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K6
[ STANFO-C U'^'^'"
f -"g 1977
^•
ARCHIVIO
della
Società Romana
di Storia Patria
fn l^ma : presso la Società.
1879
Contenuto dei due fascicob
BELTRANI G. B. — Felice Contetorì ed i tuoi »bJÌ
negli Archivi del VatUaao (continuazione).
OIESEBREGHT. W. v. — Sopra H Poema receiile~
mente ìcoperla intorno airlmperalwe Federico I.
TOMMASINI O. — DiCHmenti relativi a Stefani) Por-
TOMASSETTTl G. — Della Campagna Romana nel
Medio Evo
BALZANI U. — Un' ambasciala inglese a Roma— En-
rico VII ad Innocenzo Vllt
CUGNONI G. — Note al C.ommentarìa di Alessan-
dro VII ìulla vita di Agostino Chigi (contìnua^.)
Bibliografia * , . .
•Periodici
Nolijie
I
FELICE CONTELORI
suor STUDI NEGLI ARCHIVI Dt:i. VATICANO
Giacinto Gigli nelle sue memorie nis, che Alessandro Adc-
mollo ha rimesse in onore ed in voga (i), cosi narra ì sin-
golari casi avvenuti nell'anno i63tì tra la repubblica di Ve-
nezia ed il papa Urbano Vili, ne' quali il Contelori fu ma-
gna pars, ritraendo più ampia fama ma procacciandosi dei
gran brutti fastidi che gli resero dolorosissimi gli ultimi
«nni di vita :
I « Occorsero disgusti tra papa Urbano 8." et la republica
di Venetia, et la cagione fu questa, perchè nella sala Re-
gia in Vaticano è una pittura dove si rappresenta l'impe-
ratore Federigo Barbarossa, il quale adora e riconosce per
vicario di Cristo Papa Alessandro 111 nella città di Vene-
zia: sotto questa pittura vi fu una scrittura amplissima, la
quale, accrescendo la verità del fatto, diceva, che quel Papa
haveva ricevuto da Venctiani servitìj grandissimi, et che
quasi per loro era stato rimesso nella sedia et maestà pon-
tificia; il che essendo molto lontano dal vero, haveva sopra
di ciò scritto Felice Contiloro, et mandalo in luce un trat-
tato della Concordia tra il d." papa Alessandro 3.' et Fe-
derico imperatore. Questa opinione del Contiloro havendo
fi) Memoria di Ch*ciNTo GroLi di alcune cose piornalmeate acca-
ì tempo, cominciando dall'anno della sua età XIIII che
a r turno del Signore MDCVIll e del PoiiUflcaio di Paola V r an-
ta III. Devo alla cortesia del l'Ade mollo colesto brano Inedjto del Gigli.
Arthirla della Società TOtnana di Storia patria. Voi, HI. i
G. m. "Beltrani
approvata papa Urbano, fece cancellare quella soscrittlone
amplissima, et in suo loco ne fece mettere un'altra più mo-
desta, ma vera. Per questa cosa sdegnati li Venetiani richia-
marono da Roma T Imbasciatore ordinario, che vi suole
risedere, e mancò poco che non cacciassero di Venetia il
Nunzio apostolico, et pubblicamente fecero per mano del
boja abbrugiare il libro del Contiloro, contro il quale an-
cora proposero una taglia o premio a chi i'havesse am-
mazzato D.
Quali furono le giuste proporzioni dell' avvenimento co-
mico-serio che il Gigli e tutti i Diaristi e gli storici sincroni
ci tramandarono? Quanta parte di responsabilità ne tocca
davvero al Contelori? Fu egli proprio la tanti mali causa?
Chi ha finito, per i successivi studi sulle fonti storiche, con
l'aver ragione, e su chi pesa l'accusa di aver falsato od al-
meno travisato il vero dei fatti? Incominciamo ab imis.
Conseguenza immediata di quella celebre battaglia di
Legnano, in cui le milizie cittadine alleate sconfìssero il su-
perbo Barbarossa, fu l' ancor famoso congresso di Venezia,
ove « per la prima volta ambasciadori di libere città, uo-
mini indipendenti trattarono alla pari con l'Imperatore e
col Papa », e sanzionarono i loro diritti politici nel trattato
di pace che fu conchiuso (i).
Le circostanze che precessero codesto memorabile con-
vei;no vennero narrate da gli storici in due diverse maniere.
I Veneti sostennero che papa Alessandro salvatosi, con la
fuga, dalle mani di Federigo, sotto mentite vesti, si rifugiò
in Venezia nel monastero della Carità, dove riconosciuto,
il doge Sebastiano Ziani e l'intera popolazione lo acclama-
rono, e gli resero onori di re, e si posero in armi per com-
battere il nemico straniero. Invece gli altri scrissero, che il
(i) Ferdinando Gregorovius, Storia della città di Roma nel medio
evo dal secolo V al XV; voi. IV, pag. 638. (Venezia 1873, 8.~). —
G. Heinricus Pertz , Monumenta Germaniae historica inde ab anno Chri-
sti quinf^entesimo usquc ad annum millesimum et quingentesimitm; leg.
tom. II , 147.
Felice Contelori
Papa, nella pienezza della sua ponlilìcìa poiesià, seguendo
U consiglio del re dì Sicilia, sceke Venezia come cìcià li-
bera, sicura per la sede del congresso, e vi si trasportò in
onorifica Hoita preparatagli dal medesimo re Guglielma, e
seguito dai Cardinali e dai magnati del Regno, Natural-
mente i Veneziani dalla loro narrazione ne inferivano litoli di
benemerenza della Repubblica sulla Curia Romana, e a questa
sapeva male il possibile dovere di gratitudine verso l'altra.
Per molte vie II veneto racconto si dilatò e prese maggior
piede nelle altre partì d' Italia, nelk Germania e nella Fran-
cia; ma Marco Antonio Sabellico (i) inserendo come vera la
tradizione nella sua istoria, le die pi£i certa autorità C mag-
ijior consistenza. Per ordine di Pio quarto Giuseppe Porta
di Castelnuovo nella Garlagnana dipìnse, nella cosi delta
Sala regia del Vaticano, sulla parete che guarda la Cappella
Sistina, presso la Sala Ducale un gran quadro rappresentarne
rincontro di Alessandro III a Venezia col Barbarossa (2),
cai di sotto fu posta una iscrizione che ricordava l'av-
mtmento secondo la versione dei Veneti (3). Indi Pier Giu-
iniano (4), il Sansovino [5), il Doglionì (6) seguirono il
, (ij M. A. Caccius Saulmcus, Rerum Venetiarum ab Urbe condita;
i^decadis lib. Ecplimus. (Vcnctiis, Andiaeas de Torcsanis de Asu-
i 1487, fot. }.
(i) Cioicio Vasari, Le vite de'più eccellenti pìttoH , tenitori e ar-
chitetti, pubblicate per cura dì uiia Società di amatori delie Arti belle;
%o\. XII, psg. 121. (Firenze i»36, S."J.
(3) L' Iscrizione , che io toJgo da Vittorio Siri , Delle memorie recon-
dite; voi. Vili, pag. 43o (Lione 167O, S."), età Inseguenle: Alexan~
der papa terlius Frederici imperatoris iram et impetum fugiens abdidit
M* VtHetìh, et a Senalu perkonorifice ausceptum Othone imperatoris
fiVia navali praelìo a Veiielii vieto captoque Fredericus pace factasup-
plex adorai fidem et obedientiam poUicitus. Ita Pontifà sua dignìlas
Veiulae lieipublieae beaejicio restaurata ett.
(4) PiEDiu Giustiniano, ^//ùloriV Veiietiane; lib. Il, pag. "il. (Ve-
nezia 1576, 8."J.
(5) FaAncicico Sansovino, Venetia città nobilissima et singolare;
Hb. XIII, pag' iJ«- (Venclia i58i, 8.").
1} Giovanni Niccolò Doglionì,' WwforiJ vcnetiaiia scrina brcvc-
;. ioi. (Vcnwia i5n8, 4.").
G. "B. "Beltrani
racconto del Sabellìco; ma più gravi ancora furono due li-
bri di Girolamo Bardi, monaco camaldolese, e, poi, piovano
di san Samuele in Venezia (i). Egli era stato incaricato dalla
Republica di curare una con Giacomo Contarini e Giacomo
Marcello Pordine istorico nella rinnovazione delle pitture,
che otto anni prima erano rimaste consunte dal fuoco nella
Sala del Maggior Consiglio ; e vuoi per adempiere a questo
mandato ufficiale, vuoi per combattere il Sigonio, che nel
Regno ItaliaSy pubblicato a Venezia nel 1574, aveva seguita
in ordine all'avvenimento di Alessandro 111 l'opinione op-
posta a quella del Sabeliico, il Bardi la rincalzò con nuovi
argomenti in amendue i suoi volumi. Ma un documento
decisivo era tratto fuori dalle tenebre degli archivi nel 1602
da Giovanni Busée con l'edizione principe del Uber pon-
ItficaliSy di cui antecedentemente non si vedevano stampati
che pochi brani nella Collezione de* Concili di Pietro Crabbe
e nelle Vite dei santi padri di Luigi Lippomanno. Appen-
dice al Liber pontijìcalis sono i così detti Atti di Alessandro
ter^Of e sull'autorità di questi e della cronaca di Romualdo
Guarna arcivescovo Salernitano il Baronio pel primo nel 1607
impugnò direttamente la narrazione veneziana, e dove egli
sosteneva non volere oscurare la gloria della Veneta Repu-
blica, anzi aumentarla, dimostrando aver avuto Alessandro III
un ricevimento potius volontario quam necessario ed esser
la Republica benemerita per l'ossequio e la magnificenza
con la quale ospitarono nella città il Pontefice (2) ; i Vene-
ziani ebbero per sarcastica la calma dell' illustre autore de-
gli Annali^ e nella contrastata verità dei fatti da essi so-
(i) Girolamo Bardi, Vittoria navale ottenuta dalla Repubblica Ve-
n€\iana contro Othone figliuolo di Federico I imperatore per la resti-
turione di Alessandro III, pont, mass, venuto a Venetia. (In Venezia,
appresso Francesco Ziletti, 1584, ^.^).'^Dichiaratione di tutte le isto-
rie dei quadri posti nuovamente nella Sala dello Scrutinio e del Gran
Consiglio, (Venezia iSSy, 8.~).
(2) Cassar Baronius, Annales ecclesiastici ; tom. undecimus, an. 1 177,
col. 698-736. (Coloniae Agrippinae 1624, fol.).
steauti videro leso l'onore dclU Republica e compromessi
ì diriiti. Vi fu allora una levata di scudi , uno sfoderar
di antichi codici e documenii che ciascuno sosteneva od
impugnava a proprio uso e consumo, Claudio Cornelio
Frangipane scrisse un'allegazione contro il Baronio (i),
e si riiiatnpava nel itìig il libro del Bardi, mentre già a
Roma correva per le mani dì molti, sotto il nome di Lo-
renzo Motìni romano, una difesa dell'Autore degli Aunali (2);
e, piti incisivo, Fortunato Olmo, nel 1619, in un'opera ine-
dita sull'istoria di san Giorgio maggiore, s'intrattenne sul-
l'argomento, e poi lo rese aggetto di un libro speciale, vera
diatriba contro il Baronio e la sua scuola (?). Ciò a Roma
produsse una disgustosa impressione e il Papa ne fu irrita-
tissimo; d'altronde si avevano nel Lìber pontificalìs buone
armi per combattere, e occorreva solo l'uomo valido e ca-
pace meglio di ogni altro a maneggiarle. Questi fu ricono-
sciuto nel nostro Contclort.
Come sì è veduta psr l'opera sul prefetto dì Roma, sa-
rebbe erroneo il credere che il Coniclori scrisse intorno
alla narrazione del congresso dì Venezia soltanto il volume
stampato a Parigi nel id32 (4); e se il lacohelli ed il Pe-
i resto nulla ci dicono sul proposito, l'Allacci invece dà no-
[ tizie di due manoscritti (5), che il Contelori avrebbe com-
(0 Claudio Cokneuo FRANciP:(Ntr, Per la kistoria di papa Ateaaii-
ro t«T^, puttica ìiella Sala Regia di Roma e det maggior Consiglia
f « Venetia, «llcgaiiant in iur« cu. (Vcneiia i6i5, 4.').
(t) AiiCBLD ZoN, Mtmorie ìntonin alla venula dipapa Alessandro III
L in Vtmejia nell'anno 1177, e ai diversi suoi documenti; e»iat in Ema-
I in;ci.E Amtonio Clc^)G^•A, Delle iscrizioni veneziane raccolte e illustrate;
I voi. IV, pag. 574 e geeg. (Ven«ia rR34, fol.).
(3) FoBTitMATO Olmo, Historia della venuta a Venetia occultamente
' di papa Alessandro III e della vittoria ottenuta da Sebastiano Ziani
doge. (Ven«ia 1619, 4.").
'(4) F. CoMTELoBi, Coacardiae Inter Alex. pp. Ili et Friderieum l
ùnper. VenetHt confirmatae nan-atio ad veritatis praescriptum stabi-
tita de. (Paris»» i6ìa, fol.). V. Bibliografia, n." »i.
(j) Leo Allahus, Apes urianae; pag. cii.
G. "B. "Beltrani
posti antecedentemente al libro pubblicato; uno col titolo:
De rebus gestis Alexandri III ab an. iijS usque ad ann. 1 1 jS,
e l'altro : Notas et anitnadversiones ad Fortunati Uimi libel-
lum de Alexandri III occulto adventu Venetias 1177. Ora
nella Barberina vi ha tre codici, di cui il primo porta meglio
determinato codesto titolo: Notas et animadversiones etc. (i)
indicato dall' Allacci, il secondo ha nel frontespizio: Romual-
dus ab iniuriis vindicaius^ seu responsio ad nonum caput libeliij
cuius est titulus : Historia della venuta aVenetiaetc. compro-
bata da don F. Olmo, cassinese (2) ; e il terzo Concordiae et^.
al postutto identico a quello stampato a Parigi (3). Man-
cherebbe dunque solo il primo che ci indica l'Allacci, posto
che non fosse, sott' altro titolo, uno dei due inediti della
Barberina.
Il nodo della questione consisteva nello sceverare i cro-
nisti veritieri dai bugiardi, non altrimenti che oggi si è
combattuto, e si combatte, per Matteo Spinelli da Giove-
nazzo, per Dino Compagni, per le carte di Arborea e si-
miglianti, allora da un canto don Fortunato Olmo soste-
neva a spada tratta la veracità della cronaca di Obone, un
prete Ravennate, infirmando le scritture di Bosone came-
rario e di Romualdo Guarna, dall'altro il Contelori difen-
deva questi due ultimi, e ripudiava come falso ed apocrifo
il primo.
Col suo consueto metodo analitico l'illustre Cesano di-
vise la materia del primo lavoro, eh' è l'attuale cod. XXXIII,
194 della Barberina, in ventitre capitoli, e dopo aver fatta
la vera narrazione delle cose intercedute tra Alessandro III
e Federigo I negli anni 117Ó e 1177, strenuamente difese,
nel capo secondo, gli atti di Alessandro, nel terzo la cro-
nica di Romualdo e nel quarto la perfetta coincidenza delle
notizie tramandate dagli uni e dall'altra. Sarebbe proprio
(i) Barberina, ms. cod. XXXUI, 194. V. Bibliografia, n." 22.
(2) Ibid., mss. XXXlIy 299. V. Bibliografia, n.^ 23.
(3) Ibid,, mss. XXXIII, 83. V. Bibliografia, n.^ 24.
Felice Contelori
nipcrfluo se mi fermassi sull'importanza di queste due cro-
iBche e sui merito del Contelori nell'averle in gran parie
idite e dottamente comentate; dopo i lavori del Duche-
sne (i| e di Arndt (2), gli eruditi hanno moltissimo di ciò
che possono desiderare intorno a quelle due pregevoli fonti
storiche, e se l'Arndt stimò che delle edizioni del Cronicon
di Romualdo quella del Contelori sia da annoverare tra le
più lodevoli, né lui, Arndt, né il Duchesne hanno mo-
strato di conoscere i commenti inediti del nostro Autore
sulle fonti istesse. Oltre del codice or ora descritto, il XXXll,
369 della stessa Barberina, che già ho annunziato, altro non
contiene che una sirioi-ente difesa analitica della cronaca
di Romualdo, in cui l'A, combatte paragrafo per paragrafo
■ le stoltezze e le (atuiiù n dell'Olmo, con una diligenza ed
nna minuteria da degradarne i migliori critici odierni. E
l^eodici barberiniani XXXII, 113 e 254 sono due copie del
kr ritualis (3) esCratte dal libro di Cencio Camerario, che
(l) L. DuciiMNE, Elude sur le lÀber pontificala ; exial nella Bibliù-
ìquedesécolttfran^ahesd'Athèneset de Rome; an. prém. fau. préra.
.877.8.").
' (i) W. Abndt, Romoaldi I! areh. Salernitani Annales : exKBXtnPrxiz,
liumenta Germamae historica; lom. XV'IIII, pag. JgS. (Hsnnov^
»«6fi. fol.).
(3) Uber ritualia Eecletiae Romanae Ceiicij de SabelUs S. R. E.
erari] dein Poitlificis sub nomine Honorii tertii ex vetusto codice
trìptuf al in epistola dedicatoria post liane paginam. (Barberina, n.'
Ib). V. Bibliografia , n.' a5, i6. Forse verso quest'epoca it Contelori do-
e preparare una copin dei diari di Bcacio da Cesena, che ora Tion
% irora. Il eh. Barone Podestà bene rammentò che a Ludovici» Jacob
k BibUotheca pontificia (Lugduni MDCXUII a pag. ii3 ricorda una
a dei diari conservati nella Barberina; Hadriani IV papae conclave
«■# erealio : Diari j Blasij de Caesena et aliar uni sub eodem , et Leone X
ae Clemente VII a Felice Contelorio colìecta. n Ora però nei franteci jio
d«l codice Barberiano (XXXV, 4^} it nome del Contelori non vii più,
pTobabilrnente perchè il fronlespiziu islesso, andato a male, esisto ri-
messo a nuovo; eccolo quale ora si le^e: Diarium Blasii de Caesena
itiagiilri Caeremoniarum de anno 1 5 18 sub Leone X, Adriano VI, Cle-
mente Vili et Paula II! usqiie ad annum 1S40. V. B. Podestà, Car-
lo V a Rama nell'anno iS35; estraiio daìi'Archivio delia Società ro-
mana di Storia patria, voi. I, pag. 5. (Roma 1877, 8.")-
8 G. "B. "Beltrani
Niccola Roselli, cardinale d'Aragona (i35i-i362) ritoccò
insieme agli atti del camerario Bosone, che poi il Mura-
tori inserì nel terzo dei rerum italicarum scriptores^ e che
il Watterich e il Duchesne adoperarono largamente. Il li-
bro del Contelori^ venuto dopo codeste fatiche del Roselli, e
pubblicato a Parigi nel i632, non ne fu che il compendio, e
i capitoli dell'uno, se hanno intestazione quasi identica a
quella dei volumi ancora ms., ne diversificano per la di-
sposizione data alle materie. Studiando in tali croniche, e
pubblicandole e commentandole e criticandole, il Contelori
si pose alla pari dei migliori eruditi del suo secolo, come
il Baronio, il Caracciolo, l'Allacci, l'Olstenio, e legò il suo
nome ai più insigni monumenti della nostra storia medio-
evale; laonde, quantunque grandissimo numero delle opere
di lui fosse rimasto inedito e sconosciuto, pure quelle già
pubblicate gli hanno conferito il diritto di vedersi citato dai
più autorevoli eruditi della nostra epoca, come ad esempio
dall' Arndt (i) e dal Capasso (2).
Ma ciò egli non ottenne senza dissapori e disturbi. L'am-
basciatore veneto a Roma, Alvise Contarini, propose. alla
Repubblica, che, vista la discordia veniva ad eccitare il libro
concordiae del Contelori, fosse arso e bruciato nella pubblica
piazza di san Marco; i Veneziani, si vuole, mettessero ta-
glie per aver tra le mani la persona istessa dell'autore (3).
Ma questi par che si sentisse bene al sicuro da qualsisia
violenza, perchè peggio aizzava le ire degli avversari scrì-
vendo, nella sua qualità di Commissario generale della Ca-
(1) W. Arndt, Op. e loc, cit,
(2) Bartolommeo Capasso , Le fonti della storia delle province na-
poletane dal 568 al x5oo; extat neìV Archivio storico per le province na-
poletane pubblicato a cura della Società di Storia patria , an. I, fosc. 2,
pag. x86. (Napoli 1876, 8.'»).
(3) Alvise Contarini, Relas^ione al Senato veneto ; tm^i ntWe Rela-
zioni della Corte di Roma lette al Senato dagli Ambasciatori veneti nel
secolo decimosettimo raccolte da N. Barozzi e G. Berchet; voi. I, p. Sgg-
400. (Venezia 1877, 8/»).
Felice Contelori
mera, un parere legale di fatti nella vertenza per i confini
del Po nel Ferrarese (i), e sostenendo che mal si arrogava
la Repubblica protezione e giurisdizione assoluta sul mare
adriaticOy quando in virtti dei capitoli stipulati tra Giulio li
e il doge Loredano nel i5 febbrajo i5io i Veneti si erano
a mala pena obbligati di esserne i custodi contro {pirati
e gli infedeli. Così il Contelori, con un'altra scrittura, an-
cora inedita, sebbene per debito di ufficio, aggiungeva esca
al fuoco, e si mescolava nella scottante controversia sul do-
minio del mare adriatico.
La disputa scientifica correva di pari passo con i dis-
sapori politici che nutriyansi fra Urbano e i Veneti, e le
violenze commesse dalle loro navi nel porto di Ancona con-
tribuirono a far ingrossare le nubi sul già fosco orizzonte.
Il Papa, vinto dal dispetto che nutriva, ordinò fosse can-
cellata l'iscrizione famosa e riformata anche in qualche
parte la soprastante pittura; ma per attutire i clamori, che
sarebbero senza fallo scoppiati, e per dare una maggior sem-
bianza di giustizia al suo provvedimento, dispose fossero
nello stesso tempo tolte tutte le altre iscrizioni che leggevansi
sulle mura della stessa sala. In tal maniera sembrò che la
cosa traesse origine dalle istanze di quel nucleo di eruditi
che, duce il Contelori, si era assunto il compito di ridurre
alla verità alcuni errori correnti nelle istorie antiche. E di-
fatti allora vennero modificate l' iscrizione per la contessa
Matilde, che vedevasi scritta nella Galleria del Vaticano e
sulle basi dei due cavalli al Quirinale, quella nella Biblio-
teca Vaticana, attestante il battesimo di un re de' Tartari,
l'altra di Paolo quinto in san Pietro, e l'altra sotto il de-
( I ) Brevior informatio facti Felicis Contelorij. Informatio iuris An -
tomi Cerri, Pctri Francisci de Rubeis , Io, Cantilli Afascambr uni ,^ {Bar-
bcrina, ms. XXIII, 71). V. Bibliografia, n.» 27. — Di altre questioni
concernenti il Ducato di Ferrara si occupò il Contelori in due altre sue
allegazioni che ancora mss. si conservano alla Barberini, XXXU, 182.
V. Bibliografia, u} 28, 2q.
1*
IO G. "B. "BeUrani
posilo dMnnoccnzo ottavo, ove fu cancellato il titolò d'mi-
peratore^ e sostituito quello di tiranno a Baia^eite (i).
Ciò, dunque, fu suBìciente a covrire per qualche tempo
r animo deliberato del Papa di modificare T iscrizione ve-
neziana; ma pervenuti alla fine degli anni i635, mentre
Noaillcs e il cardinale di Lione si affaticavano a nomedd
re Cristianissimo nello studiare ripieghi che avessero con-
dotto ad un amichevole componimento la Repubblica e il
Papa, arbitro il re (2), Urbano, vinto da subitaneo impeto
d'ira, paragonabile appena a quello che gli sali pel capo
allorché ordinò a Galileo di presentarsi al sant'Ufficio (3),
ed essendosi rimesse tutte le altre iscrizioni nella sala re-
gia, volle che sotto il quadro di Alessandro e del Barba-
rossa se ne ponesse una nuova, attestante il vero e non il
favoloso degli avvenimenti (4).
Saputasi la cosa in Venezia, governo e popolo se ne com-
mossero come Barberini non avrebbe neppur sospettato, e fii
tenuta in conto d'insulto appioppato alla dignità, ai diritti,
ai meriti della Repubblica; e videsi partecipare Paccaduto
con alte doglianze a tutti i Principi esteri, negare le udienze
(i) NicoLETTi, Op, cit.; voi. VI, cap. 11.
(■2) Vittorio Siri, Op, cit.; pag. 429.
(3) Domenico Berti, Il Processo originale di Galileo Galilei; p. LXXXI.
(Roma 1H76, 8,^). Si è concordi oggimai ad ammettere la precipita-
zione di Urbano Vili nel far chiamare il Galileo dal Sant'Ufficio, cfir.
Karlevon Gerler, Die Aden des Galilei'schcn I^ocesses, Nach der Va-
ticanischcn Handschrift. herausgegeben. (Stoccarda 1877, S.*»). — Henri
de l'Épinois, Les Pièces du Procès de Galilée préccdés d'un avant-
prnpos. (Paris 1877, S.*® gr.). —Arturo Wolynski, Francesco de Noail-
lei e Galileo Galilei; extat nella Rivista Europea, N. S., anno. Vili,
voi. HI, fase. IV, agosto 1877. (Firenze 1877, 8.*"). — Scartazzini, //
processo di Galileo Galilei e la moderna critica tedesca; extat ibid.,
N. S., Rinnovili, voi. IV, fase. V, i.« dicembre 1877. (Firenze 1877, 8.**).
(4) Tolgo dal Siri, Cp. e toc. cit,, questa seconda iscrizione: /"><•-
dericus primus Imperator Alcxandrum tertium ponti ficem quem diu in-
sectatus fucrat post constitutas cum eo pacis conditiones et damnatum
schisma Venetiis supplex vcncratur.
Felice Cont elori 1 1
in Collegio al Nuncio pontificio, ordinare al Segretario del-
l'Ambasciata a Roma si partisse dalla residenza, astenen-
dosi dal toglier commiato così dal Papa, come dalla Cor-
te (i). Ma niente ritrae più fedelmente la commozione degli
animi quanto le parole pronunziate da Alvise Contarini,
Fambasciatore richiamato, nella sua relazione al Senato (2).
e La mutatione dell'elogio non è fatta a caso, né si deve
falsamente attribuire ad uno dei soliti furori del Papa. Egli
è premeditato di lunga mano, svegliatisi i primi spiriti dagli
scritti del Baronio, maggiore si è poi fatta l' indignationc
del Papa per il libro scritto dal monico Olmo contro esso
Baronio, e forse maggiormente infiammatosi anco dalla qua-
lità del medesimo libro: intorno il quale non voglio dir
altro, se non che bisogna tenersi lontani dal sottoporre alla
censura de' maligni quelle cose, che dall'universale vengono
attribuite e delle quali si gode il possesso: come nessuno
ama di sottoponere a liti le cose proprie, ancorché da va-
lidissime ragioni sostenute. Il libro dunque dell'Olmo ha
tirato la replica, del Contilori, soggetto di tanto credito ap-
presso il Papa, quanto che di continuo l'adula, e li fa cre-
der, che per la revisione da lui fatta di tutte le scritture,
la Sede apostolica sia patrona di tutta Italia per non dire
di tutto il mondo. Il che si confà con l'animo tanto er-
tissimo di S. Santità, che tutto crede a quest'huomo, che
sopra di semplici asserzioni del suo libro si è indotto prima
alla cancellatione poi alla mutazione dell'elogio. Questi
passi tutti sono stati con intervallo di ben anni intieri dal-
l'uno all'altro fatti, e di tempo in tempo alla Republica
rappresentati; ma senza riflesso di risolutione, anzi con
iscanso formale, per la sospensione che seguì dell'ordine
già decretato di trasportar l'intiero del quadro, con l'iscri-
tione antica in una delle sale di san Marco in Roma. Mi
(i) Emanuele Antonio Cicogna, Op. cit.; tom. Il, pag. 246-247.
(Venezia 1827, fol.).
(j) Alvise Cuntarini, Op, e toc. cit.
12 G. "B. "Bel tram
par di più haver udito dire che il Papa non sapesse con
altra ragione sostenere la prima cassazione dell' eloggio, che
colP addossare la colpa al muratore. Di maniera che seti
primi ufficii fossero susseguitati gli effetti di far abbruciare
il libro del medesimo Contilori, quando da prima domandai
con altre simili risentite risolutioni, assai mi persuado che
questo incontro non sarebbe seguito. »
Né mancarono di cogliere la palla al balzo gli Spagnuoli
e gl'Inglesi, avversari del governo di Urbano; sicché prof-
ferirono subito ì loro buoni uffici alla Repubblica e sosten-
nero validamente le ragioni di lei nella Corte di Francia.
Il Papa al contrario adoperava la massima calma, per-
ché si accorgeva che il suo impeto lo avea tratto ad un
mal passo. E per aver buon gioco in mano, lasciava dire
a' suoi Nunzi che i Veneziani prendevano tale pretesto con
lo scopo di non definire la vertenza de' confini nel Ferra-
rese. Così dissimulava l'accorto Barberini, studiandosi di
pigliar tempo, di lasciar sbollire gli animi, di persuadere
il Richelieu, che i Ministri della Repubblica avevano tirato
in loro difesa. Né essi si fermarono a ciò; fecero prepara-
menti di soldatesche a Rovigo, destinando.Padova per piazza
d'armi, soffiarono nell'animo del re Cristianissimo affine
di renderlo alieno dalla pace, ordinarono il sequestro delle
rendile di casa Barberini nel dominio veneto, e l'assedio di
Ferrara, e di affidarsi la direzione del nuovo Collegio dei No-
bili, che il Papa voleva si desse ai padri Somaschi, al dottore
Gaspare Scioppio, chiamato appositamente dall'Elvezia (i).
([) Il famoso Scioppio, partendosi da Venezia per tornare a Padova,
lasciò, nelle mani del nolo fra Fidf^en^^io servita, quattro opere, di cui
una intitolata la difesa del Machiavello. A un dato tempo lo Scioppo
fece divulgare, secondo il Nicoletti {Op, cit.f voi. VI, cap. ii), che
egli avrebbe stampato quel libro perchè desideratissimo dal Papa , e do~
v'cfrli liaveva posto of;ni suo ma}^ff!ore studio. Nel sentir nominare il Mac>
chiavello, Urbano salì in grandissimo sdegno, i Barberini furono sos-
sopra, e il cardinal Francesco scriveva, d'ordine del Papa, al Nuncio
di Venezia (i«S ottobre [Glìó): u Noi non sappiamo con qual fondamento
Felice Contelori i3
Tutte queste risoluzioni si andavano deliberando a Venezia
nella Consulta, ma poiché le ire divampavano troppo, i
Savii temporeggiavano onde portare, in momenti piti calmi,
il negozio a discussione in Pregadi. E ottennero lo scopo,
ma l'impeto e la violenza de' giovani nella tornata fu tale
che Battista Nani e Girolamo Trevisani a male pena poterono
ottenere non si prendesse su' due piedi risoluzione di sorta.
I negoziati tra la Repubblica e il Pontificato, interme-
diari gli Ambasciatori di Francia, durarono non meno di
quattro anni; né potendosi differire un accomodamento per
altre questioni territoriali, cui erano interessate le nazioni
estere, allora padrone in casa nostra, fu risoluto nel Senato
veneto di inviare a Roma « un ambasciatore straordinario,
ma con prescrivergli che lasciati da parte tutti gl'interessi
particolari della Repubblica, quali si voleva rimanessero
sospesi, attendesse unicamente alla pace della cristianità,
et a quello poteva essere in ordine alla carosa de' Turchi. » (i)
sì supponga, che si desideri da noi T impressione della difesa del Ma-
chiavello, mentre si abborriscono tali materie, e si sono improbate le
dottrine di lui, che sono proibite. Procuri V. S. di confutar tale opi-
nione, e di operare che lo Scioppio lo sappia, e ne sia avvertito; sì che
non si parli di noi in veruna maniera, e lo procuri come da sé, met-
tendo ciò in considerazione con ogni diligenza, che non si schiverebbe la
proibicione, che però vi pensi prima di stamparla, acciocché poi non hab-
bia occasione di lamentarsi. » — Rispose il Nuncio (25 ottobre), a ch'egli
non haveva veduta la diffesa del Macchiavello, ma s'immaginava che il
Scioppio havesse havuta intenzione di glossare le cattive proposizioni di
quello, con ridurle a buoni sentimenti e farlo diventar contro sua vo-
glia un politico cristiano. Ch'esso Nuncio intanto non mancherebbe di
usare ogni possibile diligenza, che non venisse nominata S. Santità; né
il suo compiacimento di tal opera; anzi farebbe arrivare allo Scioppio il
grandissimo disgusto di S. Beatitudine, e l'aborrimento a simili materie,
insistendo nello stile et opinione degli altri Pontefici, che havevano pro-
curato che la memoria dell'opere del Macchiavello restasse sepolta, et
in perpetua oblivione w. E difatti questi lavori dello Scioppio su' Mac-
chiavclli sono annoverati nell'esatto catalogo delle opere di lui, che pub-
blicò il Bandivi, Op. cit.; pag. XXXV-XXXIX.
(i) Nir.oLETTi, Op. cit.; tom. VII, cap. V. Il Gigli (Op. cit. ms.) a
questo punto e molto laconico: Li V'cnetiani, egli dice, tornomo poi
14 G. "B. "Beltrani
Ma così il Nani, ch'era l'ambasciatore, come il cardinale
Cornaro, che lo precesse nel viaggio a Roma, avevano istru-
zioni segrete di trattare la faccenda dell'iscrizione. Il Papa
non voleva saperne a nessun costo, e come nel lóSy si era
doluto col nuncio Celio Bichi perchè col maresciallo d'Elstrée
avea concertato un pasticcio diplomatico onde salvar capra
e cavoli e rimettere l'iscrizione, così ora alla straordina-
ria ambasceria, solo per la paura de' Turchi minacciami
invasione, consentì si desse di bianco alla nuova iscrizione,
senza scriversene altra in suo luogo, e così rimase fino al
pontificato di Innocenzo decimo.
Il battibecco letterario però non si esaurì mai dal i635
in poi; dice il Cicogna di aver visto un opuscolo delFOlmo
contenente alcuni scritti relativi alla storia della venuta di
Alessandro III che finiscono (i): « È uscito nel i635 in
Roma un compendio del Baronio.... soggiungendo che appo
la morte del Baronio si è ritrovato Fortunato Olmo che ab-
bla procurato vender le favole per certa verità, ma che Felice
Concciora gli ha chiusa la bocca. »
Ma non sì tosto questi ebbe pubblicato il libro suo, che
la Repubblica nel fervore delia lotta contro ad Urbano,
die pubblica commissione all'Olmo di rispondere, con-
cedendogli perciò libertà di frugare negli Archivi. L'an-
no 1639 egli aveva approntato sette volumi in folio grande,
che ora si conservano inediti alla Marciana {cod. CCXV"
CCXXl ci. YII it) e contenenti una minuta confutazione
dei libro avversario e delie due testimonianze romane, con
un'appendice di ottantacinque documenti in sostegno del
racconto veneto (2). Scrisse inoltre l'Olmo, nuovo Sisifo
in grafia con il Papa neW anno iGSg, e mandavo o a Roma V Imba-
sciatore, il quale vi giunse alli io di marino 1639.
(i) Emmanuele Antonio Cicogna, Op, cit.; voi. IV, pag. 339.
(2) Il titolo delTop. nis. dell' Olmo, conservata alla Marciana di Ve-
nezia, è questo: Historia del Sisma contro Alessandro papa tcr^o, co^
minciato nel MCLIX et est 'nto nel MCILXXV, cavata dagli antichi per
opera di don Fortunato Olmo alwrJc con una somnij:» ia inlroduttione et
Felice Contelori i5
dannato da Giove, due epiloghi della sua stessa opera, che
il Cicogna descrive, e di cui una copia inviò nel 1640 al-
Tambasciatore Contarini a Roma, mostrandosi dolente che
con il trionfo degli avversari non si pubblicava la risposta
da lui già approntata quattro o cinque anni innanzi contro
il Contelori (i).
Si sa altresì, che un tale Paolo Ciera, lettore nella Sa-
pienza di Roma, compose un'opera contro il Contelori sui
fatti di Alessandro III, assumendo di aver cavate le notizie
più recondite e segrete dagli Archivi vaticani; vuoisi, se*
condo il Nicoletti (2), che il libro fosse dato a Carlo Qui-
rini, che mandoUo alla Repubblica per farlo stampare sotto
il finto nome di Guglielmo Oltramontano, e procacciando
esso Quirini, per sé, il ritorno alla grazia della Serenis-
sima, che avea perduta, e pel frate Ciera il beneficio di un
bando che solea importare da due a tre mila ducati; e per
fermo il Cicogna possedeva una manoscritta informazione
di Gaspare Lonigo, pubblico consultore, sull'opuscolo del
Ciera contro del Contelori (3). La cui opera, quando altri-
menti i Veneziani non potevano vendicarsi, immaginavano
di bruciarla con poesie; nella Marciana vi è un Raggua^
gito di Parnaso di Giovanni Castellano^ nel quale si finge il
processo e la condanna del libro del Contelori (4). Ma ve-
breve comprobatione della venuta occulta a- Vcnetia del medesimo Ponte-
fice nel MCLXXVIIet della vittoria del doge Sebastiano Ziani in mare et
prigionia d* Othone figlio di Fedrico Barbarossa imperatore contro i scritti
del Biondo, Sigonio et Baronio et altri posteriori, massime in risposta
a Felice Contilora d^ suoi cavilli contro a quanto esso Olmo ha detto
e comprobato nella prima stampa. Il che in questo primo tomo si con-
ferma di novo in ristretto sofficientemente , che poi negli altri tomi si fa
copiosamente, con piena dimostrai ione della caduta de* fondamenti degli
avversari, della trascuragine del Contilora in haver prodotti essi fon-
damenti et della infedeltà del Baronio in havergli a suo prò adoperati
etc. Vene:(ia MDCXLIV,
(i) Angelo Zon, Op. e loc. cit,
(2) Nicoletti, Op. e loc. cit., 11 aprile 1637.
(3) Angelo Zon, Op. e loc. cit.
(4) Id., id.
i6 G. "B. "Bcltrani
dremo piti in là quanto caro costò a lui rodio implacabile
dei Veneziani, e come perfino i suoi eredi ebbero a sop-
portarne le conseguenze.
Gli storici posteriori, favorevoli alla Repubblica, mai non
cessarono dal difendere il loro racconto: Apostolo Zeno,
Marco Foscarini, il Laugier, il Daru, Carlo Antonio Ma-
rini sostennero sempre la medesima tesi. Non appena però
la critica storia moderna, libera da preoccupazioni politi-
che, e sceverando la verità dei fatti dall'affetto di patria,
ha potuto liberamente indagare in quel laberinto di coz-
zanti opinioni, è apparsa, spoglia di ogni superfluo velo,
la verità nuda e cruda degli avvenimenti come il Contelori
li affermava, e ninno poteva essere piti autorevole giudice
in un caso cosiffatto quanto un veneto scrittore. Angelo
Zon, nella dottissima memoria bibliografica da noi già ci-
tata intorno alla controversia tenuta su dall'Olmo e dal
Contelori, conchiude così:
« Ormai in tanta luce di monumenti storici non è piti
permesso di esitare a quale dei due racconti si debba la
preferenza, ed a favore del secondo è già deciso il voto di
tutt' i buoni critici , i quali riguardano per autori gravis-
simi di quell'età così Romualdo Salernitano, che lo scrittore
degli Atti di papa Alessandro terzo, dalle unanimi relazioni
de' quali principalmente deriva il racconto medesimo » (i).
W. Arndt, poi, nella prefazione agli Annali di Romualdo,
pubblicati nei Monumenta Germaniae hi^torica, ricordando
l'edizione che ne die il Contelori, soggiunge (2), che col
suo libro seppe cosi bene combattere « le stoltezze e le fa-
tuità » dall'Olmo addotte, da far equivalere ogni ulteriore
disputa sull'argomento a spreco di olio e di fatiche. E poi
andiamo a dire che il tempo non è galantuomo, e che spesso
bisogna morire per aver, poi, ragione dopo qualche se-
colo: conforto inutile ed illusorio!
(x) Angelo Zon, Op. e loc. cit,
(2) W. Arndt, Op. e loc. cit.
Felice Contelori 17
VI
Rapide pervenivano a Roma le novelle della pubblica
esultanza con la quale i Veneziani avevano accolto l'an-
nunzio deir elezione del Pamfili a Pontefice. I fogliettanti
avvisarono, che per tre sere continue nel Canal regio la
letizia erasi appalesata con fochi e luminarie y e come il Se-
nato aveva eletto per suoi ambasciatori di ubidienza al nuovo
Sovrano Giovanni Nani, Pietro Contarini, Luigi Mocenigo
e Bertuccio Valieri (i). Certo anche al Barberini nel 1624
la Republica avea reso pari onori, onde Geronimo Cornelio,
Francesco Erizzo, Geronimo Superanzio e Raniero Zeno,
recatori dei ducali ossequi, piegarono il ginocchio innanzi
al soglio di papa Urbano. Ma poco memori dei postumi
disinganni, e disposti sempre gli animi piti alla letizia per
la fine dei mali presenti, che non al timore di future av-
versità, ai Veneziani sembrò toccare il cielo col dito, ve-
dendo uscire sconfitti dal Conclave i Barberini , dopo ven-
tiquattro anni di dissapori e di lotte.
Né Innocenzo X deluse dalle prime le aspettazioni e le
moine della Serenissima. La quale aveva insistito a che in-
nanzi di far muovere per Roma l'Ambascerìa, venisse ri-
messa nella Sala regia la famosa iscrizione, e riparato il
leso onore della Republica; il Papa dovett' essere presto
persuaso che veramente non metteva conto inimicarsi uno
dei piti potenti Stati d'Italia per così poco, e nei primi giorni
del novembre 1644 accontentò gli annosi desideri Veneti.
( I ) {Biblioteca Corsini Roma — Avvisi dell' anno 1 644-36 5. 1 3 ) fol. 292
t.o: « di Venezia li 24 di settembre 1644. Per allegrezza della creatione del
novo Pontefice Romano, chiamato Innocentio X, il signor Labia ha fatto
per tre sere fochi et luminari nel Canal Regio, et questa Republica ha
eletti per suoi Ambasciatori di ubidienza a S. B.^^» li eccellentissimi signori
Giovanni Nani, procuratore, Pietro Contarini, Luigi Mocenigo, et Ber-
tuccio Valieri v.
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. IH. 2
i8 G. ®. "Beltrani
Conforme alle istruzioni che avea, il cardinale Cornaro
si recò immantinenti in forma ufficiale dal Papa a ringra-
ziarlo in nome della Republica dell'atto di riparata giu-
stizia (vi era anche allora il sistema modernissimo di ri-
para^ione), e spedi senza indugi a Venezia un corriero,
nunzio della fausta novella (i). E proprio come tale i Ve-
neziani l'accolsero. Nella controversia si era mescolato tutto
il loro amor proprio; e di quanto avevano creduto offeso il
patrio decoro con Tatto rigido di papa Urbano, di tanto
ora lo sentivano innalzato e rispettato mercè il facile or-
dine di Innocenzo. Il Senato subito elesse per ambasciatore
straordinario a Roma l'eccellentissimo Angelo Contarini (2),
e nel 26 di novembre scrivevano i soliti fogliettanti , che
« la domenica vi giunse un corriero straordinario da quella
« Republica al signor cardinal Cornaro, il quale subito andò
« all'udienza di sua Beatitudine per darli parte come la
« detta Republica haveva dichiarato il signor Angelo Con-
« tarini per suo Ambasciatore straordinario a render gratie
« alla Santità sua d'essersi compiaciuto di far rimettere
« nella Sala Regia l'Inscrittione, che fece mutare, et poi
e del tutto rimovere il defonto pontefice Urbano ottavo. > (3)
Ma in codesti frequenti convegni del cardinale Cornaro
col Pamfili vivissime si fecero le istanze della Republica
perchè l'atto di riparazione fosse stato, prima dell'arrivo
dell'Ambascerìa, completo e solenne. Vedemmo già quanto
(i) Ibid, fol. 35o t.o: a di Roma li x 9 di novembre 1644. Il signor
cardinal Cornaro domenica mattina fu a render gratie a N. S. , in nome
della sua Republica di Venetia, di bavere la Santità sua fatte rimettere
nella Sala Regia Tinscrittione, che ne fu levata per ordine della f. m. di
Urbano ottavo, et immediatamente detto Eminentissimo spedì subito un
Corriero a Venetia per darne parte a quel Serenissimo duce, et eccellen-
tissimo Senato ».
(2) Ibid, fol. 355 t.^: a di Venetia li ig novembre 1644. Mercordì da
questo Eccelleptissimo Senato fu eletto per Ambasciatore straordinario a
Roma r Eccellentissimo signor Angelo Contarini i>.
(3) Ibid., fol. 358, di Roma, 26 di novembre 1644.
Felice Contelori 19
odio si era via via accumulato sul capo del Contelori, che
don Fortunato Olmo avea lasciato credere il vero e proprio
istigatore della violenta condotta di Urbano nel negozio della
iscrizione, e come si condannasse degno del rogo il libro
di lui e si ponesse sotto taglia la sua persona. Oggi invo-
cavano che l'audace prelato riportasse la pena condegna
del suo operato, a maggior gloria e soddisfazione della Se-
renissima; e si forzava la mano al Papa, e si additava la
fede barberina del Prefetto degli Archivi, la conseguente
necessità di punirlo in maniera esemplare, ed apertamente
facevasi sentire come di un cosifatto castigo la Republica
facesse questione di amor proprio, ancor più vivace di quella
per la iscrizione (i). I tempi piti non correvano prosperi
al fedeli di casa Barberini ; e il Contelori fu designato vit-
tima della loro politica. Avvenne nel Vaticano una specie
di congiura di palazzo.
« Un bel giorno, fu il terzo di dicembre 1644 da Fer-
« rara venne avviso del passaggio per quella città, da Ve-
« netia verso Roma, dell'eccellentissimo signor Angelo
« Contarini, destinato ambasciatore straordinario di quella
« Republica a Roma, dove intanto sono state fatte le prov-
« visioni necessarie nel palazzo di san Marco per la sua
« venuta (2). » Non vi era piti tempo da perdere; il fosso bi-
(i) Sin dai primi giorni dell'assunzione del Parafili al Soglio pontificio,
il Contelori cominciò a perdere qualcuno degli importanti uffici che eser-
citava al Vaticano, il famoso Cassiano dal Pozzo nel 24 settembre 1 644
scriveva da Roma al cardinal Chigi , che fu poi papa Alessandro settimo :
« Il signor Gaspare de Simeonibus, che nel pontificato di papa Urbano Vili
fu per la Chiesa di Campagna, è stato dichiarato per Segretario de* Brevi
in luogo di monsignor Contiloro ». (Chigiana, ms. A. Ili, 54. Lettere di
cinque persone scritte a N. S, Aless. 7 prima della sua Assuntione)
pag. 56 1. Molte sono le lettere inedite di Cassiano dal Pozzo, non ripor-
tate né citate dal Lumbroso, che si contengono in questa preziosa raccolta.
Sento il dovere di rendere publiche grazie alla cortesìa del eh. profes-
sore Cugnoni, direttore della Chigiana, il quale mi lasciò studiare a mio
agio nei manoscritti di queir insigne deposito, pel presente lavoro.
(2) Ibid, fol. 370. E a fol. 36q t.o leggasi: a di Roma li tre dicem-
bre 1644. Monsignor Centofiorini cameriero segreto di N. S. è stato di-
20 G. S. ^eltrani
sognava saltarlo: e immantinenti, in quell' istesso giorno 3
dicembre, si presentarono in casa il Contelori due prelati,
e gli notificarono non pure ch'egli era dispensato dall'alto
ufficio di Prefetto degli Archivii vaticani, ma che dovevano
in quell'istante medesimo sequestrargli tutte le scritture,
pubbliche o private, si trovavano presso di lui. Ecco come,
anche in data del 3, il celebre Cassiano dal Pozzo da
Roma scriveva dello strepitoso avvenimento al cardinale
Fabio Chigi :
a Monsignor Contilori è stato levato dell' offitio d'Ar-
ce chivista, forsi bavera qualch' altra carica, gli sono state
« d'ordine di N. S., eseguito da monsignor Pier francesco
tt de' Rossi avocato consistoriale e fiscale, e da monsignor
« Girlandoni maestro di casa di S. S.**, levate tutte le copie
a di scritture ch'esso haveva estratto dell'Archivio e dalla
« Vaticana, essendoseli lasciate le fatiche sue proprie legali.
« quand'esso vidde questo successo, dicesi che partiti li
« monsignori con piti casse di dette scritture, andò a s.
« Pietro dove haveva una stanzetta vicino all'archivio della
« Chiesa, dove teneva altre scritture e postele in carrozza,
a s'incamminava per metterle in altro luogo, rincontrato
a da' sopradetti, dicesi che fermata la carrozza li fussero
« chieste le scritture che portava, e levateli; s'è detto che
« li fosse data la casa per carcere, però non s'è poi saputo
« il certo, (i) »
chiarato custode delP Archìvio vaticano in luogo di monsignor Contiloro
il qual è stato confirmato per segretario della Congregatione de' confini,
di moto proprio di sua Beatitudine ».
(i) Biblioteca Chigi, ms. A. lU. 5^. Lettere di cinque persone scritte
a N. S. Aless. 7 prima della sua Assuntione, pag. 566-567. 11 surriferito
brano di lettera di Cassiano dal Pozzo fu in parte anche pubblicato, su
altre fonti, da Giacomo Lumbroso, Noti:(ie sulla vita di Cassiano dal Po:{:{o
protettore delle belle arti, fautore della sciem^adelV antichità nel sec. XVII
con alcuni suoi ricordi e una centuria di lettere; extat nella Miscellanea
di storia italiana edita per cura della r. deputazione di storia patria;
tom. XV, pag. 187. (Torino MDCCCLXXVI. 8."").
Felice Contelori
■
■
Rumoroso scalpore si menò nei cìrcoli della società ro-
mana per le severe misure prese contro il Contelori, abi-
tuati come si era da lunghi anni a sentir pronunziare con
rispetto ed ossequio il nome di lui. E molte gelosie e assai
ba&se invidie, che mai non dilettano a chi, come il Con-
telori, per lunghi atini esercita un alto potere, venivano
ad essere appagate e soddislatte con la depressione t.ui sog-
giaceva il dotto uomo. Più rimarchevole € poi questo, che
i contemporanei, i quali meglio erano in grado di assu-
mere sicure informazioni, non seppero indovinare le vere
cagioni di unta severità. Teodoro Ameyden, ad esempio,
sui proposito scrive cosi:
■ 3 dicembre 1644 — Sabbaio passato all'improviso fu-
■ rono sigillale, e sequestrate tulle le scritture di monsignor
> Contilori, non sì seppe a che elJ*etio. Io stimai die non
■ potesse essere per altro fine che per vedere se le copie
■ poste in iscampa dal Contiloro discordano dagl'originali,
■ mi mosse il creder questo che il medesimo Coniilori nella
• sede vacante cantava d'Orlando, e diceva che il tutto
« fatto e scritto da lui è stato per ordine del cardinal Bar-
■ berino, di modo che pare che egli medesimo abbia dato
« occasione a questo fatto » (i).
E Giacinto Gigli, dal canto suo, adduce altre cagioni
del (atto, notando: (2) n Per ordine del medesimo Papa
• Innocentio fu restituita la scrittione che era stata cancel-
■ tata et mutata per ordine di papa Urbano la quale par-
• lava del benefitio fatto dalli Venetiani a Papa Alessan-
• dro III, et per ciò sì erano sdegnati grandemente li
■ Venetiani con Papa Urbano, si come io ho notaio nel-
a l'anno ió36, et Monsignore Contiloro il quale fu causa
" di quella novità fu sequestrato in casa et gli furono ri-
• cercale tutte le sue scritture; ma finalmente poi fu liberato
< da ogni calunnia , et tutte queste cose pare che sieno contro
(0 T. Ami
22 G. S. feltrarli
a i Barberini poi che il Papa si gratifica et concilia tutti
« i nemici di quelli, come sono il Re di Francia, li Ve-
c netiani, il Gran duca, ma sopra tutto non pare che al-
« cuna cosa possa nocere maggiormente alli Barberini,
e quanto il parentado con i Lodovisi parenti stretti delli
« Borghesi et Aldobrandini et duca di Parma li quali par
e che non habbiano maggior pensiero che di vedere abbas-
« sati i Barberini. »
Il Peresio (i), al contrario, ponendosi in contraddizione
con i cronisti sincroni , sostiene che il sequestro delle carte
ed, in generale, la disgrazia del Contelori appresso il Papa
avvennero per mera invidia di altri Prelati, poiché aveva
Innocenzo X.*", nei primi tempi del suo Pontificato, preso il
dirizzone anche lui di ricorrere al Contelori, e spesso me-
diante un vecchio e fido familiare, Virgilio Rosario da Spo-
leto, per schiarimenti e consigli nei gravi negozi che richie-
devano conoscenza intima delle passate vicende del Governo
pontificio e del vario esercizio dei suoi diritti. Ma il Peresio,
che scriveva in epoca assai prossima al Contelori e quando
per un riguardo ai viventi la verità non si poteva ancora
dire tutta quanta, ha tutte le sembianze di usare a questo
punto assai reticenze. Il vero è che a generare il doloroso
avvenimento ci concorse un po' di tutto. L'odio e la dif-
fidenza con cui si guardavano le creature del Barberini, le
gelosie e le invidie potentissime sempre, terribili allora,
nella Corte Romana, la collera implacabile dei Veneti e le
conseguenti convenienze diplomatiche cospirarono insieme
a far compiere l'atto di inusitato rigore contro al Contelori;
e fu atto ingeneroso quanto ingiusto per parte della Corte
Romana, a' cui servigi il dotto Cesano aveva speso tutto sé
stesso, rinfrescando con nuovi studi le tradizioni de' diritti
temporali, ch'essa si presumeva di avere e che difatti eser-
citava. Cosi nel bel mezzo del secolo decimosettimo ad un
Prefetto degli Archivi vaticani capitava quel medesimo caso
(i) Peresio, Op, cit,; pag. 14-15.
Felice Contelori 23
che toccò non è guari ad un altro dell' età nostra. Il Con-
telori ed il Theiner messisi ugualmente, e con pari retti-
tudine, alla onesta ricerca del vero nel passato dei fatti
umani, rimasero entrambi vittime della loro laboriosità e
dottrina; e se al Theiner non pure la grande autorità del
suo nome bastò a frenare l'impeto degli avversari, sicché
ninno osò strappargli violentemente l' alto ufficio di cui era
investito, ma gli fu possibile sottrarre le preziose sue fatiche
dall' invida mano dei nemici di lui, e, protetto dal conte
Arnim, ambasciadore di Prussia a Roma, giunse a porre
sotto la salvaguardia di un' estera Potenza le carte più ge-
lose e più cercate ; invece il Contelori fu soprafatto dal par-
tigianismo delle combriccole avversarie ai Barberini, capi-
tanate dal cardinal Pamfili; e venne designato olocausto per
la lega che voleasi stabilire tra la Republica di Venezia ed
il Papa, e più non vide nella sua vita, siccome proverò in
seguito, quell'immensa congerie di manoscritti, che a furia
di fatiche e di danari avea raccolti.
La tempesta si accumulava sul capo del Contelori, a mi-
sura che l'Ambasceria veneta appressavasi a Roma. Nel 19
dicembre riferisce l'Ameyden essersi saputo « che il signor
« cardinal Cornaro pregò il Papa che levasse al Contiloro
e il titolo di Prelato » (i). Ecco difatti come incalzavano
le notizie dell'arrivo dell'ambasciatore Contarini, secondo
gli Avvisi ms. ora conservati alla Casanatense. (2)
« 24 Xbre 1644 — Venne qui martedì un corriero stra-
« ordinario di Venetia spedito dal signor Angelo Contarini,
« ambasciatore straordinario di quella Republica per accel-
< lerare le necessarie provisioni del suo arrivo che s'aspetta
« della prossima , e di già è gionta parte della sua famiglia.
e 3i Xbre 1644 — Lunedi sera incontrato da buon nu-
« mero di carrozze mandate da Cardinali et Principi con
(i) T. Ameyden, Op, cit.; ann. 1644, pag. 204.
(2) Avvisi di Roma e di altri paesi delVanno 1644. (Casanaten-
X,UI,44).
24 G, S. ^eltrani
a loro Gentilhuomini , arrivò qua de Venetia 1' Eccellentis-
a Simo signor Angelo Contarini mandato da quella Repub-
« blica per ambasciatore straordinario a N. S. et introdotto
a dal signor cardinal Cornaro, andò a bacciare li piedi a
« sua Beatitudine et a visitare 1' Emo Pamfilio, retiraiidosi
« poi a stantiare nel suo appartamento nel palazzo di S.
« Marco.
« Nella medesima sera sua Santità mandò un nobilis-
a simo regalo a detto Ambasciatore di pelami*, vini, sa-
« lami, vitelli et altri infrescamenti.
« 3i Xbre 1644. — Il signor Angelo Contarini amba-
« sciatore straordinario di Venetia si dice babbi ordine di
<c render gratie a N. S. nella sua prima audienza che abbia
« fatto rimettere l' inscrittìone toccante la Republica di
« Venetia nella Sala Regia. »
E PAmeyden: (i)
(i) ÀMEYbEN, Op, cit,; ann. 1644, pag. 220. — Publico in questa nota
gli altri brani dello stesso autore che riferiscono le ulteriori notizie sulla
permanenza deir Ambasceria veneta a Roma sino al giorno in cui si partì
per Venezia. — Ann. 1645. pag. 24: « (marzo 1645). Si discorse sopra
rimpertinenze delle parole trovate in Sala Regia sotto quella mutata, e
dopo cancellati l'incrittione veneta da papa Urbano, le parole dicevano:
famulam quam Urbanus Urbani delevit Innocentìus innocenter reposuit.
Pensa alcuno che il delinquente V habia fatto per insospettire li Barbe-
rini, ma sia come si voglia fu una sfacciataggine grande, non sendo la
riprova del Contiloro convincente il contrario». Pag. 38: a Si disse che
il signor Anzolo Contarini ambasciatore ordinario veneto veniva provisto
d'una chiesa di quello Stato affine di condursi al Cardinalato, e ciò lo
considerai hier mattina molto maleffetto, potrebbe essere che la morte
prevenisse i suoi disegni ». Pag. 40: a Pretendevano i Ambasciatori ve-
neti ricevere la visita de Cardinali in zimarra, allegando che è T abito
loro domestico fuori delT audienza del Papa, gPè risposto che i Cardinali
gì* hanno ricevuti non coIT abito domestico, ma publico, e solenne, e che
il medesimo deveno fare essi; allegano i Venetiani il possesso nella vi-
sita di Ambasciata ordinario che non s'applica perchè neanche il car-
dinale in quell'occasione va in habito solenne ». Pag. 41 : « Gli Amba-
sciatori veneti furono stamane a liccntiarsi dal Papa, e dal cardinale
Panfilio volendosi spedire quanto prima stante la grave spesa che ten-
Felice Contelori
• Ultimo dell'anno 1644. — Martedì entrò l'Ambascia-
* ur< veneto, incontrato da molte carrozze a sei. Palazzo
> ba fatto ver;io di lui grandissima dimostrattìone, tra
< l'ilcro l'ha duplicato la coUatione solita da mandarsi a
t gl'Ambasciadori la seri quando arrivano. Egli ha ordine
• della sua Republica di non visitare, né ricevere visite
< da Cardinali Barberini, né di fermarsi incontrandoli. •
Nessun moggi
Che rìcordirsi del lempa feti
Nella miseria
dolor
It ben tristi giorni dovè passare il Contelori, nel vedere di-
luita a brani t'opera sua, e la superba Republìca vittoriosa,
e atmica quella Corte papale in cui per venti anni egli
iveva esercitato una decisiva influenza (1). Ma, uomo di
nodi 400 bocche, et olire di eia lengono in casa corte bandita v.
•V 4' 1.°: • Il medesimo giorno l'Ambascìaiore caiiolico fu a render
I* *Uiu all' Ambascìalori veneti con grande corteggio, con maraviglia
''e' Veneiìioi : all'arrivo dell'Ambasciatore prevennero (sic) ire Cardinali
' ']iuli rimasero in camera, e lultl quattro Ambaaciaiori veneti furono
'a nKonirire ti Cauolico, nel che ai nolr^ un errore, che due dovevano
"«•nere colli Cardinali, et 1" altri due ricevere l'Ambasciatore, e questo
•"«e tlctU visita degli stiri fu emendato o. Pag. 41 t.": u Mercordi mal-
'™ il P«p« creò cavalieri luni i ire Arabnsciatori veneti, donandogli
""" «Ilins di 35o scudi per ciascheduno, ei eglino il venerdì ritornarono
*"* ciK havendo spedila t' imbasciata in lermine di rove giorni d.
'notlre negli Avvisi della biblioteca Corsini per l'anno 1 643 le^onsi
I * •*BUentÌ altre tiotiiie: pag. 41 1 : ■ di Roma li 7 di gennaro 1645. Di
^^^^^*ti» in pinicolari, con leuerc delli 3l del passalo, si chavuto avviso,
^^^B* <]uella Republica haveva ordinato un presente di drappi d oro di
^^^P*aa otto mila scudi, da mandarsi a donare all'eccellentissima signora
^^^P^cjpessa di Piombino, nipote di sua Beatitudine n, F0I. 419 I.": a di
***■ li 14 di gennaro 1645. Mercordi mattina il cavaliero Angelo Con-
^"r»!, ambasciatore straordinario della Republica di Venetia al Pontefice
" *l|'udien<a di sua Beatitudine con un corteggio di 80 carroiie piene
*!' ^'teliti et Nobiltà, Scendo il complimento dì render gratìe alla San-
"* Sua dell'elogio &Ho rimettere nella Sala regia del Vaticano, con-
"""tJe desiderava delta Republica »,
ti] Quanto fòsse difficile ed insostenibile la condizione dei Barberini
lAft..
I i seguenti brani i
ti dell' Amf
26 G. "B. "Beltrani
mondo, egli bevve il calice amaro, e dissimulò; dissimulò
perchè impari sarebbe stata una guerra ch'egli avesse vo-
luto in diverso modo muovere ai suoi nemici. Conscio del
suo valore, aspettò con calma che le ire sbollissero, e che
sull'altrui invidia prevalesse l'autorità del nome suo. E di-
fatti ad Innocenzo X.% che pur non avea potuto esimersi dal
lasciar infuriare sul vecchio storico la imperversante tem-
pesta, quantunque avesse cercato lenire i tristi efifetti coi
conservarlo nel grado di Segretario della Congregazione dei
Confini, ad Innocenzo X.** tornava sempre pesante la re-
sponsabilità di aver cotanto male trattato un uomo d'in-
dubbi meriti, e che i contemporanei piti indifferenti sti-
mavano di acuto ingegno e nelle dottrine profondo, di
maniera che pur tenendolo sempre lontano dagli Archivi
e rifiutandogli mercè espedienti dilatorii la restituzione delle
carte, lo andava il Pontefice poco a poco richiamando a
se ed a volta a volta gli affidava affari di amministrazione
an. 1645, pag. 53 t.^: « Sono sequestrati li pochi beni, che ha in Roma
il Bartolozzi, volendo il Papa che pendino conto tutti coloro che hanno
maneggiato denaro nella passata guerra, il che ascenderà a somma in-
finita, e fin hora il Papa s'è lasciato intendere di non voler far buoni
li chirografi ottenuti sopra di ciò di papa Urbano assolutoci de rendi-
mento di conti ». Pag. 67 t.»: « Ottobre 1645. Novità grande ha cagionato
nella Corte la partenza del cardinal Antonio (Barberini) in guisa di fuga.
Domenica mattina primo primo {sic) egli fece porre in ordine le carrozze
di campagna dando voce di voler passare a Monte Rotondo, et in quella
havendo fatto portare prima le sue armi solite di viaggio da un servitore
più fidato, andò a Fiumecino, cioè a porto, ove trovò Giovan Battista
Raggi fratello di monsignor thesoriere con quattro feluche ben armate»
e variamente si discorse del termine del suo viaggio, et haver rimesso
cinquanta mila scudi in Genova, senza fallo lo primo sbarco sarà in Ge-
nova, dicesi che appresso anderà da Madama in Savoja. chi riprende que-
sta partita e chi l'approva. Io per me stimo che il cardinal Antonio non
habbia fatto bene, poiché a punto i5 giorni avanti hebbe lunghissima
udienza dal Papa, e gratiosa. Parlò in raccomandatione del Bravesi come
da innocente del delitto che se groppone, e che pò non deve essere stra-
pazzato nella persona e per lontanissimi e pochi fundati inditi). Il Papa
rispose che non era dovere, e che in ciò ne haverebbe dati ordini con-
Felice Contelori
27
nelle Congregazioni, dove, per altro, l'opera collettiva dei
singoli componenti assicurava che le opinioni di lui fossero
ten Jte convenientemente lontane dalla prevalenza. E il Con-
telori, men semplice dei presenti dominatori, lasciava fare;
accoglieva ì lavori e gli onori inerenti, e le paghe ancora,
tacendo di tuit'altro. Cosi le relazioni tra lui e la Corte,
trasformandosi, divenivano ogni giorno meno sospette, piii
sincere ed inlime. E la necessita dei consigli in negozi di
grande momento poteva negli avversari di lui più che la
loro burbanza e l'invìdia, sicché tornavano a consultarlo
ogni volta che il bisogno di aver saggi pareri e la difBcoIlà
di trovarne tali creavano imbarazzi e disturbi.
Infatti nelle lunghe trattative che precessero quella fa-
mosa pace di Westfalia, d'onde si iniziò il secondo periodo
dell'istoria moderna, gl'interessi religiosi e politici del Pon-
tificalo latino ne uscirono molto malconci, ma peggiori
danni avrebbero avuti se la dottrina del Conteiori non avesse
veiU«nti e inline licenlìollo con maìtt con molta (sic.) humanilà et cor-
inia >. Pag. 6g : ■ Domenica mattina venne un straordinario dì Genova
portante l'arrivo del cardinal Anionio in quella città, sopra la cut par-
Miua Botio due diversi pareri. GÌ' uni dicono che non e panilo di Roma
senta bavere agiuscalo le partite in Francia, e che ciò sia seguito per
open del cardinal Bichi per guadagnare l'uno, e l'altro nel medesino
tempo, gl'altri dicono che Antonio non ha altcimenli agiusTato niente in
Francia, ma che ha sollecitato la parienin per timore della propria per-
toM, altesD che il Papa sia per condonargli lutto il commesso contro
di lui, ma lo sprego delli milioni e molto meno lì delitti d'homicidio
«OD potergli secondonare [sic). Questa seconda ipolesi tengo per cura
(NC, ticwti?), mauime hauendo chiesto salvacondotto, e sicurezza alla
Republiea di Genova, se il Papa vorrà risentirsi contro dì lui non li man-
cheranno modi se non per altro se non per esser partito da Roma senza
licenu del Papa contro l'espressa dimostratione de canoni, mi ricordo
che il cardinale Alessandro Montalto ne fu tanto osservante che dovendo
andare a caccia con dubbio di non poter ritornare la sera, ne dimandava
licenia al Papa per una none, e dubiosa ». Pag. 70 t.": o io ottobre 1Ó4 j
Hoggl alle tardi furono condotti carcerati molli copisti, et assediale da
sbirri le case de tutti gl'altri in maniera che non possa uscir fuora una
28 G. "B. "Beltrani
a tempo sostituita l'ignoranza di coloro che comandavano
nelle sfere diplomatiche del Vaticano. Malgrado la diversa
volontà di Fabio Chigi, nunzio a Mlinster, la Svezia,
l'Olanda e la Svizzera si impinguarono di danari e di beni
ecclesiastici e furono dichiarate terre libere, mentre si di-
scusse calorosamente sulla necessità di istituire l'ottavo elet-
torato dell'Impero nella persona di Carlo Ludovico, conte
Palatino ed eretico per giunta. Era così minacciata dalla
base la famosa istituzione dei sette elettori in Germania che
la Corte romana sosteneva fondata da papa Gregorio nel-
l'anno I002. Provare ad un Congresso diplomatico di Eu-
ropa i diritti storici del Pontificato latino su quella istitu-
zione non era cosa da pigliare a gabbo, e i Ministri ed i
fac-totum del governo di Innocenzo decimo, donna Olimpia
compresa, si erano invischiati negl'impicci che l'ignoranza
cagiona agli uomini di Stato. Allora gli occhi si rivolsero
sul Contelori, e fu mediante il cardinale Panciroli, suo se-
gretario, che il Papa commise all'illustre ma avversato Ce-
sano la cura di studiare il difficile argomento. Ed egli non
sei fece ripetere due volte, e scrisse un'allegazione sul pro-
posito, il cui originale conservasi tuttora nella biblioteca
Barberini (r). Anche nella Vittorio Emmanuele grazie alla
cortesia del eh. signor Ignazio Giorgi io ho letto un discorso
manoscritto del* Contelori sull'origine dell'istituzione dei
sette elettori (2). Sono venti pagine in foglio, in cui l'A.
espone dapprima le opinioni dell'Aventino, del Panvinio,
del Baronio, di Giacomo Spergelio, di Teodoro Niemo, di
Roberto Bellarmino, di Simone Scardio; di Cristofaro Ge-
noldo, di Giovan Paolo Vindochio; quindi manifesta su
quali autorità storiche fondavano le loro opinioni il Bel-
(i) Biblioteca Barberini, ms. XXXIII, i38 v. Bibliografia, n.o II
Contelori avea dovuto occuparsi anche precedentemente a quest'epoca
del medesimo argomento, poiché nella stessa Barberini conservasi un
altro suo manoscritto intitolato: De electione regis Romanorum inlmpe-
ratorem promovendi litterae summorum Pontificum. v. Bibliografia, n.®
(2) Biblioteca V. Emmanuele^ misceli s. PantaleOy n, provv. 60.
Felice Conte lori 29
larmino, Io Scardio, il Genoldo e il Vindochio, e dopo
averle esaminate una per una^ conchiude: « che li sette
« elettori elegevano solo il re dei Romani non solo del-
« l'anno 1274, come vuole il Panvinio, et dell'anno 1245,
« come scrive il Baronio, ma degli anni 11 25 e ii5i, come
« resta provato per autori classici, e si presume che il me-
se desimo habbino fatto in tempo più antico, giacché non
« vi è prova in contrario, quale concluda che tutti li Pren-
^ cipi presenti all'eletione del Re avessero il voto decisivo,
« in modo che il voto di tutti si dovesse attendere, e non
« bastassero li voti delli sette officiali Primari, quali hoggidl
« chiamansi elettori. È però vero che dagl'Autori piti an-
c tichi non si può raccorre una chiara distintione delli
« sette elettori dagl'altri Principi, per che li scrittori non
« li distinguono, ma confusamente ne parlano, e general-
« mente nominano li Prencipi. Si raccoglie però qualche
« particolare preminenza degl'Arcivescovi di Magonza e
« Colonia, de' quali si fa particolare mentione, e delli duchi
« di Baviera e di Sassonia. E nella prima elettione seguita
« l'anno 1004, doppo la morte d'Ottone terzo, si nominano
« particolarmente come Prencipi eligenti Willigisco arcive-
c scovo di Magonza, Eriberto arcivescovo di Colonia, Ber-
te nardo duca di Sassonia, li marchesi della Sassonia, nelli
« quali è compreso il Brandeburgense, e l'istesso re Henrico
a air bora duca di Baviera, talché si può concludere con
« giuridica presuntione, che li sette elettori cominciassero
« ad eleggere doppo Gregorio quinto et Ottone terzo con il
« congregarsi in un luogo sicuro, e certo per trattare l'elet-
« tione del re futuro Imperatore, benché in quel tempo
« non si usassero forse le medeme cerimonie, né si osser-
« vasse la forma, e modo, quale si legge nella Bolla aurea
« del i355, pubblicata da Carlo quarto. » Un ultimo bre-
vissimo paragrafo l'A. lo riserbò a trattare se gli elettori
fossero stati istituiti dal Pontefice o dall'Imperatore, dal
potere ecclesiastico ovvero dal laico, e la conchiusione sua
in questo, s'intende, non può essere dubbia.
3o G. "B. "Beltvani
Trionfarono le opinioni del Contelori nel trattato che
stabili la pace di Westfalia ; ma allora è noto che la Corte
di Ronia vinse la causa e perde la lite, come si dice; onde
si dovè emanare la famosa Bolla di protesta del 20 novem*
bre 1648, la cui redazione era stata tra i diplomatici og-
getto di assai gravi discrepanze (i).
La fortuna intanto di nuovo arrideva al prelato di Cesi.
Il papa, dopo il lavoro fatto per la storia dell'elettorato im-
periale, di cui si è detto, era persuaso che non convenisse
al suo Governo tener troppo da parte il Contelori, e presto
lo elesse Presidente della Giunta che avea il compito di tra-
durre la Bibbia latina in arabo. Allora si promossero gli
studi delle lingue orientali, anche a detrimento delie clas-
siche, per l'idea, dice bene il Ciampi (2), di spargere nel
mondo la religione cattolica sotto la supremazia di Roma.
Neiristessa' epoca pervenne il Contelori ad essere votante nei
supremo magistrato giudiziario di allora, che oggi diciamo
corte di cassazione e che a que' tempi portava il nome di Se-
gnature di grafia e giustizia. Queste giudicavano sulle do-
mande di annullamento delle sentenze emesse dai tribunali
inferiori, sulle questioni di competenze, sulle ricuse dei giu-
dici per legittime suspicioni ; epperò erano tribunali di gran-
dissima autorità, che li componevano un cardinale presidente,
sette prelati, votanti oltre a'refendarì e ad altri minori uffi-
ciali. Da quest'ufficio il Contelori ritrasse assai lodi e molta
popolarità nei rioni di Trastevere, dove allora abitava : il Pe-
resio riporta a questo punto alcuni annedoti, e non gli si
potrebbe non prestar fede (3).
Un ultimo attestato di deferenza ebbe il Contelori da
papa Innocenzo quando gli domandò di trasferire al suo
nipote Giovanni Maria la Badia di Santa Maria in Pan-
(i) Chigiana, mss. A. I. i. Lettere di Fabio Chigi.
(2) Ignazio Ciampi, Innocenzo X Pamflli e la sua Corte; pag. 2 38.
(Roma 1878, 80).
(3) Peresio, Op. cit.; pagine 18-10.
Felice Contelori 3i
tano, di cui era egli investito. Non solo allora ottenne im-
mantinenti ciò che ad altri il Papa di fresco avea jiegato,
ma senti pronunziarsegli assai lusinghiere parole di ricono-
scimento dei suoi alti meriti scientifici e politici.
L'anno milleseicentocinquantadue sembrava dovesse cor-
rere non senza fortuna pel Contelori ; incominciò con lieti
auspici. Ai ventisette di aprile venne a morte il vecchissimo
Lame, che Paolo quinto sin dal 1606 avea chiamato nel
Collegio dei Cardinali, del quale per conseguenza era di-
venuto il decano. Gli era stata concessa , mercè speciali di-
sposizioni pontificie, la facoltà di trasferire pensioni; ma,
a quanto pare, non se ne valse, poiché nessun testamento
suo fu rinvenuto. Ricadde per ciò a favore del Contelori una
pensione di dugento scudi annui, che quegli gli pagava sulle
rendite del canonicato di cui era investito nella Basilica Va-
ticana (i).
Dugento scudi in piti di rendita all'anno a quei tempi
non erano piccolissima cosa, ed in verità farebbero com-
modo anche oggi ad ogni modesto borghese. Ma pure in
ciò la sorte fu matrigna al nostro Contelori. Soli cinque
mesi dopo, sendosi egli ridotto a Cesi , sua patria , per go-
dere degli autunnali passatempi e ricercare dall'aere nativa
le forze affralite, piti dai disinganni che dall'età non avan-
ci) Biblioteca Corsini. 36 B. 22. Avvisi dtW oltìho i652. FoI. gg: a di
Roma li 27 aprile 1 652. L* eminentìssimo Lanti romano assonto da Paolo V
al cardinalato del 1606 è morto in pochi giorni di febbre venerdì
E per non haver fatto testamento, stante le grosse somme de denari che
in tempo dell'altra malathia diede da distribuire a Poveri al padre Oliva
gesuita, et altri religiosi, e per non essersi voluto servire della focoltà
Pontificia, che teneva, di poter trasferire pensioni, ne cessano una di 1000
scudi d*oro a fovore di questo collegio germanico di s. Apollinare, un'al-
tra simile a favore del vescovo di Catanzaro in Regno, una di 1000 dì
moneta a favore di monsignor Scappi, vescovo di Piacenza, una di goo
sopra il vescovado di Todi, una di 800 sopra un canonicato di Cagli
in Sardegna, e due altri di 200 scudi Tuna che gli pagavano mons. Con-
tiloro e mons. Honufrio cameriere secreto di N. S. de li frutti de loro
canonicati in san Pietro ».
32 G. ®. "Beltrani
zitissima, la morte Io incolse nella notte del sabato, 28 di
settembre, dopo sette giorni di male apoplettico, sicccme si
toglie dalla notizia contenuta nei registri mortuari di Cesi ,
la quale io ebbi dalla cortesia de' mentovati signori Regis
e Sconocchia (i). A Roma giunse prestissimo la nuova, e
secondo l' invalso costume, i foglicttanti la registrarono su-
bito nei loro Avvisi; infatti in quelli della Corsiniana leg-
gesi (2): « Di Roma, li 5 ottobre i652 — Lunedi sera si
a ebbe avviso che a Cesi sua patria fosse morto monsignor
« Contilori , votante dell' una e l' altra Segnatura, e cano-
« nico di san Pietro, per la cui morte, oltre il Canonicato,
« vacano un Priorato e molti benefici. i> Parole identiche
leggonsi negli avvisi della Casanatense (3). Con sollecitudine
pari a quella dei fogliettanti, il Governo di Roma si af-
frettò a sequestrare tutte le altre scritture che ancora rima-
nevano nella casa del Contelori, e per le quali leggeremo
or ora le lunghe doglianze degli eredi (4).
Il cadavere di lui fu deposto a pie di un altare genti-
lizio della sua famiglia nella chiesa di sant'Angelo a Cesi,
e sulla lapide, che chiude la tomba ^ leggesi, sormontata
dallo stemma familiare con insegne prelatizie, questa breve
iscrizione, la quale pel suo laconismo non si direbbe del
(i) Ecco nella sua integrità, tale e quale mi venne trasmessa, codesta
notizia: a die dominica 29 septembris i652. Ill.mus et Rev.mus d. Felix
Contelorius U. I. d. et Canonicus s. Petri de Urbe aetatis annorum 63
qui nocte praecedenti obierat, sepultus est in ecclesia s. Angeli in loco
apposito apud altare s. Mariae Carmelitanae, animo extremae unctionis
tantum munitus, cum fuerit laetali morbo correptus, et loquelam amìsit.
Die vero occubitus celebraverat in ecclesia s. Agnetis, quae fuit sabati 21
eiusdem mensis ».
(2) Biblioteca Corsini, Ibid. fol. BSg.
(3) Casanatense, Avvisi per Tanno i652. X. 3. 48.
(4) Ed anche presto venivano sostituite altre persone agli uffici rimasti
vacanti per la morte del Contelori. Negli Avvisi cit. della Biblioteca Cor-
sini, a fol. 363, leggesi: « Di Roma li 2 Novembre i632. Per nuovi votanti
della Segnatura di giustizia invece del defonto monsignor Contiloro è
stato fatto monsignor Fani ».
Felice Cùntelorì
secolo decimosettitno o almeno dovrebbe credersi dettata
dallo slesso Contelorì (5);
Fklicis
CoNTELOnil,
Caso non comune, ì congiunti ed i concittadini furono
grati all'illustre e benefico uomo, e mai non cessarono per
vie diverse di onorarne la memoria; dico che cotesto £ pro-
prio un caso non comune, poiché a noi altri studiosi delle
antiche vicende d'Italia, occorre ogni giorno veder ricoperti
d»i più denso velo dell'oblio nomi dì uomini benemeriti che
con le loro vinti, con il loro ingegno, con il proprio valore
consumarono la vita onorando la patria. Oggi che ì più grandi
uciifizì fatti pel publico bene rimangono disconosciuti ,
luiodo non sono derìsi, oggi che si fa guerra alle istitu-
zioni pib sacre, alle opere più umanitarie, ai princìpii più
onesti, i confortevole imbatterci in veramente imitabili esempi
di gratitudine, sia che sì ritrovassero tra coloro che ci pre-
ctticro in questa vita del mondo, sia che ne venissero of-
ferti dai nostri contemporanei.
(SI Un' altri iscrizione concernente i Contelorì vi è nella istena chiesa
di Hiit' Angelo s Cesi e proprio di fronte all'aliare a' cui piedi si legge
la prima. Tale seconda iacriiione appartiene a Giovanni Maria Contelorì,
aipoie di Felice, e la riporto qui, conte mi è stata trasmessa dal aì-
Snor Filippo Regis :
lOAHNBS MA«tA C0HTG1.0RIIIS
AaiAi Sanctae Mamae in Paittaho i. v. d.
Loco VBTERIS MoHUHINTl SUB ALTASE
DB COHTmLoais Eusthitis Hoc Sebi Et Caetebis
EcusDEH Fawuae Ante Abah
ViaciNia Caiueuitai: tKPuujiuia ei^egit
MDCXCV.
WjtrtUrio dtlla Socirlà romana di Storia paMe. Voi. III. J
34 G. "B. feltrarli
L'atto più nobile dei nipoti del Contelorì in omaggio
a questo loro illustre congiunto, fìi la incessante opera che
collocarono nell'intento di riavere nella loro famiglia le
carte che il Governo pontificio per ben due volte avea se-
questrate al dotto prelato, rinchiudendole negli inaccessi-
bili archivi segreti del Vaticano. Da due memoriali, odo
dei quali manca della fine, e che io ho rinvenuto nei re-
gistri di casa Conteloriy di cui già parlai, si desume tutta
quanta la lunga storia delle infinite richieste che i Coo-
telori facevano ad Innocenzo decimo, e al suo successore
Chigi, per la restituzione dei sequestrati documenti. Ma inu-
tili veramente ed inefficaci riescirono quelle giuste istanze,
e ancora oggi gli archivi segreti del Vaticano contengono
l'immensa congerie delle carte tolte al Contelorì. Ecco per-
tanto riportati alla lettera i due memoriali ; il primo è questo:
(a tergo) « Alla S.*^ di N. S. Alessandro settimo.
(dato a N. S. li IO X.bre i6S8).
« Gio. Maria Contelori e fratelli humilissimi' sudditi, e
servitori della Santità Vostra altre volte l'esposero come
l'anno 1644, e i652 fìirno levate molte casse di scritture
spettanti al quondam Felice loro zio, nelle quali il d. Felice,
oltre le proprie fatighe, spese più migliaja di scudi, et es-
sendosi compiaciuta la Santità V. di dare l'incumbenza a
mons. Piccolomini acciò le restituisse all'Oratori bi ritar-
data l'esecutione della gratia dal Contaggio, e partenza di
detto monsignore per la Nuntiatura di Francia; ricorrono
però alli piedi di Vostra Beatitudine, e la supplicano per
la restitutione di dette scritture, in riguardo del buon ser-
vitio prestato dal detto Felice alla S. Sede, tanto più che
in essa non vi è cosa di pregiuditio di questa Santa Sede,
e permettendosi, che non solo l'archivisti ritenghino copie
delle loro fatighe, ma anco, che si copino volumi intieri
de Registri Apostolici da chi li ricerca per servitio dell'hi-
storia: che il tutto lo riceveranno dalla liberalità della S.
Felice Contelori
35
Vostra in scrvitio della quale ad immitationc di d. loro zio
desiderano servirsene. Che il tutto etc. (sic) quam Deus etc.
{sic) >. E il secondo:
« Per informalione di quello che sino ad ora s'è operato
per ottenere la restitutione delle scritture levate alla bo. m.
di mons. Contelori mio zìo ho stimato bene per dare meno
incomodo a V. S. IIllTa stendere il l'atto, acciò informata
che sarà, e vista la qualità delle scritture possa t'armi gratia
di porgere a N. S. le mie suppliche, assicurandomi che Sua
Beatitudine haveva riguardo alli 5... o sei mila scudi spesi
in quelle, e alla fedeltà con la quale il d. mio zio servi
h S. Sede con pericolo anco della propria vita.
« L'anno 1Ó44 in esecutione d'un vigletto del signor
cardinale Panfìlio fumo dal Girlandoni levate al detto mon-
signor Contelori molte casse di scritture compre per il piti
da diversi, oltre infinite fatighe proprie fatte nell'Avocatione,
in Consulta, in Camera, e in altre Congregationì e tuentre
era stato archivista per opra {come si disse) di quelli che
li siìmorno offesi da detto monsignore per bavere difese le
ragioni della S. Sede in tempo della s. m. d'Urbano Vili.
( Accortosi dopo Innocenzo X dì s. m. dell' artifìci) di
quelli che Io fecero impegnare in tale resoiuiione procurò
consolare il ck Monsignore con dirli, che nel principio dei
Pontificati si facevano delli errori per non Impiegarlo in
varie Congregationì.
« Dopo alcun tempo il d. monsignore supplico il d. Pon-
tefice di volerli fare restituire le sue scritture, e benché ne
fussero dati l'ordini, come disse 11 signor cardinal Capponi
al d. Monsignore e trovo in un sbozzo di memorie, non
fumo però mai eseguiti.
( Passato a miglior vita Tanno i652 il detto monsignore
fuTDO levate l'altre sue scritture, come dissero, per vederle,
e poi renderle, senza potere ottenere che se ne facesse in-
ventario, e fra quelle vi erano le scritture lasciateli la prima
G. 3. 'Beltrani
* L'anno i633 feci istaiua al d.* Pootefice per li »■
I stitutioae, e fu da quello ordioato a N. S. allora Cu-
< dioale ed al signor Cardinale Boromei che vedessero Ie
> dette scritture, come fecero d'alcune che parve a Moni,
1 Centofiorini mostrargli, come si compiacque dirmi N.S,
) in quel tempo, quale nell'uliimi giorni del Ponti&ciu
t d'Innocentio assime (sic) con il signor Cardinal BoromEÌ
I diede reiterali ordini per la restitutione anco di prgpcKi
" pugno, in vigore delli quali feci istanza, mi fussero rtst
•• le scritture, ma invano, benché mons. Ceototiorifli ibi
1 esibisse di rendermene alcune poche, che io non vobi
a pigliare. Seguita fra tanto la morte del Pontefice risobì
u pigliare da mons. Centofiorini quello mi voleva rendere,
0 e andato a trovarlo, mi fu da questo data una casscllt
> serrata nella quale vi trovai solo dui volumi di facoltà
■ di testare, alcune Positioni deUa signatura, alcuni fra^'
<i menti della Genealogia de Conti, e molti fogli rotti staoV
" pati di d." Genealogia, resomi per mostrare d'eseguir^
1 l'ordini di N. S.
« Ricorsi però al S, Collegio, quale essendo Capi d'Or""^
I dìni l'Emi Sacchetti, Azolino e Rapaccioli, fece rescritto^
« che mi fussero rese tutte le scritture, quali havendo por--^ ^
'■ tato a mons. Centofiorini ricusò d'eseguirlo, e il s. Col- '^'
1 legio non potè abbadare all'esecuzione delli suoi ordini '
* per la mossa dell'armi del duca di Modena, et altre
n occupationi, che l'obbligarono a fare continue CoDgre-
- gatìoni come V.* S.' illma. sa.
■ Assunto al Pontificato N. S. supplicai S. B. acciò si
• compiacesse farmi restituire le d." scritture, quale dopo
: voluto sentire mons. Centofìorini ordinò a mons.
a Piccotomìni, che le vedesse, e restituisse quale sentito le
■ mie giuste domande mi diede ferma intentione di .. . . >
(la seguente pagina manca del lutto nelP originale).
1 buoni propositi dei Contelori rompevano, dunque, coa-
tro codesto scoglio insormontabile dell'assoluta impossibi-
lità di riavere dalla Corte romana le carte tolte al loro con-
Felice Contelori
37
; oè ad essi era dato rimediare in parte a si grave
EOncio cercando di ottenere dai Barberini la licenza di stu-
ure nel loro Archivio privato quelle opere manoscritte del
stelori, che io ora ho potuto a mio agio percorrere, stan-
Ki^é gelosamente erano allora chiuse ad ogni persona quelle
e raccolte di documenti pubblici e privati che le grandi
bìglie romane nell'esercizio del pih alto potere principe-
accumulavano, e che seco traevano anche quando spet-
tassero all'amministrazione della pubblica cosa. Ciò nono-
stante a Giovanni Maria Contelori riesci porre a stampa
nel 1859 un lavoro del suo zio contenente la serie dei Car-
dinali dì santa Romana Chiesa, dall'anno 1430 sino al 1549.
E una appendice o continuazione, che vogliasi dire, del li-
I brci pubblicato dal Contelori nel 1G41 ; essa fu dall'editore
I de<l(cata al cardinale Marcello Santacroce, e in attestato di
[ S^ato animo per quanto questi fece in prò dell'autore, e ^zt-
(tté trattasi nel libro de re cardinalitia alla cui dignità non
poco accrescevano, dice l'editore, gli splendidi meriti del
Santacroce,
Piti tardi ancora, nell'anno 1675, dalla tipografia di Nic-
colò Angelo Tinassi fu stampalo a Roma un libro con que-
*'o titolo : Memorie storiche della Terra di Cesi raccolte da
"^Onj. Felice Contelori. Nella prefazione, che porla la data
**d i.° di ottobre 1673, ì Priori della terra di Cesi dicono :
" che essendo loro venute alle mani nel ricercare le scritture
* di questo publico, alcune memorie della nostra Terra rac-
" colte dalla b. m. dì mons. Felice Contelori da publiche et
' autentiche scritture, slimarono ben fatto dì darle alle stampe,
' acciò eoo il tempo, che tutto divora, non periscano, come
' è seguito alle importantissime fatiche di detto monsi-
' gnore •. Il libro, sotto le sembianze dì una monografia
storica della città trattava nel fondo questioni giurisdizionali
t di domini fra il Comune e la casa Cesi, i difensori della
\uale ultima impugnavano che la città fosse mai stata Capo
ielle Terre Arnolfe, come sostenevano i Priori della prima.
^Oa tardò quindi a comparire per le stampe una v Risposta
L
38 G. ®. feltrarli
e al libro intitolato: Memorie storiche della Terra di Cesi
« raccolte da mons. Felice Contelorij in quello che risguarda
e l'interesse di casa Cesi all' ili. mo et ecc.mo Signore il si-
c gnor duca Federigo Angelo Pier Donato Cesi ( in Napoli
e per Giacinto Passaro, 1676). » Ma il Comune non se ne
stette, e presto mandò fuori un' « Antirisposta apologetica
« per le memorie historicbe della Terra di Cesi raccolte da
« mons. F. Contelori. (Napoli, per Michel Monaco 1680-
« 800) ». Non è qui il caso di impegolarsi nella ardente
controversia, ma questo appar certo àdìV Antirisposta Apo-
logetica (pag. 21), che i difensori di casa Cesi si sostene-
vano sull'autorità di un Pietro Ricordati ( Storta monastica)^
il quale si contentò, che è quanto dire, di riportare notizie
del noto falsario Alfonso Ceccarelii, di cui Leone Allacci
scrisse nelle sue Animadversioni.
Guardando inoltre ai molto intimi particolari sulla vita
del Contelori, contenuti nella biografia di lui scritta dal
Peresio ed edita negli anni 1684, agevolmente si riconosce,
che a quella pubblicazione non furono estranei i nipoti del
medesimo Contelori, i quali vollero in siffatto modo ancora
una volta onorarne la memoria, incitando l'esempio del loro
genitore Giovanni, che, ad eternare nell'alma città il nome
caro del suo fratello, avea fatto scoprire nella chiesa di santa
Maria Maddalena, posta nel rione di Campo Marzio, quella
iscrizione che poi due pronipoti Contelori nei 1721 curarono
venisse restaurata e che indi fu compresa nelle opere dei
eh. Galletti e Forcella (i).
(i) Vincenzo Forcella, Iscri:[ioni delle Chiese e d'altri edifici di
Roma dal secolo XI ^no ai nostri giorni, raccolte e publicate; voi. XI,
pag. 425, n.o 1007. (Roma 1877, fol.) Galletti, /itscr. rom.; tom. II ^
ci. Vili, n.o 2i3, p. CI3^.
Feiiee Contelori
D . O . M
FOELICI CONTELORIO VTRIVSaUE
SIGNATVRAE SVFFRAGANTI
irfTEGRlTATIS INGENU ET DOCTRINAE MERITIS
AD INSIGNIA ROMANAE CVRIAE MVNERA ERECTO
VATICANAE D. PETRI BASILICAE CANONICO
SACRAE CONSVLTATIONIS SEGRETARIO
VTRISQ. CONGREOATIONIBUS ADSGITO
VRBANO . Vili . P . M
A SECRETIS BREVIVM AD PRICIPES
IVRIVM . PRO . ECCLESIA PROPVGNATORI
PRIMARIIS DIGNITATIBVS PROXIMO ET IDONEO
OBirr ANNO AETATIS SUAE LXIII SALVTIS MDCL.
lOANNES CONTELORIUS
oltre un seco
FRATRI OPTIMO ET DE SE OPTIME MERITO
HONVMENTVM AMORIS ET DOLORIS
POSVIT
IOANNES ET NICOLAUS
PRONEPOTES AUCTO
ORNATV RESTAVRARVUNT
A . MDCCXXl.
i Contelori di Cesi più non esiste da
:olo; ma la memoria dell'insigne scrittore Felice
coU rimane tuttavia come di uomo che ha onorato ed ono-
rerà sempre per le sue opere il luogo natio. Q.uivi all'azione
deleteria del tempo sopravanzano non pure parecchie sup-
pellettili da lui donate alla maggiore chiesa cesana, ma
dal suo nome s'intitola altresì quella vìa ove rimangono
ancora due palazzi di lui, dei quali uno egli medesimo
largì al proprio Comune,
ALBERO GÈ
Bartolomeo
marito di
RfiDSOQlL e
Ercolb
marito di
Antomu-
GlOVANlli MlBU
manto di
Laura Ubiciiii(3)
FEUCE (7)
GlOTAHIII.^
marito <U
Caterìmi PAmff
I
Abb.« Giov. Maria (i6)
Cristoforo (12)
Margherìlil
Anna Teresa (i 7) Chiara (20) Fsca Vittoria (20} Giov. Contelori Giulia (te)
Fbrbntinblu
marito, in
prime nozze di
Elisabetta Narsini
ed in seconde nooe J
Geronimo (25)
Giov. Maru
marito di
Anna CerbelU (a6)
Felice, iunior e (27J
Qmi
ASA CONTELORI
isdea 2» moglie, (a)
I
(5) EutABBTTA
marìuta t« . . . (6)
Marta (io)
I
STA Agostino Onofrio (i 3} Eu8abetta(i4}
Ci 5}
RlfTOfA (l8)
FsGO Angelo (23) Niccola Filippo (23) Costante Antonina (22)
marito di
Margherita Bonavisi
muore
^enza figli (21)
42 G. 9. ritratti
•mmmmimi^mmmm^m
NOTE
All'Albero Genealogico di Casa Contelori.
(i) Per Bàrtolommeo Conilo ri vi sono contritti di compra-vendita
stipulati a suo fìivore a dì 1 1 gennajo i5i» (fom. I^fol i )f a* io dicenui^
bre 1541 (Id.ffoL 3), a' 28 gennaio 1544 (Id,, fot, 6); in altri per
conto di lui il suo figlio Ercole, e cioè dire a*s8 settembre i543 {Id,,
foL li), a* 24 ottobre 1643 {Id,foL 23), a* 4 dicembre 1548 (Id.,
foL 23), a* 7 maggio 1549 (Id,,/òl 26). a' 2 maggio i553 {Id^foLSìt
a* 2 3 gennajo i564 (Id,, fol, 49). In questi ultimi il Bartolomeo è
chiamato provvido viro, e si dice assente da Cesi. Il primo e più antico
istrumento poi essendo stipulato con i Sindaci dell* Università di Cesi
merita di essere qui riferito nella sua parte più essenziale:
( Tom. I, fol, 1) In nomine drii nri Ihesu xristi. Anno domini ^ ab
eiusdem saluti/era Nativitate millesimo quingentesimo vigesimo seeunàOm
indici, decima, tempore pont,^ s,^ in xristo patris domini tiri did Adriani
divina Providentia pp. sexti die vero undecima mensis lanuarii, aie$mm
in Terra Cesarum inpalatio Communitatis diete terre positù et ctmfiMto
iuxta viam publicam, et formellum^ et alia lata, siquàveriora habet.
presentibus vir Berardino, sive Lucantonio et Persaneti (sic) nicolaj
f abrini de Cesis testibus, Brunoctus Corradi et lokannes Tagliantis oit-
geli tagliantis homines electi communitatis cum consensu et voluntate
Vincenti) marioli omnes de Terra Cesarum sindici diete Communitas.
sponte et ex eorum certa scientia et libera voluntate piro se ipsis et vice
et nomine prefate Communitatis prò pretio et nomine pretij sexaginta
carolenorum, quos quidem sexaginta carolenos nos fUerimus confessi et
contenti habuisse et recepisse in pecunia numerata in tanto argento^ a
Bartholomeo contelori de Cesis, presenti, stipulanti et recipienti prò se
et suis heredihus et successoribus etc. prò quibus carolenibus dederuut
tradiderunt vendiderunt eidem Bartholomeo etc. sex modiolas terre diete
comminitatis , ad rationem decem carolenorum prò quolibet modiolo sito
in territorio diete terre, in voce vallis longa, iuxta bona diete Commu^
mitatis et bona heredum lohanni angeli etc.
Ego bartholomeus, alias bartholinus quondam Marci defustinis de
e* montis castelli tudertina dioc. publicus apost, imperiali auct. notor^
rius et index ordinarius, prò dictis omnibus et singulis, etc
Felice Contelori
43
I
I
I
Btrtolameo Contelori fece un primo luitmenio, per rogito di Ono-
frio Spidi, nolajo di Cesi nel 28 ottobre tb^i; iGtitul un &decominei£o,
e ehitmò erede il suo Bglio Eraole. [Tom. l, foì. 1871).^ Nel i5 di-
cembre i565, lo stesio Bartolomeo, eorpore laaguens et in seneetute
coastitutus , rinnovò le sue dispotiiioni, con le quali disse di voler es-
tere seppellito in eccl. parrocchiali s. Angeli di Cesi el in eiui solita
teputlura; ordinò alcuni legali in soddisfazione di un Tedecommesso a
lui btto dalla quondam Remedia eius dum vixil uxore; istituì un legalo
a bvore di Finisdea eius uxore; nominò suo erede universale Ercole,
eias JSlium legilìmum et naturalem ex eo et dieta quondam Remedia
tini dum vixit uxore. (Tom. !, fot. 53.54 ).
(a) Questa Finisdea era già vedova quando sposò il Contelori ,
ed Avt\ due 6gli del primo letto, Berardìnangetus q. Peirucci de Castro
eoUU Petrutii, comìlatus Tuderti, e Mariangelus, i quali nel ici apri-
le 1570 ebbero <cudi 25, a ragione di giuli 10 ogni scudo, da Ercole
Coatelori, come pagamento del legato fallo da Bartolomeo, suo padre,
alla Finisdea, madre dei due summenzionali,
{t) In un contralto di divisione di beni tra Gio: Maria e Giuseppe
Contelori, figli di Ercole, è nominala V Antonina , moglie del padre loro,
e dò a'2j maggio i588 {Tom. I, fol. ti3). — Nel iJ giugno t583
Ercole Coatelorius de Cesi q. Bariholomei divide i beni ira' suoi figli;
■tserisce averne ire maschi, Giovan Maria, Giuseppe Conteloro, oltre
la lignora /emina , già maritala et per lui dotata, alli quali maschi
auegna e divide i suoi beni, essendo Gio. Maria e Giuseppe presenti,
e Canletoro assente, ma rappresentato da un Giovan Giuseppe de Maitio.
Lungo e minuzioso i questo contratto, dal quale trasparisce la molta
agiatezza in cui si trovava l'Ercole. Egli teneva moltissimo a che il pa-
trimonio famigliare non andasse barattato, e costituì in fìdecomessi le
porzioni assegnale ai figli , prescrivendo che nel caso di estinzione della
linea maschile, e di conseguente successione di donne, queste sìeno obli-
gale portare l'arme et insegne dì casa di Conteloro nel luogho (*ÌcJ
pii degno de la loro arme. Et anchora nellì libri et scripture, e se deb-
bia amKitare et inscrìvere per ultimo il nome di Conlihro. ( Tom. I,
fol. 138-146).
Concernenti Ereale, non vi sono meno di cinquanlatre contratti, dei
quali il più antico è del 0 nov. i54i {tom. I , fol. 19), ed il piìi re-
cente dell'ultimo di agosto i582.
[3) Di Gio: Maria Conlelori v'ha due testamenti, uno del 3o mag-
gio 1606 {Tom. I, fol. 1606), l'altro del 24 dicembre 1617 (/i.,/"'- ^4^
e 270}-, morì a' 16 mar2o t6i8.
(4) Vi sono 1 Tom. I cit.) parecchie copie di contralti cosi auleoti-
catet Ego losephus Coniìlorius de Cesis, Spolel. dioc. publicus ap."
I Arck. Rom. Cur. descrìplar et ad presens Archivista
44 C- ®* ^eltrani
Terrae Caesarum. Nel 17 aett.^ i58o Tom. I, fol. 128}, GonsiUo dì
Francesco Galkarani da Cesi promise ad Ercole Contelori di dare in
itposa al figlio di quest* ultimo, Giuseppe Contelori, la propria figlia
Mattia Gallarani; da questo matrimonio non dovettero nascere figli, o
Almeno non ne sopravvissero a* genitori, perchè nel testamento che la
Mattia faceva il 25 agosto 1625 (Tom. I,fol, 3i3} venne istituito le-
gatario neir usufrutto il marito Giuseppe, e, tra molti altri legati, ve ne
fu uno pel nipote Giovanni Contelori, fratello di Felice, essendo stato
erede universale Properzio figUo del q.» Angelo de Cesis, cugino della
testatrice.
(5) Nel 21 agosto del i582 il Governatore di Cesi liberò in parte
Conteloro Contelori dalla pena nella quale era incorso, onoris causa,
per avere m Cesi accepta storta ferrea, et accessitus ad apothecam
f\ mj* Vincentii barhitonsoris , animo deliberato vulnerandi, ferita Antonia
quondam ser Tliodini. Nel 23 di maggio i588 Conteloro Contelori do^
veva già esser morto perchè si parla della eredità di lui nell* istrumento
di divisione di beni, compilato in quel giorno, fra Giovanni Maria e
I Giuseppe Contelori, suoi fratelli [Tom. I, fol. i53).
(6) Così la dice il suo padre Ercole Contelori nel testamento, già
ricordato, del i3 giugno i583 {Tom, l,fol. 138-146).
(7) È colui del quale si occupa la presente monografia.
(8) È il figlio secondogenito di Giovanni Maria, nei testamenti del
quale è ricordato. Rimane 1* inventario dei beni del padre, inventario
fatto compilare da lui, Giovanni Contelori, e dal suo fratello Felice.
È necessario riportare qui le parole con le quali incomincia il detto
inventario :
In nomine dei et e. Vanno della N. del S. mille seicento e decidotto
alli cinque del mese di aprile, ind. XV, del pontificato di S. 5. p^^a
Paolo V anno decimoterj^o. Per conformarci alla volontà della buona
memoria Gio: Maria (sic) Contelori nostro padre, quale passò a me-
glior vita li 16 ^ marino 1618, e per pigliare Vheredità con il bene-
fitio delV inventario con tutte le solite clausole, et ad ogni altro meglior
fine et effetto noi Felice e Giovanni Contelori tanto in nostro nome,
quanto di Cristofaro nostro fratello assente, et ammalato, dichiarando
voler essere heredi universali come nel testamento habbiamo fatto il pre-
sente inventario, 0 descrittione de mobili che sono in Roma nella casa
della SSma Trinità di ponte Sisto, dove al presente habitiamo, posta
nel rione di Ponte nella strada publica de Coronari, che confina dalla
parte de dietro con il pala{j(o di monte giordano, éPun lato con la casa
de SS. Simone e Giuda, dalF altro con la casa dell' hospidale deW in-
curabili seu ( sic ). E perchè il nostro signor Padre nel suo te-
stamento fatto sotto li 24 del mese di dicembre dell'anno 16 l'j, ha de-
scritto tutti fi sttifili e tt^tti li mobili, m^ non ha sj^ecificato il numero
Felice Contetori
45
{per esentiti) detti libri e detti letti, e vi ha lasciata qualche bagat-
tella, noi nel presente inventario habiamo specificalo il numero (per
eiettq>io) detti libri, eie., riservandoci però la facoltà di levare 0 di ag-
giungere , e ciò perette la maggior parte de mobili e tutti li sta-
bilì sono in Cesi, nostra patria. — Dopo un lungo elenco di libri, la più
più pane legali, lesesi: libro de memorie, scritte a mano dal s.' Pa-
dre e C. — Cittadinanza di Roma (Tom. l./ol. 188;. — Vi èun elenco
uaccalo dei beni di Caterina Pamjili, che fu moglie di i\.'" Giovanni
Contetori.
(g) Nel citalo lestamento di Giovan Maria Conielori, tesiamenio che,
coinè si è detio, ha ta data 24 dicembre 1617 ( Tom. ì , fot. 34^-170)
coti li parla di Criilofaro Contelori: Item vuole (il testatore), che in
evento che <*-• Cristofaro, quale ai presente se ritrova soldato, et per
Gentilhuomo di poppa in le Galere di sua S.'* fussc eletto Capitano di
Galere o d'altri soldati, che detti Felice e Giovanni debbano dar li fra
sei dì, dal giorno (He sarà effettivamente , scudi i3 per ciascuno senja
replica in ricompensa di che esso testatore disse haver speso nel dotto-
rarsi loro, per esser Charme anoratissima , e conveniente eoa lettere (sic)
ma està testatore non intende, che fusse eletto Capitan delle militie di
Ceti 0 d'altro luoghino simile.
(io) Nel sopradetto testamento Gio
due sue figliuole Chiara e Maria eran
l'Agnese in Cesi.
( 1 1) Geronimo Contelori sposò Margherita Fercniinelli di Teani, figlia
di Tommaso e di Anna Vittoria Caja, e i capitoli nuziali furono fìrmali
nel 3 giugno 1644 (Tom. Ili, pag. i e segg.). Nel z dicembre 1675
à H rinrentarìo dei beni di Geronimo (Tom. eit., pag. iS?), essendo
il tuo fratello Agostino Onofrio, capitano, tutore de' figli di lei.
(la) Con testamento del 30 novembre :675 istituisce eredi i fratelli
Giovanni Maria ed Agostino, stabilendo che chiunque dei due fosse
topravvissuto all'altro dovea istituire erede, nella porzione rimastagli da
lui tetutore, un figlio del comune fratello Girolamo. Fa tre legati, uno
al fratello Giovanni Battista, un secondo alla sorella Elisabetta, ed un
uno alle cinque figlie femine di Geromino la quest'epoca dw.que già
«' era moria una, avendone trovate nominate sei nell'anno precedente}
( Tom. HI, fot. ibt). Geromino, nel i5 Febbrajo 1G76, di anni 48
orca, mori in Cesi ( Voi 111, pag. i5gl-
<i3) Agostino Onofrio Contelori, fu Capitano, e tutore dei figli del
fraiello Geronimo, come si è visto nella nota 11. Dettò il suo testamento
nel 10 maggio 1693, istituendo eredi il fratello abate Giovanni Maria
e la sorella Elisabetta, e facendo due legali, uno al fratello Giovanni
Battista, e l'altro ad Anna Teresa e GiuUa, sue nipoti, ^ie di Gr-
ronimo {Tom. Ili , fol. 169-170).
46
G. ®. ^eltrani
(14} In una quietanza fra zìi e nipoti Contelori, degli 11 dicem-
bre 1702, si parla della b* m* di Elisabetta ^ e di spese fatte per i suoi
funerali ( Voi, III, pag. 3o2 }.
(i5) Nel 2 maggio 1702 si parla di Giovanni Battista Contelori,
come di uomo già morto ( Voi. Ili, pag. 298 ). I tre figli hanno un le-
gato dair abbate Giovanni Maria Contelori, loro zio ( VoU III, pag. 3 io).
(16) Fa premure alla Corte pontificia per riavere le carte sequestrate
al tuo zio Felice; stampa alcune opere di luì. Istituisce, con suo testa-
mento del IO dicembre 1701, suo erede Giovanni Contelori, figlio di
Geronimo^ e fa legati ai tre figli del fratello Giovanni Battista, dando
loro anche Tuso de* libri e de* mobili nella casa di Roma, quando stu-
diassero per una professione. Muore nel 1703, prima del 23 di febbrajo
{Voi III, pag. 3 60 e s^gg')'
(17) Nel 7 sett.*) 1694 contrae gli sponsali con Domenico Censio di
Bettona, diocesi di Assisi (Voi. Ili, pag. 271-273)
(18) Nel i3 aprile i6go Cristina Contelori, novizia nel monastero
di t. Agnese in Cesi^ rinunzia 1 suoi beni a favore di Giovanni Conte-
lori, suo fratello (Voi. Ili , pag. 236).
(i g) Girolamo Contelori-Ferentinelli ha per prima moglie Elisabetta
Narsini, e ne nascono Geronimo e Giovanni Maria {Vol.IV,fol.2y).
Sposa in seconde nozze, e nel febbrajo 171 1, Rosa Oliva Nicoletti da.
Terni, e ha una figlia, Margherita. Muore a* 26 gennaio 1734. I figli
fiinno formare T inventario dei beni da lui rimasti nel 22 di marzo 1734
( Voi. IVf pag. 56-6 1 ). — Nei contratti ha l'appellativo di Nobile di Terni.
(20) V. rinventario dei beni di Geronimo Contelori, marito della
Ferentinelli ( Voi. Ili, pag. 137)), e il testamento di Cristo/aro Con-
telorif nota 12 (Voi. III,fol. ibi).
(21) Niccola Contelori sposò Margherita di Mariano Bonavisi da
Spoleto {Voi. IV, pag. 20}. Fé* testamento nel 19 luglio 1723, isti-
tuendo legati in prò della sorella di lui Costante Antonina Contelori,
monaca nel monastero dell* Annunciata di Terni (Id., fol. 26): nomina
suo erede Giovanni Contelori figlio di Girolamo Contelori suo fratello
cugino, con Tobligo ali* erede Giovanni di sostituire nei beni il figlio
primogenito, Girolamo, procreato con la prima moglie Elisabetta Nar-
sini (Id., fol. 27). Nel 26 febb.» 1724 Niccola Contelori morì {Id.,
foL 21-22).
(22) Nel i5 novembre 1707, in occasione della propria monacazione.
Costante Antonina Contelori rinunzia i suoi beni a favore de* propri fra-
telli {Voi. IV, fol. io). — Ha un primo legato dal fratello Niccola nel
febbrajo 1728 {Id., fol. 26), ed un secondo nel codicillo del i3 feb-
brajo 1724 {Id.,/o.. 29).
(23) Vedi il testamento dell'abate Giovanni Marta Contelori (Voi. Il/,
pag. 319), vedi nou i5 e 16.
Felice Contelori 47
(14) Margherita Contelori Ferentinelli tpoM nel mtggio lySi Vin-
cenzo Zitelli, nobile di Gubbio (Voi. IV, JbL 54).
(2 5) Geronimo Contelori FerentinelU ha un fidecommetso dal tuo
zio cugino Niccola Contelori nel 26 febbrajo 1724 (Voi. IV, fol. 27),
▼edi nota 21.
(26) Giovanni Maria Contelori nel settembre 1740 conchiude il tuo
matrimonio con Anna Cerbelli, figlia di Arcangelo, nobile e patrizio
della città di Nepi (Voi. IV, fol. a 12).-^ Nel i3 di marzo lySi egli
era già morto, lasciando un figlio,* Fe/rce, e la moglie incinta, che die
poi alla luce Giovanni Marta ( Voi, IV, fol. 229 e 258}.
(27) V. precedente nota 26.
Giovanni Battista Beltrani.
Sopra il Poema reccnkmciite scopaio
ALL'IMPERATORE FEDERICO \.
Lettera al Prof. Ernesto Monaci in Roma.
Onorcvol."* Signore,
PICCHÈ intesi che Ella aveva scoperto in un ma-
p noscritto vaticano un poema non per anco cono-
ciuto sopra l'Imperatore Federico I, fu mio vivo
' desiderio dì conoscere questo poema, e tale desi-
derio ancora si accrebbe come prima mi fu noto il fram-
mento da Lei pubblicato nellMrc/uVio della Società Ro-
mana di Storia Patria, Voi. I, il quale si riferisce alla
incoronazione di Federico e alla fine di Arnaldo da Brescia:
poiché io non poteva condurre a fine i miei studi sulle
prime guerre di Barbarossa in Italia, fìncbè non mi fosse
possibile giovarmi dì questa nuova fonte scoperta in un
modo cosi inaspettato.
Colla massima gioia e riconoscenza ho perciò ricevuto
alcune settimane fa la di Lei copia de! Poema, e con quale
interesse l' abbia poi studiato , glielo potranno mostrare que-
ste righe. Mi è lecito sperare che tanto più esse riceveranno
I da t^i un' amichevole accoglienza, in quanto Ella stessa mi
^rfilivia dilla Sodila romana di Storia patria. Voi, 111. *
5o W. V. Giesebrecht
invitava ad esprimerle il mio sentimento sul!' importanza
storica del poema.
Noi possediamo un numero non piccolo di poemi latini
del duodecimo secolo, ove poeti italiani cercano di esporre la
storia del loro tempo; ma fra questi poemi prendono un
posto molto eminente per l'estensione, per il soggetto e per
la trattazione di esso le « Gesta per imperatorem jFedericum
Barbam rubeam in partibus Lumbardie et Ytalie », come nel
manoscritto vaticano suona il titolo che evidentemente non
proviene dall'Autore medesimo, (i)
Secondo il mio parere a questa scoperta noi dobbiamo
un preziosissimo arricchimento per la nostra storica lette-
ratura, ed è da desiderare istantemente che il poema sia
pubblicato per intero al piti presto possibile. Poi che il va-
lore del poema mi fu chiaro^ piti e più insistente mi si af-
facciò la questione sulla persona del Poeta. Per la risposta
non mi si offriva altro materiale di quello contenuto nel
poema stesso : e disgraziatamente sono molto scarsi i punti
nei quali si trovino personali accenni all'autore. Tuttavia
sin da principio emerge chiaro che egli non fu privo di re-
lazioni coli' Imperatore del quale magnificava la gloria:
Magna quidem moveo, set que sint principe digna.
Ipse dabit vires presens aderitque labori, (v. 4-5)
Inoltre nell'assedio di Milano nell'anno ii58 rammenta di
aver veduto egli stesso il campo imperiale a qua pratum
fuit archipresulis olim » :
Namque ibi mira ducis vidi tentoria summi.
Vix ultra lapidis iactum distancia vallo, (v. 2265-2266)
Subito dopo riferisce che Rainaldo di Dassel, ancora
cancelliere, aveva avuto il suo campo presso i Pavesi a
porta Romana:
(i) Questo titolo non si legge in principio del poema, ma è nel>
VExplicit.
Sul ^oetna intomo all' Imp. Federico I 5 1
Ecce auiera cives armis animisque resumpiis
Castra erumpi:nie& Romane proxima pone
Insidunt subito, qua forte Papia sedebat
Cum palre Rainaldo, Frederìci Interprete regia, (v. iSog-i
I
Il ricordo di questo particolare di lieve importanza per
sé, e l'onorevole menzione che spesso la di Rainaldo (dopo
Flmperatore forse nessun nome tedesco è ripetuto più spesso
dal poeta), ci inducono nella congettura che egli sia stato
in stretti rapporti con quel ragguardevole uomo di Stato,
del quale è ben noto che volentieri si circondava di dotti
e dì poeti. La notevole circostanza che nell' insulto degli
Ambasciatori imperiah a Milano nel Gennaio iiSg, che
lasciò così profonda ferita nell'animo di Rainaldo, quest' ul-
timo, sebbene il più gravemente colpito, non sia special-
menle menzionato, accenna piuttosto che il poeta nei suo
lavoro ebbe riguardo a Rainaldo, che non conduca a op-
posta conclusione.
la nessun luogo dica Ìl poeta espUcitatnente di essere
italiano, ma tuttavìa nessun lettore lo porri ìn dubbio. Chi-
unque lo segua con attenzione, non potrà farsi altra idea
se non che egli debba avere appartenuto ad una di quelle
città della Liguria, com'egli chiama la Lombardia, che fu-
rono alleate di Federico. In me è sorta pariìcolarmente la con-
vinzione che solo Bergamo possa essere la patria del Poeta.
Imperoché, come sì potrebbe alirimenti spiegare che Berga-
mo, contrariamente a tutte le altre narrazioni, primeggi nel
racconto? Molto ditfusamente sono riferiti i primi fatti
che diedero occasione alle contese di Bergamo con Brescia
(v. g57-to38), poi l'infelice battaglia dei Bergamaschi presso
Palusco e la perdita di Volpino (iiiy-iBig), e infìne la
riconquista di Volpino [v. 32o8-333o); benché tutto ciò sia
abbastanza lontano dal soggetto principale del Poema, che £
la guerra di Federico contro Milano. Molto sorprendente
mi parve già, quando dapprima lessi il frammento da Lei
pubblicato, che nella battaglia di Federico coi Romani dopo
Ja sua incoronazione, accanto ad Enrico il Leone sìa no-
52 W. V. Giesebrecht
minato uà Marfredo conte lombardo che nessun altro do-
cumento ricorda aver preso parte in questo conflitto:
•
Hoc tàmen in bello nequeo transìre silenter
Te, Ligunim Marfrede decus, quem patris avique
Nobilitas decorat, vigor efiert, forma venuMat.
Huic Albertus avus, Gorzo pater, altus uterque
E^rlegiusque comes, fbrmostis et acer uterque.
A qui bus hic heres non degeneravit eorum.
}<Iain melior bello ve! corpore pulchrior alter
Non fuit in tota Ligurum regione suorum. (717-724)
Ma col riconoscere che il Poeta era di Bergamo perde
questo passo apparenza di stranezza. < Gozzo comes et filius
eius Marfredus > appariscono come testimoni in un diploma
di Federico dell'a. 11 55 (i), come Ella mi ha già osservato;
eàsi erano conti di Martinengo, nel cui lignaggio è citato
ahciìe il padre di Gozzo, Alberto (2), e discendevamo dagli
antichi conti di Bergamo.
Per tutti i contomi di Bergamo il Poeta è abbastanza
pratico delle località. Il muro, il piccolo ruscello che di-
vide i territori! di Bergamo e di Brescia sono da lui ram-
mentati (3) :
Gens Brixiana plagam, qua fines Mura coercet,
Pergameam aggreditur. ( 1 1 29-1 1 3o )
Egli loda la ricchezza di pesce ancora rinomata del lago
d'Iseo (v. 3i56]. Le porte di Crema sono da lui indicate coi
loro nómi. Descrive minutamente la postura del Castello di
Trezzo, è così di sèguito.
Dopo la sua patria, Brescia interessa specialmente il
pfioetià, è però si spiega anche l'episodio del celebre scisma-
tico, che ebbe in Brescia i natali. Una particolare mesco-
(ì) Vignati, Storia diplomàtica della lega lombarda ^ p. 38.
(2) Ronchetti, Memorie istoriche di Bergamo^ III, p. 61, 62, 70, 142.
(3| Documento nel Gkadonioi, Brixia Sacra, p. 212 e il protocollo
presso Òùokict,- Storie 'Bresciane, VI, p. 75.
Sul 'Poema intorno all' Imp. Federico I 53
uà di odio e di simpatia per Brescia si estende per tutto
\ poema, come sì rivela specialmenle nei seguenti versi:
Quod li prtsagam mentem natura dedissct,
Ut mortale gcnus prescire fuiura valerci,
Pergamw nunquam geniti violasse! amorenj
Brilla, nec propler Vulpinum lama tuisset
Dampna, vel iralj forsan gravion tulisset
Verbfira rccioris, quem posiea Mediolano
Consociata gravem fecii tolerare laborem. {v. loJi-ioSj) .
Se il nostro poeta è Bergamisco, e proprio in corpo ed
mimi, sarà forse anche possìbile di determinare approssi-
maiivameate ÌI tempo nel quale ha composto la sua opera.
Dopo avere con zelo appoggiato Federigo nella guerra con
Milano ; Bergamo, come i noto, già nel 1 166 si staccava dal-
l'Imperatore e nel 1167 passava decisamente dalia parte delle
città a lui nemiche; prese parte considerevole alla ricostru-
zione di Milano e andò poscia di pari passo con Brescia,
E chiaro che dopo l'anno 1166 un Bergamasco non poteva
scrivere un poema che fosse tutto consacrato alla gloria del-
l'Imperatore. Ma dall'altra parte l'esordio del Poema mostra
già che fu cominciato in un tempo nel quale Milano era
vinta e giaceva in rovina:
»Urbi erat et populis et pluribus inctiia bellis
Urbs speciosa, potens, celeberriraa, dives et iogens
Meiropolis [Lìgurum] cui nomen Medtolanum. (v. 6-8)
L'opera sarà perciò stata composta tra l'anno ii6a e
il 1166. Ne conseguita insieme un'altra considerazione non
priva d'interesse. Principale soggetto del poema è la guerra
tra Federigo e Milano, delle cose tedesche non È quasi af-
fatto parola, e poco degli stessi contemporanei avvenimenti
italiani; come neppure vi occorre menzione dello scisma
romano, che allora sorgeva. Ora il soggetto che il Poeta si è
scelto non comporta nessuna ahra convenevole chiusa se non
distruzione dì Milano nel Marzo 1 162, e tuttavia il Poema
le ci sta davanti, finisce con la battaglia di Carcano nel-
54 ^. P' Giesebrecht
l'Agosto 1160: immediatamente dopo una giornata infelice
per l'imperatore esso si tronca all'improvviso. E impossi-
bile che il Poeta abbia ideato cosi la chiusa della sua opera,
e piuttosto è da supporsi che l'amanuense, al quale dobbiamo
l'unica antica copia del poema, si sia stancato del lavoro
e abbia disperato della continuazione. Ma è anche poco ve-
rosimile che in tal caso egli non avesse almeno riempito lo
spazio rimasto vuoto del foglio, oppure scritto fino al pros-
simo capitolo, se veramente egli avesse avuto innanzi il poema
completo.
Poiché l'opera nel suo complesso (3341 vv.) è divisa in
grandi parti che corrispondono incirca all'estensione dei libri
nell'Eneide, e che nella copia sono indicate per maggiori in-
tervalli e per le iniziali più marcate; sebbene quivi non
siano espressamente designate come libri, si potrebbe ap-
pena chiamarle altrimenti. 11 Libro I comprende i versi 1-609.
L. II V. 6io-i3i9. L. Ili V. 1320-2037. L. IV v. 2038-4770.
Il L. V comincia col v. 2771 e col v. 3441 non è condotto
ancora alla fine, ma tuttavia, mantenendo il poata le sue
proporzioni, non poteva essere prolungato molto di più.
E difficile argomentare perchè il copista abbia intralasciata
la chiusa di questo libro, se pure una chiusa v' era. É molto
verisimile che egli non la trovasse, e sembra che il poeta stesso
abbia improvvisamente troncato il suo lavoro al v. 3341. Se
ciò avvenne quando Bergamo abbandonò le parti dell'Im-
peratore, sarebbe stato ancora occupato nel suo lavoro nel-
l'anno 1166. Infatti, tale quale è^ aveva perduta la sua im-
portanza, e il poeta non poteva assolutamente più compierlo,
se non voleva romperla con tutte le sue patrie relazioni.
Non mancano altri indizi che il Poeta non abbia dato
l'ultima mano alla sua opera. Si trovano più volte ripeti-
zioni: cosi i versi
Sic fortuna vices variat, sic infima summis
Summaque commutat, sua com rota volvitur, imis (441-442 J
si ripetono un'altra volta (3229-3230). Ma se l'opera del
poeta rimase incompiuta sotto ogni rispetto, perchè egli
□et ti66 abbandonò la parte imperiale coi suoi concittadini;
allora &' intende facilmente perchè il poeta non le abbia dato
alcuna diffusione. Nemmeno sembra che sia giunta alla
corte di Federico, al quale era pure stata particolarmente
destinata: né presilo Gottifredo da Viterbo né presso l'au-
tore del Ligurinus per quanto mi sembra è dato di sco-
prire una conoscenza del nosiro Poema.
Della prima metà del dodicesimo secolo ci rimane una
interessante opera di un dotto Bergamasco, la quale mostra
qualche parentela con quella di cui è qui parola. È il Car-
men de laudibus Bergami (i), lavoro del Magìster Moyses che
verso l'anno njlo per la sua straordinaria conoscenza delle
lingue si guadagnò in Costantinopoli una influente posi-
zione e seppe rendersela lucrosa, Moyses era ancora a Co-
stantinopoli nel ii34 e servi d'interprete agli ambasciatori
dell'Imperatore Lotario, Se egli più tardi sia, come desi-
derava, ritornato a Bergamo, non sappiamo: 3ni.be l'anno
della sua morte è incerto. Pare altresì naturale di attribuire
il nostro poema a questo Magisler, principalmente perchè
le reminiscenze classiche e la spontaneità della versifica-
zione ci rammentano quel Carme, e non sarebbe certo im-
probabile che Moyses fosse slato ancora vìvo nel i i66 e come
prima all'Imperatore di Costantinopoli cosi poi avesse of-
ferto per buona paga il suo sf<pere a Federico. Ma solo de-
bolmente si sosterrebbe tale congettura, e qualcosa sta anche
coatro: così nell'elogio di Bergamo gh esametri rimano due
a due, mentre nel nostro Poema tale rima si trova solo qua
(i) Stampato presjo il Muiiatobi, SS., V, p. 5a9-536. Uno aerino dello
•tesso (dell'anno ii3o) ricco di imporiftnii noiizie sulla persona del'
rauiore è stato pubblicalo dal Ranchetti nel Codex dipiomaticus civitatis
et ettlesiae Btrgomatis 1, p, gSo, gSi. Diffusamente egli iraita di Moyses
nel luogo C't, p. 933-9611 mi sembra solo infondato assegnare al Carmen
data Ulteriore al mi. Il Vescovo di Bergamo Ambrogio di Mozzo, rì-
coriltio in esso, mori solo nel 1 1 34 ed è soltanto ceno cbe il Carmen
itOQ può CMcre siito scrìtto più tardi.
56 W. y. Giesebrecht
e là e anche qui appena si scorge fatta con intenzione.
Basta intanto il sapere che Bergamo in quel tempo pro-
dusse poeti latini che si formarono sui classici modelli e
non infelicemente si cimentarono nel metro eroico. L'au-
tore del nostro Poema fu probabilmente un Magister di
Bergamo dello stesso genere come Magister Moyses; forse
uno scolaro di lui. Dalla vivace descrizione della vita degli
studi in Bologna ci fa congetturare che abbia cercato anche
colà la sua coltura. Di sicuro ebbe avanti agli occhi un'al-
tra meta che Magister Arnaldus; altrimenti non si sarebbe
diviso da lui con quella notevole apostrofe:
Docte quid Arnalde profecit litteratura
Tanta tibi? Quid tot ieiunia, totque labores?
Vita quid arta nimis, que semper segnia sprevit
Oria nec ullis voluit carnalibus uti?
Heul quid in ecclesiam mordacem vertere dentem
Suasit, ut ad tristem laqueum, miseranda, venires? (v. 840-845 )
Il nostro prudente poeta si guarda bene d'accennare alla
pungente questione del suo tempo, la divisione fra l' Impero
e il Papato. Come si chiamava? Io noi so; ma forse altri
più fortunato scoprirà anche il suo nome.
Un'autore, che fu così vicino al tempo degli importanti
avvenimenti da lui narrati, che inoltre fu nativo del luogo
dove si svolsero, sarà sempre di grande valore per lo storico.
Naturalmente questi deve considerare con altri occhi un
poema, che un'opera la quale in prosa espone semplice-
mente i fatti. 11 poeta vuole occupare la fantasia ed anche
se scelga un soggetto storico, non si perita di mescolarvi
elementi fantastici: egli carica i colori, dove gli sembrano
in realtà troppo pallidi; colla ricchezza della sua imagi-
nazione supplisce allo scarso materiale. Non giudicheremo
il nostro poeta diversamente dagli altri della sua specie:
egli stesso non lo desidererebbe. Se ad esempio di Virgilio
[Aen, lib. VII) e in parte con coincidenza di parole, di-
pinge^con larga descrizione come Aletto (v. 2628 ss.) salga
Sul 'Poema intorno all' Imp. Federico I 5 7
dall' ÌDrerno e scompigli ie menti umane, non pretende
più fede di Virgilio. 1 numerosi discorsi, che ej;!i inse-
risce, in parie meglio immaginati di quelli d'Ottone di Fri-
sìnga, non pretende che noi li riteniamo per qualcosa altro
cbe elaborazioni sue proprie. Anch' egli avrà ben capito,
che le sue descrizioni di baitaglie si assomigliano tanto fra
dì loro e con quelle dell'Eneide, cbe nessuno vi può cer-
care vex'Wk storica nei particolari. Nemmeno tiene atl'esat-
tezt» delle sue citre e dà sempre somme rotonde. Quando
Federico viene per la prima volta in Italia, lo fa accompa-
gnare da 4000 cavalieri:
Mille quBter (i) proceres e
I. (V. 78)
Ma sappiamo da Federico stesso che egli passò le Alpi con
soli iSoo cavalieri.
Il nostro poeta si è servito come gli altri della poetica
licenza, ma insieme ha conservato la fedeltà storica più della
maggior parte dei poeti. 1 limiti che nella sua opera divi-
dono la poesia e la verità, sono facilissimi a riconoscersi.
Siamo bene informati per altre fonti intorno gli avveni-
menti che egli narra; onde non é difficile verificare il suo
racconto, ed un tale esame riesce molto favorevole a lui. La
concatenazione dei fatti è esattamente mantenuta, la cro-
nologia rigorosamente seguita. Molte volte sono espressi ì
nomi degli attori, e possiamo d'altronde dimostrare, che
i nomi non sono inventati , ma realmente appartennero alle
persone che in particolar modo presero parte all' impresa (3).
Cosi ritorna piii volte su Vintelmo, il grande architetto di
Milana, e dà su questa personalità negli ultimi tempi pur
trO{^ trascurata alcune nuove e interessanti Dotizie.
(I) Cosi »i dovrà scrivere invece di quatuor
(i) [ vescovi lombardi, che il Poe» fs pirli
«ad dì fallo a Wtrzbuig alla corte di Fcderic
Diploma del Giugno iibj pel quale Bergamo
marte.'». Cod. dipi, Berg. Il, p. r 145. L fdso al
motuabbìR oitenuto allora iti dirìtio: cjù
\: 1402 e ss., sono
nje mostra il suo
> il difillo di batter
he anche Crc-
Bnnoii55.
58 W. V. Giesebrecht
In generale la nostra conoscenza intorno la spedizion
di Federico in Lombardia durante il periodo ii 54-1160
dai poema piuttosto confermata che considerevolmente
Specialmente in tutti i dati di fatto si trova una concor--
danza notevole con la narrazione dataci da Ottone di Fri-
singa e dal suo continuatore Ragevino nelle Gesta Fri"
aerici. Perciò mi ha lungamente occupato la questione, se
il nostro poeta non abbia già avuto innanzi agli occhi quelle
Gesta, come per il tempo non sarebbe stato impossibile,
essendo già prima del 1162 stata compiuta l'opera di Ot-
tone di Frisinga e di Ragevino. Ma io ho creduto di dover
conchiudere che no. Avendo voluto stare pel sì, si sarebbe
stati costretti ad ammettere anche che si fosse giovato di
Ottone Morena, delle Memorie di Milano attribuite a Sir
Raul e di parecchi documenti: poiché anche con questi
mostra in fatto molte volte esatta concordanza. Ma è ap«
pena da supporsi che il Poeta abbia lavorato sopra un cosi
svariato materiale, e mi sembra molto piti verisimile che la
parentela della narrazione del nostro poeta con quella di
Ottone e di Ragevino dipenda dall'essere stato posto a fon-
damento di entrambe lo stesso materiale tratto dalla Can-
celleria imperiale. Noi sappiamo che Ottone e Ragevino am-
bivano alla protezione dell'Imperatore e che questa fu loro
prontamente concessa. Anche il nostro poeta esprime la stessa
speranza che non gli sia per mancare, e difficilmente sarà
stato deluso.
Noi possediamo la relazione che sul suo viaggio a Roma
Federico fece fare per Ottone. Se non m'inganno, la medesima
relazione ha servito al nostro poeta: e talora mi sembra che
egli l'abbia seguita ancora piti completamente di Ottone.
In essa si legge : « Mediolanenses .... ut nostra concessione
super Cumas et Laudam dominium habere mererentur, mul-
tam pecuniam nobis promiserunt, sed cum nec prece nec
precio flectere nos possent ecc. ». Più che con la fortuita os-
servazione di Ottone, L. II e. i3^, che il re era sdegnato con-
Sul 'Poema intorno all' Itnp. Federico I 5g
tro i Milanesi perchè avevano voluto corromperlo, questa con-
corda coi seguenti versi del nostro poema:
*' dtrtco dice in quella relazione: a Omnibus castris et muni-
tionibos, q'jae circa urbem sunt, in poiestatem nostram de-
dilis, usque Albam venimus et per aliquot dies ibi cum papa
morati sumus s. Ottone di Frisinga nota soltanto: «Inde
castra movens inier urbem et Tusculanum resedit » (L. II
e. a3), mentre j1 nostro poeta dice;
Munera featinant !argi»sini« mittere regi
mpiant stabilem rcgis pervencre meniem,
jret variai mlserorum audìre querelas
Nec cogac cives desistere Medialani,
Quin superatorum dominenlur more vetusto.
Al plus et prudcns rei munera spernit el inquìt:
s Munera tiulU mjhi prebebil Mediolanum,
a Graiia nec populo dabiiur, mthi credile, nostra,
« Picem vicini» facial nisi gentibus aique
• Ni limcat legcs decretaque regia servcl.
■ Hec autem faciens, nosirum reiinebii emorem ». (v.
Al plus eversis Predcricu:
AIbsnum gredilur; castri
Dira lucs subito turbas e
ubi forte locatis,
erta fatigai. (v. 891-893)
Secondo il mio giudizio, salvo questa relazione, Ìl Poeta
non sì è servilo di alcuna fonte scritta: nella sostanza mi
sembra che egli abbia riferito ciò che egli stesso vide o aveva
ricavato da testimoni oculari. Ma da qualunque fonte abbia
attinto, egli fu molto bene informato e ambì a fedeltà slorica.
Ho già lodalo la cronologica esaltezza del poeta, ma credo
tuttavia di accennare a due punti che potrebbero porla in
questione. L'uno appartiene alla parie piCi interessante del
Poema, e riguarda il soggiorno dell'Imperatore a Bologna
nell'anno 11 55; l'altro alla pre^a dei castelli d'Iseo e di
Volpino.
Nel Poema è raccontato, ciò che è conosciuto anche da
6o W. p. Giesebrecht
altra parte, che il re dopo la distruzione di Tortona sulla via
di Roma abbia toccato Bologna; il che fu nel Maggjo )iS5
Ora il Poeta dipinge minutamente come Federico fu ric^
vuto con festa in special modo dai dottori e dagli studea
dell'Università. Il re li interroga sulla loro vita nella ci
sulle loro relazioni coi cittadini e ne riceve spddisfoceoi
risposta. Il solo lamento che muovono è che gli studen
stranieri siano spesso forzati a pagare debiti che non
ma i loro concittadini hanno fatto, oppure dare pegno
ciò : e il Re è pregato a proteggere con una legge gli s
denti contro tale ingiustizia. Quindi aggiunge:
Tunc rexy princìpibus consultis ordine cunctis,
Legem promulgata que sit tutela legentum,
Scilicet ut nemo studium exercere volentes
Impediat stantes nec euntes nec redeuntes,
Nec prò vicino, qui nullo iure tenetur
Solvere cogatur, quod non debere (i) probatur.
Inde rogai cives ut honorent urbe scolares,
Hospita iura dolis servent illesa remotis. (v. 494-501)
Il contenuto della legge come qui è riferita, corrisponde
esattamente alla famosa Authentica Habita, l'antichissimo
privilegio imperiale per gli studenti; ma nel Corpus iuris
civilis dove il privilegio fu inserito per ordine dell'Impe-
ratore, è indicato: « Dat. apud Roncalias anno Domini ii58
mense Novembri » ed è generale l'idea, che esso stia in
relazione con l'attività mostrata dai dottori bolognesi nella
dieta di Roncaglia del 11 58. Io non vedo sufficiente fonda-
mento per porre in dubbio la data dell' Authentica nel Cor-
pus iuris (2), tuttavia non bisogna per questo mettere in dub-
bio l'esattezza cronologica del poeta. La legge poteva essere
(i) Così dovrà leggersi invece di dedisse che non può stare. Dal nostro
Poema è chiaro che nel testo deirAuthentica è da correggersi: a ob alterius
Provincie dehitum », e non ammettere « delictum ».
(2) Nel Manoscritto di Vienna, di cui si giovò Pertz per questa legge
{Mon. Germ, Legg. II p. 114), manca la data.
di
'ul T^oema intorno all' Imp. Federico I 6 1 '
là stata emanata nel ii35 e tuttavia esser stata ricont'er-
stata nel ii58; solo allora forse fu aggiunto l'ordJne del-
n mperatore che la legge fosse accolla u Inter imperiales
consiiluciones sub titulo: ne tìlius prò patre ecc. >
Ancora meno si può nel secondo caso riconoscere un de-
vi :3.inenio del Poeta dall'ordine cronologico. Dopo la distru-
ickne di Crema, narra egli, l'Iinperatorc subito irruppe a
te-s^istare di bel nuovo il territorio milanese (v. 3i52,ii);
Cita spedizione anche d'altronde conosciuta, cade nei mesi
Maggio, e Giugno del 1160. Poscia, continua il poeta,
I 1 mperatore, guantato anche il territorio di Brescia, si volse
contro il nemico Castello d'Iseo, (i) lo prese al pricno as-
sa.lTa e lo rase al suolo; contemporaneamente i Bergamaschi
'^^■alirono Volpino e lo strapparono ai Bresciani, ai quali
''^^«vano dovuto cederlo dopo l'infelice battaglia di Palusco
a ^J mese di Marzo 11 55.
Seguitando il Poeta descrive la battaglia di Carcano, che
CC3 ne k noto ebbe luogo il 9 Agosto 1160. La conquista di
l^^so e Volpino la pone con ciò nell'estate del 1160. Questi
faxni oon sono toccati nell'altre fonti contemporanee; bensì
troviamo piti tardi menzione di essi, ma insieme una note-
vole incertezza nei dati cronologici. Nei più antichi annali
A.M. Brescia (a), che appartengono però nel primo abbozzo solo
*U-4 fine del duodecimo secolo, in un esemplare si legge all'an-
ace 1161 : « Yse destructus a Frederico in die s.' Nazarii {28
L^YSglio) *; nel secondo al 1161 : <■ Suburbium Ise captum a
Fr«derieo »; nel terzo al 1162: 1 Hoc anno a Frederico subur-
bium Ise captum est et Vulpinum lune traditum fuit Pcrga-
naensibus n. Simile oscitanza mostra un prolocollo del 2 Ot-
tobre 1192 (3) della causa fra Brescia e Bergamo sopra Vol-
li) Q.uat norae usò il Poeia? Lisnsfv. 144S) e chiaramenie errato;
Bn (v. SigS) e le forme mulilalc Lj-s . , . (v. 3ìo5) Hy
"'-(t. 3197). Forse dal poein v staio scrìuo Hysc, Forma che si riscoo-
**» lathe altrove.
di Annales Brixieat. Mon. Germ. SScript. XVIU, p. 8i3.
(3| OooKici, Storie Breseiane, voi. VI, p. 75.
62 W. V. Giesebrecht — Sul ^oema ecc.
pino. Un testimonio qui asserisce: « quod XXXI anni sunt,
quod ipse locus Yse fuit destructus per ipsum domnum impe-
ratorem et tunc Pergamenses ceperunt castrum Vulpini et te-
nuerunt ipsum etc. » Invece un altro confessa: « XXX anni
fuerunt in s. Nazario proximo preterito, quod ipsum ca-
strum Pergamenses occupauerunt et quod Yseum fuit de-
structum et combustumper domnum imperatorem ». Queste
dichiarazioni riconducono o al 1161 o al 1162. Più accordo
vi è nelle testimonianze in quanto Brescia sia stata in pos-
sesso di Volpino solo per tre anni e piti: ma questo, es-
sendo il castello venuto in mano di Brescia per capitola-
zione del 21 Marzo 11 56, accenna piuttosto al 11 59 che
al 1161 o al 1162. Tutto mostra che la cronologia del no-
stro poeta (1160] è la giusta, e dobbiamo solo a lui la si-
cura determinazione di questa data storica*
Ma basta di tali particolarità, che solo debbono servire
a stabilire lo storico valore della sua bella scoperta. Pub-
blichi presto, com*è da sperarsi, l'interessante Poema e al-
lora ulteriori ricerche confermeranno, come io confido, il
mio giudizio. Quanto piti Ella solleciterà la pubblicazione,
tanto più obbligherà a riconoscenza tutti gli amici degli
studi medioevali e fra questi particolamente il suo
Monaco. 28 Gennaio 1879.
Devotissimo
W. V. Giesebrecht.
T)ocumcnti relativi a Stefano Porcari.
' QUESTA pubblicazione nostra è data occasione dalla
\ edìzioDC che sì fece recentemente a Grelfswald
I d'un documento relativo alla congiura di Ste-
■ fano Porcari (i), citato fin qui dagli slorici di
Roma, da'biograli di papa Niccolò quinto, dal Manzi, che
alcune orazioni di Stefano pubblicò fra ì testi di lingua
Iratii da' codici della biblioteca vaticana; ma disgraziata-
mente rimasto incognito ai cultori della storia nella sua
piena ed integra forma, E diciamo disgraziatamente, non per
appassionalo compiacimento del soggetto, ma piuttosto per
' •'Hportanza storica e giuridica del documento medesimo e
P**" le cause che valsero a ritardare la pubblicazione di esso,
miatii Domenico Giorgi [2), che è d'altronde assai diligente
( t) Prr«i CE Goois viceniìni Dyalogon de conjuratione porearia , aus
*'»er K^nigsbergcr Handschrifi herauagegeben von Dr. M. Peblbach.
'''^fiw.ld. verlag von Ludw. Bsmberg. 1879.
Cȓ D. Giorgi, Vita SlcaiaipapaeV, p. 129: nlegitnusperbrefferahQius
'"*'>ÌUr«iionÌs hiWofioUra, Oialogj instar exaraiam a Peiro Godio patria
*^*>iIno, ^ui vara Romae aderat, ex qua nonnulla decerpaimut et lu-
64 O. Tomtnasini
storico, giudicò gli stesse bene citarlo nella sua Vita £ Nic^
colò quinto, ed anche trarne qualche frutto per la notizia,
de' fatti ; ma se il dialogo di Pietro Godi fosse stato reso
pubblico, non per certo da questa fonte contemporanea del
racconto sarebbe stato giustificato l'asserto dell'erudito sa-
cerdote rispetto al Porcari: a ut potè quem ad perturbane
dam rempublicam mali mores stimularent ì> (i). Il Godi non
gli dà che due accuse : P una di povertà , « òb eius pauper-
totem Stephano bubalarius non credidisset »; l'altra di su-
perbia e d'ambizione, « non contentus civium conditione ad
dominium Rome ambiebat » ; gittava via il cognome de' Por-
cari, per chiamarsi della gente Porcia, di quella cioè dei
Catoni antichi (2). Pertanto il merito che il Papencordt (3)
riconosce al Giorgi d'essersi per primo avvaluto dei codici
vaticani 36i8 e 3619, in cui della cospirazione del Porcari
si danno le notizie più piene, viene assottigliato assai
dall'uso men che sincero che quegli fece delle fonti sue.
Ma forse non fu il tristo vezzo d'architettare la storia e la
malnata fidanza di accrescere coli' esagerazione l'eflfìcacia
de] sentimento morale, che indussero il Giorgi a non ser-
bar proporzione nell'interpretazione della sua fonte storica
e a prediligere che rimanesse nascosta. A' tempi di lui gli
scrittori di storie non erano consueti d'appellarsi all'uni-
versale e di sottoporre a questo la trama e l'ordito del loro
racconto, perchè era cosa che anche all'universale premeva
poco; e il Giorgi ebbe forse piuttosto ad essere adescato da
quella vaghezza delle forme classiche, potente allora su i let-
tori quanto oggi è quella della novità; da quella vaghezza,
per cui si badava meglio a lambiccare una frase sallustiana,
che a dire schietta e senza fronzoli la verità. Forse il Giorgi,
(i) Id. ibid., p. 128.
(2) V. l'Appendice relativa alla genealogia de* Porcari.
(3) Papencordt, Geschichte der Stadi Rom im Mittelalter, p. 486
in Ilota, n Papencordt cita per equivoco il cod. vat. 36 16 in luogo
del 36x8.
ytiociimenti relatipi a Stefano Porcari
65
a somiglianza del Voigt (i), intravide in Roma una banda
catilinaria, intenta a gittar sossopra l'opera de' pontefici ;
una masnada di violenti, immezzo alla quale, entrato a ca-
(i) Cf. Gerrc Voigt, die Wiederbelebung des classischen AUer-
tkumt; Berlin i8Sg, p, 480. _ La frase saJlusliana che strascinò il Giorgi
« il Voigt (l'uno nell'alTermazLone, l'altro nel giudizio) forse fu la ae-
Suenie : ■ Eral eodem tempore Cn. Piso, adoiescens nobìlis, sumniae au-
cJaciae, egens, facliosus; quem ad perturbandam rerapublicatn
Bnopia. «Ique mali morei stitnulabani •> — C. Sillustji, Bel-
Jum Catilìnarìum. Nella lettera di Leon Battista Albkbti ( MuBAToni, Rer.
MI. ser^l. I. XXV ) non è traccia di questi mali mores del Porcari ; e nem>
sninco nella lettera volgare riporiau nella nostra Appendice. Nella lettera
«Jella biblioteca di Nìmes, edita dal Gebuain ( cf. CHursToPHE, Hìslotre de
Ma Papaulé pendant le XV siede, 1'bt\% i863, t. II, appendice n." 6) e detto:
a ttditiosissimushoroo, ingentia audaeiae atijue dicacìtatis non incomposi-
«e, peuiTnarum molilor rerum ".— Enea Silvio, Hisloria, de Europa, ca-
yut. LVIll: Il Stephanuscnim Romanus Famìlia Porcaria icnui censu equcs,
s«s novas saepc in urbe molilus, ac proplerca Bononine relegatus, clam
ande CKcedens magnis itineribus Romam rediil , etc. — atque ut eral homo
Sacundus facile in suam scntcntiam congregalos traili atque eo faciliusquod
àtiopcs. acre alieno gravaios et ob pairaia scclera ìudicium formidanies
■d se Tocaverai ». ~ Ma la fonte slorica d'Enea Silvio fu una lettera di
SrcFAno Ciccia novarese , che si conserva nel Codice Chigiano I. vi, 211,
pag. 60; della quale la cortese amicizia del eh. prof. Gius. Cugnoni ci
concme usare con ogni larghezza. Questa lettera verrà pubblicata dal
f»of. Cugnoni medesimo nel suo SpicUegium Chlsiaiium. Secondo il Cac-
da, Siefono Porcari si sarebbe probabilmente infiammalo a' propositi
cbe Io detericinarono alla congiura, leggendo Sallustio. Ecco le sue pa-
^^^^alc: ■ Stephanus Porcarius eques Romanus cum inler legendum roma-
^^^mpnm hystorias reperiiset excelleniì ìngenìa viros qui ad rem. p. eorum
^^^HltfAufdni et conservandomi quosdam vero qui ai eam evertendam et
^^^^BMC quotq. rebus spoUandas ae Urbis daminium ambigendum sese ac-
eamodatient, tandem ad illoruin imitalionem qui ambitiasì et cupidi
hatìti sunl animum appUcuil ; et existimans facile quod praemeditatus
/iterai ossequi, si cùpiosam libi multitudinem adjungere passet , operam
dedit ut dieendi perii us Jf ere t , non ignarus vim eloquentiae. Et cum in
ilta pturimum fioreret, semper sibi maxime curae /uit ut quosque perdi-
lo*, lascivo), abiectos, pauperes, novarum rerum cupidos ac proscriplas
libi amicitia et famìliaritate coniunctos haberet «. É pertanto la tradi-
tone romana e curiale che ricongiunge il pensiero di Siefono con Cati-
tina e Sallustio; mentre, come vedremo, la fiorentina lo rannodi al Pe-
trarca e alle sue canzoni.
Archivio della Società TOmani) dì Slaria patrie. Voi. III. j
66 O. Tommasim
gione di debiti, il Porcari tramotiTai V indole sua da queUli^
di un Bmto in quella di nn Cadlina.
Ma il dialogo del Godi di soprappiii constaTa di duè^
parti; Tona tutta narratiTa, l'altra potemica, confortata da -
citazioni marginali d'aatorità del digesto e delle sacre scrit-
ture; la quale, per quanto fosse intesa a tutto Cavor della
curia, poteva tuttavia a' curiali garbar poco, come le difese
di quelle cause che senza mestieri d'avvocati si guadagnaro-
no. A queste diverse cagioni, che risguardano la sostanza del
documento, s'aggiunsero, ahimè, anche quelle che nascevano
dalla forma particolare di esso. 11 Manzi, che nel pubblicare
alcune delle orazioni del Porcari lo tobe a studio, fii scan-
dalizzato del e barbaro e goffo latino, il quale dimostra la
stupida ignoranza del suo autore, vivente in un secolo e
ad una corte, nella quale tanti e si grandi eranvi valen-
tuomini in quella lingua » (i); e benché s'accorgesse che
e tra le sue goffaggini se ne può trarre pure alcun bene »,
tuttavia preferisce compiacere piuttosto al buon gusto che
alla cognizione del vero; e il Giordani che menò sì validi
fendenti contro al Manzi per quei suoi testi di lingua ma-
lamente dati a luce, sembrò pur egli aver caro che quel goffo
dialogo nella Vaticana giacesse. (2) Se non che, cessate ora
le meschine cause d'ogni natura per cui lo scritto del Godi
giacque, come si volle, lungamente; e pubblicato in Ger-
mania da un cultore degli studi storici, il Sig. Perlbach;
quando ci facemmo con gran desiderio a pigliarne notizia,
lusingati che l'edizione avesse ad essere ben condotta dal-
l'aspetto estrinseco di essa, e dalla cura che l'editore pa-
reva aver messo a comporre l'introduzione illustrativa del
testo; avemmo a restare grandemente maravigliati nell' os-
servare come il Perlbach , senza darsi pensiero del codice va-
ticano, (dtlla cui scoperta prima rese merito alGregorovius,
poi credè farne bello il Manzi) (3) si tenne contento a pub-
(1) Manzi, Testi di lingua inediti, Roma, De Romanis, 1818, p. XVIL
(2) Pietro Giordani, Opere, ed. Le Monnier, L l, p. 436.
(3) PnLBACHy op. cìL p. II9 ib. p. 3i.
Documetttì relativi a Stefano Porcari 67
llicarlo secondo la lezione d'un manoscritto della biblio-
teca Wallenrodiana di Koenigsberga, e a dare in appendice
quelle varianti del codice vaticano che gli parve dai fram-
menti pubblicati dal Manzi poter ricavare. E tanto questo
difetto di metodo ci parve meno scusabile, quanto più ci
accorgemmo della poca bontà del testo nel manoscritto wal-
lenrodiano, col quale l'editore medesimo si trovò tanto poco
ad agio , da esser tratto ora ad alterare l' interpunzione ,
ora a supplire di suo capo parole che nel testo non sono,
e che non servono; ora a trascriverne di quelle che se vi
sono, quando abbiano il pregio della fedeltà, mancano di
quello della ragionevolezza, (i)
(i) Ne diamo esempi:
Ed. Peribach. p. i8.
« Quomodo autem homo magis
peccare potest quam offendere vi-
carium Cristi qui est papa? Dixi-
sti: qui magnanimus non contentus
civium condicione ad dominium Ro-
me ambiebat. Vide quomodo Deus
hanc magnanima atem [punierit]
quum Stephanus nunquam magna-
nimus fuerit, sed homo loquax, in
quali raro magnanimitas cadit, nec
hec magnanimitas dici debeat, ut
ostendam. Convertii in femineum
timorem; ad mulierculam Stephd-
nus se reduxit. Utilitas grandis!
Debebat Stephanus si magnanimus
more tuo fuisset, per amicos cur~
rere et cum amicis circumiens re-
giones urbis clamando: vivat popu-
ìus et libertas et offerendo predam
omnium bonorumpape, cardinalium,
curialium et mercatorum capere
Ci^fitolium, quod tunc de facili per
populum capi potuisset, quiajfarati
tunc non erant in urbepedites quin-
Cod. Vat. 3619 e 4167.
a Quomodo autem homo magis pec-
care potest quam cum offenderei vi-
carium Cristi qui est papa? Dixisti:
qui magnanimus non contentus ci-
vium condii 'one ad dominium Rome
ambiebat. Vide quomodo Deus hanc
magnanimitatem, quamvis Stepha-
nus nunquam magnanimus fuerit,
sed homo loquax, in quali raro ma-
gnan'miias cadit, nec hec magna-
nimitas dici debeat, ut ostendam !,
convertii in femineum timorem. Ad
mulierculam Stephanus se reduxit.
Vilitas grandis ! debebat Stephanus
si magnanimus more Ìuofuissei,per
amicos currere et cum amicis cir-
cuens regiones urbis clamando: vi-
vai populus et libertas et offerendo
predam omnium bonorumpape, car-
dinalìum curialium et mercatorum,
populum movere et levare, capere
Capitolium, quod tunc de facili per
populum capi potuisset, quia parati
tunc non erant in urbepedites quin-
68 O. Tommasini
Inoltre ci sorprese vedere o che nel codice di Koenigsberga
non fossero le postille marginali, in cui lo scrittore allega
le citazioni dell' autorità a cui appoggia V argomentazioni
sue; o che l'editore abbia pensato di poter ometterle senza
danno, o di supplire a queste coli' analisi propria, la quale
non può naturalmente riuscire intera. D'altronde, quelle
allegazioni di testi si trovano identiche non solo nel cod.
vat. 3619, (che è quello ben cognito, membranaceo in 8/%
di sedici carte non numerate, di buona lettera, offerto forse
dal Godi medesimo a Niccolò quinto), ma anche nel ms.
quaginta. Deinde ad palaciwnpape quaginta. Deinde adpalatium p^qpe
currere et cum securibus portas eius currere et cum securibusportas eius
frangere. Nox est longa, multa fieri frangere. Nox est longa ; multa fieri
poterant una nocte. Dicens hec tre- poterant una r,octe. Dicens hec tre-
mesco, prof ecto credo plebem assen- mesco, profecto credo plebem faci-
sisse cupiditate prede de nocte ma- liter assensisse cupiditate prede ; de
xime, que semper audaciam delin- nocte maxime, quesemperaudatiam
quentibusfacit. In capsa se posuit, delinquentibus facit. In capsa sepo-
utilitas maior ! Fotuisset exire do- suit, vilitas maior ! potuisset exire
mum per tecta in tecta vicina. Nox domum per tecta in tecta vicina,
erat et querentes ex vigilia iam Nox erat et querentes ex vigilia
fassi (sic). Evasisset quippe liber, iàm lassi. Evasisset quippe liber, po-
postea, in urbe sunt tot edificia di- stea, in urbe sunt tot edificia dir-
ruta, tot vinee, tot turres in muris, ruta, tot vinee, tot turres in muris,
secure latitasset in urbe per dies secure lalitasset in urbe per dies
plures. Sed confususfuit judicio dei. plures. Sed confususfuit indicio de ',
Crede, terribilis deus in consiliis crede. Terribilis deus in consiliis
super filiis hominum. Et ille Cle- super filiis hominum (*). Et illede-
mens non cogitans quam grave sit mens ! non cogitans quam grave sit
crimen lese majestatis, edam se crimen lege (**) maiestatis etiam se,
per inde ac si ex ore (sic) alieno perinde ac si ex ere alieno (***) ad
ad judicium evocandus esset, ere- iudicium evocandus esset, credens
dens se excusare per febrem posuit se excusare per febrem, posuit in
se in ledo. » lecto. »
(') pt. 65.
(") /. quisquit cod. ad Ug. Italiani maiest.
('•') /. ij. S « ti quii iudicio, ff. *i quiz cautio. »
(167, (i) per quel che noi sappiamo noa da alici
Snora indicato.
Né quelle ciiazioacelle marginali erano già di poco va-
lore, perchè mollo importa nel processo de* tempi osser-
vare su quali autorità gli uomini vanno fondando i propri
diritti ; come quelle autorità si contorcano proprio in ra-
gione diretta dell'ossequio in cui sì ànao; quali gli studi
particolari e le personali inclinazioni dello scrittore che per
quelle ci si rivelano. Così avrebbe potuto il Perlbach da
quelle congetturare la verità circa la condizione del Godi.
Questi infaltt piti che al Genesi, all'Esodo e a' Vangeli ri-
corre sovente alle Pandette, al Codice e a' Canoni, e appa-
risce per fermo più giurisperito che chierico, e tuno cu-
riale (2). E Tu egli veramente giudice dell'appellazione del
(1) Ms. cari. tee. XV. alt. o">, 148, larg." 0", 174, p. loi-iio. A
principio quattro pagine non numerale. Nella prima numerata si à:
leiUum Martini^, ante sexlam synodum de q' concilio bb agatho
teribent ad ipsam sextam synodum sic iiiquìt, hanc ìgitur calholict
et apliee confesiionii regttlam et sanctum conciiium quod in hac romana
urte fui aplice Tnemorie Martino pp, convenit predicasse synodice et
contlanler deffendisse aio cognoscìmus. •{■ Incipit secretarìiis primiit, in
nomine domini etc. o Termina a p^g. 118 i. n Te incolumem cuslodiat
iUectitsimc frater, a Finii, n —Seguono pagine bianche sino alla p. izi
ore trovasi della medesima scrittura {B)eatissimo ac clementissimo p. et
domini, d. Nicolao quinto divina provìJentia universali! ecclesie summo
pontifici Ihi xpi salvatoris Ori et dei malris unico supremoque vicario,
Petri Beatissimi apostolorum prineipis tegìtimo successori, humillimus
urvas Rodericus de Arenalo Juris Civilis professor. Questioni di diritto
pontiiicio — expl. p. 1 74 : >• Sufficit sedes aplica et sanctitas vostra cum
ma curia line aliqua eonciUi et multiludinis congregalione. « Seguono
pagine bianche sino alla 177, << Ad bealìssimum et clemenlissimum ac
daminum Paulum sidmpoiitf. maximù Libellus incipit in quo testimoniis
juris divini naturatis et humanis dampnatur appellatio. Termina a pa-
gina 195 t. Seguono pagine bianche sino alla 202 ove di mano diversa
ilascriiiura: * Ad laudem dei et Nicolai pape quinti (S)uperbiam, ambi'
tionen eie. "bit dialogo del Godi, che va per intero sino alla pag. zio.
■ Per peirum de Godis de vicentia editum Rome Ipe Factionis prediele.
A. ut* ecceliii' de mense Januar. ponti : Nicolai pape quinti anno septimo.
(7) PeKLBACii op. cit. p. i3. u Naheres ueber die Person Pelerà isl
:ln, andcre Werkc schcinen von ihm nichl vorhanden
—■ (0
70 O. Tommasmi
popolo di Roma; e ne' registri di camera dell'anno 1450
e 1431 s'incontrano stanziamenti a suo favore in remunera-
zione del detto ufficio; i quali essendo iscritti ■ allo spet-
tabile huomo messer piero de' Ghodi » tanto ci escludono
la supposizione ch'esso appartenne al clero, quanto ci danao
certezza ch'egli era della fazione ecclesiastica (i).
E sarebbe riuscito di non lieve importanza il mettere
a riscontro colle idee e co' principi che fermentavano in
grembo al rinascimento italiano le idee di questo vicen-
tino dottore di leggi e la maniera d'argomenti clic scelse
a sostentarle. Ma questo campo il Perlbach non toccò; velie
piuttosto ragguagliare la parte narrativa del dialogo del
Godi colle altre fonti storiche contemporanee; e le scrutò
con diligenza ed acume. Dalle lettere d'Ambrogio Traver-
sari trasse il miglior corredo di notizie circa la vita del
Porcari, innanzi al pontificato di Niccolò quinto; conlbnò
cogli accurati studi del Reumont le atfermazioni dell'Al-
berti (2). Avrebbe potuto col sussidio delia medesima auto-
rità darci esatto il nome del senator urbis, che malamente
chiama Iacopo Lavagnino da Verona; (3) il Christophe nella
zu sein; dass er dem geistlUhcn StBnde angehOrte, beweist woht teine
Votliebe far biblische Citate. <• -
Ci) Archivio di Sialo ìn Romi. Registri di cimeta, anno x^ia-Si
p. L: a a messer piero de Ghodi da vieìen^a giudice de lappeltagione
del popolo di roma a dìp' di marja 1450, due: qua lordici de boi. per d.
mandato de chonservadori di roma de dì xxvij de febrayo prossimo
passato et sono per suo salare di detto Utìfioper i" mese finito a di vij
di febrayo dello chome appare p. lo mandalo. •< Ibid. p. LUI, LVIII,
LVIllli.,eÌnquGstoii1timaslanzÌ«meoloè chiamatoli spettabile huomo.*
(i) LsosisBAPTurAE At.tiEJtTi.de eonjuralione Porcaria, in Mubatoiu,
Rer. il. Script. XXV, 3og. Reohont. Geschichte dcr Sladt Rom. t. HI
p. i" p. u3.
(3)PERLBACH,1,c.p. i5 ìnnols, — //iisli Cd;iitoIii]idiG]ACoiioGKU.i(Mi.
Chlgiano H. Iti 57, pag. 8), danno per senatore <i Jacobus de Lavagnolit
veronensis. ■« Slmilmenie nel cod, Chig. H. Ili 58 (pag. 701 sia: «dnut^
Jacobum de Lauagnolis milit. verone», alm. urb. senat. Illuslrem. n — E
nell'AacHivio di Stato io Roma, (Registri della Tesoier
o Spinelli, ad an. 1452, p, CXXX: u^ messer Iacopo Lai
•umenti relativi a Stefano Porcari 7 1
sua dotta Istoria del pontificato durante il XV secolo gli
avrebbe offerlo un apparato vastissimo di testimonianze,
ben vagliate, e nell'appendice una fonte slorica di più in
una lettera narrativa della congiura del Porcari, tratta da
un manoscritto della biblioteca di Nìmes, Noi ci varremo di
questa, oltre che di quella dell'Alberti, e d'altra epistola man-
data da Enea Silvio Piccolomìni n ad magnificum dominum
gnuoli da uerona al presente sentore (sic) di roma a di xiiij di mar-
{o 1452 (sule fiorentino) due. cinquecento di camera per mandalo de ckon-
tervadori di roma de dì primo dì gcnnayo prossimo passato et sono per
tuo salaro et de' suoi Ujiciali et famigtya per la sua prima terzerìa del
nco Ufi^io, in che entrano mesi due finiti a dì ultima di febbraya chome
appare per lo detto mandato. » E nell' Intrata e uscita della camera di
Homa.Jacoàide Mofis, anno 1453, pag. 49: A mess. Iacopo ravignola
da Verona, sanatare di Roma a dì xxiiij dagosto due. cinquecento di
can^ paghamo per mandalo de chonservadorì e quali sono per suo sa-
lario di duo mesi, cioè magio e giugno. Et mandato colla quitanja ab-
^itmtt IH fil\a. ■ E a pag. 5 1 ; Alle sequie di messer Iacopo rauignola
Wna/ore di roma a dì xxvj di settembre due. centocinquantanoue e bo:
^i'iiij di Cam" paghamo per mandato di monsignore chamarlìngo in più
F^tite et a piti persone; il mandato et la quilan^a abiamo infilila. » —
^finalmente, 1434, p. IV: b, t Dalle Rede di mess. Jacopo Lavignola
tatuar ere per adrlelro di roma a dì iij dottobre due. venticinque H camera
f«e tixnti si ratengkono duno mandalo di due. cxxv per suo salario et
""f* per riparazione del palalo dì chanpidoglio. n Fu sepollo in Veroni
''^'v thìoa dì S. Anastasia. Sotto la sua effigie in marmo bia.nco nella
oppelll di S. Vincenzo di detta chiesa è la scrina ; «
ttOMoug UeBSDVXQE SEPULCKKUM QUI SOB MCOL*0
uxA-rot aoutM obht. n Cf. Vitale, storia diplomatica de" senatori di
«w»«^p, 424-438. — BuncoLiNj, Notizie storiche delle chiese di Verona,
"''' Vii, p, t ji, — Coste, Storia di Verona lib. i5. — Zaqat*, Cronica
^'«rono, p. 2» p. 83. — Maffei, Verona illustrata; degli scrittori ve-
'™«'*», lib. 3", col. io3. Verona 1732. Nella breve narrazione delia con-
Kiot'a di Stefano Porcari che si legge nel Codice Barbcriniano XXXIll,
"7* pig. il&.i37, è delio: s pont<fex senatorem Jacobum Lauagnolum
'"'^ttnsem clvem, et Vieecamerarium cum armato milite domum ejus
**'»»»» mi((i( ut captum in carcerem producerent. •< Il Ckistophb, Histoire
« l<* papauli pendant le XV siecle, t. I. p. 474 lo chiama lacomo Ca-
""r»«oli — Lavagnolo il pAPENcoant Ceschichte Roms. p. 485. Già-
W«o de' Lairag«olÌ,iVRzvitoHj, Gesch. d. St. R. lomollljp. i"pag, 1 14,
72 0. Tommasini
Jacobum ex Comttibus, Maximum Cancellarium Sabaudiae^^
virum integerrimum » per far riscontro ad un altra letters^^
d'anonimo contemporaneo, che si conserva nella Bibliotec^^
Nazionale Fiorentina (i); la quale à due qualità particolar /
che la distinguono dagli altri documenti dello stesso ge-
nere. Che è scritta in italiano; e mentre le altre epistole
citate appartengono tutte alla fazione ecclesiastica, que-
sta, secondo ch'era più naturale a un cittadino della re-
pubblica di Firenze che non aveva vincoli colla curia, pre-
dilige la causa del comune e della libertà. E tanto più ci
parve meritevole d'essere fatta di pubblica ragione, in quanto
che, senza forse, questa lettera fu tra le fonti che il Ma-
chiavelli usò pel racconto di questo avvenimento nella com-
posizione delle sue Istorie.
Difatti, in questa solamente è narrato come nella casa
di messer Agnolo di Maso < essendo a cenavi una grande bri-
gata, et bene et suntuosamente aparechiate le tavole in una
magnificha sala, messere Stefano uscì d'una camera cor uno
broccato d'oro indosso che pareva uno Imperadore, essendo
bello di corpo et di bellissima presentia, et eloquentissimo
et amato. » E il Machiavelli : « Fu ordinato tutto secondo
l'avviso suo, e messere Stefano era già arrivato nella casa
dove si cenava: tanto che, fornita la cena^ vestito di drappo
d'oro con collane ed altri ornamenti che gli davano maestà
(i) Non ci parve fosse a dubitare della autorità di questa lettera,
quantunque la copia che se ne à, e che si conserva fra i documenti re-
lativi al Macchiavelli (busta VI, n.^ 6), sia sprovvista della sottoscri-
zione; perchè gli argomenti desunti dalla qualità della scrittura, dell'or-
tografia, de* dati cronologici secondo lo stile fiorentino, e la sincerità del
racconto stesso bastano a dar malleveria della bontà del documento. Pro-
babilmente è opera di un qualche commesso delle banche fiorentine che
facevano il servizio della tesoreria de* pontefici. E se non è de* Medici,
donde più probabilmente sarebbe venuta nelle mani del Machiavelli,
quando scriveva le istorie; è probabile che uscisse dalla banca di Tom-
maso Spinelli, il cui registro, che cessa col maggio 1463, è datato secondo
lo stile fiorentino, cominciando Tanno dall* incarnazione e non dal gen-
naio, a differenza de* registri di Iacopo Mozzi e de* Medici.
Documenti relativi a Stefano Porcari 73
e riputazione, comparse infra i convivanti, e quelli abbrac-
ciati, con una lunga orazione gli confortò a fermare l'animo
«
e disporsi a si gloriosa impresa. 9(1)
E bene a proposito aveva osservato il Perlbach, nel fer-
mare la mente su i particolari della « splendida cena 9 e
dell'abito « di drappo d'oro con collane ed altri ornamenti >
che occorrono solo nella narrazione del Machiavelli, come
questi doveva aver attinto informazione ad altre fonti che
xion fosser le già cognite, le quali già offerivano appicco alle
Ciantasiose forme della leggenda (2). Il Machiavelli infatti non
S.Ì stette contento a' germi di poetico racconto che si tro-
^vavano in quella lettera; andò più oltre colla divinazione sua,
^ scrisse, primo ed unico de' suoi tempi, copiato poi da tutti
xie' tempi posteriori, (3) che il Porcari era stato confermato
(i) Machiavelli, Istorie, VII. 2g.
(2) Perlbach: 1. e. p. 8, a Ob wìrklich, wie achtzig (1* autore avrebbe
scritto meno inesattamente sieb^^ig) Yahre spàter Macchiavelli berichtet^
cine Canzone Petrarca 's ihn zu seinen Pl&nen ermuthìgte, muss dahin
gestellt bleiben, da was der Florentìner sonst ùber die porcarische Ver-
schwOrung berichtet^ doch schon sagenhafte Zùge an sich trftgt. » E vedi
alla pag. stessa la nota 4. — Nella lettera di Stefano Caccia novarese so-
praccitata, Stefano dimorando a Bologna e dissimulando le intenzioni sue,
a duos ad se venire jubet , his proponit se optare ad urbem redire, uxo^
rem aliquam ingenuam ducere et quietarti deinceps vitam agere, » Solo in
questa lettera troviamo proposito del maritaggio di Stefano. E nel me-
desimo documento è menzione anche delle a cathenas deauratas quibus
eos (il papa e Piero di Noceto)' ante castrum collo ac manibus vince-
re (sic) decrevit. » — Cf. la lettera in App.
(3) Cf. Christophe, Histoire de lapapauté pendant le XV siede. Pa-
ris i863. voi. I. pag. 469. — SiSMONDi Histoire des rep. it. du moyen
age. u VII. ed. Bruxelles, 1826. p. 173-174. — Papencordt, Geschichte
der Stadt Rom. im Mittelalter. Paderborn. 1857, pag. 484. Voigt, Die
Wiederbelebung des clasisschen Alterthums, pag. 480. — Gregorovius,
Geschichte der Stadt Rom. im Mittelalter, Stuttgart 1870, voi. VII. p. 1 29.
O. Raggi, La Congiura di St. Porcari contro Nicolòpapa V, Modena 1 867.
Reumont, Geschichte der Stadt Rom., pag. i23: o die Erinnerungen
an das Alterthum liessen ihn ebensowenig wie Cola di Rienzo ruhen|»
e allude alla canzone del Petrarca*
5*
74 O. Tommasini
nella speranza di felice fine all'impresa sua dalla canzone
del Petrarca, « Spirto gentil che quelle membra reggi. »
dove dice:
Sopra il monte Tarpeo, canzon, vedrai
Un cavalier ch'Italia tutta onora
Pensoso più d'altrui che di sé stesso.
É indubitato che una testimonianza positiva per affermar
questo il Machiavelli non l'ebbe, e non potè averla; questo
egli figurò da sé stesso; ma è indubitato pure che per quel-
l' istinto maraviglioso per cui egli divinava e adombrava ì\
significato morale d'ogni fatto storico, in questo tratto che
non esiteremmo a chiamare altamente drammatico delle
istorie sue, valse a compendiare una serie di considerazioni,
cui sarebbero occorse non poche parole ad enucleare, senza
che forse si raggiungesse mai l'effetto potente ch'egli ottiene
con quel semplice particolare del suo racconto. Poi che il muo-
vere gì' intendimenti del Porcari co' versi che il Petrarca in-
' dirizzava a Cola di Rienzi è un riconoscere in quello l' ul-
timo bagliore della tradizione comunale romana morente,
derivata dal fantastico disegno del grande tribuno; è un ri-
congiungere le illusioni classiche di Cola colle libere aspi-
razioni degli umanisti; un ravvisare l'innesto del sentimento
romano e di quello fiorentino che si compie e si rivela nel-
l'animo del Porcari, e trasparisce nelle orazioni di lui, sotto,
alla verbosità delle quali è a ricercare qualcosa meglio che
testi di lingua; o panegirici (i). È finalmente un biasimare
(i) L* aspetto del civile e libero vivere di Firenze aveva sovente in-
fiammato i cittadini di Roma a bramare ordinamenti saldi di vita comu-
nale. Nel Lamento di Paulo de Petrone, (ed A. Corvisieri, Arch, delia
S. Rom. di St. p. t. II.^' p. 5o3) lo scrittore apostrofando Roma, esclama :
« Guarda fiorcnza come in atto sale
Se ^cessero così tuoi citadiai
Capiteresti bene apo 1 tuo male. »
E il Porcari, guardando Firenze, ove dimorò capitano del popolo
dal 9 Settembre al 9 Marzo 1427 (st. fior.)» e àaì g Marzo al 9 Settem*
Documenti relativi a Stefano Porcari 7 5
^P^o il falso giudizio di quest'ultimo, che stimò possibile
Ritentare un'opera la quale, intrapresa da Cola quando l'avara
babilonia men dava impaccio, pure era fallita ; e non sentiva
^^a come le mene del « novo soldano » che aveva « riposto
sua sede in Baldacco » (i), e l'incivile prepotenza de' nobili
''ooiani avessero reso inconcepibile per sempre ogni speranza
^' vivere a comune in Roma.
Ma questo precisamente fa l'importanza del Porcari; dap-
^iché la storia non tien ragione dei cospiratori per rispetto
^*te loro particolari persone; le quali di rado sono specchio
^^ bontà o malizia delle cause che valgono loro d' im-
. * 4>^o, per essere stato riconfermato nel suo uffizio con grande virtù e
^ ja. *^^* esercitato (V. Documento II), in una delle sue orazioni scriveva
^- ^^igendo io spesso la mente intorno a gli ornamenti di questa glo-
pZs^ ^ P^- ^ quegli imme medesimo diligentemente considerando mi
^ . ^^eramente comprendere che qui rilucie la norma et observantia
y^^ dottrina éR tucto il civile epoliticho vivere, del cui splendore, quante
fi ^ ^tpparischo nei vostri reverendi conspecti, tante volte viepiù s* in-
^, ^>»ifl e racciende lo ingiegnio di parlare e quello secondo le mieptc-
.^^^e/orjfe magnifichare ». — Così dall'aspetto della solennità negli or-
^^ della repubblica fiorentina T animo del Porcari ebbe ad essere forte
Costantemente commosso. E questa commozione ci è trasmessa dalla
Magniloquenza delle Ora:(ioni dì lui, le quali, quando siano prese ob-
biettivamente, pur troppo non rappresentano rispetto alle Istorie di Fi-
renze, se non panegirici, com*ebbe a scrivere il Manni {Metodo di stu-
diare le storie di Firenze , Firenze 1773, pag. io). Ma risguardate sub-
bi ettivamente, anno importanza non mediocre, o Lagrande^i^a delle am-
plissime belle^:(e di questa R. pu. ftorentissima mi confonde e abaglia
f intelletto nella abundantia della vostra prestantissima gloria ». Cod.
ottob. 33 16, pag. t.) — Questo era lo stato d'animo del Porcari in Fi-
renze, il quale, in quell'onorato spettacolo di pubblica vita, teneva le-
vato il pensiero a un ideale purissimo. E quando si rimembra il tristo
fine eh* egli ebbe, fanno dolore queste calde e oneste parole di lui : o . . . non
auendo infra tucti i miei desidera piit chara chosa ne piìt riccho The^
soro che in questa nostra vita brieve mortale, potere gli anni miei fug-
git ivi con rettitudine, con giusti!{ia intera e costante, per insino allo
extremo della humanità nostra produrre ». — (Ibid.)
(i) Petrarca, Rime con P interpretapone del Leopardi. Ed. LemoTh'
Dìer, p. 433,
76 O. Tommasini
pulso ; ma per essere essi lo spiraglio violento delle idee de-
boli, che dà occasione alle forti di diventar prepotenti. In-
fatti per insino a Niccolò quinto, quantunque il pontificato
si fosse straordinariamente afforzato in Roma, non era ancor
riuscito a mettere in altrui la fiducia che quello stato po-
tesse non esser mutabile.
— a E se potessimo avere certeza de lo stato della chiesa » ,
dicono a papa Niccolò gli oratori sanesi nel 145 1, a a nissun
altro pensiero ci bisognerebbe voltare per nostra salute e
quiete »... « E per la varietà e mutazione de lo Stato de
la chiesa, vediamo quello non essere sufficiente a noi ad
ogni tempo, com' è al presente che v' è la sua santità, (i) —
E Niccolò quinto, inteso con arte fina e audacia somma a
gittar basi granitiche alla potestà ecclesiastica, sentiva che
un'ultima reliquia di generoso amor comunale era l'ostacolo
riposto e grave contro alla fondazione sua ; né quell'amor co-
munale si poteva toccare che per opprimerlo. Quell'amor co-
munale ei doveva vederselo personificato nel Porcari; e Gian-
nozze Manetti ci racconta come l'apparizione di questo
occupava talora i sonni di lui. (2] Infatti Bonifacio nono,
Innocenzo settimo erano pur riusciti a disarmare il popolo di
fronte alla chiesa, a imporgli il senatore, i governatori della
camera, l'auditore, il marescalco della romana curia; a spo-
gliarlo de' suoi banderesi, della giurisdizione nelle cause
(i) Cf. LuaANO Baschi, Alcune lega!(ioni senesi del secolo XV, pub-
blicate secondo i Codici del R. Archivio di Stato in Siena. Siena 1864.
E Stefano Porcari in una sua lettera a Ambrogio camaldolese data
a Romae KaL Martiis^ probabilmente del 1428: a Tempora enìmvero
stabilia sunt nihil et quae in tempore sunt, ut philosophi tradidere. »
V. Epp. Ambrosi! Traversarii^ ed. Mehus, t. II; col. 1007.
(2) Jannoctii Manetti. Vita Nicolai pp. quinti in Muratori Rer. it.
Script, t. Ili p. 2^ col. 918. tt Sexto deinceps pontificatus sui anno ei
Romae in cubiculo suo dormienti Stephanus Porcarius civis romanus,
qui cum quibusdam aliis nefariis hominibus ac potius sicariis, tam cru-
deliter ac tam impie in caput suum ad necem conjuraverat , baculum
quemdam dextera manu tenens apparuit , atqueeo baculo brachium suum
ita percutere videbatur ut nullatenus laederet, »
f Documenti relativi a Stefano Porcari 77
■aVilì e critniaali, non solo sopra ai cortegiani dimoranti
' nell'urbe (i), nella città leonina o nel trastevere; ma an-
che sopra ì rooiani che nella città leonina abitassero; a ot-
tenere immunità d'ogni onere e gabella; uso libero dell'ar-
mi agli ecclesiastici ; divieto al comune ed al popolo dì con-
I durre agli stipendi propri i baroni e i polenti della città e
» dei contado; divieto di far nuovi statuti, leggi, plebisciti,
riforme senza speciale licenza del pontefice (2]; tutto que-
sto per correspettivo al lucro de' giubilei che il popolo dal
papa aveva supplicato, e il papa concesso.
E fin d'allora se alla liberti agonizzante di Roma, era
HtQdso un conforto, un risveglio, un eccitamento, questo
era venuto di Firenze, donde Coluccio Salutati civilmente
l'aveva rampognata, facendola accorta di quanto male le so-
vrastasse. (3) E cosi parimenti l'aspetto della libertà fioren-
(ij Cf.ToLOHEOD* Lucca In Mon*TORi Script. 1. Ili p. i» col. 83s. —
Aecioii ViTsiiwKXBia, Hìstorìa XX saeculorum per totidein psalmot coni-
^ìpta ms. della biblioteca Angelica di Roma, notato C-8-ig. u Quam-
o^rgHi ad lobeUum cetebrandum Romani se accingere, oralores miltere,
F^niijtccm revocare. Ponlìfcx qui lune Asisiì erat et id ardentissìme
P'^fcupicrat , detiderium tamen diisimuiwe, voluntatem tegert, quod ìlli
P***tuUbant tergìverieri; ralus advenisse tempiis quo omnes tx Urbe te-
•***^ et lyrai'norum radlces evellerealur ; solque, qui in urbe posuit (a-
^^'fta^ulttm tuum imperaret ì» urbe solus. » — Si contrapponga questo
*0' *ofa* in urbe ai due soli di DA:<rK In/. Canto XVI v. 107.
(a) V. la Bulla Cancordiae ìnìtac Inter pp. lanacentium VII et po-
P**lt*nt Romatiu'n propter redilum dicti Innoceiilii ad Urbem, in Vitale
'*P- cil. pag, 596 e »<es-
C3) CoLOCCio Salutati, cancelliere della rep. fiorenlina, lettera aì Ban-
'''^cii, dei di XXV die. 1376: « Videmus enimjralres optimi el V03 iidem,
*» *iistimulart «eii vullit, manifeste pcrcipitis , summumponlificem, quem
"•* ^ffe:tuasii animis expectastis, non incolatam Urbis diligere, ut in
*fc propria sedeat et veslrum devolum pnpulum consolelur; sed ut ve-
*•»! fot lervitute redigal libertalem. Qu'd enim aliud exoptal, quid
wri( tublationem vestrae dignitatis et offici i postulando, 'lisi libertatis
■e eolumen extirpare? n — e gli esorta; « eonsulere libertali ; prò
'*•", quum plaeuerìt , etiamsi no» duxeritis requirendox, parali sumus
***">eirt tiostram poteitlam lamjuam prò liberiate et salute propria de-
*^^<ore,memorei quod postquam sub jugum, quamvis ab inttio suavevi-
O. Tommasini
tìna accese poscia il Porcari, quando v'andò capitano d.fl
popolo e vi destò ammirazione per la dirittura cora^H
giosa dell'animo; si che solennemente dopo sei mesi fu rL ^
letto al medesimo officio; quando il gentile pensiero de^J
umanisti lo dominò, eccitandolo a risollevare ■ quella circ^
chiarissima, il cui tremendo nome in paura solca essere d^
tutte le genti d ed era venuta a tale declinazione « che cia--^"
scun vilissimo oste hi spesso quella combattuta e vinta» (t).— ]
Ma ora importava al pontefice di munire la chiesa contro il
comune, d'atforzare la curia e il palazzo del senatore con<
derelur, vesler populus venirel • durum eril emergere eie. e — E nel 1377
(Florentie die XXI seplembrisXV indici.): Videtis disposUionem aumml
fontificis, qui lotis eoHalibui, omnìque modo procurai desolai ionem
Italiae, ìpsamque magli vult belloriint turbine eonqvassarì^ quam pacit
tì concordia: dcsideratissimo munere reformare; et paetm ore praedi-,
cans, solum bellìcas vastationes animo meditalur. n — E più oltre: ■ Re-
vocate velerum animorum virtutem. » — Cf, Vitale, Storia diplomatìoi
de' Senatori di Roma, p. 3i7-33i.
(i| Stefano Porcari, Orazione prima. Di questa si à nel Cod. V»-
ticano 1043 pine !■ pa^. CCXXVI una versione latina, la scrittura, della
quale ci parve di mano di Leonardo d' Areico. Ne citiamo il seguente ìio-
ponanle passaggio : ~ a Et quol damna et incommòda civìles discordiat
hacteaus civitalibus pepererìnt non modo recentes Ylalie claJes demtm-
stra t verum etiam ex antiquìs omnium extraaearum nationum pericutit
considtrari pQtest. Nullum namque ìmperium/mt tam Jloridum, ncque uit'
quam atiquorum prhicìpatuum ac pt^ulorum vìres ila fueruM validt
ac firme que ex disiordiìs ac inlrinsecis factionibus eivilibus non fu»'
rinl submerse. Omnes antique hyslorie piene sunt veterìbusexemplii. At
unum modo reeensebo quod nanquam absque ìacrimii solel in memoriaut
redire: ampUssimum illud ìmperium nostre urbis romane quo nuHquam
gentes ulte Jlorìdius neque preslantius viderunt. Hei mihi, solum tA ci-
vilei discordias ab ipsis radicibus fuit pene in extremas miserias affiiotio-
nesque deduclum. Hi qui orbem universum domueranl , qui maria oc
terrai armis et preliis victoriosissime superaverant , v\
arma intra se ipsos verterunt, cum ab alUs debellari
prqpriis viribus vieti ac prostrati fuerunt ; et novissit
inciinavere ut urbem illam clarissimam cuìus
I dein mistr»
quiviaent, m
me in eum stalum
■emendum omnibta
genlibus terrori e
Ulani yicU atque expugnavit. •>
quìlibet viiissimus kostìs sepeuumero
ITO il popolo disarmato; di dominare la mollitudine colla
mignilicenza degli editici, colla solennità delle pompe; di
diuiinulare fra gli splendori le sospettose cautele della si-
jDoria; e quest'opera incominciata da papa Niccolò rag-
giuDge il suo compimento all'occasione del tentativo di
Sttiiao.
Di quale portata questo si fosse più non esistendo pro-
cMio ni di lui né dei complici, torna impossibile determi-
nare.(i) Forse, se processo vi fu, questo ebbe ad esser som-
tDirio, e fu sapiente provvedimento che la pena seguisse
il btto immediata. Probabilmente esagerata è la quantità
de' complici del Porcari, che ci si vorrebbe far supporre dalla
Osnfbrmatio curiae romanae, la quale perorando per essi,
dopo avere abominato la colpa loro, non dubita di escla-
mare al pontefice :
At tuR roajetiss si tnortem inlligere cunciìs
Qjiippe velit turbata rels, fonasse r
Infiniius erii n
Haud 6iiem invcnies; ìierum, libi consulo, (antis
Psrce rei».
(t) Leo» Battisi* Alberti alfcrnia che, sterminando e depredando
i curitli, Stefano voleva solo mettere in ceppi li pontefice e giovarsene
pWotlniere la consegna del Castello. — PurmA, Vita Nicolai V: che
egli Tolera prendere il papa e i cardinali. — Veepascano, Vita di Nic-
eoló V;<dpii, ■ cospirorno contro il pontefice d'ammawarlo, e d'occu-
ptt Rotea per loro. • — Zamtfi.[kt ap. MAarÈNE et Duband, Thes.
*«^ot. V, p. 480: a proposiicrant,., pecorino more iugulare tam pa-
1*11 quam cardinales et eptscopus , cunciosque cortisanos aut spollare
•MI occidere. » — Pietro ùk Godi V. il brano sopra citato nel dialogo;
' ^ tùijuralione porcaria. 1 — La lettera della bib?iotcca di Nimes,
*JÌ«. CKaisTopHi, op. cii, 1. 1, p. 497; a etlcbraniem popam cum omni-
™ Cardinalibus erat trucidalurut. k — E l'Epistola di Stepano Caccia,
**■ Chip'ano ciu : a eiectìs inde papa et cardinalibui celerisq. ecclesia-
"'*''*, et ubi ali ter fieri non posstl , eis omnibus /erro exti'aclrs. » Final-
'te nella Ciyi'a di lettera Ira le carte de' Machiavelli ( Bibl. Nai. fio-
'*niiDa, vedi app.) 1 . . . quando il papa andava a dire la messa el nazi
^■«sl in chiesa pigliarlo et legallo cor una catena haueua dorata et
^^^* largii le mani con un certo ordigno doro voleva detto
^titta iinuBre il papa e quelli cardinali li fossi piaciuto. > — Cf. Buno,
^-^/onnatio curiae romanae v. 1-4.
8o O. Tommasini
Il sovraccarico di rettoricumi vuoti che gonfia tutto que-
sto poema, che noi, non per certo adescati da vaghezza della
sua forma, pubblichiamg più oltre, ci rende impossibile il pre-
star fede a questa maniera di affermazioni. Ma l'autore quan-
tunque non fatto da natura per tentar le muse, non manca
però né di conoscenza de' tempi, nò di scaltrezza, né forse
di cinico ardimento :
Quid loquar, o insìpiens, o gens ignara rudisque
luris et humani et divine legis? ob istud
Qjaod te jactasti cupidam renovare potentem
Libertatem illam romani nominis olim?
O gentem fatuam subvertere velie quod annis
Mille sit ecclesie donatum a rege quiritum
Imperii domno, populo affirmante quirino,
Roma tuo. Quod non proprie donatio, verum
lusta dei sancte potius censenda videtur
Redditio ecclesie. Sic quisque teologus ingens
Edocet, ac varia probat hoc ratione tenendum.
Cosi apostrofa egli il popolo romano, abominando il ten-
tativo de' ribelli, esortandolo a starsi contento alle grascie,
ai proventi richiesti e largiti, rompendogli ogni vagheggia-
mento della libertà cercata. Dov'è piti la libertà in Italia?
qual'è il paese che la gode e la conserva? dove non si geme
sotto l'ingiustizie, le gabelle e i pesi molteplici? e a petto
dell' altre contrade d' Italia non è questa di Roma quella
che men si travaglia, che à più giustizia, che paga meno,
che è più felice? E dopo oltre che ducentocinquanta versi di
questa declamazione, e' si volta al pontefice e prima gli per-
suade r utile clemenza verso ai minori complici del Porcari,
poscia lo fa accorto dell' occasione perch' ei l' afferri :
Scd ingens
Altera nunc orta est occasio, fortiter urgens,
è il momento venuto di forti provvedimenti; e non basta
la magnificenza degli edifici a dare argomento della potenza;
non basta l'aver acconciato castello, costruito fortezze; bi-
Doatmenti relativi a Stefano Porcari 8 r
sogna fornirle d'armati e di vettovaglie per guisa che agl'in-
ferni sia tolta la libìdine delle ribellioni, agli esterni la fa-
cilità dì soccorrerle. E quando il ponlelice scende in san
Pietro, trecento armati intorno gli tacciano siepe alla per-
sona e il palazzo sia guardato milite qitam multo. Il popolo
non abbia che un solo accesso alia chiesa; siano disposti
gli assoldati lungo la scalca; chiuse tutte le altre porte e
bene afforzate. Restano dopo le vie da mettere nelle turbe
il tintore, quelle d'accattarsi l'amor facile delle medesime:
daxe ai poverelli, sovrattulto ai nobili scaduti:
Supra omnes prorsus cgenis
Nobilibus, vi»m qui mendicare rubescuni.
^^segnare doti alle fanciulle, onori ai fedeli, facile vitto alla
Ijwiltiiudine, pascolo alle arti:
■ ■ Tatia, crede raichl, pater optlme, munera pUcaot
r Vi cunaos homin
Tutto questo è un programma di governo ; e non è a dire
*ne il poeta, se questo nome ei si merita, non sia stato lun-
gamente ascoltato. Ma quale appunto È egli il nome e la
l^ilita di questo poeta, che il codice vaticano 36i8 in-
^''ca ptr losepli B docCorem? — llWahlen, (i) mosso da un
•''■ano delV Antidotus IV di Lorenzo Valla in cui si parla
d Un a Joseph Brippius papalis regesti praeses a congetturò
'■°n molto acume che compositore del poemetto soprindi-
caio fosse Giuseppe Bripio milanese (2) che l'Argelati esalta
*"-'-onie quella che entrato nella milizia ecclesiastica « kgum
^'^'^ntiam ac llieohgiam tam sedalo didicit ut in utraque fa-
j_ C«> Wahlbh, Siljuitgsberichten der pkUosophisch kitlorichet^ Classe
„ ■^. Vlencr A.k.dtr Wissentckaften 1869 p. 27 e segg. Laureatn
*•*'•»« apuieola Irla. — P. %'i. I! Meiius nella prefazione iW Epistole
^><&>OGio Traversasi, Florentiac, typagraphio Caesareo MDCCLIX,
* **a gii deiignato il Bripio, secondo l'indicazione del Valla, come au-
'**"^ tlcl poeraeiio in questiona.
^2> \ta&j.T\,BiblÌQtheca script. Medìolanaisìum 1. 1 p. 2 col. iZo-iìi,
*'**/wi> deUa Sctitlà romana di Storia patria. Vo!. la 6
82 O. Tomtnasini
cultate lauream merito promeruerit. % La congettura ri-
sponderebbe fin qui all' iniziale del cognome e al titolo di
dottore, ma poco più oltre parve sorgere al Wahleo una
grave difficoltà. Il diligente Argelati ci dà l'epitaffio del Bri-
pio, sepolto a Roma nella chiesa di Santo Alessio, sull'Aven-
tino. Sette distici di quest' epitaffio raccontano le virtti del-
l'estinto :
PONTIPXCUM STUDI» STUDIIftQUB EXERCITB 8ANCTI8
INSIGNES TITULOS NACTUS ES UNDE TIBI
Q.UI SENIOR TENERIS SEMPER SERVARIS AB ANNIS
NUN<^UAM LAESA TUAE DONA PUDICTTIAE
poi segue:
OBUT ROICAE XI. KAL. 8BPTBMBR. ANNO DOMINI MCCCL.
YIXIT ANNIS LXXZ.
Cosi l'Argelati. Se pertanto il Bripio fosse morto nel 1450,
non potrebbe essere testimonio d'un fatto occorso ne' primi
giorni del 1453. Pareva dunque di concludere al Wahlen:
0 l'autore del nostro poemetto non è il Bripio, o egli à vissuto
parecchio tempo più che il suo epitaffio non dica. E il
Wahlen fu per la seconda ipotesi a dirittura, ed a questa
trasse conforto da argomenti d'analogia: falsi i dati del-
l'epigrafe sepolcrale del Valla; falsi quelli della scritta del
Facio; falsi quelli della lapide del Niccoli; (i) perchè si
avrebbe a prestar fede proprio a quelli del Bripio con-
temporaneo loro, quando altri fatti concorrano a provare
ch'egli debbe aver vissuto oltre al termine segnato dalla
lapide sepolcrale? — Ma il Tiraboschi e il Zeno avevano
provato falsa l' uno la data della nascita, (2) l' altro quella
(i) Cf. Laurenth Mehus praefatio in Epp. Ambr. Traversar ii pa-
gine Lxxiv et segg. — Mehus. Vita Bartholomaei Faciif pag. xxvi segg.
innanzi al trattato del Facio « de viris illustribus » Florentiae MDCCXLV.
(2) Tiraboschi, Storia della lett. it. t. VI p. 2» p. 340.
Documenti relativi a Stefano Porcari 83
della morte (i) del Valla; senza impugnar dell'epitaffio altro
che la fedeltà della trascrizione del Fabricio, donde essi ne
trasser notizia; e fondandosi sull'asserto del Rasponi che
dà per incerta l'esistenza di quello. Ma l'epitaffio del Fa-
ciò, riportato da Cesare d' Eugenio (2), chi lo copiò non lo
vide, e lo pose fra quelli che « si vedevano anticamente d
nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Napoli; però la
trascrizione è di dubbia autorità. Quello del Niccoli con-
teneva tali e tante fiabe che dell'autorità sua non si po-
teva in alcuna maniera tener ragione. L'argomento d'ana-
logia pertanto poteva aver poco forza e gran pericolo, come
à non rade volte sì nella scienza che nella pratica della
vita; ma per buona ventura, nel caso nostro non si à
punto bisogno di esso. Dappoiché è ben certo che ci ri-
mangono composizioni metriche del Bripio posteriori al-
l'anno 1450, in cui la scritta riportata dall' Argelati lo vor-
rebbe morto. Che senza dubbio, se è gran conformità di stile
e di rude minerva fra la laudes sancti allexii per yoseph bry-
pium ei devotum doctorem et condite rome anno MCCCCL, (3)
(i) Apostolo Zeno, Dissert. Vossiane, t. I, 172 e segg. — Rasponi ,
De basilica et patriarchio Lateranensi, lib. I, p. Sy. a hunc vero tumulum
eum esse centeo, qni adhuc ibi superest, ubi jam dizi extare monumen-
tum Angeloui Fuschi. »
(2) Cesare d*Engenio Caracciolo, Napoli sacra. Napoli 1624 p. 65.
(3) Il Wahlen cita quest'inno, ed nXirì de sancta Agnete; de sancta
Maria Magdalena; laudes sanctae Barbar ae; de sancta Caecilia, da un
ms. della Biblioteca imp. di Vienna n. CCCLXXX (3219 del moderno
catalogo). Dell* inno a santo Alessio reca alcuni versi che alleghiamo
perchè il lettore giudichi della somiglianza della maniera fra il poetare
della Conformano e quest'altro carme del nostro dottore:
En ego sancte pater tibi devotissimus olirti
Bripius ille Yoseph; indignus doctor itemque
Presbiter indignus, genuit quem magna potensque
Urbs mediolani etc.
Anche il Tiraboschi (Storia della lett. it.. t. VI, p. 27, 222) cita un
manoscritto della libreria di S. Salvatore in Bologna che contiene le Laudes
5. Alexii edite per los, Brippium eius devotum doctorem, edite Rome
84 O. Tommasini
e quello della conformatio curiae romanae e della sua musa;
non ve n'à minore fra queste e il carme esametro ^adsoncUs-
simum dominum nostrum papam Calistum tertium sacro-
sanctae romanae oc universalis dei Ecclesiae pontificem maxi-
mum, che il Mehus cita e di cui basta il primo verso percb^
non si abbia scrupolo d'attribuirlo al nostro dottore:
a Alme Caliste pater, celeberrime Summeque patrum. »
Ora papa Calisto terzo salì alla sedia pontificale a' di 8
d'aprile del i455; a quel tempo dunque, e anche dopo quel
tempo, il Bripio doveva ancor vivere. Or dunque la lapide
sepolcrale recata dall' Argelati che nel 1450 lo fa morto?
la lapide dell' Argelati recava un ostacolo che v'erano due
modi per sormontare: o verificare se il marmo realmente
dicesse così, o cercare se v'erano cagioni per non aver fede
a quel marmo. Il signor Wahlen non ammise quest'alter-
nativa e pose tutta la sua grandissima dottrina a' servigi
della seconda ipotesi. Noi invece avemmo agio d'accertare
il fatto, esaminando la scritta al suo posto in S. Alessio,
la quale invero chiude così:
obiit Romae XI Kal. Sept. anno dn
MCCCGLVII 30 Vixit anos 79.
E a questa guisa avevala recata anche il Nerini(i) correg-
feliciter, in fine del quale Icggevasì : scr^psit Johannes de Mediolano
an. 1441 Rome. Il Mehus nella prefazione z\V Epistole Ambrosii Carnai-
dulensis p. L-LII reca un carme del Bripio a Niccolò Niccoli da un ms.
ambrosiano, e da un codice della biblioteca del marchese Gabriele Ric-
cardi (cod. I V. 1 54 in 4) cita il carme a papa Borgia, nel quale a se a
Calisto III beneficiis auctum fatetur Bripius. » — Il Wahlen finalmente
aggiunge alle altre opere del Bripio citate dall' Argelati e dal Sassi; Oro
dar issimi doctoris et vefterabilis | religiosi dTii Josep hripii mediolan prò \
illustrissimo principe philippo maria | duce mediolanèsi pnuciata corà se-
renissimo imitatore Sigtsmundo. (Da un codice 3244 della bibl. di
Vienna).
(i) D. Felicis Nerinii, abbati s Hieronymiani. De tempio et coenobio
SS. Boni/adi et Alexii, historica monumenta. Romae MDCCLII, pa-
gine 329-33o,
Documenti relativi a Stefano Porcari 85
gendo l'inesattezza deirArgelati; quindi tutte le di£5coltà
spariscono. Del Bripio non ci rimangono molte cose da
aggiungere alle già cognite. Nell'Archivio Vaticano sembra
che non restino tracce della sua qualità di praeses de' re-
gistri papali, secondo che l'intitola il Valla. Un unico do-
cumento che lo risguarda è di men che secondaria impor-
tanza (i); né questo ci è cagion di rimpianto. Resta che
per noi si faccia ancora un po' di chiosa sull'indole del
pensiero di lui e di quella del Godi, per dar campo a con-
siderazioni migliori.
Questi due scrittori vissero contemporanei al Valla, al
Filelfo, a Leonardo Bruni, al Poggio, al Niccoli, al Tra-
versari, a quanto di piti splendido e ricreante ravvivò l'Italia
nel secolo decimoquinto. Pure questi due uomini per la na-
tura del loro intelletto non appartengono punto al rinasci-
mento; non guadagnano punto del contatto cogli spiriti
magni; figliuoli non migliori de' padri, si rimangono ag-
grappati all'evo medio, ne recano il sapore, ne parlano il
gergo, ne producono i raziocini, ne ripetono le afferma-
ci) Trovasi nel Formulari um Expeditionum t. i3, pag. 19 t. e 20 :
Dilecto Nicolao tt. Sanctae Crucis in lerusalem presbytero Card, salut.
Quidam Bertramus de Currentibus monacus conghis Monachorum Cer-
variae ord. S. Benedicti Januen, Dioeces, petit absolutionem a censuris
eo quod cum quodam Leonardo Caballo monacho Societatis Montis
Oliveti ordinis et dioecesis praedictorum de crimine heresis convicto con-
versaverat, etpontifex mandavit ita: Nos per quasdam mandavimus dil.
filio Joseph de Brippio canonico Mediolanen. Magistro in Theologia,
quatenus eumdem Bertramum, si hoc humiliter peteret, a sententiis,
censuris et penis huiusmodi, si quas praemissorum occasione quomodo-
libet incurrisse nosceretur, auctoritate nostra ea vice dumtaxat absol-
veret in forma ecclesiae consueta, iunctis inde sibi prò modo culpaepe-
nitentia salutari, et aliis quae dejureforent iniungenda, secumque super
irregularitate si quam dictis sententiis, censuris et penis forsitan H-
gatus, missas et alia divina officia non tamen in contemptum clavium
celebrando tncurrisset dieta auctoritate dispensaret, omnemque aboleret
inhabilitatis et infamiae maculam sive notamper ipsum Bertramum dieta
occasione contractam etc^
zioni, facendo appena piccola prova d'adattarle alle con-
dizioni mutate. Naturalmenie, il medio evo aveva falla con-
troversia luttuosa fra sacerdozio e impero; questione di
limitazione e d'usurpazione reciproca fra temporalità e spi-
ritualità; fra diritto umano e divino; s'era argomentato per
allegorie, interpretando i duo gladii qui in passione Domini
leguntur(i); sottilizzando sul tributo pagato a Cesare, gio-
cherellando col lume del sole e della luna (2); armeggiando
colla scrittura. Né s'erano mutali mai mezzi d'olTesa e modo
di battaglia, quantunque questo avesse condotto spesse volte
i combattenti all'equivoco e quelli avesscr tatto prova d'es-
sere arme a due tagli ■ nani scrittura docente, in muHis
offéndinius omnes > (3).
Tuttavia, malgrado le esagerazioni dell'una parte e
l'altra, nessun imperialista aveva mai preteso togliere dP
mezzo il pontificalo; nessun decretalista per quanto mai
volesse derogare all'imperio, aveva sognato attentare alla.
maestà dell'imperatore. Erano bensì stati alcuni i quali,
« dum ex patre diabolo sunt, Ecclesiae se Jilios esse dicuntt
ma con costoro reputò Dante che neppur fosse a ititavt
lar questione; (4) tanto gli parvero pochi e poco temibil
Se non che, venuto il tempo in cui il romano impera
affievolisce, spezzatosi il vìncolo della feudalità, raccogliei
dosi le genti sotto a supremazìe naturalmente forti 0 nu
deboli, e ringagliarditosi col ritorno a Roma il pontificato]
questo ben sente come gli conviene afferrare l'idea romana
grapparla ad ogni altro elemento giuridico; sente come
(l) CI, Ottonis FmsiNCENSis, Chrvnicon,prologus Ub.iy, p. 17(>-I7fl
(t) [liNi* Ai.ci.i[iEiii. IX Monarchia, lìb. Ut g IV » quemadmodìcH
Ihm. •*■*« W Ifminart minus, non habtl lucem nisi proul recipil a sotoj
U^ HK"*"" temporale aucloritaiem habet, itisi prout recipil a ^i^
iX\ Cf. ['Httodoxa defensio impenafù pubblicala da 1. Giorgi oell'J
j^t^é $. r. rf. SS. patria voi. Il p. 467.
^CSl ftMt»! ^ AJonatckia, lib. Ili, p. 364.
Documenti relatim a Stefano Porcari 87 .
giunta t'ora, per accaparrarsi U signoria civile della città,
*^i rompere le fondamenta all'impero. (1) Pertanto colla bal-
t^ariEa di chi sa d'avere i tempi a seconda e gli uomini
pressoché uoiversalmentc consenzienti, invoca il voto popo-
'^''e come principio costitutivo di pubblico diritto e si fa
^*'^ arma della romanità. Ma gli apprestatori di quest'armi
"^^l potevano essere meschini legulei, interpreti de' diritti
* Seconda delle pretensioni degli uomini. Tuttavia l'opera
***"o doveva cospirare con quella de' sapienti; dappoiché se
^ aneaii alle per alte ragioni si volgono a partiti ed opere
*^Sae, a quelle stesse piegano le menti basse solo per bassi
- zsiscri argomenti.
Cosi il Bripio con esametri da medio evo (2) palpando le
4t) Pmii DB GoDiE, De eoitjuratione porcaria Cod. Vat. 36ig: » In
»*ii« 9110^ dicunt leges, videlieel, quod imperalor fuerit et sii domìnuf
3 eiìt verum et U^ibus romanii crcdendum non est in bac parte,
V^'^^Oin hai: imperalor de se ipso testimonium perhibet, sed nullus ydo-
^^Mr^ teitis in re sua esse intelligitur. (**J Dico auiem ìmperìum Romanum
ttm.mM viotentum, quod successit ('")populo Romano, qui verum regem et
^■•■iiiKm per yiolentiam regno spoHavii, eum auctaris vieium (-•") tran-
t^^ ddnceeisorenet noceat ei. Etetiam Ìmperìum Romanum universum
''""adi depredatum est. Sed regìjum violentum non estpermìssum et omnis
f^t^nlia et risina prohibita et secundum scripluram : (***"') non concHpi-
K^^ remproxìmì tuì. Et sic iniperalores fiierunt regnorum occtipatores,
«*»■ veri domini oc agnomen tate, qvodsunt domini mundi, usurpavere. At
**■» i rtgei fuerunl et sunt , qui ob eorum virtutes apapulis spante et legit-
l'^iereges eorum eligebantur et etìguntur; quique civitates, castra et loca
fova sibi edificabant et edIJScant, per quorum bonum regimen et virtutes
iii^ liberh homiiìibttS undique conjluentìbus ìmpleantur, ac qui lusto bello
fg»a et dominia sibi adepti sunt ei adipiscuntur eorumque legitimìsuc-
(») V. Con/ormatìo Curiae romanae loquentis. V.gS-ioo. IbJd.
U Godi nella seconda pane del suo dialogo dopo
lia regna et regnum mundi in se
197.
che • (pie Christus
igo-
(•) EzpUcotioJF. ad I. redìam de Jaclu.
(-1 1. cmnibM, C. de UM
1—) i. ij. ff. dt origi. tuHi.
{"") /. pompeuim % tg.de acq. poi».
Ì—")Bja>die.a " ■■
88 O. Tom mas ini
cupidigie, e il Godi contraffacendo la storia, il diritto, i
vangeli a furia d'interpretazioni, e quelle stesse cupidigie
sumpsit » che a Christus instituit vicarium suumpetrum prindpem ap(h
stolorum in spiritualibus.,,, et in temporalibus i> segue a questo modo,
(cod. vat. 3619): —- o F. Hec dieta subtilia sunt, tamen dicitur Christian,
Petro in temporalibus exercitium prohibuisse, cum sibi dixerit: mitt^
gladium tuum in vaginam, ac etiam dixerit: regnum meum non est d^
hoc mundo,
B. Fabif armis fortissimis uteris, attamen non nocent mihi. Christu^
enim per verba illa non prohibuit perpetuo sed prò tunc tantum. Si eninf
voluisset perpetuo prohibere^ dixisset expresse per verba perpetuitatem
importantia, teneas videlicet vel habeas gladium tuum in vaginam, Pre-
terea hoc exprimìt Christus inferius ibi, nunc autem regnum meumncm.
est hic. Hoc verbum nunc quid importat nisi tempus presens et quando
Christus tacite consentiat, Petrum eius vices gerentem et successqreseius
gladio tempore alio uti posse? Ex predictis habes quod petrus fuerit
dhus mundi in spiritualibus et temporalibus ac similiter domini sunt sui
legitimi successores. Sed quamvis piena et generalis poteste attributa
sit pape, tamen cum ex quibus conditionis humane papa non valeatpote-
statem suam ubilibet per se personaliter exercere et tot negotiis insistere,
deus alios principes ad temporalium exercitium tanquam summorum pont-
tificum vicarios permisit. Summique pontifices suam hanc conditionem
cognoscentes aliis temporalium exercitium, imperatoribus videlicet exer-^
citium temporalium generale, singulare vero regibus et dominis diversis,
tamquam vicariis suis ex inspirai ione divina etiam permiserunt , (*) nulla-
tenus se superìoritate privantes , sed in multis occurrentibus casibus su-
peri oritatem ipsam demonstrantes, Ipsi etiam temporalia omiserunt, ut
spiritualibus attentius vacarent, non temporalia prò derelicto habentes,
Confiteamur itaque papam tanquam successorem petri et non alium do-
minum esse mundi in spiritualibus et temporalibus dirrectum et generalem
et regem regum terre. Ipsumque regnum suum in temporalibus per reges
et principes ac per alios etiam offitiales, potestates, gubematores regere
posse et regere certe. Nam (**) qui per alium facit per se ipsumfacere vide-
tur. Ac Johannes {***)papa xxij se dominum totius mundi prò certo tenens
a jurisdictione Imperii Ytaliam magnanime exemit et catholici impe-
ratores sui reges romanorum idem tenentes fidelitatem ecclesie romane
et summis pontificibus huc usque iurarunt (♦*^) et ab ipsis coronam auream
(•) C. solite de majo., et obe.
(•♦) de reg. juris lib. vj.
(•*•) In extravaganti sua quae incipit: non praetereat.
{****) ut e. verum de electione.
Documenti relatipi a Stefano Porcari
accarezzando, collimano al medesimo punto colle intelligenze
pili eleite; le quali ponendo innanzi ai pontefici un ideate
sitissimo da raggiungere, nell'ora in cui gli uomini pare-
t* ^prfibationes receperunl, nec tton rex Hierusalem et Sicilie; qui Nea-
fotì rtsidert solet et residet, ac Sardinie, Aragortum, Anglie, Un-
garit regei id idem senlientes jideHtatem hucusque iurarunt et cenium
«* trihutum singuliì anni) ecclesie romane persotverunt. » — Questa
ipccie d'argomentazione poco o punto diflerisce da quelle ch'ermo in
►oga a* tempi del Bavaro; né le affermazioni del Godi distano gran tratto
ti" quelli d' A tv* a o PELAGIO nel trattato de pianeta Ecclesiae, composto
tifili aRDi iì3o-i333, e ripubblicato appunto con gran cura <■ anno dni
"illeaimoquadrittgentesimo sepluagesimo quarto, die vero XXVI oetùbriSj
P* hotiorabilem virum ìohaanem ^einer de Rùllingenprocreatum urbe,
■'"1 cnmmorantem cum summa diligentia correcta aique arte impres-
mria effigiala. •> — Questa edizione non bastò : nel 1 5 [ 6 se ne fece una
nuova a Lione coli' intento di dare la maggior diffusione al libro, cele-
trindo, non altrimenti che un novello Pisistrato per averci tramandata
Omero, il dottor Giovanni Lupo, che aveva eccitato il Clein a farne la
rjiump*, ed esaltando l'autore spagnuolo u non theoìogie modo sed et
jarit ulriusque peritia nomiaatissimus. n — Quanto piìi allo del Godi e
del Bripìo, canonÌMi curiali, sapessero innalzarsi t curiali umanisti coi
loro disegni ed eccitamenti, ce lo attesti, fra gli altri, questo schema ine-
dito di LcoNABDO d'Arezzo, che trovasi scritto ai piedi d' una copia di
lettera auiograr* del medesimo a Coluccìo Salutati, pubblicala già dal
1-'a»icio (Epp. Leon. Aret. L. I, p. 14, leu. VI ) e dal Mekus {Epiilolae
Leonardi Aretini, L. 1, lett. VI, pag. 1 1 }. Questo schema trovammo nel
Cod. Val, 3908 a pag. 64, scritto immcdiatamenie sotto alla lettera u Que-
tisti a me an kectoris nomine ■ né ci pare per la sua importanze sia da
prcKnnellerne la pubblicazione: Die XII Julii 1441 die post feitum bea-
titfimi pii, audita mina sci S. et commemoraliane beati pU.
Condolendum de statu Italie et mala di^ositione mundi ob quod
tequìtur deminutio fidei.
Quod omi.es debent hinc ^rare in deo quod si ad illuni coiivertemur
tlatum omnem ecclesiasticum et temporaneum reformet —
Qu(k/ quisque prò facullate sua videlur posse hoc cogitare.
Qua ex statu omnia alia r" procedit.
Quod ad illum reformandum diversi diversa senserunt.
Quod plura sunt necessaria, et locus el auctoritas et orda.
Qfiod locus romanus ob caput religioiiis et reìiquias Sctorum et/amam
est Habilior omnibus locis.
Quod sotus papa posset cum religione sua omnia htc reformare quod
ad eutn gtetat.
90 O. Tammasini
Tmoo eoa onhrersali vaneggiamenti di riforme invocarlo,
forse si studiavano infondere virtù all'ambizione, compene-
trare arditamente l'efficacia della tradizione con quella dei
nuovi propositi, vestire l'occasione coli' abbigliamento della
consuetudine, opera non necessaria:
an^ 7&^ liTt tS9 sc^un x^ccrriiy irolv.
I O. TOMMASIKl.
Qm^ refànmaito siaims mmtmi esaet refànmatio tatìus orbis, sicut
JkaSrmaioJmt destructio. QMod sicmt datrmctìo status romani fuit abìatio
lilcrf tfff. Ha rtformatio esset restìtmt:^ Ukertatis cptimis legibus et or-
é^€ sd illas obserwandum fulcta.
<jMki per hoc non aufà-etur potestss mc digmtas Ro. pontificis sed
ju^tretmr.
Qmod papa licei et temporalitim omuùum et ^piritnalimn a deo con-
ctssam habeat potestatem, hanc tamen nom debet velie, ant posse vivere
nisi sectmdum leges et canones, cum deus qm sit omnium super ior non
vul: posse nisi bonum, quum aliter non esset deus; sednonpotest sic stricte
cjpi im p^a cum sit h(omo), sed sujicit quod precq^e inter ommes re-
^ttntes mundum ipu velit leges observare.
Quod super omnia papa debet ad hoc intendere quod optime l^es
iìbserventur.
Quod non debet disponere contra leges nisi magna instante causa,
Oe statu romae, quod papa posset illum reformare et quomodo gens
italica mclius regitur per aristocratiam quam per electionem ex solis
Yittuosis etìamsi essent plebe^j quam alio quovis modo.
Quod Roma debeat esse comunis patria omnium Xpiànorum: etiam
KirKirorum statui et fieri cives si Illam habitaverint ac romanam gra-
uMtWf»m didicerint, et possint prò eorum virtute ad omnem gradum
Quod Hunc hec prima reformatio debet habere spetialem modum vel
iHAM multum differentem a mo: in futurum perpetuo observandum.
IH C 5. eligendis ex toto orbe.
4V proventibus illorum. » —
l.'anno susseguente Eugenio IV recart a Roma la sede del concilio
^\\^ vi^nirasta?a a quello di Basilea.
Documenti relativi a Stefano Porcari 9 1
krchivio di Stato in Firenze — Consigli maggio-
ri — Provvisioni ecc. (Voi. 119, CI. II Dist. 2,
N.* 120). (i)
In Dti nomine amen. Anno Incarnathnis Domini Nostri
Jesu Christi Millesimo Quadringenlesimo Vigesimo Sep-
timo, Indictione Sexta, die Vigesimo quinto mensis novem-
bris. In Consilio PopuH Civilatis Ftorentie, mandata Magnifi-
corum Dominorum, Dominorum Priorum Artium et Vexilliferi
Justitie Populi et Comunis Florentie, precona convocatione ,
campaneque sonitu in Palalio Populi Florent: more solito con-
gregati. Quorum Dominorum Priorum et Vexilliferi nomina
isla sunt, videlicet: Cristqfanus Simonis, magister Benedictus
Justi Balis oUandolus, Jacobus Bartholi Giachi, Franciscus
SUveslri Nardi, Loysius Ramondini de Vecchieltis, Ray-
nerius Johannis del Forese, Marcus Antonii Palmerii, Deus
Dei del Becchuto, priores artium, et Sander Johannis de Bi-
liottis Vexillifer Justitie. Ego Martinus Luce Martini de
Ftorentia, notarius, Scriba Reformationum consiliorum Po-
puli et Comunis Florentie, in presentia, de voluntate et man-
dato officìi Diclorum Dominorum et Vexilliferi, indiato Con-
silio presentium in numero oportuno, legi et recitavi Inter
diclos consiliarios in sufficienti numero congregatos, infra-
scripias provisiones et quamlibet earum, vulgariler, distincte
et ad inielligentiam deliberatas et factas prout infra oppa-
rebit: et (^servatis solemnitalibus oportunis, et observari de-
bitis et requisitis secundum ordinamenta dicti Comunis, et
modo, et forma, et ordine infrascriptis , videlicet
Primo: provisionem infrascriptam etc.
Quinto: {2] provisionem infrascriptam super infrascriptis
omnibus et singulis deliberatam etfaclam per dictos Dominos
•.'IBS' U£ X-
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=ir. Tjija:.'
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KH'T ir .aj3 il
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^ - - . •' ■■.--. : i • .. . • ; i - . :- t :-:-...- ; : i:^i • jltz - : "• ::*«
-'i -.f i : ..'t - ..• i"" i. :. r. ;;■.:. ";;i :» i.:: : : ;. r*"i"Z-i":;: ~:.::- il
-, - • -■: : : ; ■.';'. :;".".' i . t: : . : t ■ l: : :. i • ; ~ l — r-s^ N jj ; 1 : V
1 --••■; -, - i_ . i ' . -vT" i- 1 - "=s" ".- ■?. i' ■ : -il -V'^ji r: r £>-
-;-■ - '. ••■: «•",■■:'.•: T-": I .-il:':, i i"- :. ' ■ ; rr — -j.: r".s^,xr-i.r.u
%.-. V*;: :•:«•.. '. ; \.i "' "- i :::."= :-; . n:r.i vi^Tirs -er
r:.-:i' .0 :'■- ^^ *-- v :c .i : .:.i := -ì:.'.ìt:; r-:?: -:-. ;. si="m arr irj
jcr r.M ?•*-:■: ;T.z\r.i'.iì .'. .,-.".. s. r.:':: j^ì ì'..i rar:.c:'.are pcrs::!!
-il Iji. O-j.-^-r.-r./ a;: :r.:v-.".r-- r.o- ;r. -:.:= rri«-:irs « ;h: v^^rri tessere
unii monogrtru del Porcari ii prt:scn:c io-cuxenio, ii quale insieme alle
Documenti relativi a Stefano Porcari gS
1 honorum virorum dicti Comunìs delìberattone solemni,
rdemum Inter ipsos omnes in sufficienti numero congre-
galos in Palatio Populi Jlorentini, premisso et facto solemni
et secreto scruplinio, et obtento partito ad fabas nigras et
athus secundum formam ordinarne ntorum dicti Comunis,
eorum proprio molu prò utilitate Comunis eiusdem ut moris
Orazioni dì lui ce lo dipinge nelts sue relazioni più solenni colla repub-
blica Eoreniina. Mi gode t'aniino d'atlesinre luTia la mia riconoscenza
al gemile amico sig. A. Ghebabm, alla cui coriesia e donrina debbo la
conotcenza di quanto nell'Archivio fioreniino risguarda il Porcari-
Pe'mss. delle Orazioni del Porcari che sono in Firenze, t. «peclal-
men\e'\\BKHD\;n{Catahg. codd.mis. biblioth. Medicae Laurent.) o 176
cod. XVIcisgg. el tu, cod. XVII J 1 et scgg. et 3 [4, XXXVIII, XXXIX
CI XL et no 1 « III, et w XV et i55 Vili eta66XIet 3:i VI, VII.
Vili, IX et X et 36g 111 et ^i-i, V. — Nelle biblioteche d. Roma ve ne
k pure non piccolo numero e per la maggior parte d' origine fiorentina ,
ad ecceiioDe forse del cod. vaiic. 4711 membranaceo del secolo XV, nel
■jualc ai legge a pag. 20 l'uOrofione bellissima che disse messere Ste-
phano porcharo al papa Martino, quando tornò di Firen^a, essendo stato
capitano, reperendogli grafie infinite et immortale •• eie. Il codice consta
di 40 pagine, è scritto elegantemente da un raesser Bartolomeo mìnia-
lore, il quale avviEa in lul principio del libro che si è sforzalo u de red-
durt in un certo volumetto alcune Epistolete et exordii n che possano
ralere d' esempio a chi ne è mestieri. Dedica il suo lavoro ad alcuno della
famiglia Bolognini, della quale encomia un measer Bartolomeo, che
(pag. ig): aumii li boni, ha un eloquentia mirabile in latino et in vul-
gart; se li costumi egregi fusseno persi, se rechalerebbono in quello
kuomo non teme spesa né pericolo, come facea el patte, a la salute
della patria; porta lo exilio suo iajusto eum sufferentia et magnani-
miti. • — I Bolognini erano da Bologna, ma lì vediamo imparentati cogli
Alberti di Firenze (cf, Passebini, Gli Alberti di Firenze, genealogia,
Boaria e documenti, Firenze 1S70, parte 11 pag. g6. —Noi indicheremo
^■dvccsi ma. romani colte seguenti sigle :
= M
ÌMnL vatic.
4fìiz
mem
br. aee. X
V, di B
ariolo
meo
niniaiore
lUTaUc.
48*4,
cart.
sec. XV
numera
0 tin
0 ali
pag. CVIII,
dopo e
ui seguitano
17 pag.
non nuit
eraie
ali.
0", 279 \ug.
0-, 193
ma. ottob.
3Ì.6
P^B
sec. XV,
148
alt. 0"
187
I»rg
0". i33, nu-
a», regio.
1973
Sec
XV, care
alt o>.
*94.
Urg.
0», at4
I
94 O. Tommasini
est, et omni via, jure et modo quibus magis et melius
tuerunt, providerunt, ordinaverunt et deliberaverunt die tertS^
decimo mensis Novembris Anno Domini Millesimo quandri\
gentesimo vigesimo septimo, inditione sexta, Quod reformatii
seupars et capitulum reformationis et provisionis nuper edii
et in qportunis consiliis firmata anno Domini Millesimo Qua-
ms. barberin. XLV, 35 (ant. 2143) sec. XV, alt. 0% 233, larg.
ms. barberin. XLV, 145, (ant. 2454, mod. CC, legato nel 1825)
cart. sec. XV, alt. o», 3o6, larg. o«, 219 =BB
cod. casanat. C. V. 14, membr. sec. XV, alt. o", 235 larg.
o™, 1 56. — Neir interno della legatura: a Questo libro è di
bartolomeo d^ Antonio del Vantaggio, — emptus post an-
num 1760. » =C
Da questi ci pervengono 17 orazioni del Porcari, nove delle quali
pubblicò il Manzi . le altre rimangono inedite. Si ponga mente a' titoli
delle medesime, dai quali ancora apparisce come la memoria di Stefano
si mantenesse viva e cara ne* fiorentini :
I. Oratione facta per messer Stefano Porcari da Roma capitano del
populo di Firenze in su la ringhiera de priori la mattina che nuovi si-
gnori presono V uficio, — V pag. LXXV. — O pag. 78-82 t. « Oratione
di messere Stefano porchari la prima volta. » In fine, a lato e d'altra
scrittura: El parlamento di Curado Bigordi a boce viva in ringiera. —
B pag. 129 t.-i34; ibidem. Senza nome d* autore, pag. 3-7. — BB pag.
18 t.-2i. — C p. 3-6 t. Oratione di messer Stefano porchari Ciptadino
Romano « Capitano del popolo di firen^e facta in sulla ringhiera La
mattina che enuovi Signori pigliano lufitio, » — a Quante volte io ri-
guardo » ... — ... « e riposo di questa Re : pu : ne seguirà » (ed. Manzi,
n. I ). — 2. Oratione facta per lo detto meser Stefano porcari la si-
conda volta gli tocchò a lentrata di nuovi signori in decto luogho. —
V pag. LXXV t.-LXXVIIi. — O pag. 82 t.-85 t. Diceria facta p messere
Stefano Porchari da roma capitano di Jlrenj^e a nuovi signori in sulla
ringhiera la seconda volta. — B pag. 134-140 t. — C pag. 6 t.-ia t.
« Io mi richordo ». .. — ... « air altissimo idio che sia » (Manzi 2»}. —
3. Oratide facta per lo decto messere Stephano la iiij volta nell'en-
trata de' nuovi signori i^ -- V pag. LXXVIIII-LXXXI, ibid. pag. LXXXVX-
LXXXVIIl, ove s* intitola: Oratione di detto mesere Stefano in che modo
sabbi a gouemare la republicha, » ^ O pag. 85 t.-92. Oratione facta 9
t Documenti relativi a Stefano Porcari'
ériagentesimo sexto, et de mense Junii dkti anni, videlicet,
m Consilio Comunis die nona mensis eiusdem, disponens inler
alia in effectu, quod aliquis existens in officio Capitaneatus
Peculi Civitatis Fhrentie refirmari, ve! noviler eligi, aut
tempus sui affidi prorogari, in tolum ve! in partem non
posset, nisi per petitionem vel provisionem que deliberala
mea, Sle/ano porclieri C. di firenje a nuovi Signiori in sulla ringhiera
la lerja volta, (et a Bigordo a ridire qui a pie). — B (nnl. 114')
ptg. 140 1-145 1.~BBp. 16-ìS l. Notabile diceria eK. — C pag. ij 1.-17
■ Oralione di Mess. Stefano porcharì Ciptadìno Ro. laterja uolta alla
aurata de' Nuovi SignarL' Molle considerai ioni m'occorrono all'anì-
mo ■ .... — B qui benedicius est in seeula seeulorum. ■ (Mabzi 3").—
4. Oratione Hj per lo decto mesere Stefano allentrata de nuovi Singnori
ettendo rifermo nel suo officio K.- - V pag. LXXXI-LXXXIIII l. - O
pag. 92-93 I- Oratione facta per messere Stefano parchari capitano difi-
rem* a l'entrata de' nuovi Signiori essendo rafermo «elsuo ufyio laiiij
volta.— B (ani. 1:431 pag. 145 l.-i55. — C pag. i-j-iS l.^ Oratione del so-
pradecto Mesa. Stefano porcharì cittadino romano, la quale ci
che cosa e rep. et ckila ordinò et a che fine fu ordinata. 0
cuna Tolla t stato amarrilo ■ ... — ... ■ fìssa n
(Mahii 4»), — 5. Oratione di meser Stefano dinani^i a signori.— V pag.
LXXXVIlIt^LXXXV. — O pag. ggl.-ioot. Oratione di mets. istefano
pordtaro capitano di Firenze quando rendè la bacchetta ned' altra ma-
no « in nome di Curado bigordì, •> — R pag. 58. — « Oratione facta per
decto mesi. Stefano quando rendè la bacheta. »— B (ant. ai43) pag-
■ 14-116. Risposta facta perdecto Af.S. in Sta Maria del fiore quando
gli fu dato il giuramento netta sua venuta, — C pag. i9-3a. Oratione
tUl topradeeto Mess. S. P. quando usci Capitano difiren^e che era stato
uno anno. — a Questo dì illuslri tignorì miei finisce U mia ammlnislra-
lione »... — ... o gii con animo grato vi rassegno le insegne del mìo
magitlraio da »oi ricevuto >> R. a da vui ricevute. » (Manzi V). — 6. Ora-
tione di mestr Stefano porcari fatta dinanzi alla S* quando ebbe gli
onori. R.-.. - V pag. LXXXV-LXXXVI. — B (ant, 1143) pag- '16-
118. — C pag. 3g t,-4i : — « Se mai per alcun tempo n .., — ,,,■ fo
fine di parlarti ma mai menire mi durerà la vìla il farò d'amare. Sono
tuno vro, » (Manzi VIJ. — 7. Oratione di decto messer Stefano. — V
pag. LXXXVIlMJCXXVIllt.-0 pag. ioot.-ioi. Oratione facta p met-
tere isttfano porcari a signiori e a Collegi essendo rifermo capitano
dove lascia la risposta del terjo protesto e rende gratie della riferma
f Mete cosi : — R pag- 69. Oratione del decto mss. Si. a sig.'* et Collega
à
96 O. Tommasini
»
fiierit inter Dominos Priores artium et Vexillifirum Justàk^
Gonfalonerios Societatum Populi^ et duodechn bonos viros
Comunis predictij obtento pentito per omnes triginta septem
fabas ntgraSf redditas per principales ex ipsis officiiSj et
personaliter et non per commissionem vocum vel Jabanm:
et quicquid contrqfieret esset irritum et inane et nuUim ff-
essendo rifermo cap» doue lassia la risposta del protesto et rende grar
tia di essa riferma. — B pag. 121-123. — BB pag. 2. t. • Diceria det
decto etc, — (termina: « conveniente meritare 1»), -^ C pag. 371.-39*-
« Quando io considero » .... — .... « convenientemente meritare. » ^^
(Manzi VII). — 8. Risposta di decto messer Stefano al Cancelliere de^
comune di Firenj^e nel giuramento suo, » — V pag. LXXXVIIU — C
pag. 28 t.-29, « Or at ione del sopradecto Mess, 5. Por, ^n giuro Ur
Jitio suo, » — 0 udito, magnifici et excelsi signori » ... — ... « di questo
florentissimo'populo. » — g. Oratione exposta per lo decto meser Ste-
phano dinanzi al santo padre nella tornata a Roma, — Dopo la quale:
a finite le pistole del M'^ et Genero (sic) caualieri mesere Stephano
porcari da Roma, : ~: «-:«•:- V pag. LXXXVIliI.LXXXVlIiIt.-M
pag. 20: Oratione bellissima che disse messere Stephano porcharo al
papa martino quando tornò dafirem^a essendo stato capitano, re/feren-
dogli gratie infinite et im mortale, » — B ( ant. 2 143 ) pag. 1 28 t.-i 29 L --
C pag. 41 t.-42 t. Oratione di Mess, S, Porchari quando fu tornato a
roma dinam^i al Sancto padre. — a Se mai nel corso »... — ... « 1* umile
vra creatura racomando. » (Manzi IX). •— 10 Risposta facta per mes-
sere Steffano porchari agli eles^ionarii da Roma a qua , quando la le-
:(ione gli dierono del capitanato di firen^^e, » — O p. 73-73 t. — B
(ant. 2143) pag. i23 1.-124. C pag. 25t.-26. — « io cogniosco incliti
elezionarii della magnificha e famosa ciptà di Firenze »... — . . .a ac-
cepto, apruovo e prometto pienamente adempire et obseruare. » — 11. Ri^
sposta facta per messer steffano porchari capitano di Firen^^e a Signori
quando gli dierono il capitaneato, » — O p. 74. — B (antico 2143) pa-
gine 1 20-1 21. — C pag. 26-27. — Laetatus sum in his quae dieta sunt
michi. io debbo meritamente usare le parole predecte del psalmista» ... —
... « a triunfo et gloria delle vostre excellentie et dello- invittissimo po-
pulo fiorentino. » — 12. Risposta facta per mess. Stefano porcari a uno
protesto facto per la Signoria ai rectori. » — O pag. 93 t-gS t. — B (an-
tico 2143) pag. 1 18 t.- 120. — C pag. 27-28. a Oratione del decto Mess.
Stefano, P, Confermando la risposta del podestà che innani^i a luj hor-
veva decto. » — « in mandatis tuis exercebor et considerabo vias tuas,
in justifìcationibus tuis meditabor, non obliviscar sermones tuos. Glo-
riosi et excelsi S. miei; secondo il mio piccolo giudicio »... — ...a e
Documenti relativi a Stefano Porcari 97
Jicacie vel effectus prout predicta et alia plura per lenoret^
provisionis eiusdem incipienti^, attendentes magnifici Dor
minietc. clarius demons/rantur : et alia reformatio etprovisio
JirmJla in oportunis consitiis Papali et Camunis Florentie de
Anno Millesimo Quadringenlesimo octavo, et de mense Octo-
bris eiusdem anni, videlicet in Consilio Comunis predicci die
vigesima secttndo ipsius mensis, continens Inter alia in effectu,
qaod nullus Reclor vel officialis Civitatis Florentie Foreasis ,
posset secum retinere in aliquo mlnisterio, officio vel exer~
dito sui officii aliquem habentem devetum prò eo quod ste-
pfcie del nostro felicissimo populo. o — i3. Risposta facta p messere
Stefano porcari a un altro protesto fatto da S. — O pag. gS t.-gÒ t. —
B (ani. 1143 ) p. I li 1,-1 18 l. — C pag. ìb^ì-j l. — o Beatus homo quem
tu erudierit et de legie tua docueriseam, ps.XClt. Rivolgiendo alla vo-
nSnitt secula ceculorum. n — 14. Risposta facta p. messere Stefano por-
ehari a un altro protesto, n — O p«g. 75. — R pag, 57, — B p. 114.—
C pag. 33 1.-35. —Magnifici e polenii signiori miei e venerandi choÌ-
legi. ■ Rivolgendo io spesso la mente intorno, ... — . . . « cuslodiam
t^em luaro setnpcr in seculum secali. » — ^ i5. a Risposta del sopradecto
meu. Stefano porchaù capitano di Firenze a un altro protesto facto
ai rettori. D — O pag. 96 1.-97 *• — B pag. i 13 i. — BB pag, 14-15 t.
Dicerìa mollo notabile facta per m. S. P. da Roma chapilano di Firen-
ze. — C. pag, 3i t,-Ì3 1. u Oratione del sopradecto Alesi. S. porcharj
tOHftrmandaae La risposta dei podestà sopra alla proposta facta a rectori
dal CoHceUiere della Signoria dì F. ■ — j Cusiodiam legem tuara sem-
Mculum seculi. Quanto più considero n . . . — ... dalle parole pro-
Custodiara eie.— 16. Riposta di messere istefano porchari auit
Uro protesto facto per la S. » — O pig. 97 l.-gg i. B ac. 1 io, — C
pag. 3o-32. — ■ Più volte ho in me considerato.. . — .. . u si degni cier-
taraente conscruare e anpiificare qui esl benediciui in secula seculorum
pmen, > — 17. a Diceria notabile fatta f messere Stefano porchari da
roma chapitano di Jìrenje sopra il protesto fatto ai rettori et a gli al-
tri Vfitiali della città di fìren^e da nostri signori. » — BB p. i5-i6. ~
a Magnifici et patenti signori, venerandi choilegi et voi altri pruden-
tiisimi U fidali. D ign issi raatn ente per pane delle vostre mag nifi centi e sì
lauda questa gloriosa virtù, giustizia »... — .,. u quanto al mio piccholo
r|PBmw (At-à possibile. » —
archivio della Socitlà ramana di Storia patria. VoL UL
O. Tommasini
tisset, vel fitissel cum aliqtto Rectore vel officiale forense
ipsius Civitatis in aliquo officio vel exercitìo sui officìi sub
pena/Iorenorum trecentorum tam retinenli qnam slatti, vice
qrtalibet, rectorì dd suo salario relinenda per provisorcs, aut
Camerarios Camere dicti Com:iuis: et quod prò habentc de-
vetum salarium solvi non possct, nec ipse scribi inler aliam
famìliam Rectoris, nec relineri in Palatio habitationis, itisi
sub certa forma et prò certis causis: Et non possel dari li-
cenila nisi per provisionem obtìnendam Inter Domìnos et Col-
legiaper triginta se.vfabjs nìgras, approbandam demum per
oportuna Consilia dicti Poptili et Coininis, et cum certa so-
latione. precedente provisione sub penis, observantiis , con-
ditionibus, modis et formis ìnseritis in dieta provisione inci-
piente, considerantes magnifici Domini etc. Et statutum pò-
situm in primo libro voluminis statutorum Domini Polestatis
Civitatis Florentic, disponens Inter alia qiod nullusqiijuerit
Potestas, Capitaneus PopuU vel execulor ordinamentorum Ju-
stitie Civitatis Florentie, a decem annìs proxime preteritis atra,
ante electionsm de eìs, vzl altero eorum fiendam , posset eligi
in aliqto ex dìctis affidis, Potestarie, vel Capitaneatus , oKt
executorie Civitatis Florentie: et quod nultus aliits a Potè--
state, Capitaneo et Exccutore forens qui fiierit infra quinque
annos in aliqio alio, vel in dicto officio Civitatis, iuris-
ditionem aliquan exercere , vel venire , vel stare cum
aliquo officiale forense Civitatis predicte : et quod nullus Fo-
rensis qui fuerit per se vel cum aliquo in dictis officiis, vet
aliquo eorum, ullo modo, direcle vel indircele, vel sub aliquo
colore vel mutalione nominis ipsius officii, possit refirmari
vel aliquod officium exercere in loco, vel Poiestaria aut Ca-
pitaneria in quo vel qua fuerit semel infra dictum tempus;
el omnia supradicta locum haberent in berrovariis singulti
singulis referendo; t'taque ipsi Berrovarii intelligerenlur ha-
bere devetum in dictis locis per duos annos, nec sub mu~
tatione nominis possent aliquo modo scribi: Et non possent
Domini Priores et Vexillifer Justitie per se vel cum eorum
Collegiis levare vel tollere devetum alicui habenti, nec Consilia
•iimenti relativi a Stefano Porcari gg
Kvocare et quod in ipsis consilus convocatis nulltis aiideret
tere propositam de levando devetum , aut consulere ve/ arin-
re, dicere vel proponere alìq'iid super dieta materia: et
f cantra facerel esset ipso iure privatus omnì officio quod
*eret, et tatia Consilia et gesta in cis cssenl ipsojure nulla;
tt q-ii fuerit propositus in officio Dominorum Priorum lem-
fOT-e qiiojìerel talis proposito y finito suo officio, possel et de-
ier-ét poni in libro speculi, et inde non possel removeri, nisi
<)b tenta Joret per opportuna Consilia: et quod nolarius speculi
ttitim posiquam absolutus esset a suo sindicatu dictus prò-
fosilus, facere teneretur descriptionem de tali proposito in
Sicto libro speculi sub pena Jlorenorum cenlum auH: et pre-
fetti Domini Priores artium, et Vexillifer Jusittie, et eorum
eol/egia qui contrafacerent , essent et habcrentur ipso jure
tanqiam exbanniti Comunis Florentie prò mallcficio, et im-
pune possint offendi; et insuper intelligcrentur exbanniti et
condcmpati in libris mille fiorenorum par vorum. applicandis
Comuni Florentie Notarius vero qui aliquid scripserit vel
iictaverit cantra predscta, esset ipso jure privatus suo of-
ciò et condempnatus prò malleficio in libris mille dandis
Communi Florentie, et impune possel offendi: Potestas, Capi-
taneus vel Executor qui passi fuerint se eligi, vel acceptave-
'''"i cantra predicta, vel aliquod predictorum, ipso jure essent
tondempnati in _florenis duobus millibus ; et si officialem
''iliquem habentem devetum tenuerint, aut in sua famìlia
'^ipsirint, inlelligerentur ipso jure condempnati in libris
""ile ^orenorum parvorum. Domicelh vero, Conestabiles et
^''^ovarii , seu alii familiares, si contra predicta fecerint
""^tltgerentur esse ipso ture condempnati in libris centum
"'"'enorum parvorum applicandis Communi Florentie : etom-
"*■* suprascripte pene retineri deberent de salario Rectorum
^fficialium forensium contra predicta facientium : et civis
"^ti-afaciens puniretur ipsojure, et condempnatus inlellige-
''^tur in libris mille Fior, parvorum, non obstante quod esset
^solutus a sindicatu vel temporis cursu; et quilibet possit
Scusare etc. Et quilibet officialis Cìvìtatis Florentie, et Re-
^^i^Wores, et odo custodie, de predictis possent cognoscere.
O. Tommasini
et su^cerent tres testes deponentes de publica fama; et ^a
multa in preiudicium muttorum statutum non observaatìum,
proitt in eo ptenius continelur. Et omnia et stngula alia or-
dinamenta quocum^ue tempore facta . firmata, edita, pel com-
posita, de, vel super, aat circa, vel prò his de qiiibus rt/hi
nominalirn mentto fiet edam sub quìbuscumque verbis temn
vel effeclu , cum omnibus et singuUs soleinnitatibus, protdbi-
tionìbus, preiudiciis, roboralionibus , penis , effectìbus seu di'
spositionibus quibuscumque ; ex nunc intelligantur esse et aùt
omnino et in tolum subspensa atque subspense et vires mh
babere et prò subspensis haberi debeant, ad hoc duntaxat Bt
ea qiie infra post hec verba, et sub infrascripto effectu, »•
delicet, descripta erunt , fieri possint ac provideri, ordinari,
deliberari, disponi, stalui et firmari, si et in quantam ofr-
tineatur prius presens provisio et per ipsam tollantur et re-
moveantur obstacula, et repiignantie, pene et preiudicia que-
ciimque, solum per provisionem deliberandam per Dominas
et Coltegia secundum numerum ordinarium, etiam sine alia
previa solutione aut interveniente vel sequente, etiam sine
numero trigintasex, vel trigintaseptem fabarum nigrarum:
etquodaliqua ex dictis prohibilionibus , penis , preiudiciis vel
gravamìnibus locum non habeat, nec aliqualiter committatur
aut commuti possit quoquo modo,ymo etiam prò his et in hìs
de quibus infra scribetur, habeatur et censeatur. et haberi
et censcri possit , et debeat et sit, ac si diete provisiones, re-
formationes et ordinamenta , de quibus supra fit mentio, et
comprehenditur non essent facta, edita vel firmata, et nul-
latenusprovisa, ordinata vel deliberata, sed habeantiir penitus
prò infectis in omnibus et per omnia, et quoad omnes et
omnia: que omnia firmatis primo his de quibus infra scri-
betur, et ipsis firmis stantibus, redcant in suo pristino rt>-
bore et vigore: cum declaratione, modificatione et intentione,
quod in casu quo presens provisio obtìneatur, fieri passini,
atque firmari, deliberari et stabiliri, provideri et ordinari
per provisionem sequcndam que finalem effectum et concia-
sioncm dispositionis continebil, hec duntaxaletsub infrascripto
effectu, videlicet:
Documenti relativi a Stefano Porcari
Im primis quod tempus sex mensium prò quìbus magni-
Jcus miles prejatus Dominus Stefanus , presens Capitaneus
et Defensor Civitatis et Populi Fiorentini hactenusfuit electus
ad ipsum officium Capitaneatus in quo ad presens presidet,
ex nunc inleUigatur esse et sit prorcgatui» solempniter et
legitime prò tempore et per tempus aliorum sex mensium
f^oxime/uturorum, immediate post ipsos primos sex menses
presentiaiiter durantes iniiiandorum ; et eliam quod omni
develo et proliibitione cessante et remola, dictus magnijicus
miles Dominus Stefanus Capitaneus predìctus, ex nunc in-
leUigatur esse et sit ad dìctum officium et in dicio officio Ca-
pitaneatus reekctus et refinnatus prò tempore sex mensium
predictorum, incipiendorum preseniibus sex mensibus finitis .
et quod dieta lemporis prorogatio, et rejirmatio, et nova ree-
ieclio intelligatur esse et sit cum eodem numero judicum ,
miiitum, sociorum, notariorum, domicellorum, /amulorum
seu berrovariorum, comitive et equorum; et cum ilio salario,
officio, balia, aucloritaie, iurìsditione, imperio, potestate, syn-
dicatu oneribus et lionorìbus et cum alUs quibuscumque mo-
dis. condilionibus, qualitatU'us, observantiis , iuramento, pro-
missionibus, et aliis cum quibus ad ipsum officium ab initio
per electores extitit deputatus, stantibus tamen firmis supra-
scriptis et itffrascriplis capitulis et effectibus.
Item, quod dictus magnijicus miles Dominus Stefanus
Capitaneus predictus possit lam in secundis sex mensibus,
quam etiam in residuo primorum sex mensium ad presens
durantium, retinere et secum habere iudices, milites, socios,
notarios, domicellos, seu berrovarios quoscumque, etiam de-
vetum vel prolùbitionem habentes prò eo quod fuissent et
seu essenl cum dicto presente Domino Capitaneo in dictis
primis sex mensibus, vel aliqua parte temporis dictorum sex
mensium , seu partem eorum , seu aliquos in eis quos voluerit :
et quod ipsi judices, milites, sodi, notarli, domicelU, berro-
varii et famuli qui relenti fuerint, stare et remanere pos-
sint cum dicto presente Domino Capitaneo licite et impune,
ìam absque aliqua solulione propterea Communi Florentie
iemia, aut alia Uceniia et seu deliberatione, vel actu: et
O. Tommasini
prò his qui sic steterint solvi possit et debeai salarium per
camerarios camere Communis Florentìe, quìbuscumque in
contrarium dìsponenlibus non obslanlibus.
Item quad dieta refirma prò diclis secundis sex menstbus
non iatelUgatur, nec sit nova electio, sed, una cum primis
sex mensibas, intellìgatur esse et sit continuatum afficìum
in omnibus et per omnia, et ac si ab initio electionis de co
facte prò primis sex mensibus, facta fuìsset prò uno anno,
nec propterea req'tiratur novum juramentum per eum et
suos officiales et famUiam prestandum.
Item, quod pre/atus miles Dominus Stefanus Capitaneus
predictus teneatur et debeat in urbe de qua est oriundua fa-
cere ref armari di rapresaliis non impetrandis super, velpro
lite materia, et super hoc articulo teneatur facere et fieri
facere observare prò secundis sex mensibus prout debuit prò
electione, et secundum nolam pactorum sue electionis ad ipsum
officium prò primis sex mensibus ad presens durantibus.
Item , qiod ultimi octo dies sexti et ultimi mensis primorum
sex mensium prò quibus idem Dominus Stefanus Capitaneus
l'iectusfuit, non intelligantur esse nec sint aliquaUter feriati
ipsi Domino Capitaneo aut sue curie, prout solent et esse
debent ultimi octo dies officii Capitaneatus predicti secundum
ordinamenta Communis predicti, nec tunc acta auferantur,
sed quod in his ultimis octo diebus possit per dictum Domi-
num Capitaneum et eius officiales , familiam et curiam, super
et de omnibus et in omnibus et singulis cognosci, procedi,
decidi, definiri, sententiari, condemnari, puniri, excqui et
fieri prout et sicut quocunque alio tempore dictorum sex men-
sium. Et quod ultimi octo dies secundorum sex mensium sint
fenati et fiabeantur et censeantur et sibi et suis qfficialibus
et curie prò feriatìs, prout et sicut habentur et censentur,
seu haberi et censeri deberent ordinarie ultimi octo dies cf-
ficii dicti Domini Capitaneis. Et quod in dictis ultimis octo
diebus secundi temporis, auferantur acta, et scripture assi'
gnenfir notario actorum camere utrcq'ie tempore prout in
similibus consuei'it.
Item, quod p ref atus Dominus Stejanus Capitaneus pre-
Kìki
Documenti relatiri a Stefano Porcari io3
ì-tìictus teneatur et debeat novos officlaìes, écmkellos, berrò-
varios, comitivam et equos, si quos de novo prò secundis sex
mensibus acceperit, facere scribi penes oJfic>a!es conducte
stipendiariorum ditti Comum's ante initium dictorum secun-
dorum sex memium, seu saltem infra sex dies post initium
dictorum secundorum sex mensium.
ftem, qiiod persona ipsius Domini Stefani Capitane! pre-
dicti, suique offciales etfamilia, qiios et quam liabuerit tam
in primis sex mensibus quam secundis, sindicentur finitis
tdictis secundis sex mensibus, et non prius, et huiusmodi sin-
'iicatus duret decem odo diebus, et non ultra, initìatis a die
Ksponsionis que facto fueril inquiaitioni que prò dicto sin-
4icatu formata ent,per o/fcium suorum stndicorvm, et tunc
Hominum executorem.
Item. quod tertìa pars salarii dìcti Domini Capilanei que
tibi debebitur prò quinto et sexto mensibus primorum sex
mensium, et solvi sibi debet secundum electionem hactenus
de eofactam postquam fuisset a sindicatu expeditus. non de-
Iieat sibi retìneri prò dieta causa, sed pasit et debeai sibi
pivi per camerarios camere dicti Ccmunis in dictis duobus
mensibus ulttmìs, seu poitea, quandocumque. Et quod tertia
pars sui salarii que sibi debebitur prò ultìmis duobus men-
sibus secundi tempons supradicti, retineatur sibi et non sol-
vatur donec fuerit a sindicatu suo preditto expeditus, prout
sibi retineri debebat alia tertia pars uitimorum duorum men-
sium primi temporis antedicti, de qua supra dictum est.
Item quod Camerarii Camere dicti Communis possint,
teneantur et debeant solvere dicto Domino Stejano capitaneo
predicto salarium sibi dcbitum prò dictis secundis sex men-
sibus prò dicto officio, in illis terminis, modis et temporibus
in ejfectu, cum quibus et in quibus solvi debet salarium pri-
morum sex mensium, et sic observetur. qualibet oppositione
et contradilione cessante penitus et remota.
Non obsiantibus in predictis vel aliquo predictorum ali'
quibus Icgibus, statutis, ordinamentis, provisionibus aut re-
fi/rmalionibus consiUorum Populi et Communis Florentie,
obstacutis seu repugnantiis quibuscunque, etiam quantum^
L
I04
O. TomMàìfni
eurrque dero^atoriis, penalìbus vel predsfs, vel ttiam « de
eis vel ipsorum aUquo debuisset vel deberet Jkri spfcidtit
mentio et expressa, quibus omnibus intelligatur esse et sit
nominatim et expresse , spetialiter ac generaliter derogatum :
et quod prò predictis supra in presenti provisfone contentìs
etc. ut supra in prima provisione htiius consiUi cotitinetur,
usque ad finem provisionis eiusdem.
Qua provisione leda et recitata ut supra dictum est, dic-
tas Dominai propositus, ut supra per omnia dictum est, prù-
posuit inter dictos Consiliarios supradictam provisionem et
contenta in ea, super qua petiit sibi per omnia prò dicto Com-
muni et sub dieta forma, bonum et utile consilium impartiri:
pnstque illieo, dicto et prodamato in dicto Consilio per pre-
conus Communis eiusdem ut moris est, quod quiUbet volens
vadat ad consulendum super previsione et propositi! supra-
dicta, et nemine eunte, et ipso proposito de voluntate, Con-
silio et consensu officii diclorum Dominorum et VexilUferi
proponente et partitum faciente inter consiliarios dicti Con-
siUi, numero CCXV presentium in dicto Consilio, quod cui
placet et videtur supradictam provisionem, et omnia et lin-
gula in ea contenta procedere, et admittenda esse, et admitti,
fieri, observari et executioni mandari posse et debere et firma
et stabilita esse in omnibus et per omnia secundum formam
diete provisionis et contenlorum in ea, det/abam nigram prò
sic: et quod cui contrarium vel aliud videretur, det/abam
atbam.pro non. Et ipsis fabis datis, recollectis, segregatis,
numeratis, et processa per omnia secundum fiìrmam ordi-
namentorum dicti Communis, et ipsorum Consiliariorum vo-
luntatibus exquisitis, adfabas nigras et albas, ut morìs est,
repertam fuit CXLIIIJ ex ipsis Consiliariis dedisse fabas
nigras prò sic: et eie secundum formam diete provisionis ob-
tentum, firmatum, et rcformatum fuit, non obstantBfus re-
liquis LXXJ ex ipsts Consiliariis reperlis dedisse fabas albas
in coHtrarium prò non.
p,-,,„
ajvfnvaia »el Consiglio del ComUTte,
'< detto stesso mese dì novembre coti
I, nunoslantì 43 contrari.
Provriiioiii, Reg.° cit., a C. 461 t.
Documenti rvlutm a Stefano Porcari i o5
nze, Biblioteca Nazionale, Documenti Machia-
velli. [Busta VI N. 6.]
Copia (i) dima lettera nela quale è descritta la
congiura di mess. Stefano Porchari, di Roma ad-
di 1 6 di genaio,
■ 1452 (2).
Qui apiè legerete cosa maravigliosa e {stupenda duna
certo trattato ordinato per mess, Stefano Porchari Romano
confinato a Bologna in questo modo cioè.- (3) detto mess.
Stefano venne qui addì 2 di questo nascosamente con uno
suo ragajjo vestito come uno viandante, et ismontò in casa
£ uno suo cognato il quale si chiamava messer Agntolo di
^Jiacco (4) die s'' intendeva col detto mess. Stefano, et simile
0) Ms. Copi.
it) St. eom. .453.
(J) Ms. eoe.
(4) La letteri del Caccia : a Demuiii i-cra ab his duobus «il amptiiis
-txpoKÌt niti m Angelum Massi cognatum, Ni ealaitm Galli busiUeae sancti
-petri eanaaicum tt B^tìstam Sarram tepoles, lacobum telti eiitm (sic)ac
pttrvm dt Moi\lt rotundophysìcum et domus pontificii domeslicum huiui
voti eonKios faciant. ■ (ms. Ctiìgiano 1, VI, su, p. 60). E Pirnio Godi,
dialogo cit. : ■ et ■lit fiiTebanl et inter hos [acobus Lelliciechi, Angelus de
Maso, qui Ali US Martini pape quinti dicebatur, Stephani Porcarii sororii,
NicDlaiuGatlus ci noni e u& basi li ce Mncti Peiri, ipsius ex alia torore nepoa, in
quorum domibus reperte sunl arma plura ». La leilert della Biblioteca di
Nìnica (CHRitTirHE App. op. cit. ] non reca i nomi de' complici. Di Nic-
cold Gallo non li à memoria alcuna nell'archivio della basilica valicana-
Di Battista Sciarra, che il Godi chiama n crvi'i Romanus armiger, b<m-
nitui " la lettera Èorenlina accenna com'ei desse le Stinche. L a credere
qui non si tratti già delle famose carceri di Firenze che ebbero questa
jppellaiione , bensi del caslelloche fu de'Cavalcanii fra la vai di Pesa
■ la ral di Gricvc, che, disfatto da' Fiorentini nel 1 Ì04, ebbe ad esser rie-
io6 O. Tommasini
uno suo figliuolo il quale si chiamava Chimenti et con lui era
Batista iscarra che dette le Stinche y che è nipote di messer
Stefano et quatro altri ciptadini Romani ^ fra quali era il
canonicho di S. Pietro, Et sendo in questa casa di mess. Agnolo^
huomo richissimo et con grande famiglia et di buono paren-
tado^ ordinato molte ragioni d* arme et partigiane et balestre,
lance, iscopieiti in grande quantità, s^ ingegniavono di ragù-
nare gente in questo modoy che Batista Scarra et altri gio-
vani (i ) di qui dicevono ali compagni et ali amici loro: venite
con essonoi che vogliano (2) fare una certa dimostrazione di
vendetta particulare ; et loro andavono quivi, cioè in detta
casa di mess, Agniolo, et non usciva veruno, et quivi dor-
mivano et mangiavono (3) con grande magnificentia et largite
spese: Batista Scarra sottombra di fare fanti ordinava bri-
gate forestiere in altro luogo, et in capo di tre sere che fu-
rono stati in detta casa, essendo a cenavi una grande brighata,
et bene et suntuosamente aparecchiate le tavole in una ma-
gnificha sala, messere Stefano uscì d^una camera cor uno
broccato doro indosso che pareva uno Imperadore. Essendo
bello di corpo et di bellissima presentia et elcquentissimo et
amato, non pareva a nessuno modo nessuno si potessi da sua
dificato poi, come attesta il Repetti, ( Dij^ionar io geografico^ fisico g sto-
rico della Toscana, Firenze 1843) recando l'autorità del Buoninse-
GNi, (Historie di Firen:{e), il quale parlando delle incursioni degli Ara-
gonesi nel dominio fiorentino nell'anno 1452, scrive: a In questo tempo
che i nemici stettono all'assedio della Castellina, feciono più cavalcate^
e scorrerie in su i nostri terreni, e fra le altre una infino presso a Santa
Maria Impruneta, e presono molti prigioni, bestiame, e feciono molti
danni; e presono Pietrafitta e Grignano, poi presono la fortezza delle
Stinche, e fra pochi giorni 1' arsono ». È probabile che Sciarfa, con-
dottiero de' Fiorentini, ne fosse stato lasciato a guardia e ch'egli I* abbia
ceduta agli Aragonesi. Ad ogni modo l'accenno della cessione delle Stinche
che si à nella nostra lettera, risguarda un fatto che doveva essere molto
recente e pe' fiorentini notorio.
(i) Ms. govani.
(2) Sta per vogliamo,
{3) Ms. mangavono.
i
Documenti relativi a Stefano Porcari 107
parola difendere, così dicendo: Jrate mìe, voi siate bentro-
vati: io ho deliberato in tuttofarvi richi et signori et uscire
di servitù el farvi e piìt contenti huomini che mai fussi: et
mise mano a una borsa di mille ducati doro, et a tutti ne
detti et alcuno ne serbò (i) per sé: Molto erano conlenti, et
molti come avenenali, non sapendo il perchè, si meravigìiavono
vegendo mess. Stefano in Roma in quel modo, che sapevono
lui essere confinato a Bologna. Pure bisognò (2) che ogniuno
sacordassi che non sapevono né che né come : et quivi stando
la nocte. uno giudice {3) del quale si Ji dava mess. Stefano,
avendolo menato con seco da Bologna I4), et havevali promesso
il senato dì Roma, deliberò rilevare questo trattato con dire:
messer Stefano è in Roma; et disseto a uno senatore ch'era
uscito di pochi giorni dujicio (5), ch'era suo amìcho, che al-
tro non poteva dire, perchè messer Stefano non haveva
comunicalo quello si volessi fare se non con pochi e quali
trono sua slreti parenti, et lutti crono nel trattato princi-
pale. Quello senatore uscito ritenne detto giudice, ed andonne
ed Papa, et disse essere qui mess. Stefano: della qual cosa
maravigliandosi non li credette, et benché li dicessi averlo
inleso da persona che era venula con lui, non li credeva.
Ancora uno romano buono ciptadino rivelò al Camarlin-
go (6) essere quivi messer Stefano et che se non si prove-
I (0 Ms. serio.
I (1) Ms, bisogno-
(ì) Ms. gudkt
(4) La leticra del Caccia: u vfctus igitur est porcarius equo Ulo.par-
tim elio, uno tantum servo coalentus, noctibus quatuor et diebus lotidem,
tU^iie romam incognilus lovis ante epyphamam sera epplkuitel in domum
frepriam se recefii ». I[ Godl {dial. cil.) lo chiams Franciscus Gabodeua
rominus paup«r serviior nobiiium et Stephani smicus •>.
(5J Quesiti senatore avrebbe ad essere Niccolò de 'Porci nari, d'Aquila.
Il Godi riferisce altrimenti la «coperta della congiura : a aliqui ad faciionem
appellati reueiaruni rcuercndisslmis doroinis Dommico de Crapanica litulì
aancte crucis presbitero cardinali, ciui eliam romano, et Nicolao de
L Atnigdama episcopo piacentino ac pape vicecamerario ».
(tìj Messer Nello di Barlolomeo. E la leiiera del Caccia: Captuseit
Kljf ifitr Porcarius tam gravi) pairandi sceleris ìnvcnlor hùra teptima noclif
io8
O. Tommasmi
deva, lui era huomo che san^a cagione {i) non v' era venuto ; ^
che sendo ciptadino romano et havendo grande seguito, era
da temerne. Sentendo questo il Camarlinghi, se nanéò 4i
subito al Papa, et narragli tutto, al quale el Papa credette
et mandò per lui caporali et romani et sui mariscalchi et
più altri; coiuettendo loro che /acessino in modo che mess.
Stefano /ussi preso, et simile lui comandò al suo conestabote
di Palalo et così a lutti che havessino a fare ogni cosa per-
cliè si potessi riparare ad ogni scandalo che evenire potessi.
Partitosi adunque forse 3oo tra a pie et a cavallo nandoronO
ala casa di Mes. Agnolo in sulle undici ore, et covéatettom
la casa. Quelli che erono drento, non aspettando quello, ti
difendevano pure valentemente, che dovevano uscire fuora
la note medesima; sì che non bisognava stare piii, allrimeati
il dì seguente li riusciva: infine, sendo combattuta detta casa
circa a 3 ore, furono parte di loro messi in fugha el partt
furono presi. Mess. Stefano si gittò da una finestra in uno
orto, intanto (2) die non fu per alora trovato. Balista iscarra
et dua altri uscirono di casa a dispetto d'ogniuno, fra aoo
persone, et lui nama^ò dua et guastonne parechi et ondosi
con Dio; et mentre die era in casa combattuto, sempre gri-
dava: populo el libertà, né fu mai veduta huomo di tanto
animo. Finalmente lui con dua sua compagni scampati de^ prin-
cipali, et per e' segni sì sono dilungati assai. Mess. Agnolo
il figliuolo et 3 altri furono presi et questa mattina sono
stati inpiccati. Mess. Stefano la note medesima se nandò
aiiltquam iqiparitiùnìs dies illucescerel , indeque ad patatium duetus Ut
cantera nobilis Nelli aliquandiu cusiodiius eat. UH plerisque ex ÌIIU qui
eum custodìebant interrogantìbus sponte multa Cùn/nsus est. .. poti paul-
lulum ttmporis Netlus tt alii quidam pontijicem adeunt et captum por~
cariumjam in palatio esse significaci, quod papa audiens humanamqite
ae fortune considerans victs, ejus doluit. Jnterrogatus verapi^a quid de
ea fieri juberet, nil aliud respoxdisse Jertvr, nUi quod de eo agerent
quid tis videretur i.
(1) Ma. cagane.
Ifì M.. iM„o.
Documenti relativi a Stefano Porcari 109
in casa una sua sorella, et havendo seco uno suo fidato, (i)
lo mandò al Cardinale deli Orsini pregando la signoria sua
li dovesiri dare quella nocte ricetto in casa colla compagnia
sua. Il Cardinale, sentendo esser Mess. Stefano in Roma,
maravigliandosi ritenne il messo et mandollo al Papa, che
bisognò insegnassi {2) mess. Stefano, et così fece. Et circa d'i
dodici, sendo mess. Stefano rimasto solo andorno a casa quella
sua sorella, entrati drento tanto cercarono che lo trovorono
in una cassa, et preso et legato lo menarono al palalo che
era circa di io ore, et sempre nandò gridando: populo, la^
scerai tu morire il liberatore della tua patria. Et finalmente
nandò sen^a apicco, et giunto (3) al Papa, et lo mandò in Ca-
stello Santo Agnolo, et quivi messo in luogho sicuro con ferri
a piedi, il Papa mandò subito per fanterie, et tutto il dì et
r altra note cercarono, ma non trovarono se non uno, che fu
poi impiccato. Ora venendo ala esamina di Mess. Stefano,
cortesìa lui volere uscire la note a cavallo vestito di drappo
doro, et la mattina di Befana col cavallo, covertalo di drappo
che tutto haveva, con una bandiera nuova del Populo Romano
quale aveva fatta fare, et portalla in Campidoglio, et quello
pigliare; dipoi {4) andarsene per Roma gridando: viva il po-
pulo et libertà, et non dubitava punto che, se usciva fuora,
ogni cosa li veniva fatto. Dal altro canto in casa quel co-
tonaco era ordinalo Batista Scarra sopradetto con molti altri;
et dovevano uscire fiora quando il Papa andava a dire la
messa et nan^i (5) entrasi in chiesa pigliarlo et legallo con
una catena haveva dorata, et ancora legargli le mani con
uno certo ordigno doro et pigliare quattro o cinque car-
dinali, et il resto amajare, et pigliare Mess. Piero da No-
li) Secondo il ncconto del Godi, sarebbe questi il Gabbadeo o
doimo.
(3) Ms. imegnaii.
0) Mt. gunlo.
{4) Ms. dipi,
ii) Ms. Hdfi.
no O. Tommasini
ceto, e questo pigliare faceva per bavere il Castello, et hauto
il Castello voleva detto Batista amicare il Papa e quelli car-
dinali li fussi piaciuto et mettere assacco tutti i cortigiani
et al filo delle spade, per questo credendo se navessi a spe-
gnere il seme. Et volevono detto Me ss. Stefano fare grande
quanto piit potevono : et per questo fare, tanto havessimo vinto,
haverebono fatto comportare ogni grande male che così di-
ceva volersi fare a vincere: el simile confesorono quelli altri
principali, che certamente li veniva fatto. Ogni cosa era bene
ordinata, né a nesuno pareva mancassi P animo, secondo che
Mess. Stefano confessò ogni cosa con grande animo insino
ala morte : et quando fu inpiccato volle salire ale forche
inan^i al boia, et Puttime (i) parole che disse furono queste:
O populOy oggi muore il liberatore della tua patria. Fu im-
piccato a una torre di Castello Santo Agnolo addì g di que-
sto a ore 12: Mess. Agnolo el figliuolo furono inpichati a
ore 16, dipoi a ore io ne fu inpiccati tre altri. Batista Scorra^
quel calonaco si sono fugiti, et chi piglia Batista vivo ha
Ducati Mille, et chi lo da morto cinquecento: et il simile li
altri dua.
(i) Ms. utime.
I
Documenti relatipi a Stefano Porcari 1 1 1
Ad s. d. nrm pontificem maximum NicoIaumVCon-
forraalio Curie Romane luquentis edita per E. S.
Oratorem Joseph B(ripium) doctorcm et c(aetera)
cum humili semper recommendatione, (i)
Cum tua sanale pater tam horrenda pericula vitae
Cardineis patribiis reliqiisque mìnantia predam
£t stragem mortemqite reor, mens ohstitpet horret,
Angitur, atqiis simili gelidits tremar occupai ossa:
O erudite nefas, damnand-.im , infame, profanum
O facinus nusquam auditum, quùd perfida, nequam
Jmpia, dira, ferox sceterataque turba quiritum
Conjurata fuit te prendere nuper in alma
(I) Cod. vat. ÌSiS. membranaceo in-S" dì bella scrittura del «ecnln XV,
à S corte non numerate. Sulla prima faccia è miniata l'iniziale; e al basso
del foglio due angeli sorreggono lo slemma delle somme chiavi, sor-
moncaio dal triregno. Sollo lo stemma u micai sol. " — Non è questo
■I solo poema cui dette occasione l'attentato di Sterno Porcari. Orazio
romano, ir«dullore d'Omero, scrisse anch'egli una u Forcarla ». ci. Apo-
srot^ Zmm, Disserl. ross. pag. in. Il Vasaio, {de hist. latin, lib. Ili,
[Mg. 584) ne dà notizia: x ms. ejus codice usus sum ex biblioteca do-
aisumi et kmldMimi viri Arn. Buchellii t. C. Ultrajectini. » — e ne cita
i t^ucntì versi:
laudili pilriae quf slmili, et arma parenti,
e de' Mas. appartenenti a tnons. Caetani, fatto dal Cancellieki,
uno intorno alla congiura del Porcari; ma non crediamo che
> sia più reperibile ndt' archivio de' Caetani, ne possiamo conget-
lurare che questo contenesse il poema d'Orazio ramano, del quale non
ci riuscì icivare alcun'altra notizia.
112 0. Tommasini
[. -U X ■« - L — y
Ecclesia petri; vel euntem altaris ad aram^
Vel divina d^o celebrc^nUm; dfibincque col^ndog i^
Car(Uneos, aliosque fatreSj clarosque potenti^
Officiiy cunctosque meos spoliare sequaces
Et vita et rebus j totumque avertere sanctum
Ecclesie imp^rium (3). Quibus omnibus ecce nefandis
Qjiid peius fidei? quidnam sceleratius unquam? i^^
QjÀid magis horrenduniy ac dictu factuque stupendum
Esse potesiP cunctis heu detestabile secli^?
At boniias pietasque dei qui cuncta gubernat
Quique suam Rome statuii fundare sacratam
Ecclesiam, et stabilem per secula cuncta manere ^o
Non tulit hoc facinus tantum execrabile mundo
Esse tibi occultum ac sacris conjratribus una
CardineiSy ne parva cohors temeraria tollat
Id quod ab eterno fijfum stabiliverat evo,
O sacra Roma, potens quondam dominata per orbem s5
Imperio, nunc serva dei, nunc subdita sancte
Ecclesie, o reverens semperque fidelis ad omnes
Pontifices olim, cur nunc scelerata rebellis?
Perfida progenies tunc stat? non eloquor omnem;
Maxima pars populi fida est; appello malignos, »•
Qui modo pontifici, qui patribus omnibus almis.
Qui mihi cum preda cladem meditarier ausint,
Unde velim horribiles te cernere, Roma, tuorum
Excessus et quam summo gratissima debes
Esse deo, qui tanta dedit tibi dona bonorum. '^
Que memorare libet, quo tu resipiscere possis^
lugiter in melius, recolens quam obnoxia, quamve
Sis dilecta deo qui te super ethera vexit.
Roma, tibi in primis bonitas superoptima, summa
Admiranda dei dedit ut respublica felix
Q) DonENico Giorgi, Vita Nicolai K, ^omae, 1872, i^x typograpi
PcleviopriMni peg. 1 29-1 3p, dà notìzia dH nostro codice e puMic« qm
8ti tredici versi e mezzo del nostro ^ oevM.
•umenti relativi a Stefano Porcari 1 1 3 ^^^^M
'.farei; dedit alla pallade doctos ^^^^H
s, clarissima moffiaque legum ^^^H
tato popidi V .-nerantur in orbe. ^^^^^È
e dedit rigidumq\ie gravemque senatum. ^^^^^|
'nsilia ad regimen qioque lolius arbis. a ^^^^^H
?lsosq'je dedil prcstanleque divos ^^^^^|
es animo fbrtesque sub armis ^^^^^M
fnanimos ad bella gerenda, deditque ^^^^^È
s dori, simul ^^^^H
s, quos Tullius ^^^^H
mi Irascendit et anteil omnes. ^^^^H
ìpse libi superadmirabile mundi ^^^^H
igo sub tempore, cuius honoris ^^^^M
' libi solum tilulusque remansil. ^^^^^|
'e dedit superexcellentius alme ss ^^^^^H
zlesie, Jidei libi misìt alumnos ^^^^^H
pa-tlum, primaria lumina sancte ^^^^^H
sicut domna et regina capulqiie ^^^^^H
!Ìc nunc statuisse videtur ut alta ^^^^H
iestas papae thronusq-ie nitescat so ^^^^^H
ice libi, que regula morum. ^^^^H
lesie ineluclabilis una ^^^^H
idit innumeros libi nempe beatos ^^^^H
ctosque viros. sanctasque puellas ^^^^H
uorum sanclissima corpora sacre ^^^^H
e rcquient veniasque salutis ^^^^^|
ne, paradisi dona, per ipsum ^^^^^^k
'eum, positas a presule multo. ^^^^^|
uot qianta deus libi, roma, profuse ^^^^^|
juantis te extollat honorìbus atque to ^^^^^H
'.ulerit, quibus omnibus allior omnes ^^^^^H
I longe trascenderis urbes. ^^^^^H
merito te gralam teque verentem ^^^^^H
cclesieque sue papeqie fidelem ^^^^^H
decet, per summa hec munera vktam? ^^^^H
■meritis te ingratam teque superbam ^^^^H
[« Soeielà romana di Storia patria. Voi. lU- ^^^^H
114 0. Tommasini
Teque dea ecclesieque sue papeque rebellem
Dixerit omnis homo? totumque volabit in orbem
Concita fama loquax, quod perfida tarma quiritum
Ausa sii hocce nefas tibi velie patrare ne/andum ?
Errorem cognosce tuum^ cog nasce scelusque
Quod fabricare deum contrae qui cuncta gubemat
Heu volurtt scelerata cohors tua perfida quedam
Dignaque perpetuis ardere sub ignibus orci.
Proh scelus infandum, proh nequam audacia contra
Lre deum legemqie suam; nam lege superna
Vt deus instituit quondam sis sola triumphans
Roma cc^ut mundi; sic jussit ut emicet in te
Ecclesie fideique caput, lux orbis honosque
Sedis apostolice cristique vicarius omni
In ditione potens summusque monarcha vocandus.
Errorem cognosce tuum, cognosce furorem
Quo maledicta manus temeraria, ceca tuorum
Ansa sit ecclesiam subvertere velie beatam.
Gens ingrata deo, gens pessima gensque rebellis
Ecclesie, que tanta tibi velut optima mater
Corporis ac anime celestia dona bonorum
Atque Humana dedit, quibus auri copia grandis
Argentique Jerax, eterna vita salusque
Provenit ut nulli data gratia tam ardua genti.
Errorem cognosce tuum, cognosce tuorum
Nequiciam horribilem, scelus o super omnibus atrum
Horrendum dictu contra hunc presumere sanctum
Pontificem papam Nicolaum nomine quintum,
Qui tibi justitiam tribuit, tibi semper honores
Et laudem famamque dedit, tibi quodque petitum
Exhibet, ac summa te liberiate gubemat.
Qui te magnificat, te extollit, teque refiyrmat ;
Menibus ecclesias reparat; sacram insuper edem
Amplificat petri, miranda palatia /undat.
Documenti relativi a Stefano Porcari 1 1 5
Arces fortificai muris ttirrimqte stupendam [i]
Sx-truil, alto animo priidenlcqie : ne extera forsan
Ar-marum violenta phalanx, ne parva tuortim
Pernia progenies ne quìsque tyrannus ab alma
Qz^cmquem armis valeat papam dcpeliere Roma. m
-fiumi igilur videas, quam sis obnoxta pape
Qjt^x mvat ecdesias, qui castra palatia miris
Edi^cat muris, adeoque farier ausim
Po^xtìfices cunctos lapsis jam mille sub annis
jVÌo#>7 tot tempia dei, non tanta palatia et arces no
Ef^ijiaxsse libi simul et reparassit polite ;
Q.tti3nta qiiidem hic solus paucis extruxit in annis
■Ad cultum laudemque dei famamque perennem
Tt^relamque tibi, siti nane patribiisqie faturis
Sedis apostolice {2). Sed adhuc majora profecto us
C ') Dal verso 1 1 1 al isli pubblicò il 5lg. Eitcenco Móhtz nella « Bi-
H''*rfièque des ècoles francaìses d'Athènes et de Rome, fascicolo IV. Les
**>"'« à la court des papes pendant le XV ei te XVI siede, Ptris, 1878,
P»S- 73. Il Rahke, Die ròmiscken Pdpsle, 1. 111. app. pag. 3, fatto cenno
dell-
imparunji del mg., pubblica ì seguenti v
117, 363-364-
(a) Ben a ragione afferma il Mauri (Les Aris à la Cour dei Papes
P^^unt le XV et le XVI siccìe, Paris. Thorin 1878, pag. 73-74.): a Ni-
**'•« V est de tou» Ics papea de la Renaissance cclui qui « remué le
più» grtnd nombre d'idéea archi leciura les i> — a ... il subordonnc lous
''^ «rti,coinme de raison, à l' archi tecture. " ~ Ma di questa preferenza
' *Ui per r architettura sopra le altre arti belle s ad arrecare ben altra
^Rtonc che estetica. E ce la lascia intravedere Giannozio Maneiii, quando,
°^1« sua vita di Niccolò quinto, introduce nel libro terzo un'orazione
^ i a modo di testamento, che il moribondo pontefice lascia ai cardi-
""'• a lui congregatisi attorno. Che quell'orazione non sia artificio di
■^ore lo comprova la testiraoniania di Vespasiano 0* BtaTicci, (Vita
* Nicola V papa, cip. XXXV.) il quale attesta come Niccolò > vedendo
*Ppr«Hire l'ora della sua morte, sendo niente di meno d'uno fortissimo
™"*>0, ficee chiamare a sé tutto il collegio de' cardinali, ed eranvi ancora
^^'ti prelati; e cominciò ■ parlare in questa forma, secondo fu notaio da
■tf trovò prcMnie, ed b icrìuo da meiser Giannoizo Manetti, uomo di
WiiHina auiorilà. ■ — Or ecco le parole del Manelti, alle quali fa-
m6
O. Tommasim
Magnanimus foeùt, muUos ri vhet ai owku.
Erratum cagnosce luum, ccgnosce furettem
Progeniem, inJIgn'um per tempora cuncta voeari,
Roma, tuam; ut temere presumpsirii ense necandos
Cardineos aliosque palrei, qui culmina rerum
Ecclesie sceptrique sui noctesqie ditsque
Consilio stabilique fide granJique sophia
Sustentant vigiles, magnos tolerando labores ,
Qui libi divide, libi honos, libi gloria, lumen
Fama decus nituere, nitent, sempcrque niiebunt.
Nonne igitur de hac prole tua. de hac prole maligna
Esse quidem debes nimio suffusa rubare ,
Que palribus canata fuit mala cuncta re/erre
Qui bona cuncla libi tribuunt tribuereque semper?
Erratum cognosce luum, cognosce pudorem
Trislis avaritie panterque infame tuorum
Dedecus atqis nefas dictu trepidabile cunclis,
Quod medilaia fuit nequam fiec scelerata Juventus
cemmo alluiione: « Audire, Bit, sudile, inquam, venerabiics Fratrei,
rlIJonGi, cau«iiique congidcrale, qulbus addui^li ad aedififandum con-
ttrucndumqijc inniopere conversi fuisse rideamur. Duas principale^ acdi-
fkalÌQnum ntw'rarum causas eiiitissc, Vencraiionei veirras scire atque
ln[(llit|crc volumus. Romanae namque ecilesiae auctoritaiem mBiimain
■tquc tUTTimarn etse, ii soli inielligunt. qui orij;inem ci incrementa sua I
ti lltwnrum cogniTione perceperutit. Ceterorum vero cunctoruni popu- I
lorum lurbie liiierirum ignarae, penitusque expenes, quRmvis a docili
■t eruditi» viri», quali» et quanta Illa suni crebro audire, cisque nmqaam
V«ri» <t ceni» t»seniiri vidcaniur, nisi (amen egrcgiig quibusdsm vius
movMtilur, profeelo omnr» ìlla eorum asBcnsio debilibus et imbecillis
fumUm«nlit Innixa, diuturniiate lemporum Ila paulatim elabilur, ut
«)«TUinqiia ad nihilum re^idat. At vero qunm Ìlla vulgarìs opìniodoao- .
fum hominuni relmionibu» fundata, mignis aedificiis, perpeiuis quodam- ,
■M,l4 monumflnll», ac icstimoniis poene sempiternis, quasi a Deo ftbrica-
ti^tn ilM* Ui^uc adeo corruboralur el confirmaiur, ut in rivos posterosque
jpm j,mi tdmirabilium eonslructinnum eonapeciorcs coniinue iradueatur; '
*t »« *"*"* ""»'"'" «onser/aiur el augetur, aique sic «onservsta et
^ j^^ ^|^i*lùli quidam deEOllone condiiur et capiiur. > — (Muratori,
j^ «.ir^t- T. tu. p.» foi- 949-950 j.
^ Documenti relativi a Stefano Porcari 1 1 7
Prelatos aliosque patres reliquosve minores
Dirìpere, ac vacuo me totam exponere sacco. ut
O gentem ingratam, gentem fulvi eris avaram
Guntemque indomitam dignamque ut dira tyranni
Ferrea virga regat, frenet, domitetque protervam.
En ego te venerar, te predico, teque ruinis
Oppletam edifco, semperque in honoribus altis iso
AlloUo et placidis opibus te rep'.eo cunctis.
Semper enìm bona trado libi, bona (radere semper
Cogito, sic olim feci faciamque perenne,
Dum mihi vita comes, dum spiritus hos reget artus.
Al tu ingrata meis miper mala cuncta volebas 155
Reddere dira bonis ; quo nìl odiosius unquam
Nil homini peius, nil jam sccleratius extal.
L'nde ego non possum non exclamare parumper
Cantra liane progeniem, quae tam atra patrare volebat,
Roma, tuam et dignis non excandescere verbis: i«o
O gens slulta, ferox, 0 gens crudelìs, iniqua.
Gens inimica dea, scelerata, nefanda furensque ,
Degener antiquae romano ex sanguine genti,
Armatas si forte manus vioknter in ahnum
Pontificem ìnque rubros tecisses dira galeros iss
Nonne putas acicm armatam Jortemque iuventan
Scutiferùm et papam et sacros potuisse lueri
Cardineos? imo superasse vìrilìter una
CoHectos? tot sunt fortissima pectora belli.
Nonne simul populi pars magna fdelis, at imo, ito
Maior, in arma ruens mox accurrisset eisdem
Patribus auxilio, haud tantam passura ruinam
Ecclesie xpi? nec ut hoc tam dedecus ingens
ferrei perpetuo tibi, Roma, fidelis in evo?
Nonne etiam Jralresque simal sodique polentes ijs
Innumeri, affines et amici cardinis omnis
Intus et extra urbem , fortes succurrere papam
Cardinibusque suts Romam properanter adissent?
ns
O. Tommasini
Nonne ego ciim muUis que me devota sequuntur
Mitibus en invenum te cantra animosior issem
Ilico Jacta ade nostrum defendere papam
Cardineos aliosq'ie patres nostrasque lueri
Personas, bona cuncta simulF mihi crede profecto,
Vicissem te forti animo, le foitibus armis
Prostrassem ad terram, incidissem in frusta minutìm
Ensibus, ac Tiberì ìactassem. tanta fuisset
Ira mihi valido iustoque incensa furore.
Quid loquar, o insipiens, o gens ignara rudisque
luris et Iviinini et divine l:gis? ob istud
Quod te iactasti cupìdam renovare potentem
Libertatem iliam Romani nominis olimi'
O genlem fatuam, subvertere velie quod annis
Mille sit ecclesie donatum a rege quiritum
Imperli domno, populo affirmante quirino,
Roma, tuo, quod non proprie donalio, verum
lusta dei sanate pottus censenda videtur
Redditio ecclesie. Sic quisque iheologus ingens
Edocet, ac varia probai hoc ratione tenendum.
Ergo quid antiquam libertatem anxia queris?
An tua libertas qua nunc perfungeris, extat
Parva tibi? si tu perquiris in omnibus Ulani
Urbibus Italie, nullam mihi crede projecto
Invenies urbem, que sic malore per omnem
Liberiate modum , quam nunc tua roma fruatur.
Omnis enim urbs domnis, et bello et pace coacta
Prestila magna suis, durasque gravata gabellas
Solvit, et interdum propriam desperat habere
Xustiliam, alqiie ferox violentia civibus ipsis
Sepe fi, ut populus vario vexalus ab illis
Fasce sub hoc onerum pauper de divile fiat.
Al tua Roma sacro nec prestila, nec similem vlm
Nec grave vectigal, nec pendere cogilur ulta
Solvere pontifici, ni humiles minimasquc gabellas.
^Documenti relativi a Stefano Porcari 1 19
I hìc dommus tributi iustissimus altnam
I cuìcumque suam viotentaque nulli
kic populum prisco de paupere diiem
U placida Romam cum pace gubernat.
I tamen dokas semperque dolebis amare
(ibi, hac tanta de proditione tuorum.
K digna poles prorumpere verba doloris:
',f ve misere; quam nostri nominis olim
Cartago, Numantia vìribtis apta
e mililie doctrinis, alta Corinthus
non potuti, mine vincor ab omnibus exiris
t ac proprio sum diffamata quirino.
fo qui quondam multis ornata Iropheìs
potens totum victrix dominata per orbem
e et fama, faustisque re/erta Iriumphìs
Utris, cives, sedilionibus anger.
que dudum consulta per omnia sancte
recta meo sapiente gravique senatu,
vero excelsis venerata regentibus altum
m augustis, tandemque reducta sub almo
imperio, summe letabar, et istis
$ ipsa fui per secula cuncla fidelis.
W pars populi generalio pessima nata est
' a nostra generosa gente quirilum,
malefida miiii, malejidiique summis
t esse meis. Nuper, quod abhorreo fari,
t velie sacrum temeraria surgere cantra
IBI palresque alias mandareque fini
lus, hoc facinus tam dìrum, infame, nefandum,
htm super omne ne/as, super omne malignum,
Cium unquam tanta sceleragine plenum,
à quanta fremei , lotoqie vagabitur orbe
nimium turpisque infamia de me
, vasto paucorum crimine, Roma,
romana, cives, viriate corusci
tìesque animo, prisco de sanguine nati
I20 O. Tommaiini
Cur modo non ira Juriisque invaditis isios f so
Pene omnis mortisque reos mortisque severe
Mille modis? cur non foto discurritis orbe
Quererey et inventos discerpiie dentibus illos?
Ut veros pateat Romanos denique tanti
Innocuos vos es^e mali niteatque per orbem m
Jfyitegra vestra fides ac gloria vera quiritum.
Ad te nunc redeo, pater o sanctissìme patrum.
En tua magna videi sapientia, quanta per istos
Sunt errata reos, dignissima morte; sed imo
Non unctfii mortem, sed mille merentia mortes «o
Supplica variando modos, Tuus ipse senator
Ardens iustitia, magno de rege reorum
Deque aliis in tan^x omnem superante furorem
Proditione reis (non omnibus extimo longa
Cauda sit, et /or san prolongior atque putetur). ms
Sat pene exegit, cunctis trepidabilis acrem
Incutiendo metum. At reliquis, licet ordine juris
Promereant mortem, libi suadeo, par ce libenter;
Parce precor, quo rite deum tibi parcere vincas
At tua majestas si mortem infligere cunctis «io
Quippe ve Ut turbata reis, fonasse reorum
Infinìtus erit numerus, sic mortis in illos
Haud finem in venie s; ite rum tibi consumo, tantis
Parce reis, v eluti noster cruciantibus ipsum
In cruce salvator summa bonitate pepercit.
Sanctus enim in terris verusque vicarius extas
lllius, ergo decet secteris et illius acta,
Sed magis ac citius tua nunc clementia debet
Parcere, christus enim iamiam cruci fixus iniquis
Hostibus indulsit, Nihil hi fecere maligni,
Sed solum voluere tibi, voi uè re colendis
Patribus atque mihi mala cuncta patrare, sed altus
Hec deus avertit, cui gratia semper agenda est,
Cum tibi preterea sapientia luceat omnis
Fulgeat et rerum prude ntia, sisque modestus, f
Documenti relativi a Stiano Porcari 1 9 1
Sis iustus , fortisque animo, sis largus ad omnes.
Magnanimus. constans, libi cuncta heroaque virtus
Nulla tamen claris de tot virtutibus in te
Major eril quam diva Ubi clemenlia summo
Pontifici, per quam valeas donare salulem,
Conservare banos, inimicis parcere, cives
Conciliare tibi per premia, munus, honores.
Crede mihi, potius clementia regia vincet
Romanos quondam dominos tota orbe potentes
Magnanimosq-ie vìros prisco de sanguine nalos,
Quam rigor ecclesie, cui convenit omnibus ultro
Esse piam et nulli pia claudere brachia genti.
Talis enim bonitas, pietas, clemenlia tanti est
Ut tnelius poisis clemens accedere summo
Proximus ipse deo, vitamque merere beatam.
At postquam reliquis sic te indulgere suasi
Consuluique reis, tandem nunc consulo prò te
Prcque salute tua. Qaamvis prudentia tanta est
Tanta sophia libi ut tenui non denìque nostro
Consilio indigeas; tamen optima serva Jidelis
Eloquar, ut noscas meniemque fidemque loquentis.
Conspicis, alme pater, quot quanta pericula vite
Nunc evasisti divino munere, de quo est
Grolla summa deo referenda, dehincque saluti
Prospice queso tue; tua vita salusque projecto est
Vita salusque milii; mea nunc attende salulis
Consilia, ex alto fidei venientia fonte,
Consulo, sancte pater, magnum hoc mirabile visu
Tante molis opus castri turrisque stupende
Ac miri circum tua sacra palatia muri
Perficias ceptum, prudente per omnia voto,
Extera ne valeal gens effera, neve tyrannus
Pellere pontificem romana ex sede: sed ingens
Altera nunc orla est occasio forliter urgens
Ut magìs atque magis fortes te nocte dieque
bistificel moliri arces, causante quiritum
122 O. Totnmasini
Perfidia y utque salus tua semper ab hoste propinquo
Sacraque maiestas secura quietaque vivat.
ConsuiOf dive pater, multo custode fideii,
Armato fortique viro, fortique iuventa sss
Te fortes munire arces, munireque rebus
Tom paci quam belio aptis, que namque tuentum
Auxilio vite maneant, quibus omnibus absque
Nulla arx tam grandis poterit subsistere /ortis.
Consulo, summe pater, quotiens descendis in almam sso
Ecclesiam petri ducas cauto ordine tecum
Tercentum armatos, qui sint defensio iuta
Circumquaque tibi. Per id autem tempus oportet
Milite quam multo munire palatia fido.
Unus in ecclesiam populo sit apertus eunti sss
Tantum aditus, sacram qui stat scalaris ad edem,
Militeque armato firmetur ianua; sintque
Porte omnes alie/orti munimine clause
Armaque, si quis habet, cogatur ponere : vel mox
Ecclesie introitus rigida cum voce negetur. uo
Nullus enim princeps , populus quoque nullus in orbe est
Qui te non laudet cautum summeque sagacem
Edificare arces; simul arma tenere tuendo
Opportuna tibi mihique opportuna, quiritum
Perfidia, quam nunc demonstravere patentem, S45
Consulo item, vicechriste pater, sit pre arcibus una
Arx statuenda tibi, nullo expugnabilis unquam
Tempore, civis amor; qui fortior omnibus extat
Arcibus, ut nulle valeant sine amore virorum
Arces stare diu; probat experientia quorum sso
Firma fides et amor stat inexpugnabile castrum.
Hanc igitur fortem super omnibus arcibus arcem
Si fundare velis, largus succurre dietim
Pauperibus christi, supra omnes prorsus egenis
Nobilibus, vitam qui mendicare rubescunt. 355
NubJlibus succurre piis, succurre puellis
Omnibus, ut patres illas cum dote maritent
Documenti relativi a Stefano Porcari 1 23
Conveniente sibt. Succurre piisstmus ultra
Premia dans dignis et honores; magnaque magia
Principibus Rome, claris quoque civibus eia seo
Munera sepe dabis. Populo succurre quod omnis
Copia sit rerum vite opportuna sub equo
Ac tenui predo: succurre volentibus artes
£xercere bonas quibus inclita Roma nitescat
Amplius; atque suam valeant defendere vitam. ses
Taliay crede michi, pater optime, munera placant
Vi cunctos homines; inimicus vincitur omnis
Ut ut amicus amans; ut amicus amicior extet.
Sic tum quisque tuo nimium convictus amore
fro patre te dominoque suo pastoreque summo 370
^ille quidem vitas ad cuncta pericula ponet,
£ic tuus ipse status tranquillus ab hoste manebit.
£ic tibiy sicque michi tutissima vita quiescet.
^c tandem in christo per tot benefacta triumphans 375
ecclesie et populo felix regnabis olympo.
124 ^' Tommasini
APPENDICE
Notizie della Famiglia Porcari
Il ms. vat. 8252 p. Ili pag. 617-632 b. (Lcgpides se-
pulchrales etfamiliae romanae) contiene non poche epigrafi
risguardanti persone della famiglia Porcari, che anno volto
il loro cognome in Porzii. Cosi nella base del Cristo di
Michelangelo nella chiesa della Minerva : « Metellvs varvs
ET PAVLUS CASTELLANUS ROMANI | MARTIE PORTIE TESTAMENTO
HOC ALTARE EREXERUNT | CUM TERTIA PARTE IMPENSARUM ET
DOTIS QUAM METELLVS | DE SUO SUPPLENS DEO. OPT. MAX. DICAVIT.
Questa scritta è riferita, ma con qualche diversità, anche
dal Masetti (Memorie storiche di s. Maria sopra Minerva,
pag. 39) e data per perdut'a. — Nella cappella dell' Arcicon-
Iraternita della ss. Annunziata: a Cornelio | porcio | patri-
TIO ROMANO I QUI PRIMUS | PRO DOTANDIS | PAUPERIBUS PUELLIS |
SODALITATEM I SANCTISSIMAE ANNUNTIATAE | EX ASSE HEREDEM |
INSTITUIT I EADEM SODALITAS | PIO AC NOBILI VIRO | KOC GRATI
ANIMI I MONUMENTUM PosuiT. | Un elegia di Paolo Porcio
poeta romano ad « Anellum Archamonum » riferisce TAma-
Duzzi (Anecdota letteraria I. 41 3^. E il Marliani, (To-
pografia di Roma,) e il Rosino {Antiq, rom, lib. 3. e. 32)
darebbero il seguente frammento d'epitaffio, secondo ilcod.
vat. 8252, che neli'opp. cit. non riuscimmo a trovare:
f PATRIA ROMA FUIT, GENS PORTIA, NOMEN lULUS.
MARS PUERUM INSTITUIT, MORS lUVENEM RAPUIT,
ANTONINA ASTALIA MATER FILIO | . . . LUSTRIS VITA SUPER-
STiT. . . I MEMOR ET MCERENS posuiT. — Altre epigrafi attinenti
ai Porcari : Antonio forgio patritio | ro. viro frugi omnibus
URBANIS I MAG1STRAT1BUS EGREGIE I-UNCTO | ViX. ANNOS LXXV.
M. IIIJ D. XI. I CONCORDIA ET MARTIA PATRI | NEPOTES AVO SANCTJSS,
f Documenti relativi a Stefano Porcari \ 2 5
BSR. I F, A. D. M, D. Ut — FRANCISCO POHCIO PATR. SANG
GRATIAQ I ERGA SED. APOSTOLIC. ... | ... HO. CLAHISSIMIS Tl-
TULIS I VIARCII URBIS CURATORI [ ANN. XXXVl. MRNS. I. D li | «A . . .
OlORI MAR... I LlBEkl OPTIMO | PATRI POSUERE | . — DEO IMMOR-
TALI j U£MOnUE AMOBIS ET CASTITATIS | FAUSTINAB HAFPEAE
CONIUGIS I DULCISSIKAE ET CARISSIMAE QVAE { TRIBL'S SUPERSTITIS
(sic) FILIIS RELICTIS | EODEH QUO NUPSIT EXTINCTA EST DIE |
lUUIUS PORCIUS NON 51NE LACRVMIS P03UIT | VIXIT ANN, XXXllI
MKNS. X BIS.B. Vii ] MDXXxvi. ~ Ncl ms. del Magalotti (Bibl.
Chig. voi, IV (G. V 143) pag. 38i ) si trovano anche ripor-
tate le sopraliegate iscrizioni, nell'ultima delle quali si
Ic^ge correttamente notato a siiperstitibus. « — Nel ms. vat,
cìnto si legge t;ioUre anche questa scritta : o da un ms, degno
di fedi, la quale per dser molto curiosa non ci è parso
di tralasciarla « : d. s. [ antonius et ludovisìa pobtu ro-
WANl PARENTE* PiEMTISS. QUIRUS EHAM AMOR ET DELITIAE NON
PARUH ME BEBMARDINUM VJX QUI SUH X ANN. NATU, RUINA
CUBRENTIS ErìUl QUO FATI ATQUE SOBTIS FUTURAE INSCIUS GAU-
DENS VEHEBAR VJSU HEU QUAM MlSt;RABILE INTERBUPTUM HAC
SUB MEA DE MARMORE IHAIÌINE MESTISSIMI POSUERE. Ù FACTUM
PIE. — Nella chiesa della Minerva ì Porcii avevano fa cap-
pella dedicata a san Girolamo. In questa leggevasi: sacra-
kUM IITTERAHUM INTERPRETI MAXIMO BEATO HIERONVMO HIEHO-
NVKUS PORCIUS, EPIS, MADRIAE ROTAE PHIMARIUS AUD, AC S. PE-
TBI CANONICUS 09 SINGULAREM DEVOTIONEM SACELLUM MERITO
DicAviT. » —Questo Girolamo, nella serie dei vescovi d'Adria
detto Hieronymus de Porzia (Cf. Gams, Series episcopo-
rum eXc. pag, 7Ó9) tenne quella sede dal iSgS al 1612, anno
in cui venne a morte. — Innanzi alla predetta cappella: pro-
spero PORCio lULtAE ZACCRiAE AC suisQ. POSTERIE. E nella cap-
pella di 5, Pietro martire, nella chiesa medesima: deo. opt.
MAX. I VINCESTIO PORTIO | QUI VIXIT ANNOS | XVUI. MENS, DUOS,
DIES VJIII I THOMAS 5AX0 AHADELLO | UXORI FRATBI | BENE-
MERENTI I posuiT, » ^ Finalmente nella chiesa di San Lo-
renzo in Damaso vedesi annestato lo stemma dei Porcari
1 quello dei Pam&lì, sul pavimento nella navata sìnitira,
126 0. Tommasini
avanti la cappella di san Domenico. Ecco la scritta : angelo
PAMPHILIO. EQ. I RO. OMNIBUS VIRI BONI | OFFICIIS DOMI FORIS-
QUE I ABSOLUTIS. | VIX. ANN. XXXU M. X D. VI. » E SOttO
all'arme: a forgia sabbe porcarh f. | coniugi optumo et
FiLii \ TRES iMPUBEREs PATRI | B. M. p. | — Nella casa Pamfill
finì così il nome e la ricchezza de' Porcari. Ci fu permesso
dal sig. principe Doria far ricerca nell'Archivio Doria-
Pamfìli, allo scopo di tentare se fosse possibile ricomporre
intero l'albero genealogico della famiglia Porcari. Fra le
Carte relative alle case e casette poste a san Gto, della
Pigna e vicolo delle Ceste ^ che ci furono mostrate, nulla
trovammo che ci facesse intraveder possibile la riuscita del-
l'impresa. Però ci conviene per ora tenerci quieti alle no-
tizie di questa famiglia piti ampiamente raccolte dal Ma-
galotti ne'mss. chìgiani. « Notizie di varie famiglie italiane
et oltramontane f canate da historie^ scritture pubbliche e
private mss.j da lapidi j epitaffi e da altre memorie del cav,
F. Cesare Magalotti (G. 1. 139-146). Per verità scarsa ed ine-
satta notizia dà il Magalotti di Stefano Porcari, facendo men-
zione di lui una sola volta nell'anno 1449 e quivi annotando
senza scrupoli cronologici « congiura contro papa NiccJ* 5.' »
Un'altra volta occorre un cavaliere Stefano nel i486; ma
non sappiamo chi sia. Ve n'ebbe poi uno, fratello di quel
Curzio Porcari condannato a morte sotto Sisto V, che fu
figliuolo di Cesare Porcari. (V. ms, casanatense XXIV. V in
cui tutta la famiglia di lui vien detta parziale della corona
di Spagna e protetta dall' imperatore Ferdinando. — Se il
ramo derivante dal nostro Stefano seguitasse a chiamarsi
dei Porzii o Porcii non sapremmo affermare. Bensì un ramo
della famiglia costantemente si nominò dei Porcari. Ne' re-
gistri della camera pontifìcia si cita un Cencio 0 Cienzo
Porcaro, che paga la tassa dell'erbatico d'Ostia, e dovette
essere bene affetto de' pontefici. (Vedi Registri di camera ^
anno 1453 pag. 12 a, ibid. pag. i3 a., anno 1454 pag. 26,
ibid. pag. V b, Archivio di Stato in Roma). — Del resto la
piti antica memoria della famiglia Porcari è questa lapide
Documenti relativi a Stefano Porcari 1 27
in San Giovanni della Pigna : « Hic requiescit \ corpus filioli
lacobi Erami de Porcariis qui obiit anno dhi MCLXIIL
mense mali die 12 cuius aia requiescat in pace^ seppure dee
cosi leggersi l'anno segnato erroneamente MCMLXIIL
E in San Gio. della Pigna è pure la seguente memoria:
anno dhi M" O LXXXIP mense maii die XII obiit lulianus
de Porcariis cuius aia requiescat in pace. Sotto è l'arme
della famiglia col nome di messer Andrea d' Eramo, e questa
scritta: « lapis quem cernis ante ostium templi iacebat et
NE AB INTROEUNTIBUS SIGNUM CRUCIS PEDIBUS CONCULCARETUR
PORCIAEQUE FAMILIAE VETUSTATIS MEMORIA. . . OBLIVIONI TRADE-
RETUR NICOLAUS BiARTINELLUS HUIUS ECCLESIAE RECTOR IN HUNC
ET HONESTIOREM ET COMMODIOREM LOCUM POSUIT, ANNO SAL I 502.
E in Santa Maria Rotonda presso la cappella dell'Annun-
ziata: « Costanza delti porcari (mog)lie de Cola Tomaro:j[s[0.
Dell'albero gentilizio ecco la parte che meno ci parve mal
sicura, ma nella quale non si comprende il ramo di Stefano,
che forse venne di proposito trasandato anche da genealo-
gisti :
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Documenti relativi a Stefano Porcari 129
Dal resto, ecco cronologicamente ordinata la serie de' per-
sonaggi della famiglia Porcari che occorrono confusamente
notali nel ms. chigiano del Magalotti: {a. ii63) lacomo
d'Eramo. (1182) Giuliano Porcari — (1269) Giovanni, giu-
dice palatino. — (i372[) Cola Porcari, fatto con altri procu-
ratore da Niccolò Orsini addi 38 ottobre (Arch. Capitol.).
(i38o) Lodovico Porcari, lasciato in guardia della rocca
d'Orvieto da KainaJdo Orsini, capitano della regina Gio-
vanna.— (1384) Gio, di Nardo Porcari, noiaro della curia
di Campidoglio (pergamene ne IP Arch. di S. Maria in Via
Lata) — {i}&4) Peiruccio Porcari {Arch. dì s. Maria in
via Lata n. 277). — (iSgi) Niccolò di Pietro Porcari con-
servatore.— (i40o-i4i4f 1419). — Antonio, nobile romanoi,
Comune di Tivoli nel quinterno dei diffidali. — (1416) Nar-
dola, f. d'Antonio di Cola Porcari moglie di Battista dì
Lor, di Martino Seni. — (1420) Cosmata Porcari, moglie
di Niccolò Tomarozzi de! none di s, Eust.° sepolta in s.
Maria Ritonda. — (1421) Antonia di Pietro Rossi del rione
Pigna, moglie di Cencio d'Antonio Porcari, sepolta alla
Minerva nel 14^7- — ('426) Nardo, Antonio e Palazzo di
Gio. di Nardo del rione di Pigna. — (i43o) Cencio guar-
diano nella Compagnia del S.""" Salvatore, conserTatore del
popolo, mag. e giugno. — {i43i} Girolama BastardelU,
moglie a Giuliano Porcari, sepolti in san Niccolò in car-
cere. — (1434) Paolo, conservatore. — (i438) Benedetta,
moglie di Nardo Porcari sepolta alla Minerva, — (14^8)
Nell'vlrcA. laler. è memoria del testamento di Peiruccio
di Gio. di Nardo Porcari del rione di Pigna, fatto à di 10
di luglio. — (1446) Giuliano d'Ant.°, sepolti nella Minerva.
(1447) Petruccio, sepolto nella Minerva; Cecilia, moglie di
lui io S. Gio: delia Pigna. — (1448) Crescenzia di Paolo
Porcari dona una casa all'Ospedale 'del S.""" Salvatore.
(Arch. deir Ospedale ). — (1449) Stefano. — (i45o) Testa-
mento di Caterina, moglie d'Ant." Porcari del rione Pigna,
a di 22 gennaio, per Giuliano de Lisciis, ntW'Arch. del-
rOspJ' laler. — {1454) Lionarda, moglie di Battista Seni —
Archivia Jtlla Socì<U romaita di Storia patria. Voi. IH. y
i3o O. Tommasini
(1455) Andreozza, f. d'Ant.* moglie di Pietro Maglìozzi,
sepolta nella Minerva. — (i456) Filippo, del rione di Pigna,
ricevuto nella Comp.* del S. Salvatore. Ne diviene guar-
diano nel 1465. — (14S7) Caterina, m. di Paluzzo Porcari,
sepolta in s. Gio. della Pigna. — (1460) (Arch. capti).
Atto di compera della metà d'una casa sulla piazza della
Minerva fatta pel nobile Cencio Porcari, dal ven. Pietro
suo fratello germano à dì 8 novembre, per Mariano Scali-
bastri. — (1461) Cristoforo di lac* Porcari — (1462) Fran-
cesco di Giuliano. — (1463) Maria, figlia di Cencio, del
rione di Pigna, moglie a Coronato de Planca, avv.^ con-
cistoriale, a'i3 di maggio, per Mariano di Gio. Scalibastri
(Arch. capii.). — (1463) Antonia m. di Màrtelluzzo Porcari,
sepolta nella Minerva. — (1464) Francesco del q. Giuliano
Porcari fa rinunzia al nobil Pietro Porcari suo zio, addì iS
maggio, per d.* — (1464) Evangelista, del q. Cencio del rione
di Pigna per sé e per suo fratello Antonio vende a Paolo
Alberini la 4.* parte del casale di Falcognano, nel Lazio,
{Arch. capitol. per atti di Pietro de Merilis). Pietro, can.**
di san Pietro, fa compromesso in Evangelista di Lello Mad-
daleni del Rione di Pigna per differenze che avea con Nardo
di Bazio de lo Roscio, a' dì 14 novembre 1464 — Messer
Agabito, figlio di Filippo, il quale è ricevuto nella Com-
pagnia del S."* Salvatore nel 1485. — Valerio di Battista —
Stefano, cavaliere, del rione di Pigna. — (1465) Testamento
di Pietro Porcari, canonico di san Pietro, addì 11 luglio.
{Arch. capitol. per Mariano Scalibastri). Fa suoi eredi Giu-
stino Giovanni e Ant.% del q. Cencio, e Francesco del
q. Giuliano, suoi nipoti. Lascia esser sepolto in santa Maria
del Popolo. (1466) Antonia, moglie di Francesco Porcari,
figliuola ed erede con benefizio d'inventario di Gentile
Astalli, fa compromesso in Battista Brendi, Paolo di To-
scanella e Angelotto Pagelotti per la differenza che avea
con Rita e Giulia, figliuole del q. Stefano Astalli, e Ludo-
vica loro madre, addì 20 novembre. — addì 24 marzo,
Paolina Porcari, vedova di m.'*Bartol.' de Gracchi, medico.
Documenti relativi a Stefano Porcari
(1467) Antonio Porcari, procuratore di Lucrezia sua so-
rella, vedova di Paolo BastardeUì, e d'Antonio di lei fi-
gliuolo.— {14G8) Rita, moglie di Filippo Porcari, sepolta
nella Minerva. — Niccolò di Paolo Porcari — (1469) Ber-
nardina f. d'Antonio Porcari, sepolta nella Minerva —
(1470) Convenzione per fabbrica di case Ira Domenico,
Evangelista. Antonio Porcari, a di 14 aprile (Arch. capital.
per Pietro de' Merigli). — Lodovica, moglie d'Antonio Por-
cari, paga per l'anniversario di lacoma, moglie di Pietro
Cenci, sepolta in san Gregorio. La medesima sepolta nella
Minerva 1470. — {1471) Paolina Porcari, sepolta nella Mi-
nerva — Suo testamento per Pietro de' Merigli, a' dì 5 di
Febbraio. — Ludovica Capizucchi, moglie di Giuliano Por-
cari. — (1472) Francesco Porcari, testimonio del testamento
di Battista Frangipani. — (1474) Il medesimo Francesco
tenimonio in un contratto, insieme al cav." Girolamo
Muti. — Sponsali tra il nob. Domenico de' Porcari, mag."
conservatore delle Camera dì Roma, padre di Gentilesca,
e Stefano figlio di Lorenzo Paparoni, del rione di s. Eusta-
chio, con dote di 900 ducati, per Camillo Beneimbene,
(Arch. Capital.) — (M?^) Testamento d'Antonia, moglie
del q. lacomo Porcari del rione di Trevi, A di 3o di maggio
per Bernardo Capagalli. (Arch. Capital.) — (1477} Anastasia
Porcari, vedova del q. Cristoforo di Cencio Capizucchi,
sepolta a S. Maria in Campitello. — Vendila fatta per An-
tonio di Cencio Porcari all'Ospedale del 5."° Salvatore
della 4.* parte del casale di. . . (lacuna nel ms.) fuori di
porta Appia, à di 16 gennaio, per Gregorio Altini Casti-
glione, (in arch. del dello aspedale) — (1479) Lucrezia di
Cencio Porcari, sepolta nella Minerva. — (1481) Girolamo
Porcari compera porzione di vigna fuori della porta di s.
Paolo, della chiesa di s. Maria Rotonda, a* di 26 d'aprile,
per Mariano Scalibastri (Arch. Capital.) — Francesco Por-
cari, mallevadore di Pietro di Stefano Porcari, per una
pace. — (1483) Girolama Castellani moglie di Luca Antonio
di Cencio Porcari, — (1484) Testamento di Paolina m. di
i32 O. Tommasini
Giuliano Porcari tld rfone di Pigna a di 14 febb. per Pietro
MerigH e Mattia Taglienti. Altro testamento di lèi, a' di i3
aprile 1480 per Pietro Merigli. (Arch. GipiYo/.^ — ( r484) A
dì 14 Settembre Testamento di Cola di Paolo Porcari del
rione di Pigna, per Massimo OlearioJ, (Arch. Qq^rtol) —
(1485) ^Divisione del Casale dei Pazzi fuori di porta No*
meÌEitàna tra Cola di Paolo Porcari del rione di Pigna e
Cornelio di battista Porcari del rione di Parione, a' dì 24
sfettembre, per Massimo Oleario. (Arch, <2apttoL) — (1488)
Divisione di beni fra Paolina m. di Fr. Porcai i e Stefano
del q. Pietro Margani, Girolama m. di Filippo ddla Valle,
sua sorella germana, eredi -della q. Checchetélla m. di Grillo
Margani. (Arch. Capito!.) — (1490) Giulio del q. Fr. Por-
cari, à per moglie Girolama di Battista Matte! del rione
di T-rastevere. — (1491) Paolina f. d'Ippolito Porcari, moglie
di Lorenzo Astalli. — (1494) Cecca Porcari,. sepólta alla
Idineirva. — (1495) Vincenzio di Fr. Porcari, ricevuto nella
Compagnia del S."* Salvatore. — (1495) Testamento d'Ar-
cangelo di Pietro Arcangeli d'Urbino, marito di Marzia,
f. di Antonio Porcari, à dì 3o ottobre, per Latino Marsi.
(Arch. CapitùL) — (1496) Porzia di Saoo, moglie di An-
gelo Pamfili, sepolta in San Lorenzo in Damaso. — (T497)
Girolamo vesc. d'Adria, audilore di Rota, canonico di S.
Pietro, (v. Diario €P Alessandro VI.), sepolto alla Minerva
nel i5o3. — (i5oo) Laara Porcari, moglie del q. Tommaso
Sassi Amateschi, sepolta alla Minerva. — (i5o2) Cassandra
Porcari, vedova di Pietro Cenci. — (i5o3) Lucida, moglie
di Gir. Castellani, aw.® concistoriale. — Antonio, sepolto
alla Minerva. Cornelio, figlio di lui, fu quello che lasciò
erede la compagnia della S."** Annunziata. — (i5o4) Ago-
stina f. di Gabriele Sinibaldi, moglie di Sabba Porcari
sepolta nella Minerva. — (i5o5) Marta Porcari moglie di
Giuliano Capranica. — (i5o9) Cecca Porcari, moglie di
Ceccòlo Crescenzi, sepolta nella Minerva. — f iSoy) Ippolita,
moglie di Girolamo Benzòni, sepolta nel i5o8 in Sant'Ago-
stino. — (i5i3) Quinzia Porcari, ved. di Stefano de' Vari,
li &
Documenti relativi a Stefano Porcari 1 33
sepolta alla Minerva, Suo Testamento nellMrch. Capital. —
(i5i4) Gregoria Mattiozzi, ved. d'Antonio Porcari fa lo-
cazione in perpetuo di parte di un orto, da misurarsi, nel
rione di Regola. — (iSaS) Deputazione di curatore « per
lì nobili Girolamo, Domenico e Sabba, fratelli germani
et tìgli et eredi del q. nob. Prospero Porcari, in persona
di Fr, Vallati, per la vendita di certi stabili ad effetto
di pagare la taglia a' soldati dell' Imp," in tempo del sacco
di Roma, i6 febb." per Pietro Paolo Manfredini ■ (in
Arch. Capii.) — (i532) Giulio Porcari (i), marito di Fau-
stina Mattei. — (i533) Girolamo Porcari à in moglie Laura
Fabi. per atti di Curzio Saccocci, [Arch. Capito!.) — ( i549)
Camilla Porcari, moglie d'Emilio Altieri. — Girolamo P.
quieta Gir. Muti Pappazzurri per due. loo, a' ig gennaio,
(ani di Curzio Saccocci) — (i558} Stefano, Orfeo, e Gio,
fratelli, figli di Metello Porcari. — (iSSg) Ortensia, sorella
di Orfeo e di Gio, b.* figli di Metello de' Porcari, moglie
di Gentile Piermatiei Albertoni, — (iSyó) Subasta" tra, . .
Porcari e Pierlrancesco Paravicini. — (i58o) Paolo Porcari
dottore, sepolto nella Minerva, a' dì io d'aprile. — Nel
cod, vat, 285i, p. 3." pag. 584: « in altero libro manuscripto
per dnum Gullielmum Cardellum romanum tpe Martini V
papae et Sigismundi Caes. Germ. imp. per ordinem alpha-
^^lefi sic notata erant Jamiliae nobiìium Rom. et sic ad litte-
^^■Tdin rescripsimus > s'incontrano a pag. 386 t. registrati i
^Hporcariì. L'Ahavden nel suo noto ms. casanatense delle
^^pàmiglie romane li menziona appena fra quelli con cui i
^^Vaintìlì s'imparentarono.
(0 Ci pare di correggere a questa guisa la nota del Magalotti, il
((aale confonde, contradicendo a se medesirno i sessi, e pone Giulia in
luogo dì Giulio, e Girolamo in luogo di Girolama, e non tiene ragione
di quel Giulio nato del presenle maritaggio, che nelle carte deirarehivio
Doria k detto Porcio a Postumo.
G. Tomassetti
i35
DELLA CAMPAGNA ROMANA
NEL MEDIO EVO
(Coaliuuaiioac tedi pog. 4o8).
Tra i poderi confinanti col territorio di Calvisiano, e Torse
compreso in quello, al tempo della sua massima estensione,
vi fu il fondo, che porta il nome di Tor Tignosa. Non
é privo di valore storico, essendoché il nome ce ne mani*
festa la pertinenza alla famiglia dei Tineosi o Tintosi, la
quale fu ragguardevole, nella regione del Trastevere, nel-
l'uodecimo secolo. Allorché il monaco Ildebrando, consi*
gliei'e dei Pontefici riformatori, propugnava la indipendenza
delU Sede romana dalla fazione tuscolana, esollevava contro
questa il popolo di Roma, innalzò alla dignità di prefetto
urbano Giovanni Tinioso nobile transtiberino (i). 11 figliuolo
dì costui, per nome Cinzio, o Quinzio, o Cencio (varianti
dei cronisti) fu per opera d'Ildebrando elevato pure alla
Prefettura, sotto il pontificato di Alessandro II, come an-
tagonista di Cencio Crescenzio avverso al Papa ed alla
parte riformatrice. Nel secolo XIV Ìl fondo suddetto non
era piti dei Tiniosi; e nei documenti che lo riguardavano
era indicata: casale quod olim fait de Tineosts (s). Questa
notizia, con la enumerazione dei respettivi confini, tutti
piti 0 meno riconoscibili nei nomi moderni dei finitimi di
Tor Tignosa, {Solforata, Solfaratella etc.) conferma l'an-
tichità del fondo e della sua denomir
(i) Ordinaverunt JohanneiH Tiniosum transtibtrinum praefectum —
Annaleg romini in Wattswch. Pont. rom. vitae «e. I p- a 1 7 — cf- anche
g Gmcohdvtu» lib. VII e. 11[. % 3.
(3) NiBBv, Analisi IH p. 248 (dal Callitti]-
i36 G. Tomassetti
La tenuta di Tor Maggiore confinante con tor Tignosa,
e vasta fino a raggiungere il decimottavo miglio da Roma,
ebbe cotesto nome nel primo medio evo, e lo mantenne
anche nel secolo XIV, quando venne a far parte del patri-
monio dei Savelli. In un documento dell'archivio di S.
Maria in via lata, spettante |al detto secolo, si nota questo
fondo con due nomi, cioè: turris maior^ casale Sabellert'
slum (i) e non già turris maior Sabellensium^ come il Nibbt
ha trascritto, e quindi è caduto nell'equivoco di credere i
Savelli edificatori della tor maggiore (2). Questa si trova
tuttora quasi nel mezzo del fondo, non lungi dal rivo di
S/ Procula: non sembra molto antica; ma non per questo
può attribuirsene ai Savelli la fondazione, forse soltanto
il ristauro nella parte esterna, in tempo di guerra colle
potenti famiglie rivali. Non credo difficile ad ammettersi
essere stata una delle torri di difesa contro gli Arabi, mu-
tata col tempo in centro di un latifondo, come tant« altre.
A questo possesso potrebbero riferirsi i prata Sabellensium
nominati in una carta della stessa età e provenienza (3).
Taccio dell'ampia tenuta di S.* Palomba^ di Sughereto^
che a quella succede, e di Cerqueto quasi confinante col
territorio di Albano, perchè non ne ho presente alcuna
fondata notizia (4). Dopo questi terreni, troviamo sulla si-
nistra della via Ardeatina il campo denominato le Vittorie,
probabilmente da qualche antica statua o bassorilievo rap-
presentante due o più figure di Vittorie. Forse vi dobbiamo
(i) Cod. Vat. 8o5o f. no.
{%) Analisi. Ili, p. 233.
(3) Cod. Vat. 7930 f. XI 5.
(4) Ricordo soltanto per la uguaglianza del nome la mansa Palumha,
(Bollano Vatic. p. 3o) senza potervi aggiungere una congettura topo-
grafica. Dair antico manso agrario potè facilmente farsi una mansa. Non
sarebbe per vero dire molto strano che da questa mansa fosse sorta una
santa Palomba. Gli esperti di memorie del medio evo rammenteranno
esempi anche più incredibili, ma veri. Ma la m. Palumba suddetta sembra
piuttosto propria della via Claudia.
^ella Campagna Kptnana iSy
riconoscere la massa Victoriolas d^ diploipa marmoTeo. Vsi-
ticano ; e si noti come corrisponda il pome plurale sì nel-
Tappellazione medievale come nella moderna. Io già liip
notato questa massa ^oi du^ fondi Octavianus e Rumelltanus,,
^he la composero, tra i meno certi dell^ via Appia, al cui
pafrimonium certamente appartenne, tanto se posta suU' Appia
quanto se sull'Ardeatina. Ad ogni modo gioverà per dili-
genza l'averla notata sotto ambe 1^ strade (i).
Ma il campo delle Vittorie forma una part^ della tenuta
di 5/ Procula, o per dir meglio, di una delle due tenute
di questo nome confinanti quivi tra loro. Ed infatti al Nibby
sembrò giusta la corrispondenza di una s. Procula con la
massa Victoriolas. Può tuttavia sorgere qualche dubbio in
proposito, perchè nel diploma Vaticano sono indicati due
oliveti come appartenenti alla ripetuta massa; mentre il
suolo di s.* Procula non sembra opportuno per siffatto ge-
nere di coltivazione. Né presso gli antichi scrittori (e spe-
cialmente in Plinio il giovine] avvi menzione di olivi fra
i prodotti di questo territorio e del circostante (2). Nella
diligentissima rassegna del Nicolai ambedue le tenute omo-
nime si presentano affatto prive di cotesto ramo di coltura (3).
Ciò che non può esser posto in dubbio si è, che nel se-
colo XI il tenimento di s.* Procula portava il nome ab-
bfistanza aptico di gualdus LapigiOy e spettò ^l monastero
di s. Paolo, come rileviamo dalla più volte accennata bolla
di Gregorio VII dell'anno 1074, in cui è specificato col-
r aggiunta della chiesa di san Proculo (col tempo trasfor-
mato dal volgo in una santa, e dalla gente del sito corrotto
(i) Gioverebbe a decìdere la cosa il sapere se la vallis Ramello extra
pùrtam sancii Pauìi che trovasi notata nel cod. Vat. 8019 abbia che fare
col Rumellianus, dal qual nome potrebb' essere derivata. La indicazione
topografica corrisponderebbe, potendovisi accedere dalla porta s. Paolo;
j|ia non è argonaento sufficiente. Ho cercato finora invano il docum^to
rje^pettiyo.
(2) Plinii Ep. IL 17.
(3) Op« clL L p. 162^ 3o3.
i38 G. Tomassetti
in santa broccola) superstite tuttora in parte, cioè nella
tribuna, con pitture a fresco del secolo ottavo. Alla natura
di questa deserta spiaggia ricca di poetiche rimembranze,
abbondante di folte boscaglie, che ci fanno risowenire delle
sublimi leggende latine (i), ben si adatta lì yocà\)oìo guaUus
germanico di origine, e significante foresta fin dal primo
medio evo (2). E dico, dal primo, per mettersi in guardia
sulla coincidenza assoluta di s.* Procula con Victoriolas,
col non perdere di vista una intitolazione autentica, il cui
vocabolo risale alla stessa età del diploma Vaticano. Il Nibbt
sfugge la difficoltà che nasce dalla doppia appellazione me-
dievale gualdus e Victortolas, anzi propende verso l'ipotesi
che formassero un giorno un sol corpo (3). Ma non poten-
dosi provare siffatta congettura, mi sembra meno gratuita
questa conclusione: che la s.* Procula appartenuta un tempo
ai sigg.^ Carpegna, la quale è meno piana dell'altra, e
porta tuttora il nome di Vittorie, possa corrispondere alla
massa Vaticana contenente gli oliveti; e l'altra già dei
Giraud, selvosa tuttora, anche dopo tagli e diradamenti
operativi dal secolo XIV in poi (4), fu il gualdus Lapigio
della bolla Gregoriana.
Non possiamo inoltrarci verso Ardea senza prima rivol-
gerci alquanto a sinistra, ove la vasta tenuta Pescarella
forma il confine tra il territorio Ardeatxno e quello della
(i) Di Amata moglie del re Latino che si agita in sylvas, (Acndd.
VII. 385) di Aletto che quivi tacitis latet aspera sylvis, (ivi 5o5) e dà
fiato al corno, al cui squillo: contremuit nemus et syhae intonuere prO'
fundae (ivi 5i5) e di altri luoghi allusivi ai boschi di questo territorio.
(2) DucANGE s. V. ed altri.
(3) Analisi li p. 664.
(4) Che il gualdus perdesse col tempo la sua qualità distintiva per
tagli eseguitivi si conosce dall'ordine delle appellazioni che ricevette. Nella
bolla di Innocenzo III si nota in secondo luogo il bosco ecclesiam s. iVo-
culi cum gualdo (i2o3). In una carta di s. Maria in via Lata del i33o
non è più nominato, e il fondo è detto tenimentum casalis s. Proculi.
(Cod. Vat. 8o5o f. 109).
'Della Campagna lipmana
i39
via Anziate, di cui toccai sotto l'Appia. Né il nome, nè
le vicende dì questo fondo sono illustrate. Un documento,
trascritto dal Galletti, offriva i nomi Pescarella e Peseta-
dora, ma non mi è riuscito di rintracciarlo (i). In questa
medesima linea, da sinistra, entriamo in Pian de' Frassì,
da questo in Casa tarara, menirc sulla destra si succedono
Muratclla, Magione e Banditella (2), colle quali abbiamo
raggiunto Ìl suolo di Ardea, méta di questa parte d'iti-
nerario.
Ardea, l'antica e temuta sede dei Rutulì, era fin dal
primo secolo dell'era volgare ridotta nella condizione di
oppidum. Tuttavia fu sola nel medio evo in questa parte
di spiaggia, non parlo pertanto di Gregoriopoli, nel mante-
nere un mediocre grado d'importanza. Questa derivò dal-
l'abbandono e spopolamento delle vicine borgate molto
esposte alle incursioni degli Arabi, e dall'essere situata in
una distanza media dal mare, perciò meno soggetta alle
insidie di quei corsari, e posta in luogo eminente e van-
taggioso per arrestarne le correrie, quando essi si avanza-
vano entro terra. Questo particolar merito di Ardea riceve
illustrazione dalle sue memorie, che appariscono non prima
dell' undecime secolo. Ma se allora, nella bolla Gregoriana,
Ardea è nominata castellum cum rocca et turre maiore (3)
nulla ci vieta di riputarla tale ancor prima di quel tempo.
Nè questo fatto nuoce alla regola generale intorno alla data
pib recente, che assegnai, nel capo II, alla origine dei castelli
suburbani ; ma n'è anzi una splendida e necessaria eccezione
dal punto di vista politico e militare. Una seconda men-
zione di Ardea come castrum nel principio del secolo XII
sfuggi all'autore deW Analisi dei dint. di Roma; ed è nella
(1) Cod. V«. 7g3i f. 78 (m
(i) Il nome di casa Lavava eviden lem ente è amico: quello di W«-
ratella, comune ad aMri fondi, significa un recinto moderno analogo alla
elusa piìi amica ed alla curili anclie più antica.
13} Qr^orio VU ne concesse la mai al monasiero di s. Paolo.
140 G. Tomassetti
lotta delle investiture, a proposito del rifugiarvisì che fece
Gelasio II assalito dalia fazione imperiale (i). In tempo
assai vicino, cioà nella bolla dell'antipapa Anacleto U
del ii3o, che donò Ardea per intiero ai monaci, la troviamo
specificata non piti come castello ma come civitas. Donde
si rapido incremento e trasformazione di Ardea? Se io det-
tassi una monografia di questo luogo, dovrei ricercare se
dalla vita di Anacleto II si tragga qualche indizio di causa
favorevole spejcialmente a questa città; ma in un lavoro ge^
nerale qual'è il presente mi arresto alle cause piti focili a
scuoprirsi, che mi sembrano : i."" la cessazione, in quel tempo
del continuo pericolo da parte dei Musulmani, contro i
quali le città italiane avevan preso l'offensiva; quando il
Mediterraneo era percorso da navi italiane dirette alle Cro-
ciate: (2) 2^, il compiuto spopolamento delle domuscultae
vicine (Calvisiano, s. Edistio) i cui abitanti dovettero con-
centrarsi in Ardea sotto la protezione dei doviziosi monaci
di s. Paolo (3). Finalmente Ardea decadde, forse a causa
(i) Ecco le parole di Pandolpo: immo cepit dommus Hugo cardinalts
et presbyter Papam nostrum in collo et ad castrum sanctiPauli Ardeam
sic de nocte portavit. Watterich op. cit. 11 p. 98.
(2) SiSMONDi. Hist. des reputi, ital, e. V.
(3) Sarebbe superfluo in questo luogo lo studio delle relazioni fra
r antipapa e i monaci benedettini; ma non posso dispensarmi dal notare
che Anacleto si appoggiò sempre alla potenza dei Normanni, creò re il
fieimoso Ruggeri; e che le lettere di lui si conservano nel Parchi vie di Mon-
tecassino (sec. XIV n. i5g). Ora vi potè essere associazione d* interessi
tra i Normanni e i monaci benedettini in genere? E per ciò che spetta
al monaci di s. Pa olo non potè consolidarsi la relazione tra essi e i Pier-
leoni, da cui discendeva Anacleto, nella elevazione di lui alla sede pa-
pale? Niuno ignora le memorie sepolcrali dei Pierleoni presso s. Alessio
suir Aventino, ov* erano i monaci benedettini (i Pierleoni si dissero anche
conti deir Aventino) e presso s. Paolo. Inoltre si può assolutamente af-
fermare che Tabate di Montecassino (Rainaldo ) era strettamente collegato
con Ruggeri; che 1* abate di s. Paolo di Roma (Anastasio) era stato
creato cardinale dair antipapa, e tentò in costui favore anche Timperator
Lotario, con una lettera, di cui il Baronio vide neirarch. dì Montecassino
'Della Càifip'agna 'Éipmana 141
della malaria, e nel secolo XIV riprese l'antica qualità di
castello (i), e come lale ritornò ancora una volta in potere
del monastero. Di poi nel secolo XV venne alla Camera
apostolica; quindi fu conquistata da Raimondo Orsini, e
tolta infine a costui da Martino V, che la diede ai suoi
Colonnesi, dai quali per compera passò ai Cesarini, pos-
sessori di questo villaggio ancora ogfjidi (2), Avanzi del
medio evo, degni di riguardo in Ardea, sono: la chiesa,
che suole attribuirsi al secolo XI, costruita dai monaci dì
s. Paolo, e la chiesina di s.* Marina giudicata del se-
colo XII (3).
Ad affrettare il termine della serie dei fondi Ardeatini,
diamo uno sguardo ai principali, che circondano il moderno
villaggio. La tenuta dì Focignano, ad oriente di Ardea,
ci fa ricordare il Fusinianum del medio evo, citato in quello
stesso documento di s. Alessio, che ho nominato sopra in
proposito dei prata PistUgeria. La identità del medesimo
col Focignaao t provaia non solo dalla uguaglianza del
aom«, iBa eziandio dalla situazione dei fondi allegati nella
udì copia. Abbondano le prove delta triplice illeanja, colia quale age-
volmente dispiegano le donazioni di Ardea e dì aliri beni fatte dill'an-
lipapa slesso. {c{. Tosti Storia di Montecassino voi. Il tib. 4." p. 6i
tigg. Barunio ad annos, Petrus Diac. de vìrìs ili, Casainen. IV. 07, etc.)
(1 ) Quando Giordano Orsini la oiienne da Clememe VII, il primo an~
(ipapa dello scisma d' occitìenie; cf. Ratti op. cit. p. 104.
(lì Nnar, Ann/iV I p. i3z.
(3) Giunge a proposito una rettifica della illustrazione data dal NfBBV,
■d un monumento, cioi; della iscrizione che si lef^ge sull'architrave
deUa porta di s.» Marina. CEUl ■ EXCELSE • R ■ CANCELL ■ VRBIS ■
OBTVLIT ■ HAC - PORTA ■ VIRGO ■ MARINA • T - cioè Cendus excel-
Mts romae canctilarius urbis abtulit hanc portam virgo marina libi. E^ti
l'anribuì ■ Cencio Savelli, che fu poi pometice (Onorio III) ma spena
ÌKMircoe » Cencio Benedetti di donna Bona, nobile del Trastevere, un
IVtttUD della cui lapide sepolcrale si conserva in Roma nella chiesa di
>- Bartolomeo all'Isola. L'autore di questa rettifìca fu il cav. Corvisieri
'■^^leir acqua Tocia p. 1S4 in nota). Della relazione di s.^ Marina con
I' ^MtetDO l4ariao dirò nella via Latina.
142 G. Tomassetti
carta stessa come adiacenti al Fusinianum^ vale a dire:
Verposa, Crapilianus^ eh' è il Campilano della via Anziate,
ed altri quinci non guari discosti (i). Al certo il nome
Fusiniano, dato quivi anche ad una strada finitima, sì può
fare risalire ad un podere dei Ftisinii od anche dei Fusii (2).
Che anzi non è fuor di luogo il rammentare la massa Fu-
sana (Castel Fusano) e la tenuta di Trafusina^ che pure
occupano questa zona della maremma, a non grande di-
stanza da Focignano, come torneremo a vedere nell'analisi
del territorio Ostiense. L'altro fondo che porta il nome di
Fossa commune ad altri luoghi palustri, e derivato dai
grande stagno, che ne ingombra tuttora l'ultimo lembo
verso la spiaggia, spetta pure alla serie dei fondi ragguar-
devoli nel medio evo; ma confinando col territorio della
domusculta Laurentum^ cadrà nuovamente in nota, sulla
fine della via Ostiense-Laurentina. Lo stesso dicasi del lacus
Turni dal libro pontificale determinato Inter Ardeam et
Laurentum.
Chiudo l'analisi topografica di questa via coi nomi dei
fondi, la cui spettanza all'Ardéatina è più o meno certa,
ma non la situazione e la distanza approssimativa da Roma.
possessio Graecorum in territorio Ardeatino: è indicato
quale possesso della chiesa Ostiense nell'elenco costan-
tiniano (3) dal lib. pont. in Sjrlv. § 28.
(i) Il monumentum campìianum additato in una bolla di Lucio HI
favore dei monaci adaquas salvias (Ratti op. cit. p. g3. Jaffè p. 842 JP^
certamente significava una parte del Campillano in discorso, denominata "^
forse da qualche antico sepolcro della gente Campilia nota per le isci
zioni (De Vit Onomast. s. v.) e signora del fondo. La notizia di quest^
monumento nella detta bolla mi fu cortesemente richiamata alla me
moria dal eh. cav. Luciano Banchi direttore del R. Archivio di Stato i^
Siena, ove se ne conserva un'antica trascrizione.
(2) Che per Fusii potessero intendersi anche i Furii me ne appella -
agli archeologi {Quintiliano, lib. I e. 4).
(3) Più d* un fondo troviamo nella campagna con raggiunta graeconnm^
La ragione del vocabolo poteva essere qualche greca iscrizione superstit*^
sul sitOi ovvero qualche chiesa 0 monastero di Greci.
Della Campagna intana 143
f. Gratinianus notato insieme col Rosarium miliario VII
nel Deusdedit (ed. Martinucci p. 323). Ma il fondo
Rosarium o Rosarum fu già determinato sul principio
della via; non al settimo miglio. Inoltre nel libro pon-
tificale non è accoppiato col Gratiniano [in Marco % 3);
quindi questo non si può con certezza tenere per Àr-
deatino (i).
f. Horrea e non Morrea^ come si legge in qualche edizione
tratta dal libro pontificale, in cui si trova registrato
(elenco Costantiniano e vita di Marco § 4) (2).
fossatum Mauro — dal Nerini op. cit. p. 424.
Collis Mec:[anus — ivi.
fossatum de Notule — ivi.
via de Publì\ano — ivi : dal contesto della carta sembra che
conducesse verso la via Anziate. Del resto anche i su-
periori nomi (fossati) inducono a collocare i respettivi
fondi piti o meno verso la maremma.
massa Sentiliana: dall'elenco Costantiniano.
Via cAurelia
La descrizione dei fondi, che sulla scorta delle notizie
dèi medio evo possono attribuirsi alla via Àurelia, incomincia
con gravi difficoltà; perchè intorno ad una parte della via
e sopratutto intorno al sito della porta Aurelia non si è
fatta finora sufficiente luce. Dirò brevemente dell'una e
dell'altra. L'autore della via Aurelia non ci è noto per
(i) Il nome fa correre colla mente al gentilizio Gratinius o piuttosto
ad un Gratidius più noto, potendosi facilmente essersi corrotto Grati-
dianum in Gratinianum.
{2) La denominazione non è difiGicile a spiegarsi per chi ricorda le co-
struzioni estesissime sulla spiaggia latina destinate un tempo alla depo-
sizione delle derrate. Da considerevoli ruderi dei granai marittimi potè
nominarsi un fondo.
144 ^- ^ofnasseiti
verun luògo storico (i); né il nome della via determina
altro che un gentilizio assai ovvio nei fasti consolari. L'aper-
tura della via Àurelia dovette succedere alla conquista del-
l'Etruria marittima, in cui sì^l forum Aurelii (oggidì torre
Aureìia presso Marta) méta primitiva della via, la quale
col tempo fii prolungata fino nella Liguria. La menzione
in antiche lapidi di una via Aurelia vetus distinta da una
nova fece sospettare ad alcuni scrittori che si volesse con
tal distinzione significare questi due tronchi successivamente
costruiti. Ma sembra piti probabile, avuto riguardo all'età
delle iscrizioni troppo più recente di quella del prolunga-
mento suddetto, che la distinzione tra vecchia e nuova
venisse dall'apertura di un nuovo tronco suburbano. L'antica
porta Aurelia stava sul Gianicolo, e precisamente in una
gola formata dalle due colline costituenti l' antichissima
arce gianicolense. Quinci si partiva la via Aurdia, che
attraversava il Gianicolo stesso nella parte al presente oc-
cupata dalla villa Pamphily^ di che fanno fede numerosi
sepolcri in detta villa scoperti, e quindi proseguiva nella
direzione della moderna strada di Civitavecchia. Un'altra
porta Aurelia stava, secondo una controversa opinione, in-
nanzi al ponte Elio (s. Angelo); e da questa prendeva il
nome un altro ramo di via, che rasentava il mausoleo di
Adriano, e attraversando il campo Vaticano sulla sinistra,
cavalcava il colle gianicolense, e dopo quattro miglia al-
l'incirca congiungevasi all'altra via di sopra indicata. Sif-
fatta unione ha luogo nel lenimento di Val Canuta, che si
trova sulla strada di Civitavecchia. Spetta pertanto al tronco
vaticano-suburbano, eh' è posteriore certamente all'altro ap-
partenente alle antiche fortificazioni del Gianicolo, la de-
nominazione di Aurelia nova. Infatti in una iscrizione ti-
(i) NiBBY r attribuisce al censore C. Aurelio Gotta del 5i2 di Roma.
La costruzione delle vie era opera non censoria ma consolare: tuttavia v* è
r esempio di Appio censore che fu T autore deirAppia (Mommsen C. 1.
L. I p. i34).
'Della Campagna ^mana 145
burlina, ìl curatore delle die vie Aurelie è detto parimenti
curatore delle vie Cornelia e Trionfale, le quali erano
prossime al tronco valicano, ed agevolmente quindi po-
tevano essere comprese nell'anunìoistrazione di questo (i).
Della Cornelia e delia Trionfale dovrò ancora tener conto
in questa analisi delle Aarelie, perchè per la loro vicinanza
le respettive indicazioni sono spesso confuse. Tanta esten-
sione e varietà di territorio accresce la difficoltà del mio
tema, e però può valermi alquanto d'indulgenza da parte
dei lettori.
Non è chiaramente determinata la situazione dell'antica
porta Aurelia presso il Vaticano; cioè se stesse innanzi al
ponte Elio, sjlla riva sinistra dei Tevere, ovvero sulla riva
d^ira, sotto la mole Adriana, Per trascorrere con rapidità su
tale quisiione, la quale a rigore non appartiene al mio propo-
sito generale, dìrò che la massima parte dei topografi meno
recenti difendono la esistenza della porta sulla riva sinistra,
alcuni suppongono una porta quivi ed un'altra sulla riva op-
posta {3}. Recentissimo il Goett osserva, che il gran portico,
(1) Heniek-Orelu a." 65oi.
(x) NiBBT si contradÌMe quanto alla porta GìanicolenK, pokhÈ nel-
T Analisi seguì la opinione più communc ( HI p. 566 a 67 ), nella Roma
antica lotlenne che alla pana gisnicolenie venne ìl nome di aurelia cor-
rotto da aurea, porla d'oro, siccome aureus fu delio il monie (quindi
Montano) pel colore dell' arena ond' i formato, e che solianio alla porta
de! ponte Elio spellò il nome di Aurelia (I p. i53-54J. Questa opinione
non rqigc contro il falto che Aurelia li nomava la via che usciva
dalla porla gianicolense; e la porla dovea così nominarsi: che se nel medio
«vo fu della aurea, questa Invece fu corruiione di aurelia (Ber.Ktit To-
pogT. p. Ila De Rossi Su//, 1879 p. 17.) Quanto alla porta sul Tevere^
NiBSY la collocò sulla riva sinistra, e suppose una contro porla (U porta
Collina; al di là del pome (R. .4. t p. i3d). Il Beckeb propende in fa-
Tore della riva sinistra (Op, <it. p, 106) H Bunsen raddoppia la porta
(Bcwftreifrun^ àer Stadi R. Il a. p. i5) ed e in ciò «eguiio dal Gre-
(M)»ovius e da altri. Il prof. Jobdan ammeite la sola porta sulla riva si-
nistra. Il doti. Goett, che ha di recente rimaneggiato la quisiione, opina
che la porta fosse luUa riva destra, e lo arguisce da ragioni strategiche.
,«rf*ifio drlla Sodila romana di Storie patria. Voi. III. io
146 G. Tomas setti
il quale conduceva alla basilica di S. Pietro, dovette avere
il suo princìpio dalla porta Aurelia, come quello che menava
a S. Paolo muoveva dalla porta Ostiense. Ed infatti la p.
Àurelia ebbe nel principio del medio evo il nome di porta
sancii Petri, come T altra ebbe quello di p. sj Pauli{i)
Ebbe inoltre i nomi Cornelia^ Collina e Collatia (2) il primo
dalla via Cornelia, che diramavasi dall' Àurelia nova dietro
il colle Vaticano, il terzo per corruzione del secondo, e que-
sto non già dalle collinette dei prati neroniani (prati di Ca-
stello) né soltanto dalla collina di S. Spirito (3) , ma piut-
tosto in genere dal colle vaticano al quale per detta porta
sì accedeva (4). Fu eziandio appellata porta molis Ha-
ariani [5); quindi fu detta aenea dal metallo con cui fupj^
tardi rinforzata, e poi dello bronco, e corrottamente dello
briinoso[6). Del resto da una bolla di Clemente V, in cui
la porta è fissata iuxta castellum ( Crescentii) , dal passo del
liber pontificalis, che la descrive ubi mirum in modum ca-
stellum praeminet {j) , dal libro delle Mirabilia^ ov'èaddi-
I due testi principali, sui quali si aggira la disputa, indicanti la p. Àu-
relia sono: quel di Procopio nella guerra gotica (e. 19) e quello del-
l'anonimo Einsidlense. Il Goett dimostra che ambedue i testi sono insuf-
ficienti a provare che la porta fu al di qua del ponte {Goett Guglielmus-
de porta Aurelia commentatio. Monachii 1877).
(i) Urlichs op. cit. p. 55. De Rossi Bu/Zeff. 1869 p. 11. Romasot-
terranea voi. Ili p. 517. Io però sommessamente dico che siccome il
nome di s. Pietro fu commune anche al ponte ( Urlichs p. 60) nulla ci
vieta di supporre la porta al di qua del medesimo.
(2) Bei:ker op. cit. p. 195 nota 99.
(3) Adinolfi. La portica di s, Pietro pag. 5 8-60.
(4) Senza allegare molti esempi di tale appellazione data nel medio
evo a luoghi montuosi , ricordo il territorium collinense in quel di Nepi
(cf. Marini Papiri p. 369 a).
(5) In diario i4«f.Pe/ri presso Muratori R. I. S. XXIV. 1014.QUCS»
denominazione milita in favore dell'opinione sulla porta presso il ^^'
stello, sulla riva destra.
(6) Adinolfi 1. e.
(7) In Leone IV { 73.
"Della Campagna Hpmana
H7
tata porta collina ad casteihim Hadriani. si rende assai
grave la sentenza, che nel medio evo la porta Aurelia esi-
stesse al di là del ponte. Sarebbe dei;isa in lai senso la con-
troversia dal noto luogo dell' Einsidlense che scrisse porta
sci Pelli in Hadrianio sunt turres etc. Ma il prof. Jordan
abbatteva quest'argomento rettificando la lezione dell'ano-
nimo in porta sci Petri.
In Hadrianio sunt turres Vlppg (propugnaciila)CLXini
etc. fi). Il GoETT combatte questa rettilicazione atfermando,
che in primo luogo ne segue una ripetizione inutile del
porla sci Petri, in secondo luogo un eccessivo numero di
propugnacoli nel castello. Contro la prima obbiezione, eh' è
la più seria, si è non ha guari difeso il Jordan scrivendo « was
■ Goett nicht gelcsen zu haben scheint ; d. h. der Schreiber
^ der Haodschrift :^elbst theilie so ab, wie ich vorschlug. Dass,
^taren man nach Hadrianio intcrpungirt, sunt turres etc.
^ttro denn? sinnlos ist und dass eben deshalb ^orta sci
W Petri ah begreiflicbe Wiederholung des Ausgangs punkts
1 zu betrachten ìst, habe ich gesagt und habe dem Nichts
« binzufUgen (a).» In conclusione, a prescindere da altri testi
di secondario valore, posto il fatto, che nel sesto secolo i
Goti presero d'assalto la porta Aurelia (3), e non la supe-
rarono, sebbene protetti dal portico Vaticano, come non su-
perarono le fortiiicazioni del castello, possìatno tenere che
la porta stesse appunto sulla riva sinistra, e che l'avere i
Goti alle spille il castello impedisse loro un'azione com-
piuta contro la porta stessa. Che il portico dovesse aver prin-
cipio da una porta urbana sembra certo, dacché sappiamo
esservisi ietti sulla fronte parecchi distici noti agli eruditi,
colla iscrizione civitas kaec a conditoris sui nomine leoniana
vocatur (4) ; ed in ciò corrispondeva perfettamente con altra
>orIa urbana del medio evo, e della stessa città Leonina,
I (i) Op. cii, li. p. 16G-67.
[ (aj Op. cit. Voi. [ p. 38g.
(3) Paocopro, op. cit. g3. t6.
(4) MuftAToR:, Dissert. XXVI.
148 G. Tomassetti
cioè con quella dì S. Pellegrino, su cui si leggeva quasi
altrettanto. Ma dalla guerra gotica all' edificazione di Leo-
poli, 0 borgo vaticano, corse tanto tempo da non permet-
terci di confondere i due fatti, e lasciarci la libera suppo-
sizione che un'altra porta presso il castello (ed ecco V ad
castellum e il iuxta ed altre precise indicazioni spiegate)
fosse da Leone IV costruita. Infine ogni traccia sì dell' an-
tica come della medieval porta fu cancellata sotto Ales-
sandro VI, che atterrando le mura Onoriane, congiunse il
Vaticano colla città.
Il territorio suburbano spettante alle vie Aurelie è più 0
meno limitato dalle colline gianicolensi di Monteverde, che
fanno parte della via Portuense, e dal monte Mario, eh' è
compreso nella zona della via Claudia. Anticamente portò
lo stesso nome della via, come leggiamo nella vita dell'im-
peratore Antonino Pio eh' ebbe un possedimento sulla me-
desima (i). Nessuna via consolare ci offre nel suo corso tante
(i) Antoninus Plus natus est. etc. in villa lanuvina: educatus Lorii
in Aurelia, ubi etc. (Julii Capitolini Ani. Pius e. i) Cade in acconcio
in questo luogo la notizia di un pregevole monumento da riferirsi alla
regione Aurelia. L*ho recentemente esaminato presso un antiquario, che
rha venduto al sig. Alessandro Castellani. È un piccolo vetro figurato in
oro sopra fondo azzurro. Rappresenta un gladiatore in piedi, nudo meno
i fianchi ricinti da una vesticciuola tagliata a punte, lavorata in argen-
to: tiene il gladio nella destra e la fuscina (tridente) nella sinistra,
ciò che lo distingue per un retiarius: porta calzari alti di argento: gli
sta vicina dalla parte sinistra un* aretta su cui vedesi ritta una grande te-
stuggine, forse uno scudo di tal forma. La iscrizione che ricorre in giro,
in alto, dice STRATONICAE (sic) BENE VICISTI VADE IN AVRELIA.
Sotto la figura è graffita una nota acclamazione cioè : pie ^esis. Se non
si ammette la spiegazione più spontanea nel senso di : toma nella re-
gione Aurelia, poiché fosti vittorioso, converrebbe ricorrere ad una in-
terpretazione affatto contraria, cioè: va in teatro nelP Aurelia. Ma oltre
che ad un gladiatore emerito non possono augurarsi nuovi esercìzi come
premio, e quindi soltanto dovrebbe intendersi che andasse in teatro per
farsi applaudire, non abbiamo alcuna certezza dell'esistenza di un anfi-
teatro nella via Aurelia, ma soltanto di circhi. A meno che non si vo-
lesse pensare al theatrum peculiare trans Tiberini di Plinio (XXXVII 2. 7),
'Velia Campagna 'Epmana
149
Tolte il proprio nome in luoghi diversi, quante l'Aurelia.
Oltre il nome della regione in genere, e quello di forum
Aurelsì, mi rammento di un casale Aurelianum, di una
terra Aureliana e di un Aurelianum fondi tutti distinti. I
beni della Sede Romana collocati sulla via Aurelia facevano
parte Agì patrimonium Tusctae, come quelli della via Cassia,
per la ragione topografica (i). Nel primo tratto estramu-
raneo dell' Aurelia nuova si cercherebbero invano fondi e
poderi rustici, quali nelle altre vie abbiamo presso la porta
potuto rintracciare. Fin dal quarto secolo, cioè cinque se-
coli prima della costruzione di Leopoli, il Vaticano era già
una città, CUI non mancava che una cinta dt mura. Vi pri-
meggiavano edifizì sacri, come si conveniva nel primo san-
tuario d'Occidente ed in quei tempi; e tra gli edifizì sacri
vi primeggiavano i monasteri in forza dell'antica tradizional
consuetudine del salmeggiare presso le tombe dei martiri.
V'erano pertanto i monasteri di S. Stefano maggiore [2), di
s. Martino, dei ss. Giovanni e Paolo, di Gerusalemme, di
s, Andrea, di s. Sosio, di s. Apollinare, Inoltre parecchie
piccole chiese ed oratori sorgevano più o meno dappresso
alla basìlica, come quelle di s. Petronilla, di s. Salvatore,
di s. Lorenzo, di s. Pellegrino, di s. Benedetto, s. Giustino
ed altre. Vi stanziavano finalmente 5cAo'<ieossiano quartieri,
Llimorc, spedali di Franchi, Angli, Sassoni ed altri stra-
mìnore non destinato 8 giuochi glidìaiorl, e la cui slessa mei
1 fonJati sopra un passo controverso (Beckik op. cit. p. G71
fa).
(1) Loti può indurre sgeToIcienie dalla certa notizia dìplomaiica che
abbiamo dell'essere quei della vicina via Cassia dipendenti dal patri-
mottium Tusciae (Theiheh God. Dipi. I 29). La Tuscia vicina a Roma
era denominala eziandio Roman'a (Gbecorovius lib. Vili cap. 3 J i).
Credo che uno dei punii esiremi del suburbio nel medio evo fosse ap-
punio Sutri nella Tuscia romana. Infaiii Leone IX. in una bolla, accen-
Dsndo a tutti gli abitami di Roma e del suo circuìlo, determina questo
olle parole ab Atta usque Sulriiim (Bull. Val. I p. aij.
T (a) Da Rossi. Bull. 1873 p. io8.
i5o G. Tomassetti
nieri ; la qual cosa dava al borgo vaticano una qualità ti-
pica di universalità e di cosmopolitismo religioso, che sor-
passa quello tuttora alquanto superstite in Terrasanta. (i) Le
mura di Leone IV, nel secolo nono, ricinsero quest'aggregato
di monasteri, chiese ed ospizi. Ci occorre pertanto cercare
e notare i fondi del medio evo, propri di tutti cotesti pos-
sessori arricchiti da Papi e da divoti, entro e fuori l'odierno
recinto del Borgo. Inoltre i numerosi cimiteri, che si ve-
neravano nel medio evo sulle vie Aurelia e Cornelia, in-
cominciando dal Vaticano, presso il quale si continuò a
tumulare anche dopo l'epoca Costantiniana (2), dovettero
sottostare a fondi respettivi, se non in origine propri, dive-
nuti tali per donazioni successive. Ed illustri furono infatti
ambe le vie Aurelie per il cimiterio di s. Pancrazio, per quello
di Calepodio contenente gli altri di s. Felice, di s. Giulio
e dei ss. Processo e Martiniano, come ancora la via Cornelia
per quello delle ss. Rufina e Seconda, Mario, Marta e Audi-
face (3). Che anzi giova qui di notare come alla porta Aurelia
gianicolense si dava già nel sesto secolo, teste Procopio, il
nome di Pancraziana, che al presente conserva, da quello
del martire Pancrazio sepolto suU' Aurelia antica. Posta
adunque tale molteplicità di possessi, invito i lettori a tol-
(i) Tutte queste fabbriche vennero sorgendo nel tratto di tempo che
ho accennato, dal quarto air ottavo secolo. L* analisi di ciascuna e del
suo sito non è materia che mi riguarda (Cf. Adinolfi op. cit. ). Recen-
temente il eh. comm. De Rossi adunò recondite notizie intorno alla chiesa
di s. Petronilla, che fu il mausoleo imperiale trasformato in tempio, nel-
r ottavo secolo, presso la basilica Vaticana. Egli ha fatto rilevare la in-
dole politico-religiosa del culto dei re Franchi a s. Petronilla. (De Rossi
Bull. 1878 p. i35 e segg.) Infatti un certo patronato dei re di Francia
suir oratorio di s.» Petronilla è durato fino al secolo XV. Luigi XI v' istituì
due cappellanie: (Torrigio Grotte Vat. 11 145 sg.) Carlo Vili vi fu so-
lennemente accolto da Alessandro VI. Anche al presente 1* ambasciatore
di Francia, quando ha presentato le sue lettere credenziali al Papa, si
conduce a visitare T altare di s. Petronilla (cf. De Rossi Bull, 1879).
(2) De Rossi. Bull. 1872, p. ig.
(3) De Rossi. Roma Soiterr. I p. i85.
*Della Campagna l^jmana
I
I
lerare il difetto inevitabile di questa enumerazione, cioè lo
sbalzare continuo che debbo indispeniabilmente dalla via
nuova airantìca, da questa alla Cornelia, alla Trionfale e
pcrfìao alla Claudia.
Per liberarci, prima di entrare nelle suddette vie, della
prima parte della Trionfale, osserviamo questa al dì lii del
Tevere. Passato il fiume sul ponte omonimo, dei cui piloni
discernonsi poche vestigia presso tor di Nona, (i) la Trion-
fale attraversava il campo, che noi diclamo prati di Castello.
Questi portarono nel medio evo il nome di prata Neronis,
che si legava colla memoria dei giardini della gente Do-
mizìa, da cui Nerone discendeva, cola situati (2). Un docu-
mento dell' anno 984 indica una via quae ducit ad prata
I^eronis et ad porta (sic) beati Petri apostoli (3). Altri testi
dell'età, compreso quello del liber pontijìcalis (^] che rife-
risconsi al pratum 0 campus Neronis sono stati raccolti dal
JoBDiN (5). Ora io credo che la via, nel documento prodotto
dal Coppi, fosse appunto la trionfale, perchè attraversava i
prati e per questi raggiungeva la porta di s. Pellegrino,
ch'ebbe comune coli' Aurelìa il nome di s, Pietro (6). Io del
(i) Li via trìoniale giungeva alla sìnìaira riva del Tevere seguendo
la direiione descriua approssimativa meni e dalla moderna vìa di Panico,
Monte Giordano eie.
(a) NiBBT R. A. I p. 64.
[3] Goffi negli siti della poni, accad. d'aicheol. XV p. 199.
{4) In Sergio II.
(5) Op. d:. Il p. 43o.
(6] Queita ideniità di nome coli' Aurelìa produce pìfi d'un equivoca
nelle analisi lopogrsfiche di questa contrada. Un'altra prova sfuggila a
lutti gli scriitori, cbe la porla di s. Pellegrino portò il nome suddetlo
H può trarre dal documento dell'i. io36 edìio dal G*u.ettj (del Prim.
p. 166.) in cui il fondo Lubre è delto forìs porlam b. Petri apostoli.
Eppure il fondo stava senza dubbio sulla via Flaminìn, come » suo
luogo si vedrà. Ma siccome vi sì poteva accedere dalla porta suddetta,
corrisponderne alla moderna Angelica, però era in lai modo indicato.
Sulla ideniità della p. 9. Pellegrino coli" Angelica v. anche Ai.VEai Roma
n ogni s.
:. II p. I
. Una
9 conferma dì tale coincidenza t
i52 G. Tomas setti
resto non saprei determinare a chi spettassero i prati nel me-
dio evo ; ho però sospetto che v'esercitasse dominio la basilica
vaticana. Imperocché nella cronica di Benedetto del Soratte
li veggo citati col nome di prata sancii Petri(i). Non ne
sono peraltro convinto perchè temo di una certa tendenza
manifesta, nel medio evo, di attribuir molte cose a s. Pietro.
E per ciò che spetta ai prati in discorso v'era una spon-
tanea associazione d' idee del trionfo del cristianesimo, rap-
presentato dal santuario Vaticano sul campo del primo per-
secutore della Chiesa, colla via trionfale che vi passava molto
da vicino. E non vorrei affermare che tale associazione d'idee
suggerisse la indicazione del biografo pontificio intorno a
s. Pietro : sepuUus est iuxta palatium Neronianum
in Vaticano, iuxta territorium triumphale(7). Chiunque si
fosse il maggior possidente nei prati ^ è certo che non furono
abitati, perchè mantennero sempre la campestre denomina-
zione (3). Quest' abbandono fu la causa delia conservazione
di grandi rovine, delle quali non abbiamo piti da ricercare
le tracce nelle parole dei Biondo, e del Fulvio, dopo la pu-
biicazione delia icnografia prospettica di Roma del codice
Vatic.^ i960 fatta testé dal comm. De Rossi ed illustrata (4).
vede nel panorama di Roma esistente nel museo di Mantova e pubbli-
cato dal De Rossi, nella recente opera, suWc piante di Roma, che ora
dovrò richiamare nel testo, ove la porta s. Pellegrino è segnata sci PetrL
(0 Al capo XXXllI in Pertz Script, t. HI.
(2) Lib. poni, in Peiro § i. Consimili indicazioni si leggono in s. Gi-
rolamo (Petrus apost. sepultus Romae in Vaticano iuxta viam Trium-
phalem) e in s. Damaso. — Cf. Donati, Roma vetus ac recens lib. I
e. XXi. Qualche scrittore vi si è illuso al punto da supporre la via trion-
fale sulla piazza di s. Pietro.
(3) Non V* è difetto di notizie quanto a vigne in Prati T\t\ medioevo.
Cito, per una singolare circostanza del secolo XIV, la vigna di Cacano,
la quale fu confiscata ed annessa al Castello dal papa Bonifazio IX nel-
Tanno i3g8, perchè apparteneva ad uno dei complici nella sommossa
tentata in queir anno (Theiner Cod. dipi. IH n. 44).
(4) Piante icnograjìchc e prospettiche di Roma, anteriori al sec. XVI
raccolte e dichiarate dal De Rossi pel bo.^^ anniversario della fondazione
deirimp. Instituto Àrch. Germanico (1879) tav. I e pag. 85.
1)eUa Campagna lipmana
i53
n disegno della citata pianta rappresema pertanto, presso il
ca&iello, un gran Circo popolato di fiere e di animali da
caccia. La qual cosa induce a tenere che quando la pianta
fu delineata, cioè nel secolo XIII, il Circo serviva tuttora
a giuochi di quel genere. E che fosse col tempo lasciato in
abbandono può dedursi dalle altre piante di età posteriore,
parimenti raccolte e dichiarate dal De Rossi, nelle quali si
veggono le rovine dì cotesto edilìzio indicate col nome di
circus e theatrum (i). La via trionfale dopo attraversato que-
sto terreno saliva il monte Mario. Il nome dì questo colle,
giudicando sui passi degli scrittori del medio evo, derivò
dal supplizio inflittovi al famoso Crescenzio per ordine
dell' imp. Ottone Ili quando fu iniitolato mons malus [2).
li primo tratto della via Aurclia nuova, che dissi sopra
quasi tutto occupato di (ondi dei sacri edifizi, conteneva il
praedium Magellì. Si trova notato nel falso diploma di
Carlomagno in favore della basilica Vaticana colla indica-
zione non longe a monte qui voc. Baticano (3). In docu-
menti di età molto più recente del secolo XII, quando fu
composto il diploma, ricomparisce il nome di tal fondo (4);
tanto gli è vero che le citazioni topograliche dei documenti
falsi non debbonsi disprezzare! Questo luogo sembra no-
minato dal macellum, e vi si trovano inlatti, sebbene in
eia pili recente, beccai ad albergarvi; sembra vicino alla
fi) Tornarono alla luce nell'anno 1742 alcuni di quei ruderi, e vi
fu disputato sopra. Oltre le noie archeologiche stampale sull'argomento
v'è una disseriazione de! Gioriìi ira i suoi rfiss. nella biblioteca Caw-
nstense (fascio XV n. 60).
(ij cf. Gregobovhib in più luoghi. Egli pensa che il nome di mons
gaudii, col quale spesso ci apparisce nel medio evo, gli fosse apposto
non tanio dai Tedeschi vincitori, quanto dai pellegrini che indi tcuopri-
vano la ciità. Del resto la elimotogia di Mario da maìus è mollo inve-
rosimile. Di una villa in monte Gaudii v'è noiiiìa trascritta nel Cod.
Val, 79»9 f. 130.
(3j Makito Par!, p. io5. Uhliciis p. aofj,
F (4) Adwolfi. La portico p. iix.
i54 G. Tomassetti
porta viridaria della città Leonina (i). Nello stesso diploma
il predium^ nel quale sorge la chiesa di s. Salvatore, figura
soverchiamente esteso, poiché i suoi confini giungono al-
l' Àurelia vetus, colle parole : forma Traiana usque in porta
Aurelia^ eh' è l'acquedotto dell'antica Traiana, (moderna
acqua Paola) che sgorga sul Gianicolo. D'altronde la chiesa
di s. Salvatore stava presso la porta Torrione, ed è chiamata
super terrionem in una bolla di Leone IX (2). Dopo que-
st'ampio fondo debbo registrare il Palatiolum, quale nel
medio evo si denominava un avanzo di antico edifìzio forse
appartenuto al circo Vaticano, e quindi in quel tempo vo-
lentieri battezzato dal popolo col nome del famoso perse-
cutore. Pertanto fu detto palatium Neronis (3) e poi con
diminutivi di varia desinenza trasportato in volgare (4).
Dovette il nome* estendersi eziandio all'area circostante alle
rovine, perciò io l'ho qui notato. Infatti ne trasse il nome
un monastero di s. Lorenzo sopranominato Pallatinus e per
corruzione Pallacinis (5), e la chiesa di s. Lorenzo ricordata in
piti bolle pontificie coli' aggiunta a sanato Petro (6). Troppo
(i) La porta Viridaria è la stessa di s. Pellegrino (cf. Piale Diss.
voi. II n. 21). Infatti quella vigna lasciata alla vicina chiesa dì s.^ Ca-
terina da un beccaio del XV secolo, ricordata dal Torrigio e poi dal-
TAdinolfi (1. e.) si estendeva su monte Mario^ a cui si accedeva per
detta porta.
(2) Deira. io53. Bull. Vat. I. 22. La porta Torrione (moderna Ca-
val leggieri) fu aperta da Nicolò V, e così chiamata da uno dei torrioni
Leoniani. La detta chiesa fu incastrata nel moderno palazzo del s. Uffizio.
Così r altra di s. Zenone è ridotta ad uso di granaio (Piale op. cit.}.
La chiesa di s. Salvatore fu detta anche de ossibus, perchè Leone IX,
nella detta bolla, la rese cimiterio di tutti gli oltramontani. Ancora v* è
da quella parte il Campo-Santo dei Tedeschi.
(3) Becker op. cit. p. 671. Jordan lì p. 341. Urlichs p. i3i.
(4) Adinolfi ivi p. 210. Di questo palatioluniy fortificato dai tedeschi
di Enrico IV per dominare il Vaticano, parla Bernoldo di Costanza
(cf. Gregorovius lib. VII e. 6 § 2).
(5) Lib, poni, in Gregorio IV.
(6) Bull. Vat. I p. i5^ 26, 2Q. In queste bolle troviamo ancora uua
chiesa di s.* Maria de palatiolo poi di Pala:[{ola, in questo luogo esistita.
1>ella Campagna Tipinaiia
timidi mostraronsi gli annolalori del bollarlo Vaticano nel
supporre sui monticello di s. Michele, nell'orto Barberini
e nell'area adiacente il pala:[\olo Vaticano. Dal cumulo
delle memorie dipiooiatiche lo si rileva con certezza, di
guisa che può stabilirsi che la moderna chiesa di s. Lorenzo
in borgo (detta pure in pixcibus), il cui ingresso è sulla
piazza Raslicucci,_ rappresenta l'antica de Pallacinis, della
quale conserva tuttora le colonne, unico avanzo salvata nel
suo moderno ristauro.
Vigne, cripte, ca^e campestri erano entro il recinto Leo-
niano, e sembrano, dal leito del diploma di Leone IV del-
l'anno 854, adiacenti ad una chiesa dì s. Zenone, colla
quale furono dai medesimo Papa donate al monastero di
s. Martino (i). Questo monastero sorgeva dietro l'abside
dell'antica basilica di s, Pietro (2}. Tolgo dal documento
stesso la notizia di una terra dei ss. Giovanni e Paolo, e
di un orto di s. Maria in Oratorio, in capo al portico
(qui est in capo de portico). Dai con6ni, che vi sono mi-
nutamente descritti, possiamo arguire che questo gruppo
di fondi anonimi stesse nella contrada oggi denominata di
s. Spirito (3).
Il territorio posto tra i due primi tronchi delle Aurelie,
ed anche sulla sinistra dell' Aurelia vetere, conteneva il se-
guente gruppo di fondi:
I
/. Casa Lardarla
f. Cieandri cum ecclesia s." Agathae
f, Attalianus
f, Cannutuli
f. Aquae /rigidulae (omnes invicem cohaerentesj
f. Bravi
f. Pallini cum siiis omnibus vocabulis.
(1} Bull. Vai. I p. i5. Mauin: p. i5. Uwk p
(1) Bull. Vat. ivi, in noia. Bosio Roma Ji
(3J Sulla natura campestre di gran parte della citta Leonina cfl Am-
L Jk>LF) op. e. p. 4^ in noia.
i56 G. Tomassetti
La notizia del primo è data dal libro pontificale (i), dalla
citata bolla di Leone IV coli' aggiunta degli altri due; dal
falso diploma di Carlomagno del primo soltanto, colla chiesa
di s. Agata; da una bolla di Leone IX dei primi tre, in
cui la chiesa è indicata in colle pino; da un'altra di Adria-
no IV di tutti i sopra notati, meno V Attalianus ; e da altre
bolle posteriori (2) la memoria di tutti e sette. La notizia della
chiesa di s. Agata fornitaci dai diplomi non deve separarsi
da quella offertaci dalle Mirabilia : cimiterium sanctae Aga-
thae ad girolum (3); e questa medesima deve congiungersi
colle indicazioni della via Aurelia consimili, quali sono:
via Aurelia iuxta girolum della Graphia (4), l'altra identica
nella raccolta de mirabilibus (5), e l'altra recataci da Pietro
Mallio : via Aurelia est illa quae vadit iuxta Girolum (6). Da
questo insieme di notizie deduciamo che la chiesa di s. Agata
coi fondi suddetti trovavasi sul principio della via Aurelia,
quasi cioè alle porte di Roma (in introitu urbis) secondo la
citata espressione dMnnocenzo III. Il girolus taciuto da
scrittori moderni come vocabolo ignoto, da taluno con-
fessato sinceramente come tale (7), significa il circo an-
tico, come ho gìèi osservato nella via Appia(8), quindi in
questo luogo potrebbe additare il circo Vaticano. Imperocché
oltre la esistenza di ragguardevol parte dell' edifizio , cui
dissi soprannominato palatium Neronis, ed aggiungo qui
Gaianum appellativo piQ chiaramente proprio di Caio Cesare
(i) in Symmaco.
(2) Bull. Vat. I p. 16. 26. 58. 70. 85. ii4. Marini p. io5. Veggasì
quivi la bolla d' Innocenzo III in favore di Guido fondatore dello spe-
dale di s. Spirito « domum » gli conctdt * quae est in loco qui dicitur s.
Agathae, in introitu urbis Romae,
(3) Urlichs p. g5.
(4) Idem p. 116.
(5) Idem p. i3i.
(6) Idem p. 177.
(7) Bosio op. cit. II 4.
(8) Jordan II p. 407.
'ZteWa Campagna 'Rpmana
.57
aurore del circo, (i) v' era ìn piedi 1' obelisco vaticano, che
in documenti di cotesta età troviamo chiamato Agulia{2).
Cile se poi vogliamo supporre non esser piti allora ricono-
iciuio come circo siffatto monumento, paichè infatti alcuni
descrittori lo riputarono sepolcro di Nerone, tuttavia i\ giru-
lus della vìa Aurelia fu sempre un circo; e dovette in tal
caso essere quello testé accennato, presso la mole Adriana (3).
La precìsa ubicazione del fondo Lardarlo, colla chiesa
ed accessori, tra ìl secondo ed il terzo miglio a destra della
via Aurelia vetere, fu scoperta dai Bosio (1. cìt.), determi-
nata dal Sevebano presso l'odierno Casaletto di s . Pio V, (4)
riconosciuta finalmente dal Boldetti per alcune scoperte fat-
tevi al suo tempo, cioè sui primi anni del secolo passato (5).
La chiesa di s. Agata era già diruta nel XII secolo, per te-
stimonianza della ricordata bolla di Adriano IV. Tuttavia
venne fatto al Bosio di rintracciarne le vestigia; e si dolse
di non avervi potuto eseguire scavazioni per divieto dei pro-
prietari. Finalmente la notizia della bolla di Leone IX, cioè
la citazione della slessa chiesa dì s. Agata in colle pino po-
sila ci fornisce lume per cercarne il luogo preciso. Può pen-
sarsi alla tenuta modernamente detta Pigneto, confinante col-
Taltra di Primavalle, non lungi da A/, Mitrio, non solo
(1) In una botla di Leone l.X (Bull. Vat. 1. 39) abbiamo Datmachia
(corrotta da naumachia) sive Gaìanufi, con poisesshnei annesse, ed un
fkadu» cum terrìone {'te) et lacu.
(3; Da queilo fa derivare il De Rossi il nome di uioiis gereculus,
dito ad una collina fuori la porta viridaria, ch'egli ha letto in un do-
cumenio dell'archivio segreto citalo dal Marini nel Cod, Vat. 9147^ cf.
Pianti ieno^raflcke etc. pag. 63 in nota.
(4) Sevskano Le 7 chiese p. go.
(i) Oììervaj, sopra i Cimiteri 11 p. 53q. Tra i fondi moderni, eitali
da luì come sorrastanti al cimitero di s. Agaia, v'è la vij^na del prelato
Fartetti pairiiio veneto. Questo nome dura tullora sul sito nel casale
Falsetti. Cf. U pianta dello Stato Maggiore. Quivi il cassleiio di ». Pio V
— i segnato col nome di vigna Corsini. Nella pianta di Moltke si trova col
e di s. Pio V.
i58 G. Tomas setti
pel nome corrispondente, ma per la memoria eziandio di
s. Agata, da cui s'intitola tuttora il casale. Ed in forza di
tali indizi questo gran possesso occupava, a mio avviso, un
semicerchio dietro il colle Vaticano, dalla falda di m. Mario
[Pigneto) fino al moderno Casaletto, nel quale si è istituita
oggi la scuola podere.
Quanto ai nomi dei fondi medesimi, il significato del
primo (lardarla) fu veduto ma non affermato ricisamente
dal Nibby(i). Un altro lardario fu presso la porta Metroni^
ed appartenne alla basilica Lateranense. Il cav. Corvisieri ne
giudicò il nome come un equivalente alla moderna voce di-^
spensa, cioè raccolta e distribuzione dei prodotti di fondi^
campestri (2). Questa spiegazione si confronta egregiamente
con quella del cellarium, voce antica quanto l'altra, coU^
quale in qualche bolla si trova associato il lardarium. Orae^
ognun vede che siccome fu conveniente alla basilica Late-^
ranense un dispensario, pel grande numero di poveri, che
presso quella erano nutriti, (3) molto più necessario dovette
essere presso il Vaticano, ove convenivano pellegrini d'ogni
nazione. Per ciò che spetta agli altri nomi, è degna di nota
la congettura del Nibby, che li suppone derivati da Oleandro
liberto di Commodo, e da un Attalo amico di Oleandro stesso.
Ohe anzi per ciò appunto mi sembra probabile in quanto
noi troviamo tai nomi e tali fondi sulla via Aurelia, presso
la quale l'imp. Oommodo dovè possedere piti d'un fondo gen-
tilizio; e sarei per dire ch'egli forse donò al suo liberto una
porzione di territorio, eh' è quello in discorso. Osserva an-
cora il NiBBY che il nome di aq^SL frigidula si è conservato
nell'odierno di acqua fredda portato tuttora dalla tenuta
estrema di questo luogo, e dal rivo che l' attraversa. Il nome
(i) Analisi I p. 407.
(2) Op. cit. p. 194 in nota. La spiegazione dei glossari (s. v.) è li-
mitata air idea di un vectigalf che suppone però sempre un deposito dì
prodotti rustici.
(3) Lib, ponti/, in Hadriano I { 54.
lyella Campagna Ternana
i59
Cannutuli, che trae origine da qualche grosso canneto, non
è Stato, per quanto io mi sappia, rintracciato da veruno. A
me sembra ciie ravvisare si possa in quello del campo in-
termedio tra Acqua fredda e le ultime vigne suburbane, chia-
mato Vii-Canuta, silo basso specialmente verso il rivo omo-
nimo, che confluisce in quello di Acqua fredda {i).
Affine di procedere nell' itinerario dell' Aurelia, senza per-
dere di vista la Cornelia e la Trionfale, credo necesBario l'an-
noiare i fondi che possono giustamente supporsi sulla de-
stra dell'Aureiia nuova, sulla via Cornelia, e tra questa e
la Claudia, vale a dire sulla Trionfale i cioè descrivere il
raggio dalla via Claudia all' Aurelia vetere. Fortunatamente
ci è meno difficile, di quanto può sembrare a prima vista,
il determinare gli estremi suddetti, poiché in due bolle, di
quelle già citate, troviamo indicato un gruj'po di fondi verso
il 4* miglio della Claudia, e dopo questo un fondo sulla Cor-
nelia; in una parola vi troviamo dimostrato l'ordine topo-
grafico dei nomi e delle notizie respettive [2}. Mi dispenso
dall'arrecarc il prolisso contesto delle bolle, e sottopongo
immediatamente ai lettori il risultato dell'analisi che ne
ho [atta:
/. s. Cassianus
f. Menare o Menar i
f. Scuppla, ov\'ero Huppla, ovvero Stupha anelila Del
f. Palombarolum
f. Talianum maius e Tallanum mlntis \
terra lltuli S. Angeli I omnos invicem
/. Fasciola ( cObtetcatcs
f. Casanlllo }
(1) È il campo nel quale, precisamenle presso la torrefa Troili, il
ingiungano te due Aurelie. La ragione del nome canuta dalla bian-
l'arena, recala dal Nicolai (op. cit. 1 p. 63] non meri» di-
(ij Bolla di Leone IV e dì Leone IX Bull. Vat. p. i5. 29.
i6o G. Tomassetti
/, Casapindula \
j. Rotula f omnes invicem
/. Cocumelli ( coherentes
f, Procellarìs ]
Ulariolum
Notula
Palmis
Vivarium
#
Del suddetto gruppo darò qualche spiegazione sulla via
Claudia, ove ne risparmierò l'elenco, qui necessario come
punto di partenza. Ma di alcuni dei medesimi dobbiamo far
parola in questo tratto, si perchè non possiamo riposare sulle
nozioni archeologiche degli scrittori delie bolle papali, che
confusero la via Claudia col tratto della Trionfale al dì là
di m. Mario, sia perchè ragioni evidenti ci obligano a tra-
sportarli su questa parte del territorio suburbano. Dal mar-
gine sinistro della via Claudia passiamo al margine destro
della via Trionfale col casale Subereta, dalle ripetute bolle
annoverato come confine ai fondi della Claudia, e come pro-
prietà di S. Lorenzo in Palatini. Il Nibby ne fa tutt'uno,
e non a torto, col fundus Surorum in territorio Vegentano
dell'Anastasio (i), ossia dell'elenco Costantiniano, dicendone
sbagliata quivi la scrittura per Suherum, Infatti la volgar tra-
duzione del none Subereta ci è rimasta nell'appellazione
odierna di cotesto fondo detto V Insiigherata, posto a 5 mi-
glia incirca da Roma al di là di monte Mario, a destra della
Trionfale, la quale coincide poi colla Claudia-Cassia presso
la tenuta della Giustiniana, Ora la ragione dell' antica de-
nominazione stette neir abbondanza di alberi di quel fondo.
Al presente si può dire quasi tutto ridotto a campo, ma ciò
dovette avvenire per qualche grave incendio della selva Su-
bereta. Imperocché ho ritrovato il nome del monte princi-
pale AAV Insugherata^ che mi sembra ricordo del fatto, ed
(i) Anal II p. x36.
1)ella Campagna 'Tipmana
è : monte Arsiccio. È vero che al presente questo monte forma
un tenime.ito a parte; ma cìà no.i vieta supporre che un
giorno (osse unito al Suvereto, sia perchè gli è lutto adia-
cente, sia perché divide col medesimo la qjalità dì terra mac-
chioni, sulla quale un esperto scrittore chiamò già l'atten-
zione dei livoratori (i). lo penso che le moderne tenute
giacenti sul sinistro lato della via Trionfile, vale a dire la
Lachina. li Cistelluccia. Ma^^alupo con Ma\\alupetto, Pai-
tiurtfla, s. Nicola, Piano del Marmo e s. Agata facessero
parte del pitriinonio, che cliiamerò Vaticano, cìoé di s. Ste-
fano, s. Mirti. 10 e s. Lorenzo, Ornai mi sembra dimostrato,
con quinto linora ho esposta sulla campagna nel medio evo,
che i corpi dei l'ondi faroiio assai più grandi che ai nostri
giorni; e che un proprietario di prim'ordinc, quaL'era un
monastero, tendeva ad incorporare scnpre; ciò che ìn ogni
icmpo un possidente desidera colla miglior volontà. Adunque
poiché ci è noto che la Insugherala fu del Vaticano (da
cui passò allo spedale di s. Spirito per concessione d' In-
□ocenzi III}, e poiché tutte le altre appartennero, fin quasi
all'anno scorso, al Capitolo di s, Pietro (a), mi sembra di
poter concludere che noi qui abbiamo sott'occhìo una enorme
massa propria della basilica Vaticana. Due soli nomi dei
cititi fondi possono attribuirsi al medio evo, cioè quel di
s. Agata, che può indicarci una comunanza di amministra-
zione ed un'aggregjzione, come sopra ho detto, colla e
Lardarla; e quello di Palmarola, che il Njbby identificò
col Palmis della bolla di Leone IV, e non senza giusta in-
^^uzione [3). Il trasporto del Palmis nel terreno di Palma-
^^ (t) NicoLxi op. ci(. voi. I p.+4 e 46 in nota. Non parlò qui di Aequa
Travtrta, perchi apparlitne alia via Claudia, come dimoslr
(3) Piìi volte ho rìcoriliiio la <ontinua/ione dei possessi religiosi, i
alcuni del qu4li il medesimo tiiolare dal secolo IV è duralo fino a
giorni.
(]) Analiii 11 p. 5t3.
ArihMo della Sacietà romana di Storia patria. Voi. 111.
^H AnhMo della Saciet
i62 G. Tomas setti
rota ci obliga peraltro a mettervi appresso i fondi Ula-
riolum^ Notula e Vivarium aggruppati con quello nel con-
testo della bolla e collocati sulla pretesa via Claudia. Non
oso farlo senza qualche altra ragione migliore della sola
combinazione della radicale nei due nomi, anche avuto ri-
guardo alla frequenza del nome Palmis nei fondi del medio
evo, sulla quale or ora dovrò fermarmi di nuovo (i). Fra
poco pure proporrò un argomento favorevole al Vivarium
suddetto per collocarlo in coteste vicinanze. Quanto al nome
del Piano o Casale del Marmo non è a porsene in dubbio
la provenienza dagli antichi pregevoli avanzi quivi e nei cir-
costanti luoghi scoperti in ogni tempo (2). Finalmente un'al-
tra osservazione mi convince della riunione da me ricono-
sciuta di fondi tutti spettanti al Vaticano presso la via Trion-
fale, ed è la disamina di un altro grande podere, della
tenuta cioè dei Mimmoli, che può dirsi spettante sì alla Trion-
fale come alla Cornelia, perchè intermedia ad ambedue. An-
che questo fu del Vaticano, come si rileva dalla bolla d'In-
nocenzo III del 1214 (3). Dista 6 miglia all'incirca dalla città,
occupa un territorio scosceso, del quale le prime declività
che s'incontrano venendo da Roma, danno il nome alla fini-
tima tenuta di Prima Valle, Alle quali osservazioni sog-
giunge il Nicolai, che gli avvallamenti che seguono danno
il nome alia Valle di Mimmoli, di cui non gli è riuscito
rintracciare la etimologia (4). Al Nibby fu invece facilissima
(i) Pel casale Palmaroli cf. Cod. Vat. 7946 f. 285.
(2) Tornerò a parlarne sulla via Claudia-Cassia. Intanto giova notare
che in linea retta da piano del marino^ e precisamente nel fondo di Acqua
traversa, tra la Trionfale e la Cassia, ho io medesimo fatto astrarre in
quesfanno gran numero di pezzi di smalto, ond' erano lastricate le stanze
delTantica villa imperiale. Alcune particelle di siffatti lastricati non potei
far distaccare dalla terra perchè troppo sottili. Intorno air uso di tali
smalti veggasi quanto il eh. cav. Helbig ne disse air adunanza del 7
Febraio delT Imp. Instituto Germanico {Bull. 1879 p. 39).
(3) Bull. Vat. I p. 85.
(4) Op. cit. I p. 63.
la scoperta di questa etimologia, poiché la trasse dal fondo Ci-
mintili di s. Alessio registrato nella bolla Onofiana del 1117,
e appartenuto a quel monistero fin dall'anno 1043(1). Egli
peraltro, mentre cosi scriveva, non rammentava ciò che chia-
ramente avea scritto sul Cimìnulus medesimo nel primo
volume, collocandolo, e giustamente, presso la via Ardea-
tina. (2) Inoltre citando egli il passo del Nerini, non sì av-
vide che le date dei documenti pugnano tra loro, perchè se
dal 1043 al 1217 Mimali era dì s. Alessio, come poteva es-
sere di s. Pietro nel 1214? Finalmente non lesse neppure
intieramente il passo citato, perchè da questo sarebbe stato
messo in guardia contro la suddetta confusione, dicendosi
dal giudizioso ìi ERim : sed quominus Mimoli et Ciminuliidem
esse pulem, Bulla ostai Innocentii pp. III. in qua lego
praedium illud Mintoli ad capitulum et canonicos vaticanae
basilicae tunc pervenisse. Esclusa dunque la confusione del
Mimolus col Ciminulus, si dovrà tener conto della variante
delta bolla Innoceiiziana in Memolus, e trascurando la de-
sinenza del diminutivo, ritrovarvi un nome gentilizio come
Memmius od altro, ovvero qualche nome campestre come,
nemus o simile; ricerca puramente filologica, che non è qui
necessario di esaurire (3).
Con questo fondo noi siamo entrati nel territorio della
ITÌa Cornelia, il cui nome è altrettanto noto e famoso quanto
ignota è la sua storia (4) La Cornelia è additata, nei do-
I (1) Nast, Aaal. Il p. 333. — Nerini op. cìt. p. 176, 118;
(a) Anal. I p. 117.
(3} I Memmii apparienerano alla tribù Galerii. (cf. Mommsen Corpus
Jntcr.Lat.l 40+, 435) Se la tribù prendeva il nome dal fiumicello Ga-
lera poco disiarne dai luoghi, di cui si parla, non sarebbe fuor di pro-
posito pensare ai Memmii per l'etimologia in quistione. Del resto io non
intendo di delerminarta su questi soli dati, ti fondo Galena cadrà ha poco
sotto la noia di questa via.
(4) Nella vigna Tancìoni sulla destra della via Portuenie e quau al
raggio di distanza da Roma, tn cui ini trovo con quest'analisi, ha tra-
KTìtto parecchie lapidi sepolcrali di liberti col nome genliliiio dei Cor-
i64 G. Tomassetti
cumenti pontifici allegati, come quella che ducit in basi*
licam sanctae Rufinae et Secundae. La direzione estram u-
ranea della via fu riconosciuta dagli annotatori del Bollario
Valicano al 2J^ miglio deirAureiia nuova, presso V osteria
4el pidocchio (i). Il Mazzolari la descrive non lungi dalla
porta Cavalleggeri moderna e Rasentando, egli dice, le
% mura si giunge alla madonna del Riposo, dove tenendosi
e a destra, e terminate le vigne, e poi a sinistra (sic) si
% viene nella Cornelia (2) ». Questa indicazione deve ret-
tificarsi in tal modo. Usciti dalla porta Cavalleggeri rasen-
tiamo le mura fino al sito dell'osteria Aurelia, ove lasciamo
le mura sulla destra e proseguiamo la via di sinistra, eh' è
P Aurelia nuova, fino al bivio della Madonna del Riposo.
Quivi prendiamo la via di destra, e la seguiamo per un
tratto brevissimo, fino cioè ad un secondo bivio, del quale
teniamo parimente la strada sulla destra, fino ad un terzo
bivio, eh' è quello detto del Pidocchio ^ ove ci teniamo a
sinistra, secondando l'ultima vigna suburbana (Troili) fin*
che pervenuti al punto in cui questa via cavalca il già ri-
cordato fosso di Acqua fredda^ abbandoniamo la strada ed
entrando nel campo di Monte spaccato vediamo l'anda-
mento e le tracce dell'antica via Cornelia. Le quali consi-
stono non solo in poligoni di selce spettanti al suo lastricato,
ma eziandio in qualche rudere di antico sepolcro, ed in
uno specialmente abbastanza considerevole colla vòlta ter-
rena superstite, eh' è visibile sulla cima del colle anche da
Val Canuta. La Cornelia quindi si perde per la campagna,
né ci offre altro punto degno di nota, per essere con cer-
tezza ritrovata, fuori della chiesa di s. Rufina e Seconda,
costruita non lungi dalla selva, in cui queste sorelle furono
nelii. Sarebbero da questa via rotolate, per così dire, sulla Portuense?
La trasmigrazione delle lapidi è troppo misteriosa e strana, perchè si
possa questo fatto accettare come un indizio di qualche valore.
(i) Bull. Vat. I p. 26 in nota,
(a) Partenio ovvero Mazzolari Diario Sacro t. V, delle vie p. 1 59,
^ella Campagna Q{ofnana
i65
martirizzate. A parte dunque le note testimonianze storiche
e topografiche di questo luogo, di cui darò fra poco qualche
cenno, vengo a notare i fondi antichi della via Cornelia
per compiere su questo punto il raggio che deve terminare,
come ho annunciato, sull'Aurelia vetere. Nel primo tratto
adunque della Cornelia ì documenti ci offrono:
casale Casagurdi
Balnearìa
Collis s. Stephani
Casamala
vallis Caunara
f. Ordeolus
Porcaritia
Caput Cabalum o Caballum
Galena
Rofanione
Servilianum
Arcionem
Furnum Sarracenum
tenimentum
casalis diaconiae s. Angeli
casale s, Andreae aucillar. Dni
f. Vivaroli
terra episcopii s. Rufinae
f. Prìscelli
dalle citate bolle Leoniane
dalla bolla di Celestiao m
deira. 1192 in hwort del
Rettore delle due chiese di
a. Maria domiuae Rosae t
di a. Lorenzo ^ii cattetto
aureo (1).
(i) Bull. Vat I p. 74 Jafpè p. 892. Le due chiese condomine dei
fondi qui enumerati erano^ lo dico ai meno periti della topografia ur-
bana del medio evo, nella regione di Campitelli; e Tuna corrisponde
alla odierna di s. Caterina dei funari, l'altra nel secolo XIV era chia-
mata s. Lorenzo de calcarario, come altre chiese poste nel Circo FU*
TTiinio, per le vicine calcare fornite dai preziosi marmi dell* antica Romal
Così tutta la contrada vicina era detta de* calcarari , e coincide colle
odierne vie Cesarini, botteghe oscure etc. Quesu seconda chiesa non
esiste più.
i66 G. Tomassetti
Il nome del primo può riputarsi proprio del possessore (casa-
Curdi); il secondo mi semt)ra dato da rovine di antichi ba-
gni ; il terzo certamente fu il medesimo del monastero e chiesa
di s. Stefano, che possedette il fondo. Il nome di Casamala
è abbastanza ovvio e di nessuna importanza. Quello della
vallis Caunara mi aveva fatto sospettare in favore del mo-
derno Val Canuta, tanto piti che poco distante si è questa
dalla via Cornelia; ma per motivo etimologico ho prefe-
rito la derivazione dal Cannutulum, per la quale sta pure
la ragione topografica. Il sito preciso di questi fondi sulla
Cornelia non è determinabile se non in genere, in quanto
sono indicati dopo il Subereto^ e possono quindi, avuto
riguardo ad un certo ordine della bolla Leoniana, supporsi
al raggio del medesimo da Roma. U Ordeolus è stato da
me in questo luogo annotato per associazione topografica
nella bolla di Celestino III; ma né dal suo nome puramente
rustico, né dalla sua indicazione può dedursi alcun che
di positivo. Più agevole apparisce il collocamento dei fondi
della bolla di Celestino III. Abbiamo un caposaldo in Por-
careccia^ nome antico rimasto al fondo, che sta circa 8
miglia distante da Roma, sulla strada di Buccea, Cornelia
antica. Col quale siamo giunti al punto estremo di questa
prima zona di territorio. La immensità del Porcaritia^ che
a' nostri giorni si divide in tre tenute distinte, non ci per-
mette di supporre che i fondi annoverati subito appresso
fossero altrettanti poderi, ma al contrario invita a credere
che rappresentino le suddivisioni del primo. Il caput caballi
traeva forse origine da qualche figura equestre marmorea
colà giacente mutila e destinata probabilmente per uso di
termine. Del Galeria è pronta la spiegazione, poiché il
vasto tenimento in discorso confinava col rivo Galera. In-
fatti la Porcareccina dei Borghese, una delle tre tenute
moderne, ha tuttora per confine il fosso di Galera (i). I
(i) Nicolai. I p. 62,
^Della Campagna Ternana
■67
I
nomi Rofanione e Serviliano mi sembrano evidenti mei
di Rufìnii e Scrvilii, antichi posses:iori di fondi poi annessi
a i^uesto ampio possedimento. Vi può essere alcuna relazione
col nome delia martire Rutina? Negli aiti apparisce figlia
di Aslcrio ed Aurclia; quindi non v'é ombra di relazione
col nome gentjlizio, quale neppure sarebbe a rigore il Ru-
Jinus antico cognome da Rufus; ma in lempt abbastanza
tardi e di coniusione, per la potionomia divenuta di moda,
t più dìfScile cbe apparisca siffatta relazione. Il nome Ar-
cionem Don presenta veruna difficoltà trattandosi del suolo,
sul lembo del quale corre l'acqua Traiana-Paola. Del Fur-
num sarracenum non ho trovato alcuna notizia nelle opere
lopograhcbe. Io tuttavia non esito a richiamare l'attenzione
dei lettori sulla denominazione moderna di Monte del Forno
propria della piccola tenuta confinante con quella di s. Nicola,
dì sopra nominala, e prossima quindi a Porcareccia. Ed inol-
tre, senza neppure dover supporre che questo fondo spettasse
un giorno al Porcaritia, ci si offre dentro Porcareccia slesso,
in quello cioè dei Borghese, un quarto che porta il nome
Forno (i). Dopo ciò che bo notato a pie di pagina i lettori
mi domanderanno che cosa io pensi del soprannome Sar-
racenum dato a cotesto Forno. Risponderò che vi si traila
di un nome proprio, la cui scoperta 10 debbo ad una no-
tizia estratta dell'archivio di s. Cosimato (de' ss. Cosma e
Damiano]. In due pergamene dì questa raccolta ho trovato
indicato il casale s. Andrea, nell'una coli' aggiunta nel
tetràorio di Selva Candida, nell'altra colla distanza di 5
o per/omo di grana
□ligine di questo $0-
[1} la non voglia spiegare 11 Sarracenum sggiu
taratena. Occorrerebbe invesii,
pnnnonie dato ai mais o formenlone. Il n
orienlale in genere, k certamenle anlcnore all'eia della bolla Celesti-
niiDB. Ma ££ quesia specie di grano fosse nota solianio dopo le prime
Crociale, e in lai caso converrebbe pure all'età della bolla, ovvero in
tempo più amico, non fa d' uopo qui dimosirare (cf. Bdnafoue. Hisloire
miliirtlle du mais), lo poi non veggo una ragione sufficiente perchè lU)
^ fcrno debba intiiolaisi da un genere di frumento.
i68 G. Tomassetti
miglia fuori la porta s. Pancrazio. Ognun vede intanto
che questo casale è unum et idem, perchè alla via Cornelia
potevasi accedere anche dalla porta di s. Pancrazio. Ora i
confini descritti nella prima delle pergamene sono: prata
Paonia, sylva Petroniana e la terra di Wide illustris qui
vocatur Saraceno (i). Ecco pertanto nuovi nomi di fondi
spettanti ' alla via Aurelia, il terzo dei quali non è ignoto
ai topografi suburbani, che ricordano Castel di Guido
l'ampio latifondo, di cui fra poco riparlerò, ma ignoto n'era
però il soprannome Saracenus. E perchè sulla precisione
topografica di questa scoperta non possa sorgere verun dub-
bio, i lettori esaminando i confini moderni di PorcarecciOj
veggano che il quarto di Cecanibbio, adesso unito a Castel
di Guido, fece già parte di Porcareccia medesimo (2).
Adunque la terra di Wido Saracenus col forno omonimo erano
giustamente nel medio evo confinanti col Porcaritia. Con
questo nome finisce il gruppo dei fondi, che io reputo aver
composto il fondo sulla Cornelia detto Porcaritia. Segue nel-
l'elenco un fondo anonimo, tenimentum de quo^ dicela bolla
al rettore delle due chiese urbane transegistis cum ecclesia
s. Gelsi f i confilli del quale sono i quattro fondi, che ho an-
noveralo nell'elenco, più il fundus Memoli, di cui sopra ho
detto. Tra quei confini abbiamo pertanto un casale della
diaconia di s. Angelo in pescherìa, una terra episcopii s. Ru-
finaCy un fundus Vivarolus. E questi mi bastano per poter
affermare di aver giustamente ritrovato il sito del lenimento
accennato nella bolla. Imperocché nel primo riconosco la Ma-
glianella tenuta Aurelio-Corneliana, posta sul raggio di que-
ste ricerche, ed appartenente appunto al Capitolo di s. An-
gelo; nel secondo riconosco la collina, con casalotto che porta
tuttora il nome di masseria Rufino^ presso la Porcareccina;
nel terzo. (Vivarolo) e nel Memoli finalmente i due tóndi ,
(i) Perg. n. 26, s. Cosimato, nel R. Archivio di Stato in Roma.
(2) Nicolai, I p. 68.
*DeUa Campagna 7(pmatia
i6g
dei quali bo già fatto n
& sono la via Trionfale, che
servono a conferirare qui la esattezza dell'ordine topogra-
fico della nostra analisi, poiché ci forniscono il punto di at-
tacco col terreno già descritto. Soggiungo soltanto un'os-
servazione che riguarda il nome del Vivarium quivi alterato
in Vivariolum. Non crea veruna seria difficoltà questa de-
siaenza ìn diminutivo, che lutl'al più può farci supporre
cbe il Vivarium ebhe un fondo iìniiimo col nome in dimi-
ntiiivo, caso frequentissimo nelle denominazioni rurali. Fi-
nalmente, in vinti dì queste ultime avvertenze, possiamo ag-
giungere alla storia delia Maglianella, (i) che nel XII secolo
Iera detta casale s. Angeli, cosa passata hnora inosservata. Ed
k in conferma dì questa nuovità che prego i lettori a riguardar
Ife nota dei l'ondi Claudiani-Trionfali, ove apparisce una terra
Wtulis. Angeli, che io spiego per la parte settentrionale, cioè
nr&o la Trionfale, della MagUane Ila stessa. (3) Non voglio la-
iciare senza illustrazione il casale s. Andreae ancillarum Do-
wuiti, cbe apparisce insieme cogli altri confini di Porcaritia
nella bolla Celestinìana. Tra I3 via Claudia e la Trionfale,
vicino al punto in cui la seconda raggiunge la prima, al di
■Jà del ricordato monte Arsiccio v'è un campo intitolato an-
Kora 5. Andrea. Dopo ciò che poc'anzi ho detto per il/«r-
Htitm Sarracenum i lettori non dureranno punto fatica nel ri-
conoscere colà il casale della bolla, che corrisponde con quello
delle pergamene di s. Cosimato. Le ancelle dunque menzio-
nate nella bolla, delle quali fu proprio il casale, erano le
monache dei ss. Cosma e Damiano in mica aurea ne! Tra-
stevere (3).
f(t] NnsT, Anal [1 i8€.
(») Un documento snai [HÌi recente in cui si nomina il easalhs.Ait-
gili fu iraicritto nel Cod. Vat. 7g3i f. 3(>.
(J) Per non tornare un'altra volta aopra il Porcareccia, di cui m
tratta, dirò che quesio nome, significando i'uio principale dì una parte
lei suo terrilorio, potè essere comune e parecchi fondi. Non
Edo peliamo che appartenga a questo ìull'Aurelii) la terra de porcO'
170 G. Tomassetti
Il fondo Pritanella non trova un giusto collocamento nel
gruppo della Claudia, né della Trionfale perchè nella bolla
di Leone IV è ciiato come della Cornelia, ed in quella di
Leone IX, ov'è nominato con un ponte Sofflari, è posto a
contatto della terra tituli s. Angeli. Non so a qual fondo mo-
derno possa corrispondere; ma dopo il fin qui detto, posso
collocarlo vicino alla Maglianella sulla Cornelia.
Infine compiesi la rassegna dei fondi su questo raggio
proseguendo verso l' Aurelia riunita, tra questa cioè e la Por-
tuense coi seguenti:
f Bravi
f Pallini cum suis omnibus vocabulis
ambedue dal diploma di Adriano IV. Con questi nomi viene
determinata T antichità degli odierni Brava e Bravetta dati
a due fondi che si trovano l' uno distante circa quattro mi-
glia, l'altro tre da Roma, sulla via Aurelia fuori di porta
s. Pancrazio. La origine del nome Bravo mi sembra molto
oscura, né guadagna veruna luce dal nome che gli aggiun-
gono, cioè Maschietto. Fu probabilmente un nome proprio,
come l'altro Pallini, eh' è sparito del tutto. (1) 11 nome di
Maschietto risale soltanto al secolo XIV, e ci serve per com-
piere il raggio topografico propostoci. Imperocché troviamo
ad 8 miglia incirca fuori la porta s. Pancrazio la tenuta Fon-
tignano, il cui vero nome si era Frontinianum, memoria forse
del celebre curatore delle acque a tempo di Traiano, Sesto
rida donata insieme con due vigne nel luogo detto il carcere, da un
prete alla chiesa di s. Lucìa in posterula, a tempo di Silvestro II (dal-
r anonimo spagnuolo Chigiano la trasse il cav. Corvisieri Archivio della
Società Romana di Storia Patria yoL l p. 108). Tuit*al più potrebb' es-
sere una porzioncella deir immenso corpo staccata per qualche motivo
di benemerenza in favore di lui. Nel qual caso anhe il career dovrebbe
annoverarsi tra i luoghi di questa parte dell* Aurelia.
(i) A questo possesso si riferisce il documento trascritto nel Cod, Val»
793 1 f. 68. 70.
l
T^lla Campagna 1(pmana
iiulio Frontino, tra Ì confini della quale in una carta del
secolo XV (1427) trascritta dal GALLETTr (Cod. Vat. SoaS)
sono notati i limiti in tal modo: il maschio dei figli di Già-
Cornelio Cenci, il casale dì Antonio de'Quairacii, il casale
di Nardello de Bondiis, il casale di s. Angelo in Pescarla,
la tenuta del Maligni ed il casale di s. Cecilia. Ora di que<
sti congni ci è già noto il casale di s. Angelo, come punto
di attacco pel nostro itinerario; ci è noto il fondo dei Ma-
inili, non solo per notizie di antica data (i), ma per la ana-
loga moderna denominazione di Castel Malnome dato al te-
QÌmenio dei Santacroce posto tra Maccarese e Fontìgnano;
ci è noto ancora il casale di s. Cecilia, col nome tuttora ri-
masto alla tenuta quivi situata, confinante cioè con Malnome
e col ripetuto Fontignano; ci È noto il maschia suddetto
pre»o la Brava e finalmente il Frontinianum col nome al-
quanto alterato. In presenza di tanti termini noti e di tale
abbondanza di capisaldi locali corro pericolo di stancare i
lettori con dimostrazioni superflue, e quindi mi appago a
riassumerne in due parole l'analisi affermando, che le te-
nute moderne di Fontignano, Malnome, s. Cecilia e Ma-
schietto s'illustrano a vicenda, ed appartennero nel media
evo, la prima a s. Maria in Trastevere, fin dal secolo X! (a),
la seconda ad un anonimo col soprannome Malignus (a meno
cbe non venisse dalla malaria del sito), la terza al tnonistero
omonimo, la quarta ai Cenci.
Continuando la rivista delle terre poste sul primo tronco
dell* Aurelia, verso il Tevere, ci si offrono Massimilla,
Massa Gallesina, ambedue confinanti con Fontignano, e
non distanti dal territorio della via Portuense. Il nome
della prima deriva dii Massimi suoi possessori, e non porge
quindi alcuna notizia topografica; quel della seconda i cer-
umente antico, di una delle poche massae suburbane tut-
(t) Maligni (fundus) estra porcini a. Pancraiii. —Cod. Var. »ol. K
della raccotia del Gillelti f. 8i, 100. Caialit Maligni ivi f. gS,
(1) Ntbby Analiti II 69.
173 G. Tomassetti
torà superstiti. Vi si riconosce dal Nibbt iìfimius grad"
nianum col f. Rosarius cum domibus et vineis sita ab urbe
fnil, plus minus VII coerente sibi ab uno laterefundo Cjoh
neolo ab alio Casale MilliariolOy a tertio casale Pausimi iuris
Rom, Ecclesiae ex corpore patrimónii Tuscias. L'essere
questi fondi, giusta le citate indicazioni del Deusdedit,
proprii del patrimonium Tusciae rende probabile la ipotesi
che, piuttosto che sulP Appia ovvero Ardeatina stessero sulla
Claudia-Cassia 0 sull'Aurelia. Inoltre Cencio Camerario^
come osserva il detto scrittore (i), li ricorda sul miglio quinto
dell' Aurelia. La qual cosa aggiungendo peso alla conget-
tura, io credo che in quel punto possano approssimativa-*
mente collocarsi, senza il pregiudizio del Rosarius ardea-
tino, che dimostrai potersi riguardare come separato. Che
se volesse a.quest' eccezione opporsi la notizia del Deusdedit^
che lo comprende coi fondi Aureliani citati, risponderò che
ninno può escludere la esistenza di un altro Rosarium sul-
PAurelia, ed in un sito cosi proprio per la destinazione
delle rosationes sepolcrali, qual' era il primo tratto di una
delle principali vie suburbane. A questo primo tronco, ed
a minore distanza dalle mura urbane, si appartengono altri
fondi nominati nei documenti coli' aggiunta /wori di porta
s, Pancrazio, adunque dall' Aurelia vetere fino al tronco
ùnico dopo Valcanuta. E sono:
casale Marcelli \
pantani di s. Pancrazio !
casale di Stefano e Teofilatto 1
1 j- xr \ dalla cronica di Suor Or«o/a
casal di Marozzo ) % ♦ r «
« » ( citata, f. 21 e segg.
casale di S, Lorenzo in Damaso
f. Palmi e fontana foristello nel
sito chiamato pantina.
Il primo ci è notificato anche dalle pergamene dell'Archivio
(I) Analisi II p. 323.
'Della Campagna Istriana
173
dì S. Cosìmaio (1) col nome casale 0 fundus. Prese nome
da un M.ircellus, come si rileva dilU sua intitolazione
/undus de Marcello nella cronica di suor Orsola. 1 tre fondi
appresso notati vi sono enumerati come confini, un quarto
è la viapablka, certamente l'Aurelia vetere. Imperoijcliè la
cronica stessa dicendo che \ì fundus de Marcello, dista 3
miglia di Roma e coolìna coi pantani di s. Pancrazio, ci
porge facoltà di collocare questo gruppo di fondi attorno alla
basilica csiramuranea dedicata al martire s. Pancrazio, Ul-
titno registravo il Palmi, perchè indicato nella suddetta fonte,
a sette miglia da Roma, e coincide quindi col raggio estremo
di tal parte dì ricerche sutP Aurelia. 11 nome, come già ho
accennato di sopra, è ovvio nel suburbano; però non perdo
tempo a indagare se questo Palmi sia identico all'altro sopra
citato insieme col Vivarìum o Vivariolum. Sarà intanto utile
aver nominato l'uno e l'altro. Non saprei spiegare la fre-
quenza di tal nome senza ricorrere col pensiero alle palme,
che I cristiani eran soliti incidere nelle iscrizioni sepolcrali,
e che, nelle vicende sofferte dai cimiteri suburbani, apparse
qua e là a fior di terra, avranno probabilmente fornito alla
fantasia dei contadini e dei possidenti, nel medio evo, un
titolo di buon augurio. Il nome à\ forislello dato alla fon-
tana, e quello di pantìna al sito, sembrano scritti con poca
esattezza; e volendo ammettere non erralo il primo, resta
il secondo probabilmente sbagliato per pantano. Ciò che
determina peraltro la situazione del fondo aureliano Palmi
presso gli altri ampti possedimenti, che al raggio di 7 ad 8
miglia ho gii descritti, è il contine suo prin.;ipale annun-
ciato dalli cronica nel casate frontinìanum ibidem. Chi non
vede essere questo il Fontignano già ricordalo, il cui antico
nome trovasi qui restituito ?
174 ^* Tomassetti
Ecco pertanto compiuto T itinerario di questa prima
parte delle vie Trionfale, Cornelia, Aurelia nova, Aurelia
vetere ed Aurelia riunita, da Roma ad 8 miglia, per quanto
la oscurità somma sì nella parte storica, come nella topo-
grafica, me lo ha permesso.
(continua)
Un ambasciata inglese a Tioma
i
ENRICO VII «D INNOCENZO Vili
(Anno 1487}
TA sopra imminente ogni giorno alle cristiane
■ cervici la immane ferocia dei Turchi Gre-
< sce ogni di più pervicace la baldanza contro la
a sacrosanta Chiesa Romana.... St^uassato dagli
interni dissidi è il patrimonio di San Pietro, e, se non
si soccorra pronti, ì Princìpi piti eminenti del nome cri-
stiano si armano per odi ardentissimi un contro l'altro
ad cecidio. L'Agro Romano è in torbidi, e Roma stessa
e per la temerità e la cupidigia dì taluni è ciascun di in-
« sozzila da stragi e da rapine ». Con queste gravi parole
d'ammonimento ai cardinali che stavano per eleggere Ales-
le^sandro sesto, dipingeva Leonello vescovo di Concordia
i tempi d'Innocenzo ottavo sceso allora nel sepolcro (i).
(i) Imminei quolidie christianis cervìcibus immanisaiina Turcsrum
fcrocìtas Cresci! in dies magis pervicax in lacrasancHm ttom*'
nim Ecclesiam . . . conlumada. Quassatum esi ìntesiinis disiidii» beati
pctri aposlolorum prìncipis palrimanium, eminenlìores cbristiani nominìa
Principe^, ardentissimis adiìs in mutitum, niaì celeritcr occurraiur, arrasn~
tur eicidtum. Turbatus est Afier Roraanu*. Urbs ipsa quotidie caedibus
eirapinis quoriindam temerilate cupiditateque foedatur. Sono parole del-
J^oruione funebre per Innocenzo. Ciacconius, Vitae Ponlificum, Tom. Ili,
176 V. *Bal^am
La procella addensata da lungo scrosciava oramai in tem-
pesta, onde si fa più degna di nota la politica papale di
quei tempi e le sue arti pieghevoli e le acutezze e gli er-
rori. Senonché colla importanza cresce la difficoltà dello
studio, e a raggiungere qualche sicurtà di giudizio è piti
che mai necessario un esame largo e minuto. A chi si ad-
dentra in siffatto esame, sovrattutto-è notevole e fa mera-
viglia il contrasto di una politica che qua apparisce misera
o cupida, e, piti lontano, nobile talora e prudente, sicché
taluna volta pare che la politica romana d'allora tanto mi-
gliori quanto piti si stacca da Roma. Verso l'età d'Inno-
cenzo i fatti della storia si complicano e s'intrecciano per
quel maraviglioso movimento d'espansione che appunto al-
lora avvicinava tra loro gl'inconsci popoli, e ne rendeva
molteplici e pili intrecciate e varie le relazioni. Per la in- ^
dole propria del vastissimo ufficio, i papi stendevan le brac-
cia lontano da ogni parte, e la loro politica penetrava con
valore assai vario nei vari stati. Governando Innocenzo, la
politica papale, grave d'errori in Italia, si mostrò talora
diversa quando, volta a cose lontane, cessavano o almeno
scemavano le grette ragioni della famiglia e del breve prin-
cipato. Se la speranza di una crociata era morta con Pio
secondo (i), ne rimaneva l'alto concetto come un ideale
spesso obliato ma reduce sempre nei pensieri 0 almeno nelle
parole dei papi. U minaccioso distendersi della potenza ot-
tomana era occasione alla Chiesa per tentar d'accentrare
in sé la politica degli stati europei, e ottenere ossequio alla
autorità sua scossa in molte maniere. Era utile a Roma,
e piaceva quando altre ragioni di natura inferiore non fa-
cevano ostacolo, sedar le querele lontane e trar forza ed
onore dall'ufficio paterno. Innocenzo ottavo vacillante co-
m'era per consigli diversi tra la fiacchezza e l'audacia,
(i) Dcr Kreuzzug war mit dem Tode seines Urhebers zu Ende. —
RsuMONT, Geschichte der Stadt Rom, III. Bd. I abth. 1 1.
Vff ambasciata inglese a Tipma 177
•emìnando colla incerta mino intorno a sé la discordia
dava presagio dei fuiuri Jjnni d' Italia (i), meiiire più lujiga
operò qmlclie volta un'opera di concordia efficace e sag-
gia. P<ire assai naturale che questo fatto colpisse poco il
pensiero di coloro che scrissero d'Innocenzo con animo av-
verso, ma È maraviglia il vederlo cosi poco curato da chi
ne scrisse adulando. Cosi gli storici di quel periodo trala-
sciando uno l'orse dei migliori episodi nella vita d'Inno-
cenzo, bin toccato di volo o taciuto le prime relazioni tra
lui ed Enrico settimo d'Inghilterra, le quali sono pur degna
di molta nota, e, attentando l'avvedutezza della Curia Ro-
mana, le recano lod; di temperata giustizia. 11 Scrdonati
fra gli altri nella srja storia d'Innocenzo ne tace alf.itto.
Solo ne parla alq lanio il Rainaldo (i), ma perché, difet-
tando all'annalista i docuinenli, il suo racconto é tutto
tnoiKO e quisi vano, mi è parso utile ripigliarne il filo e
tentar di sjpplire al difetto giovandomi di notizie inedite
a pubblicate di recente. I documenti inediti che darò qui
appresso e gli altri ragguagli spigoUti qua e là nel libri,
contengono tatta la storia di queste relazioni duranti i due
primi anni del regno d' Enrico. Le quali, come si vedrà, rag-
gruppansi tutte nei motivi e negli efi'etti di una ambasciata
solenne cti'egli inviò a Roma. Di tale ambasciata io non
lessi menzione alcuna presso gli storici nostri e ne hanno
(i) Intorno a fio sono parlicolarmente da legare le acute parole,
mirabili per imuizione storica, premesse dal Senatore Marco Tabarrini
alle lettere di Jacopo da Volterra ch'egli pubblicò neW Archivio Storico
(Serie terra tom. Vili e X). Cf. anche Reumont Ioc. cit. e nel Lorenzo
de' Medici lib. V. eap. VI. Gregorovius, Geschichte der Stadi Rom,
Stuttgart, 1873. Voi. VII. png. 370. Robestsou, History of the Chri-
»f(«n CkUrch, Vili, +. 11 Broscli d. recente ha consacrato un capitolo
del sjo pregevole iludio su Giulio secondo, alla sioria del pontificato
d'Innocenza lumeggi andota assai bene, ma parmi , e eia dico con molla
peritanza, ch'egli sì lasci talora anilar nel fantastico per un certo senso
d'inlipatia al aubbietio. Bkosch, Julius 11, Gotha, 1878, cap. It.
(:} Rt¥!(*Li>, ad atin, 1485-1487.
e dflla Società romnia di Storia patria. Voi. 111. 12
178 V. *Bal{am
finora parlato poco gTinglesi, malgrado la memoria che ne
lasciarono, come per serrird di guida, Borcardo a Roma(i)
e in Inghilterra Francesco Bacone (2).
Morto Riccardo terzo il tiranno a Bosforth Fidd (22
agosto 1485), la corona regile ch'egli cingeva il di della
battaglia, strappata dalla sua fronte posò sul capo del vin-
citore Enrico. Questo fatto cessava le dolorose guerre ci-
vili che avevano dilaniata Inghilterra, e inaugurava colla
nuova monarchia una vita nuova presso quel popolo. Do-
tato d'animo sagacissimo e saldo, Enrico senti che per se-
der sicuro sul trono al quale era salito, gli faceva mestieri
affermarsene legittimo possessore, e, assodato il suo diritto,
esser più sciolto a scemar le forze dei nemici conversi in
ribelli, e piegarli, secondo i casi, talora severo e spesso eoa
prudente clemenza. Con questa mira pensò di unirsi in ma-
trimonio con sua cugina Elisabetta figlia di Edoardo quarto
ed erede dei diritti paterni, e così per quel nodo, strette in
una le case di Lancastro e di York, dar termine certo al
lungo e sanguinoso contrasto delle due rose (3). Facendo
(i) BuRCHARD. Dior. Ediz. Gennarelli pag. 89 e segg.
(2) History of King Henry VII, nel sesto volume delle opere di Ba-
cone. Ediz. Spedding, Londra, i838.
(3) A proposito di questa unione, fi nostro Giovanni dei Gigli scrisse
in un epitalamio i seguenti versi che il Pauli trasse da un Manoscritto
Harleiano e pubblicò nella sua eccellente storia d* Inghilterra :
Discidii nunc finis adcst, si munere tanto
Dignos esse vclis votisque intendere justis,
Eboracensis super est clarìssima virgo
Virtutis ncc stirpis agcns pulcherrìma toto
Corpore, cui facies grato suffusa nitore
Splendct matura multum formosa juventa.
Rbinhou) Pauli, Geschichte von England, V. Bd. p. 529 Gotha, i858.
Anche dello stesso epitalamio mi sembrano notevoli i seguenti versi
inediti :
Non mirum est igitur cognatas iungere dextras
Si cupiat quocumquc iacent subsidere regna,
Dum tamen ipsc velis, scd Te non gloria tantum
Vn' ambasciata inglese a Tipma 179
impedimento al matrimonio i vincoli del sangue, era me-
stieri ricorrere al Papa per le dispense. Non era tempo da
indugi, ed un ostacolo simile a quello che poco appresso fu
opposto alle nozze di Alano d'Albret con Anna di Breta-
gna, sarebbe riuscito funesto ad Enrico. Innocenzo, contro
l'indole sua, non si mostrò dubitoso un momento, ma si
die a favorire con ogni larghezza Enrico, e finché fu pon-
tefice lo resse con ferma costanza nel suo favore (i). La
concessione delle dispense fu pronta. Enrico aveva cinta la
corona il 23 agosto 1485, e già il 10 decembre dello stesso
SDno il Parlatnenio lo pregava solennemente di unirsi ad
Elisabetta, indizio sicuro che a quell'ora ogni ostacolo era
bene rimosso. La cerimonia nuziale ebbe luogo indi a poco
(18 gennaio i486), e per essa Innocenzo spedi Legato in
]oghilterra il riminese Giacomo Passarelli vescovo d' Imo-
Itti [uTat, quiDlum tranqnitli
Et piirìini iiabili companere federe randem,
El bella et cunei» bellorum auerlere ouias,
Arrnique ciaili rorantii tunguine multo
Tollera perpetuo finemque imponere cladi.
Harl. 335.
(1} Sembra issai probabile che i nemici d' Enrico ibbiano cercato di
rottar coniro lui il picghc/ole animo d'Innocenzo, poiché lì vedisroo
agitarsi più tardi ma invano presso Alessandro sesto. A.I quale appel-
lando Margherita di Borgogna in prò dell'impostore Perkins Warbeck,
lamenti che Innocenzo avesse riconosciuto ingiustamente Enrico come
red* Inghilterra, e accordatagli dispensa dagli impedì menti pel matrimonio
con Elisabetta. Vedasi intorno a ciò l'appendice alla Vita Regit Henrici
$tptimi Bernardi AnJreae Tholotati (pag. ^93) ediz. Gairdncr nella
raccolti dei Chronìcles and memoriais. 11 Green in un libro che ha molla
voga ora in Inghilterra , nota acconciamente che a ... so insecure seemed
Henry'* lille, thiE no power aknowledged him as King save Franceand
ibe pope, ■ e aggiunge che stimavasi la Francia essere indotta al rtco-
noKÌdienio dal segreto abbandono delle pretese inglesi sulli Normandia
e Guienna. I. R. Catgut, History 0/ the English Pcople. Voi. II. p. 68.
Londra 1 S7S. Vedasi anche Halluu, Conslitulioital History 0/ England,
i8p V. "Ballarli
la (Oi ^n piena facoltà di sciogliere ogni impedimento. Il
Legalo uom dotto e a.utorevole piacque al Re che Io ac-
colse con molto onore, e al termine del suo incarico Io ri-
mandò in Italia ricco di titoli e di privilegi. Ma Enrico
pur mostrandosi soddisfatto, desiderava che, sotto colore di
confermare quella dispensa, una bolla solenne d'Innocenzo
sancisse in nome della autorità pontiGicia le sue ragioni al
trono (2). Per fermo, come nota un insigne storico, l'aspetto
del nuovo regno non era tale da poterne auspicar buon
presagio (3), ma l'interesse del Papa stava veramente con
Enrico. Divisi dal mare e lontani, i re d'Inghilterra non de-
(i) a lacobus Passarellus, Ariminensis ci7is, Imoleo^s episcopus. . .
a Innocentio deinde VUI. cum lacobi virtutes innotuissent . . . illum. .. .
a ad Britanniae Regem de rebus gravissìmis legavit, ubi cum apud illam
« Regem plurimam gratiam collegisset, ab eodem promeruit Britannicis
a regiis stemmatibus insigniri, in cuius rei memoriam hoc distichon
a voluit super sepulchrum extare:
e Est rosa, sunt pardi, sunt lilla munera Regis
e Britanniae: meruit haec mca magna fides. »
Ughelli, Ital. Sacr, II. 436. e Serìes Episcoporum Forocornelien-
slum II, 162. Un diploma di Enrico VII indica il Passarelli colle parole
noster consiliarius e descrive cosi gli uffici corrispondenti a quel titolo:
(f Nosque super omnibus quae in nostro nostrique Regni rebus agen-
a dis, et precipue in Italiae partibus evenire contingunt, saepenumero
a cogitamus, inducit ut istic commissarios, procuratores, ac etiam con-
a siliarios qui in rebus ipsis nostris nostrique Regni consulere valeant,
o eligamus. » Ibid. II. 642. Da una delle bolle d'Innocenzo ad Enrico
apparisce che il Passarelli andò anche come legato al Re di Scozia.
Rymer, Foedera^ XII, 3i3.
(2) HuME, History of England, cap. XXIV. Lingajid, History of
England. Voi. IV, cap. V. Pauli, Geschichte von England, Voi. V. p. 528.
Rapin. History of England , (traduz. Tindal) Voi. I. lib. XIV. Polydorus
ViRGiLius. Historia Anglica, Lugduni Batavorum, 1649, ^^^' XXVI. I.
Gairdner, Letters and papers illustrative of the reigns of Richard III
and Henry VII, Londra, 1801 -63, nella raccolta dei Chronicles and
Memorials, Nelle prefazioni a queste lettere si contengono alcune osser-
vazioni molto ingegnose intorno alle relazioni tra Roma e Inghilterra.
(3) Hallam, loc. cit.
Vn' amlfasdaia inglese a Tipma
ì
Btavan sospelti, e nelle materie ecclesiastiche pur custodendo
gelosi le libertà regie contro ogni pretesa, avevano cura di
mostrarsi abbastanza ossequenti al papa e devoti nelle cose
tninori. Giovava a Roma che l'Inghilterra ponendo termine
alle interne contese potesse in qualche modo bilanciar l'in-
fiueoza ora invocata or temuta della Francia, essere media-
trice in Germinia e opportuna alleata nelle cose d'Oriente.
L'usurpitore Riccardo non era sembrato uomo da ciò, anzi
senza mostrarsi avverso alla Chiesa aveva pur dato qual-
che motivo di lamento (i). Lui morto e perduta ormai la
sua causa, conveniva al Papa di adoprarsi a schiantar via
fagni speranza dal petto dei suoi seguaci, e porgendo la
mano terma ad Enrico nello spinoso cominciar del cam-
mino, assicurarsene l'amicizia. Cosi lece. La conferma alla
dispensa io solennemente accordata, e nei motivi delle bolle
il compiacente pontefice dichiarando provvido pegno di pace
la unione colla erede degli Eboracensi, seguiva il segreto
desiderio d'Enrico e proclamava alto i diritti del nuovo
principe e dei suoi successori al treno d'inghihcrra
* Tandem tu, Henrice Rex, dice in una bolla il Pontefice,
* post huiusmodi clades longumque ob praefatas dissen-
■ liones exilium, dei adiutorìo atqtie clemetitia, ad regnum
* prae/atum, iure hereditario ad te legitimum in ilio Prae-
« decessorum tuorum successorem pertinens, restitutus, et
* in Regcm coronalus. ac a Consilio sire conventu generali
dicti regni parliamentum nunctipato, nemine contradi-
K cente, prò eonim vero, legilimo et indubitato rege receplus,
% habitus, tentus et reputatusfuislì, prout ab universis prae-
f latis, proceribus, ma^natibus et populis dicti regni, ha-
[i) G*iBi>!(ER, Hìstory of the tife and reign of Fkhai^ tlì, Lon-
àn, 187S. WiLKiNB, Concilia Magnai Brilanniae IH, 617, dove si dice
erronea me me diretta ad Enrico una lettera che Innocenzo scrisse a Rìe-
comandandogli il privilegio del foro pei chierici del Regno.
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^ikZi^ .rui js. ^rr
^ ►•^ Av.A '^'ev.vi -.ifcc. t.Trr: :x— « :A.*r. e ^ =1 Jcìa KerulaTI
e detto più ol*
Vn' ambasciata inglese a l^ma
i83
t. Hereford a cui l'antica e provata fede meritava quel-
jODorc. Abate dì Westminsier nel l'ortunosa principio del
;do di Edoardo quario, egli aveva accolta la regina Elt-
Mtta Woodvìlle ntugiatasi per asilo nella Badia, ed era
drino allo sventurato t'anciullo che tu poi Edoardo
binto. Quando volsero più propizi i tempi, nel 1474,
leardo lo rimeritò col vescovato di Hereford, ed ora En-
) seitimo scegliendolo all'onorato ufficio esaltava molto
lamcnte la fedeltà mostrata alla causa della fami-
jUt dì Edoardo divenuta ormai la sua causa (i). Forse un
ilivo aifjtto contrario indusse Enrico alla scelta del se-
tondo oratore, Giovanni Sherwood vescovo di Durham.
Costui uscito dalla università di Oxford con molta riputa-
zione di dottrina, fu avuto in gran conto da Edoardo, e
come insigne giureconsulto inviato a Roma avvocato presso
la Curia pei negozi civili ed ecclesiastici del regno. Ebbe
£ami di buon poeta, e mentre era in Italia raccolse libri e
e manoscritti pregevoli che portò in Inghilterra, A Roma
nel 1484 Giovanni fu consacrato vescovo di Durham. In-
grato a Edoardo ei s'era dato al partito prevalente ed as-
sistè in persona alla coronazione di Riccardo III, il quale
pili tardi Io spedi a Roma di nuovo, lo raccomandò varie
volte per alcuni privilegi alla Curia Romana e giunse fìno
Ire, era a Roma procuratore del re d'Inghilterra insieme coi vescotri
di Durhim e di Limericli. Degli altri nominati da Burcardo pirmi che
basii il nome. Più olire £ detto per quali ragioni si ritiene errala l'ap-
pellativo di Vacava Lìsmarense dato al terzo oratore.
(t) Tummaso Millyng morì nel [491 e fu sepolto nella Badia di
Westminsier. Cf. Neale, The history and ar.liqiiilies 0/ Ihe Abbey church
tfftl. PeUr, Watminster , 11, i85. Domcunb, Hislory and anliquilies
o/the Cauitly a/ Herefnrd. l, 481. Le Neve, Fasti Ecclesiae AngUcanae,
Ed. Hardy. O»ford 1854. 1, 466. Stuhbs, Rcgislrum sacrum Aiiglicanum,
pagg. 70 e 171. Sta]»i.ev, Meniorialso/WestmìnsterAbbex, Londra, iSfiS,
pagg. ii2, 355, 367. Il codice 585 ed il Registro Monon, tra i mss. della
biblioteca arcivescovile di Lambeth, contengono anche alcuni cenni in*
cno a Tommaso Millyng e alla Sede di Hereford, ed altri i msE. Har-
àiDÌ 4o56 e 6()79 nel Museo Britannico,
i84 V. ^Baliam
n domandare per lui il cappello cardinalixìo. Caduto
cardo, tosto lo Sherwood col mutar delk sorti tornò a imi-
tar parte, e il nuovo re gli mostrò fiTore. Nei primi ncsi
del regoo d'Enrico (28 febbraio i486), lo Sherwood, Gio-
yanni Dunmowe ed Ugo Spaldyng, uno anch' egli dei died
oratori, furono nominati procuratori del Re aUa corte di
Roma, e incaricati principalmente di vigilare le promosoiii
alle cattedrali vacanti in Inghilterra, e di ottenere fiivore
in ogni altro caso alle raccomandazioni della corona (i)l
Innocenzo poco appresso in una lettera lodando Enrico
della sua clemenza, lodò specialmente il favore mostratoti
Dunelmense (a). Il quale sembra che rimanesse poi quasi
sempre finché visse in Roma. Forse il sagace Enrico mal
certo della sua costanza, stimò utile giovarsi dell'abilità soa
e della fama che godeva a Roma, e tenerselo insieme di-
iCo»to dal Regno mentre i ribelli con aperti attacchi e trame
occulte davano ancora segno minaccioso di vita (3). Gio-
ii) tkKU mento citato dal Campbell Materials for a hUtory of tk
H(ti^H 0/ HtHry V'IL I. 32 3, nella raccolta dei Chronfcles and Memo-
H«i/.Y. Il itocuniento si conserva a Londra nel Record Office, e ha U
•fj^natura: S. H. 178. K diretto: « Veneratili in xfo patri I. DuntU
•Nt" *f ^'^'^*^ty^^ Johanni Dunmowe legum doctori et Magistro Hugoni
S^'^ÌM»i^ » I v]uali sono nominali procuratori, ed è pubblicato qui ap-
|MTMo. ^Ooc. 111). Dal nis. Harleiano 433 nel Museo Britannico, apparisca
vtu' il iHininowc Ì\x collo Sherwood oratore anche di Riccardo Ili a Roma.
i*) M . , . Subiun^is etiam te venerabilem fratrem lohannem Dunel-
« inonKcin cpiKopum, qui aliquantulo tempore praefìati adversarìi tui
s\ tùioli!!. ut cjiHC solct iis qui de se confidunt, precator oratorque fuit,
Il gratta ac t'avoribus proscqui. Tuam magnopere celsiHidinem collauda-
li inuH. cut Cluni il le. ut vcrbis tuis utamur, doctrinae vir vitaeque, quan-
M luin acccpimusi, intc^crrimae, et cuius fama, hic scimus et in Anglia
« iiovinnuN, celeberrima est. » Dat. Romae ap. S. Petrum die XIX mar-
(ii 14S » « KA\N\i.n. ad an. i486. LUI. pag. 109.
1 M tiiiM lettera dello ^hc^wood a sir John Paston data dal suo ca-
atollo di Av Innd nel gennaio 1400, trovasi fra le Paston Letters della
i-Ji/ lMiMi«NrH il. Olivini 1872-73 voi. Ili, pag. 363 j. In nota a questa
leiiera il (i«iirvlner vhiaina lo Sherwood a a man of high characier and
« leaniin^ and one of the carliest greek scholars in England. » L* ultimo
Vn' amèasctata inglese a Tipma i85
Ianni Sherwood morì a Roma II 12 gennaio 1493, fu sc-
iolto nella chiesa degl'Inglesi, e gli posero sulla lomba
. seguente iscrizione: Bic iacel R. Pater Johannes Sir-
ìood episcopus Duneìmensis serenìssimi regis Angliae ora-
ir, qui obiit 12 lanuar. 1493. Cuius anima in pace re-
' escat (1).
Stimo errata la lezione dd diario di Burcardo, dove dice
5 il terzo degli oratori fu vescovo di Lismore. Farmi in-
pce eh' egli fosse quello stesso Giovanni Dunniowe che già
ì nominato procuratore del Re insiem collo Sherwood e
I Spaldyng dii quali non avrebbe potuto senza ingiuria
tere scompagnalo in questa solennità. Dottore in leggi e
canonico di Ejieter, Giovanni fu nominato vescovo di Li-
merick dal Papa il i3 novembre 14S6, e mori in Romaancor
egli il terzo anno dopo la sua consacrazione senza aver mai
visilati la sua sede (2). Non giova parlare degli altri fuor-
documento inglese che mi i: espilalo intorno allo Sherwood, t una let-
ler« d" Enrico settimo a lui, relativa all'arresto di un ribelle rifugialo in
San Cutbecto. La lettera è in data Jel 5 febbraio 1401, ma non ìndica
I> rcsitlcn^a dello Sherwood Gairuner Letters. 1. 98. Certo pare che
Io Sherwood non nvesse altri uffici in Inghilterra duranteil regno d'Enrico,
oode Gugiielmo Hulchinson fu indotto a supporre ch'egli venuto in so-
Ipctio ad Enrico e quasi in conlodi ribelle, vagasse esule pel conlinente
e »i accostasse alla duchessa di Borgojina nei tempo dei torbidi mossi
da Perkins Wsrbeck. Gli uffici affidatigli a Roma e le lettere citate
d* Innocenzo e d' Enrico, mostrano che lo storico della contea di Durham
non si era apposto al vero. W. Hutchinsoh, Hislory and antiquilies
of the Cnutity PalatÌKt of Durham. Newcasile, 1785.1.385. Htit-TO».
The bauli ofBos«ro,th Fktd. Ed. NicIjols.Undra, (8t 3. Imrod, p.LXXVI.
Op. ciL tu, 191. Hislorìae Duneìmensis Scriplores Tres (Coi^
inAM, Gkavstane and ChaubueJ nel nono volume della raccolta pub-
ila dalla Suriecs Society, Laslell^s, Liber munerum publ'corum
Voi. V, par. V, pogg. .^g e 63, Rmm, Foedera, Xll, aSo, 154.
(I) (Questa iscrizione è riferita anche dal Forcella che aggiunge in
olm: * Questa memoria, come scrive il Galletti, era incisa ai piedi della
figura del defunto in abiti episcopali, n Fobcei-la, Iscrizioni, VII, 1 67.
(ij Nel 14S7 reggeva le sedi riunite dì Waterfurd e Lismore in
Undt, Tommaso Pursell nominalo vescovo l'anno innanzi e che durante
ihet
t86 X7. ^BaL^am
die del priore di Canterfaurr il qaale sembra inerameote
esKre snro raaima deil' ambasciata poiché recxcò dinnana
al Papa L'oraaiaae die si leggs qpi appresso (^i). Goglidmo
3 14B6 &CB oiinpilsff' oeC suo nome an pregevole Rrgnfo
arm perduta. Prima di lai sveva pandmam in queQa dfncrsì im Gioì «ani
S, Oli s^'ignon il cassn e dei quale trovo solamente db^cf^ fa lennce
di Bexdrip aefla dìocss «fi Badi e Wella^ e che, secondo eaa aftnnft-
fi'one ^ìe£ Wood^ apparisce menzionato in un legiaixu coaie teaawo
di Lismore air anno c^^ La data delia accssoiane di Toaxnxaso PorseQ
rwentfn sicura» ul'c avviso die Borcardo aon ak&xa mceso periare dd
vescovo di Lismore ma di Giovanni Dunmowe vescovo di Lioienck.
CXtre che il nome di Giovanni nei primo caso contrarUinoe «Qa crono-
logia tcpiscopale di quelle sedi e coincide nel secoodo, nf imini trKda
rimane di quesa dimora a Roma del vescovo Lismorense, sebbene Bar-
cardo dica di lui e dgJTn Sherwood che già entrambi vi dimorarano da
OZI pezzo. Invece viveva a Roma il vescovo <& Limerick otatuce ordinano
de! Re d*Lxc:uItBrra e cofTifga del Chineimenae. Fgfi era verantcnte coaie
qpest ultima .st£bpus òt Crèe secondo la órase del nostro diarista. Anzi
al cust^etru d'Enrico settimo era più annco perchè un documento ante-
riore a quello dsit ooi pubbiidxiamo^ tu pà. pubblicato dal Campbell
(Op. dt. VoL £, pa^ e 77 ^ e apparisce da esso che il 30 novembre 1485,
tre mesi appena dopo la corunazLoae d' Enrtcoy. E Dunmove» prima d'ogni
altro e soto. era stato caotermato procuratore a Roma. Non può prcsu-
mersi du3:^:ie ca'esdi fosse escluso ..f.iiTa ambisciita mentre i due suoi
coiltizrLi Giovar: :ii Sa^nr-rcd. evi L>c SpL^yr^ :ui cicevaBo parte, e mette
cjcto i':3Cire eòe ■ j SpilviTn^ c.:c. essendo v^£sc;;vo aveva grado inferiore
al DumnoTTi. Azche il 5^*10 r Giirdiiiir Lziirrcgaio per me dal mio amico
e suo cuile^ il sicicr Aliniiio ÉLqcscjc cel Record 0£ce, scriveva;
« £ san riid noiir^ ircu: i Jean "risicp or Lismore at Rome about
« tna: iii*. •» e di^virn: ri.1 tir^ inclimre esìì a credere vera la mia
ipotesi, e pirercìi La 50 U p:s4:bile anche perchè se Burcardo avesse vo-
lerò parlire dei vescovo d: Liim.re. Io ivrecce pìutrosio nominato dalla
sede di Wiiertjrd e Veri ;i mxììcìcce s-,io titclo. Di questa osservazione
io rirjETLCo co rJ.LiI nenie i siiinca G-A-rcner e Kingston, e mi confòrto
a credimi: nel vero. M: sii Iec;:o i£^.,:ngere a q^iesta lunga nota, eh* io
non credo p^ersi chiimar Burcirdo in colpa dell'errore Anche non
avremo iir^ s:c;iri edLdone e un :es;o del Diario mondo di ben più
grav3 errori. Ci. Vajie U o-cf oj^jerir^^ Imii d, Dublin, 17Ó4, 1. 53d.
Corro. V, Fasti Ezcldsiae Hii^sr^coi L 112, 3Si. Nicolsok, Historical
Library. Londra 172.;, p. it:. C>>ih?5FTì,, Op. cii. passim.
\i. Per ciò che riguarda il Sellyrg mi sono giovato principalmente
di q;;aato ne scrisse in una ec>"cìtrnif pubblicadooe il signor Sheppard^
"Vn' ambasciata inglese a lipma 187
ilyng, nato per quanto pare Del villaggio di Selling ia
Kent, fu monaco benedettino del monastero di Chrìsl Cburch
i Canterbury. Studiò in Oxl'ord, e ne! 1464 avuta licenza
superiori d' andar viaggiando tre anni per motivi di
tudio, venne in Italia col suo conlratello Guglielmo Hadlegh,
i addottorò in teologia a Bologna (i) e visiti Padova e Vc-
ia. Nell'anno 1469, il convento mandò lui e l'amico suo
^eginaldo Goldsto.ie a Roma per ottenere da Paolo secondo
licenza di celebrare il giubileo di San Tommaso Becket.
Giunti a Roma i due monaci trovarono generosa ospitalità
presso Pietro dei Millini romano, procuratore allora molto
in grido presso gl'inglesi per gli atTari ecclesiastici innanzi
■Ila Curia. Il Millini, rimeritato poi dal convento con una
lettera di fratellanza e molte riconoscenti parole, certo do-
vette aiutare i due monaci coli' opera sua (2). La domanda
e di ilfuni frammenli inediti che egli mi indicò tra i mss. della caile-
dnle di Cinicrburj. (Chrìsl Church Letltrs. À volume 0/ mtdiae-
itat letters relating to the affairs 0/ the Priory of Chtisl Church Can-
terbury^ tdited by J. B. Skeppskd, trn le pubbl lozioni dell» u Camden
S<}ciety >}. Mi t caro poter rendere graiie pubblicamente a quei dotto
conotcilore delle cose Cuntuariensi per le molte cortesie dì cui tni fu
largo. E mi è caro citar qui con alTeituosa reverenza il nome del cano'
nUo Robertson autore deilii insigne History 0/ the Christian Church,
il quale mi schiuse con amorevole liberalità la biblioteca della cattedrale
affidata alle sue cure, e mi aiutò di consigli utilissimi per questo e, spero,
per futuri lavori.
(il u Agcbat tunc regìmen supradicte ecclesie prioratus Magister
•I Willelmus Sellyng', vìr iti nobilitale vite et oplime fame vndiquc re-
a spcrsus, edam vniversilalÌB Bononien&is ex reputacione onini in theo-
a logia doctor valde preclarus, eo magis famosus quod non mmus in
■ greca vi latina lingua eilìterat apprimc eruditus el »alis gnarus. Ma-
> ncbai lune in ofiicio supprioris Magister Willelmus Uadlegh eiusdem
■ rnivcrsitalis in theologia doctor, vir in sacra conversacione el vite relì-
« giosilate valde precipuus. « Dal Registro ms. della biblioteca caniua-
rtense di Chrisl-Church R. 374.
Il) Di Pietro Millini casi faceva menzione in una lettera d'affari l'in-
glese Riccardo Billingham: « Advocatus super, ut promisi, subarravi,
Joachirum scilicel et Andrcam de Sancta Cruce, et prò procuratore cepi
r«?
dsi ji, ^f-^ina Wi I. tj^inBnii^ir* ^^ Pirn che eoo*
Ll f mthuf^m yrnr^ reSgiebileo colh
Tir-Lsnnn ii Tsir"x> 3t:?inh:E3i ^jcr» gorai «mi ip-
-r-.-sflL jt Ssl-^iir 5 wniijg x iTiiinr ti iivyc dd zaoosstero,
« .III ^ ^-^ ' T>n- il *n-ft"mi 1 pTrra-ot: à* crprc incora
z Tir^ n. uiAiit rEt3srx£ vsxarx^àa^ Ncflje cose del
azrss. Tsrz ZiiTL nniiEE. t rer li sbcIci e5;xrìenza
L-fin J siTime zrrmaf s !ii irai d'ac-tn kttento e
c:ixkiii ri. icniti sncs: Hnàfr^ f^csrSch: dir^nsitìci mas-
:.iwLi. t -X -tb:! affi rsdc: ^rmz^3i soieanL Sullo
mi is. i-fcii naci: n iioi ^ iring ao mori intepenol-
"jin i. rjn>yju» e Jiadoo cbfmirìo dd mo-
fTirrn li pniCzri 3C7i pietose e revereati
ULiivgi delT lazbiscerìi di coi
B^roLTo; e: Jcicr-x» — TrTi^Br^re T ingresso in Roma (2).
Ì3r=^r= Pì1'>:l à- ie"jrra. S:3~tEr:r eóam wm deesL Scd quid
pryàssz tsla Lawrr rr-:jf. tììe he :;rfr=s =>acisser= perfecte inscntaotur?
E io gf»r K. 'jzi $cr. T*:ror .- iT^rTism «I Priore dì DorlMin dice di
sé: »... :ì=: — i ti-r. . . . sr: nSsnzc^ Z'zIk Dei entra, non som tliis
e rr:c-:*i::r. r.s r-ir.— r_; t rt ^ -;r. & bsbeo apui Sanaissimum
r D:~ -.«— N;-rr-i-zi r*:":: ::*:-» q:.:c «::• sini teapore opportuno
e adrisatjs. T "-. Tz£ C-.-^i-^'.-^^cr^e . :^ re^::.r:e< , account roHs and
hnr pr^::eii'Z' zfz\s P—z^- zf Czli ".fKsm, tra le pubblicazioni della
'i D:-T:nj5 VS .liil — js Ssi'rrr i:c::r. rrior. Obiit die XXIX. Mensis
Decembris. .\-.r.o d:>-r-:r: :.:3. Sacre Theo'.ceie doctor. Hic in divinis
agendis na jltjm jeuo! js e: '-.tz^i ercca. atque latina valde eruditus, nec
non regis embissiaiDr extiri: ai sun:mum poniincem ubi orationem fecit.
Ac cc.am chrisiianissim? ac Victor: csissimo Regi francorum niissus. O
quam laudabiliier se habiiii ! Opera r-.er'io laudanda manifesto declarant. »
Dairobiiuario di Christ Church. Ms. D. 12. Alcune parole che si leg-
gono in quest:? citazione sono siate pubblicate pr ma dal signor Sheppard.
Op. cii. pag. XLII. \'edasi anche intorno al Seliyng il Wharto.v il quale
neW Alalia Sacra, I, 143, traendo le notizie da un obituario dove sì
parla diffusamente del priore di Chris! Church, dice ch'egli andò a Roma
cum caeteris oratoribus. Rymer ne fa menzione a proposilo dei negoziaci
relativi a Carlo Vili, all'imperatore Massimiliano e ad Anna dì Bretagna,
nei quali il Sellyng ebbe parte. Foedera Voi. XII.
(2) BuacHARDUs, Diar, ed. cit. p. 89 e segg.
TM' ambasciata inglese a lipma r8g
Urano incontro, così egli racconta, a ricevere gli ora-
entravano, i famigiiari dei cardinali e del Papa, e
t oratori di Spag.ia e di Genova. Poiclié si furono incon-
sti, procedettero in comitiva primi il vescovo di Hereford
Kquel di Durhitn, cavalcando alla loro destra quattro pre-
Iti di Palazzo, e gli oratori di S,)agiia e di Genova alla
iOistra. Venivano ap^iresso gli altri inglesi secondo l'ordine
I, ciaKU:io tra due prelati di palazzo soltanto, poiché altri
^lori d'altre nazioni non erano presenti. Bjrc.trdo adac-
ladaco secondo il suo solilo, regolò U processione ed è cu-
bso a leggere ciò che egli scrive nel diario intorno ai cap-
lUi e ai cappucci degli ambasciatori (i). La comitiva ca-
> per Ca.npo di Fiori e via della Grotta, e girando 6n
; l'ospizio degh Inglesi presso la piazza Farnese, ivi si
[DÒ ad una certa casa ove doveva essere oiipitato il primo
ntore. Colà giunti i prelati e gli altri personaggi s'acco-^
iatarono dai dieci, e di questi quei che non erano ospi->
: ia quella casa sì recarono ciascuno coi suoi servi al-
loggio suo.
Pochi giorni appresso, il lunedi 14 maggio, nel mattino
"fltl'ora consueta, si tenne pubblico concistoro ed ti Papa,
ricevette solennemente gli ambasciatori del Re d'Inghilterra.
Bjrcardo ordinò la cerimonia e fece accompagnar gli ora-,
lori alli Camera Apostolica da nove prelati di Palazzo, cin-
<\at dei quali erano assistenti. A hanco del Millyng andava
l'arcivesco Fiorentino, e dopo di lui l'Arelaiense che con^
tese a quel di Cosenza l'onore di accompagnare lo Sbcr-«
wood. Burcardo aveva prima permesso che il Cusentìno
L_ (i) ■ EpitcopuE Here(brdrens[s qui religiosus est Ordinis S. Benedkli
^K'tquìUvit in thadicIIo de camelotio nigro sine capaccio, et capuccino,
r%qut* nullum capuccium habcbat, quem ipsum cura de novo venirci
« portare non permisi. Habuìl aulem capullum nigrum in capile ut
« morii esr. Episcopi Danelmsnsia et Lhmorensh i]uia iam aniiqui in
« Urbe fuerunt. equiiaruni in suis mantelli^ longis, et cappucciis irans^
nis et cappella raorc solilo. Prior Cantauriensia in mantello nìgro
^ CUm cipuccio parvo et capello nigro. n Bubuurd, loc. cil.
igo V. ^aliarli
come parente del Papa accompagnasse il secondo oratore,
ma si oppose il vescovo Aleriense sostenendo la precedenza
degli assistenti e Burcardo gli die ragione (i). Entrando al
concistoro e negli altri luoghi dove due persone non pote-
vano andare insieme, precedeva l'arcivescovo di Firenze,
seguiva il Millyng, e così dopo man mano nello stesso or-
dine un prela^to e un oratore. Giunti al cospetto del Papa
e prestato il consueto omaggio, Guglielmo Priore Cantua-
dense quinto tra gli oratori recitò la orazione, dopo la quale
furono presentate e lette al Pontefice le lettere e il man-
dato regio.
Francesco Bacone nella mirabile vita che scrisse d' En-
rico settimo, stringe cosi in breve il contenuto della ora-
zione profferita dal Sellyng : e A quel tempo anche mandò
e il re a papa Innocenzo un ambasciatore che gli annun-
e ziasse questo suo matrimonio, e ch'egli ora come un altro
« Enea aveva superato il mare dei suoi primi travagli ed
« era arrivato sicuramente al porto. E ringraziando Sua
« Santità per avere onorata la cerimonia nuziale colla pre-
e senza di un ambasciatore, offrivagli insieme la persona
e sua e le forze del Regno in ogni occasione per fargli
e servigio. L'ambasciatore dicendo al Papa la sua orazione
e in presenza dei cardinali, tanto magnificò il Re e la Re-
« gina, da saziar gli uditori. Ma poi tanto anche innalzò
« e deificò il Papa, che quinto egli aveva detto in lode
« del suo signore e della sua signora parve temperato e
« passabile. Però egli fu molto onoratamente accolto e te-
ff nuto in gran conto dal Papa, il quale sentendosi inerte
e e di niun profitto al mondo cristiano, fu contento a ma-
c raviglia in udire che tale un'eco suonava di lui nelle
(i) a Permiseram autem quod archiepiscopus Cusentinensis affinis
« SS. D. N. secundum Oratorem associaret, sed contradixit episcopus
« Àleriensis dicens id esse officium Assìstentium, propterea assistentes
« praecedere debere, et alios qui ob defectum assistentium venìssent,
a sequi, prout ec. et verum dicebat. Sic post Assistentes supradictos ha-
« buit prìmum locum archiepiscopus Cusentinensis. » Durch. loc . cit.
'Vn* amèasàata inglese a T^ma igi
« pani lontane » (i). Pubblicando Ìl testo della orazione
come ce lo hi lasciato l'abbozzo autografo del Sellyng, mi
t parso di doverne riassumere il contenuto con queste pa-
role del Verulamio, malgrado qualche inesattezza nella nar-
razione e una certa acerbità di giudizio. Oltre che Palco
intelletto e la fama immortale di lui accrescono peso al
suo dire, egli è, fino al Gairdner, il solo storico che abbia
toccato di questa ambasciata con molta e sicura conoscenza
dei documenti, onde le sue parole hanno autorità quasi
come dì lonte originale. Erra Bacone parlando di un solo
ambasciatore in luogo dei dieci che iLirono mandati da
Enrico, ed è nituralissimo errore perché di ciò fa menzione
unicamente Burcardo. Ma ciò che non sapeva Burcardo e più
preme alla storia vide bene Bacone, e seppe dirci lo scopo
vero e gli edetti dell'ambasceria. Enrico non aveva man-
dato a Roma ì suoi oratori per una cerimonia soltanto. I
tempi eran torbidi in Inghilterra e la pace ancor mal si-
cura. Le commosse ire di tanti anni non ben sedate eran
cagione di violenze private e pubbliche, ed i ribelli sparsi
pel regno numerosi e audaci, movevano frequenti tentativi
contro l'autoritl dì Enrico. Era necessario aver mano ferma,
e, quando allettarli era vano, toglier loro ogni via di scampo
o speranza d'asilo. Ma Ì luoghi sacri eran come fortezze
ai ne.nici del nuovo regno, i quali rifugiali in santuario
avevano schermo sicuro e non temevano le forze regie, anzi
affermavasi che dalle case sante ove erano ricoverati, taluni
uscissero di notte a nuovi delitti. Ciò cuoceva ad Enrico,
ma la temperata e savia natura sua non era tale da rove-
sciare per forza l'ostacolo. La fermezza insegna prudenza,
e non sarebbe stato buon tentativo pel Re, lo entrar vio-
lento nelle chiese a strascinar via dagli altari i ribelli ini-
micandosi a Roma il Papa e in Inghilterra ìl suo clero.
oche in questo caso l'autorità d'Innocenzo poteva essergli
nrtuna e gli venne saviamente in aiuto, Narra Bacone
(ij BucosE, Henry VII, edÌ2. cìt. pag. 67.
192 "O. ^Baliani
appresso alle parole che abbiamo rìEerito, come l'ambascia-,
tore ottenesse dii pontefice e una molto giusta e onorevole
e bolla che modificavi i privilegi di santuario i quali pun-
c gevano forte il re > (i). Non mi è noto né saprei affer-
mare se Bicone vedesse altri documenti oltre quelli di cai
qui si fa menzione, ma sembra a me ch'essi bastino soli a
farne certi sulle sue parole, e che veramente gli oratori d' En-
rico ebbero incarico d'impetrar di Innocenzo un limite al
diritto d'asilo. Innocenz3 diede la concessione tre mesi ap-
pena dopo l'ingresso degli Oratori inglesi a Roma, e l'ori-
ginale della bolla è conservato nello stesso manoscritto
miscellaneo che contiene l'abbozzo della orazione del Sel-
lyng. Questa vicinanza singolare degli originali di questi
due documenti, mi par che mostri essere indubbiamente
relazione tra loro, e gli Oratori d'Enrico aver trattato per
ottenere dal Papa la bolla. Né ciò basta. Un altro docu-;
mento offre intorno a questo argomento la testimonianza
indiretta dello stesso Pontefice. Innocenzo nelle Bolle pre-
cede;iti delle quali abbiamo parlato, lanciando scomunics^
a chiunque (2) osasse macchinar contro la sovranità di
Enrico, ne aveva riservata alla sede apostolica l'assolu-
zione. Il Re alieno da soverchi rigori, era desideroso di
avere in mano il diritto d'assolvere i suoi nemici per at-
tirarli a sé blandamente quando era possibile. Perciò chiese
ed ottenne la bolla Clementia lapsis per la quale al fa-
moso Merton arcivescovo Cantuariense e gran Cancelliere
del Regno, era commessa la cura di assolvere quei ribelli
che pentiti giurassero di volere serbar fede ad Enrico. Q.ue-
(i) tt He obtained also of the Pope a very just and honourable Bull
a qualifying the privileges of sanctuary wherewith the King had been
a extremely galled. » Bacone, Ioc. cit. La bolla è pubblicata in Wilkins
Concilia Magnae Britanniae et Hìber dae, HI, 621. È data da Roma
il 6 agosto 1487, comincia colle parole: u Romcmum decet Pontificem
e modera notevolmente il diritto d'asilo.
(2) tt Etiamsi ducali aut maiori dignitate praefulgeret. Bolla Cle-
mentia lapsis, ap. Ryker, Foedera, XI1| 324.
•asciata inglese a Roma
igj
I bolla fa data il 6 agosto 14S7 a un tempo coli' altra, cosi
me per l'argomento, della quale parla Bacone, e fu tra-
tritta accanto a questa nel prezioso Registro del Cardinal
IDrton che si conserva manoscritto nella biblioteca arci-
icovile di Lambeth. Ora in essa bolla si contengono due
i molto notevoli perciié in una di esse dice il Pcniefìce:
t^l'cuf pre/atus Rex nobis nuper exponifecìt, •> e nell'altra :
mpro parie eiusdem Rsgis nobis fuit httmililer supplicatus, ■
lljDestc frasi a me sembrano vincere ogni dubbiezza intorno
ttllo scrjpo dell'ambasceria. Del sicuro nessuno poteva aver
pure allora esposte le ragioni e i desideri del Re, fuorché
gli Oratori inviati da lui, e di ciò la certezza s'aumenti
pensando che gli ordinari procuratori, lo Sherwood, lo
Spaldyng e, con'io credo, il Dunmowe erano anch'essi tra
i dieci Oratori d'Enrico,
La durata della costoro dimora in Roma non può af-
fermarsi con sicurezza. Un privilegio concesso dal Papa al
Priore di Canterbury pel suo monasiero (i), induce a cre-
dere ch'eisi verso la metà del giugno non fossero ancora
partiti, e, per le cose discorse par più che probabile aver
essi aspettato dì tornare in patria recando la bolla che mo-
derava i diritti di santuario. Per fermo, erano in Roma
quando Ercole d'Este vi giunse (22 maggio 1437), e Del-
l'andarlo a incontrare fuori Porta del Popolo di;putarono
la precedenza agli oratori spagnuoli, talché ne nacque un
episodio assai singolare narrato cosi dal Burcardo : « li mar-
[tK*»"*'
(1) È un rMcrìiio papale relativo alla difeia del Monaitero di Chritt
da: ■ Supplicans humiliter S. V. devoti illius oralorea
■ Willielmu» Selyng modernus prior, ad S. V. per deuolissimura eiusdem
■ et sancic Romane ecclesie Slium Kenricum sepiimum Anglie Rcgcm
■ Ulustrem, prò prestanda 5. V. et aedi apostoUce debita obedientia
■ oraior dcslinaius. el capìiulum ecclesie cantuariensis. n L-a domanda
k di mano dtl Sellyng. e in calce ad essa si leggono le parole aulografe
di papa Innocenzo: Fial I. . . Dalum Rome apud sanctum petrum. Pridie
Idut Junii, Anna Tercio. Questa documento inedito non mollo ìmpor-
:onservB nella Biblioteca della cattedrale di Canterbury.
Àrchirio della SocUlà romana di Storia pilHa. Val. tll. 1.1
194 '^- V^t^am
tedi 22 maggio Terso le Tentan ore, il predetto illustrìs-
simo Duca eatrò per Poate Molle e la Porta di Sana
Miria del Popolo. Gli andarono incontro per mezzo mi-
glio di là dal ponte, il Senatore coi conservatori e tutti
gli altri ufficiali e cinadini romani Tra 1 ponte e
la porta predetta, il Djca fu ricevuto secondo l'usanza,
dalle famiglie dei Cardinali e dagli oratori dei Re d'In-
ghilterra, Spagna, Napoli, Ungneria, Scozia e Boemia,
e degli altri Principati, che allora trovavansi in Roma,
e d'essi alcuni in latino altri in volgare fecero l'omaggio
loro. A ciascuno rispose italianamente il Duca con q jcste
parole: Gran mercé a Monsignor mio Reverendissimo,
E perché era grande contesa tra i vescovi Herefordiense,
Dunelmense e Lismorense da un lato, e il Protonotario
di Medina dall'altro intorno alla precedenza, la Santità
di Nostro Signore mandò che oggi pel ricevimento del
Duca venissero i vescovi e non il Protonotario, ne' ve-
spri poi venisse il Protonotario e non i vescovi ; il dì
dell'Ascensione i vescovi e non il Protonotario, e così di
segjìto veaendo l'uno rimanesse l'altro fuori della Cap-
pella. Di che i predetti vescovi cogli altri colleghi loro
accolsero com'era costume il Duca. Appresso ai quali il
conte di Tondilia e il Protonotario di Medina predetto
sopravvennero con oltre cento fanti armati a ricevere il
Duca nel nome regio, alla qual vista i vescovi per evitare
uno scandalo tornarono indietro » (i).
Con questo episodio han termine le notizie che ho po-
tuto trovare intorno a questa ambasceria inviata a Roma da-
Enrico VII (2). Le quali se in queste pagine si sono scostata
(i) BuRCHARD. Diar. pag. 90. Il Muratori dice che il duca fu incon-
trato a . . . dagli ambasciadori della Lega, dei re di Scozia, di Polonia,
a di Boemia, d'Ungheria, d* Inghilterra, di Spagna e di Francia (con
a quest'ordine annoverati nelle lettere scritte da lui alla Duchessa). »
Antichità Estensi II, 253. Se l'ordine seguito nella lettera del Duca non
è casuale, potrebbe indicare che veramente la precedenza era degli Inglesi.
(2) Nei Writs under the priory seal {Michaelmas Terni i486) tra
le varie spese è notato: a To William prior of Christ Church, Con-
"Vr^ ambasciata inglese a *Rpma igS
1 storia locale dì Roma alquanta più che non comporte-
ibbe la natura de! nostro Archivio, io spero che ciò mi sarà
fardonaio da chi pensi la storia nostra così essere intrec-
iata con quella degli altri paesi, che di necessità bisogna
\ tacerne molti episodi o allargarsi nella narrazione oltre
k cinta delle nostre mura. Delle relazioni frequenti che En-
I ebbe con Roma negli anni posteriori del suo regno
I accade parlare in questo luogo, perché damandereb-
\ più lungo e vasto discorso e a&sal divergo da que-
b (i). Certo io stimerei gran ventura se questo scritto pre-
pte invitasse alcuno a studiare quali iiitluenze avesse in
ghilierra la civihà italiana durante il regno d'Enrico set-
, e quali inaspettati germi se ne fecondassero. E più
nbbe desiderabile uno studio lungo e completo delle rela-
mi tra Inghilterra e Roma per tutto il medio evo lino alla
nforma. La Provvidenza assegnando facoltà e attitudini
rie ai popoli, allarga diversamente la cerchia dei loro
stini e della loro storia. Per ciò è necessità a noi più che
a tutti andar cercando fuori molti fili dei quali s'intesse
lo stame della nostra vita passala, a quel modo che, ce io
concedano i dotti stranieri i quali hanno scritto di Roma,
t necessità ricordar sempre come la storia del pensiero me-
dievale tutta s'incentri nella città eterna.
^^_ Ugo Balzanu
• terbury, far hit expenses to Rome iili li. ■ e più salto si legge un
mandalo agli ufficiali dello Scacchiere che levino sui collettori ài certa
decima una laglia di cento marchi per darla t Tommaso vescovo di
Hereford ■ by uray ofrevard ton/ards bis cliarge, cast and expenses in
m going on Olir ambassiat lo our koly fadre the pope for ccrtaine ma-
• tieri eoncerning the wele of us and of our roy." ». Campbeu., op.
I. n. 85.
[ {li Solo mi prendo licenza di pubblicare senza commenti un docu-
(nto relativo ad un parente d'Innocenzo Vili, parendomi che posa*
■ certi importanza per la Moria particolare della famiglia Cjrbo.
196 V. "Baliani
DOCUMENTI
I
Abbozzo della Orazione recitata da Guglielmo
Sellyng ad Innocenzo Vili. An. 1487.
Il documento che qui si pubblica , contiene V abbozzo
della orazione recitata al pontefice Innocenzo Vili da Gu-
glielmo Sellyng priore di Christ Church a Canterbury. Di
tale orazione si è parlato nelle pagine che precedono, e
parmi che giovi confrontare questo documento colle parole
che ho riferite di Francesco Bacone risalendo così alla loro
fonte. Lo Spedding il quale pubblicò l'ultima e la migliore
edizione delle opere complete del Verulamio, annotando la
Vita d'Enrico settimo atferma con verità ma senza sover-
chio dimostrare, che Bacone nel comporre quel libro attinse
a fonti più recondite delle comuni. E ciò è vero, ma se lo
Spedding invece di contentarsi a citare questa orazione, avesse
stimato opportuno il decifrarla, forse avrebbe trovato in essa
una prova desiderabile e chiara di quanto asserisce. Anche
mi sembra che questo documento, pur così monco e mal-
grado la prona servilità che lo informa, aiuti molto a ve-
dere come l'opera d'Innocenzo a prò d'Enrico fosse stata
pronta ed efficace, la quale cosa pare essersi mostrata poco
alla mente di Bacone. Ma tutto ciò ho già tentato di far
chiaro come sapevo, e non serve tenerne discorso piti oltre.
Il codice Cottoniano Cleopatra E. III. da cui traggo que-
sto documento, è il terzo volume di una raccolta di docu-
menti in gran parte originali che si riferiscono alla storia
Vn' ambasciata inglese a T(pma 197
della Chiesa Inglese fino al regno di Giacomo II. Tutti
questi documenti sono minutamente indicati e descritti nel
catalogo dei manoscritti Cottoniani (i). U abbozzo autografo
dell'orazione del Seliyng comincia al foglio i23 del volume,
ed è indicato nel catalogo colle parole che l'autore stesso
premise al suo scritto: « Capita orationis legati R. Henrici
ad Papam post matrimonium cum Elisabetha filia Ed'
wardi IV. i486 > (2). La natura del documento esclude
da sé ogni dubbio sulla autografia di esso, la quale del
resto è affermata dal signor Sheppard pratico per lungo uso
della scrittura del Seliyng (3), ed è patente a chi ha potuto
paragonar l'orazione cogli altri autografi che si conservano
nella Biblioteca della Cattedrale di Canterbury. Inoltre
tutto ciò è confermato dalla certezza che il Seliyng è l'au-
tore di questo scritto, e da queste parole che si leggono in
esso : « et quandam orationem quam ego W. Sely com-
posui Oxonie sub Stephano .... » (4). Precedono nel codice
alla orazione altri due abbozzi di mano del Seliyng, dei quali
il primo contiene una : « Oratiuncula ordinata ut diceretur
in convocatione cleri ^ die ig aprilis 148 3, prò Edipardo F,
non tamen est dieta hoc tempore », e il secondo: « Prò'
positiones in convocatione cleri circa tempora Ricardi III
vel Henrici VII, documenti entrambi, da quanto io so giu-
dicare, di pochissima importanza storica e per noi di nes*
suna. Immediatamente dopo l'orazione al Papa, segue nel
codice la bolla originale d'Innocenzo, Romahum decet Fon-
tificemy destinata come s'è detto a moderare il diritto d'asilo
nelle chiese d'Inghilterra.
Il documento è tutto inedito salvo tre 0 quattro linee
(i) ^ catalogue of the Manuscripts in the Cottonian Litrary de*
posited in the British Museum. Londra, 1802.
(2) Questa data par che si riferisca al matrimonio. L'orazione es-
sendo stata recitata nel maggio 1487, non è probabile che fosse abboz-
zata tanto tempo innanzi.
(3) Sheppard, Chr, Church Letters, p. XLIL
(4) Vedasi a pag. 202 nota (i).
198 V. "Balcani
date in luce dal signor Gairdner (i). Nel pubblicare questo
documento io mi son tenuto fedele al testo, cercando con di-
ligenza di decifrare la cattiva scrittura del Sellyng resa peg-
giore dalle continue cancellature. Le frequenti interpunzioni
che si vedranno qui sotto, sono poste a segnare le lacune
talora di linee, talora d'intere pagine lasciate bianche, le
quali staccano un dall'altro i passi di questo abbozzo di
componimento oratorio. Trattandosi poi di un documento
non molto antico e d'importanza secondaria, io mi son
presa licenza di omettere qua e là alcune parole, scritte e
poi non cancellate dal Sellyng, le quali non avendo valore
o significato nessuno, parevami che sarebbero per riuscire
d'ingombro nel testo. Spero che non sia troppo grave li-
cenza, e intanto confido che da parecchie frasi lasciate ve-
drà il lettore quanto io sia stato parco in queste omissioni.
Capita orationìs Legati Regis Henrici VII ad Pa-
pam post matrimonium cum Elizabetha filia
Edwardi IV. i486.
Cum animaduertOy beatissime maxime pontif ex y me apud
inclitos pedes sanctitatis tue constitutum, que sanctitas tuas
inter mortales dei omnipotentis vicem gerit, coram hoc sa-
cratissimo senatu ad q\iem illustrissima tocius mundi sidera
atque omni doctrina et sanctitate lectissimi conuenerunt, non
iniuria equidem in tanta rei magnitudine subsistens, unde
inicium orationis sumam ? Quibus verbis te vnicum christia-
norum principem^ te regem regum, atque in terris te quasi
alter deum adorem, non facile constituere possum.
Hec enim tanti muniminis presentiay hic tam celsus au-
dientium cetuSy eruditissimum quoddam elegansque dicendi
genus expauit, cum me et ingenio et eloquentia longe zm^
(i) Gairdner, Letters, I. 421.
"Vn^ ambasciata inglese a T(gma 199
parem esse cognosco. Quote tacendum existimarem ne tanta
prouincia aggrederer: in qua ipsius etiam ciceronis, demosthe-
nis uel hortensij robur exsuaderet, nisi admirabilis tue sancti-
tatis clementia collapsas ingenti vires et succumbentes hu-
meros subleuarent, que cum omnibus ad se integra mente
conuersis incredibili benignitate patere non desinata michi
quoque (ut confido) consuete mansuetudinis aditum non pre-
cludet.
Te namque, beatissime pater y non sine ratione beatissimum
appellamus, quum admiranda probitate omniumque virtutum
merita, incorrupta vite integritas ad hanc eminen-
tissimam sedem iure optimo extulerunt Quis enim dignius
in ea potuit collocar i quam ille quem a primis annis celestem
in terris vitam semper e gisse constai? Qui prò Christiana
religione per innumeros casuSy per varia itinera, per di"
uersas mundi prouinciaSj omnem etatem in maximis labo*
ribus, in omni rerum difficultate contriuit. In cuius pectore
omnes liberales artes, omnes scientie, et prestantissima in
primis sacrarum litterarum doctrina, patrios, ut ita dixerim,
penates sibi a tenera eius etate consecrarunt
Qua in rCy et si timor in presens mee mentis et animi
lumen contexerint tenebrisi cum tamen animaduerto, beate
maxime pontifex, sanctitatts tue patemitatem suauius longe
genitore carnali y paterno fauore suscipere singula que a suis
Jiliis aliquando in luce prodierunt, fretus hacpietate (i) tua,
et humilitate ac benignitate omnium horum Reverendissimo-
rum dominorum, omniumque astantium, perorando et nostre
nunc legationis causam breviter sic expediam.
Christianissimus et inuictissimus rex noster^ rex inquam
Anglie et /rancie, princeps Wallie(2) et dominus hibernie, ab
inf ancia usque in hanc suam virilem etatem, quassatus flucti-
bus, multumque laboribus agitatus, veluti alter eneas, exposi-
(i) Nel testo, sopra la parola pietate, si legge l'aggiunta interlineare:
vsitatissima , consuetissima.
(2) Le parole princeps Wallie sono cancellate nel testo.
200 V. 'Ballami
\ .
l
*
I
tusout fififiiHifrif pcricuits d'wiuf mwt £Immi cjcìomwi i
vid^iicd ii^ihidfchn fere tìao&orum^ fjìttMr <^'frffi} annii
Cium et ultra opòuomem homumtm^ m tam hremi ^adc
jfl et faustissimo rei beUice euentu^ {tpvirmtissimMm et pota
mum britannie regemij vbi dbi et suis hereJibus cptùguit i
suum regnuwiy piausu et singuhrum roto, sumumoqu
triumpho eiectus^ vnctus et coronatus^ regium sceptrun
perauity regni gubemacula sucepit (i\ Atque utommium
rum ciuilium suspicio in posterum cessaret^ factìonesf
nium ma'orum Jrangerentwr^ et utpopulus varius et iun
I q diete uiueret^ utque duplex successionis ad regnum tituh
que inter se conflictans et decertsns genus in unum tanù
duceretur genus^ rogatus ab uniuersis patribus regn
strissimam^ pudicissimamque et probissimam dominam
bet Edoardi 4. regis nuperrime Anglie progenitaan^ in
I gem ducere non est dedignatus^ quamquam fune cum
I aliquo rege uel principe^ maximam cum coniuge doten
\ amicitiam sibi et suo regno comparare potuissety ut ceri
t saius patrie y bellorum ciuilium extinctory virtutis spi
I et morum exemplum cunctìs princ^ibus viàeatur, Huiu
t forma pudicitLjqie tanta esty vt ncque lucretia ncque
ipsa vel speciosior ve/ casta magis fuerat vnquam.
deinde est et virtus oc morum elegantiay ut. certe nutu q
diuinOy ab ipsa sua natiuitate ad hec usq le tempora, sibi e
et regni reseruata esse viJeatur.
Possumus eqtidem omnes attestare '2), Regem at»^
ginam huiusmodi nobis esse, ut nullus or bis prmcipa
in laide nobis (3 aut nos saltem superare ualeat^ et hec
Ìnumine tuoque opituLmte suffragio^ sanctissime pater^j
non JubitoinuSy vna cum Consilio et auxUio huius sane
cetus * qui optatu m legatum , veluli alter um raphaelem an
j v*^ '^ uur^!:>c^: £*f ea tempestjtte jduener^t qua ttniversam
* ^'isX»**! s*As •\iv* it Sf^vUutt^m re* e r^actjm, quam feUcissime li
'On' ambasciata inglese a Tìpma 201
t et dei nuncium, ad eorum nupcias cekbrandas gratis-
• misil. Insuper et eo tempore quo aliquorum
tttdutentissiinis machinationibus in tanto dei/ormi principe
> maximoque periculo laborasse videbatur, a vobis ac-
fimus gratìssimas bulas dispensaciotium et omnium. . . .
ì quibus etsi non quas debemus, quas possumus tamen ha-
t gratias
(O-
j hanc sacratissimam sedem catìioticam , caput nostre et
Wtinam Christiane relìgionis, leque patrein in cathedra pctri
Ktem, cum sacro Itoc cetu dominorum cardinalium vene-
, colere et obedire tenemur, qua qui libi resistit ordina-
li dei resistil, et voce prophetica de tua sanctitate omnes. . , .
ritate: « adorabunt eum omnes reges terre, omnesque gcn-
t seruient ei. n
Non libentius Theodosiiis, non Constantinus, aul alii aliqui
\cipes hoc nostro strenuissimo rege colla subicierunt , qui et
tuie de tam sublimi solio, de tam tuoque excellenti mu-
ire, promptissime recognoscit se non debere efferri, non tu-
Uscere, non superbire, sed quod sibi datum est solo diuino
mumre et tua abundanti gratta, et ad introitum et ad con-
seruatiomm
ÉEt quanto malori est honore sublimatus , tanto se fatetur
milius gerere, subicere collum religioni, interesse diuinls
O^ciis. Nain cui diuinus cultus est cordi, reliqua facile fa-
mulantur. linde et scriptura dicil: « primiim queriie regnum
dei et post hec omnia adikientur uobis. »
Romani quantumvls gentiles erant, omnia tamen post re-
tigionem duxerunt
In quibus etiam sacre maiestatis decus conspici uoluerunt,
nec dubitauerunl sacris imperia seruire
(0 A margine: Et ne ingrati et tanti a nobis impensi tenefilii im~
tmores atiquanda videamur.
202 V. ballarli
Ita se humanarum rerum futura regimen existimantiay si
diuine potertele bene oc constanter fuissent famulata{i). .
Quid itaque christianos dei noticiam habentes facere de-
bebuntf continue serenissimus rex noster meditata et sepius
secum familiaribus ait: « Cauebo ne mihi religionem putem
esse subiectaniy quamvis magni principis nomine gaudeam. »
« Non dominus sed filius ecclesie^ sacerdotisque imperio
in hiis que dei sunt subiectus sum. » (Theodosius Caesar etc
ut folio precedenti).
Tu inquam, dignissime, militantis ecclesie es caput, que non
sine ratione ad triumphantis exemplar dicitur ordinata, Nam
ut in illa unus deus creator omnium sceptrum tenet, ita et
in hoc tibi vni tantum dei vicario y tocius orbis imperium de-
legatum esse constai . Vt enim sancta fatetur ecclesia , con-
stituit dominus pontificem super gentes et regna ^ vt evelletj
dissipet etplantet.
Quamquam igitur non ignorem complures hoc in dubium
reuocare : disserentes solum spiritualium curam summo pon-
tifici datam esse, terrestre autem imperium Romano datum
imperio affirmantes. Quid aliud credendum est christum si^
gnificare voluisse, dum ad se petrum solum supra, . . .
vocauit, dum ei supremam ligandi atque soluendi facultatem,
concessiti dum sibi carissime gregis curam demandauit, vnum,
certe principe m in terris constituere voluit, qui summi dei
vice acpotestate inter homines funger etur, atque una vera sa-
pientia, vera fideSy ad reliquum genus humanum perveni-
ret(2). Consistit autem in hoc vno Christiane fidei sacramene
tum, cui scilicet dominus dixit: « Ego autem rogauipro te vt
non defkiat fides tua, et tu aliquando conversus confirma fra--
tres tuos. » Tuam igitur sanctitatem tamquam domini nostri
(i) Nota prò historiis si hic placet addendis, tabulam Valeri! maximi
de dìctis et factis et quandam orationem quam ego W.
Sel(Iyng) composui oxonie sub stephano
(2) A margine: Vide orationem compositam ante exilium, et aliam ora-
tionem in reditu, et orationem pape pii cantra turcum.
tìn' ambasciata inglese a %oma 2o3
■■euiR tenentem in terris, ac magistrum et ducerti vnìversalis
^Ktclesie recognoscimus omnes.
^^f Te certuni et indubitattim beati petri successorem,
Te pastorem dominici gregis,
Te denique clavigerum regni celestis profitetur, et suo no-
stroque omnium nomine profitemur.
Quo jìl, beatissime pater, ut mihi quidem letissimam om-
nium hodiernam diem iUuxisse sentio, in qua diuinìtus datum
^ejf, et tantum et tam prcstans numen inlueri, colere, et saltem
^^^Uegra mente ac vera fide venerari (i)
■ ;:;;;::::::::;::::::
^^1 Cum enim Sanclitatem Tuam inter hos felicisstmos et
^KgUstibus persimiles astancium ordines, principes populorum
^^fibi conversos, quasi cum dco ab (2) in hac sublimi sede
apostolica coUocatam suspìcio, nihil aliud profeclo quam su-
pernam ìltam in terris maieslatem videor admirari . . .
RVos sedi iusti iudices, vos vera mundi lumina.
Progenitores etiam illustrissimi filli tui serenissimi regis
anglie et /rancie, hibernie et Watlie qui prejuerunt, buius
diuinissime sedis precipui semper amaCores et cultores fue-
runt
»Testis est
£orundem progenitorum suorum vestigiis herendo, aut
prò suis viribus praeundo. Te eterne vilae clavigerum summa
(quoad vixerìt) reverentia prosequetur
tCumque omnes homines deo referre gralias deheant, se-
lissimus itle rex nosler se maxime regraciari et seruìre
tre profitetur, cuius munere factum est vt nunc tam po-
li) A mirgine: quamquam etate .. .et per tam acerrima, et per tot
I et cacun
il) intubile Del II
204 "V. ^aliani
tentìssimus et opulentissimus rex sii. Fatetur enim htscru^
tabili dei iudicio se in tam sublimi solio collocatum^ seque tua
singulari et admiranda prudentia in eodem confirmatum exi-
stimai (i), dum primo tue apostolice sedis legatum veluti an-
gelum dei et pacis nuncium
deinc ipsis a te missis apostolicis despensacionibus , . . .
Atque eo tempore quo aliquorumfraudulentissimis machi"
nationibus regnum anglie cum ipso deiformi principe nostro
incauto maximoque periculo laborasse videbatur ....
De commendatione regine anglie
quomodo duo rosarum gratia, rubre namque et albe, . .
i.*" Theodosius Cesar quamvis potentissimus esset et ro»
manum gubernaret imperium. Ambrosio tamen mediolanen"
sis ecclesie presulatum tenenti^ colla subiecity imperatam sibi
ab ipso ambrosio penitentiam humiliter peregit.
2.*" Costantinus etiam maximam sacerdotio reverentiam
prebuity nec iudicium super episcopos in concilio nicenoferre
voluity affirmans deus ab hominibus non esse iudicandus , .
Eorundem christianissimorum principum vestigiis herendoy
sacerdotum summa reuerentia se prose qui, noster strenuis-
simus invictissimus rex aliquando non postponet
Ad quod et natura et ipse deus omnipotens gressus eius
ab ineunte etate direxit
Ad quod omnes conatus, omnia desideria, omnes cogita-
tiones animi eius semper prospexerunt, et annuente omni-
potenti deo semper prospiciet
Ergo tandem seipsum dominia et regna que sibi nunc
iure debentur, tue clementie, tue fideiy tueque protectioni
(i) Sopra la parola existimat si legge: asseverai.
Ihf ambasciata inglese a 'Bptna 2o5
commendai, prò cuius tue sanctìtatis felicissimo statu, nihil
unquam arduum, nullum periculi, nullum laboris aut dif-
JKultatis genus rectisabit.
Itaque pater beatissime hec mea dieta que ex vero et stm-
plici animo prolapsa sunt, prò tua singulari humilitate atque
ciementia equo animo patiare, et me, si mereor, al/quando do-
minationi tue vna cum hìs singuUs tue beatitudtnis deditis-
sìmis, post serenissimum et christianissìmum regem nostrum
commendatum fiabe. Dixi,
Nondum visam, nondum benemerilam nobilem progeniem
tuam, Deo credito latente in hutnano corpore, dilexi, diligo,
diligamque semper dum spiritus lios regit artus.
Hinc igitur nedum alUcior et impellor, sed ad te luosque
omnes diligendos infiammar et accendor, propterea haud pre-
cibus opus esse intelligas. Tuus, o mi pater quod optas explo-
rare labor, mihi iussa capessere fas est. Neque enim graves
tabores amantum sunt. Soror semper amoris dulcedo. Accipe
igitur non tantiìlam rem sed animi in te nostri magnitudi-
nem. Habes fortassc et copia rerum, et scientia, et digmtate,
oc potentia, amicos plurimos longe me prestanciores, sed fide
et affectu neminem
IO mihi tam longe maneat pars ultima vilae
Spiritus et quantum sai erit dicere facta
Nec. . . existimo tue beatitudini et huic sacratissimo ce-
«i(i) gralias
Ita se sentit et regnum suum obnoxium tue beatitudini,
et obligjtissimum se liuic sacratissimo senalui potissimum prò
bullis dispensationum, indulgenliarum et, ubi opus erit, terri-
L bilissimarum excomunicationum omnes et omnium sing . .
(i) Sopra la parola «fui e aggiunto: senalui, concioni.
2o6 V. ^aliarti
Et ne vestram diucius expectacionem quippe est
fixa nostri invictissimi principis mens atque sententia^ vt
omne suum studium, diiigentiam, qfficium, operam, ad am-
plitudinem vestram non modo conservandam , verum etìam
ad augendam perpetuo transferaty qua quidem in causa vni-
versas urbes suas, populosy exercitum, liberos omneSy fra-
treSy ceteraque sui imperii ornamenta , ac suum postremo
corpus et animum , quibus nichil habet prestancius et cariuSy
libens offert, atque pienissime pollicetur dux.
Vn' ambasciata inglese a l^ma 207
II
Giovanni Shervood vescovo di Durham, Giovanni
Dunmowe ed Ugo Spaldyng sono nominati Pro-
curatori d'Enrico settimo alla Corte di Roma.
' An. i486. (Public Record Office S. B. n." 178).
XXVIII die februari, Anno regni Henrici septi-
1 mi primo, tsta liberata sunt Domino Can-
cellano Anglie apud Westmonasterium.
Venerabili in chrisio patri I. Dune Imensi Episcopo, loharmi
Dunmowe Legum Doctori, et Magistro Hugoni Spalding
salute m.
Sciatis quod nos de discreclonibus , fidelitatibus et indu-
itriis vestris plenam in domino fidiiciam habentes, ad prose-
quendiim in romana curia, prò nobis et nomine nostro, pro-
moclones quorumcumque clericorum nostrorum ad ecclesias
calhedra'.es prò tempore vacaturas, pernos recommendatorum
ad easdem , necnon ad gerenda , exercenda et expedienda alia
negocia nostra quecumque apud sedem apostoltcam, nos et
regnum nostrum Anglie quomodoUbet tangentia, cum palesiate
producendi quascumque probationes requisitas in hoc casu, et
de avisamento magni consilii nostri, uos et quemlibet uestrum
coniunctim et diuisim, nostros veros, legitimos et indubitatos
actores,/actores, negotiorum gestores et nuncios speciales con-
stituimtis, preficimus et presentes cum emolumentis et sa-
lario eidem offitio consueto, iniungentes et firmiler mandantes
quibuscumgiie Ugeis nostris apud sedem eandem prò tempore
existentibus, cuiuscumque status, gradus seu condicionis exi-
stani, quatenus vobis in execuiione premissorum cum suissanis
tiiliis, auxiliis et/auoribus obediant et intendant prout decet.
) cuius etc.
2^>8 V. "Balli
IO
Lettera di fraternità conceduta dal Monastero Can-
tuariense di Christ Church a Pietro dei Millini
cittadino romano. Aa 1469. [Biblioteca di Christ
Church a Canterbury. Reg. R]
Littcra fratemitatis Petro de Melinis avi ramano am*
cessa ut patet.
Vniversis Christi fidelibus ad quos presentes Utterae per-
vancrint, lohannes permissione divina Prior Ecclesiae Christi
(lantuariensis , eteiusdem locicapitulumy cum orationum suf-
fragio salutari omni, incrementa virtutum. Qiiamvis ex ca-
ritatis debito omnibus teneamur, iliis tamen precipue cbligor
mur quorum erga nos dilectionem et benevolenciam claris-
simis eorum in nos beneficiis experti sumus. Igitur atten"
di*fit(*s sinccram dilectionem et eximia caritatis beneficia, que
i'ivii»/'ii/»/7/.v vir dominiis Petrus de Melinis ciuis Romanus
Vtu\t)\ìtri nnstro Willclmo Sellynge sacre theologie profes-
SiUi\ t'um /v*()mi' pcrcgrinarciury exibuit, cupientesque illipro
(ìnt,ì iMr//,i/f rcfcrrc gratiam^ et prò nostra possibilitate spi-
rìtuMiti'r saiisf\wcrc, in christi misericordia eiusdemque bea*
ti\sn9h* 9futri\ ì'irginis Mariae, Sancii Thomae martyris gUy-
rìosi, sVh'rorumquc nostre Cantuariensis Ecclesie patrono-
rum MI r/Y/.v hufuìlitcr confidcnteSj dictum dominum Petrum
%hi pk*mn% perpetue nostre fratemitatis consortium admitti-
mus, prout om*t:um *k' singularium pictatis operum^ que vel
•I »#«^;a'. vel «I quibuscumquc successoribus nostris futuriSy
i\vktuM ie*ìsis t\\\es:etuerÌ¥U. in pcrpetuum eum participem
ewe »N»;.,Mi,,v et e\^'teeJr*t:ds per pres.^ntes. In cuius rei te-
A/v'»i.»»*;j,Mi A.ji^i;;»! ••! 'ìyK^f^u^n comune est appensum. Data in
•A^»M,» HAv^M %M^;\,';,.ar;\ tertid dk mcnsis octobrisy anno do-
»HJMi MiiMV.v4*«h^ y>i«i«fr:\4Er<i«Vj^Vfto sexagesimo nono.
Diritto di cittadinanza conceduto dal Re d'Inghilterra
a Giovanni Battista di Gerardo da Genova nipote
del papa Innocenzo VIU. An. 1490(1). [Public.
Record Office. P. S. n.» 8J.
Omnibus ad quos etc. salutem. Sciatis quod de gratia nostra
spieiati coicessimus prò nobis et heredìbus nostris, quantum
in nobis est, lohinni Baptiste fili Gerardi vn^rsus maris la-
nuensis, satclissimì in christo patris et domini nostri domini
Innocenlij diuina prouid:ntÌa pape octaut nepoti, quod ipse
de celerò ad totam vitam suam sit indigena et Ugeus meus,
et quod ipse in omnibus tractetur,reputetur, habeatur, leneatur
et gubernelur tanqiam fidelis Ugeus noster infra regnum
nostrum Anglie onundus, et non aliter nec alio modo, ha
quod idem Johannes Biptista omnimodi actiones reales, per-
sonales et mixtas, in omnibus curie locis et iurisdictionibus
nostris, Itinere et exercere, eisque ga-idere, ac cas in eisdem
pittare et plilari, respondere i-t responden, dejendere et de-
Jendi possit in omnibus et per omnia, sicut fideles ligei no-
stri m diclo Regno nostro Anglie oriundi. Et vlterius quod
dictus lokannes Bjptìsta, quecumque beneficia, etiam si in ca-
Ihedralibus ecclesUs dignitates maìores post pontificaies, aut
in coUegiatis ecclesUs prìncipales, aut canonicatus et prebende,
seu parodiiales ecclesie, aut earum perpetue vicarie fuerint,
si ad ea eligatur vel presentatus fuerit , acceptare, recipere
et in eisdem canonice institui, ac possessionem corporalem
trundem prosequi et ossequi, ac ea quecumque, quolcumque
i (i) L'aono ti ricava dal rotolo che contiene il documento.
mArthivio iella Società romuna di Storia patria. Voi, II[,
2 IO V. ^Ballarti
et quaiiacumque fuerint, quoad vixerit retinere possìt et va-
leaty et ea quociens sibi placuerit dimittere, et in loco dimissi
pel dimissorum aliquid vel alia simile vel dissimile^ similia
vel dissimiliaj acceptare et recipere possit, in omnibus et per
omnia sicut fideles ligei nostri in dicto regno nostro oriundi ,
et vt prefertur quoad uixerit retinere. Et insuper quod di-
ctus Johannes Baptista terraSj tenimenta, reddituSy reuersiones
et possessiones quecumquey infra dictum regnum nostrum
Anglie et alia dominia nostra^ perquirere, capere, recipere^
habere et possidere^ ac eis vti et gaudere, et ea dare^ vendere
et alienare ac legare cuicumque persone siue quibuscumque
personis sibi placuerit, licite et impune debeat, possit et va-
leat ai libitum suum, adeo libere, quiete, integre et pacifice^
sicut debeat, possit et valeat aliq lis ligeorum nostrorum infra
dictum regnum nostrum Anglie oriundus. Et quod dictus
lohannes Baptista, de celerò in futurum , colore seu vigore
alicuius statuti, òrdinationis seu concessionis facte autfaciendi,
non arte tur, teneatur seu compelle tur ad soluendum, dandum,
faciendum vel supportandum nobis vel alicui heredum nostro-
rum, seu cuicumque alio, predictis beneficiis, aut occasione eo-
rundem, aliqua alia custumas, subsidia, taxas, tailagia seu alia
omnia quecumque prò beneficiis, terris seu tenimentis seu per-
sonissuis propriis, soluunt, dant,faciunt vel supportant, aut sol-
nere, dare,facere vel supportare communiter consueuerint, et
teneantur. Sed quod prefatus lohannes Baptista, quoad dieta
beneficia, terras, tenimenta et personam suam habere et pos-
sidere valeat, habeat, et possideat, omnes et omnimodi alias
libertates, franchesias et priuilegia quecumqie, ac eis vti et
gaudere possit infra dictum regnum nostrum et iurisdictiones
nostras, adeo piene, integre, libere, quiete et pacifice, sicut
celeri fideles ligei nostri infra regnum nostrum anglie oriundi
habere, possidere, vti et gaudere debeant, absque perturba-
tione, molestatinne, inquietatione, impetitiohe, impedimento,
vexatione, calumpnia seu grauamine quocumque nostri vel
heredum nostrorum, lusticiariorum, Escatorum, Vicecomi-
tum, aut aliorum Officiariorum seu Ministrorum nostrorum,
Vn^ ambasciata inglese a T(pma 2 1 1
vel heredum nostrorum quorumcumque , alìquibus statutis,
ordinationibus^ actibuSy prouisionibus seu proclamationibus in
contrarium ante hec tempora factiSy edìtis, ordinatisi prouisis
seu proclamatisi aut eo quod dictus Johannes Baptist a in dieta
regno nostro Angliefuit vel nonfuit oriunduSj aut alia aliqua
re, causa vel materia quacumque, non obstantibus, Prouiso
semper quod idem Johannes Baptista homagium ligeum no*
bis faciaty ac lotto et scotto, prout ali} ligei nostri faciunt,
contribuat vt est iustum. Et volumus, et per presentes con-
cedimuSy quod prefatus Johannes Baptista habeat has litteras
nostras patentes absque fine seu feodo nobis prò eisdem red-
dendis seu solucndis. Jn cuius etc, etc. Datum apud West-
monasterium, xvij die octobris.
s
G. Cugnoni 2i3
NOTE
al Commentario di oAlessandro VII
sulla uita di oAgostino Chigti
(Goatiauaziooe, vedi pag- ^Oi ^1« "O^y
(io3) Ad illustrare la storia di questo insigne monumento dell* arte
classica^ tornerà non inutile la pubblicazione dei documenti seguenti.
I.
Anno i5io. Die ultima Mmj.
Magister Jo: Antonius Inuercellini de Vercellis faber ferrarius ex
una, et D, Augustinus Chisius ex altera deuenerunt ad infias conuen"
tiones Vt quod d,* Magister Ioannes laborabit onrnes et singulas ferrai
tas, cardines, catenas etc. prò palatio seu aedibus quas d. Augustinus
aedificari facit prope moenia Vrbis extra PortamSeptignanam etc. et D,
Augustinus promisit soluere ad rationem baiocchorum duorumpro qua-
libet libra ferri etc. (Ms. Chig. R. v. d. p. 409).
8. Giugno 1810.
Vendita di una Vigna fuori di porta Settimiana fatta da M/* Coc-
cino ad Agostino Chigi.
In nomine Dvd etc. Anno Dhi millesimo quingentesimo decimo Indici.»
Tertia decima Die uero octaua mensis lunij.
Eximius I. U. Doctor D. Marianus de Cucinis CiuisRomanusetc. uen^
didit etc. Nobili D. Aug.*» Chisio Senensi Secretarlo Apio etc. unam etc.
uineam siue utile dominium quod in ea habet positam in Transtyberim
extra Portam Settignani cum domo,puteo, et uasca quae Vinca rohe
directi domini] singulis annis prò censu respondet Ecclesiae S. lacobi
de Settignano de Regione Transtyberim etc. barilia odo Musti etc. cui
ab uno latere est hortus siue bona Ecclesiae S. lacobi de Settignano
ab alio sunt bona praefati D. Augustini de Chisijs empioris, retro flu^
314 G. Cugnoni
MM, snte ea mU pìAUca efc propretìo etc émc
muri im Miro et Camera etc. Hoc amditkme eie. fod Hm/mcU
iOMtttr ìstM nemlìtio si comsensus prmestahitur de smperpier IL* Di Frm-
dBcmm Otri.* CiKciiriiiarHi CommemdaUarimm d.^ Ecclesiae S, Imeetiée
SettignMmo etc, Pro ^uihus omnibus etc, Vmcemtius BmUms PistmieL SÒL»
(Scrinure di Ciu Chifp, toI. B. p. 7. Nel margiiie è aottto «bAfdL*
VrbiBCH Ub. cxteaft. i5i. Viac Baldut NoL* »).
S.
Ammo iSio. Die 11.
Cum sii ^Hoi Jd.^» ZX A9^[mstinm Ckisùa fmdtd med^kmri freft
m^enÌM Vrhis extrm Portmm S^tìf^mamam quondam Domaan, simeatéa
in quihus uéuÈuni multi U^i^^ concij, Hinc est quodjrttus IX Amgustìaas
et Ré^kaeì Bartchlini ScarpeUinus deuenerunt ad ìnfi-ascr^tas ammoh
tiomes Vi D» Rtg^kMd promisit Umorare dd. U^des etc (Ms. Ckis.R.
T. d, fu 41 1 ).
4«
Die iS eiusdem (lunii ]5io).
Jdj Batthassar Sjtrtkaìi^mafi de Carrara Luqficida, et D. Angébaét
Guidomis Jder. atcr »nen, iv : mcfrociarum {^estor M.'* D. Aug.** Oùsij
deuemerumt ad if^a pacta vt quoM d.» Baltkassar teneatur fodere, d
canore de JtÉinis Carroriat mormoro de quihus marmoHbus dJ D.
Augustinns p^s$*t omev'O^i /jly^ corrus 5o. ue2 60, ponderis Corranot
suf i»».^ ^AÌi^^f p^:^ ^ì, hèiS Si^uiTc promìsìt ad rohem %^ proqualibet
etc, vivi, p, 412 V
M, Yir D. Aìic* uk;,«,« cjc è^tis r: M," lulus de Sei^oU ex ai-
lerosMf CAxfc.:,' siT^ »VKjt:''x»^r.' rji^^^sijinc Mof:s:er:j , siue AqtiedMCtts
pr*^ tar-.-rtij -^a^s ex ^«.vùw ri.:ec i.ÌQ&3r siue Viridjrij d, D. Atig.^
ssloe ejct^o Pctrzjou Sif:;,fxonsm d^ucncruK: od infris comuextiones etc.
oAgostìno Chigi il ^Magnifico 21 5
Anno i5i4. Die 23. Maij.
Magj lo. Anioni US Christophori de Pallauicinis Mediolanen. Archi-
tector confessus fuit habuisse a DD. haeredibus q. Mariani de Chisijs
due, 40, quos sibi dederunt prò parte solonis laborum, et aliarum rerum
cuiusdam Stabuli 9 eund. in Horto D, Augustini de Chisis conficien»
cum certis pactis inter eos conuentos etc. (Misceli. Chig. ms. R. v. e.)
8.
29. Ottobre i5i6.
Instrumentum emptionis domus sitae ex apposito Palatij Rmi D.
Card, de Famesio f Mag.^ Dhis haeredibus q. Mariani de Chisijs.
(Scritture di Casa Chigi, voi. II. p. 277).
Anno i5i8. Die 9. Februarìj.
D. Augustinus Chisius ex una, et Fatius Scarpellinus partibus ex
altera conueniunt super operibus ab eodem scarpellino prò d,' D. Au-
gustino faciendis. ( Misceli. Chig. ms. R. v. e. )
IO.
Die 1 5. februarij 1 5 1 8.
Cum hoc fuerit quod alias Ioannes Antonius Folleti Murator medio-
ìanensis conuenerit cum magnifico domino Augustinus de Chisijs Ciuese-
nensi de edificando quoddam stabulum seu eiusdem menia et fundamenta
fabricando et f adendo prope palatium eiusdem Magnifici domini Augu-
stini in Regione Trar.stibjrim cum suis confinibus prò certo pret io et
pactis et capitulìs inter eos conuentis et in quadam scripta super hoc
confecta contentis ad quam scriptam infrascripte partes relaiionem ha-
bere voluerunt. Cunque sit qund factà per peritos et probos viros per
ipsos Magnificum dominum Augustinum et lohannem Antonium electos et
deputatos extimatior.e et declarai ione laboreriorumfactorum per ipsum
lohannem Antonium in dicto stabulo et pecuniarum per eundem lohan-
nem Antonium a dicto Magnifico domino Augustine per eius negotio-
rum gestores hab-tarum reperiatur debitor eiusdem Magnifici domini
Augustini in ducati s quadrigentis quadraginta uel circa uti asseruit
ipse ex calculis factis et uisis et reuisis per magistrum Bemardum de
Viterbio et lohannem Franciscum de Sanato gallo de consensu predicti
Htt tx tmfài pn. i^-ui €ì^TZ I^aisroiàiMSTmaiw: im Curato pairem tt >
m-ttutr, a*jnt iMm F'wtz:^:xm. jì^^iE.i-r.um: CarànudemSa: CÙCaiistii
IJ.
iC. Apri'nt :5lo.
i-'ri^mi^if, Ma^ìsiri Chrisiaphori Grand: livratoris aedfficamdì éù^
JIK4 prò haertd. Aug.»* Ckisij. { SrnTiure di Casa Chigi, toL D. p. 161).
12.
/>/> XXV/II* /ehruarij ibio. indit'one S. pcmtijicatus Samctissimi
dd^mtni Ijnouii P<V^ detimi anno eius septimo.
(Jut*stfi dì zH di febraro i52o.
Mastro Menali di Bett no del Carauagio muratore in Roma et mastro
Ificomo dì lU'tt tio da Carauagio muratori in Roma. Sectmdo loro in
Molido promettano al maf^nifico messer August ino ghisi presente di min
cAgostino Chigi il óMagnifico
* et fare murare tutte ìtmuraehe in nel palagio di detto Auguatina
0 in Tresteuere cioè la casa gìanta che uà per infino a la chiesa
come ucra « co le sue logie per prejio et a rosone de carlini
i la canna romana misurando voloper pieno metleiiiio l' conci
^'tìoe dandoli mssser Augustino li conci, e le uolte miiuranno a lusan^a
ài rama CÌae dui caìie dì cane tre ed tutte, le mura de mattoni ara-
tati, et pilastri di mattoni a tutte loro ^eieper carlini diceotto la canna
romana et de tutte, le calce, che anasse in detto lauoro a rosone di
quatro cane e m<(a a ducato dì carlini dece per ducalo et tutte le
Sittstre e porte che mettesse in le nostri mura. cioè, che non lauìsse
murate loro si abiano a pagare per dui omini de larte.
Et più promettano fare murare et fare murare tene a uso di bon
maestro et finire bene et guano mane hassino far le alloro spese cioè et
tutti ti pagamenti siano di moneta uegia Et quanno le mura facessino
Mutazione siano tenuti a rifarli a le loro spese.
Et piii promettano mettere el Corniecione di sopra granne per quello
»ara stimato da detti omini e tutti lì matonati a loro spese per carlini
none la canna Et prometar.o finire et fare jinnire tra un anno prossimo
da vinire tenja alcuna esejìone altramente ditto magnifico messer Au-
gustino possa farllo finire et fare finire a le sue ^ese danno et inte-
msii Jiyra a li quali promettano stare, al suo senprice iuramenlo sen^a
altra iuJieio o insspejione desse. El detti mastri confessano auti a bon
conto per parte di pagamento ducali qualrocento di carlini dece per du-
cato di moneta uecha li quali si chiamano contenti et renuajiano onne
ete^ione non laucre auti ne receputi Et resto che montasse detto lauoro;
a mione ài sopra detto promette pagare a detl i mastri di mano in dumo
feconda che tauoranno.
(^ae omnia eie. ActumRomeindictoPalaciositoin regione Transti-
btrim sub anno et die predictis presentibus eie.
N. Noiroti Curie Causarum Camere apostoHce r
■ccU. Chig,, ma. R. v. e.)
le. (Mi-
Die I
Cum il
lì.
's Maij i5io.
; Alagnificum Dnum Augui
n Chislum No-
Httm Senen., in Romana Curia residenlem ex una, et R.*^ Dhum
Bartholomaeum Ferrallnum Canonicum Basilicae Principi! Apoitolorum
de Vrbe Adm'mistratorem Cappellae Natiuitatis B. Mariae, que lulia
nun.upaiur in eadem Basilica sltae de et super liberaliane, exemptione
exoneraiione el affrancatione duarum uinearum prope ripam Tyberis
é proprietale S, lacobi in (Settignanoj extra pori ant Septimianam
tem Capellae perpetuo unitae infra sua lalera et confines sitarum, et
2i8 G. Cugnoni
cui, seu quibus u inearum ab uno sunt bona R.^ Dvd CardòtaUs de Far"
nesio, ab alio uia publica, et ab alio flumen Tyberis, et ab alio kor^
tus, siue Viridarium dicti Sancii lacobì sub annuo Canone, seu annua
responsione sexdecim barilium uini, uideìicet octopro quatilet uìnea m-
gulis annis eiusdem Cappelìae Administratori , uelpro tempore existenti
debit., rebusque aliis in actis Causae, et Causarum huìusmodi latiusdt-
ductis et illarum occasione pari ibus ex altera ipso Dito August'no m-
uente coram R.»* Dho D. Raphaele Epò Osten, S, Georgi] Cardinale,
et S. R. E. Camerario; ac RR, PP, DD. Camerae Aplae Praesidente,
et Clericis litigatum fuerit , et Camerarius ac Praesidentes et Clerici
praedicti probe attendentes, recteque considerantes, quod idem Dnus Am-
gustinus super eminens, pulchrum, sumptuosumque Palai ium, amoenissi-
mumque pomerium , seu Viridarium multaque aliapretiosa et sumptuosa
aedi fida in dictis uineis cum maximo almae Vrbis ornamento incluserat,
construxerat , et erexerat, similiterque aduertentes ad constitutiones
fel. record. Sixisti IV ab Alexandro'VI, et lulio li Romanis Pontifici"
bus editas, et a SSmo D. N. emanatas, et innouatas uineas praedictas
a canone seu censu praedicto, ut uiridicum honestumque duxerunt per
eorum sententiam exemerunt etc. et dictum Dnum Aug.^ ad dandum
singulis annis dictae Capellae etc, quatuor ultra sexdecim barilia uini
praedictae super alijs dictae Vrbis uineis prò augmento, nedum decimae
partis, quin imo ultra decimam responsionis , siue Canonis, uel uini prae-
dicti communem ualorem ad rationem Carlenorum sex prò quoliàet barili
facientium summam in totum ducatorum duodecim de Csirlents consti-
tuendorum prò dicto annuo censu super aliqua domo apud eamdem
Ecclesiam S. lacobi constructam, seu construendam sumptibus, et ex-
pensis ipsius Dai Augustini, et eumdem /?.*'•"» DTium Bartholomaeum etc,
eiusdem Capellae AJm'n'stratorem ad obseruationem etiam praemisso-
rum condemnarunt. Cumque idem R.^** Dhus Bartholomaeus praedictis
minime acqui esceret, qztin imo contradiceret etc. praesidentes et Clerici
prae/ati responsionem siue canonem huiusmodi ad decem Ducatos aurilar-
gos, prò dicto ce.ìsu super una domo ex duabus propr^js domibus dicti Dni
Aug.*^ in Campo Martio sitis etc' constituerunt et assignauerunt. Qui-
bus dictus R.'^"' Dhus Bartholomaeus reclamans et stare nohns , ut as-
serebatt in uim praetensae appellationis etc. Causam hwusmodi coram
R. P. DTio Camillo de Bassonibus S, Palati] Apli Causarum Auditore
introduxit, illaqne indecisa pendente R. D. Bartholomaeus et Dhus Au-
gustinus prae/ati, et ipsorum quilibet scientes litium anfractus dispen-
diosos ex i si ere, et etiam euentus Utigiosos fore ambiguos. Idcirco prae-
sertim ipse R. Dnus Bartholomaeus iniroitus dittae Capellae in litibus
exponere, et consun-.ere non intendens, etc. ad infrascriptam traì.sactio-
nem etc. uideìicet ^ quod in primis idem R. DOs Bartholomaeus etc.
appellationi etc, praedictae renunciare etc. et ipse Dhs. Aug,*** ducatos
(agostino Chigi il óMagniJìco 219
fUaJrìngentos de Carlenii eie. eidem R. Dno Bartkolomaeo soluere, et
dietut R. Diis Barlhohtnaeus uineas praedictas ab eodem Canone ete.
liberare ete. et cum per superuenienl'am morlis ìpsius Dai Ai'if."'ad
praemùsorum execui ioiiem eie. minime deuenlum fuerit. Hìnc est eie.
( Segue la stipulazione dell' Islromenlo fra il detio Bartolomeo e gli eredi
di Agettino Chigi).
Datum Rnmae in Camera Palati] ipsim Dnae Frana scae et haere-
dum prae/atorum etc.
lùhanaet Carauasquini de Nicta Dai Nicolai Noirot Notarij suistì-
mtiu rogalus. (Scritture di Casa Chigi, voi. D. p. 467).
r Die ultima lunìj tSta.
Cum so sia cosa che maestri lacobo de Belino de Carauagio et mae-
stro Menaldù di Bettino de Carauagio muratori in Roma habbinopro-
messo et falsino oblìgalì a la bona memoria del magnìfico mes. Augu-
siinO Ghisij patricio Sarwe de edificare et finire cierli mura et ed'fieij
nel lardino o sia palalo del dello magnifica messer Augustinoper cerio
precin tra loro conuenulo corno più chiaramente appare conlralxo rogato
per li atti de messer Nicolo Ni;iroti al quale eie, quali muri et edi-
Jlcij, da poi seguita la morte del detto magnifico messer Angustino,
aiano ramasti sensa continuarli, Et nel prefalo giardino 0 uero la casa
de la stalla desso palajjo , li heredi del detto magnifico messer Augu-
glino intendono de fare fare et edificare certi muri et altri edifici, E
cossi che ti pre/ati maestri ecc. tutti dai insieme et ogni uno per lo
tulio per se et sol heredi et successori, de loro spontanea voluntapro-
tnetleno a la nobile madonna Francesca moglie che fu del dello magni'
fico mesta- Auguslino come tulriceei tegitt:ma administratrìce de li he-
redi del prefalo magi.ifico messer Auguslino presente et stipulante, fare
et edificare et finire tulli II muri edifici} el muraglie, necessarie et con-
iteniente ne la casa de la stalla d'epso lardino, per predo de Carlini
quattordici la canna del muro, et li muri di mattoni, mattone sopra
mattone a ragione de Carlini dicce odo per canna, el lutti lì malo-
nati in piano, maloni arolati, ad ragione di Carlini none la canna, et
lutti li Intonacati ad ragione di quatro canne et mesa per diece Car-
lini, ad ogni loro expese et danni, da ferramenti el conchij in fora et
tutte le altre cose che in detta opera facessino fora di sopradetta mi-
sura_ saibiiiO ad ext mare per doa homini periti nell'arte, el a loro
relatione et iudicio stare, quali edificij el muri comò di sopra, boni
et succienti, lì prefali maestri ecc. promettono fare et edificare corno
di sopra ad ogni loro expense danni et interesse infra termini de sei
~ ti prùximi ad uenire incominciando a di primo di luglio proximo per il
220 G. Cugnoni
predo et ad ragkme supradetta, sotto la pena ecc. Et per parte di^
gamento de la opera sopra detta ìi prefati maestri ecc. confessano kmiere
hauuto et receputo da la prefata madonna Francesca ecc. daeati cento
cinquanta de carlini diece per ducato Inclusi et con^nttati ducati qua-
ranta de carlini et bolendini sinquanticinque de li quali el prefato mae-
stro lacobo e debitore depsi heredi per tanto feno hauuto et receputo
da loro. De li quali se chiamano contenti ecc., et il resto che più moif-
tara la dieta opera epsa madonna promette pagare di wumo in mano
facta lopera ecc. Et perchè il contracto sopradetto fatto com la bona
memoria del prefato magnifico messer Augustino, et li prefati mae-
stri ecc. non hebbe effecto alcuno, volliano la detta madonna ecc. et li
detti ecc. sia casso nullo et reuocato ecc. Facto in Roma nel pala:(o di
detto lardino posto in Transteuere, et ne la Camera de la prefata tna-
donna Francesca ecc.
Johannes Carauasquini de Nieia Substitutus Nicolai Noiroti roga-
tus etc. (Scritture di Casa Chigi, voi. D. p. 536, e Misceli. Chig., ms.
R. V. e.)
i5.
14. ybre rSao,
Obligatio Antonii de Caravaggio de f adendo laboreria in domo hae^
redum q. Mariani de Chisijs (Scritture di, Casa Chigi, voi. D. p. 558).
16.
266 4i i52i.
Questi sono tuctj li lauorj che io ho factj p messer aug.— ghisio
cioè nel suo palalo de tresteuer e alla casa de roma o uà del bancho
e douellj uoleua.
prima de dare p fare la forma del freso che gira dentomo al palac^o et
aiutare formare et fare, casse, et disfare, duro mesi ^andocci giornate 160
de maestri eh molano due. 32 doro cioè due. 32.
Et de darep lafactura duno tirante che in feci, molano due. 5 doro.
Et de dare p la faetura de 5 modelli t comicionj del tecto mòta
due. 6.
Et più p tre porte facte alla casa del bancho molano due. 2 Hi. 5o.
Per la faetura del cancello della fabriea li in su la strata mòta
due I. bli. 5o.
Per la eotiatura delle stalle de roma dua uolte mòta due. 2.
Per 5 giornate duno maestro mandai fora ad fare stalle allerba
due. I.
Per la faetura de lì Seannelle et sei banche molano due. 4*
Per la segatura de 5 trauj grossi costa iulij 20 cioè due. 'i.
oAgostìno Chigi il cMagnifico 221
Per far segar dudeej tràuecti cotto iulij io. due i.
Per la factura della peschiera del mio legname mòta due, i. h. So.
Per fare forme de mactunj de molte sorte mòtano due. 2*
Per la factura duna cassa duno i^ibecto chaueva in casa due. i. b. So.
Per fare le banche nel tinello de roma al baco mòta due. i.
Per lo apparato el di de san Jacopo quando ui uenne papa iulio
mòta due. 6.
Per fare regoli alli scarpellinj et a moratorj niòtano due. 2.
Per far Caso da fare colla, et colla ceruiona, et gesso pfar stucco
due. 3.
Per la factura de 5 ledere (lettiere) de trauicelli de pino due. 3.
Per la porta della cantina de mio legname mòta due. 3. b. So.
Per lo fusto della porta del caposcale del mio mòta due. 4. b. So.
Per la tauola étaltar che andaua alla pace ad tucta mia spesa^ era
tucta intagliata cioè le cornice dentorno mòta due. 3o'
Per due tauole damangnar de noce atucte mie spese due. 2S.
Et de dare p lo apparato de casa qh fece lo còuito alla duchessa
durbino la sera di cameuale mòta due. iS.
Et più p legname lauorato cioè p palchi et molti fusti due. 12.
Et p 16 giornate p fare li cauallectj delli tecti due. 3 bU. 20.
Et deue dar p duj tondi de noce f adi ad mia spesa ^ quali hebbe ra"
phello dorbino (*) mòtano Iulij 22 cioè due. 2 b. 20.
Et tucti sonno ducatj doro, e soma due. 172. b. 40.
Et de dare p U bossoloni a carTj 16 la caha de manifactura, nò so
quote cane siano apulo se possano misorar, mòtano due, 6S doro ouer
circa 0 più o meno serra due. 6S.
Et de dare p lì palchi apartimeti io nò so qTe cane se siano se pò
disegre et uedere ame pare mòta due. 120.
Et de dare p tucti li altri palchi arosoni mi par eh mòtano seéto
sarano stimatj, ame par eh debiano mòtardue, 288 doro cioè due. 288.
Et de dare p 20 tra porte et finestre chornicate et requatrate di
noce ad tucte mie spese mòtano due. S40 doro.
Et più p 40 finestre picchole le mecto p 40 gròde mòta due. 60 doro.
Et più ho dauer due. 3o doro mi sanno ad far bonj p lo salario de
tre mesi et me^o de maestro FrancJ qh aiudo ad far^ legname dar
beto pio lauoro mòta due* 3o doro
dnc, jxo3.
(*) Forse questi due tondi di noce servirono a fimiure i due Taisoi modelliti,
sai disegni di Raffoello, da Maestro Cfsarino da Perugia. V. la NoU (84), V. Fea,
Notizie intorno Raffaele Sanzio, p. 81. V. Fontani, Opere architettoniche di
R. 5., ecc. p. II.
222 G. Cugnoni
So cioè tuete ad mìa ragione due. 1275 doro h, 40. (Da Misceli,
ms. di proprietà del libraio SpitOver, p. 1 32 ).
«7-
Die 22 Maij i522.
Quietantia ad fauorem haeredum Aug.** Chisij de omnibus operibus
factis ad instantiam dJ D.* Augustini.
Eufrosìus Dominici Florentinus habitans Romae in Dogana Regionis
Sancii Eustachij , facto, ut asseruit, calcalo de omnibus operibus per
eum tam tempore uitae bonae memoriae Augustini Chisij, quam post
eius obitum usque in hunc praesentem d'cm, et cum haeredibus dicti
quondam Dhi Augustini, ac etiam Mariani de Chisijs , et Dho Sigis-
mundo de Chisijs, ac ad eorum Instantiam, siue de eorum commissione
tam in regione Transtiberina, quam Romae in quauis parte factis , et
ex calculo hwusmodi generali confitens se restare Creditorem eorundem
in ducatis quinquaginta auri de Camera etc. confessus fuit habuisse a
dictis Dhis haeredibus etc, per bancum dictorum haeredum quondam Ma-
riani de Chisijs, et sociorum ducatos quinquaginta auri de Camera etc.
Ioannes de Nicea Notarius, (Scritture di Casa Chigi, voi. E. p. 5i j.
18.
3i Ottobre i526.
Obligo di Andrea di Caravaggio di fare la soffitta di Gismondo
Chigi. (Scritture di Casa Chigi, voi. Ili, p. 504).
9 Novembre 1529.
Obligo di Gio. Angelo Romano di far un fregio di colori a favore
di Sigismondo Chigi.
Io m.o Io: angnelo romano depintore p la pnte me obligo fare uno
fregio de Colori i sotto ala soffitta al studiolo di ms mario figliolo di
ms. gismòdo Chisi p el quale semo remasti de accordo col detto ms gi-
smodo p ducati octo de oro de camera t parte deli quali mi da al pnte
ducati quattro simili Et p fede della uerita ho sottoscritto la pnte de
mia ppia mano questo di viiij de nouembre i526.
Io goanangilo fo fede a quanto di sopra e scrito e pò sito questo de
mia pia mano.
Io gana nagilo so para dito oricputo ducati quatro simili p resto
entego pagamo de la sopra scrita opera li qali denari o autu p le manie
de 3/.« Suplicia e pte questa pnte declaro come tamto de questa quanto
oAgostino Chigi ti ^Magnifico 228
de gnni altra opera hce Li aue sifato p il tempo pasato pfinio a questo
di meffo contrito t satisfato et p fede o fato la pnte di mia pp* mano
questo di 2 3. noucmbre i526. (L* originale di questo contratto conser-
vasi nel r Archivio di Casa Chigi, ed una copia se ne legge nel voi. IV.
delle Scritture di Casa Chigi, p. 7). (*)
20.
Di che guisa ed in qual tempo questo palazzo e questi orti passas-
sero dalle mani dei Chigi, in quelle dei Farnesi, ci viene raccontato da
Fabio (**) nel modo seguente:
Laurentìo (figlio di Agostino) demortuo ut aes alienum solueretur,
oc dos constitueretur Cianci nepti , quamquam bona aliunde sufficerent,
non reclamante ardue ulto ex haeredibuSy cui scilicet ob multiplicem
portionem paruula portio obtigisset; Aedes, Stabulum, Hortique contra
AuguUini Fideicommissum ex Gregorii XIII Pontiflcis decreto dat, Ro^
mae 8 Chalend. Ma'j i58o (***) sub hasta uenierunt, emente Alexandro
Cardinali Farnesio; qui e uilissimo emptionis pretio (****), S'ìluens aes
alien um haereditatis, particulam reliquam trium milia aureorum reser^
uauit sibi, in qua ueluti integrum Augustini Fideicommissum represen-
taretury ideoque ex ea non nisi bona stabiVa comparari uoluit, aut sai-
tem honorum stabilium fiructus , legitimi foeneris nomine, quod uulgo
dicitur a censi.
Con quanta ritrosìa i Chigi si lasciassero andare a questa vendita,
e con quanta cupidigia vi si studiasse per contrario il Card. Alessandro
Farnese, apparisce chiaro dalle due lettere seguenti. (*****)
I.
(Di fuori) Alla Mags* Mad,» Olin^ia Bulgarini de Chigi mia AmatsJ^
Siena.
Mag.*^ mia Amats,^ Ho uisto per la wra de? xij il desid,» che
hauete eh* io mi astenga dalla compra del pala^^o di Roma, intorno al
(*) Nel voi. V delle Scritture di Casa Chigi a p. 379 leggeri ana Receputa lohan-
nis Pictoris in data 2r lutti.,.,
('*) Commentarii^ p. 62.
('••) Questo decreto fu interposto dal Papa, circa dicci mesi dopo seguito e sti-
pulato il contratto di vendita, per troncare la questione di nullità di contratto, che
ì Chigi avcano posto innanzi al tribunale Capitolino (Scritturt di Casa Chigi ^
"^ol. F. p. 2 89 ). Ma i Chigi non si acquietarono, né ratificarono questa vendita se non
"^crso Panno 1590. (Fea, Notizie intomo Raffaele Sanzio, p. 5).
(****) Diecimila e cinquecento scudi. LMstromento di vendita del 6 Luglio 1579
leggesi a p. 391 del voi. B delle Scritture di Casa Chigi,
(*'*") Ms. Chig. R. V. b. p. 173 e 175.
224 ^- Cugnoni
quale non posso dirui altro se non che douete rfcordarui, eh' è più d'vrn
turno, eh* io ho fatto ogni diligentia possibile per intenderne F aniwto di
tutti i Chigi, et per darli intomo a ciò tutte quelle satisfationi , che
fossero state honeste, si come uè nepuo far fede ms AlessJ* istesso.
Alla fine auuedendomi, che altri trattaua d'intrarui, et essendo consi-
gliato da tutti a non lasciarmelo uscir di mano, rispetto alla uicinan^a
del mio giardino; mi sono risoluto a pigliarlo, et sono molti giorni che
si contrattò, et che io ne presi il possesso. Per tanto essendo già fatto
il tutto è ragionevole che mi habbiate per iscusato, et che ui sath-
tfacciate , da che haueua da uendersi, che piit tosto V habbia io, che
altri, il qual sapete che sono stato sempre amoreuoliss* di casa t^a,
rì come sono per essere ancho per V auenire. Et il Sj Dio ui conserui.
Di CaprM alli XV di Luglio MDLXXIX,
Tutto vro II Cor. Farnese.
2.
(Di fuori) Alti Mag.^ miei Amats,^* li Heredi di Ms Mario et Augusto
Chigi. Siena.
Mag.^ miei Amats.^ Ho uisto per la ùra de* xij il desiderio che
hauete ch'io mi astenga dalla compra del palai^^o di Roma, intomo tfl
quale non posso dirui altro t se non che douete ricordami, che è più
€Pun auno ch'io ho fatto ogni diligenza possibile per intenderne P animo
di tutti i Chigi, et per darli intorno a ciò tutte quelle satisfattioni , che
fossero state honeste. Alla fine auuedendomi che altri trattaua d* in^
trarui ; et essendo consigliato da tutti a non lasciarmelo uscir di mano,
rispetto alla uicinan:[a del mio giardino; mi sono risoluto a pigliarlo,
et sono molti giorni, che si contrattò, et eh* io ne presi il possesso. Per-
tanto essenao già fatto il tutto, è ragioneuole che mi habbiate per iscu-
sato, et che ui satisfacciate , da che haueua da uendersi, che piit tosto
V habbia io, che altri, il qual sapete che sono stato sempre amoreuliss.*
di casa ura; sì come sono per essere ancho per V auenire. Et il S,** Dio
ui conserui. Di Ccqfr.^ alli XIX di Luglio MDLXXIX.
Vro II Car. Farnese.
A questa vendita della Farnesina si riferiscono i seguenti titoli di
scritture.
I.
14. Decembre iSjy.
Emptio Palata per uiam subhastationis. (Scritture di Casa Chigi,
voi. F. p. 223).
oAgostino Chigi il oMagnifico 225
2.
6. Luglio 1579.
Declaratio vendendi Palatium cum vìridariis hortis et aliis suis per~
inentiis stante licentia. (Ivi, p. 263).
3.
6. Luglio iSyg.
^onsensus venditioni Palatii et empt ioni annui census, (Ivi, p. 255).
6. Luglio iSyg.
Compromesso di vendita del Pala^^^o ecc. fra il Camaiani ed il Car^
tinaie Farnese. (Ivi, voi. B. p. BSg).
5.
6. Luglio iSyg.
Venditio Palatii cum viridariis hortis etc. prò Illmo CardJ^ A. Fot'
nesio. (Ivi, voi. F. p. 264).
6.
6. Luglio iSog.
Ratifica di vendita fatta da Clarice Chisia de* Camaiani. (Ivi, voi. B.
p. 4o5).
7-
6. Luglio 1579.
Vendita del Palalo alla longara fatta dal Camiani. (Ivi, p. 39i(.
8.
24. Aprile i58o.
Litterae Apostolicae (Gregorii XIII) derogationis fideicomissi. (Ivi,
voi. F. p. 289).
i3. Maggio i58o.
Emptio Palatii Viridarii et Stabuli et alior. (Ivi, p. 275).
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. III. 15
226 G. CugnorU
IO.
• i3. Maggio i58o.
VemiUa dell'altra parte di detto Pala^^o, come settqposi0 rnlJUte-
contesso, fatta da Alesso del q, Sigismondo Chigi al Qard^ Farwesf.
(ivi, voi. B. p. 411).
II.
tp. Maggia i^So.
Donatio facta per D, Alexandrum Chisium D. Card,^ Famesio (*).
(Ivi, voi. F. p. 285).
12.
28. Maggio i58o.
Concordia Inter eq, Lelium Camaianum et D, Alex,» Chisium. (Ivi,
p. 3o3).
i3.
Concordia inter D. Claricem Chisiam tt eq^ t^linm CafMi^Hm ^
D* Guidum lannellum. (Ivi, p. 3i7).
14.
28. Maggio |58o.
Concordia fra Alessandro Chigi, il Card. Farnese e il Cav, Lelio
Camaiani, (Ivi, voi. fì. p. 43i).
i5.
i58r.
Istrumento d'accettazione delle Lettere aple di Paolo ///. sopra la
dergoa\ione del Fidecommisso di Agostino sopra il Palalo e Giardino
alici longardi, e di ratificazione della vendita della parte spjttatite ad
Aìess.* Chigi (Ivi, voi. C. p. 358).
(') Con questa scritta Alessandro Chigi, a render vana qualunque futura pos-
sìbile eccezione, dona al Card. Farnese il di più, che potesse mai Takre il Palazzo
e gli Orti TCAdaUgli
oAgo stino Chigi il ^Magnifico 227
16.
II. Aprile i58i.
Consensus et ratiflcatio D, Curtii Ckisii filli D, AléJcattdri Chisii
Venditionis Palata positi in Regione Transtiberina faetae CkirdJ* Fdtr^
nesio, (Wi, toI. F. p. Si 3).
i6. Novembre i58i,
Motu proprio di Gregorio XIII per la facoltà di alienare il Paìaj(f
jfo ecc. (Misceli. Chig. Ms. R. v. d. pp. 472, 478)^
18.
8. Gennaio i583.
Ratifica di d,* vendita (dell'altra parte del Pàlai^jfó, tome 30ft(H
posta al fidecomisso) con mandato di procura speeìaìOi (SariMufé cK
Casa Chigi, voi. fì. p. 470}.
19.
20. Settembre 1 58 J.
Emptio domus seu Palata positi in regione Tranitjrbèt. fdeia p^
Card. Famesium prò pretio seutwuwi io5oo é I>. Mexanàto Chùié*
(Ivi, voi. F, p. 387).
20.
8 Febbraio 1684.
Emptio Palata et viridarior,posit, in regione Trastyb./acfap. Card.
Alex. Farnesium a D. lulio Petruccié Preeuratote hatredibus. q. Morii
Chisii. (Ivi, p. 409).
Possono consultarsi su tale pFòf^osho Carlo Fea, e AÌfirecfo Reiftnòi&t;-
H primo nel Prodomo di nuove osservazioni e scoperte fatte r.elìe An-
tità di Roma ecc. Roma, Bourlié, 181 6; il secondo nell* articolo Die
Farnesina und Agostino Chigi, inserito nel JahrbOcher fùr Kui»fm4^-
senschaft Hcrausgcgeben von D.^* A. von Zahan. Leipzig, seemann', 1868,
annata prima, p. 21 3-220.
(104) 1 signori Riari di quel tempo edttcavonoi ove ora ò il polnacy
228 G. Cugnoni
G>rsioL V. Fea, Noti:^e intorno a Raff., p. 4. V. Bcohafbds, / Oògi
Augusti j p. 181.
(io5) Circa il Penizzi architetto della Farnesina, V. BitnjzxAy Mewu
degli architetti ant. e mocLy tom. I, p. 211. Il Caiìcklxjku, nei Sm^
pigmenti e Corre:^oni alla Storia dei solenni Possessi ecc. a p. 5ot
scrìve : « La casa di Baidassare Penizzi, in un vicolo de* Giupponarì (Baal-
lari) per andare alla Cancellerìa, è il modello della Farnesina ». Se dò sia 0
no vero, non discuto; ma è ben vero che la indicata casa è ano de* più
carì edififizi di Roma: ed è cosa oltremodo strana, che mentre il no-
stro Comune si atfanna tanto perchè i cittadini diano di bianco alle fiic-
date delle loro case; non abbia trovato via perchè un tanto eccellentB
monumento venga, dallo squallore e dalla lurìdezza in. che è ridotto,
restituito nel suo essere prìmiero.
(106) V. Vasabi, VUL 46, nota fi). V. QuATacKESK, i65. V. Mi-
lizia, Jiem. degli Archit., h 22. Circa labilità di Raffiiello come ar-
chitetto. V. Paolo Giovio, Elog. di Raff. V. CAi^AGifim, Epistolar.f
lib. VII, p. IO. V. Passa VANT, IL 38o sqq. V. Pont ani, Opert archi'
tettoniche di R^aella San^^io incise e dichiarate, Roma 1 845. Il Poo-
tani a p. 1 1 dubita che il palazzo della Farnesina sia stato disegnato da
Ra&ello, anziché dal Penizzi.
(107) Pag. 192. V. Vasabi, VIIL 222. 223. 238.
(io8j V. VASAai, VUI, p. 234.
(109) Laguna del ms.
(tic) A questo vuoto del Ms. suppliscono le seguenti parole del Va-
sari (XL 147): « e vidno al camino (il Sodoma) fece un Vulcano, il
quale fabbrica saette, che allora (u tenuta assai buona e lodata opera ».
V. BoTTAHi, Raccolta di leti, sulla pittura ecc., voi. V, p. 2 32, nota (i).
(i 1 1) V. la Nota (91).
(i li) V. Vasari, VII. 44. 242. V. Quatremere, 190, nota. 228, nota.
(ii3j V. Vasari ivi. V. Quatremere, 190.
(114) V. Vasari, VUL 58.
(i i5) p. 192.
(iió) V. Vasari, Vili. 45. 242. nota (i). V. Quatremere, 187.
(117) V. Vasari, X. 122. testo e nota (4). V. Quatremere, 182.
(118) Lettere volgari di JJons. Paolo Giovio ecc. raccolte per ms.
Lod. Domenichi, Venetia i5òo, p. 14-
(119) Incorno a questa testa disegnata col carbone, giusta una vol-
gare opinione, dai Buonarroti, V. Prunetti, Descrizione delle pitture
esistenti nei Pala^^ì Farnese e Farnesina, p. 80 e 8 1 . V . Passa vakt, 1. i 92.
(120) V. la Nota (121).
(12 ij È la nota lettera di Rateilo al Castiglione, pubblicata pure
dal Bottari nel I. tomo delle Lettere pittoriche, dagli Annotatori del
Vasari, dal Quatremere e dal Passavant. Francesco Gasparoni [L^At"
oAgostino Chigi il oMagnifico 229
chitetto girovago t to. I, p. 24} propose dei dubbi suir autenticità di
questa lettera, il Marchese Haus {Alcune rifess' crii di un oltramontano
sulla creduta Galatea di Rafael d'Urbino, Palermo 18 18) scrisse su
tal proposito: u Convien riflettere che l'accennata lettera altro non di-
mostri, che P intenzione di Raffaello (di dipingere una Galatea), né ci
palesi a qual tempo, in qual luogo, e con qua! modo egli abbia pensato
di eseguirla ». Il Prof. Basilio Magni (Della Poesia di Raffaello nella
Pittura, Urbino, 1877, p. 14, nota (6)) osservò: o La lettera di Raf-
faello, che accenna alla Galatea, benchc manchi di data scritta, può averla
di sicuro dopo il primo dì agosto del i5i5, nel qual dì fu eletto con
Breve di Leone a capo architetto di S. Pietro, poiché annunzia tal no-
vella al Castglione n. Ora, prosiegue il Magni, cotal pittura (la Galatea)
fu compiuta tra il 1 5 1 1 e il 1 5 1 2 , dacché in quel tempo la villa di Ago-
stino Chigi fu celebrata in eleganti versi latini da due poeti romani suoi
amici, Egidio Gallo, e Blosio Palladio, i quali per altro non fanno men-
zione della Galatea ». Lasciando per ora da parte l'argomento tolto dal
Poema del Gallo, e dalla Selva del Palladio; io non trovo ragione da
potere affermare che u cotal pittura (la Galatea) fu compiuta tra il i3ii
e il i5i2 n; anzi, s'io non m'inganno, parmi potersi dimostrare, che
Raffaello per lo meno nel i5i4 non avea ancora cessato di dipingere
Bella Farnesina (*). Ed in fatti nel capitolo Praecipua quaedam de Ra-
phaele Sanctio del nostro Commentario, Fabio scjive: « Huius Rapha-
lis operam ut adhiberet postrenAs eius vitae tentporilus (RafTaello
morì nell'aprile del 1820) callidis inuentis uti necesse habuit.
Sumpserat ille sibi perfìciendas Vaticanas porticus superiores, verum....
uix operi marum admouebat Qua de re conquestus Leo Pontifex pe-
tiit ab Augustino, cui Raphaelem uiderat omnmo antea obsequentem,
si quo modo possct ad piciuram ex animo prosequendam revocare; af-
firmauit ille, atque suis primo in aedilus, ut eaperficerentur,quae in*
cepta relieta eraiit postulauit, uotique compos a Pontifice perhumaniter
factus est n. Ecco dunque, che sotto Leone X, creato Pontefice agli 11
di marzo i5i3, Raffaello noD avea peranco finito di dipingere alla Far-
nesina. E poiché non può verisimilmente pensarsi, che Leone, in mezzo
alle gioie della sua esaltazione, e fra le nuove, molteplici ed importanti
cure così religiose, come civili, onde in un subito trovossi gravato; ri-
volgesse tosto il pensiero alla prosecuzione delle pitture delle loggie Va-
ticane: è assai ragionevole il supporre, che egli, non prima del i3i4,
%i facesse a richiedere Agostino « si quomodo posset ad picturam ex
animo prosequendam (Raphaelem) revocare ». E quindi al medesimo
(•) V. la recente pubblicazione del Puuzxr: Beitràge {U Raffaeli Studium
dCT Antike, Lipsia 1877.
23o G. Cugnoni
anno sarebbe da riferire la preghiera di Agostino al Postele: « Sutf
primo in aedìbus, vt ea perflcerentur, quae incepia relieta eratìt. ». Se
dunque Raffaello non prima del i5i4 riprese ad operare nella Farne-
sina, e se, come Fabio soggiunge, il suo lavoro procedeva assai lenti-
mente (acumque negligentem suis etiam in rebus cernerei Ai^o-
stinus »), puossi assai verisilmente conchiudere, che nelPagosto del i3t5
(quando cioè, secondo il Magni, fu scritta quella lettera) o pocodopo^
egli venisse dipingendo la Galatea. Tanto più che questa pittura forse do-
vette essere T ultima opera del Sanzio in quel palazzo, mentre chela
sala in cui ella si ammira non fu terminata di dipingere, come mostra
la lunetta bianca, ove è disegnata col carbone la famosa testa. Dopo ciò
Targomento tratto dal Poema dì Gallo Egidio, e dalla Selva di Blosio
Palladio, cade del tutto per ragion cronologica; da che il primo fu stam-
pato nel i5ii, la seconda nel i5i2. Senza che né Tuno né T altra si
allargano a descrivere le pitture della Farnesina. L'Egidio dei i^bi versi
dei suo Poema non ne impiega a tal uopo che 3 (lib. V, v. 110-112)1
e senza punto entrare nei soggetti de* freschi, ed accennando soltanto di
due loggie (aambas porticus») dipinte; il Palladio fra i 465 versi della
sua Selva, 26 soltanto (47-72 ) ne volge a toccare delle pitture, e di
questi solo 4 (63-66) ad indicarne \ soggetti. Cosicché ove dal silenzie
dei due poeti si dovesse argomentare che RaffaeMo mai quivi non dn
pinse la Galatea, similmente dovrebbe conchiudersi che neppure vi di-
pingesse le Grazie, e che il Bazzi^ il Pippi, il Penni e gli altri somfoi
Pittori, fé cui opere si ammirano in quella reggia delle arti, non vi ope-
rassero punto quello, che vi hanno operato. Finalmente a dimostrare che
la bellissima fanciulla in questione sia proprio Galatea, parmi non duh*
bio argomento il Polifemo, che presso le dipinse Sebastiano dal piombo,
sozza figura non certo ivi rappresentata a dilettare gli occhi de* riguardanti
colle sue membra mastine e bitorzolute, ma sì a compiere la scena della
favola della bella marina. V. Fea, Prodromo di nuove osserva:(ìoni ecc.,
p. 107. V. Biblioteca Italiana, to. VII, p. 344. V. Pungileoni, Elogié
storico di Raffaello, p. no. V. Quatremere. V. Passa vant. V. Parti-
colo Raphaels Galatea, inserito a p. 65 del J/ihrbùcher /ùr Kunstwis-^
senschaft. Herausgegeben von Dj A. von Zan, Leipzig, 1868, annata
prima. L* autore di quesf articolo é di parere, che nella camera, ove al
presente si ammira la Galatea in questione, Raffaello avesse già ante-
cedentemente dipinto una vera Galatea^ la quale poscia, come che sia^
scomparsa, lasciò il suo nome alla successiva dipintura della Venere
trionfante. Ma questa peraltro, osservo io, dovrebbe essere tratta da colom-
be, non già da delfìni. E sebbene intorno a ciò mi fa avvertire il mio dotto
amico sig. Cav. Cerroti, Bibliotecario Corsiniano,che « Raffaele disegnando
tutta la tavola di Psiche, intagliata poi in rame dai maestro del Dado
c da Agostino Veneziano, ha in uno de* quadri effigiata per Kappìioco
oAgostino Chigi il Magnifico 23 1
Venere, che corre il mare ceduta su due delfini, accompagnata da Tri»
toni e da Neraidi »; tuttavia è da por mente alla diversa scena di
una Venere, che cavalca sulle onde, e di una Venere, che le percorre
in cocchio: alla prima non si sarebbero potute dare per cavalcature le
colombe, sì per la loro picciolezza, e sì perchè non notatrici; ma ben
le si poteano aggiungere al carro della seconda, perchè sorvolando lo
menassero.
(i22) V. ViBAftì, IX. 273. Di recente la incise mirabilmente il cav.
Luigi Ceroni.
(123) V. Vasari, X. xai.
(124) Laguna del ms.
(i2 5) V. Vasari, Vili. 22 3. V. Taddeo Zuccaro, L'idea d& Pitto-
ri ecc.y lib. II, cap. IV e VI, nella Raccolta di lett, sulla Pittura ecc.
voi. VI, pp. 121, i3i. V. MiLizia, Mem, degli Architetti ecc., to, I.
p. 212.
(126) Laguna del ms.
(127) V. la Nota (41).
(128) Intorno a questo Convito, è da vedersi VOratio totam fere Rom^
Hist. complectens habita Romae in aedibus Capìtolinis XI, KaL Mai,
i52i. ab anonimo auctore die qua dedicata fuit Leonis X. Statua , Ro-
mae i753, 737?. Mainardi, p, 140. W. V Album, Giornale lett er io tee. ^
voi. IV, pp. 263, 272, dove fu ristampata da P. E. Visconti la Descri-
scrizione di questo convito contenuta nel citato libro. Il Tizio (*) dà
su questa festa il seguente cenno, a Sed nec praetereundum est magni"
ficum ac splendidissimum epulum Cene quod a populo Romano luliano
medici fratri Leonis ponti ficis in theatro exhibitum est ac magna pompa
exornatum recitatione comediar, cantib. sonis ac uarys oblectationib,
redimitum ferculis ac dapibus ptf'osis atq. regalib. affatim refertum:
die uidelicet septembris sextadecima : uniuersa Ramanor. assistente no-
bilitate et pioribus, Quod quidam epulum lulius Simon Skulus Carmine
suo heroico trecentesimo quinquagesimo sexio et laudauit predicauit et
mire celebrauit quorum sane huiusmodi metrù fuit
a Mens mea fert sacram cantu, mea promere Cenam ».
Ad camdem quoque luìianì medices laudem et Leonis gloriam , nec non
populi Romani muuifìcentiam excellentem non sub Epuli titulo exhibiti
sed Theatri Capitolini Aurelius Serenus monopolitanus licet postea p
aliquos menses promulgauerit Carmine edidit heroico et quod in tres li-
bros disti fixit. Erant. n. carmina mille ac triginta tria: quibus huius-
(*) Ms. Chig. G. II. 37, p. 373, 275, ad an. 1513.
2 32 G. Cugnoni
modi Titulum preopsuit Theatrum Capitolinum Magnifico luliano con-
structum per Aurelium Serenum monopolitanum. Celebrai enim carmi^
nìhus eisdem et iulfanum et Romanos atq. Leonis insuper pdtificis laudes
narrat atq. peonia recenset et epistola in primis ad ipsum Leonem di-
rect a uniuersum illi opusculum dedicata Initium uero carmìnùfuit huius^
modi uidelicet
« Ordior egregios tilulos magnumq, Theatrum ».
(i2g) Orlando Furioso f Canto XLVI, ott. i3.
(i3o) Carminum , I. 56.
(i3i) V. la Nota (52).
(i32) Ed. di Parigi 1609, Lib. i, p. 258. A p. iS3 seqq. de] yol. A.
delle Scritture di Casa Chigi , si legge una Nota delli /strumenti del
Mag!» SigS Lorenzo rfig^io di Agostino) GhisiJ, ove fra gli altri è ac-
cennato, a p. 184, un Altro simile (istrumento di procura) in persona
deirilbno e K.-» Card}^ Pisano ad Riscuotere Certe Statue existente
nel regno di Napoli^
(i33) Voi. II, 232. V. RoscoE, Vita di Leone X, voi. XI, p. 241.
Del genio di Raffaello per gli antichi monumenti. V. Ww ckelmanm , 0$-
serva:(ioni sulV Architettura degli antichi, Roma 1784, to. IH, p. 5o.
V. QuATREMERE, pp. i8, 1 98 , 20I , 260, 3x3, 324. V. PoNTANi, Opere
architettoniche di R. S. p. 21.
(134) Ecco le parole del Tizio (*). « Die posterà (3o apr.) que ueneris
fuit Augustinus chisius Senensis mercator magnus: Leoni pontifici semel
ueneris die comedenti sumptuosam atq. magnificam pparauit cenam suis
in edibus transtyberims quas siti edificauerat hora diei uigesima: af-
fuerunt Cardinales quattuordecim et oratores princìpum q tunnc Rome
agebant: defuit tamen Johannes picolhomineus cardinalis, aureorum duo
milia et eo amplius expeniit augustinus: ut auT duas haberet anguillas
et sturionem unum ducentos quinquaginta cffudit aureos, instructus
abacus multo argento, apparatus et ornatus magnificus atq. ditissimus:
Sed cum cena absoluta fuisset argenti elaborati undecim frustra defice^
rent nec reperirentur, ut magnanimus esse uideretur mandauit ministris
ut illa non quererent sed tacerent ». Girolamo Gigli (**) confonde que-
sto convito con l'altro, che Fabio descrive appresso.
(i35) V. Buonafede, / Chigi Augusti, p. 178. Intorno a questo por-
tico V. le Note (137) e (2o5).
(i36) V. Buonafede, ivi.
(') Ms. Chig. G. n. 38, p. i43, ad an. 15 18.
(") Diario Sanese, Lucca 1723, parte I. p. 135.
(continua)
VARIETÀ
Colla maggiore soddisfazione pubblichiamo la se-
guente communicazione dell' illustre signor barone
Alfredo di Reumont, la cui dotta partecipazione
a quanto risguarda gli studi storici in Italia è per
gì' Italiani tutti non meno desiderata che pronta.
Il ritratto della Fornarina
Nel Commentario sulla vita di Q/lgostino Chigi il Ma-
gnifico, scritto da Fabio di lui bisnipote, che fu poi Papa
Alessandro VII., e dal eh. Prof. G. Cugnoni stampato nel
voi. II. di quest'Archivio della Società Romana di storia
patria, a pag. 62 leggiamo a proposito della Fornarina:
« Illius sane meretriculae non admodum speciosam tabulam
ab ipso effictam vidimus Romae in aedibus ducis Boncom-
pagniy figura iustae magnitudinis y revincto sinistro brachio
tenui ligula^ in eaqiie aureis literis descripto nomine Raphael
Urbinas. » Parole alle quali il prof. Cagnoni, citando vari
autori italiani ed esteri i quali hanno scritto intorno alla
Fornarina, aggiunge in nota, a pag. 487: « Il ritratto al
quale accenna Fabio, ora non è piti in casa Boncompagni,
e forse è quello che si ammira nella Galleria Barberini. »
La questione trovandosi in tal modo lasciata in forse,
credo far cosa non del tutto inutile, rintracciando le vicende
di questo ritratto, di cui non mancano notizie.
234 Varietà
Nel ly^ rambasdatare cesareo a Roma, che era il
Vicecancelliere Qsradoaz, rendendo conto a Rodolfo II im*
peratorev avido ricercatore cPoggetti d'arte e d'antidìiti
pel soo museo di Praga, delle opere da vendersi ivi, tra
le pittare esistenti presso la contessa di Santa Fiora no-
minò e ona donna nuda ritratta dal tìto, mezza figuri
di Ra&eleL > (Vedi J. Chxei., Oestrekk, Bìatter Jmr U^
teratur &c 1847, tu 33; L. Urijchs, Beùrage par Gè-
sddchie àer KimsAestrtbtmgen &c. IL Rudo^s U.^ ndk
Zeitsckrift far biUends Kwut di C t. Lutzow, yoL V.
Vedi A. Spacvcat, Rafael und Michtiangtio^ Lipsia 1878,
pag. 509). La Contessa di Santa Fiora di qoal tenqw era,
come si sa, Caterina de* Nobili di Montepulciano, proni-
pote di P. Ginlio III, sorella del Cardinale Roberto de' No-
bili, e moglie di Sforza Sforza, conte di Santa Fiora, morto
nel iSjS. Essa visse sin al i6o5, e se ne vede il monnmento
nella chiesa, da lei fabbricata, di S. Bernardo alle Terme
di Diocleziano. La casa Sforza di Santa Fiora possedeva
molti oggetti <Farte, maggiormente raccolti, siccome pare,
dai cardinali di quel tempo, e di cui fanno menzione il
Vasari, l'Aldrovandi ed altri. Costanza, unica figlia di Ca-
terina, nel 1576 sposò Giacomo Boncompagni figlio di P.
Gregorio XIII., nel iSyy marchese di Vignola e nel i58o
duca di Bora. (Ratti, Della Famiglia Sforma, voi. I. pag. 253
segg. VoL II pag. i83 segg.) Così ebbe luogo il passaggio
del ritratto raffaellesco in Casa Boncompagni, dove Fabio
Chigi da giovine l'osservò presso D. Ugo duca di Sera.
Nel 1642 però il quadro era di già nel palazzo Barberiai.
In qual modo ivi passasse, non si sa, non sussistendo,
come si vede, l'opinione dell' Urlichs, il quale lo credeva
acquistato pel card. Antonio Barberini dal card. Francesco
Sforza, erede della Contessa di S. Fiora sua madre. L'^^'
sere però l'istesso ritratto, vien comprovato ancora dal a<^^
ritrovarsi nei palazzi né nelle ville dei principi di Piombi ^°
traccia di quello descritto dal Chigi, il quale correggec^^^
il commentario saitto in gioventù , pare non abbia sapii ^^>
se pure non si dimenticasse, del passaggio del medesimo
in casa Barberini. Nella t Nola delli musei ec. di Rema ■
nel 1664, il ritratto vìen detto quello e della innamorala di
Raffaele d'Urbino. «
Riguardo all'osservazione del prof. Cugnoni sul ritro-
varsi a Montpellier un asserto vero ritratto della Fornarina,
mi limito accennare alle scoperte innumerevoli di opere
sconosciute dal Sanzio che poi spariscono come sono nate.
Nell'ultimo catalogo del museo di Montpellier, formato,
come è. noto, mafjgiormente a Firenze dal pittore Fabre,
amico della contessa d'Albany, non trovo menzione del
predetto ritratto.
Aggiungo qui, quantunque cosa estranea al presente ar-
gomento, che l'armatura del conte Sforza Sforza, guerriero
rinomato per vari fatti d'arme nelle guerre contro gli
Ugonotti ec, ritrovasi nella celeberrima collezione detta
d'Ambras, formata nel castello di tal nome presso Innsbruck
all'arciduca Ferdinando d'Austria, e ora a Vienna.
Alfredo Reumont,
a36 Varietà
Comonìcatoci per gemflfTTa dei ^. GiOTAinti
AspROffi^ pubblichiamo il seguente:
CXttiPROMESSO PER Ul PACIFICAZIONE FRA I CASHTELLI
ly ASPRA E DI ROCCANTICA
ht mtions Juhiììu (Zpustil «-ijiiio dbwuiu mnlsstno trccith
ttsnno sexjg^Qona sitano atdtctwns w pontificìitus scoKtiS'
som 0C XTpo pdtris €t dofitòtt donum Yrbiini doiàui provi'
deitìz cltsmentijL pape V armo VI mense novemtris dk pe-
jmitima. Ln presentia mei notori et testium stibscrìptorun
ad hec speciiltter mjcjtoram et rog^jtonint discreti vàri ser
CÌHtiiu Laurentii de Castro Rodteantique Comùatiiset&'
cesis sabine scindfcus et prtìcuratur communitatis et homiman
Vmuersitatìs dicti Castri Rodìeantique de cuòss sdndkatu
et proewTiStkme piene patet insti- amento mamt Benedicti /o-
hanms de ipsa Rochantiqua pub liei notori a me piene wso
et lecto ex parte una. Et Ser Srman lohartnts de Castro
Aspre prefate Comunitatis et dzecesis scindicus etproairatcf
Ccmumtatìs um'uersztatis et honùnum, dicti Castri Asprae iC'
cujus sctnJicatu et prvcurarzone a me uiso et kcto piene patct
mami ser Antoniz magistr: petri de dzcio Castrx) Aspre export^
altera, habentes ipsi scindici et prvcuratcres et quilibet eorun^
per se potestatem et speciale mandatum ad eundum compa'^
rendum et se representandum nomine dictarum Comunitatum
Vniuersitatum et hominum ipsarum et quilibet eorum vene-
rabili Viro domino Mannovetulo preposìto Ananiensi et in
eum compromittendum tamquam in eorum arbitrum et ar^
bitratorem comunem amicum et amicabilem compositorem et
cujuslibet eorum omnem litem et litis scretium questionum
que ve rt un tur et que verti pcssunt inter Commune Vniversitaiis
et hominum dicti castri Roche antiquae ex parte una et com-
mune m Vniversitaiis et hominum dicti castri Aspre ex parte
altera tam occasione guerre et brige inite inter eos quam
Varietà SSy
€tiam occasume honucidiorum depredatìonum guastus et in^
cendiorum per dictas Comunitates et homines ipsarum hmc
inde Jactas et generaliter quacumque alia ratione vel causa
seu titillo ante^dicte brige guerre scretium litis controversie
seu questionis ut piene patet in dieta eorum et cuiuslibet eo-
rum scindicatu, Stantes et comparentes ambo simul et qui-»
lS>et eorum prò se auctoritate predicta coram dieta damino
Mannouetulo prò bona et pacifico statu dictarum Comunitar
tum Vniversitatum et hominum ipsarum et cuiuslibet eorum
omnem litem lites causam et causas ipiestionem controuersias
guerras brigas habitas et que et quas habent et etiamfactas
inter ipsas Camunitates Vniversitates et homines ipsarum et
cuiuslibet eorum ut vna ipsarum comuniias et universitatis
hominum aliam et cantra alia alteram hostiando eorum ter-
ritorium hostiliter inuadendo eorum bona deguastando depo-
pulandoj dilapidandOy ardendo, incendiando, cremando, bla-
dum comburendo et domus ac attiguas terras loca et castra
debellando, expugnando in campo simul preliando percu-
tiendo homines occidendo eorum membra mutilando et eorum
et cuiuslibet eorum homines capiendo et captos carceratos
detinenda eosque redimi /adendo iniurias et impraperia hinc
inde multismode dicendo et generaliter occasione premissO'
rum et cuiuslibet eorum omnia mala scandala scretium, rissas
dissensus discordias odia inimicitias iniurias dampna hincinde
facta dieta data et illata atque passa quacumque modo in
quacunque forma hic expressa et que exprimi possent cum
dependentibus demergentibus et cannessis ab eisdem ei quo-
libet eorum asque ulta restritione renuntiantes primo dicti
scindici et quilibet eorum nomine dictarum camunitatum uni'
versitatum et hominum ipsarum et g^ilibet eorum spante omni"
bus litibus causis et questionibus propterea motis et mouendis
et petitione prò emmenda hinc inde data in Curia Romana
patrimonii et comitatus Sabini et generaliter in quacunque
curia ecclesiastica vel seculari et coram quacunque judice
que utuntur et uti possent inter ^sas camunitates et homines
^sarum et cuiuslibet earum occassione premissa a tempore
240 Varietà
que fuit prima decembris prefatus domimi^ Mannus sedens
prò tribunali in domo sua presentibus partibus ut supra
Xris nomine inuocato prius solum Deum habens pre ocuKt
ad laudem et honorem statumque sonde Matris Ecclesie et
domini domini Vrbani predicli Pape V suarumque terrarum
statum pacificum et tranquillum nec non ipsorum castrorum
terrarum et prosperitatem ipsorum pacem et concordiam
super dicto compromisso tulii sententiam in hunc modum.
Nos Mangnus Vetulus prepositus Anagninus Arbiter Ar-
jbitrator Communis amicus et amicabilis compositor positus
oc assumptus a communi hominibus et singularibus persomi
Castri Aspre ex parte una et Communi hominibus et singu-
laribus personis Castri Roccheantique ex parte altera sabine
diocesis ut constai per scindicatum factum per ipsas partes
et qualibet ipsorum per publicum instrumentum scriptum et
publicotum manu notarii ut supra in compromisso contentum
notariorum publicorum ad hoc ipsi scindici speciaiiier facti
constituti et ordinati habentes uigorem ipsorum instrumentth
rum et compromissi in nos focti a dictis partibus et qualibet
ipsorum plenariam autenticitatem inter dictas partes senten-
tiondum declarandum arbitrandum laudandum diffiniendum
et pronunciandum alte et basse summarie et de plano sine
strepitu et figura iudicii quacunque die et hora et loco in
scriptum et sine scripto sedendo et stando de omnibus liti-
bus controuersiis dampnis incisionibus vinearum et arborum
incendiis domorum paleareorum captionibus homicidiis mem-
brorum mutilationibus et inhabilitationibusy captionibus be^
stiarum reuenditionibus hominum nec non omnium aliarum
generationum iniuriarum et dampnorum inter ipsas partes
et quamlibet ipsorum facte illatarum factorum possarum pu-
blice et occulte de quibus esset uel non esset positio scretii
facto querelo seu reclamatio oliqualis scriptum nel sine seri*
pto in quibuscunque curiis in dominis ludicibus auditoribus
seu personis quibuscunque in quacunque forma uerborum
seu cosuum quibus reclomotionibus et querelis seu petitio-
nibus per ipsas partes seu per quamlibet ipsorum factis dictis
Varietà 241
uel petitis injudicio siue extra ipsi scindici et quiUbet ip"
sorum sponte et expresse ac ex certa scientia Renunciaue^
runt et tuncproutex mine et nuncprout ex iunc renunciant et
cedunt ipsi liti et cause et quilibet ipsorum scindicorum prò
parte sua. Nos uero auditis et discussis dictis iniuriis factis
et illatis per ipsas partes et quamlibet ipsorum Vna conlra
aUam alia cantra alteram dolum dolo compensando quic^ cO'
stat nobis de predictis omnibus Vna pars eontra aliam et
alia cantra alteram in predictis offendisse et deliquisse. Ideo
ipsas partes et quamlibet ipsarum absolutam et absolutas de
omnibus et singulis supradictis reddimus eontra quolibet pre-
dictorum Mandantes ipsis scindicis et cuiUbet ipsorum quod
intra decem dies ab hodie computandos per decem de melio-
ribus hominibus prò quolibet ipsorum Castrorum Aspre et
Rocchantique cum eorum scindicis ad hoc speciale mandatum
habentibus inuicem faciant pacem tranquiilitatem concordiam
et remissionem puram et veram remittendo dictas iniurias
dampna et depredationes incisiones captiones [hominium et
bestiarum et reuenditiones ipsarum ac hómicidiorum et per-
cussionum mutilationes membrorum. Et quod intra dictos
decem dies sint et esse debeant in loco comuni infra dieta
Castra et dioceses ubi quelibet pars sit tuta ad celebrandam
et perficiendam pacem et concordiam predictam pacis osculo
inter eosdem ueniente cum eorum scindicis et decem homi-
nibus ab una parte et decem ab alia caritative frajterne in-
terueniente et intra decem alias dies^ dictis decem diebus
superius nominatis elapsis sine strepitu et figura judicii ac
cavillatione seu dilatione aliqua dicti asprenses restituant
et satisfaciant sive eorum scindici dent et assignmt ipsis
scindicis seu hominibus Roccheantique predicte prò satisfac-
tione et restitutione expense facte per hpmines de Rpcchan^
tiqua tam in Curia quondam dominii Sabini quam fiectoris
Patrimonii ac Romane Curie uel alibi ubicunque hX fiori-
nos auri solvendos et dandos per scindicos et homines dicti
Qastri 4^pre scindicis et hominib,us diete Roccheantique in
hunc mòcbim videlicet xxxflorinos usque Ad xsc dies ab hodie
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. UL i6
i4*
Varietà
mimenmdoi et atiot xxx floròtos ad xx aHas dìes àietà xx
iiebus tlapsis. Ab omnibus aliis hinc hindi per utramqti
partem petitis Reddimus ipsas parles et ulramque ipseram
i^solutam et absolutas. Et dictis partibus de supradictiì per-
petuum lilentjum imponente^. Quam pacem et eoncordìtM
supradictas mandamus ipiis partibus et cuilibet ^sarum peri
peluo seruaturam «ec non ponentes nostrum seatenHam et
arbitnum sive taudum et omnia et singula in presenti ùt-
strumento contenta particulanter et distincta ad penam ór
^so compromisso in nos facto contenta perpetuo
^sis partibus seruatura stipulata prout in ipso eompnmisst
continentur que pena totiens conmittatur peti et exigì posse
summarie et de plano quotiens contrafactum fuerit in
dielis uel aliquo predictorum per aliquam rpsarum partium
qua soluta uel non nihilominus predicta omnia et singula Id»-
data dignità terminata arbitrata declorata mandata et fir-
maiaperpetuam habeant roborisfrmitaiem. Reseruantes nobU
potestatem predicta omnia et singula Inter dictas declarandt
interpretanda et corrigenda semel et pluries prout nobts uistim
fuerit uel etiam oportunum.
Lecta data lata et pronuntiata dieta senienlia laudum
hitrium ordinatio declaratio et celerà que in presenti
(M superius continentur per dictum domìnum Magnum n
sue kabitationis et in vrbe predicta ut supra in compnmusjà
sita in pede platee basilice principis apostolorum de vrbt
iam dieta iuxta uias et alias suos fines presentibus audien-
tìbus dictis scindicis ad ea citatis et non contradìcentibus sed
potius predictum laudum diffinitum terminatum arbitrium p»-
ccm et sententiam et omnia et singula in ea contenta accepta-
uerunt laudauerunt et confirmauerunt et raium gratum et
firmum habuerunt et ea per omnia approbauerunt et ibidem,
fBOnte promiserunl prò se et nomine quo supra pre/ate sen-
tentie etnunquam contentis in ea opponere exceptionem atiquant
^iris et /acti non contrajacere uel verire aliqua ratìone uel
ggasa ad penam m compromisso ut supra contentam presen-
t^us hiis testibus ad predicta uocatts et rogatis.
Varietà 243
PiBTMo GiLBERTi diccests cesorogustone et cursor diati d(h
mini Puf e
Leonardo Santu paUctfrenator dicti domini Pdf e tolosane
diecesis
Magistro NicoLAO CAPPELLA de Suhioco
COLUCIA Iacobelli J . ^ L. ^.
Bartolomeo Santucu j * ^^^ '^'"^ ^'''''
Iamnottus Ioannis Symionis J - -.
C.KC.0 Michael dictus testa j * ^«^««ft««« '^^«^
IOANNE FrANCISGI Ì . ^
XM T^ \ de Aspra predieta
Matheo Tadey ) ^ ^
Et predicti scindici me infrascriptum notarium de pre^
dictis rogauerunt quod ipsam sententiam et omnia in ea con^
tenta in publicamformam rediger em sub Anno domini supra-
dicti M . CCC . LXVIJ indictione VI mense deeembris die
prima pontificatus dicti domini Vrbani pape V anno sexto.
Et ego Ioannes Cole de Tarano Comitatus et diecesis sa-
bine publicus imperiali auctoritate noiarius ad predicta per
dictum dominum et dictos scindicos uocatus assumptus et electus
predictis omnibus et singulis interjui et rogaius omnia et sin-
gala supradicta particulariter et distincte recollegi et propria
manu subscripsi et in hanc publicamformam precibus dictorum
scindicorum et de mandato dicti domini Magni redegi in quo-
rum testimonium premissorum meum apposui sigmim con-
suetum.
Bibliografia
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miursminu a. KLarxa^iiAi ^rrtr3iim:& A^c 7*it::à=ft«A iftdembanno i2S5
n^jiricr a£ fr«:v:b'ra. ^ **'i' . ^%i»SL iihJiZL dncnmenxl, bs&ìsKa} loehi dtl-
Ttéìuis!^ *jn£ sai TAO»!, fasi reciKT- crirrnml: oarfi arcàÌTÌfti del Vi-
Ticmiir: zìi BirniivciL cbf soni d: xruid» ixiar«B» e di ÌBAp{itaubik
r.rr79««BQE&. I'ilo^iìziìiiif òa. if>tzflp. h&ìimii: s jianeri zA tpecùbiMito
ite wt ónrnsk^DZ. T^^iLi'T. L rorrarimn i gi:&I oamputD i X. 16 a 2L
I A.«7irjrc ^*rt.-jy»tfi ani nrn;. ?a«fc. 2ixu».nr:uiLi alaeno quanto i
«un: JS.^r:» . discrf^iaiiiin-T.:* rf»L snri: siat: l'CtiVIiaiif c:>a binale cor-
TV".^ ZT-k. liL tk :^ii:.ìi f nii.* :iìT.ii ±e >d«- fcj:hi.?il it] mi. I. 53 <W^
B>iÌMl:"Ct Vfe j.:w. ;;i.nL : -^ v-UU. SIL^f T'Kll. Ir ik. Raìhìjjì b TÌStt
ù*^ii£ ?Ui r-iii. . li: !.:■■. i:>- óf»c'. ì:::jiÌ Z ^:'.**^\ìì<'^z. ii*. rari BiT":^-b. Lb
pxwf L ri-?»^.. .<r -:.r a.:. 5 - • • rL i; .l *r^~E. fr-OfiiT^ni»':;:* 'oa^riao
àtsr liRf t L :'' * r'TT^. iih tit* tll :'*-*?«!''T^ r:»T?**~7*; 5:»a? p:-?-* £ f r-
an.vii::. ru-s L iii^^ii-.f rr;. *;. f rfr^r nL T»*ss.Tn ■ fsrri^.D ti Rahsiij
e s. f pi:>. i. T -.'. : ,. j5-::>: ri. .:■ •••j^^??sr.: _ ii.»rL::t*i:±X:-2 rcTti haano
C.s.'=--;'rTir^f .-r:. J. r;> •:» m s f i:..-»rt^r » t.. f , i- fif- . Noiì m^ s^^
.•Mi- rii- L rJr.'L.->?irf'j*f s:»t': t.l urn-'f sriwiif.: L 3:»Lk«u.*r:' i* iaCiui'*'
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friL]^ Mopjùmrnf ù ji. 3** jl CTi; ju ài» i*. 3e>. S* ai» à xoksae^
bibliografia 246
iotrodurre queste correxzioni nel testOi bisognerebbe necessariamente
metterle nelle note.
Se errori che cadono su nomi propri possono essere conservati nella
pubblicazione d'un testo antico, correggendoli pure in nota, non è lo
stesso di semplici errori d* ortografia, che evidentemente non discendono
dair originale. L' analisi che noi abbiamo solt* occhio formicolano di
tali errori che non sono contenuti dai registri della cancelleria ponti-
ficia; può essere che il Painaldi li abbia scritti nei brevissimi appunti;
ma si può immaginare eh* egli li avrebbe pubblicati? Ecco alcuni passi
che giustificano questa osservazione. Citiamo a caso:
Pag. 24, n.° 295: * Ne crucesignati extra proprias dioceses trahi
possufìt ad iudicium >.
Pag. 26, n.° 315: cointerationes per « coniurationes ».
Pag. 27, n.° 324: « G. episcopo sabinen^.^ ».
Pag- 28, u." 344: exitens per «existens».
Pag. 29, n.° 355: « couvocoverat ».
Pag. 32, n.^ 388: « ul falicem se prebeat».
Pag. 32, n." 389: « ut facietn se prebeat ».
Questi esempi non toccano, come si vede, se non nove delle 116 pa-
gine che compongono i Regesta Vaticana, Talora una correzione sa-
rebbe stata necessaria per non modificare il senso dei testo, od anche
renderlo troppo oscuro (vedi gli art. 17, 84,319). S'altera il senso del
testo scrivendo « qnod Petro Alfonso nato ^t^odam Saladini... provideat »
quando sarebbe necessario scrivere « nato quondam » con pericolo di
fare del « quodam » un dativo (p. 34 n.^ 418).
L'indice, {)er quanto utile, non è sempre d'una sufficiente chiarezza;
TI si trovano articoli come questi: « Magalonensis v. Mons. Albanus».
« Mons. Albanus, Magalonensis, episcopus, archidiaconus, 474, 475.
diocesis, 622, 817 ». La diocesi di Maguelonne si sarebbe forse confusa
con quella di Montauban?
Elia Bbboeb
T« Nemee, papst Alexander VI. Elagenfurt 1879. Eine fie*
cbtfertigung Alexander VI mit Benfitzung der ftltem nnd
neuesten Forschungen.
L' autore è professore di teologia in Klagenfurt. Egli non si pro-
pone di ritessere una biografia, ma vuole offrirci una giustificazbne
di papa Alessandro VI, giovandosi delle antiche e delle odierne inda-
gini. Di guisa che il suo lavoro solo per cagion de' mezzi di cui accenna
volersi giovare potrebbe appartenere alle scienze storiche; ma Tuso
ch*ei ne fa è tale, da liberarci dal compito di pigliarlo ad esame. La
burbanza e la leggerezza con cui tratta le fonti storiche ci persuade
246 bibliografia
essere il ano pensiero entrato solo per occasione in un campo, m coi
si ricovera non di rado lo spirito di fazione. Del resto lo scritto apo-
logetico del domenicano Ollivier è il fondamento di questo nooTo libro.
Laonde T Autore dimostra di non essersi accorto né delle ragioni dd-
r accoglienza che trovò lo scritto di quest* ultimo, che ETea pare tanti
lati pregevoli; né degl* innumerevoli errori tipografici che deturpano
r edizione del suo.
L. Dneliesiie. La date et les recensions da liber pontìfir
càlis, (neUa Revue dea questions historiques, &sc. 52
pag. 493-530).
Fin da quando splendidamente s* inaugurò nel 1877 la BQUiothique
des Ècoles frangaUes d* Athènes et de Rome, colla pubblicazione dello
studio del Duchesne intorno al Liber pontificcUis, la società romana di
storia patria avrebbe desiderato rendere air autore di questa impor-
tantissima dissertazione il dovuto onore, segnalando ai lettori deli* Ar-
chivio i lunghi e forti studi, la critica giudiziosa di lui, le conclusioni
a cui veniva, la nuova classificazione di mss. che proponeva. Se non che
r apprezzamento d* indagini cosceoziose e il resultato di cure pazienti e
severe non poteva esser dato alla leggera, e il seguitare T egregio Au-
tore per la via eh* egli medesimo aveva tracciato era occasione a itudio
non lieve.
A questa prima difficoltà s* aggiunse altro ostacolo. VÉtude «nr
le Liber ponti flcalis « aveva provocato una dotta e gentile controversia.
La Società dei Monumenta Germaniae la quale aveva assunto già im-
pegno di comprendere nella serie delie sue pubblicazioni anche il L&er
ponti ficalis »f non potè non prestar grande attenzione ali* opera del
Duchesne. La nuova classificazione dei mss. prodotta da questo e i li-
miti cronologici che questi assegnava alla compilazione del testo, coz-
zavano con quanto aveva affermato il Lipsius ( Chronologie der i2ó-
mischen Bischófe zur Mitte des vierten Jahrhunderts, Kiel 1869),
e fu il Waitz che si levò a riconoscere e ad affermare come bastava
un solo argomento, fra quelli recati dali* autore francese, per provare
che il Lipsius non si apponeva al vero. (Cf. Neues Archiv, voi. IV,
fase. 2® 1879. Ueber die verschiedenen Texte des Liber ponti/tealis
207-237). Ma non per tanto die piena ragione al Duchesne; poiché non
s* accomodava a credere che la prima redazione del liber pontifiealis
forse anteriore al 530, anno della morte di Felice IV, come il Duchesne
aveva affermato; nò accettava la classificazione dei mss. ordinata da
lui, secondo la quale il ms. lucchese e il compendio feliciano rappre-
sentavano il testo più antico; bensì stava per T autorità del ma. napo-
letano scoperto dal Pertz, in cui il Duchesne invece aveva opinato non
'Bibliografia
occorrere cbe u
ichiei
e priRiiliTO.
rafiBiioDomEDio,
preparnU a dare ambeil
t la I
e laholli
edizione del Lilicr panlì/tcatii.
I
fermando le bali della fu-
tura ediiiooe k*'"™*"'':^ Fremeva agli studiosi Ji conoscere qualche
il ligncr Duchesne airebbe mnnleiiutu delle sue alTernuzioui, e DOu
mane* una lellera del comm. De Rossi a sollecitarlo. L'egregio Aulora
•oggiUDse collo ecriito che diede occasione a qneele Duslre parole, uel
quale modiilcaiido ìu parie alcune delle sue afte rnisz ioni, crede luiiaiia
che la elassificazioue dti mauoscriui dala net suo precedente lavoro
debba rimanere Dell' insieme intntla. Lamenta che il W'bÌIz non abbia
voluto tener ragione della questione cronologica, per andar diritto a
quella della dassiflcaiione delie recensioni. Dall' esislenia di un liber
ponti/Scolii laurentlanui , cioè favorevole all'antipapa Laurent io con-
tro Simmaco, cooclude che naiuraimente dovesse a quel tempo |S06)
MJstere un /iArrjxi>iti*/!caJit cattolico; e cbe se mal ne fu scritto altro
in oceasiotie di scisma, dovette essere non per Io gcisma di Dioscoro
cODlro Bouifacio secondo, ma per quello di Laureiiiio contro a Sim-
maco. — Quanto alle recensioni de] testo, il Ducbesne modifica l'Hiaunta
della sua prima disserta ilo ne, ritenendo che con sìa i! ms. lucchese (A)
ni qnttlo oapoletano (BJ, oé l'originale comune a queste due recen-
Bloni, (originate ipotetico ch'egli chiama ora A G, e che non è il cod.
vai. 3704, cbe prima designava a questa guisa) dacuidebbe ripetersi
il Usto primitivo del liber jM'ilificalii; aibbene egli reputa che questo
venga in iiarle rappresentato dai due compendi F (tettua felicianua)
e C (conouiauus] dei quali chiama l'originale comune PC. Eccu del
reato com'egli medesimo riaisume le conclusioni de' suoi ulteriori studi:
■ Il /iierjiond'/fcu/ii éstaio redatto poco tenjpo dopo la morte di papa
Simmaco (514) — 2. Vi furono mauoscritti di questa redazione primitiva
(FC) che [crinìnaianu colle notiue intorno a papa Felice IV. [I530J —
3. Questi mss. non esistono più; ma au questi furono fatti i compendi
che finiscono a Felice IV e a Conone. (687}. — 4. II testo aituale(AB)
rappresenla , sino a Felice ]V (inclusive J un ratta non a mento del teato
primitivo, eseguilo verso l'anno 539,-5, Delle due famiglie di mss.
del lesto atlcale quello che b per tipo il ms. di Lucca, è la più vicina
«ir originale comune. »
Colla maggiore soddisfazione aggiungiamo che l'autore attende a
preparare una edizione annotata del Liber ponfificalii, la quale sarà
il miglior frutto e il più maturo delle sue dotte ricerche.
0. T.
Ì48 bibliografia
Ph. Woker, Das kirchliche Pinanzwesen der FSpste. N5rd-
lingen, 1878.
Questo scritto reca nua epigrafe ciceroniaDa, nella quale veramente
si riassume il concetto del libro: « Jucunda res plebi romanae; Yictus
enim suppeditabatur large, sine labore ». L'Autore osserTa come a ogni
guadagno spirituale delia chiesa si facesse da lei contemporaneamente cor-
rispondere un lucro materiale e pecuniario, che uè fosse espressione e
misura. Questo fatto s'estendeva egualmente tuUe nazioni e sugli indi-
Tidui ; e individui e nazioni valse ad irritare potentemente contro la chiesa
di Roma. Pertafito all'Autore non è mestieri d' appassionare i suoi let-
toni coir invettive: l'argomento basta. E il contributo di luì può riguar-
darsi come un principio di studio grave sulle finanze papali, il sistema
delle quali, nel secolo decimosesto, destava le maraviglie del Ranke.
E il Ranke, e il Moroni, e il Meier sono le autorità principali di cui
l'autore si giova. Molta luce sull'argomento può aversi da documenti
mss., ai quali jl Woker non attinse. Egli ragiona delle annate , delle
propine per la confermazione e pel pallio episcopale, degli uffici eccle-
siastici , delle tasse di cancelleria e di penitenzieria, de' libri delle tasse,
dell'obolo dì san Pietro, delle tasse a' tempi della riforma, e reca in
appendice la riproduzione del libro delle « Taxe cancellane aplicae
et penitentiarie itidem aìTlice.'Barisiis 1D£0 » e una bella trattazione circa
la bolla crtuada. O. T.
Godex Diplomaticns GaTensis. Tomus quintus. Neapoli,
Hoepli, MDCCCLXXIX. 4.^
Di questa opera insigne dei Benedettini Morcaldi, Schiano, e De
Stefano, basta amiunziai*e un nuovo volume per fame l'elogio, e non
essendo qui il luogo di parlarne a lungo, ci è forza limitarci ad an-
nunziarlo. I documenti pubblicati in questo volume sono oltre cento-
sessanta, vanno dal 1018 al 1034 e contengono per la massima parte
donazioni e contratti privati importantissimi per la storia e più special-
mente per la storia del diritto. Notiamo, tra i molti, il documento
DCCCXLI, (a. 1031.) che ci sembra dar luce sulle condizioni degli ebrei
di quei tempi e sulle loro relazioni coi cristiani. L'oj^era difiìcilissima
di stabilire la croi.ologia delle carte, è slata compiuta in questo vo-
lume, come in tutti gli altri, con maestria insuperabile dagli eruditi
che proseguono con tanto zelo la publ)licazione di questo codice diplo-
matico. Al quale s'aggiunge l'appendice in cui D. Bernardo Caetani
d'Aragona pubUica il Beda De Temj^oribus e gli Annali Cavensi conte-
nuti nelle annotazioni al Beda del prezioso codice della Cava, dandone,
dopo il Muratori e il Pertz, con aggiunte inedite, unaedizioLe che, se
Cianografia
n potrà forae chiamirBÌ definitiva è cfHo la «salta riproctuii
codice importati IJBsimo. Aiiulie nei factitnili potremioa lra>
L gioDe di lode, perchè baniio dei buono , ma ci duole vedere clie ii
ftif^rti d'Italia aiOstte rifroduziooi rimaogooo, per roBncanxa di
Klki inferiori ai recenti progreaii dell'arte.
U. B.
Bonghi B. Bibliografia storica di Roma antica. Roma,
Tipografia Elzeviriana, 1879, pagg. 177. 4." parv.
i di Homi
1 tollera che le nienti [
} epaiio Bolo del tempo, :
« eslo ha steso così grande ala
del libro di cui ai Irgge qui il lìmola, noi
eenDO iiJ queBlo [wriodico inteso allo stadi
fioma. Scritta per far parte di
(Da rotoaua presentala dai OoTemo Itali
tre nel ripeterlo
. ■ la queste parole
la ragione dì farne
storia medievale di
Roma e la Campa-
atla Esposizione di Parigi,
^nesta Bibllografla tradisce molto la fretta con cui fli composta. Uà
^neiio di fello riconosciuto e confessato dall'amore, è compeosato assai
^ne dalla ricca copia d'erudiiione e più dal concetto che ha ispiralo
il libro e la rlparliiione di esso. Il libro è diviso in cinque capitoli:
1,* Origine di R<»na, 2. Storia di Roma, 3." CuUo e Religione di'
■^otna, i. Collumi ed Istituiioni di Roma, 5° Intiere e Scieme
4n Rema. Sotto ciaacaao di questi capitoli cono aggruppale le fooli
«loriche che si riferiscono ad essi e gli scrittori che ne hanno scritto
]lost?riormente fino ai nostri tempi. DÌ questi l'Autore incomincia la
itibliograRa dalia prima pubblicazione della Scitma Nuora del Vico
^a. 17%). Questa data secondo l'A. non ha ld sé nulla di necessario,
ift fli pare la più ragiouevole a scegHersi, quando tinn si voglia
rcìare dafla origine, e noi crediamo con lui che verameate dal-
;ine dovrebbe incominciare il lavoro se da questo saggio po-
alUrgarsi a divenire nna completa bibliogralia. Ma l'impresa
(opera le forze dei privati onde l'aulore vorrebbe cbe il governo
cedesse a guidarla, e facendo sua l'opera procurasse di compierla.
A coaure da' primi tempi , nei quali di Roma si è scritto, sino a' ao-
Btri, io credo che i nomi degli anlori e ì titoli dei loro scritti devono
c«rtatnen te eccedere i trentamila. Immenso lavoro: e pur degno che
K nell'Italia risorta si faccia, e che il gove
k noa si poireblie, nelle GOndicioni e
k loia, farlo sensa l'appoggio e il :
ihe qui si compiesse la rivista, e
■ più gloriosa parie della storia i
Irasuno, quanto di questo lavoro spelta ad italiani,
iti; perché
brario della [>eni-
il »10J
^ a «lisa
SL IjicemwD i !fu£uiL J 3l -acuiMs :mxco bbJ» ìhuì a£t»<Wb!
L-ksififfi-^riiictiarrnii.
«a ^u'ijima J«*»czw li me muiR .
3ua r jwr* •• ci uSkii. lirw w.ìilj xa
4i]icii« ji lUiestLi ^•fitnoft. raiDi^ co. lei irrxDHL lins
JBÌiv?uinL,tt;i latÌMitf im ìwi'jki le
floui .t'Ciar; !±^ r-jaiiìsum jruf.-tà iesla. rjitio» 4 àBÌ& tàviltà <f
a. {nei %xum. S. imwu «bisl nxonàu m iianeau jiiMiTiiTi ms ^
bui us*»cnu ijiaiT-n' "r-iT^ir* mp-iR^n i «? ìobsbu ixia 4ev«n£à di
vn * lu i*i;:ai-nr. "a.- lì r.'tifs^use vsl -^sjwt ««nri cà^ci Boa
fj-suMn «x./-»-:oi::i iiec'/'* à rie. rae :H ••r.urTc i»*d*.3iii.'r»£'ftj; eh'
Il Mijri^cii i««r n»*-sci à-"a ù ia^^irr. zhf. kxoc oi^^ Tìm
«tjrcm laciij» ma :xnn-.-Hrisi:ir:i iai^^dca. « ixun.tf. ■* 3eci*«R&ria u*alt
^~iaj.Là pmj^cj Ajv w: a iC7*T.:r<¥. r«co« -ii au« c-iaj*ianì d^ eoo
ip?r»r» ujr: .—-are :-a ?«• L "^mci ii ni rLToaa. cJL**i aoo dicperi
rjEi* iàe Lltii: i ^r.-LViH': : pr*::pì :-»aizr ; zljl rarÌTi*«* ^ eoa»
frjr* i^"«rL» T*r ìm j:»«i:Ld.:ur»f tu;^ i vti^i rr^rrl eoa q>fUi
« fiv^Je, e ;:11 sÌTry.izli &l~i=ixa:rj «L ft±ftccxft> à«qa«nti e faci
SE
ir
et
ÒJ
■u
i
'Bibliografia
timi, 11 sigDor de Trérerret procella, a dir vero, verao i due grandi
■nlorì che prese nd esaminare, con una dimeilichezift non plinto facile
per uno atraDÌero. Anilina con liuou gludiiio, inlerpreta ron acume;
traduce con opportune riduzioni le forme del pensiero italiano in quelle
che gli sembrano meglio acceltaliili si letlorì francesi. Anzi di queali
medeiimi eiso vuol limitare il numero t la qualità. ■ Oes einq coinS-
(liei de i'Arioste, acriv'egli, une aeule peut élre avee iniérét et sana
le moindre inconvéniant aaaljsèe dans cet oucrage » ( cap. Ili pag. 4S)
AttroFB rimbrotta aspramente l'Arioalod'arere nelle sne satire spar-
la l« del clero (pag.SK); talvolta d'aver mal giudicalo dell' ìuiporionia
del pensiero religioso. Tal altra oesen'a: • lei le lecleor m'accuserà
de preWr & TArioate des inlention» qu'il n'a jamais eua» » ( pag. 114 ).
Questo scrupolo prende all'autore medesimo! né forse è ìntempealivo.
Cerio ì che l'Autore par cbe adatti troppo il auo studio a un ambiente
che lo deienninn. TatlNvia molla lode et si merita per aver con tanta
cura ricercato delle (iati dell' Qrlandn Furioso, e molte volte rinduvi-
nato quel cbe in Italia era gii certamente cognito, per gli kIoiIì del
Rafua, (lei Paaizii, del Boba, del Mazuy, e d'altri dì cui non fa pa-
rola. Aaeai migliore, e per molte cagioni commendevoliasima è la parte
del libro in cui si discon-e del Ouiccianlini. L'Autore à studialo il nottlro
pande storico io tutte ie sue operej esamina con diligenza i dieci ro-
lumt degli Bcrittl di lui, editi dal Csneatrinì; ne racconta la vita, ne
pregia sdequatnmente l' ingegnoi ne dipinge l'indole. KafTronta co' grandi
ori della Francia quelli del notiiro rinaacimento italiano: raggua-
glia qneato tempo coll'udiertie condiiionì (Vancesi; e in quest'ultimo
tratto del lavoro ci sembra il suo cerino assumere più partìcotsr menta
le forine di letture accademiche. O. T.
B. de Bossi, Piante icnografiche e prospetticlio di Ro-
ma, anteriori al secolo XVI raccolte e dichiarate. Moma,
Suiviucci: 1879, con atlante.
Lo scritto del comm. de Rossi, publicalo dalla Direzione dell'Isti-
archeulogico germanico in Roma nelle Palilie SI aprile 1879, cin-
quantesimo anniversario della rondaziune dell' Istìluto stesso, ha occu-
pato An dal suo primo apparire il posto d'onore fra le opere publicale
floo ad ora snlla topografla amica. La sua importanza pu6 essere pa-
reggiata all' Import ani a del sesto rohime del Corpui Inicriplionum
Lalinarwn, della Forma U. R. di Eurito Jordan, del secondo volume
della Topographie der Stadi Rom del medeaimo autore: a tutte le al-
tre op«re del Bunsen, del Becker, de! Preller. del Canina, dell' Urlicha
è oerlameule superiore. Lo studio del ivomm. de Rosai sì riferisce esclo-
lente alle Tonti graHdie dalla romana topografia, cioè ad un argo-
-itfti
!a»
-Sl^rnA Tiiilù^ mist) .é- arnie- t»*umw.ivii mmm^ ììIél iìttsìoo»^ oooìoibici
."^WAni «turala fifc -Bnro: nx 30« -* v.«iriirf> igrmr» niazruo so vr^y^
■iiJii'. ->ainr»itnui «iuurtù r^sjr zstt ^esco geeoic- li !lo"7Ta cmizizaairBfi^-^smiu
.^ i»«nT^ i#tr i»o wr-iiai » irmiio. tbì «ero * jk rrrift. -«Bf» a»
vprttt»^ W7<p«riir notps ptatm Hr-xxue rrmiiis lovo * nosoino .piJitn.
ji« ^*«nrTfnF Tun^ «p vri^stae^ tati' ìcsma ma ^«n ^ u'iiii:a "i^r-w/r> :h^
'Amanti» inf<*rtaff» « .rrrui^ri arojr n JurrTinra- U iit-iij^uno aam. rjmif
:i0i TI* r^ ^«wiimiim rtncm ìicnB» uCisn^:^ IìIp t«p*»i ìk 'e!nnKi*tjetI&
Mjvtrc» }fatiit& & -nernorra. uile ^nr smanuie^ n i&nwKnaL «nuj a ma.»
.Ì«iH!»m<K iìtjpniaér 'firma, vur. !T«*i ^2 nmiiu i{5se ut Zwer^atrìa e
^«fif"-»?*!.*? ;»t II» ^rxsxbf irti' njn amDftflii . rnm^ ti mipinui jiii -^jaiKL
tlm^nn r» ^nr*». 4*wniiu « jurimiacamnu i -jwmr^ . .cTnifi. tuiiti-
ii«mi Irti» SHpiuutRs., maoBu « iieznnu ji lapa^tu l xmnlL jiìwjc. d
bibliografia
253
Ingegnerìa ciTÌIe • uHilare, t« pìanle degli imiedegli altri debbonoes-
•ere alale fkilf io plA copie. Qtisnlo >llii pinnis icnografica dell' inlera
cittit non sembra sìa b(bib redatta prima iteli' era DDgustea.
I coBniDgTBfl TWileriorl al aocolu quiirio E, V. parlano concordemente
di noa munrarione generale dell'orbe romano ralla per ot^loe di Ohilia
Ceaare, e dorvia 3? anni. 1 pariìcolari tramandatici inlomo questa ope-
rttiione sono fohI preciii die non è poisil'ilé crederli tatti un aiumfi«io
di fSTole. Uà qnalunqne senlenin sf voglia lenere intorno ai iarori di
Oialio Cesare, niun dubbio rimane iniorno la d^ti-ry^Jlio ofSi» ordinala
da Augusto, direna da Agrippa, alla quale fìi luetlamente congiuuta
quella della oitl& i-egina del moodo. La grande carta oosmograUca,
ì'orblt pidut fu esposta nel poKico di Polla, ed i opinione dello Jordan
' ette anche la pianta della cìLlA fosse nel medeeimo luogo dipinlae pu-
blìcata. In ogni esso un esemplare ne Tu deposto negli erchivii, il quale
tttli di baie, alle lerminaiioni snccesslTe, alle rÌTendicazìoni di suolo
pVMieo, ed a tutta l'atienda censoria.
Oli ìlÌDen.rii dell' orbe romano ed i libri geogradoi a noj pervenuti
■ono deriTBiiooi p\i> o meno mediale dell'orÈiJi jiicli-j dì A grippa, della
ekoroffrephia Augunli, che ebbero forma di afere. Esemplari ne furono
ttrali ad Qso delle publiebe amministra noni « delle scnole, anti alcuni
furono dipinti iu gmnde proponiaue negli alni delle scnole più calibri,
come quella di Aiitun. Dulie pianta augusiee della ciliii di Roma nb-
■^Kmho docomenlo nelle più vetuste nod'd'os rrgianitm, votitiat loeo-
\Tum V. H, le quali non conlrni^no se non la Irascrizioua delle leg geode
'Hgnat* «ulle piante ailomo e presso i singoli monumenti e le singole
.contrade. Insieme alla lopogratìa generale della cillìi sembra che per
a di Agrippa ne fossero levate altre speciali per le cloache, per la
tipa publica del Teiere, e sopra tutto per gli aquedolli, recate poscia
miglior perfeiione da Sesto Oiulio Frontino.
Dei lavori geodetici eseguiti l'anno 47, cenaùri Claudio Angusto e
X. Vi'ellio, non sappiamo altro fuorcbè di nlcuDe rivecdicaiìoni di suolo
[mblico Atte sulla base di piante censnali.
L'incendio neroniano segna il lennioe del lungo periodo della Roma
iBorta dopa quello dei Oalli, ed il priucipio del uuovo periodo delta Roma
■iperralei segna l'era della iTBsforin azione topografica della città la
lavale risorse non utyiit gallica incendia, nulla dittinetiotif rieepat-
n irtela, trd dìmensit FÌanim ordinibug, ettatit vìa/rum tpatii:...
^patefactit areit etc. Queste parole di Tacilo dimoatrano cbe la rico-
lo regolaiore, idealo ferse
le della citlà fn fatta a
flai famosi Celere e Seiero , arcbiietli neroi
i^eimero ìmnilii dovettero farsene, e sparges
pcrcU i privati riedificBiori sapessero a ci
Hella renaura di Vesi^aslano, fia ^W n
e anteriori dl-
a profusione delle nuore.
^
254 bibliografia
mente misurati D giro delle mura serviane che chiudevano il Settimoozio,
e quello delle regioni estramuranee, dei sobborghi, le diitanxe delle
singole porte dal milliario aureo etc. É probabilissimo se non certo che
Vespasiano, dedicando nel 75 il tempio della Pace ed il foro, abbia quivi
esposta al publico la pianta marmorea, non quella di Agrippa ed An-
gusto. Ma la fortna vicorum prescritta da Nerone, pianta restituita poi
nel medesimo luogo da Severo e Caraealla. Dopo di avere iUustrtti i
limiti di finanza, cioè del dazio-consumo stabiliti da Ifareo Aurelio e
da Commodo attorno la città non murata ma abitata, limiti determinati
con cippi, il eh. autore consacra il capo seguente alla fiunosa pianta
marmorea capitolina, rifatta da Severo, ed a£Bssa ad una parete del
Secretarium pniefeeii Urbis Ramae, che guardava il foro della Pace,
Parla in seguito della cinta murata intrapresa da Aureliano prima
del 272, e benché ritenga probabile che di quella cinta sia stata tolta
la pianta massime per il capo strategico, dichiara tuttavia non aversi
alcuno indizio di una nuova redazione della topografia generale della
città. Infatti le topografie ufficiali ed amministrative posteriori ad Au-
reliano, e pervenute a noi nelle recensioni del tempo di Costantino ser-
bano profondo silenzio intomo quella cinta e le sue porte. Queste recen-
sioni genuine son due, la Notitia ed il curiosum urbis Ramtie: Ai-
rono inserite in quelli che il eh. autore chiama « almanacchi della città ».
dei quali possiamo ricomporre la edizione del 354, illustrata con diaegni
a penna di Furio Dionisio Filocalo, il calligrafo Damascano. Contengono
le indicazioni deg^i edifizi più importanti, posti sui confini delle quat-
tordici regioni, desunte dalle leggende di una pianta, forse la seve-
riana, con qualche lieve «aggiornamento» come pure la periferia di
ciascuna regione e le somme dei palazzi, isole, vici etc. trascritte dai
documenti del catasto e della prefetura. Anche queste somme sono
« aggiornate » cosi per esempio il numero dei vici, riconosciuto nel
censo di Vespasiano a 265, è accresciuto fino a 324, circa un quinto
di più.
I capitoli XI-XIII che trattano della topografia, da Onorio imperatore
al Papa Adriano I, della pianta di Roma posseduta da Carlo Magno,
delle cosmografie arabo-sicule, dello stato di Roma tra il decimo ed il
duodecimo secolo, dovrebbero essere trascritti verbo a verbo in questi
fogli, conciossiachè trattano argomento più strettamente congiunto ai
nostri studii ed ali* indole delle pubblicazioni della Società di Storia pa-
tria. Darne una analisi è impossibile vista la concisione con la quala
il eh. autore tratteggia le grandi vicende topografiche di queir oscuro
periodo. Un commento che aggruppasse tutti i particolari omessi dal-
r Autore (perchè cosi comportava la natura del suo lavoro) lungo la
traccia da lui segnata, riuscirebbe opera di utilità non comune, a per-
metterebbe forse allo studioso di topografia il segnare graficamente If
^ibìiografia
255
I
tr««)onniizion[ ìnbit* cialla cillà di n^eolo in accolo a pflMire dalla piani»
narrnoiva capitolina Ano a quella di Leonardo Bafalini. Il eh. De Rmeiì
ha inGominciato ■ colmare la lacnnn, illustrando negli ultimi capitoli
parecchie ioedite pianta pranpettiche dei secoli XIU-XV, delle quali
dà il fac-iimile Dell'aclante che accompagna il auo lavoro. Queste pianta
«ODO sette. Ls prima, tratta dal codice vaticBuo 1960, tembra eppttara
Ai tempi di Innocenzo 111, ed A imperfetta copia iti un migliore proto-
tipo. La seconda, miniatura colorita ritraente Roma a volo di uccello,
ata nel codice parigino del Ditinraonda di Faiio deg:1i liberti , scritto
da Andrea Morenì di Lodi nel 1447: ma è certamente copia, ridotta
io minori proporzioni, di un originate coutemporaneo a Fazio.
La terza e ta quarta aon tratte da codici della coamogralìa di To-
lomeo, il TSlicano-urbinaie ^7, ti il parigino 480!. Le due piante, ar-
TagnacbA gemelle, non sono eEBtlainenle sincrone: l'urbinate k del 1472,
la parigina posteriore di qualche anno, e pendono ambedue da un pro-
totipo eoo temporaneo al rifiorire delle lettera greche e latina aoKo
Niccoli V.
La quinta inserita nel codice laursnziano-rediano, delineata da Alea-
aandro Stroiù net 1474 , é detta dal eh. Autore < uno dei più importanti
documenti della mia storia, e dei più preciosi anelli della catena di
topografie del secolo XV latita e ta copia degli ediScii quivi rap-
presentati, tanto notabile il progresso nella esattezza topografica. ... ■
La sesta sta nel libro di Hartmann Schedel intitolato dt tempa-
ribi't mundi etc, stampato in Nuremherg l'anno 1493.
L'ultima, la piil mirabile ed artisticamente bella fra tntte, ì copia
di un dipioto a tempera su tela, alla m. 1.18 lunga 2. 33, conservalo
nel museo civico di Mantova. Spetta all' anno 1534 incirca, e pende
con la scenografla dello Schedel da un prototipo comune, attribuito dal
cb. Autore a Leon Battista Alberti.
Giunto al lermine della mìa analisi non posso che ripetere il voto
espresso dal eh. Autore: ed è che d'oggi iuianii gli studiosi di topo-
grafia con risparmino cure per giungere alla scoperta di nuovi docu-
menti grafici, tali che possano colmare le lacune fra quelli già codo-
■duti. ■ L'atlante che oggi vede la luce ecciterai bibliotecari,] collet-
Uirì di antichi disegni, i direttori di musei e di gallerie alla ricerca di
■iffalie icoografle ed a darcene esatte notiiie. lo sono persuaso che a
quelle da me raccolte ahre se ne potranno aggiungere oggi latenti e
neglette >. Chi sa, che non riusciremo un giorno a ricuperare gli atudij
di RaSaello da Urbino sulla romana topografia, le schede originati,
i • libretti di campagna ■ di Leonardo Bufalinit
B.L.
PERIODICI
AreliiTf o gtorico Italiano. C. Minieri Siedo, n B^do di Càzk I
d*Aiigiò dal 2 gennaio al 31 dicembre 1283. — Jl Gior getti, NnoTe oe-
Beryazioni sulla professione di legge nel medio èva — P. Tonini, set"
vita. La Roma sotterranea cristiana decorata e illustrata dal De BossL
Bassegna bibliografica — Varietà — Notizie varie — Disp. II. C. Minieri
Biccio. Il regno di Carlo I d'Angiò — A. Bazzoni. Casteggio dell' ab.
emiliani col marchese Tanucci — L. Banchi. La guerra de* Senesi col
conte di Pitigliano (1454-1465) — A Beumont. Un ambasciata vene-
ziana in Ungheria (1500-1503) — Tonini, La Roma sotterranea cristiana
del De BossL — Bassegna bibliografica, — Varietà. — Notizie.
ArcUvio gtorico lombardo. Anno VI fase L B. Bionddli. Bel-
linzona e le sue monete edite ed inedite. — Cario E. Visconti. Ooniche
del marchese di Mantova. — G. Biecardi. Tre documenti inediti intomo
a Francesco I Sforza — G. De Castro. La storia nella poesia popolare
milanese. Giulio Porro. Documenti sulla Corte ducale sforzesca. AmU-
care Bamazeini. I musici fiamminghi alla corte di Ferrara. — Memorie
inedite sulla Certosa di Pavia. — La pesca nel lago di Garda. — Va-
rietà — Bibliografia lombarda. — Bollettino bllbliografico.
Archivio gtorico per le Provincie napoletane. Anno. IV. fase L
Assemblea generale della Società — Domenico Arena — Istoria delli
disturbi et revolutioni accaduti nella città di Cosenza e provincie ecc.
(continuazione e fine). — G. del Giudice. La famiglia di Manfredi.
F. Torraca. Sacre rappresentazioni del Napoletano. C. 3/interi Biccio.
Cenno storico delle Accademie fiorite nella città di Napoli. C. de Petra,
La moneta di Asia nei Bruzii — Bassegna bibliografica — Necrologia
Fase. IL S. Volpicellaf Helazion diretta al signor Duca di Medina de
las Torres. G. liacìo^pi^ La tabula eie consuetudmi d'Amalfi — Car-
teggio diplomatico tra il marchese Tanucci e il principe Albertina —
C. Minieri Biccio. Cenno storico delle Accademie fiorite nella cittÀ
di Napoli — Fiaesegna bibliografica — Notizie storiche — La casa di
G. B, Vico,
T^er iodici 257
Archiyio storico artistico ttrclieolo^co 0 letterario della città
a proTincia di Roma. A. Bossi Fonderia di cannoni a Spoleto al
principio del secolo XYL — A, BertolatH Gli ebrei in Boma nei se-
coli XVI, XVn, e XVTTL — A. Berldotti. Esportazioni di oggetti di
belle arti da Boma in Spagna e nel Portogallo nei secoli XVI, XVII
e XVlil — A, BertoloUi, il Matricidio santa croce nel secolo XVL
' Biillettiiio della eotiiiiiiséf 0116 ar^héOlotrica eimiitiiale di ttoAia.
Aimo Vn K". 1.'' ÉrsUia Oaetani LovateMi, Di un vaso cìnetaHo con
xuppresentanze relative ai ministeri di Sleusl. — ^. LeiìùtinafU, Tre
monumenti caldei ed Assiri di collezióni romane. — Enrico Dresseh t)i
un grande deposito di anfore rinvenuto nel nuovo quartiere del Ca-
staro Pretorio.
Ballettino d'Archeologia cristiana. Anno IV, N^ 2. 1 santi quat-
tro coronati e la lor chiesa sul Celio. — Scavi nelle catacombe romane,
nel cemetero di Domitilla.
Reyne des qnestion Historiqnes* — 51 Livraison. 1 Juillet 1879.
La mission de m. de Lionno à Rome en 1655 par m. Charles Gue^
rin. — 5-90. — La bulle tinam saetamt par M. Pabbó P. Mvery. (L*aa-»
tore la giudica apocrifa).
Forschangen zar Deatschen deschichte fase, m del v. XIX. 18/9
contiene un interessante studio critico del sig. Cario MÙUer < Eine
Papstgesohìchte bis auf Benediot XII und derem Spuren in Heinrich
von Herford, Chronicon Sampetrinum, Anonjmus Leobiensis, Werner
vòn Luttich und Vita 0. Éenedicti XII > pag. 499-520. Pùt>blca a
pag. 609 un breve di , Bonif£^cio IX < datum Bone apud sanctum Pe-
trum 8 id. Februar, ^Ofitrfi(^as nosiWi a^no undecime, dilectis filiis
magistris civiunn e(; comvinitati opidi Luneborgh, > tt B 5Ìg;nQr 4» P^n^
nenborg in un articolo intitolato « Die Verse in der Historia Con-
stantinopolitana und, der Dichter de» Ligurinus » pag, 611r624) pone
in rilievo la grande somigliai^a di stile fra il Guntaro, autore di,
quella cronica parte della quale fu pubblicati^ dal ^i%^t. nelle sin)
Exsuviae sacrae Gonstantinopolitanae e V autore del < Ligurinus » —
pag. 625 L. Weiland < zum Pactum E. Heinrich H mit Papst Bene-
dict VHL > —
NOTIZIE
n CoagNMo daDe Sodata proTineiali di Storia Patria ti è radunato
a Niqpoli nel settembre panato con ottimi risaltatL Le laboriose sne di-
•enssioni condotte alacremente sotto la presidensa di Ruggiero Bonghi,
hanno aynto per risultato alcune decisioni, le quali, può ragioneToImente
sperarsi, saranno feconde per 1* avvenire. Tra ({ueste decisioni notiamo
intanto quella di por mano ad un catologo delle fonti edite pei primi cin-
que secoli del medio evo italiano. Le varie Società dovranno presentare
per ora come dei saggi dell* intero lavoro, scegliendo ciascuna a giudizio
suo, quel periodo di tempo entro i cinque secoli che meglio stima oppor-
tuno. Questi saggi presentati in tempo ad esame serviran poi di base alle
discussioni del fbturo Congresso per istabilire le norme del lavoro che dovrà
accomunarsi. Anche, come cosa che riguarda Roma e potrebbe essere pre-
sioso aiuto alla storia futura, notiamo il voto che, per proposta del pro-
fessor Villari, il Congresso volle esprimere al Ministero della Istruzione
Pubblica. Si chiede in quel voto di concedere una somma annua alla Bi-
blioteca Vittorio Emanuele per fare raccolta di tutti gli scritti, le stampe,
ed ogni maniera di ricordi che possapo trovarsi, relativi alla storia del ri-
sorgimento italiano dall'anno 1796 in poi. A sede del futuro Congresso fu
scelta Milano. La Società romana di Storia patria era rappresentata al
Congresso di Napoli dal suo Presidente e dal socio Sig. Ugo Balzani.
La Società Romana di Storia Patria à pubblicato il primo volume del
REGESTO DI FARFA
la eui edizione venne curata dd Sigg. Ugo Balzani e Ignazio (HorgL
Nel volume quarto, fase 2.^ del « Neues Archiv », pag. 423, si accenna
con molto favore alla pubblicazione del Tomassetti sulla Topografia deUa
Campagna romana nd medio evo.
PUBBLICAZIONI
ricevute in dona dalla Società,
I. CIAMPI. Vlia di Paolo Mercuri, incisore, a,* tdiz. Rema, 5«fntK(i
fdalt'edUoreJ.
A. REUMONT. U Bibliotec» Conia: Firenze, CtUini (d»ir«utortl
MoKCHEMTA CciiMiNiAE HisTomc*. DÌpIom«ium regum ei impcr*»-
rum germanine I. t. pars prior. Cooradi I et Heinrìci diplamau. Ht^
aoverae, tìahn. (dalla Socìclù).
Qualsiasi libro, periodico, lettera od altra communi-
cazione spedita alla Società dovrà esser diretta alla Sede
di questa nella BibUoti:ca Chigiana, palazzo Chigi.
La Società non è responsabile dello smarrimento de* fa-
scicoli inviati per mezzo della posta. Può chiunque dc'Sod
che ne dia preventivo avviso fjrli ritirare alla Sede della
Società {Biblioteca Chigiana) in ciascun giovedì dalle ore 9
ani. alle 12; ov^'cro può incaricare dei ritiro de' medesimi
una casa libraria residente a Roma. Un fascicolo separilo
potrà concedersi a' soli Soci mediante il prezzo di lire 6.
lì GertnU
VINCENZO UERNARDINl
LIVORNO, Tir. m Fraw. Vk
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COMPENDIO
dei processi del Santo 1)fi\io di '^oma
AL pr^evole documento che ora offriamo ai lettori,
I porta il titolo di o Compendium processuum San-
Offìcii Romae qui fiierunt compilati sub Pau-
' lo III, Julio in, et Paulo IV <., mentre più gli
joaverrebbe l'altro di repertorio dei detti processi, come
^o che ci offre messi per ordine alfabetico i nomi de-
l^iinpuiati di eresia, gli articoli loro incriminati or sulla
leposizionc dei lestimoni, ora per conl'essioae fatta dagl' im-
putati stessi nei costituti, ed i costanti richiami della pa-
ginatura degli aiti retativi. Riferendosi per tanto il pre-
seale documento a processi che non è in facoltà nostra di
esaminare, ci atteniamo prudentemente al partito di non
farvi attorno osservazioni, e molto meno apprezzamento
di sorta.
Malgrado gli sforzi di parecchi scrittori, tra i quali
primo II dottissimo Canili, una vera storia della Riforma
in Italia ancor non e fatta; vale a dire uno studio sin-
tetico dell'idea novatrice nelle sue origini, nei mezzi di.
propagazione e di repressione, non che nelle successive sue
trasformazioni poImco-reJigiose, Né il documento che ora
Artiirìo dtlla Socirtìl ronaiM di Storia patria. Voi. III. i;
262 C. Corpìsieri
il nostro Archivio mette alla luce può per se solo bastare
a permetterne il tentativo.
La riforma è un fatto, anzi un gran fatto che appartiene
alla storia del sentimento deir ideale religioso onde si go-
verna sotto forme molteplici la famiglia del genere umano,
e, come tale, è debito della storia intimamente studiarlo.
La Chiesa udendo fremere la Riforma nelle scuole, nei
chiostri, negli epiccopj, e fìn tra le mura del Vaticano, alzòU
sua voce potente, eJ il Concilio di Trento fu solerte e operoso
nel reprimerne le intemperanze. Ma il nemico non fu di-
strutto, e mentre parve abbandonare atterrito il campo delle
conquiste, si allontanò invece per acquistare forza maggiore;
onde la santa Sede rimase lunga pezza tra le minaccie che
le si facevano di lontano, e le vicine smorfie di una società
corrotta e resa ipocrita dal timore della tortura e del rogo.
Quindi come una sregolata fede condusse all'eresia, la si-
mulazione della fede adottata pel semplice progetto di quieto
vivere dovette a suo tempo produrre un danno di gran lunga
peggiore. L'uno e l'altro caso sono fenomeni sociali che ri-
flettono in mille guise le antiche e recenti cause del bene e
del male del nostro civile consorzio, e perciò meritevoli en-
trambi di serissime considerazioni. É pertanto in grazia di tale
e tanta importanza loro, che non sì possono, e meno si deb-
bono trattare se non per via della più scrupolosa analisi di
tutti i;li clementi che precedettero ed accompagnarono la loro
manifestazione. Fa bisogno insomma indagarne i fattori nelle
singole forze morali e materiali che vi hanno cooperato, sieno
di persone per dottrina e grado sociale eminenti, sieno pure
di quelle che ci presenta il volgo anche nelle più umili classi.
Epperciò chi potrà formare un giudizio esatto od almeno
più prossimo al vero sulle cagioni e sul progresso di quel-
l'agitamento religioso che tanto invase l'Italia, e Roma in
specie nel secolo XVI, se non si prendano ad esame quei
fasci di scritture che si t'ormarono nelle cupe sale deirin-
qui^izione, tra le studiate interrogazioni dei giudici, e le
risposte or timide ora ardite degli accusati, senza inoltre
Processi del 5. UJt{io di Roma 263
SlDosccre le conduiìoni tìscali, e le inappellabili sentenze
del rigoroso tribunale?
11 nostro Compendium se non sopperisce all'uopo, potrà
certamente sen'ìre a chi possiede simili documenti per un
eccitamento di più a renderti di pubblica ragione, affìnchè
esplorati una volta con studio sagace ed imparziale, il possa
pronunziare rettamente sopra un punto di storia tanto di-
versamenie rappresentato, secondo le passioni dei diversi
partiti, e secondo le mire di una scorretta politica, che per
nostra grave sciagura non manca d'intromettersi petulan-
temente nelle serene sfere della scienza.
Ma il poco che ora pubblichiamo della romana Inquisi-
zione che sotto i pontificali di Paolo 111, Giulio 111 e Paolo IV,
riceverà mai quella luce di cui abbisogna, e clie solo può
prendere dalla pubblicazione dei relativi processi? Noi ne
dubitiamo ricordando l'incendio a cui per sentimento di
reazione il nostro popolo condannò la casa del Santo OfB-
zio, appena morto il Caratfa.
Del resto quale e quanta copia d' impartanlissime rivela-
zioni soccorrerebbe al vasto e delicato argomento la pubblica-
zione dei processi , ben lo prova l' estratto di quello di Pietro
Carnesecchi edito dal conte Giacomo Manzoni (i). Se non
che mentre ci congratuliamo col dotto editore dell'opera be-
nemerita, dobbiamo lamentare la ritrosia ch'egli ebbe di
concedere ì promessi documenli nuovi ed inaspettati intorno
alle persone ricordate in quel processo (2). Egli se ne scusò
Mrch£ non gli venne fatto sopra alcuni rllormatori di mi-
[Dr conto di aver trovato quel tanto che pur sarebbe con-
muto per rendere compiuto ed uniforme il lavoro, men-
; ci sembra sarebbe stato più acconcio consìglio che
ssc lasciato nell'oscurità le minori figure per non pri-
irci delle pregevoli e peregrine notizie che la sua rara
} (1) Miuellanea dì Storia Italiana edita per cura della R. Deputa;
P- Storia patria, voi. X. Torino 1870.
(z) [vi nella prefazione.
TZTsn izzzToo MÌ pcnoniggi piti
.:ì,jt. zsIj. ar.-ii -"■' ■ - jt — ■-* --ili óirono MiraatODìo
~-izr..r-ii 1 -1--- - ' r-ij: r»;-Lii; Rclio, Lnigì Friuli, li
V ,^... „ T.^j,-j— _ l.a.-i_iilM:rsae,eviadisi;orren<lo.
■ rsc-; -•■-- -.fr-; ^; - fci ::: rsluiose coU« c«rt« delli
r:-:=^: z Inj:;^^ ;.: i j.- Làsrri;» ìì_j rrrliorcci del Trtnft/-
-j.J-j~a.-^ ^ r-^-H-i; 5u.i;: x ; ; ;;: :1 don. Carlo Beo-
-1 - .-.i :i r^-^~ »=--zii -ii^c^; 1 quelli raccolta in un
- -^-.-i..- :j^- :: ---' ■ .Hls;^-.^.^» Zditzxriji, solo 14 sareb-
^:.-,■ . :.- s. r-:~r>r"' i~ ì'_iì:1s iiuJiziale in materia
^. .-c_\; i ciiac -z-r-^-LZ :.ì ' r ~ -■: j5-£4 proseguirebbero
e.-; : ■ ìV' r ^- : !.icrr-: j: .i^£rr^:=e £30 al lóSg; mentie
i;. -.sirit-T- -".vir, i; aas: rsóicrì i fcreTi e bolle poo*
:■ Ì.-.Ì .14 ?c.: .._::*: A ii-; i ?-.•; VI. =x)ìte delle quali gii
rv.-y.cJTi lii Sci-L--; ~:TrtT' i ìj-ìi ìJ volami apparte-
~-i -r. r-~ I. sf.-:_ V'TI ì X*t~" ;:"eay;::o io parte de-
!■- ■: ; .-- ■ -^ :; ::_-^;- Tiir —iz-ì- i Tir i—.m oralità,
0 -. >^ ,- - ,:r;: -:._r: ~i- :- i.:-:^;ce;-.adti i Jel-
.'-■". '., ;,;.,; s.- . . ::;:;■.;■; i. Cirit^^nJium: <ìi\
v-. .' ■ -:: .--• -v. :, -..^ ;_i .;:;.": il Cir-nesecchi
0.1 -.: - ^. ^c;s. : : .:. - ::=7.; ii PìjIo IV eb-
« .Vrifi U
Processi del S. Ufficio di Roma 265
II Cornpendium, che proviene dalla biblioteca dei signori
Castaldo di Napoli, è un fascicolo in foglio di forma or-
dinaria composto di venticinque carte numerate progres-
sivamente nel recto e nel verso salvo la prima e le tre ul-
time. E copia tratta da un'altro esemplare appartenuto al
card. Giulio Antonio Santorio che il di lui nepote Paolo
Emilio Santorio concesse nel i6io al p. Antonio Carac-
ciolo (i) del convento dei Teatini di S. Paolo di Napoli, come
si ricava dalla nota di mano dello stesso Caracciolo che si
di S. Apollinare, alla quale troppi dovevano avere Ubero V accesso anche
per registri di dare e d* avere e di amministrazione compresi fra i libri
manoscritti e stampati. Che in quel tempo si commettesse qualche furto
delle carte del S. Offizio, mostrò di saperlo anche il card. Antonelli se-
gretario di Stato in una conferenza eh* ebbe col dott. Todd conservatore
della biblioteca del Trinity- College venuto in Roma per continuare le
sue erudite ricerche sull'Irlanda nelle nostre biblioteche (V. Gaidoz 1.
cit. pag. 17): ma secondo il Benrath (loc. cit.) sarebbe chiaro che le
carte allora rubate non fossero quelle di Dublino. Il detto scrittore
mentre confessa di non essere riuscito di seguire così bene la storia di
quelle carte da poter dire in quali circostanze e per mezzo di chi i ma-
noscritti di Dublino furono divisi dall'Archivio romano, è d'avviso che
ciò avvenisse in tempo del primo Impero o nell'occasione della spedi-
zione loro da Roma a Parigi, o mentre erano in quest'ultima città. Im-
perocché il fatto come viene narrato dal Madden, e prima di luì dal
GiBBiNGS nel Report of the procedings in the roman inquisition against
Fulgentio Manfredi; taken from the originai manuscript broughtfrom
Jtaly by a french officier. London i852, non si concilia colla certezza
che fin dall'anno 1846 gli atti che ora stanno in Dublino furono da
una persona privata di Parigi offerti al British Museum. Oltre le parec-
chie pubblicazioni fatte dal Gibbings di documenti tratti da questa rac-
colta, se ne vanno ora pubblicando altri dal periodico protestante La
rivista cristiana, 1879, fase. 11 e 12.
(i) Questo dotto teatino u pubblicò varie antiche cronache di molto
giovamento, massime per la sioria del regno di Napoli, ed inoltre rac-
colse con molta erudizione i Monumenti sacri della chiesa di Napoli, e
ne formò un' ampia opera in latino, che però non fu pubblicata se non
nel i645 dopo la di lui morte. » Così il Nuovo Dizionario Istorico com-
posto da una società di letterati ecc. Napoli 1791. T. V, pag. 328, ove
non si fa ricordo di uu' altra opera che gli appartiene cioè a Collectanea
historica de vita Pauli IV <fcc. » pubblicata in Colonia nel 161 2.
266 C. Corvisieri
legge alla pag. 41 nel fine cioè « Anno 16 io Excriptum est
hoc compendium ex MS, apud Card. Santorium concessu
Pauli Aemilii ejus nepotis. » La scrittura del documento è
d'ignoto amanuense, mentre dello stesso Caracciolo sono
alcune aggiunte degne di considerazione che si trovano alla
pag. 39 « circa Pheresie di Napoli e Terra di lavoro dal i544
al i564 » ch'egli cavò da uno <c scritto di mano del cardinal
di Santaseverina » che non è altri che il Santorio suddetto
così sopranominato dal titolo del suo arcivescovato conferi-
togli da Pio V. Dalle quali aggiunte riceviamo anche un'altra
prova oltre quella che si ha dal processo di Monsignor Car-
nesecchi, che l'autore del famoso libro il Beneficio di Cristo
crucifisso verso i cristiani non fu Paleario ma don Benedetto
monaco di S. Severino Mantuano discepolo di Marc' Antonio
Flaminio, et che in Roma fu approbato per santissimo et ot-
timo libro sì dal cardinal Badia che fu maestro di sacro pa-
la^^o come dal cardinal Cortese. La provenienza dell'originale
del Compendium ci fa meglio accorti del suo carattere offi-
ciale, e perciò del suo grande valore storico ; imperocché senza
dubbio dovette servire al Santorio quando fu consultore della
Inquisizione. Ben poi si comprende come il suo nepote Paplo
Emilio, malgrado la natura delicatissima del documento, si
rendesse indulgente a concederne copia al Caracciolo, il quale
per essere dello stesso ordine Teatino, donde uscì quello spa-
vento dell'eresia che fu Paolo IV, dava ogni malleveria del pru-
dente uso che ne sarebbe stato per fare. Infatti con quale spi-
rito egli lo riguardasse, e con quanta gelosia volesse che fosse
conservato nell'Archivio del suo Convento, ben si rileva dalle
seguenti parole ch'egli premise di suo pugno nella prima
carta. « Il presente compendio dei processi del santo offi:[ip
sotto Paolo III, Giulio III et Paolo IV, si tiene nelP Archivio
di S. Paolo nonperfar prejudicio alcuno alla fama di molti
che essendo stati qualche tempo gravemente sospetti et inqui-
siti ricuperarono poi coi loro buoni portamenti 0 con difen-
dersi giuridicamente la riputatione et fama di cattolici; tra
li quali furono li cardinali Morone et Polo. Ma solamente
Processi del 5. Ufficio di Roma 267
acciochè sappia chiunque lo leggerà in che miseria stava al-
Ihora la povera Italia, et quanto gran beneficio ha ricevuto dal
valore et ^elo del Cardinal Teatino, autore et fondatore in
Roma del Tribunal supremo della Santa Inquisitione. Et in-
sieme acciocché si vegga quanto falsamente quelP infelice An-
drea Duditio heretico nella vita cKegli scrisse del Card. Polo,
et altri dopo lui, van tassando Paolo IV di emuUv^ione, livore
et odio per haver processato et privato della legatione il detto
Card. Polo. Perciocché di qua si scorge s?hebbe giusta occa-
sione di processarlo. Oltre che s*ha da sapere che non solo
il Cardinal Teatino ma anche il card. Cervino, il card, di
S. Jacopo et altri molestarono il Polo per tal causa.
Tengasi il presente compendio dentro P Archivio dis. Paolo
sotto chiave, ne se ne dia copia a nessuno sotto qualsivoglia
jpretesto perché con questo patto io d. Antonio Pho consegnato
al p. d. Valerio Pagano custode et prefetto del detto Ar-
chivio. Molti di questi si può credere che errassero material-
mente et ingannati da altri in quelli infelici tempi. >
Costantino Corvisieri.
268 C. Corptsieri
Compendium Processuum sancii ofBcii
Romae.
Antonius Gadaldinus bibliopola Mutinensis haereticus LuU
heranus cum tota sua familia foL 4 ex primo teste in in-
formatione 16 ly qui vendit libros haereticos; etfoL 86 et in
ripetitione fot. 20 g f ade prima; de hoc foL 2'j in fine^ et
fol. i4g in primo Impressit libellum Beneficii Christi de man-
dato Moroni foL 114 f ade 2." et alios libros ibidem; habuit'
libellos Beneficii Christi ex Venetiis et approbatos a Morono
episcopo Mutinensi vendiditfoL 187 f ade i* Moronus fa-
tetur quod ab eo habuit libellum BeneScii Christi et quod
UH mandavit ut plurimos ad se perferendos curaret, credens
etiam testimonio sui vicarii bonum esse. In confessione sua
fol. 4 facie 2."
Alexander Strozza florentinus inquisitus de hceresifoL i3g
facie prima.
Apollonius Merenda sub nomine calabri fol. ig fac. 2.
Cappellanus Poli per multos annos pernitiosus in provincia
Calabrie foL 4g a tergo — hcereticus et contra sacramenta.
In confessione Moroni foL 11 fac. prima.
Ascanius Columna prò Polo, Morono et aliis foL 6 a
a tergo ex davidico teste J.* Idem suspectus testi sexto ex
pluribus causisfol, 53 fac, 2." et fol. sequente;fol. 55 et 56 ;
et ibi qui ejus sermonibus de rebus fidei interfuerint. Ipse
instructus ab Ochino et a Polo a Marchionissa sororefol. 56
fac, /." et fac. 2," et de causis suspitionis seduxit religiosos
quosdam Venetiis fol, 58 a tergo —persuasit religioso Capuc-
Processi del S. Uffis^o di Roma 269
0 apostatare et ire ad Ochìnum Gebennam datis eipccunit's
. 64. Idem fot. tSt fac. 1." complex htgreticorum.
\ Patriarcha Aquilegiensìs suspectus fol. 61 fac. 2 fol. 63
hr. j." et fil. i2(ffac. 1.' et 2."
Angelus Rugerius inquisitus fol. 236 et/ol. 210 fac. /,"
¥
Adrianus secretarius Cardinalis Fanensis lutheranus seri-
bebat ad Bonifacium Valentinum Mutinensem hcereticum tri'
staloriam de obitu Martini Lutheri, et quod bene obiisset. Fr.
R£ginaldus qui est secundus testis in prima depositione fol. 4
in 2.'/ol. 41 et fr. Albatius 1 3." testis fol. ii3fac.2.'
Aloisius Priulus venetus hareticas fol. ii ex 4.' teste
et fol. ig a tergo — seductor aliorum ibidem et fol. 20. et
fol. 28; et fol. 2g fac, i.' ejus hereses et quod discipulus
Poli. Interest instructioni Lutherance Poli fol. 34 fac. 2.' ibi-
dem suspectus fol. 48 fac. 2.' — familiaris Poli liareticus
fol. 4g fac. 2.' fol. 77 fac. i.' Item suspectus fol. 61.
fac. 2." et fol. 63 fac. 2.° et ex Scoto fol. j3 a tergo —
Ereticus et intimus Poli fol. i3i fac. i.° complex hcere-
ticus ex audilu ex 4.' teste fol. igi fac. 1.' Poli, Moroni,
Marchionisse Piscarix, qui scribit illum scribere quaedam
et arguii haereticum illum nostrum appellans fol. 281 fac. i.'
et 2.' de eo in aliis ad Card. Polum fol. 288 et ad Mo-
ronum fol. 2go\ et 2ffi ubi appellat eum suum Gie^^i; et
fol. 2g3 fac. t." et 2g4 fac. p." et in hìs omnibus illum
suum emulatorem in amore et familiarem Polo ostendit; et
fol. 2g6 fac. i.' ubi etiam quodfuit conscius missionis fra-
tris Bernardi ad predicandum Mutince et fol. 29S UH cu-
ram Poli commendai et fol. 3o2, 3o3 de Polo et Morono
plura : Prlolus uel Flaminius dat quedam Poli scripta Card.
Morono in confessione Moroni fol. 3 fac. 2.' et ipse est in-
'brmatus de doctrina Poli fol. 4 ìbidem ipse et Polus et alti
_ ir Jrzàtaàcmt Unutx et CardSaàlis Mih
Vnjffn?? ' jirìnwirsagr if£K±zr Aànir Tjrrisu mUtìt U-
VgTtmiff: ìfttwnB» Mir'mmvfLMdbtrjmufpL titfac i/
Is^àeftmt SMspecU
ffL :rrri3c.7.*<t jB^
Bowiffifcrfms Vxjssttaus jw m^mvtms FcrirtMr Mutmenm
àiKntdcasr,^^ 4. irt^,' .psnùsmexfrMrt RigimaUo tesie 3/
FjyuMAf J3^^àrrjXLs: ì£m, xjizs ìm .sjLx Jipositùme Jòl. 41
/JL*. ;? ^f jif^, e, "Vii r;o /jl\ 2.' rt xqu^ntì retinet Ubros
hijL:r^:icys^ iC isc ^T^rìratj :ul s%spictxs. nDul credit. In-
/«fcif Ss^ftrttiZiyt ^t £fjytmLS j^stJ JrMrem Reginaldum
Jt /oJ. 17;: /Jk\ :;.' it s^q^, rt-^it IztterjLS a Germanis de
€i>lUctis yW. 1:4 /m:. ::.• Sxjprct^j ^ haeresi foL 120
fjÈC. :?/ Awn iitm fei«artócxi /cC i Jr /jc. /.• ei ipse Ma-
ronsts dicù in ojfrfessscme sau/oL 12 fac. /.• et in consti-
tutis/oi. 3.'
Friier Bcmarsius de Banholisyfo. ordinis Praedicatorum
testis et compier Moroni abjurjvit fot 23 /oc. p* etfol. 28
fac. 2.- etfoL i3S fxc. 2* et seq. foL i36 Jac. 1/ edo-
ctus a PrioIofoL 2g a tergo^ et a Potofol. 18 et fai. 84
Processi del S. U^^io di Roma 271
ab eodem Polo instructus ut haeretìce praedket fol. 34
fac. 2.' ab eo cdoctus haereses quas propugnabat fol, 4^
/oc. I.' et 2.' babuit scripta haeretìca de domo Poli Jbl. 18
fac. 1° et fol. So fac. 1° in quo tpse et testis convenit se-
Juctas a Polo fol. 62 fac. 1.° et 2." et iSgfac. i .' Opera
Poli et Marcliionissae Piscariae missus Mutinam ad praedi-
candum fol. t36 et fol 1 55 fac. i.' Sed de mandalo Ma-
roni et de scientla^ Prioli et Sorantii ex litteris Marchto-
nissae fol. 2^6 fac. i.° et est salisfactissimus et obligatissimus
Morano ex litteris ejusdem. fol. Soo fac. i.' fuit missus a
Morano propositus a Cardinali Polo et Priolo et aliis. Mo-
roaus in confessione sua fol. 5. et in constitutionibus fol. 7
fac. 3 et seq.
' Fr. Bartbolomeus Miranda hispanus nunc Archiepiscopus
W'oletanus accersitus a Polo Cardinale ad convivium fol. 47.
Fr. Bartholomeus Pergula missus a Morano Mutinam
ad praedicandum haereses, et praedicavit ut ex Scota inform.
fol. x.'et in depositione fol. SS f ade i.' et ex fr atre Ber-
nardo 4.' teste fol. 21 qui instructus a Flaminio et Priolo
haereses et fai. 28 idem deponit. Persuasit haereses Mu-
tinae, sed fuit ex parte punitusfol. 44 ex suprascripto teste,
qui et XXV. publice haereses praedicavit cum partedpatione
praelati, qui erat Moronus fol. 20 g fac. 2.' Idem Jol. 114.
fac. !.' et 2." ipse faletur se fuisse haereticum et propterea
detineri fol. j83 fac. i.' ali sibì a Soranlio fuisse signi-
fcatum ut ad-iat Moronum. Moronus vero agii de ipsum
mittendo ad praedicandum Mutinae fol. eodem i83 fac. t.'
invitatur ad prandium et admonetur a Morona ne disputet
de Scriptura cum Antonio de Mirandula, cum quo Moronus
disserit de invocatione sanctorum fol. iS3 fac. 2.' laquutas
est de haeresibus cum Morono et ab eo mtttitur Mutinam ad
iilas praedicandum fol. 1 83 fac. 2.° prius Romae haeretice
praedicaverat et lutheranus a Soranlio cognitus fol. 284
fac. a.'et a Morono commitlitur ut Mutinae lutherane pr(B-
272 e Cannswri
dkaretj prout jam se praedicasse fateiur guasékan haerem
fol. i85 Jac, // et 2.* Moronus noverai ex colhqutts ifsim
haereticum. Ibidem accepit commodatum a Guido de Fwm
libeUum Beneficii Christi/o/. 186 f oc, /.* Moromis dixistet
Ulum misisse, inquisisse et retractarì fadsse in cofnfesàcm
suafoL i2fac^
Bernardinus OchinusinstructorAsamu Columnaefid. 16.
fac. I' Amicus FregosH Cardinalis foL 16 fac^ Intimus
Ducisse Camerini in cujus domum laicalem habitum suscepit
fai, 16 fac. 2* Haereticus tectus foL jG fac. 2/ Amicus
Marchionissae Piscariae^ Moronus in sua confessione. foL 12
fac. 2.'
Blancus de Bonghis Bergomas Vicarius Episcopi Ber-
gomensis haereticus fai. i32 fac. //
Cardinalis lÒ^mhMs frequentat]yisitationem marchionissae
Piscariae. Moronus in sua confessione foL 12 fac. 2/
Cardinalis Badia seu S." Sylvestri suspcctus foi. i38.
fac. 2.' fol. 160 fac. 2.' sentiebat cum haereticis in materia
de gratia et libero arbitrio ex relatione Moroni foL 241
fac. /.• Amicus Moroni fol. 246 fac. /." interfuit ut ma-
gister sacri Palatii in Comitiis Ratisbonae in quibus fuit
male determinatum de articulo justificationis. In confessione
Moroni fai. 2 fac. 2.'
Beneficium Christi. libeUus appellatus reprobatur Veronae
fol. 235 facie 2." Illius auctor monachus sancti Benedicti
amicus Valdesii. Illius revisor Flaminius foL 8g fac. /.• Il-
lius rcpurgator Flaminius, et cantra illum scripsit Catherinus
fol. i52 fac. i." Impressus de mandato \Moroni Mutinae
fol. 226 fac, // Mutinae revisus et approbatus a Morono
Episcopo illius y et venditus ab Antonio Gadaldino fol. iSy.
fac. i." Moronus se ab eo accepisse, et ut alii ferrentur cu-
Processi dei S. Vffi^ di Roma ayS
e fatetur in sua confessione fot. 4 fac, -2.' et seq. Ha-
■ suspectus hic libellus ibidem fot. 4 et habetur in de-
f a Cardinali Tridentino. Ejus auctor putabatur Flami-
ms, sed fuit quidam monaclius Sancti Benedirti Siculus
l regninola ibidem foL 5.
Ducissa Caraeiiiit haerelica scctalrix haereticorum, et
rix monialium haereticarum. fol. l'i fac. ■j" et fol. ij
L Cardinalis Contarcnus de consensu in articulum justi/ì-
jionis dum esset legatus fol. i~ et in confessione Moroni
eiiis literae de juslificatione ibidem fai. igfac. i."
: quarto teste et a tergo. Ubique laetabatur de sua
^nione justifi cationi s ex sola fide. Hic testis retractavit dic-
I suum deceptiis, sed ad illud rediit fol, 27 et praece-
denti et a fol. i3<S cum seq; in repetione; et fol. sgS fac. 2.*
et seq. Item ex Salmerono de auditu fol. 14-] fac. 1.' Jtem
ex alio fol, i34 et fol, 12S. Ex isto teste male setttit in ma-
teria de gratia et libero arbitrio ex relalione Moroni xxii,
testis fol. ■J4i fac. i.' Fuit Legatus Bononiae fol. 3o4. De
articulo justificationis determinato sub ipso Legato in Co-
miliis Ratisbonae et Morano Nunlio ex ipso Morano in con-
fessione fol, ::.-fac, 2." et quod dicebatur luslilìcatio Con-
tarenì Ibid,fol. 6 fac. /.'
Frater Claudius Caravalus Carmelitanus suspectus fol. 64
i
^^^Ctcscius de Mugello de Mariadi presby-ter. fol. 26
Cicoiiia eques destructor ecclesiarum Novariae. fol. 64
(ex davidico teste) Morano connivente.
Episcopus Clugìensis in senienliis ferendis in Concilio de
haeresi supectus et carcerandus, sed defensus est a cardt-
naii Tridentino ciijus erat familiaris fol. 240 fac. i,' et 2.'
Cardinalis Cortesìas dicit testi ridens Romae se et Mo-
ronum haereticos teneri fol. 244 Moronus in sua confessione
fot. 4 fac. 2." fatetur super libello Beneficii Christi cardinalem
274 C. Conrisiai
Corzutcn, sLpiizccr'i jcjlìxjùj^, jsz rejp:nJ^ e Quiaid
li ZLVZ^ZA =- ziec:; L ^ -zciii* .e rica =i so vestire ^*iIiro
?:i:ir C: :-;-.-= Er^crr^-i B:T:^zyt:u prj£dL:avzt de jit-
s::-i:z:::i- ".^jrrs .•^'lt-'t .V.r:^". ytirxnus zi suzs coijes-
r:*::.; :■: .■.yr/r-.i; r:^ :; •'^\ :.' Cremzjue sunt fueredci
D.
/jj. ..* c:/c:. *^/ì:. -.'
B:z:lr.:;.:5 \lzTizi\:s fcsb-rer M:*::mnsis prjefectus do-
muì -V:»-:':: ^jt; »•*:.•:,::*? t*: /lizirrr hs^rctìccrum Mutznensfum
fui. 'j :-: :-:'':-^. r^:" ■:: :.\»:.v &: :>! de z .bilione fyl. ^^Jjc. 2.'
et in rt'rir.i-.TJ /::. .: ^ /lu. 2.' f.l. ì- «rr .;. teste foL 44
CX ^. *•-'.- W^- «.^« «• -' t> •• ■ »•«••••'. «e /... .J>J* TtJCm mmm
et s:^. e: .^7 /jj. j.' .V.-^.t-o •:.-•: r::;: c':*m /uereticum,
ifse i;j;: /t jùj ccr/csìiiie /:-'.. : : et fo\ :> /Irj-. 2.' cV
jtj. e: lS .4 .5 e: .:•".
Friter Dicr.vjius Twrr.i-u:r.c: e rdinis praedicatorum dis-
sertar cum Pc'.jfil. :J' /jij. :.'• et j.' et/ol. seq,
F.
Frar.ciscus Pcrtv.s Grjecus CreteTuis legetat Ferrariae
fol. 4 ex I. tcs:c in infcnnaticnc ex eoJem foL òb fac. 2.'
inifius.
Fiaminius scductor Moroni jlL 4 ex // teste in in/or-
matione et in depositione fvl. 7: fa:, i." fuit eomylex hae-
reticorum fi. 17 et io ub: e: scductor et foL 20 edidit
libellum Bericfui: Cl:r:<:: fi. i* .x tergo et fol. 4*j iUum
recognovit foL i^ijfac. 1. ilhnn cxpurgavit foL i52fac, //
Processi del 5. Ufficio di Roma 2j5
ipse et Priobis prò Morone instruunt praedicatorem luthe-
ranum ut Mutinae novam doctrinam praedicaretfoL 21 et 28
et 2Q fac. l'foL 3o fac, // complex haereticorum inte-
rest instructtoni lutheranae quam dat Polus praedicatorifol. 84
fac. 2' Idem Flaminius praecipuus faqiiliaris Poli haereticus
fai. 4g et Lutheranus familiaris Poli fol. 7 J j4 et 7 5
et ^6 et fol. 77 fac. // illi curam Poli Marchìonissa per
Moronum commendai fol. 2g8 fac. i."" de eo fol. 3o3 Fla-
minius vel Priolus quedam Poli scripta dat Morono ; in con-
Jéssione sua Moronus fol. 3 Flaminius haereticus apud Mo-
ronum et Polum, et ne esset pernitiosior a Polo retentusfol. 4
ibidem. Ipse putabatur fecisse iibrum Benefìcii Christi; ibi-
dem fol. 5 et in constiiutis fol. i3; Scripta Flaminiifol. 16
et 17 in constitutis.
FranciscusCamerona mutinensis haereticus fol. 88 fac. j."
Cardinalis Fanensis tunc episcopus amicus Martini Lu-
theri; dolet eius obitumfol. 41 a tergo; fol. 42 a fronte
et a tergo y et ibidem quod negligens in puniendis haereticis.
Idem suspectus propter opiniones in materia justificationis
et meriti fol. 53 y fac. /."
Cdccà,¥tàQnc\\s¥ttgos\is suspectus de fide fol. 16 y fac. 2."
et in constitutis Moroni fol. 12 fac. 2." et seq. ubi de ejus
scriptis.
Forzirolus Mutinensis suspectus fol. 120 fac. 2."
Presbyter Franciscus suspectus in materia justificationis
fol. 2g8 fac. i.'
G.
- Guido Giannettus visitabat marchionissam Piscariae ubi
olii plures foL i5 in informatione. Commodavit libellum
Benefici! Christi fratri Bartholomeo a Pergula fol. 186
fac. /." Habebat commerciiim cum ha:reticis Germanis et
Melantoncy et fuit familiaris episcopi Idruntini, et aufugit
fol. 248 fac. 2."
Gabriel Falopia presbyter Mutinensis haereticus luthe^
ranus pessimus fol. 4 ex i." teste in informatione et ex eo-
dem in depositione fol. 86 fac. 2." et fol. 88 fac. /.•
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ra; a (larnesccca fui. ji',4.
Processi del S. Ufficio dì Roma 277
Arcniepiscopus Idruntinus conscìus haeresum Ludovici
mnae illum mitlit ad legendum in sua ecclesia fol. 16. et
h. Quod ipse est complex; idem fot. 84. fac. 2, et quod
tli amicus et complex fol. 81. fac. i. complex Moroni
l 88. fac. 2.'" et complex esset aliorum ex audito a 4. te-
. Idem optabat Polum papam. fol. iff. Consentii Moroni
irituales non esse sub lege fol. 28. a tergo. Dixit et fe-
t multa haereticalia remissive fol. 28. fac. 2.' suspectus
t diversis causis, et quod recepit litteras a Martino Bu-
•ofol. 6t.fac. 3." et 63 fac. i.' et fol. . . . (sic) in depo-
me. Idem complex haereticorumfol. 84. fac. 2." et fol. i3g
. Amicus frairis Andreae de Volterra fol. 248. fac. 2.
'jiitus magis suspectus ex fuga Guidi Giannetti sui fa-
tris fol. eodem 248. fac. 2." Suspectus ex fama fol. z5o
■ Accepit de manibus Moroni nescio quod scriptum
i in confessione Moroni fol. 3. fac. 2.' Moronus fatetur
fc Ulius fuisse amicum, sed nescisse fuisse haereticum nist
e relatione inquisitorum, et ex articulatis cantra eum, et
de eo loqiiutum esse PaptE, et persuasisse D. lohannem Man-
riquetiim ut quiescerct de cardinalatu illius, et illum sibi ne-
gasse tcnuisse opiniones malas, sed legisse libros haereticos
de anima, et scripta Valdesi!, et ejus fuisse amicum. In sua
confessione fol. 12. fac. 2.°
lobaones Borgomozzo Mutinensis haereticus fol. 100
fac. 2.' et fol, 101 fac. i.'
lobaones Arnesius hispanus crostata ordinis Praedicato-
rum haereticus abjuratus fol, i5o fac. 2.'
D.Iohannes Bertanus mutinensis haereticusfol. g5fac. 2.°
et fol. 99 fac. 2.-
Usgister lofaaDnes Maria Mannellus mutinensis suspec-
Wfol. 120 fac, 2:
^rcJUvìo dilla Società n
Il Slorìa patria. Voi. 1
yu. liofile. 2.
Mi;2Ì9Cer KXBSBXIZB XflGaCBBCIII
tiffifTTTTtfi^ FiEzurcuis Jb^HDoÈr SM^fectmsJòL 120 /se 2/
/20 /flC. 2/
'SmaSsMxh
faL 25«.
D. kihcm fÈatiam é^wmcu gyrto ile kitrtsifoL 2gj
ju jcnr res Monm
foL 4 ^x jràw fies&r « ò^arwuiiame^ ef er ^^ rtìatìone
et M^taàms ManmifiL r*/K- i-* «f JWL 86 fac. 2.- e/
J6/. 2// primu, katreiiau fiL p5 Jàc 2.'JbL ito fac. /.•
LjOheramiS foL 121 f^^ /.*
Locas noUrius de SerraT^^^a hjereticus JustificatoHus
fai, 35 fac, /.•
Ladovicas Messinite (credo quod sii Manna) notus testi
Idrunti ubi legebat Jol. i5 a tergo y et 16 quodfuit missus
ab Archiepiscopo Idnmtino.
Ladislaus auditor Archiepiscopi Idruntini sciebat haereses
Ludovici Mannae^ et alterius presbiteri haeretici, foL 16
ex 3J' teste.
Lacenses haeretici foL 64 fcu:- // er quaedam fol. 65
fac. //
Processi del S. i
frfo di Roma
279
Lactantius Ragnoous senensis fiacre ticus/amiliaris Carnc-
echaeJol.S3/acie 2.' complex haeretìcorum/ol. tSifac. i.'
Frater Laurentius gcneralis Ordinis Servorum concio-
■ in concilio esse toltendam gratiam, et solum inniten-
I mericis Christì fol. 243 fac. 2' et sequenti ubi quod
erta pertincLx in hoc, quia infinities monitus noluit dimittere
lalem opinionem, et propterett creditur esse haereticus.
M.
Marchionissa Piscariae Jìlia spiritualis et discipula car-
àinatis Poli haeretici fol. t5 ex 1° teste, et complex illius et
cdiorum haereticorum ex Scoto fai. 84 fac. 2.' et fol. 85
fac. I.' et ex 17 teste fol. i5i fac. i.' falsa doctrina im-
buta a cardinale, et propterea illius atnator ut ex pluribus
Utteris cardinalem Moronum a fol. syg cum seq. et 2gt
et 23/. Possunt cantra eam testificari moniales monaste-
riorum in quibus degit Romae, Florentiae, et Viterbiifol. i5
et domina Isabella hispana quam docuerat sanctos non esse
intercedendosi ibidem, Visitabatur Romae a Guido Giannetto,
a Scoto, a Bono et alUs haereticis, ibidem fol. i5 a tergo,
et quod se detexit haereticam Scoto fol. i5 ibidem, ubi, in
quibus, et de lecitone librorum lutheranorum et fol. 85 fac. i.'
Item praedicta Marchionissa complex haereticorum ex 4 teste
fui. j-j et fol. S4fac. a." Item marchionissa declaravit testi
adhaerere Contareni opinioni quod sola fide justifcamur fol. 17
a tergo, de quo in repctitione fol. 161, et se didicisse a Polo
a quo fuerat persuasa fol. 2g in principio. Habuit scripta
et Polo fol. 20. Ipsa cum aliis Poli et suis amicis seduxit
RaineHum Gualanum, ibidem a tergo de eadem fol. 20 et
ut Poli familiarissima liabebatur suspecta de haeresi fol. 48
fac. 3." et fol. 4g fac. 2.° fol. 16 fac. i.' et seq. Dicit Asca-
nium fratrem fuisse notatum de suspitìone fol. 53 fac. 2.*
1 Moroni fol. 62 infine et fol. i54 in fne et seq, Jpsa
thnmttum 3rr> Jàarnm*iaL j5f n/àL 5i fac. 1} etinft'
TikL z55 iàz. r.' e: apparet ex UtUris suis ad Mo-
É£ imnBàaiB JioroaxJoL 2^ fac. /.* Ifsa et
use jmrmnam ir suzs rri£:dKff jrmtsiat haeretiàsi vel ad
iàcSum aàacrsàaacm Jar^iiàatmr per Pobam. Unde et sok
ic iwscaercf imìxàuBjai 25jjjc, ^* — iUrddomissa maxime
£f^scsM p^^rcofr- JjùsaK ììtcTtìbìxk er^pa cardznaiem Moronum
es: iZaifjr ^nii^iiQr, atr sta* igg-j^ifim PoS Cardmalis ex più-
r^ms Jtksù isssr ai Maraatm a foL 2jp 280 et seq. ad
iitx jfìii ^fS ez jGCf. £r ^tit*i Pahis Itgxtus in OmcHium sii
pcpmias. et imprecatìo prò eo
jins cdicÀ::^ Ci B::^*fóL 2$ 3 Ubim vebUi Ovristì
expKtx, iPìsm làrìtzse cxÈcJàa msuisadeumfoL 288
et xsf^ — Bscsm ifrcor jaacm E^iu^nm. et Aloj'sium Pnobtm
smmm Gàe^ Et Jt jan:re zm cmm crdemtzssimo et de imbi-
liàs àsKtrm^foL i<f^ et 2«i es « aiiis ad ewmdem oc etiam
de ■nn» jmmee et rej^remtÌA m RuJMm im suis litteris ad M(h
rotmm^ mmàt txmf^xm cjrmsEs a Priolo redarguebatur y et
qmod CJéistmm riàtref im Sh fin, 2Q2 et 2^ fac. 1/ et
idem JoL z '^: ai^' erizn ^z^cd zst ^ìr^^lirissrmum Dei in-
^rumwHtirr: per ^'^:*z zfs^ j.wri -i: ^.xr-^jum/ol. 24yJ'dC. /."
ei ::/ ad idem ::'^C' l}^: ezim bcrdrur Moronum ad relegenda
scrrpta Polì dotnòd .0/ /Iv. r^D et ^v-S ubi etiam de cura
Poli, e: de aue::'rùj::e :^'^' pr-jprcr doctrinam ete.y et eum
appellat optimum mofistrum et dominum suum y et plura de
eo et de Morono in Izrteris ad Pricdum jol. 3o2 et seq; et
ibi dicit Polum spir::um Dei, ei iterum quod recipit absolutc
a Deo quantum Polus jfit, Mon^nus faietur ab ea Polum
Cardinalem ur.:ee dueecum, ut ex teste ejus patuit; et eam
suspectam et injcctum forsan op:nion:bus fratris Bernardi
ochiniy et eam frequenter visitasse; in sua confessione fol. 12
fac. // et 2* ubi quod eam saepe visitabat cardinalis Bem-
bus et Sadoletus, et in constitutis a foL 26 et sequcntibus
ubi interrogatur super litteris ejusdem marchionissae.
Processi del S. Uffiiio di Roma 281
Michael Angelus Tramentanus de sancto Geminiano lu-
theranus justificatorius fol. 3i a tergo, Edoctus a Fracano
medico fol. 36 a fronte et a tergo.
Frater Marianus de Senis ord, Praedicatorutn ex ^/ teste
foL 14 persuasus apostatare etiam a Cameseccha fol. 2g
fac. /."
D. N. Marcellus Episcopus olim Fesulanus deinde Lycien*
sis haereticiis recidivans contra potestatem Papae ex libello
Martini Buceri sibi tradito ab Episcopo Ciugiensi, carceran-
dus, sed ad preces quorumdam cardinalium et Praelatorum
dimissus fol. 240 fac. 2."
Moniales sanctae Marthae extra tnuros Florentiae hcere-
ticae fol. i6 fac. 2.* et seq.
Mattheus Gilsus lucensis haereticus fol. 61 fac, i.'
Mutina de hceresi diffamata fol. 3i fac. i." Mutinae più-
res haer etici insectantes catholicos. Salmeronusfol. 6gfac. 1/
in repetitione fol. 147 fol. i32 fac. 2.^ plures ibi haeretici
foL 42 fac. 2." et in repetitione fol. 23 2, et in depositionibus
lohannis Baptistae Scoti in informatione fol. 4 et 5, et in de-
positione a fol. 78, et in repetitione a fol. 207 et ex alio
teste fol. g5 fac. i." et fol. ii5 fac. i." et fol. 120 et 121
m
mittunt collectam haereticis Germanis fol. 1 14 fac. 2." et
fol. j55 fac. !•• et de Academicis haereticis Mutinensibus
Moronus in sua confessione et in constitutis fol. 22 fac. /••
et 2/
M. Antonìus Abbas Villamarinus neapolitanus haereticus
primus testis, qui est etiam nonus in informatione fol. 6 et
in depositione fol. 88 fac. 2." abjuravit in manibus cardinalis
de Carpo secreto favore Moroni cujus erat familiaris fol. 25o
fac. I.' Moronus fatetur se persuadere illum abjurasse in
282 e. Corvisieri
mcnibus cardinalis Carpensis, et illum retìnuisse ad sua ser-
vitìa in sua confessione foL 2.* fac, //
Moniales S. Catharinae de Viterbo suspectae ex litteris
Marchionissae Piscariae fol. 27gfac. 2.* et fai. 284 fac. 1*
et 2." et fol. 200 fac. i.'
Marcus Antonius Flamiaius quaere Flaminius sub at-
tera F.
N.
N. de Seravezza haeretìcus justificatorius fol. 3i fac. i:
N. Hispanus miles \ valdesius
N. Florentinus [ P. Martyr han^etici
N. Senensis ) Bemardinus Ochinus
justificatorii fol. 3i a tergo, et hic erat sacramentarius.
N. Sanfelice Episcopus Cavensis de fide suspectus et in
multis cum Lutheranis conveniebat et in Ccncilio contendebat
solam fidem sufficere ad justificationcm et pertinaciter dam-
nans doctores scholasticos injecit manus in barbam Episcopi
Grechetti fol. 242 fac. 2* et ante publicationem decreti de-
clarat; fol. 248 fac. 1."
N. Presbyter saecularis Appulus ludimagister haereticus
socius Ludovici Mannae, cujus nomen non recordatur 4 testis
frater Bemardus de Bartol; fol. 16 Credo quod erat d. lo-
hannes Paulus de Gunegliano. Vide in processu Hortensii
Abbaticchii.
N. Prior S. Mariae in gradibus Ordinis Praedicatorum
Viterbiensis amicus Moroni fol 286.
Processi del S. Ufficio di Roma 283
— — - . _ ■ -
Nicolaus Monica Bergomensis Ecclesiae Praepositus Lu-
theranus et /autor fol. i3ofac. i.* et 2.* et/ol. i32/ac. /.•
Nicolaus mcdicus pisanus haereticus fol. 5y fac. 1/
D. Nicolaus Bargilesius yb/. 74fac. 2/ et seq. etfoL 76
fac. j.* et 2/
N. Senensis juvenis etiam per scripta haeretica cathechi^
:{atur a Polo et Flaminio foL 79 fac. i."
N. frater S apostata factus haereticus Carneseccho
persuadente fol. 83 fac. 2." et seq.
N. Abbas in litteris Marchionissae ad Moronum
fol. 2g8 fac. 2."
N. Ludimagister Mutinensis suspectus fol, 120 fac. 2.'
O.
Octavianus Lottus interest sermonibus de Religione fol. 55
a fronte et fol. 16. Similiter a fronte idem haereticus com-
piex Poli, Flaminiif Idruntini, et Priuli. Sed poenitens fol. 8g
fac, 2.*
Oddo Monopolitanus haereticus fol. 88 fac. 2."
P.
Cardinalis Polus doctor et complex Moroni ex litteris
Marchionissae Piscariae pluribus a fol. 279 cum seq. — Ap-
probator doctrinae Flaminii in seductione Moroni fol. 4
ex /•* teste in informatione et in depositione foL 78. Idem
284
Polus pater et magister spiritualis in falsa doctriaa iisr-
chionissae Piscariae, et ab ea unke dilectus, et nimio a^tm
oc reverentia adamalus propter islam discipUnam fol. i J ex
eodem teste, et ex litteris Marchionissae fol. 27g et 280 281
et seq. 2S3 et 2S4 et in litteris Marchionissae Piscariae aà
ipsumfol. 288 et sSg, 2^0, 2i)t, 252, 29J, 2^4, aptf et Sg8
et seq. et 3oo ubi Polum et Moronum mirifice extoUit ti
fol. 3o2 et 3o3 ipse Moronus fatetur Marcbionissam foto
animo, et unice dilexisse Polum in sua confessione fol. 11
fac. 2.' Idem Polus haerettcus ex 4 teste de Bartolis foL /;,
18, i(f et 20 defendit propositionem haereticam Contarenr.
Ibidem a tergo gaudebat de hoc novo commento justifica-
tionis ex sola fide fol. iS. Persuasit praedicari istam hae-
reticam opinionem et alia ; persuadcbat apostatare ; male sen-
tiebat de votis fol. 18 a tergo; persuadere laboravit fratri
Zenobio Itane opinionem, et pluribus personis etc. Ìbidem. Se-
duxit Moronum et Marchionissam eisque persuasit ut ex 4
teste fol. ig. Polus optatus papa ab kaereticis ut eorum modo
res fidei componeret fol. tg ex 4 teste et ex Scoto fol. 78
fac. 2." Tenuit familiares haereticos et continuos fol. sg a
tergo et fol. 77 i.' facie etfolio 138 fac. 2,' et seq. et per
eos faciebat persuaderi quibusdam religiosis has opintones
haereticos etiam per schedulam a se conscriptam fol. ig a
tergo et seq. Seduxit Petrum Carneseccham non assertive
sed is venit ad eum Viterbium ab eo instttuendus fol. ao
et fuit institutus fol. 29; illi favit cum vocatus esset Ro-
mam responsurus de fide sub Paulo III. fol. 83 et 84. Coit-
scripsit librum de modo et arte concionandi fol. so. Idem
Polus defendit et nititur probare doctrinam Lutheranam de
Justificatione esse veram, et improbat Theologiam scholasti-
cam, et persuadet purum et simplex evangelium esse prae-
dicandum fol. 34 fac. i.' et 2.' et iste persuasus et ipse im-
probat fol. 48 fac. t.° Instruxit fratrem Bernardum de
Bartolis praedicatorem ut do poenitentia hceretice praedicaret,
et ita eidem mandavit fol. 24 fac. 2. Concurrit tcstis oc
doctrina liujus seducti fol. 48 fac. i.' et illum si
Processi del S. Ufficio di Roma 285
delicetfr. Bemardum. Ipse futi unus qui Motorio illuni prò-
pósuit prcedicatorem Mutinae fol. i55 et i56 et Moronus
in sua confessione fol, i.* fatetur illum siti a Polo appro-
batum et ab cdiis. Polus asserit votum continentiae non obser-
vandum nisi ab habente donum hoc Dei fol. 47. Habetur prò
haeretico foL 4j. Accersit personas in convivium ut explo^
raret cujus essent doctrinae fol, 47. Poli opiniones contra
fidem fol, 47 fac, 2." et fol, 48 fac. /." Polus ab haereticis
habitus etiam Consentiae complex eorumfoL 48 fac. 2,^ Eju-
sdemfamilia haeretica fol. 4g et 5o. Scripta continentia pra-
vam doctrinam de domo ejusfol. 4g in fin, et fol. 5o. Idem
Polus admonitus de erroribuSj qui sequuntur ex erronea opi-
nione justificationis, nihil curandum asserit de his quae se-
quuntur fol, 18 alius testisfol. 5o et aliusfol, 62 a fac, /.'
et foL igS fac. 2,' et alius. fol. iSj fac. 2." et fol. i38
fac I." Idem Polus seductor fratris Bernardi de Bartolis
fol. So fac. 2." et fol, 62 a tergo, et fol. iSgfac. i." Idem
instructor Ascanii Columnae fol. 16 fac, /.• Idem suspectus
testi pluribus causis fol. 61 a tergo et 62 fac /." et 2."
Polus suspectus seu complex haereticorum a fol. jS et seq.
et ex audito a 4 teste fol , igr fac. i." Idem Polus favet
haereticis mutinensibus inquisitis fol. 76 fac. 2.* et fol. 78
fac. 2." Favit Camesecchae intimo familiare quem sciebat
haereticum fol. 83 et 84. Polus per Theologum quemdam
postea Lutheranum detectum et inquisitum in Gallia defendit
in Concilio opiniones Lutheranos fol. yg. Poli familiares hae-
retici fol. 84 fac, 2." De quodam Ludovico, et quodam Bo-
nifacio ejus familiaribus fol. 28 fac. i." Idem consulendus
D. Gelsi Martinengi haeretici Apostatoe ab Hippolito Chi^f-
jolafoL i2g fac. /." et seq. Idem Polus amicus Victoris
Sor anta haeretici et complex ex litteris et scriptisfol. i3o
fac. 2." Idem male de fide sentit circa merita bonorum ope-
rum etc.fol, 1 3 7, fac. i." et 2." et fol, 1 38 fac. i." et seq.
Polus cardinalis Anglus caput scholae angelicae appellatae a
sequacibus cujusdam sectae haereticae ex nominatione com^
plicisy et relafione gravium et fide dignorumfol. iSo fac, 2/
286 C. Corvisieri
et fai. i5i fac. i.' ubi edam quam publice diffcmahis. He»
Polus studiosissimus per se ve! suos assectas seducendi in-
geniosos et ingenuos viros ad haerestm bltmdis verbit et pe-
cuniarum largitione qtias marchsonissa prestabat fot. tSt
fac. 2.' Idem reputatus haerelicus comuniter a cathalicU
fot. i5s fac. I.' et seq. Idem Polus haeretice sentii in ma-
teria de grada et libero arbitrio fai. 241 fac. i.' Idem Je-
struebat gratiam inhaerentem, omnia referens ad merita Chri-
sti, de quo est ejus epistola impressa fol. 241 fac, /.* Idem
Polus discessit Tridento et secessit Venedas ne suum votum
daret in publicatione decreti de justificatione, ubi damnabantur
omnes arlicuU Lutherani fol. 241 fac. 2.' Qjtod senserit de
hoc doctrina habetur votum Inter acta Concila Tridentini.
Moronus in confessione fol. 3 fac. 2.' Idem Polus arguitur
male sentire de vocatione et praedeslinatione ex litteris Mar-
chionissae Piscarice ad eumfol. 288. fac. i.' Idem Polus se-
cure loquitur de grada, illam sads superque magnificans, et
hominem deprimit, se securum et certum de gratia ostendens,
et alia suspecta conferens cum Morono. Moronus in sua con-
fessione fol. 3 fac. 2.' et seq. ab ipso tentatus de Purga-
torio bene respondìt. et de retendone Flaminii se excusat
illum tenere ut ecclesiae illum lucrifaceret , quia posset esse
maxima damno ecclesiae. In confessione fol. 4 et ibi quod de
•Poli doctrina Priolus et Seripandus Archiepiscopus Salerni-
tanus judicare possunt, quìa idem Archiepiscopus viderat ut
corrigeret fol. 4 ibidem.
Pelegrinus de Geris Mutìnensìs haeredcus insignis fol. 4
ex i.° teste in informatione .
Petrus Carneseccha Adcredcus/o/. i in informatione fol. 27
ex 4 teste familiaris Poli fol. igfac. 2.' f or san seductus
a Polo, ab eo eruditus fol. 20 Lutheranus in justificatione,
et aliis remissive fol. 28 fac. 2.' et fol. 2g, fac, ;." citatus
Romae, et demissus anno i346 fol. 2(j. Ipse hoc scripsit fra-
tri Tlìomae Boninscgnae. Ibidem. Dedit consilium iiaereticis
, Processi del S. Ufficio dì Roma 287
t a religione apostatarent. Ibidem fac. i.' Interest instruc-
ioni Lutheranae Polìfol. 35 fac. 1° Familiaris Poli, et hae-
^reticusfol, 49 a tergo. Complex haeretìconim fol. 70 fac. i,°
Haereticus Lulheranus et Sacramentarius fi>l. 83 et 84 et
ibi quod penes se habehat Ragnonum haerelicum diffamatum,
et ibidem quod liberatus a Paulo 3^° favore Card. Poli et de
eo fol. 84 fac. 2.' et Jol. Ss fac. t." UH favit etiam cum
Polo et Morene fol. 87 fac. 2.° Illorum complex' fol. i3i
fac. /.* scribit scoto haerelico; illum et haereticos salutai.
Gratulatur de legatìone Bononiae commissa cardinali Morono
fol. 3o4-
l
Philippus Valentinus Mutìnensis Patruelis Bonifacii hae-
reticus et inquisitus, sed non carceratus negligentia Moroni
etc.fol. 42 et fol. 86 fac. 2° et fol. 211 fac. 1.' Is haere-
ticus fol. 1)5 fac. 2.' et fol. 57 /ac. 2.' et fol. 100 fac.
et seq. Haereticus et ahsolutus ab Episcopo fol. logfac,
«t f)l. tiSfac. i.° Lutheranus fol. 121 fac. i.'
t
Petrus Gelidus Florentinus haereticus ex Scoto fol. yS
fac. I.' et quod se poenitentem dìxitfol. eodem -jS fac. 2'
fol. jG Jac. I.' Idem Petrus seductus a Cardinale Polo ex
litteris suis ad Catherinum fol. ~~ fac. 2 et compier ejus
et aliorum ex scoto fol. 84 fac. 2." et fol. 85 fac. i.' De
schola Poli, et conversus rediit adgremium Ecclesiaefol. iSi
fac. 2.'
Petrus Palcii florentinus liareticus ex scoto fol. T f. 2.
MagisCer Petrus Fracanus Perusinus medicus docuit Cre-
scium presb_yterum hcereses in Burgo sancii Laurentii fio-
rentina diocesis fol. 26 a tergo ex quo teste, et ibidem tunc
Michaelcm Angelum Tramontanum de sancto Ceminiano
ibi notarium fol. 36 fac. i."
288 C. Connsteri
Paulus de Peiulìs ^renthtus apostata ordints S. Beneàkti
con^ìex haereticorum foL 4 etfol. 2gfacie /.• ubi errwes;
et quod tentabat seducere quemdam Mediceum Episcopum
foroUviensem qui erat in Curia Ducis Florentiae.
Polus de Campo Gajano Mutinensis suspectus Jol. 120
/oc. 2*
D. Prosper de Regio monachus Casinensis scripsit contra
S. Bernardum abbatem sub titulo de libero arbitrio in B,
Bernardum Monachum; in constitutis MoronifoL 12 /oc, /.'
et seq.
R.
Domina Renata Ducissa Ferrariae suspecta de haeresi
subventrix haereticorum fai, iSofac. 2'
Rainerius Gualanus neapolitanus complex foL ig; ex
quarto teste foL 14 seduàtus a Marchionissa , Priolo et Fla-
minio/al. 20 a tergo, ubi quod se Uluminatum asserebat.
Idem abiuravit fol. 3o fac, i."
Riccardi Sansoni hceretici insignis in Anglia liber penes
Moronum in constitutis JoL 20.
S.
Cardinales Simoneta tunc Epìscopus Pisaurensis aegre
tulittestem deposuisse veritatem contra Cardinalem Moronum
fol. 248 fac. 2/
Cardinalis Sadoletus saepe visitabat Marchionissam Pi-
scarice suspectam, Moronus in sua confessione fai. 12 fac. 2."
Processi del 5. Ufficio di Roma 289
Cardinalis Seripandus olttn generalis Ordinis Eremitani
et deinde Archiepiscopus Salernitanus erat opinionis contra
gratiam inhaereniem, tenens imputativam et quod ita publice
oravit in Concilio foL 241/00. i." Seripandus habuit et vi-
dit scripta Poli. Moronus in sua confessione foU 4fac, /."
et seq.
Cardinalem Sfondratutn substinuisse utpresbyter uxorem
duxisset; dixisse sibi Moronus rqfert in confsssione foL 12
fac. /.• et in constitutis fot. 3 eifol. 18,
T.
Cardinalis Tridenlinus tunc episcopusfavetf ratri kndreat
Volterrae in Concilio publico et privatitn foL 248 fac. 2."
Card. Tridentinus dicit Morono se habere in deliciis domi
suae deauratum libellum benefica Christi. In confessione Mo-
roni/o/. 5 fac, i."
Fr. Thomas de Santo Miniato ord. Praedicatorum dis-
sertor cum Polo foL 36 fac, 2." et seq.
Fr. Thomas Boninsegna senensis ordinis Praedicatorum
fbl. 14 a tergo. Ex fratre Bernardo de Bartolis 4 teste ^
persuasus apostatare etiam a Carneseccha /o/. 2g fac. /."
TuUius Crispoldus suspectus testi sine assignatione causa-
rum foL 61 fac. 2." etfol. 63 fac, 2.^
V.
Victor Sorantius Episcopus Bergomas lutheranus fol. i
a fronte et a tergo in informatione, et ex Scoto fol. y4 a
tergo et 7 5 etfol. 84 fac. 2.' Lutheranus maximuSy ami-
cus et complex Poli ex eodem et litteris suis ad Scotum
fol, 85 fac. /." et seq. Complex Movoni fol. 88 fac. i." Fé-
cit carcerari per vicarium Inquisitorem; in constitutis ejus-
290 e.
dem fol. eodem fac. 2." Victor Sorantius seu Saperandos
episcopus Bergomas haereticus et inquisitus afoL i2g d
seq. et fol. i3i et 32, Accersit ad ìAoToikxxnì Jratrtm Bar-
tholomaeum Pergulam/o/. 1 83 fac. /.• quem g^se haereti'
cum cognoverat fol. 184 fac. 2.' et seq. Amicus Morooi
et suspectusfol 186 fac. i." Fuit admonitus de missione fra^
tris Bernardi Mutinensis a Marchionissa Piscariae,^ 2g6
fac. /.* Moronus fatetur illum habuisse amicum sed postea
detectum haereticum et contra caelibatum. hi sua confèsskm
fol, 12 fac. j.* et in constitutis fol. 3 fac. 2/ et seq.
Ulixes de Bononia scholaris alumnus Poli haereticus
fol 4S fac. 2/ et fol. 4g in principio.
Valdesii scripta hàbuit Moronusfol. 4 in confessione sua,
et ibidem quod idem Valdesius male audivit quodfuisset aU"
ctor hofresum Neapoli. In constitutis fol. i3 fac. 2.
Finis Catalogi
(continua)
G. Cugnoni 291
NOTE
«
al Commentario di oAlessandro VII
sulla vita di oAgostino Chigi.
(Continuazione, tedi pag. 333, voi. Ili)
(i37) Il Cancellieri in una nota a p. 74 della Storia de^ solenni pos^
sessi ecc. scrive: » Gaspare Celio nella memoria dei nomi dell* Artifici
delle Pitture, che sono in alcune Chiese, facciate, e Palazzi di Roma,
soggiunge, che P Architettura del Casino dove si tiene il fieno, perchè
non fu fenita, e quella di una Loggietta sopra la riva del Tevere, è di
Raffaele San:{io, Nella quale Loggietta diede da Cena a Leone X Ago-
stino Chisi, et si buttarono tutti gli Argenti nel Tevere; ma vi era
una Rete, che li raccoglieva, et finita la Cena, fu atterrata, siccome
sta hora, acciò altri non vi fosse regalati ». Qjuesto portico nel i5i4 sof-
frì grandemente per T alluvione del Tevere, secondo che narra il Tizio (*)
a Diui lacobi ecclesia multis affluebat aquis Augustini Chisy mercatoris
Senensis edes et uiridaria 1 lacunas couerse uidebantur, tegebatur oTs
tellus furentibus aquis ». V. la Nota (2o5). Elegante è la descrizione, che
di questo portico e delP antro sottoposto fa Gallo Egidio nel suo già citato
poemetto De Viridario Augustini Chisii (lìb. V, v. I23 sgg.)
(i38) Di questo Convito parlano Adriano G'wxnìo {Animadvers, lib. IV.
cap. 8.), Ugurgeri Azzolini {Le Pompe Sanesi, par. 2.«, p. 325.), il
Roscoe {Vita di Leone X, voi. XI. p. 68. nota (i)), ed il Bayle {Di-
ction. Hist,, art. Chigi),
(139) V. la Nota (204).
(140) V. Buonafede, I Chigi Augusti , p. 174. Il Tizio {**). mAlexan"
der interea Betti iuuenis senensis qui cuncta Valentini ducis ministra-
uerat. Valentino duce iam mortuo et lulio potifice nomini alexandri
infenso: cum ea tempestate ingenti cum pecuniarum ui aufugisset a
lulio pontifice se subtrahens ad hanc diem uxorem hieronimi petruccy
senensis filiam illuc per internuntios traducens: Venetis cum pontifice
(*) Ms. Chig. G. U. 37, p. 329, ad an. I5i4.
l") Ms. Chig. G. II. 37., p, 133, ad an. 1510.
G.
a memetis comih
memetìjs cessit
fsequutus
Ed ahrovtn
fUeSexaniri
coOocaaet. Àt
Timas ià inmnnne fl llaoC*}.
ftstiuas
Car^tuùa^rimMmwa Vemeim Cor'
iset
V. E poco
m^, kmUim mutato
[i^^ KJhìsiirs ixse JìDr jamma àtù Cìùe scoSfàto ira ^ì orasti
ósù jmùass:^ às" Sfthìc: ir Fittt.tt. Gh^Tamc Sahità sposò Cunilla
,:.f V^il IH -, :i_ Ni^ii XLaci£Lcnf.£ Cr?pmi Ms. R. V. e. 1^
C=s: il jcf-.tT^r' zssziz^ l T?./ :- fii:i»i- Frì^. ;5:4 ■. Cum sit, quod
D. Fcr'-i:^ Sai:r2:s ycnfz:^ x^ "*- Z*:''mcsir.rà:s S. D. S. s:t deiltor mJ^
DD. h^c^eixTt^ ?: .Vjr-.-n::- zs Ct,.w ^ ±uz, ^5? £3£^, et D* Hier.
de C^-PZipL^x: sl: CiZ^^.r- p{,rMiL\s-i.yt Z'Lk s^c^c:.T^Cirvm, Hinc est
qwjd £J HiC^m:-' j^.t^.c^ ì,v- ijr^ .ct^raJ:^ wccts^ fri^ctus d. ojncii dd.
147) i-^— ^ ?- ---» ^-- -• r. r5:. lir. ÌV. p. 166. V. Bottari,
^I4^i V. 1* Nccs (:5 e ;f : .
(14'-' ^- '-* ^^^ ^-^ - - *- -^-i =5isi si d:cm che (Cessrte) aveva
avuto da spciiòcrc p il: ^ s^l^^iLuli zii!= i»,c£ri t. ^ Aìviìx E. dsore Borgia
Duca ai it^KZ^L: e:cc., InoU, Glie*::, iS:S, p. 34 e.}. Aiiche al pvaJre
e, In. p. 156-. ii
Cy Hf. Chig. G. U
'"i ^j; r- 505
LI- I5II.
37 . P 5^- *-
iz i-i*
^Agostino Chigi il ^Magnifico 2g3
JCeiare, Papa Alessandro VI, fu, all'occasione, largn
I. Al qua) propoaito trascrivo qui appresso
tifi. 383 del Vo!. G. delle Scritture di Casa ghìgì.
■ Ex lib. 4- Diuers. Alex.
■ Recluta Alsxandri Papae VI ducat. i
tallaloi-e allumintim Si.— Crudatae ».
Ago-
registrato
b Augvstìno Ckisio
■ Alexander Papa VI.
■ Fatemur per praesentes recepiste in pecunia numerala a dilecto
1 Auguslino Chisio senen. appaltatore Aluminum S." Cracialae etc.
'., uìgintt milii de carlenis decem prò due. qitos idem Augustinus nobii
I Camera! aplicae prò necesutatibus nostris super dieta ap-
V recupertmdos f eum ex inlraitibus dktor. aluminum post fiaitum
n dìctl temporis duodecim annor. Quo circa etc. Datum Romae
i S. Petrum die a. lanuarij i5oi Fonlus hri anno g.
B Ita fatemur et mandamus R. n .
(tSo) V. la Noia (140).
(I5i) Voi. I. p. 19. V. Bl-onafede, / Chigi Auguiti, p. 177. V. Ro-
scoE, Vita di Leone X., rol. IV, p. 113.
(i5i) Il Tìzio (•) dà *u questo prestito il seguente cenno, a Veneti
ìgìtur pauìdi loHgoq. defessi bello ut ramoribus ferebatur carerà pecunia
eepere: Ab Auguslino itaq. Chisio mercatore Senensi centiim aureorum
milia in alumine, in pecunia aero tnilia uigiiiti qulique mutuo acdpiunt
ad s^tem annos sub interesse soluendo trapeiilas (sic) aui qui uenelijs
eranl uadem fbent b. La seguente scritta si riferisce ad un altro mutuo
fitto da Agostino ai Veneziani nel i5ig (").
ilutio Reipublicae Venetae Aug." Ckisio ducat. i,o\m. prò resti-
ai eodem facta localium aeslimalorum ìo\m. "
K(to«
iSrg. die Vili. Augusti.
Ih nomine Domini Amen. Per hoc praesens publicum Instrumentum
ctmtis pateat euidenter, et sii notiim. Cum hoc fuerit, et sii, quod di-
uersimode Iraetatum, et eontractum fuerit Inter Serenissimum Princi-
pem, et Illustrissimum Dominum D. Leonardum Lauredanum Inclitum
Ducem, et Illustrissimum Daminìmn Venetlarum una cum Senatu D>\o-
rum Venetorum ex ima, et Magnifieum, ae Nobllem Virum Diium Au-
vttinum de Chisijs Ciuem, et Patritium Senensem Romanam Curiam
ji|lrc>ilein, lam suo proprio , et priuato nomine, qi<am etiam ulce et nò-
Mi') M., Chig. G. 11. 37., p. 136. «d an. 1511.
|.("1 Scrillure di Caia Chigi, irol. D. p. +90, vul. G. p. 436.
^Anllivio della Società romami di Storia patria. Voi. III.
G. Cugnoni
mine Afagnificorum Virorum. Dhorum haertdum quondam MorìAniit
Cklsijs, et soeiomm Mercatorum eliam Sene». Rommiait Curiam le-
quenlium, ex altera par lìtui, de, et super septem mitlibai milliariha
iWrii Aluminis, proul, ci sicut de oblìgationièus, et promhsìenibui eon-
traelus, et Instrumentì, ac conjplemento, nec non mercatu, et alìjt
oiligatìùnibui hine inde, et respectìve factìs lalius, et clar'aa dieitMr
(^parere diuersU contractìbiit , et itipulationìbtis manu Dhi lacoti Co-
^oldi Notori j, et Secretarij dictarum Dhorum Venelorum ete. sub di-
uersis diebus etc. ad quaeetc. Et cum eliam inter aliapactafuerit,et
sit per dicium III."— Principem, et Ex."'- Dominium praefato DSa
Auguttino etc. data eerta, notabìlia localia etc. in pignus etc, uolenta
prae/ati //(.""* Prìneeps eie. dieta localia recuperare, et dueatot vi-
giliti mille auri in auro largai etc. datai reddere etc. Volens niltUth
minus dìclua Magnificus Dnus Augustinus dictis modis et nomimba
medio et inleruentione R.*" ira Cbristo Patris, et Dhi D. Marci lituU
Sanctae Mariae Inuiolatae Diaconi Cardinalis Cornelij, et Beneuolum
et morigerum reddere in omnibus in quìtus ipie Magnijlus Dnus Ali~
gustinus Ghisiui dictis modis, et nominibus potest, et ualet, prò ut
dictus est, reddere, et estendere, /uìt, et est conlentus cum iiifrascrftìt
paclis etc. dictarum localìum restìtutionem facere. Cum hof tameti,
quad per dictarum localìum restitutionem, et respectiue pagameatiam''
uiginli millium dueatorum nullo modo intelligatur praeìudicatum ete.
Hincest, quod Anno a Natiuiiate eiusdem Dhi i5ig Indìctìone s^tima,.
die aclaua Mentis Augusti, Poutificatus Sanctissimi ete. Leonia tìe,
decimi. Anno eius seplimo In mei Notarij publiei ete.praesetiiiapetso-^
sonaliter constitutus prae/atus R.'-" Dàus D. Marcus Cardinalis Carne',
lius ete. eonfessuì est eie. se habulsse etc. a praefato Dito Augaslino
Ghisio etc. dieta localia eie. kic infcrius descrìpta et designata uide-
lìeel. Vno Gor:(arin d'oro ajoellado con la sua maglia, a guisa d'ar-
mare, nel quile sono en prima Ballasi sei, tauole de bel taglio, boat-
di color et netti, et diamanti i^ tauole piane a facete ci diuersefa^on,
perle donde^e orientali in mejo diamanti pe^a camerado in tutla*oii-
je 55, Vno jaiclìo a modo di offitiol con imo balasso, tauole frale al
longo ben iagliado con belli Jilletti deperfetto color con uno diamante,
et di sopra piale in forma di monimento, et dueperie di sotto orientai,,
et tondo pesa camerado on^e do, et mej^a. Va ifoiello dal Caneton (■),.
el prima cum uno ballasso lanata di bel taglio, et gran fasse, et per la
una :(iiclia pendente pesa camerado on^e da caratti disotto; Vn joiello
cum una siconina (") cum uno diamante, tauala grande, tra^ealongoeum
imo balajjaro forado pendente peja camerado on^a una, caralto uno.
J
oAgo stino Chigi il oMagnifico 295
Quae quidem omnia dieta Jocalia alias dictae partes asseruerunt exti-
mata etc, fuerant etc. ad ducatos viginti mille eie.
Quae omnia etc,
Actum Romae in domo praefati R,^ Cardinalis sitae in Burgo Sancii
Petri de Vrbe etc.
NicoLAUS NomoT Clericus Bisantin, Dioec,
Curiae Causar, Cam,'* Ap,^ Nofus.
(i53) V. la Nota (157).
(154) V. Buonafede, / Chigi Augusti, p, 177.
(i55)Lib. IX.
(i56) Lib. I. voi. I. p. ig.
(157) Il Tizio pure accenna questo fatto {*): a Infula illa ditissima
omatissima atq. ptiosissirtia hoc est mitra pdtificalis primù a paulo tot
gemis decorata quam Regnum uocare consueuerunt cum apud Chisios
mercatores senenses pignorata còsisteret, p hos dtes (Decemb. ibi%)
illis uiolenter ablata est, ut omnes rome ualde mirarentur: mutuaueràt
mercatores eiusmodi potifici iulio aureorum quadraginta milia iracundie
iuly et potionibus quandoque nullus erat modus Varia super ea re iU"
dicia ferebantur ». Ed altrove (**): Mitra illa famosa et pontificalis in-
fula quem regnum uocant apud Ghinuccios mercatores senenses prò
aureorum quindecim milibus pignori erat: uerum cum decoxissent a
romanis ciuibus raptum est nec reperiri apud quemque: facta igitur in"
quisitione solerti apud maximos nobiles tamdem compertum est ». V. Bro-
scH, Papst Julius IL und die Grùndung des Kirchenstaates, Gotha, 1878,
p. 274, e 364, nota 58, ove sono trascritte le seguenti parole del Sa-
KUTo: « Il papa mando a dir ad Augustim Gisi per il bariselo li desse
il regno qual dete avanti la rota dil campo di spagnoli, e U commisse
non lo volendo dar lo menasse con lui im preson, el qual bariselo andò.
Esso Gixi disse non Vhavea e in questo me:{0 mando per V orator yspano
duo. hiero, vich, qual ne lì, e a lui dete esso regno, el qual orator andò
dal papa e il papa li fece un gran rebufo dicendo: Ti e il tuo re seti
marana:{i ».
A queste cospicue prestanze fatte da Agostino, voglionscne aggiun-
gere altre due, delle quali Fabio non fa motto, Tuna direttamente a
Piero de' Medici, T altra per fideiussione a Guidubaldo da Urbino. Eccone
le relative scritte.
(*) Ms. Chig. G. II. 37. p. 317, ad an. 1512.
(") Ivi, p. 149, ad an. 1511.
296 G. Cugnoni
I.
Maius 1496.
Constitutio petri de medici s in leonardum bcartholinum cttm quodam
inuentario (*).
In nomine domini amen Anno domini M^ CCCC? LXXXXVI pontì-
ftcatus Sanctissimi etc. Alexandri etc. sexti (tertio) indictione decima
quarta mense maii die vero xiiij In presentia mei notarti et testium etc
Constitutus personaliter coram me notorio magnificus vir dominus Petrus
de Medicis qui omni meliori modo etc, constituit etc, verum et legiti-
mum procuratorem actorem factorem et certum nuntium spetiaUm do-
minum Leonardum de bartolinis mercatorem florentinum absentem tam-
quam pf'csentem ad accipiendum mutuo a quocumque bancho seu banckis
persona seu personis in Vrbe uel alibi existentibus semel uel pìnries
usque ad summam quatuor milium ducatorum auri in auro de camera
et non ultra etc, dans etc, eidem domino Leonardo procuratori ut stqnna
plenam et liberam licentiam et facultatem quod possit prò predicta summa
obligare se etc, Item ad vendendum omnia bona mobilia et in mobilia
ad dtctum constituentem quomodolibet pertinentia et spectantia te^etos
et pannos de ratios que uulgariter dicuntur tape:(arie cuiuscumque sortii
et margaritas et anulos et cameos et que uulgariter dicuntur gioie
cuiuscumque sorte et hoc solumpro summa ascendente ad dictos ducatos
quatuor milium et non ultra Item ad ìpotegandum specialiter dieta bona
uel alia solum ad effectum predictum etc. et super hoc adfaciendum etc,
instrumentum etc,
Actum in Castro Bracchiani In palatio Illustris domini Virgini etc.
Et ego paulus paridis de fanellis de bracchiano etc, Notarius etc,
rogatus.
Apresso lo inventario di più tape:(^erie e Canmei lasciati In mano
d* aghostino di mariano Chigi cittadino Sanese e mercatante in cori te
di Roma per sua cautione e con le conditioni si diranno apresso.
Vn panno d'ara^^^ grande storia di moixe fine
Vn panno d'arabo grande a fighure fine
Dua pannetti a verdure fini — in una balla w.^ i
Vn panno d'arabo grande fine storia di moixe
Vn panno d'ara^^o me^^ano a fighure fine
Vna spalliera a verdure j ^^ . _ .^ ^^ ^^^^^ ,, , ^
Due portiere a verdure )
Vn panno d'ara^!(0 grande fine storia dì moixe
(•) Misceli. Chig. Ms. R. V. e.
oAgostino Chigi il Magnifico 297
Vn panno (Varalo a fighure me!(:^ane fine
Dua pannetti a verdure Uni,
Vna ^altiera a verdure | ^„,._ ,.„ „^ j^„^ „, 3
Dua portieri a verdure )
Vn panno d*ara:{\o grande fine storia di moixe
Tre panni a fighure me:(:[am e fini
Vna portiera a verdure fine — in una baila nfi 4
Dua panni me!(^ani
Vna spalliera ^ verdura fini - in una balla «« 5
Cinque panni )
Vn paramento dalletto l^uorato a bronchoni istoriati e arme de me-
iici cioè •
Quattro panni ) - . ^. .. ^ ^.
»7 f. f foderati e armati e fiorati
Vna portiera ]\ . „ o ^
. ,. \ tn una balla «.® 6
a pendenti ]
Quattro pannetti \
Due portiere j a verdura fine — in una balla w.® 7
Vna spalliera )
Dua pannetti a verjlure fini
Dua portiere
Vna portiera a fighure fina
Quattro pannetti a fighure — in una balla n.® 8
Vn paramento dalletto di quadri e puttini e orxi cioè
Quattro panni ì ^^ . sen^armadura - in una balla «.*> 9
Dua pendenti )
Quattro panchali bianchi con arme del Cardinale
Dua spalliere bianche simili
Vn panchaletto simile
Vno sopraccielo a verdura foderato di tela
Dua pendenti a verdura chuciti inxieme
Vno pendente simile
Tre pendenti a fighure
Vno tappeto picholo — in una balla n,^ io
Vn tappeto grande da tauola largho
Quattro portiere a fighure — n.*^ iG — in una balla w.® 1 1
298 G. Cugnoni
Dua tappeti grandi da tauola
Vno tappeto da terra — in una balla n^ 12
Dua t^ypeti da terra uno grande e 1^ melano
Due tappeti picholi — in una balla n.® 1 3
Quatro panni a verdure non molti fini— n.^ 18 — in una balla ii.« 14
Sei panni a verdura fini
Vn sopracielo a verdura con frangia intorno — in una batta n\ i5
«
Sono in tutto balle quindici di tappe:(\eria e alchuno tèselo quak
stanno apresso di detto aghostino inuolte in chanauaccio e amagliate.
Apresso lo inventario de canmei e sono in un forgeretto
Vili Vno spechio d'argiento leghatoui in esso otto carnei et vna 3pera
XVI Vno tondo di diaspro adorno di velluto alexandrino et d'oro tirato
in esso sedici canmei antichi di più sorte et vna testa de cald-
donio et doi anj^e argientato
Vini Vna tauola d' argiento leghatoui in essa noue canmei antichi
più sorte
V Vna tauola d'argiento legatoui in essa cinque canmei antichi cioè
4 teste e i^ fetonte
V Vna tauola d'argiento leghatoui in essa cinque canmei antichi cioè
du teste dua fighure nude e una meduxa
V Vna tavola d^ argiento leghatoui in essa cinque canmei cioè vno
Adriano in me:(io e quattro altri e dipoi intorno legato e canmei
picholi a sei pietre di più sorte tutte intagliate.
V Vna tauola d'argiento leghatovi cinque canmei cioè vno neptuno
in me:{io eh* a dall'altra banda rint agliaio una testa e duoi cor-
nediolie e quattro altri canmei aWentorno
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei vno grande nuouo e 4
picholi
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei cioè vno fetonte in me:{^o
e quattro teste d' imperatori da canto
V Vna tauola d' argiento con cinque canmei cioè vno in me^^o che
dall' altra banda traspare canmeo e alV entorno quattro altri
VII Vna tauola d' argiento legatoui sette canmei cioè vna testa d' Ot-
tavio e sei altri canmei antichi
Vili Vna tauola d' argiento leghatoui otto canmei di più sorte tutti
vccielli
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei grandi
oAgostino Chigi il Magnifico 299
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei che in me\{0 z acha-
uallo e 4 a pie
V Vna tauola d' argiento con cinque canmei cioè vna testa d' incera"
dorè in me^^o e 4 altre da canto
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei cioè vno con una colonna
e quattro altri da canto
V Vna tauola d* argiento con cinque canmei cioè vno adomo (adone?)
vna maschera e tre altri canmei
V Vna tauola d* argiento con cinque canmei cioè una testa d* Ottavio
pichola e quattro altri canmei
V Vna tauola d'argiento con cinque canmei cioè vna testa con busto
grande e armata in me^^o e quattro altri canmei da canto
XX Vna tauola d'argiento leghatoui venti canmei tutte fighure
Villi Vna tauola d* argiento leghatoui noue canmei tutte teste grande
Sono in tutto tauole venti d'argiento e vno spechio d'argiento eia--
schuna con arma della buona memoria del reverendissimo Cardinale di
Mantoua e un tondo di diaspro adomo con velluto e oro tirato
In le quali tauole spechio e tondo sono leghati canmei dento sexanta
sette antichi di più sorta e dua altri canmei picholi e vna testa grande
di calcidonio di un vechio barbuto e sei altre priete di più sorte in-
tagliate
Die XVII Mail 1496
E io benedetto etc»
Ita est ego Franciscus Pianosus
2.
(*) a Die decima octaua aprilis 1497.
Dominus Bartholomeus de Bartholinis de malori presidentia abbre-
uiator et domiti us Petrus Antonius de Guidoloctis de Vrbino vt et tam-
quam procuratores et eo nomine Ilustris Principis et domini domini Qui-
donisbaldi ducis Vrbini montis feretri et durantis Comitis ac Sanctissimi
domini nostri Pape locumtenentis generali s prout de eorum procurationis
mandato constai publico instrumento rogato et stipulato per discretum
virum dominum Guidor.em de Granis de Vrbino notarium publicum sub
die vltima mensis februarij proxime preteriti confessi sunt et in ventate
recognouerunt se habuisse etc. ad cambium prò Lugduno prò proximis
(•) Miicell. Chig. Ms. R, V. e.
3oo G. Cugnoni
nundmis mensis augusti a Laurentio de ghigiis due et mercatore se-
nensi romanam curiam seguenti valorem centum septuaginta trium mar-
carum auri de quibus se dicto nomine bene contentos vocarunt etc. Et
de quibus centum septuaginta tribus marcis vt dixerunt prefatus Illu-
strissimus dux fecit eidem Laurentio Ittteras Cambii directas Lugdmni
lacobo 4^ Goris sub die nona presentis mensiS apriUs de solvendo illas
Antonio de Finis et Alexandro de Columbinis et socits mercatoribus
Lugduni commorantibus ad quas quidem litteras cambii dicti dominus
Bartholomeus et Petrus Antonius ut et tamquam procuratores predicti
se retulerunt et referunt et quilibet eorum se retulit et refert. Et cum
prò securitate et cautela dicti Laurentii prefati procuratores dicto Lau-
rentio consignauerunt etc. libras quingentas quadraginta sqptem vncias
quinque et denarios duodecim argenti inpetijs ducentis triginta duobus
et certam quantitatem iocalium et preciosorum mobilium prout in quo-
dam folio mihi notorio etc. per dictas partes osteiiso et penes dictum
Laurentium relieto partes ipse constare dixerunt et de quibus argento
iocalibus et preciosis mobilibus dictus Lautentius se bene contentum vo-
cauit etc Hinc est quod etc.
Dictus vero Laurentius et prò eo se principaliter et in solidum obli-
gando Augustinus de Ghisiis eius frater quem dictus Laurentius in-
dempnem conseruare promisit etc. promiserunt etc,
Actafuerunt hec omnia etc. Rome in domo habltationis domini Fran-
cisci Pianosa presbiteri pisani sita in Regione pontis Presentibus etc.
Argenti consignati a Lorenzo Ghisi di uolunta di Augustino suo
fratello da Mes. Bartolomeo da Perusia e Piero antonio Guidolotti in
nome dello Illustrissimo Signor Duca d* Urbino
i bacilone grande con 4 manichi .... libre 46 onde 6 den. —
1 bacilone grande da lavare li piedi . . . » 17 » ix » -
2 Infiaschatori grandi n3o » 6»i2
1 Calcedro con coperchio et manicho . . n 14 » 3 » —
2 orci coli manichi . . , n ly » 6» —
2 fiaschi a la todesca co choperchi in parte
dorati »i7 » 6» —
2 Cochomi co operchio a chatena i ° grande
e i^ picholo »i2 » 7» —
1 fiasco co lo coperchio a chatena . . . w 3 » io » 18
4 bòni (hoccìonì) a la napolatana co co-
perchi a pale dorate »i6 » 2» —
2 bochali in parte dorati col coperchio a
serpe » 8 » — »i2
I bochale in parte dorato co V arme del
castello n 2 » 5»2i
oAgostino Chigi il oMagnifico 3oi
I bochale col coperchio a la todescha in
parte dorato con ismalto in cima . . libre 3 onde den,, i> 12
1 bochale a la napolatana col coperchio in
parte dorato » 3n i»6
8 bochali cioè colV arme del Duca 3 tra
quali uè n'evno seni^a coperchio 1° co
r arma del ducha 4 lisci cioè 2 grandi
e 2 picholi nig » — » —
2 bacili grandi lisci co Parme di Fosse in-
trona •..» 17 » 8» —
I bacino liscio co Vanne di madonna Bat-
tista, ...'.., n 6 »— » —
I bacino in parte dorato co Parme di San
Clarino » 4 » — »I2
I bacino liscio co Varfne d*Aghobio. . . » 6 » 8 » 18
I bacino in parte dorato co V arme de lo
Castello i> 4» 8» —
I bacino a spichi co V arme del Signore . » 4 » 8 » 3
I bacino picholo co V arme di monte Feltro, » 2 » 11 » 12
I bacino col cimiero di monte Feltro . . » 5 » i » 3
I bacino co Parme di monte Feltro — con
G. et. C , » 3 » 7 *» —
12 piatti di più sorte co Porli in su tra li
quali eie ne vno che uè mancho vn
pe:(0 d*orlo »47 » 9» —
14 Tondi di più sorte »i6» 1» —
65 libre 33o onde 11 den. 9
ib schodelle pichole ) libre iS onde io den, ^
6 scodelle grande )
i5 scodelini '...» 7 » — »i2
4 candelieri » 4» 4»—.
6 ta:{e liscie » 5 » 2»i8
12 piatti » 8 » 2»i2
(^ scodelle ^ co Porlo in giù b co Porla in su » i3 » 5 » —
1 2 scodelle di più sorte » 11 » 4»i2
-j scodelini grandi co Porlo in su j...„ 5 i»io»i2
1 scodelino picholo co P orlo in su j
8 Ta:(e liscie co Porlo dorate » 4 » 8 » —
4 Ta^e dorate Porlo co Parme di Fossa
introna » 3 » 3»i2
2 Ta^^e ouate co Parme del Sig, ducha ) ^ 3 » 5 » — .
I Ta^a a spichi co Parme di Santucci j
302
G. Cugnoni
3
3
IO
6
7
5
V
9
12
3
» —
3 TViJfe pichole con. la rosa in fondo ...» 2
7 Ta:(e cioè 6 martelate in/ondo e una liscia. » 5
9 7*^e a ^ic/ii tu parte dorate 5 grandi
e 4 pichole in parte dorate co Varme
del signor Ducha » 11
3 Tondi picholi » a
2 bichieri col coperchio sgolinato e dorati
in parte » 4
3 Cqppe col coperchio dorate e doghate co lo
coperchio » 5
I Confettiera doghata co laquila in fondo. » 2
I Vaso in 2 pe:{i da tenere ossi
I houarolo doppio cioè di 2 j'fjjr^i
I horinale
I Candelieri
I Confettiera dorata con vna corona propria. »
i35 libre 129 onc/'e 3 <2eit. 3
6
20
12
12
n
14
i3
»9
4 Candelieri 2 grandi e due metani colle
colonne libre io o«ci>
2 piatti col segno di Balu »
6 Tai{e grande col pie martelate .... »
12 Scodelle co Vorlo in giù co le colonne . »
2 Confettiere pontegiate e dorato in fondo
vna co V arme del protonotaro A-
gnello V altre con certe lune a ra-
strello
I Coperchio d* una ta{a con i^ anello
in cima
i Calamaro col coperchio
I bochale a la napolatana sen^a coperchio
1 napello picinino
I Confettiera con coperchio a pie smaldata
dorata e meniata »
I CorteUiera col coperchio san^a cortelli
meniata dorata e smaltata »
IO
n
»
7 den.
2 »
8 »
9 »
u
»
8
»
9
1)
8
»
—
lib.
29
onde
I
den.
—
n
58
»
2
»
—
lib. 87 onde 3 den. —
oAgostino Chigi il oMagnifico 3o3
17 Balasci legati in Castone
17 Rosette con 3 perle per una in tutto perle cinquantuna
I Gioiello informa di ventosa con vno smiraldo in tauola et 1^ ru-
bino hottolo con 3 perle pendente una grossa et du minori
I baiaselo in forma di chore con una perla grossa pendente
I gioiello chiamato el gioiel de cigni con 1^ rubino in tauola grande
et uno diamante simile — 3 perle pendenti 2 tonde — i» in
me:(!(0 :[uchella.
1 gioiello chiamato el liocorno con 1^ diamante a faccietta grande —
vno baiaselo in tauola grande — 3 perle pendenti grosse.
Cento vinti perle grosse di conto in vna fil^a,
Vnoyesu di diamante con 2 perle pendenti ^(uchete con vna catenu!({a
d'oro da capo (*).
1497 die 22 nouembris dominus Bartholomeus predictus dicto procu-
ratorio nomine recognouit habuisse a dicto Laurentioper manus Alexan-
dri Franai omnia et singula suprascripta locali a preter unum yesum
adamantum cum duabus perulis ^uchectis pendentibus cum una poma
cathena auri in capite. Atque recepisse vnum bacilonum magnum cum 4.^
manicis ponderis librarum 46 ^Jj et duo renfrescatoria magna ponderis
triginta librarum unciam VI. denariorum XJJ. Jtem libras 87 uncias 3
argentorum contentorum in capite presentis faciei et in fine alterius vi-
delicet 4. candellieri 2. piatti VI. ta:[:{e 12. scodelle.
Presentibus etc.
Cum eia sia cosa che noi Guido di Montefeltro duca di Vrbino hab-
biamo hauuto a Cambio per Leone da Lorenzo de Chisi merchante Se-
nese la valuta de 111 mille cento septantatre ducati per la fiera prox ima
de Agosto et li habbiamo facto littera de Cambio per pagarse a li Pini
et Columbini la dieta somma ducati iii mille ij3 d'oro et per sua si-
curtà li habbiamo lassato per mano di messer Bartholomeo da Perusia et
messer Pierantonio Guidolocti da Vrbino nostri procuratori lib.S^j. 5. 12.
de argenti in pe:{i duecento trentadoi et certa quantità de gioye come in
questo folio de la partitamente si monstra et vogliamo che caso che duca
ti III mille cento septantatre non fossero pagati per dieta fiera de Agosto
a Leone et che la littera nostra tornasse cum protexto essere oblìgati pa-
garli de qua in Roma incontinenti alpre^o che per dicto protexto se con-
tenera et non pagandoli ex nunc siamo contenti che dicti Lorenzo di sua
auctorita sen^a altro consenso nostro possi mettere in :(ecche tuti li ar-
genti li quali da hora glie li lìberamo et per quello tanto che la :(ecchiagli
arender a ehe al conto del Zecchiere ce ne uogliamo stare et cusi possi
uendere le diete :^qye di sua propria auctorita per quello pre\o che a
(') V. la Nota (12) al n.o 7.
3o4 G. Cugnoni
dinari contanti lui medesimo ne trouaua acceptando quella uendita che
facesse per beni facta et quello retracto che lui monstrara hauerm
facto da hora gli liberiamo et quando li piacesse impegnarle a nostre
spese ad interesse ne scarno benissimo contenti ohligandod ad ogni ith
teresse et spesa et vendendo tucto di quello che restara hauere ci obU-
gamo in forma Camere de satisfarlo liberamente oblìgando ogni cosa
nostra mobile et immobile in pienissima forma Et se pure per caso che
de dicti argenti et i^qye si trahessi più che la somma che dicio Loretu^o
sia tenuto a satisfarlo et per fé et cautela del dicto Lorens[o habbiamo
facto fare questa scripta et sottoscripta de nostra propria mano cum
lo nostro solito sigillo Datum in lo poggio di Mortiti adi Villi de a^rir
le 1497.
Noi Guido duca d* Urbino sopra scripto confermiamo etpromettemo
obseruare quanto de sopra si contene et in fede de ciò li auemo facto
fare questa scripta et sottoscriuere de nostra pregia mano.
G. di Vrbino mano propria,
(i58) I. C. ScAUGEftiy V. cL Poemata omnia etc, in Bibliqpolio Cont-
melinianOf 1600. p. 3oo.
(i5g) « Informattion diporfhercole (*).
Agostino Chisi Panno i5o6 circa comperò il Castello di port' hercok
da la comunità di Siena con patto di retrouenderlo fra certo tempo per
scudi 20000 e ci fece d^ bonificamenti per parecchi migliata di scudi.
L'anno iSig detto ms. Agostino fece Testamento e lassò detto ca-
stello (non lo rescotendo detta comunità di Siena dentro al tempo pre-
fisso) a suoi heredi e successori in linea mascholina e ne fece fideico-
misso di piit propinqui.
L'anno i520 detto ms. Agostino morse e ne remase tre figli masti
computatoci uno ch'era (in) corpo a la madre ne morseno inante Pan-
no i526 dui e remase ms. Lorenzo Vno d'essi.
L'anno i526 di commessione di papa Clemente Andrea d'oria prese
detto castello e lo tolse al detto ms. Loren:{0 qual era d'età di sette
anni circha e con esso li tolse di molte migliara de cantora d'alumi,
Doppo un certo tempo papa Clemente si resoluè de dar detto castello
a la comunità de Siena ch'allora era tributaria e dependeua da la ca-
mera imperiale.
Il Gran duca de Toscana mosse guerra a la detta comunità l'an-
no i55i in circha e doppo alquanto tempo ottenne detta città e stato
de uolontà del Re Filippo con condittione che detto castello di port' her-
cole Orbetello e Talamone che sono in detto stato restassino al Re Fi-
lippo com' anche oggi li tiene.
L'anno del 1674 m circha morì detto ms. Loren:{o sen^a figli masti
(*) Scritture di Casa Chigi, voi. A. p. 32.
oAgosHno Chigi il ^Magnifico 3o5
e detto fidei comisso per ragione de detto testamento è deuoluto a li
heredi de ms. Gismondo Chisi suo fratello carnale de li quali oggi ci è
vn ms, Alesandro Chisi, eh' à auan^ato di uita tutti li altri figli de ms,
Gismondo,
Detto ms, Alesandro e suoi e gli altri heredi e successori e li lega-
tarij del detto ms. Lor^n^o oggi unitamente desiderano de riauer detto
castello con tutti li suoi frutti decorsi dal i526 in qua eh* un ten^o de
li detti frutti ne toccha per uigore de donattione a la prouincia anco-
nitana de 5.'« nofro de roma ecc, »
(i6o) Mala VOLTI Orlando , Hist orla de* fatti e guerre de'Sanesi ecc.,
Venetia, iSgg, parte III. lìb. 1. p. 114.
( continua J
3o6 G. Tamassetti
DELLA CAMPAGNA ROMANA
NEL MEMO EVO
(Continuazione vedi ptg. 174).
Nei documenti, che mi servono di guida per la illustra-
zione del successivo tratto suburbano della via, trovansi ri-
petuti alcuni nomi dei fondi già descritti. Io mi guarderò
dal ripeterli senza una giusta ragione; quale sarebbe per
esempio la descrizione dei confini, od altra di sìmil valore.
Incomincio questa seconda parte delle vie Cornelia ed Au-
relia col nome di un sito assai celebrato nelle memorie sacre
di Roma, cioè con Selva Candida, attorno al quale si ag-
gruppano numerosi altri nomi di fondi, della cui conserva-
zione siamo debitori alla rinomanza del primo. Sulle otto
miglia ci siamo or ora imbattuti nel colle, che porta il nome,
Rufina; ed in questo luogo appunto una chiesa moderna ri-
corda la esistenza di una celebre antica dedicata alle ss. Ru-
fina e Seconda (i). Il fondo una volta contiguo alla chiesa
non corrisponde all'odierno piccolissimo di 16 rubbia; ma
era invece assai vasto, anzi un aggregato di molti, che non
è facile collocare al respettivo posto. La distanza di 8, 9, io
ed anche 12 miglia da Roma, assegnata nei documenti, è
da calcolarsi con vaga approssimazione. L' analisi delle tra-
dizioni sacre e dei privilegi di cotesto luogo, che fu nel primo
medio evo sede episcopale suburbicaria, non entra nei li-
miti del mio lavoro ; e però ne lascio a scrittore erudito di
questo ramo di storia la compiuta trattazione. Soltanto af-
fine di provare ai lettori, che sono meno versati in siffatte
(i) NmBY Analisi III p. 41.
Della Campagna ^mana Soy
cose, la verità di quanto ho detto sulla celebrità del sito^
riferisco alcune testimonianze di autorevoli scrittori.
e In questo luogo (selva già di Plautilla) cominciò S. Giu-
a lio papa a edificare una chiesa in honor di s. Ruffìna e
« Seconda, la quale fu poi finita da s. Damaso, che li sue-
« cedette nel Pontificato, doppo Liberio; come gli atti an-
a tichi manoscritti da esso Damaso, in questo modo dichia-
« rano (i). E questa chiesa acquistò tanta dignità da'sudetti
« martiri, e sepolture de' Santi, che fti fatta Sede Episco-
« pale; come si vede dagli atti dei Concilii antichi, ne' quali
« si trova spesso nominato episcopus silvae candidae et san-
« ctae Rufinae. E fu uno dei Vescovati dei Cardinali, al
« quale era data la sopr' intendenza, e giurisditione della
a Basilica di s. Pietro*; di che nei Registri Vaticani vi sono
« molte Bolle; in alcune delle quali si fa particolar men-
« tione di questa chiesa di s. Ruffìna e Seconda nel detto
« fondo chiamato Buxo ; come in uno di Papa Giovanni XIX,
a data r anno terzo del suo Pontificato, diretta a Pietro Ve-
ci scovo di Selva Candida, nella quale tra l'altre cose, che
a se li concedono, si dice : Itera concedimus et confirmamus
a vóbis fundum in integrum qui vocatur BuxuSj in quo etc.
a Ed in un'altra di Vittore II, data l'anno III. Indiz. io.*
a inserita in un' altra bolla di Gregorio IX (anno IX) si dice
« concedimus et confirmamus tibi et per te atque propter te
a in perpetuum Reverendae Ecclesiae Sanctarum Virginum
« et Martyrum Rufinae oc Secundae, quae nominatur Sylva
« Candida^ infundo, qui vocatur Bussus, quicquid auri y ar-
« genti, palla seu cerae, vel quarumcumque rerum omnino
a iactatum velposituntfuerity vel oblatum in toto Altari malori
a Sancii Petri stve in eius venerabili confessione etc. » (2)
Il Grimaldi a proposito di questo medesimo santuario no-
tava: « in Silva Candida non longe a Bucceia erat ecclesia
(i) Quivi il Bosio aggiunge il testo in discorso.
(2} Bosio op. cit. p. 117.
3o8
G. Tomassetti
fiiute » ([). Oìserviao i lettori U non bmge, che
a rigor di distanza del fondo Buccea moderno dei Cesa*
rini, equivale a 4 miglia, ove si tenga per certo chela
moderna chiesa di s. Ku6na sorga sul sito preciso de&
basilica antica. Il libro pontificale inoltre registra parec-
chie munificenze dei Papi verso questa chìe^, e per ut
rime quelle di Leone IV, {2) perché verso I*anno 900 la
chiesa rovinò, forse in causa di devastazione od inceodio
da parie dei Saracini, che in quel tempo invasero U cam-
pagna romana. La chiesa fii risarcita per ordine del papa
Sergio III, come apparisce dalla sua bolla indirizzata al ve-
scovo di Sclvacandida Ildebrando (3) Piti tardi ebbe luogo
la traslazione dei corpi delle due martiri, la quale contribuì
alla diminuzione della frequenza alla basilica, come acca-
deva in altri centri di culto nel suburbano. Gli sforzi di
Sergio HI riguardarono anche la riparazione delle case e
delle parrocchie contenute nel vastissimo latifondo, come
rileviamo dalla frase della bolla suddetta et plebes atque
casalia qaae pene absque agricoHs et habilaioribus esse uo-
scuntur. Ciò serve a persuaderci essersi colà fondata se
non una domusculta nello stretto senso della parola, un
villaggio alquanto popoloso. Prima di seguire le vicende
(ij Grihauii de canonici^ s. Peirì card. IV. no cf. Vicnou io £46.
ponHIìcali 1 p. Sj6.
(2) Lib. pont. in Leone IV e. LXVI.
(3) Q.uesta bolla fu ad isiania del vescovo Portucnsc riprodorlfl da Gre-
gorio IX. La sua data, segnala dall' Uu»flli al gio, fu dal Miboi resti-
luiia nel 1506 cf. Papiri p. 32. Del resto dalla diala bolla sì trae con cer-
tezEa che la chiesa fu guastata dai 5aracini. Sembra che non fosse ^ueno
il primo danno arrecato dai barbari alla chiesa stessa secondo quanto af-
ferma il NraBT lAnalisiì. cit.). Nei documenii peraltro da lui allegali dò
non si trova indicato (leti. XXX e .XXXH di Giovanni Vili nel Labb6 Con-
cili ed. Coìeti XI p. 15-17) leggendavisi soltanto sanctontm quoque ia-
silicas et altaria destruxerunt elpopulum fi circuitu deleverunt. Che
anzi, considerando dal punto di vista topografico il testo delle lettere, se
ne deduce che le irruzioni barbariche degli Agsreai riuscirono middMi 1
al icrriiorio più o meno bagnato dall' Anlcne.
Della Campagna ^Hpmana Sog
e le tracce di questo villaggio finisco di accennare la storia
religiosa del sito, col rammentare essere state le reliquie
in discorso portate nel Laterano, ove presso la basilica fu
edificato un oratorio per custodirle (i). A quella chiesa deb-
bonsi riferire le parole di Giovanni XIX a Pietro vescovo di
Selvacandida : concedimus et confirtnamus vóbU in perpC"
tuum ecclcòiam ss. Rufinae et Secundae sitam Romae iuxta
palatium nostrum cum omnibus ad eam pertinentibus (2).
Finalmente lo squallore e la desolazione del sito nel XII se-
colo giunse a tale, che Calisto II dichiarò unite le due sedi
di Porto e s. Rufina quad ex frequenti barbarorum procursu
incolae antiquas suas sedes deseruissent etc. (3) Al certo P ab-
bandono dovette essere decisivo dacché siffatta umiliazione,
dal lato gerarchico, toccava alla sede, eh' era per dignità la
seconda delle suburbicarie. Riassunte così rapidamente le
memorie sacre di così ragguardevole punto del suburbano,
vengo alle indagini topografiche per determinarlo colla mag-
gior possibile precisione.
Il nome di Buccea, corruzione di Buxus evidentissima
non solo nella parola , ma nella trasformazione della stessa
in documenti successivi (Bucce j Buccege, Bucceia) si po-
trebbe credere antico quanto quello di sjrlvay eh' ebbe pure
cotesto sito, come tanti altri dell'agro romano antico. Il luogo
buxus fu certamente una parte dell'ampia selva, in discorso,
che i divoti dissero chiamata prima nigra e poi candida dopo
il martirio soffertovi dalle cristiane sorelle (4). Nella bolla di
Benedetto IX a Pietro vesc. di Silva Candida leggo, tra i
fondi al medesimo concessi, piti volte il Buxum, Buxetum
(i) Grimaldi presso Vignou Lib, pont. I p. 376 afferma che tal chiesa
stava presso il battistero al cui portico odierno corrisponde. La trasla-
zione avvenne sotto il pontificato di Eugenio III.
(2) Ughexxi I p. 93. Marini p. 73. JAFPà p. 357. Benedetto IX vi ag-
giunse il cellarium et lardarium, di cui ho sopra £atto cenno cf. Ma-
Riia p. 83.
(3) Ughelli. I p. 117.
(4) Nerini op. cit. 175 in nota.
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. III. 30
3 IO O. Tomassetti
e Bascus e Castagnetum contenuti nella gran selva, ovvero
contigui alla medesima, a quella sancH Petriy all' altra Sylva
ballandy a parti pib o meno insomma spettanti a Selva Can-
dida (i). I nomi e i confini dei fondi componenti la terra
e diocesi di Selva Candida sono neUa massima parte regi-
strati in diplomi pontificii, dei quali l' uno serve a rettificare
V altro in alcune particolarità* L' uno è di Giovanni XIX l'al-
tro di Benedetto IX tutti e due diretti al vescovo Pietro (2).
Gli altri diplomi pontificii concernenti la medesima diocesi
non forniscono lume pei terreni della via Aurelia, ma sol-
tanto per quelli della Portuense. Dalla nota di questi fondi
rileveranno i lettori la immensa estensione del territorio, che
da breve distanza da Roma giunge fino al decimoquarto mi-
glio, e che in larghezza giunge a toccare quello della via
Cassia e quello della Portuense in modo da generar confu-
sione topografica, che peraltro mi sforzerò di evitare. Ne ri*
leveranno la esistenza di un castettum, di numerose plebes,
di abitanti di condizione anche cospicua, sulla permanenza
dei quali darò altre notizie tratte da documenti di età po-
steriore.
I cultori di topografia storica, dai quali può essere se-
guito con qualche attenzione questo arido e faticoso lavoro
quantunque appena abbozzato, percorso che avranno la nota
delle terre spettanti a questa contrada, si troveranno innanzi
qualche difficoltà. Imperocché l'elenco persuade non solo
della grandezza del sito, ossia del gruppo dei poderi che ap-
(i) Ughelu I p. 100 sg. Marini p. 87. Sì noti come apparisce gra-
datamente derivato dalla voce latina buxum la voce volgare bosco piuttosto
che dal tedesco, siccome parve al Muratori nella sua Dissert, n.^ XXXII.
Indi parimenti derivano Busso, Bussi, Busseto, Bussolengo ed altri nomi
di comuni italiani. Il Busseto dell* Emilia è inatti chiamato buxetum nel
libro pontificale (in Greg. II e. XVIII). Il BYSITTAA della lapide spesso
ricordata di s. Erasmo, è una prova dell* uso di questo vocabolo rustico
nel suburbano, al secolo Vili.
(2) Il Nerini porge alcune notizie intorno a questo dignitario, a p. 175.
II testo delle due bolle è nel Maruii.
Della Campagna ^mana 3 1 1
parisce a breve distanza da Roma fino al decimoquarto mi-
glio dell' Aurelia, ed esteso a destra fino alla Cassia, a sinistra
fino aUa Portuense, ma ne accerta eziandio della importanza
e popolazione del territorio stesso. Ora ciò posto, come spie-
gare la prossimità di questa città, che tale può reputarsi
Buccea, con altri villaggi e fondazioni rustiche di prim' or-
dine, attestata d'altronde in fonti sincerissime? Infatti dob-
biamo ammettere una popolazione presso s. Rufina, una (bh
musculta di Adriano I eh' ebbe nome Galena, positay queste
sono le parole del testo pontificale, via Aurelia miliario ab
urbe Roma plus minus decimo ad sanctam Rufinam^ cum
fundis et casalibus, vineis, olivetis, aquimolis vel omnibus et
pertinentibus (i); e un'altra più che prossima col nome Lau-
return (2), confusa dagli scrittori moderni con Laurentum,
mentre corrispondeva al moderno Castel di Guido, di cui
ho già parlato e fra poco dovrò parlar di nuovo, per dimo-
strare la identità che affermo. Ho detto più che prossima,
perchè troveremo il f. Laurentinus ed un Lauretum nella
zona della via Cornelia, quindi quasi intromettentisi nel
raggio topografico di s. Rufina e Buccea. Che anzi ci si
presenterà una nuova difficoltà intorno a questi fondi, se
spettino cioè ad una domusculta di Zaccaria, che può sup-
porsi a Castel di Guido, ovvero all' altra anonima fondata
pure da Zaccaria sul decimoquarto miglio della via Clau-
dia-Cassia. (3) Insomma in questa regione abbiamo un af-
follamento, per così dire, di domuscultae, borghi e poderi,
(i) Lib. pont. in Hadr. e. LV.
(2) Lib. pont. in Zach. e. XIX.
(3) Cf. r opera recentissima di s. Zaccaria Papa e degli anni del suo
pontificato-comentarii stor. critici raccolti ed esposti da Domenico Barto-
LiNi Prete Cardinale della s. Chiesa Romana, Ratisbona 1879. L'erudito
Porporato tratta delle cure di Zaccaria per la campagna alla pag. 547
e segg. Egli attribuisce il fondo Lauretum alla domusculta anonima del
patrimonio Tusciae fra le vie Claudia e Cornelia, ed ha evitato la con-
fusione di questo con Laurentum. Ammette poi che Zaccaria fondò la do-
musculta Laurentina presso il mare.
3 12 G. Tomassetti
il cui numero, per quanto debba supporsi popolata la cam-
pagna romana nel principio del medio evo, è per lo meno
imbarazzante, poiché contrasta colla respettiva estensione di
ciascuno. Sarà quindi mio compito, appena presentato l'elenco
che segue, proporre una conveniente soluzione di tal difficoltà.
Premetto alia nota, che questi fondi stavano alla distanza
più o meno di 8 a 14 miglia, eccetto alcuno che sembra più
vicino a Roma, e può quindi considerarsi come principio
suburbano del territorio Selvacandida, Abbiamo già osser-
vato di sopra che più d'un fondo, al di qua delle 8 miglia,
spettava al territorio di Silvacandida e s. Rufino. Ora sa-
pendosi dalla storia ecclesiastica, che il vescovo di Silva-
candida esercitava giurisdizione dentro la città Leonina, io
non dubito di affermare che siffatta spirituale autorità, con-
cessagli da Leone IV, fosse basata sul possesso di fondi, di
monistcri, di chiese più o meno a noi adesso note, che dalla
città Leonina continuavano fino alla cattedrale suburbicaria.
I fondi adunque a me noti sono i seguenti:
Mons lordarti: in ambedue le bolle si trova notato in-
sieme col fondo Ardori ossia V Arcionem che già ho rica-
vato dalla bolla di Celestino III. I confini del monte Jordani
combinano a capello coi fondi ultimi già da me annoverati;
essi sono: la terra episcopii s,'** Rufinae, il rivus Galena
1' Ulbariolum, eh' è nò più né meno che il sopra citato Vi-
varolum, e un fondo Criptulae nome frequentissimo nel su-
burbano, sì per cagion dei ruderi antichi, come per le cave
del tufo. Quest'ultimo confine l'ho ritrovato in un quarto
della tenuta Testa di Lepre di sopra y distante circa 12 mi-
glia da Roma, il quale porta lo stesso nome in volgare, cioè
Grottelle (i).
Mons aureus. Questo parimenti si adatta bene col sud-
detto, perché in ambe le bolle ne sono indicati come con-
fini il mons Jordani, il Criptulae, il casale Palmi, a noi già
(i) Nicolai I p. 60.
Della Campagna ^mana 3i3
notissimo, un/undus Lauretuniy del quale tornerò a parlare,
ed una terra del monistero di s. Martino. Prima di continuare
intorno a mons aureus, è necessario fare un' avvertenza sul
testo delle bolle; poiché dopo i confini quivi annotati, pas-
sandosi a nominare un altro fondo si adopera la disgiuntiva
seu, la quale peraltro non impedisce (come può vedersi nel
contesto) di chiudere colla terra di s. Martino la serie dei
confini del mons aureus. Questo fondo pertanto apparteneva
al territorio di Selvacandida, circa il mille, e dovette essere
ampio giacché confinava con cinque poderi. Non ne trovo
la illustrazione negli scrittori più autorevoli di topografia
suburbana. Nelle mie note ho una laguna su questo pos-
sesso fino al duodecimo secolo, a cui risale il seguente do-
cumento, che tolsi dalla Storia mss. dei conti Tuscolani del
Galletti. É un atto dell' archivio di s. Maria in Trastevere
del tempo di Eugenio III (a ii5o circa) dal quale apparisce
una controversia, sul fondo in quistione, tra la stessa ba-
silica e il monistero di s. Gregorio al monte Celio. Questo
pretendeva di possedere a buon diritto il mons aureus, che
mostravano legato a loro in testamento da Maria Nas
anno III Marini II papae. Quindi non sorgerebbe un ana-
cronismo diplomatico, in quanto avendo Marino //ponti-
ficato sulla metà del secolo X, in tempo cioè anteriore alle
concessioni di Giovanni XIX, poteva il mons aureus essere
proprio di private persone. Piuttosto una difficoltà nasce dalla
opposizione dell'economo di S. Maria in Trastevere, il quale
provò che la Maria Nas,... non godeva legittimo dominio, e
non poteva quindi trasmetterlo altrui per testamento, mentre
al contrario il dominio della basilica era provato da istro-
menti antichissimi. Ora non possiamo supporre che la ba-
silica e il vescovo fossero due titolari del fondo, come se que-
sto fosse diviso, perché nelle bolle pontificie lo si concede
in integrum. Converrebbe adunque tenere per apocrifo quel
testamento del decimo secolo, ed ammettere i diritti della
basilica su mons aureus insieme con quelli del vescovo di
Selvacandida, nella metà del secolo XII, quando cioè questa
3 14 G. Tomas setti
sede suburbicaria era riunita con quella di Porto, ch'ebbe
giurisdizione nel Trastevere. Non mi fermo piti oltre su qa^
sta ipotesi, né vado in cerca di altra piti probabile, per non
eccedere i termini di questo lavoro, come ho già dichianto
piti sopra, accennando la storia della sede suburbicaria. Del
resto a me importa di stabilire, che dal presente documento
si cavano utili particolarità topografiche di cotesta contrada,
fra le quali una ragguardevolissima, eh' è la origine delPap-
pellazione del fondo dal nostro mons aureus urbano, mo-
derno montoriOy che io stimo corrotto nei medio evo da mais
aurelius^ donde si partiva una linea di possessi, più o meno
interrotti, terminante alla distanza di io miglia da Roma(i).
Tutto ciò, insieme con nomi di fondi ed altre belle notizie,
veggano i lettori nei frammenti dell'atto, che loro sotto-
pongo (2).
e Tunc advocati sce Marie exibuerunt antiquissimum in-
c strumentum tempore Constantini imperatorìs et Irodona
e fratre eius et Vitelliani papae aliarum duarutn tabularum
« in prenominato fundo foris porta aurelia manu leva. Et
e postmodum aliud instrumentum locationis duarum tabtt-
c larum aliarum in eodem fundo quod factum fuerat tem-
« pore Constantini et Agathoni papae modum aliut in-
« strumentum locationis trium tabularum aliarum in eodem
a fundo foris porta sci paneratii exunte manu leva tempore
« Constantini imperatorìs et Zachariae papae. Item aliud in-
« strumentum locationis in eodem fundo aliarum quinque
« tabularum tempore Leonis imperatorìs et Gregorii papae.
a Iterum aliud instrumentum locationis in eodem fundo
« unius tabulae^ tempore Constantini imperatorìs et Pauli pa-
(i) A proposito della porta Aurelia ho sopra osservato la corruzione
facile nel medio evo in aurea. V* era come una smania di trasformare in
aureo gli appellativi la cui forma prestavasi appena. Di Velabrum si hoc
velum aureum, di Orestilla, tìottìq proprio, un* auri stilla , Roma stessa
fu detta aurea, il Capitolium aureum etc. cf. Jordan op. cit. II p. 425.
(2) Dal cod. Vat. 8044 f. 5 e seg. I nomi e le particolarità topogra-
fiche noterò in corsivo.
Della Campagna ^Kpmana 3i5
pae. Insuper ostendenint aliud instrumentum de fundo laU"
reti quod confinis est fundi montis aurei et est iuris sci
benedicti de Nepe qui ita aflirmavit ab uno latere fundum
cucumelli iuris monasterii scorum
ab alio latere fundum rosarii sancte romane ecclesie a tertio
latere via publica a quarto latere casale quod appellatur
morUe aureo iuris tituli calixti transtiberim. Ad haec ab-
bati sci Gregorii cum suis advocatis visis et perlectis in-
strumentis sic respondit hoc modi instrumenta locatio-
num ab ecclesia sce marie
et demonstratur petitioni monasterii obesse non posse cum
extrait quod a nobis petitur et in questione vertitur in
alia parte eiusdem fundi hoc totum ab ecclesia sce marie
possideatur fundum vero laureti quem iuxta montem au-
reum positum esse iconomus sce marie dicebat.... ari.... (i)
set petrus iconomus sce marie cum suis defensoribus ag'ebat
ex hoc quod ecclesia sce marie in eodem fundo possidebat
extrait quod inabea [sic) petebatur et in questione erat
alia nova acquisitione ab ecclesia sce marie provenisse as-
severabat fundum laureti et eius fines promittebat (2),
Nominatus index hoc audiens diem statuit quatinus supra
locum ambe partes cum suis advocatis adessent, et quicquid
iconomus sce marie et de novis acquisitionibus et de fundo
laureti et finibus eius haberet oculata fide ostenderent. Qua
die veniente utraque partes (sic) cum suis advocatis
indice ad locum advenissent iconomus sce marie novas
acquisitiones quas de alia parte eiusdem fundi habebat et
fines fundi laureti sicut promiserat oculata fide demon-
stravit. Itaque abbas sci gregorii nullo modo rationabiliter
contradicere potuit. Post hec index iterum terminum dedit.
Quatenus sue curie partes (3) si quid novi haberent osten-
(i) Questa laguna è molto nociva, poiché dal contesto apparisce che
vi si trovavano particolarità topiche di relazione tra il mons e il lauretum.
(2) Propongo di supplirvi fines demonstrare.
(3) Ometto qui alcune parole poco o niente utili al nostro assunto.
Si racconta il secondo accesso, dopo il quale si proferì la sentenza di cui
riporto il testo.
3i6 G. TamassetH
« derent etc^ absoWo presbyterum Petrum ìconomum s. Ma-
c rie transtibcrim a petittone possessionis seu detentionis
< terrae et vinearum positarum in monte aureo extra par*
e tarn sci pancratii exeimtibus manu leva nec non iuxia mu-
€ rum istius civitatis et iuxta vineas monasterii de massima
e et iuxia terram praedictae sce mariae quae olim fuit mo-
e nasterii sanctorum cosmae et damiani,
« et iuxta aliam vestram terram quam noviter acquisistis
e quae extenditur usque super vaUem quae vocatur de tribus
« columnis et iuxta aliam terram vestram quae est secus vi-
« neam gerardi de guamimento et iuxta silice publica«
e Data anno I pontif. Eugenii III etc. >
Adunque dall'esposto documento ci è somministrata la
notizia di un nuovo gruppo di vigne di s. Maria in Tra-
stevere, di Ottone e di Gerardo presso la valle delle tre co-
lonne la cui situazione riconosco nel quarto della tenuta mo-
derna detta Castel Malnome il quale s' intitola quarto delle
Colonne, e sta sul sinistro margine dell' Aurelia {manu laeva)
e confina con Castel di Guido. Ci porge la conferma dell' esi-
stenza di un Rosarium suU* Aurelia, che ho di sopra indi-
cata, e la memoria di xin/undus cucumelli confinante col
monte aureo. Finalmente non voglio trascurare un altro
punto se non certissimo assai vicino al vero, per la resti-
tuzione dei confini del monte d^ oro, ed è la terra monasterii,
che stimo pel confronto del nome e del sito esserci tuttora
conservata nel quarto di pantan monistero presso la Bot-
taccia e Castel di Guido. Riprendo adesso l'enumerazione
dei fondi contigui.
Mons Grunduli coi confini : /. Aquilinus secondo la bolla
di Giov. XIX, Aquilianus (più verosimile) secondo la bolla
di Benedetto IX; e tutti gli altri già registrati come fini-
timi al monte aureo.
/. Oripo coi confini : la solita terra di s. Martino, il fondo
Insula Sancta, una curtis sci Petri, una terra della mede-
sima curtis, e il mons grunduli citato. Sul sito di questo
fondo posso dare qualche schiarimento. Tra le moderne te-
T^ella Campagna T^pmana 3 17
nute di Tragliata e Testa di Lepre di sopra, la coi situa-
zione corrisponde in genere a quella del territorio contem-
plato dalle bolle, abbiamo un luogo detto quarto della Chiesa
ed un altro intitolato appunto monte di S. Pietro. Giudi-
chino i lettori se siamo da ciò pienamente illuminati nella
restituzione di questa terra. Ed in altro luogo della bolla di
Benedetto IX si ripetono queste indicazioni come confini,
vale a dire: sylva Episcopii, Sylva monisterii s. Martini,
sanctus Petrus e casale quod vocatur de Rufino*
/. Criptulae, che ho già detto corrispondere presso a poco
alle moderne Grottelle, i cui confini erano un f, Fulisanus,
iiy. Lauretum, la ripetuta terra di s. Martino ed un^ Se-
rioni secondo la bolla di papa Giovanni, Serionum secondo
la Benedettina, e Sevonum secondo I'Ughelli (i). Di que-
sto Serionum dirò in appresso.
f. Yliodori [Isidori secondo Ughelli) i cui limiti erano,
oltre s. Martino, una terra Castangetol o Castangotol, cor-
ruzione certissima di Castagnetum (2) e il seguente.
/. Mensa sonda confinante col casale quod vocatùr Bucce,
col quale siamo giunti al nucleo del gruppo almeno da una
parte, poiché non v' ha dubbio esser questo il Buxus (3) ; col
mons qui vocatur dompnico [dominico), co\f, musano e col
f, s. Laurentius de pontili (Ughelli) o de pon^i (Marini).
f. sancii Basila (bolla di p. Giovanni) errato evidente-
mente per Bosilidis, come si legge nell'altra. Attigui gli erano
il cosale sci Petri et Pauli, la vallis Intejonoso (bolla di p.
Giov.) ovvero Intentionara (bolla di Benedetto) il Vivarolus
e il monisterium sancii Stephoni,
(i) S'intende che va preferita la lezione del Marini a qualunque al-
tra deirUcHELu: Soltanto; siccome trattasi di fondi ignoti, credo che nes-
suna variante debba dispregiarsi.
(2) L' Uqhelli aveva letto Castrangotol !
(3) Nel testo del Marini (bolla Benedettina) si trova Bruce sbaglio
evidente di amanuense. Nella bolla di Giovanni egli pure lesse Bucce.
3i8 G. Tomas setti
f. Pan\ìi (i) che doveva contenere una chiesa di s. Lo-
renzo, giusta la indicazione cadutane sotto il fondo Mensa.
Ebbe vicini un /. Apronianus, nome notissimo fra gli an-
tichi, la Sylva Candida stessa, un/. Musanettum, un/. Ca-
nullanum [Camilianum secondo la bolla di p. Giovanni) una
terra Aureliana non insolito nome sulla via Aurelia, ed una
non sileXy come nella bolla di Giovanni, ma silva^ come
nella Benedettina, sancti Stephani cum via salinaricu II Gi-
mUianus ci è già noto come fondo del Vaticano da una bolla
di Leone IX (2]. Il Musanello rappresenta una parte del Mu-
sanum già comparso tra i confini.
/. Lauretum. Su questo debbo far sosta, come in punto
che merita speciale attenzione. Più volte hanno già 1 let-
tori veduto comparir questo nome nella regione Aurelia;
quindi avranno già indovinato che fu non piccolo podere,
poiché i suoi lati tanto estendevansi da servire di confine
a molti altri fondi. Non ne riporto i fondi contigui, per-
chè sono gli stessi fin qui enumerati. Un Lauretum appar-
teneva al patrimonio Labicano; nulla perciò ebbe di co-
mune col nostro; ed è soltanto ricordato da me per con-
fronto del nome (3). Un altro ne trovo nelle mie note, e
lo riporto pure qui, ma soltanto per omonimia, poiché l'ho
tratto da un'antica lapide della chiesa di S. Lorenzo in
Tivoli ; un Lauretum pertanto che non appartiene a questi
luoghi (4). Ma un altro Lauretum non possiamo colla stessa
facilità eliminare da questo campo; che anzi viene ad ac-
crescere le nostre difficoltà. L'ho già accennato prima del
presente elenco dei fondi, e debbo qui colla maggior bre-
(i) Nella bolla di Giovanni XIX (Marini) è scritto/. Panari invece
di Panthi o Pan^ii. Sul dubbio stimo necessario di confrontare questa
variante col nome di Spanòro, moderna tenuta che confina col territorio
antico di Selvacandida. Guarda però la via Cassia (Nicolai I p. 50).
(2) Bull. Vat. I, p. 39.
(3) Deusdedit (Borgia) p. 9, io.
(4) Mai Script, vet. voi. V p. 229.
lyeUa Campagna ^mana
3i9
inderne conto. La confusione che gli scrittori di antichi
esti fecero nella parola Laurentiim per Lauretum e viceversa,
1^ talmente ovvia, che tanto quasi vale il leggere in un modo
guanto nell'altro. Non v'ha dubbio che appena cade sotto
i occhi il nome di Laurento, la mente corra alla famosa
: del regno latino; ma quando si tratta di stabilire la
natura di un villaggio o di una cittì del medio evo, adesso
omparsa, conviene metter da banda le poetiche rimem-
branze, e ragionare freddamente sulle sterili indicazioni delle
(Bcchie carte. Ora per evitare la confusione nell'analisi to-
K>graiica, è necessario schierare i pochi testi che riguar-
lano il nome in quistione. Nella collectio del Deusdedit
bbiamo: Eustachio presbitero fundum Laurenttum et futi-
lum Maurorum extra portam sancti PancratU via Aurclia
torpore /lindi suburbani patrimonii Tusciae, praestat etc.
Duesto riguarda senza dubbio il presente sito, ove dimo-
tra la esistenza di un Laurcntinum o Laurentium, o meglio
turentinum, come lesse ti Zaccaria (i). Viene poi un passo
1 liber pontificalìs, in cui si dice: Hic (ÌI pontefice Zac-
caria] domum cìiltam Lauretum noviter ordinavit; adiicìens
i et massam Fontinianam quae cognotninatur Pannarla (2).
3 bene che in genere gli scrittori attribuiscono questa no-
1 all'antica Laurento; ed è perciò che io nel cenno pre-
Umiliare sulle domuscultae ho tra queste registrato la Lau-
trentina marittima. Ciò non toglie peraltro che io qui esponga
^le mie idee o piuttosto i mici dubbi su questa generale con-
rìnzione. La quale a dir vero può sembrare poco fondata,
1 soltanto su questo passo. I migliori codici del libro
K>ntificale, secondo il Vignoli, non ci offrono Laurentum,
L Lauretum sebbene di questa scrittura non sia da far
i conto, come poco fa ho detto, tuttavia l'accordo dei
Xsdici in questa parola non ò da trascurarsi. V'è una le-
ti) Disserl. i. Il p. 140. La scrimira Inaurorum del cod. Vai. 3833
un errore inanifesio invece dì Maurorum, avvertito già da allrì scrìllori.
^3) In Zach. C. SIX.
320 G. Tomas setti
zione variante nel codice Vaticano Ottoboniano i83 alle-
gata dal ViGNOLi stesso, ma avendosi in essa domum cui'
tam sancii Laurentii, non risponde al nostro quesito (i). Il
ViGNOLi riprova a buon diritto la lezione Paunaria del Bian-
chini e sostiene quella di Pannarla. Ma da questo nome non
possiamo cavare argomento in favore o contro LaurentOf
perchè né sulla via Aurelia, nò sulla via Laurentina com-
parisce affatto un Pannarla o un nome consimile. La di-
scussione può cadere piuttosto sull'altro nome, cioè sulla massa
Fontiniana. Se questa fosse la vera lezione, come il Vignoli
crede, l'opinione comune, che porta la domusculta di papa
Zaccaria in Laurento, poco ci guadagnerebbe. Imperocché
tanto sul terreno, da me ora contemplato sulla via Aurelia,
quanto nel territorio Laurentino, abbiamo tuttora conservato
un ragguardevol fondo, che porta il nome di Fontignano,
Ho già trovato occasione di notare una massa Fonteiana
al quinto miglio incirca della via Ardeatina, sull'indizio
della iscrizione marmorea Celimontana. Allora feci pur cenno
della massa omonima presso Laurento, la quale d'altronde
viene chiaramente determinata nel citato regesto dal Deu-
SDEDiT iuxta campum Venerìs, vale a dire sulla spiaggia
Laurentina. Ma tuttociò non esclude il Fontignano suU' Au-
relia, che sebbene sia corrotto dal più antico Frontinianum
come ho già osservato, tuttavia potè facilmente venire scam-
biato con Fontinianum. E tanto più credibile diviene que-
sta ipotesi, quanto maggiore è la fede che possiamo prestare
alla lezione, ossia al testo del Vignoli, piuttostochè alla
variante del codice Vaticano 3764 Fontiianam ripetuta nel
cod. Ottob. 993 e nel 2629. Imperocché queste varianti
ci condurrebbero a persuaderci seriamente che dall'antica
Fonteiana, e non dal Frontiniano derivi il nome della massa
adjecta alla domusculta Lauretum, Ma i codici Vaticani 629
e 3762 offrono la miglior lezione, eh' è quella dal Vignoli
(i) Per questa e per altre difficoltù speriamo tra breve un aiuto ef-
ficace nella nuova edizione del liber pont. che il eh. Duchesne sta ap-
parecchiando.
T)ella Campagna ^mana 32 1
adottata. Anche il codice Laurenziano XXIII. 4 e il Ma-
gliabecchiano I. III. 17 oSrono fontinianas , xh^ è la mede-
sima, eccetto la terminazione in plurale. Del resto i lettori per
quanto possano restare perplessi riguardo alla determina-
zione della massa Fonteiana, saranno certamente desiderosi
di qualche piti chiara notizia diplomatica, intorno a Lau-
return Aureliano, dal cui sito e da' cui confini può trarsi
argomento decisivo nella quistione delle due domuscultae.
Ecco pertanto una citazione assai opportuna al nostro pro-
posito; cioè un tratto della bolla di Leone IX, in cui sono
annoverati alcuni fondi, propri del Vaticano, sulla via Cor-
nelia, eh' è quanto dire nel raggio di Selva Candida:
/. Camelianus
/ Olibula
f, Agellus
f, Pinus Camaranus
F. Lauretuh
BUCCEGE
casale Celisanum
Gualdo
Mansa Pàlumba etc. (i).
Se anche il contesto della bolla non indicasse la via
Cornelio- Aurelia, basterebbero a stabilirlo le indicazioni di
Buccege, di Pinus corrispondente al colle Pino colla chiesa
di S. Agata, sopra registrata (2), del Camelianus y già veduto
come confine del fondo Pantii, e finalmente di Olibula, che
io ravviso in un quarto di caste! di Guido col nome di
Olivella (3). Ma questo Lauretum, che può credersi lo stesso
che il Laurentinum y figura soltanto in quella nota così
grande, da potersi supporre essere 0 almeno essere stato
(i) Bull. Vat. I p. 39.
(2) Tenuta Pigncto.
(3) La nota dei fondi suddetti proseguirà sotto la via Claudia, cui
spettano il Celisanum (Celsano) e gli altri.
322 G. Tomassetti
uni ibBxjCBks? Ed iiicdtre. posto ancoraché, al tempo della
bolli (sKtà dd socoHo XI) 6>sse deserta e rovinata la do-
m-ycn'm, mn^tna esso col Fomt^nano in modo da potersi
teaere d^ fosse nn tempo la àomusaUta? Al primo que-
sito oon è >^TtR,-lj> li riyKti. Non è la sola nota della bolla
che iomirvy ia prora della grandezza territoriale di Loh
retMMy ma li pnndpil prova n'è il nome stesso che io reputo
derivato dall'antico LmmHsoiLj antica stazione della via Aure-
Ua^ antid dttà, pai villa ddla £uniglia Aurelia, dell' impera-
tore T. Antonino Pio e del successore M. Aurelio Anto-
nino [i\ Questa villi coraprendeva il suolo, secondo il Nibbi
delle moderne tenute di Bonaccia e Castel di Guido (2) ciò
die toroj;raàci3>ente si ccUega a maraviglia col CamelianuSf
cdTOSmlj e con altri fondi della bolla Leoniana, della
Benedettina e di quella di Giovanni XIX. Nessuno finora,
per quanto io mi rammento, ha pensato alla coincidenza
dell'antico Lavràcai con Lauretum del medio evo. Ove que-
sta sembri probabile ai lettori, essi non avranno difficoltà
di ammettere che il territorio di Laurium fosse più che
adatto per una domusatUa^ nell'ottavo secolo, quando gran
parte delle sue fibbriche dovevano stare in piedi, e che nel
secolo XI abbarrjti e descUti \i domoculta, restasse il nome
antico ad uni parte solts:::^ di quel territorio, che sotto
il nuovo padrone \Vido^ da me £:ià riconosciuto col cognome
SarracenuSy mutava int:eraz:ente la sua condizione.
Fosse o no la domusculta Lsuretum di Zaccaria in Lom-
rium^ al certo questa terra venne in potere di Guido e suoi
eredi in un tempo non lontano da quello delle domoculte. Poi-
ché se la era domuscu^ta dipendeva da S. Pietro, ma fino alla
metà del secolo IX, epoca della tremenda invasione dei Sa-
racini. D'allora in poi potè questo Guido, il cui cognome
non è forse estraneo a cotesto fatto, possedere il sito. La
relazione del cognome col fatto viene appunto dall'epoca,
(i) Ci, gli itinerari antichi, T epistole di Froxtoxe e gli storici Lam-
Rmio e Capitouxo.
[2) Analisi U p. 272.
T>ella Campagna intana 323
in cui Laurìum avrebbe mutato padrone. Sulla fine del se-
colo IX i Saracini devastarono la campagna in modo che
il papa Stefano VII ricorse agli imperatori d'oriente e d'oc-
cidente, i quali peraltro non si mossero in suo favore. Si
mosse invece Guido il duca di Spoleto, colui che dipoi
concorse alla vacante corona di Francia e s' ebbe finalmente
quella d'Italia. Egli riportò una vittoria sul Liri contro i
Saracini, in favore del papa, che fruttò un poco di tregua
alla campagna romana (i). Potrebbe pensarsi che da que-
sta vittoria gli venisse il cognome di Saracenus ed il pos-
sesso di cotesto ampio fondo nel patrimonio della Tuscia (2).
Infatti le memorie di S. Cosimato sono del secolo X, e le
altre riferibili pure al castrum de Guido 0 Widonis rias-
sunte nolV Analisi (1. cit.) sono tutte posteriori. Del resto è
per me indubitata la corrispondenza di Laurium con Lau-
return, e la graduata scomparsa di questo nome', innanzi
a quello del nuovo possessore. Al secondo quesito, se cioè
Laurium confinò con Fontignano rispondo affermativamente,
secondo tutte le piante e tutti i descrittori del suburbano.
Adunque non resterebbe altra difficoltà contro la ipotesi,
che il passo del libro pontificale riguardi questo sito, se
non quella provegnente dalle varianti Fontijanam e Fon-
tejanam degli altri codici del libro stesso. Eliminata che
fosse questa, coli' accettare esclusivamente la lezione del Vi-
GNOLi, e lo scambio del Fontignano con Frontignano, la
conclusione sarebbe che Zaccaria fondò la sua domusculta
nella imperiai villa di Laurium, Tuttavia non voglio dis-
simulare un grave ostacolo che sorge contro questa conclu-
sione non già dai testi e dalle memorie della via Aurelia,
ma da un altro passo del libro pontificale risguardante la
(i) Erchemperto c. 58.
(2) Infatti nel documento di S. Cosimato già da me riferito lo sì chiama
vir illustrisy e il cognome vi comparisce come aggiuntogli non come di
famiglia, qui vocatur Sarracenus. Il Nibby volle pensare a Guido marito
di Marozia; ma la sua congettura non è probabile (/. cif.) specialmente
dopo la notizia del cognome.
324 G. Tomas setti
contigua via Claudia: Constituit (Zacbarias) etìam aliam
domum cuUam in XIIII miliario ab hac Romana urbe pa-
trimonio Tusciae (i), ripetuto dal Deusdedit con identiche
parole. Posta la fondazione di una domusculta al XIV miglio
sulla via Claudia^ che tanto vale il dire nel patrimonio Tu-
sciaCf apparisce come improbabile la costituzione di un'al-
tra, a così breve distanza. Il papa non avrebbe con ciò con-
seguito alcuno dei fini proposti nelle istituzioni agrarie e
politiche di quel tempo. Vedemmo, egli è vero, sulla via
Appia due fondazioni di questo genere, Tuna vicinissima
all'altra; la colonia di S, Eufemia e la domusculta Sulpi-
tiana ambedue a Boville. Ma l'una differisce dall'altra non
solamente per nome, qualità ed estensione, ma eziandio per
l'epoca della respetti va origine, come già mostrai, essendo
stata la prima del tempo di papa Dono (sec. VII] l'altra
del secolo Vili. SuU'Aurelia invece troveremmo due domu-
sculte così vicine, legate anzi tra loro da strade antiche,
fondate dalla stessa mano, e, ciò che più vale, ambedue
prossime ad altri villaggi e borghi cospicui é popolati (2).
Per le quali cose io mi limito ad affermare che Lauretum
e Laurentinum furono fondi di primo grado, così denomi-
nati dall'antico praedium della gente Aurelia, della quale
ancora ci resta un monumento nel nome della terra confi-
nante col fondo Panthiiy contiguo a Lorio, cioè terra Au-
reliana; che nel secolo Vili confinavano colla domusculta
Claudiana di papa Zaccaria; che nel secolo IX vennero in
potere dell' illustre Guido, dal quale prese nome tutto il corpo
dei fondi, mentre ad una parte restò l'antico, che quindi
ci riapparisce nel documento di S. Maria in Trastevere al-
(i) /. cit,
(2) Intorno alla connessione dell* Aurelia colla Claudia dice il eh.
Desjardins : a nous pouvons affirmcr qu'à Bebìaua, a 6 milles de Loriurrij
on quittait la via Aurelia pour suivrc un crabranchcmcnt sur la droite,
le quel dévait aboutir néccssairement à quelque poinl de la routc vul-
gairement appcléc la Claudia. » {Annali dell' Instit. ArcheoL iSSg p. 41 ).
Iklla Campagna 'H.omana
legato sopra in proposito di mons aureus. Proseguo la de-
scrizione dei fondi.
f. Ripacesarius o Ripacesartum. Non lo traggo da ve-
runa delle bolle papali riguardanti l'Aurelia; ma dal noto
registro del Deusdedit, che lo assegna al decimo miglio in
tal modo: item in eodem (registro Onoriano) Leoni Notorio
et Leontiae iugalibus, eorumque filUs ac nepotibus fundum
Ripacesarium cum sylvis, glandaretis et lerris satìonalibus
situm via Aurelia miliar. plus minus X ex carpare subur-
bani patrimonii Tusciae; praestat annuatim 3r, auri sili'
quas (i).
Casale Palili, in ambe le bolle. In quella poi di Leone IX,
già altrove allegata, v'è una menzione che io attribuisco a
cotesto Tondo, non senza però lasciarne il giudizio ai let-
tori, cui sottopongo il frammento relativo: posit.... foris
porta se, Pe apostoli via aurelia,.,, rio et fundum unum in
int... q.„ ocabulo nuncupatur cum ecclesia sancii Cosme et
Damiani (si vegga, oltre la determinazione della via, la
prossimità dei fondi di S, Cosimato gii da me ricordati
su questa linea) Imma etiam et fiindora in integro.,, ano et
colle... et Pauli, vel si qui alii... antur (cioè a mio parere:
si qui aia alio nomine appellantur, indicandosi cosi un gruppo
di fondi Vaticani) segue poi immediatamente nel testo la
menzione di Buccege, che ci mostra chiaramente su qual
contrada si estendeva l'occhio dell'autore del diploma (2).
Del resto sia che tal fondo avesse nome da un Paulus pos-
sessore, sia dagli apostoli Petrus et Paulus, come io incli-
nerei a credere, senza occuparmi di ciò mi affretto a deter-
minarne la situazione, lo l'additerò pertanto agli studiosi
della topografia suburbana nella moderna tenuta Paola, lì
la quale si pel suo nome rappresentante l'originale, come
per la sua prossimità a Castel di Guido {di cui è preciso
confine) meglio non potrebbe prestarsi alla restituzione del-
(i) DnsoDiT {Borgia) p. io. Martinucci p. 3i3,
[1) Mabihi p. li.
AreUpio dtUa Società romana di Storia patria. Voi, tU.
3x6 G. Totmassetti
Fmisóc3 cmatÈt (i). bftokre ooq dd>bo lasciar da parte la
jwSr Ée P.J1J9 ddl'altra botta Leoniana (2) ricca di nomi
di isoiii Asumnsmcasì alla ria Cornelia, poiché la valle po-
trebbe sscpocsi b1iùk> kmbo dd fondo verso la xnede-
f, Serùmmt. £ ^ comparso in qoesta nota, colle va-
rtaaci dei cesd. in ambe le bcdle, come confine del {ondo
Cnpftrfir, Piuuita. e a buon diritto, la lezione del Ma-
am, che trasuim in qnesto elenco, debbo sottopone ai
knorì le OQEÌoai cke bo raccolto intomo a questo fondo. Nel
Catasto sobarbano non troro un nome che possa, con buona
ragione^ tenersi come Testipo del Serianus dei medio evo.
Soltanto per dò che concerne le vicende di questa terra,
posso fÌMTiire qualche notizia per mezzo del Regesto di Ni-
cola III (3), da un atto ad. quale si rileva che un castrum
de Sirimo q>ettante al jKiIrnHMiàai ù£ Petri TusciaCy cioè il
fondo Seriaao certamente, fu dalla basilica di S. Lorenso
fuori le mura concesso al Vaticano (4). I confini del SerianOj
secondo le bolle, sono conosciuti dai lettori dopo quanto
hanno veduto (S. iùpriima, tjrbNt Candida, Insula sanata^
sjrha S. Petri).
Casale^CasUgnotnm o Castangttolum. Anche questo è
stato già nominato come confine, e ritorna ora meglio spe-
cificato in tutte e due le bolle. La fi-equenza di tal nome
nella nostra campagna ce ne rende assai facile la spiega-
zione. Rimane soltanto a fissarne il posto, il che faccio su-
bito dopo esposti i suoi contigui che sono : sci quatuor fra-
treSy il/. MassaneUuSy forse lo stesso che il Musanellus già
(i) Cf. Il pianta dello Stato Maggiore, il NicolaiI p. 69. Ha lesud-
dimioni di Paola vecchia ^ Paolella, Strega etc.
(2) Bull. Vat. I, 3g,
(3) Cod. VaL 3980 n. XXII.
(4) Uà fondo Sulianus deUa citata bolla Leoniana può destare qual-
che sospetto d'identità col Serianum ; mt dimostrerò con evidenza, che
spettò alla via Cassia.
tella Campagna ^mana
S2J
l me accennato. Pei quali dati ritrovandoci noi prcctsa-
Jite presso Buccea, poiché il/. Musana finitimo di Mensa
tela confinava con questa, possiamo determinare il luogo
l fondo Castagnolum. Io Io riconosco in una terra pros-
ila al suddetto punto, che porta tuttora il nome dì Valle
istagna (i).
Sylva Magia. Sarebbe vano a mio credere, il ricercare
l posto preciso di una parte di selva grandissima che fu
ì selvacaadìda, quale parte dovette essere la Magia. Ne
"sono limiti, giusta ì due documenti, il rivus de Galena
e il monasterium Venis quod vocalur Stuppla Ancilla Dei,
secondo Giovanni XIX, ovvero più probabilmente, secondo
Benedetto IX il mons qui vocatur Stupha ancilla Dei. Non
è la prima volta che c'imbattiamo in questo nome sulla via
Aurelia. lo non esiterei anzi a congiungere le due indica-
zioni, cioò quella da me già data (dalle bolle di Leone IV
e Leone IX) con questa, e supporre che il mons apparte-
nuto a cotesta ancella di Dio, ch'ebbe un pessimo nome
condannato a molte storpiature, fu tra la via Claudia e
L'Aurelia ad una distanza approssimativa di io miglia da
Roma.
Pastinus longus e mons Paunini, il primo è semplice ap-
pellativo rustico, che soltanto può tenersi per nome secon-
dario di piccolo fondo; l'altro è nominato per incidens in
ambedue i diplomi papali.
In questo punto la bolla di papa Giovanni ci abbandona,
succedendo in questa la enumerazione delle chiese del terri-
torio Silvacandida. Procediamo pertanto colle indicazioni
dell'altra sola, sulle quali ci dovremo pur fare interessanti
quesiti e istituire confronti, che gli amatori di queste spi-
nose delizie seguiranno con compiacenza.
Campus Mastali. Ci è addittato prima come limite del
pastino suddetto, e poi come possesso importante compreso
con una vigna di un superista, con una corte deserta, con
(i) Cf. Il pianta dello Stato Maggiore, e il voi. I di Nicolai p. 6i.
328 G. Tomassetti
un gualdOy un prato ed una terra. Credo di non ingannarmi
afifermando essere stato un ampio fondo, che deve il suo nome
a Mastalus primicerio delia Ciiiesa Romana, del quale il bio-
grafo di Adriano I fa menzione, siccome donatore di terre
alla sede pontificia, le quali peraltro stavano sulla via Fla-
minia, come proverò sotto questa via (i). Il benemerito e riao
dignitario dovette anche sulla via Aurelia lasciar traccie di
sua generosità. Io credo inoltre di non aver perduto le v^
stigia di questo possesso; poiché mi sembra potersi supporre
nel lenimento, che ne porta piti o meno corrotto il nome cioè
monte Mostaccio situato fra la Sottaccia e il fiume Airone*
Sylva ck Campo monti et Lacusello. Stiamo senza dubbio
nel suolo di Selva candida; perciò nulla di piti ovvio che
nomi di boschi, e soprattutto vaghi come questo. Gli è
soltanto intorno a LacuseUus che ho qualche dubbio topo-
grafico; e rimetto a persona di me piti esperta la cura di
rimuoverlo. Io conosco un fondo che porta ancora al pre-
sente il nome lacusellus leggermente variato in lagosceUo;
ma sì trova troppo distante dalla nostra regione, cioè presso
Settevene, donde si biforca la via Cassia (2). Può supporsi
che il territorio di Selvacandida non che toccare il suolo
Sabatino giungesse fino al di là della via Cassia? Non ar-
disco affermarlo, e lo tengo nei confini di una semplice
congettura. Merita peraltro di essere riportato il passo della
bolla, che riguarda questo fondo, sia perchè ne dimostra
grandi le proporzioni, sia perchè ci porge particolari no-
tizie sui luoghi e strade vicine. « Lacussello cum omnibus
finibus terminis limitibusque suis vineis campis pratis sylvis
pascuis edificiis parietinis attigiis adiunctis adiacentibusque
suis vel cum omnibus ad eos pertin. generaliter et in ini.
posita omnia territorio silvae candidae ini affines = ab uno
latere terra predci Episcopii ab alio terra Gratiani quae ap-
pellatur mons Arcioni (a noi già notissima : soltanto il nome
(i) Cf. Gallettj. Del Primicerio, p. 53.
(2J Gf. BoNDi DelVantica città Saba^ia, di Trivignano etc. p. 94.
Iklla Campagna Ternana
339
di Graziano ci serve per intitolarne una parte) seu Majo-
ratii [nome di un'altra parte del medesimo Artiones a Ar-
cione) usqiie in rivum de campo morti [i) a lercio latere
incipit ab ipso rivo usqiie in vallem de Arenata et Buxetum
(si noli bene) atque inde per novelletum usque in viam an-
tiquam in qua iacee pilum marmoreum et usque in Cesa de
Talariculo et a quarto latere cava de Casta/tgeio usque in
rivum qui v. Galera et usque in silva lui Epìscopii.
Terra et Sylva un tempo invasa da un Caiolidus, poi
restituita alla diocesi di Selvacandìda. Conteneva i fondi:
vallis de Ioanne Coca, il mons Vespuleli, la vallis de Grutut
(alire grotte 0 grottelle) et mons qui vocatur Fugali; ì cui
confini erano il rivus Calerla, ilvadus qui vocatur de Pela {2),
et inde per viam et per limitem usque in ires puteos quae
sunt in cilio montis qui vocatur Pu^al (lucernari probabil-
mente del sottoposto cimitero cristiano dei SS. Mario, Marta
e Audiface) et per ipsum cilium montis et per limitem usque
in viam puhlicam SiUtinam (leggo sHicinam ossia lastricata,
ch'era la Cornelia) antiqua et amar, etc, usque in finibus
uhi finitur sylva prelibati Epìscopii et sylva monasterii S.
Martini ad S. Petrum et Casale qui vocatur de Rujina et
in eodem loco columclla Jixa stare videtur; a et lercio latere
mons et sylva quae vocatur Ballar ia.... posila iuxta Buccege
et iuxta Casale qui vocatur de Rujina. 11 gruppo pertanto
dei fondi in discorso non si estendeva verso Roma al di
qua di S. Rufina, e sull'Aurelio-Cornelia non al di là di
Buccea. Sarà pregio di quest'analisi che dentro siffatti con-
fini io possa Indicare ai lettori un punto certo sul quale
appoggiare l'approssimativa restituzione delle confuse me-
morie, che abbiamo in questo passo della bolla. E piacemi of-
rirlo con sufficiente chiarezza nel campo modernamente detto
delli Pollali e delle Poxielle, nella tenuta di Campitello e nelle
(1) Ugheu-l lesse de perenna.
33o G. Tomassetti
vicioanze (i), del qual nome niuno può negare la deriva-
zione dal Pacali antico non solo per la analogia del voca-
bolo, ma eziandio pel concorso dei topografici india. Ho
trovato inoltre, in una pergamena di S. Cosimato, un fondo
proprio di quel monistero denominato Valle de Pu{a nel
territorio di Selvacandida, parte senza dubbio dell' antipp
mons Puiali qui registrato (2).
/. Maurorum. Dal citato luogo di Deusdedit e dalla
bolla Benedettina, nella quale ne sono descritti i confini:
via quae ducit ad Mensam Sanctam, Mons de Orrea, Qg^
Poncinum, via quae pergit ad Salinarriy il noto Castange^
tulum, il mons Armatus e il Ficarolay tutti fondi spettanti
all'episcopio di Selvacandida. N'è ancora precisata la di-
stanza di 12 miglia sulUa via Cornelia.
Campus Toraniy Butticellay Gradilia e mons de Sorbo
additati nella bolla tutti insieme, al miglio 12.^ dell' Au-
relia^ non mi sembrano difficili a ritrovarsi ove poniamo
attenzione alla distanza medesima ed al nome Botticella piti
o meno conservato nell'odierna Bottacci^ confinante con
Castel di Guido.
f. Atticianus e mons de Dominico determinati dalla boUa
al iS.** miglio dell' Aurelia, e pei loro confini strettamente
connessi col gruppo dei poderi, che vado enucleando in que-
st'elenco. Imperocché confinavano con una massa Marga-
rita e Casandria spettanti alla chiesa di S. Basilide, da cui
vedemmo or ora pure intitolato un fondo, e che stava su
questo punto dell'Aurelia (3) ; con ììfundus Pauli e VAgellus,
già ripetuti, e con un fundus Verecundi appartenente al
monistero Vaticano di S. Martino.
(i) Nicolai I p. 53 cf. la pianta dello S. Mag.
(2) Archivio di Stato, perg. di SS. Cosma e Dam. n. 3g.
(3) Il eh. sig. E. Stevenson ha investigato il sito e le memorie della
chiesa di S. Basilide e di altre su questa via. I suoi studi su tali chics©
suburbane, ansiosamente aspettati, sono per veder la luce in uno dei
prossimi hscicoW doiV Enciclopedia dell'arte cristiana del prof. Kraus.
Della Campagna 7{pmana 33 1
Un altro gruppo di fondi annunciati come invicem cohae-
rentes è quello dei fondi Lapinianus, Pathi (nome già ca-
duto sott' occhio) Margarita (parte della massa ricordata
di sopra) Sineoruniy Graecorum, Casanella, Casapupulis e
Salvinuli ovvero SambuculuSj confinante co' quali v' era un
sfundus Patriciorum.
/. ludeorum. Un fondo potè trarre questa denomina-
zione da qualche cimitero giudaico scavato sotto il suolo.
Una contrada presso la tenuta di Pos[s[o Pantaleo^ tra PAu-
relia e la Portuense, portava sulla fine del medio evo il nome
contrada Hebraeorum (i). Potrebbe forse avere qualche re-
lazione col fondo citato; e l'una e l'altro potrebbero es-
sere unum et idem, anzi, per dirlo con maggior precisione,
essere il sito del cimitero giudaico quivi scoperto dal Bosio,
al quale sfuggirono questi preziosi indizi topografici nella
illustrazione che ne fece (2).
(continua)
(i) Deir indice Capitolino, in copia presso il eh. sig. Nardoni.
(2) Op. cit. p. 186 e scgg.
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Lo Statuto di tAnagni
giuNA delle città del Lazio ha taata importanza
t nella storia del medio evo, quanta Anagni. Pa-
I tria o sede preferita dei piti grandi pontefici che
' si successero dal X fino alla metà del XIV secolo,
fu quasi il centro del movimento politico e religioso di
quei tempi, ed il suo nome si collegò non solo agli awe-
nimentt che si svolsero allora in Italia, ma a quelli pure
cui fu teatro il resto del mondo civile, (i) Oggi però alle
(i) Nolo taìa il Paclum Anagninum, denomìnuione che la Moria hn
ormai dato alle condizioni della pace «tabiliia nel 1 176 fìra la Chieaa e t'Im-
pero, ossia fra Aleuandro III e Federico I. Queato documento fu pub-
blicato la prima volta l'anno i6to dal Gouiazt nelle lue Coit, T. Ili
pag. 36o e che lo dit$e iolto ex tabulii anagtiinit. G. HEitiaicua Pistz,
JUónumenta Germaniae bislariea etc. Leges, Tom. Il, p. 147. Esso retta
nell'Archivio della Cattedrale dì Anagni fino al 1578, quando, per or-
dine di Gregorio Xlll, fu portato in Roma insieme ad altri moltissimi,
che, depositati ailora nell' Archivio di Castel S. Angelo, ora si conservano
in qttello segreto Vaticano. Vedi Appendix ad Acia S. Magni , p. 1 53, ove
è cosi descritto: Capitala triplicata prò componenda pace, et tollendo
sebitmate inter Alex. FP. Ili et Fedtricum Imperatorem porrecta prò
parte DeputataruM ab Imperatore.
3i4 ^ Ambrosi De Magistrìs
£3:5e rrTTivTTaE. p£SI cse li Dirrazìone dei fatti, importanti
dfec JTTaot s ijyrsr^it U notizia esatta della interna co-
sòtssD^OiS lid GynTnf: e per servirmi delle parole di un
ìll:sscre crìrko TÌ^cate. si raol sapere come agivano quelle
xAicdii^e di goteriia tanto dalle nostre disformi, quali mi-
sore di libertà aoa partigiana godessero i cittadini, come
la pobCLÌca rìodftezzi potesse svolgersi fra le pastoie di tanti
piccoli stati antooosiL Tnae queste cose, meglio che le
croaaciie» possano insegnare gli Statuti, i quali di epoca in
epoca riassamoDO totta la legislazione politica, civile, pe-
nale ed economica dei ComnnL (i)
DeQa Ttriti ed esatiexza di questo giudizio mi conferma
glomalmente lo studio dei documenti che vo raccogliendo
per la storia di Anagni, (a) fira quali non trovo altro che
(i) M. TimiBWTiT; àrdàrìostorìco italiano,SeTÌc quarta,Tom. IV, So;.
E co^ CTCrm por gìudìcito il fondatore della nostra stona nazionale:
Alati amtem htcmlentÌMS faciem oc rcgimen liherarum in Italia Civita-
tum espriatere potest, qtiam retenmt earumdem statutorum conspectus,
Nempè ilUc et/onmam regimìnis explicatur, atque innumera alia oc-
cumtnt, quihis wtanuJucimur ad apte dignosciendum qua auctoritate
fruenmtur, et qua sese methoJo reg-erent temporibus iis omnes ferme
Lombardiae, Thuscìjte. aliarumque Italiae partium civitates. Muratori:
Antiq. hai. MeJ. Aei'. Tom. II, Diss. XXII, 280. Cf. pure Padelletti,
Fontes lurìs italici medi aei-i . Augustae Taurinorura, Loescher, 1877.
Stupendo lavoro, rimasto incompleto per la immatura morte dell' autore.
(2) Le prime notizie storiche alquanto diffuse sopra Anagni, che io
mi sappia, furono pubblicate dal dotto cosmografo della serenissima Re-
pubblica di Venezia Fra Vincenzo Goroxelli , nella sua Biblioteca Uni-
versale sacro-profana antica moderna etc. Tom. HI pag. 418-58, Ve-
nezia, 1703. Il Coronellì, che era ministro generale dei Minori Conventuali,
dovette abitare Anagni per qualche tempo, forse nel Conv^ento di S, An-
gelo, perche dà notizie interessantissime, specialmente intorno alle famiglie
anagnine esistenti sul finire del lóoo ed il principio del 1700. Una storia
di Anagni fu scritta dal mio antenato Monsig. Alessandro de Magistrìs:
Istoria della Città e S. Basilica Cattedrale di Anagni etc. Roma, 1749.
È lavoro assai mediocre, specie per mancanza assoluta di critica ncir esame
dei documenti; nella parte narrativa poi molto si attenne a quanto aveva
Lo Statuto dì cAnagm
335
faperi per importanza il volume de' suoi Statuti. Ond'è che
aio non riuscirà discaro o inutile ai cultori di siffatti studi
kr loro conoscere questo documento, descrivendone il co-
D il Coronelli nell'opera citata. Eppure il De Magisiris ebbe non co-
mune erudizione; fu valente nel Ialino, greeo ed ebraico; lasciò inediti
non pochi lavori biblici e molte poesie latine, tutte spiranti rapinato clas-
ticismo. Dai suoi raanoscrilti , che si conservano fra le carte delU mia
famiglia, rilevo aver egli cooperato non poco al prezioso libro del Ma-
rangoni; Delle foie gentilesche e profane trasportate ad uso ed ordì-
«eoncnto delle Cliìese, Opera dì etc. Roma, Pagliarini 1744. Importanti
notizie sopra Anagni si trovano nei pregevole libro: Aeta Fassionis atque
Tratìalìonum S. Magni Episcopi tranensit et Martiri! etc. Aessii, 1753
attribuita al Marangoni, ra a certo non suo. Nell'opera in tre volumi; i]^f/e
Città italiane e sue isole adiacenti compendiose notizie sacre e profane
i/jCesabe Orlandi, Perugia, i77i,Tora.ll, si parladi Anagni, riassumendo
mediocremente il De Magistris, senza aggiungere altro che te incisioni
degli Slemmi di ti famiglie nobili anagnine. Pieno di soda erudizione,
ma poco ordinala e troppo in tuono di panegirico, è il Discorso storico
sulla città di Anagni metropoli un tempo degli ernicì composto da Pa-
siiutLE Cayro, Napoli 1801. Lo stesso autore parlò anche di Anagni
nell'altra sua opera; Notizie storiche delle città del La\Ìo vecchio e
nuovo, Napoli, iSiC. Il Contr de Toubnon, che fu Prefello di Roma
dal 1810 al 1S14, scrisse pure dì Anagni nella sua dottissima opera:
Etudes statistiques sur Rome et lapartie occìdental des Etats romains,
Paris, Trcutlel et Wurtz, i83i. IIMoroni: Dizionario dì erudizione ec-
clesiastica Tom. II, riunì quanto si era scrino in argomento, aggiungendo
qualche notizia, specialmente ecclesiastica, plii recente. L'illustre storico
tedesco G. von Gtesebseciit, nell'appendice deH'X/Zg'emeìne Preussiche
a 314, riferi li
Zeitnng di Berlino dell'anno 1844 N. 3i
sioni sopra Anagni che, ospite della mia famiglia, a
l'anno. Il chrfio Gregorovius ha dedicato alla desci
dei capitoli del suo bellissimo libro Wanderjahrc.
Barbier de Montault pubblicò una descrizione o s
dì Anagni, La Catbedralc d'Ànagni, Paris, Librairie archfologique de
Victor Didron i858; monografia di loopag. scritta con brio, ma i restauri,
che al presente si fanno in quell' insigne monumento de! medio evo, hanno
mostrato poco esatte alcune asserzioni del Barbier de Montault. Final-
Ente diffjse notizie sulla stessa città furono inserite nella receoiissima
Itone di Anagni uno
Il francese Mgr X.
iria della Cattedrale
i z
^ ìInMT ■imikt it. CTe&e poche osso-
jwfFinii IL .^OK. " "^-» Fltilu a>iniji«
.xr SE •ynrmng jc iscascoetiidiiii ed i de-
■i. cin iiniìiikfiiigiua gs^^nuóvQj poco
jizDs JL 3KS i£ Costuizi, Fede-
le spediS
%aiii
apnnsKi « soc axpti sont te se-
mìms asc 23t za pccscnti neccs-
Eaaixóiua rr^ermii, Haec totem in
■Hiii.'i ^-lìlfr*» ftManr naetlaCK sont, qaac primo paocis
axmcnzxc mni ckiue: igiijfgfitqs ui dìes noris
umiiiL -nzùmicr nmAìrTn axssàoenmt. • (i) In
z ^ -iiiimìaacng A idrata stimtino può, con
SI. fFie ^ mnRjae al 1164. Imperocché la
!le ras. s ieì ^risd pooeri. che dimostri U p^e^
SL mncàegg «& ìagì e norme goremttÌTe, tp-
ia ìk iTTP*T'Hmii> Fnciàraomao già allora il Pott-
^3) Una serie d* Istrn-
rr^'^^tis^'j r.r-:.r^s7 iZxrr-:c: IslI' Izzlii compiuto dal prof.
, — i.i..-r. 'ul-nru-. ~LLtr:i Trcz- I r. if-tss. Cf. aachc F. Ciammaiu-
J Srtm.jr-!; ^nirn-t?: V£l,;rr^ rhcciri X7c^, CoL.\accHi Axtomo:
rìR mrrr. ir rrr-^rtL-r Ix .rsr^r::^ tjfiL: rinx ii Anagni disertazione,
3LrcrJ . - ^>N r'irj A.TJ:rr^ . r:ci«f r::rti Te cftù del Lazio , mtnca dì una
ssn— 4I m; -s^-tMii lIì ì:,:scì £s:-r;=.rJ dilla critica moderna. A questo
ICC ÌRz-t: *rr-:rj crrs-^.: •: zi q^che te^ pò, e spero, che condono a
ire. rvsìsi rrrzxr zzli iT.x — .1 erri sarlra, se Io zelo e T amore che
TI fi^j-rr: t-ittxt.t: i scrrlir^ li tz i pochezza.
: Vvxvrra:. .iTrr^-o: ii:es iLiIicae neJii aeri Tom. II, Diss. XX 11,281.
.1 Ivjsff. C.-Tv-:-'. Xni. col. 2>2.... vextra petitio continebat quod
T*:cr«t2s . ^"vwwi.'riTt et pKpil:ij ciritatis anasrniae familiarcs et serventes
Tv^yr— .V Jià j*.-vT^^tii?ie . c-y^tnbuendum cum aliis civibus Anagniac, in da-
t::s c-^Cltctzs, a^fariis et perangnaris, expensis et aliis oneri bus supra-
JiCtae cirìtaris. propria temeritate, compellunt in vestrum prejudicium...
Datum Anagnie Id. Junii pont. nostri anno V, Cf. anche Gregorovius, Gè-
Lo Statuto di cAnagni
337
mti inediti, fra quali noto uno dell'anno 1179, l'altro del
01, ed il terzo del 1212 (1) mostrano che l'ordinamento
brico di Anagni, e perfino la divisione amministrativa della
i JD contrade, era allora quale durò fino all'anno 1539.
^e brevi di Bonifazio Vili del 1296, de' quali dovrò par-
IfcAteiierStaJfiìomim^wWii/fw.Tora.IV, 557, Stuitgard,Coiw, 1870.
[Bollo Uorico di Roma opportuna mente osserva quanto sia rimirche-
re in Anagni iJ Podestà tin dal 1 1 64. Prima del Podestà, il Judtx
bìfdliJ, Cf. passim Hegel: Gesckichte der italicniscben Slddtever/as-
\g, Leipzig, 1847, jn Anagni era il Duca, Diix. Nell'archivio della
glledrale esistono due documenti di un Adrianiis Diix civìt. ananie.
t del ioo3, avendo la dala dell'Indizione XI e dell'anno IV dì
■ Giovanni XVHI; è un isirumenio di donazione. L'altro è del 1017
oneXlIeasendopapa Benedetto Vili, Ne pubblico! brani commu-
nìcalrmi dalla cortese amicizia del signor Canonico D. Domenico Peirìconi,
come accurata me me furono da luì copiati sull'originale. Desso ìi un foglio
'volante di pergamena, assai malconcia ed in qualche punto corrosa; le cor-
rosioni le indico con i puniìnij In nomine Dei eie. Venit Leo vìr ma-
gnificus JìHhì Leonino Viri magnifici ante domus de domino Adrianut
Dux, ubi retidcbai predieto Dux cum Petra Filio suo et Franeofilio...
recramarit.. . meam portionem deinde dixit.... domine Dux ut nobiliorts
omines Jiat veslram misericordiam date mihi consiìium quomodo facere
deveo. Et respondit predieto Dux: damus Ubi consilium quomodo tu
ievefacere. Scimusqiiia ipsi quatuor livelli ordinem sacerdotalia esse eie.
Finisce con Ih cessione dei quattro libri ecclesiastici, cioè Comes, iSs-
tale, Manuale, Anliphonariuin fatta da Leone a Bonoso prete della chiesa
snagnina. È chiaro che qui sì tratta d' un di quei Duces segnalali dal
M[;nAToai, Ani. It. Disa. V. e. 1C6. Il barbaro Ialino della se mcnM ci-
tata, è di un notaio Rodilando di Anagni.
(1) Nel primo istrumenio citato, il comune e consiglio di Anagni do-
nano ad Assaelc vescovo ed a! capitolo della città la quinta parte della
terra di Acuto e suoi vassalli; nel secondo, TrasJmondo Zancati nobile
«□agnino e rettore dì Anagni, con gli abitanti del colle di S. Angelo e
della Valle di S, Andrea, per i bisogni della città, vendono a Ranuccio
la quarta parte delta selva di Adebelino, posta nel campo di Pugliano;
nel terzo, Giovanni vescovo compra, dagli abitanti della contrada Cerere,
le terre ed ì sterpeti che posseggono nel territorio dì Pugliano, allora già
diruto.
338 % Amorosi De Magistris
lare più sotto, fanno esplìcita menzione d^li Statoti ant-
gnini, ed in qnd brevi molto probabilmente sono ripor-
tate le parole testuali dei capitoli che ne provocarono h
pobblicazione(i). Un capitolo d^li Statati anagnini, redatto
verso la fine del i3o3, fa pubblicato dal Rubeus nella viti
di Bonifacio VII! con questa avvertenza : e Capitulum exem-
« platum ex veteribus Statutis Civitatis Anagniae > ; il ti-
tolo poi è : De poena prodtorum bonae memoriae Bon^acg
Pc^ae Vin (2). Circa cento anni piti tardi renante Boni-
fazio IX, 1399, nella celebre capitolazione fatta fira gli ana-
gnini e la S. Sede, per il ritorno della città all'obediena
della Chiesa, il popolo di Anagni non solo insistette pel
mantenimento del suo Statuto e de' suoi privilegi, ma do-
mandò che il Papa si obbligasse, per sé e suoi successori, t
non concedere mai il domìnio della città a qualsiasi si-
gnore, prìncipe e barone (3), '
(x ) Theiher, Codex diplomaticus domimi temporalis S, Sedis, Tom. I,
p. 338 e 341.
(2) Boni/acitis VlIIefamilia Caietanorum Principum Romanus Pon-
ti/ex, R. P. JoANNis RuBEi etc. Romae, Corbelletti, i65i, pag. 338. L'au-
tore dice di aver tratto questo documento dalla Biblioteca dell'abate Be-
nedettino D. Costantino Caietani. £ noto che la ricca collezione di libri
e manoscritti raccolti da questo erudito Cassinese passò nella Biblioteca
Alessandrina, ove però non mi fu dato trovare il citato capitolo. Non di-
spero però rinvenirlo, sapendo che molte carte del Caietani si trovano
anche nella Biblioteca Vaticana ed in quella di Propaganda.
(3) Theiner, Op. cit. Tom. Ili, 97; Capitula et petitiones Anagnino-
rum adEcclesiae obedientiam revertentium ponti/ex admìttit et confirmat.
L un documento della più grande importanza per la storia di Anagni,
pieno di preziosissime notizie che ne chiariscono quel periodo abbastanza
oscuro. Ecco le parole che si riferiscano agli Statuti ed alle franchigie
della città a Itcm petunt quod omnia privilegia et indulta summorum
Pontijìcum, dignitates, jurisditiones, statata, consuetudines et immuni-
tates quelibet Comunis et Civitatis predictae per dictum dominum no-
strum ejusque successores et offlciales perpetuo et inviolabili ter obscr-
ventur » Ed il papa risponde a Fìat: dummodo non sintcontra ecclesia-
sticam libertatem n.
Lo Statuto di cAnagnt
Quesle ed altre numerose testimonianze, cbe ometto per
brevità, fanno fede delia esistenza in Anagnt dì aniicbissiml
Statuti; ma di quelle leggi, che sarebbero tanto preziose, se ci
fossero giunte nella loro originaria ìntegritù, oltre il capitolo
pubblicato dal Rubeus, non rimane in Anagni che una
copia tratta nel Gennaio iSiy, da un esemplare più antico
con qualche modificazione ed aggiunta, ed un meschino
frammento che può assegnarsi tra il fine del XV e il prin-
cipio del XVI secolo; in Roma, nell'Archivio di Stato, un
altro frammento dì quattro pagine, appartenuto senza dub-
bio ad un esemplare simile a quello del quale parlano i brevi
di Bonifazio Vili, e dal quale fu tratta la copia giunta fino
a noi. Ond' è che questo frammento diviene di non lieve im-
portanza nel confronto con la copia superstite (i).
Questa, eseguita come ho detto nel i5i7, consiste dt
un codice membranaceo legalo in legnoj ricoperto di cuoio
scuro, con ornali in ottone alle quattro estremiti^; aveva
pure quattro fermagli, due sull'apertura, uno sulla supe-
riore, Taltro sulla parte inferiore del volume, ma non ne
restano che le traccle. La legatura, ora molto sciupata,
come pure il frontespizio del codice furono eseguiti sul fine
dei secolo XVI, cioè nel iSS/, regnante Sisto V, ed essendo
governatore della città Mons/ Vincenzo Portici Arcivescovo
di Ragusa; sindaco Antonio Petroni; officiali Giovanni Lecco
Vincenzo Sebastiani, Sante Quìrini; camerario Scipione Se-
mìdeo. Essi dicono di aver cosi in piti bella forma restaurato
il volume degli Statuti, essendo per antichità quasi del
(i) Di quesli frammenti parlerò più Eolto; noia però con vero di-
spiacere, come oggi più non esista nell'archivio comunale di Anagni un
altro frammento dvglì Stalutì, cioè il primo foglio o frontespizio del vo-
lume, cui appartenne, a mio credere, il frammento esistente neM'Ar-
chÌTÌo di Sialo it
bie 1867; era adorno d
L' ultima volta che io lo vidi fu nel novem-
una graziosisima miniatura ed aveva la data
proionotario apottolìco venuto da Perugia per
$40 % Amknù De Mtgàins
tmto cammmmoi e dò coufer— ék wfffui%A. di pio|itM wa-
ne lo uum gptcrnaiare FoftkL
il
nóu Petnmims V. L Doetor Synékmx mm emm M. M. D.D.
Johame LtcdKK Vmeemth SOmt^B, SmA> Hùrmi Ogh
cuUAms €t StìvJOHC ScMsJto CsMtrttrio à$ Asie Mcfiofmi
et puteriorem fanmam rejici restamrmri oc cvmjb «mi T omm
sùuUo curanmt Sino V. P. O. il Seiemt Um^pore Gu-
Hmg musiris et RJ^ Domini VinceatH Portici Ardd^^'
scopi Ragusim Promdamm Campamele et Markimat «e-
ritissùni GeneraHs Gubematoris. Aimo MDLXXXYU Se
XXU Decembris.
Ita verum esse attestamur et owuù muSori modo quopos-
sumus et débemus confirmamus ^ et Aprobandum lamdawms et
Jnvìolabilem observantiam commendamus salvo semper arbi-
trio et Meliori deiiberatione Superiorum Maiorum, Nos Vm-
centius PorticHS lugensis Archiep. Ragus. manu prcprk
XXVm Decembris MDLXXXVn (i).
Tutto il margine della pagina è ornato di una specie di
nodo d'amore a colore turchino su fondo rosso; lo stemma
di Sisto V, avente a destra quello del Portici, a sinistra
quello del Comune di Anagni, è miniato anche su fondo
rosso; un altro stemma in proporzioni piti piccole era di-
pinto nella parte inferiore, ma oggi è del tutto svanito.
Nel foglio che segue incomincia propriamente lo Sta-
tuto, ed è quello stesso volume, che nel frontispizio si dice
(i) La notizia dau dal Manzoni: Bibliografia statutaria e storica ita-
liana {Leggi municipali) Parte prima, Bologna, Romagnoli 1876,
tulio Statuto anagnino è attinta dalla copia incompleta e piena di errori
fatta nel i853 per ordine del dotto Giureconsulto Monsignor Teodolfb
Mertel, oggi Cardinale allora Ministro dell* interno dello Stato pontificio,
Cflittente nelPArchivio di Stato di Roma: il Manzoni non esaminò il nostro
codice, ed è perciò che ne assegna la redazione alPepoca di Sisto V, 1687.
Lo Statuto di cAnagnt
'S4t
F-quasi consunto dall'antichità, e che, grazie alU legatura rin-
nuovata, è giunto fino a noi, cioè circa 3oo anni dopo, suf*
ficientementc conservato.
1 primi sette logli non numerati e porzione della prima
E pagina dell'ottavo contengono la rubrica o indice degli
r Statuii scritta in rosso. Nella seconda pagina del foglio
ottavo v'è una lunga narrazione del perchè, del come e
del quando fu compilato Ìl volume. È detto che Anagni
possedeva antichi e sapientissinni Statuti, ma che alcuni uo-
mini scellerati, per conseguire l'impunità dei loro delitti, sot-
trassero furtivamenle la raccolta di quelle leggi e diritti
municipali. Per render vano si pravo intendimento il chino
giureconsulto D, Orazio Celio, commissario del Patriarca dì
Gerusalemme, Bernadino Cardinale di S." Croce, governa-
tore perpetuo di Anagni, col consenso di lutto il popolo
della città, fece compilare qnesco volume di Statuti, copian-
doli da UR antichissimo esemplare consunto e quasi del
tatto svanito per vecchiezza, correggendovi però non poche
mende ed aggiungendo quanto era necessario. Era sindaca
Pietro da Cavi, camerlengo Gio. di Malaspina, ed offi-
ciali Bartolomeo di Pietroantonio, Pietro Paolo Palazzi,
.Martano di Leone, Costantino di Jannimano (Gavigna-
I no?) Giuliano di Cicco di Guido, Cola di Gio. d'Andrea,
e commissario del detto Cardinale Alberto Seuorino cava-
liere di Siena, quantunque l'opera fosse incominciata sotto
il nominato D, Orazio Celio. Trascrivo per intero la detta
dichiarazione, conservandone fedelmente l'ortografia, ma
correggendo gli errori dell' emanuense.
Ih Dei nomine amen. Cum omni mortalium Generi ad li-
bitum uiuendi modum tribueril natura, homo autem qui ra-
tionis est particeps , eternitatis retinens orìginem Sacratissi-
mas leges Canones et jura municipalia sibi per totum orbem
iure uiuendi honestatis more semaio latissime adìnuenerit or-
dinauit, et consticuìt, quibus inter ipsos mortales boni ubìque
definderentur, mali uero longe a iudicibus pellerentur, ne bru-
. forum et mortalium hominum natura et uita aequa esset ambo-
Arekirio dtUa Soeielù rotuoKa di Storia patria. Voi. IIL m
342 % ilMifììn De Magistris
«•»**\*«
Qwxmcbrem
i ìprmc^ùam hqfulsus ne quis aliena
SmzsmecìBttiM •!• JmiiarA k^^ms mmrmdMm fore sanchdt ut
5>iE^:xBr.2«i0» jav^ar&ms oc muUoHbus munita Jo-
le fami Jljwnù mesxsiissima simula oc nobili^
Qbt Èm ■ ■■ " "' criffirmtrJUei Pontificibus deco-
rrtàst tf semfcr ■■■! i mi Hawkos pieno ubere lactauitj
à(4);
provinctwrufn supt'
bds ei OppuUs pateret
et wanricipalia iura Chabus
c&m mttrtMit et tanqwnn pientissima
mecessarissJilSs smìs MTmrm£ l^es condidiL Sed qui-
Jàdmarasi katùma^ .jmos matMrat gpsae non dùpUcuit in
Crmitjùt hùmis Jiggr^^re^ eadtm saluberrima insti-
tntdt iuTA, Jtc mmmk^fk£ÙL JecnOa studio {utjure merito ere-
ditar] ejpremite aimenJS dc deUctorum impunitatem conse-
qaemS CLam fiarto siAtrjkere non erubuerunL Quorum
maìigno profosdo okmjjm salabriter ire aq^iens Vir MagS^
et m atnMfte Jaris disc^lina darus D. Oratius Celius
otricolaaas prò Rr et BL" DJio DJno Epo Sabin: Pa-
(i) L scrìtto ciùir*nec:e sqz^e ducesis, ma è indubitato che si deve
(?) Si Icii^ .f^^tro.
(4> ViitG. Aen. VII, ♦>S4. M\c»obio, Situmal, iib. V, cap. XVIII, 5o7
parlando dì questo passo dì Vìreìlio dice: Sunt in litro sef timo illi ver-
sus quibiis Hcmici pcpuli e: txn.M Kobilissìma, ut tunc erat, civitas
Anjfnùi ciumcrjtz^r, Stab, V, UI, ic, chiama Anagni città illustre nokt%
OK|ioÀc*yo;. Per la storia antica di Anagni e decH Ernici in generale cf.
sopra tutti M. B. G. Nieblkr RCmìschc GcscJùctc, Berlin, Calvary 1873,
Tom. II, So, il primo e l'unico torse óno ad ora, che abbia gettato
le fondamenta per una storia della confederazione ernica. Micau, Storia
degli antichi popoli italiani. Miiano, Fanfani, i836, Tom. I, 228. Van-
Nucri , Storia dell* Italia antica, Milano, Società cdit lombarda 1873,
Tom. I, aSo.
friarcha Hyerosolimitano Sce. R. E. Cardinalis sancte Crucis
biusdem Anagniae Ciuitatis Gubernalore perpetuo Commis-
ìrium agens ex quodam uetustate compsunto archetipo oc
ì temporis longitudine oblicterato presens huiusmodi Sta-
titorum uolumen, uniucrsi populi accedente assensii, ad rei-
mbìice utilitatem perpetuamque futuram memoriam, uitiosis
~quam pluribas congrue emendatis, non nullis et deficien-
TiBUs NECESSARiJs opoRTUNE ADiufJCTis (i) Rubricarumque
iudice, semaio ordine, preposito cum summa omnium laude
inscribi et compilari curauit ad laudem omnipotentis dey.
Exemplata fuerunt haec statuta et in banc formam alli-
gala existenlibus in officio Petra de Cavi Sindico,. Joanne
de Malaspina Camerlingo, Bartolomeo de petro Antonio,
Petra paulo palatio, Mariano de Leone, Costantino de Janni-
mano, Juliano de Cicca de Guido, Co/a de Joanne dandrea
officialibus in capite id procurantibus a principio ad finem
de Mandato prefati R." D. Cardinalis prò bono publìco et
privato ipsius Civitatis Ananiae presidente in ea Potcstate
ftt Commissario magnifico D, Alberto seuorino equile s.
fUcet inchoata sub eodem D. Horatio (2).
(1) Q.ues[e parole nel codice sono sottolineate.
(1) Il De Magistris lesse certo questo documento, ma lo fraintese com-
Ite; egli dice Op. cit. pag. So u nd i^go il Cardinale Bernardino
Saotacrtxe era perpetuo Governatore di Anagnì , emendò le copie dello
che non erano uniformi all' originale ". La data i Sgo è mani-
teumcnie errata, poiché il dello cardinale in quell'anno eragià morto
e sepolto in S. Croce in Gerusalemme. Ed era facile al De Magistris evi-
tare questo errore, solo che avesse ietto il nostro codice a pag. 96, ove
nuovamente si fa parola dello stesso cardinale, che è que! Bernardino Car-
rajal creato cardinale da Alessandro VI fin dal I4g3; ebbe vescovati in
gran numero ed il titolo di S. Croce. Fu capo del conciliabolo di Pisa
e però scomunicato da Giulio H in Concistoro. Leone X lo perdonò e
rìttumise, col digiuno di una volta al mese, e lo mandò Legato in Cam-
pagna, ufficio che tenne con lode. In quanto poi al volume degli Statuti
■nagnini, l'asserzione del De Magistris disgraziatamente non è punto giu-
stificata dal nostro documento, poiché le parole non nullis et dejìciejt-
^titus necessariis oportune adiunctis significano ben altro che le copie
eforcdal cardinale, e giunte fino a noi, siano uniformi all'originale.
344 % Amorosi De Magistrìs
Come ho detto, questa narrazione occupa tutta intera
la seconda faccia del foglio, ove sull'altra finisce la rubrica
o indice degli Statuti. Questi incominciano sul foglio se-
guente numerato con la cifra i in rosso. Intorno il margine
della pagina corre anche qui una graziosa miniatura a co-
lori vivissimi, spesso su fondo d'oro, a guisa di meandro.
Anche la lettera iniziale A è miniata con gusto a rabeschi
sopra fondo dorato. Nel centro della parte inferiore della
pagina si veggono le traccie di tre stemmi, cioè uno più
grande avente una sbarra diagonale in campo giallo, a
destra lo stemma del Comune, l'altro a sinistra è del tutto
cancellato. La miniatura, tranne la lettera iniziale A, è
molto guastata. I fogli sono alti centimetri 32 e larghi 23,
così ridotti quando, nel iSSj, il volume fu rilegato; allora
i margini furono tagliati in modo, che in alcuni fogli non
resta che piccolissima parte delle cifre di numerazione, la
quale è solo da una parte dei fogli.
Il testo del volume incomincia con le parole: Ad hoc
UT CiviTAS Anàgnia IN stotu pacifico perpetuo canseruetur
e finisce sulla seconda faccia del foglio 95 con queste: Et
si in premissa obseruari f adendo officiales in capite fuerint
negligentes teneantur prò quolibet pena simili. Chiude la
pagina la seguente dichiarazione dello scrittore, e forse
compilatore del volume, Lorenzo Pacozio o Pacotti, così
concepita : Laurentius Pacotius Yschiae Vmbronis Grossetane
diocesis presbiter ac Vicecomes palatinus manu propria seri-
psit anno domini iSij de mense Januarij tempore Domini
domini Leonis diuina providentia pape X anno pontijicatus
eius quarto in Ciuitate Anagnie et ob deuotionem, liberali-
tatem et amorem prò pretio quatuor ducatorum de Carlenis
et laus Deo amen.
Abbiano dunque tutta la storia del nostro volume anche
ne' suoi particolari. Esso è la copia di un esemplare piti an-
tico, tanto antico da esser divenuto nel i5i7 pene temporis
longitudine oblicterato; la copia non è interamente fedele, per-
chè subì variazioni ed aggiunte; nulla però fu cambiato circa
Perdine e la distribuzione della materia, come deve arguirsi
dalle parole Rubrkarum indice, servato ordine, preposilo
Settanta anni dopo, cioè nel 1587. il volume fu rilegato e
vi fu aggiunto un secondo frontispizio ed alcuni fogli, ove
si scrissero quelle riformazioni o capìtoli che alla circostanza
si andavano emanando. La forma generale dei caratteri è il
gotico bastardo, la redazione o copia non è sempre corretta,
ed il Pacozio non di rado omise parole e frasi , facili è vero a
supplirsi, ma che pure rendono a prima vista oscuro ed
intricalo il senso. Tutto il corpo della materia statutaria è
diviso in 5 libri e questi suddivisi in più capi.
Ora mi resta a parlare dei due frammenti che sopra ac-
cennai. Essi appartennero a due diversi esemplari degli Sta-
tuti anagnini , non contemporanei fra loro, ambedue però an-
teriori al codice intero superstite. Il primo, che chiamerò
frammento anagnino perchè esiste nell'archivio municipale
di quella città, è un foglio volante membranaceo, avente alla
sommità della prima pagina la parola quartus, cui corri-
sponde nell'altra la parola Itber. Al margine superiore destro
ba la cifra 62, a quello inferiore 999- Su questa pagina
sono scritte diciotto lince del capitolo 3°, poiché dopo la di-
ciassettesima comincia 11 cap. 4° con questo titolo: d6 ani-
maUbus grossis et minutis damnum dantìbus in hortis, vineis,
pratis, segetibus, Ivpinis, castaneis et alis. 11 titolo però e
evidentemente posteriore e scritto sopra un altro che fu
abraso; l'inchiostro adoprato pel nuovo titolo ha corroso
in piti parti la membrana; altre abrasioni si veggono qua
e là, e sono sempre sulle parole che indicano il quantita-
tivo delle pene inflitte. Tutta questa prima pagina è detur-
bata da firme modernissime, e pare che il foglio, con altro
che vi era aggiunto, abbia servito di custodia a manoscritti
moderni, perchè nel centro della pagina è scritto, in cor-
sivo moderno, Giaco Felippo Morgia — Copie. La seconda
pagina è meglio conservata e, tranne le abbrasioni e cor-
ro«ioRÌ indicate, è di chiarissima lezione. Il foglio è alto
■cent. 29 '/'; largo 21 ; le righe sono trenta, i caratteri, come
346 % Amorosi De Magistris
accennai, appartengono evidentemente alla fine del XV 0
ai primi del XVI secolo. Noto poi, che mentre la sostanza
del disposto è identica a quella dei cap. 11 e 16 del quarto
libro dell'esemplare intero, la redazione ne è assolutamente
diversa ; è anche degno di osservazione che in questo fram-
mento, quando si parla di moneta, oltre i carlini^ sono
nominati anche i bolondinL
L'altro frammento è pure una pergamena assai guasta,
che fu scoperta dal chmo Signor cavalier Bartolotti fra le
carte appartenute alla Cancelleria della Reverenda Camera
Apostolica, ora raccolte e custodite nell'Archivio di Stato in
Roma (i). Serviva di copertina ad un manoscritto contenente
i conti delle collette pagate nella diocesi di Toledo in Spagna,
' dal 14x8 al 1426; incaricato a ricevere quelle somme e spedirle
a Roma era un canonico Alfonso Garcia. Come ho detto
è una pergamena assai mal concia, alta cent. 32, larga 22;
ha quattro pagine, scritte a due colonne di righe quaran-
tacinque ciascuna; pare che le pagine non fossero numerate.
Contiene porzione del cap. 76 ed i seguenti, fino al 97 in-
clusivo, del libro II. Il carattere alquanto minuto, può asse-
gnarsi ai primi del 1 3oo come si può arguire dalle abbre-
viazioni e da altri indizi paleografici. I titoli dei cap. le nu-
merazioni di essi, in numeri romani, e le lettere iniziali
sono scritte in rosso, come pure è distinta da un segno
rosso ogni lettera maiuscola. Questo frammento non può
aver appartenuto a (\\xt\V archetipo temporis longitudine pene
oblicteratOy dal quale nei i5i7 fu tratto l'esemplare super-
stite, perchè nel 1426 già serviva di copertina, però tutti
i ventuno cap. che contiene corrispondono, tranne uno, come
indicherò a suo luogo, ad altrettanti di questo esemplare,
cosi nei titoli, come nella redazione.
(i) Debbo alle cortesi premure del Sig. Bartolotti di aver potuto cst-
minare, a mio bell'agio, non solo questo frammento, ma molti altri do-
cumenti interessantissimi relativi alla storia di Anagni.
Lo Statuto di c^nagnt
L'esame accurato e paziente che ho fatto del codice e del
iiifam mento e
ichè del fram
va,
^" COI
iell' Archivio
di Stato m'induce a ritenere, che quest'ultimo abbia fatto
parte di un esemplare identico, e di poco posteriore, a quello
del quale parlano i Brevi di Bonifazio Vili, e che il fram-
mento anagnino appartenesse all'esemplare che fu rubato; le
abrasioni delle parole, che esprimevano il quantitativo delle
pene inflitte, potrebbero fornire un argomenioasostcgno della
mia opinione. Pubblico per ora i soli titoli delle materie conte-
nute nel nostro codice, secondo l' indice che precede il libro I,
Ognuno vedrà facilmente, che sarebbe stato assai opportuno ac-
compagnare anche la sola pubblicazione di essi, con note sto-
rico-giuridiche e filologiche, ma mi è parso necessario dovermi
limitare a qualche osservazione d'ordine cronologico, che
valga solo a stabilire l'antichilà degli Statuti anagnini. Mi
riservo però di communicare agli studiosi di queste discipline
il risultato delle mie indagini, quando mi saril dato di pub-
blicare l'intero volume. E non dispero che tale mio vivis-
simo desiderio possa compiersi fra poco, mercè il cortese e
valido concorso degU attuali Rappresentanti il Municipio di
.Anagni. Ad Essi intanto rendo pubblico attestato di grazie,
t.pcr l'ampia facoltà che mi accordarono di studiare tutta la di-
irdinata si, ma pur preziosa raccolta di documenti, che an-
cora rimangono in quell'Archivio municipale (i). Uguale
testimonianza di gratitudine mi è caro rendere ai Sig."
canònici D. Domenico Petriconi e D. Enrico Pierron, non-
ché al Sig,' Abate D. Antonio Ciprani, dotti ecclesiastici,
onore del clero anagnino, la illuminata e cortese coopera-
zione dei quali non può venir meno in ogni cosa, che torni
41 decoro della patria e ad incremento della scienza.
r fi) ti cb. sig, Stevenson esaminò, non ha guari, e trascrisse alcune
pelamene anagnìne, quelle non solo dell'Archivio municìpaie, ma an-
cbe le più interessanti dell'Archivio della Cailedrale. Mi gode l'animo dì
e ch'egli darà ben presto pubblica notizia dì quei documenti, come
I pure di quelli da lui
1 Alatri.
348 "Re Ambrosi De Magisiris
Incipit Repertofigm sea tabula mbrìcanim presentis
Toknmnis
• 44«<l.fl11ll
RCBBKE PRDfl UBRI
Cap. 1. De eiectàme PoitsùUis ei JmScù, et notariorum.
m n. De jmrwmemÉo Paiestatis et moiarionan.
» m. De Salario JuScis,
» IT. De jmrametUo JuSds,
» Y. De reparaikmt pakOg.
» YU De ekctkme noiarij damnorum datorum et extraor-
VII. De Scjmdicatu officiaHum forensium.
Vili. De eìectkme offidaUum in campite.
iz. De officio et auctoritate officialium in capite (i).
(i) Le (fisposizioiiì di questo capitolo rìstlgono ad oltre 220 anni
innanzi la compilazione del nostro codice. Ne è prova eridente il con-
fronto di esse con un brere di Bonifazio Vili del 1296. Ecco il testo di
questo capitolo: « Item statuimus quod sex boni viri electae opinionis
« et morìbus excellentes et graves, duo de nobilibus et quatuor de pe-
« ditibus, conservatores boni status populi civitatis anagniae eligantur,
« secundum formam bussolae supradictae. Qui amatores ipsius boni status
« sint noti. Ad ipsonim autem conservatorum una cum Comestabilibus mi-
ai litum et supraracomestabilibus peditum officium spectet precipue curam
« habere de integrìtate boni status populis conservanda. Et circa hoc pos-
a sint et debeant disponere quidquid utile fuerit et necessarium ipsi
« statui et inutile atque contrarium removere ... » Il breve così si esprime:
Bonifaciits Episcopus etc, Dilectis filiis Potestati Consilio et Comuni
anagnino salutem etc. Sincere caritatis affectus quem ad vos et civitatem
anagninam gerimus merito nos inducit ut in hiis quc vestra et ipsius
civitatis commoda et prosperum statum respiciunt, nos reddamus fa-
vorabiles et benignos. Sane petitio vestra nobis exhibita continebat quod
olim quorumdam improborum civitatis vestre malitia exercente non nulli
in eadem civitate ac eius territorio multa contra formam carte pacis
Lo Statuto di <ylnagni 349
ip. X. De electione medianoram.
I XI. De electione Scyndici getieralts et aliorum officia-
lium eligendorum per consiliarios et eorum officio.
XII. De officio Scyndici generalis comiinis.
xin. De electione Comestabilium contratarum, et eo-
rum aite toniate.
XIV. De Consilio fiendo per officiaies de querelis.
XV. De localionibus seit uenditionibus non jìendis per
ojfficiates nisi ad lempus.
XVI. De officio Comestabilium militum et supracome-
tabilium peditum.
XVII. De his qui inlelliguntur nobites.
xviii. De scj-ndicatione officialium in capite et scyndici
generalis.
XIX. De electione Camerari; et eius officio.
XX. Quod officiales non possint servire per substitutum.
XXI. Quod nolarij redigant in scHptis liberationes.
xxu. De non venienlibus ad parlamentum.
xxiiL Quod Potcstas et Judex non possint patere arbi-
trum seu salirij additumentum.
XXIV. Quod consiliarij et stJtutarij teneant secreta Con-
silia et staluta donec /uerint publicata.
ordinatioHuin et privììcgioriim ipsiiis cii'i\
.inde populares diete cmtalis...sex bonos viras tresvide-
t de milUibut diete cìvìtatis et reliquos tres ex ipsis popularibus
eontervatores bani status appellantur ad cartum pacis staluta, or-
tìiones , conmetudines et priviìegia predicla serranda, et ad que
ipsi bano ttatui uliUa et necessaria viderint statuenda.... proponere cu-
ravemnt. Nos ilaque veslris supplicationibus inclinali , qvod super pre-
missis taliter factum est ratum et gratum hahentes et snpplentes de-
fectum, ti quii in hoc exiitit de aposlolicc plenitudine potestatis illud
aliqua eoslitutione contraria super hoc edita per Rectorem Campanie
et Maritime non obstante autoritate apostolica ex eerta scientia con-
firmamui et presentis scripti patrocinio eommuttimus Datum Rome
apud S. Petrum V. Kalendas novembris F. N. anno secunda. TniiNn.
Op. cit. Tom. I, p«g. 341.
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-Li'-Li^ C-^rise n:-^ cr^r^uzì nuuidalirios ad
111*
^^<4."vi «OT creJs^r custodì medisnum accusanti
qui euri elifi: me ^'quem de suafamilid nisi
cum uno teste rdoneo.
(i) Kzz^t !i forzu i£c!: esiraì prescritta in questo capìtolo è di
qualche imr^ortann, rlz^-iri:) alla crono! opa degli Statuti anagnini. La
detta forgia e iienuca a quella subilìu da Innocenzo III nel iai3, eca-
noniirau da Gre§. IX nel concilio IV laieraaense; rammcnio che am-
bedue questi papi furono anagnini.
Lo Statuto di oAnagni 35 1
Cap. XXXVIII. Quod accusanti cusiodem qui eum prius accu-
sauerit non credatur.
» XXXIX. Quod Potestas teneatur mittere quolibet sera prò
Custodia Ciuitatis beruarios suos.
» XL. Quod Potestas Judex et notarij non recipiant emse-
nia a Ciuibus anagninis,
» XLi. Quod potestas teneatur ordinare quod beruarij
et familiares sui non habeant illicitam Consue^'
tudinem cum Ciuibus anagninis.
» xLii. De refutatione facienda per potestatem Judicem et
notarios scyndico Communis post redditam ra-
tionem eorum offici].
» xLiii. De declaratione statutorum ubi esset dubium.
> xLiv. De salario ambasciatorum mittendorum.
» XLv. De Collectis soluendis.
» xLvi. De militibus mittendis ad ludum testati} in urbe ( i).
» xLvii. De herbatico et eius solutione.
» xLviii. De di uisione penar um in damnisdatis etextraor-
dinarijs.
» xLix. Quod bona Comunis introitus et prouentus non
possint recipere nec expendere nisi per manus
Camerari].
» L. De casibus per presentia Statuta non determinatisi
(i) Sarebbe sfarzo di facile erudizione il parlare qui dei giuochi del
Testaccio in Roma durante il medio evo, dopo quanto si è scritto e ri-
petuto su questo argomento negli ultimi tempi. Credo più opportuno
trascrivere il testo del capitolo, poiché mi pare che la sua redazione ac-
cenni ad un epoca assai più antica che la data del nostro codice a Item
a statuimus quod militibus euntibus ad ludum Testatii in urbe Potestas
« cum officialibus in capite, provideant quid habere debeant^ iuxta eorum
a arbitrium, pensata temporis qualitate. Et ducat quilibet equum et Ron-
u sinum, quod si non fecerit puniatur pena X librarum denariorum se-
4. natus. Et Potestas sub debito iuramcnti teneatur eo die quo dicti mi-
I lites iter acceperint coram se constitui facere cum dictis equis paratis
I et scribi f.iciat per iiocarium Comunis equos predictos et signa eorum ».
352 % Ambrosi De Magistris
Gap. LI. De Ecclesia sanctae mariae de Anagnia Diebus
Dominicis et aliis festiuitatibus per potestaUm
scyfuUcum et officialespro diuinis officijs uisitanda.
RUBRICE SECUNDI LIBRI
Gap. 1. Quod potestas et Judex terminent questiones ciuiles.
» li. De modo procedendi supra casibus ciuilibus exct"
dentibus sutnmam X librarum.
» III. Quod cause et questiones inter consanguineos com-
promittantur,
» IV. De instrumentis mutui depositi et sententiarum
arbitrorum.
» V. De terminis executioni mandandis.
» VI, De limitatione temporis in quo instrumenta execu-
tioni mandentur.
» VII. Qiiod non fiat alicui jus de ludo seu de rebus in
ludo versatis,
» VIII. De pena contumacie in Ciuilibus casibus,
» IX. De dotibus restituendis.
» X. De recurso habendo super rebus hipoticatis prò dote.
» XI. Pro retinendis certis bonis obligatis prò dotibus.
» XII. Quod mulieres dotate sint suis dotibus contente.
» XIII. De alimentis prestandis donec dosfuerint restituta.
» XIV. De restituendis arrarijs matrimonio non consumato
uel dissoluto.
» XV. Quod Aduocati et procuratores non intersint par-
tium interrogatorijs.
» XVI. Qjiod aduocati et procuratores non paciscantur de
quo causa partis litis (sic).
» XVII. De negantibus se aliquid ab aliquo recipisse.
» xviii. De debitoribus renouantibus debita crcditoribus.
« XIX. Quod causa et testes in terminis apponantur.
» XX. De pena periurij in causis Ciuilibus commictenda.
» XXI. De festiuitatibus.
Lo Statuto di oAìiagni 353
Cap. XXII. De habentibus rem comunem.
j» XXIII. De appellantibus a decem libris infra,
» XXIV. De habentibus rem prò indiuisa.
» XXV. De habentibus torcularia Comunia.
» XXVI. De mittentìbus lignamina in re alicuius cantra
eius voluntatem,
» xxvii. De qperibus factìs et fiendis in preiudicium ali-
cuius.
9 xxviii. Si contìngat aliquem clericum in ius uocare ali-
quem laicum.
9 XXIX. De occupantìbus exaequatoria,
» XXX. Quod nullus emat possessiones a Baraterio uel
prodigo.
» XXXI. Quod non liceat colono uel inquilino locare rem
domini sine eius licentia.
9 XXXII. De laborantìbus uineas et segetes.
a XXXIII. Quod Judex teneatur dare aduocatum etprocu-
ratorem uiduis et orphanis.
» xxxiv. Quando iudeus recipit pignus de quantìte ere-
datur.
» XXXV. Quod nullus accedat ad recipiendam possessionem
aliquam sine notarlo et duobus testìbus.
9 XXXVI. De stillicidijs et trasendis.
» XXX VII. De habentibus murum Comunem,
» xxxviii. De recipientibus mercedem prò aliquo opere
/adendo,
» xxxix. De habente ius eundi per rem alienam.
9 xL. Qualiter uenditor iudicium euictionis suscipere com-
pellatur.
n xLi. De possessoribus bonae fidei non inquietandis.
m xLii. De habentibus rem comunem indigentem clausura.
9 xLiii. De pena noui operis Inter uicinos factis,
j» xLiv. De ron^eno aut equo comodato ad loeriam,
j, XLV. Quod mercatores non possint prò pignoribus acto-
ris furti conuenirj,
3> xLvi. De arrestatione bonorum contra vaxallos ad in-
stantiam nostri ciuis.
354 % Ambrosi De Màgistris
RUBRICE TERTH LIBRI
Cap. I. UL Qmomoda m w§alefic^s proceJaiur.
9 IL De fideirnssàmAus et pignoHbus m wuUeJicijs red-
m. Qualzter procedatur amira contumaces,
IT. De mom iorquemdo oHquem sine imditijs.
T. De pema temere accusantàtm.
TI. (òiod poiestas et eius qfidales possint penam in^
nere prò ecntm iurisditkme tuenda.
TU. De Jmhmcitijs sedandis.
Tm. De suspectxs inquirendis et expeUendis per curianL
IX. De fds qui ruwqrunt parlamentum,
X. Quod nuUus receptet exbctnditum et quod non ex-
bandiatur si penam solueriL
XL De pena in/Kngenda exbanditis seu malfaciores (sic]
Di his qui ceperint exbanditos seu maiefactores,
XII. De poena infigenda exbanditis poenam non sol-
uentibus,
xiii. De bldsphemantibus Deum et Sanctos.
XIV. Quod nullus iiiret per Corpus et sanguinem Dei.
XV. De poena per iurij in facto consistentis [\].
XVI. De facientibiis ficum.
XVII. De uerbis iniuriosis dictis contra Potestatem Ju-
dicem et notar ios Curiae,
xviu. De negantibus personas legittimas in Judicio,
XIX. De uerbis iniuriosis,
XX. Qiiod infra quatuor Dies possi t accusar i de uerbis
iniuriosis.
(i) Secondo le parole di questo capo, pare si esigesse dai rei, o im-
putati in cause criminali, il giuramento; il che indica che il capo appar-
tiene alla prima compilazione degli Statuti; poiché questo mal uso era
stato già riprovato dalla Chiesa nel secolo XV, riprovazione che fu poi
sanzionata dal Concilio romano di Benedetto XIII al titolo XUI cap. 2.
Lo Statuto di oAnagni 355
Gap. XX r. Quod super tierbis injuriosis possit procedi per ac-
cusarti et non aliter.
» XXII. Quod accusa denuntiatio seu inquisitìo de uerhis
inìuriosis non ualeai nisi contineat diem et uerba
sini dieta presente iniuriato.
» XXIII. De Verbis injuriosis dictis inter coniuntas per-
sonas.
B XXIV. De uerbis injuriosis et aliis offensis leuibus in
dictis uel factis contra per sonas malae fàmae.
» XXV. Quod capitulum loquens de malis conditionibus se
non extendat ad muiieres coniugatasi
» XXVI. De uerbis iniuriosis dictis per obiiquum seu ex-
presse non nominatis.
B XXVII. De reimproperatione iniuriarum.
B xxviii. De lenonibus missis ad bonas muiieres.
» XXIX. De proicientibus lapidem ad domum alicuius,
» XXX. De licitis defensionibus in certis casibus conce-
densis.
» XXXI. De his qui habentur infames.
» xxxii. De facientibus maytinatam.
» xxxiii. De euntibus post ultimum sonum Scaranae.
» xxxiv. De percuiientibus in porta ciuitatis,
» XXXV. De reconventione illorum qui non sunt suppositi
Jurisdictioni potestatis in cansa criminal},
» XXXVI. De portantibus Arma prohibita.
» XXXVII. De non suppositis jurisdictioni potestatis arma
portantibus.
» xxxviii. De laicis habentibus inimicitias cum clericis (i).
(1) In questo capitolo si dispone, che qualora insorga inimicizia fra
laici e chierici, e questi non volessero riconciliarsi con quelli, a Potestas
« seu Rector dare teneatur licentiam ipsi laico arma portare ad sui re-
a quìsitionem. Et si contingat reconciliationem fieri inter eos, hinc inde
tt debita satisfatione de illatis injuriis subsecuta, Potestas seu Rector pre-
ci sens statutum observare teneatur sub debito juramenti ». Quest*obbligo
imposto al Podestà, di permettere ai laici di armarsi contro i chierici, e
356 % Amorosi De Magistris
Gap. xxxix. De extrahentibus cantra aliquem arma prMbita.
XL. De licita defensione.
XLi. De percussioHibus sine armis.
XLii. De percutientibus sine armis mobitis.
xLiu. De percussionibus cum armis mobitis.
XLiY. De pena homicidij.
XLY. De pena offèndentis post pacem,
xLvu De pena in pace apposita exigenda.
xLvii. De dantìbus opem et cperam ad nuUeficia per*
petranda.
xLyiii. De receptantìbus homicidas.
xLix. De trahentibus ad rixam cum balista seu lancea,
L. De percussionibus ubi testes assignari non possint,
u. Quando dicto unius testis in maleficijs credatur.
Lii. De pena assalimenti.
LUI. Qualiter assalimenta inteliigantur.
LiY. De assalimento ad domum, et ubi dejènsio Com-
petit uicinorum.
Lv. De falsarijs et falsitatem committentibus
Lvi. De incendiarijs dolose et scienter facientibus,
Lviu Quod nullus ante/estum sanctae mariae de mense
augusti ponat ignem in stipulis-
Lviii. De furibus et scassatoribus domorum disrobato-
ribus Stratarum.
Lix. De ex/ortiatoribus muiierum.
Lx. De recipieniibus Symoniam.
Lxi. De incisoribus uinearum et arborum.
9 Lxii. De auferentibus aliquid cantra uoluntatem patronj.
» Lxiii. De receptatiane furtarum.
il non far cenno delle censure ecclesiastiche, anche illatis injuriis, mi
fa ritenere questa dispositione antichissima ed anteriore al II concilio late-
ranense. Se questa supposizione ha qualche valore^ si avrebbe un argo-
mento dì più per ritenere, come dissi, già esistente in Anagni una rac-
colta di Statuti a* tempi di Alessandro III ; essendo noto che il Concilio II
lateranense fu sotto il pontefice Innocenzo 11^ e precisamente nel 1 1 Sq.
Lo Statuto di oAnagni SSy
Gap. Lxiv. De auferentibus frumentum de Canterio et de
uascha uinum.
» Lxv. De animalibus furto subtractis.
j» Lxvi. Quod non Ikeat partiaribus metere domino terra-
rum inrequisito,
» Lxvii. De his de quibus Curia dubitaret quod non esset
soluendo et de frangetibus carceremy seu fu-
gientibus de Palatio.
> Lxvm. Quod bona exbanditorum scribantur et recepta
computentur in condemnatione.
> Lxix. Quod exbandimenta exbanditorum fiant in locis
consuetis.
» Lxx. De diminutione penarum et augmentatione ea-
rumdem, (i)
» Lxxi. De quibis penis maleficiorum pars offensa habeat
partem. (2)
» Lxxii. De duplicatione penarum. (3)
ji Lxxiu. De exponentibus et reictantibus filios.
9 Lxxiv. De dantibus tossicum uei uenenum,
» Lxxv. De mulieribus interficientibus uiros suos.
» Lxxvi. De mulieribus supponentibus sibiparium alienum.
» Lxxvii. De mulieribus facientibus se fragiari {4).
(i) Il frammento dell* Archivio di Stato comincia con Tultima parte
di questo capitolo.
(2) Identico nel frammento dell* A. d. S. ma segnato col num. 77.
(3) Nel firam. dell* A. d. S. in luogo dì questo capitolo yen* è un altro
col titolo a De renuntiantibus appellationi calupniose et causam interpo*
nentibus cantra comunetn ». Nello stesso frammento mancano pure gli al-
tri sei capitoli seguenti.
(4) Qui si tratta chiaramente di procurato aborto « Item statulmus
« quod si qua mulier fecerit se fragiari (frangiari?)seu creaturam natam
« interfecerit aut procuraverit, tam ipsa quae fecerit, quam persona quae
a docuisset eam talia perpetrare comburatur igni ita quod moriatur ». La
singolarità della \oce fragiari ofrangiari mi obbliga a fare un eccezione
dal proposito di trattare solo la cronologia di questi Statuti. Non trovo
questa voce in alcun lessico e non ne esiste traccia nell* odierno dialetto
anagnino. La propongo dunque, fin da ora, agli studiosi della latinità me-
dioevale come degna di osservazione.
Archivio della Società romana di Storia patria Voi. IH. 23
358 % Ambrosi De Magistrìs
Cap. Lxxviii. De apponentibus capita cadauerum ad domum
alicuius.
» Lxxix. De infamie purgatione.
» Lxxx. De his qui receperint partem condemnationis.
9 Lxxxi. De frangetibus inuestituram j seu possessionem
iuste datam per Curiam.
» Lxxxii. Quod Potestas et eius Curia teneatur quemlibet
possessorem in sua possessione tueri.
» Lxxxiii. De licentia danda per Comune anagniae de
tenuta alicuius rei accipiende.
» Lxxxiv. De habentibus januas in muris Ciuitatis et per
eas forenses introduxerint.
» Lxxxv. De his qui ceperint aliquem eumque priuato
carceri mancipauerint.
» Lxxxvi. De procurantibus fieri proditionem contra Co-
mune,
» Lxxxvii. De falsificantibus claues portarum Ciuitatis.
» Lxxxviii. De mittentibus litteras proditionis contra Co-
mune.
» Lxxxix. Quod nuli US Baro uel Ciuis potens introducat
forenses intra causa rixandi,
» xc. De forensibus venientibus ad Ciiiitatem Anagniae
qui inueniuntur expulsi ab eorum Ciuitate uel
terra, (i)
» xci. De sententijs que reuocantur praetextu excom-
municationis.
» xcii. De alienationibus factis prò euitandis penis male-
ficiorum.
» xeni. De uendentibus rem prius alteri alienatam,
» xciv. Quod nullus uendat rem letigiosam,
» xcv. De poena minorum delinquentium.
(!) Nel frammento dell* A. d. S. il titolo di questo capitolo è cosi
redatto: De forensibus uenìentibus ad nostrani civitatem qui inveniuntur
expulsi.
Lo Statuto di oAnagni SSg
Gap. xcvi. De condemnationibus non relaxandis et rebus
Comunis manutenendis et rotulo exbanditorum.
» xcvii. De his qui detinentur in Palatio prò custodia
soluenda.
9 xcviii. De percutientibus uel interficientibus animai ali-
cuius.
» xcix. De falsificantibus acta Communis.
» e. De resistentia uel inobedientiafacta Potestati et alijs
officialibus Curiae.
» CI. De facientibus tumultum seditionem uel conuenti-
culam in populo.
» cu. Quod nullus concedat alicui ius quod habet contrà
Comune,
» CHI. Quod quilibet de jure suo experiatur in Curia
anagnina.
» civ. De auferentibus fenum aut paleam uel siramen
de palearijs clausis,
» cv. De recusantibus seruire comuni et eius officialibus.
» evi. De Colonis et iniquilinis negantibus.
I) cvii. De non offendendo conseruatores et alios officiales^,
n CHI. De scassantibus uel furantibus Cupellos.
» cix. De Domibus non diruendis.
» ex. De contrahentibus matrimonium cum aliqua mu-
liere vxore uiuente.
» CXI. Quod Potestas seu rector et Judex teneantur in-
quirere circa falsitatem.
» cxii. Quod mercatores non uendant unumpannum prò
alio.
» cxui. De impedientibus aliquem testari uolentem.
j» cxiv. De Armis in certis casibus concedendis.
» cxv. Quod Potestas et Judex teneantur in criminalibus
obseruare statuta,
« cxvi. De adulterium committentibus.
i> ex VII. De litteris non concedendis alicuj per officialem
et qualiter adunantia intelligatur,
p cxviii. De litteris transmissis nostro comuni aperiendis.
36o
^ Aménti De Magjftrit
et scuri non poiest damm-
su De dammo dato per bestias wrimufat et grossaSy de
quo pema per presemtm statMta detemunata non
reperitur {i].
xu. De animaithus mom wUttemdis per wudeses òifusas.
xiu. Qttod pecudes et porci mm mittantur infra cerios
confates,
xiT. Qmod porci mm mittantìtr inst^ptdis terràorij Ana-
gnimi ttmqnre tmessham.
ix. De pecudarifs Terras cum eorum pecudibus stàbu-
loKtUms et pema prò eorum cambus de uineis
soiMendis.
(i) n Irmmnieiito magnino comìeiìe le dìsposìziooi di questo capitolo.
Lo Statuto di oAnagni 36 1
> XVI. Quod vineee, orti^ et prata sint sub custodia per
totum annum et quod possint impune occidi
porci (i).
» XVII. Quod nullus auferat patos nec frondes cannarutn
e ficuum.
> xviii. De animalibus non mittendis ubi sunt oliue et
arbores fructifere.
» XIX. De animalibus damnum dantibus in ferragine.
B XX. De oliuis et pomis non colligendis.
> XXI. De pena minorum damnum dantium (2).
9 xxii. De animalibus forensium non mittendis in terri-
torio anagnino.
» xxiii. Quod nulli liceat uenariper uineas territori] Ana-
gnini,
» XXIV. De facientibus traiectam per res atienas.
9 XXV. De sticcatis in/rascriptis manutenendis.
» XXVI. Quod non liceat spicarolis colligere spicas sine
licentia dominj.
» xxvii. Quod non liceat bacterefrumentum in Area aliena.
» XX vili. Quod nullus det damnum in macerijs alienis.
9 XXIX. Quod nullus deuastet aream alienam,
» XXX. Quod semper in damnis datis damnum emendetur.
» XXXI. Quod ubi non apparet damnum esse illatum per
accusatum uel inquisitum uel denuntiatum nulla
penae solutio interueniat.
(i) Il permesso di uccidere impunemente i porci è aggiunto nel co-
dice con caratteri neri. La prima parte del fìram. anagnino parla pure
dì questa uccisione.
(2) In questo capo si dispone che per conoscere l'età del minore si
debba stare al giuramento a Patris vel matris aut patrui, seu alterius
« consanguinei proximioris aut vicini si principales consanguinei non
« exìsterent. » La disposizione è anteriore alla redazione del nostro co-
dice, perchè prima della costituzione canonica sui libri parrocchiali,
decretata dal concilio di Trento, nella diocesi anagnina, come in altre
diocesi italiane, era stata prescritta fin dal 1408 dal vescovo Tommaso,
Benedettino di Subiaco.
362 % Ambrosi De Magistris
RUBRICE QUINTI LIBRI
Gap. I. De Macellarijs.
» 11. De prouisione camium in quatuor temporibus annj.
p ili. De bestijs spallatis macellandis.
» IV. De portantibus pisces ad uendendum.
» V, Quod nullus faciat bructuram in platea comunis
uel Cimiterijs.
» VI. Quod nullus proiciat sterraturam uel alias immun-
ditias ac coria et cannutias canape uel lini in
rebus alienis.
» VII. De due nostro damnificato prete xiu represalia-
rum. (i)
» vili. De tabernarijs.
» IX. Contra ludentes ad taxillos et ad Cartas:
» X. De accottomantibus.
» XI. De mensuris obseruandis.
» XII. Qualiter debeant mensurari panni per mercatores.
» XIII. De hospitatorihus.
» XIV. De forensibus uenientibus ad Ciuitatem nostram.
» xw., De forensibus non iurantibus Ciptadinantiam,
» XVI. Quod nullus Ciuis instruat forensem uendere.
» xwn. De situa et Collis montis grauis.
» XVI 11. De penis oppositis Inter consortes,
» XIX. De Consortibus siluarum et sterpariorum,
» XX. De Silvis possessionibus et tenutis comunis ma-
nutenendis,
» XXI. De Portis nostrae Civitatis claudendis,
» xxii. De molendinarijs et molendinis.
(i) Questo capitolo si trova identico, per tìtolo e redazione, nel
framm. dclTAr. d. St. e fa parte, come gli altri capitoli che quel fram^
mento contiene, del lib. II, 85.
Lo Statuto di oAnagni 363
Gap. xxiii. Quod uendatur canna per comune ad mensuran-
dum pannos for3nses.
» XXIV. De aquis famelice detinendis et ad cursum an-
tìquorum reducendis.
> XXV. Quod acque thofani ad cursum antiquum redu*
cantur.
9 XXVI. Quod porci non uadant per ciuitatem certo tem-
pore anni.
9 XXVII. De habentibus cintìmiHos seu montanos prò oleo
/adendo,
» XXVI 11. De facientibus candeias et duppleria,
» XXIX. Quod Speciarij cum medicis societatem non f adonta
neque sutores cum mercatoribus.
» XXX. Quod nullus per tres domos circumcirca palatium
communis possit domum aliquam in aitum eleuarf.
» XXI. De his qui obligauerunt se prò comune^ quos
Scyndicus promisit seruare indempnes.
9 xxxii. Quod satisfaciat per comune illes qui presiiterunt
pecunias uel alias res tempore boni status.
> xxxiii. Quod nonpossint peti salaria prò custodia tur^
rium tempore boni status.
> xxxiv. De uexìllo comunis non extrahendo de duitaie.
9 XXXV. De non aedificando ultra mensuram comunis
9 XXXVI. De lacu thophani locando,
9 XXX VII. De uiris et mulieribur pensionariis leuis uitae
de conuicinio expellendis.
9 xxxviii. De Interficientibus lupum. •
9 xxxix. Quod nullus limitem seu Jbssatumfadat in proù'-
judidum vicinj seu vie.
9 xL. De deuastantibus Armaturam depictam.
9 xLi. De non Capiendis Columbis murarolis.
9 xLii. De forma molendini manutendi.
9 xLiii. De modis in rebus singulis adhibendis.
9 xLiv. De ludo festiuitatis beate mariae Virgims et beati
magni et secundinae.
9 xLV. De ludo sufflorum tempore anni noui.
364 % Ambrosi De Magistris
Gap. xLVi. De uia maiorì plancanda et manutenenda.
» xLvii. De uia noua de Ciuita ueteri manutenenda.
!» XLvni. De cloacis et exaquatorijs restringendis.
» xiL, Per quae loca plenae decurrant.
» L. Quod nullus proiciat bestias mortuas iuxta muros
ciuitatis.
» LI. Qjiod nulli liceat fodere tu/os iuxta muros ciuitatis.
> Lii. De aedificantibus iuxta uiam plancatam,
> LUI. De discipulis muuatorum et alijs operarijs.
» Liv. Quod leprosi non intrent ciuitatem anagniae.
» Lv. De uendentibus olerà et postuma.
» LVi. De uendentibus calcem et pu^^olanam (i).
» Lvii. De palea nonfacienda in pantano farfagnani per
forenses.
» Lviii. De habentiaus possessiones et bona in aliquo ca-
stro alicuius baronis.
» Lix. Quod nulli liceat fodere uiam causa mittendi plenas.
» Lx. De plenis deriuandis.
» Lxi. Quod nulli liceat terras domos • uel alia aedijicia
alienare alicui personae potenti non supposito
jurisdictioni nostri potestatis (2) .
(i) La parola fo;f;[o/jMJm è aggiunta posteriormente in carattere nero.
(2) a Item statuimus quod non liceat vendere, alienare, locare nec
a aliquo quovis modo et titulo concedere seu transferre domos, terras,
a reducta vel alia aedifìcia sita in Civitate Anagniae et eius territorio et
a districtu alicui personae potenti, seu eius vaxallo, seu suo domino, qui
a non sit convicinus habitator Civitatis Anagniae. Et qui contrafecerit tam
a venditor quam emptor in CCC libris denariorum puniatur et nihilo-
a minus contractus celebratus cuiuscumque conditionis cxistat nuUius
» sit valoris. »
Bonifacius Episcopus etc, — Dilectis Jìliis Potestati, Consilio et Co-
muni anagnino salutem etc Ad audientiam siquidem apostolatus no-
stri pervenit quod nonnulli Barones, Nobiles et Potentes non oriundi de
Civitate predicta sed alienigene firmiter condiserunt domos et posses-
siones ibidem emere, ut tali pretextu ipsis ut civibus ad Civitatem pre-
dictam liberior poteret accessus, non ut eis expediat cives fieri ana-
Lo Statuto di oAnagni 365
Cap. Lxiii. Quod nulli liceat lauare pelles neque spandere
in uijs publicis.
» Lxiu. De pergulis habendis supra uias.
gnini, sed ut Civitate predicta magis preesse valeant, et ut siti su-
biciant popularium libertatem potius quarti estollant; unde vos hec di-
ligentius attendentes deliheratione provida statuistis, ut nullus civis ve!
habitator Civitatis eiusdem domuniy si quatti haberet ibidem, alicui Ba-
roni vel nobili potentive persone non oriundo de civitate predicta sed,
esterno , seit interposite aut subiecte persone prò eis vendere vel donare,
sive per quemcumque alium alienationis contractum in eos trans/erre
presumat et qui contrafecerit mille libras denariorum Senatus, Comuni
diete civitatis solvere teneatur, et nihilominus domus quam contra statuti
huiusmodi tenorem vendi seu alias alienari predicto modo contigerit
Comuni confiscetur eidem eo ipso prafate civitatis commodis et dominio
applicanda ; ita tamen quod potestas et conservatores civitatis ipsius pre-
fatum domum sub debito prestiti iuramenti et pena C librarum eiusdem
monete quam Potestas et quilibet consen>atorum ipsosum eo ipso incur-
rantj fiinditus diruere seu diruifacere teneantur. Nos igitur Statutum
huiusmodi salubre ac utile reputantes , ac per hoc illud inconcusse in-
posterum observari volentes ipsum auctoritate apostolica ex certa scien-
tia conjìrmamus et presentis scripti patrocinio communimus decemen-
tibus presentibus litteris et sigillis contentis in illis in iudicium et extra
iudicium fidem plenariam adhiberi , etiam si contigat statutum ipsum
nullatenus apparere. Nulli ergo etc,
Datiim Aìianiae IIIIKal. Octobris Pont. Nos, anno secundo. Theiner,
Op. cit. Tom. I, fog. 339.
Dal confronto di questi due documenti risulta; che il Capo 6x, Lib. V
degli Statuti Anagnini data per lo meno dal 1296; che le parole «do-
prate da Bonifacio Vili nel suo breve hanno tutta 1* apparenza dì essere
quelle medesime, con cui allora fu radatto il Capo suddetto; che probabil-
mente lo stesso pontefice fu il consigliere di quella disposizione, e che final-
mente le modificazioni subite, quali appariscono nel nostro esemplare^
sono la conseguenza delle mutate condizioni dei tempi e delle persone.
Ed è facile osservare, come le misure di rigore contro i Baroni, nobili
e potenti (i Colonna cioè e ì loro aderenti), che nel 1296 Bonifacio
tanto loda ncl!a sua Ànagni, non avevano più ragione di esistere nel ibij.
Con Bolla data da Anagni, 2 ottobre z3oo, Bonifacio, confermando suo
nipote nel possesso di Ninfa, gli vieta espressamente di cederlo per nes-
sun titolo ai Colonna. Arch. Caetani, e Tueiner, Op. cit. Tom. I, N. 55o.
cf. anche Geregorovius, Op. cit. Tom. V, 661. 23*
^ Jkmimez De Magistris
B ^x^L. ^e ^zs ..^jmms
pomendis.
et uè-
rcrr, ^gmé «ne Moatmnmams memarì m siluis am-
r. Ut JtBflSr wt» aas ftm'iemdit propre ofi-
saiaràK
Quid waSenes wem knies pamem uel Jructus in
't' rt r3»cr drirrèr t i; ilrr: i>r-!=?nti inediti, rcUtivi tlla eoa-
-^tr-.-rty r-' :^. • cf is^ Ebr^ ili Aj^iT!!; durante il medio ero, mi sono
-crmrrr Ìjfi:sL':r^=^rr re": sruiì? r;ncn!5 su'!a parte storico-giuridica
òeyr*: Scirurl i^r.r*^.:- Q.-iI:n li rubblicazìone dell' intero codice dK>-
T-sstf ntirdir^ i: rr:rr»r. d:=;i-ier? nuovas^eate ospitalità in questo
Arcrx:: per ilruz^e c;z5-iirirrn: su taie ar^mento, che mi è sem-
bra::: rrer-Iter-^Ie i: inenrfone, perchè da^I: accennati documenti risulti;
che ili ETrre:, i"*epoci della prima compilazione degli Statuti, godessero
con s-:!:> di tutti i dirini citi ci , ma potevano ottenere anche dignità al
pari di rem iltr^ dnadino, e ciò consenziente il Papa; che i5o arni
più tardi, quando cioè fu eseguita la copia di cui ci occupiamo, godi-
vano sì di quasi tutti i diritti et fro nostris Civibus pcnitus habcantvr,
ma con si parla più di privilegi; ónalmente verso la seconda metà del 1 5oo
furono cacciati da Anagni per ordine del Papa.
Lo Statuto di oAnagni 867
Gap. Lxxxi. De prohibita fideiussione nobilium aduocatorum
et procuratorum,
» Lxxxii. Quomodo reuerenter debeat portari Saluatoris
Imago.
» Lxxxiii. Quod statata uendicent sibi locum inter Ciues
et subditos potestatis.
» Lxxxiv. Quod nullus officialis in capite accedere debeat
prò ambasciatore.
» Lxxxv. De sanguine non tenendo per Barberios et non
proiciendo per maneschalcos.
» Lxxxvi, De modo adhibendo circa introytum molendino-
rum Communis.
» Lxxxvi 1 . Si mandatarius in Citando fraudem commiserit.
» Lxxxvni. Quanto tempore diirent deliberationes adunan-
iiae consilij et parlamenti.
» Lxxxix. De retraciis collectarum exequendis et assignan-
dis potestatis et Judici prò eorum salario.
» xc. Quod medianiis eligens non possit ad officium eligi
per eundem.
» xci. Quod Capitala ordinata in gabellis per officiales
in capite obseruentur.
D xcu. Quod nundine sanctae mariae martii et sancii
magni sint franche.
» xeni. Quod officiales in capite habeant interpretari
statuta.
» zciv. Quod in aliquibus fontibus non pischetur nisi
cum hamo.
» xcv. Quod officiales teneantur examinare testes prO"
ductos prò parte.
» xcvi. De piscibus non accotumandis et modo tenendo,
» xcvu. De scripturis et mercede notariorum bancae.
» xcviii. Quod radices et arbores evellantur de muris
comunis.
9 xcix. De representatione Balesteriorum.
7> c. De lacu tophani et tenuta molendinj de Collibus.
36è '1^ Ambrosi De Jklagistris
Cip. e Hr Grjacù zmàm fjòemia, et homimbus habn-
Dt Cmuaiutiamt mmrvrmtit ■oftmwOT StaMorum.
CU altri fa^ ag^Tmti posterìornieate sono sei e con-
teogooo, dal f3g|flo 96 fino alla metà della prima faccia del 97,
on breve di Ijfone X ia data 7 Agosto iSig e trascritto od
nostro oodke il 27 ddlo stesso mese ed anno da Sehastianm
XoUrij sùepkim às Jnsòmme pMicus Imperiali auctoritaU
woiarims et mmc CamceUims Civiiatis Anagnie; la copia
del brere è autenticata dalla firma anche del Card. Ales-
sandro Cesarini^ ed in esso sì conferma quanto è stabilito
nd cap. 45 dd lib. I dello Statato, l'obbligo cioè dei non
cittadini di Anagni, possessori di fóndi rustici nd suo ter-
ritorio, di non esportare altrove almeno la terza parte dei
prodotti di quei fondi; disposizione già approvata e con-
fermata da Giulio IL Nello stesso breve si condona pure
alla città un debito contratto verso la Camera Apostolica
durante il governo del Cardinale S.** Croce, ed il Papa dice
di concedere tale abbuono, perchè Anagni, travagliata dille
interne discordie ed afflitta da tristissimi a^'^'eni menti, do-
vette ingolfarsi in molti debiti.
Seguono nella stessa pagina e per tutta T altra del fo-
glio 97 alcuni Capitoli et ordinamenti facti per commissione
et mandato de Mons." nro Rmo de Cesarini et aprobati in
publico et generale consiglio. Questo è V unico documento
del volume che sia scritto in italiano. Sono disposizioni
d'importanza secondaria; il dettato ha pochissime partico-
larità, e sono piuttosto di pronunzia locale che di dialetto.
Anche questi capitoli furono sottoscritti ed approvati dal
Cardinale Cesarini. Lo scrittore fu un Franciscus Tho-
massius de Signa Cancellar ius Ananiae ; la data è del 16
Settembre i525 ed era Sindaco Giovanni di Atriano. A
Lo Statuto dì cAnagni
36§
dì di questa pagina si veggono le tracce di un sigillo in
pa lacca rossa, la cui impressione ha prodotto nella mem-
cinque tagli ad angolo acuto, regolari ed uniformi.
ì prima faccia del loglio gS comincia con le seguenti pa-
e : Approbamus et conjirmamus suprascricta statuto et lau-
!abiles consuetudines jurì consonas proiit in suprascHcto
i apostolico. V. Carrafa Cor."" Neap marni propria. Tra-
o poi per intero il documento che occupa il resto della
Iffina, perchè prova quanto gli Anagnini fossero gelosi di
«servare i loro antichi Statuti e privilegi. Il documento
r ha data, ma la firma del Cardinale V. Carrafa go-
Irnatore perpetuo di Agnani lo assegna all'anno i535
[ In Dei Nomine Amen. Facta et ordinata fuerunt Infra-
nta Capitala et Conditiones in Piiblico ac generali Con-
I Civitatis Anagniae et recitato in Presentia Magnijicj
h eircumspecti Viri dni Hieronymj de Alexio Cammeranj
tCommissariJ deputati Per Riiìiim. In Xpo Patrem ED, D,
fncentiuitì Carrafa Dei gratia et Apostolicae Sedis Di-
issimum Cardinaìem Neapnlitanum. In Gubernij ipsias
"Svitatis Anagniae et Possessionis E. Riha D. Susceptione
nomine. Qiiae quidem Capitiila et condinationes ab E. Rnia
D. sint Approbanda et Concedenda. Imprimis videlicet.
Quod E. R." D. In omnibus et per omnia observet et
observare faciat Antiqua et Presentia Statata, Antiquam
eonsuetudinem . Immiinitates, Libertates et mores Approbatos,
ac laudabiles In ìpsa Civitate. Ad Hoc ut Cives Insolitj su-
biacere subsidijs valeant Predictis gaudere
Jlem quod E. Ruia D. non innovet nec innovar] faciat
Aiiqitid ultra Slalutorum solitum et Consuetum Ordinem.
/lem quod Prefata Riha D. Non Cogat nec cogÌ faciat
Aliquem Civem ad aliquod subsidium, tam in dando Ali-
quid genus frumentj, sive grasciam , quam in Persona ipso-
(i) Assegno al t535 circa questo i
D CarafTa fu Vescovo e Gavcrnaloc
jcunicnlo, perchè il Card. Vin-
di Anagtii dal i534 at 1541.
^AminsE Dt Jlàgistris
md AHqmoi cna
f ine bh
F. CarrjLfa Cardtmatis Nat-
GmkrmjsÈotrperpetMMs; Mam
Xdà «ccaia p^gisA dd ii^ìo 9S e nei due s^aead
1 lagi aamzioiie dello stato miserando ia
fi qocsd cspholì mi fii rammeottfe
%*Myi7ni quando tomarooo «ITobbedieBit
S. Sc^ ad x>99: i^odfrefaiMS domiwut master wm debemt,9iC
dàctt CjritsUt Amagmieolicm d€miimo,prì»eifi
hsryrz , cximsnnqmt coniztkmis diguititis frcemimencie et grtdMS
-^rccfir J^- jclunuu tC'Cius fOfuli Ciintatis eius-
TsETix, Op. di. Tesi- Ul, :c«:-oS. Il Papa però ritenne sconTcnicntt
questo lirxr-irg-io . e r spc^e : Ar:i»r forma honests verborum et fiat ut
petit-^. A zìizlicre irtilligcrxa ci questo passo e di tutto il documento
del quale fa '^'tn^j che zni è ccccrso più volte ciure, rammento che il
giorno 21 settembre i?5S, una generale adunanza di cittadini anagnini
stabin, e ccn atto pubblico stipulò, la cessione della signoria e dominio
perpetuo della città ad Onorato Caetani conte di Fondi < a Jacobello
fratello di lui, sono pretesto di liberare Anagni dalle aggressioni degli
altri baroni di Campagna. La proposta fu fatta dal rettore e giudice della
città Giovanni Budoni, e da Nicola Giacomo del Piglio, ambedue quali-
ficati per nobilcs viri. 11 notaio che stipulò Tatto fu Nicola di maestro
Pietro Rossi di Anagni, e lo sottoscrissero oltre trecento cittadini; il primo
a sottoscrivere fu Jacobus de Zancato. Per i lettori anagnini noto il nome
di qualche altro sottoscrittore, cioè: Cola Vari, Cola Cecche, Antonius
Àfagni, Sicolaus Benvenuti, Cola Cajarellus , etc. Arch. Caetani,
Sf. XLllI, 3i.
Lo Statuto di cAnagni
37,
t era caduta la Città per l'invasione di barbari nemici &
i orrenda epidemia; onde tot viri doctissimi et am-
^simi Magnates allieti et trucidati fuerunt, conclude es-
e Anagni^ene solo equatam ut ipsìus vestigia demonstrant,
sprovvedere a tanti mali soggiunge aver Papa Paolo III in-
Wto Mag," Paolo Marchese Pallavicino, il quale co'suoi sani
Risigli ed ammonizioni indusse i nobili e prudenti uomini
Ificola Giovanni Benvenuti Sindaco, Roberto Vacarino, Lo-
Marzi, Mastro Angiolo Narducci, Giovanni Leone e
4ice Costantini Oflicialì, e Costantino Vendetti Came-
, a dare nuovo assolto e ordinamento alla Città. Se-
nno le disposizioni prese in proposito e sono tutte nel
oso di restringere l'amministrazione economica e politica.
Erto solo la prima, perchè tutte le altre ne sono quasi una
nseguenza.
Anagni, è detto, ne' suoi tempi felici era divisa in nove
Igieni 0 contrade {1), ma ora propter civium raritatem
e restringersi a cinque, secondo il numero delle sue porte,
I si decreta che queste porte a gloriosissimis nominibus no-
I accipiant. La prima porta si chiami di S," Maria,
k seconda di 5. Niccola, la terza di S. Lorenzo, la quarta
~t S. Francesco, la quinta di S. Giacomo; ed ogni con-
ida si componga delle settanta famiglie più vicine alla
>rta dalla quale prende il nome. Anagni dunque nel iS^
100 era composta che di 35o famiglie e, calcolando in
i persone a famiglia, avremo una popolazione ap-
pena di 2,100 cittadini; eppure il Duca d'Alva non l'aveva
ancora visitata! E tanto più riesce quasi incredibile questo
computo, quando si pensi che, meno di 200 anni innanzi,
ne contava 5o,ooo (2), Tutto il documento è concepito in
(i) Ecco i! nome delle nove regioni, in cui Anagni erB divisa ne' tempi
di sua maggiore prosperila: Casieilo, Torre, Trivio, Portaria, Tufoll,
Colle, Valle, Piscina p). Cerere.
(3) Desumo quesia cifra della popolazione da vari documenti che ho
tr«no Jair Archìvio di Stalo di Roma, dai quali pure risulla clic il nu-
(nero delle parrocchie di Agnani^ già stalo di 34, era ridotto nel i4o8a 16.
372
% Amorosi De Magistris
modo pÌLi che negletto, e l'amanuense vi ha aggiunto del
suo sgrammaticature e i:ontroseiisi in quaniìtà, il che au-
menta la penosa impressione prodoiia dal racconto; ba U
firma del Pallavicini cosi formulata: Aprobamus et confir-
mantus et perpetuo observari mandamus. P. Pallavicinus Cu-
bernator. Non v'è data, ma il pontificato di Paolo III e la
firma del Pallavicino la stabiliscono sui primi dell'anno i543,
come ho accennato.
Dopo una lacuna, di oltre la metà della pagina, segue
un'altra approvazione degli Statuti e riformazioni anagnine,
ma molto condizionata ; è sottoscrìtta Urbanus Episa^s
Senogalieim's Vice iegatus die 3o Oclabrìs i56o.
Sulla prima pagina del foglio ultimo, segnato loi , è scritto
quanto appresso: Alexander de Cuccinis Romanus Guber-
naior Anagniae fuit missus a Pont. Sixto V de atino t55S
die 7 Mensis Junii et erat Syndecus Civitatis d. Diomedes
de Jannutiis cui postea successi! d. Jo. Modestus Varesius,
Alexander de Cuccinis Romanus Gubernator Ananiae.
Segue in sei linee una domanda, a nome della città e
de' suol officiali, perchè siano confermati gli Statuti, le ri-
formazioni, costituzioni e decreti contenuti nel volume; la
domanda non ha data e non è detto il nome del Goveroa-
torc a cui è diretta.
La pagina termina con questa altra notizia: Fabius Ma-
settus Mutinensis Gubernator anagninus fuìt Missus a Gre-
gorio XIU anno MDLXXXIII octavaque die mensis dcem-
bris an. sup.' cepit offitium et erat Sindicus Civitatis D. Art-
tonius Petronius cui poslea... qui la scrittura fu cassata e
quindi ripetuta, ma è art'atto ininlelligibile. Due righe più
sotto si legge a stento: anno MDLXXXV successit D. Dio~
medes de Jannutijs, ripetizione cioè di quanto fu registrato
di sopra.
Come il lettore avrà osservato, il governo del Masetti, che
fu nel i583 sotto Gregorio XIII, ed il Sindacato del Petroni,
che fu nello stesso anno, sono notati dopo il Governo de Cuc-
ciai e dopo i Sindacati del Giannuzzi e del Varesi, che furono
Lo Statuto di ciAnagni
373
[ i585-Sb sano Sisto V. Questa posposizione Ìndica cbia-
kmente che la noia ultima sul governo del Masetti non
X)o temporanea, ma scritta a memoria qualche anno dopo,
t in fatto non è hrmata da quel Governatore.
Pongo termine a questo scritto notando, a titolo dì cu-
una scoperta da me l'atta alla fìne della prima pagina
del foglio 96 del volume e che si riferisce al volume stesso.
Quando presi ad esaminare e studiare il nostro codice
travidi, nella pagina accennata, tracce di scrittura, che non
sembravami né italiana né latina. Le soie parole, che re-
stavano ancora di chiara lezione, erano pedra molara e
più sotto anania. Con paziente esame e con l'aiuto della
lente d'ingrandimento mi parve vedere, che innanzi la pa-
rola anania fosse scritto cidad de; lo scrino dunque era in
lingua spagnuola, il che fece crescere nell'animo mio più
vivo il desiderio di leggerlo per intero. E debbo alla cortesia
e perizia del valente Chimico S." G. Balestra se questo mio
desiderio fu tosto appagato, Mercè un innocuo preparato dì
sua invenzione e da lui fornitomi, applicato su quella parte
del faglio, tornarono chiarissime queste parole : Io Juan Oso-
rio abitante eii pedra molara espanollo conserve està libro i lo
monde ala cidad de anania^ (para) notarjo Salvador esquinell
a los 7 de gulja de lana de t558.
É chiaro dunque che nell'autunno del i556, quando le
truppe di Filippo li capitanate dai duca d'Alva espugnarono
e saccheggiaro;io Anagni, il nostro codice fu rubato, e che
questo Giovanni Oaorio {forse il ladro stesso) due anni piti
tardi lo fece restituire ad Anagni per mezzo del notaro
Salvatore Esquinell. Per quanto il nome del luogo, ove
l'Osorio dice di abitare, sia di l'orma assolutamente spa-
gnuola, pure non so che esista in Ispagna una località dì
questo nome; e poi l'Osorio col qualificarsi per spagnualo,
aggiungendo però di abitare in pedra molara, mi pare che
voglia far capire di non essere in patria. In Italia esiste
nella provincia di Caserta ed in quel Mandamento una
terra per nome Pietramelara, ora dì circa 35oo abitanti e
Archivio dtUa Società rcmanj di Storia patria. Vot, ni. 34
MM
i*^^
m^*
•ttaiiiÉbn spagnoolizziD
coof cctura ìi oone
■ro. del qosie 1*0»-
kAotwi, duinqod
aw
c£ akri comli q»
UessaodroVI; iob»
sa ootaro spignuolo
dì qocLU naitoat
ÉBÉÌIpBÌ«fte|Krf«*icMiiirv lo spigQuiib
AMfHlMU^;^ ctsfefio dei Coati ora distrutU)
»VUWMh
i e Bocca dì Pipa; la cootiadi
% ipota iopposizioae però mi
b-fltea; ed è per ciò che ira-
: ia Pìetramelara sp*-
9 e lo mandai alla citta dì :
B Salratore E&quiaell il 7 dì ^J
m fare am Sp^inoH! ha. 1
ico dì Toledo ne d(^
> ora prexioEo; ai rìmoni
d*Dn soldato dd Duca d'Atra dobbiamo forse l'uoìco esem-
plare di essi che d sìa giiuito intero.
Raffaele Ambrosi De Magistbis
VARIETÀ
Frammenti medioevali romani venuti in luce negli
scapi recenti.
Neil' eseguire le sottofondazioni di quella parte dell' ex-
monastero di S. Silvestro in Capite, che è ora occupato
dalla Posta, sono stati ritrovati molti frammenti di scoi-
ture architettoniche e figurate, appartenenti alla vetusta
fabbrica del cenobio Catapauli (Corvisieri: Archivio^ i, gS).
Il frammento piti notevole è l'ornato di una finestra bi-
fora a sesto acuto, intagliato e traforato in lastrone di
marmo con molta vaghezza. Nel listello dell'architrave è
incisa questa memoria in una sola linea ed a caratteri se-
migotici.
EGO RAINERIUS CUM FILIIS MIS. NYCOLAUS. ET PETRUS.
HOC INCIPIMUS ET GOPLEVIMUS
La memoria è assai importante e si deve porre a con-
fronto con quelle di marmorarii omonimi, trascritte dal eh.
de Rossi nella chiesa di S. M. in Corneto [B, A.C. 6, 1 16 sg.)
Vengono quindi alcuni frammenti, misti di intaglio in
marmo e di intarsio in musaico, sul fare dei Cosimati.
Questi sono: — uno specchio, forse d'ambone, con un trian-
golo inscritto in un quadrato; nel triangolo è scolpito il
bacino con la testa del Battista — alcune colonnine tortili
a musaico — altre di porfido rosso — un costolone di volta
a sesto acuto, di peperino, dipinto alla maniera gotica — un
376 Varietà
altro pCBRi di costolone in raanno, con mscimcnip ìa ktm
di mascberoiie — un putade del X secolo, roKnmeiite scnt-
pito, eco! labro assai corroso dalP attrito deOe corde, de de;
Di iscrizioni, oltre qndla dei marmonuii Ranieri, Niooolb
e Pietro, non ho trovato che firammcnti di aiessano intcrcae.
Nd codice vallicelliano I, 60 il Gualtieri, sotto la datt
del 12 febbraio i588, celd^a V^area Wa qiut mttqmaSsai'
modum eroi, et tìmrmèorum (se Diockiiam) pnxiwmnm
rtthds et coamentìs cjppktm^ aeputHf Jitcta est, dìsiecfiw èf^
gemtium itSs coemteniormm molAms. » Dal e libro di tmit
la spesa fatta da N. S. papa Sisto V, per la dislaitma da
mafsicri dìeUe Terme > conserrato ndl'archiTÌo vaticand,
apparisce che il giorno 16 maggio i586 fiuono pagad a
Stq^haiK) Tedesco scodi 5oo per la dìsfimora di canne
cnbe 1447, ed, in data del i5 ma^io 1589, altri scodi 4839
a diversi artefici per la disfettora di ahre 7062 canne £
moro. Furono qoindi spese da Sisto V circa ventinove mila
lire, per distruggere novantacinqoe mila metri cubi ddle
pareti e volte del monumento. Sisto V fece uso « di ùttti
qt»sti wMteriaii e cakmacd per riempire e spumare la strada
cke dalia Smkara vieme ai /orione vtmittaie detta villa Mas-
imov la ria di^ Strafai,, la strada del MaccaOy diversi viaB
édèM w¥tétsèma rilla^ ed atri btaghi » (Massimo: Noti{ie etc.
p, ^^\ La veracità di queste notine è stata dimostrata in
questi giorni con la scoperta di uno dei luoghi di scarico.
Co^ruendosi una cloaca sull'asse deUa via ài Termini,
q\M»ì dìrinqpctto aUa chiesa di Sw M. degli angeli, è stato
|fS>v^|q^ un banco di scaglioni, speziati con la marya, grosso
c4ict a quattro metri, e posto a riempimento di un sot^
ttCt1kM9» vastissimo ambulacro deOe terme. Gli scaglioni
^^pi'^Ct^l^yifiXio ai rìnfianchi dette volte, essendo composti.
Varietà 3jj
come quelli delle terme antoninìane^ di pezzi di pomice leg-
gerissima.
Negli scavi del foro romano, quasi dirimpetto alla eh.
dei ss. Cosma e Damiano, è stato trovato un masso informe
di marmo, in una faccia del quale sono incise queste sigle :
Vie • S • IVL,
che mi sembrano sicuramente dei tempi di mezzo. Negli
stessi scavi è stato scoperto e messo in evidenza un porti-
chetto di casa medioevale, costruita quando il suolo della
via sacra era già ricoperto di rottami e terre per l'altezza
di circa ra. i . 5o. Lo strato di ruderi aumentò successiva-
mente in potenza fino a raggiungere e nascondere alla vista
la chiave degli archi del portichetto. Questo interrimento
fu lento e progressivo, e se ne possono seguire le fasi per
mezzo dei paracarri e colonnette di difesa, murate le une
sulle altre sullo spigolo della casa. Questo fenomeno è co-
mune a tutta la valle del foro. Mi ricordo che nel dicembre
dell'anno 1869, costruendosi una chiavica assai profonda
fra la chiesa di s. Adriano e la porta segnata n. 6 A (piazza
del foro romano), si trovò un gruppo di fabbriche medioe-
vali, i cui pavimenti stavano a m. 3. 5o sul piano del Foro.
Il gruppo era attraversato da una strada, selciata all'uso
antico, e con le sponde munite di paracarri (di granito
bigio), posta alla istessa quota media fra il livello antico
ed il moderno. Questa strada, segnata nella pianta del Bu-
falini, costituiva la sola linea di comunicazione diretta fra
la regione del foro e quella della subura, s'intende, prima
dell'apertura delle vie Bonella ed Alessandrina. Quando fu
costruito il fognone del Colpsseo lungo la via dei Cerchi,
378 Varietà
si trmaroaD qnanro pavimenii di strade l'uno sull'altro, U
dificreoza oltìmetrìca fra il piti alto ed il più basso euendo
di II metri.
Prima della erezione della basilica di Costantiiio esit
una comunicazione diretta Ira la via sacra e le Carine, ai-
steva, cioè, una strada parallela ed aderente ai lato meri-
dionak del foro della Pace. Massenzio, fondatore della ba-
silica condotta a termine da Costantino, troncò questa co-
municazione, recando la sua fabbrica a contatto con Ìl foro
della Pace: ma per risparmiare ai cittadini, che dalla vii
sacra recandosi alle Carine o viceversa, la noia e l' incotaodo
del lungo giro, sia attorno il foro della Pace sia attorno la
nuova basilica, costruì una specie di tunnel o gallerìa soc-
terranea, targa in modo da permettere la circolazione delle
vetture. Questa galleria è suta ritrovata negli scavi che si
eseguiscono per cura dell'illustre senatore Fiorelii allo scopo
di rintracciare le parti mancanti della pianta marmorea ca-
pitolina. £ lunga circa i5 metri, larga 4. 20, lastricata eoa
tegolonì sanati col bollo OFFSRFOCEN , exi ha le pa-
reti consunte e solcate dall'urto delle ruote dei carri. Presso
U nascimento della volta si vede una fila di loculi sepol-
crali, simili a quelU delle catacombe, e scavati a furia di
scalpello nei tempi di mezzo. Nella volta poi rimangono
tracce di rozzi affreschi, forse del XJl secolo che credo rap-
presentare figure di santi. Nel medio evo il tunnel si chia-
mava ■ l'arco di Latrooe > ed ecco quanto ne dice il Li-
gorio nel cod. bodl. p. tS.
e Da una banda dico dalla parte di dietro la eh. dì s.
Cosmo et damiano toccaua il Tempio della pace. . . e la
strada che passaua sotto larco che hoggi si chiama lattone,
lo quale fu fatto apposta per no voler mouere colai tempio__
Varietà 879
il detto arco a tempo delie ruine sene seruirno per sepolcri
de' Cristiani, e dopo ui si rubbaua et assassinaua adunque
per questo fu poi chiamato latrone: e acciò si leuasse questa
mala usanza ui soleuano nella festa di mezzo agosto pas-
sare col Saluatore, il quale si porta dalla chiesa di S. Gio-
vanni a laterani portato sulle spalle de nobili romani lo
portano a Santa Maria Maggiore. »
Rodolfo Lanciami.
PERIODICI
AreUtologiflehe Zeltug. Itàag. XXXVIL Heft 2 vl^ T. BdMber.
Museo Torlonia in Trasterere.
ArdiiTio storieo per le froTinde Bapeletane. Àn. IV. Fàac IIL—
G. De Blasiis. Tre sorìttnre napoletane del secolo XY. — 8, Vàipt'
eeBa, Relazione diretta al signor Duca di Medina de las Torres. —
G. CarignanL Carteggio diplomatico tra il Marchese Tannod e il
Prìncipe AlbertinL — (7. Minieri Biceio. Cenno storico delle Accademie
fiorite nella dt^ di NapolL — B. Capasse. L* epitaffio di Cesare con-
sole di Napoli. — G. Minervino L Scoperte Napoletane. IL 8caTÌ di
Snessnla. — Rassegna bibliografica. — Annmwrii.
AreliiTio storico siciliano. Anno lY, fase I-IL Elenco dei Soci —
a
Atti della SocìcUl — Memorie originalL A. FktnéUna, La sala déUe
Dame di Palermo. — G, Mdù Nota intomo a Giuseppe Albina detto
il Sozso, pittore palermitano. — F. 8. CavaUarù Sulla Topografia di
talune citta greche in Sicilia e dei loro monumenti. — P. Perreau,
Storia degli Ebrei in Sicilia del dottor Zunz tradotta dal tedesco. —
6r. Salvo-Cozzo. Giunte e correzioni alla lettera A della Bibliografia
siciliana di G. M. Mira — Miscellanea. A. BertólottL Alcuni artisti
siciliani a Boma nei secoli XYI e XYU, notizie e documenti raccolti
nell* Archivio di Stato Komano. •— B, Starràbba. Dell' Accademia pa-
lermitana degli Agghiacciati. — Id. Giovanni D* Angelo Cipriano. —
M, De BofaruXL — B, Starrahba, Documento inedito riguardante la
esecuzione di uno de* patti della pace di Caltabellotta. Yarietà. S. FI
Bozzo. Maria Carolina e le pubblicazioni di documenti a lei relative. —
Xr. Tirrito. Sul sito della Sicana Eamikos. — Eassegna bibliografica.
Ballettino di Archeologia cristiana. T. S. An. lY, n. III. —
Prefazione. — Il primitivo cimitero cristiano di Ravenna presso s. Apol-
linare ìd Classe. — Cimitero cnstiauo di Stabia ( Castcllamare ). —
Notizie.
T^er iodici 38
Historische Zeitschrift. lahrg. 1880. I. Heft. — B. Schróder.
Herknnft der Francken. — R, Koser. Friedrich der Grosse bizzum
slauer Frieden. — Literaturbericht (contiene recensioni della Boma
erronea cristiana, e delle recenti pubblicazioni del Berti e del
p-nski intomo al processo di Galileo).
Xhe Nineteenth Century. N. 32. October, 1879. — E. Schùtz
scn, Lucrezia Borgia.
^ouTelle Rerue Historiqae do droit fran^ais et étranger*
S. Sept. — Oct. 1879. — C Poisnel Recherches sur les societés
erselles chez les Romains. — E, Le Blant. Les Acta Martyrum
Sur sourcea. — H, Pignot. Chasseneuz et le Parlement de Pro-
e. — Variétés — Comptes rendus bibliographiques. — Bulletin bi-
^raphique.
Nuora Antologìa. XVm, fase. 21. Novembre 1879. — A.DeGu-
citis. Carteggio Galileano. Nuovi documenti inediti per servire alla
i-afia di Galileo Galilei. — J. Ciampi, Pietro della Valle il Pel-
ano. III. Il patrizio scienziato, letterato, artista. (Continua).
Lia Rassegna Settimanale. Voi. 4.o Num. 98. 16 Nov. 1879. —
^ertohtti. Ancora della schiavitù in Roma dal secolo XVI a tutto
colo xvm.
^Tue Archéologiqne. EX. Sept. 1879 I. Quicherat, Une tombe
s dans TEglise de Sainte-Praxède à Rome.
tevae Historiqne. XL 2 Nov.-Dec. 1879. — B. Aubé. L'Eglise
rique et ses premières épreuves sous le règne de Septime Sé-
— A. Sorci. La diplomatie fran9aise et T Espagne de 1792
^. — I Bestrem, Documenta sur les déportations dea prétres pen-
le premier Empire. — Bulletin historique. — Comptes rendus
ITies. — Publications périodiques et Sociétés eavantes. — Chro-
3 et Bibliographie.
ierue des qnestions historiqnes. 53. Livraison. 1 lanv. 1880.
e VEpinois. La politique de Sixte-Quint en Franco. — Ch, Geriti.
i?. XIV et Clomcnt IX dans l'affaire des deux mariages de Marie
avoie, 1G6G-1668. — L. Duchesne. Les plans de Rome.
24*
ATTI DELLA SOCIETÀ
Biumtme iemta nel giorno 8 novembre 1879.
H prendente inrita Q socio Balsani a riferire iatorno
all'operato dei dolenti della Società al Congresso delle So-
cietà di Storia patria tenuto a Xapolì. Il socio Balzani parli
principalniente delle discnssiom del Congresso intorno sWo
scambio di docomenti delle Società, e della proposte di un
catalogo crìtico delle footi edite della Storia d' Italia, pro-
mettendo di l^gere nella prossima rìiinione nna relazione
ani lavorì del Concesso.
I 80d Balzani e Giorgi preaentano il Beeondo Tolome
del Regesto di Farfiu II socio Tommasim dice di taaà in-
terprete della Società rìng^raziando a nome di essa gli edi-
tori i qnali rendono grazie alla Società per la benerola
accoglienza fatta al loro lavoro. H Presidente dichiara' dì
donare alla Società i rolnmi della Tecchia copia del B^esto
di Farfa che han servito alla pnhhltflazioDe di questo Tolnme
e serTiranno alla pnbblicazione d^Ii altri rolnmi. I soci
Balzani e Giorgi associandosi ai ringraziamenti della So-
cietà, sentono di dovere più particolarmente ringraziare Ìl
cav. GorrisierL SoTr'easi, come editori del Regesto, ricadrà
specialmente il beneficio del dono generoso, ed è caro ad
essi far palese in pubblico la riconoscenza che nutrono pel
maestro loro.
Riunione tenuta nel giorno i decembre i879.
Letto il processo verbale dell* ultima seduta il Presi-
dente invita il socio Balzani a leggere la sua relazione sul
c^/rf della Società
Congresso dì Napoli pubblicata iu fine del presente verbale.
La Società dopo breve discussione approva le coDclnsioni
della relazione e soprattutto la proposta di uu saggio di ca-
talogo descrittivo delle fonti edite della storia di Roma dal-
l'a. 800 al 900. Per attuarla il Presidente nomina una
coianiissione composta dei soci Balzani, Giorgi, Guidi e
Monaci. II Segretario poi riferisce intorno alla visita fatta
al Sindaco di Roma, e le benevole parole colle quali il Sin-
daco accolse il volume del Regesto di Farfa e diede spe-
ranza per la concessione di un locale adatto a stabilirvi la
sede della Società. Il tesoriere legge la relazione finanziaria
dell'anno 1878. La Società uocuina revisori pel bilancio
del 1878 i soci Cognoni e Valeuziani.
Selazwi>e sul primo Congresso delle Società storiche iUdicme
letta dal socio Uao Bilzini neìV adunanza tenuta dalla So-
Il cietà Homana di storia patria il 1° Decentro 1S79,
fi
elil
Signori Colleghi,
^ Per incarico del nostro Presidente io debbo esporvì le
aeliberazioni votate dal Congresso delle Società storiche ita-
liane al quale egli ed io andammo delegati da voi per rap-
presentare la Società romana di storia patria. Adunatosi a
Napoli per invito della Società storica napoletana, il Con-
gresso, come sapete, proponevasi d'iniziare la discussione
intorno ai modi di venire coordinando ad una meta comnue
gli sforzi di ciascuna società. Con amorevole ospitalità ac-
colse i delegati e preparò molta materia di discussione il
Consiglio direttivo della Società Napoletana composto dei
signori cav. Scipione Volpieella presidente, prof. Giuseppe
De Blasiis segretario, cav. Bartolommeo Capasso, Comm.
[Giulio Minervini, cav. Camillo Minieri Riccio, cav. Giù-
384 Oiiti della Società
seppe del Giudice, eay. Vincenzo Y olpiceUi, car. Luigi Ric-
cio, prof. Antonio Salandra.
Interrennero per la Deputazione Veneta, il prof. Rinaldo
Fnlin, il prof. Luigi Bailo, il comm. Nicolò Barozzi; perla
Società storica di Lombardia il prof. Benedetto Prina; per
la B. Deputazione della Romagna, il prof. Giosuè Carducci;
per la R. Deputazione di Toscana, Marche 0 Umbria, i pro-
fessori Pasquale Vìllari e Agenore Gelli; per la Società Sto-
rica di Sicilia il comm. Antonino Salinas; per la Sodett
Araldica residente in Pisa il sig. A. Bertolotti; per la so-
cietà romana i rostri due delegati Gay. Costantino Cor?i-
sieri ed Ugo Balzani.
Dei soprintendenti agli Archivi del Regno, invitati an-
ch'essi al Congresso, intervenne il Cav.- Cesare Foucard di-
rettore deir Archivio modenese. Ci dolse di non vedere tra
noi, perchè impediti da diverse ragioni, i rappresentanti
delle RR. Deputazioni di Torino, Modena e Parma, e della
Società Ligure.
Aperto il Congresso il giorno 20 Settembre con discorsi
del Prefetto della provincia e del Sindaco della città di Nar
poli, furono eletti Presidente Ruggiero Bonghi, Vice-presi-
dente Rinaldo Fulin, Segretario Agenore Gelli, Vice-Se-
gretario Antonio Salaudra.
Alcune proposte erano state affidate all'esame di due spe-
ciali commissioni presieduta V una dal Cav. Corvisieri V al-
tra dal cavaliere Capasso. In esse furono lette e discusse
le relazioni messe a stampa dei signori Giulio Minervini,
Pasquale Villari, Antonio Salandra e Ruggiero Bonghi. Fu
compilato e approvato un regolamento per future riunioni
e si votarono le deliberazioni seguenti che io trascrivo e che
saranno pubblicate tra poco negli Atti del Congresso.
L L desiderabile che le Società Storiche Italiane, come
manifestazione della scientifica amicizia che le unisce in-
sieme, scambino fra loro tutte le proprie pubblicazioni ,
oAtti della Società 385
qaelle fatte non solo a cura, ma anche a spese delle So-
cietà stesse.
II. E utile che quando una Società si accinga ad una
determinata pubblicazione, faccia parte della deliberata im-
presa alle Società consorelle, le quali vorranno giovarla di
tatti gli aiuti che sieno da loro.
III. E desiderabile che quando una Società storica s'im-
batta in documenti o notizie che si riferiscano o interes-
sino particolarmente la storia di altre regioni d'Italia,
voglia darne la notizia , la pura notizia, alle altre Società
consorelle della regione a cui quel ritrovamento può giovare.
IV. Nel caso che una Società storica avesse da far tra-
scrivere documenti negli Archivi di un' altra regione, la So-
cietà consorella voglia, richiedendo pure V aiuto dei Soprin-
tendenti e Direttori degli Archivi di Stato, sopravvegliare
e raffrontare le copie e trascrizioni dei documenti, rima-
nendo le spese a carico della Società richiedente.
V. Fa voto che le Società di Storia Patria vogliano at-
tendere alla compilazione di un Catalogo delle fonti edite
della Storia italiana dal 476 d. C. al 1000; e perciò le in-
vita a volere per saggio compilare ciascuna un catalogo
anche manoscritto di tali fonti, durante quel periodo d'anni
che parrà loro, purché si comprenda nell'intervallo di tempo
più su indicato, perché il Congresso prossimo possa, pren-
dendo a norma questi saggi stessi, determinare il disegno
dell'intero catalogo e i modi e i mezzi di compilarlo.
I saggi devono essere presentati alla Società di Storia
Patria che avrà cura di preparare il congresso prossimo,
tre mesi innanzi la riunione di questo, afiSnchè una Com-
missione nominata da essa Società abbia tempo a formulare
le considerazioni e conclusioni da presentare al Congresso.
VI. Invita le Società di Storia Patria a proporre pel
prossimo congresso le aggiunte che potrebbero farsi ai ife-
rum Itaìicanim Scriptores, senza pregiudicare la questione
386
C^ffi della Società
dell' estensione e dell'ordine che potrebbero esser dati a
una ristampa della detta opera.
VII. Applaudisce all'ardimentosa iniziativa della stampa
dei Diarj di Mann Sanato promossa dalla Deputazione Ve-
neta, e la raccomanda caldamente alle altre Società, affin-
ché tale pubblicazione, la quale interessa la storia di tutta
Italia e dell'Europa, possa compiersi sollecitameute.
VIU. Va. Toto al Ministro della Pubblica Istrazione che
assegni un fondo speciule alla Biblioteca Vittorio Emanuele
di Koma, per acquistare le opere gli opuscoli e i documenti
tntti messi a stampa o inediti, originali o in copia, com-
prese le poesie di argomento politico, le rappresentazioni
figurate, ritratti, caricatore, autografi, medaglie, lettere e
altri ricordi che riguardano l'opera del Risorgimento ita-
liano, cominciando d'intorno al 1796.
IX. Facendo voti perché po^sa presto compilarsi una
compiuta bibliografia di tutte le pubblicazioni storiche con-
cernenti l'Italia, propone che le varie Deputazioni e Società
di storia patria comincino, ciascuna per la propria regione,
a compilare un indice esatto di tutte le pubblicazioni sto-
riche avvenute nell'anno corrente, con che si possa dare
in certo modo principio al lavoro piìi generale o general-
mente desiderato.
X. Approva le due proposte del cav. Foncard così foi^
mnlate: Raccogliere negli Archivi pubblici d'Italia Ì docu-
menti della Diplomazia italiana dall'anno 1444 al 1450 e
farne una sola pubblicazione per chiarir meglio le condizioni
politiche di quell'epoca, tenuto conto del documento sco-
perto a Modena col quale la Corte estense proponeva ad
Alfonso I re di Napoli di formare un solo regno d'Italia
cominciaudo dall'annessione del Ducato di Milano alla morte
di Filippo Mai'ia Visconti.
Raccogliere per un' unica pubblicazione i carteggi degli
ambasciatori italiani concernenti il tempo della discesa di
Carlo Vm in Italia.
<l4tH della Società
387
XI. Accetta le eonaiderazioni espresse nella relazione del
ìsideiite Bonghi, accoglie i auoi voti, deliberando che
ismessi e raccomandati caldamente al Ministro: e
ga l'onorevole Presidente a voler sostenere questi voti
\ Parlamento, allorché verrà in discussione il bilancio della
'nbblica Istruzione.
XII. Fa voti che il Sopraintendente degli Archivi Na-
loletaui si adoperi presso il Ministero dell'Interno perché
E Toglia stabilire nna sezione d'Archivi di Stato che eom-
rende tra gli altri tatti gli antichi diplomi e manoscritti
stenti io parecchi luoghi dell' antico Ducato longobardo
, Benevento giusta la relazione fatta al real Governo
t 29 aprile 1861 da Giuseppe Del Giudice quale Ispettore
I Grande Archivio di Napoli, e ciò alio scopo special-
lente di potere iniziare, quando che sia un Codice diplo-
Iktico del Ducato e Principato Beneventano e Eue di-
mdenze.
XIII. Per favorire sempre più il progresso degli studi
torici fa raccomandazione ai privati cittadini che couaer-
tno Archivi e documenti di famiglia, che vogliano depo-
pjtBre negli Archivi di Stato i documenti che possano illn-
rare la storia, facendosi processi verbali di consegna presso
ietti Archivi ed obbligandosi i medesimi a rilasciare a detti
livati, ove lo desiderino, copia legale di detti documenti.
XIV. Fa voto che il Ministero dell'Interno inviti le So-
[età di storia patria, nel modo che crede migliore, a pro-
rre gli argomenti di regesti da compilarsi dagli alunni
Kplomatici presso gli Archivi di Stato colla retribuzione
iBnna loro promessa.
XV. Propone che il Congresso futuro si riunisca ud-
ranno 1880 in Milano.
Tali secondo il precìso lor testo sono le deliberazioni del
loDgresso intorno ad alcune delle quali per incarico del Pre-
lente io debbo ora proporvi il pensiero nostro. Noi desi-
3SS zjim Jdla Società
deixjBO ài r>iÌM»ire li TOBtia «rtmiioac solle firime quattro
éeìT^Rtiànd aBe ^cafi ci aerabn die si debltt aderire so»
lissrre. SoìSo per qviBto rigvimda lo <w!ainKift delle pabUi-
enarri. cacTexn cxicm 3 Biodo di £ulo aecardarsi colle sin-
gle dDcieià eeicmdd £ oiàeaeae dm esse, qizuido sk pò»-
sibilr. s?3 T'Ure 1* pnVbScaxjom correnti e le fmtsre, ma
ahres cneBe bxt^ bcsS asm piasad. La quinta deliben-
ik'B* cbe s liffT^ace *! catalogo crrnco deDe fonti edite,
laeriza sr-m c«ri ahra T esiEC rostro e noi re la racco-
^ri^?Tg-n-» ciJ£ssiaaz3este. Discnteme la importanza is-
]ul:!x£ a r-ià i^:t! serre, e p^ sarebbe raao d(H>o la dotti e
issvs^osa reluScre dd prof^ssiofe Salandra che l^gerete
Ì£ bi^ere picV^Seata tza gli ani drl CoisgiesK). Ripeterò {»ai-
tof^o la frase cok^rita di Tin ilhmre liomo, onore dei nostri
sh:£. i! Fn^. cV ebbe a dire mentre disiruteTani la pro-
possa: e se nscffiìJ? da c'aerro Congresso non armoo fitto
€ ahro eie TTiTn^ìr F cT»*ra £ s^tto eataloeo. certo sui
« grar c:«a e e: rctrezn? rj^ntare d'esercì rinniti ad un
< C-Mizres?? di lArti e non di parole- > Le Società storielle
ccr-^trrtr i Vi-.-:: p-r irr^rx? cri l?r^ delegati, tutte hanno
-:::':^ :-i' : -■:i:--:f I:. T-j-rf?:: ìf :::r^:> -i^t^'c-r?. e pel
cesflr-TÌ:- iTTizìr I! ir::^ìrli iii^ emizciito ex rido ria per
q-??:? rrin: inn: -ezTr: I2 .^r:':::i r^c^e^ta di altr^etunti
ssjrr: i: :-:iI:rii rt-rimM. InprrtJL era che noi dal canto
E?5tr: z:z :: t-rzii^n^ iniirtr,^ na che ci sppareccliiaino
e: ri ^-tri 3.'7 :?t:ri riì irixisia e che ?i rfene proseguendo
di nrrì. L' f ri che crrre lalli c»d::ta dell'Impero fino al
zz-f/.e. è rlx-s :::r:3 c~iz:3 i: zir-n^ezti rrrrici assai solenni
rellà tìtjì li F»::::a. ruL cer:: z::: sarebbe arrerole trorare
ir esfa 1!! r-:r]:i:- i: terrro rM ir:T^?rtai:ie per la storia
rrsrrj e i::f:fr:e r:i :n:rA!::i:> ri -^soTir»? di quello che
:-::: 11 r:z:> fr-::!:-. Ocr^rre e^li ricordiire alla
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TCJtra r.-.tn.rii : r:~; lìì Car!^ M.V7r:' e de' «noi STScoes-
v.^n. :: L;:.:-; ITI e IV. e l! iv:>cr.-a_-^^^ d" Alfredo il
(lAtti della Società
389
Graude, e i Saraceni saccheggiatori di iSeu Pietro, e la Città
LeouiDii sorta allora, e le chiese edificate, e via via tutti gli
avvenimeiiti seguiti fino alle fortunose viceode di Papa For-
moso e alla caduta della basilica Lateranease? Forse a que-
sti potrebbero contrapporsi ed anche parer nsaggiori i tempi
di Gregorio it grande, ma la stupenda trasformazione di
Itoma avvenuta per impulso di Gregorio, è di sua natura
tntta ideale e operando piuttosto da lungi che intorno a sé,
per la sua stessa universalità tocca meno la storia locale ed
intima delta città di Roma. Questa diOereuza si fa meglio
Incida a chi cerca le fonti storiche dei secoli di Gregorio e
ài Carlomagno, perocché a bene intendere il primo è neces-
sità principale lo studio degli scritti gregoriani, mentre
per la età carolingia convieu cercare faticosamente la storia
nelle scarse cronache, e nelle memorie agiografiche e nei
diplomi. Da ciò a noi sembra per ogni rispetto più oppor-
tuno il tentar questo saggio di catalogo indicando le fonti
edite della storia romana pel secolo nono. Il quale lavoro,
che secondo la mento dei delegati al Congresso dovrebbe
esaere assai stringato, raccoglierebbe sotto ciascuno arti-
colo la indicazione del titolo di ogni fonte descrivendone la
natura in poche righe e recando sul suo valore quel giu-
dizio che può risultare dalle migliori critiche venute in luce
intorno ad essa. Del resto il Congresso nel far cenno d'al-
cune norme generali opinò saviamente che per questi saggi
fosse Usciata larga libertà a tutti di seguir quei metodi che
più paressero acconci allo scopo, affine di poter meglio nel
futuro congresso dalla copia dei confronti stabilire un si-
stema unico pel lavoro complessivo e comune. Pertanto tocca
a voi, 0 signori, di prescrivere precisamente con quali
norme debba compiersi questo lavoro, se voi accoglierete
la nostra proposta o anche se la modificherete scegliendo una
età diversa. Noi vi chiediam solamente di far che 1' opera
fljaci subito. Pur troppo ossa è meno laboriosa che non
Sgo c/ltti della Società
appare a prima vista. Oltreché la esistenza di lavori come
quelli del Sickel, del Watterich, o gli studi recenti intorno
al I^ibro Pontificale , e la storia insigne del nostro socio cor-
rispondente Malfatti, abbrevieranno e &ran più facile V opera
nostra, voi sapete, o signori, che la suppellettile storica di
quei tempi non sovrabbonda. Piuttosto la parte ardua del
nostro lavoro consisterà nell* andar cercando con cura que-
sta suppelletile affine di cansare ogni possibile omissione e
fare opera utile anche mentre si tenta un saggio. Ma di ot-
tener questo la vostra dotta esperienza delle cose romane
mette fiducia sicura. Non è possibile precisare fin d* ora a
quale numero di schede salirebbe Finterò saggio qnando
fosse compiuto. Solo vi chiedo licenza di citar per confronto
un lavoro che potrebbe assai bene con qualche divario servir
di modello al nostro. Il catalogo delle sorgenti arabiche
della storia siciliana compilato con minutissima diligenza
^all* Amari, include ogni maniera d* opere, esistenti e per-
dute, d*una ricchissima letteratura, per un età assai vasta
e per una vasta regione, e non oltrepassa in tutto le ot-
tanta schede. Ora, poiché siamo a calcolar grossamente,
tenuto conto delle debite differenze aumentate di gran
lunga il numero delle schede e ristretto lo spazio del te^ipo
da abbracciar col catalogo, io non credo che potranno toc-
care oltre un pieciol numero di schede da empire per cia-
scuno di noi se il lavoro sarà ripartito fra tutti, e forse il
concorso di qualche socio corrispondente agevolerà V opera
nostra. Empir queste schede in quattro mesi non sarebbe
gravoso e avanzerebbero due mesi ad accomunare il lavoro
e ridurlo ad unità perfetta prima di presentarlo al futuro
Congresso entro i termini prefissi. Noi abbiamo speranza
che voi vorrete accogliere questa proposta e mandarla ad
effetto.
Un' altra grave deliberazione del Congresso e senza dub-
bio utilissima, è la sesta, e noi di gran cuore vorremmo
dAtti della Società
ptervi raccomandare di secondarla, ma ta proposta c)ie
Pabbiam fatto qui sopra ci par che basti alle forze di ima
tcietà composta di così pochi soci com'è la nostra. Seuza
pnlibio saranno necessarie lunghe e frequenti discussioni
ao alle aggiunte da farsi alla raccolta muratoriana
i di render possibile la suprema aspirazione di tutti
e dare ai lavori delle Società storiche quella comunione
di tendenze e di scopo che accordi insieme la maravigliosa
armonia nella Tarietà che è caratteristica della storia
italiana. Per ciò adunque che riguarda le aggiunte ro-
mane da farsi alla raccolta del Muratori, bene parrebbe no-
bilissimo e onorevole alla città nostra clie taluno di voi
prendesse a scriverne e ne facesse tema per uuo stndìo da
pubblicare nei prossimi fascicoli del nostro Archivio, ma
quanto il tema è più bello e attraente tanto piìi ci sembra
che uno studio siffatto dovrebbe nascere dalla iniziativa in-
dividuale di qualche socio che 9Ì sentisse ispirato a farlo.
Questa sesta deliberazione di eni vi ho parlato esprime
un desiderio e tende ad una meta che nelle presenti con-
dizioni d'Italia metterebbe sgomento, se qua e là qualche
nobile esempio non ci provasse che il fuoco sacro ancora è
vivo nella nostra patria e vi è tra noi chi ha lena di pensar
cose grandi e di metterle in opera. Per iniziativa di privati,
si è dato mano in Venezia alla stampa dei Diari di Marin
Sauudo. La colossale impresa di pubblicare in Italia quei
cinquantotto volumi di storia piuttosto mondiale che ve-
neziana procede innanzi Speditamente, e già due volumi
aono venuti in luce a dar saggio dell' opera intera. Cosi è
rimasto all' Italia I' onore di una pubblicazione che Francia
e Inghilterra avevano indarno tentato d'intraprendere. Il
Congresso plandeudo agli ardimentosi iniziatori della stampa
dei Diari e sentendo esser dovere comune il soccorrerla, la
raccomandò caldamente alle singole Società di Storia Pa-
. Noi vi rechiamo questa raccomandazione fidenti che
C^tli della Socielà
]
i' accoglierete faceudo quanto è da voi per aiatare U
impresa.
Al voto espresso di raccogliere nella Biblioteca Vittoiio
Emanaele i ricordi storici del nostro risorgimento Dado- \
naie, ci nssocieremo del sicuro unanimi. La deliberaàoae '
del Congresso intorno al lavoro da farsi lu comnne dalle
diverse società darebbe materia a discussione ntil issimi,
ma appunto perché ne sentiamo la grande importanza, sti-
miamo essere per om miglior partito astenerci dall'aggimi-
gere nuove proposte a quelle che vi abbiamo già fatte. Pnb-
blicati gli atti del Congresso, e tra questi i documenti of-
ferti dal cavaliere Foucard, forse piacerà ad alcuno tra voi
di udire ìntoruo ad essi l'avviso vostro e proporvi di prender
parte al lavoro.
Quanto alle altre deliberazioui parmi che basti avervele
lette e stimo che le vorrete accogliere per quanto rìgnar-
dano la ÌSocietà nostra.
Ilesta ora, o signori, che noi vi riugraziamo per l'onore
che ci avete fatto inviandoci delegati al Congresso. Noi non
avevamo iricarJco dì fare speciali proposte né avremmo po-
tuto presentarne di moto nostro perché ad entrambi il man-
dato giunse fuori d'Italia e quando il termine fisso a iire-
seutare tali proposte era già scaduto. Né, anche potendo,
l'avremmo fatto. L'Opera del Congresso ci parve essere
così feconda e iniziatrice così provvida di futuro lavoro, che
nulla avremmo saputo aggiunger di nostro, e ci restava
solo di studiare cogli altri delegati e discutere il buono
delle cose proposte. Della cortese benevolenza che ci fu
mostrata a Napoli, noi facciamo qui cenno perché la repn-
tiamo come mostrata a voi, e come un seguo dì quel santo
legame che stringe Roma alla comune patria italiana.
Ugo Balzani
U^crologia
Ignazio Ciampi
alle ore 5 antimer. del dì 21 gennaio testé
trascorso terminava la sua vita, cara agli
amici, dedita liberalmente agli studi e alle
lettere. Era nato a' di 3i luglio 1824 di Giu-
seppe Ciampi e Giuseppina De Angelis. Aveva
sortito da natura acconcia disposizione d' in-
gegno, pieghevole a varie discipline, soddi-
sfatto in una operosità continua. Gli studi
compiuti con grande lode nel Collegio dei
Gesuiti e nell' Università della Sapienza gli
procacciarono egregia reputazione fra ì cit-
tadini, e gli lasciarono intenso nell' animo
il desiderio di procedere a miglior meta ;
alla quale non gli era dato avviarsi se non
coir intelletto proprio, sincero e solo. Neil' ani-
mo suo trovarono eco nobilissima i gemiti
dell'Italia divisa e oppressa, ed egli non
ostentò e non nascose mai il proprio afletto
alla libertà. La laurea conseguita nella fa-
t\ecro[ogÌa
colta di diritto, dandogli titolo a onori]
impieghi, gli era frequente occasione a
chiami dagli studi speculativi ad offici pul
blici e alle pratiche del foro. Fu pert;
nel 1849 minutante aggiunto al ministero
grazia e giustizia; dal i852 al i855 ebl
r officio di segreto nella romana Rota. La
riunione di Roma alle città sorelle, nel 1870,
gli fé' sentire come la lotta in cui perdurò
per gran parte della vita, fra 1' impulso a
partecipare al corso degli affari civili e i
vagheggiamenti di studi sereni e metodici,
poteva riuscirgli fatale. Però, posciachè ebbe
seggio onorato nella magistratura, si vr^iò
tutto all' insegnamento e nell" Archiginnasio
nostro fu professore di storia moderna. Se-
dette ne' Consigli del Comune; fu aggregato
agli Accademici Lincei. Lasciò opere mol-
teplici d' arte e d' erudizione, che rendono
bella testimonianza della mente e dell' ani-
mo suo. Tentò la lirica, il teatro; scrisse
novelle e storie ; pubblicò nella raccolta dei
Documenti di Storia patria del Vìeusseux le
Cronache viterbesi di Xiccolò della Tuccia.
L'arte non men che la scienza lamentaron
ciascuna che loro non si cedesse intero : a
quella parve meglio disposto da natura; a
C^Qecrologia
395
cjuesta s' accostò più sovente. Negli ultimi
suoi giorni pareva voler tesoreggiare con
ansia il tempo ^ quasi presago che questo
era per mancare alla gran volontà sua di
condurre nuove e degne opere e di gran
lena. Lasciò incarico per testamento a Paolo
Emilio Castagnola di curare la ristampa degli
scritti suoi già dati in luce, il cui catalogo
basta solo a monumento della sua maravi-
gliosa operosità. Gli uomini del foro^ i pro-
fessori dell' Università j i cultori delle buone
lettere accompagnarono la salma di lui con
addolorato affetto alla dimora estrema. La
Società romana di storia patria avrà sempre
irreparabile la perdita e caro il ricordo, del
collega estinto.
NOTIZIE
La facoltà largita agli studiosi di potersi accostare ai tecori cooterrati
negli Archiyi Vaticani è per sé stessa tale cosa da doyersi coniSderare come
un fatto d* altissima rilevanza per gli stndiosi della storia del medioevo.
La Società romana di storia patria, che fin dal suo nascere avoTa espresso
il desiderio e la speranza di veder compiersi questo fatto, se ne rallegra
ora e plaudisce alla nobilissima concessione che per fermo non cadrà jdalla
grata ricordanza dei posteri.
Un recente decreto del Ministro dell* agricoltura industria e commercio,
statuisce che per cura del suo Ministero debba essere compilata e pub-
blicata per le stampe una Bibliografia romana dal secolo XI fino ai nostri
giorni. La compilazione di questa Bibliografia romana, dovrebbe, aeeondo
il deoraCo, essere condotta a termine in un periodo non maggiore di cinque
inni, 6 pubblicarsene un volume ogni anno.
' L* Istituto per V investigazione della storia austriaca à recentemente in-
trapreso la pubblicazione d*un periodico, che non potrebbe dare miglior
speranza d* utile vita se non co* nomi de* propri collaboratori , quali il
Sickel, il Thauseng lo Zeissberg. La redazione è affidata al signor E.
Muhibaeher. La pubblicazione si fa ad Innsbruck per fascicoli trimestrali.
Questa s* intitola « Mittheilungen des Instituts fOr Oesterreichische Gè-
schichtsforschung. » Il primo fascicolo contiene interessanti artìcoli del
Sickel, nuovi contributi del Ficker alla dottrina dei documenti ( Néue Bei'
froge xur XJrhunderlehre) due poesie latine relative al conflitto fra Ot-
tone IV e Inoocenzo III, una lettera di Paolo Giovio colla quale accom-
pagna airimperatore Ferdinando I un esemplare de' suoi « Elogia virorum
heUica virtut* illustrium » e altri scritti ai cultori della storia «saai in-
teressanti.
IMOmO T«. m I^KL r.s
fsiANFO -^ U''" _
mi 91977
ARCHIVIO
della
Società Romana
di Storia Patria
"7n 'Roma : presso la Società.
1880
Contenuto di questo fascìcolo
LEVI G. — Suóiu documenti lalla Legafiotit del Car-
dinale Isolana i» Rama pi
CUGNONI Ci. — A'ole al Cominealario di Alettan-
droVtl iullaviladi AgotliiK Chigi leonùnutz-} ■ 4*3
CORVISIERI C. — Coinpmdio dei procetsì del Santa
Ufficio di noma ■ 440
BALZANI Li. — La Storia di Roma nella cronica di
Adama da Usk .... ... a 473
Varietà ... . n 481}
Bibliografia " 4Q7
Periodici. . . .» 5^»Q
Alti delia Società . . . - 5|j
Ifotijie -5iS
Elenco dei Soci ........ « 3iA
NUOVI DOCUMENTI
sulla Legazione del Cardinale Isolano
f' ULTIMO periodo dello scisma di Occidente, dalla
morte di Ladislao all'elezione di Manino V, è
i uno dei punii più torbidi e desolanti della Storia
1 di Roma, La morie dell' ambizioso re napoletano,
la lontananza degli emuli ponietìJ, l'incertezza della lotta
che si combatteva a Costanza accrescono il disordine, del
quale approfittano audaci ed abili capitani per procacciarsi
Irrcon la spada una Signorìa. liCossa e Pietro de Luna, Angiò
( Durazzo non sono oramai che parole d'ordine: la vera
■loRa è tra Braccio e lo Sforza, che sì contendono il domi-
Sio dello Stato Ecclesiastico e dì Roma stessa, e per premio
i venali condottieri che lì appoggiano, abbandonano il go-
verno di mìsere città, costrette nella vicenda delle parti a
izìare l'ingordigia dì tutti, patire le crudeli rappresaglie
lell'ultimo vincitore, rese pìii funeste dagli adii delle in-
' terne fazioni. Per bieca fama e potenza primeggia fra quei
condottieri Tartaglia di Lavello, il quale per lunghi anni
fu la desolazione del Patrimonio e della Campagna, men-
tre senza fede akiioa vendeva la sua spada a chi sapeva allet-
tarlo con migliori offerte, fosse Perugia o il suo oppres-
sore, Ladislao o la Chiesa, Braccio o lo Sforza. E come
i Braccio sì fece chiamare difensore di Roma, egli ebbe
39»
G. Levi
Q si prese e gli fu poi certo ufficialmente riconosciuto il ti-
tolo di Rettore del Patrìmonio. (i)
A rappresentare la Chiesa, ridotta in questi estreini, i*-
diatno sedere in Roma come Vicario Generale il Cardinale
Isolano. Senza autorità né forza né mezzi sufficienti per re>
sisiere, o guadagnarsi un sicuro e potente ausiliario, egli
andò destreggiandosi fra l'alternarsi delle fazioni e la varia
fortuna dei contendenti, pieghevole innanzi al forte, crudde
verso il vinto i pur di mantenere qualche vestigio delta sua
autorità in Roma, come con accorte concessioni cercava di
estenderla sulle altre città dello Stato.
li disordine la confusione, del pari che negli arveoi-
menti, regnano nel racconto di chi ce li ha tramandati fìoo
a noi, specialmente quanto alla storia interna di Roma la
cui fonie principale è ancora il Diario di Antonio di Pietro;
fedele espositore dei fatti, tna delle cause o tace o dice
confusamente; e troppe cose poi lascia nella penna come
egli stesso ad ogni momento ripete. Se pertanto i docu-
menti che mi fo a pubblicare non valgono a cambiare il giu-
dizio già dato dagli storici sui principali personaggi che vi
figurano, ci forniscono almeno interessanti particolarità,
che, confermando le scarse notizie dei Cronisti, loro acero*
scono fede ed autorevolezza.
Prima di partire a malincuore per Costanza, volendo la-
sciare in Italia e in Roma chi lo rappresentasse, Giovanni
non poteva scegliere altro Cardinale, che gli avesse dato
prove di maggior devozione dell'Isolano, il quale doveva la
porpora ai servigi resi al Cossa come giurista nel Concilio
di Pisa, come soldato nel ridargli a soggezione le città di
Romagna, nonché al potente aiuto prestato da lui e dalla
sua famiglia nel farlo signore di Bologna (2).
(i) V.docpiùsotlociUii.Cfr.CRiveiii.S/orf. Vifa (Moa.T. X[X. &70).
(i) D. Celgitino Petracckc, Vita di messere Jacomo Isolani nei
Miscellanei di Varia letteratura Lucca, 1661. T. t. espccìalTnentea
pag. 144 e ti. la tetter» di nomioi ■ VJnrìo di Forlì, e a pig-
a Vicario Generale.
Legaiìone àst CaYd. Isolano
399
Percorrendo la lunga serie di brevi, coi quali quel Ponie-
e andò ampliando le facoltà gii larghissime concesse al suo
^cario nella Bolla di nooiina, si fa palese con quanta te-
da si sforzasse a mantener fermo sul capo il mal acquislaro
itegno, mostrandosi sopratutio sollecito che il suo Legato
iKesse, con graziose concessioni nell'esercizio delle due po-
lista, serbargli fedeli i suoi aderenti e accrescerne il nume-
\ ([). E anche da Costanza, mentre con ogni artificio ten-
^a mandare a vuoto l'opera temuta del Concilio , rivolgeva
f pensiero a Roma, e come non gli stava a cuore la pace
P> unione della Chiesa, cosi molto meno si curava dell' in-
lici condizioni della sua Sede, Invece con iniqua scaltrezza
«vedeva a perpetuarvi il disordine e la discordia col revo-
e a sé la dek:isìone delle contese, che intorno ai loro Castelli
ssero t Baroni Romani. Allo sperato e ancora pib ago-
gnato ritorno le avrebbe delìnite egli stesso: ma l'opera di
pace che prometteva, mentre l' impediva al suo Vicario, sa-
rebbesi poi tramutata in aito di favore verso quei baroni,
che gli fossero stati parziali. (2),
In Roma, nell'assenza di ogni rappresentante della Chiesa,
la parte popolare aveva intanto vigorosamente respinto gli
attacchi dello Sforza, ed eletto a dittatore Pietro Matuzzo,
uno dei conservatori (3), carissimo al popolo, e che già
sotto Innocenzo VII, in momenti fortunati per il partito de-
mocratico, ebbe l'importante ufficio di difensore delle pub-
(1) Gehbjilogia di Casa Isolani. Mss. della Bibl. Angelic» (T. 3. 17.)
Conlicne copia dì lettere apostoliche, a favore del Cardinale Isolano, di
GJoranni XXlll. del Concilio di Cosianra e di Martino V. Il Cossa gU
assegna una provvigione mensile di 5oo fiorini, e gli concede Scolta dì
dispensare da molteplici impedimenti canonici, dì provvedere al conferi-
mento dei benefici, nominare notai prescrìvendo la formula di giura-
ti) Documento I.
. 13) Aktoh. Pethi Diarium Romanum (Murat. RR. li. SS.T. XXIV.)
li diipenso dì cìiare ad ogni sìngolo passo.
}
400 G. Levi
«
bliche strade e di riformatore della Salara (i). Al Cardi-
nale fu tuttavia facile abbattere il reggimento popolare,
facendo deporre da una subita e incruenta rivoluzione il
Matuzzo. Quindi, invitato dagli ambasciatori della cittft,
entrava in Roma il 19 ottobre 1414^ e vi restaurava il go-
verno dei Conservatori. Primo compito del Legato sarebbe
stato riconquistare Castel S. Angelo, tuttavia in mano
dei Napoletani. Ma fosse sentimento della propria debo-
lezza, fosse sospetto del popolo per timore che si ripren-
desse le sue libenà, come potrebbe far credere la fiacchezza
con la quale anche piti tardi favori le imprese dei Romani
contro quel castello, certo è che egli, il quale poi fini per get-
tarsi completamente in braccio allo Sforza, iniziò fin da
principio trattative con lui e con la Regina. A tal fine
inviò a Napoli Paolo de luvenazzo Protonotario Aposto-
lico (2), e Bartolomeo de Montegozio segretario del papa,
che stipularono una tr^ua, firmata da Perretto de Andreis
e dallo Sforza e ratificata dalla regina. Il tenore dei pani
disgraziatamente resta ancora sconosciuto, non essendomi
stato dato di rinvenire i capitoli della tregua, ma solo la
lettera della regia loro conferma (3). Ad ogni modo, per
quanto almeno riguarda Castel S. Angelo, la tregua era già
violata nello stesso mese che fu conchiusa, e il Rione Ponte
gravemente danneggiato dalle artiglierie napoletane.
Con più fortuna il Legato rivolse le sue cure a conser-
vare o ridurre alla sua soggezione le città del Patrimonio
(i) Theiner Cod. Dipi. III. xcii.
(2) Quando Bonifacio IX. incorporò Ostia allo stato della Chiesi
Paolo de Juvcnazzo, allora Chierico di Camera, ebbe T incarico di pren-
derne possesso a nome della S. Sede. Index Infoeudationum. T. I. 187
(presso l'Archivio Romano di Stato).
(3) Documento II. — Ringrazio il mio amico e colica F. S. Dino il
quale, col gentile consenso dclTOn. Sovrintendente Sig. Comm. Mi-
nicri Ricci, fece diligenti ma infruttuose ricerche nel l* Archivio di Na-
poli per ritrovare i capitoli di questa tregua. A lui pure debbo alcune
correzioni all'apografo donde traggo il citato documento.
Legazione del Card. Isolano
401
Mcui egli, o piuttosto il Tanaglia aveva già in possesso
Scapitale Toscanella, della quale e di altre terre era
fesii stato testé nominato. Vicario invece di Paolo Or-
s (iz Settembre 1414) (1). Corneto, quando Giovanni fug-
I sbigottito innanzi all'esercito di Ladislao, erasi af-
Rata a passare all'obbedienza dì quel re (2); ed anche, lui
i era mantenuta ribelle alla Chiesa. Il Tartaglia
ece, primo dell'esercito napoletano ad entrare in Roma,
I indugiò a mettersi con molto suo pro6lto al servigio di
^vanni; e insieme a lui il Beccarino, anch'egli già noto ai
mani per avere preso parte alla fìacca difesa di Paolo Or-
bi e del Cardinal Stetaneschi contro Ladislao nel 1408(3).
\ essi tu affidata l'impresa di ripristinare il dominio pon-
Icìo in Corneio; e aiutati dai fuoruscili della città stessa,
lotrarono a forza, e senza pietà akuna la saccheggiarono;
|to il territorio posero a guasto, e i molli prigioni get-
3 nelle carceri di Toscanella. Ai poveri Cornetani, cosi
mali ed in balìa di que' feroci condottieri, non rcsiù mi-
kir partito che cercare, col pieno riconoscimento dcll'auio-
% del Legato, di ottenere da questo qualche sollievo alle loro
miure e qualche ditesa contro gli eccessi di quelle suldates-
I. Nei capitoli di pace conchiusi con quel comune dall' Iso-
3 (4),' questi largheggia di concessioni, conlcrmundogli
Iti i privilegi e dispensandolo dall'obbligo di dare un Sin-
I Castaldo alla Curia del, Patrimonio. Ma sopratutlO
1 sollecito di sconfessare l'opera iniqua dei propri! ca-
^ni e di temperarne le conseguenze. Perciò concede che
■(i) Index tnfoeud. cit. T, I, 66 ■ Canini Ctutrum cum civltale Tasca-
i ae eastrìt Clritelle et Cipictiani eonceduniur in Vicarialum Tar-
r de Lavello.... ad l^ generationem tub annuo Cemu uhIhi AtlurU
I. Apostolarum. cfr. Ili p. 3t. donde li ha U d«U: iG Kal. Octa-
ir anno V. quando appunto nooiiativui Legalo l' Iiolano. Cfr. Cah^a-
uu Tuscan'a T. L pig. 206. e u.
(t) GsEbOBoviLt St. di Roma. Voi. VI. 71S n. (1).
(1) Akt. Pcrm. op. cii. Coi. SqU m.
^(4) l^0<^ '"• G/nj.Erti. Cod. Vat. ;^3i (dalU Margherita Cornctana;.
sull'introito del sale e della traila del l'rumento si vadaoo-
man mano ristorando i cittadini delle perdite sotTenc; in-
tanto che dalla Camera Apostolica la anticipare seicento
ducati pel riscatto dei prigionieri. Ad evitare poi maggiori
guai bandisce dalla cinà i fuorusciti complici delle cnidcfti
del Tartaglia (i).
Pochi giorni dopo, Viterbo, che nella capitolazione dì
Corneto appare ancora ribelle, s'induce a imitarne l'esem-
pio, ottenendo dall'Isolano patti egualmente favorevoli, frt
i quali il riconoscimento dell'antico dominio del Comune
sui Castelli di Sipiciano e Cardinale, tenuti per pontificia
concessione dal Magnifico Tartaglia di Lavello. Questi in-
tanto forte delle sue quattrocento lancie si rideva dei decred
del Legato e a nome della Chiesa ma a proprio vantaggio
continuava a occuparne e taglieggiarne le terre, non v'ha
dubbio con più ambiziosi disegni che di un temporaneo
acquisto.
Nelle sue continue scorrerie lo vediamo nel luglio fare
un'improvvisa comparsa a Roma, ponendo campo nella
Piazza di S. Pietro, non si sa se come nemico o alleato ; ceno
senza esserne molestato nella sua breve sosta di un giorno,
dopo il quale riprese la via di Toscanella. Todi veniva retta a
nome del Legato da Francesco Orsini; ma minacciosa era la
fazione contraria, per avere i fuorusciti rinvenuto uà poteaie
alleato nel Tartaglia, padrone anche di una parte del contado
Tudertino cioè Acquasparta, Quadrelli, Coofigno e Lucì-
gnano. 11 Comune e l'Orsini dovettero scendere a pani
con loro concbiudendo una tregua; singolare documento
dove si trovano di fronte l'uno contro l'altro il rappresen-
tante del Legata, e il Rettore del Patrimonio, cliè per tale
vi è riconosciuto il capitano di Lavello (i Settembre) (2).
(i) Cfr. Theiher III CI1.V11, Il Concilio cQnferms il i3 ottobre t'Am-
nistia e largisce nuovo lussidio al comune per la manutenzione dei mo-
lini e Jeric muta.
(!) LoBEVio Leonij Giovaimì XXIII ed il Comune di Todi. (Arch.
Legazione del Card. Isolano 4o3
Intanto che per tal modo esercitava l'Isolano il suo uf-
ufficio, a Costanza, cogli altri papi, veniva deposto quello
che lo aveva eletto. Il Cardinale, sebbene in cuor suo non si
spettasse dal concilio altro che male (i), si sottopose al suo
giudizio e alla sua autorità. E il sacro Collegio con pru-
dente consiglio lo confermò nel suo grado, confortandolo
all' adempimento del grave e pericoloso incarico con la spe-
ranza, che la sollecita nomina del vero ed unico Pontefice
e la sua venuta in Roma riparerebbero a tanti mali, non
senza efficacia descritti nella bolla del Concilio (2), obbligato
a tristamente deplorare la desolazione, di cui era stato vit-
tima il Castello di Foce, per opera sempre del Tartaglia (3).
Dalla stessa bolla appare come il Cardinale di S. Eustac-
chio avesse continuato i negoziati di pace con la Regina
4i Napoli: a cui pur da Costanza s'inviò un'ambasciatore
per persuaderla a rispettare le terre della Chiesa e a ab-
t>andonare la Mole Adriana.
Stor. Ital. 1879. Disp. V. pag. igS) — V. pure i capitoli di concordia con
Oite (14. Aprile 141 5) nel Petraccbi op« cit. 197. e ss.
(i) Luigi Fumi. Braccio a Roma, pag. 29. Leu. del Card, a Niccola
lizzano: a Pregomove che quando harete da Costanza alcuna cosa la no-
tificate a lo amico vostro, avegna che pensemo che non possano fare se
no male. »
(2) Petracchi op. cit. pag. 176.
(3) Ivi. — Postremo audivimus, et non sine grandi molestia Tari a-
gUam, qui prò Romana Ecclesia inpartibus Patrimoni i militat, Castrum
Focis sub quadam machinatione intercepisse et in predam posuisse; do-
lemus, etpermaxime de huiusmodi flagitiis angimur, unde quantum vales
indemnìtati Jncolarum dicti castri provideas , et predici um Tartagliami
prò ut tibi opportunum videbitur, admoneas, ne de cetèro talia attem-
ptetf quoniam huiusmodi tam gravia sunt ut Deus nosque tollerare nul-
ìatemus valeamus.
Il Castello di Foce patì anche più fieri guai per mano di Niccolò For-
tebracci', secondo appare dalla Bolla di Eugenio IV. il quale come tante al-
tre misere terre dovè dispensare quella per 23 anni da ogni gravezza
ab restaurationem eiusdem castri quod per Nicolaum de Fortebrac-
chiis fùerat destructum. M. Legnici Index Rerum etc. Archivii Castri
S** Angeli (Arch. di Stato).
e
• »»
;.-i.i".: i- Tir-iT^ 2tzz*izt t Le^aiD e Concilio aves-
:.:•-. r:^: u. .i.-irs. ^ !>:. valeva pur ri::: a nere agli
:' : ---^ ^-^ 1: t^i. t l't^t lEc.il* ccnfersa da Costane,
zrtr'z.Lti.ii l'ht .1 rr:ri-ni zzt i: ^uel disordine, onde
riii -.1^:: r::ir: ?t:z.i izissst i Viterbesi a fareufnci
:-^l:-: _ Lizzai .i f.: :£T::e; —a cuesio. non ignaro della
-ir«-i li- 7L.-:2r-i r.fTCse zzz parole assai vagiie the
l'ti :-: — t^.:: .- — :i: da c:a:entarli (iJ. Ottenesse
: z: zz^zi zzzitrzzt. t zsnz che. appena cominciò a sor-
Zzrt S Làzrz z. zzizz.z tz'J. si pese a seguirne le parti e a
Zzjiz'r.zz :z-tf7.t-LZJ. li ztzzzzz rivaie. Paolo Orsini che mo-
Li =:r:= i. -.e-ts Cariran^ produsse in Roma molto
sfzne::::. e rrer; nel governo della città quasi direi una
v*-i z.-z.zz.zzt. T:z q-i :i Cardinale in mezzo al tumulto
ztlt zizz. erisi rr;:na illa rr.eglio sorretto coli' appoggio
i. rnr.cifc: Dtììz: e i: ilrri Baroni. Poi aveva dovuto
ii.ij.-:i .. zz'-t::.: ielli città in riena balia di Paolo Orsini.
.-ni~-:t: i-1 zjl:"Z zr.ir.z: d: Giovanna, Jacopo Borbone,
a re^ti-rirvl li rzter.za .taroletar.a. Ora il timore del Tar-
ti-'l:! u :1 zzzi:z\:z : la pressiorie del Cardinal Stefanesclii
1j .z^Ziit 1 r:::r:e:e alla parte popolare. Fu pertanto te-
nuto '-:: generile Parlamento in Campidoglio, e si elesicro
di c:mur.e acc:rdD del Popolo e del Legato tre governatori,
i qua!: prcvveiessero in maniera piti regolare alla nomina
de^li ufr.ciali e a^'À altri atti di :^overno e di difesa della città.
w Cy V."
(i] T-iFiSER, IH. r.L. u .... quia prò tutela vestrc ch'itatis siifrj^ii
il fostuljHa, et Sfc:ijilitcr dilectum ecclesie filium Tartalliam Jc /.jiVi'.').
u nonnuUarum arm.'j-crjtrum f^Cfit-um Capitai.cum, fìurimum LiuJiinJ' .
« ipsitm JcsiJerjtis ad Servitia Sancte Romane ecclesie retincri: »;>»
M super his habita matura deliberai ione, quamquam arduissimis muli:-
« plicibus arduissimis nci^otiis occupati simus, de oportunn remedio quin-
ti tum licet , providere curavimus, ita quod potcritis merito contcntjri.
« (Kal. Aprilis 1416). » In questa come nella precedente lettera del Con-
cilio non e parola di Rettorato del Patrimonio.
Legatone del Card. Isolano 40 5
In altro Consiglio del i* Settembre si deliberò di ripri-
stinare per relezioni il sistema degli imbussolatori (i); no-
minati nello stesso giorno, e, nel seguente, chiusi in S. Maria
Nuova, conforme all'antico costume. Compiuto il loro in-
carico, il giorno di S. Croce (14) con grande solennità e
concorso di cittadini, plaudenti alla popolare restaurazione,
gli imbussolatori e 1 capi delle Regioni al suono delle due
campane del Comune, salirono il Campidoglio e andaronq
a deporre secondo la consuetudine nella Chiesa di Aracoeli
la cassa dell' imbussolagione.
I tre capi del governo sono da Antonio di Pietro chia-
ma;ti gubernatores urbis: ma dal trattato col Tartaglia^ di
cui diremo fra poco, si rileva che essi ripresero il titolo di
riformatori; nome che oltre ad accennare a riforma del go-
verno cittadino, ricordava tempi di maggiore libertà po-
polare.
I riformatori adunque furono Francesco Manezo, Lo-
renzo Staglia e Nardo Venettini, autorevoli per pubblici uf-
fici già sostenuti. Lorenzo Staglia appare infatti come notaio
della Società dei Pavesatori e Balestrieri nell' atto di affida-
gione, concessa ai Cornetani dai 4 Consiglieri di quella e dai
due mtepositi super paces et guerras excelsi Populi Romani
dopo l' uccisione del Prefetto Francesco di Vico (2). Più
tardi fu inviato da Innocenzo VII a riformare il Comune
di Tivoli (3). L'anno avanti era stato uno dei Conser-
vatori e sotto di lui il Popolo Romano aveva riavuto Ponte
Molle. Quanto al Vennettini, a tacer d'altro, trovasi anno-
verato fra i Banderesi del 1408 quando, il Cardinal di S.
Angelo, allora Vicario Generale, per opporsi a Ladislao ne
aveva per l'ultima volta restaurato il governo. Lo stesso
(i) V. il trattato fra fìonifocio IX e il P. Romano (iSgS) dove fra
gli altri magistrati figurano anche gli imbussolatori, Thsinir III. zxx.
(a) Cod. Vat. 7931. f. 246.
(3) Thexner. III. Lxxxvra.
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. IH. 36
4o6
G. Levi
Stctaneschi, reduce Jn Roma fino dal Luglio I4i3, or lo
vediamo, dopo questo risveglio della parte popolare, in-
tervenire sempre più nei pubblici neaozi: ond'è che, cotoe
accennavo più sopra, parmi probabile che a tale rivolgi-
mento non debba essere slata estranea l'opera di quello (i).
Il timore delTartigiia fu, secando il Diarista Romanoft),
prìncipal causa di questi avvenimenti; e una delle prime
cure del nuovo governo fu di venire a patti coli' infido eoa-
dotticro. A tale scopo, il giorno stesso di S, Croce, il Car-
dinale di S. Angelo, Nardo Venettini e Giovanni Cenci (3( sì
recarono presso di lui a Suiri. Copia contemporanea del-
PiBiporiante atto di concordia e lega che ne segui rimase
lino ad oggi sepolta ed ignorata fra le schede Ugbelliaae (4).
([) Alle notizie che, intorno lo Slefaneschi e la sua famiglia, uno
state pubbiicaic in quest'Archivio (Ann. 1. H»c IL pag. leg) posso «alo
Bg^ungurc che il Cardinale di S. Angela fu Abbate CommcnilataTìo dei
SS, Vincenzo ed Anastasio ad Aquas Salvias, come risulta dalla Domina
del suo successore (Reg. del detto monast. Cod. Val. Ì844. f. i5o) e
che, a proposta dì lui, l' Isolano nel q. Gennaio 141 G. concedeva a Fran-
cesco de Marerio Prolonolario Apostolico \» prepositura di S. NicoK ap-
partenente al detto monastero e la chiesa di S. Fortunato dipcndcoie da
quello di Monte Aniiaia (entrambe in Corneio) u Dum gaudio mtrtlave-
slre probilatis aUeitdimui, et ai grata vcstre devotioith obstquia qut
R" patri domino Petra Sancii Angeli Diacono Cardinali, ac etiam noils
ìiberaliter impendistis, et continuate vestre sollicitudinh studia impen'
dere non desislìtlìs, multotque labores, quos prò deffensione flatus et ha-
naris Romane Ecclesie et sedia Apostolice in hae urbe et extra eam ti-
bentì animo et constanti mente SHtìvistìs etc. (Ivi f. toS).
(a) Ant, Peth. op. cit. Detto del Parlatnento e della nomina dei go-
vernatori aggiungerò Et hoc f alt factum propter mortem Fault de Ur-
ti siali quia Romani timebant de Tartaglia. "
(3) Nel trattalo il Cenci non figura; ma che andasse dobbiamo cre-
derlo ad Antonio di Pietro, Forse avrà guidato la scorta senza della quale
non si saranno certo mossi quei legati.
(4) Bibl. Barbcriniana XL.. 1 1. verso la fine. Il documento irovasi tn UH'
foglio di carta filogranaia a righe fittissime orizzontali, tagliale da cinque
perpendicolari equidistanti fra di loro, avendo nella prima carta l' impma
della ^bbrìca, che è uni fòrbice. Come la carta pud appancnere alte-
Legjpmte del Card. Isolano
407
: i cnacbìaso specialmente ncU' interesse del
tao, il quale vi figura in ogni singolo capitolo,
> risguartla l'imposizione e riscossione del
ai barooi e terre circostanti, e la nomina
. Nìua documento poi più di questo
1 la poteoza del Tartaglia e la debolezza del
. Egli non é un capitano che olfrc la sua
1 loro; ma un alleato che tratta da pari a
i socbe qui riconosciuto per Rettore del Patri-
i. Lm andiuooi di assoldamenio sono tali, che ba-
sdijole »d esaurire le finanze del Legato e del Po-
i a cedergli due dei maggiori ceppiti di entrata.
KA c&t c^ SI contenta che vuole anche il quarto della
il bcsóamcL Da parte sua ìl Tanaglia .avrebbe do-
B miopaini in ditesa delia Chiesa e del Popolo Ro-
I, caiuCAr questo nel ricupero di Bracciano e Campa-
B t ddle altre terre occupate dal figlio di Paolo Òr-
l(i) e da altri Baroni,
ne ^li tenesse fede ai patti, è ben noto. Prima che
e ranno della lega, Braccio entra in Roma e al suo
a i H Tartaglia. Ben è vero che chi trattò con lui
h^aorava k sue relazioni con quello, né il latto di Col-
, qoBB approvato cogli ostili disegni verso il figlio
ti ¥i «ppartiene certamente ta scrittura. Ond'i che, per la
Iona dell'alto, deve rilentrai tale copia conlemparaoca al me-
e suixati dai libri ddli Camera Apostolica; Forse anche po-
: U miniiU originaria, mancando dì qualsiasi firma, e di au-
se, e troTsndou in principio alcune parole estranee al testo del
»(éi momìne et~i4t6), che, più che un pentimento dello scrittore,
1 della penna,
e Francesco Orsini condottiero d'armi come il padre,
o poi a Campagnano non <; da omettersi la sei;ucntc noliiia: Cam-
^t^paaw Cattrum quod impigliar at um fuerat Gentili de Ursìaìlpro certa
ptcaiaifiim iwnma per eum Populo Romano muluo data, concedilHr per
l0/<ma eidem Gentili in Vicariatum.... usque ad lerliam dui genera-
U imeùaive sub annua censu unius canlt leporarii infetto Omnium
- Idibuì Januarii anno II. ( Pont. lo. XXIU.) Index Infoeud.
+ j8 G. Leri
a Fi^;"o, I^2^£ 3 nesozic s: stipalo coq rinterfcoto
di q::iel Cirdlz^ di S. Angelo che ebbe pare prindpal
p^ms csLa Tentiri di Bncclc. Le q-ùali circostanze pcmoo
serse In c'^t'rhe inodo spEe^ire. come potesse Antonio £
PieST'. ccn meraTÌglia degli stcrid (i), asserire che Bncdo
veziàse chi 1 maro dil Legito stesso. Ma i catti che segoimio
sono già sud narrati e iUnstratì con copia di docoaienti, e
flugiior arte che io non poss^ga. (2) Perciò, non anodo
nulla di nooTO da aggiungere, qui dovrei finire. Se non che
dopo aier posto in rìiiero l' ultimo e fugace risveglio delia
parte popclire, couTiene che ricordi \\ colpo che le fu daio
col crudele supplizio di un illustre suo capo.
Sembra che quella fazione tosse andata sempre pib acqui-
stando di rigore e coraggio. Nel dicembre vediamo in&tti
richiamato in Roma Pietro Mattuzxo coi suoi figli, ed o-
sere, quasi a titolo di onore, scortato fino alle sue case da
Giovanni Cenci.
Il Legato, che di buona o mala voglia aveva dovuto con-
sentire al ritorno dell' ex-dittatore , temè forse che a capo dd
popolo potesse tentare pericolose novità « forse ne ebbe si-
curi indizi, e, come altre volte, non dubitò di soffocare nel
sangue la temuta rivolta. Invitato dal Senatore, Giovanni
Cenci sale senza alcun sospetto il Campidoglio, e quivi
all'insaputa di tutti, senza alcuna formalità, è preso, de-
capitato, e il cadavere buttato dalle finestre. Il Cardinale
accorre gridando Viva la Chiesa, e, mentre approfitta del
primo sgomento per deporre i Capi delle Regioni favorevoli
al Cenci, entrano in Roma i suoi primi difensori Fran*
Cesco Orsini e Jacopo Colonna. Questi secondo il Dia-
rista, poco tempo innanzi in dispetto di certa parte del
Popolo Romano aveva fatto uccidere Lorenzo Macarani go-
(i) Papemcordt. Geschichte der S. Rom, 467. Gregokovius. VI.
p. 755. e Luigi Fumi op. cit. pag. io.
(2} Gregor. e L. Fumi op. cit.
Legazione del Card. Isolano 409
veroatore di Tivoli in nome di Roma (i). Niun dubbio
adunque che con ragione attribuisse l' Infessura (2) a so-
spetto del Legato contro il popolo Romano l' indegna fine
di Giovanni Cenci, che la lunga sua vita aveva spesa in
servigio della propria città, meritando di essere da S. Ca-
terina da Siena (3) segnalato alla gratitudine del popolo Ro-
mano per sollecitudine y fedeltà^ schietto core, t prudenza;
e proposto come tipo di quegli uomini savii, maturi, discreti
e di buona coscienza che essa desiderava a reggitori del
comune.
Guido Levi.
(i] D!ar, Roman, loSg. Era stato il capo dei teitt goi^ematori della
ìihertà della Romana Repubblica nel 1405. Ivi 97 5.
(2) Stef. Infessura. Mur. III. p. II. iiai. . . . E questo fu per sospi"
:pone, che aveva lo legato, perchè stava (il Cenci) al soldo del Popolo
Romano,
(3) S. CATEtiNA. Lctt. Voi. IV. p. 3i5.
4IÓ G. Lem
I.
Giovanni XXIII scrive al Cardinale Isolano avo-
cando a sé la decisione delle controversie agitate
fra i Baroni Romani 24 Gennaio 14 14. [BibL
Angelica T. 3. 17. fol. 36].
Johannes Episcopus seruus seruorum Dei, Dilecto Filio
Jacobo Sancii Eustachij Diacono Cardinali Apostolice Sedis
Legato salutem et Apostolicam Benedictionem, Accepimus in-
ter dilectos Filios et nobiles uiros nonnullos partiutn alme
urbis et aliarum circumiacentium Barones et nobiles quos-
dam occasione Terrarum, Castrorum, rerum, seu jurium
aut alias differentias fore, quas cum nos ad partes Italie,
dirigente domino, redeuntes, intendamus sedare, et debite
terminare uolumuSy {1) et tibi presentìum tenore mandamuSy
quatenus de huiusmodi differcntiis nullo modo definitive co-
gnoscaSy nisi circumspectioni tue super ipsis aliter et specifice
per nostras literas scriberemus y nam (quod summc opiamus)
sumuSy Altissimo concedente y dispositi efficace m operam dare,
quod tam predicti Barones, et nobiles y quam cuncti alij par-
tium predictarum, quibus paterna et speciali afficimur cari-
tate y mutua concordia et dulci pace Ictentur, Datum Con-
stantie IX Kalendas Januarii Pontificatus nostri anno quinto.
K. DE REATE.
}
(i) Il testo e certamente guasto.
Legazione del Card. Isolano 4 1 1
IL
Giovanna II ratifica la tregua conchìusa col Cardi-
nale Isolano. 21 Novembre 141 4. [Bibl. Ange-
lica T. 3. 17 fol. 35.].
Johanna Secunda Dei gratta Hungarie, Hyerusaleniy Si-
ciiie, Dalmatie, Croatie^ Rahie, Servie^ Galitie^ Lodomerie,
Rumarne ( i), Bulgarieque Regina, Provincie et Forcalquerij ac
Pedemoniis Comitissa Universis, et singulis presentes literas
inspecturis tam presentibus quam futuris. Cam Reverendus
Pater in Christo Dominus Paulus de luvenatio Apostolice
Sedis Prothonotharius, et Venerabilis Vir Bartholomeus de
Montegotio D. Pape secretarius, nomine Rmi. in Christo Pa-^
tris Domini Jacobi miseratione divina Sanati Eustachii San-
ate Romane Ecclesie Diacono Cardinali Apostolice Sedis le-
gati ex una, et Magnifici viri Perrectus de Andre is Troie
MileSy et Sfortia de Attendolis... (sic).., Capitaneus Coti-
gnole Comes (2), Consiliari] et Fideles nostri dilectissimi no-
mine nostro ex altera partibus, Tregudm et securitatem
contraxerint, die decimonono Mensis Novembris presentis anni
octava indictione, cum certis capitulis in Istrumento diete Tre-
gue contentisi qiiod quidem Instrumentum per manus Luce
de Comite de Neapoli Regia auctoritate notarij in nostro Ca^
stro novo Neapolis fijctum et publicatum est. Nos de dictis
Tregua, et Capitulis plenam ìiabentes [notitiam] (3), tenore
presentium de certa nostra scicntia confirmamus, et promit-
timus inviolabiliter obseruare. In cuius rei testimonium pre-
sentes nostras literas exinde fieri, et magno pendenti nostro
(1) Nel testo err. Cumanie.
(2) Test. Comites.
(3) Manca nel manoscritto.
Sigillo iussimus communiri. Datum Neapoli per Virum Ma^ ]
gnijìcum Bernardum Zurulum{i), Neapolitanum Miliiem.Co- 1
miccm Montis Auri, Logotketam et Protanoiarìum Regni nostri j
Sicilie, CoUateralem, ConsUian'um et Jideìem nostrum dik-
ctum. Anno Domini 1414. die 31 Mensis Sovtmbris 8" bt- |
Celione, Regnorum nostrorum (a) Anno Primo, a. e ».
III.
Capitoli di Amnistia concessi dal Card. Isolano al Co-
mune di Corneto, ritornato alla soggezione della
Chiesa i Gennaio 141 5. [Cod. Vaticano 79? 1
f. 256 V.].
Jacobus miseratione diuina S. Euslachii S. R. E. dùb'
conus Cardinalis, in alma urbe eiusqiic comìtatu territorio
districtu, ac in Morchie Anconitane, ducatus Spoletam, Patri
monii B. Peiri in Tuscia, Campanie et Maritime Prouinciii^
et nonmillis aliti Citiitalibus terris et locis Italie diete ecci
sie immediate subiectis, Apostolice sedis legatus, et prò eadt
ecclesia et domina nostro Papa in spiritualibus et tempora
tibus Vicarius Generalis Dilectis jìliis Confatonerio Constt
libus Capitaneo quingentorum nec non Communitati Popuk
et hominibtis Terre Cornell, Prouinde Patrimonìj, ecclei
Romane immediate subiectis, saìutem et prosperos ad uota si
cessos. Semper benignitatem habcnies cum subditis et fida
Hbus S, R. E., qui, suorum crrorum cum bumilitate
gnitis fallaciis et erroribus, ad prefate ecclesie gratiam i
conuertant; benigne recepimus et admisimus pctitiones noh
prò parte uestra in forma capitulorum exhibitas, quibus »
frascripta per nos uobis concedere et fieri humtUter sappi
(I) Test. Gernardiin
(z) Tesi, meorum.
Legii{ione del Card. Isolano
4i3
tis offerentes uos dictamque communitatem et homirtes eius
\ celerò stare permanere et fideliter uiuere ad perpeluam
I HHbatam obedientiam et subjectitmem diete Romane ec-
taie; et de ìnfrascrìptis omnibus per uos commissìs et
irpetratis asscrentes uos amarissime penitere, Nos itaque
^plicalionìbus inclinati, quia de pio more S. R. E. semper
tò reuerlentes ad grafie sue gremium recolligere, et mi-
tricorditer accentare, auctoritate sedis Aposlolice et nostre
galionis, qua piene fruimur, vos dictamque Communita-
i omnesque districtuales eius et incolas ad prefatam obe-
tentiam subjectionem et gratiam S. matris ecclesie et nostrum
xipimus, et miserìcorditer acceptamus, uobis et omnibus per-
ras diete terre [■) et eius babitatoribus tam clertcis quam
cis, dummodo prò aliquo clerico quo ad benejiciorum ec-
\lesiasticorum restitutionem reabilitationem et reintegrano-
I aliquam, sine specialìtatis dispensationis indultum non
telUgatur hec gratia (2), nec aliqualiter se extendat, piene
mittimus, ac remissionem ac Uberam indulgentiam facimvs
r omnibus et singulis homicidiis furtis uiolentiis et rapìnis
t quibuscumque altis malejìciis excessibus culpis delictis re-
ieliionibus uel quasi, commissis factis dictis et perpetratis,
mdacumque qualitercumque , queque commissa et perpe-
Vaia dicerenlur per uos Communitatem uniuersitatem et sin-
s personas et personas ecclesiasticas, temporaltter tan-
ni, retroactis temporibus usque in hodiernum diem, maxime
\ tempore quo SS.mus in Xpo P. et dominus noster D. Jo-
tnnes diuina prauidentia Papa XXIII. ultimo discessit de
e non de omnibus et singulis penls et multis, quas
ÌOS et dictum Commune Uniuersitas et singulares persone
diete, propterea, quomodoUbct incurristis, de quibus sit co-
1 uel non cognitum, processun uel non processum, ter-
(1) Tesi. err. ecclesìe
(a) Il testo È guasto. Può leggersi: Sine ^ecialilate dispetaatìonit
'iltrììitrrjiur hflr ttrntift
'adulta non intelligatur hec gratia.
414
G. Lepì
minalum uel non,per quoscumque officiaìes S. Matris Ecdesf^
et diete Communitatìs, seu quosuis alias Camere Apostolici c^
domìni nastri prefati ; utgore maxime et respectu rebellionif
per iios contraete cantra S. R. E. et diclum dominum no-
strum et eorum statum, et inique adhetionis facte olim Lati-
dislao de Duracino et ojicialibus suis, seu quibuscumque dus
personis, cuiuscumque status gradus et condilionis existertnt,
uel existant. Item, auctoritate prefata, uas dictamque Cotti'
munitatem unìuersìtatem et singulares personas diete lem
rcstauramus reintegramus repontmus et rehabililamus ùd fa-
mas lionores status dignitates officia beneficia priuilegia grd-.
tias immunitatcs et tura; stcat eratis ante rebelUonem adhe-
tionem et omnia alia, per uos et uestrum quemlibet ut suprtt
CQinmissa et perpetrata ; non obstantibus rcbellionibus et causis
omnibus anlcdiclis, uolcntes et harum serie decerncntes, quod
omnes et singul: processus sententìe (i) tam interlocutorie
quam defmitiuc, inquisitiones et omnia alia queuis acta, quomo-
documque formati facti et notali et late oc promulgata re-
periuntiir, aut posscnt quomodolibet apparerc, contra uos et
uestimm quemlibet occasionibus autedictis, tam in Romana
Curia, quam in alio qitouis foro uel loco iurisdictionis diete
ecclesie et nostri, omnino sint et esse intelligantur et debeant
irrita cassa uana inuaìida, nnlliusque efficacie roboris uel mo-
menti. Ita quod, eius uel earum occasione, uos et dieta Coof
munitas uniuersìtas et singulares persone de estero non possi-
tìs, nec dcbealis no'.ari impediri grauari inquietari, aut quouis
moda rcalitcr et personalìter molestar i per aliquem officialent
et subditum diete ecclesìe siue nostrum, quinimo a prefatls
omnibus esse debeatis et sìtis Uberi et absalutì et totaJiter
exbrigali; et sic, auctoritate prefata, uos et uestrum quctnlitet
ab ipsis omnibus absoluimus penitus ac liberamus. Ita tanten
quod si in aliquo tempore uos aut uestrum aiiquis, a debita ohe-
dientia et subjeclione et deuotione diete ecclesie et domini nostri
Legazione del Card. Isolano
•415
Tiostra, uos retraxeritìs, reincidatis et relabamìni in primas
sententias et penas predictas, et presens gratta nullatenus
obtineat roboris firmilalem. Insuper omnes et singiilas immu-
nitaies exemptiones { i ) indulta priuilegia et quecumqiie iura,
uobis et diete terre collata tributa et quomodocumque con-
cessa hactenus per summos ponlifices eorumque kgalos, quo-
rum hic tenores baberi uolumus prò sugicienter expressis, et
sic, ex auctoritate prefata, ralificamus et penilus approbamus ;
et per ista dectarantes expresse, qimd uos et dieta Communitas
Cometana non teneatur nec debeat, tiec grauari possit, in po-
sterum, ad dandiim aliquem sindicum uel castaldionam curie
Patrimonii, a quo onere dieta Communitas est exempta. Con-
cedimus ctìain uobis, efcx speciali gratta prouidemus quod,
homines de Corneto existentes in Ciuitate Tuscanelle aut
alibi, qui capti fuerunt per Tarlaliam de Lauello et Becca-
rium [1] de Brunoro. Capilaneos nostros, et eorum brigalas in
territorio diete terre Cornelì; libere et sine soliitìone alicuius
taliie aut custodie, nel eorum expense, relaxentur; et in quan-
tum aiiqiia pecunie quantitas soluertda prò ipsis captiuis aut
eorum alìquo. uolumus quod soluatur de introitibus frumenti
et salane dictJ terre Corneli, pertinentibus ad Cameram Apo-
stolicam. insuper contentamiir et gratiose concedimus uobis,
quod Ci), successiuo tempore et conucnienti discretione, de
introitibus frumenti et salarle diete terre, restitualis homt-
nibus Cornetanis damna, indigne suscepta per eos a Tartalia
et Beccarina pnfatis eorumque brigatis et gentibus ; hoc modo
uidelicet, quod tòtum sai, nunc existens in salaria predicta,
nobis integre libereque remaneat prò Camera Apostolica ; sed
de alio introitu salis, quando adueniat postmodum ad dictam
scdariam per tempora successiua, et etiam de emolumento et
introitu traete frumenti predicti; Primo, per dictam Commu-
pi Tmi. crr. et enti
J^ì Più sotto, come
o sltrimenii per e
mp) Test. guE.
• chìamsio Beccarinus: e qui Torse
1
41 6 G. Levi
nitatém Cornetta recipi et haberi debeat dimidia pars pretti
et uahris dicti salisy quod speciaitter nóbis remaneat et pre-
diate Camere Apostoiice [obbUgatum] (i) prò ducatis qm-
gentis de Camera , prò satisfactione diati salir, et ommm
habere debentium oacasione dicti salis, prò subsidio sexcett-
torum ducatorum, quod uobisfaaimus, soluendomm prò re-
demptione uestrorum hominum eaptiuorum^ et prò debUis et
oneribus dicti salis: et de dictis nero aliis intrortìbus sala
et frumenti j quousque dieta damnorum restitutiofactafuerit,
uos et prefata aommunitas habere ac recipere debeatis m-
dietatemy conuertendam in restitutione prediatarum, et satis-
factione creditorum dictorum damnificatorum, ut supra; que
restitutio fieri debeat secundum exllmationem, fiendam per
duos bonos uiros, quorum unus per nos et per uos alter eligi
debeat et assumi. Volumus autem et decemimuSy quod si que
res bona et ga^a, cuiuscumque gradus et conditionis existant,
alicuius Urbeuetani Viterbiensìs aut de alia ciuitate terra
castro uel loco, non deuoto S. Matris ecclesie , siue alterius
cuiuscumque persone y existant aut reperiantur in dieta terra
Cornetiy penes quemcumque causam uel causas habentem^
talem^siue tales habentes, siue ea retinentes nuUatenus cogi
possint per aliquos officiales diete efcclesie aut nostros, aut
quilibet impedivi prò ipsis, nec eis auferri debeant quoquo-
modo, Etiam contentamur et uolumus et prouidemus, ne
maius odium succedat inter uos et illos Cornetanos, qui in-
terfuerunt cum brigatis Tartalie et Beccarini, die qua inua-
serunt dictam terram Corneti, et uobis damna prenda et
offensiones multas hostiliter intulerunt; quod nullus eorum
Cornetanorum possit nec debeat acceptari nec receptari in
dieta terra Corneii, nec in ea personaliter permanere, nec
(i) Il senso e la sintassi fanno con ogni sicurezza supplire così. In
breve: il legato cede metà dell' introito al Comune pel risarcimento dei
danni; ma questa parte intende che resti ipotecata pel rimborso della
somma anticipata dalla Camera Apostolica, alla sua volta debitrice verso
altri.
Lega-^one tkl Card. Isolano
417
fstitui ad eam possit per aliquas officiales diete ecclesie sìue
tstros: in ipsùrum tamcn bonis nullam eisdem fieri uolu-
[hs noxiam nouilatem. Postremo aoliimus et uobìs conce-
inus, quod, sì de celerò aliqua ammalia siue res, que uobis
issent aliata in uestris damnificationibus antediclis, condu-
•vntur intra dictam terram Cornetì nel ad eam qitomodo-
\et pertienirent , liceat uobis ea retinere et habcre soliiendo
t, apud quos esset ( 1 ) illud, quod omiserint (2), ea que com-
! uel habere uoluerunt (3) ut supra. Que omnia et sin-
'a indulta concessa uobis per nos, ut supra iacent, auctoritate
tre legationis, mandamus uotumus et deccrnimus integre
i uobis, et executioni mandari per omnes officiales S.
ris ecclesie et nostros et alias, ad quos special, presentcs
!■ etfuturos; non obslantibus contrariis quibuscumque,
ìrum omnium testimonium presentes litteras fieri fe-
)kus, nostri Consueti Sigilli Appensione munitas.
*• Datum Rome, apud Ecclesiam S. Laurentii in Damaso,
j domini MCCCCXV Indictione Vili, mensis Ja-
vii die prima; Pontificatus SS. in Xpo Patris et domini
domini Johannis diuina prouidentia Pape XXIII.
pio quinto.
rv.
ppitoli di lega conchiusi dal Cardinale Isolano e
[dal Popolo Romano col Tartaglia. 16 Settem-
[bre 141 6. [Bibl. Barberini XL. 11].
I Ad laudem et reverentiam Onnipotentis dey et trìumpha-
r curie paradisi, ad honorem statum et exaltationem sacro-
Kte Romane Ecclesie, Sacri constanliensis consilij, San-
mi Futuri Sutnmi Pontificis, Reverendissimi in chrislo
P(i} Test, enent.
hW Sic
(3) Sic. leggi voluerini?
'
4i8
G. Levi
palris et domini domini Jacobi Sancii Eustacchij diaconi Car£-
nalìs, et apostoHce Sedis legati in urbe eie. ac Sacri Concestorij
Cardinaliitm nliquorum. Et ad statum et exallationcm Rey-
publice Romanoriim et presentls status eitis, ac omnium di-
ligentium exaltationem et statum praedictorum ; cottfitsionem
et exlerminium volentium cantrartum attentare.
Infrascripti sonno li capituU facli et firmati infra U> Re-
verendissimo in cliristn padre et Signore Mcsser piciro de
Sanctu Angelo Diacono Cardenale etc. et lo Magnifico et Spe-
ctabete homo Nardo de VenecUni vno delti tre Rejbrmaturi
de la Citta de Roma predicta, Comissarii de li prefati mon-
signore lo legato et popolo de Roma, come appare per Utera
patente in carta mcnbrana segcilata di Sigillo dello pre-
fato Monsignore lo legato, popolo et caporioni de Roma ex
ma parte, et lo Magnifico Capitano Tartaglia de laueJio,
per la Sancta Romana Ecclesìa Sacro Concilio di Costanza,
et futuro sommo pontifice, Capitano et Rectore dello patri-
monio et Terre de SpcciM Commissione etc. da r altra parte,
infra li quali de Comuna Concordia, s e facta conjederatione
e lega cum li pacli et CapituU fnfhascripti, che la decta lega
duri per vno anno proximo che vene, in questo infra seri-
In prima promectono li prefati comissarij vice et nomine
del prefato Monsignore lo legato e popolo de Roma, dare
al prefalo Capitano, in subsidio et suplemento dello suo soldo,
ducati Cinquecento el mese, et mo al presente dare, pagare,
et numerare al dieta Capitano ducati Mille e, di qui a dui
mesi, proximi che vene, ducali duamila o circa de saie et
de fbchalico, che degono pagare li baroni et terre circum-
stanti, c:im questa conditione el modo, ck el prefato Mon-
signore et popolo de Roma mandino ad Sutrt vno loro af-
filiale ad reseotere lo dicto sale et fochatico,-et lo predicio
Capitano lo debiaf avariare de lilere e de caualli secondo sarà
de besogno, et che lo diclo Capitano deputi vno Camorlengno
^ga^one i
419
r", che abia a receuare li dicli denari.
tdiclo Capitano, et assegnare la rascione dello Receputo, vna
n diclo Ojffit tale, al prefato Monsignore et popolo de Roma,
-esto debia bavere mese per mese, corno toccherà scon-
tali prima ogni danaro che havesse receuuto, si che in fme
K^^llo anno sia pagato per rata, de mese in mese, per lucto
tempo.
Item promeclono li prcdicH Comissarij nomine qua supra
caso che lo besognasse, la brigata dello Magnifico Capi-
tan prcdiclo tutta o parte d essa, che per quello numero de
Caualli che lo diclo Capitan alloro rechcsta li manderà, lo
prcfaio Monsignore lo legato et popola de Roma predicto li
daranno per loro viuare ducati noue per lancia, subilo giunti
m Roma o in altro luogo socloposto allo popolo de Roma pre-
dicto, per quello tempo che li teranno in loro seriiìtio, Et in
caso besognasse, che lo prefato Capitan ci e andasse in per-
sona cum lucia la compagnigia, similmente li daranno come
decto e.
Item promeclono li predicti Comissarij nomine ut supra
Al prefalo Magnifico Capitano.pcr vigore della confcderatione
e lega sopradicta, darli besognandoli aiuto et fauore, et ope-
rarsi alla venuta del futuro somma ponlìftce che sia accor-
derà de denarj 0 d altro, de quello che deuesse recepere delli
stipendij per lo suo seruitio, e della Compagnia, ajusto loro
potere.
Item promeclono li prefati Comissarij nomine quo supra
al prefato Magnifico Capitano, che li soj- Compagnj famigli
' Imminj d arme fanti a pie presenti et futuri, subditi sotto-
^sti adherenli et recommandati possano vsare slare et pra-
tichare et partirse, alloro volontade, in Roma 0 in ogni altra
loro terre (1) castello a luocho terreno for^a et deslrecto, libe-
L £0 Sic.
^
420 G. Lein
ramentey sen^a alcuna offesa reale o personale^ non obstante
alcuni Malefitij loro comissi 0 debiti Contracti per lo passato^
et questo se intenna durante la dieta liga.
Item versa uice El prefato Capitan Tartaglia da laueUo
Rectore et Capitan predicto promecte alti prefati Comissarij
nomine quo supra^ sodo sua lian\a e fede y ogni volta chefoss^
rechesto dalli prefati Monsignore lo legato et popolo de RomOf
mandarlj cento 0 ducento o fine in quactrocento cavalli cum
li modi et pacti de sopra specificati et dechiarati, et simek-
mente se per cosa de grande importantia besognasse an*
darsi luy cum tucta la sua compagnia 0 la maiore partt
d essa
Item promecte lo prefaMo Magnifico Capitano alH pr^ati
Comissarij nomine quo supra durante la dieta liga tenere
Amici per Amici, et Inimici per Inimici dare adiuto^ Consigfio
et fauore al prefato Monsignore et popolo de Roma in ogtd
altra cosa, che alluy sia possebele, per mantenemento del pre-
sente pacifico stato, et non offenderà ne far r a offendere alla
citta de Roma, sue citta. Terre et Castelli o luoghi territorio
for^a 0 districto de essa, loro ciptadini, nueli habitatori, gente
de arme da piede, et da cavallo, et altri soptoposii adherenti
racomandati presenti futuri del dieta Monsignore et popolo
de Roma; et similmente la douana che nel terreno de Roma
o delle prediate sue terre venisse stesse 0 partisse, realmente,
o personalmente, publico 0 in occulto, per veruno modo
Item che in caso che alcuna de le terre, che se tiene per
lo figlio de palilo 0 per altri, volesse tornare ad hobidientia,
de li predicti Monsignor lo legato et populo de Roma, come
Bracciano et campagnano, che lo prefato Capitano sia tenuto
darllj aiuto et favore al modo soprascripto Et cosi de qualun-
que altre terre fossero soptoposte al prefato popolo de Roma,
che se stessero per altri occupate
Legazione del Card. Isolano 421
Tucte le prediate cose promectono l una parte ali altra y e
l altra a l una attendare et obseruare a bona fede et sen^a
fraude^ remesso ogni dolo e cauillation, e ad issi non contra-
fare o venire per alcuna ragione o vero cagione y de ragione
0 vero de facto. Et ad malore cautela de voluntate delle decte
parti sonno facte dui scripture et segellate delti sigilli de
Monsignore de Sancto Angelo predicto, et de Nardo pre-
decto, et del prefato Mangnifico Capitano Tartaglia; delle
quali dui scripture P una ne remangha per cautela del pre-
fato Monsignore et popolo de Roma, et P altra allo prefato
Magnifico Capitano Tartaglia. Facto in Sutrj sub anno do-
mini millesimj quadringentesimj sexti decimj Indictione dC'
cima Mense Septembris die sextodecimo
Post hoc el prefato Reverendissimo in christo padre et
singnore Monsgnore de Sancto Ange Ho promesse al prefato
Mangnifico Capitano Tartaglia y^ accio che se possa meglio
sostenere, fare et curare si, che lo prefato Monsignor, et
popolo de Roma li donerà la quarta parte delle intrate della
douana del Bestiame grosso et menato, che verranno nel ter-
retorio de Roma et de suo Contadu for\a et destrecto per
1 anno presente.
Archivio della Società romana di Storia patria. Voi. III. 37
422 G. Cugnoni
NOTE
al Commentario di oAlessandro VII
sulla vita di oAgostino Chigi.
(Continnazione, vedi pag. 305, voi. HI)
(x6i) Ecco il testo dì questo Istromento (*]*
iSoj. i5 Martij
Deliberatio et Contractus Portus Herculis
Actum Senis
In nomine D. N, lesu Christi Amen Anno ab ipsius Domini >a-
lutifera Incamatione iSoy Indici ione vndecima secundum stilum, et
consuetudinem Notariorum Ciuitatis Senarum, die nero i5. mensis
Martij tempore Pontificatus B."' in Christo Patris, et Dni lulij Diuina
Prouidentia Papae 2.* ef regnante Ser.'^o Principe ^ et Dho D. Maxi-
miliano Romanorum Rege Mag.^ Dhi DD, Officiales Baliae Ciuitatis
Senarum collegialiter conuocati, et congregati prò rebus ptis expedien^
dis, et pertractandis seruatis cunctis solemnìtatìbus obseruandis, unani-
miter, et concorda er prò denari] s inueniendis prò solutione fienda de-
narior, iam compositorum cum Caesarea Maiestate, et alijs occurrentijs
praedictis deliberauerunt dare et concedere, et dederunt et concesserunt
sex de eorum Collegio iam electi sub die 8 g^m proxime praeteriti
plenam, liberam, et amplam auctoritatem , quantam habet totum Col"
legium Baliae concedendi introitus, et res Terrae Portus herculis, cui,
uel quibus eo modo, forma, tempore, capii ulis, conuentionibus , et prò
ilio predo, quibus eis videbitur, et placebit. Et praedicta decreuerunt,
(') Scritture di Casa Chigi, voi. I. p. 585.
cAgostino Chigi il cMagnifìco 423
k deUbtrauerunt non ohtaiilìbus quibiiscumq. legibus, slalutìs , proui-
tnìbus. Il Re/ormalionibus M." Comunìs Saiarum, et ali'js in contra-
tutu quoquo modo disponenlibus , etìamsi esse! Jìenda specialis menilo,
Èlibus geiieraliter, et particularìter inleìUgatur, et sii prò hac cauta,
e tantum expresse derogalum.
Nomina utro dd: de Collegio BaUae ui supra electorum, sunl in-
ìpla VI
D. loiwES Baptist* Sanctics
pAtiDOuPMua Bartholohaei de Petrucciis
Crescektiub Petri Gobi
LiJURSNnil» DONATUS
D. Io. ANTONIU& Sakaceniue, et
VOO AZ20LINI de VCURGEBUS.
I /n Dei nomine Amen. 'Anno, Indiclione, Pontiflcatu , et Imperio
tdìclis, die uero 16: mensìs Marti].
\ Eisendo il M." Commune di Siena in grandissimo bisogno, e necet~
'i hauere, e proaedere dev'ari per la espeditione de lìnegocij, ha
■ ia Cesarea Maestà, et p prouedere , et satisfarà ad quella p motte
e occorrenlie pTi. Et vedendo, et cognoseendo il A/."* ms. Augustino
■i tale bisogno, et necessità per esser grato inuerso la Patria gratis,
e presta al prefata M." Commune di Slena, et alli infrt Cit-
Mt. Io. Battista Sancii, Pandol/o di Bartolomeo Petrucci, Crescentio
K Pietro di Gjro Loren:^o Donati Ms. Gio. Antonio Saracini, et Vgo
di Aj^olino Vgurgeri per tempo rìceuenti, et kauenli ad questo, et à
te cote infre piena, et ampia aullorità dal M." Collegio di Balia, et
questa ha d' Collegio, come ne appare per le deliberationì di Balie di me
Noii in/ro sopra descritte, et ad ilaurodi Giouanni di Bitherna in loco
del Cam.' di Bithenia riceuente per loro, et ad nome del d.' M." Com-
mune di Siena, et per d.' Ms. Angustino, da Sigismondo Ciiigi suo fra-
tello fior. 8000; di due. 4 per fiorino in questo modo, e forma cioè.
Perchè dà e numera, e per lui il Banca loro di Siena fiorini yìoo: in
pecunia numerata altualmeule , et non con speranza di futura rimune-
ratioae, et fiorini 700; promette sborsare e pagare al prefato Com-
mune dì Siena ad ogni sua requisii ione , et uolontà. Et li prefati sei
M."* Cittadini volendone prouedere al sòpto Ms. Augustino, et ad tempo
renderli, et restituirli, come è il debito, li danno, et concedono ad nome
del A/." Commune di Siena, et ad sol heredi, e successori li offici] de
la Potestaria et Rocca, ouero Castellanìa delta Terra di Porihercole
eoH ludi ti loro salari], frutti, prouenli, et emolumenti con loro spese
et incarichi, e tutte le gabelle, ancoraggi, naufragi, et ogni, et qual-
^mque altro fruito, et entrata, cosi maritìma, come terrestre del Porto
424 G. Cugtioni
di rf." Terra di Porthercole, et etiam tutti li frutti, prouenti, et emo-
lumenti, et esattioni di d.' Terra, huomini , Corte, et Tenimento di
Porthercole soliti peruenìre al Commune dì Siena , et suoi Offitiali, et
ad qualunque altro in suo nome esigente, ò riceuente, et tutte queste
cose li danno, et concedono come di sopra, p tempo, e termine di anni 40:
el quale si intendi essere incominciato in Calcnde di Mar^o pnte, et finito
come segue, et con V infrascritti patti, modi, colpitoli, et conuentioni.
In prima che il d.^ Ms" Còe di Siena non possi, ne debbi, ò in tutto,
ò in parte leuare, ò diminuire durante d," tempo dJprouenti, intrate,
commodi j et salari], ma debbino durare come sono , e s' intendin essere,
e sijno di d.* Ms. Augustino, ,et soi heredi, e successori, e quelli pos-
sino esigere da tutte quelle persone, loci, et Communità, che al presente
a sono obbligate. Item che lo <i.« Ms. Augustino, et soi successori hjb-
bino il gouerno, et custodia di d.'^ Terra huomini , Porto, e Rocca di
Porthercole, et quelli debbi reggiare, gouernare, e custodire, come ai
lui parrà piit espediente, e la preseruatione de la detta Terra, huomini,
et cose sopradette, administrando ragione secondo la forma delti Sta-
tuti di detta Terra, et in defctto di quelli secondo i Statuti di Siena,
et in defctto de V uni, e de gli altri secondo la dispositione di ragione
commune. Item che al prefato M.^ Augustino, et soi successori , sia
lecito per fortificai ione di <i.« Terra, et Porto, Rocca, et mura di èpa
spender fino alla somma di fior. 700. // quali d.'* Commune di Siena
sia obligato restituirli oltre la- d.'* somma di fiorini 8000: non potendo
però spendere piit di d.* fiorini 700. sem^a espressa licen:^a di d.* M"
Commune di Siena, e se piit spendesse sem^a licen^^a ceda in bencjitio
di d." Commune di Siena senf altra restitutione, ò pagamento da farsi.
Et quando con liccu:[a spendesse piìi che fiorini 700: il prefato Cnn-
mune di Siena sìa obligato restituirli, et al suddetto M. ' Auf^ustino,
et soi heredi, e successori, sia lecito non obstaute l' infrascritto vltnno
capitolo, ritenere d.'' Rocca per fino alla integra satisfattioìic. Item
che sia lecito a d.^ Ms. Angustino, e soi successori durante detto tcmfo
fare venire per mare al predetto Porto da loci cstra)iei, et non sutictti
al prefato Ms" Commune di Siena, ne di sua jurisditione, 0 Distretto
ogni, e ciascheduna sorte di mereantie, che se li aceommodarà ò sarà
di suo piacere, così frume)ito, come allume, e qualunque altra cos^in
mercantia et de li spacciarle , et per mare, e per terra, come sarà di
suo piacere sen^a pagamento di tratta, ò qualunque altra gabella, et
con tutte quelle franchitie , che ha il Porto di Talamone. Item che ne
il Commnne di Siena, ne alcun Officiale di tempo possi fare alcuna e<eìi-
tione, saluo condotto, ò franehitia ad alcuna persona habitantc in JettJ,
ò in epa conuersante etiam se fosse forastiero , et che cxcepto quelle
che concernono il Tricosto il pr e fato Ms. Augustino, et suoi successori
goda tutte V Immunità, e priuilegj concesse agli huomini, et habitanti
oAgostino Chigi il ^Magnificò 425
\n d* Terra, Item che'l ds Ms, Augustino possi sostituire ad custodia
il d^ Terra y et Rocca, et Porto che li piacerà, dummodo persone non
sospette al presente Reggimento, ò Stato, et che siano della Città di
Siena, ò di suo Contado, ò lurisditione , Restando prò epo M."* Augu-
stino, et suoi successori obligati sempre che tali sostituti non saranno
negligenti, ne faranno tristitia, dolo, ò tradimento alcuno, et mini-
straranno giustitia secondo che di sopra e ditto in absen:{a di d? Ms.
Agustino. Item in caso che d.^ Ms. Augustino ò soi successori edificas-
sero in detta Terra, ò fuori di epa Case, ò maga:(:^ini per loro bisogno,
sia in libertà di d.^ Mag.'" Commune di Siena pigliarli finito il d.^ tempo
per lo costo, ò stima di epe, come Le piacerà, ouero relasciargliene loro
proprie in perpetuo (non potendo però edificare In loco dannoso in d.*
Terra, mura, ò Rocca). Item che delli proueuti, et intrate di d.* Terra,
et huòi, li quali secondo la forma delli Capitoli presenti hanno ad es-
tere di d.** Ms. Augustino, s' intendino exceptuati li censi, et palio, li
juali li detti huomini di Porthercule restino obligati pagare à li tempi
iebiti. Ne possino li Huomini di d.** Terra, ne li Officiali di epa, ò in
juella habitanti comprare, ne condurre a d.'^ Terra, ò in quella usare,
ì lograre altri sali che del Af/" Commune di Siena sotto le pene de li
Statuti di Siena. Item che non si possi sen:(a lettera di tratta mettere ne
la Corte, Terra, Rocca, ò Porto di Porthercole alcuna quantità di grano
ricolto fuori di detta Corte ne lochi sottoposti al Commune di Siena, ò di
sua lurisditione, ò Distretto sotto pena del frodo, et di uno ducato per mog-
po da pagarsi per quelli , che tal grano vi conducessero, et un ducato
per moggio da d.^ Ms. Augustino se consentisse, ò permettesse contra-
farsi, ò per se, ò per soi Officiali. Ne etiam il ricolto in detta Corte
si possi trarre sen:[à lettera di tratta del Commune di Siena, ò di altri
per lui sotto le medesime pene à li medesimi sopranominati. La quale
lettera de la tratta non li possi mai essere denegata. Item perche porrla
accadere durante d.^ tempo qualche sospetto di guerra, ò altra suspi-
tione d^incursi, così maritimi , come terrestri, et saria necessario pro-
uedcre a d."* terra di genti, che in tal caso ad requisitione del prefato
M. Augustino, et suoi hcrcdi, et successori e 'l Commune di Siena, sia
obligato mandami quella gente parrà esser necessario, dummodo com'è
ditto richiesta da d.° Ms. Augustino , et non altrimenti , perche ancora
porrla accadere ò per guerra , ò per altra suspicione, che il Commune
di Siena haria di bisogno di Cerne, ò fanti, che in tal caso d.^ Ms. Au-
gustino, ò soi officiali, che si troueranno ad requisitione del Publico ,
siano obligati mandar quello numero di fanti , che sarà al proposito,
remancndo però la d.'^ Terra fornita. Et perche uerisimilmente il pJo
Af.^" Augustino, et soi liercdi , e succori si saranno satisfatti , et pagati
per il d." tempo di anni 40. delli sopradetti fiorini 8000; si obliga, et
ì
426 G. Cugnom
ccn efìttii}. et M.^ St^isatomJo per Imi, ohligamdo se, li
fctfnefc , e lacccri JeSTxaa . e JetT altro Jiuito il smo tempo rendere, e
mti^mire ì^^raatemU non»» o^mi cMÒlUtkme, et ejcceptione di pio
J£« Cammaste li SUms Lx X* TVrrx, Rocca et Borto, et che sia lecita
mi deiss Csmmxme Jz Soems per propria aMttorità, et arbitrio intrare,
Is P3saameJe£l£ ccse sopraJette Jiuito detto tempo, e cowuen"
\, cx£ f%eClo ^mita Jk£« Amgmstimo pio, ò soi heredi, e SMCcestori
mom ssetto cèii^atì remier comio alano di ^ttalunq. rtilità, et frutto
me kam^ssero tratùo, au tmtto ceda » loro rtilità. Et e comterso n
cke mtym. è meriàdle ri fesse dammo , ò perdita , ceda ad pregimdiUo,
et daxsto laro ,^e il prefato Comaane li resti ad alcuma cosa oMigata:
ad qmelle dei&imo lUersmemìe restitMire detta Terra , B3rto , e Bocca
'è £tto, e tmtte qmelle roke, anme, salmurie, et momitòmi, che ad
taro sarà comsegmato per tmmemtario. Qmae omnia et singula etc. m-
prascripta rt smprascriptos imtroitms, et res Fortus kerculis sex citta
SMpramomdnati rt D. Jjaxnes Baptista Sànctims, Bandolpkus Bartko-
ìamaei de Betrmccijs, Oesceatius Retri Cori, Laurentius Donatus,
Dàus toammes AMtomius Saracemms, et Vgo A{\olini de Vgwrgeriji
kakentes plemam, liheram, et ampiam OMCtoritatem à Collegio Baliae
Gmitatis Semamm , ut piene comstat manu mei Sotarij infrascripti sub
die tj* praesentis mensis, dedentnt, et concesserunt suprascripto A
Amgustimo Aiariami de Okisip, et prò eo Sgismundo eiusfratri carnali,
et miki Solario infràpto tanjmam ptaè personae praesentibus , et ran-
pientikas, atm pactis, modis, forma, commentionibus , capitulis, tCM'
pore, mei temporibus smpra descriptis. Et fuerunt supti sex Gues vice,
et nomine Communis Senarum , et prò eis Maurus io: Bìcheme tanquam
Cam. Bichemac confissi habuisse et recepisse J. mutuum Sooo: floren:
comodo , et fonna ut supra Jcscrlptum est in principio pntis Contractus,
etconucntijnis. Et JeJeruit licentiam J,* Sìgismundo recipienti ut supra
accipienti Tenutam prò J.* tempore supraJictarum rerum concessjrum
sua propria aucto^itate. Et promiserunt d* sex Ciues d* nomine Com-
munis Senarum eiJcm D. Au fustino , et prò eo d.* SìgismunJo J.' no-
nomine , et mihi SoTo rccipientibus , et stipulantibus defensionem legi-
timam dJ. Introituum . et rcum ut sitpra concessarum , et de dà: in-
troitibus et rebus conccssis nullam litem , uel controuersiam facere,
uel mouere. Et promise^-unt partes praedictae vt supradicti sex Ciues
nomine M.'* Communis Senarum etc. etc.
Ego Marianus Petri A*idreac de Barlettis Ciuis Senarum, publicus
Imperiali aucte Sotjrius, et luJcx ordinarius, et ad praesens Sotarius,
et scriba dd. M.^ DD. Officialium Baliae prò spectabiliss* Viro Ser
Antonio Vitellis de Glindarionibus eorum Sot, tam in d.' deliberatione
quam etiam in suprascripto contrac tu , et omnibus et singulis in eocos-
tentis, dum sic agebantur interfui, et ea rogatus scribere, scripsi et
\
oAgostitto Chigi il cMagnifico 427
li, lignumq. meum eiim nomine appositi consuetum: et post
Bitf descripta infine S.^foUj, quod diciC: Sìen obligali, fuit erroris
tuaa intermissa, et apposita
Laus Dea
Loco 4. Signi
. Anno Diti is"?' Indìclione A7. , die tiero 22. Martìj M.'' Viri D:
e» Bapla Sanetius, Pandolphus Bartholomaei de Petniecijs, Lau-
't Donaluf, D. lois Anionitis Saracenus, et Vgo A{joIini de Ugur-
trijt , abienle Crescentio Petri Cori eorum sexto collega vi gore supra-
-uiti auetoritatts addiderunt siiptis eapitulit, et conuentionibus
i praetenlia supti Sigismundi praesentis, et d.' nomine acceptantìs ,
^ Commune Senarum non possit qvoguo modo , uel causa petere
%tupÌo D. Angustino, et $uis haeredibus d.-Jlorenos joo; usqiie ad
impuf completum, et finitum dd^ 40. annorum, non abitante che
I topre neUi presenti capitoli, e conditioni sì contenga, che debbi
Igarli ad ogni requisitione , e uotontà del d.' M." Commune di Siena.
Actiim Senìs in domo haeredum Mariani de Chisijs . et in Deducto ,
et prima parte domiis post CanceUum, corani et praescntibus D. DomÌ-
nico Placido E^uite , Alexandre de Bicliìjs Cansore,et ser Francisco
Ì'para de S." Flora Ciuibus Senarum lestibus ad p^a habitis, etrogatis.
Ego Harianus Petri de Barlettis Nohis supTus de pUs rogatus, eie.
iSaS
(. Martij
Additio, et diminutio quorundà CapTor Instro concess.'' factae à
&iiitj> Senar. Portus Herculis.
M.WAUOUSTINO Chi([o {,').
Axtum Senis
tu Dei Nomine Amen. Anno ab ipsius Domini saluti/era Incama-
tione 1^08. Ittdiclione duodecima, die nero 33. mensis Martij: lulia a.»
Pontifici Max-imo, et Maximiliano Romanorum Rege regnantibus,
ft comuniler Senis ferttir.
Magnifici Domini DD. Officiaies Baliae Ciuitatis Senarum cotte-
^aliler conuocali , et congregati in numero sufficienti, et in eorum
plita residentia prò rebus pubi icis expediendis, et utiliter perlractandis,
matis cunetis solemnìtatibitt obseruandis. Attento quod D. Augustine
{') Serìtiure di Casa Chigi ^
428 G. Cugnoni
Oiisio , et prò eo Sigismundo eius fratri carnali fuerunt concessi in»
troitus, redditus , et prouentus Pòrtus Herculis vna cum officio, et
et custodia Arcis d,** Terrae , prouthaec omnia latius in d,* concessione
continentur. Et quia d,* concessione praedicta , et multis capitulis in
ea appositis ptùs, D. Augustinus non bene contentatur, et uellet quod
addéretur quaedam capta de nouo , et aliqua uetera corrigerentur , et
quaedam obscura declararentur, Idcirco deliberauerunt et decreuerunt,
quod infrascripti sex Ciues in causa praedicta habeant plenam, et libe-
ram auctoritatem,facultatem, atque baliflm de nouo conueniendi, et paci"
scendi cum praefato D. Augustino super cà, et concessionibus praedictis,
et addendi capitula de nouo, et uetera capitula etiam corrigendi, oc
etiam obscura capitula declarandi cum consensu d, D. Augustini , prout
infrascriptis Sex libere uidebitur, et placebit. Hoc tamen excepto jo-
lum, quod non possint dominium dictae Terrae Pòrtus Herculis in prae-
fatum Dominum Augustinum alienare, Et haec decreuerunt omnime^
liori modo, non obstantibus quibuscumque , quorum Sex haec sunt no-
mina Uì
D, Alexander PETBUcaus ;
D. Io. BapÌta Sanctius [ Legum Doctores
D, Io. Palmerius /
Crescentius Petri Cori
^ Z>. io. Antonius Saracenus Eques, et
Vgo Azouni de Vgurgerijs
Anno, et Indictione praedictis die uero 24. mensis Aiàrtij,
In Dei nomine Amen. Conciosia cosa che dell* anno i^oj. del mese
di Mario sotto il dì 16. del d.'* mese fusse per sci Cittadini eletti dal
Collegio di Balìa, li quali haueuono piena auttorità , data, et fatta
concess.' al M.'^'^ Augustino Chigi, per lui ad Sigismundo suo fratello
riccuente per il d^ M/" Aug.**'*, et suoi hercdi, et suc<x>ri de li offici]
de la Potestaria , et guardia de la Rocca di Portercole nel modo, e
forma infra cioè ecc. (*)
Et perche li patti, capitoli , et conuentioni contenti nel detto con-
tratto in tutto non satisfanno al prefato Mss. Augustino , però r infra-
scritti sei Cittadini cioè
Mss, Alessandro di Mss, Achille Petrucci ,
A/ss. Ioanni Baptista Sancii,
Mss. Ioanni di Agnolo Palmieri,
(*) Viene trascritto il contratto di sopra recato in data 15 Marzo 1507, dal
principio fino alle parole « ci quale s'intendi essere incominciato in Calende di Marzo
presente, et da finire come segue, et colli infratti patti, modi, capitoli^ et conuen-
tioni. »
^Agostino Chigi il oMagniJìco 429
CretecHliù di Pietro dì Coro,
M$t, loanni Antonio Saracini, abseitte
Vgo di Aiolìiio Vgurgieri per ìnfirmicà, loro iesto Collega eletti,
ti dal Collegio di Balìa; per uigore de t'auttorità loro della
« appare di mano di me Notavo infrascritto sotto il di 23: di Mar-^o
e dillo, sopra descripta Ì« tiece, et nome del .!/,• Commune
Siti\a per uigore de la sopradetla aultorità in questa parte à loro
•tsa di nono per restitudOne , et pagamento da /arsi al
^•pre/alo Mss. Augustino di Ji orini ottomiUa di S4 per f.' , de li quali
si /a mentione ne la soprascritta forma, et tenore di contratto, danno,
et concedono al prefato Afts. Aitguxtino, e per lui al d.' Mss. Sigi-
ttnundo presente, et recipiente per il d,' Mss. Augustino , et sai heredi ,
et successori , per li quali de rato promìsse per lo officio de la Potestà-
ria, rt la Custodia de la Rocca de la Terra di Poriercule con tutti li
suoi salarij , eommodì, et emolumenti, spese, et incarichi di d.' affitto
di Fotestaria, et Rocca, secondo la continentia , e tenore in tutto, e
per lutto de la soprascritta forma , e tenore di contratto celebrato nel
é* anno isoy: his exceptis VJ. Chedoue in d.' forma di contratto dice
panni 40, la presente concessione s' intenda per anni cinquanta, lì quali
uogliamo che sieiio incominciati in Calende di lilar!{o isirj: et da finire
come segue. Item che li fiorini joo: f il suppUmento iafino ad fiori-
ni Sooo : non passino essere adomandati al prefato Mss. Augustino, soi
heredi, et successori perfino non sarà finito il tempo de la presente
coHceisiane di anni jo.- con l' infrascritte conuentioni, patti, capitoli,
et modi cioè
Iti prima che 7 d.' Jtf.* Commune di Siena non possi, ne debbi, ò in
tutto, ò in parte leuare, à diminuire d,' tempo d.' prouenti , intrate, com-
aiadi, e! salarr; ma debino durare come sonao; et intendino esser, et sieno
di d.' Mss. Angustino, et sol heredi, e successori, et quelle passino exi-
gere da tutte quelle persone, loci, et Communità, che al presente ui
tono obligale, et durante d.' tempo dì anni 50: promettono li predetti
itt d.' nome mantenere detta possessione libera , pacifica , et expedila a
d.* M." Augustino, soi heredi, et successori , ne per alcuna cagione re-
mouere in lutto, et in parte sotto la pena contenta nel presente ìn-
ttrumcnto.
Item che il d.' Mss. Augustino, et soi successori habbino il gouerno ,
e custodia di d.* Terra , huomini , et Porto, e Rocca dì Portercule, et
quelli debbi reggere, gouernare, e custodire, come ad lui parrà più
espediente à la preseruat.' de la d.' Terra, Huomini, et Corte soprad,' ,
administrando ragione con quella auttorità, che ha il Commune di
Siena con d.' Partherculesi: non polendo però fare leggi di «olio, et
che da le sentente da darsi per l' Officiali di d.' Mss, Augustino da 40.
^Jorini in giìt, si appelli solamente a d.' Mss. Augustino, o suoi heredi;
1
43o G. Cugnoni
et da 40. fiorini in su, si appelli in Siena à li ludici de la appdlatioH
di d,* Terra ordinari),
Jtem che al prefato J/.«f Augustine, et soi heredi sia lecito usu-
rare, et edificare in fortificamento della d* Terra , sua Rocca, et Porto,
come li parrà , et piacerà per fino à la somma di fiorini diecimila di 84.
ilf»,et non più sen^a espressa licentia del M.-Commune di Siena, te-
nendo buon conto di tutto quello spenderà, et finiti detti $0: asini U
prefato Mss, Augustine, \et soi heredi non siano obligati, ne fotsmo
esser astretti ad render, et restituire d* Terra, Porto, et Rocca per
fino ad tanto che non lo sarà integramente restituito, et satisfatto tutto
quello, che haranno speso in fortificatione di d* Terra, Pòrto, et Rocca,
come di sopra. Ne possi il Ms* Commune di Siena remouere d? Mss,
Augustine, soi heredi, et successori de la Rocca, et gouemo di detta
Terra , et percettione de frutti , ma lassarglieli godere liberamente ti
fino ad tanto che in numerata pecunia restituisca la detta quantità spesa,
et essendo negligente detto Commune à la detta satisfatione, non possi
petere per alcun modo computatione di frutti, ma restino liberi, et expe-
diti al prefato Mss. Augustino, soi heredi , e sudori per guardia de ìa
Rocca, custodia de la Torre, et sua utilità, etuersa uice finiti d.*$o:
anni, restituite le prefate spese al d* Mss, Augustino, ò soi heredi, 6
successori, incontinenti sieno obligati ad restituire la d.* Terra, et Rocca
al M.** Commune di Siena,
Jtem che sia lecito al d.» Mss. Augustino, e soi successori duranti
d,* tempo far uenire per mare al d.* Porto da lochi estranei, et woa
subietti al M.^ Commune di Siena, ne di sua iurisditione , e distretto
ogni, et ciascheduna sorte di mercantie, che se li accommodarà , ò sarà
di suo piacere f così frumento], come allume, et qualunche altra cosa,
temeraria . et Ji li spacciarle, et per mare, et per terra, come sarà di
suo piacere, sen^a pagamento di tutta, ò qualunche altra gabella, et
con tutte quelle franchine , che ha il Porto di Talamone.
Item che né il Commune di Siena, ne alcun Offitiale di tempo possi
far alcuna exemptione, saluo condotto, ò franchigia ad alcuna persona
habitjnte in d* territorio, ò in epo conuersante etiam se fosse fora-
stìero. et che excepto quelle che concernano il Tricosto, il prefato Mss.
Agirsi ino , et soi successori goda tutte le immunità, et privilegi con-
ceSs^i air huomini , et hjtitanti di detta Terra.
Itetn che il J." Mss. Augustino possi substìtuire ad custodia di detta
Terra . et Rocca et Porto chi li piacerà . Jummodo che non sia rebello,
bandito, ò confi fiato dal Commune di Siena. Restando prò tempo Mss.
Auì:ustino. et soi successoci obli fati sempre che tali substituti non sa-
ranno negligenti . ne faranno tristitia , dolo, ò tradimento alcuno, et
ministraranno iustitia secondo che di sopra è detto in absenja did.* Mes.
Aui^ustino.
C^gosh'no Chigi il cMagnifico 43 1
L hent che in caso che if Mss. Angustino, o soÌ sticcessori edi/icat-
ia d." Terra, ò fuor di tempo case , ò magaj^ini per loro bisogno,
a libertà dì d.' M." Commune di Siena pigliarti Jinìto il d.' tempo
r lo costo ò stima di tempo come li piacerà, onero relassargUe le
D pn/prie in perpetuo, et che il Commune di Siena possi mandar vno
gre, et conuenìre il sito, dove tali edijitij far si debbino.
« che de li prouenti, et entrate dì della Terra, et liuomini, le
\ ^imIi secondo la forma de li Capitoli presenti hanno ad esser di d.' i/ss.
Augustine ; s' intendino exceptuati li censi, et palio, li quali li d.' huo-
nini di Fortercule restino obligati à li tempi debiti. Ne passino lì huo-
mini di d.' Terra , ne li Offitiali di essa , ò in quella kabitanti comprare ,
ne condurre à la detta Terra , à in quella usare, ò lograre altri sali,
che del it," Commune di Siena,
Itcm che non sì possi senja lettere dì tratta metter ne la Corte, terra,
rocca . ò Porto di Portercole alcuna quantità di grana ricolta fuor di
d.' Corte ne li lochi sottoposti al Commune di Siena , o di sua iuritdi-
tione, ò Distretto sotto pena de frodo, et di uno ducalo per moggio
da pagarsi per quelli, che tal grano ni conducessero, et un ducato per
moggio da pagarsi per d.' Mss. Angustino se consentisse , ò permet-
tesse conlrafarsi ò per se, à per soi Onciali. Ne etiam il recolto in
d.' Corte sì possi trarre senja lettera di tratta del Commune dì Siena,
ò dì altri per lui sotto le medesime pene à li medesimi sopranominati,
I4 qual lettera di trattla non li possi mai esser denegala : etessendoli
denegata lo possi trarre ad suo piacere, lenendone bona conto, et pa-
gar la tratta come di sopra.
Jlem perche porrla accadere durante detto tempo qualche suipetto
di guerra, ò dì altra suspilìone di incursi, così maritimi, come ter-
restri, et saria necessario prouedere d.' terra di genti, che in tal casa
ad requisHione dì d.' Mss. Augustino, et soi hcredi, et successori, il
Commune di Siena sia obligato mandare d.' gente parrà esser neces-
saria, dummodo come detto richiesta da d.' Mss. Augustino, et nQn
altrimenti.
Item perche ancora porrla accadere ò per guerra, o per altra su-
rpition, che il Commune di Siena harìa di bisogno di Cerne ò fanti,
che IR tal causa d.* Mss. Augustino, o soi Officiali, che li sì trouaranno
ad requisitione del Publico sìeno obligati mandar quello numero de fanti
tara al proposito, rcmanendo però d.* terra fornita.
Item se li Porterculesi , et habitalori non raccoglicssero tanta grano,
che bastasse alla necessità del uitto loro; In questo caso li M." SS."*
fosiìno. et debbino darle licentia di poter trarre tanta quantità di grano
^l Contado et Distretto del M." Commune di Siena, che supplisca a
432 G. Cugnoni
la necessità de li prefati Portherculesi , et Habitatori di detta terra, et
siano tenuti li prefati Portherculesi, et Mss, Augustine ad signijicarìo
per tutto il mese d'Agosto ogni anno, et in questo me^^o non possi, ne
debbi dar licen:;a di trarre grano: et non hauendo licenza domandatoli
due uolte ad minus, possi il prefato Mss. Augustine prouedere àia
necessità de li sopradetti Portherculesi, et habitanti, doue li parrà sen\a
pagamento di tratta'.
Jtcm che '/ grano che ricogliesse ogni anno in la Corte di Mon-
tai to il prefato ^fss. Au gustino, o soi socci ueri, et non fitti , sia lecito
al prefato Mss. Augustine poterlo condurre in Porthercule per terra
non passando la somma di moggie 600. l'anno sen^a pagamento^
tratta.
Et perche uerisimilmente il prefato Mss. Augustine, et seiheredi,
et successori si saranno satisfatti , et pagati per il detto tempo di anni
cinquanta dclli sopradetti fiorini 8000., si obliga , et premette con ef-
fetto, et Sigismondo p lui, obligando se, li beni, et heredi , et succes-
sori de rune, e de l'altro finito il detto tempo rendere, e restituire
liberamente, remossa ogni cauillatione, ò excettione al prefato M.- Com-
mi/ne di Siena la d.* Terra, Rocca, et Porto: et che sia lecito al detto
Commune di Siena per propria auttorità , et arbitrio intrar, e pigliar
la possess.' de le cose sudette fino dj* tempo, et conuennere, che quello
finito mcsser Augustine predetto, ò soi heredi, e successori non sieno
obligati render conto alcuno di qualunque vtilità, et frutte nehavessero
tratto, ma tutto ceda in loro vtilità. Et è cohuerso se che non è ueri-
simile, ui fosse danno, ò perdita , ceda ad prcgiuditio , e danno Loro,
ne il yrcfato Commune li reati ad alcuna cosa obli^ato. Ma ad qutUo
debbino liberam.'' restituire d:^ Terra, Porto et Rocca com'è ditto, e
tutte quelle robe, armi salmarie , et monitioni , che ad loro sjrj con-
sef^niìto yer iìtuentario. Pafrato però prima tutta quella spesa jattJ in
reparjtìofie de le mura, forti/icationc della Rocca, e Porto, comedi
sopra nel ?.* Capitolo si contiene.
Item eJie d.^' Mss. Au frustino, et soi heredi non passino, ne per uid
di testamento, ne ultima volontà, ò altro contratto concedere, ò alie-
nare in nessun modo le ragioni ha in J.*» Terra, Roca, e Porto in al-
cuna persona , Collci^io, et Vniuersità non sottoposta al M." Commi.ne
di .^iena.
Item che tutti li Capitoli . li quali si eontenf^ono nel Contratto ce-
lebrato de /<) anno /3'7. sotto il dì ih: di Mar-o s' intendine essere
deroi^ati . r.\\>'»;:'.\*..r;.:\) dal prim) eayitolo . die comincia In prima i'.'t'
al .V."'" Commune di Siena Se. et su!o si observi li Capitoli sopra de-
sc'itti . et remanf:'.: fermo il er:tratt.> prenor.tinato . ò nero forma di
cAgostino Chigi il ^Magnifico 433
contratto fino al detto Capitolo, che comincia : In prima éc. salue le
correptioni de li anni ^o., e f: joo. soprascritte.
Quae omnia et singola suprascripta de. dee,
Actum Senis, et in domo supti D. Ioannis Bapiistae de Sanctis co-
ram, et praesentibus clarissimo Iure Consulto D. Antonio Venafrano
Gue Senarum, et Francisco Dominici de Nouara pfati D. Io: Bapii-
stae famulo testibus ad ptà habitis , uocatis, et rogatis.
Ego Marianus olim Petri Andreae de Barlettis Ciuis Senarum , pu-
blicus et Imp}^ auctoritate Notarius, et Index ordinarius , et in prae-
sentiarum Notarius, et Scriba prò Notano Baliae Ms^ Ciuitatis Se-
narum, dum pia omnia, et singula sic agerentur, et fierent inter/ui ,
et praesens fui, et de eis rogatus scribere scripsi, et publicaui , si-
gìiumq. meum cum nomine apposui consuetum.
Laus Deo.
Loco * Signi.
Officiales Baliae Ciuitatis Senar (*).
Hauendo nuouamète cdcesso alo Spj* Ms. Augustino Chisio Citta-
dino, et Collega Tiro dilect.^^ , tucte le entrate dela Terra hra di Por-
thercule, in quel modo, et p quel tempo, che in lo bistr unito, et Capii
facti ultimamente infra noi, et Epso, si contengano: li quali Capii es-
sendo di mete et uoUinta nra obseruarli inuiolabilmente : Per tenore de le
pnti strectamente comandiamo alla Comunità, et homini di decta Terra
nrai eh* el prefato Ms. Augustino, o, suo legimo Mandato, di queste
tire ostensore, riceuìno, et obedischino come noi propri]: Pagandoli li
sarar ij consueti: et consignandoli el Maga^ino, et altre cose spec tanti
al Cornuno nro, secondo la forma delti predecti Capii: sotto lo incurso
grauissimo deh arbitrio, et indignai.' Tira.
Ex Palatio Seneh Die Vltima Martij M. D. Villi.
Do: Placido
loco si^gilli
loco stem >¥ matis.
Anno Dm MDXIIJ Indict. g.» Die uro XVIIIJ Decembris (**).
Mag.^ et Ex.* Dai pòres Gubr Coss et Cap.» ppli Mag.^ Ciuitatis
Senar in Consistorio conuocati et congregati innumero sufficienti p rcbs
pu.^ expedìendis ei p tractandis Audito Dho petro frane* picolhominco
Mag,* Cap,* ppli exponente qualiter fuit requisitus a Dno Cornelio Be-
(*) Ms. Chig. R. V. b. p. 182.
(") Ivi, p. 23.
4^4 ^' Càgmam
I 9tfSBBtX UDfi di SnXaEe S CXnXSKBBa iBTKyBMMS ÌB propQBS)
I.
l5*3*- rX- JJBTJ-
iif le irsfa CKJis^» ^ «B. PAb iic Farri ^ jer Fi
paeMts et rrtf^lno « m. Agittìm dcs neOs racoc e Abt» £
£B<r fScgiciure £ Cm C&ssi, wéL JL p. i5).
Proeesis £ Mi. Affutìm Okigi camtro Akst' BbM e Gàorolmm
TATXrt^ czme zc^mp^zrf ^ PzrtzrzU ;Itì p«c. ic,\
Co^^;-^r« -tr^^ Z>. Ax^iuti-i^m Gkisz:im et ccìjcm Mjttmcci prò
canrtrit'ti'y-e Ar-zii £t Pytìi Herulis Ivi tgI. D. p. S-Só toI. G. p. ìogl
i3 ottobre i5:o.
DeputJtio Castellini Arzis pcrius HeruUs facia ah August'tno Ckisio
illiui patror.o et D'io \\tì tdI. D. p. 44i,\
D.
Informatione circa le disfosi^ioni testamentarie di Agostino Cki^t
intorno a Porto ercole 'Ivi tcI. A. p. 33).
• k ■
oAgostino Chigi il ^Magnifico 435
6.
Bteue Leonis X ad officiaUs Balie senen. ut restituant Laurentio
Cktsio vasa argentea et Oppidum Portus HercuUs {Ivi voi. G. p. 377).
7-
x525.
Littere Comunitatis Portus Hereulis prò implorando fauore D, Si-
gismundi Chisii {Ivi, voi. E. p. 286, 287).
(162} 140. La lettera, di cui qui si h cenno» leggesi a p. i5 del
Ma. Chig. R. V. e. trascrìtta di mano di Fabio Chigi » ed è del seguente
tenore.
i3i3. 3. Marino.
Allo Carisi dottj Ms, Ant.^ da Venafro come P. hon,^
Hauendo scritto sabbato e domenica passata molto a longo a V, AfJ*»
aspettauo risposta ma non uenendo dubbito che non sia persa la ira e
però tornerò a pregare la exceltitia uostra che uoliate operare per il
uro Ag.*» come sempre hauete fatto. Io non so che si uogli da me il
Pubblico, crederei per li portamenti miei essere da loro efauorito e aiu"
tato, e non minato, e uituperato, Vra MagJ** fu causa di farmi pi-
gliare in parte dirò questo maladetto Portercole, douefra condurui Al-
lumi, e conciar maga:{:(ini, e guardarli dai francesi u* ho speso da
ducJ^ 7000, seni^a li F* 2^00 paM al pubblico, e per certo non mi fu
donato. Il uolere tirare li Allumi in mio potere mi costa tanto che ogni
homo douerebbe dire, sen\a Inuidia, e con poco guadagno. Io non com-
prai il gouerno di P. Ercole per hauere Ventrata, che ancora che assai
male sia guardato, io uè la spendo tutta in guardarlo', e gli homini
sono trattati d: sorte che stanno bene. Hanno alcuni uoluto mandarmi
de ladroni che l'hanno creduto. Io non ho saputo mai d'altro che d'uno,
che fu impiccato, che è forse molti anni che non ui fu fatta tanta Giù-
stitia; e questi erano ladroni uecchij de* tempi passati prima che io
Vhauessi. li due fuggiti da Orbetello fur dati al Mag.^ e successo il
sinistro caso del Portercolese mi perdonerà la Repubrica nostra, che se
P haueua patientia, e lasciarmi fare l'offitio, saria a q.** hora impic-
cato, e di già era partito di qui l'ordine, quando V altro caso successo
a Por ter cole; e per certo io non uò difendere ser Pauolo, spero hauerlo
nelle mani e mandarlo al Mag.^ Ma uenendo là sessanta armati seni^a
lettera, e sen\a dire niente e uolendo lui procedere con loro per ragione
sen^a scandolo, non so che più si possi incolpare, o ser pauolo, o q,**
Io non ho colpa nessuna perchè mi si debba fare incarico, e danno.
La A/.*** uostra sopra le cose mie V ho trouata buon padre, e amore-
436 G. Cugnoni
uole, e mi ricordo che uoleuate che io Io comprasse, e io desiderino
per conto del fatto dellì Allumi an^i a questo j e non ad altro intrico;
e per parlar chiaro se io li hauessi voluti porre in mano di Lei o po-
testà che sarebbero per li tempi stati, con molto meno spesa lo poteuo
fare, che chi teneua Vaiamone, o Portercole m* harebbono pre^o;
ma se li fusse poi stata tolta e la terra, e li Allumi, il danno sarebbe
stato mìo. hora io da' nemici la seppi difendere; da la patria non ho
uoluto difenderla, pensando sempre, che da là mi debba uenìre e a'uto,
e fauore, e massime per opera della V, M**» e del Mags* Sig, Bar-
ghese, il quale certo ha piit causa di scaldarsi in le cose mie che forse
non si pensa. M, Ant.* mio Ex,^ io non uo più dire, e ruminare que-
sta cosa, aspetto per me:i:^o della Vra ExJ^ e del Mags* che non solo
il commodo di una terra ma di quattro le migliori della patria mi deb-
bino essere accomodate, E non so intendere certe cose che dicono del
dominio, o non dominio , io credo che chi ha dominio sopra me, ha do-
minio sopra le mie cose proprie, non solo in quelle che m'ha uendute.
Io Ui dico il uero, se la spesa graue non fusse fatta , ^ se io non hauessi
preso questo nuouo appalto col disegno di condurre là le cose mie, e
poterle uettdere a mio piacere, e con>iputat:one ^ e non hauerle a met-
tere per le scale a benefitio di fortuna , ui prmetto che non ui darei
graue:{\a , ma questo caso mi può donare in pochi anni piit di C. mila
scudi; hauendomi il pubblico fatto torto non so come li piacessi soddi-
sfarli, e crederei che di grafia tutti li Cittad.*, e la patria desiderasse
che le sustans^e mie fadigatc sopra si uendessero di là, e ne dessero
aiuto, e fauore come spero che faranno per il me\\Oy e amore, che
sempre mi Ita mostrato la Ex.**" Vostra, la quale sempre ho tenuto da
Padre, e (*) sopra ne pensi che di tali altri benefitij riceuuti sien
commemorati ; e cosi a quella mi raccom.^ Roma a dì III Marino i5i3.
Non uoglio lassare di dirli , che pensi contro questi delinquenti quello
che per me si pensi fare, che andar ò inperona, e ancora le fo inten-
dere, che V Imbasciatorc di Portogallo è molto amico mio, ed è sodi-
sfattissimo e del pubbrico, e del priuato, non già di quello ultimo moto
di V, ExJ^
Come figliolo Augustino Chigi.
(i63) Il Tizio scrive: {*^)<kVenefranus et Sigismundus Chisius uiterbio
reuertuntur, re composita inter Augustinum Chisium et Scnenscs, de oc-
cupatione portus herculis ob necc nepotis Oratoris lusitani a Cimensibus
apud eumdem portum interempti ».
(') lacuna del ms.
(••) Ms. Chig. G. II. 37. p. 286. ad an. 15 13.
cAgostino Chigi il oMagnifico 437
(164) La lettera qui ricordata è come segue:
« Exemplù Lràr M,^ Burghesij ad Coitatem portus herculis (*).
SpectM* Viri et tatiq pres honrs ».
Vedranno le SpJ* V. p Irepu.^ la uolònta di qJ S.^ circa étl pstare
Elle obedientia al M.** Ms, Aug.*« mioprehoh, Et bencJi io mi psuada
cR nò p màchare da la uolonta di loro, s. ne del debito loro, niente di-
manco p satis/atione di me medesimo, et dlioblighi etfilatiòne ho co Ms.
Aug.** prefato ho uoluto éf p mìe Ire exhortarui a la medesima obe-
dientia et obseruantia' deli Capii cE p le Ire pu.^ si scriue II eh facendo
come indubitatamJ* spo oltra el salì far a la uolunta di q.* S/* ne fa-
ranno ad me cosa tanto grata, et accepta qto mi possino fare al modo,
Et mi obligaraho in perpetuo ad hre qlla medesima cura et patrocinio
di cotesta Terra eh ha hauuto et ha Ms. Aug,*» dco : le Cose del quale
p la Coniuntione è infra noi reputo tucte coi Et se le SpJ* V, lo haue-
raho in quello grado di obedientia reuerentia et fede eli se le apartiene
mi còstrigneràno ad esser om di piit curioso di bh esser di eotesta Coìta
et hai soi, q^ si porr ano in ogni loro occurrentia et bisogno prometter
semp di me qto di sua M,"* Et co la medesima fede et securita uorro
mi recerchino, et pensino eh io habi senìp ad essere inuerso di loro di
4f»» medesimo ato et uolàta, eh sarà Ms, Aug,»* pfato: q*^ tengo nò
tanto p bono parente: ma p optimo pre: Et so obligato hauere tuete
le Cose sue piit ad Core cH le mie pprie V. Sp.^ sono prudente.^ et so
co li boni loro portamJ* dorano ogni di magiore cà ad S, Mj^ et ad
me di proteg erte, fauor irle et accrescerle,
Seh Die V.t» Aplis M. D. Xiiij,
E lo stesso giorno gli Officiali di Balia scrivevano nei medesimi sensi
alla Comunità di Portercole, e ne davano insieme avviso ad Agostino
Chigi con le due lettere seguenti:
I.
(**) a rffis Prioribus Terre nre Por.s ».
Officiales Baliae Ciuitatis Senar.
Dilecti fila nri : Ali giorni passati p Mariano Benucci Com,*^ nro ui
facemo intendere la meìe tira circa di prestare noi obedientia a lo Sp.^
(•) Ms. Chig. R. V. b. p. 25.
(••) Ms. Chig. R. V. b. p. 25. e 28.
Archivio della Società romana di Storia patria Voi. III. 28
438 G. Cugnoni
OAlcf^a tiro Ms Augustino Chigi , et soi ministri Nora p magiffrede-
claratione de la nra uolunia habiamo uoluto p le pitti nostre di mHO
sif(nificarui et coiliadarui eli doniate prestare ad Ms. Aug.** pfito ^'^
soi ministri oòi dbita reueréfia et obcdientia , secòdo la forma del Ca^^
tracio , conuentioni et Capii ha co la nra Rep,** li ^.•" Capii furti
ciascheduno di epi intendiamo et uoliamo li sieno obseruati ìnmoljAi.
mente si come recerca el iusto, et li bene meriti soi: Voi adonq.
dirctclo et cognosciaretclo in tttcto et p tticto, secÒdo et tenore i^^^'^
sopra dei Capii, cìi cosi e, la noldta nra, quale exeqrete sotto fcn^^
gravis.^ di nra indignai.* et arbitrio. Ex Palatio seh D.e V." Afrix0'
M. D. X iiij.
2.
Angustino et College tiro (*) Officìales Baliau Ciuitatis Senar.
5/?.*' Vir Ciuis et Collega nr dilect.'^ Habiamo scripto diffusamnU
alla Coita di Porthercule la uolunta nra circa del recognoscerui ff p•^
stare obcdientia a uoi, et li Ministri uri et ad piti ura satis/atione.et
magior dcclaratione del animo tiro, habiamo uoluto per queste repìicimx
la medesima intentione uolunta nra quale e che la Communità, et ha-
mini di I\}rthercule rcognoschino , et obedichino uoi , et li ministri tiri
secondo la forma del contracto, Conuenctioni , et CapTi hauetecòli
nra Rep,*"* li quali capii et ciascuno di epsi , intendiamo obseruarui ut-
uiohbih7tte: Et voliamo habiate in dea Terra, et roccha di epa quella
auetorit.i, et iurisdietiote che in epsi CapTi si contiene La quslcnsi
o'r'-.i .\» i-AV c.^'tucKÌe'ite . et ittsta si fa tanto di mif!i'..rc jn:;?:;.
^v'i.j*::.» /: ,V'ii''*:»':.': :.'*: cV inducano n~i sulo ad n~- mj'icjruì j'j/ it-
>..*'. •►:.: .".' ,:.:' ^'•■.::. r:\\: \'i: . et ree.wnosjc-ui rer ..;'.*■»?: ^. e: b.-t.^i-:-
*•.■** *'*.•••■ » m* ' \ t** ^■■. ■* <• •* * • *' 1*1 ** * ^ *t*t »•'"•• t/ ,* \* r* * " * -r r-** ■/ T !• ^ V *ij -• '
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cAgostino Chigi il oMagnifico 439
(i 70) V. Ragguaglio dell' inven:{ionc della sacra immagine di Maria
detta del Sughero ecc. Orvieto, Tosini 1720 ove sono pure riferite le
due iscrizioni qui da Fabio trascritte, ma con notevoli varietà.
Con istroinento del gJFebraio i52o Agostino Chigi (*) u motus ad
jR. Pris Fr. Augustini de Conieto, et Sigismondi de Gualdo fratrum
Ordinis S. Augustini preccs, et deuotìonem...dd, RR. Fratres.,.. d.
EccIj»* cum omnibus, et singulis suis rebus, pertinentijs , et Tenitorijs
eidem Ecclesiae assignatis, et in futurum assignandis, vna cum reli-
ctis, tam stabilibus, quam mobilìbus, et semouentibus. .., ad uitam ipso-
rum fratrum ,,.. et donec , et quousque honeste, et religiose in com-
muni vita, et sine proprio sccundum regulam uixerint, Gubernatores ,
Fàctores, et Administratores fccit et ex mine idem -A/."« D, Augu-
stinus sponte post dd. Augustini, et Sigismundi obitum patribus
Conuentualibus S. Augustini in Gubernatores , et d. Ecc."* Fàctores, et
Administratores in perpetuo cum omnibus etc (fecit). Acta Romae in
Palatio ipsius 3//' D, Augustini sito in Regione Transtyberina Sub
anno etc,
N. Souarati Cur, Caus. C, A. etc, rogatus etc,
(171) V. Vasari Vili i5i e 22 5, , dove delle pitture di questo ca-
taletto fa autore Timoteo da Urbino.
(172) V. Vasari XI 87.
(173) In quanto alla seconda di queste due Cappelle, il Fea (*•) è di
parere che essa fosse compiuta vivente Agostino. Altre notizte su questa
Cappella si danno dal detto Autore nel Prodromo di nuove osserva:;; ioni
e scoperte fatte nelle antichità di Roma ecc. p. 34 segg. e 42. Della
iscrizione, che in questa Cappella pose Alessandro VII, parla lo stesso
Autore nel tomo I della Miscellanea filologica critica e antiquaria a
p. 21 e CCXCI segg.
(174) Trascrivo qui una serie di documenti relativi a questa Cappella.
(*") Nella Madonna del Popolo di Roma.
La Cappella de Sig.""^ Chigi fu da' fondamenti fatta dal Sig,^ ago-
stino Oiigi Tesauricre di Papa Giulio 2 nell'anno i5o3, e morse
l'anno i52o essendo sepolto nella i.« Cappella.
La ^.« Cappella fu fatta con il disegno di Raffael d' Urbino q.'*^fece
anco li segni del Zodiaco fatti a mosaico che sono nella Cupola.
n fregio sotto la d.'* Cuppola che rappresenta la generatione del
Mondo o creatione di Adamo, è opera di Francesco Saluiati , d.^ il
Cecchino Pittor Celeberrimo.
(') Scritture di Casa Chigi, voi. G. p. 4i6.
(•*) Notiate intorno Raffaele Sanzio, p. 3.
('") Misceli. Chig, Ms. R. V. f.
44^ G. Cugnoni
Li quattro Tondi sotto il d* frefizt z\€ -rr^f^ftir»: li ^szyiity
gioni, è opa del d," Francesco Saluiirì . r •*■ r-:-rti: ; 7 rwrjsrjid
tempo mex^i guasti V Em,^ Card:- FaHj Orir: ." .=re: lizz L fa ri-
toccare da Antonio della Corgnij, Pitterà /smzsi.
Le due donne che sono nel uano di mr^^s . r.:*
con una culla , l'altra con un raso, che fzivz s z*'.z: e z^ £. L*Sà-
uiati: il resto di d* Ancora, è di fra Sevzn^^. zcT Pìl
morì mctre f acena d* opa e pciò fu iziis ììT ^rii-.
Le me:{ie lune, sopra le Piramidi, e zjiz ^c' C
Vanni Pittore Celeberrimo Senese. *.*»"/rrf i:r:t:*r
CardJ Fabio Oiigi Vanno i555.
Le due statue di Giona, e d'Abacus P^frz
Fiorentino sotto la scorta di Rafael d' C^ivz.
Il me\^o rilieuo di Bronco che sfire f f^zf
opa di fra Sebastiano del Piomb-j.
n primo scalino sotto la Balzi^rz-zza /i. r;
.£ r
Chigi per S.* 3oo d'oro esse^^z r^ar.z: r-irtii-i" • a^ ZKipe^
nd.* Agostino Chigi sp-zse r,e'.la à.» Csrpel^ e.i» i
£^;Za S.*» 2 2030.
L'£:*t- Card. Fabio C"::>: de:: a^z .ff: ;, r^-lz
tre *c:*j /jiJ;. r^a*j.e*.iz fazzz zzr^.^e li Clti-z £. P r^
Z^Z7: :-■ ^£:Jaiz^ . i.J-r-r: :e iresz^e . -./^— : r. ei.;-": ^
C".'* :"ijl*:i' i: fir/J :--:>-.: di -4i-:.:r.r: e Sj:rmim
Àr. /srmzjiz C^t 7.':r- Sr-t.-: . /azz: ì r:i.:in: rj-zr J «^*— ^^ il-
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•-i -ti^
qA gustino Chigi il ^Magnifico 441
3.
Ecco la Bolla qui ricordata (*}.
« Julius Episcopus etc. Adperpetuam rei memoriam, His, quaepro
diuini cultus argumento, et animarum salute inter fideles quoslibet prò-
uide conuenta, facta et stipulata fuisse dicuntur, vt firma perpetuo, et
illibata persistant , libenter cum a nobis petit ur, calici muniminis adi j-
cimus firmttatem, et circa ea statuimus, et ordinamus prout in Domino
conspicimus salubriter expedire. Sane prò parte diteci i filij Magistri
Augustini Chisij Notarij, et familiaris nostri nobis nuper exhibitape-
titio continebat, quod cum alias ipse de propria salute recogitans, ac
etgfiens terrena in coelestia, et transitoria in aeterna felici corner ciò
commutare, ob singularem deuotionem, quam ad B. Virginem, et Ec"
clesiam sua de Loreto nuncupatam, ac Sanctos Augustinum confesso-
rem, et Sebastianum Mar ty rem gerebat, prout gerit, disposuisset quan-
dam Capellam , seu Capellaniam sub titulo et inuocatione B. Mariae de
Uoreto Sanctor. Augustini, et Sebastiani praedictorum in aliqua Ec-
clesia construere, et sibi de paramentis, et alijs ad diuinum cultum
necessàrijs conuenìenter prouidere: comperi a in Ecclesia domus B, Mo"
riae de Populo de Vrbe Ordinis Eremitarum eiusdem Sancii Augustini
quondam Clelia constructa sub inuocatione Sanctorum Sigismundi,
Sebiutiani, et Rochi, quae Capellis bonae memoriae Joannis tituli Sancto-
rum Nerei, et Achillei Presbyteri Cardinalis, ac Familae de Mellinis,
ac quondam Joannis de Montemirabili intermedia existit, et cui nulla
éos hactemis assignata reperiebatur, et cum dilectis filijs Priore , et
fratribus d,- Domus super assignatione et concessione dictae Capellae
diuersis traci aiibus habitis tandem ipsi Prior, et fratres de consensu
etiam tunc Deffinitorum , et Capituli dicti Ordinis praefato Augustino
t une praesenti, et recipienti, ac prò se, suisq. haeredibus et succcsso-
ribus in perpetuum, etiam ab intestato venientibus stipulan, Capellam
praedictam, cum commutatione tamen dictae Inuocationis concesserunt.
Ita tamen, quod liceat eidem Augustino, suisq. haeredibus, et succes-
soribus illam depingi, et inìbi ipsorum arma, et insignia, lapides, et
sqpulturas marmoreas apponi facere, ac sepulturam prò se, et suis or-
dinare, essentq. illius Capellae veri Patroni, et Domini prout in alijs
Ecclesijs Religionum mendicantium fieri consueuit, haberentque ipsi
Augustinus, ac haeredes et successores Jus prohibendi aliorum sepul-
turas fieri non debere ibidem, nisi de consensu et expressa licentia ipsius
Augustini sua ulta durante, et post eius obitum heredum, et succes-
scrum predictorum, et ex tunc d.» Augustinus omnia, et singula bona
(') Scritture di Casa Chigi, voi. G. p. 346.
442
G. Cugnotii
tua mobilia, et immobilla praeieniia, tt futura vbUunji
obìigauit prò omnibus ìnfi-ascriptlt per eum aiie-vanàii, et aiinfk^
dis, ìiidelicel quod prò dote d.- Captllee tìidem Priori, et
etiam prò te, et luis in dieta Ecclesia Kuccesjoribus tiipulaiiiiivi,
ueretur aanualim stimma ifuiaquaginta duealormn de Cartenlt p^ Mi-
guslinum, et Hertdes, ac iueeessores suos huiiifmodi ivprr
bOHÌt predicliit, donec in bonit stabitibus Romae, vel Seni* ad eamm»-
meditalem d." damus contittentitui , vbl Priar, et fratres praedkti m
principio eiigerent , dieta dot attignala /Uitsrt reatitrr et cumeffttta,
ita quod ti dot ipsa uiuente d.* Augustlno attigtiaia non fm-et, dlctl .
keredet infra tex meases post eiut obitum aiS'gnare teaerentur, aEat
dieta Capella, et omnibus iptiut utui tune cancestìt , et quoi:unque moi»
competei! libus priuall forent , lenereiiturque fralret dictae damut.priM
etiam ad hoc te obligarunt, pott dictae dotit attigna ionem tiagulù
hebdomadit, vUelicet diebui Veneris, et Sabbalt prò quatibet d'evn
Mistam 3ubmis.i voce, et quolibel mense unam Mistam Cam rantit
temniler celebrare, ac dictit dìebut vnani lamp^dem actettda-e in «a
Capella diu-no officio inibì duraiiie ; prò cuiut manutent.
nus, et tuccestores praefati pott aisìgnatianem d." dotit de ofra ttàt
tumplibus, et expentit prou'dere deberent, Tenerentwq. etittm Jieti
fratret in die Defunctorum, teu infra e:ut octauat vuum vliiMilura»
rium tolsmne eum canlu, et ea^it prò aaìmabut d,' Augiatiai, ef
cestariim praedictorwi , et aVorum de/iinclorum tttorum in d.- COftétU
ciim eitdem cappìs et ornamenlis, quae diclus Augutlinut ad id r*li-
querit, vel paribus, aut melioritus , si in eodem Coitucntu estmt, cete-
brare; hoc etiam inter eot adlecto, quod idem Auguttin
pium locum, teu pìam vniuertitatem , ad quem vel qtiam ti frMret é,
domus Sanctae Afariae in oneribui iiuiasmodi subcundìa Jeficercal
si illa subire non vellent, dot praedicta eo ipso dtatniret, tiomlnart,
et nomìnatia kuiusmodi quandocunque per ìpsiim Augutlint/m ad
libitum, et volunlatem vita tua durante, et ipto vita f aneto ptr Ha
des, et tu;cestores praedictos fOtt dictae dotit attignatianem fi*ri poutt
prout in quadam publico Instro detupsr confecto dìcitur plenlus
tìneri. Quae prò parte Auguslini, qui eliam Ulterarum apottoUavHin
scriptor, et Abbreuiator exiitit, ae Priaris et fralram predictorumt
nobit fuit humitiler tuppUcata, ut eoncetsionibut, promtstiortìbi
gationibus praedictit prò eorum subsislenlìa jSrmiarì robur aplieae OM-
Jirmationis adìjcere, nec non l»uocalionem Saiiclorum SigitmtmdS, et
Rocliì in eadcm Capella peailut tu^rìmere, et extiaguere, et^modde
caelero ipsa capella B. Afariae de Loreto, ac saitetorum AuguttSai, et
Sebastiani nuncupciur, statuere, et ordinare, aliasq. in premlsth o^
partirne prouiJcre de benignilale Apostolica d'gnaremur. jVo» igStur
praefatum Auguslinum a quitnsciinque exconimunicalrc
oAgostino Chigi il ^Magnifico 443
ueHtes etc. huiusmodi supplicai ionibus inclinati, concessiones , promis-
sUmes et obligationes predictas etc, auctoritaie aplicà tenore praesen^
tùtm confirmamus etc. Et nihilominus Inuocationem Sanctorum Sigis-
mumdi et Rochi in eadem Capella penitus supprimimus , et extinguimus,
€i quod de cetero Capella ipsa Capella Beatae Mariae de Loreto^ ac
Sanctorum Augustini, et Sebastiani nuncupetur, eisdem auctoritaie, et
tenore statuimus, et ordinamus, non obstaniibus etc. Datum Romae
€pud Sanctum Petrum Anno etc. Millesimo quingentesimo stpiimo, tertio
mmas Decembris, Poniiflcatus nostri anno quinto ».
F. DB Veca
Visa Basotius prò R,^
Collis. M. DB Canpania
Nel 1548 un Giulio de Luciani, pittore, lavorò in questa Cappella,
come mostra la nota seguente (*),
« Die b,' Januarij 1 548. Compromissum inter D. Laur.^ Chisium
ex una, et D, Julium de Lucianis super picfura facienda in Capella de
gli heredi detti Chisi in Ecc.* 5, Mariae de Populo Vrbis F. 11.»
5.
Ai restauri operati in detta Cappella nel 1662 si riferisce la seguente
ricevuta (**).
« Io infràtto Economo e Seg,^ della Cong,— della R. fabrica di S.
Pietro ho riceuuto dall' Emin,^ Sigj Cardinale et Ecc,^ SS.^ Piqfi
Chigi Scudi dugento dicissette m,** mediante un ordine di simil somma
fatto da Mons.^ Raui:(ii a nome dJ SS,^ al Monte della Pietà. E sono
per il pre:{^o d^ Marmi, che i Ministri della d,* R. Fabrica hanno con-
segnati p seruigio della Cappella nella Chiesa della Madonna del Po-
polo spettante ai d,* SS,"^ Et in fede q,* dì 3o di Mar\o 1 662.
Se, 217 ».
C. A. DoNDiNi K.*« e Seg,^
(175) V. la Nota (188). V. Vasari, X. 126.
(176) V. Vasari, Vili. 47. testo e nota 3. A pag. i83 sqq. del voi. A.
(•) Ms. Chig. R. V. d. p. 442.
(••) Misceli. Chig. ms. R. V. 1
444 ^' Cugnoni
delle Scritture di Casa Chigi in una Nota delti Instrumettti del Mag."
Sigf Loren:(0 Ghtsij, già citata alla nota (i32}, accennasi a pag. 184,
V Istromento de* Capitoli et Conuentìoni facti fra detti heredi { di Ago-
stino Chigi ) et MsJ Sebastiano pletore sopra la pictura della CéqfeSe
nella Chiesa di 5.'« Maria del Popolo.
(i 77) V. Vasari, Vili. 46, testo e nota 3. V. / Mosaici della Ctipole
nella Cappella Chigiana di S. Maria del Popolo in Roma inventati dà
Raffaello Sanzio d* Urbino incbi ed editi da Lodovico Gruner illustrati
da Antonio Grifi, Roma, Salviucci, iSSg. La seguente scrìtta ha rela-
zione a questo Mosaico.
(•) Die vltima May 1 5 20. Indiar, ei ponJ^ s. d. n, d. Leonis pp X»
Anno (8«)
In nomine domini amen, A dì xxxj de Maggio M, D, XX, In Rom
in casa de li Iieredi de la B, me, del Mag."* Mss. Aug,** Chisi.
Conciosiacosa c/ie per il passato la bo, me, del Màg,^' M. Aug?*cìnsì
senese ìiavesse dato a lavorar' in opera de musaicho vna sua capetla quale
ha fatta nella chiesta de sancta maria del poputo di roma a mastn
Alorse de pace venetiano cu Certi pacti e Conuentìoni verbo, o in scriptìs
tra essi Conuenuti, e il ditto mastro Alqysi hauendo continuata, benché
nò finita la detta opera sino alla morte del pfato Mss. Aug.^ e volendo
la M.^ madona Francesa già donna e mogliere del detto quondam Mjs
Aug.*» con conscnsu et e volunta del /?.*» Mss. philippo de Siena fro-
thonoJo ap.''*, e decano de li R.^ Clerici de la Cam* apTica , de Mss.
Sigismondo chigi fratello del />.'• qdam Mss. Aug.'^ Tutti dnj exccu-
tori del testamento del ditto Mss. Aug."" questa opera laudabile Cuntì-
nuarc e finire. Ilinc est che Constituti personalmente la pfata mad\)ha
Francesca Tutrice e Curatrice da vna parte , e il p.'*' mastro Ah^ysi da
l altra parte de la lor spontanea volunta son venuti alti infrascrifti
pacti, e Conuentìoni Cioè.
Imprimis II detto m." Lovsi promette , e Conuicne co la detta 5."
madona Francesca de fare nella detta capella octo quadri qaali Uan da
stare fra le fenestre de detta Capella , e quatro tondi quali han da stare
fra li archi de essa casella lauorati de arte de musaicho secondo li di-
segni li serano dati per essa madona Franc.*^", o vero li detti S." exe-
cutori o da yarte loro, quale musaicho detto m." Loysi sia oblìgato a
farlo con tutta la diligcntia e magisterio che stia bene al judicio de
Colui chi farà li disegni a lui consignati e nò facendolo secondo li detti
(') Da Misceli, ms. di proprietà del Libraio Spitòvcr a p. 80, Ve ne e pure copia
nelle scritture di Casa Chipi, voi. D, p. 508.
^Agostino Chigi il &dagmfico 445
li il $.'• mf Lk^sx sia obUgato a refarlo, o vera sia iicitoa essa
ia, o i-ero atti pre/ali txtattori /orli re/are alle spese àtt detto
o Lqysi, E questa opera il p.'' m- Loy sì promette farla efinirta
I quattro anni proxiaii a venir' ineomenjando a di primo dagoito
'.nir' tenia alcuna exceptìone iiS li interuenendo pero al pM
fl Alciys causa et excusatione per eh legilimamete non possi finire
pera, E durante detti quatto anni nò possi prendere alcuna la-
e laaùrar' in alcuna opera, seno in questa del musaieho, e la
" impella.
La quale causa; legìttima siatendì f morte , o p infermità die declo
XmÌsJ nò ponesse lauorare che idìo lo guardi.
E similmente li prefati S.'' promettono al p.'' m.° Lqysi phie et ac-
eeplanlc darli tutte le cose necessarie elise rèehiederanno per fornir' e
fare essa opera adeo eli esso m.' Loysi nò sia tenuto metcrci altro che
|j tua persona, e vno suo Garjone.
Uem promettono , come di sopra dar' ad esso m." Loyse per le spese
tue, e de vn Garjone, coinè ha hauuio p il passato, Cloe, pane, vino
oleo e sale a bastanza, e ogni mese vinti lulìjin loco de vinti Carlini
li quali liauea per il passalo, per il Companatico, e altrisuoi bisogni
duranti li delti quatro anni e a più no siano tenuti lavorando poco in
detto lauoro e nò lauorando no siano obligati.
Htm promettono de"' S.'' al p.'' m.' Lorsi de vestirlo alle loro
spese ogni anno vna uolta durati detti quatro anni Come se Conuerra
alla sua qualità , e secondo parerà a della Madonna Frane." et olii detti
executori.
Uem prometteno delti S.'' al p.'' Loyse Comprarli adesso de pntevna
casa IH Roma de valuta de ducenlo ducati doro di Cam." la qual sunia
se hahbi a spendere realiler e cum effectu nella compra de detta casa a
vero meglioramentide essa , qual casa sia per pagamento , e satìsfaeiione
insieme le sopradcite cose del salario e mercede de Esso mastro Loysi.
Con questa eh detto m.' Loysi nò possi alienare, uendere, ne Impegnar'
FI alcun modo ma sia, e resti obligala ad essa M.' Frane*
biF Tulrice de detti heredl in etientù che detto m.' Loysi no seruasse
tupradelli palli , e Canuentioni , Et hauendo adempito infra ci dello
V la loprdelta opera , secondo li detti patti de sopra per lui promessi
^^^Ttntenda , e sia detta casa del p.'* m.' Loysi libera, e ne possi disponer
a svo arbitrio, e volunla , E màcando li sopradetti madonna Francesca
o t'ero essi exec.'' al p." m.' Lcysi de nò obseruarll li palli e Canuen-
tioni di sopra specificati, o alcuni de essi, e no dandoli le cose neC^
a tirtta opera tulio il tempo eh perderà no li sia messo a Conto dedetli
guairo anni . e passi andar' lavorar' doue li parerà e piacerà , fin che
t aera prouedato de le cose nccc.'*' e fatoli intender'.
46
G. Cugnom
Quat omnia eie. Actum Romae in Falatio dictorum haredum Mcti
qw/ndatn Augustini Chisii sito in Ragione Transtiberina ete,
A p. 5io sqq. del voi. D. delle Scitturedi Casa Chigi leggesi Tistro-
msato relativo alla Casa pattuita al Pace nei soprascrìtto Contrttto.
• Item promettono detti S." ai p.^ Lojrse comprarli Una ctsaia
Roma ecc. »
(178) L* opera di questo monumento fu prima allocata allo scaltore
Ix)renzetto (^), e, morto questo, fu data a compiere a Maestro Bemir-
dino da Viterbo, come mostrano i documenti seguenti.
I.
(**) a An, 1^21 — Die X Februarij^ Laurentius Ludouici Sculfior
Florentinus etc, promisit M.^ Viro Sigismundo Otisio Patritio Setutui
Patruo, et Admin,^ personarum, et bonorum DD. haeredum q. M*
/). Augustini de Chisijs ctc. facere construere, et adimplcre qujnJam
scpulturam prò cadaucre q: D. Augustini pfati reponendo cum seri-
pturiSf signis, areliis , imaginibus , et alijs necessarijs Latius in
quiiJam ccduLì de ipsius Laurcutij consu p Archangclum Columnam
Nc;j,'// scriyt,^ . et propria manu ipsius Laurcutij subscriptv sub aivio,
t't Jic iu ra cofitcutis . ad quavi rclatio fiat bene etc. decentcr et orn.Uc,
ma::istralitcr iutra v"- luenscs pruximns a die d." ccdulac CDmpb'iJ^t,
et tu Jcductitìucm et dimiuutiinicm mcrcedis , et Ijibjriis siti Laurcntio
prxituis^ae iu ipsa cedula idem Laureutius cou/es.^us fuit l:abui^>i J
/>, Sii::sri:.*tJii d'iisio vrac*'ato r iiauus /). lìur^.'ìcsij de /Jw »*:.'.' i*jì:f
(';:«;.v X ••:..' ^ e •:.!»: C.Av*erì' ducat. .-n- j:. r/ de Camera et rrou.isit itin-
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oAgostino Chigi il oMagnifico 447
^ro constructione sepulturae p eum fieri promissae q. D. Augustini de
^lisis^ qtios ducat^o: promissit exponere rn fahrica d, sepulturae xuxta
^ormam alterius promissionis alias de anno pnti, et die 20. Febr./actae
itc.fol. 480.
(*) VL An, i$22 ^ Die 8. Aprii is Margr. Bernardinus de Viterbo
Sponte promisit R. p. d, Pfiilippo de Senis C. A, Decano, et M,^ D,
Sigismundo Cliisio Tutoribus haerdum q. bo: me: Aug** De Chisis fa^
cere , perficere opus scpulturarum d. q, D. Aug.** in eius Capella 5.
Mariae de Populo existeh iuxta, et Sm dissegnum ipsi Magro Bern**
iatum et consignatum, et extra desegnum opus hUoi diminuere, et si
uidebitur addere Sm ordinem Magri Antonij de 5.'* Marino Aurificis, et
omnes et singulas lapides, tam mixtas, quàm cuiuscumq. generis pò-
nere, et adhibere in omnibus, et p omnia iuxta dj* desegnum , et or-
dinem dJ Magri Antonij; Alteramq, Sepulturam huòi, et illius opus
iux, d. desegnum, et ordinem dJ Magri Antonij finire, et perficere
Intra solu mense Maij proxJ et reliquam, et illius opus ^ totum men-
sem 8bris proxj^* Cur quidem Magro Bern*^ J/.*»» D. Sigismundus
ptùs d.^ Tutorio nomine promisit dare omnes lapides n ecessar ins et de
illis prouidere omnibus ipsius Sigismundi expensis et de pecunijs, tam
prò laborerijs, quam prò personis dp operi hnoi vacantibus prouidere.
Qui quidem Magister Bernardinus super salario sibi propterea debito
contentus fuit stare discretioni et ludicio d. D. 5. Citisi et Antonij de
SJ*" Marino. Quae omnia promiserunt sub poena due. 1000. prò una
C. A. et prò alia parti obseruanti applicah. Actum Romae in Palatio
dd. DD. haeredum fol. 21^.
P*inalmente nel iSSi Fabio Chigi eresse ad Agostino e Sigismondo
i due mausolei imaginati dal Bernini, i quali, oltreché non sono in ar-
monia colla elegante semplicità della Cappella, s* hanno la brutta colpa
dì aver cacciato di luogo un nobile, sebbene non compiuto, affresco di
Sebastiano del Piombo. V. Vasari, Vili. 47. Nota (3). Su questi Mau-
solei Bernineschi v. Fea Miscellanea ecc. t. I. p. 20.
(179) tt Pirro Ligorio scrive che questa statua fu scolpita in un pezzo
di cornice caduta dal tempio di Castore e Polluce nel Foro Romano »
(Fea, Soti:i;ia intorno Raffaele ecc. p. 6.). Circa questo Giona v. Vasari,
Vili. 47. not. I. V. Quatrèmere p. 186 sq., v. Passavant. to. II. p. 374.
(180) V. Vasari, V^III. 46. 47. 196. 212. v. Quatrèmere p. 286 v.
la Nota (188).
(•) Ivi.
44^ G. Cugnoni
(i8i) V. la Nota (204). Alcune scrìtte relatire a queste dotazioni
leggonsi nelle Scritture di Casa Chigi ai voL B. p. 77. E. p, i iS, ia5.
F. p. I. 23.
(182} Fanucci Camillo, Trattato di tutte le opere pie di Roma,
Roma, per Leopoldo Faci e Stefano Paulini, 1601,
(i83) V. Vasari, Vili. 223.
(184) V. Vasari, VI». 23. i5i., IX. 72. V. Borghini, iV Riposo lib. IH.
V. Bellori, Descri^. delle immag, dtp. da Raff. ec. p. 211. Alcune par-
ticolarità su queste pitture possono vedersi presso il Fea, Notizie intomo
RaffMe p. i. sgg., e Prodromo di nuove osservazioni ec. p. 34 sgg.
V. Bottari, Raccolta di lett. sulla pitt. voi. II. p. 328 sgg. v. Quatre-
mere pp. 58, Sg, 60, 270. V. Passdvant to. I. p. i56, II. p. i38.
V. Mengs, opp. corrette da Fea, p. 337. Sui disegni originali di queste
Sibille V. Bottari, op. cit. voi. II. p. 90.
(i85) Bocchi Francesco, Le bellezze della città di Firenze ecc. Fi-
renze 1677. p. 278.
(186) V. la Nota (173).
(187) V. la Nota (204),
(continua)
Ci GàrvisieH
m
COMPENDIO
dei processi del Santo Vffi-{io di l^ma
(DA PAOLO Ut A PAOLO IV)
DE MORONO LATE
\ Cardinalh Moronus lune episcopus Mutinensh, sedtictus
fiaminio et ejus dispulitlionibiis in itinere ad Concilìum,
Wdinale Poto approbante, ex primo teste qui est ettam nonus
mififormalione fol. 4 et in deposilione fot jS fac. i.' et
l Sr fac. -i.' et fol 86 fac. 2.' Ipse Moronus in consti-
^is fol. i negat. Moronus scribit e Tridento ad Vicarium
n Ecclesia matinensi ut annuncici populo solum Cliristi
\guine fdeles justificatos esse; in intormatione ex Scoto
L 4 a icrgo. Seu ut in pulpito predicarci populo ne fiderei
tuis operibus sed in solo Christi sanguine, e Tridento Mu-
Um scripsit ex Salmerone optavo teste fol. 69 fac. 2.'; et
I repetitionc fol, 148 fac. 1.' et alius testis fol, 225 fac. a.*
u scripsit Vicario suo Mutinensi ut confessarios adtnonerel
iristum esse qui absolveret et non ipsos, et solum in Christi
sanguine confdendum esse ex quo Catholici offensi sunt;
fol. 21 et 33 a tergo et 34 et fol. 162 fac, 1,' et 2.' in repctì-
tione, e( de Imjus testis retractalione quam revocai rediens
ad pn'mum dictum, quod terrore et btanditUs circumventus
retraclaverit d.' folio 24, 25 et 26, et in rcpctitione fol. t5fi
_et iSff, et Ilio, et iQi usque ad fol. 157, Ad idem alius
uiis fol. 87 fac. i*. et in repetitione fol. 108, fac, i,' in fine,
]
45 o C. Corpisierì
et fraier Cherubinusyb/. 226 fac. 2, Vel quod soli Deo con-
fitendum fol. 191 fac. i. ex archiepiscopo Consano, ipse au-
tem utrumque concilians Moronus fatetur se scripsisse Vi-
cario ut significaret prcedicari ut populum admoneret ad
confitcndum, sed ut adverterent ad sperandam remissionem
peccatorum a ChristOy atque ut admoneret omnes confessarios
regulares et omnes curatos ut hoc poenitentes docerent, et quod
ejus litterae a Vicario pra^dicari traditce sunt^ qui eas legit
de pulpito , et quod ex hoc magnum scandalum cxortum est,
quod mali mile interpretantur suas iitieras; unde rescripsit
Vicario ut in confessione servarifaceretformam. Concila Co-
loniensis^ et de fratrc Bernardo contra eum confitente et re-
tractantc per Archiepiscopum Consanum ((e, lol. 6 in con-
fessione sua. GjLudent de hoc Mutinenses hcer etici quod esset
iliuminafuSy et e Concilio reversus se excusat cum illis quod
eos ante a ut Lutheranos fuerat pcrsecutus ex Scoto in in-
formatioiic fol. 4, et ab illis propter hoc veniam petit ex eodem
fol. 8ò fac. I.' et in repctitione fol. 210 fac. 2.' et seq. et ex
Salmeronc fol. 149 fac. 2.' Ipse fatetur ab Academicis muti-
nensibus haereticis idem se cum illis sentire et alias
catholicosy sed ut eorum sedi favercnt in constitutis fol. 22
facic 2.' Post reditum a Concilio apparuit haerclicus fol. loi
fac. 2 et in rcpeiitione Ibi. 225 facie i.* Communicavit librutn
suspectum pluribus pcrsonis ibi. 149 fac. i.' Mandavit An-
tonio Gadaldino bibliopolac vendi summarium sacrae scriptu-
raCy et Dcnc ìcium Christi, et non habentibus pecunias, quod
ipse prò cis solverei tol. 4 ibidcin in inlormatione. Hic erat
Miitinac piiblicc de haercsi dìffamatus ex Saimcrone fol. 14G
iti principio. De mandalo circa Bencficium Christi idetn
Scotus fol. 86 fac. i.* et fol. 89 in principio, et in repeti-
tionc fol. 209 fac. I.', et quod illum approbasset et vendi jus-
sissct fol. 114 fic. 2.* Antoniiis pra'dictus testisque fatetur
Moronum proìiibuissc vendi libros sacrae Scripturae sine
ipsius vcl sui Vicarii liccntia, et ideo ostcndisse libellum Bc-
nctu'ium Christi et ab cojuisse approbatum, et quia caro ven-
debatur, ex dicto ipsius Antoni i, Moronum sibi dixisse ut alieni
Processi del S. Uffiiìo di Roma 45 1
•
pauperi volenti emere et non haberet pretium, darei, se sa-
tisfacturum pollicendo fol. 287 fac. i.^Moronus fate tur se ab
eo accepisse Beneficium Christi, et legisse, et dixisse Antonio
huic ut plurimos afferri faceret; in sua confessione Ibi. 4 fac. 2.*
Ejecit d, Alfonsum Salmeronem Sócietatis Jesti presbiterum
e Mulina ubi praedicabat, quod illius Catholica doc trina sibi
non satis/aciebaty fol. 5 ex primo leste in infonnaticne, et in
repetitione ibi. 211 fac. 2.* Et super justijìcatione et merito
honorum operum et satisfactione ipse dominus Ahbnsus pri-
mus testis fol. 69 fac. i.* et 2.* et ibi. 70 fac. i.* et 2.* Et
quod deinde veniam petiit de offensa et scandalo , ostendens se
tunc errasse et nunc catholice sentire y etiam corani domino
Jacobo Laine{ fol. 70 fac. i.* et 2." et in repctitione pienius
a fol. 145 cum seq. ubi folio 148 a tergo dìcit se non ejectuniy
sed scripsisse ad Generalem suum quod ille eum ad iirbcm
revocavi ty prohibuit autem verbo et facto asserens sibi non
piacere pracdicationem de mentis; et ex alio teste fol. 108
fac. I.' et 2.*, quod volebat Moronus quod praedicaret contra
opera, et noluit^ et idem petiit licentiam et discessit. Fatctur
ipse Moronus illum Mutinam mississe ut doctorem etperitum,
sed de eo habuisse querelas quod esset injuriosus et contiimc-
liosus academicis, qui erant suspecti, et quod ipse eum audivit
quod multum tribueret bonis operibus, et mentis, et proptcr
hoc eum corrigere voluit, et invicem altercati siint, et quod
dixit ipse contra merita, et quasdam ineptias illum a se di-
misit, sed quod de hoc petiit veniam ab eodem Salmerone^ et
quod contribuit Collegio Germanico suo Consilio sub ejus Só-
cietatis cura erecto, in confessione sua fol. 6 fac. 2.
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\i M::--r. jì:,-*/ ì^
j»:o iisis: iriJL- — : j
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COMPENDIO
.-t>rsii Berfomensis litteras scrifà
ulis f^jtuLzns quod eis destinmtir
h'.^zjns ne scanJala perpttramà^
ifj^n* hjbiiuri, ne ipse postea co*
tr:id^ntijm, et cisdem scripsit Con
TJi:- czirz ifszs frra^ulans ex Scoiotol.}
:: ltpc<iz,zr.t rei. So facie i/ elinr^
:.t 2/ Appjret ex litteris Carnesecchcn
itulstur de leeMione Moroni Bormee,
ni-itx:: in spìritujlibus et iemporaShs,
n:ir*au5 UH prjtesset legationi prò g^
zznis fjL 3 04, Ipse in consliiuiis I0L4
— ■ •• "- j -»-, ^
1- '. -JT :->-:: •l:-::.;jr:*j.V»': J hannis BcirtisLic So^ti
•.r-.r.:. :: :l—. ■: f: jV.va-:"* Luihcrdmim, jw\i articulutn
■':. r-T.j." r ■:: r '•:■-:.": ■rcir':. qiinj se non lencbat Ef-
..- r:."^ .V- .-.jr, :: j-.i scrvìcba: PmiI'j III. ut mcrfì vrin-
j.r. .•-.•.:..J-;. i'." "t."." .rr?: 5w*-»:o fuvrctico, cui Jabj: in *:ol-
.V-M '-..i '■::::: -^^"i rcr.i'::jL< cr^^andas pMipcribiis Luthcranis
t^''::r:crs:bu^. *' .". i a tcrf--* e: in deposi: ùmc foi. ^hfac. 1.
e: 2. :: :t -:/c::t::'KC /^ !. i"''> facic 2.' FniCtur se dcdissi:
S::::-. sus'i *:"•: r.-vi: ex r.omine sed designa* ^ pccunias prò
rj:»rj '■:.";.>■ quitusdj'n o^erMis familia et paiipcrtatc, quos
r T -'' .- :-:\>::.2\*:> .^rrL^VJ^Jf. jc'i eos ̣rnorasse ac etiam an
t.'.r": .'.'t.tl* e'-\ZJ:jie jb en fuissent in confessione sua fol. o:
e: iriJjr; fjtcìur dicium SeoUtrn desifrfi-^litfn secum intimwn
j-Ti" •-■ :"^:iis<e, e: de artieuHs Jidei eontiilisse, et illum adnu"
nui.^sj, u: si esse* bonus Christianus esset eontenlus quod sibi
ChrisHis wm toUebat.fol. eodem faeic /.' ubi appare t iiliir.i
seivisse haeretieum, et non eorripuisse, nee puniisse exisleuò
ieira*:is. Dixit Sento eonverso Lutheranos esse ferendos non
inseetandos, ex quo Deus illos suffert, cum tamcn in nwmen o
Processi del S. Ufficio di Roma 453
perdere posset, fol. 6 ex eodem teste in ìnformatione et de-
positióne fol. 89 facie 2.* et in repeti tione fol. 210 facie i'
et 2,^ Habuit domum repletam haereticis fol. 12 facie i.* et
in repetitione fol. 1 14 facie 2.* in fine. Habet domi prae-
fectum mutinensem habitum prò haeretico; et de fratribus
mutinensibus Scotws foL 6 ex eadem Ìnformatione et in de-
posi tione fol. 88 facie 2.* et in repetitione fol. 209 fac. 2.*;
presbiterum mutinensem primus testis foL 2j a tergo. Do-
minicum appellatumy postea Vicarium Novariae, quifavebat
haereticis mutinensibus foi. 44 quintus testis qui est secundus
in repetitione /o/. 23 1 fac. 2.* et seq. et 23 j fac. 2 Mo-
ronus dicit se ignorare y et se decepium circa istum d. Do-
minicum Marandum in sua confessione fol. 11 fac. 2.* et in
constitutis fol. y facie i.* et 2." et fol. 18 et seq. ubi admo-
nitus ut illum corrigeret et non fecit, et sic negli gens in eo
corrigendo esset, fol. 23 24 25; de eo et iterum quod admo-
nitus a religioso non correxity in eisdem constitutis fol. 3o
fac. 2.* Habet domi familiarem abbatem Villamarinum qui
fuit haereticus ex eadem Ìnformatione fol. 6 et in deposi-
tione fol. 88 facie 2.' et fol. 200 fac. i.* Habuit familiarem
Johannem Theutonicum germanum suspectum de fide foK 25o
fac. ì.*' fatetur se illum retinuisse domi post abjurationem ;
in sua confessione fol. 11 fac. 2.* Habuit familiarem Johan-
nem Baptistam Turlanum qui male sentiebat de fide scienter,
in suis constitutis fatetur fol. 7 fac. 2.*
Dixit Cardinali de Mendo^a alias de Burgos junior i, opor-
tere tolti decretum Concila Tridentini de justificatione ut non
bonum, et poni aliud verum fol. 6 ex Scoto in Ìnformatione
et in deposìtione fol. 87 fac. i.' in repetitione ad id se re-
fert fol. 208 fac. i.' Idem affirmat in eadem repetitione
fol. 211 facie i.^ et sequenti.
Moronus haereticus ex auditu a pluribus. Testis tenti us
fol. P. in primo quinterno.
Fecit fugere fratrem Diavolettum carceratum de haeresiy
idem tertius testis fol. 6 in primo quinterno.
Archivio delia Società romana di Storia patria. Voi. III. 29
•
-tf i e Corrisieri
JLltt 3rL-w ìisrÌTz Luzb*^ zz-^tra Judieos fol. 3 ibidem
ji. -li:' — i^zzt s S::r:- j j:«5 eum recepii idem ia ^
" * •
f^LLiir :d -f.-rrix:»f "i-tt Jlirri:^ j 5co;o designato sbi ^
iL''n=Tif -D.TC "n.-r: . ^-ìT r^tdse JSierere non possit se 0^
nzjnri:.:-: iz jf^*:-; jil-ìt ir^. •5r-«r zizegrum. et tractasse ^^
r^^:-.::r:r-f jlf ;•: ji-i'.rtj; jJ rC'^/zncenJum JuJaeos.qtur^^
iz p:.:::zs /jlt^-^ '^hk rr r^ s:-ifdssi:me sua, fol. qfjcie
Z»Lrr nar^irr^Vi jì:^ DìtIììc:. liwi testis.fol, 6, et ^
jt^sz irli-.i-r-.' \2^rr.zjli2 jrieiìcjreu ex auditu alki^^
f^zzn' 'z.^tni.rzzi r^zrui Ustis.foL 2i facie /.' ex ret^
ZìZiJii l'h-^.z^z, z rstii. ::1. 5:. Cjvendum a Moreno jjrtylì^-^
: ircr-rti^. ::L i ex Davidico tcrtio teste.
yiirz-zs £±czis hzt^ses a Polo cardinale, fol. iqmj
:* a .fLrr /f ìj-if'tsrvn a cardinale Polo circa doctrì-
■^cr-Lijrf ."'^j : ibiie-n e: rursus fol. iSj fac. i hpe-
r.r-' r--^ ?:i: -:: a:^±'£ha: Polum Icquentcm suspecte k
i.\r-:-:>-:. - ::-.:5r.:r.e 5ui ::'.. 3 fac. 2.' Crcdcbatopi-
r.:-::: -V --.r.T.'^'-.'Ti scsu^izu^k Lutkcranos, fol. 20 a ter«
r- i* -
te » • w •• -
}/ : : : - ^^ ."l :r:::js t:s::f'-a:'-: MaUhiTO cxpluribus cauìi<,
:":!. 5: :i:. i.* e: ::1. 5: rie. i.' e: 2/ er in repetitione tei. 1:4
TiT-'j: ;: rc^snaJc^c DAv:r:co ut Luthcranismum insi-
•:-.!-;:. s:d fcrc-ali'r^s ucrbis. :cl. 5o et fol. 157 fac. 2.' ex
lui.:-. ir2v:i;cu> ^-z.v.* Moronmn haereticum: cantra cm
•TVi^:::**" lT scibit scd tsrrctur r?iinis et citatiir in urk.
f:.\ /_- *jj. -/ /ti ;Wc\ in confessione sua foi. x, &'/n'/-
.':•-: jj.':i":T:.::."^rt''r2 fuissc. et V2niavi poposcissc ah ipso.
y-'u:': ":::tcre r*-csb:'tcrum ad praedicandum Mutìn^t^^
e: r''ac7K:r.cre ne yracdicarct nostra, nel sanctorum meriti.
tW. ::1. 21 et :cl. 157 tic. 2' in repetitione.
Me re ni: s primum tractavit cumfratre B. Pergula deip^^
miitcndn Mutinam ad pracdicanditju. ex eoJem Pergul.i foI.iS:
ijic. I .* et sej. Mandai eidem tacitis uerbis ut Mutinae La-
therane pracdicarety et de sacramento nihiltangeret./oL itV^
Processi del 5. Ufficio di Roma 455
fac, L* prout Luther aite ibidem praedicavityfoL eodemfac, 2."
Moronus ipsum cognoscebat Luther anum,foL i84fac. 2." et
cum illefuisset inquisitus propter haec, sciente Movono, fecit
quamdam declarationem approbare ab inquisitore Bononiensi
Mutince,fol. 184 fac, 2.* Fatetur Moronus illum misisse,
sed nescisse quod esset Lutheranus, sed certior factus suo
Vicario j quod esset suspecius fecit illum ad se venire Bono-
niaCy et a quodam inquisitore examinari, et illum retractari
JMutinae in concionibus publicis juxta praescriptum inquisi-
torisy et a suis deinde fuisse coercitumy in sua confessione
fol. 12. Misit Mutinam ad praedicandum fratrem Bartho-
loroaeuin de Pergula ordinis minorum Conventualium, quem
sciebat esse haereticum et haereses praedicavity fol. /.° ex
Scoto primo teste in informatione, et in depositione Ibi. 88
fac. I.* qui ibi praedicavit plures haereses, et Romae fuit in-
quisitus fol. 70 fac. I.* ex octavo teste, et in repetione fol. 146
fac. 2." Misit praedicatorem Ordinis minorum (hic estPQV-
gula) instructum et hortatum a Flaminio et Priolo in domo
sua ad praedicandum novam doctrinam, prout magno cum
^scandalo fecit in sua Ecclesia Mutinensi, eumdemque hae-
reticum detectum defendit, et defendere laboravit; primus
qui et nonus testis ex Scoto fol. 5 in informatione et fol. 88
fac. I*; in depositione, ex quarto teste fol. 21 et fol. 28 et
ideo in repetitione fol. i63 fac. 2.^ et 5 testis fol. 44 et alius
testis fol. 107 fac. 2.*
Dédit fratri Bernardo de Bartholis testi libellos Bcne-
ficii Christi rediens e Concilio fol. 21 a tergo, et fol. 157
fac. I.* ubi quodtunc erant prohibiti. Impetravit eidem fratri
Bernardo licentiam legendi libros haereticos, fol. 22. Instruxit
fratrem Bernardum de Bartholis praedicatorem intra Eccle-
Siam ad praedicandum suspecte secundum testemfol, 22 et
illifavit fol, 5i fac, i."
Docet spirituales non esse sub lege ecclesie fol. 27 a tergo.
'Negligens in puniendo seu puniri f adendo per Mensua-
tum Vicelegatum Philippum Valentinum haereticum, fol. 42.
Negligens in puniendo hcereticos, et hos Valentinos notatos
1
456 C. Corvisieri
in libro Visitationis factae per testem, etiam admtmitus o
prima sua depositione.
Reginaldus testis fol, 4 et fol. 42 a tergo et JbL 44
facie /.• et in repetitione foL 182 et i33 etfòL i38fac. //
et ex Scoto in repetitione fol. 210 fac. // et 2/ m/ìv-
spectus aut publice diffamatuSy nec etiam verbo reprehat*
dendoy ex Salmerone in repetitione fol. 147 facie lA
ìAovonus fatetur se, dum legatus esset BonomMy norim
germanos scholares haereticos, et iUis favisse y puta ianàoi-
centiam gestandi arma, et illos non inquisisse ne nomenper^
secutoris Liitheranorum sibi compararet prò ea nationecm-
vertenda in confessione sua, fol. 8 fac. 2/
Fatetur sefuisse negligentem inpuniendis haereticis ith-
tinensibuSy sed propter impedimenta, et ad hoc resignam
Episcopatum viro docto, in sua Confessione fol. 21 fac. 2.' et
fol. seq. Dicit dedisse in nota eidem Episcopo inter alias snh
spectos Academicos mutinenses et Bonifacium Valentinum
sibi inimicum, et de Mutinensibus suspectis et academicis fa-
tetur in suis constitutis fol. 11 et i3 et fol. 22 fac. i.*ettcq.
Habebatur MutinaCy cum illius esset episcopuSy prò hont'
tico Luther ano variis argumentis, fol. 44 fac. 2.' in repeti-
tione fol 287 fac. 2." Catlìolicorum autumatio et suspicio de
Movono propternegligentiam, fol. 44 et a fronte etiam a tergo.
Asseruit quandoque crucem non esse adorandam etc; sed
admonitus statim se correxit, tei. 44 fac. 2.* quintus testis
et in repetitione Ibi. 23 1 et 234 facie 2.*
Non reverenter veneratus est caput S. Dominici, etiam
admonitus a teste ; imo obloqutus est in venerationem Sancto-
rum dum esset Bononiae legatus, fol. 44 a tergo et in repeti-
tione fol. 23 1 et seq. Ipse in sua confessione negat asserendo
se bene sensisse de ueneratione sanctorum et reliquiarum etiam
factis ipsiSy licei imposturai circa reliquias detestatus sit,fol g
et seq.
Moronus suspectus testi ex causis et ex familiaritate cum
March ionissa Piscariae fol. 61 fac. 2.* et fol. Ó2 fac. 2. et
propter hanc familiaritatem suspectus alteri testi fol. i34
Processi del S. Ufficio di Roma 46 j
fac. 2 et seq. et de hoc familiaritate et conversione patet ex
Utteris plurimis dcUis et acceptis afoL 22 g cum seq.
Sentii justificationem esse ex sola Jide, opera non esse
meritoria f sedsemper esse peccata y iisque non posse satis fieri
poenis temporalibus ex peccato deBitis, fol. 69 et 70. Ex dm
Alfonso Salmerone, etiam ex eodem in repetitione, fol. 145
et seq. qui illum deponit tane Mutino? erronee et scandalose
sensisse de fide y et haereticisfavissey et quod assentiebat hae-
reticiSj fol. 69 et fol. 147 etexfratre Bernardo fol. 161 fac. 2.*,
in poenitentiaria fol. 164 fac. i.*
Gaudet se intelligere articulum justificationis ex sola fide
cum teste y et se asserii illuminatum a Polo, et disponii illum
remittere Mutinam ad praédicandum, et quod insinuet pò-
puh) hanc novam doctrinam juxta Luther i senientiamy sed
absque scandalo y fol. i36 fac. 2.^ et seq. fol.... (sic)... fac. i.*
et iterum dicit se velie illum mittere, fol. iSg fac. i.*
Moronus Dominicanis suspeciusfoL 128 fac. 2.'' et fol. i56
infine et fol. iSgfacie i.* in fine.
Moronus cum erat catholicus olim insectabatur Luthera-
noSj sed deinde conversus accepii Lutheranismum ex rela-
itone Marchiònissae Piscariae,/o/. 1 63 fac. i."
Asseruit quod per bona opera sua (ut erat Missae cele-
bratio) merebatur damnationem ad inferoSy ex Salmerone
fol. 69 fac. 2.* in fine, et in repetitione fol. 148 fac. i." in
fine. Ipse in sua confessione fateiur^ sed alias excusaty vel
qualificai, fol. 6 fac. 2.*
Habuit praedicatorem Lutheranum Mutinae frairem Ber-
nardum missum opera Poli et Marchionissak Piscariae/o/. i55
fac. i." et fol. i56 et ipsefaiiiur misisse sibi proposiium et
approbatum a Polo et Priolo etiam aliis, sed etiam afra-
tribus sui Ordinis prò erudiendo populo haeresibus maculato,
et benigne convertendo In confessione sua, fol. 5 fac. 2.
Moronus complex Poli et aliorumy fol. 84 fac. 2.' et
fai. 88 fac. 2." Polo amicus fol. 85 fac. 2.»
Moronus promisii praemonere haereticos de communica-
itone que ex Urbe contra eos afferretur ex Scoto fol. 86
1
458 C. Corpisieri
fac. 2.* in repetitione fol. 210 fac. 1/ et seq. et verWs ih
quisitis de hceresi se favisse, ac etiam pollicitum esscaim-
nere de mandatis quae ex urbe venirent, ut se benignum com-
mendationibusque facile ostenderet; non autem idfecisse^sti
contrarium exequendo ea^ et auxilto et opera inquisitori, et
ejus officio impendendoy fatetur in confessione sua foL 8
fac. 2/ ubi designat Scotum sed non nominai, etiam fac. 2,'
Moronus vult soliim in Christi meritis confidere, età*
nere alios suis confidere loquendo de justificatìone amtra
Concilium Tridentinum ex Scoto fol. 87 facie 2/ in repeti-
tione fol. 208 fac. i.^ ipse fatetur in sua confessione.
ìAoxotiusfavet, una cum Polo, Carneseccbae inquisito sA
Paulo III.* fol. 89 facie 2.-
Moronum conveniunt haeretici Mutinenses, et secum seih
tientes, fol. 209 fac. i.* et seq. et fol. 210 fac. 2 et seq. ubi
quod admoniti a Flaminio fecerunt eorum Episcopum am
eis sentire etc,
Moronus habetur prò hcereticOy seu suspecto Mutinae, M
erat Episcopus^ ex fama, fol. 95 fac. i.* et 2.* et ab aliis
fol. loi fac. I.' et seq. et fol. 108 fac. i.* et fol. ni fac. i.'
Moronus /jre/ d. Jchanni Bcrtano Mutinensi haeretico
inquisito, fol. f)5 et 97 fjc, 2^
Moronus a quodam librario Mutinae, vcl Bononiae duas
capsds librar uni haercticorum dcprcìwnsas tollit, fol. 07 fac. i.'
Ipse in confessione fol. 2 ìac. 2 dicit se intcrccpissc dumesset
legatus Bononiae summani libroruni Lutlieranorum, quac ve-
hcbatur a mii liane Lucani, sed illam transmisisse adfratrm
Leandruni inqiiisitorem et ad cum scripsisse,
Moronus detrahit Salutationem Angelorum, seu Antipho-
nani Salve Rc-;ina etc, et assercns non esse invocandam ,
sed ad Chris tiini recurrendum, et rcdargutus, pertinaciter
doctrinani haereticam propugnai, fol. loi fac. 2 et seq. et in
repetitione fol. 224 \:\c, 2 et fol. 225 fac. 1.' et fol. 227 fac. 1.*
sed coUtestis dicit non recordari; sed ipse dicit tenere San-
ctosque esse invocandos, sed quandoque dubitasse an Sancii
nostras preces audirent, et ideo lune sibi visum sanctos in-
Processi del S. Ufficio di Roma 459
vocandoSy prout in collectìs missalis, non autem prout in ly-
taniis et antiphona Salve Regina etc. recitasse dum dicere-
tury vel cantaretur interfuisse^ sed quandoque etiam pluribus
dixisse siti piacere ut mutarentur iila verta Vitae dulcedo
et Spes nostra &c. in sua confessione fol. 2 fac. 1/ et 2/,
ubi tamen fatetur se dixisse alias Laurentio Davidico se
majoretti consolationem sentire cUm ad Christum recurril ex
quo aie sibi imposuit, et fol. 2 quod blatteravit in Conceptio-
nem S. Virginis, et quod sibi quandoque non placebant lectio-
nes in Missa in festo Assumptionis dominae nostrae, et in
constitutis suis iterum repetit se dubitasse de Sanciis num
inteUigerent nostras invocationesy fol. 17 fac. i.*
Moronus fecit imprimi libellum benefica Christi ab An-
tonio librario Mutinae^ fol. 226 fac. i.'
Moroni participatione Pergula haereses praedicavit, et
contra merita bonorum operum, fol. 107 fac. 2 et fol. 114.
fac. I.' et 2.*
Moronus dat libellum Benefici! Christi cuidam matronae
illum approbans, quae in eo annotatis quibusdam erroribus
lutheranis misit Sancto Officio, fol. 114 fac. 1/
Moronus episcopus tunc Mutinensis defendit erroneam
opinionem Card. Contar eni de justificatione in concordia y cui
et ipse interfiiit, fol. 128 fac. i.* et 2.* ubi ex aliis causis
suspectuSy fol. 129 fac. i.* et 2.*
Moronus consulendus ex litteris Celsi Martinenghi a D,
HippolytOy fol. 129 fac. i.' et 2.*
Moronus amicus Victor is Sorantii ex i5.** teste a fol. 129
fac. 2^ et seq. item i8j^ teste fol. 186 fac. i,* fatetur se il-
lum imbuisse amicum, se postea illum sibi haereticum dete-
xisse contra caelibatum, in sua confessione fol. 12 fac. i.' in
suis constitutis a fol. 3.* fac. 2.* et fol. 18 fac. i.'
Moronus patiebatur praedicari doctrinam haereticam et lu-
theranam et non repudiariy et quod oportuitfr, Ambrosium
Catarinum tunc episcopum Minorensem scribere conforta-
torias ad catholicos quibus haer etici convivabantury fol. i52
fac, 2.*
460 e. Corvisieri
Moronusfacit abiurare puleum S." GenuHtam Mutìnae ai
tollendam febrkitantium devotionem, quod UUttx potu a/ebrt
se liberari crederent, dicens este superstitìonem, ioL i5j
l'ac. 2.*
Moronus pecuUaris amicus Poli ob communicathnem no-
vorum dogmatum, fol. i53 fac. 2,* amicui charus foL 247
fac. 2,*
Moronus de fide suspectus exgravibus et fide àìgnis vwis,
fol. i53 fai.-. I.'
Moronus invitai ad prandìum fi-atrem B. Pergulam et
ìUum admonet ne concerlet cum domino Antonio de Minm-
dula, cum quo ipse disseril de invocalìone Sanctorum Penna
non esse invocandos, ilio partem affirmalivam defenàtnXt-,^
fol. i83 fac. 2,' Moronus ostendens se ila tenere toquutus est
de rebus Lutheranìs cumfratre B. Pergula et ei commisti ut
illas Mulinae praedkaret fol. iS3 l'ac. 3.' Moronus Mutinat
episcopus ibi lenclur ab aliquibus Catìwlicus, ab aliqu3ms
Lutheranus, fol. iS3 fac. 2.* Moronus haeretìce loquitur cum
haeretico de justificatione , quod sii ex soia-fide, et mera gra-
fia, et absque concursu noslrae voluntatis et libe/o arbìtrio, tt
absque operibus vel meritis humanis, et de praedeslinatioae
quod imponat necessilatem, fol. 1S4 fac. 1.* etjuxta meatem
Lutlieri hi. i(35 fac. i.* Moronus dixìt Jralri Barlholomco
Pergulae inquisito si ex Italia abire vellet, stbi de eo curai
futurum esse, tot 186 fac. 2,' Moronum laxalum esse de liae-
resi circa justificationem , et de merita operum ex attditu a
tcite 4. leitis 20, "■ fol. 191 fac. 1.* Moronus in ConcUio «w-
vem'ebat cum haereticis in materia de gratta et libero arbi-
trio, omnia nempe gratiae, et nihil libero arbitrio tribuebat,
et pertinaciler cum Episcopo lacomello contendebat et comu-
niter habebatur suspectus de haeresi, fol. 241 fac. i.* et m
repedtionc lol, 234 fac. a." sed ante publicationem decreti
fol, 243 fac. !.■ in suis constitutis negat lol, 33 « seq. MO'
ronus saepius admonilus ab Episcopo Ciuitatis Caslellanae suo
familiari ut dimitteret bas opiniones de grolla et libero ar~
bilrio. persistebat in eisdem dicens se bene sentire cum Lu-
Processi del .S Vffiiìo di Roma 461
ìnis circa dictum articulum, totum tribuens gratìae, eie
1 fai. 242 fac. I.' hoc ante publicationem decreti Ìo\. 243
' Episcopus Civilatis dicit aliud diversum, quod Car-
wis Moronus si habebat istas opiniones errabat ex igno-
ta, et quod Paulo III id dtxerit fol. 249 lac. 2." Moronus
tnat superstitionem lactum Cinguhrum ad Cathedram
^etri, fol. 246 tac. 2.' Moronus affectat reforinatìonem
! Curiae in moderando Cancellarla et Poenitentiaria
Uo/icd et in providendis ecclesiis jiixta sententiam Car-
iis Anglici, fot. 247 fac. J .' Moronus patiebatur ulfrater
reas de Volterra de fide disserens cum bonae meni. Epi-
1 Grechetto, contumeliose coram se et praelatis ageret
ama cum indignatione ; imo rejecit Episcopum Civitatìs
CasieUanae volcntem componere, lol. 247 iac. 2.' et fol. 248
ftic, 1,' CI 2.' de hoc in s'iis consiituiis, lol, 33 et seq. Mo-
ronus dicit Romam praebuisse occasionem Oermanis ut m-
sent haeretici proptcr abusus, lol. 249 fac. 2,' Moronus favit
M. Antonio Villainarino neapolitano ut secrete abjuraret in
manibus Card. Carpensis. fol. 25o fac. i.'
Card. Moronus. publicato decreto de Justificatione in Con-
cilio Tridentino et Romam delato, dixil se illitm servaturum
sed clarius expectasse, fot, 249 fac. 1,' Card. Moronus dare
arguitur complex Mar chionissz Piscariae et Card. Poli, Itujus
etiam discipulus in nova doctrina per litteras Marchionissae,
et de intima secreta spirituali ac familiari conversatione cum
eisdem fol. 279 et aSo, et ad illam saepissime rescribebat;
et invicem mutuas litteras accipiebant, qucr in aliis ad eum-
dem Polum et Priolum utrumque nostrum appellarent, simi-
liter complìces arguii, fol, 281 fac, i." et 1,' et seq, et ad
idem in aliis, fol. 2S3 et fol. 284 et 286 et ad eumdem in
aliis litteris. Ibi. 290 et 291 et de gratia et de summa Mar-
chionissae benevolentia in Polum et ad idem, fol. 292 ubi si-
gttìficat Moronum didictsse a Polo, et quod orai ne discedat
a Concilio cum Polo prò propagatìone falsae doctrinae ut
ibi colligitur, et fol. 293 et ibi de nimio affeclu et reverenda
et fol. 394 ad idem et ago idem ubi memorai Mo-
462 e. Corvisieri
ronutn de Polo scripsisse plura^ et vocat Polum optimam
magistrum dominum nostrum, et Moronum meum vefam
et salutiferum confortum, fol. 298 fac. 1/ et 2/ etiamseq.
ad idem extollens utrìusque Poli et Moroni virtuies, etm-
morum conjunctioneniy et mutuarti charitatemj alludens addo-
ctrinam communem fol. 3oo, Moronus loquebatur de libro quo-
dam cum Marchionissa Piscariae hortans eam ad ea relegenda
fol. 296. ^oronus scripsit in psalmos quosdam et in Auu
epistolas Petri, In confessione sua fol. 3 Moronus accepita
Priolo uel Flaminio nescio quod scriptum Poli quodase
non lectum Archiepiscopus Idruntinus accepiL In confesàom
sua fol. 3 fac. 2.* Moronus /afó/f/r ortam contra se suspido-
nem ex retentione librorum haereticorum in suis amstìtiàà
fol. 3 fac. 2.* Moronus fatetur se potuisse dicere cuUm
praedicatori, quem mittebat Mutinam ut praedicàret Cb>
stum nudumy sed explicat non exclusisse sacramenta in sms
constitutìs, fol. II fac. 2.* Moronus accipit litteras a Pòlo et
Marchionissa y cujus vehementem affectum et ardorem erga
se comprobat. Eas Moronus Marc/iionissae mittit^ ut ex Ut'
teris per Marchionissam ad Priolum scriptis patety fol. 3o3
ubi disputai de affectione in Polum , quam illCy et olii, ut corna-
lem reprehendebat ; dicit : nosUnm Revmum Moronum, itcm,
dulcissimum meum et Revmum Moronum ere. Moronus fa-
tetur se novisse d, Marchionissam , et ab ea versatum in vi-
sitationibus y et quod non detexit eam haercticam, sed amicam
Bernardini Ochini et f or san ejus opinionum; in sua confes-
sione fol. 12 fac. 7." et seq. et in constitutis foL 26 et scq,
ubietiam exhibentur et recognoscuntur litterae Marchionissae.
Articuli contra Moronum fol. 258 et 25 g.
Interrogatorio prò parte Moroni dupliciafol. 260 et 26g.
Protestationes Moroni, fol. 3oi et 3o6 et in Constitutis
fol. 35, 36 et seq.
Moronus fatetur se de liceiìtia comparasse et adunasse
libros haereticorum ut confutare ntur, et tandem se dedisse
domino Gulielmo Prothonotario qui nuncupatur Card. Sirletus
prò bibliothcca apostolica, se tantum retinuisse bibita prolii-
f Processi del S. Ufficio di Roma 463
i diversa et translata a Munstero, et aliquos libros po-
! remanere dumi suae cum ditigenliam non fecerit in
nitrendo an remansissent fol. 1.° et 2.° copiae conjesstùnis.
%m in Constitulis fol. 14 fjc. 2." el seq. et fol, 19 fac. 2.'
I de deprehensione hujusmodi.
W'Moronus, ut fatelur, tenuìt usque ad determinationem
^tcilii justificatìonis artkulum juxta sententiam card. Con-
fini, idest secundum concordiam et acta Conciliarum Ra-
mae, quibus sub cardinali Conlareno ititerfiiil Nuntius,
I Badia magistro sacri Palatii, postea Cardinali, fol, 2,"
t 3/ in sua confessione de ea ibidem fol. 6 fac. i.* sednon
Weiii haeretici qui negabant opera et sacramenta in Con-
sone sua, fol. 7 fac. 1 .' et in suis Conslitutis, fol. 8 fac, 1,'
Moronus novit Flaminium fuìsse in doctrìna ValdesH et
Bernardini Ochìni atumnum et baereticum, et interrogai Po-
lum qui non negat, sed quod euni retinuit ut ipsum Ecclesiae,
ne ei damno maxima foret , lucrìfaceret paulatim. In Con-
fessione fol. 4.
Moronus a Flaminio accepit commodato Commentarla Val-
desH in Psalmos et leglt. Habuit sed non legit percuncta-
tiones seti interrogationes ValdesH. AudivU Valdesium fuisse
auctorem liaeresum NeapoH, in confessione fol. 4 et ex seri-
benda et in Constitulis fol, i3 fac. a."
Moronus habct suspectum Concilium Coloniense fol. i in
Confessione sua.
Moronus fatetur se indifferenter omnibus elaeemosynas
dedisse, scitnter autem donasse multis Lulheranis crateras
argenteas, torques, anntilos, numismata et dlversas alias res,
sed ad finem ut eorum opere uteretur in suo quo fungebatur
officio, et XXX/lorenos auri cuidam praedicatori Lutherano
apostatae ut Hlud ad veram fidem conuer fere tur.
Moroni processus, et quid de eo factum sit tempore Juliilll
a fol. igi fusius.
Moronus fatetur se afel. record. Jitlio IH in susceptione
icgatìonis in Germaniam absolulum de nominatione facta a
^atre Bernardo; et circa iitteras a se ad Vicarium Muti-
^
■ ^Ifam fmAl gitrme ùrtiént/iiis, Mt ut pn-
• fot 23 in principio et i^
e suaque opera, Gtrmt
m fidem et gradam Sanctae EccUtia» n£-
turam, et itti itmiemdam esse, laiJe se seti^er ài ummitt
Germanieae natìoni obsequeatem benevobam et gratum frai-
slot; totem quoque sdenter se exhAet sdtotaribut Gerwtamt
hasreticis Bononiae, cui Legatus prae/ectus erat. bt sua Gm
festione fol. 8.
Moronut fatetur in Concilio dum ibi sub Paolo III end
legatut, ut nomen sibi t^d Germanos, et cot^Jkmtem st
iliis praéstaret prò eorum conversione se ostendisse in aiique
re defendere eorum partem. In sua Cxmfesmme UÀ. 8 fac x*
Processi dei S. Uffi^o di Roma 465
iculi contra Illmum et Rev.""
Jinalem Moronunr
Dominum Car-
^lumine MS. Bibliotbccae nostrac Florentiae. Has pagi-
% mìsit ad me d. Antonium Caraczotum Rev. p. d. loban-
i Bapiìsu Castaldus Praepositus liorentinus an. 1610.
[rlkulos infrascriptos partim haerettcos et partivi scan-
t respective, vel de haeresi suspecios. dat/acit et exhi-
^proeurator Fisci et Camerae apostolicae , et seu nomine
i S. Inquisitionis , tam conjunctim quarti divisim, contra
et adversus Il(mum et Revmum DFium loannem Cardinalem
Moronum, ad quos probandum , quatenus ex adverso negantur,
alicui probo viro in quatìbet civitate et qttibuscumque locis
tam in romana Curia quatti extra, admìtti petit ac submitti
ubi erit opus, Icstium repelitione et novum examen ac de^
super litteras remissorlates juxta formam et sij-lum officii
dictae Inquisitionis, ac in dictis ietleris remissorialibus in-
terrogatoria ab ipso Illustrissimo et Revmo danda includi et
adpartes mittì. Ad super/luam tamen probationem nutlatenus
se adstringi de qua protestatur expresse. Et in primis hìc
procurator qui supra repetit, et prò repetids habere vult et
intendit, omnia et singula dieta, gesta, facia, aditala, confes-
liones ex quibus quidam sic repetitìs dicit constare, et qua-
tenus non constai et probare vult, et intendit quaUter dictus
lUmus et RcT-miis D. Cardinalis immemor salutis suae et
beneficiar um receptorum a S. Romana Ecclesia, afide catho-
Ika quam ipsa docet tenet et praedicat, in pluribus dictis et
factis deviavit palam et publice, et sic fuit et est veruni.
1 . Itcm tenuit et credidit, et se tenere et credere asseruit,
ariiculum justificationis esse retractandum tam ante quam
post determinationem Concilii Tridentini.
2. Item quod cuidam Praelato dixit Concilìum Triden-
tinum quoad articulum Justificationis esse retractandum et
retractari debere.
a. bem qpuad tpcct €t j^^Jrt^ sa ss temere ef credere
IO. hem fiod qitemdjm pr^tdicjiiorem redtir^uA eo quod
praeJicjrtt de tmeritìs et zmTtìCJtkme SamcÉorrnm^ mumdjHs
qycd deèeret prjtedicjre Christum et ejms ewm^eiàamy et
iUz
mm tot mteriti
tot samctos.
Processi del S. UJ^!(io di Roma 467
ftem de eo et super eo quod repraehendit quosdam
ras de eo quod ita pieno ore cantarent Ìlla verba —
,0 advocaia nostra — in anliphona Salve Regina posila.
Item de et super eo quod cum colloquium haberet cum
tm religioso dodo de adoratione SSmae Crucis nonnulla
dixit circa hujusmodi adoratione.
1. Item de et super eo quod admonitus nonnullos scan-
suscepisse eo quod mìmis reverentcr se habuisset in
\ndo reliquias cujusdam sancii, ipse redarguii ipsos re-
•sos dicendo quod admirabatur de illis prò tanta reverenda
praestabant erga hujusmodi reliquias.
4, Item quod super illis verbis — Non levabit gens con-
ni gladium — adnoiavil hujusmodi verba sciticet con-
Chrislianos non esse bellandum; ex quibus habitus est
>eclus de hujusmodi errore.
5. Item quod cuidam concionatori qui non erat lutheranus,
quod deberet praedicare de justificaiione Sanclorum,
•■destinatione et aliis hujusmodi articulis ad mentem Lu-
excepto articulo SSiiiae Eucharistiae.
/lem de et super eo quod libri ei scripta haerelicorum
't, legil, aliisque legendos seu legenda exhibuit.
17. Item quod libellum intitulatum Beneiìcìum Cbristi
dìstribuendum curavit, et bibliopolae haeretico seu de haeresi
iuspcciù mandavit ut hujusmodi libellos venderei quampluribus
posset, et his qui non habebant pecuniam dono traderet, quia
ipse pretium illorum solverei.
8. Item quod ipse haercticos seu de haeresi suspeclos in
sua tenuti, el quod plures alìos domeslicos habuil, et
•cipue quosdam praelatos, et pecuniam inter haercticos
stu de haeresi suspeclos pauperes dislribuendam, plurics est
elargì tus.
19. Item tiaereticis seu de haeresi suspectis favit, et prae-
cipue Bononiae, quibus polllcitus est quod si milteretur e.x
Urbe aliqiui provisio contra ens quod caperentur eie. quod
iiJvs praemonerel eie. , asserendo ipsos haereticos non esse
trsequendos ex quo Deus ipse tollerai eos.
468
C. Corpisieri
30, Iiem quod ab haereticis vel haeresi suspectis Muti-
nensibus, quodammodo redeundo a Concilio Tridentino vtmant
potlulavit, eo quod alias ipsos fuerit persecutus Scc.
Fin qua quel ch^è spectante al C. Morohe sta scritto nd
detto volume in Firenze die fu della libreria del FUiarco.
Porrò hora quel che ho travato scritto di mano del Card,
di Santa Severina in un suo quintcrnetto di memorie in S.'
circa r heresie di Napoli et Ferrara di lavoro dai 1640
al i564.
t . Doppo la venula di Valdes in Napoli con la corte del-
r Imperatore nel i535, successe neW anno i54o che un certo
heremitano di Santo Agostino apostata siciliano detto D. Lo-
renzo Romano, in habito di frate venne a Caserta, e Jatts
ivi scuola di molli gentilhuomini infetto quel paese. Era esso
pessimo Lutherano e Zuingliano, et per confettarsi meglio
andò a posta in Germania alle sette herelichc. Poi tornato in
Napoli e scoverto, fu citalo et se ne fuggì. Poi, 0 per spirito
0 per timore, comparve spante a Roma et conlessus est. Dopo
nel i.'i52 essendo Giovanni Pietro Carafa decano del Col-
legio et sommo Inquisitore fu sententìato che dovesse public«
abjurare leggendo egli stesso r abjuratione nelle chiese cathe-
drali di Napoli e di Caserta, et toio vitae tempore portass*
sopra tutte le vesti Chabitello, et che ciò fatto ritornasse per
la pena a Roma, et che tratanto dicesse tante orationi.
Nel i54j un medico dello Scipione Ianello infestò S. Ma-
ria Maggiore.
2. Discepoli del detto Siciliano furono il Mi.... V K,...
il ZuRiLLO il Sasso, thte altri A.... due di M.... il B&ROM
B il Ga GiAHNELLo heremita, lacobetto Gentile , oltre
moltissimi altri preti e seculari ai quali il d.' don Lorenzo
fu maestro di scuola e leggeva loro la Sacra Scrittura.
'}. Nel iS4tf tenne scola in un casale detto Piedimonte,
lesse la logica di Melantone, i salmi e le pistole di S. Paola,
et un libretto chiamato il Beiiciìcio di Cristo et la Clironica
di Giovanni Curione. Oltre li predfitti Ka..., G.... haveva
Processi del 5. (Jffixio di Roma 4^
« praUica con detto Siciliano come depone G. C. A. ai jj!
•osto i563.
I4. G. F. A. fu in Roma sotto Giulio 3: essendo sommo
fiisitore il Cardinal Cara/a. fu condennato che in Napoli
Me carcerato. Dopo qualche tempo fu habilìtalo dal vescovo
Wtula Rebiba Vicario di Napoli, ma ritornato a Caserta
bpsus est.
t S. Ai 3 dì Giugno t55() essendo minacciato Giulio An-
I Santori Vicario di Caserta, che se non restava di pro-
: sirebbe stato amma^x"^'^ ('i^^ '^^^ ^^^° "^ haveva
i tegni) disse: lo non mi curo di morir per Christo,
lon sapete voi don Antonio che non sunt decem in Ci-
■TÌtaie isia ( Caserta) qui non curvavcrint genua aiitc Baal?
Chi fa quaresima di costoro? chi ode messa?
6. Non solo Caserta, ma anche tutto il contorno, era ap-
pestato di heresia particolarmente Casella , Cainano, S. Maria
di Capua. S. Prisca, Maialoni, Casal d" Hercole, Macerata,
Piedimonle Se.
7, Nel 1 55 g dopo morte di Paola IV. gli heretici di Napoli
e di Caserta, et di altre parti, fecero moltissimi pasquini
volgari et latini contra lui. per Codio che gli portavano. Fra
gli altri un sonetto che cominciava Qui l'Hippocrito giace &c.
e Faltro Bene t'ece il Pastor &c. ut deposuit I. F. A. in suo
examine io Mart. i5Ij4.
8, V istesso depose che il soprascrìplo libro del Beneficio
di Christo fu composto da un monaco di S. Severino Man-
tuono discepolo di Marc' Antonio Flaminio, et che in Rotna
fa adprob.Uo per santissimo et ottimo libro dal Card. Badia
cl\e fu maestro di Sacro Pala\^o, come dal Card. Cortese.
9. Nel i562, Napoli si per la liberazione delle passate
guerre, come anche perchè dopo la morte di Paolo IV. gli
heretici presero animo et far{e, stava mollo infjito d'heresie,
le quali furono per strano mej^o scoverte et castigate in que-
sto modo. Luigi Campagna vescovo di Montepe'.oso. Vicario
del Card. Alessandrino in Napoli, haveva prigione nel Santo
tf//iji0 un paggio del Viceré , il quale confessò i suoi errori,
■ Ar hlvio delU Società romana di Storia palTia. \s)l 111. jo
470 C. Corpisteri
et haveva letto un libro heretico havuto dal Segretario del
Marchese di Vico, il quale Segretario fuggì via. Prima di
ciò i capi di Caserta furono scoverti e presi in questo modo.
Il Soto secretarlo favoritissimo del Vice Re bramava acca''
sarsi colla figlia primogenita del Barone Bernando (già abjU'_
rato in Roma publice post torturam ut deponit A... nel i564
agli II di Man^o) Ma il Barone et la figlia ancorché sti-
molati dal dottor Pietro Zerrillo heretico et amico intimo del
barone, n'erano allenissi mi. DalP altra partJ il Zer ilio gua-
stava tutti gli altri mairi monti acciochè riuscisse questo solo
del Soto, ed il Solo ed ancìu il Viceré si sformavano di ri-
durre il Bernando con presenti ed offitii a Jacovno di Ber-
nando suo nipote, cioè la pia j^^ di continuo et il governo della
Cava y et V istesso Viceré sei fece compare per inclinare il
Barone. Il Zerillo ajutava il Soto non per altro che per ha-
vere per suo mei^^o il favore regio ^ et per tirare Soto alla
Setta loro, et così propagar Pheresie, et con sì potente mej^o
star sicuri del Sant^ Ufficio. Ma Dio che voleva gastigarli
permise che per la ostinazione del Barone mosso a sde-
gno il Soto, procurò la loro rovina. Perché dopo che vide
che manche con le promesse facte di far consigliero e giu^
dice della Vicaria il Zurrillo (se ben ciò non potea essere
perche era heretico abjurato et privato d^ ogni grado) né
con le m in iccic fatte al Barone per mef^o di un notar Gio-
vanni di Monte Aguto vassallo et servitore del Barone et an-
che heretico s di farlo processare d" heresia, volto a sdegno co-
minciò da dovere a rovinarli, perc>iè a dì di Ottobre fece
prendere da Salinas avanti la Vicaria G. F. A. amicissimo
del Barom . fatto venire in Napoli destramente sotto specie
che Soto volessj parlargli per me^:;[o di Pietro Ciccarelli che
gli leggeva la sfera. Saputo ciò dagli a.mici et complici, altri
fuggirono come il Zurilla, altri furono carcerati et castigati
di mano in mano. Et in questo fatto il Santoro non volse
salvare un suo stretto parente sospetto, portandosi come do-
veva per lo :{elo della fede.
/
Processi del S. Ufficio di Roma 471
IO. Il Pistoja valente e cattolico predicatore cappuccino il
quale per divina providen^a venne a Napoli a predicare
nel i558, accusò nel i562 il Fiamma al Viceré di Napoli
di molte proposizioni sospette y et in questa accusa Ju accom-
pagnato dal Santoro. Il Viceré et Solo oprarono che fa tolto
via il Vicario Gram.^"* come troppo sciocco, et in suo loco
venisse Luigi Campagna Vescovo di Montepeloso per Vica-
rio, il qiale con Pajuto et compagnia del Santoro allhora
Vicario di Caserta^fé* sgombrare Pheresie. De ut latius in
Processibus.
■ [
: I
■•i
La storia di ^ma
NELLA CRONICA DI ADAMO DA USK
i cronica di Adamo da Uslt scoperta pochi anni
\ addietro e pubblicata dal signor Thompson (r),
I non solo é sorgente pregevole di storia per gl'In-
I glesi, ma contiene molte notizie utilissime alla
stòria di Roma.Q.ueste notizie che in parte confermano o spie-
gano cose note, e in parte rivelano cose ignote, ho stimato
otile estrarre dalla cronica inglese e offrire riunìtee volgari ai
lettori nostri, poiché in Italia finora passarono affatto inos-
servate. Parmi che esse non pure meritino attenzione come
fbnte storica originale, ma sia piacevole ed istruttivo leg-
gerle come espressione schietta del giudizio di uno straniero
capitato a Roma nei primi anni del secolo XV. La cronica
pobblicata da un testo unico e mutilo, incomincia dal-
l'anno 1377 e s*Ìnterrompe al 1405. Essa é una continua-
zione del Polychronicon di Ralph Higden, e fu inratti sco-
(0 CAroti/coff Adae de Uik ediled wìth a translation and notes bj-
EBWAMtMAUmiKTHOMMON. London, John Murray, 187G, in 8."itLXHI-i43
pagg. La pubblicazione venne fina a cura della Royai Society of I-i-
teraiure.
474 '^' ^all^ni
perta dal signor Thompson negli ultimi fogli di un codice
del Museo Britannico contenente il Po/^^c/iromcon, scritti
da mano diversa e piti recente (i). L'editore, tenendo conto
di alcune allusioni storiche che trovansi in questa conti-
nuazione, stima che^essa sia stata scritta dopo il 141S, ^
probabilmente essa procedeva fin verso quel tempo, Da*
disgraziatamente la mutilazione del codice arresta d'im-
provviso il racconto dove più gioverebbe averlo continuato,
e lo tronca ai primi mesi del pontificato d'Innocenzo set-
timo. Cosi le tragiche lotte che travagliarono Roma sotto
quel pontefice perdono un raccontatore che, giudicando al
paragone di ciò che ha lasciato, sarebbe riuscito certo cffi-
•
cace. La importanza storica della cronica, per quanto n-
guarda la Inghilterra, fu brevemente e saviamente dimostrata
dal signor Thompson nelle pagine ch'egli premise al testo,
e per quanto riguarda Roma, essa apparirà chiara da ciò
che si leggerà qui appresso. Intanto gioverà semplicemente
notare ciò che il cronista ci ha lasciato intorno alla vita sua,
e il conoscere qualche cosa di lui aiuterà a stabilire quale
autorità egli abbia e quanta fede egli meriti.
Del cronista Adamo non si sa nulla oltre quanto egli
lasciò scritto di sé qua e là nel suo libro. Nacque ad Cskin
Monmouthshire verso l'anno i36o, studiò ad Oxford e vi si
addottorò in legge. Ebbe incarichi forensi alla corte dell'ar-
civescovo di Canterbury e nell'ultimo Parlamento tenuto
l'anno 1397, da Riccardo II a Westminster. Seguitò col-
l'arcivescovo Cantuariense la fortuna di Enrico di Lancastcr
(i) Per queste notizie generali che reco qui intorno alla cronica eal^^
vita di Adamo da Usk, mi sono quasi esclusivamente servito della prcU-
zione scritta dal signor Thompson la quale accoppia il merito della <i>*
lìgcnza a quello della brevità. Se qualche lettore desidererà maggiori det-
tagli potrà attingerli nel testo sul quale ho inteso come mio scopo precipuo
di richiamar l'attenzione con questa compilazione. Colgo con lieto animo
Toccasione di ringraziare pubblicamente il signor Thompson per la cor-
diale e amichevole accoglienza che egli mi fece al Museo Britannico, dove,
con tanto onore del famoso istituto, egli è conservatore dei manoscritti.
l^ma nella e roti, di oA. da "Vsk 475
contro Riccardo, e meritò dal nuovo sovrano favori e fidu-
cia. Ma, per quanto si può rilevare dalie oscure sue frasi,
Adamo da Usk aveva nemici che gli facevano guerra presso
Enrico quarto, onde nei primi anni del regno dovette chieder
licenza e partire in onorato esilio alla volta di Ro^na. Quivi,
quindici giorni dopo il suo arrivo, il cardinale Baldassarre
Cossa lo presentò con lodi al pontefice Bonifacio IX, il quale
commesso al cardinale di Bologna, che fu poi Innocenzo VII,
d'esaminarne la scienza, Adamo « infra qiiindenam in pape
« capelianunif palaciique apostolici auditor em, itrbìsque et
« orbis iudicem, cum huiusmodi prerogative insiniis^ capa
« sciiicet, rochetto et capello ^ per ipsiim papam insignituSy
« ipsius et rote consiliis extitit sublimatus (1).
L'uflScio ottenuto dava al cronista Adamo aperto l'adito
nella Curia, e il mezzo di vedere e udir cose degne di me-
moria, ed egli tornato in patria, con pessimo latino e stile
disordinalo, le venne notando secondo la impressione che
n'avea ricevuta vivace sem^>re ed ingenua. Già nel suo
viaggio da Colonia infino a Pisa, aveva veduta quella ter-
ribile cometa che precedette la morte di Galeazzo Visconti
e parve ai contemporanei che l'annunziasse (2). Dopo avere
accennato alla morte del Visconti , all'ambasceria inviata dal
Duca di Baviera affin d'ottenere la bolla di conlerma per
l'Impero (3), alla rivolta di Bologna e Perugia sedate dal
Cossa, e alle ire partigiane che divamparono in Toscana
e in Lombardia, il cronista entra a parlare delle cose di
Roma mescolandole alla narrazione di fatti inglesi. Le prime
parole sono severe, e mostrano subito che il cronista si sentì
preso da un disinganno disgustoso quando s'avvide che gli
uomini da lontano stimati grandi e buoni, riuscivano a ve-
derli dappresso troppo inferiori al suo concetto... « A Ro-
(i) Chronicon Adae de Usk, pag. 73.
(2) Muratori, Annali, A. 1400.
(3) La bolla è riferita per disteso nella cronica con qualche van'Jìnte
dal testo pubblicato dal Raynaldo negli Annali.
476
V. 'Balcani
ma, * egli esclama amarainenic a dove allora ogni affare
procedeva per mercato venale, tania che i beneiizii noa
erano conferiii secondo il mefiio ma secondo il presto nrag-
gìore. Onde i danarosi e cupidi di vana gloria per otientr
promozioni tenevano i lor danari al banco dei mercanti-
Per la ijual cosa come nel vecchio testamento corrompendo»*
per venalità il sacerdozio cessarono i tre miracoli,..,, e»*?
avverrà nel testamento nuovo. E ciò, parmi, batte piti foi*^
ogni giorno alle porte della Cliiesa. > Invettiva liera e noi
nuova in bocca a un inglese, che ricorda al pensiero ì piCi^
antichi sarcasmi di Matteo Paris e quei piti moderni dui
prossimi riformatori (i).
Di Roma Adamo non la propria descrizione, ma si con-
tenta di nominar qualche chiesa e qualche reliquia ben nota
e di affermare la moltitudine delle chiese romane cìl
quel verso:
« Sunt Rome mille sexcente quirtgue capellc •
Altri pensieri incombevano: i tempi si facevan grossi e
gli avvenimenti incalzandosi non potevano passare sema
noia del cronista inglese che vide dappresso la morte dt Bo-
nifacio IX, e la elezione del suo successore. E qui comincia
la parte importarne per noi della cronica, che a questo punto
prende autorità di fonie per la storia romana. La narrazione
dell'ambasceria venula a Roma in nome deiraniipapa Be-
nedetto, e quel colloquio che parve esser cagione della morie
[i] u Invaluii cnim per hanc occasìonem simoniaca praviias tempore
o tuo, et plenariai: indulgenliae ad quacslum omnibus fere po«ni
u libua dabaniur, ita ut eorum numerosilate vikacerel ctavium audori-
u tas, opusque fuerii ut Bonifeiriua usmei illas revMirei: quibus revocali*
u ìierum eas concedere aggressus est. n Vita Boni/adì IX. ap. Mubatou
R. I. SS. I. HI. p. II. col. 832. Teoderico.da Niem è conco
ratori negli Annali (an. 1404) osserva: a 11 bisognoili far fronte all' An-
u lipapa.,.. e di ricuperar te terre della Cbìesa, t'obbligò a cercare deouci,
Roma nella crotL di cA. da "Vsk 477
di Bonifacio, riceve evidenza drammatica presso il cronista
Adamo che ha forse colorito questo episodio piti vivamente
degli altri scrittori contemporanei. « Nella festa di S. Mi-
chele per parte dei Re di Francia, di Castiglia, d'Aragona,
e d'altri Principi obbedienti a colui che presiedeva in Avi-
gnone, venne per la union della Chiesa una solenne am-
basciata a Bonifazio che accordò ad essa pubblica udienza.
Al quale l'arcivescovo di Saint Pons in Francia, senza
punto riconoscerlo come Papa parlò in tal guisa: Temuto
signore y se non delia vostra prendavi almeno pietà delP anime
altrui. Il signor mio si offre pronto a tentare ogni via d^ unione
jpur fino alla morte. — Onde il signore Bonifacio così proruppe
« // tuo signore èfalsOy scismatico e F anticristo in persona. » —
« Salva la tua reverenda, o padre, non è così. Il Signor mio
« è santOy giusto, vero, cattolico , e risiede sulla vera cattedra
« di S, Pietro, » E poi con impeto lo stesso Arcivescovo prof-
ferì quest'altre parole: « E non è simoniaco! » Onde Bo-
nifazio per quelle parole sbalordito forte, tornato alle sue
stanze, entro due giorni fu strappato alla vita umana (i). Di
che la notte medesima io ebbi due visioni. Nella prima io
vidi il beato Pietro vestito solennemente come pontefice,
sedere fuor della sua porta e gettare a terra un altro papa
che in figura triste e squallida sedevagli accanto. Nella se-
conda m'apparve inseguita da cani una volpe che si reg-
geva a galla tenendo in bocca per sostentarsi il ramo d' un
(i) « ... Tunc ipsi nuntii dedignati, in eius pracsentia dìxerunt quod
« dominus eorum non csset simoniacus, notantes Bonifacium esse talem:
« unde Bonifndus valde commotus iussit eos urbem exire: qui respon-
« derunty quod salvumcumductum haberent ab ipso et Romano populo,
V adhuc alìquantulum illic manendi et inde recedendi, quod illud gaudere
« vellent. Unde ipse Pontifex ira im moderati us incalescens, espungente
« ipsum morbo calculi, lectum aegritudinis subito intravit, in quo tenia
a die sequenti, festo S. Remigii mane decessi t, dìctis nuntiis adhuc exi-
« stentibus in Urbe. » Theod. a Niem, De Schismate li, 23. Cf. anche
Ratnald. ad an. 1404, e alla stessa data gli Annali del Muratori.
1
J
d
478 V. "Baliani
salice crescente in sull'acqua, entro la quale essa volpe si
nascondeva fino alle narici. E scoperta ivi dai cani, fasdò
Tacqua, e per ultimo rifugio entrata in una fossa ivi per
sempre disparve. Di che intesi come la volpe ancorché sia
sempre rapace pur sempre rimanga magra, e cosi qu^li
pieno di simonia mai fino alla sepoltura non fu saziato. »
Alla morte di Bonifacio, rilassato il freno ch'egli reggeva
con mano ferrea, seguì l'anarchia. Gli ambasciatori di Be^
nedetto Xlllche prima giovandosi del salvocondotto s'erano
rifiutati di lasciar Roma, presi ora da sgomento, non s'af-
fidarono di accettar l'invito dei cardinali e ritirarsi con lora
nella città Leonina. Vollero piuttosto tentar la fuga e k
peggio. Andrea Tomacelli castellano di S. Angelo poscia
mano sovr'essi e li trascinò prigionieri in Castello. Ogoi
tentativo dei cardinali per liberarli fu vano e dovettero ri-
scattarsi con cento mila ducati (i). Il violento ladroneccio è
indicato dal cronista in brevi parole colle quali s'avvia a
notare alquanto slegatamente le cose avvenute in quei giorni
e la elezione d'Innocenzo VII.
« Per la morte del signor Papa cessa il salvocondotto
degli Ambasciadori, onde dal capitano di Castel Sant'An-
gelo ivi son tratti prigionieri.
« Per la elezione del nuovo pontefice i cardinali romani
entrano nei conclave affidato alla custodia del re Ji Napoli
e de' suoi seimila soldati.
a Insorgono i Romani pestiferi in due parti di Guelli e
di Ghibellini, infestandosi mutuamente con istragi, ruberie
ed uccisioni, instando ciascuno per ottener la elezione della
parte sua, ma pure senza potere per la predetta custodia
giungere al palazzo di San Pietro e al Conclave. Onde la
parzialità loro i"u cagione che Tosse eletto tale che era fuori
dei due partiti cioè Innocenzo VII oriundo di Sulmona. Del
(i) Rei:mont, Geschtchte der Stadi Rnm , Voi. n,pag. i i e i. Ivi Io
storico di Roma definisce giusiamcntc il marrano aito del Tomacelli colle
parole: a Es war cin gcmeincr Raubanschlag. »
liptna nella cron. di oA. da Vsfc 479
Sedetur hk in trono et osculantur pedes,
Regis et Caesaris non curantur aedes,
Christus dedìt veniam nulla data mammona,
Hic non inlrat aliquis nisifacta annona.
^e pubblicala la elezione, ì Romani tutta gì' invadono
, secondo l'usauza loro rapace, anzi a parlar più
Wramente mordace per corrutiela, tutta la spogliano niente
altro Usciaiido luoi-ché le sbarre delle linestre. »
Q.UÌ Adamo interrompe il racconto per descrivere nella
sua cronica il luogo del conclave e le usanze di esso, ma
non re^a nulla di nuovo nella descrizione. Dopo la quale,
per un di quei passaggi rapidi che son familiari al suo stile
intricato e conl'uso, egli torna al suo dire con una delle con-
SOCle esclamazioni:
« O Dio! Dov'ò trapassata la gloria di Cesare, d'Au-
gusto, di Salomone e d'Alessandro e dove passerà ancor
«tocsta;-
^^^ « Cristo fu umile e il suo vicario mitissimo. Ma qui Pla-
tone mi comanda di tacere!
< Dopo che fu pubblicata la elezione, il papa morto fu
recato in San Pietro per le esequie che durarono nove giorni,
a Dal nuovo Papa si fece una concordia che fu sozza
perché fu tosto tradita (1). Per la quale il papa ritenutasi
il dominio di Borgo San Pietro e di Castel Sant'Angelo,
il censo annuo di seimila fiorini e la nomina del Senatore
col patto ch'egli sia nato oltre cento miglia lontano da Roma,
1X0 il resto cedeva al reggimento e al piacer dei romani.
■ il predetto Re (Ladislao) ottenuto dal Papa la Cam-
Dia e la Marittima per un censo annuo di cinque anni,
ritrasse da Roma coli' esercito suo.
(I) Allude alle concessioni colle quali Innocenzo VII reitilui al Co-
mune à'y Roma le libertà che Bonifacio gli aveva tolte. La concordia fu
perami^nii; spe/zaia indi a poco quando Ludovico Miglìordli sì macchiò
elUralaiDeiite nel sangue di undici ciuadini romani.
480 V. "Balcani
a La festa di S. Martino, il nuovo Papa per la soioh
nità della sua incoronazione scende dai palazzo nella chiesi W
di S. Pietro, e, all'altare di San Gregorio, recategli leverti
dagli auditori, vestesi per la messa. E nella cappella di Sn
Gregorio, in sull'uscita, un chierico recando in mano QO&
lunga canna coperta di stoppa alla sommità, accesa la stofi|^
ad una candela, esclama in questa voce: e Paier samctt^f'^
transit gloria mundi » e reiterando nel mezzo così due volte
a voce pili alta: < Pater sancie, pater sancte » e uniteci*
volta, all'ingresso dell'altare di San Pietro, così con tri^**
esclamazione a voce altissima: Pater sancte y pater saict^ '^
pater sancte j e subito ciascuna volta viene estinta la stopf^'
A quel modo nella incoronazione dell'Imperatore, al som »^^
della sua gloria solevano i marmorarii offrirgli pietre d'o^^
qualità e colore lavorate con ogni maniera d'artifizio g^^
dando a lui : « Principe eccellentissimo di qual pietra m^^^
tu che ti sia fatta la tomba? » — Il nuovo Papa finiu ^^
messa ascende un* alto palco per ciò eretto, e dal Gardint^
Ostiense decano del Collegio (i) viene incoronato solennr'^
mente con triplice corona d'oro. La prima corona significa
la potestà nelle cose temporali, la seconda la paternità nelle
spirituali, e la terza la magnificenza nelle celesti. Appresso
nello stesso bianco apparato, e son bianchi ancor Casi quelli
di tutti i prelati, di h\ cavalcano per Roma infino a San
Giovanni Laterano che è propria sede cattedrale del Papa.
Dechinando obliquamente per detestazione di Papa Agnese,
di cui sulla via diritta presso S. Clemente trovasi l'imma-
gine marmorea e quella del figliuol suo, all'arrivo il Papa
scende di cavallo per essere intronizato ed entra nella chiesa.
Quivi siede nella cattedra porfirea forata in basso, affinché
il cardinale più giovane s'accerti della virilità, e quindi can-
tandosi il Te Deum vien condotto all'altare.
(1) u Angelus Acciaiolus Klorcntinus sub Bonifacio IX Epi-
« scopus Cardinalis Ostiensìs ac Velitcrnensis.... cfTectus est. Pisis de
a cessit 1409. » Ughelli, Italia Sacra, I. 74.
t Jd sulla via t Giudei gli recarono la legge loro cioè
tìco testamento, chiedendtigli di confermarla. E poiché
essa noi venimmo alla cognizione del Figliuol di Dio
t l*ede nostra , il papii la prese dolcemente nelle sue mani
rsl rispose; « La legge vostra è buona ma voi non la
'atteruUte, perchè passò r amico e tutto s'è rinnovato. > Ma
perchè induriti nell'errore essi non la intendono, egli quasi
obbrobriosamente, senza infirmarla né confermarla, la ri-
diede a loro dietro dalla spalla sinistra.
*■ Anche cavalcavano coi Papa non solo i curiali suoi ed
ii clero, ma e le tredici regioni della città precedute dai loro
capicanei e dai vessilli. Nel transito, a cansar l'affoltarsì del
popolo, tre volte fnron gettate monete al volgo, pel racco-
gliere delle quali il passaggio si faceva piti facile.
•> Bene io godo d'essere intervenuto ministro in tanta
solennità come anche intervenni alla incoronazione di En-
rico quarto ed alla confermazione dell'Impero! »
Go6l eeclaniando concludeva il buono Adamo questo rai:-
conto delia injoronazione d'Innocenzo, assicurandoci molto
opponunamenie colla sua esclamazione, eh' egli fu testimonio
M vista in una cerimonia da lui solo con minuta descri-
zione tramandala alla memoria nostra (t). Ma la consola-
Pl'fO t.« toraaai\one d'Innocenzo coii è narrata da Teougrico da Nieu :
fcnaccnlius cum magni Uetìlia et frequeniia Romani populi atque cu-
■ rJ4lluiD> «uae coronationjs ante ip«ani basilicam principis ApoElolorum
■ ncep\t insrgnia, el ad Ecclesiam Laiernncnscm eadcm die, in morii est
< taeàcni, nec moram ibi Caciens, ìpsa die redii ad palaiium suum apud
• pncFatam basriicam coniislens. » De Schismale II, ìÌ. » E il DIarium
Romanum Abtonh Pbtri riferisce... u Die munis XI supradicti mensis
■ (Novcmlvis) hora consueta fuil incoroiitlus Dominus Innocentìus P«pa
a S«piiinui in capite scilaruni Sancii Peiri, ut moris est, et post coro-
s oauonum cquiiavii ad Sanciuin Johannem in Laierano, et cum eo equi-
■ tarerunt multi Barones de Domo Ursinorum et de Domo Columnae,
• ac eltam Dominus Comes Troiae, ci lolkis Populus Romanus cquester
■ CI pcduter cum eo: et Domini Romani in via feccrunt sibi maximum
a honorem; et rerenuì fu'l dictus Poniifcxad Palaiium auum Sancii Petrì
, poii horam Vespcrorum. " Mt.-K.Tom R. 1. SS. XXIV. 973. Vedasi in-
% Co»Tsu>8juE, Ekitchus S. R. E. CardhitiUiim, Romae, 1641. p. i3i.
482 T;. rBaliani
^ione provata per la celebrazione delle feste gli svampò molto
presto. Lo spettacolo della Curia vendereccia nauseava Poacsto
auditore ed ispirava la sua rozza rettorica. e O Dio, rico-
mincia egli, quanto è da dolere su Roma che fu piena ha
tempo di principi e dei loro palagi, e ora invece sonovi tu-
guri, e ladri, e lupi, e vermi, e luoghi deserti, ed incbc
dagli slessi Romani che si lacerano a vicenda ella è dolo*
rosamente desolata. Da Enea dopo la guerra troiana, co«oc
la mia nazione sua pronipote, o Roma traesti l'origine, ot*^*
la ragione del dolersi è scambievole. E per fermo antica'
mente l'impero colla spada e poi il suo sacerdozio col c*^'
tiloquio hanno roso il mondo. E da ciò vengono que'?^
a Romanus roditi quos rodere non valet odit,
« Dantes exaudit, non dantibus hostia claudit. •
a Di che un tedesco piatendo innanzi a me per un
nefìcio venduto dalia Camera Papale coli' anticipar di
data, esclamò:
a Roma dolenda, dole, quia laus perii et decus in te,
« Nani vendere de/endis, tu tamen omnia vendis,
a Sic quoque transibis, quia heu! vendendo peribis. »
Nò mancavano ragioni personali di lamento al cronista
a cui la mancanza di danaro par che vietasse di salire alla
dignità episcop:ile. Proposto per la sede inglese di S. David,
non la potè ottenere sebbene inchinasse a suo favore il
papa desideroso di trasferire il vescovo Menevense alla sede
di Londra (i). Divulgatasi la proposta, i nemici che Adamo
aveva in Inghilterra intrigarono contro di lui instando presso
i cardinali beneficiati nel regno britannico, e minacciando
(2) a Vacante ecclesia Londoniensi, collegium auditorum unanimiter
u ad papam ascendit, rogando quaiinus dominum Guidoncm Mone, epi-
a scopum Menevenbem, ad ipsam transferret, et de Menevcnsi ecclesia
a istorum compilatori provideret. Quod et sibi summe placuit, ita di-
a cendo: Regracior vobis permaxime quod ipsum ita recommissum ha-
^ifnna nelta cron. éi <t4. da Vsk 483
i la perdita del favore regio e dei benefici. Né bastò, che
«r essere più sicuri si volsero ai banchieri vieiando loro di
pcair moneta al cronista solfo pena di far bandire dall'In-
terré i laro corriiiiondenii. a Et certe hic fuii summum
\eiiimpedimentum. et itafruslratum. ' Così almeno rac-
11 cronista la storia saa,
■opo la quale ripigliando il racconto delle cose vedute
gùe: « Nel Natale del Signore, come nelle altre feste,
^esente ìnsicm cogli altri coadiutori e ufficiali alia messa
^apa e ai conviti. E alla prima messa f.i collocata al
> destro dell'altare una spada ornata d'oro avente sulta
L un cappello con due labelli a guisa di mitra, per questo
> che se l'osse Slato presente l'Imperatore, snudata quella
avrebbe, essendo e^li unto, siccome diacono letto il
gelo: s Exiit edictiim a Caesare," ricevendo poi dal
Ipa la spada. Ma per L'assenza dell'Imperatore, un car-
icate diacono lesse il vangelo, e il Papa diede la spada al
mte di Malepella come al pih nobile tra i predienti (i). Nella
sima messa due volte si leggono il vangelo e l'epistola,
jBtino da due Latini e in greco da due Greci per sod-
Irli poiché essi affermano di essere espulsi dalla Chiesa.
t lì Papa creò Priore dello Spedale di San Giovanni un
iìle cavaliere romano,(i) e il suo maresciallo gli cinse la
li et H0> gaudemus de tanta oportum'tale qua siti polerinius de me-
ri leelenia patrie sue provìdere, quia soleir^iiìs ecclesia est et bene
'U tltttum et d ctum Guidonem Mone, tempore qua fuimus (olleclor
^AHgUa, «ovimus. i Chr. Ad de Usk p. Sg, Guy de Mohun resse U
1[£ 5. David dal lìn? 6no al 1407. Nun pare che il favore d'inno-
B gli giovane poiché non fu mai trasferita ad altra sede. Stubbe, Re-
•um AngUcanutn, pag. 176.
Bj Non l)o potuto trovar mcnjtione di questo conte di Malepella. Solo
ma Intoroo a quel tempo un Orsini conte di Manopeìlo, ma Ea somi-
ome non mi par che basti ad una fotidaia Ipotesi. Già prima
àe, erano riuscite vane le ricerche erudite del signor Thompson.
■ Papa Inoocenio settimo elesse in luogo suo, Luogotenente
tirile del Magislerio, il Prior di Venetia Fra Nicolao Orsino, nofai-
10 Baron Romano. iBosio, Istoria della Sacra Reì'giane di S. Gio-
484
V. "BaJ^atii
spada, ma il Papa snudata la spada Io percosse in fr
sol colla mano dicendo: « Sostieni questo cotpo per la rf
pubblica e ta/ede cristiana. ■> Il nuovo cavaliere bacìa gli altri
cavalieri clic gli stanno intorno e per mano del papa ri^'cste
la lunicu della religioae, e un altro cavaliere per ordine d<
papa pone a' suoi calcagni gli sproni d'oro. »
Al racconto di questa cerimonia lien dietro il segiieai
ricordo di due monaci Etiopi venuti a Roma, dei quali non
mi è riuscito trovare altra menzione presso gii scrittori con-
temporanei. Mi par quasi eerto che la costoro venuta sìa da
riferirsi all'anno 1405 come la creazione del Priore di San
Giovanni e gl'intrighi mossi contro il cronista per vietargli
la sede episcopale di San David, ma stabilire la data precisa
non t ficile. Sembrami che Adamo da Usk non segtii&sc
sempre l'ordine cronologico nelle cose che lasciò scritte, ma le
registrasse taluna volta come gli ritornavano nella memoria.
■ Due religiosi dell'India, negrissimì, barbuti, salutano
il Papa e in segno delia fede cristiana mostrano le croci che
portano sul petto, e all'orecchio destro il battesimo loro ot
tenuto non per mezzo d'acqua ma per fuoco. Essi dissero
« Dal tempo che uscì la voce degli apostoli dì Cristo per tutta
la terra, e specialmente dal tempo detr apostolo San Tom-
maso, avvegnaché molli deviassero dalla fede, noi mai non
deviammo e slam veri cristiani. » Ed ebbero grata udienza (3).
vanni Giemoliatilano, Roma, faccioni, 1619, 11, 167. freJcccMore del-
rOrimi fu Bartolomeo Carafla il quale ai (empì di BoniFacio IX era siale
Senatore di Roma, e mori nell'aprile 1405.
(4) II signor Thompson crede che qoesii duo religiosi de India iiiger-
fimi barbati, sieno Etiopi. Egli appoggia la sua probabile ipotesi all'iti-
toriià del Colonnello Yule il quale nel suo insigne lavoro sul libra di
Inarco Polo ha
na eruditi^ima noia imo
no a questo passa del gran
ano: e. Abbasic (l'AbisBÌn
a 1 est une grant province , ei
aachieì qu'clle
est la moicnne Inde; et us
la terre ferine. Si yasixroys
et t\x royaumc
s moult granK, desqucis sìx
roys soni, lei trois creHienk,
el les troia sar
aiins; el le greigneur dea
&ix, si est cre&iien ; car ioub
les autre» soni
soubmis i lui. Fa les ere
liens si ont trois sipnes eniui
le vis: l'un du
front lusi^u's enmi te ncz
. et les auires deux es Joe».
soni bapiisici en l'eaue si se
Et les font d'u
n biptesme; car puis qu'ì
ì
7(pma nella cron. di (tA. da Vsk 485
Il mesto desiderio della patria lontana movendo ad uno
strano paragone il pensiero del cronista, gì' ispira un passo
che dipinge curiosamente lo stato della città di Roma a quei
tempi. « Presso il palazzo dell'ospizio di San Pietro, spesso,
sorgendo io di notte a questo effetto, osservai l'usanza dei
lupi e dei cani. Imperocché penetrando i lupi infra i cani
per guardia delle case latranti in sulle porte de' lor signori,
di mezzo ai più grossi strascinavan via in preda i cani mi-
nori. E sebbene quei ch'eran così strascinati urlassero più
forte sperando aiuto da' maggiori, questi tuttavia, pure la-
trando per ciò più alto, non si movevano per nessun modo
dai luoghi loro. E così io pensai che una simile lega esiste
tra i forti nella patria e gli esuli della selva. »
Le seguenti notizie sembrano di qualche pregio alla storia
del nostro carnevale e delle usanze romane. « 1 Romani verso
la Domenica di quinquagesima convengono ad agone coi lor
capi di regione ordinati come falange fallerata. E secondo quel
detto del beato Paolo « Omnes quidam currunt etc. (i) com-
battono fortemente pel premio. Tre grandi anelli d'argento
collocano legati ad un'alta corda, e corrono a cavallo per
infilar negli anelli le lancie e con ciò guadagnarseli. A
questo giuoco intervengono il Senatore della città, con due
Conservatori e sette suoi reggenti, in grande apparato e pre-
ceduti dal ceppo e dalla scure per la decapitazione dei sedi-
« font les trois signaus, et ce est par gentillesse et pour accomplìr leur
a baptesme. Et si y a aussi juifs et ont deux s'gnaus cn chascune joe;
a et les sarrasìns en ont seulement un ou front, jusqucs à demi le nez. »
Ho citato questo passo secondo l'edizione parigina del Pauthier. Cf. H.
YuLE. The hook of Ser Marco Polo the Venctian newly translated and
edited with notes, London 1871, II. 365. Di questo libro esiste una se-
conda edizione che non ho potuto consultare perché manca alle Biblio-
teche romane. Cf. anche Le Livre de Marco Polo, Ed. Pauthier, Paris,
Didot, i865. II. 694.
(i) a Nescitis quod ii, qui in stadio currunt, omnes quidem currunt,
a sed unus accipit bravium? Sic curriie ut comprehendatis. » Ad Corinth.
I. IX. 24.
Archìvio della Società romana di Storia patria. Voi. III. 31
■486
1). 'Balcani
ziosi. A qucito stesso giuoco, crapula di taverna e fesu di
miseria, eoa indomita lussuria siccome ì figli di Belial e di
Belfagor accorrono besttalmeaie i Romani.
■ Appresso a ciò, ìx scessa domenica, a spese de* Giodeì,
sulla sommità del monte chiamata di tutta la terra perclif
si compone della terra di tutto il mondo ivi recaia in segng
dell'universale dominio (1). si aggiungono otto tori indotnìti
a quanro carri ricoperti di scarlatto contenenti otto cin-
ghiali vivi, e giti per la discesa del monte sconquassati i carri
e libere le bestie, tutto ricade in preda de' Romani. Allora
ciascuno a sciolto Ìmpeto assale coll'arma sua quelle bestie,
imperocché se taluno non arreca nulla di quella preda alla
moglie, siccome meschino e dappoco non giace con lei la
festa di San Panciasio. E spesso in cai latto scorrimeilio
arrecano morti e ferite, massime alle cortigiane odiose a
loro per cagion delle mogli e delle figliuule.
« Appresso tre pallii son collocati al sommo d'una lancia,
il primo aureo pei migliori cavalli, il secondo argentea pei
secondi, il terzo serico per le cavalle che corrono più ve
loci, e se taluno cosi a cavallo primo li tocchi, quegli se
li riporta in premio. E analmente da quell'intierir sulle be-
stie alcuni con pochi frusti, alcuni con iutesttnl e sudiciumi
sulle punte delle spade, traggono con viltà di pompe alle
mogli loro,
« Nella lesta della Purificazione il Papa benedice le can-
dele, e sedendo nctli sua cattedra, non solo a tutti i pre-
senti, ma ancbc a tutti i principi e alle principesse cattolici
del mondo le distribuisce, maggiori o minori secondo le
distinzioni delle dtgntiù e dei gradì. Ed erano di cera ver-
gine bianca. Ed anche cosi il di delle ceneri, in propria
persona, presenti tutti distribuisce le ceneri, dì che io son
testimonio che ricevetti le candele pel Re e la Regina d'In-
ghilterra, e gli tenni il bacino delle ceneri.
(1) Il monte Teiuccia.
^ma nella cron. di oA. da Z)sk 487
e Al mio primo giungere in Roma udii di un certo
pseudo profeta che s'andava spacciando per Elia, e asseriva
ch'egli era mandato in terra da Iddio Padre a generargli
il figliuolo Cristo, e ch'egli aveva respinto Cristo col piede
quando portava la croce ai tormenti, e che quella donna
la quale meritasse d'essere incinta per lui e di concepir
Cristo, sarebbe benedetta in eterno e s'avrebbe la vera gloria
che si attribuisce alla finta Maria. Onde le gentildonne ro-
mane che volean soggiacergli, avidissimamente lo visita-
vano recandogli cibi delicati. Ma finalmente spiato dai Ro-
mani e tratto fuori dei suoi nascondigli, venne condotto al
Campidoglio, e quivi, confessando egli d'aver violate oltre
cento gentildonne Romane, spose, vedove e vergini, e così
aver fatto anche a Venezia, venne abbruciato.
e La domenica di mezza quaresima nella quale si canta
« Laetare lerusalem v a sollievo della quaresima già di-
midiata, il Papa alla messa reca in mano una rosa di
gran pregio composta d'oro e d'argento con arte mirabile,
e soavissimamente odorosa intorno di mirra mescolata con
balsamo. Dopo la messa il Papa la porge al piti nobile
cavaliere presente, il quale accompagnato per onore dagli
amici, lo stesso giorno cavalca in pompa recando in mano
la rosa (i).
ce Da parte dell'Imperatore di Costantinopoli, vennero
solenni ambasciatori al Papa allegando che ingiustamente
a loro, discendenti dalla persona di Costantino Magno, era
tolto l'Impero Romano e usurpato d^l tiranno d'Alemagna,
e specialmente chiedendo la restituzione di tutto il regno
Napolitano e tutta la Lombardia, o che altrimenti venisse
(i) II signor Thompson citando I* autorità delle Cérémonres et Cou-
tumes Religieusts (Amsterdam, 172 3) nelP annotar questo passo, attri-
buisce la istituzione della cerimonia della rosa d*oro ad Urbano V, il
quale nel i366 inviò la rosa a Giovanna di Sicilia. L* istituzione è di gran
lunga più antica e se ne trova memoria fin dalla prima metà del secolo
undecimo. Veggasi intorno a ciò quel che ne scrisse dottamente il signor
PodestX nel suo articolo Carlo V. a Roma. (Arcliivio della Società Ro-
mana di storia patria Voi. I. p. 3 18).
488 V. ^aliani
assegnato alle due parti il giorno e il campo innanzi alla
città per combattere sopra questo diritto. Il Papa rispose che
per le eresie loro e scismi, e specialmente per la eresia dello
Spirito Santo, poiché asseriscono che Egli proceda soltanto
dai Padre e non dal Figliuolo, e perché non fanno la con-
fessione orale, e perché usano il pane fermentato, sono giu-
stissimamente privati dell'Impero, e sorridendo soggiunse:
« Noi non amiamo trattare della effusione del sangue cri-
stiano » (i).
Con questa curiosa trasformazione dello scopo dell'am-
basceria che Emanuele secondo inviò da Costantinopoli ad
Innocenzo può dirsi che la cronica ha termine. Essa tron-
casi ivi dubito dopo alcune frasi di nessun valore storico, ed
è gran danno. Senza dubbio sarebbe stata preziosa la testi-
monianza ài Adamo da Usk intorno all'eccidio dei romani
compiuto da Ludovico Migliorati, alla fuga del Papa a
Viterbo, e a tutti gli avvenimenti di quel pontificato bre\'e
ma momentosb. Ma non è irragionevole sperare che una
copia dei frammento perduto possa trovarsi un giorno in
qualche altro codice, onde io chiudo questa compilazione
augurando all'editor della cronica ch'egli possa tra i ma-
noscritti del Musco Britannico affidati alla sui custodia,
trovar la coiuinuazione di un libro utilissimo del pari alla
storia d'Inghilterra e di Roma.
Ugo Balzani.
(i) Contcmpsit barbari imperia Emanuel, ac virum principem An-
gclum Cafradinum ad Romanum Foniificem oratorem niisit, ut occidcn-
talium auxilia sibi compararci. FIcxus ergo Innocentius (iraccorum su-
spiriis in Neapoliiano regno, Trinacria, Dalmatia, Hungaria, Rascia, bosna,
Seruia, Bulgaria et (ìraccia, sacrum in Tamerlanem bclluin promulgari
alquc indulgcntiarum praemia, rcligiosam miliiiam accepto crucis svm-
bolo profcssuris, st'pcmve in bcllicos sumptus erogaturis proposui:. K.w-
NALDi AnnaleSj ad an. 1405. i.
VARIETÀ
DOCUMENTO
relativo al viaggio di Gregorio XL
Il Documento seguente (i) è come un particolareggiato
commento di ciò cui Pietro Amelio accenna soltanto, nel
suo Itinerarium di Gregorio XI ^ coi versi :
Pisanorum litus die lovis sexta Novembris prandi bora
applicuistiy
In Livorna sequens remis miteni plebem ore invenisti.
Pisanorum est solemnis Commiinitas cum suis gratiosa
muneribus, (2).
Non ci è parso del tutto fuor di proposito il procurargli
ospitalità in questo Archivio^ perchè, sebbene attinente a
cose Toscane, tuttavia riferendosi al ritorno del Papa in
Roma, ricorda eziandio un fatto di grande importanza per
questa città. É ben noto quali ne fossero le condizioni nel-
1' assenza dei Pontefici, e specialmente dopo la morte di
Cola di Rienzi, quando la divisa città continuava a reg-
fi) Di esso mi fece cortese e ben gradito dono il chiaro Professore
ed ottimo amico mio Clemente Lupi, addetto all'Archivio Pisano.
(2) In Muratori, Rer. Ital, Script. Tom. Ili, P. 11, col. 6y8,
1
490 Varietà
gersì a seconda delle fazioni, e il Cardinal Legato Albor-
noz con milizie mercenarie recuperava al Papa le terre per-
dute. Furono tempi sì miseri quelli per Roma che gli Italiani
ne sentirono quasi pietà, e supplichevoli chiesero al Capo
della Chiesa, che tornando alla antica e tradizionale sua
sede togliesse tanta cagione di mali. Che la speranza di
rimediare a sì grande sconvolgimento di cose quale turbò
r Italia sullo scorcio del secolo XIV, fosse riposta nel ritorno
del Papa, ci sembra che possano in certo modo provarlo le
grandi accoglienze fatte a Gregorio XI da tutte le città e
terre d'Italia delle quali onoranze potrà dare un'idea il do-
cumento che segue.
Consiglio del Senato, Provvisioni dei Savi ecc.
i377 pis-
I
Die vigesimo quinto augusti xiii/ ind.
Providerunt infrascripti Sapiente s Viri super ìiiis a do-
minis Antianis pisani popiili electi et in aliquorum ex eis et
magnifici militis domini Petri de Gamhacurtis Capitanci etc.
presentia constitutij proposito eis per Cerar dum Bartìiolomei
de Gamhacurtis priorem suprascriptum qiiod, cuni ipsi do-
mini Antiani scntiant de adventu domini nostri Pape ad partes
Yta'iCy consulant et deliberent de agendis in adventu eius ad
honorem pisani Comunis et ad satisfactionem domini nostri
Pape predictij partitu facto inter eos ad voces,
Qiiod
Duo ex dominis Antianis pisani populi et magnificus do-
minus Petrus de Gamhacurtis Capitaneus etc. cum eis, asso-
Varietà 49 1
fiati octo vel decem civibus honorabilioribus pisane ctvitatis,
super quodam navigio honorabili et tato quantum haberi pò-
test vadant obviam dicto domino Pape quantum eorum discre-
tieni videbitur.
Etquodper dominos Antianos predictos procuretur sceda ^
modus et qtiantitas eorum que presentata fuerunt domino pape
Urbano in discessu suo de civiiate romana et transita ipsius
per mare pisanum^ et ipsis habitis habeatur consilium de
hiis que fienda sunt.
Et quod habeantur illi clerici de quibus videbitur domi-
nis Antianis ut detur or do de habendo lectos et alia fulci-
menta prò eodem domino Papa et Cardinalibus et Sotietate sua.
Nomina Sapientum:
In ponte
Dominus Albisus . . • -
^ . , . [de Lanfrancts.
Dommus lohannes )
Dominus Benvenutus Vannis,
Dominus lohannes de Covinaria.
In Medio
Dominus Pierus domini Albisi.
Dominus Pierus Lantis.
Dominus Colus Grassus.
Dominus Gerardus de Sancto Cassiano.
Dominus Pierus Sampante.
In Forisporta
Dominus Bartholomeus de Segatori,
Dominus Filippus Alliata,
Dominus Tomeus Grassulinus,
Dominus Simon de Perignano.
1
492 Varietà
In Kinthica
Dominus Benedictus de Gamhacurtis,
Dominus lacobus Bullia.
II
Die vigesimo septimo augusti xiiij* ind.
Providerunt infrascripti Sapientes Viri super hiis a do-
minis Antianis pisani populi electi et in aliquorum ex eis
presentia constituti, proposito eis per Gerardum Bartholomei
de Gambacurtis priorem suprascriptum , ut, cum adventus
domini Pape ad partes Ytalie, si de presenti venire debety
aproximet, bonum immo necessarium est quod Comune pisa-
num preparatimi habeat enscniiim quod facere intendit eidem
domino Pape suisque Cardinalibus et aliis magnatibus cum
eo venientibus, ut prò honor e pisani Comunis tempore debito
fiat eis, et preparatos habeat lectos et arnenses alios opor*
tunos, ideo consti lant de viis et modis ad pre dieta tenendis,
et dj hiis qic prcscntanda siint et conivi quantitatibus prout
ad honorem pisani Comunis crcdidcrint cxpedirc, partita
facto in ter eos ad voces,
Qiiod
domini Antiani predicti notificent domino Pisariim Archiepi-
scopo adventum dicti domini Pape et quod de honore suo
ipsius domini Archiepiscopi, suiqiic cleri erit quod per ipsum
et clerum suum preparentiir ledi et cappella ciusdein domini
Pape suorumque scrvitoriim ac etiam Iccti dominorum Car-
dinjiUum cum eo venicniiiim, ad quos preparandos in terra
Liburne di^netur dare operam cffìcaccm.
Et si per dictum Arehicpiscopum predicta non Jìcr^cnt
aut facere renne re t, tiinc in dicto casu domini Antiani pr e-
Varietà .493
dictì habeant Clericos honorabiliores et habiles ad predicta
pisane civitatis et cum ipsis ordinent quod predicti iecti et
preparationes per ìllos Clericos fiant qui erunt habiles ad
predicta. Et si per dictos Clericos predicta conplete fieri non
possent, tunc in dieta casu domini Antiani procurent ìiabere ab
usurariis et aliis de quibus eis videbiiur illa que deficererent
predicta et ad alios lectos preparandos occasione predicta.
Et quod domino Pape predicto ex parte pisani Comunis
presententur infrascripta, videlicet:
Vegetes quatuor vini, videlicet, due vini Corsi et due vini
vermini si bonum poterit reperiri, alias alterius vini albi.
Viiule quatuor.
Castrati octo.
PuUastrorum et pullastrarum paria quinquaginta simul,
Confectionum cuiuslibet maneriei simul libre quinquaginta,
Torquium et torquettorum simul libre centum,
Panis albi sacchi decem.
Et cuilibet dominorum Cardinalium et aliis infrascriptis
presententur infrascripta, videlicet:
Vegetes due vini, videlicet una vini albi et alia vini vermilii.
Vitule due.
Castrati quatuor,
Panis sacchi quatuor.
Pullastrorum paria quindecim.
Et simile fiat
Tesaurario >
Dominis Camerario . Domini Pape et
■ Germanis
Domino O ctoni de Brusvich,
494 Varietà
Capitaneis Galearum cuilibet presententur infrascripULf
videlicet:
Vegetes una vini albi.
Castrati duo,
Panis sacchi duo,
Patronis Galearum cuilibet presententur infrascripta, vi-
delicet:
Castrati duo,
Panis sacchi duo.
Et quod ad predicta exequenda, facienda^ invenienda et
emenda et domos in terra Liburne preparandas eiigantur et
e ligi debeant Opisus Falconis et Ranerius Sardus (i) vel
aia cives de quibus videbitur dominis Antianis.
Et quod ad faciendum et exhibendum dieta ensenia per
dominos Antianos eligantur UH cives de quibus eis videbitur
expedire.
Nomina Sapientum:
In Ponte
Dominus Albìsus de Lanfrancis,
Do min US Guido Macigna,
In Medio
Dominus Petrus domini Albisi.
Dominus Petrus Lantis,
(i) K questi Tautore della importante Cronaca Pisana pubblicata nel'
l'Archivio Storico Italiano (Tomo II, Parte II, Disp. I).
Varietà 495
In Forisporta
Dominus Tomeus Grassulinus,
Dominus Filippus Alliata.
In Kinthica
Dominus Benedictus de Gambacurtìs,
Dominus lacobus Bullia.
Dominus Andreas Bonconie.
Ili
Sexto Kalendas novembris xv,' ind.
Providerunt infrascripti Sapientes Viri super hiis a do-
minis Antianis pisani popuii e ledi et in maioris partis.eorum
jpresentia constitutiy proposito eis per Nerium de Sanato
Pietro priorem dictorum dominorum Antianorum quod non-
nulli pisani cives pluries eisdem dominis Antianis dixerunt
quod in transitu domini nostri Pape ad Urbem Romanam apud
Liburnam bonum et honorabile esset, ad hoc ut prò modico
Comune pisanum vituperium non incurrat, si dominus Papa
Liburne acquiescere appeteret, ibidem preparare pallium sub
quo in eius discensu ad terram idem dominus noster Papa
pergaty ideo super predictis consulant et deliberent de agen-
dis; partitu facto inter eos ad voces,
Quod
domini Antiani predicti cum omni sollicitudine qua valebunt
et sine dilatione aiiqua procurent dictum pallium ipsumque
cum festinantia transportari faciant Liburnam^ sub quo idem
dominus Papa vadat quando descendet ad dictam terram Li-
burne y ut prò modico non desistat quod Comune pisanum
honorem debitum non sequatur.
49^ Varietà
Nomina Sapientum:
In ponte
Dominus Albisus * , r ^
^ . TI o \ ^ Lanfrancis.
Dominus Johannes Rossus ^
Dominus lacobus Papa.
Dominus Filippus Sciarre,
Dominus Gerardus Astarius,
Dominus loliannes de Covinaria.
In Medio
Dominus Pierus Lantis.
Dominus Gerardus de Sancto Cassiano.
Dominus Colus Grassus,
Dominus Franciscus Geromie.
Dominus Johannes Bertalocti,
In Forisporta
Dominus Franciscus Zaccius,
Dominus Bartholomcus de Scgalari.
Dominus Tomcus Grassulìnus,
Dominus Henricus dal Campo,
Dominus Simon de Perignaìio,
111 Kinthica
Dominus Benedlctus de Gambacurtis,
Dominus lacobus Bullia,
Dominus Gerardus Bartholomei de Gambacurtis.
Dominus Nicola Pannocchia.
A e. 27 r. si dice che il Comune sopportò spese ne
piccole per la venuta del Papa, sia armando le galee, s
facendogli re^^ali ed altre cose prò ejus statione in ten
Liburne.
Pietro Vigo.
/
Bibliografia
OiOBllè Cecconl. Carte Diplomatiche Osimane. (IV. Tom.
della Collezione di Docomenti storici delle Marche pub-
blicata per cura di C. Ciavarini. Aìicona, Tip. del Com-
mef'cio^ 1878).
Storia di Castel fidardo. Osinio, Tip. Quercetti, 1879.
Non inferiore alle altre regioni italiane pel culto delle patrie me-
morie è certamente il Piceno. Ivi pure una società di studiosi va rac-
cogliendo e pubblicando i documenti che nel riordinare ciò che avanza
dagli antichi archìvi di quei comuni, stimano di maggiore importanza
(Storica. Il IV Tomo della Collezione dei Documenti Marchigiani è do-
vuta alla diligente ed egregia opera del .signor professor Giosuè Cecdoni
ed è perciò consacrata alle memorie Osimane.
Precede una prefazione del professor Ciavarini, che, prendendo ar-
gomento dair improvvida vendita di preziose carte deìV Antico Demanio
avvenuta in Ancona, eccita il Governo a provvedere con legge alla con-
servazione e ordinamento degli Archivi Provinciali, e invoca T istitu-
zione di un Archivio di Stato per le Marche. Segue T Indice geografico
dei Castelli e Ville del contado Osimano nel Medio Evo, e la Biblio-
grafìa Storica Osimana. Quindi il Cecconi ci offre un compiuto e diligente
sommario della collezione delle Pergamene del Comune dal 1061 al 1C74 ;
composta di varie specie di ìstrumenti notarili. Bolle e Brevi papali,
atti del Comune, dei Tesorieri della Marca etc. la maggior parte ri-
«guardanti le vicende della città e le sue relazioni con la Chiesa.
Fra altri documenti della raccolta non immeritevoli di pubblica-
zione, sono stati preferiti e dati per intero in luce, la Condanna dei
Tiranni d'Osimo (23 Novembre 1312), la Sentenza dei Ribelli della
Chiesa (1324), un Processo contro i Banditi (1383) e per ultimo la
Sentenza contro Filotranno posto sotto la dipendenza di Osimo (1388).
Essi formano come un appendice agli {strumenti del Libro Rosso, al
quale è consacrata la principal parte del Tomo, e n« è la più prege-
Toh. Ad esempio degli altri comuni italiani, quello di Osimo ha nel Libro
Rosso raccolto i documenti che comprovano i suoi diritti, e in generale
4g8 bibliografia
gli atti più solenni da esso compiuti: perciò trattati di pac«, di alleano,
sentenze contro i nemici del comune, prÌTilegl, ed una lunga serie di
atti di dedizione e sudditanza , di terre e di uomini del Contado, i quali
ci fanno assistere alla formazione e al progressivo sviluppo del Comime
Osimano. La maggior parte di tali atti sono originali come appare dalla
Scrittura e dai segni di Tabel lionato dei notai che li rogarono; e copie
autentiche il resto. Ma poiché non vi è rispettato T ordine cronologico,
bisogna concludere che non furono trascritti contemporaneamente alla
stipulazione degli aui stessi, ma più tardi, viventi ancora i notai ro-
gatari!. Perciò il registro dev* essere stato iniziato verso i primi anni
del secolo XIII. e proseguito poi con lo stesso sistema di noe conse-
gnare gli atti nel registro al momento che si stipulavano. Il professor
Cecconi ha creduto opportuno di disporli per ordine cronologico, no-
tando però il numero progressivo che ciascuno di quelli ha nell* ar-
chetipo.
Fra gli atti più importanti citeremo il più antico (del 1126; natu-
ralmente copia) col quale Ugo vescovo di Umana, concede alle otto
parentele e a tutto il Popolo dì Osimo la terza parte del Porto di
questa città; i Capitoli di lega fra gli Ostmani e quelli di Ancona
(Agosto 1198), la Pace di Polverigi ecc.
Per ultimo il Cecconi pubblica gli statuti di Offagna, traendoli da od
esemplare di quel Comune del 1^55, che comprende gli antichi Statuti
anteriori alla metà del Sec. XIV., e gli Statuti nuovi del 1369, seguiti
da varie leggi e decreti promulgati dal Comune di Ancona, sotto la
cui gìurisdiz ooe passò Offagua fino dal 1450.
Piacque iiitìne alP autor.* dì questa pregevole jnihMicazioue ili ag-
giungere r»'it»uco dtM Nolari rogatari degli atti contenuti iit-I Volume, e
la serie di>i Podestà e Giudici menziouati nel libro Rosso. E ciò pu><
ceriam<>nte giovare agli Studiosi, i quali anzi tanto in questo, come nei
precedenti Tomi d^lla Collezione Marchigiana, possono per avventura d**-
siderure un' indico analìtico delie materie, indispensabile in ogni opera
di erudizione ma specialmente nei Codici Diplomatici. Grati al Cecconi
per l' importante lavoro, ci auguriamo che egli non solo prosegua le sut-
ricerche nelP Archìvio Osimano, ma tanto dell'edito quanto dell'ine-
dito si valga per offrirci una storia della sua città. Che sia in grado
di farlo ce n'ò pegno quella da lui testé pubblicata su Casteltidardo.
Questa terra u sorge su fertile e ridente collina, dalla quale a cava-
« liere della via Flaminia, in quel tratto che mette a Loreto >igno-
« reggia a breve distanza la pianura d-d Musone e le rive dell* Adria-
« tìco ». La sua postura basta a farcì persuasi com* questo Castello
debba avere avuto parte non pìccola nella Storia della Marosi, ed ess<»rt»
stato ambito e conteso dalle cittf» che lo circondavano, nìassiiiie da An-
cona oJ t)8Ìmo. Narrando perciò i casi di Castelfidardo, il Cecconi è uè-
'Bibliografia
499
■ tnlleggi&re un rapidu e vivace quadro delle
Nude ilieiU Marca per mito il periodo compreso i» questu prima parte
•Ila atarìn, dalle orìgini hIU Sne del secolo XVI. quinilo com-
iMmmCDM ed ugualmente asioggellEte al Dominio della Cliiees Ca-
«lUardo e I? oitlÀ rivali, ccaia la storia delle lotte iucessaiitisaste-
» parie per direudere le proprie libertà e dall'altra per
t proprio vantaggio. L'archìvio di quel Comune è andato
ratto o dìiperw, riiaanendo soltanto uu inventario che fa sempre
il deplorare il perduto,
n Ceeconi supplisce rseeoglieiido con molta diligenza le memorie che
B^Blorao a quella terra ai troiano apitrse negli ecrittori di cosa Picene;
supratuilo li vale della notizie iu gran parte inedite che si conier-
vano I>a le carte del Comune dì Osìmo. Dei docamenti inediti e dei pili
ìtapurtanii • pii) rari editi, collationati con maggior cura sugli origi-
nali quando gli è stalo posatbile. dà in appendice il testo per intero. It
Docnmenlo più aulico b la carta di sommessione di CnatcHidardo al Co-
■Bone di Osimo dei I19G, della cui efficacia e durevoleiia i prova la
' licenia fatta dall' Estenee Marchese Aldrovandino alla città di Oaimo
^^ft nel 1214 di dixtruggere Castel 11 dardo, clie di solilo tenne la parte ìm-
^^H perìatK, percliè appunto Oaimo fu quasi sempre guell'o. — 11 Ceeconi
^^B «binde la sua opera promettendone la continuazione, ae la bonevolenia
^^^^ 4M lettori non matiohi alla prima [)arle. Crediamo e speriamo perciò
^^^K cba non easendagli dorato mancare queat' incoraggiamento, già, a que-
^^■.•t*or» stia mandando ad cfTetio la sua promessa.
^H
^Hv Kaiser Theodosios der Grosue, ein Beiirag, zur
^^g Rom.Kaiserg vod Dr. A. GiildenpenuingiiDdDr. J. Iflant^;
1 BoMe, Nicmcyer, 1878.
Questa nuova opera sopra un periodo così importante della storia
Romana è divisa in due parti, delle quali la prima. Sno allu sconlltla
di Uassimo (3881 è scritta dall' itlaiwl, l' altra finn alla moiie di Teo-
dono, dal Ouldenpennìng, ÌI quale è altresì autore dell'Introduzione.
Queat' introduitone ragiona delle fonti drila storia di Teodosio, divisa
ia cristiane e pagane; (ra le ultime aouo ricordali gli aerini di Sim-
maco (specialmente la relazione a Valeniiniano II,) Temistio, Libitnio,
il panegirico di Pacato Drepanio ecc. ma più particolarmente le due fonti
•loriche in aenao atretto cioè Eunnpio e Cosimo. Il Oùid. riconosce che
ZlHimo io queslo periodo non ha fatlu altro che seguire Euoapio, come
Dell* antecedente ha seguito Deaippo e nel susseguente Olimpiodoro; e
I la [àceole diversità fra ì due storici cerio non esigono che s' abbia ad-
"'PÌ*J^^^X^-' '
. 5oor ^^tiogrà^
dlritlON m anpporr* ua'attm foni-
«•r« «b< qacHi fa il maoillo di TMaalonica , (dcJ ^oal* m
veraBJmr|clJ*iiia (lori parlare Eunapio) l'A. lo t[»«f[« dT
«Imo u*ii In vja libaste ; queata « teconda «ditiiMie >
Al ratU dalla detio Buoipio (non da nd librafo criatiano, *
Nieliuhrl il qoala l'avrabb? moderala in dù che poterà oBtt4tnU- 1
lori crIaUanl. Una grave difficoltà contro qiio^ia apiegnik
vtM dallo ateMo Oiild. iufalt^ è ben difficile creder? che nn (lJ);niI*M J
erlatlaDO quat era folio, Dt\ IX aec. avesse naara la prima eJiiii
pleu, a Zoaìnio pagano, al principio del Vi »i
diftoata. Anche Oioranai Antiocheno, crietiano e ili un aecola poilrrim I
n'Zoalmo par* eh* aveaae l'ùpera pHniitira enoti la ««conta edlow^ I
Segue l'eaama della Ibnii erlatianc, tanto quelle ebe iiulrre(taiii*it> ri- |
aohiarnno i tempi dt Teodosio, come gli icrilti di S. Ambrosi», S
vanni Crlaoatomu, S. Gregorio Teologo ed altri,
Sooraie, Soiomeno, Teodoreto, RuHno ed Oroaio e i lardi eaai|iiliU>ri ]
Teofane, Cadreno ecc. eoe, L'A. f p. S3, ss.) riprende la (jneatiOM a>
dliwndnnta di Sotoinvno dn Socrate, t rende e
■ainprr più probabile l'opinione del Valesio, che ciò* SototoeooDoijab*"*
Ihlto altro cha oopiarv Soerale, il qnale gli è miperiore, a* ncD itr'^
fonila, eerto nella anaunia. Queata diligente rasaegna preliminare d^"*
(iintl nuli b, come redeai, una sempliut
la dipeniUuxa di unii dall' nllra <; f influetiEn <
(U ^eaaa Krlttor«i Merano aul gindiito oho eaao porta di^
il quale qauto è leTWa al cielo dagli «orittori criatiani (m
A capiece perch», Tariano Filostorgio) altretlanto é biasimalo da ES-'''
napio e da Zosimo.
Culla scorta costante di queste fonti trattano la etoria si l' Ifland tt^
11 Oulden|)enning, e rischiarano le cagioni della condotta di Teodoif "^
tanto negli affari politici quanto nei religiosi. Cosi è messo' in ctiit^^
luce come il battesimo di Teodosio, nella sua mnlallia del 3S0, e l'in-
flueilia di Acolio o Ascolio, il vescovo di Tessalonìcit che glielo coufer'i,
doverono assai probabilmente esser l' occasione perchè Teodosio enlraoe
ormai come deciso sostenitore del Cristianesimo e dell'ortodossia, fa-
cendo il primo benché inutile passo nella nuova vìa; l'editto del SS
febbr. ni popolo di Costantinopoli; infatti Teodosio non era ancora beo
risanalo d-lla malattia qunndo die fuori quell'editto. Le couseguenie
inaieme di questa nuova via presa dall' imperatore e le circostauie fa-
vorevoli che l'aiutarono, sono rischiarate in più pagine dnll'IQand, ri-
cordando minutamente il cìnico egii ano Massimo, il patriarca ariano
Demotllo, }j, Gregorio fntlo vescovo di Costali tino polì e la convocaiiune
del Concilio. Con ugual diligenza sono narrati i fatti che si riferìscooo
tiCi dirci t amen le alla storia civile; la condizione diversa in cai erano i
'Bibllogfàfla
Soi
QoU Butiito dopo la 1)&t(ag:1EB di Adrinnopol! e poslerlormenle, (utln in
l;«Derc la guerra Oolcca cembnttntn e virila col valore del Guidalo, non
iDrnia che coli' accorgi me Dio dell'uomo politico, e gli altri graniti a<-
»enimenti Ano alla mone di Masiimo. S'intendo bene eh» di questa
|Mrte fi Oel resto Av\ libro è impossibile dare una rassegna psrtìcola-
t«{;gÌRUi poiché non lono gilk com'è naturale, nuovi fatti o oiiove sco-
ile nella riia di Teodoaio da poter segnalare al lettore, ma lo «tiidio
ragionato, che raoslni la connessione di uji fitto coli' altro e
delle idee e d'^'lle lotte religiose del tempo. Dico il medesimo
ila parte del libro, nella q lale il Oaldenpenniog espoae aeaal
U corrispondrMiia fra Teodosio e S. A^bro^io in oimaBiooe
idluntnlto di Caainiiu Callinicnm, la venuta a Roma, le fesie del po-
prese dall'Imperatore a vama^gno della citlii;
•pKÌBlinente poi IVccidio iti Testalonica, il q>iale 6 accompagnalo da
eh? fanno ben vedere e le condizioni di questa eìtti e la
Aipoiiiion d'animo dì S. Ambrogio verso l'Imperatore, In uun parola
tulli i in-andi fiitli Bno alla batiai^-lia iì Aquileia e alln morte di Teo-
Ma ÙA tanto pregio tenne dietro bIIa vittoria aopra Arbogaste ed Eu-
gioii), «ono oggetto di diligente n
S'elln conclusione vien fatto noto
omuri gl'impiegati delle provine
iIcohm volevano i pagani, ma la ci
honlì d'unirno del l'imperatore è si
pioeipale avulit da Teoiloiio nella si
re cbe se erano assai rapaci e mal-
, di àft noi) er» in colpa Teodosio ,
rruzione ormai generale; polebè la
} elogio merilalissimo. E l'azione
iria del mondo sarebbe staio prima
'er compito l'opera di Costantino, rendendo il Cristian esimo la sola
wiigione nello Stalo, a in secondo luogo l'introdurre largamente il gio-
I germanico nell'impero ormai decrepito. Il libro del l'ifland
■ M Oiildenpenning , è, a dilTerenza di motti altri, commendevole non
^kIo ptr 111 dottrina, ma aoche per la chiarezza ed eleganza della com-
tegge con piacere non minore al proHtto.
1. a.
H^Heiileiiheiiner. Eia deutscher Geremonìeiimeìster am
papstlichen Hofe.
b Mei a, 31 del periodico « Die (h-embot<n « di Lipsia (31 luglio 1S79),
■sparve sotto questo (itolo una caratierislica di Giovauni Burcardo,
^nwto ceremoniere ponlìllcio , opera del dott. Heidenbeimer, già fa-
irolmenle cognito agl'Italiani per accurati studi reluliri alla loro
a ntl «ecolo deeimosesto. Trattandosi in quella d'uno errìttore
t, per quanto la critica slorica voglia severamente giudicarlo, ri-
1^ pur sempre una delle fonti sloricbe pìft importanti di quel tempo,
rthivio della Società romana di Sloria palrùi. Voi, I[[. 31
5 02 bibliografia
ci sembra non poterci passare dal tener ragione di questo ierill^^
quale, sebbene sia rivestito di certa amenità di forma,
air indole del periodico pel quale P articolo fu destinato , non potili
trascurato da chi intende a ordinare una bibliografia di quale
cerne ed illustra la notizia della storia di Roma. Del resto ascis
la piacevolezza del dettato, che non è pure piccolo pregio, si
ch'aro che fautore è usato a buon metodo d* indagini e pnò,
vucfe, procedere per questa via con tutta la sererità sdentifiet.TH
nuto a Roma e colpito dalle maraviglie artistiche della Chiesa di Suli'j
Maria del Popolo, che ancora fanno risplendere nella città nostra,!^;
praflTatta dalParle barocca, la luce del rinascimento, Tantore eero^al
in qualche angolo di quella chiesa o del chiostro prossimo fosse
pietra che rammemorasse il nome di Giovanni Barcardo, che addili
maggio del 1506 vVra portato a sepellire; se ne* registri de* frati af^
stiniani fosse un verso che recasse qualche particolare menzione fi
lui; ma nulla. Quel che del Burcardo si sa, questi lo racconta da sé
nel suo diario; e in quello e ne* pettegolezzi ceremoniali e senza cere-
monie con Paride dei Grassi, ei si dipinge intero. Non ei sa in cbt
anno nascesse: il suo luogo di nascita fu Haslach, ma ignorasi ove fosse
educato e che studi facesse; non sembra ne facesse molti; bensì è certo
che già dal 1479 era prete nel capitolo di San Tommaso a Strasburgo,
che a* 21 decerabre 1483 fu nominato maestro delle ceremonie nella
corte papale: che Pio III lo scelse a vescovo d* Orto, a* 3 d* ottobre 1503;
e che Giulio I! lo f^ce prima referendario (9 aprile 1504^ e poi abbre-
viatore d 1 minor parco (22 aprile 1506). — N^gli atti archiviali della
chiesa di San Tommaso a Strasburgo apparisce in qualità di pro-
posto della Chiesa di San Florenzio in Haslach e come protonotario
papale ebbe a comporre alcune controversie per Tedifìcazione del chio-
stro suirOdilienberg. Non rivide la Germania se non durante la state
e Pautunno del 1489. In questo anno stesso a* di 1 del novembre, il
nome di lui si trova notato nel libro della confraternita delTospizio
tedesco di Santa Maria dell'Anima in Roma. Nel 1494 accompagnò il
cardinal legato a Napoli alP incoronazione di re Alfonso: altro non sap-
piamo di luì.
Del suo Diario molte cose si scrissero; vari giudizi furono pronun-
ciati; ma mancarono e mancano studi sufficienti a parlarne con piena
cognizione di causa. Esso non è edito che in piccola parte, dappoiché
il Gennarelli, che pure ne pubblicò tutto quel che risguarda il pon-
tificato d'Innocenzo Vili (Firenze 1854), non continuò la pubblica-
zione più oltre; anzi nelT imprenderla, piuttostochè curare, anche per
quella parte, una edizione critica del testo su manoscritti autorevoli, sì
valse solo del testo capponiano e non descrisse né classificò gli altri
apografi e non intese a riconoscere le molteplici interpolazioni che in
f
j bibliografia 5o3
1 ' _ _ _
k
r
i questi certamente s* insinuarooo. D'altronde, per quanta autorità vo-
^. glia eoneederei al manoscritto chigiano, che di tutti gli apografi sembra
. il meno imperfetto, è certo che dair autografo soltanto che si custodisce
aair archivio yatìcaoo, si potrebbe trarre una edizione autorevole; e a
questo proposito osserva assai ragionevolmente T Heidenhsimer che, poi
ehe nel manoscritto originale non può esser niente di peggio di quel
che sia nelle copie, per togliere spini alla mala pianta della calunnia,
ansi per isbarbicarla aflTitto dalle radici, non ci sarebbe nulla dime-
nilo che riconcedere allo studio degli storici T autografo men che op-
'lK>rtunamente segreta. E poi che, per ventura, i partiti più ragionevoli
sembra che in Vaticano trovino ora migliore accoglienza, ci lusinghiamo
che le parole del giovane storico tedesco non cadano invano. Del resto
h perfettamente vero qu 1 che THeidenheimer osserva che non è col
Burcardo che la serie dei Diari de^ceremonleri incomincia. Tutt* altro,
e r archivio di questi basta solo a comprovarlo. Bensì col Burcardo
sambra che questa specie di diurnali assumano una forma speciale e
distinta. Non ne mancano d'anteriori, in cui le cereroonie vengono in*
. dlcate e descritte, senza risguardo, alle circostanze occasionali , alle con-
tingenze storiche; senza accenno ad altro che alla dignità delle per-
sone e alle proporzioni loro colle solennità; ma bensì nel Burcardo pare
che r indole di questa specie di scritti s'alteri sostanzialmente. Il suo
libro delle ceremooie non è più un codice di regole, ma un repertorio
di casi; e ogni fatto vi è riportato in maniera che possa in seguito
tfver valore come d'un precedente e dar luogo a interpretazioni. Inoltre
parrebbe cosa strana che THeidenheimer avesse messo accanto al diario
del Vescovo ted;^sco quello dell' Infessura, il quale era laico, scriba
del Senato, nemico alla curia, ligio dei Colonnesi; se non che questi
diari si trovano accanto non solo nell'archivio dei ceremonìeri ponti-
fici, che co potrebbe essere un caso e nulla più, ma a ravvicinarli fu
prima forse la mente del Burcardo stesso, il quale sembra assumere
nell'officio suo la natura e la qualità di quello scriba (pmano, la pas-
sione dell'aneddoto, il dispetto di quel che vede o sente, la cura del-
r esteriorità. Di soprappiù l' In fessura era stato podestà d'Orte; di
quella città medesima di cui il Burcardo fu vescovo, e questa circo-
sostanza estrinseca portò forse più facilmente alle mani di lui la cro-
naca di quello, e la vicinanza bastò perchè gli animi non dissimili si
rivelassero in opere non abbastanza diverse , per quanto avean diversa
la natura e il fine.
0. T.
5o4 bibliografia
Cesare Q^&l^^Sbi> — Le mura di Boma, con una pianta
direttiva alle cinte Serviana ed Ànreliana e alla città
Leonina. — Roma^ (Loescher) 1880.
È UD volume di modestissime proporzioni ma di qualche pregia é (fi-
viso in XIX capitoli, con una conclusione ed una pianta litognfiui.
L* autore, eh' è un uffiziale del nostro esercito, considera le oort
di Roma principalmente dal punto di vista strategico; ma non natii-
scura perciò la storia, ed anzi la riassume con gran diligenza, e io ge-
nere secondo gli ultimi studi. Le principali fonti da lui consaltata sono:
gì* itinerari del fnedio evo, gli scritti del Donati, del Nibby, del Piale,
del Canina, del Lanciani e di altri autorevoli topografi. Nelle prime ps*
gine descrive con precisione la cinta delle mura di Aureliano, dalla i^^
giustamente elimina la porta Collina, che assegna al recinto Servio
e colloca tra il Macao e la via 20 Settembre, giusta le recenti scop^^'
Riguardo alla porta Pin, V A. reca particolarità interessanti tratte ^^
vita di Michelangelo del Gotti. Insiste a buon diritto neir escluda ^
opinione del Nibby, che attribuì ad Onorio la cinta di Aureliano. Q*-^^^e*\
al formidabile passo di Vopisco, sul circuito di Roma , V A. risponc^ ^
Piale supponendovi una lacuna. Anche il Becker nella monografia ^^^\^
mura di Roma seguì questa ipotesi. Io stimo doversi preferire tj^^^^e
recentissima del commend. De Rossi, che con un complesso di
storiche riferi la misura delle bO miglia non al perimetro ma alIV
bitus urbano. {Piante di Roma etc. R. 1879 pag. 57 e seg). Il
renghi si estendo poi con minute e pregevoli ricerche sul bastionf
iSangallOf e conclude con giuste lagnanze dell'incuria colla quale è te
nula al presente qu^st' insigne opera dell' arte militare moderna. CoUoc^^^
la porta Anrelia al di qua del ponte Vaticano, e la dice trasportata
diiX)i sulla testata del ponte Elio (pag. 72). Determina la situazione della
|)orta Trionfale al di là del Tevere sul ponte Vaticano suddetto. Quant»
alla porta Aurelia, l'A. con lodevole coraggio si è cacciato nel ginepraio
storico-topografico che impedisce veder chiaro sul sito relativo. Egli am-
raett*^ la contro-porta del Nibby: soltanto emenda il nome della mede-
sima, Collina f in Cornelia sulla scorta del Canina. Tuttavia la origin*»
e la certezza del nome Collina^ con varianti che mantennero la stessa
radicale, è sufficientemente dimostrata {Archivio dflla Società Ro>n,
di St. Patria voi. HI p. 146). L' A. suppone la continuazione delle mura
sul ponte Elio, ed approva la lezione continuata di porta sci Petri in
Hadrianio rifiutata dal Jordan {Top. der Stadt Rom. II. 166). Molte
e belle particolarità risguardanti il castel s. Angelo estrae il eh. A dai
Registri dell'Archivio di Stato, sopratutto del tempo di Urbano Vili.
Noterò, per essere imparziale, che il castel s. Angelo nell' a. 1378 era
^Bibliografia
\ franM»! e orna odali ti al Gonletto, e che qnesti miliiavn □□□
t Ongorìo Xl.com» il eh. A Iib seritCo (p. S3), mx per Clpmpnt? VII
ili quell'anno ai «rr^ae, pili che per fame, per conse-
a dopo la liallaglia di Murino. La linea delle mura,
I csheIIo alla porta Flaminia, viene dall'A. egregìnmenle reatiluita
blI'^DUmeraiioiie delle patieriile, argiiiorMa gi^ di eceellenli diaqui-
I. Preaid^nip (Arili, di Sf. Patria voi. 1 )■ Nfill'iil-
ba parte del libro ai evolgano le migliori tesiimoniariEe nnticljp e re-
> della cinta di Servio Tullio. L'A. non aci'uijliR l'opinione
i) ob. ctv. Laudani sul «ilo preciso della porla Fon tinaie (p. lìd}. Ac-
Mdì flepltmo7ilium come Biiome dell» ciitji [p. 134),
^b«iB ni ciò i critici non alano della ateaia «enlenia ( of. Jordun ^ op.
U p. KM e legg.) I capitoli XIV e XV riguardano In ciil4 Leoūn
e ine addiiioni po«tepÌori. Con initnila paiienia il «ig. Qunrenghì rie-
poga, «lilla scarta delle più recenti open^, la storia delle furiiScazioni
) XVI. Bellitiima ooiizie ci poi'ge iiitoTno al recìnto
Kliewui-OiBnicolense di L'rhano Vili, eetralie liai regisiri dell' Ar-
|1tìo «li Siat.> (cnp. XVIII J. Termina con osserva/ oiii leeniohe, mi
a Aureliaue, dedotte dai ruggnagli del sig. maggiore Pox-
LLt. A proposito delle quali mi piace di aggiungere che la aemplioiljt
ra Salariu-Plnciane rilevata dal Puuilli ha non causa storica,
re il fatto dell'essere state in Trella risarcite, dopo lo sman-
i> fattone da. Totila. Del resto, a prescindere dagli errori tipo-
i { VtAUco, Gi-egorin n per XI, Turcia per Tuaria eie.) quello
0 del sig. Quarenghi h alquanto utile e dlletlerole; utile per-
di» corredato di storiche note, dilettevole percbi^ disposto per ordine
<ju*BÌ d' il iu erario. Egli ha molto bene apeso il tempo nello scriverlo,
I «se n» farà un'ultra eJiiione potrà aggiungervi, per CAmpinetit» «M-
^Repera, le notiiie dello muro urbano anteriori n Servio Tollio.
1
ione Btiir orti ina mento dell' ArchiTÌo Comunale di Jesi
ignito dal Canonico Aurelio Zoughi di Fabriano, per
inunisaione del Sindaco cav: Alessandro Ferri.
I II cKBontM Zongbi i nn dotto di instancabils operosità. Cinque anni
o compierà il riordinaménto dell'Archivio Comunale della patria
Pabr.ano: ora con questa relaùone dà conto del riordinamento ddl'Ar-
cbivìo bua più vasto della e Ila di Jesi. Modesti ina faticosi lavori, che
la «tessa riconoacenza degli studiosi delle cose storiche non ricompensa
.. Dio Tolecx" eh» miti i Comuni italiani, e quelli special-
5o6 bibliografia
mente ì quali vantano origine antica e storia gloriosa, affidassero gli
Archivi loro alle cure di uomini come lo Zonghi ! Due meriti principal-
mente ci sembra che abbia il lavoro dello Zonghi: quello di non avere
distrutto alcun documento, per quanto potesse parere di poco valore:
e quello di avere riordinato una cosi grande mole di carte, non se-
condo concetti astratti , ma secondo la disposizione che già avevano an-
ticamente, o che veniva designata dalla medesimezza delle materie.
I documenti del T Archivio di Jesi non risalgono a molto remota an-
tichità; né per quanto accurate ricerche abbia fatte lo Zonghi è riu-
scito a trovarne alcuno che ricordasse la nascita di Federico II im-
peratore, avvenuta in Jesi il 2(S Decembre 1194. Però giova notare
che le testimonianze di Riccardo da San Germano, di Alberto Stadense,
e di Fra Saliml)ene riferite dalPHuillard-Brebolles (Hist. Dipi. Frid. II
I p. pag. 1-2) pongono fuori di dubbio questo fatto, la verità del quale
lo Zonghi par dolente di non' aver potuto accertare coi documentL
Delle 877 pergamene jesine la più antica è del 1211 ^ la più moderna
del 1793. A questa prima e più importante raccolta dell* Archivio, lo
Zonghi ha fatto seguire quella dei Fallii, dei Codici, dei Libri ordinati
per materie secondo la disposizione primitiva, dei carteggi, delle sup-
pliche, e delle miscellanee. La raccolta de Fallii è cosa tutta speciale
deir Archivio di Jesi. Il giorno della Festa di San Floriano aveva luogo
a Jesi il tiro a segno con la balestra istituito fìno dalTanno 1453,
e tutti i castelli dipendenti in queir occasione solevano mandare un
pallio al Comune. Chiamasi perciò raccolta dei Palili la serie dei man-
dati di procura fatti dai castelli soggetti a Jesi per V offerta dei Pallit
1. O.
Cagnoni 6. — Vita di Luigi Maria Rezzi. Imola ^ Ga-
leati, 1879.
La fitatnpa italiana è stata unanime nel tril)utar lodi a quest'opera
deir egregio prof. Ciignoni, e noi, se non farciamo eco in queste pa-
gine a tali iodi perchè co io vieterebbe la modestia di quel valeninonio,
non possiamo tuttavia railenerci dal dare ai lettori (ielT-tr 7/iri'') un
breve cenno del suo libro, trattandosi di un soggetto jx'l qu;iN' Roma
non |)uò non sentire \in giusto interessamento. Il nome di^l l*iac»Miii:;o
Abaie Luigi Maria Rezzi si collega intimam.'n'e colla storia le'teraria
di questa ciit.\ durante quel periodo nel quale le lettere cominciarono
a preparare il rinnovamento italiano. L'opera di lui non fu riimi)ro>a,
ma, qiianto modesta, ctììcace: imperocché al Rezzi si deve fso la Si*u«>la
di eiixiuenza nella l 'ni versiti di Roma non fu più una parola vana, e
a lui tocca il mt;riio di aver resi (amil ari i giovani alla lettura dei
bibliografia Soy
clatsici nazionali senza disamorarli o distoglierli dai latini e dai greci;
come pure di aver trasformato T umile tirocinio scolastico in una vir-
tuosa palestra, donde gli alunni uscirono buoni scritttori e migliori cit-
tadini. \\ Cagnoni, che va noverato fra i più eletti discepoli del Rezzi,
ha preso in questo volume a descrivere la vita delTamato maestro, e
narrandone le varie e fortunose vicende porta la luce sopra fatti spesso
di una importanza assai maggiore che non quella di una semplice bio-
grafia. Tale invero parrà a chiunque apra questo volume, tuttociò che
Ti è raccontato a proposito delle relaz oni passate fra il Rezzi e i Ge-
suiti, nel quale racconto occorrono non poche pagine che sono anche
la storia di Roma in quel tempo, o piuttosto della Curia papale e della
Compagnia di Gesù. La esposizione lucida e accurata dei fatti è corre-
data da una copiosa serie di documenti originali, taluni dei quali vera-
mente curiosi, e il libro è cosi forbitamente scritto che fu rimeritato
di premio dalla Accademia della Crusca.
E. M.
6. Dnruy. Une cause célèbre au XVP 8Ìècle. Le procès
des neyeux du Pape Paul IV.
Richiamiamo l'attenzione dei lettori su questo articolo pubblicato
nella Nouvelle Revue dal signor Duruy intorno al processo dei nipoti di
Paolo IV. È un breve lavoro scritto vivacemente con molto ingegno e
molta conoscenza dei tempi e degli uomini dei quali si tratta. Le arti
colle quali Caraffa impadronitosi dell'animo severo dello zio pontefice,
seppe mutarsi da spadaccino in cardinale, e dominare un tratto in Roma
e fuori, lo ingrandimento rap'do della famiglia Caraffa e ii rapido cadérti
dal favor del pontefice, sono materia alia prima parte di questo scritto.
Appiesso con colori cupi efficacemente è dipinta la tragica fine della
Duchessa di Fallano strozzata nel castello di Gallese dal come d'Alife
suo fratello e da L'-onaido di Cardine per conto del marito oltraggiato.
Il crudele atto che passò impunito e quasi inosservato dapprima, fu indi
a poco il principio alla rovina dei Caraffa. La nimicizia tra questi e
i Colonna era cagione di una guerra sorda e implacabile ne!la quale
i Colonna, cercavano di volgore contro il cardinale Caraffa T animo di
Pio IV, e il cardinale sforzavasi di manteners.-lo amico facendosi credere
caro a Filppo II e potente presso di lui. Ma quando T ambasciatore di
Spagna, amico ai Colonna, seppe destramente chiarire il pontefice che
a Filippo nulla caleva del Caraff*a, a un tratto contro lui e contro il
Duca di Paliano scoppiò Tira iwntificia siccome un fulmine. Arrestati
e tratti in Castel S. Angelo, i due fratelli furono sottoposti ad un pro-
cesso più iniquo delle loro colpe, lungo, minuzioso, crudele, condotto
' r
5o8 "Sibliogrf^
dal ficcale Antonio P|illantierì nemìoo e odiatore dd cawUiiale, La
narras^one di questo prócetao e del modo coma tx coodomo^ ci acatek
la parte migliore del lavoro dei aigaor Dwenj^ ti qumìm per ceto ht
potuto eeaminar molte earte deli*AreliìTÌo di Slato e dell*Ardùna
Borghese sempre generosamente e liberalpiente aperto «gii ata& Al
processo tenne dietro la condanna di morte eaeguita iamediMameale
ma non senza vendetta « imperocché più taiìii, enendo powteflea Fio ▼,
il processo fa riveduto» gittd!(6ato Imq^, e ff FÌ4Iàii(i<nri
' In brevi parole é il sunto del laToro del signor Tkunj ette et
meritar lode per aver saputo hi poco speiio eoa dottrlÉt aoMa ei
elegansa, scrivere usa buo^ paginlt d^lla etorìa sostimi
* »
Nei prossimi fitscicoli sarà tenuto proponto dflOe
gnenti importanti pabblìcasioni: ^
F. Kaltenbnmner ^ Pabstnrkàuden in Italìen, Wièm Ì8ti.
(estratto dal Resoconto delle sedute della eksso itoiÌMh
fllosofiea dell^imp. Accademia della Sdfinaa^ds TIsBoa).
!• Friedrieli^ Zar Sltesten Oeschichte dea PrimàlM in
der Kirche, Bonn 1879.
H. Bresslau^ Jahrbucher des Deutschen Reichs nnter
Kourad li, voi. I, 1024-1031. Leipeig\ 1879.
B. Krnscli^ Studien zur Christlich-mittelatterlichen Chro-
nologie — Der 84jàhrige Ostercyclus und seme Quellen,
Leipzig^ Veit & camp, 1880.
M. Brosch^ Geschichte des Kirchenstaates, voi/ I, il 16
e 17 secolo, Gotha. PertheSy 1880.
Archivio storico artistico archeologico « IHterarlo deilA città
«• proTlnda di Roma. Ann. VI. Tol. IV. fase. 2. — F. Gori. 1 prin-
cipali Tatti d' arme e ^li accttmpamenti degli Ostrogoti condotti dn
Viti||;e intorno alle mura di Roma, esposti e riscontrati per la prima
volta. — A. Bertototti. Eepoitaiione di oggetti di belle arti da Romn
per 1" Inghilterra.
ArchiTlo Btorlco Italiano. Tom. Y. diep. 1. ISSO. — Documenti
illoatrati. M. MoàigUani. Oli Statuti del Cornane d' Àughiarì. — Mc'
morie Originali. — F. Lampfriico. Ugiiccione delia Faggiuola a Vi-
oeota. — Cr. FricBom. L'arte italiana nella galleria nazionale di Lon-
dra. — A. D. Ferrerò. Àppuuti in risposta ad una Memoria del barone
Camtti intitolata: Di un punto di Storia Ài-cana, — Rassegna Biblto-
yniBc», — Varietà — Notizie Varie. — Annunzi Bibliografici. — Piib-
bliCMiioni Periodiche.
Dispensa II. Documenti illustrati. C. Minieri'Bìcao. II Regno di
(Jkrio I d' Angiò dal 2 Gennaio 1273 al 31 Deoembre 1283. -- A. Bai-
goni. Carteggio dell' Ab. Ferdinando Galiani col Marcheee TonuccL ~
Memorie Originali. Murasi. Intorno al motivo dell' abdicazione del-
l'Imperatore Diocleziano. — A. Solando. Geografia politica e corogra-
fica dell'Italia Imperiale nei secoli IX e X. — £. Malfatti. L'istituto
per le Indagini di Storia Anatrioca. — Eassegna Bibliografica. — Va-
rietà.— Notizie varie. — Necrologia. — Annunzi Bibliografici. — Pnb-
blicasioDÌ periodiche.
ArcUvio etorico p^r le Provluce Napoletane. An. IV. fase. IV.
Atti del primo Congresso delle R. Deputazioni e Società Italiane di
Storia patria.
Archivio Teneto. T. SIX. p. I. — Memorie Originali. — F. Novali.
La vita e le opere di Domenico Bordigallo. — C. Cipolla. L' acchivio
della camera fiscale di Verona al cadere della Republìca veneta. —
E. Simonafeld, La cronaca Altinate. — G. S. Giuliani. Istoria monu-
mentale, letteraria, paleografica della capitolare biblioteca di Ve-
roni. — DoeniMnti iltiutrati. G. Giamo, l» BabcìclM M LiW J
dd S«iuila perdati. — V. Peuloran. DocamenU per l* itMiÉ Uk
■e«M Veneta. — Aneddoti Storici e U-tterari. — j''. Fmli%. OiSàlm
KngM^ — Boagegna Uiblìogr»fica. — Varietà. — NecrologUL -
delU R. Deputuione Veiietk dk Sutri» Patrìft. — C. Ofwlk. TUk B»
curdi ConiitÌ5. — H. Fuitn. U apedisioiie dì Cmìo Vili in Ualik iw-
contala da Harin Sanudo. — Bulletlino biUiogrxfico.
Blblietbèqoe de TÉcole d«s chart*». An. 1880. 1." Lima.-
A, Brurì. £tudes eur tu ttironologie des rois de Fnuic« et de ItBa^
gogne d'udire» lei dipldme* ei lei charfes de l'abbaje de Unnr dolX.
et X «i^les. — /. Qmditrat. Jean de Meung et «a autieoD k Par».—
M. deMondar. Une bulle inèdite de Clément V. — Bibliograplm. —
Livrea nouteaoi. — Uhrooiqaefl et métaogei.
BoltetUno dell* Istituto di corri spondenu arcbrolodea. Gen.
e Febb. 18S0. — Adunanza solenne intitolala al natale di WìDctel-
rnann. .Keaieit. Discorto inaagnrale. ~ A'W^aKuin. Specchi
con so«tegnD in forma di Venere ed Amonoì. — Miìbig. Scoperte dì
Hìoene ed età de' mannmenti miceneai. -- Scavi di Todi e di Pompei.
Huaeo Onvaroff.
Marzo ISSO. ~ Adana&Es dei 16 s SS Oennaio. ~ Baailìe» Ftalria
Emilia. — Scavi di Coroeto e sul lago di Neini. — Origini
HiltheilnBgeii dea Iiistftats far Oesterrlsche ()«8cliIcMBron-
chong. I. Bd. 2. Heft 188U. — J. Fid:tr. Die geaetEliohe Eioftlfaniag,
der Todestrafe fQr Ketierei. ~ T. SiekfL Neuana fertigong oder Ap-
peooii? Eio Commentar tu zweì EOnigvarkundcn fQr Herford. ~
Joppi nnd E. SliMbMhfr. Unedirte Dìploiue aus Aquileja (m»-1068).
Mitgetheilt fon V. Joppi. nnd erg&nit au« detn Apparai der Mi
menta Germanìae. Mit einer Einlestung ?on E. Uahllucher. — Kletne
Mittheilaugen. — Litesatnr.
KcTlsta d« Clenclas hlatorkas pablicada por C Sanpere j IC-
qoel. Abril 1830. — C. Sanptrt y Mìfud. Coutrìbudon al eatnlio de Ik
religion de los Iberoi. — /. Paaeaal. — Priucipìos. pnogrpiaM j deca>
dencia del Beai Honasterio de S. Vicente de Geni. — G. 8e»tiH4mé
Carta al Bej Andronico e] Paleologo. Apologia de landrìDOB. A, JV-
flriiJ* y Moline. Miacelànea Nomismatica, ~ Bciista critiak — Befi-
ittas 7 perìòdìcos. — Noticiaa.
Periodici 5 1 1
Seyae <l-itiqae d'talstoire et de littératnre. Nnm. 11. 15
man 1880 — Recensione di E. Muntz intorno air opera del De Bossi
^ianAe icnografiche e prospettiche di Boma anteriori al secolo XVI.
•
Reyae archéologriqne. Livr. III. mars 1880. — ChdbouiUet. Notice
sur des inscriptions et dea antìquités provenant de Bourbonne-les-Bains.
JE. Des Jardins. La bome milliaire de Paris. — H, A, Mazard, Se-
polture antique de Ceretolo. — 3f. de Eochambeau, Un nouvean cachet
d*oculiste romain découvert k Fontaine-en-Sologne. — Bullettin men-
suel de TAcadémie des inscriptions. — Nouvelles archéologiqnes. — Bi-
bliographie.
Reme Historiqne. XII. 2. Mars-Avril 1880. — B, LaUier. Le procès
de C. Rabirius. — A. Sorel La diplomatie fi'an9aise et TEspagne de 1792
k 1796. II. Le comité de Salut public de Tan III et TEspagne. —
C Bréard, Un Corsaire normand; Mémoires de Jean Doublet de Hon-
flenr (fin). — B, du Casse. Documents inédits relatifs au premier Em-
pire: Napoléon I et le roi Louis (1809-1810). — Bulletin historique. —
Comptes rendus critiques. — Publication périodiques et Sociétés sa-
vantes. — Chronique et Bibliographie.
Seyne des questiona historiqnes. 54.« livr. Avril 1880.-^1. La-
pòtre. Hadrien II et les fausses Ddcrétales. — P. Fournier. Les conflits
de juridìction entro TÉglise et le pouvoir séculier, de 1180 k 1528. —
E. de Barthélemy, Catherine de Médicis, le Due de Guise et le traité
de Nemours, d'aprèa des documents inédits. — V. Pierre. L'école sons
la revolution fran9aise, 1789-1802. — Mélanges. — Conrriers. — Revue
des recueils périodiques. — Bullettin Bibliographique.
Studi e documenti di storia e diritto. Anno I. fase. 1.° e 2.^ Genn.
Gingno 1880. — Prefazione. — G. B. De Bossi L'elogio funebre di Tu-
ria, scritto dal marito Q. Lucrezio Vespillone console neiranno di
Boma 785. — J. Alibrandi. Sopra alcuni frammenti di antichi giure-
consulti romani. Art. 1.® Frammenti del libro V dei Responsi di Pa-
pi niano. — C. L. Visconti.. Il quinipondio ed il tresse del medagliere
vaticano. — C Be. Dì un nuovo ms. del commentario di Bulgaro al ti-
tolo delle pandette de regidis juris. — G. Tomassetti. Una lettera di
Clemente XI al duca di Parma e Piacenza. — j&. Stevenson. La basi-
lica di s. Sinforosa sulla via Tiburtina, nel medio evo. — Cenni biblio-
grafici di pubblicazioni periodiche. — DocumentL — Statuti dei mer-
canti di Roma. — Regesto della chiesa di Tivoli.
5l2
Periodici
mBtoriBOhe Zeltscl^fl. Jahrg. 1880. Heft a. — B. Nime. Kii-
tisohe Bemerkungen ùber die ftltere grieehiaohe Gteaebichte and ito»
UeberlieferoDg. — H, Sybd. Die karolingiachen Annalen. — £.9.
Stockmar. Zar Eritik dea Moniteur ala Geschichieqaelle. — liten-
turbericht.
ATTI DELLA SOCIETÀ
BILANCIO
DELL'ESERCIZIO 1879
SECONDO DELLA SOCIETÀ
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5i6 cAtti della Società
Esaminato il presente resoconto della Società romana
di Storia patria ed il suo relativo Bilancio deir esercizio 1878
è stato riconosciuto dai sottoscritti in ogni sua parte esat-
tissimo.
I Sindaci
GIUSEPPE CUGNONI
ERNESTO MONACI
oAtti della Società 5 17
BMmone tenuta nd giorno 13 decembre 1879
in casa dd Presidente.
n Segretario legge il processo verbale della rìnnione
antecedente che viene approvato. H Presidente rende conto
della visita fatta al Sindaco di Roma insieme ai soci Ca-
gnoni e Lanciani, e riferisce che il Sindaco consigliò la
Società d* aspettare ancora nn poco prima di chiedere nn
nnovo sussidio, e affermò essere sua intenzione che la So-
cietà abbia una Sede nella Biblioteca Comunale. A questo
effetto pregò il socio cav. Lanciani d'intendersi col signor
Felice Scifoni Bibliotecario Comunale. Il Segretario legge
la lettera colla quale il professor Giesebrecht accetta rin-
graziando la nomina a socio corrispondente, ed un'altra
lettera scritta dal prof. Be per presentare le sue dimissioni
non parendo a lui conciliabili i suoi doveri di sbcio con
l'ufficio di direttore del nuovo periodico dell'Accademia
storico-giuridica. Le dimissioni .sono accettate. U signor
Ubliotecario Felice Scifoni è nominato socio corrispon-
dente.
.ii'J'/iiyto delia SiK'irtii romana Ji Storia patria. Voi. III. ; ;
NOTIZIE
aanmnwmmo la pffdita del noterò socio eorriipo»-
ilo oflì sCmiì nel primo fiore delU età. I agp
fategli averm dUio delTiagegao e della operosità sua, promettenna
affi ai»£ fiblisfìà e aiorìd aa caliore egvtgio che arrebbe lasciata trtcòa
di sé, poìcbé la Borie pransciira lo troT& già cale da non dome «•-
laàlawiate dlmeackaio dalla oieniorìa degli eruditi. La Società romisi
pasia, ael dame aananiio, rimpiange con profondo rincnescimeBUi
li mMtc £ aa socio legalo ad esn per tìocoU cari di speranze e dì affeCtL
D Cjhu— j aKheologieo di Francia sotto la direzione della Società
da arckflologsa« avrà Inofo qaeK*anno in Ama. Il Congresso sarà
il S9 dì gia^ao prossimo» e le qnesUoni storiche già proposts
» pabblicato, fiumo sperare die la dotta aa-
Bua si aiaaerà a»a frutto.
S flìgasir Lcopolio DeGsIe pabUicherà in breve presso Teditore Cham-
|ÒM £ Paraci, aa To^nme inùiolato llélaages de Paléographie et de#i-
Wbi^TV^*- Saraaaì iaaslrati la qneita miscellanea , tra gli altri insigni
CBmff&e« :2 ^acaw%eo di Lìoae «ndale del VI secolo, il papiro di S. Ba»
aqF9»^ a l^oae, e le prime optre stampate nel quindicesimo saeolo ad
A^MiVtea. !! ^>^cme cvaterrà T«ri &csimili imporUntL
^Vi es«tfT:x^ :««^uMacari del bìbUotecario Antonio Panizzi, hanno di
Mcea « ;ie^Mea;a:jk a! Mas«o Britaanico an Tolame di sne collezioni e aeritti
aam» a'A v-.^s e a: lempi lì Boai&ào Vili ed alia abolizione dell*i
COEREZIOXK
tS^ 4'; >5. :?. jnrwy il Girar a:o Ua'ji Dicembri?
ELENCO DEI SOCI
Soci Patroni
Eccellentissimo Municipio di Roma
Marchese Caracciolo di Bella Roma
Principe Giustiniani Bandini Roma
Marchese Filippo Marignoli Roma
Cav. Emilio Nobile Pinchia Torino
Sig. Luigi Avv. Provenzani Roma
Comm. Quintino Sella Roma
Comm. Pietro Tomraasini Roma
Duca D. Leopoldo Torlonia Roma
D. Paolo Borghese, prin-
cipe di Sulmona Roma
Soci Contribuenti
Ademollo Comm. Ales-
sandro Roma
Adorni Giovanni Parma
Ambasciatore di Spagna
presso la S. S. Roma
Ai^no Giacomo
»
Azzurri Prof. Francesco
»
Arcadia (Accademia di)
»
Archivio di Stato
»
Antonelli D.' Giulio
»
Braschi Duca Don Ro-
mualdo
»
Berger Elia
1»
Biblioteca Vittorio Ema-
nuele
»
— dell* Istituto Archeo-
logico
»
— della Scuola Francese
di Roma
»
— Angelica
»
— Nazionale di
Napoli
— Comunale di
Verona
— Comunale di
Siena
— Corsiniana
Roma
— Universitaria di
•
Heidelberg
— Universitaria di
Marhurg
— di
Monaco
Bossi Francesco Roma
Bianchi Luigi »
Bontadosi Aw. Annibale »
Biolchini Avv. Francesco »
Bianchi Prof. Salvatore »
Brenda Cav. Cesare »
Belloni Paolo »
Balzani Conte Anni-
bale Montecelio
Balzani Contessa Augusta Roma
Brizio Edoardo Bologna
Brigola Giovanni Milano
Buccelli Prof. Francesco Viterbo
Bocca libraio (copie 12) Roma
Buonaccorsi Ferdinando Viterbo
Campello Della Spina
QM Paolo Roma
Coresi Decio »
Capranica M.m Stefano »
Cavalletti Zucchi Vin-
cenzo »
Carina Prof. Cav. Ales-
sandro »
' Chigi Principe D. Mario »
Castellani Cav. Augusto »
Castellani Alessandro »
Cagiati Cav. Filippo »
520
Elenco dei Soci
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Cariroini Luci
Roma
Loescher < copie ao)
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C«mìi Cotnm. Cesare
Milano
Cermtoli Maria
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Merolli Paolo Emilio
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Cwella Aw. Coiwiglie
Malfatti Prof. Bartolo- |
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Carini Avr. Pietro
Roma
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Roma
Cugnoni Prof. Giuseppe
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Bel Drago P. D. Ferdì-
Moniìroli Giovanni
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De Cupi* Cesare
Nainer Telemaco
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Roma
D'Ancona Prof. Alessan-
Ottino Cai. Giuseppe
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Palmieri 0.' Gregorio
Roma
Del Gallo M." Alberto
Roma
Prillevitt L.
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De Btacas Come B.
Parigi
Pieri Pietro
Roma
De Busker H. S. Biblio-
Podestà Barone Bartolo-
lecario della Società
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Pasquali D.' Ercole
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Flamini Camillo
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Fumi Cav. Luigi
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Fabi Aliini Prof. N.
Rosii Cav. Gian Carlo
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Gauitieri »vv. Luigi
Ricci M." Giacomo
Civltanwa ,
Geffroy A.
Rossi Cav. Anionio
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Resse Come Pio
Flrenit 1
Gargiullo Prof. Filippo
Romani Francesco
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Gravassi Gabriele
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Galli Prof. D. Ignaiio
Velìetri
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Crajani C.'- Francesco
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Spada Alessandro
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Gemili di Rovellone M
Scamelli Pio
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Tarquinio
SanseverÌHo
Sparagna Alfonso
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Gabrielli P. D. Placido
Roma
Silenti Adolfo
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Hoepli Ulrico
Milano
Scali) Comm end. Prof.
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Jacobini Alfonso
Roma
Francesco
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Leoni Comm. Quirino
Serny Emilio
Lupacchioli Avr. Sci-
pione
Santoni Can.- Prof. Mil-
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Lovatelli C." Ersilia
ziade
Lavaggi M.» Michele
Tanlongo Pietro
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Lavaggi M." Ignaiio
Tiitoni Tommaso
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Leziani Paolo
Tenerani Cav, Carlo
1
Elenco dei Soci
521
Antonio . Roma
Vaccai Cav. Giulio »
Vespignani C.^ Virginio »
Vaganoni D.r Bernardo Zagarolo
Zagarolo ( Municipio di) Zagarolo
Zawrisza C.^ Giovanni Varsavia
Soci Corrispondenti
Prof. Comm. Domenico
Berti Roma
Prof. Bartolomeo Malfatti Firen:(e
Cav. Bartolomeo Podestà Roma
Oav. Luigi Fumi Siena
Sig. Lorenzo Leonii Todi
Principe di Sulmona Roma
Prof. Eduardo Winkel-
mann Heidelberg
Prof. Guglielmo Gieseb>
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Monaco
Barone Alfredo von Reu-
mont
Monaco
Dott. Emilio Lupi
Roma
Cav. Felice Scifoni
Roma
Sig. Alessandro Corvisieri
Roma
Dott. Guido Levi
Roma
Prof. Atto Vannucci
Firenze
Comm. Ruggero Bonghi
Roma
Conte Terenzio Mamiani
Roma
Soci cAggregati
al Consiglio d'amministrazione
. Domenico Gnoli. Prof. Enrico Stevenson
Cav. Aw. Raffiiele Ambrosi De Magistris.
e. DE FRANCESCHI. L'Iitria noie «loriche. — Parenja, Ou-
Md, ■£;■)- t vul. 8." fililla Ciunu Provinciale JcH'Iurìa).
Sr^TiT^ CoMMCNiTATi» NDV«tMKMiinoMCCLXXV[Mua, coIK^n
notit auiit, Antnnius C«turi. — .Voiurine, Miglio, \fDCCCLXXVIlU
I rol. 4/ (daU'c-iiiorc).
A. VANNUCCI. I martiri itti» tibcnà ìtaliuia dal 1794 il tS^e -
Miitno, Boriolaiti, 1877. 1 voi. in^." (JalfiutixrejL
Qualsiasi libro, periodica, lettera od altra comtnuni-
cazione q>eiditit alla Societli dovrà esser direna «Uà Sede
di questa nella Biblioteca Oiigicma. palazzo Cliigi.
La Società oon £ responsabile dello smirrtmcnto de'lik-
scicoli inviati per mezzo delta posta. Può chiunque dc'Soct
che oe d» preventivo avviso farli ritirare alla Sede della
Società {B^Uoteca Chigìana) in ciascun giovedì dalle ore 9
ant. alle la; ovvero pu6 incaricare del ritiro de* medcsiini
una cast libraria residente a Roma. Un fascicolo separato
potri concederai arsoli Soci mediante il preuo di lire 6.
DATE DUE
STANFORD UNIVERSITY UBI
STANFORD, CAUFORNl
94305