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STANFO'^D UNI
UR Attici
Fasc. I-II.
.ontenuto di questo fascicolo
CALISSE. CoSlitu/iuuv: ud patlimoiìku u» oau i-tcir«j m
Tuscia nel secolo xrv pag.
B. FONTANA. Documenti Vaticani contro Tcresia luterana
in Italia
G. TOMASSETTl. Della campagna romana (continuazione) 167
E. RODOCANACHl. Statuti dell' università dei cocchteri
di Roma ij
E. CELANI, Le pergamene dell'archivio Sforia-Ce.sanm . li
M. PELAEZ. Visioni di s. Francesca Romana. Testo roRia-
ncsco del secolo xv, riveduto sul codice originale, con
appunti grammaticali e glossario (continuazione e fine) 25 r
Varietà :
J. GUIRAUD. La badia d; F.irfi :ill:i Une .ìrl ^ccn]o xru 17^
Atti della Società ....
Bibliografia :
KnntUtufbmi h t erg^lnxdeo Actco-
tttlctien iDitpucci documenti mcckì-
•ori).— Voi. !• N_ _ ! , .56; voi. a*' Nun-
tUivtt dd Moronc i^jò-nj*, educ d» Walter Friedcnsòurg t*cr
ÌMC«nco ileiri. Ifttluio nori co pruni ino in KomA. — Goth*. 1892 |,0. T.) 29 J
VntOn« Colortn» tnarijlicitji -di Pcicir-i Supflrmcrito «I cit'teggn'^i
raccclio ed anni^Tdio Ji Domenico Tordi, c<in l'uji^iunfa dclU viu
di lo, «critu da Flionico AIlcaraassBO. — Tonno, tirmauno Loe*
tcher, 189». «-tì8 (B. Foht*x»> ,,....... ^99'
G. CUr«tta. U regina Crhtin* di Sve«U in lialU (i^s^-iM^)
Htioor» storiche e «pcdoitiche con «locummUi — TorinOi Roui, itei
(G. L) 500
Notixl^ al
Periodici (.\nicoU e documenti relativi alla iiorii dì Roraa^ , )|
Pubblicazioni relative alla storia dì Roinn
ARCHIVIO
deUa
R. Società Romana
di Storia Patria
Volume XV.
Roma
nella Sede della Società
alla Biblioteca Vallicelliana
1892
Roma, Forzani e C. tip. del Senato.
COSTITUZIONE
Patrimonio di S. Pietro in Tuscia
NEL SECOLO XJV
I
UANDO la Chiesa romana, pei diritti che le erano
stati concessi dagl'imperatori cristiani, e per le
offerte che i fedeli non avean mai cessato di
farìe, ebbe acquistato ricchezza di beni stabilì; distribuì
questi in parti, che chhmò patrimoni, come patrimonio nel
tempo romano si era chiamata la sostanza particolare del
principe, e li pose, col nome per lo più della regione nella
quale erano situati, sotto ramministrazione di rcHori, che
il papa nominava. E patrimonio in generale signiHcò l'in-
sieme dei possedimenti, che vennero nella potestà, anche
politica, della Chiesa, o, come si diceva, di S. Pietro,
perchè in S. Pietro la Chiesa stessa aveva la propria per-
sonificazione.
Patrimonio di S. Pietro venne, per tal maniera, ad essere
tutto lo Stato ecclesiastico. Siccome però le varie parti di
questo, oltre alla qualità comune di essere appartenenze
della Chiesa, ne avevano poi talune speciali, dovute alla
particolarità delle loro condizioni economiche, storiche,
politiche od aloe; cosi, accanto alla comune denonoina-
•niKKAt. ■ooRaiNoiMQ (
77
S73ST
contuoi. mamk
U^
6 C. Calisse
zìone, avevano anche norai ciascuna a sé propri, in e
rispondenza del proprio loro stato. Infatti, a tal proposiK==^
fra le une provincie e le altre si nota una differenza : cl^^
mentre quelle che sì erano formate ad unità politica, i:*^
nanzi dì essere aggregate allo Stato della Chiesa, mante^a^
nero il nome che già avevano, come quel di Romagn:3ji^
di marca d'Ancona, di ducato spoletano; altre invece,
conseguendo la prima loro unità politica ed amministrativa
nel tempo e pel fatto che vennero sotto la dominazione
pontificia, ebbero in questo tempo e per questo fatto mede-
simo anche un primo nome lor proprio.
Così appunto fu di molte città della Toscana, che, ve-B
nute, per varie vicende, Tuna dopo fa! tra, nel governo
temporale dei papi, ne formarono la porzione giacente
alla destra del Tevere, alla quale perciò, nelJa mancanza
di nome speciale, fu conservato quello generale di Patri^M
monio di 5. Pietro, aggiuntavi la determinazione ih Tuscia,
per significare la parte dello Stato formata soltanto dai
possessi toscani. ■
Del Patrimonio di Tuscia sì ha ben presto notizia.
Sulla fine del secolo vii è menzionato, insieme ai Patri-
moni di Sabina e dell'Appia, in una bolla di donazione
fatta da Sergio I alla chiesa di S. Susanna (i): pel se-
colo vili si legge negli atti pontificali che i papi Zaccaria
ed Adriano I v'istituirono alcune domus cultae, vale a dire
colonie, a scopo di bonificaraento e di coltivazione (2).
Non era però ancora una divisione amministrativa dello
Stato, perchè come tale il Patrimonio di Tuscia non fu
considerato che a tempo d'Innocenzo III, e non fu poi
definitamente costituito, se non regnante Onorio III, il
quale, nel 1227, dichiarava esservì compreso quanto va
da Radicofani a Roma, quanto cioè giace, per approssi-
I
(i) De Rossi, Boìlet. arch. crìsL ser. II, an. I, p. 93,
(a) Lib. ponti/. Zach. n. 224, Adr. n. 55.
K
Matrimonio di 5. P. in T, nel sec. XIV
inazione, fra il Tevere, la Paglia, la Fiora ed il mare (i).
Vero è che altri luoghi, fuori dei detti confini, fecero tal-
volta parte del Patrimonio toscano, e furono ì distretti di
Amelia, Terni, Nami, Rieti, formanti la contea di Sa-
bina, e la terra degli Arnolfi, detta così dal nome dei
B suor antichi proprietari, fra Spoleto e la Nera : ma tale
™ unione, quando avvenne, fu soltanto amministrativa, per
essere stati i suddetd luoghi sottoposti alla giurisdizione
■ del rettore del Patrimonio di Tuscia, senza per altro che
di questo facessero mai parte integrante.
Nella provincia del Patrimonio toscano si distingue-
vano più regioni, aventi specialità di costumi, di ordina-
menti e d* interessi, come conseguenza dello stato di sepa-
razione in che si erano trovate prima della loro unione
nel governo ecclesiastico. Specialmente quattro di tali re-
gioni hanno avuto importanza. L'una fu quella di cui Or-
vieto era capoluogo, e che, comprendendo i dintorni del
lago di Bolsena, soleva comunemente chiamarsi la VaU
^kàiUgo, Era essa già appartenuta alla Tuscia longobarda,
■ insieme all'altra regione che facea centro in Viterbo, e si
■ stendeva, a pie' dei Cimi ni, per la vasta pianura che de-
clina a Maremma. Della Tuscia romana avevano invece
I fatto parte le altre due regioni del Patrimonio, quella cioè
che, movendo da Orte, si allungava sulla destra del Te-
vere, e Taltra formata dei luoghi marittimi, fra cui pri-
meggiava Civitavecchia, porto militare dello Stato e centro
di commercio non poco, per quei tempi, importante.
Su tutti questi paesi, come sopra ogni altro dello Stato
ecdesiascico, si levò gran turba di tiranni, nel tempo che
■ i papi avevano stanza in Avignone: tanto che ogni ordine
"di governo vi fu quasi spento, venian divise fra i ribelU
le spoglie del dominio politico della Chiesa, e questa vi
avrebbe perduto fin gli ultimi avanzi della sua potestà.
(t) Potthast, Reg. pont. Tom. n. 7658.
8 C, Calisse
se non fosse giunto in tempo a restaurarvela il cardinale
Egidio Albornoz, mandatovi, come legato apostolico, da
Innocenzo VI, per ricondurre il paese alla pace, e prepa-
rare cosi la via del ritorno alla sede romana. E rAibornoz,
or con valore guerreggiando, ora trattando accortamente,
seppe richiamare l'un dopo Taltro all'obbedienza tiranni e
comuni: Giovanni Di Vico fra quelli, che si era fatto
signore di quasi tutto il Patrimonio ; fra questi Viterbo, la
cui capitolazione, ai 14 luglio del 1554, compiè la sotto-
missione di tutta intera la provincia. E allora si vide il
Patrimonio di S. Pietro in Tuscia riprendere, nella tran-
quillità, l'antica fisonomia, tanto dalla sofferta anarchia
conturbata e travolta, e ricomporsi in quelle istituzioni
di governo, delle quali qui si porge, come saggio di più
grave lavoro, una succinta esposizione.
Il rettore e la sua curia.
Quando non avveniva che, per speciali ragioni, fosse
posto a capo del Governo un legato straordin.irio del p.ipa,
quale fu il cardinale Albornoz; il Patrimonio dì Tuscia,
come le altre provincie della Chiesa, era sottoposto al ret-
tore ed agli ufficiali componenti la curia di lui.
Il rettore rappresentava nella provìncia il sovrano, di
cui aveva per delegazione i poteri. La sua nomina spet-
tava perciò direttamente al pontefice, e quando questi ve-
niva a mancare, l'autorità del rettore si estingueva per sé
stessa, in modo che la provincia sarebbe restata priva di
governo, se per conferma o per nuova elezione non vi
si fosse subito provveduto: cosi dichiarò il collegio dei
cardinali, quando, alla morte d' Innocenzo VII, sì affrettò
a confermare in ufficio il vicerettore da questo nomi-
'Patrimonio di 5. P. in T, nel sec, XI T
nato (i). Inviando il rettore al governo destinatogli, se
ne faceva ai comuni ed ai feudatari la presentazione con
lettere, che davano prova della grande autorità di che
egli era investito. Diceva in esse il pontefice che in
quella del rettore dovea vedersi la persona sua stessa;
che l'amore per ogni bene del popolo era stata la causa
dell'averlo nominato; che contro i nemici in guerra, con-
tro gli oppressori dei deboli, Ìl rettore avrebbe combattuto,
r€ per lui si sarebbe così conservata la felicità del paese;
che tutti perciò l'obbedissero, gli avessero, come al sovrano
stesso, venerazione, altrimenti sarebbero incorsi in pene
severe (2). E veramente ìl rettore aveva tutti i poteri,
giurisdizione, amministrazione patrimoniale, comando mi-
litare, vigilanza sui comuni, autorità sui feudatari, potestà
ds fare quanto egli vedesse necessario pel bene della
Chiesa e della provincia a lui commessa (5). Ma tali po-
teri, quantunque così pieni, poiché traevano origine dalla
delegazione del sovrano, avevano un limite nella stessa
loro natura, che li teneva soggetti a tutte quelle condi-
zioni, dì cui il delegante avesse voluto circondarli. Ora,
infatti, si vedeva che, per privilegio del pontefice, alcuni
luoghi venivano sottratti alla giurisdizione del rettore e
.posti in un governo indipendente: cosi fu, per esempio, di
Civitavecchia, a cui tale esenzione fu concessa nel 1290
da Nicolò IV, quando la città gli fece di sé piena sotto-
missione (4); e cosi fu ancora di Orvieto, che da Ur-
bano V ottenne, nel 1368, che né il rettore, né alcuno
de* suoi ufficiali avesse più autorità sul comune, passato
(i) Theiser, Cod. diplom. dom. Ump. S. Sidis, III, 94.
(2) Ivi, I, 157, 259; Fumi, Cod. diplom. dilla ciuà di On'icto,
i». yto.
()) Ivi, I, 274; Fumi, op. cit. n. 717.
(4) C. Calisse, Statuii di Civitavecchia, negli Studi e documenti
di storia € diritto, a. VI, 1885.
IO
e Caltsse
sotto r immediato governo della Sede apostolica (i). Ora
accadeva invece che al rettore fosse diminuita, non per
territorio ma per attribuzioni, qualche parte di autorità;
come avvenne nel 1307 per Clemente V, che revocò
quel ch*egH stesso avea prima concesso, che cioè potesse
il rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia ricevere
gli appelli portati contro le sentenze dei rettori delle altre
Provincie (2). Altra volta era indicato al rettore il modo
di governare, né egli poteva dipartirsene, rimanendogli
sempre obbligo di rendere il conto di tutto ciò che faceva:
per esempio, fra le altre cose, era a lui raccomandato di
nulla fare contro i diritti o per privilegio o per consuetu-
dine goduti dai comuni (5); ed una volta che dagli Orvie-
tani un rettore fu accusato di aver leso con atti arbitrari
la loro giurisdizione, fu pronto il pontefice Martino IV a
domandargliene ragione, perchè il disordine fosse subito
allontanato (4).
Fatta però eccezione di simili casi, la potestà del ret-
tore era pokstas pUtìaria (5), rappresentando esso, come
si è detto, nella provincia il sovrano. Perciò, nel prender
possesso del suo officio, il rettore riceveva dai suoi nuovi
governati il giuramento di soggezione, e la sua venuta
nella provincia, come la sua visita nelle varie città, era
accompagnata da pubbliche feste, le quali dovettero tal-
volta i papi, per troppo dispendio, moderare. Una tassa
speciale gravava, per questa occasione, sul popolo, detta
de procuraùone, cioè deirapprovvigionamento, senza per
altro che nulla, fuor che il nome, conservasse di ciò che
era stata in tempo più antico, quando i sudditi avean ob-
(i) FCMi, op. cit. n. 684.
(2) Theiner, op. cit. I, 590.
(5) Ivi, I, 528, 691.
(4) Ivi, I, 4«$.
(5) Ivi, l, 157.
T^atrimonìo di S. P, tu T. nel sec, XIV 1 1
bligo di provvedere al sovrano ed ai suoi ufficiali, mentre
erano in viaggio, quanto fosse loro stato necessario. Que-
st*obbligo si era poi cambiato nell'altro di dover pagare
una somma in denaro, determinata in misura varia, se-
condo le condizioni dei vari contribuenti, I comuni mag-
;iori del Patrimonio in Tuscia, Viterbo, Orte, Corneto,
neto, Acquapendente, pagavano le maggiori somme,
cento lire papaline o cortonesi; stavano nel mezzo, col pa-
gamento da cinquanta a trenta lire, i comuni luediani, Sutri,
V'etralla, Bolsena, Toscanella; i più piccoli pagavano meno
che tutti gli altri, soltanto dieci delle suddette lire essendo
ad essi addebitate, come a Valontano, Gradoli, Bas-
sano. Non mancavano poi comuni che ne fossero esone-
rati: Montefìasconc, per esempio, non è posto fra i con-
tribuenti della procuratìo ; Civitavecchia è nominata nei
registri più antichi, in quelli cioè del 1298 e 1334, ma
poi ne scompare; e cosi dicasi ancora di Civitncastellana,
di Nepi, di Montalto e di altri luoghi. Oltre ai comuni,
la procuraiio era imposta a moki vescovi, fra i quaii, sulla
fine del secolo Xiir, si trovavano quelli di Viterbo, Castro,
Civitacastellana, Bagnorea» Orte, Nepi e Sutri : era imposta
anche ad alcuni abati, come a quello di S. Agostino presso
lontalto, ad alcune chiese e capìtoli, di Toscanella, per
^esempio, e di Corneto. Il rettore ne mandava a tutti, per ap-
posito messaggio, formale Ìntimo, ordinando che ciascuno
inviasse, nel termine di otto giorni, un proprio delegato
per farne il pagamento al tesoriere del Patrimonio, e
minacciando multe ed altre pene per chi non avesse
obbedito (i). Sembra tuttavia che nascessero abusi o al-
ieno pericoli di abuso nella imposizione di questa tassa,
•perchè Bonifacio Vili ordinò che non se ne potesse preten-
(i) P. Fabre, Un registri camiral àu cardinal Aìhornoi tn 1)64,
od Milanges tParch. et d'hist. publiés par l'École hznq. de Rome,
tom. Vili, deuxième panie, doc. Vi, pp. ^62-65.
12
C. Calisse
dere il pagamento, se non quando il rettore visitava perso-
nalmente i comuni, ed anche in questo caso non si potesse
esigere più di quanto, da trenta o da quarant'anni, era
consuetudine che nei vari luoghi si pagasse (i). In quanto
poi all'uso de! denaro cosi raccolto, risulta dai registri del
tesoriere del Patrimonio che esso era realmente speso per
le feste nella venuta del rettore, e specialmente nel gran
convito che si dava a quanti, in tale occasione, si presen-
tavano al palazzo, ove il rettore avea sede (2).
Questa era da prima in Montetìascone, anzi, come
ebbe ad esprimersi nel 1524 il pontefice Giovanni XXII,
v*cra da tempo di cui non sì conservava più memoria (3).
Perù nel 1356 Benedetto XII accolse la domanda dei Viter-
besi, che il rettore dovesse fare, almeno per qualche tempo,
residenza nella città loro (4); e nel 1558 Innocenzo VI
stabili che per l'avvenire vi dovesse risiedere stabilmente (5),
la qual cosa confermò per sempre la supremazia che già
Viterbo prendeva su tutto il Patrimonio in Tuscia, dd
quale fini per essere considerata capitale.
La curia del rettore era composta di tutti quegli uffi-
ciali che egli avea seco, perchè potesse, per mezzo loro,
disi mpegn are le sue numerose attribuzioni. Capo perciò
ne era il rettore stesso, o, quando l'ufficio fosse vacante,
o egli fosse assente od altrimenti impedito di star nella
curia, crane capo chi ne teneva la rappresentanza, cioè il
vkcrcitort 0 vicario. Nel 1315 il vicario del rettore fu
quegli che, con atto stipolato nel palazzo pontificio di
Montefiascone, condonò ogni colpa al comune di Orvieto,
(t) Thewer, op. cìt. I, 528.
(2) Ivi, II, 338.
(3) Ivi, I, 711.
(4) Ivi, II, 26.
C5) Ivi, II, 333. •
Matrimonio di S. P, in T. nel stc, XIV 13
che aveva portato le armi contro la Chiesa, ed ai comuni
della Valdilago, che gli enmo stati alleati (i): net 1352,
quando ogni potesti delta Chiesa pareva che dovesse
scomparire da! Patrimonio, dinanzi al contìnuo aumento
di quella di Giovanni Di Vico, v'era anche allora un vice-
rettore, il quale, più non tollerando il peso di tanto difficile
governo, mandò a dire al nuovo rettore, a Giordano Orsini,
che ancora stava in Roma, che si affrettasse ad assumere
il suo ufficio, perchè it poco che restava alla Chiesa era
tutto in tumulto anch*esso e in pericolo (2).
Tra gli addetti alla curia si trovavano ufficiali per ogni
ramo di governo. V'erano in primo luogo i j^iudici, in nu-
mero per lo più di quattro, imo cioè per gli affari civili, un
altro per quelli criminali, un terzo per gli appelli, l'ultimo
per le cause ecclesiastiche: per le cose finanziarie avevasì
il tesoriere j sostituito talvolta da un vkeicsoriere : a quelle
riguardanti la milizia era preposto il capitano generale, che
aveva, per ogni occorrenza, a sh subordinato un vicario (3) :
il notaio generale aveva ufficio di segretario (4), ed era in
questo assistito da vicesegretari, chiamati semplicemente
notai: per la ricerca, la difesa e la rivendicazione dei diritti
patrimoniali dello Stato, la curia aveva anche V avvocato del
fisco e V esecutore camerttle (5): e aveva finalmente, nel ma-
resciallo, nei castaidi e in altri minori ufficiali (6), quanti
poteau servirle per esecuzione di sentenze, arresti, custodia
ielle vie pubbhche, citazioni, ambascerie ed altri simili
BcL
Tutti i componenti la curia, dal rettore agi* infimi, avean
stipendio dallo Stato, per mani del tesoriere, che lo pagava
(t) Fumi, op. cìt. doc. 620.
(2) Theiner, op. cit. II, 359.
(3) Ivi, I, 497.
(4) Ivi, I, S17.
(s) K II. 359.
(6) Ivi, I, 355.
H
C Calisse
ad essi colle entrate della provincia. Nei conti camerali
per Tanno 1558 si trovano queste cifre: il rettore aveva
per salano quattro fiorini ^'oro al giorno; ogni ^udice
aveva cento dei medesimi fiorini all'anno, e più altri sei
ogni mese per compenso di spese ; all'avvocato fiscale spet-
tavano annualmente centosessantasei fiorini e due terzi; il
tesoriere prendeva, sembra però per speciale concessione
al Tavernìni, che teneva allora quest'officio, sette turonesi|
grossi al giorno, ossia trentacìnque soldi papalini, di mode
che, ragguagliato questo soldo ad un quarantanovesimo
fiorino (i), il suo stipendio veniva ad essere di circa due-
ccntosessanta fiorini all'anno (2). Altri invece non avean
stipendio fisso, ma lucravano gli emolumenti degli atti che
facean nella curia, soltanto una parte rilasciandone al teso-
riere: cosi era pei notai che stavano in curia, dei cui gua-
dagni una parte, sotto il titolo « prò scripturis palatii »,
era posta come entrata nei registri camerali (3).
II.
U amminisiraziont della giusti:^ia.
Nel rettore, circondato dai suoi giudici, risiedeva il su-
premo potere giudiziario per la provincia da luì gover-
nata.
Anche fuori della curia sì avevano certamente magistrati
rivestiti di questo potere. Tali erano i magistrati comunali,
nei limiti dei loro distretti cittadini; tali, dentro i loro feudi,
i signori, cui fosse stata concessa anche l'autorità di giu-
(1) Fabre, op. cit. p. 6, n. 2.
(2) Theiker, op. cit. II, 394.
(j) Ivi, I, 491.
"Patrimonio di 5. P, in T. nei sec. XIV 15
risdizione; tali ancora i castellani, quando fra i diritti,
di cui, per appalto, si delegava loro Teserctzio nel terri-
torio della costellania, si trovava anche quello di fare
giustizia. È però da considerarsi che tal potere giudiziario
si dava per concessione, ed era quindi soggetto a quelle
condizioni, poteva esercitarsi soltanto per quel tempo e in
quella misura, che il concedente aveva stabilito. Bonifa-
cio Vili, nel 1299, dichiarava che, essendola giurisdizione
diritto della Chiesa, potevano per sua concessione sol-
tanto, e finché questa non fosse revocata, averne Feser-
cizio quei comuni del Patrimonio, cui fosse da tempo
antico riconosciuto il diritto di darsi propri magistrati (i).
E poteva tal concessione essere anche negata, come si fece
in gran parte coi Viterbesi, quando, tornati alFobbedienza
della Chiesa, domandarono, nel 1558, che gli ufficiali della
curia del rettore non dovessero avere ingerenza nelle
cause fra cittadini, ed ottennero invece che così fosse
soltatito nelle cause di poco interesse (2). Ovvero poteva
la giurisdizione esser data agli uni in diversa misura che
agli altri. Cosi accadeva coi feudatari, pe' quali la legge
speciale del feudo di ciascuno dava la misura dei loro
poteri. Cosi era ancora pei magistrati comunali, a cui ri-
guardo si va, grado a grado, dalla giurisdizione piena fino
alla sua totale mancanza. Per esempio, sulla metà del se-
colo XIV, piencyza di giurisdizione si aveva in Acquapen-
dente (3), come da prima ancora la si aveva in Civita-
castellana (4); a Montefiascone, a Gallese ed altrove eran
sottratti al podestà soltanto i cinque casi, generalmente
(i) Theiner, op. cit. I, 528.
(a) Ivi, II, 524.
(j) Fabre, op. ciL p. 12: (T potcstas cognoscit de quìbuscum-
pc caust5 ».
(4) Tm£)K£r, op. cit. I, 152: « auctoritas exercendi iurisdictio-
« nctn plenarie ».
I^
e. Calisse
riservati alla curia del rettore, di eresia, lesa maestà, ra-
pimento, falsificazione di monete e di atti pubblici (i):
oltre che di questi, la giurisdizione comunale poteva es-
sere anche diminuita di tutti quegli altri casi che fossero
d'importanza notevole, e così era infatti a Radicofani,
Bassano, BassancUo, Porchiano (2) : anche più ristretta
si vede essere la giurisdizione in altri luoghi, come a La-
gnano (3), e anche, per quel che sopra si è detto, nel 1558
a Viterbo: poteva finalmente mancar del tutto, come è di-
chiarato pel comune di Foce, nel quale tutte le eluse
erano di competenza delia curia generale del Patrimonio (4).
Ne diversamente stavano le cose pei castellani: se per
alcuni è dichiarato, come per quello di Marta nel 1304,
che ha pieni poteri giudiziari (5); per altri, come per
quel di Valentano, è detto che la sua autorità si limita
ai casi lievi, ovvero, come per l'altro di Petrognano, ^
soltanto al risarcimento dei danni dati (6), ovvero ancora f
si tace di ogni potere di giurisdizione, come non com-
preso fra quelli dei quali il castellano è investito.
Si deve, oltre a tutto questo, osservar poi che la giurisdi-
zione dei magistrati locali, qualunque essa fosse, non to- |
glìeva, di regola, che contemporaneamente si spiegasse, "
per mezzo del rettore o de* suoi ufficiali, la giurisdizione ^
della Chiesa. Sicché, meglio che esclusione, era concorrenza f
dì poteri. In Acquapendente, per esempio, da tempo an-
tico i proventi dell' amministrazione della giustizia erano
divisi» fra Chiesa e comune (7); uno degli effetti dell'aver
(i) Fabre, op. cit. p. 7, 17.
(2) Ivi, pp. 18, 19, 2j: « habet cognoscere de omnibus, prac-
« terquam de gravioribus >k
(;) Ivi, p. 21: <i potestas cognoscit de levibas tantum ».
(4) Ivi, p. 23.
(5) Theiner, op. cit. I, 586.
(6) Fabre, op. cit. pp. 5, 16.
(7) Theiner, op. cit. I, 273.
T^ai rimonto dì S. P, in T. nel sec. XIV 17
li Chiesa ricuperato il domìnio in Civìtacastellana, si di-
ihiar;! esser quello che i giudici del Governo terranno tri-
Ininalc accanto a quei del comune (i); in Montefiascone,
ove pure il podestà godeva giurisdizione non poco ampia,
si stabilisce che piena deve avervela insieme la Chiesa (2),
e cosi pure a Bolsena, Gradoli, Latera, Grotte, S. Lo-
renzo, Proceno, Vetralla (3) ed altrove. In tutti questi
comuni si dice che u locus est prevcntioni a, che v'è con-
correnza cioè fra la curia del rettore e il comune, nel
senso che non solo la curia non perde la giurisdizioiie
suprema, ma che ancora in quella ordinaria del comune
essa rimane competente, di guisa che le si possa, fin dal
principio, sottoporre ogni causa; anzi prevale, perchè il
rettore, ogni volta che lo reputì opportuno, può d'auto-
rifi propria trarre a sé il giudizio, senza aspettarne al-
cuno precedente di autorità inferiore. La sua giurisdi-
zione era sempre integra, tanto si trattasse dì processi
0 di altri provvedimenti giudiziari per interessi politici,
quanto per tutti quegli altri casi che, a suo avviso, po-
tevano avere tal gravità, da porre in pericolo lo stato
della provincia. Cosi, per esempio, quando nel 1317 al-
• cuni mercanti genovesi, naufragati sulla spiaggia di Mou-
I t.?lto, furono, per antico costume invano fino allora com-
l battuto dalle leggi, spogliati deUe loro mercanzie, e nien-
emeno che dallo stesso capitano del Patrimonio; il papa
Giovanni XXII, a cui mosse per Tavvenuto gravi lamenti
comune di Genova, ordinò direttamente al rettore che
^cesse tosto il processo, per risarcire i naufraghi di quanto
ra stato loro tolto, e dei danni che in conseguenza ave-
Brano risentito (4).
(1) TlIEINER, Op, Cit, I, 467.
(2) Fabre, op. dt. p. 7.
(3) Ivi, p. 8, 14.
(4) Theiner, op. cit. I, 639.
Arthivio detta R. Società romana di storia patria. Voi, XV.
i8
C, Calisse
Eravi però un campo, nel quale la giurisdizione del
rettore neppure aveva possibilità di competitori, e si svol-
geva perciò libera interamente.
Ciò avveniva innanzi tutto negli appelli, pei quali le
costituzioni garantivano la più ampia libertà. Si rivolge-
vano al rettore quanti avevano interesse di chiedere annul-
lamenti o cambiamenti di sentenze, date, su cause civili e
penali, dalle autoritA di primo grado, comunali che fossero
od altre. E neppur v'era bisogno sempre della richie-
sta altrui; che, quando cosi richiedesse T interesse pubblico,
il rettore, per proprio ufficio, portava Tesarne sulle sen-
tenze delle autorità inferiori, per correggere ciò che vedeva
in esse non conforme alla legge o per altra ragione
non regolare. Eccone un esempio. Continuava ancora
Tuso, conseguenza di costumi barbarici non del tutto
abbandonati, che Tomicida, qualora si fosse pacificato
coi parenti dell'ucciso, obbligandosi a risarcirli del danno
loro arrecato, non dovesse poi subire altra pena, dopo
quella di aver pagato la promessa composizione. Contro
tali avanzi della barbarie le leggi combattevano, non
escluse quelle dei papi, fra le quali è da ricordarsi una
costituzione del 1353, con cui Innocenzo IV si rivolse
ai rettori delle provincie, e perciò anche al rettore del
Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, ordinando loro che,
se Tomicidio fosse stato composto nel modo suddetto,
dovessero essi riprendere 1 giudizi, e condannare i col-
pevoli secondo il rigore delle leggi (i).
Appartenevano inoltre alla giurisdizione del rettore tutte
le cause, che si svolgevano fra comuni, feudatari od
altri, che pure avevano autorità giudiziaria. Clemente IV
diede perciò incarico al rettore del Patrimonio di giudi-
care in una lite sorta fra l'abate di S. Salvatore sul monte
Amiata e il comune della Badia, per aver questo, con
(1) Theiner, op. cit, II, 247.
patrimonio di S, P, in T. nel sec. XIV 19
reiezione dei propri rettori, violata la giurisdizione che
a quello competeva (i): lo stesso abate, nel 1522, fece
ricorso egualmente al rettore contro il comune di Or-
vieto, il quale a sua volta aveva, con indebita ingerenza
nel medesimo comune della Badia, fatto otfesa alb sud-
detta antica giurisdizione monacale (2): grave e lunga
3niesa, sorta per ragione dei confini del territorio, si
agitò tra Viterbo e Montefiascone, e anche in questa
causa fu giudice il rettore, che, posti i termini, giunse alla
fine a riamicare i due antichi rivali (3).
Finalmente la competenza del rettore poteva estendersi
anche alle cause ecclesiastiche, per le quali si è già detto
che la curia aveva un giudice speciale. Occorreva però che
il rettore fosse, come non raramente avveniva, esso stesso
persona di chiesa, e potesse cosi avere la rappresentanza
dell'autorità pontificia anche nelle cose spirimali, fosse
cioè, come dicevasi, rettore tanto in temporalibus quanto
in spiritualibus. Tale era, per esempio, nel 1535, il cano-
nico narbonese Ugo d'Augerio, e perciò Benedetto XII
)tè dargli potestà di ricevere gli appelli dei chierici con-
ro le sentenze dei vescovi del Patrimonio, di ordinare
a questi una maggior curi nel purgare il clero dai vizi
il che era macchiato, e di punire i colpevoli esso stesso,
|ualora i vescovi non avessero ben corrisposto al suo
invito (4).
A corredo della sua giurisdizione, il rettore aveva
iche il potere della esecuzione, in quanto che era nelle
ae facoltà T infliggere multe, ordinare confische, perqui-
sizioni e arresti. Una costituzione di Bonifacio Vili re-
golò, nel 1299, con opportune norme questi poteri, dai
(1) Fumi, op. cit., n. 412.
(2) Ivi, n. 654.
}) Theiner, op. cit. II, 245, 246, 247.
4) Ivi. II, 18, 19.
20
C. Calisse
quali era facile che potessero nascere abusi : die' regole
di procedura, che erano garanzie per gli accusati; volle
che si desse liberti pro\^-isoria a chi ne offriva suffi-
ciente cauzione, eccettuati soltanto i casi dei più gravi]
reati; in quanto alle inquisizioni prescrisse che, ove ài
trattasse di ricercare gli autori e le prove di un reato noaj
accertato ancora, non si potessero esse fare se non contro
persone diffamate; se il reato fosse stato certo, conve-
niva pur farle in seguito a deposizioni giurate dei testi
moni, le quali dovevano essere precedentemente notìficate
alla persona interessata, alla cui presenza, salvo il caso
della contumacia, doveva la perquisizione eseguirsi (i).
Ma oltre a ciò, contro i possibili abusi od errori delli_
giurisdizione rettoralc si aveva sempre l'appello al tribu-^
naie supremo del papa. É caratteristico ciò che feccr
a tal proposito gli Orvietani nel 151^. Essendo vacant
la Santa Sede per la mone di Clemente V, i procuratori
del comune si presentarono all'arcivescovado di Lioni^
dove erano adunati a concistoro i cardinali, e chiesero
di entrare. Ma rispostosi loro che non si poteva, perchè
gravi negozi si trattavano in quel momento dai cardinali,
essi fecero, per mezzo di notaio, una protesta avanti la
porta, dicendo che volevano interporre appello contro il
rettore del Patrimonio e gli ufficiali della sua curia, per-
chè avevano colpito ingiustamente il comune di Orvieti^
e quei di Bagnorea, Acquapendente, Bolsena, Grotte e
S. Lorenzo, con multe ed altre pene temporali e spiri-
tuali e perfino coli* interdetto, a causa di una cavalcata
fatta dai comuni suddetti contro Montefiascone ed altre
terre della Chiesa. E questa protesta ripeterono nuova-
mente al concistoro stesso, e poi al cardinale camerlengo
e al vicecancelliere della Chiesa, aggiungendo che niuna
prescrizione al loro diritto doveva venire dal ritardo ad
(i) Theiner^ op. cit, I, 528.
K
Matrimonio di S, P. in T, jiel sec. XIV 21
escrciurlo, perchè questo ritardo non potea loro incol-
parsi (i).
Per rendere dì più facile esercizio il diritto di tali appelli,
il papa soleva talvolta iocaricar di riceverli un apposito
suo rappresentante, col titolo dì giudice od uditor generale:
cosi hct^ nel 1281, Martino IV, che diede tale attribu-
zione a Citadino di Orvieto, per tutto il tempo che in
Joc&ta cittA avrebbe fatto residenza la cyria (2).
IIL
Le finanze.
Le rendite del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, pure
essendo di varia derivazione, si riducevano principalmente,
m come sempre, a due, a quelle cioè dei beni formanti il
I pubblico patrimonio, e alle altre prodotte dalle tasse, che,
Bp^ diverse maniere, s'imponevano al paese.
Fra i beni dei quali era costituito il patrimonio pub-
blico, chiamato comunemente demanio, senza fare sottili
(iisrìnzioni fra il carattere giuridico dell'uno e deiraltro,
tenevano il primo posto le proprietà fondiarie, terre di ogni
coltura, case, rocche, molini, alle quali si univano nume-
rosi diritti reali di varia specie, dì pascolo, di semina, di
V pesca, di legna e principahiiente di censi.
Se si fa eccezione dei palazzi destinati agli uffici,
delle rocche e di altri stabili, che non conveniva lasciar
[possedere da privati, raramente il Governo teneva nel
proprio possesso i beni che gli appartenevano. Di alcuni
I faceva talvolta cessione temporanea, quando ne aveva
Icjualche speciale ragione: cosi nel 1288 Niccolò IV ce-
(r) FtMt, op, cit. n. 621.
(3) Thfìstlr, op. cit. I, 401.
%^
e. Calisse
dette al vescovo di Civitacastellana la rendita dei ben!
posti nella sua diocesi, per cooìpensarlo della povertA di
quella sede vescovile, e rimunerarlo di buoni servigi da luì
fatti aUa Chiesa (i); nel 1506, per ricompensa egual-
mente, Clemente V assegnò al cardinale di Ostia i frutti
dei beni che la Chiesa possedeva nel distretto di Orvieto (2).
Più spesso però si facevano affitti. La rubrica di questi dà
sempre nei registri del tesoriere del Patrimonio un introito
assai rilevante. Ne erano oggetto case, molini, orti, vigne,
peschiere, boschi, botteghe ed ogni sorta di stabilL II pa-
gamento del prezzo convenuto si faceva per lo più a de-
naro; ma neppure era cosa rara, specialmente trattandosi
di fondi rustici, che si facesse con parte dei prodotti del
fondo: i fittaiuoli delle maggesi di Marta mandavano alla
curia il terzo o il quinto del grano raccolto (3), e quelli
delle vigne di Montefiascone dovean tributarle annual-
mente una parte del rinomato lor vino (4).
La cessione parziale dei prodotti del suolo soleva farsi
più regolarmente allora che la Chiesa cedeva il possesso
de' suoi beni per qualche determinato lavoro, o doveva
sui medesimi permettere che altri esercitasse qualche spe-
ciale diritto. I possessori, per Tuna ragione o per Taltra,
di tali beni, dovevano, in riconoscimento dei diritti de-
maniali, fare talune prestazioni, fra ,le quali la più impor-
tante era quella del terratico, pagato dagli agricoltori, che
seminavano le terre camerali, con una parte del raccolto,
a questo proporzionata, ovvero stabihta in quantità fissa,
come per necessità accadeva quando il terratico di una de-
terminata regione si dava in appalto: nel 1348 furono dati
in appalto i terratici della Valdilago, pel tempo di quattro
(i) Theiner, op, cit. I, 460, 467.
(2) Ivi. I, 587.
(3) Ivi, I. 586.
(4) Ivi, II, 3J8.
'Patrimonio di S. P. in T. nel sec. XIV 2}
sumi e mediante il pagamento annuo di ventiquattro some di
grano, secondo la misura di Bolsena (i). Ciò che si racco-
glieva dai terratici, se non ne fosse stato altrinienti neces-
sario il consumo, doveva esser venduto a cura del tesoriere
àt\ Patrimonio: infatti nei registri del 135 1 è annotato l'in-
troito di ducenquaranta fiorini, per aver venduto sulla
spiaggia di Montalto, a due fiorini la soma, centoventi some
ili grano ricavate dai terratici della Badia del Ponte e di
litri terreni circostanti (2).
Per altra via traeva rendita la Chiesa mediante Ter-
batico, che le veniva pagato dai proprietari di bestiame
in compenso del pascolo, perchè questo o era esercitato,
fosse pure per diritto proprio, sulle terre dera.miali, ovvero
era considerato come un diritto fiscale annesso alle altrui
proprietA. Se l'erbatico era riscosso direttamente dalla curia,
si nominava un collettore degli erbatici, uno solo anche per
tutto il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia (5), il quale
raccoglieva dai vari contribuenti la somma, per riversarla
poi al tesoriere, secondo la tassa stabilita per i diversi ge-
neri di bestiame, la quale nel 1554 si trova, nei conri
del tesoriere medesimo, fissata a tre fiorini e mezzo per
ogni centinaio di pecore, e a sei soldi e otto denari papa-
lini per ogni capo di buoi (4). Anche Ferbatico peraltro
soleva darsi in appalto: alla metà del secolo xiv, il pascolo
del territorio di Radicofani era appaltato per cinquanta fio-
rini j quello di Montebello, fra ToscanelU e Cornerò, che
nel 1291 si dava per ottanta lire papaline (5), era dato ora
per quaranta fiorini all'anno, se solo, per ottanta invece, se
unito agli altri di Carcarella e Pianfasciano (6), piccoli
(1) Theiner, op. cit. II, 358.
(2) Ivi, II. J58.
(5) Ivi, III, 26J.
(4) Ivi, II, j}8.
(5) ivi, I, 491.
(6) Ivi, U, 338.
H
e. Calisse
castelli posti nt41a medesima località, e soltanto pel pascolo
e pel terratico ricordati negli introiti camerali (i).
Fonte di rendita assai più abbondante derivava dai
censi, che gravavano specialmente sui fondi, a carico dei
possessori di questi: le terre e le case censuarie ricorrono
assai frequentemente nei registri del tesoriere. Ma molti
avevano altro carattere. V'erano censi dovuti per ragione
di feudo, come quello, per esempio, di dieci bisanzi d'oro,
che doveva ogni anno pagare Pietro Di Vico, per la in-
vestitura a lui fatta da Clemente IV di Civitavecchia e di
Bieda (2); quelli pagati pel Castel d'Orchia d.tl vescovo
dì Orte e da altri (3), fra cui i Guastapani, che da Boni-
facio Vili avevano avuto pur concessione di Chia, col
censo di quaranta soldi papalini, per essere compensati ■
della confisca di altri loro beni (4) j tali erano anche i
censi dovuti per Santa Severa da Nero di Zaccaria, per
Tessennano da Offreducìo (5), e per molti altri luoghi
dai numerosi feudatari di che il Patrimonio era pieno. Pa-
gavano censi inoltre i monasteri, vescovadi e simili enti,
spesso in denaro, talvolta in offerte diverse. Anzi, quando
fu scritto il libro dei censi della Chiesa romana, fra gli
obbligati a pagarli nel Patrimonio di S. Pietro Tuscia
sono in maggioranza monasteri e vescovadi: vi si tro-
vano infatti i. vescovi di Sutri e di Castro, i monasteri dli
S. Giorgio nella diocesi di Orte, di S. Maria de Cava-
gìioHù in quella di Toscanella (6), di S. Lorenzo e di
S. Mamiliano nelle altre di Orvieto e di Castro; le
(t) Fabre, op. cit. p. 27.
(2) C. Calisse, / PrejcHi Di Vico ntWArch. ddla Soc. Rom. di
stcr.patr., Roma, 1888, X, 43.
(3) Thewer, op. cit. I, $37.
(4) Ivi, I, 558.
(5) Ivi, I, 537.
(6) S. Campanari, Tuscania e i suoi monumenti, par. II, dee.
n. XXX vili.
Taln monto di S. P, in T, nel sec, XIV 2j
*
chiese di S. Maria de Raserio presso Toscaaella, di S. Gio-
vanni ò( itistila, di S. Cinzio e di S. Nicola in Cor*
neto (i). L*abate dì Sant'Angelo di Fallari, presso Ci-
vitacastellana, tornò, dopo lungo abbandono, a pagare
anch'esso il censo, che però non ad altro gli si ridusse
che iill'offena di un cero aU^anno (2). Finalmente erano
sonoposti ai censi anche parecchi comuni. Nel detto Hbro
dei censi di Cencio camerario son ricordati, pel Patri-
monio di S. Pietro in Tuscia, i comuni dì Nepi, Campa-
gDJno, Vetralla, Vallerano. A proposito di quest'ultimo,
nella ricerca che nel 1289 fu fatta dei diritti spettanti alla
Chiesa nella diocesi di Nepi e Civitacastellana, fu accer-
tato e rivendicato il censo, che per molti anni non aveva
più pagato, e che consisteva in quaranta soldi di moneta
papalina all'anno : anche Fabbrica, debitrice di egual
censo, non aveva pagato per dodici anni continui, e ne-
gava di esservi obbligata; ma facilmente le si poto pro-
vare il contrario, e fu di nuovo assoggettata al paga-
mento (3). Il comune dell' isola Marrana pagava, a titolo
di censo, cinquanta lire papaline all'anno (4); quel di
Onano pagavane uno di trentasette fiorini d'oro (5); cin-
quanta lire pagava anche Civitavecchia, che vi sì era
obbligata con istromento del 2 gennaio del 1291 (6).
Da ciò si può ben vedere come i censi, a cui la Chiesa
aveva diritto, avessero, secondo i casi, caratteri diversi.
Alcuni erano semplicemente patrimoniali, dati per corri-
spondenza dell'utilità che si traeva da beni propri del
fisco, il quale li aveva con tal peso ceduti, o precariamente
(r) Fabre, Le lihir censuum àc l'Egìise rotnaitu, Paris, 1889, fase. i.
(2) Theiner, op. cit. I, 467.
(j) Ivi, I, 467.
(4) Ivi, I, 5J7.
(>) Fabre, Un reg. cit p. 13.
(6) Theiner, op. eh. I, 537; II, 338.
26
e. Calisse
li faceva godere ai privati. Altri avevano invece carattere
politico, da potersi però anche questo considerare sotto
aspetto diverso. Ora infatti la ragione dei censi era nelle
relazioni feudali, e scopo erane il riconoscimento dovuto
dal feudatario all'alta sovranità della Chiesa; ora invece
derivavano da atti particolari, che la Chiesa stessa faceva,
esercitando il suo diritto di sovranità. Tali atti erano
per lo più benefìci arrecati, dei quali il censo veniva ad
essere il compenso, e che potevano essere o concessione
di diritti od esonerazione da doveri: pel primo caso
dà esempio il censo sopra ricordato di Civitavecchia, la
quale ottenne governo indipendente dalla curia del ret-
tore, con propri statuti e speciale governatore (i); pel
secondo sono esempio i censi di molti comuni, sgravati
da obbligazioni che prima avevano verso la Chiesa ed i
suoi ufficiali.
Tali obbligazioni potevano essere le più varie. V'era
quella di fornir legna: nel 1298 dovevano portare legna
alla curia del rettore i quattro comuni di Valentano (Jigna
consueta)^ Latera per dieci some, per altrettante GradolJ,
per cento le Grotte (2); nel 1334 risulta ancora dai re-
gistri questa medesima condizione di cose (5); venti anni
dopo invece l'obbligo è trasformato in un censo per Gra-
doli e le Grotte, pagando quello, in corrispondenza alPob-
bligo antico, trentatre soldi e quattro denari papalini,
queste, per la stessa ragione, sedici lire, tredici soldi e
quattro denari della medesima moneta (4); nel 1364 final-
mente non risulta che abbiano più tale obbligazione, in
modo alcuno, gli altri due comuni di Valentano e di
(i) C. Calisse, Statuti ài Ciintavtcchia negli Studi e documenlì
di storia e diritto cit.
(2) Fabre, Un reg. cit. p. 65.
(j) Theiner, op. cit. I, 709.
(4) Theiner, op. cit. Il, 338.
^atnwonio di S. P. in T, nel sec, XIV 27
■
I
Larera (i). Coadizione speciale era quella dei Martv^ni :
ogni sabato dovevano portare sei some di legna al castel-
lano nella rocca, e coloro poi che avevano bestie da tra-
sporto, gliene dovevano portare due per ciascuno nella
festa dì Natale e per maggio (2).
Parecchi comuni avevano l'altro obbligo ài fare un*of-
Icrta detta della cacciagione {cxcuittm vcnat'ìonis)^ quan-
tunque di fatto non consìstesse soltanto nei prodotti della
accia, ma anche in altro : avanzo anche questo di usanze
feudali. Riceveva il dono il rettore, nelle solennità di Na-
u\e e di Pasqua, ed era consumato nei conviti, che in
queste feste il rettore stesso soleva imbandire. Le Grotte e
Canino mandavano capponi; S. Lorenzo e Gradoli presen-
tavano galline; da Latera venivan capretti; lucci e tinche
offriva il comune dell'isola Martana (3); né manca-
vano offerte in denaro, quale era quella di due denari pa-
palini, che, per ogni famiglia, gli abitanti di una contrada
di Monteiiascone (4) dovevano presentare al tesoriere,
mentre si celebrava la messa solenne, alFaltare della
chiesa di S. Maria di Castello (5).
Lavori campestri e servizi vari erano finalmente og-
getto anch'essi di obbligazione per persone privale e per
comuni. Come continuazione del sistema medievale,
pel quale gli ufHctali dello Stato avean diritto di trovare,
ovunque il loro ufficio li chiamasse, falloggio con tutto il
necessario per sé e per il seguito; ancora nei secoli xiii
e XIV era, in talune occasioni, imposta, in favore dei ma-
gistrati, analoga obbligazione alle popolazioni del Patri-
monio: così pel Castel d'Orchia il papa Gregorio IX
(i) Fabre, op. cit. pp. 5, 8.
(2) Theiner, op. cit. I, 586.
(3) Ivi, U. 338.
(4) « A porta seu archu platee et palati! cumunis supra ».
(5) Fabre, op. cit. p. 8.
28
e. Calisse
determinò, a modo di privilegio, che né a lui stesso nè-'j
ai suoi ufficiali si dovesse, trovandosi presenti nel castello,
provvedere (comcstiotiem faurc)^ se non tre volte al-
l'anno, due per estate ed una per inverno (i): in una.
andata della curia pontificia a Viterbo, il comune si ob*
bligò a dare alloggio ai cardinali e a quanti avrebbero
fatto parte, per qualunque ufficio, della corte del papa, ed'
anche a fornire i mezzi pel trasporto di quanto fosse ne-
cessario (2): trasporti dovevan pur fare gli uomini di
Marta, e precisamente del fieno dai prati demaniali, ove
era stato falciato, fino alla rocca del castellano, al cui
comando dovevano inoltre recarsi, come suoi messi, in
qualunque luogo ei volesse, purché non fosse a tal di-
stanza da non poterne fare ritorno nel giorno stesso della'
partenza (3).
Ne mancano esempi che tutte queste varie obbliga-
zioni, di offerte, servigi, lavori, gravino sulle stesse per-
sone, le une unite alle altre. Lo si vede in Onano. Dt
questo comune metà apparteneva immediatamente alla'
Chiesa, e metà era stato concesso a feudo. I massari della
Chiesa, i lavoratori cioè dei fondi a questa direttamente
spettanti, dovevano, nella festa dì mezzo agosto, fare of-
ferta di polli, stimati tre soldi cortonesi al paio, onde il
valore dell'offerta intera, che non poteva essere di più di
settanta paia, era di dieci lire e dieci soldi della stessa*
moneta. Nella stagione opportuna dovevano fare i lavoii'
necessari ad una vigna demaniale, restando però, durante;
il lavoro, a carico del castellano il loro mantenimento. Per^
carnevale era obbligo dì ciascuno offrire una gallina, e per
estate fare un'opera in campagna, cioè una giornata di
lavoro; de' quali servizi il valore era stimato per ogni per-
(1) Theiner, op. eh. I, 175.
(2) Ivi, I, 359.
(3) Ivi. I, 586.
'Tairimonio di S. P, in T. nel sec. XIV 29
sona a dieci soldi cortonesi. Si dovevano inoltre pagare
trenta soldi cortonesi al castellano per il trasporto del fieno;
per ogni masseria, di cui quattro esistevano in Onano
nel 1358, si dovea dare un castrato e pagare trenta soldi; si
avea Tobbligo di portar legna ed acqua, servizio valutato
sei lire; di fornire alloggio ai militari ed impiegati di pas-
saggio, ciò che si calcolava quaranta soldi; di pagare final-
mente venticinque fiorini d*oro in sant'Angelo di setteni-
I i»re, e dare, a titolo di prezzo di affitto, venti some all'anno
di grano ed altrettante di fieno (i). Nel 1538, addi 6 dì set-
tembre, per tutti questi obblighi si ìììcq una convenzione
i fra il rettore del Patrimonio e il comune, per la quale, se-
condando la tendenza che aveasi allora in ogni luogo di
abolire fin gli ultimi avanzi della servitù della gleba, col
E camb>iare i servizi, che da questa avevano avuto origine,
in pagamenti di corrispondente valore in denaro; fu sta-
bilito che, invece di tutti ì vecchi obblighi gravanti sulla
popolazione, il comune pagherebbe un censo annuo di
trentasette fiorini d'oro, dividendone in tre rate il paga-
mento, al primo cioè di gennaio, di maggio e di set-
tctnbre (2).
In quanto alle imposizioni in denaro, dovute al Go-
verno per diritto di regalia, per ragione della sua sovra-
^tihà, si era lungi, nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia
fomc altrove, dall'avere un sistema tributario unico ed or-
TBÌuato, quale si è avuto nei tempi posteriori. Essendosi an-
cora nel periodo di passaggio dal modo con cui questa
materia era stata trattata nel medio evo, a quello con cui
si doveva trattarla in appresso; accanto a notevoli miglio-
ramenti si trovavano ancora in questo ramo della pubblica
anunioistrazione avanzi medievali, manifesti tanto nel con-
(1) Theiner, op, cit. II, 62.
(2) Fabre, Un rtg, cit. p. 13.
50
C. Calisse
certo stesso e nella qualità delle imposte, quanto nella loro
distribuzione ed amministrazione.
Le imposte dirette erano meno frequenti che le indi-
rette, non gravavano tutti, perchè numerose ne erano le
esenzioni, ed avevano per lo più tal carattere, da servire
ciascuna ad uno scopo determinato: tale era la tassa della
procuraiio, che s' è veduta destinata alle feste per Tarrivo
del rettore; tale quella della laiUa militum, pagata per man-
tenere custodi sulle pubbliche vie ; tali ancora erano altre.
Non tutte però, che ve n' erano anche di non aventi scopo
speciale, fra cui è da porsi quella assai importante del
focatico. Anche Bonifacio Vili la teneva, a' tempi suoi,
come la principale fra tutte, perchè, dando nel 1299 alcune
norme di governo agli ufficiali, che mandava nel Patri-
monio di S. Pietro in Tuscia, parlava loro in modo della
riscossione di questa cassa, da farla considerare come Tunica,
che regolarmente potesse esigersi dai vari comuni (i). Essa
veramente colpiva ì sìngoli fuochi, le famiglie : ma il Go-
verno, secondo un sistema ereditato fin dal diritto fiscale
romano, chiamava garante il comune, a cui addossava il
pagamento della somma intera, secondo il numero delle
famiglie di cui componevasi il suo abitato e delle facoltà
economiche da esse possedute. Il comune, riscossa la
somma dai singoli cittadini, la faceva avere al Governo,
o per mezzo, come più in antico si usava, di esattori
che il Governo stesso a ciò destinava (2), ovvero» come
fu poi regola, per appositi messi che i comuni, ad un
tempo fissato, dovevano mandare alla curia del rettore,
per fare il pagamento nelle mani del tesoriere (3). La
somma a ciascun comune addebitata era stabìUta in modo
diverso. L*uno era più semplice e più antico, indicandosi
(i) Treiner, op. cit. I, $28.
(2) Ivi, I, 273, 467.
(j) Fabre, op. cit. p. 58,
"Patrimonio di S. P. in T. nel sec. XIV 5 1
quanto sì dovesse pagare per ogni fuoco, di modo che
.innLialmente la somma poteva variare anche per un mi-
nimo cambiamento nel numero delle famiglie del comune:
come vecchia consuetudine, per esempio, è ricordato che
Acquapendente pagava per ogni fuoco ventisei denari (i);
altrenanto era pei comuni di CiUcse, Torricella, Cor-
chiano, Fabbrica, Carapagnanoepcr altri luoghi minori del
distretto di Nepi e di Civitacastellana (2). L'altro modo
assicurava al Governo per ogni comune una somma certn,
perchè, sebbene proporzionata alla popolazione, era indipen-
•letite dalle accidentali variazioni di questa, finché almeno
non fossero tali da rendere necessaria una variazione an-
che nella somma corrispondente. Corncto, città cospicua
nel medio evo, pagava, dalla fine del xiii alla metà del se-
colo XIV, lire censettanta papaline di focatico, Toscanella ne
pagava censessanta, centoventi Orte, Sutri sessanta, Mon-
tilto quaranta, e cosi, sempre in proporzione degradando,
si giungeva fino alle somme minime dei più piccoli comuni,
come quella di cinque lire papaline per Bassano di Sutrì (3).
Anche per la tassa del focatico, come per le altre, si
avevano esenzioni. In Montefiascone ne erano franchi gli
avvocati, i notai, i chierici (4); in Acquapendente fin
dal tempo più anrico si ricorda che non pagavano il fo-
catico i soldati, i nobili, i giudici, gli ecclesiastici, Ì notai,
gli orfani e le vedove sine regimine, coloro che avevano
meno di sessanta soldi, o che, per alcun proprio privi-
legio, ne avevan avuto speciale esenzione (5).
Più numerose erano le imposte indirette, e più esse
forse che le altre avevano carattere d* indeterminatezza,
(i) Theiner, op. cit. I, 273.
(2) Ivi, I, 467.
(}) Ivi» h 491» 709; II, 3}8.
(4) Fabre, op. cit p. 8.
(5) Theiker, op. cit. I, 273.
32
e. Cali ss e
per cui prendevano aspetti diversi, ora mostrandosi come
rendite patrimoniali, ora accostandosi alla qualità di pro-
venti di regalie, ora anche figurando come compenso di
servizi resi dallo Stato ai cittadini. Ne dà esempio il pe-
daggio. Consisteva questo nel diritto di sottoporre a paga-
mento persone e merci transitanti per una via, per mi
ponte o per altro luogo determinato; ed aveva perciò il
carattere tanto di gabella, quanto di compenso per la spesa
della costruzione o manutenzione del luogo di pas-
saggio, quanto ancora di riconoscimento dell'autorità, a
favor delta quale i! pagamento si faceva. La Chiesa aveva
tale diritto in parecchi luoghi, essendo, ancora nel se-
colo XIV, posto per essa il passagerius, l'esattore cioè del
pedaggio, a Gallese, a Montefiascone, a Sutri, a Marta,
alla badia del Ponte presso Canino, a Proceno pel ponte
di Ccnteno sulla Paglia, a Valentano, a Radicofani, ad
Orchia, a Collecasale ed altrove (i). Al passageriuSy che
prendeva in appalto il pedaggio, il rettore dava un docu-
mento, col quale si determinava la dorata del suo ufficio,
e lo si rivestiva deirautorità di potere usare i mezzi ne-
cessari per la riscossione. Da sua parte il passagerius, sotto««
ponendo tutto il suo patrimonio ad ipoteca generale, sì
obbligava a pagare, per lo più a rate trimestrali, la somma
pattuita (2), di modo che il pedaggio comparisce fra leH
rendite pubbliche con una valutazione sicura: il passag-
gio per Acquapendente era determinato a quaranta lire
cortonesi (3); quello di Montefiascone dava, nel 1330,
quaranta fiorini d'oro (4); le strade delle mole a Nepi
fruttavano trentatre fiorini (j); il passaggio di Gallese era
(i) Fabre, op. cit. pp. 5, 12, 14, 15, 17, 20, 66.
(2) Ivi, p. 66.
(3) The:ner, op. cit. I, 491.
(4) Ivi, I, 750.
(3) Ivi, I, 467.
Tatn'motiio di S. P. in T. nel sec. XIV
:)j
concesso, ancora nel 1352, per centocinquanta lire pa-
paline all'anno (i).
Non sempre però la rendita del pedaggio andava a
profitto deirerario pubblico, che spesso anzi si univa
igli altri proventi del comune, nel cui territorio se ne
esercitava il diritto. Ciò talvolta avveniva per concessione,
che il comune ne aveva ricevuto. Quello di Civitacastel-
bna, per esempio, ottenne da Gregorio IX che, per il
mantenimento di uno squadrone di cavalieri a servigio
dcOa Chiesa e per la conservazione di un ponte, potesse
su questo imporre il pedaggio di un denaro per ogni uomo
e (li due per ogni cavallo, fatta eccezione degli ecclesiastici
e degli addetti alla curia papale (2). Nel 1351 fece simile
domanda il comune di Acquapendente, che nell'anno in-
nanzi molto avea speso pel ponte sulla Paglia, in occa-
sione della venuta dei pellegrini a Roma pel giubileo:
e il papa diede facoltà al rettore che, accertatosi prima
tilella verità e della giustizia delle cose esposte, potesse
concedere il diritto di pedaggio al comune per un quin-
«}uennio, determinando quanto ciascuno doveva pagare,
secondo b condizione propria e il valore delle merci tras-
porrate (3). Un terzo pedaggio, sulla medesima strada di
Roma, pellegrini e mercanri, eccezione fatta di quei di
Orvieto (4), lo trovavano a Montefiascone, che pur fece
ftnanda che ne fosse volta la rendita a vantaggio del
mune, e da Giovanni XX li, nel 1330, lo ottenne, pel
mpo che a lui fosse piaciuto, ed allo scopo di restaurare
mura cittadine danneggiate da Lodovico il Bavaro (5):
concessione durava ancora ai tempi dell* Albornoz,
(t) Theiker, op. cit. II, 538.
(2) Ivi, I, 182.
(j) Ivi, II, 210.
(4) FUMT, op. cit. p. 252.
(5) Theinjer, op. cit. I, 7S0.
Archivio delta R. Società romana dì ttoria patria. Voi. XV,
34
C Calisse
e nel registro fatto (la questo nel 13^4 si vede confe
mata (i).
Invece che per concessione, il pedaggio era altra volt-;
riscosso dai comuni per proprio diritto, come una con
seguenza della giurisdizione che ciascun d'essi esercitavi
nel proprio distretto. Fino dalla metà del secolo xiii,
pedaggio sul ponte detto della Ripa era diviso a metà fra
la Chiesa e il comune di Acquapendente, nel cui territoric
quel ponte si trovava (2) : Orvieto, per pagare un de
bito che aveva col priore di S. Nicola in Carcere di Roi
sottopose i suoi cittadini a un pedaggio presso Orte
presso Sutri, ossia sulle strade tra questi luoghi ed Or-
vieto, per le quali transitava il piò dei forestieri e de;9
mercanti (5): Viterbo, che in molti luoghi, come ne^
porto di Corneto, godeva esenzione, voleva poi, per le
spese occorrenti a tutelare la sicurezza dei viandanti, im-
porre pedaggio sulla strada, fra le altre, che da Tosca-j
nella va a Montefiascone; ma questo gli contrastava
diritto, e ne sorgevano contese, che ai tempi dell' Albornc
non erano sopite ancora, tanto che nel 1358 il papa gli
diede incarico di trovar modo che la questione finalment
venisse composta (4).
L*araministrazione generale delle rendite pubbliche,
qualunque fonte derivassero, era affidata al rettore. Quest
doveva provvedere non solo che Ìntegro rimanesse quanto
nella sua provincia apparteneva al demanio, ripetuta-
mente dichiarato inahenabile dalle costituzioni pontifi-
cie (5); ma che ancora nulla si togliesse alla Chiesa di
(1) Fabre, op. cit. p. 8.
(2) Theiker, op, cit I, 275.
(j) Fumi, op. cit. n. 123.
(4) TuEiNER, op. cit. II, 334.
(5) Ivi» I, 174.
''Patrimonio di S, P, in 7. net sec. XIV 35
quanto, per qualsiasi tìtolo, era dovuto ad essa od ai suoi
Itifficiali.
In conseguenza, egli non avrebbe potuto, di autorità
propria, far concessione alcuna dì beni o diritti dema-
liali, la quale, se fatta, sarebbe stata giuridicamente nulla:
icl 1321, infatti, Giovanni XXII pubblicò una costitu-
Btone, allo scopo di dicliiarar prive di ogni efficacia
quelle alienazioni, che egli aveva saputo essere state
rarbitrariamente fatte da alcuni rettori del Patrimonio in
^liscia a feudatari e a comuni (1). E quando fosse
contrario avvenuto che la Chiesa avesse da estranei
subito usurpazione del proprio, al rettore medesimo in-
combeva Tobbligo di ricuperare ciò che si era perduto,
^ accertare quanto veniva negato, d* impedire che perì-
coli di tal sorta potessero rinnovarsi. Per tal motivo, a
quanti, fra comuni e signori, tornavano all' obbedienza
Ma Chiesa, il rettore, fra le altre obbHgazioni, imponeva
par <)uclla che avrebbero restituito, rispettato, difeso, se-
condo i casi, tutto ciò che si riconosceva essere appar-
tenenza demaniale (2): così di fatti i numerosi feudatari,
chi nel 1554 fecero sottomissione al cardinale Albornoz,
Jovcttcro, con giuramento dato in Montefiascone al
rettore Giordano Orsini, obbligarsi appunto a questo, a
non usurpare cioè i diritti e i beni che la Chiesa aveva
od Patrimonio di Tuscia, a restituire nel termine di un
mese quanti ne avevano usurpati, e a denunziare al ret-
tore quelli che sapevano trovarsi ancora nel possesso di
altri usurpatori (5). E il pontefice stesso s' indirizzava per
tait negozi al rettore: Benedetto XII nel 1536 gh or-
di verificare quali diritti appartenessero realmente
comune di Onano agli Annibaldi, che ne facevan
0) Thuner, op. cìt. I, 667.
0) Ivi, I. 3 «7
()) Fabré, op. cit. p. J3.
}6
C. Calisse
à
I
• si
on-
so-
ì
domandi (i), e due aooì dopo gli diede, in modo più
generale, T incarico di ricercare e riacquistare .lila Chiesa
quanto nel Patrimonio crale stato usuqjato da signori
comuni (2).
Similmente doveva esser cura del rettore che fos
mantenuto in buono stato il pubblico patrimonio, DegH
edifici era a lui aflidata la vigilanza, e a lui, infatti, si
rivolse Giovanni XXII, tanto quando volle che in Mon-
tefiascone si costruisse un* aula propria pel tribunale, so-
lito fin allora a risiedere nella rocca (5), quanto allora
che ordinò la restaurazione dell'appartamento papale
Viterbo, che, da lungo tempo abbandonalo, minacciai
mina (4).
Per attribuzione pure del suo ufficio, doveva il rettore
provvedere che esattamente, nei tempo e nella quantità
e qualiti, fosse pagata ogni ragione di affitti, di censi,
d'imposte. Dalla curia infatti del rettore, ed in suo nome
e per suo comando, partivano le lettere circolari pel p^gaiS
mento del focatico, delia tuìlia mililnmy della procuratio, per
l'offerta della cacciagione, per le legna, per quanto altro er^y^
dovuto ; intimandosi, in virtù dell'obbedienza da aversi alla|
Chiesa e colla minaccia di multe e di altre pene per chi non
avesse obbedito, che si presentasse o mandasse ciascuno™
un messo speciale alla curia del rettore, per quivi sodJisfureJB
entro il termine stabilito, alla propria obbligazione (5).
Non sempre però era riscosso direttamente dalla Chiesa
ciò a cui essa aveva diritto. Spesso i proventi fiscali erano
ceduti a persone, che si ponevano di mezzo fra lo Stato
e i contribuenti. Tali persone erano talvolta quelle eh
(t) Theiner, op, cìt. II, 15.
(2) Ivi. II, 5 5.
(0 Ivi, I, 665.
(4) Ivi, I, 717.
(>) Fabre, op. cit. par. II, docc lu-vn
Matrimonio di S, P. in T. nel sec. XIV 57
avevano crediti verso lo Stato, per avergli somministrato
f denaro in momenti di strettezze finanziarie o per altra qual-
«voglia ragione. Adriano IV per mille marchi d'argento
cedette in pegno alla famiglia dei Prefetti Di Vico
(guanto la Chiesa aveva in Civitacastellana e Montalto e
nei loro territori (i); Urbano VI die Corneto in mano
dei Genovesi, per garantire il pagamento della somma
loro promessa quando, con dieci galere, ne fu trasportato
in Liguria (2); poco più tardi Eugenio IV dovè dare Civi-
tavecchia in pegno al suo tesoriere Bartolomeo iM;izzatosti
«li Viterbo, per denari che ne aveva avuti in prestito (3).
E questi non sono i soli esempi. Per altro, incaricate di
riscuotere le rendite della Chiesa, in questo o in quel
bogo, erano per lo più persone che avevano insieme
carattere e di appaltatori e di pubblici ufficiali: appalta-
tori, perchè ottenevano l'ufficio, posto per re^^'ola al pub-
blico incanto, mediante obbigazione di pagare una somma
detcrminata; pubblici ufficiali, perchè, oltre al diritto di
riscuotere imposte, dazi ed akro, acquistavano anche
ciucilo di esercitare talune attribuzioni proprie della pub-
bUca autorità: per esempio, una limitata giurisdizione. La
figjone di siffatto miscuglio è che tali attribuzioni ave-
vano carattere patrimoniale, cioè fruitavan rendita a chi
ne aveva Tcscrcizio, ed erano perciò unite agli altri pub-
blici proventi, la cui riscossione si affidava ad appositi
ufióali, che si chiamavano castellani.
La caskllania è il diritto di godere, usandone e appro-
piandosene i frutti, quanto spetta al patrimonio pubblico
tn UQ detenui nato territorio: e, per estensione di signifi-
co, s* intende per essa anche il territorio medesimo, su
(0 C. Calisse, Nuwi docum. per ta storia del Patrim. dì S. PUtro
« Ttuiia in Studi e documenti di itoria t diritto, a. Vili, 1887.
(j) Raynaldi Annui eccUi. a. 1585, n. 8.
(j) C. Calisse, / Prefetti dt. p. ao2.
38
C. Calisse
cui quel diritto si esercita. L'oso delle rocche quivi esi-
stenti; il godimento di tutti i beni pubblici, di qualunque
specie fossero, terre, selve, case, molioi; la facoltà di riscuo-
tere per sé censi, pigioni, pedaggi, terratici, multe, e d|fl
avere servigi di lavori o di altro, a cui gii abitanti del
luogo fossero sottoposti ; questi erano i diritti dei castel-
lani. Avevano però anche obblighi, fra cui la custodia degllH
edifici demaniali, la buona coltivazione delle terre, e sopra
tutto il pagamento della somma, per la quale la castel-
lania era stata ottenuta. Sulla fine del secolo xiii, fatto
il conto a lire papaline, novanta se ne pagavano per la
castellania di Ghia e CoUecasale, cento ne valeva quella
di Montalto, duecentoquaranta l'altra di Orchia (i). A
mezzo il secolo xiv si faceva invece il conto a fiorini, f^È
dieci chicdevane in prezzo la castellania di Civitacastellana,
venti quella di Canino e Tessennano, trentaquattro quella —
di Proceno, quella di Radicofani chiedevane settanta, ^f
Taltra di Pereta duecento (2). Il prezzo era in rela-
zione dei diritti che al castellano sì cedevano. Infatti la
castellania di Pereta, luogo oggi non ricordato che nel
nome di una tenuta, era quella per la quale si pagava I4H
maggior somma, perché più delle altre conteneva diritti,
il focatico, il pascolo, il pedaggio, i terratici, i frutti delle
vigne, le mole, i proventi della giustizia (3). E per con-
trario, se accadeva che il castellano non potesse avere
quanto gli era dovuto, 11 prezzo veniva in proporzione
diminuito: il castellano di Canino avrebbe dovuto pagare,
come si è detto, venti fiorini alFanno; ma nel 1352 ne
pagò poco più di undici, perchè in quest'anno la castel
lania gli fu tolta per la conquista del paese fritta da Gic
vanni Di Vico (4).
(t) Theiner, op. cit. I, 491.
(2) Ivi, n, 338.
{3) Fabbe, op. cit. p. 21.
(4) Theiner, op. cit. II, 338.
Tairimottio di S. P. in T. nel sec. XIV
39
La nomina dei castellani apparteneva al rettore. Non
Igii che non potessero ricevere Tufficio loro direttamente
\h\ pontefice, che questi anzi talvolta cosi faceva, per re-
jtribuire taluno dei servigi a lui resi: se ne ha esempio in
Innocenzo IV, che investi della castellania di Radicofani
Saraceno di Perugia, e in Bonifacio Vili chs diede quella
di Collccasale, nella diocesi di Bagnorea, ad Arlotto di
Rolando dì Todi (i). Ma tolti simili e non frequenti casi,
spettava al rettore concedere le castellante, e ciò faceva
per lo più col metodo del pubblico incanto : il maggiore
offerente era il prescelto. Si stipulava allora fra questo e
il rettore un contratto, col quale st determinava la durata
Jclla concessione, la qualità e la quantità dei diritti tras-
messi al castellano, la somma che questi doveva pagare
io compenso, e a garanzia della quale doveva presentare
idonei fideiussori e dare ipoteca generale su tutto il suo
pitrimonio. Al castellano stesso si consegnava poi un do-
cumento, che facea fede della nomina avuta, e nel quale
io si esortava a diportarsi in modo, neiruflìcìo che gli era
stato itBdato, da fjrc che la Chiesa e Ìl rettore dovessero
lodarsi di lui, mentre dal loro canto gli promettevano ogni
garanzia ed assistenza pei diritti conceduti. Un altro docu-
nicmo finalmente veniva spedito al comune nel cui distretto
« trovava la castellania, e lo scopo ne era che Ìl castellano
: ivi da tutti riconosciuto, e da tutti ne fossero rispet
i 1 diritti (2).
Affini con le attribuzioni finanziarie del rettore, anzi
*^ollcgate con esse, erano quelle che a luì incombevano pel
governo deireconomia generale della sua provincia. Lo
Stato non lasciava allora liberti nel commercio, anzi lo
^geva a suo modo, or favorendolo, ora ostacolandolo.
(t) Thetner, op. cit. I, 2^6, 538.
(2) Fabre, op. cit. p. 2, dee. L
¥>
C Calhse
e cercando sempre d'Impedire che la libertà di espor-
razione portasse carestìa dove si era avuta abbondanza
di produzione. Le tariffe e il divieto di libero scambio
erano i mezzi principali pel conseguimento dello scopo
che il Governo si proponeva, e a cui doveva concorrere
coll'opera propria il rettore, che aveva il compito di
far osservare quanto a tal proposito avevano stabilito
le leggi. Cosi era per le tariffe, che potevano essere
determinate, se gi.\ non lo fossero state peraltro mezzo,
per opera del rettore medesimo: specialmente allora che
si temeva un rincari mento, si ricordavano col bando
i prezzi dei vari prodotti, obbligando i venditori ad
attenervisi; ovvero si facevan di nuovo, in quella occa-
sione, stabilire dai pubblici stimatori, come si fece a Vi- M
terbo, per il grano, l'orzo, il vino, la carne, il pesce, le "
legna ed altro ancora, allorquando Nicolò IV si trasferi
colla sua cone in quella cittA (i). In quanto all'esporta-
zione, non si poteva questa fare per alcuna specie di der-
rate, e neppure fra un comune e l'altro nell'interno dello
stesso Patrimonio di Tuscia, senza che il rettore ne avesse
dato licenza (2), o non se ne fosse avuta special conces-
sione dal papa o da un suo legato. Una simile concessione
era stata fatta per Montefìascone, dove, standovi gii la
curia del rettore con tutti gli uffici dipendenti, si era data
libcrtd di portare da qualunque parte della provincia ogni
sorta di prodotti : ma presto, per domanda del comune
medesimo, quella concessione fu ristretta, perchè Inno- J
cenzo VI, a cui era stato riferito che il libero commercio j
del vino forestiero faceva che restassero incolte le vigne del'
luogo, ordinò che a riguardo del vino sì tornasse all'antico
divieto (3). Eccezione si faceva soltanto pel vantaggio della
(I) Theiner, I, 3S9.
(a) Ivi, I, 528, ,'6t.
(3) Ivi, II, 236.
'Tatrimonio di S, P, in T. nel sec. XI F 41
■
*
I
curia papale e de* suoi ufficiali: anche proibito il vino fo-
restiero in Montefiascone, il rettore poteva farvene venire,
per uso proprio, quanto gli era necess;irio; e nel 1304,
avendo Benedetto XI deciso di passar Testate a Perugia,
orJinò al rettore del Patrimonio che niun impedimento
ponesse ai messi del comune perugino, mentre andavano
attorno a cercar vettovaglie (i). Altrimenti sarebbero stati
molestati ed impediti nei negozi loro dai grasc'uri, cui era
affidata l'esecuzione di ciò che riguardava il commercio
delle grascie, di quanto cioè era necessario al generale
approvvigionamento. Anche i grascieri erano nominati dal
rettore, dalla curia del quale ritraevano, mediante corrispon-
dente pagamento, le patenti per esercitare l'ufficio loro,
cui andava necessariamente unita una qualche giurisdi-
zione, di cui pare che talvolta abusassero: certo Mar-
tino IV temeva che le durezze colle quali i grascieri di
Roma pretendevano trattare gli abitanti di Civitavecchia,
appartenente allora al distretto urbano, citandoli innanzi
a se, e dando loro Ingiusti comandi, potessero in questa
cì«à esser causa di tumulti e di pericoli per lo Stato,
e raccomandava perciò a chi era quivi allora governa-
tore che, togliendo l'occasione, impedisse l'allargarsi del
male (2).
Altro degli uffici connessi cogli interessi finanziari era
quello, che pur spettava al rettore, di sovrintendere alla
coniazione della moneta, invigilarne la circolazione, repri-
merne la falsificazione. Era questo allora assai più grave
negozio che non sia oggi, perchè circolavano nel Patri-
monio moltissime specie monetarie, fiorini piccoli e grossi,
d'oro e d*argento, lucchesi, perugini, cortonesi, veneziani,
ravennati, turonensi, provisini, bizanti, pisani, senesi, pa-
palini. Era inevitabile la confusione, il deprezzamento or
4*
C. Caiisse
deirunn specie di moneta e or deiraltra, la falsificazione
facile e vastissima, la diffidenza perciò, la difficoltà degli
scambi, e in ultima conseguenza il danno dcgl' interessi
pubblici e privati. A rimediar\'i, o si determinava di quando
in quando a quali monete si doveva dar corso legale, come
si f<^cc nel 1278, quando, andando la curia romana a Vi-
terbo, si ordinò che soltanto fossero accettati in commercio fl
cortoncsi e perugini o monete a queste equivalenti (i);
ovvero, come più di frequente accadeva, si dava facoltà
al rettore di procedere a qualche semplificazione od uni-
ficazione, col battere moneta nuova, quella per Io più delle
lire paparine o papaline, che nel secolo X[v avevano nel
Patrimonio credito e corso superiore ad ogni altra, ed
erano cosi dette perchè portavano l'effigie del papa, per
esser distinte dalla moneta che faceva coniare il Senato
romano, e dalle altre forestiere, che avevano, come si è
detto, nella provincia lìbera circolazione. A questo scopo
nel 1321 Giovanni XXII scrisse al rettore che, avuto prima ■
consiglio coi comuni, facesse coniare nuovi papalini, per ™
diminuire la dannosa molteplicità delle monete nel Patri-
monio (2); nel 1334 lo stesso pontefice rinnovò tale fa- fl
coltA, aggiungendo però che di quattro in quattro mesi
la Camera apostolica dovesse essere fatta consapevole della
quantità di moneta nel frattempo coniata (3); e nel 1337
tornò a confermarla Benedetto XII, lasciando, ben s'intende,
ni rettore soltanto il diritto del conio, e nulla cedendogli
di quanto era in questa materia prerogativa sovrana (4).
I
Pel disbrigo di tanti uffici attinenti agi' interessi finan-
ziari della sua provincia, il rettore aveva, fra gli ufficiali
(i) Theiner, op, cit. I, 359.
(2) Ivi, I. 66|.
(3) Ivi, I. 777.
(4) Ivi, II. 39.
I
Matrimonio di S. P. in T. nel sec. XII'
43
della curia^ anche Ìl tesoriere, sostituito talvolta da un ince-
Usoriere (i).
L'ufficio principale del tesoriere era la custodia del
pubblico denaro, riscuotendo quanto si doveva, per qual-
siasi titolo, alla curia, amministrando ciò che aveva ri-
scosso, pagando gli stipendi, facendo tutte le spese ne-
cessarie e tenendo il resto, se vi era, a disposizione dtl
pontefice: esempi di queste sue varie attribuzioni se ne
son gìA veduti parecchi. La relazione col rettore era natu-
ralmente di dipendenza pel tesoriere, che doveva in tutto
agire col consenso e sotto la guida e vigilanza continua
di lui, ed eseguirne gli ordini. Infatti le lettere d'intimo
dei vari pagamenti, che si dovean fare nelle mani del te-
soriere, partivano dal rettore; il pontefice stesso, quando
provvedeva su cose la cui esecuzione spettava al tesoriere,
mandava le sue istruzioni anche al rettore, senza per altro
che questa regola fosse tale da non poter egli corrispon-
ttt direttamente col tesoriere medesimo, come fece, per
tempio, nel 1352 Clemente VI, quando ordinò al teso-
riere Angelo Tavcrnini che tutte le rendite del Patri-
monio fossero per quell'anno impiegate a sostenere la
guerra contro Giovanni Di Vico (2). D'altra parte il te-
soriere, per ciò che riguardava l'esecuzione dell'ufficio
joo, quando avesse seguito il rettore nella direzione ge-
nerale che questi imprimeva a tutto il governo, ne era
poi e doveva esserne indipendente. Sono da ricordarsi a
tal proposito due costituzioni pontificie. Una è di Cle-
mente VI, che nel 1352 ordinò al tesoriere che non
dovesse mai, del denaro che custodiva, dare al rettore
più di quanto gU competeva per salario (3); coH'altra,
^^I ^Ì5ìi Innocenzo VI vietò che il rettore revocasse i
(1) Theiner, op. cit t, 683.
(2) Ivi. II, 227.
(}) Ivi, n, 222,
44
C Calisse
processi contro i debitori dell'erario, senza averne prima
avuto il consenso del proprio tesoriere (i).
Uno dei compiti più importanti che aveva il tesoriere
era il tenere ordinati, quanto più potesse, i registri, sia
delle entrate come delle spese, e di depositarli, per la loro
conservazione, nell'archivio della curia del rettore (2),
Tali registri sono la fonte della maggior parte delle no-
tizie che si hanno sul governo del Patrimonio di S. Pietro
in Tuscia, e, per questa considerazione, ha speciale impor-
tanza quello che fu compilato nel 1298, quando era rettore
Rinaldo Malavolti. Avveniva però che, nel succedersi dei
magistrati, gli archivi, per incuria o per frode, rimanevano
disordinati, o ne erano anche trafugari documenti e registri.
Al che volendo rimediare Giovanni XXII, che lamentava
il catrivo stato degli archivi nella provincia toscana, diede
incarico di riordinarli ad un monaco dell* ordine cister-
ciense (5); ingiunse in pari tempo al rettore e al tesoriere
che, per l'avvenire, tenessero ciascuno diligentemente un
libro delle entrate e delle spese (4); e in quanto al passato,
per riparare alle perdite subite, mandò nel 1327 il tesoriere
stesso iti Assisi, dove, nel convento di S. Francesco, si
conservavano casse piene di documenti relativi all'ammini-
strazione del Patrimonio di S. Pieti'o in Tuscia. C il risul-
tato di questa missione ben fu corrispondente allo scopo,
che di quei documenti si fecero copie ed estratti, e se ne
formò nel 1354, essendo rettore Filippo di Cambarlhac e
tesoriere Stefano Lascuotz, Ìl Registro della curia del Patri-
mofiio di S. Pietro in Tuscia^ che è conservato oggi nell'ar*
chivio Vaticano (5), e di cui fu recentemente pubblicato
(i) Theiner, op. ck. Il, 238.
(2) Ivi, II, i8j.
(?) Ivi, I, 666,
(4) Ivi, I, 68j.
(5) Armadi XXXV, n. 14
Matrimonio di S. P, in T. nel sec, XI l '
45
I
I
I
il contenuto (i). Questo registro venti anni dopo, cioè
ne! 1554» fu riordinato ed accresciuto, nell'occasione che
i*Alhomoz veniva a far riacquistare alla Chiesa moki diritti
che le erano stati usurpati: ma siccome fu un registro
compilato in fretta e senza ordine nella distribuzione delle
partì, TAlbornoz stesso, nel 1364, per renderlo di f;icilc
uso, lo riordinò in modo, che sotto rindicazione dei sin-
goli comuni e dei feudatari fossero enumerati i diritti e
i doveri che ciascun dì essi aveva verso il Governo della
Chiesa (2).
Fra i tesorieri del Patrimonio di Tuscia acquistò fama,
più che ogni altro, i! viterbese Angelo Tavernini, il quale,
giovandosi del suo ufficio, tenuto per ben venticinque anni,
aveva accumulato ricchezze per quei tempi straordinarie. Nel
territorio di Viterbo sì era fatto proprietario di un podorc,
stimato allora del valore di diciottomila scudi d'oro, ed
era giunto anche ad aver feudi, come quello dì Colleca-
sale, nella diocesi di Bagnorea, a lui concesso per dieci anni
da Clemente VI (3), E di ciò non sazio, lucrava dando
sad usura, e le cronache ricordano che a quei debitori, i
eguali non cran pronti a pagare alla scadenza delle obblì-
Igazioni, egli, abusando della potestà che gli veniva dal
^uo ufficio, scoperchiava le case, ne rompeva le imposte,
^ giungeva fino a maltrattamenti nelle persone (4) ; onde
^^orse, alla fine del 1374, grave tumulto in Viterbo, de!
«quale approfittò Francesco DÌ Vico, che in tale occa-
^one si kce padrone della cìtti (5). Il Tavernini sì sot-
(t) Fabre, Rig, curiae patr. 5. Pttri in Tuscia^ in MHanges (Tar-
biol ti d*hisL, Rome, 1889, io. IX.
(2) Fabre, Un registre CÌL p. 9.
(j) Ivi, p. 20.
(4) N, Della Tuccia, Cren, viterb. a. 1374.
(5) C. Calisse, / Prefetti eh. p. 145.
4^
C Calisse
trasse allora a stento, con nascosta fuga, ali* ira popolar
e qualche mese dopo, andato, per iscolparsi, insino ad Of^
betello incontro a Gregorio IX, che tornava da Avignone,
neppure gli fu dato di esserne ricevuto, per la qual cosa
si disse che mori dì dolore nelle campagne di Montalto.
Anche in questa circostanza però il cronista osserva che
Tavernini aveva con sé ventimila ducati d'oro e moltis-
sime gioie (i).
L'intreccio dei vecchi sistemi medievali, non ancon
del tutto abbandonati, con quelli dell'epoca nuova, non del
tutto ancora prevalenti, si osserva, durante il secolo xiv,
anche negli ordinamenti mih'tari. Si conservavano infatti,
come altrove così nel Patrimonio di Tuscia, le milizie
feudali, essendo la milizia a favor del signore ancora uno
fra i più importanti obblighi dei feudatari. Bonificio Vili
dando in feudo una parte di Tessennano, nella diocesi dì
Toscanella, a Nerio della Torre, gli diceva che il patto prin-
cipale ne era che egli e i suoi eredi dovessero rendere
alla Chiesa i consueti servigi militari (2); altrettanto lo
stesso pontefice ricordava a Guastapane, nel farlo signore
del castello di Ghia, nella diocesi dt Orte (3); Clemente VI,
autorì;^zando il rettore a dare in feudo ad Angeletto di
Pepo di Orvieto il castello di Cerio, nei dintorni di Cor-
neto, poneva fra gli altri patti quello di ogni servizio mi-
(i) Della Tuccia, op. cit. ivL
(2) Theiner, op. cit I, 519,
(3) Ivi, I, $58.
'Patrimonio di S» P. in T. nel sec. XIV 47
Utare (exercUum et cavalcatam) secoodo le consuetudini (i);
I e questo in generale promettevano tutti i nobili nel rico-
'iiosccre la sovranità della Chiesa, come allora che tutti
furono convocati, nel 1554, in Montefi<iscone, dove, alla
presenza del rettore, confermando gli antichi giuramenti,
tornarono a giurare che, ad ogni richiesta del rettore mede-
simo, sarebbero accorsi sotto le bandiere della Chiesa (2),
Le quali però accoglievano nel tempo stesso soldati
mercenari, sia presi a stipendio singolarmente, sia per
mezzo di capitani di ventura, secondo il sistema che
allora incominciava, e che, poco tempo dopo, dovea di-
ventare generale. Nelle spese della Camera si trova spesso
notato quanto si pagava pel soldo de' militari presi in con-
'doita (3), il che si rendeva necessario specialmente allora
che, per ribellione di chi ne avrebbe avuto obbligo, man-
cava la milizia indigena, o non si poteva avere in essa la
necessaria fiducia. Quando Giovanni Di Vico sottraeva
al rettore la più gran parte del Patrimonio, si ricorse ai
mercenari, e il rettore stesso assoldò, fra gli altri, il ven-
turiero Rougher, prima ai servigi di Siena (4); TAlbornoz,
che pur dovea sottomettere città e feudi del Patrimonio,
fccQ nel 15^5 contratto col capitano Stern; per la stessa
ragione Gregorio XI, venendo a Roma, si {tct precedere
da una potente banda di Brettoni, la quale prese stanza
nel Patrimonio, a Marta e Soriano, dove, trovando ali-
mento nelle discordie continue che tenevano agitato il
paese, si mantenne fino al 1420, quando gli ultimi avanzi
ne furon fatti partire da Martino V (5). E fra il secolo xiv
e il XV il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia fu ampio teatro
(i) Theinf.r, op. ctt. II, 146.
(2) Fabre, Un registri cit. pp. 29-30.
(}) Theiker, op. cit. Il, 339.
(4) e. Calisse, I Prefetti cit. p. 101.
(5) Ivi, pp. 149, 179-182, 192.
4»
C Calisse
alle imprese dei più noti venturieri di quel tempo, For-
tebraccio, Annichino, Tartaglia, Piccinino, Sforza, che lo
tennero in continuo sconvolgimento, non d*altro amici
che di ciò che il loro interesse consigliava (i).
V'erano finalmente nell'esercito della Chiesa anche le
milizie comunali, che pur dovevano accorrere alla chia-
mata del rettore. Questi mandava rintimo di far la leva.
ai comuni, determinando il numero dei soldati che cia-
scuno doveva spedirgli, e che era in corrispondenza colla
popolazione, chiedendosi per lo più un uomo per famiglia
0 fumante (2), quantunque non manchi esempio che siS
richiedesse un numero di soldati altrimenti determinato.
1 comuni, a cui l'intimo perveniva, dovean curare che il
richiesto contingente d*uomini, tutti provvisti a viveri ed
armi, effettivamente si avesse dal rettore, che, in caso di- I
verso, li puniva di multa: nel 1351 cosi accadde al comune
delle Grotte, condannato a pagare cinquanta fiorini, perchè
non si era unito all'esercito che il rettore nel settembre
aveva raccolto per difendere Cornerò minacciato da Gio-
vanni Di Vico; e poichò questi se ne impadroni, e il ret-
tore nel 1355 adunò nuove forze per ricuperarlo alla Chiesa,
toccò questa volta al comune di Nepi la multa di ven-
totto fiorini, perchè mancò alla raccolta delle milizie co-
munali (5). L'obbligo però che i comuni avevano non
era per tutti eguale, che diverse ne erano le condizioni, e
neppure mancavano esenzioni od altri privilegi. Gli Or-
vietani, per esempio, nel giurare ai tempi di Adriano IV
sottomissione alla Chiesa, posero il patto che, nelle spedi-
zioni militari, il loro obbligo si sarebbe Hmitato al terri-
torio fra Tintinnano e Sutri (4); Cìvitacastellana promise
(i) Theiner, op. cit. Il, 365,
(2) Fumi, op. cit. n. 686.
(3) Theiner, op. cit. II, 358.
(4) Fumi, op. cit. n. 38.
Matrimonio di S. P. in T, nel sec. XIV
49
di tenere un corpo di cavalieri a servizio della Chiesa,
purché per compenso le si cedesse il diritto di riscuotere
il pedaggio sulla strada che porta a Roma (i). Nei tempi
posteriori, quando prevalse il sistema di assoldare volon-
tari, più esercitati nelle armi^ di cui facean professione, e
meno avvinti, perche forestieri, agi* interessi locali; il Go-
verno, più volentieri che uomini, chiedeva denaro in com-
penso a* cooauni, i quali così si liberavano dall' obbligo del
servizio effettivo. Ciò si faceva alle volte per tutti, con
provvedimento generale, come fu quando l'Albornoz
impose tasse a tutto il Patrimonio per pagare i suoi
mercenari, a motivo delle quali, perchè troppo gravi,
nacque scontento da porre in pericolo la tranquillità del
paese (2). Altra volta invece si faceva per questo o per
quel comune singolarmente, ed un esempio ne dà Or-
rieto, pel tempo in cui Eugenio TV adunava soldati per as-
cdiarc Giovanni Di Vico in Vetralla: gli Orvietani ebbero
ordine di mandare al campo ottanta balestrieri, ma essendosi
scusati col dire che avevano per sé stessi bisogno di di-
fesa, fu loro domandata in compenso una somma dì denaro,
la quale, da quanto prima era, fu poi, per transazione, anche
ridotta, per saldo di ogni obbligo, a mille ducati (3).
A capo dell* esercito del Patrimonio, da qualunque spe-
cie di milizia fosse formato, era posto, come si é già ac-
cennato, il rettore. Ma ciò poteva essere in doppio modo.
O il rettore congiungeva col proprio l'ufficio di capitano
gentralt del Patrimonio: e in tal caso, che non era in-
frequente, egli aveva il comando diretto dell'esercito, in
modo che non solo ordinava le leve, contrattava colle
bande di ventura, dichiarava la guerra; ma questa dirigeva
(i) Treiker, op. cit. I, 182.
(2) Ivi, II, 365.
(}) Calisse, / Prefetti cit p. 201.
Archivio della R. Società romana di tloria patria. Voi. XV.
50
C Calisse
egli stesso, ponendosi a capo dei soldati. Spesso infatti lo
si vede far da capitano nel Patrimonio, conducendo ora ^
qua ora li le milizie, secondo che il bisogno richiedeva. |
Ovvero l'ufficio di capitano generale si teneva distinto dal-
l'altro del rettore: ed allora al rettore rimaneva sem-
pre Tautorità suprema in questo come in ogni altro uf- ^
ficio del Governo; ma Tesecuzione, e quanto ad essa si fl
aneneva, era attribuzione particolare del capitano. A questo
infatti, per dir qualche esempio, e non al rettore, si volse, m
nel 1295, Bonifacio Vili, per far revocare alcuni processi, |
che il capitano stesso aveva intentato contro Acquapen-
dente, a causa di tumulti quivi avvenuti (i); nel 1350
Clemente VI diede pur direttamente al capitano l'ordine
di ricercare e punire alcuni che avevano derubato un ricco
mercante, mentre recavasi da Firenze a Roma (2) ; in questo
medesimo anno fu egualmente il capitano che, per la ri-
correnza del giubileo, radunò da ogni pane soldati, per
tener tranquillo il paese e sicuri i pellegrini che vi dove-
vano transitare (3).
Per la difesa militare del Patrimonio, la Chiesa vi aveva 1
qua e là molte rocche, delle quali le più erano possedute
dai feudatari, cui incombeva il carico di tenerle in buon
assetto, ma non poche erano direttamente dalla Chiesa
stessa presidiate. Si ricordano fra queste ultime le rocche
di Radicofani, Montefiascone, Orchia, Gallese, Canale,Vìco,
Cometo, Toscanella, Sutri, Carcarella ed altre ancora (4),
oltre a quella marittima di Civitavecchia e quella nuova che
TAlbornoz avea fatto edificare in Viterbo, presso la porta
detta allora di Santa Lucia, della quale, per tale ragione.
(1) TttEINER, Op. Cil. I, 497.
(2) Ivi, II, 194.
(3) Arch- Vatic. Reg. CUm, FI, a. vm, n. 145» fo. i}8.
(4) Fabre, Un rég. ctt. pp. 8, ij, 17, 24, 28.
Tatrimomo dì S. P, in T. nel sec, XIV 51
per la sua prossimità cioè alla rocca suddetta, Innocenzo VI
nel 1358 non volle permettere che le chiavi, come si fa-
ceva per le altre porte, fossero affidate ai cittadini (i).
Nelle rocche, non date a feudatari, il rettore poneva i ca-
stellaai, da non confondersi con quelli cui si concedeva
una castcllania, nel significato gii di sopra dichiarato,
^perchè questi non altro erano che custodi delle rocche
e capi delle guarnigioni ivi poste* Perciò ricevevano sti-
pendio dalla curia del rettore, per sé e per gli uomini da
loro dipendenti : nei conti del tesoriere Tavernini, fra gli
anni 1558 e 13^1, si vede che per lo più i semplici sol-
dati eran pagati con due fiorini o con due fiorini e mezzo
al mese, e che il doppio, cioè quattro o cinque fiorini, si
dava al castellano, a meno che non si trattasse di rocche
importanti, quale era appunto quella di Viterbo, presidiata
da ben cinquanta soldati, il cui castellano aveva uno sti-
pendio mensile di otto fiorini (2). Sopravvenendo caso
di guerra, le rocche e le mura si restauravano, si mu-
nivano, si accrescevano di guarnigione, e di tutto in-
combeva cura al rettore, la cui accortezza e celerità sai-
^vava talvolta la Chiesa da danni irreparabili. Nel 1352,
quando Giovanni Di Vico portò la guerra anche sul lago
dì Bolsena, e talmente v' imperversava che già era sul
punto di rendersi padrone di tutti i luoghi circostanti ; il
rcnore, che era allora Nicola Laserra, mandò ripetuta-
mente rinforzi alla rocca di Bolsena (3), e sollecitamente
curò che, a spese della Camera, fosse restaurata quella
dell* isola bisentina, la quale era a tal punto da non aver
più scale, né porte, né ripari, ma le mura soltanto, che
a stento si reggevano in piedi (4). Cosi gli sforzi dei ri-
Ci) TheikeRi op. cit. Il, 365.
(2) Ivi.
(3) FlTMI, op. cit. p. 679.
(4) Theiner, op. cit. II, 3J9.
6S
C. Catisse
l'ambizione che molti pontefici ebbero di arricchire i propri
nepoti: basti ricordare il grande feudo che, smembrandolo,
si formò nel patrimonio dì Tuscia, quando Paolo HI istituì
il ducato dì Castro, cui aggiunse la contea di Ronciglione.
Ma, d'aln-a parte, i feudatari furono tratti in una più estesa
e più rigorosa dipendenza della Chiesa, diventando membra
della sua politica costituzione, anzi che esserne elementi
di pericoloso disordine. Ogni occasione giovava alla Chiesa
per rivendicare sui feudi i propri diritti : ora intrometteo
dosi nelle loro contese, vi f;iceva valere il suo giudizio?
come allora che Calisto III ordinò tregue alla guerra fra
gli Orsini e gli Anguillara (i); ora si poneva di mezzo
tra i feudatari e i comuni, e quelli costringeva a resti-
tuire a questi il mal tolto, come quando a Viterbo si
(tee. rendere Sipicciano da Tartaglia di Lavello (2), il
quale poi fu da iMartino V creato conte di Toscanella,
con territorio che comprendeva molti comuni, fra cui
Marta, Canino, Montalto (5). Ed oltre a ciò, quando si
potea farlo, si cercava di togliere addirittura di mezzo i
feudatari di cui sì aveva ragione di temere, ciò conse-
guendo sia col destituire dal feudo la persona investita
di esso, come accadde nel 1444 a Dolce Anguillara, al-
leatosi con Francesco Sforza nemico della Chiesa (4);
sia co! togliere il feudo stesso a tutta la casa che si vo-
leva colpire, come si giunse finalmente a fare colla caM
Di Vico (5), e come ripetutamente fecero i papi propensi
al nepotismo, innalzando i parenti propri sulle ruine di quelli
innalzati dai loro predecessori; sia ancora coU'abolire il
feudo, incamerandolo, come si fece, distruttane la capitale
(i) Theiner, op. cit. in, 3j6.
(2) Ivi, III, 144.
(3) Ivi, III, 206.
(4) Ivi, III, 300.
(5) Calisse, / Prtj'dU, cit. p. 208.
Matrimonio di 5. P, in T. nel scc, XIV 53
com'cni per Bassano, Palazzolo, Proceno (i). Nei regi-
stri del 1334, del 1351 e del 13^4, se si eccettuano al-
cune variazioni, per le quali a qualche comune la somma
è accresciuta, come ad One, a Toscanella, a Montalto,
giuriti rispettivamente da ottanta e da sessanta a cento-
venti, a centosessanta e a centocinque lire papaline, e a
qualche altro, come a Civitavecchia ed a Nepi, è al-
quanto diminuita ; le somme restano sostanzialmente eguali
a quelle indicate nel più antico registro (2), il che significa
che non si erano, lungo mezzo secolo e più, sensibil-
mente cambiate le condizioni dei comuni. Per la cor-
rispondenza inoltre fra \\ pagamento della tallia e l'ob-
bligo che i comuni avrebbero avuto di far essi la guardia
alle strade del proprio distretto; quei di essi che cosi
realmente facevano, non erano obbligati a pagar cosa al-
cuna per tale titolo al rettore: ciò fu dichiarato anche da
una cosrituzione di Bonifacio Vili, il quale però aggiunse
che il rettore dovesse sempre accertarsi che l'ufficio sud-
t^etto i comuni esattamente adempissero, e che dovessero
esser chiamati a garantire i danni che, per mancanza della
dovuta vigilanza, avessero toccato i viandanti sulle strade,
di cui a ciascun comune era affidata la custodia (4).
Altra causa di esenzione dal pagamento della tallia mililum
poteva essere un privilegio ottenuto. Così nel registro
del 1298 è dichiarato per Radicofani (5), il quale per altro
si trova annoverato fra i comuni contribuenti nei tempi
posteriori, come risulta dai succitati registri : i Viterbesi
nel 1322 fecero reclamo a Giovanni XXII contro il ret-
tore, che era allora il vescovo di Orvieto, perchè aveva
(i) Fabre, Un reg. cit. p. 59.
(2) Ivi.
(j) Theiner, op. cit. I, 709; li, 338.
(4) Ivi, I. 528.
(5) Fabre, Un reg. cit. p. 60.
54
C Calisse
loro imposto il pagamento della taglia, dal quale pretende»
vano di dover andare esenti per antica consuetudine (i);
e pare che la domanda sia stata accolta secondo i loro desi-
deri, se ciò può desumersi dal fatto che Viterbo, nei re-
gistri degli anni seguenti, non è annoverato fra i comuni
da cui la taglia era pagata (2). Lo stesso Giovanni XXII
nel 1330 dette esenzione dalla taìUa milhum per un quin-
quennio a Gradoli, e degli arretrati fece remissione a Va-
lentano, per la considerazione che ambedue questi comuni
avevano bisogno di riparare ai gravi danni, che l'invasione
fatta nel Patrimonio da Lodovico il Bavaro aveva loro
arrecato (3).
In quanto al turbamento che veniva alla pubblica tran-
quilLitA dalle guerre tra feudatari e tra comuni, il rettore
aveva pure nel suo ufficio il dover rimuovere queste cause
di disordine, tanto più che, a poco a poco che si faceva
maggiormente lontana l'epoca delle autonomie feudah e
comunali, meglio si vedeva come Tautorità dello Stato ve-
niva compromessa dall'uso della forza lasciato nelle mani
dei privati. Per meglio in ciò riuscire, il rettore doveva
prevenire lo scoppio delle inimicizie, o, quando ciò non
fosse stato possibile, doveva intromettersi fra i conten-
denti, sia per comporne amichevolmente le discordie, sia
per imporne loro anche colla forza la fine. Nel 1335 il
rettore Filippo de Cambarlhac ricevè ordine da Bene-
detto XII di cercar tutti i mezzi per calmare le discordie
che turbavano Orvieto, a causa di dissidi fra alcuni feu-
datari e il comune (4), come quelle ancora che ardevano
fra la casa degli Orsini e i Colonna (5): nel 13 61 s*in-
(i) Theiner, op. cit. I, 691,
(2) Ivi, I, 709, U, 338.
(3) Ivi, I, 743, 759.
(4) Ivi, II, j, 4, 85.
(5) Ivi. II, ri.
Matrimonio di S. P. in T. nel sec. XIV ^$
terpose pronto il rettore, perchè i Farnese restituissero
cene prede fané a danno dei Dì Vico, quantunque assai
più quelli che questi fossero amici della Chiesa (i): dai
rettore stesso fu sopita la discordia che tenne in lunga
inimicizia, per ragione dei confini territoriali, Viterbo e
Montefiascone(2): pur Montefiascone, nel 13 15, insieme
a Viterbo, Sipicciano ed altri luoghi, fu pacificato, per vi-
cendevole e generale remissione d' ingiurie, con Orvieto
ed i suoi alleati, One, cioè, Bagnorea, i castelli della Val-
dlkgo, i Farnese, i signori di Biseuzo ed altri (3). E di
simili esempi è piena la storia del Patrimonio di San Pietro
in Tuscia, tanto che può ben dirsi che in questo consi-
stesse il più che il rettore doveva fare nel regolare le re-
lazioni tra feudatari e comuni da una parte e il Governo
daU'alrra.
V.
Rda'^ioni coi fetidi e coi comutii.
Nel secolo xiv il governo delio Stato, quantunque già
tendesse all'assolutismo, non era però tale ancora che non
lasciasse intorno a sé vivere e crescere, con governi
autonomi, altri minori organismi, quali erano i feudi ed
i comuni. Certamente rautonomia di questi non giun-
geva a tal punto, da rompere l' uniti dello St;ito: i le-
gami fra le parti e il centro erano numerosi e forti,
e per essi infatti, come fino ad ora si e veduto, il rettore
e la sua curia avevano su tutti il diritto di esercitare
giurisdizione, riscuoter tasse, far leve, e in ogni altra
guisa compiere atti di sovrana autorità. Ma fuori di
(0 Theiker, op. ciL II, 365.
(2) Ivi, II, 245, 246, 247.
(}) Fumi, op. cit. p. 620.
72
'B. fontana
alla correttezza della stampa, che vale quanto una seconda
trascrizione, ci lusinghiamo che non occorrano altri difetti.
L'uso della cancelleria romana tu di conservare le mi-
nute dei brevi come furono dettate e corrette, poi dì tra-
scriverle in appositi registri. Noi abbiamo attinto alle mi-
nute, non ai registri, se non nel caso che le minute fossero
andate smarrite. Ma ciò fu caso raro, e forse non è occorso
nelle minute del l'eresia. È degno di nota che nessuna mi-
nuta esista di cui non sia stata spedita la copia : ciò è pro-
vato da numerosi riscontri, e dal non trovarsi fra le minute
i brevi che si conosce essere stati soppressi I volumi delle
minute fecero fede in giudìzio, I brevi sono autenticati, e
spesso vi si legge ai piedi il parere di cardinali delegati e
del papa. Qualche volta è detto a istanza di chi furono
fatti spedire; e tali note, che noi abbiamo raccolte, costi-
tuiscono un sunto di storia che non sì legge sulle copie
che andarono al loro destino.
Nel deciferare la scrittura di tanti abbreviatori, che o
si alternano o si succedono, ci siamo giovati dell'opera
dei custodi e degli scrittori dell'archivio, persone abili e
coscienziose, che ci furono larghi di soccorso in casi
veramente gravi. Non rimase con ciò nessun dubbio ra-
gionevole circa la esatta interpretazione di ogni parola.
L'esperienza ci ha fatto conoscere che le copie dei brevi
giunte alla destinazione non erano sempre esattamente
conformi alle minute; ma per il fatto di accomodamend
arbitrarii, o di distrazioni degli amanuensi, non mai per
nuovi pentimenti o mutazione di senso. I nostri docu-
menti si devono adunque considerare come più autentici
di quelU stessi che furono spediti a chi di ragione.
Dalle cose esposte, oltre che da motivi di minor mo-
mento, nasce la necessiti che si debbano pubblicare tutti
i brevi, anche quando si sappia che gii furono editi, ri-
mosso così, inoltre, l'incomodo di doverli consultare in
libri non sempre alla mano e in pubbUcazioni non sempre
Patrimonio di S, P. in T. nel sec. XIV 57
traoquiliitA del paese, permettendo gli appelli, e cosi fa-
cendo ogni altra cosa che, senza lesione dei loro diritti,
fosse stata richiesta (i).
Partecipi dcirautorità che aveva la Chiesa sui comuni,
potevano essere, dopo i feudatari, i comuni medesimi,
dividendo colla Chiesa il dominio sia sopra di sé, sia
sopra comuni diversi. Del primo caso dà esempio Civita-
castellana, per la quale, sulla fine del secolo xiii, è dichia-
rato che il Governo temporale era esercitato promiscua-
mente e prò indiviso dalla Chiesa e dal comune (2); e ne
sono anche esempio tutte le concessioni di diritti, che,
sotto forma di privilegi o di esenzioni 0 altrimenti, ora
questa ora quella citti otteneva. Del secondo caso gli
esempi sono pure frequenti: estesi diritti aveva Orvieto
SU Acquapendente e sul comuni della Valdilago; nume-
rosi comuni riconoscevano la supremazia di Viterbo; al-
trettanto deve dirsi per Toscanella; così era pure di Cor-
netOp verso il quale, fra gli altri, aveva dipendenza anche
'. comune di Civitavecchia, che gliela testimoniava con la
^pubblica offerta di un cero nella festa dell'Assunta (j).
Qualunque però fosse la condizione dei comuni, non
U sottraeva essa mai a certi obblighi, che tutti, i feudatari
>mprcsi, avevano per ragione della lor dipendenza dalla
ìiesa. Fra tali obblighi importante era quello dell'an-
dare al parlamento; obbligo certo più che diritto, per la
jione che il parlamento, anzi che nell'interesse di chi
'vi prendeva parte, veniva convocato allo scopo che il
Governo avesse un mezzo per potere intorno a se rag-
ppare i vari elementi onde il popolo si componeva, e
' tenersi cosi in diretta corrispondenza con esso, si trattasse
di averne Ìl consiglio o d* imporgli servigi o di fargli co-
Ci) Fabre, op. cìt. pp. 31-36.
(a) Theiker, op. cit. I, 460.
(3) Ivi, II. 364.
74
"B. fontana
prevedendo che non pochi lettori si meraviglieranno della
eseguitA della materia, e della semplicità dei mezzi con i
quali operarono i pontefici, diciamo, che veramente in
Italia r importanza della eresia è stata eccessivamente ag-
grandita, dai cattolici per paura, e dai protestanti (luterani
son detti tutti a qualunque setta appartengano) per vana
gloria. Sotto questo aspetto si può asserire, e sia lecito di
esprimerci in questo modo, che quello che non si ritrova
nei brevi non è meno importante di quello che e* è ; ma
se si considera, che l'autorità ecclesiastica, costretta ad
emettere brevi, tende piuttosto a nascondere che a mettere
in mostra la piaga dell'eresia, consegue che i brevi hanno
talvolta bisogno di commento, e a loro volta servono di
commento a fatti storici rimasti dubbiosi. Poche parole
di un breve ricostituiscono la storia dei disordini occorsi
a Ferrara nell'anno 1536. Per cui la brevità è oculatezza;
e significa pure, che, operando da sé i tribunali locali, col
consenso dei principi e senza le proteste dei sudditi, Tav-
versione all'eresia, su per giù, era nello spirito di tutti.
Laonde si cercherebbero qui invano le notizie di pro-
cessi celebri, come quelli del Morone, del Carnesecca, del
Paleario, benché sì abbiano, invece, le chiamate del Ver-
gerlo, del Castclvetro, del Fannio e di altri. Il breve è
sempre un rimedio estremo contro le persone, contro le
quali si suole prima operare per mezzo degli ambasciatori
residenti o legad: contro Renata di Francia, per esempio,
qualche breve fu minacciato, ma non fu fatto. Ma il ser-
peggiare dell'eresia si vede al contrario benissimo nei brevi,
perchè l'avviso ne fu sempre dato ai principi, ai vescovi,
agli inquisitori, in tempo opportuno. Dove comparisce un
breve si può sospettare qualche cosa di più grave che
non appaia; e ì brevi, come pietre miliari dell'eresia, non
sono meno importanti delle bolle, le quali appartengono
ad altra serie di documenti, e sono più conosciute perchè
più universali.
Tatnmonio di S. P. in T. nel sec. XIV 59
■ i no
I
I
epoa ne sede era fissa. Il luogo era per lo più quello dove
risiedeva il rettore, Montefiascone dunque o Viterbo, senza
per altro che nulla impedisse il convocare altrove il par-
bmenio: in quanto al tempo, il rettore stesso lo determi-
nava, secondo che gli pareva conveniente. Anche lo scopo
era .issai vario: il grande parlamento che, con intervento
di prelati, baroni e rappresentanti dei comuni, l'AIbornoz
tenne nel 1554 in Montefiascone, fu convocato, come già
si è detto, allo scopo di ricercare e stabilire i diritti spet-
tanti alla Chiesa, i quali, per usurpazione o per abbandono,
erano stati perduti. Nel 1321 Giovanni XXII diede ordine
« facoltà al rettore di battere nuova specie di moneta,
ma volle che prima ne avesse il consiglio dei comuni od
un iversiii della sua provincia (i). Nel 1375 Gregorio IX
fece premure perchè subito si chiamassero a parlamento
ì nobili e i comuni del Patrimonio, per averne un sussìdio:
io scopo però non tanto era quello che i radunati doves-
acconsentire che Ìl sussidio si desse, essendone già
stata stabilita la somma in ventiquattromila fiorini, come
anche la destinazione, per stipendiare un corpo di avven-
turieri e riparare le fortificazioni di Perugia; quanto era
piuttosto Taltro che la somma si ripartisse di comune ac-
cordo, per la parte che ciascuno doveva pagarne (2). Ciò
dimostra che tali parlamenti regionali poco o nulla con-
servavano di diritti, anche a proposito della votazione d' im-
poste straordinarie, già stato il loro diritto maggiore: il po-
tere del Governo si era andato sostituendo ad ogni altro,
e delle antiche istituzioni quella parte e quella misura sol-
tanto manteneva, che poteva tornargli a vantaggio.
L'essere riconosciuto ai comuni, quantunque in modo
diverso, il diritto di regolare per sé stessi la propria vita
(i) Tbbiner, op. cit. I, 664.
(2) Ivi, II, 552.
6o
C. Calisse
cittadina, non escludeva che fossero loro poste, a riguardo
dell'esercizio dì questo diritto medesimo, quelle condizioni
che dovean mantenerlo in armonia coi più alti interessi
dello Stato. Una di tali condizioni era che le leggi comu-
nali, gli statuti, non dovevano essere contrarie alle leggi
generali dello Stato, anzi neppure a quelle ecclesiastiche,
ma alle une ed alle altre dovevano essere subordinate.
Quindi la necessità che gli statuti, prima che se ne potesse
legittimamente fare uso, dovessero essere approvati dall'au-
torità dello Stato. E che cosi in realtà si facesse, è atte-
stato da esempi numerosi. La maggior parte degh statuti
porta innanzi a se la dichiarazione dell'ottenuta appro-
vazione, e per molti, come per quelli di Civitavecchia,
Civitaca^stellana, Orvieto, Viterbo (i), ed altri, si cono-
scono i documenti nei quali la loro approvazione è con-
tenuta. Nel 1265, verificandosi i diritti spettanti alla Chiesa
in Acquapendente, sì dichiarò che quivi gli statuti erano
sempre stati fatti ad onore e col consenso della Chiesa,
eccettuato soltanto quel tempo in cui il comune era sog-
getto ngli Orvietani, nemici allora della Chiesa e seguaci
dell' imperatore (2).
I Viterbesi nel 1358 domandarono che fosse loro per-
messo di riformare, senz'altrui ingerenza, i propri statuti:
ma neppur questo poterono ottenere, perchè Innocenzo VI
rispose che anche la correzione degli statuti doveva es-
sere sottoposta all'approvazione del sovrano (3). Stando
cosi le cose, era ben chiaramente definito il compito del
rettore. Se gli statuti, compresi con quelli dei comuni li-
beri anche quelli feudali, avevano riportato la necessaria
approvazione ; egli doveva rispettarne l'autorità, e nulla
fare che fosse ad essi contrario. Erano appunto queste le
(i) Thetner, op. c'it. I, 152, I7S, i8s, 240, 246.
(2) Ivi, I, 273.
(0 Ivi, I, 524.
Matrimonio di S. P, in T, nei sec. XIV Si
istruzioni che Boaifacio Vili dava al rettore (i), non im-
pedire Tapplicazione degli statuti legittimi, ma non per-
mettere nel tempo stesso che se ne facessero od usassero
tali, che fossero contrari a quelle condizioni per cui solo
potevano avere legalitA. Avevano tal pecca gli statuti di
Cometo, e perciò l'autoritA dolio Stato non ne teneva
conto, ed anzi colpiva di multa il comune. Avvenne infatti
che tm tal Pietro dì Leone, avendo, per certa sua lite,
citato due Cornetani al tribunale della Chiesa, mentre gli
statuti volevano che ogni giudizio fra Cornetani dovesse, in
primo grado, ponarsi alla curia del comune; ed avendolo
perciò TautoriiA comunale punito, col fargli distruggere
l'abitazione; il rappresentante del papa, nella causa che ne
seguì, condannò il comune al risarcimento di tutti i danni
verso Pier di Leone, perchè la riferita disposizione dello
statuto e il giuramento che dai cittadini se ne era richiesto
egli ritenne contrari ai diritti della Chiesa (2). Ed a Cor-
ncto stesso accadde che fosse messo al bando, fuor della
legge, per avere usato staturi non corretti : infatti nel 1501
il comune per aver rimessione di ogni colpa, pagò al ret-
tore mille fiorini, cinquecento dei quali furono dati appunto
aUo scopo di avere il riaffidamento dal hanno incorso a
causa dello avere adoperato statuti illegali (3).
Una seconda e non meno importante condizione posta
all'esercizio del diritti dei comuni, era che la Chiesa do-
vesse avere ingerenza nella elezione dei magistrati comu-
nali. Non di tutti certo, ma si di quelli che erano a capo
dell' amministnizione del comune. Tale era il podestà, tale
ancora il capitano del popolo, che in taluni luoghi, per
esempio a Cometo (4), teneva il posto di quello, secondo
(i) Theiner, op. cit. I, 528.
(2) Ivi, I, 126.
(j) Cod. Vatic. 79Ji; Galletti, Mise, e. 153.
(4) Theimer, op. cit, I, 308.
'Patrimonio di S. P, in T. nel sec XIV 6^
verno della città loro alcun forestiero, senza il consenso
del pontefice o di chi ne teneva le veci(i). Nel 126^ Ur-
bano IV ripeteva ai Cornetani che dovessero dargli no-
tizia della persona che intendevano nominare podestA, ed
aspettare la sua dichiarazione di gradimento, se non vo-
levano che fosse senza effetto la loro elezione, e punito
inoltre il comune colla multa di mìUe marchi d'argento (2).
Giovanni XXII diede nel 1322 analoghe disposizioni per
Viterbo, minacciando, nel caso dì disobbedìenza, la pena
della scomunica, seguita dalla perdita di tutti i diritti pub-
blici e privati (3). E in modo poi generale, nel mede-
simo anno, il pontefice ordinò al rettore del Patrimonio
che rigorosamente provvedesse ali* esecuzione di una
costituzione da lui emanata fin dal 13 17, colla quale
si vietava reiezione de' magistrati cittadini, senza la li-
cenza o sen2a la conferma del Governo (4): queste di-
sposizioni furono rinnovate e confermate nel 1346 da
Clemente VI (5).
Per mettere in atto questo diritto della Chiesa, e per
non violare d* altra parte i diritti che potevano avere i
comuni, si seguivano, a proposito della elezione dei magi-
strati cittadini, vari sistemi, pe' quali Tuna cosa si cercava
di conciliare coU'altra. Questa varietà corrispondeva a
quella delle condizioni dei comuni e delle loro relazioni
colla Chiesa: onde anche su questo punto non si aveva
stabilità di regola propria per ogni comune; ma or si
faceva in un modo, ora in un altro, secondo richiedeva
lo stato del comune medesimo, considerato ora in uno ed
ora m un altro momento.
(t) Theiker, op. cit. I, 48.
(2) Ivi, I, 308.
(0 Ivi, I, 686.
(4) Ivi, I, 700.
(5) Ivi. II. 162.
«4
C. Calisse
La costituzione di molti comuni era in alcun leo
tale da permettere alla Chiesa Tesercìzio intero
di nomina de' loro magistrati. Cosi per Acquapendeiuj
richiamandosi a memoria antiche consuetudini, in un fl
cumento del 12^5, si fa dichiarazione che il podestA non
poteva essere eletto da altri che dalla Chiesa (i). E k
fatti nel 1297 Bonifacio Vili vi mandò per podestà]
suo fedele (2), il quale poco dopo, per tumulti sopr
venuti, dovè lasciare l'ufficio, e ancora nel 1322 ricfc
deva lo stipendio, che non aveva mai potuto ottenc
appunto in quest*anno Giovanni XXII scrisse al rene
perchè costringesse il comune finalmente a pagarglielo 1
Pieno diritto di elezione la Chiesa nel 1324 aveva an<
in Radicofani (4), luogo importante, perchè posto al ce
fine dello Stato, sede di permanente guarnigione,
pendiata per metà dal comune e per l'altra metà dai
naci del monte Amiata, che ne erano stati padroni
al 1153, quando, per trattato con Eugenio III, lo ce-
dettero alla Chiesa (5). Anche in Viterbo usò la Chiesa
di questo diritto, come rilevasi dalla facoltà che Ben
detto XII dette nel 1335 al rettore, di poter cioè nofl
nare, fino al beneplacito della Santa Sede, ìl podestà
Viterbo stesso e gli altri ufficiali necessari (6). In qu«
casi, ijuando cioè la nomina de' magistrati comunali sp
tava alla Chiesa, non di raro accadeva che Tufficio si met-
tesse in vendita dal rettore, e si conferisse al maggiore
offerente. L'ufficio, per esempio, di podestà in Acqr
pendente sì trova ripetutamente, nei conti del tesori*
del Patrimonio, venduto per trecento cinquanta lire cor
(i) Theiner, op. cit. I, 273.
(2) Ivi, I, 515.
(?) Ivi, I, 701.
(4) Ivi, I, 709.
(j) Fabre, op. cit- p. 14.
(6) Theiner, op. cit. II, 17.
l^atrimonio di S. P. in T. nel sec. XIV 6$
nesi (i); e nel 1352 vi si ricorda pagato con centodieci
fiorini quello di Bolsena (2).
Poteva darsi invece, ed era Ìl caso più frequente, che
il podestà e gli altri ufficiali del comune fossero liberamente
eletti secondo i propri statuti, salvo soltanto il diritto della
Chiesa di sanzionare la nomina colla sua approvazione. Tale
libertà godeva nel secolo xiii Civitacastellana, e le fu con-
fermata da Gregorio IX (5) : la godeva ancora Viterbo, a
cui nel 1252 fu riconosciuta da Innocenzo IV (4), e che
nel 1278 non l'aveva ancora perduta, perchè il comune
fece in quest'anno promessa a Nicolò III di non elegger
persone che non fossero riconosciute per devote alla
Chiesa (5). Sulla fine del secolo però Viterbo dovette per-
dere questo diritto, perchè allorquando, in seguito alla nuova
sottomissione alla Chiesa fattane dall' Albomoz, i Viterbesi
domandarono che fosse loro concesso di eleggersi libera-
mente f propri magistrati, salva soltanto la conferma del
rettore; Innocenzo VI non accolse questa loro domanda,
dicendo che TAlbornoz lo aveva informato come fin dai
tempi di Bonifacio Vili i Viterbesi avevan sempre rice-
vuto il loro podestà dalla Chiesa (6). Per alcuni comuni
la libertà di elezione era così piena, che neppure avean bi-
sogno della conferma del rettore, purché la scelta loro ca-
desse su persone che alla Chiesa non dispiacessero: in
questa condizione si trovavano, a mezzo il secolo xiv, Mon-
tefiasconc, Proceno, Gallese ed altri (7).
Tra i due sistemi, della nomina cioè fatta esclusiva-
mente o dalla Chiesa o dal comune, v'era un terzo si-
(:) Theineb, op. cit. I, 491.
(j) Ivi, li, 5j8,
(j) Ivi, I, 151,
(4) Ivi, I, 240.
(5) I^U If )59
(6) Ivi, II, 534.
(7) Tabre, op. cit. pp. 7, i.j, 17.
Archivio dtUa R. Società ronam dì ttoria patria. Voi. XV.
82
*B. fontana
dantur. Q.uod si repereris, et Ubros pabltcc comburj, et ero|>tores
venditoresque debite puoih curabis. Ac quod gcneratim spedadmqoe
super hb egerìs, ad dos postea scribes. Datum 25 )8oaarìì t^24
anno primo.
Vili.
1524, 19 aprile. Al vescovo Verulano perchè gli Svizzeri
rimangano fermi alla fede cattolica nel convegno da
tenersi circa il luteranesimo.
[Loc. ciL m, 8, breve 176]
Episcopo Verulano.
Vencrabilis frater &c. Scripsimus ad istam Helvetionrm natio-
nem super conventu habendo prò rebus lutherianis, nec non ad
venerabUcm fratrera Lausancnsem et alios episcopos, quos tu innuere
in bis lineris videris eosque oranes horuraur, ut in optimo suo in-
stituto perseverent, qucro admodum ex Utterarum cxempUs quae ad
te mittuntur poterìs cognoscere. Tuac nunc erit soUtae diligeotìae
ac prudentiae procurare seo coram seu per litteras et nomine etiam
nostro, sicut tìbi videbìtur opus fore, apud eos, ut in illa pia sen-
tentia permaneant, aliquidque efficiant quod sibi et christianae fideì
et buie Sanctae Sedi utile ac honorifìcum futurum sit. Datum Ro-
mae &c. Die .xnt. .mdxxiiij. anno primo (1).
(1) Scgvc il brere »gli E1t«iìI, 177.
Kct Vrcv* ]07 Qemente VII usolve Trùnuo Calvcte, chierico delk £occ« di Telelo, '
ia<)UÌntor« della ereiice praviti nel regno iella Sicitui, di li del Fero, perchè lu Uti^to
e perduto ifl giudìzio con Gioranni di Leon, chierico di CordoTe. Dopo c«4 non «Trebbe
pi& potuto eserdure. il Trìtiano, t'ufEcto dell' Ia.^uÌJÌiionc: me ìntemMado al p«p« dtt
to tcacste, segue il brere. Il giudizio ere avvenuto in Ispegt». Q^ non t' è c>t«i«, iba
ai ricorda il non» dell' ia^aìstton delle Sicilia il i} di «gone 15*4.
T)oc» Vai. contro l'eresia luterana
83
IX.
1524, 4 giugno. Al vescovo di Feltre perchè provveda di
alcuni benefizi ecclesiastici Pietro e Giovambattista
Albiano, padre e figlio, veneti, che hanno scritto contro
le dottrine di Lutero.
[Loc. cit. 1, 6» breve J78 (1).]
nerabili fratti Thomnc episcopo 1-eltrensi apud dìlcctos filios
Tiobilcm vimm duccm et Dominium Venetoruin nosiro nuntio et
Apostolica Sedts.
Vencrabilìs frater saluleni &c. Quoniam ScJcs Apostolica seniper
' de se bcticmeritis gratara et illis, qui ei Jcra SeJJ doclrina ingenio
^ et alJjs anim) virtutibus profucrunt, bcnignam gratìosamque se pre-
I stari consuevit, dum itaque nos mente rcducimus quanto studio
tquantove labore dilecti fili] Petrus Albianus utriusque juris doctor
de Vcnctijs et Jo. Bap.«* eius fiUus decanus Kmoriccnsis prò defen-
sione lum honoris ecclesiastici tum totìus Christiane rcligionJs diu
multumquc insudaverint, Ìl!c cnim tanquam dux fiiio, hic vero pa-
[tern4 vestigia imitando centra effrenaiam rabiem ac letiferam pestem
\ Msninj Lutheri) a recta semita deviaotls duo preclara lìttcrarum mO"
flìumenta nuper in lucem edìJerunt, facile induciraur ut erga utrumque
Lgratiosos nos rcddamur. Cupicntes igitur eidem Jo Bap." [aiÌq]uo
[beneficio ecclesiastico proviJere, ut se dcfcentlus secundum status sui
I cotiJitionem] substentare valcat ; motuproprio et ex certa nostra
[«cicntiaauctoriiatc apostolica fratemitati tuae tenore praescntium com-
Imittimus et mandamus in vìrtute s *' obedicntiae, quatenus per te
Ivel alium seu alios unum duo tria seu plura et tot beneficia eccle-
jsìasticum seu ecclesiastica cum cura et sine cura, secularia et quo-
I rumvvs ordinum regularia in civitatibus et dioccsibus Brisicnsi Pergo-
[ mensi et Concordiensi consisteniia, etiam ad collatìoneni, provìsionem,
Lprescntaiionem, seu quamcumquc aliam dispositionem quorumcunque
l^ollatorum et coUationura (2) in civitatibus et diocesibus praedictis
I COnsistcniibus communiter vcl divisim pcrtinenlia; quorum in siraul
'fructus, rcddiius et proventus centura ducatus aurì de Camera se
cundum communera aesiimationcm valorcm annuum non excedant,
fi) VcJi «Dcbc Bfivìa CUmtntit VII, 44, yéS.
»SJc.
84
*B. fontana
etiamsi canonicaius et praebenda, prìoratos, pracpositatus, digni-
tates, personatus, administraiiones, vel officia alias quovismodo qua-
lificata forcnt, et ad illos, illas et illa consuevissct quis per clèctìoDcni
assumi, eisque cura immineat anlmarum, simul vel successive va»
calura per cessura vel decessum, aut quamvis aliani demissionem
illa obtinentium etiam in aliquo ex mensibus ordinarijs coUatoribus
per constitutiones apostolicas aut Utteras altemativas per alia pri-
vilegia et indulta apostolica, etiam per nos concessa et concedcnJa,
etiamsi dispositioni apostoUce specialiter vel ex quavis causa practcr-
quam apud sedem, aut fnmiliaritatis continuae comniensaliiatis
nostrae, seu alicuìus ex S. R. E. cardinalibus, cuius consensus requi*
rentibus fuerii gcneraliter reservata, seu ex generali apostolica re-
servatione affecta fuerim. Quae praefatus Jo. Bap ** per se, vel alium,
seu procuratorem suum ad id specialiter ab eo constitulum infra
unius mensis spatium posiquam vacatio illorum innotuerit, duxcrit
acceptanda, apostolica auctoritate sibi conferas ac de illis providcas,
seu conferri et provideri facias, prout et nos ex tunc illì confcri-
raus, et de ilio vel illis providemus. Suspcndentes ex tunc prout
ex nunc omnia et singula alia mandala et litteras provìdcntes de tllis
alìcui alteri, cuiuscunque status, gradus, ordinis, condìtìonis et prae-
minentiae sit per nos hactenus sub quibusvis verborum forma et
tenore facta, illaque dicto Jo. Bap.'* collaia, et de illis provisum
fulsse et esse, ac quascunque collationes, provisiones, et quasvb
alias dispositiones de dictis beneficijs in aherius, quam dicti Johnnnis
Baptistae favorem, et altarum quarumcunquc, et quaniumcunque
qualificatarum personarum favorem, etiam per nos et Sedem Apo-
stolicam aut te vel alios, vis confcrcndi aut de beneficljs ecclesìa-
sticis providendi habentcs, factas et facicndas, nuUas et invalidas
nuUiusque roboris vel momenti fuisse et esse; ac rcgulam sive
constitutionem nostram de non toUendo jus quaesitum adversus col-
lationcm et provisìonem nostram huiusmodi ncmini suffragari posse,
ncque debere, sublata eis et eorum cuilibct aliter iudicandi et in*
terpretandi faculiate et auctoritatc, ac irrìtum et inane, sì secus super
bis a quoquam quavis auctoritate scienter vel ignoranter contigcrit
atientarj, decernimus. Et nihilominus tibi tenore praesentiura commit-
tìmus et motu simili raandaraus, quatenus per te vel alium seu
alios dictum Jo. Bap."" vel procuratorem suum eius nomine in
corporalem possessionem actu vacantium, aut simul vel successive,
ut praeferiur, vacaturorum beneficiorum ìuriumque et pertinentiarura
Ulorum auctoritate nostra inducas et defendas inductum, amotis qui-
buslibet illicitis detentoribus ab eisdera, ac facias ipsum vel prò eo
procuratorem praedictum ad beneficia huiusmodi, ut est moris, ad-
^oc. Vat, contro ^eresia luierana
8j
mitti, sìbique de illoruiti fructibus, redditibus et proventìbus et ob-
ventionibus universis integre respondcri. Contradictores per censuras
ecclesùsticas ac pecuniarias et alia iuris remedia compescendo, in-
vocato eiiam ad hoc auxilio brachi) secularis. Non obsiantibus con-
stituiionibus et ordinationibus apostolicis, ac ecclesarum, in quibus
benelìcia huiusmodì forsan fuerint, iuramento contìrmatione aposto-
lica, %-el quavis firmitate alia roboratis statutis el consuetudinibus,
cetcrwque contrarìjs quibuscunque. Volumus autem quod ìpse Jo.
Bap.** infra sex menses, a die assecutionis possessìonis beneiìciorura
lìutusmodi compuiandos, Utteras apostoUcJM sub plumbo expedire, et
omnia iura Camcrae apostolicae pcrsolvcrc teneatur, alioquìn acce-
ptatio et provtsìo pracdictac ac praescntcs litterae nullius sint ro-
bori» vcl momenti. Datura Rome kc. Die .inj*. junij .MDXXtiij.
anno primo.
Vjdit magister dorous papac L, cardìnalis S.'«» 4.«»^
Evangelista.
X.
1524, 27 ottobre. Al cardinale Pisano perchè visiti e cor-
regga le monache della cittA e della diocesi di Padova,
cadute in qualche errore.
[Loc. cit. IH, 8, breve 488.]
Dilecto fiUo nostro Francisco S." Mariae in Porticu
S. R. E. diacono cardinali Pisano.
Dilecte fili nostcr salutem. Intelleximus mootales in tuis civitate
[ et diocesi Paduana cxistentes, culpa fortasse eorum quibus commisse
j sunt. quod curam eas gubemandi posiposuerint, in varios errore*
[incidere. Propterea nos, qui omnium earum, quae Altissimo famu-
Itanttir, ut in odore bonorum operum assidue versentur et cum odore
roonae famae vivant^ et propter earum vitam Christi (ìdeles non
Iscandalizcnt, praccipuam curam habemus, in praemissis cupieoics op-
[iKirtunc providere, tuae circumspectioni, qui ccdesiae Paduanae
l|)crpetuus administrator existis, cuius quidem ratione dcbitam iam
ie^itn libi curam impoaimus et demandamus, ut per te, sou alium
frci 4IÌ0S, quos tu vita et moribus duxerìs idoneos, quecunque mo-
Basteria et loca monialium in tuis civitate et diocesi Paduana con-
Btia, cuiuscunquc sint habitus atquc ordiois atque etiam ea, quae
S6
*B. fon tana
perpetua sunt clausura episcopo Paduano prò tempore exsìstenti
libj subiectii, visites iitque omnino gubcrnes. Ac, si forte opus fuerit,
moniales ips;is colicrcendi, pcrniulandi et ex consonio et socielate
alìarum amovendi, persevorantes autcm in errore congruis poenis
prò deraeritorum magnitudine puniendi, omniaquc super his, quae
ad vitae honestatcm et devotionis effectum duxeris necessaria ec
opportuna agcndi, gerendi et administrandì plcnani et omnimodam
potestatem concedìmus. Si vero moniales curae et custodiae fra-
trum seu monachorum Mentis Cassini seu S-**« Justinae congrega-
tionum demandate in aliquo forte errore depraehendantur, tunc tu
per deputatos a te ad earuni rectorum seu custodum aurcs deferri
et termìnum satis congruum, quo ipsi cnicndandi tcmpus habere pos*
sint,^eis assignari cures, qui cum suae ipsae primum et illarum famae
teneantur, solita cum animadvcrsione obviare carum scandalo et bo-
nam eorum cdificationcm apud populum amittere non dcbebunt. Sì
autem termino eis assignato el.ipso omnem officio suo dcbitara cu-
ram postposuerint, in evcntum negligeniiae huiusmodi tibi cas etiara
moniales frairum et monachorum cusiodiae huiusmodi commissas
eo modo, quo preraiititur, visitandi et emendandi potestatem conce-
dimus, sperantes tua opiima et diligenti custodia ac regimine mo-
niales praedictas in vinea Domini laborantes coekstes fructus susce-
pturas. Volumus insuper et in virtutc s."« obedicntiae mandamus
omnibus et singulis monialibus praedìctis etìam exemptìs in evemum
negligentiae huiusmodi libi et a te deputatis circa visitationem
huiusmodi pareant et obcdiant, non obstantibus constitutionibus et
ordinationibus apostolicis ac privilegijs et indultis ac concessionibus
monasterijs praedictis a Sede Apostolica forsan concessis cetensque
coatrarìjs quibuscunque. Datum .xxvij. octobris 1524 anno primo.
XI.
1524, 27 ottobre. Al nunzio Campeggio che non impe-
disca al card. Pisano la visita e correzione delle mo-
nache della città e diocesi di Padova.
[Loc. cit. 8, breve 489.]
Dilecto filio Thomc Campegio electo Feltrensi
in Dominio Venetorum nostro et Apostolicae Sedis nuncio.
Vencrabilis frater salutcm. Cum intellexerimus moniales in ci-
viiate et diocesi Paduana existentes, negligentia Portasse eorum, quibue
*Z)oc. Vai. contro l'eresia luterana
comroisse sunt, quod curam eas gubernandì postposucrint, parum
soae ixrtuc rationera et talis vitae, qualis Altissimo famulantes decct,
rcspcctum habere, nos pracmissJs providere volentes, dilecto filio
nostro Francisco S.^« Marìac in Porticu diacono cardinali Pisano,
qui ecclestae Paduanae perpctuus aJministrator existil, ad visitatio-
nem raonasteriorura monialium huiusmodi ammum appHcet, illasque
per se vcl aliura sub certis modo et forma visitare iniunximus. Idcirco
fratemitati tuae per pr.iesentcs mandamus, ut si moniales ipsas ap-
pellare coQtigerit et causam appellationis per te committj pctierint,
pcnitus ab huiusmodi causarum appellationura commissione abstineas,
et de dictis monialibus, quarum visitatio eidem cardinali est com-
missa, nuilatenus te ìntromittas, ne cardinali» et ab eo deputati in
hoc sancto opere impedianiur, quìa demandatum a nobis eiusmodi
nceotium conticere possint. Datum xr.vii. octobris 1524 anno primo.
XIL
1524, 5 novembre. Bernardo «Je Pino canonico bolognese
ò aggiunto giudice col vicelegato e coli* in^^uisitore dì
Bologna pel sollecito disbrigo del processo di Giam-
pietro Collevato, Riulfo de Bernardi e Nicolò Ferrarlo,
imputati di eresia, alla Mirandola.
[Loc. cit. II, 7, breve 567.]
Dilecto fìlio Bernardo de Pìnu canonico Bononiensi
Clemens pp. VIJ.
Dilecte fin salutem &c. Exponi nobis nuper fecerunt dìlecti filij
Joannes Petrus Collevatus, Aiulphus de Bernardis et Nicolaus Ferra-
rius, omnes de Mìrandula, laici dìocesis Regtensi», quod cum alias ipsì
de crimine hercsj ab inquisitore heretice pravitatis provine ie Lombardie
et diocesis Regiensìs essenl indebite et iniuste condenipnati, et ipsi
Mirandule per novera et Bononie per sex menses in carccribus fucrint
dieta occasione detentj, proul ad presens iniuste detinentur; nosquc
super dicto crimine heresìs ad venerabilem fratrem Altobellum epi-
scopum Pollenscm vicelegatura Bononie, ut una cum inquisitore
heretice pravitatis Bononie ìnquirere deberct» primo quasdara nostras
in forma brcvis sub data decima octava januarij, deinde alias sub
die duodecima marti) priorura executivas, quarum tenores prò suflB-
'B. fontana
cjenter expressìs hahemus(.i), scripserimus, nichllominus tamen ipsi
dictani causam, quia sunt in eorum opinìonibus discorde^, adhuc
expedire nolucrunt, non sine dictorum cxponcnttum maxìmo detri-
mento. Quare nobis fuit humJliter supplicatum, ut super bis de op-
portuno remedio providere de benignitate apostolica dìgnarcratir.
Nos itaquc volenies quantum cum Deo possumus afflìctis jurìs
tramite opem atTcrre, supplicationibus eorum inclinati, te de cuiu-S
probitate et suficientia plurimuni in Domino confidimus in judiccm
et collegam in dieta causa una cum supra dictis judicibus auctorì-
tate apostolica tenore praescntium deputamus causamque ipsam tibj
per te et alios collegas, si concordes fueritis, alias duobus vestrum
\n omnibus et per omnia iuxta tenorera priorura litterarura in forma
brevìs, ut praemittìtur, decidendam committimus et in ea procedj man-
damus, constitutionibtis et ordinationibus apostolìcis et alijs, quc in
pracdictis Utteris concessum est non obstare, non obstantibus quibus-
cunque. Datura Rome &c. .iij". novembris 1524 anno primo.
Videtur concedendum constilo de eorum discordia Innocentio
cardioflU Cibo.
XIII.
1525, 14 febbraio. Ilario Sacchetti, commissario generale,
e gli altri frati minori, collettori delle indulgenze per
la fabbrica di S. Pietro, sono liberati da ogni obbligo
dì conti dopo di avere procurato alla Camera aposto-
lica la somma di trecento mila ducati.
[Loc. ciL a, MDXXV, I, 9, breve 67.]
Dileais filijs Qarìoni Sachetto generali commissario, ceterisque
tribus ordinis minorum de observantia nuncupatorutn familiae
Cisraontanac.
Dtlecti fili) salutem. Exigunt vestrae fidelitatis integritas ac pro-
bità in rebus vobis commissis sinceriias, ut indemnìtaii vestrae ita
per vos consulatur, ne prò botùs vestris operibus ac laboribus, qoae
prò Sede Apostolica et romana Ecclesia substìnuistis et substtnebitii.
nofesdam scu dAmnom aliquod pati posshis: hoc aatnqoe saidet
(a) Il «t. I
*Z)oc. Vai. contro Veresia luterana
aequitas et admonei iustitia, ut hi qulbus admioistrationes et rerum
agendanim excrcitia commessa fucrint, in quibus presertim debUam
curaiTi et sollertlam adhibuerunt, ac fidcliter se gesseruni, nullum
inde gravamen substineant, scd potius laudem in praemium conse-
quamur- Cum itaque fclicis rccordationis Julius papa IJ predecessor
nostcr cxistìmans, qucmadmodum ipse Petrus apostolorum princeps
habetur, Jta eius basìlicam edilìcij pulcrhudinc et magrtìticentia imer
alias principatum obtinere debere, ipsam proptcrea dcmoliendam
andaverìt, ut toDge ampUori ac tnagis admirabili edificio reficeret,
t instaurarci ; vidensque ad huiusmodi instaurationem christitidelium
emosìnas plurtraum necessarias forc, manus ad id porrigentìbus
diutrìces plenariam indulgentiam et pcccatorum remissioneoi con-
serit, et vicarium vestrum gcneralenì cum certìs facultatlbus tunc
xpressis commissarium cum potestare substìtuendi fratres vestri
ordinis in qualibet provinciarum vestrarum iuxta morem dicti ordinìs
WÈà predicandum et irunchos in ecclesijs ponendum et claves tcncn-
0Din« et pecunias et alias oblationes recipiendum, et ad eundem Ju-
Ijum praedccessorem prò dieta fabrica dcfcrendum, ad certum tcmpus
^onstttuerìt, prout in ipsìus Julij prcdeccssoris desuper confeciis lit-
Hbtìs, q^uac tara per ipsum fiitium predeccssorem quam piae memoriae
nieonem papam X etiam predeccssorem nostrum diversis vicibus
prorogatae et ad diversa loca extense fuerint, quarum singularum te-
nores praesentibus prò expressis et ìnsertis habcri volumus, plenius
ntinetur, vosque grandes et varias administrationes et negotia circa
nosinas procurandas et grattas ac dispensationes iuxta facultates
conccssas, non sine summìs laborìbus et quandoque vitac pe-
S, iraciaveritis, et pecunias quac ex huiusmodi indulgcntijs gratijs
dispensationibus ad manus nostras quotuodolìbei pervcnerint et
summam .ecc.™ àucaiorum ascendunt (:), partim cisdem JuHo et
successoribus, partitn vero illis, quibus ipsi predecessores manda-
runt^ persolveritis et consignaveritis, digniquae sìtis propterea magna
coramendatione et laude, nos volentes vos reddere indemncs, ne
proptcr dictas administrationes et negocia circa dictam indulgen-
tiam ac pccuniarum receptioncm et consignationem aut alias
ipMTUtn occasione in futunim aliquod gravamen aut dctrimentum
S€U tnolestìam patiamini» informati pienissime tam tempore, quo
in minoribus cramus, quam nunc portquam Altissimo disponente
ad hunc apìcem sumus assumpii, motu proprio non ad vestram vel
«Itcrius prò vobis nobis oblaue petitionis instantiam, nec solum ex
mera deliberatione ac liberalitate sed ex debito iustidae, quod uni-
(i) L< parole ia corsivo «ono eancelUte.
90
"B, Joniana
cuiquc reddere tenemur et ex certa nostra scientìa, cum per coni»
missarios a Sede Apostolica deputaios residua pecunia rum, quae vigore!
commissionis vobis factae huiusmodi obvenerunt, dilìgenter exxcta
et per vos eisdem predecessoribus consignata fuerunt, si aliquìd cxj
pecunijs predictis apud vos vel in domibus vesiris remansem» aut
in necesshatibus vcstris vel domorura vestraruni consumptura fucrìt,]
id totum in intuitu laborum vestrorum et paupertatis vestrac loco eie»
mosinae liberaliter remittimus atque donamus, vosquc et vcstrum
sÌQgulns a dictis administratione negocìatione et pecuniarum sum-
mis» quae ad manus vestras pervenerint, quarum omnium quantìiatemi
praesentibus habcri volumus prò suffìcienter expressis, quìetamus, pie- j
nissime liberamus et absolvìmus imperpetuum, vosque quietatos acj
liberatos et absolutos a nobis et Camera apostolica ne cardinaljura 1
collegio et quibusvis alijs decernimus et declaramus, facimus ac '
volumus, statuentesque super dictis administratione et negocìatione
ac pecuniarum sumrais, ac ipsarum occasione a nemine ullo unquara
tempore inquietari, vexari aut raolestari in iudicio vel extra quo*
cunque tilulo vel rationc crìminaliter vel civiliter quomodolibct pos-
sitis, rcnuntiantes errori calculi et cuicunque alteri «uri naturali, ca- 1
nonico et civili contrarium disponenti, adimentes gcntibus Camene]
apostolicae, thesaurario, depositario, phisco et prcfcctis dictae Fa-
brìcae et alljs officialibus nostris et dictae Sedis alijsque quibuscumque 1
personis facuttatem et polestatem in contrarium faciendi, ita eliamj
ut nullo unquam tempore ab alijs seu aliquibus occasione admint-j
strationum et negociationum seu pecuniarum huiusmodi quovisl
modo rem ullam aut computum possìt exquiri. Decernentes irrituroJ
et inane si secus super bis a quoquam quavis auctoritate scienier v4|
ignoranter comigerit atteniari, non obstantibus constitutiouibus,
ordinaiionibus apostolicis in contrarium factis seu faciendis, illa pre-I
sertim qua cavcri dicitur, quascunquc absolutiones liberaliones et
quietationes de quibuscunque receptis et administratis, fniciibus, iu-
ribus et proventibus ac bonìs dictae Caraerae quibusvis perso
cuiuscunque dignitatis et status existerent, per Sedem Apo$toHcftai|
etiam ex certa scientia factas vel faciendas non valere nec hab
roboris firmitatem, nisi in absolutionibus, liberaiionibus et quietatio*!
nibus huiusmodi pecuniarum et aliarura rerum receptarum et admi*
nistratarum summac et quantitatcs ac qualitates specitìcatae existereilt,il
CI particulariter declaraie, ceterisque contrarijs quibuscunquc. Verun
quia difficile forcl praesentes litieras ad singula queque loca, in quiV»US
expcdicns fuerit defcrre, volumus et dicu auctoritate decernimus,!
quod illarum transumpiis, manu publici notarij subscriptis et alicuius|
prelati seu personae in ecclesiastica dignitate consticutae sigillo mu«i
*Z>oc. Vat. contro Veresia luterana
91
I nitis, ea prorsus fìdes indubU adhibeatur, quae praesentibus adhibe*
rctur, si essent ex.ibitae vel ostensae. Datum Romae.xinj. februarij 1525
anno 9°.
Fratres isti sunt dignì maiori gratia propter Libores quos pro-
tuierunt in rebus labrice. L. cardinaljs S.inctorura quattuor
Be. el. Ravennatensis.
XIV.
rya5, 23 giugno. Sì concede al frate domenicano Battista
da Crema, che, secondo il decreto del concilio Late-
ranense, ne ha domandato il permesso, di stampare
alcuni opuscoli sulla Vita spirituali:.
[Loc. cìL II, IO. breve 26^ ]
filìjs F. Hicronymo de Viglcvano e: Bartholomco de Pisis
ordinis tVatrum pracdlcatorum de observantìa et sacrae ihco-
logiae professori{bus] vel eorum alter).
Dilecti filij saloiem &c. Intelleximus dilcciura iilìum Baptistam
de Crema ordinis fratrum praedicaiorum de observantìa professor
quicdam opuscula Vìtae spiritualis, sic ab eo nuncupata, magnis
studijs, vigilijs, labore et doctrina composuisse et alia insuper compo-
nete velie, quae licet imprimj facerc et ad publicam utilitatern edere
de$ideret, t;imcn ob concilìj Lateranensis ultimi habìti decretum, ne
quid inconsulta Sede Apostolica vel locorura ordinarijs ìmprtrai dc-
beatur, id Tacere non audct nist de diete Scdìs lìcentta specìalj. Nos
igitur dìcti Baptistc pium et propositum et laboreni in Domino com-
mendantes spcrantesque ea opuscula, sìcut ipse nobis exponj curavit,
ad mentium humanarum in via Domini instructionem profutura e^se,
devotìoni veslrae, de quorum doctrina et probltate fidedignorura
testunonta accepinaus, per presentes committimus et mandamus, ut
vos vel alter vcstrum opuscula praedicta inspiciatis, legatìs, et si ea
publicac uiilitatj et mentium humanarum instruciionj profutura (ut
diximus) vobis vidcbuntur, cidem Baptistae illa imprimj faciendj et
iopobltcum cdcndi liccntiam auctoritate nostra concedatis. Non obstan-
tìbus constituttonibus et ordinationlbus apostolicis, ceterisque con*
92
*B. fontana
trarijs quibuscumque. Datura Romae die .xxnj. junì) .mdxxv. anno
secando.
XV.
1525, 29 luglio. Al vicario del vescovo di Verona perchè
proceda alla riforma già ordinata dei conventi delle
monache della diocesi, anche di quelle di santa Chiara.
[Loc. cit. II, IO, breve 317]
Dilecto iilio Calixto de Amodeis notarlo nostro, venerabilis fratrts
Joannis Matthci episcopi Veronensis vicario in spirìtualibus ge-
neral) CI praelato nostro domestico.
Dilecte &c. Licei nuper sub die .xxiij. maij praesentis anni ve-
nerabili fratri Jo. Maltheo episcopo Veronensi, daurio et praeUto
nostro domestico inicr ceieras ei tunc per nos conccssas facultates
etjam omnia et singula monialium, sororum et quaruncunque mu-
lierum quocunque nomine nuncupentur sanctac Clarac et quarumvis
aliorum ordinum monasteria istius civitatis et dioccsìs Veronensis;,
tam in capile quam in membris per se vel vìcirium suum refor-
mandi in ipsisque monasterijs abbatissas instituendì et destituendì,
monialesque inducendi et amovendi, et alia in praemissis opportuna
ac necessaria faciendi facultatem concesseriraus, prout in litteris sub
die predicta in forma brevis confectis plenius continetur, taraen cum
prò De? omnipotentis honore, et relig^ionis ac castltatis in monasterijs
ipsis Deo et sanciis etus dicatis observatione te ad reformati oneni
monialium praedictam, ad quam minime hactenus processisti, proce-
dere cupìamus, raandamus libi in virtute s,** obedìentiae per prae-
sentes (id quod ctiara ab codera Jo. Mattheo episcopo demandatutn
tibi fuissc crcdimus) ut, omni mora ac rcspectu semoti;, reforma-
tionem ìpsam facias et piene pertìcias iuxta litterarum nostrarotn
predictarum continentiara et tenorem ac prout justiciae et neceasi»
tatis esse cognosces, ut a nobis et eodem Joanne Mattheo episcopo
comraendatìonem et laudem, a Deo vero omnipotente condjgnam
tam pio operi retribuiìooem expectare valeas, sicut etìam te firmiier
facturum confidimus. Datum Romae apud sanctura Petrum &c. Die
.XXIX. jolij .Moxxv. anno secundo.
*Z)oc. Vai. contro Veresia luterana
^ì
XVI.
1526, 3 gennaio. Al vescovo di Verona si raccomanda la
riforma del clero secolare e regolare, e massime delle
monache della sua diocesi; e gli si concede all'uopo
ampia facoltà di nominare delegati.
[Loc. cit. a. MDXXVi, I, ri, breve 3.]
Venerabili fratri Joanni Matlheo episcopo Veronensi
datano et prelato nostro domestico.
Vcoerabilis frAier salutem &c. Coiiccssìmus et niandavimus
fraternìtati tue complura in ecclesia et diocesi tua Veronensi circa
divinum cultum spirituale regimen reforinaiionemque morum tam
cltricorum quam regulariura nnaxJmc monialium agenda, quemadmo-
dum pluribus in nostris Ititeris etiani in forma brcvis, partini luae
fratemitatif partim tuo in spiritualibus vicario etiam nominatini di-
5, quarum otnniuni et singularum tenores et datas praesentibus
■bemus prò cxpressis, plenius continetur. Cura autem, sicut accepi-
^nus, et prò magnitudine tuae dlocesis et ex vicarij tu? moderni
occupationibus ca omnia nondum fueriiit piene executa, nec in po-
stcrum forsan exequi sine multorum ministerio commode possint,
nos ad corum lanquam piorum et laudabìliura opcrura efTecium et
cxccutioncm paterne aspirantes auctoritate apostolica tenore praescn-
tium deccrnimus et declararaus, eidemque fratemit-ìtl tuae conce-
-Anius, ut omnes litieras praedictas, omnìaque in eis contenta etiam
simul vel separaitm ac semel vel successive non solum per te et
vicarium modemum tuum praedictum sed etiam quoscunque alios,
qnos ad premtssa duxcrìs eligendos et per te prò tempore deputandos,
exequi, tgere, ac etiam per unum tncohata per alium finire et ad
cflFcctutn dcbitum perducere libere et licite possis et valeas pcrinde
ac si illis ea omnia a nobis nominatim mandata et concessa fuìssent.
Non obstantibus praemissis et omnibus, quae in supra diciis litteris
volunnns non obstare, ceterJsque contrarìjs quibuscunque. Datura
Romae in die .iij. januarij .mdxxvj. anno tertio.
Vid. Vinkel.
94
•B. Joniana
XVII.
1526, 9 febbraio. Ordine più generale per la riforma
monasteri, specialmente dei minori conventuali e delle
monache, onde vìvano di vita più onesta.
[Loc. cii. Ili, I }, breve 68.]
Cleraens papa VII.
Dilectc fìli, saluterà et apostolicam bcnedìtionem. Et si, cum of-
fìcium generalìs magistri tui ordtnis nuper vacaret teque absentem
et inscium motu animi nostri proprio vicarium gencralem deputa-
remus, itb nos cogitatio ac spes impulit in tua sìnguUri et doctrìna
et probitate reposita, que hodie quoque .ipud nos non minor est,
forc ut tua cura et labore idem tuus ordo, plus quani vellemus pro-
Upsus, ad honestiorem vivendi normam reduceretur, teque, ut in td
ÌDcumberes aliis nostrìs liieris tunc fuerlmus hortatì, facil tamen nostra
persona ac debita erga dictum ordincm charitas ctprotectio, ut itcratis
nosTÌ amoris sttmulis tuam pietatera, quamquam, ut novimus. per j
se currentcra, incitemus. Pulsant sìquidem nos assiduae et ìuxtac
compturium etiam et domlbus vitae honestatem ac disciplinam ve-
hementer desyderari. Nos autem, qui amore et iudicio te clegimui
tibìque hoc onus tara pium et salutare, tua bonitate freti, ìmposuimus,
angamur dolore et cura Decesse est, quo ad his quereli^ fincm, tuoque
labori ctTcctum quem cupimus videamus. Itaque paterne te iierura
monemus et in virtulc sanctae obedientiae libi precipimus, ut a tuarum 1
ovium (quae tibi a Dee et a nobis commissac sunt, et de quibus ra>
tionem scis te tpse redditurum) salutem tuique ordinis universi, eti
monialium etiam sanctae Clarae tuae curae commissarum reforma-
tioncm invigiles et insistas, vitia comprimas, studia sacrarum litcrarum
relcves, fratres extra ordìnem vacantes reducas, dilapidantes bona
conventuum cohcrceas. Et, quoniam nihii minus decet quam pau-
pcrtatcm professos proprie quicquid possidere, in id maxime incumbas j
ac pcrftcias, quemadmodum tIbi commodius videbitur, ut delnceps 1
fratres tuj et moniales sanctae Clarae ordinum huiusmodi, quo etiara '
a curis mundanis elongatis, liberius religioni vacare possint, nihil ipsl j
ne ex privilegio quideni apostolico habeant proprii, scd omnibus ia]
communi positis, suo quisquc a conventu et alatur et vestiatur, etJ
n^oc. Vat» contro V eresia luterana
95
[ne huic tam sancto operi recteque nienti nostrae huraani generis
lliosiis se (ut solet) opponat, plenam tibi tam fratnim convcntualiura
I quarti sanctae Clarae monialium ordines huiusmodi in capittbus et
tncmbris refomiandi. castìgandi, cohercendi, omnesque et singulos tui
.ordtnis magistfos, provindales, custodcs et guardianos, monialiumque
Uanctae Clarae raonasleriorum huiusmodi abbatlssas, quos luae re-
iformationi vel rebelles vel ineptos et minus idoneos iuJìcaveris, ut
eorom et earum officiìs etiam si in illis ad certuni tcnipus durare
debuissent (cum mentis nostrae sii, ut officia ipsius ordinis non tem-
pore et consuetudine, sed moribus et regimine personarum nietiantur)
[amovendj ac destituendi et illoruni loco alìos et alias aptìores et obe-
dientìores, iuxta sialuta dictorum ordinum, substiiuendi et deputando
aliaque omnia et singula circa premissa necessaria et opportuna fa-
I ciend? aucloritate apostolica tenore presentium facultatem et potestà-
ncm concedimus. Decernentes destitutionem et substiiutionem huius*
I modi iuxta dieta statata per te facienda validas esse, sicque per quosvis
Liudìces, etiam S. R. E. cardinales et palatii nostri auJitores iudicari
Mebere, sublata eis iudicandi vel ìnterpretandì facultatc; irritumque
linsupcr et inane quicquid in contrarium per quosvis et quavis auclo-
[_riutc contigerit attentari; dictis quoque fratribus et monialibus sub
Bcnunicationis pena mandantes, ut, salubrem reformaiionìs medi-
ani prompta hurailitate suscipientes, tibi ac per te dcputatis sicut
l^ebent ac seleni in omnibus et singulis premissis pareant et obediant.
f Et quonlam difficile tibi foret eam reformationcra per te ipsura ubique
Uocorum Tacere posse, volunius tibique pariter concedimus, ut tam lui
vicariatus officii quam nostra huiusmodi auctorjiatibus eos, quos ido-
neo* et tot quot necessarios esse duxeris, reformatores loco tui cuna
Iparì vel Itmitata potestatc substituere, et non solum per Italiani sed
[etjatn extra illam ad diversas nationcs ac regna destinare valeas ac
I ilebeas, ut per eos tam reformationem ipsam perficerc, quam etiara
am liane mentcra universìs provinciis et conventibus tui ordinis
Scarc antea possìs, quam capitulum eiusdem ordinis generale con-
^gregctur. Cuius sane celebrationcm ad cffectum um sancti operis re-
DmiatioQis huiusmodi exequendi in annum sequentem prorogaviraus
let tenore presentium prorogamus, illudque in dictum annum et in
Moco hutus atmae Urbis nostrae indici per te volumus et mandamus.
|Kon obsiantibus constitutionibus et ordìnationibus ite. Datum Romac
[aptid sanctum Petrum sub annulo piscatoris die .Vlin. februarii .mdxxvi.
ontìficatus nostri anno tertio.
96
*B. fontana
XVIII.
1526, 15 novembre. Processi sommarli dell'inquisizione
contro r incipiente eresia luterana nel Vallese, diocesi
di Sion.
[Loc. cìl. breve J19.]
DUectis (Uijs [decano et capitalo] (i) ecclesie Sedumensìs.
Dilectj filij salutem &c. Accepiraus quod in nonnuUis locis patrie
Valesti Sedumensìs diocesis nonnulle superstitiones heresira sapìentes
sunt erte et altquibus pestis lutherana placet Nos igitur antmabus
incolarum locorum eorundeni providere volentes, motu proprio et ex
certa nostra scicntia, tenore prcseniìum vobis ac vestrura cuUibet
inquirendj centra phiionissas et maleficos ac alios supcrstitiosos nec-
non luthcranos et hereiicos eorumque corapliccs fautores et scquaceij
procedendique contra eos summarie stmpliciter et de plano sine stre-|
pitu et figura judlcij, sola facti ventate inspecta, et punicndi eos ci '
eorum quemlibci, prout juris fuerit, necnon omnia et singula, quc in-
quisiiores hcrctice praviiatis de jure aut consuetudine vel alias quo 1
modolibet f;icere possunt, faciendi et cxequendj plenam et tiberam]
conccdimus facuhatcm. Et nichilominus universis et sìngulls archie-J
piscopis eplscopis abbattbus et alijs prelatis ac in dignitate eccle-
siastica constitutis personìs necnon canonicis quarutncunque metro-l
politaturum vel alìarum cathedralium ecclesiarum ubilibet exsistemlbus.1
per presentes commlitìraus et mandamus, quatenus corum quilibei,]
quotiens prò parte vestra fuerit requisitus, vobis in premissis efficactsi
defensionis presidio assisiat, nec pennittat vcstrum aliquem in premissii
vel circa ea aliquatenus impedir) molestarì aut inquietari, ce
dìctores quoslibet et rebelles etiam per quascumque, de quibus ci pia-'
cuerit, censuras et pcnas ac alia juris remedia, appellatione postposita,
corapescendo, invocato ctiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachi)
secularis. Non obstantlbus Bo[nifacii] etiam de una et in concilio ge-
nerali de duabus dieiis edita et alijs apostolìcis ac provincialibus et
sinodalibus constituiionibus et ordinationibus ac statutis et consuetu-
dinibus eiiara iuramento, confirmatione apostolica vel quavis hrmìtate
(1) bell'indirizzo qtieue parole non sono più leggibili, me a tergo dclU miama
■crino: • Coramittitw «iecuo et ctpitulo*.
Doc. Vai. contro l'eresia luterana
97
alia roboraiis, prìvìlegijs quoque indultis ac Httcris apostolids per
quoscunquc Romanos pontificcs predccessores nostros ac nos et Sedem
^ Apostolicam edam motu proprio ci ex certa scientia ac de aposioUce
potestatìs plenitudine et cum quibusvis irritativis, adnuUativis, cassa-
tivis, revocativis, modificativis, prcservativis, exccptivis, restilutivis,
declarativis, mentis attestativis ac dcrogatoriurum derogatorijs alijsque
efficacioribus, ctìicacissimis et insoliiis clausulis quomodolibet etiam
pluries concessis, confirmatis et innovatis, quibus omnibus, etiam si
prò iJlorum sufficienti derogatione de illis eorumque totis tenoribus
spccialis et individua ac de verbo ad vcrbum, non autcm per clau-
sulas generales idem importantes, mcniio scn qucvis alia exprcssio
habcnda aut exquesita forma signanda forct et in cis cavcatur expresse
quod Illis nullatenus derogarj possit etc. [Romae] apud sanctum
Petruni &c. [die 15 nov. 1526 anno tertio.]
L, cardinalis [Sanctorum quattuor]
XIX.
1527, 13 gennnaio. Tommaso Illirico già predicatore apo-
^stolico in Germania, dove molto opera contro Teresia,
e costituito con ampii privilegi inquisitore generale
contro i Luterani e Valdesi negli Stati del duca di
dì Savoia.
[Loc. cit. a. MDXXvii, I, 14, breve 8.J
Dilecto tilìo Thome Illìrtco ordinis fratrum minorum
professori, predicatori apostolico.
Dilccte fili salutcm. Dudum. cum fìda relatione percepisscmus
te Domino cooperante tuis monitis tuaque saluberrima predicatione
non modico fructu in nonnullis Germanie locis laborasse multosque
ad veritatis lumen porduxissc, te necnon tres tui ordinis professores
per te prò tempore cUgendos verbi Dei et cvangelice predicationis
ac Sedis Apostolicc scntcntìc, centra iniquitatis filiura Martin um Lu-
tberum hcresiarcam lutheranosquc omnes Icgitime late, necnon cha-
rissim) in Cristo filij nostri Caroli Roraanorum et Hispaniarum regis
CaihoUci in imperatorera electi super diete sentcntie executione in
conveotu Wormacensi imperialis edicd, per totam fere Germaniam
Archivio deUa R. Sodetà romana di $torij patria. \'o\. X\ . 7
98
*B. fontana
promulgati, apostoliccs predicatores ad nostrum benepladtum aposto-
lica auctoritate constìtuJmus et dcputavimus, ac tibi et tribus a te
deputandis et vestrum cuìlibet omnes et singulos, qui a damnati he- i
resi lutherana ad verìtatem Hdei redirent, benedicendi absolveadi eti
oriliodoxc fidei pristinoque eorum statui restituendi uniendi et refor-j
mandi; quos vero in heresi lutherana obstinatos esse reperircs, ca-j
piendi et capi ac carccrìbus mancipari faciendi necnon curie secularì
punìendos tradendi necnon prò premtssis ab ordinarijs locorum assi-
stentiam impelrandi. ac auxilium brachij secularis ab omnibus et $io-
guUs princìpibus ducibus marchionibus et locorum dominis univer-[
shatibus comitatibus nobilibus et p>opulis invocandi et illii, qui iak
persona vel per altos tibi ve! tribus per te ellgendis favorcra sivej
auxilium in premissis centra predictos hereticos prestarent, plenarìam |
indulgentiam ac remissìonem omnium et sìngulorum peccatorum
suorum, de quibus corde contrìti et ore confessi forent^ concedendi
facultatem conccssìmus. Et ut liberius tu et tres deputati prefati sine
aliquo superiorum vestrorum forsan impedimento premissa adira-
plere possetis, te ac dictos tres per te eligendos ab omni superio- fl
ritate obedientia et correciione gencralis seu provincialis ministri et V
aliorum quorumcunque superiorum vestrorum, dicto officio prcdica-
tionis durante, exemimus et totaliter liberavimus, teque ac illos nostre ^
et diete Sedis ìurisdictioni, dicto durante tempore, immediate subie- H
cimus ac sub beati Petri nostraquc et huius Sancte Sedis protectiooe
suscepimus tibique conventum sive heremitorium Sancte Marie de
misericordia nuncupatura prope oppldura Avilliane Thaun'nensts dio-
cesis, quod tu et dilectus filius Claudius de Pinerolio construi tecisse
asserebas et in quo sepenumero habitabas, prò tua et dictorum trium]
ad vitam usu et habitatione concessimus, mandantes generali minij
sive provincialibus et alijs supcrioribus prediciis quocunque nomine
nuncupatis sub excommunicaiionis late sententie pena, ne te sivcj
prcdtctos tres aut eorum aliquem, dicto predicationis tempore quo!
ad exemptionem, quo vero ad heremitorium vita tua et dtctoruxnl
trium durante, ut prcmittitur, per se vel alium seu alios contra earun«1
dem litter;irum tcnorera aliquo modo molestare presumcrcnt; ac dt-j
cernentes irriium et inane, si secus a quoquam in le seu alios di*
recte vel ìndirectc attempiari contingerct, prout in ipsis litteris plcnios I
continetur. Cum autem, sicut dilectus fìlius nobilis vir Carolus dux
Sabaudie nobis nuper esponi fecit, propter libros errores lutJicranos i
continentes, qui ad loca dominiorum suorum delati fuerunt, huìusmodi]
heresis lutherana in aliquìbus locis ipsorum dominiorum serpere ìn-j
cipiat et idem Carolus dux cupiat, quantum in eo est, in dictis doml-j
nijs he[resura] et superstitionura fomenta pcnitus cxtingui et
"Doc. Val. contro reresta luterana
99
Imiusmodl herestbus culpabiles et suspectos punir] et corrìgi, nos
buie nepharie heresi omni quo possumus salubri reme.iio occurere
cupJcntes ac de dcvotione experientia et integritate tui qui, ut accc-
ptmus, facultatis et llttcrarum predictarum vigore dilectos filios Clau*
dium et Antonium de Pinerolio ac Petrum de Lacerano dicti ordinis
professores elegisti, plenam in Domino fiduciam sumentes, eiusdera
Caroli ducis in hac parte supplicationlbus inclinati, constituiionem
deputationcm concessìonem exemptionem liberaiinnem subiectionem
mandatutn et decrcium ac desuper confectas litteras huiusmodi et
in cis contenta quecunque, sic tanien, quod tu et dictt tres electi
rerbum Dei predicando, a via aliorum prcdicatorum minime devietis
ac novitates vel oppiniones peregrinas etpericulosas non predicetis, sed
tenore litterarum in concilio Lateranensi novissime celebrato edi-
tarura sccuram vìam et debitam formam predicandì absque periculo tra-
dentium, vìtia reprehendendo et virtutes exaitando, ad fìdclium tdìfi-
fcatìonem et peccatorum reinissionem observetis ; tuquc propter
' exemptionem huiusmoJi de congregatione frairum minorum esse non
desinas sed ministrum gencralcm de obsen'aniia aut maj^istrum ge-
neralcm Conventualium nuncupatorum fratrum eiusdem orJinis in
tuum superiorem, sine lamen impedimento officii predicatoris huius-
l snodi, quoad quod alium quam nos non recognoscas, auctoritate apo-
'^ colica tenore prcseniium approbamus confin-namus et innovamus ac
piena roboris firmitatc subsistere ncc non tibi et tribus deputatis prc-
dicto suffragari dcbcrc dccernimus. Et nihilominus te inquisitorera
generalem heresum et beretice pravitatis in omnibus et singulis do-
iTninìjs dicti Caroli ducis tam citra quam ultra montes ac Delphinatu
I contri omnes Lutheranos ac eorum compllces et fautores ac pauperes
de Lugduno seu Vaudenses nuncupatos, et de huiusmodi heresibus
ttc alìjs supcrstitionibus a fide catholica alienis et prohibitis suspectos,
[ita lamen quod in huiusmodi inquìsiiione aliquis prclatus per ipsura
Dlura ducem cligendus et tibi in coadiutorem ipsius inquisi-
ins, ad eiusdem ducis beneplacìtum deputandus, sine quo in aliquo
rocedere nequeas, Interveniat, auctoritate et tenore predictis consti-
uimus et deputavimus, tlbique contra Lutheranos et Vaudenses et
laltos hcrctìcos predictos procedcndi, necnon omnia et singula mona-
Istcrit conventus et loca ordinum quorumcunque visitandi et Ubros
I lutheranos inqiiirendi ac eos comburi faciendi necnon omnes et sin-
[giilos Lutheranos et alijs hereticis prefatis auxiliura prestantcs vel prn
'eis in favorem eorum arma assumentes eo ipso excommunicationis
sententia irretitos eorumque bona Camere ducali et fisco dicti Caroli
ducis confiscata et applicata esse et ccnseri dccernendi et declarandi
oecnon adversus eosdem Lutheranos ac Vaudenses et atios hereticos
100
"B, fontana
auxilium vel favorem prcstantes auctoritaie nostra benediccndi et ds
omnium pcccatorum suorum plenarlara indulgentiara eadem aocto-
rìtate elargendi ac in dictìs Htteris contenta vcl alia quecunque, que
inqulsitores pravitatis huiusmodi apostolica vel ordinaria auctoritate
prò tempore deputati de iure vel consuetudine exercere exequi et fa-
cere possunt et consueverunt, exercendi exequendi et facìendi plenam
et liberam apostolica auctoritate et tenore prediciis potcstatem et
facultatera concedimus tibique et Claudio ac Antonio et Petro per
te electis predictis ut, quo ad vixeritis, in dicto conventu seu berc-
mitario habitarc valeatts, nec desupcr per prefatos supcriores aut aUos
quoscunque molcstari vel perturbari possitis ncque aliquis, cuìuscunque
status vel conditìonis fuerit, in ipso conventu seu hcremitario contri
volumatem ipsius CaroU ducis et illius fundatorum babltare possì^
eiusdem auctoritate et tenore indulgemus. Q.uocircha venerabili fratrì
nostro Antonio episcopo Portuensì et dilecto tilio Bonifatio lituli
sanctorum Ncrej et Achillei presbitero, Sancte Romane Ecclesie
cardinalibus, et venerabili fratri episcopo Gratianopolitano (r) Ìn»un-
giraus, quatenus ipsi vel eorum quilibet per se vel alium seu alios,
tibi et tribus electis predictis in prenùssis efficacis dcfensionìs pre-
sidio assisientes, faciant auctoritate nostra te et illos predictis et
presentibus litteris ac quibuscunque in eis contentis pacilìce gaudere,
non permittcntes vos desupcr per dictos superiores seu quoscunque
alios quomodolibet indebite molestari, contradictores quoslibct et
rebelles per censuras et penas ecclesìasticas appellatione postpo-
sita corapescendo, ac . . . super hijs h.ibendis servatis processibus cen-
suras et penas ipsas iteratis vicibus aggravando, invocato etìam ad
hoc si opus fuerit auxilio brachi] secularis; non obstantibus premissis
ac quibusvìs apostolicis necnon in provincialibus et slnodalibus con-
cilijs editis generalibus vel specialibus constitutionibus et ordinatio-
nibus necnon dicti ordinis, ctiara ìuramento, confirmatione apostolica
vel quavis firmitate alia roboratis, statutis et consuetudinibus, privi-
legiìs quoque induUis et litteris apostolicis illi ac superioribus prefatis
sub quibuscunque tenoribus et formis ac cum quibusvis clausulis et
decretis conccssis approbatis et innovatis, quibus etiam, si de illls spc-
cialis et expressa raentio habenda foret, eorum tenores presentibus
prò exprcssis habentes quoad premjssa specialiter et expresse dero-
gamus et suflìcientcr derogatum esse volumus,contrarijs quibuscunque;
aut si superioribus prefatis vel quibusvis alijs coniunctim vel dìvisim
a dieta sit Sede indultum, quod interdici suspendì vel excommunìcari
non possint per litteras apostolicas non facientes plenam et expressam
(i) Il mi. sembra avere : • Grcnopoliiuio >
'Doc. Val. contro l'eresia luterana loi
ac de verbo ad verbum de indulto huiusmodi mcnUonem. Datura
Rome 15 januarìj 1547 anno quatto.
A. cardinalis de Monte (i).
Evangelista-
XX.
1528, 22 marzo. Al vicario del vescovo di Ferrara e al
H priore della Certosa perchè riformino le monache della
H Ca bianca,
K
m accec
[Loc. cit. a. MDXXvni, III, 20, breve 1228.J
Dilectis filijs vicario vcnerabilis fratris episcopi Ferrariensis
ac priori monasteri) Cartusiensis et eorum alteri
Cleniens papa Vip.
Dilectì fUij salutem et apostolicam bcnedictionem. Nuper per nos
'acccpto, quod monastcrium monìalium, de la Ca biancha nominatum,
Fcrrariensc ordinis Servoriim tara in capite quara in mcmbrìs defor«
matum tst, ex co quod tnoniales et sorores in ilio degentes a plu-
ritnis anni* citra, rcgtilaris obser%'antiae norma et contemplationis iugo
posipositìs, vjtam a religione alienam ducunt, in animarum suarum
pcriculunì et divine maìestatis offensam ac FerTarien<;is populi schan-
dalum, Nos premissis occurrere volenics, mota proprio et ex certa
■ nostra scienlia, vobis committimus ci mandamus, ut nisi gcncralis
IdictJ ordinis Scn'orum, sub cuius cura correctioneque dictuni mona-
Iwcnuiti existit, infra .xv. dics dictas moniales et sorores, ac alias
[pcrvinas tam in capile quam in membris iuxta canonicas sanctiones
Ict regularia dicti ordinis instituia reformaverit, correxerit et clau-
[«erit; vos vel alter vestrum clapso dicto tempore, si monastcrium
[reformatum non fuerìt, solum Deum prae oculis habentes, dictum
[inonasierium adeatis, sìve alter vestrum adeat, ac moniales, sorores
et alias personas dicti monasterii in capite et in membris iuxta ca*
isonicas sanctiones et secularia instituta dicti ordinis inquirere, re*
formare, corrtgere et emendare, ac in eo inviolabilem clausuram
observari facere curetis, atque omnia et singula in premissis et circha
ea ordinatis et faciatis, quae prò Dei honore, civltatìs istins decoro
atque animarum illarum saluti necessaria et opportuna cognoveritis,
(1) Poi cisUo nt.
I02
*B. fontana
super quibus omnibus et singulis vobìs vei alteri vestrum ploum
et liberani auctoritatem et facuUatem concedimus per presentes; con-
Iradictores quosUbet &ive moniales renilcnies per censuras et poenas
ccclesiasticas ac alia opportuna reraedia appeUatione postpo$Ìta com-
pesccndo; invocato si opus fuerit a dilecto ftlio nobili viro Alfoaso
duce Ferrarìae vel ab atijs prout expedire cognoveritis auxìlio brachi)
sccularis. Non obstantibus... eie. Caeterisquc contrarijs quibuscunquc,
Aut si dicto ordini... eie. de indalto hoiusniodì raenttoncm. Datcm
in civiute nostra Urbevetana sub annulo piscaioris. Die .XXlj. Manti
.Moxxvui. poQtiticatus nostri anno quinto.
Evangelista.
XXI.
1528, 27 agosto. Lamenii di Clemente VII contro gli
autori del saccheggio di Roma» e provvedimenti contro
l'eresia.
[Loc. cit. a. ijaS, III, 22, breve 627.]
Venerabiles fraires &c.
Scimus fratemitates vcstras non laierc quanta ab impijs crassa*
toribus passa sii Apostolica Sedes mala, quantisquc in periculis ver-
sata fuerit Christiana rcligio ob temerariam nonnullorura impionim
invasionem, propterea quod cxploratum habemus quam aci^ dolore
concusse sint mentes vcstrae et quisquis Dcum pie ac Christiane C0IÌL
Verum tandem respexìt Deus ex alto, ncque passus est naviculara suam
admodum Huctuantem ìmpiorum hominum fluctibusobruj, ne fidesUla,
prò qua Chrisius oravit ut non deficeret, capite orbata suo hereticìs
perculcanda daretur. Eripuit euim Deus Ecclestam suam nosque
de mallgnantium in eam nianibus restitutaque est pontificia dignitas
in pristinum vigorem nobisque et Sanctc huìc Sedi obedjuni chri-
stianissimj principes et populj omnes, qui orthodoxara ùdem sc-
quuntur ut antea consueverunl. Nos vero quod ab ipsis pontìficatu»
nostrj iniiijs procuraviraus, totis vìribus cnitimur, ut crudelìa bella
christianos populos et miseram presertim Italiam tam diu vcxanlia.
sopiantur : et christiani principes, quos omnes charissimorum in
Chrìsto filiorura loco habemus, pacis ac caritatis vinculo uniantur:
nt ipsi cum populis suis domestica scditione llberatj arma convertant
in perfidos reltgionis hostcs vendicentque a canum manibus sanctls-
simum Dominj nostrj sepulcrura. Altera deìn cura nostra est ut vcrus
n^oc, Vat. contro l'eresia luterana
103
De) culius, sicubi per incuriam aut ob irrepentes heretes omissus est,
restiluarur, clerici honeste ac religiose vivant et tota denique chri-
stianorum vita sìt, ut esse dcbet. Que omnia difHcile consequì pos»
sumus nisi prius saeva bellorum rabìes ccsset, Hcc igitur frater*
nitaitbus vestris significata voluiraus tum ut vos, qui hactcnus ob
Romane ecclesie incomnioda doluistis, laetare possiiis, intelligcntes
racliorem statum ac Ubertatem eius, quc comraunis est omnium eccle-
siarum mater; tum ut alacrlore animo ac securìorj niente bis, que
ad ofiìtium vestrum pertinent. intendere valeatis. Estis cnini vos fra-
trcs nostrj in partem soUicitudinis nobìscum a Deo vocaij prò heresum
cxttrpationc, morura cmendatione, divin) cuhus augumento. Vos
igitur, ut cura Dej ausìlio que prò universali bono agenda sunt fa-
cilius consequamur, in visccribus caritatìs hortamur, ut publicas ly-
tanias in ccclesijs ac diocesibus vestris habcrj procuretis, ubj primum
immortili Deo graite agantur, quod Ecclesiam suam de impiorum ma-
nibus iiberavit, deinde orctur prò pace atque unione omnium chri-
stianorum, ut Deus et dominus nostcr tandem miscratus populj sui
calamitates clirisiianìs principlbus spiritum p.icis immitui. Vos deinde,
rccordaij quod sJt verj pastoris offitium, operam deiis ut herescs, que
Domini grcgem invadere ceperunt, toUantur et solita prudentia ve&tra
suppnmantur. In cos qui ad cor ridire volent benigni eritis et li-
beati animo veniam condonabttis: quos in errore suo peninaces re
perietis, in cos ecclesiastice ac secularis (que in tam sancto negotio
minime defutura est) severitatis ultionem exercebitis. Et quia renun-
tiatum est nobis personas ecclestasticas etiam in arctis religionis or-
dinibus professas exìvisse monasterium matrimoniaque laicorum more
contraxisse, que tanien urgente conscicntia, si venie locum sperarent,
ad prtstinum vivendi instituiura rcdirent, nos considerantes Deum pec-
catore* quantumcunque penitentes ad se recipcrc, fraternitatibus ve-
stris et caruro singulis in Domino concedimus, ut in suis queque
dieccsibus cum omnibus tstis et alijs quandocunque a Cristi fide apo-
statanùbus, si ad Ecclesie gremium redirc volucrint, dispensare valeatis,
ut prinaum gradum in quo crant in omnibus et per omnia recuperent,
ei cosdem ab omnibus censuris et penis absolvere iniuncta ad arbi-
, irium vestrum penitentia. Et quia oblatj sunt nobis dilectj filij frater
t Nicolaus Jacob) et frater Johannis Severinj Dacicj ordinis minorum,
[ qui devotionis causa advencrant et ut religioni viri ac ortodoxe fidei
zelatores nos de his, quc apud vos aguntur, certiores fecerunt, oportu-
num duximus eisdem ad vos revtricntibus litteras nostras dare, ut et
vo$ vicissim de his, que hic aguntur, siquidem ultra litteras intelli-
gcrc volucritis, certiores facere possint Quos vobis iji Domino com-
mendamus. Datum Viterbtj die .xxvij. augusti 1518 anno quinto.
104
*». Jontana
XXII.
1528, 16 dicembre. Ordine di cattura del carmelitane
Giovanni Battista Pallavicino.
[Loc. cit. a. 1528, III, 20, breve JO71.]
Dilecto filio inquisitori herelicae pravìtatis, ordinìs praedicatorum^ in
ducAtu Sabaudiae existenti.
DUecte fili salutem. Non sine animi nostri displìcenda nuper in-
tellexinius, quondam Jo. Baptistam PaHavìcinum ordtnìs fratrum Car-
melìtaruro professorera anno proximc elapso in civiiate Brixiensi
verbum Dei populo predicando quamplurima erronea et falsa ac
scandalosa publice recitasse, nunc vero in oppido Cherij ducatus
Sabaudiae certas conclusiones erroneas et falsas temere publicare
presumpsisse in gravissìmam divine maìestatis offensam et Sanctc
Romane Ecclesìe cun clorura christifidelium matris et magìstrae zc
catholice et orthodoxe fìdej scandalum et Apostolice Sedis auctoritatis
cncrvationem nec non animanim salutis pernicìem et irreparabile
detrimentum. Nos volentes talium adversus Deum et dictae Sedis
auctoritatcm impudentcr insurgentium, veluti catholice fìdci inimi-
corura, temeritatem ultricc iustitia cohìbcre, tibi per presentes com-
mittimus et mandamus, quatenus si tibi etiam extra iudictalìtcr de
prcrai«;sis, ettam dicto Jo. non vocato, constiterìt, eundem Joannem
Baptistam auctorìtate nostra capi et carceribus manciparì tacìas
ìpsuraque, si in premissìs culpabilem esse rcperieris, poenis, quibus de
iure veniet Dunicndus, punias» ut ali) cius cxemplo a similibus merito
^abstinere discant. Mandantcs omnibus et stngulis iudicibusseculartbus,
ut tibi in premissis auxiliura et favorem opportunum prcsient, non
obstAniibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac statutis
et consuctudinibus dictì ordinis Carmelitarum juramenio, confirraa-
tione apostolica vel quavis tirmitate alia roboratis, nec non privì-
legijs et ìndultis apostolicis dicto ordini, ut ratìonc criminb hercsis
per alium quam per generalera eiusdem ordinis procedi non possìt;
quibus, illis alias in suo robore permansuris, quo ad hoc specia*
liter et expresse derogaraus, ceterisquc contrarijs quibuscunque. Datum
Romae &c. .xvj. decembris 1528 anno 6*-
Bios.
L. cardinalis Sanctorum 4".
n>ìc. Vai, contro l'eresìa luterana
lOJ
XXIIL
1529, 1 1 luglio. Nomina di Pietro Cazzino, vescovo di
Aosta, a collettore degli spogli e delle decime nel du-
cato di Savoia, destinate a combattere la diffusione
dell'eresia dalla Svizzera nelle terre ducali.
[Ach. Vatic. Archivio di Castello, caps. i, n. 283.]
Oemens &c. Ad futurara rei memoriam. Ad hoc Deus nos in
tcrris pretulit sucque mìlitantis Ecclesie reciores et administratores
consthuìi, ut prò iniuncto nobisct ApostoUcc Scdis oOicio ad amplianda
omnium ecclesiarum commoda et cunctorum fideliura ordinjs pre-
cipue clericalis incrementa felicia animarumque saluteni profligan-
damquc et dclcndara hereticorum et scismaticorum cecitatcm, chri-
stìanam fidcm pervertcrenitcntium.sedulo cogltemus et cbristifidelibus,
ne iUorum pestifera labe inticiantur, sed ab eorum versutijs et per-
irersis conatibus preserventur, prout expedtre conspìcimus, de nostris
et prefaie Ecclesie thesauris opportuna subsidi;i inipendaraus. Sane
cura sicut satis notorium existit nephanda Luthcranorum hcresis jara
dudtttn per Romanam Ecclcsiam damnatam in plerisque superioris
Germanie et prcsertim Klvctiorum partibus adeo invaluerit et in-
valeat, ut Elvctij ipsì huiusraodì lutherane hcresis labe respersi ve-
neoum suum in christifideles sibì vicinos difTundere, ac contra Chri-
stiana m tìdem tenere et defendere volentes arma movere ad catholicain
fiidcni dcssercndara et ab obedicntia Sedis Apostolice recedendo m
cogcre et compellere moltantur, et jam nonnulla loca ejs vicina oc-
cupare tcntaverint et nitantur, in maximam divine maiestatis offensam
flc fidelium corumdem pemicicm et jacturara, ac preterea eccleslarura
locorum vicinorura huiusraodì prelati sentientes se eorum furori
absquc nostro et Sedis Apostolice Consilio et auxilio resistere et ìra-
petus cohercerc non posse, per specialcs nuncios super hoc ad nos
et Sedera candem destinatos grave periculum inde cìs et Christiane
religioni imminens nobis ea, qua decuit, reverentia et devotione expo-
suerunt, ac sibi a nobis et dieta Sede de opportuno subsidio provi-
dcri humiliter postularunt. Nos quj jam fructuum ecclesiarum deciraas
prò subsidio carissimi In Cliristo filij Ferdinandi nostri Hungarie regis
illustris, qui a Turcharum tyranno gravissimo bello preraitur, imponere
disposucramus, auditis nuncijs prcfatis, huic nepharie heresi, ne ulterius
use & ^mLSLz
ierTiic ^ .-lUTnnm 5aarjiK.ir iliusouii àecriiares e£ tfcrLnBagicas
lesonui nn'w-jL nnm aiunrr luo pcssunrus ngnfcrc cc-iirsete cn-
TÌenus. Traila rcs: ì-uitiìe. pimir ioiilstES rerme» insiis Rotnise
Scciirfie i-^r-int, -uiTv^zct^niiinx inriinus. ^iecmas liiiiasaio^ meoìoa
lUBcmaue «pcui dcrrcuram ^uiosoue ^rauiis iigmcaxzs cnnms et
miùicum^ scsosmiun. ^;un sKTnrmram. mibis s Cimerà oosoe
incsoaiics. — lam 7«r deruamm otàmtaanm aicisBorea vei Sloram
Kioerruns le ^jnsugriùimì ima mma jsanr.aii2iie sbi ieccrf pce-
xsso. 5;?«-.::=.nni. it jue rnia. jTtnniunt spesrsre juicuil, prò sub-
sàia cv^anira rtirsrxni s loiirmom jìut: tnL-im^, ,m-rf«t F t!iTi^yLini<
Trescnam il"«::s -^^inimun. ac^cr^us ^sraiem lomerxnos aanrertere
iotuimus ^t JKcsmmus. ??acitai itacue aarer iis cum veaeraóiEccs
±3xrtbus 3uscrr:> ^usùcnt 5.uxt::e KomuiK Hcdeàe czncnaiunis sa-
3ira iiiiibìsradunc «t ie ^Jnun cmi:r«nsu dt 2^ osrtx aiat:A tciifrtia
s in iTcrsrjucs TOtestacs TJgctmimt^ jmnia ;£ àn^^xia. ?pa&a pre-
iicn. Si. 3Jto iucatu Saeauuic ^r mcdam <^ ìomieùiittn dominio
rerrmronii ailc-.n ilii aacrlis -:rr Cjtoìì iAcaiime iucs san altra
luam irtrt -nenie:: juaemaue ndcne "^ ^-tn^a. ie tire ^rel arnsise^
niufmu ierrici x nóm ^tsmium ?Tux:me nimiont iebentia. ic là mas
•s. Cimenin ^imien ^ucnnocaiib'ct spccancii. 4ucamque i^uutamqne
■» juaiiacmuue rau-^nt .a ani ntc^sarum jpus JetscJmris itversas
iascem 7err:w:ijs Lju:eranvjs -ic ^on n iiic^ osus canvertenòa, jnctD-
-Ulte :rc'5rai:j:: :_-:i:r^ r'-si^ii^iruin -icrurzimui. Et xdiilonifaus iuas
-ntEir"L: ^w-::n::s j:::::.'^:n .t j;n;C"--r'^:n ru^tu^ni. :«duiraiini et pro-
-inr^iuni .■:.ies;j_~c:-.r^:n. ìl- :ir»:!----:s ,: -;::ì:uììs n iui::itu et io
'n:n::< Ttr^i^trs .;c 5-.i.:j-^r'^nt _: '■! .-v.riitcrrTir: -.nordiicnum mar-
:n:OT:..::l.'Ui- -r.-^on :.':r::u,r^ *..:«:?!:>: -.\:>cx:ì:u>us jcciinwiura veroni
;i.-r::Ti .nnuu::: -.11^7^:11 : :-:>\;^cu:-::u= :u.:"tcrai:lru< etrom aie-
Trrrc.;:u.n:s it iviLjr^^ti i.J>c.;^. :--:i.^ -.i IL^ruin^uc ^pituiìs, aeczon
.■c:ius :j:l^ir:- :/::^-ri^ :::.-:: :>'_i .■•ei:-^ :>.::> -: ■•cr^^nis ^c;deb;ast:cis
:ecui.a"r:i ^: :r;:ir!\::T: ^-Jrirttw-:::.:-.- :i:n trcrum auara nuiicmn.
rcani -r.cn^:^::::::.::::, ^\ T-v-lci;--; •r: .iiii :"rt'js -ciiiitus .lacentium,
:r::irum. -TT:er-.:vi;::r. :cir'.:;:ii:? ^0::^^ "o'-^niS '-fieroboumitani. resfu-
anb :;. .M^rr.rus .t "icn :xe-r.rt:<. •:us:r-> :xL:sii:oai a iucacu io
Timvs -nixc:!:jn-d::l-us .t :-j':: ■::::•.; .r-e'-iv::^ rafcntcs .;t percipientes»
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-:rr:-ì -e: "-cc:nnc::::s uerii:: ,'. ^u^oarciic jfrj.m ^ontir.dij pretìii-
z:.\nx. li^T' ::::-*. :uil'us .u: aiiwu: jurum luila. --Tivrlciara. :?cr St>ùem.
-VDOstclwiir: l..' lujicunau;; •■•crwp.:it: :"o:Tnu. "ei ixrrcssione -Uis
:oncc3sa rt interim -once^ienùa, 4Uoaà acc, nmlatenus volumus sui"
^oc. Vat, contro Veresia luterana
107
iragarj, personis venerabillum fratrum nostrorum Sancte Romane Ec-
clesie cardìnalium duntaxat exceptìs, in tcrminis et locis congruìs
per infrtscripiutn coUectorera aui ab [eo] facultatem habcmes sta-
tucndis et declarandis cxsoivcndas etsimilitcr In opusdefensionìs huius-
roodi exponendas auctoritate et tenore predictis imponìnius. Et t\\-
chilominus sperantes, quod vcnerabilis frater nostcr Petrus episcopus
Augustcnsis ea, que sibi committenda duxerimus, solicitc» fideliter et
prudenter et dilìgenter excquctur, omnes et singulos nostra seu qua-
, ctinquc alia auctoritate hactenus ia ducatu dominijs raarchionsitìbus
, et comttatu predictis dcputatos collectores exactorcs ac omnes et
; singulos commissarios super huiusmodi coUectoris officio eis aucto-
' rìtaic predicta et ex certa scìentia revocando et ab eorum officijs
i realiter amovendo, eumdem Petrum episcopum, qucm per nostras alias
iìRcras prò cxpedìtione contra jpsos Lutheranos ibidem cxcquenda
\ nostrum et diete Sedis nuncium depuiaviraus, ctìam spoUorum et de-
I cimATum prcdictorum coUectorem et exactorem cisdem auctoritate
et tenore constituirous et deputamus ac eidem Petro episcopo per
se vcl aliura seu alìos, clericos dumtaxat fide facultatibus ydoneos»
in ducatu Sabaudie et comìtatu Astense, in marchionalibus vero pre-
dictis per ipsum Petrum episcopum deputandos, dìlectis tamen filijs
moderois dictorum marchionatum marchionibus gratos et acceptos,
nostro et diete Camere nostre ac quibuscunque cnpitulis collegijs
ooQventibas ecdcsiarum et monasieriorum quorumlibet alijsque ec-
. clc5ÌasticÌs sccularibus et regularibus exemptis ordinum quorumcunque,
* ettani laycalibus personis, necnon a nobilibus coramunitatibus, uni-
vcrsiutibus civiiatum, oppidorum, terrarum, villarum et aliorum lo-
corum omnia et singula spolìa predicta ab tUorum dcbìtoribus com>
munibus et privatis, privilegijs duntaxat exceptis, necnon decimas
huiusmodi ab eisdem ecclesijs, monasterijs, priorati bus, conventibus,
collcgiis, congregaiionibus, beneficijs et personis, ad illas solvendas,
I ut premittitur, asirictis, in diciis marchionatibus per supradictos de-
I putandos petendj, exigendj, perctpicndj et collegendj necnon debito
[ et personis prefatis tam in genere quam nominati m et in specie,
spolu et decimas huiusmodi pcrsolvam ac de illis satisfaciant sub
excomniunìcationis late seotentie in singulos ctìam capitularcs col-
ilcgiorum huiusmodj personas, et privattonis bencficiorum ecdesiastì-
[coruni per eos tunc obtentorum, et alijs, de quibus sibi videbitur,
Ipenis etiam pecuniarijs mandandj et termìnum ad hoc prefigcndi et
i prerìzum semel vel plures quoticns sibi videbitur prorogandj et prò
huiusmodi spoliorum ed decimarum faciliori exaciione unam vcl
piures et tot, quot sibi videbitur, subcollectores sub pari, qua ipse
episcopus per presentes utitur, facuhate fungantur, deputandj Cam
toi^ "SL FmtBia
^nmi'tKT ^tcLir -Tcmùmifmv iesucoxzs jinuweaiQ' £c jjBx eanxm loco
3i,*<:«pns wcc<n» «s •''intattur.. sncrxìpsxm, ^isamr scìEi e òeàmu
houxTtvna sÀ.''«:i -Tsceames -ni jilìgjemg :-: fftsitsr t^ttr coo-
:r«iv^jflx>- wcsiibxX 4:t ic aui?'mmr ivrsuuitsms -^^ ganraodolìbct
imnNivKv^ -tirivtK -«^ mànsru icr .agsirnTr y-'zftet^aScjin et
*!* ur> ^ttvitu nrs^irama» mazuniuE innelamjae 7os:posiia,
v-^«m«v><vn*:. jcnrr *t.sca ai ii'xi s nncr -ùcn;. nrT'!:ir "mcchq
mi!r'v■.■.:^*Tr> ^^nirn:?- ui::?VMu :.-:sts5irr> «-lers. nias dira rccasEotie
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*2)oc. Vat. contro Feresia iittevcììia
109
scopi ^u^ altcrius prebtj eccleskstlcj munito cadcm prorsus fides
adha)eatur In iudicìo et extra, que adhiberctur originalibus litteris, si
esscnt cxibite vel estense. Nulli &c. Nostrj statutj, decretj, depuu-
tionis, impositionis, constitutionis, concessìonis, derogationis et vo-
lumatis infringerc &c. Si quis &c. Datura Rome apud sanctum
Peiram anno &c. 1529. Pontitìcaius nostri anno sexto (i).
XXIV.
1529, 12 dicembre. Al vescovo di Aosta ounzio in Savoia
perchè esamini la lista dei sospetti data dal carmeli-
tano G. B. Paiiavicino, e lo interroghi con giuramento.
[Loc cit. a. MDXXix, III, 25, breve 224.]
Episcopo Augustcnsi in ducatu Sabaudie nostro
et ApostoUcae Sedis nuocio
Venerabilis frater &c. Notam nonnullorum, qui de luthcrana
[ heresi affccti esse dicuntur, recepiraus, quam tibi a dilccto filio Jo. Ba-
JPalaviciuo ordinìs S. Mariae de Monte Carmelo professore
scripsisti ; verum quia ea talis non est, ut legitime pos-
sint in ea nominatos tanquam hercticj luthcranj et tanquam suspecti
ad purgationem et emcndationem cogi, volumus et ita tibi in virtute
[ sa.nctae obedientiae mandamus, ut dictum Palavicinum ad te evoces
et, recepto ab co ut tieri solet iuraraento, ipsum super suspicione erga
nomiiiatos in dieta nota diligenter examines et de omnibus neces-
sarijs cìrcumstantijs interroges itemque cum alìis facias, si quos prae-
fatus Jo. Bap.'* Palavicinus aut aliquis alius tanquam de pracmissis
kinforraatus tibi noniinaverit, eorumque dieta per aliquem fidum no-
Itarìura scerete in publica documenta redacta ad nos niittas; nos enim
tibi super praemissis etiam extra iudicialiter procedendo concedimus
IfacuUatcra, Non obstantibus bo. me. Bonifacij papac Vili de una et
[de duabus dietis in Consilio general) editis constìtutionibus et ordi-
oatìonibus cetcrisquc cootrarijs quibuscunque. Datum Bononie &c.
lie 24 deccmbris 1529 anno 7."**
Evangelista.
(i) VtfQfnto nell'jrcUvio 41 Tomo poru U lUu dell'i i di tgoito IS19.
no
'B. Jontana
XXV.
1529, 24 dicembre. Al duca di Savoia, perchè non swi
permesso agli ignoranti o maliziosi di predicare nel
suo ducato, e per informarlo delle istruzioni date intorno
a ciò ai vescovi.
[Loc, cit. breve 241.]
Duci Sabaudiae.
Dilecic fili saloiem &c. Volemes periculis, quae fideles populi ob
concionatonim sive praedicatorum ignorantiam aut nialitìam saepe
incurrunt, occurrere, scribimus ad nonnullos episcopos in domìnio j
temporali tuo existentes, ut nullis in civitatibus aut diocesibus eoruml
absque ipsorum licentìa, in scriptis habìta et in loco ubi concioDandum]
aut praedicandum erit publicata, concionari aut praedicarc pcrmìttant]
mandamusque sub interdicti et ccteris penis dilcctis filiìs popuUsi
dictarum civitatura et diocesum ac ipsorum particularibus persona
ne concionatores aut praedicatores alìquos, nisi prius liccntiam ad i4
ab tpsis episcopis humiliter ostenderint, quomodolibet audjant. Lice
autem speramus populos ipsos, uipote cathoUcos et sub dìscipCiwI
tua agentes, mandatis nostrìs huiusmodì obtemperaturos; quia tamen
non desunt in populis alìquando, qui eos seduccntes a via rccta di-
vertunt, te, cuius erga hanc Sanctam Sedem devotìonem et reve-fl
verentiara corapertissimam habemus, rogaraus atque in Domino hor-
tamur, ut populos praedirtos, si forte ab alìquo scandaloso seducti in
obediendo mandatis nostris huiusmodi renitentes aut negligentcaJ
fuerint, ut fidelem prlncipem decet, ad id tuo bracino cogas et coni*
pcllas talemque te circa hoc exibeas, qualera tua et maiorum tuorufi
gesta nobis pollicentur, in quo quidcm a Deo premium et a nobis^
commendationem et laudem non parvara reportabis Datura &c. Bo-
nonie die 24 decembris 1529 anno 7.°
Evangelista.
'Doc. Vat, contro l'eresia luterana
1 lì
XXVI.
I5?0» 9 maggio. Al vescovo Teatino per esortarlo n pro-
k seguire alacremente il processo, affidatogli dal nunzio
di Venezia, contro Gerolamo Galateo, reo di aver dif-
fuso Teresia luterana in Padova.
[Archw. Apost. della S. Sede, Qem. VII bm'. min.
a. MDXXX, I, breve 196,]
Venerabili fratri Jo. Petra episcopo Theatino.
Vencrabilìs frater salutcm. Ex litteris nostri Venetijs nuntij, qui
assidua Dobis testimonia luae in nos observantiae perhibere non cessai,
I intellcxinius commisisse eum fratemitati tuae causam contra iniqui-
fìlium Hieronimura Galatheum, qui Patavij venona luthcranae
sjs publkc privaiiraque ausus difFundcrc, cura et mandato ipsius
noeti), senatus veneti pietate ac favore detcntus sit. Quod dicti
nunti) de tuae fraternitatis electione iudtcium nobis valde probatum
I et acccptum fuit. Non enim plus ulli alteri quam ipsj luae fraternitaii
I cura in hac re tum in ceteris, honorem Dei et huius Sanctae Sedis
> conccmeniibus, confidere debemus, sive probitatem ci relligìoncm
1 tuam «ivo doctrinam et nostri amorem pcrpendimus. Itaque fraier-
nitatcm luam de hac cognitione per te alacriier, sicut idem nuntius
[ scrìbit, suscepia plurimum in Domino coramendantes, illam hortamur
I (quod quidcm officiose potius quam necessario nos facere scìmus)
» ut in rem Deo tam gratam animabusque salutarem studiose iucumbas,
ulquc nos prò tua pictate et in nos bcnivolentia commoneas, si
in hoc commonendos existimes, ad remedia huic malo salu-
[hriler conquìrenda. Sumus entm ea maxime probaturi ac secuturi, quc
I tu tali vir prudentia et probitate nobis lui amantissìrais memoravcris.
J Laboramus siquidcm sumraeque optamus, nostro non solum officio
seJ in ducem et senatum venetum paterno peculiarique amore, ut
istud inclv*tum et scniper orthodoxum Dom nìum in sincera Dei rei-
f ligicnc conservetur.
Datura Rome &c. Die .vini, may 1530 anno 7."
Bios.
*B. fontana
XXVII.
1530, 20 agosto. Ordine di chiamare al dovere il dome-
nicano Battista di Crema, che uscito dal convento,
predicando pericolose no viti a Guastalla.
[Arch. sccr. Vaiic. CUm, VII brev. min.
a. MDXXX, V, 31, breve 359.]
Dìlecto fìlio vicario generali ordinis Praedicatoruro
congregationis Lombardiae.
Dilecte fili salutem et apostolicam benedìctionem. Ad aura
stras non sine molestia nostra pervenii, quendara fratrem Baptist
de Crema ordinis praedicatorum tuae congregationis Lorabardiae se
se in oppido GuasialLic Mantuanae sive Parmeo<ùs diocesis reci-
pientem, sub pretextu quamndam Httcrarum io forma brevis a nobis
extortarum, sive ab officio sacrae nostrae penitentiariae obtcntaru
extra domos dicti ordinis manentcm ab obedientia tua se subtraxis:
etnovam quandam doctrinam pcriculo hercsiae et perturbationis prai
dicare. Quibus rebus, prò nostro et nobis a Domino commìsso pastora]
officio, occurrere volentes, libi in virtute sancue obedientiac cororait-
timus et mandamus.ut, acceptis praesentibus, pracdictum fratrem Baplì-
stara, sub penìs, de quibus tibi videbiiur, ad regularis obscnantiae habita-
tionem et obcdieniìam voces et reducas et manere corapellas; et si eum
deliquisse compereris, eundem per te sive per alios cui coraraiseri;
punias sive puniri facias, prout illius delieta exegerint: dictum Bapi
stam et alios contradictores vel ei faventes per censuras ecclesi
sticas et alia opportuna juris remedia apellatione postposita co
pescendo. invocato etiam, si opus fuerii, ausilio brachi) secularis
Super quibus omnibus et singuHs plc-nam et liberam tibi facultatera
concedimus, quibusvis litteris in forma brevis a nobis sive alijs per
officium poenitcntiariae huiusmodi obtentis, quarum etiam si in illis
caveretur expresse, quod nisi sub certis inibi cxpressis modìs et forrats
Ulis dcrogari et aut illac recusari non possint, tcnores illarum prò
expressis Kabentes, motu proprio cassamus et annullamus, et irritai
et inanes rcddimus, caeterisque conirarljs non obstantibus quibu*-
cunque. Datura Rome &c. die 20 augusti 1530 anno 7.°
1
alt™
lit-
>li-
ta-
am
1
The. Vat, contro l'eresia luterana
113
XXVIIL
^5ÌU 19 g'Ugno, Ordine al nunzio di far prendere e col-
r intervento dell'inquisitore Martino da Treviso pro-
cessare fra Banoloraco, minore conventuale in Venezia,
accusato di eresia.
[Arch. secr. Vàtic. Ctem. HI brevia per totum annum .MDXX.XI.
•par. VI, voi. 37, epist, 33J.]
Nuntìo VeDetiarum.
Ven."« firatcr. Audilis per nos quibusdaro gravJbus et enormibus
exccssibus contra orlhodoxam fidcm Deique et Sanctc Ecclesie of-
fcnstonibus per fiUum perdltionis fratrem Bartholomeuni ordinis rai-
norum Convcntualium Venetiìs conimorantem, ea fors.in fiducia per-
pctratis, quod se a suis supcrioribus auctoritate apostolica exemptum
pretenderei, nos etsi novimus hec ad officiutn tue fraternilatis etiam
sinc olla nostra monitìone pcrtinere et ab ea suum oflicìum, qui-
cunquc postea exìtus subsequantur, impigrc perngi deberc, tamcn tuam
fratcmiiatcm excitantes ei mandamus, ut cundem fratrem Bariholo-
rocum dcxteritaie et celeritate oportunis in hoc adhibitis honeste
cotnprehendi facias deindeque cum interventu dilecti fìHj raagistri
Martin) de Tarvisio inquisitoris istic heretice pravitatis» qui eiusdem
ordini* minorum Conventualium est professor et de cuius insigni
ptetate doctrina et constantia in dies ea audimus, que volumus,
contra eundem Bartholomeum super criminibus heresim sapientibus
[de quibus] istic latius inforinaberìs, prout de jure fuerit faciendum,
diligenter inquìras, eumque juxia canoni cas sanctiones punias vel
ibsolvas. Non obstantibus premissis ac quibusvis litteris sub plumbo
vel in forma brevium a[b] hac penlientiaria nostra per eundem
tOTsan obtentis, etiam si per illas a suis superioribus exemptus fuerit,
cum se diciis litteris et orani huius S." Sedis gratia ìndignum red-
diderit, ccterisquc contrari) s quibuscunque.
Datum Rome .xix. iunìi 1531 anno .viii".
Blosius.
Arckhio della R. Società romana di storia patria. Voi. XV.
::4 -^^ JtmUma
XX3L
- -il. « :*:ì:Ck ?TiK^ i-^'s:^ 5 ■=£ si servono i finali
aKvcic ^cii? 5. -al'nzcawm.- ìì cacrca») e richiamo
'.'^-:. -vj- ~ orw. ,"*-.'«. 'T -^r vol ^-rr. aé. ìerre loi(i).]
r^ivj^-v r'.'i,' jvnr~u\ maisCTt -cs^ar^ ^sss^ie sàÈscns, pro-
■ .r.,:.;.l'v> ^- Ci-r.'-sr^ rrjssiat inaionnr as JtagtA_ia nnn-
V -, .,'.'.-vr *xi-x;rr ".. -rrja-,t.v"a«crat anun:ti ar^jscr^ gare Eset
.-:ru-JL i-:^J:-a-
^oc. Vat, contro Veresìa luterana
"5
faci, failgati atque sue professionis imtnemores, exemptiones ab
ordinarììs superioribus ipsius ordlnis sibJ obtinere procurant, et ut
liberius absque correctore vivere valeant, seipsos ordinariis diocesanis
sive roagistro et superiori fratrum Convcntualium immediate subiiciunt;
et licet subrepticie se ab ordine exemcrint, tamen habitum de diete
ordine reportare, ac ìUius privilegiis et immunitatibus se prolegi et
defcnsari volunt; ac cura illis Dei et religionis honore postergatis
almam Urbem nostram et extra eam soli peragrare et discurrere, ac
tabemas et alia loca viris religìosis mìnus congrucntia requirere et
ìtihabitare non erubescunt, in grande dedecus et opprobrium religionis
et ordinis sacerdotalis ac eorummet, qui a votis solcmniter emissis
nulla cogente necessitate resìliunt, in anìmarura pemicicm necnon
obscrvantie huiusmodi fratrura regulateque in suis conventibus sub
obser\*antia regulari viveniìum preìudicium. Et cum tales fugitivi qui-
busdatn falsis et subrepticiis impetrationìbus, a nobis sivc a peni-
tentiaria nostra extortis, protecti, ordinaria religionis disciplina pro-
hibrri ncqueam; maxime cum diete curie oflicìales, quamvis de
contrario informati, huiusmodi impetratas concessiones defendere, et
impetrati onibus favere quantum in ipsis est niiuntur, et nulli iudices
ordinari] diete curie, seu alii cxecutorcs iusticie, cum ad illos prò
auxilio opportuno reclaraatur, quamvis corani illis litere fé. re. Sixti IV,
Innocentii Vili, Alexandri VI, Julii II, I.eonis X, romanorum pon-
tifìcum predcccssorum nosirorum in forma brevis edite et contra
siniiles insoleniias multipliciter impetrate producantur» asserentes se
cum cardinalibus et prelatis ac aliis otRcialibus curie huiusmodi vel
aitcrius ordinarii contendere nolle, fratribus dicti ordinis in iuris
subsidium ad compescendum talìum insolentias fugitivorura et or>
dinis salmarem disciplinam declinantium assistere velint; unde plu-
rimi ex dcTectu castigationis talium exemplo allecti, hanc viara sic
apcrtam intrepidi ingredi presumunt; sicque religio in sanctitate
iusdtia disstpatur et ruit, non sine populorum scandalo et universa-
libus ecclesie preiudicio. Nos huius abusus errores et cxccssus submO'
vere ac super hiis, ne deteriora parturiant, congruentibus remediis
obviare volentes, motu proprio et ex certa nostra scicntia ordinamus,
quod dccctero perpetuis futuris temporibus fraires predicti, cgritudinis
aut subveniendì parentum inopie sìve quavis alia OLCasionc vel causa,
Tt$pectactÌ3mstudiÌ3utdispens.itionis ad obtitiendum benencium huius-
modi nostra seu quavis alia auctorìtate sibl concesse, n=M beneficium
ipsum fuerint canonice actu assecuti, sive familiariiatibu^ alicuius ex
dict^s cardinalibus, preterquam si actu continui nostri contmensaies
fuerint.extra predicium ordincm vestrum preterquam vel AbsquclJcentia
ti mandato vcstro respectivo et, ilio durante, ctiam de Ucentia Scdis Apo-
ìi6
*B. fontana
stolice, etiam preteittu quarumque facultatum indultorum et ali.
literarum apostoltcarum, quìbusvis UDÌversìtatibus concessarum, sii
cooscniiu vcstro commorari non possint; in aliis vero se profeision
nuoquam aut infra pubcrtatis annos ve! per vim aut roetum
asserentibus, rei uni ìmpie occorrere cupientcs, cum commissioni
ìlle false impetrate sint ac, etiam si bene reaeque impetrate
in foro conscientie dumtaxat non in foro contentioso nec cobi
religionis iura, consuetudines aut voluntaiem valerent, vobis m vi
sancte obediemie mandaraus, ut fraires ordinis vestri, cu
conditionis sint, qui ab obeJientia exìerint aut habitura i _ i
hactcnus aut in posterum exiturì rclicturive sint, quacumquc <aui
rilate ìd fecerim, nis» arctiorem regukra, ubi actu observaiiter vìvani
transierint, etiam vigore nostrarum et aliarum literarum apostolìcarui
seu de pcnitentiaria nostra aut quibusvis supplicationibus nobis ai
Romanis pontificibus prò tempore esistenti aut exisicntìbus, presea<
tibus aut presente mandante signatis, eos ad ordincm et ordinis }(
revocetis, bulias autTeratis, habitum sacrilege relictura sumere, imi.
peniterc, divino cultuì et proprie saluti vacare cogatis, Accito etia
si opus sit, auxilio brachi! secularis; decemenies motu proprio et
certa scientia, ut fratres, qui ab ordine recesserlm aut tmposicrui
quoquomodo exierint aut habitum reliquerint rclicturive sint,
post mandatum vestrum infra dies ocio mandato proprio ad ob<
dientiam rcdicrint, habitumque perpetuo gestaotes reassumpserint»
excomunicatìonis late sententie penas incurrant, a qua ab^olvi nisi
a oobis aut Romano prò tempore existcntc pontifico aut morte in-
terveniente non possint. Ac volumus et decrevimus penam eamdcm
subire eos omnes, qui hiis auxilium, consilium vel favorera prcstite-
rint, volentes eadem auctoritate et scientia omnia et singola apostoli
rescrìpta ac literas sub plumbo nec non in forma brevis sub annuii
piscatoris ve! a pcnitentiaria quibusvis ordinis et observantie prcdicti
rum profcssoribus super excmptione ab ordìnariis superorìbus ipsii
ordinis et aliis premissis quomodolibet, nec non prò inchoanda novi
secta scu novo modo vivendi sub altcrius, quara sub tui et prò tem-
pore cxistentis dicti ordinis generalis ministri et provincialium mi-
ntstrorum obedientia, aut prò crigendis novis congregationibus sei
domibos preter et contra tuam voluntatem aut tui vice ministri et
comrrìissariì generales, quomoJahbet concessa et concessas, quorum
tenores prcscotibus habcri volumus prò expressis, tenore presentium
revocamus, cassamus, irritaraus et annullamus, nuUiusque roboris vel
tnomenti cxistere ac tamquam per falsi suggestionerà et veri supprcs-
sionem extorta prò non concessis, ac si nunquam concessa fuìssent^
liaib.:ri nec in aliquo suffragari debere decemimus» districtius
n
I
^Boc, VaU contro l'eresia luterana 117
beotes in virtute sancte obedientie libi et prò tempore esistenti
mtoistro provinciali, ne novas sectas in dicto ordine introduci, nec
ìllius fratres alio novo ooniine. quamquod bcatus Franciscus ab Apo-
stolica Stdt sibi dar» et concedi obtinuit, nominari pennitus Cetc-
TUvTt cadcm auaoritate, motu et sctcntia simUibus statuinnis et
orditumus, quod in quìbuscumquc litcris ad ipsoruni fratrum fugitì-
vorum instanti» sivc sub annulo piscatoris sive sub plumbo vcl per
penltcntiariam super premìssorum alìquo etìara in quibusvis sup-
pljcaiìonibus nobìs aut Romano pontifice prò tempore existente aut
exìstcntfbus, prc^^entibus aut presente ctiam mandante, simpliciter et
JtMolute signatis, impetratis hactenus aut imposterum impetrandis
sempcr et IndifìTcrcntcr subintelligatur clausula huiusmodi etiam de
licentii lupcrioris sub sigillo auctcotico apparente, decementes Itteras
' predictas huiusmodi ctausula carente? nullas nullìusque roborìs vcl
momenti fore. Necnon quibusvis ecclesiarura parrocbialium recto-
tibos et locorum ordinariìs aut curatis ac aliis, quacumque dignitate
ecclesiastica sive officio in dieta curia et extra prefulgeant, sub in-
TCrdicti ingressus ecclesie et suspensionis a regimine et administra-
tlonc iuarum ecclcsiarum, universitatum rectoribus ac illarum con-
scrvatoribus et alìis quibuscumque, sub excomunicationis late scnteniìa
et privatìone carumdem parrochialium ecclcsiarum et omnium alio-
rutn honorum ecclesia<;ticorura, que obtinent necnon inhabiliiatis ad
illa et alia in posterum obtinenda pcnis, eo ipso quo contrafccerint
tncurrendis, ne vos, quominus fratrcs dictì ordinis sub indultorum,
exemtionum, gjatiarum ac aliarura apostolicarum predlctarum specie
«xtra domos et obedicntiam vestram vagantcs capere et apprehen-
derc ctiam violenter illosque ad domos et loca, unde recesserinl,
reducere et carceribus mancipare volentes et mandantes, quovis
modo per se vel aliam seu altos directe vel indirecte impedire
prcsiimant, nec quemquam talium ad exercitium cure animorum
parrochianorum suorum et administrationem sacramcntorum solis
ca^atis spectantium absque co, quod ìllis de liccntia predicta legi>
Urne constiterit, admlttant; nec eosdem fratres cxemptos de celerò
in dl5trictu parrochiarum suarum supcrpellicìum super habitu ipso-
nam gestare permìttant ipsisque fratribus, ne de cetcro extra eorum
conventus habitura eorum superpellicio velare presumant, nisi alba,
si cos tidelium devotione requisitos extra suas ecclesias celebrant
seu in processionibus in comitiva suorum fratrum interesse continga',
AC decementes irritum et inane quicquid sccus conti» gerii attem-
ptari. Nec non mandantes prò tempore existenti alme Urbis nostre
h) sptntuatibus vicario et quibusvis aliis curie predicte ordinariìs iu-
<tic!bus et omnibus aliis ubiquc terrarum existentibus respectivc iu«
" «i*»«i'-'
'B. Jan tana
dicibus, ut quotieos prò parte tua ministri generalis vcl procuratorum
aut commissarionim vel ministrorum provinclalium vel guardiiinorum
locorum dicti ordìnis desuper requisiti fuerint, neminì dcfcrcotes scu
indulgente^, nec ad aliqua rescripta «cu brevia apostolica et Je pc-
nitcntiaria rcspectuni habentes, faciant presentes litcras et in cis coo-
tenta sub predictis penis et censuris tirniiter observari. Contradlctorci
quoslibct et rebelles per censurai et penas ecclcsiasticas ci alia op-
portuna iuris reraedia, de quibus tib: ministro generali aut procara*
tori commissariis vel quibusvis ministris provincialibus videbìtur, ap-
pellatione posposita, compescendo, invocalo ctiara ad hoc auxìlio
brachii secularìs, non obstantibus eie. Datum Romae, die .v. iulii \
anno 8\
XXX.
153 1, II agosto. Il papa chiede a Carlo V di concorrere con
gli altri principali Stati cattolici a form;ire un sussidio
di 200 mila scudi a disposizione di Carlo HI di Sa-
voia contro gli ono Cantoni, se fosse assalito avanti
di aver compite le fortificazioni al confine.
[Loc. cit. 15JI, IV, breve 352.]
Cesari.
à
Carissime &c. Magna nos soUidtudine affecerunt litterae ac nuo-
cius dilecti fili) nobilis viri Caroli Sabaudìae ducis, nostri tuique
aflìnis, qui post multas alias ocio Cantonuni Hclvetiorum lathcra-
nam hercsim foventium in se et suura ducatum minas, a Tua Sere-
Ditate ut crediraus audìtas, novissime se ab ìllis sollicitatum ad cer-
tura fedus cura eis ineundum, per quod omnem ejus ducatum sua
heresi conantur inficere, et, nisi id fecerit, bellum sibi haud obs.ure
comminatos esse nobis significavi!, ita ut vel sanctae tìdcì iacturim
ìllis consentiendo, vel rerum suarum ceriissiraum pcrkulum rccu-
sando subire cogatur. Elegisse autera se prò sua et maiorum suorum
pietate quìdvis potius subire periculi et rerum temporaiium dctri*
raentuni, quam fìdem sanctam a patribus acceptam cum divini ho-
noris diminutione et animarum sibi subiectarum perditione, vicino-
rumque Christi tìJeliura contagionc violare. NuUam vero rcsìstcndì
tam numerosae et efferae multitudini se diu consultando invenisse
expeditiorem viam, quam communiendis in congnio eius gcntis qtia-
i
*Z)pc. Vai. contro l'eresìa luterana
119
tuor locb ci cura presìdio custodìcndìs, quorum obice illi ab incur-
«bus et populatione coherceri possìnt. Ac se quidem ad hanc com-
munitionem sua pecunia contentum esse, neque nos aut quenque
chrìstianoruro principum in hoc fatìgaturum, sed cum vereatur (id
quod ab ìpsis Helvetijs contra se cara muaitionera fieri cernentibus
ceno timendutn est) ne inter ipsam munìdoneni totis agminibus ir-
ruant et loca munita occupcnt, in hunc soluni evcntum ad illis, quoad
muDitio pcrficiatur, obsistcndum, quibus ipse per se obsistcrenon posset,
nostra et cocierorum principum subsidia imploravit. Quae si in hunc
casum ci promittantur, et ducentorum millium aureorum summa
(quantam ad hoc, ultra alias suas expcnsas et belli onera, nccessariam
Cisc cognoscit) inter omnes conficiatur, preparataque tcncatur, nonnisi
adveniente casu et per cuiusque principis mioistros persolvenda, tum
ipsum ducem dieta loca omni cum ccleritate communiturum esse.
Qpod si huius auxilii spe deficiatur, nequaquam cepturum eam mu-
nitionem, quae ab hosiibus ìnterrumpi eisque beneficio esse posset,
forequc ut postea ingens pcriculum subire cogatur sui ducatus a
dieta heresi iaficicndi. Haec, fili charissirae, a nobis, quibus principa-
litcT hoc onus prò pastorali persona ingruit, cum cura et anxietatc
animi nostri sunt audita, rcputantibus quo et quam vicino periculo
interìof christianitatis pars esset laboratura, si lalis ducatus quasi
munis ab ilJa parte lutheranis oppositus eis apcriretur ad coetera
christianitatis invadenda. Quamobrera, quod erat pietatis christianae
et partium nostrarum non deesse causae fide! et universali saluti,
statuimus et in animo nostro decrevimus dicto duci in talem casura
et polliceri ipsi auxilium, et cocteros principes in idem hortari, Cum
cnim causa communis communeque periculum agatur, sitquc omnibus
or divinus et sancta fides prò virili defendenda, nobis et coeteris
opera contributionb omnino non defugiendam iudicavimus.
Itaque ctsi tantum a nostris caiamltatibus eramus attenuati, quantum
omnes nosse et Tuam Screnitatem scimus non ignorare, tamen ut
reliquos non modo vcrbb sed etiam rebus hortemur, ex hac omni
summa tantum nobis ipsis et vcnerabilibus fratribus nostris S. R. E.
cardinaiibus quantum Tuae Serenitati quantumve christianìssimo
regi. Dei benignitate opulentissimis, imposuimus, quibus singulis sicut
et nobis ipsis nostrisque confi-atribus cardinaiibus acquam quadra-
§inta, serenissimis vero Angliae trigìnta, et Portugalliae regibus vi-
ginti, reliquamque trigìnta mtlliura aureorum summara dilectis filijs
nobiUbus viris duci et Dominio Venetorum, pensatis cuiusque vi-
ribus et cuiusque oratoribus advocatis, distribuimus. Te Jgìtur, fili
charissiroc, cuius probìtas in omuì exccllenti ac pia actione versari
soliu est, in Deo Domino hortamur, ut prò ipsius Dei honore et
120
*B. Joniana
verae hdei defensìone, si necessitas tulerit, nobis in participatione
huius pii honeris prò tua virili deesse (i), sed prcdictam quadra-
ginta millium summam Tuae Serenitaii iniuncura in eum casum
benigne pollicerì, et aliquo in loco proximo reponi Tacere» unde ad
subitam dcfensioncm surai possit, tum de tua in hoc voluntate, quam J
Doa dubitanius te dignam esse fucuram, nos quamprimum certiorw
reddere (2). Aut enìm ipsi hereiici usu huius pecunìae reprimentur, ,
aut etiam quod evenire posset soh eius fama deierrebuntur, ficiquc
forsitan cum Dei adiutorio ut ipsi duci solo nomine subveniaiur et j
ipsa pecunia, finita ea communitione, Tuae Sereniiai» intacu resii-
toatur. Tua vero Serenitas, quae scraper opiimura et catholicum cgìt
principem, praeter quara quod officio suo satisfaciet et maiorum suo-
rum consuetudini respondcbit, etiam dictura ducera prò hac opilu-
laiione, in tanto suo discrimine exhibita, perpetuo sibi devinciet. Deo
autem omtiipotenti, a quo tot regna adepta est» grati et amantis fìll) 1
affectura in sancta relligionc defendenda, sicut Tacere consuevit, eihi- j
bebit, ab eo post terrenam felicitatera etiam celeste Tegnum» apudi
homtnes \*ero immortalem gloriam adeptura. Sicut haec etiam oratori
tuus plenius ad Tuam Sercnitalem perscribet. Datum Rome. .xi. au- [
gusti 1531 anno 8."
Vidit Sanctissiraus Dominus Noster.
Similiter regi Francie
Sim. regi Portugallie
Sim. regi Anglie ) in bis non dicatur
Sim, Veneti]' s \ noster aflfìms.
XXXI.
1531, 18 agosto. Giacomo Lanceo viene nominato col-
lettore delle decime e degli spogli nel duetto di Sa- h
voia destinati contro i Luterani, ed è proposto al car- |
diaale legato di Savoia come datario della legazione.
[Loc cit. VI, 37, breve 35 j.]
Cardinali Maurianensi legato Sabaudiae.
Dilecte fili noster. Gratas habuìraus clrcumspectionis tuae liitcì'
quas ad nos dilectus filius Jacobus Lanceus attulit, cum praesertim
(t) Q^ A duidtr* il verbo • noli», aen pctUri* », o atmilt.
(s) Q)ii {wé Agfioofcrti 11 verbo • vellt • .
^Doc. Vai. contro l'eresia luterana
X2I
ex illU cognoveriraus, id quod tamen erat exploratum, devotionem et
observantiani erga nos tuam esse singularem, et quam prompto animo
Icgationis munus tibi per nos ìstic ad dcfensionem catholìcae fiJeì
et istius ducatus dcnianJatum susceperis, sisque alacrìter exequuturus.
De quo tuam circurnspectionem commendantes, in eodcm ut per-
ststct horiamur et firmìter ab ea expectamus. Nos enim, ut illa id
pleaius et uberius possit ellicere, eidem circumspcctioni tuae facul-
lates ipsas legationis per alias nostras litteras ampliavimus^ prout ex
C«mra tenore et ipsius ctiara Jacobi sermone difFusius intelliget. Et
cam, ut cmolumcnta ipsius legationis ad us'um, ad quem destinata
gt, cathoiice fidei et istius ducatus adversus Lutheranos defendcndi
Jitcr conservcntur, ipsum Jacobum, ita cupiente nobili viro Sa-
baodUe duce, collcctorem spoliorum ccciesiarum et aliorum bene-
licioruro ducatus et dominiorum dlcti Sabaudie ducis et fructuum primi
anni ac emolumentorum legationis predicte dcputavimus; quemad-
modum nobis videretur, si idem tue circumspeciioni visum fucrit,
cumdem Jacobum etìam datarium tuae legationis a te constitui, ut
is meltus rattonem cunctorum reddere possit. Hec et omnia super his
ipso Jacobo referente plenius cognosces. Datum Rome &c. die
i8 augusti 15 3 1 anno 8*.
Bios.
XXXII.
1531, 8 settembre. Clemente VII cliiama a Roma un-
dici cardinali che sono in Italia per giovarsi del loro
consiglio nel provvedere ai gravi pericoli minacciati
dai Turchi e daireresia.
[Loc. cit. Il, 35, breve 228.]
Cardinali Mantuae.
Dilccte fili ooster. Cum indies gravior moles rerum curaulusque pe-
riculonira univcrsae chrìstianitati, ut omnibus notura est, impendcat,
bioc terrore Turcarura, inde heresis obstinatìone et pullulantia (t),
lUjique mcturo et sollicitudinem quottidie augentibus, nos ne qua
tn parte nostro officio desimus, cum eorum providcndorum cura
(i)Sit,
122
"B. Jontana
principaljter ad huius SM Scdis auihorìiatem pertìneat, et ab ons'l
nìbus deferatur, hodie in consistorio nostro secreto de veaer^-J
bilium fratrum nostrorum S. R. E. cardioalìum tunc priesentiami
Consilio decrevimus, omnes cardinales in Italia existentes ad nos
esse revocandos, ut frequentiorc senaiu eoruraque praesenria et Con-
silio in tantis rebus uti possimus. Quamobrem circumspectioneni
tuam, cuius prudentie et auctoritatj merito innitimur, queque prò boni
cardinalis officio nobis et buie S.^c Sedi, cuius ipsa honorabile meni'-^
brura est, prò sua virili adesse debet, hortamur, etque in vir
s.« obedicntie praectpimus ut omnino infra calcnJas novcmbritl
Rome esse non differat. Datum Rome ,vj. septcmbrìs 1531 anno 8*
*{> Simile cardinali de Gaddis.
•f- Simile cardinali de Auria.
-{- Simile cardinali Cibo.
-{- Simile cardinali Hiporegiensi.
■j- Simile cardinali Griraano.
f Simile cardinali Ccsarino.
f Simile cardinali Famcsio \
f Simile cardinali de Monte 'hlsdicaturVencnbilìsiTaternasterJI
-{• Simile cardinali Senensi ;
Simile cardinali Burgensi.
Bios,
XXXIII.
1531, 2 dicembre. Ludovico da Fossombrone con Raf^
faele. Bernardino, Giorgio di Reggio, Vincenzo da
Puiano, Antonio da Curimoli, Santo di S. Martino ed
altri fi-ati minori osservanti che si erano ritirati a vìgm
più severa; sono richiamati ai loro conventi della Ca-
labria e della marca di Ancona.
[Loc cit. Ili, 34, breve 143.]
Oilecto filio generali et provinciali ordìnis fotiutn mÌDorum'
de observantia.
DUecte filj salutem ecc. Alias postquam bone memorie Laureotic
episcopo Preoestinen» tunc io humanis agenti et maiori pe]iHien>
^oc. Vat. contro t eresia luterana
123
tiarìo nostro prò parte dilectorum filiorura nostrorura Ludovici (i) et
Raphaelis de Fossarabruno ac Bernardini et Georgij de Regio ordinis
fratrum minorura de observantìa sugesto, quod ipsi ac dllecti filij Vin-
centiusdc Pu-ano et Antonius de GatrlraoUs ac Sanctus de S." Mar-
tino et nonnulli alij fratres dtcti ordinis ob meliorem vite frugem ac ut
a quibusdam perturbationibus et inquictationibus, quc Inter fratres dicti
ordinis provintiarum Calabrie et marchie Anconitane, quarum respe*
cdve existcbant, tunc vigcbant, scmoti quietius Altissimo famulari ac
sacrarum lìtterarutn studio efficatius intendere valcrent, desiderabant
una cunì alijs eiusdera ordinis fratrlbus usque ad certutu numerura,
qui corum propositi forent, in aliquo heremltario aut loco a cetu
bominum remoto vitam heremiticam ducendo stare et peratantrc,
dictus Laurentius episcopus et penitentiarius eisdem Ludovico Raphaeli
ac Bernardino Antonio et Sancto ac nonnullìs alijs, ut ipsi et alij dicti
ordinis fratres prò tempore eligendi et loco defficientium prò tem-
pore surrogando, dummodo omnes insimul dictum certum numerum
non excederent, extra donjos eiusdcm ordinis in aliquo hertmitario
aac loco a cciu hominum remoto per cos eligendo, liabitu tamen
regularì retcntact alias iuxta regulam dicti ordinis honestc vivendo sub
obedientia loci ordinarij, in cuius diocesi eos prò tempore fore contin-
geret, vitara heremiticam ducendo una cum libris et vestibus, quos ad
eorum usum habebant, stare et permanere ac omnibus et singulis
prìvìlcg'.js exemptionibus grattjs concessionibus et indultis spiritualibus
et temporalibus, quibus alij dicti ordinis fratres in iUius domibus com-
morantcs utebantur potiebantur et gaudebant ac uti potiri et gaudere
poterant, uti patiri et gaudere, nccnon missas ci alia divina officia
celebrare, confessiones audire, sacramenta ecclesiastica ministrare, ver-
bum Dei populo predicare, Icctioni et studio Sacrarum Littcrarum et alijs
Utterarijs et spiritualibus exercitijs incumbere et, quotics ipsos aut
eorum aliqtjem predicationis vel ali cuius neccssitatis causa per domos
dicti ordinis transirc conttngeret, in iilis prout alij dicti ordinis hospi-
uri et cum cis ad eundcm ordinem redlrc et tunc in proprio gradu
rccipi quodque inter eos presidcns prò tempore eligendus in alios
eadcn) auctoritate et facultate, qua ministri provincialcs eiusdcm
ordinis in illius fratres utebantur in spiritualibus, uti ac ipsorum prò
se vel alijs deficiente scu defìcientibus litteris desupcr confectis et in
eis comeniis clausulis gaudere valerent ìndulscrat, prout in divers's
sub sigillo officij penitentierìc desuper confectis litteris plenius dicitur
(t) dveaiP Ludovico è quegli che Vittoria Colonna nominava ■ c«rvello baiuno «i
è «oteTole cfae fra ì rìcUamatì all'ordine non tia Matteo da Baacio, fondatore dell'or*
aiac cappuccino
124
"B. fontana
continui; per nos accepto quod ipsi Ludovicus et Raphael acBenuir- ■
dinus, Vincentlus, Antonius et Sanctes ac nonnuUi alij, proprie profcs- j
sionis immcmores, domos cìusdem ordinìs exonenre et alìos illarum f
fratres ab eis extrahere et ad se aJvocare necnon plurima a virò
religiosis aliena comrnittere non erubueranp in aniniarura suarum
pcriculum et dictt ordinìs dedecus, pemiciosum quoque exempluro et
scandalum plurimorum, nos litieras predictas revocavimus cassarrmus ,
et annullavìmus ac Ludovicum, Raphaelem, Bernardinum, Vinccntjuro,
Antonium et Sanctum predictos et quosvis alios dictt ordinìs (ratres |
iTtteris ipsis et in eis contcntis nuUatenus uti posse vel cas cU in i
aliquo suffragar! posse aut debere decrevimus, vobisque et cuilibet *
vestrum mandavimus, quatenus Ludovicum, Raphaelem, Beniardinum,
Vinccntium, Antonium et Sanctum predictos et quoscunque alios fratres.
quos dictarum littcrarum pretextu a suis domibus exivìsse rcperirctis,
ad ordinem et domos huiusmodi revocaretis eosque in ìlhs morarì
etiuxtd laudabiliu dicti ordini? instìtuta permanere compcUcretìs, ncc
permittcretis eos vel alios quoscunque vestre cure commissos in ca-
dem religione vel extra eira aliquam congrcgationem seu novunj
vivendi moJum innovare aut quoquo modo inducere vel servare, coo-
tradjctores quoslibct et rcbelles per censuras et pcnas ecclcsiastic«
ac alia opportuna iuris remedia appellatione postposita compescendo,
invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilìo brachij secularis, prout
in nostris in forma brevis litteris sub datis, die vìdelicet 27 mensis maiì
pontificatus nostri anno 8° inde confectis litteris, quarum transumptis
plenam fidera adhìberi voluraus, plenius continetur. Cum autem, sicut
nuper accepimus, littere nostre predicte propter non paritionem dicto-
rum Ludovici, Raphaclis, Bernardi, Vincenti), Antoni) et Sancii ac cm-
rum compltcura necnon favores, per eos prò sua non parttione huius-
modi undique quesitos, nondum sunt sortite effectum, nos motu proprio
et ex certa nostra scientia omnibus et singulis dicti ordinis frairibus,
qui post dictum diem 27 mensis huiusmovlì ad ipsorum Ludovici,
Raphatiis, Bernardi, Vincenti), Antoni) et Sanctiac corum complìcum
conj^regationem adierunt, ut ad domos dicti ordinìs, in quibus ante
litteras penitentiarie huiusmodi erant, redcant et in illis perraaneant
nec ab eis absque expressa superiorum dicti ordinis Vcentia recedere
audeant, ac eiJem congregationi, ne eos recipere vel secum tenere
presumant sub apostasie et excommunicationis ac perpetue privationis
quoruncunque actuum legitimorum penis per quemlibet contravc-
nicntem ipso facto incurrcndis, auctorìtate apostolica per presentcs
districte prccipicndo mandamus ac omnibus et singulis locorum or-
dinarijs in virtute sancte obedientic ac sub suspensionis a divinis pena
similiter mandamus, quatenus eorura quilibet, quandocunque prò parte
*Doc. Vat, contro V eresia luterana
vestxs vel alicuius vestrum fuerìt dcsupcx requisitus^ faciat predictas
oostras ac presentes lìtteras plenum ctTectum sortirl et ab omnibus
invio labi 1 iter obsen'ari, nec perraìttat cis quemquam in aliquo con-
travenire, cotitradicentes quoslibet et rcbelles eìsque auxilium consi-
lium vcl favorcm directe vcl indircele quomodolibet prestanles etiam
per predictas et alias quascunque, de quibus sibi placuerit, censuras
et penas ac alia incurrcnda appellatlone postposita compescendo, in-
vocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brichij secularis. Omncs
autcm et singulos domino» locorum in temporalibus requirimus et
bortamur attente, quatenus vobis in premissis omnem auxilium coQ-
sUìum vel favorem ìropcndant, non obstantìbus apostolicìs ac provin-
ctalibus et iynodalìbus constilutionibus et ordinationibus ac statutis
et consuctudjnibus, etiam iuramenio, conlìrraatione apostolica vel
quavi^ firmitatc alia roboratis, privilcgijs quoque indultis ac litteris
apostolicis et in forma brevis ac offici] penitentiane huiusmodi per
quotcunquc Romanos pontihces predecessores nostros et nos ac Se-
dcm AposiolJcam etiam motu proprio et ex certa scientia ac de apo
stoUce potcstatis plenitudine et cum quibusvis irritativis, annullativis,
cassativts, revocaiivis, prescrvatìvìs, exceptivìs, restìtuiivis, decbrativis,
mentis attcstativis ac derogatoriarum dcrogatonis alijsque eflTicacìo-
rìbus, etlicacissimls et insolitis clausuits quomodolibet ciiam plurics
concessis confirmatis et innovatJs, quibus omnibus, etiam si prò illorum
sufficienti dcrogatione de illis eorumque totis tenoribus specia!ts et
individua ac de verbo ad verbum, non autem per clausulas generales
iticro tmportantes, mcntio seuquavìsaliacxpressiohabenda autexquisita
serranda foret, et in eis cavcatur expresse, quod illis nulla-
«lerogat) possìt, tUorum omnium tenores presentibus prò suffi-
cientcr exprcssis ac de verbo ad verbum inscrtis necnon modos et
forroas ad id servandas prò in individuo servatis habcntcs, hac vice
dtinuxat, illis alias in suo robore permansuris, hanim serie spccialiicr
et exprcssc dcrogamus, ceterisque conirarijs quìbuscuuque. Et quìa
difficile foret presentes lìtteras ad singula queque loca, ad que opor-
terct» defcrrc, decemimus quod earundem presentium transumptjs,
notarìj publìci subscriptis et sigillo alicuius persone in dignitate
liastica coastitute munitis, eadem prorsus ubique ftdes adhibeaiur
adhibcre debeat, que adhiberetur eisdem presentibus si forent cxibite
ItcI estense. Datum Rome die 2^ deccmbrìs 15;! anno 9 °
A. cardinalis de Valle protector.
Hìc. auditor.
Evangelista.
126
"B. Jontana
XXXIV.
1532, 2 gennaio. Facoltà a fra Michele Fontana agosti-]
ni ano di leggere e confutare ì libri di Lutero.
[Loc cìt. a. uoxxxii, V, 41, breve a.]
Dilecto (ìlio Michaeli Fontana de Neapoli, ordinìs heremitarum
s." Augjstini et sacre theologie professori, familiari nostro.
Dilecte fili saluicra. Gauderaus, te quera emulorum suggestio he
resi lutherana infectum esse ad nos detulerat, non solum insootentl
repertum, verum etiam ut nobjs asseruisii illam oppugnare verbisj
et scriptis paratum esse. Q.uod ut facete fadlius possis nobis humiry
lìter supplicar) fecisti, ut te in familiarem nostrum reciperc tìbique^
opera ipsa Lutheri et Lutheranorum, ad effectum ilìa impugnandi tan-
tum, Icgendì licemiam concedere de benignitate apostolica dignare-
mur. Nos itaque tuac pietati ac promptìtudin) faventes et praccibu
annuentes. te in familiarem nostrum citra tamen exemptionera tu[|
a tuis superioribus recipimus per praesenies. Tibique ut opera Lu-"
therì et Lutheranorum praedictorum, ad effectum illa impugnandi
tantum, legcre Ubere et licite absque ullius censure incursu possis et
valeas, auctoritate apostolica tenore praesentium concedimus et in-
dulgemus, littcrìs felicis rccordatìonis Leonis pape X praedecessori^
nostri centra legentes dicti Luther) opera edìtis ceterisquc contnirij^
non obstantìbus quibuscunque. Datum Rome 2* januarii lyji anno 9?
Accedente auctoritate r «' D, proctectoris et mente S."»» D. N^
vidclur posse concedi.
Hie. auditor.
Bios.
£. protector, vtdetur concedendum, d. Musettula ex parte papae.
*Z>oc. l'at. contro l'eresìa luterana 127
XXXV.
1532, 4 gennaio. Calisto di Piacenza è nominato inqui-
sitore generale per tutta Italia, all'uopo di provvedere
contro l'invadente eresia luterana.
[Loc. cìt. IV, 41, breve 9.]
Dilecto filio Callxto a PUcentia ordinìs sancti Augustini canonico-
rum rcgulariura congregationis Lateranensis et sacre theologiae
professori,
DiUcte fili salutem. Tnducti probitate vitae, zelo rclUgionis sa-
Icraruraque lltterarum scientia, necnon in predicando verbo Dei fa-
i cundia, quibus te poUcre non solum intcUexìmus, sed ipsi multis de
[te comprobaiis experiracnlis perspeximus, sperantesque ex predi-
1 catione tua et alijs libi per nos commlttendls optatos salutls anima-
jram fructus fore proventuros, te predicalorem aposiolicum verbi Dei
lln omnibus locìs, in quibus prò tempore fucris, apostolica auctoritate
[ tenore praesenùum facimus. Et quum heresim luihcranam in raultis
> Italiac locis clam serpere intcllcximus, attendenles licci altarum he-
rcAum inquisitore? in quibusquc civitatibus generaliter deputati fuc-
ili, hanc tamen heresim noviter exortam et magna audacia nitentem
et particulari provisione cgere, de tua stngulari doctrina parìtcr
dcQtes, teque inquisitorcm gcneralcm dictae heresis luthcranae
pvr totam Iialtam. citra tamen revocaiionera aliorum inqui-
sìtorum, deputames. iUis omnibus te, quoad inquisitioncm dictae he-
resis lutberanac tantum, ad cos in hoc ex parte et auctoritate nostra
coadiuvandosadiungiraus. ita quod cum ordinarij seu cius in spiritua-
Ubus vìcarij ac ìnquìsitoris cuiusquc loci interventu, si quidem per
te semel atquc iterura requisiti intervenire voluerint, alioquin, illis
intervenire rccusantibus aut ccssantibus vcl dìtTerentibus, solus et per
le ìpsum super crimine dictae heresis lutheranae tantum iuxta facul-
tatem et in procedendo consuetudinera dictorura inquisitorum ac
sacTOS canoncs procedere possis et debcas. Quamobrera universìs lo-
corum ordinarijs seu corura vicarijs et inquisitoribus praedictis in
virtme sanctae obcdicntiae mandamus ut te in corum diocesìbus et
ccclcsijs verbura Dei publice predicare, et si ipsi intervenire noluerint
128
*B. Jontana
le solura super crimine heresis lutherane inquirere(i) praesenti-
busque Uttcris pacificc fruì faciant ac perraittani, ac etìam, quantum
in cis est, tibi faveant et assistant. Non obstantibus constiiuiionlbus
et ordinationibus apostoUcis, necnon staiutis et consuctudinibus» nec*
non privilegijs et litteris apostolicis ordinarijs et inquisitorìbus prac-
dìciis per Sedem Aposlolicara concessis confìrraatis et sepius innovatis,
quibus.iHorum lenorcs praescntibus prò sufficienter expressis habentcs,
illis alias in suo robore pernaansuris, ad effecium praesentium dun-
taxat stcut specialiter et expresse derogamus, ceterisque contrarijs
quibuscunquc. Datum Romae &c. .luj. januarij 15 p anno 9."
Her. cardinatis Mantuanus
Protector.
Attenta approbatione reverendissimi protectoris et quod San*
ctìtas Domini Nostri informatus de persona est contenius vìdetur
posse concedi.
Hie. auditor,
Bios.
XXXVI.
1532, \6 febbraio. Al nunzio a Venezia circa i libri lute-
rani che occultamente si vendono in quella città.
[Loc. cit. T. ^3. breve 95. j
Patriarcae Venetiarum.
Venerabilis frater. Relatum ad nos est vendi istic Ubros lutheranos
occulta fraude, qucmadmodum a dilecto filio Roberto Magio nostro
informaberis. Q.uamobrem, quod est tue fratcrnitaiis etiam sinc nostro
admonitu facicndum, illam hortamur, ut reraedium in hoc. adhibcat
oportunum, vendcntesque severe coherceat ne sua impictate alìos
inficiant, sicut non dubitamus fratemitatem tuam prò boni pastoris
officio solertissime id esse curaturam.
Datum Rome .xvj. febr. 1532 anno 9°.
Bios.
(i) Le pATùlc • in coruin diocesibus» fino a «iaquirerei uells miauu seno aggiunte
ia OMrgìoe.
*Z)oc. Vai contro l'eresia luterana
129
XXXVII.
1552, t6 aprile. Al vescovo di Camerino perchè corregga
^ la disonesta vita del suo clero, supplicante la duchessa
^^^ di Camerino Caterina Cibo.
I ■'
■ «oiin
■ ac
[Loc. cit. breve 274. J
Vener.ibUi fratri Antonio Jacobo episcopo Camerinensi.
Venerabilis frater, salutern et apostolicam benedictionem. Non sine
^soimi nostri molestia varìjs vijs ad aurcs nostras pervcnit clerìcos
ac prcsbileros tue civitatis et diocesis, tua seu vicarij tuj negligentia,
inhoncsic ntquc etiam dissolute vivere. Quarc nos hujc malo prò
nostro pastorali officio, ne ulterius serpat, occurrcrc volentes, fra-
temiiatt tue in virtutc sancte obedientie ìniunglmus ac mandamus
per presentes, ut dictum vicarium tuum raoneas, quod omnibus et
sìnguUs clericls ac presbitcris diete tue civitatis et diocesis sub cen-
suri* et penis de quibus ei videbitur ad honeste ac laudabiliter, prout
cos dccet, vìvcndum, vestes longas deferendum, ludis ac feniinis se
non immisccndum, a bJasferaijs abstinendum sine ulteriori mora pre-
ctpbit aiqoe mandct, iuobedìcntes et rebelles debìtis penis affici facìat,
ut ccteris in excmplum transeant; in contrarium facientibus non
obstantibus quibuscunquc. Quod si te fccisse vicariumque tuura prc-
mtssa executioni demandasse intellcxerimus, nobis crit admodum gra-
tum; sin minus, nos de idoneo vicario, prò dicto officio nostro et
prò honestate clericorum et prcsbiterorum tue cure creditorum et
prò illorura anìnurum salute et ne laici scandalìzentur, ecclcsiae
txiae providcre cogeraur. Tu iiaque, qui prudens es, rebus bis con-
sole et diligcnter occurre, Datum Rome &c. die xvj. aprilìs 1552
anno 9*.
Evangelista.
/om) Supplicante ducissa Camerini.
MrhMo delia R. Società romana di ttoria patria. Voi. XV.
Doc, Val. contro F eresìa luterana
131
s.*' Augusiini, alter minorum ordinis, in publicis eorum predicado-
nìbus se invicem oppugnarent, et inutiles populo, contentionj tantum
inter se studerent, ac qiiod peius est, quilibet ipsorum certas conclu-
sìones cxposuissent publicc disputando, heremìtanus vidclicet inso-
litas ac male sonantes, et quas veras allìrmabat, mìnoritanus autem
paucìorcs sed touUtcr hcrcticas et detcstabìles, quas etiam se «on
credere, scd taraen causa disputatìonis velie defendere aiebatj tua
(ratemitas prohibitis bis dìsputationìbus, ne fierem, utriusque conclu-
siones ad nos miserit, nos pie consulens, quid eam super hoc agere
velleraus. Comraendantes itaque plurimum eandera fraicrnitatem
tuftm in Domino et ad ìnvigilandum in futurum, ne quid vcneni in
sua diocesi serpai, hortantcs, quoad minoritanum quidcm nihil ei
Imponimus, cum eum a suis superìoribus puniri mandaverimus; quo
vero ad hcrcmitanum volumus fratemìiatiquc tuac mandamus, ut
eum corani te vocatum facias auctoritate nostra per censuram eccle-
siasticam aliaque juris remedia duodecim articulos ex suis conclu-
sionibus extractos, quos in alligata caedula ad fraternttatem tuam mit>
timus, tanquam erroneas vel revocare, vcl limitare, vel in pòsterum
non predicare, sicut in cadem caeJula piene est notatura: contrarijs
non obstantibus quibuscunque. Datum Rome 17 septerabris 1552
anno 9^
Frater Thomas Muiinensis ordinis praedicalorum
Migister sacri paltatij.
Pro negotio episcopi Astensis.
Ordo rei gcstc(i).
In civitate Astensi quadragesima preterita duo praedicatores se
invicem oppugnabant in publicis pracdicationibus. Deinde alter ilio-
rum, qui scìlicct erat ordinis heremitarum, cxposuit pluriraas con-
dusioncs djsputandas insolitas et non bene sonantes in auribus mul-
torum, affirmans illas esse veras; alter vero (qui erat ordinis minorum)
cxposuit paucas sed totalìter hcrcticas et dctestabiles cum publica et
autentica protestatione quod illas non credebat, immo affirmabat
eas esse falsas et hereticas, sed se velie untum causa disputationis
illas difcnsarc; episcopus Astensis, prohibitis prius hisdisputationibus,
amborum conclusiones misit ad paparo, ipsum consulens quid super
K his sit agendum.
fc (0 Q.ue
(t) Q,ue»ta nau i nuracrtu • parte tono il a, 47;.
^oc. Vat, contro l'eresia luterana 133
[4' Non possuinus sine gratta Dei per nostrum liberutn arbitrium ali*
quod bonam facerc, scd tantum peccare :
Hìc articulus non est extcnJcndus, quia Hcet habeat auctorcm
Grcgorium de ArinUno, est tamen centra comunem oplnionem aucto-
I rum asserentium, quod sine gratin possumus facere aliquod bonum
morale^ non tamen aliquod bonum meritorìum vitae eternae;
5* Dogma Aristotelis dicentis hominem esse dominum suarum ope-
ratìonum est crroncum:
Hic articulus est heresim sapiens. Quuin enim esse liberi ar-
FVitrij et esse dominum suarum operationum sii idem apud intelligentes
I tcrminos, negans hominem esse dominum suarum operationum ne»
gare est neccssc hominem esse liberi arbitrij. argumenta autem prò
isto articulo facta solvit D. Tho. in pluribus sue doctrìnae locìs;
[ 6' Quecunque agunt homines sine fide ve! gratta ve! cantate sunt
peccata, quia sine fide impossibile est piacere Deo :
Hic articulus ca rationc non est extendtndus, qua et quartus, nec
^1111 suffragfttur verbum Pauli adductum, quia sic intelligitur» sine fide
\ con possumus piacere Deo ad promerendam vitam aetemam, cum
quo stat quod sine fide possumus facere aliquod bonum morale, ut
habctur ad Ro. 2." Gentes sine lege naturatitcr faciunt ea, quae
legis sunt;
7* Justi homines scraper sunt in peccato :
Hic articulus est simpliciter crroneus; quia justi homines per
aliquod tempus possunt esse sine aliquo peccato, skut tesutus est
Ciiristos de apostoUs quoniam dixit: Vos mundi cstis, sed non omncs.
Mundus autem nullius habet maculare peccati, licet non possint per-
[ sevcrare toto tempore vitae sue sine peccato, saltem veniali. Et sic
[ intcUigitur illud Joannìs, si dixerimus, quia pcccatum non habemus,
scilicet commissum vel contractum &c.;
8* Pueri decedcntes cura solo originali peccato damnantur ad aetemos
I cruciatus ignis inferni:
Hk articulus non debet praedicari, quia est contra communem
opinionero Ecclesiae, licet eius auctor sit Gregorius de Arimino doctor
noa rcprobatus ; verba autem Augustìni quae vìdentur favcre isti er-
Tores expoountur a doctoribus et maxime a D. Tho. ideo nunc su-
pcrscdeo ;
134
^B. Jonìana
9* Preceptain de dilectione Dei, ut lex iubet, non potesl adimplere,
nisi qui pervencrit ad summum caritatìs gradum, qui crit in
patria:
Hic artìculus est erroneus, quia mandata legis dantur, ut adim-
pleantur in via, ìuxta verbum Christi: Si vis ad vìtam ingredi serva
mandata; maledictus autein qui dixerit Dcum mandasse alìquod im-
possibile, ait Jeronimus;
IO* Pcccant in eo mandato viri sanctissimi quia in cantate defi-
ciunt :
Hic articulus est damnatus, nam viri ìusti in dilectione caritativa,
qua Deum diUgum, merentur vitam aeternara, si quoque in tali di-
lectione peccant, eo numero aciu merentur et peccant, quod est
error lutheranus ; quo autem modo diUgatur Deus ex loto corde de-
claratUT a D. Tho. in pluribus locis.
XL.
1532, 8 novembre. Eresie luterana e valdese nel marcii
sato di Saluzzo: ampia facolti di procedere contro
ogni grado di persone.
[Log. cit. Ili, 40, breve 112.]
Dilecto frtio moderno heretice pravitatis in dominio dilecti fili)
nobilis viri Francisci marchionis Salutiarum inquisitori.
Dilecte fili salutem &c. Accepimus a certo tempore citra in qui-
busdam locis provincìae Pedismontis dilecto filio nobili viro Francisco
marchloni Salutiarum subiectis lutheranam et Valdensìum hcresìtn
adeo suadente diabolo pululasse, quoJ nisi ei celeri occurratur re-
medio, ut catholici fidclcs hcreticorura pcrsuasionibus in dics magis
ac magis inlìciantur, non immerito timendum est. Nos igitur, ad quos
prò debito pastoralis otBcij tideles cunctos in lìdei ortodoxe sinccritate
confovere et a ncphandis erroribus cohibere decet, motu proprio
et ex certa nostra scientia discrictioni tue, de cuius religione pru-
dentia ac expcrientia plurimum in Domino confidimus, et prò tempore
spirituali in dominio dicfl marchionis eiusdem pravitatis inquisitori
*Z)oc. Vai, contro reresia iuterana
Ui
apostolica vcl ordinaria auctoritate prò tempore (i) deputato per pre-
scntes committiraus et mandamus, quatenus tu vel ille super utraquc
heresi huiustnodi diligenter ìnquirens etìam per aliuni vcl alios centra
omnes et sìogulos de ipsa utraque vcl altera heresi suspectos seu
diffamatos aui htresim candcm in suis contlonibus colloquijs scu
conventiculis publice vel occulte predicantes aut seminantes vel cani
catholicis fidelibus persuadentcs, tara ecclesiasticos, etiam mendicanti um
velaliorum ordinum regulares, quam secu!ares,cuiuscumquedignitatis
status gradus ordinìs conditionis et pretmincntie nobilitatis et excel*
lentie existcntes, in toio eiusdera raarchionis doniinio coramorantes
secundum canonicas sanctioncs procedere eosque suis id exigentìbus
denieritis incarcerare et deiinere, nec non laicos huius crìminis rcos,
qui per te vcl alterum inquisitorera simul cum loci ordinario senten-
tÌAliter condemnati fucrint, cum loci ordinano iuxta easdcm canonicas
sanctioncs punire corrìgere et castigare; processus vero centra dicto-
rura mendicantium ordinum regulares personas prò tempore habitos
et absolutos, clausos tuoque sigillo munitos ad nos in autentica forma
per fidum nuntium mitterc omnino procures, scu alter inquisitor pro-
curet; non obstantibus apostolicis ac in provincialibus et sinodalibus
concilijs editis generalibus vel speciaiibus constitutìonibus et ordina-
tionibus ncc non quarumcunque etiam carmelitarum et aliorum or-
dinum huiusmodì, etiam iuraniento confirmatione apostolica velquavis
finnitate alia roboraiìs, statutis et consuctudinlbus, privilegijs quoque
induliis et litteris apostolicis lam per felicis recordationis Sixtum IIIJ
Innoccntium VHJ et alios Romanos pontifices predeccssores nostros,
quam nos quibusvis etiam carmelitarum et aliorum mendicantium
huiusmodi ordinibus.tam principaliter quara ad instar, communiter vel
divisim, quomodolibet concessis et etiam pluries confirmatis et inno-
vatis et in mareraagno et bulla aurea conteatis, quìbus omnibus, ilio-
rum tcnorcs prcsentibus prò sufficienier exprcssis ac de verbo ad
vcrbura insertis habentes, hac vice duntaxat, illis alias in suo robore
pertiunsuris, harum serie spccialiier et exprcssc [motu] simili dc-
rogamus, cetcrìsque contrarijs quibuscunque; aut sì aliquìbus commu-
niter vel divisim ab eadem sit Sede indultum quod interdici suspcndi
vel cxcommunicari non possint per litteras apostoitcas non facientes
plenam et exprcssara ac de verbo ad verbura de indulto huiusmodi
roentioneni, Verum quìa difficile foret presentes litteras ad singola
queque loca, ad que opus esset deferri, volumus et apostolica aucto-
ritate decemimus, quod prcsentibus litteris, manu notarij publici sub-
> scrìptis et sigillo alicuius persone in dignitate ecclesiastica constituce
(I) sic.
*B. fontana
munitis, eadcm prorsus fides adhibeaiur, que eìsdem presendbus adhi-
beretur, si exhibìic forent vel estense. Datum &c Rome &c. Die r^.
novembris 1532 anno nono.
Viiietur posse concedi.
Hie. auditor.
Bios.
XLI.
1553, 17 m.iggio. Facold a Gerolamo Aleandro, nunzio
1 Venezia, di assolvere tre nobili incorsi nelle censure
io occasione dell' imposta sul clero ed altri che abbiano
lette cose luterane.
[Loc. cii. a MDXSxm, V, 46, breve 211.]
Venerabili frairi Hieronìmo Aleandro.
Venerabilis fraier. Intel lexìmas ex tuis lìtteris quosdara nobiles
venetos numero trts, qui alias in irapositione extimi cleri Domìnij
Veneti, absque auctorìtate apostolica facti, autores vel consentiemes
aut alias culpabiles fuerunt, penas et censurai in litteris in die cene
Domini legi solitis, ac alios in ìsta civìtate Vcnetiarum complures qui
libros lutheranae heresis legendo similes penas et censurai, in litteris
contra Lutheriiiios per fcUcis rccordationis Leoneni papam .\ praede-
cessorem nostrum editis contcntas, damnabiliter incurrerunt, penitentia
ductos ad te confugisse prò absolutìone obtinenda, cumque huiusraodi
facultate careas, et illos prò huiusmodi absolutione impetranda ne-
quaquam ad Apostolicam Sedem venturos esge verearis, prò anima-
rum eorundem salute facultatem per nos super praemissis libi con-
cedi postulasti. Nos animarum saluti consulere cupientes, fraternitati
lue, cuius prudentie et discretionj hoc negotium remittimus, tara
dictos nobiles tres duntaxat, quam alìos quoscunque qui libros luthe*
ranos legerunt, a censuris predictis, si id huiusmodi petierint, in forrcu
Ecclesie consueta aucioritate nostra absolvcndi ac penitenliani salu-
tarcm iniungendi facultatcm concedimus per presentes, diais litteris
ac constitutionibus et ordinationibus apostolicis ceterisque contrarijs
non obstantibus quìbuscunquc. Datum Rome ij mai| 1533, anno .x.
Bios.
'JJoc, Vat. contro l'eresia luterana
157
XLir.
1533, 1° ottobre. Contro la lettura dal pergamo delle lettere
Idi san Paolo in volgare a Venezia. Ordine alFAleandro
che non lasci disputare se non gli idonei da luì esa-
minati.
— [Loc. ciL II, 45, breve 129.]
cnerabili Hieronlmo Aleandro archiepiscopo Brundusino et Oritano
preUio domestico et in Dominio Venetorura cum potestate legati
de latcrc nuntio nostro.
Venerabilis frater salutem &c. Relatum nobis est mukos diver-
[sorum ordinum presertim mendicantium fratres seu religiosos in ista
I civitate Venetiarum cpistolas beati Pauli et alia de Sacris Scrìpturis
publice in ecdesijs de verbo ad verbuni ìn materno et vulgari ser-
mone interpretarj et legere, quod cum preter morera est, tura ob
r imcrpretantium malitiam et misticos Scripturarum scnsus, quarum ca-
I paccs vix provecti esse possunt, periculosum esse potest ad siraplices
[aaimas opinionibus hereticis imbuendas, multosque conclusiones in
[sacra theologia heresim sapientes publice proponere ad dfsputan-
[dum, alios etiam ad verbum Dei predicandum ìstuc quotannis venire,
l'quì vcl istic alias, vel alibi nonnulla a catholica iìde deviantia pre*
I tlicarunt. Quamobrem prò pastoralis cure ministerio premissis occur*
Tctc volcntcs fratemitati lue, que etiam bibliotliecarij nostri officium
> habet, tara hunc novum moreni Scripturas in materno et vulgari ser-
Itnone publice in ccclesijs de verbo ad verbum interpretandi, quara
dtctas conclusiones in sacra theologia etiam publice disputandi, an-
I tcifuam illc per te examinate fucrint, ac praedicatoribus huiusraodi
Aicc concionandi et verbum Dei predicandi, antcquam illi per te
(ùnati et approbati fuerint, auctoritate nostra interdicas, prout tìbi
i ad Dei honorem et 6dei catliolicae conscrvationem animarumque sa-
I Imem super hìs omnibus videbitur expedire. Super quibus ultra cani,
quam ut nuntius et legaius nostcr habes, plenam et omnimodani
facultatem omnes supradictos ad te vocandi ac sub penls et censuris
ecclesiasticis cohercendi, etiam invocato si opus fuerit brachi) secularìs
auxilio, auctoritate apostolica concedimus per presentes, non obstan-
tibus constitutionibus et ordinationibusapostolicis, ac tam mari magno
quam quoraodolibet aliis nuncupatis privilegijs et litteris apostolicis qui-
t3«
*B. Jontana
bosTìs., eCiani predictìs mczidkaiitntm ordiiiSNis per Sedem ApostoHcam
ac nos concessis confirourtìs et sepios ionovstis, quibtis illoTum om-
nniro teoores prò sufficienter expressis et touliter insertis habenio,
edam si pra illdrum sufficienti derrogatione specialìs et individui noi)
aotetn per clausulas generales idem importantes mentio habeotia
essct, illis alias in suo robore permansuris, ad effectiun prcscntiura '\\x
ut omnino tollantur specialiier et expresse derogamus ceterisquc
contrarijs qurbuscunque seu si aliquibus eorum cotnmun-ter et 4t,
raentionem. Datura Pisis prima octobris 1535 anno .r.'"*.
Deletis.
Non laudo quod dicitur de materno sermone &c, quia vidctur
penculosum quoad illos qui male vcllent interpretati ; sed potius ac«
ciperem hanc vìam, quod cum non nisi provecti possint esse capaces
misteriorum Sacrae Scripturae praesertim epistolarum Paull, quantm
scosus etiam teste Petro &c. propterea provideat ouncius, ne nìniis
pxodigi noceant.
Hic. aadit.
Bios.
Vìsum et approbatum.
Frater Thomas Mot. magister sacri paladi.
Placuit etiam magistro sacrì palati].
XLIII.
1553, 8 novembre. All'Aleandro perchè riferisca intorno
a G. Battista Pallavicino carmelitano, il quale da alcuni
anni, mentre predicava in Venezia ha tenuto in privato
discorsi che sanno d'eresia luterana.
[Loc. cit. V, 46, breve 474.]
Nuntio Venetiarum d. Bruodusino.
VencrabiUs frater. Pervenir ad aures nostras quod Johannes
Baptista Pallavicinus ordinis Carmelitarum, cum superiori anno vel
biennio aut triennio Venetijs verbum Dei predlcarct, scorsum a pre-
dicatione et clanculum, quedara cum particularibus nobilibus et alifs
personìs habuisse eorum domi colloquia in effectu heresira lutbera-
nam sapientia. Q.uamobrem tue fratemitati mandamus, ut, debita dcxte-
rìtate et prudentia adhibitis, veritatem de premissis diiìgenter inqui-
rere, et quod repereris per processum autenticum tuo sigiUo signatum
*Z)oc. Vai, contro l'eresia luterana
139
[et dausum nobis rescribere cures. Super quo tibi plenam et oinni-
rmodiin, ciwm quosvis lestcs quavis nobilitale fulgenlcs, qui se gratia,
1 predo, Otlio vel amore subtraxerint, ad perliibendum veriuii testimo-
nium per censuras ecclcsiasiicas compeltcndj^ aliAque ad hoc ncces-
sari« excqucndi auctoritate apostolica tibi concedimus faculiatcni,
contrarijs non obstantibus quibuscuuque. Datum MassUtae .viij. no-
ncmbris ijjj anno x.
Bios
magister sdcri palati) (scripsit).
XLIV.
J4, 9 febbraio. AIl'Aleandro, legato in \'^enezi.i, perchè
destamente faccia arrestare e severamente putìisca
maestro Simonetta ed altri frati minori, rei di sacrilegio
e d* incesto con le monache del convento di Arcella
di santa Chiara dì Vicenza a loro soggetto, e delle
quali una è fuggita con un soldato.
[Loc. dt a. MDXXXiv, I, 47, breve 262.]
^ Venerabili fratri Hieronimo Alcandro, archiepiscopo BrunJusino et
Oritano^ibllothecario, prelato domestico, ac in Dominio Vcne-
lorum cum potestaie cardinalis legati de latere nuntio nostro
(Iste tìtulus placet in omnibus brevibus).
Venerabilis frater salutem. Intellcximus, nec sine gravi aninij
Dostrj molestia, monialcs monasteri) Arcellae ordinis sanctae Clarae
Vicentini, fratribus ordinis minorum Conveniualiuni subiectas, tan-
quara ove» lupis commissas, incestibus et sacrilcgijs ab ipsis fratribus
poUutas et Deo dicatas virgincs, pucrperijs ac partubus subsecutis,
diabolo prostratas fuisse, atque inter ceteros pollutores scelus cuius-
damcx dictis fratribus, magistri Symonettae nuncupati, cmlncre. Unam
quoque monialem eiusdcm monasteri) incuria vel consenta dictorura
fratrum ex monasterio cgrcssam et qucndara railitem secutaro esse.
Quare voluraus. ac libi per hec scripta mandamus quatcnus per te
vel alium seu alios, ad hoc a te subdeputandos, auctoritate nostra
super praemissis diligentcr inquiras, ac tam dictum Symoncttam
quaro ceicros huiusmodi fratres culpabiics cum dextcritaic compre-
et a te dcpucrtìt
» opos focrit.
A coimifiiidìHlboi
cs nscns sposto-
caacgssis eco-
mXm nwr.ino tuts
9 fe^nonì 1534
n^oc. Val. contro l'eresia luterana
i.jt
^»ù inqairere vd procedere, seu desuper quomodolibet se intro-
njirtcre auderent, prout in litteris predictis plenius dicìtur continerj,
^UTnautem, sicui tiupcr ex multorura querelb accepimus, adhuc al'qui
^^ dictis inquisìtoribus centra ordines decreta et iittcras predìctas
4<lversu5 eosdcra fratres super dictis criminibus inquirere in maximara
'Psoruin fratrum perturbationeni et scandalum nitantur, nos quieti
^_ ^Orundem fratrura a e alias in premissis oportune providcrc volentes,
^K Utxìvcrsis et singulis inquisitorìbus predictis, ubiiibet constilutis et de-
^HPutatis et qualunque auctoritate vel facultate fungentibus, auctoritate
^f 'apostolica tenore presentium precipimus et manJamus, quatenus quo-
^^cunque aliquis ex diclis fratribus de huiusuiodi criminibus suspecris
*psis inquisitoribus nunciari contingerit vtl dcferrj, cos ad dicti oidinis
^Upcriores, ut pcreos puniantur et castigentur, remittan^; non obstan-
tibus apostolìcis ac in provincialibus et sinodalibus concilijs editls
f^eneralibus vel specialibus constitutionibus et ordinationibus, privi-
legijs quoque indultis et litteris aposiolicis dictis ìnquisitoribus lam
^per nos quam Roraanos pontifices predecessores nostros cura qui-
>u$cunque cbusulis et dccreiis etiara raotu proprl«5 et ex certa
cicotia quoraodolibet concessis confirmatis et iteratis vicibus ìnno-
s-atìs, quibus omnibus etiara si prò illorum sufficienti derogatìone de
illis eoTumque totìs tenoribus specialis specifica et ex pressa ac de
fnrerbo ad vcrbum, non auicm per clausulas generales idem importantes
'•mentio seu qucvis alia expressio habcnda aut cxquisita forma scr-
, Vanda foret, tenores huiusmodi prò suflìcicmer exprcssis ac raodos
r CI formas ad id servandas prò individuo servatìs habentes, ìlUs alias
in suo roborc permansuris, hac vice duntaxat specialiter ac expresse
«lerogamus, ceterisque contrarijs quibuscunquc. Volumus ctiam quod
presentium transuraptis manu notarij publici subscripti et sigillo pcr-
souac in dignitate ecclesiastica constitutae munitìs ea prorsus lìdes
in judicio et extra adhibeatur, sicut ortginallbus adhiberetur, si eshi-
bcrenturvel ostenderentur. Datura &c. Roraae 23 junij 1534 anno .xj.
Vidciur posse concedi, ne scandalixctur religio.
Hie. auditor,
Bios.
142
'B. fontana
XLVI.
1554, i*" dicembre. Condizioni con cui il vescovo di Bres-
sanone nella contea tirolese può ammettere al perdono
gli eretici luterani pentiti.
[Loc, cit. Fault III biev. tuin. a. mdxxxiv,
par. l, oct, nov. die, 49, breve 7 j
- Dilecto filio GeorgJo electo BrixmcosJ
Paulus papa tcrtius.
Dilecto filio salutem et apostolicam benedìctioncm. Meritis
dcvotionis inducìmur, ut te speciallbus favoribus et gratijs prcMe-
quambr. Cum itaque, sicut nobts exponi fecìsti, in diocesi tua Brìxi-
nensi et comtiatu Tirolis, ad quem eadeni diocesis tua se cTtendìl,
heretici diversis hercsibus infectì et poilutì, necnon anabaptisti tara
ecclesiastici quam seculares invalescant et accrescant, adeo ut, nisi
celeriter provideatur, necesse sit ecclesiaiii dtocestraque tuam peti-
clitari, pcrplures quoque esse, qui forsitan ad lumen verìtatis redi-
rent, sì modo essct qui cis absolutionem delictorura iropaitirecur; ne
igitur diete hereses ultcrius serpant sed penìtus extingua.ntur, ntctum
ut ecclesiastici status conservationì et animarum saluti melìus con-
sulatur providere volentes, libi onines et sìngulos civitatts et tue
diocesis Brixinensis, qui ad veritatis lumen redire et heresira huitis-
modi abiurare voluerint, postquam crrorcm suum deposueritit, jdque
humiiiter petierint, si alias relapsì non fuerint, recepta prius ab ci$
abiuratione heresum et crrorum huiusmodi legittme et pubiice fa-
cienJa, presdtoque per eos iuramento, quod talia deinceps non com-
mittcnt, nec talia vel alia hijs similia committentibus seu adbcren-
tibus consilium, auxilium, vel favorem, per se vel alìum scu allos
prestabunt, ab omnibus et singulis excommunicalìonis et intetdictt
alijsque ecclesiasticis sentencijs censuris et penis, ecJam in Htteris
felle ts recordationis Leonis pape X predcccssoris nostri, contra Mar-
tinum Lutherum heresiarcham edìtis, contentis, quas premissonim oc-
casione quomodolibet incurrissem, et ab huiusmodi excessibus et de-
lictìs ac alias in forma Ecclesie consueta per te aut alium seu ftlìM
absolvendi, et super irregularltate propterea quomodolibet contncw^
dJspensandij omnemquc inhabilitatis et infamie maculam sive notti
penìtus absolvendi ac eos ad beneficia obtinenda rehabilitandi no-
*Z)oc. Vai, contro t'eresia luierana 143
aque eiusdem Sedìs gratiam et bcnediclionem restiiuendi et re-
ndi ; ad gremium vero Ecclesie redire nolentes et in heresibus
«Toribus huìusniodi perseverantes per te vel alium seu alìos in-
ircstìgandi, contra cos inquirendi et procedendi, et beneficijs privatos
Jcclarandi, ac presbiteros seu alias in sacris constitutos tam secu-
arcs quara regulares, iuris solcmniiate omissa, dcgradandi et curie
eculari prò iustitia puniendos tradendi auctoriutc apostolica tenore
escntium licentiarn et facultatem conccdimus, in contrarium fa-
ìentibus non obstantibus quibuscunque. Datum Rome prima decem-
15 j4 anno primo.
Bios.
XLVII.
1535, 19 gennaio. Avendo la duchessa Beatrice di Savoia
domandato provvedimenti contro l'eresia luterana in
Piemonte, si dà facoltà al domenicano Gerolamo di
Torino, inquisitore, di poter procedere per tale titolo
anche contro religiosi dell'ordine dei predicatori.
[Loc. cit. a. MDXXXV, jan, febr. mart., jo, breve 264.]
DUecto filio Jeronimo de Th aurino
ordinis fratrum prcUicatorum et theologie professori.
DUccte fili salutem. Cum, sicut accepimus (i), in aliquibus locis
"iocipatus Pedemontani nephanda heresis lutherana pullulare ce-
cril, et multi huiusmodi heresis labe respersi ac illius errores irai-
ntcs repcriantur, qui alios fidej orthodoxe cultores palliatis coloribus
pcfvcrtere nitentur, et licet tu, qui inquisltor heretice pravitatis in
eisdcra partibus per hanc Sanctam Sedem deputatus existis, contra
(t) AI ^tto dell' •accepimus* &\ questa prìmt riga, il minntante aveva scrìtto t « Di-
t tccts in Cbritta fili* nobills (Dulicr Befttrìx dudssa Sabaudìe nobis ouper exponì fedi»,
el« <h« furono cancellate per non rivelare all' inquittiore il nome della denuniiante.
I aotlo dopo te parole «et Iket ■ stava scrìtto: «dieta Beatrice ducissa procurarne >,
limalo pure CAOCcIlato. Il giorno 20 gennaio segue un altro breve dello stesso tenore
1 •tl'Ardvcscovo di Tonno, in cui sono cancellute atnbcduc le soprascrìtte frasi. Il breve
OOMlt* Boo eoDtencado cose «ucadAlmente divorse, essendo diretto aJ avvalorare quello
D'faquiahore.
'44
3. Jtmiama
(EX CO IBVtt!90ran
Uio io^aim o proceibs; tuBcn
nuffiov cstfivR coatti ^bos«
et indsllonMU ayoMoKconna e» coaoeMocxiai coma aGfs, 91
tonni otnài 9opctioiibiw coDVuùfC non posse, <fahiyn noci Bcert
nkt pvoccdcfCt oos Iniac bcrui neppiiK et laoi pcnifercy ^isst& s^*
BWBUS tf^veCuVQS CXIIUU9B& SOdSSiflSL OVDflSl SftBttDKX P6fl)0QIOw AGO 00^
— imw» occdficre espiente^ tibi dun cwtei ^aonquaung fcl^ant
IBI flwlìHis uMinuB pfcndtorain super pi f luios UB^otccre cf
ioris fiserii pcocolcDifi se cos cspieoifi et csreeiìbtt» nis:
Bsciìoii loxtt csoonicss ssoctioocs et ssDCtdnnB pstrtuo
pfoot yisiìrss acncti esegcot, ponieods et bncntoni semlsfc, st
foOftp cooiTi eosJcni snvocsDot immoo sii vetitsots Imnes
imntiiiuhit fiercmii sboegare votentes, si sliss [noa] rel&psi^
PKSiS ^ipmf ji^liQBC nCVGSlS C( CfTOftKID QtttttSSStOoS l'fftOiTIffn^ 0S
dcais se ntratnemo. qood Calia demceps noo committcnt nec es
mitreotSbos sot ei aibereodbas stssilhini coosilìnm rei £iirofeni per
vcl aliot presubint, prestilo, et slm in fbcnu Ecclesie consueta sbsol-
vcnJi et ^ Ecclesie gremitim neoum grsdsin et beoe<SÌctMMiea} Apo-
atollce Scdb restitoendf et repooendj onuiisqae et sàngnU slis, que
sd hnìtiSRiodi pcsiem re^imciuisin et néRdtia evcOendsm oppor-
tuas esse quomodoUbet dignoscentur et sJ officiani ifu^sltionb
ile iure qusm consuetudine pcrtinent fscieodj gerendj oniwjtxtd}
cendi et cxeijjenJi plcnam et liberam auctoriute jpo '
sentes conceJimus ucultatem. Non obstantìbus qaìL U
indultis et Utteris apostolicis eidem ordini prcdlcatoruni ac iUius pro-
lesforibus in genere vcl in specie sub quibuscumque teooribas et
fbrmis ac cum quibusvis edsm derogatorisram derogatorijs alitsqoie
efficstiorlbui etiam insolltis clamul» trrìtantibusque et altjs di
etism motu proprio aut quavis considcratione et ex qulbosvis
conce is et Innovutis, qui bus omnibus, etiam
quc to! -i speciali» specifica individua et e
di»posttum fieri dcberct, illorum tenores huiusmodi ac formas dat.
occnon decreta in els apposita ac si de verbo ad verbum rnhìl
nitus orniselo, ac forma in illis tradita observats inserti forcnt, pre-
scnlibus prò sufficienter cxpressìs babentes, quoad hoc specìalitcr
cxpre'.sc dcrogamus et adversus premissa nullatenus suffVagarì
dcccmimus, cctcrisquc contrarìjs quibuscunque. Datum Romae .xv
januarij f$i$. Anno primo.
Hie. audìL
n^oc. Vat* contro l'eresìa luterana
H5
XLVIII.
^335* 9 g'ug'io* Ordine di processare Sigismondo Ger-
mano carcerato a Vicenza, eretico, disseminatore di
eresie, e qualsiasi altro luterano,
[Arch. flpost. Vatic, Pauli III brcv. miti. a. MDXXXV,
II, ji, breve 162.]
Venerabili fratri Francisco episcopo Castrensi
in civitaie Vicentina cornraoranti
Paulus pp, IIL
ITcncrabilis friter salutem &c. Cum, sicut nobis nupcr innotuit,
' pcrJitionis alumnus Sigismundus Germanus in civitatc seu diocesi
Vicentina morari solitus dctestande heresis luiherane sectator et pu-
bUcus disscminator tua, qua in fidei catholice negociis uti solcs, di-
ILgcntia deprehensus et ad te, qui ut accepimus dilectì filij nostri
Nicolai S. Marie in Cosmedin diaconi cardinalis de Rodulphis nun-
cupati ecclesìe Vicentine perpetuo administratoris per Sedem Apo-
stolicam deputati in civitatc et diocesi predicta vices geris, de mandato
dilectorura filiorura nobilìum viroruni Domini] Venetorum tran5nlis^us
apud te in carcertbus detineatur, nos, qui fidem eandem nostris tem-
poribus prosperare et pravitatem hereticam de finibus fidelium extìr-
pare summis desidcramus affectibus, diligentiara et fiJem tuas circa
hec plurimum in Domino commendantcs, fratemiiaii tue per presentes
coramittimus et mandamus, quatenus adhibito inquisitore hcretice
pravitatis, si quis in partibus istis reperiatur, tam contra dictum Sigl-
smundum quam quoscunque alios predicte et quarumcunquc aliarum
hhcresum sectatores et disscramatores in civitate seu diocesi predictis
rhabitantes iuxta canonicas sanctiones providcas, super qua plenani
I libi per presentes ad nostrum beneplacitum concedimus facultatem,
non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ceteris-
que contrarijs quìbuscunque. Datum Romae &.c. apud S. Marcum &c,
^%'iiij. iunij I5J5 a." primo.
Si S, D. N. cognoscit personam et sctt eam esse adheo habileni
ut roibi dicitur, videtur posse concedi.
Hier. card.u» de Ghinuccijs,
Bios.
Ar<hJvio delia R, Società mmaaa di storia patria. Voi. XV. io
146
"B. fotttana
XLIX.
1535, 12 gennaio. Feliciuzionì al doge Andrea Gritti
la cattura di Sigismondo Germano che disseminava
Teresia luterana nella diocesi di Vicenza.
[Arch. secr, Vaiic. Fatili IJJ hrcv. min.
a. MDXxxv, II, 51, breve 163 J
Duci Venetiarum.
Dilecte fili. Intelleximus nuper iniquitatìs filium Sigismundurn
Germanum, qui heresim lutheranam in diocesi Vicentina disscminabat^
mandato nobilitatis tue ad vicarium episcopi Vicentini in spiritualibus
generalem prò iustitia puniendum fuisse transmissuni. Q.uod sicut
pietati inclytae tue nobilitatis consentaneum, ita nobis gratissimum
fuit, teque fili ex animo hortamur, ut si quo in alio idem acddeiit
facienduni, eandera tuam pietatera ostendas. Erit enim res dlgna et
isto inclito dominio, et nobis post Deum omnipotentem sempct ac*
cepta et grata.
Datum Rome apud S. Mar. .xij. jun. 1535 a. p."
Bios.
Andreae Gritti gratulationem &c.
L.
1535, 28 settembre. Agostino Mainardi eremitano di s. Ago-
stino assolto dall' imputazione di eresia incorsa per
alcune tesi sospette, sostenute in Asti, riconosciute
ortodosse secondo le dichiarazioni sue.
[Loc. ciL, }uL aug. sept., j2, breve 321.]
Dilecto filio Augustino Mainardo ordinis hereraiiarura
sancti Augustini professori.
Dilecte fili salutem &c. Alias cum felìcis recordatlonis Clementi
pape VII praedecessori nostro significatum fuisset, quod tu quasdam
erroneas minusque catholicas conclusiones in civitate Asteosi in tuis
^oc. Vai. contro l'eresia luterana
HI
ì
pncdicationibus et alijs privatis colloquijs et dìsputationibus prò veris
proposueras, idem praedecessor venerabili fratri nostro tunc suo epi-
scopo Astcnsi per quasdam in forma brcvìs littcras commisit, ut fa-
ceret te dicta« conclusìones sive articulos revocare vel corrigere vel
la posterum te praedicare non permitteret, prout in dictis litteris ple-
nius continetur. Cum autera tu ad purgandura malam coatra te prò-
pterca oriam famam ad Romanam curiam personaliter, ut asscris, te
contuleris nobisque humilìtcr supplicari feceris, ut liuiusmodt con-
clusiones, quas catholicas et non crroneas pretcndebas, per alìquem
periium examinari facere vellemus, ad hoc ut si tales, quales tu pre-
tcndebas, reperirentur, dictam malam famam contra te ut prefcrtur
crtam purgare valeres. Et nos conclusìones ìpsas dilecto filio Thome
Radia sacri nostri palati] magistro examinandas dederimus dictusquc
Thomas magister asserens huiusmodi conclusìones vidisse, eas, prout
per te dcclarate fueruni, catholÌc:Js et non erroneas esse rctulerit et
proptcrea tu nobis hurailiter supplicari feceris, uti libi adversus mo-
lesttas, quc ex his tibi inferri possent, succurrere de bcnigniiate apo-
stolica dignaremur. Nos noicntes te prcmissorum occasione aliquid
indebite pali, huiusmodi supplicationibus inclinati volunius et aucto-
rìtatc apostolica deccrnimus, quod tu dict.irum conclusionum, quarura
tenor inferius inscritur, ut infra apparcbit, declaratarum occasione quo-
modotibct molestari irapediri vel perturbari non possis, mandantes
tam etdem episcopo quam quibusvis supcrioribus et alijs ad quod
spectat, ne te occasione huiusmodi molestare impedire vel perturbare
audeant vel presum^nt, preroissis cetcrisquc in contrarìum facientibus
non obstantibus quibuscunque.Tenor autempredictarum conclusionura
scquitur et est talis: prima conclusio: Si non essct eterna predesti-
natio nullus hominum posset recte agcre. Secunda conclusio: divina
predestinatio est causa omnium honorum opcrum. Tertia: dìccntes, de
divina predestinatione non esse predicandum populo, ignorant verbi
Dei virtutem et adversantur gratìc Dei. Quarta: Non possumus sine
gratia Dei per nostrum libcrura arbiirium aliquod bonum facere sed
tantum peccare. Quinta: dogma Aristotelis dìcentis hominem esse do-
minum suarum operationum est erroneum. Sexta: quecunque agunt
bomÌDcs sine fide vel gratia vel charitate peccata sunt, quare sine fide
isnpoisibile est piacere Deo. Septima : insti homincs scraper sunt in
peccato Octava: pueri decedentes cura solo originali peccato damnantur
ad cicrnos cruciatus ignis inferni. Nona: preceptum de dilectione Dei
ut lei iubet nemo potest iroplere, nisi qui per\'enerit ad summum
charìtatis gradum, qui erit in patria. Decima: peccant in eo mandato
viri sanciissimi, quia in charitate dcficiunt , Tenor vero dictarura con*
closionum tue declaraiionis similitcr scquitur et est talis: prima et
148
«. fontana
sccunda conclusioncs ìnteUìguntur non de eterna prcdestinatione, 1
dcctorum taotum est, sed de eterna predcsiinatione cotuunitcf i'm
generalttcr accepta, proot operatur omnia Deus sectindum proposicmn
volunutis sue, Ephcsi primo ; tenia de divina prcdestinatione intd'H
gitur prout in Sacris Lìtteris continctur pie ac sobrie et ad gratit i :^
commendationem. Quarta sic declaratur: ex peccato Ade aostri jjir^r
arbitrij tam Infirmata tamque debilitata est natura, ut ex se quiùcra^
peccare possit, non autcm opus Deo gratum efficerc. Quinte dcclar
Hbcruiìì arbitriura in nobis et sì cathoUce fateamur esse, niKilominn
hominem dominum suarum operationum, ut mens fuit Arìstoteiif, e
gratiam Dei excludcre est erroneura. Sexte declaratio: eadem ranooc
probatur hcc conclusioqua et quarta et est Augustini conerà Julianuio
pellagianum, item tertio de spìritu et littera. Septime declaratio '
hec : quare dum in hac mortalitatc vivant nunquam carent cooca|ij
scentia, Augustinus de sententìa Jacobi ad Hiercninium, item de ]
fcctione iustitie contra Celestinum. Octave declaratio ex Augo»!
14 sermone de vcrbis apostoli 4 et 6 ypponosticon ; itera de fj»ic ;
Pctrum et multis alijs locis. Nonam sic intclligo ut Augustinus
timo de spirita et littera, item de pcrfectione iustitie centra Celestinu
itera de sententìa Jacobi ad Hieronimura. Decime declaratio: pece
in eo mandato voco eum chariiatis dcfectum sive impcrfecooncn
que ctiam in viris est sanctissirais. Datura Perusiae &.c. die .xxTir^J
septcmbrb |J3$ anno primo.
Fab. vigiL
LI.
1556, 8 gennaio. Rinnovazione del salvocondotto (17 lu
glio 1552) a Bartolomeo Ponzio minoritano venetff."
[Loc. cit, JAn. febr. mart, t, breve 6.]
Paulus papa III.
Dllecte fili, salutcm et apostolicam benedictioncm. Cooc
tihl ad sex mcnscs a data pracsentium computandos duntaxat pleaa
et llbcrum «alvum conductum ad Almara Urbem nostram tuto
iiccurc vcnicndi ibìquc commorandi, et inde prò arbitrio tuo ;
vcl in Germantam aut quocunq.ue volueris revcrtcndi, ita quod
nulla noxA, vis aut poena vel impcdimentum ex quavis causa ecì
*Z)oc. Vai. contro V eresia luterana
149
Ipraedlcatae Iqthcranae vel alterius haeresis inferri posslt. Quibusvìs
[litcìis in contrarium per nos vel pracdecessores nostros editis, cac-
Iteiisque contrarìjs non obstanùbus quìbuscunque. Datura Romae apud
Ijaoctum Pctrum sub annulo piscatoris .vitj. januarìj 1536 anno
Isecttndo.
Dilccto fìljo Bartholomaeo Fontìo veneto Minoritano Theologo.
Bios.
Rev.n»" S\Tiionetta raandavit restringi ad sex menses tantum.
LII.
1536, 10 maggio. Ordine all'inquisitore di Ferrira di con'
segnare al governatore di Bologna Giovanni de Bouche-
fort chierico di Toumay carcerato per eresia luterana.
[Paw/j /// brcv. min. a. MDXXXvi, tom. li, fol. 151.]
Dilecto (ilio inquisitori heretice pravitatb in civìiate Ferrane com-
moranti
Dilecte fili. Acccpimus non sine animi nostri molestia quod cum
I quidam Io. de Bouchefort clericus Tornacensis diocesìs in civitate
Ferrarle commorans damnau et perfida lutherana labe suspectus ap*
parerei, tu de prcmissis notitiam habens tuoquc ofBdo, ut decet^ in»
cumbens cunJem Io. occasione suspitfonls huiusmodi personaliier
capì et carccrìbuSj in qurbus delinetur ad presens, mancipari fccistì,
propter quod curam et diligentiam tuam plurimum in Domino com-
mendamus. Cum autem, sicut etiam a fidedignis accepimus, non vul-
garìa cxtent argumenta, quod hec novlter detccta pestis radtces habeat
ctiam alibi diffusas, nos considerantes quantum periculi et incendi!
hinc procedere posset ex hoc prescrtìm, quod Dei bcnignitate hacienus
[nec etiam auditum fuerit, ut huiusmodi pestis in Italia pullulaverit
scd ab ea procul permanserit, et propterca huic fiamme, que, ni ce-
r leriter extingueretur, maximum posset humani generis hoste instigante
f damnum affcrre, ne ulterius progrediatur salubri remedio obviare vo-
[lentes, tibi sub escommunicationis et arbitrii nostri penis per pre-
sentes commtttimus et mandamus, quatenus dictum Io. et quoscunque
I alios simili occasione ex tuo mandato vel ordinationc carceratos
una cum processibus quibusvìs desuper formatis ei vel eis, quem vel
vcnerabilis fraier noster Marìus epis<:opus Reatinus, civitatis
=mm
^. fontana
ooscre BooooJe gubcrnator, qui de his» que u: prdeittir qobis xckta
suat, ad plenum est in/onBatos, et ot, qood oos destiper d hìitmximtt»»
tBccTc possiti expedit, nt ad eum petsooe et pioce»os predicd et'
feraotur, ad te proptcrea destinaverit, onuitoo tradas ec coo^igocii»
Si qui autem alU sint, qui de dieta lutherana labe sint sospccti, eoi
aucto ritate et nomine nostri^ nwneas, ut ixifra tres <&es a die ino-
nit'onts huiusmodi computandos, quos eis prò perensptorìo temano
assignamu!», coram dlcto gubcmatore penonalitcr et noa per pcocn-
ratorem compareant. Nos cntm tìbt, uttam quaad carceratos <|Dara
quoad altos, ut prefcrtur, suspcctos ulterìus te noa intromittas sub;
eisdem pcnis, quibuscunque autcm aliis personis nobis et Sancie R<
Ecclesie mediate vcl immediate subìectis, cuiuscunque gradus statud
ordÌDLS et conditionis fuerint, etiam sì ducali m.'irchionali comitali aur<
alia dignitate prefulgeant, sub simili e\communicatÌonìs et privadonil
civitatum, terrarum, oppidorum, et locomm ac aliorum bonoram, que
a prefata vel aliis ecclesiìs quomodoUbet obtinent, penb per easdeia
presentes precipimus et mandamus, quatenus^ quominus dictU5 Io. et
alii carcerati predicd si qui <int ac processus huiusmodi ad d'cttmi M.
episcopum et gubematorem transmittì ut prcfertur possint, tiullatentis
impedirì seu facere audeant vcl presumant, se^ì id libere 6cn per
mittam; non obitantibus premissis ac coostitutionibus et ordlnatii
apostolicis caeterisque contrariis quibuscunque. Datum Rome
»%, maij 1556 anno 2.°
Bios.
i
IO taaij 1536 a." 2.
Mandatur sub pena excommunicationts inquisitori hercticae
vitatjs Ferrariae coramoranti ut Io. de Moncfort aB eo ob lutheranam |
hercsim carceratum, et si quos alios in carccrtbus ob ìd dctinct cura
processibus contra eos formatis ad gubematorem Bononiae mittat, j
et precipiat aliis si qui sunl de dieta hcresi suspecij ut infra trcsj
dies compareant coram dicto gubematore, et precipit ci ne contra J
eos aut alios ulterius se intromittat et omnibus alijs quibusvb sub j
penb, ne hoc impedìant.
D. Ambrosìus habuit dicens pp . ita velie expedirì.
7)oc. Vai. contro l'eresia luterana
151
LUI.
1536, 26 giugno. Ordine al vescovo di Modena e al pro-
vinciale domenicano della Lombardia di procedere
contro la setta di G. B. da Crema, professata da molti
nobili di Milano.
[Loc. cit, 3, breve IJ9J
ncrai^iii iratri episcopo Mutinensi Mediolani ad prescns commo-
I ranti et dilccto filio Thoraa Marie de Beccadellis provinciali
utriusque Lorabardie ordinis predìcatorum.
Paulus papa IIJ,
Venerabile frater et dilecte fili salutem. Pervenìt ad aures nostras
quod nuper Mediolani in tara pia et insigni civitatc* nonnulla con-
venticula quorundam nobitium utriusque se:(us inventa sunt quandam
sectam, quondam fratria Baptistc Je Crema nuncupatam, tcnentes ei
actualiter obscrvantes, in qua multe hereses ab Ecclesia damnate pre-
sertini Bcghinarum et pauperum de Lugduno nuncupate contincntur.
Itaque volentcs banc pravitatem a Sathana seininatam quam prtraum
extingui, antcquam puUuIet aut roboretur, vobi<;, de quorum Joctrina
pietate ac prudentia plcnam in Damino tìduciam obtinemus, aposto-
lici auctorìute mandamus, ut coniunctira procedentes super huiu5-
modi secta conventiculis et heresibus diligcnter inquirere et repertos
culpabiles punire curetis, prout de iure fuerit faciendum, Nos enim
vobis super hoc amplissimara ad censuras ecclesiasticas et penas pe-
cuniarias intlìgcndas, brachium scculare, si opus fuerit^ et alia super
hoc opportuna absque aliquo irrcgularitatis incursu fadendi dieta
auctorìtate concedimus facultatcm, ìnhìbcntes ordinario et inquisitori
diete civitatis, ut vos in premissis non impediant ac hortantcs omnes,
ad quos spectat, ut vobis tn premissis fovcant et assistant, non obstan-
tìbus constitutionibus et ordinatìonibus apostolicls ac quìbusvis lit-
icris ordinario vel inquisitori predictis per Sedem Apostolicam con-
cessis, quibus illarum tenores prò suiHcienter exprcssis habentcs, illis
alias in suo robore pcrmansuris, ad efTectum presentium duntaxat de-
rogamus, ceterisque contrarijs quibuscunque aut si illis aut aliquibus
aUjs oororauniter &c. mentlonem. Datura Rome apud sanctura Mar-
cum &c die .slxvj. junij 15)6 anno secundo.
152
*B. fontana
LIV.
1536, 12 luglio. Non essendo il vescovo di Modena a Mi*
lano, si deferisce all' inquisitore e al vicario dell'arci-
vescovo il processo contro i detti settari.
[Loc, cit. breve 160.]
Dìlectìs fìHjs inquisitori hcretìce praviiatis in ci vitate Mediolanensi
et vicario vencrabilis fra tris nostri archiepiscopi Mcdiolanensis in
spiritualibus generali.
Paulus pp. IIJ.
Dilecte fili salutcm &c. D adura siquidcm a nobis emanarunt lit-
tere tenoris sequentis: Venerabili fratti &c. Paulus &c. Vencrabilis
fraier &c. (Inserantur Uitere Brevis directi episcopo Mutinensi et pro-
vinciali ordinis predicatorum).
Cum autem, sicut accepimus, dìctus cpiscopus Mutinensis, non
Mediolani, ut nobis relatum fuerat, sed Mutine comraoretur et ad
tuura, fili inquisitor, consuetudine periinuerit scraper et pcrtìncat of-
(ìcium causas hercsum in istis partìbus cognosccre et decidere» in
quibus edam de iure alius quam loci ordinarius curo inquisitore se
intromìttere non potest, nos qui etiara accepimus hactenus vos inqui*
sitoris officium huiusmodi laudabìiiter exercuìsse et cxercerc, ne absque
causa iurisdictioni et officio vestris preìudicetur, providere volentes,
discreiìonì vestre per prcsentes coraraittimus et raandatnus, quatenus
in et super premissis, iuxta preinseriarum Htterarum nostrarum, que
hactenus ut accepimus nec episcopo nec provinciali predìctis presen-
tate fuerunt, continentiara ci tenorera conìunciim procedatis, ac $>
ille vobis solis et non episcopo et provinciali predi clis directe fuis-
sent, non obstantibus premissis, necnon constituticnibus et ordina-
tionibus apostolicts ceterisque contrarijs quibuscunque. Datum Ronuc
apud sanctum Marcum &c. Die 12 julij 1536 anno secundo.
Hie. car.lJ» Ghìnuccius.
, Fabius VigU.
Sanctitas vestra nuper mandavit episcopo Mutìnenst, quem Me-
diolani esse acceperat, et provinciali utriusque Lombardiae ordinis
predìcatorum, ut inquirerent contra nonnullos nobiles Mcdiolancnses
quamdara sectam h^reticam tenentes, et inbibuit inquisitori ne eos
*Z)oc. Vat. contro l'eresìa luterana
153
trapcdiret, nunc cum Sanctitas vestra accepii episcopum Mutinensem
non esse Mediolani et hoc ad ìnquisitorem spectare, et cum eo nul-
lam alluni praetcr ordinarium de iure se introtnittere posse, mandai
eidem inquisitori et vicario archiepiscopi Mediolanensis, ut in prae-
mtssis coniunctira procedant iuxu priorura litterarum tenorem pe-
rinde ac $i cis non alijs praediclis directae fulssent.
Card. Ghin.
LV.
153^, 21 ottobre. Richiamato P. P. Vergerlo, è mandato
nimzio presso T imperatore il vescovo di Modena Gio-
vanni Morone.
[Loc. cit. IV, J2}, breve ijj.]
* Regi Romanorum ( I ).
Carissime. Cum, revocato ad nos dilecto filio P. Paulo Vergerlo
electo lustinopolitano nuper apud maìestatem tuam nuntio nostro,
vellemus non solum prò more sed prò amore nostro erga sereni-
tatem tuam apud te continuum nuntium habere, qui tua ad nos de-
sìderia quotiens acc-deret referret, nostrasque et huius Sanciae Sedis
res et negocia presertim ad tutelam 6dei catholicae pertinentia apud
fC procuraret, diu deliberavimus super homine eligendo, quem hoc
munere dìgnum putaremus. Sed cum in venerabili fratre Jeanne Mo-
rono episcopo Mutinensr virius prudcntia et probitas pari doctrina
ac religione animj fideque praeterea erga nos coniunctae essent, ac-
ccdcretque ctiam devotto eius et quondam genitoris sui erga cesa-
ream et tuam maiestatem, neminem habuimus, quem in hoc munere
ei anteferremus. Eum itaque ad maiestatem tuam nostrum et huius
Sanctae Sedb nuntium cum Dei nomine mittimus jugiter apud te
trinsurum, acturumque cum illa et curaturum ea omnia, quae prò
nobis et eadem fide prò tempore agenda occurrerint. Hortamur igìtur
sercoitatem tuam in Domino, ut ipsum Joannera cpiscopum man-
co Questo breve è italo tene pcbblioita nelle Nuntiatmrbtrichu a»t DmithUmJ, It, ;fi.
Freccile quenx credeaziale il breve • Univenis ei singutic» perii ven. Morone che va »ad
• FerdìcuaJum Romanorum «e Huagaiiae et Bocmiae Kegetn *. Re, duchi, mdrcbcsi, baroni,
Ctttà e persone particolari, a lui, ai compagni, ai cariaggi, valigie étc. devono far facili
le ftrtJc, provvedere del neccMario &.c.
154 *B- Jontana
tium nostrum solita, qua ceteros huius Saoctae Seiis sist^os, hg-
manitntc et honore susc*pere, eique in cunctìs nostro DOzr.ae sene
et dcinceps rcferendis haud minorem fidein continue habere reUi,
quatii S) nos ipsi presentes cum maiestate tua colloqucreicur. Daran
Romac apud s. Petrum &c. .xxj. ortobns 1536. Arco 2."
Bios.
LVI.
'537» -1 K<^"n''iio- ^^ attesa del capitolo generale in Roma,
non si.i lecito nò ai cappuccini di passare all'ordine
dell'Osservanza, nò agli osservanti a quello dei Cap-
puccini.
( Loc. cit. a. MDXXXVii, I, 7, breve 262.]
Minorimi de nbscrvantia. Super difTerentia piìnonim de obser-
v.imia et t:a]nicinorum, statuìtur quod donec per Suam Sanctitatem
in c:ipitiilo ^^cnerali dicti orJinis in Urbe celebrando aliud deterra!-
ii.ituin iuerit, dicti de obscrvantia non possint recipere aliquos ex
capiiciiiis ncc e converso sine generalium vel provincìalium prjla-
toriiiii ■.iinriini liccntia in scriptis habita, et si qvii ex dict:s de obser-
vanii;i vit.mi arctiorcm ducere volucrint ad loca ad hunc eiTectum
ilL";i;;ii.it.'i ile* siiarum prvlatorum liccntia se transtcrre debeant, sa?
'.•.iilirm obeiiiLiitia et rctento liabitu, ubi vero non fuerint, dieta loca
li'l'. :uit di! iitari per pr^latos. Die 4 januarij 1537, epistola 2f:.
)-.v: 2,7, (\).
d) '>„i,, '.Miifii i': tratto .tal catalogo Jcll'arcliivio sefreto. AvenJo «-iftrto tanif
'Ijiiii'i li v-iìuiiio .1 limi.) lU-lIc itiinute, ila eisere per meli in polvere e scez* iciFeriou
in:..i",',iH il.i las..i.iisi al mio luojjo, vi abbiamo letti, ma non trascritti, diversi brevi, fri
j^Ii jlrri iiii>) a cui convrrnìibo .nicstn sunto medesimo. Ma il volume seitiiso contleae i
iii> i .1 iiij;!!», aj'ovto i- sctttnidrc : nel volume quinto, che contiene il gennaio, non ri-
ii-ivjn io-i un littve corrispondente, dev'essere occorso qualche errore nel catalogo.
Doc, Vat. contro l'eresia luterana
155
LVII.
18 aprile. Al nunzio a Venezia che faccia arrestare
reremitano di sant'Agostino, frate Agostino da Tre-
viso, che nella passata quaresima ha predicato l'eresia
luterana in Siena, ora fuggitosi nel Dominio Veneto.
[Loc. cil., apr. mai. jul., 6, breve 159.]
Nuntìo Venetiarum.
fDilecte. Ausus est iniquitatis hlius frater Augustious de Tervisio
ordinis hereraitarum sancii Augustinj in proxirae preterita quadra-
gesima in civiiatc Scnarum publice in predicationibus suis predicare
impia et heresira luteranam sapientia, veritusque animadversionem
tanto sederi condignam, Venetias seu Tarvisium confugisse dicitur.
Quamobrcm tibi mandamus ut quam cclerius et securius potcris,
»eura ad nostram instantiara capi et detlneri cures ac ad id tavorem
et bracchium dilecti filij nobilis viri ducis Venetiarum [ac] quorum
opus [fucrit] nostro nomine requiras, precìpuequc ut tibi specialem
carcerem prò ipso frate Augusiino detinendo assignare velint. dua
in re tota volumus te et diligentia et tacitum"tate soliiis ita uti, ut
opcram tuam commendare possimus. Deindcque facies nos de rei
successo certiores. Datum Rome .xvuj. aprilis 1537 ^^^° tertio.
Bios.
LVIII.
1537, 21 novembre. Ambrogio de Cavallis milanese, ere-
mita di sant'Agostino, assoho dalle imputazioni di eresia
luterana.
[Loc. cit. oct nov. die, 8, breve 169.]
Dilecto filio .Ambrosio de Cavallis Mediolanensi
ordinis hercmìtarura sancti Augustini professori.
Dilecte fili salutem &c. Exponi nobis fccisti, quod licet semper in
ttiis predicationibus et prlvatis coUoquijs catliolice te gcsseris et nun-
^B. Joniana
quam erroneas et mìnus catholicas conclusiones proposueris; nihilo-
minus nonnullj luì emulj, querentes te in pcriculum adducete sub
pretextu quod certos ariiculos vcl conclusiones eironeos sive erroneas
in ducaru Mediolanj proposueris, te apud bonos dìfFamare conati sunt,
et inquisitores heretice pravitatis in diocesi Mediolanensi deputati ad
inìquam dictorum emulorum suggestionem certum processura contra
te formaverint, per quem Inter alia voluerunt te in diocesi Mediola-
nensi per certum lempus stare non posse. Cum autem tu ad purgan-
dam malam contra te propterea ortam famam ad Romanam curiam
personaliter te contuleris nobisque humiliter supplicali feceris, ut huius-
raodi conclusiones^ quas catholicas et non erroneas pretendcbas, per
aliquem peritum examinari Tacere velleruus ad hoc ut, si tales, quales
tu pretendebds, reperirentur, dictam malam faraam contra te ut pre-
fenur oriam purgare valeres; et nos conclusiones predìctas unacum
diclo processu dìlccto fiUo Thome Badia sacri nostri Palatij maestro
examinandas vive vocis oraculo commiserimus diciusque Thomas
magister asserens conclusiones in dicto processu contra te tonnato
contentos vidìsse et examìnasse et cas omnes a te [tara] confessas
quam dictas non erroneas neque catholice vcritatj repugnames esse,
aliquas tamcn non bene sonantes in auribus fidcUum, scd istas tu
nunc et in dìcto processu negas te dixisse, retulerii et proptefea nobis
humiliter supplicare feceris, ut libi in premissis opportune providerc
de bcnignitatc apostolica dignaremur. Nos nolentcs te premlssorum
occasione aliquìd indebite patì, huiusmodi supplicatìonibus inclinati
voiumus et apostolica auctoritate deccmimus, quod in predictarum
conclusionuni occasione quomodolibet, etiam quominus in dieta dio-
cesi stare valeas, impediri vel molestari non possis; mandantes in vir-
tute sancte obedientie dictìs inquisitoribus et alijs ad quos spectat, ne
tt occasione huiusmodi molestare impedire vel perturbare nudeant
irei presumant, premissis ceterisque in contrariura facientìbus non
otauttibus quibuscunque. Datum &c. Romae .xxj. novembris IJJ7
«no quarto.
Qooad forma videtur satis bona, in reliquis remino rae ad rev,"*»»
D. «BAgzstrum sacri patatii.
Hie. car. Ghi.
Qaa ad conclusiones de quìbus est quaestio, videtur raihi satìs
. hoc tamen quo ad alia remitto ad r.^^ car. Ghi.
Fab. vigli.
*Doc. Vat, contro l'eresia luterana
»57
LIX.
1*537» 17 tliceinbre. Al nunzio a Venezia perchè informi
su Bartolomeo Ponzio minore convenmale, fuggito a
Roma, per iscolparsi dalle imputazioni di aver predi-
cato cose contrarie alla fede.
[Loc. cit. breve 28} J
Nuntio Venetiarum.
Dilecte fili salutem. Acccpimus quod cum alias dilectus filius
Par.n*^ Fontius ordinis minorum conventualiurn professor accusatus
delatus fuisset, quod ìd suis, quas Isttc habebat, concionìbus quedam
dogmaiU seu conclusiones aut verba scandalosa et forsan catholìcae
6dei contraria sepius protulisset, et ob ìd contra eum apostolica seu
inaria auctorìtate inquiri coeptum fuisset, timore carceris et aliarutn
pocnarum fuga sibi consulere maluit. Cum autem idem Bar.™»*" nupcr
%à Almam Urbcm oostram ad se excusandum, et, quatenus errassct, ad
se CTiiendandum et corrigendum venerit, nos huius rei plenam noti-
tiam non habcntes et mature in ea procedere volentes, tibi raan-
damus ut una cum venerabili fratre patrìarcha Venetiarum, vocato
ad vos dilecto filio Martino de Tarvisio dicti ordinis et thcologiae
professore, qui tunc inquisitor hereticae pravitatis in istis partibus
erat, et alijs qui reni cognovisse possunt, dictarum conclusionum seu
vcrborum tcnores ab cis diligenter scìsciteminì plenamque omnium
informationem capiatis, et quicquid repereritìs, fideliter et legitimc
annotatura ad nos trasmittatis, ut habita vcstra relatione clarius .k
tuiìus in hoc intendere possimus. Contrarijs non obstantibus quibus-
canque. Datura Romae .xvij. decembrìs isjy anno 4.
Fab. vigli.
7 dicembre. Al patriarca di Venezia sullo stesso
ietto
■
ì
LX.
[Loc. cit. breve 171.]
Patriarchae Venetiarum.
cnerabilis fratcr salutem. Scrìbimus dilecto filìo Hicromnio Ve-
rallo nuntio ìstic nostro, ut una cum firaterniiate Tua, vocato dilecto
15^ 'B. Jòntana
iijc' Mirti-r." ii Txrris::' cr.==^ sif^afam cmiventualiam et Theo-
lc«:*.K rr.-T^-sjft.-rf. c-' ìIìì* rrc^iiitor herericae pravit&tìs in istìs par-
:.?.:» :\: :. ;: xl ^ e .iL ra= cc^:«TÌ55e possant, tenores quarandam
cocci,:*;.* r;--.- K-- Tirtcn-n. c^ì iilicrjs ilins Bartholomeas Fon-
re- *r.,^',-~ cri_r:j> rrrfjsscr sciriil^a et catholicae fidei adrer-
si-.-ri = jcj; c.-cccc-rc* rrrr.:ls5i iidrr. rescire satagat, et ad nos
;rJL-xri r:jLU ^: i- ,7s; ,:s ?j;^z* 'tzìì cag:£aA)cem tcI absolutionem
?r,N.-c-,v:-c ?v*ss -r^s. ^1-;-=:^""?= bcttirrir 5ra:errsutem tuam eique
:. • Jr.^: st-ctii .w.-rvirri'i irr.=.r==&. =t tos amb^ rem hanc
c\<x,x".ui ;<: Tvii-.-c-rr crricij:^. >-r^ :ie= JTeroaimus Dootios
: ," .:r-5i rx'sr;! Tir^T R-=*s -"T- i--^^^^ I5?7 anno 4.
Fab. v:gil.
ix:.
; * :^. ci cj'j::?r;. x -.-rcTuic-e ii~e cotsòr^oni per le
C.-L' : -V,: >.r-'h re 7 rossole ì^vrizìrsre cootro i mi-
*,v*. .>?>crv :::r. jccr^-rx^sr. 1^'isc.iìrn ^rzrìsdizionc dei
■: ;-:::--::rr.:« -<£-
*Z)oc. Vai. contro Veresia luterana
159
InDocentìj Vili etiara Roraanorum ponlificum predecessorum nostro-
I raxn tn similibus contentis, quas contra facientes incurrere voluerunt
I eo ipso, preceperuot et mandarunt, ne ex tunc de cetero contra quas-
I cunque personas ordìnis fratrum minorum super heresi vel alijs qui-
i btiscunque causis ad officium Jnquisitorura quomodolibc: pcrtinentibus
se intromittere, tcstos examinarc seu processus agitare presumcrcnt,
' et si forte jam tunc aliquos fratres vel personas aliquas dictj ordinis
I capi fecerant aut testes exafninavcrant seu processus agitaverant, illos
: oon dieta testiura, sive prìncipaliter sìve accessorie sJve incideoter
'^«amitutorum, et quoscunquc processus babitos et illos quomodolibet
concernentcs ministris et vicarijs et prelatis ordinis fratrum minorum
io locis iUis, in quibus dicios inquisitorcs residerc contlngeret, nullis
«pud se rctcntis copijs seu transumptis vel votis, infra spatium sex
dierum postquam notitiara dictarum littcrarum quomodolibet habuis-
sent, realiter et cum cfifectu rcstituerent et fratres et persone alie
[ dicti ordinis delinquentes, si qui foreot, juxta suonim excessuura ac
dclictorum cxjgentiam per prel^tos ciusdem ordinis castigar) deberent,
univcrsis ci singulis archiepiscopìs cptscopis et decanìs executo-
I ribus desuper deputatis, prout in dictorum Leonis et Clementis predc-
\ cc»sorum nostrorum litleris desuper in forma brcvls coiifectis pieni us
I comtnetur. Cum autem dilcctus tìtius modemus minister generalis
dictj ordinis cupiat litteras Leonis et Clementis huìusnjodj prò illo-
ruuj firmiori roborc innovari et approbarj, prò parte ipsius ministri
generalis nobi» fuit humiliter supplicaium, ut in prcmissis opportune
providcre de benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur singula-
rrum littcrarum prcdictarum tenores de verbo ad verbum prò exprcssis
jhabentes, huiusmodi supplicationibus inclinati litteras Leonis et C!e-
I mentis predecessorum nostrorum aucioritate apostolica tenore presen-
ftium approbamus et innovamus illasque finaiiter et inviolabìliter sub
|sentcnti)s et penis predictis observarj manJamus ac quoslibei contra-
liacientcs eisque ad hoc auxilium consiliuni vel favorem quovis que-
sito colore prestantes, cuiuscunque conditionis dignitatis status gradus
ordinis et preminentie sini, censuras et penas huiusmodi ipso facto
incurrere sìcque per quoscunque etiam ordinarios et delegatos ac
fiìixta auctoritate fungcntcs judices et personas ubique judicari sen-
[tentiari diffiniri et declararì debere, sublata eis et eorum cuìlibet aliter
liudicandj, sententiandi, difiniendi et intcrpretandj facilitale ci jucto-
I ritate, ac irritum et inane, si secus super hìjs a quocunque quavis
ate scientcr vel ignorantcr contigerit attcmptari, decernimus.
circi universis et singulis archiepiscopis episcopis et decanis
r»upradictis per hcc scripta mandamus, quatenus ìpsi vel duo aut
lunus corum per se vel alium seu alios prcscntes litteras et in cis
T)oc. Vat. contro V eresia luterana
i6i
omnibus enam si prò illorum sufficienti derogatone de eis illorum-
<\ue toiis tenonbus de verbo ad verbum non autem per clausulas
genenles idem imporuntes specìalts specifica exprcssa et individua
ttitfutio ^cu quevis alia expressio habenda aul aliqua alia exquisita
fonna jervanda foret» tenores huiusmodi ac si de verbo ad verbum
insercreotur presentibus prò sufficienter expressis habentes, illis alias
in suo roborc permansuris, hac vice duntaxat hanim serie specia-
littret cipresse derogamus, ceterisque contrarijs quibuscunque; aut
si iliquibus coramuniter vel divisim ab Apostolica sit Sede indultum
quod inicrdicj suspcndi aut excommunicarj non possint per lìtteras
jpostolicas non facientes plenam et expressara ac de verbo ad ver-
bum de indulto huiusmodi mentionem. Volumus autem quod tran-
wraptis presentium, manu publici notarij subscriptis et sigillo alicuius
preUij seu persone in dignitate ecclesiastica constitute munitis, eadem
fidcs ubilibel adhibeatur indubia, que adhiberetur originalibus, si fo-
rcm cxìbite vel estense. Datum Romae .xv. decembris 1J37 anno 4.
Feci verbum cum Sanctissimus Dominus Noster.
Hier. card. Ghinuccìus,
Bios (1).
LXII.
1538, 2 gennaio. Ordine a due benedettini di visitare e
riformare i conventi del beato Pietro di Pisa della pro-
vincia Trevisana, ne* quali erano seguiti assai scandali
e disordini.
[Loc. cit. a. MDXXXviiT, I, 9, breve 5.]
Dilectis filijs Joannì Evangelistae Bononiae in S.'*» Proculo et Isi-
doro Mutinae in 5.»° Petro commorantibus, raonachis ordinis
s. Ben.»* congregationis s.'»« Justinae et eorum cuilibet.
Dilecti filtj salutem. Pastorale nostrum officium, quod nobis divina
rotuntate tradirum et commissum est, nos cogit, ut eorum, qui sacras
eligiones professi coeteris cxemplo vitae bene traducendae esse de-
beant, culpas et scandala quantum cum Domino possumus prohi-
imus. Cum igitur intellexcrimus, fide dignissimorum testimonio
dducti, id quod nos quoque experientia multa aliqua ex parte cogno-
(1^ Tn due muli di mioule tciolie degli auai IS}7 ' M^O *> trovano diversi brevi
I ^tuli PaoIo hi Auolvc «kuai frati vaganti e li rimette nei conventi.
Archivfn .iella R. Società romana di ttaria patrij. Voi. XV. 1 1
ì62
"B. fontana
I
veraraus, dura in mìnoribus constitutì protectores fuinms congrc^^
liotib fratrutn religiosorum beati P^ri de Pisìs, hereraitarum tt\
Hieronimi nuncupatorum, dictam congregationem ita corroptam
confusam esse, ut nulla amplius in ea ecclesiastica disciplina, n
Dei timor, nulla bonae famae cogitatio videatur residere, pauóquc?
boni, si qui sunl, multitudine nulo rum fratrum dcprimantur Nos vo^
lentes huic tanto scandalo providere, direximus oculos mentis no-
strae in utrumque vestrum, de quorum virtute, prudentia, religione
plenam in Domino fìduciam babemus, ut vobis ambobus coniunctim
et aitcrutri vestrum, si forte contingat aliquo asn aegritudìnìs et
sìmilium causarum, quae necessitatem aflcrant, alterum abcsse, hoc
onus imponeremus visitandi, examinandi, corrigendi et rcformandj^|
monasieria, congregatìones, conveutus dictorum fratrum beati Pctri ™
de Pisis, qui iti provincia Tar\'isiana nuncupata existunt, atque la
tam sancto et Deo grato opere virtuicm et diligentiam vestram
exerceremus. Quani ob rem, mente nostra et rationc in Dcum con-
iccta, vobis et utrìquc vestrum in virtute sanctae obedientiae ac
sub indignationis nostrae poena, si forte, quod absit, non prompio
animo mandata nostra suscipiatis, committìmus et mandamus, ut ai
ceptis liticris nostris praescntibus, quas qui prior vestrum habuerit
alteram continuo leneatur mittere, petita statim licentia a superio-j
ribus vestn's, quibus sub eadem et obedientiae et indignationis n<
Strae pocna praecipimus, ut vobis continuo eam concedant, ad iter'
vos accjngttlìs et dictos conventus, congre^ationcs, raonasteria vi-
sitetis, corrigatis et rcformetis, facto principio ab eb locis quibus
vobis videtur, ac diligenter atque accurate moribus eorum qui prae-
sunt atque etism aliorum inquisitls ac cognitls, prìores conventuum
et coeteros quoscunque dilapidantes bona ecdesiarum, aut in regi-
mine parum aptos, aut factionibus et dissidijs implicitos, quo im-
primis malo ista congrcgatìo laborare dicitur, aut dcnique notabilibus
culpis maculatos, aihoveaiis; et quae erepta sunt ccclesìjs maleque
alienata restituere eos cogatis, etiam si carccribus mancipandi aut
alia vìa cogendi essent, ac in locuni amotorum alios aptiorcs et non
factìosos nostra auctoritate ìnstituatis, fratresque alios si ve discolos,
sivc qui arma tractaverint et tractent, sive sceleribus pollutos ac
flagitìjs infames, sive qui ecclcsiarura bona surripuerint disciplU
naniquc non servaverini, obedientìam contempserìnt, atque alios
cuiusquc modi infectos, criminosos, rebelles dcbitis poénis sive poe-
nitentljs afficiaùs; bonos et modestos extoUatis, ac officia et procu-
rationes ìllis committatis; qui excellere in scelere et non facile
corrigi posse videbuntur, eos spoliatos rcligionis habitu penitus a
congregatione eijciatis, iustaque scveritate in omnibus adhibita, et
adi
lerV
l}oc. Vai. contro Veresia luterana
1^3
I umcn vere culpas suas dolemibus misericordia non negata, ita omnia
Lgeratis, agatìs, constìtuatis, ut repressa insolentia et confusione re-
IdactA in ordinera, inalisque compressìs et bonis in lucem vocatis,
rilU congregatio nunc deturpala et in sordibus iaccns, vesira opera,
' vinme, prudentia in vettrem observantiam bonorum morum et ope-
rum et in exeniplum melioris vitae ac frugis restituatnr. Super quo
vel quibus omnibus et alijs, quae opportuna ad id duxeritis, plenatn
vobis ac omnimodam et omnìno liberam, omni prorsus appellatone
reiecta, facuitatem tribuimus et potcstatem. Ac quonìam ambitu
praevalcnte, ut intelligimus, prìorcs conventuum ci qui discretos cli-
I gunt cos, qui in creandis congregatìonis oHicìalibus vocem habent,
[omnes pene cenorura hominum insidijs et factìone corrupti et con-
Itamluati sunt, ac quorundam atnbitione addicci, mandamus etiam
' vobis, ut aliquem modum creandorum discrelorum inveniatis, quo
stnc clectione, quam nullo modo prò hac vice fieri volumus, $ed
vel «.orte, vel alia rationc, quae vobis visa fuerit coramodior, tales
cliganjur, qui ncque empii ncque corrupti sini, sed voces suas Ubere
et sccundum conscientiam dent, ut bonis ad officia potiora electìs ac
promotis, tota congregatio ad melioris ot>servanùam ordinis revo-
cctur. In quo ctiani a vobis hoc requirìmus, ut constitutionibus et
privilegijs dictac congregatìonis bene lectis ac cxaminatis, si qua fonc
vobis deesse videbuniur ad constituendam melius disciplìnam ipsorum
fratrum, nobis ea vel dilecto filìo nostro Jacobo tituIJ S.»> Calixti
cardinali Sadoleto, simul cum actis reformationls et correctionis, cum
prìmuro licebii, significare curetis. Atque in omnibus ita vos geratis,,
m fidem vestram diligentiara iniegritatem pieno ore in Domino
collaudare possimus. In quo lacietis nobis rem valdc gratara. Non
obstantibus constitutionibus et ordinaiionibus apostolids ac domo-
rum el congregatìonis praedictarum etiam iuramcnto confirmatione
apostolica, vel quavis firraitate alia roboratis, staiutis et consuetudi-
nibus, privilegtjs quoque induliis ac liltcris apostolicis eisdem domibus
et congregationi quomodolibet concessis contirmatis el innovatis; quibus
omnibus, illorum tenores praesentìbus prò expressis habentes, hac vice
duntaxat ad effectura praesentium, illis alias in suo robore perman-
suris, harum serie specialiter et expresse derogamus, caeterisque con-
trarijs quibuscunque. Volumus insuper quod donius praedicle onera
et expens&s, quas in hac visitatione feceriiis, prò rata redituum suo-
rum suffcrrc et vobis persolvere tcneantur, et ad id per vos cog! et
compclli etiam sub pocnis et censuris ecclesiasticis possint ac debeant.
Daturo Romae .tj. januariì 1538 anno 4.
Ja. car.i** Sadoletus protector supplicai.
Bios.
^oc. Vat. con irò V eresia luterana
Pirel eius delegato seu, sede vacante, illi, qui ad hoc per capitulum
foret deputaius, super ill'ts committere vices suas vel suum significare
I per littcras consilium et consensum. Cum autem ad nostrani noticìara
[devcncrit dìcti Clementis predecessori* ordinationem in causis heresis
[prò tempore occurrentibus per vos non servari indcque scandala
Iquamplurìma cxorirj, nos quod tam provida deliberatione fuìt sta-
[tutum tnviolabiltter observari volentes, vobis sub suspensionis a di-
Irtnis necnon excommunicationis penis ipso facto incurrendis preci-
[pimus et mandamus, ut in causis heresis dictam ordinationem Clcmenti$
ipredecessoris omnino in omnibus et per omnia serveiis; dccementes
[iiritom et inane quicquid secus per vos aut aUos quoscunque super
^ premissis quavis auctorìtate contigerii attemptari. Vos autem archìe-
i pisoopo5 et cpiscopos in Domino hortamur ut oftìcij vobis impositi
jdebitura persolventes, ad cxpellendum omne heretice pravliatis fer-
mentum ab ovìbus vestris diligenter inquirendo et procedendo eam
curam et diligentiam adhibeatis, ut agcr vobis commissus ah'ena pur»
gatione non egeai et tamen, si aliorum opera ad id necessaria vel
oportuna fuerit et alius inquisitor desuper procedere voluerit, insimul
iuxta ordinationem predictam procedatis. Non obstantibus constitu-
lionibus et ordinationibus aposloh'cìs ceterisque contrariis quibuscun-
I que. Dalum Romae .v. januarii 1538 anno 4.^
Hie. car. Ghinuccius.
Fabius vigil.
(JContinua).
DELLA CAMPAGNA ROMANA
(Contlnonzionc vedi voi. XIV, p. 87).
V.
Redicicoìi, Buffalotta, Tor S, Giovanni^ Malpasso. Il ca-
sale del medio _evo, detto Roiiiciola, che ho ricordato qual
confine del Castel Giuhiko (in atti del 1297 e del 1591),
ora è diviso in due tenute, Redicicoìi Ricci e Redicicoìi Ac-
€ora$nbom, cosi nominate dai due possessori dell'età mo-
derna, formanti un complesso di rubbia 364 e mezzo.
Senza discutere il sogno del Martimelli, che vi rintrac-
ciava un Re-deùSiculi, noteremo col Nibby, che questo
nome non è altro che una corruzione di quello mode-
stissimo e prosaico che ebbe nell'età dì mezzo, Aggiun|;o
tuttavia, e subito, che con questo fondo noi, che usciamo,
col nostro itinerario, dal suolo Fidenate, entriamo nel ter-
ritorio Crustumeriijo, che toglieva il nome da un'antica e
memorabile città. Questa fu CrusltimeriOf che i più cauti
topografi collocano a Tor S. Gioifanni, sul confine con Re-
dicicoìi e con Tor Lupara (r). Senza dubbio essa sorgeva
in questo luogo ed occupava colle sue adiacenze l'uno e
l'altro fondo. Tor 5. Giovanni non è una tenuta, ma uno
»dei quarti di Capitignano, tenuta di 286 rubbia, che occupa
(l) NmoY cit. I, 526. Il Gell la suppose a MonUrotondo, op. cit.
p. 190, Devcsi preferire ti Nibby, come dico nel testo.
:.T»t-.
«. od
:"--- -n-as,.
* '■■'. \
■' ■ i«., , . , .
•:- Tr-"- ^ ■"-' 7*";. :-
lyella Campagna ^^omana
1^9
dispersi, sono tutte squisite. T>tk\Vagcr Cìustuminus prese il
lomc la tribù nisrica, che fu per ordine storico la vigesima-
;irima delle trentacinque (t).
La torre di ReàickoU sembra da lungi un semplice ca-
sale, essendo visi costruita addosso una moderna casa, ora
iiroccata. Si tratta di un pregevole avanzo del medio evo
iella campagna romana, che nessuno ha descritto. Era una
jrrc rettilinea immensa, costruita con pietre locali (le
ive si veggono presso Tot S. Giovanni) quadrate. In ori-
gine doveva essere fornita di quattro denti o torrette alle
remiti. La pane di levante e di nord-est è meglio con-
rvata. Sembra non anteriore al secolo xiv. Un'opera
lista di rottami e calce vi sì è aggiunta, come rinforzo
Ielle parti cadenti. Numerosi marmi antichi, qualche fram-
I mento di statuetta, tegole e mattoni si veggono dapper-
I tutto e a fior di terra. La torretta dell'angolo nord-est è
conservata anche ali* interno, e mostra tuttora un'antica
fenestrella con ferri a croce. Il casale moderno, quasi tutto
•crollato, porta la data segnata con calce su di yna parete
esterna: i^Sr. Nella cantina sottoposta esiste un pozzo
L chiuso. Neil* insieme, tanto per l'altezza (quota di m. 6i),
guanto per te rovine è un luogo degno di osservazione.
[Fu questa l'acropoli Crustumerìna, ovvero fu a Tor S. Gio-
l vanni, come pensò il Nibby? La "risposta non può essere
(«cura; perchè mancano le iscrizioni, le memorie moau-
(0 Grotefend cit. p. 3. Tuttavia Festo la disse denominata da
T\tieorum urbe Crustumena; e Plinio (III, j) notò nell" Etruria un
' a^um Cruslumiiiiim ignoto ai geografi, ed altrove (II, 98) ne ricordò
il tieno, come j^i noxìuvi, extra salubre, che per verità non esiste
nel suolo corrispondente all'antica Crustumerto, ove i pascoli sono
LecccUenti. Ma senza far caso di questo preteso Beno metamorfico,
pnon mi sembra possibile Torigine della tribù Clustiimìna da altro
I territorio, che Ja questo famoso dei Sabini; avvertendo però che sic-
jcorae cssj doveva estendersi anche al di là del Tevere, poteva fa-
cilmente essere tenuto in parte come di origine etrusca.
^ ..*. taa^
'— — - "i
^ella Campagna l^mana
171
ael principio del medio evo i Crescenzi e poi i monaci di
*arfa, se la loro stella non fosse tramontata sulla fine del
colo XVII. Passò allora questa tenuta ali* Istituto della
5S. Annunziata.
Non meritano osservazione le tenute di InviolateJla,.
cosi denominata da S. Maria in via Lata, che la posse-
èva, e Casal delle Donne, oltre quanto si è notato; e perciò
chiudo questa seconda zona di fondi Salario-Nomentani
yUsL illustrazione di Maìpasso, piccolo fondo di 64 rubbia,
che prende il nome da un torrente. L*abbondanza delle
[acque di questo rivo e la ubicazione approssimativa di
[esso hanno indotto l'opinione che corrisponda al famoso
Via od Jllia (i). Ma vedremo più oltre quale fa il rivo,
^cui più siairamente può attribuirsi quell'infiiusta rinomanza.
Il nome del fondo parrebbe a prima vista provenire da
Iun fatto topografico, cioè dal pencolo duU* inondazione
Tiberina, cui soggiacque sempre il ponte, sul quale pas-
sava la via Salarla antica il detto torrente. Ma or ora dirò
|fie non della origine almeno della remotissima antichità di
questo nome. Essendosi atterrato il ponte antico, nel 1832,
per costruire il moderno più regolare e più diretto a se-
conda della via moderna, questo pericolo è scomparso. Na-
turalmente è pure scomparso un monumento antico, poiché
presentava esso materiali si deiret.\ repubblicana come del-
l' imperiale (2). La tenuta omonima è quasi tutta compresa
in quella gran curva che il Tevere descrive in questo
H luogo; ed è perciò di formazione recente. Anticamente in-
H fatti il Tevere seguiva un alveo diretto, quasi parallelo
Balla moderna Salaria; cosi che gli antichi dovettero, dopo
il suddetto ponte, voltare la via sulla destra. Questo tronco
pertanto della Salaria moderna, da Maìpasso nientemeno
(i) NiBBY cit I, las e segg.
(i) L*autorc àdVJnalìsì ne conservò per memoria i bolli di mat-
tone e li pubblicò (loc. cit.).
172
G. Tomassctti
che fino il territorio di Monidibrelti non coincido
tica, la quale invece lambiva il colle della A/uk ,
poi saliva su quello di MonUrotondo; poi si fondeva coBi
Nomeniana presso Ereto e proseguiva per Grclta W-
roi:^a (i). Tutto dò è attestato dagli avanzi del lastriato
di essa via, che si scorgono negli accennati luoghi e diU*
natura del suolo della tenuta in discorso e della via mo-
derna. Le menzioni più antiche di Malpasso non sono
quelle addotte, ma con esitazione, dal Nibbv (ivi), che
invece spettano ad un omom'mo luogo dei monti Pario^i
presso la città. Lo trasse nell'equivoco la spettanza al mO'
nistero di S. Silvestro iu capite sì delFuno come dell*alir*^
luogo. Anticamente era di S. Maria in via Lata, succia'
duta in pane ai Crescenzi, e della quale ho già notato i*
vestigio nella vicina tenuta dell* InviolateUa, Nell'anno per-^
tanto 1044 quaggiù v'era un porto sul Tevere detto portuf
ungariscHS, lo stesso che un^aricus, strana ma non inespli-
cabile denominazione in quella etA, cioè derivata dal so-
prannome di qualche possessore di fondi, ch'era di origine
Ungaro. Ciò rilevasi da una vendita fatta da un nobiìis vir
Crescentius ad un altro nobile Maximus di un fondo foris
pontem Saìariuvt uhi dicitur due sorore et portu uugarisco (2).
Ora questi stessi nomi si ritrovano in altri documenti (3)
ed in atti posteriori di S. Silvestro in capite (cf. Uber if^
strum. ad an. 1582 &c.). In essi porta il fondo il nome
di Malpasso; ma al tempo degli atti dì S. Maria in via
Lata si diceva campo maio; ed abbiamo almeno due do-
cumenti, l'uno del 1107, l'altro del iir4, in cui questo
luogo è indicato : foris pontem Salarium in campo malo (4).
(1) KiEPERT, Atl ant. lo* ediz. 1890, tab. viii.
(2) Cod. Vat. 79 j 2, fol. mod. 65.
(j) Cod. Vat. 8048, fol. mod. 127,
(4) Cod. Vat. 8049, fol. mod. 2 e 4. In qualche altro documento
è chiamAto Maìnome equivalente al suddetto (Adtoolfi cit. p. 94).
4
nigella Campagna 'Hpmana
173
^el secolo XIV spettò a Simone Malabranca, che con te-
amento del 26 luglio 1348 lasciò terreni da queste parti
una cappella di S. Giovanni alla chiesa urbana di S. An-
di Cohimna, ora scomparsa (r). Uno di questi terreni
Srtava il nome di monte S. Lucia; e questo tuttora si con-
V3i nel fondo tra Ìl Formcllo di Massa e macchia di
Tor S, Gioi'anni, Finahnente dirò che a questo gruppo di
c>ndi appartiene la menzione fatta dal Martinelli, in prò-
osito dei beni di S. Maria in via Lata, colle parole se-
jenti: « Fuori di detta porta et di U da ponte Salare
possedeva (la detta chiesa) una tenuta di rubbìa 82 in
circa chiamata in alcuni istromenti ad septem bangos et
in altri (td scpUm van^ora ..... et bora è posseduta col
nome di MarcigUana o ViolauUa et sta nella parte del-
l'isola per andare verso M. Rotondo . et più in U
dal detto ponte altre terre in Campo Malo »» (2)-
Trattando suirorigìne del nome malo non sì è fatto
jso dagli scrittori di un passo importante di Dionigi d*Ali-
taniasso, il quale, descrivendo la battaglia combattuta tra
Sabini e Romani, sotto Tulio Ostilio, in prossimità di
loma, notava ch'essa ebbe luogo presso 'rijv... OXijv xa-
vfy^^N (5), nome, che i traduttori spiegarono per maW-
tiosam {syham) ovvero maìicusam. Anche da Livio è
ricordata questa battaglia col nome del luogo syìva mali'
fiosa (4). Vedremo, ragionando tra poco di Curi^ come il
'solo GuATTANi cercasse una riproduzione di questo nome
laggiù, e ne osserveremo il poco fondamento. Resta per
H>ra evidentemente, a mio credere, dimostrato che in
^nuesto punto la via Salaria entrava nel vero suolo mon-
Kuoso dei Sabini, e n'era quindi strategico il posto, come
H (1) Archivio di Ss, Sanctorum, arm. IV, fase. 7, n. 2.
(a) Martinelli, Primo 'trofeo &c. p. 62.
(5) Dionigi, HI, 3$.
(4) T. Livio, 1, )o.
^ella Campagna ^I(omana
ni
laesta tenuta fece parte del patrimonio Barberini, e più
irdi dei Falconieri Carpegna, che 1* hanno posseduta fino
li nostri giorni. Ora spetta al duca Grazioli. Il casale, posto
Ila collina, con una estesa veduta, non conserva memorie
lonumentali. ad eccezione di tre stemmi marmorei, l'uno
Icon tre globi crociati, intramezzati da una luna crescente,
|ralt2X) con globetti dimtnueoti da sei ad uno, il terzo, nel
|€X>riile scoperto, con tre bande oblique, della famiglia Car-
ogna (i).
Capitignario, che anche ora è un fondo di 286 rubbia,
le che ho sopra indicato come contenente il quarto di Tor
Giovanni a proposito di Crustumerio, era in origine un
Sfondo più grande, secondo le vaste proporzioni, colle quali
ci si presenta nei documenti Farfensi (2). In quello del-
I Tanno 1012, indicato con molti errori dal Galletti (Gatto
Icit.) e che leggesi nel Regesto Farfcnsc (3), troviamo questo
I XIV: un peso con data consolare del 47 (èra volg.), frammenti di
I bronzo e di terra cotta, un rythott di marmo con pam pani intagliati
ed altri piccoli oggetti, ma ogni cosa proviene dalla pianura verso
la Buffalolta, come pure un pavimento con Tritoni e Nereidi in
bianco e nero, della stessa provenienza. Per la solita confusione fatta
dagli scrittori moderni del suolo Ftdenate, col Cruitutntritw &c. la
lAotixia di qualche monumento resta incerta. Cosi avviene per la.
I bcriifonc metrica greca di Mn\iH\ciììa ricordata dal Nibby alla Mar'
, ciigliaHa ma che forse è di fidene (C. 7. G, III, 621 1), imponante
perchè è detta oell'epìtaffio figlia di un re (Ba^iXaìi^;), cosi almeno
fu creduta da lui e invano studiata dal Borghesi; mentre non può
essere che la figlia di un modesto insegnante greco residente in
Roma, che portava, come nome proprio, quel nobile appellativo,
I come il Rupilius ricordato da Orazio {Sat. I, 7).
(1) U sig. Vincenzo Narpovi, valente araldista, mi ha latto os-
servare che !o stemma colla luna crescente è dei Gabrielli, e quello
coi globetti è dei Micheloni Frangipani. Ecco pertanto accresciuta
. \x serie dei padroni della MarcigUana.
(2) Galletti, Gab'w, pp, laa, 127, 128; Primictrìo, pp. 82, 121;
l'estarariOf pp. 9 a 14.
(3) R^g. Far/. IV, 53.
Arvhiyio dttla R. Società roman.i di ttoria patria Voi. XV.
12
fT«
G. TamAssttt:
mdicJto andw come cdia
ìBÒ^jaio nono fuori del
3 Bone onniie odo aitri fondi de
, e iexfri dal Capilù e Capèdtmi taont
Pme ìa esso e paté màlaL)Ìarà§fimiam% presso il Tere
Iq il bosco» oc« cdebamis le fieste iMc^ria note nes
«Òdbi scmon (1)1. La «eooci appaitiene da molds
asmi aToipeiale A S. Giovanili di Roou.
La fiBBota £ Saia CpIìmIm, ora F0nummfx\\ ror
tempo OB feoio éoót» dal C^^òìeiiinio col quale en tmitp^
qmòdo oa Farfeose^ ed è abbastanza ampio QSé rubbu)
cca g^ cosi donni a tempo del Bocii vmazo (2), ed
indicalo come spenaote agfi Altemps nel ripetuto
di Alessandro \XL AI qnal proposito, mi affretto a
no ricordo d^ecà modenu (secob xvn), U premura t
eh - - di comperare tmto cotesto corpo di fondi
T . Sìiberìnì, quando divenne, come poi dirò, signe
di AliMMrvAmddL Imperocché in ceni Avxnà (dall'estero) (
quell'epoca si r ^'tmps / tanio aharOù per questa 1
petik £ Sipi;^*. ^ : j il Barberini) che. l tisohtUssimo £ 1
V0Ì€r mm vmàtrt al $%g, éL Taidta U casale di Sonia Colamkt
pMio nel ttrrUùri} di Afi>itlerMMidt? (5). Dagli Altemps pa
per compera ai Corsini, che T banno poi venduto, ed
è del signor Ttttoni< Con questo fondo noi abbiamo rag<J
giunto il celebre campo di battaglia fra Galli e Romas
essenv^ I * !a dai migliori topogcaii come corrispo7i>
dente jj, il rivo parallelo al Josso Ji Santa Ce
hmki, verso Roma, che col nome di fosso di Batina
(j) Ds Vrr, Uxkcm, s. t.
(a) BocMAUA20, ìtmtrario cìl p. 17. Un eptta6o tnecrko
mcnuto fu rinvenuto a SoMta Ct4omba e fu tra^portJtto a SmU Ma.
in StonUn^tPndo (C. /, L. XIV, 5940, Burmakx, Jnth. L»U, IV, a7jì
<j) Nell'Archìvio di Suto in Modena; di GK£GORovn;s, Vr
l'ano Vili àc. p. 165.
Della Campagna ^T^omana
179
3i a confluire nel Tevere in questo luogo (i). I monaci
rdi Farfa comperarono Santa Colomba nell'anno io 12, come
liiJcviamo dall'atto relativo (2). Nell'anno 1013 gli stessi
3onnci ricuperarono il possesso del luogo medesimo contro
l'occupazione fattane da Buccio di Gunzone, come si legge
ic! giudizio tenuto in Roma (5). La chiesa dì Santa Co-
lomba è rovinata. Le reliquie ne furono trasportate nella
chiesa collegiata di MonUrotondo.
Anche del fondo Lumaìmm, che ho registrato per ul-
timo nelb massa Farfense, rimase il nome per molti anni,
Lcangiato in Loniano o villa di Santo Stefano, e nel 1241
[«petrava alla chiesa di S. Pietro in Vincoli (4). Ma questo
[nome di Santo Stefano mi ha dato alquanto a pensare. Esa-
I minando il documento Gallettiano del 1289, di cui ripar-
; lerò fra poco sotto Montcrotondo, mi sono convinto che
(questa denominazione sia una corruttela della Villa di Ste-
tfania, che coincide appunto nel nostro luogo d' osserva-
zione e il cui nome risaliva al decimo secolo. Non è
nuova, nella campagna romana, Tapposizione di un quali-
Ifìcacivo di santità a persone cospicue che in età ante-
more dominarono in grossi fondi, in ispecie quando si
[tratta di nomi di santi popolari e quindi frequenti come
[questo.
Tuttavia resistenza in Montcrotondo di una chiesa di
Santo Stefano, ora demolita, può farci rimanere sospesi in
questo giudizio; poiché spesso dalle chiese s'intitolavano
i fondi che spettavano ad esse.
Montcrotondo. Seguendo approssimativamente Tantica
Salaria, che salisce presso la collina di 5. Ilario, e
(1) Cf, la recente monografìa dei signori Huelsen e Ljs'DNER:
\Di* Alliitahlacht, R. 1890.
(2) Rep Far/. cJ. cjt. IV, jj.
(j) R^^. cit. IV, H-
(4) AoiNOLFi, p. Ito, cUl Galletti.
'Della Campagna Romana
i8r
luon ci sembra estraneo alla memoria deiraltro illustre per-
[sonaggio (i).
Come si formasse nel medio evo questo centro abitato
I niuno ha ricercato finora. L'articolo relativo, neU\'/mi/m del
mio predecessore, è lungi dal soddisfare a questo e ad altri
quesiti subordinati ; poiché le notizie da lui raccolte non ri-
salgono oltre alla bolla Gregoriana di S. Paolo del 1074. ^^
tentativo di silloge Monterotondese, che io sottopongo agli
\ studiosi della storia suburbana, mi fornisce i seguenti capi-
I saldi onomastici che possono essere utili tanto per iscio-
gliere il suddetto quesito, quanto per ispiegare il nome
I moderno di questo centro.
Le indicazioni sono queste:
Anno 998 campus rolundns.
Anno IO 12 nwm rotundns.
Anno 1013 campus rotutidus.
Anno 1074 castrum rolundiint.
Anno 1286 castrum motitis rotwidi.
Non mi fermo sulla ipotesi che rotundus sìa derivato
1.1 Erttum, sia perchè sono solito a noh fermarmi sulle
[congetture etimologiche non coadiuvate da menzioni di-
plomatiche, sia perchè non veggo la necessità e la ragione
V (0 CoRN. Nep. in AUko, 14. Non ci fermiamo a discutere se
<)uellc lapidi provengano dalla collina o da) piano, essendo certo
Icbe spettano al suolo circostante (C /. L. XIV, 39^2 a ^940). Anche
un'altra lapide trovata all'osteria delle Capannoh, insieme a quella
<Ji Marziale, porta un gentilizio identico Ti Julius Komauiis (ivi J957).
E poiché sto ricordando le scarse anticaglie di questo luogo, noterò
il cippo di Cocceia lusta scrìtto due volle, perchè posto orìginal-
^ meotc in un bivio, e poi presso la chiesa di S. Ilario, raa ora «com»
Sparso. Ricorderò anche gli scavi ai Cappuccini vecchi, ovvero Casali
Ks. Mattio narrati dal Guattani (Motwm. Sahim, II, 354). S'intende
Hcbe tutto ciò deve considerarsi in associazione a quanto fu sopra
indicato, a proposito delle antichiti di Mititana, appartenendo Mon-
Uroiondo a! suolo Somcntano.
f . • . _
. rè'.idvi ti-
:r.= 1. Mine
i.zr. ".uogiù
'..1 Tcàcini,
:;-.:-= ì:; ". ìenzi che
.i";iif.^i ej oscuns-
:: - !_;_; i^: Ct^szctì
:...: V = ^...i:.i
un
^ella Campagna l^mana
1S3
àc campo rotundo intervengono con personaggi importanti
(tra cui un Cresccnthis nobilis vir a puteo de Probu) al pla-
cito concluso in Roma tra Benedetto conte della Sabina
e Ugo abate di Farfli, riguardo alla corte di S. Getttlio ed
al castello di Tribuco (Reg. Farfcmc, ed, cit. 111, 141).
2" IDI 2, settembre. Giovanni prete, figlio di Pietro,
dona alcuni beni al monistero di 5. SifnconCf qtiod est aedi-
fica fnm in pedi, montis rotiuidi (Jicg. Far/, cit. IV, no).
I Tondi da lui assegnati sono posti alquanto lontano, cioè
^ul tronco della via Salaria al di là di Corn'se; e perciò
10 non debbo qui riprodurne i nomi. Soltanto debbo no-
mare che il monistero di 5. Simeone è ora scomparso, e che
doveva guardare il Tevere, essendone tuttora conservato
*' nome nel prato, che si estende sulla sinistra della via
^^.laria moderna, presso Posteria Frati:^etti.
3° IO 13, 20 maggio. Gregorio (^nobilis vir^ dona
^^ badia di Farfa due casali posti a quindici miglia dal
P^rix:^ Salario, nel luogo detto campus rotundus (Rcg^ Far/,
4° 1074, U m;irzo. Gregorio VII, nella sua nota
c>ll ^^ enumerante i beni del monistero di S. Paolo fuori
^ ^*:^^»^ura, confermò a questo i seguenti fondi, che appar-
■^^^^ono al sito, del quale si ragiona, vale a dire: poium
-^^^umttttana cum omnibus stus eccksiìs atque pertinetitiis,
^^-^ Mrum RoUmdtim cum ecclesia Sanclac Reparaiac, atque
y^'^-^'mim quae vocalur de Sancta Rcparata (Bull, Casin* ediz.
^-^^ «iGARiNi, II, 107). Questa memoria si collega coH'altra
^^'^^ta sopra nella serie di quelle di Mentana (n. 7); poiché
J^ ^^ddita essere il monastero di S. Paolo succeduto al Far-
^*->^5e nel possesso di questi luoghi, fin dal secolo xi.
5" II 52, 6 novembre. Iscrizione nella sagrestia
^Xla chiesa collegiata: Atmus milkn. ccnten. quinquaqucgen,
^~^ et bin xpi cum xpe mori vohnsti — tcrtius eugenius papatum
9 *» regebai — presule Corrado dom hec sacrata fiebat — in qua
^^ornm sacramta recondidit orum — discipuli xpi venerandi
*Z)t»//a Campagna Romana
185
presso la detta Grotta , e rappresenta le antiche e già sa-
lubri a4]uai Liibanac designate dagli antichi (i).
7' 1289. L'abate di S. Andrea in flumine di Pongano
prende io atfitto dall'abate di S. Silvestro in capiti di Roma
il.ane terre e selve in Monte Rotundo, uhi dicitur Tusci-
àuìnum (dall'archivio di S. Paolo, Galletti, del Primicerio,
p. 550). Non mi è riuscito di rintracciare questo nome;
n dimeno dovette essere non lungi da Grotta Maroi^a,
perchè i confini additati nel documento sono : via publica,
petrat e villa Stcphaniae, e questi mi sembrano corrispon-
dere, il primo alla via che parte da Monterotondo verso
la Sabina, il secondo nel terreno fra questo e Grotta Ma-
^o'xa, detto anche adesso U pit'trare, e la villa di Stefania
nel territorio della ripetuta Grotta, come si deduce dal
nome storico del medio evo, trasformato anche in villa
Santo Stefano, come ho notato nella storia di Santa Co-
lomba.
8* 1392, 2 ottobre. Quando il pontefice Boni-
jfacio IX volle abbandonare Roma, perché turbata dalla
'insurrezione, e recarsi a Perugia per sedarvi altre turbo-
lenze» iect la sua prima stazione in Monterotondo (Marini G.
\uir€hiatrit II, 52). La data del 17 ottobre, assegnata da
parecchi scrittori a quella partenza, è sbagliata.
9*" Secolo xiv-xv. Nel manoscritto romano, ora
della biblioteca di Siena, contenente i diritti del sale del
comune di Roma sul distretto di essa, Monterotondo è tas-
sato per trenta misure di sale. Quantunque questo mano-
scritto sia del tempo di Nicolò V, nondimeno contiene
iadicaziont, che risalgono certamente fino al secolo xiv,
come osserva giustamente il coram. Db Rossi, che mi
fornisce questa norizìa, e che fra breve darA alla luce questo
importante registro. Dunque Monterotondo aveva in quel
tempo numerosa popolazione.
{1} StRABON'E, V, 238; FORBXGEK CÌL HI, 457.
i8^
G. Tomassetti
IO** 141 4, 23 novembre. Tregua di circa un inm»,
tra Battista Savelli e suoi figli, anche a nome di Frinccsco
e Ant. Savelli di Cecco (?) da Palombara e Giovjnni
Paolo Mareri, per le loro cittA e castella da una pane, 1
Francesco Orsini anche in vece di Carlo e Or -
fratelli Poncello Bertoldo Gentile e Giacomo di i
di Battista Orsini contessa d'Anguillara, Everso e
suoi figli, di Lucrezia moglie di Orso, di Rainaldo Orsini,!
pei castelli di Cor chiana, Co lU lungo e Xtontirotofuio, ii'tl
presenza di Giacomo cardinale di S. Eustachio legare in
Roma, sotto pena di 10,000 ducaci d*oro pd trasgrcv ;:
rog. Giacomo fu Sebastiano di Civitacastt'^ <" > t ijua,
(archivio Orsini, II a, perg.).
II* 1420. e Sotto Martino V, fece morire
« quelli ladri che rubavano da Monkrotonno a Can];
M lo signor Ulisse da Magnano et lo signore d
« lupo » (Infessura, ed. cit. p. 24).
12* 1433. Dopo l'incoronazione di Sigismondo^
Roma scoppiò una guerra eccitata da Filippo Moria Vi
sconti e dal Concilio di Basilea. Nicolò Fortebraccio,
era stato già comandante delle milizie pontificie, ma
era disgustato con Eugenio IV, perchè mal rìcompeosaic
venne ad assalire Roma, « Il signor Nicolò «, nota un dia
rista, « si ridusse in Vetralla, e di poi se n'andò a Ca
« stelnuovo, ed intesesi con Colonnesi e con loro
0 prese Tiboli e Monte Ritondo, e fece grandissimi da
« a* Romani, e dette gran sospetti al papa » &c. (Ké
di Gino Capponi, in R. I. S. XVIII, 1179). Naturalmeni
questa terra essendo Orsina, e perciò dalla parte di Ea
genio, veniva assalita di preferenza, come base ve
Roma. Tutti ricordano come questa guerra finisse
vittorie del famoso cardinal Vitellcsclii, colla caduta delll
casa Colonna e col trionfo degli Orsini, quando Eugenio 1}
nel 1435 investi Francesco Orsini, il primo duca di
vina, della prefettura di Roma,
Km~
^Della Campagna Romana
187
'S** '453- « U'i magiskr Petrus da MonUrotondo,
a medico, partigiano di Stefano Porcari, fu fatto prendere
« dal papa (Nicolò V) e tagliar la testa con altri alla Città
« di Castello » (Infessura cit. p. $6; d. Pastor, Gesta
Romanorum nova in confusionem eorum, p. 6^9-70 e la nota
del ToMMASiNi con emendazione).
14" 1455. Un « Santo da Montcrotondo huomo
« d'amie venuto alle mani per uno ragazzo con un altro del
« conte Averso e ferironsi a morte, ne venne una guerra
« tra Orsini (Napoleone) e Anguillara - e fu il nuovo
o papa Calisto li che fece cessarla (Infessura cit. p. 59).
15° 1458, 21 giugno. Pio II, partito da Roma per
la Crociata, che poi non potè eseguire, sbarcò dal Tevere,
presso il quale aveva passato due notti (essendo partito
il 19) presso Monterolondo, ove fu accolto dagli Orsini
con magnifica pompa. Mons rolnndus^ si legge nei noti
_ comeniarii, non ignobile oppiditm frumenti vinique ferax et
U^altndo pecari commodissimum duodecimo (sic) ab urbe lapide,
^mfi ittter Crustumcnos poùtum est,
V 16" 1474, 9 febraro. Nel registro della gabella dello
U studio degli anni 1473- 1474 si legge: « A la detta ca-
« bella a di detto fiorini otto et un terso romani per man-
8 dato de conservatori et reformatori de dì xxiiii de gcn-
« naro a mastro Antonio do MonUrotondo conducto in
BsK metaphisica ordinario prò eius prima terciaria » (Ar-
cliivio di Stato in Roma, Rcg. cit. fol. xxxvi, r,).
17** 1485, 6 decembre. Nella guerra Orsina Colon-
nese di quest'anno si combatte tra il ponte Nomentano
e le terre Sabine; e un cronista nota : « alli 6 dicembre gli
V Orsini hanno messo fuoco in Montcrotondo « (Nanti-
PORTO in R, L S. Ili B, 1097).
18* X486, gennaro. Ai primi dell'anno, Roberto
Sanseverino scacciò gli Orsini da Mentana. Il giorno 7
prese Montcrotondo ed altri paesi vicini (Infessura cit.
1>- '95)-
i88
G. Tomassetti
19** 148^, 4 marzo, « Fu pigliato lacomo di mastio
• Cristofaiio Ferraro a Monte Ritondo; fecelo pigliare il
« cardinale Orsino, e fecegli dare di molta corda. AUi 7
« fu strascinato il detto lacomo per lutto monit RofOftdfi
« et appiccato ad una noce fuor della terra. Mandò il padre
a per lo corpo con un mulo, e con la cassa, e ritornò
«senza, che il cardinale noi volle rendere. Alli 11 certi
a uomini d'arme e cavalli leggieri e fanti delia chiesa pi-
« gliarono otto uomini d'arme e sei fanti degli Orsini e li
« menarono a Roma. Alli 16 si partirono quattro turchi t
(NA>mPORTO cit. p. iioo).
20° 148^, 30 maggio. « Giulio Orsini, uno dei si-
« gnori di Mouttrotothìoj tradì la consegna e fece entrare
« i napoletani - fu quindi carcerato da Roberto Sanseve-
« fino )» (Infessura cit. p. 200).
21" i486, 2 luglio. Il duca di Calabria prese Piana
e Monteroton4o, che il cardinale Orsino confessò di tenete
per la Chiesa (Idem, p 210).
22" i486, 4 agosto. « Il cardinal dì S. Angelo sù-
« mimortuHS a mezzanotte navigò pel Tevere e giunse al
0 campo del duca di Calabria a Montt Rotondo e ritornò
« così in secreto, e trattò della pace . . . che fu poi fatta t
(Idem, ivi).
25° 1494» II settembre. Breve di Alessandro VI
a Virginio Orsini, in cui gli notifica avere i Colonneà
presa con fraude la fortezza di Ostia. Gli ordina di avvi-
cinarsi colle milizie a Montcrotondo (Archivio Orsini» II a,
24° 150J, 5 gennaro. Dopo la tragica fine dei ne-
mici di Cesare Borgia avvenuta in Sinigaglia, furono ab-
battuti gli Orsini anche in Roma e nella campagna, lofrè
Borgia marciò su Montcrotondo e se ne impadronì (BuR-
CKiiARD, &c. ad an.).
25® 15 17. Il cardinale Bandinelli De Saulis com-
plice del Riario, del Petrucci e del Soderini nella cospira-
^eila Campagna 'T^omana
I
I
acne contro Leone X fu rinchiuso aella torre di Monte-
rotondo, e, dopo qualche tempo, fu liberato per intercessione
di Francesco Cybo cognato di Leone stesso. Si crede che
sia morto, non senza sospetto di avvelenamento, in questa
terra. Altri dicono che infermò a Monterotondo e mori in
Roma (BiZARRi, Htst, Gcn. XIX, 448).
26° 1552, 22 giugno. Convenzione tra Paolo Or-
sini, Gio. Battista e Giordano, dì conservare il castello di
Montiroiondo (Archivio Orsini, II a, perg.).
27° 1552, 24 giugno. Pareggio dei conti e divisione
dei feudi tra Paolo Emilio, fu Valerio, Orsini cui fu dato
Corese e suo territorio, a Giovanni Battista Collevecchio
e Ciciliano, a Fulvio, zio di Battista, Torrita e sue terre,
a Giulio Monterotondo e sue terre, col patto di non alie-
narle che ai membri della famiglia Orsina, rog. Ottaviano
Vcstri notaro della R. C. A. (Arch. Orsini, II a, perg.).
28** 1557. Nella guerra ispano-pontificia, sotto
Paolo IV, nella campagna romana, Monterotondo venne oc-
cupato, come Tivoli, dal duca d'Alba (i).
29* J558, 22 giugno. Sommario riguardante la di-
visione di Monterotondo tra Paolo Emilio, Giovanni Bat-
tista e Giordano Orsini (Archivio Orsini, loc. cit.).
30* 1579, 50 ottobre» Statuto di Monterotondo fir-
mato da Franciotto e Raimondo Orsini (Archivio di Stato,
mss. 524, 1).
31* Conferma di esso statuto con sigillo della co-
munitd (ivi).
(t) « Si crede da motti che se il Duca havesse spinto l^essercito
avanti, sì sana potuto ìtnpadronire dì Roma. Ma, alloggì.iiolo in
Tinoli, Monkroicndo, VuhnontoiH, Palombaru et quei coniorni como-
« dacnentc, sì attese per molti giorni a fare ch'egli si rihavesse,
« perchè havea patito molto et s'aspettavano tre altri colonnelli
d' italiani, che di nuovo havcva il Duca comandato, che si assol-
icro nel Regno » (Andrea Aless. Dilla gmrra di campagna di
ite. l'anno ti$6 t fj, p 17.
193
fla Can
\
^. Nel c;impo, cioè
lauro in basso-
coarmorea con
' ."all': Giordano,
-rafica di
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•^^^ ! dei signor pnnciV
cortesia «le» "| ^ cerisi", v-
^o j699»^> ^^^ cotnP^^^^^'*" ,.,,; del notaio
4° f"tdeU'ecc.mo signor duca^^^^^j^;,i„ d.
ca DomcnJW ^^__,,^,.
4é" '7'*- ^„el suo m«rifflon.o -^""J^p,,,.
}0,ooo A"'«'^"
190
G. Tomassetti
32" aprile. Muore Valerio Orsini, ultimo possessort
di Monterotondo, II figlio Paolo Emilio ne vuole ritenere
il dominio: e ciò dà occasione a vertenze con Francesco
ed Arrigo Orsini, Parecchie carte sono tra qaelle delU
Congregazione dei Baroni (Archivio di Stato).
53° ^594» 5^ maggio. Conferma di esso statuto I
fatta da Paolo Emilio Orsini e da Emilia Orsini Anguil-
lara (ivi).
34" Medesima data. Omaggio di fedeltà presuto
dagli abitanti di Montcrotondo a Paolo Emilio Orsini. Pro- ,
testa di P. E. Orsini contro la subasta dei beni di MsnU-x
rotondo (Archivio Orsini, loc. cit),
}^° 1 601, 25 febraro. Nuova conferma dello sta-i
tuto di Monierotondo fatta da Franciotto Orsini (Archiviai
di Stato, loc. cit.).
3^* 1604. Arrigo Orsini fonda la primogenitura dì
Montcrotondo (Luta cit. tav. ix).
57" 1615, 27 aprile. Ordine da aggiungersi allo
statuto suddetto, di Franciotto suddetto, firmato in Mon--
lerilondo. Egli ne possedeva la meti, e ne comperò l'altra.
Mori in quel comune nel 1^17, e vi fu sepolto con iscri-
zione.
38*» 1622, Causa Sahinmsis castrorum tra Paolo
Emilio e Francesco ed Arrigo fratelli Orsini, circa il pos.
sesso di Monierotondo in vigore del fidecomraesso di n
miglia (Archivio Orsini loc. cit,).
39" 1622, 25 gennaro. Obligazione di Paolo Emilio
Orsini a f,ivore di Giovanni B.ittista, con cui promette di
vendergli metA di Montcrotondo per 32,500 ducati, ove la
ricuperi dagli eredi di Franciotto, coi quali sta litigando
(Archivio Orsini loc. cit.). Con questa notizia si corregga
il LiTTA (tav. cit.) ove asserisce essere stato Monttrottmdo
venduto da Paolo Emilio nel 1^20.
40° 1623. Breve dì Gregorio XV, in cui accordasi
ai fratelli Francesco ed Arrigo Orsini la facoltà di creare
^ella Campagna ^^pmana
f
uno o più censi fino alla somma di scudi 60,000 da im-
porsi sul feudo di MonttrolondOf per pagare i creditori e
Uciure le liti pendenti presso la Santa Rota (Arcliivio
Orsini, loc. cit.).
41** \626. Vendita di Monterotondo a Carlo Barbe-
rini, fratello di Urbano Vili, fatta da Arrigo e Francesco
che, morendo per ultimo ai 21 settembre 1650, chiude
oscuramente la linea famosa. La vendita fu in pane per
scudi 135,000, ai 18 gennaio, parte per scudi 25,000 ai
19 novembre (Atti del notaio Fonthià. Nessuno scrittore
ha verificato queste date, che ho tratto dall'archivio Bar-
berini, per concsia del signor principe don Luigi).
42** 1649. Causa Romana cettsus, tra Orazio Orsini
ed Angelo Vitelli per censo di scudi 10,000 sul castello
di Monterotondo (Archivio Orsini loc. cit.).
43° '^99» 5 novembre. Francesco marchese Grillo,
poi duca di Mondragone, compra Monicrolondo dal cardinal
Francesco Barberini per scudi 275,000 (Atti del notaio
F:izii). Rimane di questa nobile fiimiglia, ora passata nella
Giustiniani- Bandini di Roma, una memoria topografica
molto modesta, cioè Ìl nome della Osteria del Grillo, nella
pianura presso il Tevere, ov'è il passo della barca.
44" Bandi generali da osservarsi in tutti 1 luoghi
della giurisdizione dell'eccrao signor duca di MotUcrotondo,
del duca Domenico Grillo (stampato - nell'archìvio di
Srato, n. 488, II).
45® Passaggio di Carlo di Borbone per Monterò-
tondo, nella sua impresa di Napoli (schede Giorgi alla
biblioteca Casanatense, fascicolo xvi).
46^ 1738. Maria AmaUa figlia del re di Polonia
recandosi a Napoli, pel suo matrimonio con Carlo III,
$i ferma in Monterotondo, e vi è festeggiata dal Duca.
47" 1744, t6 maggio. Nella guerra per la succes-
^Sioned'.^ustria, si fecero in Monterotondo approwigionamenri
per 30,000 Austriaci comandati dal principe di Lobkowitz.
1^2
G. Tomassetti
In quel giorno vi giunsero più di mille Ussari, e si coswà
un ponte sul Tevere (Sforza-Cesarini Francesco, Lm
gìurrd di Vflìetrìt Roma, 1891, p. 49).
48° 1814, 28 maggio (e non 1825 come nd |
NiBBY e negli scrittori dipendenti). Vendita di Monìao*\
tondo e Tor Mancina fatta da Agapito Grillo al principe
Luigi Boncompagni per 65,000 scudi (Atti Lui^^ Gii*
lesani, verificato nell'archivio Boncompagni).
49'» 1845, 6 ottobre. Gregorio XVI visita Monuro-
tondo, ov'è ricevuto con gran festa, ed egli fa liberare i
carcerati, e concede al comune il titolo e i privilegi di]
città (^Diario di Roma, a. d. suppkmmto, e lapide relativi
collocata neUa piazza, nella quale non si fa parola della
concessione del titolo di città, perchè questa è di data po-
steriore, cioè del mese dì novembre; cf. Moroki, LXXVI, '
P- 52).
50" 1853, 6 ottobre. Visita di Pio IX, solennemente
accolto (lapide commemorativa nella facciata della antica |
residenza comunale).
51° 1867, 25 ottobre. Giuseppe Garibaldi espugni'
Monteroiondo, e vi forma il suo quartier generale per ope-
rare su Roma, e ne parte il 3 novembre per affrontare ij
Francesi e i pontifici nella battaglia di Mentana (Lipide
relativa sull'esterno de! muro presso la porta, ed altre
iscrizioni poetiche wqW* ossario alla passeggiata che conduce
a Mentana).
Dopo tutto ciò che si è detto su questo centro rag-
guardevole delle vicinanze di Roma, non mi resta che aj
ricordare le moderne iscrizioni, che vi sono conservate,
ma tutte edite (Spkrandio, Marocco e Piazza) e perciò
da non ripetersi. Fra queste importantissima è quella di
Giordano Orsini morto nel 1484, sepolto nella chiesa di
S. Maria, con un monumento di sommo valore artistico,
qual'è la sua statua equestre, minor del vero, in marmo
(il piede sinistro è mal ristaurato in maiolica) che arieggia, \
I
come suol dirsi, uno stile fiorentino (i). Nel campo, cioè
accanto alla figura, si vede una pianta di lauro in basso-
rilievo. Il tutto è racchiuso in un'edicola marmorea con
vaghissime figure in rilievo. Il nome di Falle Giordano,
fra questo comune e Mentana, è memoria topografica di
<juesto rinomato capitano. Vi sono anche le lapidi di Fran-
dotto Orsini (morto nel 1617), di Violante sua figlia,
moglie di Francesco Bonfigli (morta nel 1650, a 28 anni,
mentre era colà a villeggiare) e di Paolo Orsini (morto nel
1554). Oggetti di artistico valore sono: il quadro di
Santo Stefano, attribuito erroneamente al Mantegna, nella
chiesa di Sant' Ilario, quello del Purgatorio di scuola bo-
lognese, e l'altro dei Ss. Filippo e Giacomo dì Carlo Ma-
ratta, nella chiesa collegiata. Il palazzo baronale, ora del
Comune, che sorge sul castello del medio evo, è adorno
di buoni affreschi, ma di non celebri autori. Non vi ai
ravvisano avanzi anteriori all'epoca dei Barberini, ad ecce-
zione di una bellissima cisterna marmorea nel secondo
cortile, eh' è Punico monumento degli Orsini in quel pa-
lazzo. É in forma di terrma, sagomata con gusto; e porta
nel corpo due stemmi a rilievo, l'uno di un papa di casa
Medici, l'altro di un cardinale Orsini. Le stanze dipinte
nell'appartamento gii del principe, sono quattro, compresa
la cosi detta galleria, sulla cui vòlta, a mezza botte, è
rappresentato T Olimpo, Importanti sono le pitture del
sordino della stanza centrale, che figurano la storia di
Diana. La veduta, dall'alto della torre del palazzo, è sor-
prendente.
Grotta Maroiia. Più volte ho nominato questo luogo,
tanto m proposito di Mentana, quanto di Monicrotondo.
Non y'é alcun fondamento letterario o monumentale per
supporre in esso la esistenza dell'antico Eretum^ città Sa-
(1) Fu publlcato dal Litta nei monumenti in corredo del volume
At.htvi'} jrua h\ ><>ci:t.i roniiìiKi di ttoria pmM>x. Voi. XV. 1}
194
G. Tomassett:
bina di mediocre importanza storica (i). Il cermorìoi
essa fu teatro di sanguinose battaglie tra Sabini e Ro
mani, perchè rappresenta l'altipiano Sabino più TÌdool
Roma (2). Per la medesima ragione questo luogo dove
essere fortificato e abitato nell'etA di mezzo, e d,t chi avcv^
interesse di farlo. Ora, dopo ciò che si è veduto in
posito di Nomtnto, quale famiglia doveva occupare quc
punto strategico, se non quella dei Crcscenzi ? Il non
di Maro\;^a, evidentemente identico a Marc:^ia, Taltio
Stefania già pure ricordato in questi dintorni, coincide
pertanto colle memorie dei Crescenzi. Sopra una rupe >
care, alta sul livello del mare 143 metri, sorge il castcli<
del quale ho potuto osservare con agio gli avanzi,
cortesia del signor Giuseppe Lodi affittuario della
Boncoinpagiii. Si veggono due avanzi di avancorpi dd
primo muro dì cinta, sul ciglio della rupe. Nella pa
estrema di questa^ cioè verso nord, era ed 6 piantato
castello ricinto di un rettilineo antemurale. Anche la grii
torre centrale è rettilinea, e doveva essere altissima. Or
nella parte supcriore è più piccola che nella inferiore,
h costruzione delhi pane superiore è più recente. Nell'in
icrno della torre si riconoscono tre piani. AdL-renti .iUil
(1) Il NiBBy ha raccolto le menwric storiche di Rrtto {AndA
147) e ha procurato di sforzarle a provare che Er^tc fo a
XUroixa, L'uriica ragione topografica, più seria che !e letterarie ili
tal caso, mi sembra la vicinanza di questo luogo al btvJo Sa
NoiTicntano, ch'era presso il silo detto Gattaciccd. Neil' incontro
due grandi strade antiche è quasi certa resistenza di antichi centi^
Comunque sia, è singolare la scomparsa di questa città, che pu
trovasi marcata nella Carta Peutingerianal Ercto tu la prima staxioo
postale antica della vìa Salaria, secondo l'itinerario detto di Anto
nino al miglio xviii da Roma (Wesseling, p. jo6).
(2) Celebre per la strage di lo.joo Sabini fu la battaglia vinti
presso Curi dai Romani neiranno 500 avanti Tira volgare (DiONii
V. 49).
7)tr//a Campagna *1(fjniaua
195
sono tre stanze per abitazione. Dalla parte nord e
ill'angolo nord-ovest sì osservano importanti fortificazioni
>ndate sopra una serie di archi egregiamente costruiti.
Questa bellissima costruzione è tutta praticabile ancora.
farebbe utile il rilievo e la illustrazione di questo impor-
mtc monumento della campagna romana. Lo stile della
ibbrica della fortezza e dei muri esterni è di rettango-
ti di selce ed anche dì pietra calcare, non regolarissimi
ime quelli del 1200, aia di assai più antica fattura. Dopo
Crescenzi, questo fondo venne in possesso dei monaci
li S. Paolo, come rilevasi dalla ripetuta bolla Innocen-
ìana del 1203, confermata dalle successive fino al 1236 (1).
^ome si è veduto essere successo in Monterotondo, così
|vvenne in Grotta Maro-;^a, che cioè gli Orsini sottentra-
wo al monistero di S. Paolo. Infatti nella giA riferita
livlsione del patiimonio Orsini del 12S6, troviamo questo
jogo tra i confini di Monterotondo, ma senza il nome di
Itro possessore; la qual cosa induce a credere che spettasse
^ cugini od agli zìi degli eredi di Rinaldo. Ciò è confer-
iate anche da documenti posteriori, dai quali rileviamo
ile gli credi di Giulio Orsini, nell'anno 1529, tenevano
icora una terza parte di Grotta Maro:^a, e che i nuovi
3isessori, ch*erano i Del Bufalo, ebbero il diritto di riven-
lìcare anche questa parte (2). Di questo dominio della
■miglia Del Bufalo, ho rintracciato qui, come ho già fatto
^ila Buffalotta, la memoria locale nel fosso d^l Bufato, che
ccnde dal colle Cimindìi e va a scaricarsi nel Tevere, poco
lire la ricordata osteria del Grillo.
Curi o Corest e Passo Corese. Il territorio, nel quale
entra dopo Torre Fiora e l'osteria di Moricone^ forse
(1) Bull Cuiitt. cit. p. 22 sg.
(2) Ani del notaio Fabio de Mucantibus (t2 ottobre 1529), Ar-
ivio di Sialo- Nel campo, che porta il nome dd Bufiilc, esìste un
ircofjgo marmoreo, che non ho potuto vedere perchè era ricoperto
alle biade.
1^6
G. Tomassetti
appartenne alla storica città Sabina di Curi (i). Il Guat-
TANi, che ricordò un documento Farfense dell'anno 1096
relativo ad una maccìa felcosa, propose di riconoscervi la
Sylva maìicusa (jk) di un passo dì Dionigi, e di alcune edizioni
di Tito Livio (2). Ma il documento, eh' è una permuta di
beni tra il comcs Htrheus e il monistero, mi trasporta colle
relative menzioni topografiche nell' interno della Sabina,
cioè nel bacino del Turano, presso Canemorto (ora Orvinio)
e Porcile (ora l\rcilf)\ e quindi la ipotesi del citato autore
non si potrebbe sostenere affatto. Che quaggiù esistene
pure una macchi felcosa si ha da un documento Farfense
dell'anno non gii 1096, ma loii, e che si legge nel Re-
gesto Farfense (IV, p. 16). Ivi un Ottone conte, dona al
monistero una terra iti loco q. v. tnaccla feìcosa, tra i confini
del qual sito figura il fiume Cnrrcnsc. Ma le menzioni
della macchi feìcosa non possono avere alcun peso nel rin-
tracciare la selva notata dagli scrittori suddetti, sia perchè
quella era prossima alla città, sia perchè il nome non vi ha
relazione alcuna, mentre invece il tutto coincide egregia-
mente nel sito di Malpasso, come sopra ho dimostrato.
Che sin qui si estendesse il territorio dell'antica Curi
parve al Nibbv improbabile, restando esso ingannato dalle
parole di Ovidio:
Te Taiius parvique Cures Cacninaque sensit (j)
e di Virgilio:
primis qui legibus urbem
Fundabit Curibus pan'is et paupcre terra
Missus in impcrium magnuni (4),
mentre queste non sono che antitesi poetiche tra hi gran-
dezza di Roma, nell'età di Augusto, e la piccolezza del
(0 Livio, I, 30; Dionigi,
(2) Guattari, cit. p. 555.
(j) Ovidio, FasL li, rjj.
(1) Virgilio, .-ìett. VI, Su; N., Atiaìtsi, I, J31.
I
niella Campagna Romana
197
municipio Curense, appunto in quel tempo. Ma risalendo
invece al tempo di Tazio e di Nuuia, alla grandezza di
questa, che Plutarco, Stefano ed altri scrittori chiama-
rono metropoli dei Sabini; considerando che nessun^iltra
città poteva, da questa parte, gareggiare d' importanza con
essa, e necessario attribuirle un esteso e fertile territorio.
Curi del resto ha il suo mito originale, come le più fa-
mose città. Una nobile donzella italica entra danzando nel
tempio di Marte-Quirino presso Riatc (Rieti); è presa da
sacro entusiasmo, penetra nell* interno del santuario e ne
esce onorata di fecondità soprannaturale. Il frutto di questo
amore celeste è il valoroso e bellissimo Modio Fabidio, che
fonda la città Curense (i). Si scorge a prima vista la si-
miglianza di questo mito con gran parte di quello di Rea
SilxHa, e perciò quanto influsso esercitarono su Roma le
tradizioni di questa città Sabina. Si aggiunga a tutto ciò
l'essere stata la patria di Tazio e di Numa, l'essere stata
]a metropoli Sabina (2), l'aver dato il nome ai Quiriti
ed anche ad una delle trentacinque tribù dello Stato ro-
mano (5); e s'intenderà facilmente come i Romani ri-
spettassero quell'antica sede quali discendenti dai Curensi:
n veieres illi Sabini Quirites atavique romani » (4), e nel-
l'età imperiale :
sed rura cordi saepius et quies,
nunc in patcrnis scdibus.. ..
nunc Curibus vetustìs (5).
Infatti era impossibile che Curi non invecchiasse e non
si spopolasse, cosi vicina alla potente metropoli del mondo;
eJ era divenuto, lo ripeto, un piccolo centro, a tempo di
(1) DlOKIGl, II, 48.
(2) Idem, II, j6, ne dice •:% \iéy\.aTQ tióXsi.
(3) MoMMStx, StiìitLrecht, III, 172, in nota.
(4) CoLUMELLA, Pracfat. I.
(5Ì Staìio, SyJv. IV, 5, V. i5.
198 G. Tomassetti
Augusto, ma non già un oppido, come Strabone ha fu-
gacemente notato, sempre colpito dal contrasto che fjceva
la memoria di Tazio, di Numa, dei Quiriti colla modestia
del luogo (i). La relativa importanza di questo centro
neiretà imperiale non può essere attestata dagli scrittori,
ma sibbene dai monumenti, i quali, se facevano difetto
a tempo del Galletti, e dello Ciiaupy, che pure ne vi-
dero alcuni scritti e pregevolissimi (2), si accrebbero poi
ai giorni nostri ; e dimostrano che questa città ebbe il suo
senato, i scviri au^nstaìi, ebbe patroni, ebbe ricchezza e
splendore fino alla caduta dell' impero.
(i) Strarone, che lo chiama xodu'.ov, V, 5, i.
(2) Le lapilli Curcnsi sono tutte ora edite nel C /. L. IX dil
n. 4952 al >oi2 et! appendice a p. 687. Esse confermano l'ipotesi
dello Ciiaupy propugnata da Filippo Mercuri nella monograna:
La vera località di Curi in Sahiiiu &c. R. i8j8, che cioò a 5. Mani
d'Arci era l'antica Curi, contro l'opinione del Galletti, del Clu-
viER e di altri che la supposero altrove. Il ricco proprietario G. B.
Corradini fece scavi a 5. Maria d'Arci nel 1778, e vi trovò acque-
dotti, marini e op:gctti prc^evol', che si conservano nel museo Va-
ticano. Io stesso, esplorando quel suolo nell'anno 1876, iio vcdu'.o
le scavazioni f.ittevi in quell'anno dall'ora defunto principe Torlonia-
il quale vi tro-.ò statue (una di bronzo e tre di marmo), iscrizioni
e magnilici avanzi dell'i/rL-a del foro con colonne, trabeazioni ed or-
namenti. Il tutto è ora ingombro di spine e piante. Vi ravvisai le
t.ilwniae ed altri cdi'ìzi privati, e non ne rilevai la pianta, sicuro che
sarebbe stata delineata da qualche ingegnere d'ordine pubblico 0 pri-
vato ; ma non ne ho più avuto not'zia. Le iscrizioni, edite poi in
parte dal comiu. Lanciaxi nelle Coiiu-nlatioìics dedicate alla festa del
Mommsi;n', snnn ora tutte riunite nel C. 7. L. voi. cit. Tra queste v'è
anche la singolarissima di una Maria Anthusa con menzione forse
un-ca di un hal^ti-tcriiim, che io vidi a Santo Pietro, luogo pros>imo
a C'iri, e cotiuinicai insieme ad altre greche inedite, una delle quali
dedicata all' imperatrice Sabina (.Vo/;;;;/V dei^U scavi, 1878, p. 28 sg.)-
In lapidi Curensi figurano i curatorcs nipuhlicae, i quatuoniri, i
quatuoniri iure dicundo, un pracj'cctus iure die, i quaesiorcs e i dicu-
rione.', che vi appariscono come centumviri, simili cioè a quelli
di Veio.
nigella Campagna 'T^oiìuiua
199
■
Il municipio Curense pertanto occupava l'area della
^''niica di 5. Maria d'Arci, il cui casale, coi suo nome
«rnvato da arx, ci rappresenta l'acropoli deirantica città.
^1 inoderno villaggio, detto Corrcse terrai appodiato del
^o/inxjne di Fani Sabina, sorge sopra una collinetta iso-
'^ta^ jltii m, 182 sul livello del mare, sulla sinistra del
^i^t-iTi icello omonimo, e ci rappresenta il rifugio degli abi-
. del municipio Curense disperso o dalle incursioni
lei- Longobardi del secolo vi (i), o piuttosto, come os-
a lo Ch\upv, da quelle anteriori dei Goti; sapendosi
ch^ il campo di azione di Totila contro Roma fu h via
Sii* ri.ria. Gli abitanti si mantennero in vicinanza del fiu-
U^^^^cllo Corrcse, che si prestava pel trasporto dei viveri
e <i.€gli animali dal Tevere, presso il quale v*era il porto.
V»^^ memorie diplomatiche del fiume e del nuovo centro
^"Uato vengono da me sottoposte per ordine cronologico
t^^lle pagine seguenti. Esse sono quasi tutte Farfensi; perchè,
liivenuta fin dal secolo vii la Sabina terra Longobarda, e
segnando il detto fiumicello il confine tra il cosi detto
ducato Romano e lo Stato longobardo di Spoleto, quasi
tutu questa regione venne lavorata e posseduta dai mo-
naci longobardi Farfensi. Dalle memorie, che ora qui pre-
senterò, rilevasi che fin dall'anno 100^ Corresse era un
canellum, e che Arci portava noch'esso quest'appellativo
almeno fin dal 1059. II dominio di questi luoghi restò
ai Farfensi fino all'anno 1297, quando furono essi con-
feriti a Francesco di Matteo di Matteo Rubeo Orsini. De-
cadde allora Correse, che prese il nome di podiuni ; ed
Arci rimase un piccolo centro agricolo, quasi com'è al
presente. Garrese, come centro abitato nel principio del
medio evo, è confermalo anche dalla sua qualità di dio-
cesi Sabina. Questa regione infatti fu in origine divisa in
quauro diocesi, cioè: Fidene, Curi, Nomento e Foronovo,
(l) Gregorio M. lib. II, homìlia vi.
- im.zrs'ei rz
,, • , . ■../;.. ■.'.•'-^ \\ :--:j:i i; '.■::■: '. :.\ ;'-., che fu veduta
/ , , . ;-. /; '. -jI \):. y :■:•.. :■*■-. p. 107. il cu.;!e r.oto anche
; ■ : .■ . '...'-/V.'. Jj' recati--- ::r.::i-^rói.
(■/ , I <:. ■ ., '> ri-: r\i. ?. 12
*Z)<?//j Campagna 'l^)matta
201
in fluvium Tyheris, terra (Farfense) qua vocatur de jico et
fitivun Tyheris, pella corrisposta di quattro solidi di oro
corico {Lari^ilorium Farfense, f. Ixxiiii). Questo casale di
S. Benedetto ncompariscc in uno dei sottoposti documenti
all'anno 1050.
4" 100^, settembre. Ottaviano, vir ma.^tnjiììis, tìglio
di Giuseppe, e Rogata sua illustre consorte, figlia di Cre-
scenzio cr Teodora, donano al monistero una terra e vigna
in territorio Sabinense, nel luogo Post montem, che ha
continante per due lari il flnvius Curremis, ed un casari-
citim inttr ipsum casttììum quod Currense vocatur, per tuen-
ram in ìongittidim pednm xxx et per latitudinrin pedmn xx
^(Re^. Farf. ed, cit. ITI, 180, 18 r), Q.uesti medesimi
signori aveano donato alla stessa badia, T anno prece-
dente, una terra nella stessa contrada. Post moiitem, e
precisamente a 5. Maria in Canih'to (ivi, p. 178). Ancor
questo luogo spetta al territorio Curense. Chi è pratico
di questi siti sa che Canneto è un borgo gì A Curense ed
ora appodiato al comune dì Fara Sabina, Il mons è il
colle che guarda Roma e la via Salaria, e che tuttora
pona il nome di Monte Maggiore, tenuta ragguardevole
del principe Sci.irra, teste alienata.
5° ioti, agosto. Ottone conte, figlio di Ottaviano,
dona alla chiesa (Farfense) di S. Martino qwie est posita
in monte super acutianum un aquimolo posto iuxta fluvium
Currensem {Reg. Farf. ed, cit, IV, 18). Questa chiesa
di 5, Mattino esiste, ma diroccata, con un piccolo moni-
stero sul monte omonimo sopra Farfa, accanto al monte
della Fara Sabina, cui sovrasta di pochi metri. Essa me-
riterebbe una speciale illustrazione storica e topografica;
che qui non ho tempo di tare, ma che ho preparato da
parecchi anni.
6° 1030. In un documento dell'archivio di S. Pras-
sede si trova nominato un Leone de Coriso tra i posses-
sori di beni presso il lago Burrano (Castiglione) e perciò
202 • G. Tomasselti
se ne deduce che era già un centro abitato in cjtjefl'etl
(Galletti, Del Primicerio, p. 270).
7" 1030. L;ivi»iÌa, nobilissima donna, mo^. - n < mu-
dino, refui.1 al monastero ogni e qualunque por /n n: ^1
dt castello quod vocatur Currense, ed altretunto dt r
vocattir sancii Hencdicti, avuta per eredità de* suoi parcoa»
che Ta ve vano comperata dal monastero stesso (Re^. Farj\
IV, 44). Infatti dal documento del 961, che sta nel Lof-
f^torium, e che ho sopra riportato» rilevasi la spettanti
di quella corte al monistero nel secolo antecedente.
8" 1036, maggio. Guarino figlio di Aifircdo dona
al monistero un molino in fluvio Currensi. Posila <st ì^
molti in casaU qui fiiii de Caiuio, che Ìl donante concede
ti Iettata mque ad pausatum cum alato et aqua, sedio, fi*rmj
Ci omni ìllius pertinentia (^Reg. Farf, ed. cit. Ili, 294),
9* 1042, settembre. I conti sabini Crescenzio e il
nipote Giovanni, i coniugi Benedetto e Lucia rcfutano
terre in favore di Farf;i in territorio Sabinensi in campo Bric-
tonormn (cioè sulla vih di Monte libretti) q. dicitur sci Bt'
nedicti, \ confini sono: via antiqua (la Salaria) a pcJc
Currennis, &c. {Rci^. Farf. IV, 176).
IO' 1052. Tinto filius Leonis donò al monastero al-
cune terre, le quali confinavano con Currense, S. Maria
in Caisiano e ìl fiume Riana (/?r*^. Farf. IV, 282).
1 1"» 105^, settembre. Tebaldo di Bucco, colla mo*
glie Teodora, col fratello Gislerio e con altri possidenti,
donano tutti insieme al monistero c<istellum quod habent
in comitiitn Sabinrnsi et n<)cabulo Currense, totum in integrnm
Cam nmris, portis, casis &c. {Reg, Farf. ed. cit. IV, 252).
12" 1057, ottobre. Rocco figlio di Nicola dona al
monistero alcune terre situate in comitatu Sabinensi inter
ritiulum qui nomnniur Caleniintts et fUtvium Currensem (^Rtg,
Farf. ed. cit. IV, 257).
13'* 1058, agosto. Documento importante ch« con-
tiene la venuta degli stipuLtnti, i monaci Farfensi cioè da
^elìa Campagna T{pmana
203
una parte e Berardo di Tebaldo dairaltra, iuxta fliwinm
^qui dicitnr Tyberis, ad porlnm qui nominatur peira pmurii,
"e quivi Berardo cede alla badìa alcuni beni posti infra
rititilum qui nominatur Caìcnlinus et Jìuvìuni Cnrrcuscm {Keg.
[Farf. ed. cit. IV, 271).
V'era dunque, dii quelle pani, un porto sul Tevere col
nome pctra pcriura, e serviva, col suo nome bizzarro, come
luogo adatto a solenni convenzioni.
14° 1058, settembre. Davinia, vedova di Giovanni,
le ì suoi figli Ottone, Giovanni e Rainerio donano al mo-
[nistcro una terra in comitatu sabinensi, iuxta fltivium Cnr-
rensftn, con un casale che ha appartenuto a Johannes Ti-
(forse il nobile Trasteverino, noto nella storia di
*eti in Roma). Tra i confini, il rivo Carbolumts e il
rese (%. Far/. IV, 269).
15* 1059, giugno. Rainerio di Guido, Ardimanno,
Giovanni di Guido e Giovanni di Paolone donano al mo-
nistero alcuni beni situati nel territorio di Arci, ricevendo
tremtwerationis causa tredici libbre d'argento. I nomi dei
idi sono:
Casaìis de ìohanne de Na:(ano
CasUlìum q, d. ARCI
Casale de pelro prfsbyitro
e. df iohe /^acrtwo
f. de pane caldo
e, de s ti! luto
e. de crcscentio siilUuo
f. de crescentio de martino
e. de theoderico
e. de iohe de nastasia
e. de lupo pa^o
e, de carincio
e. de iohanne feltrano
e. de bucca lupo
e, de iobbo
304
G. Tomassetti
I confini sono: Ìl Currense e il rivus Rapimamis {Rtg,
Far/, eh, IV, 296; Galletti, Del Primiitrio, p. 2$ì,
con qualche inesattezza).
16" 1059, settembre. Rainerio figlioli Ottone docu
al tnonistero vigne e terre in ìoco qui ttominaiur Afd iaxlù
fluvium Currcnsem et Carhuìanum, I confini ne sono: ^4i$ak
de iohatme fera, rivus aqua vìva in fìuvinm Currensem, fimm
Sahinensis qui pergit per urbetn Romani (il Tevere), e poi
appresso è ripetuto: podium qnod nominalnr Ara, ed una
chiesa S. Petti in Alhiano. Questa T ho ritrovata nella col-
lina tra VArci e la Fara, nel poggio tuttora denominato
Sunto Pdro, ov*è Tantìco casale Cùrradim{Rf^^.Farf, IV, 297).
17" 1060, 28 aprile. Nicola II, pontefice, investe
l'abate Berardo dei castelli di Tribuco e d*Arce violente*
mente usurpati al monistero da Crescenzio figlio di Ot-
taviano e dai figli suoi. Importantissimo documento per
la storia del diritto e della condizione giurìdica del pa-
pato (i). Vi si constatano omicidi, atti di crudeltà e vio-
lenze e guasti commessi nella occupazione. La condanna
degli occupanti è fatta in contumacia. Indicazioni topo-
grafiche non ve ne sono, ma bensì le abbiamo nel do-
cumento seguente, col quale si chiude questa grave quif |
stione (^Rci\ Far/, cit. IV, 300).
18'' 106 1, 20 aprile. Teodora vedova di Crescenzio '
d'Ottaviano e i suoi figli Giovanni, Cetido e Guido re-j
fiutano al monistero il castello d^Jrci ed altri beni occu- '
pati da essi ingiustamente. Per correspettivo ricevono dal]
monistero libbre 136 d'argento sottile. Il castello d'Ardi
è quivi descritto cum accclesiis et domibus infra se, cum ripis
et carhomiriis et aedifciis suis et octo casaìibus, quali sono:'
casale iohis de na^ano
e. iohis de rodulpho
(l) Cf. Flc&BR, ForschuHgen lur Hdchs uud Rcchtsgtschuhtt Uaìlms, \
IV. 91.
n^lla Campagna "Jlomana
205
c» crassi
^^^^^^K iUphoHo
^^H^P Cn di paracaseo (forse scritto male invece (fi pane
^^HTcoxne ai n. 15^).
^^H e, crcfuntH de nutrtmo
^^V e» gattim secus rnmm (Reg, Farf. dt. ÌX, 29^:
Galletti, Del Primkerw, p. 287).
19^ to84. Rustico, 6gÌio di Cresccozu), volea4o
porre fine a discordie tra lai e il oumistero pel possesso
del casuìlum ... in emiuetui manie iitowi et Pbara vocaUtm,
Pio rcfuu con tutti i suoi casali, fra cui il casale di Fineo
q, ta pasitum snpra casielkm Conesium (JUg. Farf, V, 80).
TiOf* 1088. Jn orbe Roma apud monasurimm 5. BasiìiL
Donadeus praep^situs monasieru 5. Mariae Scc. prcclamatio-
nem/uil super Rìutko CrescttaufUo de easuUo q* v* Correse
q, est monasUrii 5. Mariae d nomimOm Rustieus ilhid retànet:
K^tf/uffi Fetro Urbis progetta et Astaldo labanms de AsUUdo,
Wlohamu de Fetro iudUe, Guarda CresceHtH de Melhso, team
' Cenai Tratapams Jilùf, Sarraeeno sH Euslachii, Huherlo de
Tuscuh, Sicalao Cencu Barrunài, Cencio Ccncn Rotionis,
Heinrico sii EustaebH q. erant comnks eommmntatis h^ {Reg.
Farf. V. n^.
IV 1 102, giugno. Johannes qui vocatur Tiniosus sw
scepil a damno Beraldo abbate in m gen. reservatis iuribus
huius mima^tfrii in saHnensi pertinem cnrrishtm dà tenimenlo
creseentss duranti, casale dimidium, et al, r. qf, d/ alio iahamn
linioso cnm viiua de casale meum, diruta, inter omnia sit ca-
sale mitt^ p^ns, dj iiii prò eo qui custodire debent ipsam tnrrem
de snpraSinpUf easselh cnrrisH usque in Hi wràm generationem
ad op, hs. mon. et dai abbatis. Si istnd mutavcrint dominium
sit tìbi iftaae et vacunnu Foena arg. Hb. iiti. rulg, npt. tub-
serbiti m. iumo indie, x. anno. mai. iobs rog. t. tedemarms
ktraldi Petrus iftÀr^nis (irardus odd. (Lariitorìnm Farftnse,
•f. ccdii» V.)
LZ : ~ "^. ?':r-L :7^'^r^ z^ttìt .t s^KÌcnctus cU-
- .:. ..;- ." ^.r. -z nr-j .-/-ij •^.:^,2Stiru in
:::.. •■■^.•i^v::^ -.-J: ju'^jz'. Aeccli-
. •-■: -■ . ■..-:.--. : .::::: :j .-ì^kc-'L:^:. Pensa
■■■ ...:. . -.-: '-..r ■ ri..?:.; ..-^i?^".' }:rj': rr'::iunm
■■ •._-.". :-■ *':..' . . V. '-ij :: z:: seruUu
... .■ ... --■•-• r.-r 5 -.•?.: Tjrjràj w^
• -.. _~ . . --^ -.. — .:.. 'S-. . t:,. . J':r.s dcmim
- . . ■...-.•■ ,-.:< • . r.-. • •:;;•;«. '\:-: . r^'Z"^:^ 'nì'icunìs.
. :.. . '.*:.-.--:-:. >^ 7; "ir*", i =:'=:e suo e di
;r: .. .' . r-.-^i :l *>à: ?*r_:!i. : _r'; :•:::'• us scckn-
■..: - ■•.'- rj -:ir=i i. zizzliszìtc di Firta
. >: «. ?•:-: : . .■.: •■ : ' j— : .-'ìj.-j.v: rzruistis,
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^ella Campagna ^^pmana
207
9marmm pcrtinentia Scc. (Dal Regesto di Bonifai^io, Vili,
i. Vdt. 7931, f. 58 moJ.).
26* Secolo xiv-xv. Nel ripetuto manoscritto To-
sano ora in Siena, contenente i registri del sale pel co-
lunc di Roma, si trova notato il pocìium de Corrcsc per
>le cinque misure. Ciò e coerente alle modeste propor-
aoni di questo centro abitato nelle quali era ridotto nel
ccolo dccimoquarto in decimoquinto, età delle originali
jnti di quel manoscritto, ed è anche coerente colle pro-
porzioni di venticinque misure in più, che sono assegnate
al comune di Monterotondo.
27** 1474 circa. In quest'epoca fioriva il letterato
Angelo Sabino, il quale s' intitolò da Curi Forse era na-
tivo di Corróse, per quanto modesto fòsse già in quel
tempo questo villaggio. Ad un umanista non poteva
sfuggire il nome classico della sua patria (i).
28* 1^44, 8 agosto. I Barberini comprano Moute-
ìihrciii, Correse ed altri beni degli Orsini di Santo Gemini
(Atti Fonthià, Arch. di Stato).
29" 1811, 2 luglio. Maffeo figlio di Urbano, nato
da Giulio Cesare Colonna e da Cornelia Barberini, dopo
lunga lite sostenuta contro lo zio Carlo (fratello di Ur-
bano) acquista il dominio dì Monteìibretti, CorrcsL\ Nnola,
Montemaggiore ed altre terre Barberiniane della Sabina
(1) Se ne ricorda Topera: Angeli de Curibus Sabtnis Poema de
trjiiìo ch'Hutis LtOiiùn.'.is (nel Martene Coìl. amplissima, voi. IV).
Curi'» rcvlizìone di una lettera, in cui si lìrm.i « Angelus Cnacus Sa-
binit"* » (AuDiFFREDi, Calai, rem. edii. saec. XV, p, 150), una di Am-
mano .Marcellino, due di Terenzio; pubblicò alcuni paraioxa sopra
Cio>'eti«le e j lettere »u } Eroidi di Ovidio (Tiraboschi, VI, j, 18}.
In WM controversia con Dionisio Calderini, questi gli diede 11 co-
gO<Mne ài Fiàe-ntinus, A questa proposito noterò che gli umanisti
col BiosDO e con altri amanti dì topografìa classica, avvicinarono
(^ri * fidmt, come anche riputarono Ìl fiume Alita corrispondente
al C9tr*u.
208
G. Tomassetti
(Apoca in data e. s. nell* archivio Coloona» Coppi, Um^
Cohnrusi, p. 405).
Nel moderno villaggio di Corrae-Urra non vi soooj
avansd degni di nota. Il palazzo risalisce agli Orsini;
è trasformato modernamente di guisa che non si può re-'
stituire in veruna parte. Soltanto nella parte meridìonalcj
resta un'apertura con resìdui di gradini, che può attribuir
ad età piuttosto remota.
Colla storia di Correse ho più che oltrepassato i limiti|
della campagna romana, essendo gii entrato nel tcrritoriol
della Sabina, dal quale, come luogo» ricchissimo di notizie
storielle e diplomatiche dell'antico e del medio evo, mi al«l
lontano col più vivo dispiacere. Di qui a pochi chiloroetrij
si estende il suolo del villaggio moderno Sta^:^am}, che >
ricorda il fundiis e la tnassa Statiatm dell'elenco Qostanri-^
niano, ove si conservano vestigia di antichi edifizi (i).|
Non lungi è Morkom, l'antico Regillum, patria della gm
Claudia ; dall'altra pane Paìombara, Sant'Angelo dr 1
detto tntmte in pattilo prima che fosse posseduto dal canii4
naie Capocci, e perciò luogo forte e residenza di quelli
potente famiglia, come ho accennato nella silloge Mcnt
nese (2); proseguendo la via Salaria vi si trovano a àts
k Castdlacce di Mc^ntorso, che ricordano Giordano OrsiniJ
il quale le comperò da Caterina Sanguigni vedova
Pietro de Rucchis per li'O fiorini, con una chiesa antic
di S. Biagio, con un castello de* Normandi non lungi
Montcìihrttti (3), altro luogo pieno dì storiche notìzie; in
(») Uher pout, ed. cit. I, 175 e 195.
(2) Deirantichissimi chiesa di S. Michele nel comune di SiinfAn^
ricorderò queste due iscricioDì : àiv* ptr tximii Nicolai Umpla Micb
Pirrcnìs cura iam fin lapsa nìLttitì; e sulla porta minore: temf^Ium 1
fterantìquum - peremnt tradilicne dicitur - comecratuni ab Eu£c»io \
- qui fuit pontifix - ab an mcdlv oti an mei.,. - AtUoHÙa Fa
Jiiri Jccit sui - an dmni 1)46 die v memis Atumbris,
(}) Archivio Orsini, Ha, XLI, 12, 58, 57 68 &c.
^ella Campagna Romana 209
somma si trovano fondi, villaggi e centri di grande impor-
tanza, e meritevoli anch'essi di accurata illustrazione.
Sottopongo un'appendice di notizie relative alle due vie
Salaria e Nomentana, che non ho potuto collocare al re-
spettivo luogo, o perchè non erano pronte quando licen-
ziavo alle stampe il presènte lavoro, ovvero perchè ritro-
vate o venute a luce durante l'edizione di esso. Mantengo,
anche per l'appendice, l'ordine topografico di questo itine-
ano, per agevolarne la ricerca agli studiosi.
Archivio detta R. Società romana di storia patria. Voi. XV. 14
^ella Campagna l^omana
211
Via N o IH e D t a u a ,
5, Agnese, Tra i fatti archeologici del suolo di 5. Agnese,
sì notino gli otto bassirilievi trovativi a tempo di
■ Paolo V, e che ora conservansi nel piano terreno del
palazzo Spada.
Sedia del diavolo. Nel tratto della via, tra 5. Agnese e il
• ponte Nomentano, ho notato il bel sepolcro del tempo
di Adriano, detto volgarmente Sedia del diavolo. Debbo
aggiungere che ho ritrovato il titolare di quel sepolcro
I nella epigrafe quivi rinvenuta anticamente, cioè P, Aelius
Callistion liberto dì Adriano e di Sabina (C /. L. VI,
10567). Questa lapide fu poi rescritta nella parte po-
steriore con un greco epitaffio (C. /. G., 6346).
Bibliografia àé[\*Anienc.. Si aggiunga alla letteratura di'
» questo fiume il noto scritto del Borgnana; DelVAnicne
e del breve Sistino: cttm sicttl aaepimuSf K. 1861.
J'erreni tra il ponte Nomentano e il Salario, prati Fi-
H scali &c. Nel secolo decimo erano proprietari in questa
parte Roserius Petri Stante, Macino fiUus A^onis saccel-
larii, cui successe un Vlpi^o nobilis, un Stefano figho
di un Teodoro prefetto di Roma, come avverti il
(Marini (nota 7 alle bolle dì San Silvestro, loc. cit.),
una Rosa Supcrisiante {sic) e un erede Lconis Catnbur-
Ungo (sic). Nell'anno 14 n i canonici di S. Maria Mag-
giore possidenti in parte, come ho notato, pel testì-
mento ddVArcioni, affittavano terreni ad un Laureti-
■ titis Martini (atti lac. de Caputgallis lib. 3 Arch. Capit.,
comunicò il signor L. Nardoxi). A questa zona
spetta il sito detto Ccntomonti in più documenti del
monistero di S. Silvestro, che n*era i! padrone (Arch.
di Stato, lib. compend. S, Silv. ad an. 13 13). V*cra
212
G. Tomasselti
anche il fondo sepkm tabulas noto per documenti delU
chiesa di S. Prassede, che lo possedeva (cod. \'at.
7928, f. 43» 46) e fino all'anno 1456 essa lo affittava
ad un Antonius Coinè (atti lac. de Caputgallis cit., co-
municò il signor L. Nardoni).
Vigne nuove. La corrispondenza delle rovine anticbe di
questo luogo alla villa dì Faonte liberto di Nerone,
ove questi pose fine alla sua vita, è confermata da
una lapide col nome dì Claudia Egloge, la nutrice di
Nerone, scoperta ivi recentissimamente (5m//, Arch.
Com. 1891, p. 229).
Casal de* Pa:^, Parte di questo fondo spettava nell'anno
1485 alla famiglia storica romana dei Porcari^ come
rilevasi da una divisione fattane ai 24 di settembre di
quell'anno tra Cola di Paolo de* Porcari del rione
Pigna e Cornelio di Battista de* Porcari del rione
Parione (Archivio Capitolino, atti Massimo Oleario,
ad an.).
Al 4* miglio della via Nomentana erano i fondi Repen-
tina e Z/;^(5^a nominati in una donazione del ^6^ t *
favore di un Crescentius (Regesto Sublaceme, ed, cit.
P- ^35)*
Via Salaria.
Cimitero di Priscilla, Le preziose scoperte fatte in questo
monumento formano uno dei più recenti fasti del
comm. De Rossi, che ne ha restituito la storia e pro-
vato la spettanza del suolo agli Acilii Glahrioni {Bull
Arch, Cristi 1 882-1 891 passim).
Poggio S, Pietro. Era dopo il ponte Salario, il podium
5. Petri extra potilcm Salarium, come rilevasi da do-
cumenti del monistero dì Campo Marzio e di S. Lo-
'Della Campagna Romana
213
rcnzo in Panisperna (cod. Vat. 7931, f. ant. 76, 7946,
f. 211, 279). Nel testamento del card. Nicola de* Ca-
pocci dell'a. 1365, si trova: ilem et quoddam aìiud
casale quod dicitur Palai^idium positum territorio praedi-
do fxtra portam Saìariam et prope ipsum pontem. Item
,,,pelium tcrrae dicti tettimetiti quod dicitur Sedes Papac
(Storia mss. dei Capocci, cìt. V. anche ima bolla di
Urbano V dei 25 aprile 1365).
^idene. Altre recenti scoperte archeologiche in Vilìa Spada
sono annoverate nel Bull Arch. Comunale (1891,
pp. 326, 328).
MENTANA.
Fra il n. 7 e il n. 8 della serie delle notizie spettanti a
k Mentana, può collocarsi il seguente passo ivi accen-
nato del diarista Gentil Delfino (MuRATORt, HI b,
p. 843) che, sebbene colla data sbagliata, tuttavia me-
rita di essere riportato per esteso, cioè come si legge ivi :
« Li Capoccini foro dello reame et cacciati nelli
« anni mcxxxvii (nV) in tempo dello imperatore Cor-
« radino quando li fu mozzo il capo per lo re Cario,
« et ebbero in Puglia tre castella et una cittade et ven-
« nero de c^uì in tempo de papa Innoceniio de* Conti,
<t et feceli lo figlio Cardinale in san età Maria mature
« et comparao decquà lo ditto cardinale Micomio (?)
« Lamentana e Grotta Mancini (^sic) et sancto Angiolo
e et Castello Arsione et moki casali».
Alla serie suddetta di Mentana aggiungo, come ho
promesso nel testo, sotto il relativo n. 13, queste no-
tìzie Orsiniane, che non ebbi allora il tempo di veri-
214
G. Tomassetti
ficire. Si notino pertanto, come qui seguono, per or-
di[ic cronoloqico:
ms àkanbre jj, — Rinunzia di Buzio fu Paolo Capocci
de Capocci nis a favore di Giov. fu Celso de Capoc-
cinis di tutti i diritti sulla quarta parte della tenuta di
Nomcntandy per soddisfazione dell' intero suo credito,
Pietro di Pietro Reneri notaio di Monte Rotondo
(II, A. VII, 15).
1401 gennaio 22. — Sentenza dell' investitura di CaUcl No-
mentiiuo a favore di Giacomo Orsini conte di Taglia-
cozzo (II, A. XXXVIII, p. 136).
1421 jt'bbraio 2j. — Procura fitta da Giacomo Orsini conte
di Tagliacozzo a favore di Nicola Picrleoni, Giovanni
Tuzi ed Enrico Notari del rione Canipitclli a difen-
dere liti e specialmente quella contro Orso Orsini di
Momerotondo che occupò Cmid Nonientauo spettante
a Giacomo. Intimo del tribunale capitolino ad Orso
Orsini a comparire dopo tre giorni. Proseguono gli
atti, ma non pronunciasi sentenza e si riferisce Tas-
sedio e la presa di Nomentano fatta da Ciarletto Ca-
racciolo di Napoli commissario di re Ladislao, occu-
pato da Orso come viciniore (II, A. XII, p. 39; II,
A. XXXVIII, p. 109).
1424 otnnaio 7. — Sentenza esecutoriale sul c.istcllo di No-
nuntano a favore del conte di Tagliacozzo Giacomo
Orsini a svantaggio di Orso (II, A. XI II, 11, 12).
1426 pupu} 16, — Procura per V investitura e giunimento
dei vassalli di NomcntanOj fatta da Giacomo Orsini
in persona di Nicola Petrucct e Raimondo di T.°
notaro (II, A. XXXVIII, p. 49).
I
I
I
^Della Campagna Ternana
215
142J, — Rinuncia di G. Orsini e Renzia Orsini e figli, sui
diritti che ciascun vantava sul castello di Notnen-
tano, rimenendo 1j causa ad una decisione di arbitri
(XXXVIII, p. 124).
i4$6 ottobre 4, — Procura di Francesco Orsini conte di
Gravina ad Angelo de Operariis per vendere Nomen-
tano (II, A. XXXVII, 71).
//^2 mar::x) ip. — Convenzione tra Fabio e Virginio Or-
sini marchese di Nomentano col signor Filippo Ra-
venna, circa le tenute del castello di Nomentano (I,
A. VII, 59).
1^94 luglio 2T, — Causa di moltiplico tra D. Flavio Or-
sini e iJ Principe Savelli, per la vendita del castello
di Mentana, per scudi 178 (ivi).
1^9^ febbraio ^7. — Istrumento di accollazione di se. 2700
e altre somme del marchese Michele Peretti, risultanti
da conti tra Fabio e Virginio Orsini e gli eredi di Fi-
lippo Ravenna, in rinunzia dell*affitto di Lamcntana a
favore del Peretti (I, A. VII, 65).
1698 maggio p. — Causa promossa dalla principessa Or-
sini contro i signori De Vitellis, circa il fidecommisso
sul castello Nomentano (I, B. LX, 3).
G. TOMASSETTI.
t 1
I i
N
,J-->*
STATUTI
ilcìF Università chi Cocchieri di Roma
[Parigi, bibl. Nazionale, [ItaL 6 io.]
TU statuti, che qui pubblichiamo, dell* università
dei cocchieri di Roma, sono tnitii dall'unico
è^l esemplare, che finora si conosca, conservato nella
biblioteca Nazionale di Parigi; esemplare certamente ori-
t ginale, essendo tuttora munito dei sigilli e delle sottoscri-
zioni dei senatori e dei conservatori, che esaminarono ed
approvarono gli statud medesimi.
Il codice è membranaceo, in quarto piccolo, dì bella
scrittura del secolo decimosettimo, di sole undici pagine,
coperto di un semplice canone. In principio sono due
pagine miniate, alquanto guaste, ma nella loro semplicità
abbastanza curiose, come può vedersi nella riproduzione
cromolitografica (i). Nella prima pagina superiormente è
^ rappresentata S. Maria degli Angeli, patrona dell'Univer-
jSità; inferiormente sono gli stemmi di Pio V, di Gre-
(i) Il nostro socio signor Rodocanachi, nel comunicare alla So-
[ cicli questi statuti, ha cortesemente voluto anche a sue spese cor-
I rodarli delle due tavole delle miniature. [N. d. R.j
^=^
2l8
£*. ^'^pdocanachi
gorio XIII e del cardinale Francesco Maria del Mome,
protettore dell'università al tempo della compilazioiie di
questi statuti. L'altra pagina contiene, oltre il disegno di
un pìccolo cocchio, lo stemma di Gregorio XV con qudB
del comune di Roma e del cardinale Ludovico LuJorisi,
senza dubbio nuovo protettore deiruniversità al tempo
della seconda conferma degli statuti (1634}.
Giusta le indicazioni del catalogo della biblioteca Na-
zionale» il codice avrebbe appartenuto al cardinale Maz-
zarino, che fu, come è ben noto, un bibliofilo appasio-
nato. Forse l'acquistò durante il suo soggiorno in Roma,
cioè prima del 1638 (i); ovvero glielo procurò più tardi
Gabriele Naudé, che a lungo viaggiò (1645-1647) in
Germania e in Italia a raccogliere libri rari e manoscritri
per il celebre cardinale. II Mazzarino morendo lasciò il
pubblico la sua ricca libreria, i cui manoscritri passarono
poco dopo, nel 1668, per via di un cambio, agli archivi
della biblioteca Nazionale la quale venne cosi in possesso
anche di questo statuto (2). ■
E. RODOCAKAChi. '
(t) La sua biblioteca era fin d'allora conosciuta. V. P. Jacob,
Traile dei plus belUs biblhtbì-i]ius puhliqucs et partictdières, citato ili
Mazzatinti, Inventario dei mss. italiani, voi. I. V. anche la lettera
scritta dal Vassins a Nicolò Hcinslus del 26 novembre 164$.
(2) Lo stato, in cui si trovava allora la biblioteca Mazzarino, è
descritto molto minutamente dal Naudé, in uno scritto che trovasi
compreso nella raccolta intitolata Mélangts tcdiiiastiqua della Naào»
naie di Parigi, fondo latino 11926. V. Franklin, Histoire de la H-
bliot^que Maiaritte, e sopratutto L. Delisle, Le cabirut dss mmmuKriti
de la bibliothèque Imperiale, 1868. C(, Rodocanachi, L^s staSuU Ìì U
corporalion -Lv i-Oil'eti Jc I\ctnt%, Paris, Picard 1891.
Statuti delVUniv. dei Cocchieri di 'J(oma 2 1 9
Xell'anno 1565 con l'aiuto deironnipotente Iddio Giesù Christo
redentore et saIv.itore nostro et dello Spirito Santo fu fondata et
eretta in Roma la compagnia, confraternita overo università de'
cocchieri sotto l'invocaiione della gloriosissima madre sempre ver-
gixae Maria, et con il consenso del. quondam reverendo Bartolomeo
Latio, in quel tempo rettore della chiesa di Santa Lucia della Tinta
parrocchia nel rione di Campo-Marzo, fu fatta eletiione dell'ora-
torio et dell'altare maggiore di detta chiesa, dove è collocata la
ìmagine di essa gloriosissima madre, sotto titillo di S.»« Maria degli
Angeli, la solennità et festività della quale da delta confraternita
si è sempre celebrata, come ancora si celebra ogn'anno la dome-
nica pr-ma di luglio, et per il buon governo di detta università, si
doveraono nell'avvenire osservare gì* infrascritti capitoli.
k
Gap. I.
Che il corpo perfetto et legitimo dell' università, che possa con-
S'iltare, deliberare, ordinare, esscguire et far esseguire quanto con-
'^crrà per scrvitìo di essa, s'intenda essere et sia formato di numero
"^ trenta dua fratelli almeno, comprensivi e computativi tutti gli
offàtiali, li quali nel principio d'ogn'anno dalla confraternita, con-
g^t^gata in numero sofficiente nel luogo perciò ordinato, debbano
esser' eletti per sorte, cioè cavati dalla borsa, che dovrà contenere
il nome di ciascun fratello distinto in poliza, et saranno un' decano,
qtxattro guardiani et doi infermieri, à voce poi del maggior numero
^^ fratelli si debba eleggere un' camerlengo, il quale con gl'altri
c'etii, come di sopra, dopò bavere prestato il giuramento di dover
osservare le constitutioni fatte e da farsi dall'università et esscrcì-
l*re l'uffitio loro con ogni fede, diligenza e sollecitudine possibile
'^ servitio, utile et honore di essa, letti publicamente gli statuti et
constitutioni della detta università, subito si dichiarino legitimamente
c\cttì et si notino al libro. E perche qualsivoglia di detti uflìtìali
oon possi senza pena ricusare l'uffitio, che li sarà toccato per sorte,
*c non per legitima causa, che sarà solo in caso d'infermità ò di
lontananza, si ordina, che chiunque ricuserà l' ufiìtio, subito sìa in
obligo di pagar' et mettere in commune uno scudo di moneta: et
che il decano e guardiani possino da loro stessi senz' altra congrc-
gitiotie eleggere et deputare un mandatario, et quello rimuovere,
220
E. ''[{odocanachi
come vedranno et giudicheranno esser' bene dtU' università, et sitnil
mente eleggere et rimuovere il cappellano con il consenso dell' a
dunanza.
Gap. II.
Che il decano sia di età dì trent'anni almeno, et come c»p%
della confraternita intervenghi in tutti li negotij, primo e più ho-
norevple fra tutti, sia sempre cavito a sorte e dell'ordine Ji quelU,
che l'anno inanzi saranno stati guardiani, à fine sia informato di
negotij passati, né si possa congregare l'università se non in sno
nome, né fare altra cosa senza il suo ordine e consenso et egli non
debba risolvere cosa alcuna, che prima non conferisca con i
dìani et ne ottenga il consenso loro, ó almeno di doi.
Cap. Ill-
gu>»jl
Che li guardiani debbano mcdemamentc essere di non minore
età di trent'anni, et di città e luoghi differenti et distanti fra loro
almeno cinquanta miglia, l'ufBtio loro sarà essere con il decano,
ordinare et esseguire ogni bisogno della compagnia.
Cap. mi.
d
Che gì' infermieri habbino almeno venticinque anni; sarà loro
uflntio visitare li fratelli ammalati ò carcerati ò in qualsivoglia aItro_^
modo alUitti e tributati et conferire la loro necessità con il decano»^|
il quale, se con gl'altri uffitiali insieme uniti giudicherà esser' espe-
diente et honorevole, possa dare di quello della compagnia doi
scudi per ciascuno fratello bisognoso, quali denari si cavino subito
dalla cassa, tenendone conto nel libro dell' Università e possine spen-
dersi à poco à poco ò tutti in una volta, come sarà bisogno per le
cause sedette scnz' altra congregatione, avvertendo, che in casi di
tradimento, assassinio ò latrocinio non sì dia sorte alcuna di aiuto
ò di favore à qualsivoglia di detta università.
Cap. V.
Ili. .«. V
Che il camerlengo non si possi eleggere delli propri) fratelli, se
non data prima sicurtà di conservare con ogni diligenza a proprio
Statuii dell' Unìp. dei Cocchieri di ^oma 221
chio e pericolo tutte le robbe e denari dell'università, che ali*
ata santino in suo potere; altrlmente si elegga uno, che non
[ rfcir università, huorao da bene, che posseda beni stabili in Roma,
|uale debba tenere presso di buona custodia (r) et governo à suo
e pericolo tutte le robbe e denari dell'università, nò possa
' essilo ò pagamento senza mandato in scriptis del decano et guar-
nì, et pagando allrimente non li sia fatto buono; terrà ordinato
linuto conto dell' intraia et uscita, tanto di denari come di robba,
t <Uir università li sarà consegnata, et lo debba rendere per obligo
fine d'ogn'anno al decano et guardiani nuovi, consegnando in
loro il libro e quanto si ritroverà bavere, che sia dell' univer-
ini'ormaodoU di quanto conoscerà per utile di essa, et salario
bbi scudi > . . (z) r anno.
Gap. vi.
Che si procuri sempre, che un illustrìssimo et reverendissimo
cardinale protettore di questa università, il quale debba essere chia-
■ da generale congregationc e confermato dalla Santità di Nostro
>re» come fu già l'illustrissimo et reverendissimo signor cardi-
ì di Pisa(}) dalla Santità di Pio Quinto et di Gregorio Decimotertio
Ifcl: mera:, et ò al presente rìOustrissimo et reverendissimo signore
dinalc dal Monte dalla Santità di Nostro Signore papa Clemente Ot-
^o, il quale debba proteggere et favorire l'università in tutte le
corrcnze, et habbia auttorità &c. Et come à capo governatore e
protettore della compagnia li debba dare ogn'anno durante la vita
sua una candela dì cera bianca di quattro libre di peso.
■ Cap. vii.
Che gTuffitiali siano tentili ad eleggere un' cappellano divoiov
Iqtule si dia provisione ragionevole, l'offitio del quale sia dir'
Isa tutte le feste dell'anno nella cappella dell'università, et in
quella per ordinario pregare Iddio per le anime di quei fratelli, che
giornalmente morano et per la salute de vivi; si elegga anco dal-
i'isiessi un mandatario, assegnandoli quella ricognitione, che parerà
K> honesta, il cui uffitio sarà ubbedìre al decano et altri uffìtiali
1) Coti nel tatto
(a> Oh! Ìs Muco od «u.
(|> Il MraiMfe GteimiU Kkci. wcivocovo di Più.
224
K Tfpdocanaehi
mento, e, poiché V harri finito, dica, bò detto, « si rìmetu i ;
dere, et eoa quest'ordine ciascuno parlando si coosuhmo fee
che occorrcrsnno, dandosi le fave bi«ncbe pcf non et le neie ]
si, le quali si ricogVtno in fìne, et le più vìncano, et subito dal i
cano e guardiani si noci la propositione, la quantità de* voti
et neri distintamente, il giorno, mese et anno che corre pcr{
ogni confusione et disordine, avvertendo ogn'uno di non
K secreti et cose trattate nelle congrcgationj, se noD io
crldcntc utilità dell' università.
Gap. XV.
Dovendo V unìversitii et compagnia far* diverse spese per
lenimento deiraltare, pigione dell'oratorio, provisioae del medico
sovvenìmento dell' infermi di detta università, oltre al solito marit
dì zitelle figliuole d'huomint di detta univcrsttà, che dorrà esserle
anno d? quittro almeno, né havendo altra entrata, che le contribo
tioni de* fratelli et huomini dell'università, perciò ciascheduno
chicro, che vorrà condurre cocchio ó carrozza per Roma, dovrà ts\
scr* prima approvato dal decano dell* tmircrsità, ci dopò che
slato approvato da esso per soflicicnte à. governare un* cocchio, '
obligato giurare d'osservare tutto il contenuto dellì prese
et pagare giulij tre d'argento per la prima volta, ch'eri
detta univer^ità et altrettanti ogn'anno mentre essercitara ui
fessione in Roma, alla quale contribatione s' intendino stmilnie
obligati tanto i cocchieri, che stanno à padrone, come i
delti vetturini padroni di carrozze, e loro sostituti, et à tal coot
butione s'ìntendìno obligati in forma Camirat ipso Jacto, ch'esserci^
taranno l'arte in Roma, et possino essere astretti per via di giù
et habbino per giudice perpetuo dì tutte le differenze trato
ciò, quanto in tutte le altre cause spetianir all' universiti, 4tiam ,
votive quo ad aììos V ill.mi signori conservatori di Roma prò
Dichiarando però, che il denaro, che, fatte le spese necessarie dell' unJ^
versila, in ftne d'ogn'anno avanzerà, s'habbia à depositare su *t Mono
della pietà overo comprarne tanti luoghi di Monti, quali non si pò*
sino alienare mai in tempo alcuno, se non à efletto di erig
un'hospedale per h* huomini dell'universiii, ò di fabricare la chìe
dì Sanu Lucia, ò altra, dove in quel tempo havesse Tahare
università, et che in oltre Ìl decano et guardiani possino fiir* <
elemosine fra li fratelli di essa tante volte, quante à loro parrà benC||
per i poveri fratelli ammalati et altre necessità occorrenti.
Statuti dell'Univi dei Cocchieri di H^ma 225
Gap. XVI.
Che il camerlengo habbia appresso di sé una cassa, ntlla quale
sì serbino tutti li denari della confraternita, de' quali debba tenere
buon conto, notando la quantità per mano di chi entrino, à chi et
il che fine si paghino, non ne facendo esito senza mandato in scriptis
del decano, et debba starne à sindicato, et detta cassa habbia cinque
chiavi, Tuna delle quali sia in mano del decano et l'altre fra guar-
dianì itna per uno, l'armario poi dell'altre robbe due solo chiavi Io
serrino, delle quali una sia appresso il decano et l'altra sia tenuta
dai guardiano di maggior tempo, le robbe delta sacrestia siano con-
segnate per inventario al cappellano et da lui custodite, come si è
detto nel capitolo della cappella.
Gap. XVII.
Che chi sa, che un' fratello voglia muovere ò fare, ò l'habbi mosso
ò fatto lite ò questione, sia tenuto sotto pena d'uno scudo farne con-
sapevole il decano et guardiani, li quali debbano con ogni dihgenza
procurare ogni rimedio opportuno, sotto pena della privationc del-
l'uffitio, mi quando non si potesse rimediare per osttnatione di chi
havesse lite 6 inimicitia, non possa fare, né proseguire la lite, tanto
I civile quanto criminale, se non al tribunale dell' ili. mo signor cardi-
nale vicario, et di Campidoglio, sotto pena di scudi dieci, d'applicarsi
ipso facto à luoghi ò opere pie ad arbitrio di sua signoria illustrìs-
sima per li doi terzi.
Gap. XVIII.
Che il decano col voto di tutti quattro i guardiani possi far' es-
seguire qualunche cosa, che non patisse tempo di chiamare It fra-
telli à congregatione, purché dopò incontinente ò quanto prima faccia
chiamare lì fratelli et proponga la cosa fatta et se ne habbia riso-
lotione.
Gap. XIX.
Che le cose ultimamente ordinate ò fatte dalli uffitiali ò dalla
maggior parte della congregaiione non possano mutarsi, se noti da
piena coagregatione e suoi voti; et perchè non si ùccia debito se
noa di rado per cosa importante, si ordina, che il decano e guar-
Arc/kMù detta R. Soctttà romana distorta patria. Voi. XV. 1 5
99i
E. Hodocanach
«iuni noo possino ixf debito d'alcuna sqne, se noo è
utile e necessario ali* tiniverstU et, quanio sia almrocnte; dbe
debito sia di chi T barri fatto et aon deU* unÌTersità, et chi VhÈXxi
biao debba pagarlo del proprio.
Gap. XX.
£, perchè la maggior parte de' fratellt sarà sempre cocnc di per-
sotia idiote, per fcnneua di buon governo e perchè si possa havere
buon consiglio nelle cose difficili et Tinportanù, si ordina^ che fcando
sì hi da risolvere compra ò \Tndita ò altra cosa, che importi,
elegga i voti in congregatione un" procuratore per l' università, che
habbia modo e termine iuriJico, il quale consegli et operi ce
al bisogno, et che qucsu elettione si possa fare etiam senza U |
deir illustrissimo et reverendissimo signor cardinale protettore. 0 de^
cano poi non possa riscuotere, né quietare scnxa l'intervento e con-j
senso di doi guardiani almeno et il riscosso si-gettì subito nella casu]
et scrivasi al libro sotto pena di scudi tre, da pagarsi, quando co
starà, che il denaro sia stato tenuto in mano più di un' giorna
Gap. XXI.
Che r università babbi un* libro, che non solo conteaghi la
6rmatìone de' nostri statuii et privilegi, à memoria perpetua, màj
anco il nome di ciascuno fratello, et sìa in particolare cura del segreti
tarlo.
Gap. XXII.
Che ti tre gìulij annui, che dovrà pagare ciascheduno cocdùe
etiara vetturini e suoi compagni et garzoni, si devino pagare il gioroa|
della Candelora, et passata Tottava ìl decano, guardiani e camerlefig
debbino fare una lista di tutti quelli, che non haveranno pagato, e]
sottoscriverla e poi farla sottoscrivere dall' ill.mi signori consenratoiiJ
di Roma, et in vigore di essa si possi forrar" ciascheduno a pagar' peri
via di essecutori sen2'altra citazione overo intimatione.
Gap. XXIII.
Che le pene, nelle quali si incorrerà da qual si voglia per qual-
sivc^lia causa di contraventlone di qualunche delli sodetti ordini 6
capitoli, s'intenda et sijno applicate per doi terzi al corpo dell' unì*
vcrsità et Tahro terzo al palazzo dell' ill.mi signori conservatori.
Statuti deWUniv, dei Cocchieri di ^oma 227
Gap. XXIIII.
Che per notaro dell' universitii in qualsì%'oglia causa civile ò cri»
['Tninale debba servire quello dell' ill.mi signori conservatori, quali si
[devino riconoscere sempre per padroni e superiori loro; dichiarando
I però, che non lì possino commandare in fare guardie e cose simili &c.
lei esso notaro sia tenuto intervenire all'adunanza et congregatìoni.
Gap. XXV.
Che per la confìrroatione delti presentì statuti et contenuto di essi,
I et in particolare per potere essigere le dette collette dalli cocchieri nel
modo sodetto, st stabilisce, che M. Felice Bcncaro al presente decano
Ucir università, M, Cesare de Ferrari primo guardiano, M. Giovanni
Polcronieri secondo guardiano, M. Cesare Mauritio terzo guardiano,
I M. Francesco Casino quarto guardiano, e M. Domenico Secchione
editore ne dovessero supplicare grillustrissirai signori senatore
^conservatori di Roma et anco Nostro Signore papa Gregorio De-
cimoquÌDto per perpetua corroboratione et osservanza di essi.
In nomine Domini amen. Nosloannes Baptìsta Bolognettus, lohan*
I ncs Thcodulus et Gaspar Ruggerius, Camerae almae Urbis conser-
vaiores ill.mi, retroscrìpta slatuta et consiitutioncs, dummodo non sint
coDtra bonos raores nec in reipublicae detrìmcntum et statutis Urbis
non obstcnt, confirmamus et servarì mandamus hac die i > ianuarii
X625.
Io. B. Bolognetus conservator.
[ lohannes Theodolus conservator.
Gaspar Ruggerius conscrN'ator.
{L, S.) Laur. Bonincontrus not.
Nos Ioannes Baptista Fenzonius nobilis Brisighellensis I. V. D,
[ <omes et eques palatinus, almae Urbis senator. Retroscrìpta statuta,
quatenus sint licita et honesia et non faciant contra rempublicara et
statuta alme Urbis ac monupolia non contineant, approbamus, con-
firmamus ac ser\'ari mandamus.
Datum Romae, ex palatìo Curiae Capitolii, die .xvr. ianuarii
poni. S.mi D. N. Gregorii papae XV anno tertio .mdcxxiu.
I. B. Fenzonius senator.
(L. S.) Domtnicus Berardus.
LE PERGAMENE
DELL'ARCHIVIO S FORZA-CES ARINI
[l. — 1052, 31 gennaio.
Locazione in enfiteusi ai figliuoli di Landone ed Ot-
' ione da Valmontone di parte di un castello in detto ter-
ritorio appartenente ai canonici regolari di S. Giovanni in
Luterano.
n. — 1206 f 26 maggio.
Guido di Giovanni rettore della chiesa di S, Andrea
di Valmontone concede in pegno due rubia di terreno a
Pietro di Annibaldo ed eredi,
III. — 1208, 16 marzo.
Donazione fatta da Contessa di Oddo di Petaccìo, con
assenso del marito Ubaldo Massimi, a favore di Pietro di
Stefano di Giovanni Grassi di tutti ì diritti che ha sui
castelli di Valmontone, Sacco e Giuliano.
.IV. — 1209, 24 febbraio.
Bolla d'Innocenzo III che concede il castello di Vai-
montone a Riccardo de* Conti e suoi eredi acquistato
230
K Celani
dai canonici regolari Lateranensì. « Datom Rome aji
« Later. .vi. Kal. xnart. a. .xit. ». « Cum cascrum xi
(PoTTHAST, 3^75)-
V. — 12 14, 8 agosto.
Deposito di cinquanta libre dì argento per pagare
debito alla comunità di Valmontone, fatto da Giovanni
di « Bobo Bonifilii ».
VI. — 1239, 17
Cessione dì eredità fatta da Rinaldo di Supino a Pa
Conti,
VII. — 1264, 18 agosto.
Landolfo di Ceccano dispone in testamento a tavorei
dei suoi figli e nipoti delle terre in territorio di CeccanoJ
Carpinete e Arenaria.
Vili. — 126^, ri maggio.
Ordine d' « Octavianus iudex » che si citino Lav
del fu Oddo e Odolina del fu Guido Giordani ad ìstanzal
di Giovanni Conti per Tadempimento delle convenaoni]
dotali tra loro fatte.
IX. — 1266, 29 settembre.
Concessione del castello dì Piombinara fatta da Gio- ,
vanni e Adinolfo Conti a Gregorio Fraiapane.
X. — 1271, 8 giugno.
Promissione di Nicolò Conti di non molestare .\iii-l
nolfo Conti nel possesso dei beni nel territorio di Giuliano.]
XI. — 127^, 30 settembre.
Vendita per scudi 2250 del castelluccio e pane di a*
sale detto Poggi di Flora con palazzo, giardino, vigna ed
Le pergamene delVarch. Sfor^a-Cesan'ni 2ji
siltre tenute nel territorio di Palombara, fatta da Federico,
rOttaviano, Raìnaldo e Pietro figli dì Rainaldo di Palom-
. bara, anche a nome dì Egidio e Bertoldo loro fratelli as-
[send, a Deodata di Cretone.
^XIL — 1279, 24 febbraio.
Testamento del cardinale Giacomo Savellì (poi Ono-
rio IV).
XIII. — 1279, II giugno.
Ultimo pagamento fatto da Giovanni Conti ad Altruda
da Gavigoano per la cessione fattagli dei molini situati in
detto luogo.
XIV. — 1284, 6 maggio.
Testamento di Ildebrando Conti.
XV. — 1285, 5 luglio.
Donazione fatta inter vivos da Onorio papa IV^ a fa-
vore di Pandolfo Savelli suo fratello e Luca Savelli suo
nipote con perpetuo fidecommesso nei figli maschi d'am-
bedue, dei castelli di Albano, Leone, Tor Candolfo, Ri-
gnano, Versano, Torrìta, ed altri beni in Roma &c.
XVI. — I295i 21 gennaio.
Pagamento fatto da Adìnolfo Conti all'abate di S. Ana-
stasio all'Acqua Salvia per il censo di Gavignano.
XVII. — 1300, 26 giugno.
Donazione del castello di Ieri ne fatta da Pietro Gae-
tano a Pietro e Giovanni Conti.
XVIIL — 1302, IO giugno.
Obbligazione dei signori Conti di pagare a Francesca
da Gavignano il resto del prezzo di quel castello.
232
E. Ceiatti
XIX. — 1302, 30 dicembre.
Bolla di Bonifacio Vili per la pro\nsione di un cancr:^'^
nicato di S. Pietro a Lucido Conti. « Datura Romi-^^^^^
a apud S. Petrum .111. Kal. ianuarii, pontitìcatus noso
» anno .viii. ». « Nobilitas generis vite ».
XX. — 1302, 30 dicembre.
Bolla di Bonifacio Vili ai vescovi 0 Tropico, et Aquien.
ed all'abate del monastero di S. Biagio in CmiIu Suuto*^^
de Urbe circa la provisione del canonicato dì S. Pietro
fatta a Lucido Conti. « Datum Romne apod S. Petrum,
ft .III. Kal. ianuarii, pontificatus nostri .inno.viii. »». « Kobi-
« litas generis vite ».
XXI. — 1303, IO luglio.
Concessione in feudo di terreni nel territorio di Pa-
llino fatta da Giovanni Conti a Mancino di Filippo.
XXIL — 1305, 3 giugno.
Obbligazione per 200 fiorini ricevuti in prestito, rila-
sciata da Giovanni Conti a Rinaldo di Supino,
XXIII. — 1305, 3 novembre.
Compera fatta da Giovanni e Ildebrando Conti di ter-
reni in valle de Pastini nel territorio di Piombihara, ce-
duti da Pietro di Guido Blancardo.
XXIV. — 1307, 21 maggio.
Procura fatta da Giovanni e Aldobrandino Conti a
Cataldo Cataldi da Valmontone ad interpellare Pietro
Gaetano per la sanzione di convenzioni tra loro stabilite.
Ls pergamene delFarch. Sfor^a-Cesarini 233
IV, — 15 IO. 2 novembre.
Donazione fatta dalla città dì Segni a Giovanni Conti
li una torricella vicino alla porta di detta cittì
LVI. — 1324, 24 gennaio.
Permuta fatta da Paolo Conti con la chiesa di Segni
Idei moli ni situati a Torre Nova.
[XXVII. — 1531. 16 novembre.
Il Senato Romano reafBda Castel S. Pietro.
. XXVIIf. — 1558, 25 dicembre.
Bolla di Benedetto XII che commette a Giovanni [Pa-
I gnotta] vescovo di Anagni la lite, che circa la collazione
[delia chiesa di S. Zotico, posta nel dominio temporale di
[Paolo Conti, era sorta tra esso Paolo e la comunità di Val*
I montone. « Datum Avinion. .viii. Kal. ianuarii, pontificatus
« nostri anno .v. ». «Sua nobis dilecti filli ».
XXIX — 1539» 15 febbraio.
Ratificazione di Giacomo di Leone padre dì Paola
moglie di Enrico Colonna della vendita di Lugnano a
Pandolfo Colonna.
XXX. — 1339, 15 febbraio.
Procura di Giacomo Colonna a Landolfo Colonna
per il possesso di Lugnano.
XXXI. ~ 1353, 2 aprile.
Dominio della città dt Segni dato dalla medesima
città al signor Giovanni Conti vita sua durante.
Le pergamene deU'arch. S/or^a-Cesarini 235
CXVII. — 1388, 13 aprUe.
• Cessione di tutte le c:ist e vigne, che prima furono
l^d* Antonio Colacchi e di suo fratello nel castello e nel
territorio del Frasso, fatta da Giovanni e Francesco fra-
telli Brancaleoni col consenso dì Vanna dei Tedelgarii 1
favore di Tedelgano figlio naturale del fu Giovanni Fran-
, Cesco dei Tedelgarii, cedendo questi in cambio un feudo
t che fu di Cam pon esca di Monteleone!
I XXXVIII. — 1389, 9 novembre.
Bolla di Bonifacio IX che commette al vescovo di
Segni di assolvere dalla scomunica Adìnolfo e Ildebrando
Conti. « Datura Romae apud S. Petrum, .v. Idus oovem-
tt bris, pontificatus nostri anno .t. ». « Sedis apostolica pia
« mater ».
XXXIX. — 1391, 25 settembre.
Procura fatta da Adìnolfo e Ildebrando Comi in per-
sona di Renzo Orlandi per ottenere le soddisfazioni pro-
messe da Nicolò Savelli per la ricupera dì Roccapriora.
XL. — 1392, 13 novembre.
Bolla di Bonifacio IX che concede ad Adinolfo Conti
facoltà, nella città dì Perugia e suo distretto, di trattare con
banditi per ridurli alla quiete ed assolverli anche dalla
pena capitale. « Datuni Perusii, Idus noviembris, pontili catus
a nostri anno .iv. ». « Sedis apostolice copiosa benigni tas ».
XLI. — 1398, 8 giugno.
Sentenza dei conservatori di Roma « Stephanus Pauli
Goris, Laurentius Butii Natalìs et Cecchus Catriole (?)» che
concede in perpetuo alla comunità ed uomini del castello
del Frasso l'esenzione e franchigia dalla gabella del sale,
del focatico, della grascia e loro annessi.
256
E. Celarti
XLII. — 1402,
Bolla di Bonifacio IX che sanziona le convcnziom
fatte tra la Camera Apostolica e Ildebrandino e Adinolfi'
Conti. « Datum Rotnae apud S. Petrum, .viii pootifi-
a catus nostri anno .xiv. ». « Decens reputamus et eoa-
« gruum ».
XLIIL — 141 7, 23 dicembre.
Bolla di Martino V al cardinale Lucido Conti del ti-
tolo di S. Maria in Cosmedin per la collazione del prio-
rato della SS. Trinità dell'ordine Camaldolense, diocesi di
Perugia. « Datum Constantie, .x. K*al. ianuariì, pontifi-
ci catus nostri anno .1. ». a Tum exquisitam tua **,
XLIV. — 14 18, IO maggio.
Vendita per fiorini 50 a favore di Francesco Savcllì
della quarta parte della tenuta di Grotta Marozza fuori dì
porta Maggiore di lA da Ponte Noraentano fatta da An-
tonio Candolfini zio e da Catarina moglie del fu Pietro
di Giacomo di Meo come parenti più prossimi ed eredi
della fu Agnese figlia ed erede del fu lannuzzo de Ca»
poccinis.
XLV. — 142O1 28 ottobre.
Bolla di Martino V a favore di Battista Savelli al quale
conferma tutti i privilegi e tutte l'infeudazioni di città, terre,
castelli, ville, fortezze, tenute ed altri beni precedentemente
concessi alla casa S avelli dagli altri pontefici. « Datum
Romae apud Sanctum Petrum, .v. Kal. novembris, pon-
« lìficatus nostri anno .ut. ». «Tue devotionis integritas».
Le pergamene deil^arch. Sfor^a-Cesarirti 237
XLVI. — 1428, 9 giogno.
Bolla di Martino V a Battista di Romandia di poter
impiegare in utilitA e comodo de' pupilli eredi del fu Bo-
nomo Conti di Poppiero 800 fiorini d^oro in soddisfazione
di parte del prezzo di Castel Manardo e Mileto, venduti
a detti pupilli da Antonio Colonna. « Datura Roniae apud
« Sanctos Apostolos, ,v. idus «unii, pontificatus nostri
« anno .xi. ». « Cum nos dudum hcredibus ».
XLVIL — 1430, 21 settembre.
Vendita per fiorini 220 della tenuta detta de* Cancel-
lieri posta fuori porta S. Sebastiano vicino al territorio
di Castel Savcllo fatta da Nuzzo di Cecco Ricoccia e da
Luca dì Lello Ricoccia nobili romani a Francesco di An-
tonio Savelli signore di detto castello. « Actum Romae
o in mon. S, Salvatoris S. Balbine, Nìcolaus de Sabellis
« notarius 0.
XLVIIL — 1432» ^^ maggio.
Vendita fatta da Antonio Colonna principe di Salerno,
da Odoardo Colonna duca de' Marsi ed Alba e conte di
Celano e dal cardinale Prospero, fratelli, del castello diruto
detto Malaffitto, della tenuta di Valle Riccia, della corte di
Pantano, Selva Piana, ed altri terreni intorno alla Riccia
a Francesco Savelli per 1197 scudi d*oro.
XLIX. — 143^, 28 febbraio.
\ Vendita 'fatta per fiorini 50 e bolognini 1 2 da Fran-
cesco Savelli a Nicolò di Renzo e ad Antonio Rotondi di
Genzano d'una pezza di terreno detto la Vazzola nel ter*
ritorio di Malaffitto valle Pantanella vicino il territorio
delle due Torri.
238
B Cetani
L. — 1456, 28 giugno.
Concessione in enfiteusi a teiza generazione fana di
Gioranni Orsini abate e dai monaci e convento deirabadiil
di S. xMaria di Farfa a Cola di Venanzio, ad .Ajitonio Jii
ser Domenico ed a Bartolomeo d'Antonio Giovanni di|
Monte Cosaro di un molino spettante alla chiesa di
S. Maria 0 de pede Clentt », soggetta al suddetto monastero, I
posto nel territorio di Monte Cosaro, contrada di MolUaro,
distreno di Morrò Valli, per l'ann» risposta di due some
di grano al preposito della detta chiesa di S. Maria
pede Clenti».
LI. — 1457, 23 dicembre.
Bolla di Eugenio IV che conferisce un canonicato
nella chiesa di S. Gervasio in Traiecto a Giovanni Giorgio
Cesarini. e Datum Bononie, anno ìncarnationis dominice
« .MCDXXXvii. .X. kal. ianuarii, pontificatus nostri anno
« septimo ». <t Littcrarum scientia».
LII. — 1458, 29 ottobre.
Bolla di Eugenio IV che nomina protonotario apo-
stolico Giovanni Giorgio Cesarini. « Datum Ferrariac,
« anno .mcdxxxviii. quiirto kal, novembris, pontificatus
« nostri anno oaavo ». cPii patris altissimi».
LUI. — 1441» I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini,
legato in Polonia ed Ungheria, dandogli facoltà di dispeasart
da tre e quattro gradi di consanguineità. « Datum Fio-
« rentìc, anno Domini .mcdxxxxi. kal. martii, pontificatus
« nostri anno undecìtno». « Cum te ad Ungarie, Polonie ».
Le pergamene delFarch, S/or^a-Cesarini 259
I
l
I
I
[LrV. — 1441, I marzo.
BolKi di Eugenio IV che di facoltà al cardiiiiile Giu-
liano Ccsarini di celebrare messa avanti giorno. « Datum
in Florentie » &c. « Cum te ad Ungarie, Polonie »,
LV. — I44i> I marzo.
r Bolla di Eugenio IV che conferisce al cardinal Giu-
liano Cesarini la facoltà di concedere notariati. « Datum
L« Florentie» &c. 0 Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LVI. — 1441, I marzo.
I Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
dandogli facoltà di dispensare dal difetto de' natali. « Da-
« tum Florentiae » ^:c. « Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LVIf, — 1441, I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Ces.mni
dandogli facoltà di conferire benefizi a' familiari- « Datum
^ Florentie» &c. «Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LVI IL — I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
dandogli facoltà di dispensare indulgenze di un anno.
•k Datura Florentie » &c. «Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LIX. — 1441, I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
dandogli facoltà di assolvere dai sacrilegi. • Datum FIo-
,« rentie » &c. « Cum te ad Ungarie, Polouie ».
LX. — 1441, I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
dandogli facoltà di assolvere dufante la sua legazione da
£". Cetani
casi rìsenad. « Datum Florentie » &.C. • Cam te ad Un
• garic, Polonie ».
LXI. — 1441» I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarinii
assolvere sacrileghi, incendiari di chiese e dispensare
r irregolarità. « Datum Florentie « &c. « Cum te ad Uà
ttgarie, Polonie».
LXn. — 1441, I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarinl
tenere ai suoi servigi religiosi di vari ordini, a Datum Fio-
a rende « &c. « Cum te ad Ungarie, Polonie » .
LXIIl. — 1441» I marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini 1
solvere dalle scomumche maggiori, « Datum Floreode o&c. j
«Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LXIV. — 1441, I marzo.
Bolla dì Eugenio FV al cardinale Giuliano Cesarini di
ammettere rassegne di benefizi riservari alla Santa Sede,
a Datum Florende » &c. « Cum te ad Ungarie, Polonie •,
LXV. — 1441» r marzo. ^^H
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
per dispensare cinquanta pred dai read di sangue. « Da-
«e tum Florende » &c. « Cum te ad Ungarie, Polonie ».
LXVI. — i!l4i, r marzo.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
di indulto ai suoi famigliari a partecipare ai frutd dei be*
nefizi anche nella loro assenza. « Datum Florentie » &c
« Cum te ad Ungarie, Polonie ».
Le pergamene dell'arch. Sfor^a-Cesarini 241
LXVII, — 1442, 5 agosto.
Bolla di Eugenio IV al cardinale Giuliano Cesarini
' con facoltà di dispensare anche ecclesiastici in casi in-
j compatibili. «Datura Florentie, anno .mccccxlii. .ih. non.
« augusti ». « Cuni te ad Ungane, Polonie ».
LXVIII. — 1445, 6 marzo.
Bolla di Eugenio IV che nomina il cardinale Giuliano
Cesarini vescovo di Frascati. « Datum Romae, anno in-
a camationis dorainice .mccccxlhl pridie non. martii».
i« Ad exercendum universalis Ecclesiae ».
LXIX. — '443» 13 "^•'iggio.
Bolla di Eugenio IV di concessione delle decime al
Ire di Polonia ad instanza del cardinale Giuliano Cesarini.
k« Datum Senis, anno incarn.itionis dominice .mccccxliii.
[a tertio idus mali». «Ad praeclara devotionis a.
LXX. — 1443, 23 maggio.
0 Bolla di Eugenio IV che conferisce la carica di peni-
tenziere maggiore al cardinale Giuliano Cesarini. « Datum
H 0 Senis, anno incariiationis dominice .mccccxliii. .x. kal.
H o iunli ». o Venerunt a tua circumspectione ».
LXXL — 1444, 24 novembre.
■ Donazione irtler vivos fatta da Francesco e Paolo del
■ fu Giovanni Andrea de' Brancaleoni di Monteleone a
Simodea loro sorella carnale e suoi eredi e successori di
itutto il castello di Casaprota (o Caligrotta) e parte del
! listello di Monteleone, della Torricella e del Castel di
[Rocca Salice, Selasale, case, vigne e altro, posto in Sabina,
[con la riserva dell'usufrutto vita loro naturale durante.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XV. l6
XP
■88 4l
LXXIL — (454. i «^BSEu
Vcadici £ BBi fam 4et
Amofiio «li Gamum jlbB&ci
GUomio ColidDBSsv» «ase
rìni per 1500 daoB i* -^ ^
ila qocsi'ulDfDOw
LXXIIL — 14^1, 15 ccsfaiEe;.
BoQj 4IÌ Pio H al V1CB» (fet vcKvvo «fi Btan
venni f de Scabffios • onfeauJog^ iH pceader i
1 tcrrcQi in ccfriBono cd JMoobc ^**''M^f s j
r^ 72101* • Oatmii Kaoue^ auio
. ( :cccLXL ùios ooBbn» ». «Ex
« de wper ».
LXXIV. - 14^3. «o genittio.
V«ndiu fatta dalla R. C A. a ouiiis^iiar ^ ^
•urini, a Lelio e Giacomo ddla VaEe, per &iiìd~((ji»'
d*oro di Cimerà, di Monte Asola, Canolnpo, Fag&aa,
)* i'« Molano, Montocio, Cascel Oeodato amSxMfS
MIC di GtKomo dd fa Batcìsa SaTdE
I.XXV. — 14^4» 29 «ag^o.
HolU di IMo II die legicnnu Ettore e Meiea^
iuiuir<itl di Antonello da ForB capitano di cavailena
mWUW |»>i|uli. « D.ttum Komae, anno ìncaixtatioots daaà'
«Hk« .McCCCUfV. av. kal. imùi>. «Illegcttzme geanosi.
IXXVI. 1466, 28 febbraio.
•rdia tra Pandolfo del fu Giovamù Batsisca^
> irte e Guglielmo e Manaoo Savelli djiTil&v
^ i a questi ultimi delle terre 'm temtono di
l*iil<tiitharii «d Aspro per ducati ventimila ottocenca
Z* pergamene delVarch. Sfor^^a-Cesarìni 245
LVII. — 1466, 17 aprile.
Patente del cardinale Angelo Capranìci, commenda-
io della chiesa dì Rieti, a Nicola Stefano Petrucci di
•rasso, famigliare di monsignor Giorgio Ccsarini, a! quale
inferisce la rettoria della chiesa curata di S. Giovanni,
iella chiesa della Torricella con altre chiese rurali an-
lesse a presentazione di Francesco Matteuccio e Barnaba
ìrancaleoni di -Mouteleone e di Semi dea vedova del fu
)rso Ces.irini, Gaitosa e Giovanni figli del fu Giovanni
P^ndro:! Rr.irualconi. 4
-XXVIII. — 1466, 26 giugno.
Possesso preso da Gabriele Cesarini in vigore di sen-
enza contro Pietro Angelo Orsini di due terze parti- del
castello di Monteleone, una come spettante a sé e l'altra
tjome di Semidea, e possesso preso dell'altro terzo da
•rancesco de' Brancaleoni e donato dal suddetto Fran-
cesco a Gabriele Cesarini insieme agli altri beni di Oli-
l-Treto e Torricella.
ÌLXXIX. — 1466, 23 agosto.
Convenzione tra Brigida e Givosa e Giovanna figlie
di Giovanni Andrea Brancaleoni per la divisione dei beni
paterni e per la successione dei castelli d'Ornaro, Colle
Piccolo, Torricella, Oliveto e Monteleone.
LXXX. — 146^, I dicembre.
Divisione dei vassalli t feudi del c;istello di iMonte-
leone, posseduti prima in indiviso tra Matuzio e Barnaba
Brancaleoni, Gabriele Cesarini e Pietro Angelo e Troilo
Orsini.
Le pergamene dell* at eh, Sforja-Cesarim 245
Ili a nome anche dei suoi fratelli del castello diruto della
iccia spettante a detta chiesa col castello parimente diruto
to Borgheno spettante ai fratelli Savelli,
1^ Segue la permuta fatta dal suddetto Mariano e suoi
^vatclli del castello diruto della Riccia col cav. Pier Gio-
^vanni Savelli per rubia cento di terreno, cìoò la tenuta di
B&rotta Scrofano, la pedica di là dal Fosso, altra pedica di
S. Palomba, !a metà della tenuta di Torre del Vescovo &c.
LXXVI. — 1475, 22 marzo.
'Quietanza e rinuncia di tutte le loro ragioni sopra Pa-
jrabara ed Aspro fatta da Pier Francesco ed altri figli del
Pandolfo Savelli a favore dì Giovanni Battista, Mariano
Battista Savelli.
LXXXVIL ^ 1476, 24 aprile.
Patti e convenzioni tra Giovanni Battista Savelli, Ma-
kano e Battista suoi fratelli per una parte e Pier Giovanni
5avelli dall'altra intorno alla loro buona armonia e per il
srovemo di Palombara.
,XXXM1I. — 1481, 4 aprile.
Vendita di case con palazzo ed orti in Roma in luogo
le Milizie fatta dai Colonnesi agli eredi di Otto
^onti.
[IX. — 1483, 12 settembre?
Vendita per 100 ducari di una parte del castello della
rorricella posto nella diocesi di Rieti tra Poggio S. Lo-
renzo, Ornaro e Rocca Sinibalda, col diritto di dominio
sopra i vassalli di detto castello, fatta da Giacomo di Cecco
ZI Hr^r: .1 IZZr
-%7—^ 3rr,-Tfc Ti T art
Le pergamene deìVarch. S/or^a-Cesartni 247
XIV. — 1489, 28 marzo.
Nuova investitura del Castello di S. Pietro in Formis
l(oggi detto Campo Mono) fatta dal capitolo di S. Gio-
[vanni in Laterano a favore de! cardinale Giovanni Battista
Idi Battista e Mariano Sa velli.
[XCV. — 1489, 2ì luglio.
Vendita per 1300 ducati della quarta pane della tenuta
' di Cerqueto fatta da Lelio Capodiferro al cardinnle Gio-
vanni Battista Savellr.
|XCVI. — 1489. 31 luglio.
Vendita per ducati 125 fatta da Lucrezia vedova d'An-
tonio « de Arcamonibus » anche a nome dei suoi figli al
cardin.ale Giovanni Battista Savelli di una vigna situata
fuori pona Appia, assumendosi il detto cardinale l'obbligo
di pagare ogni anno una divallata di mosto alla chiesa
di S. Adriano.
XCV^IL — 1489, 16 settembre.
Donazione inkr vivos fatta da Fabrizio Colonna a fi-
vore di Stefano Bosi dì una casa in Civita Lavinia, di
una vigna in detto territorio e di due pezzi di terreno,
ogni cosa franca di canone.
XCVIIL — 1491, 15 marzo.
Sentenza a favore del cardinale Giovanni Battista Sa-
vclli e de* suoi fratelli per la reintegrazione nel possesso
del castello di Monte Asola del quale erano stati spogliati
da Luca, Giovanni e Pietro figli di Pandolfo Savelli uni-
tamente ad Onorio del fu Filippo Savelli.
Le pergamene delì'arch. Sfor^a-Cesarini 249
iel detto popolo romano acciò possa con più comodo
fare le spese dei giuochi di piazza Navona e Testacelo.
\m Datuin Romae apud Sanctum Petrum, anno .mccccxcix.
[« kal. iulii ». «Nobilitas generis ac praeclare » (i).
E« Celanu
(i) Delle pergamene conservate nell'archivio Sforxa-Cesarini,
(circa seicento, ho preso nota solamente di quelle che possono in-
Itercssare la storia e topografia dì Roma e provincia e recare luce
alle Éimiglic romane, specialmente dei Conti, Savelli e Cesarini,
Inon oltrepassando, quale limite di tempo, il secolo xv. Adempio
j pertanto al dovere per me gratissimo di esprimere la maggiore rico-
fnosccn/.a al duca D. Francesco Sforza-Ccsanni che mi ha liberal-
[mente dischiuso il suo archivio domestico e permesso di comunicare
j^ studiosi questo elenco di documenti, ed all'amico cav. Ruggero
ari che, d'incarico d'esso duca, mi fu di aiuto prezioso nella
erca dì essi.
Visioni di s. Francesca Romana
TESTO ROMANESCO DEL SECOLO XV
KnrBDirro sol codice oricixa.le
CON APPUNTI GRAMMATICALI E GLOSSAKIO
(ContìDuadone e fine, vedi voi. XIV, p. 363).
Sequita lo tractato corno la beata Francesca fu menata
in sancta visione ad vedere lo luoco Jcl Purgatorio.
SECUNDO che essa beata Francesca predìcta disse ad mi suo in-
degno patre spirituale, per virtù de sancta obedientia, de puoi
che fu menata in sancta visione ad vedere lo inferno, dello quale
I è sopM dicto alcuna cosa de quello abysso, fu anche menata ad %*c-
jdere lo luoco de purgatorio Nello quale erano tre luochi (1), uno
I de socto, l'altro in roieso, ei l'altro de sopra. Et vide nella intrata
certe lectere scripte le quale dicevano: Purgatorio, luoco de spe-
ranza, «Se aco lo intervallo per lo desiderio. Et lo glorioso angìlo
[ Raphaello sopradicio, lo quale anche stava in compagnia de essa
[beata, il disse ad essa humile anelila de Cristo: Questo è lo luoco
I che se chiama purgatorio, dove l'anime staco ad purgare li loro
l defectt, lo quale è luoco de spt:ransa Et nello luoco de socto dello
I dicto purgatorio, ve era pena tucta de fuoco» lo quale fuoco era
[chiaro, dissimile ad quello dello inferno, perchè era nero, comò è
dicto sopra nel suo tractato. Et lo dicto fuoco aveva la fiamma grande
I & roscia, non però che dossi splendore ad l'anime che ve so» & però
ì l'anime che so in quello, aco sempre la tenebra nello exsteriore, ma
■ 80 allustrate nello interiore per la gratia che aco, che intiendo la
venti, & anche per lo tiempo terminato. Et quelle anime, le quale
avevano fadi li grandi peccati, so messe dalli gloriosi angeli, li
quali fuoro dati alle diete anime dalla loro infusione in esso fuoco
(I) e. i|4«.
252
Od, "Pdaei
ad purgare; et staco in esso grave fuoco secundo la quantità & qualità
delli peccati che aco commessi (i). Et sentendose essa beata la so-
pradicta compagnia allo suo lato, non però che avessi spavento, & né
affanno, corno aveva quanno vide lo inferno, et che abisognassi
che lo dicto Raphaello li dessi animo & confuorso per le desperate
pene che vedeva, ma era dechiarata dallo dicto Raphaello delle no-
tabile cose che vedeva. Et lo dicio fuoco inccndea et cruciava più
una anima che l'altra. Et advenga che tucte l'anime fussino coperte
dalla Hamma, <\ua\\nQ ve erano messe, tamen lo dicco fuoco incen-
deva & tormentava certe anime, secundo la quantità & qualità delli
peccati. Et l'anime corno venivano purgando & erano purgate, ad
poco ad poco venivano sailendo & gcssendo della fiamma, dandorae
essa beata tale exempio; ad muoJo che la creatura cresce ad poco
ad poco, & quello crescere che fa non se vede, ma puro però cresce
& faose grande. Et questo è de Tanime le qu;)le stando nello dicto
fuoco, perchè ve staco luongo tiempo. Et advenga che non se vegano
sallire & gessire, tamen puro ne gescono ad poco.
VIDE essa beata ancilla de Cristo che li demoni) li quali fuoro
dati alle anime, le quale stavano nello dicto fuoco dalla loro (2)
infusione ad temptarele, comò è sopra dicto nello tractato dello in-
ferno, tucti stavano dalla parte sinistra, vero fore dello dicto fuoco.
Et le diete anime avevano da li dicti demoni] molta pena della loro
orreblle visione, et anche dello grande improperio che essi demoni]
dicevano alle diete anime. Cioè che tale pena li era data, perchè _
avevano offeso lo loro dio creatore et redcraptore et gubernatòre, ■
et avete scquiti li nostri illusioni & sugesiloni, & siteve facte subdite
ad noi, & per ciò pagliate questo tormento & simile improperio.
Della quale visione & improperatione le diete anime ne avevano
grande pena, advenga che magiure pena avessino della impropera-
tione per lo remproperare le offese facte. Ma le diete anime non ■
avevano dalli dicti demonlj altri tormenti perchè stavano fore dello
dicio luoco. Et essi demonij ne erano cruciati dalla divina iustitia,
perchè anno perdute le diete anime.
A ve» E disse essa beata che tucte quelle anime, le quale stavano
nello dicto luoco nello fuoco, per la grande pena tlie sentono,
chiamano con voci piatosi, continuamente dicendo, che mal non re-
1
(0 e. IH e.
(») e. IHD
ì'isioni di s. Jrancesca Romana
253
IMftno <r Misericordia» signore ». Et chiamano con tanta af!èctione,
fA(l) tanto piatosameme, che non se ponrìa ymaginare per persona
huroana ; conoscendo tucte veramente & quanto ìustamente la divina
iustitia li dao tale pena, & quanto bene esse la meritando. Et però
chiamano continuamente « Misericordia, signore » tanto atfectuosa-
mente & piatosamente. Per lo quale tanto affectuoso chiamare, ne
recipo grande consolatione & refrigerio, non però che siano cacciate
dello dicto fuoco, ma aco tanto lo sguardo alla divina bonità & be>
dignità et misericordia, conoscendo quanto iustamente pa(;cono la
pena, che ne recepeno refrigerio & consolatione, Si staco molto con-
tente. Aco anche la speransa de andare alla beata gloria, della quale
cosa aco grande refrigerio.
DISSE anche essa beata Francesca dieta, corno tucte quelle anime
per cognitione intellectiva conoscevano li peccati l'una l'altra,
éc per que peccato avevano la pena, & per quanti peccati, tucte es-
sendo contente della iustitia punitiva. Vide anche essa beata che lo
glorioso angilo, lo quale aveva custodita Tanima dalla infusione,
menava la dieta anima allo dicto luoco dello fuoco, se lo aveva
meritato ; & sìt mmi^o che aveva facta la offesa, era messa nello fuoco
per la ordinata (2) iustitia divina, & esso glorioso angilo aspectava
la dieta anima dalla parte dextra dello dicto luoco; & cosi tucti li
gloriosi angeli, H quali avevano custodite le diete anime dalla loro
I infusione nello ventre materno, stavano dalla parte dextra, et lì de-
monij pur dati dalla infusione, dalla parte sinistra forc dello dicto
* luoco.
j T li suffragii qudn«o se faco per l'anima, la quale sta in purga-
torio, non solamente in questo luoco de socto, ma anche ne
Tahro, dalli amici & consanguinei per carità, so presentati alla divina
magesti dallo glorioso angilo, lo quale guarda l'anima de quella
persona che fa lo bene. Et la divina ordìnatione li presenta ad l'an-
gilo, lo quale ao custodita l'anima dalla infusione, per la quale è
facto lo bene. Lo quale angilo sta de fore dello purgatorio dalla
parte dextra, & esso angilo comunica lo dicto bene ad quella anima,
per la quale so facti li soffragii. Anche disse essa beata Francesca,
corno Tingilo, lo quale è dato ad custodire l'anima dalla infusione,
I ttictì buoni operationi et locutìoni che l'anima fao existente in carne
(I) e. tJJ*.
(a) e. «j$».
254
qM. Telaej
mortale, li presenta alU diviniti, & per contrario lo demonio accusa
li peccati (i).
Ct quanno la persona vivendo se lassassi in testamento o vero
JL> in aliro muodo, che de pò la soa morte li fussi facto certo bene,
ieniosine, o vero altri suffragij, & coramcctessilo ad executori o vero
ad altre persone, che li facessino txìx bicni, lo benigno signore dio
subito acccpta & recipe ucundo la liberalità de essa persona, la quale
se Tao lassata; cioè che se lassa liberamente che 11 sia facto subito,
lo signore li dao lo merito, se proprio non li fussi dato o vero facto
quello bene, che ao lissato da executori, o vero da altre persone
alle quale lo avessi commesso. Perchè lo signore gratìosó piglia U
Ubera bona volontà della persona, la quale sello lassa, &. non guarda
alla iniquità della persona, alla quale fussi commesso, che noUo vo-
lessi fare. Ma quando essa persona, la quale se lassa lo bene, ve
mectessi tiempo che non li fussi facto prestamente, avendo respecto
alla carnalità, sensa vera necessità, affectionata ad altre persone,
questa tale persona che se lassa lo bene non è satisfa età dallo si-
gnore dio infmc allo terminato tiempo, s4cundo che se ao lassato.
Et questo è per lo lìbero arbitrio, che sccutsJo che (2) essa dao,
recipe.
DisàE anche essa beata che quelle anime, le quale stavano nello
fuoco dello dicto luoco, per le quale erano facti li suffragij per
carità dalle persone che staco nello mundo, quasi (j) poco li mancavano
la pena, ad respecto della grandissima pena che aco. Anche se guarda
secundo la quantità del li suffragi) & sccundo la qualità delle persone
che li fanno, cioè secundo che stanno in carità quelle persone, le
quale facó li suffragi). Ma li suffragij, li quali se facevano per Tanime,
le quale stavano nello luoco de mieso dello purgatorio, giovano
assai più, perchè avevano molto menor pene dalla divina iustitia
ordinate.
ANCHE disse essa beata Francesca, corno lo fuoco che stao odio
luoco de socto dello inferno, dao magiore tormento, perchè
è pili forte che lo fuoco che sta nello luoco de mieso Se de sopra
dello dicto iofemo. Et lo fuoco, lo quale stava nello luoco de socio
(0 e. ijjc. (a) e. tjiD.
()) J) coi. ha: nello quatt
Visioni di s, Jrancesca *7(omana 255
argatorìo, era quasi simile allo fuoco che stava nello luoco de
dello inferno. Vero che ve era differentia, perchè lo fuoco
> (i) inferno era nero & obscuro, ma lo fuoco de purgatorio
tra chiaro, corno è sopra dicio nello principio de questo tractaio
anche nello tractato dello inferno. Vide essa beata in esso luoco
socto Icctere scripte le quale dicevano « Meritorio ».
AVENDO rcceputo lo sanctissimo sacramento della eucaristia, essa*
beata anelila de Cristo Francesca da mi suo indegno patre
pirituale, stando in extasi, per virtù de sancta obedientia me disse,
amo lo luoco dicto de socto de purgatorio era divìso in tre parti:
nella più penosa parte, ve stavano l'anime de sacerdoti, & nella
ilicta parte era lo fuoco più ardente; ne Taltra parte erano l'anime
chierici, li quali aco auti TalTri ordini sacri, nella quale parte
Tiion era tanto lo fuoco ardente; et ne Taltra parte erano anime de
olari, ho mini et femine, li quali avevano facti li molto gravi peccati
li, & in tale parte era menor pena de fuoco che ne l'altri 'doi
1 dicti. Et advcnga che li sacerdoti non avessino commessi tanti
Fpeccati gravi & poderosi, quanto avevano commessi li secolari (2),
amen erano messi in raagiore pene, per cascione della dignità che
I anno auta, la quale non aco mantenuta corno debero. Anche pate-
[vano niagiore pena, perchè abcro magiorc conoscimento che non
labero li secolari. In simile muodo intiendi delli chierici. Disse anche
E«ssa beata che, advcnga che l'anime de sacerdoti, corno è dicto,
ktessino tucte in una parte, tamcn avea più pena una che l'altra,
ucundo li peccati colle loro circunstantìe, & secundo la quantità
Iét qualità delli peccati. Anche secundo lo tierapo, perchè corno è
punita l'anima della pena dieta, cosi ve stava più tieni pò. Simile-
mente iot-endi de l'altri doi parti dicti, cioè de l'anime che ve erano
in e&si luochi; et queste diete materie ultime disse essa beata, perchè
ad quella hora che uno sacerdoto passò de questa vita mortale, in
quella medesma hora, la quale fu de nocte, fu mostrato in visione
ad essa beata, perchè lo conosceva. Et vide Taulma dello dicto sa-
cerdoto con uno panno nansi alli suoi occhi, intiendi, sano lectorc,
|>crché li fu cosi mostrata. Et fu dicto ad essa beata stando nella
^Mìcta TÌsionc, comò tale (3) vituperio aveva la dieta anima, perchè
^nveva satisfacto lo suo desiderio nello magnare, secundo Io suo ap-
H'petlto; anche che non se era exercitato secundo la dignità che abe
nella cura delle anime che aveva. Et però quella anima fu messa
(0 e. Ijéi. (a) e, 1)6».
(,)c. 136 e.
Visioni di s. Jrancesca Romana 257
«ti, le quale dal principio fuoro messe nello fuoco, nello luoco de
Wcto.advenga che per ciasche peccalo raonale ve stessìno septe anni,
tìmcn puoi vengono nello luoco de mieso, & per ciasche peccato
tortale anche stavano in questo luoco de micso cinque anni \ li quali
''a<}ue anni se possono abreviare per li suffragi) factì dalle persone
clic staco nello mundo, si ad quelle anime le quale gessivano dello
luoco de socto, et sì ad l'altre che venivano dalli loro cuorpi.
ANCHE in questo luoco de mieso, non era tanta pena ad gran
facto, corno era nello luoco de socto, per molti respccti- Pri-
mamente quanto alle penc(i), perchè altra pena ò quella dello fuoco,
che non è quella delli tre parti ordinati sopradicti. La secunda ra-
scionc è per la orrebile visione delli demonij, la quale era nello luoco
Idc socto, che non era nello luoco de mieso; perchè <\uauno stanno
^anirae nello luoco de socto, aco la visione delli demoni], ma puoi
fcbe sallono o vero vanno allo luoco de mieso, non avevano più tale
pistone ; & così Taltre anime le quale ve intrarono dallo princìpio,
perchè nello luoco de mieso non è tale visione. Perchè, conio è
dicio nello tractato de l'inferno, puoi che Tanime, le quale fuero date
^Hdalla infusione loro alli demoni], gescono dello luoco de socto de
^^Burgatorio, essi maligni spiriti vaco con l'altri demoni), li quali
^Huiuio nel mundo infra noi, li quali so molto vili & tristi. La tersa
^^asctone è, perchè non aco lo improperio dalli demonij delli peccati
commessi, linde se non ce sonno li demoni], non anno lo loro vn-
Properio. La quarta rascione è, perchè nello luoco de socto per
lasche peccato mortale ve stando sepie anni, ma in questo de micso
so ordinati cinque anni. Et nota bene dello tic rapo che la beata
^^uaimo fu menata allo inferno in visione dieta, & puoi Io purga-
^Horio, era bora vespertina (2), &c durò in line ad hora completoria,
che fu poco ticmpo, & tamen ad essa beata lì parse che fussi grande
tìcrapo. Considera quanto pare magìore lo ticmpo ad l'anime che
$0 in esse pene. La quinta rascione è, che nello luoco de socio pia-
tosamente chiamano misericordia, ma nello luoco de mieso, lau-
danno & rengraiianno lo signore dio. La sexta rascione è, perchè
lì suffragi], o vero bieni facti dalli consanguinei & amici per carità,
faco magìore utilità ad l'anime, le quale staco nello luoco de
lieso, si quanto alle pene, & sì quanto allo tiempo; cioè che se
messe da l'angili nelle diete tre diverse pene & mutate da una
bena ad l'altra, le quale erano grande pene, tamen per li suBragij
(0 «• «17"-
(3) e. 137 e.
fCkivio detta R. SoiiHà rom.ina di storia patria. Voi, XV.
>7
25»
die fd6 fàco per carici.
più tn qoeste lasco ^
IBÌCM» la peiu, cbc in qadlo de socto. Et ancbc valeoo p«& Q «tf>
Ìn0ì in qoesto Ibogd «le niieso, tfa*mo allo ticaxpo^ perche i
dbc vr sia qc^bOo die per càudbe peccala moTtalc ve
cin<|ar aaaS, tanca per fi soffingq» scili mandtt lo tiesnpo i
la ^oaatìti & qaafiti de essi «oftmpi, et sfiondò la (t) ^caliti I
perraoe die Cico ti tficd softagq, a<oiWo che siaco in caiItLi
tanto die se l*aiiana ce dercsa stare loaogo tSempo, o vero i
ne genetia prescanmne. Ex qnestt» è generale *d tccce raaiOM;]
qaaSe so ndlo Sao loooo de miese, si Md quelle le quale
daOo InocD de aocto» & ^ ad qodle die vt xzMraDO dallo
Ma odio booco de socco Tdeno li saffirag^j qoanto alle pene.
DrssE aocbe essa beata, comò advenga che G so&agi)
pilememe siano udii ad ranimc per le quale so facti. le (^;stÈ^m
tatiant stando odio Inoco de miesa, & andie in qaeìlo de socto, l^M
meo andie faco odljtA ad ranìme, le qoale so in tacto (3) pmg^iodf^
et questo per la sancu carità. Ma li siz&agi|, li quali se fuco per cacai
dalli anùd de oosuai^aind per ramrae, le quale staoo in
beata, aBe quale non so abisoogno, prioapalmente £ico ctiliti i
quelle persone che li faco, & puoi £100 ntìHti ad quelle amme, k
quale non aco suffragii da persone vivente in carne in paxtìcdariti
Le quale anime staco in purgatorio, et aodie tali suSragij resdttfO
in utiliti de tucte Tal tre aoime, le quale staco in pai;gatorio (5), A
questo per Li cariti che anno iunemL Anjie disse essa beata aoeflU
de Cristo, che li sulSragij, li quali so facti dalle persone vìresoe i
carne mortale, per quelle anime le quale fussino dampoate, tali i
fragij non faco nulla utilità ad esse anime, perchè so perdute, <
anche $0 utile ad ranime, le quale staco in purgatorio, ma
gano in utilità de quelle persone vivente che &co essi sufingiÌ>
Vide essa beau dicu certe lectere scripte nello dicto luogo de wàoù^
le quale dicevano, corno per ciasche peccato mortale re dego stare
ranime cinque anni, se non selli faco sufiiagif. Anche oeilo dicto
luooo de mieso ve stavano lectere scrìpte le quale dìcertoo • Put*
gatorio ».
aodlb
3
(1) e. i|7o.
(a) il («4. *«• le qwkk Ì8 toclo
(Oc 118*.
Visioni di s, Jraticesca l^omana 259
|T puoi che essa beata anelila de Cristo Francesca vide li doi
' dictl luochi dello purgatorio, li fu mostrato lo luoco de sopra de
s$o purgatorio, lo quale era luoco de reposo sensa altra pena, ma solo
ic refrigerio. Nello quale era acqua grandissima resurgenie, belledis-
Mma, nobilissima et pretiosissima, la quale faceva grande lìume cur-
nlc. Et l'anime, le quale erano state ad purgare nelli dicti luochi,
che avevano fornito Io tiempo secundo la divina dispensatione
ella (i) loro purgaiione, sallìvano in questo luoco de sopra. Nello
qaale stavano ceni angeli ordinati sopra de ciò, li quali pigliavano
Tanime che avevano purgati lì loro peccati, & mcctevanolle nella
dieta acqua, per uno exefnpio in quello muodo che la creatura se
lbapti<;(;a, advenga che le diete anime fussino alTonnate rictc; «Se pre-
[stamente erano cacciate da essi angili dicti in tale muodo, che lo
Qcrgere & tragere era uno acto, advenga che ne fussi cacciata molto
Jpiù prestissimamente una anima che l'altra; & questo secundo che
iranima aveva facto li grandi peccati et molti, & in essi peccati
era stata lordata, & che più era stala nelle pene. Nella quale acqua
LAVCvano grande refrigerio, A consolationc, et allegrci;<;a sensa altra pena.
ViDf-: anche essa beata Francesca che cene anime venivano dallo
mundo, le quale non erano messe nelli doi luochi sopradicti
d« purgatorio, ma sensa altra pena erano messe dalli dicti angeli ad
ciò deputati nella dieta acqua, &, molto più prestamente ne erano
[cacciate che l'altre anime, le quale erano state ad purgare nelli so-
I pradicti luochi. Et queste erano l'anime delli homini & feraine (2)
[che erano vissi nello mundo ìustamente, li quali fecero degna & sa-
tisfactoria penitentia delli loro peccati commessi, & fecero buoni
^operationi, & fuero uniti colla divina volonti. Anche ce erano l'anime
de quelle persone, le quale recepiero Io martirio per amore de dìo,
! et anche ve erano l'anime delli pargoli bapti^at» che non fecero
[peccati. Si che nulla anima creata quanto fussi stata de bona vita
neUo mundo, & avessi facte grandissime penitentìe, et rcceputi
E^odi martirij, non pò andare alla beata gloria che non sia mersa
in essa acqua dieta, la quale acqua è purificativa et nectativa, salvo
le dei anime privilegiate, l'anima dello signore Yhesu Cristo & della
soa sanctissima roatrc vergine Maria. Stavano in esso luoco sopra-
dicto certe lecterc scripte, le quale dicevano : a Mundatìvo ». Si che
(0 e ijSi.
(1) e. 1)8 e.
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Visioni di s, Jranc€sca Romana
261
|issE anche essa seraphtca Francesca, che la pellegrina anima, la
quale deve stare nello choro seraphico, non veo ad essa
airoa (i) l'angìlo dello dicto choro, corno è dicto de raltrì. Ma
indo la pellegrina anima nello dicto luoco, sino de Abraaz, li veo
suono de incogitabìle melodia con suavità & dolcezza, collo
vao la pellegrina anima, & saltendo passa tucti li cori, & è
Ita nello choro seraphico & ncUa suntia ad essa ordinata; & in
Je muodo va la nobile anima, ma in altro muodo che non dìcemo
rivendo. Et volendo parlare in generalità de tucti chori, quanno
Paaime sallono, che so levate dello sino de Abraaz, corno sallono
le stantie dello choro, tucti Tangeli de ciasche stantia ne faco
randissima festa con exultatione & gaudio. Et puoi che sallono ad
Taltro choro per le stantie, senne fa magione festa, et sallendo ne
l'altro, Senne fa molto maggiore festa; sempre crescendo le alegrezze
lo iubilo quanto più sallono in alto alli supremi chori. Et così le
ilegiine anime sallono, & per uno parlare, più che volando, perchè
|ciò che ii dicto da tale ordìnatione è scnsa mora, tucta vita etema,
piena de voci rcsonanti angelici «St humani, de laudationi et ren-
^atiare lo signore della gratia conceduta & gloria data alle felice
Elime con tanta (2) letitia, con gaudio et alegre^ge, con satietà, piena
I& pcrfccta, che ad ciò che tu, lectore, insiemi collo scriptore, con
[tucti devoti scoUatorj, ne possate alcuna scntllla recapitare insiemi
[con essa beatis5Ìma Francesca, ne possate provare, St con tanta letitia
Jacropre stare. Et advenga che l'anima felice remanga nello infimo
boro, umen puro senne fa la grandissima letitia et gaudio.
AKCHE disse essa beata Francesca, che <\uanno l'anima nobile va
nella soa stantia deputata, advenga che qz/unno salle per le
stantie delli chori, li gloriosi angili, che ve so, ne facciano grande
festa con iubilo, tamen li angeli, li quali stando in quello choro
nello quale la felice anima remane, ne faco magiore alegre^^a, tucti
laudando et rengratiando lo benigno signore dio. Nello quale choro
dura più la letitia, perchè per l'altri chori passa sallendo, ma in esso
choro remane, & però dura più, intiendi, sano lectore. Et quanta sia
Sa letitia che se fa in gloria (\uar\no la felice anima ce vao, non
potendolo exprimcre essa beata Francesca, quando lo diceva ad
mi stio indegno patre (5) spirituale, tucta se infiammava nella soa
faccia; perchè pensava li infiniti & incogitabili voci della moltitudine
,(«i€. «I9«.
(a) e. IJ9C
(j) e M9 0.
Visioni di s. Jrancesca ^I{omana
263
DtssE anche essa scraphica beata matrc, che li spiriti sernphici
so più soctili nello comprendimento intellectivo. uno che raltr<5,
e COii l'altri angeli de altri chori secundo la loro capacità; et simi-
lemeotc li spiriti humani, tna nullo spinto huniano è de tanta so-
, ctìHti, quanto li scraphini. Non intendere però della regina, matrc
i dello signore, la quale trapassa tuctì spìriti angelici et humani in
tucti pcrfectionì. Et nota che questo, che è sopra dicto, che li spiriti
: scraphici sia più nobile uno che un altro» se intende che ciasche
^ eboro delli novi avo nove stantie, et secundo che la stantia sta ap-
presso alla divinità» gli angili che ve so, anno più nobilita, Se questo
le de tucti chori, suutido che è sopra dicto nelli visioni.
ET(i) disse anche essa seraphica beata matre, corno in gloria beata
ve so spiriti humani gloriosi, li quali so de raagiore pcrfectione
che non so li dodici apostoli. Perchè quanno vissero in carne mor-
\ tale, fuero de roagiore capacità & soctilità de iniAlecto. Et sccundo
che aberq la grande capaciti, scquitaro tn operationc, et però so più
penetrativi »Sc intelectivi ad comprendere nello abysso dflla diviniti,
sguardsndo per lo divino spechio; nella quale visione consiste la
beatitudine. & quanto più lo spirilo è capace o vero intendente, tanto
più recipe lo satiamento, advenga che tucti siano satii & pieni, taroen
è. SAtio più uno che l'altro, secundo la capacità et soctilità nello
comprcndiraento divino- Perchè anche essi apostoli, quando fuero in
carne mortale, recepiero più gratìa uno che Taliro nello advenimento
dello spirito sancto, sccundo che erano capaci & soctili nello intcl-
lecto &. virili in animo, et cosi so in gloria beata nella visione di-
vina. Et questo comprendeva essa beata matre, quanno stava in extasì
nelli divini visioni, perchè sguardando nello divino specchio, inten-
deva per vera cognitione li spiriti humani secundo la loro capacità (2)
& soctilità, che avevano nello divino comprendimento; et simile-
roente li spiriti angelici de tucti chori intendendo et comprendendo
la loro soctilità «& nobilita. Diceva assai fiate ess? beatissima sera-
phica matre Francesca» che de tucte cose da essa diete, se rcconrae-
cteva nella Sdncta fede della sancta Chiesia cathoiica, colla quale
! voleva vìvere & morire. Deo gratias.
Finisca lo tractalo dello Purgatorio.
1400.
mtmmi.
(a) Tmttif il ^f0no th* U£Ut f» omttsu ntìì'tii^jmtt JUll'Àr^
3«4
6^. Teiae-;
APPUNTI GRAMMATICALI (i).
Suoni.
Vocali toniche.
1. A, conservato nel suffisso -ario, usurari ii6
homkidiari ii8c, fattncchiari 119 a, tavcrnari 127 d, ma-
cellari 1270; e in abe 116 D, abtro 1258.
2. E, breve, conservasi sempre quando non si trovi
nelle forme e-i od e-o (da //) (come fu osserwito dal
prof. Monaci, Rendic, della R. Accad. d. Lincei, cL Se. mi>r-
st. filoL, 1892, r, 95) nel qual caso si dittonga. Onde ab-
biamo: fere 1 19 e, verme 120 e, st'rpentc 121 p, fek 122 a,.
dolente 1 1 5 a; ma inieso 1 14 b, iutiendi 115 a, ticmpo 1 15 C,
ser pienti J15D, ficrro 116 e, dienti i \ 6 d, sientotw 117 a,
piecto 1 1 9 D, cortiello 1 20 e, vìermi 1 2 1 a, triemo 1 2 1 b,
dolienti 123 e, tiesto 123 d, mervi 126 a, liecto 126 b, co-
pierti 127 B, maciello 12S a, valìenti 1^2 c^ potienti 132 e,
pieccbi 132 D, f/j«^t7 134 A, bieni 135 e, spiccchio 140 A.
Ridotto ad i per contrizione di dittongo anteriore in
site 119 A, si 119 B.
j. I, breve, conservato in infirmi 127 B, sino 159 a;
passa ad e in //'«^^w« 114 e, orrebile 114 D, terrebile 1140,
imredebiU me, cevo 121 e, veticere 132 e.
I
(i) Il romanesco antico, sino a poco tempo fa trascurato, ha
avuto recentemente preziose illustrazioni dal prof. E. Monaci a pro-
posito degli Antichi statuti volturi dei castcìlo di Ncmt (Arch. à. R, Sóc.
reni, di st. patria, XIV, 1-2), e delle Laude ddla protfittcia di Roma
(Rend. della R. Accad, dei Lincei, ci. Se. nior. si. filòl,, 1892, I, fase. 2>.
Gli appunti grammaticali, che qui faccio seguire alle due fisioni di
s. Francesca, non isono che un primo saggio di un mio studio gram-
mattcaie completo, su tutte le nsioni della santa.
Visioni di s, Jrancesca 1{pmana
265
I, lungo: prencipi 128 e.
O, breve: rispetto al dittongaraento condizioni
3ghe air E (v. § 2). Pertanto abbiamo : /i);y 114C,
mghe 1 16 D, JìgliùU 1 18 e, homo 1 14 b, core r 17 ,\ (qual-
ìe volta, ma raramente, cuore ii6b,); ma ìuoco 114B,
^ctn 114 B, cnorpo 114B, cuor pi 1560, vmodo 114D,
171 115 Kf puosto iì6 \fpHOSli 137 A, muortt 116 b, htwcti
:i5 D, ncuorài ii8b, l«o//i ii8b, figliuoli 118 e, /«awfi)
119 D, CMof/(j 120A, frtt05J0 121 e, unosiro iióc, abisuogno
r37D.
^. O, lungo: conservato in gioso 116 e; oscurato in
riuri 115 D, magiurf. 120 b, brunfo 119 e.
7. U, breve: unde 114 a, /"mì^i 114D, mundo 115 a,
b^wwfio 1 15 b, iracundia 117 e, iracnmìi 1 19 d, siiinmt 125 a,
ra/x, ^Mtf 133 d; passa ad 0 in ìo^j 114 a, gionge
: 15 e, ^i(?f//^ 1 15 e, gionto 120 e, giongne 1 15 e, (/<?/ 1 1 6 b.
^c)wrrt 116 e, /c»a 117 A, lopi 125 e.
8. Dittonghi: Au, cauda 120 b, /fl»r/tf 12^0, /flM^ti
133 e, e cosi nelle altre forme della coniugazione; Ae,
iieì 115 D, tiegio 122 D.
Vocali atone.
9. A, protonica intema, conservata in satìsfacta 135 e,
tsatisfactoria 138 e; passa ad e per assimilazione e dissimi-
lla/ione insieme in septralo 11^ a; ad 0 per influsso della
[labiale seguente in reperto 120 a; finale in e: sopre 114D,
fare 114 e.
10. E, iniziale passa ad a in asaìtata 125 e, sceìarato
II^b; protonica interna conservata in recrcaltom 114 A,
1 dtvorala 1 1 5 b, detupavano 1 1 5 e, recordatc 1 1 7 b, dechiaró
118 A, reciprva 1 18 e, resanavano 1180, rcspondevano 1 19B,
àcfetio 119 e, remproperalc 120 d, remorso 120 d, dtkctan-
\doie 12 1 B, descesa 121 e, reprendere 124 e, despre^fati 125 a,
t3£w^ èts^dtA 12^0, àisptroJtiotie 127 a, àt'
i^xK irifgirtn 1^21, remam 132 B, fesputc ijjc;
t|7Bwnf«f tjSA, ramrgau 138 A, c^ÒATua 139
139»; pesa ad« in fioUiua 115 ft» ^tolitsi 134:
133 A. Pioctmka e postonici passa ad t
tt4C «FckMpi» ti4^ «H^A^ 115 e, UaU irS
134 Jk; fisak GoasBnst in «|ir 119 b.
ti. I» procDosciv coosenraoi in ìntrata 1 14 A, nà^
iiSc»ffnBicantrt38ovraii«rMyr 1330; passa ad e in vtrlA
rt4V HinUiiiww it4^ dmerpau iijc^ derupm^itm
115 c; MOHMBMHd» ittfc. mooifféts^ 119 e, spengeudok
tao A» 1^^)09» >25 ow e cosi^ ahrì tempi, pdfcin 120 b,
dbis»klì u6 A» iasMKsat 126 k Mémàa 128 a, p^rmtssim
151 c,««dorMt3ic:»prnB^ 131 D, iW3ior« 135 d; muaxo
in a tD «Iks^aÉr Ì34B, ^^gottìla 114 .
13. O, tnmile, cooservaKi m occUtfc 127 it; proto-
ntCD iottcno osconto in wmstr^ocnc 133 a, mtistrato 1580;
finale conserrato in cmm 115 o.
13. U, pronjaico» ccnservato m j ; i J. 1 16 a, ^/iùx-
IÙJMI9 11$ D^,pófikmUrilà 117 e, ar4;jr;aji.7k' 12^0, /ur-
iMtfrt 117 A» ^■K'/Miwrf 134 D» gnktmainu 140 b, rwriwk
138 A, rtSMTgmÈi 138 A, SMVtli 140 A, ju^trùiimi? 1404;
passa ad a in^ìiMgvtw 1 14 n, jfWfnprvoMO 115 e, r^Jùim 122 b,
JbtxtffMM 113 A» Irocter j X 24 d» sofra^ < j 5 i^> c^fstadiia 1580.
t4« Dittonghi : Au, AJMHfe 1 14 b» adàM 1 14 e.
CoDsonaati continue,
1 5. J, conserrato in Immi 1 15 a, mh^m» 1 15 d, nidir»
118 A» F(*JM (33 A, mitd 123 B, UrarchU 128 e» fu^wù
128 D, instammtt 135 A» ìiiAi/<a 139 a. — SJ : htiscit 123 D,
hrascid 127 d, casctont 132 D. — TJ; sima 1 14 , scansa
1x4 By r<rr5i; 1 16 B, /ofXJ 118 A, rentmsare 118 b» pa^aU
1x9 B, poffate 134 D, a/i<3/0 124 a, poffono 127 A, jpeodii
Visioni di s. Jrancesca ^l^?nana
267
[127 e. — STJ: hnisciare 121 a. — DJ: adiutandose 130 a,
QO 1 14 B, agiiitati 123 e, tiegio 122 d. — BJ : agia 1 18 a,
[agiano 127 a, rf^j^^awa 131 b.
16. L, resiste all'ammollimento in tttoìli 118 e; si am-
[tnoUisce in btiglientissimo ii6d, bngìienU 118 e (ma èw//«>«
' 1 19 B, huUUo 121 a), tif/it) 1 17 D. Passa ad r mfragdìi 1 17 b,
Uar/ì«r//o 120 e; dileguo in a/ro 114 B, atra 137 e. Esempi
Idi / geminata: sallivaìi 120 e, saìUfido 122 e, 5fl//jref 134 e,
\salU 139 e, e cosi le altre forme.
tj, R, sì conserva in arboro 124 a; dileguo m spasi
|»II4D, i:/>ai«i 114D, piasta 122 d.
18. V: abohavala 120 e, aboUata 125 e, abedtite 123 a,
^ ahedimcnlo 127 e.
1 9. S, digrada a sonora, rappresentata da i* noi nesso
in moccicavano 124 b, moggicata 124 b. SS : ri^ic/j 134 b.
fSC: ;<*«////^ 139 e.
20. N, conservata in vencnosi 115 d, avenenata 1270;
geminata in w««a 137 b, rengratianno 137 e, ìaudanno 137 e;
geminata e dissimilata in y/flnrf(? 125 e, nominando 133 b,
meritando 135 a.
1 21. MPT: iemptatori 128 b, temptano 129 a, rt'£/t;m-
^f(>r(; 124 D.
22. MN: o««i- 125 D, datnpnaia 1 1 j e, cvioiupne 121 a,
per analogia a tcmpiatori etc; cf. § 21.
23. C, conservasi in secate 118 e, seche iiS empieente
120 e; digrada a sonora in ganna 124 d. CS(X): gcssiva
_ 1 14 e, gcssia 1 14 e, i^^^iJi; 132 B, lassate 1 19 b; e cosi tutte .
Ble forme della coniugazione.
24. Q: sequita 113 d, sequitato 128 a, e cosi tutte le
forme della coniugazione, qnc 133 D, pcrque 135 a,
25. Gì^: cognoscevano 117 b.
Consonanti esplosive.
268
ìM. "Pelije;
26. Tigohsitate 12S a, poieslati 129 a, vertuti 129 B,
satisfacta 155 e, satisfucioria 138 e; passa ad s m conforsava
1148, conforsata ir^B, conforsandola iiéo, e così le altre
fornie della coniugazione, confuorso 134 a. — TR: patre
1 14 A, maire 114 A.
27. D : /redo 1 1 6 a. — LD : cuìlo I2t B. — ND : quanno
114 e, sfoftnavano 116 e, stcunno 118 a, trovamio 129 D,
rengratianno 1370, landamw 137 e.
28. P: soperchia 126 b, rtTf/)frt 138 e e cosi tutte le
forme della coniugazione.
29. B: politi ri^A, obscurità 116 b, nuboìi 129 d;
passa a v in cevo 12 re, vagno 1240, devfmo 126 e.
H!ò: commactcrc wj Cy commactitori 1320.
Accidenti generali,
30. Assimilazione: v. ai §§ 9, 10, 27, 29, inoltre: rem-
properate 120 D, imini i\6c.
31. Dissimilazione: v. ai §§ 9, 20. Inoltre: trova-
rando 121 e.
32. Geminazione: v. ai §§ 16, 20. Inoltre: barraclieri
125 c, dessmcsti 126 a, dcssor dinati 129 b, supprfma 129 e ;
evitata in agr avare iij^Ky terebilità 115 a, obrohrit 115 a,
rabia 115 e, legetido jìj v^ suf^estioui itj b, arrabiatamente
117D, rcncgaro 117 d, abassaie 119 e, caroffavano 121 A,
acostate 122 b, dctrare 1230, appichata 12$ d, fesa 126 b,
abreviare 137A, /f^t? 1380, aìegrt^ga i^^D,abisogfmssi 134 e,
inlckctivi 140 B, spechio 140 e.
33. Metatesi: ^rda 120 d, supperma 129 D.
34. Prostesi, di a; adìapidate 119B, abistwgiw 1370,
(per analogia col verbo d^i/Vt?^/wrtf), di fd: capistava 121 B,
di rt': roperto 120 a.
35. Epentesi: stogiate 122 B, stagendo 122 b, Pavoìo
122 e, amagestramenti 12^ d, magestà 135 e, tragere 138B.
Visioni* di s. Francesca Romana
16^
36. Aferesi, d' 0 : recchìt 1 1 4 e ; d* t : nansi 1 1 5 d ; d' rf :
^loUatori 139 e.
37. Ettlissi; baptismo 116 a, medesma 138B; evitata
in incogitabilijnente 114D, Urebilemmtc 115 e, principale'
nte 117 B, tormmlarcla 117 e, crudeliià 118 a, sìmilcmenie
|t20A, chicnato no \, getter aUmcnte 120 d, aver anno 121 e,
rude} emente 121 d, ymaginarelo 129 a, inchUnare 129 d,
re/i 1 3 1 B, iemptareld 1 3 1 e, mokstarcìa 1 3 1 e, /ar«/fl
151 e, inteUectual emente 131 e, nobilita 133 C, /'am/i 135 a.
38. Apocope, di «0: intienda 130 a, remango 132 e,
recido 135 A, amminuisco 137 e, ^«^0 138 a; di w: ftJ 118 a;
li ti : fan 1 3 1 a.
Forme.
Nome.
39. Scambi di declinazione, di terza in seconda : comuno
biyc, flifo 129 B, saccrdoto 136 b; residui della quinta:
ilfgreffe 139 e.
40. Generi, femminili passati al maschile: voci amari
U4Cy tticti parti 1140, suoi sugestioni 117B, Wii// co^*/j-
ni 121 B, superflui delectationi 126 b, mirabili operationi
127 A, alli menti 129 B, /i woj^n illnsiom 134 d, 5fl«r/i l'i-
ff 138 D. Maschili passati al femminile : le leoni 123 e,
factevcre 123 d. Plurali di tipo neutro: capota 123 D, poma
|fl24A, demonia 124 b.
41. Figure nominativali, peco 128 a, triemo 121 b.
42. Articolo, maschile sempre lo sing., li plur. Segna-
[caso: de che si trova anche agglutinato all'articolo per
feminazione.
Pronome.
43. Personali, obliqui: mi 132 d, ti 124 b, si 114 a; in
disi: me 114 a, te 121 e, ^d 114 a; ma qualche volta: ti
\ tormentare 124 b, ti si lassata 125 d.
44- Enclitiche: 5^•««^ 115 a, siu^ve 119B, siu ìi<}i,
mecievanoìU 120 a, selli 121 d, gessivanoUi 122 a, giorni
nolle 123 B, sella 123 d, ijrf« 1246, sàie 124R, o/d (rhii)
124 B, c/wifif 125 A, aie (ti h;i) 127 e, Unne 127 e, Boflr
132 D, cbe^sera 133 d, /a<7i« 134 e, mj//t) 135 e, ulh 135 1
45. Possessivi: 50d 114 A, taa 117 a, /w 127C (ptf
analogia a witj), 50<! 130 e, nuostro 126 e.
46. Indeterminati: atro 114B, o/fd 137 e, li
1 1 5 B, nismm 1 16 A, rftii né a, cmschc 1 16 e, ^k:.
I20B, sede 1230, wp/t* 1360, «x/a 157^-
Verbo.
47. Indicativo presente :Sing. 2*. 5/' 1193; i*stao\\^t,
pò 116 Dy avo ii'jc,tevo 1220, potè i2y n,ao iiSo^vaoipKi
paté 132 B, gesse 132 b, dao 135 a, /jo 13J b, veo 139*.
Plur. I* avemo 119 b, vederne 120 d, tormmtemo 123 a,
tendiamo 125 d, ^fw^mo 125 d, àevemo 126 e, tactmo ij^c,
f/»Ctrwo 159 b; 2* 5:/£; 119 A, stanate 119 b; 3' pj/rm) 115 D,
j/flwcfo 115 A, io 115 D, ttioreno 116 A,aco 119 b, trovar anào
121 e, 5/dfi7 122 D,^v5f(}«t) 128 c,/jw 129 A, inticndo 150 A,
percotmo 130 D, r est Steno 131 b, t'kCtJ 131 c, tvmi 132B,
remango 132 e. t/<2co 132 D, nominando 1328, meriiandif
135 A, paf^ono 135 A, recepcno 135 A, r«ci/)t; 13 J a, itf/iiww
137 B, ammimàsco 137 e, t/rzitvw 137 e, ^t'^^i? 138 a.
48. Imperfetto: Sing. }^ potevo 117B, ^fava 120B, />«?f-
£fiVa 133 D. Pluf. 3* tiraveno 120 b^ patni ano 126 p
49. Perfetto: Sing. 3' Ji*>;/irt) 114B, j/»«; ii6d, r^uuc
I2éc, /(? 1288, /Jiinv 137 e. Plur. ^\ftioro 11^ Offiur^
116 Kf morierono 115 d, merlerò né a, rennegaro XI7IH
tamaro ììJD, sperare U7 d, honoraro I22 a, dicrono 122 0,,
fl/»<rro 125 8, f«rrtr(; 127 B, medica ro 127 B, scdierono 1280,»
/dftVro 128 e, peccare 1290, c<ki«f(j 1290, accompapmo
131 D, tormentare 131 d, ruinaro ' t}2D, debero 13^8, f*"
ff/)fVrt) 138 e.
Visioni dì s. Jraiicesca Ternana 271
50. Futuro: Sing. 2* serrai 124 b, irovarai 125 e;
3* serra u8 a, avtrrà 125 b, templarà 130 e. Plur. i* lor-
mnitar etiti) 125 e; 3* trovar andò 121 e.
51. Imperativo: Sing. 2* pati 124 D.
52. Congiuntivo. Presente: Sing. 3* fli^/rt 118 a, j/m
152 B. Plur. 2* passate 139 e; 3* rf^tVmt) 127 a, degano 131 a,
■Vigano 134 e, 5/<*a«o 137 e.
153. Imperfetto: Sing. 3' 5/(*5ìj 114B, dubitassi 114B,
tenessi ii^Cy fussi 114 d. Plur. y fussiuo 115 d, fzt'twwc?
*i6c, blasfemassino 117 a, gtssissino 129 a.
54. Condizionale; Sing. 3' /JiJrnVi 114 b, averria 127 a,
^erria 127 a, fesseria 1370; Plur. 3' porrtano 129 e.
55. Infinito: pj/gri- 114 e, dctrare 123 d, perdirc 125 A,
^^icere 129 e, tragere 138 b.
56. Participio: conccputi 1 1 6 b, ,i,^NJ5/t> 123 a, r/i^c- 123 b,
-^rdcvora 125 e, couscntuto 126 a, rcccptito i2<jc, gessata 131 e,
^^ndurata 153 d.
^■«3^<!(/witrw/(}, 127 e, avvedi-
y mento.
'^abedule, 125 a, avvedute.
-^hisuopiOf 137 D, bisogno.
i ^jboìtavalo, 120 e, avvoka-
^t vaio.
^^ Midebilire, 129 d, indebolire.
^diuiandose, 130 a, aiutan-
dosi.
adoguagVhiti, 115 A, ugua-
gliati.
Glossar[0 (l).
125 D, annien-
adttichiiar,
tare.
aducta, 128 e, ridotta.
afformatat 123 d, informata.
agiutati, 123 e, aiutati.
airo, 128 B, aria.
allustrate, 134 u, illuminate.
amagcslrammli, 124 d, am-
maestramenti.
amminuisco, 137 e, diminui-
scono.
(i) Con Bo/i. cito la traduzione latina delle Vistonif pubblicata
<bi Bolla ndisti.
212
€\f. Telae^
afpMraU, iidA, piante ìn>
audia$a, 125 e, esaltati.
se 0sfamÌanij, 151 a« labo-
rant» iSo/Z.; a&niuno (?).
aUtnehrisc/, ijoa, le mene
nelle tenebre.
4lrj, 137 e, altra.
atn»^ J14B» alno.
améoùa, 124 b» avveduta.
hamha, 128 a, banco* tavola.
hifiandola, 1 17 b, beffandola.
belkdùsima, 1 38 a, bellissima.
ce Rajxa, R^nnania, VII>
49 ; Molaci» Krilischn
Jahrtshfrkht nber dU Fort-
sthrìfU dir Rùmanbchcn
Phiìoh^u, I, 1890.
blasfemare, 114 e, bestem-
miare. «
blasfema o blasfemia, 126 D,
bestemmia.
brusciaref ut a, bruciare.
bugliontissimot 1 1 8 a, bollen-
tissimo,
btwcti, 1 1 5 D, serpenti.
buscif, 125 D, bugie.
callo, 121 bf caldo.
candolaiìio, 120 e, e cannò-
laino» 118 a, gola.
canna, 119 e, gola.
capitava, 121 b, pestava.
caro^f avana, 121 a, traspor-
tavano avanti e indietro.
cascknu, 152 d, cagione.
c»ilr/^ Ileo, spede di diio-
di; nel romanesco aio-
demo si usa 11 dìminutì^
ctntrùuL.
ctvo, 121 e, cibo,
chenu, 125 a, che vi
c^llarecti, 127 o, malasmai«_
swns, BdL
tmifiiono, 154 a» conforta
Jiff9, 158 A, devono.
4kpò, 125 B, dipoi.
tUragiava, 1 17 e, dispcfai:
éifito, 119 e, dietro.
deiratio, 115B, strazio.
/«ria, 126 fi, divisa ia du
parti*
ganna, 124 o, v. ca
giaccio, 118 e, ghtacc
gocciata, 121 D» ghiacda
^oHii, 116 A» gomiti.
guerriato, 1190, gue
ginro (?).
ITU lahi, ivano, 128 a, inciJe
bant. Boli
incicbiate, 1 19 c^ v.
tVuriwi, 11^ e, uncinL
intitnJo, 130 A, ìntL-ndono.
Iccchiato {ai), 121 e, imxisu,
Boll
Visioni di s. J'rancesca ^^omana
273
lisce, 124 B, acconce.
makfarc, 127 e, far male.
' mesticati, 126 h, mescolati.
moccicavano, 124 b, morde-
vano.
oge, 119D, oggi.
^fpaccono, 127 A, patiscono.
palìoctata, 126 B, proiecta,
Boll,
palloctiavamo, 137 a, v. pal-
loctala.
■ pOTi^ite, 1 1 9 B, e anche paf-
fute, 134 D, soffrite.
perdire, 125 a, perdere.
^piaste, 124 A, piastre.
^ preta, 120 a, pietra.
^kredono, 126 d» rendono.
reprobi, 128 b, malvagi.
sbagottita, 114 , sbigottita,
l^j/'a/idw^a/r, 129 D, scempi-
" gliandole.
scarporito, 118 a, scalpel-
K laro (?).
sciìiavano, 1 1 5 a, squartava-
no. Per l'etimo v. Mo-
naci, Laude della provincia
di Rortia, nel glossario.
scoltatori, 139 e, ascoltatori.
scoppiavano, 116 e, t;ollide-
bant, Boll,
scorsoni, 115 d, serpenti.
sentilla, 139 e, scintilla.
striarne, 1 16 d, padella. Il
prof. Monaci mi riferisce
che ad Afille, castello del
Lazio, si dice anche ora
sartaina.
sigfiorìato, 133 D, dominato.
soìlimata, 125 a, sublimata.
spasi, 1 1 4 D, sparsi.
speciali, 127 e, speziali.
taftf 131 A, tanti,
tiegio, 1 22 D, tedio.
tiesto, 123 D, coopertorium,
Boli
traripak, 1 1 5 b, gettate.
tricmo, 121 B, tremore.
vagno, 124 e, bagno.
vaniata, 124 A.
veo, 139 A, viene.
Archivio detta R, Società romana di $toria patria. Voi. XV.
18
VARIETÀ
LA BADIA DI FARFA
ALLA FINE DEL SECOLO DECIMOTERZO,
L* armadio delFarchivio Vaticano che racchiude i do-
cumenti miscellanei daifanno 1250 al 1275, ^* fornisce
un documento di molto interesse relativo alla badia di Farfa:
il privilegio conceduto ad essa il 23 febbraio 1262 da Ur-
bano IV.
La pergamena che lo contiene ha molto sofferto: in
più luoghi r inchiostro è svanito e le parole si leggono
solo per la traccia che n' è rimasta, e questo serva a giu-
stificar le lacune che nel testo indichiamo dei passi che
non siamo riusciti a leggere. Il documento deve essere
rimasto lungamente neirarchivio della badia di cui con-
sacrava i diritti, e forse n' è uscito dopo la prima meti
del secolo decimoquimo, quando la badia decadde sotto il
governo degli abbati commenJatari. A tergo del privilegio
una mano appunto di quel tempo ha scritto : lura mona-
sterii Farfeusis, e ciò potrebbe forse indicare che già il
privilegio aveva mutato luogo, e che il nuovo proprie-
tario aveva sentito il bisogno di notarne la provenienza.
Ad ogni modo, verso il 1600, esso entrava al Vaticano.
Sempre a tergo sì leggono queste altre parole : <« al signor
a cardinale Baronio che la faccia mettere nella libreria ».
Varietà
277
Sottomettendosi direttamente alla Santa Sede, e pagandole
, un censo in segno della sommessione, un monastero acqui-
I stava in realti libertà piena ; si esentava dalla autorità del
[vescovo ordinario; i suoi beni godevano d*immu>iità, e
! il papato, cosi potente allora, lo difendeva da ogni usur-
I pazione episcopale o secolare. Mediante il lieve censo pa-
gato alla Santa Sede, esso diventava una repubblica auto-
I noma, e da ciò il Fabre, nel suo studio interessante sul
censo apostolico, è stato condotto alla conclusione che
tt censo apostolico e libertà monacale erano nel medio
« evo due espressioni sinonime »).
Valeva il medesimo per la badia di Farfa, e il privi-
legio che noi pubblichiamo era veramente una carta di
libertà per essa ? Non parrebbe, perchè in tal caso si spìe-
[gherebbe male che un privilegio cosi prezioso sia stato
domandato cosi tardi. Il Lihcr ccnsuum sul finire del se-
colo dodicesimo menziona una infinità di monasteri i quali
\àx eratio cosi collocati sotto la protezione della Chiesa ro-
mana, e molti di questi privilegi risalivano al nono secolo
ed erano stati sollecitati dai più lontani monasteri. Come
mai Farfa, alle porte di Roma, ha tanto indugiato a farne
richiesta? La vicinanza a Roma appunto spiega l' indugio.
Ai monasteri di Germania, dì Francia o d* Inghilterra
Pautorità pontificia non pesava troppo, perchè esercitata da
lontano. Il censo apostolico sostituiva alla autorità episco-
pale ch'era vicina e poteva esercitarsi ad ogni ora, rauto-
rità della Santa Sede che stando lungi raramente poteva
mandare ordini e sorvegharne l'esecuzione. Diverso il caso
pel monastero di Farfa, La protezione della Santa Sede
non gli era necessaria ad affrancarlo dalla autoriti episco-
pale. Fin dai primi anni della sua esistenza i possenti suoi
[protettori longobardi e franchi lo avevano sottratto dalla
dipendenza dei vescovi di Rieti; da quattro o cinque se-
coli viveva libero da ogni potestà vescovile, e il privilegio
[pontificio non serviva ad aumentare per questo lato la
a78
./. Guiraud
libertà sua. In realià non avrebbe servito che a conss-
aarc ilefìnitiv.imente l' ingerenza della Santa Sede nelle
cose del iiioii.istero e la sommessione di questo alla in-
cessante autorità del papa. Perciò la badia fino ad allora
s*cra j;uard;u.i dal sollecitare la protezione di san Pietra
Quando il inonvistcro aveva voluto farsi confermare i suoi
privilegi, le sue proprietà, i suoi domini, s'era rivolto di
preferenza all' imperatore che al papa. Volenteroso s*era
collocato sotto la protezione dell' imperatore il quale era
lontano e aveva intTcsse di tenerselo amico e airoccor-
rcnza opporlo al papa ; ma aveva invece schivata la pro-
tezione pafrale clu* implicava soggezione vera.
Nel 1262, peraltro, la situazione è mutata: volto a
vantaggio della prima, requilibrio tra la Santa Sede e
l'Impero, l'aria che non può più volgersi agi* imperatori,
riceve li privilegio d'Urbano IV. Questo privilegio segna
dunque la fine della sua indipendenza. Col porsi che fa
il monastero sotto la protezione e l'autorità della Santa
Sede, cessa l'antico antagonismo tra i papi e gli abbati
di Farfa die in certo modo può dirsi sorto fin dalle ori-
gini della badia, e ciò sembra a noi che spieghi sufficien-
temente la importanza del documento che pubblichiamo.
Il documento II serve a mostrarci in qual modo
la badia di FarCi governasse i suoi domini. Questi erano
divisi in vari distretti, tantoché vediamo ad Ascoli e a
Fermo formarsi come dei centri di unità amministra-
tiva. A capo di queste circoscrizioni l'abbate, d'accordo
coi monaci, poneva un procuratore che le governava in
nome del monastero. Questo delegato dell'abbate aveva
grandi poteri tanto da amministrare con piena libertà e
senza che degli atti si facesse mai appello all'abbate. In-
fatti noi vediamo l'abbate impegnarsi sotto pena di grave
ammenda ad eseguire quanto verrà stabilito dal procura-
tore o sindaco. Un maggior numero di documenti della
natura di questo che pubblichiamo ci condurrebbe forse
Varietà
279
la determinare con precisione le circoscrizioni cosi gover-
nate dai procuratori, ma per ora non è possibile farlo.
Le varie chiese che erano soggette alia badia di Farfii
godevano anch'esse di una certa autotiomia. Ce lo di-
l mostra un dettaglio che apparisce in un documento del-
Irarchivio di Stato di Roraa (fondo S. Cosimato 1281). P.
[il testamento di un certo Pietro Lombardo che, il 19 di
[aprile 1281, concede in legato una somma a S, Salvatore
\de Termis (il Salvatorello) e a S. Benedetto de Tcrmis,
[chiesa che si trovava sul luogo dove ora sorge S. Luigi
[de* Francesi. EgU dice:
Relinquo prò anima raea, que ceteris aliis est preferenda^ centum
jtibras provisinorurn, de quìbus relinquo .l. libras ecclesie S. Salva-
toris de Termis et ecclesie S. Benedicti de Termis Lorabardorum
collocandas, et investlcndas in aliquo olivete cum territorio in tenuta
Tibunina vcì alibi, iuxta provisionem suprascriptorum executorura ad
opus et uiilitatem dictaruni eccksiarum prò lurainariis prò anima
mca et parentum meoruni in perpetuum non in alìum alienanda.
' Più oltre vediamo che Pietro Lombardo si sceglie un
luogo di sepoltura nella chiesa di S. Benedetto. Ora se
noi risaliamo al privilegio che diciannove anni prima Ur-
bano IV aveva concesso a Farf.i, noi vediamo che questa
badia possedeva a Roma precisamente le chiese del Sal-
[ valore e di S. Benedetto in Termis, Ma se queste chiese
potevano ricevere dei legati, se avevano diritto di con-
cedere sepoltura, senza che si facesse alcuna menzione
della badia, conviene ammettere ch*esse fino ad un certo
punto qualche autonomia la godessero, giacche è indù-
biuto che quelle due chiese soltanto, ad esclusione di ogni
altra e di Farfa stessa, debbono godere dei legati di Pietro
Lombardo. La somma dovrà essere collocata in un fondo
del territorio Tiburtino, e le rendite serviranno al Salva-
tore e a S. Benedetto. Anche Farfa riceve nel testamento
un piccolo legato, e questo ci dimostra che il testatore
2So
J» Gwitituul
k finanze ùtSeaà come disdnte óx
deOe due dnese di Roma, che peraltro erano sotROposcT'
a Farfiu In ogni modo linune chiaro che questi bacali
erano per moica pane antooonu.
Con questo modesto saggio io bo tentato di me
di quale interesse sarebbe fandar cercando ì doc
del secolo dedmocerBO che riguardano Farfa. Il Re
ed ti Cbrmàcóm d lasciano assai lonuno da quel is
e priva 'di qoeUe due fonti. La storia di Paria nel seco!)
dedmoceno cimane assai oscura: la luce potrà solo
niisi facendo man mano colla pubblicazione di documeaii
stniHi al presente.
J. GUIKAUOT
12^2, 12 febbraio. Il poatefice Urbano IV mette il ma
nastero di Farfa sotto la protezione della Chiesa ap
stolica (i).
Urbanus episcopus» scrvus servorum Dei, abbftd monjs
beate Marie Farphcnsis, quod situm est in loco qui dìcirur Acuttio
elusque fratrìbus tara presentibus quam futuris, regularem vitam prò
fessis in pcrpetuum. Cura prò ecclesiis omnibus et locis religiosi»» i
iniuncto nobis apostolatus officio, debeamus sonicitudinem gerere :
cialem, prò illìs tamen studiosos atque sollicitos esse nos convc
qui ad ius et proprìctatem Sedis Apostolìce specialiter pertincre i
scuntur. Eapropter, dilectì in Domino filli, vcstris iustis postulaaìo
nibus clementcr annuiraus et monasicriura b. Marie Farfeosis, qoo
ad Roraanara Ecclcsiam nullo peninei mediante, sub b. Petn et no
protectioae susdpimus et presenUs scrìpti privilegio conimunin
Inprirats siquidem statucntes ut orJo monasticus, qui secundum Deun
et b. Benedicti regalam in codem monasterio institutus esse dino
scitur, perpetuis ibidem temporibus inviolabiliter observetur. Preteretl
(i) Arcbiv. Vntic. DocMmtrmu miuttUnt*. iaso-UT$.
Varietà
28l
quascunique possessiones, quecimque bona idem monasterìum Im-
prescntiarum iuste ac canonicc possìdet, aut in futunim concessione
pontificum, largitione regum vel principum, oblatione fideliura, seu
aliis iustis bonis, prestante Domino, poterit adlpisci, firma vobis ves-
trisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis
duximus exprimenda vocabulis. Locura ipsum in quo prefatum rao-
nasterium situm est cum omnibus pertinentìis suis. Castnim Pharc
cura ccclesiis et peninentiis suis. Castrum Postmontis cum ecclesiis
et pertinentiis suis. Castrum Trìbuci cum ecclesiis et pertinentiis
suis. Castrum Corrcse cum ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum
Arcus cum ccclesiis et pertinentiis suis. Castrum Bucci cum ec-
clesiis et pertinentiis suis. Castrum Montisopuli cum ecclesiis et per-
tinentiis suis. Castrum^ Podii de Canna cum ecclesiis et pertinentiis
suis. Castrum Cavallarie cum ccclesiis et pertinentiis suis. Castrum
Agelli cum ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum Toffie cum ipsius
castri ecclesiis ad monasterìum ipsum spectantibus, ci omnibus per-
tinentiis suis. Castrum Podii Ingìzi cura ecclesiis et omnibus per-
tinentiis sifls. Castrum Arcis Ribaldeske cum ecclesiis ci pertinentiis
suis- Castrum Salisani cura ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum
Caputpharpha cura ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum Podii
Sancii Laurentii cum ipsa ecclesia S. Laurentii et alits pertinentiis
suis et omnibus aliis ecclesiis. Castrum Carreti mali (i) cum ecclesiis
et omnibus pertinentiis suis. Castrum Podii de Moiano cum ecclesiis
et pertinentiis suis. Castrum Rocce Soldane cara ecclesiis suis.
Castrum ScanJrilie cum ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum Pe
tredomonis (2) cum ecclesiis et peninentiis suis. Castrum Mad. cum
ecclei>iis et pertinentiis suis. Castrum qjod dicitur Porcile cum ec-
clesiis et pertinentiis suis. Monasterium S. Marie cum ecclesiis et
omnibus pertinentiis suis. Castrum Otiani cum ecclesiis et perti-
nentiis suis, Castrum Montis Alìani cum ecclesiis et pertinentiis
suis. Castrum quod dicitur Alatrum, cum ecclesiis et pertinentiis suis.
CastTum cum ecclesiis et pertinentiis suis. Q.uartam partem
castri quod dicitur cum ecclesia S. Cassiani et aliis pertinentiis
SU'S. Quartam partem Ponticelli cum peninentiis suis. Castrum
Bostone cum ecclesia S. Marie de Consonano [et] ceteris pertinentiis
suis. Castrum quod dicitur CoUestarti cum monasterio S. Marie et
aliis ecclesiis et pertinentiis suis, Castrum Rocce de Acarino cum
monasterio S. Marie de Cassa et omnibus pertinentìis earuradem.
Castra duo que dicuntur Stabbiamone cum peninentiis suis. Eccle-
(t) Coli net tetto, ma nel Regesto di F«rfa si legge aempre Cfrrtti MmU.
(S) Nel Rcgcdo Ji F«rf« Peirt dtmcnis.
»
b
Varietà 283
Graiano. In comìtatu Balvensi, ecclesiam S. Laurentii in Vallibus
et ecclesiam S. lohannis in Galliano. In comitato Marslcano, ec-
clesiam S. Adriani cum villa et pertìnentiis suis Item ecclesiam
S. Silvestri in Pereto. In cellis, ecclesiam S. Vincentii. In comitatu
Tìburtino, iuxla Vivarium, ecclesiam S. Thomc. In eadem civitate,
ecclesiam S. Marie cum omnibus pertincntìis suis. In comi-
Utu Teatino, ecclesiam S. Stephani Matissa cum ccclesiis, castellis
et pertìnentiis suis. Ecclesiam S. Ciementis in Astiniano cura ca-
stellis, villis, ccdcstis et omnibus pertincntìis suis, et ecclesiam
S. Victoris in Tocco cum omnibus pertìnentiis suis. In comitatu
Firmano, castrum Montis Cretatii, Montaranum, Montempranduni,
Carrum et Guardiani et Olli-mum et monasterium de Sculcula et Por-
tum marrnum cum podìis et omnibus ecclesiis et pertìnentiis suis.
Item casirutn quod dicilur Casturanum, et castrum quod dicitur
Sextura, cum pertìnentiis suis. Itera monasterium S. Marie in Offida
cura eodcra castro, cellis et aliìs pertinentiìs sui^, et cum ecclesiis.
Item castrum Consinìani cum ecclesiis et pertìnentiis suis. Itera
castrum de Insula in Thesina cum omnibus pertincntìis suis. Item
castrum Porele. Castrum Ripe Pasani cum ecclesiis et pertìnentiis
suii Castrum Montis. Castrum Montis Patricii. Castrum de
Monte de Novera. Castrum de Sircleranum cum omnibus ecclesiis
et pertìnentiis suis. Castrum Rorelle et monasterium S. Laurentii
iuxta ipsum castrum positura, cura omnibus ecclesiis et pertincntìis
suis. Castrum Capradorsi. Castrum Canose et castrum Gcncstrc
et castrum Rolletini cum plebe sanc[tl Fajbiani cum omnibus ec-
clesiis et pcrtinenilis suis. Castrum Furce et monasterium S. Sal-
v[aton5] in Baso cum omnibus ccclesiis, villis et pertinentiìs suis.
Ecclesiam S. Salvatoris de Quinzano cum pertinentiìs suis. Castrum
Montis andi cum omnibus ecclesiis, villis et pertinentiìs suis.
Castrum Carapestrelli cum ccclesiis, villis et pertinentiìs suis. Item
monasterium !>. Victoric in Castro .... ecclesiis, villis et pertinentiìs
suis. Castrum Montistalconis cum ccclesiis villis et omnibus perti-
nentiìs suis. Castrum Scptcmcarpini. Castrum Siiffi cura ecclesiis
et pertincntìis suis. Castellum quod dicitur Castrum. Castrum
Par Castrum Rocce de Cuculio. Castrum Rocce de Prato.
Castrum Arquate mìnoris et castrum Furce de Castello. Corvariam
et castrum AbetJcum cum ecclesiis, villis et pertincntìis suis. Mona-
sterium S. Marie in Pantano. Monasterium S. Marie in Lapide cum
pertinentiìs suis. Monasterium S. Petri in Arquata prò medietate
cura cellis et pertìnentiis suis. Monasterium S. Blasiì in Terampne
et ecclesiam S Georgii cura pertincntìis suis, Ecclestara S. Marie
io Mura cura pertìnentiis suis. Monasterium S. Marie in Georgii
284
J. Guiraud
CUOI eodcm castro et cum omnibus ecclesiis et pcrtincntiis suis.
Monasterium S. Marie in Clienti cum villis, cellis, ecclesiis et om-
nibus pertinentiis suis. In comitatu Auximano, castrum Montispelosi.
In comitatu Ariminensi, castclluro Album et ecdesiam S. Angeli in
Barbulano cura lerris, pratis, vineis, neraoribus» usuagiLs et pascuis
in bosco et plano, in aquis et molendinis, in viis et semitìs et om-
nibus aliis libertatibus et immunitatìbus suis. Sane novalium vestro-
rum que proprìis manibus aut sumptibus coiitis^ de quibus aliquis
haclenus non percepii, sive de vcstrorum animaliura nutrimentis,
nullus a vobisdecimas exigere vel extorquere presumat. Liccat quoque
vobis clericos vel laicos lìberos et absolutos e seculo fugientes» ad
conversìonem rccipere et eos absquc contradictionc aliqua retinere.
iVohibemus insuper ut nulli fratrura vestrorura post factam in mo-
nasierio vestro professionem, fas sit sine abbatis sui licentia de codcm
loco nisi artioris rcligionis obtenlu disccderc, disccdcntem vero absque
communium litlcrarum vestrarum cautionc, nullus audeat retinere.
Cum autera generale interdictum terre fuerit, liceat vobis, clausis
ianuis, exclusis excommunicatis et interdictis, non pulsatis campanis,
suppressa voce, divina officia celebrare» duramodo causam non dede-
ritis interdicto. Crisma vero, oleum sanctum, consecralìones aliarium
seu basilicarum, ordinationcs monachorum et clericorura vestrorum
qui ad sacros ordiiics fuerint promovendi, a qiiocumque malucr'ttis
episcopo, siquideni cathoHcus fuerit et gratiam atque communionera
Apostolice Sedis habucrit, gratis et absque pravitate et exactione aliqua
rccìpietis. Prohibemus ìnsuper ut infra fines parrochìarum vesirarum
nullus sine nssensu et voluntatc vestra capei lam seu oratorium de
novo consiruere audeat, salvis privìlegiis pontiticum Romanorum. Ad
hec prohibemus cxaciiones ab archiepiscopis, cpiscopis, archidiaconis
seu decanis aliisque omnibus ecclesiasticis secularibusve personis a
vobis omnino fieri Omnes preterea possessìones ad ius cecie-
siarum vel fratrum spectantes que a laicis retinentur rediraendi et
legiiime lìberandi de manibus eorum et ad ecclesias, ad quas pertinent,
rcvocandi libera sit vobis de nostra auctoritate facultas. Obeunte vero
te, nunc eiusdem loci abbate, vel tuorum quoHbct successorum, nullus
ibi qualibct surrcptionis astutia seu violcntia preponatur nisi quem
fratres communi consensu vel maior pars consilii sanìoris secundum
Dei timorem et b. Bcnedicti regulam provìderìnt eligendum ; elcctus
autcm ad Romanum pontificem benediccndus accedat. Preterea con-
firmamu^^'obis vestrisque successori bus in perpetuum oblatìoncs, de-
ci mationes vestra ditione colligendas, oblationes recipiendas et
a nullis intcrdiccndas, sicut ab antiquo canonice recepistis et hac-
tenus est servatum. Nullus autem episcopus ecclesias mouasterio
Varietà
285
I
I
1
l
vestro utroque iure (i) subìectas presuniai interdicere, vej nionachum
vcl clericum eiusdem monasterii sJnodare vel excommunicare audeat,
sed per abbatera ìpsius lod, sicut ab amìquis temporibus statutum et
obscrvatum esse dinoscìtur, cum opus fuerit, regulariter corrìgantur,
et mandatis eius in omnibus, sicut regularis exigit disciplina, humi-
liter acquicscant. Decerntmiis (2) ergo ut nulli omnino bomìnum liceat
vos vel prefatum raonasterium temere perturbare, aut eius possessiones
atiferre, ve! ablatas retinere» minuere seu quibuslibet vexationìbus fa-
tigare, scd omnia integra et ìlHbitata serventur eorum prò quorum
gubernationc ac sustentatione concessi sunt usibus omninuKiis pro-
futura, salva Sedis Apostolice auctoiitate. Si qua igitur in futurum
ecclesiastica sccularisve persona hanc nostre constìtutionis paginam
sciens, contra eam temere venire temptaverìt, sccundo tertiove coro-
monita, nisi rcatum suum digna satisfa elione correxerit, potestatis
honorisque sui careat dignìlate, rearnque se divino iudicio existere
de perpetrata iniquìtatc cognoscat et a sacratissimo corpore ac san-
guine Dei et Domini Redemptoris nostri Ihesu Christi aliena fiat
aique in extremo examine divine subìaccat ultioni. Cunctis autcm
eidera loco sua tura servantibus sit pax domini nostri Ihesu Christi,
qualenus et hic frucium bone actionis percJpiant et apud districtum
itidicem premia eterne pacis invenìant. Amen, amen, amen.
+ ego Urbanus, catholice Ecclesie episcopus.
f ego frater lohannes, tituli S. Laurentii in Lucina prcsbiler car-
dlnalis ss.
f ego frater Hugo, tituH S. Sabine presbltcr cardinalis ss.
f ego Stephanus, Penestfinus episcopus ss.
f ego Rìccaj-dus, S. Angeli diaconus cardinalis ss.
+ ego Octavianus, S. Marie in Via Lata diaconus cardinalis ss.
+ ego Gottifidus, S. Georgi! ad Velum Aureum diaconus cardi-
nalis ss*
f ego Ubertus, S. Eustachii diaconus cardinalis ss.
Datum Vitcrbii per manum magìstri lordant, sancie Romane Ec-
clesie vicccancellarii et notarii, vii kalendas martii, indictione v., in-
carnationis dominice anno .m^cc'lxi., pontificatus vero doni ni Urbani
pape mi anno primo.
(i) Cod ne! tetto. Corr. t-tilrof m iitri.
(a) Net tato Dtttrutus.
2S6
J. Guiraud
IL
1278, 18 giugno. L'abbate Monco e i monaci di Farfa
nominano il monaco Berardo da Rieti a sindaco e pro-
curatore del monastero in Fermo ed Ascoli (i).
Hoc est cxemplum cuiusdara syndìcatus sic incipieotis; teaor
cuius talis est:
In nomine Domini amen. A naiivitate eiusdem AiccLiixvin, vi* in-
di e tionc, tempore domini Kicolay pape III, mense ìunii, die .xviii. Coram
me notario et testibus infrascriptis ad hec vocatìs et rogatis, religiosus
vir dominus Moricus, abbas monasteri) Farfensis, cum consensu et
voluntate conventus ipsius monasterii, videlicet fratris Andree prioris,
frairis lohannis de Cerclaria, fratris Leonardi de Puz^alia, fratris
Marci de Montenigro, fratris Lanzalocd, fratris lohannis de Podio,
fratris lohannis de Tripico, fratris Gradini de Fara, fratris Raìncrii
de Toffia, fratris de Fara, fratris Archangeli, frairls Gentilis
de Cerclaria, fratris Racchìsìi, fratris Petri domìni Leonis, fratris
Petri domini , [frairijs Laurentiì ThoUomei, fratris Oddonis
de Scandrillia, fratris Pauli Gu [Franci]sci de Reate, fratris
lohannis de Rocca, fratris Francisci , fratris An , [frajtris
Andree Mathci Gatifrodi monachorum eiusdem monasterii nuni
ubule et ra . . . . . omnes ad invicem et concorditcr una cum ipso
domino .. ..et ipse dominus abbas cum ipso corum propriìs
volumatibus nomine ipsius monasterii fccerunt, con[siì]iucrunt et or-
dinaverunt et creavcrunt fratrera Berardum de Reate; monachum prc-
sentcra et rccipientem, corum et ipsius monasterii yconomum, syndi-
cum, procuratorera legìtimura et actorem defcnsorem et nuntiura
specialcm, prout melius dici et de iure valere potest, super omnibus
et singuUs causis et negotiìs que et quas dictum monasterium, abbas
et conventus eiusdem habent et habere sperant vel habituri sunt in
civitate et universitate Firmana et civitate et unìversitate Esculana et
earum ci culuslìbet ex eis co et persona legìtime interveniente
prò eis scu altera ex eJs, et cura qualibet alia universitate, collegio
et et eorura synJico uno vel pluribus et persona legitiina in-
(1) Aggiungiamo al pr«;«Jeni« c|ue«ta Jocutncnto pcr^hò ex tcmbrt che recbi luce
rul *ìitem« «nirainlttrattvo Jet poss«ui delU badin di Farf». ti <locumeuto t tratta Atì-
l'arckivio dì Simo in Roma (fondo di Piastra). EiscnJo la pcrgatnetta che lo contiene
tlAnncggiaia in pi A luoghi, abbiamo dovuto lasciare qualche lacuna dove non ci i siete
poatibile di leggere o di supplire.
Varietà
287
tervenieme prò eis seu ex altera ex eìs et cum qualibet alia persona
et loco, in curia rectoris marchie Anconitane et in qualibet alia curia
et tam ecclesiastica quam civili ad agendum, excipiendum, replican-
dum, petcndum, defendendura, reddcnJum, testes et instruraenia pro-
ducendum et rcprobandura, senteniiara audiendara et prosequendam
et specialiter ad faciendam locaiionem et renovaiionem et titulo lo-
cationis et renovationis, ac emphyteosin tantum cedendum et curaro
et contractum vel quasi provìde faciendum que de iure sufficiat de
rebus et dicti monasterii omnibus et singuUs personis, quibus ipsa
bona a dicto syndico locata, data et conces[sa fuerjint, dando et con-
cedendo eidem fratri Berardo, yconomo et procuratori, licentiam et
iiberam pot[estateni] locandi et renovandi, dandi et concedendì dieta
bona et rcs dicti monasterii predictis personis dandum, pici-
scendum transigendum et promìttendura pacium facien-
dum, de dictis bonis et rebus ac iuribus dicti monasterii cura predictis
civitatibus et universitaiìbus, personis de omni eo et iure quod dictum
inonastcrium posset petere vel litigare, et de rebus et bonis et iuribus
dicti monasterii et generaliter ad hec et omnia et singula alia fa-
ciendl et libere cxercendi in quibus speciale niandatum rcqulritur et
que vcrus syndìcus, yconomus et procurator Tacere posset, et que ipsi
abbas et convcntus Tacere possent se presentes ad omnem, et ad
obligandum se ad penas et interesse et bona dicti monasterii, pro-
raìttendo ratura et firmum haberc quicquid dictus frater Berardus
yconomus, svndicus et procurator, fecerit de predictis et singulis pre-
dictorum, et contra predicta vel aliquod prcdictorum non Tacere vel
venire sub pena m. librarum provisinorum senatus, et hypotheca et
obligatione bonorum dicti monasterii A cium in capitulo ipsius mo-
nasterii presentibus hiis testibus: Pangratio, scrintario de ToTtla, ma-
gistro Mathco domini Theobaidi de Fara, Coypangnone domini Con
pagnonis de ToTfìa, lohannc domini Phylippì de Monte Opulo,
Francisco de Sulmone, Ballo et Manfredo Tamitiaribus domini abbatis,
ad hcc vocatis et rogatis.
Ego Phylippus Rainerii, sacrosancte Romane Ecclesie et Farfensis
monasteri! scriniarius, hils omnibus interfui et, ut supra Icgitur, rogatus
scripsi, compievi et publicavi.
Et ego Bonconsalvus, notarius, predictum instrumentum, sicut in*
veni scriptum manu publica Phylippi notarli, ita scripsi et esemplavi
et in publicam Torraam redegi de mandalo et auctoritate domini
Icgum doclorìs iudicis ordinarli, nil addens vel minuens preter pun-
ctum vel sylUbam - ,sub anno Domini m°cclxxviii die xvii exeuntis
sectcmbris tempore domini Nicolay pape III. Actum Tuit in Monte
Ulmi ante doraum domini Thomc, domini Roggerii de Monte Ulmi,
288 y. Guiraud
presentibus domino Rainaldo doroinì Arnold de Monte Milonis, ma-
gistro Rainerio , domino Phylippo de Firmo et domino Rainerìo,
notario abbatis Farfensis, qui se sul»crìbere debet, Partuncto Toman-
partis et Berrecta de Sancta Victoria testes interfuerunt.
Ego Raìnallus de Mirannella, sancte Romane Ecclesie scriniarius
scriptum instrumentum exemplatum, vidi et audivi legere et
ascultare et nicii in ipso addito liuera aut sillaba ratum, me
teste suscrissi et signura consuetum mee manus posui.
Presenti i soci signori : U. Balzani^ presidente, L. Allodi,
A. Corvisieri, G. Cugnonì, B, Fontana, I. Guidi, E. Ste-
venson, G, Tomassetti, O. Tommasini, G. Levi, segretario.
Il Segretario dà lettura del verbale della seduta pre-
cedente, che senza alcuna osservazione resta approvato.
Il Presidente Balzani commemora tre illustri colleghi
che in breve tempo la Società è venuta dolorosamente a
perdere ;
tt II prof. Samuele Lowenfeld, che or fa un anno salu-
tammo in mezzo a noi, è stato da breve malattia rapito
nel fiore delPetà; la seconda edizione dei Regesta pontifictim
Romanorum, a tacere d'ogni altro suo lavoro, fa fede della
; sua grande dottrina ed operosità. AlF invito della Società
|di cooperare al Codice diplomatico della città di Roma pron-
tamente aveva corrisposto inviando molte schede di let-
tere pontificie. Il prof. Bartolomeo Malfatti, mancato egU
^pure troppo presto, benemerito cittadino, coscienzioso in-
segnante, dotto non meno nelle discipline storiche che
nelle geografiche, lascia degno monumento di lui neiroperu
disgraziatamente incompiuta: Imperatori e papi nel periodo
carolingio. Gli amici e colleghi lo ricorderanno sempre con
Archivio della R. Società romana di atoria patria. Voi. XV. I9
: V pcibbocsn Dai jaosts b cono.
• NoQ è penbro mancata buona messe <li lavori Jl>
TAnhtviù. R£ciao awmbati nocepoli alla storia àà nom
•catuti aumcipaB s lavori dd doa. Passcn sullo
CJtnpagnafio, e dd socio prof. Moaad so «{odio ^ .
moinaoo rasieiDe la storia delia Chiesa e quella
«olire della provincia nostra gli scritti del sodo
Q/!tÌi della Società
291
Fumi sul Carteggio del comune di Orvieto degìi anni i$ii
t I^i2y del socio dott. Levi intorno ai cardinale Ottaviano
degli Ubaìdini e del prof. Manfroni sulla Marina pontificia
durante la guerra di Corfù. Il socio prof. Tomassettì ha
continuato il suo lavoro sulla Campagna Romana, il signor
Mario Pelaez ha dato un saggio di una nuova edizione
crìtica di un testo delle Pistoni di santa Francesca Romana
che ha molta importanza per lo studio del nostro dialetto.
Di un altro testo si è occupato il dott. Pagnotti nel
suo studio preparatorio alla edizione crìtica della l'ita di
Niccolò V scritta da Giannozzo Manetti. Quest'ultimo studio
irA anche per la natura sua^a darci occasione di venir
urando V indole e la entità del lavoro a cui dovrA pure
accingersi un giorno questa Società per preparare una edi-
zione critica completa di tutto quel gruppo di vite ponti-
fìcie che, a così dire, costituisce la seconda parte del Libro
pontificale.
m Ai futuro volume ddrjrcbivio non mancherà la ma-
teria. Oltre ai lavori sopra mentovati dei soci De Rossi e
Stevenson, e alla continuazione dei lavori del socio To-
niassetti sulla Campagna Romana e del signor Pelaez sulle
l'isioni di Santa Francesca, il socio prof. Fontana contri-
buirà una raccolta di Documenti intorno alla eresia luterana
tratti dall'archivio Vaticano; il dott. Ermini uno studio
espositivo sulle Costituzioni Egidiane del l'Ai bornoz, il socio
Rodocanachi lo Staff ito delia corporazione dei cocchieri di
Roma, e il già nominato signor Pelaez su preparando e
darà in luce una nuova edizione della Cronaca di Paolo
dello Mastro, preceduta da studi circa Ìl testo, e circa la per-
sona e la famiglia dell'autore. Altri lavori offerti alla So-
cietà sono in preparazione, ma intorno a questi il Con-
siglio direttivo si riserva di riferire in una futura riunione
quando potrà con maggiore sicurezza pronunciarsi intorno
al valore di essi e alla opportunità o probabilità del pub-
blicarli.
29-2
oAtti della Società
K Bastino per ora questi cenni riguardo ^^ArtUtm,
Quanto alle pubblicazioni libere le core dcQa Sodeti soeo
State precipuamente rivolte a due (fesse ne^asao nst
decorso e continueranno a nvolgeisi nel presone, àie
ai Diplomi imperiali e reali delle CanteJliric à' ISaB», p^
hlicaii a facsimile, e al quinto volume del Regesto £ FmJL
Dei diplomi può dirsi che il primo hsócoXo è onnmwm
compiuto. Ve ne presento le uvole, e avrei fooore
di presentarvcne già stampata anche la iUtistraziooc, se
colla infcrmit;i del nostro egregio segretario non (ossesK
prav venuto un improvviso impedimento, quando il bvoro
era gi;\ qCtasi pronto per la stampa e mancavano appeal
poche altre cure a terminarlo definitivamente. Ora fo
fortuna l'impedimento è tolto. Tra poco il fasdcolo ari
pubMic.no, e il Consiglio direttivo confida che trovcrese
questo lavoro degno della Società che lo ha promosso
con tanta fermezza, della grave spesa affrontata, e dei larghi
sussidi ottenuti per essa dai Ministeri della istruzione e
dcir interno. Del quinto volume del Rfi^t'sto di Farfa vi
presento circa la metA già stampata, e spero che sari
possibile presentarvi 1* intero volume nella nostra riutiionc
di pritiiavera. Con questo volume si conchiuderi la stampJ
dell' intero testo, ed è singolare ricorrenza che si con-
chiuda appunto nell'ottavo centenario dall'anno inali
Gregorio da Catino pose per la prima volta la mano mo-
desta e paziente a questo grande monumento di storia
nazionale.
«^ Mentre si attende alla pubblicazione immediau S
questi lavori rimane in preparazione il fascicolo IV dei
Monumenii paleografici di Roma, e non si trascura per parte
del socio prof. Monaci la preparazione del Liber hystoriarm
Romattorum. La necessità di ulteriori indagini e la scoperti
di un altro codice contenente una redazione importante
del Libcr hystoriarurn prolungheranno di necessità il tempo
a compiere un lavoro che domanda cure lente e minute.
Q/^tti delia Società
295
Segnalo intanto alla Società l'atto liberale e cortese del
signor conte Lochis proprietario del codice contenente il
Li/'L-r, che ha voluto concederne liberissimo uso al professor
^lonaci offrendolo alla Società in prestito.
H « Circa alle pubblicazioni che si preparano per essere
presentate ali* Istituto Storico Italiano, procede il lavoro
Unto per la nuova edizione del De BìUù Gotico di Procopio
che verrà curata dal prof. Coraparetti, quanto per quella del
Cbronicon Farfense, ma intomo a questi lavori il ConsigHo
direttivo si riserva di parlarvi più distesamente a suo tempo,
e del pari si riserva di darvi più innanzi conio dei lavori
iniziati, d'accordo colla Regia Università, per la compila-
zione di un Codice diplomatico dello Studio di Roma, Questo
per le pubblicazioni; resta ora da aggiungere, che a se-
conda del desiderio espresso dalla Società, il Consiglio
direttivo vi presenterà nella riunione prossima il regola-
mento sulle relazioni tra la Società e il suo delegato
presso r Istituto. Le relazioni della Società con altri Istituti
scientifici si sono non pur mantenute ma accresciute anche
quest'anno, e abbiamo ragione di sperare che le trattative
che sono attualmente in corso aumenteranno la ricca su-
pellettile di pubblicazioni, specialmente periodiche, di cui
ora abbonda la biblioteca sociale, e che oram:ii domanda
spazio maggiore entro questa sede. Affine di accrescere
questo spazio, e per dare maggiore sicurezza alla biblio-
teca Vallicelliana, si è presentato al Ministero della pub-
blica istruzione un progetto che si spera possa essere in
breve approvato. Ampliata così questa sede, e aumentato
il materiale scientifico, sarà più facile alla Società attendere
con maggiori forze a cure maggiori. L'accresciuta larghezza
concessa agli studiosi dal continuo dischiudersi d*archi\*i
custoditi fin qui troppo gelosamente, la feconda attività
degli Istituti storici stranieri fondati in Roma, impongono alla
Società nostra obblighi sempre crescenti. E a questo pro-
posito mi gode l'animo di annunziarvi che S. E. il mini-
T lei-i r
zzfz. m niD 3Kiic^ Zie .laiidesie ^n im-
"Ti 1::::. — r" "^TTrTiimm 3:ntsnjr'jjiu
= rrrr .ìts ior.a jronmtE iiTiininicnia.
~JT A. Zj!i"3iH3i Trancne ^e nàì janchi
iidini ijinir:^ ii saura. Turr:^ v^agi iilla
:jrz :r. rjrrn:ci2:. Z3e jntst: eie osa k^.o
_: - •.-.^'^ icTrT'-i te icisd ji srcccsti Je: soao
ag"<i'' -.:r-
^e :r^
7»nix.
BIBLIOGRAFIA
NuntiaturhcrichU aus Dmtschland i^}}~iSS9 wf^-^' i^rgàn^den
AcUnsfucken (Dispacci di ounziature dalla Germania
con documenti accessori) — Voi, i** Nunziature del
V'ergerlo 1533-1536; voi. 2" Nunziatura del Morene
1556-1538, edite da Walter Friedcnsburg per inca-
rico deir I. Istituto storico prussiano in Roma. — Go-
tha, 1892.
»
A Jiffercnza delle altre scuole e stazioni storiche straniere, alb
fondazione diede specialmente orìgine la provvida e coraggiosa
ura deirarchivio segreto Vaticano, V I. Istituto storico prussiano
ie a dare in luce documenti di storia moderna, e a trattare ar-
gomento più affine alla novella vita germanica, più importante non
solo alla nova costituzione polìtica delia patria tedesca, ma alla storia
dello svolgimento del pensiero odierno e della coscienza individuale,
non che delle istituzioni in cui la stessa vita privata e la pubblica
di quella nazione anno posto radice. Le altre scuole o stazioni sto-
riche si sono invece confinate nel medio evo. Se questo sta caso o
indizio che abbia chiaro sìgnilìcato storico non vogliamo discutere;
beos) riconosciamo il fatto per quel che è.
Ed ora, dopo che le altre nazioni, segnatamente V Inghilterra e la
Francia, nelle relazioni degU ambasciatori veneti, nei dispacci de'
fiorentini, nei carteggi dì politici d'ogni maniera ricercarono docu-
mento e notizia storica della patria loro, attingendo alla miniera del
senno pratico italiano, si potrebbe far questione se nei Dispacci delk
nuu^aturc, cosi per natura diversi, torni sperabile di ritrovar la stessa
messe d'informazione, la stessa obbiettività di giudizi circa le cose
* e gli uomini, la competenza stessa ne* relatori e il line medesimo;
2^6
bibliografia
0 se non debbasi credere che !* iniziativa deIl*Isdtmo stocko pre-
dano lasci piuttosto adito alla comparazione tra classe e cUsK,
e modo di relazioni, tra fonti e fonti storiche, e Don apra La tu i
studiare quanto d'inconsapevole e d' illusorio s'ìncoatrì oeiU pnft-
raxionc eiimera dei fatti umani e nel modo di coosìderarìS; e per dK
vie la Germania stessa é giunta grado a grado alle awesnucaie
{nutazioni di cui ebbe prima incerta coscienza, e per coi poi fct-
vcnnc maturamente alla sua attuale grandezza.
L'indagine nova potrebbe esser soddisfaciente ad essa, eproica
altrui, e sotto questo aspetto l'iniziativa deirUtituto prussiano
per so xtcssa pare degna d'encomio. Ma v' è altro bel fauo die
fa commendevole Katuralmcnte, poi che l'Istituto ooo ìxcnb nàr
rnrchìvio V'aticano molta materia per la storia degli HobeosoOcn
nel secolo dccitnoquinto, né per quella provinciale di Prasaìa, od
Hr4ndenburgo e della Posnania, si rivolse a dare tn luce questi i5-
»pacci di nunaiaturc. Costituiscono essi nell'archivio Vaticano 4000 to-
lumi, divisi in ventun gruppi secondo paesi e nazioni dìvene. Optili
soli di Germania dal 1515 al 1740 formano 551 volumi. Prefissi ceni
termini cronolopici, accadde per avventura che V Istituto prussiano
coincidesse coli* Istituto austrìaco di studi storici, diretto dal v. Siclicl;
Il quale illustrando il periodo storico di Massimiliano II e avenJo
posto l'occhio su' dispacci delle nunziature dal 1560 al 72, non pre*
occupate dal programma dell' Istituto dì Prussia, aveva deliberato
e annuntiato di farne separata pubblicazione. Un bell'accordo per noe
«clcnilrtco e amministrativo, interceduto fra i due Istituti, che alta-
mente onora gl'illustri uomini che ne sono a capo, stabili i limiti
•canibievoli dell'opera concorde e l'unità di formato eoo cut com*
patiranno le singole parti dì essa.
Cosi anche questa condiscendenza delle due parti è pur essa in
pari tempo un bell'esempio e un indizio simpatico e promettente.
1,4 breve prcfarionc del v. Sybel, premessa al primo volume, dà rag-
guaglio di tutti questi particolari. E mentre il dottor Quidde e il
dottor Schcllhass attendono ad altra parte della pubblicazione risero
vnta alla Prussia, i due volumi comparsi, che gittano le fondamenta
dell'opera, si debbono alla perizia e alb diligenza del prof. Frìedeas-
burg, e comprendono principalmente ì dispacci del Ver^erìo e del
Moronc; nunzi, che quantunque consacrassero tanta parte della loro
vita In *er\'igio del pontificato romano, la Ciiiesa cattolica perdette,
cacciando l'uno tr« gli eretici, perseguitando l'altro col sospetto. 11
Friedensburg in una lunga, minuta, accuratissima introduzione espone
preventivamente le norme della raccolta, che lungo il lavoro si veg-
gono poste egregiamente in pratica. I criteri stabiliti dal Weijisiicher
bibliografia
297
per redizione de' Rdcbstagsakkn quanto alla forma esteriore, si adotta-
rono anche per le Kutttiatitrberichk. Quanto alla fomia intrìnseca, una
introduzione speciale è messa innanzi ad ogni nunziatura in cui si
considera prima il materiale di essa come fondo e come fonte, Ìllu-
»strandolo con ogni maniera di riscontri; poi si dà notizia biografica
dei singoli nunzi in particolare, aggiungendo i possibili ragguagli cri-
tici delle affermazioni di essi. La grafìa dello scrittore, fatta eccezione
per gli ovvii e non caratteristici scambi di lettere in voga, è gene-
■ ralmentc conser\'ata, e la fedeltà e la correttezza, tratiandosi spccial-
■ niente di stranieri, interpreti molte volte di forme dialettali italiane,
si può credere, nella massima parte dei casi, raggiunta. Piccole anor-
malità non scemano nulla del merito al solerte e dotto editore (i),
Coni' è naturale, il primo volume oltre un'introduzione partico-
lare alla nunziatura del Vergerio, ne contiene altra d' ìndole più ge-
nerale, in cui il Friedensburg esamina, tra l'altre cose, rorigìne del
titolo di nuncius, riconoscendola ne' primi decenni del secolo xvi, ove
peraltro esso non ebbe Teffettivo valore che acquistò poi in seguito,
quando cominciò coli' intitolazione particolare d'oralor d nuncius a
conseguirla. Crebbe poi secondo l' importanza dell'uomo, degli affari
che gli vennero alle mani, della maggiore o minor congiunzione che
intercede fra la Chiesa e il Governo presso al quale il nuncìo era ac-
creditato, come successe coPa repubblica di Venezia e colla Spagna,
presso cu» il nunzio fu anche collettore per la Camera apostolica.
Gii da* tempi d'Adriano VI, TEck aveva scritto dì Germania esser
utile « ut S. D. N. continuum nuncium haberet in curia arciducis ».
Mi le prime corrispondenze de' nunci, come interviene quando una
istituzione s'inizia per via di fritto più che con norme preconcepite,
quando anche le residenze stabili di diplomatici andavano lentamente
pigliando piede per necessità e senza norma negli stessi Stali laici,
non facevano capo agli archivi della Santa Sede; si serbavano o si
perdevano tra la corrispondenza domestica de' nunzi ; passavano nelle
(amiglie de* pontefici, fra le carte de' cardinali nipoti, che per lo più
erano in diretta relazione con essi; finché nel 15 jy per merito d'Ales-
sandro Farnese, nipote di papa Paolo III, e vicecancelliere, s'intro-
dusse la salutare innovazione che la corrispondenza co' nunzi fosse
tenuta per mezzo degli officiali della curia ; onde questa perdette il
carattere qu;isi particolare che aveva avuto per l' innanzi, fu rego-
lata e conservata con certezza e per norme e con regolarità d'officio.
Venendo poi alle particolari nunziature dei Vergerio e del Morone
I
I
(i) Prt c<,
toitg t gono >
(I, io6) att * gosso «
icbtund, kropf • .
■ so vici ali gobbo, bu^kel •; roa piut '
' bibliografia
2i?9
cui sono catholicì, li popoli sono talmente confusi, che non sanno
' et a quale opinione si debbano accasiare » (li, 8;). Che mutazione
grave A\ secolo non è questa in cui p.ire estrema miseria che cia-
scuno pensi ciò che vuole, quando Tacito invece celebrava come
rara felicità di tempi quella: ff ubi sentire quae velis et quae scntias
« diccre licet » (Hut, I, i)?l Per questa libertà inusata e confusione
dì opinioni appunto non si ordinano più preti. Il contagio sì dilata do-
vunque. Quando il W'ùrtembcrg cade in mano ai luterani, il Vergerio
esclama : « stava per antimurale di Tiro! » ; ora teme per questo e per
la Svizzera (I, 255); dallo Studio di Vittemberga si stende il lutera-
nismo in Polonia (ib. 291). E più oltre (p. joi) : « Ho inteso che in
o Trici.te, che è città della nostra Italia et giace ai lidi del nostro mare
« Adriatico, pullulava molto bene il luthcrismo, preso per il com-
a mertio di Germania » ; e teme per Pirano e per tutta Italia. Frattanto
mentre Ferdinando re de' Romani è tenuto in iscacco da Giovanni
Zapolya, vaivoda, mentre Carlo V è alle prese col corsaro Barba-
rossa, mentre il Turco minaccia Clissa in Dalmazia, mentre 51 re
d'Inghilterra s'aliena ferocemente dalla Santa Sede e manda cardinali
al patibolo, fa sorridere la illusione tutta teologica del Recalcati,
che dopo la vittoria di Carlo V a Tunisi, scrive ingenuamente al
Vergerio : « già si spera e tiensi per fermo che, volendo Sua Maestà
« Cesarea seguitare la impresa, ne haucrà total Victoria et vedcremo
a a' giorni nostri anche la Turchia redutta a la vera fede chri-
V stiana, che Dio ci presti gratia! » (I, 474). Del primo volume del
resto il più bel documento è la lettera del Vergerio al Recalcati
stesso in cui descrive l' incontro suo con Lutero, noto già per l'edi-
zione del Cantù {Eretici d'Italia, II, 107-12) e del Laemmer {Aliai.
Taf. pp. 128-36). Del secondo ci sembra importante la risposta data in
appendice (541-421) aì Centum ^ravamitta Germancrum che il Fri c-
densburg con buone ragioni (pref t. II, p. 111) ascrive a Tommaso
Campeggi vescovo di Fehrc. O. T.
Vittorui i^olonna marchesa di Pescara. Supplemento aì car-
teggio, raccolto ed annotato da Domenico Tordi, con
l'aggiunta della vita di lei, scritta da Filonico Alicar-
nasseo. — Torino, Ermanno Loescher, 1892. I-128.
Migliore fortuna non poteva toccare al libro di Alfredo Reumont
intorno a nttoria Colonna sotto questo aspetto, che fu il primo la-
voro organico che ha dato occasione a tanti altri lavori, ì quali fi-
^§mh^aJSA
niriiiiiii fa mmeft ndb ^sa incr is ^gnsm A m daaB.li^
«» sna Aiuiuiiau. JÌD'an, d» pnat) iB «isti noi» rantai
Ssipeva 2iie H Itfwn liti Rnsanac noe ea caspia^ càt
da«r«i enae ffio»; e il ftaoBoot iman oh dòe petue fl|r
À»^ «I ano ncìio» cnde fodlo édfÌDifirino aaowd^ sdt| «•
^lòo ^màtm wmn ossili, )^ mone intano. £ ooì ^" ■[*"■'—
«OOK opoi HSìririwàma di profrrcssD. dopo la ^cnki» à» feon
4tl EaHDMH Giuoe|)fe Miller ed ErnuxniQ Featio. TarEXc or floà
ÌBimpeeii la gnikawwc dd canen}» di VinaRs CekMos, i ^
oa ^B 4SK11 > Bivioi fciimm la oppoRooita di csanàane li yfH^
sotto XSaqMMi di iniMliier, a uà aecdlp ^mnoono dafKasaidr
al m4|H> iimum caioiiBa £SB ommii ooiccwicà.
Oba •^' e pmtaR «i aiiuiieafaiyg dit 901) caflogglo 9 è anicdiu •
aC3) ^OBOS^OflOt '4BO0IODCOSta JOOOitt O yafi I ^SIC 4^CK06BftC0 ACBSI ^\
tu OMO 1B ^i|ralìut^ Ba 1 ^oiB tHfnìaino nooonpanve ia Jnen od
CnomÌBÀ 4 l^kBBla riiwwii «opn & Vlicni aiUinoi. che am fda
ddli ipn^n— aii0iK> ferina pife lar^ aooo doe poujoissout aOC^
«MORA, x^ ofiscnai, aia fter rbnuzdo alle ùiee Jdb
'dteoaa nrii^vjKi w. mu\^ Paxr a ool ciac non ai fisnacjaiBt ^
ìc àott^floìs < ^R tnosccsa lonr la ^iwtiìoBt, se vìnmia CbIoob^
l«neMB, awB ^ulami. jiilii^rt ■ io lode di aoo manto» 0 «
^oeor soBiineaoii sìbod ipiàk sole 4^ fnacqoe al «ae tecoloc
Tnomaoduol; yofticir «od fiìva dì limami, ^aocbt qodl» ck
ioa ««nr iami 4mì aaaeggito mm e «aoòsaaesne qodio die wka
oi ^ move ÌA tiiwiTa» se awo xì fa ìuirmìiic vera £
oOVMiBL
B. F
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^ ^oìodk 4k emiiyioarora & CrifliM
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aàoce*. e Sioeoé0 109
^ s atafioi^ In ùntì^
vr^
'Bibliografia
501
I
invece che dai documenti stessi venisse tratteggiata « sempre più al
« vìvo e a] naturale questa strana e curiosa fisionomia, alterata non
« poco diii suoi adulatori del pari che dai suoi detrattori ». Pur deve
concludere che non troppo lontana dal vero è la sentenza del Fo-
scolo che la ritenne mezio regina e mezzo letterata, mefzo magna-
nima, mezzo pazza, intieramente feroce. Fatto t; che il nuovo lavoro
del barone Claretta in mezzo agli interessanti aneddoti, di cui fu
piena tutta la vita di Cristina in Italia, e che non è qui luogo dì
riassumere, porta anche buon contributo alla storia di Roma, dove
principalmente quesU donna,, di cui si volle fare un trofeo del cat-
toiìcismo sopra l'eresia, ebbe campo di dar molesto saggio ai pon-
tefici delle sue contraddittorie qualità, mescolandosi in tutti gli affari,
largendo proiezione cosi ad artisti come a delincfuenii, suscitando
questioni di preminenza, e non risparmiando ì motteggi del suo acre
spirito contro i papi stessi e Roma, onde riceveva costosa ospitalità;
amante dei divertimenti quanto insofferente delle pratiche di religione,
in cui prese per confessore il Molinos, Fautore del quietismo. Eppure
questa vita così irrequieta potrebbe in qualche momento sembrare quasi
una maschera per nascondere propositi e mire diverse. Imperocché dai
documenti pubblicati dal Claretta risulu meglio che nel campo polit'co
Cristina tentò sempre di avere peso ed autorità. Ora si fa iniziatrice
di imprese contro ìl Turco (doc. x), ora scrive a Carlo Gustavo di
Svezia perchè soccorra la Polonia pur sopraffatta dal Turco (doc. xi);
in Italia tenta di indurre il duca di Modena all'impresa del regno
di Napoli ; Ugo di Llonne riconosce Pefficacu dell'accordo di Cri-
stina con l'ambasciatore di Francia per la riuscita elezione di Cle-
mente IX (doc. XIII); e Cristina alla morte di Clemente di nuovo
offre al re di Francia 1 suoi servigi pel futuro conclave ( Joc. xxiv);
dair imperatore Leopoldo invoca pietà per gli ebrei, condannali a
sfrattare dall'Austria (doc. xxv). Nel 1682 il generale Luigi Ferdi-
nando MastrigU trasmette, non senza raccomandazione di tacere il
di luì nome, « la pianta esatta di Casale con le nuove fortific.uioni,
« saranno fatte dal Francesi » (doc. xxxvii). A sua volta Crist'na
nel i6'*'4 riceve dalla repubblica di Genova vive azioni di grazie per
la comunicazione di un segreto, atto a rendere più esteso il tiro
delle artiglierie « ut eminus offendant naviculos, qui denuo forsan
« accederent emissari globos igneos, quibus immani forma mense
« preterito vexata fuit civitas ista » (doc. xli).
Come l'abdicazione del trono non tolse a Cristina l'amore del fasto,
del potere e degli onori, cosi non fa specie che abbia potuto ambire al
trono di Polonia ; piuttosto è da meravigliarsi che la corte di Roma
abbia potuto favorire la sua elezione. Eppure l' importante gruppo
302
'Bibliografia
di lettere scambiate u« Cristtna e il nunzio di Polonia, che or
gono in luce, non Uscia dubbio in proposito. Le pratiche soao dite
djl nunzio coadiuvato dal polacco Michele Kachi, abbate di Colbars;
le iatru/.ioni vendono specialmente dal cardinale Azzolini e d;t Cristina
stct&a» che mostrasi molto calma ed avveduta, ferma nel non voler
spendere quattrini, ed esprimendo su questo punto un giudizio poco
lusinghiero per i futuri suoi sudditi, fermissima nel non voler ma-
ritarsi: M V. S. con tulio questo può darne loro le speranze per ca-
« varne almeno rdcltinnc ». Fallito l'intento mostra di rassegnarsi
molto facilmente; non n>.inc4 però di scrivere al nuntio che tenga
a disposliione del cardinale Aszolino le lettere ed ogni altra scrit-
tura concernente il negozio. Sicché non ostante i quindici volumi
di Montpellier la prudenza di Cristina ci ha forse privato di docu-
menti piii decisivi non pure sul maneggio di Polonia, ma anche
su altre faccende politiche, nelle quali gioverebbe conoscere òno a
che punto l'ex-rcgina ingcrìva%j per conto proprio o per ìso'rjzione
altrui.
i
NOTIZIE
J. Bernouilli ha pubblicato, sotto gli auspici della Società Storica
di Basilea, il tomo I degli Ada pontijìatm belvdica (B. Rcich, i voi.
in-4 di xvi-533 P^SSO estratti dagli archivi Vaticani.
Il pontefice Leone XIU in occasione del leriodecirao centenario
dì Gregorio Magno ha aperto un concorso, sui tre seguenti temi :
x" Dell* influenza esercitata dal pontificato di san Gregorio sui pon-
tificati seguenti durante i secoli vii e viii. - 1° Esposizione dello
stato attuale della scienza circa l'opera liturgica dì san Gregorio. -
3* Restituire con disegni colorati le pitture fatte eseguire da san Gre-
gorio nella sua abitazione sul Celio, descritte minutamente dal suo
biografo Giovanni Diacono
L. Havei ha letto all' Acad^mie des inscriptions et belles lettres
(i* aprile) una memoria suirorìgioe metrica del cttruts o ritmo pro-
saico nelle lettere pontificie, dimostrando come esso non sia che la
rinnovazione non bene intesa di regole esattamente metriche, che si
riscontrano nella prosa dell'oratore pagano Simmaco nel iv secolo e
di s. Leone Magno nel v.
Nella seduta del 12 giugno L. Duchesne ha letto nella medesima
'Accademia una memoria sui falsi privilegi della Chiesa di Vienne
distinguendone due serie, la prima redatta verso il io6o, la seconda
più tardi al tempo dell'arcivescovo Guido di Borgogna.
Il dottor von Schulte, continuando i suoi lavori sulle somme di
diritto canonico, ha testé pubblicato La somtuti ài. maitre Rufin (Giessen,
Em Roth, 1892)
PERIODICI
(Articoli e documenti relativi alia storia di Roma)
Archi V fìir Katholisches Kirchenrecht. Anno 1892, fase. i^-j".
Decreta Congregationum Romanarum. Leonis XIII, Ut. brev.
d. d. 12 sept. 1891, de prava duelloruni consuetudine.
Archiv fQr Literatur- und Kirchen Geschichte des Mìt-
[telalters. Voi. VI. — R Ehrle, Die iiltesten Rcdactioncm der Ge-
ilicralconstìtutionen des Franziskanerordens (Le più antiche redazioni
Ideile costituzioni generali dell'ordine Francescano). - Neue Mate-
Irialien zur Geschichte Pcters von Luna (Benedicts XIII) (Nuovi ma-
[tcriali per la storia di Pietro de Luna). - Denifle, Die Statuten der
Juristcn-Universitut Padua von Jahre ijji (Gli statuti dell' univer-
dei giuristi di Padova dell'anno njO-
Archiv (Neaes) der Gesellschaft fiir ìQtere deutsche Ges-
I chichtsku&de. Voi. XVII, fase. 1°. — Tu. Mommsen, Zu den Gre-
Igorbriclen (Intorno le lettere di Gregorio Magno). - L. M. Hart-
Iman'N, Uber zwei Gregorbriefe (Due lettere di G. M.). — Fase. 2".
ITh, Mommsen, Die Papstbriefe bei Bcda (Le lettere dei papi presso
[il Beda), - D. Sch.vefer, Zur Datierung zwcier Briefe Gregors VII
(La data di due lettere di G. VII). — Fase. 3*. O. Holueb-Egger,
JBericht ùbcr cine Reise nach Italien im Jahre 1891 (Relazione di
[un viaggio in Italia nell'anno 1891). - W. Gundlach, Ueber den
[Codex Caroltnus (Studi sul codice Carolino). - R. Rohricht, Eia
* Bricf ùSer die Geschichte des Friedeus von Veuedig (1177) (Una
lettera relativa alla pace di Venezia).
archivio della B. Società romana di »loria patria. Voi. XV. 20
'Periodici
507
Ibrcchts V. von Baiem auf Bewiligung des Laienkelches, Zulassudg
l<lc$ Priesterehe und MUJerung des Fastengebotes (i?)?) (Prima pro-
i|K>sta di A. V di Baviera circa la concessione della comunione sotto
I le due specie ai laici, il matrimonio dei sacerdoti, e rindiilto quare-
simale). - H. Grauert, Das gefàlsclite Aachener Karlsdiplom und
Kònigspanigrapli der Papstcswahlordnung vom I. 1059 i\^ hXsQ di-
ploma carolino d'Aquisgrana e il paragrafo regio della elezione papale
del io$9). - H. B. Sauerland, Itlnerar des [Gegen] Papstes Kle-
raens VII von seincr Wahl bis tn seiner Ankunst in Avignon (Itinerario
deiTantipapa Clemente VII dall'elezione all'arrivo in Avignone). •
(Grauert, Zar Vorgeschichte der Wahl Radolfs von Habsburg{Per
la storta dei preliminari dell'elezioue di Rodolfo d'Asburgo),
Journal of the Gipsylore Society. Anno 1892. Voi. HI, n. 3.
— E. LovARiMi, Costumes used in the Italian Zingaresche (Costura»
usati nelle zingaresche italiane).
Journal (The American) of Archaeology and of the hls-
tory of the fine arts. Anno 1891, n. l'-j". — P. Germano, The
house of the martyrs John and Paul recently discovered ,on the
Coelian Hill at Rome (La casa dei martiri Giovanni e Paolo recen-
temente scoperta sul Celio). - Notes on Romara anists of tlie middle
ages. III. Two Tombs of the Popes at Viterbo by Vassallectus and
I Petrus Oderisi (Note sugli artisti romani del medio evo. III. Due
[ tombe de' papi a Viterbo di Vassalletto e Pietro Oderisi.
Mitteilungen aus der Hiatorischen Litteratur. Anno XX,
fase. 1°. — Recensioni delle opere: Gardthausen, Augustus und
. seine Zeìt (A, e il suo tempo); Martens, War Gregor VII Mòach?
(Gr. VII era monaco); Sutter, Johann von Vincenza und die ita-
licnischen Friedensbewung ira Jahre 1233 (G. da Vicenza e il mo-
vimento di pace in Italia nel 1233); STUHRfit Die Organisaiion und
Geschàftsordung des Pisaner und Konstanzer Konzils (L'organizza-
zione e l'ordinamento del Concilio di Pisa e di Costanza). — Fase, 2°.
Recensioni delle opere : De Marchi, Ricerclic intorno alle « insulae »
o case a pigione di Roma antica ; Elter, De forma urbis Romae
dequc orbis antiqui facie disertatio 1, II. Lulvés, Die Summa can-
ccUariiu des Johann von Ncumarkt (La S. e. dì Giovanni^ da N.).
MlTROVic, Federico II e l'opera sua in Italia.
Uittheilungen des Instituts fùr Oesterrelchiache Geschi-
chtsforschung. Voi. XIII, fase, i^ — Taxgl M., Das Taxwesen
der pipstlichen Kanzlei vom 13 bis zur Mitte des 15 Jahrhunderts
Periodici
309
Inno (fig.)- - Bernardo Morsolin, Una medaglia dì Alfonsina Or-
I sini (fig.)- - ViKCEKZo Capobianchi, Pesi proporzionali desumi dai
I documenti della libra Romana, Merovingia e di Carlo Magno
|(i tav.).
Rivista storica italiana. Anno IX (1892), fase. i*. — A. Ta-
lli, Recoiiioud dell'opera di T. Mommsen, Le provjncie romane
[da Cesare a Diocleziano. - A. Moschetti, Rtcettsiotu dell'opera di
fV. Rossi, Pasquinate di Pietro Aretino ed anonime per il conclave e
i l'elezione di Adriano VI.
Studi e documenti di storia e diritto. Anno XJIl, fase. i°-2°
(gennaio-giugno 1892). — G. Wilpert, DI un ciclo di rappresen-
i tanze cristologiche nella catacomba dei Ss. Pietro e Marcellino (con
I dae tav.). - F. Cerasoli» Commentario di Pietro Paolo Muziano
' relativo agli Officiali del comune di Roma nel secolo xvi. - E. Ce-
LA>n « De Gente Sabella »i manoscritto inedito di Onofrio Panvinio.
Studien und Mittheìlungeo aus dem Benedictiner- und
dem Cistercienser- Orden. Anno 1892, fase. i**. — Schatz, SteU
lung Leopolds III (1365-1586) von Ocsterreich zum grossen aben-
dlaodischcn Schisma (Posizione di Leopoldo HI d'Austria nel grande
scisma d'occidente).
Zeitschrift fflr Katolisclie Theologie (1892), fase. 1°.— Rum-
sioni delle opere: Ch. van Duerm, Vicissitudes polidques du pouvoìr
tcmporel des papcs ; Die Sentenzen RolanJs nachmals Papstes
Alexander III hg von P. Fr. Ambrosius Gietl (Le sentenze di Ro-
lando, poi Alessandro III, edite da A. Gietl). — Fase. 2''. E, Michael,
Die Rolle Nogarets bcim Attentai auf Bonifaz Vili (La parte dì No-
garet nell'attentato di Bonifazio Vili)
'Tubblica^ioni relative alla storia di 'T{oma 313
35. Carta topografica della provincia dj Roma e regioni limitrofe
fino ad Avezzano, Spoleto e Gaeta, con cartina speciale dei
Colli Albani secondo i recenti rìliev» del regio stato maggiore,
con speciali indicazioni deiraltimetria, delle reti stradali e delle
circoscrizioni amministrative ed elettorali, disegnata da G. E. Fritz-
sche. Scala 1 : 250,000.
Roma, IsUtuio carto^afico italiano, 1892.
24. Casa (La) di Pio IX descritta ed illustrata con note storiche,
memorie anedottiche e lettere inedite del sommo pomctìce.
Torino, Roux, 1892.
25. Casagrakde V. Le « minores gentes » ed i * patrcs mtnorum
« gentium ». Palermo, Clattsen, 1892.
26. Centenario (Secondo) d'Arcadia. Voi. I. Scritti vari.
Roma, tip. dilla Pace, 1891.
27. Chaoveau M. Le droit des gens dans les rapports de Rome
avec les pcuples de l'antiquité.
Bar'U-Duc, Contante Lagnerai, 1892.
[»8, Church a, J. The burning of Rome in Nero's days (L'in-
cendio di Roma al tempo di Nerone). London, 1891.
29 C1NQ.UEMANI G. Leone XIII e il suo tempo. Storia contempo-
ranca in continuazione di quella del Tesi-Passerini.
Torino, Segro, 1892.
30- Cocchia E. Tito Livio e Polibio innanzi alla critica storica.
Torino, Locicher, 1892.
}i. CoDiBÒ O. Zibaldone storico documentato, comprendente la
biografìa di tutti 1 papi e antipapi.
Firenze, Ciardelli, 1892.
}2. Corradi A. Gian Bartolomeo Gattinara e U sacco di Roma
del 1527. Torino, Clausen, 1892.
J5. Del Frate O. La campagna degli Aretini nel patrimonio dì
San Pietro contro i repubblicani francesi nel 1799.
Roma, Capaccini, 1890.
54. Ettorre G. Celestino V ed il sesto centenario della sua in-
coronazione. Aquila, tip. AUrnina, 1892.
T^ubblica^ioni relative alla storia di ^oma 5 1 5
47. Ihering R. V. Geisi des ròmbchcn Rechts auf den verschie-
denen Stufen seiner Entwickelung (Lo spinto del diritto ro-
mano nelle diverse fasi del suo sviluppo).
Leipzig, BreitkopJ u. HàrUl, 1891.
48. IifNE W. Zur Ehrenrettung des Kaisers Tibcrius (Per l'apo-
logia dell' imperatore Tiberio). Strassburg, Trùhur, 1892.
49. Inquinbert L. Droit roraain^ de la jurìsdictìon du Sénat à
l'égard des magìstrats sous la rùpublique.
Lavai, ] amiti, 1891.
50. KsEEK A. Kardinal CabarcUa (Franclscus de Zabarellis, cardi-
nalis Floreminus) 1560-1417. Eìn Beitrag «ur Geschichte des
grossen abendlànder-Schismas (Il cardinale Cabarella; contri-
buto alla storia del grande scisma d'Occidente).
MunsUr, Theissingt 1892.
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Bologna, Fava e Garagnani, 1891.
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napoletano e del diritto di reintegra al libro d'oro di
Napoli della famiglia Garofolo patrìzia cosentina, duchi
di Rotino e marchesi della Rocca, duchi di Boìuto e
marchesi di Camelia. — Rocca S. Casciano, tip. Cap-
pelli, 1892, pag. 15, in-S.
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Biblioteca Vallicetliana
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spedizioni di Liutprando mW Esarcalo
M LA LETTERA DI GREGORIO III
AL DOGE ORiiO
I E guerre di Liutprando con i Bizantini in rt.ili.i
e specialmente la conquista di Ravenna hanno
dischiuso da ipolto teropo agli eruditi un vasto
^Clmpo di ricerche, non perchè di quegli avvenimenti ab-
bondino le testimonianze autorevoli, ma perchè non era
facile determinare l'epoca di ciascun fatto e il valore delle
sue fonti. Gli studi recenti hanno diffusa moka luce, so-
prattutto intorno all'ordine cronologico di quelle vicende,
e però ora si può comprenderne con chiarezza il vero svol-
gimento.
Nella mia dissertazione intorno ai manoscritti e alle
fonti della cronaca veneziana del diacono Giovanni (i) ho
dovuto trattenermi su due documenti che risguardano quei
fatti assai da vicino, cioè sulle due notissime lettere del pon-
tefice Gregorio III al doge Orso e al patriarca Antonino, alle
quali ho assegnato come epoca Tanno 754, associandomi
(i) Bulinino dtW Istituto Storico Italiano, ti. 9, cap. xxii della dis-
*tc nazione.
Archivio delta R. Società romana di storia patria. Voi, XV. 31
i^rii
(a> PbfPOK. Tmr:
4r JUtt-« (>«-7SiX fif^ ili ^W, Pl^ lV«ak l»S (adU *Whk
(4) ia«r pm^ e«. dL I. i9a, GifL xr: raoHMV ddh Fil» Ji_
71$ ed a ynrijrfiffe 7t& Gt m^e p^ fSs e U noca
Docnsn tDtofBO aQa pmiiiof ddU proràicu ielk Alfe i
C£ aache Paolo Ducomo, iSdirM Z.tffii>«rA>nni, Iftu U, cap. i^
« tb. VI, cip. 45 (dt^ Srn^lsrcr rviv f.gy*iinfiV^ni» di lU
oet JfflwwtfBH GcrvMMM lùl»ri:«).
Le spedt^iont di Liuiprando nelV Esarcato 325
jntefici desideravano che i duchi longobardi non esten-
essero i loro domini verso il ducato romano e nemmeno
berso r Esarcato e la Pentapoli, perchè se Ìl territorio dì
ILoma fosse stato rinchiuso da ogni parte dalle conquiste
p quei barbari e se in loro mano fosse venuta la strada
nlitare che da Rimini per Perugia, Todi, Amelia, Orte, Gal-
5se e Nepi menava al Lazio (i), il comune di Roma avrebbe
arso pericolo di perdere la libertà, di cui in tatto godeva sotto
forme di sudditanza al debole sovrano di Bisanzio. Nei
rimi anni di Liutprando il duca di Spoleto Faroaldo II (2)
1* Esarcato e s* impadronì del porto importantissimo
W Classe» ma il monarca lo costrinse a restituire la coo-
luisti. I Longobardi di Benevento sotto Ìl duca Romoaido
erso quel tempo assalirono e presero Cuma nel ducato
eco di Napoli, castello importantissimo, perchè domi-
ava la via Domiziana e con essa Tunica comunicazione
be verso Napoli era rimasta a Roma; Romoaido poco
3po restituì quel castello, e perchè dopo la vittoria una
parte del suo esercito era stata distrutta dalle milizie di
Japoli e perchè il pontefice gli aveva offerto in compenso
della ritirata settanta libbre d'oro (j), ma Liutprando non
panecipò all' impresa, perchè il ducato di Benevento da
molto tempo effettivamente s*era staccato dal regno lon-
gobardo (4) e solo conservava un vincolo ideale di dipen-
denza dalla corte di Pavia.
(1) Cf. DiEHL, op. cit. pp. 68 sg. Quella via da Perugia metteva
nella via Flammia da due partì, cioè a Scheggia e Tadiao.
(1) Cf. Bethmann e Holder-Egcer, Langobardischt RtgesUn
nel Saia Archiv, III, 251, pongono nel 723 la fine del ducato di
Faroaldo U.
(j) CLLihcr pcHtif. 1,400, cap.vn, Gesta episcoporum sanctac N^apo'
itUtnae ticUsiae (negli Scriptorcs rerum Langob. &c.), cap. 56, p. 424 ;
Paolo Diacono, Hist, Lang. lib. VI, cap. 40.
(4) Cf. HiRSCH, // ducato di Rtnei'tnto sino alla caduta del regno hn-
gobardot trad. di M. Schipa, Torino, Roux, 1890, pp. 69-80. Pinton
■i jutMvro nolB^ peso»
« tttot ditevi
f tqrtri» fnte n £HCCt
4bBe fwoie flette
m ^eri £mo Dtllj letaen «1 fa*
Mlir^nw, 1, 12): • naas don
precibsf csiniì filii ooitTt re«U
-pio reoriMhK fidci, qaani le mnaqve
imrvocaii, pali
sbanda \i metropoli dell' intera provincia, perchè se i
covi (ieir Istria e del litorale vcni:ziano fossero passati
I la. dipendenza di un prelato devoto alla corte dJ Pavia,
ri vincoli religiosi potevano preparare nel territorio
<|Qelle diocesi, cosi importante ed ambito, la domina-
;>ne longobarda. E però Gregorio concesse a Sereno,
covo di Cividale, il pallio e l'onore di patriarca, ma con
condizione che contenesse la propria autorità nei limiti
[la sua diocesi e soprattutto non usurpasse i diritti e la
risdizione del patriarca di Grado. Fu quello un colpo
maestro; Sereno assai presto dimenticò la condizione
jstagli dal papa, e come patriarca d'Aquileia volle gli
ri e i diritti degli anticlii metropoliti di quella sede (i),
prima un monito di Gregorio II, poi una delibera-
le conciliare provocata da Gregorio III ael novem-
751 (2) lo obbligarono al rispetto della convenzione
ata, e però, per opera del papa, la politica di Liutprando
^della Venezia falli pienamente senza che al re fosse dato
F'glio a qualsiasi lagno verso il pontefice, il quale in
dei conti gli aveva accordato un favore.
\l?atto estraneo al grande disegno politico di Liut-
prando fu il suo trattato col doge Paoluccio. Dai docu-
Iti posteriori delle convenzioni tra Venezia e le città
ic del regno d' Italia e dai patti avvenuti sotto Pietro II
scolo per il territorio d'Eraclea, risulta che in quel trat-
er.mo stati fissati in via definitiva i confini del co-
mune d'Eraclea verso l'Italia longobarda (3); dal cro-
(i) Dalla lettera della noia precedente risulta che le usurpazioni
^Sereno furono anteriori al i" dicembre 725.
I (2) n documento dì quella sentenza fu pubblicato dall* Hormayk
VAnhiv fùr Sud-Diutìchland, II, 209, e poi dal Kandler nel Co-
I diplomatico vttiano. (L'opera non ha numerazione di pagine).
(5) Ciò fu egregiamente illustralo dal Fanta nella sua memoria
Verifàgt àcr Kaiser mtt Venedig bis gS^, negli Er;iiin:iungsbànde
MiUbtiluHjien dts OtsUrreicìies Instituts, I Heft.
526
G. zMonticolo
oista Giovanni si rileva che quel trattato regolava anche
le rehiziotii tra alcune cittA del regno longobardo e i ci
Illuni del ducato veneziano; ad ogni modo esso non tani
fu un favore lari;;ito da Liutprando ai Veneziani quan
un provvedimento utile non meno a' suoi sudditi che
novello ducato.
E invero, divenuti i Longobardi per le conquiste
Agilulfo e di Rotari i vicini immediati dei \'enezia
era necessario un trattato che stabilisse i confini nei luog!
ove non erano bene definiti e regolasse i reciproci com-
merci e le altre relazioni tra gli abitanti dei due Suti,
perchè dall'uno nell'altro molti di essi solevano ree
Il trattato che secondo il Bethmann (i) fu composto vei
il 715, ma con più probabiliiA deve porsi tra il 714 e
717, conteneva le disposizioni circa i confini d'Eraclea,
diritti di pascolo e di far legna che ai Veneziani furoi
riconosciuti in alcune terre del regno e forse anche quale
altra prescrizione internazionale, a cui furono adattati co
felice iniziativa i principi del diritto longobardo (2). Non
deve far meraviglia che nel patto sieno stati fissati i soli
confini d'Eraclea e non quelli delle altre terre venezian
perchè in quel tempo il potere del doge non aveva
consistenza che acquistò nel secolo nono quando la sedi
fu trasportata a Rialto; Paoluccio più che il vero signore
del litorale era il capo di una federazione di più comua
retti da potenti ufficiali propri e non sempre pronti
1
(1) Bethmann e Holder-Egger, Langobardische Regeitm
Neuts Archiv, III, 247.
(2) Come fu notato da Kohlschl'etter in un excursus della si]
dissertazione VctwAìg unUr dcm Herio^ PeUr 11 Ors<foìo (Gòitìnge
1868, pp. 79 sg.) e dal Fant.i nella dissertazione sopra ricordata, moli
dei capitoli dei trattati quinquennali tra Venezia e il regno d'IulS
contenevano disposizioni alle quali furono applicati alcuni princij
fissati nella legislazione longobarda nel tempo di Rotari e negli ac
susseguenti.
Le spedizioni di Liuiprando nell'Esarcato 327
Libbidire al doge (1), e però nel patto con LiutpranJo
^olle trattare e come capo delle isole veneziane e anche
come principe del comune d' Eraclea nel quale teneva la
^ua sede (2).
Intanto, come Liurprando avea preveduto, spuntava in
)riente Ìl germe di un fiero dissidio che avrebbe separato
per sempre T imperatore dall'Italia e indotto il pontefice a
penarsi nelle braccia del forte monarca longobardo, se la
Chiesa romana fosse stata retta da un diplomatico meno
irdito e meno sagace. Le notizie dei fatti che si riferiscono
il contrasto tra T imperatore Leone III e gì* Italiani per le
lagini, ci sono state trasmesse dalla Uta di Gregorio II
lei Liber ponùjìcalis, onde attinse Paolo Diacono nella
Ustoria Langobardorum (3), ma si deve ricorrere a quella
fonte con molte cautele per non essere tratti in errore
dalla sua testimonianza che tuttavia in generale è assai
cottforme al vero. Come è stato dimostrato dal Duchesne,
f^ita di Gregorio II nella sua redazione più antica fu
'composta in pane durante la vita di quel pontefice, il che
Der altro non significa che sempre venisse scritta di mano
mano che gli avvenimenti si succedevano. L'autore anzi
'tm"bc) più volte l'ordine cronologico per due ragioni diverse,
perche talora confuse in uno più fatti avvenuti a distanza
di tempo, come kcc per le spedizioni di Faroaldo II e
di Liutprando contro Classe (4), e anche perchè talora
1(0 Che tale fosse la cosiituzione originaria del ducato veneziano
, rileva a sufficienza dal Chrcnicon AltinaU.
(2) È probabile che nel ducato veneziano d'Eraclea si sia rin-
ovato il ducato greco di Oderzo, ma tra la caduta di questo (640)
e il sorgere di quello (697, secondo il Dandolo) passarono molti
ai, nei quali mancò un'autorità secolare preposta al governo della
Dtera proviticia.
(5) Paolo Diacono, come è stato notato dal Duchesne, non ne
aobbe che la redazione più antica.
(4) Liber ponti/, p. 403 ; t'ita di Gregorio II, cap. xiiL
Le spedi\iotti di Liutprando nell'Esarcato 329
rie equivaleva a sopprimere l'arte plastica, che special-
ente si svolgeva allora nel tempio; per ultimo la Chiesa
5tti.ina, che per le sue tradizioni e per la sua origine si
teggiiva ad istituzione divina e per la lontananza della
ie imperiale non era un docile strumento dello Stato,
la godeva di grande libert^i, non poteva permettere che
Tautorità temporale s'arrogasse, come nei tempi del pa-
aoesimo, il dominio delle coscienze e della ìq<\q. La re-
6isten/?a del pontefice spiacene al despota di Bisanzio, ma
pi papa aveva l'appoggio del comune romano, che lo con-
fava suo patrono in ragione dei benefizi ricevuti e gli
[Poteva fornire un esercirò di cittadini esperti nelle armi (i),
aonde se si voleva punire il ribelle, era prudenza ricorrere a
ime segrete e congiure. La prima di esse fu ordita contro
vita del papa dal duca Basilio e da Giordane cartulario,
ifficiali superiori dell'armata, ai quali s'aggiunse un alto
unitario ecclesi.istico, Giovanni Lurìon; il duca di Roma,
farÌDo, funzionario imperiale, per ordine di Leone dovette
permettere ai cospiratori di attendere liberamente al loro
lisegno, e per certo non si limitò ad un'azione passiva,
rchè quando, colpito ad un tratto da paralisi, fu costretto
lasciare l'ufficio, i congiurati per il momento dovettero
iesistere dall'impresa (2). Intanto venne da Costantinopoli
l'esarca Paolo, ma non per surrogare in via provvisoria il
duca Marino, come dal Duchesne è stato affermato (3).
II compito dell'esarca era molto più alto, perchè doveva
sopravvedere a tutta F Italia greca, e d'altra parte il Liber
I(\) Ci. DiEHL, op. cit. p. }o8 sg.
(2) Il Duchesse afferma (Liber ponti/, p. 412, noti» 26) che il Go-
verno non favorì ostensibilmente il tentativo; ma poteva una con-
pura essere favorita in altro modo che di sotto mano? Inoltre egli
pone il fatto nel 725 circa (op, cit. p. 41J, nota 56), ma, come sopra
ho notato, il biografo di Gregorio li nella disposizione della materia
non sempre segui con rigore l'ordine cronologico.
(j) Duchesne, Libtr pontif. p. 413, nota a6.
::.-:''. !. : ::r-= :. Jr-.rr :;-:_. i: rrzti il con-
, . : t: .:. . _ "..>.::;;. Jip. xvi,
... . ■-.. . -7 - . :. :: ;-:-:.- :;.;.-■• \ r-forite
■.-/•-, S ,..-. ; : . :-..■•. : z-.;.-- = ::r . Grej". e però conrì-
:.,.'.•.. - ..----.: ::~t -• -::x '. . .-:::.: . '.x cùr::ai:s ir.:itio »,
.. ' ' r ■-■".. . •.;::.-■.■- i; C:". Sveel, Eil.'.'un^ .».■;
■ ; ; . : . . , ■ rii. -r. R-::;". ::^::. r. ìjS sì:., e Mo^:^:sLN,
Le spedizioni dì Liutprando neW Esarcato 551
I
con riocarico di promuovere la deposizione di Gre-
gorio, e siccome parve poco efficace ia congiura, si preferì
|usare apertamente la forza, e l'esarca da Ravenna mandò
ideile schiere in aiuto al nuovo funzionario affinchè po-
itesse eseguire il comando. Era allora giunto il momento
I tanto desiderato dal re longobardo; un principe molto
■■noto per la sua pietà, come davvero egli era, poteva senza
irigiiardi assalire chi tali insidie tramava contro il capo del
iTOondo cattolico, né Tassalto poteva fallire, perchè gli abi-
ftanti dell' Italia bizantina erano pronti a sollevarsi contro
fi! despota; resercito del comune romano si oppose con
risolutezza alla marcia delle forze greche, e ad esso si uni-
rono, certamente per ordine di Liutprando, le milizie dei
duchi longobardi vicini, cioè di Spoleto e di Chiusi (i),
» talché al ponte Salario le forze dell'esarca furono respinte.
Intanto Liutprando invadeva V Es.ircato, la Pentapoli,
senza difficoltà (2) s'impadroniva di Bologna, Monteve-
(i) Cr. lìher ponti/. I, 404; Paolo Diacono, f//;r. id/ij». VI, 49.
Paolo Diacono determina meglio il fatto, perchè .itlesia che i Lon-
gobardi i quali parteciparono alla battaglia del ponte Salario furono
quelli delia << Tuscia » e dì Spoleto. 1 Longobardi della « Tuscia »
ricordati da Paolo Diacono dovevano essere quelli del ducato di
Chiusi che si estendeva verso il territorio romano sino al sud di
Viterbo ed era il pm vicino al ducato di Spoleto.
(2) Il Libtr ponti/, I, 40J (Tiìa ài Gregorio II, cap. xvin) dice
che le popolazioni di quei luoghi « tradideruni se Langobardis », a
differenza d; altre, le quali, pur avverse a Leone, non volevano ob-
bedire che ad un imperatore.
Il Liber poutif. sembra contraddirsi rispetto ai popoli della Pen-
tapoli, perchè, mentre prima dice che volevano anch'essi un nuovo
irapcratorc, poi afferma che si diedero a Liutprando. La contraddi-
zione sì spiega pensando che non tutti vollero obbedire al consìglio
dd papa, cioè di rimaner fedeli a Leone III, e non potendo crearsi
un nuovo imperatore per l'opposizione di Gregorio, preferirono darsi
ti Longobardi. Circa l'estensione dell'Esarcato e della Pentapoli
cf. DiEHL, op. cit. pp. 51 sgg. e soprattutto la p. 61 ove è distinta
la Pentapoli annonaria o mediterranea dalla Pentapoli marittima.
Le spedi-^ioni di Liuiprando nell'Esarcato 3 5 3
^ per darsi ai Longobardi e spezzare cosi il giogo di un de-
spota (1). La politica del papa doveva avere il suo con-
traccolpo anche presso i Longobardi che d;i una parte mi-
nacciavano Ravenna, dall'altra al ponte Salario sull*Anieae
erano troppo vicini a Roma; infatti, dichiarata aperta-
mente da Gregorio la sua fedoltA a Leone, sedata anzi
l'agitazione che contro l'imperatore era sorta, quale diritto
poteva avere Lìutprando di assistere il pontetìcc contro il
suo sovrano e d' intervenire in un conflitto che ormai la
Chiesa romana voleva contenere entro il campo spirituale ?
Gregorio appunto si rivolse a Liutprando invitandolo a
desistere dalla spedizione e a restituire le conquiste, la qual
cosa fu fatta, ma solo per Classe e le altre terre presso
Ravenna e per deUcato riguardo al pontefice, giacche per
altre ragioni sarebbe afflitto inesplicabile V interruzione di
una impresa che già era prossima a conseguire con gloria
e certezza (2) il suo fine. Restavano tuttavia al re longo-
bardo le cittA conquistate nell'Emilia e quelle della Pen-
ta{>oli, ed è probabile che le seconde sieno state tenute dal
nuovo duca di Spoleto Trasimondo, giacche erano più
vicine ai suoi domini e il suo predecessore Faroaldo aveva
tentato di estendere il ducato verso quelle parti.
Il Liber pontijicalu nella Vita di Gregorio II non L\
menzione di una conquista di Ravenna fatta ài Liutprando
nel tempo dì quel pontefice, e il suo silenzio non ha sol-
tanto un valore negativo (3), perchè di un fatto cosi im-
(i) L'esistenza delle due fazioni è dimostrata dal Liher ponti/.
1, 4O), in due luoghi della Vitu di Gugorio li, cap. xviii, cioè quando
descrive la rivolta di Esilarato a Roma e la guerra civile a Ravenna.
Quanto agli abitanti della Pcntapoli cf. più sopra la nota 2 a p. 351.
(2) Facile doveva essere a Liutprando impadronirsi di Ravenna,
perche vi divampava la guerra civile, e la fazione antimperialc era
la più forte. Cf. l'ita di Gregorio II, cap.xviiinel Liber potiti f. I, 40$.
(3) Fa meraviglia che lo Hirsch, anche nella edizione italiana della
sua dissertazione citata (p. 82), abbia riferito la conquista di Ravenna
G. Piloniicolo
: 7:iT.>t -vTsr.uro, non si poteva licere
~r»r=r-L :- parzc iiiraDrc \i viia di quel
:: i:p: -i 5«2 morte. Che se le ùcose
ZI - Lr:r.r I" Isaurico ricordino una
il ~ :.ivtr.n2 ir. seguilo ai moti p:o-
Lt.z i-ZLLzir... '.2 LOTO tesùiiioniinn
i-i: .-iLT? iir:c>.~r-aio co:: v.ilidi irgo-
-.; ::z:--^~r z;:*!::^ r^iu urdi per uni
rr.:r.-ir:o Die?.-
::ir i: :; . Kccc:::
-:i.-r.:c L Gvi-
■ f- " f ■ --jf 1
:> ■ hi Jor.:cr:r.i:."'
Le spedizioni di Liutprando nelV Esarcato ^"^^
Ritiratisi i Longobardi dati* impresa contro i Greci per
>pera del papa, continuarono i dissidi tra ì partigiani di
«cene III e quelli di Gregorio, e forse Liutprando si era
strato cosi compiacente verso il pontefice, perchè spe-
dava che r imperatore non tenesse conto della fedeltà di
Gregorio, anzi vedendolo senza l'appoggio delle schiere
jgobarde, non si lasciasse sfuggire l'occasione di fargli
sriolenza, e cosi ti papa fosse costretto a cercare la prote-
irione della corte di Pavia. La fazione imperiale infatti allora
si agitò assai a Ravenna e a Roma (i), ma con poca for-
|tuna ; a Ravenna sorse un tumulto nel quale l'esarca Paolo
sopraffatto e ucciso ; a Roma il duca Esilarato, giA ne-
lico personale di Gregorio II che in un concilio aveva
ronunciato l'anatema contro il figlio di lui Adriano per un
lecito matrimonio (2), provocò col figlio una ribeUioae
iella campagna romana (Campania) contro il papa, ma
la fazione favorevole al pontefice, molto più potente, in-
animo Pogonato, tanto più che erano accaduti solo mezzo se-
ionaiwi; 5) le lettere accennano ad usi insoliti nella Chiesa, per
empio all' tnipo<iÌ2Ìone del vangelo sul capo dei penitenti e al so-
ispcndercal loro collo alcune croci; 4) le lettere non sono state com-
Iposte secondo le formule che nel Liber Diunuis ci sono state tras-
Imesse per la corrispondenza dalla cancelleria apostolica con la corte
|imperiale; 5) la violenza del linguaggio del papa contraddice alle
rispettose che tutti i pontefici avevano usato scrivendo all'ira-
'operatore anche quando erano stati con lui in dissidio, e tanto più ap-
pare strana in Gregorio, perchò nell'ordine politico voleva serbare fede
I Air impero. L'autore aggiunge alcune altre considerazioni molto pre-
gevoli, e osserva che secondo In testimonianza di quelle lettere nella
Chiesa greca si riconosceva, almeno in astratto, la distinzione delle
due autorità, civile ed ecclesiastica, e il partilo ortodosso non aveva
diiiìcoltà ad esaltare le prerogative del papa quando credeva che ciò
f<»»e utile alla propria difesa. L'autore conchiude col dichiarare che
non può stabilire se la contraffazione sia stata fatta nei primo pe-
riodo della controversia {726-787) o nel secondo (81J-842).
(1) Lìher poniij. I, 4O).
(2) DucHESNE, Liher pontìf. I, 415, nota 51.
JJ«
e ^fouticolo
sorse contro il duca e lo ucdse con Adriano. Ma tutti
questi latti non bastarono ;ill' imperatore perchè mutasse
la sua politici pericolosa; anzi ^ii mandò a Napoli il
nuovo esarca Eutichio, perchè presso la fazione imperiale
dei Romani provocasse una nuova congiura contro il papa.
L'esarca avrebbe dovuto regolarmente recarsi a Ravenna,
ma venne in quella vece a Napoli, perchè da quella citt<\
che per Cu ma e la via Domiziana era in diretta comuni-
cazione con Roma e non era cosi agitata a favore del
papa come Ravenna, si potevano più facilmente dirigere
le fila di una congiura. E difatti Eutichio da Napoli mandò
a Roma ai suoi partigiani un suo legato con varie lettere,
nelle quali si stabiliva il modo di spegnere il pontefice e
gran pane dell'aristocrazia, ma V intrigo fu scoperto e il
nunzio senza l' intervento di Gre»?orio sarebbe stato ucciso
dai Romani.
Pallito il tentativo, Eutichio pensò di rivolgersi ai duchi
longobardi e al re stesso, sperando che per la politica di
Gregorio si fosse ralTreddaw l'amicizia e la benevolenza
della corte di Pam verso il pontefice, ma le pratiche
fallirono, perchè i Longobardi mantennero l'alleanza col
papa(i).L*amiciziaperaltronon poteva durare a lungo perchè
troppo contrastava al grande disegno politico di Liutprando ;
difatti il papa, sebbene tante offese avesse avuto dai Greci,
volle perseverare nella fedehà all'imperatore, e, come at-
testa il Liber pontiftcalis (2), esonava gì* Italiani « ne de-
osisterent ab amore vel fide Romani imperii », laonde Liut-
prando, accortosi che il pontefice era il principale ostacolo
al fine della sua politica, mutò ad un tratto le disposizioni
del suo animo, e valendosi dello stato perpetuo di guerra
in cui la monarchia longobarda si trovava verso i Greci
in Italia sino dalla sua origine, assali il ducato romano
(1) LiUr ponti/. f Vita ài Gregorio 11 ^ I, 406, cap. xtx.
(a) Liber pontif. loc. cit. I, 407, cap. XX.
Le spedizioni di Uuiprando neir Esarcato 357
da settcotrione e s'impadronì del castello di Sutri sulla
via Cassia, I.1 quale metteva nella strada militare che as-
sicurava a Roma le comumcazioni con Rimini, L'autore
delia seconda redazione della Vita di Gregorio /i (i) ha
indicato la data dell'avvenimento, che pose nell' indizione xr,
cioè tra il settembre 727 e il settembre 728. Il castello di
Sutri fu tenuto per 140 giorni dai vincitori; finalmente,
dopo molti moniti e molte lettere del papa al re, fu re-
stituito» e ciò pure dimostra al pari della durata dell'oc-
cupazione che ie trattative furono assai difficili ; la resti-
tuzione venne fatta col solito compenso di molti doni
mandati dal papa e senza la consegna dei territori dipen-
denti da quel castello, i quali rimasero ancora per molto
tempo in mano ai Longobardi, come, ad esempio, la
valle Magna, che fu restituita soltanto nel 742 pel trat-
tato di Terni seguito tra il re e i! pontefice Zacaria (2).
Il continuo aumento della potenza di Liutprando era
un grave pericolo pel comune romano, e però era neces-
sario porvi a tempo il rimedio» Il papa pensò di staccare
dalla obbedienza alla corte di Pavia il potente duca di Spo-
leto Trasimondo che aveva i suoi domini presso ai li-
miti del ducato romano ed era anche padrone di una
gran parte della via Flaminia, quindi il papa pensò anche
di conciliare alla Chiesa Tamicizia del duca di Benevento
Romoaldo, talché il territorio del comune romano non
fosse più rinchiuso per ogni parte da potenze avverse. Fa-
cile fu a Gregorio ottenere il suo fine, lusingando il sen-
timento dell' indipendenza personale in un principe quale
{a Trasimondo, poco inclinato per le tradizioni e per la
(1) Liber. pontif. loc. cU. 407, cap. xxi.
(2) Libtr pontif. I, 428, Fita di Zacaria, cap. ix. Quanto poi al
significato e al valore giuridico della donazione di Sutri cf. la nota 36
del Duchesse alla l'ita dt Gregorio II {Liber pontif. I,4n) e Pinton,
Le dofta:^oni barbariche ai papi, pp. 42-44.
Archivio della R. Società romana di ttoria patria. Voi. XV. 22
338
G. ^Monticalo
sua potenza stessa all'obbedienza a! sovrano, e cosi i due
duchi si levarono contro Lìutprando. La l'ita di Gregorio
ricorda subito dopo la donazione di Sutri una spedizione
dì Liutprando posteriore al gennaio 729 (i) contro i duchi
di Benevento e di Spoleto per assoggettarli, a ut subice-
« rei », e naturalmente non fa parola della parte avuta dal
papa nella sollevazione di Trasimondo. Paolo Diacono (2)
fa menzione soltanto della impresa contro il duca di Spo-
leto e tace affatto di quella contro Benevento, ma pro-
babilmente ha confuso la rivolta di Trasimondo del 729
con quella che avvenne dieci anni appresso verso la fine
del pontificato di Gregorio III (3). Qualche critico (4)
anzi ha creduto un anacronismo la testimonianza del Lib^
rispetto alla prima ribellione del duca di Spoleto, nta il
giudizio non può essere accettato, perchè la l'ita di Gre^
gorio, come dal Duchesne è stato dimostrato (5), nella
sua redazione più antica fu scritta e divulgata in parte al-
cuni anni innanzi alla morte di quel pontefice, e siccome
la parte susseguente manifesta non solo lo stesso srile e
le stesse vedute dell* altra, ma anche la medesima tendenza
a descrivere con cura e con copia di particolari le rela-
zioni di quel papa con i Longobardi a differenza dal bio-
(i) Lihir ponti). I, 407 {Vita di Gregorio II, cap. XX il). Il Uhtr
non fa menzione del nome dei due duchi che 5i rileva dalla Vita
di Zacaria, cap. n sg. ; Libir ponti/. I, 426 e 427, e da Paolo Dia-
COKO, Hist. Lango]}. lib. VI, cap. 55.
(2) Hist Langob. lib. VI. e. 55.
(5) È da notare che il cap. js del libro VI della Hisl. Langob.
è molto disordinato nella disposizione della materia e che il rac-
conto della ribellione di Trasimondo è diviso in due parti, delle
quali una precede la nomina di Gregorio a duca di Benevento av-
venuta nel 732 e l'altra segue di alcuni anni per confessione stessa
del cronista alla elezione d* Ildeprando a collega del padre nel regno
avvenuta nel 735.
(4) PiNTON, L4 lìonaiioni barbariche ai papi, p. 42,
(5) Liber pontif. Introduction, pp, ccxx-ccxxin.
1
I
I
I
Le spedizioni di Liutprando nel l' Esarcato 339
grafo di Gregorio III, che quasi non ne fa menzione, cosi
non v'è motivo da non riferire tutte quelle partì allo stesso
autore, e sarebbe davvero assai strano che egli avesse inter-
rotto ad un tratto la sua opera per riprenderla molti anni ap-
presso, quando morto anche Gregorio III, la seconda
ribellione di Trasimondo, già avvenuta nel 739, poteva
dare origine al preteso anacronismo. D'altra parte non si
può nemmeno fare 1* ipotesi che il passo della Fila di Gre^
icario II intorno alla ribellione del duca di Spoleto sia stato
interpolato più tardi, cioè dopo il 759, perchè è comune
a tutti i manoscritti ; e per ultimo è da notare che la no-
tizia stessa è molto verosimile, perchè corrisponde all'abi-
lità poHiica del papa e designa il mezzo più efficace che
innanzi ad ogni altro doveva Gregorio sperimentare per
uscire da una condizione molto pericolosa.
La ribellione di Trasimondo, la sua lega con Romoaldo
e Gregorio II dovevano avere per conseguenza immediata
una spedizione dì Liutprando nell' Italia meridionale e cen-
trale e un*alleanza tra il re longobardo e Tesarca. Dìfatti
nella rìta di Gregorio (r), quando viene ricordata la spe-
dizione di Liutprando, Eutichio a un tratto appare amico
di quel monarca, e nella seconda redazione della biografia
anche si afferma che il re avrebbe soprattutto assoggettato
i duchi, e l'esarca con l'assistenza di lui sarebbe rientrato
in Roma come arbitro del comune. Il secondo biografo ag-
giunge che Eutichio intendeva di approfittare di quel mo-
mento per compiere a danno *del papa i suoi divisamenti
di prima, e certo tale sarà stata la sua intenzione, ma non
è possìbile ammettere che il pio Liutprando abbia fissato
nella sua alleanza con l'esarca una condizione di quel ge-
nere. Il re vinse i duchi e volle da loro il giur.unento di fe-
deltà e gli ostaggi, quindi invase il ducato romano e si
accampò nella pianura tra il V^1ticano, Monte Mario e il
(i) Liber ponti}'. I, 407, cap. xxi.
340
G. cManitcoh
Tevere, che anche nel tempo della guerra tra Goti e Gre
si chiamava il campo dì Nerone (i). Allora il papa, e. O'
noscendo la pietà del principe e il prestigio delb propi
autorità spirituale, se ne valse per salvare la sua cau^^-
che pareva perduta, e recatosi presso l'esercito long-
bardo, in tal guisa parlò al re da indurlo a desistere ds
l' impresa ed a recarsi» come devoto, nella basilica
San Pietro, deponendo, in segno di penitenza, le inseg
regie dinanzi al corpo dcirapostolo. La seconda biograÉ
di Gregorio aggiunge che il papa, per intercessione di Liu
prando, fece pace anche con l'esarca, il quale cosi pofl
mettere piede a Roma (2).
Durante il soggiorno di Eutichio a Roma un cert
Tiberio Peiasio suscitò una rivolta in più luoghi dell
Tuscia romana, cioè a Bieda, a Monterano e forse anch»-
a Sutri, contro l' imperatore, ma il papa, fermo nella su=— ^ ^
politica, dalla quale tanti vantaggi aveva tratto, indusse i — ^
comune a mandare il suo esercito contro il ribelle, che fi
vinto ed ucciso, e il suo capo venne mandato a Costan-
tinopoli a Leone III in segno di devozione. Adunque ne-
ducato romano v*era una fazione affiitto avversa alla per-
sona dell'imperatore e però contraria alla poUtica del pon- —
tefice, come ve n'era stata un*altra del tutto favorevole-p-
ma tutte e due formavano un'esigua minoranza di fronte^-
al grande partito del pontefice, che specialmente era so-
(i) Ciò risulta anche dalla testimonianza di più Iw^hi di Pro-
copio, De belìo gothico, cdiz. Bonn, lìb. I, cap. 19» 28 &c. £
ch« il circo di Nerone stava presso il coHe Vaticano. Cf. Gr
Rovnjs, Storia ddta città di Roma nel medio evo, trad. dì R. Mancato,
Venezia, AntoncUi, 1872, 1, 6j, roi.
(2) Non a Ravenna, come ha detto il Pinton ; risulta poi al-
l'evidenza dal cap. xxin della seconda redazione della Vitti di Gre-
gorio « cxarcho Roma inorante » che Eutichio solo dopo la pace entrò
a Roma, dove per i suoi tentativi contro il papa non poteva altri-
menti essere abbastanza sicuro.
Ijc spedizioni di Liutprando nell'Esarcato 541
.srenuto da quasi tutta raristocrazia romana (i) e per con-
strg^enza dall'esercito del comune.
Gregorio II morì l'ii febbraio 751 e gli succedette
nel 18 marzo del medesimo anno Gregorio III, il quale
se^»~uì la politica del suo predecessore. Cosi il nuovo papa
cor^tinuò nel dissidio religioso con la corte di Costanti-
nrz^^oli, e condannò nel sinodo romano del novembre 731
la nuova dottrina intomo alle iraagini (2), ma nell'ordine
p<:>>liiico considerò come suo sovrano legittimo Timpera-
bizantino, e però non deve far meraviglia che il Libir
^1) Ciò anche risulu dal passo del Libcr ponti/, ove (I, 40$,
e a p:>. XIX) è ricordato che Eutichio nella sua lettera ai congiurati di
R^i>"«Tia voleva che « pontifcx occideretur cum opiimatibus Romae»,
<2) Nello stesso sinodo fu definita a favore dì Grado la contro-
^^*~3ia tra Sereno e Antonino per i diritti metropolitani, e venne
*^ <=^ he preso un provvedimento « propter iliicitas quasdam coniunctìo-
«^ «s que fiebant, quod fatale malum et intollerabile erat exicium »
Ccf"-. HoRVAYR, op. e loc. cit.); strana coincidenza con l'opera di
^ ■"^agorio II, perchè pure quel papa condannò in un concilio il ma*
*^^ «^"rionio di Adriano figlio del duca Esilarato (cf. Duchesse, Liber
P^^^^tif. I, 413, nota 51). Non si può ammettere che il papa Grcgorius
** <:joale convocò quel sinodo, sia stato il secondo di quel nome e
»^*^*n 51 terio, perchè nel documento è da lui ricordato in modo non
***->■ Vsbio Gregario II con le parole seguenti: « Antonìnus, unus ex
^ *~<5identibus, nove Aquilegiae, id est gradensìs, patriarcha, super
•^ Sercnum foroiulensem antistitem conquestus tunc est quod parvi-
* P>endens beate memorie deccssoris nostri Grego-
«"iì cdictum, qui rcgis Langobardorum precibus devictus pal-
Xìum sub ea sibi conccsserat interminatione ut suae gradensìs
ccclesiae temiinos nulla elatus pcnitus coniingeret presumptionc,
im prò temerario dchinc ausu eosdem terminos proterve inva-
^iiset ncque prò tantae audacia usurpationis Deum timcrei neque
hominem vereretur ». Più che al testo edito dall'Hormayr mi sono
'^'^«nuto a quello che sì legge in una copia privata del scc, xn nel*
--=^j-chivio di Stato di Venezia tra le carte restituite nel t868 dal-
' ^^^iftlrìa all'Italia (doc, n, 140, busta n. 13); tra 1 due testi le dif-
^^"<nzcsono mollo lievi. Quanto alla decisione riguardo alle imagint
*^^- Vita ài Gregorio HI, cap. ni, iv, nel Liber ponti/, I, 416, 417,
Le spedizioni di Liutprando nel T Esarcato
ducato romano e finalmente raccordo tra il duca e il pon-
tefice. Lasciando da parte il confronto del passo interpo-
I lato con la nota testimonianza del continuatore di Frede-
rgario, e omettendo anche la ricerca se la spedizione di
Liutprando nel campo di Nerone sia un anacronismo do-
Lvuto alla inabiliti dell'annotatore il quale avrebbe cosi
'raddoppiato un avvenimento accaduto nel 729, è facile
aw^ertire che Trasimondo per la sua spedizione contro il
r ducato romano doveva essere nelle migliori relazioni con
Liutprando. La meta dei suoi sforzi era prendere e tenere
la posizione importantissima di Castel Gallese, che raci-
fleva in comunicazione il ducato di Spoleto con quello di
Chiusi, e quando fosse stata in mano dei Longobardi, to-
glieva ai Romani le comunicazioni con Rimini, dominando
la strada di Orte, Amelia e Perugia (i). Siccome poi in
tutte queste guerre Liutprando assaliva nel papa e nei Ro-
mani i sudditi fedeli dell' impero, cosi è probabile che
(mentre Trasimondo respingeva i Romani da Castel Gal-
lese, altre fazioni militari si f;ì cessero dai Longobardi con-
tro l'Esarcato per prendere Ravenna e per passare poi a
Rimini e sulla via Flaminia, come gii in parte era av-
venuto nel 726. Non avrei difficoltà a riferire a quel tempo
tanche la spedizione e la presa di Ravenna che Paolo Dia-
'cono ricorda nel cap. 54 del libro VI ddVHistoria Lan^o-
bardorum, e che, come sopra ho indicato, il Duchesne ha
posto nel 734, e parimenti attribuirei a quell'epoca le altre
operazioni militari di Liutprando in ItaUa che sono nar-
rate da Paolo Diacono in quello stesso capitolo.
I Le fazioni militari ricordate dal cronista longobardo
in quel passo, avvennero in una determinata parte del-
l'Italia superiore, vale a dire nell'Emilia presso Bologna,
nell'Esarcato e nella Pentapoli, e però potevano apparte-
(i) Cf. Duchesne, Liher pontif. I, 424, nota 52, e Diehl, op. cit.
pp, 68 sgg.
Tzzuz r^iTTL. ?2?!o D:2C020 al solito
ri't rzni. z:—:i.in: :z tìi irenerianu
;-r -LT. :- L.::rTi::i:? sempre rlnsei
?.=_•:. :-z - .-::? eferciio fu bimm
>:r-i- r r*?:: r.:-. icv.-iz? essere ane-
-- ,- -_: =c :■:: zit'li ieiririizioDC SJ
:' >ic:r-rr= "i^' ; inrin: nel 741 Lìlt-
:. r.-Tr-: ' : mi-: jolle^id con Tra-
. i. :..-:: I r.-fiirzirrjne sul Meaiso,
I _r::: >:ì-5>: . :\ e r.ell"i::dizioni l
.1 :ì-5T - -■^z:i"5 iel rioìTifo di Zi-
—- TTr:>: Ci.'t.-i r KiTernj, :!è tì e
-----i ^;-. lrz£--ri7Ì:. == 2 RiniiniM
.7-.. ; -zir-:: ;r.r ^:- ncirbdirlonei
:•:. :.. tl-zt.i ;\ provi cviicn::
?:~-: : :-z..L rlm eri s:ì:ì di lui
l^ spedizioni di Uutprando nelV Esarcato 345
io in scrisse U nou letien al paxrufci Antoaiiio,
rchè Miviusse i Vcneoam a rìpreodere Ravenna e noicx-
rasarci, il quale, scacciato da Linqifando, aveva oer>
ss3k> presso le loro lagune. Che in qod tempo Liuc-
insieme ad Ddeprando^ soo Bgtio e coUq^ nel
sino dil 735 (i)^ abbia £uto una spediaone nel-
^Esarcato, e fuori di dubbio, perchè questa spedizione ia
da una lettera dì Gr^orìo III a Carlo Maneìlo
al 740 (2), ma ciò non esdade che negli anni pre-
icnti DOn ne sia stata £ttta qualche altra, come pure
avvenne DcgH anni snccessivL Ed io davvero non credo
il passo di Paolo Diacono e li letiera di Gregorio ac-
jo alla spedizione del 740 anziché là un'altra an-
odia quale Ildeprando non era ancora collega al
adxv nd trono. Infarti è da notare che il cronistt lon-
rdo ricorda nei cap. 54 la presa di Ravenna per opera
Peredeo duca di Vicenza e d' Ildeprando nipote del re,
t'improvviso assalto dei Veneziani contro i vincitori, la
ione di Peredeo e b prigionia d' Hdeprmdo, e solo nel
>itolo seguente rjcconra la malattia del re e la colleganza
(1) Risolta dai documeati che tale colleganza fu posteriore al
12 maggio 755 e aaterìorc all'ottobre di queiranno. Cf. Bettlman'n
tHoUD^^-hGQm, Lamgdbariiicbi Regtsten in W^^ Jrchh\ IH (1878),
(2) C0déx GtroUtius, cp. a, p. 1$, nei Mi-yjHfncn.i Caroliiu, editi
Jattè. {BiblhtkecA rerum gennankarutn, t\\ Berolinì, mdcccxxvu).
' Le parole « dum cernlmus id, quod modìcum remanscrai, practc-
«r rito anoo prò subsidio et alimento pauperura Cbristi seu ìumina-
Bpr rlonirn concinnacione in partibus Ravennaciura, nunc gladio et
^« i^nl consumi a Liadpnndo et Hilprando regìbns Langobardorum,
m sed in istis partibus Romanis, mittentes plura exercita, sitoìlia nobis
« feccrant et faciunt, et omnes sal^s sancti Petri destruxerunt et pe-
m calia quac remanserant abstulerunt » fanno menzione di devasta-
ziooì nel territòrio dì Ravenna e non accenna.no a una espugnazione
della città, come si rileva dal confronto che in quel passo vien fatto
con le azioni dei Longobardi nel terriiorio di Roma.
346
G. O^Ionticolo
del nipote, non più prigioniero, nel trono; per quanto
Paolo Diacono non disponga nella sua opera i fatti se-
condo l'ordine cronologico, pure sarebbe molto strano
ch'egli avesse inteso di narrare un atto compiuto da Ilde-
prando come re, prima di aver ricordato l'assunzione di
lui ni trono, e però Li disposizione del passo induce a cre-
dere che egli fosse semplicemente « regis nepus )> e non an-
cora suo collega nel regno. Ma di fronte a questo argo-
mento di mediocre valore la lettera di Gregorio III offre
a mio parere il modo di porre la spedizione di Ravenna
sotto il doge Orso, vale a dire tra gii anni 72^ e 737, e
per conseguenza d'accettare Topinìone molto autorevole
del Duchesne che la riferì al 754.
Secondo la testimonianza d'Andrea Dandolo (i) un
papa di nome Gregorio, il secondo, dopoché i Longobardi
avevano preso Ravenna, scrisse due lettere quasi identiche
nella forma e nella materia, l'una al doge Orso e l'altra
al patriarca Antonino, perchè eccitassero i Veneziani a
riprendere la città ed a rimettervi l'esarca. E appunto con-
tro l'autenticità della lettera ad Orso che il valente critico
ha rivolto il suo acume, e invero ha sostenuto la sua tesi
con molti argomenti che meritano d'essere presi in esame.
A suo giudizio errò il Dandolo nel riferire a Gregorio II
la lettera ad .\ntonino, perchè quel patriarca eiìtrò in pos-
sesso della sua dignità non prima del 750, essendogli stato
accordato solo nel 731 il « privilegium cum benedictione
« pallii » da Gregorio III, Inoltre egli crede che il Dandolo
abbia immaginato che la stessa lettera sia stata diretta anche
al capo politico del comune veneziano, e spiega quell'ar-
bitrio affermando che Tinsigne doge e cronista voleva man-
tenere nella sua opera la tradizione del potere politico dello
Stato di fronte alla Chiesa; siccome poi egli aveva posto
sotto il governo di Orso la espugnazione di Ravenna fatta
(I) Rcr, h. Scr. XU, 135.
Le spedizioni di Liutprando nell'Esarcato 347
Longobardi, cosi la lettera del pontefice doveva essere
a quel principe. Per ultimo Tegregio autore dopo
er avvertito che il Dandolo conobbe il documento
nio nella lettera ad Antonino riferita dal cronista Gio-
anni, perchè la lettera ad Orso manca nelle altre cro-
che anteriori al secolo xiv e nelle antiche collezioni dei
iocumenti veneziani, prende in esame Ìl documento in sé
.so tanto per la sua materia quanto per la sua forma,
ne trae la conseguenza che la lettera di Gregorio ad
rso, riferita dal Dandolo, non fu mai composta da quel
ntctìce ed è soltanto una falsificazione da attribuirsi al
onista stesso.
Che il Dandolo abbia riferito a Gregorio II la lettera
[diretta ad Antonino, mentre Fautore ne fu Gregorio III,
è fuori di dubbio, perchè, come fu dimostrato dal Du-
thesne (r), sotto quel pontefice Liutprando non conquistò
[Kavenna, e però Gregorio II non poteva eccitare ì Ve-
leziani a riprenderla. Ma il voler trarre la stessa conse-
iguenza dal solo fatto che Gregorio III accordò nel 731 il
solito « privilegiuni cum benedictione palili » ad Antonino, e
il voler anche ritenere che questi sia salito al patriarcato
non prima del 730, non mi sembra dimostrato a sufB-
denza. Infatti la notizia del privilegio non s'appoggia che
sulla testimonianza della Cronica de shìguUs patriarchis nove
Aquileù\ nella quale Gregorio III è confuso col suo pre-
decessore in quanto che gli viene attribuito anche un do-
cumento del primo marzo 725 (2). Inoltre risult.i da questo
stesso documento che Gregorio II in quel giorno invitò
il clero e il popolo della Venezia e dell' Istria alla ele-
zione di un nuovo patriarca, giacché la sede era vacante
per resputsione dell' intruso Pietro, vescovo di Pola, e
(i) Lihtr pontìf. I, pp. ccxx-ccxxm; p. 412, nota 24.
(2) don, Vine:^- antichissime, I, xii, 15, 14. Jafìfè trasse la notizia
del documento soltanto dalla testimonianza di quella cronaca.
548
G, €4ontxcolo
siccome nessuna testimonianza di aonisri e di documenti
permette l'ipotesi che non ostante l'invito del pontefice
la sede sia stata vacante per quasi cinque anni, cosi rele-
zione d'Antonino deve riferirsi al 725. Per ultimo non sa-
rebbe cosa strana che Gregorio III gli avesse accordato
quel privilegio, e che prima glielo avesse conferito anche
Gregorio II, perchè dalla cronaca del Dandolo risulta che
il privilegio accordato dal papa al patriarca per Tesercizio
dei diritti metropolitani sulle sue diocesi, talvolta fu rin-
novato da più pontefici allo stesso metropolita in seguito a
sua istanza, come avvenne al patriarca Vitale II (i). Adun-
que la lettera ad Antonino fu scritta veramente da Gre-
gorio III, ma per la ragione addotta dal Duchesne circa
la spedizione di Ravenna.
Gravissima poi è Taccusa che viene fatta al Dandolo,
perchè, se fosse vera, quell'insigne cronista per le sue
vedute circa le relazioni tra la Chiesa e lo Stato non solo
avrebbe falsato la storia col riferire come diretta al doge
Orso la lettera che secondo le fond era stata scritta al
patriarca Antonino, ma anche avrebbe alterato in conse-
guenza con colpevole arbitrio il documento stesso, sosti-
tuendo le frasi « nobilitas tua » e « dilecrìssime fili » a
a tua fraterna sanctitas » e « dilectissime frater 0. L'auto-
riti del cronista veneziano è troppo grande, perchè non si
debbano richiedere tutte le prove prima d'accettare un'ac-
cusa che tanto contrasta col metodo da lui seguito nella
sua opera; e invero chiunque ha avuto occasione d'esa-
minare la sua cronaca, deve avere avvertito con grande
ammirazione che l'autore, se potè talvolta essersi ingannato
sul valore, sul significato e anche sull'autenticità di qualche
documento, assai di frequente volle trarre la materia del
suo racconto dagli atti pubblici e con la loro autorità con-
fermarlo, e talvolta anche se ne valse per correggere la
(i) Cf. Rer, H. Scr. XII, Dandolo, col. 231, 2}j.
Le spedizioni di Liuiprando nelF Esarcato 549
itnonianra di quegli stessi cronisti che più teneva in
In primo luogo è veramente necessario ammettere che
Dandolo ahbia conosciuto il documento soltanto nella
di Gregorio ad Antonino riferita dal cronista Gio-
i per il solo fatto che la lettera ad Orso manca nelle
inache anteriori al secolo xiv e nelle antiche collezioni
ì documenti ? Il Dandolo usò talvolta nella sua opera
pubblici e privati che non sì trovano in quelle fonti,
ne fanno fede i fraoxmenti di yna lettera di papa Ste-
o III (769-772) a Giovanni patriarca di Grado e il
:amento di Giustiniano Particiaco ncH'Sa^ (i), laoiide
osta c\\Qy come negli altri casi, egii abbia avuto il
documento alla mano, e se questo dovesse per le
qualità intrinseche e formali essere giudicato spurio,
è necessario attribuirne a lui stesso la falsificazione.
molto facile trovare il motivo per cui il Dandolo riferì
iella lettera a Gregorio II anziché al suo successore.
a nella dedica gli ricordava soltanto un papa di nome
'Cgorio come suo autore, e nel contesto dimostrava
l'era vissuto al tempo degl'imperatori Leone Tlsaurico
itine Copronimo. Ala la lettera consimile diretta
Aatoaino, nella cronaca del diacono Giovanni (2) era
ulta da un'altra ch'era stata scritta al patriarca Sereno
Aquileia pure da un Gregorio « aiìtistite romano » ; il
idolo poi conobbe questo documento anche nella Crth
(i) n Liher prinuis pactorum (e. 59 b) e il codice Trevisaneo (e. 1 io a)
hanno trasmesso solo alcuni frammenti. Cf. anche il cap. xxv
L mia dissertazione citata. Si noti inoltre che il codice Trevisaneo
[^posteriore al Dandolo, e che tuttora non si può afTerraare se fu
Dmposta prima dei tempi del cronista un' antica collezione di atti
pubblici donde sarebbero suti tratti quasi tutti Ì più antichi docu-
enti del Trevisaneo ricordati dal Dandolo. Cf. la cit- dissert. cap. xxni
TU IV dell'appendice.
(2) Cron, vtne^. antichissime, J» 9$, 96.
Le spedizioni dì Liutprando nell'Esarcato 353
i
lavia troppo potenti erano i tribuni, e le comunità da loro
rette formavano corporazioni politiche abbastanza forti di
^ "Ite allo Stato, e però erano causa di debolezza cr di di-
r Jini. Anche il patriarca aveva nel litorale della nuova
Venezia estesi territori che, secondo il Clfronicou Aìtinate,
i^li furono in gran pane confiscati nel principio del nono
^«^coio, e pure per essi doveva avere grande autorità e pre-
^^igio anche in materie temporali^ Non deve far meraviglia
*c tali furono le condizioni del ducato veneziano nel primo
^^Colo della sua vita, perchè prima della sua origine i co-
''^t-rni delle isole formavano quasi una federazione che aveva
»' Suo organo solunto neirassemblen generale; ad essa inter-
^'"^«livano i cittadini e specialmente il patriarca, i vescovi e i
^''ituni, e siccome questi erano autorità locali con compe-
^^«^^a ristretti alla propria cittì, Topera del patriarca, nella
Q^-3.Qcanza d'un'autorità jìolitica generale per i comuni di
*l'-»'«tlla provincia, doveva avere gran valore sulle deliberà-
^*<:>m che quella lega avTebbe preso. Nel tempo di Grego-
'"*<^> ni e di Antonino il nuovo Stato veneziano sorto con
^-^ elezione del primo doge era ancora troppo giovane,
^^ «rchè delle condizioni anteriori non conser\asse molte
'^•-cce, e il patriarca doveva essere molto potente^ se anche
'^''^ rso la fine di< quel secolo Giovanni e Fortunato sosten-
1*^ <^ro contro i dogi quei contrasti politici cosi aspri che de-
fe^uerarono in aperte guerre civili.
Adunque, se si considera che* l'autorità del doge non
^^~i3 in quei tempi molto sald.i fuori della città o\'e ri-
^* ^^deva, e se anche si richiamano alla memoria i poteri
^^"^ < in materia temporale ai vescovi dell* Italia bizan-
a furono conferiti sino dalla « Prammatica » di Giusti-
-=ano (i), si comprende che il papa, per meglio assicu-
^'
ti
Archivio detta /?. Società romana di storia patria. Voi. XV.
25
(1) ce CrivellOCCI, Storia delie rtJ^^iotti tra ìo Statò t la Chiesa,
^^^logna, Zanichelli, 1885., II, 267 sg. e Diehi., op, cit. pp. 319 sg.
^*^el ducato veneziano assai presto il Governo volle contener il sa-
Lt' spedizioni di Liuiprando nel l^ Esarcato
^jj
Quanto poi all'altissiitia onorificenza di Drcat^o; che hi
corte greca conferì al « magister militum » Gioviano, basta
^Jv^vertìre che talvolta non ci è stata trasmessa la memoria
dei fatti per i quali quegli onori furono accordati, come
avvenne per Giustiniano Particiaco (i), che ottenne quella
Jigniià anche prima di salire al trono e senza aver ope-
''3t«3 alcunché dì notevole. Del resto il cronista Giovanni
^'^^ibul quell'onore anche ad Orso (2), e se di ciò fece men-
^'c>nesolo per incidenza quando ricordò l'elezione del figlio
*^> lui, pure ijTiaio;, alla dignità ducale, non mi sembra
*ì*J^^sta davvero una buona ragione per ritenere, come vuole
i^ I^inton, che il copista abbia per errore attribuito al padre
'* tritolo del figlio, e pure è da ricordare che lo scrittore
'^^rieziano talvolta accenna nella sua opera ad avveni-
'^■^«•xari anteriori che nel racconto precedente non ha ram-
*"*^ untato (3). Né il silenzio delle altre fonti intorno al-
* «onorificenza di Orso ha gran valore, perchè il Dandolo
^ ^••K'poggiò sul Cbroiiicon Aìtinatc e questo sul catalogo
^*^lla seconda metà del secolo xr che in tutti i codici è
*-**^^ito alla cronaca di Giovanni Diacono (4), e in questo
^"^«^^so catalogo pure non si fa menzione di quel mede-
^*'»-'»~^o titolo anche per altri dogi che ne furono decorati,
^-"^^^xiie Beato e Giustiniano Particiaco.
Resta ora* da es.imìnare la lettera di Gregorio nelle
^^'--^^i^ qualità esteriori e formali, e anche sotto questo aspetto
^^^H <i) CroH. vent^. antichissime, I, to6.
^^^^ <2) CroH. vtnei. antichissime, I, 97 : « ducetti, vidclicet Deusdcdera,
^P ^ spedici! Ursonis ypati fìlium, in Met.imaucense insula sibì crearunt ».
^ <3) P. e.: a p. I )5 afferma che nel principio del governo di Fie-
li Orseolo, nella Dalmazia soltanto Zara obbediva ai Veneziani,
nel racconto precedente invano si cerca pur un lievissimo te-
i Tjo a conquiste dei Veneziani in quella regione In una consimile
iasione può essere caduto rispetto alla onorifìcenza accordata ad
(4) Cron. veru^. antichissimej I, 177.
l
JJ«
G. ^iMonticolo
mi sembra che contro h sua auienticicà non si abbi
prove sufficienti, È stato notato che le frisi del documer
manifestano la maniera propria dei papi nel loro carre^j
con gli altri vesco\i, e in particolare che la parola « filiu
è usata, assai di rado, nelle invocazioni delie lettere a
ufficiali militari e mai poi vi si trova per essi la pan
<t dilectissimus », ma a me sembra che con queste affcri
zioni la critica abbia un po' oltrepassato i termini del vec
E noto che per una consuetudine sorta nel Basso Impir
i funzionari veimero designati nelle corrispondenze d*L
ficio con titoli costanti, secondo il loro grado e le lo
funzioni. La curia romana adottò l'uso e ne fanno feu^
le formule dei Ubtr diurnus e le lettere dei papi. K
Uber diurnus (i) mancano le formule per le epistole ^
ft duces », ai « tribuni » ed ai « magistrì rnilitum » e pej
la loro o superscriptio » e a subscriptio », probabilmente
perchè le lettere dei pontefici a quei funzionari erano fuori
della loro corrispondenza ordinaria; al contrario sono indi-
cate le formule della « superscriptio » e c« subscriptio » per le
autorità ecclesiastiche e civili e per il capo stesso dello
Stato (2), e la voce « filius » vi si trova usata non solo per i
sacerdoti minori, per i diaconi, per il primicerio e pel se-
condicerio, ma anche pel patrizio, pel console e per lo
stesso imperatore che era la suprema autorità militare e
civile (3). Inoltre nella lettera di Gregorio I all'esarca
Smaragdo(4) il pontefice lo chiamò a excellentissime fili w,
e pure la frase « gloriosissime fili » venne da lui usata
(i) Libcr diurnus Romanorum ponlificum, ed. Sickel, Viodobonae,
Gerold, mdccclxxxix.
(2) Lihcr diurnus, pp, i-j.
(j) La voce « filius » in quelle formule per i funrionari civili t
preceduta per solito da « dominus ». Nella formula xlix (p. 40 r. 9)
è usata anche con « rex » : a apud excellemissiraum fìlium nostrum
ff ili. regem m.
(4) Mansi, CoUcctio conciliorum,^ X^ 364-,
I
I
Le spedì\ioni di Liutprando nell'Esarcato 357
ìSL lettera a un duca (i), e con le parole « gloriose
», « gloriosi filli i>, (tfilius no^ter gloriosus «(2) de-
vari « raagistri militum », e questi esempi non pos-
considerarsi come eccezioni, se si osserva il numero
0 delle lettere dirette dai papi in quei secoli ai duchi
capi della milizia. Quanto poi alla frase « dilectìs-
ims» e alle sue equivalenti « canssimus », 0 dìlectio
», « dilectio vestra », risulta dal Liher diurnus che era
per gli ecclesiastici (3) e per le comunità caitoli-
(4), ma talvolta, sebbene assai di rado, si trova anche
1 lettere dirette alle autorità secolari; cosi Leone li,
mdo all'imperatore Costantino TV lo chiamò nella
erscriptio » (5) « filio dÌ!ecto Dei » (t£xv({) àyaTcr^tC)
•cóO), e se questo esempio sembrasse poco adatto per
compresa nella frase la parola Dei^ sì potrebbe in
rece ricordare che Giovanni Vili nella lettera al doge
Particiaco del 27 maggio 877 usò la frase « innote-
nus dilecrioni tue» e in quella del 24 novembre 87^ lo
nò «carissime» (6). Si può anche notare per incidenza
«duces», i u magìstri militum », i o comites », i già
tii venivano per solito designati dai pontefici con le
«gloria vestra», «gloriosus», « gloriosissimus » (7),
) Mansi, op. cit. X, 323.
i) Mansi, op. cit. X, 172, 398.
) Lìber diurnus, p. 2 per la « superscriptio » e « subscriptio »;
Ble vii (p 7), IX (p. 9), XI (p. IO), xn (p. 1 1), xiV (p. 12),
(p. 34). LXVl (p. 36).
i) Libar Jlurnui, formule LXXXiv (pp. 93, 94), i.xxxv (pp. 103,
los).
5) Maì4si, op. cii. XI, 10)4.
S) Cf. l'edizione che ne ho data nell'appendice alla cit. mia dis-
kione / munoscriUÌ e U fonti ddla cronaca à^l diacono Giovanni.
f) Per i già prefetti cf. Maksi, op. cit. X, 319, 324, 325; per i
Dilcs » XI, 1054; per i « magistri militum » IX, 1080 e nel
\rum epistolarum Grtgorii I papae, ed. Ewald, I, p. 94, r. 29;
60, 162, 172, 226, }20, 322, 323, 325, 397, 398, 399; per i
G, ^onticoh
ma per i «duces n quello non era un titolo cost-intc, pere
ulvolu veniva sostituito da altri, i quali, come «exc
• Jearli vescra » (i)» k magniiudincm vesiram d (2), j>^
si anvino per il patrizio (3), e per i tribuni (4), e
Toha lacbe fu scambiato con e nobilitatem tuam 0 ^sl
oocne ncQa epistola di Giovanni MII al doge Orso
QcUoo in dau del 18 luglio 877, la qual frase aj>l
JlfipinK) nella lettera di Gregorio III ad Orso e ri
tuisce li * tua 6racema sanctitas » della epistola ad ^^
«MI (O*
.\3uoqoe, se mancaDO argomenti decisivi per n^i
che Gregorio III abbia invitato il doge Orso alla s\
nooM ^ fU^Ptsna, non v'è motivo di ùr violenza^
lunìiiiwiìiim £ Paolo Diacono e di porre quell'ava
OMOK» - riiJejwuido divenne collega a LiutprJ'
|Miè «kfc 4<u>i a specfizìone, mentre tra Longobar^
tawiHM a ixmhmsKVi a Castel Gallese, e la cession-^
Mil Wn^ «Olà nipofttare forse avvenne per sei
WtMbve Oi it pi^ e Tnstmondo che prepararono
1.*^ fn^orà aJlcanta, fo«« anche non vi fu estran <2""
. ^■•►vai, ^ s^ IX. ìbS?- c •«! I#fCrtrw di. I. yi, r. ^
V». <i|k ^ X. ^ao^
>^ e* X. «n^ J6t. 199: ^*^ *«r«uu, forroola
i>A t*^*t^tm ck. ^ 174, ». f 9 ■ MbSutis vestrae
' floeuK voKM • in ma lettera di C^*
r%^^ • « ^••vok^ ^vi-^iTì» tcii<<idnmu £ t» gio£ce) io <J^
" là l%ii^ifc«it^«^»aa#,•^^kolk«NM^«i»lì che
h ^ \V«fWl^ •<^*^ — itt^W •» Jml—u*ì ««riori «1 1009;
.« iM4i^«a»'fi > ffgTilWff • dKper solito
Ijc spedizioni di Liuiprando nel l^ Esarcato 359
¥
re stesso, il quale, pur di ottenere, forse per opera del
pontefice stesso, la liberazione del nipote prigioniero,
potQMi o rinunziare a quella terra o anche abbandonare
qualunque idea di punire un duca che avrebbe cominciato
[•a mostrarsi ribelle per la seconda volta. Non si può pro-
pvare se la liberazione d' Ildeprando sìa stata in attinenza
cori la cessione di Castel Gallese ; certo è però che se-
<^oncio il racconto di Paolo Diacono (i) Ildeprando quando
lu eletto collega al padre (maggio-ottobre 735) era già
iJiel territorio longobardo.
Disposti cosi i fatti, nessun turbamento ne viene nel
''•^ccronto degli avvenimenti successivi. Secondo il biografo
)?*i Zacaria (2), Trasimondo nel 739 si ribellò a Liut-
r'^«'»ndo, ma Ìl re mosse contro di lui, lo scacciò da Spoleto
F c-onferi il ducato a llderico. La ribellione avvenne verso
'* giugno di quelFanno, perchè secondo un documento (5)
9^ol re stava già a Spoleto il 16 di quei mese. Intanto
I'^^^n prima del febbraio (4) un'altra insurrezione era sorta
Benevento, ove nel 732 Liutprando aveva imposto
in
Cj) Hiit. Langób. iib. VI, cap. 55.
Ca) Lihir pontij. I, 426, cap. 11.
C 3) Bethmann e Holdf.r-Egger, op. cìt. p. 258, n. 119.
C4) Godcscalco tenne il ducato dì Benevento per tre anni (Paolo
*-^<30N0, Misi, Langoh. Iib. VI, cap. 56) e siccome rultìmo documento
Olii è ricordato (Bethmann e Holder-Egger, op. cit. p. 261.
* 34) è del febbraio 742, e nel novembre di quell'anno eragU suc-
*^«-»to Gisolfo II (Bethmann e Holder-Egger, op. cit. p. 262,
* ^o), cosi il suo governo non cominciò che ira il febbraio e il
^^'^ Cimbre del 739. Ma Gregorio era stato duca per sette anni (Paolo
^^^'-'^croNO, Risi. Langoh. VI, 56) e però non succedette al suo prede-
^^ore che tra il febbraio e il novembre del 752. Non è difficile
- la ribellione dì Trasimondo sia stata in relazione con l'usurpa-
nte di Godescako e però che pure questa sia avvenuta verso il
*^^no del 7J9. HiRSCH peraltro, op. cit. p. 90, pone la morte dì Gre,
*-**"io verso la fine del 739.
I
1
3^0
G. Monticalo
OciilXO'^l
trono venne invaso da Godescalco. Trasimondo, scbccì.
da iìpolcto, cisrcò asilo nel ducato romano, e LimpcBido,
come ebbe notizia del fatto, volle dal papa la consegna
del ribelle. Il papa rispose con un rifiuto, e il ne j>er rap-
presaglia invase il territorio di Roma, e, mentre Gregorio
impaurito scriveva per la prima volta a Carlo Martello
per avere il suo efficace aiuto, occupava i quattro caste
di Bomarzo, Bieda, Ameria e Orte, e poi nell*agosto
tornava a Pavia (i) per preparare un'altra spedizione. In-
fatti, nella lettori seconda del codice Carolino, Gregorio III,
implorando la proiezione dì Carlo Manello, ricordò la
persecuzione di Liutprando verso Trasimondo e Code-
scalco e la presa delle quanro cittA avvenuta nell'anno
precedente e le devasta zioai fatte dai re Liutprando ed
lkkj)rando nel territorio di Ravenna e da altre schiere di
Longobaxdi in quello di Roma (2). La spedizione di Ra-
veuju avveiiuc ira Tagosto 739 e il dicembre 740 (5) e
in essa iJ territorio dell'Esarcato fu devastato a ferro e a
fuoco, e probabilmente molti ;personaggi illustri Brennero
fatti prigionieri, tra i quali i consoli Leone, Sergio, Vii
tore ed Agnello (4).
É chiaro il motivo di quella spedizione; Tesarca Eutichì
era nelle migliori relazioni col papa, e se Liutprando non
curava di prendere l'Esarcato e s'accontentava di stare coi
le sue forze contro Roma, poteva essere assalito alle spali
inunto il pontefice, disperando nel soccorso di Cado
Martello, il quale aveva interesse a tenersi amico Liut-
prando, mandò .il re longobardo, nell'ottobre del 740,
%
(0 Lxber ptmtij. i, 426, cap. \u
(>) Ccà. Card ed. e loc. cii.
(}) Nel dicembre del 740 Liutprando, cotue è d'mosirato da Paolo
Diacono (HisL Latt)iob. lib, VI, cap. $6) e dalla l'Ha di ,
c«p. in (Ulti ponti]. I, 426), doveva preparare una spedizioni
il duca di Spoleto.
(4J i'iid ài Zacuria, cap. ix {Liber pontif. I« 428).
I
Le spedizioni di Liutprando nelVEsarcato 361
«prete Anastasio e il suddiacono regionario Teodato perchè,
uniti ai vescovi della « Tuscia Langobardorum », gli do-
I mandassero in suo nome la restituzione delle quattro città (i).
[iLa legazione non ebbe alcun risultato e allora il papa si
udì anche più strettamente col duca di Benevento e fece un
patto con Tnisimondo pel quale questi s' impegnava, se la
l^uerra fosse stata a loro favorevole, a togliere a Liutprando
a benefizio del pontefice le quattro città e ad altre condizioni
che nelle fonti non sono definite (2). Trasimondo, rinfor-
zato da due eserciti del comune romano, invase il ducato di
Spoleto; alcune schiere, per la via Valeria, ne assoggettarono
ia parte orientale, altre, per la via Salaria, penetrarono a
Rieti nella Sabina e Spoleto, e Trasimondo vinse ed uccise
ILicrico e ricuperò il suo Stato nel dicembre del 740 (5).
Liutprando, come ebbe notizia di questi avvenimenti, dal-
V Esarcato si ponò nella Peotapoli e presso il Metauro a Fos-
sombrone (4) incontrò Tesercito unito di Trasimondo e dei
Romani, ma fu respinto. Doveva allora il duca mantenere
quanto aveva promesso al papa e ai Romani, ma non si curò
affatto di adempiere ai suoi obblighi e però venne a contrasto
con Gregorio, il quale cosi si trovava in condizioni assai gravi,
essendo noto che Liutprando preparava una nuova spedi-
zione contro Roma. Frattanto Gregorio III morì nel 27 no-
vembre del 741, e il nuovo papa Zacaria, eletto nel primo
giorno del dicembre, pensò di sfuggire al grave perìcolo
e di avere anche i vantaggi già pattuiti da! suo anteces-
sore col duca di Spoleto, offrendo la sua amicizia al po-
tente re longobardo. Non poteva ceno accadere un av-
venimento più gradito a Liutprando, il quale forse anche
credette d'aver raggiunto il fine della sua politica, perche
(1) Cf. Bethmann e Holder-Egger, op. cit p. 260, n. iji.
(2) Vita di Zacaria, cap. m (^Lihcr ponti}. I, 426).
(3) Cf. Lihcr pontij. I, 436, nota 7.
(4) Cf. Paolo Diacono, Hist. Langob. lib. VI, cap. 56.
162
fouticolo
per la prima volta i suoi eserciti combatterono a hanco
di quelli dei Romani contro il duca traditore che dal pon-
tefice fu abbandonato al suo destino (i).
Le milizie romane e longobarde penetrarono nel ducato
di Spoleto; Trasimondo perdette Io Stato e solo per grazia
ebbe salva la vita, e Ansprando, nipote del re, fu soró-
tuito nella dignità al ribelle (2). Qual meraviglia adunque
se Liutprando, prima della spedizione, promise di resti-
tuire al papa quelle quattro città che gli aveva tolto solo
perchè aveva fatto lega con quello stesso Trasimondo
contro il quale gli offriva ora il suo aiuto ? E sari forse
strano se dopo la caduta del ribelle alla quale l'esercito
del ducato romano aveva avuto tanta pane quanto le mi-
lizie di fjufprnndo, questi abbia promesso a Terni al papa
la restituzione degli Italiani che erano stati fatti prigio-
niert nella guerra precedente e la cessione di Narni, Osimo,
Ancona, Umana e della \'alle Magna presso Sutri ? (5)
La valle Magna non appanencva al ducato romano prima
che sotto Gregorio li si fosse guastata l'amicizia tra la
curia pontificia e la corte di Pavia? E le altre città, già
tenute da Trasimondo, non dovevano essere il compenso
di una vittoria ottenuta anche pel concórso delle armi ro-
mane? Né si deve dimenticare che Liutprando mantenne
solo in parte le promesse, forse fatte da lui in un mo-
mento di dolci illusioni; nell* indizione decima, cioè in-
nanzi al primo settembre 742, furono da lui restituite al
pontefice le quattro città del ducato romano, ma le altre
terre restarono ai Longobardi (4), forse perchè Liutprando
cominciava a diffidare dell'alleanza col papa.
Assoggettato il ducato di Spoleto, Liutprando si volse
(i) Liber potiti f. (Hta di Zdcaria, cap. v), I, 427.
(2) Paolo Diacono, Misi. Langoh. lib. VI, cap. 57.
(?) Libcr pontij. {Vita di Zacaria, capp. vi, ix), 1,427,428.
(4) Liber ponti/. {Vita di Zacaria, cap. xi), I, 428, 429.
Le spedi jiottt di Liittprando neli' Esarcato 363
contro quello di Benevento, e Godescalco (i) non fu a
tempo d'imbarcarsi per Costantinopoli, perchè venne ucciso
dai suoi avversari. Il re allora elevò a quella dignità il
suo nipote Gisolfo, del quale già fa menzione un docu-
mento del novembre 742 (2). Liutprnndo, compiuta la
spedizione, ritornò a Pavia per la via di Spoleto, e difatti
la sua presenza in questa città è attestata da una carta del
12 novembre del 742 (5), Nell'anno seguente, lungo la
indizione undecima (4), Liutprando invase di nuovo il ter-
ritorio di Ravenna e s'impadronì di Cesena; l'esarca Eu-
tichio, l'arcivescovo Giovanni ed il comune ricorsero al
papa, e questi mandò al re Benedetto, vescovo nomen-
tano, ed Ambrosio, primicerio dei notai, perchè in suo
nome gli domandassero la pace per i Ravennati e la re-
stituzione di Cesena; siccome la legazione falli, Ìl papa
stesso si recò a Ravenna e poi a Pavia nel giugno del 743
e ottenne la restituzione immediata di due terzi del ter-
ritorio dì Cesena e la promessa che fosse resa la terza
pane rimanente, la quale comprendeva anche la città stessa,
quando fossero ritornati da Costantinopoli i messi che il
re vi aveva spedito per la pace. Pochi mesi dopo Liut-
prando mori, e sotto i suoi successori si prepararono quei
gravi avvenimenti che trassero il regno dei Longobardi
alla sua ignobile caduta.
G. MONTICOLO,
(i) Paolo Diacono, Hist. Langoh. lib, VI, cap. 57,
(2) Cf. Bethmann e Holder-Egger, op. cit. p. 262, n. 140.
(3) Cf, Bethmann e Holder-Egger, op. cit. p. 262, n. i J9.
(4) Liber pontif. 1, 429 {FiUi di Zacariaf cap. xn-xiv).
DOCUMENTI VATICANI
CONTRO
L' ERESIA LUTERANA IN ITALIA
p J38, 26 febbraio, Frnte Agostino da Treviso eremitano di
sant'Agostino è assolto dalle imputazioni dì eresia, con
obbligo però di tornare in Siena a dichiararvi pubbli-
camente le otto proposizioni, che erano sembrate so-
spette nelle sue prediche della scoila quaresima.
(Continuazione e fine, vedi voL XV, fase. I-IT, p. 71).
LXIV.
|Archjv, secr. Vaiic. PauH HI brcv. min, a. mdxxxviu, I, 9, breve i8>.j
Dìlecto fìlio Francisco eiecto Senensi.
Dilette (ili, salutera. Non possumu& non piurimum commendare
pìetaiem et diligenlUm tuam, quoJ bone raemorie Jo. car.^l» Senensis
ivunculi tui vestigiis inhercndo, honorem el incrementum ortodoxe
Bdci in ecclesia tua procures, sicut in causa (i) fratri» Augu-
tijni de Tarvisio ordinis heremitarura s> Augusttni proxime fecistj,
B cuius predicatioaibus in ista civitate Senensi habitis cum alìquod
fccai^vlAlum ortunx. dicere^r^ tu non sqlum sepe ad nos scrlpsìsti,
(0 9m^f fAOCfllMo • diteti filli •.
^oc. Vai. contro Feresia luterana
367
m culpam, et hoc est^quod theologì dicunl, Christus satisfecit
« omnibus sufficìenter, non autcm prò omnibus efficientcr.
a°. Praedestinatlo, a divo Paulo toties praedicata, neminem cogit
I operandum bene, nec ad salmera aeiernam, sed quicunque obser*
iDt mandata Dei vi recte operantur sponte et libere cum auxìlio
men divinae gratiae bene operaotur, et sic persevcrantes usque ad
lortera vltam consequuniur aetemam, et omnes tales sic facicntcs
eus infallibillter videt, cognoscit et dlligit.
}". Multi sancii, qui erant in hac vita, fecerunt aliqua mala opera,
cut David qui commisit aJulterium et homicìdium, et talìa opera
^ant vitia et peccata et Dee displicebant, et si in talibus persevc-
isscnt, vcl in articulo mortis in peccato mortali mortui fuissent,
US non dedissct eis vitara aetemam, sed damnasset cos in infernum.
4" Deus aliquos homines punit et daninat ad infernum, non quia
tnplicìter sic vuk, sed propter illorum peccata, quae non coacti sed
bere pcrpetrarunt, et in quibus obstìnaio animo perseverant usque
li mortem ve) in tali articulo in peccato tnortali inventi sunt, u
libus peccati^ $i conversi fuissent, non tllos damnasset.
5". Multi nunc existcntes in inferno, dum essent in ista vita,
jcrunt aliquando in gratia Dei, et fecerunt aliqua opera bona et
^la Deo et meritoria vitae aeternae, in quibtts sì perseverassent,
ira consequuti fuissent, sed quia non coacte sed libere ulia bona
pera reliquerunt et ad crimina conversi sunt, perierunt,
6*. Oranes rìte baptizati purgantur a peccato originali ci recon-
Iliantur Deo, ex quibus tamcn aliquì damnantur, quia non perse-
erant in gratia, sed libere convertuntur ad peccata, in quibus per-
iverant usque ad mortem vel eius in articulo inventi sunt,
7". Quum sancii dicunt, liberum arbitrium post peccatum Adae
i nobis claudicare, non ìntelligunt» quod non possumus eligerc et
futare quaecunque volumus, sumus enim Uberi ad volendum et
llendum, ad eligendum et refutandum, sed per talem clauJicatio-
intelligunt pravitatem» qua inclinamur raagis ad maluni quam
lum, et ideo oportet multum advertere ne talem sequamur in-
}aem; similiter intelligunt quod non habemus merum impc-
ium super appetltum scnsitìvum, multi enim motus partis sensìtivae
urgunt contra nostrum velie, sicui dtcit Paulus, ìnvenio aliam le«
in membris meis rcpugnaniem legi mentis meae &c.
8". Communis opinio theologorum est quod pueri dccedenies sine
ptismate tantum prìvantur vita beata, et nullam aliam patiuntur
:nam, aliqui taraen tenent ex vcrbis beati Augustini, inter quos
•aecipue est Gregorius de Arimino, quod etìam cruciantur igne in-
aili, occ ab Ecclesia aliqua ista rum est detcrminata, ideo absque
5. ^/«jts.
- - --r- .^T'srs ~'::z.=.z '-*^ *■ — ■^- 1 iirsia ji ""-*'"'•"**" centri, at-
"— •; 1^ '^' ~^~ • *i '~f- ' * - Tifi *"" rtt"*' "-'*"**"■*'"* "^'"^'1 6S5CS
■.-.ji-TT^r:: -arrisi f-ni
I in-rzr. ^isc.iiz:- :_- -r:l; tesso xiie ora. condi-
re ;i '-^zìii -.'fi : iim.. iDnvt i. ^-"uEnzi x dfciiu.-
'lir: ; -r=.rr-— ireniJiru^n •.- .x-izcsnci TOnudcae -nay^rrx
.■•Ic:^^ :... .aiaran: jc~ luzn uììì mcrasiiam relatiqne gqccepe-
~.;.:r:;. i;: .i.iz ru rrr-^nir - -7^ - .ujr'-ià ì^n-s 3onnuiL& «ibcssc
■-.; •-. ::.... :: r i-crr ■-.=?. ivir^in: :a3er^ lù popuio scan-
-: :..-■:-: Jcr uKur. iT^'^ic T .:. 72 3 --^-tste Vsaetianxm
- ■: '-.•.-:.;■: ir, i> :»::::. :'i -ir :::iir Tre ie :c TTZt^Sisicanàa co-
" ■ -»:.i:.i- r.Ji'.iLi .--."..li. 7^.::.: r:: :i:e-.iiiir:n.i;: tìIìuìì zarxsi
' :—L : -.: ":— r. r. - : --r. - .ri-irr. . ±: iri:c.ri:T: ".liiiLiin in ta:
; :■:■/:'.-: .:.v. :-: ir ■ - - T'i ■ -ì; ^ lilii f i^rì =0itH
• -1/ .---. ■ i-t -,.;.: -.ri;-': :: — ~lì— -.*. 1: -r^is coacri :e
-, - :,-■,'.'■.': ; .; -i." -. :. :ì:: Si-ir-m :-à=i Vlncendae
- A i:'/'.:' 1. ':r. prai'iri :,rr'-. i *-. :rt r-: ìj-ì!:j. onnij i"-
- '^ ry.'. .'■.".'■.% f, :*ie e: :uilij ^>5e:, ci:>.:l:ca Swilicet ve'.
••.'•, '''t','.r.'.i !j4 no::.:; -'.ijKter reterri:::. -t iurer hoc possemus
7)oc. Vat. contty) Veresia luterana
369
opportuno remedio providere, cumquc pracfati Hieronimus ar-
piscopus ei Thomas dicti nostri pslatii magistcr, receptis centra
[obicctis, ac intentionibus taìs totoque huiusmodi negotio dlligenter
Ktiùnato nobis retulerint te sanarti quidem doctrinam tenere, po-
nili vero ob huiusinodl doctrinae diflicultatem mumque dicendi
um, fortasse non ita clarura, non id accepisse, quod tu commis-
nostris praedictis explicasti, nos, omnibus hìs diligcnter per-
sia et mature consideratis, te ab obìectionibus huiusmodi et a
^tbu5cunque processibus desupcr formatis, necnon et cautiones seu
ciusslones, a te in civitatc Venetiarura, ut praefertur, praestitas ab
ni obligatione, pracsemium tenore, absolvimus et perpetuo libe-
et quibuscunque personìs, centra te super praeraissis quovis
aut quaesito colore solticìtantibu'; et procurantibus, perpctuum
leniium imponiraus, ac omnem inhabilitatis et infamiae maculam
facmissorum occasione forsan per te contractam abolcmus, teque
:inae faraae, gradibus, locis, honoribus, officiis ac privi legiis qui-
scunque, et in eum statum, in quo antea, quam praemissa centra
lacta esscnt, quomodolibet eras quatenus opus sit restituimus, plenarie
Qtegramus, ac te ulterìus in altquo loco aut ab aliqua persona qua-
que dignitate, etiara legationis seu inquisitionis hereticae pra-
atis seu alio quovis officio fungente, in persona, bonis aut alio
ovis modo occasione pracmissorum molestar! non dcberc, ac irri-
et inane quìdquid secus a quoquam quavÌ5 etiam apostolica
ctoritate attcntatum fuerit, dccernimus. Et nihilominus ut scandalo,
|lod ex praedicatione tua, ut praemittìtur, in civitatibus Senarum et
lincentiac supradictis ortum est, oportunum remedium quantum pos-
Dus adhibeamus, et ut populus iste, unde passus est scandalura in
oiciem, inde erigatur ad salutero, tibi tenore praesentium dìstricte
Iraecipimus et mandamus, ut ex nunc ad cìvìtatem Senarum, post
etavam vero paschae resurrectionis Domini proxime futurae ad ci-
«atem Vincentiae et in publica praedicatione cam doctrinam, quam
nniissariis praedictis explicasti, et te tenere et praedicasse dixisti,
ctare et dìstincte dicas, ut in formula ex responsionibus luis dc-
ripta, et a commissariis nostris praedictis tibi tradita continetur.
^olamus autcm et dilectìs filiis causarura Caraerae nostrae generali
jilori necnon venerabìlium fratrum patriarchac Aquilcgìcnsis atquc
|>»scopt Tarvisini in spiritualibus vicariis generalibus mandamus,
quatenus ipsi aut duo vel unus eorum per se vel alìum seu alios, tibi
^p praemissis efHcacis defensionis praesidio assistentes, au ctoritate
^Bostra faciant te absolutione, llberatione, silenti! perpetui impositione,
abolitone, restiiutione, reìntegratìone, decreto ac aliìs praeraissis
facifice fruì et gaudere, non perraittemes te per quoscumque quo-
Arthivio della R. Società romana di tioria patria. Voi. XV.
M
1)oc. VaL contro Feresìa luterana
571
itiìrendi, eumque esaminnndì, et praevìh iudicìis torquendi, ac usque
ultimum suppHcium exclusive contra eum procedendo, necnon
ci quoraodoJibet auxilium, consiHura vel favorera praestantes,
; vobis in hoc se opponemes per censuras ecclesiasticas, opposi-
Bcnique interdicti et auxilii brachi! secularis invocatìonem com-
ccndi, et ut vobis ipsum Joannem Bapitstam tradant et tradì fa-
tti compcUendi, omniaque in prjemìssis, et quolibet praemissorum
aria et opportuna facìendi plenam et omnimodam tenore prae-
lltium vobis, et cuilibet vestrum, concedi mus facultatem, non obstan-
constitutionibus et ordinaiiombus apostolicis, ac diclorum ordinis
' congrcgationis statulis et consuetudinibus etlam iuramento, con-
aatione apostolica, vel quavis firmitaie alia roboratis, necnon pri-
giis et litteris apostolicis, etiam mari magno nuncupatis, iOis per
dem Apostolicam concessis, confirmatis et innovatis, quibus Ulo-
i tcnores prò sufììcienter expressis habentes, illjs alias in suo robore
rmansuris, ad effectum praesentium specialiter et expresse, et ita
lomnino non obstent, dcrogamus, caeterisque contrariis quibuscuoquo,
si aliquibus communlter vel divisim ab eadem sit Sede induhum
interdici, suspendi, vel cxcommunicari non possint per litteras
olicas non facicntes plenam et expressani ac de verbo ad ver-
de indulto buiusmodi raentionem. Datum Roraac apud san-
Petrum sub annulo piscatoria, die .xxini. ìanuarii .mdxxxvjiii.
:ificatus nostri anno quinto.
B]05.
LXVII.
f39, 4 marzo. Conferma a frate Martino da Treviso della
commissione, che gli aveva dato il cardinale Francesco
Quignones, protettore dell'ordine dei Minori, circa la
^ direzione delle monache di santa Maria Maddalena
Clarisse di Verona.
■
[Loc. cit, breve 198.]
;cto (ilio Martino de Ter\'isio ordinis fratrum minorura conventuaiium
Dtincupatorum et sacrae theologìae professori.
Dilecte fili, salutera Scc, Cum, si cut accepimus, dilectus filius noster
F. tituli S.<« Crucis in Hìerusalem presbiter cardinalis, ordinis fra-
minorum protector, directioni monasteri! monialium s.»*« M.*
372
*B. Jontana
Magdalenae Veronensis ordinìs s.«*e CUrae, quod. ut «titatj
mus, sub ipsius F. cardinalis protectione existit, inlcndem,!
nulla directionem huimmodx concementia commiserit,
lentibus lincris ipsius F. cardinalis et protecioris dcsoper i
plenius dicitur contìnerì, dos ut co cHìcacius in comroissiaK «1
facta versari valeas, quo raaiori auctoritate desuper suffulnolo.!
tibi per praesentes committiraus et mandamus» quatcnus comoi^
tibi per praedictura F. cardinalem et proteaorem iusittij \
diligenter et sollicìte exequarìs et ad efìfectum perducxs. i
tibi, ut id facìlius Tacere valeas, praedìcus moniales et cotf
quoslibet et rebelles, cuiuscunque status, gradus, ordinìs velcooii»*]
fuerint, per censuras et p^nas ecclesiasticas ac alia opportuaarcBiKU
appclfatione postposita, compescendi, intcrdictum ecolcsìasi
nendi, brachii quoque secularis, si opus fuerit, auxiljum inva
teraque in praemissis et circa ea necessaria et oppottuni 1
plenam per praesentes concediraus facultatem; non obstantibaj p
missis ac constitutionibus et ordinationibus apostoltcù otcsoQ^
rum ordinum, ctiara iuramento, confirniatìone apostolici
firmitate alia roboratis, statutis et consuetudinibus ac orna
quae dictus F. cardinalis et proiector in dictis Utteris volta i
obstare, ceterisque contrariis quibuscunque. Datura àc. RomitJ
4 martii 1539, ^^'^^ S°>
S. D. N. est contentus.
Hie. car. GbinucciuJ
Fab. vigli
LXVIII.
1559, 19 maggio. Facoltà al domenicano Tommaso Sta
di leggere e conftjtare i libri di Linero.
[Loc. ciL II, 13, breve 519.]
Dilecto filio Thome Stella ordinis fratrura prcdicatortuu
et theologie professori.
Dilecte fili salutem &c. Desideras, sicuti nobis nupcr expomC
prò defensione et conservatione orthodoxc fidei libros et aniculos pò
iniquitatis filiura Martinum Lutherum et eius sequaces te alios hcrc
ticos adversus ritura ecclesìasticura, per tot sanctos patrcs et scc;^
ac per Ecclesiam mllitantcm approbatum, compositos et facto* 1
*Z)oc. Vai. contro l^ eresia luterana
3/J
** »upar illis disputare, ac coDtra prdati Martini et eius scquadum
'e quorumcanque hereticorum erroneas heredcasque opiniones pre-
^^JQrc posse, dubitas taraen ob prohibitiones super hoc a Sede Apo-
*^'ica emanatas aliquas censuras aut penas ecclesiasticas incurrere.
^^^ rgitur de tuis moribus, vite probitate et scicntia plurium fiiicdi-
SaotMm testimonio informati, sperantes etiam ex opera et predicatio-
^bvis tuis fructum animarum cum fidelium satisfactione et consola-
^'one aecuturura, ac voleotes tuo pio desiderio in hoc saiisfacere, tibi
^oique alicuius sementie aut censure ecclesìastìce incursu libros et
^•'^iculos huiusmodi legendi, et centra ìllos iuxta traditam tibi a Dee
*'*rtutem disputaodi et predicandì, componendi ac scrìbendi auctoritaie
■«postolica tenore presentium licentiam concedimus pariter et facul-
'^'errx. Non obstantibus quibosvis apostolicis ac provincialibus et sy-
^*~***^libus constitutionibus et ordinationibus, nec non ordinis predì-
_^ '^^^^fum huiusmodi etiam iuramenlo, confirmalione apostolica vel
^'^^v-ìs firmitatc alia roboratis statutis et consuetudinibus, ceterisque
""^^^^rariis quibuscunque. Datum Romae &c., 19 raaii 1539, a. j*.
C^uia d[ominatio] v[estraj infra attestatur de voluntate S. O. N.
r ^IXfeiest solum approbare formam.
Hie. car. Ghi.
Bios.
S. D.Xoster fuit contentus ad efifectum impugnandi» de cetera parte
^'^hil audivi.
S.of Blos.(i)
LXIX.
1539, 14 giugno. AI cardinale Pisani per la riforma dei
conventi delle monache nelle diocesi di Padova e di
Treviso.
[Loc. dt. breve 629]
(Cardinali Pisano).
Dilecte fili noster, salutem &c. Cum nuper non sine animi nostri
molestia acciperemus quamplura monasteria raonialiura diversorum
0) K<t voliunc cbt segue, t), breve {;^, 37 maggio 1:39, è dato ordine «1 viceré
di Napoli di fitr preadert un tal • Marcum Magluia • prete calabrese che si dice e»erc a
Coacnaa ; ma oon *i sa te si tratti di eresia. Giulio ■ de Coroihbus •» Pietro Marino e Pietro
*Z)oc. Vai. contro Veresìa luterana
375
tatcra iuxta eorum demerita ac criminum et excessuum qualitatem
punicndi ac super hìs, quandocunque oportunum cognosces, auxilium
brachi! secularis invocandi nec non ad veritaiis lumen redire et
bcreses abiurare volentes, si alias relapsi non fuerint, recepta prius
I cis hercsum et errorum abiuratione publice facienda prestitoque
cos ìuramento, quod talia deinceps non committerent nec ea aut
siroilia committentibus consilium, auxilìum vel favorem per se
alios non prestabunt et alias in forma Ecclesie consueta absol-
idi et ad eum gremium nec non gratiara et benedictionem Sedis
edìcte recipiendi, ut erga familiarcs (i) pknara et liberam tenore
atium tacultatem concedimus et impartimur, non obstantibus qui*
v'ìs apostoli cìs nec non in provincialibus et synodalibus conciliis
generalibus vel specialibus constitutionibus et ordinationibus^
non quibusvis privilcgiis, indultis et lilteris apostolicis quorao-
libct ac sub quibuscunque tenoribus et formis, necnon cum qui-
i dausulis et decretis in genere et in specie etiam iieratis vi-
concessis approbatis et innovatis» quìbus omnibus tcnores
Lim, ac si de verbo ad verbum nichil penitus omisso inserta fo-
t, presentibus prò sufficicnter exprcssis habentcs, illis alias in suo
ore permansuris, hac vice dumtaxai specialitcr et expresse dero-
iius contrariis quibuscunque. Datum Fulginie, .xxi. septembris 1550,
10 S»
S. D. N. est vontentus.
Hie. car. Ghinuccius.
Bios.
LXX!.
1540, 12 febbraio. Esortazione ai giudici di Sardegna di
m difendere gli inquisitori nuovamente disturbati dai ve-
I scovi neir ufficio loro.
P Ven(
[Loc. cit. a. MDXL, I, i6, breve 116.]
(ludicibus in regno Sardìniae).
Venerabilts frater et dilecte fili, salutem &c. Esponi nobis nupcr
feccrunt dilecti tìlii ìnquisitores heretice pravitatis in regnum Sardinie
iputaii, quod nonnulli locorum ordinarli in eodem regno constituti
(0 Sic.
^. fontana
sue potestatis metas excedcotes xpsos ioqtimtons, quomins^
i nquisitionis officia iuxta facultatem sìbi a Sede Apottolka i
cxcrcere pos&int, dìversimode impedire presumunt- Ko« Ì|^ou; «
sitores ipsi officio^ huiusmodi semotis impediioentis^ ut pair (
cere valeant ac alias in premissis oportuna provìde^c
scretioni vestre per prcscntes committimus et maodainuv i
vos seu alter vestrura per vos vel alium scu atios dktls I
ribus in premLssIs efficacis defen^ionis presidio assisbentei i
mitutis eos per quoscunque archiepiscopos» qùscapos ctafiosl
ordiiurios dicti regni, quomlnus officia predìcta toxca attribu
tatem Ubere exercere possint^ quoquo modo iropcdìri seu qu
molcstari. Coutradlctorcs quoslìbei et rcbelles ctiam
aut alia dignìtate fungentes per censuras et penas ecclesia
oportuna remedia, appelUtione postposita, cocnpescendo
censuras etiam iteratis vicibus aggravando et Interdictum
sticum opponendo, invocato etiam ad hoc, sì opus fuerii. suxilg
secularis, non obstantibus constttutionìbus et ordiiiatic
licis ac quibusvis litteris etiam a nobis tn (avorcm pred
nariorum aut alicuius eorum emanatis, quìbits LUarum te
sentibus prò sutHcienter expressis habentes bac vice duntaxat sp
et expresse derogaraus, ceterìsque contrarìis qutbusctmquej
archiepiscopis, episcopis et locorum ordinirìis predictìs vcJ i
aliis commuuiicr vel divisim ab Apostolica stt Sede lodu
interdici, suspendi vel excoromunicarl non possint per \
stolicas non facientes plenam et exprcssam ac de verbo"
de indulto huiusmodi mentioneni. Datum Rome, ti feb
R. D. Algarensis dixit roihi quod S. D. N. erit co
provideretur, ne inquisitores impedirentur.
Hie, cxt. Gli
Bios.
*Z)oc- Fifl/. contro l'eresia luterana
377
LXXII.
1540, IO luglio. Al vescovo Venosino per far inquisire
un tale Evangelista di Firenze, che si dice frate minore;
ha predicato contro le indulgenze per la fabbrica di
S. Pietro in Roma, ed ha per sua difesa eccitato il
marchese di Lavello contro il vescovo di questa Chiesa.
[Loc. cit. Ili, 18, breve 59 j.]
Venerabili firatri episcopo Venussìno
Paulus papa III.
Venerabilis frater, salutem &c. Exponi nobis nuper fecit diiectus
filius Joannes Vincentius Mìchaells electus Lavellinensis &c. cum alias
ipsc conira quenJam Evangelistam de Florentìa prò ordinis iratrum
rainorum professore se gerentera, qui diabolico, ut ereditar, spìrilu
litteras nostras scu iubileum fabrice bastUce princìpis apostolorum
de Urbe in civltate et seu diocesi Lavellìnensi publicatum publìcc im-
pugnare eisque contravenire non cxpaverat, sua ordinaria auctoritate,
prout tenebatur, procedere vcllct scu procederet, prefatus Evangelista
ìpsìus Joannts Vincentii elccti mandatis et moniiìonibus spretis ad mar-
chionera Lavellinensem, pcnes quem favoribus plurimum pollebat,
recursum habnìt. Et dictus marchio, suis inordinatìs favoribus cidem
Evangelìste favere volens, quampluribus satellitibus et famulìs asso-
ciatus, Dei timore posposito armata manu in domum prefati Joannis
Vincentii eleciì evaginatis ensibus accessit, ipsuraque Joannem Vin-
centium electum illiusque consanguineos et familiarcs in eadem
domo repertos hostiliter aggredendo, quamplurimos ex illis diversis
vulneribus affecit et manus violentas in eos iniecit in divine maicstaiis
ofFeosara et scandal um plurimorum. Nos igitur premissa, si vera sunt,
conniventibus oculis pertransire nequentes, ne ccteri talia comrail-
tendi audacioreni suscipiant anirnum a e futuris exinde scandalis, ne
illa deteriora parturiant, obviare voleotes, eiusdem Joannis Vincentii
electi in hac pane supplicationibus inclinati, tìbi per prescntes com-
mitlimus et mandamus, quatenus super premissis contra eumdem
Evangelistam auctoriute nostra ad inquisitionem procedas, et si illuni
culpabilem fore repercris, condigna pena punias ac alia in premissis
« circa ea necessaria ac opportuna facias et exequaris, prout de iure
fuerit facicndum, super quibus omnibus et singuiis plenam et Itberam
3L jQKUaa
non obsuntibus felicis re-
à Vm fiiikujiuilj xwstrì de una et concili! gè-
> okrt Uts 4ieU5 Alìquis auctoritate
aBb coikstitutionibus et ordj-
ìtyibtiiftinqoc. Datura Rome
ìaila ic.*&. anno 6^.
Bios.
Lxxni.
1540^ ^ Vt^Ho^ Akssmèto Paglurino dd minori con-
TCMttifi fmwtwwmo come Inttnno a carcere perpetuo
in I^i4aT»» ^ ^^81!^ col hnxc di Francesco Conta-
lìm vcftccot. Orfae il Ticaòo del vescovo di punire
omuiì e ì «Kti
(Loc ciL kR«« ^40^]
Ukvto Sfe^i
b cyjscopa Padnam
fCScraiL
lite..
MMtlM«d
fMii fiecms fiiios Francìscus
PagfiarìDO^ ordiots &a-
6 professori, ^ ob Intbenoam
|ilifeaas]ctpe- - 1^ hlium
canfia^ ,.;--iC Pa-
carcQcs piO|MCf ca coit-
locntt, uiitmtn et
dctioe^cur, oca
ipso» «àob&do e: Jo
oMwn àiMOiM» ae 0CMiécMB4e Imrsì se saspecaom roddtoiit, Jc
.^^ >.<lw»>t gMaii OOM powfcaif^e Jenyttr opottoac proviilere vo
W«M«>*s t ^> per prcMMcs caiaMftfciwt «i itt«rf«a»m, a macmn in-
^lil^tf^Mt bcittk* fvavèMb dkie dv^Mis «t. à tlM TÌdeè^r, abM^oe
^ .vmr« euMicfi l^ititCi» «t dos coai^cti. s qiù siat, saper
tiam aocwrikaie boom pcoooits et niIyaMIrt rqxno»,
... > foer)^ LiQiiJe—iei et s» te potesmam taam det«nerim
»* M caaxiges. s«{pcr qwibiis oai«aiO'.T ^•eaadocaaqoc cootradi-
... |A«Mttb<t et itbdÀekc«»caBf«e%aìttln»gn4BS» status, ocdinis
^oc. Vai, contro V eresia luterana 379
conditionts fuerint, per censuras et penas ecdesbsticas atiaque
Dttuna remedia, appelladone postposita, compescere ipsasque ccn-
i>n»s etiam iteratis vicibus aggravare, imerdictum ecclesiasticum ap-
nere omniaque et singuli alia in premissis et circa ea necessaria
CQ quoraodolibct opportuna facere et exequi possis et valeas, plenam
^bi per presentes concedìmus facultatem. Non obstantibus quibusvis
postolicis in provìnclalibus ac sinodalibus conciliis editis generalibus
specialibus constituiionibus et orditiationibus ac statutis et con-
letudinibus etiam roboratis, privìlegiis tjuoque induhis et lìtteris
DStolicis quibusvis concessis, quibus illorum tenores presentibus prò
ifficienter expressis habentes liac vice dumtaxat specialiter et expresse
erogamus ceterisque contrariis quibuscunquc. Datum Rome apud
Marcum, 16 iuUi 1540, anno 6°.
Rev.niu» dominus cardin. Pisanus obtìnuit a S. D. N.
Hie. car. Ghi.
Bios.
LXXIV.
I 540, 26 luglio. Al nunzio a Venezia per lo stesso sog-
getto.
[Loc. cit. breve 641.]
Venerabili fratri Georgi© episcopo elusine Venetiis
nuntio nostro apud Venetos.
Venerabilis fraier, salutem &c. Hodi'e accepto per nos quod di-
lectas fiUus Franciscus Contarinus ducatus civis Venetiarura cuidam
Icxandro Pagi! arino» ordinis fratrum minorum conventualium nun-
apati professori, qui ob heresim, in qua ingderat, per dilectum
liutii nostrum F, s. Marci diaconum cardinalera, Pisanum riuncu-
batutn, qui ecclesie Paduane perpetuus administrator in spiritualibus et
emporaltbus per Scdem Apostolicam deputatus exisiit, hereticus iudi-
catus et ad perpetuos carceres condemnatus et carceribus in civitate Pa-
duana mancipatus fuerat, favorem et auxiliura prestans.ipsum Alexan-
drum hcrcticum a carceribus, in quibus detìnebatur, per illorum fracturam
liberaverat, nos, premissis prò delieti gravitate oportune providere
volentes, dilecto ftlio vicario venerabilis Pisani episcopi PaJuani
in spiritualibus generali per alias nostras in forma brevis litteras com-
missimus et mandaviraus, ut centra eumdera Franciscum et eius com-
' pljces, si qui essent, auctorttate nostra super premissis procederet et
*Z)oc\ Val. contro /^eresia luterana
j8i
maximo animarum et corporum suorum discrimine, nos, premissis
occurrere cupientes, dìlecto filio vicario venerabilis fratris episcopi
Vicentini in spirìtualibus generali, per alias nostras in forma brcvis
ras,dediraus in mandatis, quatenus omnibus et singulis verbura Dei
ntes et alils pcrsonis quibuscunque, tam laicis quam ecclesia-
|lc!s sccularibus voi quorumvìs etiam excmptorum ordinum regula-
cuiuscunque dignitatis, status, gradus, ordìnis aut prcherainentìe
tibus per edictum publicum locis publicis afTigcndum sub penis
per eum statucndis auctoritate nostra distrìctius inhibeat, ne
cetcro hereses predictas confovere aut absquc sui seu persone ad
per cum depuunde scitu et licentta in scriplis obtinenda de pre-
icinatione aut libero arbitrio huiusmodi predicare aut disputare
nant, sibique, ut contra omnes et singulos censuras ecclesiastìcas
alias, de quibus ei videbitiir, penas procedendi et contra illorum
etnlibct culpabiles fuerint inquìrendi et culpabiles rcpertos debitis
puniendi et castigandi ac, nisi resipuerint et hereses huiusmodi
bìuravcrint seu alias relapsi fuerint, curie seculari etiara ultimo su-
^tio punicodos tradendi, ac alia in premissis et circa ea necessaria
alias quomodollBet opportuna faciendi plenara et liberam facul-
Item concessi mus, prout in cisdem litteris plcnius conttnetur. Cu-
■entes igitur mandatum nostrum huiusmodi debite executioni dcman-
ilrì (I), nobilitates vestras rogandas duximus ut prò Yesu Christo
'salvatore nostro, cuius causa agitur, aliis officialibus vestris in dieta
civitate prò tempore residentibus exprcsse mandctis, quatenus cidem
Icario circa premìssa favorabilitcr assistant, omneque auxilium et
rorem sibi in premissis necessarium et opportunutn prebeant, hoc
BÌra Deo et nobis gratissimum, vobisque etiam quoad tcmporalia,
Bm ex his quietis civitalis turbatio manifeste timeri possit, proficuum
rit. Datum Rome apudsanctum Petrum, 25 novembris 1540, anno 7*^.
Rev.«»*" card. Rodulphus dlcit S. D. N. esse contentura, propterca
pprobatur formam exceptis virgulatis.
Hie. car. GhL
Bios.
(t) Q^ì Avirgolau, Ttle a Jire moocUam U frtsc ugucate: • >c dviutcm ipum quam
^uiuia prò loco concilii ^eneralii per nos, ut tperamus, Deo authore, cclcbraodi e1«-
•(im\u, e«tbolicun et omnibus herexum veprìbus purgautn et mundAia •,
382
*B. Jontana
LXXVI.
1541, 22 dicembre. Frate Nicolò da Verona, già degradato
per eretico luterano, si è rifugiato presso il cardinale
di Trento. Esortazione a non proteggerlo e a carcerarlo
fino a nuovo ordine.
[Arch. apost. Vatic. Pmli III hrev, min. a. mdxli, 22, 888.]
Tridentino,
Pervenir ad aures nostras iniquitatis filium Nicolaum de N'erooa,
qui alias ordinis heremitarum s." Augustini existens ob pr^dìcaum
hcresim lutheranam a suis praclatia magistcrio, ordine et habitu
privatus fuit, ad te confugisse, atquc ita se sub pelle ovina et simu-
lata probitate insinuasise in amicitiam et benivolentiam tuam, ut et
contubernio eum tuo locoque intimo recesscris, et dignum putaveris,
qucm per litteras taas priori sui ordinis diligenter cotnmcndares, ut
eum restitueret. Quae nos nisi a te improbiiatis illius ignaro et
bona fide acta fuisse credamus, immemorcs tuae pietatis simuSt quam
sane egregìam et constantem rum scmper alias, tum precipue in
his, quae in Germania super religione nuper tractata sunt, Deo ac
nobis exibuisti, perìnde ac te et tuo pieniissimo genitore dignum
erat. Sed nos diutius errare te nolumus subdola impuri horoiiùs
orationc deceptum, nec illius icncbras luci tuae ofFundi patieraur,
quo te omnt laude praesuntem sine ulla eicceptìone laudare pos-
simus. haque omni benevolentta te hortaraur, tibì nihìloraìnus in
virtutc sanctae obedientiae pr^cipientes, ut ipsura Nicolaum, si no-
strum honorem et gratiam aestimas, ad nostram et huius Sanctae
Sedis instantlam sub custodia dctineas, donec aliud a nobis desuper
habuerts in mandatis.
Datum Rome apud S. P. in die 22 decembris 1541, anno
Placet. Jo: Pet« card. S.'" Clementis.
Placet. Hieron. card. Brundusinus.
Bios.
octavo. ^M
OS. ^^^^B
^oc. Vat. contro i'eresia luterana
383
LXXVII.
1542, 14 gennaio. A Bologna, a Milano e nella maggior
pane delle cittA italiane, preti e secolari ebbero modo
di sottrarsi con indulti all*opera dell* Inquisizione. Abo-
lizione di ogni indulto.
[Arch. secr. V.itic. Pauìi IH hrcv. min.
a. MDXLii, I, 25, breve 58.]
Paulus papa III.
Ad futuram rei memomm.
In apostolici culniinis specula divine gratic munere collocati nil
niagjs esse nostri officii duximus, quam sedulo ac diligenter omnia
circunspicere, que catholici nobìs commissi gregis custodie ac con-
servationi conferant/illaraqiie -n primis curam suscìpere, ut que ma-
leriam scandali prebere possent penitus succidaniur ac radiciius
extirpentur nec ea usque pullulare sihantur. Cum itaque, sicut acce-
pimus, in nostra Bononie ac Mcdiolani et quampluribus aliis Italie
civhatibus et locis oonnuUi seculares ac etiam religiosi, pretextu
quonindam indultorum ac concessionum seu privilepiorum et exem-
ptionum a Sede Apostolica per ipsos obtentorum, se ab inquisìtoribus
herelice pravitatis in eisdem civìtatibus et locis per Sedem Aposio-
licam aui illius auctorltate dcputatis illarumque iurisdictione exemptos
pretendentes, varias propositiones scandalosas et erroneas ac pìarum
mentium offensivas et quandoquc etiam heresim sapientes ac catho-
llce fidei minus consonas christianeque pietati et bonis moribus mi-
nime conformcs publice proponere et disputare ac prò virìbus su-
stinere necnon populo predicare non sine magno christifidelium
animarum periculo ipsiusque (idei detrimento et lotius religionls
opprobrio temere audeant et presumant, nos, qui desideranter in votìs
gerimus, ut fides prefata nostris prosperetur temporibus et pravitas
heretica de finibus fidelìum extirpetui*, attendentes non ideo ab Apo-
stolica Sede privilegia et exemptiones concedi solìtas esse, ut per ea
scandaia et (idei dimtnutio generentur, sed potius ad ea toUendum et
ipsam fidem augendum, volentesque, ne de cetero per propositiones et
predicationes huiusmodi in perditionem, quod absit, anime fidelium pro-
labantur, obviare et, ne exemptionum predìctarum pretextu valeant
talium presumptores in eorum tàm detestabili temeritate perdurare,
5«4
*B. font afta
corumque Inìquìtas rernaneat irapun'ttx, morbo hutusmodì i
adhìber« medellam, motu proprio et ex ceru nostra sckada ^
statuimus et ordlnamus, quod inquisitorcs prefati in tota \
insula Chii deputati et inpostcrum (ieputanJì coatra omnes«
taro seculares quam religiosos quorumvts ordtnum diami
tium professores, cuìuscunque sexus, itus, ce
Utis et preemincntie, non tamcn «pli^ . istant, qa\ |
suspcctas, scandalosas, periculosos ctron» comincmes, '
tes ac alias catholice fìdei minus consotias chrisiiaoeqae {
moribus minime cotiformes huiusmodi vel eanun <}ttasUbo ìc
sterum asserere seu publice proponere et populis predicare i
vel presument, iuxta auctoritatem et potestatera ebdcm isM|d
1 iure aut alias quomodolibet traditam et concc^sanif prò
inquirere suamque iurlsdictionecn exercere Jebeoot, necDoa <
illos iuxta predictam facultatem, ut preferì ur^proccdeoilt ac i
iurisdictioais huiusmodi exercende facultatcm, quateoos t
auctoritate novo conceJimus.dccerocnte^ presentìbus oofl
per signaturam nianu nostra sjgnatam, ralnimc dcrogari ]
tumque et inane quìcquid secus super hìs a quoque qoavb i
scienter vel ignoranter contigerit atiemptari, dlstrìctiusqac i
locorum ordinariìs sub interdicti ingressus ecclesie et
a regimine et administratione suarum ecclesiarutn oecaoQ
et locorum quorunlibct dominti, \! ' nbus et
aliìs quibuscunque sub cxcoramunic.Ji - seotentic \
suorum privatJonis pcnìs eo ipso^ si contri lecerìnt,
inquisitores prefatos vel earum quasllbct sub indultonun*
num privilegiorucn ac eaemptionum eorumdem etquovisalloi
asserentes, proponentes ei preJicanies huiusmodi proce
earumquc iurisdìctione exercere libere possint et valcant, <
per se vel alium seu alios directe vel ìndìrectc inopcdire ]
Non obstantibus &c Datum Rome» 14 ianuarii IJ42,
Materia videtur honesta et alias similìs fuit propostta et 1
in signatura coram Sanaissimo.
M Ma
Bi9t,
Dac, Vat, contro V eresìa luterana
J85
^t
LXXVIII.
-2, 17 febbraio. D'ora in avanti non sarà più permesso
in Verona, né a secolari, né a regolari, di predicare
né di leggere libri proibiti senza la licenza del ve-
scovo cardinale Giovanni Matteo Ghiberti, neanche se
avessero avuta licenza da Roma stessa.
[Lo e. cìl breve 138.]
Venerabili frani Johanni Mattheo episcopo Veronensi.
^cnerabilis frater, salutcm. Cum, sicut accepiraus, tu prò tuo officio
^rga Deum solita piotate cupias, quod in civitate et diocesi tua
- ^onensi verbum Dei a sufficientibus ac bene sentientibus et catho-
praedicetur et ab eisdem Sacrae Litterae publice legantur et in*
3retentur, et libri heresim sapientes aut alias scandalosi a nemine
amuT, precibus tuìs super hoc nobis humiliter porrectis inclinati,
quod omnibus et singulis tam secularibus quam quorumvis or-
"^"*^um regularibus et quasvis lìccntias seu facultates etiam a Sede
^^^osiolica habentibus ac quantumcunque exemptibus et privilegiatis
i\^^ *~sonis, ne verbum Dei in civitate et tua diocesi Veronensi sine tua
'^^«ntia in scriptis habita praedicare, aut Sacras Litteras pubblico vel
*^*'<vatim legete et interpretari, vei lìbros heresim sapientes seu scan-
*;;^ ^^losos legere audeant sub censuris et p^nis ecclesiasticis tibl vìsis
*^ Viibcre et contra secus facientes ad dedarationera incursus dictarum
"^^nsurarum et ad ulteriora etiam per invocationem brachii secularis
t^*~ocedere, celeraque omnia et singula in praemissis necessaria vel
"Svaomodolibct opportuna facere et exequi possis et valeas auctoritate
apostolica tenore praesentium facultatem et potestatem concedimus.
'^on obstantibus flcc quibuscunque. Datura Roniae, .xvil fc-
^ruarìi 1542, anno 8".
Bios.
Archhio delta R. Società romana di storia patria. VoU XV. 25
386 "B. fontana
LXXIX.
1542, 6 marzo. Censura contro gli inquisitori di Sardegna
che osano di sottoporre a processo e disturbare i mi-
nori osservanti, da loro esenti.
[Loc cit. breve 186.]
Paulus papa III ad fuiuram rei memoriam.
Romani pontificis providentia circumspecta ea, que per Scdcro
Apostolicara prò rcligiosarum pcrsonarum traoqulUitaie cr quie'c pro-
vide statuta et ordinata noscuntur, ut illibata persisiant, apostolico
consuevit muniraine roborarc, ac alias desuper providere, prout io
Domino conspicit salubriter expedìrc. Exponi siquidem nohis mipet
fecit djlectus filìus Jo. Calviis ordinis fratrum minorum gericralis mi-
nister, licet per fel. ree. Clementcm IIII, Sixtum etìam IIII. Inno-
centium Vili ac Leonem X Romanos pontifices predecessorcs nostro*
inquisìtoribus heretice pravitatis tam apostolica, quam ordinaria
auctoritatibus in quibusvis mundi partibus prescrtim Hispaniarum re-
gnJs et dominiis deputatìs, sub gravlbus censuris et penis cxpressc
ìnhibitum fuerìt, ne pretextu quarumcunque facultatum et littcrarum
apostolicarum ipsis ac officio eorum, cum quibusvis clausulis quai
tumcunque fortissimis, efficacissimìs et insolitis concessarum, contr»]
fratres dicti ordinis minorum quoraodolibct procedere, vcl de Illi
direcic vel indirecte, quovis quesito colore, se introraitterc audcrent,]
[et] prefatus Leo predecessor eisdem inquisitoribus, ne centra dJcio».]
frures [se], ut prefertur, introraitterent sed, sì forsan aliquid c;jtcnu
contra cos cgissent eos capiendo vcl alia faciendo, fratres sic capi
ac quoscunque processus habitos et sententias desuper confecii
ipsorum fratrum supcrioribus, ut per eos castigar! deberent, tradercn!
etìam mandaverit, prout in eorundcni predecessorum desupcr con-
fectis littcris, quarum tenores presentibus prò inserti» ac suffic'cnter
expressis habcri voiumus, plenius continetur; nihilominus nonnulli
ex dìctìs inquisitoribus in regno Sardinie constitutì, lìtterìs et man^f
datis apostolicis hutusmodi contemptis, in raagnam dicti ordinis tur-™
baiionera et scandalum plurimorum contra eosdem fratres minorcs pro-
cedere eosque carccribus mancipare non verentur. Q.uare prò parte ipsìus^
Jo. ministri nobis fuit humiliter supplicatum, ut super bis opportuneV
providere de benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur, qui or-
n^oc. Vai. contro l'eresia luterana
387
cf in cin prefatum propter uberos frucius, quos in agro railiUntis Ec-
clesie ei acienus attulit, et in dies afìFerre non cessat, spirituali dl-
ie^<ztionc prosequimur, illius privilegiorum conservationi consulerc
voler ntes, huiusraodi supplicatìonibus inclinati, litteras predictas huius-
rrscx^i, ac prout Illa concernuni, omnia et singola in eis contenta
— meritate apostolica ex certa nostra scienria, tenore presentium con-
'fix* r'*:m^ antes et approbantes, ac perpetue firmitatis robur habere decer-
ra^-r-^^^es, universis et singulis inquìsìtoribus heretice pravìtatis huius-
n-ad» c:ii per Sedem prefatani vel alias quoniodolibet depuiatis, seu in
po^t «rum deputandis in prefato regno Sardinic, vel alibi per universum
o«-t> ^m consistentes, cuiuscunque status, gradus, ordinis et conditionis
est i ^tant et fuerint, in virtute sancte obedientie ac sub cxcommuni-
c;£».t Vocis et privationìs omnium et singulorum benefidorura que obti-
i:x«&T»^, ac inhabilttatis ad illa et alia in posterum obtincnda, aliisque
<^«=«^^wis et penis in huiusraodi predecessorura litteris contcntis, quas
<=^o«^t:nfacienies eo ipso incurrere volumus, auctoritate et tenore simi-
^^'-is, districte precipimus et mandamus, ne de cererò contra quera-
P*^-»Ti dicti ordinis fratrum minorum professorem, quovis modo recte
I "^^l ìndirecte contra dictarura litterarura tenorem procedere, vel se
^H ^'^^■^ornittere, aut huiusmodi inquisitionis offictum exercere presumant.
^^ ^*» sì quos forsan eiusdem ordinis professores capere seu carceribus
|*^*ncipare hucusque presampserint, fratres ipsos sic captos iu\ia le-
*^***"«*Ti predictum rcmittant. Et nlhilominus universis et singulis vc-
^<ifabìlibus fratribus archiepiscopis et episcopis et dilectis filiis corura
^ 'piritualibus vicariis generalibus ceterisque personls in ecclesia-
^tjca dignitatc constitutis similiter committìmus et mandamus. qua-
^^nus ìpsi vel eorum alìqui per se vel alìum seu alios, qui desuper
"'^'^ parte alicuius professoris dicti ordinis fiierint requisiti, cisdem
^Suirentibus in premissis elicaci presidio assìstentcs, litteras prede-
^c&sorum huiusraodi et nostras solemniter publicari, necnon omnia
^Jrigula in eis contenta ab omnibus et singulis firmiter et invio-
/abU
iter observari faciant, non permittcntcs aliquod per quoscunque.
l'^^cunque dìgnitate, premincniin et auctoritate fungentes, contra
'^'^Qdera predecessorum et nostrarum lìtierarum huiusmodi tenorem
""^^ Oi odolibct atlentari. Et si quos ex eis, censuras et penas huius-
^**^Ù predecessorum et nostris lineris et raandatis predictis non pa
*^o, incurrisse constiteril, excommunicatos et privaios publice
. ^*^<=^>ent, seu nunciari et ab omnibus evitari ac, legitimis super his
^ ,*^is processibus, censuras huiusmodi iteratis vicìbus aggravare
*^nt, contradictores quoslibei et rebelles per easdera censuras ec-
, ^*asticas et alia oportuna iuris remedia compescendo, invocato
^**l ad hoc, si opus l'uerit, auxilio brachii secularis Non obstan-
388
"B. fontana
tibus premissis ac sancte memorie Bonifacii pape Vili etiara predcces-
sorìs nostri, de una, et in concilio generali, de duabus dìetis, dummodoj™
ultra tres dietas quìs vigore presentium ad ìudicium non trahaturJH
et aliis consiitutionìbus et ordinationibiis apostoUcis ac omnibus his.
que predecessores prefati in sìngulis eorum lìtteris predictis voluerum
non obstare, ceterìsque contrariis quibuscunque. Volurous auteq^|
quod presentium transumptìs sigillo alicuius persone in dignìtate ec-^
dcsiastica constitute sìgnatis ac manu alicuius publici ootarii sub-
scriptis eadem prorsus fides in judicio et extra adhibeatur, que ori-
ginalibus ipsis adhiberetur, si forent exibile vel ostcnse. Datura Roniae,_
.VI. martiì 1542, anno B°.
G. carJl» Contarenus viceprotector.
M. Marsicanensis.
Blo«.
LXXX.
1542, 23 giugno. Al cardinale iMorone perchè ceretti di
estinguere l'eresia luterana che occultamente serpeggia
a Modena. Facoltà di assolvere gli abiuranti.
[Loc. cit. 24, breve 517.]
Dilecio filio nostro Joanni Sanctae Ronianae Ecdestae
presbitero cardinali Mutìnensi nuncupato.
Dilecte Fili noster. Intellexìmus, non sine gravi animi nostri mo-
lestia, heresim lutheranam in civitate Mutìnae, cuius Ecclesiae pastor
et admlnistrator es, occulte serpere cepisse, et nìsi provideatur, latius
progressuram esse. Quamobrem, etsi prò certo habemus te tua sponte^H
et sinc uUa hortatione nostra tuum officium boni episcopi et car-^J
dinalis in hoc fulssc executurum, lamen soleriìam et pieutem tuam,
sponte ut confidimus currentem, his nostris incitandam duximus, non
solum te hortanies verum etiara apostolica tibi auctoritaie praeci-
pientes, ut contra suspectos de liuiusraodì heresi diligenter inquìrere^H
inquisitosquc cìtra irregularitatis incursum debite puniri facere aucto^f
ritate nostra cures, super quo ultra alias ab hac Sancia Sede prae-
sertimque felicis recordatìonìs Leone papa X»" prfdecessore nostro
contra huiusmodt heresis sectatores concessas, plenam et omnìmodam
dieta auctoritate etiam cos,qui resipuerint et veniam humiliier pctierint,
duraraodo relapsi non sint et heresira prius publice abiurent, ìniuncta
*Z)oc. Vat, contro l'eresia luterana
389
Ili peniteniìa aliasque in forma ecclesìae consueta absol vendi
aesentium tibi concedimus facultatem. Non obsiamibus &c. ..
nque seu si aliquibus &c. mentioncni. Datura Romae apud
Marcum, 25 iunii 1 542, anno 8".
Bios.
LXXXI.
23 giugno. Al duca dì Ferrara sopra lo stesso sog-
[Arch. apost. Vatic. Patdi IH brn', min.
a. MDXLii> II, 24, 518.]
^■^ Duci Ferrame.
;tc fili, nobilis vir, saìutem. Audito per nos heresim luthe-
& tua civitate Mutinae cepisse, «ndiesque occulto veneno
scripsimus dilecto fìlio nostro Joanni cardinali Mutincnsi
marie, ut auciontate nostra conira suspecios de huiusmodi
ìltgenter inquireret, et huiusinodi venenum in semine extin-
niteretur, quemadmodum confidimus eum prò boni epìscopi
inalis officio facturum esse. Ad tuam quoque nobilitatem
cris virtutibus tum vera pietate et cultu catholicae religionis
etn scribendum duximus, te quoque non solum honainur ve-
im tibi prcciplmus, ut eideni cardinali omnes oportunos fa-
auxilium brachi! tui in hoc laudabili opere pr^stes et pr?-
:ias, quo is tuo favore adiutus illatn civitatem ab hac
le et tumultibus, qui inde forsan excilari possent, Deo ac tibi
ire possit. Facies in hoc rem tuo officio et religionis dignam,
( pluhmura gratam Datum ut supra (Romae apud s. Marcura,
542, a. 8°).
Bios.
390
"B. fontana
LXXXII.
1543, 30 marzo. A tutti gli ordini dei frati. Agostiniani,"
Conventuali, Latcranensi, Domenicani, perche cele-
brino il loro capitolo e provvedano coi mezzi a loro
proprii e specialmente con prudenti nomine de* predi-j
catori e confessori all'estirpazione dell'eresia luterana
che serpeggia ogni dì più in Italia.
[Arch. sccr. Vatic. Fateli 111 hrfv. min. a. mdxliii,
I, 26, breve 208.]
Dilectis (ìliis.
Dilecti filli, salutem Cum instigaote Saihanaliiihcranahcresis(qui
doicnter referimus) quotldie pullulet per Italiani et alias pr
vincias{l) atque eius mali causa a verbum Dei praedicantibi
qui venena huiusmodi in miseros auditorcs spargunt, plerunque
procedat, ideo, filii dilectissimi, convenientibus vobis in unum ut ca-
pitulum generale vesiri ordinìs de more celebretis, inter catterà ad
offidum vestrum, ad Dei honorem, ad animarura salutem pertinentia
hoc In primis curandum et omni opera satagendum vobis est, ut
sÌQgulos vestri ordlnis quos verbo Dei praedicando et confcssionibus
etiam audiendis pracficere cons\ievistis, diligenter escutìatis, illorum-
que famam, sensus et voluntates sedulo perscrutemini, et quos hac
heresi infcctos a ut de ea quomodolibet suspectos cognoveritìs, ab
ofìiLio prfdicationis, et confessionum audiendarum penilus amovea-^|
tis, immo etiam canonica poena tanquam morbìdas oves ai!ìciatis,V
ne sanas inficiant, et in eorum locura ìUos subsrituatis, qui hac
suspitione omnino careant, bis vero, quos substituerltls vel alias dc-
putavcritis, certam formam ac normam praescrìbatis, quam egreJl
in pr<^dicando non possint ; dcniquc talcm in hoc provideatis» cU'
ramque adhibcatis ita sollicÌLtm ac dilìgentem, ut deputatoruni 2
vobis peccatum culpa vestra non sii, utque nobis, qui cum nostrìs
praedecessoribus haec officia praedicandi, et confessiones audiendi in
vestro ordine, et aliìs tunc bene utentibus libenter hactenus manerc
permisimus, nunc vobis et aliis ab utentibus, necessari um
1
(1) Le parol« ipuieggiate lono cancelUte aclU minnu.
non sitfl
'Z)oc. Vai. contro V eresia luterana
391
fRcia ad alios melìus usuros transferamus, Sed hacc vestrae
admonendae gratia a nobis dieta sint, non quod de sioce-
ìvcrsali vestri ordinis dubiiemus, sed tamen si haec cura
srtiain ìnìtio hutus mali fuisseta nobis et alils adhibìta,
:c tara perìculose non laboraremtis. Vester igitur ordo scraper
lolicae, sanctaequt: Ecclesiac defensor ab his zizaniìs prac-
repurgandus vobls est, ut solito splendore niteat, utquc non
lo capitulì habendi tempore, verum etiam postea assidua et
L invigiktìs, uti deputati a vobis ad utrunque ofBcium tllud
*c pie iuxta sensum universali? Ecclesiae exerceant, et
que hereticas opiniones, nec rccipiant ipsi, nec aliis sua ve-
opinent. Q.uod si qui in hunc errorem labantur, statini a
ripiantar ac debite puniantur, ut ipsorum poena alJis tran-
»emp!um. Atque ut haec efficaciter, sicut vestri est officiì,
vos hortamur, monemus, et io vlrtute sanctac obedientiae
tolica vobis scripta pr^cipimus, acrius provisuri ni5i fcccritis.
Bononiae &c. jo martii 154}, anno 9".
te dilectjs filiìs Hieronjmo SeripanJo priori generali, ac dif-
is et vocalibus cetcrisque ordiois eremitarura sanai Augu-
capjtulo generali dicti ordinis, Romae proxime celebrando,
indis.
le dilectis filìis raagisiro generali ac diffinitoribus et vocalibus
le ordinis niinorum conventuaijum in capituto generali dicti
Anconae proxime celebrando, congregandis.
le dilectis fìliis rectorì generali, diffinitorìbus ceterisque ca>
regularibus congregationis Lateranensis in capìtulo generali
congregationis, Placentiae proxime celebrando, congregandis.
le dilectis fìlijs priori provinciali ac diffinjtoribus provjnciae
e Lombardiac ordinis pr?dicatorum capitulo provinciali,
celebrando, congregandis.
le dilectis filiis priori provinciali ac diffinitoribus provinciae
e ordinis pr^dicalorum in capitulo provinciali eorura, in
Pisarum proxime celebrando, congregandis.
:apitula provlncialìa congregatìonum, die convenientìbus &c.
ilum provinciale vestrum celcbretis.
ardinalis Guidìoionus.
runt etiam cardinales sancte Crucis, Crescentius et sancii
Bios.
392 ^. fontana
Lxxxirr.
1543, 23 maggio. Pene e scomuniche a quei canonia e
chierici della chiesa di Verona che non vogh'ono sot-
toporsi agh statuti stabiliti dal loro vescovo Matteo
Ghiberti.
[Loc. cit. II, 27, brrve 316.]
Venerabili fratri Joanni Maiheo episcopo Veronensi
Paulus papa HI.
Vcnerabilis fratcr, salutem &c. Cum, sicut nuper non sinc animi
nostri displicentia intellcxìmus, ea, quae tua fraiemitas circa vitae et
moruin ac habitus tara canonìcortim tuae Ecclesiae quam aliorum
clericorura totJus cleri libi subìccti honestatem et cultum eiiam ex
nostra iussione ac voluntate salubritcr statuii et ordinavit, a nonnullis
ex clero huiusmodì, praesertìm dictae tuae Ecclesiae canonicis in
pemiciosissimuni secularium personarum scandalum et excmplum
negligamur et iranseant in abusum, nos, si unquam nostne consi-
derationis circa simìlia direximus intuitum, hac certe tempestate h
solertius invigìlandum a te ac nobis esse existimamus. Eaproptcr ^|
constìtuiioncs seu statata per te hactenus, ut praefertur, condita et
quae a te temporum et morum qualitate pensata condì et ordinari
contingct, quatenus tamen illa sacrìs canonìbus et ìibcrtati ecclesia- ^|
sticae non sint contraria, prò illorum subsistentia primiori auctori-
tate apostolica tenore praesentium confirmamus et approbamus illisque
perpetuae apostolicae fimiitatis robur adiicìmus. Et nihilominus cum
frustra constitutìones et statuta huiusmodi condantur, nìsi sint, qui iJla
executioni mandari procurent, fratcmitati tuae apostolica auctoritate
ac in virtute sanctae obedìenttac tenore praesentium praecipìmus et
mandami», ut constitutìones et statuta praedicta ab omnibus tata
canonicis quam rcUgiosìs tui cleri huiusmodi personìs cuiusvis di-
gnìtatis et qualitatis exìstentibus sub suspensionis a divinìs ac excom-
raunicationis latae scntcntiae alilsquc ecclesiasticis sententìis cen-
suris et poenis etiam pecuniariis tuo arbitrio modcrandls necnon
privatìoDÌs quoruracunque bcnefìciorum ecclcsìasticorum, qtiae ob-j
tinent et ìnhabilitatis ad ilU ac alia per eos obtinenda dieta aucto-
ritate nostra mandes et facias firmiter et inviolabìliter observari,
contradictorcs et rebelles per poenas et ccnsuras praedictas et alias.
I
1
*Z)oc. Vai. contro ^eresìa luterana
de quibus tibi visum fuerit, compe^ccndo, invocato etiam ad hoc, si
opus fuerii, auxilio brachii secuhris Nos enira irritum et inane qiiic-
quìd secus super his a quoquam quavis auctoritate sciente vcl igno-
ranter contingerit attemptari, et ita per quoscunque ìudices iudicari,
sublata cis et eorum cuilibet alitcr iudìcandi et interpretandi facilitate,
deccmimus. Non obsiantibus praemissis ac quibusvis apostolicis nec-
non in provincialibus et sinodalibus concili^s edltis generalibus vcl
specialibus constituiionibus et ordinationibus, privileglis quoque et
indtiltis ac litieris apostolicis etÌAm a tua ordinaria ìurisdictionc forsan
ex'mentibus, caeierisque contrariis quìbuscunque. Daium Bononie,
.XXlli. maii 1)43, anno nono.
Feci verbum cum Sanctissimo Domino Nostro et Sanctitas Sua
fuìt contenta.
F. Thomas car.K» S. Silvestri.
Bios.
Lxxxrv.
1544, IO gennaio. Al vicario del vescovo di Reggio perchè
arrestino e processino Giovanni da Milano già canonico
regolare di s. Agostino, ora facinoroso e vagante in
veste di eremita.
[Loc. ctt, a. MDXLiv, 1, 29, breve 34.]
Dilecto tilio vicario venerabìlis fratris episcopi Regiensis
in spiritualibus generali.
Dilecte fili, salutem. Relatura est nobis Joannem de Mediolano
diro canonicum regularem s'' Augustini, nunc vero in habìru aere*
raitae extra ìllara congregationem vìventera et vagantcm nonnulla
pessima facìnora perpetrasse. Quamobrem cupìentes huius rei vcritatem
indagare tibi in virtute s^ obedientiae mandamus, ut dictura Joannem,
ubicunque in civitate et ista diocesi Rcgiensi repcrtus fuerit, capì,
et ad instantìam nostram carcerìbus detioeri cures et facias, atquc
super dictis cxcessibus examines, et processum usque ad scnientiam
[cxcjlusive formes, et ad nos sub tuo sigillo clausum transmittas,
super quo quodquam, si opus fuerit, auxilium brachii secularis ad
hoc invocare, ac quibus et quoties oportuerit, ne te in hoc impediant,
sub censuris et pcnis ccclesiastìcis tibi visis inhìbere atque Joannem
praeviìs suffitientibus inditiis, tamen absque irregularitatis incursu
394
*B. fontana
torqucre ccteraque in his necessaria et quomodolibct oportuna Cacere
et excqui possis et valeas pietiam tibi concedimus fscultatem. Non ob«
stant'bus constitutionibus et ordinationìbus apostoUcis ceterisquc con-
truriis quibuscuuque. Datum Rome, jl ianuarii 1544, a.nno xo^.
Bios.
LXXXV,
1544, 28 marzo. Ai Benedettini Cnssinesi, che celebrando
il capitolo, in vista dell'eresia luterana, purgliino e ri-
muovano i membri tra di loro infetti usando grande
circospezione nelle elezioni dei predicatori e dei con-
fessori.
[Loc. ctt. breve 206.]
Dilect'S filiis presidenti et diffinitoribus congregationis Montis Cassì-
ncnsis ordinis s»« Benedicti in proximo eorum generali capitalo
congregandis.
Dilecti filii, salutem. Licet de sinceritate vestrae congrcgationis
non dubitemus, tamen cum, lutheranatn et alias hereses multis in locis
suboriri ac serpere anlraadvertentes, aliis ordinibus regularibus pr?-
ccper'mus, ut suos quique religiosos d'iìgcnter excuterent, caverentque
ne heret'ca aliqua Impietate Imbutos aut pr^dicaiionìbus a ut confcs-
sionibus audiendis prefìcerent, sed canonica severitate punirent, né
alios jnfìccrc possent, ad vos quoque scribendum duximus, vobis in
v'rtute sanciae obedientiae pr^cipientes, ut in proxìmo et subsequen-
tiSus capitulis per vos cclebrandis sedala circunspectione et cura
provideatis, ne quenque vestrae congrcgationis heretica aliqua pravi-
tate intectum, seu de ea quomodolibet suspectum aut legendi aut
docendi aut confessioncs audiendi officio pr^ponatb, quin imo, si qui
tales rep<;rt: fuerìnt, debitis, ut decet, penìs iuxta sacros canones et
vestra statuta eos afliciatis, sedulo curantes ut vestra congregatio
quae in agro Domini tot flores virtutum protulit, solito pietatis can-
dore nitedt et in sua puntate conscr\'etur, nec nobis necesse sìt se-
vcrius super hoc providere. Datum Rome, 28 martiì 1544, anno 10".
Bios.
ViJJt cardìnalis Sanctae f.
LXXXVL
r544, 2 giugno. Al viceré dì Napoli perchè prenda e mandi
a Roma il minorità Vespasiano di Agnone stato pro-
cessato per sacrilegio dal vescovo dì Albenga, uditore
generale della Camera apostolica.
[Loc. cit. II, jo, breve 346.]
?Uecto filio, nobili viro, marchioni Ville Franche viceregì Neapolis.
DUecte fili, sa.liitem. Cum nuper, postquara dilectò Elio Johanni
Saptistc electo Albinganensi Camere nostre apostolice generali audi-
ori ex processibus contra iniquitaiis fìlium Vespasianum de Agnone
Bfdtnis minorura prot'essorem ex Jucatu Trivcntino onundum vaga-
>undum formatis et coram eo per dilcctum filium CamìUum Mitua-
Jum fisci nostri procuratorem productis ac per eum dìligenter exa-
minati* de sacrilegio et quamplurimis aliis atrocibus et horrendis
Criminibus per eundem Vespasianum perpeiratis per sufficientia in-
dicia constiterat, ipsc auditor de mandato nostro sibi desuper facto
mandatum ad capicndum prcfatum Vespasianum relaxandum duxerit
et rela.xaverit, nos prcmissis ad plenum informati, prefatis et aliis
5iturìs pervcrsis actibus ex debito pastoralis officii, quo cunctis in
iustitia astringimur, occurrere ac excessa et dclicta huiusmodi debita
correctione compesci cupientes, nobilitatem tuam hortamur et attente
fequìrinius, ut prefatuni mandatum in omnibus et per omnia iuxta
iUius tenorem executioni debite dcmandari ac prefatum Vespasianum
in locìs dìcti regni Neapolìtanl coramorantem per tuos officiales
Capi et detincri ac illum sic captura et detentum sub fida custodia
M Romanam curiam adducere et prefato auditori consìgnari pcr-
mittas, mandes et facias, ut super hìis, prout ipsius Vespasiani ex-
cessus et delieta exegerint, de opportuno iusiicie remedio provideri
possit. Q,uod tua nobilitate dignum nobisque pergratum crit, non ob-
«aotibus 6cc. . . . Datum Rome apud s. Petrum, secunda iuniì iS4t.
anno 10°.
M- cardin.'» Crcscentius.
Bios.
S96
'B, fontana
LXXXVII.
1544, 31 luglio. Revocazione di tutti i permessi di leggere
e ritenere libri luterani ai Benedettini della congrega-
zione Cassi nese ossìa di santa Giustina di Padova.
[Loc. cit 30, breve 504-]
Dilectis fUiis presidenti et visìtatorìbus congregationis Cassìneosis
alias s^ Ju5tinac de Padua ordinis s^i Benedicti.
Dilectj filli, salutem. Licei no5 alias dtversis congregationis vc-
strae prplatis et monachis, quod Lutheranorum et alias prohibìtos
libros ad effectum illos impugnando apud se retinere et legere pos-
seni tam oraculo vìvae vocis quam per nostras aui sacr^ Pfnitentìariac
litteras seu alias liccniiam concesserìrous, tamen volcntes in hoc
mature ac considerate providere, vobis et vestrum cuilìbet, qui rao-
nachorum ac pr?!atorum eiusdcm congregaiionis plcnìorem norttiam
habeiis, per pr^scnics comraiciiraus, ut dietim per nos seu a nobis
ad id auctoriiarcm habenie? conccssam licentiara, qmbusvìs ve.<trae
congregationis professis et quomodolibet concessa $it, in totum
rcvoctftis, ac sub poenis vobis vbis eisdcm monacis ac pr^latis, oc
dictos libros Icgant vel tencant inhibeatis, prohibeatis et veietis. Super
quibus omnibus quodquc contradiciores vel inobedìentes debita pena
castigare ac punire et auxìUum brachìi sccularis, si opus fuerìi,
invocare, cctcraque necessaria et oportuna facete et excqui possiti*
et valcaiis facultatera et auctorÌLUcm vobis et vestrum cuilibct
concedimus Non obsuntìbus praemìssis jc constiiuiionibus et ordi-
natìonibus apostoUcis ac dictae congregationis etiara iuramento con-
firmaiione apostolica vel quavis finn itale alia roboratis suiutls et
constltutibnibus ccterisque contrariis quibuscunque. Datura Rom?
.ipud s. Marcum, ultima iulii 1544, anno io**.
Ego obtinui hoc breve a S. D. N,
P. card.»»» Bembus.
Fab. episcopus Spoletinus.
I
I
Doc. Vat. contro Veresia luterana 397
LXXXVIII.
■45» 7 f's'^bmio. Al cardinale di Mantova perchè sieno
* processati taluni laici, ì quali ancorché ignari di lettere
e di teologia vanno disputando e dubitando delle cose
delia fede.
[Loc. cit a. MDXLv, I, }2, breve 72.]
Cardinali Mantuae,
ilecte 6Ji noster, salutem &c. Accepiraus nuper, quod cum in
civitaté Mantuae nonnuili laici etìam liuerarum et sacrae theo-
logif rudes, artesque mecjianicas exercentes, ausu temerario de rebus
td 6dem catholicam pertinentibus deque articults fidei et S. R. £.
sacris instìtutis non solum disputare, sed etiam dubitare auderentin
«nimarum suarum pemicJera et grave altorum scandalum, fuit in
hoc a circumspectione tua prò boni cardinalis et episcopi officio
opportune provjsuna, ita ut hoc malum, quod si fuisset neglcctum uU
terius serpere et progredi potuisset, tua cura ac diligentia metuque
acriorum poenarura repressum fuerit, de quo eandem circumspeciio-
netn tuam laudamus piuriraum ut dcbemus, et in Deo Domino
commcndamus, hortamurque illam, eisi hortatione in hoc sciamus
non egere, ut in coepta pietate ac vigìlantia perse veret, apostolica
quoque ci auctoritate iniungentes, ut per te vel aliura seu alios, a
te subdeputandos, etiam contra clericos seculares et cuiusvis ordinis
etìam mendicanti una regulares per totam civìtatem Manluae et tuara
dioccsim Mantuanani existentes, et ubkunque tua iurisdlctio quo-
modolibet se extendat, ctìam auctoritate apostolica exemptos et Sedi
Apostolicae immediate subiectos, super crimine heresìs, et an eorutn
aliqui libros hereticos habeant, legant, et opiniones ab Ecclesia rc-
probatas ac dannatas ipsi teneant et alios doceant, iuxti canonicas
sanctìones diligenter inquiras, testes rec-piaa, culpabiles et suspectos
capi et prfviis indiciis torqueri facias, processusque desuper usque
ad scntentiam diffiniiivani exclusivc formatos, tuo sigillo clausos in
forma autentica aJ nos iransmìtta*;, ut desuper opportune proviJere
possimus. Super quibus omnibus et singulia eidem circumspectioni
tuae, ultra suara ordinariam et alias tìbi a Sede Apostolica attributas
iurìsdictioncs et facultatcs, quoscunque testes ad perhibendum veri>
tatis lestimomura per censuras ecclesiasticas et pfnas pecuniarias tibì
visas compeUendi, quosvis citandi, et quaecunque tìbi ad hoc neces-
398
*B. fontana
sarìa visa, quibuscuoque tam laìcls quanti clerìcìs et cuiiisvis ctiam
mcnJicant'mtn ordinis regularibus, quavis dignitate fulgentibus, ctiam
quoruodoUbel exempds et Sedi ApostoUcae immediate subiectis, sub
ccclesiasticis ctiam privationis beneficiorum ecclesiasiicorum ac dì
gnitatum et officiorum quae obtìneat, et inhabilhads ad alia obti-
nenda et aliis tibi visis poenis auctorìtate nostra praedpiendi et impe-
randi, omniaquc alia desuper opportjna faciendi, plenam auctoritate
apostolica tenore praescntium concedimus facultatem, decemenie«i
te et super bis deputandos a te, si ecclesiastici etiam beneficiali fue-
rint, nullam propter huiusmod: processus criminales ìncurrere irre-
gularitatem. Non obstantibus constituiionibus et ordinationibus ac
privilegiis et litteris apostolicis quibusvis monasterii domibus et illorum
orJinibus, ac quibuscumque clericis et person's ecclesìasticis etiam
exerapitonem et Sedi AposioHcae immedlaiara subiectionem huiusmodi
continentibus, etiara marìmagno nuncupatls, per dìctam Sedem quo
modolibet concessis, confirmaiis et sepius innovaiis, quibus ilioruffl
omnium tenores etiam si prò eorum derogaùone spccialis» specifica
et individua mentio, non autera per clausulas generales, fienda, aut
ìpsorum integra insertio necessaria esset, ncc nisi certa sensata forma
ìllis derogali posset, prò cxpressis et totaliter insertis habentcs, ìtlis
alias in suo roborc pcrmansuris, hac vice duntaxat, ita ut nuUatenus
obsTcnt ad effectum praesentium specialicer et expresse derogamus,
caetorisque cootrariis quibuscumque, seu si aliquibus &c. mentioneoi,
Datum Rome apud s. Petrum, die 7 februariì 1545, anno 11°.
Bios.
Vidit cardinalis Sancte f .
LXXXIX.
1545, i** maggio. Al doge e al Senato veneto che obbli-
ghino il capitano e podestà di Vicenza a concedere
al cardinale Rodolfo il braccio secolare contro i Lute-
rani, che la rivolta contro la fede è eziandio rivolta
contro lo Stato.
[Archiv. apost. Vatic. Pauli III brev. min. a. mdxlv, II, 36, breve 303.]
Duci et Senaiui Venetiarum.
Dilecti fili &c. Egimus alias vobìscum et per litteras et per
nuntios nostros sepius, ut heresim luthcranara in vestra civìtatc
^Doc, Vai, contro l'eresìa luterana
399
Vkemiac cxortam et a non paucis illius civiutis reccptam vestro
favore et pia iuslUia succidi facere in ipso semine velletìs, ne roox
conhrmata invaJcsccret ; intellcctoqvie tunc per nos, quod potesiuti et
capitaneo dictae civitatis mandaveratis, ut in extirpaiionem ipsius
hcresis totaliter inienderent ac favcrent, firmiter spera vinius vesiram
aucioritatem ita valiiuram» ut negoiio optaius finis atquc exitus cito im-
ponerctur; cum pr?sertim dilectus filìus noster Nicolaus card.^l» Ro-
dulfus ecclcsiae Vicentinae admmistraior suo boni pastoris officio
nulla in parte defuerit, brachiumque dictorum potestatìs et capitanci,
s'nc quo rem pcrfìcere non poterat, sepius imploraverit. Sed tJmen
(sìcut nobis Tclatum est, et de quo «atis mlrari nequivimus) effectu
mandati vestri ac spei nostrae ex eo caruìmus, quod ipsi potestas
«t capitaneus iussionem vestram diligenter, sicut oportebat, cxcqui
neglexerint, ob quod ipsi lierettci alacriores facti, urgente eorum
gressus di:^bolo, radice» suae irapietatis latius postea proiendcrunt,
et quottidie ita protendunt ut, nìsi vere ac celerker huic m.ilo ob-
sistant, verenduni sit ne serpai ad proxima, et in dicu cìvìtnic multo
acHus convalescat. Quam ob rem nobilitaiem et devoiiones vesiras
iterura in Domino requirendas duximus, et omni studio aique in-
stantia requirimus, ut, sicut dignum pietate atque officio vestro est,
rt-mcdium huic malo nimium sane tolerato efficaciier afferre, po-
testatiquc et capitaneo in dieta civitate nunc existentibus districiius
mandare velitis, ut vicario dicti cardinalis administraioris omnes
favores in comprehendendis puniendisque dictis hereticis quampri-
nmm pr?beant oportunos,ncglÌgentiamque praecessorumsuorum studio
fideli etdiligcntia sua compensent. Nani cum vos vestrorum maiorum
exemplo religionem catholicam summa constantia semper colueritis
et cobtis, minime est vobis ferendum, vestros subditos in cultu Dei
omnipotentis a vobis deviare, perniciosamquc hanc heresim aperte
profiteri in oculis prope vestris et universalis concilii, quod Tridenti
ob has precipue hereses expungcndas indictum et apertum est. Nec
vero fugit sapientiam vestram, quac singularls est, pr^'tcr eam quam
Deo conservare dcbctis sicut facitij sanctam catholicam religionem
tot iara scculis per vos maioresque vestros observatam, eliam ad di-
visioiies factìonesque illius civitatis animadveriendum esse, ne, ad
veteres h?c nova superaddìta, causara novitatìbus aditumque dcfectìo-
nibus aliquando pr^beat: cum sicut nostis vel hec sola religioni?
dissensio muhis in locis obedientiam ac fidelitatem excusscrit. Kico-
que a vobis omnino sananda esset, cum hominibus ftdeles esse non
possint, qui Deo omnipotenti fidem vìolaverint; sed prudcntia vestra
non eget monitis, excitanda solum a nobis fuit, ut quod laudabiliter
ccpit efficaciter perfìcìat. Quod sane nos a vestra pietate ac iustilia
'B. fontana
akinque a vobis provisionem in hoc adhi-
m. ooo scium nobis non sit ulterius ad vos
atd maxime l^tandum vos Dei honori, ani-
■■m iokStorum saluti, vestroque officio ac nostro de-
•ptm caosoluìsse, qucmadmodum hfc eciam plenios
\j* aosfier cxplicibit. Datum Romae, die prima raaH i ^46,
Bios.
xc.
•1^0. Al duca di Ferrara, che l'eresia lute-
, ^ iiu ad estendersi in Modena. Principale autore
r, X ^ u^po V'olentini; lo faccia prendere, che facilmente
li AtnùOO ì suoi complici e si potrà provvedere.
[Loc cit. II, 35, breve 313.]
Duci Fcmriae.
. . ucbili» vir, salutera. Relatura est nobis quoJ in civiiate
, . ..»i\ luUierana increbuit « quottiJie nugÌ5 increbrcscil et
^^fj/^^^tiod^ac huius mali author et ciput fuit et est iniquitatis
^^ /^iyifgH* Valcntini. Q.uod tuv nobilitati, que insignì pictate est
.. «rum, et nobis merito molestissimum est. Quaraobrcm
wVAcntiura. latorem ad te tnittenJura duxiraus, te ex
c« et requirentes, ut prò boni et cathoUci ducis ofncio,
.M)^ et sanctae Ecclesiae debcs, proque tua et malo-
•««tfttc ac religione, dictum Philippum statini com-
,■1] enim compresso fa[cile] nobis ac tibi crit
nupcs[cendi] et huic malo ctiara providendi, ci
.fi insuntiam, eiusquc Ubros ac Utteras requiri»
^x>u» idem lator pr^cntium tue nobilitati cxpUcabit,
~|{^2llU ^i- 2^ i^'^^i >543> Anno .Xl^
Bios.
VaL contro l'eresia luterana
401
f
XCI.
giugno. Si conferma al nunzio di Venezia e ai
ufficiali, sebbene costituiti negli ordini sacri, fa-
di procedere contro gli eretici fino all'effusione dì
le, mutilazione di membr:i ed estremo supplizio,
incorrere in pene ecclesiastiche o irregolarità.
[Archiv. secr. Vatic. PauH 111 hrn\ min.
a. MDXLvn» li, 59, breve 542.]
fratri Joannì archiepiscopo Beneventano in dominio Ve-
li Dosiro et Apostolica Sedis cum poiestate legati de latcre
bilis frater. Ut tu iuxu alias libi per nos super hoc con-
iltates contra hercticos etiani ad sanguinìs et membrorum
s necnon ultimi supplici! ac degradationis scntentìas libere
possis, nec meiu incurrendae irregularitaiis retJirderis» libi
litorì, inquisitori lìscali, notarlo, et cuicunque alteri officiali
)ri, quorum opera in processibus contra eosdem hereticos
une et in posterum uteris, ettam si tu et jlli in sacris or-
utituti fueritìs, ut libere et sine alicuius p^n? ecclesiastica
irìtatis ìncursu contra dictos hereticos procedere ac sen-
im sanguinis et matilationis membrorum ac ultimi sup-
i in ecclesiis iuxta canooicas sanctiones ferre et promulgare
lUamque propterea censuram ecclesiasticam aut trregutari-
a incurraiis auctoriiaie apostolica tenore praesentìura con-
eque et illos a praeraissis p?nis quatenus de preterito eas
«uctoritate et tenore pracdictis absolvimus. Non obstan-
itutionibns et ordìnatìonibus apostolicis ceterisquc contra-
icunquc. Datum Romae apud s. Marcuro, 23 iunii 15471
no,
posse concedi. M. cardìnalis Crcscentius.
«cipi pfnae sanguints, et dici, dumraodo per alios feras.
io deità R, Società romana di itoria patria. Voi. XV.
4oa
'B. fontana
XCII.
1547, 25 luglio. Ordine al vicelegato di Romagna di
spegnere l'eresia luterana od altre incipienti ora j
Faenza.
[Archiv apost. Vatic. Pauli III bm: min.
a, MDXLvn, li, 59, breve 636.]
Dilecto fìlio Benedicto de Benedictis clerico Calliensi,
notano ac in provincia nostra Romaadiolae vicelegato nostro.
Dilccte fili, saluiem. Cura» sicut ex fidedignis non sine magn-i
molestia nostra accepimus, in civiiate nostra Faventiae lutherana et
forsan aliae herescs pullulare inccpcrint, nos volentes prò nostro
officio et fidcUum sccuritate ita pravum scmen, anicquam profun-
diores radices faciat, exlìrpare ac Jelere, de tua dìlìgentia, virtutc ac
probitaie confisi, tibi committiraus et in virtute sanctae obedieniiac
mandaraus, ut assumpiis tecum dilectis filiis Gregorio de Mantua et
Antonino de Leno ordinìs pr^dicatorum professoribus, de quorum
relligione et doctrina valde etiam confidimus, centra quascunque tam
laicos quam seculares et cuiusvis ordinis regularcs clericoa dictae
civitati5, cuiusvis status, gradus, ordinis et conditionis existant, ctiam
si cuiusvis privilcgii vigore exemptì et Sedi .Vposiolicae immediate su-
biecti sint, vel alios superìores habeant, de hercsi quomodolibet su-
spcctos auctoritate nostra ìuxta sacrorura canonura dispositionera, et
alias prout tibi videbìrur inquiras, et proccssum contra cos, etIam
per dctemionem et carcerationem a e, si sufficientta ìndicla pr^ces-
serint, ad torturam, usquc ad senientiam cxclusive formes, et ad nos
transmittas, super quo quodquc testes qui se odio aut gratìa, et^am
timore subtraxcrint ad perhibcndum testimoniura verìtatis per cen-
suras eccles'usticas et alias tibi visas p^nas cogere et compellerc, et
te in pr?missis quomodolibet impcdientcs per similes censuras et p^nas
appellatone postposita compescere et auxilium brachii secularis, si
opus fuerit, adhibere ceteraque necessaria et oportuna facere et exequì
possis et valeas plenara, amplara et liberam tibi concedimus potè- ^_
statem. Mandaraus dilectis 'filiis conservatoribus pacis ic boni stattis ^M
dictae civjiatis sub indignationis et arbitrii nostri p?na, ut tibi in ^f
pr?raissÌ5 quatenus et quoiies a te requirentur assistant, favcant ci
obediant. Non obstantibus constitutionibus et ordìnationihus apostolic
^oc, Val. contro l'eresia luterana
403
ac quorumvis aliorum inquisìtorum deputatione per dictam Sedem
in dieta civiiate forsan faaa, quam pr9senti nostra commissione du-
rante suspendimus, et quorumvis ordìnum etiam iuraraento, coafirma-
tiotie apostolica vel quavis firmiuie alia roboratis statutis et consue-
Ttidinibus, privilcgiis quoque, iodultis ac littcris aposiolicis etiam mare
naagnum et bulla aurea nuncupatis eisdcm ordinibus concessis, con-
firroatis et ìnnovatis, quibus, itlorum tenores pr^sentibus prò cxpressis
habentes, ad effectura prfscntium Jerogamus ceierisque contrariis qut-
buscunque, seu si aliquibus &c. meniionera. Datum Roraae apud
sanctum Marcum, 25 iulii 1347, anno .xiii.
Reverendissimi domini legati concilii desuper scripserunt et do-
minis meis reverendisslmis deputatis inquisitoribus visum fuii sub
hac forma expediendum.
M. cardinalis Crescentius.
Bios.
xeni.
1548, 1° giugno. Facoltà al coadiutore della chiesa di Ve-
rona di assolvere coloro che avessero letto libri lute-
rani, o dato aiuto agli eretici, purché pentiti.
[Archiv. secr. Vatic. PauU Ili hrei\ min,
a. MDXLViii, II, 42, breve 349.]
Venerabili fratri Aloysio episcopo Metonensi
coadiuiori ecclesiae Veronensis.
Venerabilis frater, salutem. De tua probitate ac doctrina confisi
libi, quod per le vel alium omnes eos cìvitatis et tuae diocesis Ve-
ronensis, qui libros tam lutheranos quam aliorum hcreticorum ex cu-
rìositate legerint, aut ìllos penes se tenuerint vel ipsis hereticis cousi-
!ìum, auxilium vel favorem pr^titerint, dummodo ex corde ad sanctam
matrem Ecclesiam redeant et vere p^niteant et eis iniungendara
p^itentiam adimpleant, in foro conscìentiae tantum absolvere possis
et valeas, auctoritate apostolica tenore praescntium facultaiem con-
cediraus et impartìmur. Non obstantibus consiitutionibus et ordina-
tionibus ac lìtteris apostolicis etiam in die cenae Domini legi solitis
ceterisquc contrariis quibuscunque. Datum Romie apud sanctum
Marcum, die .vini, iunii 1548, anno 14-
Blos.
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^oc. Vai, contro Veresia luterana
405
tvis iuther;inae heresis suspilio vìgere et detegi inceperit, nos vo-
ntes prò nostro officio et Dei omnìpotentis honore providere, ne
lis heresis contagio inibì ulterius serpet. de tua doctrina, virtute ac
irobitate contisi, tibi quem ad iJ commissarium nostrum deputa-
lUS, per praesentes mandamus, ut ad dictam terram te personaliter
onferas, et super praeraissis omnia adhibita cura ac diligentia in-
tiiras, et prout ubi ad ipsius Dei gloriam et honorem ac animarum
Jutera cxpcdire vìdebitur provìdeas, nos enim tibi quod in prae-
issis summarie simpliciter ac de plano et sine strepitu ac figura
udicii procedere et rcpertos suspectos aut quomodolibet culpabiles,
iam ex eo quod lutheranam huiusmodi seu quamcunquc aliam hc-
sim et ab Apostolica Sede vel sacris conciliis daranatum errorem
ontinentcs libros imprimere, vendere, emerc et legcre quomodolibet
aesumpserint iuxta canonicas sanctiones punire et castigare, p^ni-
ente3 vero seu ad cor reversos, abiurata hcresi ac satisfactione exi-
tìta et iniuncta eis prò modo culpae p^nitentia, in utroque foro
ibsolvere, et testes qui se odio, timore vel gratia subtraxerint ad
■hìbcndura lestimonium veritatìs per sententìas, censuras et penas
icdesiasticas et alia oportuna iuris remedia cogere et corapellere et
tuxilium brachii secularìs, si opus fuerit, invocare, et contra quasvis
►ersonas etiam regulares quomodolibet exempias appellatione remota
orocedere, ceteraque in pracmissis necessaria et quomodolibet opor-
una facere et exequì possis et valcas, facultatem et auctorìtatem con-
Bedimus. Non obstantibus constJtutionibus et ordinatìonibus apostolicis
ic quibusvis exemptionibus et privi iegiis quibusvis quomodolibet con-
pessis, quibus ad etìFectum pracsentium derogamus, contrariis quibus-
bunque seu si aliquibus &c. mentionem. Nostre autcm intentionis non
tistit gcneralibus heretice praviiatts in alma Urbe per nos deputatis
iquisitoribus eoruraque iurisdiiioni, quominus etiam ipsi in prae-
Bissis se intromittere possint, per easdem praesentes in aliquo pr^iu-
Idum gencrari. Datum Romae apud s. Marcum, .xi. augusii 1 548,
uno 14.
Nomine reverendissimorura D. D. meorura Sancte -^ et Famcsii
lictum fuit Sanctiss.™ esse conlentum.
M, cardinalis Crescentius.
Bios.
40^
'B. fontana
XCVI.
1548, u dicembre. Al nunzio j Venezia. Che il processo
formato contro Pier Paulo Vcrgerio fu trasmesso ai
cardinali inquisitori, ma che urge che sia preso il Ver-
gerlo e mandato a Bologna.
[Archiv. apost. Vatic. Pauli III brev. min.
a. MDXL vui, ni. 45, breve 814.]
Dilecto Alio Joanni electo Beneventano
cum potcstate legati de Uterc Venetìls nuntìo nostro.
Dilecte fili, saluiem, Processura per te et venerabilcm fratrem pa-
triarcam Venetiarura et subdelegatos a vobis ex nostra speciali com-
missione contri venerabilem fratrem Petrum Paaluni Vctijeritim cpi-
scopum Justìnopalitanum formatum, et vestris sigillis obsignatuna ad
DOS transmissura, vcnerabilibus fratribus nostn's sanctae Romanae
Ecclesiae cardinalibus, in universa republìca Christiana super heresi
inquisiiorlbus gencralibus. a nobis dcputatis, examinanJum Jedinaas.
Cura autem dicti cardinales nobis rettulerint, ex ipso processu ipsum
P. Paulum episcopura maxime urgeri, nos moti «ciò honoris Dei et
christianae religioni? ac fidei ortodoxae volumus ac tibì nundamus,
ut reccptis praesentibus ipsum P, Paulum episcopum omni adhibita
cura ac dilìgentia capi facias et sub fida custodia ad dilectum fìllam
nostrum Hìeronimum carJinalcm Sanctì Georgii, in provincia nostra
Roraandiolae legatura nostrum, transmittas, carceribus dctinendum,
donec aliter ordinaverìmus, hortantes dilectos filios nobilcs vlros
ducem et Scnatum Venetiarum, ut prò Dei scrvitio a te super hoc
requisiti tibi faveant, omncmque opera et operam ac etiam brachii
secularis auxilìum pr^ent, quod recipiemus ab eis gratissimum. Da-
tura Romae &c. xi. decembris 1548, anno 15.
Bios.
Jo. Pet« episc. Sabineosis.
*Z>oc. ^a/. contro l'eresia luterana
407
XCMI.
1548, ir dicembre. Citazione a Roma del Vergerio fra
un mese.
[Archiv. sccr. Vaiìc. PauU III brev. mim.
2, MDXLvni» in, 4j, breve 81 $.]
0)
et archicpisc Uni Venetiis nunclum nostrum contra te forma-
turo, magnai elici centra te indicla heresis, mandamus tibi in virtute
sancr^ obedìentiae ac sub indignationis nostrae ac suspensionis a di*
vinis pri%aiionÌ5que regìminis ccclesiae Justinopoliianae et omnium
benefìctorum ecclesìasùcorura quae obtin<s ac inhabilitaris ad illa
[ci ajlia quaecunque in poste[rum] obtinenda, nec non coofcssarorum
criminum, de quibus inquisìtus appares, ac etìam decero milliura du-
catorura auri Camerae nostrae applicandorum p?na per te, nìsi pa-
nieris, incurrenda, ut infra unius mensìs spatiura ab intimatone pr?-
sentium tibi t'acìenda corani uobis et dictìs cardinalibus inquìsitoribus
Ad te de praemissis eicusandum scu purgandum personaliter et non
per procuratorera ani excusaiorem coropareas et le praesenies, Aliter
enim centra te ad declarationem incursus dictarum p^narum per
ìpsos cardinales inquisitores usque ad seotentiam inclusive, etiam te
aliter nisi ad valvas ecclesi? principis apostolorum et in acìe Campi
Flore non citato, procedi facicmus, et ex nunc per eos procedi man-
daraus. Volumus auiem, quod si persona tua commode haberi non
poterit, affixio praesentium litterarum in valvis ecclesiae Justinopoli-
ianae, relieta inibi copia, perinde te arctel ac si ipsae lìtterae tibi
personaliter ìntimatae et praesentatae fuisscnt, quodque de ìllorum
vel praesentatìone.
[Vi]» . Jo. Petrus epìscopus Sabtnensis.
(t) Il foglio che ce&tieDe questo brevt diigruituneate è mutilo, nu può in parte
nppUrii coi brtva che segue.
408 "B, fontana
XCVIII.
1548, II dicembre. Citazione del Vergerio con varianri.
[Lo».> cU. breve 816.]
ris ab lì
diu agitatus ac is venerabilium iratrura nostrorum S. R. E.
cardmalium per universam christianitatem super heresì ìnquisitonim
generaliutn a nobis dcputatorura dclatus fuerit, nos volcntes ut ad
ipsius causae expeditionem prò debito iustitiac tandem devenìalur,
mandamiis tibi in virtuie (t) fuìssent, quodque de illorum vel
praesentatione vel affìxione cuiusvis notarli publici relationis piena
et indubia in iudicio et extra tìdes adhibeatur. Datum Romac Sec.
.XI. decembris t^4Ì, anno 15.
Bios.
XCIX.
I
1549, i** febbraio. Ad Annibale Grìsonio commissario a
Capodìstria. Nei processi da lui coU fatti a diverse
persone è stato nominato il Vergerio: rediga anche il
processo di tutto ciò che fu detto di lui,
[Archiv. «post Vatìc. Paulì III brev. min.
a. MDX1.IX, I, 44, breve 85.]
Dllecto filìo Annibali Grìsonio clerico Justinopolìtano
commissario nostro.
Dilecie fili, salutera. Gratum fuit nobis audirc diUgentiam et ope-
ram, quam aJhibuisti in negocio inquìsitìonis, quod tibi demandavi-
mas, teque de ea commendamus utque constanter et cum charìtate
perseveres, hortamur; cumquc intellexerìraus in dìvcrsìs proccssìbus,
quos confecisti, futsse per inquisitos nominatum venerabilem fratrem
(1) Pro»egu« identiMinentc «1 breve precedente fino «lU paroU « paeccnutioac ••
Anche qui le Ucune tono cagioiitie d«llo stato mutila della ctrt*.
^oi\ Val. contro Feresia luterana
409
episcopum Justinopclitarnim tanquam auctorem ac ina-
ac ac malae doclrÌnat\ volumus ac uhi mandamus, ut
tclenus contri ipsum Petrum Paulum episcopum dictum
Bccssura redegas, et etiam contra eum ad ulterìora inqui-
proccdas sacrorum canonum ordine ser\*ato, et ad nos qujd-
pereris transmittas, super quo qiuoscunqiie clericos [poe]nitenies
,ii^uos ex commissione nostra procedere poles, ab irregularitate
ne heresis contraxerint, ìniuncta eis prò modo culpae p?-
tlutari, absolvere, et cum cis super illa dispensare, omniaquc
lissa quomodolibet necessaria facere possis, auctoritatem et
auctoritate apostolica tenore pr^sentium concedlmus. Non
constiiutionibus et ordinationibus apostolicis ceterisque
qaibuscunque. Datum Romae &c. prima februarii i >49,
Sfondratus.
Bios.
c.
20 luglio. Facoltà al Grisonìo di estendere la sua
ichiesta a Conegliano nella diocesi di Treviso, dove
>no non pochi sospetti dì eresia, e anche nei luoghi
rconvicini.
^^ [Archìv. secr. Vatic. Patiìi ìli hrcv. min.
^F a- MDXLix, III, 14, breve 775 ]
Dilecto lìlio Annibali Grisonio clerico Justinopolitano
commissario nostro.
[ecce fili, salutem. Preterìtis mensibus per alias nostras in forma
litteras tibi commisimus, ut tam in ci vitate Justinopolitana
in aliis tunc expressis locis contra quoscunque de hcresi quo-
ìbct suspectos inquireres ac procederes, alìaque faceres, prout in
k Utteris plenius continetur. Cum autem, sicut non sine molestia
accepimus, in oppido Coniliani Tarvisine diocesis locìsque ipsi
► circumvicinls nonnullì sint de tps,i heresì suspectì, volumus
mandamus, ut etiam contra istos iuxta facultatem libi per
3 nostras lìrteras predictas attrìbutam perinde procedas, ac sì de
» et ei circumvicinis locis huiusmodi, ad que dictas litteras no-
^tendimus, in eisdem litteris specialis et specifica mentto facta
f /
*Z)oc. Val. contro Veresia luterana
411
CIL
'So, 18 aprile. Al nunzio a Venezia Ludovico Beccatelli
per nuovamente concedergli di procedere contro gli
eretici aache fino a sentenze di sangue e capitali,
[Archiv. apost. Vati e. juìii III hrgi\ min.
a. MDL, I, breve 322.]
Q.uesta minuta è desiderau in questa forma da questi ch.°" s.^ et
desidero si expedisca (i).
Venerabilis fraler, salutem et apostolic.im benedictionem. Ut tu
iuata alias tibi per nos super hoc concessas facultates contra here-
tìco5 etkm ad sanguinis ci nierabrorum mutilationis nec non ultimi
supplici! ac Jcgradationis s enienti as libere procedere possts, nec meiu
tncurrcndac irrcgulariiatis rciarderis, tibi ac tuis auditori, inquisitori,
consiliariis nec non et assistcniìbus et laìcis prò tempore depu-
latis seu depuiandis, fiscali notario et cuicumque alteri officiali, quo-
rum opera in processìbus contra eosdera hereticos faciendis nunc ci
ìa posterum uteris, etiam si tu et illi in sacris ordinibus constiiuti
fuerliis, ut libere et sinc alìcuius p?n? ecclesiastice vel irregularitaiis
incursu contra dìctos hereticos procedere ac sententias etiam san-
guinis, et rautilationis membrorum et ultimi supplivi! etiam in ec-
desiasticts eccedendo eiiara canonicas sanctiones, prout tibi temporum
malitia et delieti qualit.is exigere et necessarium fore vldebitur, ferre
et promulgare valeatìs, nuUaraque propterca censuram ecclcsiasti-
cam aut irregularìtatìs p^nam incurratis, auctoritate apostolica tenore
pr^entiutn concedi mus, teque ci illos a premissis penis, quatenus
de pryicriio eas incurrerìtis, auctoritate et tenore pr^dictis absolvimus,
non obstantibus constitutionibus, ci ordinationibus apostoHcis cac-
terisque contrariis quibuscunque.
Datura Roraae &c. ,xvin. aprilis ijjo, anno primo.
M. cardinalis Crescentius.
Venerabili fratri Ludovico Beccatello episcopo Ravellensi in do-
mìnio Venetorum nostro et Apostolìcae Sedìs nuntìo.
Bios.
(i) QjiBSte dui righe sono ili altra mano.
412
*B. Jontana
CIIL
1550, 29 aprile. Proibizione assoluta e generale di stam-
pare, vendere, comprare, leggere, ritenere libri ereticali:
termine perentorio della consegna.
[Archiv. secr. Varie. Julii HI divérsorum a. i ad \x
(dei Regesti n. 1800), p. 93 .J
Inqiiisitores B. Lomellinus ( 1 ).
Julius &c. ad fiituram rei memoriam. Cum meditaiio cordis nostri
ad id potissimuni tendat, ut lides caiholica ubique augeatur et floreat,
ad ea libenter ìmendimus, per que omnis ab ea declinandì occasio
toilatur. Sane, cura sicut nobis nupcr innoluit, ex faculiatibus» que
aliquibus, ut libros hereticos aut de fide suspectos etsi ad elTectum
eorumdem librorum errores refellendi tenere et legere possìnt» ali-
quando concesse fuerunt, non hii, qui sperabantur, fnictus haccenus
provenerint, quin imo diversa incontinentia subsecuta sint, nos pre-
missis occurrere et christifidelium animarum saluti consulcrc cu-
pientes, motu proprio non ad alicuius iiobis super hoc obUte pe-
tilionis instantiam, sed de nostris certa scientia et matura deliberaiioDe
omnes et singulas facultates et licemias legendi et tenendi libros lu-
theranos aut alios hereticos seu de fide suspectos quibusvis personis
cuiuscunque status, gradus, ordinis vel conditionis existcntibus, epi-
scopali vel archiepiscopali aut alia maiori dignitate ecclesiastica seu
seculari preminentiu prefulgeant, inquisitoribus seu cqmmi&sariis super
heretica pravitate ab Apostolica Sede prò tempore depuiatis, durante
ipsa dcputatione, duniaxat cxceptis, a quibusvis predecessoribus nostris
ac nobis ac dieta Sede Apostolica, seu cius Icgatis etiam de latere, aut
maiori peuitentiario nostro vel quibusvis aliis sub quibuscumquc ver-
borum formis et expressioni bus, ac cum quibusvis etiam derogato-
riarum derogatoriìs clausulis irritantibusque et aliis decretis quomo-
dolibet etiam motu et scientia similibus hactenus concessas, apostolica
auctoritate tenore prescntium revocamus, irritamus et annullamus, et
prò rcvocaiis, irrìtis et penitus infectis quoad omnia habemus e: ab
aliis exequi voluraus, districtius inhibentes personis prefatis sub acn-
tentìis, censuris et penis contra siraìles libros tenentes aut legentes
I
I
(1) Cosi • margine nel testo.
^Zhc, Vai, contro l*eresia luterana
413
sk sacris canonibus quam a nobls et Sede Apostolica hactenus in-
t^ictis et promulgatis, ne de cetero facultatibus et licentiis predictts
corum pretextu seu alio q uomo doli bel libros prcdictos aut quoscunque
alios hactenus reprobntos aut in futurum rcprobandos tenere aut legere
prcsumant, et ìnsuper omnes et singulos librorum impressores et bi-
blìothecarios et qujscunque alias personas» libros lutheranos aut hc-
reiicos seu lutheranam seu aliam falsam doctrinara in se continentes,
vel a nobis et dieta Sede quomodolibct reprobatos ex quavis causa
etiam ex nostra et diete Sedis speciali lìcentia seu permissione pcncs
s« habentes, cuiuscunque status, gradus, ordinìs vel conditionis aut
preminentie existant, etiam si ut prefertur pontificali aut alia qua-
lunque cliam maiori ecclesiastica vel mundana dignitate prcfulgeant,
dictis tnquisitoribus et commlssariis ut prefertur exceptis, dieta apo-
stolica auctoritate et carundem presentiura tenore requìrimus et mo-
netnos, ac eìs et eorum cuilibct in virtutc sancte obedientic et sub
icursu hercsia, ac omnibus contra hereticos de iure confectis et pro-
lulgatls tam ecclesiasticis quam secularibus sententiis, ccnsuris et
lis districte precipientcs mandjimus, quatenus infra spatium sexa-
jinia dierum, a die publìcationìs presenti um modo et forma infra-
ilptis fàctende computandorum, quarum viginti prò primo et alias
;ìnti prò secondo, ac rcliquas viginti dies prò tertio et peremptorio
•nxtinc ac monitione canonica eìs et eorum cutlibei in bis scriplìs
iignamus, omnes et singulos libros lutheranos aut aliam faham
ictrinam in se continentes vel a nobis et dieta Sede quomodolibet
^probatis penes se ex quavis causa etiam mercature et ea nostra
eiusdem Sedis permissione ac licentia etiam speciali ut prefertur
les eos existenies inquìsitoribus heretìce pravitatis in civitatibus, in
libus hbri huiusmodi existant, consignasse debeant rcaliter et cum
:ctu, et nihilominus venerabili fratri nostro Joanni Petro episcopo
osculano, Neapolitano, ac dilectis filiis nostris Joanni S.*' Clemcntis
Burgos, ac Marcello S.'* Crucis in Jerusalem, Cervino et Francisco
• Anastasie et Sfonderato nuncupatis, prcsbiteris cardinalibus, in-
|Uisiloribus generalibus per Sedem Apostolicam deputatis, per apo-
ilica scripta pari motu mandamus, quatenus ipsi per se vel alium
alios eosdera rcquisitos et monitos monitioni et mandato nostris
lìctis non parentes, quos bercsum et alias senteutias, eensuras et
las prcdìctas propter non paritionera huiusmodi incurrerc conli-
trit ex nunc prout ex tunc et e contra hereticos ac sententiis, ccn-
iris et penis prcdictis irretitos tamdiu publìce nuntient et faciant ab
<is nuntiari, donec ipsi omnes et singulos libros lutheranos aut alios
lereticos huiusmodi inquisitorìbus prefatis in civitatibus, in quibus
tri huiusmodi ut prefertur existant, consignaverìnt et rehabilitationis
414
*B. Jorttatia
grjtiam obtinuerint, contraJictores per censuram eccltsiasiicara ap-
pellatione postposita compcsceudo, non obsiantibus constitut'ooibus
et ordinationibus apostolicis contrariis quibuscumquc, aut si aliqu:bus
communiter vel divisim ab eadem sit Sede indultum, quod intcniici
suspendi vcl excommunicari non possint per littcras apostolicas non
facientcs plcnara et expressam ac de verbo ad vcrbum de indulto
huìusniodi mentionem, Ceterum, ut premissa omnia ad eorura quorum
interest notitiam dcducanlur nullusque de eis igiiorann'ani luste pre-
tendere aut se legitime excusare possit, volumus et dieta apostoLicA
auctoritate decemimus, quod presentes littere per aliquos curie nostre
cursores in basilica princìpis apostolorum de Urbe et Lateranensi,
dum inibì multitudo populi ad divina audienda congregari solet, palam
et darà voce legantur et lecte in eanindera basilice et ecclesie va]v:5,
necnon io porta cancellarie aposiolice et in acic Campi Flore affigaotur,
ubi ad leciionem et notitiam cunciorum aliquaiiJiu affixe pendeant^ et
cum inde amovebuntur, earum esempla in eisdem locis remaneant
adìxa; quodque per Icctionem, affictionem et publicadonem huiusmodi
omnes et singuie persone sub presentibus comprehense post sexagjnia
dies huiusmodi respective ita sint obligate et stricte, ac si eis coram
et personaliter lecte et publicatc essent, et earuni transumplis masu
notarìi publici subscrìptis et sigillo alicuius persone in dignitate ec>
clesiatica constitute muaitis ea prorsus fìdes adhibeatur, que presen-
tibus adhiberetur, si forent exhibite vel osiense. Volumus autem quoJ
hi! qui libros lutheranos seu alios predicios infra spati um et terminum
huiusmodi dictis inquisitoribus consignaverint, nisi ipòi alias quatu ex
retentione iibrorura huiusmodi heretici seu de fide suspecti fuerint,
eo ipso ctiam absque aliqua desuper hacienda abiuratione a censurìs
et penis propterea forsan incursis in utroque foro absoluti sint et esse
censeantur, prout nos eos in eventuro predictum ex nunc prout ex
tunc, duramodo penitentiam, quam confessor per eos eligendus eis
propterea duxerit iniungendam, omnino adimpleani, absolvimus. Nullo
ergo omnino homini liceat banc paginam nostre revocatioais, irri-
lationis, annullationis, inhibitionis, requisì tionis, monitionis, mandati,
decreti et voluntatis infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si
quis autem hoc attemptare presumpserlt, indignationem omnipotentis
Dei ac beatorum Petrì et Pauli Apostolorum eius se noverii incur-
surum. Datum Rome apud s,*^^ Petrura, anno incamationis donoi-
nìce millesimo quingentesinjo quinquagesimo, tertio kalendas mai»,
pontificatus nostri anno primo.
I. cardinalis Puteus. Pro duplicato
Collaium Leo de Fano.
G. SalmoQ.
Doc. Vai. contro Veresia luterana
4»)
CIV.
50, 29 aprile. Perchè molti caduti in eresie differiscono
di rientrare nel grembo della Chiesa « pubb'cam poeni-
« tentiam abhorrentes » concede Tassoluzione a tutti
gli eretici che entro tre mesi tt corani inquisitoribus civi-
« tatum in quibus ipsi degunt, se personaliter exhibue-
« rint et suas haereses coram eis privatim abiuraverint,
« et se ad poenitentiam privatam eis per dictos ìnquisi-
« tores iniungendam adimpienduin paratos obtulerint,
« eamque postraodum cura effectu adiinpleverint ». Si
escludono da questa concessione coloro che sono sog-
getti alla Inquisizione generale dei regni di Spagna e
Portogallo. Coloro poi che entro il termine di tre
mesi non avranno abiurato, dovranno essere da tutti
denunciati alla Inquisizione e condannati irremissìbil-
mente.
[Loc. cit. p. 96 r.**]
quisitio (inquisitores prò eìsdera xM* D. supradictis cardinalibus)
B. Lomdlinus.
Julius Ac. Ad futuram rei memoriara, lllius qui misericors et mi-
itor existcns (i).
Rome &c. .mdl. tertio kal mail.
(i) Qpcato documento è pubblJc«to od BulUrimm frtviltgitnm ae diplom^tum R^m.
tf,, opera «t <ta4io Caholi Cocat-eLixes, Home, mihxxlv, tomo IV, piirte I, |> 367.
p. tja v'è wi'ahr» boli» di P»olo \\\ che fabblic* nel Portogallo e Algarbìt 1' «iio-
ione ài Clemente VU.
4i6
'B. Jontana
CV.
1550, 18 marzo. Esonazione perchè nessuna podestà tem-
porale, sotto alcun pretesto, neppure per pietà, s'im-
mischi nelle cose degli inquisitori, non li molesti, o
impedisca nel loro ufficio.
[Loc. cit. Julii IH Bullarium secretum a. il, 6, 9, e. 471
(dei Regesti n. 1792).]
Super officio inquisitioDis centra cos qui indebite
se io eo immiscenL Roniolus.
Julius &c. Licet a diversis Romanis pontihcibus predeccssoribus
nosn'is et<am per specialcs constitutiones in corpore juris insertas,
fuerit rìte et salubriter saodtum atque dccretum, ut seculì potestates
et domini temporales ac provinciarum, civitatum, terrarura et locorum
quorumcunque rectores, quibuscunqiie digoiutibus vel officiis aut no-
minibus censeantur, dtocesanis episcopis et inquÌ5Ìtorìbus heretice pra<
vicaiis in ipso inquisitionis negotio faveant et assistant, nemoque ci.
predictis potesiatibus, doraìnis ci rectoribus eoruniquc officialibus de
crimine hcresis, cum mere sit ecclesiasticum, quoquo modo cognoscJt
vci iudicet neque diocesano episcopo vel inquisitori ipsius inquisitionis
negotio incumbcmi se opponerc aui ipsum aliquatenus impedire vel
inipcdicntibus auxtlium aut favorcra scienter dare audeat, perpetue
damnationis scntcniia in cos, qui contra prcdìcla fecerint, promulgata,
quani si per annum animo suslinucrìnt pertinaci, cxtunc velui herctici
condemnentur; usquc adeo tamcn in omnibus fere non solum IiaJic,
veruni etiam aliis provinciis, civìtatibus, terris et locis compi urium
laicorum, ut accepimus, mundane glorie proccssit ambìiiovel sacrorum
canonum inscitia vel ecclcsiastice discipline contemptus, ut in ani-
marum suarum pemiciem atque interritum diocesanos episcopos et
ìnquisitorcs a Sede Apostolica instituios inquisitionis ofHcium ejier-
centes alii sub iustitic pretextu, ne ulli scilicet fìat iniuria, impedire,
alii vero sub pietatis colore, ut sonics scilicet severius puniantur, se
ipsis diocesanjs episcopis et inquisitoàbus adiungere, et una cuin eis
de ipso hcresis crimine cognosccre, processus formare formatisquc
suo iudicio submitierc non erubescant Cui sane morbo iam nimis
late progredienti solitam ac salutarem Ecclesie medìcinam prò nostra
pastorali sollicitudine afferre cupientes, scculi potestates, dotninos
i
1
ài
*Z)oc. Vai. contro feresia ImUrama
4«7
•cixi|>onlcs ac pravÌDCÙnun, óviUluioi, temiuiD CI locomn rectovcs
supraJiaos, Dccooo q^uscaoHiiie aSss accalucs pff^nias tm pei-
^'tas qui.(n pnboco 4{iickv iw< i^ wb^cjiIcs to^tnnflBQS et noocmos,
*c ei$ Jesxi Chrisò redempcom oosm. cnìc» rices Ucet imoMiko
gcriznus in tcms^ naoBÌDe prec^mos oc diocffiaoc» cpbcopo» et ìa-
<luìsitores ipsos in no nqotfìdoa» Bcgodo oBo bioiIo iwpcnBjM sai
P^xTurbent, ncque se in heresis crìmine cognoscendo rei TOificaoAo,
9uovì$ etiam assistentic et favoris colore, cavsa rei occaÀooe, nxn
S'Jateous ab ipsis diocesanis eptscopìs am snqnìsxtonbus spootaoca et
'(>era eorum voluntatc faeriot requisiti, se ingerasi, ordiajkt)Ooe&, prò*
^ tsiocies et leges quxscimque de ipsios crimine cognhione latas sacrìs
^^anonibus obsistentes e: ecclesiasucam iuris«iiciionem ìmpedientes,
^'^^ mora abrogent et dcleani, prout etiam nos ea$ omnes ìnvalidas
**Se et esse decemimus et declaramus ac ex none prò abrogatìs et
•^■^«-is haberi volumus et mapdamiis. Qui moDÌxis hiis nostris non
^^rnpcraverint quique scJcnter in predictis coosìlium, auxUium atque
*^*^*"cra dederint, noverint se non solura per sacras dictorum prede-
*^<:>Tum nostrorum constitutioncs, veruni ctiam per hanc nostram
"^^^tìonem sive scntentìara et declarationem perpetuo duraturaro,
"•^^T-»^ auctoritate omnipoteotis Dei ac bcatoram apostolorum Pctri
^ ■•^•auh ac nostra in ipsos non obtemperantes, quacunque lUi pre-
^ ^ant dignitate, in hìs scriptis proferiraus, communione fìdclium et
I ,^^^ *"* ìum ecdesiasticorum sacramentorum percepiionc privatos ac ma-
*<=^tioiiis ac execratlonis eterne vincalo lìgatos anathematìsque et
*■ * <::iris excommuni cationis mucrone pcrcussos, ita ut nemo unqoara
l^ rcmissis delinqucntes, nisi a nobis et successoribus nostris cano-
■^^^ intrantibus, etiam pretextu quarumcunque facultatum, conces-
^ ^~* um et gratiarum, eiiam confessionalium nuncupatarum, etiam a
*^^^s et dieta Sede hactenus cmanatarum vel imposterum emanan*
"Vim, speciticam et expressam ac alias quam per verba gcneralia
l'resentibus litteris nostris menlionem non facientium, preterquam
^m ^nortis discrimine absolvi possìt, quibus etiam censuris ip$os dio-
^P ^>anos episcopo» et ìnquìsitores sublacere volumus, sì laicos secum
^^^ ^Dmodocunquc de ipso crimine cognoscere aut iudicare permiserint,
^ autcm premissa omnia ad eorum quorum interest notitiam de-
^ ^-^cantur, nullusque de eis ignorantiam iuste pretendere possit, vo-
^ ^riius et apostolica auctoritate decerniraus, quod presentes littere per
^1 ^ «^ìiquos cursores nostros aut notarios publicos, in basìHcc principis
^K "^poslolorum de Urbe et ecclesie Laleranensis ac cancellane apo-
^H ^^oiice valvis, necnon acie Campi Flore,ut mori? cst,publiweniur,earum
^H ^Xemplo in singulis valvis et acie huiusmodi aflìxo et dimisso. Nulli
^^^^ ^t'go omnino hominum liceat hanc paginam nostre requisitionis, ad-
^^^H Archivio delia R. Società romana di tlaria patria. Voi. XV. 37
4i8
Jontana
monìtionis, preceptì, declarationis, mandati, prolationìs, voluntatìs et
decreti infringere, vel ei ausu temerario contraire. Siquis autem hoc
attemptare presumpserit, indignatiooe omnipoientis Dei et beatoruni
Petti CI PauU aposiolorum eius se noverit incursurum. Datum Rome
apud sancium Petrura, anno incarnationis dominìce millesimo qaìn-
gentesìmo quinquagesimo, quimodecimo kalendas aprili;, pcntifìcatus
nostri anno secundo.
Pro r.""^ D. M. cardinali Crescentìo
Jo. Barengus.
A. L alata.
evi.
1550, 31 maggio. Esortazione al duca di Ferrara di ese-
guire ciò che dai cardinali inquisitori è stato decre-
tato contro Pannino Fannini, eretico recidivo, e ciò che
decretassero per estìnguere l'eresia ne' suoi Stati.
[Loc. cìL }ulii III brev. min. a. mdl, li, 56, breve 492 ]
Duci Ferrariae.
Julius papa tcrtius.
Dilccie fili, nobilis vir, salutera &c. Cura vcnerabiles fratrcs et |
dìilecti tilii nostri S. R. E. cardinales, super otfitìo inquisiiionìs bv-i
reticac pravitatis a Sede Apostolica deputati, quidam contra iniqui- '
tatis filium Fanuinum de Fanninis faventinum hereticum relapsum,
5er\*atis scrvandìs, decreverint, quemadmodura particuUriter a latore
pr?sentìum informaberis, hortaraur nobìlitatera tuam io Domino, ut
prò tui animi religione et cathoUci principis officio, tam his contra
dictum Fanninum per cosdem cardinales inquisitorcs dccretis, quana ■
si qu? alia iidem cardinales prò expurgandis ab omni labe hcresis f
civitatibus et locis tue nobilitati subiectìs ordinaverint, ut ca piene
executioni dcmandeatur, pium tuae nobilitails favorem pr^berc Dei
et nostra causa velis. Facies enira rem ipsi Deo et nobis vehementcr
gratam tibique honorificara et populis tuis, ut in fide catholica con-
serventur, admodum salutareni. Datum Rom? apud sanctum Pe-
trum &c. die ultima mai i5$o, anno primo.
Bios.
A. car.'*' Burgensis (i).
fé-
4
(t) L« c«rt«, su cui è serittt ^nu minutA, reca U (egueotc fermola ; « Expedlatnr
• breve ni docen FcrnriM, quo moBMtur, BiAadtndum curet exeqnutioai ia cau«a Faiibìoì
>
1
*Z)ot\ Vai contro ^eresia luterana
421
,ctoritate apostolica alias in forma Ecclesìe consueta absol-
totaliler liberandi, et ad nostrum et eiusdem Ecclesie gre-
:non gratiam et bencdictionem Sedis Apostoli ce restituendi
indi, necnon cum ecclesJasticis personis super ìrregularitate,
isuris huiusmodj ligate etiam forsan missas et alia divina
ebrando et ilHs se immiscendo contraxcrint, dispensandi, ac
nhabilitatis e: infamie maculnm sive notam per casdeni cc-
is et alias personas premissorum occasione contractam abo-
ipsos et quemlibet eorum sic absolutorum ad omnes etiam
presbiteratus ordines ac altaris rainisterium, necnon ad be-
:clcsiastica cura cura et sine cura, secularia et regularia,
|ue dignitatis existant, que ecclesiastice, necnon honores et
, que seculares ac bona, que singule persone predicte obti-
t alias in prisiinum et eum statura, in quo antea quomodo-
it, restituendi, reponendi omniaque et singula alia in pre*
circa ea necessaria seu quomodoUbet opportuna gerendi,
ti cxequendì plenam et liberam auctoritate predicta tenore
tn auctoritaTem, potestatcm ei facuiiatem concedimus. Sic
lecte fili, hac tibi concessa facultate ad ciusdeni oranipo-
i honorem et animarum salutem efficactter et diligenter uti
,quod per sollicitudinis luesolertiam cathoUce pietatìs fructus
it, tuque exinde apud Deum et liomines valeas non imme-
mcndari. Datura Rome, .01, iuliì 1551» anno sccundo.
«• dora mcus cardinalis Verallus dixìt fuìsse factum verbum
:gatione, et in ea conclusum ut expediatur et Sanctitatem
ara contentari, prò rev.'"<* doni," raeo D M. cardinali Crc-
Jo. Larinensis.
Gal.
CIX.
settembre. Il S, Uffizio di Roma costituisce a
ido\n tre persone ad inquisire e procedere contro
eretici, che pubblicamente vanno colà spargendo
)ro dottrine,
apost. Vatic. Juìii IH brev. min. a. moli, HI, 61, breve 769.]
Duci Sabaudiae.
te fili, nobilis vir, salutem &c. Superioribus diebus cum dì-
Lus Bartholoraeus Piperus elcctus MontJs Regalis, praelatus
420 *B. Jbntana
CVIII.
155 1, 3 luglio. Facoltà al cardinale Durante J
nella città e diocesi sua di Brescia luterani d
tici pentiti. *
[Loc. cit. a. MDLi, III, 61, breve 568.]
Dilecto fUio nostro Duranti basìlice Duodecim Afa
presbitero cardinali De Durantìbus nuncopil
Julius &c.
Dilecte fìli noster, salutem &c. Ad hoc potissimum I
intendo, ut chrìstifidelium animas Deo lucrìfaciaiii!ii.J
sicut accepimus, quamplures christifìdeles in civìtate 1
Brixiensi, qui alias operante zizanìe satore et huma
lutheranas et diversas alias damnatas et pestiferas
et illis infecti fuerunt, proprios errores et excessus (
inspirante recognoscentes ad gremiura Sancte Matris
desiderent, nos quibus gregis dominici cura et univcnp
desuper commissa sunt, oves gregis huiusmodi ab erronn
eripere et ìpsi omnipotenti Deo acceptablles reddere to»
422
^. fontana
domesticus noster, quem ob eitis sìnguUrem probitatem et merita s
timo amore prosequimur, nonnullorum fidedignoTura litteris cent
factus esset, quod in sua civitate et diocesi quidam hcretici, et -^
orthodoxa fide abcrrantes, bonos perveitere et pemitiosuni virus sui»-
non occulte modo, sed palarti et aperte diffundere conabantur, e
nisi buie nascenti malo occurreretur, non pan^a pericuia graviaqt^di
incommoia inde subsecutura nuxime limebatur, nomiullì rcncrabii
fr.itrcs nostri Sanctae Romanae Ecclesiae cardinales, in universa re- "
publica Christiana contra hereticam praviiatem generales inquisitorc5
per nos deputati, re huiusmodi ad eos delata, ut prò summa, qui
praedìti sunt, prudentia et vigilantia pestilentissimo morbo nondura
conlìrmato opportunum remcdiam adhibcrcni, statim, cura per se U
efficere non possent, dilectos hlios archiJiaconum ecclesiae Moniis
Regalis et vicarium ipsius Bartholomeura in spiriiualibus generalem,
ac Vinccntium de Castro Novo, ordinis praedicatorum professorcm,
ad inquirendum et procedendum contra eiusmodì hcreticos, cum fii-
cultatibus tunc expressis constituerunt, sicut ex eorundem cardinalium
patentibus litteris latius tibi constabit. Quamobrcm et si non dubi-
tamus, quin nobilitas tua prò sua praestanti religione rem hanc omni
pii animi studio atque officio sit amj^lexura, tamen cura nobis id in
primis curae existat, ut exitiosa isu semina ex agro Domini penitus
evellantur, ipsam hortandam censuimus, ab ea studiose petcntes nt
eisdem ad hoc tam sanctura et laudabile opus, ut praefertur, depu-
tatisi quoticscunque ab eis requisita fuerit, tua auctoritate favere, et
si res tulerìt, sic br;ichiì milìtaris auxilium a suis ministris et raagi-
stratibus exhibcri Tacere velit, ut errore lapsi ad veriutis viam et
catholicae Ecclesiae gremiura revertantur, pcrtinaccs vero et nefarii
homlnes debitis penis puniantur. Id si feceris, quemadmodum perpetua
tua erga nos et hanc Sanctam Sedem devoilo atque observantia nobis
poUiceniur, ac te facturum prò tua cximia pieiatc confidimus, feceris
piane rem to dignam, populis tuis apprìmc salutarein, nobis autem post
Deum omnipotcntcm, de cuius causa agitur, magnoperc gratam: sed
tam isu quam nonnulla alia, quae libi super possessione et fructibus ■
monasterii Sancti Dalmatii de Burgo oppidi Cunei tibi referenda ■
mandavimus, exponct nobilitati tuae prolìxius Robertus Clarìus ve-
ncrabilis fratris episcopi VerccUensis familtaris, cui has ad te dedimus.
Datura Romae apud sanctum Pctrum &c. Die ,v. septembris 1551,
anno secundo.
Pro reverendissimo domino meo domino Mfarco] cardinali Cre-
scentio.
Joannes Larincnsis.
Rora.
I
*Z)oc. Vai. contro V eresia luterana
423
ex.
[552, 23 gennaio. Conferma della nomina a commissari
che per ovviare all'eresia nata nel ducato di Ferrara
il S. Uffizio vi ha fatto nelle persone del cardinale Fran-
zini e del teologo domenicano Girolamo da Lodi. Il
simile pei commissari nello Stato di Firenze.
[Loc. cjt. a. MDLii, I, 6j, breve 55.]
Apertum.
Venerabili fratri Pranzino Michacli, episcopo Casalensi, et dilecto
filio Hìeronimo de Laude ordinis pr^dicatorum et theologiae pro-
fessori comraissariis nostris, salutem. Cum, sicut acccpimus, venera-
bflis frater Joanncs Petrus cpiscopus Tusculanensis, et dilecti filli
nostri Rodulphus Sanctae Mariae trans Tyberim, et Joanncs Sancti
Pancratii Compostellanemis, ac Marcellus Sanctae Crucis in Hieru-
salem liiulorum presbiteri Sanctae Ronunae Ecclcsiac cardìnales, per
universam rempublicam christìanam contra hercticam praviutcna in-
quisiiores generaks a nobis et ab hac Sancta Sede Apostolica spe-
cìaliter deputati, postquam intellexerant pestìfcrum scracn hcresis in
IUCivitate ac diocesi Ferrariensi et in non nullis aliis locis domimi di-
Ijccti filiì nobilis viri Herculis ducis Fcrrariac pullulare cepisse, vo-
'Icntes prò eorura officio illud, antequam validiores faceret radices,
.quantum in eis erat, estirpare ad Dei omnipotentis servJtium, ca-
^olìcae fidei conservationem et animaruni salutem, de vestra do-
ttrina, probitate, fide ac legalitate plurimum in Domino confisi, vos
«orum commissarios in ci vitate, diocesi ac toto domìnio pr^dictis
constitucrint et fccerint, concedentes vobls ut in eo negodo contra
quoscunque de heresi quomodolibet suspectos corumque fautore»
usque ad senteniiara inclusive perìnde procedere possetis, quemad-
tuodum ipsi procedere possent, prout in eorum patentibus Utteris
I desuper confectis plcnius continctur, nos, ut huiusmodì vobis de-
I tnandatam commissionem eo promptius et virilius exequi possilis, quo
' nostra fuerit confirmatìone roboraia, deputationem de vobis factara
ac desuper confcctas patentes littcras pr^dictas, illarura tenores pr?-
sentibus prò expressis hobentes, auctoritate apostolica tenore pr?sen-
tfum confirmamus et approbamus, et, quatenus opus sit, vos in pr^-
raissis iuxu ipsarum Uttcrarum tenorem coraraissarios deputaraus,
ft
424
*B. fonkina
horuntes ipsum Herculem ducem in Domino et prò sua in Deuns
pieute et in sinctam fidem caiholicam zelo vobis, quandocunque
acciderit, in cxequendo huìusmodi tara sancto opere suo favore, aa-
cturìtate et auxilio adesse veltt. Oatum Roroae, 2j ianuarìi i )$2, anno
secundo.
Simile vidit cardinalis Sanaac f prò comraissariis Horentiac
et mandavit hoc etiam expedtrì de mandato ceterorum reverendomm
inqoTsitorum et Sanctissimus Dominus noster fuit contentus.
Gal.
CXL
1553, 22 luglio. Facoltà a Paolo Odescalchi, nunzio
presso i Grigioni, di inquisire, di condannare e di
assolvere in quel dominio dove predicano gli eretici.
[Archlv. secr. Vatic Julii HI brtv. min. a. mdlui* II. 68, breve 44$»!
Dilecto fìlio magistro Paulo Odescalco clerico Comensi utrìusque
iurìs doctorì, notano, et in toto dominio Rhctorum nuncio nostro.
Julius &c.
Dilecte fili, salutem Sue. Cum, sicut nobis nuper innotuii, noonuUì
inìquitatis (ìlii instigante humani generis hoste diversa pcn-ersa dog-
mata et pravas opiniones ac varias hereses in dominio Grisonum
disseminare et predicare, ac christiiìdeles a pietate Christiana et sanctc
roatris Romane Ecclesie devotìone et obedientia avertere contendaci
et conentur, nos, impietati huìusmodi occurrere volentes, te, qui ctiam
litterarum apostoHcarura maioris et minoris iustitie corrector et in
utr.ique signatura nostra re- fé renda ri us existis, cuiusque litterarum
scienti! et prudcntia, ac in Deum pleiaiem ctiam familiari expcricatia
perspcctas habemus, nostrum et .\postolice Sedis nunciura ad lotum
domin um huiusmodi per presentes destinamus tibique verbum Dei
in illis partibus per probos et catholicos viros tam secutares quam
cuiusvis ordinis regulares predicar! et disseminari faciendi ac po-
pulos carumdera partium ad veram Chrisii fidcm et pietatem edificandi,
necnon quascunquc de fide male sentientes aut de illa quoraodolibct
suspectas inquirendi, et contra eos, prout iuris fuerit, procedendi« ac
iuxta canonicas sanctiones carceribus mancipandi et rigoroso exa-
mini et torture subiiciendi, et qui rcsipisccre ci ad gremium eiusdem
I
*Doc. VaL contro Veresia luterana
425
^clcsìe redire voi uen'nt, dummodo relapsi non sini, ;» quJbusvis eorum
Qetesibiis et in hde prcdicta erroVibus, illis prius per cos publice vel
**^cuiie^ prout tibi videbitur, abiurati et iniun«.ta inde sibi prò modo
f '''Pe penilenlia salutari et aliis, que de iure fuerìnt iniungenda, ctìam
**^ forOj scilicei in foro iuJiciali per te, in foro vero conscicnlie per
'^cerdoicm a te deputandum, absolvcndi et libcrandi, ac unitati ipsius
tccicsie et communioni fidelium restituendi, necnon qui corde in-
^^nto in hcresibus et erroribus suis pcrscverarent ac quoscunque
^rum receptJiorcs aut fautores debitis pcnis afficiendi, necnon omnia
*■** Ji'o^Ia alia inquisitoribus hereticc pravitatis a iure permissa cxe»
Sbendi et adimplcndi, ac aJ effectura pretnissorura quoscunque cul-
P^Wles aut suspectos, etiam per edictum publicum, locìs publicis et
coQsuetis affigendum, constito summarìe et exiraiudicialiter de non
*^to ad eos accessu, citandi eisque et aliis, quibus opus fuerit etiam
Slmili edicto ac sub sententiis, ccnsuris et penis ecclesiasticis inhì-
cndi ceicraque in premissis necessaria seu quomodolibet opponunum
*^itnci\^ statuendì et ordinandi, plenam et libcram apostolica auctori-
'*^ tenore presentium conccdìmus facultatem et potestatem, non
. '^»^libus consiitutionibus et ordinationibus apostoltcis cctcrisque
"^^riìs quibuscunque. Datum &c. (iulii 1555, anno quarto, sex
^'^^les inquisitorcs viderunt).
Vidi ]q. Petrus card.''* Neapoliianus
R. card/'» De Carpo
A. card.''* A. Compostellanus •
H. card."* Verallus
S. card.'" S.*' Calixti
Jo. card.''* Puteus.
Pau.
CXII.
^ S3, 22 luglio. Al vescovo di Coìrà sullo stesso soggetto.
[Loc. cit. 68, breve $0}.]
Epìscopo Curiensì.
Vcnerabilis frater, salutcm &:c. Cura gravi dolore animum nostrum
f^mulet hoc temporum nostrorum inter christianos populos, et in
**ta praecipue ampia Grisonum gente, de religione dissidìum, vo-
*^les huic malo ea, quac temporum ìpsorum qualitatcs patiuntur,
^'eraedia adhibere; miitimus in ìsta loca dilectum ftUum Paulura
^ llsan,pai
ìdaan
At OQQ ivessaoc
Ttt&eàs
■ a4 cScS lisqu'B^t^wns bst
sex DOtira opoa oecesui
pausala
^e tìbif ^ai ftc tizs ddcìnttiir
pio lenipofc oCkUJTCn&biit
soks, ut in quibosciB^
*Z)oc. Val. contro l'eresia luterana
427
icrrls et locis, in qulbus tibi oportunum videbitur, utiam vel
personas discretas et ìdoneas etiara tuì ordinis religiosa s, etiam
;rdotio consiitutas, in notartos seu tabellioncs, edam si, dura
ilo fucrint, tabellìonatus huiusmodi officium non habucrìnt aut
srint, ad effectum ut inquisitiones, interrogationes, responsiones,
tiones, confesiiiones, condemnationes, absolutiones, processus
quecumque, que circa negocìum fidei et officium inquisitìonis
iodi prò tenjpore facienda occurrcrint, fideliter et diligenter
bant, recipiant et conservcnt, et alia ad notariorum in talibus
iS officium et curam pcriinentia faciant, creare, constituere et
re possis et valeas auctoritatc apostolica facultaiem per pre-
concedimus. Decernentcs omnia acta per notartos aut tabel*
huiusmodi, per te presentium vigore creandos et deputandos,
injen rite et recte facienda, valere validaque et efficacia fore,
lam et indubitatam fidem ubique in iudicìo et extra faccre in
js et per omnia, ac si per quoscunque alios tabelliotMts seu
is publicos conscripta et facta fuissem, sicque per quoscunque
. et commissarios quacunque auctoritate fungcnies, sublata in
torum cuilibet quavis alìter ìudicandi et intcrpretandi facultate,
i et interprelari debere, irritum quoque et inane, si secus super
iiuoque quavis auctoritate scicnter vel ignoranter contigerii
ri. Non obstantibus premissis et apostolicis ac in provincialibus
tdalibus conciliis editis generalibus vel specialibus constìtutio-
st ordinationibus ceterìsque contrariis quibuscunque. Datum
; apud s. Petrum &c. die 27 februarii 1554, anno 5."
/. domini mei inquisitores suplicant prò grati», attento quod
lis partibus fidcles notarli non repcriantur ad secreta officii non
Ida.
Ja. cardi" Puteus
Jo. Petrus card.''* Neapolitanus
R. card.''* De Carpo
f episc. Albancns. card.^'* Compostellanus
N. card.''* Verallus
S. card.'** S « Calixti.
Jo.
4^S
7?. Jontana
CXIV.
1
lyyjf 20 luglio. Limitazione delle facoIt;i di procedere
contro gli eretici in ogni regno cristiano delegandovi
anche commissari, concesse da Giulio III al generale
dei minori osservanti il 12 gennaio 1555.
[Arch. secr. Varie. Pauìi IV brev. min.
JL MDLv, II, I, breve 126.]
Paulus papa IIII.
Dttecto (ilio Clementi Mondi. ino theoìogie professori et totius ora
ftatrutn mìnoruni de obsenuntia uuncupatorum mitùstro generallJ
DilKte fili, salutem et apostolicam benedictìonem. Dudum
WMi rrcordationis Julio papa HI predecessore nostro enunaru;
Jìn<t< tenori^ subsequcntis. Oilecto tìlio Clementi Moneliano thei
|gi||ic professori et totius ordinis fratrum minorum de observantia
nyMKVfAtoruiu ministro generali, Julius papa HI. Dilecte fili, snlutera
M JkfK'diK^'^i^^in bcncdictionem. Cum ad nihil inagis nostra aspìret in-
MKif\ vjuam ut tìdes cattolica nostris potissime temporibus ubique
%(yKk\ vt u»tieatur, et omnis heretica pravitas a cbristifìdelibus no-
li* < i procul pcllatur ac ipsorum tìdelium animas Deo 1u
Imufllt"" u^emc^ operam vigilem impendimus, ut diabolica fraudi
4ini|j| %à caiiUm dominicam revertantur ac cunctis erroribus extii
iÉlfei fliftAtnik tidci Kclus et obscrvantia in ipsorum cordibus lìdcliu
K>«i^k^;» ìiii|(triiuatur ; et si qui animorum perversitate ducti in coru
A' }>rofoaito perseverare malucrint, tallier in illos adnimad-
««««y«ii4^ i|¥NmI cortim pena aliis sit in exemplum. Cum ìtaquc nos
IHdv ^^ii^ tb loitìo nostre ad summum apostolatus apìcem ass^um
MÉMlàl M MW^ cordi iixum fui:, ut lìdes ipsa ubique suscipcn
imUMMMlRMm Mt^ueuntcs per nos solos aliis etiam arduis occupa
lÉM^^Éttk vHiM^U cxe>)ui. nonnullos ex Sancte Romane Ecclesie cardi
mi^ A., .v^.t^ «postolice solicitudinis assumptos, de quorum do*
/n'rx. ^ ^ionìs telo et rerum experientia plurimum in Do-
tiiilMk we-sK^iiiuis nottrus et Apostolice Sedis in omnibus et singulL
Ti^ l't'-ir x^^^Unv cìvitatibus, oppidis, terris et locìs tam citra qua
^ «hu abilibet etiam in Italia consistentibus super n
que
no-
crH
udiS
itir^l
luiqH
d-
os
I
^oc. Val. contro l'eresia luterana
429
godo fìcJei commìssarios et inquisitores generales et generalissimos
cuTii certis facultatibus tunc expressis apostolica auctontate consti-
tuentraus et dcputaverimus, proui in nostris inde confcctis litteris
Plcnius continetur; et prefati cardinales ubique personaliter adesse ac
per singulas provincias se conferre commode non valeant, et non-
^^"^ labe heresis infecti propter eorum infirmitates seu huiusmodì
'Hioreni aut loci intercapedinem vel inopiam aut alium respectum ad
^^ et cardirìales prefatos coratn nobis seu eis ad culpas suas reco-
e'ioscendas accedere differant et vereantur in eorum anime periculum
^'^ niodicum, et sicut accepimus, tu ad diversas mundi pane prò
' ^eneralatus officii executìone te conferre habeas, nos de tui zelo,
, ^» prudentia, doctrina et rectitudine specialem in Domino fiduciam
^ab
Ani
<^ntes a e sperantes, quod tu per tue solicitudinis studìum hereses
»«-er
te
■
«JsmoJi exsiirpare et ipsius oriodoxe fidei fructuosos palmìtes pian-
totis vìribus conaberis, motu proprio et ex certa nostra scieniia
*>ostrum et SeJis predicte ac eorumdem cardinalium commissa-
^*Ti et super premissis inquisitorem in omnibus et singulis regnis
Provinciis, terris, locis et dominiis ad que te destinare contigerìt,
. ^^^rn citra et ultra montes (regnis tamen Hispaniarum exccptis), ac
'^ i^t^alia et alias ubilibet auctoritate apostolica prefata tenore pre-
*^*i *im constituimus et deputaraus, ac libi contra omnes et singulos
'^'^ ^ Domini et fide catholica aberrantes seu de fide male sentientes
*^* ^li.^s quoslibei etiam de heresi suspecios, illorum sequaces, fautores,
*^*^«nsores ac illis auxilium vel consilium directe vel indirecte, pu-
^*^^r vel occulte prestantes, cuiuscunque status, gradus, ordinis, condì*
*~**^ Ì.S vel preheminentic fuerint, una cum locorum ordinariìs, in casibus,
<^uibus de iure intervenire debent si legitime requisiti intervenire
'^^'^Jerint, alioquin sine eis, iuxta tamcn canonicas sancttones inqui-
^^*^ Oi et precedentibus sufficientibus inditìis ad capturam procedcndi
^^ captos carceribus mancipandi, et finalem sentcntiam contra eos
^*"oferendi ac delinquentes, iuxta tamen canonicas sanctiones et san-
*"^Orum patrum instiiuta, prout qualitas exccssuum exegerit, pcnis de-
**^tts afficiendi, et si ipsi ordinarli aut alii inquisitores prius inceperint
^ÀYiilominus etiam cum eis te intromittendl et procedendo, omncsque
offìciales vestros, procuratores (ìscales ac notarios publicos et alios
*d premissa necessarios etiam clericos et religiosos, cuiuscunque or-
dinis fuerint, una cum locorum ordinariis seu aliis inquisitoribus pre-
fatis et sine eis, prout ordo iuris postulaverit et utilitas exegerit. adhi-
bendi, ac eis, ut onus huiusmodi et alia premissa, prout ad eorum
officium respective spectaverit, faciendi, etiam superiorum suorura
licentia super hoc minime requisita, acceptent et subeant, in viriute
sancte obedientie prccipiendi, et, si necesse fuerit aliquem clcricum
I
*B. fontana
proptcr prcmissa degradar!, quoscunque t5bi bene vìsos episcopos, ut
degradatjoni huiusmodi una cum ordinariis et aliis prefatis^ aut, illìs]
recusantibus scu absentihus, sinc eis, intervcniant in virtute wncte
obedicntic monendi, et contradictorcs quosHbet et rebelles opportuni;
iuris et facti remcdìis compescendl ac auxtlium brachi! secularis,
opus fuerit, invocandi, nccnon ad veritatis lumen redìre aut hmu
modi hereses et errores abiurare volentes, si alias relapsi non fucrint, 1
reccpta prius ab eis hcresis et errorum huiusmodi abiuraùone pu^j
blice vel occulte et alias, prout tibi videbitur, facienda, prcsiitoque^
per eos desuper iuraraento, quod talia deinceps non committerent,
nec talia vel alia eis simlUa committeniibus seu ìlUs adherencibus ^
auxiljum, consiliura vel favorem per se vel alìum seu alios non pre-H
stabunl et alias in forma Ecclesie consueta ab eis et qlnbus^•is cen-
suris et penis ecclesiasifcis, quas propterca incurrerint, iniurcta eis
publica, si id tibi videbitur, seu alia penitentia cum solemnitatibus a fl
iure requisitis, seu absque eis aliis tibi benevisis, etiani absque eo quod ■
ad id aliqucm ordinarium aut alium requiras, dummodo ii per suum
ordinarium aut conimissanum seu inquisitorem ad hoc deputatos
prius inquisiti non fuerint, absolvend: ac reconciliandi et ad gremium
CI uniiaiem sancte matris Ecclesie restitucnJi et rcponendi, necnon
ad nostram et diete Sedis gratiam et bencdiciionem recìpìendi ac
penas iuris et alias debitas limitandi et remittendi, necnon alias ec-|
clesi.isticas personas idoneas, in thcologia magisiros seu in altero ]
iurium doctores aut licentiatos aut etiam baccalarìos aut ccclesiarum |
cathedralium canonicos, vel alias in dignitate ecclesiastica constitutos,
quoties opus esse cognoveris, qui pari iurisdìctione, faculiate et aucio- |
ritatc, quibus tu fungcris, fungi possint, tecum assumcndi et subrogandi, j
inquisitores deputandi eisque vices tuas in toto vel in parte, reservatis
tibi scntentiis iìnalibus et condemnationibus ac aliis casibus, de quibus
tibi videbitur comittendi, ac eosdem in toto vel in parte ad tui libitum
etiam in negociis et causis per eos tunc ceptis rcvocandi; necnon
quoscunque culpabiles legitimis prccedentibus indiciis torquendi et
contea eos procedendo et ad incamerationem perpetuani vel tempo- ^
ralem, prout tibi videbitur, condemnandi; nccnon ad traditìotjem curie fl
seculari, prout iuris fuerit, procedendi tibique et eisdem deputandis
quoscunque a quibusvis excommunicatlonis et aliis scntentiis, cen-
suris et penis ecclesiasticis a iure vel ab homine, etiam per Htteris
in die Cene Domìni legi consueta», occasione dictorum crìminum in
tales promulgatis absolvendi ac super irregubrìtate per sic excom*
municatos, etiam divinis ofFiciis se immiscentes, contrada dispcnsandi
et ad altaris minisicrlum restìtuendi tibique inquisitores et alios quos-
cunque inquisJtionis officiales, qui deliquerint in eorum officìis et
T^oc. Vai. contro l'eresia luterana
4?i
vetiu comiserint, etiam si religiosi exempii ac cuiuscunque ordinis
etimi mendìcantium fuerint, iuxta suorum criminum excessus, prout
iuris exliterit, punienJi et castigandi; necnon quoscunqiie religiosos
"juorumcunque etiam mendicantium ordinum, quos ad id idoneos co-
gnovcris, ad onus inquisitionis huiusmodi, eorum prclaioruni petìta
licentift non obienia, licentiam suscìpìendi, cogendi et compellendi,
ic omnia et singula alia, que ad huiusmodi hcreses et errores ac sa-
crifcgia huiusmodi refrenanda et radidtus exi-rpanda opportuna esse
^uomociolìbct cognoveris, et ad offìcium inquisitionis huiusmodi tani
"^c iure quam consuetudine aut ex privilegiis pertinent, faciendi, ge-
'endì, ordinandi, cxercendi et exequcndì plenam, liberam et omni-
oodam facultatem concedinius per presentes, non obstant'bus felicis
recordationis Bonifacii Vili, qua cavetur, ne quis extra suam civitatem
^1 diocesim nisi certis exceptìs casibus et in illis non nisi ultra unara
dieiam a fine sue diocesis ad iudicium avocetur, scu ne iudiccs a
Sede predicta deputati extra civitatem seu diocesim, in quibus de-
putati fucrint, contra quoscunque procedere aut alii vel allis vìces
suas comraittere presumant et de duabus dietis in generali, necnon
Clernentis V, Romanorum poniifìcum predecessorum nostrorum, in
Vicnnensibus conciliis editis ac aliis consiitutionibus et ordinationibus
apostolicis, necnon quibusvis similium facultatum suspensionibus ac
privilcgiis exemptionibus ed indultis ac litteris apostolicis, etiam per
P>e racmorie Clememem papam VII etiam predecessorem nostrum
P^*^OQis prefatis seu in eorum favorera ac edam quìbusv» ordinibus
^^ iilorum prelatis, sub quacunque forma et verboriiim expressione
****n3 motu proprio et ex certa scientia ac ex quibusvis causis et
qua vis consideratione in genere vel in specie quomodolibet concessis,
^Pprobatis et innovatis, quibus omnibus, etiam si prò illorum sufficienti
crogatione de illis eorumque totis tenoribus specialis, specifica et
*1aìvi{iua^ non autem per clausulas generales idem ìmportantes mentìo
^ C|uevis alia expressio habenda aut aliqua alia exquìsita forma
^oc servanda foret, tenores huiusmodi ac formas datas ac si
"^erbo ad verbum nihil penitus omisso ac forma in illis tradita
. ^^f ti forent, presentibus prò sufficienter expressis habentes, illis alias
^v>o roborc permansuris, hac vice dumtaxat spedalìter et expresse
^•"«^gamus; ceterisque contrariis quibuscunque, aut si personis pre-
. ^tis vel quibusvis aliis communiter vel divisìm a dieta sit Sede
-, *^valtum, quod interdici, suspendi vel excommunicari non possint per
^^ras apostolicas, non faciemes plenam et expressam ac de verbo
^ "verbum de indulto huiusmodi mentionera, et quibuslibet aliis pri-
**^gii$ et litteris apostolicis sub quibuscunque tenoribus et formis
'ticessis, per que prescntium litterarum et tue iurisdictionis in pre-
•
«
43^
'B. fontana
mlssis executio quomodolibet impedir! vel differri possit, que qi
hoc ipsis aut alieni eorum nuUaieaus suffragar! posse vel debere de-
cerminus. Volumus auteni quod presentium iransumptis, manu nourìi
publici subscriptis ei sigillo alicuius persone in dignitate ecclesiastica
constitute seu curie ccclesiastice munitis, eadem prorsus fides ubiqoe
adhibeaiur, que cisdem orlginalibus litieris adhibereiur, si forern cxi-
biie vel osteose. Datum Rome apud sanctum Petrum sub annulo
piscaioris, die .xri. ianuarii 1555, pontìficatus nostri anno -v***.
Cum autem, sicut nobis innotuit occasione dictarum Utterarum,
inler te et alios inquisitores ab eodcra Julio predecessore nostro in
Sede Apostolica, necnon commissarios per cardinaics super negocio
fideihuiusmodideputatos alique dissentioncs cxortc fuerint seu exoriri
posse crcdantur, et id in christlfidclium scandalum et roligionis op-
probrium cedere possit, nos disscnlionibus et scandali» ipsis, prout
ex debito pastoralis officii tenemur, obviare et iuier vos, prout ipsius
predecessoris intentionis fuit, pacem et concordiam vigere cupienic%
moiu proprio et ex certa nostra scientia preìnsenas litteras et io eìs
contenta quecunque ad hoc, ut tu, quoiicns te ad regna, provincias,
tcrras, loca et dominia predìcia prò lui generalatus otficiì executione
conferre contigerit et non alias, ad beneplacitum nostrum tantum
omnes et siiigulos uiriusque sexus chrisiifideles tam seculares quam
ecdesiasticos et quorumvis ordinum rcHgiosos, mcndicantibus non
tui ordinis exceptis, cuiuscunque ecclesiastice et mondane dignitatis,
status, gradus, ordinis vel condiiionis fuerint, luthcranis aut aliis ne-
phariis hercsibus rcspcrsos, ad veriiatis lumen rcdìre ac hercscs huius-
modi abiurare volentes, si desuper ab aliis, quos spectat, inquisiti non
fuerint, et id humiliier petierint et alios sub dlctis litteris compre-
hensos, rccepta prius ab eis abiuratione heresum buiusmodi ac iura-
mento, quod lalia et similia non comìtiant, ncque ea comittcntìbus
aut illìs adherentìbus auxilium, consilium vel favorero per se vel
alium seu alios prestabuni, ab huiusmodi heresibus, necnon anathe-
matis et maiorls excommunicationis aliisquc scntcntiis, ccnsuris et
penìs eccl est asti ds, per eos propterea incursis, in foro conscientie
tantum absolvere et reconcìliare et ad grcmium et unioncm sancte
matris Ecclesie restituere et reponcrc, necnon ad nostrara et Sedis
Apostolice gratiam et benedictioncm rccipcrc valeas, auctorìtaie
apostolica per prescntes reducimus et limitamus tibiquc in virtute
sancte obedicntie distri ctius inhiberaus, ne de cetero litteris predictis
et per illas tìbi concessa facultaie, nisi modo et forma premissis, uti
presuma?, decernentes irrilum et inane, quicquid secus contigerit at-
icmptari ; in contrarium facieiitibus, non obstantibus quibuscunquc.
Rome apud $.«»»> Marcum &c. die .xx. iulii 1555, anno primo.
I
^Doc. Vat, contro V eresia luterana
433
Pro c^n^ete et pace vi5um fuit mihi litteras preinsertas ita lìmi-
~x^xyà{^^ et reducendas] fore: et si S " Sue placu[erit, poter]it expe-
jiri- J*-- card.'" [Puieus].
Jo.
CXV.
1555, 8 agosto. Per la buona direzione del monastero di
S. Vito ferrarese : che senza licenza non si ammettano
visite di donne, e non mai uomini, tranne i ministri
necessari in esso monastero che non vestano altro abito
che quello del proprio ordine.
[Loc. cit, breve 165.]
Paulus papa IlII.
8 augusti 1555.
Pro bona dìrectione isiìus monasterii (S." Viti ferrariensis) mo-
oialium ferrar! cnsium ordinis s." Augustini canonicorum regularium
congregationis Domini Salvatoris.
Jo.
CXVI.
IJ55, 21 settembre. Contro l'arcivescovo di Porto Torres
che disturba gli officiali dell* Inquisizione e della Cro-
ciata nel regno di Sardegna.
[Loc. cit. breve 241.]
21 septembris 1555. ^°"0 primo.
Mandatur istis tribus episcopis, ut, constilo cis de privilegìis di-
ctorum officialium et ministrorum, per quae ab omni iurisdictìone
et correctione ordinariorum exempti existunt, eis assistant contra
modernum archiepiscopum Turritanuni^ qui cos vigore quarundam
litterarum Paulì III quotidie molestare non cessat. Cum opportuna fa-
ArchMo della R. Società romana di ttoria patria. Voi. XV. 28
434
"B. fontana
cultate citandi dictum archiepiscopum et quoscunque alios et cis inhi-
bendi &c. (i).
(Venerab. fratribus Alvarensi et Sellensi ac Bosanensi epìscopis).
Pro oflìcialibus et rninistris officii S.™*^ Inquisitionis et Cruciatae _
in regno Sardiniae deputati, supplicante imperatore.
CXVIL
1555, 1° ottobre. Ordine al duca di Ferrara di arrestare e
mandare a Bologna i modenesi Bonifazio Valentini pre-
posto della cattedrale, Filippo Valentini, Ludovico Ca-
stelvetro, e il libraio Antonio Gabaldino, infetti di eresia.
[Arch. Vatic. Pauli IV hrei'ia ad principts, a. IJ54 ad 56,
n. 4, ep. 241, e. iji.]
Diiecto filio, nobili viro, Herculì duci Ferrariae
Paulus pp. mi.
Dilecte fili, nobilis vir, salutem et apostolìcam benedictìonem.
Testimoniis raultorum, qui dignlssimi sunt, ut omneni eis fidem
adhibeamus, nobis certius in dies affirniatur, esse aliquot MutJnae,
qui hereticis opinìonibus ac pravitate adeo iam infecti sunt. ut nìsi
praesentìa remedia adhibeanlur, maxime timendum stt, ne brevi totam
corrumpant civitatem. Quare, cum nobilitati tuae id omnino igoottmi
esse arbitremur, alioquìn prò ea religione, quam semper professus
es, nullo modo id abs te perferri potuisset; nobilitalem tuam ea de
re certiorem facerc voluimus; tantoque animi studio, ac tanta soUi-
citudine, quanta prò nostro officio ac fide christifidelium eoruraque^_
animarum salutero apud omnes procurare et tueri debemus, te infl
Domino hortamur, atque in virtute sanctae obcdientiae et in Dei
nomine districtc praecipiendo requirimus, ut, stati m bis perlectìs
literis, re nemini conimunicata, praeterquam iis durataxat, qui ad id
exequendum fuerint necessarii, infectos ipsos capi iubcas, ac diligenter
custoditos in manus vicelegati Bononiae transmitti. Capìendi autem
hi sunt, videlicet, Bonifacius Valentinus, ecclesiae cailiedralis Muti-
nensis praepositus; Philippus item Valentinus; Ludovicus Castelvedro^'
I
«ergo.
(i) Anche di questo breve »i pubblica U tolo sunto contemporaneo che ti trovA «f
Tktc, Vai, contro l'eresia luterana
435
Po ^^"'"* Gabalilinus bibliopola, S€U librarius. Q.ui cum in vicelegati
q ^^'^'eni vencrint, is huc eos ad tribunal ac iudices Sanctae In-
jg '*'^onis perducendos curabit. Et quoniara non dubitamus, nobili-
fu fuAm prò Dei honore et catholicae hdei conservatione sua-
^^ *I"e civitatura incolumitate non minus prompte id facturam, quam
r -^'*^^ramus, pluribus non scriberaus, ne de pia et optima tua vo-
j ^te non tantum nobis polliceri, quantum perpetuo facimus, vi-
^y- '^'^r. Datum Roraae apud sanctum Marcum sub tnnulo piscatoris,
^^^TQz octobris .MDLV. pontificatus nostri anno primo.
CXVIII.
-^ S , 15 novembre. Persecuzione di cristiani novi, ossia
^^arrani, a Pesaro e Sinigallia.
[Loc. cit. tp. 267, e. 146,]
^^ìlccto fiUo, nobili viro, Guido Ubaldo de Ruere, Urbini duci,
nostro et sanctae Romanae Ecclesiae capitaneo generali.
Paulus pp. mi.
Dilecte fili, nobilis vir, saluiem et apostolicam benedictionem.
'*^udivìmus ex iis novis christianis, qui e Portugallia in Italiani se
^"^ontulcrunt, nonnullos, contra quos Sancta Inquisiiio procedebat pro-
V*^erca, quod Dominum nostrum Jcsum Chrisium negare et ludatcam
legem profiteri cogjtant, partim Pisaurum, partim Senogaliara et in
alia loca iurisdictionis luae cum prcciosioribus rebus suis confugisse.
Hortaraur nobilitatem tuam, et omni studio in Domino requiriraus,
ut, statim bis perlectis literis, nihil curae aique operae praetcrraìttat,
ut eos quovis ex loco, quanto cautius occultiusque fieri poierit, cum
bonis ac rebus ipsis, diligenter custoditos Anconam, unde raaior ipso-
rum pars profccta est, reduci, atquc in eorum manus tradi iubeas,
qui eiusdem Inquisitionis commissarii et ministri sunt. Et quoniam
cxistimamus, minime te praeterire, qua nos ubique diligentia quo-
tidJe utamur, ut horaìnes huiusccmodt, qui nostram religionem aut
dcsercre aut corrumpere conantur, vel ad sanltatem redeant, vel
poenas debitas persolvant, non dubitamus tuam nobilitatem, prò sua
erga Deum fide ac pietate, in cius maìcstatis gloriam et aniraarum
salutem prompte id ac libenter faaurara esse. Datura Roraae apud
sanctum Petrum sub annulo piscatoris, die .xv. novcrabris .mdlv.
pontificatus nostri anno primo.
43^
ì. fontana
CXIX.
1555, 24 novembre. Al duca di Ferrara perchè arresti e
mandi occultamente a Bologna due eretici, che indi-
cherà il vescovo di Brescia, i quali dalla Germania sa-
ranno presto a Ferrara.
[Loc. cit- ep. 279, e. 152.]
Dìiecto fìlìo, oobili viro, Herculi duci Ferrariae
Paulus pp. IIII,
Dìlecte fiU, nobilis vir, saluiem et apostolicam benedictionem.
Facti certiores sumus, duos, qui in diversa Germaniae et aliarum
regionum loca, non nullura hcresis genus publice professi sunt,
ìsUiic Ferrariae propedìem futures esse, sicutì a dilecto filio Josepho
Brixìensi, cui, aestatc proxiraa istac transìturo, ad nobilitatcra tuam
in eius coraitiendationera literas dedimus, scriberetur, vel ab eo, qui
has libi reddìiurus est, meiius cognosces, Pro ea cura, quara, Deo
adiuvante, suscepimus, ut huiusccmodi Iiomines vel ad poeniteniiam
et vcram sanitatcra redeant, vcl a piis bonisque sciunganiur, ut con-
tagionc sua nerainem possint corrurapere, nobilitatem tuam botta-
mur, atque omnÌ studio in Domino requirimus, ut cum eo heretici
ipsì pervcnerint, ubi opportune id fieri posse intellexeris, stati m €0S
capi cures, et ad venerabiles fratres vel Bononiac vicelegatum vcl
Romandiobe gubcrnatorem diligcnter custoditos, quanto cautius,
occuhiusque fìeri poterit, nostro nomine adduci, atque in eius ma-
oibus ac potestate rclinqui. Q.uod crit nobis quam gratissimum, ac
Deo maxime acceptum; prò cuius in primis honore et catholicae
(idei conservatione, haec ab omnibus fieri debent iibentissime; atque
ab hiis potissimum, qui erga illius Maiestatem, ea religione ac pie-
tate sunt praedìti, quam nobìlitas tua apud omnes prae se perpetuo
fert. Datum Romae apud sanctum Petrum sub annulo piscatoris, die
.xxiiii. novembris .xMdlv. pontificatus nostri anno primo.
*Z)oc. Vat, contro l'eresia luterana
437
cxx.
-5" ^ ^i, 3 f marzo. Essendo trascorso il termine dì tre mesi
accordato agli eretici di Lucca, palesi od occulti, per
ssottomettersi, si esorta il Governo a lasciare libera, ed
-assistere l'opera del S. Uffizio di Roma, persistendo
«olà l'eresia,
[Arch. secr. Vatic. Pauli IV brev, miti.
a. MDLVi, I, 7, breve 103.]
Dìlectrs filiìs vexniifero iustìtie et antianls seu consiliariìs
communitatìs Lucanae.
Dilecti filii, saluicra. Dudum ex certis tunc expressis raiionabilibus
^ J^' ^-^sis venerabili fratri Alexandre episcopo Lucano per alias nostras
^^ forma brevis litteras concessimus et mandavimus, ut omnibus et
^ *^ gulis in civitate er diocesi Lucana labe hcresis quomodolibet in-
^^^ "*=iiis seu veheraenter suspectis et illorum sequacibus, fautorìbus ac
^^ iensoribus, nec non illis qui eis auxilium, consilium vel favorem
^ 'fecte vel indircele, publice vel oculte impendissent, cuiuscunque
^aius. gradus, ordinis, dignitaùs seu preminentie extiterint, si in tcr-
^^^^'^ino triuni mensium a die publicaiionis earundem litteraruni, per
V3»sum Alexandrura cpiscopum faciende, computandorum errores suos
^^ t complices eorum sincere et non ficte coram codcm Alexandre
^^ piscopo solo confessi fuisseni et de ipsis erroribus veniara humiliter
^^et^issent eosquc et omnem heresim seu suspitionem lieresls anathe-
"^'^atizassenc et detestati fuissent, recepto ab eis iuramenio, quod si
Xjnquam ad eosdem vel alios in fide errores seu suspitioncnti redirc
"^resumerent, se perpetuo .mathemate dignos pronuncìabunt, ac se ca-
*ionum severitatì subiiciebunt (i), iuraniento et confessionibus huius-
xnodi manu propria ipsìus Alcxandri episcopi in scriptis redactis et
«ius sigillo firmatis impositaque eis penitcntia salutari, bcnclicium
^enie et absolutionis a quibuscunque censuris ecclesiasticis et rerais-
aionis penarum a iure seu per sacros canones inflictorum et aboli-
tìonis infamie per cos occasione huiusmodi incurse auctoritate nostra
impenderet, et cura clericis supra irregularitate hac occasione con-
tratta et retentione beneficiorura dispensarci, prout in eisdeni litteris
(1) Nel tns, si legge « nubijcicbant ».
4J»
•B. Jontai.
Bobis onpcr fluoiiiil, fiocK AC& tm
ìb cìntiae a dfeccà prefictis fa
xA'X. pcniiiKÌirr ÌMoieaciat, et puymcj
hBes fi 4tif ff ao$mp> StiKty *ììt^ rr* tt<4 if m* riiiliìinIfT bmtàcE
povteBi ni loca npABci clirìsiùm i
ex EKflhasnD cit !■ lifr coocesurani
% ex idMto aostri fwnfiti oCca
Bcfuo ex eiiofcs luuiMii>di f jmV m evdfi et rufitìim
To» «pcatoRca -nungìKe per pcmwm buitwuc ■utiitnL in WrttBC-j
mìftf <Jkmìi tir dmricte pctcìpicado i
co*if taqaìntores offiòo sao Kerr &Hgì a ism&xiaDeB
hb coapetentera, cxùin si ad capooram aliqoaram proccdendom so,
CKC^Sl pCTJWtriri^ VCIHIU fTlMW ipSS i
aftst i^vcaCB CI ictumì* osiBraifac opeai cwiàlìBnii et
»C s opoa Cmiìc, asxiBgm vesm Indifi secnlim |
«!•», aec eos ab afiqtao in ptocei— haiiwwxii <
ilffriBdflibia flca ilBas orcawwif ^nmandnEbet £acieB^ iaipe&i]
tcti pCfUnan pcnuttaiiL Etìt eniia boc, sacnt panna est, its et — **gv
stratu vestro ^fignnaa et oimwnwumti Deo^ oùis r-*"— aj^tor, ac iwf*ff
ralie gratm et acccptxm. Dasam Romae -apod s^ Petrom &c. die
ultznia manii 1556, anoo pna».
CXXL
155^, 20 maggio. Al cardinale Maadrasio, luogoceoente
del re di Spagna in Milano, perchè proceda contro co-
loro che hanno» con falso mandato, procurata U fuga
di Claudio di Pralboino, già frate Angelo Maria, eremi-
tano di s. Agostino, eretico convinto e fisrse reiapso ; j
impedisca il diffondersi nel ducato di Milano
eresie degli Svizzeri e dei GrìgionL
[Loc ciL breve 187.)
Dìlecto filio nostro Chiìstopiiaco tstofi Saocti Ce$ani
presbitero ranJinafi de Trìdento macapatOL
Dilecte fili noster, sahitem. Cvm, sicot oobts mper ronotiùt, ìni-
qoiutìs fillus Claadhi^ de Praao AlbaysOi frater oidipis saacti Ain> I
^oc. Vai. contro l'eresia luterana
439
rosìì ad nemus alias Angelus Maria ordinis fratruro heremitarum sancii
ngustini professor, quem de heresi convìctum et forsan relapsum
u pcrtinacem dilectus filius modemus heretice pravitatis in ista
viuie Medìolani inquisitor curie secularis de facto tradìderat, quique
TDpterea quod a sacris ordinibus in quibus constitutus erat actu de-
radatus non fuerat in carceribus secularibus, mala stalla nuncupatìs,
eie civitatis custodiebatur, in vigilia paschatis resurrectionis domi-
cc proxima pretenta de sero pretextu cuiusdam mentiti et sub co-
inè ìpsius inqulsìtoris falso fabricati mandati eum relaxaiido ex
irceribus predictis dimissus fugam arripuerìt et vcrisiniiliter presu-
idtur hoc non absque consensu et interventu nonnullorum causidi-
nnnu eidem Claudio indebite et conlra sacros canones faventium,
ctum fuisse, circumspectionem tuam, que etiam charissimi in Cbristo
li nostri Phìlippj Hispaniarum regis catbolici et Medìolani ducis in
kcatu et dominio Medici snensi locumtenens existit, bis nostris admo*
^dam CI in Domino hortanJam duximus, ut prò tua in Deum, cuius
ivsa agitur, piotate et in nos hancque Sanctam Sedem reverentia
inistris et ofRcialibus tuis, ad quos hoc pertincre cognoveris, ex
&cio tuo mandes, ut supra huìusraodi fuga et fautoribus ipsius
audii, ac quibusvis tam in premissis quam in ceteris omnibus of-
:ii inquìsitionis huiusinodi negotiis predìcto inquisitori prestitis ira-
Bdimcntis diligenter inquirant, et quos culpabìles repererint (t) ipsi
quìsitori, prout iuris fuerit, puniendos conslgnent eidemque inquisì-
tri in bis omnibus et quibuscumque aliìs ad officium inquìsitionis
Bìusmodi spectantibus favorabiliter adessc operaque favorem et
Snulium, ac, si opportunum erit, brachium seculare tuum prestare
blis, ne causam liuiusmodi, quam conniventìbus oculis pertransire
Olumus, ad nos advocare cogamur, et insuper ne hcreses, que in
pmlnio Elvetioram et Rhctorum alias Grisonum grassantur, ob eo-
Mn isti ducatui propinquitatem in eundem ducatum irrepant, dili-
ùjter invigiles, ìnquisitores ipsius ducatus et dominiì ad premissis
E)standum sepius exciiando eìsque auxilium» consilJum et favorem
I lìis poUiccndo et cum effectu impartiendo; sic enim rem tua cir-
Ijmspectione dignam ac Deo et nobis gratissimam facies. Datum
e apud s. Petrum &c. die .xx. maij 1556, anno primo.
Ja, cardinalis Puteus.
Jo.
(i) Qui seg;aoDO poche parole caBceUate, e in mtrgiae bi nou : » Unc^u videatiur
> qiiu lanquam faatorM debcnt «biunre, J4. car. (Puteiu) •.
440
^B. fontana
1
CXXIL
^55^» 30 alaggio. Severe condanne degli Ebrei convertiu
e ricaduti nell* ebraismo, in Ancona.
[Loc. cil. Bf€V. ad principes, a. mdlvi, II, e. 34].
DUectis filjis vicario veoerabìlis fratris episcopi Anconiiani in spi-
ritualibus generali, et Vincentio ordinls fratrum praedicatorum, ac
Cae^arì a Navi, ofTicìi Sanctae Inqutsitionis in cìvitate nostra
Anconae commissariis, et eorura cuìlibct.
Dilecti filii, salutem et apostolicam benedictìonem. Cum, stcuti
expositum nobis fuit, ex Lusitanis et aliìs apostatis, qui a Christiana
religione ad superstitionem (i) et vitam iudaicam desciveruct, et
qui proptcrea isthic in civitatc noatra Anconae in carcerem conìccti
sunt, alii iudaismum abiurarint, ci ad perpeluos carceres per vos
condenmati fuerint, et alii condcmnati et curìae ac potcstati sccu-
lari traditi, se itera iuJaismum abiuraturos dixerint. Nos prò unius-
cuìusque corum cuipae qualitate iustìtiam cum misericordia et nù-
sericordiam cum iustitìa coniungere volentes, vobìs ac vestrum
cuìlibct per praesentes committimus et manJamus, ut pocnitcntiara
eis per pocnani huiusraodi iniungi curetis, videlicet ut qui iudaismum
abiurarunt, et poena carceris perpetui multati sunt, ad trireme* mit-
tantur, in cisquc ad nostrum et Scdis Apostolicae beneplacitura rc-
raancant, iis tantum excepiis, qui nimia vcl sencctutc vcl corporìs
debilitale inhabiles sunt. Qui autem curiae secularì traditi fuerum et
iudaismum se abiuraiuros dixcrunt, ctsi poena ultimi supplici! digni
sunt, nostra tamen et Apostolicae Scdis benignitate ac dispensatione
ad iriremes in perpetuum sine ulla exccptione mittantur. Super qui-
bus omnibus et alìis circa ea nccessariis per vos, ut praefertur, ca-
randis et cxequendis, auctoritaie apostolica et earundem praescn-
Uum literari^m tenore, plcnam vobis faculiatem damus et concedinius.
In contrari um facientibus, non obstantibus quibuscunque. Datum Ro-
(r) Portoghesi e Sptgnaoti ; qui ti tratta <I1 crisiiani nuovi o marrani, i quali dopo
di aver la*ciaio ài vivere fecondo ta legge ebraica vi ricaddero, e, o avendo abiurato, o
essendo diiposti all'abiura un'altra volta, il perdono della colpa doq U libera dalla pena.
È notevole che alla parola «legem* (i« atata lottituita la parola ■ lupcratitioaei
^oc. Vat. contro Veresia luterana
44r
CXXIII.
apud sanctum Petrum sub annulo piscatoris, die .xxx. ma»
ICOLVl. anno secundo.
Icar. Putcus.
Ifr. Bin.
55^i i** giugno. Destituzione del canonico Giulio Au-
gusto, coadiutore del vescovo dì Bergamo, scomunicato
er inobbedienza ai decreti del S. Uffizio dì Roma.
|Loc. cil. Pauìi IV brcv. min. a. mdlvi, li» 7, breve 203.]
^ilecto iilio Joanni Baptistae Brugnadello clerico fiobiensi»
u!riiisque iurìs doctorì.
ilecte fili, salutem. Cum nuper Julius Augustus canonicus Ca-
nensts utriusque iurìs doctor, quem alias felicis recordaiionis
alius papa III praciiccessor noster ex certis tunc expressis causis
a vcnerabìlis fratris Victoris epìscopi Bergomensis quoad admìni-
tratlunem spirltualium in ecclesìa, civitnte et diocesi Bergomensi assi-
tentem et consultorem ac quodam modo coadiutorem et vlcarium
tiara in his quac ad forum contentiosura concernebant ad suum et
kdis Apostolicae beneplacitum per suas in forma brevis lìitcras consii-
uerat et deputavcrar, ob non paritionem mandatoruni sìbi per vene-
rabiles fratres nostros S. R. E. cardinaies hereticae pravitatis in
universa rcpublica Christiana inqnisitores factorum,sententiara cxcom-
Tnunicationis incìdisse, et incurrìsse declaratus, et prò tali publice
dcountiatus fuerit, proui in actis noiarii inquisitìonis huiusmodi
dicitur plenius contineri; nos t^undem Julium, ne exemplo suo alii
pracvaricent, ab officio assistentts, consultorls, coadìutoris et vicarii
hmusmodi harum serie revocantes et amoventes» et ne idem Victor
episcopus circa administrationem spìritualium huiusmodi ultra so-
ft'ruTO gravetur, alium in locum ipsius Julii substìtuere voletites, in te
h cuius fide, doctrina, morum integritate et in spiritualibus provi-
ientia plurimun In Domino confidimus, coniecimus oculos nostrae
sentis. Intendcntes igitur praedicto Victon episcopo de idoneo assi-
^nte, consultore, coadiutore et vicario provtderc,te in ipsius Victoris
>iscopi quoad administrationem spirituali um, quae ordinis non sint,
*«stentem et consuhorero, ac quodammodo coadiutorem et vicarium
i«m in bis quae forum contcntiosum concernunt, ita quod diclus
episcopus in eisdem spiritualibus quae ordinis non sunt, nihil
442
*». fontana
sine te faccre possit, tu vero absque co omnU spiritualia haiusmodì
administrare valeas, cum annua pensione, ab omni onere qoantum-
cumque gravi et necessario immuni, ducentorum et quinquaginta
scutorum auri de Italia, super fructibus, rcdditibus et proveotibos
mensae episcopaiìs Bergomensis, tibi prò tua sustentatione et manu-
tcntione, quamdiu officio huiusmodi fungeris per dictum X^ctorenM
cpiscopum seu prò eo in dieta ecclesia agentes solvendoruca,
eroolumeniis quae ex exercitio iurisdictionis contentiosae prò
porc provcnient, et cum piena, libera et omnimoda facultatc et pote-1
state visitandi, corrigendi et puniendi omnìaque et singula alia qu?
iurisdictionis non auteni ordinis epìscopalis sunt, faciendi, gercoJi
et eaercendi apostolica auctoriutc tenore praesentium ad nostrum
et Sedis Apostolicae beneplacitum constituimus et deputamus, tibi in
virtute sanctae obedentiae iniungentes, ut quantocius commode po-
terìs te ad civitatem Bcrgomi conferas, ibique ex auctorìtatc nostra
eidem Victori episcopo quoad administrationem spirimalium huius-
modi sedulo assistas et illius consultoris ac quodammodo coadiutocis
et vicarii etiam in bis quae forum contentiosum, ut pr^fertur, con-
cemunt, offictum diligenter exerceas, in contrariura tacientibus non
obstantibus quibuscumquc. Datum Romac apud sanctum Petnun il
die prima iunìi i>)6, anno 2°.
Ja. car. Puteus.
CXXIV.
155^, 20 luglio. Revoca della prescrizione di Giulio III,
che non si dovessero confiscare i beni degli eretici
nel regno di Napoli.
[Loc. cii. II, 8, breve 278.]
Perchè è opportuno revocar quello, che l'esperienza
insegna doversi revocare, e Giulio III aveva prescritto che
ì beni degli eretici nel regno di Napoli non fossero con-
fiscati. Paolo IV ora, in data 20 luglio 1556, anno 2', vuole
che siano cassati e revocati quei pro\^'edimenti « auaori-
«tate apostolica, non obsuntibus &c, ». Comincia: « Apo-
u stolicae Sedis providentia » ,
^oc. Vai, contro l'eresia luterana
445
cxxv.
155^, i* agosto. Ordine di cattura dì un eretico fuggito
daJle carceri dell* Inquisizione di iMilano.
[Loc. cìl II, 8, breve 288.]
Venerabili fratri Octaviano episcopo Terracìnensi in Jucam Medìolani
et ad Helvetias nostro et Apostollcae Scdis nuncio.
Venerabilis frater, salutem et apostolicara benedictionem. Aufugit
bine a custodia officii Sanctissimae Inquisitioais in Insubria et du<
catu Mediolanensi apostata quidam hereticac pravìtatis filius, de
quo dilectus filius Michael Alexaudrinus ordlnis fratruni prgdica-
torum ipsius Inquisìtionis commissarius ad tuam fratemitatem dili-
genter scribit. Mandamus tibi ut, bis nostrìs et dus litteris acceptis,
statini apud dilectum itera filium nostrum Chnstophorum, tituli Sancii
Caesarii in palatio prcsbiterutn cardinalem TrìJentinum, nostro no-
mine procures, ut apostatam et hereticum ipsum capi, et bue reduci
aiqut in eiusdem Inquìsitionis praesidentium manus et polcsialcm
tradi faciat. Quod quam nobis graium sìt futurum ci a se dcbitum
ac Deo in primis acceptum e re ipsa illius circumspectio facile iu-
dicare poterit. Datum Roraae apud sanctum Petrura &c. die prima
augusti 1556, anno 2°.
Jo.
CXXVL
1556, 4 settembre. Gli eremitani di sant'Agostino, mac-
cliiati di eresia, cacciati ad istanza della repubblica
dal convento e dalla città di Genova e sostituiti da
altri dello stesso ordine.
[Loc, cit. HI, 8, breve 356.]
Dilectis fiiiis nobitibus virìs duci et gubematoribus
reipublicae Genuensis.
DUecti filii, nobiles viri &c. Ut oobis iucundissimum fuit ex bis,
quae venerabìUs frater Hieronimus vestr^ civitatis archiepiscopus
444
•B. fontana
i
vestro nomine dìligentcr ad nos defercnda curavìt, agnoscere vesmra
catholicae fìdd ac religionis studium, curamque perspicere, in qtum
nobilitates vestrae incubuerunt, ut ex vestra civitate gravìssìmum scaa-
dalum tollatur, sic molestissime tulimus, ut debuimus» postquam a
vestro gravissimo testimonio cognovimus de impura ac flagiliosa viti
fratrura conventualium domus, quae apud vos est, s »* Augu^tmi ot-
dinis fratrum heremitarum; deque detestabili hereticae praviutii
sedere, quo non modo ipsi poUuti sunt, sed nefarie alios etiara pol-
luere et ex S" matris Ecclesìac gremio erjpere conantur (i). Uu-
damus vehementer, et in Domino commendaraus prudentiam e: pie-
tatera nobilitatum vestrarum animumquc vere iis dignum, qui rehuj
publicis praesunt; quorum ea precipua cara esse debet, ui caiholicini
hdem in primis suis in cìvjutibiis integram inviolaiamque scrvari,
hercsesque, quo malo nullum nec Deo invisum magis, nec vcl pO-
niciosius animabus vcl civitatum ipsarum et rerum publicarum quitti
et paci magis adversarium est, inde estirpar! ac tolli studeanl. Affio-
scimus etiam libenter devotionem, qua hanc Sanctaro Scdcm, cui
ex divinae gratiae abundantia licet indigni praesumus, prosequiinÌDÌ tt
scmper prosccuti estis, a qua Sede remedium illi malo ut adhibdtur,
quemaJmodum quidem decuit, petiisiis. Qu.imobrem cum prò no*
stri pastorali solicitudine et prò amore paterno, quo nobilitates ve-
stras et istam inclytam civitatem praecipue dìligimus, rcctisMn^**
vestro studio pieque postulationi obscqui, e; tantum ac um p^'
scandalum ex civitate vestra toUere statuerimus, mandavtnius
littcras nostras et praecepìmus venerabili fratri episcopo Caprai
ipsius Hieronirai archiepiscopi in spintualibus vicario, ut fraircs i
oranes sine ulla mora, cura hoc ab ilio pctieritis, non raodo e
domo, sed etiam ex illa urbe et omnibus vestrae dinonis locis,
vocilo vestro, si opus fuerit, auxìlio, removeat atque expellat.
quoniam domum illam conventualibus fratribus in perpetuum ade
ptam esse voluraus, alios fratrcs eiusdem ordinis fratrum herenii
rum sancii Augustinì de obscrvantia congregationis Lombardiae fii
integrìtaie sìmul et moruni honestate probatos, attributa ipsis et
dieta domo una cum omnibus illius et ecclesiae rebus, ibi coUoc
Quam rem cum nobis tantae curae esse intellìgere possit, ut scgiiit<^|
cgcrit, nullam excusaiionem accepturi simus, non dubìtamus qui»^
sit eam, quam dcbet ìn mandatis iiostris exequcndis, scdulitatem, CI
lidem adhibiturus. Si quid propterea nobilitates vestrae a nobis p
ticrint, is est et semper fuit animus in vos noster, id in rempubli-
(i) Dai brevi «egucad ti ricava eb« i eonvcatutli di cant'AgostiBO erano macchiati 4
<)ualcbe coia d'altro che <U cresU.
1)oc. Vat. contro l'eresia luterana
445
ca.m vcsirara studium propter eximiara pietatem vestram et in hanc
Sanctam Sedem perpetuam obser\'antiam ac devotioncm, ut parati
simus omnia, quae cum Domino poterimus, vobis studiosissime liben-
tìssìmeque concedere. Datum Romae apud s. Petrum &c. die .iin.
septembris 1556, anno 2**.
Jo.
I
CXXVIL
1 556, 4 settembre. Sugli stessi conventuali di sant'Agostino,
macchiati d'eresia e di altre scellerataggiiii e turpitudini.
[Log. cil. Ili, 8, breve 535.]
DUecto filio Aurelio de Crema ordinis fratrum heremitarum s,^ Au-
gustinì professori et congregationis Lombardi^ ipsius ordinis vi-
cario.
Dilccie fili <Stc. Coramoti vehementer gravissima querimonia di-
leciorum filìorum nobilium virorum ducis et gubematorura reipu-
blicae Gcnueosis, pieiatis eorum simul et devotionis erga hanc San-
ctam Sedem indice, de corrupta iampridem, et ob multa flagitìa ac
scelera infami vita fratrum convcntualìum, qui in C3 urbe habitant
in domo, quae s.«' Augustini vocatur, ordinis fratrum heremitarum,
quique propter tantam morum ac vitae lurpitudinera hereticae etiam
pravitatis labe et ipsì polluti esse, et alios in ea civiute corrura-
pere et contaminare dicuntur, mandavimus venerabili fratri Aegidìo
episcopo Caprulano in spirituallbus vicario venerabilis fratris Hlero-
nimi illius civitatis archiepiscopi, ut illis ex eadem domo eiectis et
in perpeiuura remotis, alios fratres ipsius ordinis fratrum heremi-
tarum s.'« Augustini de observantia congregationis tuae ibi collocet,
illisque domum una cum ecclesia et omnibus domus et ecdesiae
rebus tradat. Qua in re cum nullam tarditatem nec raoram inter-
poni velimus, mandamus tibi et In virtute sanctae obedientiae prae-
cipiraus, ut sine excuìatione ulla, ne a superiore quidem tuo liccniia
perita, neque eius expectato consensu, atque hoc mandato nostro
nemini extra congregationem tuam indicato, tot fratres ordinis tui.
libi subiectos, quot idem episcopus Caprulanus postulante quorum
et vitae ac morum integritatem perspectam, et rectura in fide sensura
cognitura exploratumque habeas, tecum illuc adducas» prloreraque
auctoritate apostolica, qui ìUi domui prjsit, ac caeteros offidales, ut
expcdifc iudicavcris, ibi constituas. Quod si tu, quominus eo te
conferas, impedìtus fuerìs, alium, quem idoneum iudicaveris, qui
haec omnia vice tua ex auctoritate nostra agat, mittas, tanto nobis
probatior futurus, quanto maiorem hac in re scdulìtatem et diligcn-
tiam abs te adhibitam fuisse intellexerimus. Datura Romae apud
s. Petrum &c. die .mi. sept>rtt 1556, anno 2".
Jo.
CXXVIII.
155^, 4 settembre. Al vicario deirarci vescovo di Genova
sullo stesso argomento.
[Loc. cit. 8, breve 337.]
Venerabili fralri Aegidto epìscopo Caprulano archiepiscopi Genucnsìs
in spiritualibus generali.
Venerabilis frater &c. Gravissime commoti fuiraus cognitis iis,
quae ad nos deferenda corarunt dilecti tìlii nobiles viri dux et gu-
bematores reipublicae Genuensis de pravis et vehementer iarapri-
dem corrupris moribus, ac vita turpi et flagitiosa frairum conven-
tualium, qui in illa urbe sunt domus s,^ Augusiini ordìnis fratrum
heremitarum, quos quidem propter vitae turpiiudinera ac nequitiatn,
a qua adeo nuUis unquam cuiusque superioris admonitionibus de-
terreri eos potuisse confirmant, ut prorsus eorum mores corrigi posse
desperent, detestabili etiam hereticae pravìtatis labe et ipsos in-
fectos ac poUuios esse, et alios propterea inficere ac contaminare
et ab Ecclesia cathoUca abducere queruntur. Itaque prò nostro pa-
storali offìcio cum tantum, tam grave, tam inveteratum scandalum
ita removeri ac tolti velimus, ut domus Illa nulli unquam posthac
conventuali fralri pateat, piis eorum prccibus et gravissimo tesiì-
monio adducti, mandamus fraternitati tuae et praecipimus, ut harum
litterarum auctoritate fratres illos oranes sine ulla mora atque excu-
satiome, cum hoc ab ea petierint dicti dux et gubemalores illius rei-
publicae, inde extrahat ac removeat, invocato, si opus fuerit. ipsoruro
auxilio; ac non modo ut Gcnuae, sed ne in ullo quidem Genuensis
reipublicae loco commorentur, omnibus et singulis interdicat. Eorum
autcm loco alios fratres eiusdem ordinis fratrum heremitarum de
observantia ex congregatione Lombardiae, tradita ipsis domo una
cum onmibus domus et ecclesiae rebus, ibi coUocet, quos dilectus
I
*Z)oc. Vat. contro V eresia luterana 447
filius frater Aurelius de Crema congregatlenis huiusmodi vicarlus aJ-
duxerii sive miserit, tam morìbus quam fide probatos, tot scilicet, quot
jpse peiieris; ad quem quìdem hac de re, ut literis tuis pareat, scribimus.
Hoc ergo mandatum nostrum fac ita exequaris, ut et quanlopcre
vitia ipse et heresis crimen oderis, appareai, et tuani nos in Do-
mino, ut confidimus, diligentiam ac fidem laudare possimus, nullam
si secus feceris, excusationem accepturi. Datum Romae apud s. Pc-
trum &c. die 4* septembris 1556, anno 2°.
Jo.
CXXIX.
1558, 24 marzo. Vita perduta del clero nell'Istria, nel
Friuli e neQa Dalmazia: il Grisonio da Capodistria man-
dato commissario.
[Loc cit. a. MDLvm, II, breve ij.]
Pro fide caiholica.
Cura in partibus Istriae, Foroiulii ac Dalmatiae derus clericakra
vitam non ducat, immo prelati et episcopi ipsi a sui ordinis insti-
tutis declinant et eorum malis et pcrditìs moribus gregeni eis com-
missum ad aeternam damnationem perducunt, et exinJe hereses
pullulant, S. V. cupiens de praemissis certlor fieri, deputat istum com-
missarium (Annibalera Grisoniura clericumjustinopolitanum utriusque
iurìs doctorem) ut ad iltas partes se conferat et de praemissis ac de
usurarla pravitate et alìis gravibus criminibus informationes capiat
et captas ad S.«™ V. in publicam fonuam mittat cum facultatibus
opportunis.
24 martii 1558, anno j".
Rev.»«w Alexandrìnus procuravit ced ulani.
csxhl
^5y^ ^
fibn tseóaàzt0a0
àt,B.hn^mf9.}
*Z)oc. Vai. contro feresia luterana
44^
im appareat, nonnunquam Romanus pontile^, quod consulte
i esse vidcfaatur, consuldus revocar, prout tcniporJs et perso-
[ualìtate pensata, in Domino conspicii salubritcr expcvlire. Inno-
lìdem nobis, quod diversi um clerici sccularcs et dìverso-
lÌQum regulares quam laici, qui se lutheranis et aUU huius
eretìcis resistere et eoriim crrorcs ac falsas opinione» con-
osse presumebant, et ad hoc ipsoriim hcrcticorum libros le-
cuUatem sibi a Sede Apostolica concedi cxtorscrant, se Icctioni
a huiusmodi ita dedideruni, ut proprie innltcmcs pruiifutìe
:ta Domini via aberrantes in ipsorum hereticorum rallaciis
ntitiosis ac falsis adinventionibus irretiti remanscrunt, et qui
> erroribus revocare temere arbJlrabantur, Ipsi in putcum ìu-
prolapsi sint, nos consiJerantes, quod Spìritus ubi vuU 'if'nux
sine cius numìne nullura bonum pcrvcnit, et propicrca sa-
e cum simplicitate cordìs ad eum rccurrcre et cuni ciu«
io orthodoxam fldenr} in catholicis et a sancta Kumiina Cc>
ipprobatis libri? exquìrere» quarn falsitatcs liercticoruni per
tm eorura librorum Jetegere velie; volcntcs preniissi» ìnconvc-
is quantum cum Deo possumus occurrerc, et, ne similia de
:ooting3ni, opportune proviJerc, omncs et lìngulai licentia» et
es legendi libros hereticorum seu de hcrcsì «u«pccto» aut a
eu generalibus hcretice pravitatis in sìngulis provinciin aut
deputatis inquisitoribus damnatos et reprobato^ quibuscumquc
ricis secularibus vcl, ut prcfertur, rcgularibu» quam laici» - ' i
ì status, gradus, ordinis^ condttionis et prcn^incntic e»; ;
i abbatiali, episcopali, archiepiscopali, patriarcali^ primatiali
i maiorì ecclesiastica dignitate, seu ctiam cardinalatus honorr
adana etiam marchionali, ducali, regia vel Imperiali auctoH*
i excelleotia prefulgeant, gencraltbus inquisitorìbas preSct»
Lt exceptis, per quoscunque Ronianos pofttihccs prcxlcctaiorci
, ac nos etiam vive vocb oraculo et Sederti pf cJkiam MO «itti
tiarium maiorem rei qoosv's ordioariof vel dlocMMOi» iM
tiam per litteras apostolicas io (ormi breirb <eo fÉb fhÈtPÈfO
ìs sub quibuscuaque tcaoribu» et iorinii «e cmn ^«teìnte 4««
iarum derogatorm, aliisqoe cflkadodboi et iOécUtàt dUIMttl,
1 irriuntibiu et aliis decrctia, ac ex qoibaaanu|ae cuuia tal
bua, etiam mocu pco^rk» et es certa sckiMìa «e de Épotttìticé
Ib ptmifthHpf et alia ■fltffHMifiTljfrpt cooceMioAe ipmiiolifi^
prmatiiMB rerocasHB^ cmawui, {cnfamoa a< mmmtiamm u
t prò mvouéà^ càttU, vftàè n wtMé
t iiiigalb cletkis et fncSt, ctMM, «1 pnlmM^ I
■W#M»-
4JO
'R JónUuuL
ttoBCn gcoeraUbos ioqiwtoribv» fveiSct» snt
specbUtcr inimctiiiii foerii Saocte Romase Ecdesic
ràtttte s4Dctc obeificoiie ci sab CKcaau
allisqtte seatcntns, ceDsnns apogoiScìs. ecdesisséat {
ralibiM io kf ent» Ebros haiasniodi hact«ous bt» •
qtfilnu non m» a nobis «ot fnt) tonpore exàttute
teo singuIH mquisitonbas predictìs precErqojm in i
posstnt, distr'ctius inhibeates, ne llbros huiosoioili
vd pretextu, pubHce vcl xxcche, quovis ingenìo
atit apud se tenere seu impriroere, vd venalcs
nujidantcs eisdem sub sentendis, cecsurìs et penis ;
terminum, eis a singulis inqaìsTtorìbus huiojfxiodì
cura edictum, locis al?igendinn publicts, stai
fìcio Inquisitionis heretice praritatis boiasmodi
et qui de eisdem libris aotìdam ali^tum
ipsos libros tegentes aut apud se tenentes rd hnf
nales habentes sciversnt, ìd quod scivcrint ac xuymìoa et
libros ipsos legentium aui apud se tenentiuni vd imprìa
venales habenlium ci qualitatem eoruradem libroruQj
ficio omnino revelent et notiticenL Non obstantibas i
et ordinationibus aposlolicÌ5 contrariìs qmbuscuoque, :
communiter vel divisira ab eadem sit Sede indultum,
vd suspcndi vel excommunicari non possint per Ut
non facientes plenara et expressam ac de verbo ad :
dutto huiusraodi mentionem. Ut autem prcsentes Kttc
quorum interest notitiara deducantur, ac ut nemo car
pretendere aut contra eas excusationem aliquani affej
in basilice principis apostolorum de Urbe et cancdf
valvis ac acie Campi Flore per aliquos ex cursoribus i
ci affigi, CI earum copiara inibi affictam dimini vo
mious omnibus et singulis venerabìlibus fratrìbus
scopis, patriarchìs et primatibus alilsque locorum ordlij
sani't in \nrtute sancte obedientie iniungimus et mandami
dioccxibus.comitatibus etprovinciìs absquc alia requisitione
facicnda presentes litteras seu earum transumpta, manuj
sub^cripta et sigillo alicuius persone in dignitate eccle
tote aut curie sue munitas, publicent et publicari faci!
iransumpto mc, ut prefertur, subscripto et sigillo munilj
fidcm adhibcrc voluraus, quc eisdem originalibus litti
ii orit;tnalìtcr cxiberentur. Datum Romae apud s.
.XXI. X,^» 15$ 8, anno 4".
^oc. Vat. contro V eresia luterana
451
CXXXIIL
ti 559, 3 febbraio. Al duca di Ferrara che mandi subito
a Bologna l'eretico Basilio Allebrisio, medico, preso
a Reggio.
[Loc. cit. Julli 111 et PdìiU IV brev. min.
^m toni. 2, e. 139, armario 44.]
resi
Dilecto filio, nobili viro, Herculì duci Ferrariae.
Dilecte fili, nobiUs vir &c. Comprehensus Regii nuper ob he-
resia cuiusdam novae inauditaeque dementiam, Basilius quidam Al-
iebrisius, professione medicus quidem corporum, sed corruptor ani-
marum, in episcopalis domus carcere, sicui audivimus, custodiiur.
Eum raagnopere cupimus primo quoque tempore coram nobis et
sacro Inquisitionis hereticae pravìtatis officio sisti, ìtaque hortamur
nobilitaiem tuam et vehementer petìmus, ut prò sua erga nos et
Sanctam Sedem Apostolicam devoiione ac debita obedientia fideique
catholicae studio curet, cum primum has litteras acceperit, ut is
firmo saiellitum praesidio diligenter custoditus sine ulla mora in
urbem nostram Bononiam perJucatur et civitatis illius nostrae gu-
bematori tradatur, qui eum ad nos inde deducendunii curabit. Quod
tuae nobiliiatis offidum nobis magnopere gratum erit. Dalum Roroae
apad s. Petrum &c. die 3" fcbruarii .mdlviiil, anno 4^^.
Alo. Liporaanus Bergoraen.
CXXXIV.
1559, ^ lugb'o. Vita scandalosa dei frati di san Domenico
a Tortona, riforma del convento, e riforma delle mo-
nache di santa Caterina nella stessa città.
[Loc. cit. Brevia diversa^ armario 39, tom. 64, e 30.]
Dilecto filio Ludovico de Luere, priori provinciali provinciae utrius-
que Lombardiae ordinis praedicatorum, commissario nostro.
Dilecte fili &c. Tanta laborat ìnÉimia conventtts fratrum s. Do-
"Jiinici in civitate Derthonensi. ut prò nostro pastorali officio ad
452
•B. fontana
tantum sedandum scandalum, eum conventum deformare, et obser-
vantiam in eo regularem introducere statuerìmus. Itaquc proptcr re-
ligionis zeluin, fidem et integritatem tuam hoc raandatum nostrum
diligenter executurum esse confisi, mandamus tibi, et in virtute
sanctae obedientiac praesentiura tenore praecipimus, ut quamprimom
te in urbcm Derthonensem conferas, curesque diligenter, ut booa
et res omnes illius conventus in potestate tua habeas» et in eorum
frairum vttam ac raores apo5tolica auctoritate inquiras, ezcessus et
delieta severe punias: quos retinendos esse duxerìs, reiineas eosque
in aiiquo alio conveniu provìnciae tuae, ubi regularis observantia
vigeat, colloccs, duramodo, omìssa pristinae vitae licentia, religiosam
et regularem vitam posthac se profiteantur esse ducturos : coetcros,
rebus omnibus, quae ad conveoiura pertlneant^ ablatis, expellas;
aliisque in eorum locum, regularem observaniiam professis, ad eum,
qui tibi videbitur, numerura, substitutis, prioreque, qui tibi fuerit visus
idoneus, illi conventui eadem auctoritate proposito coeterisque offi-
cialibus constitutis, regularem ibi observantiam introducas, invocato
ad haec, si opus fuerit, brachii saecularis auxilio. Non obstantibus
apostolicis ac provìncialìum synodaliumve conciliorum generalibus
vel specialibus constituiionìbus, priWlegiis, indulas, et aliis contrariis
quibuscunque, quìbus omnibus, et singulis derogamus. Idem auteui
mandatum tibi cum eadem potestate damus de conventu dileciarum
in Christo filianim monialium sanctae Catherinac eiusdem civitatis;
quem ipsum, quoque correctione, ut audivimus, vchementer indigen-
tcm, eodem abs te modo, quo de fratrum conventu s.*» Augustini sub
habitu fratrum praedicatorum mandavimus, vel ut tibi coramodius
esse videbitur, reformari, et ad regularem observantiam adduci vo-
lumus. Quod sì per te hoc munus obire fortasse non poteris» licen-
tiara damus alìura quempìam tui ordinis ìstius provinciae tibi pro-
batum atque idoneum hominem prò te raittendi; qui eadem quara
libi dedìmus potestate, utrumque eorum conventuum nostra et Sedis
ApostoUcae auctoritate reforraet; eaque omnia, et sln^la, quae tu
agere et exequi po&ses agat, atque exequatur. Cura igitur, ut sive
per te, sive per alìura res eorum conventuura ad Dei honorem, et
laudera ita componai atque constituas, ut quantum antca scanda-
lum attuili eorum vita moresque corrupti; tantum posthac eatn d-
vitatcnt aedìtìcet ob5er\ata ab cis diligenter vestri ordinis regula.
Daium Romae apud sancmm Petrum &c. die .vt. iulii 1559,
anno .t*.
S. J. K.fo S,««
4
I
I
n^oc. Vai, contro l'eresia luterana
453
cxxxv.
1560, 8 m-iggìo. Licenza perchè siano restituiti al cardi-
nale Mantovano i libri ereticali consegnati all' inqui-
sitore di Mantova, per poterli confutare.
[Arch. apost. Vatic, Pii IV brev. min. a. mdlx, I, 15, breve 121.]
Dilecto (ilio nostro Herculi tìtuli S/* Mariae Novae
presbitero cardinali Mantuano nuncupaio.
Pius pp. ini.
Dilecte fili noster, salutem &c. Prorneretur tuorum magnitudo
meritorum, nec non praeclara virtutum dona, t|uibus personain tuam
omavit Altissimus, ut te, cuius sìngularem integrltatem, religionis
xdum et erga orihodoxam fidem exirnìum studjura et sinceritatem
optime cognitam perspectamque habemus^ specialis gratiae praero-
gativa prosequamur. Exponi siquidem nobis tiuper fecisti, quod alias
tempore felicis recordationis Pauli papae IIII immediati praedecessoris
nostri, cum index librorum hereticorum et aliorura prohibitorura
cditus esset, tu tanquam obedientiae filius nonnullos tuos libros per
indicem praefatum prohibitos ad dilectum fillum hereticae praviiatis
in tsta civitate Mantuae inquisiiorem misisti, quos libi restituì, et
tara eos quam etiam alios quomodolibet prohibitos et suspectos, ut
eorundem hereticarura opiniones impugnare valeas, libere Icgcndi
libique lìcentiam per nos concedi desideras. Nos igitur piis et ho-
nesils tuis votis huiusmodi, quac ex recto et cathoHco tui animi
sensu procedere minime dubitamus, benigne annuere volentes, cidem
inquisitori in virtute sanctne obcdicntìae harum serie mandamus, ut
visis praescntibus omnes libros tuos praedictos tìbi cum effectu reddat
et restituat, libique ut quoad vixeris tam illos, quam quoscunque
^ios libros quorumvis hereticorum et schismaticorum et alios quo-
t^iodolibet prohibitos et suspectos apud te habere et tenere, ac eos
tam per te ipsum legere, quam per quoscunque sacrae theologiae
professores et magistros, vlros probos et caiholicos a te eligendos
in tua civitate et diocesi, ad etTectum falsas et adumbratas illorum
«Dpiniones et scripturas refellendi aique irapugnandi, libere et licite
4C sine conscientiae scrupulo aut alicuius censurae ecclesiastìcae
"vel ciiiusvis altcrius poenae incursu legi facere valcas, auctoritate
apostolica tenore praesentium facultatem concedimus pariter et in-
4)4
*B. fontana
dulgemus. Non obstantlbus praemissis ac quibusvìs constitutìooibus
ec ordinadonìbus apostolìcis, nec non prohibitionibus per quoscunque
Romanos pontilices praedeccssores nostros ìc Sedis ApostoUcae le-
gatos, etiam sancue Romanae Ecclesiae cardìnalcs inquisitores et
officium ipsura Sanctissiraae Inqmsitionis, quoraodolibct factis et pu-
blìcatis, ac in t'uturum f^iciendis et publicandis; quibus omnibus, illisj
alias in suo robore perraansuris, ad effectura praesentium specialitcrl
et expresse deroganius, caeterìsque contrariìs quibuscunque. Datuml
Romae apud sanctum Petrurn &c die .viii. mali ij6o, aano primo.
Jo. card. Putcus.
Sanctissimus D. N. mandavit expedirc stante nuxime subscri-
ptione et approbatione rev."* cardinalis Putei praefccti Sancue In-^
quisitionis.
Jo. card> Nevmanus.
Cae Glorierius.
S.mo» D. N. dixit quod merito rev."
gratia est concedenda.
cardJ^ Mantuano haec
G.« Cacsar.
CXXXVI.
15^0, 19 giugno. Nomina di Bartolomeo da Lugo, dome-^
nicano, a commissario e inquisitore generale nel do-J
minio veneto, tolta l' inquisizione ai frati minori ve^j
nuti a contesa.
[Arch. secr. Vatic. Brev. diversa, plui. >9, to 64, e. 117,]
Deputatìo inquisitoris.
Dllecto filio Bartholomeo de Lugo, orJinis fratrum praedtcatorum,
regularis observantiae professori, haereticae pravitatis in civitacej
Vcnetiarum et omnibus eius dorainiis inquisitori generali.
Dilecte fili, salutcm &c. Pro pastorali officio cupicntes cunctosj
qui christìano nomine censentur, in reaa ubique et onhodoxa fide,]
sine qua salvi esse non possunt, continere; adversus eos, qui pravu^
et hacreticìs opinionibus imbuti fuerint» inquisitores haereticae pra-
vitatis alios aliis in locis constituere cogimur, ut saluti eorura, sì
resipiscere velini, consulamus^ aut si pcrtinaciter fn huiusmodi pra-
T)oc. Vat. contro V eresia luterana
455
vitate permaneant, eorum pertinadae coercendac, prospiciamus, ne
alììs t^ocere, et eadem illos haeresum labe inficere possint. [Jusds
ìtaque de causis(i) animum nostrum raoventibus omnes comrais
sarios et inquisitores seu qui se prò commissariis et inquisitoribus
haeretice pravitatis gerebant in civitate Venetiamm eiusque dominiis
tenore praesentium revocantes, ] te, cuius de zelo religionis et lide-
catholicic, Sacrarum Littcrarum scientia» intcg ritate et circumspe-
ctione, atque in rebus gercndis dexieritaie piane confidimus, in
eadem civitate Venetiarum omnibusque provìnciis, terris et locis,
tam in continenti, quam in mari tllì reipublìcae subieais, nostrum
et Sedis Apostolicae comraissarium et baeretìcae pravitatis inqui-
sJtorem generalera apostolica auctoritate bis litteris constiiuìmus,
facìmus et deputamus: contra haereticos' autem cuìuscunque seciae,
vel de haeresi suspectos, et haereticorum fauiores ac defciisores,
officiumque Inquisitionis impedientes aut retardantes tam laicos et
sacculares, quam ecclesiasticos et quorumvis ordinum rcgulares,
etiam mendicantium, cuiuscunque conditionis, gradus, et praeminen-
tiae sint, secundum canones inquirendi, causasque eorum vel pen-
dentcs, necdura decisas reassumendi, vel quas posthac movcri con-
tigerit, cognoscendi, et fìnem illiS debitum iraponendi, et, prout iuris
fuerit, extquendi, omnesque et singulas personas, cuiuscunque status,
ordinis et conditionis fuerint, quas super huiusmodi causis examì-
nandas duxerìs, ad festimonium vcritatìs perhibendum onmibus iuris
et factì remediis compellendi, commissarios preterea, vicarios et
subìnquisitores, notarlos et alios quoscunque huìc ofTìcio dcsemre
solitos ministros confirmandi, vel, si tibi visura fuerit, cos destituendi,
et alios, quos idoneos, probosque cognoveris, in eorum locura insti-
tuendi, ipsisque commissariis sive subinquisitoribus et ministris tuis,
sive clerici saeculares sìnt, sive ordinum quorumcunque regulares,
eandem, quam ipse a nobis habes, vel limiiatam poiestatem dele-
gandi : et, si necesse fuerit, clericum aliquem etiam in sacris etiam
presbiteratus ordine constìiutum degradar! faciendi ita, ut is per
(i) Le p*roJe ut parentesi quadrate aono (critte da altra mano a margine in tosti-
tusione delle «egueoti parole nel te«o lulle quali 4 un ugno di cancellatura: • Iiaque
« (o> qui es ordine fritrum minorum conveutualium in civitate Venetiartint eiuique do-
« tnìnits Inquifitioni hercticae pTAvitatLf praecraat, ad toUendas conltntìoDes quaadam ìntet
• ipfos et alios quosdatn cìusdem ordinis, non iine multoruin oiTeDaìone eitortaa, ab eo
• ol^cio removente», et privilcgiit omaibus eiui ordinis quoJ ad haac rem, et ad eam
• cìviutem, ipaiusque dominia dumtasat atiinet, dcrogantct &c. ». Da questa variante
ai vedo che le giuste cause, ■ iuiiu de causis », che muovono il pontefice sono l'esaere
venuti A contesa. « non line taultorum ofTeaiione », i Minori conventuali che cscrcitavaito
t'ufficio dell'inquisizione a Venezia. Per clA al destituiscono e ti manda comtnisaarìo il
^medicano Bartolomeo da Lugo.
456
*B. fontana
quetn tibi visum fuerit caiholicum antistUem Jegradetur, si cius
dìoccsanus in ecclesia sua, seu ipsius diocesis residens et de hoc
requjsitus, eum degradare recusaverii, et curiae saeculari degradatura
tradì mandandi, ei ad ea, quae dieta sunt, brachii saecularìs auxilium
implorandi; resipiscere autem volenles et ad veritatis lucem redire,
et compliccs fidelitcr ac syncere revclare, recepta ab eis prius hac-
resum abiurationc publice vel privatim et secreto, tuo arbitrio, nisi
relapsi fucrint, dato ab eis iureiurando, se non esse amplius tali»
commissuros, ncc committentes auxilio, favore aut Consilio adiuturos,
forma et more Ecclesìae consueto ab eis haeresibus et erroribus
publica seu privata et secreta, sicut tibi vìsum fuerìt, salutari poe-
nitentid prò modo culpae iniuncta, et a quibusvis censuris, senteo-
liis et poenis ecclesiasticis atque etiam temporalibus, si quas forte
incurreriot, absolvendì, eosque Ecclesiac catholicae rcconciliandi :
omnia denique, quae ad hoc officium cxcrcendum necessaria sivc
opportuna fuerint, quaeque alii in eadem civitate inquisitores agere
et cxercere consueverunl, agendi atque exercendi amplam tibi et
plenam facultatcìn damus per has littcras atque concedimus, iisdera,
quibus ìlli usi et gavisi sunt, privilegiis, indultis et gratib ut tu
quoque utaris et potiaris, indulgentes ; mandantes et praecipicntes
supradictis inquisitoribus, seu qui se prò inquisitoribus gesserunt,
aut comm'tssariis, subinquisitorìbus, vicariis, notariis et aliis quibus-
cunque in virtute sanctae obedientìae et sub excomnnmicationis
aliìsque nostro arbìtrio infligendis poenis, ut omnia et singula acta,
accusationes, denunciationes, attestationes, deposltiones, citatiooes,
processus, sententias et quascunque scripturas, res et bona, quae
penes illos sint, ad officium hoc peninentia, tibi seu its, quos tu
nominaveris, et in corum locura substituerìs, exibeant et assìgncnt.
Non obstantibus constitutlonibus et ordinationibus apostolicis, in-
dultis, privilegiis, gratìis ordini fratrum minorum sìve inquisitoribus
eiusdem ordinis in generali spe:ialJve concessis, etiam de quibus
facienda esset specialìs raentio de verbo ad verbura, etìam cum clau-
sulìs ìrritantibus, aliisque contrartis quibuscunquc. Datiim Romae
apud sanctum Petrum &c. die 19 iunìf 1560 anno primo.
i
I
I
n^oc. Val. contro l'eresia luterana
457
cxxxvir.
1560, 12 agosto. Benedizione dei monti auriferi delLi
contea di Nizza, prima esplorati dai Valdesi, epperò
maledetti.
[Loc. cit. Pii IV Irei', min. a. Mdlx, II, r4, breve $68.]
Dilecto^ filio, nobili viro, Emanueli Philiberto duci Sabaudìae.
Dilecte fili, nobilis vir, saluiem &,c. Cum, sicut nobis nuper exponi
fecistì, tu prò bone publico et communi omnium utilitatc in certis
montibus comìtatus tui Niciensis fodi facere ac fodinas et mineras
auri et argenti ibidem invenire, ac exinde aunim et argentum huius-
modi non liquefactum ac illorum fimbrias extrahere et liquefacere
»ac expurgare mandas, dubites tamen, prò co quod a nonnuUis assc-
ritur, alias montcs ipsos a nonnuUis Romanis pontificibus predccesso-
ribus nostris ac accessum ad illos, nccnon fossioncm in eis faciendam
ex certis causis christifidelibus inlerdictos fuisse et inibì Cachode-
moncs existere, nisi montes ipsi benedicantur et exinde interdicta
relaxentur, ac alias ad id Sedis Apostolice licentia suffragetur, pre-
missa adimplerc non posse. Quare nobis humiliter supplicar! fecistì,
ut commoditati reipublice ac alias in premissis opportune providere
^^ de benigniiate apostolica dìgnaremur. Nos igitur devotionem mam
^p in hac parte plurinium in Domino coUaudantes ac bono publico et
^^ saluti animarum singulorum christifidelium, quantum in nobis est,
consulere volentcs, omnia et singula interdici;!, excommunicaiiones
et anathematisationes ac maledictiones a quibusdiam Romanis pon-
tificibus prcdeccssoribus nostris e.\; quibusvis causis in dictis montibus
apposita, ac in eis fodientes seu Codi facientes latas, promulgatas et
interiectas apostolica auctoritate tenore presentium rclaxamus, tolli-
mus et amovemus, ac dictos montes benedicimus. Tibique ci inibi
/odi facere ac fodinas et mineras exquirere, ac inventa ex eis aurum
et argentum aut illorum fimbrias non liquefa età extrahere et expur-
gare ac liquefacere, et ilio uti ac de eo ad libitum tuum disponcre
et quo volueris transmitierc, necnon quibusvis personis ad fodien-
<iura in eis vocatls ad huiusmodi mpntes accedere et ibidem fodi
■ lacere ac operas suas impendere libere et licite valeam plenam et
Jìberara auctoritate apostolica tenore presentium concedimus facul-
"^■sitem. Non obstantibus premissis ac quibusvis constituiionibus et or-
458
*B. fontana
dinationìbus apostolicis celerisquc contrariis quibuseunque. Datum &c.
Romae apud sanctum Petrum, die 12 augusti 1560.
Expedìatur de mandato Sanctissimi.
Ant. Florebellus LaveUinus.
L. Datarius.
CXXXVIII.
1561, 8 agosto. Facoltà al cardinale Alessandrino di con-
dannare e dì assolvere eretici pentiti nel ducato di
Savoia e principato di Piemonte.
[Loc. cit. a. MDLXi, 16, breve 244.]
DUecto filio nostro Michaeli, lituli Sanaae Marìae supra Minenram
presbitero cardinali Alexandrino nuncupalo.
Dilecte fili nostcr, saluiem &.c. Faciuni tuac circuraspectionis
eximia fides, probilas et in rebus ac negocìis catholicae religioni^
tractnndis et administrandis experientia, ut ca tibi libenter demande^=r
mus, quae ad sanctae fìdei conservationem et incrementum praecipu -^Df-
spoetare dìgnoscaniur. Itaque tibi, qui summi ioquisitoris munus rect '^ -*
et diligenter gerere comprobaris, ut quoscunque haereticae pravitatLS-^:*^
inquisitores in quibusvis civiiatibus, terris et locis ducatus et doratnif ^:^>^
djlecti tìUi nobilis viri ducis Sabaudìae et Pederoontium principìs, e^3^ *
aliis, ad que te destinare contingerit vcl de quibus suffìcjentcm in rf^^**^
formationem habuerìs, prout tibi cxpediens esse vìdcbitur, deputare^ **
et tam illos quam quoscunque alios amovere, et eorura loco alio^^ ^^'
subdeputare; necnon contra quascunque utriusque sexus personas duS-J^
haeresi quomodolibet suspectas cuiuscunque dignitatis et condìtionis
existentes procedere, et tam eas quam quoslibet alios luthcranae"
aut aliarum haeresum et damnatarum scctarum professores, vel in
cls quomodolibet culpabiles vel suspectos, eisque auxiliuro, consllium
vcl f;ivorem quomodolibet praestantes, aut eos receptantes, ctlam si
relapsi fuerint, suos tamen errores recognoscentes, et de ilLs dolentes
ad orthodoxamquc fidem sponie redire postulante?, cognita in eis
vera et non ficta pfniteutia, et facta prius publice vel privatìm aut
scerete, sicut tibi melius esse • videbttur, dictorum haeresum ci seda
rum abiurationc, ab omnibus et singuHs per eos quovis modo pcr-
petratis haereses, et ab eadem fide apostasias ac blasphemias et alios
quoscunque errores saplentibus criminibus, excessis et delictis, necnoa
^oc. Val. contro Veresia luterana
459
ecclesiastìcis censuris ac e'^ìam lemporalibus et corporis afflictìvìs
poenis in eos praemissorum occasione a iure vel ab hominc quomo-
dolibet inflictis et proni ulgatis, ctiam si in illis per plures annos in-
sorducrint, ac etiam ìllos, qui libros haereticorum aut alios prohi-
bitos tenuerint aut legerint in utroque foro auctorìtate nostra absolvere
et liberare, et aliorum christifidelium numero et consortio aggregare
et restituere, ac ad pristinos honores, patriam, famam, bona, digni*
y tates et officia, ac etiam fcuda et, si clerici fuerint, etiara ad bene-
ficia reponere et reintegrare, et cum quibusvis clericis etiam in prae-
sbiieratus ordine constitutis super ìrregularìiate per eos praemissorum
I occasione quomodocunque contracta, etiam quia sic ligaii missas et
" alia divina officia, centra sanctae matris Ecclesiae probatos mores
et laudabilcs ritns, celcbraverint, aut alias se ìlIis immiscuerint, proui
tibi secundum Dcum videbitur expedire, sufficienter dispensare, ac
eis et corum cuilibet p^nitentiam salutarem arbitrio tuo iniungere,
omncmque inhabilitatis et infamiae maculam ex praemissis quovis
modo insurgentem ab eis pcnitus abolere, coeteraque in praemissis
I et circa ea necessaria, seu quomodolìbet opportuna Tacere, gerere et
exequì libere et licite possis et valeas, plenam et amplam auctorìtate
apostolica tenore praesentium liccniiam concedimus et facultatem.
^ Non obstantibus praemissis ac quibusvis apostolicis in provincialibusque
CI s)'nodalibus coticiliis editis generalibus vel special ìbus constìtutio-
nibus et ordicationtbus, necnon ecclesiarum, locorum et ordinum
I quorumcunque, etiam iuramento. confirmatlone apostolica vel quavis
I firmitate alia roboralis statutis et consuetudinìbus, privilegiìs quoque
indultis et literis apostolicis illis concessis, contìrniati'i et innovatis.
Quibus omnibus, eorura tcnores praesentibus prò sufficienter expressis
habentes illis alias in suo robore permansurìs, hac vice duntaxat spe-
cialiter et expresse derogamus, coeterìsque contrariis quibuscunquc.
Oatum Romae apud sanctum Marcum &c. die .vili, augusti !j6i,
anno 2'^.
Mitiuta videtur recte concepta et Sanctìsstmus D. N. mandavit
expediri.
Jo, car. Nevraanus,
Cae. Glorierius.
éc laidieiìiam oca sine mimi «H
siistib Cordcie, qiù ipoi &
G^his BQstne oéEdum de <Jete«ibili ìam
tìèstOìA, mser quos capsunttoi Al
Marìam dus oepotem, ic j>à
Ncèàenses, aec non Thomifiauin k
éc Este mìlitetn Ìb terra B^
Bt tiasceati in tllls pjittìbuj huk tu
criym oe ca in bsula téooìì
.eojae roqnìrentcSf ;itque ttUo
pflesxic mODoiics» ut, prò emào n
tao ^eaaXMque vesira agi ik^i
fnenoQDiuiiis oninc& illieo i
crchìi^ibcopuiii Gcnueosoi
Sb haeretJcte prarìuti* io «
pnraBzn coosigmxi ii^tì^
«^ ««$zn ÌB$%&i pffobkite et pìetate m»{
^ k*eresaixi foisites
£e -XXX. isiiu i>^4, JUDO $*.
C«»rGIon«tì
^X)oc^ Vai. contro l^eresia luterana
4^1
CXL.
i$^^> 30 marzo. Al duca di Ferrara che mandi a Bo-
logrizi Galeazzo Cortona milanese, imputato di delitti
tdi religione.
t"^*^^^. secr. Vatic. Brei'. diversa, plut. 39, to. 64, e. 229.]
ui
ber
c«
trai
cip
;
t^6, 9 maggio. A Lelio Orsini contro il suo agente
Baldo Fabii di Urbino da arrestarsi dovunque si trovi,
e da consegnarsi al S. Uffizio di Roma.
^ Arch, apost. Vatic. Pìi Vhrev, min. a. molivi, I» 25, breve 329.]
Pro habendo quodam haeretico in manibus.
Duci Perrariae,
^ ^^^e fili, nobilis vìr, salutera &c. Galeatìura Cortonam raedìola-
tvrtisetri ^^ poteslate nostra habere cupimus quonundam crirainum
ca\isa, K\\XAt ad religionem pertinent. Proinde a nobilitate tua petimus,
ui pos\.q^j^^ gjyj causa, quae ad te pertinet, fuerit expedita, cura ii-
berum jjq^ permittas ; sed fido militum praesidio custoditum dedu-
*^cndutTi cures ad fìnes territorii civitatis nostrae Bononijie atquc ibi
_ ^andes sateilitibus, quos eiusdera civitatis gubemator eius ac-
^'P'^Qdi causa illuc miscrit. Quod crit nobis vehementer gratura.
*ium 4c. die .XXX. martii 1566, anno primo.
CXLI.
Plus papa V.
Dilecto filio nobili viro Lelio Ursino, Cacretis domino, doniìcello
*^ano, salutem &c. Volumus ac tibi harum serie mandaraus, ut staiim
^^'*^ eptis pn;sentibus quendam Baldum Fabii ex siatu Urbinl, qui com-
Pv.
Txa
"tista et agens tuus esse dicitur, sive in oppido Bassani sive alibi
t«i
^ris, ob causas crimen laesae raaiestatis divinae concementes, huìc
*^!sello seu executori vel iustitiae ministro, quem dedita opera ad
mìttimus, cura effectu tradi et consignari facias, omnemque fa-
*i'cm et auxilium tuum praestes et exhibeas, ut ad Urbem sccurc
'7)oc. Vai. co/tiro l'eresìa luterana
463
\ prò indiviso palati! cum pertinentiis suis siti in burgo S.'' Petri
\ locum vulgariter dictum Campo Santo acquisiti » et constructi
per bo. me. Laurentìum S R. E. cardinalem tituli Sanctonim
uor Coronatorum de Pucciis nuncupatum, et in quo de prac-
exercetur officium ipsius Sanctae Inquisìtionis haereticae pra-
t tara suo proprio, quam fratrum suorum praedictorum, prò
SS de rato promisit, norainibus, nobìs prò pretio scutoruni sex-
Um monetae ad rationeui decem iuliorum prò quolibet scuto,
modis et formis ac in terminis tunc expressis bolvendorura ven-
rit ac cesserit, prout in instrumcnto publico per dilcctuni lìlium
Antonium Peregrinum Camerae nostrae apostolicae notarium
to Utìus continetur, nos igitur easdera duas tertias paries palatJì
imodt prò dominio et omntraoda proprietate, ac usu et habita-
ipsjus officii Inquisiiìonis et eius ministrorum perpetuo conce-
volentes &c. Daium Romae apui sanctum Petrum &c. die xviii.
15^, anno primo.
Videtur posse expedirl Hu. cardJ'* S. Sixti
Cae, Glorierius.
jtM Vestra applicai duas tertias partcs palatii prope Campum
rtum a Pucciis eraptas; ita ut nunquam ipsis inquisitoribus etiam
cntientibus adimi possint, cum deputatione executorum.
CXLIIL
'\6y 3 giugno. Al Birago luogotenente del re Cristia-
nissimo a Saluzzo, perchè espella dal ducato e perse-
guiti gli Ugonotti che vi si sono sparsi specialmente
per opera del Drenerò e del Valfenera.
(Loc. cit. II, 26, breve J99.]
Uecto fìlio nobili viro Ludovico Birago Christianissimi rcgìs
in statu Salutiarum locum tenenti generali.
)ilecte fili, salutem &c. Accepimus litteras tuas Salutiis ociavo
^aprilis practeriti datas» quas legimus libentissime, plenissimas
ris, humanitaiis, officii diligentiae. Ex iis etenim intelkximus di-
ìim filium nobilem virura dominum Villaparisium de nonnullis
ad catholicara religlonem istic pertinentibus, quas eis in man-
^oc. Vai. contro l'eresia luterana 4<>5
salutare, tu vero ex hoc praeter coelestis vitae praemium, egre-
im quoque apuJ bonos omnes laudem et coramendationem prò-
lercberis. Daiutn Romae apud sanctura Petrum &c. die .in. iunii
"* 5^6, anno primo.
Cae. Glorierius.
cxuv.
'5^6, 12 giugno. Air inquisitore della cittA e diocesi di
Concordia, perchè possa associarsi come notari, chie-
rici e preti cosi secolari come di qualunque ordine.
[Arch. secr. Vatic. Pii i' brev. min.
a. MDLXVi, ir, 26, breve 414-]
:to filio fratri Francisco Penzino ordinis minorum conventualium
professori.
ft)necte fili, salutena &c. Cupiemes res, causas et negotia offici i
Inquisitionis bene, fidelilcr ac diligenter ubique exerceri, tra-
et administrari, libi, qui in ci%'itate et diocesi Concordiensi
baereticae pravitatis inquisitor deputatus existis, quod prò rebus
catjsis et negociis offici! eiusdem Inquisitionis libi commissi debite et
' sincere cxequendis quoscunque notarìos eliani clerìcos scculares
€t quorurovis ordinum, etiam mendicantium regulares, et in sacrìs ac
prcsbiteratus ordinibus constitutos, qui tibi ad hoc apti, fìdeles,
et idonei videbuntur, creare. Tacere, constituere et deputare; qui sic
per te deputati officìum notarìatus huiusmotli libere exercere possint,
€orumque instruraemis, proihocollis, regestis et aliis scrìpturis per
ipsos factis, subscriptis et rogatis piena et indubra fides, et eadem
prorsus, quae coeteris notariis apostolica vet imperiali auctoritatc
f creatis adhiberi solet, ubique in iudicio et extra adhibeatur, et adhi-
debcat in omnibus et per omnia, perinde ac si itli, prout caeteri
ani, iuxta solitum morem creati, et in aliorum notarlorum ma-
trìcola descrìpti fuissent, licite valeas, auctorii.iie apostolica tenore
pracscntium licentiam concedimus et facultatem. Non obstantibu*
cooststutionibus et ordinationibus apostolicis ac civitatis et diocesis
hutustnodi illorumque locorum ctiam mramento, confirraatìone apo-
stolica vel quavis firmitate alia roboratis statutis et consuetudJnìbus,
privìlcgiis quoque indultis et litterìs apostolicis illis quomodoUbet
concesAÌs, confirmatìs et innovatis, quibus omnibus eoruni tenore»
Ar<hhio delta R. Società romana di storia patria. Voi. XV. 30
^66
©. fontana
praeseniibus prò safficicmer expressis habentes, ìllis alias in suo ro-
bore permansuris ad effectum praesentium speculiter et exprcsse
derogamus, caeterisque contrariìs quibuscunque. Datum Romae apud
S. Pcirum &c. die 12 iunii 1566, anno primo.
Cae. Glorìerius.
CXLV.
i$66y 14 giugno. Breve di nomina e formola di giura-
mento che presterà Francesco Papardo doraenic-mo
prima di assumere l'uffizio di inquisitore generale nel
ducato di Savoia.
[Loc. cit. breve 425.]
Dilecto fìlìo Francisco Papardo ordìnìs fratruro predicatorum et th«o*
logie professori in universo ducAtu Sabaudie ceterisquc dom'ntiSt
dilccio (ilio Sabaudie duci ultra monics subicctis, hcrctice pravi-
tatis inquisitori generali.
Pius papa V.
Dilecte fili, salutem &c. In primis atquc gravissimis curìs quas
in hoc loco a Domino constituti susiìneraus, illa precipue cor no-
strum angit solicitudo, quoJ fidcs cathoHca toto terrarum orbe digitata
conspicitur. Idcirco in singulis dicti orbis partibus, viroii «xpedit
habere idoneos, quorum opera succlsis vepribus c\Tilsi$que xuanjis
a Sathana disseminatis orthodoxe religionis cultus in sua puritatc,
ac solido statu precipuo conservetur. Cura ìtaquc otTicium ìnquisi-
toris generalis hereticc pravìtatis in universo ducatu Sabaudie ce-
terisque dominiis, dilecto filio Sabaudie duci, ultra montes quomo-
dolibet subiectis, per obiium quondam Ludovici de Bolo, dum vìverci
in dictis ducatu et dominiis inquisitoris generalis, extra Romanam
curìam vita functi, vacaverit et vacct ad presens, nos patcm.i qua
tencmur charitate erga ea loca, que impiis hereticorum vioctrinis
iampridcm confiicuntur, volcntes eis de persona secundum cor no-
strum utili et idonea providere, cuius industria et sedulitate hercsum
contagia eliminari et religionis catholice sinceritas conscr%'ari possit,
fìdemque sumentcs indubiam de te, qui in hts multos ab lune anoos
laudabiliier versaius, etateque et ceteris qualitatibus requisiti? prc-
ditus es, quod provincie illi universe in demandata tibi cura sis non
mediocriter profuturus. Quare te inquisìtorem generalem "n dicti*
n^c. Vat. contro l^ eresia luterana
S«ac nobis iampridem cognita est et perspccu, huiusmodi supplica-
^onibus inciinati, tibi, ut libros quoscunque tam in indice felicis
•"«ordationis Paulì IIII, quam Pii etiam llll Romanonim pontificum
Pmedecessorum nostrorum aut alias quomodolìbet prohibiios, vel noo-
*^iini purgatos, quo facilius perversas hacrelicorum opmiones corum-
9ue nefarios crrores ìntcUigere et discernere ac confutare possis,
'-'beTe et licite ac absquc conscientiae scrupulo, aut uUius censurac
Ccdesiastìcac in tales iofliciac incursu, tenere et legere valeas, ple-
nam et Ubcram aucioritate apostolica tenore praesentlura facultatein
irnp>artiraur. pariter et indulgemus. Non obstantibus constitutionibus
^ ordinationìbus apostolìcis ac quibusvis prohibiriocibus in contra-
"*^*i^ quomodolìbet hactenus factis et iroposterum faciendis, caete-
™*<lue contrariis quibuscunque. Datum Romae apud s. Pctrum &c.
'^"^ -XXVI. iunii 1566, anno primo.
F, card.''» Alciatus
Expedìri poiest attenta fide ili."» domini mei Alciati,
Hu, card.'" S. Sixtì. Cae, Glorierius.
CXLVIL
* 566, 22 novembre. Al nunzio in Savoia perchè consegni
un frate chea Macerata con un colpo d'archibugio lic-
ose il priore davanti al Sacramento, e un prete che ha
commesso diversi atroci crimini e delitti.
[Loc. cit. breve 662.J
Generabili fratri Francisco episcopo Gcbennensi apud dilectum niiura
nobjlem vìrura ducem Sabaudiae nostro et Apostoiìcae Sedis nuntio.
Veoerabilis firater, salutem &c. Cum, sìcut nuper accepimtis, qoK
dam iniquitatjs liliì, unus videlicet frater ordinis sancii .\ugustini,
qui Maceratae ictu archibusii priorem suum, ante sanctissimum Sa-
cramentum animo celebrando missam devote orantero, impia et im-
mani crudelìtate ìnterfecit, et alter presbite! ob multa enormiz, di-
vcrsaqac atrocissima crimina et dclicta ab eo sceleratissirac perpetrata
plura monis genera demeritus a curia istius ducis in carceribus de-
tineantur, nos prò nostri pastoralis oSicii debito volentes tanta ic
tam nefarìa scelera inulta non reraanere, sed facinorosos praedictos
ad alionim exemplum debitis et mentis poenis omoino affici^ itx-
temitati tuae per praesentes committimus et mandarous, quatcotts
•7)oc. Vat. contro l'efesia luterana
471
is
F
H^**^ *^ «:iis, inquisitionibus, accusationibus, processibus et condcra-
^^ • *^ corani quocuuque iudice ecclesiastico, vel seculari prò qui-
'\'ùi criminibus, excessibus ei delictìs quancumvis gravibiu,
-n^ibus, ac atrocibus, etiam per homicidiis, assassinìis, sacri-
&L *~ -^^ pinis, furiis, crimine laese maiestails etiam in primo capite,
^^^ ^^ti4m cuiuscunque generis et qualitatis etiam expresib maio-
^fc^^t magis qualjficatis, etiam comprehensis in bulla die Coene
Hr*^^- legi consueta, per te commissis et patratis, seu centra te
.^'^^'^^e quomodocunque et qualitercunque motis, intentatis. et latis
^ ^ostcrum intcntandis et excitandis, ita ut, veniendo ad Urbcm
^ ^*^ì.usmodi negotio haeresis, et dum causa huiusmodi haeresis
^*^X.abitar, et per duos menses posiquam hutusmodi causa crii
^^*^*ta, et deinde ad nostrum et Sedis Apostolicae b^inepladiura
^isdicta quindecìm dierum libi in scriptis et personaliter facienda,
^^ alia iudicia crirainalìa utriusque fori coatta te mota et roo-
* penitus et omnino sileant et silere debeant, liberum, tutum,
'^cum et securum facimus ac reddimus, tìbique publicam Bdem,
saivum conductum vocanl, et plenam sccuriutem et franchi-
'**XU per praesentes concedimus et indulgemus, ac in verbo Romani
ificii observare proraittimus; ita quod per dìctae Urbis gubeniato-
vicarium nostrum, curiae causarum Camerae af>o5tolicae audito»
"*"eni et alìos quoscunque iudices etiam maiores, taro dictae Urbis quam
Uostrarum et 5. R. Ecclesiae provinciarum, civitatum, terrarum et
locorum, legatos etiam de laiere, vicelegaios, gubernaiores, iudjces
edam ma'ores, potesiaies, commìssarios, et alios quoscunque iudices
tua ordinarios, quam etiam specialiter delegatos, seu deleganJos, et
OS quoscunque officialcs prò praefatis delictis, excessibus et ai-
inìbus etiara muhoties reiteratis, aut prò illis, et maìoribus, aut le-
ioribus prò quibus tu pluries accusatus, delatus, inquisitus, coodetn-
tiatus, seu punitus fueris vel non, quovis modo realitcr vel persooilitieT
io iudicio vel extra raolestari, pertturbari, detineri, carcerari aut alias
vesari nequcas; sed illis non obstantibus tu in Urbe et ubique lo-
corum vivere, degere et morari, et inde recedere, a e totiens, quotiens
tìbi pUcuerit, redire, et reverti absque ullo impedimento libere, se-
cure, tute et licite possis et valeas ; decementes in praesenti poblica
fìde, salvoconducto et securitate omnia et singula et quaecunque,
ac qualiacunque crimina, exccssus et delicta comprehendi, et compie-
bendenda esse intclUgi, nullo penitus excepto crimine, nisi ipsurnsoìnm
■ duntaxai haereticae pravitatis crimcn ; et sic per quoscunque ìuiSces
et commissarios etiam S. R E, cardìnalcs, sublata eis et eomm cuJ-
Ubet qtuvis aliter iudicandi et intcrpretandi facilitate et auctorttate,
iudìcari, ;nterpretari, et defìniri debere, districtius inhibcntes et in
oheficBIùe, ac sub indignatior
pdènis praccipientes, tnìu
cs sogofis jupra nommatis iudìcibas e
6àtm salvuai conductxus
qjODm qufoito colore vel inf^enio aJ
€t vStakuKÒaus praescntes litteras
subrepdoais. vel abreptioob vitk]
defectu notali, sca propterea impugnali
ioane, si secits super his a quoque qoav
ignoraoter oontigerit attentarì, decerntmus
vcoerab^'bus fratribus archiepiscopo Teat
Namiensi episcopis per praescntes comn
tenus ipsi vel duo aut unus eorum per se
sentes litteras et in eìs contenta quaecutiqtje, \
ac quotici prò parte tua fuerint desupcr
cantes, tibique in praemissis efficacìs dcfei
faciant auctoritate nostra praesentcs liitc
cuoque ab omnibus, ad quos spe<tat, m%
Ulis pacifice fruì, et gaudere; non
praesentium tenorem indebite molestali;
rebelles per pocnas praefatas, àc sententias |
appelktione postposita, invocato etiam ad
brachii secularis. Non obstantibus praesBtsstv^
consiituttonibus et ordinationibus
alìos Romanos pontifices praedcc
etìam cum quibusvis derogatorimim
busque et dccrctis. Quibus omoibas
ibrsan de necessitate exprìmcndorum
lìcicnicr cxpressis habentes, ac sì ik '
oraìsso praesentibus intstiticuUu, U&s afias m i
hac vice duntaxat specialìaer et
caetensque coatranis quìbascaomae.
trtun sub amuilo piscatora» JSés
*Dt»c. l'ai, contro l'eresia luterana
473
I
CXLIX.
}f 30 dicembre. Al conte di Tenda, perchè faccia pren-
e consegni al vescovo dì Ventiraiglia Antonio
Chiama, segatore e Innocenzo Gui detto Umeta, eretici.
[Loc. ciu Pii papat V brevia,
2. IV, irm. 44, to. 14, p. 320 e to. 17 p. J24.]
ceto tilio, nobili viro, Honorato de Sabaudia, corniti Tendae, ut
haereticos quosdara comprehensos epìscopo Vintimìlicaisi tradì
lubeat
Pius papa quintus.
•iiccte fili, nobiìis vir, salutem et apostolicam bcnedictiooeni.
exploratum habemus, te prò tuo singula.rì fidti catholicae «lo
ium haereticorum hostem esse acerrimum, idcirco ftdeatcr fa-
>as, ut ìo bis, quae ad detestabilem haeresum pestem avertendam
e no'nmus, tua^ quam nobls paratissimam esse intelligimus.
Decesse est, opera utaraur. Quapropter nobilitatem tuara ro*
ut Antonium quendam Chiamara, secandarum tabularum ar-
quì alia-s Genuae ac Viniimiliae haeresum, in quas, suadente
lo, inciderat, abiuratione facta in easdem nunc relapsus est,
Tendae commorantem ; similiterque Innocentium Guium, qui Umeta
ppeiiatur, uiu cum quibusdain aliis, quorum noroina a venerabili
nostro epbcopo Vintiratlienst accipies, adhibtu ea, quae ad
ustnod» res valde necessaria est, taciiumìtaie ac dillgentìa, com-
prehendi iubcat, coraprchensosque ad eundero cpiscopuro Vinti.
milieosem adduci, in eiusque potestatem tradì curet: ut \ps^^ apud
qutrm adversus praedictos haereticos indicia probationcsque repe-
riuntur, id, quod aequum iustumque fuerit, in eorum causìs sta-
tucre, atque exequi possit. Quod quamquam te, ut par est, sedalo
prò tua in Deum oranipotentem pietate facturum esse prò certo ha-
bemus, tamen ita rogamus, ut te in co rem omnipotenti Deo ac-
ceptissimam, nobisque gratissimam facturum esse scire velimus.
Datum Romae apud sanctum Petrum sub annulo piscatorìs, die
trigesima decembrls millesimo quiogentesimo sexagesimo nono, pon-
tiflcatus nostri anno quarto.
(T. AJdobrandinns).
^ppeii
474 ^' Jontana
CL.
1570, 21 aprile. Al duca Emanuele Filiberto di Sav(
perchè consegni al vescovo di Mondo vi un ul ercti
Giovan Tommaso Secleto che preme molto al S.
tìzio di Roma di avere a sua disposizione.
[Loc. di. a. V, anu. 44, to. 15, p. go.]
Dilecto fìlio, nobili viro, Emioueli PhtUbeno duci SabauJIà'i
super quodara Joannc Thoma Sedete lueretica
Plus papa quxntus.
Dilccte fili, nobilis vir, saluteoi et apostolìcam beneJjctiooem. Pe
latutn ad uos csl, quendam Joanuecn Thonoam apud sanctum baer«
ticae pravitatis Inquìsitionis otiicium Thurmì captum dednerì, hi
ncm non solum haereticae pravitatis labe infectum, sed etiam apostata
Bum in potestatem nostrani tradi eius Jetn sancti Inquìsitionis haereti
pravitatis oflicii, quod Romae est, v'alde interest, ob eamquc causam
nos id magnopere desidcramus, ut ex eius scilicet dictis quorundam
cotnplìcium ootìtia haberì possìL Itaque oobilitatem tuam bortainur,
et in Domino vehementer rogaraus, ut, prò sua erga Detim omnipo
tentcm pictate religionìsque catholicae zelo» eum ipsum hominem in
potestatem nostnm redigendum diligenter mandare velit. Q^a de
TCOeribilcm fratrcm Vinccntium cpiscopum Mootìsregalis oostm:
et Sedi5 ApostoUcae apud nobillutcm tuam nuocium diligenti
nostro nomine secum agere iussimus, cui non modo ut 6iem
icà ut illius super eadem re postuLitis prò sua erga nos,
hioc Sedem Apostolicam reverentia satisfac^t, Hi vjamvtl
obstcratnus, quaro etsi ipsum sponte sua factura m dubita*
vìmus; tamen ea intclligere volumus, casdem rem nobis gratissìma
faturam. Datum Roma« apud saoctuta Petroin sub airoaU) pi
die vtgesima prima apriUs miUcsiino qaÌBgeMcsiiao
poodàcatus nostri anno quinto.
itaflo^l
isamV
tdam 1
ELLO Studio presente io mi propongo di racco-
gliere le notizie che ci rimangono sulla geografia
episcopale dei dintorni di Roma nei tempi più
remoti, vale a dire in quei secoli dell'antichità e dell'alto
medioevo (dal quarto al decimo secolo circa) che hanno
preceduto il tempo in cui le istituzioni ecclesiastiche si
assestarono a un dipresso nella posizione in cui ora le tro-
viamo. Delle sedi di cui si deve tener qui parola, talune
neir insieme della gerarchia episcopale hanno acquistata
una posizione affatto particolare, proveniente non dalla im-
ponanza loro propria, ma dagli stretti legami che le anno-
davano al pontificato romano. Per conseguenza questo
lavoro sarà diviso in due parti, la prima delle quali sarà
consacrata ai cardinali vescovi e l'altra in generale ai ve-
scovati della campagna romana.
_ Col nome di sedi suburbicarie si designano ora le sedi
di Ostia, Porto, Albano, Palestrina, Frascati
47<
ÌL n^uchestie
Primi del pontefice Calisto II ve tìCT2. una settima, quc:"i
di Selva Candida, detta anche di Sanu Rufina, o roc;;! :»
delle Sante Kufina e Seconda. Quesu sede fu riunita da
Calisto II a quella di Porto (i). I vescovi suburbicari hanno
grado di cardinali, anzi occupano il primo luogo nel sacro
collegio.
Questo suto di cose peraltro non rìsale ad una ann-
chitA molto remota. Ancora nel dodicesimo secolo si par-
Uva di cardinali e di vescovi (2) riservando la prima dc-
Mominnxionc ai preti dei ventotto titoli e ai diaconi delle
dicìotto iìiaconif. Questi preti e questi diaconi rappresen-
tavano la successione dell'antico clero superiore della chiesa
locale di Roma. Senza dubbio essi avevano da lungo tempo
dclcf,Mto a degli inferiori Tesercizio delle loro funzioni locali
per occuparsi col papa degli affari ecclesiastici generali- iMa
la ditrtTcnza che si persisteva a fare tra essi ed i vescovi,
inclusi quelli più vicini a Roma o che facevano parte della
curia pontifìcia, proveniva da un sentimento assai giusto
delle amiche relazioni.
Tuttavìa ciò non toglie che fin dal principio del do-
dicesimo secolo, i sette vescovi menzionati qui sopra non
avessero una situazione tutta particolare nell'insieme del^™
Tepiscopato it.iliano. In origine il papa era stato il soloìfl
vescovo d'Italia, .^ssaì per tempo, probabilmente fin dallo
scorcio del secondo secolo, s' introdusse una suddivisione ;
(t) RtKulhi da una bolla di Gregorio DC dd 2 afosto lajéi, odia
quale * citano il f^riviktgimm di Calisto II a dò rdatÌYo. Potthast,
ioai7: ^" '^ :acra, I, ija
(3) .oiro f>cl TACoooMo ddQa oriinirinwe di Gè-
latk» Il {Uàtr pomttfttmki, e<fia. DuclMcae, II, )ia, pj), e odia 00-
tkia ^ Onorio II ó^id. p^ \xf)\ Xvamott. dd rtcoaMO ilelU za\ ' '
À\ Pasquale li (ib^a. p. M<^ I- ^C Mi* I- M. \A^* L 6); a
Mk BosQQCi(Ìbàl pi s^t. L as; }SoiL I. e
• MO 4ci ICVB|W loco.
Le sedi episc. nel Fan fico ducato di l^ma 477
kuove sedi episcopali furono stabilite, numerose nella bassa
Italia, più ristrette di numero nella antica Gallia cisalpina.
In quest'ultima regione si formarono anzi delle provincìe
ecclesiastiche, a Milano, ad Aquileìa, a Ravenna, e ciò fino
lai secolo quarto, per modo che la giurisdizione immediata
lei papa non si estese più che sui vescovi compresi in
luella che era stata la diocesi suburbicaria civile. Nel de-
imo secolo, nuove fondazioni dello stesso genere vennero
diminuire al mezzogiorno la provincia metropolitana di
toma. I Bizantini, padroni dell'Italia meridionale, vi crea-
>no un certo numero di provincie ecclesiastiche accettate
^oi dai papi, i quali dal canto loro eressero in metropoli
capitali dei principati longobardi, Capua, Salerno e Be-
levento. Da ultimo, nel secolo dodicesimo, venne la fon-
rione delle Provincie di Pisa e di Genova, Tutte queste
lutazioni diminuivano singolarmente il numero degli epi-
copatì immediatamente sottoposti alla Santa Sede, vale
dire degli episcopati suburbicari secondo il primitivo
lignificato della parola. Ne rimanevano nondimeno abba-
tanza perchè la distinzione accordata alle sette sedi fosse
er sé stessa una distinzione assai seria.
Inoltre questi prelati non sì distinguevano soltanto dal-
l'episcopato suburbicario. Incorporati alla curia del papa,
qualificati a supplirlo nelle funzioni episcopali, essi non
potevano non venire a prendere poco a poco una posizione
superiore a quella dei preti e diaconi cardinali. Questi nei
concili, e generalmente nelle cerimonie ecclesiastiche, pren-
devano luogo dopo tutti i vescovi. Sebbene lo sviluppo
crescente della loro importanza dovesse portare una in\'er-
sione di precedenza, i! principio antico fu m.antenuto colla
precedenza attribuita ai sette vescovi cardinali. Questi si po-
sero a capo del clero romano, e il legame stringendosi più
e più si venne a considerare che il papa, i sette vescovi,
i cardinali pren e diaconi rappresentavano insieme la Chiesa
rotnana, e che tutti insieme dovevano andare innanzi ai
«Ri
478
L. ^Duckeme
vescovi più impcntand delU cmtbuthi. Si procetkst mòs
più oltre per questa vu ; 2 suddiaconi e ì pcotooocxn b
cacciarono dietro ai cardinali» sempre come tacnm jant
della Chiesa romana, e se non d sì fosse portato uà piT
d'ordine, rultimo sacrìstano di Roma avid^beimpcr
reclamare la precedenza sui patriarchi e i meuopoGoii
Ma per tornare ai cardinali vescovi, possiamo Josa»
darci a quale data risalga la selezione che diede kxDBi
luogo speciale ncircpìscopato della provincia rooiani e a
quale base si sia fondata.
Il Liber pontificalis nella vita di Ste£iino III (768-77*)^
menziona per la prima volta i a sette vescovi
t« cbdonjadarl che servono la chiesa del Salvator.
terano(t). Dal modo come ne parla è chiaro che qoesD»
servirio, e il gruppo degli inservienti che esso suppone, «n
cosa gìA stabilita da un certo tempo. Questa usanza noi
sembra essere &uu particolare a Roma. Anche io Antio-
chia, nella provincia sottoposta immediatamente al ^
triarca, ossia quella di Siria 1% v'era un gruppo di sei»
vescovi i quali godevano di una posizione speciale. Era»
i vescovi di Bcrca» Chalcis, Seleuda, Cabala, Anasarthe,
Pahas e Gabula. Questa distinzione, sulla quale bcssdoo
hA insistito 6nora (2), deve essere siau introdotta Vsà |w
Cenipo jHìrchè h notata nei documenti anteriori alla iaw*
rione degli Arabi in Siria. L'arcivescovo di Ravenna, aiw
per imitazione di quanto accadeva a Roma» volle cosmo*
gerc i suoi suiliragaoei a supplirlo nel servigio ddhi sos
cbìoM metropolitana, ma essi non si lasdaroiio imporre
(a) Bm moln dàUa diayosbloDc <ii nm Usu ildle 5c
ptK M fHiiitrcaHP 4i Aniìodib, di etti d rcsiaa» 4m redu^un . ^.
ptti eooipleu MTalm (SaniTiuTt, Aati^ «rcL D, 741 ; Gtt»
V'Aitniiv.p. t4a: ci &MnOi edSt S^ttoe. l jp?. fa: Qam'f^
JbMiÉiéii ^ Inviai TlMlifif. Xn. s^.
Le sedi episc. nel Dantico ducato di 'T^oma 479
jiggiunu di questo carico, e la loro resistenza fu soste-
ita dal pontefice Niccolò I(i).
Ben prima del tempo in cui i sette vescovi c\ appari-
lo come incardinati alla chiesa del Laterano, e senza
lubbio anche assai prima del tempo in cui l'uso fu intro*
)Cto, taluni di essi godevano di privilegi speciali. Fino
quarto secolo era regola che la consacrazione episco-
le dei papa fosse celebrata dal vescovo d'Ostia (2).
iiesti per tale ragione ebbe molto per tempo e già in-
izi al sesto secolo il diritto di portare il pallio, ciò che
distingueva dalla maggior pane dei vescovi della dio-
si suburbtcaria, certo da tutti quelli dei dintorni di
>ma(3). In questa cerimonia egli doveva essere assistito
dai suoi colleghi di Porto e di Albano. Tale almeno era
l'uso sul cadere del settimo secolo, poiché il Liher poti-
Ùficaìis ci apprende che il papa Leone II fu ordinato nel ^82
dai tre vescovi di Ostia, di Porto e di Yelletri, quest'uldmo
B luogo del vescovo di Albano la cui sede allora era va-
Iinte(4).
w Non saprei indicare privilegi analoghi per le altre sedi,
anzi è da notare che in caso di vacanza di una delle tre
sedi predette, la supplenza è stata affidata ad un vescovo
^e non figura tra i sette cardinali vescovi (5).
f È assai notevole che né la posizione di cardinale ve-
scovo, e nemmeno i diritti relativi alla consacrazione del
H (i) Lib. poni. II, 157 e 169, Dota )i; cf. Migne, Patr. lat. CVI,
788, 789.
(2) AcGUSTiNi, Breviar, coli. Ili, 16.
(5) Uh, poni. I, 202, 20 J, nota 2.
_ (4) Lib. poni. I, 360.
B (s) Il medesimo fano si rinnovò nel 68 s per Tordinazione di Gio-
vanni V {Lih. poni. p. 366). Nel 767 l'antipapa Costantino II è or-
dinato in assenza del vescovo d'Ostia dai vescovi di Frenesie. Porto
e Albano. Adriano II fu ordinato nell'anno 867 dai vescovi di Ostia,
^1 Selva Candida e di Gaoio, essendo allora assente il vescovo di
e vacante la sede di Albano.
—;=§-■ ^^
t^ ^Dmekesme
weacjori akiaa precedenzi sai
lamsyLNd mmienisi candii
cpiicnpatc, i tcscotì d'Osai»
Le sedi episc. neli antico ducato dì ^1{oma
n.
La geografia ecclesiastica dell* Italia pei tempi anteriori
ai secolo dodicesimo, è soggetto irto di difficoltà. Ci manca
il documento essenziale, la lista ufficiai-^ e completa delle
sedi episcopali. Documenti siffatti ne abbiamo per i pa-
triarcati di Antiochia e di Costantinopoli al settimo secolo,
per la Spagna al tempo dei Visigoti, e T Africa al tempo
dei Vandali. Per la Calila serve d'aiuto la lista ammini-
str:itiva conosciuta sotto il nome di Nottua Guliiarum ; il
Sirsecdemo di lerocle fornisce una base analoga per V Illirico
orientale e per le altre provincie dell' impero bizantino.
Per l'Italia, centro dell'impero e della cattolicità, tutte le
liste amministrative od ecclesiastiche sono perite sen;^a la-
sciar traccia di se. I Provinciali della cancelleria pontificia
non risalgono che al xii secolo. In altri paesi i concili
provinciali o nazionali permettono generalmente di verifi-
care le liste conservate, o anche, dove mancano, di sup-
plirle. Ma pur questo soccorso ci manca, almeno per
la bassa Italia, dacché per le provincie di Milano e di
Aquileia si può rrar qualche cosa dai concìli. Ma la pro-
vincia papale era cosi vasu, contava tanti vescovati, che
non possiamo aspettarci di trovarli rappresentati tutti sia
in un concilio determinato sia nell'insieme dei conciU, i
quali del resto sono assai poco numerosi- Prima dell'in-
vasione longobarda, o piuttosto prima che si venisse, verso
il principio del settimo secolo, ad una specie di modtis vi-
vindi, ad una certa stabilità sulla frontiera tra il paese oc-
cupato dai Longobardi e le regioni rimaste bizantine, non
si possono citare altri concili (i) che quelli degli anni 315,
(i) S'intende che lo qui parlo solamente dei concìli di cui ci
rhnane un documento con sottoscrizioni episcopsiì che £iccÌAno meo-
sionc per ciascun vescovo del luogo ov'e^ ha sede.
Archivio della R, Società romana di storia patria. Voi. XV.
JJ
482
L. Duchesne
465, 487, 499, 501 e 502, e notisi che il primo é,
questi raccolse soltanto un piccolo numero di
concilio del 595, sotto san Gregorio, e, in gt
preziosa corrispondenza dì questo papa e' informano $uli^J
stato delle cose al momento dell* invasione. Dopo sa
gorio, nei secoli settimo, ottavo e più tardi, dei
abbastanza numerosi raccolgono intomo al papa ì pfdttì
del ducato di Roma ed anche delle altre parti d'Iniiij
Dalle sottoscrizioni di questi prelati si possono riavatì
dati utili intorno alla situazione posteriore alla iavisionc
longobarda. I più antichi sono quelli degli anni Uii\
e 680.
Questo stato di cose era il risultato già di molti mo' 1
umenti» e neppure potrebbe considerarsi come dcfi&itiiip^ |
che anzi continuò a modificarsi tra il secolo se^
dodicesimo e sempre allo stesso modo. Quaiu.
procedere del tempo si spopolava la compagni, e ik '
conveniva sopprimere delle sedi episcopali. La :
spopolarsi era cominciata ben prima del quarto
Tera nostra. Numerose città annoverate da V.
Tolomeo, scomparvero dopo il tempo degli AntQa!iii<j
dei Severi, e v*è luogo a credere che molte \\'
sero già cessato d'esìstere quando sì fondarono
vati intomo a Roma, cioè molto verosìmilmente nel «t»
del secolo terzo. Per talune si può pensare che il vcs^
vato abbia fiinzionato nei secoli terzo e quano, fors'fflflJ
nel quinto, e poi sia stato soppresso insieme con U M
seosa lasciar s^no della sua esistenza net docutnemfw^
servati.
£ necessaiio duoque contentarsi dì queUo che li pt^ ^
rintracciare, rinunziando alla speranza d'aver mi ^i
suto completo ddic sedi suborbécarie anterion ^ ^ {
timo secolo.
Alla foce del Tevere, snUa riva smistra, h àA^\
Ostia, e sulla ma destra Ìl suo porto, non fonoi^^^ ^
[ 1j£ sedi episc, nell^aniico ducato di ^l^ma 483
na che una sola organizzazione municipale (i). Porto
il porto d'Ostia. Al quarto secolo divenne il porto di
pa, Portus urbis Romae, e formò una città separata. Non
IvaDza alcuna indicazione degna di fede sui vescovi di
tia o di Porto anteriori al quarto secolo, ma è certo
fin dall'anno 513 esìsteva un vescovo d'Ostia, e l'anno
uente due preti d*Ostia assisterono al concilio d*Arles
compagnia d'un vescovo di Porto. Le due chiese erano
ique distinte. È curioso che la distinzione delle due
5se nel 514 sta F indizio più antico che si abbia della
inzione delle municipalità (2).
Ostia e Pono avevano una situazione speciale nell' in-
de delle località suburbicarie. Non dipendevano dal go-
no della provincia, che sarebbe stato il governo di Cam-
jna, ma da uno degH ufficiali più importanti della città
Roma, il prefetto delFannona, che sembra risiedesse
la stessa Ostia. Questo legame tutto particolare colla
ìtale può aver contribuito, insieme colla importanza
la località, ad aumentare la situazione del vescovo di
tia e del suo collega di Porto.
Fra il Tevere e la via Aurelia, l'antica colonia di
\gm(U (Maccarese) è ancora menzionata come stazione
l'itinerario d'Antonino. Non era che una piccola città
^Xfxvtov) al tempo di Strabone (3). Non ve n*è alcuna
tcia nei documenti ecclesiastici, e nulla prova che in
esto luogo esistesse una popolazione oltre la stazione
itale. Il luogo fu compreso nella diocesi di Porto.
A poca distanza da Frcgcnac si trova Castel di Guido,
(i) Intorno a tutto ciò si veggano le osservazioni altrettanto giuste
bto precise del Dessau, C. /. I. XXIV, j sgg.
t^) Dichiaro una volta per sempre che per municipalità ed or-
Izzazione municipale io intendo la stessa cosa che è espressa in
lo colie parole civitas a rapublka, e non la forma speciale del
lìcipio nel significato della parola municipium.
',S) Strabo, V, 2, 8,
L. "Duchesne
sol luogo deirandci villa imperiate di Lcrwm,
shno migUo della vìa Aurelia. Della villa, ce
TtàÓasXÈ dell' imperatore Antonino, non si parli
il tempo di Marco Aurelio. Tuttavia il bto^
omo, cbc scriveva nel rv secolo, dice che ne
incora dcgG avanzi, « cuius hodieque reliquiae mi
cnmia stazione della via Aurelta, la prima dop
^oesu circostanza dovette mantenervi un certo \
iWtlBti» Ne! concilio del 487 si trova un « Petni^
• qMMXipqs» che non può essere attribuito a^
luogo (1). Si sono trovati a Loriutn alcuni epìtafì a
<Jie aembraiK) essere del quarto secolo (2), e
citaooaibs (3). Si sa inoltre che quivi sorgeva
ad maxòrc BastHde.
Io iaciìsio moko a ergere che questa sede 1
sìa It lede sima che noi troviamo poco dopo ce
SDcm Ctméìda al concilio del 501. Questa denod
«tifeftsoe ad un pcmsD ddla via Comelia» distante ì
ma sei diìloDecn appena. È il santuario delie sioi
fina e Scccmtdi» tra il nono e ti decimo miglio
imIìil Due mìgBa pt& oltre, sulla stessa via, si
ahro luogo saatoi, b chiesa dei martiri Mario, ,
tfi&oe ed Abaco» étd Arjm^^^ caia Bassi,
utt tBcmoào ditainun Aoks, 3 cui nome si
wwiSonfai ÌD ^ueflo £ Caslnim Smodai,
fin» di aecob dedotoqnano. Il loogo si
Casde dii Boooea (4). £ un centro d* iodosirìa | _
«Btt «M diìcsega bniiDlaca ancora agli stessi matin
stesso ttone ^ Ancwdesigiiavail laogo dove socselic
MbsoM» Rvist e Seconda, cfae dal secolo sesto il
«
C 11. XI, S49-
(0 Stanaesow-Cues» p, ta$; Boocm,
(4) ^^K, Dimmi, m, ja|.
<^mo fu sg(jg jgj vescovato. Il oome di Silva Candida
^nva dx\\^ foresta in cui i due santi trovarono il martirio.
-''ihmtfi e Caere si trovavano a un dipresso nel punto
CUI la yj-j Aurelia raggiunge la costa. Non si conosce
cun vescovo d'Alsium. I decurioni della colonia Aìsicnsis
no menzionati in una iscrizione dell'anno 210 (i), ma
^f^f^i^^azione municipale scomparve assai presto. Nel 416»
^ Uio >sumaziano (2) pone Alsium insieme a Pyrgos tra
' l"«8hi che sono
Nunc villae grandes, oppida parva prius.
*^ Vescovo di Caere apparisce per la prima volta nel 499,
*^ ^ ^ ultima nel 1029. Alla fine del secolo decimosecondo
" ^^^to luogo (attualmente Cervetri) faceva parte della dio-
*^^^^ di Porto (5).
, tDopo Pyrgos (S. Severa), di cui non si potrebbe se-
^* .**"« l'esistenza municipale oltre i tempi degli Antonini,
^ Scontra lungo la costa marina il posto della stazione
^ ^tia Punicum (S. Marinella), poi alquanto più lungi il
^^^^ strutti Noinim (Torre Chiaruccia), che fu una ver.i città,
^^^eno fino alla fine del terzo secolo (4), Rutilio Nu-
^^2Ìano un secolo più tardi lo chiama « oppidum semi-
^rutum ».
Non si conosce alcun vescovo di questo luogo, che
altronde è assai vicino a Ccntum Ce! he.
Centum Cellae, porto creato da Traiano, non aveva
^organizzazione municipale. Dipendeva senza dubbio da
-^qiiae Tauri, città situata a sei chilometri al nord-est, e
"^he ai tempi di san Gregorio faceva parte della stessa dio-
cesi (5). Ma presto il porto divenne più importante dei
(i> C. /. L. XI, n. J716.
(2) Uin. I, 226.
(}) Liher censuum, ed. Fabre, p. io.
(4) C. /. I. XI, nn. 3580, 3581.
(j) Dial IV, 55.
4S6
L, ^uchesne
capoluogo, e in ogni caso i vescovi risiedettero iciBpft i
Cenujm CclKie. Il primo che sì conosca è £pÌQeio,À
nel 314 siedette al concilio d'Aries, e U sede de ai
successori si prolunga fino alla metà del secolo anJeoBC
Poco appresso, e già prima del 1093, ^ vcscavaw (b »
aito a quello di Toscanella. Nel 1824 (ìi congiaoiolb
sede di Porto, ma nel 1854 ricuperò una ^stenii iife-j
pendente.
Tarquinii, a venti chilometri a setieiiinone 01 Lcir.
Cellae, ebbe pure la sua sede, di cui la diocesi si rttd
deva senza alcun dubbio alla prossima atti di
Di questa, in ogni caso, non si conosce alcjri r"
scovo (i). Quello di Tarquìnii apparisce ne?*^ ^
487 e 499, e dopo non se ne fa più menzione. N -
Tarquinii non era più che una parrocchia di camp :
« plebs S. Mariae in Tarquinio » dipendente dal ve^.^ «^«^
Toscanella (2). Un epitafio delPanno 419, ed un à'^ -
un Eulychius confessor, cioè monaco, sono i più ajitid -^
cumenti conosciuti sulla cristianità di Tarquinii. Taitr.^-
il De Rossi (3) ha segnalato alcuni dati epigrafici ti: ciii
risulta che la famiglia dei Dasumii, una delle più noiffo^
di Tarquinio, contava dei cristiani nel suo seno già io.^
terzo secolo.
Volcif vicina a Tarquinio, verso il nord, circa qujn»
Tarquinio è vicino a Civitavecchia, non ci of&e liotf**
traccia sicura dì organizzazione episcopale. Vi sì '"
due cpitafì che sembrano appartenere al quinto scc
ma Vepiscopus Voketttamis non è stato ancora scopefto.j
(i) Un vescovo AiùnUu Graviscau è notato tra i so$critloO«
concilio romano del 504 (Hardouin, II, 996); raa il condtio f '
crifo.
(2) Campanari, Tuscania e i iuoi monumtntu II, 97, àxM
De Rossi, Bull 1874, p. 84.
(j) Loc. cit.
(4) C. /. L, XI, nn. 2949, 2950.
Le sedi epìsc. nelF antico ducato di ^oma 487
i . . .
dei suoi dialoghi (i), san Gregorio parla d*un certo
iiadragesius, Buxentinae ecclesiae subdiaconus » che
luceva a pascere il suo gregge « in Aureliae partibus ».
(Voluto correggere Buxentinae in rolcentinae. Io credo
ia più naturale di restituire Bisctititiac e dì riferire questo
Iacono alla chiesa di Viscnt'mm. L vero che quest'ultima
Ita situata presso il lago di Bolsena è più lontana dalla
\urelta di quel che sia Volci, ma i pastori vanno lon-
, e Tespressione « in Aurcliae partibus » può essere inter-
ta con larghezza.
•'organizzazione municipale di Volci funzionava an-
al principio del quarto secolo (2). Quella di Cosa,
fi^Orbetello, non ha alcun documento posteriore ai-
■841 (3). Ai tempi di Rutilio Numaziano non vi
deva più altro che rovine deserte:
Cernimus antiquas nullo custode ruinas
Et desolatae moenia foeda Cosae (4).
è segnalato alcun antico monumento cristiano
eniente da questa località, che fu compresa più tardi
, diocesi di Suana.
-a colonia di Saturnia^ il cui nome si è conservato
ili nostri giorni, era ancora al terzo secolo una città
Sta da quella di Suana (5). Non ha anrichi ricordi cri-
U Suana, situata otto chilometri più ad oriente, ebbe
vescovo» la cui diocesi comprese Saturnia. Tuttavia il
►vo di Suana non apparisce prima del coiiciho del 680.
tlraenie questa località è quasi abbandonata, e la sede
>pale è stata trasferita ivi presso a Pitigliano,
I
Hi. L, Xr, n. 2948.
^/. L. XI, n, 26J4.
17.
r, V. 485.
. L. XI, n. 2648.
Le sedi episc. nelVantico ducato di ^^oma 489
I
Dirimpetto a Bolsena, dairaltro lato del lago sorgeva
lacitti di /7jc?//i//m(Bisenzio). Una iscrizione dell'anno 254
ricorda il Senalns popuhisque Visenlmus {^i^. Com^ Bolsena,
al principio del medioevo Bisenzio fu abbandonata dai suoi
abitanti che si portarono sulla montagna ad occidente,
in un luogo detto Caslrum Vakntini. Ho gi;i parlato della
ecclesia Viscìitìna, che io credo essere menzionata nei Dia-
loghi di san Gregorio. Fuorché in questo testo, il vescovato
non apparisce prima del concilio del ^80, nel quale siede
un vescovo « ecclesiae Castro Valentinae ». Nel 745 ricom-
parisce l'antica denominazione Bisuntianus episcopus (2). Dal-
l'anno 7<j9 si dice Castro senz'altro, e con questo titolo
la sede episcopale è rimasta fino ai tempi moderni. Ma
nel 1648 avendo gli abitanti di Castro assassinato il loro
vescovo, papa Innocenzo X Ì^cc radere la città al suolo
e trasferì il vescovato ad Acquapendente, locaUtA che al-
lora dipendeva dalla diocesi di Orvieto.
.\ mezzogiorno del lago si stendevano i territori di
Tuscana e di Ferent'wum. La città di Tuscana (Tosca ne Ila)
si è conservata nel vescovato dello stesso nome, che per
altro non apparisce prima del concilio del 649. Alcune
iscrizioni cristiane, di cui una in data del 407, permettono
di risalire più alto nella storia di questa chiesa. La sede
episcopale di Toscanella fu trasferita a Viterbo verso la
fine del dodicesimo secolo.
Si conoscono molti vescovi di Fcrentia o Fercntitium,
dal concilio del 487 fino a quello del 595. Un racconto
di san Gregorio (5) prova che verso il 58^ la località di
S. Eutizio, ad est di Soriano, apparteneva a questa diocesi.
Era certo il medesimo per Viterbo e Bomarzo {Poìimar-
(x) C. /. L. XI, n. 2914.
(2) Questi peraltro potrebbe essere un vescovo di Bìsìgnino in
CabbHa.
(3) Did. III. 58.
Et,"'.
miim- iL-PiiiLanritt imi aLi. ire ili in
-:'i:h.x^l "TX ?:'^"rr.rT:i ^ nr lasa. t. Fssaà *
--.- ri c-sci-icc ::=ss_::i r^i^icae *£ 3ctimenn,fl
ii:i:=crsrc ;:ie ri apr irternesse fin dilfonginc, &
Le sedi episc* nell'antico ducato dì ^Homa 49 1
lo settimo, e che il vescovo di Tuscaaa abbia
tutta la parte longobarda della antica diocesi di
I (Orte), presso il Tevere, non faceva punto parlar
ma delle guerre longobarde. Orte aveva peraltro
nìzzazione municipale sotto Talto impero (i) e
«covo apparisce nel 502. Questa sede è stata
el 1457 a quella di Civitacastellana.
5220giorno di Orte, lungo il Tevere, si discende
'io falisco, a cui apparteneva forse la località di
the si rivela soltanto nel secolo ottavo. Era allora
Lio fortificato che i Longobardi contrastavano al
Li Roma (2). Vi fu coli un vescovato di cui il
u>lare conosciuto è del ix secolo, Donato di nome,
wesente al concilio dell'anno 826 (3). L'origine
a sede e molto oscura, ed ò possibile che s*abbia
^ in essa la continuazione della antica città di Pe-
la quale doveva trovarsi in codesta regione,
ritta falisca per eccellenza, Falena, ebbe anch'essa
|£de episcopale. Nel 499, Felice vescovo di Nepi,
pai come « episcopus ecclesiae Faliscae et Nepe-
>», e ciò farebbe credere che le due sedi fossero
ime riunite. Al concilio del ^^$ ciascuna d*esse
. suo titolare. Ma io credo che si possa f;ire ri-
■dto la diocesi in cui si continuò l'antica città
la. A tutti ì concili romani dal 4^5 al 502, noi
[O un vescovo di Aquaviva (4), che non ri-
£.. VI, n. 2380; Vni, nn. 4194 e 4249; cf. Plinio,
\pont. I, 420. L'evento ivi narrato è del tempo dì Gre-
p-741)-
acovo Gìoviano dato dal Gams come presente al con-
ino del 769, è in realtà un vescovo di Cagli; cf. Lib^ poni. I,
I nell'anno 465, Benigno negli 01101487, 499, 501, $02.
4^2
L, ^uchesìte
comparisce più in seguito. L.i sua sede non è stata, ch'k
sappia, identificala in modo sicuro. Non si conosce alcut
città antica di rat nome» ma sulla via Flaminia, a trenta- —
due miglia da Roma, v'era una a routatio Aquaviva a cbeH
è tiocata neir hinerario di G^rusalemnu. Secondo la dt<9
stanza, essa doveva trovarsi un po' avanti a Falena, e io
sarei tentato a credere che quivi, come in molti altri luo- J
ghi, la stazione avrà attirato a sé la popolazione deUj V
città prossima, e che b sede episcopale vi sarà stata prima
insullau. M
\^cinissimo alla Falena romana si e scoperto un cimi- ™
icro cristiano, quello dei santi Gratiliano e Felicissima (i). ^
Verso il sesto o settimo secolo si fondò tri presso unafl
grande stazione agricola detu Massa CasttUana, il cui
centro occupava la posizione dell'antica atti etnisca di
Falena, anteriore alla Faleria romana. La popolazione di
quest'ultima non tardò a trasierirvisi, e i vescovi anch'ess
\\ si stabilirono. Essi qualche volta si qualiii cavano come
noocyvì di CastHhm o di Civita Castellana, altre voltej
prendevano Tandco titolo di epistofms FaUriuttms o Folk
riiéumu
Ad ocddente di Falena, sopra ana linea che possandc
al nord dd lago di Bracdano (kums Sahhaikms) raggiunge
li via Aurelia nella vìcrnnua di Tarquinio, si trovatio lei
atti di Nepi sulla via Annìa, Suth sulla Cassia, Blera
sulla Clodia. Tutte e tre ebbero vescovi che figurino nei
coodli fino dal v seooks quei <fi Ne(M e di Suoi dal
quei di Bicra dal 487, Si può anche condiidere d
passo dd Uktr pem^fcéHs (2), che il vescovo di Xc
esìsteva nd 419. Le ìscrizìoDi risalgooo più indietro
un secolo, e cofie va
agn>gn6cbe
all'età deOe uldme pctsecuBooL Ma queste doe oìdiiie
(0 De Hossi, j
AmAmLt
iS8di»p^69;i88i,p. ti
u^
^<^i episc. nell'antico ducato di ^oma 493
lego^ ^^Stimonianze non riguardano che la popolazione
»^su^ . non se ne può trarre nulla circa l'esistenza delle
sedv ep^^Copali.
" ^^scovato di Sutri fu riunito nel 1435 a quello di
Sep». Quanto alla sede di Blera, essa scomparve assai
prima. S^ ne constata la persistenza fino alla metà del
secolo undecimo; nel 1093 era gii assorbita dalla sede
i^' Toscanella.
»A1 sud di queste tre diocesi, nella vicinanza immediata
<Ìi Roma, sì stendevano i territori di forum Clodi, presso
Bracciano, di f^eii, e dei Capenates, ove l'organizzazione
municipale è attestata fino ai tempi di Valeriano (i), di
Diocleziano (2), d'Aureliano (3). In questa regione non
■ s'incontra che un solo vescovato, quello di Forum Clodi,
lì cui litolare assisteva gii al concilio del 313, e si ritrova
^ in seguito fino al 501. La localitA ebbe apparentemente
H a soffrire daUa invasione longobarda, o piuttosto accadde
qui come a Bolsena e a Visenzo, che le rive del lago es-
»sendo divenute malsane, In popolazione si trovò costretta
a trasferirsi altrove. Dal 649 si vede figurare nella mag*
gior part« dei concili romani un vescovo di Manturianum^
che deve essere Ìl successore di Forum dodi. La sua re-
sidenza è stata identificata col luogo detto Monterano, di-
stante sei chilometri ad occidente del lago di Bracciano.
Sì può seguire questa serie episcopale fin verso la metà
del secolo decimo (4). Erede di questa antica diocesi fu
il vescovo di Sutri.
Non si conosce alcun vescovo di Feii o di Cnpen;i.
Conviene però tener conto della tradizione relativa ad un
(i) C /, L. XI, n. j?xo, iscruionc del 254 a « Forum Clodi ».
(1) Ibid. n. 3796, colla menzione di CosLinzo Cesare (292-50)).
(0 Ibid. n. 3878, dedica al nome del « municipium Capena-
« tium ».
(4) Rfg' Suhìaceme, n. 97, 122.
i
494
santo Alessandro vescovo e
a Baccano suDa via Cassis, era
monumenti relativi a qaesto santo
dcre che U luogo del suo supplizio
dell.! Nua ^ede. Siccome st trovava
imperiale, noi avremmo in questo
analoga a quelle di Lerium e di Stihm
rchbc da maravigliarsene. Ma b sede
mantenne. La locilitd fu compresa
che assorbì anche i territori di Vcì
questi abbiano o no comìndato col
speciali.
Risalendo il Tevere al disopra
stra, U primo vescovato che s'i
mmtum. Le località di Fidene sulla
sulla Nomentana, più vicine a Roi
indìzio di una organizzaaione ecclc
Presso Fidene, a Castel Giubileo,
San Michele, la più antica di questo
nosca io Italia. Vicino alla via Nor
da Ftcolea» si sono trovati due sar
degli epitafi del terzo secolo, ed
settimo miglio della stessa via si
feriale dei santi Alessandro, Evenzii
(i) et Ot Rosa, BaH dt, 187;^^
al ai mmiiiìnc
(1) n DesAO (C L L, Xn^ p. 4sO •«««
4i un vcMOvo di FMeoe al coocilto del $oaJi
« tmàM tfhcopm Fldenas » ex cene
^kk . -.^^ rr^ imi Ti«rì V
r sedi episc, nel T antico ducato di T{oma 495
hi dedicato da un episcopns Ursns che si sa essere
t vescovo di Nomento al principio del v secolo (i).
sto vescovo è il più antico che si conosca della sua
. La soa diocesi comprendeva, senza alcun dubbio, i
tori delle antiche citti di Crustumerium e d'Hrefum,
Ite a qualche chilometro verso il nord-est ed il nord,
prima era scomparsa molto innanzi alla fondazione
impero (2); la seconda non era allora più altro che
femplice vicus (3).
)opo Nomcìtlum veniva la diotesi di Ctires a Cures Sabi-
f ». Vordo di questa località è ancora menzionato in
dedica a Costanzo Cloro (4). li vescovo apparisce
65 ({t Tiberius Curium Sabinorum «), nel 487 (« Fe-
ssimus Sabinensis a), nel 499 (« Dulcitius episcopus
:lesiae Sabìnensium »), nel 501 (« Dulcitius episcopus
:lesiae sanctì Antimi »), nei Dialoghi di san Gregorio
ilìanus Sabinensis ecclesiae episcopus ») (5), nella cor-
ndenza di Pelagio I («Bono episcopo Sabinati ») (6).
vasione longobarda diede a questa località un colpo
ale. Nel gennaio 593 san Gregorio riunì la diocesi
uri a quella di Nomento (7).
^iù oltre nella Sabina, sulle rive dell'Aia, nel luogo
} Santa Maria di Vescovio, si trovava il municipio di
ÌM1 Novum che ebbe la sua continuazione nel vesco-
dello stesso nome, il quale s'incontra nel quinto e nel
) secolo negli stessi concili in cui s* incontra il ve-
1} Ltb. poni. I, p. xcii; Jaffé-Kaltekbrunner, n. 517; De
t, Jnscr. chriiL I, p. vu.
1) Plinio la mette tra le città scomparse « sine vestigiìs » {Hisl.
IH, 5).
) MOMMSEN, C. 1. L. IX, 472.
,) e /. I- IX, n. 4962.
) DiaU I, 4,
I) Jaffé-Kaltenbrus'ner, n. 995 (»• 558-561).
) Epp. ni, 20.
éà -aft.!
jCnSil
TnUU.
té^i
dd secolo tBfao(l^
la sttiesiìttfli
^ fri djirjitoo 5(^,s'Ì
nhriMit hft ani w
s;bMfe4e
10 « giorni ttOMR..
ydh na Prcooón ooi ttmùuiu póma U sede cptto^
p4le df Gabi awearaci fino daPanoo 4^5. La serie 4et 1^
^covi si oittimoa 6no al to6o, sono il pontiiicato di Ki»
ai^/ IL Dopo qucalo papa ma e più quesdone di Gsb^
U cui dioceai sembra aaiere stata congiunta a qudb i
11 vescovo di Frenesie apparisce fin dall'anno ^ij>l^
ìàcrìi\um menzionano Vordo ancor molto tempo dopo
quii hi <lrtta (2).
l'ili alto neirApcnnino» alle sorgenti dell'Aoìo, WW*
Villi I4 cittii di Trcba Augusta, I documenti della sui un
iiUMiÌct)Mlc si arrestano ai tempi di Commodo (3). Es»
tfM>c ilei vescovi, dei quali il più antico che si OMOSa
t»*?aiiiò al concilio del 499. Questa diocesi, ancora a«io-
..\ .- » • *,-iy jj^ ^j^ inverso Tanno 5}>ji, afi; t'^"
\t\\ «. 1449^
Le sedi episc. nell*antico ducato di l{oma 497
^oma nel 1015, flx soppressa da Nicolò II e riunita a
quella d'Anagni (i).
La via Labìcana passava a tre miglia da Roma, presso
^1 villa imperiale Ad dtias lauros, dove gli imperatori ri-
sedettero spesso da Severo fino a Valentiniano III. Ivi
presso si trovava la tomba di sant' Elena madre di Co-
^ntino e il cimitero dei santi Pietro e Marcellino. La
residenza imperiale diede luogo ad una certa agglomera-
tone che non ebbe, è vero, organizzazione municipale,
^3 parve abbastanza importante per formare una diocesi
episcopale. Questa fu Subaugusta, i cui titolari assistettero
^^golarmente a tutti i concili tenuti verso la fine del
^ Secolo e il principio del sesto, e poi non s'incontrano
P*Ù, Sparve senza dubbio in seguito alle distruzioni delle
RUerre gotiche e della invasione longobarda.
Al quindicesimo miglio della via Labicana trovavasi
U stazione ad Qiiintanas, al disotto della collina di Monte
Compatri, dove ora si crede che debba porsi l' antica città
di Lahicnm. Gli abitanti di Labico, almeno dalla fine del
secondo secolo, si chiamavano Lalncani Quintancnses (2).
L'origine di questa denominazione è oscura, ma basta a
stabilire l'identità tra il vescovo di Quintana o Qnintiana
che figura al concilio del 313, e il vescovo di Labìco
che apparisce nel 649 e si mantiene fino al xii secolo.
La diocesi di Labico comprendeva Tuscolo e il suo ter-
ritorio. A torto si è creduto di scoprire dei vescovi del
Tuscolo anteriori all'anno iioo. Il primo che si men-
ziona, un certo Marzio, non ha, come bene osserva il
De Rossi, alcuna prova seria della sua esistenza. Il se-
condo, quel Vitaliano che assistè al concilio del ^80, è
in realtà un vescovo di Tuscana. Si è voluto trovare una
menzione di questa sede al ix secolo, in una lettera di
(1) Jaffé-Lòwenfeld, nn. 4450, 5565.
1(2) Dessau, C. I, L. XIV. 275.
-
4^8
JL ^uchesne
papa Leone IV agli imperatori Lo Ludovico (i)
ma questo documento parla di Ascoli 0 non dì Tu
Il De Rossi ha rimesso in luce una iscrizione votiva 1
tta a Grotta Ferrata, dove è menzione di un
Fortunato, del quinto o del sesto secolo (2).
Io non mi spiego come accada che il vescovo di U-l
bico-Tuj.calo non figuri mai nei concili ed in altri
Curacnti romani dal tempo di Costantino fino al vn sb> '
colo. Tutti gli altri vescovi suburbi cari ora ad una ha
ora ad un'altra sono sempre menzionad durante qutiio
periodo. Ora, potrebbe forse questa eclissi essere in
porto colla apparisiione passeggiera della sede episcopio
di Suhaugusta ? Bisognerebbe in tal caso ammettere ck
la stessa diocesi abbia a\Tito consecutivamente quattro a*
pi luoghi: X* la statone ad Quhttanas; 2* il villaggio di
SuhdUj^ista ; 3' Labico ; 4' Tuscolo, senza parlare dcDi
irasLuionc da Tuscolo a Frascati.
Verso ti X secolo Tuscolo divenne una localiti moto
importante, come sede di un grande stabilimento feud^e.
PriniA det celebri conci dì Tuscolo si sente qualche vob
parUre delle chiese di Frascati e mai di quelle di Toscola
Rialxata P anttct cktà kdna e tnsfonnau in foctesa, i
^«ficovì di Làbko, come può aedexsì, vi risiedettero ab»*
tttthneiit»^ Di ciò nel secolo ondedmo un ceno flonoiie
netta ìndiobxkNie hxo. Sotto Akssmdio U il vescMoj
dowi 3i pgaHààcM, tihroha oome tcscovo ^ Lab^O)^ I
Cilvolit oome ^esooio di Tosoolo. D suo socoesBort Mi* j
ikMO^MQO UitaM> n» adopera salanentc il pdxDo ocolo (4)^ {
edQ^éllaìBoi«oè<lesigB«i«aDattsso oaodo(j}. Gì»-
V j^ iUkBw di «9|i^ |L fra. Hcb m fos^ fi^a itaìàM
Le sedi episc. nelVantico ducato dì 'T^ma 499
y^nni successore dì Bovo nel 11 00, adottò definitivamente
" titolo di vescovo di Tuscolo che si mantenne in se-
g^ito. Tuttavia il medesimo personaggio è ancora qualifi-
*^^^o come vescovo dì Labico dal biografo di Pasquale II (i).
Più oltre nella regione percorsa dalia via Labicana,
^^^ troviamo le sedi episcopali di Sii^nia (Segni), di Atia-
S^*^, di Ferentintimj di AUtritim e di Veruìae. Sono tutte
antjchc città romane. È da notare che per quanto se ne
5Jj n^ Frmino, né Fahretarìa vetus (Ceccano) sono dive-
nuti \^ escovati. Prosinone peraltro è ricordato come civitas
^^' -^iber poniìficalis al principio dei vi secolo (2). Cec-
cano aveva ancora la sua organizzazione municipale al
teiQpfco dell'imperatore Onorio (5). Al secolo vili non era
pi^ altro che un centro di agricoltura (4), e in seguito
d^^^^nne un piccolo principato fondato a spese del patri-
tnOnio territoriale della Chiesa romana. Quanto alle altre
località, le sedi episcopali, mantenutesi tutte fino ai nostri
giorni, appariscono alle date seguenti : Anagni e Ferentino
nel 487, Segni nel 499, Alairi nel 551, e Veroli soltanto
nel 743.
Nelle montagne dei Volsci verso le paludi Pontine, le
^ttà di Setta (Sezze) e di Privernum (Fipemo) riunirono
1 loro territori per costituire una diocesi episcopale, la cui
sede nel 769 era a Piperno e fij, dicesi, trasferita a Sezze
verso il 10^6, È invero straordinario che non si sappia
nulla di questo istituto ecclesiastico prima del secolo ot-
tavo; è il caso medesimo come per Veroli (5).
(i) Lib. ponL p. 299, 1. 20.
(2) Ibid p. 267. Dei due vescovi che si attribuiscono ad una
pretesa sede di Prosinone, V uno, Innocente (499), è un vescovo di
Fossombrone, l' altro, Papìas (503), ai trova io un concilio apocrifo.
(3) C. i. L. X, n. 5651.
(4) Lib. poni, l, 457, nota 21.
(5) Vordo di Frivernum è ricordato in iscrizioni del secolo quarto.
Z. I. L. X, nn. 6440, 6441,
...:ii
-r:e
ri.i,
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:::.!
0-
Le sedi episc. nel V antico ducato di T^ma 50 1
jrrezione passeggiera verso il secolo ottavo (i). La sua
iocesi fu annessa a quella di Albano.
La curia di Velitrae (Velletri) è menzionata in una
dizione del iv secolo inoltrato (2), Il vescovo apparisce
jltaoto neir anno 4^5, e si è mantenuto in seguito. Tut-
ivia la diocesi di Velletri fu riunita da Eugenio III circa
anno iijo a quella d'Ostia, non perchè Velletri avesse
erduto nulla della sua importanza, ma piuttosto per dare
a vivere al vescovo d'Ostia. Questa riunione dura ancora.
Tra Ostia e Velletri sì stendevano nella pianura i ter-
tori delle antiche città di Lavinium e di Jrdt-a. La prima
ìmtosto che una vera citti era un santuario con una po-
olazione intesa al suo servigio, e quanto ad Ardea, il cui
lunidpio funzionava ancora al iii secolo (5), non se ne
onosce alcun vescovo. Queste regioni furono annesse alla
iocesi d'Albano.
Sul fianco occidentale dei colli albani, le antiche città
i Lanuvium (Civita Lavinia) (4), ó'Aricia, di Bovillae
Le Frattocchie), di Castrimocmum (Marino) (5), furono
sgruppate ecclesiasticamente intorno alla nuova città di
Ibano, sona verso la fine del terzo secolo, o il principio
el secolo seguente intorno al campo della seconda le-
ione Partica (6). L' Itinerario da Bordeaux a Gerusalemme
i menziona congiuntamente ad Arici a con la formula a-
Uas Arida et Albana, Arìcia sussistè lungo tempo. L* urhs
tricina e i suoi summates (magistrati o decurioni) è men-
(i) pRocopio, Di bello goihico, I, 26.
(3) C. /. L. X, n 6565, del tempo di Valentiniano e Valente
164-575).
(0 C. /. L. X, n. 6764.
(4) Lanuvium aveva ancora la sua respublica sotto T imperatore
lessandro. C. I. L. XIV, n. 3960.
(5) Queste due ultime non sembrano aver durato molto dopo
secondo secolo,
(6) Cf. Lib. pont. 1, p. cli, e p. 200, nota 107.
500
L, 'T>uchesne
Al XII secolo (Ot 1^ diocesi di Pipemo-Sezze fu ri|
nita a quella di Terracina, la quale è attestata fino dal 31 j
Non v' ha dubbio che questa diocesi comprendesse la le
caUtà vicina dì Circeii, che sotto Talto impero ebbe un
municipalitA discinta.
Al di li di Sezze, sul fianco della montagna che guarda
il mare, erano situate le antiche città di Uluhae (Sermo-
net.1?), di Xorba (Norma), di Cora (Cori). Norba durante-
l'alto impero non aveva organizzazione municipale (2) (&
quella d' Ulubra doveva essere ben poca cosa. Cori si naan~-
tenne, ma tuttavia, come gli altri due luoghi, non otìr^
traccia di una chiesa episcopale. Le stazioni della via Appi.
Forum Appii e Trts Tabcrnat:, attiravano la popolazione
Trcs Tabcniae ebbe un vescovo che s' incontra giA nel 51 — ^
e che figura anche nei concili della fine del quinto S4ec<>"%^ ^-j
e del principio del sesto. Nel 592 essendo questa tc%\o^^z^^^
interamente desolata, san Gregorio papa riuni la diocesi
Trcs Tabernae a quella di \*elletri (3). Questo prow^rt
mento però non fu definitivo, e il vescovo dì Tra Tah
ricompare al concilio del 769, e lo s'incontra in m -
documenti del nono secolo, ma non posteriori all' anno &^^S.
In riva al mare, circa all'altezza di Tres Tahtma^^
trovava il porto di Anùum che ancora esisteva come «zi
alla fine del tv secolo (4), Dal tempo di papa Mrt«
(e. 190) era in quel luogo uno stabilimento distiano
Il vescovo apparisce nei concili dal 465 al 502, mx
più tardi. Anzio non ebbe come Tres Tahtnuu uà-
cs:
(t) È omessa nel Uhtr cmiuìom di Cencio Camerario.
(2) Al secolo .vm era un dominio imperiale; fu ced\:»^
ptpa Zaccaria dall' imperatori: Co<;:antino V. Uh. t^.-'mL 1
nota 45.
(3) Ep, II, $0; JAFFÉ-tw \LD, Ai.:;;j, n. Ì2C2.
(4) C /. X.. X, n. 6656, iscrizione dd tempo dcgB iirip.
Gradano, Valentioiano e Teodosio (j79-3$2).
(j) Philoicphumtna, IX.
diocesi hi annessa a qoeSa £
Li curia di rfUir0e (V
iscrizione del tv secolo ^
soltanto neir anno 4^5» e « é
t3via la diocesi (fi Vdktn a
fanno 1x30 a qoela ffOsBL.
perduto DuUa ddb ;
<ÌJ vivere al vcscow©
Tra Ostia e Vclistr «.
11^ ddle antidie e
piuttosto cbe una
polizionc t-nTt*C:3 ai sjD
liòpio
Conosce alani
àìoccsi d'Albno.
Sul &U1CD
* Lamnarm ^Om.
AUiatio.
dtìl^ _^
Il
■. ■('■
! I ■■
VARIETÀ
Per cortesia del sig. dott. Francesco Pagnotti, ci giunse
zia di un altro manoscritto del Diario di Stefano In-
ra esistente nel fondo di manoscritti italiani, trenta
adrca, presso la Reale biblioteca di Stockolma, sotto
licazione Riks-BihUothekct \ Stockhoìm \ Handskrifter \ Hi-
a I Italimsk. Esso è cartaceo, sec. xvii, legato in per-
ena, di carte numerate 222. Fu acquistato a Bruxelles
i' intitola: Sthefani infessurae \ civis romani diaria rerum
t9iamm \ sfwrum tcmpornm \ post curiam romanam ex
is ad Urbem re\versam ttsque ad Ahxandri papae sexti
^ionem. « Vi manca il principio ». Inc. : 0 pontifical-
-nte e dissegli: piglia tbesauro quanto tu vuoi n, Exph :
r andare à Campo ad Ostia ».
^a questi dati e da altri che d furono con grande cor-
forniti dal sig. dott. Harald Wiesclyren, bibliotecario
R. biblioteca di Stocolma, è lecito concludere che il
oscritto appartiene alla classe i* (cf. Arch, Soc. rem.
3'n XI, 524) e segue la lezione (B) (ibid. p. 526).
>glio 120 innanzi al noto epigramma: « O Roma in-
•X » &c., si legge: «ego tamen scripsi carmina tnfra-
itia videlicet ». Manca nel codice Fanno 1485 ; però
vi si trova menzione del cadavere della Tulliola.
s^
O. Tommasini
DilTsdimo Storico Comunale di Roma avcaaùt^
inu di qocsd altri documeiiti che si rìferìscono :
Archivio Srotico Comukal£ di Roma.
Pkoi. €^ p«tt 1% e 196» anno 1489.
fai&tìaBe
lesiu.
nensis settembris die J3X»
la noone DoonoL Anco. In presene mei nourii &c Cai
laok et À ^iiod oondam hoooimbUis vìr lohannes Paolta & I
Jan «roMttanBS ^ IM)e de r^ooe Trtvit in suo xìVósm usaaatt
jflinqiwiir SDOS oahccsaks beredes eximium legutn .
uam Slefinnmi de ftdessiiiìs a Ceccholum de Infe--
liyrimois et luiiardes et dlcmm «iommum SteCmum ote
cBecoMPem Acd sai icsumcuri fecerìt; et in dicto touir
adDalcgtKiei rcBcu feeetìt filits et (ilubnis condam Le!
kkanìs Paafi, ocpodbos ipsàiss lohanoTS PauIÌ, et nonnulla aU::*^^'
et diynwriir peoni pateiv «sscrìtur nuau publici notahài et pcfl9
aéUB» dooDÌiu docRsDGt Dieioikìiaa axor coodam dicti coodwi Idtt^
amer dictonmi 62ìonmi dkd Lellì, prò marttagio AntooàK eb a
d&cli oand«m LeUì filie, Toloerìt et convcDcrit et per legiiinain icpuU-
tìoncni pronùscrìt dicto domino Stc£uio quoJ omncs diete i
omùa dkxa telku et legata per «£ctum oondatn lohanne» Pli
&cta in <SGto suo testasneato dictìs filììs dìctì condam Lelli, pna quib*
fifiift et fiUabas dieta dfmi»n^ rheroaìma promiserit de rato &s^^
ctanA doaÙBom Sieiiauni salvare et conservare tndepnem t Boi
Mlutkai^ ac bceie et iowe quod dìctì etus filli vel akcr ecna
luao oioleslabiait nec modo aliquo inquictabuot dictum ionùBoa
Stephanutn, virtute dictomm relictorum, qaod semper et perpetuo
habebunt ratam gratam et finnam dictam soltidoaecn per StìB^
dominimi Ste&num factatn, pioat dictus dominos Scephaau» et (^
Ihcroiìiina partes prcdìcte assenierum cum hnasnento pattiti
Astoniì PisauclU nourii iam dcfuncti; et post predicta
mious Stephanus solvcrit et pacavcrìi prò nv^
nioe secundum proniìssìonem predlctam, latn \
quorum quam prò legitima eis debita in bonis raatemis, et ci:»n! f^
eo quod ipse ex sua mera liberalltate prò dicto maxitagk) fxoaà^
Varietà
507
i ctiam prò parte dictis pupiLlis tangente, que liih duonim docatomni
Vinea que fiiit condim domine Antonie matrìs dìcti doroin: Sie>
ai avie diciorunj filìorum ei etiam ,xvi. carlenorum prò re^doo
^aee que fuit dicti Lelli, in tomra tloreoos noiuginu sex ; idcìrcbo
''^ata domina Iheronima» tutor et mater dictorum nlìonim et etiun
domina Antonina uior (i) della Pedacchìa, prò quibus
1 et liliabus dieta domina Iheronima ultra officium diete tuteic
kniisit de rato et ratihabitione ; et que domine Iheronìnu et An«
kina primo iuraverunt nec non et ad hec renunpciaverunt auxUio
ildani senatusconsulti autentice: si qua mulier et omnì suo iure
donationum propter nuptias alimentorum parafemìorum rciicto-
tnu legi lulie de fundo dotali in favorem raulierura introductonim»
gibmc falcidie trebellianice debìtis, iuris nature et generalitcr c^c;
tifìcatc diae domine Iheronima et Antonina per me notarìum
rascriptum de dictis I egibus ausilio autentice et iuramenli quid
, quid dicent et quid importent materno sermone, cxpositis de verbo
verbum, ad oranem ipsarum dominarum plenam et claram inlel-
gexitiam, asserente^ se de predictis plenam notitiam et cUram luberc
cientiam, corum propriis ci spontaneis voluntaiibus, non pererrorcm
nunciaverunt et refutarunt et per pacium de ultcrius et perpetuo
DO petendo remiseruni et diao domino Sie&ino presente, vidclicct
fiia et singula iura nomina et actiones reale s et pcrsonales, utiles ci
ecus, lacitas et exprcssas, ypothccarias. pignorativas sivc m>xtas &C.
npc quas et quod diete domine Iheronima et Antonina hibcnt et
mbi competunt, habere et competere eis possent quomodolibct in
Attrum contra dictum dominum Stephanum et cius bona, prctextu,
ausa, et occasione dictorum nonaginia sex llorcnorum cum depcn-
Dtla &c. Ita quod presens refutatio et quictatio stt gcncralis et
ncralissima specialis et specialissima ac si in ea venisse inicllì*
ntur que hic expressa non sunt ac si de ilUs csset facta mentio
jlpecialis &c., hanc autem renunptiationcra et refutationem et omnia
singula que dieta non sunt, ac infra diccntur feccrunt diete domine
heronima et Antonina eidera domino Stepliano presenti &c. Ro quia
onfesse fuerunt et iuraverunt et in ventate recognovcrunt habuisse
recepisse a dicto domino Stephano in pecunia nunicrata supra-
|dictos nonaginta sex florenos per manus lohannis Baptistc della Pc*
acchia, sorori diete Antonine, ipsosque expositos fuìsse prò maritagio
[ acconcio ipsius Antonine de voluntate dictarum domine Iheronimc
Antonine, quod acconcìum dieta domina Antonina confessa full
babuisse et recepisse et peaes se habere et tenere. Et proraiserunt
(t; Lacun* nel ms.
5o6
Dall .
tizia di ■'
del Din
Prot. 6S.
In no:
fuerit et ■
sura aron:.
relinquciit
num Stcf.-
legitinios i.
executorcr..
nulla IcgLit
lohannis V.
et dispos..'
nobilis d'-:
niatcr d:*::
dioti COHlI ■
tioncni )■■;
omnia d'i.
fa età in d'
tìliiS et !■.
etimi diM..
solution^,
non nidU
Stcphan..-.-
habcbun: :
dom'nunì '
Iheronini..
Anton:; 1
m'nus Stt.
iiinc sccui':
quorum q.:
eo quod ip
Varietà 509
am Rome in regione Trivii in domo solite habitationis dicti
i Sabbe, presentibus... eximio legum doctore domino Ste-
de Infessuris.
c. 871.
io Domini .mcccclxxxxi. . . . mensis septembris die ultima...
nt fìdantie... inter prudentes viros lulianum et Salvatum con«
ili dello Roscio de regione Trivii germanos fratres et con-
personas honeste puelle virgini Francisce...
am Rome in regione Trivii in ecclesia XII Apostolorum,
ibus... eximio legum doaore domino Stephano de Infes-
:. 136 V.
10 Domini millesimo quadringesimo nonagesimo tertio...
martii die nona... Nobilis domina domina Magdalena fìlia
m nobilis viri Ponsiani de Ponsianis de Urbe...
um in regione Trivii in domo solite habitationis eximii legum
s domini Stephani de Infessuris.
O. T.
510
"B. Jontana
CLEMENTE MAROT ERETICO
IN [FERRARA.
Parecchi anni or sono pubblicavamo uqW Archivio della
nostra SocietA una memoria, per determinare, con la mas-
sima approssimazione, il tempo del soggiorno di Calvino
in Itali.1 (i). E dicevamo, quanto a Ferrara, ch'egli non
avrebbe potuto essersi trovato colà fuori dei limiti che
segnano le date del 25 di marzo e del 14 di aprile del 1535,
fuori dello spazio, cioè, di 22 giorni.
Nessun fatto è giunto a nostra conoscenza che infermi,
fin'ora, le nostre conchiusioni; non poche induzioni nuove
avvalorerebbero gli antichi argomenti se fosse il caso di
aprire un'altra volta la discussione.
Io un più recente nostro lavoro, invece, abbiamo do-
vuto modificare il giudizio, che, in un « Gallus parvae sta-
« turae » indicato in un processo contro gli eretici di Fer*S
rara, sì potesse riconoscere la figura di Calvino, perchè™
con più maturo esame vi si scorgeva meglio distinta quella
di Clemente Marot (2).
Oggi il conte Malaguzzi ci mette sott'occhio un'altra'
pagina di quel processo, ch'egli, solerte direttore del R. ar-
chivio di Modena, ha saputo ritrovare, in cui il nome del
Marot è messo in evidenza, associato a quello di alcun
altro eretico, o imputato di eresia.
La scoperta di una seconda pagina di quel processo
ha un'importanza non lieve, e noi ne trarremo le con-
(i) Archiv. ddla R. Soc. rem. di stor. patr. a. 1885, voi. VIIL
(2) Renata di Francia duchessa di Ferrara, pag. 329.
Varietà
5"
seguenze tutte che riguardano il detto nostro lavoro. Ciò
non di meno non vogliamo tenere in serbo un documento
che può interessare più d'uno studioso, e, omesso, d'al-
tronde per poco, quello che se ne può pensare, riprodu-
ciamo fra tanto il documento istesso nella sua integrità,
non disperando che dall'archivio di Modena non possa
\g uscire l'uldmo filo dì luce che ancora ci abbisogna.
^k B. Fontana.
^m Vener
^V cìtatus et
^V cognoscii
Die .xxviiii. aprilis .mdxxxvi.
I
»
Venerabilis pater frater comparuit coram prefato patte vicario
citatus et more religioso iuratus supra pectus suum, inierrogatus si
cognoscii quendam Clernentem Maroth respondit quod sic> et inter-
rogatus cuius sit vocis ac faraae respondit, quod apud omnes habet
famam luiherani, et inierrogatus quare habult islam fatnam luilìerani
respondit quia oranes ferunt ipsum Clementem fugisse ex Francia
quia lutheranus est. et est bannitus a tota Francia propter hanc
causam, et quod sit bannitus habet prò certo a fratribus suis et SC-
cuLiribus veoientibus ex Francia: et interrogatus an habeat sliam no-
ticìam de eo respondit quod non, quìa nunquam illum est alloqutus.
Et interrogatus an alium cognoscat in hac civìtate vcl in curia
male vocis ac lamen respondit, quod cognoscit quendam virum re-
Hgiosum ordinis heremitarum predi catorem in curia Madamae, quem
credit virum pessimuni, et prò certo ex audito, quod predica vii non
esse orandum, quia orationes facte sunt frivole nullius momenti, et
quod antequam iste vir predicator esset aut predicarci in curia, ille
mulieres erant dcvotissimae, sed postquam ille prcdicavit non pene
voiunt videre religiosos aut exisUmare res ecclesiasticas, et dicunt
quod orare erat amìssio temporìs, similiter diccre officium Beate
Virginis et similia.
Et interrogatus si alium cognoscit in curia suspectum lutheranum
respondit quod ibi est quidam nomine Cornelion natione Gallus,
quod in quadragesima preterita dum ipse testis esset in curia in
quadam camera et haberci scrmoncm cum Jicto Cornelione audivìt
ipsum negare liberum arbltrium et omnes potestates ecclesiasticas,
videlicet confessionem, quadragesiraara, et ad que Ecclesia non po-
terai obligare nec sumnius pontifex, et audivit a prefato denunciato,
quod alium invenit fìdei et credulitatis . . . more ipsius deponentis,
nd «lo fide.
poSTc fcane Ddimoo k
BoieiBctai de Tabù tn^
ATTI DELLA SOCIETÀ
Adunanza del f luglio 1892.
Presenti i soci signori : Ugo Balzani presidente. Mazzi,
Tomassetti, Tommasini e Levi segretario.
Per vari impedimenti si sono scusati di non intervenire
i soci signori Cugnoni, De Rossi, Fontana e E. MonacL
Aperta la seduta alle ore cinque pomeridiane, il se-
gretario dà lettura del processo verbale della riunione pre-
cedente, che senza alcuna osservazione resta approvato.
Su conforme relazione dei sindacatori, soci Fonuna
e Navone, sono approvati i bilanci consuntivi 1890 e 1891.
Procedutosi alla nomina dei sindacatori dei prossimi
bilanci, vengono all'unanimità confermati i soci Fontana
e Navone.
Il presidente annunzia con viva compiacenza alla So-
cietà che S. E. il ministro dell* istruzione, per dare inizio
al proposito già manifestato di stabilire una scuola storica
presso la Società, ha accordato due assegni ai signori dottori
Pagnotti e Savignoni. Al Pagnotti saranno tema speciale
di studio le Vitae pontificum posteriori al Liber pontificaìis ;
il Savignoni si dedicherà principalmente allo studio della
Margherita Cornetana, pel cui temporaneo deposito presso
la biblioteca Vallicelliana, la Presidenza ha avviate pratiche
Archivio deUa R. Società romana di ttoria patria. Voi. XV. 3}
^- ..::::.::.' . uu'.-rj vo!uaie del Regesto di Farfa
■•-^.j.:: :-j::.".: ^eil'.i ••.•.':::■ i'j annunziai seguenti se
.. «..-'. "-:::=s::j. L: :ri^ini delle diocesi subitrbic
i .^ ■..r--*.rr .lv?nr.c:-v-\ Lj spedi:^one. di Liiitpram
.. -r^. .:i ^jr:. ?z.:.iz, L diario di Paolo dello Ma
. . • .:m. "ru r-j.Tj:: politici di Leone X.
v>r: :r. socìj Tommasini viene rimandai
. ■= ^ i:<»:u>j:v:ze sul disegno di regolara
:. ..:-.•: t: '.i >cc:izì e il proprio delegato pi
. ^._.. -' e-uri illi ore 6.
li presidente
U. Balzan
BIBLIOGRAFIA
^co Nitti. Lcorw X e la sua politica, secondo do-
snti e carteggi inediti. — Firenze, Barbòra, 1892.
-=x use estrinseche, che preoccuparono o distrassero la crìtica
l'Italia udì prima l'eco diella bella reputazione à\ storico
3-si dal Nitti, segnatamente fra i cultori degli studi in Inghil-
r» Germania, di quel che non contribuisse a formarla e non
tse la prima soddisfazione. L'opera di lui sulla vita di Niccolò
elli fu degnamente apprezzata prima nella patria del Brosch,
^r», del Creighton che tra noi. E questo suo nuovo libro,
urentemente alla luce, se comprende solo « frammenti dì più
i^cerche sulla storia politica del secolo decimosesto n (p. vni),
* dire che è uno stralcio di quell'ampia serie di studi che
^ la preparazione del secondo volume della sua opera mag-
li Machiavelli, Si comprende del resto assai facilmente che
^a non avrebbero potuto trovar luogo acconcio certe indagini
intorno alla condotta particolare di sìngoli personaggi, che
Otto solo aggruppati e sono assorbiti nella storia generale del
e s'intende pure che quelle indagini, dovendo essere condotte
mento dell'altra opera, non isolate e come fine a sé medesime,
la pubblicazione di esse proceda quasi parallela a quella dei-
libro e trovi nell'esigenze di questo il suo limite. Ciò spiega
:« come l'autore non fece oggetto del suo esame tutta quanta
tica di Leone X durante il suo non lungo pontificato, ma solo
punti di essa, che dovevano più richiamare l'attenzione sua,
petto all'argomento che aveva tra le mani. Pertanto egli di-
la materia del suo nuovo libro, secondo gli argomenti ch'ebbe
a, in due parti; l'una delle quali concerne la condotu di
X verso il fratello Giuliano e il nipote Lorenzo de" Medici;
uva di iÌ«alÌBk
alla con
L Ti A Jt»csi s c*fiw
esse À&l £;rr«ner« per $^
■OD s tnvcaoo onaÌ'cB<»
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r-sr^sls tra rC lunr la {leBBU^OBe cbcv ii^Knifc
va Ciri» e {^..^Bii.^ t^ti wjmami 3 sr £ Pnada, caar ? "^
h orina, H jifc «^poma fccaiAcMC i «dì p
iiyaèliacwiiilLi ^ Cado V «d ricoaoacog cbelr^f^
BB hBBd fiso dd dna |na6 tf»
CbÌq. e SD scanBM isTxirea#
I cfKfiaadagR lainle «toona.!! n>e- LrrA. ^c? ^^^
"* fifcdjip la'iirpiuj «cttenaai, nooold oc v-^r-^ c<i .^ir;*-
Qc'^nB gfi orand ddb wgéblika uajumutaad al fouto U s»
bibliografia
517
zia non solo delle parole che udivano, ma anche della fede che
idevano meritassero. E poca ne meritavano, a dtr \'ero, quelle di
pontefice che teneva tre nunzi in Germania presso gli Elettori, il
ardinal de Vio, Marino Caracciolo e Roberto Orsini, dei quali non
dubitava che l'uno si adoperasse per Francesco, l'altro per Carlo»
terzo per un terzo. Del resto, il Lipomano, che aveva ragione d'es-
re nella grazia e nella fiducia del papa, trovavasì certo in condi-
[one di ragguagliare per chi fossero le intime simpatie del pontefice.
U'ultima ora, scrive il De Leva {Storia Hoc di Carla /', I, 418),
Leone si levò impunemente la maschera» a favore dei re catio-
Ico; e quest'opinione del De Leva, il Nitti crede che fosse accettata
dagli storici, grazie all'ingegno col quale fu esposta, sebbene non
appoggiata a veri dati positivi m, finché b pubblicazione fatta dal
ruasti dei Manoscritti Torrigiani nel R. Archivio di Firenze, met-
todo a luce molti documenti d'orìgine fiorentina della cancelleria
apale, portò nuova contribuzione di fatti a schiarimento della que-
àone. Primo ad avvalersi di questi documenti, tenendosi tuttavìa
rmpre stretto agli estratti pubblicati dal Guasti, fu il Baumgarten,
quale per altro non diede, nella sua esposizione, importanza baste-
Die a tutti i fattori che cospirarono a modificare la mente papale
traverso delle mutevoli contingenze e ritenne che anche nella que-
ìonc dell'elezione imperiale ei si lasciasse predominare dallo scopo
Tccipuo della grandezza del nipote Lorenzo, per sino a che questi
lon fu morto (Baumgarten, Gcschichtc Karh V, I, 157). Ora il Nitti»
quanto riguarda la disamina del materiale, non si tenne contento
ill'edizione dei mss. Torrigiani fatta in estratto dal Guasti; ma ri-
rcando con molta diligenza tutto quel fondo prezioso, ne trasse
lotixìe utilissime e documenti importanti e nuovi, come il trattato
a il papa e Carlo V portante 11 sigillo reale appeso, firmato il 6 fcb-
•aio 1519 «in monasterio beate Marie de Monferrato» {p. 145)»
ruello tra papa Leone e il ministro Caroz, autorizzato con speciale
landato ad obbligarsi per lui, del 17 giugno ijig (p. 214), e l'altro
■a Leone e Francesco I del 22 ottobre, segretissimo pur esso e fir-
wto dal re (p. 26 j).
E al Nitti stesso si deve pure gran lode per aver curato di ccr-
Ificare quelle parti dubbiose del carteggio dell'ambasciatore Manuel
;on Cario V, facendone trarre nuova copia dalla biblioteca della
Academia de la historia » di Madrid Segni di cosi delicata co*
lenza scientifica non paion frequenti, e tanto più son lodevoli,
|uanto più l'autore risparmia di ostentare il lavorìo dell'analisi sua
ielle citazioni a pie di pagina, sufficienti per chi è versato nella ma-
i», insufficienti per gli altri. Per quello poi che concerne l'espo-
Si6
l'altrn
Carlo
prima
prccis.i
questi'
sioni.
Nini '
fecon.'.
tracci..
col r*
quciT.
cror. ■
di /■
con.-
diy.i'
ci.-
r-
'Bibliografia
519
viva delle armi in pugno a chi domina. Leone non poiè
ame i congiunti più prossimi, come il Borgia aveva fatto ;
dì conseguire « l'indipendenza morale e materiale della
col mezzo d'un notevole ingrandimento dello Stato
Questo egli cercò sempre nelle sue trattative con
I I* a base delle quali stava sempre, tacito o palese, il de-
Ferrara ; questo egli cercò ed ottenne nel trattato con
che mentre gli dava Parma, Piacenza e Ferrara, conser-
potenza spagnuola ed imperiale in lulia nelle condizioni
era prima » (p. 4S9)- Quindi con perfetta imparzialità
Nitti che se Leone, giovandosi del credito senza forza e
za scrupolo di cui allora poteva valersi il capo della
I può collocarsi a quell'altezza che spetta solo agli uomini
Dirono politicamente all'opera grande della civiltà, non
ndcre in quella « categoria spregevole d'uomini d'ogni
Pa*ogni paese e d'ogni religione, che destinati al governo
lituzionc, sottomettono gl'interessi di questa ai loro propri 0
Recando pertanto il papa mediceo ad un livello più alto
■ cui non seppero sollevarlo gli stessi suoi panegiristi, il
scolpisce la figura con tal verità di contorni, da scorag-
ilazione a sprecarvi addosso vernice, per farla apparir più
indurre la critica spregiudicau a non ricusargli meriti
abili.
O. T.
lier Paul. — Le roy'aume d'Arìes et de Fienne (ii)S-
jjS), Étude sur la fonnaiion territoriale de la France
dans l'est et le sud-est. — Paris, Picard, 1891 (i).
pClì stretti legami che uniscono la storia del regno Arelatense a
i dell'Impero, ci sembra che rendano opportuno il dare un sunto
ntenuto di questo libro importantissimo per richiamare sovr'esso
ttenziooe dei lettori àtWArchwio.
Verso la fine del secolo nono, la parte est e sud-est dclb Francia
divisa in due regni, sorti dalla decomposizione dell'impero ca-
ngio: il regno dell'Alta Borgogna e quello di Provenza. Or av-
(i) La designazione di • rojauinc d'Arlcs et de Vienne », non uuu priniA delU fine
1(1 secolo SUI, offire nn lignificato auai vago, poiché il regno di Arie* non fu mtX c(y
draito in Suto a tè.
re i tsc, Vìcrdfe S, ae àeST^Xi
faotf fer Ir loro fm
ii i>M§fcso •»««> a
«bM>nà« AHes;
4j A/ki^ OTC caaaemnBO « li
Kd jfflìMirr id lojs, a
yUiwtt wutstòtm od fc9^ ^
Ir JC^Dillo od fc^oo di BotgoyM 0 BOB Be^ ^■dhk s fV
flrofiqtt«fl{|bwcbfeniiaaoBed'aiioSia»p«BMBB,a ca^id^ai^
disponemSo 4d pasti ddle AI|n, poìesk, a wèo talento» é&eaèm
nei1« pentire dell' Itala MtieoakiRale: b grondo U109D la rìcsii^
«ione del regno Ax Borgogna, sotto mia ifioasda giovaae e lipp— ■
MFcbbc ttata aMai perìcolo» per ratroage àtXC laycxe ggiiirìni
B però, «in dal 1027, «i «sa Corrado. aaaicanca, eoa bb 4 ih munii
l'eredita di quc«to p:*ese« escIndeikSo Tdtto oepole ddTejCiMi »>
Hude conte di Chartres, Blois e Toora. La Bofsqgat b tk8il>*r
tuo re: tutto però «t limitava a datare t doonDcnti dalTaiBD é npo
di Corrailo. Htirìco II, suo figlio, conservò ona cena aotattti ■
quc«to pai-sc. Ma Topcra da Corrado iompreia e coariBuaia i» E»
rko II, fu qiMti completamente distrutta da Enrico FV eda EnneaTi
chr «I liiiiclò affdtto ilimcnticare in queste contrade. Tolto mJifiiPl
diifi<|ur II rompere i legami, che tenevano legala la BofgOfM et
r impero,
Nondimeno in diverse epoche i capi dell' impero gennaotco faMi
MCr citato im'aittorìt;^ reale in questa regione. Federico I £if«aiHk
p«r il matrimonio con Hcitrice, nepote ed erede del conte GugiSdott,
il pnilhtnr drlta contea di Borgogna, potè appoggiarsi su questi t^
Klotie. pur esercitare U sua azione nella valle del Rodano e in qneils
d#lU Saona. Il regno di Federico era assai forte; e Lrigi VI^ <fet
'Bibliografia
521
^ià vedeva con Inquietudine le amichevoli relazioni tra l'imperatore
il re d'Inghilterra» concepita qualche gelosia di questa potenza,
he si sviluppava rapidamente in Borgogna, riunì sulla frontiera forze
Considerevoli, e una guerra fu, per qualche tempo, sul punto di scop-
piare. È nel 1162, dopo la caduta di Milano, che la situazione iti
Borgogna si presenta sotto Faspeito il più favorevole alla causa di
Federico. Però, per l'alleanza rinnovata tra Luigi VII e Alessandro III,
per la morte dell'arcivescovo di Colonia, fautore principale dello
"^scisma, la guerra religiosa, intrapresa dal Barbarossa, ha per risul-
tato di fare di Luigi VII ti capo di un partito considerevole nell'est
sud-est della Francia; tantoché col 1166 l'influenza imperiale vi-
Btbilmente diminuisce in queste regioni.
Sotto Federico II l'Impero fu la prima delle potenze del Medi-
raneo. L'alleanza poi del conte di Savoia gli permise anche di
Kgìre direnamente sulla regione lionese; è cosi, che poti: minacciare
Istno a Lione il suo terribile avversario Innocenzo IV. Ma la lotta
erroina colla vittoria della monarchia francese, che sì è fortemente
costituita nel mezzogiorno. L'autorità dell' Impero è venuta meno in
Provenza ed è notabilmente indebolita nel resto del paese. Quando
Federico lascia al figlio Enrico la corona dì Arles, non gli lascia che
' un vano titolo.
Queste le rare epoche in cui l'autoriti imperiale fu qualcosa più
che vana apparenza. Il regno di Carlo, colla carta ilei rjyS, che
1 accordò al figlio del re di Francia il tìtolo e i poteri dell'imperatore
su queste regioni, chiude questo periodo della storia di Borgogna.
Separato dall' Impero, era impossibile che il regno di Arles vivesse
di vita sua propria. Esso non aveva infatti coscienza alcuna di una
esistenza nazionale Era alla Francia, che, anche per posizione geo-
grafica, doveva appartenere. La storia della societii civile, delle re-
lazioni commerciali, la lingua inoltre, la letteratura, avevano separato
il suo destino da quello dell'Impero, per legarlo strettamente a quello
della Francia. E nella maggior parte del paese, dal xii al xiv secolo,,
Tautoriti dell' Impero svani, per far posto all'influenza francese. I
principati ecclesiastici e laici, abbandonati o mal sostenuti dal potere
imperiale, caddero un dopo l'altro nelle mani dei successori di Fi-
lippo Augusto e di Filippo il Bello.
Questo, in breve, il contenuto del libro del Foumier. Complc-
i tando il lavoro, dapprima ristretto al regno dì Federico II (1), ci
klia dato l'A. non solo un interessante studio sulla formazione terri-
(1) P. FovtNitii, Le royauHU d'Aria it tU HenHt ktut U ràpt* J* Fridtric II (tlt4'
ìtaft^y, Grenoble, it%\.
.*«-^-
"^^
$12
VèH^grafia
lorìdc néXtA e sad-crt ddb Fnada^ m^ anche un'opera uuliismt
per U storia dd popiKo ad secoli XJI e xiiu U ìntcrscma dò pipi
nelle ifoeaiiaBi re%io»e, che ss agitarono npetuumenie nel mcDo>
giorno àdta, fmó^ caodace l'A. a<S intrecciare alla stori; ^' "'^
ptcw anche (|ndk di Alessandro III e Innocenro tV.
Segoooo àmt capìeolt io appendice: Tuno sulla cancellini dei
regno di Aria e £ Viensia, Taltro sttlla pretesa autenticità detUitoa
bolla a Ne praetereat » di Giovanni XXII.
F P
Ptttor L., GeschichU àtr PàpsU seti dem Aus^ang da ^•
Uìalters. Z welter Band. — Freiburg im Bretsgiu,
lì secondo volume di questa nuova Stòria àà tapi va étXttaoùWfi
iX I4$4: U tempo intiero dei tre p' l'aololll
Stato IV I criterii generali, ai quali . '" à^^
tore oetU prima parte dell'opera, peroungoao essencklncoM gì
Unsi Uà questo secondo volume. Quaotatkqoe qtif ti Pastor aMii
meno Cf«q<KiMÌ occasiona di dùxeadeisi »a sai vero riiuscìindio
olit^aiiio in QfpQsiiioQe a «{odio che c^B «ai* dilaniate Cil«o fioi'
KÌn««io p««afiO^ sit sulU oostìtafiooe mooaixliica ddla ChkM i&
qyyowtinir alla coodnudooc eoiȈliare, sia sul cantfiere e ad te
Imuniiilnftilir ed pafilp, aiyciicee al 6ttì «d agTiotereBÌ dà si^
1^ yAgoi^ < ^S^fd ^ UBBdn qaesd tre crìtecS pnndpaliwitf coi^
igM00'A (|[|OvcflMK qpMl OTipit» ove e^pnoita frw ntr , ove $otnw%
ì ìtCit&m lattL Eiuatf» U qpòidbe pooM ove e^ t*oMb, od e«e
9«è iv 5fHfldnat Jnlfei od aidncsa di akttaa ddieocta»'
g^..«v jiitaaamÈÈ^ opfwni ^Had» ooo ^ dcace ^ aepanfi^ a «^
taft llWìMnnif s«idlv«p»<6lM fiaiir^tmo, le tib
;L.ww^g^ ^ — ìftiiiL ir^tpg* oi a rniiii^iii ^ StelV
0^ C:Mi^tt^ «catfB» « affi ÌBBiK t per fai lodemk fKÌi
«^^.^ 4lk yv<^ <he "«dlpt « ihwHi a ad afewuMwr la
bibliografia
523
I
^ cdcl
^H nuo\
scusatone le ragioni di merito o di demerito dell'opera de! Pastor.
Questa esaraineremo soltanto dal punto di vista del contributo che
reca alla vcriti storica; sebbene l'Autore renda, talvolta, non facile
al critico lo stare in questo lìmite rigoroso. I critcrii sopradeiil del
Pasior, gli accenni che, con essi, egli fa, in più d'un punto, oltre
l'epoca che esamina, rispecchiano un po' le tendenze e gl'interessi
papali dei tempi nostri, si da dare a questa storia dei papi del ri-
nascimento, in qualche luogo, la fallace apparenza di un libro dì
combattimento. E quando il Pastor si duole acerbamente di cri-
tiche talvolta poco obbiettive fatte al suo primo volume da scrittori
di credenze o di tendenze opposte alle sue, egli dimentica che di-
ritto ad una critica, che sia puramente scientifica ed obbiettiva, hanno
soltanto i libri, che sono in ogni loro parte rigorosamente obbiettivi:
e l'opera sua non poteva perciò avere in qualche punto oltrepassati
impunemente i rigorosi confini della pura ricerca scìentilica. Inoltre,
se, come vedremo, sarebbe ingiustizia negare al nuovo storico del
papato il mt:rito della ricerca e della narrazione obbiettiva, non si
può, d'altra parte, riconoscergli sempre quello di una costante e sicura
obbiettività di giudizii : turbata però meno dalle tendenze papali dello
scrittore, quanto, ove da deficiente coordinazione, ove da inadeguato
apprezzamento del valore qualitativo o quantitativo dei fatti.
£ piaciuto all'Autore nella prefazione, e poscia a più d'un cri-
tico, a proposito di questa nuova Sloria dei papi, di ricordare l'altra
cclcbrau dì Leopoldo Ranke; e qualcuno ha anche affermato che la
nuova distrugge presso che del tutto il valore ed i giudizii della prima,
non puossi istituire un paragone adeguato fra due opere di si dì-
a larghezza. In quella del Ranke, impareggiata per la originalità
e la precisione del disegno, per la scelta sagace dei punti di vista e
delle notizie e per la profondità dei giudizii, la narrazione, specialmente
pel tempo trattato dal Pastor in questi primi volumi, è tanto scarsa e
puramente sintetica, che l'opera del nuovo storico, amplissima ed
informatissima, si dee. rispetto alla prima, considerare non superiore,
né uguale, ma qu.isi al tutto differente. Che se un parai?one si vuol
Èrre sul carattere generale delle due opere, soltanto è possibile quello
del diverso grado della obbiettività loro; la quale, mentre, come s'è
detto, e nel Pastor ìncomplcu e tavolta vacillante, è invece completa
e sicura nel Ranke, ove si riconosce sempre piena la compenetrazione
dei f.iiti nei giudizii, nei quali se qualche fiata erra, n'è causa sol-
tanto r ìnsufHcien/a o l'incertezza dei dati, che gli sono dinanzi.
Ma se l'obbiettività viene meno al Pastor qua e là nei giudizii, noi
la troviamo quasi sempre nella sua esposizione. La storia del papato
del tempo del rinascimento si presenta per uno scrittore, apertamente
524
bibliografia
cattolico e papale, come il Pastor, duramente scabrosa; perchè afH
punto allora nei papi - in alcuni nei fatti, in altri più o meoo nelle
semplici apparenze - vien meno la cura dei più elevati interessa dell
rclipione e della Chiesa, sottoposti da cmì a scopi mena nobili,
specialmente ad interessi ed ambizioni di famiglia, ignobili del tue
Gli storici apologisti del papato ne hanno per lungo tempo fatu
difesa, incondizionata o quasi, col negare o stravolgere audacemcnti
i fatti più chiari ed accertati. Il Pastor, seguendo, eccetto ncll
sereniti della polemica, il nobile esempio datogli dal Rcumont. è beai
lontano da siffatti metodi. In nessun luogo del suo libro c'incon-
triamo nella falsificazione o nella negazione, al tutto irragionevole
od anche nella semplice dimenticanza studiata di cosa, che torni
disdoro di questo o di quel papa. Da qualche punto delle sue ri^
cerche nuove viene anzi luce, più viva di quella che appariva prima,
intorno a qualche fatto, che uno storico apologista avrebbe, per lo
meno, lasciato nell'ombra. Se, come ne troveremo qualche esempio.
egli non è sempre giudice sicuro, che fondi i suoi giudìzi! escliisii^|
vamcnte e complessivamente sopra tutti i fatti accertati, se, anche^
più, egli non è contradditore precìso e sereno di altri storici da lui
discordi, è però sempre narratore sincero. Qualche rara eccezione a
ciò. già notata da altri critici, ci sembra appena meritevole d'essere
rilevata; ed in nessuna guisa potrebbe valere a caratterizzare come
essenzialmente pariigiaca resposizionc del Pastor.
Questa si rivela nel voluttie, che esaminiamo, anche più erudita
che nel primo. Ammirevole è sempre la conoscenza sua grande
delle opere amiche e moderne sopra ogni fatto importante; e le no-
tizie tratte dagli archivia Vaticani, e da quelli di Milano, Modena,
Mantova, Firenze, Siena, Bologna e di molte altre città d'Europa,
sono talmente numerose, che in più di un luogo la storia degli awe
nimenii si potrebbe ricostruire esclusivameute per loro mezzo, anche
trascurando quasi del tutto le fonti, già per lo innanzi note. Tuttavìa
queste ricchissime ricerche d'archivio più che portare a nostra
notizia cose nuove d'importanza, che sono relativamente scarse ne
libro, o più che presentarle sotto un aspetto diverso da quello gii
noto, contribuiscono invece principalmente a dare ove maggiore cer-^
tezza, ove maggiore larghezza e precisione di particolari ai fatti già
cono<iciuti.
Il numero e la importanza dei dati nuovi sarebbe certairieote
molto più grande, se l'Autore avesse volta la sua attenzione, più de»^|
cisamente e più largamente di quanto ha fatto, a ricercare l'azione,^'
spiedata in quel tempo dal papato, pel governo mondiale della Chiesa.
Documenti già noti gli avrebbero fomiti all'uopo dati utilissimi; come
^Bibliografia
S^S
non è da dubitare altresì, che gli archivìì Vaticani avrebbero a tali
ticerche del nuovo storico corrisposto con risultati altrettanto nuovi
che interessanti La tendenza dell'Autore, favorevole a!h costituzione
^monarchica della Chiesa, avrcbbeglì in certa guisa dovuto far sentire
la necessità dì estendere e di fermare più a lungo Ìl suo sguardo sui
&tti, che si riferivano alla missione religiosa del papato. 11 Pastor si
ferma bensì su avvenimenti nei quali si esplicò l'azione del papato
f-dcl tempo, quale potenza ecclesiastica, ma però quasi esclusivamente
per quanto tale azione era connessa a quella politica, od a quella di
combattimento contro le eresie. In questo lìmite egli ci apprende
nuovi ed importantissimi particolari sui noti conflitti di quel tempo
dcH'autorilà papale con le autorità regie e secolari, con gli scisma»
tìci e con gli eretici. Soltanto pel pontificalo di Sisto IV noi troviamo
^«uirattività ecclesiastica di questo papa qualche dato estraneo alle lotte
politico-feligiose. Ma invano, per esempio, cercheremmo nel libro d'ap-
prendere tutto l'ordinamento centrale e tutto lo sviluppo esterno, che
allora aveva questo caratteristico potere religioso-ecclesiastico, che
da Roma stendeva le sue braccia e la sua influenza per tutto il mondo
conosciuto, e di sapere come e con quale maggiore o minore cura
attesero alla conservazione od al cambiamento od al semplice movi-
mento di quest'organismo i tre papi che si succedettero. Sarebbe stalo
merito insigne della nuova opera se ci avesse appreso il più precisa-
mente possìbile quale contributo di forze morali ed economiche ogni
:paese del mondo cristiano contribuiva al governo della Chiesa, ed a
tricenda quanta parte di tali forze rifluiva da Roma alle varie nazioni;
•e ci avesse offerti i dati necessari da poter valutare b forza, l'im-
portanza e la tentienza sociale che il sacerdozio dipendente da Roma
rappresentava allora presso i vani popoli. Avrebbe una larga ricerca
in questo senso, collegando più strettamente di quanto si è fatto
sinora, la storia del papato con quella della Chiesa, data altresì al-
Topera non solo una maggiore e più meritevole originanti di con-
tenuto, ma anche una più spiccata origin.il ita di disegno. Questo,
corale om^ con la parte eccessivamente sproporzionata fatta agli av-
venimenti puramente politici, o che a questi si collegano, e col re-
stringersi, come fatto sociale, quasi alle sole relazioni del papato con
la cultura artistica e letteraria, ha un sensibile riscontro di somi-
glianza in pane con il disegno del Gregorovius ed in una parte anche
maggiore con quello del Creighton. Come le precedenti, anche la
presente del Pastor è una storia del papato essenzialmente politica.
I papi, dei quali e[»li narra in questo volume le azioni, furono
tre uomini al tutto difFercnti per temperamento, per educazione, per
carattere, per aspirazioni e per modi di agire: una diversità, che, nei
526
bibliografia
tzatti più accentuati, il iraovo storico non fi abbasunza rìsaltirc. D
&tto più generale e più grave (fogni aitro, che tenne occupato il fa-
siero delle genti e degli uomini di Stato del tempo, quello della àiai
e della crociata contro i Turchi, presu nell'esporfiioac del Paslot ust
tal quale unità alla politica dei tre papi; ma al certo con tua poeo
esatta rappresentazione della verìti storica. Poiché se si dee ia«-
tare come al tutto vera la gran parte che TAutorc assegna a Pio II
nel sollecitare e nell'ordinare, con ostinato ardore, la crociata, mto-
cata poi per la morte sua-, non si può non trovare, quand'aoche
si possa ritenere la verità di quasi tutti i particolan^ esagerala nd
colorilo e non giusta nel legame dato agli avvenimenti la parte, che
nei progetti e nell'opera contro ì Turchi, il Pastor assegna a Paolo II
e Sittto IV. Egli riconosce bensì che in questi due tale opera fa io*
feriorc a quella di Pio II ; ma, per la verità intiera, bisognava ij-
giungere, che nella politica di Paolo e di Sisto il pensiero della e»
dilla tenne una parte del tutto secondaria: essi se ne occuptfooo
appenn quanto U stretta necessità religiosa e politica loro impooeu.
I nuovi e meritevoli dati di fatto, che il Pastor ci fa conol^^^lj
specialmente pel pontificato di Paolo II a questo proposito, nanflll
ci sembra, sufficienti a far portare un giudizio diverso. Si dee al COD*
trario saper grado all'Autore d'avere, con nuove ricerche e con ma
narrazione sagace, messo in luce più cena e vix^a la sinccritA, il fer
vorc, la persistenza magnanima e la intelligenza di negoziatore politico,
che Pio II spiegò nel cercare con ogni mezzo di muovere la Cristìaniti
contro i Turchi. E si può ben sonoscrivere al giudizio suo qusaJa^
a rincontro dell'alta aspirazione di Pio, egli biasima Tcgoismo &
tutti gli altri StJti e principi cristiani, che, con una fredda resistenza
passiva, mandarono a vuoto la ferN'ida opera del papa. E sebbene
io scrittore noti si renda il debito conto, specialmente per VcnciU,
della iroportaiua delle ragioni particolari, che determinavano nò
singoli Stati tale politica, sebbene non veda, che causa principile
e generale del fatto era U decadenza della forza spirituale del pi-
p»lv\ p >i potrebbe qui n^are la obbiettività e '
del gi'j \utotc. In generale è la parte dell'opera, ci;
IHo 11» Qoo aoio 4|aelb aetU quale si può più frequentemente eoo-
MMire eoi PlMor« «m «che - se se ne eccettui forse il cxf. IV
tttUa of posmcMse all'auforità papale in Germania ed In Frauda -
li pi^ felkwente dtbocata.
MH It C09t MNcvQu jpivrenBtiBo qoi dai nuovi dooRUaiB a
piitt dceiahra» cIm ebbene oeBa elenooe di Pio, Fraooesco Sfisrsa e
pcfiool»
V0IIMÌÌ nd «aftcUw éA
francese. Vediamo
bibliografia
527
I
dotte a termini più modesti e più veri la diffidenza e la indifferenza^
che Pio II, che prima d'essere papa fu Umanista e scrittore celebrato,
mostrò dopo verso gli uooiini di lettere. Particolari nuovi ed interes-
santi rroviamo sulle vicende dell'abolizione, decretata e non eseguita,
dciU Prammatica Sanzione da parte di Luigi XI, sebbene, ci sembra,
resti ancora dubbia la parte vera rappresent.iLi dal cardinal Jouffroy
prima delTordinan/a regia del 27 novembre 146 1 : il Pastor, seguendo
qui, forse troppo, ì Comnmilarii di Pio, è severissimo pel cardinal fran-
cese, che avrebbe di fermo proposito ingannato il papa per avere la
porpora; mentre a noi riesce quasi del tutto inesplicabile come Pio
avesse mai potuto credere possibile ottenere da parte del re di Francia
Paboruione effettiva della Prammatica senza fargli da sua parte grandi
concessioni nella politica italiana. Maggiori ricerche e migliore coor-
dinazione delle notìzie note avrebbero richieste le relazioni tra Pio e
l'imperatore Federico, che non ci pare sieno messe nel libro in tutta
quella luce, che meriterebbero.
Il giudizio complessivo del Pastor su Pio II non ha nulla di ca-
ratteristico. Rileva come una macchia del pontificato di lui i favori
scraordinarii, dei quali colmò i parenti ed i Sanesi, suoi concittadini ;
ma fa sua l'opinione del Gregorovius, il quale giustamente notò, che
3 nepotismo di Pio non aveva depauperato il tesoro della Chiesa. E
si può ben aggiungere, che, sebbene biasimevolissimo, il nepotismo
di questo papa non turbò che pochissimo o punto i tini essenziali e
più elevati della sua politica. Pio II, che non è stato mai a sufficienza
apprezzato, ci sembra, che neanche nel giudizio del Pastor abbia il
posto, che meriterebbe. Non fu certamente un gran papa, poiché gli
mancò il buon successo; e questo egli non raggiunse, sia perchè i
tempi, nei quali veniva ormai, per la rinascente cultura e per la
nuova politica degli Stati, irremediabilmcnte meno Pautorit.^ spirituale
e morale del papato, non consentivano più la possibilità di grandi
successi ad un papa; sia perchè la prevalenza della immaginazione
nello spirito suo gli rendeva difficile il commisurare i mezzi allo
scopo. Ma con lui la politica papale rappresenta, nel pensiero e nel-
l'azione, ancora alti scopi ideali ed universali : la crociata, e l'afTcr-
mazione della superiorità papale sovra ogni altra autorità. Nelle sue
relazioni con gli altri principi Pio mostra di avere ancora la coscienza
piena, quantunque inadeguata ai tempi, della missione e della gran-
dezza del papato, e cerca sempre farle valere con animo vivo e con
parola alta e franca. Con chiunque egli tratti apparisce sempre supe-
riore cosi nelle aspirazioni come nei mezzi della sua politica. Egli
è il papa, nel quale, per quel che fece e scrisse del pontificato suo,
noi possiamo scorgere, meglio che in qualsiasi altro dei suoi prede-
518
bibliografia
cessori e successori, una perfetta e cosciente corTÌ$poad<nu tn
pensiero e l'azione; e nell'uno e nell'altra ricooo»csamo KhW l
naturale immaginoso talento e la veramente calda iodok soirqiu^
lità che la tiara non offuscò né tadepìdU
Altro uomo era Paolo It : natura molto meno viva, ma pia efil>
librata di Pio. I tratti distintivi del suo carattere non sodo pe3t>tal
chiari. Egli sembra avere lo spirito lento, attento, murato e beo If
giustato d'un collezionista di gemme, qual'era. Non si sa beo sn^
gcrc, se la vanità sua personale e l'amore del fasto risiedejsao od
l'intimo o soltanto alla superficie della siu natura. Né possiino
indurre con ctrxczza. o probabilità, se il contrasto, tra la pai;«iiiin*
rione dei costumi e la sontuosità della vita, che egli favori vxicx&
nanamente in Roma, da una parte, e l'opposi/ione fatta agli iifl^
classici e la guerra decisa mossa da lui agli Umanisti^ «h)t'<ltni
rispondesse ad un suo concetto politico, oppure fosse la tmorale
espressione d'uno spirito incolto e sensuale, che vivesse in lui, t
gli facesse disconoscere il valore e non gusurc i piaceri dcUa (/^
tura, ed apprezzare e godere invece i diletti del fasto e delle fette.
Certo non gli mancava forza di volontà ; ma pare die qu«u san
avesse in lui virtù di esplicarsi che o nella resistenza o ncJTiaOftt
sulle persone e le cose, che fossero a lui vicine. Egli aveva la preoc-
cupazione del bene della Chiesa e della tutela dell'amoritÀ pipile;
ma l'uno e Taltra per lui consistevano precipuamente in uni politici
piti ferma ed autoritaria in Roma e nella Curia, e molto ni«0P io-
iraprendcnte di quella di Pio, per idee e fatti, che interessasicw 2
mondo cristiano. Tale carattere non cliiaro non esce più prcc.saratflK
definito attraverso le analisi dei fatti, che fa il Pastor.
Questi ci di molti nuovi particolari sull'azione che Pae. ^ -:-.'
per affermare e ratforzare l'autorità sua personale contro k prti^:
dei cardinali. Coerente alla sua opinione, favorevole alb e
monorchica della Chiesa per ordinamento divino, il Pastor
Paolo dall'accusa di spergiuro per essere venuto meno alla aptu»-'
Iasione elettorale, che aveva preceduta l'elezione, e che era «lirtQi
a diminuire l'autorità e la potestà papale. Lasciando del tuRO tk
parte il discutere Ja bontà o meno del giudltio dell'Autore «1
nessun obbligo, che aveva Paolo di tener fede alla capìtolutooc dlt
lai giurata come cardinale, non si può però non notare che 1 p«t^
che costituivano la capitolazione, le ragioni grartssitue die fne
vano consigliata e che tocca%'ano gli interessi più alti della Cfaioi
univertalc, meritavano un esame molto più largo e profeada
parte del Pasior. Non si può, in vero, consentire col giuiSnil V*
che quella capiioUxione, più che a togliere oitU ed ahosi, fendm
bibliografia
529
l
di
**i accrescere esorbitaniemente i dritti del Sacro Collegio. Con mag-
fiiore spirito di verità si poteva dire che, col limitare il numero dei
<^dinali, coir imporre che nessuno potesse essere elevato a tale àì-
?^ità prima dei trent'anni, col proibire al papa di dare feudi d'im-
POrtanra o comandi supremi di milizia ai suoi parenti, e col to-
E'iergU la potestà di dichiarare guerra e stringere alleanze senza il
consenso della maggioranza dei cardinali, quella capitolazione mi-
^va ad elevare nel tempo stesso il prestigio del Sacro Collegio, ed
* difendere la Chiesa ed il Papato dagli invadenti inttressi di fami-
glia. Ed i papati di Sisto IV, di Innocenzo Vili e di Alessandro VI,
che seguirono, mostrano quale giusta e sagace prevc^genza fosse
1c/ia capitolazione. L'osservanza di essa avrebbe, almeno in parte,
«contribuito molto probabilmente, a dare alla politica papale dei
Cent'anni che seguirono un indirizzo più alto, più rispondente ai
'*ni «iella Chiesa. E se a Paolo II non si può muovere quasi rimpro-
'^*'c> alcuno di nepotismo, ben gli si dee però dare quello gravissimo
^^^re, con la ferma e dichiarata inosservanza della capitolazione,
^^^^ frustraneo lo sforzo più vigoroso e deciso, manifestatosi nel-
•"^anismo stesso del papato, per preseivare questo dal pericolo di
untare, come diventò di fatti sotto tre papi, al tutto mancipio dei
► ^iori interessi privati.
^ ^'uove notizie tratte dagli archivìì Vaticani mettono in maggior
*^ ^ l'opera sagace e ferma spiegata da Paolo, onde porre un freno
^^ •'ì abusi intemi della Curia, riordinare l'amministrazione dello Stato
^^^^^ X^tificio, e rafforzare in Roma l'autorità spirituale della Chiesa. Il
^^5tor si ferma specialmente sulla congiura» poi non potuta pro-
^^"»e, ma che a Paolo II fu dato a credere si tramasse contro la sua
*^ '^ rsona nella celebre Accademia romana di Pomponio Leto. Ed, a
^.Vjesto proposilo, il nuovo storico prova del tutto insussistente l'as-
^ «sanzione del Platina, che fu tra gli arrestali, ti quale affermò, che,
^^Itanto dopo più mesi dalla incarcerazione degl' indiziati, fu messa
"^nanzi l'accusa di cospirazione contro la vita del papa. Dalle rela-
zioni degli ambasciatori milanesi riportate da! Pastor appare invece,
che la voce di quella congiura fu la causa vera che determinò il
papa a far porre le mani sugli aderenti di Pomponio Leto. Senonchè,
se non Taffermazione, la congettura del Platina, che il papa avrebbe,
indipendentemente dalla pretesa cospirazione, cercato sempre sgomi-
nare r Accademia^ troverebbe una qualche conferma nelle parole stesse
di Paolo; il quale all'ambasciatore milanese Agostino de Rubeis
espresse il suo dispiacere di non aver potuto, perchè non ne era
stato prima informato, far più presto opera di estirpare l'eresia pa-
gana, che sì annidava nell' Accademia romana. Ed a conferma delle
Archivio della R. Socittà romana di storia patria. Voi. XV. 34
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co B sodo «soìDva^ onA dHBHiate cohic corno ^oc9io
delaBofcie. Coi^ a mmML yripqpale ddla poftica di Pto 0
«B flata la aod«a ìoBnB tBOO, e poi rili'iiiiiimM, spcd«laKiik
faan JlaSa, ièriiFiiirt popak; game fcyera ii Paolo Ha» «ti
ispirala priaryiJoMMi. fijTiMfioiioi imi ìanemo <Sdb Cork e ààk
ScBD pnBgfky e ^al oaoafidaBcaiB ndraa e oelTaltro àtXtvath
ria pigiale; etti repeia poftka eJ eccksnslka fi Sisto IT, M pA-
vcfo cfnfiÉo owwiflft FiuliPncaao jollewato al papatm, m naasncil
pvBQpanMBic BcI BcpoQsnio pio fwoipcDte', s *»*''^^ìTnBi ■m'^*^ tic9^^|
Offa, lupctiorc ÌB lai ad opù àkn, A porre faiacaìtà. la
pradg^ ad papato a serviàoédlt pnaàaoi dì opokoss, 4Ì
e di vMkflae o o§|Di ^cbbc, da suoi npoct, aolkvaii don imo «t ^
oacora povertà dk poleiiia ed al fosto. Ga^oe nìpocv tra i Rie» e
t ddk Rovere; aoao iiwiiioirì in birre can&ali, csscaìo cU vcm
dhi poco più che venone; e adk m^^^ patte dei qfotBtioat
Partor stesso ncooosce, oca appariva ombra di spirilo ecekskiso
Pietro e Gtrolaaao Rìarìo s^ìaapadroaiscQoo saocessìvaaaeaR idb
vdoMà dei papa e deU^aatoriti sua. D prìiiN> sfruUM, m on kttoi
in Roma papak
liaoaotri, il tesoro ddk
<ici benefizi ecclesiastici, che Sisto IV accumuU d'un tratto impu-
dentemente nella persona di lui. strappandoli ad altri; il secondo
cerca asservire tutta la forza e l'autorità del papato per la passione
s&a di dominio e dì violenze, proseguita senza alcun scrupolo di
niezzi. Dessi riescono a distrarre subito e facilmente il papa dal pen-
derò della crociata, che pure era uno degli obblighi assunti nella
-e, ed alla qujle, sulle prime, aveva volto seriamente Tanimo.
Jzione della volontà del papa ai nipoti era ed appariva tale,
^^, come Paslor stesso ci apprende, sorse e trovò facile credito la
^^Oce, che egli avesse in animo di rinunziare spontaneamente alla
^n a favore di Pietro. Morto questi, per formare uno Stato a Gi-
10, il papa inizia o lascia, nel suo nome e coli'autorità sua,
una politica d' intrighi, d' intrusioni e di aggressioni larvate;
'*"c hanno per conseguenza naturale la rovina della pace d' Italia,
* guerre, nelle quali successivamente hanno parte tutti gli Stati
" *t«lia, che si sentono minacciati dall'ambizione subdola ed inre-
qtti^lj di questa dinastia papale, che appare insidiosa sull'orizzonte.
QjAando re Ferrante di Napoli, nel muovere contro Roma nel 1482,
°*c>iiarava, come ripete anche il Pastor, che egli non aveva prese le
^^Vx] contro la città, ma che invece egli voleva con esse liberare
*>oma e Tlialia dalla schiavitù di Girolamo Riarìo, esprimeva un sen-
^H»ento, che rispondeva alla verità delle cose. Ed in Roma, per se-
condare rarabjzionc e V ingordigia di Girolamo, vengono risuscitate
ic fazioni sanguinose, e si fa mercato d'ogni pubblico ufiizio ; ed il
papa copre 0 lascia coprire con l'autorità sua estorsioni e violenze
d'ogni sorta. In tutto lo Stato pontificio vicn meno ogni legge o
consuetuditie tutelatrice di pubblica amministrazione, ed al peso di
nuovi e gravi balzelli, si aggiunge la distrazione delle antiche en-
trate a favore dei bisogni crescenti della Curia, ove imperavano di
fatto i nipoti, precipuamente Girolamo Rtario Questi i fatti, spo-
gliati d'ogni sofisticazione, in tutto il loro insieme. Un papato quasi
splendido per il favore dato alle arti ed alle lettere e per aver pro-
curato la trasformazione e l'abbellimento di Roma ; ma, per evidente
mancanza in Sisto di sentimento religioso e d'idealità della missione
papale, abbassato nella sua azione ecclesiastica, specialmente nel pre-
stigio del Collegio dei cardinali, ed asservito nella sua azione politica
in Italia, ed In quella di governo nello Stato pontificio airambizione
ed ai piaceri dei nipoti: ecco il papato di Sisto IV.
Nella lotta che questi ebbe con gli altri principi mostrò forza di
volontà decba, e fierezza d'animo e di parola. Queste qualità hanno
dato un'impronta spiccata al carattere di Sisto, e sono state an-
ch'esse causa di simpatia da parte degli storici e ragione della indul-
"Bibliografia
535
Dretizo fuori del governo di Firenze, egU avrebbe fatto di
Bubblica tutto quello che avrebbe voluto, mentre Girolamo,
oche oltre, pensava che il buon successo avrebbe data al
dì a mettere legge a mezza Italia ».
nel corso del suo racconto non nasconde né diminuisce
j'alcuno dei fatti, dai quali appare come la politica di Sisto
Bta da Girolamo: il nepotismo del papa è dal nuovo sto-
asciuio e biasimato ripetutamente. Cerca ben egli elevare
_ il merito dell'aitivitd ecclesiastica di Sisto, mostrando
fece per la diflfusione del culto, e quali favori eccezionali
jlt ordini mendicanti, che al Pastor sembrano financo ecces-
a biasima, dall'altra parte, apertamente i criterii da lui tenuti
omina dei cardinali, che resta sempre il fatto più notevole
Ila azione ecclesiastica; e solo quasi timidamente fa suo, in
30, il vano argomento di Schmarsow, che giustifica la nomina
vinetti nipoti col bisogno che aveva il papa di avere nel
Collegio appoggi contro i disegni egoistici degli altri cardi-
tlttavia e la politica nepotista, e l'abbassamento morale del
Collegio, e la venalità degli ufficii, e tutte le altre forme di
one non inducono il Pastor a dare un giudizio pienamente
wole su questo papa. Tutto ciò per lui, come già per altri.
Una grande ombra, che sta però accanto alla gran luce delle
morali di Sisto ; come se l'aver fatto tal governo del papato,
riconoscersi quasi più la missione di esso, non significasse la
me d'ogni vera virtù morale. II sofisma, pel quale la scarsità
5Ìmo pel gran nepotìsmo viene giustificata dal fatto o dalla
izione, che Sisto non v'era spinto da mala volontà di corrom-
i Chiesa, ma anzi da eccessiva bontà d'animo, che lo rendeva
> condiscendente verso i nipoti: questo sofisma, che ha la sua
origine fra i contemporanei, e che è stato di base ai giudizii
DQcno indulgenti posteriori, costituisce anche il fondo delle ar-
itazioni di Schmarsow, alle quali sottoscrive Pastor. Ma può
I storico soffermarsi, quale psicologo curioso, sull' indagine, se
oinpere una grande istituzione, se a farla venir meno agli
li suoi, sia stata causa, in chi di tale corruzione fu, per b po-
t sua, autore massimo, la perversità o la ingordigia della esu-
c natura sua personale, ovvero la debolezza sua verso persone
, dotate esse di quella perversità o di quella ingordigia. Però
delle due risulti essere la causa, il giudizio dello storico sul
morale negativo dell'uomo, che era capo della istituzione, non
•sere dubbio. Negli uomini della storia sono soltanto virtù
che essi riescono ad affermare neH'axJone loro pubblica, quelle
bibliografia
àkt essi hanno forza di trasformare in vitto e bene deUi socitfi
che governano. Ogni uomo nella missione storica, che gli fctocau,
raggiunge un risultato nel quale prevale o il bene od il rnile, E4
è ufficio indeclinabile dello storico il rìlevarb. E per Sisto IV, a «là
gtttrdi i fatti nella loro reahà, il giudizio di gran prevalenti di maU
con può essere dubbio. Dee ben notar» a suo vantaggio il {avore
dato alla cultura artistica e letteraria; ma dee riconoscersi dtc ejKw
più che venir meno, corruppe, o per assoluta m^ncanta o per igita-
dissiraa debolezza di coscienza morale, quasi tutti gli alti finì ddta
missione del papato.
Il giudizio severo su Sisto IV viene al tutto spontaneo, dcteraiiiutd
necessariamente dai fatti accertati. Ed esso sarebbe, in noi, lo nes<a
anche quando non esistesse il triste ma insicuro ritratto, che di lai
ha tramandato il diarista Stefano Infessura ; il quale conobbe gli
nimenti ed il papa da vicino, ma che, appartenente alla parte popolari
e coionnese, oppressa e violentata da Sisto e da Girolamo Riario,»cftt
per entrambi questi un odio naturale e giustificato. Infessura ci dcscM«*
Sisto IV, anche al di fuori della sua azione pubblica, quale semplìi
figura umana, sotto ti peggiore aspetto morale, come uomo sena
amore di Dio e del prossimo, senza carità, che si piaceva soltaaso
deiravarizia, della vanagloria e della più disonesta libidine cotìtxo
natura; e specifica alcune delle sue accuse con fatti detennioati. IT
Pastor cerca dimostrare la falsità di questo ritratto con UD*ainlisi
critica, che è la più diffusa, ma non la più sicura e serena di tntlt
l'opera. É difetto, che non di rado ricorre nel libro, quello di «tni
notevole disuguaglianza di severità di criterii nell'appreztafe le fonti
e le autorità degli scrittori antichi e moderni, secondo le di««
tendenze loro favorevoli o contrarie ai papi. Così Platina, che, n«ml»
di Paolo U, è giustissimamente considerato dall'Autore conte foBK
peggio che insicura per la storia di quel pontefice, viene invece Ì«
lui assunto largamente come autorità di valore incondìztoiwto fff
Sisto IV, al quale il Platina doveva quanto di fortuna e d'onon m
uomo può mai dovere ad un altro; come se quegli capace di taUf
lire per odio non sia ugualmente e, più facihnente anaf, capace fi
mentire, o - comt è il caso del Platina - di semplicemente occtìl'
tare per adulazione, per spìrito di riconoscenza, ed anche • m chi
come questi, scriveva per un papa vivente - per timore di perdere o
per speranza di favori maggiori. Cosi le opinioni di Schtrtanow,
anche ove questi non le fondi sopra indagini analitiche, sono s:^
sissimo citate, più che come opinioni, quasi a dirittura comtr ias^ »
mentre per chi non conosca i libri del Brosch sembrcrcbk ài^
questi sia, dal modo come vi accenna ripetutamente il Pastor, «no
'Bibliografia
^ÌS
*CTÌuore che prescinda sistemaiicamenie dai documenti. Tale di-
feso, che, se fosse più frequente, danneggerebbe gravemente l'opera,
f»ggiunge nella critica dcirinfessura e del suo più recente e più
completo e sagace editore, il Tommasini, la sua più chiara mani-
festazione Contro giustizia afferma egli, che per il Tommasini l'In-
fesura dee essere ad ogni costo elevato a fonte al lutto degna di fede.
^OTcce, nel definire i caratteri generali del Diario, il Tomraasini
^ rilevati con acume e con il più preciso rigore scientifico t varii
clementi, che perturbano talvolta il giudizio od alterano TesattezM
Jella narrazione dell' In fessura: Tinfluenta dei dettami profetici, il
Sentimento popolare e colonnese, il pensiero suo personale, la fal-
^cia infine delia memoria, là ove i notamemi non sono contem-
Poraaei agli avvenimenti. E certamente il sentimento popolare e
Colonnese, e la passione personale dell' Infessura hanno avuta parte
^*'^ composinone del ritratto dì Sisto IV; ed hanno naturalmente
*'to sì, che il diarista raccogliesse volentieri, credesse e desse per
^^"^14 quanto di male di Sisto IV dicevano gli offesi da lui. E nes-
^^^o storico, che indaghi, potrebbe prendere il ritratto dell' Infessura
*^*l\e base principale d'un giudizio delle qualità morali di Sisto. Tut-
'^vi
'•^ non si può considerare quel ritratto quale una studiata calunnia.
legge il diario dello scribasenato romano riceve, quasi da ogni
^^^ÌTia, l'impressione della schietu sincerità dello scrittore. Egli non
^ *<^ crede sempre di narrare il vero; ma ha la preoccupazione
^ *^a esattezza, e spesso distingue ciò che sa con precisione da
*^lio che sa « non precise », quello che ha inteso da altri da
,j^ ^llo che ha visto egli. E tra due opinioni che volessero, l'una
^^^^^e una fede incondizionata al Diano, e l'altra negargliela del
j-^ ^"^o, la prima sarebbe certamente molto meno lontana dalla giusta*
. _ suo racconto trova di frequente riprova precisa in fonti sicuris-
^-^e. Ed anche per quel che riguarda Sisto IV alcuni dei fatti deter-
.^^■^ìnati dair Infessura ricevono conferma dai documenti. Non è infatti
**%ii dubbio che egli frodasse dei promessi salarìi i lettori dello Studio
^^mano; e poco meno che accertate sono le accuse: che egli si fa-
^^^3se incettatore di grani, e che avesse ridotte tutte le pene a de-
^^aro. E, come il Pastor stesso non ha potuto non riconoscere, i
^iispacci senesi, pubblicati dal Tommasìni, confermano la narrazione
v3ell' Infessura per gli avvenimenti del 1482. E gli epigrammi pub-
V>licati da Schmarsow, e divulgati in Germania alla morte di Sisto,
Se non possono di certo valere come una riprova della verità delle
accuse gravissime dell' Infcssur.i, mostrano però nel modo più deci-
sivo, che quelle in nulla furono invenzione del diarista romano, raa
erano voci popolari, rispondenti o pur no che fossero alla verità.
556
'Bibliografia
Per qiuaNo poco potesse la cosa valere a mutare il giudico sul
papato ài Sistow sarebbe stata tttttarta opera meritevole Jel Pisrar.
se egli avesse provata la ùUàtà dei grandi vizii attribuiti dall' iot'ey
aaia a Sisto. Ma ^ai, per la natxini delle accuse, la prova della iMii
è atotenaiMu ^ffidle quanto qoeQa della verità. Il tentativo uno iH
Ptstor ia qoeslo senso è mal riuscito. Il più che si può affenuire 6:
che raccttsa di BMdbie oootro naturi non è provata. L'argomento
che a P«Mor adduce per escluderla del tutto, che Sisto IV sarebbe
stato U prb grande tpocrita se. essendo dedito a quei vixii turpisiiffii.
avesse adempito cosi fervorosamente, come faceva, ai suoi à(ntn
idàgiosi ed avesse avau quella devozione, che aveva, spr^J
fl colto di Malia, oon ha alcun valore. Numerosi fatti accena: ,
tempo e $pociai»ente nei costume medioevale, dimostrano che k
aberraxk»! della vdtttti, quando non vanno a dirittura congiunte ó
eoo aperto cinìsaio od anche con dure pratiche ascetiche, cercaoSi,
non di rado» pur senza cosciente ipocrisia, quasi un compenso oo
Cile nelle ostentazioni religSose. Cosi del pari il Pastor rinviene uni
piova della liberaltti di Sisto nel detto, che gli attribuisce rambuoJ-
lore Teneto Soriano, « che ad nn papa bastava un tratto di pcoru per
aver quella somma che desiderava », mentre invece è una provi dell»
imMagabile teadenu e coasoetudme sua a cavar danaro, cotne metìio
poteva, scasa aver r^;oaido aè ai dritti ed ai bisogni di chic^liaa
né alla moralità ed al prestigio detI*a£cio suo di sovrano, la nM
in Sisto " come di frequente ad caratteri simili al suo • cotùntnttO
ed erano correlative la liberanti e Taviditi. Non la liberalità cbe reot
da grandeiza d'animo, oè raviditi che viene dall'avarizia. I latti Q)^
strano che egli verso le persone che prediligeva, era Eberalc, «aà
prodigo del danaro, che con mezri buoni e cattivi, con la veoilìtA t
con lo scouoscimento d'ogni giustiria, tirava, grazie alla foni ^
rautorità saz. Così la liberalità di Sisto - nelle varie forme della quii»
si riassumono tutte le vanute grandi qualità morali sue - cri nel Citto
una vera negaxione d'animo giusto e nobile. Schmarsow ha due pi-
gine (260- 1) mirahiti per acuta ed esatta pcnctrazioDe psicologa'
in esse sono finamente aaaliaati l'ardente tell^>erameBto, la rin
sensibflità iatdlettuale e l'ancor più viva scnsibtliti estetica, che a*
ratleriziavano la natura di Sisto. Se lo scrittore avesse poruta U
sua analisi sino alle escreme conseguenze logiche, e poite qoestta
rafironto dei fatti, egli avrebbe trovato, che tutte le manifestaxiooS ddlt
vtta di questo papa, anche quelle che avevano Tappaienaa defla gr
deiia o della bontà d'animo» si riducevaoo alla ricerca dì qocSi
specie di appagamento di se stesso^ esteSico-scnsuale, che è la te»-
deosa ordinaria, determiiuta dall'unione dà sopraccenaati tir
"Bibiiografa
537
menti, quando ad essi fa riscontro nessuna od una scarsissima sen-
I sibiliti inorale od ideale.
Sisto IV è giustamente considerato come il fondatore della po-
litica dinastica papale: quella politica, che poneva la potenza e la
^gnoria di dominio della famiglia del p^pa a scopo od a sostegno del
regno papale. Lo Stato della Chiesa che, a mio giudizio, fu per la
politica cattolica-papale un nuovo, quasi necessario, puntello, che k
servi utilmente sino alla fine del secolo scorso, più che consolidarsi
od estendersi, si può dire nacque, come conseguenza, non preveduta,
dì si(!iana politica nepotista. L'opera viva ed aperta di Sisto per la
sua famiglia rese naturale e facile la più vasta ed intraprendente po-
litica di famiglia dei Borgia. £ gli acquisti di questi si convertirono
poi in beneficio dello Stato della Chiesa parte per necessità di cose,
parte per opera di Giulio 11 e di Leone X; coi quali, per quanto
almeno pare a me, gl'interessi, se non morali, materiali della Chiesa
riprendono il sopravvento su quelli di famiglia. Ma anche, innanzi
a questo punto di vista, lo storico dee riconoscere^ che allo spirito
ed alla mente di Sisto restarono del tutto estranee la previsione e
la preoccupazione di questa conseguenza, d'ordine superiore, del suo
nepotismo. Non v*è alcuna prova che ci possa far portare un giu-
dixio diverso, I dritti e gl'interessi della Chiesa furono ben gridati
altamente da Sisto ogni volta che entrò in lotta per causa delFambi-
zione di Girolamo; ma gli stessi dritti ed interessi furono pure facil-
mente barattati da lui anche verso gli altri Stati, quando con tale ab-
bandono guadagnava l'interesse dei nipoti, come nella prima alleanza
con Ferrante di Napoli con la quale la mano d'una bastarda di questi
per Leonardo della Rovere fu dal papa comperata merci la rinunzia
ad importantissimi dritti materiali e morali della Chiesa.
11 modo indulgente mente ambiguo, col quale, come abbiamo visto,
il Pastor giudica Sisto IV, e i offre la prova più caratteristica dei vani
difètti, che turbano talvolta, come abbiamo dal bel principio notato,
la sua obbiettività. Se, qui ed altrove, il giudizio suo fosse stato de>
terminato da una giusta valutazione dei risultati della sua propria
analisi, noi crediamo che esso sarebbe stato notevolmente diverso da
quello dato. Ma nella bontà e larghezza dell' indagì«e il libro porta
da se stesso spesso il rimedio al parziale difetto di criterio e di forza
sintetica. L'Autore è ancora al principio della lunga ed aspra via, per
la quale s'è incamminato. Il nostro sincero augurio è: che l'opera sua,
gii ora per molti rispetti pregevole, possa raggiungere, nei volumi
che verranno, un grado di serenità di discussione e di obbiettività di
pudizi, che corrisponda alla grandezza del soggetto della sua storia.
Francesco Nmi.
NOTIZIE
Nello storico palazzo di San Giorgio tra il 19 e il 27 settembre
tf quest'anno si adunò in Genova il quinto Congresso storico ita-
Hano. All'ufficio di presidenza furono eletti i signori Paolo Boselli
come presidente, Ugo Balzani come vicepresidente, Giovanni Sforza
ed Emanuele Greppi come segretari. I seguenti temi erano stati pre-
lentatì per la discussione:
L Convenienza e modo di promovere presso le Deputazioni e
bcietà Storiche uno studio completo di tutti i monumenti e ricordi
e ci restano delle grandi vìe che attraversavano l'Italia nel medio
>, e di coordinare il detto studio colla compilazione della carta
litologica e storica d* Italia, cui intende il Minbtero della pub-
'SL istruzione (comunicato dalla R, Deputazione di Parma). Rela-
^"i^ r dott. Giovanni Ma ri otti.
H Dell'indirizzo e del metodo da tenersi perle ricerche intorno
* storia della scienza, nell'intento di porre in luce ed illustrare i
tximcnii ancora ignorati o poco noti, coordinandoli in guisa che
►^''ioo a chiarire nuovi fatti e siano buon fondamento allo studio
«questa disciplina. Relatore: prof Gino Loria.
Ul. Della utilità di dar mano ad una biografia degli scrittori ita-
*^ì, compilata per regioni, con uniformità di metodo e da stam-
•^i in uno stesso formato dalle singole Deputazioni e Società Sto-
^e, tenendo presente l'opera del Mazzucchelli con le modificazioni
'^este dai progressi della critica. Relatore: cav. Giovanni Sforza.
IV. Sulla uniformità da tenersi da tutte le Società e Deputazioni
»^*3richc nel pubblicare documenti medioevalì (comunicato dalla So-
PCt4 Storica di Alessandria). Relatore: prof. Francesco Gasparolo.
*7^o/i'^i*e
541
■ ineDti, secondo la diversa natura dei medesimi, e lo speciale scopo
a della pubblicazione ; credendo tuttavia utile di proporre con una
« certa discrezione un metodo uniforme per le pubblicazioni di do-
« cumenii da farsi dalle Società Storiche o da singoli editori per
a scopo storico*© letterario; propone che nella pubblicazione degU
« antichi documenti sia conservato fedelmente tutto ciò che attiene
e alla sostanza, alla lingua, alla grammatica, e tutti i fatti grafici che
« costituiscono una legge ».
Tune queste conclusioni furono approvate dal Congresso il quale
inoltre approvò la relazione di un'altra Commissione che fu incari-
cata di riferire intorno ad una proposta del signor arciprete Tononi
e che concluse in favore di una compilazione di elenchi regionali e
documentati dei dogi di Venezia e di Genova, e dei consoli, potesti
e rettori delle altre città italiane. Da ultimo il Congresso deliberò di
ripetere il volo già espresso nel Congresso dì Firenze circa la con-
$erv.izione e l'ordinamento degli archivi Capitolari e Comunali dd
regno.
Esauriti questi lavori, il professor Belgrano lesse una importante
relazione intorno ai lavori della Commissione Colombiana alla quale
il Congresso espresse unanime un voto di plauso. A sede del sesto
Congresso^ da tenersi nel 189), fii scelta Roma per acclamazione.
Il 23 novembre il cardinale Capecelatro, bibliotecario di S. R. C,
inaugurava, alla presenza di molti dotti italiani e stranieri, la biblio*
teca di consultazione che il sommo pontefice ha sapientemente istituito
con grande vantaggio degli studiosi delKarchivio e della biblioteca
Vaticana. La biblioteca di consultazione, ricca fin d'ora di 20000 vo-
lumi, è divisa in due sezioni, l'una suddivisa per materie (chiese,
monasteri, vescovadi, cronologia, paleografia &c.), la seconda ripar-
tita per nazioni, e quanto all' Italia per regioni.
A cura dei monaci benedettini della Cava è uscito in luce l'ot-
tavo volume del Codex diplomaticus Cavensis contenente centocin-
quantatre documenti che vanno dal febbraio 1057 al febbraio 106$, e
la descrizione di alcuni importanti codici della Badia. Con questo vo-
lume si compie l'opera ventenne dei dotti monaci ai quali è dovuta
la pubblicazione di cosi grande monumento di storia italiana.
Coi tipi della Clarendon Press in Oxford è venuu in luce testé
la seconda edizione dei due primi volumi dell'opera ItaJy and ber in-
vaders del nostro socio Tommaso Hodgkin. Questa seconda edizione
corrisponde ad un vivo desiderio sovente espresso da quanti hanno
ia pregio «ifiato aoimok laTorOv Con es«a può Sm tfmmo E diiett»
più gnvc dd Ebto, doè cma ceru dìsiigtt^lsaflza M fsefodo era U
piiau e Li seconda paite deJTopcrjL L*iiitore &cciu]iO tesero deE^£-
j^neozA acquistata man mano lavoraivlo, ba, con esempio raro e
ùdilaHle, »crìtco daccapo la maggior parte ed pólho ▼otume che
^ pareva troppo debole e leggiero al panfone dei vqIbb^ succesHrì,
e nel secoodo volume ha rifatto, mìgiìocmdofot il o^fc&ilo consacrato
lUa primitiva «orla dei Vandali. ìst una brere prdrazioQe rautorc
acc«noando a queste modi&cajioni d^l suo lavoro espdoie la sperazifa
dì poterne pubblicare entro due acim ftiltima parte rdaCiva al periodo
longobardo. Di questo annunziò la Società OMlxa si al&eta, e manda
air Uiustre suo socb Taagurio dì vederla pfomuoentc avirasKta.
to
-^rcheografo Triestino. Nuova serie. Voi. XVIII. fase. i*. gen-
.^** *^^ -giugno 1^92. — C. Gregorettt, L'antico Timavo e le vie Ge-
' 3 e Postumia (cont. e fine).
^_^ Archi V (Neaes) der Gesellschaft far altere deutsche Geachi-
j.5^'^:akunde. Voi. XVIII, fase. i". — Th. von Sickel, Die '^ Vita
^» ^^ ariani Nonantulana » und die Diurnus-Handschrift V. (La « Vita
^. ^^-^riani Nonantulana » e il manoscritto V del « Liber Diumus »). -
Yy^ Sackur» Der « Dictatus papae « und die Canonsammlung des
;^ ^usdedit (II « Dictaius papae » « la collezione dei canoni di Deus-
-w^^a^dii). - P. ScHEFFER-BoiCHORST, DictaiDÌna ùber Ereigiiisse der
^psigeschichte (Dictamina sugli eventi della storia papale). - Ro-
"^^^NBERG, Die Vorwerhandlungen zura Frieden San Germano, 1229-50
vT^ preliminari alla pace di San Germano).
Archivio storico deirarte. Anno V, fase. 3'*-4''. — D. Gnoli,
Xa Cancelleria ed altri palazzi di Roma attribuiti a Bramante. -
Mecensioiu della monografia di Ad. Michaelis, Romische Skizzcnbù-
cher nordischer Kùnstler des xvi Jahrhunderts (Album di schizzi
di opere classiche eseguite in Roma nel cinquecento da artisti nor-
dici). - Restauri a San Cosimato a Roma.
Archivio storico italiano. Disp. 3* del 1892. — A Giorgetti,
Recensioni dell'opera di L. Pastor, Geschichte der Pàpste seit dem
Ausgang des Mittelalters (Storia dei papi dopo il medioevo). - G. Ron-
doni, Recensione dell'opera di E. Costantini, U cardinal di Ravenna
544
'Periodici
al governo dì Ancona e il suo processo sono Paolo III. - G. PjiP4.
LEOKi, Recensione dell'opera dì T. Mueller, Das Konklave Ptus' IV
(i$S9). - C. Erreil\, Rtitmione deiropera di V. Ro»i, Pajqoi-
nate dì Pietro Aretino ed anonime per Ìl conclave e l'elKionc di
Adriano VL
Archivio Veneto (Nuovo). Tom. HI, parte prìnu. — G. Ca*
PASSO, I legati al concilio di Vicenza del 1^38.
Bibliothèqne de Pécole de» cbartes. VoL Lin, fase )*. —
E- Jany, La « Voic de Uit *» et ralliaoce franco -mìUaaÌje (isSé-
1395). - H. Omoxt, Pro jet de réunion dcs églises grecque et U*
line sous Charles leB«l co 1)27. <- H Omost, Lettres orìgifuki^
xtv* siècle conservies JL la biblìothèque de SaÌnt>MArc à VeaifCi
Ru*Hnoné dell'opcnt Naroucci, Catalogo di manoscritn posscdtm iJ*
D. Baldassarre Boncompagiù. — Fase 4'. H. Omoxt, Noiivfllc*
acquisitions du département àa mamiscrìts de la bìblioth^uc ^*'
tiaaale pendant Tannce 1891-1892. • E. M. PERjtrr, Los dtsooisfs
d*Ac^elo Acdaiuoli au rot de France (145 0*
Botkttixio «torìco deUa Svinerà ttaUaoa. A^ioo XIV (t89»>1
an. 9-ta. — Documaiti svirzerì in Vaticano» t22i-ia6ò (di Oa<^ |
rio IH, Gr^ocìo IX, Imioceaxo IV, AkssAndfo IV).
Bolletin interaatxoQal de l' Académie dea màm
covle. Aa. 1&91, n. 7. — W. LcszczuruigL, ResHS
romane de Tabbayc cxstercìeooe de Wacfaock. > M. SocouTwsn, l^|
mìniaiMre» italicnnes de U biUìachèqoe JageUoQtie et le Uvre d'hd*'
rea fho^aàs de k ba»lìodièqiie de Ddkòw.
Bt^DeAtiao 4TWf> fVi—» 8-»>qBP archeologica
Roma. Anso XX, serie 4*, ùac i*-3*. — R. Lakgsas». Le 1
di Attrdtaoo e di Pkobo. - L. CAsrraitfiuu, H «icaiiató di
IX Màtctwm, FramwcMlo di od asóco pilntro per
ac^oe del Tcvete ed akre notine lopognficifte (1 tsv). - R. I
CUMI, La cBWirowmta sol Ptatheoo. •> O. Maxcxcbi, Di ob 9Vf>-|
■natio a imnaifo eoe figare egiiaie scoperto presso la iria Fbaani*^]
(3 ttT.V • F. Asoaax, D«e sìagobii capitelli soopeni presso b np* j
del Tevere (t trr^ • G. Gatti, Nodaìe £ troTHa
Tcpigrafia nfkaaa. - L. Viscx^m, Trofvaineati d'oggeu Xafte e à |
aaddlilà %an«r. - U CAvrAmiLLi, n «karìato £ Roeu. - £ Ctf>
xioa-LorAtmx]. Dve saaae» diadateri nùttiad (t tar,). - &<;«>
Periodici
545
RAHDJKi, Il Satiro che versa da bere (4 uv.). - C. L. Visconti,
Trovamenti risguardami U topografia urbana. - L. Cantarelli, An-
nunzio dell'opera di René Cagnat « L'armée romaine d'Afrique e:
l'occupjtion mìliuire de l'Afrique sous les empereurs » (Paris, Leroux,
1892).
Bullettino dell'Istituto di diritto romanio. Anno V (1892),
fase. i**. — R. Ricci, Collari di schiavi, - V. ScrALOiA, Miscel-
lanea epigrafica: I. Decreto di Gordiano agli abitanti di Scaptopa-
rene; II. Nuova iscrizione relativa alla hx Hadriana pei coloni afri-
cani; III. Diploma mUitare.
Jahrbach (Historisches) im auftrage des QOrres-Gesell*
(■chaft. Voi. XIII, fase. ?". — Kopietz, Handelsbeziehungen der
Ròmer zum òstlichen Germanien (Relazioni commerciali dei Ro-
mani colli Germania occidentale). - Ebses, Clemcns VII im Schei-
dungsprozesse Heinrichs VIII (Clemente VII nel processo di divorzio
di Enrico VIII). - Punk, Papstelogium des Codex Corbciensis (L'e-
logio papale del codice Corbeiense). - Eubel, Nachtràge zu den
Vatikanischen Acten Ltidwìgs des Baiem (Aggiunte agli atti vati-
pcani di Ludovico il Bavaro). - Ruensionì delle opere: Ehrle, Histo-
ria btblìothecae Roraanorum pontificum. - Friedensburg, Nuntia-
turberichte (Relazioni dei nunzi), voi. I e IL - Fase. 4". Punk, Die
Bcrufung der òkumenischen Synoden des Alterthums (La convocazione
degli antichi concili ecumenici). - Ebner, Historisches aus liturgi-
schen Handschriftcn Italiens (Estratti storici dai manoscritti liturgici
d'Italia). - BiRK, Nicolaus von Cusa in Basel (Nicolò da Cusa in
BasUea).
Jahrbflcher (Neue Heidelberger). Anno II, fase, i** e 2". —
K. Z.^KGEMEisTER, Zur Geographic des ròmischen Galliens und Ger-
maniens nach den Tironischen Noten (La geografia della Gallia e
della Germania romana secondo le note Tìroniane) - F. v. Duhn, Die
I Benutzung der Alpenpàsse in Alterthuni (L'uso dei valichi delle Alpi
nell'antichità), - J, Haller, Die Verhandiung von Mouzon (1119)
«or Voj^eschichte des Wormser Conkordats (Le trattative di Mou-
zon (i 1 19) per la storia preliminare del trattato dì Worms). - M. Can-
ToR, Zcit und Zeitrechnung (Il tempo e la misura del tempo).
Joamal (The American) of archaeology and of the his-
tory of the fine arts. Anno 1891, fase. 4°. — A. L. Frothikgham
junior, Introduction of Goihic Architecture into Italy by the frencb
Archivio della R. Società romana di itoria patria. Voi. XV. 35
Periodici
547
Review (The englisb historìcal). N. 27 (luglio 1H92), —
]• BnTCE, Edward Augusius Freeman. - Ruensioni delle opere : Bel-
LECiA, Dd fonti e dell'autorità storica di Sallustio. - Pflugk-Hart-
TUNG, Iter italìcura, Acta pontificura Romanorum inedita, e Specimìna
sclcaa chartarum pontificura Romanorum. - Gnoli, Un giudizio di
ba romanità sotto Leone X. — N. 28 (ottobre 1892). R. Allen,
Gerbcrt, Pope Silvestcr II (Gerberto, papa Silvestro II), - S. Muenz,
Ferdjnand Grcgorovius. - /?t'i-£:»wio«£ dell'opera: Ingram, England and
Rome (Inghilterra e Roma).
Revue de l'histoire des religions. To. XXIV, fase. 1°. —
•K. AuDOLLEST, Bullctio archéologique de la religion romaine. -
L. Massebi£\u, La langue originale des Acics des saintes Perpétue
« Felicita. - Recensioni dell'opera: LiSDE, De Uno summo Roma-
nonira deo.
Revue des queations historiques. Anno XXVII, fase. 103°. —
^ Vacasdard, Un évéque d'Irlande au xii* siècie; saìnt Malachie
0' Alorgair, - Pierling, Les Russes au concile de Florence. - L. Pe-
'-'ssier, Courrier italien.
HevTie d'histoire diplomatiqtie. Anno VI, n. j. — E. Fremv,
^ rocdiation de l'abbO de Feuilbnis entre la Ligue et Henri IIL -
'-^nsiom delle opere : Fraknoi, Mathias Corvinus Koenig von Un-
^^, - Klalifat, Patriarcat et Papauté. — N. 4- R de Mallde,
^^ institutìons diplomatiques au raoyen-àge.
^ Revue historìqne. To. L (1892), fase. 1°. — F. LoT, La royauté
^nijaise et le saint-erapire romain au moyen-ige. — Fase. 2°. Rì-
^-_^Posta di A. Leroux a F Lot sullo stesso argomento.
Revue mensuelle de l'école d'anthropologie de Paris. Anno II,
^^c. 9 . — H. d'Arbois de JuBAiNViLLE, Lcs noms gaulois doni le
«ìernier terme est R i x dans le Di bello gallico.
I Revue (Nouvelle) historìque du droit (1892), fase. 2". —
Recensione deiropera : E. CuOi Les insiìtutions juridiques des Ro-
mains. — Fase 4**. Recettsiotie dell'opera: E. Beaudouin, Le eulte
des empereurs dans les cités de la Caule Narbonnaise.
Rivista italiana di numismatica. V, fase. 2"- 3". — F. Gnecchi,
Appunti di numismatica romana - XXIL Sca\i di Roma nel i8gr.
54S
'^Periodici
xrv, n
(I VKw\. ~ XUX.
lairiftcirinoe dd bnMUo imperùle. •
(3 t»^4.
aoTTU Kiiiiti deffdpers £ Catti rt Yuaxte, Aatoor da Borpt.
Lei iimw iM^ Ics pomiini. Ics appttlaaeots Borgia sa Viti
eia &C. - G. OocBOflr BoKAJFcnGS» ìi%ttwi\m§ «Idl'open dì G. Ma-
xmaa^ La Dnfcmtit nmatt^vcDeu modema. - G. Capasso, la
■fiflnmiTi r'— "'^'^ in GcnBanù ad secolo vru - C. Cipoiu, h-
tmamm ddTopcn ik C Marsr. Dk Wahl Gregqts Vn (L dcuoiu
A GogooD VOX • A. G. Toosowi. Kaumàam deO*open di G. G-
rasto^ n peno viaggio di Pier Lnig^ Fanese gpoJEdonìere òclia
CUeia oeg^ Stati pand&d (tf nX - A. Cau.PPEU.1, ttumm ddk
noBOgrafia del Vorruu, Le cooooTerùe dd gmndnca Leopoldo I
4fi Toscana e <kl vescovo Scipione de* Ricci con la coite romtDi
Slimnen ms lbfi»^.aach. Voi XLEII, &sc 4*. - ST.ftea^
iEt« Mìnrtihniiclìe KmmrtntVinaier in Snèiaco uod UoatecuHOO
(MooODead axiisdd eoevfievali is SoMaco e Mootecasnno).
Stadi e docamenti di storia e diritto. Aaoo XIII (tSSi),
fase. |*-4* (b^Uo-dioearfffc). — F. Cexasolz, Dooaroentì pa b
storia £ Catfd SaBK*Aagdo: L L'aagelo posu sulla cesx dd
Castdio; IL II tesoro poncifido di Caasd Saat'Ai^do. - £• Ci*
LAVI» xjn statuto dd coaMBe di Maatelibrctli.
Zdtadtfift Or Kifdiengeadiidita. Voi. XIII, fase. \\ -
E. Lejafp, Antomos ron Padaa« - J. v. PFLUGK-HAamJNG, Zvti
Papstimefie (Due lettere papali, Gregorio VII e Adziaoo IV, rei»-
thre alI^IrUmia). - B. Bess, Quellenstudien zur Gesdùdxe iei
Ranstaazer Koacils (Sbidi sulle fonti per La storia dd cood&o £
Costanza). — Fase a^-j*. W. Bròcking, Zu Bereagar voo To«b
(Intorno a Berengario da Tours). - £. Lempp, Die Aofinge dcs
Clarissen (I primordi deÌi*ordioe ddle Clarisse).
Zeitacbrm f&r wisseoschamiohe Theologie. Voi. XXXVI*
tasc I*. — Reentsiotu dell'opera: J. Belsek, Ztir DìodedaiiiebCB
Christcnverfolgung (La persccuriooe dei Crìstiam sono Diod^
ziano). — Fase. 2''. A. Hilcekfeld, P. Sulpicìus Quiiiiisus.
PUBBLICAZIONI
RELATIVE ALLA STORIA DI ROMA
'»_
Amati S. Solenne ambasceria al sommo pontefice Paolo V
^4Ì Giappone affidata al sig. Luigi Sotelo.
Prato, Giacbetti, 1891.
-, Bazin H. ViUes aniiques. Vienne et Lyon gallo-romaìns.
Paris, impr. Kationah, 1892.
'^. Beltrami L. Ricerche e studi sulla costruzione del Pantheon
in Roma. Roma, Saìviucci, 1892.
^^. Bertoliki F. Roma e il papato nel secolo xiv.
Milano, Trnes, 1892.
"^ 07. BoissiBR G. Promenades archéologlques. Rome e Pompei.
Coulommitrs, Brodard, 1892.
?o8. Breysig A- Germanicus. Erfurt, fViìlaretf 1892.
109. Cagkat R. L'anni: e épigraphique, revue des publications èpi-
graphiques relatives à l'antìquité romainc.
Angers, Bourdin, 1892.
ixo. Cagnat R. L'armée romaine d'Afrique et l'occupation mi-
litaire d'Afrique sous les empereurs.
Paris, impr. Kationah, 1892.
111. Chapel F. Jules Cesar k Izcraore. Nantua, Arine, 1892.
112. Corpus scriptorum ecclesiasticorura latinorum editum Consilio
et impensis Academiac liiierarura caesareae Vindobonensis, voL XV.
Wien, Tempsky, 1892
$$o *PubHi'ca^tom relcUÌPt alla storia di Q{oma
ZI 3. Costa E. La niosoéa greca oelk giumprudeou focr^n»
ProUisàooe. Parma, BatUi, r <^)1
114^ Cbochet L. C. La toiletie chez les Rotnunes uà temps Jo
cnperenis. Ly^» S^atuUf t^fp.
n $ . Desribcs M. Droh lonuin ; de la coodictlo indebiti.
Pari}, Laroii, tl^-^h
ti 6. Deusjxger e. ConsidenzioDÌ intorno alle vicende dell*»^:^^
romana nella forma imperiale. Sapolì, PmtUri, i^^^-
117. Elenco dì monete romane imperiali, consolari e familiiri à ^&1»
collezione ddl'arciprete Francesco Manciatt in S. CasctMO *^
Bagni Firenie, CapptUi, i^ '^^'
I i8. Entrata (La prima) del pontefice Paolo III (Alessandro P""^"''
nese) in Orvieto; narrazione uflBciale. Orvieto, Torini, l8
119. EsPERANDtEU E. Nouvelle note sur un cachet inidìt d'ocnl^^^^
romain. (Seztus Flavius Basilius). Anneri, Buràin, lil-S^ i*V**
120. FE&fu E. La riabilitazione nel diritto penale romano.
'~'rm^t. Barbèra, iS^
III. FowLER W,W. Julius Caesar and ine loundation of thcroraa
imperiai system (Giulio Cesare e la fondazione del sistcra* i«
periale romano). London, Putsam, iS
122. Gabut F. Étude sur le volume et la qualité des caun dist^^
buèes à Rome antique. Lyon, R^, tSo^
123. Garagnani. I tributi e le tasse dei Romani tanto sono
repubblica quanto sono 1* impero. Bolognut Mùnti, 1S9.4
124. Geffroy. Su alcune vedute di Roma.
Roma, Saltriuu-ir iRo •
125. — Une vue inèdite de Rome en 1445.
Roma, Salvmai, i*9<
126. GoETz W. Mazimilians II Wahl zum ròmìschen Kònig, 15^
(La elezione di Massimiliano II in re dei Romani nd ì$6j), —
fTùrihurg, Btiktt, iSq^s^*?**
127. GuicRARO A. Les ruines gallo-romaìnes de Survain i S»ìr-=^^^*
Lothain. Lons-U-Saumùr, iSi^J^A
; rei*""'
all« »""■""
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KsMÌh TK£9t
14S. MiDDLFrov Z. The rcmxiss of andent Rome (I
149. Mcu.:±r£ H. Stit^sdqoe giUo-romaine.
Lyom. «a.
■89J.
iSa MosAc: E. Di Godo della Colonna troradore e dcll-*^ ^
patria- Rcwu, Sdkimid, ^ ^^•
i>i. Mox»i S. S. Cdesdno difeso dall^accnsa di viltà data^t*- «^
glossarcri di Dan». ftsa, OrsobR; «^ '*'^-
15:- MurnHSJO J. IntrodanSoo histonqoe ao droit prire de Kc^^™^
SsMcy, XLcOt, 1-^3^
155. Naxdlcc: e. n aaruK) di mascalcia di Lorenzo Rosìo, $0""^^^°
ed secolo xin, in vernacolo romano. Rem», Stfrt>>->T, i^^^^
154. Nitt: F. Leooe X e La sua polìtica secondo docvmat^^ ^
caneggi inedid. /^«"^ Barbin, ii^^^
jTi
T^ubblica^iom relative alla storia dirama ^^^
'J5' Nuniiaturberichte aus Deutjchland ncbsi ergànzen Actenstu-
^«1 i)Jj-iS;9. Hcrausgegeben durch das K. preuss. historisch.
Wtm in Rom (Le relazioni delle nunziature di Germania).
Gotha, Ptrihcs, 1892.
*^ OtENDi I. Marcus Terenrius Varrò, die Quelle za Livius,
yl, 1 (Marco Tereiuio Varrone; la fonie del cap. 2, libro VII
* Livio). BiUriii, 1891.
7- ^ALLU DE Lessert A. C. Vìcalrcs et comtes d'Afrique (de
'^Itiien à l'invasion vandale). Constatttine, Brahantt 1893.
^ALtmBO L. L'invocazione delle leggi romane fatta da Man-
^<ii. Lanciano f Carabba, 1891.
(^* Paolucci G. L'origine dei comuni di Roma e di Milano
^^coli XI e xii). Palermo, Cìausm, 1892.
'60
^m ' Pirro A. Il primo trattato fra Roma e Cartagine.
^P Pisa, Sistri, 1892.
Piva E. La guerra di Ferrara del 1492. L L'alleanza dei
K Vencitanì con Sisto IV. Padova, Draghi, 1892.
^^-^ PoHLMEY C. Der ròmischen Triumph (II trionfo romano).
Gùtersloh, BerUhmann, 1891.
^3. RoDENBERG C. lunoccnz IV und das Kònigreich Sicilien,
j 245- 12 54 (Innoceruo IV e il regno di Sicilia, 124;- 1254)-
HaìU ajS., Niemeycr, 1892.
^ ^4. ScHNlTZER I. Die Gesta Romanat EccUsiac dcs Kardinals Benno
und andere Streitschriften der schìsmatischer Knrdinale wider
Gregor VII (Le Gesta Romanae EccUsiae del cardinal Bennone
ed altri scritti polemici di cardinali scismatici contro Gregorio VII).
Bamberg, Buchner, 1892.
J65. Sellar W. Y. The Roman poets of the Augusian age (I
poeti romani dell'epoca di Augusto).
Oxford, Oarcnàott Press, 1892.
166. Sylloge epigraphica orbis Romani, cura et studio Hectoris De
Ruggiero edita. Romot-, Loescher, 1892.
554 Pubblicazioni relative alla storia di ^oma
167. TAMASStA N. Note per la sioria del diritto romano nel medio
evo. Un antico proemio de' libri giuridici in Oriente ed in Occi-
dente. La leggenda d' Irnerio. Firenze, Barbèra, 1892.
168. ToMMAsmi O. Evangelista Maddaleni de' Capodìferro, acca-
demico e... storico. Roma, Salz'iucci, 1892.
169. Vernier L. Les inscriptions métriques de TAfiique romaine
Angers, Burdin, 1892.
170. VoicT N. Ròraìsche Rechtgeschichte (Storia del diritto ro-
mano). Leipzig, Licheskind, 1892.
171. Zdekauer. Il diritto romano nel comune antico di S. Gì-
mignano. Torino, Bona, 1892,
172. Zeller B. Sac de Rome. CoulommUrs, BrodarJ, 1892.
INDICE SISTEMATICO
DELLE PUBBLICAZIONI RELATIVE A ROMA
REGISTRATE NEL PRESENTE VOLUME
I. Storia di Roma. Città e territorio.
a) Narrazioni: 12, 28, J2, 35. 55, 71, 72, 73, 77, 91, 138, 146,
147, t6o, 172.
b) Fonti: 78, 79, 80.
e) Critica: 30, 1 ?o, rj6, 159.
IL Storia dell'Impero romano.
a) Narrazioni: 53, 92, 94» 108, 126.
b) Fonti: 155.
e) Critica: 37, 48, 54^ 68, no, 116, 121, 134, 155.
III. Storia della Chiesa e del Papato.
a) Narrazioni: IO, 16, 21, 24, 29, 31, 34, 41, 50, 51, 58, 6^7
90, 96, 105, 133, 141, 154, 161, 165, 165.
b) Fonti: i, 4, 15, 38, 59, 112, 118, 155.
0 Critica: 6, 9, 22, 68, 106, J51, 164.
'Pubblicazioni relative alla storia di ^oma $$5
rv. Storia delle istituzioni e della coltura in Roma.
a) Diritto civile e canonico, e istituzioni politiche e civili : 2,
3, 20, 25, 27, 3S, 36, 39. 42, 44, 45, 46, 47, 49» 52, 5^, 61, 64,
65, 67, 68, 69, 70, 74, 75, 76, 85, 86, 87, 88, 93, 97, 98, 99. 100,
IDI, 113, 115, 120, 123, 128, IJ2, 139, 140, 142, 143, 144, 152,
157, 158, 162, 167, 170, 171.
h) Lettere, sdenze ed arti: 7, 11, 19, 26, 43, 60, 62, 65, 82,
^, 90» 97, «35, I4S, 150. 153, 165, 168.
e) Usi e costumi: 14, 114, 131.
V. Discipline ausiliarl
a) Archeologia: 5, 8, 13, 14, 17, 81, 102, 105, 107, 119, 122,
127, 129, 140, 148, 162.
&) Epigrafia: 83, 109, 136, 166, 169.
e) Numismatica: 117.
d) Geografia e topografia: 13, 23, 40, 57, 104, no, in, 124,
125, 157, 149.
e) Cronologia: 18, 84, 100.
/) Biografia e genealogia: 95.
- INDICE GENERALE
delle materie contenute nel volume XV
C. CALISSE. Costituzione del patrimonio di San Pietro in
Tuscia nel secolo xiv pag. 5
B. FONTANA. Documenti Vaticani contro l'eresia luterana
in Italia 71
G. TOMASSETTI. Della campagna romana (continuazione) 167
E. RODOCANACHI. Statuti dell'università dei cocchieri
di Roma 217
E. CELANI. Le pergamene dell'archivio Sforza-Cesarini . 227
M. PELAEZ. Visioni di s. Francesca Romana. Testo roma-
nesco del secolo xv, riveduto sul codice originale, con
appunti grammaticali e glossario (continuazione e fine) 25 1
G. MONTICOLO. Le spedizioni ^i Liutprando nell' Esar-
cato e la lettera di Gregorio III al doge Orso ... 321
B FONTANA. Documenti Vaticani contro l'eresia luterana
in Italia (continuazione e fine) 365
L. DUCHESNE. Le sedi epbcopalì nell'antico ducato di
Roma 475
Varietà :
J. GUIRAUD. La badia di Paria alla fine del secolo xm 275
O. TOMMASINl 50S
B, FONTANA. Clemente Marot eretico, in Ferrara. . 510
Indice generale
Atti della Soci^à. Seduta, dd p gennaio 1891 . . . pAg. 2S0
Id. Seduta del i* luglio 1891 . , . . . 51 j
Bibliografìa :
KutitJiimrberìchTe At» DeutschUsd inì'MS? i^^^t agiatdta Actta-
tlUeken i;^Dtsp]kfci di iiuniiatDr« dilla Germ^ia cvn àiKOìntaù •cces*
lóri). — Voi, i" Knadkrui-e d*! Vet|erio Efl|'fy<S; voi. 2» Noe*
nctun del Moronc t{}S-t(jS, edite dt WalUr Fritfdeusbnrft B*r
lD£trìu dell' I. If litutQ lipnco pRuiUno io Eotnft. — Goibit, iB^ì (O. T.) I^ì
Vittorio Colonna niAffhfi^A di PefCM*- Siipiplesiento ti Aneg^io,
mceoko ed «unaitto é» Domsnico Tordi, con l'iggiatDta delb wtu
di lei, icritu da FUonlco AUc&ni&sa^O. — Torino, ErniAaoo Loé-
»d!«r, 1S9J. i-xsS (B. Fo>fTA»* J 299
G, Clarttta. Li rcginii Cfi«ÌM di Svezia in ttmlU. (i«||.|«S9>.
ÙeoiDric morlvbe « medoTticbe c<id dgciucenti, — Torino, R&a^ téat
(G. U). JOO
Fruicssco NltU. LéoiKe X e U lUa i>f>liijca, lectmdd doctmcn^
( cifteg^ì medili. — Fireoie, Bifb&Ti, jS^j (O T.)..... ...,,».,, )l>
FoTimlAr Pani. 1^ toviume d'A^rlei et de Vienne (lift-tj^B),
Elude iui U fcrmitìofii territoriale d« i« Frtncc d*iii i'ejt et le Bnd-c«u^
P*ri», Pic*ni-< iB$j <F. P.).., 519
pKfttor !•. Gtachldbte der fi^c leit dén àta^ag dea MìCiet.
ilten. Zweìter B4B1Ì. « Freiburg m Breitgtis, 1^ (FkuiFGUCO Ifiim^ ^22
Notine , , . . )Oì
^' ..,...- 519
Periodici ( Artìcoli e dociimentì relativi alla siaru di Roma) . 30 j
Jd. Id. S41
PubbUcanonù relative alla storia di Roma ....... yit
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DELIA IL SOCIE
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ana di storia patitta
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1^ e U. BALX^ua. VftiL 11. iiL tv t
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Déar *fs^mùi .io ^mikL, pubblicati a ci
di _ ^.Gas'tón
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MomimetUi fiaUcg ati dalla j
R. Società romaotà di scuna patria. tn.
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Reccad pobbBcnkmi.
Dépiomi Imperiati t Reali dette CanceUerie iVItaliaì
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In preparaaooe.
Mommieìttì paiet^rafici di Rama.
H Uber kysìoriantm RomoHamm a ^orie de Traùi]
et de Roma. \*lv^
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PUBBLICAZIONI
DELLA R. SOCIETÀ ROMANA DI STORIA PATRI
Presso la sede della R. Società romana dì storia patria si possono di-
rettamente acquistare le pubblicaxiooi sodali alle condizioni seguenti (prezzo
netto):
Archivio della R. Società romaua di storia patria.
Voi- I a XV, cia»cun volume (in-8«) L. h. i3 —
Indice dei primi dieci volumi della R. Società ro-
mana di storia patria (187787) uh. 6-
Si cederanno tascicoll o volumi separati della collezione, se esistano
nella serie esemplari scompleti e in ragione del numero che ne esiste.
PUBBLICAZIONI LIBERE,
Il Regesto di Far/a di Gregorio da Catino, pubbli-
cato da I. Giorgi e U. Balzanl voii. w. m, rv « v
r.iancuTi volume fi"-4" 6*^) * L. il. Jj —
// Regesto Sublacense, pubblicato da L. Allodi e
G, L.EV1. Voi. unifo (ìn-40 gr.) L. il- 25 —
Diari di monsignor Antonio Sala, pubblicati a cura
di G. CUGNONI (io ««>)
IntroduKiunc (con ritratto l Voi. I. . . I. u. v oi, in . . ' :t. 6
m fiiM.e) . . L. It. a I . Il . • 5 I . IV 5
Monumenti paleografici di Roma, pubblicati dalla
R. Società rorritina di '^torin txirrin r iw. i. a e m.
Ciascun fMCicoto (lo-foi.) . L. it. (^«90
Recenti pubblicazioni.
Diplomi Imperiali e Reali delle Cancellerie d'Iiaùii
pubblicati a facsimile. Fn*^. t l. ft. »5 -
// Regesto di Far fa, voi i , .; -
In preparazione.
Monumenti paleografici di Roma. Fase. iv.
// Liber hystoriaruni Romanorum o Storie de i rinu
et de Roma, voi. unico.
L^unico indirizzo per chi voglia corrispondere colla R. Società ronuuaa
di storia patria, o farle invio di lettere, plichi, libri o pubblicazioni di qual>
siasi genere, è il seguente:
Jllìa %. Società romana di storia patria
Biblioteca Vallicelliana
(Ejt-convetito de' Filippini) # TP/^m'Ci
ROMA. FoRiAvi E C, Tn». del Senato.