieno* interessate in 
modo da favorire la stenòsi , dessa .non è mai forte. Per l' in- 
sufficienza, l' orecchietta acquista anche il triplo daL volume 
normale, ed il ventricolo deatro si modifica in .ragione dei vizi 
del cuore sinistro che hanno preceduta l' insufficienza tricuspi- 
dale. Il cuore destro nei casi semplici d 'insufficienza tricuspi- 
dale , af pari della arteria polmonare, trovasi per lo pKi ri- 
stretto; le vene cave e loro diramazioni sono dilatate. Nella 



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insufficienza con stenosi i dati patologici prendono un carat- 
tere più serio. 

g 45*° — Sintomi e diagnosi. 

Percussione. — Ingrandimento della ottusità cardiaca in 
*enso- trasversale e longitudinale, specialmente verso destra ed. 
in alto sì nella insufficienza che nella stenosi. 

Ascoltazione. — Rumore sistolico , molte volte rumore si- 
stolico, dia sto lieo ed anche accentuazione del secondo tono del- 
l' arteria polmonare per F associazione di un vizio del cuore 
sinistro. Importa essere, sicuri che il rumore è proprio del 
cuore destro, anziché una propagazione di quello che è compa- 
gno a certi vizi del cuore sinistro e dell' aorta. 

Ascoltando collo stetoscopio in direzione trasversale dallo 
spazio fra entrambe le cartilagini della 5.' costa sino verso la 
linea ascellare, si trova che i rumori trasmessi dal ventricolo 
sinistro o dall' aorta scompaiono e dan posto ai toni puri della 
tricuspidale, mentre se i rumori appartengono a questa valvola, 
si continua sempre a sentirli sino a completa scomparsa ed i 
toni non si avvertono. Il caso riesce dubbioso quando l' insuf- 
ficienza tricuspidale si associ all' insufficienza mitrale ; in que- 
sta circostanza non ci resta che rimarcare le differenze di ca- 
rattere del rumore. 

Il polso venoso, quando esiste e sia veramente polso venoso, 
non lascia più dubitare della insufficienza tricuspidale; esso 
succede nelle vene giugulari per insufficienza delie -sue valvole, 
nel tempo della sistole del ventricolo destro. De-Renzi ricorre 
alla brevità della vena anonima destra ed al suo decorso per- 
pendicolare per spiegare la frequenza del polso venoso maggiore 
a destra che a sinistra, dice però che il polso venoso è riscon- 
trabile anche nelle tiroidee, nella mammaria, stelle vene della 
faccia, nella safena : l. # per insufficienza della valvola tricu- 
spidale; 2. f per insufficienza della valvola mitrale e persistenza 
del forame ovale; 3° nei casi rarissimi di comunicazioni fra la 
vena cava e V aorta. 

In mancanza del vero polso venoso, riscontrasi nn movi- 
mento ondulatorio delle giugulari che dipende dagli urti della 
carotide o da una grande dilatazione ed ipertrofia del ventricolo 




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365 
destro e dell'orecchietta, o per stasi considerevole (De-Renzi). 
Il movimento ondulatorio non trasmesso dalla carotide è un 
grado minore del polso venóso e per distinguerlo da quello 
portato dall' arteria carotide si comprime la giugulare presso- 
ché alla metà del suo corso: dal punto di compressione al 
cuore la vena si rigonfia e pulsa maggiormente nella vera on- 
dulazione o polso, mentre nell'ondulazione secondaria la vena 
non si rigonfia mai. Oppolzer tien_ conto anche del polso epa- 
tico, facendolo provenire da rigurgito nella vena epatica. De- 
Renzi aggiunge che questo polso è facile per la mancanza di 
valvole nelle vene fino al fegato , ma che può anche essere 
trasmesso dalle pulsazioni della cava o dal cuore.* 

I fenomeni consecutivi sì riducono a quelli porteti dal riem- 
pimento delle cave, avvengono piuttosto prontamente e sono 
più presto fatali di quelli dei vizi di sinistra per esser minore 
la compensazione. 

Insufficienza, relativa. 
§ 46.° 

Dal)' Autore si combatte questa insufficienza, che pegli altri 
è ritenuta una — eccessiva dilatazione dell'orificio senza al- 
terazioni anatomiche dell'apparato valvolare, in guisa che le 
lacinie valvolari appartenenti all'ostio affetto, non sono più ab- 
bastanza grosse per rinchiuderlo nel momento della sistole. — 
Costoro, egli dice, adducendo a momenti causali, l'anemia, la 
clorosi, ecc., a sintomi il rumore endocardico, l'ondulazione 
nelle vene giugulari, l'aumento in ottusità, ecc., non provano 
che l'anatomia sia favorevole alle loro ipotesi, che la chiusura 
dei veli non si faccia, né escludono tutte le altre "cause che 
danno luogo agli stessi rumori, alle stesse conseguenze. 

Insufficienza delle valvole semilunari dell'aorta. 
§ 47.° — Generalità ed etiologia. 

Insufficienza dell'aorta, è quello stato in cui le sue valvole 
non si chiudono completamente , per cui ha luogo durante la 



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diastole del ventricolo sinistro, rigurgito di sangue da quella ^ 
questo. 

Con essa è combinabile tanto la' stenosi , quanto altri visi 
valvolari spettanti ad altre regioni cardìache. 

Dipende per lo più da processo ateromatoso , e méntre è 
tanto frequente nella vecchiaia, lo è raerio nella età giovanile* 

§ 48.* — ■ Anatomia patologica. 

In ragione della causa, il processo ateromatoso; le altera* 
ztoni consistono in calcificazioni , inspeseiraenti , infiltrazioni 
gelatinose, ecc.; per parte dell 9 endocardite in raggrinzamenti, 
vegetazioni dendriche, aderenze , ulcerazioni, distacco — Con- 
seguenti a queste alterazioni, sono, o V insufficienza , o là ste- 
nosi, o 1' uno e F altro assieme. 

If ventricolo sinistro per lo più si dilata e si ipertrofizsa , 
la punta del cuore si allunga , i muscoli papillari si fanno 
spessi ; il setto interveritricotare si incurva verso destra , cosi 
sinché non avvenga una dilatazione passiva del ventricolo si- 
nistro, il cuò>e destro rimane più piccolo del normale. Avve- 
nuta la dilatazione passiva , il cuore destro per una specie di 
retrodilatazione deve ingrandirsi. Tutte le arterie subiscono 
una certa dilatazione. 

< Il cuore prende una posizione alquanto orizzontale e si gira 
su IT asse longitudinale da sinistra a destra. 

§ 49.0 _ Sintomi. 

Sono per V ispezione, inarcamento costale della regione car- 
diaca, sollevamento sistolico ed abbassamento diastolico degli 
spazi intercostali corrispondenti a detta regione. 

Il battito cardiaco è sollevante e la punta cardiaca batte 
in direzione della 7. a , 8. a o 9. a costa, alcuni centimetri al di 
là della linea papillare verso l'esterno, ovvero se il cuore per 
eccezione tiene la linea Verticale anziehè T orizzontale , il bat : 
tito si sente ali* epigastrio e viene trasmesso al fegato per 
mezzo del lobo sinistro. Come' la punta cardiaca si è allun- 
gata, cosi trovasi corrispondere il suo urto a due spisi inter- 



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costali. Skoda è stato il primo a farci avvertire in eerti casi 
ii rientramene di più spassi intercostali io vicinanza del bordo 
sternale sinistro, dorante il sollevamento sistolico, in circo- 
stanza di aderenze pleuro costali alla regione toracica anteriore; 
si spiega il latto pel vuoto che necessariamente deve nascere 
all'atto delta retrazione delle pareti dilitate del cnore per l'i* 
nazione polmonare e per la pressione atmosferica. Soventi l'arco 
dell' aorta si allunga ed allora è focile il sentirne V urto ed 
anche un fremito, mettendo un dito nella fossetta giugulare 
appena sopra il manubrio deHo sterno r qualche vtrtta il fre- 
mito sistolico ed il diastolico è percepibile alla 3. a cartilagine 
costale sinistra : le pulsazioni dell* aorta addominale sono 
forti. 

Percussione. — Si rileva con essa aumento di ottusità nel 
senso trasversale e più nel senso longitudinale ; 1' ottusità tra- 
sversale poi spiega una dilatazione attiva quando si estende 
poco verso destra, nel caso di estensione da queeto lato la di- 
latazione è passiva. 

Ascoltazione. — * Al secondo spazio intercostale destro fa 
impressione un rumore diastolico se trattasi di insufficienza, un 
rumore sistolico «e di stenosi, quantunque possa sentirsi anche 
per pure asprezze e qualche volta anche un tono dipendente 
dall' essere ancora possibili le regolari vibrazioni ad una dolio 
tre valvole : il secondo tono dell 1 arteria polmonare può essere 
accentuato. 

Fenomeni nei vasi periferici. — . Dilatazione • di tutte le 
arterie grosse e piccole, polso forte, grande, scoccante. Esami- 
nate le arterie collo stetoscopio, si chiarisce ad ogni pulsazione 
un tono chiaro detto tono delle arterie, che dipende da vibra- 
zioni delle pareti dell'arteria. Quando 6i avverte un secondo 
tono , non è proprio dei vasi , ma e trasmesso dall' aorta , al 
pari del secondo tono quando esista neir aorta. Se la tensione 
arteriosa è forte, il tono diventerà oscuro o si trasformerà in 
rumore. 

Coli' aumento della pressione sanguigna nelle arterie , ci 
viene spiegata, e Palbuminuria, e la abbondante menstruazionc, 
che Si collegano alla insufficienza aortica' : la pressione san- 
guigna è spiegabile per l' ipertrofia del ventricolo sinistro. 



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368 

Avvenuta la dilatazione passiva , cessa V energia del cuore 
sinistro, le arterie ricevono minor quantità di sangue, che ri- 
gurgita in maggior copia entro il ventricolo sinistro, dal quale 
per la. via polmonare si trapianta la stasi al cuore destro e di 
là al sistema delle cave : accade tutto P opposto di quanto ab- 
biamo esposto prima. Il resto di sintomatologia riguardante le 
sofferente subbiettive ed altri fenomeni si rivegga al $ 36, non 
essendo in nulla diverso da ciò che si osserva nei visi cardiaci 
in genere : aggiungeremo soltanto che nella insufficienza aortica 
con dilatasione attiva del cuore sinistre son facili le epistassi 
nei giovani, le omorragie cerebrali nei vecchi, e che V infermo 
non soffre se non che all' evenienza della dilatasione passiva 
del ventricolo sinistro. 

§ 50.° — Diagnosi. 

Si è sicuri di una insufficienza aortica quando si costata 
un rumore diattolieo nell' aorta che può seguirsi in basso 
lungo lo sterno verso la punta del cuore ove scompare, e quando 
questo rumore è accompagnato da ipertrofia eccentrica del ven- 
tricolo «inidlro. — L' ipertrofia guadagna il maggior tratto in 
senso longitudinale e con essa si sente il tono delle arterie , 
il polso scoccante. Al secondo stadio la -ottusità cardiaca è l'u- 
nico sintoma che resta di tutti quelli della insufficienza aortica 
al primo, poiché si invertono. 

Il battito cardiaco sollevante è uno dei migliori indizi di 
insufficienza valvotare con ipertrofia del ventricolo sinistro, per- 
chè oltre questa non si trova se non che nella ipertrofia di 
tutto il cuore: fatta eliminazione di questa, si deve necessaria- 
mente giudicare dell'altra. ' 

Stenosi dell'orificio aortico. 
§ 51.° — Generalità ed anatomia patologica. 

Il restringimento dell'orificio aortico lo troviamo solo oi 
accompagnato ad altri vizi valvolari, dei quali più di sovente 
l' insufficienza dell'aorta, purché la stenosi non raggiunga uà 
alto grado ; in tal caso le valvole chiudono quasi perfettamente 
1' orificio. 



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369 

Su ciò che si riferisce all'anatomia patologica, non vi è da 

aggiungere a quello che si è detto per V insufficienza ; giudi* 

cheremo s te no ti co l'qstio aortico di un adulto quando non vi 

passa il dito pollice ( De-Renzi ). 

Influenza della stenosi dell' orificio aortico sul cuore. -1 
È nulla per le stenosi insignificanti — essendovi complicanze, 
il cuore subisce te modificazioni per queste. 

Nei gradi medii di ostiostenosi dell'aorta, il ventricolo si- 
nistro è dilatato, oltremodo ingrossato nelle pareti ,. la dilata- 
zione però è cosa da nulla se trattasi di pura ostiostenosi , ed 
in questo caso il cuore prende forma sferica. 

§ 52.* — Sintomi e diagnosi. 

L' ottusità cardiaca si rileva soltanto nei casi di ostioste- 
nosi rimarcabile o nei casi di ostiostenosi con insufficienza ; 
nei casi lievi manca. Nei casi lievi manca altresì il battito car- 
diaco, mentre è energico, sollevante, situato uno o due spazi 
• più in basso e verso l'esterno nell' ostiostenosi rilevante o nel- 
T ostiostenosi con ili sufficienza. 

Dall' ascoltazione vien sentito un rumore sistolico che bi- 
sogna distinguere dal rumore trapiantato dal ventricolo sini- 
stro, o prodotto dalle vibrazioni irregolari della parete del- 
l' aorta, dalla sovrapposizione dei tumori mediastinici all' aorta, 
da dilatazione ed asprezze del cono arterioso, da rigidità delle 
valvole semilunari dell' aorta ; una tale distinzione è difficile 
ed alcune volte impossibile., tuttavia noi argomenteremo dal 
quadro sintomatico complessivo della natura del rumore si- 
stolico. 

. Il polso è piccolo ed esteso o tardo nella stenosi dell' ori- 
ficio aortico, in quanto per 1' ostio ristretto non passa più che 
poca quantità di sangue e con lentezza, è poi duro 'per T au- 
mentata forza sistolica del ventricolo sinistro. 

Fenomeni consecutivi. — Si riferiscono a stasi sanguigna 
nel circolo venoso, a disturbi per questo, della piccola circola- 
zione, come catarro polmonare, infarto emorragico. 

Facili ( De Renzi ) sono le compensazioni nella stenosi aor- 

Annali. Voi. CCXVL 24 



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370 

tica, Il pronostico però è meno sfavorevole di joello della In- 

efficienza. 

Insufficienza delle valvole sbmtlunari 

tXBLL' AttfftRIA POLMONARE. 
§ 53.° — Generalità, eziologia ed anatomia patologica* 

Dei vizii cardiaci, è il più raro, e nei pòchi casi che si os- 
servano, il maggior numero origina dalla vita intrauterina. 

Cause ne sono 1' endocardite, la miocardite del setto inter- 
ventricolare, qualche volta il processo atereraatoso e le anomalie 
valvolari ( De Renzi ). 

J 54i° — Anatomia patologica. 

Il cuore destro è dilatato ed ipertrofico al primo stadio — 
a stadio inoltrato si ingrossa nelle pareti con degenerazione in 
grasso od in materia colloide, ovvero si dilata passivamente* 
L' arteria polmonare è più o meno dilatata ; le alterazioni 
delle valvole sono le già descritte. Nel cjtco di insufficienza 
senza alterazione di struttura delle valvole la causa consiste 
in una valvola sopranumeraria, ma rudimentale, che impedisce 
il perfetto contatto delle tre normali. 

§ 55.* — Diagnosi. 

Nella insufficienza delle valvole dell' arteria polmonare, no- 
tasi la diffusione di ottusità verso destra, un rumore diastoljco 
in direzione della 2. 1 o 3.* cartilagine costale sinistra , conti- 
mi an tesi in alto nella carotide e nella succlavia. Benché sia 
controverso da alcuni lo stato congestizio dei polmoni durante 
io stato attivo del cuore destro nella insufficienza dell'arteria 
potmonarè, Oppolzer lo ammette in base alle dilatazioni arte- 
rióse qhe ne avvengono ed in base al catarro polmonare, al- 
l' edema polmonare ed infarcimento emorragico che di fre- 
quente si trovano fin questo vizio. 

In via secondaria aumenta la tensione del sangue in tutto 
il sistema arterioso, quantunque non raggiunga 11 grado che 
tiene nelle insufficienze aortiche. 



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La nutrizione polmonare (Pe Renzi) scapita per essere mi- 
nore la quantità di sangue nutritivo che va ai polmone , per 
rigurgitare in parte e per esservi una stasi assolutamente pas- 
siva ; forse questo concorda colla frequente concomitanza detta 
tubercolósi coti* insufficienza in discorso. , 

Anche in questo vizio, come negli altri , anzi più dì tutto 
in questo , fatta eccezione dell' insufficienza dell' ostio sinistro, 
nella dilatazione passiva riesce ingorgato e rigonfio tutto il si- 
stema venoso. 

Stenosi dell'orificio dell'arteria polmonare. 

§ 56.° — Generalità — Eziologia — Anatomia patologica 
e Sintomi. 

Quand* anche per stenosi dell' orificio dell 1 arteria polmo- 
nare si intenda, oltre il vero restringimento dell'orificio, anche 
la stenosi del cono arterioso destro ed il restringimento dei 
tronco dell'arteria polmonare (De Benzi) si deve sempre 
considerare come fatto raro. — Dividesi la stenosi in acqui- 
sita o congenita ; cause principali o fatti concomitanti della 
stenosi congenita sono V apertura del setto interventricolare , 
1' apertura del condotto di Botallo e l'apertura del foro ovale ; 
l' acquisita dipende da endocardite , ó da miocardite , o dal 
processo ateromatoso. Il cuore subisce le stesse modificazioni 
che subisce per 1' insufficienza dell' orificio dell' arteria pol- 
monare. 

Il battito cardiaco nella stenosi dell'orificio polmonare è 
oscuro, l'ottusità è aumentata in senso trasversale, l'arteria 
polmonare dà un intenso rumore sistolico che si estende a 
tutta la regione cardiaca. Avvi affanno , cianosi, idrope, albu- 
minuria, rigonfiamento del fegato e delja milza. 

Prognosi. — Finisce un terzo dei casi per tisi polmonare 
(lavoro di Lebert raccolto da De Renzi); il rimanente si incam- 
mina all'esito letale dietro tutti gli altri disordini che più di- 
lettamente son prodotti dal vizio cardiaco. 



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§ 57. — Diagnosi. 

Differisce il rumore sistolico da un rumore trapiantato o 
prodotto da semplici inspessiamoti delle pareti senza stenosi ; 
quejlo che è proprio della stenosi dell' orificio dell' arteria pol- 
monare, si sente nella massima sua intensità nel secondo spazio 
intercostale sinistro, e quando si tratti di giudicare se il ru- 
more sistolico appartenga all'arteria polmonare od all'aorta, 
oltre la sede del rumore ci prevarremo delle condizioni del 
polso — piccolo — nella stenosi aortica e della percussione — 
dilatazione a sinistra nella stenosi aortica, a destra nella ste- 
nosi polmonare. 

L'aneurisma o dilatazione -dell' arteria polmonare dà pur 
luogo ad un rumore sistolico, ma nell* aneurisma, oltre i dati 
anamne8tici che lo fanno presupporre, il secondo tono dell'arte- 
ria polmonare è sempre chiaro e puro, mentre nella stenosi è 
con rumóre. — Resta a differenziare la vera stenosi, dalla ste- 
nosi portata per compressione da tumori mediastinici , stenosi 
che è relativa ed in favore della quale parlano i precedenti 
della malattia , dalla apparente stenosi per la persistenza del- 
l' apertura del condotto arterioso di Botallo : in questo caso si 
avv.erte un secondo tono o diastolico. 

Degenerazione del cuore. 
§58.« 
Consideriamo princidalmente il cuore adiposo e V amilaceo. 
Cuore adiposo. 

Il cuore si rende adiposo o per: a) accumulo eccessivo di 
grasso normale esistente nel tessuto connettivo setto-pericar- 
diaco o per : 6) la generazione adiposa della sostanza musco- 
lare del cuore. 

L* ipertrofia del grasso normale si trova negli individui 
grassi, negli affetti da marasmp senile, nei tubercolosi, nei be- 
vitori, negli ammalati per carcinoma ; il grasso si deposita alla 
base, alla punta e nel solco longitudinale del cuore, non porta 
conseguenze da rimarcarsi. 



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373 

La degenerazione adiposa del miocardio o metamorfosi adi- 
posa del cuore si fa a spese delle fibrille del miocardio ed il 
sarcolemma ai riempie di grasso acquistando un color gialliccio 
e rendendosi fragile. Ora è tutto il cuore che subisce questa 
generazione, ora una parte soltanto. 

Considerasi la metamorfosi adiposa del cuore come un di- 
sturbo nutritivo che si sviluppa per una quantità di plasma 
nutritivo accresciuta o diminuita ; all' aumento di nutrizione 
contribuiscono 1' endocardite, la miocardite; alla diminuzione, 
1' idropericardio, le ostruzioni delle vene coronarie, il marasmo 
generale e tutte le malattie che ne son causa, l'atrofia gialla 
acuta del fegato, l'avvelenamento pel fosforo, il processo puer- 
pera le, la pioemia, il tifo. 

Sintomi e diagnosi. 

Quando la metamorfosi è circoscritta a piccoli focolai f le 
fibre contigue alle degenerate si ipertrofizzano ; se è diffusa 
alla maggior parte del cuore, ne risulta la dilatazione passiva. 
Non è possibile fi diagnostico in questo caso se non se dove trove- 
remo per sintomi: battito cardiaco indebolito, polso debole, molle, 
ottusità cardiaca estesa , dispnea, palpito di cuore dopo leg- 
gieri sforzi od emozioni, deliquio, cianosi, ed idrope. La cianosi 
e l'idrope appartengono più ai vizi polmonari o cardiaci che vi 
si associano ; in tal caso il diagnostico dipenderà dalle modifica- 
zioni dei rumori' o dei toni — indebolimento — e dalla diminu- 
zione della compensazione. De Renzi fa osservare con Dusch'la 
frequenza degli accessi apopletti formio per anemia cerebrale 
transitoria e del così detto fenomeno di Stokes nella' degenera- 
zione adiposa del cuore. Gli accessi apoplettiformi cominciano 
con vertigini , conati al vomito , polso piccolo , raffreddamento 
delle estremità ; possono scomparire subitaneamente, ma possono 
anche riescire letali; si prevengono e si curano col far tenere 
la testa bassa all' infermo. 

Il fenomeno di Stokes consiste in una serie di respirazioni 
che si indeboliscono sino a mancare, poi in un'altra serie che 
da questo stato di morte apparente sale per gradi ad una fun- 
zione polmonare esagerata : questo fenomeno non è esclusivo 
di questa malattia. 



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374 

Terapia. 

Dovrassi interdire 1* abuso delie bevande spirito**, vincer© 
le emorragie, correggere l'anemia, ricórrere ad una dieta so- 
stanziosa nelle malattie che conducono al marasroo, perchè 
queste varie cause di denutrizione , favoriscono la degenera- 
zione adiposa del' cuore. Imporrassi il riposo e la tranquillità 
d'animo ed anche in caso di polisarcia non saranno mai indicati 
né il mercurio , né il jodio , né i drastici. — Si possono con- 
sigliare gli acidi minerali, t'uso dell' uva, delle acque minerali 
di Kissingen, Vichy, Karlsbad. 

Nelle minaccio di paralisi del cuore sono indicati : il vino, 
il muschio, gli eteri acetico e solforico, il liquore affisato di 
ammonio. 

Cuore lardaeea. 

È quella alterazione del miocardio, in cui nel)' interne delle 
fibrille muscolari si deposita una sostanza simile a gelatina — 
sostanza colloidea — colorantesi in bleu all' aggiuntaci una 
soluzione di jodio ed acido solforico diluito ( reazione ami- 
Ioide). 

Dicesi cuore lardaeeo appunto perchè ne ha Y aspetto , se 
la degenerazione ha invaso tutto l* organo ; il cuore destro è 
la parte attaccata nel maggior numero dei casi, che sono più 
rari della, degenerazione adiposa. 

Cause si vogliono il morbo di Bright, le discrasie per sifi- 
lide, per carcinoma» per carie, per necrosi, tutto quanto favo- 
risce l' ipertrofia delle pareti cardiache. 

Sintomi e diagnosi* 

Torna impossibile un vero diagnostico ; non è che probabile 
Ja degenerazione colloidea o lardacea quando nel morbo di 
Pright o nel fegato o rene lardaeeo , in aggiunta ai sintomi 
proprii di queste malattie x insorgono i sintomi cosi detti car- 
diaci. 



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375 
Terapia- 

Qualora sia possibile diagnosticare la degenera zìone larda* 
cea, conviene attenersi alla cura causale e toner le norme già 
esposte nella terapia del cuore adiposo. 

Carcinoma e tubercolòsi del cuore, ~- Kob se ne parla, per 
essere di difficilissima diagnosi e per la rarità» 

Anomalie congenite del cuore» cianosi. 
§59.* 

Le principali sono : la persistenza della apertura del forame 
ovale, di quella del dotto arterioso di BotalLo e la comunicazione 
di entrambi i ventricoli per mancanza del setto. Le anomalie 
delie valvole e degli, ostii deo luogo ad una sintomatologia si- 
mile a quella dei .vizi cardiaci acquisiti e la trascuriamo. Una 
anomalia da rimarcarsi, quantunque di niun cattivo pronostico 
(De Renzi),, è la destrocardia p trasposizione del cupre a 
destra: essendo congenita, ve quasi sempre congiunta a tra- 
sposizione delegato a sinistra, della milza a destra ; secondo 
De Renzi, oltre la percussione questo è il segno distintivo mi- 
gliore di una destrocardia .congenita da una. acquisita. 

Apertura del forame ovale. «*- Non sono rari i casi della 
rimanenza dell'apertura del forame .ovale anche nella vita estra- 
uterina. — • È uno stato che è compatibile cpjla vita e non le 
porta per sé sconcerti gravi. -«■ .Gii antichi la mettevate a, prin- 
cipal eausa di cianosi per la mescolanza dj sangue arterioso 
eoi venoso ; noi Afferiniani© trovarsi jropUi casi di Apertura del 
fono del Botallo senza cianosi * quando vi sia doversi questa 
attribuire ad una imperfetta ossidazione del sangue , al ral- 
lentamento della ejreqlazie.ee,. . 

Apertura del condotto arterioso di Botallo. — • Può stare 
con quella del foro «vale e senza. Va ragione dello sviluppo 
maggiore di un ventricolo o dall'altro, il sangue passa dal- 
l' aorta all'arteria polmonare e viceversa. 
• Passando dall'aorta alla polmonare, ne risulta la cianosi , 
sinché ipertrofizzato il cuore destro non -sili nepsfee dà respjn- 



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376 

gere il sangue affluente dal eanale arterioso. — Nel caso di 
apertura contemporanea del condotto e del forame ovale la 
cianosi non ha più per momento causale 1' impedito ritorno 
del sangue venoso, perchè il sangue si fa strada pel forame 
ovale invece' di raccogliersi nel cuore destro, quindi manca; si 
manifesta però quando il cuore si è reso ipertrofico, perchè in 
allora per V arteria polmonare decorrendo ' scarsa quantità di 
sangue, questo riesce povero di ossigeno. 

Il bambino che porti V apertura del foro del Bota Ilo è de- 
bole, succhia e grida debolmente, ha tendenza al sonno, soffre 
di soffocamento e di convulsioni; raggiunta l'età della pubertà, 
rimane gracilissimo, minuto di muscoli ed ossa, i genitali non 
si sviluppano ; l' infermo è affannoso, va soggetto a deliqui, a 
sopore, a palpiti cardiaci e secondo le circostanze a* Ila cia- 
nosi. 

La percussióne e V ascoltazione stanno per un' apertura 
del condotto del Botallo quando danno un cuore ingrossato ed 
un rumore esteso su tutta la regione cardiaca, per alcuni è 
sistolico o diastolico, per altri (Oppolzer) continuo. 

Perforazione del setto inter ventricolare. — In- genere la 
mancanza del setto va associata alla fusione dell' aorta e della 
polmonare in un tronco, solo , che presiede a tutta la circola- 
zione. Qui la cianosi dipende da rallentamento di circolazione, 
da difficile vuotamento dei vasi venosi, da poca ossidazione del 
sangue. Anche questa anomalia è difficile a diagnosticarsi , si 
può però sospettare quando si ode un intenso rumore su tutta 
la regione dei ventricoli del cuore. 

Il pronostico è sempre sfavorevole se le anomalie conge- 
nite del cuore sì accompagnano a vizi valvolari ; nelle ano- 
malie semplici poi la meno temibile è V apertura del forame 
ovale. 

Terapia. — Come si è indicata pei vizi valvolari del cuore. 

Nevrosi del cuore. 

Si distinguono in Ipercenesia. — Morbus Basedowii. — Ste- 
nocardia. — Subparalisi. 



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377 ' 
Ipercenésia del cuore. 

InUndesi per ipercenésia del' cuore, o cardiopalmo, ó pal- 
pito cardiaco nervoso il così detto palpito cardiaco senza al - 
cuna alterazione alle valvole ed agli orificii. — Coglie princi- . 
palmento i giovani. — Le cause possono essere locali, generali, 
centrali, periferiche; le più frequenti sono l'anemia, la clo- 
rosi, la tubercolósi, 1' isteria, V ipocondria, le diverse affezioni 
dello spirito e del corpo, gli eccessi venerei, l'abuso degli al- 
coolici, certe affezioni degli organi addominali. 

Sintomi. — Il pulpito nervoso vien solo, ad accessi ; il pa- 
rossismo consiste in un aumento dell' azione cardiaca, distinto 
subbiettivamente per sollevamento della parete toracica ad ogni* 
sistole cardiaca. Qualche volta il primo tono è tintinnante o so- 
stituito da un rumore sordo e soffiante; altre volte vi è accen- 
tuazione del secondo tono dell' arteria polmonare ed aortica ; 
altre volte i toni son puri. 

Il polso sovente è grosso, duro, frequente; quando però per 
la frequenza delle pulsazioni cardiache, il cuore non possa vuo- 
tarsi completamente, il polso è molle, breve, le giugulari si ri- 
gonfiano e fino ad un certo puuto avvi la cianosi. 

La temperatura in alcuni casi è normale, in altri superiore 
od inferiore. L'infermo prova ancora battito al capo, vertigini, 
oppressione all' epigastrio, stringimento all' esofago e faringe. 

L' accesso dura da pochi minuti ad alcune ore, non decorre 
tipicamente e cessa od improvvisamente o lentamente. 

Diagnosi. — Finito l'accesso, se l' infermo si trova in stato 
normale all' esame del cuore , il diagnostico è di ipercenésia 
del cuore. 

Prognosi. — È sfavorevole soltanto quando la causa sia 
una affezione del cervello o del midollo. 

Terapia. — La cura sarà prima di tutto radicale, diretta 
perciò alle diverse cause ; in quanto spetta all' accesso, si al- 
lontaneranno le parti di abiti che stringono l'infermo, cintura, 
cravatta; sul cuore si applicheranno cataplasmi freddi o sena- 
pismi ; alle tempia si faranno frizioni con aceto od acqua di 
colonia ; internamente si darà qualche goccia di acqua di lauro- 



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378 

ceraso con un pò. di tintura di digitale, dì acetato di morfina 

o di chinino (1). 

Morbo di Basedow. 

Trattarono di questo morbo, detto anche cachessia esottal-. 
mica, tachy cardia strutti osa esoxphthalmica, cardiogmus stru- 
mosus, Flajani nel 1802, Graves nel 1835, Basedow nel 1840, 
ed altri, Stokes, Trousseau, Marsh, Von Graefe, ecc. 

Il morbo consiste nell' aggruppamento di un palpito ner- 
voso o di un vizio cardiaco, con una struma ed una esottalmìa. 
Conta maggior frequenza nelle donne anziché negli uomini — 
Taylor, Praél — e nell'età dai venti ai 40 anni. 

Eziologia. — Stokes fa consistere la causa in un disturbo 
funzionale del cuore , Bouillaud nelP onanismo , Trousseau in 
un'affezione del simpatico. 

Anatomia patologica. — Poco si conosce àncora ; più so- 
vente vi è anemia considerevole, idrope, cuore normale o con 
vizio valvolare od amilaceo , gianduia tiroide ingrossata per 
iperplasia del suo tessuto, i suoi vasi dilatati ; i tessuti con- 
nettivo e adiposo dell'orbita, sono ipertrofici, edematosi, i muscoli 
dell' occhio son degenerati ih adipe , l' occhio è sporgente in 
fuori. 

Sintomi, decorso e diagnosi. — I sintomi sono aumento di 
azione cardìaca , rigonfiamento . della glandola tiroide, esot- 
talmìa ; il polso è dalle 90 alle. 160 battute per minuto; le 
alterazioni del cuore non si hanno che alt' ultimo stadio. — 
L' ingrossamento di una parte o di tutta la gianduia tiroidee 
si manifesta alla metà del corso morboso, con intenso sibilo e 
con forte battito delle carotidi. L' esottal mia raggiunge un 
grado considerevole per gradi, ma la vista non si altera se 
non se quando per incompleta chiusura delle palpebre la 
cornea siasi resa insensibile e siano avvenute delle ulceri nella 



(1) In una storia di colica saturnina con cardiopalmo, nar- 
rata nella « Gazzetta Medica di Torino » 1869, dal dott. Boetti, 
viene preconizzato utilissimo il bagno elettrico per tutti i car- 
diopalmi da intossicazione metallica, Mucci^ 



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Goosle 



379 

medesima. — Soventi V infermo affetto da questa malattia è 
anemico, clórotico, ha grande appetito, tornita facilmente/ di- 
magra, è irritabile, può perdere anche le facoltà intellettuali, 
soffre di disordini mestruali sé donna. 

Sviluppasi lentamente, rare volte ih fórma acuta, e dura più 
anni nell'alternativa di bene e male. ' 

Diagnosi. — Vi siamo guidati dalPesòttalmia principal- 
mente; facendo guardare all'infermo in posizione ritta il suolo, 
si osserva che la palpebra superiore dell' esottalmìco non ac- 
compagna, non (Jiscende, col bulbo dell'occhio; gli altri sintomi, 
ingrossamento del gozzo e vibrazioni sonore delle carotidi, sta- 
biliscono definitivamente il diagnostica fri un coli* esoftalmo. Le 
accidentali combinazioni di un vizio cardiaco cor gozzo, di rado 
vanno congiunte air esoftalmo. ' • 

Prognosi. — La morte può avvenire prontamente o lenta- 
mente per marasmo ; uno dei segnali precursori della morte ò 
la eccitabilità nervosa resistente ai rimedii. 

Cura, — Si farà una cura tonica , si terrà la quiete del- 
l' animo, si applicheranno bagnuoli freddi alla regione cardiaca 
ed occorrendo la digitale. Il jodio per lo. più è dannoso som- 
ministrato internamente ; Graefe lo raccomanda contro 1' esot- 
talmo in forma di pennellature colla sua tintura o pomata; oc- 
correndo, si può praticare anche la tarsorafìa. 

Stenocardia, 

Dicesi anche nevralgia cardiaca, angina pectoris, hyperae- 
8 the sia plexus cardiaci, schinanzia del petto, oppressione al 
cuore. — e Consiste in un dolore òltremodo intenso che si 
' manifesta a parossismi dipartendosi dalla regione cardiaca ed 
estendendosi molto spesso nell'estremità superiore sinistra od 
anche altrove e connesso con un senso singolare di angustia, 
sensazione di' prossima fine »* 

La natura della malattia si fa consistere da Romberg in 
una iperestesia del plesso cardiaco, da Bouillaud in uba nevral* 
già del nervo frenico, da Heberden in un crampo del cuore. 

Eziologia ed anatomia patologica. — La causa* di questa 
specie di nevrosi, non si conosce precisamente, però' è frequente 



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380 

negli individui di sasso infoschile ed in età avanzata , in chi 
soffre di vizi valvolari e dell' aorta ( vedi Monografia di Lus- 
sana sull'angina di petto ). 

Alle autopsie sonsi trovati ossificazioni dell' arteria coro- 
naria, , affezione ateromatosa del cuore , e dell' aorta , 1' aneu- 
risma deli' aorta, la degenerazione adiposa o lardacea del cuore, 
1' aderenza del cuore al pericardio , la formazione callosa nel 
cuore. Queste affezioni si considerano causa, della stenocardia 
perchè procurano lacerazioni , eccitamento. Altre cause sono 
la. gotta (Oppolzer) ed alcune affezioni dell'utero, dei reni, 
del. fegato ( stenocardia riflessa ), catarro dell' utero. 

Sintomi. -< Gli accessi di stenocardia succedono tanto nel 
riposo che nel travaglio ad intervalli indeterminati ; il paros- 
sismo # è costituito da un dolore eccessivamente intenso nella 
regione sottosternale che coglie d' improvviso, e dalla regione 
cardiaca si irradia al braccio, sinistro ed anche al destro, alla 
regione mascellare sinistra ed in qualche caso anche agli arti 
inferiori. I dplori hanno il carattere .di lancinante , bruciante, 
gravativo. L'infermo è angustiatissimo ; molte volte si. copre 
di un sudor freddo. Il polso non sta in rapporto colla azione 
del cuore, che è tempestosa^ frequente; egli è piccolo, irregolare, 
intermittente; il battito cardiaco è debole e limitato ad un 
piccolo punto quando sia aderente al pericardio o degenerato 
in adipe. — Il respiro è breve , forte , soffiante e può essere 
tranquillo a profonde inspirazioni.^ Dall' infermo si cerca la po- 
sizione migliore nella seduta, è questa che gli dà maggior 

aria. 

i 

. Dura 1' accesso da un minuto a mezz'ora e finisce con senso 
di prostrazione, di abbattimento, ecc. 

( Diagnosi, — L'unica analogia sintomatica che può avere 
per la sintomatologia, è coll'accessp asmatico causato da una af- 
fezione polmonare, ma in questo mancano i dolori sottoster- 
nali e la loro diffusione, né i dolori raggiungono V intensità 
, di quelli della stenocardia. 

Prognosi. — È sfavorevole se dipende da affezione atero- 
matosa ; in questi la morte può essere istantanea ; invece è 
favorevole quando non se ne conosca la causa o sia riflessa. 
Terapia (a. Durante gli accessi). — Tranquillità per quanto 



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381 
è possibile ; ita ternamente, essendo vr eecitasione cardiaca, oppio 
alia dose di due centigr. e mezzo od acetato di morfina alla 
dose dì uno a due centigr., con 5 a 10 centigr. di chinino. La 
digitale non è indicata, secondo Oppolzer. — Si riescirà a cal- 
mare r attività cardiaca in eccesso anche col ghiaccio applicato 
al torace, coi clisteri, coi senapismi, col cloroformio, stando però 
in guardia che l' infermo non perda la conoscenza. 

Avendosi i segni della debolezza dell'attività cardiaca, come 
deliquio, polso esile, ecc., devesi somministrare qualche ecci- 
tante , vino , etere acetico o solforico colla canfora ( R. Etere 
acetico grammi tre, canfora centigr. 15 — otto in un cuc- 
chiaio da caffè pieno d' acqua, epicratice ) al liquore d' ammo- 
niaca anisato, al riscaldamento delle parti che si raffreddano. 

(6. Fuori degli accessi). — Preverraftsi l'accesso col chinino 
se il suo manifestarsi è periodico ; in caso diverso si usano 
durante gli intervalli da parossismo a parossismo , vari pre- 
parati di zinco, il rame ammoniacale, il nitrato d'argento, 
l'arsenico, se gli altri mezzi unitamente ai tonici ed alla vita 
regolata non batì valso (1). 

Subparalt8% del cuore» 

Intendasi la depressione di azione cardiaca per effetto di 
una alterata innervazione. 

Le eause sono centrali e periferiche ; delle centrali ne ab- 
biamo un esempio nell' azione del cloroformio, negli avvelena- 
menti colla digitale ; delle periferiche ce ne dà un esempio 
Heine in un attorniamento del gran nervo cardiaco da glan- 
dolo linfatiche melanotiohe. 

Sintomi, — I toni cardiaci diventano impercettibili e tal- 
volta anche il polso ed il battito cardiaco; il respiro si compie 
lentissimamente, t muscoli sono completamente* rilasciati, vi è 
vertigine o deliquio. — Un tal quadro dura poco tempo, tut- 



(ij Brunton di Edimburgo consiglia il nitrato di amile fa- 
cendolo gocciolare in pannolino da 5 a 10 gocciole e facendolo 
inalare ad uso del cloroformio. Mucci, 



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382 

tavia può persistere anohe. ere e giorni e «si,. ha una, vera 
morte, apparente. 

Terapia. — Si terrà la cura eccitante,, come si è detto pef 
certi casi di stenocardia. 

Ankuaisma dbll' aorta; ■• 

' ■ ■ " ' 

§ 61.° — Generalità ed eziologia. . 

L'aneurisma dell' aorta equivale ad una dilatazione parziale 
di questo vaso, quella parte che è più predisposta alla dilata- 
zione è la convessità dell 1 arco e V aorta ascendente. — Osser- 
vasi il maggior numero negli uomini ed air età dai 28 ai 70 
anni (Cardarelli), qualche volta è associato a vizi valvolari. 

Causa principale è 1' ateromasia e dopo di lei si notano 1 
traumi, gli sforzi, la paralisi dei nervi vaso motori, processi 
di infiltrazione, la vera infiammazione dell'arteria. 

De Benzi crede impossibile la formazione di aneurisma pel 
solo aumento di pressione sanguigna senza alterazione prece- 
dente dei vasi, o per pura paralisi dei nervi vasomotori. 

§ 62.° — Anatomia patologica. 

Ogni punto dell'aorta può esser sede di aneurisma. 

Le forme di aneurisma sono ,* V -aneurisma vero o dilata- 
zione di tutte tre le pareti, 1' aneurisma misto esterno o di- 
dilatazione dell'avventizia, V aneurisma misto interno od er- 
nioso, dilatazione dell'intima ed avventizia, passando l' intinte 
per un'apertura della muscolare — !' aneurisma perifèrico, o 
dilatazione di tutto il lume del vaso — - l 1 aneurisma sacci- 
forme o dilatazione di una sola 1 parte del lume dei vaso. 

Occorre, che l' aneurisma qualche volta interessi anche i 
vasi che partono dall' arco e che raggiunga un volarne persino 
di' una testa d'uomo. — Le pareti aneurismatiche, o sono in- 
spessite, od assottigliate, od nanne subito la degenerazione ed 
infiltrazione grassosa o calcarea ; nella parete interna si trovano 
strati di fibrina molli e rossicci , se di recente formazione , 
bianco-giallastri e duri se d'antica. 

Agisce diversamente l' aneurisma sulle parti contigue , a 



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X 



383 
Seconda che seno tessuto connettivo, muscoli , pleiira, organi 
parenchima tosi ; ovvero oste, cartilagini ; questo vengono di- 
strutte per usura, quelle si infiammano ed aderiscono aì sacco 
aneurismatico; da questo la carie delle vertebre, l'alterazione 
del midollo! la paralisi 

li ventricolo sinistro si ipertrofica e si dilata quando l'a- 
neurisma è grande, perifèrico e non intonacato da depositi di 
fibrina. L' idraulica ci insegna che in queste circostante il cir- 
colo è rallentato, ragione per cui il cuore si ipertrofizza. 

Eaiti. — I piccoli aneurismi facilménte si rompono; i grossi, 
oltreché possono rompersi, uccidono- anche per trombosi, per 
compressione dei nervi, per marasmo, ecc., rarissimamente av- 
viene la guarigione, possibile soltanto per forti depositi di fi- 
brina. . 

§ 63.° — Sintomi e decorso. 

Finché l'aneurisma non ha raggiunto un certo volume, non 
si manifesta. — Il primo segnale è 1' aumento di ottusità con 
corrispondente scòssa sistolica del torace. De-Renzi ne deter- . 
mina la sede così e In fuori del bordo sinistro dello sterno e 
nella direzione del capezzolo della mammella o poco sopra 
( aneurisma dell' aorta iniziale ) ; in fuori del bórdo destro dello 
stesso nel secondo o terzo spazio intercostale ( aneurisma de*- 
l'ascendente nell'angolo di inflessione all'arco); in fuori del 
bordo eternale sinistro nel secondo o terzo spazio intercostale 
(aneurisma della parete anteriore superiore dell i discendente 
subito dopo V arco ) ; nello spazio scapolo-vertebrale sinistro 
con so II èva mento talvolta della, scapola corrispondente ( aneu- 
risma della discendente ) ; a livello od alquanto sotto P angolo 
della scapola dello stesso lato > tra quest' angolo e la colonna • 
vertebrale (aneurisma del punto terminale della toracica). La 
pulsazione ha il carattere speciale della lentezza ». 

Il torace può anche mostrare le forme del tumore che in- 
genero riscontrasi nella regione parasternale destra od alla 
regione infrascapolare e scapolare sinistra : comunemente la 
l'orma è emisferica , ma se alcuni fasci del gran • pettorale vi 
trascorrono sopra, vi si notano degli infossamenti. Rompendosi 
il tumore all'esterno,- il tumore è dolentissimo ,* fa pelle corri-» 



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384 

spoodentc passa dal rosso a) livido , si £angr*aa e per ultimo 
sòrte il sangue a getto. In causa -del rallentamento dal circolo 
per la dilatazione dell' aneurisma, il polso radiale o crurale si 
sente più tardi del battito cardiaco e da quel lato ove è coin- 
teressato anche un principale tronco arterioso è piccolissima, 
impercettibile ; certo eha vi sono cambiamenti del polso a norma 
•Iella forma. aneurismatica, dello stato del cuore. 

Fenomeni dell'ascoltazione. — Sento nsi due toni o due 
1 umori, avvero un rumore sistolico ed un tòno diastolico, ov- 
vero l'opposto: i rupiori dipendono da vibrazioni irregolari 
delle pareti del sacco aneurismatico ; il rumore sistolico pel 
carattere che hai, dicesi rumore di soffietto. — Il secondo tono 
di un aneurisma dell' aorta , si. deve ritenere per diffuso , ti 
origina dalle vibrazioni delle valvole semilunari dell' aorta ; 
esso mancherà dunque negli aneurismi lontani alle valvole e 
nelle insufficienze aortiche. 

Fenomeni di pressione da parte degli aneurismi. — Dif- 
feriscono, questi a nonna dell' organo che* è compresso ; se è il 
cuore , ne soffrono principalmente le orecchiette , perchè più 
esili ; compressa ,, ad es. , 1' orecchietta sinistra ; si propaga la 
stasi al polmone (catarro polmonare, infarto erao(toico. edema 
polmonare ) e di là per la via del cuore destro alle vene. Pif> 
gcilmente è compresso il ventricolo destro. Compressa la vena 
cava superiore , si rigonfiano le vene giugulari , la brachiale , 
l'ulnare e radiale da ambo i lati, compare la cianosi, l' edema 
del volto >e delle estremità superiori, ed è possibile la vertigine, 
il dolor di capo, ecc. Compresso soltanto un grosso ramo del- 
l' arco, i fenomeni di stasi sono limitati. — Compressa la, cava 
inferiore, notiamo la pletora addominale, i' edema agli arti in- 
feriori ; si riempie il sistema venoso nella compressione del* 
l'arteria polmonare e si fa ipertrofico il ventricolo sinistro in 
caso di compressione dell'aorta. — . Le vene polmonari si può 
dire che vanno esenti da compressione. . 

Soggetti a compressione sono pure i nervi dell' esofago , la 
parte toracica del nervo vago, il nervo ricorrente laringeo ed 
il nervo frenico, dai che la voce anserinà , il singulto , la pa- 
ralisi del diaframma ; offesi i nervi intercostali ed il plesso 
.brachiale, si vedono insorgere potenti nevralgie. 



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385 

I polmóni! la trachea, i bronchi per l' aneurisma voluminoso 
resiano alterati nelle loro funzioni ed in alcune parti anche 
totalmente inattivi/ in queste avremo ottusità, in quelle bron- 
cofonia, soffio bronchiale : la dispnea è effetto di una compres- 
niofte estesa ad una, gran superficie polmonare, o dei bronehi 
o trachea. In caso di compressione della trachea o dei bronchi, 
la percussione dà niun risultato, ma la ascoltazione dà un ru- 
more di ronzio al luogo del bronco compresso con respirazione 
più debole a quella parte che si dirama, e dà una respirazione 
debole su tutta 1' area polmonare se è compressa la trachea. 
Raro è che' la dispnea dipenda da un crampo della glottide o 
da una paralisi dei muscoli laringei, da compressione del nervo 
vago o ricorrente del Wiilis. 

Allo scopo di dirigere la cura al miglior vantaggio dell'in- 
fermo, interessa sapere se la causa degli accessi dispnoici sta 
nella laringe, nei bronchi o nella trachea; 1* unico mezzo per 
riescirvi, è far uso del laringoscopio. — Vedendosi con esso i 
movimenti normali delle cartilagini aritenoidi , si. elimina la 
compressione della laringe ; il resto di diagnosi dipende dall'u- 
niforme diminuzione del murmurc • respiratorio ( compressione 
della trachea) o dalla disuguale, parziale -o laterale compres- 
sione dei bronchi. 

Gli altri fenomeni sono identici a quelli dei vizi valvolari ; 
l' idrope però, oltre le cause già descritte, viene coadiuvato in 
questo caso dalla • alterazione di nutrizione , da compressione 
della cava. 

II cuore si sposta a sinistra trovandosi l'aneurisma nella 
parte ascendente dell' aòrta od arco , a destra negli aneurismi 
dell' aorta discendente. 

Decorso. — ■ È cronico ; dura 1' aneurisma pel corso di più 
anni :, la morte quasi costantemente ne è 1' ultimo risultato: 

§ 64.° — Diagnosi. 
A. Diagnosi delV aneurisma aortico in generale. 

Riunendo i criterii diagnostici di Oppolzer, Cardarelli e 
De-Renzi, il diagnostico dell' aneurisma deli' aorta si basa sulla 
presenza di un tumore, delle pulsazioni, dei suoni o rumori* 

Annali. Voi. CCXV1. 25 



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388 

Il tumore deve essere pulsante e dis tende n tesi durante le 
pu Ustioni in ogni senso; differisoe per la, distensione in am- 
piezza dai tumori sovrapposti a4i' aorta , perchè quantunque 
pulsanti, mancano di questo carattere. Fa distinzione il Carda- 
relli dell' impulso, dalla pulsazione aneurismatica» intendendo 
pel priirio.la pulsazione raccolta dalla parete, toracica e la pul- 
sazione aneurismatica quella raccolta sulla sede veri» della ma- 
latti*. 

L' impulso ci fa sospettare di aneurisma, la pulsazione poi 
toglie il sospetto se è isocrona alla sistole del suore ; in que- 
sto caso le neoformazioni pulsanti , - perchè . provviste di vasi, 
possibili nelle regioni vicine air aorta, non si confondono col- 
1* aneurisma, perchè in esse la pulsazione è, sempre in ritardo 
alla sistole cardiaca. — Del soffio sistolico non ce ne possiamo 
servire come criterio diagnostico, per essere possibile in molte 
altre malattie ; lo stesso accade dell' ottusità, limitata, per es- 
servi anche in tutti i tumori del mediastino, e dpi polso in 
ritardo possibile anche nel!' ateromasia ; per questa ragione ha 
poco valore la differenza di arrivo dei sangue relativa ad en- 
trambe le arterie radiali; la pressione per ultimo dà luogo a 
fenomeni ai quali danno pur luogo molti. altri tumori. 

B. Diagnosi speciale dell 9 aneurisma aortico. 

Aneurisma deìV aorta ascendente* 

Ripeteremo che l'aneurisma dell'aorta ascendente si dà a co* 
noseere per un tumore pulsante in corrispondenza della 2." o 
3.* cartilagine costale destra, con ritardo del polso in tutte le 
arterie comparativamente ella sistole dei cuore , ed aggiunge- 
remo che la sede del tumore sarà* a sinistra , quando 1' aneu- 
risma interessi la parete concava invece della convessa del- 
l' aorta ; si estenderà sino a livello della 3 * 2.* cartilagine 
1' aneurisma extra-pericardico e non oltrepasserà la 3. 1 costola, 
l' intrapericardico. 

A fenomeni consecutivi dichiariamo 1' endocardite , la com- 
pressione dell' orecchietta destra, della vena cava ascendente, 
dei vasi polmonari, della vena aeigos, del bronco destro. 



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387 
Aneurisma dell 9 arco dell' aorta. 

Ci è possibile di riconoscerlo, quando si è già di molto in- 
grandito, quando lo sterno è in parte distrutto in vicinanza del 
manubrio, quando ai vede un tumore pulsante alla fossa iu- 
gulare o contro il manubrio dello sterno e la estremità ster- 
nale delle clavicole, ed allora lo diremo aneurisma della parte 
convessa dell' aroo ; V aneurisma della parte concava dell' arco 
dell' aorta , si distingue per la compressione che porta alla 
trachea, ai grossi bronchi, al nervo laringeo. — Il fatto che 
nell'aneurisma dell'arco dell' aorta, ad eccesione della carotide 
e subèlavia destra e delle arterie provenienti da questa , tutte 
le arterie mostrano uh rallentamento del polso in confronto 
del battito cardiaco, tutte le volte che esiste, serve a chiarire 
l f aneurisma -dell' aorta dall' aneurisma dell' anonima o della 
succlavia. 

L'iperemia nelle vene del collo e l'edema del braccio da 
nti lato solo,' dipendendo da compressione di una vena anonima 
dà qualche lume diagnostico. 

Aneurisma dell 9 aorta discendente. 

Quello che parte dalla parete anteriore dell' aorta discen- 
dente si osserva alla parete toracica anteriore al lato sinistro 
dello- sterno ; quello che parte dalla posteriore è riconoscibile 
alla .regione toracica posteriore verso sinistra della colonna 
vertebrale ; in questo è facile la spondilite e la carie delle 
vertebre, per il che l'infermo ad ogni piccolo movimento prova 
fortissimi dolori. — - Fatta astrazione da un processo ateroma- 
toso, un buon criterio diagnostico lo abbiamo nel rallentamento 
del polso delle crurali* riguardo alle radiali. — Vi sono però 
casi come quello di ascesso per congestione derivante dalla co- 
lonna vertebrale a sinistra che non si possono differenziare dal- 
l'aneurisma. 

Aneurisma dell* aorta addominale. 

Risiede per lo più in vicinanza dell* arteria celiaca ; è dif- 
ficile a diagnosticarsi, e per le molte malattie di questa cavità» 



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388 

che lo somigliano, e per essere facilmente nascosto. — É sup- 
ponibile essere aneurisma dell'aorta addominale, quel tumore 
che è pulsante , che a ciascuna pulsazione si dilata per ogni 
verso, che è solidamente aderente alla colonna vertebrale, che 
produce un -ritardo del polso nelle arterie crurali in paragone 
al battito cardiaco ed alle arterie radiali.. 

Riconosciuto un tumore , si esamini se appartiene allo sto- 
macò, al pancreas, al fegato, alla vescichetta biliare, alle glan- 
dule mesenteriche, ad un essudato peritoneale saccato, ad una 
cisti, ad un rene dislocato, ecc. 

In genere, i tumori in traperitoneali, se non hanno contraito 
aderenza colle pareti addominali, seguono i movimenti respira- 
to™, ciò che non accade dell' aneurisma. La pulsazione aneu- 
rismatica avviene in tutti i sensi ; il ventre nel caso di aneu- 
risma si dilata uniformemente ad ogni pulsazione del tumore, 
mentre in altri casi si avverte in qualche posto, retrazione ; il 
polso crurale è raro che mostri un ritardo per azione di altri 
tumori. L'aneurisma addominale è causa alcune volte dì dolori 
intensi nella spina e nella regione sacrale, nel corso dei nervo 
ischiatico o crurale; è causa di coliche nervose, di fenomeni 
dispeptici, di sensazione di freddo, ed anche di paresi alle 
estremità. 

§ 65.° — Prognosi. 

Sempre infausta, giacché quasi non si contano casi di -gua- 
rigióne. 

§ 66.° — Terapia, 

Non si conosce ancora una cura radicale ; la galvano-pun- 
tura o metodo di Pétrequin , la dieta rigorosa ed il salasso 
metodico, o metodo di Valsalva ed Àlbertini, 1' uso interno de- 
gli astringenti e principalmente dell' acetato di piombo , per 
forti ragioni son caduti d' uso. 

La cura possibile è quella che cerca di allontanare le tristi 
conseguenze : raccomandiamo perciò la tranquillità del corpo e 
dell' animo , la dieta non eccitante ma nutritiva e facilmente 
digeribile ( carni di vitello, pesce, pollo r leggieri farinacei , le- 
.gurai, uova ) , 1' acqua , i succhi diluiti di frutta , il latte di 



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389 

mandorle. Quelli abituati agli spiritosi, al caffè, uè faranno par- 
simonia. 

Se V aneurisma è all' esterno e molto sviluppato , si deve 
proteggere la parte ed il dolore .vuol essere calmato cogli op- 
piacei. 

La 'digitale e le compresse fredde sul cuore o sull'aneuri- 
sma, combattono I' eccitata azione del cuore. 

Per combattere la dispnea; bisogna conoscerne la causa ; se 
per stasi sanguigna nella piccola circolazione, vi si oppone coi 
narcotici, colia digitale insieme ai derivativi intestinali, cogli 
eccitanti cutanei, nel caso estremo Col salasso ; se per catarro, 
si farà la cura insegnata alla terapia dei vizi cardiaci. I nar- 
cotici, il chfnino, la tracheotomia , la laringotomia, trovano la 
loro indicazioue nella dispnea, per compressione del vago, del 
laringeo, dei bronchi, della trachea, per evenienza di edema 
della glottide. 

Le nevralgie si combattono col freddo, coi diversi narcotici, 
sì per uso interno che esterno, in forma di frizioni a di inje- 
zioni sottocutanee; la dose del narcotico deve essere piuttosto 
elevata, ma se questa non basta, dovrà sperimentarsi l'appli- 
cazione locale di 4 a 6 sanguisughe. — Per la difficile deglu-, 
ti zio ne, non ci è che scegliere, mangiando, la posizione meno 
incomoda. 

L' idrope trova sollievo dai diuretici. — L' emorragia vuole 
il riposo, il percloruro di ferro, 1' ergotina, l'allqme, sia inter- 
namente che esternamente, non trascurando il ghiaccio ed av- 
vertendo di don fare una compressione troppo forte sul tumore. 

Aneurisma dell' arteria anonima e dell* arveria 
succlavia. 

| 67.* . 

Poiché l'aneurisma dell'anònima e succlavia collima quasi 
in tutto coli' aneurisma aortico riguardo all' anatomia patolo- 
gica, all'eziologia, alia sintomatologia, alla diagnosi, non ne 
parleremo che in succinto. . 
^ Aneurisma dell' arteria anonima, — È piuttosto raro ; 



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390 

nasce dall'aorta ascendente o dall' arco dell'aorta, od è iso- 
lato ; la dilatazione aneurismatica in qualche caso si estende 
alla carotide ed alla succlavia. 

Sintomi. — Il tumore pulsa in corrispondenza della prima 
costola e clavicola destra, solleva questa parte toracica e porta 
dolori al braccio destro , rallenta il polso carotideo e radiale 
destro, comprime il polmone destro, la trachea, la vena ano- 
nima sinistra ed anche la deatra quando abbia raggiunto un 
forte volume ; a tali dimensioni vien compre&sa anche la suc- 
clavia e la carotide destra. L' edema del braccio sinistro è l'in- 
di rio della vena anonima sinistra.* 

Diagnosi. — Si distingue l' aneurisma dell' arteria anonima 
e della succlavia dall' aneurisma aortico , perchè V aneurisma 
aortico rallenta ambedue i polsi radiali e non gii un solo, 
perchè se comprime la vena anonima sinistra, comprime altresì 
il nervo laringeo ricorrente sinistro e pulsa nella fossa giugu- 
lare, mentre nell' aneurisma dell' arteria anonima , manca la 
pulsazione alla fossa giugulare- e la compressione del nervo la- 
ringeo ricorrente sinistro. 

In via di tura si può sperimentare la legatura della sue* 
eia via e della carotide comune destra. 

Aneuriema dell' arteria succlavia. — * Occorre più di raro 
dell' aneurisma dell' anonima. Si mostra a* livello della prima 
costola e della clavicola , o pare nella fossa sopraclavicolare 
come un tumore più o meno esteeo. I fenomeni che ne seguo- 
no, sono la compressione del plesso brachiale eoa senso, di de- 
bolezza e di dolori all' estremità superiore • corrispondente , la . 
compressione del polmone, la deviazione della colonna verte- 
brale, ìUsollevamente della scapola dal tronco; lo «paamo £ la 
paralisi della glottide per U pressione del nervo laringeo ri- 
corrente destro, il ritardo del polso radiale in confronto al ca- 
rotideo , se V aneurisma non è. astra ossia le o disposto in modo 
da comunicare col lume del vaso quasi normale, per una piccola 
apertura. 

Il diagnestioo si basa sulle differenze del polso radiala e 
carotideo a solla sede del tumore più all' esterno di quella che 
è propria dell'aneurisma dell'arco. 

La c*ra spetta più alla chirurgia che alla medicina. 



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391 

Dilatazione bd aneurisma dell' arteria polmonare. 

§ 68.*» 

Causano la dilatazione uniforme dell* arteria polmonare , 
l'ipertrofia e dilatazione del ventricolo destro, i visi delle val- 
vole ed orifici del onore sinistro., V enfisema polmonare ', il oa« 
tarrò cronico dei polmoni, i versamenti pleuritici, eoe. 

Fenomeni. — Sono V accentuazione del secondo tono della 
arteria polmonare, il rigonfiaménto pia o meno considerevole 
delle vena giugulari , alcune volte ottusità circoscritta al di 
sopra della base del cuore nel secondo spazio intercostale si- 
nistro, ritrattosi che sia il polmone ; quivi leggiera pulsazione 
sistolica sensibile ed anche visibile* e rumore invece del secondo 
tono. 

Terapia, — Viene regolata la cura in ragione della causa. 

Aneurisma delV arteria polmonare* — » La letteratura ne 
registra solo due casi , uno osservato da Hope e i' altro da 
Skoda. Questi non rilevò in vita che i sintomi di una insuffi- 
cienza- mitrale e rinvenne alia seziono la distensione del tronco 
della arteria polmonare alle dimensioni di un uovo d' oca, con 
ipertrofia e dilatazione del ventricolo destro ed inspessimento 
delle valvole mitrali al margine libero. — • Hope trovò pulsa- 
zione con fremite fra là cartilagini della 2.* e 3/ costola si- 
nistra con sollevamento di questa parte ; quivi sentì un rumore 
di sega che si estendeva alla regione del cuore e sopra le cla- 
vicole -*- giudicò ìàtftro di ipertrofia e dilatazione del cuore. -~ 
Una enorme dilatazione di quasi due pollici dell' arteria poimoì- 
nare, confermò la sua diagnosi. 

Dai seguenti requisiti Argomenteremo di aneurisma della 
arteria polmonare. «*. Tumore veramente pulsante nel secondo 
spazio intercostale sinistro , con rumore , ma non estendente»! 
«Ila succlavia, alla carotide , alla ascellare , senza ritardo del 
polso crurale. <*- La cura è la etesse* che è stata .proposta per 
l'aneurisma dell'aorta. 



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392 

' Chiusura completa sd incompleta dell* aorta. 

§ 69.0 — Generalità ed anatomia patologica. 

V istmo dell' aorta od il punto compreso fra lo sbocco della 
arteria succlavia e V apertura del condotto arterioso o di Bo- 
tallo, è il punto che vediamo qualche volta congenitamente 
atresiaco o stenotico ; sotto il punto ristretto il vaso conserva 
il lume normale. 

Una causa di restrizione dell' istmo 1' abbiamo nella chiu- 
sura e raggrinzamento del condotto del Botallo, perchè tira 
l' istmo verso l' arteria polmonare , e per alcuni la formazione 
di sopimenti nell' aorta ; 4i più non ne sappiamo. 

Obliterata questa arteria , la metà superiore del corpo 
viene irrorata normalmente di sangue , perchè 1' anonima , la 
carotide e succlavia sinistra sono al di sopra del punto ri- 
stretto ; la metà inferiore invece non può essere irrigata che 
per mezzo di un circolo collaterale., 

L' arteria succlavia, trasmette del suo sangue alla mam- 
maria interna, questa alle arterie intercostali posteriori, di dove 
si versa nell' aorta toracica ; da altra parte l' arteria cervicale 
trasversa fornisce 1' arteria dorsale che si anastomizza coi rami 
dorsali delle arterie intercostali posteriori : in fine la mamma- 
ria interna fra la sesta cartilagine costale ed. il processo ensi- 
forme dello sterno si anastomizza coli' arteria epigastrica su- 
periore e questa coli' inferiore che è un ramo della, crurale. 

Questi vasi dovendo agire vicariamente per l'aorta si dila- 
tano. Il cuore parimenti è dilatato ed ipertrofico, e così è di- 
latata la prima porzione dell' aorta. 

Sintomi. — Il fondamentale è la. dilatazione dei va6* che 
sostengono il circolo collaterale, con fremito intenso ; il fremito 
si sente distintamente lungo i margini, laterali dello sterno 
( andamento delle mammarie ) e più all' altezza del primo spa- 
zio intercostale ; collo stetoscopio sembra di sentire * un soffio 
sistolico, alcune volte però non si sente un rumore ma un 
tono puro. Si osserva la dilatazione della arteria trasversa del 
collo e della tiroidea e delle epigastriche. L' arteria crurale, o 
manca di polso, o l'ha debolissimo e cosi è dell'aorta addomi- 



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393 

naie. — Il cuore è ingrossato, rinforzato nella sua azione. — 
Fenomeni secondarli, sono la pulsazione rinforzata della suc- 
clavia, T allungamento dell' arco dell' aorta e quindi il solleva- 
mento del g iugulo. 

Un siffatto visio dell'aorta, se il circolo collaterale si compie 
bene, passa per molto tempo inavvertito* subiettivamente. ^ 

Diagnosi. — Si appoggia sul soffio ai margini dello sterno 
ed alla regione interscapolare ; ali" andamento tortuoso delle 
arterie al collo, al dorso, al principio del petto ; alla mancanza 
o diminuzione della pulsazione crurale ed nortica. 

■ Oppolzer conserva al gabinetto del museo anatomo-patolo- 
gico di Praga un pezzo patologico dimostrante la cbi usura del- 
l'istmo aortico da lui diagnosticato sulle anzidette basi. 

Prognosi. — In generale favorevole , perchè in quei casi 
dove il circolo vicario non si fa , la morte saccede poco dopo 
la nascita : oltrepassato questo pericolo , la vita si prolunga 
anche oltre la media. Tuttavia può essere troncata istantanea- 
mente per rottura del cuore o dell'aorta. 

Terapia. — La stessa che fu raccomandata pei vizi car- 
diaci. 

Processo ateromatoso. 

§ 7Ò.° — Generalità ed eziologia. 

Il processo ateromatoso, detto anche processo di deposizione, 
atèroma , endarteritis deformans , s. nodosa od arteriosclerosi , 
consiste in una proliferazione di tessuto connettivo che si di- 
parte dall' intima dei vasi e specialmente da quella delle ar- 
terie : nelle vene si osserva solo nei tronchi maggiori. — Op<- 
polzer crede questa malattia un processo infiammatorio cro- 
nico. 

È malattia * propria della vecchiaja e più comune all' uomo. 

Cagioni. — Si sa nulla di positivo : "pertanto causa predi- 
sponente risulta essere 1' età avanzata , le forti' distensioni dei 
vasi per urto dell'onda sanguigna. 

Anatomia patologica — L' intima del vaso prepenta alla 
sua superficie libera uno speciale splendore vitreo; l'altera- 
zione consiste in un deposito di massa gelatinosa o seminarti - 



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394 

laginea sulla superficie vascolare interna ', rivestita o no di 
epitelio. La massa gelatinosa non è altro che tessuto connettivo 
embrionale, la semi'cartilaginea è di una struttura fibrillare, 
dura, simile alla sostanza cornea. 

Le masse gelatinose come le semieartilaginee seno suscetti- 
bili della metamorfosi adiposa , della calcificazione ed ossifica- 
zione. ' 

a) La metamorfosi adiposa, si fa per deposizione di granuli 
grassosi nell'interno delle cellule del tessuto connettivo sino a 
riempirle e distruggerle ; le superficie soggette a metamorfosi 
diventano rugose, perchè il processo comincia dallo strato su- 
perficiale. — Invece nella deposizione semicartilaginea la dege- 
nerazione adiposa attacca per primo gii strati profondi, dove 
il connettivo si converte in una poltiglia gialla, densa e gras- 
sosa, composta di gocciole d' adipe, di cristalli di colesterina e 
di detrito, di gocciole d'adipe, di cristalli intatti dell'intima 
e rappresenta il focplajo ateromatoso, V ateroma , mentre la 
poltiglia dicesi massa aieromatosa — e la ma latti r in complesso 
processo ateromatosoj^Lompenàosi l'ascesso si forma Vulóera 
ateromatosa , e percorrendo il sangue nel vuoto del focolaje 
può trasportare particelle dell' ateroma e costituire 1' embolia. 
Ultimo risultato dell' ulcera è la guarigione o F estensione 
in tutti i sensi — 1' ateroma qualche; volta subisce la cretifi- 
cazione. 

b) La calcificazione ed ossificazione è più propria delle de- 
posizioni semieartilaginee, comincia agli strati profondi, ove per 
deposizione di sali calcari risultano come lamine ossea le quali 
a poco a poco si estendono air interno sino ad esser esse in 
contatto diretto del sangue, il sangue in contatto di questa 
parete aspra, o vi deposita fibrina e costituisce la trombosi, ov- 
vero 8 posta piccole particelle di lamine ossee — embolia. 

Mentre l'intima ha subito le alterazioni- testé osservate, la 
tunica media si fa pallida, prende color ruggine, le fibre mu- 
scolari ài intorbidano, incontrano la degenerazione grassosa, dal 
che il vaso perde la sua contrattilità. La tunifta avventizia nei 
casi significanti, diventa iperemiea, gonfia, inspessita, aderisce 
alla media. 

Tutte le arterie ed i capillari stessi, specialmente quelli del 



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305 
cervello, sono suscettibili dell' endoarterite cronica; più di tutto 
è riconoscibile nelP aorta ascendente, nell' arco dell'aorta, nel- 
V arteria polmonare. 

§ 74.°— • Con$eguenie t sintomi e decorso. . 

I vasi per la proliferazione del tessuto connettivo, si ìspes- 
siseono, si allungano, si rendono serpentini ; ne danno esempio 
la temporale esterna, la carotide , V arteria ulnare e radiale ; 
per la deposizione di sali calcari si induriscono e danno un 
polso duro o doppio battito per impulso sistolico. Se le arterie 
sono ossificate, troviamo dei cordoni durissimi, per nulla ce- 
devoli. 

In causa delle alterazioni della tunica media , i vasi per- 
dono la loro forza contrattile, il circolo si rallenta , di conse- 
guenza il polso è in ritardo colle pulsazioni cardiache, la pelle 
si fa azzurrognola, la temperatura si abbassa, l' infermo ò son- 
nacchioso. L'ipertrofia del ventricolo sinistro finché vi è, non 
è sufficiente a compensare i danni portati dalla inazione della 
tunica media. 

La percussione fatta al cuore essendo i vasi ateromatosi, 
indica ad ipertrofia e dilatazione del ventricolo sinistro, ovvero 
dilatazione passiva coli' ingrossamento dell' ottusità cardiaca in 
senso trasversale, vèrso sinistra. 

L' ascoltazione dà costantemente un rumore sistolico Del- 
l' aorta , dipendente più da mancanza di vibrazioni regolari, 
che dallo scorrere del sangue su di una superfioie aspra ; il 
secondo tono dell'aorta è per lo più squillante, in qualche caso 
accompagnato da rumore ; quando la mitrale partecipi all' a- 
teromasia, si sente il rumore sistolico anche sul ventricolo ai-» 
nistro. 

Il corso dell' endoarterite nodosa si protrae* per. anni e pare 
che il processo tenda sempre a diffondersi. 

§ 72.° — Diagnosi ~- Prognosi — Terapia. 

Crediamo che un vaso sia ateromatoso, quando ha un an- 
damento serpentino, quando è rigido, e quando si associa a 



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rallentamento del circolo, al polso duro , al rumore sistolico o 
squillo dell' aorta. 

Progno9%. — Piuttosto benigna pel processo ateromatoso 
in sé, sfavorevole se è combinato a vizi valvolari; è pure sfa- 
vorevole per la possibile evenienza di una apoplessia cerebrale, 
essendo i capillari di questo organo ateromatosi ed essendo 
contemporaneamente forti le contrazioni cardiache. 

Terapia. — In mancanza di mezzi per combattere le alte- 
razioni in discorso, ci limitiamo a regolare lo stato delle forze 
ed a cercare i mezzi di evitare la rottura dei vasi. 

Embolia. 
§ 73.° — Generalità. • 

Embolia dicesi la chiusura di un vaso per un .corpo per- 
venuto nella corrente sanguigna, detto embolo. 

L'embolo può essere formato, come si è detto trattando del- 
l' endocardite, da un pezzo di trombo o di vegetazione globu- 
losa, da un turacciolo di marcia, da un pezzettino di muscolo 
o di valvola cardiaca che vien -trasportato dal sangue ed inca- 
strato principalmente dove un vaso si bifida e non lo capisce 
più che a stento. In modo analogo all' endocardite , causa di 
embolismo è il processo ateromatoso, perdendo qualche piccola 
scaglia o favorendo la trombosi (separazione di fibrina); la 
febbre intermittente dando luogo a copiosa formazione di pig- 
mento capace di otturare i piccoli vasi, specialmente del cer- 
vellp ( Planer ) ; il carcinoma , la miocardite , la depressioni! 
della frequenza e forza delle contrazioni cardiache, i vizi car- 
diaci, la flebite, ecc. Nel polmone Wagner ha riconosciuto l'em- 
bolo in gocciole adipose ; ma in generale 1' embolo è costituito 
da un pezzetto di fibrina. 

Tutti i vasi di qualsiasi dimensione,, cominciando dal capil- 
lari, sono suscettibili di essere attaccati dall' embolia , purché 
siano arteriosi ; più frequentemente ne sono attaccate le arterie 
del cervello, della milza e dei reni ; nelle vene, fatta eccezione 
dal sistema delja porta, non si trova embolo. 

Conseguenza dell' embolia è 1' anemia di quella parte che 



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397 

viene provvista di sangue dall' arteria otturata ; facendosi un 
circolo collaterale, a poco a poco si ripara all' anemia ; man- 
cando questa via di compenso, dall'anemia si passa alla ne- 
crosi; il circolo -collaterale è tanto più possibile, quanto più 
voluminoso è il vaso otturato dall' embolia. 

Ove si ferma un embolo, la circolazione non si arresta to- 
talmente ; col tempo la fibrina si addossa all'embolo, tanto 
fra l'embolo e il cuore sino alla prima collaterale, quanto fra 
1' embolo e la periferia ed anche in certi casi nei rami colla- 
terali (trombosi, avanzata ). 

Tutta la parte compresa fra i capillari e 1' embolo in gè-' 
nere è riempita da sangue coagulato ; nel!' evenienza però di 
un embolo molle che otturi completamente ed istantaneamente 
il vaso, questo può vuotarsi completamente del sangue che con- 
teneva e rimanere colle pareti collabite. 

Il sangue cbe non può passare pel vaso otturato, aumenti 
^di tensione nelle varie diramazioni superiori air ostacolo e ne 
risulta un' iperemia alle parti ove si distribuiscono ; le vene 
corrispondenti all' arteria otturata per la mancante vis a tergo 
o per la maggior quantità di sangue che vi danno le arterie 
collaterali, si iperemizzano (iperemia venosa) donde ne risulta 
facile edema. In ultimo risultato le parti rese anemiche per 
l' embolismo, subiscono un' iperemia, la quale se non è diretta- 
mente nel campo dell'arteria embolica, lo è nel territorio late- 
rale ; il grado dell' iperemia può giungere sino alla rottura dei 
vasi più delicati, l' infiammazione. — Anche la natura del- 
l' embolo ha molta influenza nel produrre un' arterite con tutte 
le sue conseguenze, cominciando dall'inspessimento semplice sino 
alla distruzione ; così un embolo icoroso avrà sempre peg- 
giori conseguenze del fibrinoso. De Renzi distingue a ragione 
l'effetto meccanico di un embolo, dalla sua azione fisiologica e 
chimica. 

§ 74.° — Sintomi, diagnosi e prognosi in generale. 

I sintomi sono diversi a seconda della natura e sede del- 
l'embolo; ed a seconda dell'organo ove accadono i disordini di 
circolazione; sono diversi in. ragione dell'epoca dell'embolismo 



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398 . 

e del grado. —■ L' embolismo ha per suo carattere di mattile* 
starsi istantaneamente. -•— La prognosi è condizionata all'im- 
portanza dell' organo affetto ed * alla possibilità di un circolo 
collaterale. 

§ 75.* — Embolia del cervello. 

Parlando di embolia dei cervello, si vuol sempre riferire a 
quetfó della arteria della fossa del Silvio o del corpo calloso, 
essendo queste le più frequentemente attaccate , comunemente 
da un lato. solo, rarissimamente da ambedue. L'infiltramento 
cellulare del cervello di Durano Fardel, sembra rappresentare 
1' ultimo risultato di un* embolia cerebrale. 

Sintomi. L'individuo affetto cade istantaneamente (apo- 
plessia ischaemica ) con perdita di conoscenza ; se la Vita non 
si estingue immediatamente, ritorna la conoscenza rimanendo 
emiplègico il luto opposto a quello dove si èra stanziato l'em- 
bolo, r occhio diventa amaurotico, avvi sordità o co fisi, per- 
dita di loquela od afasia. 

Se 1* otturamento vascolare non è avvenuto al di là del cir- 
colo di Willis, è possibile la guarigione la scomparsa solo 
in parte dei fenomeni paralitici. Oppolzér nelle embolie cere- 
brali ba trovato che V afasia è il fenomeno più ostinato , ciò 
avverrebbe secondo la supposizione di De Renzi per esser ciascun 
centro del cervello e del midollo spinale fornito di un circolo 
speciale,' senza comunicazione coi vasi dei centro prossimo. 

Dopo 8 a 10 giorni dall'* avvenuto embolo, la massa cere- 
brale a- lui circostante si infiamma ; insorgono quindi dolori al 
capo ed alle parti paralizzate; ritorna la perdita di conoscenza, 
con delirio, vomito, crampi, aumentata frequenza del polso, emi- 
plegia e suo aggravamento; consegue a questo la morte, o P in- 
duramento del cervello, nel qual caso rimangono la paralisi © 
'le contratture persistenti. 

Slmili da molti lati , l' embolia del cervello e 1* emorragia 
differiscono, perchè 1' apoplessia succede nella gioventù solo per 
trauma od affezione adiposa od amiloittea o scorbutica , mentre 
1* embolia accade anche nei giovani. L' embolia per lo più fa 
seguito a vizi cardiaci, all'endocardite, e manca di prodromi; 



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309 
diverse sono le cause noli' emorragia cerebrale e vi sano pro- 
dromi di cefalea, vertigini, parola diffidile, poca sicurezza nel 
cammino, eccitabilità di animo. Durante P accesso emorragico, 
l'infermo è rosso in fàccia, ha stertoroso il respiro, ineguali 
le pupille, la temperatura depressa, il respiro normale. 
Terapia. — Come per P emorragia cerebrale (1). 

Embolia dell' arteria polmonare. 

Sovente ne è causa un tromba venoso, di raro proviene dal 
cuore destro. Osservasi nel processo puerperale per i trombi 
delle vene uterine; nelle lesioni del capo, per coaguli delle vena 
beanti della diploe. 

Embolia del troncò principale dell 1 arteria polmonare o 
delle eue diramazioni maggióri. — Ha per sintomi affanno su- 
bitaneo, pallore generale istantaneo, raffreddamento della pelle, 
rigonfiamento, delle giugulari, movimenti spasmodici dei mu- 
scoli respiratorii, tensioni tetaniche del corpo e degli arti, emis- 
sione involontaria delle fecce e dell* urina, cessazione dei mo- 
vimenti meccanici dei respiro ; morte. 

Il polmone è anemico in parte od in totalità , in qualche 
punto è edematoso od in totalità, nnn è raro riscontrarvi sangue 
effuso. 

La terapia, se giunge in tempo, ò quella. di un'edema pol- 
monare acuto (salasso, derivativi). Gli eccitanti devono andar 
di mezza se P infermo è già in uno stato di morte apparente. 



(4) L' embolia dell' arteria centrale della ratina dà luogo a 
perdita immediata della vista ed è diagnosticabile quando P of- 
talmoscopio trova anemia dei vasi della retina dietro fatti mor- 
bosi che lasciano supporre un processo embolico. L' anemia ' 
sarà totale se l'arteria centrale della retina è otturata prima 
delle sue diramazioni, sarà parziale se è otturata dopo4i aver 
data qualche diramazione. — Giacche i vasi della retina man- 
cano di anastomosi da permettere un circolo collaterale , se 
sono embolie], portano necessariamente all'atrofìa della retina, 
che equivale a cecità inguaribile. Il dott. Luciani narra un caso 
di' questo genere da tui osservato col prof. Gam barin i. 

Mucci. 



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400 

Embolia dei rami di media grandezza dell' arteria pol- 
monare. ~ I sintomi consistono in accessi subitanei di dispnea, 
in cianosi pia o meno considerevole, in indebolimeuto del polso 
e dell'azione. cardiaca. Gli accèssi si calmano per ritornare ad 
ogni piccol movimento, il torace si mostra dilatato ed il dia- 
framma situato più profondamente — nulla d'anormale nei 
polmoni — la morte è causata 'da uno degli accessi più in- 
tensi. 

V embolia delle minime diramazioni o dei capillari del- 
l' arteria polmonare si forma con tanti coaguli sanguigni i 
quali riuniti presentano la forma di un cono coli' apice all'in- 
terno, la base all' esterno, in causa della disposinone anato- 
mica dei vasi. Questa specie di cono si dice mètasta$i. All' in- 
temo della metastasi si fa necessariamente un'iperemia, un 
aumento della pressione sanguigna ed una rottura delle mi- 
nime diramazioni e dei capillari ; il coagulo cuneiforme così vien 
suffuso di sangue e si dà luogo all' infarcimento cuneiforme f in- 
farctus haemoptoicus^ Laennecii », il quale infarcimento accade 
nel momento dell' otturamento vascolare o poco dopo. In se- 
guito alla metastasi ed all' infarcimento » è possibile una pol- 
monite circoscritta o lobulare,, la formazione di ascesso, il pas- 
saggio alla gangrena, giusta le proprietà chimiche e meccaniche 
dell' embolo. 

Con un debole eccitamento e colla maggiore capacità a 
resistere degli etementi anatomici > il punto corrispondente al 
coagulo sanguigno ed all' emorragia, appare rosso-nerastro ed 
eguale ; fa prominenza sulle parti circostanti ed è di una certa 
succulenza. In seguito perde la succulenza, diventa pallido, si 
indura, si abbassa ; subentra in ultimo risultato la degenera- 
zione adiposa, senza che si svolga il processo infiammatorio r 
. nemmeno nello stesso coagulo od infarcimento. L'infarcimento 
di questo modo, non è avvertito dall' infermo purché sia limi- 
tato ; «in caso diverso porta, febbre, tosse, dolore contusivo. • 

In un forte eccitamento e per la minore capacità dei tes- 
suti a resistere, l' infarcimento è seguito da infiammazione e 
da deposizione di essudato negli alveoli polmonari ; se V essu- 
dato è purulento, ha luogo un ascesso polmonare ( metastasi 
purulenta dei polmoni, ascesso metastatico), la cangrena; qualche 



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401 
rara volta, la marcia si ispessisce e trasforma in sostanza- ca- 
seosa e grassosa. 

Le polmoniti circoscritta causate dall' embolismo e localiz- 
zate al polmone, stanno per lo più coi processi piemici , coi 
trombi in via di suppurazione, coi processi puerperali, coir en- 
dometrite purulenta, ecc. Pei sintomi, diagnosi e terapia loro, 
perciò rimandiamo il lettore ad altri trattati. 

Embolìa dell' arteria coronaria del cuore. 

Questa attaccando un grosso tronco si manifesta per un 
accesso stenocardico e pronta morte : essendo otturati i miniali 
rami, ne consegue 1' infarcimento del miocardio, la miocardite, 
1* formazione di ascesso o 1' atrofia. 

Riscontrasi I' embolia dell' arteria coronaria del onore nel 
processo ateromatjso, nell'endocardite, nella miocardite, nelle 
febbri intermittenti di lunga durata ; F embolo nelle febbri in- 
termittenti è costituito dal pigmento. 

Embolia dell' arteria lienale'. 

Come anatomicamente l'arteria splenica si comporta nelle 
sue diramazioni analogamente all'arteria polmonare, così pato- 
logicamente riguardo all'embolo può ripetersi l'anzidetto per 
1* embolia polmonare, considerando 1' embolo nei grossi tronchi 
e nelle' diramazioni , considerandone le diverse fasi ; vi sono 
poche modificazioni. 

La metastasi splenica od infarcimento -o splenite parziale 
degli antichi segue per lo più alle malattie del ventricolo si- 
nistro, raggiunge la grossezza da un pisello ad un ovo di co- 
lombo ; si trasforma in una callosità sparsa di pigmento giallo 
biancastro o giallo-arancio, ovvero in una massa cretacea giallo- 
sporca, grigiastra, semisolida, composta di detrito molecolare, 
grasso, colesterina e pigmento, ovvero in un focolajo contenente 
icore giallo, cremoso, verdastro, color cioccolatte. 

Sintomi e diagnosi. — I sintomi sono dolori all' ipocondrio 
sinistro aggravantisi alla pressione, pronto rigonfiamento della 
milza , vomito e brividi ripetuti ; il loro valore è maggiore 

Annali. Voi. CCXVT 26 



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402 

essendovi anche una endocardite od un vizio valvolare del cuore 
sinistro. 

Embolia dell' arteria epatica. , 

L* embolia dei capillari può essere prodotta da pigmento , 
da grasso, da cellule purulenti ; quella del tronco è rarissima 
e mostra ne' suoi effetti analogia coli' atrofia gialla acuta in- 
cipiente. 

Embolia dell' arteria renale. 

Si trova quasi sempre alle piccole diramazioni od ai ca- 
pillari. La forma degli infarcimenti o metastasi renali è a cono, 
colla punta verso l' ilo, la grossezza è di una testa di spillo ad 
un'avellana; l'andamento e le conseguenze sono in tutto si- 
mili alla metastasi polmonare e splenica , che quasi costante- 
mente vi si associa. 

Sintomi. — L'embolia dell'arteria renale ha per sintomi 
l'album in uria, la comparsa di sangue nelle urine, o di coaguli 
fibrinosi, o di pus ; il diagnostico deve ^sser riservato. 

Embolia dell' arteria mesenterica superiore. 

È stata osservata solo 9 volte. * 

Anatomia patologica* — Il mesenterio -e I' epiploon sono 
fortemente iniettati nei vasi venosi, aderiscono al peritoneo per 
essudato fibrinoso : il campo circolatorio della arteria mesen- 
terica superiore, cioè la parte inferiore e trasversale dei pe- 
ritoneo, inclusa a tutto 1' ileo e digiuno, il cieco, l' intiero co- 
lon ascendente e la metà destra del colon trasverso , si trova 
infiammato ; gli intestini sono rigonfi, suffusi di sangue n«l 
campo anzi accennato, soltanto ; il colon e l' intestino gracile 
contengono gran quantità di sangue puro o mescolato a pus. 0p- 
polzer nel suo caso ha notato e che 1' epitelio intestinale era 
trasformato in croste aderenti grigiastre à guisa di grani, che 
qua e là si vedevano superficiali perdite di sostanza, circondate 
da margini grigiastri irregolari, che la mucosa in alcuni punti 
era sollevata da sangue stravasato in bozze fluttuanti come 



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403 
una. noce avellana od in piccole vescichetta da fluidi aeriformi, 
che nel colon ascendente e nella metà seguente del colon tra* 
«versò quasi tutta la mucosa era trasformata ia una crosta 
grigiastra qua e là suffusa di sangue dove si era distaccato lo 
strato superiore ». 

Sintomi e diagnosi. — Si deve sospettare , quando in un 
infermo per endocardite, o vizio del cuore sinistro, o dell'aorta, 
compare istantaneamente un dolore molto intenso e continuo 
in tutto l'addome con maggiore intensità 'alla regione renale 
od ombelicale ; una serie di accessi colici seguiti da evacua- 
zione di feci, poi di sangue puro o misto a pus , o di sangue 
nerastro ; il sollevamento e la sensibilità aumentata del ventre, 
il vomito di materie biliari, la faccia ippocratica* il collasso — 
dopo la durata di 24 a 48 ore di questo stato succede la 
morte. > 

Potendosi. scambiare l'embolia dell'arteria mesenterica su- 
periore coli' intuscezione e. coir in vagina mento interno , basta 
avvertire che in questi casi i sintomi non si manifestano re- 
pentinamente, che la peritonite è parziale dapprima , che vi 
sono vomiti fecali e- raanqanza di emorragie intestinali. 

Terapia. — Bisogna adoperarsi a frenare 1' emorragia col 
tannino, col sesquicloruro di ferro, ed a calmare i dolori colla 
morfina, coli' oppio puro : il ghiaccio, coli' acqua di lauro-ce- 
raso giova a moderare i vomiti ; l' analettico a torre lo stato 
di forte abbattimento con polso piccolo, estremità fredde. 

Embolie delle arterie delle estremità. 

Le arterie più frequentemente attaccate risulta dall' espe- 
rienza essere la brachiale, la crurale poco sotto il legamento 
di Poparzio, la femorale profonda, la tibiale posteriore. 

Sintomi. — Al momento dell' otturamento vascolare si sente 
un dolore intensissimo all'arto affetto, che si fa paralitico; il 
dolore si estende a tutto Parto, ma ha il massimo d' intensità 
al punto di otturamento, ha il carattere contusivo , presto di- 
minuisce, si associa facilmente all' iperestesia cutanea e sembra 
procurato dall' irritazione delle pareti vascolari o dalla pres- 
sione che queste, perchè dilatate, portano sul nervo contiguo. 



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404 

Poco 7 dopo l'origine dell' embolia si manifestano sia «opra 
tutto 1' arto affetto , che in punti isolati , stupore /punture e 
formicolio , seguiti da perfetta anestesia ; accade pure che un 
punto sia anestetico, 1' altro iperestetico, e si spiega col modo 
di affluire il sangue alle parti. 

La paralisi motoria si estende a tutti i muscoli della estre- 
mità affetta, e si distingue da una paralisi cerebrale dopo l'ot- 
turamento vascolare, perchè in questa i flessori ponno essere 
in permanente contrasione e rilassati solo gli estensori. — 
L' anestesia poi prevale alla paralisi , principalmente per la 
direzione dei- nervi sensitivi e motori. 

Subito dòpo T otturamento dell' arteria, questa resta senza 
polso, dura, a la parte che irrigava , diventa fredda', pallida : 
se entro un determinato tempo non si fa il circolo col laterale, 
il color pallido passa all'azzurro grigiastro, al nero, segni della 
già occorsa cangrena , che può essere umida o secca. — - La 
prognosi in questo evento non è favorevole. 

Diagnosi. — Si basa sul dolore intenso manifestatosi im- 
provvisamente, sulla paralisi ed anestesia dell'arto ove si è ri- 
sentito il dolore, e sulla mancanza in esso del polso. 

Terapia. — Può poco. — Alle, applicazioni calde - perchè 
insopportabili^ voglionsi sostituite le fredde/ l r estremo affetto 
va tenuto sollevato ; 1' infermo deve tenere la massima tran- 
quillità, onde possibilmente si consolidino le trombosi. Nel caso 
di un circolo collaterale eccessivo, vi si riparerà con un san- 
guisugio, colle coppette scarificate. — Si avrà una mira spe- 
ciale alla causa, ed all'evenienza della cangrena, l'infermo si 
affiderà alla chirurgia (1). 



(1) L' opera di Feltz e Ricerche cliniche e sperimentali sulle 
embolie capillari », della quale abbiamo un riassunto critico 
dei dottori Chris tot e Klener da pag. 15 a pag. 26 della Ri- 
vista clinica di Bologna, 1869, è degna di essere consultata, 
perchè istruttiva su molti riguardi. Mucci. 



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405 

FLBfelTE È TROliBOàl. 
$ 77. 9 — Eziologia ed anatomia patologica. 

Flebite equivale ad infiammazione di una vena ; si distin- 
gue in acuta e cronica , e secondo alcuni in pe riflebite , meso- 
flebite ed endoflebite, intendendosi per endoflebite una ipertro- 
fia della membrana interna delle vene con origine d' inspessi- 
raenti a placche^ che giammai subiscono la degenerazione ate- 
romatosa e non si trovano che nelle vene dilatate. 

Anatomia patologica della flebite acuta. — » L' avventizia 
delle vene è arrossata, mostra piccoli stravasi capillari , è ri- 
gonfiata per un essudato sieroso od albuminoso; in seguito/ 
anche la media si arrossa e si tumefà e quando nelT avventizia 
sono avvenuta infiltrazioni fibrinose e purulenti , l' interna 
perde il suo splendore , diventa bianca , giallastra , si distacca 
dalla media, si laeera. 

In corrispondenza di tutta la parte di vaso infiammato, il 
sangue si coagula (trombosi), quantunque in certi casi la 
trombosi, o coagulazione del sangue nelle vene, sìa causa del- 
l' infiammazione. 

• Il trombo o coagulo si divide in parietale ed otturante e 
si giudica per parietale quello che aderisce alle pareti del Vaso, 
lasciando un vuoto nel mezzo o lateralmente ; aderisce il pa- 
rietale all'intima, più dell'otturante ; l'otturante invece, men- 
tre chiude completamente il lume del vaso, si rammollisce dal 
centro alla periferia ed il detrito purulento rosso o rosso-gial- 
lastro vien rinserrato dalle parti periferiche del coagulo. — 
La massa sanguigna non si mette in contatto colle marcie del 
trombo, perchè quasi costantemente davanti al trombo, in senso 
centripeto/ si fanno nuovi coaguli. V icoremia o mescolanza del 
pus al sangue è possibile nei casi, che il coagulo di divisione 
della specie di ascesso dalla colonna sanguigna . sia esilissimo, 
o che T ascesso del trombo si estenda a *raggi ungere 1' infiltra- 
mento delle pareti. 

Esiti della flebite. — Risolvendosi la flebite, gli essudati 
in parte vengono riassorbiti, in parte abbandonati al circolo 
sanguigno che li distrugge, li elimina 



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408 • 

Prognosi. — Quasi sempre sfavorevole. 

Terapia. — Si applicano 8 a 12. sanguette alla regione 
mastoidea corrispondente al dolore e si faranno bagni freddi 
al capo, onde vincere - 1* iperemia del cervello. Avendosi poco 
effetto, si ripeterà 1* applicazione delle sanguette alla regione 
temporale; colla senna e col sai amaro si procareranno forti' 
derivazioni intestinali ; dovrassi favorire lo scolo delle marcie 
di provenienza dall'orecchio, sia colla sezione del timpano, ehe 
colla apertura del processo mastoidea; forti dosi di chinino sa- 
ranno necessarie all'apparire della piemia. 

Flebite delle estremità. 

Osservasi la flebite con maggior frequenza alle estremità 
inferiori, principalmente, per la trombosi uterina puerperale 
fisiologica. — L' arto affetto si rende edematoso , e nel caso 
che il vaso sia profondo, la pelle acquista un colore azzurro- 
violaceo in causa del circolo collaterale; se il circolo collaterale 
non compensa il disordine di circolazione, l'edema aumenta, 
la pelle si fa bianco-risplendente come alabastro e si mantiene 
calda. Questo stato nelle puerpere dicesi phlegmasia alba 
dolens ; aggravandosi, cagiona la risipola, l' infiammazione dei 
vasi linfatici, la suppurazione, la cangrena, l'elefantiasi degli 
arabi. 

Diagnosi. — Differisce dall' embolia , perchè in questa la 
temperatura' è abbassata e manca il polso. 

Terapia. — Si dia all' arto affetto una posizione elevata e 
vi si applichino compresse fredde ; si ammansino i moti del 
cuore ; se il circolo collaterale; è troppo vivo, si applichino 5 ? 
10 a 15 sanguette alla parte superiore della coscia ; pei forti 
dolori si ricórra all'uso de' narcotici. 

Vinta l' iperemia e V irritazione infiammatoria , non resta 
che tenere P arto spalmato con grasso ed avvolto con ovatta ; 
gli inspessfmenti della pelle si procurerà di torli colle fasciature 
di flanella, colle pomate di jodio e mercurio. 

Pileflebite. 
Pileflebite vuol dire infiammazione della vena porta. Attacca 



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409 

la stessa tanto il tronco come i piccoli rami.- — A rigore la 
pileflébite primaria del tronco e grossi rami è rarissima ; 
Lamberon ne osservò un caso per trauma. La secondaria del 
tronco e grossi rami, piuttosto che pileflébite, è una semplice 
irritazione dipendente dalla trombosi. 

Nelle piccole radici della vena porta , l' infiammazione è 
loro trasmessa dalle parti contigue ed il coagulo è consecu- 
tivo. 

Cagioni. — Sono svariatissime. — Annovereremo la cirrosi 
epatica, 1* epatite sifilitica, i tumori del fegato, 1' ectasia delle 
vie biliari, le degenerazioni tubercolose e cangrenose delle glan- 
dolo linfatiche situate nella porta epatica, i tumori dello sto- 
maco, del mesenterio, dell' epiploon , delle ghiandole retroperi- 
toneali, i calcoli epatici* l'ispessimento della capsula del Glis- 
son e del tessuto cellulare nel legamento e pato- duodenale, in 
quanto che queste procurano un coagulo nei piccoli rami, ca- 
pace di prolungarsi sino ai più voluminosi (trofhbosi prolun- 
gata); nello stesso modo può agire il trombo di una varice 
emorroidaria. 

Il trombo effettuatosi dietro le suaccennate cause è secon- 
dario, molte altre volte però, specialmente dietro certi processi 
infiammatori delle radici epatiche, è primario; il caso sarebbe, 
ad es., della diffusione del trombo dalle radici della vena porta 
al tronco ed ai rami ; la pileflébite del tronco e dei rami sa- 
rebbe necessariamente secondaria alla trombosi, secondaria però 
anch' essa di un' affezione epatica od altro. - . 

Causa di pileflébite sono altresì le ulceri del retto, le fistole 
rèttali, le infiammazioni ed ulcerazioni dell'intestino, special- 
mente del cieco ed appendice vermiforme, la peritonite, l'infiam- 
mazione e suppurazione del mesenterio, dell' ipoploon, delle glan- 
dolo mesenteriche, l'ulcera rotonda dello stomaco, il cancro 
stomacale , gli ascessi del fegato, della milza , 1' otturamento 
embolico delle diramazioni epatiche della vena porta per trombo, 
grasso, pigmento e cellule purulente, di raro l'affezione aterp- 
matosa e la massa cancerosa della vena porta, più spesso la 
pioemia perchè produce accessi metastatici nel fegato, od ascessi 
nella membrana media dei vasi. 

Anatomia patologica. — * Sono le stesse alterazioni che si 



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410 

osservano nella flebite in genere ; lo stesso dicasi degli esiti ; 
avremo quindi una pile flebite adesiva ed una suppurativa, la 
risolutiva è raro che si osservi. 
• Il trombo otturante porta per lo più all' esito suppurativo. 

Circolo collaterale. — li circolo collaterale non è possibile 
che nella pileflebite adesiva quaudo la trombosi siasi fatta gra- 
datamente ; nella pileflebite suppurativa ed in una trombosi di 
certa estensione avvenuta rapidamente, il circolo collaterale è 
impossibile per essere prontamente troncata la vita. Noi con- 
sidereremo il circolo collaterale rispetto alle diramazioni epa- 
tiche, al tronco ed ai rami maggiori della vena porta. 

Impedito circolo per trombo alle diramazioni epatiche della 
vena porta. — Qui il circolo collaterale prende la via delle 
anastomosi della vena mesenterica colle vene renali o surrenali 
egualmente che cofTazigos od emiazigos; dell'anastomosi della vena 
emorroidale interna col plesso emorroidale che conduce il sangue 
per mezzo defla vena ipogastrica e vena iliaca comune alla cava 
inferiore; per questa maggior tensione venosa è possibile anche 
il rigonfiamento dei vasi venosi che mettono nella vena iliaca 
esterna, cioè delle femorali ed addominali ; prende la via del- 
l' anastomosi della vena gastrica superiore colie vene esofagee 
che sboccano neir azigos ; dell' anastomosi delle vene della cap- 
sula di Glisson colle vene diaframmatiche che vuota nsi nella 
cava inferiore ; della così detta vena del Sappey , situata nel 
cordone della vena ombelicale obliterata, coi rami cutanei 
della vena mammaria interna ed epigastrica inferiore, anasto- 
mosi vasale che quando le vene sono dilatate per forza del cir- 
colo collaterale, riesce manifesta intorno all' ombelico e dicesi 
capo di Medusa. 

Impedito circolo per otturamento del tronco della vena 
porta — e dei rami maggiori. — Otturato che sia il tronco, 
difficile che non lo sia anche qualcuno dei rami maggiori il 
circolo collaterale, fatta eccezione dell'anastomosi della vena elei 
Sappey, si può compiere per le anastomosi suindicate. 

Pileflebite adesiva. — Dipende dal versamento di fibrina 
(trombosi) per impedimento alla libera circolazione del «angue. 
Cosi per impedimento al circolo sono causa di pileflebite la cir* 
rosi, I' infiammazione sifilitica del fegato, il processo ateroma- 



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411 
toso della vena porta/ i tumori del fegato, ecc. L'infiamma- 
ziorie adesiva dei grossi rami della vena porta nel fegato, dà 
luogo a retrazione di esso e prende l' apparenza» di fegato 
lobato. x 

Pileflebile suppurativa. — È più rara dell' adesiva : dipènde 
dalla piemia o da trapiantamento della suppurazione in via in- 
diretta, quindi da tutte le malattie suppuranti del 'fegato o di 
organi lontani, come ulceri e fistole del retto, peritonite, e via 
dicendo. La pioemia, se non è causa della p il eflebite, è effetto. 

Victerus gravis neonatorum non è altro che una piiefle- 
bite dipendente da trapiantamento dell' infiammazione ombe- 
licale. 

Nella pileflebite, più che nelle altre flebiti, tende a distac- 
carsi la tunica interna ed il fegato è sparso continuamente di 
ascessi. 

A. — Pileflebite adesiva. — Sintomi e diagnosi. 

I sintomi non riescono palesi se non se quando sono at- 
taccati i rami maggiori della vena porta od il tronco ; sono 
contrassegnati da dolori alla regione del 'fegato e della milza, 
da reazione febbrile a caratteri di intermittente, da distensione 
delle vene superficiali dell' addòme a forma di rete e cordoni, 
da rigonfiamento della milza e delle vene emorroidali , da ca- 
taro ed anche emorragie intestinali , da impicciolimento del 
fegato, se non è ingrossato per tumori,- da urine oscure, con- 
centrate , colorite , da dimagramento e marasmo , crescente 
a sci te 

In pochi termini, la pileflebite adesiva si manifesta con 
tutti i sintomi della cirrosi, ne è possibile P istituire una dia- 
gnosi differenziale fra queste due malattie, per l'analogia della 
cause, per 1' incostanza dei sintomi, e per essere impossibile di 
riscontrare il cordone duro che contraddistingue il vaso affetto 
da pileflebite. 

Prognosi. — Risulta sempre sfavorevole; il circolo collate- 
rale agisce per un certo tempo in modo compensativo, ma viene 
il momento che non si compie più che imperfettamente ed a 
danno dell' infermo. ■ s m 



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412 

Terapia. — In via sintomatica, vien .suggerito, il tannino, 
T allume, il sesquicloruro di ferro , contro le emorragie dello 
stomaco e dell' intestino ; il cremor tartaro a piccolo dosi, (a 
paracentesi» contro 1' ascite ; i tonici, il chinino, contro il. ma- 
rasmo ; e tutti quei rimedii che valgono a combattere la ma- 
lattia risultante causa della pilefiebite. 

B. — Pilefiebite suppurativa. 

Mostrasi sotto forma di pioemia, poiché questa realmente ha 
luogo, e giacché, come si é visto, la pioemia alle volte è causa 
della pilefiebite, altre volte é effetto. Così quando é causa, sin 
da principio la febbre di un tratto raggiunge un alto grado 
con prostrazione, con brividi e successivo calore a tipo inter- 
mittente, con itterizia nelle prime 24 a 48 ore. Quando é ef- 
fetto , la febbre sulle prime, è mite e veste i caratteri della 
piemia dopo che la pilefiebite ha percorso un certo stadio. ■ — 
Diversamente dalla flebite adesiva, nella suppurativa il fegato 
è ingrossato, doloroso; la milza è ingrossata anche più che 
nella forma adesiva, può contenere ascessi; il ventre è dolente, 
gonfio, T alvo prosciolto e le evacuazioni sono biliari; avvi vo- 
mito di un fluido bilioso, sanguigno o di color caffè ; .manca 
l'appetito, la lingua si fa asciutta, l'infermo diventa itterico, 
soporoso, delirante, e muore. 

Una differenza della forma suppurativa dalla pilefiebite ^de- 
sila sta nella durata; nell' adesiva è di mesi, nella suppurativa 
é di una settimana, al più di due, nella mancanza 4i ascite e 
del circolo collaterale nella suppurativa. 

Il diagnostico è difficile (1); il pronostico è sfavorevole ; la 
terapia é quella della pioemia. 



(1) Riporto dal fascicolo 2.» della « Rivista Clinica di Bo- 
logna » i punti cardinali per diagnosticare la pilefiebite con 
consecutiva formazione di- ascessi del fegato, dettati dal prof. 
Traube. 

l. § Il malato ( con itterizia corfcomitante o no) mostra un 
tumore di fegato recente e che procede proporzionale in tutte 
le sue dimensioni; 



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413 
Trombosi della vena cava superiore ed inferióre. 

Parlasi soltanto della trombosi e non già della flebite delle 
cave, perchè una vera flebite di questi vasi manca; 

Cause ed anatomia patologica della trombosi delle vene 
cave. — La trombosi della vena cava superiore dividesi in 
autoctona, o trombosi originatasi al punto di compressione, ecc., 
ed in prolungata od originatasi in qualche ramo della cava. 
Per V autoctona sono momenti causali, i tumori del mediastino, 
dell'esofago, delia colonna vertebrale, eco., il raggrinzamento 
dei polmoni con aderenze contemporanee della pleura polmo- 
nare colla pleura costale, il restringimento della vena cava su- 
periore per tessuto cicatriziale delle parti vicine, la stasi san- 
guigna per enfisema polmonare o per vizi delle valvole ed ori- 
ficii del cuore (insufficienze tricuspidali). Per lo più la trom- 
bosi della cava è prolungata da trombosi delle giugulari, del- 
l'orecchietta destra," e da quanto può favorirla in queste parti 
vasali. 

Anche la trombosi della* vena cava inferiore è autoctona o 
prolungata. Si osserva con frequenza nel puerperio per la trom- 
bosi dell' ipogastrica e della crurale, nel morbo di Bright, negli 
infarcimenti dei reni — dipende da tumori renali, da affezione 
tubercolosa o cancerosa delle glandule linfatiche poste al di- 
nanzi della colonna vertebrale, da stasi sanguigna per malattia 
polmonare o vizi cardiaci, da pi te flebite. 



2.° Vi esiste il tumore della milza parimenti recente e 
straordinariamente grande ; 

3.° Il malato ha spesso accessi di freddo che ritornano dopo 
ineguali intervalli con rapidi e considerevoli innalzamenti di 
temperatura. Negli intervalli stessi la temperatura, è o innal- 
zata, o normale; 

4.* La pioemia ( nel sènso ordinario della parpla ) può es- 
sere esclusa, egualmente come l'endocardite del ventricolo si- 
nistro, in cambio trovasi: • 

5.° Un focolajo purulento o d' infezione, o un ulcere in cui 
possono essére interessate le radici del sistema della vena porta, 
avvero il malato ha inghiottito un corpo duro e pungente. 

Mucci. 



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414 

Mentre si verifica di raro la trombosi otturante, è relativa- 
mente frequente 1' embolìa dell' arteria polmonare. — Più tre* 
quente è la forma adesiva della suppurativa; la suppurativa 
si connette con la febbre secondaria di altro processo mor- 
boso. — Se il trombo contrae aderense colle parti vicine e si 
trasforma in un cordone solido (metamorfosi progressiva) il 
volume della vena corrispondente diminuisce. 

Chiusura della vena cava superiore. 

Sintomi. — La metà superiore del corpo è in grado più o 
meno cianotica ; si rileva l' anasarca al volto, al collo, all' estre- 
mità superiori, che alcune fiate si estende sino all'ombelico; si 
può verificare 1' idrotorace bilaterale, l' idropericardio. 

Il circolo collaterale agisce in via compensativa per mezzo 
della vena azigos è semi-azigos, che raccolgono il sangue del- 
l' esofago, della trachea e di gran parte delle pareti toraciche; 
delle vene mammarie interne che si vuotano, in questo caso, 
nell'epigastrica inferiore; delle vene cutanee laterali toraciche, 
che si anastomizzano colla vena ascellare e coli' epigastrica 
esterna; delle vene intercostali inferiori che si anastomizzano 
colle vene diaframmàtiche e lombari. Finché la vena cava su- 
periore è otturata al di softo della azigos, il circolo collaterale 
non è difficile ; ma quando l' otturamento sia giunto ad en- 
trambe le vene anonime, allora il circolo collaterale si fa dalle 
anonime nella mammaria interna, da questa nella vena epiga- 
strica inferiore, nella vena iliaca, indi nella cava inferiore; 
ovvero dalle intercostali superiori nelle inferiori per la distri- 
buzione ed orìgine loro diversa ; dalle vene cutanee laterali ; 
dalle intercostali inferiori nelle diaframmatiche e lombari. Le 
vene cutanee conservano il circolo collaterale anche quando 
«isno otturate le due vene anonime. 

Diagnosi, — Si appoggia totalmente nei sintomi compro- 
vanti un'inceppamento del circolo venoso nelU metà superiore 
del corpo. 

Decorso. — Ora acuto, ora lento; se la trombosi è di molto 
estesa, per la pressione sanguigna se ne risente anche la cava 
inferiore, la milza e il fegato si rigonfiano , si ha il catarro 
gastrico od intestinale. 



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415 
Prògnosi piuttosto sfavorevole; la morte, ad è il seguito dei 
pronto otturamento, o dei roarasmo. 

La terapia è subordinata alle cause, i diuretici però tro- 
vano sempre P indicazione. ( 

Otturamento della vena cava inferiore. 

Sintomi — Cianosi considerevole agli arti inferiori, ai ge- 
nitali, alia metà inferiore del tronco. — In queste parti presto 
si fa un trasudandento sieroso ; le vene epigastrica esterna ed 
inferiore si distendono enormemente; l'ascite non si verifica 
che tardi ed in certe condizioni soltanto. 

Circolo collaterale. — Ha luogo: 1.° per le due vene epi- 
gastriche inferiori, le quali anastomizzandosi coi rami cutanei 
della mammaria interna portano il sangue del tronco femorale 
alla cava superiore ; 2.° per le vene epigastriche ( rami della 
safena maggiore) perchè si anastomizzano Verso l'alto colle 
vene cutanee toraciche ; 3.° per P anastomosi del plesso emor- 
roidale ( appartenente alla vena ipogastrica ) colla vena emor- 
roidale interna, che è una radice della vena porta; 4.* per le 
vene lombari anastomizzantisi colla vena iliaca comune e col- 
Pazigos e semi azigos; 5.* per le spermatiche od ovariche, eoe 
dopo di aver fatto entrare il sangue nelle renali, per anasto- 
mosi lo trasmettono alle diafram mattane, indi nelle intercostali 
inferiori e nelP azigos e semi-azigos ; 6. 9 per i plessi venosi 
della midolla spinale. 

Diagnosi. — Giudicherassi di otturamento della vena cava 
inferiore dall' osservare che P andamento serpentino e la dila- 
tazione delle vene è solo ali' estremità inferiore del corpo, che 
il sangue scorre nelle vene in senso inverso , che avvi dimi- 
nuita secrezione delle orine. 

Decorso e prognosi. — Tutto è condizionato alla affezione? 
primitiva, alla sede ed alla possibilità di un circolo collaterale; 
piuttosto sfavorevole è quella trombosi che si localizza ove 
sboccano le vene renali. 

Terapia. — Saranno usati i sali neutri e si avrà cura di 
combattere il morbo primitivo. 



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416 

Trombosi delle vene della faccia. 

De Renzi aggiunge alcuni particolari sulla trombosi delle 
vene della faccia, per essere questa di una certa importanza. — 
Dessa è autoctona, se è causata da risipola della faccia, da flo- 
gosi cutanee, da flemmone parotideo , dà carie , necrosi delle 
ossa, ecc.; è prolungata, se ha originato nel seno cavernoso od 
in altri seni cerebrali. — Si riconosce per l'iperemia venosa, 
per la cianosi ed edema della parte affetta e conviene notare 
come facilmente sia affetta la vena ottalmica, come la trombosi 
dei seni promuova fenomeni cerebrali, paralisi di alcuni mu- 
scoli dell' occhio (1). 



Annuario delle ««lenze mediche. — Riassunto 

jielle più importanti pubblicazioni de ir anno per i 

dottori P. SCHIVAR»! e G. PIMI. — Milano, 

1871; doti. Francesco Vallardi Tipografo-Editore; 

1 voi. w-16.° di pag. 256. — Estratto. 



J signori dottori. Pini e Schivardi hanno tentato un* impresa, 
già affrontata' con poco successo dai dottori Bufalini di Siena 
e Cini di Venezia, che è quella di dare un Annuario Italiano 
di Scienze Mediche, il quale comprenda quanto di meglio si è 
fatto ali* esterno, facendo più largo campo ai lavori degli ita- 
liani. — In Francia, dicono gli Autori, questo genere di pub- 
blicazione pregiato e marca tissimo, vive e prospera numeroso 
e da tutti è ritenuto un ottimo mezzo di coltura intellettuale. 
— Lo stesso dovrebb' essere fra noi, poiché l' Italia, unita ed 



(1) La trombosi dei seni, cerebrali per ciò che si associa 
facilmente all' esoftalmo, al prolasso del bulbo, all'edema delle 
palpebre, fu studiata da Hubner il quale si è fermato con at- 
tenzione su questi sintomi e li ha caratterizzati quasi per pa- 
tognomonici della trombosi dei seni. Dei succitati sintomi però, 
prima dell* Hubner han parlato il Puchelt, il Pitha, il Genou- 
ville ed' il dott. L. Corazza. Mucci. 



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417 
ordinata com'è, ormai non è da meno della Francia ; e se non 
può emulare la Germania, col suo colossale Canstatt's Jahres- 
bericht , sul terrena pratico può offrire buona messe di pro- 
duzioni, da alimentare un Annuario più vistoso di questo, 
«he ci offrono per la prima volta i signori Pini e Schivardi. 
Naturalmente essi non hanno la pretesa di dare un lavoro per r 
Tetto, e lo confessano. Ohi ben comincia è alla metà dell'opera; 
tutto sta nel perseverare. E il corraggioso editore Vallardi , 
che ha già tanto arricchito colle sue pubblicazioni la lettera- 
tura medica italiana, vorrà darci nel 1872 un Annuario ancor 
migliore, e sopratutto più completo e più esteso del presente, 
a costo di aumentarne il formato, e di accrescerne il prezzo. 
In tale occasione pregheremo i Compilatori di essere più 
diffusi nelle loro notizie, allorquando ne valga la pena; di 
dare sempre la indicazione in italiano delle Memorie tratte 
dai giornali stranieri; e di fornire esatte le citazioni delle- Me* 
morie tolte dai periodica scientifici , affinchè il lettore possa 
rintracciarle al bisogno. Riconoscenti agii egregi Compilatori 
per aver fatto così gran calcolo degli Articoli inseriti negli 
Annali Universali di Medicina, avremmo desiderato che non si 
fosse omesso di notare che appartengono ai nostro giornale, 
come produzioni originali, il Rendiconto Clinico della Sezione 
Chirurgica dello Sdedale Maggiore di Lodi per 1' anno 1869, 
del dott. G. Fiorani; il Ragguaglio del .dott. Bardeaux sulla 
prima Sezione Chirurgica nello Spedale Maggiore della. Parità 
in Novara, diretta dal prof. E. Bottini, pel triennio 1866-67-68 ; 
il Rendiconto Clinico della divisione oftalmica dell'Ospedale di 
Pavia dal 1.° aprile 1868 a tutto il marzo 1869, del dott. 6. 
Flarer; lo Studio del dott. .Paolo Machiavelli sull'idrociorato di 
berberi rt a nel tumore della milza da infezione di malaria; lavori 
tutti che vennero analizzati o citati, con lode nell' Annuario. 

È l' Annuario diviso in VI Capitoli o Classi , e le materie 
vi sono distribuite nel modo seguente: 

1.° Anatomia normale e patologica, teratologia, embriogenià, 
fisiologia. — 2.° Anatomia generale e speciale medica. — 3** 
Patologia generale e speciale chirurgica; — 4.° Materia medica 
e terapeutica, tossicologia. —-5.* Terapie speciali, idrologia, 
elettroterapia, ipodermazia. — 6.° Igiene, malattie popolari, 

Annali. Voi CCXV1. 27 



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418 

medicina pubblica, Statistica. — Letteratura periodica: Duic* 

nari, giornali, almanacchi. — Necrologia. — Premi. 

* Per dare fina idea del modo tenuto dai Compilatori dell' Ad* 

nuario , ne toglieremo alcuni articoli, che riflettono Autori, 

Opere e Memorie, non per anco esaminate nel nostro Giornale. 

Sinossi dell'urina umana per Vaso speciale dei medici e far- 
macisti; del dott. Dk>8coride Vitali. — Piacenza, Tedeschi. 

È nn' ottima esposizione sommaria delle proprietà fisiche e 
dei componenti dell* urina nelle condizioni normali e patolo- 
giche, nonché dei metodi clinici di loro ricerca, con cenni sulla 
derivazione e formazione loro nell* organismo. È un' opera utile 
e pratica, illustrata con 21 figure rappresentanti forme cristal- 
line ben riuscite. 

Anatomia patologica della pellagra ; del prof. Cesare Lom- 
broso. 

L' Autore presenta 59 sezioni di pellagrosi e riassume in 
cifra le principali lesione notate , che si possono ridurre per 
sommi capi a fenomeni, i.° d'iperemia, infiammazione, ipertro- 
fia, 2.° d'atrofia, 3.° di adiposi, 4.* di pigmentosi. 

Questi pervertimenti di nutrizione assumono nei pellagrosi 
caratteri particolari. 

Cosi le iperemie, le infiammazioni, assalgono di preferenza 
le tonache cerebrali, la milza, il fegato, la mucosa del colon, 
la tonaca intima 'dell' aorta ; le atrofie colpiscono, sopratutto, il 
rene, il cuore, la tonaca muscolare, nell' intestino, il fegato, il 
cervello, le coste; le adiposi si riscontrano principalmente nel 
fegato, natia tonaca muscolare dei vasi cerebrali, nell'epitelio 
dei canalicoli renali ; la pigmentosi è frequente nella cute, nei 
capillari del cervello , nella fibra muscolare del cuore , nelle 
cellule gangliari dei simpatico , più rara nel fegato, nei reni, 
nella milza, . ecc. 

J£a a confermare sempre più come queste lesioni dipendano 
da una intossicazione, giova il fatto della singolare contraddi- 
zione che spicca in. questi reperti anatomici. — In alcuni in- 



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419 
fatti , si nota iperemia o ipertrofia , io altri atrofia % anemia, 
della tonaca muscolare o mucosa degli intestini , del cervello 
della milza, ecc. Se non che questa contraddizione si riscontra 
nei fenomeni offerti dagli esperimentati col veleno maidico, e, 
dai pellagrosi ( voracità, inappetenza, stitichezza, diàrrea,ecc); 
e si spiega dal prevalere negli uni più che negli altri il primo 
e il secondo stadio dell'avvelenamento, l'azione primaria o la 
secondaria, che è sempre opposta alla primaria. ( Rend. del 
R. Iatit* Lomb. di Scienze e Lettere, fase. HI ). 

Nuove ricerche Bulla patogenesi dell'emorragia cerebrale ; dei 
dottori Charcot e Bouchard. 

Le ricerche di Charcot e Bouchard segnalate dalla Gazzetta 
Medicale, dopo les Archives de phy Biologie , tenderebbero a 
restringere notevolmente il quadro delle alterazioni finora am- 
messe nella patogenesi dell'emorragia cerebrale, quali sono: 
una diminuzione di consistenza del tessuto nerveo, una ten- 
sione esagerata del sangue ed una degenerazione ateromatosa 
od anche grassosa delle pareti vascolari. Così sopra 69 casi, 
l'ateroma arteriale non figurerebbe che per 15: cioè in 22 
casi per 100, né si riscontrerebbe più di 50 volte per 100 l'i- 
pertrofia cardiaca. Una condizione organica costante , al con- 
trario, sarebbe uno stato aneurismatico de' piccoli vasi in tra- 
cerebrali. Questi aneurismi che gli Autori chiamano miliari 
compariscono all' occhio nudo come piccoli punti globulari, del 
diametro ì / ì9 di millimetro ad 1 millimetro, di color rosso- 
violaceo, se contengono sangue liquido, di color bruno o nera- 
stro . se il sangue è coagulato. Le parti che li contengono 
sono in ordine di frequenza: i talami ottici, i corpi striati, le 
circonvoluzioni, la protuberanza, il cervelletto, il centro ovale, 
i peduncoli cerebrali, il bulbo. Talora vi si osservano in picciol 
numero, e talvolta 1' organo ne è crivellato. Osservati con la 
lente d' ingrandimento presentano 1' apparenza fusiforme , le 
loro tuniche confuse sembrano continuarsi con quelle dei vasi, 
sol però essendo di molto assottigliate. Infine gli Autori ne ri- 
portano ventiquattro esempi di formazione recente o antica. 



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420 

Ulteriori ricerchi suHa tubercolósi; dei dottori Verga e 
Biffi. 

Nella importante Memoria dei dottori Verga e Biffi, pub- 
blicata nello scorso anno, era detto che gli autori avrebbero 
in seguito pubblicati i risultamene d' ulteriori esperienze , le 
quali miravano da una parte a constatare una volta di più la 
trasmissibilità o meno del tubercolo, per inoculazione, dall'uomo 
al coniglio e ad altri animali; dall'altra la possibilità o meno di 
provocare, negli animali, la tubercolósi, mediante l'inoculazione 
nei medesimi di altri principi eterogen.ei estranei al tubercolo. 
In questa nuova Memoria cbe abbiamo sott' occhio gli Au- 
tori solvono egregiamente il debito loro. In una prima serie 
d'esperienze gli Autori inocularono in sei conigli del cinabro, 
del cloruro di calcio sciolto, della glicerina: i conigli campa- 
rono da 3 e mezzo a 5 mesi ; uccisi, presentarono tutti condi- 
zioni viscerali normali. In una seconda serie d'esperienze, otto 
conigli vennero inoculati con liquido di cancro midollare del 
polmone, di cancro epiteliale, di glandola caseosa, ecc.; questi 
animali si tennero in vita da 2 a 8 mesi; messi poscia a morte 
presentarono visceri sani, tranne uno che offrì i segni di peri- 
bronchite caseosa. In una terza serie d'esperienze, s'introdus- 
sero nel cavo peritoneale di sei conigli della carta straccia, fi- 
' laccie, sostanza purulenta, frammenti dixancro midollare: questi 
animali vissero sani e vegeti per 3 a 4 mesi successivi all' opera- 
zione: uccisi, offrirono visceri e polmoni sanissimi» In una quarta 
serie infine, ripetendo le esperienze che porsero occasione 
alla prima Memoria, gli illustri Autori si rifecero a inoculare 
in conigli il tubercolo grigio: circondarono l' esperienza d' ogni 
più scrupolosa oautela, tennero gli animali inoculati nelle mi- 
gliori condizioni igieniche : ma ciò non impedi che durante i 
5 a 6 mesi in cui si tennero in vita, la loro salute non dete- 
riorasse a vista d' occhio : e quando furono sacrificati , si tro- 
varono i loro polmoni infarciti di tubercoli a molteplice sede 
istologica: dacché avevano per punto di partenza: il connet- 
tivo sotto- pleurico, I' avventizia dei vasi, quella de' bronchi, il 
connettivo tra beco lare, la parete degli alveoli e lo stesso epi- 
telio degli alveoli; tali sedi furono accertate dall'analisi mi- 
croscopica istituita dai dottori Visconti e Bizzozero. 



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421 

Quanto ai tentativi d'inoculazione ed' ingestione di ma- 
teria tubercolare istituiti su gatti e polli* essi porsero sempre 
risultamenti negativi. 

In presenza di tali esperimenti noi siamo indotti ad accet- 
tare in modo assoluto, come acquisiti e legittimamente acqui- 
siti, i due primi, almeno, dei tre corollari che i dottori Verga 
e Biffi deducono dalle loro premesse : 

1.° La propagazione della tubercolósi dall' uomo al coniglio, 
mediante l' inoculazione del tubercolo grigio, è un fatto incon- 
trastabile. Tale. propagazione nel coniglio si manifesta d'ordi- 
nario nei due polmoni, e, in qualche caso, anche nel fegato. 

2.° Dalla inoculazione di sostanze eterogenee, o dalla intro- 
duzione nella cavità addominale di corpi stranieri o di pro- 
dotti morbosi di altro genere, sia nei conigli, sia nei gatti, può 
bensì nascere una irritazione locale , che dà luogo a essudati 
plastici, ma questi non assumono capetto tubercolare, fi in 
tutti questi casi non si sviluppa mai la tubercolósi polmonale. 

3.° La propagazione della tubercolósi non ha luogo dal- 
l' uomo ai gatti, e dall' uomo ai polii. ( Rend. del R. htit. di 
Scienze e Lettere, fase. II ). ' 

Fisiologia degli istinti ; del prof. F. Lussana. — Padova, Sac- 
chetto. 

Il sig. F. Sacchetto , di Padova , ha avuto la bella idea di 
iniziare una Piccola biblioteca medica che comprenda i varii 
rami della scienza medica , e consti di volumetti eleganti per 
copertina e per stampa, per esattezza di tavole litografate, e 
redatti da illustri scrittori, ed a poco prezzo. 

A.d iniziare questa interessante raccolta fu prescelta un*'o- 
pera dei laborioso e brillante nostro scrittore, il prof. Lussana, 
il quale si propose di tracciare la storia degli istinti, che studiò ' 
accuratamente e da vero fisiologo. • 

Sulle anomalie delia accomodazione e della refrazione degli 
occhi con un saggio preliminare sulla diottrica fisiologica; 
del prof. Donders. — Traduzione italiana per cura del prof. 
Antonio Quaglino. — Milano, dott. F. VallardL 

I classici studi sulla Re frazione dell' occhio nello stato fisio- 



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422 

logico e morboso dell'illustre prof, olandese C. Donders, ven- 
nero pubblicati in varie ri prèse ed io epoche diverse sopra i 
giornali medici olandesi, e tedeschi. La loro importanza e le 
utili applicazioni cai diedero luogo, chiamarono ben tosto l'at- 
tenzione di tatti gli scienziati e degli oculisti in ispecie, cbe 
non mancarono di diffonderli nei rispettivi paesi. La nuova 
società medica inglese di Sydenham , compresa dell' utilità di 
questi studi , indusse 1' Autore a ordinarli e a raccoglierli in 
un sol volume, eoe tradotto in inglese dal dottor Moore, venne 
poscia pubblicato a spese della società stessa. 

L'opera veramente classica sotto tutti i rapporti del prof. 
Donders, per la verità dei fatti, per la profondità delle dottrine, 
per. la chiarezza delle dimostrazioni, comprende la-parte fisica, 
la fisiologica e la patologica della re frazione. L'Autore portò 
all' evidenza la dimostrazione del meccanismo della visione, ne 
studiò le leggi e le aberrazioni, e ne propose i mezzi per cor- 
reggerle. In essa si giovò delle costruzioni geometriche e delle 
formole della matematica. 

Coloro che già posseggono il Manuale pratico delle malattie 
degli occhi dello Stellwag , troveranno nell' opera del Donders 
un complemento per quanto spetta all' argomento della Refra- 
zione, argomento che fu troppo sinteticamente ed astrattamente 
trattato dal professore di Vienna a danno della chiarezza, e 
che riesce perciò poco intelligibile, specialmente a coloro che 
sono appena iniziati in questo genere di studi. 

Manuale di patologia generale ; del prof. Carlo Rosanelli. — 
Padova, Sacchetto. 

Da lungo tempo si desiderava fra noi un Manuale di pato- 
logia generale nostro, il quale oltre al mostrarci Io stato della 
scienza negli altri paesi, facesse calcolo anche dei lavori ita- 
liani, e per la lingua ed il modo d' esposizione meglio s* atta- 
gliasse alle nostre consuetudini. 

Il dott. Carlo Rosanelli ha voluto soddisfare il desiderio 
che si aveva di un' opera nostra culi* argomento, e ci ha dato 
un lavoro invero assai commendevole. Esso si indirizza qoaii 
esclusivamente ai giovani che si danno allo studio .della medi- 



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423 

cina, ed è pressapoco il riassunto delle, lezioni da lui tenute. 
È quindi di grande giovamento per quelli che cominciano, 
buono anche per quelli che hanno già finito lo studio e che 
bramano conoscere le nuove ricerche ; ed anche a quelli che; 
fcià si dedicarono a larghi studi di patologia non riuscirà certo 
discaro. , 

Nello svolgimento della materia il dotto e simpatico profes- 
sore tenne un modo piano ed elementare, che s'attaglia a tutte 
le intelligenze. Egli .non ha potuto dare un grande sviluppo 
alla parte istologica, ed il suo libro non è quindi rimpinzato 
di cellule, di nuclei, di fibre, e ciò adatto per 1' ordinamento 
scientifico in uso fra noi, dove la. patologia generale spetta al 
3.* corso, quando gli allievi cioè non sanno ancor nulla di isto- 
logia. Non è a dire però che questa manchi affatto , ma vi è 
quel tanto che era necessario, od anche in questo l'Autore è 
riuscito chiaro e preciso. 

Il libro è pure parco assai di citazioni e vi è ommessa anche 
la bibliografla generale, che in oggi si costuma di aggiungere, 
principalmente in Germania, ad ogni libro di scienza. 

L'Autore poi segnala da sé, che il suo libro non racchiude 
tutto l'insegnamento ufficiale,, che si deve tenere nel 3.° anno 
degli studi medici oniversitarii. La cattedra infatti porta, il 
titolo di Patologia e Terapia generale, e manca al suo lavoro 
tutto ciò che spetta a questa seconda parte , come manca al- 
tresì a completamento della prima la Sematologia. Ma a questa 
mancanza intende P Autore di ovviare , col pubblicare queste 
materie in altro volume. 

Quanto al principio filosofico che egli professa é attorno al 
quale raduna ogni nozióne particolare, è riassunto dall' Autore 
in queste parole del Newton : o fisica , salvami dalia meta- 
fisica* j J 

Il plessimetro e, lo stetoscopio ; del dott. Isidoro Caloiro. — 
Napoli,' Ciannini. 

In Italia non mancano ora i buoni Trattati di percussione 
ed ascoltazione. Il bravo Nicolis a Torino ne cominciò la serie, 
che fu continuata dal De Meis, Ripa ecc. , poi il dott. Schi- 



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k 



424. 

vardi tradusse l'opera classica dello Skoda (Milano, 1864), il 
dott. De Giovanni pubblicò uà trattatello originale molto ben 
fatto { Milano. Richiedei, 1869 ) ed ora abbiamo questo altro 
lavoro, che sotto il modesto titolo con cui si annuncia, cela un 
completo trattatello di plessimetria e stetoscopia , che è alla 
seconda edizione. 

Il dott. Caloiro ha modificato tanto il Plessimetro che lo Ste- 
toscopio, affinchè possano meglio prestar V uffizio loro in mano 
di un clinico esperto. L'opera è quindi avvisa in due parti, 
la prima dedicata alla Plessimetria, la Seconda alia Stetoscopia. 
Combatte il nuovo plessimetro di Bacelli ed anche quello cir- 
colare di cui si fa uso comunemente. Dice che è inutile al- 
lorché si deve percuotere in punti limitati, quando la sua su* 
perfide piana non può adattarsi alla concavità delle parti e 
lo spazio che resta occupato dall' aria lascia udire una imper- 
' fetta risonanza ; che nella percussione dell' addome, quando è 
necessario infossarlo, scivola facilmente, ecc. II suo plessimetro 
invece s'adatta a tutte le parti. Risulta -di una lamina d'a- 
vorio, di figura ovale, rettilinea in lunghezza, curvilinea in lar- 
ghezza, con la faccia superiore concava, ove si percuote, e 
P inferiore convessa per adattarsi a tutte le regioni , anche ai 
solchi intercostali. È lungo 5 cent, largo 3. Alle due estremità 
del diametro maggiore, presenti due sporgenze simmetriche, 
mediante- le quali viene fissato. Si percuote su di esso come 
suir ordinario. Poi parla dei. vari martelli precussori di Burne, 
Barry, Aidis, Wintrich, e dà la preferenza a quest' ultimo, che 
adopera anche Skoda nel suo clinico insegnamento. Parla inoltre 
del martello di Somma, che ò di ebano. 

Nella parte stetoscopica, dopo d' aver parlato dello steto- 
scopio di Laénnec, di B roventaci di Bologna , che lo fece di 
metallo, il dott. Caloiro espone il suo. È d' un sol pezzo , di 
acero, lungo 15 cent., essendo destinati all'imbuto, largo, 2 */ t . 
L'estremità su cui si applica 1' orecchio è fornita di un disco 
d' avorio ampio in modo che il padiglione auricolare vi possa 
poggiare internamente togliendo l'accesso ad estranee vibra- 
zioni sonore. L' imbuto ha 1' orlo rovesciato in fuori per favo- 
rire l' esatta applicazione dello strumento , e il malato non 
soffra, per P orlo tagliente; 



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425 

Ragguaglio di un secondo triennio di clinica medica nella 
R. Università di Palermo ; del prof. .Carlo Maggioraci. — 
Palermo, Lao. 

Seguendo i! lodevole uso d'altri sooj. colleghi il clinico di 
Roma ha pubblicato anche quest'anno il rendiconto di un 
triennio della Clinica medica di Palermo. Raccomandiamo cal- 
damente questo lavoro, il quale non solo ha un'importanza ca- 
sistica, ma discute altresì i punti controversi della scienza e 
si serve delle cliniche osservazioni per illustrarli, con gran van- 
taggio della pratica. 

Nella prima parte del suo ragguaglio il prof. Maggiora ni 
tenendo conto delle circostanze mediche e sanitarie che preces- 
sero l'apertura del corso Clinico nei gennaio 1867, si diffonde 
a parlare di alcune successioni coleriche delle quali ebbe a oc- 
cuparsi, e quindi di una susseguente epidemia di febbri inter- 
mittenti per la quale si segnalò il 1868, feracissimo di pioggie. 

Si parla appresso delle successioni delle intermittenti e della 
infezione palustre, della cachessia melanemica , della malattia 
di Addison, della febbre itterica, della febbre settica e itterizia, 
e del tifo esantematico. 

Nel campo delle flogosi vengono segnalati casi di meningite 
acuta, di pleuritide essudativa, di pneumoniditi , pneuinonitidi 
tifoidee, di polmonia traumatica , di epatite suppurativa , .di 
epatite interstiziale, di spleniti, di peritonitide da ascèsso tu- 
bano e da perforazione, peritonitide granulosa , di parotidite 
maligna, e vari casi d' artritite e d'artrite blennorragica. 

Neil' ordine delle emorragie primeggiano varie storie di 
ematuria essenziale , di porpora emorragica , di emottisi vi- 
caria. 

Passando ai visi strumentali, vengono segnalati 42 cardiaci, 
nei quali tasi si tiene sempre conto delle vicende dei vizf pre- 
cordiali, delle loro cause occasionali, dell'abito divèrso dei car- 
diaci. . 

Passando alla categoria delle nevrosi, vengono passate in 
rivista le seguenti forme : isterismo, dismenorrea , convulsioni 
isteriche, lipoiimia, anestesie ed anodinie, algie , accessi iste- 
rici per imitazione, paralisi, emiplegia isterica, frenopatie iste- 



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426. 

riche, successione della tisi all' isterismo, epilessia, ipocondriasi, 
spasmo facciale, nevralgie, paralisi, paraplegia spinalo emor- 
ragica, per commozione, paralisi per carie dell' atlante, para- 
plegia puerperale, congestione vertebrale, paraplegia sifilitica, 
paralisi generale da causa traumatica, tabe dorsale, cancrena 
per decubito nelle paralisi, paralisi saturnina, paralisi facciale, 
emiplegia da embolismo, da emorragia cerebrale. 

Viene appresso ampiamente riferita la storia d' un caso di 
rabbia che l'Autore colloca vicino alle neuropatie. 

Venendo finalmente alla famiglia delle cacotrofie, si narrano 
alcuni casi d' itterizia per carcinoma del pancreas , da concre- 
zioni biliari, itterizia complicata a glucosoria, diabete acuto, po- 
li uria, clorosi, tisi poi mo naie, tubercolósi miliare, tubercolósi 
polmonale e peritonite cronica, mesenterite scrofolosa. Si osser- 
varono altresì due esempi di vitiligo leuce , un esempio di 
chloasma pigmentosum, ed uno di plica. 

È degna di interesse l'appendice terapeutica, che è posta a 
termine a quest' accurato lavoro, nella quale si parla dell'effetto 
dei marziali, dell' apiolo, dell' azione della magnete, dell' use dei 
diuretici alcalini nell' idrope da nefrite parenchimatosa , del 
metodo ipodermico, degli 'effetti fisiologici di alcuni rimedii am- 
ministrati per questa via. 

Sei tavole accuratamente eseguite rappresentano: 

La l. a un bell'esempio di chloasma pigmentosum ; 

La 2." un caso di vitiligo leuce; 

Nella 3.* tavola vi è raffigurata una donna affetta da lebbra 
tuberosa nel periodo di esulcerazione ; 

La 4.* rappresenta il taglio di un fegato di fanciulla morta 
di epatite, suppurativa; 

~ La 5.* serve ad illustrare il caso di malattia d' Addisen 
descritta nel ragguaglio riportandone i reni e le capsule appra- 
renali tubercolose. 

La 6. a è uno schema delineata dal dott. Spiaggia per indi- 
care le reffioni sensibili, ooco sensibili ed anestetiche nel caso 



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437 

La cachessia puerperale raccolta nella clinica ginecologica 
dell' Ospedale Maggiore di Milano; del dott. Emilio Yal- 
suani. — Milano, Bewvardoni. 

> È un lavoro originale importantissimo ? imperocché rivela 
uaa vera novità scientifica. È gasato su d' una serie di fatti 
clinici, già vagamente annunciati in alcuni trattati di gineco- 
logia, e che meglio studiati in se stessi e raffrontati con altri 
propri e determinati stati morbosi risvegliarono neUa mente 
dell' egregio Yalsuani il pensiero che fossero P espressione di 
una speciale entità morbosa , non per anco ben definita ed a 
cui manca un posto nella nosologia medica. 

Compendiando parecchie espressioni morbose in apparenza, 
ma che tutte portano con se il concetto di una lenta degrada- 
zione degli atti nutritivi, la quale ha per punto di partenza 
la discrasia fisiologica, dello stato puerperale, e compie il 
proprio ciclo, colla metamorfosi adiposa degli, apparati più 
essenziali della vita, vegetativa, l'Autore credette di applicare 
a questo fatto clinico il nome di cachessia puerperale (1). 

Le cause di questa noova malattia prova l'Autore che sono 
complesse, alcune cioè estrinseche all'individuo, altre partico- 
la ri allo stato dell' organismo. Il cattivo ed . insufficiente nutri- 
mento o T infezione palustre figurano fra le prime ; fra le se- 
conde l' aglobulia e l' iperinosi proprie ambedue della gravi- 
danza. L' abbondante prolificazione per le contadine e la ripe* 
tizione di molti e spesso non interrotti allattamenti entrano . 
siccome coefficienti di questa cacheèsia non mai finora osservata 
nelle cittadine, > 

L'Autore divide la malattia in due stadi: chiama il primo 
costituzionale, puramente discrasico, che può essere a decorso 
lento. Ilsecopdo lo designa col nome di steatosi , e chiama 
V attenzione del lettore sul fatto, che lo stato puerperale è il 
solo che riassume quasi tutte le metamorfosi grasse, che si 
svolgono fisiologicamente in grembo all'organismo. Studia quindi 



(1) Vedi le bèlle osservazioni pratiche che dopo il Valsuani 
fece su questa malattia il dott, De Giovani nelhi Gazzetta me- 
dica, N. § 50 e 54. 



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428 

diligentemente la sintomatologia dei due Biadi, e cerca di spie- 
gare razionalmente buon numero di sintomi, e l'essenza della 
cachessia in discorso sulla base di 40 autopsie , nelle quali . la 
costanza della lesione anatomica prova 1' uniformità del fatto 
clinico. Ogni alterazione allude al regresso dei tessuti, alla po- 
vertà dell' organismo, in ispecie del cuore, fegato, milza, reni. 
Egli confronta quindi con motto acume fra loro le vàrie ca- 
chessie, cominciando dalla pellagrosa, poi venendo alla palustre, 
alla nefrite pa ranch im atosa cronica , e ne traccia con molta 
sicurezza la diagnosi differenziale. 

Infine indica a larghi tratti ì concetti -che devono guidare 
la cura. Nel primo stadio i rimedi che vantano un potere ri- 
paratore, sia con una azione diretta sulla sanguificazione , sia 
riordinando 1' apparato alimentare. L'igiene e la medicina pos- 
sono qualche cosa quando il processo regressivo non è troppa 
avanzato; è inutile ogni sforzo quando la ateatosi ha invaso 
tutti gli organi essenziali della vita. La trasfusione del sangue 
non crede che valga ad arrestare il lavoro • di decomposizione 
in cui sono involti tutti i visceri. 

Questo lavoro ci svela una nuova e terribile piaga di queste 
pòvere nostre campagne lombarde, ormai ridotte soggiorno fu- 
nesto della pellagra, della cachessia palustre, e della cachessia 
sperperale. 

Della colesterina nella migliare — Note sperimentali ed os- 
servazioni del prof. F* Lussànà. 

È noto che la migliare tien dietro alle malattie porporati, 
alle acute affezioni reumatiche articolari o muscolari , ed alle 
febbri traumatiche da operazioni chirurgiche. La patogenia. mi- 
gliarosa accenna a due elementi ; dolore fisico, liquidi genera- 
tisi (nel puerperio) cioè latte, idramnios, lochi* Ora il mate- 
riale che proviene dal detrito nervoso e dagli umori della ge- 
nerazione , la fisiologia moderna ci dimostra essere la cole- 
sterina. 
* Fin qui era guidato Lussana dalle nozioni fisiologiche; era 
da vedere se alla teoria corrispondevano i fatti. A più riprese 
e da vari medici ottenne umore migliaroso, e constatò che la 



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colesterina è un materiale regressivo escrementizia proprio 
dell 9 umore migliaroso. Causa principale logoratrice del si- 
stema nervoso è il dolore fisico ; detrito di questo logorio ner- 
voso è la colesterina. 

Allo scopo poi di vedere quali fenomeni produca la abnorme 
-ed esagerata sua presenza nel sangue e .se fossero analoghi ai 
sintomi della migliare, l' injettò nelle vene degli animali. Sono 
dieci le esperienze da lui intraprese e trovò * che i fenomeni da 
essa prodotti si rassomigliano a quelli della migliare, ma non 
éono identici. Non è però propenso a credere che la colesterina 
sia nel senso ippocratico la materies morbi della migliare, né 
i\ fermento morboso della migliare nel senso di Polli, ma crede 
solo che costituisca il prodotto finale dei materiali patologici 
della stessa , cioè il prodotto della fermentazione miglia rosa. 
( Gazzetta Medica IL Lomb., N. 9). 

Studi monografo- clinici intorno V ornatocele peri e retro-ute- 
rino ; del dott. Ferdinando Yerardini. — 2.* Ediz. Firenze. 

Questa interessante Monografia riguarda una malattia quasi 
nuova, e la cui cognizione è indubbiamente opera del nostro 
secolo. Il Verardini ebbe la buona ventura di poterne osser- 
vare un caso nell'Ospitale della Trinità^ a Bologna, altro gli 
fu comunicato dall'illustre chirurgo Rizzoli; A Bologna oltre 
a ciò nel Gabinetto di anatomia patologica dell' Università ed 
all' Istituto veterinario esistono preparati importantissimi di 
questa malattia, e 1' Autore potò quindi avere a sua disposi- 
zione ottimi materiali per uno studio accurato. Anche sotto 
l'aspetto bibliografico il nostro Autore fece il possibile perchè 
la sua monografia riuscisse perfetta, ed invero si può dire che 
abbia proprio raccolto tutto ciò che fu pubblicato sull'argo- 
ménto. 

L' emorragia retro-uterina , o peri-uterina , . o pelvica , è 
una malattia che, come dicemmo, era quasi sconosciuta fino a 
pochi anni or sono. Consiste in un'effusione di sangue nel sacco 
peritoneale al di dietro dell'utero, oppure nella membrana cel- 
lulare sotto il peritoneo, e conseguentemente al di fuori della 
cavità sierosa. Essa può essere molto facilmente confusa con 



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4ao 

altre infermità, ed è questa, «eco n do P Autore, la ragiona per 
cui v' ha ehi tiene 4i averne eorato e guariti dei casi, mentre 
forse non le erano. Lo opinioni meglio apprezzate che si sanno 
sulla etiologia delle raccolte ematiche peri-uterine vengono dal- 
l' Autore estesamente svolto ed apprezzate con molto senno. In 
Seguito passa l'Autore a ricordare quanto di più importante 
è stato riconosciuto utile circa la terapia di questo morbo. Os- 
serva subito che se non è accompagnato o susseguito da feno- 
meni gravi d' acutezza e se non suscita complicazioni rilevanti, 
può essere condotto a guarigione anche con una cura sempli- 
cemente negativa ; che nnllameno il porre in pratica blandi 
mezzi e con face voli alla scomparsa della raccolta ematica , sia 
essa libera, sia encistica, sarà sempre migliore e più assennato 
consiglio. Il riposo assoluto, P applicazione dell' acqua fredda e 
del ghiaccio sul ventre, ed anche alcune sottrazioni locali del 
sangue saran sempre da commendarsi. Qualche volta però la 
malattia si presenta eon sintomi imponenti, ed allora converrà 
ricorrere ad argomenti energici. Quindi le numerose mignatte 
locali raccomandate da Araa, il salasso consigliato dal Felici, 
applicato però con molta prudenza. L'Autore propose un, largo 
epispastico sul ventre, che trovò prodigiosamente utile anche nei 
casi di versamenti sierosi liberi addominali. Altri,' come il 
Nélaton, si giovarono dell* uso interno del calomelano ed oppio, 
e delle frizióni sul ventre con l'unguento napoletano. L'Au- 
tore nostro, nel mentre studiava questo argomento, ebbe l'idea 
di un !3 tru mento atto a liberare dalie raccolte morbose liquide 
( ed anche di qualche consistenza» come ad esempio la sostanza 
colloide) che si trovano rinchiuse entro cavità dell'economia 
animale, impedendo del tutto l'ingresso dell'aria esterna, tanto 
fatale spesse volte ed a cui si tentò da molti di ovviare. L' Au- 
tore crede di aver raggiunto lo scopo col semplicissimo mec- 
canismo di un istrumento da lui* chiamato sifone inspirante- 
prediente. È in pacfond lungo centimetri 22 ; il corpo dell' i- 
strumento è di 13, e del diametro di 3; si adatta ed inguaina 
; in causa della sua forma conica .ad una cannula di caoutchouc 
per cui non comunica un impulso diretto sull'inferma, quando 
si fa agire P istrumento , e conviene sia per svuotare un cavo 
già aperto, ed in cui non si ha che a far pescare la parte 



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431 
libera della cannula di caoutchouc e eoi sifone «si pratica il 
succhiamento, sia adattandolo ad un tre-quarti dopo lavato il 
punteruolo e chiuso il rubinetto, per aprire un cavo chiuso. 
Così si attraggono tutti gli umori anche profondamente rac- 
colti. L' aspirasione o la suasione regolata con prudenza e pro- 
tratta a tenore del bisogno non produce la sola e pnra uscita 
dei liquidi, ma anche eccita una modificazione • (massima se 
prolungata e continuata per più n meno lungo tempo ) nelle 
parti inferiori delle membrane e delle cisti, ecc. , che racchiu- 
dono gli umori depositati o separati, ne impedisce la loro ri- 
produzione, e induce l y avvizzimento delle cisti o delle stesse 
membrane. Le materie in grazia del vuoto , sono obbligate di 
ascendere entro il cilindro forzando nna valvola che vi sta na- 
scosta, valvola che cessando dall' inspirare si chiude immedia- 
tamente col proprio peso Le materie, continuando V opera- 
zione, sono costrette ad uscire per un'altra apertura. 

Compendio di ottalmologia per gli studenti e medici pratici ; 
del dott. 6. Rhbindorf. — Versione italiana, con note dei 
dottori G. Bini e G. Galderini, preceduta da elementi di 
anatomia, fisiologia, diagnostico* ecc. — Torino, Loescher. 

Questa pubblicazione italiana del libro del dott. Rbeindorf 
è opera pregevolissima, sia per V accuratezza con cui fu dai 
traduttori compiuta, sia per i meriti dell' originale. Raccoglie 
le cognizioni principali in relazione , coi progressi della scienza 
in modo chiaro e preciso , ed istruisce il medico intorno ai 
metodi di cura che la lunga esperienza in grandi cliniche ha 
dimostrati più efficaci. 

Annunciamo anche la prossima seconda edizione eseguita 
suir ultima tedesca , dell' opera di ottalmologia dell' illustre 
Stellwag, tradotta pur cura del eh. nostro prof. Quaglino , ed 
edita dal dott. F. Va 11 ardi. — Non ne teniamo parola perchè 
è abbastanza conosciuta in Italia. 

Gli opistoblefari. — Nota del prof. G. Albini. 

Gli opistoblefari vennero immaginati dall' Autore dietro il 
fatto noto che i metalli mobili ed i corpi levigati non intac- 



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432 

cabili dai liquidi organici possono soggiornare a lungo nei nostri 
tessati od essere sopportati nelle vie naturali del nostro orga- 
nismo. 

Gli opistoblefari sono lastrine metalliche della forme della 
parte anteriore visibile del globo oculare, le quali si introdu- 
cono tra le palpebre e possono, così esercitare , mediante una 
semplicissima fasciatura, una pressione uniforme sul globo ocu- 
lare allo scopo di restituirlo alle forme fisiologiche nei casi fre- 
quenti in cui queste sono alterate, come, per es., nelle diverse 
forme di stati tomi, di ectasie della cornea, ecc* 

Adoperandoli in questo modo, l'Autore ne ottenne effetti 
sorprendenti. 

Oltre a ciò qualora si pratichi nella piastrina od un foro 
od una fessura in varie posizioni e direzioni, possono vantag- 
giosamente essere sosti tniti agli occhiali stenoscopici di Donders. 
Altre ùtili applicazioni sarebbero le seguenti : 
l. 9 Di difendere la congiuntiva bulbare dall'azione caustica 
di sostanze applicate sulla congiuntiva palpebrale • a scopi te- 
rapeutici, per distruggere granulazioni , tracomi , ecc. , eserci- 
tando una contropressione sulle palpebre. 

2* Di proteggere la cornea ulcerata e di favorirne la cica- 
trizzazione, sia nei casi di applicazione di caustici , sia sosti- 
tuendo le fasciature, le quali sono sempre incomode e produ- 
cono inevitabilmente anche un riscaldamento dell' organo. 

3.° Di essere sostituiti agli. occhi artificiali ed agli occhiali, 
qualora nel loro che si pratica nel loro centro, si fissino delle 
piccole lenti di quarzo. 

4.° Di servire, come metallici, da eccellenti conduttori delle 
correnti elettriche o termiche che si vogliono applicare a scopo 
terapeutico. 

L' Autore per costruirei gli opistoblefari, preferi a tutti gli 
altri metalli 1' alluminio, e pel suo prezzò non troppo elevato, 
e per la sua leggerezza, malleabilità e poca durezza: — l'al- 
luminio però presenterebbe il grave inconveniente di non po- 
tere essere colorito collo smalto, perchè si fonde ad una tem- 
peratura poco elevata: l'Autore però annunzia ch'egli spera di 
aver quasi -trovato un mezzo per applicare lo smalto a freddo. 
(RendL della R. Accademia delle scienze fisiche e matema- 
tiche di Napoli, fase. IT ). 



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Memorie di terapìa generale ; del prof. Salvatork Tommasi. 

L* Autore, che si è sempre occupato di fisiologia sperimen- 
tale^fa primeggiare per importanza in queste libro la cura 
fisiologica, ctie si realizza coti l' U& di taluni espedienti, i quali 
dispiegano la loro azione sugli elementi fisiologici della ma» 
lattici. Egli dimostra che l' infiammazione è un processo non . 
sempre identico- a sé stesso ma diversissimo, perchè abbiamo 
le flogosi catarrali, le par*nchimatose, le crufmtf, le scleroti?- 
zanti, le ulcerose, ecc. Quindi l'Autore parla sul salasso, elam- 
iti ette i seguenti effetti: diminuzione della temperatura del 
corpo, della pletora, della pressione cardiaca sulle arterie, de- 
perimento considerevole dei principii del sangue , la perdita 
maggiore di glòbuli e di albumina; la fibrina non ne soffre 
nessuna perche ben presto si rifa. Può essere utile , dice , nel 
corso dei processi flogistici quando è manifesta la pletora , e 
quando è necessario il moderare V impeto sistolico del cuore, 
it che di preferenza si osserva nelle infiammazioni del polmone. 
Egli riconosce nel salasso, noi» un rimedio diretto contro il 
processo flogistico, ma soltanto collaterale, che spiega molta ef- 
ficacia contro certi fatti fisiologici, i quali meritano di essere^ 
curati per minorare la gravezza del male. 

Tommasi ha poca fiducia nella virtù antiflogistica del mer- 
curio e del iodio. Crede che il primo paralizzi il movimento 
della materia dell' organo malato, facendo uria combinazione fissa 
coi suoi elementi integrali, pure giovando coir attivare talune 
secrezioni ; mentre il secondo viene in breve eliminato dall'or- 
ganismo ed accelera il movimento della materia organica e le 
metamorfosi riduttive. Chiama quindi illogica l' unione di questi 

due rimedi. 

Vide il tartaro stibia to pochissimo tollerato nella stessa 
clinica di Rasori e indurre catarro gastrico, malessere, abbat- 
timento ; preferisce l' infuso di ipecaquana e di.póligala, spe- 
cialmente nel secondo periodo, o come espettoranti , o per ri- 
solvere T edema polmonare collaterale. Desume V indicazione 
dei catartici dallo ingrossamento del fegato e dalla forma tira- 
panica dell'intestino. Quali rimedii antifebbrili amministra la 

Annali. Voi. CCXVI 28 



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434 

digitale e*f anche if chinino, che pare abbiano in. quasi tutte le 
febbri una fera azione antifebbrile. Nella pleoritide restringe 
it salasso ai cast in cui 1' affanno è grande ed indipendente 
dal versamento sieroso. Contro questo ebbe pochissimo effetto 
dai diuretici, e lo vide sparire pi Ci per opera dei tempo che 
dei rimedi. 

Nel tifo consiglia la cura aspettante, restringendosi- a cir- 
condare l' infermo di cure igieniche , sorreggendo le forse con 
tazze di brodo» Teme i purganti, nocevole I* oppio nella- diarrea 
da ileo tifo e si loda invece dell' acido tannico. Ha fiducia nei 
solfato di chinina contro la paratisi vaso- motoria polmonare e 
le forme di congestione e di edema che no dipendono; quanto 
alla digitale, égli riconobbe vere le esperienze di Traube sugli 
animali, e crede che essa rallenti i movimenti dei cuore, mo- 
deri l'aritmia e invigorisca » sistole. Perciò quando nel tifo 
trova i polsi deboli, frequentissimi, e teme che la debolezza della 
sistole cardiaca si elevi a sintomo funesto, egli la amministra. 
Trovò utile il bagno freddo col lenzuolo bagnato quando la 
temperatura sorpassa » 41 . 9 , senza smuovere P infermo. Contro 
le piaghe da decubito si serre delle soluzioni d* acido fenico, 
di soffiti, di permanganato di potassa. 

Trattatelto di tossicologi* domestica por uso delle famiglie; 
del prof. Ranieri Belimi. 

Il prof. Bellini ha pubblicato un tratta tei lo di fuelfa parte 
più essenziale di igiene domestica , che è la tossicologia» Non 
v* ha ano degli argomenti che possano riescire dannosi ad una 
famìglia, che sia stato dimenticato dall' illustre tossicologo. 
Comincia dagli utensili, e dagli alimenti salati, velenosi sia 
per Fu Foro natura e composizione, o per la mala preparazione 
loro o eattiva conservazione, poi viene al latte, the, caffè, vino, 
alcool, sciroppo, miele, e alle materie coloranti dei confetti e 
pasticci. 

Passa* quindi ai cosmetici, ai fiammiferi, agli oggetti usati 
per pulizia, ai balocchi velenosi, ai medicamenti abusati dal 
popolo, sia per proprio ttso, sia per uccidere topi e pulci, e 
agli animali domestici pericolosi, come ragni, api, cani arrab- 



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435 
feiati, ed alle piante eekùtoie, dome càusa di avréftnaraento. 
Tocca poi dei cantra* veleni,, e di qoanto i paranti dòvoa* evi- 
tara par non peggiorare lo staio. 4el paziente* . _ 

Obi adesi il lavoro con un sommario terapeutico , io eui, per 
ordine alfabetico, sono indicate le sostanze tossiche a il modo; 
di neutralizzarle. 

Molti pregi si notano in questo lavoro; lo stile nitido, fa- 
migliare, con cui si popolarizzano nozioni astruse ; V esattezza 
delle indagini, e la cura di togliere una quantità di pregiudizi 
perniciosissimi alla salute pubblica, a cui molti medici parte- 
cipano. Per esempio, molti credono che dando i funghi da pro- 
vare al gatto, se dopo raezz' ora non dia segno di malessere, 
non v* è pericolo* a cibarsene. Ed egli mostra il contràrio. Altri 
erodono ohe a mescolare ai pezzi di funghi aglio, chiaro d' uovo, 
« a tener immersa nei medesimi una lama di coltello, quei corpi 
sì facciano scuri se i fanghi sono venefici ; e non è vero. Pòchi 
.conoscono come sia . pernicioso il mescolare mandorle dolci alle 
amare per il veleno che sviluppano quando siano unite, e molti 
ignorano che il latte di vacche sottoposte all' uso di mercurio 
provoca idrargirosi. 

Errore è 11 credere che le brace non sienu dannose alle 
stanze, che quando danno puzza. 

Molte volte i. bimbi s'ammalano per l' aglio, som m in istrato 
dalle medichesse inconsulte. 

L'esalazioni dei fiori e frutti son dannose. Jl seme di rapa, 
di ramolaccio calma l'effetto delle punture di vespa. 

Neil' avvelenamento dei funghi guai a somministrare 1' a- 
.ceto ed il sale all' ammalato, perchè il sala e gli acidi rendono 
più facile V assorbimento dei veleni. 

Dando il calomelano, astenetevi dal brodo, dal sale,, dagli 
«cidi, dai iodio, che potrebbero produrre avvelenamento combi- 
nandosi col mercurio. 

Invece è un errore quello di astenersi dagli acidi quando 
si prende ferro. 

Insomma è un libro che ad ogni pagina' contiene un utile 
consiglio, snebbia un pregiudizio, e non vi devo esser famiglia 
accorta che non lo tenga sul desco casalingo. 



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Annuario Seleni! Ileo ed Indurirtele fondate dal- 
l' Editore della AJMtofeen miète flotto la di- 
restane 41 FBANCESCO CB1SPICUVI e 1,11161 
TREVEixiNI. — Anno settimo, 1870. — Milano, 
1871, JP. Trè^5, Editore. Parte ! e IL 1 voi. m-8. 
di pag. 792. — Estratto. 

Lia seconda parte dell' annuario Scientifico ed Industriale ha 
tenuto dietro con lodevole sollecitudine alla prima , onde noi 
siamo lieti di annunziare il compimento dell'opera. Il volarne 
che fa séguito a quello esaminato nel fascicolo di aprile, com- 
prende la Geologia, Mineralogia e Paleontologia ; la Medicina 
e Chirurgia ; le Industrie ed Applicazioni Scientifiche ; F Inge- 
gneria e i Lavori Pubblici ; la Meccanica ; la. Geografia e i 
Viaggi ; 1' Appendice dir Astronomia ; la Meteorologia e la Fi* 
sica del Globo ; I' Arte Militare ; la Marina ;. le Esposizioni-, i 
Congressi, i Concorsi ; la Necrologia Scientifica. 

La sezione che maggiormente ci interessa, è divisa nei se- 
guenti capitoli : Anatomia e Fisiologia , Rivista terapeutica , 
Chirurgia, Igiene , Bibliografia italiana. Il redattore di questa 
sezione è il distinto fisiologo, cav. Moriggia, già segretario ge- 
nerale dell'Accademia medica di Torino, ora professore d'isto- 
logia a Roma. Anche in questo Annuario gli « Annali universali 
di medicina » figurano con onore, poiché vediamo citati o ripro- 
dotti per estratto gli -studj dello Schivardi sulla elettricità nella 
terapia , quelli del Flarer in oculistica , del Bottini in chirur- 
gia, del Gritti sulle operazioni chirurgiche sott' acqua, del Ci- 
niselli sulla cura dell' aneurisma dell' aorta toracica colla gal- 
vano-puntura, del Grancini sulla vaccinazione animale. Natu- 
ralmente il sig. Moriggia' non poteva dare una grande esten- 
sione alla sezione medica, in un Annuario che abbraccia tante 
e sì svariate materie. Noi ne toglieremo alcuni, articoli , fra 
quelli che ci sembrano più interessanti pei lettori degli Annali. 

Azione del curaro; del dott. Rànge. 

È conosciuta la potenza terribile del Veleno ci/ raro, di cui 



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ancora si servono alcuni popoli in guerra, aspergendone la 
punte delle loro freccie : questo veleno , le esperienze ce lo 
aveano già dimostrato come micidiale ai ner.vi che servono al 
moto, per cui un animale avvelenato con questa sostanza di- 
viene immobile, quantunque ancora possegga la sensibilità. Ul- 
timamente il doti. Range di Copenaghen instituì, sotto la di- 
rezione dell'illustre prof. Schiff, una serie di esperienze sulle 
vene/ da cui risulta che sebbene il veleno agisca più presto 
sui nervi che servono al moto, offende in seguito anche i nervi 
che servono alla sensazióne, per cui non si potrebbe oggimai 
ammettere che col curaro si possono del tutto isolare i nervi 
motori dai senzienti, poiché nemmeno questi non restano illesi 
dal veleno, quantunque più tardi restino offesi. 

La pompa stomacale; del dott. G. Wiesiner 

Il dottor G. Wiesiner col mezzo della pompa stomacale ha 
curato con ottimi risultati molti infermi per grave ectasia delio 
stomaco, osservati nella clinica di Niemeyer. Noi riferiremo 
brevemente la storia di uno di questi malati, comunicata dal- 
l'Autore in tutti i suoi particolari. 

G. Althamer, dell' età di 34 anni, derivante da genitori sani, 
non a.veva avuta alcuna infermità sino al 1859. In questo 
tempo cominciò ad ammalare con dolore di stomaco che si esa- 
cerbava specialmente dopo il pasto ; ordinariamente 1 / i di ora 
de pò di esso si presentava il vomito, a cui teneva dietro un 
visibile sollievo. L' infermo diee che sul fine del vomito emet- 
teva masse nerastre, non mai una grande quantità di sangue. 
Neil' inverno migliorò senza alcun sussidio medico, ma ricadde 
nella primavera seguente, e da indi in poi, quando più, quando 
meno, fu sempre tormentato dagli incomodi descritti. Nella 
state del 1866, lo stato dell' infermo si era fatto sempre peg- 
giore ; nel vomito era vi spesso sangue , le defecazioni non si 
compievano che ogni 5 o 6 giorni , e V infermo non poteva 
gustare altro che latte- addolcito , perchè l'ingestione di qua- 
lunque altro. cibo provocava vomiti violenti. La secrezione del- 
l' orina era pure diminuita x e finalmente anche l' ingestione 
del latte non veniva più sopportata. Allora l'infermo ricercò 



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di essere ammesso nella clinica, dove entrò il 5 dicembre 1867. 
Nello stato presente si notò la faccia di uà colorito giallo* 
terreo, la fisonomia contratta e sofferente, le congiuntive pai* 
li de, la lingua intonacata, dispnea nella giacitura sul lato si- 
nistro, grande sporgenza dell' epigastrio, orine sedimentose per 
molti fosfati ; il malato aveva eruttazioni acide, si sentiva lo 
stomaco pieno, dopo il pasto provava dolora e quindi nausea 
e vomito, dietro il quale il dolore cessava. Le materie del vo- 
lito non contenevano saroine , ed erano intensamente acide. 
La diagnosi fu di restringimento pi lori co per cicatrice (di ul- 
cera perforante ), con ectasia dello stomaco. Il paziente fu trat- 
tato per due giorni colla magnesia usta, che produsse qualche 
miglioramento, ma ciò non ostante i vomiti si ripetevano an- 
cora due volte nella giornata. Nel 7 dicembre alle 9 del mai- 
tino, fu introdotta per la prima volta la sonda esofagea munita 
di pompa aspirante, il che produsse vomito di molto liquido 
acido; colla pompa fu estratta un'altra quantità di liquido 
della stessa natura, dopo di che il paziente si sentì molto sol- 
levato, ed ingerì il solito latte, senza provarne alcun disturbo. 
Nel giorno seguente P intromissione della sonda non produsse 
vomito, e si aspirò con essa il solito liquido ; fu quindi iniet- 
tata nelle stomaco per ripetute volte, prima acqua, poi acqua 
alcalina, tornando ad estrarla finché la sua reazione non of- 
frisse più traccia di acidità. Nel liquido estratto colla pompa 
furono questa volta trovate molte saroine. V aspetto del ma- 
lato era già diventato migliòre. Nel pomeriggio si ebbero due 
deiezioni alvine normali, che in seguito tornarono ad effettuarsi 
regolarmente. Anche le orine si fecero per quantità normali. 
Nel 24 dicembre, essendosi da qualche giorno sospeso il trat- 
tamento con la pompa, ritornarono i dolori che erano già di- 
minuiti in modo notevole, e quindi si ritornò a praticare gior- 
~.ì_^_ i. ._*__.■.__#-_- * 5 jj a gon( j a mun i(; a di gifone aspirante. 

si trovava più alcuna sarcina nel 
paziente aveva guadagnato il peso 
te per sostenere ogni fatica, emòt- 
srmalmente, e giudicandosi comple- 
scire dell'ospedale. Questo stato di 
;ate; però in quel tempo comincia- 



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439 

rone a rip rasentarsi gradatamente i soliti incomodi , fioche 
avendo questi raggiunto 'il. massimo grado d* intensità, costrin- 
sero il malato a ripresentarsi nella clinica il 20 febbraio 1869. 
Anche questa seconda volta il metodo di cura prima adope- 
rato ebbe il più brillante successo, ed il malato uscì guarito 
dalla clinica il 26 maggio 1869, ne sino ad ora p*re eh» b\ 
siano più presentati gli incomodi antichi. 

L' Autore dice, che la sondata ra dell' esofago, ohe deve ri* ■ 
petersi tanto spesso nel metodo di cura da esso descritto, non 
è poi una operazione tanto penosa quanto parrebbe a prima 
vista. Nella prima volta i malati vengono per lo più eccitati 
al vomito, ma in seguito, a motivo della poca sensibilità della 
faringe e dell' esofago, propria degli individui assuefatti a vo- 
miti frequenti e del notevole sollievo che ne ritraggono, la 
sondatura dell' esofago, viene sopportata benissimo, ed i ma- 
lati più intelligenti apprendono ad eseguirla da sé stessi , il 
che non è piccolo vantaggio , tanto per loro quanto pel me- 
dico. (Gazz. Med. Ital. Lomb., agosto 1870). 

Cilindri dell' orina ; del dott. Rovipa. 

11 dottore ,Rovida da esami varii e ripetuti sui corpi cilin- 
drici, che compaiono nelle urine io diverse circostanza patolo- 
giche dei reni, ne trasse le seguenti conclusioni : 

Da tutte le proprietà chimiche dei cilindri dell' urina , ri- 
esulta manifesta la necessità di distinguerli prima di tutto in 
tre generi: 1.° solubili nell'acqua distillata e nell'acqua di 
calce da 12° a 40° di temperatura, e solubili nella, «oluzioni 
dei sali alcalini a temperature più alte a seconda delle con- 
centrazioni dei reagenti ; 2. ina Iter abiti per 1' acqua , per 
T idrato di calce e per le soluzioni dei sali alcalini tanto a 
freddo che fino a 100° ; 3.° inalterabili per l'acqua , ma che 
si raggrinzano pel calore. — Riconosciuto che le denominazioni 
in uso di ialini, fibrinosi, gelatinosi e colloidi non corrispondono 
alia nafcnra chimica di essi, per evitare le facili confusioni, 
proponiamo di raggruppare quelli del primo .genere sotto il 
nome di cilindri incolori, avuto riguardo al carattere fisico 
più saliente del loro stroma. Essi poi potranno 4ir$i omo* 



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410 

genti, o striati , finamente o fortemente granulosi t adiposi , a 
globuli rossi,, a cellule semoventi , od anche epiteìiche , a se- 
conda del contenuto e dell' interesse anatomico e clinico che 
possono presentare queste varietà.. 

La distinzione di omogenei e granulosi potrebbe essere ap- 
plicata anche ai cilindri .del secondo genere , che chiameremo 
giallicci , anch' essi dal loro carattere fisica di più pronta 
ricognizione (1). 

Resta però ancora a studiarsi su queste gradazioni di colore, 
ed io non vorrei negare che possa esistere un passaggio gra- 
duato dai cilindri incolori ai giallicci, tanto che alcuni ancora 
incolori abbiano già in parte acquistato la resistenza all'acqua 
od al calore degli altri ; si hanno anzi esempi di questo fatto 
nell' essersi trovate alcune urine, i cilindri incolori delle quali 
si scioglievano totalmente nell' acqua soltanto da 30 ft 40°, mentre 
altre volte la soluzione loro si compiva a temperatura ordi- 
naria (Ji 12 f ; e tali cilindri erano anche più resistenti all'area 
concentrata. 

I cilindri del 3. 9 genere ritengono naturalmente il nome 
di epiteliali. ' 

La classificazione naturale basata sui caratteri chimici dei 
corpi in discorso, è impossibile finché la natura loro non sia 
conosciuta esattamente, mentre per ora bisogna contentarsi di 
sapere che i cilindri, non formati solo da cellule epiteìiche, non 
possono essere né albumine, né albuminati ; solo é molto pro- 
babile che appartengano alle sostanze derivate dalle albumine, 
-quantunque non sia dato né pure di assimilarli a nessuna di 
queste sostanze conosciute. 

Sulla infiammazione. Studj dei professori D'Antona e Biz- 

ZOZERO. 

Due scritti pressocchè contemporanei videro la luce in questi 

(1) È difficile dire a che genere di cilindri appartengono i 
cilindri dei canicoli ansiformi di Henle, perché egli li dice gial- 
lici e molto splendenti, ma riferendosi a questi , dice anche 
che i cilindri dell' urina della malattia di Bright ( nella quale 
i più. comuni tono gli incolori) si trovano anche nei reni sani. 



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441 

ultimi tempi su questo capitale argomento della patologia. Uno 
dei professore Antonio D'Antona, 1* altro del professore Giulio 
Bizzozero, ambedue ricchi di scienza e di sagace osservazione. » 
Tornerebbe ben arduo 1' offrire e dell' uno e dell 1 altro un'idea 
comprensiva a' nostri lettori. Ci basta soltanto averli accen- 
nati per invogliarne alla lettura, e ciò solo troviamo debito di 
far notare, che tutti quelli i quali con animo imparziale si ac- 
cingono allo studio di tale processo patologico, lungi dallo scio- 
rinare conclusioni dogmatiche ed aforistiche , mettono anzi in 
guardia gli studiosi dal ritenere come indiscutibile e provato 
ciò che fu insegnato anche dai più illustri luminari della 
scienza. 

Il D'Antona chiude con queste parole le «uè lezioni: « nel 
fare, p Signori, questo studio con voi, intesi presentarvi , nel 
modo che seppi migliore, una storia completa sull' infiamma- > 
zlone. A disegno trascurai citazioni e nomi, per fermare la 
vostra attenzione sulle dottrine più. nuove e controverse , le 
quali, se pur avete trovato ragione di rifiutare, avranno avuto 
ad ogni modo V incontestabile vantaggio d' aver motivato in 
voi una discussione ed un dubbio sopra alcuni punti , cui voi 
forse, o non pensaste mai , o come inconcussi sempre rite- 
neste ». 

Non diversamente, ma più diffusamente, il Bizzozero termina 
"il suo studio sull' argomento colle parole seguenti : 

« La breve rivista che abbiamo fatta dei più importanti 
lavori che vennero in questi ultimi tempi pubblicati sulla in- 
fiammazione ci conduce alla sconfortante conclusione che , se 
molto si è scoperto sui modo con cui si compiono i momenti/ 
di cui il processo stèsso è costituito, ben molto di più ci ri- 
mane a scoprire ; ed oltre a ciò, che non si è riuscito a nulla 
di certo, qon solo sulla vera patogenesi dei singoli momenti, 
ma altresì sul rapporto causale che intercede tra l' uno e 
l'altro. Nel tipo d 1 infiammazione più facile a studiarsi, nel- 
T infiammazione traumatica, sappiamo che all' applicazione del 
trauma tengono dietro disturbi di circolazione, escità dai vasi 
di elementi amorfi ed organizzati, alterazioni di nutrizione dei 
tessuti, ecc.; ma non sappiamo ancora con sicurezza,' per 
esempio, per quale influenza i vasi si allarghino, per quale 



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.444 

datura, si ricorse con grandissimo vantaggio ad aspirarne il 
pus con una siringa un pò più grossa di quella. del Pravaz: 
a quest' uopo è necessario in generale che quasi tutto il bub- 
bone sia *fuso in materia purulenta, che le sue pareti non siano 
uè troppo infiammate, né troppo sottili, onde possano bene ad- 
dattarsi alla cannula impiantata nel tumore: talora occorse 
ripetere lo svuotamento 2, 3 o 4 volte ; ma in generale, im- 
pedito T accesso dell' aria, si schivò la gangrena, ogni deforma 
cicatrice, e si ebbe rapida la guarigione. 

Studi sulla pelvi; del dott. Giovanni Argento. 

Il dott. Giovanni Argento in una Memoria di studio criticò 
*d ostetrico sul bacino osseo della donna, il cui studio geome- 
trico tanto importa nel parto (sapendosi che finalmente il parto 
iti riduce alla soluzione del problema' di far trascorrere un 
corpo di data grossezza, il feto, attraverso nna filiera osseo- 
membranosa), ha ritrovato che le ampiezze del bacino non sono 
uguali ai due lati simmetrici del bacino, ma che il lato destro 
è più ampio e meno alto'dal Iato sinistro, e come Tosso sacro, che 
termina la colonna vertebrale in basso e che.entra a far parte delle 
pareti ossee del bacino, non abbia influenza colla sua ' curva- 
tura che presenta in avanti per riguardo alla discesa in basso 
. del feto nel parto : esso fece pure vedere che quando il medico 
si trova nella necessità per sapere se sarà possibile il parto , 
di conoscere 1' ampiezza del cavo interno osseo del bacino, non 
potrà senza esporsi a cadere in errori , dedurre là suddetta 
ampiezza interna da misure praticate alle parti esterne che 
compongono il bacino. 

Presso a poco le stessse idee furono pure già patrocinate 
dal prof* Fabbri. 

Trasfusione del sangue ; del dott. De Belina. 

La medicina possiede in extremis questa grande risorsa 
che consiste come si sa, nel prendere il sangue dalle vene di 
un individuo e colle opportune cautele condurlo nelle vene o 
nelle arterie del paziente, quando minaccia di .perire per so- 
verchia emorragia. 



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445 

Pur troppo ndn sempre nemmeno con questo potente mezzo 
si riesce nell'intento, per cut tornano, tanto più confortevoli i 
casi di successo che si possono registrare. Il dottore De Bo- 
lina di Heidelberg ottenne appunto. favorevole successo in due 
casi : 

Nel 1.* caso' si trattava di giovin donna fresca di parto, 
ed in preda a convulsioni eclampsiche ; la trasfusione si operò 
con sangue del medico assistente dell' ospedale : la quantità 
del sangue, iniettato è stata di grammi 210 : P iniezione si 
fece per una vena del braccio: la paziente ben presto prese a 
migliorare. 

Il 2.° caso si riferisce ad un neonato, la cui madre per un 
colpo violento ricevuto in un vagone , partorì troppo rapida*- 
mente, per cui il feto restò asfittico e quasi esangue : Bèlina 
traendo partito del sangue della stessa placenta , con grande 
profitto del neonato lo ebbe iniettato con schizzetto di vetro 
nella vena ombelicale dello stesso feto. 

Innesto epidermico ; del dott. Fort. 

Ecco una nuova conquista della chirurgia proclamata già 
da Beverdin presso la Società chirurgica di Parigi , ha rice- 
vuta una nuova e potènte conferma nei risultati comunicati 
dal dottore Fort al prof. Coletti , pubblicati colla Gaz. Mèd, 
delle Provincie venete. 

Il processo operatorio consiste nel prendere un frammento 
di epidermide dallo stesso individuo o da un altro, lungo da 
2 a 3 millimetri, procurando di prendere il più che si possa 
del corpo mucoso del Malpighi e collocandolo appunto da 
questa faccia sui bottoni carnosi della piaga di cui si vuole 
sollecitare la cicatrizzazione e mantenendolo in posto oon li- 
sterelle conglutinative , che si rimuovono ogni tre o quattro 
giorni. 

Dopo otto a quindici giorni , all' intorno dello innesto si 
formano delle giovani cellule, che generano una sottile pelli- 
cola lucente che rapidamente si estende finché tocca i margini 
dei prossimi innesti ( se ve n' ha altri ) o della piaga. 

Specialmente negli spedali di Londra si provarono già 



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446 

granii benefici da questi incesti* come 1* attestano 1 risultati 

ottenuti da Fort, Lee, Pollack, eco. 

Offesa degli occhi dal petrolio ; dei professóri Pàoli e Cai- 

DERtNl. 

II largo uso che oggi si fa della notte, che per divertimento 
o per lavoro venne quasi convertita in giorno e quello ancora 
più largo che per molti si fa del petrolio, ha giustamente tra 
noi chiamata 1' attenzione degli oftalmologi sopra gli effetti di 
que&ta nuova luce sugli occhi: e la sperien'za li ha. dimostrati 
non troppo felici , come con osservazioni dimostrarono i pro- 
fessori Cesare Paoli e Calderini ; la vivacità del color giallo e 
rosso che predomina nella fiamma del petrolio è spesso cagione 
di soverchia irritazione della retina : tanto più che i raggi 
venuti a differenza dei solari da fonte luminosa vicina ritor- 
nano per riflessione e vanno a riscaldar l'occhio. Per di più 
il petrolio consumando assai di ossigeno vizia presto l'ambiente 
di carbonico; nell'uso del petrolio tara prudenza tener il lume 
il più che si possa lontano, ed usar vetri di lampada tinti lie- 
vemente di color azzurro, che è il più amico all'occhio. 

Il polline. 

Non è solo il regno delle crittogame che può infettare l'aria 
^da respirare con spore od a altro principio infenso, ma anche le 
fanerogame quando sono in piena fioritura possono riempire 
F aria di polline e di principii volatili che inalati possono dar 
luogo ad influssi più o meno nocivi, a seconda delle proprietà 
medicinali od infense delle piante da cui provengono, cosi in 
un campo di luppoli e di papaveri in fiori* di stramonio, ta- 
bacco, canape, di cohium maculatum., dì euforbio, del rhut 
vetnix, ecc., si provano disgustose sensazioni, dolori di capo, 
nausea , ecc. , che variano in intensità a seconda della im- 
pressionabilità della persona, della quantità della sostanza ina- 
lata, ecc. 

Pubblico annaffiamento con sali. 

Sono note le spese e gl'incomodi dell'attuale modo d'amia!- 



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U7 
ftar» la pubbliche vie : e già a Lione e Parigi sperano fatti 
tentativi col servirsi di cloruri deliquescenti nell'acqua; ora 
in Inghilterra si pratica già da tre anni il metodo Cooper, che 
consiste anche nella soluzione di cloruri in acqua: F innaffia- 
mento a questo modo, oltre risparmiare tempo, servizio e spesa, 
riesce sommamente igienico, poiché questi sali in grazia della 
loro azione antisettica disinfettano le vie dagli effluvi e fissano 
alla superfìcie del suolo il polviscolo più o meno infenso voli- 
tante nell'aria: potto il sole poi 1' umidità svanisce, ma per la 
deliquescenza ricompare la notte, e la mattina la via si trova 
come fosse stata innaffiata di fresco : a questo modo un solo 
innaffiammento può protrarre i suoi effetti per diversi giorni. 



Manuale pratico di Ittiologia ad oio del medie! 4 

del prof. FILIPPO lUSSANA. — Padova , 1870. 
Parte 11. — 1 voi. tn-8.° di pag. 400. *-. Cenno 
bibliografico. 

La scienza medica in Italia si è arricchita di un nuovo libro, 
e gli studiosi possono giovarsi di un nuovo mezzo per tener 
dietro ai progressi della fisiologìa. In Padova coi tipi fratelli 
Salmin è uscita la 2. a parte del Manuale pratico di Fisiologia 
ad uso dei medici del prof. cav. Filippo Lussa na. In questo 
secondo volume si tratta della sanguificazione , e se ne parla 
in 7 Capi intitolati : — Il sangue — Assorbimento — Il fé* 
gato — La milza ed altre gianduia sanguigne — I polmoni — 
Uropoesi — Secrezioni cutanee. 

Anche in questa seconda parte, come nella prima, si palesa 
la vasta erudizione, l'arguta critica, l'indagine coscienziosa, 
lo stile facile e brioso , per cui si distinguono le opere del- 
l' esimio Autore. 

Non si può abbastanza raccomandarne la lettura in questi 
momenti, in cui la fisiologia, dovendo reggersi sui fondamenti 
mutabili della microscopia e della chimica organica , è for- 
zata a frequenti variazioni , a seconda dei cangiamenti che 
vanno manifestando»!' nelle scienze affini. 



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448 

Il linguaggio degli animali « elei prof. A. L.EM0I- 
GME. — Cenno bibliografico. 



N. 



loi abbiamo letto attentamente questo libro, che è di piccola 
mole, ma nel quale il nostro professore ha saputo con molta 
maestria ingemmare le estese cognizioni d'anatomia, di fisio- 
logia e di meccanica animale, di cui è a dovizia fornito. Coloro 
i quali vogliono provare qualche ora di soddisfazione, leggano, 
come abbiam fatto noi, questo tratta tei lo, e possiamo preven- 
tivamente assicurarli che si troveranno contenti. Esso fa parte 
della piccola Biblioteca Medica e venne stampato a Padova dalla 
tipografia editrice Sacchétto ed il prezzo ne è di L. 1. 50. (Dal 
Giornale di medicina veterinaria pratica e dell 9 agricoltura , 
del prof. Papa; febbrajo 1871 ). 



MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. 

Concorso al porto di Direttore e Prefeoaore 
della Begla Stuoia di tfetetrlela In Milano. 

\jome prescrive 1' articolo 11, § 1.° del Regolamento Organico 
della R. Scuola d' Ostetricia in Milano, approvato col R. Decreto 
1?° settembre 1865, è aperto il concorso per provvedere all'uf- 
ficio vacante di Direttore e Professore della Scuola medesima. 

Il concorso avrà luogo presso la Scuola, secondo le norme 
stabilite per i concorsi alle Cattedre Universitarie. 

Gli aspiranti dovranno presentare la loro domanda e i loro 
titoli al Ministero della Pubblica Istruzione, entro il giorno 30 
giugno prossimo ; dichiarando nella domanda se intendono di 
concorrere per titoli, o per esame, o per F una e F altra forma 
ad un tempo.. 

Firenze, 4 aprile 1871. 

Il Segretario Generale 
G. Cantoni. 



Ti Direttore e Gerente responsabile 
Dott. Romolo Griffini. 



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449 



AMALI UNIVERSALI DI MMHCIM. 



Vol. CCXVL — Fasc. 648* — Giugno 1*71. 



Intorno aleune malattie della tafanala e della 
fanelullezza* — Commentario IX. Bronchite. — 
Pleurite. — Pneuraonite ; per ANDREA PASQUALI 

di Roma. ' A 

I. 

Bronchite*. 

Li ungo le prime età» massime durante la infanzia, fre- 
quente occorrono i morbi dell'apparato respiratorio, sin- 
golarmente quelli che tengono loro sède a danno dei 
bronchi ; e tanto che pareggino gli altri pertinenti all'ap- 
parato gastror-enterico ed air encefalico : di quei primi , 
meglio che due forme, se rre osservano due qualità. 

L'una forma o qualità di morbo bronchiale si pre- 
senta quale una infiammazione acuta ovvero cronica, ora 
primaria, altre vòlte secondaria,. oppure soltanto assol- 
data; flogosi a carico della membrana mucosa tappez- 
zante i bronchi , la quale viene denominata bronchite. 
Codesta infiammazione non resta sempre superficiale o 
limitata alla mucosa, ma si invece il processo patologico 
approfonda talora adanao del tessuto connettivo sotto- 
stante ; inoltre addimostra grande facilità ad estendersi 
da un punto qualunque ad altra regione per continuità 
e pari tessuto: si vede dai grossi bronphi ripetuta, anzi 
Annali. Voi. CCXVL 29 



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450 

meglio diffusa ai bronchi minori ed ai minimi, e persino 
invadente le ampolle o vescicole polmonari , quantunque 
nude tfeli* tUttfaaM nmeoeai m rifili altne vette quella 
infiammazione irradiata a carico della^ mucósa tracheale, 
salire persino al limite laringeo. 

In quella prima contingenza la bronchite assume nome 
di brOBOo-poeumonite ; lo che segna, pia che un voca- 
bolo, una malattia assai più grave della bronchite ri- 
stretta alle maggiori ed alle mezzane divisioni bronchiali, 
ed apoenna i grandi pericoli. Nell'altra evenienza la 
malattia viene denominata tracheo-bronchite, o meglio 
bron^o-tracheite , comunemente reuma di petto ; morbo 
meno grave della bronchite capillare e della bronco-pneu- 
raonite, posciachò costituitosi in cunicolo di ampio lume 
e senza ufficio diretto verso la ossigenazione del sangue, 
viene allontanata o non trovasi favorita l'asfissia, la 
quale facilmente consiegue la obliterazione bronchiale e 
sopratutto l'impedita metamorfosi sanguigna. 

L'altra forma della malattia bronchiale non promana 
ognora dal processo infiammatorio; questo non forma il 
substrato* necessario, quantunque il catarro dei bronchi 
possa talora allegarsi alla infiammazione: si osserva una 
secrezione abbondante, si ottiene espettorato copioso, di 
qualità speciale, ora associato e conseguente la bronchite, 
tal' altra e più spesso senza accompagno della infiam- 
mazione; sembra un tale stato morboso sostenuto dalla 
semplice stasi sanguigna, alla quale consiegue rapido il 
flusso della escrezione. Codesto depone l'osservato clinico 
scevro dalle idee preconcette, lungi dal comodo scolastico, 
e segnatamente dalla infiammazione sostegno unico delle 
svariate forme morbose. Che se vogliasi soltanto attenere 
alla appariscenza od alla manifestazione, una tale forma 
si rivela* quale una esternazione catarrale con sede nei 
bronchi, siccome si osserva talora il catarro enterico e 
1* altro vescicole a danno delle intestina e della vescica 



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451 
urinaria. Lasciata da banda una. disquisizione siffatta, 
questo rimane constatato che : la dispnea, si addimostra 
grave e volge persino all.'ortopnea, .massime a carico dei 
bambini, e che una tanta difficoltà dèi respiro non spltanto 
si attiene alla quantità della effusione catarrale, quanto 
e più al ristretto lume dei .canali ; posciachè l' affanno è 
sempre più grave se la escrezione ha .sede nei minimi 
bronchi. In quanto al>modo di respirare, avvi quasi un 
invertimento, mentre prima si nota una espirazione vio- 
lenta e sibilante, mo^o denominato della, respirazione espi- 
ratoria. E qui vuoisi ricordato che la respirazione si 
osserva più frequente quanto minore è la età, che spesso 
ewi rapporto, se non dipendenza,, fra gli atti e momenti 
del, respiro con la frequenza della circolazione sanguigna. 
Intorno la cura del catarro bronchiale, dessa rifiuta qual- 
siasi soccorso antiflogistico ed invece reclama gli espet- 
toranti e gli emetici, infrattanto che necessita sostenere 
le forze. Sottoposti poi alla ispezione microscopica i tro- 
vati cadaverici, assai di rado questi addimostrano ve- 
stigia del preceduto od associato processo infiammatorio. 
Tutto ciò peraltro sia detto di passaggio, volendo prin- 
cipalmente discorrer^ intorno la bronchite, senza escludere 
nel seguito i confronti verso \\ catarro bronchiale e. per 
incidente accennare la febbre catarrale con prevalenza 
bronchiale. 

Cause e cagioni. 

Età, — La bronchite, con predominio infiammatorio, 
di rado investe i poppanti, e se ciò accade, meglio inter- 
viene lungo la seconda metà del primo anno. Decorsa 
una tale epoca e persino all'anno quinto inclusivo spesso 
occorre la bronchite a carico dei bambini, ora limitata 
o parziale, tal' altra maggiormente estesa; bronchite più 
sovente primaria, secondaria .talora, conseguente le febbri 
eruttive, i contagi transitori!, massime il morbillo. Tanto 



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452 

primaria, quanto secondaria, inceda acuta, ovvero assuma 
la qualità e lo andare più pacato di morbo cronico , la 
bronchite durante la infanzia ò malattia di grave esito: 
circa una metà degli assaliti incontra la morte, quando 
invece lungo la fanciullezza V esito letale ricorre meno 
frequente. Notasi peraltro una eccezione a danno dei 
fanciulli, non lontana la pubertà, quando cioè la bron- 
chite con molta escrezione catarrale si aggiunge alle 
febbri tifoidi; in allora apparsa una forma denominata 
da alcuni tifo catarrale, i pericoli si corrono maggiori, 
posciachè agli infermi ora. manca la sensazione del ca- 
tarro raccolto, tal' altra addimostrasi insufficiente la fa- 
coltà della espettorazione! la morte che frequente ne 
siégue Sembra più spesso dover essere addebitata all'a- 
sfissia per occlusione bronchiale invece che alla efficacia 
tifoidea, mentre queir esito sopraggiunge sollecito e quasi 
inaspettato. 

Il sesso sembra ben poco cooperare all' investimento 
delia bronchite, restando il numero degli assaliti quasi 
alla pari : osservasi per ' altro che i maschi patiscono 
meglio la bronchite acuta con prevalenza* infiammatoria, 
dovuta spesso air intervento di una cagione occasionale 
a motivo delle incompostezze loro, mentre le femmine 
soggiacciono alla bronchite con forma catarrale o del 
catarro bronchiale con substrato od associazione di qua- 
lità infiammatoria molto rimessa. 

Il temperamento sanguigno predispone alla bronchite 
semplice od acquisita, ed altrettanto quasi si osserva per 
il temperamento che viene denominato sanguigno-bilioso, 
quando cioè prevalga il compartimento venoso epatico, 
preminenza peraltro assai rara lungo la prima età: in 
ambedue le circostanze vedonsi preferiti dalla bronchite 
primaria gì* individui dotati della costituzione robusta e 
della sanità vigorosa. In maggior numero soggiacciono 
alla bronchite catarrale queglino che s'ebbero in retaggio 



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453 
la costituzione debole, con l' apparenza della buona; salute, 
ma prevalente il sistema linfatico, piuttosto obesi > con 
capigliatura bionda e guancia pienotte : costoro spesso 
soffrono la bronchite secondaria, e questa facilmente volge 
all'incesso cronico, dimostrandosi ostinata, ribelle ai soc- 
corsi dell'arte, nom di rado ascondendo una labe, la scro- 
folósi, o peggio ancora la tubercolósi. 

• E qui cade in acconcio ricordare che talora la bron- 
chite catarrale , venuta alla qualità cronica , adduce la 
emorragia bronchiale, dovuta spesso all' ammollimento dei 
tubercoli gangliari ed alla perforazione simultanea di 
un bronco e di un ramo ossi v vero dell'arteria polmonare: 
codesto fatto, già registrato da Berton e confermato da . 
Barrier, interviene men di rado oltrepassato l'anno de- 
cimo, quando cioè la stasi sanguigna occorre men diffi- 
cilmente a fronte del primo settenario, lungo il quale la 
circolazione capillare nel polmone si compie assai più 
libera e spiccia a modo che ne sia evitato 1' ingorgo e 
impedita la stasi conseguente. 

Talora quelle labi latenti, la scrofolósi e la tuberco- 
lósi, trasmesse ereditariamente, favoriscono la bronchite 
con manifestazione catarrale, predominante l' elemento 
escretorio sopra quello flogistico ; egli è per tal fatto 
che la eredità singolarmente si contiene fra le cause 
della bronchite, e tanto che, giusta alcune statistiche dei 
paesi settentrionali, segnerebbe persino il dodici per cento; 
osservato peraltro che non si addice per intero alla 
Italia. 

• Presso noi meglio si vede T opera di alcune malattie 
pregresse nel determinare la bronchite, ed a tal modo 
che questa apparisca un conseguente e persino una suc- 
cessione delle prime: primeggiano le malattie eruttive 
acute, contagiose o no, ora incompletamente giudicate ; 
ora cetrospirtfe, talvolta non apparsa la eruzione carat- 
teristica ; succede la bronchite al morbillo non; di rado,/ 



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454 

alquanto meno alla scarlattina, anzi il morbillo spesso va 
di conserta alla bronchite per facoltà elettiva , o si ri- 
verbera a dannò dei bronchi ogni qualvolta non abbia 
raggiunta la completa giudicazione. Inoltre alle malattie 
eruttive acute, le fioriture alla pelle di corso lento, con- 
siderate impetiginose nel senso lato, ora ratteriute, altre 
volte retrospinte, valgono spesso a suscitare la bronchite 
con apparenza catarrale ; fra quelle maggiormente ado- 
perano il lattime, ed a grado minore gli erpeti: più volte 
mi fu concesso vedere codesti fatti. Persino la ipertosse, 
non venuta alla sesta settimana, può determinare la bron- 
chite; ma ciò accade a tnodo di eccezione. 

In quanto alla efficacia, od influenza, dei luoghi fa- 
vorenti la bronchite, la patologia geografica depone che 
meno quella interviene quanto più avvicinano i tropici, 
rendendosi frequente nei luoghi settentrionali. Sembra 
inoltre che la elevazione sopra il livèllo del mare, e forse 
ancora la natura geologica montana favoriscano a pari 
condizione la bronchite. Quello peraltro che meglio ap- 
parisce siccome Causa disponente e più ancora cagione 
determinante la bronchite, si è V avvicendamento rapido 
della temperatura atmosferica , le vicissitudini umido- 
fredde, alle quali sottostanno meglio i luoghi elevati, e 
le valli fra essi interposte : in tali ltifcghi insorge più 
facilmente la bronchite di quello sia il catarro bron- 
chiale, ihentre queste più che insorgere va costituendosi 
nei luoghi di temperatura mèdia ma durevolmente umidi. 
£ la prevalenza di codeste forme patologiche a carico 
dei bronchi, giusta i differenti luoghi; si vede in Italia; 
la quale di figura geografica allungata e provvista di 
monti, valli, e sponde marittitne, addimostra vario il 
clima e conseguenti qualità morbose, quantunque la ma- 
nifestazione' sintomatica Spesso appaia simile. 

' Le stagioni meglio si attagliano alla bronchite : in 
generale dessa investe lungo il dicembre, il gennaio, ed 



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455 

il febbraio: più interviene nell'inverno, meglio si protrae 
alla primavera e persino alla state , e forse per opera . 
continuata di una speciale costituzione medica : talora le 
bronchiti si vedono ripetute in corrispondenza della sta- 
gione neir anno susseguente , quasi si ripcoducessero le 
circostanze o condizioni atmosferiche; ma in questo ar- 
gomento non venne confermato il sospetto intorno la 
presenza oppure l' assenza dell'ozono atmosferico, sic- 
come capace a determinare la bronchite: si osservano 
bronchiti idiopatiche infiammatorie lungo tutte le sta- 
gioni : le secondarie corrispondono spesso alle epoche 
nelle quali corre pivi di frequente la febbre catarrale, 
meglio in primavera e nell'autunno: la bronchite pri- 
maria si vede più spesso sporadica, serbando qualità 
infiammatoria, quasi -mai corre, si lata da costituire una 
epidemia, quale ne sia la stagione; evvi peraltro una 
eccezione per la bronchite capillare, con sjnnglianza della 
febbre catarrale. 

Favoriscono la bronchite e .meglio il catarro bron- 
chiale alcune speciali condizioni igieniche : tutto che 
infralisce o debilita la costituzione organica .sembra di-, 
sporre a quelle forme patologiche» massipae lungo la in-, 
fanzia; fra esse primeggiano la cattiva od insufficiente 
alimentazione, V aria confinata, od inquinata degli ospe- 
dali e degli opificii, le poche coperture; gli effetti se ne 
vedono maggiormente a carico della plebe, più numerosa, 
cenciosa ed ignorante. Ma i figli dei ricchi non ne vanno 
illesi, quando per mal vezzo tengono discoperte le estre- 
mità durante T umido-freddo : per tale costumanza, noa 
sempre errore dell' intelletto , il sangue viene risospinto 
dalla periferìa cutanea inverso le mucose , e sopratutto 
dei bronchi, conseguendogliene non di rado la bronchite 
infiammatoria , singolarmente grave,' tenendo principale 
sede nei minimi bronchi, e denominata capillare, segnata 
dal considerevole affanno, e sopramodo dalla inspirazione 



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456 

oltremodo difficile, seguita quasi sempre dall'asfissia piti 

o meno sollecita, ed infine dalla morte. 

Fra le cagioni occasionali poco & accennate merita 
singolare ricordo V atmosfera inquinata degli opifici, se- 
gnatamente carica dei vapori ammoniacali, dorici, solfo- 
rosi ; quei gas commisti air aria, introdotti nei bronchi, 
-valgono non di rado a determinare la bronchite infiam- 
matoria grave, assumente talora l'apparenza tifoidea: la 
morte consiegue spesso alla bronchite suscitata dalle ca- 
gioni indicate, e lo sparo del cadavere rivela 1* effetto 
diretto, consistente in macule, placche, e persino escare 
per entro i cunicoli, di colorito giallastro ,. simili e pari 
talvolta a quelle prodotte dal tocco dell'acido nitrico 
sopra la pelle. Un tale reperto necroscopico vuole essere 
ricordato a vantaggio ed ajuto della medicina forense ; 
perciocché discopre uno fra i modi dell' infanticidio per 
la introduzione di quei gas nei bronchi. 

Nuoce, massime ai bambini, il respirare lungamente 
aria satura dei vapori del tabacco, e persino quelli dei 
lumi, sia per olio , sia per gas illuminante : l' idrogeno 
carbonato non soltanto irrita la mucosa dei bronchi, ma 
arreca danno alla ossigenazione polmonare : raggiunta 
la morte per tale cagione, si vedono residui la injezione 
dalla base della lingua persino alle minute suddivisioni 
bronchiali, «chiama biancastra e talora sanguinolenta 
spalmata sopra la mucosa, e quella involvente bollicine 
d' aria. 

L f arte medica stessa può essere cagione della bron- 
chite, tutta volta che per imperizia si trascenda air abuso 
dei soccorsi farmaceutici : il soverchio od il protratto 
uso dello jodio e singolarmente dello joduro" di potassio 
determina. la irritazione bfonchiale con forma di flusso 
catarrale di corso lento, sostenuto peraltro dalla infialar 
inazione cronica :. altrettanto viene addotto dall' abuso 
dell* arsenico. 



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Innanzi di porre termine' alia esposizione delie più 
comuni cause e delle cagioni della bronchite, ed entro 
limite del catarro bronchiale, forse non sarà inutile ram- 
mentare che se quelle forme morbose possono insorgere 
primarie, altre volte invece appariscono .associate, oppure 
meglio secondarie, dipendenti cioè in qualche modo da 
altra malattia: inoltre gioverà ricordare alcun osservato 
clinico spettante si alle prime quanto alle ultime, senza, 
che faccia di. bisogno esporre la esplicazione tentata, ma 
fin qui non raggiunta. 

Le idiopatiche riconoscono pia sovente per causa ov- 
vero per cagione il freddo-umido patito : a ciò consiegue 
abbondante secrezione e corrispondente escreto di ma- 
teria filamentosa, la quale può aggiungere a tanto da 
simulare in alcuna circostanza una pseudo-membrana, ora 
in frustoli, tal' altra con forma cilindrica, che sottoposta 
air ispezione microscopica offre nella fronte esterna, volta 
alla mucosa, una rete minuta con apparenza vascolare : 
codesto prodotto dà appellativo alla bronchite di crupale 
o poliposa, avvicinandola al crup avente sede nei bronchi. 

La bronchite secondaria, meglio ohe sintomatica , si 
vede promossa e persino sostenuta dalle febbri eruttive, 
in ispecie dai contagi transitorii più pertinenti alle in- 
fanzia, dalle febbri tifoidee ; si osserva la bronchite inci- 
tata dalla difterite insinuatasi nei bronchi, dalle labi 
erpetiche e dal lattime ripercossi; interviene alla volta 
durante la dentizione difficile accompagnata dalla stiti- 
chezza ; si complica alle angine quando il processo mor- 
boso si approfonda irradiandosi alle divisioni bronchiali; 
sembra associata alle febbri intermittenti, ma questo av- 
viene di preferenza nei- luoghi palustri. Oltre codesti 
fatti l'osservato clinico depone che la bronchite viene mag- 
giormente determinata e forse sostenuta dal morbillo, nel- 
l'esordio di questo, ossivvero nel periodo della decrescenza, 
fra l'ottavo ed il nono giorno, che una tale bronchite segna 



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maggiori i pericoli 1 quando l'infermo non abbia oltrepas- 
sato il primo anno. In quanto alle fèbbri tifoidee, sosten- 
gono una forma e qualità speciale della bronchite, poscia- 
chè meglio si nota una congestione sanguigna a carico 
dei bronchi, di quello sia una infiammazione genuina. 

Sonovi alcune cause ovvero cagioni accidentali ehe 
possono addurre la bronchite , ma occorrendo di rado 
possono appena essere ricordate: notansi la ustione patita 
a seguito della propinaziòne dell'alimento e delle bevande 
ad alta temperatura, e la possibile efficacia della vermi- 
nazione o meglio dei vermi «annidati nelle intestina : nel 
primo caso la bronchite piega spesso a male : nel secondo 
non si corre pericolo, dacché spesso trattasi di una simu- 
lazione. 

Alcune ossiwero alquante fra le cagioni e le cause 
sopraindicate, quando intercorrano di conserva, determi- 
nano una speciale bronchite , la quale meglio apparter- 
rebbe al catarro bronchiale, con singolare manifestazione 
tifoidea, con esito quasi sempre infelice, segnato e prece** 
duto dall'asfissia lenta: ciò di preferenza viene osservato 
a danno dei poppanti e dei bambini , quando lungo la 
stagione fredda ed umida quaglino patiscano pravo o 
scarso l'alimento ed insieme manchino lóro le convenienti 
coperture. In tali circostanze l'affezione bronchiale mostra 
appena le note flogistiche , o soltanto della irritazione , 
ed in quella vece si odono i bronchi invescati e sopra- 
carichi deir escreto catarrale ; gì* infermi giacciono op- 
pressi con respiro non libero ed accasciati delle forze ; 
la sindrome somiglia uno stato tifoideo a seguito del 
quale giunge la morte. Cotanto avvenne in Parigi lungo 
i mesi di novembre, dicembre, e gennaio 1870-71, quando 
il memorando assedio ridusse la grande città alla estrema 
miseria di ogni sofferenza: lo che io stesso viddi, e se 
non andai errato, sembrommi che a vece della bronchite 
legittima, infiammatoria; denominata dalle statistiche pub- 



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459 
blicate, meglio occorresse* a danno dei bambini il catarro 
bronchiale, costituitosi in organismi malconci e poveri 
della nutrizione, e conseguente .la estrinsecazione con 
forma tifoidea, senza pure che fessevi argomento tifico, 
ed infine la mòrte per invescamento e quasi occlusione 
dei mezzani e dei minimi bronchi I pochi che scamparono 
la trista fine furono salvi dalla espettorazione, ora istin- 
tiva od organica, tal'altra promossa dall'arte: forse alcuni 
poterono sopravvivere dacché diminuito e poi cessato il 
flusso catarrale, tornata libera la respirazione, meglio 
nutriti, fu loro concesso il riacquisto delle forze e la 
ricostituzione della sanità. 

Sintomi. 

Là bronchite, tanto a caricò dei bambini quanto dei 
fanciulli, manifesta in sull'esordio la tosse, la quale da 
principio odesi -secca ed insistente ; umida di poi lungo 
la malattia, quantunque di rado si ottenga l'espettorato; 
quella sibilante per lo stato di siccità dei cunicoli; la 
seconda rauca o crassa dacché i medesimi cunicoli si 
trovano invescati dall'escreto, in ispecie se di qualità 
crupalè : l'uno e l'altro suono dovuti all'aria transitante. 

La tosse non ricorre frequente nò tormenta grande- 
mente l'infermo quando la bronchite sia lieve, di breve 
estensione , ed accompagnata da poco escreto : avviene 
l'opposto per la bronchite grave ed estete e quando tenga 
sede precipua nei bronchi mezzani. Ma la violenza ed il 
ritorno frequente della tosse non segnano tutta la gra- 
vezza, in qualsiasi caso , posciachò non dì rado la tosse 
tace nelle bronchiti associato allo. stato adinamico, mas- 
sime alle febbri tifoidee, quando sia povera la sensibilità. 
Ricorre ancora di rado la tosse e non apparisce violenta 
nella bronchite capillare, o terminale, quando lo vescicole 
polmonari sieno invescatelo ingombre dall'escreto, quando 
venga raggiunto quello statò che dicesi catarro soffoca- 



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460 

tivo : alla vece della' tosse si osserva grave la dispnea. 
Quanto più la bronchite incede spedita, quanto meglio 
si dimostra acuta, tanto più la tosse tormenta lungo le 
ore vespertine , durante la sera e nella notte : in tale 
circostanza sembra che la tosse si attenga alla legge più 
comune del processo infiammatorio acuto. 

La tosse suscita spesso là espettorazione , alla quale 
tiene dietro l'espettorato; lo che avviene più sollecito p 
con minor sforzo in soccorso dei bambini, ma la materia 
escreta ed espettorata non vedesi espulsa, deglutendola i 
piccoli infermi non atti ad espuire: quel facile distacco 
dalla superficie dei bronchi tanto può accennare la quan- 
tità della escrezione, siccome la qualità più fluida, meno 
collosa, e quindi meno aderente. Alcuna volta la tosse 
violenta e con distacco {Ufficile dell' escreto adduce il 
vomito, senza che il ventricolo patisca malattia: il vo- 
mito in tale circostanza soccorre, coadiuva la espettora- 
zione: nel reciticcio si contiene l'espettorato deglutito 
ed accumulato nel ventricolo : sospeso il vomito, si nota 
la espettorazione più facile. 

La presenza dell'escreto sembra che valga ad incitare 
la tosse, ma quella non ò necessaria, daochè evvi tosse 
quando pure la mucosa bronchiale sia asciutta; lo che 
si Vede nell'esordio dèlia bronchite. La tosse accompagna 
meglio la* bronchite di fronte alla tracheite ed alla larin- 
gite : a seguito degli esperimenti sembra poter esaere 
addebitata la tosse bronchiale alla irritazione delle estre- 
mità terminali del nervo vago; ma Una tale indagine 
poco soccorre la clinica , nò vale molto a statuire la 
diagnosi, posciachè vuole essere ricordato che la tosse 
accompagna la pleurite e la pericardite, quando manchi 
del tutto la bronchite. 

La tosse adduce spesso V espettorato quando esista 
l'escreto nei bronchi; ma nello stato di adinamia la ma- 
teria espettoratole non viene avvertita, giace e si accumula, 



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401 
conseguendone fatale 1' asfissia : altrettanto avviene per 
deficienza delle forze. Neil' esordio o periodo ascendente 
della bronchite manca 1' escreto , non viene indotta la 
espettorazione, non si può domandare l'espettorato: lungo 
lo stato si costituisce la escrezione, e spesso ne siegue 
l'espettorato: maggiormente ciò avviene in sul declino, 
massime per la risoluzione , effetto della crisi. 

La materia espulsa si addimostra mucosa, siero-mu- 
cosa ( pituita ), opaca , puriforme , talvolta purulenta. 
L'espettorato mucoso si vede trasparente, denso, attac- 
caticcio, simile alla gomnia disciolta, senza colore, talora 
grigio, biancastro, con strie sanguigne, senza odore, di 
sapore spesso salato : in alcuna circostanza la materia 
espettorata si vede spumosa, contenente bollicine d'aria, 
e questo in rapporto spesso agli sforzi della tosse, e del 
distacco difficile. Codesto espettorato si osserva abbondante 
per la bronchite acuta e durante lo stato: in seguito 
si nota opaco, opalino, giallastro, fornito dell'odore: dicesi 
concotto. L'espettorato pituitoso si compone di materia 
siero-mucosa, trasparente, filamentosa, d'apparenza siilo- 
viale, in massa omogenea, talora spumosa con fiocchi no- 
tanti di muco : tale escreto meglio si addice alla bronchite 
di corso pacato. Venuto l'ultimo stadio, l'espettorato si 
vede opaco, giallastro, di forma rotonda, dacché proce- 
dente dagli infimi bronchi ; vuoisi peraltro ricordare che 
talora la materia espettorata si offre di continuo cruda, 
vitrea , né ciò impedisce la risoluzione. L' espettorato 
muco-purulento q puriforme somiglia il pus del flem- 
mone , si vede isolato da uno strato mucoso, ha la forma 
nummulare,. talora verdognolo, spesso opaco, notante nel 
muco: ciò meglio appartiene alla bronchite di corso lento. 

Assai di rado offresi l' espettorato oscuro o nero ; 
quando avviene, si nota nel mattino; sembra promanare 
dalle vescicole polmonari, donde è espulso mercè la espi- 
razione, e quindi non di provenienza bronchiale. Alcuna 



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462 

volta vengono espettorati brani di pseudo-membrana e 
persino tubuli, pari al lume dei bronchi, con enfiamento 
terminale: offrono colore periato e filamenti rossi, mas- 
sime per la bronchite cropale o pòliposa : segna grave 
V esito , addotto dall' asfissia per otturamento dei cu- 
nicoli. 

Sottoposto Tespettorato all'esame microscopico, si vede: 
muco con scarse cellule, invece abbondanti i globuli mu- 
cosi minimi, epitelio dei piccoli bronchi e delie glandola 
mucose., epitelio faringeo e della bocca : venuta la mag- 
giore elaborazione, l'espettorato opaco, si offrono elementi 
di pus, ma sempre meno del muco, in rapporto alla for- 
mazione più attiva cellulare; se puriforme, il muco ap- 
parisce minore , aggiunte masse giallastre , promananti 
dai bronchi e formate dal detrito granuloso e dai cristalli 
di margarina. Quando la bronchite si associa od à so- 
stenuta da uno stato atassico, e meglio dalla putridità 
con notevole adinamia, l'espettorato contiene nel detrito 
corpuscoli allungati, talvolta rotondi, simili ai funghi, in 
ispecie al leptothrix buccalis, provenienti ora dalla bocca, 
tal' altra dal polmone. 

L'analisi chimica viene a conferma della ispezione 
mioroscopica: nell'esordio l'espettorato offre predominante 
il muco (acqua, mucina, albumina, sali, segnatamente il 
cloruro di sodio); quando il pus pareggia il muco, aumen- 
tano i sali e l'albumina : se il pus prevale, si accresce il 
cloruro di sodio aggiungendosi il fosfato di potassa. Quan- 
do la bronchite. si unisca all'atassia, vi si trova l'acido 
butirrico, l'acetico, il formico v l'ammoniaca, l'idrogeno 
solforato, rivelati gli ultimi ancora dall'odore: altrettanto 
avviene per la putrefazione spontanea esterna dell'espet- 
torato; coitìbinazioni, sdoppiamenti o metamorfosi regres- 
sive nel dominio chimico. 

L' alilo durante la bronchite grave ed acuta , spesso 



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403 
percepiscesi gastrico o saburrale-: quasi mài è cangrennso, 
meno che per una particolare condizione dei bronchi, o 
.per la putrefarione dell' escreto. 

La temperie dell'aria espirata non sembra patire cam- 
biamento: lo spirometrie) intorno ciò nulla designa. Sol- 
tanto- venne notato che esiste alterazione anatomica dei 
bronchi se per la espirazione non vengano espulsi due 
litri d'aria dagli infermi prossimi alla pubertà , quando 
lungo la infanzia quella misura diminuisce in ragione 
inversa della età, ma in rapporto al minore svolgimento 
o capacità polmonare. 

t La respirazione non vedesi di molto alterata per la 
bronchite lieve, limitata , ed a carico dei bronchi mag- 
giori: notasi alquanto frequente. Ma se la bronchite è 
di molto estesa, massime quando siede nelle minime divi* 
sioni bronchiali, in allora l'affanno non soltanto apparisce 
sollecito, ma accompagnato dalla oppressione, si osserva 
considerevole nell'acme. L'alterazione del respiro talvolta 
si addimostra non ritmica, irregolare ; tal' altra si osserva 
intermittente : ed a modo di eccezione si nota l' apnèa , 

sospensione momentanea, restando l'aria inspirata nelle 
vescicole polmonari a motivo del non libero transito di 
quella lungo i cunicoli: in tale circostanza il sentimento 
della oppressione patito dall' infermo è massimo , ango- 
scioso , e per quella momentanea sospensione , segnata- 
mente ripetuta, ne minacciano i maggiori pericoli del- 

1 asfissia lenta. Codesta oppressione occorre maggiormente 
a dannò dei bambini, aggiungendo persino all' ortopnea , 
e venne denominata soffocati va; la quale ora sembra 
attenersi al grado ed alla estensione del processo infiam- 
matorio, tal'altra e con maggior ragione al piccolo lume 
dei canali, al turgore della mucosa, alla quantità . del- 
l' escreto , e persino all' associazione difterica , raen rara 
durante la infanzia di quello sia lungo la fanciullezza : 
si è per cotale aggiunta od invece per la qualità poliposa 



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464 

ovvero crupale dell'escreto che « pectus semini sensim- 
que gravari, quasi per funera costringi. . . ceger . . . 
trunco sernper erecto , caput declinai , et brachi* 
tensa utroque e latere pulvinaribus aut sedilis ma* 
nubris de/igit »: in allora il tronco segna un angolo 
con l'orizzónte, sempre maggiore quanto è più grave la 
difficoltà del respiro , quanto più 1* oppressione tormenta 
l'infermo. Venuti a tanto, i muscoli del torace, in ispecie 
i pettorali, sono domandati in sussidio, ed essi addimo- 
strano l'opera loro con azione insolita e talora tumul- 
tuaria. 

In quanto alla frequenza del respiro, si osserva sempre 
maggiore quanto più grave è la bronchite infiammatoria, 
aggiungendo tal fiata il triplo della normale. Ma giova 
ricordare che nella bronchite associata allo stato tifoideo, 
od in quella che si aggiunge durante le febbri tifoidi, la 
frequenza apparisce di molto minore, quantunque i peri- 
coli minacciati non sieno da meno. 

La frequenza del respiro e la oppressione patita si 
notano talvolta alla pari per la bronchite consensuale . 
denominata con poca proprietà di linguaggio sintomatica: 
spesso in tale circostanza la dispnea singolarmente di- 
pende dalla difficoltà del passaggio dell'aria per entro i 
cunicoli , e addimostra questo di proprio che ricorre ad 
accessi nel maggior numero dei casi, e non segna altret- 
tanto danno, siccome per le bronchiti sopraccennate. 

Inoltre al sentimento della oppressione i fanciulli in 
ispecie lamentano una sensazione dolorosa, profonda, lungo 
lo sterno, ma irradiata ancora ai lati del torace; quasi mai 
accusano dolore acuto; quella sensazione ora si associa ad 
altra del calore, più spesso a quella di peso; la quale sembra 
dover essere addebitata all'escreto raccolto, .dacché viene 
spesso seguita dalla tosse e dalla espettorazione. Il dolore 
di rado tormenta sollecito t sorge gradatamente , cresce 
durante l'acme ; uon si attiene sempre alla tosse e all'af- 



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: " 465 

fanno, dacché viene talora patito quantunque la tosse 
taccia e la respirazione apparisca di poco alterata: in 
generale il dolore accompagna k> stadio dell'asciuttezza, 
forse' meglio la qualità infiammatoria della . bronchite t 
ed in tale circostanza insorta la tosse l'infermo lamenta 
il sentimento della scorticatura. 

Nel maggior numero dei casi la febbre accompagna 
la bronchite , segnatamente si manifesta quando questa 
corra acuta e sia di natura infiammatoria; ma talora 
manca ad onta delle condizioni menzionate. Esordisce con 
pochi brividi di freddo, i quali spesso si ripetono nelle 
ore vespertine dei primi giorni: che se occorre un intenso 
e protratto stadio di freddo, senza ripetizione, in allora' 
evvi piuttosto ragione di sospettare la pneumonite latente, 
ovvero consecutiva. 

Pefr la bronchite cru pale non sempre si osserva la 
febbre; ma quando interviene, se notasi accompagnata- 
da notevole temperie, o questa insorge, divampa, eT si 
mantiene, ciò segna male : peraltro vuole essere ricordato 
che non sempre la temperie mite conservata, e sopratutto 
una diminuzione istantanea del calore, promettono bene. 

In generale la temperie alia perferia esterna , e nel 
cavo della bocca, percepiscesi elevata, massime nei bam- 
bini, lungo il periodo ascendente: durante lo stato, spesso 
la temperie o si mantiene od abbassa, in ispecie quando 
la bronchite è primaria , semplice, mitemente infiamma- 
toria. La temperie si trova elevata è persiste quando 
la bronchite si aggiunge. alla grippe, al morbillo, ed allo 
stadio primo delle febbri tifoidee, quando queste simulano 
la sinoca. Parimenti* si nota grande il calore nella bron- 
chite capillare, con sede, cioè, particolare nei bronchi mi- 
nimi : in tale circostanza la febbre si esterna con grande 
frequenza dei polsi, dalle 120 alle 160 pulsazioni lungo 
un minuto primo; polsi di poca vigoria e celeri quando 
Annali. Voi CCXVI 30 



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466 

minacci iapflseia; polsi, frequenti, non celeri, abbastanza 

forti se ne cousMgqa la pneumonite* 

La frequenza dei battiti arteriosi non segna sempre 
il grado o la quantità delia febbre insorta per la bronchite 
od a questa associata; quella medesima frequenza non 
sempre corrisponde al maggior numero delle inspiratemi, 
massime se la bronchite va di conserva od è * sostenuta 
dallo stato tifoidee: gli atti dei respiro non aumentano, 
talvolta decrescono, quando pure i polsi sieno frequenti* 
, La febbre si addimostra continua, remittente, con larga 
remissione mattutina, singolarmente a vantaggio dei bam- 
bini ! la esacerbazione serale è notevole persino all'acme; 
decorso questo, va sempre discendendo. 

Allorquando alla modesta frequenza dei polsi va di 
conserva una diminuzione di numero negli atti respira- 
tori, facilmente si aggiunge una manifestazione della cia- 
nosi': ciò si osserva singolarmente nella bronchite capii* 
lare, sembra dover essere ascritta alla diminuita od alte- 
rata ornatosi, difetto della ossigenazione sanguigna; fu 
addebitata al minore volume d aria introdotta, e nacque 
sospetto della contrazione patita dalle arteriuzze. Quale 
ne sia, emerge che i globuli sanguigni trovansi sopraca- 
richi del carbonio. Si aggiunge che per le osservazioni 
cliniche ne appare che le cavità destre del cuore pati- 
scono aggrandimento , distensione, dacché spesso per la 
bronchite capillare quell'organo non si discarica comple- 
tamente mercè l' arteria polmonare. ' 

Turbato il circolo "sanguigno , massime per la bronr 
chite capillare, di frequente osservasi alterazione nella 
secrezione delle urine: non di rado si trova nelle urine 
difetto del cloruro di sodio , talvolta si nota minore la 
quantità dell'urea; fuvvi chi segnò in quella la preva- 
lenza albuminosa. 

in quanto alle scariche alvine, se evvi alterazione 
urinosa, o soltanto ne diminuisca la quantità, facilmente 



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* 467 

si aggiunge alU br^ncbite Ja diarrea , massime a danno 
dei bambini, 

Noq mancano alla bronchite, siijgtftyrnjepte grftvp ed 
a carico dei bambini, <i fenomeni o soltanto i siatpqii di 
pertinenza nervosa , corteggio frequente delle malattie 
infantili: 31 aggiungono talvolta le convulsioni e Ioniche, 
pia di rado i tonicismi, a modo di ecotone si perviene 
all'eclampsia; talora la bronchite esordisce cor> manife- 
stazioni convulsive, senza che si debba temere esito in- 
felice : più spesso quelle intervengono nel seguito, e pas- 
sato T acme della brppqhite segnano male. 

lì sonno non è tranquillo, non ristorante, spesso in- 
terrotto dalla tosse ; la quale peraltro alcuna volta soc- 
corre, quando, cioè addotta la espettorazione ed espulse 
le isterie raccolte, riconduce alla calma ed al sonno. 
Ma questo stesso *onu9 non vuole essere soverchio, men- 
tre se tale accenna la sonnolenza, 1$ quale può giungere 
al letargo : in t^le evenienza nasce' sospetto che la so- 
prabbondanza del carbonio adoperi a danno del cervello. 
In generale peraltro gli infermi, bambini o fanciulli, pa- 
tiscono più f insonnie il quale adduce segna altra ma- 
nifestazione morbosa , il delirio ; sintoma grave quanto 
minore è la età. 

Ascoltazione, -r- Mprpà essa od$si un moriporio ve- 
scicolare rauco e sonoro f indicante up lieve enfiamento 
della mucosa bronchiale : il grado, maggiore della infiam- 
mazione adduce il rumore del rantolo : per la bronchite 
con sede prevalente , oppure limitata ai taininji bronchi , 
il rumore, od il suono, avvicina quello pertinente alla 
paeumonite, e meglio ancora somiglia il gorgoglio pro- 
dotto dal passaggio dell' aria attraverso un liquido ; e 
ciò s' intende considerato il lume ristretto dei cunicoli 
quando sieno appena invescati dall'escreto. 

I diversi rumori suoni ora sj discoprono lunga uno 
dei momenti della respirazione, tal* altra, ma più di rado, 



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468 

in ambedue; in generale i rumóri meglio si rivelano per 
la espirazione, e Tengono uditi alcuna volta persino a 
distanza dall' infermo. 

I rumori più spesso sonò fugaci, talora intermittenti, 
cioè scompajono per indi riprodursi ; si rivelano in am- 
bedue i lati del torace, e sempre più dall'alto verso la 
base. Il rumore odesi fino , secco , sibilante nell* esordio 
della bronchite capillare insorta segnatamente a danno 
dei bambini , e quando la malattia inceda acutamente. 
Oltrepassato 1* acme, non lontana la fine della malattia , 
massime volta a bene, si avvertono grandi bolle d' aria 
nella regione inferiore del polmone. Il rumore più non si 
discopre, scompare quando siasi costituito cumulo di muco 
o di altro escreto nei cunicoli bronchiali mezzani e mi- 
nimi: avvi ostruzione, minacciante esito infausto. I ru- 
mori sopraccennati si addimostrano quasi alla pari, tanto 
che trattisi della bronchite semplice ed acuta, quanto 
per quella che proceda o si associ ad altra malattia , o 
sivvero che intenda alla qualità cronica. In generale 
questo può essere affermato che: il rumore respiratorio 
poco dista da quello normale lungo la regione anteriore 
del torace persino alla porzione infima dello sterno, tut- 
ta volta si tratti della bronchite leggera ; ma in quella 
vece viene raggiunta la broncofonia quando la bronchite 
sia grave e di molto estesa, e quella maggiormente odesi 
nella regione posteriore ed inferiore del torace : segno a 
molto danno e maggiore pericolo. 

Poco o nulla ottiensi dalla percussione, spesso il 
suono tratto è pari' al. normale ; alcuna volta odesi tim- 
panitico, e ciò per ragione dell' aria rattenuta nelle ve- 
scicole polmonari. Furouo avvertiti suoni metallici ov- 
vero della pignatta screpolata, appo i bambini, al di sotto 
delle clavicole, giammai nelle regioni laterali , suoni che 
sconipajono od almeno restano meno . manifesti quando 
all' infermo vengono occluse le narici e la bocca. Spesso 



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' 469 

traesi un suono ottuso, più esteso di quello pertinente 
alla pneumonite, tuttavolta che alla bronchite coasiegua 
notevole congestione, e segnatamente l'edema : lo che av- 
viene di frequente. 

Se limitato è il soccorso dell' ascoltazione e della 
percussione a vantaggio dei. bimbi e dei fanciulli,, quello 
addiviene sempre minore pei bambini venuti ad un qual- 
che anno, prestandosi difficiluiente gli ultimi alle inda- 
gini : in tale circostanza sopratutto fa d'uopo attenersi 
alla manifestazione dei sintomi denominati - razionali , 
quando, oltre la diagnosi, si cerchi sapere quali e quanti 
sieno i danni ed i pericoli; questi meglio saranno de- - 
dotti considerata la condizione del respiro, la quantità e 
la qualità della tosse, il grado e la natura della febbre, 
lo stato infine delle, forze generali. Ma ancora poggiando 
sopra tali argomenti si può, incorrere nell' errore, poscia- 
chò non sempre avvi corrispondente la esternazione sin- 
tomatica: la clinica ne insegna /che, massime nei pop- 
panti* talora esiste la bronchite latente, quando pure i 
sintomi manchino, lo che viene confermato dall' autossia: 
raen difficilmente negli anni che sieguono appariscono i 
sintomi patognornonici della bronchite. 

Incesso, esito, durala, complicazione* 

• 

Molti fr*a i bambini investiti dalla bronchite corrono 
a morte, ora più. ora meno sollecita: m$no grara ne è 
T esito quando gì' infermi abbiano * raggiunto la fanciul- 
lezza. La fine infelice dei primi sembra attenersi, o per 
lo manco viene segnata più spesso dalla quantità , dalla 
persistenza della febbre, e meglio ancora dal travolgere 
essa air appariscenza od alla qualità tifoidea, per motivo 
singolare di una particolare costituzione regnante. E qui 
giova di passaggio ricordare quanto e più facilmente i 
teneri organismi vadano soggetti alla efficacia della co- 



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470 

stitutione mèdica, forse per poca l'esistenza degli- orga- 
nismi tacenti ed in via del maggiofé fcvolgimerttò ; quanto 
i bambini vi Soggiacciano se le malattie défórrìàirtate da 
una speciale costituzione appariscano si late da essere 
considerate epidemiche ; quanto ihfine a pari circostanze 
le forme morbose àVehti sede hellà membrana mucosa 
sottostiamo* alla ihffaehza costituzionale ed alla epidemia 
ingenerata, é nel fattispecie quanto 1* aggiùnta déll*©- 
screto lungo cunicoli di pertinenza assolutamente vitale, 
debba recare dannò è su&itafe pericoli, 

• . Altra ràgioriè dell' esitò fatale Coh&iste hèllà pn è u mo- 
niti lobulare, doh&guenté fUcile della bronchite à danno 
dei bambini, siccome di quella lobare che più di frequente 
succede a éàriòo dei fanciulli. Costituita pel* tale modo 
là bronco-pneumonitè, tìon serapfrè preveduta ed infrenata 
durante V esordio , la vita è méssa ih fòr&è , tanto più 
' quanto minóre è là età, spésso in brèvi giorni, talvolta 
con tempo 'più lungo sotto forma della tisi. 

La bronchite incominèiata a motìo acuto abbandona 
talvòlta quell* incesso , sembra quasi trasformarsi assu- 
mendo andamento più parato, la tosse persiste, Irtcomìrt- 
cia il dimagramento , il respiro non è ricostituito nor- 
male, si nota la febricula vespertina, si aggiunge la 
diarrea : in àtlora 1* inférmo è Spacciato , e lo sparo del 
cadavere spesso ne mostra il deposto tubercolare e per- 
sino i tubercoli à caricò dèi btìòlicM, siinrgol&rmenté delle 
glandola branchiali. Ma non serapfè si trova la materia 
tubercolosa, in quella véce il éangùe òffresi adulterato : 
V alterata ematósi è causa della morte, mentre è l'ef- 
fetto della bronchite. In tali circostanze alcuna rara 
volta gì* infermi scampano la morte, quando appariscono 
segni della retrocessione, in ispecie se il processo nutri- 
tivo viadà HcostitufendoS gradatamente: pòchi «occorsi 
terapèutici, mólti i rtgtiaiMi igienici, segnatamente la 
dieta restaurativa e confortante coadiuvano il ritorno atla 
salute. 



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I 



* , 47i 

Nel maggior numero del casi la bronchite primaria 
serba simile P incesso, persiste, raggiunge l'esito della 
secondaria : altrettanto si -osserva quando la bronchite 
si associa, intercala , ovvero consegue le malattie erut- 
tive acute ed i contagi traiìditorii. La durata si contiene 
spesso nei due settenari , mostrando i successivi periodi 
dell'aumento, dello stato, della decrescenza, e nei casi 
fortunati della risoluzione. Questa ultima viene rag- 
giunta meglio dai fanciulli di quello sia dai bambini, 
e forse non è impossibile che . vi contribuisca la minore 
secrezione bronchiale, il maggior lume dei cunicoli, e la 
espettorazione coadiuvata dalla volontà: la qualità e ia 
quantità dell'espettorato seguono meglio !a risoluzione,, 
è ciò che gli antichi denominarono via rtgia della crisi. 
Meno propizia è la fihe della bronchite quando il pro- 
cesso morboso si .estenda da un punto o da una regione 
limitata dei bronchi a tutto ovvero alla maggior parte 
dell' albero bronchiale, massime in basso ed a carico delle 
minime suddivisioni : altrettanto si osserva quando il 
processo infiammatorio s irradii a danno del polmone, sia 
adducendo la pneuraonite lobulare, più ovvia a danno dei 
bambini, sia investendo con forma lobare, siccome più 
spesso occorre lungo la fanciullezza. Avvenuta Puna o 
P altra contingenza, inoltre al maggiore danno ed ai più 
gravi pericoli , questo si osserva che la malattia viene 
protratta, singolarmente per la pneutnonitq associata o 
meglio conseguente :. talvolta si vede diminuita e quasi 
eclissata la bronchite a momenti , primeggiando la in- 
fiammazione polmonare, indi, menomata questa, tornare m 
iscena i sintomi meglio pertinènti alla bronchite : par- 
rebbe che la malattia del parenchima polmonare fosse 
intercalata. 

La bronchite di molto estesa non è sempre il pro- 
dotto della irradiazione da una * regione bronchiale al- 
l' intero albero, od a caricò di ' tutte le suddivisioni dei . 



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472 • 

bronchi: non di rado una .tale, forma della . bronchite si 
vede' dal bel principio , oianifestantesi per* tosse senza 
posa ed inane, grave perturbamento del respiro, e so- 
pratutto con grande esternazione febbrile ; a tanto si ag- 
giungono contrazioni incomposte dei muscoli toracici ♦ 
sussidiari alla respirazione, ed ascoltato il torace si di- 
scoprono in ambedue i lati di esso rumori sub-crepitantk 
Codesta bronchite estesa fin dall'esordio, costituitasi ge- 
nerale, tiene V incesso spedito, spesso si restringe ai sette 
giorni , decorsi i quali inclina alla risoluzióne , ancora, 
essa sollecita a compiersi : i primi sintomi decrescono e 
quasi scompajono, in ispecie il rumore sub-crepitante, 
udendosi in quella vece il suono mucoso , attestante la 
iniziata secrezione, la qualità dell' escreto, e la giudiea- 
zione avviata. Ma se^ tanto si osserva in molte circo- 
stanze, questo non esclude caso più disgraziato» nel quale 
i sintomi perdurano, altri della pneumonite lobulare con- 
fluente si aggiungono ; persistendo sopramodo quel ru- 
more sotto-crepitante, il quale odesi in particolare ma- 
niera quando il bambino infermo emetta grida. 

La bronchite si vede talvolta di conserva ad altro 
forme morbose , in tal caso ebbe denominazione od ap- 
pellativo di complicata. Giova peraltro ricordare che ta- 
lora trattasi di semplice associazione, che altre volte la 
bronchite venne determinata da una malattia primaria , 
che infine essa primaria suscitò malattie conseguenti. Ciò 
ritenuto, questo si osserva che più spesso vanno soggetti 
a tale complicazione gli slattati di quello sia i poppanti» 
che i bambini sono preferiti di fronte ai fanciulli. Insorge 
e si aggiunge talora la bronchite a seguito e ne sembra 
per opera del processo della dentizione : la irritazione che 
accompagna il difficile spuntare di un dente, massime ca- 
nino, trasmoda adducendo la bronchite, siccome più 3pesso 
riverbera la propria virtù a carica della mucosa gastrica. 
. Va talvolta la bronchite di conserva alla ipertosse. quasi 



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473 
che la efficienza contagiosa (Ji questa adoperasse a danno 
dei bronchi : in tale contingènza la toa»^ fra gli accessi 
è quella pertinente alla bronchite, ' mentre durante l'ac- 
cesso notasi altra forma e manifestazione della tosse , 
denominata convenientemente ripresa. La bronchite pre- 
cede lungo le prime età non di rado la pneumonite, se-* 
guatamente lobulare: questa è 1* effetto di quella, dovuto 
alla 1 irradiazione infiammatoria : non si tratta di un' ag- 
giunta accidentale, ma invece è un conseguente. Quando 
pure per la bronchite protratta e • venuta alla qualità 
cronica si pervenga alla tubercolósi, questa non significa 
complicazione; posciachè x suscitata e meglio risvegliata 
T ultima dalla bronchite , ma torse già latente e spesso 
di ragione ereditaria; labe in potenza, se non in atto. 
Vedesi la bronchite determinata , invece che associata 
o complicata, dai contagi transitori, massime dal mor- 
billo : in tale evento la bronchite esprime un effetto 
della efficienza contagiosa, elettiva sopra la mucosa bron- 
chiale: bronchite di qualità specifica, dacché spesso cede 
e si eclissa per la comparsa della eruzione alla pelle : 
la bronchite persiste quando la efficienza, non venne com- 
pletamente espulsa, o se per eccezione il processo flogi- 
stico suscitato continua per opera pròpria, sipcome di- 
velta una spina si prolunga talora la infiammazione da 
quella suscitata. Per quanto spetta alla complicazione ti- 
foidea, giova ricordare che se. la bronchite sembra ag- 
giunta alle febbri tifoidi , quella apparisce meglio consi- 
stere neir ingorgo e nella stasi sanguigna 3 carico dei 
bronchi , accompagnata e susseguita da copioso escreto , 
piuttostochò dalla bronchite infiammatoria ; che la bron- 
chite di qualità, atassica, o putrida, meglio si osserva 
negli individui dotati di cattiva costituzione organica , e 
più ancora vigente una particolare costituzione epide- 
mica: si aggiunga che tanto nell'una quanto . nell' altra 
circostanza non è il metodo antiflogistico quello che soc* 



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474 

corre, ma bensì, serbata molta prudenza, ò la cura con- 
fortante e restaurativa; locchè allontana dal concetto della 
bronchite esquisita o flogistica. 

Bronchite cronica. 

Pia di rado che nelle età seguenti l'adolescenza, ve- 
desi la bronchite cronica a danno dei bambini o dei fan- 
ciuMk ciò accade alcuna volta a queglino che dimostrano 
poca la lena, o quando l'organismo loro sia deturpato 
da una qualche labe palese ovvero latente : avviene ta~ 
. lora per il freddo-umido diuturnamente patito e per 
mancati indumenti , quindi a maggiore scapito dei figli 
della plebe , durante l' autunno piovoso , ovvero lungo 
l'inverno, massime protratto: succede alla bronchite acuta» 
pregressa, continuata oltre tempo, se gli atti crìtici man- 
carono o furono insufficienti alla giudicazione : talora si 
vede a seguito della corizza, segnatamente vigente una 
speciale costituzione .epidemica con manifestazione catar- 
rale. Il passaggio dallo stato acuto a quello cronico vuole 
-, essere temuto ogni qualvolta la bronchite si protenda , 
quando persistano i sintomi, meno la fèbbre ; la quale ya 
ognora più diminuendo, persino alla scomparsa, oppure si 
manifesta a quando a quando con ricorsi irregolari , ma 
sempre mite e verso . sera, a modo che si addimostri sie~ 
come movimento febbrile, mite il calore, discreta la fre- 
quenza dei polsi. '. 

Fra i sintomi restati odesi U tosse ricòrreute ad suc- 
cessi, particolarmente psr la esacerbatone serale ; notasi 
il respiro non libero con sentimento della oppressione ; il 
sonno viene interrotto dalla tosse e dal bisogno di espet- 
torare ; nel mattino spesso si ottiene espettorato alquanto 
copioso ; le urine nella, remissione mattutina appariscono 
sovente giutnentose , deponenti fosfato di calce ; non «di 
rado l'infermo accusa senso di peso lungo lo aterno, se- 
gnatamente in basso. 



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475 

Ascoltato il torace nelle varie regioni, sì ode rumore 
g^àvé, di ràdo Sibilatiti, non di rado mucoso:, il romòrio 
vescibolàfe si discopre ovunque, a metto che V escreto 
noù ostruisca ì ctìftìcóli è sia disceso alle vescicole. Mercè 
la percussióne si trae suono chiaro ; lo che allontana il 
sospetto dell'aggiunta pneumonite, e della tubercolósi 
latènte. 

L'incesso (fèlla bronchite' cronica è sempre pacato, 
talora mólto Mto: si notano etìissi, indi recidive, ta- 
lora periodi di acutezza: ha sède diversa; tenuto bei 
grandi bronchi termina a bène è relativamente in breve 
tempo, segnata là hot lontana ftaè dalla facile espetto- 
razione di faticò pùriforraé; discesa ai mezzani ed in 
ispeòié ai minimi brotìchi , òvvi peritolo > addotto dalla 
ostruzione dei cunicoli. 

Il suotio ijuàsi àempre chiaro ottfehutò méi'cè la per- 
cussione allontana il sospetto della effusione sierosa , die 
talvolta strinila la bronchite cronica": in quella il suono 
è ottuso, là respirazione si discopre bronchiale, si aggiunge 
F egofonia, Si vede spésso aumento di volume in una re- 
gione toracica, rtfassìme in basso, quando il tròhòo sia in 
postura verticale. Se alla bronchite va dì conserva là di- 
latazione dei bronchi, ovverò quésta òòiisiègua. In allora 
odèsì il gorgoglio, il àuoho cavernoso, la pettbriloqttta \ 
altrettanto avviene per le èscavasioni tubercolari , ag- 
giungendosi il suonò della pentola screpolata. 

La morte che talora succede alla bronftite cronica 
devèsi Spésso alla difficoltà della espettorazione quando la 
sede sia nei minimi bronchi 5 ; aggiunga grave ilanno la 
pneumonite successiva possibile. Segno infausto è la de- 
pressione sub-Clavicolare , e quella dell* epigàstri, mo- 
strando là inspirazione £oco profonda ed* incompleta ; in 
seguito atta quale viene iniziata l'asfissia lente, catfsa 
precipua dèlia mòrte. 

La igiene, più che la terapia, soccorre contro la 



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476 ' 

bronchite cronica lungo le prime età : il vitto alquanto 
nutriente, il corpo riparato, appella un qualche espetto- 
rante, il clima mite, la buona stagione riconducono non 
di rado alla salate. Alcuno crede avere ottenuto segna- 
lato vantaggio dalle polveri salino-calcari, composte dal 
fosfito e dal carbonato di calce, dal bicarbonato di soda, 
e dal lattato di ferro: soltanto dall'esperimento clinico 
potrà essere ottenuta la conferma del vantaggio. Persi- 
stente la secrezione bronchiale oltre tempo» massime in- 
vescati i bronchi dall' escreto, soccorre talora l'opera del 
vescicatorio, ora volante, ora tenuto a lungo sopra la 
pelle, raggiungendosi per tale ajuto una deviazione. Al- 
cuna volta ad arrestare la secrezione giova l'uso del 
balsamo di copaive , o meglio l' estratto resinoso di 
esso. 

I bambini ed i fanciulli , segnatamente questi , pati- 
scono la febbre catarrale, simulante la bronchite; co- 
desta forma e qualità speciale di morbo acuto interviene 
più spesso a seguito delle vicissitudini atmosferiche e 
singolarmente per opera di una particolare costituzione 
medica regnante. Esordisce con notevole brividio, cui 
siegue altrettanto calore; presenta larga la remissione 
febbrile nel mattino e forte la esacerbazione serale; ad- 
dimostra la irritazione della membrana pituitaria e della 
mucosa bronchiale ; viene accompagnata dalla tosse, alla 
quale, decorsi i primi gloriti, si aggiunge o tiene dietro 
r espettorati! Ascoltato , ovvero percosso nelle differenti 
regioni il torace, non si rivelano indizii della pleumonite- 
La febbre catarrale determinata dalle vicissitudini atmo- 
sferiche più ovvie corre meglio sporadica: invece si os- 
serva lata ed epidemica se dipende e viene sostenuta da 
una costituzione medica speciale. Persiste una ovvero 
due settimane, risolvendosi spesso alla salute. Addottanda 
pochi soccorsi farmaceutici, contentandosi dei riguardi 
igienici e di un qualche diaforetico: episodicamente sov- 



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. . , ■ ' ' 477 

'vengono gli espettoranti,, ed un qualche lassativo soddi- 
sfa talora la m&mfóstar/iune sintomatica del gastricismo 
associato. 

Ricorre più ovvio e maggiormente infesto ai bambini 
il catarro bronchiale , Scambiato .sovente con la bron- 
chite, massime lungo il primo triennio : non di ràdo quello 
si aggiunge alla vera bronchite, e spesso si continua 
quando la seconda ha compiuto il corso : costituisce una 
complicazione, ossivvero appare quale una successione. Il 
catarro bronchiale talvolta è il punto di partenza della 
pneumonite infantile , oppure ne sembra V esordio , anzi 
meglio la . segua : io tale circostanza contiene latente 
grave il danno. Si annunzia spesso per sintomi apparen- 
temente reumatici con effusione e raccolta di mucaglie 
nei bronchi; si aggiungono rumóri sub-crepitanti, indi si 
ode il soffio: sembra talvolta scomparire io una data re- 
gione, ma poco poi si ripete in altra : V ascoltazione soc- 
corre meglio della percussione air oggetto di scurire la 
risurrezione del catarro bronchiale, il facile traslocamelo 
della sede tenuta dal catarro bronchiale costituisce una 
differenza inverso la pneumonite infantile; la quale me- 
glio si distende a carico delle parti viciniori e adiacenti: 
1* ultima invade successivamente, mentre il primo àssali- 
sce a modo saltuario. Il catarro bronchiale assume vario 
l' incesso e sopratutto dimostra differente la durata; e 
ciò ora si attiene e più spesso alla natura dell* individuo 
colpito , tal* altra dipende- dalla costituzione medica re- 
gnante: in generale si contiene fra le due e le tre set* 
limane : altre volte si protende persino al terzo mese, ed 
allora si notano meglio, le eclissi e le ripetizioni. A co- 
desto catarro non di rado consegue, lungo' la infanzia, la 
pneumonite di qualità, cronica, assunto pari l'incesso pa- 
cato e persino lenta. Allorquando il catarro bronchiale 
persiste oltre il quarantesimo giorno, occupante il punto 
medesimo, senza ombra o conato dj traslocamelo, senza 



ed by CjOO< 



478 

effusione pleuritica, e discopresi accompagnata dai noté- 
voli rumori o rantoli mucosi ^ub-rcrtìpi^nU , in allora 
tutto fa temere, od almeno permette il sospetto d.i uoa 
tubercolòsi latente, incitata, se non prodotta, dal. catarro 
bronchiale : ciò singolarmente se V infardo appartenga a 
famiglia colpita da quella labe. Il catarro bronchiale ha 
spesso il presagio sinistro, segnataijftftote quando adorne 
incesso pacato e persista lungamente nella medesima re- 
giooe : aggrava di molto la bronchite quando ad essa si 
associ : favorisce la pneuqionito di corso lento. Invece è 
concesso sperare bene quando iocede a mòdo acuto, mas- 
sime se npn va di conserva ad altro morbo. ^ La indica- 
zione curativa consiste. nel promuovere la traspiratone , 
nel tentare lo spostamento , nel favorire .sopratatto la 
espettorazione: soccorsi si trovano nei .diaforetici miti, 
nei vescicatorii volanti, nell' uso della ipeGaquana. Spesso 
il vitto nutritivo e persino confortante sovviene la te- 
rapia, pissime se il catarro, assume incesso lento» segna* 
tacente quando, si ripete le molte volte. In generale bi- 
sogna serbar modo e dar tempo ; nò sia permesso l' ope- 
rare intempestivo e là cura facinorosa. 



La bronchite acuta, segnatamente .iafiarnmatoria, viene 
separata dalla ipertòsse merco gli osservati seguenti: la 
infiammatone dei bronchi è quasi sempre accompagnata 
dalla febbre piijt o meno manifesta, spesso questa si 
addimostra in rapporto e quasi nella dipendenza del prò* 
cesso flogistico; invece durante la ipertosse appena in-* 
terviene alcuna febbre, dessa apparisce quasi accidentale, 
non scerba il modo della continua remittente propria alla 
bronchite , il modo e la qualità della tosse, il ricorso per 
accesso istantaneo, Ut violenta durante, l'accesso, la no- 
tevole calma fra gli accessi, il suono speciale spasmodico 



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479 
della inspirazióne,' costituiscono differenze oonskl$revoU 
. fra la ipertosse e la bronchite; in questa la tosse è mano 
violenta, quasi mai assume la forma convulsiva, secca 
nel principio, umida nel seguito, adduce tale espettorato, 
non filamentoso, soltanto spumoso; simulante talora quello 
della ipertosse: assai più di frequente il romito si ag- 
giunge alla ipertosse di fronte a quello accidentale che 
talora occorre nella bronchite; il vomito della ipertosse 
apparisce determinato dal vèllicamento patito alla glot- 
tide, mentre quello unito alla bronchite sembra dovuto 
alla difficoltà della espettorazione : la bronchite quasi 
mal adduce la epistassi, od avviene a modo di eccezione; 
mentre ricorre abbastanza frequente nella ipertosse ; epi- 
stassi indotta dalia qualità della tosse e dalla momenta- 
nea sospensione del respiro, alle quali cose consieguooo 
afflusso sanguigno alla testa, e non libero il discarico per 
le giugulari: altro argomento, ma posteriore, contiensi 
nella varia durata di quelle due malattie ; la bronchite 
più spesso ha termine o viene giudicata al quattordice- 
simo giorno; la ipertosse invece persiste quasi sempre 
sei settimane : in quanto alla, virtù della cura , questa 
meglio risponde contro la bronchite di quello si . vede 
più spesso insufficiente a , debellare la ipertosse ; morbo 
contagioso, costretto a compiere il ciclo segnato. 

Maggiori difficoltà si oppongono alla separazione della 
bronchite dalla pleumonite, segnatamente se quella è 
diffusa, generale o capillare: i segni o soltanto! sintomi 
tratti dalla percussione e dall' ascoltazione sono simili e 
talvolta uguali, in ispecie la quantità della febbre, e la 
qualità della tosse; che se avvi guida, questa consiste 
nel considerare il modo della respirazione. Nel maggior 
numero dei casi la bronchite estesa, capillare, si accom- 
pagna al respiro non soltanto frequente ma inoltre a 
quello addominale , senza costringimento alla base tora- 
cica, senza agitazione delle pinne nasali. Ma se la in- 



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480 

flam magione è stabilita ovvero irradiata all'estremo ij* 
mite bronchiale, e già gii si formino i cosi detti oodi 
costituenti là pneumonite lobulare, in allora* apparisce il 
respiro atosante, viene patito e si tede il costringimento 
alla base toracica, si osservano agitate con frequenza e 
celerità le pinne nasali. Clio se il polmone viene inve- 
stito, la respirazione si rende maggiormente difficile, si 
vede interrotta, si notano * scosse , la inspirazione in 
i specie spesso si osserva brusca e precipitata , ed a tal 
<raodo che somigli il boccheggiane dei pesci posti fuor 
d'acqua, la quale venne denominata ispirazione espi- 
ratrice. Offertosi cosi il respiro, la diagnosi va ricca, 
segnatamente a soccorso dei poppanti, don soltanto di un 
sintonia, ma ben anco di un segno, e si confonde con la 
prognosi: evvi argomento della imminente oppure della 
costituita 'pneumonite con grave danno e non minore pe- 
ricolo dell' infermo. Ma qui a temperare la sicurezza del- 
l' osservato, giova ricordare che talora l'autossia non 
conferma la pneumonite, mentre in altra più rara circo- 
stanza si discopre questa latente ; se ne trovano i testi- 
. monii residuali, senza che quel modo del respiro avesse 
preceduto. Riassumendo, può dirsi che in generale, la 
esternazione febbrile apparisce minore nella < bronchite di 
fronte alla pneumonite; che quella si rende maggiore 
quando sia aggiunta la seconda ; che avvenuto il con* 
nubio, si osservano oscillazioni della temperie alla pelle ; 
che la bronchite capillare adduce spesso la pneumonite- 
per irradiazione infiammatoria ; che ciò avvenuto si nota 
quasi sempre una forma della pneumonite catarrale. 

Innanzi di porre termine al presente paragrafo non 
sarà inutile ricordare che talora la bronchite si aggiunge 
atte febbri tifoidee, ossivvero che la bronchite può assu- 
mere una qualità atassica : in ambedue i casi la tempe- 
rie lungo l' esordio della malattia si contiene al di sotto 
dei quaranta gradi ; Io che serve a separare le febbri 



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4SI 

tifoidi, con elevata temperie iniziale, dalla bronchite ca- 
tarrale, e <ia quella ancora infiammatoria. 

Parimenti vuole essere ricorflato. di passaggio ohe 
talora si osservano alcuni fra i sintomi della bronchite e 
di conserva la ipersecrezione .bronchiale, prodotto pato- 
logico delle glandule mucose senza alterazione, e spoglio 
dell' epitelio , senza pure che sf abbia fra mani la vera 
bronchite: trattasi invece della broncorrea, sostenuta 
meglio dall'ingorgo e dalla stasi, piuttostochè dal pro- 
cesso infiammatorio ; broncorrea che talora apparisce per 
intervalli acuta, offrendo ognora molta materia espet- 
toratole. # 

Prognosi. 

Più che incerto, vario è il presagio che si appartiene 
alla bronchite, subordinato alla età, ossia al processo pa- 
tologico costituito ed ai conseguenti suoi : a modo ge- 
nerate può essere tenuto fermo incontrarsi più facilmente 
T esito letale dai bambini, non venuti all' anno sesto , di 
quanto si osservi nelF età seguente. Grande e forse pre- 
cipuo motivo della differenza fra quetle diverse età con- 
siste in ciò che la bronchite insorta a danno dei bam- 
bini di rado si contiene in ristretto limite; che stabili- 
tasi iniziale nei grossi e nei mezzani bronchi, più spesso 
irradia e si approfonda a danno dei minimi e persino 
dèlie vescicole polmonari ; che facilmente adduce la pneu- 
monite lobulare, costituendone i noduli; che per essa si 
perviene talora al catarro soffocativi dovuto al ristretto 
lume dei cunicoli , alta copiosa secrezione , alla relativa 
maggiore raccolta dell' escreto» ed alla insufficiente espet- 
torazione poco o nulla coadiuvata dall' atto volitivo. Nò 
la maggiore estensione assunta da questa' forma morbosa 
ò una singolarità pertinente alla bronchite, posciachè al- 
trettanto avviene per la pneumonite e. per molte e sva- 

Annali. Voi. CCXVI. * 31 



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482 

riate malattie , in ispecie quando «diavi a substrato V e- 
lemento flogistico, o quello catarrale : quanta minore è 
la età, tanto- meglio si osserva la irradiazione morbosa, 
più si nota l'opera dei consensi, dovuta in parte alfe- 
squisito sentire e quindi ai maggiori legami e forse di- 
pendenze; nel fattispecie della bronchite giova ricor- 
dare la contiguità dei tessuti e sopramodo le anastomosi 
vasali più appariscenti. Godesti sospetti, sieno o no fon- 
dati, resta V oéservato clinico della più facile e lata dif- 
fusione dei processi morbosi lungo i primi anni della 
vita. 

x La bronchite idiopatica e segnatamente contenuta nei 
grossi bronchi o soltanto estesa ai mezzani, più spesso 
termina a bene, massime a vantaggio dei fanciulli ^ in 
ispecie se dotati di buona costituzione, e quando la bron- 
chite sia stata determinata da una cagione occasionale: 
in tale circostanza la malattia più spesso si attiene alla 
qualità infiammatoria, la quantità della secrezione si ad- 
dimostra modesta. Iti qualità apparisce meno viscosa ed 
aderente, infine la espettorazione viene favorita dalla 
opera volitiva dell'infermo. 

Meno felice è l' esito, od almanco più incerto ò il pre- 
sagio tuttavolta che la bronchite sia secondaria , venga 
promossa da speciali cause, insorga a danno di quegiino 
dotati di cattiva, tempra organica , massime infraliti da 
pregresse malattie, o deturpati da singolari* labi ; in al- 
lora il meri male da temersi si è che la malattia si pro- 
tragga, e venga assunta la qualità, l'incesso, la sten- 
tata giudioazione delle bronchiti croniche : il fatto stesso 
del più lento cammino segua la poca vigoria organica» 
k modesta efficacia conseryativa, e tale povertà non con- 
sente grande la speranza del restauro salutare. 

In riassunto' può essere affermato che la bronchite 
limitata, promossa dalle cagioni accidentali, segnatamente 
dagli sbilanci termometrici ed igrometrici , avvenuta a 



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483 

carico degli individui antecedentemente sani , dotati di 
buona costituzione, che abbiano raggiunto Tanno sesto, 
offre i maggiori argomenti dell' esito felice e nel breve 
ciclo di uno ovvero due settenari. 

La bronchite latamente estesa, quella denominata ge- 
nerale, contiene a pari caso i maggiori danni , minaccia 
più grave il pericolo , non soltanto perchè meglio atta 
allo addurre la pneumonite lobulare, ma ancora siccome 
capace per invescamento di un più grande numero dei 
cunicoli di condurre a morte; la quale avviene segna- 
tamente lungo il periodo della decrescenza , quando ab- 
bondi la secrezione e ne consiegua cumulo, persino. ta- 
lora all' otturamento bronchiale , in ispecie dei cunicoli 
minori : in tale circostanza vedesi iniziata V asfissia a 
modo lento, spesso segnata dalla cianosi, ed esplicata dai 
trovati necroscopici, pei quali ora si vede nei bronchi 
spalmatura di muco denso e filamentoso, ora materia pi- 
riforme tenacemente aderente , tal' altra ma più di rado 
rinvengonsi stuelli o turaccioli formati da sostanza pla- 
stica. Egli ò nell'ultimo caso che la morte talora sor- 
prende ali* -impensata, preceduta dall'asfissia spedita; rav- 
vicinando la manifestazione morbosa e l'esito fatale ad 
alcune delle varietà del crup, al crup bronchiale, caso da 
me altrove narrato. < 

\& bronchite con larga sede racchiude talvòlta grave 
danno, ancora a carico dei fanciulli,, quando investa sol- 
lecitamente, inceda spedita , quasi divampasse ; posciachò 
non è sempre concesso all' arte menomare il processo 
morboso, impedirne i conseguenti. Peraltro non venendo 
spesso una tale bronchite susseguita dall' abbondante se- 
crezione, evitato il cumulo dell' escreto , allontanato il 
pericolo meccanico, effetto dello invescamento e più della 
otturazione bronchiale , ed avendo spesso a substrato il 
processo flogistico semplice ed esquisito, dessa vedesi non K 
di rado combattuta vittoriosamente dall' arte , e volgere 



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431 

talora alla risoluzione con altrettanta speditezza, quanto 
ne fu rapido 1* investimento : ciò segnatamente avviene 
quando V infermo godeva antecedentemente sanità e buona 
la saluie, quando non regni una costituzione medica di 
prava indole, quaado 1' arte accorse sollecita e la cura 
non fu tentennante. 

Grave è il presagio della bronchite, sia limitata, peg- 
gio estesa, se aggiunta alle malattie croniche : resta per 
altro dubbio se la manifestazione sintomatica , se l' esito 
talora fatale, se i trovati cadaverici debbano essere sol- 
tanto ascritti alla bronchite, e. meglio s'appartengano al 
morbo cronico ed in questa circostanza principale. Du- 
rante la vita dell' infermo , chiamato in soccorso il mi- 
croscopio, questo spesso nell'espettorato discopre, granu- 
lazioni, frustoli di fibra elastica, e persino detrito orga- 
nico formato da cellule epiteliali. Aperto il cadavere, non 
di rado si rinvengono testimoni dell'affezione tuberco- 
losa, ora prodotta, tal' aititi e pici spesso sollecitata ; dac- 
ché tale labe viene discoperta nei generanti o negli af- 
fini. 

Minore è il. pericolo minacciato dalla bronchite in- 
sorta lungo i morbi acuti , eccetto nelle febbri tifoidee : 
in generale la bronchite di conserva a quelli siegue il 
fatto della malattia primaria. 

Trovati cadaverici. 

Sottoposti all'esame i bronchi, si nota la injezione a 
carico della membrana mucosa, tanto nei maggiori quanto 
nei mezzani, più ancora^nelle minime suddivisioni bron- 
chiali, meglio nel compartimento destro che a sinistra, 
segnatamente nei teneri bambini : la più cospicua inje- 
zione che si vede nei bronchi minimi, se accenna meglio 
la sede tenuta dàlia malattia, se esplica la causa della 
morte, deve essere ancora addebitata alla particolare con- 



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485 
dizione anatomica, per la quale; la rete vascolare san- 
guigna predomina ed ò più apparisòente quanto meglio 
avvicina il termine dei brpnchi , là ove ne sieguono 1« 
vescicole polmonari. 

Pari od in corrispondenza alla injezione si offre il 
rubore più o meno intenso assunto dalla mucosa, colorito 
più appariscente nei bronchi dei lobi inferiori, nelle re- 
gioni posteriori , non scomparente mercè la lavatura ; 
siffatto colorito si limita alla mucosa quando alla bron- 
chite non si associi ingorgo polmonare, e si mostra nei 
maggiori bronchi, dotati di anelli cartilaginei, tanto so- 
pra la cartilagine quanto negli interstizii; codesto ru- 
bore non è effetto cadaverico , sia perchè gì* infermi te- 
nevano la postura medesima , sia per altro motivo, cioè 
che presso a poco simile si vede nelle regioni anteriori. 

Quasi mai la mucosa per la bronchite raggiunge mag- 
giore là spessezza di fronte allo stato normale, quantun- 
que vi si, noti talvolta il .turgore, manca la densità. Vi 
si vedono alcuna fiata ulceri, giusto 1* osservato da Fau- 
vel, lungo i bronchi mezzani, nei bambini oltre la prima 
dentizione , ed in queglino soggetti ai tubercoli ; ma in 
quest'ultima contingenza resta dubbio cui debba essere 
ascritta V ulcera, se alla infiammazione , o meglio air o- 
pèra tubercolare. Vuoisi poi evitato l'errore di scam- 
biare le ulceri con la dilatazione delle cripte mucose, 
. mostranti orifizio di forma regolare, roton<}£, non frasta- 
gliata» e compresse gementi muco. ' 

Per entro i grossi bronchi più comunemente si vede 
un escreto biancastro, viscoso, alquanto aderente,. e mol- 
te bollicine con gas contenuto: nei mezzani e più oltre 
nei piccoli l'escreto si nota più denso, attaccaticcio, opaco. 
Varia ne è la natura o qualità, giusta il processo pato- 
logico , talora secondo la sede tenuta, lo che può atte- 
nersi al processo, tal' altra sembra legata alla cagione 
speciale ovvero specifica che addusse la bronchite , V in- 



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486 

cesso stesso apparisce efficace intorno la qualità dell' es- 
sudato : in generale si possiedono gli osservati seguenti. 
Trovasi essudato flbrino-epiteliale , massime nei bam- 
bini, con sede varia, per bronchite tanto primitiva quanto 
secondaria, con incesso acuto ovvero crònico, associata o 
no alla pneumonite fibrinosa. 

L* essudato è assolutamente fibrinoso , interstiziale , 
conseguendogliene la necrosi del tessuto, la eliminazione 
del deposto, lo sfogliamento : avviene per la tubercolòsi 
e per le tifoidi associate : per le ultime può addurre la 
cangrena della mucosa , e talvolta l' escreto di qualità 
putrida. 

V'ha un essudato specifico dovuto alla efficacia di 
alcuni esantemi associati alla bronchite: grave circo- 
stanza, giacché quasi sempre consiegiie la morte. Talora 
l' eresipela scomparso dalla faccia , riverberato a danno 
dei bronchi , suscita la bronchite per la quale avviene 
1' essudato specifico : peraltro non è impossibile che la 
medesima causa manifesti l' eresipela e susciti una bron- 
chite speciale. Il vajuolo si addimostra maggiormente 
capace di determinare una bronchite specìfica con pari 
essudato : la efficienza contagiosa approfonda discendendo 
lungo i bronchi, ove si rivelano pustole molli, pultacee, 
ove si vede la mucosa rosso-oscura ed escoriata, ove sì 
discopre un induitìento formato dal muco-pus e dall'es- 
sudato fibrinoso, ove infine si osservano ulceri , che alla 
pelle formerebbero i butteri vajuolosi, e sopra la mu- 
cosa per la umidità restano tali , meno una qualche ri- 
mendatura a modo eccezionale con escavazione , siccome 
testimonio dell'opera vajuolosa. 

Riassumendo, sembra accertato che per la bronchite 
catarrale si rinviene essudato mucoso o muco-purulento, 
che per la bronchite pseudo-membranosa l'essudato si 
mostra flbrino-epiteliale, che per la bronchite parenchi- 
raatosa l' essudato interstiziale ora è semplice , tal' altra 



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putrido, e persino gangrenoso, infine per la esantematica 
T essudato apparisce specifico. 

In quanto allo stato o lume -dei bronchi questo si os- 
serva: quanto più la bronchite ha perdurato, tanto me- - 
glio i bronchi presentano maggiore il calibro , fatta 
astrazione dalla quantità dell' escreto , il lume dei cubi- 
coli bronchiali si addimostra più ampio ora soltanto in 
alcuni rami, tal' altra inVece in molte e più sottili sud- 
divisioni: spesso in tale circostanza si vede soprapposta 
alla mucosa altra membrana sottile e liscia , ossi v vero 
un verniciato mucoso. Codesta maggiore ampiezza segna- 
tamente raggiunta dai 1 minimi bronchi potrebbe essere 
ascritta all'opera dell'aria rattenuta per insufficiente 
espirazione , ovvero impedita entro limite dalla effusione 
e dalla raccolta dell' escreto. 

La dilatazione dei bronchi si rinviene notévole per la 
bronchite cronica : quando quella ò localizzata o parziale, 
facilmente si aggiungono escavazioni, le quali durante la 
vita possono indurre in errore facendo supporre caverne 
tubercolari segnate dai suoni e dai rumori pertinenti alle 
seconde. 

Allorquando alla bronchite in ispecie capillare abbia 
tenuto dietro la pneumonite iniziata e costituita lobulare, 
spesso si rinvengono alquante ampolle piccole, grigiastre, 
contenenti muco ed aria, simili alle granulazioni dei tu- 
bercoli trasparenti ; altra volta si vedono punti rossi 
miliariformi, poco duri, pari alle echimosi : quella prima 
alterazione patologica patita dal polmone meglio occorre 
a danno dei bambini che oltrepassato il secondo anno 
abbiano raggiunto il quinto; ossivvero nel!' intervallo che 
decorre fra essi: il secondo prodotto patologico più •fa- 
cilmente si vede nel polmone dei pompanti. - 

Inoltre a codeste alterazioni trovasi alcuna volta il 
collasso del polmone, dovuto ovvero associato al cumulo 
dei muchi purulenti: in altra circostanza si nota la con- 



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488 

gestione sanguigna, scompagnata dalla epati zzazione pol- 
monare, offrente analogìa con la milza ? stato comune- 
mente detto della spleni zzazione: persistita la conge- 
stione, non di rado le ne siegue altra modificazione, una 
metamorfosi particolare denominata carnificazione, pro- 
dotta più che effetto di un processo progressivo persino 
alla morte. L' enfisema di rado consiegue la bronchite 
limitata o parziale , più spesso si osserva per la bron- 
chite lata, a danno dei minimi bronchi, con associata o 
consecutiva pleumonite lobulare : spesso l'enfisema si 
discopre inter lobulare, di rado, soltanto vescicolare, ta- 
lora quello è molto esteso ; sembra dover essere addebi- 
tato alla rottura delle vescicole, indotta dalla espira- 
zione violenta : la sede preferita dall' enfisema corri- 
sponde alla regione sotto-clavicolare ed agli sparii in- 
tercostali, là .ove si ottiene minore il soccorso dalla pa- 
rete toracica nel momento espiratorio. L' enfisema vesci- 
colare, più raro d' assai, va di conserva frequentemente 
con il collasso polmonare ; e sembra quello meglio do- 
vuto alla ispirazione per la quale Varia sia spinta con 
violenza persino alle vescicole polmonari, producendo di- 
latazione duratura : in tale contingenza difficilmente viene 
raggiunta la completa • eliminazione dell' aria prima in- 
trodotta nelle vescicole , l' accesso alla nuova trovasi 
impedito, almeno nella quantità occorrevole alla perfetta 
ematosi, si associa di frequente la bronchiectasia, tiene 
dietro T asfissia lenta, causa precipua della morte. 

Talora ma assai di rado si discoprono vestigio del 
processo patologico esteso a danno della pleura ; in quella 
vece meri difficilmente la bronchite manifesta sua jjossa 
a carico dei contigui gangli, peribronchiali : a seguito 
della bronchite acuta quelli si notano rigonfi , molli , di 
colorito rossastro e tal fiata rosso,: per la cronica si 
rinvengono indurati, di colorito oscuro, talvolta nero, 
dovuto al pigmento. Che se gì' infermi, massime fanciulli, 



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48& 
sottostavano alla labe scrofolosa , quei 'gangli offrono la 
metamorfosi caseosa , da essere addebitata meglio alla 
diatesi speciale di quello sia. al processo infiammatorio; 
posciachè quella trasformazione non sta in rapporto al 
grado della bronchite sofferta , od alla quantità o grado 
della infiammazione manifesta: 

Alla bronchite recidivata, a quella divenuta cronica, 
tal fiata sussiegue adulterazione del ventricolo destro 
cardiaco, a motivo della difficoltà del circolo sanguigno 
polmonare: trovansi orme della iperemia, e conseguente 
cambiata la nutrizione muscolare del cuore : ciò meglio 
interviene a danno dei fanciulli , meno sempre a carico 
dei barabinh 

v Cura. 

La bronchite limitata e sémplice, quella che non in- 
tercorre durante altre malattie ^quella che non succede 
o non dipende da uno stato patologico anteriore , quella 
che venne singolarmente determinata dalle cagioni acci- 
dentali per sbilanci termometri ci ed igrometrici, consiste 
in leggera |nfiammazione, con poca o ni una tendenza a 
diffondersi , sita nella primissime e maggiori divisioni 
dei bronchi ; e racchiùde pochi danni , minacciando mi- 
nori i pericoli: siffatta bronchite tende di per so alla 
risoluzione, spesso in brevi giorni „ contenuti nel primo 
settenario, e non domanda quasi alcun soccorso terapeu- 
tico. 1 riguardi igienici nel maggior numero dei casi 
coadiuvano quel processo organico , pel quale i morbi 
vengono risoluti e giudicati dalla sola efficacia conser- 
vativa; la quale sembra consistere nel lavorìo di chi- 
mica organica, delle combinazioni e sdoppiamenti, in se- 
guito a che vedesi eliminato un prodotto disaffine, quale 
gli antichi denominarono materia morbosa. Quindi è che 
bisogna riparare l' infermo dalle impressioni umido-fredde, 
o soltanto dalla temperatura bassa ; fa d" uopo tenerlo 



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490 

in camera segnatamente nell' inverno e nelle stagioni 
piovosi sovviene ripararne il corpo con maggiori vesti- 
menta dell' usato, e se sia possibile tenerlo in letto. Per 
altro vuoisi non sopraccaricarlo di drappi lanosi, i quali 
spesso determinano il sudore talvolta troppo sollecito e 
perturbante il processo della risoluzione, tal'altra sover- 
chio e quindi depauperante i teneri organismi. Avviene 
alcuna volta che per le soverchie coperture il calorico 
promanante dalla pelle venga contenuto e non disperso » 
e per esso talvolta il grado della febbre vedesi accre- 
sciuto : ciò arreca danno , ed aggrava quasi con river- 
bero la infiammazione locale. Per là medesima ragione 
delle sconvenienti coperture, e forse del sudore provo- 
cato e mantenuto alla superficie della pelle, ergono eru- 
zióni vescicolari anomale, dette sudamina; le quali in- 
generano inquietezza , agitazione , ed insonnio , che non 
giovano all' andamento regolare della malattia. Tali eru- 
zioni peraltro non adducono sempre danno , massime 
quando appariscano dopo alquanti giorni di malattia, se- 
gnatamente se avvengono in frattanto che si manifesti 
diminuzione dei sintomi morbosi , quando in ^specie non 
impediscano la quiete ed il sonno air infermo: in tale 
circostanza adoperano siccome atto critico, e le osservai 
più volte facilitare e addurre più sollecita la guarigione. 
Rispettati tali precetti igienici , quando la malattia 
richieda alcun soccorso terapeutico, la cura vuole etfsere 
sempre contenuta in giusto limite; giammai è' permessa 
quella tumultuaria di troppo operosa, massime quando 
si tratta dei bimbi: soddisfano in tale evenienza alcune 
decozioni diaforetiche e pettorali, siccome quelle dei fiori 
della malva e delle viole, o dei fichi secchi, bastano al- 
quante cucchiaiate 1 dei sciroppi dell'altea, della capillaria, 
di gomma. Fa d' uopo tener facile it ventre adoperando 
l'olio di amandorle dolci, la manna disciolta, lo sciroppo 
di magnesia, dei fiori di persico, l'altro di cicoria e ra- 



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491 
barbaro, lo fcuccaro di latte, e nei casi di maggior sti- 
tichezza è negli slattati una minima dose di calomelano: 
talvolta i clisteri emollienti soddisfano allo scopo. 

Contro la bronchite lata la cura in generale deve 
essere alquanto più attiva, e sopratutto necessita tenere 
gY infermi* a dieta rigorósa : oltre i sussidii sopra esposti 
valgono gli emetici e segnatamente la ipecaquana (Ca- 
banis), ottimo espettorante, Ai fanciulli è concesso pro- 
pinare minime dosi di tartaro ematico, il quale appa- 
risce Vàlido- antiflogistico, fornito di facoltà espettorante, 
e quando non promuova il vomito, adopera siccome pur- 
gativo. Si applicano cataplasmi lungo lo sterno , coperti' 
da taffettà gommato all'oggetto òhe si conservino caldi: 
si usano ancora i pantiitini secchi e caldi. Fra gY irri- 
tanti locali si possono apporre vescicanti volanti, ovvero 
spalmature con olio di croton ( Bouchut ) : ma queste 
hanno 1* inconveniente di suscitare una flogosi erisipé- 
lacea : i -primi talvolta inducono ritenzione della orina , 
quantunque un tale effetto meno si osservi od intervenga 
a danno dei bambini di quello sia presso gli adulti : una 
fra le molte differenze che passano a riscontro delle va- 
rie età, o mèglio dello stato organico ad esse pertinente. 
Giovano i pediluvii ed i manilu vii irritanti, deviando dal 
petto, eccitando le azioni cutanee e promovendo sudori. 
In quanto spetta alle sottrazioni sanguigne , desse pòco 
o nulla soccorrono i bambini , ed appena una qualche 
sanguisuga è permessa : possono essere praticati piccoli 
salassi ai fanciulli robusti , ma con tnolta prudenza. La 
osservazione ha mostrato che la pqca temperanza circa 
le sottrazioni viene spesso seguita da maggiore ingorgo 
ai bronchi: parrebbe che tolta la vigoria ^ organica non 
siavi più lena per cacciare il sangue alla periferia e 
promuovere ' sudori , ma invece che il sangue meglio si 
accumuli air interno e segnjtatiieate là ove vige un pro- 
cesso flogistico; il quale serve di chiamata al sangue raer- 



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492 , 

desimo. Per ciò che risguarda alcuni farmachi capaci di 
calmare la tosse episodicamente, senza par ricorrere alla 
belladonna ed allo stramonio, rimedi troppo efficaci e di 
sospetta attività pei teneri organismi , vale lo sciroppo 
diacodio , talvolta bastando all' uopo il tridace. Alcnna 
Tolta, decorso il periodo acuto, sembra che la malattia 
si soffermi, e senza pure trascendere alla qualità cronica, 
si arresti il processo della risoluzione , persistendo in - 
ispecie la tósse : in questa circostanza giova P applica- 
zione del cerotto di Borgogna, conservato sopra la re- 
gione, persino al distaccamento spontaneo. ; al di sotto del 
cerotto si formano papule e vescicole con sollievo dei 
bronchi, quasi fosse una esplusione critica, giudicante la 
malattia. Si è iri questi momenti che più segnatamente 
vogliono essere rispettati i riguardi igienici, vedendosi 
talvolta rincrudire la malattia, esacerbarsi di nuovo, sol- 
tanto per aver trascurata la igiene.. 

Vigente, la costituzione medica decisamente infiamma • 
torta, si osserva la bronchite elevarsi al più alto grado, 
si vede in quasi tutti i casi investire, latissima e solle- 
cita, tutta T albero bronchiale, e deve temersi probabile 
la estensione flogistica a danno del polmone: si è in que- 
sta circostanza e massime nei fanciulli dotati del tempe- 
ramento sanguigno» che sono permesse anzi talora do- 
mandate le sottrazioni sanguigne, tanto coli* opera del 
sanguisugio, quanto mercè il salasso generale; sottopo- 
nendo per altro la ripetizione e la copia ài grado della 
reazione febbrile. Ma in questa stessa contingenza della 
speciale costituzione regnante bisogna ricordare che appo 
i bambini ed i fanciulli, in ispecie nei primi, la quantità 
od il grado della febbre varia di molto lungo le diffe- 
renti ore della giornata , anzi va soggetta a maggior 
numero di remissioni e di esacerbazioni di quanto avviene 
agli adulti; che non di rado si notano remissioni tanto 
larghe da apparire siccome ìntermissipni; che sotto an- 



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493 

che i processi flogistici meglio costatati non avvi quella 
persistenza, quella continuità di reazione febbrile che si 
nota nelle infiammazioni patite dagli adulti! Quindi è 
giocoforza non affidarsi interamente ài grado della feb- 
bre per istituire larghe sottrazioni sanguigne, o troppo 
facilmente ripeterle. E quell'altalena della reazione feb- 
brile probabilmente dipende da questo, che nella vita in- 
fantile avvi più vivacità che forza; che facilmente in- 
sorge febbre, a motivo della facile reazione organica e 
della diffusione morbosa ; che nei primi anni' si osserva 
molta estrinsecazione sintomatica e sopratutto Tebbrile, 
senza pure vi corrisponda altrettanto processo morboso e 
pari quantità della infiammazione. Le quali cose ricor- 
date nell'esercizio clinico trattengono dalle soverchie sot- 
trazioni. 

Che se alla vece di una costituzione medica di qua- 
lità infiammatoria regni altra di differente e quasi op- 
posta natura, allora si vede, decorso alcun giorno dal- 
l' investimento della bronchite diffusa, assunto uno stato 
che manifestasi per quella sindrome che dicesi tifoidea. 
In tale circostanza sono affatto sconvenienti le sottra- 
zioni, ed in quella vece ; adoperati i rivellenti ed i ri- 
vulsivi, bisogna dar mano ad altri sussidii, quali laser- 
pentarià virginiana, e persino le tinture di muschio e 
del castoreo , la canfora , ed altri simili che sostengano 
le forze del generale organismo. Posciachò egli è ben 
dubbio se localmente e lungo l' albero bronchiale siavi ed 
arda véro processo flogistico , od in quella vece trovisi 
sostituito un ingorgo, che ne sostenga 1* apparenza e ne 
faccia simulazione. In ogni supposto vuoisi concedere che 
la sede della malattia possa trovarsi in tali condizioni 
che di molto differiscano da quelle dell' universale ; veri- 
ficandosi nell'argomento della cura ciò che gli antichi 
indicarono sotto i vocaboli d' indicante e non perniiti 
tenie : savia avvertenza trascurata da alcuni: 



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'494 

Allorquando, meglio per motivo individuate di quello 
eia per causa della, costituzione me^oa, la bronchite ab- 
bia trascorso il tempo ordinariamente assegnatole, e più 
assunta la qualiti cronica, in allora convengono altri 
sussidii, e fra questi apparisce di cospicuo soccorso l'olio 
del fegato di merluzzo in piccole dosi , e tanto che non 
adduca diarrea ; giova la dieta lattea , e sembra che il 
latte di somara meglio convenga; sovviene in generale 
r alimento tratto dalle fecole e dalle . carni . degli ani- 
mali giovani , il quale favorendo la nutrizione gene* 
rale non arrechi stimolo- soverchio. Tal genere di cura 
sembra essere richiesto , in ispecie se v* abbia argo- 
mento di sospettare una latente diatesi tubercolosa, ra- 
gione potissima della impedita risoluzione (Iella bronchite, 
causa principale della continuazione o meglio della tra- 
sformazione in bronchite crònica. Segnatamente poi si 
addice queir olia animale a quegli individui nei quali la 
scrofola sostepga la bronchite di qualità • cronica ; anzi 
da quanto fammi permesso osservare, queir olio giova 
contro la diatesi scrofolosa , vinta od almeno diminuita 
la quale, scomparisce ogni manifestazione della bronchite: 
è lo jodio che modificato e reso più assimilabile mercè 
la traversata di altro organismo» vale a snaturare e 
Vincere la diatesi scrofolosa, allontanando per conseguente 
la manifestazione della bronchite cronica. La quale in- 
fine nuli* altro sarebbe che una delle tante localizzazioni 
della labe scrofolosa, con sede prescelta e quindi l' appa- 
riscenza ed i sintomi della bronchite ; e la infiammazione, 
seppure ve ne ha,' in questa circostanza non sarebbe pro- 
cesso primario, ma invece secondario e conseguente. 

Oltre a ciò necessità ricordare di passaggio che in 
generale la bronchite tanto ùei fanciulli , quanto e me- 
glio nei bambini, racchiude un, fondamento piuttosto di 
qualità catarrale alla vece di una esquisita infiamma- 
zione , che si manifesta in preferenza accompagnata ,da 



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.405 
copiosa secrezione fino dai primissimi .giorni» pìuttostochò 
dalla seòcheaza ed aridità propria alla vera flogosi. Per 
lo che senza escludere iì concetto annesso alla bron- 
chite, nei fanciulli e nei bambini converrebbe aggiungere 1 
l'appellativo di catarrale, ed in talune circostanze per- 
sino doversi denominare broncorrea ; e ciò segnatamente 
nell'ultimo periodo della malattia, ovvero quando all'a- 
cuto ubbia conseguita la trasformazione in morbo cronico. 
Ciò poi tiene puntellato da un. fatto clinico che frequen- 
temente occprre, ed è il vedere il catarro bronchiale al*- 
ternato dalla diarrea mucosa ; a modo che vanno sog- 
getti a quest' ultima forma di malattia lungo la estate 
queglino stéssi, i quali patirono bronchiti catarrali du- 
rante le stagioni ùmido- fredde (West). E non ebbero 
toKo Barthes e Rillret, quando riassunsero ' il loro pen- 
siero nelle parole seguenti: « Nous ignorons sUlexiste 
une bronchite primitive indépendante de Vinfiuence 
catarrhale. Elle esiste probablement chez V adulte: 
elle nous a échappé chez l'enfant » ( voi. 1.° pag. 407 ). 



Is'atroplna, la morfina* il curaro e l'ammoniaca* 
infettati sotto la pelle * nella cara di varie 
forme morbose ; Memoria letta al Comitato me- 
dico Cremonese dal doti. AfrGELO MONTE! VERDI. 

1/ ra i diversi trovati della medicina rimoderna, non v'ha 
dubbio, si merita un posto distinto quello recentissimo, 
di affidare all' assorbimento del tessuto connettivo sotto- 
cutaneo, i ' medicamenti attivi ed energici che si vogliono 
introdurre nell* organismo umano ammalato , allo scopo 
di risanarlo. 

Quésto metodo , conosciuto sotto il npjne di medica* 
«ione ipodermica , fondato nel 1855 dal celebre Wood , 



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496 

solo da pochi anqi si osa nella nostra città, Ora però 
vi ai trova tanto diffuso, che nessun medico, tutte volte 
ne vede chiara 1* indicazione , trascura di metterlo in 
pratica. 

Ed in vero, L'utilità della medicazione ipodermica nei 
casi in cui fa duopo impiegare dei rimedii eroici a dose 
esigua, è cosi grande in confronto dell' altra, abituale ed 
antichissima di confidarne l'assorbimento al tubo di- 
gestivo, che al presente, .non ò possibile metterne in dub- 
bio la superiorità. 

Ciò appare incontestato quando vogliasi considerare 
che la medicazione ipodermica ò 1* unica applicabile ai 
casi in cui 1* amministrazione dei medicamenti per bocca 
è impossibile, come nel tetano e nell'idrofobia, ovvero è 
inutile, come nel cholera-astatico. e nel tifo, non poten- 
dosi contare sull' assorbimento dei tubo digestivo. 

Ma questi vantaggi non sono i soli : altri ce ne of- 
fre che* la rendono maggiormente preziosa. Mercè di èssa 
il medicamento con un processo innocuo è di facile ap- 
plicazione , . è portato in grembo al tessuto connettivo 
sottocutaneo , che lo assorbe prontamente ; per essa .si 
evitano quelle modificazioni, che alla virtù propria del 
medicamento, fa subire la facoltà assorbente del ventri- 
colo, variabile secondo lo stato suo di pienezza o di va- 
cuità; per essa si è sicuri di far passare in tempo bre- 
vissimo, nel torrente della circolazione sanguigna, quella 
determinata quantità di medicamento che ritiensi neces- 
saria in ogni singolo caso ; per essa infine , una volta 
conosciuta l'azione del medicamento, ad una determinata 
dose, si ottiene sempre l' identico effetto.. 

Con dati' cosi certi e proprietà cosi distinte, la medi- 
cazione ipodermica non poteva a meno di incontrare il 
favore dei medici e di emergere luminosamente nella te- 
rapeutica. E non dobbiamo meravigliarci se dessa nel 
volgere di pochi anni varcando coraggiosamente i limiti 



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497 
segnati* nel suo nascere, impiegò molti Altri medicamenti 
oltre i sali di morfina, .e giunse- con essi a vincere delle 
forme morbose gravissime contro di cui la vecchia me-* 
diciiia confessavasi impotente/ 

Non è mio intendimento d'intrattenervi sopra le 
varie sostanze mediòamentose costituenti la materia me- 
dica ipodermica. Fra queste ho scelto solo l'atropina, la 
morfina, il curaro e l'ammoniaca, siccome quelle che 
nella pratica m'hanno offerto dei risultati degni di -es- 
sere sottoposti alle vostre saggio considerazioni. 

Del calomelano impiegato in non pochi casi di sifi- 
lide costituzionale, con esito quasi sempre felice , trala- 
scio di parlarne, avendo seguito il metodo prescritto dallo 
Scarenzio che per il primo lo applicò fra di noi nel 1864 ; 
metodo usato ora dalla generalità dei modici in sostitu- 
zione alle metodiche frizioni mercuriali. Dirò solo che 
per evitare l' inconveniente dell' ascesso circoscritto por- 
tato dal calomelano, talvolta ho inoculato con pari suc- 
cesso" il bijoduro di mercurio, proposto da Martin, alla 
dose di due centigrammi, sospeso in un grammo di acqua 
distillata. 

a) Atropina, — Nel 1866, ho fatto la prima inocu- 
lazione del solfato neutro d' atropina, in un caso d* ischial- 
gia unilaterale, ribelle agli ordinarli mezzi terapeutici. 
V esito brillantissimo ottenuto m' indusse ad abbando- 
nare ogni altro, rimedio, nella cura di questa malattia; 
per ciò in giornata conto nella mia pratica quattordici 
casi dì ischialgia trattati coli' inoculazione sottocutanea 
di questo farmaco. 

Credo inutile di. riferir ne le singole storie, ora che 
negli Annali della medicina ipodermica se ne trovano 
registrate a centinaia, comprovanti tutte 1' efficacia del- 
l' atropina nella cura dell' ischialgia. Invece non sarà 
senza interesse esporre i particolari dell* inoculazione e 
gli effetti che subito dopo si osservarono negli infermi. 

Annali. Voi. CCXVL 32 



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498 

.AL presenterai d'uà individuo affètto da ischialgia, 
cerco innanzi «tutto a messo della palpazione i punti do- 
lorosi del nervo , e nella località ore sente pia vive* il 
dolore, eseguisco una prima^ inoculatone di sei goccio di 
una soluzione di solfato neutro d' atropina, costituita di 
centigrainmi sette e mezzo di questo sale sciolto in quin* 
dici t grammi d'acqua distillata. E siccome ogni goccia 
espulsa con un giro completo dello- scudo che trovasi 
sull'asta dello stantuffo, contiene un quarto di milli- 
grammo d'atropina, cosi colle sei goccio vengo a depo- 
sitare in grembo al tessuto connettivo sottocutaneo , un 
milligrammo e mezzo del farmaco. Per quanto debole sia 
questa dose* essa è sufficiente a calmare e troncare in 
pochi minuti il dolore nel punto ove • praticoli l' ino-, 
culazione: si ha poi la sicurezza di sua completa scom- 
parsa, quando sotto la palpazione esercitata con maggior 
forza di prima , 1'. ammalato non accusa , nò dolore , n* 
sensazione molesta. 

Dopo* V operazione lascio in arbitrio dell'ammalato, 
quando ne sia in grado j di abbandonare il letto : ed il 
giorno successivo ovvero due giorni dopo , procedo ad 
una iseoonda inoculazione di otto goccio, in altra località 
del nervo segnatami per la più dolente. Nello stesso 
modo faccio la terza inoculazione costituita di dieci goc- 
cio o la quarta di, dodici. Questa dose contenente tre 
milligrammi di solfato neutro d* atropina jo non 4* ho mai 
oltrepassata. 

Con questo metodo; se r ischialgia* è genuina, si ot- 
tiene sicuramente e prontamente la guarigione, senza ri- 
correre ad altri mezzi, senza sottoporre F infermo a pri- 
vazioni di sorta. In un solo caso sopra quattordici , ho 
dovuto, impiagare .dopo. F atropina che non ebbe effetto, 
F idroclorato di morfina, . con cui il dolore venne fugato : 
ed in due altri , *nè l'atropina, nò la morfina portarono 
vantaggio di sorta, essendo il dolore sintomatico di una 



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499 
leftta coxalgia. Nessun fenomeno grave insorse colla mas- 
sima dose impiegata : la dilatazione della pupilla, la sec- 
chezza ed il Heve bruciore della gola, la frequenza dèi 
polso taaniféstantisi subito dopò V inoculazione svanivano 
sempre in breve. tempo, nò mai fuwi bisogno di ricor- 
rere ali* amministrazione di qualche rimedio speciale. 

Noto quale segnò sicuro di guarigione, la sollecita e 
permanente scomparsa del dolore nel punto ove- per la 
prima volta inoeulossi 1* atropina. 

L* esito felice poi si ottenne sempre nel periodo di 
otto a dodici -giorni, talvolta con. una sola, tal' altra con 
quattro injezioni, a seconda dell* estensione del dolore ; e 
fu costante anche in alcuni casi in cui il dolore continuo 
e lancinante era antico, ricorreva ogni due o tre mesi 
ed obbligava V infermo al letto per diverse setti/nane , 
malgrado l' uso dei mezzi, più razionati, proposti- e Van- 
tati contro queste nevrosi. 

Ora se si riflette, che il metodo di cura ordinario 
impiegato contro 1* ischialgia grave consiste nei senapi- 
smi, vescicanti, ventose scarificate, elettro-puntura, ap- 
plicati nei putfti dolorosi, nel ranuncolo applicato al cal- 
cagno ; e che nei casi ribelli non si rifugge dal ricorrere 
al moxa ed al caustico attuale, oltre amministrare in- 
ternamente dei medicamenti sudoriferi, narcotici, anti- 
periodici, ecci, non parrà vero che si ottenga la guari- 
gione col metodo semplicissimo dell* inoculazione ipoder- 
mica d* atropina, offerente i tre requisiti cotanto deside- 
rati, e cioò 'H cita, tuta et juc tende di' Celso. 

Non ho mai impiegato direttamente l'atropina nella 
cura di altre nevralgie , come fecesi da molti , seguendo 
Bóhier che pel primo usò questa sostanza nel 185^. Invece 
Y ho esperita nell' ernia addominale strozzata , contro di 
cui, per quanto, sappia nessuno Adora ebbe a tentarla. 

Partendo dal fatto che nel nostro grande. spedale, in 
tutti i casi di ernia strozzata, applicasi tosto sul tumore 



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500 

una pomata costituita pressoché in totalità di estratto 
di belladonna , dalla quale si ebbe ad ottenere ' qualche 
rara volta la riduzione spontanea dell'ernia ovvero la 
sua facile riduzione col taxis, venni nel .pensiero d' ino- 
culare l'atropina nel tessuto connettivo sovrastante al 
punto dello strozzamento, allo scopo di produrre il pronto 
rilasciamento delle fibre musoolari che favoriscono o de- 
terminano lo strozzamento^ 

Il primo tentativo di questo genere, l'ho fatto nel 
1868 sopra una donna affetta da ernia crurale strozzata, 
contro di cui erano tornati frustranei, il salasso, la po- 
mata di belladonna, il ghiaccio ed il bagno generale, ol- 
tre il, taxis esperito ad intervalli. Con mia grande sod- 
disfazione , qualche minuto dopo 1* inoculazione di otto 
goccie della succitata soluzione d' atropina, sotto la pelle, 
al di sópra dell' arcata crurale ,. ho ridotto agevolmente 
V ernia a mezzo del taxis. Un secondo tentativo fatto 
nello stesso anno sopra un' altra ernia crurale strozzata 
non ebbe l' effetto desiderato. . Un terzo riespi perfetta- 
mente in un oaso in cui ad eccezione del taxis tentato 
a domicilio, nuli» s' era fatto per ottenere la riduzione. 
In somma da queir epoca a tutt' oggi ho curato con que- 
sto mezzo undici ernie strozzate. Sette erano inguinali e 
di queste quattro si ridussero col taxis, dopo V inocula- 
zione, a tre si dovettero operare coir erniotomia, avendo 
fallito il taxis : quattro erano crurali , e di queste due 
si ridussero col taxis dopo 1* inoculazione dell' atropina ; 
nelle altre due; riesci to vano Tatto manuale del taxis, 
si procedette all'erniotomia. 

Osservo che nei sei oasi ridotti a mezzo dejr atropina, 
in tutti meno uno erasi fatto precedere senza vantaggio 
T impiego dei diversi mezzi suggeriti dall' arte per ot- 
tenere la guarigione dell'ernia strozzata col taxis, ed in 
due di essi erasi ( tentata perfino l' inalazione del cloro- 
formio. 



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'601 
'Valendo trarre qualche illazione da! presente metodo 
di cura, dirò che nessuno può disconoscerne i risultati 
soddisfacenti, quando rifletta che gli erniosi spedita al- 
l'ospedale sono tutti in stato assai grave ed offrono solo 
il 20 per cento di' guarigione col taxis, dietro V impiego 
dèi diversi mezzi esterni usati contro ì* ernia strozzata. 
Persuaso dunque , che a «domiciliò possa dare dei ri- 
sultati di gran lunga maggiori di quelli avuti nel!'' ospe- 
dale,' mi faccio ardito di proporlo* è di raccomandarlo 
vivamente ai colleghi , ed in particolare a quelli della 
campagna, che più degli altri si trovano soli a fronte 
di questa pericolosa malattia. Il processo operativo sem- 
plice e facile, la sua innocuità, 1* effetto pronto, persua- 
dono a non trascurare mai 1* inoculazione dell' atropina 
avanti di procedere all' erniotomia. Quésto mezzo poi si 
raccomanda vivamente da per so, anche perir il fatto, che 
il tumore erniàrio alle volte dolentissimo sotto la sem- 
plice palpazione, diviehe trattabile, quasi indolente, dopo 
l'inoculazione. Anzi m'accadde di osservare che mentre 
taluno prima dell'inoculazione dell'atropina, fortemente 
lagna vasi pel dolore suscitato dal taiis , dopo di essa 
tollerava quest'atto manuale, quand'anche energico e 
prolungato. 

Circa r innocuità del medicamento impiegato, io posso 
rendermene garante, avendo, praticato due volte sopra lo 
stesso soggetto ed alla distanza di due ore , l' inocula- 
zione di dodiòi goccio della nota soluzione d'atropina, 
senz'altro fenomeno che l'ardore e. secchezza delle fauci 
e la dilatazione dèlia pupilla ; senza portare il minimo 
ostacolo all'atto operativo eseguito dippoi e senza alte- 
rare per nulla gli effetti della cura consecutiva. Aggiun- 
gerò pure che lo Schivanti giunse ad injettarne in una 
sol volta tre centigrafomi , che è urta dose quasi otto 
Volte maggiore della massima da me impiegata nella cura 
dell'ernia strozzata. Ma se per qualche impreveduta òir-* 



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502 

costanza dovessero insorgere fenomeni d'avvelenamento 
grave, il medico non ha che a praticare tosto una infe- 
zione d* idroclorato di morfina» par neutralizzare gli ef- 
fetti^ dell* atropina. > ■ 

by Morfina. — Più volte ho- fatto uso delle inocu- 
lazioni ipodermiche <T idroclorato di morfina nella cura 
di varie nevralgie. Con quésto metodo ottenni la com- 
pleta guarigione di otto nevralgie trifacciali, di due cer- 
vico-braocbiali , d'una intercostale, di due lombo-addo- 
minali, di due crurali, e di una palpitazione nervosa del 
cuore. 

L' idroolorato di morfina era sciolto nell* acqua di- 
stillata nella proporzione di un ventesimo ( me*zo gram- 
mo di olof idrato di morfina, ia dieci di acqua distillata) 
e secondo i soggetti , ne injettava da quattro ad otto 
goccia i contenenti ciascuna mezzo centigrammo di sale. 
In un. solo caso, ricorrente da prima di otto in atto 
giorni, e poscia due volte ogni mese, ho portato la dose 
a venti goccie, per cui avrei inoculato sotto la pelle 
cinque cefttigrajnmi di cloridrato di morfina in una sol 
volta. Anche nella cura di queste nevralgie , ho sempre 
praticata V inoculazione sulla parte dolorosa e precìsa- 
mente in quel punto di essa in cui il paziente accusava 
leggier dolore sotto la pressione fatta col dito. E di più, 
devo aggiùngere che non ho mai eseguita l' inoculazione 
se non nel momento del dolore. Cosi aveva la più so- 
lenne prova dell' efficacia, del farmaco, avvegnaché colla 
> cessazione immadiata del dolore vivo, lancinante, carat- 
teristico dì questa nevralgie, a veasi nel tempo stesso ia 
sicurezza di ottenere la loro guarigione radicale. 

i praticata a mezzo del- 
ilgia, questa della raor- 
wratgie, di raro ripete- 
oessato il dolore locale 
[compariva più mai nel 



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50 V 
tempo avvenire. Questo fatto meritevole di essere atten- 
tamente studiato, io segnalo alle vostre severe indagini, 
giacché per esso . la morfina ,. creduta dai patologi un 
palliativo nella cura delle nevralgie ricorrènti , appare 
inveòe,* nn medicamento antì-nèvralgico efficacissimo, 
quand' è inoculata nel tessuto * connettivo sottocutaneo. 
Oltre i casi suindicati ho curato una nevralgia lombale 
coli* atropina essendo stata inefficace Ih tóoHtaa; né man- 
carono altre, sebbene rarissime, che ribelli a questi due 
medicamenti, cedettero $otto l' uso del mercurio ó del 
jodio, a motivp della' labe sifilitica o scrofolosa dei sog- 
getti. ; 

Neil* uso di questo farmaco non m* accadde mai di 
osservare- alcun effetto velenoso e nemmeno quei feno- 
meni gastrici ohe insorgono' talvolta sotto V oso del- 
l' oppio. Ciò noni pertanto piacerai rammentare che se 
questi effetti nascessero e persìstessero in lieve grado, il 
pratico ba neir infuso saturo di caffè an antidoto sicuro; 
è nelle iniezioni ipodermiche di atropina un mezzo effi- 
cacissimo per combattere !' intossicazione , come venne 
dimostrato da, Béhier. ♦ 

Chiudo queste poche osservazioni coli* aggiungere di 
avere impiegato nel 1887 ] fa soluzione di cloridrato di 
morfina, alla dose perfino di vanti eentigrammi, nel crampo 
spasmodico dei • choleroei iniettandola nei polpacci, senza 
ottenere il -minimo vantaggio ; ,e ohe questo sale riesci 
pure' inefficace nei 'dolori nevralgici lancinanti e stra- 
zianti ohe accompagnano d' ordinario il cancro dell' utero. 
In questi tritimi però, il dolore oessft 'per gualche «ora , 
specialmente nei prtwi giorni * dell' inoculazione ; ma dopo 
ritorna colte stéssa ferocia, uè fu mai' possibile arrecare 
alla donna un sollievo maggiore. 

e) Curaro. — Nelle celebri legioni de) Bernard fatte 
al Collegio «di Francia nel 1856, sopra gli effetiQdelle 
sostante tossiche Y medicamentose, ed in quelle del- 



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504 

Tanno successivo sopra la fisiologia del sistema ner- 
voso, circa il curaro, trovasi : che questa sostanza venne 
injettata negli animali allo scopo di stabilire i rapporti 
dell'azione muscolare coli' eccitabilità nervosa; e che 
l'effetto spiegato sull'organismo, »i fu di annientare le 
funzioni del sistema nprvDso motore, in guisa da pro- 
durre il rilasciamento muscolare, senza per nulla dimi- 
nuire l'attitudine dei muscoli a contrarai. 

Valendosi trarre profitto da questa singolare pro- 
prietà del curaro., per impiegarlo nel trattamento di 
qualche, malattia, il medico è portato di subito colla 
mente a quei casi in cui, i nervi motori, morbosameute 
eccitati, determinano contrazioni muscolari' più ò meno 
gagliarde. Da ciò ne veniva spontanea l' indicazione con- 
tro il tetano , nevrosi , caratterizzata da. spasmodica e 
permanente contazione dei muscoli* Difatti Morgui ed 
Hobart non tardarono a proporre, il curaro contro que- 
sto terribile morbo* Ciononostante cotspro tre anni, senza 
. che alcuno, a motivo forse d$l tefrore rpisterioso che 
circondava questo potentissimo veleno americano, osasse 
esperirlo eull' uòmo. 

Un nostro italiano, il dott. Velia di Torino, nei 1859, 
pel primo impiegollo ed ottenne la guarigione di un te- 
tano . traumatico. Dopo di lui non pochi distinti cultori 
delle mediche discipline Io usarono con vantaggiò* cosic- 
ché nel periodo di otto anni, come risulta da una tavola 
statistica pubblicata dal dott. Schivanti ( « La, medica- 
zione ipodermica * * pag. 93. Milaoó ,1888 ) , si coniano 
17 guarigioni sopra 3? tetanici trattati col curaro. 

Questo splendide risultato, in una malattia contro la 
quale l' arte medica era impotente, avendo fallito contro 
di essa i più vantati rimedii, cime l'oppio, i) clorofor- 
mio, e la belladonna n è la prova più , solenne della ra- 
gjoncdNezza del suo impiègo nel tetano ; ò una condanna 
della sentenza del Lusaana ohe vorrebbe bandito il cu- 



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505 
raro dal dominio terapeutico, siccome infruttuoso come 
medicamento ed irreparabile come veleno; ò la sanzione 
di un mòtto felicissimo "del dott. Verga , che nel distri- 
buire ad alcuni medici il curaro, voleva che questo stru- 
mento di morte e di esterminio in mano dei barbari , 
fosse convertito dalia civiltà Alluminata dalla scienza, in 
mezzo di salqte e di vita. r 

Sorretto dall'altrui esperienza, era naturale che in me 
pure nascesse il desiderio di tentarne la prova. Perciò 
nel marzo 1869, dopo di avere carato un tetanico con 
esito letale, malgrado -i più energici riraedii impiegati, 
manifestai questo mio desiderio all' illustre» nostro Pre- 
sidente cav. Cibiselli, il quale vi annuiva cortesemente , 
e nella 'sua qualità di medico capo dell'Ospedale, dispo- 
neva acciò la farmacia in luogo avesse ad essere tosto 
provveduta di curaro. 

Non passò, gran tempo, che altro individuo affetto da 
tetano traumatico, venne ricoverato nella sala chirur- 
gica affidata alle mie cure. Questo è il primo tetanico 
curato nel nostro spedale colle injezioni ipodermiche di 
curaro , e di esso ora pregiomi riferire la storia ge- 
nuina. 

Raggiri Giovanni è un contadino dell'età d'anni 37. , ben 
conformato e robusto. Il 18 agosto 1869, vagando pei campi a 
piedi nudi, gli si infisse una sostilo scheggia di legno, nella 
pianta del piede sinistro. Estratta tosto, in. pochi giorni gua- 
riva la ferita, genica che vi fòsse stato bisogno di medicarla. 
Si fu in quindicesima giornata eh' egli s'accorse di non potere 
aprire liberamente 1% bocca. Questo 4 sintomo, che il paziente 
non sospetta tampoco si possa legare colla ferita riportata 
quindici giorni prima; considerate isolatamente dal medico con- 
• dotto, chiamato a visitare il Ruggeri, lo trae " in errore, e cre- 
dendolo affetto da angina, gli prescrive una sottrazione san- 
guigna alla gola. Ma 1' aumentata rigidità e contrazione* dei 
muscoli masseteri, chiarisce il morbo, e l'ammalato viene tra- 



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506 

dotto a questo •pedale il 7 settembre verso sera. Quivi verifi- 
catasi resistenza di trenta incomp'eto, consociato a febbre e 
sudore profuso gli .si. prescrive un grammo di solfato di chi* 
nina sciolto in cento di acqua, da prendersi in tre volte, e gli 
si applicano dodici mignatte alle apofisi mastoidee. 

In questo caso il chinino, anziché giovare , provocò mag- 
giori e più estese contrazione; dappoiché alla prima visita 
ch'io gii feci la mattina del giorno otto, ho rilevato che il 
tetano da pani al e s'era fetto generale ed aveva invaso quasi 
tutto il corpo .ad eccezione del braccio destro. Difatti l'amma- 
lato presentava trisma completo, il braccio sinistro immobile 
per contrazione permanente dei muscoli, le estrenoità inferiori 
pure, immobili , tese , durissime, impossibili a flettersi , i mu- 
scoli del torace e dell' addome, contratti permanentemente , il 
diaframma assai irrigidito. Inoltre, eravi ia esso mareata ten- 
denza ad arcuarsi, disfagia ricorrente, la respirazione diffìcile, 
ventre etiti co, orin» soppresse da 24 ore, polso 120, tempera- 
tura 30, sudore copioso, scosse muscolari generali e spasmo* 
diche ( accessi tetanici ) ogni cinque o dieci minuti al più. La 
sua fisionomia appariva di uomo in preda a forte patimento; 
ma il suo morale potevasi dire relativamente calmo. 

Esaminata la pianta del piede sinistro, ebbi a scorgere pre- 
cisamente in corrispondenza dell* articolazione del terzo meta* 
tatso col terzo dito, una cicatrice, liscia, recente, della lun- 
ghezza di un centimetro e della larghezza di mezzo milli- 
metro. , , ■ w . J 

In questo stato di cosa accennanti ali*. presenza di tetano 
generale gravissimo, ho intrapresa la cura. colle infezioni: ipo- 
dermiche di curaro, non ottimo, ma di buona qualità, avendo 
quattro centigrammi di esso causata,. dopo 12 minati, la morte 
di un cane di. mezzana grossezza., e dei .peso di dodici libbre; 
mentre col curaro di ottima 'qualità si aie mazza 'un coniglio 
di quattro a cinque libbre,, con soli tre milligrammi di curaro. 
Ciò non pertanto avanti di procedere all' injezione de) curaro, 
ho voluto circondarmi di tutte quelle precauzioni valevoli a 
scongiurare gli effetti d'un eventuale avvelenamento., h tale 
scop* volendo eseguire l' in j azione al polpaccio; munii la coscia 
corrispondente di una larga benda, onde eseguirne prontamente 



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507 
la legatura per arrestare gli. effetti della paralisi del sistema, 
nervoso, ed ist russi un infermiere per U pronità . compressione 
alterna delle coste e del ventre , ogni qualvolta emergesse la 
necessità della respirazione artificiale dietro micacei* d'asfissia 
dell' infermo. 

Fatti quésti preparativi; alle ore undici antimeridiane, ho 
incettato nel tessuto connettivo .sottocutaneo della gamba si- 
nistra, alla sua metà, cinque goccie di una soluzione di curaro 
al i0°, formata di venti centigrammi di curaro e di due grammi 
d'acqua distillata. Ogni goccia somministrata, dal giro com- 
pleto della siringa avrebbe dovuto contenere un eentigrammo 
di curaro ; ma dovendosi diffalcare la quantità rappresentata 
dalla sostanza sciolta nell'acqua, si sarebbero iniettati quattro 
centigrammi invece di cinque. Questo calcolo valga eziandio 
per le successive infezioni , la cui dose è sempVe determinata 
da goccie, contenenti la quantità di curaro preindicata. 

Non era trascorso un minuto da questa prima in j estone, 
che i muscoli della gamba sinistra, dapprima di una durezza 
lignea, divennero cedevoli e molli: dopo cinque minuti , tale 
cedevolezza, rknareossi anche nella coscia corrispondente e nei- 
T arto inferiore destro. A. questo punto il tetanico con grano> 
sua soddisfazione e meraviglia degli . astanti , potè eseguire 
qualehe movimento di flessione delle gambe — aprire alcun 
poco la bocca e trangugiare del latte» — Dopo quindici mi- 
nuti tutti i muscoli del corpo erano divenuti più o. meno ce- 
devoli e la respirazione si era fatta meno difficile — dopo 
roezz' ora, fletteva complètamente la gamba sinistra , muoveva 
la destra e la portava sui lati, senta poterla, flettere — il ri- 
lasciamento dei muscoli della faccia, petto, dorso e ventre era 
stazionario — la contrazione <del diafragma non ebbe a subire 
alcuna modificazione. Nessun altre miglioramento rinjarcossi 
nel corso della successiva mesi' ora. 

Prima di eseguire la seconda io j esiòne, ho lasciato passare 
tre ore, onde avere la sicurezza che il curaro era stato in to- 
talità eliminato dal corpo, e di tal. guisa evitare il pericolo di . 
accumulare nell'organismo diverse piccole quantità, con .esito 
talvolta letale. 

Il tetanico alle ore due pomerediane presenta vasi in uno 



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.508 

stato presso a poco identico a quello pia sopra descritto. L'a- 
pertura della booca minorata fra il dente incisivo superiore 
destro e lo spazio eèistente fra il primo e secondo incisivo della 
mascella inferiore a destra , segnava undici millimetri — gli 
accessi tetanici nel frattempo erano ricorsi meno forti e più di 
raro — la generale spasmodia muscolare permanente dimi- 
nuita — la respirasene pia ealma «— 1' ammalato tranquillo 
e. fidente nella cura intrapresa, che gli aveva procurato un pò 
di riposo e gli aveva permesso di alimentarsi col latte. 

' Injettate sotto la pelle ed alia meta della gamba sinistra, 
sette goccio della suddetta soluzione di curaro, di subito os- 
servossi 'rilasciata maggiormente la muscolatura della gamba 
sinistra, per cui Volontariamente poteva alzarla e tenerla so- 
spesa per qualche minuto secondo — anche 1' arto inferiore 
destro ebbe aa* avvantaggiarne — polso 108 — temperatura 39. 
— Dopo mezz* ora,* 11 polso e la temperatura- del corpo non of- 
ferivano cambiamenti — invece alcun poco diminuita appariva 
la contrazione dei muscoli del petto e del ventre, non però del 
diafragma che serbava la sua ordinaria tensione — la bocca 
aprivasi per quattordici millimetri e la deglutizione del latte 
si eseguiva senza grande difficoltà. 

Alle ore sette pomeridiane il* tetanico trova vasi in sudore 
profuso — - polso 416 — temperatura 40 — . aveva dormito ad 
intervalli — non accusava dolore di sorta — nelle decorse 
quattro ore sofferse due soli accessi tetanici — il trisma era 
apparentemente diminuito, quantunque 1' apertura della bocca 
non avesse oltrepassato, i quattordici millimetri — poteva spor- 
gere la punta delia lingua — - imprimere dei movimenti late- 
rali al collo e fletterlo leggermente'— muoveva con libertà il 
bràccio destro — con qualche difficoltà il sinistro — nessun 
cangiamento appariva nei muscoli del petto e ventre ■ — la 
gamba destra era più libera delia sinistra; però entrambe ese- 
guivano il movimento di flessione ed abduzione, lentamente sì, 
ma senza risentirne dolore, e senza suscitare delle contrazioni 
muscolari parziali o generali — la .respirazione presenta vasi 
ancor, meno difficile — pronunciava le parole con maggior 
scioltezza — in quest' intervallo , evacuò due volte dell' orina 
tofoida, dì colore citrino scuro ed in poca quantità. 



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1)09 

Injett'o per la terza volta otta goccio della nota soluzione 
di curaro, alla metà della gamba sinistra, òV>ve sodo più mar* 
cati i fenomeni tetanici. . 

Riveduto l' infermo alle ore 12 di notW, e trovatolo in uno 
stato identico a quello della sera, ho. creduo nutije dr eseguire 
un'altra injezione ipodermica. 

La mattina del successivo giorno, 9 raccolsi dall' infermo 
e da chi l'aveva assistito che nella notte era rimasto tran- 
quillo, senza dormire — che verso il mattino aveva sonnec- 
chiato pur dee ore all' incirca — . che aveva avuto alcuni ac- 
cesisi tetanici assai più rari ed assai meno forti dì quelli osser- 
vati nella 'notte precedènte — nel tetanico però continuava la 
febbre con sudore profuso tramandante un odore sui generis 
— . e per la prima volta sul petto ebbi a scorgere ad occhio 
nudo delle papule di color rosso e della maggiore grossezza di 
un grano di migliò. 

Alfe ore nove antimeridiane eseguisco la quarta injezione 
ipodermica con otto goccie della. soluzione di curaro, e questa 
pratico alla metà del braccio sinistro dove il muscolo bicipite 
appariva assai contratto. Dopo otto minuti questo muscolo era 
cedevole ed il tetanico poteva muovere più liberamente il 
braccio. Negli arti inferiori continuava la libertà dei movimenti 
— nei muscoli del ventre e segnatamente nel diafragma per- 
sisteva lo stato di contrazione permanente — la bocca si apriva 
per il tratto di sedici millimetri — la deglutizione del latte 
si eseguiva ancora con facilità. 

Non avendo trovato alcun cambiamento alle, ore dodici me- 
ridiane, ho "tralasciato di praticare l' injezione ipodermica. 

Alle ore sètte pomeridiane ebbi a rimarcare nel tetanico 
un leggier peggioramento nella contrazione dei muscoli in ge- 
nerale. Ciò non pertanto l'ammalato si conservava tranquillo — 
gli accessi tetanici erano stati più rari e meno forti parago- 
nati con quelli dei giórno prima — , il polso, era piccolo, meno 
vibrato, con 116 battute al minuto — temperatura 41 — era 
preso da sonnolenza ad intervalli — nel resto nulla di nuovo. 

Per la quinta volta inj etto nel tessuto cellulare del terzo 
inferiore della gamba sinistra,. otto goccie di curaro, ed ordino 
l'applicazione di un clistere purgante, non avendo ancora il 
paziente avuto beneficio di corpo. 



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k 



510 

• Visitatola per tempo la mattina dal dieci, trovai l' infermo 
moralmente tranquillo, ed affermante di non lentire alcun 
male. Ma chi aveva vegliato presso di lui assicurava ohe la 
notte era stata tempestosa e non aveva avuto un momento di 
riposo. Travagliato continuamente dalla *ete , ogni mesi' ora 
cercava da bere. Erasi ottenuta una scarica alvina , un' Ora 
dopo r application* del clistere. 

Nello stato di contrasiooe muscolare deUe estremità supe- 
riori ed inferiori non si rilevava cambiamento di sorta — il 
trtsma però era di molto aumentato e l'apertura della bocca 
segnava sette millimetri soltanto — anche i muscoli del petto 
e del ventre erano più tesi. Ciò nullameno gli accessi tetanici 
ricorrevano di raro e leggieri — continuava Ja febbre ed.il 
sudore $ui generis — polso 436 — temperatura 42 — la secre- 
zione delle orine è un pò più abbondante— l'erosione miglia- 
rina rossa, ossevavasi nella quasi totalità del corpo. 

' Alle ore nove antimeridiane faccio la sesta infezioni ipo- 
dermica, cen cinque goccio di soluzione di curaro, al disopra 
dell' angolo mascellare sinistro, per vincere il trisma che man- 
tenevasi pronunciatissimo. Dopo cinque minuti l'apertura della 
bocca da sette millimetri, raggiungeva i dieci. 

Alle ore dodici meridiace lo stato generale del tetanico 
sembrava apparentemente migliorato. — Era diminuita la sete — 
più liberi i movimenti del collo , delle gambe e delle braccia 
— P apertura della bocca segnava tredici millimetri — - tre volte 
ebbe ad evacuare dell' orina di colore citrino ed in poca quan- 
tità. — Osservasi però la persistenza dei fenomeni gravi, quali 
. la contrattura dei muscoli del petto , del, ventre e segnata- 
mente del' diafragma, che sotto le dita palesavasi quasi come 
una corda tesa. — La respirazione ritornata difficile, aggravava 
la condizione febbrile notabilmente peggiorata , come lo indi- 
cava il. polso a 440. 

Perduta la speranza di salvare quest'infelice, eseguii egual- 
mente* la settima injezione ipodèrmica di curaro con cinque 
goccie della nota soluzione e precisamente sopra il mescolo mas- 
setere destro. — Dopo dieci minuti misurata l'apertura della 
bocca, presentavosi questa della lunghezza di quindici mi Ili- . 
metri. Nelle altre parti irrigidite, non indusse alcun cambia- 
mento. 



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. 5>1 

Alto ore sei pomeridiane l'infermo era in prdaad un'agi- 
tazione continuai generale accompagnata da vaniloquio — hi 
trisma aumentato gli impediva di aprire la bocca — * persisteva 
lo stato di rilasciamento nei muscoli delle estremità, e Iaconi 
trattura dèi muscoli del petto e ventre — V ammalato rispon- 
deva adequatamente, ma con difficoltà grande, alle domande -— 
non si lagnava né accusava dolori — moralmente poteva dirsi 
tranquillo ; però la sua tranquillità confinava coir apatia. Del 
resto il pólso affievolito, piccolissimo, con 150 battute al mi- 
nuto , non lasciava dubbio sullo stato pericolósissimo del te- 
tanico. 

Dalle' sei pomeridiane in avanti,' !* agitazione aumentò ed 
il vaniloquio cangiossi in vero subdelirio — alle otto vi" suc- 
cedette la calma foriera di vicina morte — diffatti il Ruggeri 
spirava alle ore nove, in posizione supina, .colle braccia sèmi- 
flesse ed appoggiate- sul petto. 

V autopsia eseguita ventisèi ore dopo la morte diede i se- 
guenti risultati: 

Cadavere dimagrato còlla tnu scolatura contratta. 

Capo. — Congestione venosa rilevante nei seni della' dura 
madre e nella rete venosa della pia madre e sue dipendenze. — 
La sostanza cerebrale e cerebellare è di consistenza normale, di 
colorito più carico dell' ordinario , segnatamente la sostanza 
grigia del cervelletto e dei centri midollari dei talami ottici, 
corpi striati e nodo del cervello. — Nei .ventricoli laterali avvi 
in minima quantità del liquido sieroso. 

Speco vertebrale. — Congestione' venosa dei suoi plessi — 
dura madre con arborizzazioni' spiccate — pocchissimo v liquido 
nella cavità dell' aracnoide spinale — spesse erborizzazioni • 
artero-venose marcaiissime nella pia . meninge — normale per 
colorito, volume e consistenza, la sostanza del midollo spinale. 
Colto. — Nulla riscontrasi degno di rimarco, negli organi 
contenuti, in questa parte. 

Torace. - Il cuore di volume e forma normali , non rila- 
sciato ne contratto soverchiamente — il suo colorito è rosso- 
scuro e non contiene coaguli nelle sue cavità — due placche 
giallastre di ateroma esistono in corrispondenza del principio 



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512 

delle arterie , coronarie — i polmoni e le pleure non predentano 
che l' ipostasi solita dei cadaveri — un' aderente pleuritica 
lieve, di carattere antico, riscontrasi sulla metà del bordo libero 
del polmone destro. 

Addome. — Nei visceri. di questa cavita non si ebbe a ri- 
levare nulla di particolare. ♦ 

Arto inferiore sinistro. — - Esaminati , il nervo ischiatico 
grande e gli ischiatici poplitei' esterno ed interno, si rileva: 
che le ultime diramazioni dell* ischiatico popliteo interno, che 
vanno a distribuirsi alla regione del piede sotto il nome di 
nervo plantare interno, hanno tutte il neurilema iperemico. 
Neifo parti molli sottoposte alla cicatrice non riscontrasi alcuna 
sensibile alterazione. 

Questa storia ch'io ho voluto riferire coi maggiori 
dettagli, per lasciare campo a tutti di rilavare e stu- 
diare quella parte di essa, che potrebbesi con vantaggio 
modificare nel trattamento dei tetanici, dettavami le se- 
guenti considerazioni. 

' La proprietà ammessa nel curaro di far cessare la 
rigidità tetanica, non può mettersi in dubbio, dopo la 
prova luminosa, del rilasciamento muscolare' avvenuto co- 
stantemente subito dopo r infezione ipodermica ; e poiché 
durante il rilasciamento dei muscoli, il tetanico era pur 
anche mésso in condizione di eseguire dei movimenti vo- 
lontari, si ha nel tempo stesso la prova indiscutibile, 
che il curaro annientando le funzioni del sistema nervoso- 
motore, non impedisce ai muscoli di contrarsi, appena 
per sua virtù; sono tolti allo' stato di rigidità tetanica. 
Ciò ritenuto , perchè non si ottenne la guarigione del 
Ruggéri, malgrado V effetto portentoso del rimedio im- 
piegato, efficacissimo a combattere le gagliarde Contra- 
zioni muscolari, determinate dal morboso eccitamento dei 
nervi motori? Forsechè non venne usato, conveniente- 
mente,- o ne iu insufficiente la dose, ovvero è necessario 
coadjuvarne 1' azione con qualche altro mezzo terapeu- 



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513 
tico ? Ecco le riflessioni ed i dubbii sorti in me dal- 
l' esame di questo primo caso di tetano, trattato col cu- 
raro e seguito da un insuccesso. 

, Senza discendere a speciali dimostrazioni in argo- 
mento, per non dilungarmi di troppo/ dirò che valutando 
le ragioni militanti per l' una o per 1' altra delle cause 
preaccennate, yeuni nella persuasione, di avere impie- 
gato il curaro .£. dose troppo esigua; e perciò convinto 
di sua efficacia nel tetano, feci proponimene di usarlo 
a dose più elevata, quando per avventura m* accadesse 
di dover curare qualche altro tetanico. Cora' abbia cor- 
risposto nella pratica il mio concetto, non m' è possibile 
dirlo in giornata, non avendo in appoggio, che un solo, 
caso di tetano trattato col curaro ad alta dose. Comunque 
sia, io ve ne presento là storia ; ed in questa sarò breve, 
sorpassando ai particolari di essa, per non ripetere molte 
cose dette nella precedente. 

Pasini Teresa, dell'età di anni 14, è una giovanotta di co- 
lore terreo, eli sviluppo fisico insufficiente, non ancora mestruata, 
e di scarse facoltà intellettuali. Appartenente ad una famiglia 
miserabilissima, nei primi giorni del marzo dell' anno decorso 
usciva alla campagna a piedi nudi per raccogliere legna. Nel 
camminare s'accorse di uno spino che le s'infisse nella pianta 
«Jet piede sinistro senza però risentirne grave dolore. 

Essa di quanto le avvenne non si diede pensiero; né la fa- 
miglia che vedevate, zoppicare, curossi di farla visitare dal me- 
dico. Il male fu tollerato per tutto il mese di marzo e del- 
l' aprile. Sullo scorcio di quest' ultimo , infiammatosi il piede 
con esito di suppurazióne nel luogo della ferita , e resosi dif- 
fìcile e doloroso il camminare, rimase in casa. Infine il cinque 
maggio dietro l'insorgenza di scosse muscolari assai vive e 
passaggiere dovette restare in letto. Il giorno dopo era mani- 
festissimo il tetano, caratterizzato specialmente da trisma per- 
manente. L' undici di buon mattino fu inviata allo Spedale 
Maggiore e ricoverata nella Sa]a chirurgica, siccome affetta da 

Annali. Voi. CCXV1. 33 



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514 

tetano traumatico. La forma di eas.0 è T opistotono, e I« gio 
vasetti prestatasi con una curva dorsale, tanto risentita da 
esserle impossibile il decombere supina. Solo le estremità supe- 
riori serbano una certa libertà di movimento — polso 96, pic- 
colo e stretto — » respirazione breve e frequente — • difficile la 
parola — sete ardente senza poter aprire la bocca. — Sulla 
pianta del piede sinistro, rilevasi in corrispondenza del meta- 
tarso del terzo dito, una lacerazione cutanea con escrescenza 
carnea della grossezza di uh pisello — * sotto il tatto questa 
parte è dolorosissima e l'ammalata non sa trattenersi dal man- 
dare acute strida — contemporaneamente nel polpaccio corri- 
sponde* te insorgono delle contrazioni .muscolari spasmodiche. 
Alle otto antimeridiane di questo stesso giorno, si cloroformizza 
la tetanica — si esporta 1* escrescenza carnosa — si incide la 
cute ed il cellulare tottocutaneo per il tratto di tre centimetri 
in lunghezza, e per il momento si applica sulla ferita e sulle 
parti circostanti dolentissime dell' unguento laudanato. 

11 maggio. — Ore 10 antimerid. — Si fa la prima infe- 
zione ipodermica con cinque goccie delia nota soluzione di 
curaro. 

Ore 12 merid; — injezione di 5 goccie. 
Ore 2 pomerid. — injezione di 5 goccie» 
Ore 7 pomerid. — injezione di 7 goccie. 
Ore 10 pomerid. — injezione di 9 goccie. 
In questa giornata si ebbe* un notevole miglioramento nello 
stato di contrazione permanente dei muscoli, nel trisma, negli 
accessi tetanici. 1/ ammalata soffre pochissimo , può deglutire 
dei latte ed ha dei brevi riposi. Il polso varia da. 100 a 120. 
, 12 detto. — Ore 8 antimerid. — injezione di 10 goccie. 
Ore 40 8 / 4 antimerid. — injezione di 11 goccie. 
Ore 2 pomerid. — injezione di 13 goccie. 
Ore 4 Va pomerid. — injezione dì 14 goccie. 
Ore 8 pomerid. — si applicano sulla ferita poche filaccia 
inzuppate nella soluzione di curaro. 

In questa giornata notasi un' esacerbazione nelle contrazioni 
muscolari in generale — il polso varia da 102 a 108 — l'ali- 
mentazione si fa col latte — per la prima volta sente la vo- 
lontà di mingere. 



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515 

13 detto. — * Ore 8 */* antimerid, — injezione di 14 goccia.' 
Ore 14 Vi antimerid. — injezione di 10 goccia 

Ore 1 */* pomerid. ■+- i opzione di 18 goccio. 

Ore 5 Vi pomerid, — injezione ili 20 goccie. 

Ore 10 pomerid. — medicazione delia ferito cotte sopra, 
Nelle ventiquattro -ore ebbe, dei momenti di ripeso — si 
siesta però sempre sotto P. accesso tetanico — il polso dà 106 
» 130 — la fisonomia s'atteggia a patimento meno grave. 

14 detto. — Óre 8 antimerid. — infezione di 18 goccio. 
Ore 10 8 /i- antimerid. -~ injezione di 20 goccio. 

Ore 2 poinerid. — injezione di 22 gocciò.. 
Ore 5 pomerid. — - injeziono di 24 goccio, • 
La giornata, è più calma delle precedenti, — Il polso varia 
da 120 a 130 — - sudore scarso. 

15 detto. **> Ore. 8 antimerid. -^medicazione della ferita 
con filacele come sopra. • 

Ore 11 antimerid. — injezione di 24 goccio. 

Ore 3 pomerid. — • injezione di 26 goccie. • 

Ore 10 pomerid. — idem. 

Il polso varia ancora da 120 a 134 — è piccolo , talvolta 
irregolare — dorme più dei giorni precedenti — beve in ab-" 
bondanza del latte — sudore lieve; 

16 detto. — Ore 8 antimerid. — medicazione della ferita 
con filacele come sopra. 

Ore 12 merid. — injezione di 26' goccie. 
Qre 6 pomerid. — - injezione di 28 goccie. 
Ore 10 pomerid. r— injezione di 30 goccie. , 
In complesso nelle 24 ore notasi un migliora mento — il 
polso non ha superato 116. 

17 détte. — Ore 8 antimerid. *- medicazione «della . ferita 
come sopra. 

Ore 10 Vi antimerid. — injezione di 30 goccie. 

Ore 4 pomerid. — injezione di 32 goccie. 

Ore 10 pomerid. — injezione di 34 goccie. 
Nelle 24 ore nulla bassi a rimarcare ad eccezione di una 
eruzione cutanea rossastra, a forma migliarina. sul petto , ac- 
compagnata da sudore abbondante, ma non profuso , eli e tra- 
mandai un odore sui generis. 



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510 

18 detto. — Ore 8 antiinerid. — medicazione delia piaga 
( che tale è divenuta la ferita ) col curaro. 

Ore 11 antimerid. «— injezione di 84 goccio. 

Ore 6 pomerid. — injezione di 30 goccio. 
Passa discretamente la notte e tutta la giornata — mez- 
s' ora all' incirca dopo V ultima injesione è cólta da una ter- 
ribile crisi, cade in deliquio e questo continua per mezz' ora — 
riavutasi vi ricade con facilità, ma ricupera tosto i sensi — il 
polso è piccolissimo, frequentissimo con momentaneo sospen- 
sioni — • superata la crisi, dorme qualche ora ad intervalli e 
torna allo stato soddisfacente di prima. — 1/ alimentazione è 
costituita di latte, brodo o vermicelli. 

19 detto. — Ore 8 antimerid. — Si medica la piaga col 
curaro. 

Ritenendosi la dose di 86 goccio, injettata I* ultima volta, 
siccome fa massima tollerata dall'inferma, "si decide, di ridurla 
nelle successive. 

Ore 12 nierid. — infezione di 20 goccie. 
Ore 4 pomerid. — idem. 

. Ore' 10 pomerid. — idem. 

. Notasi un miglioramento notabile — per la prima vòlta ha 
beneficio di corpo — ha dormito nella notte — i muscoli in 
generale, ad eccezione del diafragma costantemente contratto, si 
presentano quasi del tutto rilasciati -» gli accessi tetanici sono 
rari, fugaci e meno forti. Polso 120. 

, 20 detto. — Ore 8 antimerid. — injezione di 20 goccie. 

Ore 10 pomerid. — idem/ 

La giornata decorre tranquilla — le scosse generali sono 
ancor più rare — il trisma ha dei momenti di tregua — * le 
estremità sono quasi libere — • i muscoli del dorso e ventre si 
mantengono irrigiditi — la piaga è cicatrizzata. 

21 detto. — - Ore 8 antimerid. -— injezione di 20 goccie. 
Ore 5 Va pomerid. — idem. 

1/ eruzione migliaiina si è fatta generale. Si rimarcano dei 
piccoli ascessi alle estremità inferiori in corrispondenza dei 
luoghi delle punture. 

22 detto. — Ore 8 antimerid. — injezione di 20 goccie. 
Ore 4 pomerid. — idem. 

Ore 9 pomerid. — idem. 



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517 
Notasi leggier recrudescenza negli accessi tetanici — ha 
diverse scariche alvine nella notte. 

23 detto. — • Ore 8 antimertd. — in j esione di 20 goccie. 
Ore 4 pomarid. —, idem. 

Ore 10 pomerid. — idem. 

. Lo stato generale di contrattura dei muscoli è sodisfacente 

— in nessun punto avvi la primitiva durezza -t» l'alimenta- 
zione si fa con latte e vermicelli, avendo ripugnanza, al brodo. 

24 detto. — Si fanno tre infezioni come jeri. 
Rarissime sono le scosse muscolari. 

25 detto.— Avuto riguardo al migliora mento continuo e 
progressivo della tetanica ed al riordinamento v quasi completo 
delle primarie funzioni del corpo, si stabilisce di fare due sole 
injezioni al giorno, una alla mattina , 1' altra a sera , ed alla 
dose ancora di 20 goccie. 

L' eruzione cutanea presentasi in alcuni punti sotto la forma 
vescicolare, in altri è già essiccata e si disquama. 

26 detto. — Due injezioni nella giornata — nessun cam- 
biamento 

27 detto — idem. 

28 detto — idem. 

29 detto — idem. — L'appetito si é fatto più vivo. Si 
aggiunge all' alimentazione ordinaria costituita di due chilo- 
grammi di latte e vermicelli, alcune ova, della polenta ed una 
piccola quantità di vino generoso. 

30 detto. — Da oggi si fa giornalmente una sola injezione. 
Incomincia a Godere la contrazione permanente dei muscoli 

del dorso e dei lombi — la giovanetto si raddrizza alquanto e 
si muove liberamente per il letto* , 

31 detto _^ idem. N 

1 giugno — idem. 

2 detto — idem. — La curva del dorso è quasi scomparsa 

— i muscoli del. ventre sono ancora tesi, massime il diafragma, 
il trisma è. lievissimo, si comincia ¥ alimentazione carnea. 

3 detto. — Si continua, una sola injezione al giorno, dimi- 
nuii uendo il numero delie goccie da 20 a 14. 

4 detto — injezione di 14 goccie. 

5 detto — idem. 



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518 

i« curva della colonna vertebrale è del tutto scomparsa — 
eseguisce movimenti sui fianchi — flette le. gambe •— muove 
liberamente le braccia. Esistono oltre trenta piccoli ascessi alle . 
estremità' inferiori, atta regione sacro-lombale ed al basso ventre, 
dove vennero eseguite esclusivamente le injezìoni ipodermiche. 
Questi ascessi provocati dalle punture dell' ago-cannula sono 
superficiali, di forma oblunga, della lunghezza di uà centimetro 
e messo a tre, privi. dei caratteri iaflammatorii che si osser- 
vano in quelli che sono l'esito di un flemmone circoscritto. Il 
tempo di loro durata noli supera i dieci giqrni e senza cura 
speciale , si a pèrsero spontaneamente con perdita di materia 
fluida giallo-scura, quasi inodora* 

6 detto'— injesione di goccio 14. 

\ 7 detto '— idem. 

' 8 detto — idem. 

fr detta — idem. 

10 detto — 4dem. 
.. i\ detto — 'idem di goccio 8. —■> L'ammalata peò pie- 
garsi sul dorso — sedera sul letto e volgersi sui lati con fa- 
cilità. 

12 detto — idem. 
. t3 dettò — idem. . 

14 detto. — idem. 

io detto — idem. 
. 16 detto — idem. 

17 detto — idem. 

V ammalata si alza, sta diritta col corpo : — cammina bar- 
collando} — Si cessa dall' incettare il curaro. — I fenomeni 
tetanici sono scomparsi. -!-" Avvi risoluzione completa di tutti 
i mùscoli. **- Dopo un mese potè vasi considerare fuor» di peri- 
colo, ma rimase nell'Ospedale 49 giorni per la cura dtoi. pic- 
coli ascessi, avvegnacchè sopra settantatrè punture, noumeno 
di sessanta ebbero 'esito di suppurazione. — La Pasini abban- 
donava l'Ospedale perfettamente guarita il 29 giugno 1870. 
• ■ 

Questo caso di tètano traumatico curato con alte 
dosi di curaro praticando TÌ injezioni ipodermiche e 
portando nel tessuto connettivo sottocutaneo 1207 goccie 



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519 

di una soluzione di curaro al 10.° oltre quello impiegato 
colle filaccie sulla ferita, fu coronato da efeito felicissimo. 
Potremo noi lusingarci di ottenere collo stesso tratta- 
mento, f identico risultato, in altri tetanici ? A tale que- 
lito, risponderà l'esperienza, questa madre del sapere, che 
insegna il vero coir attenta osservazione di fatti con- 
formi e costanti. A me ora basta ripetere con Properzio 
in magnts et vóPuisse sat est, 

D) Ammoniaca. — Non mi sarei mai decìso a chia- 
riiare la vostra attenzione sopra questa sostanza, se non 
l'avessi vista bandita dalla medicazione ipodermica per 
quella stessa ragione per la quale vennero proscritti i 
sali metallici. 

Ed appunto perchè credo, non meriti tale ostracismo, 
e possa tornare utilissima in qualche caso speciale , mi 
fo debito di riferirvi quei pòchissimi esperimenti fatti 
nel 18617 sopra i cholerosi a mezzo dell' ammoniaca in- 
jettata sotto la pelle. 

Dopo di avere tentato infruttuosamente nel terzo 
stadio del cholera-asiatico , i più potenti ed i più rino- 
mati rimedii, mi venne l'idea di ricorrere all'ammoniaca 
liquida, commista all'acqua di menta, 

A ciò fare fui indotto dal fatto , che l'ammoniaca 
figura fra i medicamenti dotati di virtù eccitante oiffu- 
siva in sommo grado ; avvegnacchè è certo che dessa 
presa allungata coli 9 acqua, aumenta il calore generale, 
la frequenza del polso, la traspirazione cutanea e la se- 
crezione delle orine. Perciò fu amministrata, Internamente 
con vantaggio, nelle flemmassie ed eruzioni cutanee lan- 
guide o di malagevole fioritura, nelle febbri putride, 
atassiche , nell' enfisema polmonale , nella pneumonite a 
stadio avanzato con notabile depressione delle forze vi- 
tali, nell' ubriachezza, nel delirium tremens nella mor- 
sicatura velenosa delle vipere e di altri serpenti ecc. 
Eternamente fu trovata utile per cauterizzare le ferite 



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520 

degli animali velenosi, e fu impiegata come rubefacente 
in tutti i casi in cqi aravi necessità di determinare per 
pochi istanti una forte irritazione. Riesci pure attivis- 
sima incettata commista ali* acqua nella vagina e nel 
canale dell'uretra, allo scopo di richiamare sull'istante 
gli scoli soppressi di repente. 

In base a queste proprietà» parvemi che injettata una 
certa quantità di ammoniaca liquida nel tessuto cellu- 
lare sottocutaneo di un choleroso, dovesse nascere in esso 
tale reazione generale da toglierlo in tutto od in parte 
a quello stato di prostrazione delle forze, di avvilimento , 
di apatia, caratteristico del morbo asiatico giunto al suo 
massimo grado di sviluppo. 

Li effetti ottenuti e meritevoli di essere attenta- 
mente studiati sono riassunti nella seguente storia eh' io 
riporto dalla mia Relazione sulV epidemia cholerosa 
dell' anno 1867, nei Comuni del Due Miglia e dei 
Corpi Santi pubblicata nel 1868. 

Verderi Francesco, dell' età d' frnni 48 , contadino , veniva 
trasportato allo Spedale Zocco il 18 agosto, coi sintomi carat* 
teristici del eh olerà in <3.° stadio. Il ghiaccio, le polveri d'os- 
sido di zinco ed oppio, le fregagioni con aceto caldo ed i se» 
napifmi con cui veniva soccorso, a nulla valsero. Il vomito, la 
diarrea, i crampi, la cianosi, ij freddo marmoreo, l'oppres- 
sione, l'ansia, l'angoscia, P in quietudine , ecc., aumentarono 
sempre più, così che non erano trascorse le 24 ore dal suo 
ingresso nello spedale che trovavasi ridotto agli estremi della 
vita. Ihcrescevami di perdere un uomo di costituzione fisica 
robustissima, senza fare qualche tentativo per salvarlo. Scelsi 
pertanto T ammoniaca, siccome dotata di azione eccitante dif- 
fusiva, onde riattivare la circolazione sanguigna quasi imper- 
cettibile e ravvivare la funzione respiratoria fortemente com- 
promessa. Caricata la siringa del Pravaz di una eguale quan- 
tità di ammoniaca liquida ed acqua di menta (56 centigr» ) 
tutta in una volta l' injettai nel tessuto cellulare sottocutaneo 



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921 
della regione epigastrica, al sui limite inferiore, ove l'infermo 
sentiva dolorosissima oppressione. 

fi Verderi non accusò né dolore, ne bruciore ; ciò non per- 
tanto V ammoniaca portò l'effetto immediato di toglierlo. dallo 
stato di apatia in cui si trovava, e trascorsi dieci minuti com- 
primendo colle dita la regione epigastrica, comprese di sentirvi 
bruciore e dolore. Dopo un'ora l'oppressione del petto diminuì, 
nel luogo dell' infezione, risentì un caldo profondo e più tardi 
un certo calore palesossi all' epigastro ed al petto, sensibile al , 
tatto. Un miglioramento erasi manifestato nella giornata; ma 
questo non fu progressivo. Il giorno dopo praticai una seconda 
infezione, al braccio destro ; gli effetti locali furono i mede- 
simi, i generali nulli. Non avendo ottenuto alcun sollievo, ag- 
gravassi sempre più e morì il 23 agosto , tre giorni dopo la 
prima injezione ipodermica. 

Sopra questa storia devo fare alcune considerazioni 
suggerite dalla pratica della medicazione ipodermica. An- 
zitutto dichiaro che fu un'infelice idea la mia di eseguire 
la seconda injezione al braccio e non air epigastrio ove 
T infermo palesava le maggiori sofferenze ; e ciò per il 
principio, che le injezioni si devono fare nei punti dolo- 
rosi dell'organismo. Cosi pure, il pensiero di introdurre 
sotto la pelle una sostanza irritante velenosa, scono- 
sciuta* nei suoi effetti, fu causa ch'io la usassi con so- 
verchia cautela e pruderfza; che commettessi Terrore di 
impiegare, non F ammoniaca liquida pura, sibbene 1* am- 
moniaca allungata con altrettanta quantità di acqua di- 
stillata di menta; e che m'inducessi a fare una sola in- 
jezione nelle ventiquattro ore, mentre sarebbe stato ne- 
cessario di eseguirne tre o quattro nell* indicato periodo 
di tempo. Relativamente agli effetti locali cotanto temuti, 
dirò ch'io ho rimarcato solo un coloramento azzurrognolo 
intorno alla puntura, senza che ne venisse la mortifica- 
zione del cellulare. Ma circa questo punto, abbiamo una 
storia recentissima , pubblicata nella « Gazzetta medica 



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522 

di Torino », la quale s'attaglia cosi bene all'argomento 
in discussione, che merita di essere qui riferita, tanto più 
che appoggia mirabilmente l'idea preconcetta dell'utilità 
dell'ammoniaca nella cura del cholera asiatico. 

e Un giovane di 25 anni, aveva trangugiato un miscuglio 
contenente da un grammo a due di tintura d' aconito. Còlto 
dopo due ore da malessere, dolori al capo, vertigini ed insen- 
sibilità degli arti, questo suo stato si aggravò talmente, che 
visitato più tardi dal dott. Richardson , riscontrava l'infermo 
in uno stato quasi letargico, col polso appena percettibile, 
estremità fredde, pupille fortemente dilatate. Riesciti vani gli 
eccitanti che venivano tosto rigettati per vomito , il dott. Ri- 
chardson fece un'injezione ipodermica d'ammoniaca in un mo- 
mento in cui il polso era divenuto impercettibile e la ripetè 
quattro volte a dieci minuti d' intervallo , injettando ciascuna 
volta un grammo e mózzo d'ammoniaca. I vomiti sparvero — 
il polso che aveva cessato di battere da 40 minuti, ricomparve 
gradatamente. Quattro giorni dopo, del sofferto avvelenamento 
non eravi più traccia; ed in un solo dei punti ove si era fatta 
l'injezione, si osservava una placca gang renosa della pelle, ma 
poco estesa ». 

r 

Senza attendere nuovi risaltati, credo che i pochi da 
Vne accennati siano sufficienti per assegnare air ammo- 
niaca un posto distinto nella medicazione ipodermica. Se 
poi con questo richiamo avrò invogliato alcuno ad espe- 
rirla, nei casi in cui le forze vitali sono grandemente 
affievolite, avrò raggiunto perfettamente lo scopo; e non 
dubito, ne avranno qualche vantaggio la scienza e l'u- 
manità. 



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523 , 
Sulle m nmmm tie e ««Ile wnmMmSHe del cervella e 
parti ftnncMCt eome eaua fraMlma della 
allenartene mentale* resultati ze degli studj 
anatomici eseguiti n$l carso di 20 anni dal pro- 
fessore TICHM* pubblicate per guida del Dissettore 
di queste necroscopie. 

• 

lia Scuola di anatomia di Siena , avendo ottenuto dalla 
solerte Direzione del Manicomio di questa città il mag- 
gior numero d* individui defunti nel medesimo per farne 
argomento di studj anatomici fisio-patologici ; ed il nu- 
mero dei malati in quello spedale essendo addivenuto 
tanto maggiore che nel tempo passato , derivò per con- 
seguenza allo studioso delle condizioni anatomiche, o ma- 
teriali, esistenti in quelli , più frequente la opportunità 
di fare indagini, « perciò di ripeterne e di eseguirne 
delle nuove. 

Invero , il tema è vasto , ed il bisogno di studiarlo 
urgentissimo; essendoché sia ormai tempo di regolarsi 
nelle ricerche cliniche ed anatomiche delle alienazioni 
mentali nell' egual modo che si consiglia e si pratica per 
qualunque altra affezione ; e perciò di smettere la com- 
piacenza addimostrata finora per la ipotesi , buona sol- 
tanto a togliere autorità alla medicina, ed a mantenere 
Y errore intorno alla genesi, ed alla essenzialità di que-. 
ste maniere di lesione organica. 

Veramente, si ha da credere ad una lesione organica 
dell* encefalo nei casi di alienazione mentale, e non piut- 
tosto, siccome parve più probabile, persisteremo a rite- 
nere malato lo spirito ? 

Adottando il secondo enunciato, sarebbe come a dire 

i x malata la urinazione , la circolazione , ecc. , senza darsi 

. pensiero dei rispettivi apparati. — Fermi adunque nel 

concetto che V organo presiede alla funzione , ci av- 



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524 

verrà di vedere nei cadavere la cagione, della alterata 
funzione cerebrale, , 

E rispetto al modo di alterazione organica del centro 
nervoso cefalico , avrò da mostrare la variabilità della 
sede e della forma. Può ben essere nel suo sistema va- 
scolare la cagione primitiva del turbamento funzionale, 
•e cosi di parti annesse ali* encefalo; ovvero la rinver- 
remo nella stessa sostanza nervosa. E quivi ci avverrà 
ora di trovare non soltanto delle alterazioni patologiche, 
ma in luogo di queste delle vere e proprie anomalie 
nella costituzione primitiva dell'organo. 

Il nuovo ordine di cognizioni, vo dire le teratologi- 
che , per la importanza grandissima superiori ad ogni 
commento , condurrà inclusive la convinzione nella ge- 
neralità degli alienisti circa la costante, lesione materiale 
in precedenza del turbamento psicologico. 

Ed ora che per le mie indagini anatomiche si seppe 
esistente nel sistema nervoso la fibra muscolare orga- 
nica (1) , il pensiero del Broussais ormai abbandonato , 
ed espresso nel suo pregevole lavoro « La irritazione 
nella pazzia » , si presenta con tale aspetto di verità 
da farci dire che il distinto scienziato francese preve- 
desse tanto avanti quello che sarebbe stato sperimental- 
mente dimostrato. 

Non già che delle condizioni patologiche evidentissime 
fossero sfuggite agli osservatori più attenti dei centro 
nervoso cefalico nei morti con alienaziene mentale; il 
sig. Galmeil ha distinte diverse maniere di alterazione 
del cervello. Però , delle meno palesi Con carattere pa- 
tologico, e segnatamente poi di quelle per alterata con^ 



(l) R. Accademia di medicina di Torino; nel suo giornale, 
agosto 1868 — e. nel Giornale medicg di Rovina, fase. 6, 1869, 
e fase. 8, 1870. 



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525 
formazione primitiva, non essendosi tenuto conto per la 
ragion^ che non si seppero valutare, avvenne che si du- 
bitasse intorno al fondamento della lesione materiale dove 
la funzione del cervello era pervertita, ritenendo le più 
evidenti e segnalate alterazioni patologiche come una ec- 
cezione, anziché un grado meglio evidente nella serie della 
patologia cerebrale. 

Ma, d' un altro appiglio ben più concludente era dato 
disporre agli oppositori del fatto anatomo-patologico , e 
perciò ai propugnatori del male dello spirito , allorché 
essi potevano escludere nei casi più gravi di idiotismo , 
di tendenze irresistibili, ecc., ogni alterazione patologica 
neir organo del pensiero, mentre sembrava che maggior- 
mente evidenti alterazioni dovessero trovarsi in quei casi 
speciali: « Ed ecco, potevano dirci, come negativamente 
si risolve la lesione materiale ». 

Essi però non avevano allora abbastanza presente la 
più minuta costituzione anatomica dell* encefalo per fare 
i debiti confronti con lo stato normale. L'esatta cogni- 
zione della anatomia^ del cervello, io diceva anni or sono 
ai miei scolari, non ci giova soltanto per intendere la 
parte fisiologica, ma ò fondamento nella ricerca dei cam- 
biamenti avvenuti nel suo organismo allorché si avve- 
rarono disturbi nelle facoltà intellettuali. — Nò il cer- 
vello è sottratto alle anomalie. — Sta in fatto che il 
sistema nervoso supera ogni altro nella simmetria , e 
nella costanza delle sue forme ; ma appunto per essere 
originariamente soggetto a queste due leggi, deriverà 
che dove si avveri difetto di queste, ciò debba avvenire 
con scapito dei suoi atti funzionali allorché trattasi dei 
centri cefalico e spinale ; i, quali , ed il primo in special 
modo , sono gli attori delle sue manifestazioni fisiolo- 
giche. 

Pel cervello, si incomincia da avvertire la mancanza 
di simmetria in massa, cioè fra i suoi emisferi e nel 



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526 

senso orizzontale ; sopra di che io mi occupai , per di- 
mostrare come si fosse trascurato, nei c*si di tale asim- 
metria , di valutare la compensazione verticale per uno 
degli emisferi in apparenta di minor volume nel senso 
orizzontale, mentre 1* emisfero stesso trova un maggior 
posto nella 9 base del «cranio, è specialmente nelle fosse 
petro-sfenoidali. Pertanto, ò questionò di spostamento del 
cervello, e non già di 'deficienza del suo volume, si l'uno 
che 1* altro emisfero a fronte di ciò essendo dèi medesimo 
volume, 'e del. peso stesso; nò verificandosi alcun difetto 
nelle sue parti essenziali componenti. 

La qual cosa essendo in relazione del recipiente osseo, 
può agevolmente trovare la causa in certe azioni mec- 
caniche subite dal medesimo nell'infanzia, e nella fase di 
ossificazione del cranio stesso. — . Nò, invero, mancano i 
fatti di intelligenze privilegiate per energico e normale 
sviluppo, con mancanza di simmetrìa nella volta del cra- 
nio. Tantoché se ne conclude non essere di nocumento 
per le funzioni cerebrali la asimmetria che ci occupa; la 
quale unicamente consiste in un difetto di ubicazione e 
di configurazione esterna dei due emisferi, del resto ben 
conformati e simmetrici in ognuna delle loro parti es- 
senziali. Ed a proposito del posto che questi possono tro- 
vare nella base del cranio, avverto di avere notato che 
si avvera intorno a ciò un fatto fisiologico assai impor- 
tante 'per farci intendere come il poco sviluppo della 
volta del cranio non significhi sempre angustia della sua 
cavità, e pochezza di cervello ; poiché la base della sca- 
tola ossea craniense può in certi casi offrire con per- 
fetta simmetria gli infossamenti destinati al cervello molto 
più profondi e ampli di quello che generalmente avviene. 

Ho da mostrare crani umani nei quali resulta evidentissimo 
il fatto della compensazione, fisiologica e bilaterale, fra il mi- 
nore sviluppo della vòlta e il maggiore della base del cranio. 



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527 
Segnatamente è ammirabile ij cranio di giovane soldato sici- 
liano di Siracusa, nel, quale sr avevano i caratteri evidenti del 
tipo africano ; ebbene,, in cotesto cranio te fosse petro-sfenoi- 
dati o quelle destinate a ricevere degli emisferi il lobo me- 
diano, erano cotanto ampie e prolungate in avanti sotto le pic- 
cole ali dello sfenoide, qualmente non le vidi mai a quel grado 
di ampiezza : in seguito di che la porzione dell' ala grande 
sfenoidale corrispondente alla parete esterna dell' orbita non 
aveva diretta tanto obbliquamente in fuori la sua superfìcie 
orbitaria, ed il margine orbitario dell* osso zigomatico non fa- 
ceva risalto, e invéce si trovava sul medesimo piano delia pa- 
rete esterna orbitaria. Così è che l'orbita esa alquanto dimi- 
nuita di capacità da quella parte per far posto al cervello. La 
stessa base del cranio presentava poi uno straordinario infossa- 
mento mediano fra la lamina cribrata e la fossa pituitaria, a 
quivi risiedeva dei 4 uè emisferi cerebrali la parte interna e 
inferiore conformata in due distinti lobi , perciò quella corri- 
spondente al nervo olfattorio. 

Consecutivamente a quel!' infossamento le cavità nasali ave- 
vano dovuto subire in alto una diminuzione di capacità: av- 
verto ancora essermi apparsa in questo caso meno estesa da- 
vanti indietro la lamina cribrata dell' osso etmoide ; e l' apofisi 
r.ristagalli atrofica, e ridotta ad una semplice cresta poco sa- 
liente.^ D' altra parte, nella vòlta e in avanti, cioè nella regione 
frontale, la capacità del eranio era evidentemente in difetto , 
e 1' osso frontale offriva quella speciale conformazione di bozza 
mediana, anziché di due bozze laterali , la quale è propria di 
una tribù etiopica. : — Non pertanto era in questo individuo 
meno bene conformato il cervello : s' intende ora come potesse 
avere 1' ordinario suo volume pel maggior, posto trovato nella 

base del cranio. 

• 

E a ben considerare questo teschio, non si può a 
meno di trovarvi una nuova forma di protesta alla cra- 
nioscopia; ci viene inoltre in pensiero il fatto dell'an- 
tagonismo signifieantissimo fra lo sviluppo del cranio a 
carico di quello della faccia : infatti notammo quivi òhe 



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528 

il cervello per farai largo nella base aveva occupato una 
parte del posto riserbato general mente alle orbite ed alle 
fosse nasali. Adunque , ci sembra di poter dire che la 
prevalenza del cranio in questo caso superasse 1* ordina- 
rio rapporto che si volle stabilito fra queste due parti 
componenti la testa dell' uomo, mentre essendoci riferiti 
alle apparenze, ed alle ordinarie norme di valutazione, 
si sarebbe ammesso senz' altro un grado di inferiorità 
nella gerarchia umana in questo individuo, giudicando con 
le ordinarie regole la conformazione del suo capo. 

Fu per me stabilito, che la spessezza della parete del 
cranio poteva avere un significato rilevantissimo per ri- 
spetto al cervello (1). 

Dai miei studi comparativi sulla ordinaria spessezza 
della parete ossea del cranio , emerge la conseguenza di 
una spessezza fisiologica ; per la quale fu da me asse- 
gnata la cifra di 5 millimetri nelle porzioni ossee costi- 
tuenti la vòlta. — Può questa cifra essere minore; ma 
quando nel cranio dell'adulto si verificasse maggiore, i<? 
credo che si avrebbe il diritto di considerare il fatto al 
di fuori delle condizioni normali, e di riferirlo, siccome 
lo spiegai nel citato apposito àcritto a stampa , ad uri 
ingrossamento centripeto della parete craniense. Au- 
menta, io dico, la quantità del materiale osseo con la 
diminuzione del nervoso. È questa una legge resultante 
dalle mie osservazioni sperimentali , di una applicazione 
importantissima per rispetto alla mole del cervello. 

Da questa sostituzione dell* osso al cervello, incomin- 
cia la serie delle mie ricerche significative di uno stato 



(1) Tigri. Sul cranio umano, relativamente alla spessezza 
delle sue pareti, ed alla mancanza di simmetria. — € Gior- 
nale della R. Accademia di medicina di Torino i , NM del 
1868. 



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529 
anormale dell* organo nervoso incluso, da essere definito 
per una atrofia in massa del medesimo.* 

I fatti seguenti varranno a significarci la relazione 
esistente fra T ipertrofia ossea, e V atrofia cerebrale. 

Non tì ha dubbio, che il continente cefalico si mo- 
della sul contenuto": 1* uno e V altro possono trovarsi 
alquanto deviati, ed è il caso, della asimmetria in massa ; 
ma ciò avviene senza conseguenze per la fisiologia. 

Però, qualunque sia la forma assunta dalle due parti, 
avuto riguardo alla esistente pressione atmosferica* fra 
loro, conviene che si avveri, nel caso di diminuzione del 
contenuto, V aumenta concentrico del continente, appunto 
per la ragione del non potersi addossare a questo in di- 
minuzione la parete a causa della sua rigidità, ed occorre 
pertanto il suo ingrossamento dalla parte del tavolato 
interno verso il cervello. 

Tantoché, tenuto conto della misura fisiologica dei 5 
■ millimetri, ne deriverà che ogni di più rinvenuto nella 
grossezza della parete, 1' avremo in conto di una dimi- 
nuzione subita dal cervello. Adunque, di tanto aumenta 
la parete, di quanto ebbe a diminuire il cervello. 

S'intende, che in questo studio e nelle relative veri- 
ficazioni , io ebbi cura di distinguere per «segni eviden- 
tissimi un possibile aumento eccentrico della parete cra- 
niehse; il qual fatto è promosso da celticismo. oda pe- 
riostite d' altra natura, e non si accompagna a cambia- 
menti in meno di capacità del cranio. 

# - 
Quante prove occorrevano per dar vita al concetto della 
sostituzione ossea craniense io le raccolsi ed esposi descrivendo 
e conservando nel gabinetto i pezzi • relativi : fra quali sono 
gli aumenti parziali , o da un solo Iato del cranio , rinvenuti 
nei ciechi da un occhio con vuotamente del medesimo , perlo- 
chè la successiva atrofia della parte corrispondente nel centro 
cefalico alla origine del -nervo ottico , e degli octUo-uiotor'i. — 
Ho pure ii pezzo dimostrativo d 1 ipertrofia concentrica unilate- 
Mwall Voi CCXV1. 34 



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530 . n. . 

«ale da^a parata del cranio, susseguito a stravaso sanguigna 
periferico all'emisfero destro ; il quel sangue essendosi dipoi 
riassorbito, e ciò risulta chiaro dallo stato delle parti, la.pa- 
rete ossea corrispondente a quel lato dovette aumentare di 
spessezza per addossarsi all' emisfero ormai divenuto atrofico. 
• Nei cranio in discorso, può vedersi dalla parte atrofica del 
contenuto la spessezza della parete pervenuta a i4 millimetri, 
e da IP altra parte conservata a 5. 

Abbiamo inoltre la diminuzione in massa» o atrofìa 
generale ..dall' encefalo > la quale è additata . e misurata 
dalla spessezza, quasi dovunque eguale , della vòlta e 
delta base craniense. \A mia raccolta dimostrativa di 
questo sitato delle pareti craniensi, è certamente ben nu- 
merosa di esemplari , poiché per gradazioni di, misura , 
cioè da 5 millimetri, si arriva ad avere la ragguardevole 
spessezza di due centimetri. .' " . . 

Le indicate maniere di atrofia del centro cefalico, 
avvennero successivamente alla effettuata ossificazione 
completa del recipiente, e ci spiegano la degradazione de- 
gli atti psicologici , a-venuta in certuni individui nella 
fase dèlia giovinezza e della virilità. — Nò invero man- 
cano gli esempi di intelligenze abbastanza svegliate nella 
adolescenza, e quindi. intorpidite per gradi nelle succes- 
sive età, Per fcerto, cu riesce difficile la indagine del pro- 
cesso operativo di tali atrofie : senza dubbio però ci sem- 
bra razionale di doverle referire ai vasi, cioè alla dimi- 
1 imita irrigazione sanguigna. Intorno a ciò mi consta, e 
lo additai , il fatto della dimensione minore del canale 
carotideo in cotesti crani , e non è dubbia la relazione 
che questo canale osseo può avere con la capacità ri- 
dotta della arteria carotide Interna in esso contenuta. 
Può darsi adunque che dalla diminuita luce di questo 
canale, avvenuta per anormale accumulamento centripeto 
dijsostanza ossea , abbia origine la. contemplata atrofia 
oerebrale.j— Questa la parte ipotetica del fatto .che ci 
occupa, ma tuttavia concludente fiella attuale ricerca. 



DigitizecfbyG< )gk 



531 

Si hanno inoltre le atrofia parziali da dirai primi- 
tive ; perlocchò la serie dèlie forme diverse denotanti 
arrèsti di sviluppo, e perciò anomalie nella costituzione 
dell'encefalo. — Di qui ha inoominciamento la parta 
teratològica spettante al centro nervoso cefalico. 

: Por rispetto al cervello propriamente detto» la divi- 
derò in periferiale e centrale. 

Là prima parte, o periferiale, ci si ahnuozia per 
diversa conformazione degli emisfèri, nei quali il volume 
è fatto minore nei lobi, è specialmente noli* anteriore o 
frontale. Generalmente si associa alla diminuzione dei 
lobi la atrofia delle spettanti circonvoluzioni, ed io pos- 
siedo T esempio di diminuita mole dell* estrèmo frontale 
degli emisfèri , ed anche di conformazione inusitata dei 
medesimi per ristrettezza di diametro trasverso, con 
atrofia manifesta dèlie circonvoluzioni «corrispondenti ai 
due estremi degli stèssi emisferi ; quelle dell* estremo an- 
teriore o frontale erano ancor più delle altre- diminuite 
di volume, e perciò meglio somiglianti alle infantili, — 
Avverto, che 1* individuo stato argomento della suddetta 
indagine necroscopica , manifestò una tendenza . irresisti- 
bile al furto; per la qual cosa ebbe a soffrire ripetuta- 
mente la pena dèi carcere; ed anzi da questo era stato 
ultimamente portato allo spedale dove mori per tifci- 
polmonare. 

Il cervello in discorso, fu per mia cura riprodotto ia 
cera e conservato nel Gabinetto. 

Anomalie spettanti alle circonvoluzioni , giudico pur 
quelle delia minore estensione in superficie, e perciò al- 
lorquando sono meno profonde le anfrattuosita; poiché 
anche per queste, si può avere una misura fisiologica la 
quale sarà, in media, Mi un centimetro e mezzo. — Or 
bene, quanto più sono profondi i solchi di divisióne fra 
le circonvoluzioni, tanto più è estesa la superficie del 
cervello , e perciò è fatto maggiore il luogo di contatto 



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53S - 

eoa la pia madre, Ja quale coi suoi miniali vasi ci rap- 
presenta la irrigazione sanguigna; ed il sangue la vita 
del cervello stesso. . Tantoché la minore superficie cere- 
brale ci indica .una minore quantità di sangue che ne 
percorre la sostanza. 

Sappiamo inoltre dalla anatomia comparata, essere le 
circonvoluzioni una norma pnr giudicare <i$\ia. più svi- 
luppata .intelligenza, là dove sodo meglio evidenti. 

Un ? altra condizione anatomica spettante alle anor- 
malità delle circonvoluzioni T abbiamo ognora che que- 
ste offrono un diametro trasverso quasi il doppio dell'or- 
dinario è normale ; là qual cosa, a me avvenne di osser- 
varla segnatamente nel lobo' mediano dell' emisfero ; ed 
ancor questa disposizione. oltre a indicarci anomalia, qua- 
lora si .estendesse, a molta parte del cervello, esiste egual- 
mente a carico della irrigazione sanguigna, essendo in 
tal caso diminuite le anfrattuosita in un determinato 
.spazio. — Mi occorse ancora di trovare mancante di 
simmetria il ponte del Varolio, cioè la protuberanza, da 
un lato assai meno in rilievo che dair altro; e poi egual- 
mente asimmetrico il bulbo rachitico. Le quali disposi- 
zioni esteriori erano associate ad altre anormali ed in- 
terne; si rinvenivano inoltre in individui provenienti dal 
Manicomio. 

Nella parte centrale, la teratologia del cervello emer- 
gerà ancor meglio evidente negli affetti da alienazione 

. mentale , avvertendo ai cambiamenti assunti dai diversi 
corpi in rilievo dipendenti dalle pareti delle cavità ven- 
tricolari* i quali corpi sono, pari ed impari, ola sempre 
sirartietrici nelle condizioni normali : mentre 1* anormalità, 

• per alterata forma e diverso Volume di questi corpi, non 
avvertita finora , vedremo di quale importanza essa sia 
nello studio delle congenite alienazioni. 

Per avere a scoperto nella normale situazione, e più possi- 



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bilmente intatte le parti interne v dei cervello , io pratico le 
occorrenti sezioni senza remilo vere' l'organo dalia cavità dei 
cranio, ia quale era stata precedentemente aperta con la re- 
mozione della vòlta ossea. 

, Incedo la dura madre cefalica dal lato destro parallelamente 
alla sezione dell' osso ,, la rovescio sull' emisfero • sinistro la- 
sciando intatta la gran falce ; quindi fo la sezione dell' emi- 
sfero destro dall' esterno all' interno per ottenere scoperto il 
centro ovale di Vicdazir; successivamente incido la gran falce 
in avanti e poi in prossimità, della tenda del cervelletto , e 
così ottengo di potere rovesciare tutto l' involucro sièro-fibroso ; 
otiti' è che rimane scoperto l'altro emisfero: il quale esporto 
nel mòdo stesso del primo, e ottengo la formazione del centro 
ovale di Vieussens. — Dopodiché apro i ventricoli laterali, 
prima uno e poi V altro* — Operando in tal maniera, la gian- 
duia pineale rimane intatta insieme alla tela coroidea , e ogni 
altra parte illesa delle rimanenti a vedersi in sito. 

' Sappiamo essere carattere essenziale della organizza- 
zione del sistema nervoso ih genere, e in specie dei cen- 
tri, cefalico e* spinale , la perfetta simmetria sì per le 
parti pari che per le impari. 

Si vide che Y asimmetria in massa dei due emisferi 
cerebrali poteva avere una compensazione, ed essere per- 
ciò illusoria : ma quando V asimmetria è avvertita fra le 
singole parti costituenti un emisfero, allora non si tratta 
più del recipiente sformato à causa,, di irregolare ossifi- 
cazione, o di prolungate pressioni esercitate soyr' esso 
nell'infanzia per causa del decubito , o per altre azioni 
meccaniche; invece si ha il fatto di una disuguale orga- 
nizzazione, di deficiente parte neryosa da un tato, e per- 
ciò di una mancanza di armonia nella costituzione del- 
l' organo , perlochè una corrispondente ed aiterata fun- 
zione del medesimo > mentre nelle parti a quel modo al- 
terate ci è noto essere specialmente riposto il mistero 
della psicologia. 



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534 

Divido le anomalie interne nel modo seguente . 

a) Atrofia bilaterale dei corpi striati e dei talami 
ottici, congiunta ad asimmetria; 

b) Atrofia unilaterale delle' medesime parti con evi- 
dente sfornamento delle conservate più voluminosa; 

e) Atrofia del corpo pineale, e dei corpi quadriga- 
melli ; 

d) Anomalie per ingrossamento del setto lucido, e 
perforazione congenita del medesimo ; 

e ) Deformazione «folla cavità androide, o corno po- 
steriore* dei ventricoli laterali, e mancanza di questa ca- 
vità (1); 

f) Deviazione dalla linea mediana dell' asse encefalico, 
dal ventricolo medio al quarto ventricolo. 

Conservo riprodotti in cor* alcuni tipi dello indicate ma* 
niere di anomalia cerebrale: ano di questi appartenente ad un 
idiota, il quale mori nel Manicomio, di Siena, 9 si seppe essere 
stato tale fino dall' infanzia ; e nel medesimo mod*o riprodotti, 
ho altri due cervelli di alienati , eoa tutta probabilità pur 
questi dall' infanzia. Ebbene, sono tali e così manifeste io quei 
cervelli le anomalie di forma e di volume , dei corpi striati , 
dei talami ottici, del piccolo ippocampo, dei tubercoli quadri- 
gemelli, del corpo pineale, del setto lucido, ecc. , da far pen- 
sare indubitato il fatto della corrispondenza fra quelle anoma- 
lie e la avverata deviazione delle facoltà mentali negli indivi- 
dui stati argomento delle indagini anatomiche. Potrei descri- 
vere paratamente le cose osservate : ma rifletto» che sulle ri- 
produzioni litografiche, che spero di esibire _, meglio riuscirà* 



(1) Sono state descritte più varietà dello Sprone. 1/ assenza 
di questo è riguardata da Tiedemann come il risultato di un 
difetto di sviluppo. La cavità digitale poi, e lo Sprone non si 
rinviene che nell* womo % e il latto ò in relazione dello svHuppo 
della porzione occipitale r però V Huxeley assicura di averle 
trovato anche nella scimmia. 



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".'-". , ; . • ' 535 

di apprezzare P importanza dei fatti; ognuni) potendo arguire 
dalle parti riprodotte- U differenza con' lo stato normale. 

Neil' esame comparatico ^dei còrpi striati e dei ta- 
lami ottici, conviene che si abbia una speciale cura; la 
quale condiste nel misurare di questi .corpi anche la esten- 
sione della parte internata nel!' emisfero», poiché quella 
sporgente nella respettiva cavità ventricolare non rìsi- A 
gnifica tutto quanto attiene allo sviluppo di questi me- 
desimi corpi gangliari cefalici. — Per> conseguire' V in- 
tento si effettuerà, un taglio so vr* essi con direzione 
anteró-posteriòre, e obliquamente difettò, dividendoli per 
tal modo in due metà. Dopo di che si passerà a misu- 
rare col compasso la estensione della superficie grigia 
che gli rappresenta, cioè nel senso trasversale dal limite 
interno alla superficie libera, ed otterremo nelle ordì* 
narie e dormati disposizioni, pel corpo striato, un dia- 
metro di tre centimetri; e pel talamo ottico, di dodici 
millimetri. Mi è avvenuto di trovare in cervelli di alie- 
nati diminuita di ìin centimetro la misura dei primi , e 
di due o tre millimetri quella dei secondi. Cóntirtuo in 
questa ricerca incominciata a fare da poóo tempo, e forse 
mi avverrà di trovare anche maggiori le differenze evi- 
dentemente significative di atrofia congenita nelle indir- 
cate parti essenzialissime del cervello. 

Tracciata per tal modo là teratologìa delF encefalo, 
passerò alla enumerazione delle forme morbose del me- 
desimo ; le quali furono causa evidente di disturbi psi- 
cologici, e di perturbamenti nervosi periferiali. 

L' anatomia patologica spettante all'encefalo', dissi 
già come doveva essere investigata nella sostanza stessa 
nervosa, e nei suo sistema vascolare. 

Alla prima sezione si riferiscono le lesioni perife- 
riali e le interstiziali: le une e le altre possono avere 
eguale natura, cioè: \? Stravasi sartguigrti, 6 loro r$- 



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536 

sidui con rammollimento cerebrale. — 2.° Cisticerchi, « 
Joro metamòrfosi (1). — 3.° Aracnoite con, èsito di puru- 
lenza. — 4.° Effusioni sierose sotto-aracjioidee e ventri- 
colari. . — 5.° Tumori di diversa natura. — 6.° .Idro- 
pisia, e degenerazione della glandola pineale» — 7.° Sma- 
gliamelo e rottura del setto interventricolare. —8.° Idro- 
pisia del setto lucido, e perciò del suo ventricolo. La 
quale idropisia può rinvenirsi limitata alla cavità ven- 
tricolare , ovvero come dipendenza di quella del medio 
ventricolo p terzo che voglia dirsi. Un esempio del se- 
condo modo lo rinvenni in individuo stato soggetto un 
tempo ad ottalmia susseguita da cecità perfetta da un 
occhio, e incompleta dall'altro. Esisteva. in questo caso 
li) smagliamento mediano della vòlta a tré pilastri, cioè 
della parte corrispondente al setto lucido, ed il siero 
risalendo dal ventricolo medio sottoposto, aveva allon- 
tanate per quasi un centimetro le due lamine costituenti 
la estensione del setto stesso. Tantoché, sospettando io 
una deviazione delle facoltà mentali conseguente alle ri- 
scontrate lesioni cerebrali, a dir vero mojto rilevanti e 
straordinarie, ebbi cura di ricercare delle relative notizie 
nelle infermerie del nostro spedale ove quest'uomo mori, 
e stette per lungo tempo infermo, e seppi che veramente 
avea dati segni evidenti di alienazione mentale. E siccome 
io ripeteva in questo individuo la osservazione delle parti 
atrofizzate nel centro cefalico e corrispondenti ali* ori- 



(1) Siccome i cisticerchi si possono diagnosticare allorché 
sono sottocutanei, e air intento si può fare utilmente un sag- 
gio del t a moretto incidendolo, perciò stimerei utile dopo la ve- ' 
rifieazione Taso interno, in piccole dosi e ripetute, dei medica- 
menti impiegati contro il tenia ; poiché il eisHcereo è la larva 
del tenia. Una cura tentata in questo senso in un epilettico e 
in un monomaniaeo «ospetti di avere dei cisticerchi nel cervello, 
sarebbe certamente razionalissima. 



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• \ < • . .^ t 537 

gine del nervo ottico pure divenuto atrofico dai lato 
dell' occhio ridotto ad un semplice moncone, ebbi nuova 
•opportunità di costatare 1' atrofia del talatno ottico del 
medesimo lato, e dei corpi. quadrigemelli del lato opposto; 
sembra pertanto che al fatto dell* incrociamento avve- 
nuto nel chiasma corrispondano i secondi, ed alla decus- 
sazione i primi. Relativamente agli oculo-motori , e in 
special modo al comune , è a credere susseguente V a- 
trofla dal medesimo lato, e di quella parte d' origine (li 
essi che sono i peduncoli cerebrali/ 

Mi avvenne pure di riscontrare i guasti prodotti sul 
.cervello dalla aracnoite purulenta, in tale che si suicidò 
dopo essere stato condannato per omicidio a (unga pena 
di reclusione. — D'un altro fatto ancora -mi ricordo, e 
lo cito per norma dei magistrati, ed è relativo* ad un omi- 
cida , nel quale, essendo morto dipoi in questo spedale * 
per malattia flogistica nelle parti profonde della cervice, 
si trovò alla liecroscopia una necrosi delle prime ver- 
tebre cervicali con lesione secondaria sui midollo, e con- 
seguentemente sull' aracnoide cefalo- spinale , e si confo- 
prese che la malattia era d'antica data. Il pezzo rela- 
tivo si conserva ih questo gabinetto. 

Alla seconda sezione appartengono: 1.° Le iperemie 
persistenti del sistema capillare, specialmente della so- 
stanza grigia encefalica, rivelate da evidenti macchie ros- 
sastre > o color lacca (1) ; 2.° le varicosità aneurisma- 
tiche dei vasi capillari; 3.° il ristringimene e Toblite- 

(4) Nei miei Frammenti di patologia generale ( « Annali 
ìiniv. di Med. », Milano, 1859), si legge: «r addensamento e 
colorito rosso violaceo, per vascoterità ed infezione inconsueta 
di capillari, che soltanto il micjro3cppio rivela, mi fece giudi- 
care, nei centri nervosi di malattia per flogosi. Esempi di questa 
maniera di alterazione rinvenni nella sostanza corticale degli 
emrsferi cerebrali d'individui morti nel Manicomio di Siena. 



?lc 



538 

razione dei vasi arteriosi cerebrali in seguito alla stea- 
tosi nella parete dei medesimi ; 4.° lo stravaso sanguigno 
interstiziale nelle pareti arteriose, arrenato sul limite 
della membrana interna, e perciò con spostamento verso 
il lume del vaso che può rimanere obliterato : a questo 
stravaso succede la steatosii i due fatti rinvenni avve- 
rati nella stessa arteria carotide interna lungo il tratto 
cervicale e craniense ; 5/ Le curve congenite della ca- 
rotide interna lungo il tratto cervicale (1); 6.° la flebite 
dei seni della dura madre cefalica, e delle influenti vene; 
7.° l'occlusione del sena cavernoso per accumulamento 
di sangue addensato, e trasformato in sostanza grassa ; 
8.° la degenerazione adiposa dei plessi coroidei. 

Il rammollimento o l' induramento generale del cer- 
vello dissi già (op. cit. ) in qual nuovo concetto si po- 
tevano avere» dappoiché per le mie indagini sulla strut- 
tura del sistema nervoso resultò esistente V elemento mu- 
scolare e perciò la effettuazione nella sostanza nervosa 
cerebrale di quei fatto che è relativo, post mortem, alla 
residuale contrattilità, e si -chiama rigidezza cadaverica. 
La quale può anche non avverarsi e allora il cervello si 
avverte meno denso e resistente al tatto, e tanto più se 
si aggiunge il suo stato edematoso; mentre la sua den- 
sità aumenta in ragione del grado della rigidezza. 

Le azioni traumatiche danno. spesse volte origine ad 
aleute delle indicate maniere di, lesione cerebrale. Dap- 
poiché mi avvenne di trovare una scheggia ossea fra la 
gran falce della dura madre e 1* emisfero corrispondente 
in tale che mori in questo Manicomio, e mi fu dato ri- 
levare ( ed il pezzo dimostrativo si conserva nel Gabi- 
netto ) che la indicata parte ossea erasi distaccata dalla 



(1) Tigri. Patologia e teratologia dell'arteria carotide in- 
terna. Nel t Giornale medico ili Roma infasci.* e 6.°, 186<k 



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539 
superficie interri* della vòlta del cranio, e riscontrai la 
cicatrice antica del capillizio in prossimità del vertice 
cefalico, da quei tempo fui sempre premuroso di osser- 
vare se mai nel cuojo capelluto esistevano delle cica- 
trici, -v Del resto, possiamo ritenere che dalle lesioni 
traumatiche portate sul capo ò facile cosa che abbia 
origine un disturbo persistente nelle facoltà, mentali; 
poiché r aracnoite e l' idrocefalia ventricolare consecu- 
tiva del traumatismo non si dileguano di poi totalmente; 
e lo stato leucomatoso o bianco opalino con accresciuta 
densità dell' aracnòide stessa viscerale, l' emormesi per- 
sistente della sostanza grigia corticale, e il siero abbon- 
dantemente effuso nei ventricoli laterali , si rinvennero 
soventi volte in individui del Manicomio. i quali avevano 
sul capo delie cicatrici di antica data. (1) — S'intende ohe 
la storia ananmestica spettante agli individui portati 
nei Manicomi, è pur sempre una difficoltà da superare 
nella raccolta della notizie importanti , e agevolmente si 
rileva come ciò dipende dai Municipi e dalle famiglie non 
curanti di dare notizie dell' amministrato o del con- 
giunto. • 

Si dà per avverato neil* adulto l' aumentò del con- 
tenuto, sproporzionato con la capacità del continente 
cefalico. ~ Dopoché avvenne la complèta ossificazione 
della 'teca cranien*e, ogni più piccolo aumento del conte- 
"' i ' ■ ' ■ ■ - ■ ; ^ . ' ■■■ 

(1) In questi casi si osservi attentamente al setto inter- 
ventricolare, poiché a me avvenne di trovarlo lacero ed aperto 
nella parte ove è più denso, cioè nella metà posteriore in in- 
dividui provenienti dal Manicomio. ~~ Credo poi che la lesione 
di q sesta parte impari e mediana debba essere susseguita da 
gravissimi disturbi , o pare dalia morte, come verificai nell' •'- 
drooefalo acuto, anche perchè non ha la corrispondente e sup- 
pletiva. — Col setto , sono poi altre due parti mediane lese, 
cioè in alto il corpo calloso^ in basso la vòlta a tre pilastri. 



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540 

mito s' intende come possa generare compressione , ed 

-equivalenti disturbi nelle funzioni cerebrali. Però, sembra 
che dal cranio ossificato non sia assolutamente impedito 
un possibile aumento graduale del cervello. Ma se la 

. resistenza ad una dilatazione fisiologica del cranio fosse 
divenuta abnorme, segnatamente per tardiva e inconsueta 

-evoluzione del contenuto, e per qualità della- sostanza 
ossea, allora si avrebbero manifestate -le temute gravis- 
sime conseguenze sul centro nervoso per la compressione 
centripeta del medesimo. A me occorse almeno due volte 
di sezionare individui giovani, nei quali, stando ai sintomi 
di compressione cerebrale, poteva dirsi avvenuta la. tar- 
diva evoluzione del cervello : ed alla necroseppia ebbi a 

' notare la straordinaria espansione del cervello nell' atto 
di remuovere la vòlta craniense , l'appianamento delle 
circonvoluzioni, la sezione elittica dei forami ottici, i pro- 
fondi incavi digitali , ed anche V assenza di questi in 
certe regioni dove tempre se né trovano ; ristrettissime 
poi le cavità ventricolari media e laterali con addossa- 
iftento verso la linea mediana dei talami ottici , e dei 
corpi striati ; il quale addossamertto rinvenni pure avve- 
rato in casi di aracnoite con formazione di pus sotto- 
aracnoideo, onde la compressione centripeta del cervello, 
e la successiva estinzione della vita, al modo stesso che 
avvenne nei casi preveduti ; con la differenza però che 
in quelli la indagine necroscopica non ebbe a notare 
veruna alterazione patologica nel centro nervoso atta a 
spiegare la grave sintomatologia e la morte: per la qual 
cosà si faceva sempre meglio evidente il fatto della man- 
cata solidarietà fra evoluzione del cervello, ed espansione 
del suo involucro osseo. Tale solidarietà io ritengo mancata 
allorché vi fu precoce saldatura delle suture e specialmente 
alterata organizzazione ossea, come potrei mostrarla con 
tale prevalenza di sostanza compatta che la dipioe è ap- 
pena qua fi là visibile, e il peso della callotta supera, a 



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541 
condizioni pressoché eguali di spessezza, di un cento di 
grammi F altra stata présa per confronto. — «• Cotalchè, il 
peso dell' osso, a volume eguate, è aumentato appunto per 
essere la parete quasi totalmente costituita da sostanza 
compatta: 

Di ciascuna delle avvertite abnormi e patologiche di- 
sposizioni dell' encefalo converrebbe ora occuparsi conia 
enumerazione dei fatti che vi si referiscooo, alfine ancora 
di ritrarre le ormai prevedute conseguenze sulla psico- 
logia dei Manicomi (1). — Però, a me basta frattanto 
^ver dimostrato di quali e quanti materiali possa disporre 
la scienza che si occupa delle malattie spettanti al si- 
stema nervoso, e segnatamente del cerebrale; e còme non 
si possa altrimenti disconoscere la importanza di questi 
studj, attesoché per essi si prepari a risolvere il pro- 
blema della responsabilità, in qualche caso, attenuata 
da una lesione materiale ; onde non avvenga che un in- 
felice ammalato abbi? a passare per un volontario delit- 
tuoso (2) ; e risulti evidente che a malati, o imperfetti 
di cervello, il meglio che possa farsi è di porre in opera 
tutti i mezzi umanitàri, affinchè i convulsionari, ed i 
paralizzati non abbiano a diventai i martiri del loro 
giaciglio ; i furiosi , suicidi o omicidi ; i melanconici e 
monomaniaci abbiano meno penosa r aspettativa di una 
guarigione. # 

E dei materiali stati da me raccolti si varrà ancora 



(1) Il direttore del Manicomio senese; prof. cav. C. Livi, ed 
il suo aiuto dott. Palmerini, esecutori per proprio conto delle 
necroscopie, ebbero pure, per accurati riscontri, cognizione pre- 
cisa delle cose state da me osservate sui defunti del Manicomio 
stesso. 

(2) e Sulla procedura nei giudizi criminali e civili, per 
riconoscere 1' alienazione mentale ». Osservazioni medico-legali, 
del prof. cav. B. G. Miraglia. — Napoli 1870. 



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542 

la scienza per una nuova classazione delle alienazioni 
mentali, la esistente essendo basata sopra criteri morali 
o psicologici, e non corrù^ondente * progresso scienti- 
fico. — Tutti questi materiali poi ognuno il vede come 
potrebbero essere usufruiti a vantaggio della fisiologia, 
de posti convenientemente in relazione con la parte- cli- 
nica. 

Siena, 10 maggio 1871. 



Invaflnamento Intestinale. Nota ed osservazioni 
deldotL GAETANO MORETTI, Chirurgo .prima- 
rio nello Spedale di Crema. ■ 



lezzetti Carla, del Comune di Covo, contadino, d'anni 40, pa- 
tiva già da tre giorni bruciore di ventre e leggieri dolori in- 
testinali insieme a stitichezza e tenesmo, in tal grado. però da 
non impedirgli d' attendere a' suoi lavori campestri. — il 25 
agosto dello scoreo anno, alle 11 antimeridiane , mentre era a 
lavorare noi proprio campo, veniva sorpreso da urgente bisogno 
di andare del corpo, edotto, premiti vigorosi, sentiva improv- 
visamente uscire dall' ano, con dolore di strappamento interno 
del ventre, un corpo molle, tondeggiante, del volume di un 
uovo da tacchino. Esterefatto, raccoglieva le proprie forze, è, 
con una mano appoggiata sulla regione anale , a stento per- 
correndo circa messo chilometro di strada, reoavasi alla propria 
casa, dove chiamato il medico veniva da questo spedito all' 0- 
spitale di Romano, in allora affidato alle mie* cure. Visitato, 
circa mezz' ora dopo il di fui ingresso rilevava»! quanto ap- 
v presso. 

: Un individuo di media statura, di temperamento sanguigno, 
di costituzione sufficientemente robusta ; con alle mani leggeri 
traccio di desquammazione pellagrosa. Faccia pallida, sconvolta, 
sofferente; accusa dolori intestinali quasi di lacerazione; ha 
sete viva , lingua asciutta , nausee , conati al vomito ; ventre 
meteoritico in alte , duro e gtoboso al disotto dell' ombilico , 



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543 
quasi divido per una liaea saliente che passi in senso trasverso 
al disotto subito della regione ombilìcale. Lo, scroto è t uranio, 
sparso di chiazze rosso-livide ; V infermo prova urgente bisogno 
dr orinare e di andar del corpo, ma senza successo. Fuori del- 
l' arno sporge una massa intestinale, divisa in tre porzioni, cia- 
scuna delle quali ha la forma di un salsicciotto, di color rosso 
scuro ineguale, lucente, con alcune chiazze livide verso l'a- 
pertura anale del lato sinistro ove la superficie del tumore è 
gonfia, edematosa ed in piccolo punto escoriata. La lunghezza 
totale dell' intestino fuorusoito è di 40. centimetri, essa misura. 
15 centimetri in circonferenza. \ 

Era una intussussezione, od un'ernia rettale, od una inva- 
sione d' intestini nel retto penetrati per rottura spontanea della 
sua porzione superiore ? , % 

Io credetti trattarsi dell' invaginatnento di una lunga por- 
zione d'intestino, avvenuto probabilmente in un punto non 
motto lontano dall' estremità superiore del retto. Questa in- 
tussussezione, dapprima assai più limitata, erasi in seguito ac- 
cresciuta sotto gì' irresistibili conati di defecazione ai quali in* 
volontariamente era trascinato P individuo pel tenesmo ohe lo 
tormentava e fora' anco in causa del lungo tratto di via per- 
corso a piedi «nel recarsi dal campo alla propria casa. Il Pez- 
zetti intorno alla sua salute in passato , rispose : di aver sof- 
ferto una leggera bronchite mentr' era ragazzo e d'aver su- 
perato il eh olerà nel 1867: del resto égli, era sempre sano ed 
in quanto agii incomodi patiti nei giorni antecedenti non sa- 
peva addurre nulla di positivo circa la causa degli stessi. Do- 
veaho però avervi influito le fatiche della stagione, lo stare 
in aperta campagna durante la notte , ed il vitto rade e me- 
schino. » * x 

La riposizione della massa intestinale dovea certo essere la 
prima cura cui attendere; e di fatti, leggermente e con cau- 
tela pigiando colf estremità delle dita poste all' ingiro su quel 
tratto che sembrava 1' ultimo uscito e spingendo all' inalto gra- 
datamente , si ottenne l' introduzione dell' intestino nel retto. 
Ma con ciò non si era conseguito lo scopo , poiché esplorata . 
coli' indice della mano destra la cavità del retto si. potè con- 
statare che gl'intestini eransi adagiati a ridosso della parete 



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544 

destra dal retto , la dì cui ampolla a voi una larghézza quasi' 
tripla della normale , ed il tratto superiore dello stesso inte- 
stino era in proporzione assai dilatato (1). Ora poi, spostando 
quelle anse intestinali e spingendole in alto, ricadevano, tosto 
che venisse levato il dito che le sosteneva. Trovato inutile, ogni 
processo di riduzione col mezzo delle dita, perchè all'uopo troppo 
corte ed il punto d* in vagina mento situato in alto ed , inacces- 
sibile alte stesse, pensai di sostituirvi uno strumento ehe fosse 
piegheyote tanto da cedere, quando l'ostacolo chea' incontrasse 
nel cercare la riposizione fosse tale che non. potesse essere su- 
perato con una mediocre forza. Ricorsi quindi alla sonda eso- 
fagea, ool quale strumento, sostituendo alla punta del dito, la 
parte cui va annessa la pallottola di spugna , unta di olio ,. 
spingendomi moderatamente in alto e nella direzione, dell' in- 
troflessione, stimava di poter riuscire nel mio intento* La sonda 
s' inoltrò fino a 22 centimetri entro il retto, poi si fermai 
piegandosi allo spingere che avessi fatt* con maggior forza. 
Allora ritrassi la sonda per due centimetri e direttala un pò 
obliquamente verso la massa da riporsi , cercai , aiutandomi, 
con due dita introdotte nel retto , di incapucciarla , e quindi 
ritornatala nella direzione del lume, dell'intestino che faceva 
da vagina, spinsi in su quanto mi fu dato, ma senza ottenerqe. 
miglior risultato. Dopo vari infruttuosi tentativi di riduzione, 
mosso da) lo stato di abbattimento dell'infermo, desistei da qua- 
lunque manualità, prescrissi un bagno generale tiepido ed una 
emulsione laudànizzata, ghiaccio a piccoli pezzetti, onde saziare 
r ardente sete da cui V infelice era tormentato. 

Verso sera i dolori erano meno . sentiti , persistevano la 
stipsi e l' iscuria ; la sete e V abbattimento eransi fatti anche 
maggiori, e sopravveniva il singhiozzo. Le anse contenute nel 
retto erano addivenute turgide e dolenti. 

Giorno 26. Golia siringatone resa • alquanto difficile dallo 
spostamento in avanti ed. un pò a destra- della vescica, si 



(1) Questa anormalità venne pure riconosciuta dall' esimio 
dott. Fortunato Casorati di Pavia, rapito testé alla scienza ed 
agli amici, il quale trovandosi di passaggio a Romano, volle 
usarmi la cortesia di visitare meco l'infermo. 



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545 

estrass a 1 / 9 litro d' orina. Persistono del resto gii alesai fenò- 
meni di jèri, e si ripetono gli stessi messi terapeutici. 

Sera. Vomito stercoraceo/ ventre dolentissimo alia' regione 
sinistra. — Dodici sanguisughe a questa località e cataplasma 
di linsemé. . . 

Giorno 27. Ebbe notte agitatissima "— dope U bagno di 
jeri ò cessata V iscuria — " il volto è retratto , i denti fuliggi- 
nosi, e l'accasciamento delle forze è ad un grado quasr estre- 
mo. — Il polso piccolo , sfuggevole (135), il caler rettale a 
36.80 — Le anse strozzate, entro il retto, sono floscie, avviz- 
zite, crepitanti; discendono a tre centimetri dall' apertura del- 
l' ano, da cui esce, all' estrarre del dito esploratore , una, on* 
data di gaz estremamente fetido. -Meno il bagno ed il 1 sangui- 
sugio, si continua nello .stesso trattamento di jeri. 

Giorno 28. Singhiozzo continuo, straziante ; agitazione som- 
ma, prostrazione di forze , faccia ipocratica , respirazione fre- 
quente e stentata (15). Vomito stercoraceo ripetuta, polsi a 
100 filiformi, estremità fredde ; sudor gelido alla faccia ; ventre 
tumido, timpanico e poco dolente; anse intestinali ìlei retto 
floscie, ridotte, crepitanti; calore a 36° 75. Si continua nel . 
trattamento col laudano, il quale viene somministrato a gocce, 
imbevendone dei pezzetti di zuccnro. 

Si concede ghiaccio e brodo coli' estratto di carne e qual- 
che cucchiajo di vino' generoso. . 

'Giorno 29. Verso le 7 pom. di jeri ebbe una scarica alvina 
copiosa di materie liquide, brunastre, fetentissime ed orinò fa- 
cilmente. Passò la notte meno agitata ; ebbe in seguito varie 
altre dejezioni simili alla prima. È cessato il vomito : 1' aspetto 
dell' infermo è più calmo e la sete meno viva. Il ventre è 
gonfio, timpanico , poco dolente nel resto', ma assai sensibile 
alla regione iliaca sinistra ; persiste la zona di rialzo che fino 
dal primo giorno attraversava il ventre al disotto dell' ombilico. 
I polsi sono rialzati, meno frequenti (92), sii calore è a 36° 75. 
— Le anse rinchiuse nel retto sono rilassate, indolenti e pen- 
denti fino all' apertura anale. 

Si continua coi presidi di jeri. ; 

Giorno 30. Diarrea profusa ( S litri circa ) ; singhiozzo mo- 
lestissimo tanto che si dovette trasportare l'infermo in una 

Annali. Voi. CCXVI 35 



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stanza appartala; — Aita regione iliaca, sinistra si designai 
chiaramente un» rialza dolentissimo a dura del perimetro di 2Q 
centimetri» — Messi dietetici uguali di jeri — emulsione con 
3 grammi di cloroformio onde attutire il singhiozzo. 

Giorno 31. Si calcolano a 10 litri le materie emesse nella 
giornata di jeri ; ad onta di ciò, se il singhiozzo non tormen- 
tasse ostinatamente l' infermo, il complesso degli altri fenomeni 
non sarebbe affatto inquietante. 

Per alimento si continua il brodo coir estratto di carne e 
tuorlo d' uo*a stemperato nello stesso , a piccola quantità fra 
la giornata. Presidi terapeutici. — Piccoli clisteri . eoa solu- 
zione ,d* amido e IO goccio di laudano. Infezione ipodermica 
di solfato di atropina all' epigastrio. 

Settembre 1 e 2. Nessuna variazione. 3,, Piar rea alquanto 
diminuita ; nella notte un'estremità dell' intestino strozzato si 
è staccata -ed- uscita dall' ano colle feci : l'altra estremità è 
fissa ancora. Introdotto lo speculo, con una lunga forbice curva 
sul piatto ed a punte ottuse, si tagliò P intestino tuttora ade- 
rente più alto che fu possibile. 

La lunghezza della porzione d' intestino. Braccata e levata 
misura 40 centimetri, è di color bigio scuro, in alcuni punti 
nerastra, avvizzita, attortigliata sopra sé atessa ; legatine gli 
estremi, mediante P' insuffla* ione, se ne riconosce, la. forma glo- 
bosa ; dalla mancanza poi di villi e di valvole conniventi puossi 
dedurre che appartiene alP intestino crasso e con tUtta pro- 
babilità alla parte che forma la curva sigmoidea, . 

L' esplorazione rèttale col dito lascia percepire in alto e 
pel centro del retto un corpo imbutiforme, coli! apice in/ basso, 
duro, elastico ed in posizione corrispondente , colla base , al 
rialzo già sopra notato arila regione iliaca. 

Anche queste circostanze vennero rilevate dal già rimpianto 
dott, Casoratt. 

' A. moderare il singhiozzo , che pare aumenti di intensità , 
si- fa, mantenere la vescica di ghiaccio sull' epigastrio. Nel re- 
sto P ammalato continua come jeri. 

Settembre 4 e 5. Il singhiozzo va cessando,: perdura la 
diarrea, oh or si è latta nuovamente copiosissima (14 litri al 
giorno ). 



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547 

Settembre 6 e 7, Il sioghiozz» è finito ; oùgUwauieutd.aella 
forze generali ; diarrea come -sopra, . , ♦..,• .. 

Estratto di noce vomica . .' . . . . céntig! 20 
s> di oppio . * » ' i6 ' 

da farsi 6 pillole — una ogni due ore : alimentazione con pa- 
natala, brodo con estratto di carne e tuorlo d' uovo :" piccola 
quantità di vino. 

Settembre 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14. Diarrea decrescente: 
uso continuato delle pillole sopraindicate ; aumento nella dieta. 

Settembre 15. Miglioramento continuo — si sospendono le 
pillole e per 6 giorni si «prescrive un clistere di decotto di 
riso coi si aggiunge un grammo di tannino. 

Il 22 dello stesso mese, il Pezzetti, -si poteva ritenere come 
guarito. La diarrea era cessata ( 2 scariche se mi liquide nelle 
24 ore); le forze si ristabilivano gradatamente merce una 
buona e nutriente alimentazione; l'appetito era vorace ed era 
d'uopo di moderarlo; il ventre appiattito, scomparsi quasi to- 
talmente e la zona sotto ombilicale , ed il rialzo alla regione 
iliaca. La regione epicofica sinistra alquanto depressa, rispon- 
deva alla percussione, con suono alquanto muto , che per il 
tratto di 20 centimetri si estendeva in direzione trasversa 
verso' 1* epigastrio. Le' altre funzioni si compivano normal- 
mente. 

All' esplorazione rettale praticata poco prima della partenza 
del Pezzetti, si rinveniva Io stesso corpo imbutiforme; alquanto 
elastico e ritirato all' insù, affatto indolente. r 

IL Pezzetti rimase nello spedale, sotto sorvegliala, fino -al 
23 di ottobre ed uscì per recarsi alla propria casa , in istato 
di completa. guarigione. 

Osservazioni. 

Il dubbio che poteva nascere al primo esame del Pez- 
zetti era questo : se si trattasse , cioè , di un* ernia ret- 
tale, o di una protrinone per caduta d'intestini nel ' 
retto attraverso un' apertura delle sue pareti., oyvero 



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548 

di uq invaginamento.* Il primo di questi fatti appariva 
insussistente poiché il sacco dell 9 hedrocele dovendo es- 
sere formato dalle pareti del retto, nel caso proposto 
mancava; e poi 1* ernia di questo genere non acquista 
mai un volume cotanto straordinario. Più ragionevol- 
mente poteasi dubitare di caduta d* intestini *hel retto 
per una lacerazione avvenuta nelle sue pareti. Esempi 
di tal fatte si riscontrano nella storia dell* arte. Il Dam- 
pier (1) narra di un fanciullo di 13 anni cui era passata 
una ruota sulla regione lombare ed al quale era sortita 
dall' ano una porzione di 57 pollici d* intestino col me- 
senterio e parte dell* omento. Caduta in gangrena, venne 
recisa ed il paziente dopo qualche tempo ricuperò la 
salute. 

Brodie (2) descrive pure la protrusioite dall' ano^di 
una porzione d' intestino tenue ( 2 jardi ) per una lace- 
razione avvenuta alla parete anteriore del retto. 

In queste contingenze però la causa fu sempre trau- 
matica. 

Escluse quindi le due possibilità ''sovraccennate , era 
d' uopo riconoscere nel Pezzetti un invaginamelo av- 
venuto in corrispondenza della porzione superiore del 
retto. 

Molteplici casi di volvolo per introflessione, con se- 
guita evacuazione dall' ano di grandi pezzi d' intestino , 
vennero narrati begli annali delle scienze medico-chirur- 
giche o registrati in altre opere. 

Il Thompson ne raccolse prima sette osservazioni nel 
« Giornale di medicina di Edimburgo » (ottobre 1825) 
e poscia completò la sua raccolta negli « Annali delle 
scienze » portandone il numero a 35. 



(i) « Medicai Transaction ». Voi. IV. 

(3) * London med. and. Phy«, Journal *, 1827. 



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549 
Il Cruveilhier cha riporta quesf ultima statistica del 
Thompson {1) comunicava con Tilies alla Società di Me- 
dicina di Parigi la storia di un invaginamene in cui 
T individuo avea passato per V ano 18 pollici d' intestino 
tenue. Millot narra di uno che soccombette per invagi- 
rtamento dopp di aver evacuato 15 pollici d' intestino 
tenue. 

All' Accademia Reale di Parigi vennero presentati due 
pezzi (uno di 13, l'altro di 28 pollici) d'intestino ap- 
partenenti ad individui guariti dall' invagiuamento. 

Bochet (2) vidde due pezzi di digiuno evacuati da 
una donna di 60 anni ; Puy (3) narra di un intussusse- 
zione in cui l' ileo era disceso nel colon e che finalmente 
pei retto era sortito dall' ano. 

Il dott. Devaut (4) fa la storia di una introflessione 
in cui venne pure espulso dall' ano un tratto d' inte- 
stino. 

Fra gli italiani , il Fanzago , !* Ajello , il Caldani , il 
Bartoli ed altri ebbero pure occasione di osservare pezzi 
d' intestino evacuati in seguito a vòlvolo per 1* invagi- 
namento. Il prof. Lussana (5) narra di un infermo che 
emise per l' ano 6 pollici cT intestino somigliante ad un 
cartoccio. 

Ma uno dei più strani è quello raccontato da Hai- 
laguen ed occorso allo stesso Cruveilhier, di una donna 
di 48 anni che cacciò fuori per l' ano un pezzo d' inte- 
stino tenue lungo tre metri, ossia due volte un metro e 
mezzo, l'uno dentro l'altro (6). 



(4) e Anatomia patologica ». Tom. III. 

(2) e Mémoires des savants étrangers ». Tom. 8. 

(3) e Mém. de l'Accad. roy de chirurg. ». Toro. V. 

(4) e Annali univ. di medicina », luglio 1853. 

(5) e Gazzetta med. ital. lorab. », 1850 

(6) Roncati. « La diagnosi delle malattie del Ventre e del 
sistema nervoso », pag. 478. 



» 



550 

Quasi tutti gli autori, pochi eccettuati, fra cui ul- 
timamente il Pilz (1), ammettono l'infiammazione e Tir* 
ritazione come cause capaci di produrre F introflessione 
intestinale. 

Ohe T irritazione e F infiammazione possano provocare 
dei moti convulsivi nella peristaltica, verrebbe compro- 
vato dalle esperienze di Peyer, il quale, irritando le in- 
testina dèlie race, ridde prodursi il volvolo in modo ca- 
ratteristico ; ed il risultato di queste esperienze concor- 
derebbe con quello ottenuto da Haller e da Scemtnering. 
Il professor Rofrrtanskjr però , in una sua Memoria sul 
volvolo in generale, ritiene quali motivi efficienti di que- 
sta malattia anche gli eccessivi sforzi corporei. L' infiam- 
mazione e r irritazione, dicesi, eccitano il sistema nervoso 
e promuovono doloW spasmodici e contrazioni tali negli 
intestini da disturbarne F ordinario moto peristaltico. 
Questo moto non si propaga più regolarmente lungo gli 
intestini, ma succede che, mentre una parte di questi si 
trova in contrazione , F altra vicina è in* istato di rila- 
sciamento, ed è dentro quest'ultima che va a cacciarsi 
la prima. 

Ma anche il moto normale peristaltico si effettua cosi 
che non ò simultaneo per un lungo tratto di canale ali- 
mentare, e mentre una parte dello stesso si contrae, 
un'altra rimane rilassata. Io credo perciò che la causa 
dell' invaginamelo risieda benisfimo in un disordinato 
moto peristaltico , ma che il motivo ■ ultimo si debba ri- 
cercare in un altro ordine di fatti , ad esso relativo. Il 
moto peristaltico si effettua dietro contrazione di due 
ordini di fibre muscolari, le quali alla lor volta vengono 
animate dal sistema nervoso. È un fenomeno complesso 
cui prendono parte e le fibre circolari e le longitudinali, 



(1) t Gazz. raed. lomb. *, 1870 dicembre. 



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551 

le quali contraendosi ritmicamente ed alternativamente , 
dan luogo a quel moto che , in vista della sua forma 
speciale, venne detto vermicolare. Ora perche questo moto 
succeda normalmente, è necess«rio che queste fibre, di di- 
rezione diversa, non si contraggano simultaneamente nella 
stessa porzione d'intestino, ma che mentre in una por- 
zione si effettua la contrazione delle flòre circolari , in 
quella che la segue immediatamente ài contraggano le 
sole fibre longitudinali. Oli è dunque in un' alterazione 
di queste ritmiche contrazioni che si deve cercare la 
causa ultima efficiente dell* invaginamento. E forse la 
prevalenza contrattile delle fibre longitudinali non è 
estranea alla successione del fatto. I fattori, se non unici, 
almeno principali che figurano preposti al movimento pe- 
ristaltico , sono il nervo simpatico coi plessi mesenterii , 
superiori ed inferiori, ed il vago , ritenuto dal professor 
Oehl come nervo motore del tubo digestivo. Da alcuni 
si ritiene che spetti ai gàngli situati fra la tunica rou- 
sculare il presiedere all' armonia delle contrazioni che de- 
terminano tale movimento. Questi gangli sono numero- 
sissimi e Meissner, mercè Toso del microscopio, ha potuto 
rilevare che il tessuto connettivo posto fra la tunica 
mucosa e la muscolare era una delle parti del corpo le 
più ricche di nervi. L' irritazione e V infiammazione della 
mucosa intestinale può esercitare la sua influenza sovra 
un dato ordine di filamenti nervosi presiedenti alla con- 
trazione di un dato ordine di fibre muscolari ed indurre 
perciò in questa una prevalenza di forza contrattiva ca- 
pace di indurre disarmonia nel ritmo delle eontrafcioni 
mercè le quali si effettua il moto peristaltico nélk> stato 
fisiologico. Ciò parrai non ripugni alla logica dèli* indu- 
zione. Bisogna però' aggiungere che , perchè avvenga il 
fatto dell' introflessione, si rehde nedessaria anche una 
rilassatezza speciale del mesenterio ed in particolar guisa* 
quando V invaginamento succède in vasta proporzione * H 



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552 k ■ 

come nel caso da me narrato. Si è notato nelle autossie 
che in alcuni individui , quale condizione predisponente 
ali* intussussezione , esisteva un' ampiezza anormale nel 
tratto d' intestino che formava la vagina, e nel Pezzetti 
l'ampiezza della ampolla rettale e della porzione supe- 
riore del retto può aver influito a render più facile l'in- 
vaginanjento. In tutti i cast però nei quali venne osser- 
vata tale anomalia nel calibro del lume intestinale, non 
si può arguire che essa esistesse prima del momento in 
cui si effettuava la introflessione, poiché ciò che si rile- 
vava air apertura del cadavere poteva essere ben anco 
la conseguenza di uno sfiancamento nelle pareti del- 
l' intestino per la pressione esercitata dall' ansa entro 
flessa. 

Ammessa l' intussussezione come un effetto acciden- 
tale della irritazione od infiammazione della mucosa degli 
intestini,; io devo dedprre che nel mio infermo la causa 
che manteneva una tale irritazione doveva essere la dis- 
senteria che lo travagliava già da alcuni giorni e che 
erasi determinata alla curva sigmoidea del crasso. Se- 
condo Virchow, sarebbe questo uno fra i tratti delle in- 
testina che verrebbe preferibilmente colpito da tale di- 
sordine/ Conosciuta la causa, di fronte ad effetti cotanto 
imponenti, quali sussidii si era in debito di accogliere 
per rimediarvi? 

D'ordinario la riposizione, che dev'essere il primo 
presidio, non può riescire ; ed io credo che ben pochi 
casi si. conoscano in cui le mapovre usate per ottenere 
la riduzione abbiano avuto un esito fortunato. Uno di 
questi, che si assomiglia molto all' occorsomi , è narrato 
dal dott. Lacoste (1). L'individuo era già prima distur- 
bato da diarrea, cui successe la colica, e sotto un pres- 



(1) e Dictionnaire des sciences medicales », Art. Ileas. 



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553 

sante bisogno di evacuare senti uscire un tumore dal- 
l' ano. Questo tumore era fprmato dall' intestino, avea 12 
pollici di lunghezza; e 6 di circonferenza ; era leggier- 
mente ricurvo sopra sé, stesso * colla concavità all' in- 
nanzi e la convessità all' indietro. Alla parte superiore 
ed un pò sul davanti esisteva un* apertura ovalare nella 
quale poteva entrare il dito mignolo e donde non usciva 
alcuna materia. La base del tumore era strettamente ser- 
rata dallo sfintere dell'ano, il di lui colore rosso bruno 
ed in alcuni punti alquanto più oscuro; duro, renitente, 
al tatto e gonfio, ineguale, con • gibbosità separate da 
briglie profonde trasversali e longitudinali. Tutta la su- 
perficie appariva cospersa di un umore viscoso, fetente ; 
era* fredda, poco sensibile e parea colpita da un principio 
di gangrena. Dopo alcuni inutili tentativi di riduzione, 
il dott. Lacoste vi riuscì in questa guisa. Prima di tutto, 
in luogo di ricacciare nel retto la porzione d' intestino 
invaginato, egli pensò essere più Metodico il farlo rien- 
trare in so stesso. Applicando perciò i pollici sui bordi 
dell'apertura situata all' estremità del tumore , mentre, 
con una sostenuta compressione, sforza vasi di ricacciare 
queste parti in alto ed in addentro, col mezzo delle altre 
dita, disposte circolarmente intorno al tumore, procurava 
di ricondurre al disopra quelle che erano più vicine ai 
bordi dell' apertura stessa , ed , in questi sforzi conti- 
nuando, ebbe la buona sorte di ridurre l' invaginamento 
e di guarire il proprio ipfermo. 

Un altro mezzo di riposizione che è riescito in qualche 
circostanza,, è l'uso di una sonda esofagea, adoperata 
spingendo all' in alto la parte cui è annessa la pallot- 
tola di spugna. Questo metodo impiegato sui bambini , 
ebbe sopra là casi, cinque volte felice riuscita (1). 



(1) « Gazz. Med. Lomb. •, dicembre 1870. 



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554 

Meno fortunato del dott. Lacoste e di qualche altra, 
per quante manovre io abbia eseguite, non mi fu datò 
di ottenere la riduzione dell'intestino invaginato, e credo 
che ciò dipendesse dalle .due seguenti circostanze: 

1.° Che la porzione uscita da ir ano era strozzata in 
un punto assai elevato dej retto. 

.2.° Che il Pezzetti assai intollerante, si contorceva 
in ogni senso e non permetteva quella regolarità di ma- 
novra che sola, in questi casi, può essere coronata da 
una felice riuscita. 

Resa impossibile per tal. modo la riduzione, non re- 
stava altra risorsa air arte che appigliarsi alla gastro- 
tomia, o rassegnarsi a concorrere per quanto le era con- 
cesso con una terapia sintomatica a mitigare le soffe- 
renze dell' individuo t aspettando l' esito naturale della 
malattia. Io dovetti attenermi strettamente alla seconda 
indicazione. 

Infatti a che avrebbe potuto giovare in simile con- 
tingenza il salasso protratto sino al deliquio, V eterizza- 
zione e l'uso dell'olio di crotontiglio, che pure corrispo- 
sero in alcuni casi d' invaginainento ? (1) Il salasso sa- 
rebbe tornato dannoso piuttosto che utile, perciocché 
avrebbe esaurito maggiormente le forze dell' individuo e 
resolo quindi incapace a sopportare il processo gangre- 
noso, che, limitato alla parte, esautorata dell' Irrigazione 
sanguigna, poteva costituire 1* unica àncora di salvezza 
per T individuo. L' eterizzazione avrebbe bensì portato 
del rilassamento nelle fibre muscolari dell'intestino, ma 
ciò non sarebbe tostato a riordinare un cosi grave ed 
esteso dissesto meccanico. Quanto ai purganti poi, serq- 
bravanmi controindicati, imperocché esagerando il moto 
peristaltico , potevano aumentare il processo gangrenoso 



(1)' < Gazz. Med. Lornb. *, dicembre 1870. 



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555 
od impedire ri* coalito dei pezzi che in seguito dovevano 
agglutinarsi. l ^ ' 

1/ insufflazione, nei casi d' invaginamene) non molto 
esteso ed in cui non sieno già avvenute delle- aderenze, 
può rendere e 3 ha réso difatti utilissimi servigi. Racco- 
mandata da Ippocrate, praticata da Cunninghara, dal mi- 
- lahese Bonati e da altri, venne* òr sono pochi anni usata 
con vantaggio dal dott/ Greig in quattro casi d' invagi- 
namento nei bambini. É superfluo il dire ohe nel Pez- 
zetti sarebbe riuscita inutile. 

La gastrotomia è un'imponente operazione, la quale 
molte volte, mèfeè T arditezza di alcuni esperti, fu Tu- 
nica tavola ;di salvamento Come tale io 1* ho proposta 
al mio infermo, il quale eoa persistenza 1' ha rifiutata. 
Il taglio delle pareti del ventre per andar in cerea del- 
l' intestino invaginato e praticare la estrazione , b cast- 
razione che al di d' oggi, dopo le brillanti ovariatomie 
completamente riuscite, non dovrebbe più ^eccitare quella 
titubanza che una volta investiva ammalato ed ope- 
ratore. Il progresso della scienza e dell'arte T'han resa 
trionfante in moltissime» occorrenze ed ban' dissipato 
appunto i dubbi del passato. Ma quando noi d-raccOr 
gliamo a meditare sui fatti del genere di quello da me 
esposto , è por lecito il dubitare se non sia maggiore 
ardimento il sottoporre il paziente ad uà' operazione „ il 
di óui risultato il più delle volte è mortale» che abban- 
donarlo alle risorse della natura, le* quali, come si vede 
dalla statistica del Thompson, bastarono da sole a con- 
durre moltissimi infermi a guarigione. Infatti sopra i 35 
casi ai quali si riferisce la suddetta statistica dert Thoropsog, 
di invaginamene intestinali in cui vennero evacuati dei 
pezzi d'intestino per la parte del retto, 19 infermi mo- 
rirono e 16 vennero condotti a guarigione. In 22 casi 
gl'intestini evacuati erano porzioni del tenue, in 13 del 
crasso, ed in 3 dell' uno e dell'altro. La quantità emessa 



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556 

variava dai 16 ai 40 pollici. La morte avvenne in 11 
per infiammazione, in 8 per le modificazioni a cui sog- 
giacque il canale intestinale in relazione alle perdite 
«ubi te. La durata- della malattia variò tra i 14 e 40 
giorni e la convalescenza fu rapida assai, 
e Né a scemare V importano* delle guarigioni varrebbe 
il dire che alcuni di coloro «che si credettero guariti, 
perirono alcun tempo dopo in conseguenza di ricorrente 
infiammazione, giacché quasi sempre si ò constatato che 
infiammazioni siffatte aveano relazione con disordini die- 
tettici ai quali gì' individui eransi abbandonati. 

L' oppio, vantato dal Vogel, io lo confesso, fu il ri- 
medio al quale mi abbandonai colla massima confidenza. 
Esso, somministrato ad alte dosi, attutisce. V irritabilità 
dei nervi e quindi impedisce il loro esaurimento : ed ò 
anche perciò che io credo che il laudano propinato fin 
dai primordi del male abbia influito all'esito fortunato. 

Uno dei fenomeni più molesti che affligessero il Pez- 
zetti, fu l'ostinato singhiozzo, cui nulla valse a frenare 
fuorché la vescica di ghiaccio all' epigastrio. Tale azione 
benefica fu dovuta per certo all'anestesia locale, causata 
dal freddo. 

Ora dirò alcune parole sulla conformazione che assu- 
mono le parti dell' intestino al punto d' invaginamelo, 
dopo di aver subito il distacco di porzione dello stesso 
intestino e di essersi reciprocamente e saldamente con- 
glutinate e cicatrizzate. Il sig. Cruveilhier cita su questo 
proposito, rispetto al modo di cicatrizzazione degli inte- 
stini invaginati , un' osservazione del sig. Millot , inse- 
rita nel « Bullettino della Società Filomatica »* tom. Il 
num.* 4 (1). Riporto le sue parole secondo la tradu- 
zione, ecc. 



(1) Anatomia patologica. 



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i 

« Trattasi di un ammalato che soccombè nel 44.° giorno 
» dall' invasione della malattia» dopo aver reso, nelle 
» evacuazioni alvine, da 15 a 16 pollici d'intestino tenue. 
» Alla necroscopia che fu eseguita dal sig. Laumonier, 
» chirurgo in Capo dell' Hóte!-Dieu di Rouen , riscon- 
» trossi le due estremità^ dell' intestino cicatrizzate. Èsse 
» apparivano cóme tagliate a becco di flauto, ed iti questo 
» senso applicate esattamente t* una suir altra. Il punto 
» di riunione avea contrattò delle strette aderenze, col 
» peritoneo ; ma la cavita dell' intestino non era punto 
• ristretta. La porzione mancante dell' intestino appar- 
» teneva al digiuno ed all'ileo », 

Questo modo di unione e di corrispondenza dei due pezzi 
d'intestino sembra non dover essere sempre uniforme, poiché 
nel Pezzetti ho già fatto notare come sia subito dopo il di* 
stacco delle parti gangrenate, che al momento stesso della 
sua uscita dall' ospedale, all'esplorazione si manifestava un 
corpo imbutiforme coli' apice rivolto all' imbasso, pendente 
éntro il lume di quella parte d' intestino che erasi costi- 
tuita in vagina. Ora questo corpo non poteva essere che 
una parte dell'intestino retroflesso, cioè quella porzione 
che non avea subito il processo necrobiotico , che forse 
col tempo avrebbe potuto retrarsi, come ne mostrava la 
tendenza già fino d' allora, ma che, io sono convinto, non 
sarà mai arrivata a disperdersi completamente. 

Come poteva dunque essere avvenuta l'adesione del- 
T.intestino ? Positivamente la mucosa del cilindro esterno 
doveva aver contratta aderenza con quella del cilindro 
medio, e la sierosa di questo con quella del cilindro in- 
terno. Si avrebbero perciò aderenze regolari reciproche 
tra le due pagine mucose e le due sierose , secondo la 
loro natura, nò ciò infirmerebbe l' opinione del più. volte 
citato Cruveilhier che, cioè , V aderenza succeda tra la 
sierosa del «cilindro interno e la sierosa di quella specie 
di collare che è formato dal cilindro esterno , cui resti 



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unito un franamento del cilindro medio. Sembrami però 
del resto più ragionevole V ammette che il più delle 
volte l'adesione si faccia ;fra le due lamine sierose o pa- 
rietali dei cilindri interno e medio, come quelle che stanno 
aeir invaginamene a mutuo e regolare contatto , e per 
lord natura sono più facili all^ riunione. 

È dettò che la guarigione in questi casi non serve che 
a prolungare di poco tempo la vita ; poiché quasi tutti 
gl'individui che furono fortunati in modo da superare i 
gravissimi accidenti sopra descritti, dovettero in seguito 
soccombere in conseguenza delle modificazioni avvenute 
nel canale alimentare per la perdita di una porzione più o 
meno lunga dello stesso. Tali sono i casi raccolti, da Calda- 
ni, Borelli e Tbiene. Quale sia per essere la sorte del mio 
paziente, è ora impossibile a decidersi; è certo però che 
quanto più il difetto di una porzione d'intestino è situato 
in alto del tubo alimentare, tanto più ne rimane alterato 
il regolare andamento delle funzioni nutritizie. Confron- 
tando quindi i fatti fisiologici che si compiono lungo Fin- 
testino crasso nello stato di completa integrità con quelli 
che necessariamente devono accadere. attualmente (modi- 
ficati per la mancanza di un tratto non indifferente di 
canale alimentare) si potrebbe nudrir lusinga che non 
abbiano a risultarne conseguenze molto dannose. Essendo 
le funzioni del grosso intestino limitate (almeno per 
quanto si conosce) al condensamento delle materie chi- 
motiche, a promuovere il loro avanzarsi varco il retto 
e 1* evacuazione delle feci per V ano, ne avverrà, nel caso 
concreto, che 1.° Le matèrie escrementizie non potranno 
acquistare il grado di densità normale. 2.° Che esse ver- 
ranno espulse in un. tempo relativamente più breve che 
nello stato fisiologico. — Forse la prima di queste con- 
seguenze può riuscire uri benefizio. Di fatto il lume del 
moncone intestinale -che air ultimo esame si rivelava 
pendente entro la porzione superiore del retto, per con- 



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trarsi che faccia ed acquistar d' ampiezza , formerà pur 
sempre un citigoio di stringimento è tale da poter render 
difficile il passaggio delle feci quando fossero dense e 
compatte. 



Casi di pellagri»* ouwito col metodo Lombroso In 
. Tornato (Prov. di Novara >* del dott VALDI- 
Miao STBIIVi. 

I. Ijantoni Giuseppe, d' anni 28, contadino di Tornaco, 
di costituzione robusta, statura alta, pelle di color terreo, 
arida : perdette il padre per lenta afìezionè intestinale, 
1a madre avendo vivente e pellagrosa; de' suoi due fra* 
telli uno mori per croup, l'altro per pleuro-pohtoonite^ 
maritato da tre anni senza prole. 

Da due anni è affetto da pellagra. 

L'anno scorso al 15 marzo, quando fu da me visi- 
tato, presentava : indebolimento generale, prostrazione di 
forze al punto da non poter reggersi in piedi, avversione 
al cibo, desquamazione al dorso delle mani, vertigini, scot- 
tature alle mani ed ai piedi, diarrea, lingua frastagliata; 
assai avvilito nel morale, andava ripetendo ohe era un 
uomo rovinato e disperava di guarire. Si ciba di pan 
giallo, polenta, minestra di riso con fagiuoli e di latte. 

Calmata' la diarrea col calomelano, intrapresi la cura 
coli' acido arseriioso, prescrivendone cinque centigrammi 
sciolti in un litro d' acqua coli' aggiunta di un poco 
d'alcool,' da prènderne un cucchiajo da tavola al giorno. 
Nei primi giorni provò disturbi al ventricolo -, bruciore 
alla gota con sensazione di secchezza e si rifiutava a pren- 
dere il medicamento; allora gli prescrissi di prenderne un 
cucchiajo sii giorno in un mezzo bicchiere d'acqua zuc- 
cherata, ed in quésto modo non ebbe a provare nessun 
disturbo. 



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660 

Terminata la dose, trovò di sentirsi di molto miglio- 
rato, le forze si erano alquanto rinvigorite, le vertigini 
quasi scomparse, appetiva discretamente il cibo * lo di- 
geriva abbastanza bene, provava una sensazione dì benes- 
sere generale che non sapeva spiegare. Prescrissi ancora 
una dose di soluzione arsenicale da prendersi come la prima 
e consigliai qualche passeggiata; e cosi andò mano mano mi- 
gliorando, cosicché terminata anche questa dose con gran* 
de soddisfazione il paziente potò riprendere i suoi lavori. 

In quest'anno non ^ recidivò ed anche attualmente 
continua a godere buona salute. 

II. Capelli Rosa, d'anni 42, contadina, di Tornaco, 
di costituzione gracile , cute di color pallido , assai di- 
magrata ; il padre le mori di polmonite , la madre di 
idropisia ; fu sempre regolarmente menstruata, andò sog- 
getta a febbri intermittenti e da quattro anni è pella- 
grosa. 

V anno scorso nel mese d* aprile incominciò a sentire 
una debolezza generale» sensazione di scottature alle mani 
ed ai piedi, vertigini, massime al mattino, da minacciare 
di cadere a terra se non si appoggiava a qualche mobile 
della casa, inappetenza, digestioni difficili, pirosi; le com- 
parve T eritema al dorso delle inani e dei- piedi, inquie- 
tudine, stipsi. Il suo abituale alimento consisteva in pan 
giallo, riso, uova e latte. 

L'assoggettai alla cura arsenicale, prescrivendo la so- 
lita dose di cinque centigrammi d'acido arsenioso sciolti 
in un litro d'acqua con alcool da prenderne un cucchiajo 
di zuppa al giorno. 

Il rimedio lo tollerò bene e vedendo l'ammalata ogni 
due o tre giorni ed interrogandola intorno lo stato di 
sua salute, sempre mi diceva di sentirsi un pò meglio; 
dimodoché terminata la dose si trovò completamente ri- 
stabilita e riprese le sue abituali occupazioni. 



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• 561 
In quest' anno non le comparve nessun sintomo ; pel* 
lagroso, e tuttora continua à trovarsi bene. 

III. Viguerelli Antonia, d'anni 60, contadina di Tor- 
naco, di costituzione assai gracile, dimagrata, pelle di 
color URrrto, secca ; il padre lo perdette per pleuro-pol- 
monite, -delta, madre non si ricorda ; tre anni or sono 
provò forti dispiaceri per là perdita di due figli, uno del- 
l' età di 27 anni per ascesso freddo, V altro dell* età di 
22 anni per tabe. 

Fu menstruata a 15 anni e questa funzione si man- 
tenne regolare fino al 38.° anno, e da quest" epoca ebbe 
frequenti scoli leucorroici ; in sua famiglia non conta 
nessun pellagroso ; da tre anni è pellagrosa. 

In quest' anno all'aprirsi della primavera provò stan- 
chezza generale , ripugnanza al cibo , senso di bruciore 
allo stpmaco ed" al ventre, capogiri, le apparve l'eritema ai 
dorso delle mani, con senso di scottatura alle mani ed alla, 
pianta dei piedi che si esaspera quando si espone al sole. 

Le amministrai 1' acido arsenioso alla solita dose, da 
prenderne un cucchiaio al giorno.. Da principio le si 
aumentarono i disturbi allo stomaco e provò una leggièr 
sensazione di bruciore alle fauci, ma cosi leggiermente 
che dopo due o tre giorni di riposo l' incoraggiai a con- 
tinuare a prendere il medicamento. 

Terminata la dose, ebbe nessun miglioramento e si ri- 
fiutò %. continuare la cura. Essendo assai povera, volle 
essere ricoverata nell'ospedale di Novara. 

IV. Pistoja Andrea, d' anni 62, contadino di Tornaco, 
piccolo di statura, piuttosto ben nutrito; il padre gli 
mori in seguito a grave lesione traumatica, la madre 
per enterite* cronica. È pellagroso da 10 anni e nel 1861 
fu ricoverato per tre mesi nel manicomio di Torino, per 
mania pellagrosa. 

Annali. Voi. CCXVJ. 36 



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- la qtftett' auno al mésa di marzp incominciò a soffrirò 
per debolezza gnaerale, dolore al Ipmbi, dispepsia, diarrea, 
desquamazione al dorso delle mani con sensazione di 
scottatura, vertigini» tendenza alla malinconia ed al 
pianto. 

Si ciba quasi esclusivamente di pane giallo , tpolenta 
e minestra di riso. f 

Gli propinai l'acido arsenioso alla solita dose, da pren- 
derne un cucchiajo al giorno; oe prese due dosi consu- 
mandone 10 centigrammi , e n' ebbe sensibile migliora- 
mento. 

Nota sulle condizioni alimentari di Tomaco. 

Il raccolto del grano turco primaticcio è buono; negli 
anni piovosi le pannocchie si sfogliano e si essiccano al- 
l' aria; il quarantino, invece, si raccoglie ad .autunno 
inoltrato e quasi mai maturo, sicché per quante precau- 
zioni si usino, non si può impedire che si guasti spesso ; 
ed esso vien mangiato dai più poveri. Nel tempo poi 
in cui i lavori campestri sono più' pesanti, si cibano di 
pane, giallo confezionato da. prestinai, e questo pane es- 
sendo mal «otto , fermenta assai presto, ed io lo viddi 
parecchie volte cosparso di mufla. 



tfàmmlitlstrazloiie fleglf Spedali riuniti di (Siena. 

Monografia per l'avv. EVANDRO CARAVAGGIO, 

Consigliere di Prefettura , Socio ordinario della 
R. Accademia dei Fisio- Critici di Siena. 1 voi. tn-4.° 
di pag. 227. Siena, 1868; presso Ignazio Gali li- 
braio-editore. — Analisi bibliografica del dottor 
M. Grifflni. , 

IT er gravi circostanze morali ed economiche, per la di^ 



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missione successiva di parecchie Commiesioai preposto 
sigli Spedali riuniti, per pompHcate questioni e par con- 
flitti d* interesse fra la beneficenza locale e lo Stato , il 
sig. avvocato Evandro Caravaggio venne dal commen- 
datore Federigo Papa, già prefetto di Siena, chiamato a 
reggere in qualità di Commissario governativo due isti- 
tuti insigni nella storia di quella illustre città, per ve* 
tustà di origine, eccellenza di ordinamenti, e dovizia di 
•mezzi: dello Spedale, cioè, destinato alla cura degli in- 
férmi, e dell' Ospizio dei fanciulli abbandonati. Compita 
la propria missione, nell'atto di rassegnare V incarico 
affidatogli, il sig. Caravaggio credette suo dovere impre- 
scindibile il giustificare la sua condotta innanzi il tri- 
bunale della pubblica opinione, e dissipare il mistero di 
cui circonda vansi i Luoghi Pii da esso amministrati» sulla 
cui sorte gli animi dei cittadini stavano da lungo tempo 
preoccupati, incerti, trepidanti, perchè nulla mai di posi- 
tivo erasi penetrato, ninna relazione officiale era mai 
comparsa a disvelarne le condizioni dolorose. Frutto dei 
suoi studii, delle sue fatiche, e di questo nobile suo con- 
vincimento, è la presente Relazione, che in altra solenne 
occasione ebbirao l'onore di ricordare, e di cui vogliamo 
ora. intrattenere minutamente i nostri Lettori , persuasi 
di far loro opera gradita ed utile ad un tempo, in quanto 
1* Autore, prendendo le mosse da un interesse affatto 
locale, si è inspirato a considerazioni generali sulla he* 
neficenza ospedaliera , è sceso a raffronti con altri pub- 
blici stabilimenti , ed ha svolto problemi d' importanza 
sociale, che sono all'ordine del giorno in molte parili 
d' Italia. Aggiungeremo che a ciò siamo tratti anche dai 
meriti eminenti del lavoro del sig. Caravaggio, in citi 
vanno del pari la dottrina e il coraggio Civile»; la fran- 
chezza delle opinioni e la risolutezza nello esporle; la 
precisione dei concetti e la vigoria dello stile. Carità 
legale, limiti della beneficenza, influenza delle opere pie 



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564 

sai costumi e sui bisogni dei popolo, riforme immedia- 
tamente attuabili o da attuarsi in un tempo più o meno 
remoto, a seconda dei progressi della civiltà, dell'aumento 
sperabile della dignità umana— questi ed altri punti 
ha trattato il sig. Caravaggio, in un modo che poco o 
nulla lascia a desiderare; ponendo a nudo le piaghe so- 
ciali ed additandone i rimedi, senza spaventarsi dal pro- 
porre air uopo, i più radicali. Per avventura, esiste una 
mirabile concordanza fra le nostre e molte delle opinioni 
del sig. Caravaggio; se ne togli ch'egli ci sembra talvolta 
fin troppo avanzato ed ardimentoso, quantunque disposto a 
moderare nella pratica applicazione, 1* ideale e l'assoluto 
che emerge dalle sue teoriche. Nel passarle in rivista, ci 
permetteremo a quando a quando delle osservazioni, det- 
tate dai nostri convincimenti, e dalla nostra esperienza, 
che nelle cose di beneficenza non ò poca, né breve. 

La Monografia del sig. Caravaggio è divisa in tre 
parti cardinali: La prima comprende delle nozioni gene- 
rali sulla istoria degli Spedali Riuniti e degli ultimi 
tempi in ispecie ; verte la seconda sulla organizzazione 
generale e speciale del servizio e del personale nello spe- 
dale propriamente detto ; sulle entrate e le spese ; sui 
crediti verso il governo ; sulla amministrazione e sul 
servizio degli esposti; la terza ha per oggetto le riforme 
da introdursi negli Spedali Riuniti ed un progetto di 
Statuto Organico. Segue a guisa di Appendice uno studio 
0A regolamenti interni dello Spedale e sul Regolamento 
pel servizio sanitario in ispecie, coi relativi Progetti. — 
Da questa indicazione sommaria delle materie trattate, si 
scorge come l'Autore abbia considerato il vasto argomento 
sótto tutti gli aspetti, senza omettere nulla di impor- 
tante; frugando e rifrugando nelle antiche memorie del 
►luogo pio, è compulsando del pari i più illustri e mo- 
derni scrittori. Come egli ci avverte modestamente in sul 



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565 

principio , dì essersi accinto impreparato ad un sì rrle-i 
vante incàrico, e senza conoscerne tutta la portata, che . 
altrimenti, lo avrebbe declinato ; così dopo aver letto e 
meditato per ben due volte questo suo lavoro, ci gode* 
T animo nel dichiarargli ch'egli ne è escito con un pe- 
sante fardello di cognizioni invidiabili, e che ba mostrato 
una rara attitudine a questo genere di occupazioni. 

Nella Parte Prima, l'Autore ci porge alcuni cenni 
elementari della beneficenza ospitaliera. Dimostrato che 
la carità e la beneficenza non sono esclusive di una re- 
ligione o di unsi casta, ma innate nell* uomo, tocca della 
ospitalità presso gli Ebrei, presso i Greci ed i Romani, 
i quali ultimi la esercitavano come un obbligo imposto 
dalle leggi civili e religiose dello Stato, a cui sarebbe 
stata un* onta il mancare. Sorta la nuova società cri- 
stiana fra le rovine di una cadènte civiltà, e di una re- . 
ligione che oramai aveva finito il suo tempo , la carità, • 
nei primi tempi del cristianesimo, non fu conventuale, 
ma privata, da persona a persona, a mezzo dei diaconi 
e sacerdoti, i quali avevano a principale missione distri- 
buire con equa misura le oblazioni dei confratelli > visi- 
tare gli infermi ed *i poveri , assisterli continuamente; 
persino nei più umili servigi, portar loro il conforto di 
una santa parola, la lusinga di una speranza a venire. 
Gli ospedali non sorsero se non se quando la pietà e lo 
spirito di abnegazione vennero a scemare nei sacerdoti 
del Vangelo. Fu allora che i Vescovi, nelle cui mani 
eransi concentrate tutte le rendite della Chiesa, sdegnando, 
come già un tempo, scendere nell' umile tugurio del po- 
vero, e portarvi, con una parola di pietà, il frutto delle 
immense ricchezze per tale scopo elargite ; e per giu- 
stificare, almeno in apparenza, l'impiego delle sostanze 
di cui non erano che i depositari e i distributori, acque- 
tare la voce della coscienza, le grida e i giusti lamenti 



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del popolo, non pieno che dei Papi e dei Goticilii » ordi- 
rono appositi locali a ricovero dei pellegrini in prossi- 
mità delle loro dimore a delle foro Chiese, donde in realtà 
potere adempiere con minore disagio e con minore di- 
spendio agli obblighi del proprio ministero. Questi isti- 
tuti, che raccoglievano tutte le miserie della società, il 
vagabondo e l'infermo, l'orfano e il figlio abbandonato, 
il cieco e il rattrappito, furono ben presto arricchiti da 
donazioni private, da pii legati, da ìimosine, da multe, 
imposte a penitenza dei peccati , in modo da cumulare 
ragguardevolissimi patrimoni. — E sia per i' origine ec- 
clesiastica, sia per avere protezione e favori, privilegi ed 
esenzioni, vennero posti sotto la immediata giurisdiaiohe 
della Santa Sede, che la esercitava a mezzo dei Vescovi, 
di' capitoli e di prelati, ai quali bene spesso ne era con- 
ferita T amministrazione a titolo di prebenda e di bene- 
ficio. Di qui avvenne che gli spedali si considerarono isti- 
tuiti, non a vantaggio dei poveri , ma del Clero ; e le 
rendite , anziché erogarsi in beneficio altrui , furono da 
esso consumate come cosa propria; nò pago delie rendite, 
sfruttò e sperperò di soveute anche il capitale, onde ar- 
ricchirne il parentado, e saziare l'ingorda sete dell'oro. 
— Ed erano giunti a tale il disordine e la rovina della^ 
maggior parte degli spedali d'Europa in sul principio del 
secolo XIV, ohe il pontefice Clemente V, onde acquetare 
gli animi altamente commossi delle popolazioni, e i dispe- 
rati lamenti dei ppveri, dovette decretare, come generale 
provvedimento, che le amministrazióni, di ecclesiastiche, 
diventassero laicali, e fossero in ogni caso affidate a probi 
ed onesti cittadini. — Il quale provvedimento non- arrecò 
forse tutti i^ frutti che se ne auguravano, dacché più 
tardi il Concilio di Trento dovette rinnovarlo, minac- 
ciando di pene severe quei Vescovi e sacerdoti che aves- 
serò fcoatkwato mfl arormnletrare il patrimonio dei Luo- 
ghi Pii. 



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Gli scrittori che uniformandosi ai prineipii di una 
razionale filosofia e di una critica severa , sanno sceve- 
rare la storia dalle volgari tradizioni, asseriscono e con- 
fermarlo che lo Spedale» di Siena venne fondato dai eatto- 
nici della Cattedrale nel secolo XI* e più probabilmente 
verso la fine che in sai principio di e&o. È curioso però 
come i frati oblati dello Spedale, lo dissero istituito da 
un tal Sorofe, ciabattino, verso la fine del IX secolo, 
e ne inventarono vita e miracoli, àia per togliere pur anco 
la raeraam della originaria soggezione ai canonici, sia per 
amore del meraviglioso, o per donare un Santo di più al pa- 
radiso e una festa alla terra in loro profitto. E tanto fuor- 
viarono la pubblica opinione colla loro impudènza e colle 
lofo ridicole leggende, che gli stessi compilatori della Guida 
di Siena., edita nel 1862 pel Congresso degli Scienziati, 
in un breve cenno Intorno allo spedale, lo dicono fondato 
da questo povero ciabattino che non ha mai esistito, I 
mali portamenti dei canonici e le inconsulte loro dila- 
pidazioni, fecero si che lo spedate passasse in altnr mani, 
dietro- le rimostranze del benefattore Incontrato, il quale 
ottenne dalla Santa Sede, sotto la cui immediata ghiri- 
adizione era posto , con Breve di Celestino ILI, 4h*'<la 
proprietà ctel Luògo Pio venisse tolta ai eanontei, e la- 
sciata piena facoltà ai frati di eleggersi il proprio Ret- 
tore, di amministrare liberamente il patrimonio , di di- 
stribuirp Te^endite ai poveri, agli infermi, ai pellegrini, 
come ad essi meglio piaceva. . , 

Seguendo passo passo la storia, 1* Autore ci condusse 
dalle costituzioni del 1305, alla nomina della Deputazione 
Centrale Toscana sopra gli Spedali, alle Istituzioni dd 1818, 
ed a) Motuproprio del 6 luglio 1833, ch'ebbe pèt effetto 
d'inaugurare il regime della oarità legale, e Ài togliere 
ogni nervo éà ógni ragion d'essere alla caritò privato, ag- 
gravando gli ospedali e Io Stato di un ffeiw* ìnGótifyàtftè- 
bile. Le pubbliche amministrazioni, dice il sig. CftriHttggfe; 



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568 . 

partano sempre con sé V impronta dell* epoca nella quale 
hanno vita, e delle condizioni politiche del paese in cui 
si trovano; anzi si può dire che nell'organamento loro 
seguano costantemente la forma del proprio governo e 
ne svolgano i prìncipj. In uno Stato retto a libertà, alla 
luce di vm sole che tutte còse vivifica e sublima, libere 
del pari e fiorenti sorgono le istituzioni che hanno per 
iscopo il pubblico bene, per mezzo il concorso spontaneo 
dei cittadini ; laddove regna air incontra la volontà di 
un solo, o non attecchiscono, o come fiore toccato da 
gelida bruma, muoiono inaridite. Cosi è che ali* epoca 
memoranda delle municipali libertà, Siena vide sorgere 
e prosperare le sue migliori istituzioni per cui mena 
vanto in Italia, e fra queste non ultima certamente lo 
. Spedale di Santa Maria Vergine della Scala. Ma al cadere 
della Repubblica, lo Spedale trovossi mille, volte in con- 
dizioni miserrime, a cui avrebbe forse potuto riparare, 
se avesse conservata la propria autonomia, mentre a ciò 
non. valsero tutti gli intendimenti, anche i più retti, tutte 
le misure, anche le più benefiche, decretate dai vari go- 
verni che le successero. Gol principato dei Medici l' am- 
ministrazione del Luogo Pio divenne parte dell' ammini- 
strazione dello Stato, e da queir epoca fino a tempi re- 
centissimi , non è più cessata la fatale ingerenza del 
potere e il dissesto finanziario dello Spedale. Cause prin- 
cipali della sua rovina furono la diminuzione -dei redditi 
agrarii, e la trascuranza nella loro riscossione ; il con- 
corso veramente straordinario degli esposti, fra i quali 
per la maggior parte notavansi i figli legittimi; il man- 
tenimento dello Spedale di Grosseto , il diminuire delle 
elargizioni caritatevoli. Né la disposizione di legge per 
la quale a datare del 1 gennajo 1809, la epesa pel man- 
tenimento degli esposti doveva far carico allo Stato, ar- 
recò allo Spedale quei vantaggi che se ne sarebbe potuto 
ripromettere. Perocché come non la* spesa effettiva, ma 



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569 

la differenza fra le entrate e le uscite del Luogo Pio 
veniva corrisposta ; come anche questa , o con ritardi 
infiniti, o mai integralmente , così tale ramo di benefi- 
cenza restò ancora una delle principali cause di dis- 
sesto. 

Con decreto del 31 dicembre 1808, soppresso il posto 
di rettore, veniva sostituita alla amrninistrazione indivi- 
duale, la forma collegiale, colla nomina di una Commis- 
sione composta del Sindaco della città, come presidente 
nato, e di cospicui cittadini sanesi. Tuttavia lo Spedale 
non ne potè trarre giovamento, dacché non aveva acqui- 
stata libertà ed indipendenza. Anzi il governo francese, 
favoreggiatore quant' altri mai dell' accentramento , pe- 
sava ancor più, se era posibile, del Lorenese, la sua azione 
sulte amministrazioni locali ; di modo che , non le com- 
missioni, ma i prefetti, reggevano direttamente le istitu- 
zioni di pubblica beneficenza. E non era infrequente che* 
le proposte delle une fossero revocate dagli altri ; che 
ai provvedimenti di quelle, maturamente studiati, discussi 
e deliberati, si sostituisse l' autorità dittatoria di questi. 
All' epoca della restaurazione granducale , fra i debiti 
antichi e recenti insoluti, i crediti verso la Francia e 
verso i privati, erasi creata una condizione di cose dolo- 
rosissima ; la quale essendo comune a tutti gli spedali 
della Toscana, richiamò V attenzione e le cure del Go- 
verno. Il Gran-Duca Ferdinando III,* cede a profitto degli 
Spedali una ingente massa di beni provenienti dalle sop- 
presse corporazioni religiose ed assegnati alla lista civile, 
la cui alienazione diede più che otto milioni di lire to- 
scane ; indi con Motuproprio 2 settembre 1816 istituì una 
Deputazione provvisoria cpn incarico di dirigere le am- 
ministrazioni tutte spedaliere di Toscana, di assestarne 
le rovinose finanze, di moderarne, anche per Y avvenire, 
la situazione economica. LT opera della deputazione riesci 
certamente in sulle prime molto efficace, ma per sover- 



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570 

chia predilezione al sistema di accentramento il più' 

pronunciato che mai si potesse immaginare, convertitasi 

in un dicastèro governativo di beneficenza, venne a pesare 

con soverchio rigore sulle opere pie, impedendone il libero 

sviluppo , e imponendo ordini e discipline eccessive od 

assurde. 

Con Motuproprio 6 luglio 1833, soppressa la Deputa- 
zione centrale, l'Amministrazione spedaliera passò diretta- 
meri te nelle mani del Governo. Ed assegnati agli spedali le 
rendite provenienti dalle soppresse Corporazioni religiose, 
si lasciarono sussistere aminhistrati dalla Regia Deposi- 
teria, i fondi generali, costituiti ormai dalle sole tasse di 
beneficenza, sebbene aumentati dai sussidi che il governo 
assicurò avrebbe corrisposto senza limiti sul bilancio dello 
Stato. Con grave imprudenza poi, o come dice il sig. Ca- 
ravaggio, con vero regresso nelle discipline economiche, 
venne tolto ogni diritto di precedenza: nella ammissione 
degli ammalati, e si dichiarò tutti gli abitanti dello Stato 
dover essere ugualmente accettati negli Spedali : soppe- 
rire il governo ad ogni, deficienza. Con questo provvedi- 
mento venne attuato il sistema della carità legale nella 
più larga misura; si sconobbero i più o v vii principii re- 
golatori della beneficenza pubblica; si offese l'indole degli 
istituti; si violò il diritto di proprietà ai medesimi con- 
cesso. La certezza dei sussidi governativi tolse ogni ra- 
gione di economia nei luoghi pii, ogni freno nelle popo- 
lazioni, che liberamente li invasero, aumentando sempre 
più le proprie esigenze, le quali poi concorrevano a ri- 
chiamarvi maggior folla di persone. 

Sorta T aurora del nostro reggimento, i cittadini se- 
nesi , dòpo concesso il debito sfogo alle manifestazioni 
politiche, volsero gli sguardi a»! loro Spedale, e comin- 
ciarono a lamentarsi di disordini e di mancanze, dei quali 
ebbe poi ad occuparsi seriamente la stampa locale. Ma 
questa non si appose al vero nei suoi reclami/e non rte- 



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571 
sci a svelare la piaga laddove realmente esisteva. Alla 
riferita repugnanza dei popolani nel ricorrere allo spedale, 
bastava contrapporre il numero delle ammissioni e delle 
giornate di cura durante Tanno 1860; agli incessanti 
lamenti dei miseri infermi, un prospetto del trattamento 
dietetico ricevuto ; alla improvvida economia che restrin- 
geva il numero dei pappini o serventi al punto da non 
poter sopperire in alcuna guisa alla necessaria assistenza 
degli inferrai, il loro quadro numerico; alla insufficienza 
avvilitiva delle mercedi, un confronto colle mercedi in 
uso nella città. E tutto l'edificio su cui poggiavano le 
accuse sarebbesi sfasciato* Ove l' opinione pubblica e la 
stampa periodica , che ne è 1* interprete, fossero state 
convinte dalla eloquenza delle cifre e dei fatti, il sig. Ca- 
ravaggio va certo che non si sarebbe più lamentata T im- 
provvida economia, ma la colpevole condiscendenza dello 
spedale, l'indiscretezza dei ricoverati. I poveri* della. città, 
od almeno quelli che tali sé stessi giudicavano, ritenendo 
essere cosa propria il patrimonio dello spedale, aveano 
finita col persuadersi avere diritti illimitati, doveri nes- 
suno ; e col trattare sé da padroni assoluti, da servi gli 
impiegati di ogni ordine. E mentre col numeroso concorso 
e non giustificato, mentre colla inaudita indiscretezza 
concorrevano a dilapidarne le sostanze, n* attribuivano 
tutta la causa all' Amministrazione e la tacciavano dei 
più triviali e disonesti attributi. L'indisciplinatezza negli 
inservienti e nei salariati avea portato lo stabilimento 
a tale anarchia, che il Governo fu costretto a collocarvi 
in permanenza un drappello di Guardie di pubblica sicu- 
rezza, onde impedire che disordini maggiori, se erano pos- 
sibili , si verificassero, o che alla vita delle persone si 
attentasse. Le- Suore di S. Vincenzo t le sole che tenes- 
sero un certe freno o impedissero più gravi abusi a danno 
dello spedale, furono ricoperte d'ingiurie e di vituperi, , 
mi cacciate* e cosa incredibile ma vera, persino percosse 



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da alcuni inservienti nello interno delle infermerie. Gli 
impiegati di grado superiore, tremanti alla sola minaccia 
di un articolo da giornale, die ad essi faceva gelare il 
sangue nelle vene, tolleravano tacitamente un tanto di- 
sordine e piegavano il capo alla bufera, — Fu'in allora 
che ri sig. Caravaggio preposto alla amministrazione dello 
Spedale, amante della discussione, pronto a sostenere la 
responsabilità di tutte le- proprie azioni, a coloro che lo 
minacciavano di qualche articolo sul giornale del popolo, 
ebbe a rispondere, che se essi avevano il diritto di far 
scrivere articoli, egli aveva quello di licenziarli imme- 
diatamente; con che non gli venne più fatto di udire la 
curiosa minaccia. 

Nel 1861, collocato a riposo il rettore dell'ospedale, 
mancando persona di fiducia che ne accettasse la suc- 
cessione, fu proposto dalla prefettura ed accolto 4al go- 
verno il partito di eleggere una Commissione , la quale 
« esaminato lo stato igienico ed amministrativo del Luogo 
Pio, avvisasse a. tutti quei provvedimenti che potessero 
imprimergli un migliore andamento e soddisfare all'al- 
larme suscitatosi a ragione od a torto nella pubblica 
opinione ». Tale Commissione riesci composta degli ono- 
revoli Bernardino Palmieri Nuti Presidente, Pietro Bar- 
resi prof, di clinica medica, Pasquale Landi prof, di cli- 
nica chirurgia, e Francesco Canale ragioniere dello spe- 
dale. Costituita per cause eccezionali , senza norme di 
procedura, in epoca di transizione legislastiva , la Com- 
missione non potò funzionare con molta regolarità- Con- 
tando nel suo seno due clinici distinti , si occupò mol- 
tissimo del servizio sanitario, delle condizioni del perso- 
nale che vi era destinato, e ne ottenne utili risultamenti ; 
Yion si avvide però di un' altra specie di disordini in- 
terni, quelli che all' amministrazione, all'economia, alle 
fitìanze si riferivano , e che prolungandosi per qualche' 
anno ancora, avrebbero tratto il Luogo Pio a ruina ir- 



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573 
reparabile ; aon si avvide dei mali esterni , degli abusi , 
cioè, provenienti da una beneficenza cieca, illimitata, in- 
compatibile coi mezzi di cui potè vasi disporre. — Spesse 
volte trovosSi in angustie pecuniarie strettissime, e sino 
al punti) da far prevedere imminente la chiusura dello 
spedale, ove il governo non le avesse somministrato i % 
mezzi necessari a far fronte agli impegni incontrati ; 
pure con proroghe ai pagamenti, con prestiti temporanei 
e con i sussidi governativi, che fino al chiudersi dell' e- 
sercizio 1834 vennero corrisposti in larga misura, potè 
vivere i suoi giorni. 

Né il Regolamento proposto dalla Commissione , né 
lo* Statuto Organico compitato d' ufficio dalla Prefettura 
di Siena, ottennero la sanzione del governo. Frattanto la 
procella che rombava dall' alto, era prossima a scoppiare, 
annunziata da una circolare del Ministero dell' interno in 
data 25 ottobre 1862 , chiamata per antonomasia circo- 
lare Capriòlo. — Con essa il -governo poneva in sull'av- 
viso gli ospedali toscani, come, nella legislazione del Re- 
gno, la carità, legale non fosse ammessa ; come in niun 'al- 
tra provincia , dopo la pubblicazione della legge 20 no- 
vembre 1859 , lo Stato amministrasse direttamente le 
Opere Pie , e tanto meno sostenesse parte delle spese , 
vuoi con assegnamenti , vuoi col coprire l' annuo disa- 
vanzo dei bilanci ; i fondi generali diceva essere esauriti, 
né potersi per lo innanzi alimentare, cessando le imposte 
speciali appositamente stabilite in Toscana ; 1' unificazione 
legislativa, e la promulgazione in ispecie della legge sulle 
Opere Pie, porre sopra una base novella gli spedali to- 
scani, i quali dovevano trovare la ragione della esistenza 
nelle proprie forze, o porsi, in difetto, sotto le ali della 
Provincia o dei Comuni ; conchiudeva quindi provvedes- 
sero al loro avvenire, dacché ne erano in tempo, e so- 
prattutto limitassero là beneficenza alla stregua delle pro- 
prie risorse. — A tale diffida, l'Amministrazione dell' 0- 



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574 

spedale di Siena oppose un credito verso il governo di 
più di un milione di lire , lusingandosi che coi relativi 
interessi sarebbe sparita la eccedenza annuale delle pro- 
prie spese. La speranza di questo credito tu veramente 
fatale al Luogo Pio ; fu una illusione nella quale cullan- 
dosi la Amministrazione, si. omisero tutte le cautele, tutti 
i provvedimenti che avrebbero potuto di leggeri e tosto 
restaurare le pericolanti finanze. Ma il milione benefico, 

come u;i sogno di fate al sergere dell'aurora disparve 

e i debiti, questa crudele realtà della umana esistenza» 
restarono. — Ad ogni modo , riconoscendosi indispensa- 
bile di dare un assetto al Luogo Pio, nella penuria eco- 
nomica , e nella anarchia aioroinistrativa, con regio de- 
creto 10 luglio 1834 fu istituita una Deputazione per- 
manente e gratuita, con incarico di provvedere alla ge- 
stione morale . finanziaria e sanitaria degli istituti 
affidatile a sensi della legge '3 agosto sulle Opere Pie. 

La Deputazione non entrava in servizio effettiva che 
il 2) ottobre 1864, essendosi dovuti surrogare per ri-* 
nuncia i primi eletti. Sgraziatamente la Prefettura le 
impartiva istruzioni tali , da paralizzarne all' intutto i 
pieni poteri, e ridurla ad un ufficio di semplice sorve- 
glianza. Dopo pochi giorni, essa trovavasi-già in istret- 
tezze gravissime jper la assoluta deficienza di mezzi eoa 
cui far fronte agli antichi impegni ed alle spese novelle. 
Anche a questa Daputazione fece difetto il buon criterio 
amministrativo. ; poiché, a vece di curare la esazione delle 
rendite arretrate, delie quali vi era tal massa da pareg- 
giare; ó poco meno, la 35mma dei debiti, continuò a fare 
assegnamento sopra pretesi crediti verso il governo, e 
sui mezzi del governo ; il quale proponeva oome unica 
via per ricondurre il pareggio fra le entrate e le spese, 
la limitazione della beneficenza , la diminuzione del jper- 
sonale, la cessione del Luogo Pio alla provincia che, alle 
ristrettezze di esso, avrebbe provveduto-, o con annuo 



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573 
Emidio fi**o, o col coprire il disavanzo, come prima pra- 
ticava»! dallo Stato. Jlslg* Caravaggio, lodando la con- 
venienza e la néòessità dei primi due provvedimenti, noti 
approva il terzo, e ritiene che il Ministero lo abbia sug- 
gerito , più elle per la sua intrinseca bontà , nella cer- 
tezza che lo spedale difettasse totalmente di mezzi e non 
potesse vivere di vita propria. Infrattanto, secondo i de- 
sideri dèi Ministero, venne chiamato a pronunciarsi sulla 
sorte dello spedale di Siena e degli altri Corauui il Con- 
siglio Provinciale. Neppure te deliberazioni del Consiglio 
poterono essere applicate, per l'impossibilità di pratica- 
mente attuarle, e perchè discostavansi dai principi, san- 
zionati dalla legge 3 agosto 1862 sulle Opere Pie. Cosi di 
progetto in progetto , di proposta in proposta , il tempo 
correva veloce, e i debiti si accumulavano in mòdo Spa- 
ventevole. Un tenue sussidio di lire venti mila avuto dal 
Governo, permise alla Deputazione di acquietare per breve 
ora i creditori con insensibili acconti, ma poco appresso 
si vidde costretta a dare le proprie dimissioni, declinando 
una troppo grave responsabilità , qual' era lo sperperò 
imminente del patrimonio. Allora il Prefetto , riunita la 
Deputazione Provinciale, fece conospère la eccezionalità 
delle circostanze, 1\ urgenza dei provvedimenti, il bisogno 
di nominare un Commissario straordinario all' ammini- 
strazione degli spedali riuniti. A questo ufficio fu indi- 
cata- la persona dell' avv. Evandro Caravaggio, Consi- 
gliere di Prefettura , ed esso fu incaricato di questa 
gravissima mansione. 

Nella Parte Sbconda il sig. Caravaggio si fa a stu- 
diare minutamente le condizioni interne degli Spedali 
riuniti cji Siena, e dopo poche linee di introduzione svolge 
in altrettanti Capitoli i seguenti tetai : Della organiz- 
zazione generale del servizio e del personale nello spedale 
propriamente detto. — Delle ammissioni. — Del tratta- 



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576 

mento degli ammalati. — Delle entrate e delle spese in 
generale. — I crediti dello spedale verso il governo. — 
Cenni storici sulla amministrazione degli esposti. — 
Della esposizione dei fanciulli e della mortalità. — Delle 
ruote.— Del servizio attuale degli esposti. 

Il sig. Caravaggio entrava alla Direzione degli spedali 
riuniti il 30 dicembre 1865. Nuovo alla città di Siena, e 
a questo genere di lavoro , il desiderio di riescire nella 
missione, affidatagli, Io spinse ad attingere alle fonti migliori 
quel corredo di studj e di prlncipj che gli faceva difetto; 
richiedendo alla tenacità del volere quella fermezza di 
propositi , quella energia che gli erano necessarie nella 
pratica, e che non lo fecero piegare dinnanzi a minaccia, 
a preghiera veruna. 

Gli istituti spedalieri — dice il sig. Caravaggio — . 
traggono vita , ordine e perfezione , da due forze fra di 
loro affatto distinte, e quasi nemiche, ma che pure coo- 
perano ad identico fine : dall' amministrazione delle fi- 
nanze e dal servizio sanitario. — Accordare la preva- 
lenza air una piuttosto che air altra, sarebbe volere en- 
trambi distruggere. — Perocché nell'un caso lo spirito 
di economia, il desiderio di tesaurizzare, la grettezza ben 
di sovente, faranno tacere i sentimenti di umanità, chiu- 
dere gli occhi ai progressi della scienza, attenuare in- 
somma il profitto che i poveri infermi avrebbero diritto 
di trarne ; se all' incontro non si attenda che al servizio 
sanitàrio, avremo i perfezionamenti dell' arte, i migliori 
risultati nella cura degli infermi, il numeroso concorso, 
il lusso, ma anche le spese rilevanti . il fallimento e la 
necessità di sospendere quella beneficenza che , moderata 
con equa lance, si sarebbe elargita in perpetuo. — Fra 
le due potenze contendenti , il sig. Caravaggio non esita 
ad offrire la palma della vittoria alla amministrazione. 
E ciò è ben naturale ; perchè per avere un buon ospe- 
dale, per ricettarvi numerosa schiera d' infelici, per assi- 



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577 
«torli d'ogni conforto, per affidarli alle care dei pia di- 
stinti professori, non occorrono che, denari. Onde il sig. 
Caravaggio rivolse le sue cure principali 'alle finanze ed 
alla economia, studiando nel medesimo tempo il difficile 
problema della ammissione degli infermi , che si collega 
da un lato coi principj generali di beneficenza, dall'altro, 
col servizo sanitario. 

Esaminato il servizio amministrativo, economico e sa- 
nitario dell' -Ospedale di Siena, il sig. Caravaggio ebbe 
a convincersi che fuori dello spedale di Milano, cui non 
regge confronto, perchè conta una ; media di 2500 letti 
circa in permanenza , in tutta l' Italia superiore e cen- 
trale, non se ne trova un altro che abbia un numero di 
impiegati uguale a questo , e ne raggiunga il ragguar- 
devole dispendio. Oli impiegati superiori , amministrativi 
e sanitari, malissimo retribuiti ; discretamente gli infe- 
riori, o serventi, per la decorrenza delle mercedi anche 
nei giorni festivi, e la certezza del domane, di fronte ai 
salari della città. In tutto, con una media giornaliera di 
311 letti, 10 impiegati stipendiati di amministrazione ed 
economia; 32 medici-chirurghi e farmacisti; 148 gfo vani 
intemi, religiosi, suore ed infermieri d' ambo i sessi: to- 
tale 190. — Rapporto fra il numero totale degli impie- 
gati di ogni categoria e quello degli ammalati : 1 su 1,63. 
— Rapporto fra il personale religioso, di basso servizio 
e gli ammalati : 1 su 2,10. — Spese del personale : 87,708. 
— Entrate generali deU' annata : 189,646. — Rapporto 
percentuale fra le spese di personale e le entrata del- 
l' anno 1865: 46,25. * 

Il sig. Caravaggio approva moltissimo la istituzione 
del medico sopraintendente , o direttore, come direbbesi 
fra noi, fatta nelP anno 1862, ad instaurare il principio 
di autorità e a rimediare ai gravi inconvenienti, segna- 
lati più sopra. Il medico direttore di un ospedale, co- 
munque si chiami, è veramente l'anima del servizio sa- , 
Annali. Voi. CCXVL 37 



4 



578 

nitario ; ò la mente da cui devono partire tutti i prò?» 
vedimenti òhe dirèttamente possono influire sulla salute 
dèfgli ammalati. — Occorre un lavoro nelle infermerie 1 
Esso deve ordinarlo, suggerire tutte le istruzioni scien- 
tifiche ai periti, indicare P epoca e il modo della esecu- 
zione e via via ; esso deve proporre tutti i migliora- 
menti ai bagni, alle latrine, secondo i metodi più in uso ; 
esso deve studiare i migliori sistemi per il riscakLatteato 
e" The reazione dei locali e suggerire i più convenienti; 
del mobiliate della sala, delle* biancherie, della cucinai di 
tutto questo devesi occupare il medico , oggi cbe ogni 
materia si riduce a principj scientifici, coordinati ad 
unico fine, quale si è quello del maggiore incremento dei 
servizio sanitario. — Mentre, con queste saggie parole , 
il sig. Caravaggio determina ed esalta le funzioni del 
Direttore, si permette di biasimare il rettore, capo della 
sezione amministrativa, e P economo, perchè estranei alla 
scienza, si occuparono a preferenza di ciò per cui erano 
incompetenti, del servizio diretto degli ammalati , della 
visita, delle infermerie, della sorveglianza del personale 
e simili. 

Trattando delle ammissioni, il sig. Caravaggio sviluppa 
i principj cui deve informarsi la carità spedaliera, colla 
scorta degli illustri pubblicisti moderni , i Thiers , . gli 
Husson, i De-Gérando. Contro questi principj stavano i 
fatti di Siena, ove lo straordinario accorrere degli am- 
malati air ospedale , non aveva riscontro in alcun altro 
paese* cT Italia e d'Europa, air infuori forse della To- 
scana, perchè provocato dall' improvvida* larghezza delia 
legislazióne. La media di petttoaAénza assegnate dalle sta- 
tistiche agli individui colpiti da malattie acute mediche 
e chirurgiche negli spedali generali sta fra le 26 e le 40 
giornate. Ora la media permanenza dello spedale di Siena 
scende a giornate 18,85, perchè un terfco almeno degli 
individui ammessi non erano veri ammalati , ma oziosi > 



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579 
jnflogardi e vagabondi, che ricorrevano allo spedale come 
alla taverna, ó per riposare dalla stanchezza della cra- 
pula, o per rifocillarsi dopo un lungo digiuno. Per le 
stesse ragioni vi era bassissimo anche il ragguaglio della . 
mortalità, di 6,45 per 100 ricoverati, attesa la poca en- 
tità e la stessa insussistenza delle forme morbose. Nello 
spedale di Siena non solp chiedevano ricovero gli indi- 
genti, ma i poveri che pure, in permanenza di lavoro, 
tyon dovrebbero essere accettati : ma ormai persone va- 
ramente agiate , persone che* avrebbero dovuto vergo- 
gnarsi di togliere il beneficio ai bisognosi. Le statistiche 
delle popolazioni hanno determinato il numero de^li in- 
digenti che si contano presso le varie nazioni ed i var}. 
paesi ; le statistiche mediche, il numero degli ammalati a J 
condizioni ordinarie. La media dei primi in Europa è di 
uno sopra 20 a 25 abitanti, vale 9, dire tra il 4 ed il 5 
per 100 ; la media dei fecondi non si può determinare in 
via generale, essendo dovuta alle condizioni igieniche spe- 
ciali. Se a Siena, a eagion d'esempio, si volesse dare il 
doppio degU indigenti di Parigi , ove contasi un indi- 
gente sopra 17 persone , calcolando nella proporzione 4L 
1 : 8, sopra una popolazione di 22,000 abitanti, si avreb- 
bero 2800 indigenti all' incirca , limite che per amor del 
vero non si raggiunge. Posto che il 30, il 40 per 100 
degli indigenti ( ad onta delle condizioni saluberrime della 
città ), compresi i casi di recidiva, cadano infermi, avreb- 
bero dovuto ammettersi allo spedale da 1000 a 1200 in- 
dividui, con una media di 20 a 30 mila giornate, e con 
50 ad 80 letti ; o in altri * termini 5,45 ammissioni con 
"136 giornate per ogni 100 abitanti. Ora nel 1855 Ven- 
nero ammessi gratuitamente nello spedale 2544 cittadini 
di Siena, con 53,170 giornate. La media delle ammissioni 
per cento abitanti fu di 16,61 ; la mèdia delle giornate 
per cento abitanti, 138: — Queste cifre parlano da sé. 
Esse, per vprità, danno l'indizio di un abuso ch'era . 



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580 

tèmpo di sradicare , anche perciiò fomentato dalla man- 
canza di ogni disciplina, di ogni vincolo per parte degli 
infermi ; dalla frequenza e comodità delle visite dei pa- 
renti é degli amici ; dal vergognoso abbandono di molti 
ricoverati da parte di famiglie agiate e possidenti. — 
Sin qui siamo vissuti nella credenza che il popolo mila- 
nese fosse dei più inchinevoli a portarsi allo spedale. li 
sig. Caravaggio ci ha tolto questo errore, mostrando 
come i Sanesi vi ricorrano con più che doppia ressa , in 
proporzione di popolazione. Pur troppo , tutto il mondo 
è paese ; e l' inconsulta larghezza nella beneficenza , ge- 
nera ovunque le stesse perniciose conseguenze : scadimento 
ideila umana dignità, mancanza di previsione e di rispar- 
raii, intemperanza , dissoluzione dei vincoli famigliari ; e 
mendicità sempre maggiore. Le molteplici e ricche istitu- 
zioni di beneficenza della città di Siena — dice il sig. 
Caravaggio — hanno servito ad alimentare la infingar- 
daggine ; le lóro rendite, dal principio del secolo ad oggi, 
se si fossero rivolte alla industria ed al commercio, ne 
avrebbero fatta la città più florida del regno. 

Il Governo granducale Toscano , supremo reggitore 
di tutte le amministrazioni pubbliche , aveva decretato 
un regime dietetico unifórme per tutti gli spedali del- 
l'antico Stato. Questo regimò, benché ristretto in limi- 
tati confini, non poteva non offrire tali diversità di cli- 
ma e di condizioni igieniche, da rendere necessario anche 
tìn diverso trattamento. Dividendosi il vitto in ordinario, 
addizionale , ed eccezionale, per la difettosa qualità del 
primo, i curanti si trovarono costretti di ricorrere ar 
vitti eccezionali ed addizionali; cosicché sul bel principio 
per necessità, indi per abitudine, da ultimo per le so- 
verchie esigenze degli ammalati, la regola divenne ec- 
cezione, eccezione la regola. Nel 1865, essendo la media 
permanenza di giornate 18,85, ogni infermo ebbe a fruire 
di 19,56 prescrizioni straordinarie. Ora in -uno spedale , 



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581 
più si spende e meno si benefica. Porgendo a taluni quei 
conforti della vita e quel lusso a cui non furono abi- 
tuati, e che non potranno di poi maptenersi, si escludono 
molti altri bisognosi cui avrebbe potuto recar sollievo 
una bene intesa economia.* Fra i vitti eccezionali ed ad- 
dizionali troviamo 1541 cordiali, 2365 sorbetti, 254 gè* 
latine, 1165 creme, 38,132 caffo, pollo lessato e arrosto, 
bistecche, pésce fritto, polpette, acciughe, cervello fritto, 
ed altre leccornie. 

Gli stessi inconvenienti, la stessa profusione scoperse 
il sig. Caravaggio nella farmacia dello spedale di Siqfla, 
ove spendevasi il doppio degli altri spedali d' Italia, e il 
triplo degli spedali di Francia. In Francia le spese di 
farmacia , secondo . i calcoli del Barone di Watteville., 
ascendono in media a L. 3 per ogni malato, sopra una 
degenza di 40 giornate circa, il che ci darebbe una spesa 
di centesimi 7 Vs P 61 * °? n * giorno di cura. Mentre a Mi • 
lano, a Venezia, a Torino, a Bergamo, a Modena, le spese 
di farmacia ascendono in media da 11 a 13 centesimi al 
giorno, a Siena nel 1861 salirono a 21,61. Ivi i malati 
indigenti non prendono il più comune purgativo se non 
è accompagnato dallo spicchio del limone, che ne temperi 
l'ingrato sapore; cosi durante l'anno 1865 se ne con-, 
sudarono 18,910, oltre a 3252 aranci, e nel 1868, 12,920 
limoni, e 988 aranci. — Dai rendiconti dell'ospedale di 
Milano si apprende come sopra 826,535 giornate, e 26,051 
malati, si consumarono 7875 limoni soltanto. Date queste 
cifre, il sig. Caravaggio lascia al lettore i confronti e le 
conseguenze. Noi faremo altrettanto. 

Una delle cause principali, per cui V amministrazione 
ordinaria degli spedali riuniti aveva ceduto il posto ad 
un delegato del Governo, era da attribuirsi ai gravi dis- 
sesti finanziari che le impedivano di procedere regolar- 
mente, ed avevano reso, non solo probabile, ma certo ed 
imminente, il chiudersi dello stabilimento. Lire 247,945 33 



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582 

di debiti correnti ; un bilancio di previsione già compi- 
lato cbe annunciava un disavanzo di L. 62,201. 88 : ecco 
la situazione finanziaria dello spedale di Siena al 1 gen- 
najo 1866. Compilato un elencp preciso dèi creditori del 
Luogo Pio, il sig. Caravaggio volle avere fra mano an- 
che quello dei debitori , e fu oltre modo sorpreso nello 
scorgere inoperósa > sui registri della contabilità , la in- 
gente soiftma di L. 216,137, 23 per rendite non percette. 
Postosi all'opera, nei soli primi tre mesi dell* anno 1866, 
gli venne dato dì esigere la rilevante somma di lire 
141,996. 01. Indistintamente tutti i debitori morosi 
di rendite fissò vennero prevenuti che , a datare dal 1 .• 
gennajo 1867, si sarebbe usato dei diritti e dei privilegi 
fiscali concèssi dalla legge sulle Opere Pie, ali 9 art. l'i, 
diritti e privilegi che d'altronde già esistevano in Toscana 
per «fletto dì anteriori decreti sovrani. Ma con grave 
maraviglia del sig. Commissario , la maggior parte delle 
citazioni promòsse cadevano senza effetto , o perchè il 
. debitore non esisteva , né a memoria d' uomini era mai 
esistito iu un dato comune, o perchè sì sapeva morto da 
ben cinquant* anni, e via discorrendo. I registri della ra- 
gioneria portavano ancora iscrìtti i nomi delle persone a 
èui originariamente erano stati concessi ì mutui, i censi, 
i livelli, ò venduti i beni, come se avessero 'ottenuto il 
, dono della immortalità , o le proprietà non andassero 
soggette a mille passaggi ! Il che portava un gran danno, 
specialmente nella riscossione dei canoni livellar} e delle 
piccole annualità, che sono le più numerose e formano 
la maggior somma dei redditi. Gli interessi dei capitali 
dati a mutuo continuavano a corrispondersi in una mi- 
sura che non istava più in relazione colle condizióni del 
• mercato finanziario. Le reiidite livellari erano completa* 
mente trascurate. La somministrazióne delle derrate e 
dei generi òcéorrén fi per f ospedale, tióh era concessa 
col sistema degli. appalti pubblici, che chiama alla Con- 



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58? 

correnza chiunque eserciti una data industria , ed abbia 
credito^ 1 cioè moralità e capitali, ma accordata ad iiy§ 
piccola cerchia di famiglie favorite, di padre fri ^glio» a « 
prezzi variabiUssimi / determinati dai pr^zi cjorrervti fi*). 
mercato o dagli stessi fornitori.. Nessun controllo, n§s r 
suna garanzia nella ricevuta delle marci. Quando il sig f . 
Caravaggio ordinò i pubblici incanti, alcuni impiegati k> 
guardarono esterefatti, temendo che per i\a,bbaudoqo to^ 
tale o parziale degli antichi somministratori , r ospedale 
non dovesse andare in dissoluzione. Così pure dimenticar 
vasi il sistema degli appalti nell$ riparazioni ordinarie 
dei fabbricati di proprietà . dello spedale. Anche tutte ^ 
altre spese, sia per effetto dei sistemi a delta legislazione, 
sia per rilassatezza e per abusi introdotti , non avevano 
limite. La sola consumazipne dei fiaschi ed altre botti- 
glie di vetro di varie dimensioni nel corso del 1885 ascese 
a N. Q 4400. 

In tale stato di cose,, potevasi sperare prospera e 
lunga esistenza al Luogo Pio ? Potè vasi vigere $\i$ V i- 
stitato prestasse una beneficenza senza linciti? L'ecpnp*. 
mia nell* acquisto delle derrate, il freno impeto alle <jon r 
sumazioni, una maggiore oculatezza nella _ esamone delle 
rendite, non bastando a riempire U vuote? , il sig. Com- 
missario pensò di aumentare le rendite straordinarie, 
chiamando al rimborso delle spese di cura i cordini, die- 
tro richiesta dei quali si ammettevano, gli infermi. Q,M£r- 
sto cespite diede una, rendita certa di L. 49,0QQ, Gba.se 
non si sono. esatte per intero, soggiunge il sig., Cara- 
vaggio^ Io dovranno essere fra bcev$ e sanza contesta- 
zioni , se pupe, i comuni vorranno ottenere il .< beneficio 
della cura gratuita fi? dove lo conoedano i m^zzi dal 
Luogo^ Pio, Cosicché fra il bilancio (?ofppilato dajla Im- 
putazione, che prevedeva una eccedenza Ai spese 4M*F e . 
62,à01. 89 #4. il; rendiconto 1866 , che pftre un aw^o 
di lire .30,189, 9*;, la <Jiff*rejiza ottenuta* dal sjg r Q&ip- 
missario ascese a L. 92,391. 93. 



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584 

L' Autore si sofferma a lungo in apposito capitolo a 
trattare dei crediti dello spedale verso il governo. Il 
maggiore fra essi, e quindi la più lieta , la più ridenti) 
delle speranze su cui fondavasi'il risorgimento dello spe- 
dale, èra il credito di L. 1,025,873 proveniente da sus- 
sidi elargiti a favore dell' Ospizio degli Esposti, dal 1800 
al 1861. Questo titolo di credito ha molta analogia con 
quello accampato dalla Amministrazione dell'Ospedale 
Maggiore di Milano, per una somma di molti milioni, per 
anticipazioni fatte agli Istituti degli esposti e dei pazzi dal 
1829 in avanti, e : per crediti arretrati verso lo Stato de- 
rivanti da anticipazioni anteriori al 1829. Noi ammettiamo 
la esigibilità dei crediti anteriori al 1866 sino al 1851, os- 
sia alla istituzione della tassa cosi detta del Dominio, che 
faceva carico alle Provincie Lombarde del mantenimento 
degli esposti e dei pazzi, crediti che a quest* ora debbono 
essere stati realizzati, se non per intero, almeno per la 
massima parte ; ma riteniamo affatto illusoria la sperano» 
coltivata dalla Amministrazione Ospitaliera di convertire 
lo Stato al riconoscimento di obblighi che risalgono oltre 
al 1851 ed al 1829. Avvi però una differenza a vantag- 
gio dell'Ospedale Maggiore, ed è questa, che sino a de- 
cisione in contrario, esso può rimborsarsi parzialmente 
dei propri crediti colle rendite annue dei patrimonj delle 
Opere Pie degli esposti e dei pazzi . di cui rimase de- 
tentore, dopo che il servizio di tali istituti è passato alla 
Provincia di Milano, la quale finora non ritrae un cen- 
tesimo di rendita patrimoniale e soddisfa ai propri im- 
pegni colla sovrimposta provinciale. Il sig. Caravaggio 
ha dimostrato, a nostro avviso , vittoriosamente , la in- 
sussistenza dei diritti dell'Ospedale di Siena pel titolo in 
discorso, ammettendoli invece per altri, e tenendo so- 
■ speso ogni giudizio per questioni deferite ai tribunali 
competenti. Noi facciamo voti che anche fra noi abbiansi 
una volta a definire le questioni di identica ftatura, che 



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585 
si trascinano sospese indefinitamente , ed aspettano una 
soluzione di là da venire; «richiedendola, ove occorra» 
anche ai tribunali civili, i quali sonò stati creati ap- 
punto per definire le controversie del mio e del tuo. 
Perchè nelle attività patrimoniali dell' Ospedale Maggiore 
dovranno figurare continuamente otto o dieci milioni. di 
crediti inesigibili? Non è questo un mantenere la illusione 
di ricchezze insussistenti, e allontanare per ciò stesso le 
eredità, i tesori della pubblica beneficenza? È certo .che 
i nuovi legati fluiscono là dove è più apparente il biso- 
gno, e dove si sa e si vuole mantenere al corrente la 
esazione <lei propri crediti, lo esercizio dei propri di- 
ritti. Se T Ospedale Maggiore presenta, a cag. d' es., una 
attività di 38 milioni, e in realtà non* ne possiede una 
trentina, per dirla in cifre tonde, non avrà esso èreata 
e mantenuta a proprio danno , una opinione affatto er- 
ronea ? Difficilmente il pubblico si persuaderà che tanti 
milioni diano sì tenne reddito disponibile per la benefi- 
cenza, e si lascierà trascinare alla critica ed alla ani- 
mad versione, quando debbàsi venire di necessità a mi- 
sure restrittive nella accettazione degli infermi , o non 
si possa a meno di caricare i Comuni d 1 insoliti contri- 
buti , come per 1' appunto occorse di fere a Siena ed a 
Milano. Voglia l'onorevole nòstro Consiglio Ospitaliero 
meditate codesto esempio offertogli dal «ig. Caravaggio ,, 
il quale, appena giunto in ufficio, §i occupò sollecita- 
mente dei crediti dell' Ospedale di Siena verso il Go- 
verno. A risolvere uùa tale questione — citiamo le pre- 
cise parole del sig. Caravaggio — • « annettevamo un 
certo orgoglio, desiderando provare col fatto come anche 
un pubblico funzionario, preposto ad una amministra- 
zione cittadina, possa essere indipendente, e come un Go- 
verno libero qual è il nostro, non disdegni, in questioni 
di diritto, di essere osteggiato dai proprj impiegati *. 
L v accettazione , mantenim'ento ed' educazione degli 



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586 

esposti — gittali, d'onde il nome di gettatelli — era une 
degli atti principali di beneficenza; a eoi provvedeva Io 
Spedale di S, Maria della Scala in Siena. Non era questo 
nn obbligo preciso, imposto da statati fondamentali o da 
disposizioni testamentarie , ma una consuetudine carita- 
tevole, una volontària elargizione della Pia Casa a be- 
neficio dei poveri figli della colpa e dell'abbandono. Se 
I* Ospedale di Siena non può vantare il' primato sopra 
altri cT Italia e d' Europa, è dei più antichi certamente; 
è il primo, secondo V Autore, perla bontà degli ordina- 
menti e per le cure singolari con cui provvedeva all'e- 
sistenza di .queste infelici creature. Ma ò delle umane 
cose che al bene si frammischi frequèntemente il male, 
e che la gravità di questo renda insensibile o dubbio il 
primo. Le cure che lo spedale poneva nello adempimento 
dei suoi caritatevoli uffici verso gli esposti, ne avevano 
fatto aumentare notevolmente il numero ; talché trovossi 
di sovente in estreme angustie pecuniarie ed in difetto 
di nutrici per l'allattamento di tutti i bambini che ve- 
nivano abbandonati alla pubblica compassione. Nei secoli 
XVII e XVIII gravissimi abusi si incominciarono a la-* 
meritare nella accettazione dei gettatelli, sia nelle co- 
munità che nell* ospizio , perchè non soltanto i figli na- 
turali ed i legittimi poveri venivano presentati air ospe- 
dale , ma eziandio figli di benestanti e di proprietari. I 
mezzi escogitati per rimediare a tali inconvenienti a ben 
poco approdavano. Resa obbligatoria la introduzione dei 
fanciulli per la ruota, non si impediva la esposizione dei 
fegittWni, ohe è la gran piaga dplla istituzione. Si provò 
a rimpicciolire la buca della ruota, onde non vi si in- 
troducessero che bambini di tenera età ; ma non è detto 
che la ruota si facesse sorvegliare ; onde a Siena, come 
altrove, i gentaJK «naturati avranno imparato a cacciar - 
veli a forza, o ad abbandonarti sul limitare dell* Ospizio, 
o ad affrettarsi ad esporli* nei primi giorni di loro esi- 



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* 587 

stenda, onde non perdere ad. ógni buon effètto il benefizio 
deir allevamento gratuito. « 

La legislazione francese pose a carico del tesoro pub- 
blico, a far data dal l. e gennajò 1809, la spèsa pel man- 
tenimento degli esposti, sollevandone lo spedale, e regolò 
questa materia coli' attuazione di nuovi sistemi d'ammi- 
nistrazione. Ma colla soverchia intromissióne dello Stato, 
e sopratutto col decreto 19 gennajo 1811, esteso a tutti 
i paesi soggetti alla Francia, che obbligava gli esposti 
• abili a servire nella marina dal 12.° anno, 'o nelT ec- 
cito dal 16.°, ruppe i legami che li tenevano avvinti ai 
loro allevatori, ed alle famiglie di adozione. Dall' 11. al 
12.* anno compito non poteva aver luogo nemmeno la 
consegna dei figli ai genitori, se non dietro consenso del 
ministro della marina, che sofo aveva diritto di disporne. 
E cosi si impedivano persino le ricognizioni . e la tar- 
diva riparazione' di un peccato, consumato fon» per leg- 
gerezza o per gravi circostanze impellenti 

Il decreto 17 febbrajo 1818* della Deputazione centrale 
toscana, incaricata del riordinamento e della direzione della 
pubblica beneficenza , emanò speciali istruzioni pél ser- 
vizio degli esposti. La spesa pel loro mantenimento; -do- 
veva sostenersi innanzi tutto Gol proventi dei luoghi pii 
a tale scopo destinati, cogli' avanzi degli spudali. d'inferrai 
che riunivano il duplice servizio, col denaro dello Stato 
da prima, indi coi fondi generali, e col contributo dei 
compartiménti o- provinole. Venne posto per massima non 
potersi ammettere che i figli illegittimi introdotti per via 
di ruota; inammissibili affatto i legittimi, o revocata ogni 
pratica contraria a questo principio che per lo addietro 
esistesse. Però in caso di impotenza assoluta della madr« 
ad allevare , e di feltro circostanze urgentissime ; unite 
alla assoluta miseria dei genitori, comprovata dai singoli 
Municipi , venivano accettati a spese ài questi audie i 
legittimi, ma come tali, e per la; sola epòca necessaria 



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688 

air allattamento. Utile e doveroso temperamento, che .noi 
stessi abbiamo raccomandato e fatto adottare in occasione 
-della chiusura del torno di Milano. Se non che alle di* 
sposizioni della Deputazione centrale toscana del 1818 
non possiamo a meno di muovere la perenne obbiezione: 
che, conservando aperta la ruota (destinata, per mas- 
sima, ai soli illegittimi ), essa distruggeva colle proprie 
roani la bontà dell'edificio, e manteneva spalancata un ba- 
ratro, ove indistintamente sarebbersi lanciati, coi figli na- 
turali, i frutti di giuste nozze ! 

Gli studi dell' Autore danno pienamente ragione a 
questa presunzione. Il sig. Caravaggio , al paro di noi, 
•trova necessario ed ammira l'intervento della carità e del 
governo in soccorso dei poveri figli della colpa e del- 
l' abbandono, perocché la vita dei cittadini è sacra sempre 
«d a tutti, ma più ancora quandp da soli non possono 
opporre scudo veruno alle, avversità della fortuna. Non- 
dimeno, in questo argomento, le sue teorie poco favore- 
voli alla beneficenza vengono dai fatti /pienamente giu- 
stificate; ed oggi, egli dice, la società sorpresa si chiede 
qual sia maggiore il danno od il vantaggio che dagli 
ospizi dei trovatelli ritrae. Anche qui il principio che la 
carità crea il bisogno ove forse non esiste, o lo rende 
maggiore, trova, secondo l'Autore, la piena sua appli- 
cazione. 7— « Les hòspices d'enfantsrtrouvés multiplient 
les eofents-trouvés », scrive il Duchàtel nell'aureo suo 
Trattato della «Carità. — Cosi mentre la pietà dei cit- 
tadini, e la sollecitudine dei governi avevano creduto di 
venire in soccorso e salvare la esistenza. ad infelicissime 
creature, non ottennero lo scopo e crearono abusi senza 
numerò. La certezza di coprire il , disonore con un invio- 
labile segreto, rese forse più facile la china del vizio; 
la liberalità degli ospizi spinse i genitori alla esposizione 
dei laro nati legittimi ; alla remota probabilità di un in- 
fanticidio furono sostituiti mille infanticidi legali. — « É 



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589 
inutile il crearsi illusioni, aggiunge V Autore. Oramai la 
maggior parte degli esposti sono legittimi ; né, a dimo- 
strare questo vero L , abbiamo bisogno di ricorrere alle' 
opere di distinti scrittori nostrali e stranieri, a confronti 
«ìon altre provincie; con altri Stati. Decisamente, novella 
prefica, siamo destinati a piangere sulle poche mende cui 
ri presenta un paese che, eletta parte d'Italia reputiamo, 
e quasi luogo natio, amiamo di vivo affetta; noi fortu- 
nati se potremo essere Causa, coi nostri lamenti, di qualche 
utilità ». 

La provincia di Siena conta tre Ospizi, indipendenti 
T uno dall'altro: quelli di Siena, di Montepulciano, di 
S. Gemignano. Air ospizio di Siena , cui fanno capo 27 
comuni con una popolazione di 139,585 abitanti (al 31 
dicembre 1866), vennero ricoverati dal 1818 al 1845 in- 
clusivo ii.° 12,335 infanti, con una media di 440,53 per 
anno. Supponendo per mancanza di dati, che la giuri- 
sdizione assegnata al circondario dell' Ospizio di Siena, 
comprendesse il numero degli abitanti e delle nascite 
d' oggidì ( e sarà stato minore almeno di un decimo ), il 
rapporto delle esposizioni colla popolazione è di 1 su 316, 
e colle nascite di 1 su 12,21. — Comparando questi dati 
con quelli offerti dal Watteville per la Francia in un 
periodo uguale pel numero d* anni , benché diverso per 
1* epoca, dal 1826 al 1853, si ha che la esposizione nel 
circondario di Siena fu due- volte superiore a' quella av- 
venuta in Francia. — Il sig. Caravaggio è pure d' av- 
viso che la esposizione nell'Ospizio di Siena dal 1818 
al 1845 risulti superiore a quella avvenuta neir Ospizio 
di Milano .nel corrispondente periodo, che diede la media 
annua di 2543 ; avuto riguardo al territorio vastissimo 
su cui stendeva la propria azione 1* istituto di Milano, e 
al numero ragguardevole dei suoi abitanti. 

La cifra degli esposti di Siena andò sempre aumen- 
tando dopo il 1845; cosicché nel quinquennio 1846»1850 



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590 

»i h* una media di 501,80 f dal 1851 al 1855 di 512,60; 
dal 1856 al 1860 di 568,80. Invece è alquanto inferiore, 
'cioè di soli 541,60 nel quinquennio 1861-65. Questo 
tenue decremento verificatosi negli ultimi anni,. non è 
tale, a giudizio dell" Autore, da porgere lusinga di sorti 
migliori. Resta sempre che la esposizione .di Siena è tut- 
todì superiore due volte $ quella del Belgio., doppia di 
quella dell' Ospizio di Parigi , e maggiora for? anco di 
quella di Milano.. 

Lo straordinario aumento nella esposizione dei legit- 
timi dal 1850 in avanti, si ha flal crescente numero 
delle, restì tutioni, le quali dal 1851 al 1865 ammontarono 
a Stona a 2,193, ossia ad una media di 146,20 ali* anno. 

— La mortalità -sulla media generale dei 28 anni, 1818- 
1845, ascese al 35,23 •/# nei primo anno di vita; al 13,87 
nel secondo ; air 8 fra il 3/ e il 5.° complessivamente, 
ed all' 1,20 "/o fra il 6,° ed il IO. anno cumulutivàraente. 

— Nel Ventennio successivo 1846-1855, fa parimenti del 
35,23. •/« durante il. primo anno, dalla nascita; nel se- 
condo anno, dei 14,16; fra il 3.° ed il 5.° del 5,20; e 
deli' 1,22 nel periodo fra il .° e il 10.° anno di età. — 

, La t mortalità risulta quindi pienamente uniforme nel, lungo 
volger di tempo fra il 1818 ed il 1865, ed ascende a poco 
meno del ^50 % nei primi due frnni di vita. Cosicché di 
23,309 fanciulli introdotti nell'ospizio della città di Siena 
ala queir epoca al 1866, ne iur.ono condannati inesorabil- 
mente a perire 11 ,477. prima di aver toccato il terzo 
anno di. età, mentre non più di 4000 ne sarebbero morti 
alle proprie case. 

L'Autore si domanda quale è la causa immediata di 
tale mortalità, mentre tanto neir interna dell'ospizio, 
quanto nelle campagne, egli assicura che non $1 potrebbe 
desiderare miglior servizio verso gli esposti E risponde 
senza peritanza : è la ruota. — * « Che co*a è h ruota? 
E la, espressione la più infelice della beneficenza cieca, 



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. 59* 
e senza : restrizioni ; è la causa di tali e tanti abusi 9 di 
considera fole mortalità nette famiglie è nella società 
umana, idi sì grave carico per i contribuenti, da far pre^- 
ferìre Ja integrale soppressione dètì' ospizio come il minore 
dèi danni, quando non vi fosse altro mezzo per ripa- 
rarvi ». •'.,•>..,'.•' 

* fr doloroso a dirsi, ma è vero -^continua il sig. Ca- 
ravaggio. Iti Italia si tratta oggi ex\ novo una questióne 
che in altri paesi è risoluta ormài dia tanti anni; si chiede* 
e non senza opposizioni, se sia atita o pericoloso soppri- 
mere la ruota per Vammisrione dèi fanciulli negli ospizii, 
mentre ormai ruote non esistono nei paesi più citili d'Eu- 
ropa, o vi furono per la maggior parte soppresse. — Sia 
lode quindi alle Rappresentanze provinciali di Milano, di 
Torino, di Firenze, che, prime in Italia, fecero conoscere 
la necessità della abolizione dì questo mezzo irrazionale 
ed inumano di beneficenza che ih luogo di salvare uc- 
cide ». J . 
La provincia di Siena contava in molte piccole Co- 
munità (Ielle ruote dipendenti dall' Ospizio del /capoluogo 
per l'ammissione dei fanciulli. Ora alcune di queste ruote 
sono abolite ; ma all' epoca in cui l'Autore dettava, le 
sue pagine eloquenti, ne esistevano ancora, non sola oltre 
ogni bisogno, ma contro le regole piti elementari della 
prudenza. Sopra 14 Comuni provvisti di ruota, nel de- 
cennio 1856-65; v' ebbe una esposizione media comples- 
siva di 194,50 infanti all' anno. , Questi infanti sono in 
g'rah parte legittimi ; imperocché diversamente bi«gne- 
rebbe supporre che nella campagna senese crescesse una 
generazione di bastardi , o ve ne fossero di più che ^ . 
Parigi ed a Londra, centri popola tisshni, più che a Babi- 
lonia, ed a Ninive, sentine d'ogni vizio di storica me- 
moria. * 

Un abuso assai frequente, troppo frequente. nella cam- 
pagna senese, è il seguente. La madre, dopo avere esposto 



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m 

la notte il proprio bambino, si presenta il mattino, ve- 
gnente, o direttamente, o per interposta persona* a riti- 
rarlo come natrice, e, lo alleva per lunghi, anni a spese 
dei contribuenti. Questo scandalo si ripete ogni giorno, 
e ciò che più apcuora; si è che vi concorrono tacitamente, 
o per debolezza , o per eccessiva pietà , persone le quali 
avrebbero ben altra missione da adempiere. — e Oramai 
vi ha una classe di cittadini per cui deporre nella ruota 
«i loro figli, non altro significa che esercitare un diritto, 
che farli allevare per proprio cpnto a spese dell* ospizio; 
vi hanno madre snaturate, a sono molte pur troppo , si 
della città, come del contado» che di questa cieca bene- 
ficenza fanno turpe mercimonio, ed abbandonano la propria, 
per dedicarsi, nudrici mercenarie, allo allevamento della 
prole altrui; vi sono famiglie svergognate che depongono 
nella ruota 11, 10, 8 àgli legittimi, e continuano nella 
massima delle imprevidenze e nella scioperataggine» fidu- 
ciose come sono , che la società si prende quelle cure a 
cui da natura sarebbero chiamate/*— Oramai si perverte 
il senso morale; l'esporre figli legittimi è la cosq. più 
innocente che mai r è un fatto cui noti monta celare a 
chichessia, nemmeno al capo dell* ospizio. E come avviene 
in tutti i rami della beneficenza, quando non vi ha sin- 
dacato veruno , 1* abuso, qui' diremo meglio , il delitto, 
dàlie classi più indigenti passa m^no mano per grada- 
•/ipni infinitesimali nelle piassi meno bisognose ». 

L'Autore cita un scandaloso fatto fra mille a com- 
prova delle sue asserzioni, e conclude alla soppressione 
delle ruote, come 1* unica viar per la quale si possa lìtni- 
tare là esposizione dei fanciulli ai soli illegittimi, ai soli 
cioè a cui sia realmente dovuta V assistenza sociale. Ogni 
altro provvedimento sarebbe, a suo giudizio, illusorio e 
inefficace. E qui egli sì fa a studiare la quistione del- 
l' infanticidio, V unico motivo per cui taluni si oppongono 
ancora alla soppressione delle ruote. 1/ infanticidio, egli 



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5&3 
dice» o è da lunga mano premeditato, o V effetto di una 
subitanea inspirazione, di una aberrazione mentale; l'e- 
sistenza delle ruote , ed anche degli ospizii , vi rimane 
affatto estranea. Sia che la fanciulla premediti il delitto, 
celando a chiunque il proprio statò, sia che lo eseguisca 
in un istante di delirio, essa non pensa mai alla ruota 
dell* ospizio, uè lo crede forse un mezzo sufficiente per 
conservare un segreto di tal natura. Se invece trovasi 
a parte di esso una persona qualsiasi, la madre, un pa- 
rente, un amico, siavi o no la ruota per V ammissione 
della creatura nelP ospizio, la vita di questa è assicurata 
da ogni pericolo. Come difatti attentarne ai giorni , se 
altri ne conosce la esistenza ? E qualora la madre non 
potendo, sola, e di notte, portare da sé il neonato all' o- 
spizio, deve confidarlo alle mani di una terza persona, 
non lo farà ugualmente, sia che si tratti di introdurlo 
«ella ruota , o di consegnarlo a un regolare ufficio di 
ricevimento ? 

Tale è precisamente la nostra opinione, la quale si 
riassume nei seguenti termini: l'infanticidio è determi- 
nato dalla ferma volontà, da parte della madre, di na- 
scondere a tutti la gravidanza ed il parto. Dal momento 
che debba esservi una confidente alla gravidanza ed una 
assistente al parto, per raccogliere la creatura e por- 
tarla all'ospizio, si evita l'infanticidio. L' ufficio di con- 
segna è anzi una maggiore comodità predisposta alle 
persone che assistono i parti illegittimi, per liberarsi dei 
neonato e recarlo all' Ospizio in tutte le ore del giorno. 
Prescindiamo quindi da ulteriori dimostrazioni, e riman- 
diamo chi ne avesse il desiderio ali* opera del sig. Ca- 
ravaggio, il quale inclinerebbe alla soppressione degli 
ospizi degli esposti, e vorrebbe che fosse meglio provve- 
duto alla sorte dei figli illegittimi con una legge sulla 
ricerca della paternità, circondata delle più severe ga- 
ranzie di procedura. Noi non osiamo seguirlo fin là, . ri- 

Annali. Voi. CCXVI. 38 



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594 

flettendo come il Codice austriaco consentiva, la ricerca 
della paternità ; mentre par mantenevansi aperte le ruote. 
Né vale a rifrancarci contro ogni sgomento 1* esempio 
della Svizzera, ove avvi una decisa avversione per gli 
ospizi di trovatelli, dei quali non ne esiste pur uno. Im- 
perocché dai Cantoni finitimi al Regno d'Italia, si im- 
portano e si espongono fra noi almeno un centinajo di 
parvoli all'anno, ed infiniti sono i casi di gestanti elve- 
tiche che vengono in Italia a deporre il loro portato. 
Nella Svizzera i fanciulli illegittimi , di genitori poveri 
ed ignoti, vengono ammessi al soccorso, come gli altri 
indigenti, a spese del comune ove ebbero la nascita, e 
quindi secondo il sistema di beneficenza ivi in uso , o 
posti air incanto mediante ribasso sul prezzo della mer- 
cede da ricevere, o collocati presso famiglie coloniche. 
Ognun vede di quanti inconvenienti possa esser ferace 
questo sistema. Prima di tutto i Comuni cercano di sbar- 
azzarsi degli òneri che loro derivano dai figli naturali, 
declinando quanto é possibile la competenza, tollerando 
o favorendone il contrabbando. Non è molto fu arre- 
stato sul confine comense un vecchietto, che dal Cantone 
Ticino esportava i bambini per esporli sul territorio 
italiano: esso recava sulle proprie spalle il corpo del 
delitto, ossia due bambinelli in un cesto , da regalare al 
Regno d' Italia. Quest* uomo aveva spesa tutta la sua 
vita nel lucroso mestiere di contrabbandiere d' infanti, 
deludendo tutte le ricerche, gli appostamenti ed i premj 
delle Autorità Lombarde, per coglierlo in fallo. Ci vol- 
lero undici giorni ed undici notti di continua scolta per 
parte delle brave nostre^ guardie di finanza, per sorpren- 
derlo ed arrestarlo in Rooago ad onta della accanita 
sua resistenza. Or bene pochi giorni appresso altri bam- 
bini, manifestamente provenienti dalla Svizzera* si espo- 
nevano a Clivio, su quel di Varese, quasi in margine al 
Cantone Ticino. — In secondo luogo, nei paesi, non è 



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595 

per nulla tutelato il segreto della nascita, dovendosi pro- 
palare al pubblico la notizia xT ogni • nascimento ; per 
procedere all' incanto del neonato, e così si espongono le 
figlie madri alla vergogna ed alla amraad versione del 
popolQ. Per terzo, questo crescere dei figli naturali cosi 
dappresso a loro genitori più o meno incogniti, è fonte 
di risentimenti, di odii e di conflitti che possono 'scatu- 
rirne in avvenire. Qualcosa di analogo avviene in Val- 
tellina, provincia del Regno priva di Maternità e di Bre- 
fotrofio. I Comuni vi provvedono, parte a spese proprie, 
parte della provincia. Ma i più strenui loro sforzi sono 
adoperati a caricare gli illegittimi ad altre provincie, e 
a dirigere altrove le gestanti in tèmpo utile perchè ab- 
biano a deporvi il frutto degli illeciti amori. Siccome la 
legislazione italiana permette alle madri illegittime di te- 
nersi incognite, non avvi alcun mezzo per esercitare un 
controllo sulla, loro provenienza, e i centri maggiori fanno 
involontariamente le spese dei parassiti che li circondano. 
È quindi il minore dei mali Io esigere che siano mante- 
nuti .e bene ordinati i Brefotrofi e le Maternità , e che 
tutte le Provincie ne siano debitamente fornite. 

Noi crediamo che i concetti e le 'proposizioni del 
sig. Caravaggio meritino di essere seriamente meditate 
dai filosofi, dai legislatori e dai pubblicisti ; ma che per 
ora sia conveniente il procedere per gradi nella riforma, 
accontentandosi della soppressione delle ruote. « Non è 
egli un principio di rigorosa giustizia, scrive V Autore, 
che chi ha dato V esistenza ad una creatura, abbia a so- 
stenerne il carico fin dove i propri mezzi lo possono con- 
sentire? Perchè attribuire il peso dei falli altrui alla 
massa dei contribuenti , fra i quali ve ne ha pure dei 
poveri, per sollevarne così alla cieca i colpevoli, gran 
parte dei quali appartengono alla classe agiata?. .. Ma 
la ricerca sulla paternità non ò un portato della stirpe 
Jatina, e sovratutto dei paesi cattolici ; un giorno forse 



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59G 

cesseremo dallo attingere ad un' unica fonte, persuasi 
dalla esperienza di un doloroso passato , che il bello , il 
vero ed il buono sono di tutti i tempi, di tutti i luoghi, 
di tutte le religioni ». 

Ripetiamolo, durante la lunga dominazione austriaca, e 
più in là sino alla promulgazione dei nuovi Codici, era 
permessa nelle provincie Lombardo- Venete la ricerca sulla 
paternità, e non pare che ciò abbia apportato^ modifica- 
zione alcuna sulla esposizione degli infanti illegitimi. I 
processi che si incoavano ogni anno, erano più dettati 
da spirito di reazione e di vendetta delie madri naturali 
verso i loro amatori , che da un vero sentimento del 
bene. Pochi approdavano ad una conclusione. Alcune 
vittime strappate ai brefotrofii, finivano ad esservi ri- 
condotte , per deficienza dei padri agli impegni assunti 
od imposti dalla autorità giudiziaria. Comprendiamo che 
ben più largo è il concetto da cui parte V Autore , che 
vorrebbe armata la società stessa di questo possente istru- 
mento, per obbligare il seduttore a sostenere le conse- 
guenze delle proprie azioni. Ma posti alla direzione del- 
l' Ospizio di trovatelli il più popolato d* Italia , con- 
sci delle esigenze del paese nostro e de* suoi bisogni , 
non osiamo seguirlo sin là. Altri di noi più intrapren- 
denti e più coraggiosi potranno sollevare a miglior 
tempo tali quistioni , e fors' anco ottenerne una solu- 
zione. 

Più evidente ci sembra la dimostrazione degli infan- 
ticidi legali che la società commétte colla assurda sua 
beneficenza. — * Nella provincia di Siena, coi suoi tre 
ospizi e colle cento ruote sparse nei piccoli comuni, il 
decennio dal 1856 al 1865 dà una media di 619,00 fan- 
ciulli esposti, di cui 334,30 , cioè il 54 °/o non perven- 
nero a toccare il terzo anno di età. — Ora come nella 
vita ordinaria la mortalità dei fanciulli, nei primi due 
anni di vita, non raggiunge il 20*/o> cosi 210,50 fan- 



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597 
eiulli ogni anno, 2105 in un decennio, furono uccisi dalla . 
carità delle ruote e degli ospizi ! E di questi gran parte 
appartengono ai figli legittimi! — E quando mille ne 
avrete salvati, che vale se uno potrà incontrare la morte 
per le mani di una madre snaturata ? Vindici severe di 
cotanto delitto sorgeranno la umana e la divina giu- 
stizia ! » 

Occupandosi del servizio attuale degli esposti, l'Au- 
tore è d'avviso che air infuori della soppressione della 
ruota e delle misure che ne sono la conseguenza Neces- 
saria, altre radicali riforme , che abbiano per risultato 
diretto di limitare la esposizione ai figli illegittimi, e di 
arrecare un sollievo efficace alle finanze della provincia, 
non siano possibili. Durante il suo Commissariato , il 
sig. Caravaggio si provò a deferire all' autorità giudi- 
ziaria alcuni genitori colpevoli della esposizione di figli 
legittimi, di cui potè raggiungere le prove. E i tribu- 
nali, secondo la giurisprudenza pratica toscana, e le di- 
sposizioni del codice penale in vigore, non mancarono di 
pronunziare diverse condanne, in ragione del danno effet- 
tivamente recato all'Ospizio. Ma, pur troppo, la scoperta 
di un fatto lo poneva sulle traccie di cento, e cosi grande 
era il numero di coloro che gli venivano indicati come 
colpevoli di avere esposto , e tenere ancora nell' Ospizio 
figli legittimi, che il sig. Caravaggio dovette desistere 
dal portarne denuncia ai tribunali, non sembrandogli atto 
di buona politica il provocare V arresto degli abitanti di 
intere contrade della città. Di preferenza appigliossi alle 
trattative private; e mano mano che qualche scoperta 
otteneva, chiamati in uffizio gli autori della esposizione, 
li costringeva a ritirare i loro figli immediatamente , se 
constatava avessero compiuto V anno di età ; mentre se 
erano ancora nel periodo dell' allattamento , trasportata 
la partita dal registro illegittimi a quella dei legittimi,, 
veniva disposto per la restituzione all'epoca della divez- 



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598 

zatura. Cosi ottenne di procedere a molte restituzioni; 
e di frenare la esposizione dei legittimi , pel timore nei 
genitori di essere scoperti e perseguitati. L' Autore esco- 
gitò anche un' altra misura che venne favorevolmente 
accolta dalla Deputazione provinciale, per scemare la espo- 
sizione nelle campagne, quella, cioè, di obbligare i Sin- 
daci a spedire agli ospizi gli esposti , in luogo di collo- 
carli nel medesimo comune, sotto gli occhi dei genitori 
e forse presso di essi. Ma V idea dèi sig. Caravaggio non 
fu compresa né assecondata, e le si mossero contro infi- 
niti ostacoli, quasi che si trattasse di una legge spar- 
tana, la quale condannasse a morte i fanciulli. Il solo 
comune di Poggibonsi mise in atto il pro.vvedimento , e 
la esposizione che in media vi abbondava a 20 infanti 
air anno, ne diede & soltanto. 

Nella Parte Terza il sig. Caravaggio esamina le ri- 
forme da introdursi negli Spedali Riuniti. Premesse al- 
cune nozioni e disposizioni generali, verte sulla ammini- 
strazione delle opere pie, sulla ammissione dei beneficando 
e traccia un Progetto di Statuto organico, e dei Rego- 
lamenti Amministrativo e Sanitario. 

L'Autore confessa di aver sempre avuto di mira lo 
scopo finanziario, del che non possiamo muovergli ap- 
punto. Progetti, egli dice, di un grandioso edificio, è fa- 
cile presentare ; la difficoltà consiste nel trovare i mezzi 
per attuarlo. L' Ospedale deve limitare la propria azione 
benefica ai mezzi di cui può liberamente disporre. Epperò 
egli ha proposto di limitare la cura gratuita alle sole 
malattie acute, lasciando il mantenimento dei cronici a 
carico dei privati , dei corpi morali o dei Municipi. In 
rispetto alle antiche tradizioni , conservò il ricovero di 
Maternità per l' assistenza e la oura delle partorienti po- 
vere, e sovratutto di quelle che possono avere bisogno 
dei soccorsi dell'arte ostetrica, e l'annessa Scuola d'o- 



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599 
stetricia per le allieve levatrici, con che la provincia 
abbia a decretare a sollievo dell' ospedale un annuo sus- 
sidio corrispondente agli stipendi stanziati per tale asse- 
gnamento 

Quanto all' Ospizio degli esposti di Siena , V Autore 
amerebbe conservargli il carattere d* opera pia , tenen- 
dolo annesso all'Ospedale, perchè, prima di tutto, divi- 
dendosi gran parte degli stipendi con uit' altra ammini- 
strazione, ne è sempre minore la spesa, come minori rie- 
scono quelle per l'acquisto degli oggetti di consumazione, 
e via discorrendo ; in secondo luogo , perchè togliendosi- 
ai servizio degli esposti ogni carattere di beneficenza, 
ogni considerazione morale, appoggiandolo unicamente al 
contributo della provincia , ia carità dei privati se ne 
allontana per sempre. Vero è, soggiunge il sig. Cara- 
vaggio , che oramai da due secoli , a vantaggio degli 
esposti, non pervennero eredità od elargizioni di qualsiasi 
specie; ma forse questo. dovevasi alla impronta affatto 
governativa che avevano presa questi stabilimenti, ed alla 
certezza che le finanze dello Stato, cioè a dire, le finanze 
di tutti i contribuenti , concorrevano indefinitamente a 
sovvenirne ai bisogni. Epperò egli si lusinga di chia- 
mare in suo soccorso la carità cittadina, ponendo all'ar- 
ticolo 5.° del suo progetto di statuto organico : « che 
tutte le donazioni, eredità e legati a favore degli Ospe- 
dali Riuniti, sotto la generica loro denominazione, deb- 
bano dividersi in eguali proporzioni tra infermi ed esposti 
— misura che fino ad ora non fu mai seguita ». * 

Quanto all' Ospizio di S. Gemignano, il quale possiede 
mezzi superiori ai limiti entro- i quali estendeva sino ad 
ora la propria azione, V Autore propone di conservarlo 
qual è, indipendente ed autonomo ; convertendo invece 
T Ospizio di Montepulciano, che non ha nulla, in una suc- 
cursale di quello di Siena. 

Noi non disapproviamo questa unione amministrativa 



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(500 

dell'Ospizio degli Esposti di Siena, all'Ospedale di S. Maria 
della Scala. Ma crediamo dover respingere quella specie 
di censura indiretta che Y Autore muove al sistema ad- 
dottati dalla Provincia di Milano, che volle incaricarsi 
della amministrazione degli esposti e creò uno stabili- 
mento provinciale Intanto 1' Ospizio di Siena , possiede 
una rendita propria, per quanto piccola, disponibile per 
beneficenza ; 1' Ospizio di Milana è totalmente a carico 
delta sovrimposta provinciale , e non è nemmeno prò* 
prietario riconosciuto dei locali che occupa, di parte dei 
quali già versa il prezzo d'afflitto all'Ospedale Maggiore, 
Situato in area staccata e fuori del perimetro dell' 0- 
spedale, l'Ospizio di Milano ha sino dal 1841 una dire- 
zione ed organizzazione sua propria, propri impiegati, una 
pianta morale, un servizio affatto separato da quello del- 
l' Ospedale; così esigendolo l'importanza dell'istituto, 
1' estensione della beneficenza, la divisione del lavoro , il 
principio della distinta responsabilità. Pei servizi centrali, 
tanto giovano gli uffici della deputazione provinciale che 
quelli della amministrazione ospitaliera, perchè cosi l' una 
che l'altra tengono l'impianto d' una cassa, d' una ragio- 
neria, dell' ufficio ingegneri, e via discorendo. Ora, dopo 
che la Legge Comunale e Provinciale attuata col l.°del 
1866, pose il mantenimento degli esposti a carico delle 
rispettive provincie, poteva la Rappresentanza provinciale 
abdicare la gestione di un istituto che abbraccia tutta 
la provincia, alle mani del Consiglio Ospitaliere , eletto 
dal solo Consiglio Comunale di Milano? Limitarsi, in 
conformità alla legge sulle opere pie, alle sole operazioni 
di tutela definite dalla stessa legge; o non piuttosto evo- 
care a sé la intera amministrazione ; la nomina del per- 
sonale ; la redazione dei regolamenti; l'attuazione della 
riforma ; supremi scopi pei quali lo stesso Consiglio Ospi- 
taliero si riteneva incompetente e che appena potevano 
raggiungersi coli' autorità e colla forza del Consiglio e 



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601 

della Deputazione Provinciale ? In via economica la Pro- 
vincia non ha dunque errato, rimovendo ogni causa pro- 
babile di conflitto di interessi, ed ha anzi avvantaggiato 
di molto sulla somma che soleva versare al Consiglio 
Ospitaliero per contributo a spese generali d 9 amministra- 
jiiofte, prevalendosi dei proprj uffici amministrativi ; in 
via legale nulla ha pregiudicato, essendo la provincia 
stessa riconosciuta come corpo morale, con tutte le fa- 
coltà inerenti a tale qualifica. Noi dubitiamo che la ca- 
rità cittadina, preoccupata di tanti modi diversi di bene- 
ficenza, voglia ora rivolgersi agli esposti, il cui mante- 
nimento è dato per legge alle provincie. È discutibile se 
gli antichi benefattori dello Spedale intendessero soccor- 
rere gii esposti alla paro degli infermi ; ma è un fatto 
che da secoli gli esposti non hanno fatto alcuna cospicua 
eredità, eccetto alcuni piccoli legati speciali e recenti, 
intesi a diminuire 1* allattamento artificiale ed a favorire 
la ricerca delle nutrici. Questi legati, che un giorno o 
T altro dovranno essere ceduti all' Ospizio ( se Y Ospe- 
dale non riesce ad impossessarsene a parziale rimborso 
dei propri crediti), e quelli altri che per avventura a- 
vesserò a verificarsi, possono essere così bene amministrati 
dalla Provincia come dal Consiglio Ospitaliero, il quale 
frattanto ne dispoue per conto proprio. 

È vero che la legge sulle opere pie enumera fra esse 
le case degli esposti, dèi trovatelli e dei figli abbandonati; 
le Case di Maternità ; i pubblici Manicomj ; partendo dal 
principio che tali Istituti abbiano un patrimonio separato 
e distinto da quello del Comune e della Provincia. Ma 
dove non v' ha patrimonio, o desso è così esiguo che la 
sovvenzione provinciale copre la maggiore parte della 
spesa, la conservazione, o meno, a tali Istituti del ca- 
rattere di opera pia , e la loro unione personale cogli 
ospedali, dipendono da ragioni di convenienza locale. Così 
vediamo insensibilmente i Manicomj trasformarsi quasi 



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602 

dovunque in Italia in Ospizi Provinciali ; e i Brefotrofi 
staccarsi dagli Ospedali cui erano intimamente connessi, 
per costituirsi in opere pie autonome — come, per esempio, 
a Como — o ben anco, come a Milano , per erigersi in 
Istituti Provinciali. 

Tornando al nostro Autore, egli vorrebbe. che la pro- 
vincia si sottoponesse ali* obbligo del mantenimento dei 
soli illegittimi, e dei figli abbandonati da genitori inco- 
gniti, lasciando che i comuni si prendano cura degli or- 
fani e dei figli di carcerati. — Su questo argomento 
non vogliamo né approvarlo né contraddirlo. La più larga 
formula addottata dal Consiglio Provinciale di Milano 
fu tolta dalla legge italica del 1812 , e suggerita dal 
fatto che finora gran parte dei Comuni si rifiuta al man- 
tenimento degli abbandonati legittimi , cui per motivi 
d'ordine pubblico convien ricoverare negli ospizj. L'Am- 
ministrazione Ospitaliera, vanta verso il Comune di Mi- 
lano un credito di oltre lire 300 mila, per mantenimento 
di derelitti legittimi, né ha mai potuto ottenerne la ri- 
fusione ; e fra gli stessi scogli si dibatte l' Autorità 
Provinciale per farsi rientegrare delle spese di man* 
tenimento degli abbandonati legittimi nel 1869 e nel 1870, 
non appartenenti alle categorie ammesse a carico della 
Provincia. Come risolvere tali difficoltà, in mancanza di 
una legge che regoti la materia degli Esposti e degli 
Abbandonati ? . 

Un altro problema che il sig. Caravaggio ha creduto 
poter risolvere radicalmente di suo capo , è quello che 
riguarda l' assistenza agli esposti che si riconoscono ina- 
bili al lavoro. Egli ammette che gli ospizi abbiano ad 
assisterli sino a che abbiano raggiunto la maggiore età, 
e non oltre. — « A quest' epoca, scrive 1' Autore, essi 
acquistano la propria indipendenza, i diritti civili, e pos- 
sono fissare il domicilio ove meglio loro talenta. Se quindi 
per qualche disgrazia accidentale si rendono impotenti a 



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GCtò 
proficuo lavoro dopo la legale emancipazione, non è più 
all' ospizio, alla provincia, ma al luogo di domicilio, a 
cui devono chiedere soccorso ». — Ciò è presto detto, 
ma io pratica è impossibile ad ottenersi. Citiamo un 
esempio su mille. L' Ospizio avrà assistito un cieco dalla 
nascita o sino dall' infanzia ; lo avrà educato in un isti- 
tuto speciale, indi collocato presso qualche onesta famiglia 
della città con un assegno adeguato. Giunto eh* egli sia 
all' età maggiore, potrà T Ospizio abbandonarlo, indiriz- 
zandolo al Comune di sua residenza ì Ma il Comune ri- 
sponde : questi non è figlio mio, è figlio della Provincia; 
la sua dimora in Comune è affatto accidentale e muta- 
bile ; spetta alla Provincia ad assisterlo. Poniamo che 
lo sgraziato si trovi all' Istituto dei Ciechi in Milant), o 
nella Pia Casa fondata a Cerro Maggiore ed ora tra- 
sportata a Saronno da quél benefattore dell' umanità, 
eh' è il sacerdote Marelli ; o neHa Pia Casa degli Incu- 
rabili a4 Abbiategrasso. Dovranno i Comuni di Milano, 
di Saronno , di Abbiategrasso , essere ritenuti contabili 
delle pensioni di questi infelici, quand' essi raggiungano 
la età maggiore? si dovrà caricare il Capoluogo della 
Provincia del. mantenimento degli esposti maggiorenni 
inabili al lavoro, perchè in esso trovasi la sede dell' Q- 
spizio o la residenza legale degli Esposti? Il Comune e 
la Congregazione di Carità di Milano, ad esempio» si sono 
sempre rifiutati a quest' obbligo ; e nemmeno l'ultrapo- 
tente autorità del governo austriaco, di cui ogni cenno 
era un comando, è riescita ad imporre ai Comuni un 
peso tanto sensibile e superiore alle loro forze. Aggiun- 
gasi che tutti i Comuni, ove sospettassero tali conse- 
guenze economiche dalla dimora eventuale degli esposti, 
farebbero a gara a disfarsene, rifiuterebbero agli alle- 
vatori i certificati indispensabili per fare richiesta al- 
l' Ospizio ; declinerebbero ogni sorveglianza. E i poveri 
ciechi, i sordo-muti, gli epilettici, gli storpii , giunti al 



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604 

ventunesimo anno , troverebbero non già la emancipa- 
zione, ma la fame, la miseria e V abbandono. Il Brefo- 
trofio di Milano ha molti pensionisti maggiorenni, da esso 
continuamente assistiti, nella Pia Casa degli Incurabili 
in Abbiategrasso, nelle Pie Case d'Industria e di Rico- 
vero di Milano e di Lodi, nell' Istituto dei Ciechi in Sa- 
ranno, nell'Istituto dei Sordo-Muti in Bergamo, nel Com- 
parto cronico degli ospedali di Milano e di Lodi , e in 
altri asili, e presso famiglie private. I difetti e le infer- 
mità di tali infelici non hanno mai permesso di afferrare 
il punto in cui pronunciare la loro abdicazione dall* 0- 
spizio. E «graziatamente la Provincia dovrà mantenerli 
sino a consumazione, sotto pena di vederseli respinti e 
restituiti all' Ospizio. 

Siamo maggiormente in accordo coir Autore nel rite- 
nere che — posta Y autonomia dello spedale — la forma 
collegiale o Costituzionale sia preferibile alla forma in- 
dividuale od assoluta. L'amministrazione collegiale porta 
la libertà, la discussione, la maturità dei giudizi. La re • 
sponsabilità delie deliberazioni viene divisa fra più per- 
sone, che godono della fiducia del paese; quella della ese- 
cuzione rimane tutta nelle mani del presidènte. Col mu- 
tarsi periodicamente dei membri , si finisce che in un 
determinato numero di anni, tutti i cittadini volonterosi 
ed esperti hanno' fatto parte di essa, e contribuito colla 
propria* volontà, colle proprie cognizioni, a migliorarne le 
sorti. 

L' Autore propone che la Commissione amministra- 
tiva sia composta dì cinque membri: due a nomina del 
Consiglio provinciale, due del Consiglio comunale di 
Siena, il presidente dal governo del Re. — Per tal modo, 
dice il sig. Caravaggio, gli interessi dei poveri della città 
e della provincia sono egualmente rappresentati , ed il 
supremo potere ;dello Stato conserva una prerogativa 
alla quale ben difficilmente rinuncerebbe, avendola sempre 



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605 

posseduta, e ai tempi della repubblica senese, e di tutti i 
governi che ad essa succedettero. — Approvando questo 
riparto della facoltà di eleggere i membri della Commis- 
sione amministrativa fra Provincia e Comune, non siamo 
altrettanto convinti della opportunità di mantenere la 
ingerenza governativa colla nomina del Presidente. È 
tempo ormai di procedere con maggior coraggio ad ona 
vera discentralizzazione, lasciando che Provincie e Co- 
muni facciano i loro affari da sé. Fors % anco questa ten- 
denza liberale è divisa dallo stesso Governo ; a giudi- 
carne dal sistema adottato nella «città nostra, ove i pre-* 
sidenti della Congregazione di Carità, del Consiglio Ospi- 
taliere , del Consiglio degli Orfanotrofi e d' altre opere 
pie, sono eletti come tali dal Consiglio comunale, e sog- 
giacciono alla periodica scadenza, ed alla rielezione, alla 
pari di tutti gli altri membri delle Commsisioni am- 
ministrative. — La elezione fatta dalla civica rappre- 
sentanza ha sempre dato buonissimi risultamenti, e portato 
alla testa de^ nostri Istituti di beneficenza uomini egregi 
sotto tutti i rapporti , senza porre fra essi e gli altri 
colleghi quella distanza, che d'ordinario è il portato della 
nomina regia. Non è forse prossimo il tempo in cui gli 
stessi Capi della amministrazione Comunale, i Sindaci, 
avranno ad essere eletti dal Consiglio Comunale ? E non 
è (natura nella pubblica opinione un' altra riforma, quella 
che affiderebbe alla rappresentanza della provincia la 
nomina del Presidente della Deputazione Provinciale? I 
progressi che il nostro paese va facendo nelle vie della 
sana libertà costituzionale, gli permettono di uscire sempre 
pia di pupillo, e lo rendono degno di tutta la fiducia del 
governo. 

Coli* impianto della amministrazione collegiale, l'Au- 
tore inclina alla soppressione della direzione sanitaria. 
Tuttavia, considerate le circostanze eccezionali dello spe- 
dale di Siena, ritiene ancora indispensabile una direzione 



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600 

permanente interna, che possa dirigere e moderare tutte 
le parti del. servizio, e tutte le persone, dal grado ul- 
timo al più elevato della gerarchia. \\ sopraintendente 
alle infermerie, come si chiama in Toscana , o il diret- 
tore medico, come dicono in Lombardia, sono, a nostro 
avviso, una necessità per tutti gli ospedali di qualche 
importanza. Né gli esempi addotti dall'Autore degli Spe- 
dali di Torino, e di ;^ovara, e di Parma, ove la sorve- 
glianza sui maggiori servizi viene esercitata per gruppi 
dai vari membri della Commissione ; o quelli di Milano 
o di Genova, ove al posto originario di direttore- medico, 
venne sostituito un ispettore, bastano a farci ricredere 
della nostra opinione. — In Piemonte, durante tutto il 
periodo costituzionale dal 48 al 59, dai giornali scienti- 
fici e dalle Associazioni sanitarie di quella illustre regione, 
non si è fatto che domandare la istituzione delle dire- 
zioni mediche, quali vigevano in Lombardia. Da noi si 
tende a restaurare ciò che si è avuta troppa fretta dì 
abbattere, sia concentrando neir ispettorato i poteri che 
altra volta spettavano alla direzione — cosicché il can- 
giamento viene ad» essere soltanto di nome — sia rico- 
stituendo le direzioni stesse a fianco dei Consigli ammi- 
nistrativi. Cosicché avremo fra poco il piacere di annun- 
ziare uffizialmente ai nostri lettori la nomina del direttore 
medico neir Ospedale Maggiore di Milano. 

Neil* ultimo titolo della sua Memoria il sig, Caravag- 
gio svolge la importante questione delle ammissioni , e 
della cura gratuita degli ammalati. Trattandosi di asse- 
gnare una giusta soddisfazione agli interessi locali , se- 
condo i diritti acquisiti , V Autore iudieò la provincia 
come limite territoriale alla beneficenza, e contenne, nel 
suo progetto di regolamento, le specie delle malattie cui 
lo spedale si obbliga a spllevare r a quelle d' indole acuta, 
come che continue, involontarie , e che mietono il mag- 
gior numero di vittime. Accordò un diritto di prece- 



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607 
denza "agli indigenti della città di Siena, a di cui favore 
ritiene sia stato fondato .principalmente lo spedale. Còme 
condizioni all'ammissione richiese: la presentazione di 
regolari documenti comprovanti V indigenza dell' individuo 
da ricoverarsi ; la esclusione^ totale o parziale di alcune , 
infermità ( malattie epidemiche e contagiose , cui devono 
provvedere per legge i Municipii ; malattie sifilitiche e 
croniche, da accettarsi a carico comunale ) ; il concorso 
dei. comuni in caso di insufficienza delle rendite dello spe- 
dale al mantenimento di tutti i letti occupati. 

Quanto alla ammissione dei fanciulli nell' Ospizio, col 
princìpio che ognuno deve rispondere delle proprie azioni, 
nell' interesse medesimo dei fanciulli e della pubblica mo- 
rale , T Autore avrebbe preferito che una inchiesta pre- 
cedesse la ammissione definitiva, e. che coloro cui si co- 
noscessero in grado di mantenere la propria prole , vi 
potessero essere costretti a sollievo dei poveri contri- 
buenti. Ma per ora, memore che natura nil agit per 
saltum, abbandonò questo desiderio, e si acquetò di buon 
grado alla accettazione incondizionata di tutti gli ille- 
gittimi ed abbandonati, purché la- ruòta venga soppressa. 
Nondimeno Y Autore è d' avviso che in tutti i casi si 
renda necessaria la dichiarazione del domicilio della ma- 
dre, non dovendo la provincia assoggettarsi a una spesa 
per conto altrui , alla quale per legge non è obbligata. 
Quest'ultima disposizione noi la crediamo inattuàbile, 
perchè è in aperta contraddizione coir art. 376 del codice 
civile italiano , che permette ai genitori naturali di te- 
nersi incogniti- E le indagini sulla maternità sono am- 
messe solo limitatamente al figlio che reclama la madre, 
e con molto restrizioni ( Art. 190 C* C. ). Ora la ricerca 
del domicilio delia madre farebbe cadere queir edificio del 
segreto, che tanto preme ai moralisti, e riscalderebbe gli 
oppositori della soppressione delle ruote a reclamarne la 
restituzione. La produzione dei figli illegittimi è un fatto 



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608 

naturale, governato da leggi generali , che non variano 
molto da paese a paese. Riteniamo che una specie di 
compensazione venga a stabilirsi fra provincia, e pro- 
vincia, e che pel momento il metodo migliore a seguirsi 
sia' quello addottato dalla Provincia di Milano , in base 
alla legislazione civile, quantunque, per* verità, la bi- 
lancia, in questa materia, propenda sempre a danno 
dei centri maggiori, ove per le particolari comoiità of- 
ferte, vi ha una maggiore immigrazione di gestanti il- 
legittime. , . 

Un' altra proposta che l'Autore raccomanda altamente, 
è il soccorso alte madri illegittime le quali si trovino in 
istato di povertà, e sieno disposte ad allevare da sé la 
propria creatura. — Riportiamo in proposito le parole 
testuali dell' Autore ; 

« I vantaggi che se ne traggono da questo sistema, 
adottato generalmente in Francia fino dal 1840, ed in 
uso presso tutte le altre nazioni, sono immensi, e per i 
poveri fanciulli, e per la vera modale, e per l' interesse 
economico di chi deve provvedere al mantenimento loro. 
— Se i figli naturali non possono trovare tutte le gioie 
della famiglia , se vengono reietti dall' autore dei loro 
giorni, almeno rimane loro una madre amorosa che li 
attornia di tutte le cure, di tutte le dolcezze di cui hanno 
bisogno, e la moralità, con questo mezzo, scende certa- 
mente al limite normale. — Le madri che, vinte forse 
dal bisogno o dalla seduzione, commisero un primo fallo, 
trovandosi aneora nel bisogno, abbandonate dal loro com- 
plice, sciolte da ogni dovere verso la propria creatura , 
saranno facili a cadere di nuovo nella colpa, e forse si 
daranno in preda a un assoluto libertinaggio. Le stati- 
stiche degli Ospizi fanno fede come siano pur troppo fre- 
quenti queste recidive. Ritemprate invece nelle gioie e 
nei dolori dell' affetto materno , esse si sentiranno rige- 
nerare in faccia alla società, ben difficilmente ascolte- 



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609 
ranno una seconda volta le voci della seduzione, e forse 
non tarderanno a ricevere, in un atto di riparazione, il 
premio della loro condotta, -^-"L* Ospizio poi, o meglio 
la provincia che deve sostenere, la spesa per il manteni- 
mento degli esposti, remossi i pericoli delle recidive, resi 
più facili i matrimoni, e limitato il soccorso a un nu- 
mero d' anni inferiore a quello per cui si deve corri- 
spondere il salario alle nutrici, od ai custodi mercenari, 
he sentirà uri notevole vantaggio. — Forse a cui nulla 
cale della realtà delle cose, purchò le convenienze re- 
stino salve, a cui piace che della morale ci sia la sem- 
bianza piuttosto che 1* intimo convincimento, non troverà 
conveniente la nostra non nuova proposta, e griderà allo 
scandalo, alla demoralizzazione. Noi, dopo avere toccato 
ai vantaggi di essa, osserveremo che oramai molte di 
queste madri fanciulle si dedicano allo allevamento dei 
figli altrui, in qualità di nutrici mercenarie, e come tali 
vengono accolte nelle famiglie. Non sarebbe assai meglio 
che, con qualche compenso, fossero invece richiamate al- 
l'adempimento dei sacri doveri di natura. Rifletta T Am- 
ministrazione ordinaria e provveda ». 

Che i soccorsi alle figlie madri — riabilitati col nome 
di soccórsi agli infanti neonati — abbiano fatto buona 
prova in Francia, e specialmente a Parigi, ove è si dif- 
fuso il concubinato, noi noi vorremo niégare. « Le ma- 
dri naturali, dice il Davenne ( De V organisation et du • 
regime des secours publics en France. Paris, 1865). 
.moralizzate dalla sola presenza del figlio loro, sanno man- 
tenersi nella via del sentimento e del bene. Cosi non ac- 
cade di quelle che hanno respinto il soccorso del Dipar- 
timento. Scaricandosi sulla pubblica carità delle conse- 
guenze del loro errore, tornano presto alle loro abitu- 
dini, e se r amministratone s'incontra in esse più tardi, 
si è per constatare nuovi disordini , e talvolta per pu- 
nirli ». — Tuttavia, nel mentre apprezziamo le generose 

Annali. Voi. CCXVl 39 



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610 

proposte dai aig. Caravaggio, gorge in noi gr«viftsùoo il 
dubbio che )a pubblica •piatone wm fi* WK 9MA **&*' 
stanca preparato ad accattarle, appunto perchè l* wci*t& 
sotto il rapporto morale,, come la naturo gel fisico, non 
procede per salti. Le nostre leggi, è wo , npn pongono 
differenza alcuna fra i figli legittimi * i sturali , debU 
tornente riconosciuti ; (ulti i cittadini posano dirsi eguali 
e tali sono in diritto ; ma pure, togliendoci fuori dei $99* 
tri più educati e civili, ove le idee generose trovano pifc 
largo appoggio, scorgiamo nelle masse, una certo resi- 
sterna ad accettarle, e nelle consuetudini dell» society 
nostra vediamo ripullulare a quando a quando gli anti- 
ehi pregiudizi , che., per verità , la letteratura moderna 
si sforza di combattere e di sradicare» -n T&U ostacoli , 
tali resistenze, spinte talora sino alle piti vive proteste e 
minaccio , abbiamo dovuto constatare ia molti Comuni 
rurali, ove altro non si cerca che di ricpuQvere lo «cand- 
elaio ; e ia modo tale che , a testimonianza nostra , più 
d' una madre naturale fu costretta t consegnare resti* 
tuirò all' Ospizio il figlio già innanzi spontaneamente ser- 
bato ritirato. Gli esempi di queste restituzioni sono 
tanto frequenti che, a vece di eccitare le madri naturali 
al ritiro dèi loro bambini, • noi sino» usi esortarle a bea 
misurare il passo cui vanno incontro, prima di strappar^ 
gli infanti alle famiglie di adozione, ove in general? li 
«attende un modesto, ma più sicuro avvenire. Lasciamo 
adunque che le idee si facciano strada da sa , che tale 
questione rimanga impregiudicata, finchò sian ridotti al 
silenzio doloro che respingono i soccorsi alle madri ille- 
gittime come un incorraggiamento all'orrore, 9 veggano 
a trovarsi in maggioranza quelli che stiano,- es*?rq i 
soccorsi ai figli naturali, presso le lor? genitrici, la co** 
più semplice, più giusta e più morale del mondo. — Dal 
canto nostro, senza contrastare lille ma4*i naturali 1' e~ 
sercizio dei loro diritti, la soddisfazione dei loro sentii 



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Oli 
menti ed affetti, iteli* imncàso compito, affidatoci di pre*. 
disporre la riforma dal Brefotrofio jmi lanate, abbi&ne ri- 
volte specialmente la nostra cure aUa conaervaziona della 
prole legittima presso i genitori congiunti dal sacro vin- 
colo, del matrimonio, promuovendo su larga scala i soc- 
corsi a domitilio, ad appogg (atrio V allattamento gratuito 
a- pubbliche spasf dei legittimi di madri povere ad impo- 
tenti ad allattare, da restituirsi al compimento daj primo 
arnie di vita. ~- La proposte del eig. Caravaggio for- 
merebbero la secoqify parte del nostro programma, da 
attuarsi a tempi migliori, àopù che Affante la ricogni- 
zione, accresciuto lo scarico della prole legittima, già im- 
messa nella ruota, e scemata la famiglia del Brefotrofio, 
potremo dedicarci a questo nuovo ordine di idee. 

Termina a riassume V Autore la sua Memoria con un 
progetto di Regolamento Organico, e di Regolamento pel 
servizio sanitario- negli Spedali riuniti di Siena » facendo 
veti eh* esso abbia ad.ioQoatrare indulgenza, sicché, l'o- 
norevole Consiglio provinciale, fattolo proprio,, possa sot- 
toporlo al ministero dell' interno , onde provocarne , a 
forma di legge , la sovrana, sanzione. Ciò che 1* Autore 
ittvoca come una fortuna» gli si compete, a nostro avviso, 
per diritto di merito; e più che r indulgenza , egli si è 
guadagnata la stima e la ammirazione dei giudici ira- 
parziali. Andrà una tanta fatica sprecata senza frutto 1 
Auguriamo che no ; benché da recenti informazioni as- 
sunte ci risulti che la riforma degli Spedali riuniti di 
Siena , è ancora di là da venire. Intanto il Governo, ha 
saviamente pensato di utilizzare i talenti del sig. Cara- 
vaggio nel riordinamento di un altro Istituto, il Mani- 
comio di Aversa. Frutto di quésta missione, pur essa 
straordinaria, è la Relazione, di cui daremo conto in ara- 
tro fascicolo. 



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612 

LestosU Mito malattie stolto «rami del dottor 
CABLO WfiMr % Membro del Collegio reale me* 
dico 9 Esaminatore in ostetricia air Università di 
Londra, eco. Prima versione italiana sulla terza 
edizione inglese diretta e corredata d% aggiunte e 
note dal dott. M m i mm Mm M>e - Crisi* fmrU* Cava- 
liere delF Ordine militare di Savoja , medico pri- 
mario presso l'Ospedale Maggiore di Milano, ecc. 
Milano, dott. Francesco Vallardi tipografo-editore. 
1 voi. w-8.° di pag. 709 con fig. — Estratto del 
dott. » —»emU m Mueti (1). 

Lezione I b II. 

introduzione. — Coli' apparato generativo femmineo si com- 
piono più funzioni , delle quali le une sono dirette all' au- 
mento del germe fecondato, altre sono proprie della vita feconda- 
bile, vale a dire dalla pubertà alla menopausa. Come nello stato 
di gravidanza molti sono i cambiamenti dell' utero, moltissimi 
i disordini di altre funzioni, cosi nel periodo della vita uterina, 
oltre ai disordini di questa, ne sono riconoscibili molti, altri di 



(1) D*i quanto pregio siano le lesioni del West, ne è prova 
l'universale accoglienza. — Il merito della traduzione del sig. 
cav. Malachia De-Cristoforis si rileva principalmente dalla let- 
tera che segue, diretta a>l 8ig» West al De-Cristoforis : 

e Caro signore. — Ho riveduto con cura quella parte della 
traduzione delie mie lezioni Sulle malattie delle donne che 
aveste la bontà di mostrarmi. * 

Non posso phe congratula rmi , non solo dell' onore fattomi 
colla traduzione italiana del mio libro, ma ancor più, colla mia 
buona fortuna di trovare una traduzione che ha còlto così 
bene il senso che io desiderava. 

Le note che vi avete aggiunte aumentano di molto rutiliti 
4*1 libro e sento il maggior piacere nel darvi l'autorizzazione 
di fare o pubblicare la traduzione che avete così bene, inco- 
minciata. 

Ho l'onore di 4irmi, eco. », * 



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613 
co use Uso. Né qui si ferma la patologi*^ perchè oltre al disor- 
dine »i hanno molte alterazioni materiali itegli argani genera- 
tivi, donde un assieme di manifestazioni raorbos ,. all'origine 
delle quali fa bisogno del filo d* Arianna per 1 giungervi. 

Non bastano solo le cognizioni di ostetricia e medicina pra- 
tica alla conoscenza delle malattie femminili; vi occorre altresì, 
rome ben osserva il De-Cristoforis (Nota l. f ) t una conoscenza 
fìsica e piscbica delia donna. Colla prima, si indagano i muta- 
menti dell* organismo nelle varie epoche della vita, colla seconda 
si misura il grado delle facoltà morali ed intellettuali e se ne 
scrutina l' influenza che esercitano sulla malattia. Dal complesso 
di queste cognizioni riesce più facile l'evitare gli. errori di 
diagnostico , e non si avrà il rincrescimento di aver giudicato 
malattia d' utero ciò che era sintomo di diabete, malattia ge- 
nerale ciò che si doveva alla presenza di un p.olipetto uterino, 
peritonite acuta ciò che era semplice sintomo nervoso. 

Le affezioni morbose degli organi generativi femminei si 
manifestano in tre modi, col produrre : disturbo di funzione, 
alterazione di sensibilità, cangiamento di, tessitura. 

fjn segnale che non vi ha disordine nelle funzioni degli, 
organi generativi, si è il regolare scolo sanguigno, a, determi- 
nate epoche, in misurata quantità, con lievi incomodi (menstrua- 
zione). Soppressa la menstruasione» il medico non si fermerà 
sicuramente alla diagnosi di disordine menstruaiei ma cercherà 
se nn tal disordine dipenda, o da. mancanza di funzione uterina, 
o da impedito deflusso ; cercherà se la mancanza di funzione 
uterina è per lo sfinimento di tutto l'organismo, o per malattia 
delle ovaje, o per gravidanza, ecc.; si procurerà di conoscre ove, 
e quali siano gli ostacoli al libero scolo sanguigno. Altre sup- 
posizioni si fanno nel caso ohe la menstruazione sia , come si . 
dioe, eccessiva; e sono : di pletora generale, di debolezza vasaio, 
di rottura od ulceri uterine, di escrescenze morbose, dì una 
profonda malattia organica. L' inferma che si dichiara leucor- 
roica, lascia campo al medico di giudicarla come dipendente 
da ulcere uterino, da cancro, da cause irritanti, o come sem- 
plice iparsecrozione delle' cripte mucose che circondano il collo, 
dei follicoli mucosi vaginali, delle glandolo di Duverney, delle 
cripte mucose dei follicoli sebacei delle ninfe. 



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614 

I disordini éi sensibilità figurano etsi para eóme pero© 
diagnosticò nelle malattie fièli* itero, siano o non sia** tocalis- 
* *ti ali* organo ammalato. Noti è focile il giudicare di uà subito, 
quando i dolori di pelvi, di Coscia, dei lombi, qéaado il vomito, 
il rigurgito, le nausee e taciti altri sintomi, dipendano da ma- 
lattia uterina e quando dipendano da altre cavee A queste 
difficoltà Se ne aggiungono altre derivanti ' dal rincrescìmeato 
che provane te donne nel risponderò a certi argomenti, ovvero 
provenienti da risposte affatto contrarie a quello che positiva- 
mente esiste. Credono con eie* le inferme sottrarsi ad indagini 
moleste, risparmiarsi visite fastidiose ed è questo il caso 
ove il bisogne di dette investigfezkmi vuol essere soddisfatto dal 
medico telante colla massima ~yiltàj colla pazienta, eolia prò* 
deftza*. 

Jfei disordini furisionalì e di sensibilità non è sempre neces- 
sario un esame attento delle parti ammalate; questo invece e. 
. indispensabile per constatare, t • cangiamenti di tessitura. L'e- 
same è manuale, oculare, Jstrumehtale, vuol essere scelte con 
. criterio, fatto con delicate»» morale e civile. La donna ha un 
sentire delicato; ima fantasia eccitabile; essa si pronunciava colla 
massima severità e. tante volte anche sensa ragione, contro l'agire 
de! medico, peefihè creckate-mopportuno, inurbano ; per evitare 
le tacere, per procurare* fa stima, seguiremo i precetti del De 
Oristoforis ( Ne** 2.* ). 

Ad on amm&tato nuovo, la prima visita sarà fatta collo scopo 
di conoscere Pentita della malattia, di procurarsi la famiglia- 
rità, di preparare I' animo ad* un èsaitoe locale ; la secónda vi- 
sita dovrà esser fetta in modo' ohe per raziocini antecedenti e 
per tiretti istrumeotali nulla manchi ad acquistarsi in una sola 
seduta tutte le cognizioni per pronunciare un diagnostico. ~ 
L* inferma deve essere avvertita ohe prima della visita non si 
pulisca i genitali; sta bene che sia visitata in presenta di 
altri, fatta eccezione al marito. 

V etome tattile si pratica su 11' addome ed in* vagina; al-. 
1* addom* ba di mira l'indagine dei cambiamenti di volarne 
dell 1 utero, dèlia; preseitaftdi tomoli o di altri prodotti morbosi; 
lev - palpatile e* pdb Ai*e anche lasciando coperte le parti dalla 
camicia, ma so vi sono versamenti, tumori agli rpoceudrii esten- 



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0t& 

dettisi anche alle Vicinatilo MI* «toro-, se I 9 inferma è *i pa- 
réti spesse, itòh basta la ^alpafciófté, siano par fetltbè ih fiias- 
samèhtò ì ititisòóU addominali , necessita la percussione i Come 
insegna Dè-Cristèibtié (Ifota 6.*). Qdést* (Né*eJ.4. É ) noti ac- 
cetta !à posizione sii! ria Beo sinistro degli inglesi Hi taso di 
nsplofàzldné tapinale e pfrescéglié la pdéiiibdè supina; la pò- 
siiloria eretta 1 Vàie «olà ilei òasi ove sia necessario 11 gitidiéid 
se 1' tiferò è ih statò di prolasso. De^nbtoforis (Nota $. a ) prò* 
pone di éfitàré la discésa (tal letto cidi poehi'i neon Veniènti 
della- posinone eretta, facendo fare Una forte e prolungata iti- 
evirazione durante 1' esploratone a giacitura supina. 

fi dito esploratore pérodrfèrà le vie Vaginali untamente 
dòpo di averle dilatate è sentita là dttréfeà o molletta, il gradò 
di calore, la secchezza od umidità delle £arti esterni, Itofendutf 
le stesse 6*se*1razidtti mtérnaraebte, si stara attenti ai dolóri 
che sì risvegliano e sé ne ttridie'rà li éarètteré. Il De-Crt«tfo- 
forte (Nota 6>) *ggia*gè di fteff&tiforti prifteipàlmerite alla 
Vie uretrali, di percorrerle fedi dUo dall' internò alPèéWrfto, ed 
osservarne attentamente i dolori che si risvegliano) le sostanze 
éhé di là sortono. — Giunti al collo dell'utero, avvertita là 
differenza che passa fra una vergine ; ttia primipara ed una / 
the abbia figliate pia tolte, oi studeremo di trovare l* diffe- 
renze dello stàio normale, iri grossezza, I* 1 lunghezza, in durézza, 
in direttorie, ili consistenze, in* levigateti. 

Coir esani! rèttale assodato al vaginale e più faoitè il dia- 
gnostico della, direzione dell' Utero e dèlia Sua pésitiott* ftértlà 
èavità del bacino. A completare pero il diagnostico fd Usata 
la sonda Uterina per primo dal francese Lair, iridi dal iirapsofl, 
^uanturi(Jue r Usò di Uno specillo a sonda Utéritìa si usasse 
anebe ai tempi d' Ippocrate ( Nota 7.* ) De-Cristoforia.. 

La sonda del Sirapson modificata dal Valleix e dall' Huguier 
( t)e-Òristòforis, flfotaè. 4 ) e strumento abbastanza comodo. La 
curva 4'ì Vallai* comincia a 6 centimetri dall' estremità ute- 
rina della stalla, hit una piacela curva del raggiò di i£ a 14 
inilllm., e l'asta e IShga 10 céntttortrf , appiattita il £fiAl 2 
eentimetri del senso concavo dètla ourvàtura, nei 4 rimanenti 
rotonda come in tutto il lato convesso e terminante** ad oliva 
con tutta la lunghezza misurata a centimetri. La modificazione 



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616 

di Hftguier ci dà il meno di conoscere la misura di sonda che 
e penetrata nell' utero , in fona df un bottone che si pi)ò far 
scorrere sulla sonda vicino al muso di tinca ed obbligar velo. 

Per applicare la sonda si introducono due dita della mano 
sinistra dietro la cervice dell' utero, dòpo che la paziente si è 
messa supina o di fianco ; . la sonda si fa . scivolare sulle due 
dita così applicate, sì affaccia alla bocca dell' utero e con leg- 
gieri movimenti di pressione e di abbassamento verso il perineo 
dell' estremo esterno si riesce ad introdurla. L' operazione riesce 
piuttosto, dolorosa , se però è bene eseguita, non porta conse- 
guenze. — La Nota 9. a del De-Cristoforis avverte ben a pro- 
posito come il West consideri di troppo poco memento l'intro- 
duzione dalja sonda; avverte che l'applicazione della sonda collo 
speculum è più incomoda che colle dita, e forinola così le con- 
dizioni essenziali al sondamento t esclusione assoluta di qua- 
lunque sospetto di gravidanza e convinzione che a raggiun- 
gere la certezza della diagnoéi manchi solo il criterio dato 
dal cateterismo uterino ». Espone essere controindicazione al 
sondamento, gli stati dolorosi degli organi della generazione, e 
certi stati patologici, come rammollimento per vicinanza a men- 
str nazione od altro. Ricorda che la. lunghezza totale della cavità 
uterina oscilla fra mill. 5£ a. 62, dei quali 33 a 37 sono per 
la cavità del collo, 22 a 25 per la cavità del corpo -r che nelle 
donne che non han Hgliato la porzione cervicale è più breve 
18. a 20; accenna agli ostacoli che si trovano all' orificio in- 
terno ed alla troppa grossezza della sonda del Valleix (1). 

Onde esaminare l'utero, gli antichi si servivano di stru- 
menti dilatatori; il vero speculum non fu introdotto nella pra- 
tica moderna. cjse dal Récamier (1821). Dupuytren vi ha por- 



ti) Su questo riguardo il De Cristoforis concorda pienamente 
col Marion Srms e Notes cliniques sur la chirurgie uterine », 
il quale propone ed usa perciò una sonda alla quale si possono 
dare le curve che si desiderano e di un diametro. ben più -sot- 
tile di quello della sonda del Simpson. — Dal Sims.si possono 
ottenere anche più speciali ragguagli sul modo di usarne e sui 
suoi incbrivèn:enti. — (V. t Ann. univ. di med. », voi. 21f, 
anno: 1870). •-»••- 

• . Mueci. v., • 



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617 
tato una inodificasione , Fergusson un vero miglioramento* • 
La modificazione del Fergusson consiste nel scegliere 4vno spe- 
colo a cono .in vetro, tagliato a sbieco e smussato ad* uu 
angolo minore di 45°, nel coprirlo* di odo strato di mercurio 
o d'argento ,♦ ridarlo a specchio e nel coprirlo con strati di 
cotone e gomma elastica ; il tag)io a sbieco serve a lasciare 
all' occhio osservatore maggior superficie , e come osserva De- 
Gristoforis (Nota 10.*), a meglio introdurlo sotto il colio ute* 
rino onde risparmiare totalmente la vagina dai vari agenti 
sull'utero. Lo specolo del Fergusson ha lo svantaggio di ad*, 
dossarai troppo al collo uterino e di impedire di osservarne 
1' interno. Ricord collo specolo » bivalve, Charrière di Parigi 
collo specolo quadrivàlve e Coxeter colio specolo a lamine dì 
messo cilindro, hanno cercato di ovviare a questi inconvenienti. 
De-Cristoforis ( Nota il.* ) raccomanda lo speculum del Segalas, 
perchè copre tutta la vagina come quello di Fergusson, ma 
ha la proprietà di potersi addattare a qualunque dimensione 
vaginale,* e quello di Cusco a becco d* anitra. 

La posizione comunemente scelta dal medico è la supina, 
parche la donna tenga divaricate le gambe e piegate le gambe 
sulle coscie. L'Autore invece presceglie che la paziente giaccia sul 
latto sinistro. Lo strumento prima d'applicarlo va leggermente 
riscaldato, e si introduce colla mano destra mentre la sinistra 
tièn divaricate le labbra e le ninfe. Gli errori òhe provengono 
da questa manovra dipendono il più delle volte , o da pieghe 
vaginali che si introducono Dell' apertura dello speculum e raf- 
figurano la bocca dell'utero, o dal l'essersi incuneato lo speculum 
nel cui di sacco vaginale. Nel primo case leggieri movimenti 
di rotazione e laterali, correggono l' errore , facendo cambiar 
forma alla creduta bocca dell' utero ; nel secondo , ritirando lo 
specutom o «movendolo lateralmente* ai trova P incontro della 
bocca uterinai ••">-' 

Le parole dell- Autore riflettenti il vantaggio e lo svantaggio 
del le,, applicazioni dello speculum vengono di alquanto diminuite 
della loro importanza , purché par speculum sia scelto quello 
del Marion Sims. • ' c 

Lo speculum. del Sims raffigura una boccia, con forma smussa 
ad un. estremo;. il manico è. formato dall'altro estremo della 



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«18 
.docci*, incurvato quasi ad angelo tetto e fattoli piatto ;. gene- 
ralmente cv uniscono dna speculasi di Vàrio dimensioni e così 
da un lato rimangono gli estremi smussi, liberi» dall'altro i 
dee tpecalum formano «a munito solo. -»- Dalle doatie o ape. 
odi un del 8 imo ve fio seno quattro campioni» duo servono per 
le Vérgini (epeculnro terminale) y lungo al manico 17 centi* 
mètri con doeoie dell' empieste una di 33 1' altre di 18 adii- 
limetrv.lurighessa, In jftrima. di 8 Vi» I* léebnda di contametri 
7 l /,v .Lo tee tatua comune, ha un tannico lungo 18. centimetri, 
.la branca, e doeoie maggioro» thtngn IH centimetri, larga 8 % 
la ducoia minoro lunga centimetri 8 larga centimetri 3« 

Si applica qoest' istromedoo essendo la donna Ih ginooShio 
còlla testa poggiata allo stesse livello delle ginocchia a gambe 
divaricate, ovvero estende in» donna in postatone laterale* In 
queste posizioni, se si divaricano coMe* Mani le natiche, V ària, 
«mtra toeto in vagine, ne sposto 1* una dall' altra le paréti, il 
colle dell' «toro si abbassa . « ndw V ietr uroemte |>enetra con 
tutta facilità e lascia rftavere i segnanti Vantaggi «he il De- 
Critbeforie nella tua (Nota tfft/) così ricapitola: 4.* risparmio 
di dilataxione penosa della vagina; 2<* mancante di stiramento 
dell', etero al suo collo ò di pressione ni mese di tinca; 3.° pét 
V ebbassamcnto dell* utero T facile < applieaiioae dei* rimedi; 
4.* .quando l'utero è in retroversione , lo spostamento di to- 
talità dell' utero e l' incUAaatone alfianmneidne ansarne il corpo 
del viscere pel suo stesse teso, indotti dalla posissone infitta 
alla paaiente, cof reggono la retreverstene epontaneanlente, met- 
tendo la pertiotte cervicale nel muco di tinca in piena «eidenn. 

LiEzmm HI* 

Uenttrustionè e «usi diter&ne. '— 9àrnH%e edoatfilentè 
parlando della menstruazione e suoi disordini trattàri delle 
malattie deiP utero testante. Sn queste foneidhd ti he troppa 
infialata e pertedipensa r organisene intiero , ed 4 porelò ohe 
non «ole ie nmiattie dell'utero, nta anche r orgenilnW amma- 
lato, servono di momenti causali ai disordini (Unirsi fletto se- 
gnanti cinési: 4»i*ttor*ee<o non «tonnerse delle nieuetrtmiioni 
al periodo delle vita ii cai eeglioho tomenemcnte far mostri 



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61* 
di sé; fhstntMrtèa é eoppreaaione della metìst mattono in donno 
in dar si «fa gifc né^ti*«tflf ; ftf«tof>r*gitó o 'flutto doloroso, od 
eccessivo io quantità, o troppo frequente nei suoi periodi. 

Oortipare in media , fu mestruazione , fra il 15 ed il t6 
anno ; essa è la finzione per la quale urta, donna 11 dichiara 
capace di esstM» «Htàre , è il sognale di ftraasìiione dal hi Vita 
adolescènte Atta giovanile* Quéste périado nod Va esènte «hi 
pérh»d!I, te Wtiìtetfead di Mano beoti r ei prOVa esedre «aggkfci 
nei «te! di i*etistfaa*iotii ritardale, di quatto efte anticipato: 
àen è uh -disordinò sé «ma ragaaziaa ntenatrua aMO aihni> 
un'altra solo a 11 ; no* è an disòrdine «e €m«t ragazaa* go- 
dendo pièna salme no* tfkoftsfirul L* Anfora cita ah baso di 
fltiostb genere ove fuvvf oonofepfmefito e la roenWdozieae cOm* 
parve èoìo dopo \6 slattamento do! fartelo Ho. Là fisiologia et' 
inségna che la rrièns trazione à tri aif «fratto d«W" oVui**Ì«*o f 
ma noti todfcpeffsabile. f • • 

PrdoC&HO 5 Taw*erterreti, oda imperfetta formazione dogli or* 
ga Hi gennài?/ Oda' condizione gotteraN deli' organismo. 0)1 or- 
gani genieri /possono manéarV, efss^e difettosi , atrofici; fa 
questo* radavi lo scold sanguigno, alcune volto manca, altra 
voltò è trattenerci) :' manda, ad e*òfa»pto , héi Oasi ti! atrofia di 
una o di ambedtre le ovajd, ih caso di nlaacattza d'itero odi 
mancatfzà Wbvaja o di non svi lappo, di questi Organi. L'Au- 
tore dà reÉttìicorttO di alcuni di quésti Cafci da lai osservati *' 
fa noterò còrno -simili difotti siano alcune volte aOtfVft da sof- 
ferenze, da atrofia dei genitali esterni. De-Crfstoforis (Nota 44) 
avverte' òhe gli organi uterini possono essere atrofie* e dare 
ano scolo monstfnale proporzionato ; illustra coi fattr la stia 
osservazione. • ' . 

DI' scintili amenorree il medico -chirurgo non si occupa, por* 
che trova inutile dghi cura ; le stre taire invece • sono a- rin- 
tracciare ì ' meccanici ostacoli allo scolo sanguigno a flnt la 
chirurgia può qualche cosa. L'Inferma pei* sangue «Mostra*' 
trattenuto noli* utero* prova*; oitfa la aorte 4ei ! «datori pntfrii 
della menstfua*iOné, dolori' gravitili alla ragiono- ipogastrio» , 
alle cOslèfé^ ài 'dorso/ riferisce diaYòre avute 'già men#troaz4obJ 
regolari éTctoef il senso' di tenidofte ipOgaWrìeaVd* dolori « termi 
dalla prima mancanza in poi ai è sempre fatto più molesto, 



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620 

ali* «poca dalie ricorrente uienstruali, tenta il minimo scolo di 
«angue; il ventre ti tumefa, ma non in proporzione dello scoto 
trattenuto , perchè, i vasi estorcenti attivano la loro funzione 
ed il sangue ti modifica eeme il sangue effuso in qualsiasi 
altra parte del corpo; inoltre lo tcolo diminuisce per tè. De- 
Cristoforis (Nota 16 ) avverte alle atresie accidentali e conge- 
nite, e tuddivide le accidentali in semplici e compiette. Con- 
corda coir Autore che accidentali ciano ad etempio i vari ri- 
sultati di un processo infiammatorio, localizzato alla vagina o 
ali!, utero, e ne dilucida la sintomatologia, esponendo come tit 
dopo la 4.* menttruazione rattenuta non ti potsa fare un dia- 
gnostico precito e come tino a quatta epoca non siano abba* 
stanza pronunciati il tenesmo di vescica, 1» aumento di volume 
dell'utero, l'ingrossamento del cella dell! utero da sentirsi alla 
palpazione vagino-addominale ; solo a quest' epoca la tonda 
coli' ajuto anamnestico dà a conoscere la località affetta dal 
restringimento. Concede il De-Cristoforis che la peritonite possa 
essere conteguensa di un* emorragia in questa cavità , o per 
qualche crepatura, o per le trombe; aullameno la vuole anche 
dipendente puramente .dal risentimento della sierosa per lo 
t^ato di tensione degli organi che involge. Fa infine motto 
della. cura, che ti usa in quatti oasi, cioè puntura dell' utero 
coli' istrumento di Courty , coir isterotomo di Fiamand o colla 
tonda, a dardo , tenta trascurare di avvertire che questa, 
operazione semplice vuol esser fatta giudiziosamente onde non 
ubbia esito infausto.,. 

Toccate cosi di volo le caute meccaniche della amenorrea, 
rivedremo quelle che dipendono dall' organismo generale. — 
Alcune malattie che affettano V organiamo nei momenti della 
pubertà od anche prima, indeboliscono qualche volta l' orga- 
nismo a segno da far ritardare V apparizione dei menatrui per 
un tempo indefinito; la menttruazione è tarda o scarta negli 
ebeti, nei cretini. È vero che I' apparire dei menatrui è pio 
o meno tardo in chi gode buona talute sotto uno stesso cielo, 
ma il più delle volte è un segnale, l'amenorrea* di ditordine 
della salate, che vi fa le comparse con apparente pletora o 
con anemia. — Ove occorra di osservare la prima forma, la 
menttruazione è' preceduta da dolori di capo, da accensione al 



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621 

volto, da dolor dorsale, epigastrico, da polso pieóo* Ungila- vil- 
losa, stitichezza; lo scolo è, associato a dol+ri e non si ripete 
che una volta o due alle epoche determinate ; invece di con- 
tinuarsi, questa funzione si arresta e l' inferma a gradi perde 
l'appetito, non compie Le digestioni», prende il' colore ed appa- 
lesa tutti i segnali della clorosi. — Pel De-Cristoforis, (Nota 17) 
l'arrossamento della faccia, le vampe di fuoco, sono sintomi di 
natura riflessa anziché pletorica e vuole che il turbamento 
nervoso primitivo a forza dei disordini che produce finisca per 
dare P anemia. — L' anomia alcune volte appare sena' altro e 
ci indica che V organismo non ha forze sufficienti al passaggio 
di transizione della pubertà. 

I processi funzionali degli organi generativi, esigono dal 
sangue molti principi! e di ciò se ne trova la convinzione nel- 
l'esame del sangue delle gravide, ove i globuli rossi souo di- 
minuiti d' assai ( vedi, lavoro del De-Cristofofis e Annali uni- 
versali di medicina », 1867) e nelle ragazze di debole costi- 
tuzione, le quali ad ogni menstruazione illanguidiscono sempre 
più. Un punto ove non concordano il West ed il De-Cristoforis, 
si e nel credere, che la amenorrea possa considerarsi essenziale. 
West trova molti disordini per V arresto della menstruazione 
all' epoca critica , vari e ben gravi se lo scolo uterino si so- 
spende nella vita dell' ovulazione , e dice che l' oligoemia può 
essere effetto della soppressa menstruazione per congestióni vi- 
carie che impediscono la perfetta crasi sanguigna; da queste 
massime, ora vede l'Autore indicate le sottrazioni sanguigne 
ed ora i tonici. Il De-Cristoforis (Nota 20) è contrario all'a- 
menorrea essenziale ed amerebbe che dai trattatisti di patolo- 
gia interna si trascurasse il capitolo amenorrea , come gli 
emmenagoghi dei terapisti. 

La cura vuol essere fatta in modo da migliorare le condizioni 
generali e da favorire lo scolo, quando la natura si provi a pro- 
durlo ma non vi riesce. Le condizioni generali si migliorano , 
non tanto coi preparati di ferro e cogli altri tonici medicinali, 
quanto colla nutrizione coroborante, coli' aria pura. — Il moto, 
il cavalcare, sono altri mezzi a favorire lo scolo- sanguigno , 
specialmente se associati ad acque marziali. 

La stipsi dev'essere combattuta coji miti -aperitivi, fra i quali 



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Soffitto di farro ... 


grammi 


0,00 


«oliata di magnesia 


» 


6, 


Aeido solforico diluita . 


• » 


1. 


groppo d'arancio . ? 


• 


8, 


Acqua di carvi . . . 


» 


1,60 



t) scaglia l'attratta acqueto eVelos. Una foratola ove ai aaiaee ii 
ferro air eacaprotio* ♦ 1* taf nonio» 



mesci; un'oncia 'due 
volte ai giorno 



dai assi di apparante , pletora ai preferiscono i leggieri 
purgativi al farro; quatto è atila ig oarti casi di anaaaia.: 
qualche volta ad eccitare la secrezione biliare reca vantaggio 
il biclorurp di mercurio, 

I semicupi caldi, il riposo a letto » i diuretici stimolatiti * 
l'etere nitroso, |* trementina* lo spirito di ginepro, sono «ti|i ai 
primi seguali di mqnstruaaioae ; io sanguette! non ai. applicano 
atte acacia so non se nei oasi di forti dolora Dall'elettricità, 
dalla segate cornuta, dall'olio di sabina e dai proparati di 
cantaride si ottiene boa poco sollievo ; il loro aio aoa bqn ap- 
plicato può essere nocivo. 

Ita menstruaziooe vicaria, ohe consiste in uao scolo san- 
guigno da qualsiasi parta del corpo ( pelle , capezzolo , orec- 
chio t polmoni , ecc. ) > nell' epoca in cui si dorrebbe avere la 
manstruazjon* ; che por alcuni , De-Cristoforis ( Nota 21 ) di- 
pendo da predisposizione a condiziona, congestizia e varicosa 
dagli organi che danno l'emorragia, e per altri da vara fun- 
zione vicaria, deve esaera presa di mira sulle prixne, onde non 
ai formi quali* abitudine elio poi è difficile a sradicarsi Be- 
vasi .migliorare la condizione generala dal! 1 organismo e favo- 
rire lo scolo dall' utero; se poi l'em^aggU minacciasse la vita, 
vuol essere combattuta con mezzi energici 

LftZIQW IV, 

àstmenotr** o cesaaziona della maaétruasiaae aoa co- 
a «n fatto morboso sa . aoa se quando avvenga fuori 
|si detta epoca critica*, eh* in media si calcola ai 45 
i vita, «r- Se cassa prima di questa, epoca, come ai 30, 
i per non più riprodurci > in. allora è supponibile ohe 
a cpnaista in una precoce vecohiaja od in degenerazioni 



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pe» mulatto feft&tot* agli q*f&m gmmtorU * Nf a.teun* ma- 
I*Um gf*er*li* tifi, emiro, tataltwrftéjierftj* fteila maggia 
FftnjKt fai cesi, la me*ftr#»*Ìoflfl pbittftto ajte oeaeape fotti* 
mente ai disordina. Disordini paeftstrjuaj} ti Yetfiflqano soventi 
s) al prima &pparir«' che alla «aompaviré di quatta flinzioqe, «4 
*och© %ni li teqiamo nome un (fetta fieWogico , al pari 4aUa 
gravidpnsai Disordini roejMitrueJi ti notane per aUuni nei pri- 
mi mesi di matrimonio pel pure contatto «essMte* e pejl'e- 
buso di venere , quantunque Quatta majpaAia igienica, pqrfi 
pia sovente aita ewr/'ayia. Si notane \k aleuta; «he ti ami 
bagnata e lavate eoli' acqua fredda dittante la aanajfusffwn* 
ed in alcune che durante il loro fisiologico scolo so^q. s,tate 
•oggetto di una: forte impressione dell' *ai*i«i, I aiatoffi di 
queste bf u scile sospensioni «Ano, intenso telar* Itterioa, etager 
rata sensibilità, forte, con gas tiene ed pfiaJia in(lai)}raa«ÌQne ute- 
rina. 

De -Cristo ferie ha osservato frequenti volte questa disme- 
norrea nelle meretrici per raffreddamento artificiale del geni* 
tali e ritiene che gli effetti che ne risultano non -dipendono da 
congestione uterina , ma^ da eengestiane acuta peritoneale di 
quel tratte che unisce gli organi , genitali, e del tessuto Gal- 
lare che li unisce (Nota 22 ). Colla Nota 23 dilucida con pa- 
ragoni e fotti la dismenorrea per causa psichica e riporta t 
fatti del Raeiborski. In questi fatti si tratta di donne le qqaJi 
hanno ceduto alla farsa dell' a mora, illecitamente , e ohe iu* 
vase dal timore di esserne rimaste incinte, hanno per quieto 
avuta la sospensione di una o più roenstruazioni. La «ura non 
consistè che nel rassicurane le ammalate di non essere gravici* 
ed ottenne l'effetto dei riordinamento menatroale. Nella atta. 23/ 
si spiega P astone psichica forte , così : t L' asiane sentita di? 
rettamente dal cervello per la causa morale, si riflette. aujle 
ramificazioni del gran motore organico, il gran simpatico ; Im- 
pressione viene portata ai nervi vasomotori, il cu.i eccitamento, 
come insegna la fisiologia «peri mentale , ha piar effetto la co- 
btrizione dei vasi, H riflusso del sangue verso il centro circo- 
latorio con diminuzione di temperatura j. Da quatto il fre44* 
universale, le orripilazioni protratte, la *sòepen*ioa.e di una 
funzione. 



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624 

Regole generali terapeutiche per la dismenorrea, tonò di 
non volere eccitare quella funzióne che sta per cessa** del 
tutto ; di favorire il ritorno dei menstrui appena soppressi col 
semicupio ealdo, coi bagni caldi, coi cordiali, coi diaforetici, « 
nei casi più' gravi colie sottrazioni sanguigne generali, o forati 
negli altri casL Ottenuto l'effetto desiderato, sarà ben fatto 
sorvegliare che le menstruasioni seguenti siano regolari. 

Là menor ragia o menstr nazione eccessiva si manifesta io 
triplice modo, per grande profusione di scolo, per la lunga 
durata, pel suo frequente- ritorno; chi tien calcolo di questa 
forme all' esordire del male, ha già una buona orma pel dia- 
' gnostico. 

Due sono le forme principali di menorragia. Una dipende 
da qualche causa che ha sede nella costituzione generale , 
V altra da qualche affezione del sistema sessuale. 

Noi non intendiamo per mnnor ragia che i profusi scoli dipen- 
dènti da congestione uterina per la maturanza e distacca del- 
l' ovolo dall' ovario ; così escludiamo gli scoli sanguigni per 
affezione cancerosa, ecc. 

Cause agenti sul sistema generale, influenti a produrre me* 
norragia, sono i cambiamenti di clima, l'alterazione dei* fluidi 
circolanti , come accade ( De-Cristoforis Nota 24 ) nelle febbri 
eruttive, o per diminueione della fibrina (ipnosi), o per alte- 
razioni delle pareti vaso li o sfacelo dei tessuti* — Avvi pure 
propensione alle menorjragie, sì per protratto allattamento, che 
per estenuazione o. debolezza genera le* da altro Iato. 

. Sintomi sono la maggior copia dello ecolo sanguigne., la 
durata più lunga , la maggior frequenta nel ritorno; Alle pri- 
me manca la leucorrea purulènta o mucosa ; * questa ai fa in 
seguito e se il male viene abbandonato a sé stesso; 1' inferma 
indebolisce oltre modo, si fa dispnoica, ha gonfi i piedi, dige- 
risce male; prende una tinta gialla, sente peso alla, pelvi, do- 
lori ai lombi, continua ad avere anche .nelP intervallo. . dei 28 
giorni da mestruazione in meatruazione scolo mucoso fetido; 
esplorandosi, ad onta di tutte questo, l'utero non si trova in- 
durito né ammalato in .qualsiasi modo. — Si ; spiega in che 
modo la menorragia traseuruta debba sempre peggiorare se 
dipende da condizioni generali, riflettendo al sempre crescente 
indebolimento ed al maggior nini moli imo nto del tessuti uterini. 



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fe25 
In via diagnostica si deve: i.° .cercare se la menorragia di- 
pende da alterazione del sistema generale o degli organi ses- 
suali ; 2.° si deve avere la certezza della presenza o delia as- 
senza di' malattie locali e su siò si avverta che certi sintomi 
locali dipendenti puramente da disordine di costituzione pos- 
sono durare lungo tempo anche dopo ohe questo è vinto', che 
{ De-Cristoforis Nota 25 ) la menorragia dipende qualche volta 
dallo stato morboso di qualche viscere, per es. , ipertrofia di 
<eti*ore. • . 

Cause agenti sul sistema sessuale sono gli eccitamenti por- 
tati alla località., o per rapporti sessuali, o. per altro. De-Cri- 
stoforis (Nota 26.) prova coi fatti che qunsti eccitamenti non 
solo inducono la menorragia, ma sono- anche dn caso di risve- 
gliare « mantenere una ovulazione doppia; dice di tre oasi nei 
quali avvenuta la mestruazione' dopo pochi giorni dal matri- 
monio, pi ebbero in tutti tre le tnestr nazioni riproducentisi di 
15 in 15 .giorni senza alcun vantaggio dalle cure prestate e 
senza scapito di salute — tuttavia nella maggioranza dei casi 
l'astinenza dagli amplessi sessuali serve a ritornare le funzioni 
all'ordine primiero. Per questa la meretrice menorroica si al- 
lontanerà dal vizio, il marito impotente rinuncierà alle prove 
— e formuleremo che t ogni improprio eccitamento ovarico 
ogni indebita e procurata congestione uterina, pu& essere causa 
di menorragia, principalmente se l'utero sia più ampio' del 
solito, se la sua tessitura sia più rilasciata, ae i suoi vasi ab- 
biano un vplume maggiore, il che si avvera in un aborto , in 
ulcerazioni uterine , ecc. La noto 27.* del Dé-CHstoforis ' ri- 
passa quanto si conosce sino al giorno d' òggi in; fisiologia sulla 
mestruazione e gravidanza , allo scopo di far conoscere sempre 
più l'importanza dell'anzidetto. — Cause di menorragia sono 
altresì le percosse all'utero durante lo scolo mestruale, le de- 
viazioni uterine, i polipi, i tumori fibrosi, il cancro, e per al- 
cuni, fra. i quali De-Cristoforis (Nota 28), le granulazioni. poli-, 
poidi, o vegetazioni vascolari, e le granulazioni fungoidi àellà 
mucosa uterina ; in fine si annoverano le degenerazioni ideile- 
ovaje, gli spostaménti. '..'.' 

Combattere la emorragia e vincere la causa deBer malattia 
sono i fondamenti di cara che si attagliano a tutte le forme 

Annali. Voi. CCXVt. 40 ; 



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826 

<i» mènorragia. — Di regala generale un 1 inferma di Blenorra- 
gia deve» nel periodo deUa> mestruazione, tener sempre la po- 
sizione supina, deve evitare là stipsi prima dell" arrivo delle 
scolo; se la meoerragia è attiva, si vi lice cogli antiflogistici, se 
è passiva cogli astringenti. 

Quella forma di meetruasione eccessiva eoe è propria della 
mettiti* KmmotrhaQicO) distinta da febbre, da senso penoso di 
peso e premito con iperestesia alla regione addominale aterina, 
da dolori uterini simili a quelli del travaglio, è sempre risultato 
di una congestione uterina e vuoi essere trattata colle deplezioui 
sanguigne e generali e locali. — Occorrendo di conoscere a 
causa la pletora generale invece di una congestione locale, che 
si rivela per la pieUeasà dei polso, per l' accensione del volto , 
pel mal di capo , non occorre ricorrere alle sanguette od ai 
salasso ; basta servirsi delle seguenti due formolo. 

— Solfato di magnesia granimi 8. — > Acido solforico di- 
luito grammi 2. — Tintura di giusquiamo grammi k '—* Acqua 
di cannella grammi 40. — Acqua para grammi t£0, 

. Si fa mia. da prendere due grandi cucchiai in una volta 
ogni- 4 ore. 

— Nitrato potassico grammi 2. -i— Tintura digitale goccio 
40. — Siroppo di limone grammi 8. — Acqua pura grammi 
50. M. da prèndersi due grandi cucchiai ogni 4 ore. • 

• Tanto è rara la forma attiva, altrettanto è frequente la 
menorragta passiva, ed a questa si deve per antagonista, l'al- 
lume, T acide gallico, 1* acetato di piombo, il nautico ( foglia di 
pepe angusti folio ). «-* L' acido gallico si dà a dose di 4& goo 
cie in 160 grammi di cordiale; il matico ai infende a dose di 
13 grammi in 160 d'acqua e vi si aggiungono* 8 grammi di tin- 
tura di cardamomo composta ; sì dell' uno che dell' altro se ne 
dà un pieeqlo bicchierino ógni 4 ore. — La segale cornuta ha 
doppia asione , serve carne emostatico e come costrittore del- 
l' utero ; l' ergotina non possiede le virtù della segale se è 
fresca. — (Estratto liquido di segale cornuta grammi 4, gli- 
cerina pura grammi 8, tintura sesquicloruro di ferro grammi 
2, siroppo di zigembro grammi 8 , acqua pura grammi 120 ) 
t— un cucchiajo ogni 4 o sei ore. . 

£ pure provato che la digitale ad alte dosi serve come 



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627 
emostatico; solò si deve avere la precauzione di non continuarne 
V uso se entro le £8 ore non ha portato sollievo o' se produce 
vertigini; si può benissimo associare il vino agli spiritosi, 

. I mezzi interni vanno coadiuvati dai topici, tanto pjù che 
sonvi casi nei quali le* apparenze deljo scolo ponoo sembrare 
lievi e 9 si finisce ali' inaspettata coli' esito Infausto 

Fra. questi troviamo V uso esterno dai ghiaccio, le infezioni 
fredde in vagina o coir infuso di. metico , il tamponaggio va- 
ginale, le iniezioni astringenti. nella cavità dell'utero. £a-Grj» 
atoforis (Nota 29) pi insegna 4i fare il tamponamento in 
jnodQ che lo speculum sia coperto da un sacco di tela,, coperto 
da uno strato di albume d' oyo sbattuto e cosi introdotti che 
siano i turaccioli di cotope o tela a filaccia nello speculum , 
.ritirandosi qu*sto, a poco a po/so, rimane il .sacco pieno e più 
alla regione superipr vaginale superiore che inferiore. 

Torna pure utilissima F applicazione di *ina boccia in gom- 
ma che si introduce vuota indi si riempie d'aria o d'acqua. 

Le iniezioni intra-utei?ne JPAfto pericolosissime , non vanno 
sperimentate che nei casi estremi coli' infuso di matico , colla 
soluzione di acido gallico colla miscela di J . parte di tintura 
di cloruro di ferro in 9 parti d' acqua. West salvò' un*infer ma 
iniettandole nell' utero sei grammi di una mistura d' acido gal- 
lico, uno scrupolo in 30 grammi d'acqua; non approva l'uso 
della trementina. — Pui consiglia per ultimo il raschiamento 
.della membrana mucosa, agisce a tentone a rischio di accre- 
scere i danni dell' emorragia. — Intorno alla questione se il 
.dolore cfce quasi sempre QensQgue alla iniezione uterina pel 
suo corteo .eiotamatico spaventevole sia da attribuirsi ad una 
■aetro-peritonite acuta, od a semplice irritazione o contrazione 
spastica bell'utero, prodotta dalla ritenzione del medicamento, 
o dalla semplice azione, momentanea della iniezione , risponde 
De-Cristoforis (Nota 30) rifiutando l'idea di metro-perito- 
nite ed- accettando quella di irritazione, di contrazione spastica. 
Per lui la forza di reazione è subordinata all'istantaneità della 
causa, alla condizione patologica dei tessuti; ricorda quanto sia 
pericoloso che rimanga del liquido nell'utero; a questo in* 
conveniente, ripara colla sonda a doppia corrente proposta e 
modificata a tal uso dal Ricordi di Milano. Una modifica - 



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628 

zione vantaggiosa a questa «onda , consiste noi «lari* maggior 
lunghezza, onde risparmiare nelP introduzione I' oso dello spe- 
culalo. 

I liquidi injettabili sono il nitrato d' argento alla dose 
di ! /« grano ad Uno od 1 */i centig. pe'r grammo d'acqua di- 
stillata, la quantità totale di liquido da injettarsi deva essere 
dai 15 ai 45 grammi ; il percloruro di ferro liquido , un 
grammo su 150 d'acqua come detersivo, due a tre grammi su 
100 come caustico; l'acqua semplice, gli anodini. — Quali 
mezzi cauterizzanti sono pare usati il nitrato d'argento in 
forma polverizzata o di cannello, purché si usi il porta caustico 
di Lallemand modificato dal De-Oristoforis. 

I molti particolari che riflettono l'uso di questi messi o del 
cucchiajo di Récamier, si potranno conoscere benissimo dalle 
Note 30 e 31 ed in Marion Sfms e Notes cliniques sur la chi- 
rurgie uterine ». (Paris 1866, e e Ann. ani?, di med. », 1870). 

Lezione V. 

Dismenorrèa nevralgica, cenge» Uva e meccanica* 

e 

La dismenorrea non si de"ve considerare puramente come 
arresto di mestruazione, già in corso, bensì anche quale disor- 
dine di menstruasione , sia per parte del sistema nervoso , sia 
pel circolatorio, sia per qualunque intoppo meccanico allo scolo 
sanguigno. 

Nella àiemenorrea nevralgica, il soggetto più predisposto è 
la ragazzina alta quale fu in ritardo dalla media la prima 
mestruazione. L' inferma prova dolori intensi alle regioni pel- 
vica ed uterina alcuni giorni prima dello scolo, i quali al se- 
condo giorno del flusso, hanno, già raggiunto il massimo di 
intensità. Alcune Volte si irradiano ai lombi , al dorso , alle 
coscie e sono accompagnati da cefalea, dal chiodo isterico, da 
disturbi gastro-intestinali. — Il grado del dolore può essere 
dal lieve, al più forte, all'intollerabile; la durata delle soffe- 
renze è diversa in varii casi , ed in altri bastano gli atti ses- 
suali' a mantenere e risvegliare i patimenti ; in queste infelici 
generalmente la gravidanza è dolorosa, il parto angoscio*?. 



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•629 
Pe-Cristoforis (Nota 32) tien dietro all' anatomia d*i varii 
nervi lombari, alla anastomosi od alla innervazione uterina tanto 
dal simpatico che dai nervi di vita animale e con ciò spiega 
la varietà sintomatologica suddescritta. — Si. è visto la <!isme~. 
riorrea nevralgica, seguire lunghe malattia o la convalescenza, 
tener dietro a malattie d' utero, a raffreddamenti. 

Dagli adulti si hanno, le circostanze più favorévoli alla. 
dismenorrea congestiva. È contraddistinta da* peso alla polvi e 
da sintomi emorroidarii ; i dolori aumentano nelle prime 24 , 
36 ore di mestruazione e non cessano «se non se quando lo 
scolo sanguigno sia stato profuso; per lo più io scolo è scarso, 
in principio , abbondante in seguito ; in alcuni casi però ri- 
mane sempre scarso ;• in .questi, P utero è sempre dolente, pe- 
sante, in quelli si ha .un benessere di una quindicina di giorni. 
Lo scolo sanguigno, ora è lento ma continuato, ora a tratti 
con sortita di piccoli grumi o di strisele o lamine di mem- 
brana, oppure di un .piccolo sacco membranoso : dolorosa riesce 
P espulsione di questo piccolo sacco membranoso e v' è il casi 
che raffiguri un vero* aborto. , 

Tanto nella membrana a sacco (identica alla decidua) che 
nei "frammenti di membrana , notasi una superfìcie liscia ( in- 
terna ). ed una villosa ( esterna ) Il De-Cristofori3 ( Nota 33 ) 
dice in proposito; « Il materiale espulse insieme a sangue in 
questq forme di dismenorree, .non è altro se non che il pro- 
dotto fisiologico della gravidanza , alcuni giórni dopo la fé- 
condazione , espulso dopo più o men tempo in seguito ad 
aborto »* Se l'ovulo non si riscontra, può essere rinchiuso 
nello spessore delle pareti della caduca, o può esser stato espulso 
col sangue. 

Ogni volta che la causa sia la costituzione reumatico-got- 
tosa, o meglio, col De-Cristoforis, ogni .volta che è sintomo di, 
gotta (Nota 34) la guarigione è difficile. Il simile accade nei 
4asi di dismenorrea detti dal Gooch per utero irritabile; non 
si conosce- una vera causa , si provano disturbi di mestrua- 
zione, lo scolo si fa scarso con malessere generale, dolori, al- 
l' ileo", alla regione crurale od ischiatica ; si risveglia la v feb- 
bre nel forte della mestruazione e P utero può essere sensibile 
al punto da non tollerare il minimo contatto : nelP intervallo, 
da mestruo in mestruo è raro che non siavi leucorrea* 



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630 

Dividendo la dismenorrea in nevralgica è con gestiva , non 
abbiamo* escluse che le due forme ai associno fra loro ed an- 
che eolla forma, meccanica, in canea di turgore dell' orificio in- 
terno dell'utero, dt alterazioni aterine, ecc. 

Lento, scarso ed a coaguli è Io scolo dei sangue nella di* 
blenorrea meccanica, ove l'intoppo, od è congenito, o si trova 
in qualunque parte del eanale del collo uterino : sensa pensare 
a}la disposizione anatomica del collo dell* utero si è corso più 
volte nell'errore di credere intoppò meccanico il restringimento 
naturale del canate alF orificio interno. I dolori per dismenorrea 
meccanica sono dovuti alle contrazioni del viscere per liberarsi 
del contenute'. 

Ltt cura varierà correlativamente alle forme ed alte condi- 
zioni; così in una giovinetta dismetto rroica si farà una cara 
gènerafe tonica finché i suoi mestrui siano ordinati ; se questi 
erano regolari già dapprima e siamsi fatti dipoi delenti, se 
tengono in sostanza la forma nevralgica , ci troveremo soddi- 
sfattissimi dell'uso del semicupio ben «aldo a 35, 36* centig. 
ripetuto due o tre volte il giorno ; 1* inferma eviterà le fatiche, 
: terrà il letto nella maggior parte del tempo di sofferenza. — 

1 rimedi che devonsi pei primi sperimentare a sollevare i 'do- 
lori sono, una mistura contenente un grammo di spirito com- 
posto d* etere e 1 5 grammi di etere dorico , 1' acqua di Luce 
( spirite di saecfnàto d'ammoniaca,* Nota 36 ), là tintura d'am- 
moniaca composta ( tintura- d' ammoniaca composta gocciò 6 
— tintura di arancio grammi 2 -— siroppo semplice grammi 

2 — - infuso 4' arancio composto grammi 8 — mistura dt can- 
fora grammi 12. — Mesci, facciasi una bibita. *- Torna utile 
lo sperimentare il Sambul rimedio indiano ; il giusquiamo in 
tintura (40 goccio) ed' in estratto (30 centig.) unito alla 
canfora ( 30 centig. ) ; la canape Indiana o Cannabis indica ; 
il cloroformio usato topicamente, o tornando inutili questi ri- 
medii si ricorre al principe degli stupefacenti, l'oppio e sue' 
preparazioni, dandolo od internamente od in forma di clistere 
o di injezioni in vagina, perchè anche da questo lato avvi 
assorbimento. — * t>e4>i*tòforis ( Nota 37 ). — Il medico non 
deve dimenticare che la dismenorrea nevralgica trascurata, può 
rendersi abituale , e deve perciò combatterla al suo apparire , 
sorvegliarla nel suo andamento. 



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631 
Contao la forma €<y*g*sti*a s più che gli a 0*4 ini, valgono le 
sottrazioni sanguigno locali alt' ipogastrio , all' ajto x all' utero , 
il semicupio tiepido ,* il liquore d' acetato d' ammoniaca a pic- 
cole dosi, col giusquiamo, l'ipecacuana a dose di 3 a 5 contig. 
per ora, che Vale ad arrestare anche lo scolo «e è abbondante 
« eòùitando simpaticamente le contrazioni uterine ». l<a sti- 
molazione dei nervi vaghi dice De-Cristoforis (Nota 88 ) in- 
duce direttamente un movimento tumultuoso ventricolare e 
indirettamente un sentimento coniane nei muscoli della faringe, 
del pelato e dell'esofago (per le fibre motrici date del nervo 
accessorio al vago, del e/ial ultimo tutte queste partii s«mo for- 
nite) eccitando così il vomito e la nausea. Tale impressione 
per la via intermediaria del cordóne simpatico ( porzione sua 
addominale, in ispecie i rami dal 8.° e 4.° nervo sacrale) è 
portata al centro spinale, del quale la fisiologia ci insegna che 
eccitato in tutti i suoi punti , < muove a contrazioni la fibra 
uterina. È raro ohe quéste sottrazioni sanguigne necessitate 
dalla mestruazione dolorosa per . congestione siano -sufficienti 
alla guarigione completa; per lo più è necessario durante gli 
intervalli dello scolo sanguigno praticare una «angustiata al- 
l' utero , questa vai più delle scarificazioni , della sanguetta ta 
all'ano; e se è ben praticata, non è dolorósa. Si introduce Jo 
speculum di vetro, giacendo l' inferma sul fianco sinistro, vi si 
spingono dentro da 3 a 4 mignatte dopo di aver chiusa con 
cotone la bocca deli' utero se mai fosse stata aperta e con tu- 
racciolo di cotone si tengono obbligati in vicinanza del muso 
di tinca per 5 a 10 minuti: staccatesi le sanguette; si fa te- 
nere un semicupio all'inferma e tutto è finito. 

La dieta sarà nutriente, non stimolante; i riguardi igienici 
debbono essere scrupulosamente osservati per più intervalli di 
periodo mestruo; il dolore lombare qualche vojja si alleggerisce 
dall'uso del linimento d'olio di crotontilio, da piccoli vescicanti 
alle regioni iJiacfre. IL coiobico in tintura da 20 a 30 góccia, 
solo od accompagnato oon laudano e vi»* antimoniale combatte 
le forme gottose nei loro parossismi ; «egli intervalli iti tea 4 me- 
strua li se vi è stipsi si soauniaistra il .colcbÀeo combinato al 
sodato o carbonato di Magnesia , o si ricorre ai preparati 
di mercurio gommoso del Pkhk a piccole, dosi. — VitH* la 



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632 

stipsi , 8000 Usabili 1' acido nitrico-muriatico coli' estratto di 
tarassaco, il liquore di cincona e tarassaco ed ógni tonico ; il 
colchico si riprende ogni qualvolta 'siavi irritabilità di vescica, 
aumentato deposito di sali -urici nell' orina, o di sali di litioa ; 
non valendo il colchico, Vale il joduro di potassio. Ultimi sug- 
gerimenti medici si danno col. dirigere l' infermo alle acque di 
Vichy, di Carlsbad, di.Wiesbaden, quantunque non ài aia sicari 
della loro efficacia. 

.Col West non è cosi facile di trovare la dismenorrea mec- 
canica, vale a dire dipendente da un ostacolo, o dalla contrazione 
costante dell'orificio dell'utero; per lui le candelette del Ma- 
ckintosh, quelle del Simpson -, i dilatatori diversi dell' utero, 
gli strumenti taglienti destinati all' apertura del canale del- 
l'utero, sono trovati ben poche volte utili; l' A. non comprenda 
come non debba passare un liquido ove passa una candeletta. 
Nei pochi oasi ove la diagnosi ammetta qualche inceppamento 
al libero scolo, si attiene alle sonde flessibili, le introduce una 
volta.il giorno, le lascia in posto non più di 10 minuti, e le 
sonde uterine da usarsi vuole che siano graduate in- grossezza 
come quelle per l'uretra, ed in lunghezza onde si possa cono- 
scere quanta è stata la parte introdotta ; dichiara nocivi gli 
stromentt taglienti e ricorre piuttosto alla spugna preparata. — 
Per ciò che; riflette gli istr omenti taglienti del Simpaon, del 
Greenhalg, del Sims e loro modo di procedere alla dilatazione 
del collo uterino, rimando il lettore alla Nota 41/ del De-Gri- 
etoforis ed al mio estratto del Marion Sims, più sopra citato. 

Lezióne VI: 

Malattie de ir utero. 

Ipertrofia dell' utero: — ■ Infiamthazione acuta. 

Per non entrare in materia spettante all' ostetricia , trala- 
scieremo di parlare delle malattie speciali della gravidanza e 
delle condizioni morbose che seguono immediatamente al parto. 
La reiasione che hanno le malattie delle quali noi tratteremo, 
colla concezione, colla gravidanza, col parto, sembra a prima 
vieta lontana, ma colla indagine accurata ci convinciamo del 



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. o;ì3 

contrario. Molle fra queste ( infiammazione , ipertrofia, induri-. 
mento, ulcerazioni , ecc. ) dipendono decisamente o dalia gra- 
vidanza o del parto, solo il loro modo di procedere varia fra 
1' acutezza ed il cronicismo. Le forme morbose a processo lento, 
sono, le più difficili a; rilevarsi, sono quelle che alcune volte 
riconoscete dagli effetti e vi sono, sfuggite nell* osservazione nel 
loro esordire. Figuratevi un'ipertrofia d' utero avvenuta dietro 
lento processo infiammatorio consecutivo al parto , studiatene 
il modo di formattane, confrontatene la sintomatologia .degli 
esordi e della malattia in acme e troverete nei fatti la verità 
delle nostre prèmesse. — -Dopo il parto in Condizioni .normali, 
si fanno forti contrazioni uterine che scacciano tutto il sangue 
contenuto nei vasi delle pareti dilatate , i vasi si restringono^ 
si retraggono eoi tessuti, ed i tessuti subiscono una degenera- 
zione grassa e vengono cosi meglio assorbiti od escreti; i lochi 
sono i( segnale di questo regresso. che tiene il massimo di in- 
tensità circa al secondo settenario. L'utero per questo non 
solò ritorna al volume naturale, anzi tenderebbe ad atrofizzarsi 
se nuovi nuclei, nuove cellule caudate, elementi di' nuove fibre 
noji compensassero le perdite. Ora, quando questi processi fisio- 
logici trovino un elemento infiammatòrio, sia pur anche di poco 
conte, finiscono per modificarsi, e per l'arresto delle contra- 
zioni, e pel flusso sovrabbondante di sangue ai vasi òhe dovreb- 
bero restringersi , e per i depositi dei prodotti infiammatori , 
e per la diminuita escrezione delle parti di regresso. Da una 
simile modificazione, ben si intende, l' utero rimane più volu- 
minoso del solito, ipertrofico, soggetto ad aggravarsi durante 
le fluttuazioni di circolazioni e le alternative di attività e ri- 
poso delle funzioni sessuali. Ragione ( De-Cr istofor is, Nota 43 *) 
del persistente volume dell' utero e della stentata riduzione dei 
suoi eleménti,' si ha nella nutrizione in eccesso che, proviene 
dal processo flogistico. 

L* utero- nel quale non si compie perfettamente P involu- 
zione , non reca incomodi all'ammalato se non se quando si 
facciano delle complicanze: in allora le mestruazioni ponno 
rendersi eccessive, vi è senso di peso alla pelvi, di premiti più 
o men vivi. L'Autore riporta un caso di una donna che .in 
seguito ad aborto soffrì dolori lancinanti alla parte inferiore 



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634 

della spinace dolF addome , di premiti , di perdita sanguigna ; 
in questa inferma P utero non aveva subita la perfetta invo- 
luzione ed era retroverso completamente, in pnodo che il corpo 
del P utero sembrava un tumore indipendente dall'utero, la bocca 
dell'utero Lasciava introdurre un dito e la siringa introdotta 
sollevava completamente V apparente tumore. 

Ipertrofia genuina delV utero, *— Mentre T ingrossamento 
dell 9 uteto per noi è in stretto nesso eoi parto o coli' aborto, 
è la continuazione di «ina ipertrofia fisiologica , V ipertrofia 
genuina è quella che avviene, in «hi non ha mai partorito. 
Gli abusi ed il compimento imperfetto degli atti sessuali» sem- 
brano la causa precipua di questa ipertrofia , per cui nel dia- 
gnostico si dovrà tener calcele non solo delle sofferenze del- 
l' inferma ., ma anche della potenza virile del. marito , e della 
frequenza del coito, — I sintomi sono mestruazioni penose, 
abbondanti, senso di peso e stiramento ai lombi, perdita di 
coaguli, utero ingrossato* In un caso 1' Autore ottenne la gua- 
rigione eoi riposo, col sanguisugio locale ogni 15 giorni, con- 
tinuato per mesi, coli' uso di piccole dosi d'ioduro potassico; 
tornerà pure proficua la separazione provvisoria del marito o 
1' uso più regolato degli abbracci sessuali 

L' ipertrofia d' utero può anche, dipendere da tumori fibrosi 
che si formano entro la sua sostanza, e da tutto ciò che porta 
irritazione. La non abitudine ( De-Cristoferis, Nota 44 ) allo 
stimolo della copula, l'eccitamento vascolare e nervep, sono più. 
che influenti per sé soli a favorire e a dar luogo ad una me- 
tri te lenta, ad una ipertrofia consecutiva, od anche ad un 1 bva- 
rtté lenta. 

Altra forma di ipertrofia è quella che sì localizza solo al 
collo dell' utero, ia parte od in totalità» Quando sia legalizzata 
al collo in parta, dipende generalmente da deficienza parziale 
di involuzione ; quando interessa tutto il collo, è risultato di 
vera ipertrofia genuina. In questi casi l'aumento del collo del- 
l' utero può salire dalla lunghezza normale di 1 i j i a 2 centi- 
metri, a 4, 5 ed anche 7 centimetri ; giungendo a queste mi- 
sure, la bocca dell' utero si affaccia quasi alla. vulva; l'inferma 
pròva peso, premito verso La pelvi, che si aggrava a) maggiori 
afflussi di sangue'; non può tenere^ che con dolore i rapporti 
sessuali; è sterile. 



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■ 635 
Cara dì Una sftnil forma è ' P esdisioae di ana parte del 
collo dell'utero, col mezzo dell* ècraseur o dei toglienti. L'opera- 
zione vuol esser fatta solo in casi di necessità; il modo di prati- 
caria sta in bàlia di ehi fi è costretto. — La Nota dell De-Cri- 
stofbris, n. # 46, ci ftl rilavare i danni detto- schiacciato re in- con-» 
fronto a* tuo) vantaggi ; «Ha come il tagliente abbia dfrto buona 
opera nelle mani -di Lhtf rane, Simpsan, Barnes; Siràs, Huguier« 
th via diagnostica presto è detto malattia & utero; quando 
ai tratta dì decifrarla, è facile incorrere in errori * L' utero si 
comporie di più parti èhe hanno fanzkmi diverse in diverso 
epoche della vita e noi al momento di deciderci pei* malattia 
dell' ovaja , anziché* d' utero* per questa anziché quella natura 
di morbo, per sintomi concomitanti o si di parici artaicKè «osseo- 
ziali, dobbiamo farci una scuola pròpria, basata sulle circostanze, 
sul raziocinio ; l'anatomia patologica non ci d& che scarsi .lami* 
Per questo può» sorgere una serie di controversie, e l'uà© crederei 
infiàmftNtziotie ciò che è solo congestione, P altro. credere con- 
gestione ciò ohe è infiammazione, e via dicendo. " 

Per noi T infiammazione acuta dell'utero è malattia pi ut* 
tosto rara, effe si svolge nel* decorso delia gonorrea, o per su- 
bitanea soppressione di mestrui, o per intemperanza di rapporti 
sessuali, quantunque De-CHstoforis non creda del tetto a questa 
causa: 1* infiammazione in generale prende punto di partenza 
dalla mucosa ed) là si estende, per le tube Falloppiane al pe- 
ritoneo; gli ascessi si trovano per lo più nelle duplicature del 
legamento largo, nel tessuto cellulare della pelvi. — I siatemi 
si riducono ad irradiazione dolorosa lungo le coscio, con par- 
tenza del dolore dalla pelvi ; nella pelvi si sente peso, calore ; 
la regiorie pubica è sensibile ; i dolori si ripetono a parossismi 
di alcune ore < come di 4 a più ore : noli' invasione del male 
rioO è rara la diarrea che viene poi seguita da costipazione ; 
dopo due giorni dall' attacco notasi scoio vaginale puriforme o 
sero-puriforme fetido; la vagina è caUte ed arrossata più del 
solito, V utero è dolentissimo : Kiwisoh vuole che La cavità del- 
l' utero sia allungata da 5 ad 8 millimetri. — Il pronostico 
non è sfavorevole se non se nei casi di infiammazione diffusa 
aì peritoneo, od' all' ovaje, od ai legamenti larghi, ovvero nei 
casi trascurati abbandonati a sé'; in questi casi la malattia .è , 
cronica e ribelle alla cura. 



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36tf 

Non si deve esitare nella cura ; sia antiflogistica e prefe- 
ribilmente le sanguette si applichino all' utero collo speculino ; 
se si vuole che. queste portino un miglior effetto, la loro axiope 
va preceduta da una leggiera sottrasione sanguigna generale; 
nel caso riescisse troppo dolorosa l' applicatone delle sanguette 
al collo dell'utero, si desista, e si applichino all'ano o meglio, 
De-Cristoforis, alle pudende esterne ed ni perineo. Altri sugge- 
rimenti o soccorsi valgono a rendere la cura sempre più attiva 
e consistono nella posinone orizzontale, nella dieta semplice, 
nel regime antiflogistico, nei semicupi! tiepidi , negli anodini, 
nell'uso della belladonna colla canfora/ delia polentina di semi 
di lino, laudanisaata. De-Oristoforis invece usa e trionfa deli* 
compresse bagnate nell'acqua fredda applicate su tutto il ventre, 
purché si abbia l'avvertenza di ri moverle tòsto che siensi ri- 
scaldate (Nota 49 • ). La diarrea si frena colla polvere del 
Dower due volte al giorno; i dolori uterini coi clisteri oppiati. 
Trovandosi il processo flogistico ad un'ovaja, il sanguisugio si 
fa esternamente da quel lato o meglio ( De-Cristoforis, Nota 50.*) 
nel cui di sacco vaginale corrispondente. Sono pure utili piccoli 
vescicanti alle parti dolenti, e le spalmature esterne con un- 
guento mercuriale grammi 12, canfora grammi 2, estratto di 
belladonna grammi 4. — Temendosi P ingrossamento perma- 
nente dell' utero", si ricorra al biclorato di mercurio ; . la sensi- 
bilità eccessiva si perde col tempo e se all' apparire delie suc- 
cessive mestruazioni non si riaccende la flogosi, la guarigione è 
completa. ' 

Lkmone VII. 

Infiammazione cronica dell' utero. — L'infiammazione del- 
l' utero ad andamento cronico è considerata dalla maggio- 
ranza degli autori , per una delle malattie più frequenti ; 
1' esperienza ci prova come le sue conseguenze possano distur- 
bare per molti anni le funzioni degli organi generatori , alte- 
' rame la tessitura e cosi prolungare i suoi effetti anche - al di 
là della attività sessuale. 

• È merito del progresso scientifico, l'averci mèssi sulla strada 
più retta, nella quale troviamo che la anzidetta proposizione 
non tiene la latitudine di una volta. Solo un 30 anni fa ci 



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687 

erano incognite correttamente, e la struttura, e le funzioni degli 
ogani del sesso. ; non si conosceva né il nesso intimo del pa* 
renchima uterino allo stato vergine > ne il perchè di sì 'im- 
ponente sviluppo muscolare in gravidanza, non era scoperto 
T ovolo dell' ovario, e quindi non • si conosceva il vero perchè 
della mestruazione ; piuttosto che il corpo dell'utero, si ammet- 
teva a sede di processo flogistico» il collo ; la membrana mucosa 
non era considerata come capace, di ammalarsi; le perdite leu- 
corroiche si credevano in dipendenza dalla vagina o da debo- 
lezza generale, nel più dei casi vi era scirro (malattia piut- 
tosto rara). Fu la scoperta dello speculum che persuase la 
gran parte delle leucorree derivare dall'utero, ma non fece 
persuaso il medico delle funzioni della mucosa uterina e del* 
l'ovaja. Privi gli antichi dei nostri mezzi di indagine, caddero 
ne)!' errore di considerare ogni malattia uterina come sintomo 
di malattia costituzionale, al pari di coloro, dei moderni , che 
non veggono altro che malattie locali meccaniche. 

Se noi mettiamo sulla bilancia, le ragióni degli uni e -degli 
altri, dobbiamo da certi lati condannarli ambedue. Contro co- 
loro che credono tutto sia malattia costituzionale, noteremo 
le disposizioni dell' utero ad ammalare primitivamente. Ogni 
mese l' utero è centro di una congestione sanguigna, di una 
tpersecrezione; di distacco cpiteliare e riproduzione; la conge- 
stione non cede che all', emorragia ; l'utero però rimane per un 
pò di tempo piò pesante del solito. — Scanzoni (Nota 51.* del 
De-Cristoforis ) dilucida assai bene il fatto della congestione 
uterina. — L'utero piò pesante tende a spostarsi dalla pelvi 
e stiragliando i legamenti larghi si mette sempre più in peri*. 
co(o di irritazioni, fosse anche solo pel contatto còlla vagina; 
cosi un semplice disordine* nelle funzioni utero-ovariche, è mo- 
vènte principale di una malattia d'utero considerabile per es- 
senziale. 

In gravidanza, nei tessuti uterini, le cellule si allungano 
per formare corpi caudati e fibrille ; la mucosa si vascolarizza, 
inspessisce e dà luogo aMa decidua. Prima che l'utero si liberi 
dal suo contenuto, la decidua è già in regresso, le fibre musco- 
lari cominciano a subire' la degenerazione grassa , manca la 
sostanza nervea entro le guaine che la contenevano e si fanno 



Lj£)OQ 



6.» 

meno apparenti le fibra di tessuto elastico; parallelamente a 
questo regresso avvi produzione di cellule fusiformi che un 
giorno devono formare U nuovo utero ; prendono parte a questi 
processi più il corpo e la sua mucosa, ohe il collo; solo quella 
parte di mucosa che si è svolta a decidua viene eliminata dopo 
il parto ; un disordine in queste funzioni è già causa di ma- 
lattia ; con tutto ciò non vegliamo credere come certuni che 
1* infiammazione ed ulcerazione a\ eoli* jielV utero siano sempre 
causa immediata delle affezioni uterine. 

Le ulcerazioni del collo dell'utero non sono che abrasioni 
più o meno estese, più o mene interessanti le mucosa del muso 
di tinca; hanno apparenza granulosa data dalle papille che vi 
«i trovano più meno ipertrofiche;. sono mai a bordi ristanti, 
eeminciano al margine interno deli' trincio dell' utero e di là 
si estendono all' infuori in via di sfumatura od e bordi circo- 
lari netti ; l'orificio dell' .utero è dilatato; il parenchima del 
collo, rimane naturale in consistenza, .0 si inspessisce, e si ram- 
mollisce ; la sensibilità delle parti tè massima in alcuni casi sol- 
tanto, e così è della perdita leucorroica. '-*- Per i propugnatori 
della focalissazione delle malattie aterine* le ulcerazioni in di- 
scorso dipendono dalla struttura della cervice uterina, dalla 
<vascolarissasione in eccesso e dall' abbondanza dei follicoli mu- 
cosi, dalla posizione, ecc.; per essi le esulcerazioni non oltre- 
passane il collo dell' utero ; il dolore , la leucorrea, le emor- 
ragie, la sterilità, gli aborti, vengono attribuiti a simpatie delle 
parti contigue; le ulcerazioni sono di difficile guarigione e cu- 
rabili soltanto colla cauterizzazione. 

Le nostre convinzioni sono direttamente opposte al pensare 
di. costoro; per noi la vascolarizzazione ò maggiore al corpo 
che al collo dell'utero, e si pensi alla mestruazione per averne 
una prova; per noi il còllo dell'utero è insensibile, dotata di 
poca vitalità, e ne abbiamo le prove nelle cauterizzazioni, ani 
tagli indolori, nel grado avanzato chevi può prendere il cancro, 
.senza che l'infermo se ne accorga; per noi 1' esulcerazione del 
collo dell'utero è di poco momento e prova ne sia la ninna 
perdita, le poche sofferenze che si hanno nelle ulcerazioni del 
collo di utero prolassato ; per noi non è infrequente il trovare 
esulcerazioni, ne sono tenute in gran conto. Le conclusioni del- 
l' Autore in riguardo sono : 



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639 
ci. Dolore Uterino, disordine mestruo e perdita Umcor- 
roica, sintomi ordinariamente attribuiti ali* ulcerazione della 
bocca dell' utero, si riscontrano di spesso tanto indi penero te- 
mente da quella condizione quanto in connessione ad essa. 

* 2.° Quesi sintomi si osserva**? in ambo le classi dei casi 
con una frequenza assai preponderante all' epoca del maggior 
vigore delle funzioni sessuali ; e nessuna causa ha una parte 
maggiore nella loro produzione quanto i differenti incidenti in 
connessione all' esercizio attivo del potere riproduttivo. Ma «ori 
sembra che ■ l' ulcerazione dell' ostio uterino eserciti una speciale 
influenza, sia causando sterilità che in ducendo aborto. 

• 3.° Mentre i sintomi sono identici di carattere nelle due 
classi di casi, sembrano presentare ut* grado .di intensità legi 
germente maggiorò in quei casi in etti esiste l'ulcerazione. 

« 4!? Per quanto si potè accertare da diligente esame, 
quattro quinti dei casi dell' una e dell' altra classe , presenta- * 
vano modificazioni apprezzabili nella condizione dell'utero, come 
spostamento, ingrossamento e indurimento del suo tessuto e 
di frequente parécchie di queste condizioni coesistevano insieme. 
Uno statò indurato e ipertrofico della cervice deli' utero era 
più frequentemente in, nesso coli' ulcerazione dell' orifìcio che 
Indipendente da quella condizione. * 

« 5.° La deduzione per altro a cui sembrerebbe condurre il 
fatto ultimo menzionato circa 1' esistenza di un necessario rap- 
porto come quello di causa ad effetto, tra 1' ulcerazione della 
bocca dell' utero e Y indurimento della sua cervice, è in £ran 
parte contraddetta da due circostanze: a) Che in molti casi coe- 
sisteva induramento della cervice con un orifìcio uterino sano. 
6) Che mentre in molti dei casi, in cui esisteva induramento 
della cervice, I' ulcerazione della bocca era assai lieve,, manca va 
affatto la durezza in altri casi in cui si notava ohe V ulcera- 
zione era stata assai vasta. 

« L'ulcerazione adunque non è né causa generale di malattia 
uterina, né un indisio fidato dei suoi progressi, e ne segue qual 
necessario corollario che gli sforzi per togliere tale condizione 
dell'osculo con rimedii locali, non è lo scopo supremo della 
cura delle malattie uterine, come ci condurrebbero a credere gli 
insegnamenti e la pratica di alcuni medici », 



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640 

Senza disconoscere P Autore che in alcuni casi le cauteriz- 
zazioni sono utili, mira a combattere il sistema, prova come non 
è sempre la guarigione merito della cauterizzazione, bensì del 
riposo, della lontananza dal marito, dei rimedia interni L'idea 
della cauterizzazione è già sufficiente a crescere il male reale 
ad un'inferma la cui fantasia sia di facile eccitamento; pro- 
vata che abbia una volta questa operazione anche con riescita 
di cura, al minimo disordine mestruale, alla minima sensazione 
dolorosa, si allarma, perchè crede di doversi di nuovo assoget- 
lare all'operazione; essa giudica già di rinnovazione di gra- 
nulazióni e* si affligge della sua condizione. 

Pel De-Cristoforis ( Nota 53.* ) i sintomi che si vogliono 
attribuire all'ulcerazione dell'ostie della matrice, sono da at- 
tribuirsi in via diretta al profluvio catarrale ed al risentimento 
che ne viene sulla crasi sanguigna, come causa di depaupera- 
• mento di essa, ed in via indiretta al turbamento nervoso che 
viene indotto da quest' ultima condizione generale diserà sica. 
Col dott. Ambrosoli, ritiene che i fenomeni generali isterici e 
nevralgici, siano conseguenze . dirette dell'impoverimento san- 
guigno, e vuole che alcune volte i sintomi isterici, i disordini di 
funzioni viscerali digerenti, le nevralgie del 5.* pajo,ecc., rie- 
scano nei casi gravi a costituirsi un vero stato patologico ri- 
chiedente una apposita cura, cioè; * 

l. A Far prendere due dosi al giorno di magistero di bismuto 
da mezzo grammo cadauna, prima dei principali pasti. 

3.* Far prendere due a sei pillole al giorno, crescendo per 
gradi del seguente composto: valerianato di zinco centigr. 45, 
ferro ridotto all'idrogena centigr. 7, estratto* di valeriana q. b. 
per una pillola. 

3.* Al mattino appena svegli e pochi minuti prima del 
pranzo, da 6 sino a 15 goccie, gradatamente crescendo, della 
tintura tonico-nervino marziale di Bestuscheff in acqua efferve- 
scente. 

4,* Dieta carnea e uova, nutrizione rifratta in 3 o 4 volte 
fra il giorno. 

Contrarli alle cauterizzazioni col nitrato d'argento, saremo 
a forziori contrari alle cauterizzazióni colla potassa caustica, 
perchè questa porta inconvenienti maggiori, tanto dal lato della 



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v 641 

reazione che produce, quanto del risultato finale (obliterazione 
del canal cervicale). Le cauterizzazioni non sonò compensate 
da vero sollievo, ne dalla certezza che l'ipertrofia più si ripro- 
duca. 

Al pari della potassa caustica Sono da rifiutarsi i vescicanti 
preconizzati da Aran » da Rob , da Jobns. Pel De-Cristoforis 
(Nota 54.*), invece sono preferibili i tamponi imbevuti di gli- 
cerina grammi 60, contenenti jodùro potassico grammi 15; ov- 
vero i bagni tiepidi jodurati in n.° di 40, contenenti ognuno 
grammi 12 di joduro potassico. Le docciature fatte coli* irriga- 
tore di Maisonneuve, o coli' apparecchio di Scanzoni < o colla 
pompa di Meyer, sono utilissime. 

( Continua )• 



Bivi**» ftelotof Ica t del prof. A. iiEMOICUVE. 

l. f Rovida. — Del polso venoso. 

2.* Fumagalli. —' Primi studj sul sangue. 

3.° Bizzozero. — ■ Sulla funzione ematogena delle ossa. 

4.° Mant egazza. — beli 9 azione del dolore sulla digestione e 

sulla nutrizione.. 
5.° Balsamo-Crivelli , Maggi e Cantoni. — Sulla produzione 
delle muffe entro palloncini di vetro chiusi a fuoco e scal- 
dati a 150° C. 
6.° Cioccio. — Esperienze intorno air azione di alcuni fluidi 

aeriformi sui movimenti degli spermatozoi. 
7.° Bizzozero. — Sulla vitalità degli elementi contrattili. 
8.° Eutemberg e Guttmann. — Patologia del gran simpatico. 
9.° Jousset. — Sul veleno degli scorpioni. 
10° Tacchini. — L'ozono in Palermo. 

11.° Man teg azza. — Dell'azione delle essenze e dei fiori sulla 
produzione dell' ozono atmosferico, e della loro utilità igie- 
nica. 
12.° Rabuteau e Constant. — Dell'azione degli alcalini sul- 

" organismo animale. 
13.° Morveaux. — Fisiologia dell' alcool nella circolazione del 
sangue. 
Annali. Voi. CCXVI. 41 



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642 

li. 9 Pilli. — Sull'influenza dello materie minerali nell'ali- 
mentazione dell' uomo. ' . 

■15»? Xraùse» -r* L« linee trasversali delle fibre unipolari fisio- 
logicamente considerate. 

16.* Pisano* — Studi istologici sul fascio muscolare primitivo 
. striato. . \ . . . 

17.* Sommer* «*- Nuova teoria del sonno. 

-18° i4ifci»nù .— * Il potere elettromotore dei nervi. 

19.° JEfeHbit. — L'acido dello stomaco. 

20° -Fritsao/i e Hit zig. — Della eccitazione elettrica del cer- 
vello. 

21.° Parkez e JVoltotincz. — • Effetti dell'alcool, sul corpo 
u marno. • 

22.° Sc/ii/f. — Studj sulla- bile e sul succo delle glandule di 
Brunner. 

4 23.° Vì$tonti, .**-> La cellula semovente nei tessati normali e 
patologici. 

24.° Lussano,. — Sui nervi del gusto. 

25.° Krav.se. — Sulle terminazioni dei nervi, nelle glandule. 

26.° Paladino. — Sullo schema delle gianduia di Brunner. 

1.° Rovida. Del polso venoso. ( « Rendiconti del R. Istituto 
Lombardo di scienze e lettere t. Serie IN, voi. IV, p. 55). 
- •— ' ( Otto pagine ). * 

| v - 

Li Autore parla brevemente del. polso venoso, della retina, 
scoperto da T righi, e cita ia -spiegazione che ne dà Doaders , 
attribuendolo alla diastole delle arteri.e. Questa produce uà au- 
mento di pressione sujfli. umori dell'occhio, a per mezzo di essi 
sulle vene che si restringono e impallidiscono, per rigonfiarsi 
appena* al ristabilisce la pressioue intraoculare cor ri&pond ente 
alla sistole arteriosa. 

Parla quindi del polso venoso progressivo , quello cioè di- 
pendente dall' azione del cuore che si fa sentire nei capillari 
venosi, e nelle vene. Cita a questo proposito il polso venoso 
dimostrato da Bernard nelle glandule «otto mascellari in atti- 
vità ; quello osservato da Quincke nelle ungine delle clorotiuhe; 



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643 
e quello notato da Quincke e da Riess in una mano e in un 
piede in casi di paralisi di nervi spinali. 

Si occupa poi più specialmente dal polso venoso repressivo 
o da rigurgito, studiandolo nel pollo * nella faccia, torace ed 
estremità superiori, e nel fegato ed estremità inferiori. 

Riconosciuta nelle giugulari una ondulazione venosa prodotta 
dall' arresto dei sangae dovuto al tendersi delle valvule suffi- 
cienti, riconosco un vero polso venoso nelle giugulari, pel quale, 
si richiedono le valvule insufficienti* v 

Passa quindi 1' Autore a discutere il valore delle due spie- 
gazioni che si possono dare dei casi di polso venoso nelle giu- 
gulari , cioè che possa dipendere da insufficienza dalle tricu- 
spidali e quindi riflusso che Ha iwincipio dalla cavila del ven- 
tricolo destro in sistole; oppure dalla insufficienza delle valvule 
v»now , e quindi prodotto dalla sistole dell' orecchietta. A so- 
stegno di questa seconda ojànione racconta una storia inte 
raasante di pulsazione in alcune vene sottocutanee, in individuo 
che aveva normali le valvule tricuspidali, Egli era affetto da 
cirrosi epatica con asci te copiosa; si ora assai sviluppato il 
circolo collaterale, massime nelle vene sottocutanee; le valvule 
di queste vene dilatate eraosi rese insufficienti, Le vene pul- 
santi erano : un ramo della mammaria interna «Jestra e un 
ramo intercostale delle vene ascellari d' amho i lati. Questi 
rami laterali scendevano fino agli inguini, mentre il ramo an- 
teriore si diramava al disopra dell' ombelico. Tutti pulsavano 
per circa uno o due centimetri presso al punto dove scompa- 
rivano fra i muscoli intercostali, e ìa compressione più leggera 
sopprimeva il polsn alla periferia e non al centro'. 

Indi 1' Autore narra .altri casi osservati da lui e da a>|ri 
di polso regressivo venoso sia alla faccia e negli arti supe- 
riori^ sia nel fegato e nelle. estremità inferiori. 

I risultati delle sue accurate osservazioni concordano a sta- 
bilire che la causa di tali polsi venosi per lo. più consiste in 
una insufficienza delle valvule. cardiache. 

L'Autore chiude la sua Memoria accennando al fenomeno 
del dicrotismo, tanta/ ascendente» quanto discendente, segnalato 
dallo sfigmografo di Maray.. Intorno alla spiegazione di questo 
dicrotismo varie opinioni stanno a fronte, ed è argomento del 



le. 



OH 

quale questo giovane e ben conosciuto scienziato- intende occu- 
parsi. In 'tale occasione, cbe desideriamo prossima 4 egli non 
dovrebbe trascurare di esaminare un particolare polso venoso 
che manifesto si vede alla giugulare de' buoi , d' altronde per- 
fettamente sani. Non dipendendo esso da insufficienza di val- 
vole venose o cardiache, potrebbe essere nn rigurgito di san- 
gue che r orecchietta' in sistole respinge , e cui non arrestano 
le flacide valvuie di sì gran vena a decorso orizzontale , noè 
sollevate abbastanza dalla tranquilla onda del liquido ? 

2. Q Fumagalli. Primi studj sul sangue. ( e Rendiconti del R. 
Istituto Lombardo di scienze e lettere t. Serie II, voi. Ili, 
pag. 565 ). — ( Sette pagine ).. • • 

Questi studj sono dégni di tutta 1' attenzione, e per quanto 
siano ancora incompleti ( sono primi studj ) invitano a medi- 
tarvi sopra; e molto più invitano a ripetere le stesse espe- 
rienze su larga scala, adoperando sangue proveniente in par- 
ticolar modo' da casi morbosi, e diversificando la natura del li- 
quido aggiunto. . 

1/ Autore ha studiato al microscopio le apparenze che as- 
sume il sangue da 24 in 24 ore, per 15 a 20 giorni , conser- 
vato per tutto questo, tempo in apparecchi umida a ti , ad una 
temperatura di 15° a 20° centigradi, puro, o misto ad alcool 
rettificato, o ad acqua fenicata all' uno per mille. Il sangue fa 
estratto da individui sani o da affetti di leuciemia , o da te- 
tanici. • 

In tutti i casi 1' Autore vide comparire, a tempo debito, 
vibrioni, bacterii, e infine delle amibe. 

L'alcool aveva facoltà di mettere in evidenza la mielina 
del sangue, e V acqua fenicata L' altra proprietà ben più sor- 
prendente di far scomparire i globuli rossi , lasciando stare i 
bianchi. 

É siccome ohe coli' acqua fenicata ( che pur tanto si oppone 
alle fermentazioni) cocnpajono ad ogni modo, è anzi più pre- 
sto, vibrioni, amibe, spore, e micelii, 1* Autore ne trae argo- 
mento per assennate considerazioni sulla teoria dei fermenti , 
alla cui azione si vorrebbe da molti attribuire lo sviluppo delle 



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645 
tante malattie d' infezione. Poni- in dubbio 1' Autore che i mi- 
crofiti, che si osservano in questi casi morbosi , siano da con-, 
siderarsi come causa degli stessi, o veramente piuttosto come 
effetti*. ' 

Le osservazioni del dptt. Fumagalli si accordano con quelle 
del dott. De-Giovanni ( Adunanza . dell' Istituto Lombardo di 
scienze e lettere, 18 marzo 1869), e sarebbe desiderabile che 
amen due continuassero in siffatto genere di ricerche , adope- 
rando sangue proveniente da casi di' manifesta infezione, e non 
trascurando V uso di quei sali con/ come il solfato di magnesia/' 
quello di soda, ecc., mostrano avere influenza sullo stato chi- 
mico del sangue, 

3.° BizZo2BRo: Sulla funzione ematógena del midollo delle ossa. 
(Napoli, tipografia italiana, 1869, 47 pagine con due ta- 
vole). • . • 

Intanto che noi italiani ci stridiamo di tener dietro al pro- 
gresso scientifico d' oltremonti, e che , • superando* le difficoltà . 
delle lingue straniere , ci sforziamo ad intendere le non facili 
notizie dell' altrui progresso neHe scienze, e a rendere giustizia 
al merito che splende oltralpe* accade spesso che i trovati dei 
nostri migliori lavoratori rimangano negletti fra .noi , e a più 
forte ragione presso gli stranieri. 

Gli scienziati degli altri paesi non si curano molto di. ciò 
che noi facciamo. Da ciò deriva che spesso le osservazioni e le 
scoperte degli italiani vanno dimenticate a beneficio di qualche 
fortunato forestiero. * •. 

Così, stando ad un articolo degli Annales de médecine v8- ■■".. 
lérinairo di Bruxelles, gehnajo 1871 , dove si riporta la Me- 
. moria di Neumann, Siir le ròle de la moelle osseuse dans la 
formation du song. ( « Archiv der heilkunde », di Wagner), 
parrebbe che il nostro Bizzozero non entri per nulla in tali 
importanti osservazioni. • , ' 

La còsa pero sta altrimenti , e noi per l' onore dei nostri 
italiani crediamo ripetere le date e i documenti, che affermano 
essere stato il Bizzozero il primo a dimostrare con osservazioni 
di fatto la funzione ematopoetica del midollo delle ossa. 

Ecco- le date e i documenti. 



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64fj 

1852. Assoli. Ve natia, p*g, 217* Pòi primo suppone nel mi- 
dollo delle ossa wtm tale funzione. 

1862. Cortese. € Giornale di medicina militare ». 

1863. Cortese, e Guida del medico militare ». 
Ripete la stessa supposizione. 

1867. Tigri, e Atti deli' Accademia di medicina di Tori- 
no #. N. f 5. 

Espone la stessa teoria, ma non la dimostra. 

Ora seguono le date delle osservatami dei fatti sn cu la. 
teoria si appoggia, e prende piede nella scienza. 

1865. Bizzozero. e Rendiconti del R. Istituto Lombardo di 
scienze e lettore ». 

Osservazione delle cellule midollari contrattili, e loro iden- 
tità eolle celiate giovaci del connettivo e coi globuli bianchi* 
del sangue. 

1868, 10 ottobre. Neumann. t Centralblatt f. toed. ». Wiss. 
— Scopre le cellule sanguigne rosse nel midollo. ( Non per 
questo ancora ne è dimostrata la funzione èma topoetica. ) 

1868, 1.0 noxembre. Bizzozero. < Gazzetta medica lombarda 
e Rendiconti dell' Istituto ». 

Descrizione dei vasi del midollo, della sostanza intercellu- 
lare e degli elementi che dimostrano la moltiplicazione per 
scissione delle cellule sanguigne rosse. 

1868, 8 dicembre. Neumaniù e Archi v. d. HeilkUnde ». 
Descrizione della struttura del midollo , ed esposizione del- 
l' ufficio suo. Descrizione del midollo gelatinoso e dello sviluppo 
delle cellule adiposa. 

. 1869, 9 gennajo. Bizzozero. * Gaxzetta medica lombarda a. 
Descrizione delle Gettale globulifere. 

1869, 15 febbrajò. Neumaitai t Arch. d. Heilk ».. 
Desèriaione delle stesse cellule globalifòre , senza far^ cenno 
della precèdente Memoria del Bizzozero. 

Vuole però giustizia che si dica avere oggidì varii autori 
tedeschi accettate le idee del .Bizzozero , il cui nome va unito 
alla constatazione di questa funzione del midollo delle ossa. 



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647 

4:° Mantegazza. Dell' azione del dolore sulla digestione e sulla 

nutrizione. ( « Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze 

e lettere ». Voi. IH, fas. XX, pag. 815 ).— ( Due pagine). 

• Com»? beh dice F Antere , V esperiènza quotidiana insegna 
quanta influenza abbiano ì dolori e fisici e morali sull' atto 
della digestione e stilla nutrizione in generale. Con quclta. vi- 
vacità di stile che distingue quefto simpatico scrittore , egli 
accenna ai principali fenomeni che nella specie umana si os- 
servano in Conseguenza di patemi d'animo e di sofferenze fisi- 
che. Ognuno li conosco, « che davvero, dice lui, in questo ter- 
» reno non mancano le occasioni di osservare *. Però il nuovo 
di questa Memoria sta nelle osservazioni fatte, per via di espe- 
rimenti, sugli animali. Le sue conclusioni sono troppo interes- 
santi perchè non si debba testualmente riprodurle. . 

l.° Il dolore perturba la digestione in più modi ; cioè colla 
diminuzione dell'appetito, colla ripugnanza al cibo, con varie 
forme di gastralgie e. dispepsie , coir arresto della digestione 
stomacale, col vomito e còlla diarrea. (Qui mi sia lecito osser- 
vare che sarebbe a desiderarsi che V Autore avesse dirette Le 
sue esperienze anche su cani e pecore operati di ( fìstola ga- 
strica, per stabilire un pò più davvicino la natura dello scon- 
certo gastrico ) 

21° Anche negli animali si può. sperimentalmente dimostrare 
che il dolore rallenta assai la digestióne gastrica ; e l' effetto 
è eguale tanto nei batraei come nei mammiferi. ( Aggiungiamo 
ai fatti notati' dalP Autore che le vacche , private del loro vi- 
tello, perdono T appetito, e presentano turbamenti nella rumi- 
nazione. Ad ogni modo è cosa notevole che il ventricolo in 
tutti gli animali sia primo a risentire gli effetti <fil dolore ). 

3.° Negli animali superiori , i dolori prolungati 'producono 
sulla nutrizione 1' effetto ultimo di una somma débole zta e di 
un grande dimagramento. ( In causa dell' analogia di questi 
effetti con quelli dei purganti e dei salassi ripetuti , e delle 
dosi continuate di tartaro emetico , nitro , pcc. , ijfyasoriani si 
credevano autorizzati a noverare il dolore fra le cause contro- 
stimolanti ). > 

4.° Nelle rane, durante 1* inverno , quando l' alimentazionq 



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(348 

non può turbare gli affetti del dolore, i tormenti prolungati 
fanno assorbire dall' animale una quantità molto grande d'ac- 
qua, avvicinandole allu capacità di saturazione dell' imbibizione 
cadaverica. Questo assorbimento è in ragione diretta delle per- 
dute forze dell'animale e del suo avvicinarsi alla morte ; men- 
tre il genere di morte non sembra esercitare influenza alcuna 
sulT assorbimento d' acqua che avviene dopo di essa. 

5.° Questa imbibizione è %osì regolare , che nelle rane può 
servire con giusta misura ad apprezzare, durante l'inverno, 
lo stato di debolezza e il pericolo della vita. (Gerjto che le 
proporzioni dell' acqua nella costituzione dei tessuti sono un 
elemento utilissimo per valutare gli andamenti della nutrizione. 
Non souo però il solo criterio degno di nota ; e forse, te 1* Au- 
tore avesse date le cifre in peso, degli animali esperimentati, 
il tuo lavoro avrebbe offerto più larghi fondamenti al conclu- 
dere ). 

6.° Effetti indiretti e gravissimi del dolore sulla nutrizione 
generale soti quelli di dare una maggiore vulnerabilità per 
tutte le cause nocive, di dare più propizio terreno per tutti i 
germi patologici, ereditati o acquisiti. 

7.° È probabile, ma non dimostrato, che il dolore , oltre a 
indebolire l'organismo per una diretta diminuzione nei pro- 
cesso digestivo e assimilativo, possa alterare la composizione 
del sangue, versando in esso i prodotti di una digestione pa- 
tologica, o veri fermenti di prossime o remote malattie. 

Queet' ultimo fra i più importanti corollari desunti dalle 
•osservazioni dell' Autore avrebbe certamente meritato una mag- 
giore ampiezza di ricercho, dirette in modo particolare alla de- . 
terminazione dei gaz, dei sali, dell' acqua , degli albuminoidi , 
le cui proporzioni nel sangue possono variare sotto l'azione 
jdi un dolore insistente.* Le difficoltà del quesito sono degne 
, dell' egregio Autore, e la scienza ne aspetta i responsi. 

5.* Balsamo Crivelli, Maggi e Cantoni. Sulla produzione delle 
muffe entro palloncini di vetro, chiusi a fuoco e scaldati 
a 150.° C. (« Rendiconti dal R. Istituto Lombardo », 1870, 
pag. 807). — (Pagine sei). 

Con quest' altra loro comunicazione gli Autori sono ririi- 



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G49 

scesi in campò a sostegno dell' eterogonia. È terreno bru- 
ciante. Vi sono argomenti che hanno di preferì za il privi- 
legio di mettere a rumore le pacifiche regioni della scienza; 
sono quelli che toccano o hanno 1' apparenza di volere toccare 
i sacri confini delle credenze religiose. Il magnetismo animale, 
la localizzazione delle funzioni cerebrali, 1' eterogonia, lo studio 
dell' uomo preistorico , F antropologia , suonano allarme fra i 
partigiani dell'ordine scientifico, e noi potremmo citare esempj 
recenti del danno che recano Le preconcezioni filosofiche nella 
discussione di così spinosi argomenti, dov' è così difficile reg- 
gersi sul filo teso fra due fiancheggianti precipizi!, V esagera-, 
zione e la negazione della verità. 

Già nelP adunanza, 14 luglio 1870, del R. Istituto Lombardo 
delle Scienze, gli egregi Autori avevano mostrato certe muffe 
sviluppatesi in uh palloncino di vetro, chiuso a fusione, con 
entro una soluzione di tuorlo d'uòvo, sciolto in acqua salata 
filtrata a caldo, e fatto bollire a 150° C, a tale temperatura 
cioè che ogni germe immaginabile avrebbe perduta la fa- 
coltà di svilupparsi. Era dunque un fatto in appoggio della 
eterogonia. 

È cosa però notevole che le muffe abbisognarono di una 
temperatura* ambiente di 45° a 50° C. per organizzarsi, e che 
avendo tenuta la soluzione, nei primi 15 giorni di sua prepa- 
razione, alla temperatura di circa 27° C. le muffe non erano 
apparse. 

In una seconda comunicazione, 29 dicembre 1870, essi rac- 
contano che continuando a tenere il detto palloncino per varii 
mesi alla temperatura di 45° a 50° la produzione delie muffe 
non è cessata ; e questo è da attribuirsi alla natura chimiea 
del composto organico, favorevole al tramutarsi della mielina 
in muffe. Raccontano anche che la produzione si è arrestata 
tenendo' il recipiente a più basse temperature variabili fino a 
6° sotto zero, • 

Poi nella stessa Accademia riferirono il risultato negativo 
di un 4 altra analoga esperienza. 

Se si prendono 20 centimetri cubici di una soluzione di 
tuorlo d' uovo, fatta nella proporzione di 1 parte di tuorlo e 
2 o 3 di acqua, distillata , e si mettono in un palloncino di 



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650 > 

vetro, del te capacità di circa 200 centimetri cubici, e se dopo 
avere chimo emetica mente il palloncino (mediante fusione, 
alla lampada, del vetro del suo collo affilato.) , lo si scalda & 
1&0* C. (entro la pentola papiniana), si hanno in seguito nella 
infusione organica le forme mie Uniche ; ma non si ha il 
Vibrio baciUus, né subito dopo la bollitura a 150 # C, nò man* 
tenendo il palloncino chiuso alia temperatura di 45° a 50° C,, 
nò mantenendolo aperto, a questa o a minori temperature* Tale 
improduttività delia mieltaa in questo caso è attribuita ad uà 
cambiamento chimico-inorfbiogico della sostanza organica- così 
trattata. Del resto, i germi supposti vaganti nell'aria perette 
non si deposero su questa superficie Ubera e pur favorevole al 
loro sviluppo ?■ 

6.° Cuocio. Esperienze intorno aW azione di aleuhi fluidi ae- 
riformi sui movimenti degli spermatozoi. ( e archivio per 
la soologia , l'anatomia e la fisiologia *, seria II* voi. Il, 
1870 ). -~ ( Trenta pagine). 

Tutte le ricerche che hanno per iscopo di stabilire il modo 
e le condizioni d'esistenza dei nema&permi e di addentrarci 
nella più intima conoscenza della natura e- delle proprietà di 
queste monadi singolarissime» meritano la più ampia diffu- 
sione. 

Che i nemaspermi non siano animali è cosa , della quale 
oggidì più non si discute. Ohe essi abbiano la più grande ana- 
logia cogli epiteHi a ciglia vibratili, *è quanto sempre più rir 
sulta dalle moderne ricerche ; e conforta il pensaro che a tale 
ultimo corollario hanno assai contribuito i lavori di alcuni 
nostri italiani, come Man tega sta, Oehl, Richeiti, Bizzozero, Me- 
roni, Paolmi. Le conclusioni del Bizzozero riassumono in brevi 
parole le analogie esistenti fra i nemaspertni e gli epitetò vi- 
bratili, i quali rispondono in modo identico all' aziono delle 
cause esterne. Queste conclusioni, .già pubblicate nel Voi. 187.°, 
1864, pag. 273 di questi Annali, meritano di essere vtoor date : 

a) L'acqua distillata arresta i moti di quei due ordini di 
clementi anatomici. 1 moti ripigliano coli 1 aggiunta dì una so- 
luzione di sostanze indifferenti. 



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651 
ò) Gli acidi e vftrji sali metallici, Rnc ho molto diluiti ; la 
soluzioni alcaline, concentrate; Talco*); il cloroformi© ; r etère 
solforico; il tannino; il eianòferrito potassico; il pereloruro di 
ferfo; la benzina ; Il creosóto; le tinture alcoolich e di coca-, jodio, 
cantaridi, aconito, belladònna ;. il laudano liquido; »l* acetato di 
stricnina li pafalizz&no e li distruggono. 

e) Si arrestano nelle soluzioni o troppo concentrate o troppo 
diluite di sostanze indifferenti, o di sali alcalini o terrei. Si ri- 
mettono in moto nel primo caso coli' acqua , nel secondo con 
soluzióni concentrate. 

d) Sono sostanze indifferenti che non arrestano i loro moti, 
lo zùcchero ( a */i di dilusione), la glicerina (a Vs*)> l'urea 
(a Vio)> la «Vicina (a , /j ), l'albumina d'aero (a ! /i)'> l(Jf 
soluzioni di curaro o di guaranà. 

e) Valgono a rieccitare i movimenti languidi e cessati le 
soluzioni di varii sali di soda e gli alcali allungati. 

f) Trapiantando da un animale nelT altro organi provve- 
duti di tali eiementl vibratili il movimento in questi ultimi 
continua. • * . 

Il prof.' Giaccio si è occupato Tanno scorso dell' influenza eser- 
citata da varii fluidi aeriformi sui nemaspermi, che egli pure? 
dovrèbbe cessare dal chiamare spermatozoi. 

« E* ordigno che ha servito al Giaccio per le sue esperienze 

» è formato di due lamine, due cannelli, e dì un vetrino ohe 

» porta T oggetto. L' una delle lamine è di vetro , lunga 75 

» millimetri, larga 30 e grossa 1. L' altra è di legno, ed egual- 

» niente lunga e larga che quella di vetro, ma di quattro mil- 

» limetri più grossa. La lamina di legno porta nel mezzo un 

» foro rotóndo, di 22 millimetri di diametro, e nella sua lar 

» ghezza due incavi i quali fanno cape in esse- foro l'uno di 

» contro all'altro. In questi incavi sono allogati i due cannelli 

» di Vetro, ciascuno de' quali è lungo 72 nùllimetri e grosso 4, 

j» ed ha il vano di 1 millimetro di diametro. Tutte queste 

» parti essendo tra sé strettamente congiunte come hr un corpo 

» solo, mediante vernice di ceralacca, egli ò chiaro che il foro 

» della lamina di legno viene ad essere chiuso per di sotto 

j» dalla lamina di vetro: laddove per di sopra esso sarà chiusa 

» dal vetrino che porta l'oggetto, il quale vetrino vi si ferma 



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652 

» con lo spalmarne intorno gli orli con mastice fatto di sper- 

* maceti e olio di. trementina. In si fatto modo avrassi una 
» piccola camerétta rappresentata per la sesione di un cilindro 

* cavo situato verticalmente, la quale comunica con l'ambiente 

* per mezzo dei predetti cannelli di vetro. Entro questa carne- 
» retta la materia aeriforme, la cui azione è da sperimentare , 
» vi si conduce annodando all'estremo sporgente infuori del- 

* l'uno de' cannelli un tubo di gomma elastica „ connesso col 
» serbatojo della materia aeriforme ». 

Il prof. Ciacció ha aggiunto a quanto si sapeva su questo 
argomento i seguenti risultati delle sue accurate osservazioni; 

t 1 .*. L' operare dell'idrogeno muove effetti diversi, sì se- 
> condo la diversa specie degli spermatozoidi, come secondo le 
» particolari condizioni in cui sono eglino messi durante 1' e- 
t sperimento. Talché l' idrogeno ora arresta il movimento degli 
» spermatozoidi,- ed ora lo suscita e sostiene. • 

e 2.* L'ossigeno, secondo che opera sopra gli spermatozoidi 
» che si muovono influssi dall'aria o sopra quelli già resi im- 
» mobili dall' acido carbonico, ed anche secondo la specie degli 
» spermatozoidi , ora ne spegne il movimento , ed ora lo ri- 
» sveglia. 

e 3.° L'azoto non ha nessuna azione inibitoria sul movi- 
» mento degli spermatozoidi, i quali in esso continuano a muo- 
9 versi come se fossero nell'aria. 

t 4.° L' acido carbonico ferma costantemente il moto degli 
» spermatozoidi; ed il moto' fermato per opera sua può essere 
ì richiamato in atto dall'aria, dall' azoto, ed anche dall' os- 
» sigeno ed idrogeno schietti, secondo le specie degli sperma- 
» tozoidi. 

« 5.° L' azione dell' ossido di carbonio sul movimento degli 
» spermatozoidi si differenzia da quella dell' acido carbonico 
» solo nel quanto dello effetto e nei tempo .maggiore richiesto 
» a produrlo. • 

e 6.* L' idrogeno protocarbonato , a rispetto dell' idrogeno 
» schietto, è di più tarda azione, e ferma il moto degli sper- 
» matozoidi, senza previo acceleramento ; ed oltracciò il moto 
* per esso arrestato sì negli spermatozoidi del tritone , come 
» in quei della rana, risvegliasi mercè dell' aria. 



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653 

e 7.° L' idrogena bicarbonato, o etilene , è meno operativo 
» che il protocarbonato, segnatamente sul moto degli sperma- 
» tozoidi dei tritoni. 

» 8.° L' ammoniaca spegne il movimento degli spennato - 
» zoidi, il quale non riviene mediante F aria. 

« 9.° L'azione dell' idrogeuq solforato è diversa da quella 
» dell'idrogeno semplice in questo-, che l'idrogeno solforato 
» ferma, senza prima accelerarlo, il moto tanto degli sperma- 
» tozoidi della rana che dei tritoni, né F aria efficace è di ri- 
» destarlo. 

* 10.° Il cloroformio è V etere satto forma di vapore fer- 
» mano il movimento degli spermatozoidi sì che l'aria di su- 

9 scitarlo non ha più potere ». 

L'opera del prof. Ciaccio sarebbe stata completale le sue 
indagini avessero abbracciato anche gli effetti de' varii gaz sui 
nemaspefmi d'animali superiori, cani, conigli, ecc. In genere i 
fatti riassunti più sopra lasciano credere che nei nemaspermi 
possa accadere quello scambiò di gaz sostituentisi l'uno all'altro 
che si osserva in altri elementi anatomici, come nelle emazie. 
E ciò addita una nuova serie di esperimenti, da tentarsi intorno 
alle facoltà assorbenti dei vari! elementi anatomici contrattili 
pei varii gaz. 

S'intende che tali ricerche dovrebbero estendersi anche alle 
ciglia vibratili, giacche non basta che Kuhne abbia dimostrato 
che privando F aria deJJ'^Qssigeno suo queste ciglia si fermano, 
e si rimettono in mo|^ al ritornare dell' ossigeno. Bisogna che 

10 studio dello analogia esistenti fra questi vari elementi ana- 
tomici si completi. La scienza è ansiosa di risultati sintetici , 
e vuol vedere i frutti del prodigioso accumularsi di tanta mole 
di fatti. 

7.° Bizzozero. Sulla vitalità degli elementi contrattili* Napoli. 
Stabilimento tipografico Ghio, 1868; op. di pag. 16. 

L' importanza dell' argomento conduce a ricordare un altro 
lavoro dello stesso Bizzozero, il quale messosi sulla via prima 
tracciata dal suo ben amato maestro, prof. Mantegazza, tentò 
con successo il trapiantamene di parti contrattili diverse da 
un animale nelF altro, e potò verificare i seguenti fatti : 



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C54 

1 ° [ nemaspermi continuano, pt$r mesi a muoversi in te- 
sticoli estratti d&lT addome di una rana viva e innestati tra I» 
cute e i muscoli di un' altra rana viva e robusta. 

% 9 Lo stesso dùcasi se si innesti un pozzo d* ovidotto ; il 
vibrare de' suoi e pi tei ii cigliati continua per mesi. 
t 3.° I muscoli striati così* trapiantati si conservano contrat- 
tili per un mese e più. 

4.* I muscoli lisci ( stomaco ) si dimostrano contrattili più 
di 3 mesi dopo V innesto. 

5 ° Le cellule semoventi del midollo delle ossa quando siano 
innestate possono conservare per lunghissimo tempo la facoltà 
di mutar forma e di muoversi ; in un caso questa sussisteva 
dopo 83 giorni. 

e Queste esperienze danno dunque per risf-Jtafco generale 
» che gli elementi contrattili, anche sottratti all' influenza di- 
» retta, dei nervi e della circolazione sanguigna , mantengono 
* non solo la facoltà di nutrirsi» ma quella ancora di funzionare. 
» Questi fatti sono pure una novella pròva dello stretto legame 
» che unisce tra loro tutti gli elementi, contrattili. ». 

8° Eutembebo e Guttmann di Berlino. Patologia del gran sim- 
patico. 

Delle monografie pubblicate su questo argomento dai pre- 
detti due autori ci dà un breve sunto la « Gazzétta Medica di 
Torino (Ì0 gennajo 1871 ). I casi ^p^lfc'eeservali dagli' Autori 
e relativi all'atrofia muscolare progr rf s m ì à /afl' angina pectoris, 
airiperesteBi del plesso mesenterico, % %rf* flessi solare, ipoga- 
strico e spermatico, non portano gran luce sulla fisiologia del 
gran simpatico. 

9.* Jousset. Sul veleno degli scorpioni. ( e Gomptes rendus de 
l'Acad. des 8ciences * ). 

La stessa Gazzetta Medica dà un sunto di questa Memoria. 
Oltrecchò essa è interessante pei fenomeni che espone, lo è 
pure per V esempio dato di studiare al microscopio le altera- 
zioni che man mano sotto l'influenza di un velano sì manife- 
stano nei capillari e nei globuli sanguigni. 




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655 

figli ha istituite le sue osservazioni * su rane , che avve- 
lenava inoculando loro nei muscoli di . una coscia il veleno 
fresco. 

Dopo due minuti cedeva rallentarsi la circolazione. II calibro 
dei capillari però rimaneva lo stesso, 

Dopo cinque minuti si presentano in circolo dei globuli 
sanguigni trasformati, allungati, e costantemente portati da 
altri ai quali sembrano aderire. I globuli non ancora alterati, 
passando* vicino a quelli che hanno subita un<\ alterazione , e 
sfregandosi contro di essi,' si trascinano dietro un" filamento di 
sostanza staccatasi dai globuli morbosi. Questi tendono ad ag- 
- glomerarsi insieme. 

Dopo -dieci minuti ingombrano i capillari e vi si fermano. 
Piccoli coaguli di sangue travasano nei tessuti , e si vedono 
qua e là presso i capillari fini. Dopo trenta minuti la rigidità 
muscalftfte't invade la zampa: Questa è infiltrata. La sensibilità 
è conservata e vivissima. Le conclusioni che sì possono de- 
durr*» da questa Memoria sono: 

1.° Il veleno dello àaorpio loccitanus agisce direttamente sui 
globuli rossi del sangue e sembra non agisca che su di essi; 
2.° La sua azione ha per risultato di far perdere ai globuli 
. la proprietà di scivolare gli uni sugli altri ;. 

3.* Perdendo questa proprietà, si agglutinano gli uni agli 
altri ed ai globuli sani, in modo da formare delle piccole masse, 
che ostruiscono- l'entrata dei capillari e sono di ostacolo alla 
circolazione. . v* . 

11 veleno dello scorpione sembra operare in un modo pura- 
mente chimico. - 

Quali fenomeni si presentano al microscopio inoculando altri 
veleni, o altre sostanze nocive, oppure in apparenze, innocue? 
Ecco un nuovo campo di studj e di osservazioni che può 
dare larga messe ai suoi cultori. 

10.° Tacchini L'ozono in Palerrno. (f L'Igea»., 1° marzo 
1871). 

Dati* esame fatto paratamente nei diversi mesi si trovò il 
legame fra le variazioni dell' ozono, e quelle degli altri dati 



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056 

meteorologici, specialmente rispetto alla temperatura, forza del 

vento, ed umidità. 

Sulle osservazioni del 1867 e 1868 *V Autore ha ricavata 
una* forinola rappresentante V osono in funzione dei tre ele- 
menti suddetti, la quale formo la nei segni dei suoi coefficienti 
porta 'appunto alla legge osservata, che cioè V ozono aumenta 
al crescere dell' umidità e forza dei vento, e diminuite* al 
crescere UMlb, temperatura. 

Secondo i i* ritoltati delle fatte osservazioni parrebbe che i 
venti del mare dovessero considerarsi siccome i più ozonati ; e 
ciò in accordo colla osservazione, fatta da altri , che in vici- 
nanza del mare l'ozono è maggiore per l'elettricità ^he si 
manifesta in causa della evaporazione dell' acqua del mare. 

11.° Mantegazza. Dell* azione delle essente* e dei fiori sulla 
produzione dell' ozono atmosferico , »* della leQ**&iUtà 
igienica. 



Crediamo utile riprodurre testualmente il breve santo che 
ne diede 1' Autore nei e Rendiconti del R. Istituto Lombardo », 
voi. Ili, fase, VI, pag. 219. 

e Lasciando da parte le grandi questioni chimiche sulla na* 
tura atomica dell' ozono , ho fatte alcune modeste esperienze 
sull' applicazione igienica delle essenze e dei fiori, e così come 
le ho fatte, le espongo , sicuro fin d' ora di far nascere più 
desiderj di quelli che io stesso avrò appagati, ma in ogni modo 
soddisfatto di, richiamare V attenzione degli igienisti sopra una 
sorgente naturale e feconda di ozono , fin qui troppo dimen- 
ticata. 

Lasciate da parte te relazioni delle due serie di esperienze 
fatte strile essenze e sui fiori, ecco in poche parole i risultati 
delle esperienze medesime : 

1.° Le essenze di menta, di trementina, di garofani, di la- 
vanda , di bergamotto , di anici, di ginepro , di limone , di 
finocchi, di noce moscata, di cajeput ," di timo, di pai ma rosa, 
di lauro ceraso, in contatto colla luce e coli' ossigeno atmosfe- 
rico, svolgono quantità grandissime di ozono; eguali ed anche 
superiori a quelle che si ottengono col fosforo, coli' elettricità 
e colla decomposizione del permanganato potassico. 



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657 

2.° L'ossidazione delle essènso è una delti sorgènti- più co* 
mode di ozono ; perchè anche in piccolissima quantità ozoniz- 
za no molto ossigeno, e la loro azione è molto durevole. 

3«° Nella più parte dei casi le essenze non svolgono ozono 
che sotto 1' azione diretta dei raggi dei sole; molto minore è 
lo svolgimento alla luce diffusa; minima e nulla nell'oscurità. 

4.° In qualche caso però 1' azione incominciata appena sotto 
V azione solare, può continuare lentamente e per lungo tempo 
netl' oscurità» 

■5.* la qualche caso un recipiente che tu profumato con. 
un • essenza, anche dopo essere stato lavato coli' alcool a più . 
riprese e perfettamente asciugato, può svolgere sempre quan- 
tità ridonanti dì ozono, sol che conservi un leggier odore del- 
l'ossessa'.' -' 

6.° Le essenze che mi diedero- maggiori quantità di ozono 
furono quelle di lauro ceraso , di pai ma rosa , di garofani > di 
lavanda, di menta, di ginepro, di limone, di finocchi , di ber- 
gamotto. Me ne diedero in minore quantità quelle di anice, di 
noce mosca da, di cajeput, di timo. Queste esperienze però hanno 
poco valore, perchè converrebbe eperimentare con essenze ret- 
tificate tutte con molta cura, e sulla cui purezza chimica non 
sorgesse alcun dubbio. • 

7.* La canfora, come agente monogenico, è inferiore a tutte 
le essenze da me sperimentate. 

&.* Anche l'acqua di colonia, 1' acqua di miele, ed altri 
profumi o tinture aromatiche svolgono quantità rilevanti di 
ozono, quando sono sottoposte all'aria e ai raggi solari; 

9.° L' aria profumata e ozonata, passando per tubi stretti, 
non dà indizj di ozono ; e appena uscita da essi , diffonde per 
un certo limite la sua reazione caratteristica. A pochi metri 
di distanza può darsi che le cartoline esploratorio non diano 
segno di ozono, anche perdurando la sua produzione. 

10.° I fiori di narciso, di giacinto, di muscari, di reseda, 
di eliotropio, di alisso, di convallaria, ecc., svolgono ozono in 
vasi chiusi. 

Il ° Alcuni fiori inodori non ne svolgono ponto ; i fiori 
poco odorosi ne svolgono quantità appena apprezzabili , o non 

Ann\u. Voi. CCXV1. 42 



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668 

ne svolgono; e pare che 1* viri» ozooogenica dei fieri, risi*' 
dead* nelle loro- «nom^'ì più odorosi devono essere i più fc< 
condì produttori di ozono. 

12.° A oielo aperto, le eartoline meste fra i cespugli fioriti 
ò nelle corolla posesao dare reazione negativa anche quando 
V ozono si. svolge, cernie attraine nelle mie eaperienae XXVli 
e XXVIII. 

13.' Le proprietà già note dell'odono e le mio nuoto espe- 
rienze ci autorizzano a consigliare l'uso delle essenze e dei 
fiori noi paesi palustri e nei luoghi infetti da emanazioni mia- 
smatiche animali. Gii abitanti di case poste in queste condì- 
Eioni devono circondarle di, erbe aromatiche* di fiori molto odot 
rosi, di alberi ohe dalle foglie, dalla oor taccia e dai lori èstó- 
ni no grandi quantità di essenza. L'orticoltura pub sa questa 
semplice indicazione fornire i dati migliori, adattando le erbe 
e gli alberi alle varie stagioni, ai diversi climi, al suolo diverso. 
Converrebbe che una casa posta in« luoghi infatti fosse circondata 
da una. atmosfera contino? di profumi.- 

. 14.° Conviene sperimenta re, se portando sul moccichino o 
sulla persona.. prolami, di atqna di colonia o di altra tinture 
aromatiche,, si. possa anche per questa via difendersi dai le affe- 
zioni palustri o dai danni di un' infezione di miasmi animali. 
In questi casi sarà bene adoperare essenze o tintore che iu vaso 
semi-aperto abbiano potuto, con una lnnga esposizione al. sole, 
ossidarsi e caricarsi di ozono., 

15.° Fin d'ora propongo- ai propri età rj di ruwje, che nella 
prossima stagione estivo* qnei loro contadini ohe dovranno 
attenere alia, mondatura dal riso, alla sua, mietitura, debbano 
portare sospesa al eolio. una pisool* spugna imbevuta di essenza 
di trementina, .di lavanda , o : di ginepro, profumandosene. anche 
i capelli e gli abiti. > : 

E il poco di nuovo da me veduto invogli gli. altri a far più 
e far meglio ». 



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659 
42* Rabutbau e Constant. Ùill 'azione degli alcalini **W or- 
ganismo animale. ( « Presse medicai**' beiffe », 27 neYerabrd 
1870 ) 

Gli Autori hanno «sperimentati ir bicarbonati di: potassa e 
di setta, a 5' grammi al giorno ed baatìo riconosciuto che l'urea 
scema del "90 per 406, e il polso diminuisce del pari che la tem- 
peratura. * ' ,f ' 

V a ; ppetflto'pure ebbe a scemare, e ia una donna settopoet* 
anch* essa a tali esperimenti si* manifestò uà principia di afte* 
mia. Finalmente gli Autori hanno pure notato un generale in- 
debolimento, sopratutte setto r iofluenaa del bicarbonato: po- 
tassio. ' • ' -••'•.. • 

Efesi vedono' in questi fenomeni un rallentamento di com- 
bustioni , e credono che la. ragione degli effetti degli alcalini 
risieda nella loro ##ieae primitiva sui ' globali sanguigni che 
estfi distruggono, dacché questi globali «orto « veicoli dell' ossi- 
geno, e per conseguenza gli agènti diretti delle ossidazioni. 

Checché ne sfa di tali spiegazioni, note rato* ebfe i risanati 
di quésta esperienze si accorda*© con quanto aveva . osservato 
T antica medicina intorno alF asiane degli alcalini. ,. , 

13.° MòlCtEÀ&t. Fisiologi* dBW alaovl nella circolazione dal 
sori^ùe* ('Dagli' « Atiaàlittt. chimica » , del Polli, N, % t 
ffebbrajo 187t). 

L'àlcOOl % desso nn « alimenta respiratorio, come diceva Lie- 
big, e còme tale è 'egli trinciato sotto P azione dell' oasigeao 
del saàgué e trasformata in acqua e acido carbonico ( Botfohar-, 
dat, Saftdr&tì)y o iai «rìdetele y e quindi in acido acetico \ acido 
ossalico , acido carbonico ( Duchek ) ? Oppure si riconoece* la 
presenza dell 1 alcool in natura nel sangue, fegato, cervello, nei 
prodotti della espirazione polmonare , nel sudore , nelle orine ; 
e quindi V alcool passa inalterato attraverso air organismo, ed 
è eliminato dalle secrezioni ( Lallemand, Perrin, Duroy ) ? 

' A comporre P animata questione, e porre d' accordo il fau- 
tore dell' opinione di Lallemand ( Strauch ) cogli inesorabili 
suoi contradditori ( Baudet , Gallard ) venne la Memoria Ai 



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660 

Schultaus (1866) in cui risulta che fra i diversi .tessuti del- 
l' organismo che contengono delV alcool , è sempre il sangu« 
che ne contiene di più. Egli dimostra che lungi dal. rappre- 
sentare tutta quanta la massa ingerita , V alcool eliminato in 
natura dalle secrezioni non ne costituisce che una frazione 
assai piccola. Conviene dunque conchiudere che la maggior 
parie di questo liquide viene distrutta nelT economia. 

Non è caso nuovo in medicina che due opposte opinioni 
contengano amendue una mezza verità, e che sia gran fortuna 
quando in fin di discussione si trovino d* accordo. 

14. # Polli. Sull'influenza delie materie minerali nelV ali- 
mentazione dell' uomo. ( « Rendiconti del R. Istituto Lom- 
bardo di scienze e lettere », voi. Ili, fase. XX, p. 805). 

Stabilita com* è al dì d* oggi V importanza dei minerali ne- 
gli organismi vegetali e animati, non solo come principii im- 
mediati dei medesimi , ma anche come condizioni favorevoli al 
layoro chimico della nutrizione , l' egregio Autore ha panunto 
che sì potrebbe sottoporre le macchine animali all' asiane cor* 
retti va di quo* materiali inorganici quando la compage orga- 
nica sembra additarne la deficienza. Sarebbe una specie sii con- 
cimazione o meglio di emendamento della sostanza organica 
costituente V animale infermo, e che la medicina imiterebbe da 
quanto gli agricoltori sogliono praticare coi terreni poveri di 
certi ingredienti chimici. 

Studiate le proporzioni e lo stato iu cui si trovano nell'or- 
ganismo umano il fosforo, il cloro, il calcio, il potassio, il aodio, 
il ferro, il manganese, e il silicio , P Autore ha composta una 
polvere , da lui detta zootrofica , la cui composizione è la se- 
guente ; 



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661 



Ipofosfltó di calce ..,«,.«. . * 10 

Fosfato di. calce tribasico 40 

Fosfato di soda 45 

Carbonato di calce • . 40. 

Ipofosfito di magnesia »... 15 

Cloruro di sodio *. . 10 

Bicarbonato di potassa .»,».<.. 45 

Ossido ferrico • . . * . 10 

Ossido manganico 2,5 

Silicato di potassa « 2,5 



400 



' v Igti ha Asseta la dose giornaliera di questo rimedio ali- 
mentare }& 3 grammi pei giovani, 5 a 6 per gli situiti , e ne 
consiglia l' amministrazione : 

4. # Nei bambini lattanti, soffrenti per dentinone , o nelle 
loro nutrici. 

2. f Nei bambini affetti da osteomalacia i da rachitide , da 
scrofolosi, o da clorosi. 

3. # Nelle donne gettanti, o in quelle affètte da cachessia 
puerperale. 

4.* Net malati di fratturerò di carie ossea. 

5.* Nei tabescenti, e sopra tatto nei tuberceteei et* escava- 
zioni polmonari. 

6. A Negli anemici per emorragie o per aglobufit* 

7.* Nei convalescenti da lunghe malattie. ' 

È buono a sapersi che la detta polvere , esperimentata in 
alcuni casi morbosi da quell- autorevole pratico che è il dottor 
Valsuani , ha già dato favorevoli risultati di guarigioni otte- 
nute. In questo argomento, la chimica, la fisiologia, l'igiene 
e la medicina si troverebbero intente e d' accordo in un «co- 
mune lodevole scopo. 

Non è però d' accordo col prof. Polli il dott Brunetti' di 
Costantinopoli, che fu sollecito a criticare le polvere zootrofica 
in una lettera che troviamo pubblicata negli e Annali di Chi- 
mica» dello stesso Polli 1 , fas. 3.', marzo 4874. À. dire il vero 
queste critiche non sembrano gravissime , e il Polli vi ha rt- 



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«62 

spostò in una nota, che egli pone in coda atta lettera. E d'al- 
tra patte se ha trovato un oppositore nel doti» Brunetti, ha 
trovato un appoggio nel dott. Achille Visconti, di cui si legge 
una lettera in proposito nel detto giornale , e nello, stesso fa- 
scicolo 3. 6 , marzo 1871. 

15.° KftàUSE. Le linee trasversali . delle fibre, muscolari fisio- 
logicamente considerate. , - 

Tògliamo il sunto di questa Memoria .dalla e &azae4ta mo- 
dico- veterinaria », numeri di marzo e aprile 1871, pag. 167. 

L* Antore in questa Memoria così riassume i risaltati delle 
ricerche da lui fatte sulla struttura delle fibre muscolari striate, 
ricerche rese note? in * parecchie successive pubblipazioni. Nelle 
fibre striate si vedono dei fasci trasversali oscuri e chiari che 
si alternano; i primi sono anisotropia fortemente rifrangenti la 
loco, e contengono i prismi muscolari oasia^ i sarcoeiementi ; 
gli ultimi sono debolmente rifrangenti ed isotropi. 

Ogni disco di sostanza. isotropica , ohe cotonavo, guardando 
la fibra muscolare per il lungo, come una fascia chiarai viene 
divisa da una membrana tesa trasversalmente, in, duo metà 
eguali. Queste membrane. si attaccano all'interno col sarco- 
lemma, e viste di fianca si presentano come linee oscure, esi- 
lisaime che* dimessane la:sostansa isotopica della faccia chiara. 
Esse comprendono fra di loro uno spazio in cui si trova la 
sostanza, isotopica ed a niso tropica e che l'Astore chiama easse 
muscolari. , , 

Ognuna poi di. queste casse è divisa in tanti piccoli cas- 
setti quante sono le strio longitudinali che si presentano nelle 
sfibro muscolari trattate coir acqua, .e quanta sono i campi po- 
ligonali che si vedono nelle- sezioni trasverso delle fibre mu- 
scolari esaminate senza aggiogata di reagenti e*che formano un 
mosaico Tanto le strie longitudinali , quanto questo mosaico , 
sono V ottica manifestazione di membrane resistenti agli acidi 
deboli,. disposte secondo 1' asse longitudinale delle fibre musco- 
lari , * che Y Autore chiama Membrane laterali dei cassetti 
muscolari; Krause spiega le "differenze dei risultati di Hensen 
e di Keppner i quali diedero una diversa spiegazione delle 



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lùtee trasversali , dicendo che i .menzionati osservatori lascia» 
reno agii'e- l'arpa sulle fibre muscolari per troppo tempo* per 
cai te Strie trasversali si presentano più evidenti delta sostanza 
anisotropie*:.' • . -i . . 

Krause infine studiò anche la terminaaióne de* nervi nei 
muscoli sopra freschi esemplari di torpèdine. -~ Le placche 
tertninali non si trovano, secondo l'Autore, nell' internò delia 
fibra muscolare, ma sràbene al di ftiorl del saraolemma. 

Dopo tutto queste I* unità elementare della fibra muscolare 
è il oassetttno muscolare; queste unità disposte in serie eo- 
sti to Escono la fibrilla muscolare. Le placche nervose terminali 
trasmettono la loro eoo! tastone immediata mente ai prismi mu- 
scolari con cui si . trovano a contatto. ( * Ztsoar. f. Biologie 
V. VI. Centr. Blatt. f; *ned* », Wiss. 8, 4ST4 ). 

16* Pisano. Stufi istologici sul /tomo muscolare primitivo 
striato. ( 1 Giornate di medicina , . farmacia e veterinaria 
militare dell'esercito italiano », 1870, novembre, N. 31, 33). 

Per quanto profondamente portiamo rispetto all' autorità 
di -Krause in fatto d'istologia, noi non possiamo a meno di 
andare raccogliendo, dovunque le troviamo, le osservasioni e le 
spiegazioni, eolie quali per opera di tanti micrografi si .aerea 
di penetrare il mistero- dell' intima tessitura del U 'fibra mu- 
scolare, e quindi della sua proprietà contrattile. 

Dopo che Bowmann giunse a decomporrà .la fibra musco- 
lare in tanti disebi sovrapposti , e che Kolliker , ed altri con 
lui ( Valentin, Henle, Veleher ) la decomposero in tante -fibrille 
raoniliformi disposte 1 longitudini mente, la costituzione, di que- 
sto importante efomeato anatomico ha subite nuove e diverse 
fasi. Hartìng trovò che fra le particelle solido della t ftbra .mu- 
scolare esiste una sostanza intere! «la le solubile negli acidi e 
colla potrofeffiofte. Brficke e Kuhne* in seguito deaerassero i 
prismi muse-dari* particelle solide disposte a strati, bi rifran- 
ge n te ( sostanza anisotropia ), i quali strati sarebbero separati 
dalla sostanza liquida molle (quella di Harting ) monori- 
frangente, isotropa. Da èia 1*» aspetto striato. ' • 

Poi sopravvennero altre osservazioni, e le ftpfogsaioni nuove 



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664 

si aggiunsero alle vecchie, talora sostenendole , tal 1 altra com- 
battendole ; e. tutto ciò nel breve volgere di questi ultimi anni 
Di modo che è ben lecito dubitare anche degli ultimi enun- 
ciati, per quanto ne sia autorevole la fonte, ed è prudenza 
1' aspettarne il suggello dal tempo. 

Intanto non yoglionsi lasciare da parte i fatti descritti dal 
dott. Pisano, e. le convinzioni a cui lo condussero. 

L'Autore si ferma prima a combattere l'idea che il con- 
tenuto del fascio o fibra muscolare sia formato di filamenti 
isoiati, posti longitudinalmente e costituiti da particelle chiare 
e scure che si corrispondono quando i filamenti si toccano fra 
loro. Egli appoggia I' obbiezione sua sol fatto che a seconda 
dei reattivi e del trattamento adoperato colle fibre muscolari, 
ora si vedono striate pel lungo, ora per traverso. Non manca 
poi di notare 'che nel tessuto muscolare a fibre liscie bisogna 
supporre un' altra organiszazione , poiché negli elementi suoi 
non si scorge alcuna striata ra per traverso ; e pur sono con- 
trattili. 

Egli quindi espone i particolari minuti delle sue osserva- 
zioni, riepilogando le quali dice che e le strie trasverse sono 
» veri filamenti li quali provengono da altri più cospicui, posti 
» ora longitudinali , ora obliqui neil' interno del fascio , che 
» frequentemente si anastomizzano circoscrivendo degli spaxii 
» verisimil mente occupati da un liquido : sono essi veri cena- 
> letti entro cui corrono i granuli elementari ». La sua de- 
tenzione ci fa ricordare le casse muscolari e i cassettini de- 
scritti da Krause. Solamente è cosa notevole che per 1' Autore 
e .le strie trasverse, o corte o lunghe che sieno, sono veri ca- 
» naletti (per Krause sono membrane) in cui circolano le 
» granulazioni elementari, che esse hanno un punto di par- 
» tenz% in canali di identica natura, e che col loro frequente 
» anastomizzarsi circoscrivono degli spaxii , ove 1' Autore non 
9 ha mai veduto elemento istologico solido di sorta ». E più 
innanzi conchiude con queste parole , ohe danno peso alle sue 
asserzioni. . 

e Mi sento autorizzato dall' indole e natura dei fatti che 
» mi si sono presentati a dover. dire che, la credenza che il 
» contenuto del fascio striato di nuli' altro risulta formato che 



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» 4i filamenti isolati longitudinalmente piazzati e costituiti da 
» particelle chiare e scure che si alternano sovrapponendosi , 
9 è né più né meno che una formate illusione in cui facil- 
» mente s'incorre per P indole stessa del tessuto che si esplora. 
» Cinque anni or sono io m } ero della medesima opinione d'og- 
9 gidì ; d' allora in poi mi sono studiato modificarla nel senso 
9 della moderna dottrina, colla scorta dell' osservazione e della 
9 esperienza : i miei sforzi- però sono sempre riusciti infrut-* 
9 tuosi, e sarebbe puerile temenza la mia quando oggi dubi- 
» tassi notificare le cose nel modo che mi si sono presentate , 
9 solo perchè non posso sottoscrivermi al parere d' un alt*o ». 

Ma se tutta questa parte del lavoro del dott. Pisano me- 
rita di essere attentamente considerata, non meno degna d'os- 
servazione è P esposizione delle cose da lui vedute nélP interno 
del fascio. 

« Nel lungo corso di mie ricerche sul fascicolo,, mi è oc- 
» corso frequentemente notare che il mestruo che m' adope- 
9 ravo, per endosmosi, od altro modo che si fosse, s'insinuava 
9 nel contenuto del fascio , ora conservando integro il sarco- 
» lemma , qualche volta rovesciandolo sui lati , e così nell' un 
9 caso che nell' altro , ho visto , in modo da non lasciarmi 
9 dubbio di sorta, che il reattivo s'intrometteva in delle ves- 
9 siche allungate, molto somiglianti nella forma alle radici 
i fusiformi di certe ombrellifere. Queste vessiche spesso le ho 
9 viste finire libere nel loro estremo appuntato, e spesso ho 
9 anche notato questa medesima estremità produrre delle ap- 
p pendici , le quali col regolare divaricarsi e consecutivo riu- 
9 nirsi producevano altro corpo analogo alla vescica da cui 
9 provenivano ». 

e Ho notato di più che, alla base di molte di codeste ve- 
9 sciche vi si trova un corpo sferoidale, dal quale come da centro 
» si partono li organi di che vi tengo parola ». 

e In ogni vescica si possono di leggieri studiare due su- 
» perfide, esterna P una, interna 1' altra, una cavità, una base, . 
» P apice ed il tessuto compreso tra le due superficie. 

» La superficie esterna si vede per tre quarti curvilinea , 
» P altro quarto pare depresso, e questa depressione, a forma 
9 piramidale, ordinariamente, si estende dalla base fino quasi 



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666 

» all' estremo appuntito dall' organo, ove osto riprende la for* 
» ma curvilinea in tutto l'ambilo della sua circonferenza. 
»- L'area occupata da questa depressi o»*- è limitata dai tes- 
» solo interstiziale dell'organo, ir q uale pare non ai prolunghi 

* nello 1 spazio in ditcorso. Una membranella liscia, cbe io ri- 
, » tengo continuatone del sareolemma, copre la superficie esterna 

» che esaminiamo, ed èssa pars formare da sola V elemento 
» istologico della depressione innanzi ricordata. Sulla sua su- 
» perfide si vedono freq*ueh temente residui di' strie tras verse, 
9 nonché degli eeilismmi filamenti 1 fatti a fcìg-zag che ai di« 
» réfcbero di natura nervosa. Da Questa; superficie si vedono 
»' eziandio sorgere, qualche vòlta , delle appendici le quali si 
» allungano talmente da invadere il dominio delle vesciche vicine, 
» coRe quali pare entrino in relazione. Qualche volta si direbbe 
» che le strie trasverse sono, esclusivamente formate da cotesto 
»- appendici ». 

» La superficie interna si presenta tomentosa, nonché dis- 

* seminata di puntieini rossastri che sembrano dovuti alla 
» tessitura propria dell'organo* La cavità della vescica è *m- 
» buti forme ed è ripiana da una materia eremosa formata da 
» numerose, granulazioni elementari. , ' 

» La base prima di aderire al corpo da cui si parte ,' offra 
» un collétto più o meno pronunziato, e T apice, come, ho detto 
» piti sopra, finisce in punta, ed ora è Ubero d' aderenze, ora 
» lo si vede formato di barbe ohe si fanne causa della produ- 
» zione di nuove vesciche. 

» L'organizzazione del tessuto «om preso fra le due superficie, 
» non si può studiare sensa studiare contemporaneamente il 

* punto da cui questi piccoli òrgani si partano» E, oume bo 
» detto, due cose mi è occorso vedere, cioè 1» vescica Ha il 
» suo ponto di partenza presso an corpo sferoidale* ossi vero in 
» un filamento. In entrambi i casi però, 1' organizzazione della 
» vescica e sempre la stessa, per cui si potrebbe quasi credere 
» che codesto corpo sferoidale non sia assolutamente indispen- 
» sabile. Ogni vescica infatti è formata dalla riunione di esi- 
» listimi filamenti, li quali si partono dal punto d' attacco del- 

* l'organo e vanno convergenti. a .riunirsi od incrociarsi al 
» suo apice appuntato, protetti e tenuti riuniti dalle membrane 



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Ò67 

* deli' organo. Il numero di questi filamenti , o canaletti che 
»" sf vogliano chiamare,- è varia : in alcune veaeiefo più grandi 
» io ne ho potato contare venti* in altre più piccole dieci, per 
» cui pare che il lóro numero, sia in ragione del votame del - 
» T organo. Quando V origine della vescica è U sef redetto fi- 
» lamento, codesti filamenti non sono che altrettante sue la- 
» terali dipendenze: che ee te. vescica ina per punte oV attacco 

* il corpo sferoidale , allora i suoi filamenti si vedono pene- 
» trare qoest' attimo corpo, nei cui interno pare si dispongano 

* à gomitolo, cosi còma, succede delle. capace del Bewmann 
> nel rene o dei c0rpi amidacei nel midollo spinai. Quando 

* codeste vesciche finiscono libere nel. loro estremo appuntato, 
t io ritengo ohe esse aienp impervie in questa loro estremità , 
» perchè il mestruo che si adopera non riempio la: cavità im« 

* bu tifo rote se non .fino al punto ove Anieot la depressione 
» piramidale notata sulla superficie esterna ».......,,» 

e Dai rimanente, non vogliate, credere. oh,e io m\ aia il 

* primo che si pronunzi contrario atta moderna istologia sul 
» nostre soggetto, perchè, senaa parlarvi di diversi tra gli an<- 
» tiehi, seconde i qoali i fascicoli muscolari striati sono for» 
» moti da una congerie di vesciche tra loro comunicanti , il 
» contemporaneo Leydig ha prima 4sl me riconosciuto nei fascio 
» primitivo striato — una serie di elementi cellulari , : delle 
t> cavità allungate che si formano col rimuafnmfiuta della so- 
li stanza contrattile le quali sano, a suo avviso, circondate 

* da unq particolare membrana ••*- (Virchow, Patologia ceU 
d lutare, pag. 40*41 ) ; nella stessa guisa ohe il Bottone r , il 
» Weber, ed il Virchow hanno notato qualche ooaa d' identico 
» nello stato patologico del fascio ». 

Noi abbiamo creduta utile di riportare testuaUtteote questa 
parte delle osservazioni del dott. Pisano , affinchè il lettore 
possa di per sé stesso giudicarne l' importanza e accordare* loro 
la fede che meritano. 

Noi non possiamo né vogliamo sollevare dubbj sulla esi- 
stenza delie forme descritte, per quanto possano parerei sor- 
prendenti nei loro minuti particolare D'altronde la buona fede 
e la serietà degli stndj appajon manifeste dalla esposizione 
stessa che egli ne fa. 



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M8 

Solamente ci permetteremo di osservare eh* l' opera sua 
avrebbe «acquietato maggior valere ee l' avesse corredata di fi- 
gure, e te avesse indicato i messi d'ingrandimento adoperati, 
le misure prese, e sepratvtto i processi e i reattivi impiegati 
nelle sue preparasieni. 

•17.* Sommer. Nuova teoria dal $onno. 

Per I* Autore il sonno non è altro che una ossigenasene 
dell'organiamo. Appoggiandosi alle esperienze di Voit e Pet- 
tenkofer, da eoi risalta che la quantità dell' acido carbonico 
esalato durante il giorno è maggiore di quella della notte, egli 
avrebbe pensato che il sangue ed In genere tutti gli elementi 
anatomici trattengono e accumulano dorante il sonno l'ossi* 
geno inspirato, per restituirlo poi durante la veglia , quando 
ha luogo cioè il lavoro muscolare e nervoso. 

Impoverendosi col lavoro la quantità di ossigeno necessaria 
negli organi per mantenerne l'attività, ne consegue il sonno. 
L' organismo addormentato va man mano provvedendosi di 
nuovo ossigeno coli' intermesso della respirasene, ne consuma 
pochissimo in calorifica sione e in esalazione d' acido carbonico, 
finché rifatta la necessaria provvisione d'ossigeno, gli organi 
sono capaci di ripigliarsi le loro funzioni. Il riposo produce ef- 
fetti analoghi al sonno. 

Dovremo però aggiungere a questo generale concetto del 
Sommer che l' invito al sonno procede anche dalla cessasione 
o diminuzione degli eccitamenti speciali a ciuscun organo, dallo 
stato di calma o di moderata funsione delle viscere special- 
mente incaricate della vita vegetativa, e dalla normale costi- 
tuzione del sangue non alterata dalla presenza di particolari 
eccitanti chimici. ( Dall' Annuario Scientifico ed Industriale ; 
1870 ). 

18.° Albini. Il potere elettromotore dei nervi. 

L'Autore ha riconosciuto che i nervi di rana disseccati con- 
servano il loro potere elettromotore. 

Ecco come egli ha proceduto. Egli fa asciugare i nervi recisi 



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669 
d' una raua mediante rapida «vaporazione esponendoli su carta 
bibula all' aria. Li tiene quindi chiusi per otto giorni in un' 
vasetto a tappo smerigliato ; rimessi poi neU' acqua distillata 
fredda, riacquistano le loro proprietà nervee , e messi sui cu- 
scinetti del galvanometro danno una deviazione dell'ago, più 
debole, ma nei senso stesso come i freschi. 

Questo potere elettromotore però così ristabilito non dura 
che da 6 a 8 minuti per ispegnersi per sempre. Talora vide 
conservata questa proprietà anche in nervi disseccati da oltre 
un mjpe (Ibid.). 

:.*••■. • • • 

19.° Belli*!. L'acido dello stomaco. . ' „ 

(Balle sue ricerche 1' Autore crede di potere conchiudere 
eh* -tei succo gastrico vi esiste certo dell'acido cloridrico, libero 
e ohe esso è non solo un prodotto di secrezione, ma che deriva 
anche dalla decomposizione dei cloruri alcalini che succede 
nella cavità- dello stomaco in grazia dell' azione sudi essi eser- 
citata dall'acido lattico,. e da altri acidi pervenuti nello sto- 
maco : il prof. Bellini crede poi che 1' acido esista tutto affatto 
libero, e con tutte le sue proprietà di acido, e non combinato 
alla pepsina, come crede Sehiff (Ibid.). 

20° Fritzsch e Hltzig. Della eccitazione elettrica del cervello. 
( « Archiv. f. Ànat. Phys. und Wiss. Med. » v. Reichert 
und Du Bois-Reymond. 1870, Heft. III. 

Intanto che la localizzazione delle funzioni affidate all' ence- 
falo va prendendo nella scienza, checché se ne dica, posto e ca- 
rattere di teoria dimostrata dai fatti, può tornare opportuna 
la conoscenza di alcuni risultati a cui sono giunti gli Autori 
della Memoria succitata. (Il chiarissimo prof. Sehiff sta ora 
occupandosi sotto altre viste dello stesso argomento : ma la 
delicatezza non ci permette di pubblicare quanto egli si com- 
piacque cortesemente di farci vedere. Aspetteremo che egli 
stesso ne annunci i corollarii delle sue esperienze, le quali po- 
tranno forse avere qualche rapporto con quelli di questi due 
Autori ). 



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670 

Essi hanno creduto poter cooch rodere dalie loro esperienza 
elle una parte delta convessità del cervello è mi otri ce (nel senso 
adoperato da Seni ff), un'altra parte non è motrice. La parte 
motrice si troverebbe, parlando in gsaerale* più verso t'amati, 
H non motrice verso I* indietro. — Mediante l' eccitamento 
elettrico della parte motrice si ottengono conirarioai moleco- 
lari combinate nella metà opposta del corpo. — Queste con- 
trazioni muscolari si possono localizzare in determinati ..e ri- 
stretti gruppi di muscoli,' servendosi di una 'debolissima Cor- 
reli te elettrica. . *►. 

In seguito per facilitare la ripetizione delle loro esperienze, 
gli Autori somministrano dati etatti tutta ubicazione dai par- 
ticolari centri motori, attenendosi alla nomenclatura di Owen. 

Il centro pei muscoli della naca ai trova nel jnezao «Alla 
circonvoluzione premontale, là dova, la superficie di quanta .pauadu 
a discendere rapidamente in basto» Il limita esterno éel Giro 
péatfrontale accoglie in corrispondenza del tarmine della scis- 
sura frontale il centro per gli estensori e adduttori deli' arto 
anteriore; Alquanto ali* indietro e vicino alla scissura coronale 
stanno i centri presiedenti alla flessione e rotazione del L'arto. 
11 punto motore per 1* arto posteriore ai trova pure nel Giro 
postfrontale, ma più verso la liaea ràediaoa di qnello per l'arto 
anteriore e alquanto più indietro. La detta località sorpassa 
frequentemente in estensione i 5 centimetri, e si estenda dalla 
piega posta ai disòpra della scissura di Silvio .all' avanti e in 
basso. 

Gli Autori considerano come cosa indubbiamente dimostrata 
e che si può riprodurre ad ogni istante, la. facoltà elle hanno 
anche i tèssuti nervosi centrali di rispondere tatto agli ecci- 
tamenti con mia reation* che si traduce in fenomeni : motorii. 
Coti per loro è un fatto ae&rfcanat» the una porzione conoide- 
revole delle masse nervose componenti gli emisferi cerebrali, si 
può dire quasi una metà, sta in immediato rapporto eoi mo- 
vimenti muscolari, mentrechè un'altra parie non -ha, niente a 
che fare con essi, almeno in modo diretto. 

In tanta etti hanno pausato a un altro modo di risolvere il 
quesito intorno al significato di alcune parti della sostanza 
corticale del cervello ; cioè estirpare una porzione circoscritta 
ed esattamente conosciuta di essa sostanza. 



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m- 

-Oue calli furoao operati dagli autori, ohe esportarono , al- 
l'uno piccola poriione di sostanza cortiqaie, grossa tome una 
lenticchia nella località più sopra indicata, all' altro una por- 
steae di. detta sostanza oeHo etano sjfooj ma «n polivi grossa 

Entrambi i soggetti sperimentati mostrarono immediata- 
mente .dopo l'operazione, eseguita durante la narcosi morfinica, 
.alquanta debolezza generale, che tosto scomparve. Ma dopo si 
notò in breve quanto segue ; • 

li. Nel correre gli animali appoggiano I* arto destro ante- 
riore io un modo abnorme, ora più verso il lato interno, ora 
più verso T esterno di quello che V altro piede, e sdrucciolano 
con questo érto, mai coli' altro, facilmente verso t'esterno, 
cosicché cadono a terra» 

Nessun movimento mane*, però l'animale, tira a se l'arto 
destro alquanto più debolmente* 

&° Nella stazione fenomeni affatto simili; ecce ttochè *i nota 
che il piede si appoggia • sul .dorso, invece che sulla suola, senza 
che t' animale se ne accorga. 

3«* Neh sedersi sul treno posteriore, quando entrambi i 
piedi • anteriori sotto a terra, la gamba destra sdrucciola a poco 
a poco verso i'. esterno* fioche il*. cane pende tutto dal U Lo 
destro. 

Finalmente gli Autori chiudono la loro Memoria con questa 
rimarchevolissima sentenza. 

« Dall' insieme delle nostre ricerche emerge che lo spirito non 
» è già, come Flourens e dopo lui i più opinarono, un mqdo di . 
» funzione totale del complesso del cervello, la cui manifesta- 
» zione si può ben abolire in totalità con mezzi meccanici , e 
» non nelle singole sue parti ; .ma invece le funzioni spiri- 
» tuali, «Icone certamente, probabilmente tutte, vuoi per en-. 
> trare a far parte della materia, vuoi per procedere d»,essa, 
• » abbisognano di centri circoscritti della corteccia del cer-. 
9 vello .». • . 

1 fatti esposti dagli Autori non si possono negare, ma le 
spiegazioni loro non si debbono accogliere che sotto le più 
grandi riserve. Il numero, di fatti analoghi è ancora troppo 
ristretto per servire di base a idee tanto sovversive. 

Noi et limitiamo a prender- atto della loro conclusione fina lo 



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072 

come segno del movimento scientìfico ohe va manifestando»! in 

fatto di funiioni cerebrali. ' 

21.* Parkes e WotLowK». Effetti dell 9 alcool cui corpo umano. 

Lo e Sperimentale » (fase. 3 ♦, 1H67 ) riporta un tanto di 
questo lavoro che si trova ne! e Medicai Times and Gaiette », 
23 loglio 1870. 

Gli Autori esperimentarono sopra un soldato sano ed intel- 
ligente, nell* età di 38 anni, di altessa media e di medio peso, 
\\ quale per otto giorni fu sottoposto ad una dieta semplice 
e nutritiva con sola bevanda acquosa. Negli altri sei giorni 
successivi, la dieta essendo la stessa, l f individuo prese alcool, 
il primo giorno un'oncia, il secondo due, poi quattro, sei, otto 
oncie. Di poi egli beve per altrettanti giorni aequa soltanto. 
Per tre giorni successivi prese dodici oncie di acquavite al giorno 
(eguale a sei di alcool assoluto), e finalmente per altri tre 
giorni acqua di nuovo. 

Quale fu il risultato 1 Unico effètto sensibile fu quello di 
aumentare il numero delle pulsasioni cardiache di 13 per cento, 
e d'aumentare l'appetito quando l'alcool era dato a dosi basse, 
di toglierlo a dosi alte. Del resto nulla di notevole nelle escre- 
sioni. 

22.° Schvf. . Studi culla bile e cui cucco delle glandolo di 
Brunncr. ( e Archi v , fttr die gesammte Physiologie voi! 
Pflucger » ; voi. HI, pag. 198 ). 

Schiff aveva già annunciato che la quantità di bile secreta 
Tiene a scemare , quando si faccia fluire il liquido fuori del- 
l' organismo. Aumenta poi, e in brevi istanti (12 a 15 minuti) 
se si fa rientrare la bile nell'intestino. La bile assorbita dal- • 
1* intestino sarebbe dunque un materiale con cui si riforma la 
bile nel fegato. 

Era a sapersi se obbligando la bile assorbita nell* inteatino 
ad attraversare non più il sistema della vena porta, ma quello 
della grande circolasione, vi sarebbe itterizia. L'Autore à questo 
fine ha stretto gradatamente con un laccio la vena porta nei 



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673 
cani, fino a intercettarne via circolazione. Li trovò itterici ; ma 
lo stato d'itterizia, accusato dal colore dfcile urine, scomparve 
tre settimane dopo V operazione. La spiegaaione starebbe in ciò 
che, ristabilitasi per vie collaterali la circolazione nel fegato, 
questi vale meglio che i reni a fissare le materie coloranti 
della bile. 

* L' Autore quindi volle vedere se incettando per una fistola 
duodenale degli «cidi biliari, si avrebbe un aumento sulla se- 
crezione del fegato. E ciò diffatti avvenne : e lo stesso risul- 
tato pure ottenne injettando i componenti la bile nel cellulare 
sottocutaneo, nelle vene, e nello* stomaco. , 

Pareva che il fenomeno si potesse spiegare con un rallen- 
tamento del polso prodotto dall' azione degli acidi biliari sul 
cuore. Ma la spiegazione non regge, perchè l'Autore osserva 
che la chiusura o T apertura delle fistole biliari non influiscono 
sulla rapidità della circolazione ; e d' altronde rallentando il 
circolo con qualche narcotico adattato, non si ha aumento nella 
secrezione biliare. 

Dalle ricerche poi dello Schiff risulterebbe che il succo dato 
dalle gianduia di Brunner, mescolandosi al succo gastrico, toglie 
a quest'ultimo il suo potere digerente. Ciò non toglie che anche 
la bile non contribuisca a questo fatto fisiològico. 

23.' Visconti. La cellula semovente nei tessuti normali e pa- 
tologici. Milano , 1871 ; tip. Ree h ledei ; 1 voi. in-8.° di 
pag. 175 con XXVIII tavole. 

Nella via in cui si. sono messi gli studj istologici , quella 
cioè d'indagare, grazie ai forti mezzi d* ingrandimento ora 
raggiunti, l' intima e più remota tessitura degli elementi ana- 
tomici e di determinare , grazie ai mezzi e congegni perfezio- 
nati annessi al microscopio, il modo di vivere di questi stéssi 
elementi, il lavoro di cui parliamo è destinato a fissare la ge- 
nerale attenzione. 

Anche lo spirito il piò pregiudicato deve necessariamente 
arrestarsi dubbioso nell'impresa di criticare quest'opera, poiché» 
in essa non si tratta di teorie o d'induzione; si tratta di fatti. 
In essa si comprende una gran mole di fatti a cui dov re obesi, 

Annali. Voi. CCXVI * 43 



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t374 

al caso, contrapporre un'ugual male di falli. Questo libro è 
il frutto e 1' esposizione di un. incito numero d|% ricerche, pa- 
zjenteoMnte contavate per anni, e registrate (ftUa, scrupo- 
losa esattezza «he distingue il suo coscienziosa antere., Non è 
una scoperta, ma. ne è il consolidamento. La scoperta è di 
Recklingausen : egli vide muoverei gli elementi cellulari del 
connettivo, e dopo lui altri, e Ira questi Jtiibne e BJzzqzero. 
Corse, subite alla «ente degli osservatori l'importanza ohe po- 
tevano avere questi movimenti sulla normalità, o meno, delle 
lunsiofli i restava, però sempre a vedersi in quali tessuti tali 
cellule si presentassero. . • . 

A simili quesiti si ò proposto di rispondere, il Viscontee pre- 
correndo i risultati del suo lih.ro, egli stesso ce ne espone, sin 
da. principilo. (Pi- 7 ) la sintesi, i II eorpuftoulo. semovente di 
, » Eec1(linghauseAs corrispondente alla sfera di segmentazione 
9 di Kòliiker. alla cellula embrionale di Schultze, alla sostanza 

9 germinativa di Beale, è pare per me la cellula tipo., V ele- 
* mento primordiale, è per me l' origine il' ogni tessuto , la 
» cellula cfce, subite speculi modificazioni ma pur restando se- 
» movente, disimpegna le piti importanti frazioni dell' or ga- 
» nismo i. • 

Non v' è. chi non senta la gravità di un tale asserto ; ma, 

10 ripetiamo , si tratta di fatti , e noi ci guarderemo bene dal 
contestarli, e neppure dall'affermarae l'esistenza. Solamente di- 
remo che essi meritane la piùj grande considerazione, e che, 
data pur anche qualche illusione dei sensi, e la conseguente 
mina di qualche accessorio, l'edificio rimarrà ferino nelle sue 
parti principali* a segnare un passo nel progresso delia scienza. 

Noi ci limitiamo, pertanto a . darà, semplicemente .un sunAo 
del lavoro. V 

— Le cellule semoventi sono formate sempre di un nucleo 
e di un protoplasma, il. cui carattere più sa Uè Q te è 1& con trai- 
ti l ita. Per ^ale contrattilità U casula pu& mu&VjersàinsUQ~più 
o meno lentamente o rapidamente, e può emigrare eambiando 
forma all' occorrenza per passare a traverso le maglie dei tes- 
suti. 

-r- H protoplasma di tali cellule consta di due diverse, sostanze 
intimamente iutreceiat* fra. foro., una ialina* t' altra graautosa. 



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075 
Il dott. Rovida ( « Annali Univ. di Med. », 1887, e « Mor- 
gagni », 1869), ammetterebbe òhe sonò amenti ae di materia 
albuminoide. Il dott. De Giovanni { « Rendiconti del R. Isti- 
tuto Lombardo », 1870), erede che la sostanza j ali ha sia mie- 
lina. ' \ ' ' 

— Il carattere essenziale dei movimenti cellulari è riassunto 
in questa sentenza. La cellula cambia di forma peróne si contrae, 
e si muove perchè cambia' di forma. 

•w La cellula semovente si riscontra in tutti i tessuti. 
— »- fi movimento amiboide di "essa può durare per • ore e 
giorni ( perfino 30) dopo la estrazione dal corpo.- 

— La contrattilità della cellula non è un fenomeno secon- 
dario dipendente dà azioni e reazioni delle sue- sostanze nel 

* nuovo ambiente in cui vengono collocate. Essa appartiene alla 
vita e si manifesta nelle condizioni normali dei tessuti. L'Au- 
tore vide contrarsi i leucociti intanto che scorrevano nei ca- 
pillari. ' 

— Ogni cellula semovente ò originata dalla moltiplicazione 
delle cellule vitelline, la quale continua neil' adulto. Sono cel- 
lule embrionali. > 

E questo è uno dei punti salienti del lavoro dell' Autore. 

•— Essendo contrattili anche gli elementi cellulari di vàrie 
neoformazioni patologiche, ciò lascia sospettare che queste ab- 
biano origine da' cellule semoventi. 

-r- Le cellule fìsse del connettivo possono tramutarsi in se- 
moventi sotto l'azione di speciali irritanti. 

— Le cellule embrionali contrattili per successive trasfor- 
mazióni si tramutano in cellule a perfetto sviluppo ,' così che 

: tatti gli elementi cellulari dell' organismo, fatta astrazione dei 
gradi di passaggio, si possono dividere in cellule embrionali 
( formatrici ), ed in cellule formate. Queste sono cellule em- 
brionali a perfetto sviluppo, e quindi ancora- contrattili, semo- 
venti ; ma procedendo oltre, si trasformano, perdono i loro 
caratteri embrionali, si fanno fitte, per tornare semoventi for- 
matrici in certi casi patologici. 

— In alcuni tessuti la sostanza interstiziale non è in quella 
proporzione che fu creduta finora; e parte di essa, invece di 
essere sostanza amorfa , è sostanza formata di elementi cel- 
lulari. 



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676 

— Talvolta una sostanza di una natura speciale , coma la 
guaina midollare delle fibre nervose, costituisce una sostanza 
extra-cellulare dotata di grande mobilità. 

— Alcune volte, la sostanza extra-cellulare o fors' anche 
interstiziale è fatta da particelle mobili (forse contrattili) e 
disposte talora a fibrille para Ielle, come è quella delle fibre mu- 
scolari striate* 

Premesse queste generalità, V Autore entra a parlare della 
cellula semovente studiata in ciascun tessuto particolare , o 
almeno nei più importanti tessuti, e incomincia dal tessuto 
connettivo , che in questi ultimi tempi ha acquistato sotto 
nuovi aspetti tanto valore nella nutrizione degli organi. 

Pone a fronte le due principali teorie vigenti su questo tes- 
. suto, quella di Virchow ( rete di canalicoli formati dagli stessi 
corpuscoli del connettivo anastomizzati ) e quella di Beale (ne- 
gata la rete di Virchow, il connettivo risulta di corpuscoli la 
cui sostanza , germinativa , trapassa insensibilmente nella so- 
stanza, formata, che li circonda). 

Ci racconta in seguito che Recklinghausen, 1862, scopre la 
rete dei canaletti, senza membrana, destinati al passaggio dei 
succhi, e in essi trova i corpuscoli immobili , ed anche i se- 
. moventi. Quest' ultimo fatto viene confermato da Kuhne e dal 
Bizze zero , ebe descrive quattro forme di tali cellule semo- 
venti. 

— Nel tessuto del cordone ómbeilicale ( gelatina di Whar- 
too ) P Autore vide assai abbondanti gli elementi cellulari, fra 
cui non mancano i semoventi. 

•~- Questi elementi li ha riscontrati nel connettivo dei feti, 
e cosi in quello degli adulti, in qualunque organo dove si trovi ) 
connettivo, e così nel derma, tessuto sottocutaneo, sierose, mu- 
cose, meningi, retina, coroide, tonache vascolari, tendini. 

— Nel tessuto adiposo ha trovate le cellule adipose contrat- 
tili. Esse sono formate di due parti distinte, una trasparente, 
granulosa y mobile, l'altra formata d'adipe, giallognola, im- 
mobile. 

— Nel tessuto cartilagineo, osseo, neUa cornea, l'Autore ha 
confermato ciò ohe Bizzozero e Recklinghausen avevano veduto 
in fatto di cellule semoventi, e ha quindi aggiunti nuovi ma- 



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677 
teriali per mantenere P identità di questi tessuti col connet- 
tivo. 

— Per l'Autore la fibra muscolare liscia non è che una 
cellula embrionale allungata, e il cui' protoplasma si è mante- 
nuto contrattile. La moltiplicazione di tali cellule continua at- 
tivamente durante la vita, come ne danno esempio V utero ge- 
stante, e certi prodotti morbosi ( miomi di Virchow ). 

— La fibra muscolare striata è per l'Autore ben altra cosa 
da ciò che oggidì si ritiene. Egli ne affida la potenza contrat- 
tile, non già alla fibrilla, ma a vere cellule contrattili. ' 

— La sostanza che costituisce le fibrille ( parti chiare e 
parti oscure o sarcous elements di Bowman , considerati que- 
sti ultimi da Brùcke come gruppi di' elementi birifrangenti , 
detti disdiacjlaati ) è considerata dall' Autore ( Nota a p. 55 ) - 
come una sostanza extracellulare od anche intercellulare mo- 
bile. 

— Le striature rfon sono 1* attributo esclusivo delle fibre 
muscolari striate. Esse si osservano in altri elementi anatomici. 
Esse dipendono dal modo di appostarsi delle molecole o corpu- 
scoli chiari e scuri componenti le fibrille, molecole che sono in 
moto continuo nelle fibre in atto di contrarsi. In tal caso veg- 
gonsi le strie disposte trasversalmente o longitudinalmente cani' 
biare ad un tratto la loro disposizione per diventare longitu- . 
dinali o trasversali, ovverò per perdere ogni aspetto striato. E 
le parti oscure si fanno chiare, e viceversa. * • 

_ - — Ma sono le cellule contrattili quelle che formano la 
massa principale della fibra muscolare. I loro movimenti nel- 
l'interno della fibra sono manifesti. 

— Quanto più la fibra muscolare è povera dei corpuscoli' 
(parti chiare e scure delle fibrille), tanto più visibili ne sono, 
le cellule contrattili. Queste, facendo dei movimenti di trasla- 
zione- entro la fibra, passano, sopra ai corpuscoli facendoli così 
scomparire. 

— Nelle fibre muscolari, sprovviste di corpuscoli , allorché 
succede la contrazione si vede un movimento vermicolare di 
tutta la massa; ed un altro fenomeno pur degno della mas- 
sima considera zion e si è quello di veder sbucciare ai lati della 
fibra, quanto è lunga o solo per una parte, porzioni più o 



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678 

meno grandi di cellule contrattili , ed il ritirarsi più o meno 
completamente di queste porzioni, quando la fibra torna ad al- 
lungarsi. 

— Le fibrille muscolari di Kòlliker , di Leydig e di Wei- 
smann, i dischi di Bowman, il campo a mosaico di Gohnbein, 
sono prodotti artificiali. I corpuscoli che sembrano formarle 
sono liberi, e si dispongono a casaccio alla periferia della fibra in 
serie (strie) trasversali o longitudinali* Le cellule si «muovono 
fra i corpuscoli, i quali pure godono di uà movimento oscil- 
latorio. 

Poi V Autore si diffonde a parlare della genesi della fibra 
muscolare, in cui primeggia V idea di considerare la fibra sic- 
come un ammasso di cellule semoventi , a cui la fibra stessa 
deve la sua contrattilità, non che la sua origine primordiale, 
e il suo stesso accrescimento por moltiplicazione delle cellule 
costituenti. 

Noi lascieremo al tempo la convalidazione di tante e cosi 
gravi sentenze, e lascieremo pure che nuovi studj stabiliscano 
quanto siavi di vero dei risultati delle osservazioni del Krause 
citate in questa Rivista, e come essi possano accordarsi colle 
idee del Visconti. Riassumeremo piuttosto quanto ci dice del 
tessuto nervoso. 

— La cellula semovente, la quale nel tessuto muscolare 
costituisce la potenza contrattile-, prende un'altra posizione, 
nel sistema nervoso, e diventa V organo delle sensazioni. 

— Il cilindro dell' asse , prodotto artificiale per Leydig , 
formato da strati concentrici attraversati da tubi! li per Stillrog, 
costituito da una pila di dischi per Grandey , striato in ogni 
sepso per Frommanh, formato da una sostanza molle, elastica, 
granulosa, omogenea per la maggior parte degli istologi , ri- 
sulta per V Autore costituito da cellule semoventi, ammanate 
irregolarmente nel tubo nervoso, o disposte in serie una dopo 
V altra. 

— Il movimento di queste cellule dà luogo a cambiamenti 
nella loro forma e posizione , tanto da produrre la laricosità 
solita a vedersi nei tubi nervosi. 

— Gli elementi cellulari del cilindro sono di tale delica- 
tezza, che prestissimo si alterano, ed assai difficilmente si pos- 
sono vedere nel cadavere. 



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(579 

— La guaina midollare penetra piti o meno fra gli ale- 
menti costituenti la parte centrale delia fibra, senza che questi 
per altro vengano separati. 

— Là mobilità di. questa sostanza midollare ( mieiina ) si 
manifesta ne* suoi cambiamenti di forma e nel suo staccarsi 
dalla fibra nervosa. 

— Uria sostanza speciale, amorfa, assai trasparente, che si 
fa fibrillare, fu Vièta dall'Autore uscire dalle pareti della fibra. 

— - Il perinervo per 1' Autore è formato di un connettivo 
delicato, costituito da una sostanza fondamentale fibrillare e 
da cellule embrionali semoventi. Il nevrilema , formato d' un 
connettivo più stipato del perinervo, ha pur esso le sUe cellule 
embrionali. 

— L' Autore ha veduto muoversi le cellule nervose e spin- 
gere fuori e ritirare fioro prolungamenti. Si muovono pure 
quelle della retina. 

— I due tessuti, muscolare e nervoso , si rassomigliano 
nella loro struttura anatomica, e nel loro modo di origine dalle 
cellule embrionali. 

Passando al tessuto vascolare, l'Autore descrive le cellule 
embrionali o semoventi che entrano a far parte delle tuniche 
vascolari. — • Questo elemento che non va confa so cogli ordi- 
nar] corpuscoli del tessuto connettivo, si trova in ognuna delle 
tre tuniche vascolari, ed assai più abbondante che. non si cre- 
derebbe. — Esso serve pur qui,- come negli altri tessuti, allo 
sviluppo del tessuto di cui è parola , ed a mantenere la sua 
integrità. 

— E così, varie neoformazioni morbose, per es. : il tuber- 
colo , hanno origine dalle cellule semoventi dei vasi capillari 
per alterata loro nutrizione. E lo stesso dicasi dei prodotti 
morbosi ( ateronia, trómbo ) che vanno producendosi attorno o 
ftntro ai grossi vasi. 

— Le cellule formatrici, risiedenti nel connettivo del derma 
e delle mucose, sono quelle die, secondo l'Autore, forniscono e 
mantengono a queste parti il lóro epitelio. Le cellule forma- 
trici, pei loro movimento amiboide e pel la proprietà che hanno 
di emigrare, si portano alla superficie delle mucóse > * sierose. 
In questo tragitto vanno trasformandosi in cellule fisse epite* 



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680 

liali, costituendo in tal modo l'epitelio a strato unico & come 
quello , per es. : del tubo intestinale e delle sierose ; ovvero , 
subendo le giovani cellule formatrici graduate trasformazioni 
prima di arrivare alla loro ultima evoluzione , formando cosi 
V epitelio stratificato. 

— Le cellule semoventi possono attraversare gli strati epi- 
teliali, e comparire libere alla loro superficie. Tali sono le cel- 
lule del muco. E cosi I' Autore spiega gti essudati purulenti , 
crupali ; e cosi anche i neoplasmi etcrologhi. 

L' Autore chiude il suo lavoro indicando i casi patologici , 
in cui le neoproduzioni hanno origine dalle cellule semoventi , 
che stanno innicchiate nei tessuti. Egli distingue tre casi : 
( a ) in cui aumentando di numero ma restando sempre fino 
alla loro morte come cellule embrionali, tendono a portarsi al- 
l' esterno (muco, pus), o rimangono fra n tessuti alquanto mo- 
dificati ( forse tutte le neoformazioni a cellule linfoidi , nodi 
leucemici, tubercolo, in parte il sifiloma, il sarcoma ed il can- 
cro ) ; (b) in cui aumentando di numero, in parte terminano 
la loro vita come cellule formatrici ed in parte trasformansi 
negli elementi proprj della neoformazione ( tessuto di granu- 
lazione, piaghe in genere, in cui le cellule embrionali compajono 
alla loro superfìcie sotto forma di pus ) ; ( e ) in cui aumentando 
di numero si trasformano quasi tutte negli elementi proprj 
della neoformazione ( neoformazioni costituite da elementi più 
o meno identici ai tessuti normali,. trombo organizzato, fibroma, 
condroma, osteoma, ecc. ; — ed in parte il sifiloma, il sarcoma, 
il cancro ). 

Se i fatti esposti dall' Autore verranno confermati e accet- 
tati nella scienza, sotto quale nuovo e meraviglioso aspetto non 
ci si presenterà l' intima vita dei tessuti , sia nello stato nor- 
male, sia ne' casi di malattia ! Si sapeva che i tessuti sono 
attraversati da torrenti di liquidi nei quali a precipizio coi- 
rono milioni di cellule, il cui moto man mano si rallenta nei 
minimi yasi arteriosi per rimettersi alla corsa nei susseguenti 
venosi. Oli antichi indovinarono i vasa serosa , e i moderni 
videro le reti canalicolate che , troppo ristrette per le cellule 
sanguigne , lasciano però passare i succhi . nutrizii. Ora non 
basta : che il movimento non si ferma alle sponde , e nel!* in- 



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681 
terno dei tehitofii bagolati ferve uh . generala formicolio di 
cellule in continuo moto, fisse in posto alcun*, altre emigranti, 
tutte in via di trasformazione per' uno scambio senza posa di 
materiali chimici! La mente può a stento abbracciare juest,o 
grande spettacolo delle infinite attività, infinitamente variate, 
nel cui accordo sta la vita! 

24.° Lussana Filippo. Sui nervi del gusto. Padova , tip. Pro- 
sperini, 4870; op. di pag. 53. 

I legami {l'antica e più òhe fraterna amicizia che ci strin- 
gono all' Autore" ci impongono la più scrupolosa riserva nel 
riferirne i lavori. Le critiche nostre sarebbero sconvenienti , e 
le lodi sospette; e in ogni caso di certo il cuore farebbe velo 
alla mente. Ci limitiamo pertanto a dare un sunto, e il giudi- 
zio del lavoro lo lasciamo al lettore , avvertendo soltanto f se 
pur v' è chi noi sappia, -che nello studio critico delle opere di 
questo rinomato fisiologo , devesi in ogni caso dare gran peso 
alla rigorosa onestà scientifica che egli póne in tutti i suoi 
lavori. Le induzioni, possono essere alla mercè dei critici : i 
fatti da lui citati sonò verità indiscutibili. 

Le ricerche eseguite dall' Autóre ' insieme coli* Inzani sui 
nervi del gusto, registrate in questi Annali, anno 1862 (e di 
cui fummo noi pure testi monj ), e le successive indagini fatte 
nel 1869, riportate nella « Gazzetta medica italiana per le 
Provincie Venete » , anno XII, N.° 14 , 45, 16, promossero 
alcune obbiezioni, e da varie parti. EgU è appunto con que- 
st' ultimo suo lavoro, 1870, che 1' Autore intende rispondere ai 
suoi oppositori. Riassumiamo in poche parole il nucleo delle 
obbiezioni e delle risposte. 

— Vizioli nel (e Movimento medico-chirurgico » , Napoli 1860» 
27 dicembre) ricorda che già Bernard aveva annunciata e so- 
stenuta l' idea che la corda del timpano ( VII Pajo ) fosse nervo 
del gusto. 

L' Autore dice che egli ed Inzani parlarono a lungo di tale 
opinione del Bernard nelta loro Memoria pubblicata nel 1862 ; 
e che anzi, non che dimenticarlo, lo hanno combattuto là dove 
egli, Bernard , attribuisce tale partecipazione della corda del 



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682* 

tiro pano nel 'gitilo ad un» 411* facoltà motrice delle papille 
linguali. 

— Vulpian (negli e Archi ves de physielogie », N.° 1 e 3, 
1969 Rafferma obe le fibre della corda sono destinate alla gian- 
duia sottomascellare , e nessuna di esse si porta alla lingua ; 
e ciò desume dal fatto ebe lo strappamento del VII altera i 
filamenti nervosi che vanno a quella gianduia, e non già il 
nervo linguale del V. 

L'Autore risponde colle parole di 8chiff « quel metodo d' in- 
vestigazione ( metodo di Valter ) essere buono pei nervi che 
hanno un solo centro nutritivo, non pei nervi della lingua che 
sono in tramestati da tanti ganglj ». 

— Schiff ( nelle sue e Lecons sur la physiologie de la dige* 
stion v, 4868) conviene che la facoltà gustativa della parie 
anteriore della lingua dipende dalla corda del timpano. Sola- 
mente egli sostiene che t' impressione sensoriale cammina dalla • 
corda al ganglio genicolato, -da questo al ganglio afeno-*palatino 
per la via del nervo vidtano, per arrivare poi da questo gan- 
glie a* cervello per la via del V; oppure, anche coir in ter- . 
messo del piccolo petroso superficiale, la impressione potrebbe 
andare dal VII al V, passando pel ganglio ottico. 

L'Autore risponde in prima notando come tale andirivieni 
sia troppo artificiosa. Indi cita le esperienze istituite da altri, 
che distrassero* il ganglio . sfeaorpalatino , e videro conservato 
il gusto. È bensì vero che Schiff ne fece altrettanto , e tide 
perduto il gusto. Ma contro Schiff si obbietta eolle sue parole),» 
cioè che un fatto negativo non può servire ad appoggiare una 
conclusione negativa, appoggiata sui fatti positivi raccolti da 
quegli autori. 

È qui l'Autore si diffonde a combattere con ulteriori argo- 
menti e ragionamenti il suo avversario, che è un atleta contro 
cui bisogna presentarsi armati di tutto putito. È dunque Una 
discussione intéressante , che ora pende fra due elètte intelli- 
genze e fra due inappuntabili cercatori della verità. Nell'inte- 
resse della scienza è a desiderarsi che non facciano tregua r 
ricordando che in queste, pugile cortesi non v' ha né vinto nò 
vincitore : chi ci perde è 1' errore , chi ci guadagna è il pro- 
gresso. 



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25.° Kràuse* Sulle terminazioni de' nervi nelle gianduii. 
( e Archi v f Anatomie, phisiologie » , v. Reichert und Du 
Bois-Reymond, 1870. heft. i ). 

L' Autore ritoma sopra una Memoria già da lui pubblicata' 
nel 1863-64 sui nervi delie glandule salivari e lagrimali, nella 
quale dovette contraddire all'idea allora dominante, cioè che 
non si trovassero nervi nei piccolissimi lobuli glandolar!. Da 
quella Memoria risultava in sostanza che : 

1.° I nervi in questione sono assai numerosi anche nei fi- 
nissimi lobuli. I loro ra muscoli, in tutte le gianduia conosciute 
e probabilmente in tutti i mammìferi , portano de' gangli mi- 
croscopici, i quali non mancano anche nel pancreas. 

2.° Neil» parotide si trovano cellule manipolavi appianate, 
le quali potrebbero essere ritenute per cellule nervose. 

3° Le- fibre nervose a doppio contorno terminano nelle 
glandule della guancia del riccio con piccoli corpuscoli terminali, 
— capsule terminali. 

. 4.° Le fibre nervose pallide si applicano alla fine agli acini 
glandulari; esse finiscono forse con lamelle terminali secretorie. 

Noi abbiamo voluto ricordare queste osservazioni recenti 
del Krause, per accennare alla generale tendenza che porta og- 
gidì gli istologi verso lo studio delle terminazioni nervose , le 
quali furono già da varii accompagnate fino nelle singole cel- 
lule costituenti i tessuti- Fatti che vanno man mano più o 
meno accordandosi colle cose vedute dal nostro Inzani, sul cui 
lavoro intendiamo tornare. 

Intanto non è possibile prevedere quale scompiglio sia per 
recare nelte teorie basate sulla perfetta autonomia delle cellule 
questa ingerenza del sistema nervoso, dato che tale ingerenza sia 
generale su tutti gli elementi anatomici , e dato ( ciò importa 
principalmente ) che sia ben constatata. 

26.° Palladino. Sullo schema delle glandule di Brunner. 
( « Bullettino dell' Associazione dei naturalisti e medici per 
la mutua istruzione ». Napoli, dicembre 1870). 

L* Autore ha confermate le osservazioni di Puky Akos e 



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684 

Schierarne!*, ì quali hanno trovato che le gianduia mucipare 
della bocca e quelle di Brunner, non sono già acinose, ma ta- 
bulari. Poi r Autore occupandosi dei due caratteri proprii delle 
gianduia acinose, cioè : ramificatone arborescente di un unico 
dotto escretore, e dilatazione vescicolare terminale , riconosce 
che non è facile assegnare uà posto alle gianduia di Brunner, 
e avvisa che il lavoro sulle gianduia in genere sarebbe a ri* 
farsi da capo, per stabilirne una più giudiziosa distinzione. 



Avvisa eli eeneorsa* 

La Deputazione Provinciale di Parma 



i 



n esecuzione della deliberazione fatta dal Consiglio Provin- 
ciale addi 27 ottobre 1870. 
Notifica : 

Essere aperto il concorso al posto di Direttore-Medico del 
Manicomio da stabilirsi in Colorno a carico di questa Pro- 
vincia. 

Ta^ ufficio sarà retribuito coli' annuo stipendio di L. 5000, 
oltre air alloggio nello Stabilimento. 

I concorrenti debbono provare di avere fatti gli «tildi re- 
golari di medicina, non che studi speciali sulle malattie men- 
tali , e di avere prestati servigi non brevi come Direttore , o 
come medico alienista in un Manicomio. 

I titoli relativi dovranno essere presentati alla Segreteria 
della Deputazione Provinciale entro e non più tardi del giorno 
31 agosto 1871, in cui resta chiuso il concorso definitivamente. 

Parma, 28 giugno 1870. 

Per la Deputazione Provinciale 

11 Prefetto Presidente 

Veglio. 



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685 



I IV D I € fi 

DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 



§ 1 • Memorie ed 0**ei>T»zloni originali. 



R 



ossi. Il Pio Istituto di Santa Corona in Milano . pag, 3 

Fumagalli. Sulle difformità congenite delle dita. Cenni ed 

osservazioni * 305 

Gamba. La sezione medica femminile nell' Ospitale Civile 

di Brescia nell'anno 1870. Note statistico-cliniche . » 225 

Grancini. La vaccinazione animale in Milano nel 1870. 
Secondo Rendiconto del Comitato milanese di vaccina- 
zione animale . » V7 

Mante a azza. Ricerche sperimentali sulP origine della fi- 
brina e sulla causa della coagulazione del sangue » 73 

Monte*erdi. L' atropina, la morfina , il curaro e f ammo- 
niaca, injettati sotto la pelle nella cura di varie for- 
me morjbose ............. » 495 

Moretti. Invagina mento intestinale. Nota ed osservazioni » 542 

Pasquali. Intorno alcune malattie della infanzia e della 

fanciullezza. Commentario IX. Bronchite •. . . • » 449 

Porro. Sopra un caso singolarissimo di patologia embrio- 
logica. — Lettera al dott. cav. M. De Cristoforis » 317 

Strina. Casi di pellagra curata col metodo Lombroso in 

Tornaco » 559 

Tigri. Sulle anomalie e sulle malattie del cervello e parti 
annesse, come causa prossima della alienazione men- 
tale ; resultanze degli studj anatomici eseguiti nel 
corso di 20 anni, pubblicate per guida del Dissettore 
di queste necroscopie » 523 

§ 9. Analisi M Opere, MMertosUml, , 
Atti M Accademie* eee. 



Annuario delle scienze mediche. — Riassunto delle più 
importanti pubblicazioni dell' anno per i dottori P. 

Scbivardi e G. Pini. — Estratto » 416 

Vitali. Sinossi dell' urina umana per V uso speciale dei 
medici e dei farmacisti . . » 418 



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$86 

Lombroso. Anatema y t oteg ica àtton pelfogra . pa». ivi 
Charcot e Bouchard. Nuove ricerche sulla patogenesi 

dell* emorragia cerebrale ...» 419 

Verga e Biffi. Ulteriori ricerche sulla tubercolósi - » 420 

Lusaana. Fisiologia degli istinti » 421 

Donders. Sulle anomalie della accomodazione e della re- . 
frazione degli occhi con un saggio preliminare sulla 

diottrica fisiologica • * ivi 

Rosanelli. Manuale di patologia generale . ...» 422 
Caloiro. Il plessimetro e lo stetoscopio * • . ... » 423 
Maggiorana Ragguaglio di un secondo triennio di cli- 
nica medica nella R. Università di Palermo . . » 425 
Valsuani. La cachessia puerperale raccolta nella clinica 

ginecologica dell'Ospedale Maggiore di Milano . » 427 
Lussana. Della colesterina nella migliare . . -. . » 428 
Verardinj. Studi monografo-ciinici intorno rematocela 

peri e retro-uterino » 429 

Rheindorf. Compendio di ottalmologia per gli studenti 

e medici pratici « ...» 431 

Albini. Gli opistobiefari , » ivi 

Tommasi. Memorie di terapia generale » 433 

Bellini. Trattatello di economia domestica per uso delle 

famiglie 4 » 434 

Annuario scientifico ed industriale fondato dall' editore 
della Biblioteca utile sotto la direzione di Francesco 
Crispigni e Luigi Trevellini. Anno settimo. Parte ì.* — 

Estratto . . * » 187 , 436 

Ferrini. Il male delle montagne e la teoria meccanica 

del calore ...» ivi 

Pelloggio. Nuovo metodo per scoprire traccie minime 

di iodio allo staio di ioduro » 195 

Dubrunfaut. Dell' ozono . . . . . . . . . . » 196 

Loew. Formazione dell' ozono nella combustione rapida » ivi 
Pollacci. Metodo atto a somministrare il puro cloruro 

ferrico manganoso » 197 

Pavesi. Sulla determinazione, dell' acido nitrico mediante 
la sua trasformazione in ammoniaca , e sulla quan- 
tità di acido nitrico delle acque di alcuni pozzi di 

Milano ...» 197 

Lie$io. La fermentaziome alcooHca . . .' . . » 202 

Hesse. Basi QFgMioJie dati 9 oppia . ... . . . 1 209 

Targioni-Tozzetti. Sui vermi . . ' » 210 

Idem. Elementi morfologici dei vertebrati . . . . » 217 
Rai*ge. Azione del curaro . ... ^ ; ...» 436 
Wiesiner. I*a pompa stomacale ....«..» 437 

Rovipa. Cilindri dell' orina ...» 439 

D' Antona e BizzozEtto. Studj sulla infiammazione . » 440 



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687 

VeraiIuini. Della salicina . . ; ' . '. ; . .-♦ . . pag 442 
Trattamento dei bubboni coli* aspirazione del pus , t 443 
Argento. Studi sulla pelvi .......;..» 444 

Db Bel in a. Trasfusione del sangue . . , ' . . . » ivi 

Fort. Innesto epidermico . » 445 

Paoli e Camerini. Offesa degli oc&hi dal petrolio . » 446 
Pubblico anaffiamento con 6ali ^ • . . . . . . » ivi 

Avviso di con cor» . . .... ..... . . . . » 448 

Caravaggio. L' Amministrazione degli spedali riuniti di 
Siena. Monografia. — Analisi bibliografica .del dott. R 

Griffini . . . • . t:562 

Deputazione Provinciale di Parma. Avviso di concorso » 684 

Lemoigne. II linguaggio degli animali » 448 

Lussana. Manuale pratico di fisiologia ad uso dei me- 
dici •. » 447 

Oppolzer. Lesioni sulla patologìa speciale e terapia ; rac- 
colte e pubblicate dal eav. dott. Emilio Stoffejla» tra- 
dotte ed annotate dal prof. Enrico De Renzi. — Estratto 

del dott. Mucci Domenico » 160, 330 

Rivista fisiologica — del prof. A. Lemoigne .... » 641 

Rovida. Del polso venoso » 642 

Fumagalli. Primi studj sul sangue ....... 644 

Bizzozero. Sulla funzione ematogena del midollo dello 

ossa » 645 

Mantegazza. Dell* azione del dolore sulla digestione e 

sulla nutrizione » 647 

Balsamo Crivelli , Maggi e Cantoni. Sulla produzione 
delle muffe entro palloncini di vetro chiusi a fuoco e 

scaldati a 150° C # » 648 

Ciaccio. Esperienze intorno all'azione di alcuni fluidi 

aeriformi sui movimenti degli spermatozoi ...» 650 
Bizzozero. Sulla vitalità degli elementi contrattili » 653 

Jousset. Sul veleno degli scorpioni » 654 

Tacchini. L'ozono in Palermo . . .* » 655 

M anteg azza. Dell' azione delle essenze e dei fiori sulla 
produzione dell'ozono atmosferico. della loro utilità 

igienica 656 

Rabuteao e Constant. Dell'azione degli alcalini sull'or- 
ganismo umano . » 659 

Morveaux. Fisiologia dell' alcool nella circolazione del 

sangue » ivi 

Polli. Sull'influenza delle materie minerali nell'alimen- 
tazione dell'uomo » 660 

KRAUSE.*Le lineo trasversali delle fibre muscolari fisio- 
logicamente considerate » 662 

Pisano. Studj istologici sul fascio muscolare primitivo 
striato ..-.'••• * 663 



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688 

Sommer. Nuova teoria del tonno . . . *ag, 668 
Albini. Il potere elettromotore dei nervi ..,>.» ivi 
Bellini. L'acido dello (stomaco ...*....» 4ì6J> 
Fiutzsch e Hitzig. Delta eccitaiDoae elettrica del cer- 
vello . * i v * 

Parkes e Wollowicz. Effetti dell'alcool sul corpo paiano » 6?£ 
Sohiff. Studj sulla bile e sai sacoo delle gianduia di 

Bronner .,..».... e ivi 

Viscontl La coltala semovente nei tessuti normali e pa- 
tologici . . . .1 » 673 

LU88ANA. Sui nervi flit guato .......... » 681 

Krause. Sulle terminazioni dei nervi nelle gianduia t 68S 
Palladino. Sullo schema delle gianduia di Prunfter » ivi 
West. Lezioni eolie malattie delle donne. — Prima versione 
italiana eolia tersa edizione inglese , diretta e corre- 
data di aggiunte e noie dal dott. Malachia De-Cristo- 
Aris Estratto del dott. Domenico Mocci ... « 613 



FJNB DEL VOLUME CCXVL 



Il Diritture e Gerente responsabile 
Dott. Romolo Griftini. 



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