DI STORIl PHTRm
ARCHIVIO
della
R. Società Romana
di Storia Patria
Volume XXXII.
Ro
ma
nella Sede della Società
alla Biblioteca V a I li e e 11 i a ii a
32.
909
1121300
Perugia - Unione Tipografica Cooperativa.
Diario romano di Niccolò Turinozzi
(anni 155 8 -1560)
L codice A. III. 14 della Biblioteca Comunale
di Siena (i) contiene fra l'altro un breve
giornale romani), ghe- -in, .grafi parte si riferisce ad av-
venimenti del 1539. È anonimo l'operò dalla sua let-
tura si desume facilmente ^averlo compilato un senese,
(i) Eccone la descrizione. Manoscritto cartaceo della dimen-
sione di 0,329 X.p,227; epoca, sec. xvi; ben conservato; legato
in pelle a fregi;- sul piatto anteriore, esternamente, si legge:
« S. P. Q. S. I Ilcinii »! Sul dorso, rivestito di carta a
fiorami, è incollato un pezzo di carta bianca, su cui è scritto,
d'altra mano che quella del testo: « Storia di ano | nimo
« della I republica di Siena | ritirata in | Montal-
« e i n o ».
Si compone di 2d5,ji^|-tig«.>iu'ì(ìierate ; per le prime 63 la nu-
merazione è originale ; in principio ed in fine, fogli di guardia
non numerati ; sul recto del primo è scritto, pur d' altra mano :
« Anonimo, Storia della repubblica senese in Montal-
« ci no »; sono in bianco, oltre i fogli di guardia, le ce. 1B-3B
49A-50B, 78B-138B, 145B-159B, i6iA-r62B, 172A-194B, 196B-204B,
206 A, 207A-225B, 227 B, 232 A, 234A-265A. Scrittura di una sola
mano, alquanto capricciosa e variabile. A e. i a si leggono vari
computi, (ine.) « Ab urbe condita », (expl.) « a {sic) hec
« tempora i 602 ». C. 4A (ine.) « Alli xxi di aprile », e. 78A
(expl.) « per notaro ser Gismondo Tracerchij ». C. 139A
Brevi notamenti di storia senese dal 1502 al 1526; (ine.) « Pan-
« dulfus Petruccius, patri tius senensis », e. 145A (expl.)
« armature hostibus cesis ». C. 160A : « Lettera di
P. Piccoloìuini
stretto da rapporti di ossequiosa familiarità all' arci-
vescovo, PVancesco Bandini, che viveva in quel tempo
a Roma, esule volontario dalla diocesi e dalla patria,
per non vederne oppressa 1' antica libertà (i). L'esame
della mano di scritto ed il confronto della medesima
con quella dei protocolli di ser Niccolò di Melchiorre
Turinozzi da Pienza, custoditi nell'Archivio Notarile
« Sua Maestà Christianissima alla republica senese
« ritirata in Montalcino » (ine.) « Carissimi e buoni
« amici, Haviamo un pezzo fa »,c. i6ob (expl.) « a Fon-
« tanebleo, alli 29 d'agosto MDIvi ». C. 163A: « Della
« republica di Siena ritirata in Montalcino (ine.) « Hen-
« rico, per la gratia di Dio », e. 171 b (expl.) « il magi-
« strato sia di viij » C. 195 a: « Avvisi de la presa di
« C a 1 è s ». (ine. ) « Molto magnifico signor mio. Non
« si maravigli », e. 196A (expl.) « da disporne come gli
« parrà ». C. 205 a: Lista degli ufficiali della Curia romana (ine.)
« 1558. Cherici di cani ara »; e. 205 b (expl.) « del cardi-
« naie Cesi s ». C. 206 b: « Offitij di Roma et lor va-
« luta » (ine.) « I camerlengo » (expl.) « ottantuno (sic).
« migliaro» C. 226A: «Diarium romanum 1558. 1559»
(ine). « Sua Sanctitas dedit punctum », e. 232 b (expl.)
« si partì per Roma».C. 233 a: « Capitoli fra Sua Ec-
« celle ntia Illustrissima et li gentilhomini senesi
«ritirati in Montalcino» (ine): « In prima Sua Ec-
« cellentia Illustrissima »; e. 234A (expl.) « proposte
« dalli sopradetti oratori ».
(i) Peggi, Storia del vescovado della città di Siena, in Lucca,
MDCCXLVIII, p. 352. L'arcivescovo deve aver procurato al
suo familiare 1' accesso nella società cardinalizia e curiale. Che
vi avesse relazioni conferma il ricordo seguente : « Die x \fe-
« bruariÌL\. Tractatum de cardinalibus domini Antonii Caffa-
« relli, romani, et Ad consistorium, non impressum, dono dedi
« illustrissimo et reverendissimo Rodulpho Pio, cardinali car-
« pensi, cum iam donaveram eidem per aliquot dies antea ori-
« ginale consilium Alexandri de Imola cum annotatione domini
« Felyni Sandej super rebus et dominijs dominorum Carporum,
« Mirandule et Concordie; et quam gratissime recepit corani
« reverendissimo archiepiscopo nostro senensi et illustrissimo do-
Diario romaìio di Niccolò T^irinozzi
Provinciale di Siena (i), m'inducono ad affermare che
si tratti appunto di costui.
Sempre curioso delle fonti per la storia deU' Urbe
nel medioevo e nell' età moderna (2), mi volsi di buon
grado a studiare questi notamenti, nei quali ho rico-
nosciuto un sussidio non spregevole per conoscere
gli ultimi tempi di Paolo IV.
Il diarista esordisce con un ricordo che si collega
con la querela sorta fra la Chiesa e l' Impero allor-
ché, avvenuta a Francoforte la rinunzia di Carlo V
e sostituitogli dagli Elettori il fratello Ferdinando (3),
senza che venisse interrogato il pontefice, Paolo IV
avanzò i diritti o le pretese tradizionali della Santa
Sede, volle deferita la controversia ad una commis-
« mino Alessandro Cervino. Et obtuli tractatum bellense de mo-
« narchia generali sacrosante ecclesie, cum ipse ascenderit ad
« dignitatem pontificiam ; et ridens dixit : Nimium tardabis,
« Sed et Dominus noster cito concedat, et sit ad salutem chri-
« stiane relligionis » (e. 229 a). Sul card. Rodolfo Pio dei conti
di Carpi, v. Ciacconio -Oldoini, Vitae et res gestae pontificiim
Romanorum et S. R. E. cardinalium, Romae, MDCLXXVII,
III, 619-622.
(i) La direzione di questo archivio m' informa cortesemente
che ser Niccolò di Melchiorre Turinozzi era sacerdote e cancel-
liere della Curia arcivescovile di Siena; rogò dal 18 giugno 1539
al 26 marzo 1585.
(2) A questo tema si riferisce, oltre il Diario romatio dal
3 maggio 1485 al 6 giugno 1524 di Sebastiano di Branca Tedal-
lini da me pubblicato per i Rerum Italicarum Scriptores, nuova
edizione di Città di Castello (XXIII, parte III, pp. 231 e sgg.),
la mia comunicazione sui Ricordi di Filippo Edoardo Fugger
[Archivio Storico Italiano, serie V, XLII, pp. 163 e sgg.), i quali,
prendendo le mosse dall'anno 1560, ove si arresta il diario di
ser Niccolò di Melchiorre Turinozzi, in certo modo gli fanno
seguito. Non vi sono nel manoscritto altri notamenti oltre
quelli che qui ora pubblico raggruppandoli secondo la loro
materia.
(3) 24 febbraio e 13 marzo 1558.
P. Piccolomini
sione di sette cardinali né acconsenti mai a ricono-
scere Ferdinando, malgrado le pratiche del cattoli-
cissimo Filippo II di Spagna in favor dello zio (i).
Il Turinozzi scrive infatti, senza esibir data, che il
papa « dedit punctum ad studendum » , cioè : « U t r u m
« recognitio imperij debeat fieri in manibus summi
« pontificis tantum, non autem in manibus electorum
« imperij ; et posito quod in manibus pontificis, in
« quam penam inciderint tam electores imperij quam
« ipse electus, qui, neglecto pontifico, ausi sunt resi-
« gnationem imperij admittere vel ad ulteriora pro-
« cedere recipiendo et installando Romanorum regem
« imperatorem et imperij administratorem » (2).
Paolo IV non era meno zelante per il manteni-
mento delle prerogative politiche del papato che per
la difesa della fede. Il 1559 cominciava con la pub-
blicazione del primo Index librorum prohihitorum (3),
e di questo fatto si videro subito le conseguenze.
Annota il diarista, fervido cattolico :
•ix. die januarij.
Fuerunt damnati quamplurimi scriptores de heresi, persone
iporum (4), item libri, item impressores, et publicatus index
librorum ipsorum cum ordine et censuris, et quia obbediens
accurri et igni tradidi statim statim Concilium basilense domini
abbatis siculi, omnia opera Zasij, Antoni! de Rosellis, Virida-
rium, Antonius Gloherius, De criminibus, Consilium vormaciense,
criminalis tractatus, Zrabarellam, opera omnia Molinej, proh
dolor, Theorica angelica; et licet mihi ullo modo atque anime
me^ potuissent ipsos libros (4) nocere, sanctissime et cum ma-
(i) Rainaldi, Annales ecclesiastici, XV (Lucae, MDCCLVI),
5-7; Bromato, Storia di Paolo IV, P. 31., in Ravenna,
MDCCXLVIII-LIII, II, 437 e sgg.
(2) C. 226 A. Le parole spazieggiate sono sottolineate nel ma-
noscritto.
(3) Bromato, op. cit. II, 535-540.
(4) Sic.
Diario romano di Niccolò Tzcrinozzi
xima prudentia et utilitate Christiane reipublice arbitror omnino
factum ac ordinatum a Sua Sanctitate, quod omnipotens Deus
prò sua misericordia dignetur concedere. Index librorum erit
in nostra biblioteca (i). Reverendissimus noster archiepiscopus
senensis quam plurimos libros sub tali censura transimisit (2) ad
vicarium Sue Sanctitatis (3), etiam quamvis a pluribus pontificibus
haberet tenendi et legendi amplissimam facultatem cum breve
signato ac bullato (4) tamquam membrum sanissimum Sedis
apostolice (5).
La severità del papa non si limitava ad infierire
contro le opere degli eretici, ma ne colpiva inesora-
bilmente le persone ancora. Il Turinozzi, che pur non
sapeva contenere un « proh dolor » pensando ai
suoi libri sacrificati all' ortodossia, registra fredda-
mente sotto la data 9 febbraio : « Fuerunt combusti
« in Campo Plore .iiij. hereticos helvetios et germa-
« nos » (6).
(i) Sic.
(2) Sic.
(3) Il cardinale Virgilio Rosari (Nores, Storia della guerra
di Paolo IV sommo pontefice contro gli Spaglino li, in Arch.
Stor. Ital., XII, 269).
(4) Ma questo permesso era stato ritirato a chiunque l'aveva,
il 21 dicembre 1558 (Rainaldi, op. cit. XV, 15-16).
(5) C. 226 B. Degli autori e libri enumerati dal Turinozzi,
ecco quali son riuscito a identificare : Nicolò de Tudisco, detto
anche « Abbas panormitanus », Tractatus super Concilio basileensi
{Concilium basilense domini abbatis Siculi ; cf. Reusch, Der In-
dex der verbotenen Bilcher, Bonn, i883-'85, I, 283); Ulrico Zàsi
o Zasy, umanista e giureconsulto (cf. op. cit. I, pp. 364-365) ;
Antonio Roselli, maestro di leggi a Siena ed a Padova nel
sec, XV, messo all' Indice per la sua Monarchia seu de pote-
state imperatoris et papae et de materia conciliorum (cf. op. cit.
1> 5*^-59); Francesco Zabarella, cardinale, ch'ebbe egual sorte
per il suo De schismate (cf. op. cit. I, 245); Carlo Dumoulin
(1500-1566), giurista e teologo, detto anche latinamente « Mo-
linaeus » (cf. Hilgers, Die Bucherverboten in Papstbriefen,
Freiburg im Breisgau, 1907, 29-30),
(6) Sic. C. 228 B.
I o P. Piccolomini
Se è riprovevole l' intolleranza dì Paolo IV, me-
rita invece ogni elogio la fermezza con cui insi-
steva nella sua opera di riforma o restaurazione cat-
tolica, senza lasciarsi scoraggìre dalle tristi notizie
d' Inghilterra, ove la regina Elisabetta, appena cinta
la corona, ripristinava lo scisma del padre Enrico Vili
e l'eresia del fratellastro Edoardo VI (i). Di vari prov-
vedimenti intesi a purgar gli abusi in materia disci-
nare, così riferisce il diarista:
Die .ix. (2).
Fuerunt predicati breves contra presbiteros vagabundos non
incedentes in habitu, sub maximis penis et censuris ; et est
breve in filza .... (3).
Die .vj. martij.
Celebratur consistorium, ubi promulgatur decretum de
episcopis, quod vadant ad eorum episcopatuum residen-
tiam .... (4).
(i) C. 226B; sotto la data 15 gennaio: « Angli, mortua ea-
« rum {sic) regina {Maria /], uxore regis Philipp!, Hyppaniarum
« {sic) regis {sic), novam earum {sic) reginam protulerunt ; et,
« more eorum pessimo erga christianam relligionem, ipsa regina
« promulgavit huiusmodi impiam, hereticam et abominosam
« consti tutionem ». Segue il testo del bando della regina Eli-
sabetta, dato a Westminster il 27 dicembre 1558, come si può
vederlo stampato in Calendar of state Papers and Maniisciipts
relating to english affaires existhig in the Archives and colle-
ctions of Venice VII (London, 1890), 3-4.
(2) Di febbraio.
(3) C. 228 B. Il 20 del successivo luglio si pubblicò una
bolla in proposito (Bromato, op. cit. II, 490-492). La filza
era forse un repertorio di atti concernenti la disciplina eccle-
siastica che potevano servire al T. nelP esercitar l'ufficio di
cancelliere arcivescovile. A questa filza par che alluda nel no-
tamento del 15 febbraio, ove conclude: « Cuius copia erit cum
« alijs brevibus ».
(4) C. 229 B. Cf. Bromato, op. cit. II, 543-546.
Diario romano di Niccolò Tìirijiozzi i i
Die .xxj.
Celebratiir congregatio a Sua Sanctitate, et moniti sunt
omnes episcopi et archiepiscopi de se conferendo ad eorum re-
sidentiam, et intenditur publicare breve super alijs clericis
tenentibus beneficia curata .... (i).
Dieta die (2).
Episcopi multi celeri passu Urbem exeunt prò eundo ad
eorum residentiam, in executione ordinis Sue Sanctitatis .... (3).
Die dieta (4).
Discessit ex Urbe reverendissimus episcopus noster ilci-
nensis (5), iuxta preceptum Sue Sanctitatis (6).
Si può credere che cosa avessero da aspettarsi
dal rigido papa i prelati sospetti di eresia. Scrive il
Turinozzi (7) :
Die .XV. (8).
Celebratur consistorium et Sua Sanctitas publicat breve
contra hereticos, videlicet quod si quis sit nedum damnatus
sed inquisitus, abiuratus, imputatus in curia inquisitionis de
heresi, sit privatus beneficijs et officijs ecclesiasticis, sive sit
cardinalis, episcopus sive quilibet alius (9); et, ut dicitur, in eo
(i) C. 229B.
(2) 29 marzo.
(3) Cf. Bromato, op. cit. II, 545-546. Lo spazieggiato è
sottolineato nel ms.
(4) 4 aprile.
(5) Francesco Piccolomini (Ughelli, Italia Sacra, \'enetiis,
MDCCXVII-'XXII, I, 996), Forse per conto suo il T. fece
una gita a Montalcino: « Die .xvij. \^februarn\. Discessi ex Urbe
« Ilcinum petens » (e. 228 b); « Die. v. \martii\ ex Ilcino a (i-zV)
« Urbem reversus sum » (e. 229 b). Come si vedrà, era in rapporti
anche col fratello di lui, Alessandro, vescovo di Pienza.
(6) C. 230 B.
(7) C. 229 A.
(8) Di febbraio.
(9) Su questa bolla, e non breve, cf. Rainaldi, op. cit. XV,
28-29; Bromato, op. cit. II, 540-541.
I 2 P. Piccolomtni
conprenditur (i) cardinalis Moronus hodie detentus in arce
Adriani (2) ; cuius copia erit cum alijs brevibus.
Ma un cardinale che non aveva peli sulla lingua,
Pietro Pacheco, disse un bel giorno al pontefice:
« Padre Santo, la riforma deve cominciare da noi
« stessi » (3). Paolo IV non intese a sordo, ed ebbero
ad accorgersene i suoi nipoti Carafa. Col racconto
della loro « fameuse disgràce » (4) ha principio nel
nostro diario una serie di notamenti utili per la storia
della Corte e dello Stato.
Die .xxvij. januarij.
Summus potifex (5) Paulus .iiij. convocato cardinalium con-
sistorio, declaravit Carolum cardinalem Caraffam,... (6), ducem
Paliani, marchionem dominum Antonium, tres nepotes ex fratre
indignos officijs quibus preereant (7) ; cardinalem, de legatione
bononiensi, de generali super omnibus negotijs status ecclesia-
stici prefectura ac alijs quibuscumque officijs a Sede apostolica
extra ordinem concessis ; ducem vero Paliani generalatu sancte
romane ecclesie, et tam terra quam mari, et omni similiter of-
ficio. Nec non dominum Antonium marchionem hisdem omni-
bus officiis, iniunctionibus ac officijs (8) privavit, omnibus eo-
rum et cuiuslibet ipsorum mulieribus inhibendo ut infra .xij.
dies una cum ipsis discederent de urbe in status eorum, videli-
cet ducatu Paliani vel in marchiatu Montisbelli ut supra. Etvoluit
Sua Sanctitas ut hostium consistorij aperiretur et ibidem omnes
qui prope aderant, ingrederentur, et sunt ingressi quam plurimi
episcopi et alij prelati et nonulli (9) alij ; et mandavit deputatos
(1) Sic.
(2) Il celebre card. Giovanni Morone, processato per eresia
sotto Paolo IV, coni' è ben noto.
(3) NoRES, op. cit in Arch. Stor. Bai. XII, 259.
(4) Racine, Esther, atto I, scena I.
(5) Sic.
(6) Sic; intendi Giovanni, duca di Palìano.
(7) Sic.
(8) Sic.
(9) Sic.
Diario romano di Niccolò Turiiiozzi i 3
ad attestationes publicas ut dictam suam declarationem in pu-
blicam formam redigerent. Et cum, antequam Sua Sanctitas
declararet, fuit primus de cardinalibus (i) qui surrexit, volens,
ut dicunt, comendare ipsos nepotes, acri vultu a (2) intrepido
animo eidem mandavit os claudere debere, subdens : Et si
recolenda memoria Pauli 3', nostri predeces-
sori s, hoc fecisset, tam ignominiose filius eius
obtruncatus minime foret in maximum Sedis apo-
stolice dedecus, assistente ibidem cardinali Sancti An-
geli, nepote Pauli 3' (3). Nec fuit aliqua alia expressa causa,
sed Sua Sanctitas constare asseruit, quod quidem mirum in
omnium conspectu apparuit, quamvis aliquid temporibus nostris
sit auditum (4) ; quod Deo (5) optimo maximo placeat ut sit ad
salutem et quietem cristiane relligionis (6).
Die .XXX. januarij.
Cardinalis Caraffa e Vaticano suis edibus dicedens (7), Mon-
tem Cabballum venit (8), ubi pernoctavit, sequenti die ad terram
(0 II decano Giovanni du Bellay (Ciacconio-Oldoini, op.
cit. Ili, 568-569, 807), Ch'egli prendesse la difesa dei Carafa,
e non il card. Ranuccio Farnese, come, sulla fede del Nores,
ha narrato il Duruy {^Le cardinal Cat'lo Carafa, i^ig-i^ói).
Elude sur le p07itificat de Paul IV, Paris, 1882, 301), dimostrò
con nuovi documenti 1' Ancel {La disgrdce et le procès des
Carafa d' après des documents inédits, in Revue bénédictine, XXII
sgg., XXIV, 251 e nota i). Il Turinozzi reca una nuova
conferma.
(2) Sic.
(3) Ranuccio Farnese (Ciacconio-Oldoini, op. cit. Ili,
721-724).
(4) Frase un po' oscura. Intenderei : Tutti si meravigliarono
di sentir condannare i Carafa senza che si adducessero i motivi,
ma di questi motivi si udì più tardi qualche cosa.
(5) Corr. su « Deus ».
(6) Sul concistoro in cui Paolo IV annunziò la disgrazia
incorsa da' suoi nipoti, Carlo Carafa, cardinale, don Giovanni,
duca di Paliano, e don Antonio, marchese di Montebello, cf.
Nores, op. cit. in Arch. Stor. Ital., XII, 262-263, ed Ancel,
op. cit., in Rev. bénéd., locc. citt,
(7) Sic.
(8) Sic.
1 4 P' Piccolomini
Civitatis Lavinie, in ducatii Paliani, se contulit, .xlv. oneratis
mulis et magna familiarium caterva (i).
Die .xxxj.
Dux Paliani et dominus Antonius marchio, cum eorum mu-
lieribus (2) et familia, cum pluribus equitibus ex Urbe disces-
serunt seque in statu Paliani contulerunt.
Die prima februarij.
Super statu rerum ecclesiasticarum Sua Sanctitas creat tres,
cardinalem de Spoleto (3), cardinalem tranensem (4), dominum
Camillum Ursinum (5), et consultores ipsorum locumtenentem
Camere apostolice (6) Boncompagnum (7), et gubernatorem
Urbis (8).
Die 3\
Fuit publicata bulla papalis, quam vidi ad valvas Divi Petri,
cum originali bullata et transumpto, contra ambientes pa-
patum (9).
Die dieta.
Societas quatuorum (io) italorum militum ad stipendum (11)
in Urbe Sue Sanctitatis sunt licentiate, inter quas erat capita-
(i) V. le fonti citt. a p. precedente, nota 6.
(2) Duchessa di Paliano era Violante Diascarlona ; mar-
chesa di Montebello, Laura Brancacci, seconda moglie di don An-
tonio (Aldimari, Historia genealogica della famiglia Cara/a,
in Napoli, MDCLXXXXI, II, 139-140, 145).
(3) Virgilio Rosari, già ricordato.
(4) Gio. Bernardino Scotti (Ciacconio-Oldoini, op. cit. Ili,
846-848).
(5) Figlio di Paolo, assassinato da Cesare Borgia; nominato
capitano generale della Chiesa (Litta, Famiglie celebri italiane,
Fam. Orsini, tav. XXVI).
(6) Sic.
(7) Ugo Boncompagni, poi papa Gregorio XIII.
(8) vSalvatore Bacini (Nores, op. cit. in Arch. Stor. Hai.,
XII, 269, nota i; cf. su queste nomine ib., 268-269.
i9) Cf. Rainaldi, op. cit. XV, 17.
(io) Sic.
(11) Sic; come pure « inter quas » (linea seg.).
Diario romano di Niccolò Tur ino zzi i 5
neus Claudius Fungarius, senensis, vir gloriosus, fortis ac in-
genii (i) pollens.
Die .viij. februarij (2).
Summus pontifex accessit in magna cappella (3), et dedit
cardinalibus et alijs prelatis tantum cinerem, et valetudinarius
discessit .... (4).
Die .xvj. (5).
Capiuntur et in carceribus (6) mittuntur gubernator et locum
tenens Marchie, Perusie (7) et Bononie (8), et eorum officiales
omnes sindicatui acerrimo supponuntur (9).
Die . XXV . preceptum familiaribus trium Carafforum... ut
supra, ut discederent ex Ube .... (io).
Die .vij. martij.
Fuit per Suani Sanctitatem decretum et executum de admi-
nistratoribus status ecclesiastici : in arce Sancti Angeli, episco-
pus urbinas (11); loco (12) in civitate Bononie, episcopus... (13);
(1) Sic.
(2) Festa delle Ceneri (Mas-Latrie, T^-ésor de chronologie,
d' histoire et de géographie, Paris, 1S89, 294).
(3) Sic.
(4) Ce. 228A-228B.
(5) Di febbraio.
(6) Sic.
(7) Intorno ai guai del vicelegato di Perugia Gaiazzo,
V. BoNAZZi, Storia di Perugia, Perugia, i875-'79, II, pp. 224-225.
(8) Governatore di Bologna era Tommaso Consuberi, ve-
scovo di Penne (Ughelli, op. cit. I, 1151), e suo luogotenente
Giulio Capocci, auditore del Torrone (Muzzi, Annali di Bo-
logna dalle sue origini al 1796, Bologna, i84o-'46, VI, 534-535).
(9) Cf. Bromato, op. cit. II, 522.
(io) Sic. C. 229 a. a « Carafforum » segue una parola ille-
gibile.
(11) Felice Tiranni (Ughelli, op. cit., II, 800-802).
(12) Sic. ; supplisci ; « episcopi pennensis » (cf. nota 8 in
proposito).
(13) Sic. ; supplisci Girolamo Melchiori, vescovo di Macerata
(Ughelli, op. cit. II, 744); cf. Muzzi, op. cit. VI, 534-535-
i6 P. Piccolomini
in civitate Perusie,... (i) ; in Marchia anconitana (2); guber-
nator Rome, dominus Antonius Paganelli de Maidica (3).
Die .xj. martij.
Reverendissimus archiepiscopus senensis noster bora . xx .
vocatus a Consilio ecclesiastico, in palatio Vaticani, in turri
Borgia, silicet (4) in residentia ; eidem fuit ab ipso Consilio
mandatum ut iret a (5) gubernium Patrimoni], et maxime re-
nuens, tandem ex parte Sue Sanctitatis preceptum est ut talem
acceptaret provinciam, et sic acceptavit; et eidem officiales de-
putati per consilium.
Dieta die.
Dominus Marcellus Nicolai de Tutis, civis nobilis senensis,
iam revocatus gubernator e civitate Asisij, per decretum consi-
lii fuit creatus gubernator Gualdi.
Die dieta.
Reverendissimus Alexander Piccolomineus, episcopus pien-
tinus (6), deputatus gubernator Ancone, e Viterbio remotus,
cum per 3 semestres stetisset.
Die dieta.
Reverendissimus Franciscus Maria Piccolomineus, ilcinensis
episcopus, electus gubernator Fani, provinciam renuit.
Die .XV. dicti mensis.
Celebratur consistorium, in quo collate sunt nonnulle ec-
clesie trans Alpes et episcopatus brixiensis cuidam... (7), pa-
tritio veneto etatis mature, non clerico...
(i) Sic. ; supplisci G. B. Castagna, arcivescovo di Rossano
(Ughelli, op. cit. IX, 309-310), poi cardinale e da ultimo papa
Urbano VII (Ciacconio-Oldoini, op. cit. IV, 70-71, 201-210);
cf. Bromato, op. cit, II, 522.
■ (2) Sic.
(3) Sic. Cf. Bromato, op. cit. II, 522.
(4) Sic? O piuttosto « supra »?
(5) Sic.
(6) Ughelli, op. cit., I, 1179.
(7) Domenico Bolano, trasformato di governatore in vescovo
di Brescia (ib. IV, 562-563). La lacuna è nel ms.
Diario rommio di Niccolò Turhiozzi i 7
Die 23 (i).
Redi e Viterbio cum reverendissimo domino Alexandro
Piccolomineo proficiscente Anconam, ad gubernium.
Die 26.
Sua Sanctitas celebrai missam.
Die 27.
Alexander Piccolomineus, pientinus episcopus, Anconam
sub gubernio proficiscitur...
Die 28.
Saracenus et Ariane cardinales (2) Neapolim e palatio Va-
ticani licentiantur a Sua Sanctitate.
Die 29.
Cardinalis de (3) Neapoli (4), quia subministravit medi-
cinas et medicos cardinali Caraffe relegato, licentiatur a Sua
Sanctitate e suis habitationibus, quia fuit repertum cardinalem
Caraffam facere gattam mortam .... (5).
Die 4 aprilis, bora 7 noctis.
Moritur illustrissimus dominus Camillus Ursinus, gubernator
a Sua Sanctitate, ut supra, deputatus in toto ecclesiastico statu,
vir summe prudentie et strenuitatis (6) ; et maxima pompa
(i) Corr. su « 22 ».
(2) Gio. Michele Saraceni (Ciacconio-Oldoini, op. cit. Ili,
770-771) e Diomede Carafa, vescovo di Ariano (ib., 848-849).
(3) Le parole spazieggiate sono sottolineate nel ms.
(4) Alfonso Carafa, salito in auge dopo la disgrazia dei con-
giunti (NoRES, op. cit. in Arch. Stor. Ital., XII, 271-273).
(5) Ce. 229 K- 230 B. Non si sapeva nulla fin' ora di questa
bega di Alfonso Carafa con Paolo IV.
(6) Cf. NoRES, op. cit. in Arch. Stor. Ital., XII, 271, che
scrive questo fatto in data del 2 aprile.
Archivio della R. Società roviana di storia patria. Voi. XXXII. 2
i8 P. Piccolomini
sepellitur hora 23, portatus e palatij (i) vaticani
superiori parte ad Sanctum Salvatorem del lauro (2).
Die dieta, hora x.
Muritur reverendissimus arciepiscopus (3) de Saulis (4), ja-
nuensis, sed resurrexit .... (5).
Die dieta.
In loeum illustrissimi domini Camilli ponitur illustrissimus
Joannes Antonius Gravine (6).
Fervevano intanto le trattative per la pace che
a Chàteau Cambresis doveva compor la lotta per il
dominio d'Italia tra Francia e Spagna in favore di
quest'ultima, restituire gli stati aviti ad Emanuele
Filiberto di Savoia (7) e sacrificare la libertà e l' in-
dipendenza senese. Il Turinozzi sperava ancora per
la sua patria quando scriv^eva :
(i) Corr. su « palatio ».
(2) Le parole spazieggiate sono evidentemente aggiunte,
però dalla medesima mano e eoi medesimo inchiostro, nel ms.
In margifie si legge, della stessa mano : « Cento torcie. | 300
« (o 350?) frati I .xij. bandiere nere | 17 stendardi di cavalli ».
Questi particolari si riferiscono certamente ai funerali di Camillo.
(3) Sic.
(4) Girolamo (Ughelli, op. cit. IV, 899-900).
(5) Deve trattarsi di un fenomeno di catalessia : « .. al Sauli
fu chiamato a succedere il 17 aprile 1559, anno della sua
morte. Agostino Salvago (ib., 900).
(6) Cf. NoRES, op. cit. in Arch. Stor. Ital., XII, 271; su
Gio. Antonio Orsini, duca di Gravina, figlio di Francesco, an-
ch' esso fatto morire da Cesare Borgia, v. Litta, op. cit.
fam. Orsini, tav. XXVIII.
(7) In quest' occasione furon concluse le sue nozze con Mar-
gherita di Francia, sorella del re Enrico II, cui si riferisce il
seguente ricordo del T. (e. 231 a): « Die .ix. aprilis. Manda-
« tarius ducis Sabaudie venit ad Sedem apostolicam prò dispen-
Diario ì'omaiio di Niccolò Turinozzi 19
Die 28 (i).
Littere prò pace universali e Gallia divulgantur, die 30
confirmate .... (2).
Die dieta (3).
Littere ab illustrissimo et reverendissimo legato e Gallia (4)
quod pax generalis est inita Inter regem Gallorum et regem
Philippum, et Inter alia capitula quod Senarum urbs esset
libera (5).
Ma presto cadeva ogni illusione, e il diarista, la-
sciando la prima volta il suo sgrammaticato e barbaro
latino per la lingua materna, annotava:
Die .XX. aprilis.
Per lettere del duca di Fiorenza al suo oratore (6) fu de-
nuntiato Montalcino et suo stato et piaze de' Senesi, il re chri-
stianissimo haverle cedute al re catolico, et il re al duca di
Fiorenza ; et il oratore fé intendere a molti eh' erano in Roma
Senesi, che li andasseno a parlare, quando si contentassano, et
fra li altri fu intimato a me ; et mi lesse la lettera in substantia
di quanto di sopra et (7) che si perdonava a tutti, et ogniuno
goda il suo etc. etc. Li risposi eh' erono questo giorno, che fu
« satione Margarite, sororis regis Gallorum, Herici {sic) ij, prò
« coniugio de novo, ut dicitur, in pace contracto; et fuit con-
« cessa per Suam Sanctitatem generalis ». Com'è noto, Fran-
cesco I, padre della sposa, era figlio di una principessa di Sa-
voia, Luisa, zia paterna di Emanuele Filiberto.
(i) Di marzo.
(2) C. 230A.
(3) 29 marzo.
(4) Il card. Antonio Trivulzio (Ciacconio-Oldoini, op. cit.
Ili, 855).
(5) C. 230B.
(6) Buongiovanni Gianfigliazzi (Nores, op. cit. in Arch.
Stor, ItaL, XII, 260.
(7) Sic.
20 P' Piccolo7nÌ7ii
il 21, anni 4 ch'ero uscito di Siena, quando fu presa et occu-
pata, et veni (i) a Montalcino ; et, tanto in .xv. mesi di asse-
dio, quanto nel tempo so' stato a Montalcino, haveo fatto con
ogni mio potere et sapere per la defensione della libertà di mia
nobil patria, sendo dipoi a Dio obligato sopra tutto a questo ;
né mi pento, et non ne voglio perdono, che in tal atto non
penso mai haver fatto atto vile né indegnità alcuna. Quanto
alla robba, il mobil mi é stato tolto, venduto et depredato ; le
case dello stabil di poi la guerra derobbate et minate, che
sopra lì poca di restitutìone vi sarà ; et però a me bisogna pro-
vedere alla vita mia fuore con il mio exercitio (2) honoratamente,
et dove sarò darò tal odore di me nelle actioni che si cogno-
sciarà so' et so' stato et sempre sarò persona honorata. Mi li-
centiò et disse ero homo da bene, et che mi havea compas-
sione (3).
Belle e generose parole ; ma sembra che non cor-
rispondessero i fatti, giacché i protocolli del Turi-
nozzi attestano eh' ei riprese ad esercitare in patria
la professione. Giova sperare che almeno le porte di
Siena gli venissero schiuse senza transazione o de-
dizione alcuna da parte sua.
Paolo IV moriva il 18 agosto 1559. Con le no-
tizie, che trascrivo qui appresso, dell' assunzione alla
tiara di Pio IV e dell' ingresso di Cosimo I in Siena
finisce il diario.
xbre 1559.
Alli .xxvj. a bore .vij., venne in Siena nove eh' era
creato papa il cardinale Medichino et di nome Pio iiij ;
che sia a gloria et honore di Dio et della sancta madre
ecclesia.
(1) Sic.
(2) Evidentemente, del notariato.
(3) Ce. 231 A-231 B. Segue « Il tenore del capitolo sopra lo
« assassinamento facto a' Senesi » (cf. Peggi, Memorie sto-
rico-critiche della città di Siena, in Siena, MDCCLV-'LX,
IV, 323 sgg).
Diario romaìio di Niccolò Turinozsi 2 1
Il 156 (i) Al .xxiiij. di novembre.
Sua Eccellentia Illustrissima intrò in Siena, et sua con-
sorte (2), cardinale (3) et figli (4).
Il dì (5).
Si partì per Roma (6).
Sempre di mano del Turìnozzi, precedono il no-
stro giornale due documenti, che, formandone quasi
parte integrante, pubblico in Appendice : una lista
degli « Offitij di Roma et lor valuta » (II) ed un
elenco dei principali dignitari di Curia nel 1558,
chierici di Camera, auditori di Rota e avvocati con-
concistoriali (I). Tra i personaggi annoverati nella
serie di questi funzionari, alcuni salirono più tardi
al cardinalato: Ludovico de Torres, altresì arcive-
scovo di Monreale e bibliotecario della Chiesa, Spa-
gnuolo di origine e non Portoghese, come vorrebbe
il documento (7); Alessandro Sforza, dei conti di
vSanta Fiora, nipote « ex sorore » di Paolo III (8) ; il
napoletano Annibale Bozzuti, carissimo a Paolo IV
come inviso alla Spagna per essersi opposto al viceré
d. Pietro di Toledo nelle cose dell' Inquisizione, tanto
da doversi ridurre esule a Roma, dove consegui la
presidenza della Camera, il refendariato apostolico e
(i) Sic.
(2) Eleonora di Toledo.
(3) Giovanni, secondogenito di Cosimo I.
(4) Francesco, principe ereditario, e Garzia. Cf. sull' in-
gresso di Cosimo in Siena, Galluzzi, Istoria del granducato di
Toscana sotto il governo della casa Medici, Livorno, MDCCLXXXI,
II, 234-235, che pone questo fatto in data del 28 ottobre.
(5) Sic. La dimora della famiglia ducale a Siena durò tre
giorni (Galluzzi, op. cit. II, 235).
(6) C. 232 B.
(7) Ciacconio-Oldoini, op. cit. Ili, 401-403.
(8) Ib., 960-962.
2 2 P. PÌCCOl07nÌ7lÌ
rarcidiocesi di Avignone (i); Prospero Santa Croce,
vescovo di Chissamo, adoperato dalla S. Sede in
gravi ambascerie ai sovrani di Germania, Paranoia,
Spagna e Portogallo (2); Giovanni Aldobrandini, fra-
tello di Clemente Vili, vescovo d'Imola nel 156Q (3);
Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna (4); Sci-
pione Lancellotti (5). Governavano o dovevano go-
vernare diocesi più o meno importanti Antonio Al-
toviti, arcivescovo di Firenze, esule per motivi po-
litici (6); Giulio Sauli, coadiutore del vescovo di
Brugnetto e tesoriere apostolico (7); Girolamo Mel-
chiori, testé menzionato, più tardi decano di Camera
e prefetto di Segnatura (8) ; Antonio Augustin, rino-
mato giurista, successivamente vescovo di Alife e
di Lerida e arcivescovo di Taragona(9); Paolo Emi-
lio Verallo, nipote del card. Girolamo, arcivescovo
di Rossano e vescovo di Capaccio (io); Federico Fan-
tuzzi, vescovo di Cariati (11); Giulio Gradini, lettore
di diritto a Padova ed a Perugia sua patria, ove
andò vescovo nel 1564 (12); Antonio Marchesani, ve-
scovo di Città di Castello e datario apostolico (13).
Levaron grido a' loro tempi nel magistero giuridico
(i) Ib., 945-946; Sammarthani, Gallia Christiana, Lutetiae
Parisiorum, MDCCXV sgg. I, 832-833.
(2) Ciacconio-Oldoini, op. cit. Ili, 950-955.
(3) Ib., coli. 1054-1055 ; LiTTA, op. cit., fam. Aldobran-
dini, tav. II.
(4) Ciacconio-Oldoini, op. cit. III 979-987.
(5) Ib., IV, loo-ioi.
(6) Ughelli, op. cit. Ili, 188-189.
(7) Ib., IV, 997.
(8) Ib., II, 744.
(9) Ib., Vili, 210.
(io) Ib., VII, 475, IX, 309.
(11) Ib., IX, 503.
(12) Ib., I, 1170-1171.
(13) Ib., col. 1325.
Diario romano di Niccolò Turinozzi
Fabio di Girolamo Accoramboni, che professò a Roma
ed a Padova e fu anche avvocato concistoriale e re-
ferendario di Segnatura (i); Giovanni Battista Rossi
ed Antonio Velli, ambedue insegnanti nella Sapienza
romana, ed il primo luogotenente dello Studio (2).
Fra gli avvocati concistoriali due diedero la vita a
successori di Paolo IV: Silvestro Aldobrandini, pa-
dre di Clemente Vili (3), e Marco Antonio Borghesi,
padre di Paolo V (4). Un nome poi attrae fra tutti
la nostra attenzione, quello di Cristoforo Cenci, che
sotto Pio V fu tesoriere, attendendo, come osserva
piacevolmente Francesco Domenico Guerrazzi, a ri-
nettargli dagli scudi l' erario, mentre quegli vigilava
ad estirpar dalla Chiesa 1' eresia (5) e finì coli' abban-
donare la prelatura per mettere al mondo il famige-
rato Francesco.
Il secondo documento, informandoci sopra gli uf-
fici venali e vacabili della Corte di Roma ed il loro
prezzo a tempo di Paolo IV, ha importanza per il
complemento che reca ai dati raccolti in proposito
dal Moroni (6), e per la luce che diffonde suU' orga-
nismo e le risorse finanziarie del governo pontifìcio
nella seconda metà del Cinquecento.
Roma. Paolo Piccolomini.
(i) Capogrossi-Guarna, Ricordi storici della famiglia Ac-
coramboni, Roma, 1896, pp. 59-61.
(2) Renazzi, Storia dell' Università degli studi di Roma,
Roma, MDCCCIII-'VI, II, pp. 179, 107.
(3) LiTTA, op. e loc. cit.
(4) Che fu anche avvocato dei poveri (Gigli, Diario Sa-
nese, in Lucca, MDCCXXIII, I, 165; Ugurgieri, Pompe sa-
nesi, in Pistoia, 1649, I, 452).
(5) Beatrice Cenci, cap. L
(6) Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica..,, in Vene-
zia, i84o-'79, LXXXVII, 70 sgg. e passim (cf. l'Indice, VI,
429, art. Vacabili).
24 P' Piccolomini
APPENDICE
I.
(Biblioteca Comunale di Siena, cod. A. III. 14, ce. 205A-205B).
1558.
Cherici di Camara (i) vij, senza ordine di prece-
dentia.
Monsignor Antonio Altoviti, fiorentino, arcivescovo di Fio-
renza, decano.
Monsignor Julio Sauli, genovese.
Monsignor Cristofano Cenci, romano.
Monsignor Ludovico Torres, portugese.
Monsignor Alessandro Sforza, romano.
Monsignor Annibal Bozuto, napoletano et vescovo di Vi-
gnone.
Monsignor Jeronimo Melchiorio da Recanati, vescovo di
Macerata (2).
Auditori di Rota (3).
Monsignor (4) Fabio Accorambono da Ugubio, decano.
Monsignor Prospero Santa f (5), romano, vescovo chisa-
nense (6).
Monsignor Antonio Angustino da Saragoza, per il regno
dì Valenza.
(i) Le parole spazieggiate sono sottolineate nel ms.
(2) Ciascun nome dei chierici di Camera è preceduto da
un « paraphus ».
(3) V. la nota i.
(4) La parola « Monsignor » è sempre sottolineata nel ms.
(5) Così il ms.
(6) Id. per « Chissamense ».
Diario romano di Niccolò Turiìiozzi 25
Monsignor Paulo Emilio Verallo, romano, arcivescovo
di Capaccio.
Monsignor Federigo Fantuzo, bolognese vescovo di Ca-
riati.
Monsignor Julio Gradino da Perugia.
Monsignor Gaspar Chiroga da Toledo, per il regno di
Castiglia (i).
Monsignor Alessandro Junio, alemano (2).
Monsignor Giovanni Aldobrandino, fiorentino.
Monsignor Giovanni Baptista Rossi, romano.
Monsignor Gabriel Paleotto, bolognese.
Locus Gallorum vacat.
Advocati consistoriali notati (3).
Messer Marco Antonio Borgesi, senese, decano.
Messer Alessandro Ferro, romano (4).
Messer Silvestro Aldobrandino, fiorentino, f (5).
Messer Nofrio Camaiani, fiorentino (6).
(i) Dottore « in utroque », cappellano papale, auditore delle
cause del Palazzo apostolico (Roma, Archivio Segreto della
S. Sede, arm. 29, voi. 189, ce. 52 b- 53 a; atto del 30 marzo 1559,
con cui Gaspare Quiroga nomina Alessandro Fuccio da Città
di Castello notaro delle cause del Palazzo apostolico),
(2) D. Renato Ancel, o. s. B., benemerito ricercatore delle
cose e dei tempi dei Carafa (già menzionato in questo scritto),
mi comunica gentilmente che questo Alessandro lunio, auditore
di Rota per la Germania, morì il 27 settembre 1558 (da una
lettera di Ascanio Celso al card. Farnese; R. Archivio di Stato
in Napoli, Carteggio Farnesiano).
(3) Questa frase è preceduta da un « paraphus ».
(4) L'Ancel m'informa che questo personaggio fu primo
conservatore nel primo trimestre del 1558 e che nel successivo
agosto era sempre in ufficio. Cosi giusta i Registri dei decreti
de' Consigli nell'Archivio Capitolino di Roma, che lo qualificano
altresì dottore « in utroque ».
(5) La croce allude evidentemente alla morte dell' A. (6
giugno 1558; LiTTA, op. e fam. cit., tav. II).
(6) Su questo prelato aretino, che di avvocato concistoriale
e di abbreviatore del Parco Maggiore divenne avvocato fiscale
e presidente di Camera, v. Marini, Degli archiatri pontifici,
in Roma, MDCCLXXXIV, II, 317, nota 2.
20 P. Piccolomini
Messer Antonio Velli, romano.
Messer Carlo Baldassini, napoletano.
Messer Antimo Marchesano da Città di Castello.
Messer Mario Gabrielli, romano.
Messer Scipion Lancilotto, romano.
Messer Pietro Pavol Justini, romano (i).
Messer Alessandro Oliva, da l'Aquila.
Un loco ad instantia del cardinale Cesis (2).
II.
(Ibid., e. 206 b; scritto su due colonne).
Offitij di Roma et lor valuta (3).
I camarlengo 50000.
I somista 24000.
7 cherici di Camara 147000.
I tesauriere generale 12000.
I presidens Camere 6000.
I auditor Camere 22000.
I reggente di Cancellarla 4000.
I custos Cancellarle 12000.
I notarius Cancellarle 17000.
I corrector Cancellarle (4).
I hostiarius Cancellarle 5000.
I secretarius (5).
I officium de consuetis 3000.
V cruci feri loooo.
. viij . accoliti 8000.
. vij . protonotari participanti 20000.
28 secretarij apostolici 200000.
12 abbreviatori de parcu malori 55000.
(i) Fu anche abbreviatore (Ciampini, Enarratio synoptica,
p. XXI, in De abbreviatorum de parco maiori... antiquo statn...,
Romae, MDCXCI).
(2) Il card. Federico Cesi, intorno al quale v. Litta, op.
cit., fam. Cesi, tav. II.
(3) Non è detto in qual moneta; probabilmente in scudi.
(4) Manca la valuta.
(5) Idem.
Diario romano di Niccolò Tiiì'inozzi 27
68 abbreviatori de parcu minori 81600.
100 scriptori apostolici 120000.
60 cubiculari] participanti 80000.
140 scudieri participanti 98000.
400 cavalieri di santo Pietro 400000.
200 cavalieri di santo Favolo 200000.
100 gianizeri (i) 60000.
141 presidentes annonales 84600.
62 portiones Ripe (2) 300000.
IO correctores archivij 15000.
90 scriptores archivij 80000.
80 scriptores brevium 48000.
104 collectores plumbi 72000.
3 magistri del registro 12000.
8 registratori di bolle 4000.
4 registratori di bolle salariati 2000.
4 magistri registratori di bolle 1000.
20 registratori di supplicationi 16000.
6 clerici di registri di supplicationi 9000.
4 magistri di registro di supplicationi 8000.
I abbreviatore di Curia 1000.
1 auditore delle contradette 5000 (3).
2 lettori delle contraditioni 2000.
14 procuratori delle contraditioni 14000.
27 scriptori di penetentiaria 5400.
2 correctori di penetentiaria 3000,
9 notari di Camera apostolica 45000.
10 notari del auditor della Camera 30000.
48 notari di Rota 72000.
3 notari del vicario del papa 9000,
2 notari del governatore loooo.
2 notari de audientia delle contradette 2000.
2 notari della penetentiaria 2000.
I notaro de' protonotari 1000.
(i) Ossia sollecitatori delle lettere apostoliche (Moroni, op.
cit. LXVII, 173 sgg.). Segue una cancellatura.
(2) Porzionari di Ripa così detti, perché riscuotevano sulle
entrate del porto di Ripagrande il frutto della somma da essi
pagata (op. cit. VII, 185, LIV, 195).
(3) Così chiamato perché deputato a giudicar le controver-
.sie sulle bolle (op. cit. LXXXII, 186 sgg.).
2 8 P. Piccolomini
20 cursori 16000,
23 mazieri 15000.
16 mazieri hostiarij 4000.
4 guardiani della porta ferrata 500.
3 guardiani di catena (i) 300.
I soldano di Torre di Nona (2).
Somma 2581000
Cioè due milioni et cinquecento ottatuno (3) migliaro.
(i) Ossia custodi delle porte del Vaticano.
(2) Giudice ordinario e custode delle carceri di Tor di Nona
(MoRONi, op. cit. LXVII, 162). Manca la valuta.
(3) Sic. Come sono sempre solito, nel pubblicar questi testi
di storia romana, ho sciolto le abbreviature, rispettata Torto-
grafia (meno quanto all'uso dell' /^ per il v e dell'/, alle ini-
ziali) e ritoccata l' interpunzione.
Le carte del monastero di San Paolo
di Roma
DAL SECOLO XI AL XV
Continuaz. e fine, vedi voi. XXXI, p. 313.
XXVIII.
2 novembre 1308.
N. 14. Originale. Manca l'actum.
Acquisitio duarum terrarum, bonoriim emphyteuticorum
monasterii S. Pauli positarum in territorio castri Civitellae ad
lacum, Florae uxoris qd. lacobi Benedicti, facta ab Clodio de
castro Civitellae S. Pauli de Urbe, consentiente lacobutio filio
eius et fratre lacobo, monacho dicti monasterii. Stephanus ma-
gistri Petri imp. auct. notarius.
XXIX.
15 settembre 131 1.
S. 7. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diplom., e. 199. Ed. Galletti, Del Piimicerio, docu-
mento Lxxvi, p. 352; Regestum Clementis pp. V, peri PP. Beneukttini, Roma,
1887, an. VI, n. 7334.
Clemens pp. V confirmat per Berengarium episcopum Tu-
sculan. Matheum, olim monachum monasterii Casinensis, in
abbatem mon. S. Andreae in Pontiano o. s. B. Civitatis Ca-
stellanen. dioecesis, per obitum lohannis eiusdem monasterii
abbatis. Datum in prioratu de Grausello prope Malausanam
Vassionen. dioecesis, p. a. .vi. « Licet ea que ».
30 B. Trifc
Olle
XXX.
2 aprile 1326.
O. 3. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Cod^x dipioni., e. 212. Ed. Margarini, Bidlarium, II, 280.
lohannes pp. XXII Angelo episcopo Viterbien. vicario in
Urbe restitutionem tertiae partis casalis Longezae mon. S. Pauli
et demolitionem arcis et portae in eodem territorio faciendam
per Nicolaum de Comite committit. Actum Avinione, p. a. .x.
« Significaverunt nobis ». Io. Defas. B. de Sancta Sperantia.
XXXI.
18 maggio 1339.
Z. I. Originale.
Locatio bonorum mon. S. Pauli, in territorio Vallis Gen-
tilis, extra portam S. Pauli, facta per Nicolaum, abbatem dicti
monasterii Stephano Massaronis, notario de Urbe, de regione
Arenulae. Actum Tybure in ecclesia S. Andreae. Paulus Angeli
de Civitella, almae Urbis praefecti, index ordinarius et notarius.
XXXI bis (i).
27 febbraio 1341.
O. 6. Copia autentica del 16 luglio 1362 eseguita dal notaio Paolo di Lello
di Angelo, ratificata dal giudice palatino Propago de Offida e dai notai Giovanni
di Giacomo, Giovanni del fu Nicola de Malalinguis e Nicola di Pietro Santi.
Donatio testamentaria bonorum Gregorii qd. Blaxii de Fu-
scis de Berta; idest, medietatis horti, iuxta ecclesiam S. Nerei
prò ecclesia S. Aureae Hostiensi ; terrarum in pantano Grifi
prò ecclesia Lateranensi ; et in territorio S. Dignae ultra aquam
et baricum prò monasterio S. Pauli ; unius casalis et terrarum
de turre Mesa et de ponte de Nona prò cappella S. Eleu-
terii basilicae xii. apostolorum cum legato bonorum feudalium
mon. S. Pauli in territorio Longhezzae prò Biasio et aliis de
Fuscis eius nepotibus. Executrices testamentariae lohanna co-
(i) Per un errore incorso nella numerazione dei documenti editi dal Marga-
rini e dal Galletti, da me indicata in nota nella Prefazione (v. voi. precedente,
pp. 276-7) diamo al documento xxxii il numero xxxi bis.
Le carte del monastero di S. Paolo
mitissa Anguillarum et Archionina, ipsius Gregorii uxor. Actum
apud basilicam xii apostolorum de Urbe. Paulus primicerius
sacrae praefecturae auct. notarius.
XXXII.
IO agosto 1341.
K. I. Originale.
Acquisiti© bonorum lacoboni olim Io. Berardi de castro
Civitellae S. Pauli, in territorio castri Flaiani, facta a Petro
Alexandri de dicto castro ; pretio .xlvi. libr. senensium. Actum
in castro Civitellae, in domo venditoris. Angelus Palelle almae
Urbis prefecti auct. notarius et index ordinarius.
XXXIII.
27 settembre 1346.
N. 15. Originale. Ed. Galletti, Capena, doc. v, p. 73.
Confirmatio locationis in emphyteusim bonorum mon. S. Pauli,
in territorio Civitellae et ecclesiae S. lohannis de Civitellucula,
olim concessae a Nicolao, abbate dicti monasterii, magistro
Paulo Angeli de Civitella, notario, propter servitia per eum
gratis impensa monasteri©, et Lello eius filio, facta a Petro
eiusdem monasterii abbate. Actum Civitellae in domo Pauli.
Franciscus Angeli de Civitella almae Urbis prefecti index ordi-
narius et notarius.
XXXIV.
14 gennaio 1354.
K. 2. Copia autentica del i settembre 1380 eseguita dal notaio Giacomo del fu
Andrea di Bartolomeo di Flaiano, ratificata dai notai Paolo Nicola di Stefano di
Flaiano e Giacomo di Pietro di Flaiano.
Acquisiti© unius domus emphy tentici in castro Flaiani Guer-
roni qd. Sassi de Civitella S. Pauli, facta a Martino qd. Bar-
tholomei, olim de Meana, nunc Flaiani, consentiente fr. Paulo
castellano castri Flaiani, monacho monasterii S. Pauli. Actum
Flaiani in curia conventus. Andreas Bartholomeae notarius.
32 B. Trifotic
XXXV.
28 ottobre 1357.
M. 54. Originale, con le firme originali dei testimoni.
Instrumentum assignationis medietatis dotium qd. Regalis
de Villana de Neapoli, uxoris iudicis Petri Balisterio de Neapoli
de quadam terra, ad iustum passum, in villa Carpignani prò
Lisulo Balisterio. In presentia iudicum Marcutii de Campora ac
Nicolai Castanea de Neapoli regia auct. notariorum. Nicolaus
notarius.
XXXVI.
28 settembre 1360.
N. 16. Originale,
Acquisitio bonorum Cecchi olim Bernarducii de Civitella,
in territorio Scurani, facta a Cecca uxore olim Bartholomeocti
Petroni. Actum in platea Civitellae ante domum Lotii Corvi.
Franciscus Angeli de Civitella auct. almae Urbis prefecti index
ordinarius et notarius.
XXXVII.
16 luglio 1361.
G. 3. Originale.
Confirmatio permutationis bonorum emphyteuticorum, in
territorio Civitelluculae, in vocabulo de lonculis, ecclesiae S. lo-
hannis de Civitellucula, facta a Claudio de Civitella, beneficiato
ecclesiae Lateranensis de Urbe ac praedictae ecclesiae S. lo-
hannis, Andreotio olim lohannis Saxi. Actum Civitellae in domo
Pauli notarli. Paulus Angeli de Civitella almae Urbis prefecti
index ordinarius et notarius.
XXXVIII.
3 luglio 1367.
O. 7. Originale.
Sententia iudicis palatini Mathei de Bacchariis, prò mona-
sterio S. Pauli, super possessione bonorum Gregorii de Fuscis,
in territorio S. Dignae prope Longhezzam, contra heredes de
Le carte del monastei'o di S. Paolo 33
Fuscis. In palatio Capitolii. lannoctus qd. Nicolai primicerii
auct. notarius nunc palatinus.
XXXIX.
22 luglio 1367.
O. 8 Originale.
Adeptio possessioniim S. Dignae per Martinum monachuni
S. Palili. Actum in terris predictis. lannoctus ut supra.
XL.
21 marzo 1369.
T. 8. Originale, mancante del sigillo.
Trascrizione: Codex. dipi., e. 248. Ed. Margarini, Bullarium, II, 281;
Cf. BòHMER, Regesta Impei-ii, Vili, n. * 4730.
Carolus IV Romanorum et Bohemiae rex, ad petitionem
Esquini vicarii et fratrum mon. S. Pauli, bona monasterii, iura
ac privilegia, precipue Henrici VI, confirmat. Datum Lucae regni
a. .XXIII. imperii .xiv. « Regularis vite professoribu.s », Ad re-
lationem domini vicecancellarii. Petrus Scolasticus Lubinen.
XLL
7 maggio 1369.
O. 9. Originale, mancante del sigillo.
Compromissum, ante conspectum cardinalium Guillelmi
Ostien. et Velletren. ac Guillelmi Sabinen. episcoporum, inter
Esquinum de Cierysello, vicarium generalem mon. S. Pauli, et
magistrum Stephanum Lelli Bonagratiae de Tybure, procurato-
rem quarumdam personarum de Tybure, super bonis castrorum
Passarani, Cucuruli, S. Victurini, Losae, Longezae, S. luliani,
Montis Albani, podii S. Pauli, ad monasterium cum mero et
mixto imperio spectantibus. Apud Montemflasconem, in domo
episcopi cardinalis Sabinensis. Franciscus de Stabillonien. cle-
ricus Wratislavien, apost. et imp. auct. notarius et Cardinalis
ostiensis scriba.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. ^
34 B. Trifone
XLII.
12 agosto 1373.
O. IO. Originale.
Donatio honorum feudalium mon. S. Pauli Agathae uxoris
qd. Petri de Ciceronibus de regione Montium, extra portam
Maiorem in territorio Longieze, facta Tutio Blasii de regione
Montium. Actum Romae in domo Agathae in regione Montium.
Cecchus Nicolai Saxi imp. auct. notarius.
XLIIL
9 ottohre 1374.
E. I. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 68.
Locatio in emphyteusim medietatis cuiusdam domus, in re-
gione Trivii, in contrada de Odorisciis, facta lohanni qd. Petri
Banosi de Urhe a Guillelmo ahhate mon. S. Pauli. Actum in
domihus residentiae ahhatis, Romae. Antonius magistri Pauli
Angeli de Urhe apost. et imp. auct. notarius et index ordinarius.
XLIV.
3 giugno 1375.
Inventario dei beni del monastero di S. Paolo in
Civita Castellana.
P. 14. Copia autentica del 4 maggio 1484 eseguita dal notaio « Johannes
« qd. Laurentii de Civitate Castellana », ratificata dai notai « Stephanus qd.
« Antonii Blasii de Civita Castellana, Cosmus Antonii de Civita Castellana ».
Hic est liher sive quaternus Petri Lelli Ciavattarii de Civi-
tate Castellana, notarli et iudicis ordinarli. Sequuntur versus ad
sciendum de toto anno nota :
Clara dies pauli fructifica tempora signat
Si nix aut pluvia designat tempora cara
Si erunt venti designat prelia genti
Si fient nehule perient animalia queque.
Post quos versus sequuntur verha: Io. Ferrara occupavit
Civitatem Castellanam ; deinde sequuntur contractus. Anno
Le carte del uioìiastero di S. Paolo 35
.M.ccc.LXXXXi., indictione .xiiii., mense aprilis die .xxiiii., in
presentia mei Petri Nudi, lacobellus de Ischianis de Civitate
Castellana confessus fuit se recepisse in mutuum a presbitero
Nicolao. Nudi Calocii .v. rubra grani, ad mensuram romanam,
et .Lii. sollidos den. prev. senat. Post quem sequitur contractus
celebratus sub .m.ccc.lxxxxii. ; post quem sequitur contractus
sub dicto M». Sequitur contractus sub .m.ccc.lxxxxiii. ; sub
.M.ccc.Lxxxxiiii. ; post quem & sub .m.ccc.lxxxxv. ; sub
•M.ccc.LXXXXvi. ; sub .m.ccc.lxxxxvii. ; sub .m.ccc.lxxxxviii. ;
sub .M.ccc.Lxxxxviiii. Deinde sequitur: Anno .m.ccc.lxxii,
tempore Gregorii pp. XI, mense novembris die .xvi., ind. .v.
Cum presbiter Paulus Gaglioffi, ex aliquibus causis fuerit absens
ab episcopatu, extra debitum ecclesie, ad voluntatem fr. lo-
hannis episcopi, ideo personaliter se investivit de ecclesia S. Gre-
gorii de Curiis, per manum presb. Angeli Teuli, Post quem
contractum sub eodem m^' &. Deinde sequuntur contractus sub
.M.CCc.LXXiii. ; post quem & sub .m.ccc.lxxv. qui sic incipit:
anno .m.ccc.lxxv. indict. xiii, tempore Gregorii pp. XI, mense
iunii, die .111. Renzola Mathei de Civitate Castellana & Post
quem in eodem quinterno sub eodem m*^ et mense, sequitur in-
ventarium tenoris ut\sequitur: eodem anno et mense et die xvii.
Hoc est inventarium factum per fr. lohannem Nucciobelli de
Civitate Castellana, ordinis S. Pauli de Urbe, de bonis et rebus
existentibus in Civitate Castellana, aput ecclesiam S. Marie de
Arcu, expectantem ad locum conventus ecclesie S. Pauli de
Urbe. In primis habet iuxta dictam ecclesiam unam domum
cum rebus et prò reparanda aitarla diete ecclesie prò necessa-
riis ; spatium sedium et totum circuitum existentem iuxta ec-
clesiam S. Mariae, positam in contrada S. Pauli, iuxta viam
publicam et rupes ab alio latere ; quodam sedium ecclesie, quod
dicitur S. Titii, positum iuxta viam; unam domum cum orto
intus dictam civitatem in contrada S. Pauli, iuxta rem S. Gre-
gorii, et rem ipsius ecclesie S. Marie de Arcu et viam publicam
et rem Antreutii Francisci ; unam domum positam in contrada
S. Pauli de Civita ; tres domus desertas in dieta contrada, iuxta
rem Antreutii magistri Francisci et rem S. Pauli et viam ; unam
domum de octo partibus ; una posita in dieta contrada, iuxta
rem S. Spiritus de Urbe et rem filiorum Cazari ; unam turrim
positam in platea S. Adriani, iuxta rem heredum Capodori et
rem diete ecclesie S. Pauli unam domum in contrada S. Adriani ;
unam domum eum duobus puteis in contrada via Maiure, iuxta
rem Cincii Goioli et rem Ceecarelli ; unum olmetum positum
36 B. Trifone
o
post dictam ecclesiam et rem S. Mariae de Fallari et rem
S. Mariae Maioris de dieta civitate ; unum ortum positum in
contrada Pusterule iuxta rem S. Gregorii et rem heredum clerici
Castaldi; unam domum cum orto positam in dieta contrada,
iuxta rem Petrucii Pauli et viam ; unam vineam, quam tenet ad
quartarinam Bucius Mabilie, positam in contrada Capo de Corte
iuxta rem Giorielli Cozolini, rem S. Pauli de Civita; unum pe-
tium terre in dieta contrada iuxta rem Angelutii Petri Cellis, rem
Nucii Guiducii et. viam: unum petium terre cum vaschia posi-
tum in dieta contrada iuxta rem Nucii Guiducii et rem Venacii
et rem diete ecclesie; unam vineam, quam tenet ad quartari-
nam Stephanus Vandoli positam in contrada Cellis iuxta rem
Impedicati, rem dicti Stephani et viam; unum petium terre
positum in dieta contrada, iuxta rem Nucii Colocii et rem he-
redum Petri Mancini ; unum querquetum cum terra positum
in dieta contrada, iuxta rem heredum Manciani Elmi et rem
Alexandri Marciliani ; unam vineam quam tenet ad quartarinam
Io. Pucule in dieta contrada iuxta rem Alexandri Marciliani et
rem lannucii Christofani ; unam vineam quam tenet ad quartari-
nam heres Tagliaventi positam in contrada Capo de Corte,
iuxta rem Nucii Alexandri et rem heredum Lelli Sanctori ;
unam vineam quam tenet ad quartarinam Bartholomeus Sanctori
in dieta contrada iuxta rem diete ecclesie et rem Nucii Ale-
xandri ; unam vineam quam tenent ad quartarinam heredes Ma-
thei Contis positam in dieta contrada iuxta rem Andree Scotto-
lini et viam; unam vineam positam in contrada Vallis quam
tenet Lellus Petoli Francerii iuxta res S. Mariae Maioris et rem
diete ecclesie de Arcu ; unam vineam in dieta contrada quam
tenet Io. Bucii Petri Tosi iuxta rem S. Marie; unum petium
terre in dieta contrada, iuxta res S. Marie de Arcu ; unum
petium terre in dieta contrada iuxta rem S. Mariae Maioris, rem
Petrutii Gilii ; unum cannetum quod tenet Vannocius de luglia-
nello, iuxta rem S. Marie Maioris et rem S. Marie de Arcu;
unum cannetum quod tenet Alessius Martelloni ; unum canne-
tum quod tenet Lellus Francerii iuxta rem Petrutii Egidii ;
unum cannetum quod tenet Io. Rubei iuxta rem Magnaguadagni
et rem Colavari, iuxta rem Fiorii Lelli Petri et viam; unum
petium terre prò indiviso cum ecclesia S. Marie de Fallari,
positum in contrada Campo la Spina iuxta rem S. Spiritus, rem
Paparotii et Tregiam a pede ; unum petium terre positum in
canapinis S. Pauli iuxta rem filiorum Carisci, rem Gocii Gen-
tilis; unam quartam terre ad culmum positum iuxta rem Favi
Le carte del monastero di S, Paolo
Gocii ; unum cannetum cum terra posituni in contrada Piazani
iuxta rem Streme et rem episcopatus Civitan. ; unum petium
terre cum quercubus positum in contrada Sobrignani iuxta rem
Tappette et rem Angelutii Pucolelle ; unum olmetum positum
in contrada Valziariose iuxta rem Petrucii et rem Capzari ; .x.
staria terre posita in contrada Cardeti iuxta rem Cecchi Nico-
lutii, rem Marci Poncelli, rem S. Marie de Fallari, rem magistri
Ferri, rem heredem Bufalatii ; unum petium terre cum quercu-
bus positum in contrada Giaganti iuxta rem S. Marie Maioris,
rem luvenalis Belluci et Egidii ; unum petium terre quod olim
fuit Angele Giavattarii, positum in contrada Terrie iuxta rem
fratrum Io. predicti ; unum petium terre positum in contrada
La villa; terras positas ultra rivum.
Facta fuit dieta assignatio sive inventarium per dictum fr.
lohannem in principali domo ecclesie S. Marie de Arcu, pre-
sentibus Marciliano Marco Contis olim factorem et procuratorem
diete ecclesie, Antonio Guarroni de dieta Civitate.
XLV.
i6 giugno 1378.
Originale.
Locatio in emphytheusim usque ad tertiam generationem
bonorum mon. S. Pauli, in territorio Longetiae, Losarum, Curcu-
ruli, Passarani et Collis lovis, facta a Bernardo de Fanariis
Bucio lacobi Oddonis et Petro lohannis Marraconi de Tybure.
Actum in domibus habitationis abbatis, Romae. Antonius ma-
gistri Pauli Angeli de Urbe apost. et imp. auct. notarius et
index ordinarius.
XLVI.
19 aprile 1382.
G. 4. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 69.
Collatio ecclesiarum S. Leonardi de Cartorio et S. Marie
de Casis, Marsicanae dioecesis, presbytero Benedicto Silvestri
de Carturio per Guilielmum abbatem mon. S. Pauli facta. Da-
tum Romae, in domibus residentiae abbatis. Antonius magistri
Pauli Angeli ut supra, [Sig.].
38 B. Trifoìie
XLVIL
23 maggio 1383.
C. 4. Originale.
Emptio cuiusdam vineae Rentiae uxoris qd. Pauli Bernar-
ducii de Civitella, in territorio Civitellae, in vocabulo Carcarole
facta a Petruccello qd. Lavarecti de dicto castro, pretio .xvii.
florenorum. Actum in castro Civitellae in domo heredis lohannis
Saxi. lacobus magistri Pauli de Civitella almae Urbis prefecti,
imp. auct. notarius et index ordinarius.
XLVIIL
12 settembre 1385.
R 2. Originale.
Locatio in emphyteusim bonorum mon. S. Pauli, in terri-
torio Montis Albani, facta Alexandro Bucii Symonis de Tybure
per lohannem abbatem mon. S. Mariae de Griptaferrata et
administratorem mon. S. Pauli et apprehensio dictae possessio-
nis. Actum Tybure, in domo Andreae Colae lohannis de Ty-
bure. Antonius magistri Pauli Angeli apost. et imp. auct. no-
tarius et index ordinarius.
XLIX.
22 settembre 1385.
A. II. Originale.
Sententia contra Nicolaum et lohannem Stephani de Co-
lumpna prò lohanne abbate S. Mariae de Griptaferrata et ad-
ministratore mon. S. Pauli cum adiudicatione Casalis « Casa
Nova », positi extra portam Maiorem Urbis. Sedentes in pa-
latio residentiae dominorum, in prima sala, arbitri Anthonius
Laurentii lacobi Surdi, Thebaldus de Cancellariis de regione
Columpnae. Anthonius Laurentii Guidolini imp. auct. notarius.
L.
20 aprile 1390.
K. 3. Originale.
Locatio in emphyteusim bonorum mon. S. Pauli in terri-
torio Flaiani in vocabulo « Li montaroczi » usque ad Tertiam
Le carte del monastero di S. Paolo 39
generationem facta a lohanne abbate dicti monasterii Paulo
Nucii Nelli de regione Pontis. Actum Romae, in domibus ha-
bitationis abbatis. Antonius magistri Pauli Angeli apost. et
imp. auct. notarius et index ordinarius.
LI.
15 marzo 1391.
L. 4. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat., 8029, P. i, e. 70; Codex diplom., e. 257.
Bonifacius pp. IX lohanni abbati mon. S. Pauli, in patri-
monio b. Petri in Tuscia, Sedis apostolicae vicario generali,
committit abiurationem recipere, iuxta formam statutam, omnium
qui volunt ad Romanam Ecclesiam et obedientiam Romani
pontificis redire, propter schismam et adhesionem Roberti, olim
basilicae xii. apostolorum presb. Cardinalis, nunc antipapae
Clementis VII. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .11. « Cum
te in patrimonio ». A. de Portugruario.
LII.
25 marzo 1391.
N. 19. Originale. Ed. Galletti, Capena, doc. vi, pag. 75.
Locatio in emphyteusim ad tertiam generationem medietatis
castri Civituculae, facta Sabae Cecchi Martelloni de Morlupo a
lohanne de Urbe abbate mon. S. Pauli et conventu eiusdem.
Actum in loco capitulari dicti monasterii. Petrus Paulus de
Montanariis imp. auct. notarius.
LUI.
26 agosto 1393.
N. 20. Originale. Il solo atto capitolare esiste in un altro originale [N: 21].
Trascrizione: Codex dipiom., e. 262. Ed. Galletti, Capena, doc. vu,
p. 82 [N. 20].
Locatio in emphyteusim perpetua medietatis castri Civitu-
culae facta Antonio magistri Pauli de CJrbe notarlo de regione
Arenulae a lohanne abbate mon. S. Pauli, una cum consensu
monachorum, propter faciendum registrum honorum S. Pauli
40 B. Trifone
et resarciendum archivium. Hanc locationem Bonifacius pp. IX.
confirmat « Bonifacius ... lohanni abbati ... Ad ea que. Datum
Romae apud S. Petrum, .xv. Kal. ianuarii p. a. iii. ». Actum
in loco capitulari mon. S. Pauli. Petrus Paulus de Montanariis
imp. auct. notarius.
LIV.
19 novembre 1394.
T. 9. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 267.
Bonifacius pp. IX Cosmato tit. S. Crucis in Hierusalem
presb. card, revocationem prò monasterio S. Pauli quorumcum-
que bonorum a Sede apostolica alienatorum committit; etiamsi
aliqua, legitimae locationis titulo vel in emphyteusim seu quo-
uismodo, ultra triennium a lohanne olim abbate et a conventu
monachorum fuerint concessa. Datum Romae apud S. Petrum,
p. a. .VI. « Ad audientiam nostram ». Io. De Bononia. Laza-
rus [Sig.].
LV.
4 maggio 1396.
C. 5. Originale.
Acquisitio unius horti, in territorio castri Civitellae, in vo-
cabulo Ripalie, Lelli qd. Colette dicti Falamazza de Civitella
facta a Cola qd. Menelii de dicto castro. Actum in castro Ci-
vitellae in domo notarli. lacobus magistri Pauli de Civitella
imp. auct, notarius et iudex ordinarius.
LVI.
25 marzo 1398.
O. 12. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 269.
Debiti confessio prò Raynaldo Pauli de Cartariis a Sancte
Bonadota abbate et monachis mon. S. Pauli, propter mutuum
.MM. florenorum. Actum in camera sita in roccha Passarani.
Antonius magistri Pauli Angeli apost. et imp. auct. notarius et
iudex ordinarius.
Le carte del monastero di S. Paolo 41
LVII.
13 ottobre 1400.
L. 5. Originale.
Apocha Sancti Bonadotae abbatis mon. S. Pauli et mona-
chorum prò traditione registri bonorum monasterii olim dispositi
per Paulum notarium prò Anthonio dicti magistri Pauli filio.
Actum in capitulo mon. S. Pauli. Oddo magistri lacobi imp.
auct. notarius.
LVIII.
31 dicembre 1400,
T. IO. Copia autentica dell' U. C. Giovanni de Cesarinis del 4 maggio 1476.
[Sig.]. Ratificata dal notaio Giacomo di Domenico.
Trascrizione: Codex diplom., e. 272. Ed. Margarini, BuUariuni, II, 289.
Bonifacius pp. IX exemptionem et immunitatem mona-
sterii S. Pauli confirmat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a.
XII. « Sedis apostolice gratiosa ».
LIX.
25 maggio 1402.
I. I. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex dipiom., e. 287.
Bonifacius pp. IX legatum Loysini qd. Petri de S. Eusta-
chio .MM. florenorum officialibus et superstitibus prò reparatione
et fabrica basilicae et monasterii S. Pauli convertit. Datum
Romae apud S. Petrum, p. a. .xiii. « Romani pontificis pro-
videntia ».
LX.
6 ottobre 1402.
L. 6. Originale.
Legitimatio Paulotiae Pauli Brunae per Sanctem Bonadotam
abbatem S. Pauli, tamquam comitem palatinum ab imperatore
Carolo IV creatum. Actum Romae in domibus abbatis. Anto-
nius magistri Pauli Angeli apost. et imp. auct. notarius et iudex
ordinarius.
42 B. Trifone
LXI.
25 ottobre 1403.
G. 5. Originale, mancante del sigillo.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 87.
Collatio ecclesiarum S. Mariae de Casis, S. Mariae de Monte
et S. Leonardi de Cartono fratri Paulo Dati de Corbario mon.
S. Pauli monacho concessa a Sancte Bonadota abbate dicti
monasterii. Datuni Romae in domibus residentiae abbatis. An-
tonius magistri Pauli Angeli, ut supi'a.
LXII.
31 ottobre 1405.
e. 6. Originale.
Acquisitio bonorum Sancti de Sanctis de Ravenna, in castro
Civitellae sub solario, facta a Salvatucio qd. Palutii lacoboni
pretio .IX. floren. auri. Actum in dicto castro. lacobus magistri
Pauli de castro Civitellae imp. auct, notarius et index ordinarius.
LXIII.
6 agosto 1407.
N. 22. Originale.
Confirmatio locationis in emphyteusim domus in territorio
Lipriniani lohanni Antonii Pagliuche de dicto castro usque ad
tertiam generationem concessa a lohanne de Sanguineis abbate
electo mon. S. Pauli. Actum in choro ecclesiae S. Angeli [in
foro piscium de Urbe]. Antonius magistri Pauli Angeli, apost.
et imp. auct. notarius et index ordinarius.
LXIV.
19 marzo 1409.
N. 23. Originale. Ed. Galletti, Capena, doc. vii, p. 95.
Acquisitio medietatis castri Civitelluculae Sabbae Cecchi
magistri lohannis de castro Morlupi a Sancte de Ravenda facta
cum consensu lohannis de Sanguineis abbatis mon. S. Pauli et
Le carte del mojiastero di S. Paolo 43
monachorum. Actum in dicto monasterio in loco capitulari.
Laurentius Andreae Omniasancti imp. auct, notarius.
LXV.
21 febbraio 141 2.
M. 5. Originale
Refutatio bonorum dotalium et parafernalium Catarinae Cole
Bartholomecti et uxoris Sylvestri Nardicchie prò patre Cole.
Actum in castro Civitellae in domo Palotie uxoris lacobi Bevi-
lacque. lacobus magistri Pauli de dicto castro imp. auct. nota-
rius et index ordinarius.
LXVI.
17 aprile 1413.
E. 2. Copia autentica del notaio Lorenzo de Cesarini§ del 9 dicembre 1440,
ratificata dal giudice palatino Michele di Luca di Pietro Bellante di Pisa e dal
notaio Pietro Vanuzio e Antonio de Finagranis.
Testamentum Nardi Berardi florarii de regione Trivii. Actum
in porticu mon. S. Mariae Novae. Nardus de Venectinis notarius.
LXVII.
8 febbraio 1416.
M. 6. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 304.
Confirmatio concessionis civitatis Camerini cum suo comi-
tatù in gubernatione ; terrae Monticuli, Belfortis, Sernani, Aman-
dulae, Penne S. lohannis, Montis S. Martini, castri Gualdi,
Montis Fortini, in provincia marchiae Anchonitanen., Vissi,
Montis Sancti, Cerreti, in prov. ducatus Spoletan. in vicariatu ;
Tholentinensis, Sancti Genesii marchiae in feudum ; terrae Mur-
rivallium in gubernatione, facta ab Anthonio archiep. Ragusino,
Bertrando episc. S. Fiori et lohanne Stokes anglico, commis-
sariis, a Concilio Constantiense deputatis, Rodulfo qd. Gentilis
de Varano, Gentili Pandulfi, Berardo Pergentili, Venantio et
lohanni ipsius Rodulfi filiis. Datum Anchonae, apostolica Sede
vacante. Johannes Ribevelli clericus Pictavien. dioecesis apost.
auct. notarius et scriba.
44 i^' Trifone
LXVIII.
13 febbraio 1417.
M. 7. Originale, mancante del sigillo.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 92.
lacobus S. Eustachii S. R. E. diac. cardinalis, apostolicae
Sedis legatus et vicarius generalis, pauperes heremitas seu Fra-
ticellos in alma Urbe ac in Montesarat Civitatis Castellanen.
dioecesis commorantes a iurisdictione inquisitorum haereticae
pravitatis eximit. Datum Romae apud S. Laurentium in Damaso
apostolica Sede pastore carente. Laurentius de Temperiis.
LXIX.
30 aprile 1422.
I. 2. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione : Codex diploni., e. 308.
Martinus pp. V nobili Gabrieli de Lombardis, domicello
Pisano, quasdam frumentarias, in civitate et dioecesi Imolen.
exigendas, concedit. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .v.
« Grata familiaritatis ». B. de Monterolinan. R. de Valentia.
LXX.
19 maggio 1422.
X. 3. Originale.
Concordia Inter lohannem de Sanguineis abbatem mon.
S. Pauli et lohannem de Magistris Lucae vicarium Alphonsi
cardinalis S. Eustachii, lohannem Petrum de Montereali decre-
torum professorem archipresbyterum, Antonium de Filipucciis,
Andream lohannis Pauli Cole Alene, Angelum magistri Tucii,
Nicolaum Petri de Giogia canonicos ecclesiae S. Eustachii super
bonis in territorio Riani. Actum Romae in pipiaginato dictae
ecclesiae. Colangelus Lelli Thomacelli imp. auct. notarius.
LXXI.
I settembre 1423.
G. 6. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 94.
lohannes de Sanguineis abbas mon. S. Pauli ecclesiam
S. Leonardi de Carturio et cappellam S. Mariae de Casis
Le cai- te del 7nonastero di S. Paolo 45
Reatin. dioecesis vacantes per obitum rectoris fr, Pauli de Cor-
bario lohanni Butii Augustini de Rusciolo concedit. Datum Ro-
mae in domibus residentiae abbatis. [Sig.] (i).
LXXII.
4 settembre 1423.
I. 3. Originale.
Trascrizione: Codex. dipioni., e. 310. Ed. Margarini, BullaHiim, II, 294.
Martinus pp. V universis Christi fidelibus contribuentibus
eleemosinis fabricae et reparationi basìlicae S. Pauli indulgen-
tias concedit ; donationes oblationum dictae basilicae, legatos
incertos ac bona male ablata, incerta, in eundem finem con-
vertit. Datum Romae apud S. Mariam Maiorem, p. a. .w.
« Pastoralis officii cura ». Cincius. Io. de Arimino. [Sig.].
LXXIII.
15 maggio 1424.
E. 3. Originale. Ratifica l'atto il notaio Antonio di Giovanni Muti.
Sententia iudicis palatini Petri Aristotilis de Bononia inter
Ritam de Sanguineis qd, uxoris Pauli de Ursinis et Francisci
de Ursinis prò haereditate dicti Pauli, precipue prò domibus
in regione Pontis de Urbe. Pro tribunali sedens ad bancum
iuris in sala inferiori palatii Capitolii. Laurentius Lelli Panis-
gallinae imp. auct. notarius et notarius palatinus.
LXXIV.
9 dicembre 1424.
E. 4. Originale. Ratifica l'atto il notaio Gian. Giacomo lacohelli.
Eadem sententia iudicis palatini Francischi Roselli da Are-
tio. Pro tribunali sedente & in sala inferiori palatii Capitolii.
Laurentius Lelli, ?// supra.
(i) Il sigillo che pende da questa carta è quello del monastero di S. Paolo.
E.sso ci appare per la prima volta in cera rossa, in forma ovale, avente la figura
di san Paolo ritta in piedi con la spada nella mano destra ed un libro aperto
nella sinistra. Il motto « iniuslis Saulus sum iustis denique Paulus » gli gira
all' intorno.
Lo stesso sigillo si rinviene pendente dalle carte segnate, Y. 8, G. 11-12
(v. docc. cxxxvi, ci,xiii, cxcvi). Cf. a questo proposito il Gali.ktti, op. cit. p. 52.
40 B. Trifone
LXXV.
28 gennaio 1426.
K. 5. Originale.
Sententia lata a Bernardo Dominici de Gingnis et Bernardo
Christofori de Charnesecchis arbitris prò Lapo qd. lohannis Fran-
cisci et aliis de Bucellis contra Anthonium qd, Philippi Pieri
Rainerii, nomine Francisci olim dicti lohannis de Bucellis super
domibus in civitate Florentiae. Florentiae in populo S, Stephani
abbatiae, in apotheca notarii. Blaxius qd. Io. Andreae de Fi-
glino imp. auct, notarius et index ordinarius.
LXXVL
22 febbraio 1426.
T. II. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex dtplom., e. 313. Ed. Margarini, Bullarium, II, 295,
296-9.
Martinus pp. V Gabrieli tit. S. Clementis presb. card. Se-
nensi reformationem tam in capite quam in membris mon.
S. Pauli et reparationem eiusdem basilicae committit. « Datum
Romae apud Ss. Apostolos, p. a. vni. Ad ecclesiarum et mo-
nasteriorum ». Cardinalis Gabriel mandatum exequitur et mo-
nasterium S. Pauli Congregationi de observantia S. lustinae unit.
Datum et actum in dicto monasterio in loco capitulari. Henri-
cus Echel dictus Hesse clericus Muguntin. dioecesi apost. et
imp. auct. notarius.
LXXVII.
I febbraio 1427.
T. 12. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 320. Ed. Margarini, PuUarium, II, 299.
Martinus pp. V bona mon. S. Pauli a solutione gabellarum
et aliorum onerum eximit. Datum Romae apud Ss. Apostolos,
p. a .X. « Dum sacrum ordinem ». Cincius. G. de Imola.
[Sig.].
Le carte del monastero di S. Paolo 47
LXXVIIL
23 febbraio 1427.
L. 7. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diplom., e. 322.
Martinus pp. V Gabrieli tit. S. Clementis presb. cardinali
licentiam permutandi, emendi ac vendendi bona mon. S. Pauli
concedit. Datum Romae apud Ss. Apostolos, p. a. .x. « Ad ea
ex apostolice ». Poggius. M. de Guadagnis.
LXXIX.
16 giugno 1427.
In K. 5. Originale.
Executio sententiae contra Franciscum de Bucellis (v. doc.
n. Lxxv). Actum Florentiae in popiilo S. Firenzis. Blasius olim
lohannis Andreae de Figlino imp. auct. notarius et index or-
dinarius.
LXXX.
12 ottobre 1427.
M. 8. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione : Codex diplom., e. 323.
Martinus pp. V Ioachinum de Possentibus monachum mon.
S. lustinae Paduanae dioecesis, priorem mon. S. Mariae de
Castiono, o. s. B. Parmen. dioecesis, eligit. Datum Romae apud
Ss. Apostolos, p. a. .x. « Hiis que ». B. de Puteo.
LXXXI.
9 dicembre 1427.
N, 24. Copia autentica del 5 marzo 1461, eseguita dal notaio Giovanni
Paolo di Gregorio de Setonicis, ratificata dal giudice palatino Sallustio de Sca-
falibus e dai notai Lorenzo di Paolo e Domenico ed Malamerendis.
Adeptio tertiae partis castri Scurani ac integri molendini
existentis in territorio dicti castri subtus molendinum « della
Torre » cum tertia parte pantani, facta per Antoniiim de Columna
principem .Salernitanum, nomine fratrum Prosperi et Adoardi
48 B. Trifofic
comitis Celani a Nicolao de Comite qd. Stephani ex domibus
castri Poli prò .mcccc. floren. Actum Romae in regione Trivii
in prima sala domorum Paulae de Columna. Nardus qd. Petri
de Venectinis ap. et imp. auct. notarius.
LXXXII.
28 dicembre 1428.
G. 7. Originale.
Martinus pp. V Anthonio Stephani ecclesiam S. lohannis
de Ariano Portuen. dioecesis per obitum Antonii de Advocatis
vacantem confert. Datum Romae apud Ss. Apostolos, p. a. .xi.
« Grata tue familiaritatis ». Cincius. A. de Camporegali. [Sig.].
LXXXIIL
28 dicembre 1428.
G. 8. Originale.
Martinus pp. V episcopo Tiburtin. et archipresbytero ac
Lucae de Tartarinis canonico ecclesiae Nepesin. in eundum mo-
dum ut supra. [Sig.].
LXXXIV.
15 marzo 1430.
I. 4. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diplom., e. 330. Ed. Margarini, Bullarmtn, II, 299.
Eugenius pp. IV fumentarias Romandiolae, Massatrabariae
et in Feretran. ac Sarsenat. civitatibus prò fabrica basilicarum
Lateranensis, S. Petri et S. Pauli ac eiusdem monasterii con-
cedit. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .1. « Et si eccle-
siarum ». A. de Florentia. G. de Gallio.
LXXXV.
24 dicembre 1431.
T. 13. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 334. Ed. Margarini, Bullarium, II, 301.
Eugenius pp. IV monasterium S. Pauli exemptionem a so-
lutione gabellarum et aliorum onerum, a praedecessore Martino
pp. V. concessam, confirmat. Datum Romae apud S. Petrum, p.
a, .1. « Excitat nostre mentis ». Blondus. Io. de Steccatis. [Sig.].
Le carte del monastero di S. Paolo 49
LXXXVI.
28 gennaio 1432.
L. 8. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat 8029, P. i, e. 95; Codex dipioìn., e. 335. Ed.
Margarini, BullaHum, II, 302.
Eugenius pp. IV Franciscum tit. S. Clementis presb. card,
in protectorem mon. S. Pauli eligit. Datum Romae apud S. Pe-
trum, p. a. .11. « Quamvis de cunctis ». A. de Florentia. N. de
Carbonibus. [Sig.J.
LXXXVII.
24 febbraio 1432.
N. 25. Originale.
Trascrizione: Codex diplotn., e. 338. Ed. Margarini, BullaHum, II, 305.
Eugenius pp. IV reformationem mon. S. Pauli et unionem
dicti monasterii cum Congregatione de observantia S. lustinae,
a se olim factam (v. doc. lxxvi), confirmat. Datum Romae
apud S. Petram, p. a. .11. « Apostolice servitutis ». P. Cor-
niano. Io. de Nursia. [Sig.].
LXXXVIIL
18 novembre 1432.
L. 9. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 97; Codex dipiom., e. 346.
Eugenius pp. IV eximit monasterium S. Pauli a solutione
septem ,m. florenorum Francisco de Boscolis de Florentia, eius
depositario, persolvendorum. Datum Romae apud S. Petrum, p,
a. .11. « Cum nuper nos ». A. de Florentia. L. de Venetiis. [Sig.].
LXXXIX.
30 gennaio 1433.
L. IO. Originale, l'n altro ne esiste segnato L. 11.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 98; Codex dipiotn., e. 347.
Eugenius pp. IV lohanni de Sanguineis olim abbati S. Pauli,
electo episcopo Sidonien., pensionem annuam .cl. floren. auri
de camera deputat persolvendam a monasterio S. Pauli. Datum
Romae apud S. Petrum p. a. .111. « Personam tuam nohis ».
Poggius. L. de Orto. [Sig.].
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 4
5 o B. Trifo7ie
XC.
29 maggio 1433.
F. I. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 100; Codex dipiom., e. 349.
Eugenius pp. IV testamentum lohannis de Crivellis, qd.
litterarum apostolicarum scriptoris, et deputationem cappellani
in basilica S. Pauli, prò trium missarum celebratione, singulis
hebdomadis, confirmat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .111.
« Romanum pontificem qui ». A. de Florentia. M. de Guada-
gnis. [Sig.].
XCI.
22 luglio 1433.
T. 14. Originale. Un altro ne esiste segnato T. 15.
Trascrizione: Codex diplotn., e. 350. Ed. Margarini, BuUarium, I, 54.
Eugenius pp. IV unionem mon. S. Pauli, immunitates,
exemptiones ac privilegia precipue circa usus pontificalium et
exactionem quorumdam castrorum abbati lohanni, prò tempore
existenti, confirmat. Datum Romae apud S. Petrum p. a. .111.
« Licet ad universorum ». B. de Monte. Io. de Nursia. [Sig.].
XCII.
24 novembre 1433.
K. 6. Originale.
Cessio Bardi Nerii de Florentia facta Paulo lohannis Carbon.
a D. Stephano de Columpna de .ccccl. florenis. Actum Romae
in domibus Francisci de Bosculis de Florentia, in regione Pontis.
Laurentius Philipp! Venacii imp. auct. notarius.
xeni.
6 gennaio 1434.
C. 7. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 356. Ed. Galletti, Capena, doc. vini, p. 99.
Eugenius pp. IV nobilibus Georgio et Baptistae de Narnia
castrum Civitellae et Civituculae ad lineam masculinam locat
in emphyteusim. Datum Florentiae, p. a. .iv. « Sincere devo-
tionis affectus ». Blondus. G. de Imola. [Sig.].
Le carte del vionastero di S. Paolo 5 i
XCIV.
21 gennaio 1434.
N. 26. Originale. Ratifica 1' atto il notaio Antonio di Ludovico.
Cessio iurium castrorum Lipriniani, Riani, Baccarese necnon
medietatis Castiglionis Nepesin. et Portuen. dioecesis prò mona-
sterio S. Pauli a lohanne de Sanguineis, olim abbate dicti mo-
nasterii, electo episcopo Sidonien. Actum Romae in cappella
palatii ecclesiae S. Chrisogoni in regione Transtiberis, loco re-
sidentiae propter imminentes guerras. Angelus Cole magistri
Tutii imp. auct. notarius.
xcv.
I febbraio 1434.
I. 5. Originale, mancante della bolla. Una copia autentica esiste nella per-
gamena segnata i. 6, del 25 febbraio 1475 trascritta « iussu A. C. lacobi de
Mucciarellis de Bononia » dal notaio Biagio di Castello. [Sig.]
Trascrizione: Codex diplom , e. 357. Ed. Margarini, Bullartufn, II, 308.
Eugenius pp. IV legata incerta ac bona male ablata, in-
certa, in reparationem et fabricam basilicae S. Pauli convertit.
Datum Florentiae, p. a. .iv. « Pastoralis offlcii cura ». Poggius.
Io. de Steccatis.
XCVI.
20 ottobre 1434.
T. 16. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 360. Ed. Margarini, Bullarium, II, 312.
Eugenius pp. IV monasterium S. Pauli a solutione minuto-
rum servitiorum ac primorum fructuum aliorumque onerum came-
rae apostolicae solvendorum eximit. Datum Florentiae, p. a. .iv.
« .Sacre religionis zelus ». A. de Florentia. A. de Palazago. [Sig.].
XCVII.
26 dicembre 1434.
O. 13. Copia autentica del 20 giugno 1436 eseguita dal notaio Teolo di Lorenza
Teoli, ratificata dal giudice palatino Bartolomeo de Gassis di Supino e dai notai
Pietro Paolo di Paluzio e Antonio di Giovanni Muzi.
Apocha Bardi de Boscolis de Florentia prò Angelo Stephani
de Cancellariis super .ccliii. floren. et tertia parte de .ecc.
52 B. Trifone
floren. Actum Romae in domo Pauli Colae Mastroni. lohannes
Colae Gioye notarius.
XCVIII.
25 gennaio 1435.
K. 14. Originale.
Trascrizione : Codex dipiom., e. 363.
Eugenius pp. IV bona mon. S. Pauli existentia Floren-
tiae eximit ab impositionibus, subsidiis et oneribus impositis et
imponendis, sub poena excomunicationis summo Pontifici re-
servata. Datum Florentiae, p. a. .v. « Sacrae religionis sub
qua ». A. de Florentia. Io. de Steccatis. [Sig.],
XCIX.
25 gennaio 1435.
P. 16. Originale.
Trascrizione : Codex dipiom., e. 361, Ed. Margarini, Bìillarium, II, 313.
Eugenius pp. IV ecclesiam S, Mariae in Cosmedin alias
Scola graeca de Urbe ac canonicatus et praebendas necnon et
redditus ac proventus monasterio S. Pauli destinat, dignitate
cardinalis servata. Datum Florentiae, p. a. .v. « Iniunctum
nobis ». A. de Florentia. Io. de Steccatis. [Sig.].
c.
II febbraio 1435.
K. 7. Originale.
Acquisitio domorum trium in platea Foris Veteris, Floren-
tiae, lohannis olim Buonromei de Buonromeis facta ab Ospitale
S. Mariae Novae de Florentia. Actum Florentiae in populo
S. Mariae in campo. Blaxius olim lohannis de Figlino imp.
auct. notarius et index ordinarius.
CI.
I marzo 1435.
In K. 7. Originale.
Acquisitio domorum trium in platea Foris Veteris, Floren-
tiae, hospitalis S. Mariae Novae de Florentia, pretio .dx. floren.
Le caì'te del monastero di S. Paolo 53
auri, facta a conventu mon. S. Palili. Actum Florentiae in fun-
dachetto hospitalis S. Mariae. Blaxius ut siipra.
CU.
18 marzo 1435.
K. 8. Originale. Ne esiste un altro segnato K, 9.
Cessio iurium crediti Francisci Giachinotti de Bosculis de
Florentia .ccxci. floren. et .vi. bologn. prò lohanne de Sicilia,
abbate mon. S. Pauli. Actum Florentiae, in palatio apostolico,
apud S. INIariam Novellam. Petrus Berti de S. Geminiano imp.
auct. et Camerae apost. notarius.
CHI.
22 agosto 1435.
K. IO. Originale.
Facultas priorum Artium et vexilliferi iustitiae populi ac
comunis Florentin, prò acquirendis bonis in civitate Florentiae
et eius districtu, cum exemptione dictorum bonorum ab oneribus
quibuscumque, monasterio S. Pauli concessa, ad petitionem lo-
hannis de Sicilia abbatis. Actum Florentiae in palatio populi
Fiorentini. Albertus qd. Dominici Lucae de Florentia imp. auct.
notarius et index ordinarius.
CIV.
20 settembre 1435.
K. II. Originale (i).
Acquisitio domus monialium S. Catharinae de Florentia, in
populo S. Andreae quae vocatur Calimala nuova, prope forum
vetus, facta a lohanne de Sicilia, abbate S. Pauli. Actum apud
grates mon. S. Catharinae. Bartolomeus olim Bambiciani imp.
auct. notarius et index ordinarius.
(i) Nella stessa pergamena sono altri atti di vendite dalle stesse monache
fatte a Giovanni abbate redatte dal medesimo notaio, nei giorni 22, 24, 26 set-
tembre e 20 ottobre. Vi è aggiunta una notificazione, scritta in italiano, dello
spedalingo di S. Maria Nova, Giovanni di Paolo di messer Paolo Rucellai.
54 B. Trifone
CV.
26 novembre 1435.
I. 7. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 365. Ed. Margarini, Bullarium, II, 315.
Eugenìus pp. IV Christoforo episcopo Ariminen. et lo-
hanni abbati S. Pauli committit exactiones fumentariarum in
provinciis Marchiae, Anconitanae, Massae trabariae, Roman-
diolae et exarchatus Ravennaten. prò reparatione et fabrica
Ss. Petri et Pauli ac S. lohannis Lateranen. ecclesiarum. Da-
tum Florentiae, p. a. .v. « Cum alias per nostras ». Blondus.
Io de Steccatis. [Sig.].
evi.
24 gennaio 1436.
I. 8. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 366. Ed. Margarini. Bullarium, li, 316.
Eugenius pp. IV Christoforo episcopo Ariminen. et lohanni
abbati S. Pauli committit exactiones fumentariarum ut siipra.
Datum Bononiae, p. a. .iv. « Sedis apostolice providentia ».
Blondus. Io. de Steccatis. [Sig.].
CVII.
15 febbraio 1436.
K. 12. Originale.
Fides Au. C. Bartholomei de Bonitis de Urbeveteri cuius-
dam quantitatis pecuniarum in banco Francisci de Boscolis
depositarum. Datum et actum Florentiae, in ambitu ecclesiae
S. Mariae Novellae. Petrus Berti de S. Geminiano imp. auct.
notarius et camerae apost. scriba.
CVIII.
29 marzo 1436.
K. 13. Originale.
Adeptio possessionis trium domorum, Florentiae, in platea
Fori veteris hospitalis S. Mariae Novae facta a monasterio
Le cai'te del mo7iaste7^o di S. Paolo 55
S. Palili. Actiim Florentiae in populo S. Thomae. Blaxius olim
lohannis de Figlino vallis Arni imp. auct. notarius et iudex
ordinarius.
CIX.
20 settembre 1436.
E. 5. Copia autentica del 28 dicembre 1461, eseguita dal notaio Antonio
di Paolo Nardo de Corazariis. Ratificano l'atto il giudice palatino Sallustio de
Scafalibus e i notai Lorenzo di Paolo e Domenico de Malamerendis.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 106.
Emptio domus in regione Pontis in loco « la Zecca vecchia »
lohannis et Petri qd. Palutii de Astallis et Sabbae qd. Mathiae
de Astallis facta a monasterio S. Pauli, residuo pretii aliena-
tionis castri Passarani. Actuni Romae in palatio ecclesiae S. Ma-
riae Schole greche. Leonardus Nicolai de Bucchaniutiis notarius.
ex.
24 novembre 1436.
B. 7. Copia autentica del 5 dicembre 1485 eseguita dall' U. C. Giovanni
canonico di S. Maria Maggiore ad istanza di D. Timoteo de Riccis abbate di
S. Paolo.
Ed. Margarini, Bullarium, I, 78.
Eugenius pp. IV archiepiscopo Mediolanen. et Castellan.
ac Christoforo Ariminen. episcopis et abbati mon. Cassinensis
facultatem eligendi conservatores et iudices super bona et iura
ac in causis Congregationis de observantia S. lustinae com-
mittit. « Datum Bononiae, p. a, .vi. « Militanti ecclesie ».
CXI.
7 maggio 1437.
E. 6. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 109.
Mandatum procurae lohannis Antonii de Ursinis comitis
Tagliacotii et Raynaldi eius fratris luliano Petri Tozzoli prò
occupatione domus in regione Pontis monasterii S. Pauli, cau-
tione pretii castri Monticellorum, a diete monasterio Ursinis
alienati. Apud castrum Cellarum in roccha ipsius castri. Anto-
nius de Pireto apost. auct. notarius.
56 B. TìHfofie
CXII.
22 agosto 1438.
F. 2. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. no.
Testamentum Marii de Cecchardino de Fabriano. Actum
Romae ante cancellariam palatii Capitolii. Antonius Nutii Cata-
rini imp. auct. notarius.
CXIII.
I dicembre 1438.
I. 9. Originale mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diplom., e. 368. Ed. Margarini, Bullarium, II, 325.
Eugenius pp, IV donationem fumentariarum Lucae de la
Serra militi Eugubinensi concessarum revocat et basilicae S. Pe-
tri, Lateranensi et S. Pauli convertit. Datum Ferrariae, p. a.
.vili. « Dudum fel. ree. Martinus pp. V. ». A. de Florentia.
Io. de Steccatis.
CXIV.
21 maggio 1439.
S. 8. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 114.
Acquisitio cuiusdam domus positae intus castrum Ponzani
Anthonii Petrutii facta a lovando olim Scoleptae Saracini cum
consensu abbatis monasteriorum S. Andreae in Flumine et
S. Silvestri de monte Sirpto. Actum Ponzani in domibus ab-
batis. lacobus Octabiani de Ponzano imp. auct. notarius et
iudex ordinarius.
cxv.
12 ottobre 1439.
I. IO. Originale. Ne esiste un altro segnato I. 11.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 115; Codex diplom., e. 369.
Ed. Margarini, Bullarium, II, 327.
Eugenius pp. IV concessiones fumentariarum in provinciis
Romandiolae, Massae trabariae necnon et in Feretran. et Ce-
senaten. civitatibus, olim factas basilicae S. Petri, Lateranensi
Le carte del mo?iastero di S. Paolo 57
et S. Pauli, revocai, et reducit prò fabrica et reparatione basi-
licae S. Pauli tantummodo. Datuni Florentiae, p. a. ix. « Sedis
apostolice providentia ». Poggius. Io. de Steccatis. [Sig.].
CXVI.
21 ottobre 1439.
I. 12. Originale. Ne esiste un altro segnato I. 13.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P, i, e. 118; Codex diplom., e. 372.
Ed. Margarini, BuUarium, II, 328.
Eugenius pp. IV abbati et monachis S. Pauli o. s. B. fumen-
tarias Ramandiolae, Massae trebariae, marchae Anconitanae et
exarchatus Ravennatensis et eas in Feretranen. et Cesenaten.
civitatibus concedit prò reparatione et fabrica basilicae mona-
sterii. Datum Florentiae, p. a. .ix. « Licet monasteriorum ».
Poggius. Io. de Steccatis. [Sig.].
CXVII.
29 ottobre 1439.
I. 14. Originale. Ratifica l'atto il camerario del Papa Francesco cardinale
del titolo di S. Clemente. [Sig.].
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 120.
iMandatum lohannis abbatis mon. S. Pauli Bartholomeo
abbati de campo Fullono et Lucae monacho dicti monasterii
prò exactione fumentariarum censuum fabricae S. Pauli. Actum
Florentiae, in palatio apostolico. Robertus Paradisi clericus
Maclovien. apost. et imp. auct. ac camerae apost. notarius.
CXVIII.
[3 dicembre 1439.
S. 9. Originale.
Acquisitio unius horti Francisci Colae de Ponzano, positi
in castro Ponzani, in vocabulo Burgi facta a lohanne Colectae
Sarraceni de dicto castro cum consensu Petri abbatis monaste-
riorum S. Andreae in Flumine et S. Silvestri de Monte Sorapte.
Actum in curia domorum monasterii. Johannes Antonii lohannis
Clay de Ponzano imp. auct. notarius et index ordinarius.
58 B. Trifo7ie
CXIX.
[ . • . ] 1439.
L. 12. Originale, Manca il resto delle note cronologiche perché la perga-
mena è danneggiata.
Acquisitio piscariae in flumine Tyberis, in contrada Marmo-
ratae quae dicitur « la Posta », Alexi Georgii de Perleonibus
de regione Ripae facta a monasterio S. Pauli. Actum Romae in
regione Ripae, in ecclesia S. Mariae Scola greca. Antonius
Nutii Catarini imp. auct. notarius.
cxx.
I agosto 1440.
I. 15. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. i ; Codex diplom., e. 377.
Eugenius pp. IV episcopis Ravennaten. Ariminen. Cese-
naten. Bretenorien. Ferlivien. Faventin. Imolen. Urbinaten. Cal-
lien. Eugubin. committit iudicium contra non solventes fumen-
tariarum census fabricae mon. et basilicae S. Pauli. Datum
Florentiae, p. a. .x. « Licet ecclesiarum ». Io. Aurispa. Io de
Steccatis. [Sig.].
CXXI.
21 gennaio 1441.
N. 27. Originale.
Mandatum procurae Antonii principis Salernitan. et Aduardi
ducis Marsiae germani de Columna fratri Prospero S. Georgii
ad velum aureum cardinali de Columna directum prò alienatione
casalis Fiore prope territorium Lipriniani monasterio S. Pauli
facienda. Actum in castro Mareni in domibus solitae residentiae
cardinalis de Columna. Wernerus Sckemet cler. Curonien. dioe-
cesis ap. et imp. auct. notarius.
CXXII.
17 maggio 1441.
L. 13. Originale. La pergamena è danneggiata.
Mandatum procurae Francischi de Vicho, habitatoris Ve-
netiae, abbati mon. S. Pauli directum, prò exactione quantitatis
Le carte del 77i07iastero di S. Paolo 59
pecuniarum a Petro Paulo de Chapo de Roma solvendae. Actum
in [ecclesia] S. Francisci posita super Rippa ... Bartholomeus de
Camuciis qd. Thomae imp. auct. notarius et iudex ordinarius.
CXXIII.
31 maggio 1441.
Z. 2. Originale.
Divisio honorum in territorio Vallis Gentilis, extra portam
S. Pauli, inter Stephanum Pauli Gocii "et lohannem de Sicilia
abbatem mon. S. Pauli. Actum Romae, in ambitu primi re-
claustri ecclesiae S. Mariae de Aracaeli. Petrus Cecchi Blaxii
de regione Pineae imp. auct. notarius.
CXXIV.
9 settembre 1441.
I 16. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 3; Codex diplom., e. 378.
Eugenius pp. IV lohanni abbati mon. S. Pauli donationes
fumentariarum censuum fabricae basilicae S. Pauli confirmat.
Datum Florentiae, p. a. .xi. « Petisti a nobis ». Blondus. Io.
de Steccatis. [Sig.].
cxxv.
23 maggio 1442.
Y. 9. Originale.
Locatio in emphyteusim bonorum in contrada « La Valle »
ecclesiae S. Stephani de Sutrio Angelutio Picchionii facta a mo-
nasterio S. Pauli. Actum Sutrii. Angelus Narducii imp. auct.
notarius.
CXXVI.
26 maggio 1442.
T. 17. Originale.
Trascrizione: Arch. Vat., Misceli., Arni. VII, t. 132, e. 24; Cod. Barber.
Lat. 2468 ; Codex diplom., e. 380. Ed. Margarini, Bullarium, I, 86.
Eugenius pp. IV privilegium ab Honorio III « Cum aliqua
tibi » (v. doc. n. xviì monasterio S. Pauli concessum, confirmat.
Datum Florentiae, p. a. .xii. « Ex apostolice Sedis provisione »
B. Palovicinus. Io. de Steccatis. [Sig.].
6o B. Trifone
CXXVII.
26 maggio 1442.
L. 14. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diploni., e. 381.
Eugenius pp. IV commissionem Gregorii pp. XII « Rationi
congruit. Datum Romae apud S. Petrum, xiv. kal. ianuarias, p.
a. I. » concessam monasteriò S. Pauli, confirmat, super rescis-
sione alienationum bonorum et locationum in emphyteusim dicti
monasterii cum facultate apprehendendi ea. Datum Florentiae,
p. a. .XII. « Ex apostolice Sedis provisione ». Io. de Steccatis.
CXXVIII.
6 luglio 1442.
L. 15. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 3; Codex diplom., e. 382.
Eugenius pp. IV commissionem Gregorii pp. XII monasteriò
S. Pauli confirmat ut supra. Datum Florentiae, p. a. xii. « Ex su-
perne providentia maiestatis » Blondus. Io. de Steccatis. [Sig.].
CXXIX.
21 novembre 1442.
B. 8. Copia autentica del 26 maggio 1452 eseguita dal notaio Giacomo Bon-
nini, ratificata dal notaio Andrea de Cario del fu Nicola.
Sententia fratris lohannis de Battis, prioris S. Theodori de
Fassolo extra muros lanuenses o. s. Augustini, ab Eugenio pp. IV
deputati « Votis fidelium. Datum Florentiae, an. .mccccxlv., idi-
bus maij, p. a. .x. », centra Magdalenetam qd. lacobi Carbo-
nibus prò monasteriò S. leronimi de Cervaria o. s. B. super domi-
bus in civitate lanuense. Datum et actum lanuae iuxta audientiam
archiep. curiae. Baptista de Calestano notarius et scriba.
cxxx.
17 febbraio 1443.
F. 3. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 8; Codex diplom., e. 383.
Eugenius pp. IV sententiam contra Gentilem de Ursinis
et Hieronimam eius filiam prò lohanne abbate et conventu
Le carte del monastero di S. Paolo
mon. S. Pauli super donatione Catharinae de Ursinis dicto mo-
nasterio confirmat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .xiii.
« Solet Sedis apostolice ». B. Roverella. Io. de Steccatis. [Sig.].
CXXXI.
IO maggio 1443.
I. 17. Originale. Ratifica l'atto il potestà di Bologna Alberto de Agazanis
de Carpo.
Mandatum lacobi de Castro francho Congregationis de Ob-
servantia S. lustinae procuratoris mon. S. Pauli, Bartholomeo
lacobi de Neapoli directum prò exactione fumentariarum censuum
fabricae mon. et basilicae S. Pauli. Actum Bononiae, in cappella
S. Proculi in claustro novo mon. S. Proculi. Bartholomeus qd.
Antonii de Castagno imp. et comunis Bonon. auct. notarius.
CXXXII.
2 luglio 1443.
G. 9. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 385. Ed. Margarini, Bullarium, II, 330.
Eugenius pp. IV redditus ecclesiarum S. Cristinae de Ba-
chareze, S. Donati in Riano Portuen., S. Nicolai de Montema
sciarlo Narnien., S. Leonardi supra in Cartora Reatin. S. Mariae
de Monte et S. Mariae de Casis, Marsican. dioecesis ac mona-
sterii S. Mariae de Rosellis Segnien. dioecesis in usu sacrestiae
S. Pauli reducit. Datum Senis, p. a. .xiii. « Dispositione di-
vina ». B. Roverella. la. de Steccatis. [Sig.].
CXXXIII.
8 novembre 1443.
N. 28. Originale, mancante del sigillo.
Trascrizione: Codex dipiotn., e. 390. Ed. Margarini, Bullarium, II, 331,
Ludovicus tit. S. Laurentii in Damaso presb. card. Aquile-
giensis, camerarius Eugenii pp. IV tres partes quinque partium
unius principalis tertiae partis de omnibus tribus partibus leni-
menti castri Scurani monasteri© S. Pauli remittit, prò indempni-
tate quantitatis pecuniarum a monasterio camerae apostolicae
concessarum. Datum Romae in palatio ecclesiae S. Laurentii
in Damaso. H. Foulani.
02 B. Trifone
CXXXIV. .
22 novembre 1443.
S. IO. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 392.
Eugenius pp. IV . . abbati mon. S. Pauli in castris et
territoriis S. Edisti ac Ponzani merum et mixtum imperium
concedit. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .xiii : « Pro-
prium nostri pastoralis ». B. Roverella. A. de Magro. [Sig.].
cxxxv.
15 dicembre 1443.
N. 29. Copia autentica del io gennaio 1477 pel notaio Giacomo di Antonio
Petracchi di Leprignano, ratificata dai notai Domenico di Gianni Nute di Naz-
zano e Antonio di Angelo Gunelle di Leprignano.
Examen testium super divisione territorii castrorum Fiaiani
et Scorani inter Ursum de Ursinis comitem Fiaiani et lohannem
abbatem S. Pauli. In tenimento Fiaiani prope molam castri. Ni-
colaus Ritae de Castro Novo notarius.
CXXXVI.
20 dicembre 1443.
Y. 8. Originale
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. n, e. io.
Collatio ecclesiae S. Stephani Sutrin, Paulo Angelutii de
Civitate Castellana monacho S. Pauli facta a lohanne de Sicilia
abbate eiusdem monasterii. Datum Romae apud S. Paulum,
Martinus Romani Casalis notarius. [Sig].
CXXXVII.
18 gennaio 1444.
I. 18. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 12; Codex diplom,, e. 395.
Eugenius pp. IV vicario in Urbe generali committit revo-
cationem legatorum Catharinae qd. Benedicti de Castellanis
concessorum, monialis S. Agnetis extra muros Urbis, prò fa-
brica S. Pauli. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .xiv.
« Importuna petentium ». B. Roverella. la. de Viterbio. [Sig.].
Le carte del monastero di S, Paolo 63
CXXXVIII.
29 maggio 1444.
N. 30. Copia autentica del 28 dicembre 1461 eseguita dal notaio Antonio di
Paolo di Nardo de Corazariis, ratificata dal giudice palatino Sallustio di Giovanni
de Scaphalibus e dai notai Lorenzo di Paolo e Domenico di Malamerendis, ad
istanza di Leonardo di Pontremolo abbate di S. Paolo.
Acquisitio honorum seu tertiae partis castri Scurani cum
suo territorio, pantano et aquarum decursu ad molendinum con-
struendum, Prosperi qd. Laurentii de Columpna S. R. E. card,
facta a monasterio S. Pauli, pretio .dccc. floren. Actum in loco
capitulari mon. S. Pauli. Leonardus Nicolai de Bucchamutiis
notarius.
CXXXIX.
30 maggio 1444.
S. II. Originale mancante della bolla.
Ludovicus tit. S. Laurentii in Damaso presb. card, annatas,
a monasterio S. Andreae in Flumine solvendas, remittit. Datum
Romae apud S. Petrum. M. Thonini.
CXL.
8 luglio 1444.
R. 5. Originale.
Concordia Inter Anastasiam Caroli de Ursinis, uxorem la-
cobi de Sabellis et Andreotium qd. Menici Andreotii de Civi-
tella de bonis in territorio castri diruti Meianae. Actum Nazzani,
in domo magistri lacobi de Sabellis. Antonius Antonii Petroni
de Ponzano imp. auct. notarius et index ordinarius.
CXLI.
13 novembre 1444.
G. IO. Originale.
Sententia Andreae de Sancta Cruce, sacri palatii concistorii
advocati, contra Episcopum Civitatis Castellan. prò [lohanne]
abbate mon. S. Pauli, 5|^iper exemptione ecclesiarum monasterii,
praecipue in territorio S. Edisti et Ponzani, ab omnimoda iuris-
dictione episcopali. Romae in domo habitationis Andreae prò
04 B. Trifone
tribunali sedentis. lacobus de Huliem clericus Traiecten. dioe-
cesis apost. et imp. auct. notarius et scriba. [Sig.].
CXLII.
13 gennaio 1445.
R. 40. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 15.
Adeptio tertiae partis castri Nuncigliani, vigore legati Si-
modeae de Ursinis, facta a lohanne de Sicilia abbate mon.
S. Pauli. Actum in castro Nuncigliani. Angelus lohannis Pa-
gliuche de Liprignano imp. auct. notarius et iudex ordinarius.
CXLIII.
23 luglio 1445.
H. 5. Originale, mancante del sigillo.
Sententia Alphonsi tit. Ss. quattuor Coronatorum presb.
cardinalis Valentini, a pp. Eugenio IV deputati, contra The-
seum de Sabellis, prò lohanne abbate S. Pauli, super castro ac
territorio Ramiani. Romae, apud ecclesiam Ss. quattuor Coro-
natorum, in domibus residentiae dicti Cardinalis. Anthonius
Bataller apost. et imp. auct. notarius et scriba.
CXLIV.
21 dicembre 1445.
N. 31. Originale, mancante della bolla. Ed. Margarini, Bullarium, 11,395.
Eugenius pp. IV contra comunem Castelli Novi prò omni-
moda iurisdictione mon. S. Pauli in territorio castri Castillionis,
Vacchareccia, Ariani, iudicat. Datum Romae, apud S. Petrum, p.
a. .XV. « Pastoralis officii debitum ». B. Roverella. la. de Viterbio.
CXLV.
21 dicembre 1445.
O. 14. Originale.
Acquisitio bonorum in Valle delli Morti, in Colle Roselo
della Mola de Longezze in Saccho de Bone et nelli Vignali
S. luliani Pauli Lauientii Tucii Blaxii fac^a a monasterio S. Pauli
pretio .Lxvi. floren. Actum Romae in regione Pineae prope
domum Socci. Antonius Pauli Nardi imp. auct. notarius.
Le carte del monaste7^o di S. Paolo 65
CXLVI.
5 gennaio 1446.
e. 8. Originale.
Trascrizione: Codex diplotn., e. 399. Ed. Margarini, BuUarùwt, II, 337;
Galletti, Capena, doc. x, p. 102.
Eugenius pp. IV castrorum Civitellae et Civituculae do-
nationem, Geòrgie et Baptistae lohannis de Narnia elargitam,
revocat et monasterio S. Pauli adiudicat. Datum Romae apud
S. Petrum, p. a. .xvi. « Sedis apostolice circumspecta ». Blon-
dus. A. de Tuscanis. [Sig.].
CXLVII.
7 gennaio 1446.
H. 6 Originale.
Sententia Guillelmi tit. S. Martini in Montibus presb. card,
de Estotovilla, ab. Eugenio pp. IV deputati, contra Theseum
de Sabellis prò monasterio S. Pauli super castro et territorio
Ramiani. Actum Romae, in domibus residentiae cardinalis. lo-
hannis de Regna cler. Baionen. dioecesis ap. et imp. auct. nota-
rius et scriba [Sig.].
CXLVIII.
7 maggio 1446.
H. 7. Originale.
Trascrizione : Codex diplom., e. 402.
Eugenius pp. IV sententiam contra Theseum de Sabellis
prò monasterio S. Pauli super castro et territorio Ramiani con-
firmat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .xvi. « Exhibita
nobis prò parte ». la. de Calvis. V. Gregorii. [Sig.].
CXLIX.
II maggio 1446.
H. 8. Originale.
Processus executoria-lis losue episcopi Tropien., ab Eugenio
pp. IV deputati, contra Theseum de Sabellis super castro
Ramiani. Datum et actum in domo habitationis dicti episcopi.
Andreas Peper cler. Monasterien. dioecesis ap. et imp. auct.
notarius et scriba. [Sig.].
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 5
66 B. Trifone
CL.
27 giugno 1446.
K. 7. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 21.
Eugenius pp. IV centra haeredes Antonii Antonisii de
Braccintis canonici ecclesiae S. Mariae Maioris de Urbe prò
monasterio S. Pauli, super quadam domo in regione Arenulae
in contrada S. Mariae de Cacabariis de Urbe, iudicat. Datum
Romae apud S. Petrum, p. a. .xvi. « Sedis apostolice provi-
dentia ». B. Roverella. A. de Tuscanis. [Sig.].
GLI.
12 giugno 1447.
D. 5. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 24: Codex. diplom., e. 406.
Nicolaus pp. V absolutionem criminis laesae maiestatis
concessam Evangelistae de Surdis ab Eugenio pp. IV. revocat
in id quod praeiudicium iurium mon. S. Pauli concernit. Datum
Romae apud S. Petrum, p. a. .1. « Sedis apostolice circum-
specta ». Blondus. A. de Tuscanis. [Sig.].
CLII.
I dicembre 1447.
C. 9. Originale,
Trascrizione: Codex diplom., e. 411. Ed. Galletti, Capetto, doc. xi, p. 103.
Nicolaus pp. V [Arsenium] abbatem et conventum mon.
S. Pauli eximit a solutione gabellarum m. ducatorum prò castri
Civitellae redemptione. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .1.
« In decore sacre religionis ». Poggius. la. de Steccatis. [Sig.].
CLIII.
17 dicembre 1447.
P. 17. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 29; Codex diploma, e. 412.
Nicolaus pp. V abbati et conventui mon. S. Pauli unio-
nem ecclesiae S. Mariae in Cosmedin cum dicto monasterio
confirmat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .1. « Iniunctum
nobis ». Io Aurispa. la. de Steccatis.
Le carte del nwìiastero di S. Paolo 67
CLIV.
I marzo 1448.
C. IO. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 32.
Mandatum iudicis Angeli de Troctarellis de Visso nomine
Baptistae lohannis de Narnea prò alienatione castri Civitellae
monasterio S. Pauli facienda, pretio ,mm. ducatorum. Actum
Narniae, prò tribunali sedens, Simon Thomae de Narnia imp.
aiict. notarius et index ordinarius.
CLV.
18 marzo 1448.
C. II. Originale. Ne esiste un altro segnato C. 12.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 33. Ed. Galletti, Capena,
doc. XII, p. 105.
Acquisitio castri Civitellae et castri diruti Civituculae nobi-
lium Baptistae et Anthonii qd. Georgii lohannis de Narnea,
cum mero et mixto imperio facta a Leonardo de Pontremolo
abbate S. Pauli, pretio .mm. ducatorum. Actum in civitate Sutrii
in palatio episcopali. Petrus Milinus de Millinis ap. et imp.
auct. notarius.
CLVI.
29 marzo 1448.
N. 32. Originale.
Sententia Alphonsi Segura et Guillelmi de Fonderà audito-
rum cani, apost. contra lacobum et Laurentium de Ursinis de
Monte Rotundo prò monasterio S. Pauli super divisione terri-
torii castri Scurani et molendino dicti monasteri!. Romae apud
S. Petrum in palatio causarum. Nicolaus Snelberdingh cler.
Bremen. dioecesis ap. et imp. auct. notarius. [Sig.].
CLVII.
14 maggio 1448.
E. 8. Originale.
Sententia Au. C. Ludovici de Garsie canonici Bononien.
contra Paulam et Catharinam de Bniccintis prò monasterio S.
6S B. Trifone
Pauli super domo in regione Arenulae in contrada S. Mariae de
Caccabariis. Romae apud S. Petrum in palatio causarum. Lau-
rentius Pliilippi Venaci imp. auct. et cam. apost. notarius.
CLVIII.
I giugno 1448.
N. 33. Originale.
Trascrizione: Codex diplom., e. 415. Ed. Margarini, Bullarium, II, 341.
Nicolaus pp. V abbatìbus Griptae ferratae et S. Sebastiani
ac S. Anastasii extra muros Urbis committit executionem sen-
tentiae prò monasterio S. Pauli centra comunem et homines
Castri Novi prò omnimoda iurisdictione et dominio monasterii
in territorio Liprignani, Castilionis, Vachariciae, Rìani et Scu-
rani. Datum Romae, apud S. Petrum, p. a. .11. « Exibita nobis ».
Blondus. Io. de Steccatis. [Sig.].
CLIX.
IO giugno 1448.
S. 12. Originale.
Georgius tit. S. Anastasiae presb. card, de Flisco Sedis
apostolicae camerarius solutionem pensionis annatarum lohanni
tit. S. Sabinae presb. card., olim abbati S. Pauli, remittit. Datum
Romae. la. Rodulphi. [Sig.].
CLX.
22 gennaio 1449.
E. 9. Originale.
Nicolaus pp. V abbati mon. S. Andreae et Gregorii ac
Bartholomeo de Versis et lohanni Cesaris canonicis S. Petri con-
firmationem prò monasterio S. Pauli donationis domus Antonii
Antonisii de Braccintis in regione Arenulae et solutionem tertiae
partis domus sororibus et nepotibus dicti Antonii faciendam,
committit. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .111. « Pia nos
excitat ». C. de Rogeriis. Ugolinus. [Sig.].
La carte del monastero di S. Paolo 69
CLXI.
18 febbraio 1449.
R. 28. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. S029, P. 11, e, 35.
Divisio castri et territorii Nazzani et Turritae inter lacobum
Baptistae de Sabellis et Ursum lannis Francisci de Ursinis
facta. Actum extra et prope portam castri Nazzani. Marioctus
Marci de Barnabeis de Forano imp. auct. notarius et index
ordinarius.
CLXII.
I aprile 1449.
I. 19. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione : Codex diplom., e. 418. Ed. Margarini, Bullarium, II, 342.
Nicolaus pp. V abbati et conventui mon. S. Pauli donatio-
nem, ab Eugenio pp. IV elargitam, fumentariarum censuum fa-
bricae basilicae et mon. S. Pauli confirmat et eundem abbatem
a reddendis rationibus expensarum dìctae fabricae absolvit.
Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .111. « Licet monaste-
rioruni ». Pe. de Noxeto.
CLXIII.
30 aprile, 1449.
G. II. Originale.
Collatio ecclesiae S. Thomae de castro Ramiani a Leonardo
de Pontetremulo abbate mon. S. Pauli Georgio Petri Zite de
castro Pontiani, monacho S. Andreae in Flumine, facta. Datum
Romae in capitulo mon. S. Pauli. Angelus Io. Pagliuche de
Liprignano notarius. [Sig.].
CLXIV.
12 novembre 1449.
e. 13. Originale-
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 40.
Acquisitio bonorum Bartholomei Io. Colae in territorio Ci-
vitellae in contrada Fiorani facta ab Anthonio eius fratre. Actum
in castro Civitellae S. Pauli iuxta ecclesiam S. Mariae. Domini-
cus Io. Lani de S. Edisto imp. auct. notarius et index ordinarius.
jo B. Trifone
E. II. Originale.
CLXV.
28 aprile 1450.
Executio commissionis prò solutione tertiae partis pretii
domus Antonii Antonisii de Braccintis in regione Arenulae in
parrochia S. Mariae de Caccabariis a monasterio S. Pauli
facienda sororibus et nepotibus dicti Antonii, Acta Romae in
regione Parionis in domo notarii. Petrus Millinus de Millinis
ap. et imp. auct. notarius.
CLXVI.
28 aprile 1450.
E. IO. Originale.
Apocha Catharinae de Braccintis et sororum prò monasterio
S. Pauli de pretio soluto tertiae partis domus Anthonii Anto-
nisii de Braccintis in regione Arenulae. Actum in regione Pa-
rionis in porticali domus notarii. Petrus Millinus ut supra.
CLXVII.
6 ottobre 1450.
I. 20. Originale. Ratificano l' atto i conservatori della Camera di Roma
* lacobus de Matheis, Anthonius de Varzellonibus et Paulus de Sancta Cruce ».
Mandatum Arsenii abbatis mon. S. Pauli et monachorum
prò exactione, monache Paulo Angelutii de Civita Castellana
directum, fumentariarum censuum fabricae basilicae et mon.
S. Pauli. Actum in sala prima palatii mon. S. Pauli. Paulus
Antonielli de Suberariis imp. auct. notarius.
CLXVIII.
7 marzo 1451.
R. 3. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 2506, e. 36 ; 8029, P. ii, e. 41 ; Codex. diplom.,
e. 422.
Nicolaus pp. V monasterio S. Pauli cessionem iurium
seu restitutionem castri montis Porci, factam per Nardum de
Anibaldis monachum eiusdem monasterii, confirmat. Datum Ro-
mae, apud S. Petrum, p. a. .v. « Romanus pontifex ». Rinu-
cius. S. de Sinibaldis.
Le ca7'te del ino7iastero di S. Paolo
CLXIX.
22 marzo 145 1.
N. 34. Originale. Ratifica 1' atto il notaio Paolo di Lello de Barberus.
Compromissum inter Antonium lohannis de Roncinellis,
procuratorem mon. S. Pauli, et lohannem Petri olirti de Morlupo,
nunc de regione Columpnae, Sabbam Federici ac Soffiam uxo-
rem, qd. Cecchi Sabbae magistri lohannis de Morlupo, super
bonis in territorio Lepriniani, in contrada « lo Vallo e le ster-
pare ». Actum Romae, in palatio capitolii in sala majori ante
conspectum iudicum lohannis de Grassis de Tybure et Lucae
de Fozolis. Antonius Pauli Nardi imp. auct. notarius.
CLXX.
8 maggio 1451-
D. 6. Originale.
Confirmatio locationis rubiorum .xvi. mon. S. Pauli, in te-
nimento casalium Cursani et Colle de love, facta ab Arsenio
abbate et monachis dicti monasterii lacobo de Surdis, pretio
floren. .11, annuatim solvendorum in festo consecrationis eccle-
siae S. Pauli. Actum in dicto monasterio, loco capitulari. Petrus
qd. lacobelli de Caputgallis imp. auct. notarius.
CLXXI.
6 luglio 145 1.
I. 21. Originale.
Trascrizione : Codex diplom., e. 424.
Nicolaus pp. V revocat concessionem fumentariarum fac-
tam Lucae de la Serra et monasterio S. Pauli destinat. Datum
Romae, apud S, Petrum p. a. .v. « Humilibus supplicum ». Io.
Aurispa. la. de Steccatis [Sig.].
CLXXII.
22 luglio 1451.
I. 22. Originale.
Manca l'actum ed il nome del notaio, perché la pergamena è tagliata
dalla metà in giù.
Mandatum Arsenii abbatis mon. S. Pauli prò exactione
censuum fumentariarum, prò fabrica Basilicae et mon. S. Pauli,
72 B. Trifone
Guasparrino Benedicti de Stramatiis de Penna Billorum Mentis
Feretri, Iiiliano fratri et filiis ejus directum.
CLXXIIL
9 febbraio 1452.
C. 14. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 44.
Locatio in emphyteusim bonorum mon. S. Pauli in territorio
Civitellae, in contrada Cardetta, lohanni de Cereto facta ab
Arsenio abbate et monachis dicti monasterii. Actum in mona-
sterio S. Pauli, in loco capitulari. Angelus qd. Pagliuche de
castro Leprignani imp. auct. notarius et index ordinarius.
CLXXIV.
23 agosto 1453.
M. 20. Copia autentica del 30 gennaio 1473 eseguita dal notaio Silvestro
Cortesio, ratificata dal giudice palatino Gaspare Antimoni, e dai notai Gaspare
di Pietro Antonio e Ciriaco de Callidis.
Depositum pecuniarum Ceccolellae, uxoris qd. Baptistae de
Fuscis, in manibus Ciriaci et Marcelli de Caput de ferro cum
obbligatione bonorum suorum in territorio Turre delle vigne,
extra portam S. Pauli. Actum Romae in regione Arenulae, in
domo Ciriachi. lacobus Angeli notarius.
CLXXV.
21 dicembre 1453.
D. 7. Originale.
Acquisitio domus, in regione Columpnae, lacobi de Surdis
facta a Nicolao de Laude priore et monachis mon. S. Pauli,
propter non solutum canonem super Casale Collis de love et
Cursani. Actum in monasterio S. Pauli in loco capitulari. lo-
hannes Pauli imp. auct. notarius.
CLXXVI.
29 ottobre 1455.
Y. IO. Originale.
Citatio Au. C. Agapiti Cincii de Rusticis contra Lucam Ni-
colai de Senis, super bonis ecclesiae S. Stephani de Sutrio.
Le carte del monastero di S. Paolo "j -i^
Romae, apud S. Petrum, in palatio causarum. Cincius qd. Leo-
nardi de Cinciis de Viterbio apost. et imp. auct. notarius et
scriba. [Sig.].
CLXXVII.
8 gennaio 1456.
M. 46. Originale.
Facultas eligendi confessorem concessa a fratre Luca de
Crema Ordinis heremitarum S. Augustini lohanni de Cibois de
S. Zacharia. Datum in Sancta Ravennate ecclesia. Petrus Ran-
gonus de Parma notarius.
CLXXVIII.
31 luglio T456.
R. 6. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione.- Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 48; Codex diplom., e. 427.
Ed. Margarini, BuUaTiuni, II, 349.
Calixtus pp. Ili Celso abbati et conventui mon. S. Pauli
vendit cum pacto redimendi Castrum Nazzani cum mero et
mixto imperio, pretio floren. mmm. erogando in praelio adversus
Turcarum classes. Datum Romae, apud S. Mariam Maiorem,
p. a. .11. « Sacre religionis » N. Ferrarli. A. de Pamigaliis.
CLXXIX.
8 agosto 1456.
S. 13. Originale. Ne esiste un altro segnato S. 14.
Locatio ad tertiam generationem bonorum mon. S. Andreae
in flumine, facta hominibus castri Stimigliani a Celso de Crema
abbate mon. S. Pauli et conventu monachorum mon. S. Andreae,
annua pensione sextae partis frugum. Actum in monasterio
S. Andreae in flumine, in loco capitulari. Presbiter lohannes An-
tonii Ioannis Clay de Ponzano imp. auct. not. et iudex ordinarius.
CLXXX.
19 agosto 1456.
R. 7. Originale.
Trascrizione : Codex diplom., e. 432.
Calixtus pp. Ili monasterio S. Pauli, propter imminentia
bella adversus Turcarum classes, praecipit, ut infra terminum
74 ^- Trifone
quindecim dierum solvatur .mmm. ducatorum Camerae aposto-
licae, et prò eius indemnitate castrum Nazzani concedit. Datum
Romae apud S. Mariani Majorem, p. a. .11. « Imminentibus
nobis ». N. Ferrarli .
CLXXXI.
16 febbraio 1457.
R. 8. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8027, P. 11, e. 54; Codex diplom., e. 433. Ed.
Margarini, Bullarium, II, 352.
Callixtus pp. Ili Abbati et conventui mon. S. Pauli con-
cedit facultatem construendi arcem in Castro Nazzani. Datum
Romae, apud S. Petrum, p. a. .111. « Quia mundo ». N. Fer-
rarii. C. Fidelis. [Sig.].
CLXXXII.
2 aprile 1457.
R. 9. Originale.
Alienatio casalium S. Honesti et Turris Petri Saxonis, in
partibus Insulae, facta a Celso abbate et conventu mon. S. Pauli,
prò emptione castri Nazzani, Simoni de Theobaldis, pretio
florenorum .mmmd. Actum Romae, in monasterio, in loco capi-
tulari. Petrus Milinus de Millinis apost. et imp. auct. notarius.
CLXXXIII.
7 febbraio 1458.
R. IO. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 64.
Apocha Georgii epìscopi Lausanen., Ludovici cardinalis tit.
S. Laurentii in Damaso camerarii, prò monasterio S. Pauli,
super ducatis de camera .mmm., pretio emptionis castri Nazzani
soluto a monasterio. Datum Romae. [Sig,],
CLXXXIV.
24 febbraio 1458.
S. 15. Copia autentica eseguita dal notaio Angelo di Sabba di Leprignano,
nella quale mancano le note cronologiche.
Locatio ad tertiam generationem bonorum mon. S. Andreae
in Flumine, in territorio S. Edisti, Ponzani, Cusignani, Ra-
Le carte del monastero di S. Paolo 75
miani a Cipriano abbate mon. S. Pauli facta Ianni Consilio de
Arignano, pretio .xii. ducatorum auri. Actum in S. Hedisto in
loco S. Crucis extra domus residentiae abbatis ante ecclesiam.
Petrus de S. Hedisto notarius.
CLXXXV.
4 aprile 1458.
Z. 4. Originale.
Locatio in emphyteusim cuiusdam Insulae in flumine Ty-
beris, in contrada Fossignani, extra portam S. Pauli, facta a
Cipriano abbate et conventu S. Pauli Salvato Colae, annuo
canone florenorum .vi. Actum in monasterio S. Pauli, in loco
capitulari. Angelus qd. lohannis Pagliuche de Liprignano imp.
auct. notarius et judex ordinarius.
CLXXXVI.
4 maggio 1458.
H. 3. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 91.
Locatio in emphyteusim bonorum in territorio S. Edisti, in
contrada Querqueto, facta a lacobo priore mon. S. Pauli Mel-
chiori lohannis Thomasii de Rocha Siniballi. Actum in castro
S. Edisti in domo S. Crucis, in camera abbatis et prioris. Fran-
ciscus Io. Poscii de Nazzano imp, auct. notarius.
CLXXXVIL
15 gennaio 1459.
R. II. Copia autentica del 19 marzo 1488.
Commutatio .vi. unciarum de .xvi. pariibus portus Naz-
zani in flumine Tyberis et .vi. partium molendini in flumine
Farfae facta inter lacobellum de Nazzano et lacobum de Por-
tonovo priorem mon. S. Pauli, cum bonis monasterii in terri-
torio Civitatis Castellanae, Nazzani et S. Eliae. Actum in castro
Ponzani, in domibus prioris. Angelus lacobi Garosi de Ci vitate
Castellana notarius.
70 B. Trifone
CLXXXVIIL
9 aprile 1459.
I. 23. Originale. Ratificano l'atto i conservatori della Camera di Roma,
Evangelista Caput de ferro, Giovanni de Panibus e Luca de Mezzabufalis.
Mandatum lacobi de Foroiulii prioris et conventus mon.
S. Pauli Cipriano Lippozi Magionis fiorentino prò exactione
fumentariarum prò fabrica Basilicae et dicti monasteriì. Actum in
monasterio S. Pauli, in loco capitulari. Angelus qd. lohannis
Pagliuche de castro Liprignani imp. auct, notarius et judex
ordinarius.
CLXXXIX.
10 aprile 1460.
M. IO. Originale.
Testamentum Angneli de regione Pontis de Urbe. Actum
in circuito ecclesiae S. Augustini de Urbe, ante refectorium
fratrum. Marcolinus de Montemonacho imp. auct. notarius.
cxc.
16 aprile 1460.
K. 15. Originale. Ratificano 1' atto i conservatori della Camera di Roma,
Battista de Capocinis, Paolo di S. Croce, Giuliano de Cesarinis.
Mandatum Leonardi de Pontremulo abbatis et conventus
mon. S. Pauli alienandi domos seu apothecas ac bona mona-
steri in civitate Floren. ac ejusdem territorio. Actum in mona-
sterio S. Pauli, in loco capitulari. Angelus qd. lohannis Pa-
gliuche de Liprignano imp. auct. notarius et index ordinarius.
CXCI.
8 febbraio 1461.
E. 12. Originale.
Donatio domus in regione Montium a Rosa uxore qd. lo-
hannis de Senis facta monialibus tertii Ordinis S. Francisci de
Penitentia. Actum Romae, in regione Montium, in domo Rosae,
in contrada S. Urbani. Anthonius Pauli Nardi de Corazariis
imp. auct. notarius.
Le carte del monastero di S. Paolo yj
CXCIL
28 marzo 1461.
P. 18. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 65; Codex diplom., e. 453.
Pius pp. III monasterio S. Pauli confirmat unionem ec-
clesiae S. Mariae in Cosmedin alias Scola graeca. Datum Romae,
apud S. Petrum p. a. .111. « Licet ex debito ». G. de Piccolo-
minis. Io. de Tartarinis. [Sig.].
CXCIII.
3 novembre 1461.
I. 24. Originale. Ratificano l'atto i conservatori della Camera di Roma,
Filippo di Giacomo di Pietro de Albertonibus, Lorenzo Cardini de Piccolpmi-
nibus e Girolamo di Lorenzo Alberti.
Mandatum Cypriani abbatis et conventus mon. S. Pauli prò
censu fumentariarum lohanni de Martinengo abbatis S. Mariae
de Lonate, alias de Magozano, dioecesis Veronen., directum.
Actum in monasterio S. Pauli, in loco capitulari. Angelus qd.
lohannis Pagliuche de castro Liprignani imp. auct. notarius et
index ordinarius!
CXCIV.
9 dicembre 1461.
V. 25. Originale.
Monitorium Petri episcopi Albanen. et lohannis de Amelia,
auditoris Angeli S. Crucis in Hierusalem presb. card. Reatini
in Bonon. civitate, exarcatus Ravennaten. ac provincia Roman-
diolae apost. Sedis legati super exactione fumentariarum in
dieta provincia Romandiolae prò mon. S. Pauli. Datum Bono-
niae. Luchinus Trottus.
cxcv.
15 febbraio 1462.
N.*35. Originale,
Sententia Ludovici tit. S. Laurentii in Damaso presb. card,
patriarchae Aquilegiensis, a Pio pp. n. deputati, centra Ste-
phanum qd. Stephani de Columpna, prò monasterio S. Pauli,
y?) B. Trifo7ie
super bonis in territorio castri Scurani. Romae in domibus
Cardinalis prò tribunali sedentis. Stephanus lacobi de Guarne-
riis Auximanus imp. auct. notarius et scriba. [Sig.].
CXCVI.
22 febbraio 1462.
G. 12. Originale.
Collatio ecclesiae S. Mariae de Paradiso de Paterno dioe-
cesis Marsican. Butio Antonii Massecliii de Paterno facta a
Cypriano de Rinaldinis de Padua abbate mon. S. Pauli. Datum
apud monasterium S. Pauli. Franciscus notarius. [Sig.].
CXCVII.
I dicembre 1462.
I. 25. Originale. Ratificano l' atto i conservatori della Camera di Roma,
Gentile de Astallis, Pietro de Milinis, Salvato de Paparonibus.
Mandatum Cypriani de Padua abbatis et conventus S. Pauli
lohanni de Martynengo abbati S. Mariae de Lonate directum prò
exactione censuum fumentariarum, prò fabrica mon. S. Pauli.
Act-um Romae, in dicto monasterio in loco capitulari. Angelus
qd. lohannis Pagliuche imp. auct. notarius et index ordinarius.
CXCVIII.
I dicembre 1462.
K. 16. Originale. Ratificano l'atto i conservatori della Camera di Roma
come sopra.
Mandatum Cypriani de Padua abbatis et conventus mon.
S. Pauli prò alienatione domorum ac bonorum in territorio et
civitate Floren. Actum Romae in monasterio S. Pauli, in loco
capitulari. Angelus, lU siipra.
CXCIX.
9 maggio 1464.
Z. 5. Originale.
Locatio in emphyteusim bonorum mon. S. Pauli extra portam
S. Pauli in contrada Vasiglioli facta Antonio Colae ab Agnelo de
Mediolano priore dicti monasterii. Actum in claustro S. Mariae
in Cosmedin. Marianus Colae Cecharelli imp. auct. notarius.
Le carte del monastero di S. Paolo 79
ce.
26 settembre 1464.
M. II. Originale.
Testamentum Nicolai Desiderii Viterbiensis de contrada
S. Stefani. Actiim Viterbii, in domo testatoris. Thomas Victor
Nicolai de Victoribiis imp. et almae Urbis prefecti auct. no-
tarius et index ordinarius.
CCI.
IO dicembre 1464.
V. II. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat 8029, P. 11, e. 71.
Locatio in emphyteusim bonorum ecclesiae S. Pauli de
Sutrio facta Laurentio olim Menici Rofoli a lohanne Nardi de
Sutrio rectore eiusdem ecclesiae. Actum Sutri, in domo ecclesiae
S. Mariae de Sutrio. Michelangelus lorosifolii de Sutrio apost.
auct. notarius et index ordinarius.
CCII.
18 dicembre 1464.
R. 12. Originale.
Acquisitio bonorum Petri Zoze de Nazzano in territorio
Nazzani, in contrada campi Meianae, in vocabulo Valle Scar-
liana, facta a Guidone Colae Paglioni pretio .xv. florenorum.
Actum in castro Nazzani. Johannes Nardi de Cantalupo imp.
auct. notarius et index ordinarius.
ceni.
19 marzo 1465.
G. 13. Originale Ne esiste un altro segnato G. 14.
Collatio ecclesiae S. Leonardi de Monte Ulmo in Carturio,
Reatin. dioecesis, a Leonardo de Pontremulo abbate mon. S. Pauli
Mariano de Roma monacho eiusdem monasterii facta. Datum
Romae, in dicto monasterio. Angelus notarius.
8o B. Trifofie
CCIV.
I aprile 1465,
N. 36. Originale, mancante del sigillo.
Sententia lacobi de Mumarellis de Bononia canonici S. Petri
de Urbe, a Pio pp. II deputati, contra Magdalenam de Ursinis
de Monte Rotundo, prò monasterio S. Pauli, super molendino
ab ea constructo in decursu aquarum Scurani, in praeiudicium
molendini monasterii in territorio Liprignani. Romae, apud
S. Petrum in palatio causarum. lacobus Dominici imp. auct.
et curiae camerae apostolicae notarius.
ccv.
20 luglio 1466.
E. 13. Originale.
Acquisitio domus in regione Campitelli Baptistae Antonii
Pauli facta a Mariano Cosmati lohannis. Actum Romae, in re-
gione Collis in domo Mariani. Marianus Colae Cecharelli imp.
auct. notarius.
CCVI.
28 gennaio 1468.
N. 37. Originale.
Sententia iudicum Petri de Marganis et Petri de Maximis
Inter universitatem Castrinovi et Gregorium de Crema abbatem
mon. S. Pauli, super divisione territori Liprignani. Actum in
castro novo prò tribunali sedentibus in domo Anthonii de lu-
dicibus vicecamerarii papae. Bartholomeus lohannis de Corigia
imp. auct. notarius.
CCVII.
17 aprile 1468.
F. 4. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 72.
Testamentum Fortunati, olim in saeculo Francisci, qd. lacobi
de Ferariis de Castellecto de Lombardia, novitii mon. S. Pauli.
Actum in monasterio S. Pauli in loco capitulari. Marchus lacobi
Antonii Rotellae de castro Ponzani imp. auct. notarius et index
ordinarius.
Le carte del monastero di S. Paolo 8i
CCVIII.
II novembre 1468.
F. 5. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diploni., e. 466.
Paulus pp. II episcopo Messanen. et Priori S. Angeli Vi-
terbien., ad istantiam Leonardi de Pontremulo abbatis nion.
S. Pauli, committit recuperationem bonorum dicti monasterii in
civitate Viterbien. Datum Romae, apud S. Petrum, p. a. .v. « Si-
gnificaverunt nobis ». B. Capotius.
CCIX.
II maggio 1469.
F. 6. Copia autentica del 20 maggio 1471 eseguita dal notaio Silvestro Cor-
tesio. Ratificano l'atto il giudice palatino Spinello de Spinellis di Narni e i notai
Domenico di Pietro Paolo de Bonis, Tommaso de Victoriis.
Testamentum Nicolai Lelli de Valentinis de regione Mon-
tium. Actum Romae in dieta regione in camera domus testa-
toris. Antonius Pauli Nardi de Corazariis notarius.
ccx.
6 luglio 1470.
X. 4. Originale.
Sententia Angeli tit. S. Crucis in Hierusalem cardinalis, a
Sede apostolica deputati, contra lohannem Antonacii et alios
de Castro novo prò monasterio S. Pauli super bonis in terri-
torio Riani in loco Valle Chiarani, La torre et Stretto de loro.
Actum Romae, in domibus Cardinalis prò tribunali sedentis.
Petrus de Wescilia cler. Colonien. dioecesis imp. auct. notarius
et scriba. [Sig.].
CCXI.
3 dicembre 1470.
F. 7. Originale.
Sententia Au. C. Nicolai de Edam contra lulianum Matta-
relli prò monasterio S. Pauli super hereditate Colae Visci de
castro Genezani. Romae apud S. Petrum in palatio causarum.
Hermannus Pleniuch de Telgha clericus Monasterien. dioecesis
imp. auct. notarius et scriba. [Sig.].
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi XXXII. 6
82 B. Trifofie
CCXII.
3 gennaio 1471.
R. 14. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. i, e. 74.
Concordia inter Ursum de Ursinis et abbatem mon. S. Pauli
super bonis in territorio Meianae. Actum in mon. S. Pauli
in camera Abbatis. Marianus qd. lohannis Palutii de Astallis
imp. auct. notarius.
CCXIII.
3 gennaio 1471.
R. 13. Originale. Ratificano l'atto i notai Tiberio Ugolino chierico Viterbese
e Lorenzo di Antonio di Civita Castellana.
Trascrizione : Cod. cit., e. 77.
Concordia inter Ursum de Ursinis et Leonardum de Pon-
tetremulo abbatem mon. S. Pauli una cum terminatione bono-
rum in territorio Meianae. Actum in monasterio S. Pauli in
aula ante cameram abbatis. Marianus ut supra.
CCXIV.
18 marzo 1471.
R. 15. Originale.
Sententia Baptistae de [...]dis Francisci de Anania et Petri
de Mazabufalis arbitrorum super divisione territorii Piani, Filac-
ciani, Nazzani et Civitellae inter Ursum de Ursinis et mona-
sterium S. Pauli. Actum in ecclesia S. Eustachii de Urbe. Maria-
nus, ut supra.
ccxv.
23 marzo 1471.
D. 2, Originale.
Trascrizione : Codex dipioni., e. 471.
Monitorium Au. C. lohannis de Ceretanis contra usurpantes
bona mon. S. Clementis de Tybure. Datum Romae apud S. Pe-
trum in domo lohannis. Johannes Huberti cler. Andegaven.
dioecesis notarius. [Sig.].
Le carte del monastero di S. Paolo 83
CCXVI.
27 giugno 1471.
E. 14. Originale.
Testamentum Laurentiae uxoris qd. lacobi Mactabufolo.
Actum Romae in regione Columnae in domo notarii. Marianus
Io. Scalibastri imp. auct. notarius.
CCXVII.
[ . . . ] I47I.
L. 16. Originale. Manca il resto delle note cronologiche perché la perga-
mena è danneggiata.
Trascrizione : Codex diplom., e. 472.
Monitorium lohannis episc. Urbinaten., a Paolo pp. II de-
putati, contra usurpantes bona mon. S. Pauli. Datum Romae in
domibus dicti lohannis. [Sig.].
CCXVIII.
9 settembre 147 1.
R. 16. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione : Codex diplom., e. 474,
Sixtus pp. IV concordiam inter Ursum de Ursinis ducem
Ascoli ac Nolarum comitem et Leonardum abbatem mon. S. Pauli
confirmat super divisione territorii Meianae. Datum Romae apud
S. Petrum p. a. .1. « Pastoralis officii cura ». Grifus. Sinolfus.
CCXIX.
26 marzo 1473.
I. 27. Originale.
Sixtus pp. IV Francisco tit. S. Mariae Novae diac. card.
Mantuano, apost. sedis Bononiae legato, exactiones fumenta-
riarum prò fabrica S. Pauli committit. Datum Romae apud
S. Petrum, p. a. .11. « Dilecti filli abbas ». L. Grifus.
84 B. Trifone
CCXX.
IO aprile 1473.
Y. 12. Originale.
Excommunicatio usurpantium bona ac iura mon. S. Pauli
in territorio S. Stephani de Sutrio a lohanne episc. Urbinaten,
a Sixto pp. IV deputato, prolata. Romae in palatio apost. Guil-
lelmus Meprossonis cler. Lugdun. dioecesis ap. auct. notarius.
CCXXI.
5 aprile 1477.
E. 15. Originale.
Adeptio possessionis domus in regione Campi Martii, apud
ecclesiam S. Martinelli, Laurentii de Ciota facta a Severino de
Betunto abbate mon. S. Pauli. Actum in dicto monasterio in
camera abbatis. Innocentius de Leis imp. auct. notarius.
CCXXII.
IO settembre 1477.
H. 9. Originale.
Acquisitio bonorum Nardi qd. Stephani Antonii Petroni de
Ponzano, in territorio Ramiani, facta per monasterium S. Pauli,
nomine mon. S. Andreae in flumine. Actum in Ponzano ante
ostium castri. Presbyter Sanctes qd. Andreae Colecte Saraceni
de dicto castro imp. auct. notarius et index ordinarius.
CCXXIII.
27 novembre 1477.
R. 17. Originale.
Acquisitio domus Rosae olim uxoris Spagnioli in castro
Nazzani, prò aedificatione arcis dicti castri, facta a Severino
abbate mon. S. Pauli. Actum in castro Lipriniani, in claustro
domus dicti monasteri!, iuxta scalam. Silvester Bartholomei de
Fabricha imp. auct. notarius.
Le carte del monastero di S, Paolo 85
CCXXIV.
12 febbraio 1478.
e. is.^Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 78.
Concordia inter universitatem castri Civitellae et Piani ac
Severinum abbatem mon. S. Pauli prò dannis illatis a civibus
castrorum dictorum. Actum in lenimento Civitellae ante portam
S. Andreae de Visano. Simon qd. Antonii Angeli de castro
Piani imp. auct. notarius et index ordinarius.
ccxxv.
16 marzo 1478.
L. 60. Originale, Ratificano l'atto i conservatori della Camera di Roma,
Marcello de Rusticis, Battista de Archionibus, Paluzio di Giovanni di Mattei de
Matteis.
Mandatum Severini de Bitonto abbatis et monachorum mon.
S. Pauli prò exactione fumentariarum censuum fabricae S. Pauli
abbatibus monasteriorum S. Proculi de Bononia et S. Mariae in
Monte de Cesena et rectori S. Vitalis de Ravenna directum.
Actum in monasterio S. Pauli, in camera abbatis in loco capi-
tulari. Petrus de Meriliis imp. auct. notarius.
CCXXVI.
17 aprile 1478.
S. 16. Originale.
Emptio domus sitae in castro Ponzani Petri qd. Dominici
Henrici facta a Hyeronimo de Paulinis monacho rectore S. An-
dreae in flumine, nomine Severini abbatis mon. S. Pauli. Actum
in castro Ponzani, in dieta domo. Agnelus lannis magistri An-
tonii de Ponzano imp. auct. notarius et index ordinarius.
CCXXVII.
5 luglio 1478.
G. 15. Originale.
Sixtus pp. IV lohanni de Anglesio canonico ecclesiae Ci-
vitatis Castellanae committit confirmationem collationis ecclesiae
86 B. Trifone
S. Anthimi de Nazzano a Severino abbate mon. S. Pauli factae
lohanni magistri Antonii de Ponziano. Datum Romae apud S. Pe-
trum p. a. .vii. « Dignum arbitramur ». L. de Fulgineo. [Sig.].
CCXXVIII.
30 settembre 1478.
R. iS. Originale.
Emptio vineae in territorio Nazzani in contrada Porto vec-
chio Caeciliae lohannis Spagnioli de Nazzano, facta a mona-
sterio S. Pauli. Actum in castro Ariani, in platea ante arcem.
Silvester Bartholomei de Fabricha imp. auct. notarius.
CCXXIX.
16 giugno 1479.
N. 38. Originale.
Concordia inter Raynaldum de Ursinis Archiepiscopum Flo-
rentinum et monasterium S. Pauli, super demolitione molendini
ipsius Raynaldi, constructi in decursu aquarum Scurani, in prae-
iudicium molendini monasterii, in territorio Lipriniani. Romae,
in domibus Marci episcopi Prenestini tit. S. Marci cardinalis.
Conradus Altheymer clericus Eystetten. dioecesis ap. et imp.
auct. notarius.
ccxxx.
13 marzo 1480.
S. 17. Originale.
Emptio partis unius domus in castro Ponzani Colatiae olim
Dominici Henrici de dicto castro, facta ab Ambrosio de Medio-
lano rectore mon. S. Andreae in Flumine, pretio .lxxv. floren.
In castro Ponzani in domo monasterii. Presbyter Sanctes olim
Andreae Colecte Andreae Colae Saraceni de castro Ponzani
imp. auct. notarius et index ordinarius.
CCXXXI.
26 agosto 1480.
G. 16. Originale.
Collatio ecclesiae S. Antimi de Nazzano Sutrinae seu Ne-
pesinae dioecesis, facta presbytero lacobo lohannis Blasii de
Le calate del monastero di S. Paolo ^j
Suma neapolitan. dioecesis a Severino de Bitonto abbate mon.
S. Pauli. Actum in arce Nazzani in camera magna. Gabriel de
Ogionibus de Varisio imp. auct. notarius et index ordinarius.
CCXXXII.
12 agosto 1481.
M. 12. Copia autentica del 7 luglio 1508 eseguita dal notaio Francesco del
fu Cristoforo de Petrolinis.
Acquisitio bonorum fratrum Minorum de Bonriposo et S. lo-
hannis Baptistae facta a Bernardino lovandriani de Civitate Ca-
stelli. Christoforus qd. Benedicti de Petrolinis de Civitate Ca-
stelli, utriusque auct. notarius et index ordinarius.
CCXXXIII.
23 marzo 1482.
H. 4. Originale.
Concordia Inter universitatem Ponzani et S. Edisti ac Se-
verinum abbatem mon. S. Pauli super locationibus emphy-
teuticis mon. S. Andreae in Flumine et S. Silvestri de monte
Sirapti in territorio castrorum praedictorum. Datum in monasterio
S. Pauli. lacobus qd. Anthonii Petracche de castro Rivipriniani
imp. auct. notarius. [Sig.].
CCXXXIV.
15 dicembre 1482.
L. 17. Originale.
Electio Simonis de Papia in abbatem mon. S. Pauli, trans-
lati a regimine mon. S. Severini de Neapoli per obitum Lu-
dovici de Pedemontium facta a capitulo Congregationis S. lu-
stinae, praesentibus Gaspare de Papia abbate S. lustinae de
Padua, praeside, Gulielmo de Mediolano abbate S. lohannis
de Parma, Tolfo de Mediolano abbate S. Mariae de Maguzano,
Dionisio de Verona abbate S. Mariae de Pratalia et Anthonio
de Venetiis abbate S. Georgii Majoris. Actum Paduae in mona-
sterio S. lustinae, in camera cubichulari abbatis. Petrus de
Spinellis Cardini notarii imp. auct. notarius et iudex ordinarius.
88 B. Trifofie
ccxxxv.
8 aprile 1483.
E. 16. Originale.
Locatio in emphyteusim domus ecclesiae Ss. Gelsi et lu-
liani de Urbe, in regione Pontis, in contrada de Castellione,
facta Anthonio lohannis de Caurine alias Bergamasco a lacobo
Fontano priore et capitulo canonicorum dictae ecclesiae. Actum
Romae, in regione Pontis, in domo archipresbyteri lohannis
Anthonii episcopi Alexandrini. Gaspar Pontanus apost. et imp.
auct. notarius.
CCXXXVI.
16 luglio 1483.
Y. I. Originale.
Trascrizione : Codex diplotu., e. 492.
Sixtus pp. IV ecclesiam S. Saturnini de regione Montium
cum ecclesia S. Susannae de Urbe unit et incorporat. Datum
Romae, apud S. Petrum p. a. .xii. « Pastoralis officii » L. Grifus.
P. Fradeti. [Sig.].
CCXXXVII.
4 gennaio 1484.
G. 17. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 85. Codex diplom., e. 496. Ed.
Margarini, Bullarium, II, 390.
Innocentius pp. Vili Timotheo abbati mon. S. Pauli et
successoribus eius facultatem concedit deputandi cappellanos
amovibiles in ecclesia S. Anthimi de Nazzano Sutrin. dioecesis.
Datum Romae, apud S. Petrum, p. a. i. « Exigentibus meritis ».
L. Grifus. L. de Sutrio [Sig.].
CCXXXVIII.
[ . . . ] aprile 1484.
N. 39. Originale. La pergamena è danneggiata.
Locatio macelli positi Inter duas portas castri Lipriniani,
facta universitati Lipriniani a Gregorio de Manfredonia abbate
mon. S. Pauli. Actum in domo filiorum Sparapanis, in burgo
dicti castri. Gabriel de Ogionibus de Varisio imp. auct. nota-
rius et iudex ordinarius.
Le carte del monastero di S, Paolo 89
CCXXXIX.
II maggio 1484.
E. 17. Originale.
Locatio in emphyteusim domus ecclesiae Ss. Gelsi et lu-
liani, in contrada « la Imagine » in regione Pontis, facta Antonio
Petri de Grissano de Orta Novarien, dioecesis a lacobo Pontano
priore dictae ecclesiae cum consensu canonicorum. Actum Romae,
in domo episcopi et archipresbyteri lohannis Antonii. Gaspar
Pontanus ap. et imp. auct. notarius.
CCXL.
12 settembre 1484.
H. IO. Originale.
Acquisitio bonorum emphyteuticorum mon. S. Andreae in
Flumine et S. Silvestri de monte Sirapti in territorio S. Edisti
Pellegrini qd. Anthonii Chiarini cum consensu Ambrosii de
Mediolano, decani monasterii, deputati a Gregorio de Manfre-
donia abbate mon. S. Pauli facta a Petro barbitonsore qd. Colae
Grossi de Urbe. Actum in castro S. Edisti, in domo venditoris.
Madius lanniconi Antonii Bactolomicti de S. Edisto imp. auct.
notarius et index ordinarius.
CCXLI.
[1471-84].
M. 9. Originale, mancante della bolla e del d a t u m perché la pergamena è
danneggiata.
Sixtus pp. IV monasterium et ecclesiam S. Laurentii extra
muros Urbis Oliverio Carafae episcopo Albanen. commendat.
« Romani pontificis providentia ».
CCXLII.
18 febbraio 1485.
M. 49. Originale, mancante della bolla.
Innocentii pp. Vili monitorium contra detentores bonorum
mon. B. Mariae in Campis extra muros Fulginaten. Datum
Romae apud S. Petrum, p. a. .11. « Significaverunt nobis ».
C. Cor.
90 D. Trifone
CCXLIIL
24 ottobre 1485.
M. 13. Originale.
Donatio bonorum Anthonii de Pontremolo in territorio
Urbis, in contrada Martinecto, prò Catharina lacobi Antonii
Damiani Papperoni aromatarii in regione Pontis. Actum Romae
in apotheca Papperoni. Nicolaus Petri Vaccti Ferentin. ap. et
imp. auct. notarius.
CCXLIV.
28 novembre 1485.
B. 7. Copia autentica del 5 dicembre 1485 (v. doc. ex).
Innocentius pp. Vili privilegium deputandi conservatores
et iudices super bona ac iura et in causis Congregationis de
observantia S. lustinae, ab Eugenio pp. IV concessum, confir-
mat. Datum Romae apud S. Petrum, p. a. .11. « Nobis nuper
exponi ».
CCXLV.
17 marzo i486.
A. 3. Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11. e. 91.
Sententia Au. C. Francisci Bremus contra Augelum de Civita
Castellana prò monasterio S. Pauli super bona mon. S. Bene-
dicti de Nepe. Datum Romae in basilica principis apostolorum
prò tribunali sedens. Gregorius Possel cler. Burdigalen. dioe-
cesis ap. et imp. auct. notarius.
CCXLVL
9 maggio 1487.
B. 9. Originale. Ratificano 1' atto il notaio Giacomo del fu Guido de Auge-
riis e il potestà di Mantova Peregrino de Priscianis di Ferrara.
Mandatum capituli generalis Congregationis de observantia
S. lustinae abbati et priori mon. S. Pauli directum prò negotiis
dictae Congregationis agendis. Actum in monasterio S. Bene-
dicti de Padolirone Mantuan. dioecesis. Lucas qd. nobilis Io.
de Brageriis imp. auct. notarius.
Le ca7'te del 7no7iastero di S. Paolo
CCXLVII.
31 ottobre 1489.
M. 14. Originale, mancante della bolla.
Innocentius pp. Vili Oliverio Carafae card, episc. Sabinen.
canonicatum ac praebendam ecclesiae Carthaginen. commendat,
Datum Romae apud S. Petrum, p. a. vi. « Ad personam
tuam ». lui. de Cesarinis. F. de Valentia.
CCXLVIII.
4 novembre 1489.
R. 19. Originale, mancante del sigillo.
Apocha Raphaelis S. Georgii ad velum aureum S. R. E.
diac. card., camerarii apostolici, prò Dominico Sinebarba de
Nazzano super annuo censu .lv^ floren., eidem camerae soluto,
portus Nazzani ac ripae Tyberis. Datum Romae in camera apo-
.stolica. An, de Viterbio. F. Blondus.
CCXLIX.
31 gennaio 1491.
L. 18. Originale, mancante del sigillo,
Monitorium Au. C. Petri de Vicentia episcopi Cesenaten.
contra usurpantes et detinentes bona ac iura mon. S. Pauli.
Datum et actum Romae in domo habitationis dicti Petri. lo-
hannes Desiderii cam. apostolicae notarius.
CCL.
19 marzo 1491.
X. 6. Originale.
Transactio et concordia inter Petrum de Columpna, eccle-
siam S. Mariae de Castronovo et Bartholomeum de Vicentia
abbatem mon. S. Pauli super differentiis terminorum castri
Riani et Castrinovi. Actum in loco dicto « Li campanili » inter
castrum Riani et Castrinovi. Io. Baptista de Forzoriis cler. Are-
tin. ap. et imp. auct. notarius et iudex ordinarius.
92 B. Trifone
CCLI.
8 aprile 1491.
In X. 6. Originale.
Trascrizione: Cod. Vat. Lat. 8029, P. 11, e. 92.
Aliud instrumentum eiusdem tenoris, ut supra. Actum infra
tenimentum Riani et Castrinovi. Io. Baptista, ut supra.
CCLIL
I agosto 1491.
E. 18. Originale.
Donatio domus in regione Pontis a Simona qd. Laurentii
de Monterulis tertii ordinis s. Francisci de poenitentia con-
cessa Bartholomeae Baptistae et Cherubinae Petri monialibus
eiusdem ordinis. Actum Romae in domo habitationis Nicolai
Manni de Castello, in regione Parionis. Gerardus Colini cler.
Virdunen. dioecesis ap. et imp. auct. notarius.
CCLIII.
26 ottobre 1492.
E. 19. Originale.
Acquisitio domus lohannis Ususmaris in monte Caballo a
Masentio de Gesualdo nobile neapolitano, commendatario mon.
S. Mariae de Ilice Consan. dioecesis, facta. Actum Romae in
bancho Gerardi et fratrum Ususmaris in via Florida parrochiae
S. Blasii. Raphael de Nigronibus cler. lanuen. dioecesis ap. et
imp. auct. notarius.
CCLIV.
27 novembre 1492.
E. 20. Originale.
Emptio domus mon. S. Mariae de Populo de Urbe o. s.
Augustini in regione Campi Martii a monialibus tertii o. s.
Francisci de penitentia facta. Actum Romae in dieta ecclesia
in cappella iuxta sacristiam.
Le carte del monastero di S. Paolo 93
CCLV.
29 novembre 1493.
L. 20. Originale.
Alexander pp. VI . . abbati et priori mon. S. Pauli mandat
ut Bartholomeo Perez dentur .m. rubr. frumenti prò usu sacri
palatii. Datum Urbe veteri p. a. .11. « Significaverunt nobis ».
B. Floridus.
CCLVI.
18 gennaio 1494.
I. 26. Originale, mancante del sigillo.
Monitorium lohannis de Ancona archiep. Ragusin., ab Ale-
xandro pp. VI deputati « Quae laudabili. Datum Romae apud
S. Petrum a. Domini .m.cccc.xcii. kal. ianuarii, p. a. .1. »
contra Galeottum de Gattis super exactione fumentariarum cen-
suuni fabricae basilicarum S. Petri, Lateranensis et S. Pauli.
Datum Romae in domibus dicti archiepiscopi. Hugo Careri cler.
Coirduven. dioecesis notarius,
CCLVIL
7 febbraio 1494.
C. 29. Copia autentica del i settembre 1546 eseguita dal notaio Angelo di Mays
di S. Edisto, ratificata dai notai Bernardino Mario e Angelo Marinello di S. Edisto.
Divisio territorii castri S. Edisti et Civitellae a Zacharia de
Padua abbate mon. S. Pauli facta, sedente prò tribunali. Ber-
nardinus Martini de Aquila ap. auct. notarius.
CCLVIII.
17 aprile 1494.
E. 21, Originale.
Trascrizione : Cod. Vat. Lat. 8029. P. n, e. 103.
Acquisitio domus in regione S. Eustachii de Urbe Gabrielis
de Cesarinìs a mona.sterio tertii o. s. Francisci de poenitentia.
Actum Romae in dieta regione in domo Gabriellis. Antonius
Nicolai de Fortibus de Pescia imp. auct. notarius.
94 B. Trifone
CCLIX.
23 agosto 1494.
R. 20. Originale.
Permutatio honorum Lelli qd. Pretaccinis de castro Nazzani
cum bonis Evangelistae qd. lohannis de Sinebarbis in territorio
eiusdem castri. Actum in dicto castro in domo notarii. Domi-
nicus qd. lohannis Nutii de Nazano imp. auct. notarius et
iudex ordinarius.
CCLX.
23 marzo 1495.
N. 41. Originale, mancante del sigillo.
Monitorium Constantini episcopi Aquen., a Sede apostoHca
deputati, contra usurpantes bona ac iura episcopi Ortan. et Ci-
vitatis Castellan., praecipue in territorio Liprignani. Actum Ro-
mae in domo habitationis dicti episcopi. Georgius Car. [ap.J et
imp. auct. notarius.
CCLXI.
[5 febbraio] i4[96].
R. 21. Originale. Manca il nome del notaio perchè la pergamena è danneg-
giata.
Sententia Au. C. Guillelmi de Pereriis inter luHum de Ur-
sinis ac Baptistam S. lohannis et PauH presb. card, fratres et
monasterium S. Pauli ac Stephanum et Sebastianum de Sine-
barbis prò molendino in territorio Nazzani. Actum Romae in
domo dicti Guillelmi subdiac. Pictavien. ab Alexandro pp. VI
deputati.
CCLXII.
I giugno 1497.
E. 22. Originale.
Testamentum Bartholomeae qd. Baptistae Fiordi et Caru-
binae qd. Petri Io. Avile de Civitate Castelli monialium tertii
o. s. Francisci de poenitentia prò ipso ordine. Actum Romae
in regione Campi Martis in domo dictarum in parrocchia S. Ni-
colai. Bernardinus Sancti de Alatro auct. imp. notarius.
Le carte del vioìiastero di S. Paolo 95
CCLXIII.
8 giugno 1497.
E. 23. Originale.
Locatio in emphyteusim domus ecclesiae Ss. Gelsi et luliani
de Urbe in regione Pontis in contrada de Castellione Antonio
Vanini de Cabeme nomine Evangelistae eius uxoris et filiorum
eius a Capitulo dictae ecclesiae facta. Actum Romae in regione
Pontis in domo lacobi [prioris] locatoris. Gaspar Pontanus ap.
et imp. auct. notarius.
CCLXIV.
28 marzo 1498.
Y. 13. Originale.
Monitorium Au. G. Petri de Vicentia episcopi Gesenaten.
centra lacominum Lommardi prò monasterio S. Pauli super
bonis ecclesiae S. Stephani de Sutrio. Datum Romae in domo
dicti Petri. lacobus Quentinoti Guriae apost. notarius.
CCLXV.
21 aprile 1498.
S. 18. Originale.
Emptio domus in castro Ponzani Petri et lacobi qd. Menici
Gechi Brache de castro Stabie a Zacharia de Padua abbate
mon. S. Pauli facta, Actum in castro Ponzani, in curia mon,
S. Andreae in Flumine. Presbiter Sanctes qd. Andreae Golecte
Saraceni de dicto castro imp. auct. notarius et index ordinarius.
CCLXVI.
5 gennaio 1499.
M. 15. Originale, mancante del sigillo.
Gonfirmatio coUationis ecclesiae S. Petri de Apicio per Tro.
iolum episcopum Guardien., vicarium generalem, facta nomine
archiepiscopi Beneventan. lohanni de Apicio. Datum Beneventi,
in palatio archiepiscopali. Anthonius.
90 B. Trifone
CCLXVII.
5 maggio 1499.
L. 19. Originale.
Facultas vendendi ac permutandi bona moti. S. Pauli usque
ad .ce. florenos auri, abbati dicti monasterii concessa a lohanne
de Venetiis praeside et definitoribus capituli generalis Congre-
gationis de Observantia S. lustinae o. s. B. Datum in mona-
sterio S. Benedicti de Padolirone. [Sig.].
CCLXVIII.
24 settembre 1499.
H. II. Originale.
Testamentum Beatricis qd. Silvestri de S. Edisto cum con-
sensu mariti Rentii. Actum in castro S. Edisti in domo Rentii.
Madius lanniconi Antonii Bartolomicti de dicto castro imp. auct.
notarius et index ordinarius.
APPENDICE (i).
I. [h. i]. « Acquisitio bonorum in territorio S. Edisti facta
« per monasterium S. Pauli ».
II. [h. 2]. « Acquisitio bonorum emphyteuticorum mona-
« sterii (S. Pauli) in territorio S. Edisti facta per lannucium qd.
« magistri Angeli a Paulo Brancha ».
III. [m. i]. « Examen testium prò omnimoda iurisdictione
« episcopali Iconiensis in ecclesia S. Petri de Iconio ».
IV. [n. 18]. « Confirmatio locationum in emphyteusim bo-
« norum mon. (S. Pauli) in territorio Civitellae facta per mo-
« nasterium ad favorem Antonii q. magistri Pauli ».
V. [o. 1-2]. Ed. Margarini, Bullarium, II, 113, assegnata
all'anno 1014. « Cessio iurium ac castri Corcuruli monasterii
« S. Pauli et civitatis Portuensis facta per Henricum III impe-
« ratorem ad favorem mon. S. Pauli et episcopatus Portuensis ».
(1) Dall' indice ms. del Margarini. Dispongo le notizie secondo le lettere
alfabetiche corrispondenti alla segnatura delle carte smarrite.
Le carte del monastero di S. Paolo 97
VI. [o. 4], « Acquisitio honorum monialium S. Sixti de Urbe
« in territorio Longhezzae per lohannem de Tuscis de Berta ».
VII. [o. 5]. « Acquisitio honorum Petrucii de Villanis in
« territorio Palazzettini S. Dignae prope tenimentum Longhezzae
« facta per lohannem de Villanis ».
Vili. 1431-47. [r. i]. Trascriz. del Galletti, Cod. Vat.
Lat. 8029, P. I, e. 113; Codex diplom.^ e. 367. « Commissio
« Eugenii IV prò confirmatione alienationis Castrorum Monti-
« cellorum et Montis Alhani, mon. S. Pauli facta per lohannem
« cardinalem de Vitelleschis ad favorem lohannem Antonii de
« Ursinis comitis Tagliacozzii prò pretio fior, auri loooo, facienda
« per monasterium cum ohligatione Sedis Apostolicae recom-
« pensandi dicto monasterio de pecuniis dictae Camerae depo-
« sitis super Montem communis Florentiae ».
IX. 1332. [r. 4]. Trascriz. del Galletti, Cod. Vat. Lat.
8029, P. I, e. 39. « Adeptio possessionis molendini et .xxxv.
« rubiae terrae in territorio Nazzano in contrada Campi de' Le-
« gati nunc vero Campo di contro, cum decursu aquae fluminis
« Farfae et cum terminatione dictorum honorum facta per Octa-
« vianum de Ruhiano a lacoho de Sahellis ».
X. [s. i]. « Acquisitio honorum in territorio Ponzani per
« monasterium (S. Pauli) ».
INDICE CRONOLOGICO
DEGLI SCRITTORI DELLE CARTE
1081. Beniamin notarius sacri palatii (i).
Sec. XI. Nicolaus S. R. Ecclesiae scriniarius (ii-iii, v, vii-x).
1130. Saxo S. R. Ecclesiae presh. card, et cancellarius (vi).
1196. Cencius S. Luciae in Orthea diac. card. [Celestini pp. Ili]
camerarius (xii).
1203. lohannes S. R. Ecclesiae subdiac. et notarius (xiii).
1211. Thomas S. R. Ecclesiae et Sahinensis comitatus index et
scriniarius (xiv).
1212. lohannes S. Mariae in Cosmedin diac. card. S. R. Eccle-
siae cancellarius (xv).
12 18. Raynerius S. R. Ecclesiae vicecancellarius (xvi).
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXll. 7
98 B. Trifone
1236. Guilielmus Dentarlli de Martha imp. auct. notarius (xvii).
1259. Nicolaus bullarius sacri romani imperii scriniarius (xx).
[1241-59]. Gregorius scriniarius (xxi).
1278. Petrus de Mediolano S. R. Ecclesiae vicecancellarius
(xxiii).
1281. Bonagratias almae Urbis prefecti notarius (i).
1297. Nicolaus lorii auct. imp. notarius (xxvii).
1308. Stephanus magistri Petri imp. auct. notarius (xxviii).
131 2. Francus Dentarlli de Martha imp. auct. notarius (xviii).
1339-61. Paulus Angeli de Civitella almae Urbis prefecti index
ordinarius et notarius (xvii, xxxi, xxxvii).
1341. Paulus primicierius sacrae praefecturae auct. notarius
(xxxi).
1341. Angelus Palelle almae Urbis praefecti auct. notarius et
index ordinarius (xxxii).
1346-60. Franciscus Angeli de Civitella almae Urbis praefecti
index ordinarius et notarius (xxxiii, xxxvi).
1354. Andreas Bartholomeae notarius (xxxiv).
J:357' Nicolaus notarius (xxxv).
1362-6. Nicolaus Bartholomei Petricle de S. Polo imp. auct.
notarius (xiii, xv).
1367. lannoctus qd. Nicolai primicerii auct. notarius nunc pala-
tinus (xxxviii-xxxix).
1369. Franciscus de Stabillonien. clericus Wratislavien. apost.
et imp. auct. notarius et cardinalis Ostiensis scriba (xli).
1373. Cecchus Nicolai Saxi imp. auct. notarius (xlii).
1374-1407. Anthonius magistri Pauli Angeli de Urbe apost. et
imp. auct. notarius et index ordinarius (xliii, xlv-vi,
XLVIII, L, LVI, LX-XI, LXIIl).
1375. Petrus Lelli Ciavattarii de Civitate Castellana notarius et
index ordinarius (xliv).
1383-1412. lacobus magistri Pauli de Civitella almae Urbis imp.
auct. notarius et index ordinarius (xlvii, lv, lxii, lxv).
1385. Anthonius Laurentii Guidolini imp. auct. notarius (xlix).
1391-3. Petrus Paulus de Montanariis imp. auct. notarius
(lii-iii).
1400. Oddo magistri lacobi imp. auct. notarius (lvii).
1409. Laurentius Andreae Omniasancti imp. auct. notarius (lxiv).
1413. Nardus de Venectinis notarius (lxvi).
1416. Johannes Ribevelli clericus Pictaviensis dioecesis apost.
auct. notarius et scriba (lxvii).
1422. Colangelus Lelli Thomacelli imp. auct. notarius (lxx).
Le carte del nioiiastcì'o di S. Paolo 99
1424. Laurentius Lelli Panisgalline imp. auct. notarius et nota-
rius palatinus (lxxiii-iv).
1426-36. Blaxius qd. Io. Andreae de Figlino vallis Arni imp.
auct. notarius et index ordinarius (lxxv, lxxix, c-i,
CVIIl).
1426. Dominicus Eckel dictus Resse clericus Moguntinae dioe-
cesis ap. et imp. auct. notarius (lxxvi).
1427. Nardus qd. Petri de Venectinis apost. et imp. auct. no-
tarius (lxxxi).
1433-48. Laurentius Philippi Venacii imp. auct. et Cam. aposto-
licae notarius (xcii, clvii).
1434. Angelus Colae magistri Tutii imp. auct. notarius (xciv).
1434. lohannes Colae Gioie notarius (xcvii).
1435-6. Petrus Berti de S. Geminiano imp. auct. et Cam. apo-
stolicae notarius (cu, cvii).
1435. Albertus qd. Dominici Lucae de Florentia imp. auct. no-
tarius et index ordinarius (cui).
1435. Bartholomaeus olim Balubiciani imp. auct. notarius et
index ordinarius (civ).
1436 - 44. Leonardus Nicolai de Bucchamatii notarius (cix,
CXXXVIII).
1437. Anthonius de Pireto apost. auct. notarius (cxi).
1438. Antonius Nutii Catarini imp. auct. notarius (cxii, cxix).
1439. lacobus Octabiani de castro Ponzano imp. auct. notarius
et index ordinarius (cxiv).
1439. Robertus Paradisi clericus Maclovien. apost. et imp. auct.
ac Cam. apostolicae notarius (cxvii).
1439-56. lohannes Anthonii lohannis Clay de Ponzano imp.
auct. notarius et index ordinarius (cxviii, clxxix).
1441. Warnerus Sckemet clericus Curonien. dioecesis apost. et
imp. auct. notarius (cxxi).
1441. Bartholomaeus de Cannuciis qd. Thomei imp. auct. nota-
rius et index ordinarius (cxxii).
1441. Petrus Cecchi Blasii de regione Pineae imp. auct. notarius
(cxxiii).
1442. Angelus Narducii imp. auct. notarius (cxxv).
1442. Baptista de Calestano notarius et scriba archiep. curiae
lanuensis (cxxix).
1443. Bartholomaeus qd. Anthonii de Castagno imp. et comu-
nis Bononiensis auct. notarius (cxxxi).
1443. Nicolaus Ritae de Castro Novo notarius (cxxxv).
1443. Martinus Romani Casalis notarius (cxxxvi).
loo B. T^nfoìie
1444. Anthonius Anthonii Petroni de Ponzano imp. auct. nota-
rius et index ordinarius (cxl).
1444. lacobus de Huliem clericus Traiecten. dioecesis apost. et
imp. auct. notarius et scriba (cxli).
1445-62. Angelus lohannis Pagliuche de Liprignano imp. auct.
notarius et index ordinarius (cxlii, clxiii, clxxiii, clxxxv,
CLXXXVIII, cxc, CXCIII, CXCVII-VIIl).
1445. Anthonius Bataller apost. et imp. auct. notarius et scriba
(CXLIIl).
1445-51. Anthonius Pauli Nardi imp. auct. notarius (cxlv, clxix).
1446. Johannes de Regna clericus Baionen. dioecesis apost. et
imp. auct. notarius et scriba (cxlvii).
1446. Andreas Peper clericus Monasterien. dioecesis apost. et
imp. auct. notarius et scriba (cxlix).
1448. Simon Thomae de Narnia imp. auct. notarius et index
ordinarius (cliv).
1448-57. Petrus Milinus de Millinis apost. et imp. auct. nota-
rius (CLV, CLXV-VI, CLXXXII).
1448. Nicolaus Snelberdingh clericus Barem. dioecesis apost. et
imp. auct. notarius (clvi).
1449. Marioctus Marci de Barnabeis de Forano imp. auct. nota-
rius et index ordinarius (clxi).
1449. Dominicus lohannis Lani de S. Edisto imp. auct. nota-
rius et index ordinarius (clxiv).
1450. Paulus Anthonielli de Suberariis imp. auct. notarius
(CLXVIl).
1451. Petrus qd. lacobelli de Caputgallis imp. auct. notarius
(CLXX).
1453. lacobus Angeli notarius (clxxiv).
1453. Io- Angelus lohannis Pauli imp. auct. notarius (clxxv).
1455. Cincius qd. Leonardi de Cinciis de Viterbio apost. et
imp. auct. notarius et scriba (clxxvi).
1456. Petrus Rangonus de Parma notarius (clxxvii).
1458. Petrus de S. Edisto notarius (clxxxiv).
1458-62. Franciscus Io. Poscii de Nazano imp. auct. notarius
(CLXXXVI, cxcvi).
1459-65- Angelus lacobi Garosi de Civitate Castellana notarius
(CLXXXVIl).
1460. Marcolinus de Montemonacho imp. auct. notarius
(CLXXXIX).
1461-69. Anthonius Pauli Nardi de Corazariis imp. auct. nota-
rius (cix, CXXXVIII, cxci, ccix).
Le carte del monastero di S. Paolo loi
1461. Johannes Paulus Gregorii de Setonicis (lxxxi).
1462. Stephanus lacobi de Guarneriis Auximanus imp. auct.
notarius et scriba (cxcv).
1464-6. Marianus Colae Cecharelli imp. auct. notarius (cxcix,
ccv).
1464. Thomas Victor Nicolai de Victoribus imp. et almae Ur-
bis prefecti auct. notarius et index ordinarius (ce).
1464. Michelangelus lorosifolii de Sutrio ap. auct. notarius et
index ordinarius (cci).
1464. Johannes Nardi de Cantalupo imp. auct. notarius et index
ordinarius (ccii).
1465. lacobus Dominici imp. auct. et curiae Cam. apostolicae
notarius (cciv).
1468. Bartholomaeus lohannis de Corigia imp. auct. notarius
(ccvi).
1468. Marchus lacobi Anthonii Rotellae de Ponzano imp. auct.
notarius et index ordinarius (ccvii).
1470. Petrus de Wescilia clericus Colonien. dioecesis imp. auct.
notarius et scriba (ccx).
1470. Hermannus Pleniuch de Telgha clericus Monasterien.
dioec. imp. auct. notarius et scriba (ccxi).
147 1. Marianus qd. Io. Palutii de Astallis imp. auct. notarius
(ccxii-xiv).
1471. Silvester Cortesius notarius (clxxiv, ccix).
1471. Johannes Roberti cler. Andegaven. dioec. notarius (ccxv).
1471. Marianus lohannis Scalibastri imp. auct. notarius (ccxvi).
1473. Guillelmus Mepressonis cler. Lugdun. dioecesis ap. auct.
notarius (ccx).
1475. Blasius de Castello notarius (xcv).
1477-82. lacobus Anthonii Petracchi de Leprignano (cxxxv,
ccxxxiii).
1477. Innocentius de Leis imp. auct. notarius (ccxxi).
1477-98. Sanctes presbiter qd. Andreae Colecte Saraceni de
Ponzano imp. auct. notarius et index ordinarius (ccxxii,
CCXXX, CCLXV).
1477-8. Silvester Bartholomaei de Fabricha imp. auct. notarius
(ccxxiii, CCXXVIII).
1478. Simon qd. Anthonii Angeli de Piano imp. auct. notarius
et iudex ordinarius (ccxxiv).
1478. Petrus de Meriliis imp. auct. notarius (ccxxv).
1478. Agnelus lannis magistri Anthonii de Ponzano imp. auct.
notarius et iudex ordinarius (ccxxvi).
I o 2 B. Trifo7ic
1479. Conradus Altheymer cler. Eystetten. dioecesis ap. et imp.
auct. notarius (ccxxix).
1480-4. Gabriel de Ogionibus de Varisio imp. auct. notarius et
iudex ordinarius (ccxxxi, ccxxxviii).
1481. Christoforus qd. Benedicti de Petrolinis de Civitate
Castelli utriusque auct. notarius et iudex ordinarius
(ccxxxii).
1482. Petrus de Spinellis Cardini notarli imp. auct. notarius et
iudex ordinarius (ccxxxiv).
1483-97. Gaspar Pontanus ap. et imp. auct. notarius (ccxxxv,
CCXXXIX, CCLXIIl).
1484. lohannes qd. Laurentii Civitatis Castellanae notarius,
(XLIV).
1484-99. Madius lanniconi Anthonii Bactolomicti de S. Edisto
notarius et iudex ordinarius (ccxl, cclxviii).
1485. Nicolaus Petri Vaccti Ferentin. ap. et imp. auct. notarius
(CCXLIII).
i486. Gregorius Possel cler. Burdigalen. dioecesis ap. et imp.
auct. notarius (ccxlv).
1487. Lucas qd. nobilis lohannis de Brageriis imp. auct. nota-
rius (CCXLVi).
1491. lohannes Desiderii Camerae apostolicae notarius (ccxlix).
1491. Io. Baptista de Forzoriis cler. Aretin. dioecesis ap. et
imp. auct. notarius et iudex ordinarius (ccl-i).
1491. Gerardus Colini cler. Virdunen. diocesis ap. et imp. auct.
notarius (cclii).
1492. Raphael de Nigronibus cler. lanuen. dioecesis ap. et imp.
auct. notarius (ccliii).
1494. Hugo Careri cler. Coirduven. dioecesis notarius (cclvi).
1494. Bernardinus Martini de Aquila ap. auct. notarius (cclvii).
1494. Anthonius Nicolai de Fortibus de Pescia imp. auct. nota-
rius (CCLVIIl).
1494. Dominicus qd. lohannis Nutii de Nazzano imp, auct. no-
tarius et iudex ordinarius (cclix).
1495. Georgius Car. [ap.] et imp. auct. notarius (cclx).
1497. Bernardinus Sancti de Alatro auct. imp. notarius
(CCLXIl).
1498. lacobus Quentinoti Curiae apostolicae notarius (cclxiv).
1499. Maius lanniconi Antonii Bartolomicti de S. Edisto imp.
auct. notarius (cclviii).
Le carte del moìiastero di S. Paolo 103
CONCORDANZA
DELLE SEGNATURE DELL'ARCHIVIO COI NUMERI
DELL'EDIZIONE
I documenti indicati con la lettera A, si riferiscono a San
Benedetto di Nepi ; quelli con B, ai monasteri Sublacensi (v. Do-
cumenti Sublacensi [B. 1-6, 34] da me pubblicati in quest' Archi-
vio, XXXI, 101-120), al capìtolo generale della congregazione di
S. Giustina e al monastero di Cervaria di Genova; quelli con
C, a Civitella, Civitucula e S. Oreste ; con D, al monastero di
S. Clemente di Tivoli, Cursano e Colle di Giove; con E, ad
acquisti di case in varj rioni di Roma ; notevoli alcuni atti
provenienti dalle chiese dei Ss. Celso e Giuliano e S. Maria
del Popolo e dalle suore francescane del terzo ordine « de pe-
nitentia » ; con F, a testamenti delle famiglie « de Criv-ellis, de
« Cecchardinis, de Ursinis, de Ferrariis, de Valentinis » ; con G,
alle rettorie di S. Leonardo di Cartono, S. Maria de Casis e
de Monte, S. Nicola di Montemasclario, S. Antimo di Nazzano;
con H, ai monasteri di S. Andrea in Flumine e S. Silvestro del
Soratte e territorii di S. Oreste, Ponzano, Ramiano; con I, alle
donazioni ed esazioni dei canoni delle fumentarie nelle Pro-
vincie delle Romagne e Marche, destinati alla fabbrica di
S. Paolo; con K, al castello di Fiano e ai diritti sulla proprietà
in Firenze ; con L, all' abbate e monaci di S. Paolo e sua vita
economica; con M, ai monasteri di S. Pietro di Ferentillo, di
S. Maria di Castiono (Parma), S. Lorenzo fuori le mura di
Roma, S. Maria in Campis (Foligno), ai francescani di Bonri-
poso, agli eremiti di S. Agostino (Ravenna), alle chiese di
Cartagena e S. Pietro di Apicio (Benevento); con N, ai castelli
di Leprignano, Riano, Scorano, Vaccariccia, Castiglione, Civi-
tella, Fiano, Stimigliano, Castelnuovo ; con O, a Longhezza,
S. Digna, Losa, Passarano, Curcurulo ; con P, a S. Maria in
Cosmedin (Roma); il resto, insieme ai documenti della let-
tera Q, si riferisce ad Amelia, a Todi e a S. Maria di Fonte-
vivo (Parma), che rimetto ad una prossima edizione ; quelli
con R, al castello di Nazzano, Meiana; con S, ai monasteri
I04
B. Trifone
uniti di S. Andrea in Flamine, S. Silvestro del Soratte, e
territorj limitrofi ; con T, a privilegi pontificii ed imperiali ;
con V, X, Y, Z, al monastero di 6". Apollinare nuovo di Ra-
venna, editi dal Federici in Regesta Chartarmn Italiae, 1908;
ad eccezione di alcuni della lettera X che riguardano Riano ;
della lettera Y, S. Saturnino di Roma e S. Stefano di Sutri ;
della lettera Z, alcune terre fuori porta S. Paolo.
A.
I. = XII.
E.
5-
=
CIX.
G. 9. = cxxxii.
A.
2. = XV.
E.
6.
=
CXI.
G. IO. = CXLI,
A.
3. = CCXLV.
E.
7.
==
CL.
G. II. = CLXIII.
A.
4-10. Del 1500.
E.
8.
=
CLVII.
G. 12. = CXCVI.
A.
II. = XLIX.
E.
9.
=
CLX.
G. 13-14. = ceni.
E.
IO.
= CLXVI.
G. 15. = ccxxvii.
B.
7. = ex, CCXLIV.
E.
II.
= CLXV.
G. 16. = ccxxxi.
B.
8. = cxxix.
E.
12
=
= CXCI.
G. 17. = ccxxxvii
B.
9. = CCXLVI.
E.
13
= CCV.
E.
14
= CCXVI.
H. I. = App. I.
C.
1-3. Del 1500.
E.
15
=
= CCXXI.
H. 2. = App. II.
C.
4. = XLVII.
E.
16
= ccxxxv.
H. 3. = CLXXXVI.
C.
5. = LV.
E.
17
= ccxxxix.
H. 4. = ccxxxiii.
C.
6. = LXII.
E.
18
= CCLII.
H. 5. = CXLIII.
C.
7. = XCIII.
E.
19
= CCLIII.
H. 6. = cxLvii.
C.
8. = CXLVI.
E.
20
= CCLIV.
H. 7. = CXLVIII.
C.
9. = CLII.
E.
21
=
= CCLVIII.
H. 8. = cxLix.
C.
IO. = CLIV.
E.
22
= CCLXII.
H. 9. = ccxxii.
C.
II-I2. = CLV.
E.
23
= CCLXIII.
H. IO. = CCXL.
C.
13. = CLXIV.
H. II. = CCLXVIII
C.
14. = CLXXIII.
F.
I.
=
XC.
C.
15. = CCXXIV.
F.
2.
=.
CXII.
I. I. = LIX.
C.
16-28. Del 1500.
F.
3.
=
CXXX.
2. = LXIX.
C.
29. = CCLVII.
E.
4.
==
CCVII.
3. = LXXII.
F.
5-
=
CCVIII.
4. = LXXXIV.
D.
I. Del 1500.
F.
6.
=
CCIX.
5-6. = xcv.
D.
2. = CCXV.
F.
7.
=
CCXI.
7. = cv.
D.
3-4. Del 1500.
8. = evi.
D.
5. = GLI.
G.
I.
=
XXV.
9. = CXIII.
D.
6. = CLXX.
G.
^2.
=
XXII.
lo-ii. = exv.
D.
7. = CLXXV.
G.
3-
=
XXXVII.
12-13. = exvi.
G.
4.
=
XLVI.
14. = cxvii.
E.
I. = XLIII.
G.
5-
=
LXI.
15. = exx.
E.
2. = LXVI.
G.
6.
=
LXXI.
16. = exxiv.
E.
3. = LXXIII.
G.
7-
==
LXXXII.
17. = exxxi.
E.
4. = LXXIV.
G.
8.
=
LXXXIII.
18. = exxxvii.
Le carte del monastero di S. Paolo 105
19.
== CLXII.
L.
21-59. I^el 1500.
N.
28.
= CXXXIII.
20.
= CLXVII.
L.
60. = ccxxv.
N.
29.
= CXXXV.
21,
= CLXXI.
N.
30.
= CXXXVIII.
22.
= CLXXII.
M.
I. = App. III.
N.
31.
= CXLIV.
I,
23.
= CLXXXVIII.
M.
2. = XVIII.
N.
32.
= CLVI.
24.
= CXCIII.
M.
3. = XXIII.
N.
33.
= CLVIII.
I.
25-
= CXCVII.
M.
4. = XXVII.
N.
34.
= CLXIX.
26.
= CCLVI.
M.
5. = LXV.
N.
35.
= CXCV.
27.
= CCXIX.
M.
6. = LXVII.
N.
36.
= CCIV.
M.
7. = LXVIII.
N.
37.
= CCVI.
K.
I.
= XXXII.
M.
8. = LXXX.
N.
38.
= CCXXIX.
K.
2.
= XXXIV.
M.
9. = CCXLI.
N.
39.
= CCXXXVIII
K.
3.
= L.
M.
IO. = CLXXXIX.
N.
40.
Del 1500.
K.
4.
Del 1500.
M.
II. = ce.
N.
41.
= CCLX.
K.
5- =
= LXXV, LXXIX.
M.
12. = CCXXXII.
K.
6.
= XCII.
M.
13. = CCXLIII.
0.
1-2
. = App. V.
K.
7.
= C, CI.
M.
14. = CCXLVII.
0.
3-
= XXX.
K.
8-9. = cu.
M.
15. == CCLXVI.
0.
4-
= App. VI.
K.
IO
= CHI.
M.
16-53. Del 1500.
0.
5-
= App. VII.
K.
II
== CIV.
M.
20. = CLXXIV.
0.
6.
= XXXI '".
K.
12
= CVII.
M.
46. = CLXXVII.
0.
7-
= XXXVIII.
K.
13
. = CVIII.
M.
49. = CCXLII.
0.
8.
= XXXIX.
K.
14
. = XCVIII.
M.
54. = XXXV.
0.
9
= XLI.
K.
15
. = cxc.
0.
IO.
= XLII.
K.
16
. = CXCVIII.
N.
1-2. = II.
0.
II.
= XLV.
N.
3-4. = ni.
0.
12.
= LVI.
L.
1-2
. Del 1500.
N.
5-6. = IV.
0.
13-
= XCVII.
L.
3.
= XXIV.
N.
7-8. = VII, vili.
0.
14.
= CXLV.
L.
4.
= LI.
N.
9-10''. = V.
L.
5-
= Lvn.
N.
lO'-II. = X.
P.
14.
= XLIV.
L.
6.
= LX.
N.
12-13. = IX.
P.
15-
Del 1500.
L.
7-
= LXXVIII.
N.
14. = XXVIII.
P.
16.
= XCIX.
L.
8.
= LXXXVI.
N.
15. = XXXIII.
P.
17-
= CLIII.
L.
9-
= LXXXVIII.
N.
16. = XXXVI.
P.
18.
= CXCII.
L.
10-
II. = LXXXIX.
N.
17. = XXI.
L.
12
= CXIX.
N.
18. = App. IV.
R.
I.
= App. vili.
L.
13
= CXXII.
N.
19. = LII.
R.
2.
= XLVIII.
L.
14
= CXXVII.
N.
20-21. = LUI.
R.
3.
= CLXVIII.
L.
15
= CXXVIII.
N.
22. = LXIII.
R.
4-
= App. IX.
L.
16
= CCXVII.
N.
23. = LXIV.
R.
5-
= CXL.
L.
17
= CCXXXIV.
N.
24. = LXXXI.
R.
6.
= CLXXVIII.
L.
18.
= CCXLIX.
N.
25. = LXXXVII.
R.
7.
= CLXXX.
L.
19.
= CCLXVII.
N.
26. = XCIV.
R.
8.
= CLXXXI.
L.
20
= CCLV.
N.
27. =. CXXI.
R.
9-
= CLXXXII.
io6
B. Trifone
R. IO. =
R. II. =
R. 12. =
R. 13. =
R. 14. =
R. 15. ==
R. 16. =
R. 17. =
R. 18. =
R. 19. =
R. 20. =
R. 21. =
R. 22-27.
R. 28. ==
R. 29-39.
R. 40. =
CLXXXIII.
CLXXXVII.
CCII.
CCXIII.
CCXII.
CCXIV.
CCXVIII.
CCXXIII.
CCXXVIII.
CCXLVIII.
CCLIX.
CCLXI.
Del 1500.
CLXI.
Del 1500.
CXLII.
S. I. = App. X.
S. 2-5. Del 1500.
S. 6. = XXVI.
S. 7. = XXIX.
S. 8. = cxiv.
S. 9. = cxviii.
S. IO. = cxxxiv.
S. II. = cxxxix.
S. 12. = CLIX.
S. 13-14. = CLXXIX.
S. 15. = CLXXXIV.
S. 16. = CCXXVI.
S. 17. == CCXXX.
S. 18. = CCLXV.
T. 1-2. = I.
T. 3. = VI.
T. 4-5-6. = XVI.
T. 7. = XVII.
T. 8. = XI, XL.
T. 9. = LIV.
T. IO. = LVIII.
T. II. = LXXVI.
T. 12. = LXXVII.
T. 13. = LXXXV.
T. 14-15. = xci.
T. 16. = xcvi.
T. 17. = cxxvi.
T. 18. = XIII.
V. 25. = cxciv.
X. I. = XIX.
X. 2. = XX.
X. 3. = LXX.
X. 4. = ccx.
X. 5. Del 1500.
X. 6. = CCL, CCLI.
Y. I. = ccxxxvi.
Y. 2-7. Del 1500.
Y. 8. = cxxxvi.
Y. 9. = cxxv.
Y. IO. = CLXXVI.
Y. II. =- cci.
Y. 12. = ccxx.
Y. 13. = CCLXIV.
Z. I. = XXXI.
Z. 2. = cxxiii.
Z. 3. Del 1500.
Z. 4. = CLXXXV.
Z. 5. = cxcix.
Senza segn.
XIV.
DISEGNI
DI CRISTINA ALESSANDRA DI SVEZIA
PER UN'IMPRESA CONTRO IL REGNO DI NAPOLI
A impressione destata in tutta 1' Europa e spe-
cialmente in quella cattolica dalla conversione
di Cristina di Svezia fu profonda. N'erano in gran parte
ignote le cagioni ; ma ella era la figlia del più strenuo
e cavalleresco campione del minacciato protestantesimo
la cui figura gloriosa andava giganteggiando di mano
in mano che dalla memoria degli uomini si ritraeva
nelle lontananze della storia ; era la giovanetta audace
ed imperiosa che, dominando la gloria dei suoi gene-
rali e la perizia dei suoi diplomatici, aveva virilmente
integrata 1' opera paterna. Ora l' improvvisa determi-
nazione avvenuta nel mistero, e in circostanze che
parvero giustificare 1' intervento d' una potenza divina
dava al fatto un' importanza che oltrepassava la per-
sona della regina, per estendersi a tutto un vasto
complesso di fatti e di questioni agitanti fortemente
la società d' allora. La lotta gigantesca chiusa coi
trattati di Mùnster e Osnabrùck in senso non certo
desiderato dalla Curia Romana, si risolveva, con l'atto
della regina, in cui poteva dirsi impersonato il prin-
cipio avversario vittorioso, in un nuovo stadio nel
quale non più le armi, ma la persuasione delle idee
io8 P. Negri
trionfavano ; e la conversione della regina, suscitando
una larga eco di simpatia e d' imitazione, poteva avere
notevoli conseguenze. Non s' era difatti qualche anno
addietro pensato ad una possibile unificazione delle
varie confessioni religiose ?
Non recheranno quindi maraviglia le attenzioni
con cui si volle circondare la regina, la sapiente e
regolata serie di atti con i quali ella prestò adesione
assoluta alle nuove dottrine, e infine le feste e i tri-
pudii, che r accolsero in Italia e che non di rado toc-
carono r apoteosi.
Roma, la capitale del mondo cattolico, doveva
superare ogni immaginazione e magnificenza: popolo
e signori indicevano a gara cavalcate, giostre, festini,
trionfi ; le chiese risuonavano di osanna e di « Te-
deum » ; il papa salutava commosso la nuova figlia
spirituale, ed in uno slancio di ammirazione le conce-
deva anche il suo nome (i).
Occorreva almeno un secolo perché un suo corre-
ligionario. Federico il Grande di Prussia, recasse un
giudizio acuto e profondo sui vari motivi della sua
conversione (2). Si succedettero poi i tentativi di trat-
(i) Gualdo Priorato, Historia di Cristina, Roma, 1656;
Sforza Pallavicino, Vita di Alessandro VII, Prato, 1839.
« La magnificenza con cui fu trattata in tutto lo stato ecclesia-
« stico, e quella dell' ingresso di lei in Roma sarà celebre sempre
« fra le più cospicue memorie dei nostri tempi. Volse la Beatitu-
« dine sua adottarla figliuola, onorarla col nome di Alessandra... »,
Angelo Correr in Relazioni degli Ambasciatori Veneti, Serie
III, Italia: Rei. di Roma, voi. II, pag. 215, Venezia, 1878.
(2) « Dans ces temps (1654), il arriva en Suède un événe-
« ment dont la singularité attira les yeux de tutte l'Europe: la
« Reine Christine abdiqua la couronne de Suède, en faveur de
« son cousin Charles -Gustave, prince de Deux-Ponts. Les politi-
« ques, qui n'ont l'esprit rempli que d' intérét et d'ambition,
« condamnèrent beaucoup cette reine ; les courtisans, qui cher-
Cristina di Svezia e il reg7io di Napoli 109
teggiare il profilo dell'eroina, con grande sfoggio di
frasi ad effetto e pretenziose : ed anche la nuova
scuola psicopatologica ebbe a prestare vari termini
ai biografi di Cristina. Ma ogni definizione, volendo
troppo compendiosamente restringere una molteplicità
di fatti e di azioni, risulta necessariamente monca ed
inesatta. Cristina resta pur sempre la figlia del tempo
suo sul quale talvolta ella si leva : e da una indagine
attenta e minuta ha tutto da guadagnare, e come re-
gina e come donna.
E certo anzitutto che la sua conversione non le
recò quel sollievo eh' ella cercava, e che nella appa-
riscente esteriorità della città papale non trovò quella
« chent des finesses partout, débitaient que l' aversion qu' elle
« avait pour Charles -Gustave, qu' 011 lui voulait faire épouser,
« avait poussé cette princesse à quitter la souverainété ; les sa-
« vants la louèrent trop de ce qu'elle avait renoncé aux grandeurs
« par amour de la philosophie : sì elle avait été véritablement
« philosophe, elle ne serait point souillée du meurtre de Monal-
« deschi, et elle n' aurait point regretté, comme elle le fit a Rome,
« les grandeurs qu'elle avait quittées. Aux yeux des sages la
« conduite de cette reine ne parut que bizarre ; elle ne méritait
« ni louange ni blàme d'avoir quitte le tròne : une action pareille
« n'acquiert de grandeur que par l'importance des motifs qui la
« font résoudre, par les circonstances qui 1' accompagnent, et par
« la magnanimité dont elle est soutenue » {Mémoires pour servir
à V histoire de la maison de Brandebourg in Oeuvres de Fré-
DÉRic LE Grand, Berlin, Imprimerle Royale, mdcccxli, tome I,
P. 65).
Per la conversione di Cristina, oltre l' opera importante
dell' Arckenholtz, Mémoires pour servir à l' histoire de Chri-
stine^ 1759-60, vedi il Ranke, Histoire de la papauté, voi. IV,
Parigi, 1838, p. 358 sgg. ; e le magistrali pagine del barone
De Bildt, Christine de Suède et le cardinal Azzo lino, Paris, 1899.
Colgo l'occasione per dire quanto io sia grato allo storico in-
signe di Cristina di Svezia per alcuni suoi suggerimenti e so-
prattutto perché dell'autorità sua il mio lavoro si giovò per
essere accolto in questo Archivio.
Ilo P, Negri
comunicazione diretta con Dio, che s' era illusa di
trovare. La sua anima ritrovava sotto quelle parvenze
il vuoto eh' essa aveva voluto sfuggire nel rigido for-
malismo del suo paese austero. Né intendo affermare
eh' ella non fosse sincera, abbracciando il nuovo culto ;
nel quale anzi ella portava tutta la sua viva perspi-
cacia, la sua potente forza d' osservazione, la squisita
finezza della sua intelligenza. Non poteva forse an-
cora provare quel dissidio doloroso che così profon-
damente turbò le coscienze al principio del secolo
scorso, non solo per la sua natura certo alquanto in-
composta e viziata, ma anche perché donna, ella che
si vantava con compiacenza di essere superiore al
suo sesso in tante parti ! La pace che si ripromet-
teva dalla capitale del Cattolicesimo, non le doveva
esser concessa se non dopo parecchi anni dacché vi
era giunta.
La mancanza d' un affetto dominatore, fra corti-
giani interessati, e servitori infidi o adulatori intri-
ganti, tra cui un'accolta di donne equivoche, di nobi-
luzzi spiantati, di avventurieri, di dilettanti, di ladri
e di sicari, spiega forse in parte, insieme coli' orgo-
glio, colla vanità, col sentimento eccessivo della pro-
pria superiorità intellettuale e della propria onnipo-
tenza sviluppato da un' educazione insensata, le azioni
di Cristina. E tuttavia da notare che alla fine del
1656, quando ci si manifestano i primi disegni di
Cristina contro il Regno di Napoli, si è già rivelato
quel movente principale, vero « Deus ex machina » dal
quale, secondo il De Bildt che lo ha cosi bene illu-
strato (i), dipenderanno le azioni della regina di
Svezia fino alla sua morte.
(i) Op. cit., p. 51 ed E. Masi in due recensioni al lavoro
del De Bildt comparse nella Nuova Antologia e nella Rasse-
gna Nazionale. Scrissero inoltre saggi su Cristina il D' Alem-
Cristina di Svezia e il regno di Napoli i i i
I rapporti tra Cristina e il cardinale Azzolino
avrebber potuto essere ancora di poco conto ed incen-
surabili o rimanere anche affatto ignoti ; ma colle re-
lazioni tra Cristina e il cosi detto squadrone volante
capeggiato dall' Azzolino, cioè a dire quella fazione
cardinalizia che, staccandosi e dai partigiani della
Francia e da quei della Spagna, avrebbe mirato a
restituire al papato l' antica nobile e fiera indipen-
denza, incomincia quel raffreddamento della regina
verso il partito spagnolo che era o voleva essere con-
siderato il più puro e genuino rappresentante e so-
stenitore dell' ortodossia cattolica. Non sarebbe forse
la stima di Cristina per 1' uomo che in Roma perse-
guiva gli ideali eh' ella medesima aveva accarezzato
in Svezia, che avvicinò si strettamente X uno all' al-
tro, in un' unione che poi doveva tanto cambiar di
natura ?
Cristina era cosi spinta insensibilmente verso la
Francia, la secolare rivale degli Absburgo, tanto
più quanto gli spagnuoli davano in poco riguardose
escandescenze, mostrando di voler esercitare una certa
protezione sulla regina : era questo il punto sul quale
essa era forse più sensibile e intransigente (i). Di tali
circostanze approfittò abilmente 1' agente francese a
Roma Hugues de Lionnes (2); e la conversione poli-
tica di Cristina era fatta. Ella seguendo la tradizione
paterna, la quale non era senza precedenti nella poli-
BERT, Réjlexions et anecdotes sur Christine de Suède, Paris, 1753 ;
il FoLiET, U?ie reine excentrique in Revue Britannique, avril
1875; Christine de Suède par M."'" Arvède de Barine in Revue
de deux mondes, 15 ottobre 1888; L. Cappelletti nel volume
Principesse e grandi dame, Torino, 1906; G. Molteni, Eterno
Fetnininino, Milano, 1909 ed altri ancora.
(i) Vedi l'Appendice I e il De Bildt, op. cit., pp. 51 sgg.
(2) J. Valfrey, Hugues de Lyottne et ses ambassades en
Italie^ Paris, 1877.
112 P. Negri
tica papale, riprendeva la politica antispagnuola che
aveva già diretta dal trono abbandonato, alleandosi
alla Francia, amica e protettrice degli eretici.
A farla dichiarare non bastava che un' occasione.
Questa si presentò coli' infierire della peste che de-
vastò così dolorosamente più di mezza Italia e par-
ticolarmente le città di Napoli, Roma e Genova (i).
Il Ranke nel suo bellissimo saggio su Cristina,
là ove parla della regina non ancora convertita, scrive
che, scoppiando una nuova guerra, la regina si sa-
rebbe senza dubbio posta alla testa delle sue milizie.
Cristina avrebbe ora fatto anche più, e suscitato
essa stessa la nuova guerra, e non avrebbe sdegnato
il grado di grande ammiraglio della flotta francese
contro la Spagna.
L' idea di questa impresa, secondo dubita il De
Bildt (2), sarebbe nata nell'animo della regina du-
rante il suo primo viaggio in Francia ov' ella si recò
fuggendo la peste nel 1656 (3); ma considerando
i diversi motivi che ella aveva contro gli Spagnuoli ;
considerando che la parziale delusione che Cristina
provò dalla corte può averla respinta al corso delle
idee antiche, naturalmente nemiche alla Spagna ; con-
siderando infine 1' incertezza della meta del suo viag-
(i) Il terribile morbo venne importato da truppe spagnuole
della Sardegna e miserabilmente diffuso in quei continui moti
d' armi.
(2) Op. cit., p. 60.
(3) Gli addii, dice lo storico citato, furono assai tristi : ella
lasciò Roma piangendo a calde lagrime, e da parecchi giorni la
si vedeva estrarre furtivamente dalla saccoccia un ritratto che
sì divinava esser quello di Azzolino. È anche da notarsi che
Livorno, per timore della peste, le chiuse il porto dietro ordine
del Gran Duca (C. Botta, Storia d' Italia in continuazione di
quella del Guicciardini, Lugano, 1835, p. 614) e che neanche
Genova la volle ricevere.
Cristina di Svezia e il regno di Napoli 1 1 3
gio e dello scopo di esso (i); possiamo anche con-
getturare che alla decisione per la Francia non sia
stata estranea una vaga idea di trovare qualche sfogo
e qualche appoggio. Insomma il viaggio in Francia
avrebbe rivelato alla regina un' occasione propizia in
quei primi momenti tumultuosi del suo animo per
vendicarsi dell' oltracotanza spagnuola: a questa ven-
detta ella era mossa da ragioni preesistenti.
D' altra parte non bisogna diminuire l' importanza
dell' impresa di Cristina restringendola ad una sua
illusione di potere ancor per un anno far marciare
degli armati, ed al bisogno prepotente in lei di sod-
disfare l'attività sua viva ed irrequieta (2). Tentativi
simili hanno una storia ben lunga, perché quello che
si vien preparando ora, sia opera del solo pensiero
della regina: il Mazzarino s'interessa troppo al largo
ed intelligente piano preparato febbrilmente da lei,
perché possa pensarsi ad una semplice concessione di
convenienza verso 1' ospite augusta.
La Francia aveva nel lungo periodo della guerra
dei trent' anni mirato all' Italia, come al cuore della
potenza spagnuola ; e la Spagna aveva ripetutamente
e decisamente dichiarato che, pur di conservarla,
avrebbe piuttosto perduto ogni altro dominio. I po-
poli italiani però stanchi, spossati, stroncati dalla seco-
lare e deleteria dominazione iberica volgevano ansiosi
gli sguardi verso le Alpi occidentali, tutt' altro che
insensibili agli ammonimenti di libertà e di disinte-
resse che venivano dalla nazione vicina, la quale do-
veva alla lotta disperata e tenace contro gli Absburgo
la sua esistenza e la sua ascesa gloriosa. P^in che
(i) L. Grottanelli, Cristina di Svezia in Italia, 2' ediz.
Firenze, 1908, p. 59.
(2) De Bildt, op. cit., p. 60.
Archivio della R. Società roniaua di storia patria. Voi. XXXII. 8
114 P' ^^^^^
visse il Richelieu, non fu che una guerra difensiva
eh' egli alimentò al di qua delle Alpi ; un succedersi
di disegni e di congiure alle quali non era estranea
la corte di Roma, favorevole allora, nella speranza di
procurarsi ingrandimenti territoriali, ad una politica
antispagnuola.
Ma dopo che la successione del potente cardinale
fu raccolta da Giulio Mazzarino, frequenti divennero
gli assalti armati contro il regno di Napoli, donde la
wSpagna traeva il maggior sussidio di danaro e di
uomini. Non per nulla il Mazzarino era meridionale,
ed era cardinale di quella Chiesa allora sì sfacciata-
mente nepotista.
Lunga è la storia di questi tentativi cosi frequenti
nel secolo xvii, dal Campanella fino alle imprese di
Tommaso di Savoia e del duca di Guisa; ma tutti
presentano un carattere d'indecisione, d'incertezza,
d' insufficienza di forze assalitrici, di trepidanza e di
interne discordie fra i rivoltosi. Molte volte l'impresa
pare condotta presso al termine ; l' impotenza spa-
gnuola si rivela più chiara ed evidente che mai ; più
nulla sembra opporsi allo scuotimento del giogo spa-
gnuolo, quando tutto precipita nello stato primitivo
per un complesso di cause che furono notate dili-
gentemente da uno studioso di storia Napoletana (i).
La Francia tuttavia non cessa mai d' intrigare,
ovunque i popoli diano segni di malcontento, ovun-
que si tratti di promuovere leghe difensive tra prin-
cipi italiani, sempre vigile, attenta, pronta ad appro-
fittare delle circostanze, ma pur anche in modi non
risolutivi, più per mantenere l'avversario nel timore,
(i) F. P. Cestaro, Le rivoluzioni Napoletane nei secoli deci-
mosesto e de cimo settimo in Rivista Europea, voi. IX, 1878,
pp. 293, 408, 437-466 ; poi in Studi storici e letterari, To-
rino, 1894.
CristÌ7ia di Svezia e il regno di Napoli i i 5
più per valersene come diversione, che per agire
seriamente e deliberatamente (i).
Era dunque nell' ordine comune della politica fran-
cese, che già aveva inflitto un colpo gravissimo alla
Spagna aiutando 1' indipendenza del Portogallo e le
ribellioni di Catalogna, il non lasciare sfuggire una
occasione simile per turbare e fors' anche attaccar no-
vamente e decisamente il regno di Napoli. L'ingegno,
(i) Per la storia dei tentativi per scuotere la dominazione
spagnuola, oltre la poderosa opera di Luigi Amabile sul Cam-
panella, vedi gli accenni nelle opere degli storici di Napoli e
della monarchia piemontese. Cf. tra i molti: Fr. Capecelatro,
Degli annali della città di Napoli, Napoli, 1849, 2 voli. ; M. Bisac-
ciONi, Historie delle guerre civili di questi ultimi tempi, Vene-
zia, 1664; Parrino, Teatro eroico e politico dei Viceré di Napoli,
Napoli, 1875; G. De Blasiis, Una seconda congiura di Campa-
nella in Giorfiale napoletajw di Filosofia e Lettere ; Un docu-
mefito inedito della congiura di Fra Tommaso Pignatelli in
Arch. stor. per le prov. Nap., 1885, f. II; L. Amabile, Fra
Tommaso Pignatelli, la sua congiura e la sua morte, Napoli, 1887;
N. Trovanelli, Fra Epifanio Fioravanti in Romagna, S. 2",
IV, 1907; J. Valfrey, Hugues de Lyonne cit. ; A. Chéruel,
Histoire de la France pendagli la minorile de Louis XIV, Paris,
Hachette, 4 voli. ; Fr. Palermo, Narrazioni e documenti sulla
storia del Regno di Napoli, Firenze, 1846; A. Ademollo, //
principe di Satiza. Episodio della cospirazione Napoletana contro
la Spagna, Firenze, 1879; G. De Maria, La guerra di Castro
e la spedizione dei Presidi, Torino, 1895; A. De Saavedra,
Sollevaccion de Napoles capitaneada por Masanielo con sus ante-
cedentes y consequentes hasta et restablecimietito del govierno
espanol, Madrid, 1848: trad. fr., Paris, 1849; G. Garignani,
Tentativo di Tommaso di Savoia per impadronirsi del regno di
Napoli in Arch. stor. per le prov. Nap., a. VI, f. IV; Mémoires
du due de Guise in Nouvelle collection des mémoires pour servir
à V histoire de France, S. Ili, voi. VII, Paris, 1839; A. Ché-
ruel, Le due de Guise à Naples. Ses relations avec Mazarin,
Paris, 1875 ; Loiseleur et Bagnenault de la Puchesse,
L'expedition du due de Guise à Naples, Paris, 1875. Per brevità
tralascio altre citazioni.
1 1 6 P. Negri
il nome di Cristina, la fama ond' era circonfusa, sareb-
bero stati ottimi coefficienti al buon esito della im-
presa. Ma occorreva assicurare a questa una base
ferma nell' Italia stessa ; e poiché il papato, deposta
ogni velleità bellicosa, si adagiava allora all' ombra
della Spagna, occorreva pensare al nord, ove la guerra
ardeva da lunghi anni ininterrotta prò e. contro la
Spagna. Ivi tra i principi più fidi e più valorosi era
senza dubbio da preferirsi il duca di Modena Fran-
cesco I d' Este (i).
Questi ancora sul fiore degli anni, d' idee vaste,
di una volontà e attività indomabili s' era continua-
mente destreggiato, fin dalla sua assunzione ai domini
aviti, a conservare il suo stato, decimato colla per-
dita di Ferrara, e insidiato dalla invadente politica
papale. Allorquando papa Urbano Vili Barberini se-
guiva una politica ostile a Spagna e all' Austria, egli
trovò il modo migHore di tutela in un' alleanza spa-
gnuola; e ad essa si unì così tenacemente che alla
vigilia del trattato di Rivoli osò, solo, unirsi colla
Spagna contro le ire della Francia che era seguita
in Italia dal Piemonte, dal ducato di Parma e Pia-
cenza, dal duca di Mantova, dai Veneziani, e, seb-
bène non apertamente, dalla stessa Corte di Roma.
Ma la sua non era dedizione incondizionata e im-
pronta: se egli dava le sue forze per la difesa del
Milanese da tante parti minacciato, imponeva però
come patto deciso la cessione a lui della forte posi-
zione di Correggio, confiscata dalla Camera Imperiale
^^ per adulterazione di monete. E noto eh' egli usciva
con onore dalla diffìcile prova; e che, allorquando
sorse la guerra contro 1' ingordigia dei Barberini per
(i) Cf. L. A. Muratori, A?inali ci' Italia, t. XI; id., An-
tichità Estensi, t. II; Brusoni, Histoì'ia d' Italia dall' anno 1625
al 1660, Venezia, 1661.
Cristina di Svezia e il i^egno di Napoli i i 7
il ducato di Castro, egli, nominato capo delle forze
riunite di Modena, Venezia, Parma e Toscana, potè
per qualche giorno sperare di ricongiungere ai suoi
stati la tanto agognata Ferrara. Senonché la politica
più decisa di Roma contro i Farnesi, terminata col-
r eccidio di Castro, la remissività papale verso la
Spagna, la politica subdola e infida degli Spagnuoli,
che, nonostante i trattati, non avevano mai voluto
togliere il presidio eh' essi tenevano in Correggio,
determinarono il duca, nel timore di non essere stretto
tra i nemici aperti ed amici insidianti, a un nuovo
passo ardito ed a voltarsi improvvisamente a Plan-
cia. Colta r occasione delle gravi rimostranze a lui
fatte, perché il fratello, il cardinale Rinaldo d' Este,
aveva assunto la protezione della Francia, passò an-
ch' egli risolutamente a questa ; e quando dopo due
campagne gloriose ma infelici per la debolezza de-
gli aiuti francesi fu costretto a ritornare all' antica
alleanza già esosa e ora divenuta diffidente e ostile,
preparò altrimenti la riscossa. Volendo stringere con
altri vincoli che non i diplomatici la Francia cui
aderivano quasi tutti i principi italiani, iniziò per
mezzo dell'abile suo ministro a Parigi, l'abate Er-
cole Manzieri, attivi negoziati per far sposare il
sorgente Re Sole con una sua principessa ; ma rag-
girato astutamente dal cardinale Mazzarino, le trat-
tative si risolsero in un' unione tra Alfonso IV il
principe ereditario di Modena e Laura Martinozzi,
una delle nipoti del potente ministro di Francia (i).
Le conseguenze immediate furono : un assalto rapi-
(i) E. Grandi, Armi e nozze alla corte di Francesco I
d' Este, Alessandria, 1907, p. 10-33; A. Renée, Les nièces de
Mazarin in Étiide de moeurs et de caractères au XVIIe siede,
troisième édiction enrichie de nouveaux documents inédits, Pa-
rigi, 1857, PP. 135 sgg.
I I 8 P. Negri
dissimo del comandante supremo delle forze spagnuole
in Italia, che aveva già conquistato Trino e Casale,
e attirato al suo partito il duca di Mantova Carlo II,
contro Reggio; la prode difesa dell'Estense secon-
dato da un' opportuna diversione francese, e un bril-
lante controattacco allo stato di Milano.
L' importante campagna del 1655 si chiuse con
un viaggio di Francesco I d' Este a Parigi. Le ac-
coglienze eh' ei ricevette colà furono veramente regali :
il Mazzarino, che frattanto aveva dato in isposa un'al-
tra delle sue nipoti, Olimpia Mancini, al principe Eu-
genio di Savoia Carignano, restringendosi e obbli-
gandosi vieppiù colle case di Savoia ed Este (i), lo
circondò di tutte le squisitezze e di tutte le genti-
lezze onde andava adorna la corte di Luigi XIV (2).
Ma il duca era venuto a Parigi per altro ; e se le
(i) A. Renée, op. cit., pp. 175 sgg.; G. Claretta, Storia
del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II, voi. I, Genova,
1877, pp. 150 sgg.
(2) Viaggiando rapidissimamente, il duca attraversò in breve
tempo la Francia. A qualche miglio dal bosco di Vicennes, ove
trovavasi il re, vide venirsi incontro festanti il Mazzarino e il
duca d'Angiò, e poco oltre il re con una coorte brillante di
principi, generali, marescialli, che recarono stupore e maraviglia
ai nuovi venuti. « Incontrato che si fu il Re », scrive un genti-
« luomo del seguito Estense, « il s."" Card.'^ con il s."" Duca d'Angio
« se ne andarono a dirittura a Pariggi e lasciarono il sig." Duca
« con Sua Maestà, si seguitò sin che fu passato il Bosco di
« Vincena a cavallo, poi si montò in carozza, il Re nel posto
« di dietro a mano dritta, et il s.'^ Duca a presso Sua Maestà,
« non ostante che come V. A. sa da certo tempo in qua li Re
« vano sempre verso li cavalli; ma si vide volse la M.* S. si
« conoscesse il luogo voleva dare a S. A.: la Carozza poi piena
« di quelli altri Principi s'entrò in Pariggi s'andò a diritura al
« Louvre e S. A. fu a riverire la Reggina ove stette per buon
« spatio di tempo racolto con inefabìle benignità da S. M. la
« quale poi dicendo che S. A. doveva essere stanco era bene
« si andasse a riposare e così si licentio S. A. et si fu al suo
Cristùia di Svezia e il regiio di Napoli i 1 9
« Regie ed affettuosissime dimostrazioni » lusingavano
fortemente l'animo suo, altro lo urgeva (i). « Dirò
« apartam.*" (120 scalini) acompagnatovi dal s.' Cardinale.... Ha
« S. A. havuto due Comedie, una Francese, et una Italiana
« che ben si può dire Tito, una sera di Gabinetto de la
« Reggina . prepara S. M. un Balletto . parlano di condurre
« S. A. a molte cace, certo ser.'" sig.' si vede gran premura
« nel Re che sia il s.'' Duca ben servito et tratato, come pure
« li suoi cavalli » (R. Archivio di Stato, Modena, Disp. di
Scipione Cimicelli, 31 dicembre 1658). Si seguivano inoltre
le visite della miglior nobiltà francese, e le scarrozzate ai
più grandiosi e splendidi monumenti della capitale francese,
tra balli, drammi, spettacoli musicali e festini. Scrive, otto
giorni dopo, un altro gentiluomo di Francesco I, Gemignano
Poggi (7 gennaio 1656): « Fu (il Duca) la stessa mattina 1° del
« 56 colla M.*" del Re, che con pompa Reale sì portò nella
« Gran Galleria per dare la salute col ballo, come fece a più
« di seicento persone, eh' erano offesi nella gola dal male delle
« scroffe. Tutti gli altri giorni sono stati dispensati in visite,
« e quel poco di tempo che s' è potuto rubare s' è dato al
« neg." : e fin bora si è a termine, che si sono sbozzate tutte
« le trattationi, havendo S. A. fatte due lunghissime sessioni
« col s.' Card,* Mazerini, di modo che si camminerà sollecitami"
« da qui avvanti di quanto farà di bisogno, per potere inviarsi
« a cotesta volta il più presto, che sarà possibile. La sera ante-
« cedente al giorno dell' Epifania S. A. cenò colla M.'" del Re
« nel quarto del s.' Card.* Mazerini ove pure si trovò S. Km.""
« con sei dei principali Cav"'. La ricreatione fu solenne perché
« si celebrò il convito de i Re come si fece per tutto Parigi, e
« durò la sollenità sino vicino a giorno, stante che dopo la cena
« si fecero balli, e giuochi. E insomma questa può chiamare
« la Regia del giubilo. Si fanno quasi ogni sere comedie, che
« riescono di scudi, et in part." quelle dei comici francesi, che
« recitano le opere di Cornelio con ogni isquisitezza, e con ha-
« biti superbissimi, e hieri sera nelle camere della Regina rap-
« presentarono quella degli Oratij e Curiatj, che riuscì con ogni
« isquisitezza. Qui si sta allegrissìmam.'" e S. Alt." in part.' che
« cagiona in tutti un giubilo infinito » (R. Arch. citato). Cf.
pure Muratori, op. cit. e Loret, Alusée historique, liv. VII.
(i) Dispaccio di Gemignano Poggi, Parigi, 30 die. 1655,
Arrh. di Stnt.. M^rl.-na.
I20 P> Negri
« bene riverentemente a V. A. Serenissima » , scrive lo
stesso Poggi, « che la venuta del Serenissimo Duca a
« Parigi non poteva essere né più accertata, né più
« gradita, né più necessaria, come, a Dio piacendo, si
« vederà dagli effetti. La folla delle visite di tutta la
« nobiltà non ha dato luogo per anco allo stringimento
« di negoziati » (i).
Però, avanti che tornasse, ottenne dal Mazzarino
un favore segnalatissimo : come Valenza di recente
valorosamente conquistata agli Spagnuoli sarebbe re-
stata, secondo 1' opinione comune, al duca di Mo-
dena, così anche la cittadella di Torino avrebbe do-
vuto esser libera dalla guarnigione francese. France-
sco I approfittò delle buone disposizioni del Mazzarino
ed ottenne questo che della corte piemontese era da
quindici anni il voto più vivo (2). Insieme recava
seco la promessa di maggiori soccorsi per la guerra
che per la prossima primavera si sarebbe ripresa con-
tro gli Spagnuoli.
Francesco I d' Este era dunque l' uomo più note-
vole e il personaggio più illustre tra i principi ade-
renti al partito francese; e lo provarono i fatti da
lui compiuti nel 1656 che, se non sempre felici, gli
(i) Dispaccio di Geminiano Poggi, Parigi, i gennaio 1656.
Arch. di Stato, Modena.
(2) Questa è 1' opinione del Guichenon, Histoire généalo-
gique de la royale maison de Savoie'^, III, 150, e press' a poco
del Ricotti, Storia della monarchia Piemontese, Firenze, 1865,
IV, 129. Il De Saluces, Histoire militaire du Piémont, Turin,
181 8, IV, 312, e il Carutti, Storia della diplomazia della
corte di Savoia, Torino, 1876, II, 521, attribuiscono il fatto
specialmente alle sollecitazioni del duca Francesco I. Il Cla-
retta poi, Storia del regno di Carlo Emanuele e de' suoi tempi,
I, 221-23, non vi crede estraneo il matrimonio avvenuto in quei
giorni tra Olimpia Mancini, nipote del Mazzarino, col principe
Eugenio di Savoia Carignano.
Cristina di Svezia e il regno di Napoli i 2 i
valsero la carica, alla morte del principe Tommaso,
di generale supremo delle truppe di S. M. Cristia-
nissima in Italia.
Quando improvvisamente, al principio d' ottobre,
giunse a Torino la notizia che Cristina di Svezia
dopo il suo non lungo soggiorno in Francia si pre-
cipitava per le poste verso Torino, tacquero le voci
della guerra che ardeva feroce lungo il Po da Casale
a Piacenza, e solo si pensò a ben riceverla « preten-
« dendo », scriveva un residente farnesiano a Torino,
« queste RR. AA. di non voler cedere alla Francia
« stessa da cui è stata superbissimamente trattata » (i).
Disgraziatamente essa colle sue pretese di non voler
dare, che assai pregata, dell' Altezza Reale al duca
Carlo Emanuele II, colla sua decisione di non voler
dare né a lui né a madama Cristina di Savoia la
mano diritta (per cui si trovò l' espediente che la
Regina si sarebbe messa in letto al tempo delle vi-
site) e finalmente pretendendo non voler ricevere le
principesse sabaude, né ancompagnarle se non pochi
passi, e eh' esse stessero a sedere su sgabelli senza
appoggio, non contribuiva a far progredire i febbrili
lavori della grandiosa accoglienza (2). Ed eccitava nel
popolo strane curiosità, commenti poco riguardosi :
« Che cosa vada facendo per il mondo questa donna
« chi ne dice una, chi ne dice un' altra. Si crede da
« alcuni che sia la colomba che dal santo Padre fatta
« uscire dall' arca della città di Roma sia stata man-
« data in PVancia per ritrovare il pacifico arboscello
« dell' uliva, e riuscitole di ritrovarlo se ne ritorni spe-
« ditamente in Roma, ma la più constante sia che non
(i) Il P. Mancarola al duca di Parma, Torino, 4 ott. 1656.
Arch. di Stato, Parma.
(2) Ibid., 14 ottobre 1656.
12 2 P. Neg7^i
« havendo potuto assestare il suo sogiorno in Francia,
« havendole fatto destramente intendere all' orecchio
« quelle Maestà di non poterla di presente ricovrare
« nel loro regno, ondeche non sapendo retrovarlo più
« opportuno che quello di Roma se ne vada speditam/'^
« a quella volta. Al di lei arrivo che sarà fra quattro
« o sei giorni si scoprirà se li viaggi di questa Reg.^
« siano parto di qualche cosa di bono, ed utilità, o
« pure prodotti dalla necessità o dalla di Lei incli-
« natione di andar scorrendo il mondo » (i). Ed il
residente Estense a Torino scriveva (2) :
Hìersera giunse la Regina di Svetia a un bora di notte in
circa. Erano in carrozza tutte le dame della Città che fecero
spalliera per le camare, mentre passò al suo appartami", ne vi
mancò alcuno cavaliere della Città. Cenò in publico. I suoi di-
scorsi furono con S. A., col S.*^* dì Danleti, e con un altro Cav.'^
di Malta Franzese. Cominciò in lode di Parigi dove disse al
Cav.'** di Malta, che rappresentava essere adorata da loro la
Maestà del Re : I sudditi di quello di Spagna però lo servono
d' altra maniera che voi. Si passò poi al passaggio del monte
Ceniso, e la Regina disse esser di gusto, ma spaventoso. Q.*"
Ser.'"" soggiunse : Tanto spaventoso, che quando mi ricordo che
le truppe di Francia lo devono passare per venire in Italia, non
mi par strano che venghino a rinfrescarsi nel Monferrato. Tra-
scorse la Regina al s.' Card. Mazzarino, dicendo eh' è un gran-
d' huomo per il Re, et al Cav. che mostrò di ridersene, disse
non bavere occasione a dolervi, poiché sono rari come corvi
bianchi quegl' Italiani a quali babbia fatto servitio, anzi è per
voi altri in continue occupationi come uno schiavo. Qui cominciò
poi a lodarlo con questo Ser."'" al maggiore segno.
Discorsero poi delle migliori razze di cavalli d' Europa e
di qui si venne a quella de corsieri di S. A. Lodò anche assai
la Regina i cavalli d^l s.' Duca di Savoia.
(i) Lett. cit. da Torino, 4 ott. 1656. Arch. di Stato, Parma,
Carteggio Farnesiano.
(2) Arch. di Stato, Modena, Cane. Ducale, Dispacci agenti
e residenti Estensi da Torino.
Cristina di Svezia e il regno di Napoli i
o -y
Così terminarono la cena alla quale mi trovai presente io
medesimo ed intesi il tutto. S. A. accompagnò la Regina alle
sue stanze, e poi riti rossi al suo appartamento.
Andarò notando quello che si farà hoggi, e se \ . A. Sere-
nissima ne bavera gusto, mi darò l'honore trasmettergliene le
notizie.
Il signor Duca nell' incontrarla andò a cavallo, con molti
cavalieri sino alla barca ; scese subito e dato il braccio alla
Regina nello smontare da essa la ricevette in carrozza, ed egli
rimontò a cavallo, andò servendola poi così fino alle scale del
castello dove messe piede a terra, e condusse per mano essa
Regina fino a' suoi appartam*'.
Di V. A. Serenissima humilissimo, divotissimo, et obliga-
tissimo servitore Pirro Gratiani.
Casale 6 8bre 1656 bora 15.
Ciò nondimento le feste eh' ella ebbe a Torino,
furono veramente memorabili, ed ebbero anche lo
storico aulico che si incaricò di mandarne notizia par-
ticolareggiata ai tardi nepoti (i). Ma se tali relazioni
dicono molto, molt' altro più importante lasciano nella
penna per la togata dignità della storia, e però sin-
golarmente importanti rimangono le relazioni fatte
esclusivamente per i principi ove la vita ci si svela
nella sua un po' strana verità (2).
Pochi giorni dopo la regina proseguiva rapida-
mente per Casale e colà la pungeva il desiderio di
trovarsi col duca di Modena per negoziati impor-
tanti.
A Parigi, s' era vieppiù confermata nell' avver-
sione sorta in lei a Roma contro gli Spagnuoli ; e,
meditato il pensiero di sottrarre alla Spagna il regno
di Napoli, togliendole così la grande influenza che
(i) V. Castiglione, La Maestà della Reina dì Svezia Chri-
stina Alessandra ricevuta dalle AA. RR. di Savoia l'anno 1656,
Torino.
(2) Vedi l'Appendice il.
2 4 P' Negri
esercitava in Roma, se n' era aperta a Compiègne
col Mazzarino.
Il Mazzarino dovette rimanere alquanto sorpreso
da una tal proposta ; e data la complicata politica
eh' ei seguiva in Europa, e rattenuto dal timore di
impegnarsi a fondo in Italia, non diede una risposta
netta e categorica sulle idee che gli sottoponeva la
regina.
Occorreva anzitutto preparare una solida base in
Italia ; e il cardinale suggeriva alla regina di agire
presso il papa per guadagnarlo all' impresa, quando
fosse giunta in Roma (i), mentre egli le avrebbe
procurato un abboccamento col duca di Modena.
« Mi replicò più d' una volta » , scrive uno degli agenti
Estensi a Parigi, « essere necessarissimo che V. A. S.
« vedesse in qualche luogo del Piemonte, o a Torino
« la Reina di Svezia che ha mostrato ardentissimo
« desiderio e risoluzione di vedere V. A. S. come le
« dee già haver scritto il signor Abbate (2) Ercole
« Manzieri, altro agente Estense a Parigi ». A Casale
infatti avvennero le prime trattative con Francesco I
d' Este. Gli Spagnuoli e la voce pubblica cominciano
già a sospettare che nei frequenti convegni della re-
gina coi capi di parte francese non sia estranea la
politica, e si giunge anche a sospettare che nel suo
bagaglio ella nasconda armi e munizioni da guerra (3).
Tuttavia allora non ebbe noie di sorta; e potè
proseguire, ricevendo festose accoglienze a Piacenza
e Parma, indi a Mantova e di poi nel Bolognese.
(i) De Bildt, op. cit., pp. 60 sg.
(2) Giuseppe Ronchi al duca di Modena, Compiègne, 5 ot-
tobre 1656. Archivio di Stato, Modena.
(3) Da una lettera del 30 ottobre 1656 allegata in un mio
articolo su Cristina Alessandra a Piacenza che si pubblicherà
prossimamente nel Bollettino Storico Piacentino.
Cristma di Svezia e il 7'egno di Napoli i 2 5
Avrebbe forse tentato di giungere direttamente a
Roma per guadagnare il papa secondo il consiglio
del Mazzarino, se la peste che ancora trav^agliav^a la
città eterna, non 1' avesse costretta a starne lontana e
ad allogarsi a Pesaro nel palazzo apostolico. Negli
otto mesi eh' ella rimase a Pesaro (19 novembre
1657-22 giugno 1658), non stette inerte. Naturalmente
la sua condotta non era tale da edificare i buoni Pesa-
resi, e tra gli altri il buon cardinale legato : dipoi il
pensiero del cardinale Azzolino da cui ella si era
separata da qualche tempo, le si faceva tormentosa-
mente vivo di tanto in tanto. Ma ciò non la distraeva
dall' occuparsi vivamente di politica. I due gentiluo-
mini di camera preferiti, ai quali ella procurava ono-
reficenze d' ogni parte. Luigi Santinelli e Gian Ri-
naldo Monaldeschi, erano continuamente in viaggio
or a questa corte ora all' altra (i). Nella sua non
lunga permanenza in Francia, Cristina s' era reso
esatto conto della disposizione dei principi italiani, e
s' era proposta di unirli nell' impresa che andava pre-
parando. Già dal dicembre 1656 (2) s'era tolto l'in-
carico di fare sparire i malintesi tra Francia e Man-
tova a proposito del Monferrato che il Mazzarino
teneva come offa per assicurarsi del Piemonte e del
Gonzaga, riuscendo poi invece a gettare il Gonzaga
nelle braccia della Spagna, che nel 1652 lo nominò
generalissimo delle sue truppe. Parimenti, venendo
incontro alle più riposte speranze delle case Sabauda
ed Estense, esortava calorosamente il Mazzarino a far
sì che due matrimoni politici cementassero 1' unione
antispagnuola e unendo le forze le rendesse più vigo-
rose; il matrimonio del duca Carlo Emanuele II con
(i) De Bildt, op. cit., pp. 62 sgg.
(2) Il De Bildt, op. cit., p. 62, n. 2, riporta il pensiero
dell'ambasciatore Veneto a Parigi.
2 0 P. Negri
Isabella d' Este figlia di Francesco I, e 1' altro più
importante del giovane Luigi XIV con Margherita
di Savoia, sorella di Carlo Emanuele II (i). Cristina,
qualora avesse potuto trarre il Mazzarino nel suo or-
dine d' idee, avrebbe legato indissolubilmente le due
corti italiane, ed inoltre, prevenendo le mire della
Spagna su Luigi XIV, avrebbe dato alla politica
francese un carattere necessariamente antispagnuolo.
Inoltre, sopravvenuta la morte dell' imperatore Ferdi-
nando III (2 aprile 1657) si presentava un'occasione
propizia per sollevare una questione di successione
che avrebbe sconcertato profondamente la casa degli
Absburgo con gravi sommovimenti che dalla Germa-
nia avrebbero avuto forti ripercussioni fino alla lon-
tana Spagna e nelle sue provinole. Il Richelieu, co-
gliendo r occasione della dieta di Ratisbona nel 1630,
aveva riportato con simile motivo uno dei più impor-
(i) C. Campori, Delle relazioni di Cristina di Svezia coi
Principi Estesisi in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di
Storia Patria per le Provincie dell' Emilia, N. S., voi. II. Lo
studio del Campori fu riconosciuto incompleto dal De Bildt il
quale per parte sua colmò qualche lacuna, e corresse qualche
inesattezza ; ma egli non potè giovarsi del carteggio che esisteva
nel r. archivio di Modena. L' infelice principessa Isabella di
Savoia dopo aver accarezzato profondamente l'idea di diventar
la regina di Francia, e riportatane la crudele disillusione del
convegno di Lione con Luigi XIV, andava poi sposa a Ranuc-
cio II Farnese; ma il dolore la uccise poco dopo. Cf. Cla-
RETTA, Emanuele II, I, pp. 425 sgg. ; R. di Soragna, Vita di
Francesco Serafini maestro di campo del serenissimo duca di Parma
castellano di Piacenza in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di
Storia Patria per le Provincie Modenesi e Parmensi, S. III, voi. V,
p. I*; E. Poggiali, 3Iemorie storiche di Piacenza, tomo XI,
Piacenza, 1766; R. Rayneri, Margherita Jolanda di Savoia in
Bollettino storico -bibliografico Subalpino, anno Vili. Isabella
d' Este fu poi la seconda moglie di Ranuccio II Farnese. Se-
condo L. Ambiveri [Strenna Piacentina, 1882, p. 120) l'ordine
dovrebbe invertirsi.
Cristina di Svezia e il i^egno di Napoli i 2 7
tanti successi della sua politica. Il fatto commosse
grandemente F opinione pubblica d' allora.
Doveva 1' impero, perpetuandosi nella casa d' Au-
stria, rendersi ereditario, con evidente menoma-
zione della dignità degli altri principi germanici, e
dei loro interessi asserviti spesso alla politica spa-
gnuola ; e non era venuto il tempo di scuotere il
giogo che poteva diventar col tempo più pericoloso
e grave? L'opposizione alla casa d'Austria, dirò col
Merkel, che i principi elettori di Germania avevano
di quando in quando, fatta apertamente nei tempi
anteriori, era adesso, tanto più fomentata dal Mazza-
rino, diventata vivacissima ; e non qualche elettore
isolato, ma un gruppo considerevole di questi, com-
patto, pensava a contrapporre al candidato degli Ab-
sburgo uno qualunque degli altri principi tedeschi.
Siccome poi questi elettori di opposizione, erano la
maggior parte ecclesiastici, così si voleva dar la
corona imperiale ad un principe cattolico; e tra i
principi tedeschi cattolici, i quali fossero abbastanza
potenti per sostener colle proprie forze il peso dello
impero, nessuno quasi si presentava, tranne l'elettore
di Baviera. Queste, che erano le speranze interessate
di un'ambiziosa principessa di Savoia (i), avevano
(i; Cf., oltre la monografia del Claretta (Torino, 1872),
C. Merkel, Adelaide di Savoia elettrice di Baviera^ Torino,
1892, pp. 73 sgg., 205 sgg. A titolo di curiosità aggiungerò
con questo avviso qualche nome alla serie dei pretendenti o
candidati al trono imperiale, trattandosi anche di principi ita-
liani nominati in questo lavoro : « Si vede qui un discorso in
« stampa toccante l'elezione dell'Imperatore, con cui si dimo-
« stra come non può essere fatto Imperadore il Re d'Ongaria,
« ne meno l'Arciduca di Leopoldo (sic), quello per non hauere
« l'età sufficiente, e vivere sotto l'odiosa direzzione de ministri
« spagnoli, e questo per essere della casa Austriaca, da cui
« deve r Alemagna e devono li Elettori farlo uscire per dar ad
128 P. Negri
un certo fondamento, erano anche le idee che Cristina
propugnava presso il cardinale Mazzarino, scusando
le sue audaci iniziative col lodare la grandezza di
lui, il quale non le poteva ricevere che « inferiori
« alla sua sagacità et cognizione » . Così Cristina colla
sua naturale acutezza e perspicacia, e coli' innato
straordinario senno politico collocava la sua impresa
tra i grandi interessi che commovevano l'Europa (i)
« intendere che l' Imperio non sia hereditario in quella casa,
« dismostra che sarebbe a proposito questa A. R. ; ma per esser
« giovine, e non applicato alli negozi non è in stato di correr
« per bora quella carriera. Tratta del s/ Duca dì Modana, e
« prova che sarebbe a propositis,'"" come quello che è applicato
« straordinariam/" al negozio di una casa nobiliss.'"", atto alla
« proffessione dell' armi : altro non disturba che non ha potere
« adeguato al mantenim.*" del med.'"° Imperio. Parla anco del
« Gran Duca, ma dice che non vole abbandonare Fiorenza per
« andare in Alemagna. De principi Alemanni dice che Neuburg
« potrebbe essere a proposito escludendo Baviera per essere di
« genio spagnolo, e condotto da consigli della madre che è
« Austriaca, e dal Curtz che è mercenario spagnolo, e conclude
« che solo il Re di Francia può essere Imperadore. Questa
« scrittura è fatta dal Pociro che fu gazettante.... ». Lettera da
Torino del P. Mancarola, 5 sett. 1757. R. arch. di Stato, Parma,
Cart. Farnesiano.
(i) Il Mazzarino poi era instancabile nel creare imbarazzi
agli Asburgo, e mentre, da vero continuatore del Richelieu,
teneva alleanza col re di Svezia e coi principi protestanti tede-
schi, non trascurava la nascente potenza inglese.
« Si conferma la Lega fatta tra la Francia ed il Cromvel
« che non più porta il nome di protettore, ma di Re d' Inghil-
« terra, titolo che pare non habbia accettato volontieri sendogli
« stato dato di tutti li ordini di quel regno, ma nell' intrinsico
« si giudica essere totalm.*"" pago havendo perfezionato quella
« tela che con si longa, e faticosa orditura intraprese, e nel
« vedersi da privato assorto a quella Corona tolta di capo al
« suo Signore.
« Si discorre che il s.' Cardinale Mazarino s'a per dare una
« sua nipote al primogenito del med. Cromvel che non v'ha
Cristt7ia di Svezia e il regno di Napoli 129
e lo faceva decisamente risoluta : « Io quanto a me
« vi spenderò la vita, e tutto quello che ho al mondo
« per la gloria di questa impresa. Questo è quanto
« domando a V. A. per me », ammonendo poi il
Mazzarino: « Insomma V. E. si ricordi che è Ita-
« liano, e di più cardinale, onde qualunque fortuna,
« che le succeda altrove fuori d' Italia sarà sempre
« inferiore al suo merito » (i).
Gian Rinaldo Monaldeschi era già stato inviato al
Mazzarino, mentre la regina era ancor in viaggio per
Pesaro affine di sollecitare i soccorsi (2) ; ma come
questi rimaneva in un impressionante silenzio, e
« dubio non sia per succedere nella fortuna e grado del Padre
« e tanto più per essere di boniss." indole, e che si fa amare
« da tutti, si che S. Em/" per ogni modo vole bavere uno Ni-
« potè che porti la corona, ed il nome di Regina, e così ren-
« dere più conspicua, anzi più portentosa la sua fortuna.
« Tra le condizioni della Lega che è offensiva, e diffensiva
« si è che il Re Cromvele dij alla Francia presentem.*^ otto
« millia fanti che saranno mandati in Fiandria, ed un perpetuo
« bando dalla Francia alli figlioli del Re deffonto, ed alcuni del
« loro partito, che se capitaranno in Francia sijno fatti prigioni,
« e consegnati al sod.'" Re; con altre condizioni che per sen-
« tenza dell' istessi francesi sono molto vergognose alla condi-
« zione della Corona di Francia, originate più tosto dall' inte-
« resse privato del s.' Card/ Mazzarino che da altro bon rispetto,
« e vantag." che ne possa bavere la Francia. Vedendosi che in
« ogni maniera si cerca la rovina della Casa d'Austria, e però
« gran cabale si faranno per levarle l'imperio vacante, e faranno
« che più tosto vada in mano del Diavolo, che continoi nella
« sodetta casa, e però si giudica che si risolveranno in Alemagna
« tutti li sforzi dell'armata e del dannaro ». P. Mancarola al
duca di Parma, Torino, 18 aprile 1657. R. arch. di Stato, Parma,
Cart. F'arnesiano.
(i) Cristina a Mazzarino. Da copia esistente nell'arch. di
Stato di Modena, pubblicata dal Campori, op. cit., p. 226.
(2) Cristina al duca di Modena, Mantova, 6 dicembre 1656.
Arch. di Stato, Modena.
Archivio della fi. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. Q
P. Negri
pareva restio a por mano alla borsa (i), gli mandò
poco appresso il Santinelli. Anche la forza riunita
dei due valentuomini non potè ottenere le centinaia
di migliaia di scudi che se ne aspettava la regina.
Il Mazzarino non ne concesse che quindici mila. Ma
ciò che più importa, è che il Santinelli non è solo
r ambasciatore della regina, ma è anche al servizio
del duca di Modena. Infatti, quando egli tornava di
Parigi, continuò a promuovere, incaricato dalla corte
Estense, l' idea di Cristina di guadagnare il duca di
Mantova. Questi, nell' intento di ricuperare Trino e
Guastalla, aveva stretto nel 1655 un trattato segreto
col marchese di Caracena, governatore di Milano,
che in quell'anno le aveva tolte ai Franco-Piemontesi,
e ne aveva avuto una certa somma di danaro e grandi
promesse. Allorquando il duca di Mantova, andato
nel 1656 a Parigi, tornò insodisfatto nelle sue pre-
tese, il conte di Fuelsaldagna, nuovo governatore
spagnuolo di Milano, colse 1' occasione favorevole, e
al principio del 1657 lo aveva indotto o era per in-
durlo a una completa dedizione al partito degli Ab-
sburgo, ottenendogli, colle solite promesse, il titolo
di vicario imperiale, e generalissimo delle truppe di
S. M. Cesarea in Italia. A lui doveva dire il Santi-
nelli a nome del duca di Modena e di Cristina « che,
« anche lasciando di parlare di gratitudine verso una
« corona che, come la francese, aveva impiegato tanti
« eserciti e sparso tant' oro per mantenergli i suoi
« stati sì mal ridotti dall' armi cesaree di Spagna, e
« venendo all' utile o danno positivo, considerasse
« che i vantaggi che offriva il re di Francia colla
(i) Cristina al duca di Modena, Pesaro, 19 marzo 1657;
ed al Mazarino, Pesaro, 29 aprile 1657, presso C. Campori,
op. cit., pp. 209 e 226.
Cristma di Svezia e il regno di Napoli 1 3 i
« divisione del ducato di Milano fra i principi ita-
« liani, erano utili, palesi e fortissimi ; incerti e in
« aria quelli di Spagna, i quali dovevano essere sugli
« stati di Napoli da tanto tempo sfruttati, e tuttora
« carichi di aggravii e, che, per la speranza di ria-
« vere Trino e Guastalla, si esponeva ad una evi-
« dente perdita di tutto il territorio Mantovano al di
« là del Po, e del Monferrato ». Considerasse che le
forze spagnuole, e alemanne di cui gli era offerto
il comando, in gran parte composte di mercenari,
erano deboli e divise, e potevano ad ogni momento
essere richiamate ed andar distrutte; le truppe fran-
cesi erano forti e naturali di Francia, il cui re era
giovane vittorioso e fortunato, laddove la Spagna
era senza successione mascolina, e l' impero con prin-
cipi ereditari cagionevoli di salute e coli' imperatore
in fin di vita. Considerasse ancora che la cessione a
lui del Cremonese era, oltre le gravi difficoltà inevita-
bili, abborrita dai cittadini, e quanto infido era il suo
appoggiarsi agli Spagnuoli che già a lui accaggio-
navano la perdita di Valenza (i).
Inoltre eh' essendo egli mandato in Francia dalla
regina per appianare le ultime differenze e avendo
colà trovato gli animi assai mal disposti contro di
lui supplicava « a compiacersi di riflettere alla sodi-
« sfattione che dovrà prendere la Maestà della Regina
« che con tanta prontezza e cordialità si era interposta
« per le sodisfattioni mentre senz'attendere il ritorno
'< di lui che le recava una favorevole speditione si è
« messa nel partito contrario alla Spagna ». Che po-
teva esimersi da un trattato quasi estortogli colla vio-
lenza, sconsigliato dalla ragion di stato, e non osser-
\^\) Istruzioni al co. Franz ' M.' Santinelli (senza data).
Arch. di Stato, Modena.
P. Negri
vato nei suoi articoli essendo, ad esempio, le truppe
inferiori al numero pattuito. Poter inoltre l' imperatore
essere assaltato dal Turco, dal re di Svezia che
minacciava d' avanzarsi con forte esercito in Austria
per la Polonia, dal principe di Transilvania e da
tutti e tre riuniti ; nel qual caso anche difendendosi
con successo, sarebbe necessitato di togliere a Sua
Altezza tutte le assistenze di Germania e lasciarlo
solo con quelle degli Spagnuoli « che sono nella
« debolezza nota a ognuno ».
Concludeva 1' istruzione coli' invitare il principe
se non a correre la fortuna di P'rancia ed a parteci-
pare ai futuri acquisti, a non voler, almeno secondo
r antica e prudente massima dei Gonzaga, né Au-
striaci, né Francesi, né Spagnuoli in Casale; con una
neutralità mediante la quale « potrebbe anche vedere
« di cavarne qualch' altro (utile) da gli Spagnuoli e
« seguitare a tirar quello de' P>ancesi » . Da parte sua
il duca di Modena, cui « era stato rimesso tutto il
« maneggio di questo negozio », gli prometteva che
non avrebbe permesso che la Francia 1' astringesse
a qualche risoluzione o dimostrazione politica arri-
schiata, e lo rassicurava « che se ben S. A. sentirà
« gran rumori della corte, che senz' altro sarà gran-
« demente adirata contro di Lei, e darà ordini assai
« rigorosi, tuttavia egli anderà schivando l'essecutione
« tutto quello che si potrà, poiché, come principe ita-
« liano, ama la conservatione de' Principi d' Italia, e
« terrà mano a quella, e procurerà sempre di raddol-
« ciré, e divertire i rigori ; ma che S. A. ancora si aiuti
« di poter mantenersi in libertà senza ricevere né Ale-
« manni né Spagnuoli in Casale » (i). Cosi Cristina
(i) Memorie al s/ co. Santinelli (senza data), Arch. di
Stato, Modena,
Cristina di Svezia e il regno di N^apoli i 3 3
pur riconoscendo utile il rimandare l'impresa al 1658
esplicava il suo vasto piano di preparazione ch'era di
tentare d'ottenere l'adesione di Roma con un ma-
trimonio fra il nepote del papa con una principessa
francese, possibilmente una Mazzarino ; col procurarsi
particolari esatti sulla topografia del regno napoletano,
conchiudendo esser Fondi il miglior punto di sbarco ;
coir obbligarsi sempre più il duca di Modena (i) dal
quale il Mazzarino le aveva promessi cinque o sei
mila uomini e col negoziare almeno la neutralità con
quello di Mantova.
Ma la missione del Santinelli al duca di Man-
tova che di tutte le macchine mosse dalla regina,
ispirata dal duca di Modena era la più importante,
falliva come era fallita quella di Parigi ; e France-
sco I d' Este, approfittando dell' indignazione che ne
ebbe la corte francese (2), ne toglieva pretesto per
eccitare il Mazzarino a fare uno sforzo poderoso per
incutere terrore a Milano, punire Mantova, incorag-
giar Savoia, e trattener con ogni mezzo possìbile
Parma dal seguir l' esempio di Mantova (3). Nello
(i) « Mi ralegro di veder V. A, tanto ben disposta ad invi-
« gilar alla causa comune. Spero che Lei conoscerà che io ho
« fatto le mie parti per secondar le instrutioni prudentissime
« di V. A. la quale mi farà la iustitia di credere eh' io adopero
« tutti i miei spiriti in servirla in ogni sua occorrenza per pale-
« sarli l'affecto col quale io resto di V. A. aff.'"" et oblig.""
« Christina Alessandra.
« Di Pesaro li 30 Aprile 1657 ».
Questa lettera è conservata in un poscritto autografo di
Cristina alla lettera del 29 aprile citata che si conserva iTell'arch.
di Stato di Modena.
(2) « I ministri ne sono nauseati; la Corte scandalizzata, et
« il Sig/ Card.'- straord." piccato ». G. Ronchi al duca, Parigi,
6 aprile 1657.
(3) Francesco I a G. Ronchi, 25 marzo 1657.
34 P' Negri
stesso tempo prevedendo che l' elettore di Baviera
sarebbe stato incapace ad assumere ia grave soma
dell' impero, ordinava al suo residente a Parigi di
sottoporre al cardinale onnipotente nuove combina-
zioni matrimoniali perché 1' erede presuntivo dello
impero, sposando l' imperatrice vedova, una Gonzaga,
non incoraggiasse il duca di Mantova nella sua atti-
tudine e non rafforzasse i sentimenti della corte a
favore della Spagna (i).
Contemporaneamente la regina, visto che il tempo
trascorreva inutilmente e che 1' anno si avvicinava
alla metà, senza che nulla si fosse conchiuso, deci-
deva, nonostante le assicurazioni di Santinelli ch'ella
fosse aspettatissima in Roma, e nonostante le discus-
sioni formali di Mazzarino, di recarsi in Francia per
fissare quei piani in cui tanto d' incertezza ancora
permaneva. Infatti la guerra al nord d' Italia s' era
ripresa con più ardore che mai e con successo degli
Spagnuoli i quali attaccarono impetuosamente Va-
lenza, e s' impadronirono di Annone. A ristorare le
sue posizioni accorreva il duca di Modena il quale,
ristabilito colla sua presenza il morale dell' esercito,
pensò un colpo ardito ponendo, dopo felici scorrerie
(i) « Per la morte dell' Imp. se non si potesse togliere la
« corona di casa d'Austria fare si che si oblighi esso Arciduca
« a pigliare una moglie confidente di Francia. E che in tal
« proposito particolare^ si assicuri ch'esso Are. non habbia a
« pigliare per moglie 1' Imperatrice Vedova, poiché in altra
« maniera ciò sarebbe uno stabilire nel partito Austriaco il
« S.' Duca di Mantova, presso il quale come si è visto coll'e-
« sempio havriano ogni autorità i consigli di essa Imperatrice
« e di Madama sua Madre », Istruz. ducali a G, Ronchi, 17 mag-
gio 1657. Arch. di Stato, Modena. Cf. pure G. B. Intra, Le
due Eleonore Gonzaga Imperatrici in Arch. Stor. Lombardo,
XVIII, fase. III.
Ci^istina di Svezia e il regno di Napoli 135
nel Tortonese e nel Novarese e dopo aver liberata
Valenza, 1' assedio alla forte città d' Alessandria.
Quando gli giunse la notizia del passaggio di Cri-
stina per i suoi stati, poiché era al campo insieme
col figlio, e intese che il motivo principale della re-
gina per ritornare in Francia era la ferma sua applica-
zione all' impresa di Napoli, egli le diresse una serie
di riflessioni in cui, pur non rinunziando a capitanarne
r esecuzione, anzi precisandola meglio nei suoi parti-
colari, invocava un intervento più poderoso dei Fran-
cesi in Lombardia con termini che rivelano nel duca
la dolorosa convinzione, in cui era forse entrato, di
dovere abbandonar 1' assedio di quella città senz'altro
risultato che un' inutile effusione di sangue, e un cu-
mulo di rovine a danno dei miseri abitanti (i).
Non sarà inutile il riportare 1' espressivo docu-
mento nella sua integrità:
Che S. M. può esser certa, che S. A. continui nell' istesso
desiderio di servirla accresciuto anzi dall' obligatione, che deve
a gl'atti della benigna confidenza della M. Sua.
Che S. A. persiste nell' istesso sentimento noto a S. M.,
che certamente l'impresa di Napoli, quando sia fatta con mezzi
propri, e vigorosi, sia la più facile, e la più sicura da far gran
progressi, come all'incontro tien per fermo, che, quando man-
chi di alcuno di essi mezzi, sia la più pericolosa, e la più sicura
di svanire e di dare in qualche incontro.
Che si è scritto per prova, che ne i tempi andati è sempre-
riuscito male a i Francesi di attendere alle cose di Napoli
senz'haver prima stabilite quelle di Lombardia.
Che perciò furono biasimate le risolutioni del Re Francesco
Primo di mandare il Duca d'Albania con un corpo di gente
nel Regno mentre egli stava sotto Pavia, dove per mancanza
appunto di soldati fu battuto e fatto prigioniero da gli Spagnuoli,
e quella di mandare Lautrec alla medesima impresa senz' haver
prima assodate le cose nello Stato di Milano.
(i) G. GniLiM, Aìiìiali della cilla di AUssaiuinu ji>u> m /<My,
Milano, 1666, p. 321.
136 . P. Negri
Che niente meglio successe a i Francesi di tentar anche
aiutati da Paolo Quarto la suddetta guerra col Duca Francesco
di Guisa, mentre havriano potuto applicar con maggior profitto
alle cose di Lombardia.
Che r intrapresa del Principe Tomaso nel detto regno non
hebbe punto miglior successo, e nocque grandemente alla guerra,
che faceva allhora S. A. nel Cremonese havendone divertite i
dinari e le genti, che colà s'impiegarono.
Che gli attentati del Duca di Guisa si per la prima, come
per la seconda volta furono medesimamente infelici da quella
parte, e dannosi a questa nella guerra che si fa nel Milanese.
Che tuttavia S. A. passando sopra l'esperienze antiche, e
sopra gli ultimi avvenimenti col fermo supposto la buona con-
dotta di S. M., e qualche altra migliore provisione possa sup-
plire a i mancamenti dell' altre volte ha le medesime applica-
tioni a questo negotio, nel quale S. A. replica che mancando
qualch'uno de mezzi necessari apprende sempre che sia perico-
losissimo di andare a traverso.
Che S. A. è sempre dell' istesso parere che quella impresa
non possa farsi bene se non con una buona armata di terra, e
che però ha inteso con gusto dal Signore Conte Ladovico San-
tinelli che vi sia ben sì un Armata di mare di trenta Vascelli,
ma che in oltre habbia cinque mila fanti da sbarcare e mille
cinquecento cavalieri smontati.
Che su questo fondamento è supposto che di Francia mandino
di qua il dinaro che prontamente si richiede al mantenimento di
quelle (?) Truppe per lo Quartiere d' Inverno conforme all'instanze
che ne farà il signore di Baas, che a tale effetto si spedisce alla
Corte, et in che S. A. saria pronta d' applicarsi a detta Impresa.
Che provisto però alla conservatione di Valenza, e lasciata
solo qualche gente necessaria per sicurezza de' suoi Stati, e per
tenere in apprensione il nemico anche da quella parte, penserà
di passare con tutto il grosso dell'Armata a detta impresa la
quale o bisogna tentare un esercito considerabile per terra o
lasciarla stare, poiché facendosi debolmente non sarebbe altro,
che perdere il dinaro, e la gente, che ci s'impiegasse.
Che dovendosi far quell' impresa S. A. stima necessario che
su l'Armata di mare ci sia un buono equipaggio d'artiglieria,
di monitioni, e di viveri, e che si sappia, dove l'Armata sud-
detta potrà cavare altri viveri, e monitioni, perché la provisione
di quelle cose incontra sempre gran difficoltà, onde conviene
pensarci ben prima, e vederci ben chiaro.
Cristma di Svezia e il re 0710 di N^apoli 137
Che nel caso della detta impresa è necessario, che si man-
dino prestamente gli Ufficiali a far le recrute, le quali bisogna,
che siano ben forti, e numerose, perché conviene che l'Armata
di terra sia sì forte che possa sola superar da se stessa gli osta-
coli, che se gli attraversassero non potendosi far capitale sicuro
nell'Armata di Mare poiché troppo è inata (Ì7iatta!) la giun-
tione per rispetto de venti et altre emergenze e converrà pensare
ancora così alle recrute come potranno giuntarsi a corpi nel-
l'Armata di terra considerandosi che non sia bene che s'imbar-
chino su quella di Mare, poiché l'Armata di terra resteria manco
forte senza de reclute, le quali però si riflette, che potesse
esser meglio che venissero per mare a Viareggio per far giun-
tione coli' esercito di terra.
Che S. A. sia poi informata di buon hora, dell'intelligenze
che si hanno, e de' luoghi dello sbarco dell' Armata di mare,
e dell' altre particolarità concernenti 1' indirizzo e condotta del-
l' impresa.
Che la Maestà della Regina si contenti di dare a S. A.
cinquantamila ducatoni di sua borsa accioché l'A. S. le faccia
una leva di mille fanti; e cinquecento cavalli, che saranno però
della detta Maestà.
Che havendo Maestà corpo di gente a parte, e comandato
da suoi Ufficiali debbono però tutti obedire al comando di S. A.
e così anche le genti, che fossero su l'Armata di mare, e che
detta Armata sbarcasse, dichiarandosi S. A. di volere che tutti
le habbiano da obedire, o di non volersene ingerire.
Che S. A. vuole che si aggiusti prima il passaggio col Papa
in modo, che S. M. non habbia da restarne offeso non stimando
bene S. A. di bavere ad entrare perciò in una guerra con la
Santità Sua.
Che oltre le cose accennate di sopra è necessario, che si
appresti che a Primavera il Re o venga in persona in Italia, o
ci mandi forze considerabili per fare una vigorosa guerra nello
Stato di Milano, e poter poi trasmettere rinforzi nel Regno di
Napoli, dove si procurerà di agire, e di far gli acquisti in ma-
niera, che si conservino le Truppe nel miglior stato possibile.
Che quanto al venire la Maestà della Regina a giuntarsi
con le Truppe sarà facile d'aggiustarsi a suo tempo (i).
(i) Riflessioni alla M.^à della Regina di Svetia, circa la pro-
posta dell'impresa del regno di Napoli (senza data). Arch. di
Stato, Modena. La minuta di questo prò -memoria è scritta dal
P. Negri
Cristina, giunta a Lione, quando già i Franco -Pie-
montesi avevano dovuto desistere dall'assedio di Ales-
sandria, rispondeva procurando di sollevare l' animo
abbattuto del duca di Modena.
Attenuato l' insuccesso di Alessandria ove gli as-
sediati ebbero realmente a soffrire gravi perdite, gli
ricordava 1' adesione eh' aveva dato all' idea del Maz-
zarino di marciare verso il regno di Napoli, con mille
e cinquecento cavalli, nella quale occasione esso duca
aveva manifestato il desiderio di far assai più del
mandato ricevuto dal re. E non sospettando neppure
che le sue convinzioni fossero modificate, gli dimo-
strava evidente il vantaggio che avrebbe avuta l'im-
presa anche per la campagna di Lombardia. Il regno
sprovvisto di milizia (i) avrebbe facilmente ceduto, e
poeta Girolamo Oraziani, che da lungo tempo era anche il più
autorevole ministro di Francesco I d'Este. Su questo poeta
diplomatico cf., oltre il Tiraboschi, Bibl. iMod., Ili, 12 sgg.,
I. Malfatti, Girolamo Graziaci in Nuova Antologia, CXXXIII,
1903, 203 sgg.
(i) Nel 1655 per sostenere la campagna di Lombardia fu
sguarnito quasi completamente il Napoletano di milizie. Quando
la truppa s' imbarcò apparve un cartello popolare che diceva :
« Novo Re lo volimmo
« Pace e Vino lo volimmo
« A Settembre lo rividimmo ».
Fr, Gualegno al duca di Modena, Roma, 28 luglio 1655.
Il brigantaggio poi infieriva : « Gli banditi in Puglia pren-
« dono gran piede, et un loro capo ha insieme a quest' bora
« settecento fanti, e 300 cavalli; né il Re, né le provincie per
« le contingenze del contagio sono in istato di farvi ostacolo ».
Ibid., 4 agosto 1657. Nel 1654 il viceré per respingere l'assalto
del duca di Guisa a Castellamare aveva dovuto ricorrere ad essi.
Cf. G. De Blasiis, Relazione della pestilenza accaduta in Na-
poli ne II' anno 16^6 in Arch. Sto?'. Napoletano, anno I, fase. II,
p. 323 ; e anche A. Ademollo, // brigantaggio e la corte di
Roma nel secolo decimosettinio in Nuova Antologia, i dicem-
Cristina di Svezia e il regno di A^apoli i 39
il valor morale di questa vittoria sarebbe stato grandis-
simo. Giammai il conte di Fuensaldagna avrebbe o-
sato inseguirlo alla coda, od assalendo il fronte Franco-
Piemontese-Estense indebolito, perché privo di caval-
leria, non poteva scostarsi troppo dalle fortezze ogni
giorno più sguarnite di Alemanni, e guardate da pae-
sani, alienissimi dall' allontanarsi dalle lor terre ; spe-
cialmente col pericolo di urtarsi in un esercito come
il Francese feroce ed avido di battaglie e di cimenti
quanto n' era timido e pauroso lo Spagnuolo. Infine
il momento . non poteva riuscire più propizio in ri-
guardo alle condizioni d' Italia. « Si ritrovano i Prin-
« cipi tutti d' Italia, o per le spese della peste, o per
« altro impegno inabili ad aiutar gli Spagnuoli, né con
« forze aperte, né con occulte assistenze di monete:
« onde non mai è per ritrovarsi una congiuntura sì
« bella, et un più sicuro et non contrastato passaggio.
« Aggiungo a tutto ciò, che si trova il Regno di
« Napoli aiUitto dal contagio passato, mal contento
« della dominazione Spagnola, disarmato, e talmente
« in isconcerto, che non bastano tutti gì' ordini del
« Vice Re a reprimere un Capo bandito, che scorre
« con quattrocento huomini nell' Abruzzo introdu-
« cendo la militar disciplina ne' suoi seguaci, e fa-
« cendo ad uso di guerra contribuire i luoghi per
« dove passa » (i). Osservazioni pur troppo vere e
confermate da altre fonti.
La regina intanto preparava la prosecuzione rapida
del suo viaggio verso Parigi ove s' era fatta intanto
precedere da un suo gentiluomo. E da notarsi che
bre 1880. Per quanto si riferisce alla peste copiosissima è la
bibliografia: tra gli studi più recenti cf. M. Regillo e C. Gri-
GiONi in Arte e Storia, X-XI (1907-8), pp. 167-9, 3-4-
(i) Cristina al duca Lione, 25 agosto 1657. Arch. di Slato,
Modena, cit. dal Cam fori, pp. 227-30.
40 P. Negri
mentre tutti gli sforzi della regina eran volti a sta-
bilire una vasta concordia d' animi sia tra i principi
italiani, sia tra questi e la Francia, essa personalmente
faceva di tutto per alienarsene ogni simpatia. La sua
venuta a Torino, circondata da strane voci (i), aveva-
sorpreso Madama Reale che si trovava alla prediletta
Vigna, luogo di delizie, al di qua del Po, poco lungi
dal Valentino. Il malcontento crebbe allorquando fatte
grandi spese per il ricevimento, che cominciò da Chi-
vasso e durò a Torino due giorni, la regina si mo-
strò più inflessibile che mai nelle sue esigenze di
(i) « Quando M. R. fu avisata da un cornerò speditole dalla
« Vigna, del suo arrivo a questa Corte si mise a ridere smasci-
« latamente ed essendosi in quel mentre posta a mensa per
« pransare si levò, ed andò in persona a darne la nova a S. A. R.,
« trattenendosi un pezzo da lui, e ritornando alla mensa non
« fece altro discorso che della regina, sendosi detto che havrebbe
« voglia di dimorare in questo stato e vorrebbe la città di Ivrea
« per sua stanza ; ma essendo quella città di gelosia, e la porta
« della valle d'Agosta, e di cui si teme molto, che li Spagnoli
« per fare una diversione dell'armi cristianissime di sotto d'Ales-
« sandria siano per tentarne l'impresa, che se loro riuscisse, si
« calcula sarebbe loro di altrettanto vantaggioso, e forse mag-
« giore, come sarebbe a francesi la presa di Alessandria. Stan-
« doché con essa farebbero acquisto del Canavese, Bialese,
« della Valle abbondatissima (?) d'Agosta, e dell' importantis-
« Simo passo de Svizzeri e dell' Alemagna. Però trattandosi di
« una piazza tanto considerabile non si sa che risoluzione si
« pigliarà di qua nel concederla per stanza alla sud.*" regina di
« Svezia, che pure si discorre voglia andare ad Avignone come
« già scrissi a V. E. » (Arch. di Stato, Parma, Cart. cit. Di
Torino, 24 luglio 1657). E antecedentemente il residente di
Parma, notando la voce ch'ella volesse fermarsi ad Avignone e
avesse licenziata tutta la corte notava: « Quella regina è nata
« per caminare, e col predominio di Spirito deambulatorio ».
(Ibidem, 5 luglio 1657). La voce che ella fosse per stabilirsi ad
Avignone, messa forse ad arte in giro da lei per deviare 1' oc-
chiuta e sospettosa vigilanza spagnuola, correva anche a Roma,
come ci informa il residente Estense colà.
CristÌ7ia di Svezia e il regno di Napoli \ 4
precedenza sui principi Sabaudi, anche nelle loro
stanze (i).
Il fatto più grave che macchiò indelebilmente Cri-
stina, ancor oggi misterioso per le forme, le circo-
stanze, le cause nelle quali avvenne, quello che po-
(i) « La venuta della Regina credo sia stata di pochiss.""*
« sodisfazione in questa Corte, non havendo voluto come ho
« accennato condescendere alle sodisfazioni ed honorevolezze
« pretese giustam.** da M. R. che le dasse la mano dritta in
« sua stanza allegandosi dalla parte della Regina, come non se
« le doveva ricercare questo, che era un' innovare al di già fatto
« ed avvenuto la prima volta che fu qui, e che in questa 2*
« non haveva punto deteriorato dalla condizione con cui vi
« giunse air hora, e che se il negozio fosse stato vergine (ter-
« mine, e frase così usata da Lei) si poteva mettere in trattato,
« ma sendo già stato preteso, e non accordato, se non che la
« Regina si mettesse a letto dovendo essere visitata da M. R.,
« come si fece, accioche in tal maniera e mezo termine non si
« dasse, e si negasse la mano dritta a M. R. hora non restava
« più logo a far cosa mag." in sodisfacim.*" di lei, e però in
« occasione di visita non si doveva fare diferentem/*" di quello
« si fece la p.'"" volta. Hanno detto li speculativi, che non si
« doveva mettersi da questa parte in tali pretensioni, e non ri-
« cercare di essigere oltre più di quello che non s' hebbe la
« prima volta in cui si che doveasi mettere il piede al muro
« per conseguire quelle honorevolezze giudicate di convenienza,
« e di rispetto alla condizione e decoro di M. R. che da sangue
« regio e più qualificato ed antico di quello di Svezia ella tira
« l'origine. E coli' alloggiare novam." la Regina, si come ella
« si mostrava in necessità di ricevere 1' hospizio, cosi si volesse
« obligarla a contracambiarlo col concedim.'" delle pretese hono-
« revolezze alle quali non havendo però ella voluto punto con-
« descendere, anzi mostrando mag.' sussiego, e più alta postura,
« come ha fatto in vece di avantagiare si sia più tosto fatto
« discapito con tali pretensioni promosse da certo consigliero
« che ha voluto fare del più zelante, o per meglio dire saccente
« degli altri havendone havuta irrisione non poca da quelli che
« si come pescano più a fondo, così più prudentem.*" dissuade-
« vano al non mettersi in dette pretensioni. » (Ibid., 2 ago-
sto 1657).
142 P^ Negri
teva seriamente por fine a tutte le speranze eh' essa
riponeva nell' aiuto di Paranoia, fu 1' assassinio bar-
baro di Gian Rinaldo Monaldeschi da lei ordinato,
mentre, attendendo di esser ricevuta a Parigi, si ado-
perava a far gran denari, liquidando i suoi beni in
Svezia, facendo pratiche per avere la rimanenza dei
famosi 300,000 scudi da parte della Francia, e pre-
parando il completo equipaggiamento del suo corpo
speciale d' operazione contro il regno di Napoli (i).
Non mi tratterrò sul truce episodio che fu già esami-
nato da tutti gli storici noti e anonimi di Cristina,
con più o meno passione, in libelli e in drammi tea-
trali d' effetto, se non per far sentire la voce di un
contemporaneo, che si trovava allora in Plancia e che
riproduce nelle sue rozze linee 1' orrore del delitto
compiuto freddamente da quella donna (2).
(i) De Bildt, op. cit., pp. 71-3.
(2) « Samedi dernier la Reine de Suede fist tuer son grand
« esquier dans la gualerie de serfs a Fontenne belbeau pur son
« capiten des guardes apres lui avoir fait venir un Confesseur.
« La Chose cest passée dun maniere que tout le monde en est
« fort scandalisé. Le susiet de cela vient de ce que Monalde-
« squi son grand esquier pretandant a sa confiance, et croiant
« que le Marquis Santinelly estoit mieux avec elle il creut quii
« ne seroit iamais patron quii ne les (sic) eust mis mal avec
« elle ; et pour y reussir il se feroit esedre des lettres ditaliee
« par lesquelles on lui mandoit que le Marquis Santinelly son
« grand Chambelan qui est reste en Italiee et son frere qui la
« suivi en ce voiage et qui est Capitene de ses gardes se van-
« toient d' avoir bonne part en ses faveurs et bonnes graces.
« La Reine a qui Santinelly fist cognoistre quii faloit que cela
« procedat de Monaldesqui anvoia a Montargis prandre ses let-
« tres par lesquelles elle descovrìt sa tourbe et lui en aient fait
« quelque reproche sens esgreur apparante il fust asses sot pour
« Lui en avouer la verite. Alheure mesme elle commande quon
« lui anvoia querir un Confesseur apres avoir refuse de se con-
« fesser croiant que cela le sauveroit elle commanda a Santi-
« nelly de le tuer lui aient porte quelques coups dans le corps
Cr istilla di Svezia e il i^egno di Napoli 14
Lo sventurato Alonaldeschi era conosciutissimo a
Roma. Papa Alessandro VII 1' aveva dissuaso, come
abbiamo visto, dall' entrare al servizio della regina,
quasi presago di qualche sciagura; 1' avventura invece
lo vinse, ed egli giunse ben presto assai innanzi nella
confidenza della regina che gli otteneva il grado di
maresciallo di campo nelle truppe francesi che erano
sotto il duca di Modena (i), e lo impiegava al pari
del Santinelli nelle sue più delicate missioni (2).
La sua tragica fine sorprese e fece fremere la
cittadinanza romana che giurava per lui contro la
regina; e il conte Francesco Santinelli, fratello del-
l' esecutore del delitto, tentò invano di giustificare il
fatto e di avere udienza dal papa (3). Ma quando gli
« qui n'autroient parce quii estoit iacqué il lui porta un coup
« dans le visage apres lavoir receve il demande de ce confesser
« ce quon lui recorda et incontinent apres Santinelli lui perca
« la guorge. Elle escrivit apres son action au Roy et a S. E.
« on ne iugea pas a propos que le Roy la receut on la lui ran-
« vola par Zondadie, au quell elle a dit que si la Chose estoit
« a faire quelle la feroit ancor; quii ni avoit que le bien ou
« elle sestoit faite dont elle avoit des desplaisir quelle en de-
« manderoit pardon au Roy, et quelle luy en feroit toutes les
« exquses imaginables » (Lettere ministri Francia. Da Parigi,
16 novembre 1657. Arch. di Stato, Modena).
(i) Monaldesco al duca di Modena. Compiègne, 22 settem-
bre 1656. Arch. di Stato, Modena.
(2) De Bildt, op, cit., pp. 60 sgg.
(3) « Chi ha conosciuto, e trattato intrinsecam.'* con lui non
« può indursi mai a credere eh' egli habbia commesso cosa che
« meritasse un risentimento si gagliardo, e sì strano; anzi qui
« si tiene comunemente che le vive emolazioni, che correvano
« tra lui, et i conti Santinelli possine haver portato il negozio
« a questi estremi. Certo è che Palazzo si mostra stomacatissimo
« di tal fatto, e sta su '1 far qualche dimostrazione contro il
« Co. Santinelli, eh' è qui, e se si effettua quello che si discorre,
« potrebbe essere che una tal risoluzione dasse occassione ed
« adito al Papa di uscir di tjualunque impegno con la Regina,
144 ^' Negri
avversari vollero dire che la regina era ricevuta in
Francia con modi asciutti e sbrigativi, egli pubblicò
invece che la regina era invitata a Parigi, e che
dopo esservi stata quanto prima ritornerebbe a Roma
« ove porterebbe al Papa negoziati di grandissimo ri-
« lievo a tutta la Christianità » (i). L'elemento politico
chiamato a scopo di difesa può per avventura raffor-
zare r opinione eh' era in alcuni allora che tra i mo-
tivi che determinarono la morte del Monaldeschi (2),
vi fosse il suo tradire agli Spagnuoli i segreti piani
della regina contro di essi.
Si comprende come, allorquando si avviò verso
Parigi, r ambiente non fosse ottimamente disposto
verso di lei, perché, osserva il Bildt, di rado si è il
benvenuto quando si domanda del danaro, o quando
si propongono imprese avventurose, e meno ancora
se si infrangono nello stesso tempo le leggi dell'ospi-
talità e dell' umanità (3). Tuttavia ella vi rimase oltre
venti giorni ; fu ai sontuosi ricevimenti di corte ove
il giovane Luigi XIV sfolgorava in tutta la sua
bellezza; ebbe le lodi incipriate degli Accademici
francesi. Si comprende che la politica occupò non
poco tempo alla regina e al Mazzarino. Questi sem-
pre ritenuto nel concedere ciò che era il nocciolo della
questione, il danaro, fu certo largo in promesse e
forse sincere. Notiamo di passaggio che qui, se si
« la quale Dio sa quando mai più rivedesse Roma .... Roma
« tutta mormora e strilla di tal avvenimento ». (Francesco Gua-
legno al duca di Modena. Roma, 17-19 dicembre 1637).
(i) Francesco Gualegno al duca. Roma, 26 dicembre 1657.
(2) Il movente politico è ammesso anche dagli ambasciatori
Manzieri e Giustiniani rispettivamente di Modena e Venezia a
Parigi. Il De Bildt vi aggiunge anche la dilapidazione sfacciata
delle sostanze della regina, e il fornir materia alla maldicenza
contro la regina stessa.
(3) De Bildt, op. cit., p. 81.
CristÌ7ia di Svezia e il 7'eg7io di Napoli 145
dovesse prestar fede alla testimonianza mal sicura di
Gregorio Leti, la Regina non sarebbe stata aliena
dal passare in Inghilterra per aver 1' aiuto della flotta
inglese e 1' appoggio del potente protettore del Re-
gno Unito, Oliviero Cromwel, il quale a sua volta
seppe schermirsi assai bene dal ricevere la visita,
temendo che la regina volesse chiedergli grazie a
prò dei cattolici, ed anche per evitare le gravi spese
che avrebbe costato all' Inghilterra un ricevimento
tale da sostenere il paragone di quelli ricevuti altrove
da Cristina, ed infine per essere questa passata a quella
religione ch'egli odiava cordialmente (i). L'Archivio
Estense che ci è stato finora di guida non ha let-
tere di Cristina che ci facciano seguire le vicende
delle trattative ; soltanto Cristina, che continua in let-
tere di convenienza a usare frasi obbliganti, premu-
rose e instanze vivissime, in data del 15 marzo si loda
dell' assistenza che essa trova nell' agente Estense a
Parigi, il conte Giuseppe Ronchi « per 1' essecutione,
« dei miei intenti et fini » (2); e questi ci offre ele-
menti che sono attendibili e assai utili. Inviato il
Ronchi espressamente a Parigi al principio del 1658,
quando giunse a Lione, ebbe dall'arcivescovo di quella
città r assicurazione per lettere ricevute da Parigi che
la regina avrebbe comandato 1' armata di mare col
duca di Guisa per luogotenente (3). Ciò dimostra che
anche in tempi vicinissimi alla morte del Monaldeschi
(i) G. Leti, La vie d' Olivier Cromwel (seconde partie), à
Amsterdam, chez Antoine Schelte marchand libraire près la
Bourse, mdcxciv, pp. 446 sgg. ; Arckenholz, Mémoires pour
servir etc. cit., II, pp. 23 sg.
(2) Cristina al duca di Modena (autografa), Parigi, 15 mag-
gio 1658. Arch. di Stato, Modena.
(3) G. Ronchi al duca di Modena (cifrata), Lione, 4 gen-
naio 1658. Arch. di Stato, Modena.
Arcìiivio della R. Socislà romana di storia patria. \'ol. XXXII. io
146 P, Negri
la corte non era cosi indignata da trascurare le trat-
tative diplomatiche colla regina. Giunto poi alla ca-
pitale, e fatte le debite indagini riconosceva che
« oltre le premure che si hanno qui per imbarazzare
« l'inimico da tutte le parti, vi è qualche inclinazione
« precisa di applicare da dovero alle proposizioni fatte
« d' intraprendere sopra il Regno di Napoli, col fonda-
« mento che si ha delle intelligenze tanto in apparenza
« buone nell'Abbruzzo e che potrebbero produrre il
« desiderato effetto mentre l'Armata di mare apportasse
« soggetto di apprensione in altra parte » . Il Mazzarino
poi desiderando d' interessare il duca di Modena al-
l' impresa o perché una parte del negozio fosse affi-
data al duca, o per rompere affatto le pratiche, faceva
a Francesco I una grande agevolazione cioè « che
« V. A. senza impegnare la propria persona, e senza
« pregiudicare alla sicurezza de' suoi Stati con l' allon-
« tanarsi da essi come le è stato altre volte proposto,
« potrebbe mandare uno de' signori Principi suoi figli,
« con una comitiva di buoni Ufficiali e con quel nu-
« mero di Cavalleria che stimasse più opporttuno per
« entrare vigorosamente nell'Abbruzzo, e dar mano
« con ia sua presenza a quelle risoluzioni che qui si
« è supposto sarebbero trovate fermissime per libe-
« rarsi dal giogo spagnolo ».
Risultava evidente il colpo gravissimo che avreb-
bero gli Spagnuoli della Lombardia dalla energica
diversione al sud ; né vi sarebbe stato alcun pericolo
per il principe comandante la spedizione, perché an-
che in un sinistro avrebbe potuto facilmente ricovrare
sulla flotta^, colla quale mai si sarebbe perduto con-
tatto. Terminava il Ronchi suggerendo che le truppe
non procedessero unite verso il regno, ma in ordine
sparso ; poiché in tal modo, mentre avrebbero avuto
più facile il passaggio attraverso la penisola, senza
CristÌ7ia di Svezia e il reg7io di iVapoli 147
destare 1' attenzione e i giusti timori del papa, avreb-
bero pur sempre potuto riunirsi in caso di neces-
sità (i). Poco appresso, ancora nel mese di febbraio,
deplorando di non poter dare notizie più particolareg-
giate per la ritardata venuta di Cristina, aggiungeva:
« Intanto posso dire a V. A. di aver veduta la capi-
« tolazione accordata fra la Reina et il signor Cardinale
« con l'approvazione del Re toccante quest'affare, et di
« più una scrittura a parte di pugno del signor Cardina-
« le nella quale s'obliga di sostenere l'Impresa del suo
« proprio dinaro quando non vi sia altro rimedio » (2).
Giunta poi la regina a Parigi, continue furono le di-
scussioni tra lei, il Mazzarino e il Ronchi, insistendo
la regina per avere assicurazioni precise circa la ca-
valleria che doveva operare nell'Abruzzo e che il Maz-
zarino voleva addossare al duca di Modena « stante
« le disposizioni de' Principi italiani, la morte del conte
« d' Ognate, eh' egli tiene per sicura, et il debole soc-
« corso di danari che mandano gli Spagnuoli, asserendo
« egli saper di certo che il Conte d' Ognate non portava
« che cento milla scudi » (3). Il Mazzarino entra quindi
neir ordine d' idee della regina che rafforza vieppiù le
sue insistenze, volendo chiare e distinte le due cose.
« Ella si mostra così impressa di questa necessità che
« ha fin detto al signor Cardinale di volere sbarcare a
« Viareggio e parlare con V. A. prima di andare a
« Roma in ogni maniera. Ma questa sua risoluzione a
« mio credere dipenderà totalmente dalli denari che
« ella riceverà dal signor Cardinale... ». Anche le par-
(i) G. Ronchi a Francesco I d' Este (cifrata), Parigi, 8 feb-
braio 1658. Arch. di Stato, Modena.
(2) G. Ronchi a Francesco I d' Este (cifrata), Parigi, 22 feb-
braio 1658. Arch. di Stato, Modena.
(3) G. Ronchi a Francesco I d' Este (cifrata), Parigi, i mar-
zo 1658. Arch. di Stato, Modena.
148 P. Negri
ticolarità dell' impresa erano ancor del tutto da deter-
minarsi e variavano continuamente (i). Un ufficiale
italiano poi al servizio della regina si offriva, previo
sempre il sussidio di milizie terrestri al comando d'un
Estense cooperante colla flotta, di rendere il duca
padrone dell' Abruzzo, e, venendo appositamente a
Modena per dare maggiori spiegazioni, offriva anche
di rimanere ostaggio e mallevadore nella cittadella
della città. Partiva finalmente la regina, svelando
completamente al Ronchi quanto avevano di positivo
e di meno solido i suoi piani, come si vedrà dalla
seguente lettera (2):
Serenissimo Prencipe, È partita la Reina di Svezia dopo
essersi fermata quindici giorni a Parigi. Come ho già avvisato
a V. A, S., ha negoziato lungamente col Signor Cardinale; e
per quanto ha mostrato, ella è rimasta contentissima havendo
riconosciuto dagli effetti medesimi la buona volontà di S. Emi-
nenza e la sua risolutione di volere secondare il pensiero di
essa Reina che è determinata d' invadere il Regno di Napoli
con l'armata che sarà alla vela per il principio d'aprile. Questo
è il discorso fattomi dalla stessa Reina e eh' io rifferisco a
V. A. S. nel proprio essere.
Mi ha detto d' essere in concerto col sig. Cardinale di sbar-
care a Viareggio per potersi abboccare con V. A. e concorrendo
in ciò il consenso del sig. Cardinale bisogna credere che la di
lui intenzione è di appoggiare alla somma prudenza di V. A. S.
la totale direzione degli affari d' Italia e che vuol ricevere le
proposizioni di V. A. per motivo di poter parlar francamente
nel conseglio e di far apparire la necessità che vi è di applicar
a tale impresa. Prima di chiudere le lettere debbo però sapere
l'intenzione precisa di S. Eminenza, havendone io fatta instanza.
Se sarà vero che la Reina sbarchi a Viareggio, mi ha detto
che vorrebbe trovare colà due lettiche per venire a dirittura a
Sassuolo. Protesta di non voler alcuna cerimonia, bastando che
(i) G. Ronchi a Francesco I d'Este (cifrata), Parigi, 5 mar-
zo 1658. Arch. di Stato, Modena.
(2) G. Ronchi a Francesco I d' Este. Arch. di Stato,
Modena.
Cristiìia di Svezia e il regno di Napoli 149
sia persona a Viareggio che informata del camino possa con-
durla a dirittura, e desidera che le lettiche capitino sotto pre-
testo di qualche ufficiale che ammalato debba sbarcare con
l'occasione delle recrute. Dice di proporre Sassuolo perché
rimanghi più segreto il suo viaggio. Da Sassuolo pensarebbe di
tirar di lungo a Bologna senza passar per Modena quando V. A.
non lo voglia. Havrà dieci persone fra le quali una donna e
due gentilhuomini. Uno di questi sarà il Tenerini, mentre che
V. A. S. non babbi ripugnanza a riceverlo.
Pensa S. Maestà di andare in tre giorni a Roma valendosi
delle carozze di V. A. fino a Bologna e susseguentemente di
quelle de Legati e de Vicelegati.
In questa maniera mi ha detto precisamente la Reina di
scrivere a V. A. S. et il medesimo havrei anche fatto ad ogni
buon fine benché ella non me 1' havesse detto, acciò che V. A. S.
restasse pienamente raguagliata di pensieri di questa Signora.
Egli è ben vero che di qui a Tolone mille volte può mutare.
Troppo alte sono le sue immaginazioni, e non mancando a così
gran spirito materia di formare disegni superiori alle idee degli
altri, ne segue necessariamente il cambiamento, perché in molti
riesce troppo difficile per non dire impossibile l'esecuzione.
Non resterò per tanto di portare a V. A. S. la notizia di
quelli che sono stati a me palesati dall' Autore medesimo.
In Roma oltre il formare un gran partito alla Francia, crede
ella di poter imbarcare il Papa e il Cardinal Nipote più di
quello si possa credere, e benché S. Maestà confessi che il cer-
vello del Papa non è capace di grandi intraprese, il suo fonda-
mento principale consiste nella vivacità del Nipote. Pretende
sopra tutto d' ingaggiarlo in pensieri di sorprendere Siena e non
con altro fine, per quanto ella dice, che di accrescere impegni
a Spagnuoli et in ogni evento di privarli del soccorso che po-
trebbero ricevere dal Granduca. Io poi non credo, se può pre-
starsi fede all'espressioni, che non possa trovarsi avversione
maggiore di quello ha questo Personaggio a Spagnuoli et a chi
ha dipendenza da essi.
Non è per anche ben risoluta, se voglia trovarsi allo sbarco
dell'armata di Mare, o pure entrare nel Regno per via del-
l'Abbruzzo. Se potrà raccogliere tanto numero di Cavalleria
che basti per la sua persona, inclina assai più ad entrare a di-
rittura nel Regno di Napoli per terra, e lasciar' operare il Duca
di Mercurio dall'altra parte. Tuttavia ha detto di voler stabi-
lirsi col parere di V. A. al cui prudentissimo giudizio non si
50 P. Negri
può esprimere quanto mostri di differire, e certo nel tempo che si
è fermata qui, ne ha parlato con espressioni di stima particolare.
S. Maestà crede nel passar lo Stato Ecclesiastico di poter
porre insieme 400, o 500 Cavalli, e fa sopra ciò gran fondamento.
Ha qualche pensiero di abboccarsi col Duca di Parma col
quale professa di havere più che ordinaria confidenza et ha di-
segno di volerlo pregare a portarsi a Bologna incognito.
A quanto ha mostrato con me nel discorrere, non è troppo
soddisfatta di Madama Reale et è infallibile che non ne ha
parlato troppo bene.
È stato pentito S. E. di non havere permesso alla Reina
di portarsi in Alemagna ove haveva grandissime cabale e poteva
rendere di rilevanti servigi alla Francia. Ma ha creduto S. Emi-
nenza che non possi ritornare in tempo d' intervenire alle ope-
razioni della armata di Mare nel Regno di Napoli, e dice che
questa impresa non poteva differirsi più.
E certissimo che tutto quello che dirà a V. A. S. la Reina
è di concerto con S. Eminenza che brama di ricevere lungam.*"
tutte le facilità possibili, e pur che la spesa non sia eccedente
egli r abbracciarà più che volontieri per quanto dice.
Mentre queste notizie non servissero ad altro, possono va-
lere a rendere certa V. A. S. delle intenzioni della Reina, e si
conosce che le di lei bizzarrie possono cooperare a generosi
fini di V. A. S. Può assicurarsi che non si ritirerà da qualsi-
voglia benché malagevole impresa, e non trovandosi V. A, im-
pegnata in modo alcuno, può se così le compie ingaggiare essa
Reina in tutto ciò che stimerà più concernente al proprio inte-
resse. Io non pretendo con le mie espressioni di aggiungere
luce al Sole....
Di V. A. S. umilissimo, divotissimo et obedientissimo
servitore Giuseppe Ronchi.
Parigi li 15 marzo 1658.
Il duca di Modena aveva per mezzo del suo resi-
dente fatto sapere essergli impossibile privarsi di un
corpo di duemila cavalli, senza perdere il vantaggio
considerevole che aveva in Lombardia (i): ma troppo
(i) Istruz. ducali a G. Ronchi, 23 marzo 1658. Arch. di
Stato, Modena.
CristÌ7ia di Svezia e il veglio di Napoli r 5 i
tardi ; la regina moveva già verso l' Italia. Allora
egli, che teneva a che lo scopo della venuta reale
restasse segreto, la consigliò a far un largo giro per
cui la regina, toccando Livorno e Lucca avrebbe mag-
giormente divertita 1' attenzione degli Spagnuoli ad-
ducendo per pretesto le vie impraticabili attraverso
alle quali doveva passar la regina sbarcando a Via-
reggio (i). In Francia frattanto si attivavano i prepa-
rativi per r allestimento, e il duca di Marcoeur, ma-
rito di Laura Mancini, altra nipote di Mazzarino (2),
venuto rapidamente a Parigi, dopo un abboccamento
colla regina, mostrava di voler partir presto per l'ar-
mata per imbarcarvisi e cooperare dalla parte di mare
colla regina che scenderebbe colla milizia attraverso
r Italia. Questo era quanto si diceva ; ma perché, no-
tava il Ronchi « tutti gli affari soggiaciono alla lun-
« ghezza, et alla mutazione in Francia bisogna rimet-
« tersi alle chiarezze che porta il tempo » (3). La regina
intanto, cagionato non poco disturbo alla piccola re-
pubblica di Lucca, attraverso le alpestri contrade
della Garfagnana {4), giungeva 1' otto maggio a Sas-
suolo ov' era anche convenuto il signor di Besangon
ambasciatore francese a Venezia. Il risultato della
sua breve permanenza (8-10 maggio) nello splendido
castello ducale fu il seguente trattato •
Trattato fatto da S. A. colla Regina di Svezia.
Su le proposte fatte per parte della Maestà della Reina di
Svezia si risponde per quella del Serenissimo Duca di Modana.
Che quando S. A. havrà havute le sue recrute, fatte le sue
(i) Istruz. ducali a G. Ronchi, 22 aprile 1658. Arch. di
Stato, Modena.
(2) Renée, op. cit., 99-113.
(3) G. Ronchi al duca, Parigi, 22 marzo 1658.
(4) Cesare Sardi, Cristina di Svezia in Lucca , Lucca, 1863 ;
e C. Campori, op. cit., pp. 214-15. '
152 P. Negri
rimonte, e vista la forza della sua armata, si applicherà in con-
seguenza all'impresa che si stimerà essere più a proposito, a
che non può hora determinarsi, dependendo ciò dalla qualità
delle forze che S. A, havrà, e dalla facilità che troverà d' intra-
prendere su qualche Piazza nello Stato di Milano.
Che quando S. A. in riguardo all' impresa che intraprenderà,
havrà visto che l' armata possa restare dopo si forte da esser
padrona della campagna come è necessario per rispetto de' suoi
stati, li quali non possono havere altra sicurezza, che questa
ne termini in cui stanno le cose, S. A. manderà a detta Maestà
per le vie di terra in Abruzzo un rinforzo el maggiore che po-
trà ; e che per la bontà delle truppe se non considerabile, mentre
però la gente sbarcata dall' armata abbia preso tal piede in
qualche parte del Regno, che si vegga che non vada a perdersi
detto rinforzo, per lo quale sarà poi a cura di essa Maestà il
risponderne in Francia dopo che si sarà esso rinforzo staccato
dall'armata di S. A.
Che S. A. si dichiara sin d'hora, che quanto al Papa in
ordine al passaggio di detto rinforzo, non intende 1' A. S. d' in-
gerirsi, né haver parte alcuna, poiché confinando il suo paese
per si longo tratto collo Stato Ecclesiastico non è dovere, che
nelle presenti emergenze con gli Spagnuoli, entri a disgustarsi
con Sua Santità che però lascerà che la Maestà della Reina
pensi a questo particolare.
Che succedendo a detta Maestà le cose nel Regno felice-
mente, come si crede, S. A. confida che la benignità di S. Maestà
havrà memoria dell'ossequiosa divozione dell' A. S.
E per maggior corroborazione delle cose espresse di sopra,
la presente scrittura sarà sottoscritta dalla sudetta Maestà della
Reina di Svezia, e da essa altezza di Modana.
Dato in Sassuolo li 7 Maggio 1658.
(autografo) Christina Alessandra.
Francesco d'Este.
I termini sono da parte del duca di Modena ab-
bastanza riservati, e si conoscono chiaramente i suoi
intenti dilatorii. Si lasciava alla regina (i) il compito
(i) Colui che aveva maneggiato le ultime trattative era stato
il capitano Tenerini (questa è la grafia più usata di questo
nome) da Carrara, già marmista, sergente maggiore di fanteria
Cristina di Svezia e il regno di Napoli i 5
di guadagnare il papa, non volendo il duca, ammae-
strato dalla recente guerra di Castro, romperla con
una potenza sì grande e confinante come lo stato ec-
clesiastico : inoltre premetteva essergli necessario l'as-
sicurarsi completamente alle spalle, cioè in Lombar-
dia, prima di dedicarsi con tutte le sue forze all' im-
presa. Naturalmente tutto questo dipendeva dal Maz-
zarino il quale, ormai lontana la regina, occupato
nella Germania e al sud della Francia, tormentato da
sempre più frequenti attacchi di gotta, aveva ripreso
la sua politica remissiva rispetto all' Italia: tanto che
il conte Ronchi reiterava al suo duca gli inviti di
recarsi in Francia « per indurre il signor Cardinale a
« totale applicazione del negozio di Napoli che è tanto
« importante per imbarazzare totalmente gli Spagnuoli
« in Italia » (i) o, quando mancasse il Mazzarino, per
assicurarsi il comando delle armi francesi in Italia.
Frequente rimase la corrispondenza fra 1' Estense
e Cristina. Questa, giunta a Roma, sì era vista trat-
tare assai riservatamente dal papa dicendosi che a
Civitavecchia fossero giunte provvigioni d' armi con-
tro gli Spagnuoli (2); essendo egli tutto intento a pre-
ai servizio di Modena al tempo della guerra di Castro, passato
poco onorevolmente al nemico, e ricevuto da Francesco d' Este
espressamente per far piacere alla regina. « Gran clemenza di
« S. M. a ricevere presso di se sfortunati, e niente stimati dal
« mondo » nota un contemporaneo. Lasciava poi la regina al
suo partire il celebre Santinelli, l'uccisore del Monaldeschi
poco ben visto e sfuggito da tutti i modenesi (Mass. Montecuc-
coli a Pietro Campori, Modena, 8-1 1 maggio 1638. Arch. di
Stato, Modena).
(i) G. Ronchi al duca, 18 ottobre 1658.
(2) Claretta, Carlo Emanuele II ^qq.^ I, pp. 210-11; Cor-
rispondenza del Card. Giulio Mazzarino con Giannettino Giusti-
niani edita da V. Ricci in Pubblicazioni della Società di Storia
patria, voi. IV, Torino, 1863; Brusoni, op. cit.
5 4 i^' Negri
parare armi ed armati contro i Turchi a prò' di Vene-
zia eroicamente disputante da oltre un decennio Can-
dia agli Ottomani invasori, e vedendo male una guerra
così a fondo contro la Spagna quando la fortuna era già
sì favorevole alla Francia da far desiderare che una
sua rotta ristabilisse l'equilibrio turbato (i). Aggiun-
gasi che correva la voce che 1' assalto poteva anche
volgersi contro di lui, e che ad ogni modo all' im-
presa di Napoli si sospettava avrebbe preso parte
colla flotta francese anche la fiotta inglese (2). Le pe-
ripezie di Francesco Maria Santìnelli con la duchessa
di Ceri (3) alienarono sempre più 1' animo del pontefice
da Cristina (4). La quale, annunziando il suo arrivo a
Francesco d'Este, lo assicurava della sua inalterabile
stima (5), seguiva sodisfattissima i successi delle armi
da lui comandate sul Cremonese e contro Mortara (6),
e attendendo la vittoria finale lo informava delle sue
trattative col papa, e degli avvenimenti che succede-
vano nel regno di Napoli. L' acerba morte che al
14 di ottobre di quell' anno sorprendeva il duca di
Modena, infrangendone la forte e robusta fibra, tron-
(i) Fr. Gualegno al duca di Modena, Roma, 8 agosto 1653.
Arch. di Stato, Modena.
(2) Arckenholtz, op. cit., voi. II, p. 28; Campori, op.
cit., p. 231.
(3) A. CoRvisiERi, La duchessa di Ceri. Episodio storico del
secolo XVII in Rassegna settimanale, voi. V, n. no (8 feb-
braio 1880). «
(4) Il re di Francia che intanto aveva sovvenzionato la re-
gina, faceva severe rimostranze al papa perché la regina fosse
trattata altramente da quando essa era benevisa agli Spagnuoli.
(Fr. Gualegno al duca, 17 luglio 1658).
(5) « Je vous prie.... de croire que je suis avec beaucoup
« de passion » (Cristina a Francesco d'Este, 25 maggio 1658).
(6) Brusoni, op. cit., pp. 882 sgg. ; Cristina al duca,
3-10 settembre 1658).
Cristina di Svezia e il l'egno di Napoli i 5 5
cava per sempre i fili di quella impresa cui Cristina
di Svezia aveva atteso per due anni con indefesso
ardore e con tenace volontà.
Pubblico qui tre lettere della regina al duca. ].e
prime due sono, in parte, cifrate:
I.
« Serenissimo Signor Duca. Doppo il mio arrivo in questa
« città ho stimato più conveniente privarmi del contento di
« scriver a V. A. che facendolo esser tenuta ragguagliarlo delle
« cose occorsemi, poiché la generosità sua m'assicura che non
« haverebbe potuto intender senza perturbazione d' animo le
« incivilita usate meco per la sola apprensione, che io havessi
« a promovere gì' interessi della Francia et di V. A. alla
« quale si come non posso differir più di rassegnare la mia
« inalterabile partialita, così godo altretanto di farlo congra-
« tulandomi seco de segnalati avvantaggi conseguiti dall' armi
« Francesi nella Fiandra quanto V. A. può esser certa che
« r allegrezza che sento di questo, è infinita e inesplicabile,
« particolarmente in riguardo suo la di cui bontà ni' obliga a
« desiderar successi non minori alle armi comandate da V. A.,
« stimando io al pari delle proprie le sue convenienze, et le
« sue glorie. Spero che il Tenerini bavera a pieno dato conto
« a V. A. dello stato delle cose di Napoli, et dell' ottima
« dispositione de Nobili et popolari a privare intieramente di
« quel Regno (gli Spagnuoli), ogni volta che sieno assistiti da
« forze assai minori che sarebbero necessarie altrove per 1' espu-
« gnatione di una piazza il che essendo 1' unico mezzo per far
« trionfar l'armi condotte da V. A. e per toglier a Potentati
« d'Italia il timore o l'interesse di non separarsi da Spagnuoli.
« Stimo superfluo di ricercar V. A. ad accompagnar con ogni
« fervore l' instanza che rinovo al Cardinale Mazzarino per 1' es-
« secutione del trattato fatto meco. Onde non passarò seco
« intorno a questo più oltre che a ricordarle l' ansietà che ho
« di sentir quanto V. A. bavera perciò stabilito col Tenerini et
« d'esser dalla sua gentilezza fatta partecipe de successi delle
« sue armi che prego il cielo corrispondano a suoi generosi
« disegni, mentre rassegnandole la mia incostante (incessante f)
« passione che ella prenda spesso fede della mia partialissima
156 P. Negri
« corrispondenza, le ratifico che sono, e sarò in ogni tempo e
« incontro di V. A. aff.'"" e oblig."'" Christina Alessandra.
« Roma li IO luglio 1658 ».
II.
« Serenissimo Sig. Duca. L' humanissime di V. A. delli
« 17 et 27 del caduto, resemi in un istesso tempo accrescono
« altretanto le mie obligationi alla sua gentilezza, quant' io
« riconoscendo sempre maggiori gì' effetti di questa verso di
« me si come godo in estremo di vedere mediante la condotta
« e valore dell' A. V. un principio così felice dell'armi di
« Francia nella presente campagna così gli ne prego il fine
« totalmente corrispondente alla somma passione, che tengo
« d'ogni prosperità di quella corona, e di V. A. a cui spero
« veder ben presto doute glorie maggiori mentre il cielo ha
« così favorito i suoi generosi disegni nel passaggio dell'Adda
« superando le difficultà che mi accenna le quali essendo qui
« stimate straordinarie questa corte ne rimane particolarmente
« sorpresa trovandosi ingannata del troppo concetto hauto delle
« forze Spagnole, che quantunque grandi sono tuttavia inferiori
« alle virtù dell' A. V.
« Divolgano questi partiali di Spagna dover ben tosto arri-
« var in cotesto Stato rinforzi grandi d' Alemagna e da Napoli ;
« intoni' a che si come io credo che quelli quando non siano
« molto dubbiosi saranno almeno fuor di tempo, cosi spero che
« questi riusciranno all' incontro deboli e forsi di verun rilievo
« mentre con lettere delli 3 corrente di quella Città vengo assi-
« curata che i fanti Spagnoli gionti colà ultimamente, erano in
« gran parte malati e che l' imbarco delle genti per il Finale
« non harebbe ecceduto mille soldati di leva a quali pensavasi
« aggiungere altretanti di quelli del Battaglione con non poca
« loro ripugnanza et estremo disgusto degl' altri del paese som-
« mamente irritati per i rigori straordinari che se gì' usano
« nell' essigenza dell' impositioni decorse in tempo del passato
« contaggio. Sento però che si pensi d' inviar in coteste bande
« una buona parte della cavalleria della Sacchetta, et huomini
« d'armi, et che siasi fatto qualche apertura con il Papa perii
« passo che inclinando a concederlo non mancarò rappresentargli
« liberamente che altretanto doverà ancora concederci a noi.
« Spero che a quest' hora il Tenerini sarà gionto alla Corte
« donde accennandomi il Card. Mazarino con lettere delli 2 del
Cristina di Svezia e il reg7io di Napoli i 5 7
« passato che attese le dichiarationi del Papa contro l' Impresa
« di Napoli ha risoluto S. M. d'impiegarvi forze capaci per
« necessitar S. Santità ad esser con noi. Mi stimare molto for-
« tunata di poter in quest'occasione contribuir altrettanto a
« gl'interessi di V. A, quanto me ne stimo singolarm.'^ tenuta
« per le prove che così di lunga mano ho del siio gentilissimo
« affetto verso le cose mie il che obbligandomi a stimar del
« pari le sue sì come m'induce a pregargli con tutto l'animo
« successi sempre migliori di queste armi cosi rendo a Y. A.
« le dovute grazie degli avvisi che intorno a ciò m' ha parteci-
« pato, et l'assicuro che continuandomeli le ne restarò con
« particolarissimo aggrado, havendo altrettanta passione delle
« sue glorie e prosperità, quanto è quella che bavero perpetua-
« mente di apparir nell'opere a V. A. aff."'" e oblig.'"" Christina.
« Roma li 7 Agosto 1658 ».
III.
« Serenissimo Sig. Duca. L' ultime di Napoli delli 6 del
« corrente hautesi con la staffetta gionta iersera portano che il
« Duca di Matalona essendo stato consegnato a Don Luigi Po-
« derico, si era già imbarcato alla volta di Spagna con estremo
« disgusto non solo de parenti, ma ancora di tutto il Baronag-
« gio, mentre dal processo fabricàtogli contro appariva d'esser
« solamente inditiato d'esser complice di alcune pasquinate fatte
« da quel Blancardi, che mesi adietro fu fatto strangolare nel
« Castel nuovo sotto pretesto d'intelligere con la Francia, et che
« l'istessa sera dovevano partir verso il Finale le quattro galere
« con voce che portino diecimila fanti, che vengo assicurata non
« ascendine a mille di gente ben ordinaria essendo la maggior
« parte Regnicoli levati ultimamente: e che il V. Re havendo
« ordinata la mostra generale della Cavalleria dello Sacchetta et
« huomini d' armi faceva ogn' opra per ridurre all' obbedienza i
« banditi, che infestando notabilmente la campagna sturbavano
« la riscossione delle gabelle con perseguitarne gli essattori, per
« guadagnar l'affetto de popoli, che perciò quasi palesemente gli
« fomentano. Intendo di questo Residente Sobramone sollecita
« appresso il Papa la reintegrazione del Comercio sperando che
« ciò possi facilitar il transito della Cavallaria per questo Stato
« a cotesta volta, perilché non mancarò di protestar aperta-
« mente, che il conceder questo a Spagnuoli darà giusto motivo
« a noi di pretender altretanto, et perciò essendomi di già fatta
158 P. Negri
« in qualche parte sentire, spero che sia per ritardar gH effetti
« di questa negotiatione. La mancanza dell' ordinario di Lione
« mi priva delle lettere non solo del Sig. Cardinal Mazzarini,
« e Duca di Mercurio, ma ancora di quelle del Tenderini, che
« con la buona salute del Re spero bavera hauto campo di sol-
« lecitar S. Eminenza per l'impresa di Napoli, che desidero
« per più rispetti, ma particolarmente in riguardo de gl'interessi
« di V. S. ne quali non potendo esser maggiore la passione,
« che ho di fargli apparir la mia obligata corispondenza, attendo
« con altretanta impazienza qualche buon successo di coteste
« armi, quanto goderò, ch'ella m'apra spesso la strada a com-
« probarle, che sono et sarò sempre di V. A. aff.'"" Christina
« Alessandra.
« Roma li IO agosto 1658 ».
Paolo Negri.
APPEiNDICE I
// primo soggiorno
di Cristina di Svezia in Roma
SECONDO LE RELAZIONI DEI RESIDENTI ESTENSI
Dopo le numerose descrizioni e relazioni delle
feste che accompagnarono il primo viaggio di Cristina
a Roma (i) e dopo le preziose notizie che ci dà il ba-
rone de Bildt nel volume più volte citato sul suo primo
(i) Gualdo Priorato, op. cit. ; Vera Relatione del viaggio
fatto dalla Maestà della Regina di Svezia per tutto lo Stato
Ecclesiastico, suo riceviìiiento , et Ingresso nelV alma città di
Roma, il dì 20 di Decembre MDCLV, in Roma et in Bologna,
per Giacomo Monti, mdclvi ; Festini, / trionfi della magnifi-
cenza Pontificia, Ferrara, 1656; G. G. Mellini, Christo in Va-
ticano e Christina in Campidoglio, V uno nella chiesa trionfante
Cristina di Svezia e il regno di Napoli 159
soggiorno nella capitale del cattolicesimo (i), non sa-
ranno forse inutili i particolari che ce ne offre il carteg-
gio di Francesco Gualegno residente Estense a Roma.
T.e pratiche compiute dalla regina per la sua con-
versione avvennero certamente tra il più grande mi-
stero, giacché la nostra fonte, tanto copiosa e dili-
gente è muta a tale proposito. Le prime notizie va-
ghe e confuse ci mostrano febbrili preparativi di car-
rozze, di lettighe e di sedie finemente lavorate tutte
in azzurro, e del corteggio, a diverse riprese composto
e variato, per il ricevimento della regina. Ma pare
che si dubitasse della venuta di lei a Roma, se il
celebre Luca Holstein, primo bibliotecario della corte,
fu deputato ad invitarvela: certo non si credeva alla
stabilità del soggiorno di Cristina in Roma.
A mano a mano però le notizie giungevano più
ampie e sicure : che la regina avesse fatto pubblica
abiura del protestantesimo in Innsbruck nella qual
occasione « Sua Maestà era comparsa vestita tutta di
« bruno come Penitente, avendo però appesa una gran
« croce di Diamanti di molto valore » ; che il suo se-
guito fosse di 240 bocche; che ella bevesse solamente
acqua; che corresse fama avere la regina più gioie
che danaro ; che ella fosse assai amante della vita
allegra, di conversazioni spiritose, di balli, ecc. (2).
sempre glorificato a tutti i Re, l'altra de' Goti, Vandali e
Svechi Regina Glorificante la Chiesa, in Bologna, per Giacomo
Monti, 1656.
(i) Christine de Suède ecc. Cf. pure C. Malagola, Cri-
stina di Svezia in Bologna nel Giortiale Araldico, Diplomatico,
Genealogico ecc., 1881, e G. Sommi -Picenardi, Di Cristina di
Svezia. Memorie e documenti, estratto dal Giornale Araldico già
cit., 1889 ; Ercole Gaddi, Cristina di Svezia e il suo pas-
saggio per Forlì in Rivista d' Italia, 1905.
(2) Francesco Gualegno al duca Francesco I d' Este, 22 set-
tembre-8 dicembre 1655. Arch. di Stato, Modena.
1 6o P. Negri
Anche gli interessi cominciavano a delinearsi va-
riamente. La casa Farnese, che aveva sperato col-
r elezione di Alessandro VII di ricuperare gli aviti
possessi di Castro e Ronciglione e coli' influente ap-
poggio del cardinale Sforza Pallavicino ne aveva
mosso pratiche ininterrotte e attive, colse 1' occasione
di offrire alla regina il sontuoso palazzo di Caprarola,
colla speranza di ingraziarsela; « 1' alto intendimento »
dei Padri Gesuiti pensò, con un sentimento non
troppo cavalleresco di compendiare il fatto strepitoso
della conversione in un' impresa col nodo Gordiano
e il motto: « Alexander solvit » (i); e si mormorava che
S. Santità fosse per assegnare alla regina mille scudi
il giorno : con presupposto che S. Maestà sia per
fermarsi due mesi soli (2) e che pur avendo ordinato
r allestimento di due drammi in musica a Palazzo,
desiderasse che tali trattamenti non si credessero ve-
nire da lui, premendo che tutte le funzioni ufficiai
mente indette fossero tutte ecclesiastiche e di edifi-
cazione. « Qualcuno », osserva a questo punto il re-
sidente Estense (3), « ha appreso di poter fare un pro-
« nostico non affatto adeguato alla Santità de' pensieri
« Pontifici, quasi che gli humori di questa Principessa
« possano riuscir troppo franchi e disinvolti in questo
« paese » . Finalmente era intenzione di trasportare il
corso e il pallio in via Giulia, perché la Regina ne
potesse godere senza muoversi da Palazzo Farnese.
Ella intanto scendeva rapidamente verso l'Italia
centrale, onorata dalla Serenissima Repubblica di
Venezia che però non si mostrò troppo larga di da-
naro, dal legato dello stato ecclesiastico, donata a
(i) Francesco Gualegno al duca Francesco I d' Este, 4 di-
cembre 1655. Arch. di Stato, Modena.
(2) Ibid., 6 dicembre.
(3) Ibid., 8 dicembre.
Crìstma di Svezia e il reg7io di Napoli 1 6 1
Loreto di due dei più bei vasi di maiolica con dise-
gni Raffaelleschi e spesata poi in tutto dal papa; e
il 25 dicembre 1655 faceva la sua solenne entrata in
Roma tra gli applausi di una turba festante, accolta
dalla più illustre nobiltà romana e dalle più alte di-
gnità ecclesiastiche. « La Regina vestita alla fran-
« cese assai positivamente con un habito di color ci-
« nerino con una banda rossa trasversa cavalcò alla
« donnesca con una coscia rivoltata et aggiustata con
« tanta disinvoltura che molti stimavano cavalcasse vi-
« rilmente, in ultimo doppo tutti i Cardinali, fra Orsino
« e Costaguto, portando in testa un capello ordinario
« nero di castoro con un cordoncino d' oro ^> (i). Nulla
dunque ci offre il nostro corrispondente di quei disegni
e profili tanto frequenti nei Mémoirs francesi, che
dell' aspetto esterno d' una persona si giovano per
scrutarne e divinarne 1' animo. Ma parecchi episodi
da lui narrati ci forniranno elementi preziosi, rivela-
tori dello stato d' animo della regina.
Dopo r inevitabile ricevimento in S. Pietro con
calca immensa e svenimenti non pochi, dopo lunghe
e ripetute udienze papali vengono ben presto deter-
minandosi le prime divergenze fra Cristina e la Corte,
fra Cristina e gli Spagnuoli. L'idillio, se mai ci fu,
durò assai poco : un mese circa.
La Regina frequenta e visita chiese, monasteri,
monumenti e tempi, è vero ; riceve anche spesso l'Eu-
carestia; ordina infine ai suoi cortigiani di seguirla
nella conversione, pena il rimpatrio; ma la Corte ro-
mana non ne è rassicurata. « Il Papa resta sodisfatto
« di questa Principessa, massime, com' egli dice, nel
« fondo ; può essere che in certe cose accidentali po-
(i) Francesco Gualegno al duca Francesco I d'Este, 25 di-
cembre 1655. Arch. di Stato, Modena.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. ii
102 P. Negri
« tesse la Maestà Sua incontrare un puoco più la soda
« delicatezza di S. B. » (i). Questa nota del residente
Estense determina e contrappone finemente due ten-
denze e due situazioni coesistenti e irreducibili. Le
« cose accidentali » non erano né poche né lievi. Ad
esempio, tornando dall' aver ricevuto la Comunione la
regina, alla presenza di tutto il popolo eh' ella do-
vrebbe edificare, chiacchiera liberamente coi Cardi-
nali, vantandosi poi di voler essere una buona cat-
tolica, non mai una bacchettona (2).
Altra volta essendosi recata a S. Giovanni in
Laterano « nel vedere le reliquie, perché gli fu mo-
« strata la Verga d'Aronne, e 1' « Arca Foederis » , essa
« disse che ciò non poteva essere, perché quanto alla
« Verga, quella che gli mostravano sembrava d'avorio,
« e quella d'Aronne per tradizione di Giuseppe, scrit-
« tore ebreo, era di amandola: cosi anche quanto al-
« l'Arca suddetta aggionse che 1' « Arca Foederis » fu
« sotterrata da Ezechiele nell' invasione fatta da Babi-
« Ioni, né si sa che mai fosse dissotterrata e trovata.
« Quei canonici restano sorpresi, e come puoco infor-
« mati si tacquero, ancorché pretendino di hauer fonda-
« menti autentici delle loro reliquie » (3). Alcuni giorni
dopo in una visita ai Carmelitani Scalzi della Scala
in Trastevere uno del seguito di Cristina osò teme-
rariamente stracciare 1' immagine dell' augustissimo
e santissimo Sacramento posta fra gli addobbi della
(i) Francesco Gualegno al duca Francesco I d' Este, 29 gen-
naio 1656. Arch. di Stato, Modena.
(2) Ibid., 29 gennaio 1656. Cf. pure C. Sardi, Cristina di
Svezia in Lucca nel MDCLXIII, Lucca, 1863, p. 24. L'A. tra-
scende evidentemente quando emette il giudizio che « la fede
« cattolica fu sovente da lei bestemmiata e derisa con modi
« irriverenti e beffarde parole » (op. cit., p. 7).
(3) Ibid., 14 gennaio.
Cristina di Svezia e il regno di Napoli i 6
o
chiesa « pubblicamente e con termini di disprezzo » ;
e se i poveri religiosi restarono cosi sorpresi e inter-
detti che « non seppero avanzarsi a mostrare rigoro-
« samente il dovuto zelo » (i), il cronista non ci sa dire
se Cristina insorse impetuosamente ed esemplarmente
a difendere i principi da poco abbracciati. Finalmente
in un ricevimento eh' ella ebbe da Maria di Savoia al-
lora a Roma « fu osservato che la Regina non diede
« manco un' occhiata alle damigelle monache dell' In-
« fanta : forse per dar ad intendere il poco genio che ha
« con la vita monastica » (2). Così la cultura classica e
il libero esame facendole venir meno, come a una vera
protestante, il rispetto alle reliquie, alle immagini,
alle istituzioni monastiche, diminuivano d' assai il va-
lore della sua conversione e raffreddavano alquanto
verso di lei l' affetto e la considerazione del papa e
dei cardinali coi quali era poi in frequente tensione
per quistioni d' etichetta (3). E il poco di benevolenza
che serbava il papa per lei era sopportato di mal
animo dagli Spagnuoli. Già dal 27 gennaio 1656 il
fedele cronista Estense registra qualche grossezza e
disgusto che comincia a sorgere tra questi e la re-
gina; e ciò andò accrescendosi considerevolmente di
proporzione finché non ebbe un clamoroso epilogo nel
giorno di Pasqua in cui, essendo sorte dissenzioni
fra i due suoi principali favoriti Antonio della Queva
suo cavallerizzo maggiore, burbanzoso spagnuolo, e il
conte Ludovico Maria Santinelli aspirante a soppian-
tarlo, la regina si dichiarò apertamente per quest'ul-
timo infliggendo all' altro un' umiliazione alla presenza
(i) Francesco Giialegno al duca Francesco I d' Fste, 22 gen-
naio 1656. Ardi, di Stato, Modena.
(2) Ibid., 29 gennaio.
(3) Cf. anche le bellissime osservazioni del De Bildt, op.
cit., pp. 47-9.
1 04 P' Negri
di tutta Roma convenuta a S. Pietro per le funzioni
religiose, e trasferì il grado al Santinelli col relativo
titolo d' eccellenza. L' ira degli Spagnuoli, che intanto
vedevano la regina sempre più accetta a palazzo
Mazzarino presso 1' ambasciatore francese (i), fu al-
quanto mitigata quando il della Queva fu regalato
di cinque splendidi cavalli, ma divampò maggiore
dopo la visita di congedo ch'egli fece con sua moglie
alla regina.
« Entrati che furono » , scrive il nostro informatore,
« la Regina chiamò dentro gli Conti Santinelli e Tiene.
« il cavalier Baldeschi, e qualch' altro che si trovò
« neir anticamera ; poi rivolta a D. Antonio gli disse :
« Intendo che tu sparli della mia persona. Se ciò fosse
« vero, tu sei un Villan cocchino, e se saprò che in
« Fiandra e altrove si parli malamente di me io ti farò
« dar cento bastonate, e ti farò crepar sotto un legno.
« Voltasi poi a Madama soggionse: A voi non dico
« niente perché sete donna ; e cosi passò tutto questo
« bel complimento » (2). La rabbia e la mortificazione
degli Spagnuoli verso quella donna altera e sprezzante
non ebbe più confine ; la maldicenza e il malanimo
giunse a forme bassamente volgari e ad ingiurie sangui-
nose verso la regina (3). La quale se prima ci si tro-
vava bene, avendo anzi ordinato che si cercassero per
r Italia cinquanta gentiluomini di nascita per farne
(i) Un giorno ch'essa fu alla commedia francese ove fu
trattata « con ogni splendidezza et allegria», nota il Gualengo :
« Questi Spagnuoli se rie son preso tanta gelosia e fastidio che
« Pimentel se n'è ammalato », 4 marzo. Cf. anche Gir. Bru-
soNi, Historia d'Italia dall'anno 1625 al 1660, Venezia, 1661,
pp. 802 sgg.
(2) Ibid., IO maggio. Cf. pure G. Sommi- Picenardi, op.
.pit., p. 7.
(3) De Bildt, op. cit., pp. 31, 52 n. i.
Cristma di Svezia e il reg7io di Napoli 165
una nobil guardia, e deciso di formarsi una corte
regia, inasprita dall' onda di fango che contro lei
violentemente si volgeva, richiese finalmente dei prov-
vedimenti dal papa contro gli Spagnuoli « suppli-
« cando S. Santità che vi rimediasse e la levasse d' im-
« pegno di venir a qualche strana risoluzione » (i) e
provvide alla pubblicazione dì un manifesto apologe-
tico attenuativo (2).
Il malumore ebbe origini anche economiche: già la
regina si era lagnata che non le venissero corrisposte
le somme promessele dagli Spagnuoli quando a Bru-
xelles aveva impegnato parte delle sue gioie ; e le
solite lungaggini spagnuole le pesarono maggior-
mente dopo r esito parziale della spedizione in Svezia
di Appelman e del fratello naturale Gian Pllippo
Silfvercrona per aver denari e alienare domini! riserva-
tisi all' atto dell' abdicazione. Già dal febbraio, quando
pare si fosse radicato in lei il pensiero di stabilirsi
fermamente a Roma gravi erano le sue condizioni
finanziarie. « Intanto questa Principessa non fa qui
« adesso mostra di danaro alcuno, e la di lei famiglia
« è ridotta in somme angustie, non havendo presente-
« mente altro sussidio che il vitto. Il palazzo Farnese
« nelle parti di sopra habitato da servitori di S. Maestà
« è ridotto a stato miserabile, come fosse un quartiero
« di soldatesca, ripieno di mille immondizie. Tre servi-
« tori, e non de' più bassi, entrarono in casa d' una cor-
« teggiana, levandogli sotto specie di visita i denari,
« le gioie, e gì' argenti, ma seguitati da essa alla lon-
« tana, e notata la casa dove entrarono, furono di lì a
« poco sorpresi dalla giustizia, e trovati col furto fu-
(i) Disp. del Gualegno, 24 maggio.
(2) Fu stampato da L. Banck in Bizzarrie politiche, 1656,
e dall' Arckenholtz, I, pp. 521-527.
i66 P. Negri
« rono condotto priggioni, ove corrono un gran ri-
« sico » (i). La regina non poteva evitare queste
scene ripugnanti : sdegnando alteramente le sovven-
zioni che le voleva clandestinamente far giungere il
papa, che, mentre la consigliava a rimanere in Roma
assicurandola contro la peste, esortava il Monaldeschi
a non entrare ai servizi di lei, non poteva che impe-
gnare ripetutamente dagli Ebrei e al monte di Pietà
i suoi gioielli (2), e pensare di vendicarsi degli odiati
Spagnuoli eh' ella riteneva la maggior cagione di tutto
queir ambiente di sospetto e di diffidenza che s' era
formato intorno a lei dopo il suo arrivo a Roma.
APPENDICE II
Cristina Alessandra di Svezia
A TORINO (i)
Ill.mo et Ecc.mo Sig. mio Padrone Col.mo giunta
la regina alli confini della Savoia fu incontrata per parte
di queste RR. AA. dal sig. Marchese di Lubino Cavagliere
Principalissimo per la qualità della nascita e cariche sue,
(i) Disp. del Gualegno, 12 febbraio 1657. Un giorno ella,
così avversa al monachismo, avrebbe detto: « In fine bisognerà
« ch'io mi riduca in un chiostro », 26 giugno.
(2) Ibid., 27 maggio, 28 giugno.
(3) Il Claretta {Cristina di Svezia iti Italia, Torino, 1892,
pp. 369-374) ha una relazione del gran cerimoniere alla corte
di Savoia del ricevimento fatto a Cristina a Torino. Riman-
dando al suo lavoro per le annotazioni biografiche su coloro
che vi presero parte, ho creduto utile trarre questa relazione
dal carteggio Farnesiano di Parma perché offre particolari utili
alla biografia di Cristina e alla vita della corte piemontese.
Cr istilla di Svezia e il regìio di Napoli 167
sendo della famiglia di Geneva, Cavagliere dell' Ordine, Ge-
nerale del squadrone di Savoia, e gran scudiere di M. R., che
con gran comitiva di Cavagliere Savoiardi riccamente vestiti la
condusse in Schamberì metropoli della Savoia, ove sta il Senato,
che in corpo la volle incontrare che non fu permesso dalla Re-
gina come quella che haveva risoluto passare per questi stati
privatamente, lasciandosi solo visitare da quello primo presi-
dente, che nella di Lei camera le fece una oratione toccante il
giubilo che si haveva nel ricevere una Regina di si degne, et
eroiche qualità adornata. Sendosi trattenuta in Sciamberi due
giorni proseguì il suo viaggio a questa volta servita dal mede-
simo sig. Marchese di Lubino come in qualità di gran scudiero,
portandosi le loro AA. RR. a Rivoli per ivi riceverle, giunta
ad Avigliana discosta da vinti miglia, colà fu contrata da S. A, R,
con reciprochi compimenti di grandissima cortesia, e famiglia-
rità dando su la prima la Regina il titolo di A, R. a Sua Al-
tezza, che si disse come non glie lo voleva punto dare. Ven-
nero da Avigliana a Rivoli, ove fori delle porte del Pallazzo si
ritrovò M. R. colle Serenissime Principesse che con molto os-
sequio ricevette S. M. a cui fu assegnato il suo appartamento,
servita con splendidezza ; e due giorni fermandosi in Rivoli
mangiò sola, ma frequentissimamente venne visitata e trattenuta
dalle A. R., e da cavaglieri principali della Corte, sendosi an-
che contentata che nella sua carroccia, quando venne da Avi-
gliana a Rivoli, vi entrassero alcuni Cavaglieri, li quali furono
il sig. Marchese di Lubino, il sig. Marchese di Pianezza, il
sig. conte Filippo di Agliè, ed il sig. Marchese di S. Germano.
Da Rivoli si portò qui in carroccia servita ed accompata dalle
A. R. e dalle serenissime Principesse, giunta alla porta di To-
rino smontò di carroccia e salì a cavallo riccamente bardato,
portandosi M. R. in quel mentre a S. Giovanni Chiesa metro-
politana alla tribuna, da cui sono solite queste Altezze sentire
la messa ed assistere alle funtioni della chiesa, nella quale tri-
buna si ritrovavano tutte le dame principali, e della città.
Alla porta della città si ritrovò primieramente Mons. l'Ar-
civescovo con canonici, e clero de preti, poscia il Gran canze-
liere, il primo Presidente del senato, tutti li Senatori e tutto il
Magistrato, ogni uno a cavallo, ma l'Arcivescovo a piedi, tapi-
nando col suo Clero a piedi dalla porta sino a San Giovanni,
che so dire vi è una bona strada, venendo, et entrando la Re-
gina per porta nova restando ogniuno stupito di vedere il bon
Monsignore non troppo bene in gambe fra tanti cavalli, e folla
i68 P> Negri
di gente a marchiare a piedi. Fu presentato un Baldacchino a
S. M. di tela d'argento, portato da quatro SS." della città. Prima
dell'ingresso le fu fatta un oratione volgare dall'Abate Sesamo
soggetto di prima classe, che fu lodata dalla Regina, ancorché
mostrasse d' annoiarsi nel sentirla, come quella che non ama il
sentirsi troppo a lodare. Terminata 1' oratione se n' entrò nella
città stando sotto il Baldeschino, et alla sinistra Sua Altezza
Reale, procedendo li sudetti Primo Conzeliere, P.'' Presidente,
magistrati e clero, et al di dietro del Baldachino seguitava una
grandissima quantità di Cavaglieri riccamente e pomposamente
vestiti con numero grande di Stafieri, molti de quali havevano
le livree nove. Questa comparsa sarebbe stata molto bella, se
fosse riuscita più di giorno, mentre riuscì molto al tardi che
era quasi mez' hora di notte, quando s'entrò nella città, che
non si potevano più discernere più né li cavaglieri, ne li habitì
loro. Si fece una salva di 24 pezzi di cannone, che stavano
sulla muraglia vicino alla porta, e riuscì poco bella, ed a pena
si sentì in città, come quella che si fece dal presidio francese
nella Cittadella, che non fu maggiore di quella della città, anzi
minore per non haverci tanti canoni montati. Stavano per tutto
il tratto della strada nella città ove passò, disposte le militie
della medesima città in numero di tre millia, che fecero delle
salve con moschetti ma non di grande importanza. Giunta in
S. Giovanni fece un poco di oratione, poscia se ne salì alla
tribuna ove stavano le Principesse e Dame, dalle quali una per
una fu riverita, dicendole M. R. il nome di cad' una. Finite
queste riverenze, fu accompagnata ad un appartamento, ed ivi
lasciata a suoi reposi, mangiando sola, assistita solo da suoi
cavaglieri. Doppo che fu cenata e che stava anco in letto
venne il S. R. a visitarla, continuando fra loro una famigliarità
non ordinaria.
Al giorno seguente doppo il pranzo fu condotta in carroccia
al Monte Convento de Pri. Cappuccini fori della città accom-
pagnata a cavallo da S. A. R. con una comitiva di ducento, e
più cavaglieri con habiti ricchissimi con piume, e bendelli senza
fine, facendosi anche il corso di Dame in carroccia adornata e
giaiellate al possibile, ed invero fu una. comparsa molto nobile,
e vaga, sendo il condimento di esso S. A. R., sendo un Prin-
cipe bellissimo molto ben disposto in tutte le sue attioni, e
massime e a cavallo, e che veste tanto bene, e bizzarramente
che non più. Piacque alla regina straordinariamente il sito del
monte e lo lodò assai. Ritornata in città che riuscì molto al
Cristina di Svezia e il regno di Napoli 1 69
tardi salita in pallazzo colle loro A. R., Dame, e Cavaglieri,
afaciandosi ad una finestra vidde ad accendersi certi fochi ar-
tificiali che stavano disposti in una gran collonna simile alla
collonna Traiana di Roma, ed in un' altra Porta ed arco trion-
fale, che riuscirono per eccellenza, stando disposto gran num.'^
di soldatesca in piazza Castello, ove si fecero li fochi, che gli
accompagnarono con salve di moschetti sendo illuminata tutta
d'intorno, ed alle finestre. Lodò la Regina li fochi sodetti dicendo
che erano de più belli che avesse veduto ; sendo finiti volendosi
retirare alli suoi appartamenti e dovendo passare per una gran
galleria e longo tratto di stanze volendola M. R. accompagnare
ella ricusò, e facendo pur istanza Madama, disse : Farò in modo
tale che V. A. R. restarà qui, e dicendo tali parole pigliò S. A.
per le mani e si mise a correre molto accelleratamente tanto
che M. R. non potendo loro tenere a dietro, fu costretta la-
sciarla andare e lei restare. Giunta alle sue stanze ivi lasciata
da S. A. R. comparve il Gran Canzeliere con li habiti che suol
portare in solenni funtioni, e con quali pure l'era andata ad
incontrare, e coli' ossequiarla le spiegò un' oratione latina che
fu lodata dalla Regina con cui compii poscia questo Amba-
sciatore di Francia che non restò troppo sodisfatto perchè non
fu da lei ne fatto coprire, ne sedere, come pure intervenne al
Gran Canzeliere li quali condolendosi di non esser stati trattati
secondo il dovere, savute le loro doglianze dalla Reg.* ordinò
che tornassero di novo da lei, che poscia li fece coprire.
In materia di trattamenti colle Altezze Reali, e con li Se-
renissimi Principi, e Principesse le cose passarono meglio di
quello che s' era publicato, mentre che la Regina diede a Ma-
dama, et a S. A. il titolo regio, al sig. Principe Mauritio, ed
alle serenissime Principesse il titolo di Serenissime, honorando
assai il detto sig. Principe Mauritio che andando a complire
seco lo fece sedere al suo pari ricevendolo giù dal baldacchino
come anco accompagnandolo.
Il sig. Prencipe Filiberto primogenito del sig. Prencipe To-
maso non restò troppo sodisfatto, non volendogli dare il titolo
di Serenissimo, ne facendolo coprire e sedere, non voleva ne
meno far sedere la Principessa di Bada figliuola del detto Prin-
cipe, dicendo che le Principesse di Bada alla Regina di Svetia
sogliono baciare l'orlo delle Vesti, e star riverentemente avanti
di esse in piedi, ma che l'haverebbe fatta sedere, e trattare, e
in qualità di Principessa nata dal sangue di Savoia. Madama
pretese di bavere la mano dritta nella stanza della Regina che
170 P. Negri
non glie la volle punto dare, onde che fu trovato per spediente
che andando a visitarla, la Regina si mettesse nel letto come
fece, e così si levarono le dispute, e pretensioni di precedenza.
Visitando dunque M. R. la Maestà della Regina nel letto, le
volle vedere tutto il visibile, lodando assai le di lei fattezze, e
si passò quella visita con grande famigliarità, sibintrando poscia
anco S. A. R., che volle ancor' esso vedere, e toccare, man-
cando a lui forse il più bello, cioè il gustare. Questo è quanto
posso dire di trattamenti.
All' altro giorno fu condotta al Valentino doppo il pranzo,
che si fece in publico coli' intervento delle AA. RR. delle due
Serenissime Principesse, figlie di Madama e la Principessa di
Bada, che fu 1' unica, e sola volta che mangiarono assieme, ha-
vendo alla mattina avanti pranso la Regina cavalcato nel giar-
dino del Pallazzo con S. A. ed uscì dal giardino a cavallo,
andando sola con S. A. a visitare le muraglie e fortificazioni
della città che furono da Lei che poscia ritrovò molto bello il
suddetto Valentino lodandolo assai.
Li Padri Giesuiti l'importunarono tanto, che andò alla mat-
tina seguente a sentire la messa nella loro Chiesa, che stava
molto bene, apparata con grandi inscritioni sì nella Chiesa che
nel claustro, che veramente furono bellissime, e ben disposte :
nell' ingresso della chiesa un Padre Giesuita le fece un' oratione
alla porta sendole fatta un' altra oratione nell' ingresso del clau-
stro da un figliolino del sig. Marchese di S. Germano, che piac-
que solo alla Regina sendosi annoiata di tutto il resto di quella
funtione, che riuscì in bora molto tarda. Ma il corteggio di
quella mattina riuscì nobile, e numeroso, e per quel giorno
non uscì punto attendendosi solo a visite.
Venne voglia alla Regina di andare alla caccia del cervo
che si fa morire alla stracca correndosigli a dietro a cavallo, e
così vi fu condotta da S. A. R., e dalle Serenissime Principesse
che si mostrarono assai più corragiose, e meglio a cavallo di
essa, e massime la sig. Principessa moglie del sig. Principe
Mauritio, che havendo più del virile che di donna sa stare
a cavallo a pari di chi sia, e benissimo maneg.'" l'armi, tanto-
che la Regina ne restò molto stupita, vedendole spingere così
assicuratamente il suo cavallo, passando le acque, saltando i
fossi, et attraversando per tutto senza alcun timore la dove la
Regina all'incontro di poco d'acqua si faceva assistere per pas-
sarla da due o tre palafrenieri. Comparve la suddetta Princi-
pessa in quella caccia vestita molto bizaramente da cacciatrice,
CristÌ7ia di Svezia e il regno di Napoli i
havendo una gran pelle di Tigre che le serviva per giubba, con
capello pieno di piume, ed insomma pareva un'Amazzone.
Ritornate dalla caccia M. R. l'attendeva al convento delle
Carmelite fabricato da lei, ed haveva molto caro di farglielo
vedere; ma la Regina mal volontieri vi si condusse, e giunta
alla porta del Convento non vi voleva entrare. Pure pigliandola
Madama per la mano la tirò dentro, ma non vi si fermò troppo
dicendo non vorrebbe già l' inspiratione di farsi monaca; pure
se le venisse disse a Madama, se le havrebbe fatto il favore
di prestarle le sue stanze, che ha in quel convento. E parlan-
dosi della divotione di Madama, ed essendole detto che sentiva
talvolta dieci messe al giorno si mise molto a ridere, dicendo,
che non poteva comprendere come Madama havesse un stomaco
così gagliardo per digerire tante messe al giorno, e che in
quanto a Lei ne haveva assai di una per giorno, volendo esser
cattolica, ma non bigotta. Fu poscia al giorno di Venerdì con-
dotta a visitare il Santissimo Sudario mostrando assai pietà e
religione nell' adorare quella santa reliquia et in questa occa-
sione diede segni di magior devozione di quello non haveva
fatto in altre. Parlandosi di Religiosi, e massime di Padri Gie-
suiti, mostrò di non bavere verso di loro troppa affezione,
mentre disse che essi erano della razza, e condizione delli
Ugonotti, ma con questa differenza però che la dove questi
non sanno mai fare che male quelli sanno fare e male e bene-
Parlò del Padre Casati che fu suo instrutore nella fede catto-
lica, e disse che era un bon homo.
Hebbe poscia il trattamento di una barriera, e di una festa
da ballo, in cui si vidde il brio di questi Cavaglieri, e Dame,
segnalandosi sopra tutti gli altri in queste funzioni S. A. R.,
come quello che in ogni di queste attioni senza adulatione riu-
scisce per eccellenza: s'è ritrovato poi nell'occasione della
Regina il sig. Marchese di Sourè, che fu regalato a Parma
dalla generosità de Serenissimi nostri Padroni, volle ancor esso
farsi vedere al ballo e andò a far danzare la Regina medesima
che accettò l'invito, e mentre si credeva che dovesse danzare
per eccellenza si vidde saperne molto poco, tantoché girando
le gambe da una parte, e le braccia dall'altra ognuno si mise
a ridere e così terminossi il ballo.
Questi dunque sono stati i trattamenti et accoglimenti che
si sono fatti qui alla Regina di Svetia, che si dichiarò nel
spacio di nove giorni che si fermò sodisfattissima tanto che
disse che le piaceva così questa Corte che quella di Francia,
172 P. Negri
e che di trenta, e tanti incontri che haveva solamente ricevuto
doppo che va pelegrinando per il mondo questo essere stato il
più vago, e più bene ordinato. Volendosi poi partire le furono
improntare due navi, una per Lei e suoi cavaglieri adornata
di dietro con tappezzaria di damasco cremezino, ma in questo
si comise grande errore, non sendovi alcuna sedia, né balda-
chino, ne cosa alcuna particolare per la regina M. R. ne ri-
prese assai chi haveva l' incombenza di far allestire queste navi,
e che haveva mancato così notabilmente. L' altra nave serviva
per la bassa gente. Fu accompagnata all'imbarco dalle AA. RR.,
Principesse, Dame della Corte, e gran comittiva di cavaglieri. Si
fecero grandi complimenti baciandosi più volte ella insieme con
Madama, e S. A. R. dicendo che se fosse stata capace di
piangere, che in tal partenza havrebbe pianto, e così si separò
e parti servendola fino a' confin il sig. Marchese di Lubino, il
signor Conte Filippo d'Agliè, et Conte Gonterio, ricevendo
un rinfresco, anzi una cena sontuosa a Chivasso, ove scese alla
sera, sendole stato fatto una salva di canoni, di mortari, e di
moschetteria a Verrua, e Crescentino che si accordarono in-
sieme, e riuscì meglio di gran longa di quelli che si fecero qui.
P. D. Pietr' Angelo Mancarola.
Torino, 23 novembre 1656.
muri romani
» elei sec. xiu
« oLel sec. XY
- del sec.xvi
• mooLerni
Tav. I. Pianta del castello di Civita Lavinia (scala i : 2000).
I. Porta Nettunese. — 2. Ridotto. — 3- Casa del sec. xiii. — 4- Palazzo baro-
nale (sec. XV). — 5. Rocca (sec. xv). — 6. Porta Romana.
// castello di Civita Lavinia
APPUNTI DI STORIA E DOCUMENTI
ANUVIUM, sulle cui rovine surse Civita La-
vinia, etnicamente fu detta anche « Lani-
vium » (i), dalla quale nei tempi tardi ebbe origine
la denominazione di « Civitas Lanivina » o « Lanvina ».
Se da questa debba ripetersi il nome moderno di
Civita Lavinia, apparso la prima volta nel 1347 (2),
è più che evidente.
Ma da « Civitas Lanvina » son derivati altri nomi.
Caduto « La », il rimanente « nvina » diventò Ne-
vina (3), Divina (4), Innivina (5) o Indivina (6). Più
tardi fu detta Città Indovina (7), oltre che per l'asso-
(i) Cf. C. I. L., XIV, nn. 2097, 2100 e 2113.
(2) Cf. P. Eomi, Due documenti per la storia di S. Lorenzo
fuori le mura in Archivio della R. Società romana di Storia
patria, XXX, (1907), 472-79.
(3) Muratori, RR. IL SS. (ed. Milanese, 1723-51), XXIV,
col. 1115, Miscellanea istorica, sotto gli avvenimenti del 1436.
(4) V. p. 175, nota I, p. 209, nota i.
(5) S. Infessura, Diario di Roma a cura di O. Tommasini,
Roma, 1890, passim.
(6) L. Alberti, Descrittione di tutta Italia ecc., Vinegia,
1550, e. 130. Ricorderò pure che presso alcuni scrittori si trova
« Civita » senz'altro appellativo.
(7) Nelle opere del sec. xvii.
174 ^' G^^^i^ti
nanza, molto p)robabi]mente anche per il ricordo del
drago scrutatore leggendario e feroce delle giovinette
lanuvine, che ponevano la propria verginità sotto gli
auspici di Giunone Sospita (i).
Però il nome di Civita Lavinia in qualche tempo
potè far credere che il moderno paese corrispondesse
all' antica « Lavinium », oggi Pratica di mare, la quale,
secondo la tradizione che fa risalire l'origine di mol-
tissime città latine ad eroi greci, sarebbe stata fondata
da Enea: mentre è certo come Civita Lavinia sia
sorta sulle rovine di Lanuvio e precisamente in quella
porzione che era occupata dal teatro, dal ginnasio dei
giovani lanuvini (2) e da altre sontuose costruzioni.
Del resto ad una tale confusione d'idee ha contri-
buito non poco la perturbazione dei testi classici: e
specialmente in quei latini lo scambio di « Lanuvium »
con « Lavinium » è stato così frequente che neanche
oggi se ne può essere del tutto sicuri. Anzi per la
stessa cagione alcuni eruditi del rinascimento furono
indotti a ritenere « Lanuvium, Lavinium » e « Lau-
rentum » come sinonimi di una stessa città. Flavio
Biondo ha creduto che il corrispondente antico di Città
Indivina fosse nientemeno « Lamivium » (3) evidente
(i) Cf. Properzio, IV, 8, vv. 3-18 ed Eliano, IIspì ^wwv,
Lipsia, 1864-66, XI, 6, Ilepì if^c, xwv Spaxóvxwv fxavxtxf^s.
(2) Nel 1885, gettandosi le fondamenta della casa posta in
via Anello d'Enea, n. 14, si rinvenne un frammento d'iscrizione
ricordante l'istituzione di un « gymnasium » per i giovani lanu-
vini ; la qual cosa fa credere che il detto edifizio non dovesse
sorgere molto discosto. Oggi l' iscrizione è disgraziatamente
perduta.
(3) F. Riondo {Italia illustrata^ Verona, 1482, fol. ciii) dice
che la villa di L. Murena presso Marino gli ha fatto ritenere
che « aut Marinum si non fuit ut diximus Mariana villa, aut
« Zagarolum, novi nominis oppidum, sed ut indicant ruinae
« vetustum fuisse Lamivium ex quo vetustissimo et celebratissimi
// castello di Civita Lavinia 175
alterazione di « Lanivium » ; Alaffei Raffaello, detto il
Volaterrano, è stato della stessa opinione (i): quan-
tunque l'uno e l'altro, non riuscendo a ripudiare del
tutto la tradizione dell'origine latino-troiana, immagi-
narono due città sinonime, cioè « Lavinium a Latini
fratre » e « Lavinia, ab Aeneae coniugis nomine ».
Di esse la corrispondente di Città Indivina, sarebbe
stata « Lavinium » che facevano tutt'una con « La-
nuvium » per il tramite di « Lanivium » o « Lami-
vium ». Meglio di costoro Leandro Alberti reputò
che la Città Indivina fosse quel luogo da Tolomeo
chiamato « Lanuvium » (2). Ma gli storici venuti dopo
« nominis municipio Urbi propinquo Murenas patritios et con-
« sulares viros originem duxisse Cicero in oratione prò L. Mu-
« rena affirmat. Nuper auteni in oppido quod corrupte Civitas
« Indivina appellant, a predicto cardinale Columna possesso,
« lapis repertus eas litteras inscriptus majusculas quae Lamivium
« illud oppidum esse ostendunt ». Quest'opera fu scritta nel 1455
e tradotta da L. Fauno, Roma restaurata e Italia illustratay
Venezia, 1543, cf. fol. 100.
(i) R. Maffei, Geographia, Roma, 1506, VI, 124 e 125:
« Post Romam proxime ager Laurens oppidumque Laurentum
« Latini regia, a lauro in eo loco inventa Servio: iuxta Lavinium
« a Latini fratre, Lavinia vero ab Aeneae coniugis nomine
« eodem texte auctore. Dionisius autem tres diversos ac pro-
« pinquos populos ponit Laurentinos, Lavinienses et Lanuviates.
« Antoninus in itinere ab Ostia Laurentum .xvi. mil. pas. unde
« Lavinium totidem. Lavinium nunc castellum Columnensium
« Civitas divina existimata, testimonio reperti quodam marmoris
« a Prospero ex ea familia cardinale, municipes erant quibus
« civitas ob antiquitatem data sacrasque addita, insuper et bello
« Latino pepercerunt ut Livius .vni. Lanuvii et Lanuvium civitas,
« ubi eodem texte auctore templum erat Junonis Sospitae cui
« omnes Cos. ex omnibus civitatibus sacrificabant ».
(2) L. Alberti, 1. e: « .... Città indivina. Credo che questo
« sia quel luogo da Tolomeo nomato Lanuvium ». Già Fran-
cesco Peto (1485 circa) nel distico conservato nel cod. Vat. 3351,
e. 85, aveva dimostrato di non soggiacere alla volgare equivoca-
zione di Lavinìo con Lanuvio.
176 A. G alieti
si attennero di preferenza all'erudizione popolare : e la
confusione tra Lanuvio e Lavinio è durata finché il
Cluwer (i) non tentò di rimettere alquanto le cose a
posto. Tuttavia A. Kircher (2) riusciva a vedere la dif-
ferenza tra « Lavinium » e « Lanuvium » ; sebbene
ai suoi tempi i canonici di Civita Lavinia, ritenendo
che qui fosse fuggita Lavinia durante la guerra tra
Turno ed Enea, consideravano Lanuvio come la rocca
di Lavinio (3). Anche dopo le correzioni del Cluwer
e le erudite monografìe di G. R. Volpi, che trattò
delle due città separatamente (4), gli equivoci conti-
nuarono da parte dei dilettanti di guide storico-spor-
tive e del popolo di Civita Lavinia, il quale con olimpica
ingenuità, mostrava al curioso visitatore l' anello inse-
rito nella torre angolare a sud-ovest del castello, opera
certa del sec. xvi, cui il pio Enea avrebbe ormeg-
giato le sue navi quando, profugo da Troia, venne
spinto dai fati sulle spiaggie tirreniche ! Una conferma
letteraria di questo anatopico anacronismo l'abbiamo
in C. B. Piazza (5), che ingenuamente reputò come
(i) F. Cluver in Italia antiqua, pubblicata dopo la sua
morte, avvenuta a Leida nel 1632.
(2) A. Kircher, Nova et parallela Latii tum veteris tum
novi descriptio, Amsterdam, 1671.
(3) Ibid. Questa è pure l'opinione dell'abate de Chaupy :
cf. A. NiBBY, Analisi, Roma, 1848-49, II, 168 sgg.
(4) G. R. Volpi, Vetus Latium profanum et sacrum,
Roma, 1704-45, voi. V.
(5) Giovanni Battista Piazza, Gerarchia Cardinalizia, Ro-
ma, 1703, p. 309 ove si legge: « Rimane ancora, se bene sepolti
« sotto la terra e spineti, li fondamenti dell'antichissima torre,
« verso la porta che riguarda ir mare Mediterraneo, dal quale sta
« discosta otto miglia, che chiamossi anticamente la torre Lavi-
« nia ». A farlo a posta questo sproposito ebbe, dirò così, la san-
zione ufficiale nei documenti comunali, che già dal 1884 ricor-
dano col comico titolo di via Anello d' Enea quel tratto di via,
chiamata dai « Bullettini demografici parrocchiali », i quali con-
// castello di Civita LavÌ7iia i 7 7
ruderi dell'antichissima torre d'approdo quelli del diruto
torrione medievale.
Con la legge di Valentiniano e Teodosio (a. 391),
che decretava la chiusura di tutti i tempi pagani,
cessate le feste in onore di Giunone Sospita annual-
mente tenute a Lanuvio (i), questa cominciò a per-
dere l'importanza e lo splendore acquisiti specialmente
al tempo degli Antonini. Il colpo di grazia, dirò così,
l'ebbe durante l'assedio di Roma posto da Vitige
(537-38), quando cioè i Goti scorazzarono per la cam-
pagna romana abbattendo i monumenti sacri e profani
che ancora vi esistevano. Pure non possiamo ammet
tere uno spopolamento completo di Lanuvio: perché
la religione cristiana, sulla fine del IV secolo, era già
penetrata nella città, come e' induce a credere il se-
guente passo riportato dal libro: De promissionibus
et praedtctionihus Dei, pars III, cap. xxxviii, n. 43,
col. 835, del pseudo Prospero D'Aquitania (2).
« Apud urbem Romam specus quidam fuit in quo draco
« mirae magnitudinis mechanica arte formatus, gladium ore
« gestans, oculis, rutilanctibus gemmis, metuendus ac terribilis
« apparebat. Huic annue devotae virgines floribus exornatae eo
« modo in sacrificio dabantur: quatenus insciae munera defe-
« rentes gradum scalae, quo certe ille arte diaboli draco pende-
« bat, tangentes, impetus venientis gladii perimeret, ut sangui-
« nem funderet innocentem. Et hunc quidam monachus bene
servano fin dal 1825 le denominazioni odierne delle vie, prima
via Capocroce, in seguito e più razionalmente, via Maestra,
come quella che unendosi all'altro tratto omonimo, va da una
porta all'altra del castello. La torre dell'Anello d'Enea si vede
nella fig. n. 6.
(i) Cf. p. 174, nota I.
(2) I. P. MiGNE, Patrologia lai., Parigi, 1861, tom. LI. Nella
collezione antiquaria del sig. V. Seratrice vi è una lastra di
marmo di m. 0.55 X 0.49, spezzata in due parti integra in alto
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI I. I2
178 A. G alieti
« ob meritum cognitus Stiliconi tunc patricio eo modo subvertit.
« Baculo manu singulos gradiis palpando inspiciens : statim ut
« illum tangens, fraudem diabolicam reperit : eo transgresso,
« descendens draconem scidit, misitque in partes ; ostendens et
« hic Deos non esse qui manu fiunt ».
Trattandosi del caratteristico e localizzato culto di
Giunone Lanuvina, ormai ridotto ad una volgare spe-
culazione di sacerdoti, non vi è alcun dubbio che per
il luogo « apud urbem Romam » ricordato dall'ano-
nimo autore, debba intendersi I>anuvio. Inoltre nella
collezione d' antichità dell' ill.mo sig. Vincenzo Seratrice
R. ispettore dei monumenti e scavi, esiste una lucerna
cristiana di terracotta, sicuramente di provenienza lo-
cale, ornata nel piano superiore della croce caratteri-
stica del V o VI secolo. Del resto è presumibile, che
per non lasciare senza custodia un luogo tanto cele-
brato d'antiche superstizioni, venisse innalzato dal
cristianesimo anche in Lanuvio una chiesa od un ora-
torio, che originando un nuovo culto, stornasse 1' atten-
zione del popolo e desse un alimento cristiano agli
istinti religiosi di esso. Poche sono le memorie dei
e a destra, che fu raccolta nei campi di Presciano. Riporta la
seguente iscrizione funeraria certamente cristiana, e per la dici-
tura non posteriore al sec. iv :
PriMITIBA
in DOM • DOR
mit • VIXIT • ANN •
.... X FILI MATRI
ANIME DVLCI •
P I
P
G. ScHNEmER (iV«6>z^<7 bull, d' arch. crisi. ^ XIII, 1907, 242)
sospetta che possa venire dal cemeterio cristiano di Velletri ;
mentre da quanto è stato detto, e da quello che si dirà in
seguito, mi pare che non si possa del tutto escludere che anche
nel territorio lanuvino fosse esistito un sepolcreto pubblico cri-
stiano ; sebbene oggi ancora ignorato.
// castello di Civita Laviìiia i 79
primordi del cristianesimo in Civita Lavinia ; però non
mancano frammenti di una chiesa anteriore al tempo
in cui sembra che il paese cominciasse a risorgere.
Nella brevissima monografìa inedita sul paese (i), Enea
Cassio {y^ 1887) dice di aver veduto alcuni marmi
degli amboni dell'antica chiesa, che io son per credere
di stile non differente dal frammento di pluteo, rin-
venuto nella Collegiata durante il 1900, allorché fu
rimosso il pavimento marmoreo del presbiterio. Questo
marmo, oggi disgraziatamente smarrito, appariva ornato
di due croci bizantine a rilievo in mezzo a due girari
pure rilevati (2) e come due piccoli frammenti (3)
lavorati a treccia (cm. 33 x 28 ; 18x14); si poteva rife-
rire al sec. vili. Alla stessa epoca appartiene un
pezzo di marmo bianco di m. 0.72 x 0.19 X o.i i, forse
appartenuto a qualche architrave, che nella parte su-
periore della faccia ha grossolanamente scolpiti i cor-
ridietro con i riccioli ripiegati a destra, e in quella
inferiore una teoria di lancie acute, di cui i raffi dell'una
si riuniscono con quelli della vicina a formare un mo-
notono archeggiamento.
La chiesa collegiata di Civita Lavinia è certamente
antichissima.
(i) Posseduta dal cav. G. Cucci e cortesemente messa a
mia disposizione,
(2) Disgraziatamente andato smarrito insieme con altri
avanzi di marmi dell'arte classica e medievale rinvenuti nello
stesso tempo.
(3) Oggi conservati nella collezione del sig. Vincenzo Sera-
trice, come l'altro frammento descritto nel testo. Nel magazzino
comunale vedesi un pezzo di transenna marmorea lavorata
(m. I X i.io X 0.17) che il prof. G. Tomassetti {Della Cam-
pagna romana nel medioevo, Roma, 1885, p. 593, estratto da
questo Archivio) ha giudicata opera del sec. vin. In alto per
sessanta cm. è ornata di listelli scorniciati : il restante in basso
porta rilevato un disegno a tre ordini di rombi.
1 8o A. Galle ti
Dai verbali delle visite pastorali dei secc. XVI e
XVII ci viene descritta quale appariva dopo i grandi
lavori dei secc. XIII e XV (i): ma non è difficile
riconoscervi le tracce della primitiva chiesa, tipica del
V e VI secolo. In forma rettangolare di m. 13.15 X
2 1 (2) rimaneva divisa in tre navate. Quella centrale
più alta e più larga delle laterali, terminava con
l'abside a forma di semicerchio (3). Il presbiterio si
elevava dal rimanente della chiesa di alcuni gradini,
che peraltro non si trovano su tutta la fronte dell'al-
tare, ma solo a destra e a sinistra : perché nel mezzo,
dal pavimento della chiesa a quello del presbiterio,
s' innalzava un muro alto circa m. i .50, recante un
lucernario abbastanza ampio, la « fenestella confes-
sionis » (4). Questa immetteva nella cripta racchiu-
(i) Nel sec. xv si lavorò alla chiesa come ricorda la scoltura
del ripostiglio degli olii santi (cf. A. Galieti, La tomba di Pro-
speretto Colonna in Civita Lavinia in Archivio della R. Società
romana di Storia patria, XXXI, (1908), p. 213, nota 2) e qualche
altro frammento epigrafico perduto durante gli ultimi restauri
del 1900.
(2) Arch. vesc. di Albano Laziale, Sacra Visita dell' anno
1636, 19 giugno: « Ecclesia ipsa constat ex tribus navibus, una
« majori media, et aliis minoribus lateralibus, sunt autem for-
« nice coopertae, et sunt longitudinis palmorum sexaginta, lati-
« tudinis vero quadragintaocto ».
(3) Arch. vesc, Sacra Visita dell'anno 1659: « Post ipsum
« altare adest chorus cum sedilibus ligneis circum circa per
« totum ».
(4) Ibidem, Sacra Visita dell'anno 1603, 15 novembre:
« Quoniam ad presbyterium per nonnuUos gradus ascenditur
« qui a dextris sunt et a sinistris, pars media ante altare sublata
« ad hominis pene staturam ab ecclesiae pavimento sine balau-
« stris est, et idcirco pluribus ministrantibus in altari periculosa
« et deformis deservit : balaustris saltem ligneis sepiatur presby-
« terium in parte quae inter gradus est. Sub eodem loco inest
« fenestra satis ampia qualis sub altarium antiquiorum ecclesia-
« rum ad martyrum sepulcra esse solent quae aperta est ».
// castello di Civita Lavinia i 8 1
dente i corpi di alcuni santi, restati anonimi. Sulla
cripta ed isolato ergevasi l'altare marmoreo (i); né
mancavano gli amboni, dei quali già furono ricordati
i frammenti.
La nostra chiesa subì il rifacimento del 1240 per
ordine, e forse anche a spese, dell'arciprete Giovanni
Saraceni, il cui nome, con la data del restauro, si leg-
geva sulla facciata fino al 1674 (2). I lavori vennero
eseguiti da celebri marmorari del tempo, quali un
discendente di Pietro Vassalletto e Drudo de Trivio.
Non si può stabilire di quale artista si tratti con sicu-
rezza; il Giovannoni e il Bartolì, che si occuparono
particolarmente della genealogia degli illustri marmo-
rari, hanno in proposito opinioni diverse ; il primo
propende a credere che sia stato un nepote di Pietro;
un figlio lo ritiene invece il secondo. Vassalletto ornò
d'intagli e di musaici nel presbiterio i sedili marmorei
di opera tessellata (3), abbellita da colonnine a torti-
glione sorreggenti l' elegante architrave, di cui un
frammento di m. 0.86 X o.i i X 0.15, rinvenuto nel 1900,
nella fascia soprastante l' ovolo, scolpito a rosette con
numero ora maggiore ora minore di petali separati
da piccoli fori di trapano e attorno alle quali gira
(i) Arch. vesc, Sacra Visita dell'anno 1636, 19 giugno:
« Rediit deinde ad altare majus quod totum marmoreum est. Sub-
« tus altare majus adest confessio antiqua ubi creditur ex antiqua
« traditione adesse corpora sanctorum, sed non adsunt nomina »,
(2) Di questa costruzione nel muro esterno della navata
centrale, dalla parte del campanile, è restata, per due brevi tratti,
una cornice laterizia di poco aggetto, dal motivo geometrico
prettamente romanico, sovrastata da piccoli modiglioni marmorei
e sotto la quale ancora sono visibili delle doccie pure di marmo.
(3) Ibidem, Sacra Visita dell'anno 1661 : « Hinc inde in
« parietibus lateralibus majoris altaris constructa inspiciuntur
« duo antiquissima sedilia ex lapidibus diversorum colorum opere
« musivo intextis ad instar eiusdem ecclesiae pavimenti ».
1 8 2 A. G alieti
incrociandosi un doppio nastro, porta la seguente iscri-
zione in lettere capitali caratteristiche del dugento (i):
{Vas\ SALLETTVS . FECIT . HOC . OPVS . ARCHIPRESBI-
TERO . JOHS .
Anche nel presbiterio trovavano collocamento i due
mezzi leoni di marmo, alti m. 0.50, opera dello stesso
Vassalletto e che oggi gittano acqua nella fontanina
di piazza del Commercio (2).
Invece Drudo de Trivio costruì la tribuna dell'al-
tare maggiore (3), che, secondo quanto attesta l'eru-
dito riminese cav. Gualdi, era somigliante a quella di
(i) Al posto di essa eravi un'altra iscrizione più antica,
forse dell' vili secolo, di cui rimangono soltanto queste lettere:
//// e //// HI TEPO //// le quali si devono leggere o indictione...
Ili TE(m)po(re)... ovvero indictione ni TE(m)po(re).,.. : cf. A.
Bartoli, // figlio di Pietro Vassalletto a Civita Lavinia in
Boll. d'Arte del min. P. /., I, fase. 9. Il locale ispettore dei
monumenti e scavi, sìg. V. Seratrice, che ebbe la fortuna di
ricuperarlo, cedendo gentilmente ai desideri del sottoscritto, lo
restituì in dono alla chiesa collegiata, ove fu collocato sull'in-
gresso della sacristia. Vedi pure G. Giovannoni, Opere dei Vas-
salletti marmorari roìnani néWArte di A. Venturi, XI, 281, 2S3.
(2) Cf. A. Bartoli, ivi, e A. Galieti, Corriere d' Italia,
1907, n. 105.
(3) Arch. vesc. di Albano, Sacra Visita dell'anno 1659,
e. 99 : « Altare ipsum est situm inter quatuor columnas marmo-
« reas antiquas elaboratas quarum in capitibus inhaerent trabes
« pariter marmorei elaborati ac desuper duos... bates marmoreos
« elaboratos cum suo coelo sive opèrcolo operis et sculturae
« antiquae, quae omnia ili. dominus mandavit expoliri ». Ivi,
e. 106 si legge: « Questa collegiata è antichissima et non hab-
« biamo notizia di questa fondazione poiché V inscrittione del-
« l'altare maggiore dimostra essere eretto dell'anno 1240 ».
Delle colonne della tribuna ne restano solamente due nel paese :
una nella collezione del sig. Seratrice, l'altra, lunga m. 2 e di
m. 0.63 di circonferenza, è posta nel cortile della sig.* Maria
Frezza a Borgo S. Giovanni, n. 20.
// castello di Civita Lavinia i 8 3
S. Marco in Roma oggi distrutta e doveva rassomi-
gliare anche alla tribuna della cattedrale di Ferentino
in Campagna ancora in buono stato ; nella nostra Col-
legiata quell'opera di Drudo è però quasi interamente
perduta; di essa non rimangono che scarsi frammenti
e il ricordo della iscrizione conservataci dallo stesso
Gualdi (i), che la vide nel sec. XVII e che dall'archi
trave di essa, ove era scolpita verso il coro, la tra-
scrisse in questa forma :
ANNO . DOMINI . MCCXL . EGO . ARCHIPRESBITER .
JOHANNES . SARA
CENVS . FECI . FIERI . HOC . OPVS . A . MAGISTRO
DRVDO . ROMANO . CVM . ANGELO . FILIO . SVO.
Anche la descrizione della tribuna ci fu tramandata
dai rendiconti delle visite pastorali dei secc. XVI e
XVII. Consisteva in quattro colonne sostenenti una
trabeazione marmorea, dalle scorniciature dorate, sor-
montata da una gabbia a due ordini di piccole colon-
nine, alte m. 0.30 (2), sulla quale riposava il cielo della
tribuna, ricco di bassorilievi e di tessellatura policroma.
Sull'altare, posto sotto la tribuna descritta, si ergeva
un monumentale tabernacolo di marmo (3), compreso
tra cortine di seta sorrette dalle due colonnine laterali
ove poggiava un fregio di bassorilievi dorato (4). Però
(i) Cod. Vat. lat. 8253, e. 500 e G. Giovannoni in questo
Archivio, XXVII, 1904: Note sui marmorari romani.
(2) Una di esse, spezzata in due, si conserva nella collezione
del sig. Vincenzo Seratrice.
(3) Arch. vesc, Sacra Visita dell'anno 1594, 27 aprile:
« Tabernaculum ipsum ex petra marmorea factum est in forma
« quae capit solum altare et satis decenter ornatum, sed per
« antiquitatem temporis aurum in locis in quibiis inauratum
« erat obscuratum remanet ».
(4) Ivi, Sacra Visita dell'anno 1659, 16 aprile, e. 99:
« Tabernaculum est collocatum inter duas marmoreas columnas
184 A, Galle ti
non sembra che si possa attribuire anche il tabernacolo
allo scalpello di Drudo de Trivio, essendo opera veri-
similmente più tarda.
Il pavimento di questa chiesa in « opus texella-
tum » a vari colori ce lo ricorda qualche raro fram-
mento scampato dalla disgrazia della dispersione (i).
Certamente posteriore è la pittura su legno del
Salvatore, un rettangolo di m. i X 0.50 (cui è sovrap-
posta la cornice in rilievo formante in alto un'ogiva
molto schiacciata) che in origine sembra essere stato
il centro d'un trittico. Sopra i lobi dell'ogiva è dipinta
un' Annunciazione. A sinistra trovasi l' arcangelo Ga-
briele ginocchioni, riconoscibile solo nella parte supe-
riore della figura, per essere l'intonaco molto rovinato:
a destra, da un'invetriata policroma a disegno geome-
trico, si stacca la figura della Vergine, anche essa
« velo serico elaborato contextas et inhaerent a parte superiori
« tabulae marmore elaboratae cum sculpturis et imaginibus
« ab ipsa tabula marmorea elevatis, et in ipsius summitate
« adsunt ornamenta pariter marmoreae cum suis cornicibus
« pariter elaborati et deauratis ».
(i) Arch. vesc, Sacra Visita dell'anno 1636, 19 giugno:
« Pavimentum tissellatum est, et recte ex parvis quadratis lapi-
« dibus diversorum colorum opere musivo intextis ». Un fram-
mento del pavimento marmoreo, privo della tessellatura (misura
m. 0.75X0.47) l'ho rinvenuto, non è molto, nell'interno del
campanile ; altri cinque, che ancora conservano la tessellatura poli-
croma sono nella collezione Seratrice, unitamente a due mensole
romaniche ornate di teste muliebri, ad una sfinge (quasi certa-
mente base di un candelabro) ed a vari frammenti dell'incrosta-
zione del coro. Nella raccolta archeologica dei signori Frediani,
ho veduto ultimamente due capitelli romanici, uno alto m. 0.09,
l'altro m. 0.265 provenienti, come si deduce da buoni indizi, anche
essi dalla Collegiata, donde pur proviene un frammento di marmo
(m. 0.73 X 0.21 X 0.095) privo della riempitura musiva, che oggi
è murato nel gradino del lavatoio in piazza Bernini. Maggiori no-
tizie al riguardo vedansi nella mia monografia: Memorie della
chiesa tnedioevale di C. Lavitiia in L' Arte di A. Venturi, 1909.
// castello di Civita Lavinia 185
inginocchiata, con le braccia conserte al petto, vestita
di porpora e di un manto bleu.
Su gli assi laterali la cornice apparisce dipinta di co-
lonnine a tortiglioni ancora decifrabili sufficientemente.
La figura centrale di m. 0.90 di altezza, fiancheg-
giata superiormente da due angeli ceriferari (alti
m. 0.25), raccolti in vesti purpuree con svolazzo corto,
rappresenta il Salvatore seduto e riporta il tipo bizan-
tino di qualche musaico o pittura anteriore al sec. XIV,
cui certamente appartiene la tavola.
Il viso dall' aspetto tetro ed austero è alquanto al-
lungato ; r onor del mento appena accennato e i baffi
spioventi. Nel nimbo in oro si legge l'apocalittico (£90
sum alfa et w, in belle lettere gotiche, leggenda che
a caratteri minuscoli dello stesso stile, ma in nero,
si ripete ancora sul libro, sorretto dalla mano sinistra.
La destra è alzata in atto di benedire alla maniera
greca. La veste purpurea è trapunta di stelle d' oro ;
il manto bleu è listato di menandri d' oro, come pure
un fermaglio cesellato in oro gli risplende sul petto.
Soddisfa lo stato di conservazione, ma non si può
fare a meno di biasimare i deturpevoli ritocchi pur-
troppo manifesti in più luoghi.
Ora con l'esistenza dì una chiesa, forse anteriore
all' vili secolo, possiamo ritenere con certezza che
Lanuvio non fosse stata mai disabitata. Però la sua
popolazione dovette costituire un centro insignificante
che non avendo lasciato sicure tracce di sé, ce l'im-
maginiamo composto di poche famiglie, ricoverate nei
resti delle antiche costruzioni, che più facilmente si
prestavano a diventare abitate (i). Per la mancanza
(i) Pare che questo nucleo dovesse stazionare nel colle oggi
detto di S. Pietro presso il moderno cemeterio, intorno ad una
chiesetta omonima ricavata alla meglio da qualche sala dei bagni,
essendo detto luogo prossimo e comodamente congiunto con la
i86
A. G alieti
Fig. I. Casa del sec. xiii in piazza Borromiui (fot. F. Frediani).
adunque di memorie scritte, nessuna anteriore al
sec. XIII (i), non si può conoscere precisamente quando
il paese fu cominciato a rifabbricare. Pure esaminando
via Appia. Anche il prof. G. Tomassetti, 1. e, p. 593, a dif-
ferenza degli altri storici di Civita Lavinia, giustamente, la
reputa anteriore ai tempi di Onorio III.
(i) L'archivio comunale ha documenti assai recenti: esso
comprende: le carte relative all'archivio notarile che vanno dal
1527 al 1815 ; gli atti della curia baronale che cominciano dal
1550; i « libri consiliorum » dal 1603, essendo stata venduta
// castello di Civita Lavinia
alcuni avanzi di costruzioni, come parte delle mura,
i meniani delle scale, le finestre bifore (i) ed a croce,
gli archi acuti delle porte ancora restati in opera, e
in genere l'aspetto interno del paese con vie strette
e tortuose, possiamo concludere che la fondazione di
Civita Lavinia, quale si presenta ai giorni nostri non
risale più in là del sec. Xlil.
Del resto il sito ove surse il paese non poteva
rimanere per altro gran tempo abbandonato, se si
considera che in questa i turbolenti baroni, comin-
ciando a guerreggiarsi a vicenda, andavano in cerca
di ogni posizione sicura per munirsi meglio e rendersi
più prepotenti. E il luogo ove fu costruita Civita La-
vinia con tanti ruderi, oltre ad essere ricco di materiali
da costruzione, sedendo a cavaliere sulla collina meri-
dionale più avanzata dei colli Albani, dominava la deso-
lata pianura che dalle foci del Tevere va a Terracina e,
quel che più interessa, le due vie lastricate come V Ap-
pia, le quali venendo una da Astura e l'altra da Lavinio,
con diramazione per Ardea, nelle comunicazioni tra la
spiaggia e l'interno, ben sostituivano la « regina viarum
longarum » già diruta e in parte coperta da paludi (2).
la parte anteriore. Cf. i « Libri consiliorum », voi. I, e. 48. Per
caso nel 1905 nella vendita di una biblioteca privata di Roma
fu rinvenuto un volume degli antichi consigli, contenente verbali
degli anni 1579-1592, che il nostro municipio lodevolmente ha
riacquistato. A questi documenti si aggiunga una serie di libri
e carte diverse.
L'archivio parrocchiale comprende: alcuni volumi (xv) con
l'elenco dei battezzati a cominciare dal 1567, dei quali manca il
voi. Ili (1623-42); obituarii x con obiti che cominciano dal 1627;
libri di matrimoni vii a cominciare dal 1650, dei quali manca il I ,
bollettini demografici, non anteriori al sec. xix, restati tumul-
tuariamente.
(i) V. fig. n. I.
(2) La via Appia aveva servito nell'età dei Goti : ma non fu
la via battuta dai crociati. I pellegrini dell'oriente che sbarcavano
i88 A. Galieti
Anche l'acqua fornita, come òggi, abbondantemente
dall'antico acquedotto, scampato alla distruzione perché
protetto da una galleria sotterranea, concorse a far
risorgere il paese sul luogo attuale (i). Dai documenti
si deduce che Civita Lavinia fu sempre sotto la giu-
risdizione del pontefice, al quale non isfuggì l'impor-
tanza del luogo, tanto che l'armò subito a battaglia.
Né era difficile, trovandosi ancora in piedi cospicui
avanzi di poderose costruzioni romane, completare una
cinta di mura.
In vero, da quanto apparisce presentemente, il lato
occidentale di esse è formato per metà dai muri del
teatro, per metà da altre costruzioni prevalentemente
del IV sec. ; il lato meridionale lo costituiscono alcune
costruzioni romane dei tempi repubblicani: l'orientale
presenta tracce d'antico, con avanzi di nicchioni, tra
le due torri del bastione. Quantunque le fortificazioni
allo stato attuale siano rifacimento del XVI sec. pure
è certo che seguono la linea delle precedenti (sec. Xlll).
Il castello di Civita Lavinia, non significa il palazzo
fortificato del barone, ma una cinta di mura, la quale
raccoglie tutto il paese come in un trapezio. La parte
a Brindisi, giunti a Capua, si avviavano per altre vie ; e quando
gli eserciti volevano riuscire da Napoli a Roma, transitavano
per la via Latina o la Valeria.
(r) L'acquedotto, che è quello antico, dalla sorgente sot-
terranea al monte del Leone, dirigendosi verso sud giunge
alla Villa del Duca con una cona murata tra tufi e pozzolana
lunga m. 1218. Quindi prosegue incavato nel peperino per
m. 1241 fin sotto al s. Lorenzo, donde va diretto al paese con
altri m. 528 di galleria. Oggi i due ultimi tratti sono stati so-
stituiti da un sifone di tubi di ghisa lungo m. 1450. La sorgente
del Leone consta di quattro polle che scaturiscono tra la basalte
e la pozzolana dura: quella detta del Calabrese dista dalla prima
circa m. 290 e l'ultima si trova a 60 m. più in giù del bottino
del Duca. Per momentanee fenditure del terreno, prodottesi nel
1825, fu quasi del tutto deviata l'acqua che si dirigeva al paese.
// castello di Civita Lavinia
189
meridionale di esse, sul passaggio della via d' Astura,
formava il bastione quadrato, che nel secolo xvi ebbe
rinforzato la metà del lato occidentale col barbacane, e
gli angoli N.E., s.E. e S.O. muniti di torri rotonde mer-
Fig. 2. Ridotto del Castello (sec. xm) (fot. F. Frediaiii).
late alla guelfa senza beccatelli; mentre all'angolo N.o.
una cortina merlata, bell'opera del sec. Xlir, continuava
a difendere l'ingresso della porta Nettunese sita a fianco.
Questa ancora in piedi, per una ricostruzione della
seconda epoca, ha di marmo gli stipiti e l'arco a pieno
centro, nella cui chiave campeggia un piccolo stemma,
1 90 A. G alte ti
forse quello dei Colonna, oggi abraso. Nel suo interno si
dilungava il ridotto, terminante ad una seconda porta
testimoniata tutt' ora da una delle spalle e, fiancheg-
giato da costruzioni del sec. xiii, visibili nella parte
superiore all' archeggiamento dugentesco, che si pre-
senta a destra di chi entra, e facilmente riconosci-
bili nel muro interno, parallelo alla facciata, della casa
incontro (fig. 2). Il ridotto veniva validamente protetto
dal torrione o dalla rocca che sorgeva tra il lato meri-
dionale del castello e la via del Torrione in prossimità
della porta Nettunese (i), sormontata esternamente da
uno stretto piombatolo ancora intatto. Nella cortina
orientale del bastione, tra le due torri, abbastanza in
alto, si apre un'angusta porta di soccorso, con archi-
trave e spalle di peperino, per uso esclusivo della
guarnigione.
La seconda porta del castello, abbattuta nel 1880,
trovavasi nel lato nord tra un piccolo fortilizio quadrato
e la torre angolare a N.o. Rimase di secondaria im-
portanza fino al sec. xv ; nel qual tempo, sia perché
la via militare era stata riattivata sulla falsariga del-
l' antica Appia, che passava a mezzanotte di Civita
Lavinia, sia pure che la rocca primitiva era ridotta a
mal partito per i frequenti assalti sostenuti, la porta
strategica divenne quella settentrionale, e si costruì
al suo fianco una nuova rocca, invece che restaurare
l'altra (fig. 3). La forma attuale di essa, due torri
cilindriche sovrapposte, di cui la minore in alto ebbe
destinazioni semaforiche, è l'originaria. Nella torre
inferiore, alta m. 12.50 (2), a m. 2.30 dal piano
della corte laterale, si apre l' ingresso ad architrave
(m. 1.70 X 0.80), che veniva esternamente chiuso dalla
(i) Cf. p. 176, nota 5.
(2) Tale altezza è dal piano della piazza sotto la quale con-
tinua ancora visibilmente per circa altri otto metri.
// castello di Civita Lavinia
191
Fig. 3. Particolari della Rocca (sec. xv) (fot. F. Frediani).
poderosa saracinesca, e nell'interno rafforzato da un'altra
porta. Da questo piano si precipita il trabocchetto in
tutta la porzione sottostante (i). La porta immette in
(i) Nel 1708 vi fu fatta la seguente macabra scoperta rac-
contata da un testimone contemporaneo, il parroco del tempo
(Archivio Parrocchiale, Obituario n. Ili, e. 78) : « Die vigesima
« prima ianuarii, millesimo septingentesimo octavo. Inventa fuere
< ab illustrissimo ... commissario Frusononis ossa cuiusdam viri
« mortui incerto nomine ipsius, in puteo carcerarum secretarum
192 A, G alieti
uno spazio rotondo di m. 5.40 di diametro, intorno al
quale si aprono tre vani angusti ricavati nello spes-
sore del muro perimetrale, che è di m. 3.25. In essi
venivano collocate le bombarde ; ma più tardi, quando
la torre fu ridotta a carcere segreta, si chiusero i vani
con porte bassissime. A destra dell'ingresso si trova
un capace fornetto e tra le due cabine attigue a questo
si vede il sesto di una porta ostruita dalle stesse di-
mensioni dell'ingresso principale. Pure nel muro peri-
metrale sono ricavate le scale che montano al primo
rondello, largo m. 2.45, dei quali m. 0.50 rappresen-
tano lo sporto dei beccatelli. Per un' altezza di m. 9.50
si eleva il secondo tamburro, avente un diametro in-
terno di m. 5.65 e un muro perimetrale di soli
m. 1.80 (i).
Aveva due ingressi: ma quello a S.E., con arco a
pieno centro, alla cui destra si scorge il sesto di un
caminetto esterno per uso della guarnigione, ancora
« Turris huius terrae Civitatis Laviniae Albanen. dioecesis sau-
« ciati, asseruerunt publice et palam mihi infrascripto, ictu instru-
« menti ignei in spinali medulla et facta ab illustr. comissario
« supradicto per multos dies supradicti scheletri formali reco-
« gnitione et die vigesima prima ianuarii 1708 ego infrascriptus
« certior factus per Ioannem Facciendam publicum Curiae laica-
le lis mandatarium de voluntate supradicti illustr. comissarii da-
« tum fuit locum supradictis ossibus sepulturae in cemeterio
« huius terrae prope ecclesia collegiata in quadam nichia eius-
« dem cemeterii facta prius per me ecclesiae consueta coere-
« monia. Ita est. Antonius Marazza archipresbiter ».
(i) I Tondelli furono ridotti al presente stato rudimentale
più dall'insipienza di chi ne ordinò la demolizione che dal ter-
remoto del 21 gennaio 1892, quando la caduta di una parte di
essi sfondò il tetto della casetta sottostante, ove dormivano
due uomini, restati contusi. Questo per il paese fu uno dei ter-
remoti più disastrosi che si ricordano e, durante qualche mese,
costrinse la maggior parte della popolazione a passare la notte
entro botti disposte in senso longitudinale ed aperte all'estremità.
// castello di Civita Lavhiia 193
serve. Al basso poi del primo tamburo verso la piazza
Bernini sono tuttavia inseriti i ferri forgiati della gogna
cui sovrastava il palo per il tratto di corda di buona
memoria!
Nel 1500 i lati del Castello ebbero dei rinforzi
parziali ; per questo è ancora possibile scorg'ere in
qualche punto le tracce delle costruzioni militari ante-
riori, come la mezza torre quadrata nel lato occiden-
tale (i).
Dopo le epigrafi del 1240 relative alla Collegiata,
la prima memoria scritta di Civita Lavinia, oggi non
è più il documento del 1358 riportato dal Nerini (2),
ove si dice che Cencio Palgicie e Cola Mancini di
Civita Labinia deposero in favore dei monaci di
S. Alessio sull'Aventino, nella causa sostenuta da
costoro contro Jacobello Orsini e Giampaolo e Nicola
degli Annibaldi per il dominio del castello di Ver-
(i) Verso oriente, si dice, ma non ho potuto verificarlo, che
una via sotterranea lastricata corra a mettere in comunicazione
le torri perimetrali.
(2) F. Nerini, De tempio et coenobio Ss. Bonifacii et
Alexiiy Roma, 1752, p. 526: « Sub anno Domini millesimo
« .cccLViii. pontificatus domini Innocentii papae VI indictione
« .XI., mensis augusti die quarto. Cincius Palgicie de Civitate
« Labiniae testis productus etc... dixit, quod ipse testis vidderit
« quod in dicto castro Verposae iam sunt .xxx. anni et ultra, quod
« viddit unum monacum album in dieta ecclesia dicti castri aliud
« nescit etc. Eodem die Cola filius Petri Mancini de Civitate Labi-
« niae testis eodem modo productus etc. dixit quod ab antiquis
« temporibus, cuius memoria non extitit in contrarium, et etiam
« ab eo quo tempore ipse testis potest recordari, ipse testis
« viddit certos canonicos seu monacos dicti monasterii S. Alexii
« albos, stantes in dieta ecclesia Sanctae Mariae de Verposa
« et ipsam ecclesiam cum domibus etc. tenere et possidere.
« Interrogatus quantum temporis potest esse, ipse testis di.xit,
•« quod potest esse .xl. anni et ultra ».
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 13
194 ^' G^li^i^
posa (i); ma quello del 1347 relativo all'usurpazione
dei Frangipane (2). Dalle memorie diplomatiche del
sec. XIV (3) se ne riporta la dipendenza dall' abate
« prò tempore » del monastero di S. Lorenzo fuori
le mura di Roma, allora abitato dai monaci benedettini
sotto la giurisdizione del papa. Anzi il Nibby (4) de-
ducendolo dal fatto che Onorio III fece molte opere
in favore del convento di S. Lorenzo, crede che questi
li abbia mandati in Civita Lavinia: e appoggiandosi
a ciò, spiega come Cristoforo Savelli nel 1378 potesse
accampare delle pretese sul paese. Racconta infatti
Casimiro da Roma (5) che verso la fine del secolo xiii
Cristoforo Savelli con la forza delle armi tolse Nemi
ai monaci Cistercensi e si rese inoltre padrone di
Albano, di Ariccia, di Castel Gandolfo, dì Civita La-
vinia, di Ardea e di altri castelli, desumendolo da
un breve dell'antipapa Clemente VII. I monaci avuto
il possesso di Civita Lavinia non dimorarono stabil-
mente nel paese : ma sul colle, da loro detto di
S. Lorenzo a settentrione del castello, fondarono un
convento per farvi recapito ad ogni evenienza (6).
Gualche rudere dei muri esterni di questa fabbrica,
(i) Oggi Bon Riposo, tenuta dei Cesarini di circa quattro-
cento cinquantotto rubbia, forse ove sorgeva l'antica « Longula ».
(2) Cf. p. 173, nota 2.
(3) Cf. i documenti nn. i e 11.
(4) Nibby, 1. e.
(5) Casimiro da Kom a, Memorie {storiche delle chiese e dei
conventi della provincia Romana, Roma, 1744? P- i93-
(6) Per un lato del monastero si servirono della facciata di
un'antica fonte tornata in luce negli scavi praticati da lord
Savile nel 1884. Non apparendo in questi dintorni alcun avanzo
di chiesa, si può inferire che i monaci non ne avessero una
pubblica annessa al convento, ma solamente qualche oratoria
interno.
// castello di Civita Lavinia
^95
appodiata ad alcuni avanzi di costruzioni romane, si può
riconoscere nella vigna detta il « Conventaccio » (fig. 4).
Però nel 1347 i Benedettini erano stati disturbati
nel loro pacifico possesso di Civita Lavinia da Antonio
Fig. 4. Ruderi medievali del « Convetitaccio » (fot. Moscioni).
e Gorio del q. Pietro Frangipane, i quali « malo
« modo, per vim et violentiam » si resero padroni della
quarta parte del territorio e del paese (i). Anzi dopo
pochi anni usurparono anche gli altri tre quarti ed
allora l'abate Andrea, nell'assenza del papa, fece ricorso
ai tribunali, esponendo come per il nuovo arbitrio dei
(i) Cf. P. E(;iDi. 1. e, pp. 472-79.
96 A. G alieti
Frangipane, che durava già da sei mesi, avesse ingiu-
stamente perduto « de grano rubra C, de ordeo rubra
< L, de vino cabali atas L, de oleo XX, acquaretie,
< plactus, arma, balista, mataratia, eultra, linteamina,
« tobalias, tobaliolas, archas, suppedamina, carnes sic-
« chas, untum, nuces, castaneas, ficus siccas, foenum,
« paleas tabulas, cannapam, linum, jannatica, spicatica
« et omnes alios fructus.... valoris quinquemillia floren.
« auri ». Il tribunale stabilì, e il console di Roma
Francesco Baroncelli confermò il 10 febbraio 1354, che
in compenso della spogliazione patita, l'abate An-
drea venisse riammesso nel possesso del paese, e fosse
ritenuta nulla 1' occupazione fatta dai Frangipani nel
1347. Così difatti fu eseguito il 5 aprile 1354.
Oltre l'usurpazione di Cristoforo Savelli, già accen-
nata, null'altro si sa fino al 1390 quando Bonifacio IX
dette facoltà ai cardinali Bartolomeo, del titolo di
S. Potenziana, e Marino, del titolo di S. Maria Nuova,
d' impegnare Civita Lavinia per la somma di seimila
fiorini, dovendo la Camera apostolica, esausta di danaro,
provvedere alle spese necessarie per respingere le incur-
sioni armate che i signori turbolenti, divisi in guelfi e
ghibellini, spesso facevano nel territorio della Chiesa (i).
(i) Cf. documento i. Sembra invece che fossero state pigno-
rate alcune chiese rurali, espediente contemplato nella stessa bolla.
Quanti trattarono la storia medievale di Civita Lavinia, seguendo
r« Index vicariatum et infeudationum etc. » di Leonicus Mi-
chael, il quale fuse insieme le bolle del 1390 e del 1405, anti-
ciparono, senza avvedersene, il vicariato di Cecco Durabile di
quindici anni ! Ecco il passo incriminato : « Sub Bonifacio IX
« Civitatis Laviniae castrum ad monasterium S. Laurentii extra
« muros Urbis pertinens conceditur per summum pontificem in
« vicariatum Cicco Durabili de regione Transtiberim ad bene-
« placitum : In antiq. lib. 3, e. 94: In nov. lib. i, f. 52 »
(erroneamente invece di foglio 190) « In antiq. lib Innocentii,
« e. 7..: In novis lib 4, fol. 200; videas bene ».
// castello di Civita Lavinia 197
Così stando le cose, l'abate Giovanni del monastero
di S. Lorenzo di Roma non s'intese abbastanza forte
da frontegg"iare gli eventi in Civita Lavinia. Ne rimise
il governo nelle mani del papa Innocenzo VII, che il
I aprile 1405 nominò vicario del Castello Cecco Du-
rabile, romano della regione di Trastevere, con le
stesse attribuzioni temporali dell'abate, escluso il diritto
di alienare i beni immobili e preziosi appartenenti sia
al monastero che al paese (i). Tutte le sostanze ap-
partenenti o all'abate e alla sua mensa, o al capitolo
del monastero furono avocate al vicario, quantunque
di diritto Civita Lavinia fosse continuata a dipendere
dal convento di S. Lorenzo fino al 14 io, quando il
papa ne investì i Colonna del ramo di Palestrina.
E solamente in questo senso si può dire, come ha
ripetuto A. Nibby, che nel 1409 furono commendatari
del paese i cardinali Giordano Orsini e Oddone Co-
lonna più tardi Martino V. cui Alessandro V aveva
dato in commenda il monastero di S. Lorenzo fuori le
mura di Roma.
Sembra che il vicariato di Cecco Durabile sia con-
tinuato fino a quando Giovanni XXIII, con un atto
di savia politica, il 18 luglio 14 io volle attirare alla
causa della chiesa Giovanni e Nicola Colonna di Pale-
strina (2), assolvendoli con tutti gli altri parenti, da
ogni scomunica, e reintegrandoli non solo negli averi
ma concedendo loro in perpetuo il castello di Civita
Lavinia, le due Torri (3) e il monte Giove, liberi da
ogni servitù e tributo. Nello stesso giorno, con altra
(i) Cf. documento 11.
(2) Per la genealogia dei Colonna di Palestrina signori di
Civita Lavinia, vedi A. Galieti, 1. e, p. 211, nota 2.
(3) Cf. NiBBv, 1. e, p. 546 e N. Ratti, Storia di Genzano,
Roma, 1797, pp. 3^ e 125. Intorno alla riabilitazione e investitura
dei Colonna v. anche in appendice il nostro documento in.
198 A. G alieti
bolla (i) a favore dei predetti Colonna, decretò l'esen-
zione del paese da ogni superiorità e giurisdizione
del monastero di S. Lorenzo ; e così i Benedettini non
ebbero più nulla a che vedere con il governo di Civita
Lavinia.
Nicola Colonna morì il 22 agosto 14 io, un giorno
prima che fosse bandita la pace tra la sua famiglia e
la chiesa (2), succedendogli il figlio Stefano, avuto da
Chiarina Conti, il quale fu signore di Civita Lavinia
con lo zio Giovanni fino alla morte di questi, avvenuta
a Frascati nel 141 3. Ludovico subentrò nel condominio,
ma venuto a mancare nel 1426 senza prole, restò Ste-
fano unico signore, come risulta dall' inventario che dei
beni di questi fece la consorte Sveva Orsini, l'ii giu-
gno 1433 (3). Stefano inoltre il 5 settembre 1432 (4),
a nome anche dei nepoti, suoi legittimi eredi (non
aveva ancora avuto figli maschi) per compensare Ago-
(i) Archivio segreto Vaticano, Giovanni XXIII, Reg. Ili,
ce. 155-157-
(2) Muratori, RR. IL SS. (edizione Milanese), XXIV,
1019 e 1020.
(3) V. P. A. Petrini, Memorie Prenestine, Roma, 1795. Mo-
numento n. 48, p. 446: « .... Item totum et integrum castrum
« Civitatis Laviniae cum lenimento Sancti Cesariì et cum tota
« rocca seu cum toto lenimento predicti castri et cum omnibus
« vassallis dicti castri et fortellitia quod totum castrum posi-
« tum est in predicto Urbis districtu juxta eos fines cui ab uno
« latere tenet et est tenimentum castri Genzani, ab alio tenet
« et est tenimentum.... vel si qui alii sunt vel esse possunt ad
« dictum castrum vel eius tenimentum plures confines antiqui
« vel moderni ». Credo che invece di « Sancti Cesarii » debba
leggersi « Santi lanuarii » come nel documento riportato da
P. Ecidi, di cui alla p. 173, nota 2, ove è stato letto « Sancti
Ioannis ». Il castello di S. Gennaro, sorto dalle rovine del « Su-
blanuvio » nel sec. xiii, apparteneva alla famiglia Annibaldi ;
ma nel 1304 fu distrutto dai Veliterni, né venne mai più riedi-
ficato (cf. Arch. segr. Vaticano, Reg. di Benedetto XI, e. 778).
(4) Cf. documento iv.
// castello di Civita Lavinia 199
stino e il di lui figlio Antonio da Civita Lavinia, dei
servigi resi alla casa Colonna, dei danni e dell' esilio
sofferti per causa dello stesso principe, li regalò di un
orto sito presso le mura del castello, in perpetuo e
senza alcuna servitù (i).
Ma nel 1433 Stefano fu trucidato a Genazzano (2);
rimanendo la moglie Sveva (non ancora trentenne,
incinta e con due figlie femmine) incapace di soste-
nere il peso della tutela, fu nominata tutrice delle
figlie di Stefano la nonna Chiarina dei Conti ; e Sveva
poco dopo dette alla luce un maschio, in memoria
del padre chiamato Stefano II.
Questi venne spogliato del castello di Civita Lavinia
dal cugino Lorenzo, il quale, possedendo molti beni
in comune col primo, tenne per sé anche il paese
sebbene non ne avesse alcun diritto.
Intanto a Roma scoppiavano dei torbidi, per modo
che Eugenio IV fu costretto a rifugiarsi in Bologna
(1434) ; e durante la sua assenza alcuni malcontenti
tramarono di liberarsi per sempre del governo papale.
Essendosi prontamente opposti a ciò gli Orsini, il
Vitelleschi nel 1435 fece ancora in tempo a rappacificare
momentaneamente la città.
Poiché appunto nell'anno seguente, Poncelletto
Veneranieri, con i Savelli, i Conti, i Colonna e i
Caetani, tentò di risuscitare gli antichi sentimenti.
Gli Orsini per primi si levarono in armi contro di lui,
(i) P. LiTTA, Le famiglie illustri d'Italia, Fam. Colonna
di Roma, tav. 11, reputa che in questo tempo Civita Lavinia
dipendesse da Antonio Colonna (1397- 1432) figlio di Landolfo,
perché la vendita che più tardi ne fece Marco Antonio, gli fa
credere come a questi fosse toccata propriamente con l'estinzione
di quel ramo : mentre abbiamo veduto che i documenti fin qui
esaminati escludono del tutto tale opinione.
(2) Riguardo all'uccisione di Stefano, cf. Petrini, 1. e,
pp. 172-73.
200 A. Galle ti
poi venne il noto patriarca Alessandro Giovanni Vitel-
leschi, generale della Chiesa, il terrore dell'Umbria e
del Lazio, che marciò subito nei colli laziali per schiac-
ciarvi i Savelli. Prese, distruggendoli in parte, Bor-
ghetto presso Marino, Castel Gandolfo, Albano, Rocca
Priora e Castel Savello che fece radere al suolo (i).
Rimaneva ancora intatta la potenza dei Colonna;
ma avendo Lorenzo fatta una scorreria verso Roma
fruttatagli quarantatre bovi e sedici prigionieri, il pa-
triarca mosse contro di lui; e il mercoldì 23 mag-
gio 1436 prese Civita Lavinia, donde, conquistando
Albano e Zagarolo, si avanzò fino a Palestrina, che
costrinse a capitolare dopo averla cinta d'assedio (2).
(i) B. Platina, Vita Eugenii IV, Venezia, 1562, e. 226:
« Ioannes Viteleschus ab Eugenio mittitur homo quidem ad
« res agendas aptissimus, sed natura saevissimus et immitis:
« qui in Columnenses et Sabellos totamque Gibellinam factio-
« nem ductus et Castellum Gandulphuni ad lacum Albanum
« positum et Sabellum et Borgetum in Latìo de Sabelis diripuit
« et evertit, Albam, Civitatem Lanuvianam, Praeneste et Zaga-
« rolum coepit, incolis omnibus, qui superstites fuere, Romam
« migrare iussis ».
(2) Infessura, 1. e, p. 35: « Dopo lo Patriarca mosse
« guerra in Campagna, et pigliò tutta Campagna e Civita Inni-
« vina et Castel nuovo, et detto Patriarca pigliò lo conte An-
« tonio de Pontadera et appìccollo a Scantino in una oliva et
« fu a 19 del mese di majo ». Cf. pure in Rerum Italicaruni
Scriptores del Muratori (ediz. Milanese), XXIV, 11 15: « Mer-
« cordi a di xxiii di maggio il Patriarca pose campo a Civita
« Nevina di Rienzo Colonna per li suoi mali modi tenuti e
« della sua correria che fece a Roma Ora vedete se la ca-
« valcata che fece a Roma dei quarantatre buovi e sedici uomini
« gli costò ben cara, che lui si ebbe forse trenta ducati, e perde
« più che non vale un reame considerando le grosse e forti
« terre che aveva. Ciò furono queste: Pellestrina, Zagarolo,
« Gallicani, Castelnuovo, Civita Nevina, Santo Gregoro, Passa-
« rano, S. Pietro in Forma ». Vedi inoltre A. Coppi, Memorie
Colonnesi, Roma, 1865, all'anno 1436.
// castello di Civita Lavinia 201
Ecco il nostro paese di nuovo alla dipendenza del
papa il quale il 19 ottobre 1438, per mezzo del card,
legato Giovanni Fiorentino, del titolo di S. Lorenzo
in Lucina, lo dette in pegno, con monte due Torri e
Castel Gandolfo, al capitano Simonetto di Pietro Manni,
restato creditore di settemila fiorini d'oro di Camera per
il servizio prestato sotto le bandiere pontificie. Il pos-
sesso per procura lo prese Angelo di Bartolomeo
Capocaccia da Narni, cancelliere del detto capitano,
con completa ed assoluta giurisdizione, eccettuati i
delitti riguardanti l' eresia, il crimenlese, le falsifica-
zioni di moneta, di lettere e messaggi apostolici, il
ratto delle vergini e delle monache, riservati tutti alla
curia Romana. In quanto alle riscossioni, ai redditi ed
all'imposte, il papa stabilì che tali proventi servissero
alla riparazione delle rocche e delle mura di questi luo-
ghi (i), che essendo passate per tante vicende, in quanto
a stabilità dovevano trovarsi ridotte a mal partito.
Inoltre si pattuì che Simonetto Manni dovesse resti-
tuire le terre ritenute in pegno non appena la Camera
apostolica T avesse soddisfatto : ma non è dato sapere
quando ciò avvenisse.
Succeduto ad Eugenio IV Nicolò V, sapiente, ar-
guto e di animo liberale, questi attese con la bontà del-
l'animo suo a guadagnare i signori feudali. Ed a lui
si rivolse Lorenzo Colonna, il quale, senza far parola
di Stefano II, ai 24 aprile 1447, quando Stefano non
aveva più di quattordici anni, ottenne una bolla con
cui gli vennero restituiti tutti i feudi perduti (2).
Anche Stefano ricorse, esponendo come molti feudi
in origine fossero in comune, e che se gli altri cugini
(i) Vedi documento vi. Non sembra inverosimile che a
questi appartenga l'ignoto stemma inserito nel primo tamburro
della rocca.
(2) Petrini, 1. e, p. 180.
20 2 A. G alieti
meritavano perdono, molto di più ne meritava egli
che, al tempo della confisca, era nell'età di soli tre
anni, cioè nelT impossibilità di commettere colpa. In
seguito a ciò ai 31 maggio dello stesso anno il papa
dichiarava come la grazia accordata a Lorenzo ed ai
fratelli comprendesse anche Stefano in misura dei
propri diritti ; e in tal modo Civita Lavinia ritornò al
legittimo signore (i).
Ora, secondo quel che scrive il Biondo ed altri
autori contemporanei (2), è sicuro che dal 1450 circa
Civita Lavinia era già divenuta possesso del card. Pro-
spero Colonna, il quale, avendo comperato nel 1428
dai monaci Cistercensi Nemi e Genzano « in solidum »
col fratello Odoardo, non si può spiegare come sia
divenuto anche padrone di Civita Lavinia se non ammet-
tendo che l'abbia comperata o permutata col cugino
Stefano II (figlio di Stefano, ^ 1433) in un tempo
che non ci è dato conoscere.
Con questo fatto Civita Lavinia diventa feudo
dell'altro ramo della famiglia Colonnese, cioè di quello
di Paliano, dividendosene il condominio Odoardo duca
dei Marsi e suoi successori con Imperiale Colonna,
vedova di Antonio, duca di Paliano, e i discendenti (3).
Morto il card. Prospero il 24 maggio 1463 in
seguito ad un forte attacco di podagra, gli eredi
tennero Civita Lavinia fino al 20 settembre 1480,
quando il protonotario Lorenzo Oddone Colonna, figlio
di Odoardo, a nome di tutta la famiglia, la vendeva per
il prezzo di cinquemila ducati d'oro a Gabriello Cesarini
ed a Stefano Margana. Costoro, che si dettero a
(i) Ibidem, Monumento n. 57.
(2) Cf. p. 174, nota 3 e p. 175, nota i.
(3) Per i Colonna di questo ramo, signori di Civita Lavinia,
vedasi A. Galieti, 1. e, p. 212, nota i. Però sul paese vanta-
vano qualche diritto anche i figli di Antonio Colonna, duca di
// castello di Civita Lavinia 203
sviluppare l'enologia (i), fin d'allora principale risorsa
del territorio, ne presero possesso il 28 (2); e il giu-
ramento di fedeltà fu prestato dai massari: Antonio
di mastro Angelo Neri notaio, Lorenzo Sirfonni da
Genzano ed Antonio Polverini; dal camerlengo Bar-
tolomeo Nardecchia e dagli altri ufficiali del paese.
Ma, avendo il ricco cardinale Guglielmo d'Estouteville
promesso diecimila e cinquecento ducati d'oro di Ca-
mera, Oddone, valendosi del diritto di retrovendita,
ricuperò Civita Lavinia il 5 novembre (3) e nello stesso
giorno la compromise al cardinale (4). Questi sborsò
Paliano, fratello de) card. Prospero (Cf. doc. xix) dei quali ecco
la successione :
ANTONIO duca di PALIANO
t 1474
\
I I I
Girolamo PROSPERO signore di Fondi Pikrantonio
I 1485 t 1523 t 1501
I sp : Covella Sanseverino |
I I I
Marcello VESPASIANO Marcantonio
I t 1528 1504 t -27
I sp : Giulia Gonzaga sp : Lucrezia Gora della Rovere
Camillo Isabella |
t 1588 i j \ I
sp: Vittoria di Pier Francesco Colonna Porzia Olimpia Livia Bkatrick
I
I
I I
MARCANTONIO PROSPERO
arciv. di Taranto
(i) Vedi i documenti vii e x.
(2) Cf. documento viii.
(3) Cf. Arch. di Stato, voi. 176, e. 206 « Registrimi proto-
collorum » del notaio C. Beneimbene.
(4) Ivi, voi. 175, ce. 393, rogito 13 ottobre, dove si specifi-
cano le condizioni da adempirsi in due anni per la vendita di
Civita Lavinia; e al voi. 176, ce. 203 il rogito 14 ottobre, col
quale Oddo Colonna promette, anche pei suoi fratelli, di ven-
dere al card, entro il mese di ottobre il castello e il territorio
di Civita Lavinia, per il prezzo di diecimilacinquecento ducati
d'oro di settantacinque bolognini l'uno. Cf. documento ix.
204 A. Galle ti
subito al Colonna un'arra di cinquemila ducati (i), i
quali certamente servirono al protonotario per svinco-
lare Civita Lavinia dalla dipendenza di Giuliano Cesa-
rini e di Stefano Margana.
La vendita venne regolata da vari istromenti (2),
e con quello del 6 novembre il cardinale nominò
procuratore, per la presa di possesso, Giovanni Chan-
nen suo maestro di casa (3). Per ogni cautela il 7 fu
rinnovato nel paese l'atto di vendita (4) e nello stesso
giorno ebbe luogo l'investitura (5). Dopo tutte le mo-
dalità del caso, al procuratore del cardinale, oltre le
chiavi del castello, fu consegnato « librum quodam
« constitutionum dicti castri seu volumen statuto-
« rum » (6). Quindi fu redatto l'inventario di tutti gli og-
getti esistenti nel castello, e per ultimo fu prestato il
giuramento di fedeltà dagli stessi massari del 28 set-
tembre, dal camerlengo Giuliano Grassi, da Giovanni
Antonio di Angelo Bastonto, dal notaio Bartolomeo
(i) Arch. di Stato, voi. 176, e. 206, rogito del 5 novembre.
(2) Oltre a quelli già citati e gli altri che si citeranno a
suo luogo ricordo i seguenti : a. 1480, 5 novembre, istromento
di vendita alle stesse condizioni, nel quale comparisce come re-
siduo dfel prezzo stabilito cinquemila cinquecento ducati, essen-
done stati già sborsati cinquemila (Arch. di St., voi. 176, ce. 209
e 210) ; istromento col quale il cardinale si obbliga di adempiere
i patti stabiliti nel termine di due anni (Ibidem, ce. 210-211);
ratifica della vendita fatta da Oddone anche a nome di Odoardo
suo padre (Ibidem, ce. 211 e 212); altra copia d' istromento di
vendita (Ibidem, ce. 216); dell' a. 1481, 13 gennaio, L. Oddone
Colonna nomina fideiussore il nobile giovane Pietro di Ludovico
dei Capizucchi della regione di Campitelli.
(3) Ivi, voi. 176, e. 212, rogito del 6 novembre.
(4) Cf. documento xi.
(5) Cf. Beneimbene, voi. 176, ce. 212 e 213.
(6) Statuti, finora incogniti e anteriori a quelli del 1567,
emanati da Giangiorgio Cesarini, cui certamente saranno serviti
di prototipo.
// castello di Civita Lavinia 205
Nardecchia e dai principali della comunità. Di questo
inventario si conservano soltanto accenni sommari, che
riportiamo in nota (i), nel protocollo notarile voi. 176
del notaio Beneimbene, il quale però non ha trascritto
r elenco particolareggiato dei beni inventariati. A tutto
ciò seguì la consegna della rocca, fatta al castellano
da Giovanni Channen in nome del cardinale, con l'esor-
tazione di custodirla fedelmente.
Forse un ricordo degli Estoutevilles è il palazzo
baronale (fig. 5), costruzione restata a metà per i gravi
rivolgimenti politici che fecero perdere ai detti signori
anche il paese ; quantunque una tradizione assai diffusa,
per quanto poco fondata, ne attribuisca la costruzione
ai tempi di Gian Giorgio Cesarini, figlio di Giuliano,
vissuto sulla fine del sec. xvi. Questo s'innalza avanti
la chiesa collegiata e i pochi ornamenti architettonici,
che ancora conserva ce lo fanno supporre di que-
st'epoca. Una scala sotterranea lo mette in comunica-
zione col terreno sottostante al lato orientale del castello
(i) Cf. Beneimbene, voi. 176, e. 213. « Inventarium : Eiu-
« sdeni anno et mense dicto. Factum fuit inventarium de omni-
« bus singulis munìtionibus et de tota seppellectili existente tam
« in palatio quam in turri etc. Presentibus eisdem testibus ».
Manca la nota. « luramentum fidelitatis: Insuper prestatimi
« fuit juramentum per officiales et alios omnes conterraneos
« etc. Presentibus eisdem testibus ». « Consig natio Arcis:
« Item consignata fuit arx eidem castellano, quem recepit in
« consigna a dicto magistro domus et procuratore dicti reve-
« rendissimi domini. Et illam turrem constituit eiusdem nomine
« etc. fideliter custodiendam et consignavit ». Gli ufficiali che
prestarono giuramento li conosciamo dall'atto dell'investitura
sopra ricordato e sono: « Antonius magistri Angeli, Nerius no-
« tarius, Laurentius Sifonni de Gentiano, Antonius de Polverino
« massarus ac Julianus Johannis Grassi camerarius, Johannes
« Antonius Angeli Bastontum, et Bartholomeus Nardicchia nota-
« tarius et universitas tota dicti castri seu majores dictae uni-
« versitatis seu comunitatis ».
206
A. G alieti
ove trovavasi il giardino ; mentre la corte di esso con-
sisteva nello spazio, oggi occupato dalla piazza S. Ma-
ria Maggiore tra la fabbrica in discorso e la Colle-
giata. L'esterno del palazzo è rustico e nelle due nic-
chie, tutt'ora visibili nella mezza facciata, trovavano po-
sto statue antiche.
Fig. 5. Palazzo baronale (sec. xv) (fot. F. Frediani).
Essendo stato la residenza dei signori di Civita
Lavinia, vi nacque Marcantonio Colonna e, durante
l'esilio, vi dimorò il card. Carlo Caraffa.
Intanto, fallita l' impresa contro i Turchi, Sisto IV
cercava di secondare le bramosie del nepote Giro-
lamo, che per tal fine si unì con Venezia, anelante an-
che essa un pretesto per romperla col molesto duca
d'Este. Roma si levò in armi quando l'armata napo-
letana si ormeggiava ad Ostia e quando il duca di Ca-
labria arbitrariamente entrava negli stati del papa con
l'esercito napoletano, destinato al soccorso di Ferrara.
A Marino peraltro sì fortificavano Lorenzo Colonna,
// castello di Civita Lavinia 207
che ne era signore, e i Savelli, donde uniti facevano
scorrerie fino a Roma. A difendere il papa rimane-
vano sempre gli Orsini, specialmente Paolo, Giordano e
Virginio e i Colonna di Palestrina ; poiché i Colonna di
Paliano, se da prima furono titubanti, poi si schierarono
decisamente contro di esso. Prospero Colonna, figlio di
Antonio, quantunque del ramo di Paliano, era al
soldo della Chiesa, ma avendo rifiutato di consegnare
i castelli, dei quali aveva la signorìa, cadde in disgrazia
del papa e si vide costretto ad abbracciare la causa di
Alfonso, che avanzandosi sempre più, il i agosto 1482
mise l'assedio a Civita Lavinia, puntandovi contro le
bombarde. Il paese fu preso subito, non per battaglia
ma per tradimento. Si disse, vero o no, che Maccia-
rone, il contestabile, l'avesse consegnato. La rocca
però resisteva ancora, quando ucciso il castellano dai
colpi di bombarda tirati dai napoletani, dopo due o tre
giorni dovette capitolare anche essa (i). Avuta Civita
(i) Infessura cit., p. 99: « Eadem die (i augusti) Civitas
« Lavinia capta est a duce Calabriae excepta arce quam post
« biduum accepit »; altri mss. hanno: « post triduum »; G. Fon-
tani, Diario a cura di Diomede Toni (in Muratori, RR. II.
SS.^ Ili, p. II, Città di Castello, 1907), p. 12: « A di primo [gio-
« vedi] agosto venne la nova, come lo duca di Calabria ha messo
« lo campo a Civita Nevina et bave piantate le bombarde. Alli
« 5 [lunedì] venne la nova, come lo duca ha avuto Civita Nevina
« non già per battaglia ; dicese che Macciarone quale era con-
« testabile et stava drento la terra ne la dette, ma non ebbe la
« rocca. Alli 8 [giovedì] venne la nova, come lo duca di Calabria
« ha havuta la rocca di Civita Nevina per colpi di bombarda
« et ammazzarono lo castellano et così l'ebbero ». Il Toni
nella cit. ediz. del Diario del Fontani riporta in nota, traendola
da Sigismondo dei Conti (ivi, p. 140), una versione speciale di
questa occupazione: « Alfonsus enim, ubi copias hostium auc-
« tas, Robertumque Romani pervenisse cognovit Lavinium se
« receperat et in colle munitissimo castrametaverat copiasque
« omnes suas illuc contraxerat ».
2o8 A. G aiteti
Lavinia, Alfonso andò a posare l'accampamento a
Marino, terra a lui favorevole ; donde faceva scorrerie
verso Roma, recando grave danno ai raccolti. Anche
Terracina era caduta in mano dei napoletani, allorché
giunto Roberto Malatesta con un buon numero di
balestrieri veneziani, i pontifici si ringagliardirono in
maniera che il 18 agosto partirono per i monti albani.
Alfonso, fatto ritorno in Civita Lavinia con tutte le
soldatesche e le munizioni, vi si preparò per andare
verso Astura; anzi il 20 si attendava presso S. Pietro
« in Formis » (i). Difettando di gente a piedi, scelse
un punto difficile ad espugnarsi; se non che il 21, il
Malatesta mosse contro le trincee napoletane quando
Jacopo Conti le assaliva alle spalle. Senza l'aiuto di
quest'ultimo la battaglia sarebbe stata certamente
favorevole ai napoletani, che invece furono sbaragliati
in fuga. Il duca, lasciando illustri prigionieri e per-
dendo le bombarde che aveva poste a Civita Lavinia,
(i) La tenuta di S. Pietro in Formis ebbe origine da una
chiesa dedicata a S. Pietro, presso la quale circa il 1200 si
fabbricò un castello e una torre. Nel 1448 fu acquistata dal
capitolo di S. Pietro in Roma : ma i Veliterni affacciandone il
diritto, vi pascolavano i loro armenti. Per questo la Camera
apostolica fu necessitata a mandarvi il 30 ottobre 1469 Pasquino
de' Bembi da Cremona, guardiano della prima porta di ferro e
mazziere del papa (Arch. Vat., Divers. Camer., XXIX, 33, e. 251),
per decidere la questione dei confini. Il novembre dello stesso
anno fu sostituito dal dott. Bartolomeo de Massa (ivi, e. 253).
Ma l'insistenze dei Veliterni non essendo finite, il 3 decem-
bre 1473 si nominò di nuovo giudice, Pasquino de' Bembi (Div.
Cam., XXIX, e. 232). Oggi questa tenuta, detta di Campomorto,
è proprietà della famiglia Mazzoleni. Intorno all' origine di
« Campomorto » alcuni ritengono che tal nome fosse dato alla
tenuta in seguito alla sconfitta quivi in quest'occasione subita
dai napoletani per opera delle milizie pontificie ; altri invece, e
crediamo più ragionevolmente, per la malaria che infesta quella
località.
// castello di Civita Lavinia 209
riuscì a fuggire verso Nettuno, e da qui con una
barca, fece vela a Terracina. Il 24 agosto gli abitanti
di Civita Lavinia, venuti a cognizione che Marino si
era dato al papa, desiderosi di pace, volevano fare
altrettanto : ma i fanti di guarnigione, avvedutisi di ciò,
saccheggiarono buona parte del paese prima di allon-
tanarsi. Allora il sindaco e camerlengo, fu mandato in
Roma per riconsegnare le chiavi della Terra (i) al card.
d'Estouteville, che sul principio del 1483 si disfece del
paese donandolo con altri castelli al figlio Girolamo (2).
Pure dalla grande battaglia di Campomorto, di
cui Civita Lavinia fu base principale, non si ottennero
gli effetti sperati, né a Roma tornò subito la calma.
(i) Fontani, 1. e, p. 15: « Alli 24 [sabato] li huomini
« de Civita Nevina vedendo che Marini s'era dato al papa, vo-
« lendo loro fare lo simile, li fanti che erano dentro avisandosi
« di ciò saccheggiorno parte della terra e poi se ne partirne e
« lassorno la terra, et così li huomini della terra vennero al
« cardinale di Roano come signor loro et li consignaro le chiavi
« della terra ». Cf. Lanti, Lettera alla balia di Sieìia in questo
Archivio, X, (1888), pp. 607, 608: « Questa mattina (24 augu-
« sti 1482) è venuto il sindico e camarlingo di Civita divina....
« Questa mattina mentre era el pont. a Sancta Maria in Populo
« a la messa, son venuti li sindaci di Marino a portare le chiavi ;
« ieri essendo esciti li villani, li serrorno le porti et sonosi dati
« al papa. Civita divina ha fatto el simigliante. Dicesi le bom-
« barde del duca erano a Civita divina : non ebbe tempo a
« levamele, l'ha perdute ».
(2) Beneimbene, voi. 175, e. 365, a. 1483, 14 gennaio. Il
card. d'Estouteville asserisce di aver donato a Girolamo ed
Agostino suoi figli i castelli di Frascati, Civita Lavinia, Genzano
e Nemi, costituendo tutori e curatori il card. Rodrigo Borgia
e il card. Giovanni Arcimboldi, ai quali impose di prendere pos-
sesso di detti castelli a nome dei figli minorenni. Asserisce
inoltre di aver avuto da Girolama Tosti ì seguenti figliuoli :
Girolamo, Agostino, Caterina, Margherita e Giulia. Cf. E. Ce-
LANi, Le pergamene dell'archivio SforzaCesarini in cjuesto Ar-
chivio, XV, ('i8q2). xc, xci, p. 246.
Arcliuno drlla A. .^mirra roinaiia di stoì ni patita . \\A. X.WII. 14
2 I o A. G alieti
Solo nel febbraio del 1483 furono restituite alla chiesa
le città occupate dai napoletani, e per non essere
stata veritiera la riconciliazione dei Colonna con gli
Orsini, presto si ripresero le armi.
Difatti nel gennaio del 1484 quest'ultimi entrarono
in guerra, cacciando da Albano Antonio Savelli, alleato
dei Colonna, i quali alla loro volta presero Civita
Lavinia e Genzano a Girolamo d' Estouteville, parente
ed alleato degli Orsini, questa volta amici del papa.
Con la morte di Sisto IV (1484), il partito avverso
cercò di prendere il sopravvento. I Colonna ed altri
ghibellini si affrettarono a tornare in Roma e la guerra
civile scoppiò con l'elezione di Innocenzo Vili, che
significava una sconfitta del partito dei Della Rovere.
I Colonna presero le armi contro gli aborriti Orsini,
per vendicarsi delle offese ricevute sotto Sisto, e co-
storo, facendo propria la causa della famiglia Estou-
tevilles, parenti degli Orsini (Girolamo Estouteville
aveva sposato Ippolita Orsini) i quali erano stati ingiu-
stamente depredati dai Colonna di alcuni castelli, il
26 maggio riconquistarono questi luoghi e il 29 sba-
ragliarono completamente il campo Colonnese in Civita
Lavinia di cui però tardarono ad avere la rocca (i).
Prospero, entrato in P>ascati il 23 giugno di buon
mattino, vi fece prigione Girolamo, che menò a Civita
Lavinia per rinchiudervelo, nella speranza che avesse
potuto riprenderla agli Orsini. Non essendo stato ciò
possibile, lo condusse a Rocca di Papa. Però il giorno
dopo lo stesso Colonna, prendendo non senza sacrifizi
Nemi, fece prigionieri anche la moglie e i figli di
Girolamo, che vi si erano rifugiati. Espugnò inoltre
(i) Fontani, 1. e, col. 1075: « AUi 26 maggio viene la
« nuova che hanno avuto Genzano, la terra di Civita ma non la
« Rocca. Alli 29 che quelli di Casa Orsina ruppero a Civita Ne-
« vina il campo dei Colonnesi ».
// castello di Civita Lavinia
Genzano e, munito di una grossa bombarda di bronzo,
mise le tende intorno a Civita Lavinia, aspettando il
momento opportuno per ritoglierla. Una mattina gli
Orsini, usciti improvvisamente, sorprendevano il campo
di Prospero e lo distruggevano, asportando dentro il
castello tutte le armi, le munizioni e la stessa grande
bombarda del nemico. In pochi giorni seguirono varie
scaramuccie ; e durante queste gli Orsini poterono
conquistare anche Sermoneta con un grosso bottino
di bufah, bovi ed altri animali, che condussero a
Civita Lavinia: ma non avendo potuto ricoverarvi
tanta quantità di bestiame, una gran parte venne tra-
sportata a Roma dai balestieri e cavalieri, che erano
nel castello.
Di questa occasione vollero trarre partito i Colonna,
i quali di nuovo si affacciarono presso il paese ; però
gli Orsini, venendo vittoriosi dalla valle d' Ampi-
glione (i), portarono valido soccorso alla guarnigione,
immiserita dall'esodo dei balestrieri e cavallieri e re-
stata in Civita Lavinia, ma anche questa volta i Co-
lonnesi restarono delusi (2).
(i) L'antica « Empuliim » nel sec. iv formava una massa
detta di Apollonio dal nome del proprietario primitivo e com-
prendeva il terreno che oggi costituisce le terre di Castel Ma-
dama, Cerreto, Ciciliano, Sambuci e Saracinesco.
(2) Infessura, 1. e, pp. 180-81 e 82 : « Eodem anno mense
« iunii, in vigilia s. Ioannis, d. Prosper Columna cum suis com-
« plicibus, summo mane intravit castrum Frascati, ibique coepit
« Tuttavillam filiiim cardinalis Rotomagensis dominum dicti
« castri cum omnibus eius bonis, quae fuerant multa millia
« ducatorum, et maxima argenti quantitas, ibique recogniti fue-
« runt anuli, qui quondam erant protonotari Columnensis et
« suppellictilia serica et quidam lapis alabastri, magni valoris
« ipsius domiis, quae omnia una cum bonis dicti Tuttavillae
« asportaverunt duxeruntque eum captum ad Civitatem Lavi-
« niae, prò habendo dictum locum, et cum non potuissent
« dictum locum habere, captum et carceratum duxerunt ad
2 I 2
A. G alieti
Per ristabilire la pace, che negli stati della Chiesa
da tre anni era stata continuamente turbata, nel con-
cistoro del 14 luglio il papa stabilì di far giustizia tra
i Colonna e gli Estoutevilles, ordinando che fossero
rimesse nelle sue mani i castelli di Civita Lavinia,
Nemi, Genzano e Frascati.
Senonché le città consegnate dai Colonna furono
Nemi, Genzano e Frascati. Quanto a Civita Lavinia,
non avendo gli Estoutevilles una guarnigione propria,
era difesa da milizie assoldate dagli Orsini che ancora
la possedevano (i). Avutala più tardi, il papa, dopo
« Roccam Papae, ibique eum d. Prosper retinuit et sequentì
« die coepit castrum Nemoris cum uxore, et filiis dicti Hie-
« ronimi, ibique fuerunt percussi et vulnerati multi bine inde,
« et potissime prò parte dicti d. Prosperi, d. Fabritìus Colomna
« in coxa cum sagittis. Et in die s. Ioannis, Papa congregavit
« consistorium dominorum cardinalium, et nescitur quid ibi fuerit
« statutum. Deinde coeperunt castrum Genzani, cum stetissent
« aliquot dies apud Civitam causa abendi eam, gentes Ursino-
« rum invaserunt eos mane quodam et cum improvvisos et
« incautos invenissent agmina omnia, totumque campum di-
« ctorum Columnensium dextruxerunt eorumque arma et in-
« strumenta bellica exportaverunt, et quamdam bombardam
« aeneam dictorum Columnensium, quam ad dictum locum
« duxerant prò habendo dictum locum, in dìctam Civitatem
« reduxerunt ibique steterunt per multos dies, factaque sunt
« in paucis diebus inter eos varia et diversa bella apud castrum
« Marini, Nemoris et Genzani. Demum castrum . Sermonetae et
« quasi omnia eius animalia depredati sunt: et fertur fuisse multa
« milla capita bubalorum, bovorum et aliorum animalium, et
« dictam praedam trasduxerunt in dictam Civitatem : quam cum
« non possent ibi retinere, gentes praedictae, videlicet balistarii,
« equites versus urbem Romae magnam partem dictae praedae
« transduxerunt. Et post aliquos dies [gli Orsini] in valle Ampul-
« lionis fecerunt se magis forte et penetraverunt iterum in La-
« tium et dederunt auxilium Civitatensibus semper et continue
« cives romanos et alios ubivis repertos, depredando ».
(i) Infessura, 1. e, p. 183: « Deinde dicto die (14 luglio) fer-
€ tur conclusum in concistorio fuisse papam velie in manibus suis
// castello di Civita Lavinia 2 i 3
aver tenuto per qualche giorno i Colonna quasi in ostag-
gio nel Vaticano, e fattosi promettere, sotto pena di
dugento mila scudi, che avrebbero accettato quanto
si sarebbe stabilito, ne rimise la decisione a quattro
uditori di Rota, i quali, entro otto giorni, dovevano
giudicare la conquista, che i Colonna avevano fatto
dei castelli, dei beni degli Estoutevilles (i). Natural-
mente costoro vennero reintegrati dei propri averi
e per maggior garanzia i castelli furono presidiati
dagli Orsini. Tale fatto spiega l'equivoco in cui son
caduti tutti coloro che si sono occupati di questo argo-
mento, i quali non giungendo a darsi ragione della
presenza degli Orsini nel paese, immaginarono un'inve-
stitura del papa a favore di essi.
« supradicta castra Civitae, Nemoris, Genzani, Frascati, et secu-
« ritatem de parendo hinc inde suae sententiae, et obtulit se velie
€ inter dictos barones discordantes facere justitiam, et unicuique
« restituere quod suum est, et si quis fuerit adversatus voluntati
« suae santitatis renuens, obtulit se velie contrariae parti favere,
« inobedientem autem ut inimicum tractare, et contra ipsum in-
« surgere. Post quae incontinenti dominos Columnenses in mani-
« bus dictl pontificis restituerunt supra dieta castra Nemoris,
« Genzani et Frascati castrum, quod habuerant per presens et
« sic in dictis locis creata fuerunt vexilla Ecclesiae ».
(i) Infessura, 1. e, p. 184: « Die sequenti (avanti il 20 luglio)
« Innocentius fecit ad se venire prefatos dominos Colomnenses
« eosque per aliquot dies in palatio substinuit, noluitque eos ad
« domum redire post paucos dies, receptis fideiussoribus de non
« offendendo et de parendo indicato, a dictis dominis Columnen-
« sibus et a dicto Hieronimo Tottavilla, sub poena .ce. millium
« ducatorum, eos et dictum Hieronimum dimisit, et causa ipsa
« inter d. Hieronimum et dominos Columnenses, commissa fuit
« quatuor auditoribus Rotae, qui haberent eam infra octo dies de
« iure terminare videlicet, numciuid licuerit seu licitum fuerit dictis
« dominis Columnensibns depredasse dieta castra et bona dicti
« Hieronimi et haec fecit Innocentius, habita prius in sua prote-
« elione et potestate, et in manibus suis, possessionem dictorum
« castrorum, scilicet Frascati, Nemoris, Jenzati et Civitae ».
2 14 A. Galle ti
Forse si sarebbe inaugurato sul serio un periodo
di calma, se alla guerra di famiglia non si fosse fram.-
mischiato il regno di Napoli, venuto a romperla col
papa. Le fazioni in Roma furono in armi di nuovo :
gli Orsini seguivano la causa di Alfonso, questa volta
contro il papa, che aveva dalla sua i Colonna, rinfor-
zati dai Savelli. Il segnale della nuova guerra fu la
ribellione di Aquila, la quale aveva fatto ricorso alla
tutela del papa quando Alfonso voleva espugnarla.
Gli Orsini sulla fine di ottobre, facendosi aprire la
porta Appia, riuscirono ad introdurre in Roma la
grande bombarda tolta a Prospero e che fino allora
era restata nel castello di Civita Lavinia (i). Nelle
varie razzie poi che facevano intorno a Roma, oltre
a molta preda, gli ultimi giorni di novembre presero
il ponte Nomentano e una gran quantità di bovi, di
cui parte fu portata a Roma, parte a Civita Lavinia
il 30 novembre (2). Però mentre si continuava a com-
battere con dubbia fortuna, sulla fine di decembre (3)
Prospero Colonna giunse a prendere tutta la preda,
che gli Orsini avevano accantonata nel paese. Di più
il giorno di Natale, giunto in Roma l'esercito del
Sanseverino in aiuto del papa, gli Orsini furono scac-
(i) Infessura, 1. e, p. 187.
(2) Ivi, p. 188: « Eodem tempore, videlicet in die sancii
« Andreae, Paulus Ursinus lustravit cum gentibus suis partes
« Insulae (è questa l' isoletta Farnese lungo la via Cassia),
« ibiqiie omnia animalia civium romanorum recoUegit, pontem-
« que Nomentanum coepit et in Latium cum gentibus intravit,
« et in eo boves omnes praefatorum civium recoUegit ; quorum
« pars ad Civitatem Laviniae transducta fuit ; pars ad Urbem
« reversa fuit ».
(3) Ivi, p. 191 : « D. Prosper Columna cum militibus suis
« accessit ad castrum Civitatis Laviniae, ibique omnia fere ani-
« malia grossa et minuta, quae milites Ursini et alii de dicto
« loco abstulerant a civibus, contrario imperio, depredatus est ».
// castello di Civita Lavinia 2 i 5
ciati dal ponte Nomentano, e in seguito anche dai
castelli della Tuscia.
Ma nel frattempo avveniva un mutamento nell'a-
nimo del papa, che a poco a poco si gettò dalla
parte della famiglia Orsini contro i Colonna suoi an-
tichi alleati.
Ed invero Tu febbraio 1845 una parte dell'esercito
pontificio con due grosse bombarde andò a Civita Lavi-
nia ove Prospero, unitamente con Bartolomeo d'Alviano
e Giovanni Battista Caracciolo, attendeva alla difesa (i).
Sebbene il 15 le bombarde dei pontifici avessero co-
minciato a far fuoco sul paese, solo il 18 si dette
battaglia dalle due parti ; e un'ora prima dell'avemaria
i castellani, stanchi di più soffrire, si arresero al papa a
discrezione. Dei pontifici ne morirono trenta e dei
paesani due, rimanendone però feriti molti. Prospero
e i suoi compagni se ne andarono a Roma ove, presi
dagli uomini del papa, furono mandati in castello « per
« lo corridore » Così Innocenzo Vili potè indurre il
(i) Fontani cit., col. 1075: « Alli 11 di febbràro andò parte
« del campo a Civita Nevìna e vi andarono due bombarde grosse.
« Alli 15 [di febbràro] cominciarono a tirare le bombarde a Ci-
« vita. Alli 18 [di febbràro] fu data la battaglia a Civita per
« modo che morirono circa trenta dei nostri e molti feriti di
« quelli di dentro, morirono due della terra, e ne furono feriti
« assai. Alli 19 [di febbràro] si diedero quelli di Civita al papa
« a discrezione circa le ventitre ore. Alli 20 [di febbràro] venne
« la certezza che Civita s'era data a discrezione e vennero a
« Roma il sig. Bartolomeo di Alviano, Giovanni Battista Carac-
« ciolo, e Anton Maria e il signor Prospero Colonna al papa, e
« sua santità li mandò in castello per lo corridore ». Cf. Infes-
SURA cit., p. ri8: « Die vigesima februarii Civitas Laviniae,
« multis perfossa bombardis, et cum occisione multorum, et
« vulneratione infinitimorum a gentibus Ecclesiae capta est, et
€ duo qui ibi principales erant ad Urbem capti et in castro
« S. Angeli emancipati fuerunt ».
2 1 6 A. G alieti
Colonna e gli Orsini ad una tregua e relativamente a
Civita Lavinia (i) si stabilì che rimanesse ai figli di
Odoardo Colonna, i quali difatti la ritennero finché
non passò ad Alessandro VI.
Ormai decadendo la potestà imperiale, si affievoliva
anche la potenza dei baroni, che, essendosi sempre
appoggiata a quella, si vide necessitata a cercare
aiuto o dai re di Napoli o da quelli di Francia. Ed
invero il 28 giugno 1501 Cesare Borgia si unì con
l'esercito francese, allor quando mosse alla conquista
del reame di Napoli. Prevedendo, anche prima che
cominciasse la guerra, qualche cosa a loro danno,
Fabrizio e i suoi parenti avevano ceduto alcuni castelli
al collegio cardinalizio : ma il papa non volle saper
nulla di tali patti; fece occupare le rocche degli av-
versari e il 20 agosto pronunciò il bando contro i
Colonna e i Savelli, che ne erano alleati (2).
Civita Lavinia, all'approssimarsi minaccioso di Cesare
Borgia, quantunque feudo dei Colonna, per evitare
nuovi saccheggi ed eccidi, si dette senza resistenza al
papa, dal quale come prova di compiacenza per
quest'atto di devozione, il 25 agosto fu emesso un
breve (3) che esonerava in perpetuo la comunità dalla
tassa del sale e focatico, da pagarsi ogni anno alla
Camera apostolica per l'importo di dodici ducati, ven-
ticinque bolognini e sei denari. Insieme con gli altri
castelli presi, Civita Lavinia l'ebbe Lucrezia Borgia; e
(i) Cf. E. Celani, 1. e, nn. xcvii, xcix, pp. 247, 248.
(2) Difatto i Savelii avendo seguito con i Colonna nel 1501
il partito di Federico III re di Napoli, impegnato in guerra con
Ludovico XII re di Francia, Alessandro VI, a reprimere l'inso-
lenza ed a punire coloro che si erano uniti ai nemici del nome
cristiano, decretò contro di loro le censure ecclesiastiche.
(3) V. documento xii.
Il castello di Civita Lavijiia
Lucrezia, annuente il papa (i), l'assegnò al figlio Ro-
drigo (2).
Ma il 18 agosto 1503 Alessandro VI mori; e i
Colonna ne gioirono intravedendo una prossima resti-
tuzione dei loro possedimenti. Seguiva l'effimero pon-
tificato di Pio III, cui il I novembre successe Giuliano
della Rovere (Giulio II), che nel 1504 restituì di fatto
ai Colonna i beni aviti. Per conseguenza dal regno
di Napoli Prospero condusse un distaccamento di
truppe spagnole a Marino, e poi entrò in Roma, paci-
ficandosi col duca Valentino. Fabrizio, in seguito alla
cessione pontificia, ebbe Civita Lavinia, ove nell'aprile
dell'anno 15 16 si recò a diporto il pontefice Leone X,
correndovi serio pericolo.
Poiché alcuni mori, informati probabilmente da
qualche scellerato che il papa avrebbe frequentato
questo luogo, erano improvvisamente sbarcati nel lit-
torale da diciotto fuste (3), tentando di farlo prigione.
In questa epoca abbiamo memorie per poter dire
che a Civita Lavinia esistesse una colonia di ebrei (4),
i quali per non avere molestie dovevano pagare la
(i) Cf. F. GoRi in Archivio storico artistico archeologico^
Roma, 1875-83, voi. II, pp. 99-109.
(2) In questo tempo la comunità prese in affitto per tre anni
i proventi del paese al prezzo di scudi settecentocinquanta, e
la cosa fu approvata dal consiglio popolare, tenuto al suono
della campana nella casa comunale, che per la circostanza si
rese insufficiente, stante il numero insolito degli adunati : cf.
documento xiii.
(3) Anonimo Padovano in L. A. Muratori, Annali d'Italia^
X, 129: « Leone X il 1516 entro il mese di aprile si recò a di-
« porto a Civita, e gli riusci ben molto pericolosa ; mentre poco
« mancò addivenisse prigione di alcuni mori sbarcati da diciotto
« fuste all'improvviso nel nostro littorale, ed informati probabil-
-« mente da qualche scellerato che egli praticava per esse parti ».
(4) V. documento xiv.
2 1 8 A. G alieti
così detta tassa di vigesima, cioè dieci scudi d'oro alla
Camera apostolica (i).
A Fabrizio Colonna (2), nel dominio di Civita La-
vinia, successe il figlio Ascanio, che fu condomino di
Prosperetto suo cugino, il quale per essere stato al-
lievo dello zio Prospero, venne dai coetanei designato
con tal diminutivo.
Prosperetto, imprigionato a Viterbo nel 1528 e
subito restituito a libertà, morì in questo stesso anno
a Civita Lavinia. In questo stesso paese riposa il suo
corpo in unica tomba insieme con quello della prima
moglie Isabella Carafa di Giantommaso, conte di Mad-
daloni e di Giulio Cesare suo figlio naturale. La rela-
tiva iscrizione è ancora visibile nella Collegiata, nel
luogo detto « La tomba dei Colonna », nella cappella
(i) Intorno alla chiesetta rurale della Madonna delle Grazie al
sud del paese sappiamo che nel giugno 1585, Antonina da Gubbio,
avendole legato circa settecento scudi, il comune provvide a ri-
scuoterli in Roma, essendo la chiesa di suo giuspatronato (cf.
Consigli antichi di Civita Lavinia, tornata del 6 giugno 1585).
A quel tempo era officiata da sette frati del terz' ordine, chia-
mativi dalla comunità: ma in forza della bolla d'Innocenzo X,
con cui venivano soppressi i conventi ove i religiosi non pote-
vano vivere con le rendite del luogo, costoro nel 1563 dovettero
emigrare, dopo circa centotrenta anni da che il comune ne
godeva il giuspatronato (cf. Liber consiliorum, n. Ili, e. 277,
tornata del 25 febbraio 1653). Dall'ultima circostanza si può de-
durre che la chiesetta attuale fu restaurata dalla comunità nel 1 523
circa, valendosi di frammenti certamente del sec. xiv e xv, quali
il frontespizio della porta, la grande finestra ad ogiva sulla
parete di lato, la nicchietta pure ogivale, sulla porta del chio-
stro ecc., forse riferibili ad una costruzione esistente sullo stesso
luogo. Poiché nel muro interno della sacristia ancora si vede
una cornice di laterizi prettamente romanica.
(2) Parente di Giovanni Colonna di Aragona che il 23 feb-
braio 1533 approvò in Civita Lavinia lo statuto di S. Lorenzo,
oggi Amaseno, traendolo da uno del 1489. Cf. G. Tomassetti,
Amaseno, Roma, 1899, p. 155.
// castello di Civita Lavi?iia
2 19
del Crocefisso, ove la pietà della figlia Giulia, maritata
a Giuliano Cesarini, più tardi signore di Civita Lavi-
nia, la pose in memoria dei cari parenti (i).
Con la morte di Prosperetto, senza figli maschi,
restò padrone di Civita Lavinia Ascanio, di cui la
consorte Giovanna d'Aragona, il 26 febbraio 1535 si
sgravò nel paese di un figlio, l'illustre Marcantonio (2).
Fig. 6. Lato meridionale del Torrione (fot. F. Frediani).
Col 1539 per ifVscanio ebbero principio giorni tristi.
Paolo III aveva chiuso un occhio e forse acconsentito
al ratto di Livia Colonna. Ascanio, il quale doveva
dotarla, se ne offese ; molto più vedendo che sarebbe
andata in sposa ad un suo parente nemico, e che
Pier Luigi Farnese, figho del papa, aveva avuto mano
(i) Cf, A. Galieti, La tomba di Prosperetto Colonna in
Civita Lavinia in Arch. della R. Soc. roni. di Storia patr . , XXXI,
(1908), 211-219, ove si dimostra errato Tanno 1520 riferito alla
morte d'Isabella, che più verisimilmente sembra morta nel 1516.
(2) A. Coppi, 1. e, p. 349, e F. Goki, 1. e, I, p. 221.
2 20 A. Gatieti
al rapimento. Di più il pontefice, accresciuti i prezzi
del sale, aveva obbligati i Colonna a fornirsene in
Roma per i loro feudi. Ascanio non obbedì ; anzi,
acceso di sdegno, commise vari atti d' irriverenza
contro il papa, che per tutta risposta, intentatogli
processo, lo dichiarò ribelle e spogliato degli stati.
Pier Luigi Farnese nel 1540, guidando diecimila uo-
mini in quattro mesi s'impadronì di' tutte le fortezze
Colonnesi; e questa come Dio volle, fu l'ultima occu-
pazione di Civita Lavinia a mano armata.
Ora, non avendo documenti in contrario, possiamo
asserire che fino al 1544 Civita Lavinia fu governata
direttamente dalla Camera apostolica; poiché il primo
rescritto del card, camerlengo, che nomina un vicario
per sei mesi, con le solite attribuzioni e giurisdizioni,
nella persona di Fabio Capitani, è precisamente del
24 marzo 1544 (i). Non sappiamo per quali ragioni,
costui non potè adempire l'incarico ricevuto ; però è
certo che in sua vece lo stesso card, camerlengo il
18 aprile vi mandò Teodoro Citeroni di Trevi, dottore
nell'una e l'altra legge; col titolo di commissario,
pure per lo spazio di mesi sei (2). Ma prima che il
semestre fosse compiuto, venne sostituito dal detto
Fabio Capitani come apparisce dall'atto del 14 ot-
tobre 1544 (3), in cui si legge, che per il buon espe-
rimento fatto, ed avendolo richiesto la comunità go-
vernatore in perpetuo, gli veniva rinnovato il mandato
per altri sei mesi. Successe, non si sa quando, Bernar-
dino Silveri, arcivescovo di Sorrento, non più come
(i) Archivio segr. Vat., Diver. Cam., arm. XXIX, tom. 134,
e. 124. Ai 26 marzo 1544 vi è un ordine del card, camerlengo col
quale il rispettabile uomo Fabio Capitani viene eletto vicario o
ufficiale, con le solite attribuzioni, e per la durata di sei mesi.
(2) V. documento xv.
(3) V. documento xvi.
// castello di Civita Lavinia 2 2 1
vicario di Civita Lavinia, ma in qualità di governatore
dello stato che una volta fu di Ascanio Colonna, cioè
di Civita Lavinia, Genzano e Nettuno (i). Col con-
senso del papa e della Camera apostolica (2), questi
affittò e concesse per tre anni, dal 30 gennaio 1546,
tutti gl'introiti e i diritti di Civita Lavinia e Genzano,
compresa la decima parte delle pene criminali, a Luca
Evangelista romano ; e con l'affittuario Evangelista
giungiamo fino al gennaio del 1549, quando un altro
rescritto, datato dal giorno 12, pure per non mischiare
con la gestione pubblica l' amministrazione di Civita
Lavinia, Genzano e Nettuno, ne nomina di nuovo
governatore l'arcivescovo di Sorrento, con attribuzioni
ordinarie e straordinarie « mero et mixto imperio ac
« gladii potestate » a beneplacito (3).
Appena morto Paolo III (io nov. 154Q), Ascanio,
sprezzando i processi e le bolle, ricuperò con le armi
molte sue terre, ma non Civita Lavinia; e Giulio III
che gli successe, anche per guadagnarsi l'animo del-
l'imperatore, mostrò di restituire quello che il Colonna
aveva già ripreso. Il periodo di tregua però non andò
oltre questo pontificato; ed invero il Colonna trovossi
di nuovo immerso nei fastidi quando sali al trono
Paolo IV, il quale ad ogni costo volle procedere
contro Ascanio, perché ai tempi dell'antecessore aveva
proibito di portare il grano a Roma, e in sede vacante
erasi arbitrariamente rimesso in possesso dei suoi stati.
Già il fisco nell'anno 1533 aveva avuto ordine d'inca-
merare i beni, quando Marcantonio, cacciato il padre,
che sembra gli negasse un assegno conveniente alla
sua nascita, si mise alla difesa dei suoi stati contro il
(i) Si deduce dal documento xvii.
(2) Ibidem. Questa convenzione fu approvata dal card, ca-
merlengo Guido Ascanio Sforza l'S luglio dello stesso anno.
(3) Documento xvni.
22 2 A. G alieti
papa; nulla preoccupandosi che questi in pieno con-
cistoro, il 4 maggio 1556, lo dichiarasse decaduto col
genitore, incorso nel delitto di lesa maestà, nella sco-
munica maggiore e in perpetuo privato dei beni, dei
feudi e degli onori. La confisca ebbe luogo e i beni
dei Colonna di Paliano, pochi giorni dopo, furono
donati ai Carafa. Quindi si disse da molti, che le colpe
ricordate servirono solamente di pretesto per arricchire
i nepoti del pontefice, il quale però con immensa
gioia dei Colonna si trovò poco dopo alle prese con
Filippo II di Spagna.
Inoltre giungevano a Paolo IV continue lagnanze
e denunzie della malvagità dei suoi nepoti : ma la di
lui collera divampò, quando seppe che costoro avevano
firmata la cessione di Paliano ; cessione che in realtà
il papa non volle riconoscere. La punizione inflitta ai
nepoti si può vedere dal seguente brano, stralciato
da un ms. della biblioteca Casanatense di Roma (i),
relativo alle « Cause per le quali Paolo IV scacciò i
suoi nepoti da Roma » :
« In tal commozione stette Roma ed il palazzo apostolico
« sino al giorno 27 di gennaio giorno dedicato a s. Giovanni
« Crisostomo, ed avuto dal papa in particolare divozione, quando
« avendo chiamati tutti i cardinali in concistoro e di più mon-
« signore Lipponcano vescovo di Bergamo, il datario, il go-
« vernatore di Roma, monsignor Buoncompagni, monsignor di
« Forlì, il fiscale, li due segretarii Berengo e Fiorebello et il
« sig. Camillo Orsino, dopo che con molte lacrime e con una
« lunga et forse vana oratione, hebbe detestata la vita dissoluta
« e costumi dei suoi nepoti, rappresentò loro tutti li manca-
le menti, molti scoprendone che forse erano occulti agli altri,
(i) Relazioni delle cause per le quali Paolo IV scacciò i
suoi nepoti da Roma; manoscritto in corsiva italiana del sec. xvi,
segnato 2378 (vecchia segn. X-vn, 47), ce. 152, 153 e 154, Una
copia di questo manoscritto, quasi sincrona, è conservata nella
biblioteca Giustinianea del seminario di Albano.
// castello di Civita Lavinia 22
« acquistando fede, per la sua autorità per quelli, o non erano
« veri, o de' quali verisimilmente si stava molto in dubio. Fece
« dopo contro tutti e tre a' nepoti un decretX) notato dal Berengo,
« Fiorebello e datario, servendo gli altri per testimoni, et
« ordinò che senza dilazione alcuna, o rispetto, fosse intimato
« al cardinal Caraffa, al duca di Fallano e al marchese di Mon-
« bello lo sfratto.
« In detto decreto il papa espressamente comandava a
« tutti e tre che dentro il termine di dodici giorni dovessero
« uscire da Roma colla madre, mogli, sorelle, figliuoli, servidori,
« rilegando il cardinale Caraffa a Civita Lavinia, il duca di Pa-
« liano a Gallese, ed il marchese nel suo marchesato di Mon-
« bello, imponendo a tutti sotto pena di ribellione, che osser-
« vassero il confine assegnatoli ».
I Veliterni, che avevano trovato nel , cardinale,
quando era stato vescovo della loro città, animo be-
nigno e pio, vollero esprimergli gratitudine anche
nell'avversa fortuna; e il 31 gennaio 1559, saputo
della venuta di lui a Civita Lavinia, spedirono una
commissione ad offrirgli la città ed a presentargli
molti doni (i). Però il cardinale non ebbe tempo di
mostrarsi a fatti riconoscente di tante cortesie, essendo
restato in esilio fino alla morte di Paolo IV, e il
ig agosto, tornato a Roma, poco più visse. Poiché
ad istigazione di Filippo II, credendo che egh, come
segretario di Stato, avesse consigliato al papa di
unirsi in lega con il re di Francia, fu rinchiuso e
strangolato in Castel S. Angelo. In Civita Lavinia il
cardinale attese agli scavi di antichità, secondo quanto
riferisce Pirro Ligorio, il quale, tanto per non smen-
tirsi, dette in luce alcune iscrizioni apocrife, premet-
tendo ad una di queste, quel che segue :
« Fu trovata con molte cose di scolture et immagini cavate
« nel tempo che quivi fu mandato in essilio Carlo card. Caraffa
« da papa Paulo IV. Le quali cose parte sono state condotte
(i) Cf. A. Borgia, Storia di Vellelriy Nocera, 1723, p. 436.
2 24 ^- G alieti
« a Roma et parte trafugate e mandate di ripiatto per causa
« della mala sorte di esso Signore » (i).
Morto il papa 'nel 1559, Marcantonio non perdeva
tempo e, lasciando Roma ove era stato chiamato dal
popolo, rivolse tutta l'attenzione a riconquistare i suoi
feudi. Per questo Pio IV si trovò nella trepidazione
di dover cominciare il suo governo con atti di rigore :
ma quando vide che non era più possibile parlare
della riabilitazione dei Carafa, poiché con tanti delitti
si erano resi abominevoli, si trovò maggiormente
libero di favorire i Colonna, ai quali tutto fu restituito
e i processi annullati (2). Marcantonio per i debiti,
circa trecento quarantaseimila duecentotrentacinque
scudi, che gravavano il suo patrimonio, nel 1563 ven-
deva vari castelli a Domenico, e Genzano a Fabrizio-
de' Massimi, dando a sicurtà della vendita i castelli
di Marino, Nettuno, Civita Lavinia e Ceccano (3),
oltre le firme di Pompeo e Francesco Colonna. Sem-
bra che per lo stesso motivo, consensienti Marcanto-
nio Colonna arciv. di Taranto e Prospero germano
di questi (4), V anno seguente vendeva Civita Lavinia
e Ardea a Giuliano Cesarini (5) per il prezzo com-
(i) C. I. L., XIV, *94.
(2) In pe^^no della riconciliazione fatta con atto pubblico
del 17 luglio 1562, una nepote del papa andò in sposa a Fa-
brizio Colonna figlio di Marcantonio. La riabilitazione di Mar-
cantonio e dei Carafa fu fatta da Pio IV lo stesso giorno. Cf.
GoRi, 1. e, II, p. 315.
(3) N. Ratti, Storia di Genzano, Roma, 1797, p. 157.
(4) V. documento xix.
(5) Documento xx. I Cesarini trarrebbero la loro origine
dai Cesari secondo alcuni, i quali dicono che nel principio del
secolo IX (anno 809) Roderigo Monaldo, capitano di Carlo Ma-
gno della stirpe della famiglia d'Angiò « accepit in uxorem
« dominam Emiliam Cesarinam romanam ». Però è accertato che
i Cesarini altro non sono che i continuatori della famiglia Mon-
tanari, come comprovano le iscrizioni funerarie, appartenenti a
// castello di Civita Lavinia 22
plessivo di centocinque mila scudi, con instrumento in
data 8 gennaio, nel quale per maggior sicurezza pro-
personaggi dell'uno e dell'altro cognome che esistevano nella
chiesa di S. Nicola de' Calcarariis, di giuspatronato dei Cesarini,
osservate già daH'Amiyderno, e da alcuni istromenti riguardanti
la stessa famiglia, di cui il più vecchio, secondo il Ratti, è
del 1322. Il cognome Montanari è indubbiamente il più antico
perché si trova fino dal principio del sec. xiv, non così quello
di Cesarini che apparisce la prima volta solamente nel 1426 con
l'elezione a cardinale di Giuliano Cesarini. In questo tempo i
Cesarini erano gente nobile ed illustre, ma punto facoltosa e
senza beni di fortuna : però molti di famiglia, avendo occupato
cariche lucrose e onorifiche o contratti matrimoni vantaggiosis-
simi, poterono consolidarsi in modo da stare alla pari con le
primarie famiglie patrizie di Roma. Primo e forte compratore
dei Cesarini fu mons. Giorgio, fratello del cardinale, che, tra le
altre cose, nel 1454 acquistò da Giacomo e Antonio Colonna
una parte del territorio d'Ardea e il palazzo a Roma presso
S. Nicola, detto più tardi de' Cesarini. La discendenza fu con-
tinuata da Orso che deve essere fratello del cardinale e del mon-
signore, avendo i suoi figli ereditato i beni di costoro. Orso
era figlio di Andreozzo Cesarini e nipote di un altro Orso di
Giovanni Montanari. Orso sposò Semidea Brancaleoni e ne
nacque Gabriele Cesarini, capo della famiglia che sposò Gulina
Colonna e fu fatto gonfaloniere di Roma. Questi nel 1480
comperò dai Colonna Civita Lavinia (cf. documento vii) e, nel
1499 con il consenso di Alessandro VI, rassegnò l'uffizio di gon-
falonierato al primogenito Giangiorgio, che ebbe per moglie
Marzia Sforza, figlia di Guido conte di Santa Fiora. Questi
ebbe fratelli e sorelle tra i quali emerse Giuliano, che nel 1492
fu dal pontefice Alessandro VI nominato cardinale. Morto Giu-
liano Cesarini, Leone X innalzò alla porpora il nepote di lui
Alessandro, che per meriti superò lo zio. Di tutti i nume-
rosi beni costui istituì un perpetuo fidecommesso a favore di
Giuliano, figlio di Giangiorgio, e morì nel 1542, essendo stato
anche vescovo di Albano. Giuliano, dopo la morte del padre,
nel 1532 divenne l'erede di tutto il patrimonio, perché non
sembra che avesse altri fratelli ed è la figura più grande di
questa famiglia, cui grandemente si afiezzionò il popolo romano.
Come gonfaloniere, ufficio rassegnatogli dal padre, con l'appro-
vazione di Giulio II, nella solenne incoronazione di Carlo V,
Aichivin delia R. Son'i-in ìniìunni lìi \fini,i ftatìja. Voi. XXXII. 15
2 20 A. G alieti
metteva di ottenere a favore di Giuliano un motupro-
prio pontificio che ratificasse il contratto (i).
Ma il papa, avendo avuto Civita Lavinia spesse
volte alla sua dipendenza, non ne voleva riconoscere
l'esclusiva giurisdizione di casa Colonna e conseguen-
temente faceva eccezione sulla validità della vendita,
avvenuta senza la sua intesa preventiva. Le trattative
per questo riguardo si protrassero alcuni anni, finché
i Colonna decisero di avanzare una supplica documen-
tata a Gregorio XIII (2) e sembra che con questa i
loro desideri venissero finalmente appagati. I>a presa
di possesso era avvenuta per procura, sulla fine di
fatta in Bologna dal pontefice Clemente VII, comparve anche
egli nella pubblica cavalcata, con l'insegne della sua autorità.
Per la straordinaria cura e la signorile magnificenza con cui
Giuliano disimpegnò il suo ufficio si procacciò la stima dei
pontefici specialmente di Giulio III che gli accordò perpetua
franchigia da tutte le tasse, creandolo inoltre governatore d'Or-
vieto e investendolo del marchesato di due paesi : Civitanova
e Montecorsaro nelle Marche. Avendo il governatore di Roma,
mons. Magalotti, compreso anche il gonfaloniere del popolo
nella legge del 1534 proibitiva del porto d'armi. Giuliano, pieno
di sdegno, il 14 marzo andò in traccia del governatore e in-
contratolo sulla via del Campidoglio, gli troncò una mano con
la scimitarra. Il tribunale dei chierici promulgò una severa sen-
tenza che però non ebbe effetto : anzi nello stesso anno Giuliano
fu tra i giostratori nel solenne garosello celebratosi per l'elezione
del pontefice Paolo III. Lo stemma della famiglia Cesarini consta
di un montone, ricordo certo della famiglia Montanari, legato
ad una colonna, concessa da Martino V e sormontata dall'aquila,
forse data da Carlo V, quando Giuliano Cesarini si trovò in Bo-
logna per l'incoronazione di lui. Cf. N. Ratti, Storia della fami-
glia Sforza, Roma, 1794-95.
(i) L'ottenne il i luglio 1564. Cf. Albanese di pretesa
affrancazione dal pascolo per s. e. il duca d. Lorenzo Sforza-
Cesarini contro il r.mo capitolo di Civita Lavinia, Roma, 1838,
motu-proprio citato al n. 26 del Sommario.
(2) Cf. documento xxii.
// castello di Civita Laviiiia 227
gennaio, avendo Giuliano Cesarini scelto a suoi rap-
presentanti Bernardino de Bernardis medico e Gaetano
Foschetti (i).
La signoria dei Cesarini inaugurò per Civita Lavinia
un periodo di vera pace, durante la quale si attese
specialmente a dare un benessere al popolo, che fino
allora lo aveva solamente desiderato.
Giuliano, gonfaloniere del senato e popolo romano
e marchese di Civitanova, morì nel 1565 dopo aver
portato il patrimonio al più alto grado e lasciando
dalla moglie Giulia Colonna un sol figlio Giangiorgio,
dal quale e da Cleria Farnese (2) nacque Giuliano II,
che il 31 luglio 1585 da Sisto V fu creato duca di
Civitanova e marchese di Civita Lavinia.
Giangiorgio il 30 aprile 1567 incaricò Alessandro
de' x\lessandris, dottore nell'una e l'altra legge, e
Cesare de' Liberi, notaio di Civita Lavinia, di redigere
un nuovo statuto (3) che approvò in Roma il 24 de-
cembre dello stesso anno.
(i) Albanese cit., al n. 25 del Sommario.
(2) Cleria Farnese figlia naturale del card. Alessandro e
cognata della celebre Maria Mancini, che parla molto di lei
nelle sue memorie manoscritte (cf. Litta, fam. Cesarini di
Roma), passò in seconde nozze con Marco Pio di Sassuolo. Fu
la più bella donna dei suoi tempi, per cui il cardinale suo padre
soleva dire di aver fatto tre cose inarrivabili : il palazzo Farnese,
la chiesa del Gesù e la sua Cleria. Morì Tu settembre 16 13.
(3) Lo statuto si compone di quattro libri. Nel primo, di
ventuno rubriche, si tratta del governo del paese ; nel secondo,
di trentadue rubriche, si regolano i giudizi ; nel terzo di ventitre
rubriche, le cause criminali e nel quarto, di diciotto rubriche,
il risarcimento dei danni specialmente campestri. È un codicetto
membranaceo (della misura di mm. 207 X 148), scritto sulla fine
dell'anno 1567 per uso del comune. La scrittura è bella ed ac-
curata: le lettere regolari, di corsiva italiana, meno la z che per
avere il punto in forma di virgola, rannodantesi alla metà del-
l'asta, a prima vista si potrebbe scambiare per una e. Le ab-
2 2 8 A. G aiteti
Lo stemma già vi era e si può dedurre dal bollo
a secco dei «? Consoli del pascolare » (i). Consisteva
in una colonna sormontata da una corona e fiancheg-
giata da due stelle a sei pizzi, ove l'allusione alla casa
Colonna, per tanto tempo signora di Civita Lavinia,
è evidente (fìg. 7).
Più tardi, credo durante i moti repubblicani di
Francia, si appoggiò alla colonna, che venne spezzata,
una figura muliebre, con lo scettro nella mano destra.
Mancando essa degli accessori propri della Giunone
breviazioni non troppo frequenti son tutte correttamente poste.
Lo compongono trentaquattro fogli dei quali ventisei contengono
i quattro libri dello statuto, sei sono in bianco e gli ultimi due
riportano gli indici dei paragrafi. Mediocre è la conservazione e
i caratteri, tutti neri, sono sbiaditi; anzi in qualche punto si leg-
gono solo in grazia dell'azione intaccante che l'inchiostro ha
esercitata sulla membrana. La mancanza della fodera, che appa-
risce evidentemente tagliata da qualche volgare speculatore, fa
credere che la rilegatura dovesse essere di una certa eleganza.
Il sigillo di Giangiorgio Cesarini, in forma oblunga, rilevato a
secco e sorretto dal filo di chiusura, è ancora a posto. Non
manca qua e là qualche sporadico e brutto tentativo di ravviva-
mento della scrittura.
(i) I consoli del pascolare, coadiuvati dai consiliari, presie-
devano la maestranza dei boattieri, cioè la confederazione di
<:oloro che avendo bovi aratori erano obbligati a seminare i
quarti del territorio, concessi espressamente dal principe anno
per anno. Esisteva già sulla fine del sec. xvi, e come tutte le
altre corporazioni deve aver cessato in seguito ai moti rivolu-
zionari del sec. xviii. Aveva il suo sigillo e quello pervenuto
a noi (cf. figura n. 7), oggi conservato nella collezione di Vin-
cenzo Seratrice, è del sec. xvii, in ottone. Il campo, spaccato,
nella metà superiore porta lo stemma della comunità; nell'infe-
riore il toro, emblema della confederazione. Tutto intorno gira la
leggenda: consoli pascolare d(?) civita Lavinia. Non vi sono
dati per stabilire in che anno fosse sorta. In Roma la maestranza
dei mercanti e agricoltori fu riconosciuta dal 131 7 (« ars bobacte-
riorum ») ed era presieduta da quattro consoli e dodici consilieri.
(Cf. G. Gatti, Bibliot. dell'accada storico-giuridica, voi. II, 1887).
// castello di Civita Lavinia 229
Lanuvina, non si può credere che rappresenti questa
dea, come qualcuno ha creduto : anzi sembra più veri-
simile, da quanto è stato detto sul principio, che con
essa siasi voluto rappresentare la regina Lavinia, a
quel tempo erroneamente ritenuta come causa della
fondazione di Lanuvio. Durante il se-
colo XVIII il detto stemma fu posto sul
campo azzurro degli Sforza- Cesarini,
marchesi di Civita Lavinia, ed in tal
modo ebbe origine il vessillo comunale.
Dallo statuto, che ricorda evidente-
mente disposizioni anteriori, si sa che
a capo del paese, come nel secolo pre-
■,,/>.. M- • -1 1 Fig. 7. Bollo dei « Con-
cedente (i) vi era il vicario, il quale ,,h dei Pascolare ».
durava in carica sei mesi, e alle volte
di più a beneplacito del sig. marchese del tempo, da
cui veniva eletto anche giudice ordinario (2).
Aveva a sua disposizione il mandataro, scelto dai
massari, i quali ogni anno dovevano pure stabilite un
corriere, per recapitare la corrispondenza della curia (3),
e il camerlengo, che esercitava l'ufficio di segretario,
ricevitore, cassiere ed archivista della comunità (4). I
massari in numero di quattro, eletti ogni anno dal
sig. marchese tra otto individui presentati dai massari
uscenti, governavano l'amministrazione comunale : ma
le loro deliberazioni non avevano valore se fosse man-
cato l'intervento della maggior parte dei cittadini, con-
vocati a suono di campana (5).
(i) Cf. documenti xv-xix e xxni.
(2) « Statuta castri Civitae Laviniae composita ex commis-
« sione illustr. domini et patroni Ioannis Georgii Caesarini, lib. I,
« de electione vicarii ».
(3) Ibidem, 1. I, r.a xi.
(4) Ibidem, 1. I, r.a v.
(5) Ibidem, 1. I, r.a iv.
230 A. G alieti
L' amministrazione del vicario, come quella dei mas-
sari, era sottoposta ogni anno alla revisione di due
sindaci, eletti di comune accordo dai massari e dal
camerlengo ed approvati dal sig. marchese (i).
In questa, Bonifacio Caetani, dovendo restaurare
le torri guardacoste sulla spiaggia di S. Felice Circeo
iscrisse Civita Lavinia tra i paesi contribuenti.
Ma la comunità e i cittadini ricorsero alla Camera
apostolica, esponendo come essi dipendevano dai Ce-
sarini, non già dai Caetani ; e che del resto si tro-
vavano abbastanza gravati, dovendo ad ogni even-
tualità prestarsi per la difesa, non che di Civita Lavinia,
di Ardea. Allora, con rescritto della Camera apostolica
in data 26 novembre 1569 (2), la nostra comunità fu
esentata da tale contribuzione, con poca pace, sembra,
del Caetani; poiché il 29 aprile 1578 fu necessario
richiamare nuovamente in vigore il rescritto prece-
dente (3).
Ad un'altra disposizione ancora si dovette riap-
pellare ai tempi di Giangiorgio, a quella cioè relativa
alla dispensa dalla tassa del sale e fuocatico, che pare
fosse andata anche essa in dimenticanza (4). Giangiorgio
si occupò del restauro delle mura; e la data di questo
fatto la troviamo nel pilastro destro dell'occhialone,
che sta rimpetto alla porta Nettunese, scolpita in cifre
molto trasandate: IS77.
La serie dei signori e dei marchesi di Civita La-
vinia, facenti parte dell'illustrissima casa Cesarini, si
vede dal seguente schema genealogico :
(i) Ibidem, 1. I, r.a xv e xvi.
(2) Cf. documento xxi.
(3) Ibidem, in nota.
(4) Cf. documento xii. Gli effetti che se ne speravano non
si ottennero affatto. Cf. Consigli antichi, tornata del 9 gen-
naio 1583.
// castello di Civita Lavinia
GIULIANO CESARINI
figlio di Giangiorgio e di Marzia Sforza, dopo la morte del padre (1532), divenne
l'erede di tutto il patrimonio ed è la figura più grande di questa famiglia. Come
Gonfaloniere del popolo romano, nella solenne incoronazione di Carlo V, fatta
in Bologna da Clemente VII, comparve anche egli con l'insegne del suo grado.
Giulio III gli accordò perpetua franchigia dalle tasse, creandolo governatore di
Orvieto e marchese di Civitanova e Monte Corsaro nella Marca. Ebbe pure
benemerenze da Carlo V e da Filippo. Nel 1561 comperò dai Savelli alcuni
luoghi dell'Abruzzo; e nel 1564 da Marcantonio Colonna Civita Lavinia e Ardea
e da Fabrizio de' Massimi Genzano. Mori nel 1565 e non l'anno avanti, come
qualcuno ha voluto credere.
sp : Giulia Colonna
I
GIANGIORGIO
Istitutore del fidecommesso mori nel 1585.
sp : Cleria Farnese
I
GIULIANO II
Sisto V il 31 luglio 1585, a favore di questi eresse in ducato Civitanova
e in marchesato Civita Lavinia. Morì nel 1613, 14 gennaio.
sp : Livia Orsini.
Virginio Alessandro-card.
I
Letterato, poeta, ora-
tore, versatissimo in
molte discipline, pa-
ragonato a Pico della
Mirandola. Amico di
Federico Cesi, fu uno
dei grandi luminari
dell' acc. dei Lincei.
Morì di 30 anni nel
1624. Galileo gli de-
dicò il Saggiatore .
I
M.a Alessandra
I
GIANGIORGIO II
I
Nell'albero genealogico sa-
rebbe III. In occasione del
suo matrimonio nel 1616 Ci-
vita Lavinia con Genzano ed
Ardea gli offrirono una let-
tiga del valore di scudi 200.
Morì nel 1649 il 23 aprile.
sp: Cornelia Caetani.
I
Ferdinando
I
Pietro
GIULIANO III
Essendogli premorti i due
figli maschi, istituì erede
universale il fratello Filippo.
Morì nel 1665.
sp : Margherita Savelli.
I
FILIPPO
Avendo ereditata la pri-
mogenitura, aveva pure
chiesta la carica di Gon-
faloniere. Ma essendo
stato chierico di Camera,
Alessandro VII l'osta-
colò : e solo da Clemente
IX il 23 maggio 1668 ot-
tenne quanto desiderava.
Mori a Roma il 9 feb-
braio 1685.
I I I I I I I II
Cleria Anna Camilla Cornelia LIVIA Alessandro Giangiorgio M.a Felice Giulia
t 1712 t 1646 t 1653 monaca monaca
sp : Federico Sforza
cadetto di Paolo marchese di Proceno
sp: Filippo Colonna
principe di Sonnino,
Se Giang-iorgio li (i) abbellì Genzano con una
splendida villa, anche in Civita Lavinia cercò di
(i) Giangiorgio Cesarini, II riguardo al nostro assunto, ma
III nell'ordine genealogico. Durante il suo marchesato la co-
munità ricevette dal card, camerlengo un' ordinanza di pagare
per tre anni nove scudi, come contributo al mantenimento delle
232 A. G alieti
apportare benefici e, primo tra tutti, fornì d'acqua
l'interno del paese. Inoltre curò la benefica istituzione
di un monte frumentario, oggi estinto, che alcuni pre-
tendono, non so in base a quali documenti, esistesse
fin dal decimo quinto secolo. A norma degli statuti,
che furono approvati nell' anno 1621 dal cardinale
Alessandro Peretti, vescovo di Albano e dei quali
non si conservano più tracce, ne reggevano 1' ammini-
strazione alcuni dei principali possidenti del paese, scelti
dai massari responsabili anche costoro « in solidum »
con quelli del retto andamento dell'istituzione (i).
Del resto al migliore assetto delle fontane attese
il principe Filippo Cesarini. Il munifico signore a tal
fine mise a disposizione della comunità i due belli
sarcofagi di marmo, rinvenuti nella sua proprietà detta
la « Villa », e dei quali uno è tutt'ora « in situ »
nella piazza di S. Maria Maggiore (2). Per il detto
lavoro il principe si valse dell' opera di un discepolo
del Bernini, il cav. Carlo Fontana, a cui pure dobbiamo
attribuire il disegno e la costruzione della fontana
« degli Scogli » (1675), fino ad oggi arbitrariamente
attribuita a Gian Lorenzo Bernini (3). Questa imita
truppe mercenarie corse, chiamate a presidiare Roma (1628).
Cf. Liber consiliorum, voi. II, e. 206.
(i) Prosperò fino al 1830, poi decadde e visse d'espedienti
fino al 1877, quando con decreto reale del 13 decembre fu sop-
presso, e il capitale, accertato per scudi millenovecentoventisei e
cm. ottantacinque andò a beneficio della locale Congregazione di
Carità.
(2) È il sarcofago del iii secolo che si trova avanti la Col-
legiata. L'altro fu posto nella fontanina di piazza del Commercio
donde venne rimosso vari anni a dietro. Era ornato di bucrani,
maschere e festoni, ora a frammenti si trova gettato nel magaz-
zino comunale. Cf. Liber cons., voi. V, e. 195.
(3) Tanto F. Baldinucci {Vita di L. Bernini^ Firenze, 1682),
quanto S. Fraschetti {Il Bernini, Milano, 1900) non fanno alcuna
menzione della fontana in discorso, negli indici cronologici delle
// castello di Civita Lavinia 233
l'ingresso d'un antro, a scogliera di peperino locale va-
gamente disposta in una sola facciata, dalla quale si
rovesciano dieci getti d'acqua nella capace tazza semi-
circolare. Al quarto ed al penultimo getto a destra
bevevano due serpenti oggi frammentari, e dietro la
scogliera si dilungava il lavatoio, unito alla fontana
in un solo intendimento d' arte ; poiché l' arco della
scogliera incorniciava quel fantastico sfondo, animato
dai ritmici movimenti delle donne intente alla lavanda
dei panni. Il lavatoio fu abbandonato 1' anno scorso con
grave danno della bellezza della fontana.
Il 12 gennaio 1620 da Giovanni Battista e da
una tale Angela aveva veduto la luce in Civita Lavinia
Bernardino lacomini (i), il quale, da quanto racconta
il Ricchi, si segnalò per il gran valore dimostrato du-
rante la guerra, accesasi nel Viterbese tra Urbano Vili
e il duca di Parma, militandovi come capitano in età
di ventitre anni circa (2). Lo stesso Ricchi asserisce
come fosse morto gloriosamente nel campo di battaglia ;
opere di G. L, Bernini ; mentre non dimenticano il palazzo
pontificio e la chiesa di Castel Gandolfo, né la chiesa di Ariccia.
Nell'archivio comunale abbiamo scarse notizie al riguardo, ma
sufficienti a far luce in tale questione, poiché dal rendiconto
del consiglio del 21 gennaio 1675 (Lib. cit., V, e. 192) si deduce
che il principe si valse dell'opera del Fontana per sistemare
l'acquedotto e le fontane, come pure per i restauri della Col-
legiata. Del resto la paternità del Bernini per la Fontana degli
scogli, fu riconosciuta molto tardi. Cf. Libar cons., X, e. 91,
tornata del 23 febbraio 1777 e A. Galieti in Giornale d'Italia
del 19 febbraio 1907, n, 50.
(i) Arch. parr., Liber II baptizatorum, e. 11: « Die 12 ge-
« nuarij 1620. Bernardinus filius Ioannis Battiste lacomini huius
« parochiae et Angelae coniugis: fuit baptizatus a me infras-
« cripto archipresbitero; patrini fuerunt Giulius et Livia de Bian-
« chinis huius parochiae. Ita. Ego Salani archipresbiter ».
(2) A. RICCf^I, Teatro degli uomini illustri, Roma, 1721,
p. 150.
234
A. Galle ti
invece dagli obituari parrocchiali risulta che morì nel
paese il 17 novembre 1655 per un terribile male di
gola (i).
Qualche anno dopo, cioè il 17 marzo 1664, vi
nasceva pure Silvio Stampiglia, valente poeta cesareo
dei suoi tempi e lodato compositore di melodrammi (2).
Costui passò gran parte della vita addetto ai teatri
nelle corti di Vienna, Napoli e Firenze; né si può
tacere che fu tra i fondatori dell'Arcadia alla quale
appartenne col nome accademico di Palemone Licu-
rio. Morì a Napoli il 26 gennaio 1725.
Con il decesso di Giuliano Cesarini nel 1665, senza
figli maschi, Filippo suo fratello, per secondare la
volontà dei parenti, abbandonò la prelatura e il cleri-
cato di camera quand'era per conseguire il cappello
cardinalizio. Passato allo stato laicale, non potè però
ottemperare alla condizione di ammogliarsi, essendo
stato riconosciuto impotente ad abbracciare lo stato
coniugale. Filippo attese ai restauri della chiesa col-
legiata, che minacciava rovina. Se l'arte vi abbia
vscapitato è facile immaginarlo. Comunque sia, i lavori
eseguiti su disegno con 1' assistenza dell' architetto cav.
(i) Arch. parr., Obituario n. II, e. 80 : « A di 17 novembre
« 1655, morse il sig. Bernardino lacomino in età di trentacinque
« anni in circa, doppo haver ricevuto li santiss. Sacramenti della
«penitenza, et estrema untione, non essendosi potuto comuni-
« care per la qualità del male e fu sepellito nella sepoltura
« avanti l'altare di s. Carlo della chiesa collegiata di Santa
« Maria ».
(2) V. A. Galieti, 1. e, p. 218, nota 2 : Gli Stampiglia
vennero da Roma verso il 1640 allorché tolsero in affitto le
terre del marchesato di Civita Lavinia, ove abitarono la casa
posta a via Stampiglia, n. 56. Sebbene romana, la madre di
Silvio aveva parenti nel paese tra la famiglia lacomini ricordata
di sopra, essendo suo zio, Rocco lacomini, gentiluomo del gran
contestabile di Roma Lorenzo Onofrio Colonna.
// castello di Civita Lavinia 235
C. Fontana (i), cominciarono fin dall'aprile dell'anno
1674 e terminarono nell'aprile dell'anno 1Ó77 (2). L'av-
venimento è ricordato dalla iscrizione, in lettere capi-
tali che si legge nella facciata esterna della chiesa:
PHILIPPVS . DVX . CESARINVS
ANNO . TVBTLEI
MDCLXXV
Per onorare il santo onomastico, il Cesarini dedicò
a s Filippo Neri, il popolare santo Romano, la cap-
pella, che era già sacra a s. Antonio di Padova, e
quivi ancora volle essere sepolto, come avvenne 1' 1 1
febbraio 1685 quando, dopo i solenni funerali cele-
brati a Roma, il suo corpo fu trasportato a Civita
Lavinia (3).
Però la consacrazione della chiesa collegiata rimessa
a nuovo fu fatta con grande pompa e solennità il
25 luglio 17Ò8 e di tal fatto una memoria locale
l'abbiamo nella seguente nota desunta dagli obituarii
parrocchiali (4) :
« Deo optimo maximo. Die vigesima quinta iulii. Anno Do-
« mini millesimo septingentesimo sexagesimo octavo, venerabilis
(i) Cf. p. 232, nota 3.
{2) Negli obituari parrocchiali il 25 aprile 1674 cominciano
ad apparire le prime sepolture nell'oratorio della Concezione,
continuate ininterrottamente fino al 13 aprile 1677, dimostran-
doci che durante questo tempo nella Collegiata non si poteva
più seppellire per ragione dei restauri.
(3) Obituario n. Ili, e. 5. « Die ix februarii 16S5. Obiit Romae
« excellentissimus d. Philippus dux Caesarinus ; eius corpus die
« XI decembri translatum fuit Civitae Laviniae et coUocatum fuit
« in sacello Sancti Philippi Nerij, existens in collegiata ecclesia
« Sanctae Mariae Majoris eiusdem loci » La pietra sepolcrale
fu stoltamente rimossa con altre insignificanti circa dieci anni
or sono (nel 1900), allorquando si rifece il pavimento alla Col-
legiata e si ornò la chiesa con pitture del Cisterna.
(4) Obituario n. V, e. 43.
236 A. G alieti
« ecclesiae collegiatae Sancte Mariae Majorìs Civitatis Laviniae
« multo affluente populo ex finitimis oppidis et civitatibus, imo
« et assistente reverendissimo d. vicario generali Albanensi
« nempe archidiacono Augustine Pezzi ab illustrissimo et re-
« verendissimo domino Joanne Baptista lacobini de Cynthiano,
« episcopo Verulano, cum eminentissimi et reverendissimi Fa-
« britii Serbelloni S. R. E. card, et episc. Albanensis licentia
« dedicatio peracta est. In fidem etc. Ita est. Fidelis Alberti
« praelaudatae ven. ecclesiae collegiatae archipresbyter ».
Alla munificenza di Filippo Cesarini si deve il bel
quadro murale di grande formato (3.75 X 2.35) rap-
presentante la deposizione dalla croce di s. Filippo
apostolo. Si trova in « cornu evangelii » dell'altare
maggiore e per la giustezza delle proporzioni, la na-
turalezza e la convenienza degli atteggiamenti, rivela
una tecnica perfetta. In vero presenta t.anti punti di
contatto, nelle movenze e nei particolari, con l'ultima
comunione di s. Girolamo, capolavoro di Domenico
Zampieri, che molti hanno voluto riferire al pennello
di questi, invece che a quello di qualcuno della scuola
bolognese, come sembra più verisimile.
Filippo, per provvedere alla successione, nel 167 1
aveva maritato la sua nepote Cleria al principe di
Sennino, Filippo Colonna, ostacolando seriamente il
matrimonio di Livia, sorella primogenita di Cleria.
Ma dell' avvenenza di Federico ^Sforza, cadetto di
d. Paolo marchese di Proceno, si forte fu presa Livia
che ben presto promise la sua mano. Né i clamori di
Roma, né le minacce del cognato Colonna (i) favorito
in ciò anche da Luigi XIV, bastarono a rattenere le
(i) In realtà si disse, vero o no, che il prelato superiore
del convento ove era rinchiusa Livia, fu di notte tempo gra-
vemente ferito di pugnale per opera dei Colonna, i quali a
malincuore vedendo levarsi il grosso patrimonio recato loro da
Cleria, credevano che Livia ad insinuazione dello stesso prelato
avesse abbandonato il velo.
// castello di Civita Lavinia 237
sue inclinazioni. Interpellata la S. Rota, questa in
favore di lei decise che l'oblazione, fatta nel 1664 nel
monastero della Madonna dei sette dolori, non sarebbe
stata d'impedimento al matrimonio, celebrato di fatto
nell'anno 1673. Quindi Livia mosse lite alla sorella, e
nell'anno 1709 fu reintegrata del tutto nei suoi pos-
sessi. Con il detto matrimonio ebbe origine la famiglia
Sforza-Cesarini nella quale si spensero anche le famiglie
Savelli, Peretti, Cabrerà e Bodavilla (i). L'annesso al-
bero genealogico mostra la successione al marchesato
di Civita Lavinia fino ai nostri giorni. Da esso appa-
risce che la famiglia Sforza-Cesarini di fatto termina
con Salvatore, morto il 19 maggio 1832, poiché il
(i) Bernardino Savelli di Paolo, Vii febbraio 1628 divenne
marito di Felice Peretti, per mezzo della quale ereditò il patri-
monio della casa di Sisto V. Da costei ebbe Paolo, Giulio e
Margherita. Paolo rinunciata la primogenitura abbracciò lo stato
ecclesiastico e divenne cardinale, ultimo di casa Savelli ; Mar-
gherita si congiunse col duca Giuliano III Cesarini, e Giulio
rimase l'erede universale. Questi si unì in prime nozze con
Caterina Aldobrandini, la quale gli procreò un figlio, Bernar-
dino, premorto al padre; in seconde nozze con Caterina Giu-
stiniani, ma sterilmente. Giulio nel 1683, ereditò anche il ma-
giorascato Cincione, Cabrea e Bodavilla ; però restato senza
eredi, elesse la sua nepote Livia Cesarini, che già aveva sposato
Federico Sforza, e" dopo la di lei morte, Giangiorgio Sforza
Cesarini, secondo genito di Federico. Però la cosa non andò
senza ostacoli e solo nel 1729, con tutto lo strepito forense, fu
decisa la volontà di Giulio Savelli. Nel 1750 si ripresero le liti
e la vittoria arrise a Filippo Sforza Cesarini, allora capo di
famiglia, avendo il Tribunale dichiarato compatibile il maggio-
rascato Cincione con la primogenitura Cesarini. Più tardi Sisto
Sforza intentò lite contro il duca Gaetano con il seguente tem? :
il magiorascato e primogenitura erano compatibili nella stessa
famiglia ma non nello stesso soggetto. Sisto fu favorito e in
forza di tale sentenza andò in possesso della contea di Celano
e baronia di Piscina, dando principio con questo appannaggio
alla nuova linea dei duchi Sforza-Cabrea-Bodavilla.
2 3*S u-7. G alieti
collaterale Lorenzo Filippo Alontani, suo fratello ute-
rino in forza di una sentenza della sacra Rota, era
nato dal maresciallo russo Carlo Marchall neil'a. 1807,
quando la comune madre Geltrude Conti già da sei anni
viveva separata dal marito Francesco Sforza-Cesarini.
FEDERICO SFORZA-CESARINI
Degno nepote di Federico Cesi fece parte dell'accademia degli Umoristi, di cui fu
l'ultimo principe, e dell'Arcadia, ove venne ricevuto col nome accademico di
Miseno Ladoneceo. Nacque a Caprarola il 14 ottobre 1655 e i partigiani dei
Colonna riuscirono a mandarlo presso Montecuccoli tra le truppe imperiali, ove
s'acquistò l'insegne della chiave d'oro. Nel 1687 da Carlo III di Napoli fu desti-
nato ad offrire la chinea al papa. Federico, dopo il matrimonio con Livia, as-
sunse il cognome Cesarini e fissò dimora in Roma. Il 17 marzo 1695 ricomperò
il ducato di Segni che il duca Mario suo zio, quello stesso che aveva venduto
parte della sovranità di S. Fiora al granduca di Toscana, aveva alienato nel 1639.
Morì a Roma il io agosto 1712: ma il suo corpo, trasportato a Ganzano, fu sepolto
nella chiesa dei Cappuccini.
sp : Livia Cesarini
\
I III
GiANGiORGio (i) GAETANO seniore Olimpia Cornelia
1678 f 1719 Nobile venturiero nel 1702 servì
I la Spagna e fu creato da Filippo
Francesco V grande di Spagna. Portò, \ i-
naturale vente il padre, il titolo di duca
di Segni. Mori nel 1727 e fu se-
polto a Genzano.
sp : Vittoria Conti
I
I .1 II
AscANio SFORZA GIUSEPPE Margherita (2) Renata
(i) Giangiorgio Cesarini fratello di Gaetano seniore s'inna-
morò perdutamente di Faustina, figlia del pittore Carlo Maratta,
la quale non meno che per poesia fu celebre per straordinaria
bellezza, tanto che molti desideravano di possederla. Quindi il
29 maggio 1703 mentre Faustina con la madre e alcuni servi
se ne andava in via delle Quattro Fontane, per udir messa,
s'intese afferrare da uno sgherro, che la voleva condurre presso
un cocchio. Fatta violenza, si liberò da quella stretta, cercando
rifugio nella porteria di S. Antonio dei Carmelitani. Allora
Giangiorgio scese dal cocchio e imbrandita una spada ferì la
madre al braccio e Faustina nella fronte da rimanerne segnata
per tutta la vita. Quindi andò nelle Fiandre, donde passato nella
Spagna vi guerreggiò con molto valore. Clemente Xlesasperato
contro Giangiorgio mise una taglia di seimila scudi per chi
l'avesse preso vivo e di quattromila se l'avessero preso morto.
Ma Faustina andata in sposa al poeta Zappi rimise ogni pena e
così Giangiorgio potè venire in Roma, quantunque subito facesse
ritorno in Spagna ove morì nel 171 9.
(2) Margherita morì a trentasei anni 1' 11 ottobre 1740.
// castello di Civita Lavinia
239
SFORZA GIUSEPPE
Nato nel 1705, venne fregiato dal re di
Spagna dell'ordine del Toson d'oro e dal
re di Napoli di quello della chiave d'oro;
nel 1741 da Filippo V ebbe in perpetuo
il grandato di Spagna di prima classe,
già stato dei Savelii. Morì nel 1744 e,
trasportato a S. Fiora, il suo cadavere
fu sepolto nella chiesa delle monache
Cappuccine. La figlia Livia fu tenuta a
battesimo per procura dal re e dalla
regina di Spagna.
sp : Maria Giustiniani
I
Vittoria Ca.milla Livia GAETANO giuniore
Federico Guido
I I
FILIPPO Sisto
1727 t 1764
sp : Anna Colonna Barberini
I
GIUSEPPE-MICHELANGELO
1750 t -52
come cadetto aveva atteso alla
vita ecclesiastica, divenendo nel
1750 protonotario apostolico e
referendario di segnatura ; nel
1756 vicario della collegiata di S. Maria in via Lata ; nel 1759 ponente di Con-
sulta e nel 1763 commi.ssario a Perugia. Succeduto al fratello, Clemente XIII nel
1766 lo elesse capitano della guardia dei cavalleggeri ; mentre Ferdinando di
Parma lo creava suo gentiluomo di camera e nel 1769 anche maggior maggior-
domo dell'arciduchessa Amalia, cariche lasciate nel 1770 per rimpatriare. Il suo
primo matrimonio fu sterile. Morì nel 1776.
sp : i." Teresa Caracciolo
2." Marianna Caetani.
\
I I I . I II
Giuseppe Ferdinando FRANCESCO Maria Teresa Anna
Nacque il 20 luglio 1773 Essendo stato privato dal granduca di Toscana Leopoldo
di alcuni diritti tanto utili che onorifici annessi al fondo di S. Fiora, per i primi
ebbe un equivalente indennizzo in rendita, per i secondi la concessione nel 1789
del priorato di S. Miniato e dell'ordine di s. Stefano per sé e discendenti pri-
mogeniti. Mori il 16 febbraio 1816 e fu l'ultimo marchese di Civita Lavinia con
giurisdizione completa.
sp : Geltrude Conti
I
I I I
LORENZO SALVATORE Marianna
Fratello uterino di Salvatore, essendo 1793 f 19 maggio 1832
nato da Geltrude Conti e dal maresciallo sp : Elisabetta Cusani
russo Carlo Marchall nel 1807, quando
la duchessa era da sei anni separata dal marito. Alla morte di Salvatore senza discendenti, pretese
entrare in possesso dei beni e dei titoli del fratello e la S. Rota, emettendo la massima che il figlio
nato sotto il tetto coniugale è figlio legittimo dei coniugi, lo dichiarava atto alla successione e ad
assumerne il nome e i titoli. In base a questa sentenza il pittore Lorenzo Filippo Montani, divenne
il duca Lorenzo Sforza -Cesarini. Fu senatore del regno e morì a Motta Pinerolo il 16 luglio 1866.
sp : Carolina Schirlev.
I
FRANCESCO II
Nato nel 1835 fu .senatore del regno e colonnello di
milizia territoriale. Morì a Roma il 13 giugno 1899.
sp : Vittoria Colonna
Bosio Conte di S. Fiora
sp : Vincenza Publicola S. Croce
Guido Sforza Carolina
l'.VIBERTO
I
LORENZO II
Senatore del regno, vivente
sp : Anna Maria Torlonia
240
A. G alieti
Dopo il restauro della chiesa, la comunità stimò
bene di rimettere a nuovo il campanile, intorno a cui
si lavorò negli anni 1680, 81 e 82 (i).
Per le linee architettoniche s' imitarono in massima
i campanili del Borromini al Circo Agonale, la qual
cosa più tardi, fece credere che anche questo di Civita
Lavinia fosse opera dell'originale architetto. Nel 17 14
ebbe un primo restauro per causa di un fulmine che
lo aveva danneggiato (questo fatto s'è più volte ri-
petuto fino all'anno 1870 recando continui e sempre
nuovi guasti al campanile) ; in ricordo della fondazione
e del restauro fu posta sull'arco del primo piano la
seguente iscrizione:
D[eo] o[ptimo] M[aximo]
COMVNITAS . CIVITATIS . LAVINIAE
A FVNDAMENTIS EXTRVXIT
ANNO . DNI . DDCLXXX
A FVLMINE . DEPRESSVM
REPARA VIT
ANNO . DNI . MDCCXIV
Giungiamo così alla guerra di successione d'Austria
che si ripercosse sinistramente anche in Italia. Gli
Austriaci non essendo potuti penetrare nel regno di
Napoli verso l' Abruzzo, piegarono a destra per far
impeto nel regno dalla parte di Roma, mentre Spagnoli
e Napoletani venivano loro incontro fino a Velletri (2).
(i) Cf. Liber cons., voi. VI, negli anni 1680, 81 e 82 pas-
sim, ove sì ricorda che fu costruito dal maestro Angelo Telli.
(2) La notte dal io all'i i agosto 1744 gli Austriaci sorpre-
sero questa città e ne sbaragliarono i difensori ; il re Carlo di
Napoli scampò a stento. Però raccozzate le sue soldatesche,
questi il 15 alle falde del monte Artemisio, poco lungi da Vel-
letri, rinnovò la battaglia e con inaspettato assalto respinse gli
Austriaci salvando il regno.
// castello di Civita Lavinia 241
In tali frangenti i primi così lontani dalla patria, per
provvedere ai loro bisogni, angariavano con taglioni i
paesi ove si accantonavano ; e anche il comune di
Civita Lavinia fu costretto, a viva forza, avendo avuto
pignorati i beni propri e quelli degli abitanti, a pagare
in tre volte settecento scudi.
Ma fatti ben più luttuosi si preparavano per il
paese ai tempi della repubblica francese. Risaputosi
che i Romani, stanchi delle prede e dei taglieggia-
menti delle soldatesche francesi, si erano sollevati, il
26 febbraio 1798 anche Civita Lavinia, Albano, Vel-
letri, Genzano e Nemi presero le armi. In questa
occasione trovavasi nel paese il comandante della
piazza di Velletri Beronger col suo segretario Giovanni
Theli, i quali, insieme col sacerdote Dionisio Paglion-
celli, nativo di Velletri, pare che fossero stati costretti
a fuggire da questa città. Costoro adunque vennero
aggrediti dai sollevati, e nonostante che si fossero
dati volontariamente in ostaggio ai nemici nel palazzo
del cittadino Cesarini (i), da poche persone malvagie
e sanguinarie, venne ucciso il francese Giovanni Theli
e ferito il sacerdote Dionisio Paglioncelli, che cessò di
vivere il giorno seguente (2). Dai lanuvini si celebra-
(i) Cf. Liber cons., n. XI, e. 104, tornata del 7 aprile 1798.
(2) Arch. parroch., Obituario n. VI, e. 63: « Anno Domini
« millesimo septingentesimo nonagesimo octavo die vigesima
« sexta februarii. Ioannes Theri, gallus, anno aetatis suae circa
« vigesimum sextum, mortali percussus vulnere, gladio, confestim
« mortuus est. Cuius corpus ad hanc delatum ecclesiam cum
« solemni pompa, nec non cum integro capitulo comitatum fuit
« et in virorum sepulcrum repositum est. In quorum etc. Chri-
« stophorus archipresbiter Gismundus. Anno Domini millesimo
« septingentesimo nonagesimo octavo die vigesima septima fe-
« bruarii. Dionisius sacerdos Bagnoncelli Velitranus, gladio morta-
« Jiter percussus externa die, annum circa quadragesimum quin-
« tum aetatis suae, ()mnil)us ss. Sacramentis penitentiae, eucha-
Arcliivio della A'. >>nrti-ta rotuana di stona patria. \ol. XWll. l6
242 A. G alieti
rono esequie solenni alle vittime della rivoluzione, an-
che per ingraziarsi i Francesi e scongiurare la loro
vendetta, che purtroppo da tale manifestazione fu tut-
t' altro che placata.
Intanto TS marzo, venne proclamato il nuovo stato
di cose a Civita Lavinia e fattasi l'elezione dei nuovi
magistrati, riuscirono eletti come municipalisti : i cit-
tadini Odoardo Auconi, Gian P^elice Frezza e Astorio
Stori; come giudice civile e criminale il cittadino Giu-
seppe Antonio Neri; come ministro degli affari interni
ed esterni il cittadino Clemente Marianecci; quale se-
gretario il cittadino Sigismondo Lisi; quale capitano
nazionale il cittadino Clemente Lisi (i).
Quindi scesi tutti sulla pubblica piazza, alla presenza
del notaio Sigismondo Lisi e del popolo accorso, tra
voci di giubilo e di viva alla religione, alla libertà,
all'uguaglianza, alla nazione e alla repubblica francese,
fu piantato T albero della libertà, sotto il quale dal no-
taio, dopo un'acconcia allocuzione di circostanza, si
pubblicarono i nomi dei nuovi magistrati, che essendo
stati di soddisfazione del popolo, al grido di viva alla
libertà rimasero approvati.
In quanto alla circoscrizione politico-amministrativa,
Civita Lavinia con altri undici comuni (Genzano, Nemi,
Ariccia, Castel Gandolfo, Grottaferrata, Marino, Rocca
di Papa, Frascati, Anzio e Nettuno) fu assegnata al
cantone di Albano, compreso alla sua volta nel dipar-
timento del Tevere, che aveva per capitale Roma.
« ristiae, extremae unctionis nec non papali a me corroboratus
« beneditione, ad hanc nostrani delatus ecclesiam in sacer-
« dotum sepulchro quiescit. Sic est. Christophorus archipresbiter
« Gismundus ».
(i) Cf. Liber consil., n. XI, ce. 96 e 97, tornata dell' 8 mag-
gio 1798.
// castello di Civita Lavinia 243
Ma dai lieti successi delle armi repubblicane, ne
veniva la rivendicazione del Theli. Inumana fu la
riparazione proposta dai Francesi, poiché a tutti i
lanuvini era stato ingiunto di espatriare, lasciando in
abbandono le proprie case e sostanze. I buoni uffici
di Teresa Dionigi, vedova del duca Aniello Giordani,
forse resi più validi dalla leggiadra avvenenza di lei
e dall'amicizia che la famiglia Dionigi aveva con il
letterato e colonnello d'artiglieria Paolo Luigi Courier,
valsero ad allontanare questo atroce castigo dal paese ;
ma non si potè fare a meno di espiarlo in parte con
una contribuzione di tremila pezzi duri, richiesta dai
Francesi per provvedere al mantenimento della vedova
e dei figli dell'estinto loro connazionale Giovanni Theli.
Il taglione venne pagato a Roma da un rappresen-
tante della comunità, il cittadino Odoardo Auconi,
senza avere ottenuto e senza nemmeno aver potuto
domandare al capitano Beronger la ricevuta della con-
tribuzione pagata.
Ciò serve a spiegarci i sospetti insinuatisi fin d'al-
lora in mezzo al popolo, il quale dubitò, e non poco,
che i denari versati fossero serviti per intero ad alle-
viare le angustie della vedova Theli, come si voleva
far credere dai Francesi (i).
Dopo l'unione di Roma all'impero francese, avve-
nuta nel 1809, la circoscrizione venne cambiata, e
Civita Lavinia fu comune del cantone di Genzano
nel circondario di Velletri compreso nel dipartimento
del Tevere.
Fra le tante conseguenze dei principi banditi dalla
rivoluzione dell' 89 vi fu l'abolizione dei privilegi feu-
(i) Cf. p. 241, nota I. Ogni pezzo duro non fu possibile averlo
a meno di scudi sei e baj. quaranta; per cui ragguagliato ogni
cosa il comune sborsò lire novantaseimilasettecentocinquanta.
2 44 ^' G(^lieii
dali, per cui con la morte di Francesco nel [8i6,
gli Sforza-Cesarini perdono ogni giurisdizione anche
su Civita Lavinia, conservandone il titolo di marchesi
come privilegio puramente nominale.
Per completare le notizie relativamente agli ultimi
tempi, ricorderò come a Civita Lavinia il 13 luglio 1822
cessò di vivere il poeta Giuseppe Lattanzi avversario
di V. Monti e fervente repubblicano ; il quale oriundo
da Nemi, con tutta la famiglia si era ritirato nel
paese durante la primavera del 1821, dopo che fu
liberato dalle prigioni di Napoli (i). Poco appresso
una gloria del gentil sesso si spegneva pure in Civita
(i) Arch. parr., Obituario n. VII, e. 40. « Anno Domini
« 1822, die vero decimatertia mensis iulii. loseph Lattanzi q.'"
« Ioannis Baptìstae filius, oriundus castri Nemoris, constitutus
« in aetate sexaginja circiter annorum, receptis omnibus ec-
« clesiae sacramentis solitis in extremis, supremum clausit diem
« bora octava de mane. Eius cadaver delatum in ecclesiam
« filialem ven. oratorii immaculatae Conceptionis huius oppidi
« Civìtatis Laviniae expletis de more exequis tumulatum fuit.
« In fidem etc. Ita est. Petrus arch. Pecci parochns ». Nato a
Nemi nell'anno 1762 da un fattore del principe Braschi, allora
signore del luogo, intorno al 1786, fu accusato reo di falsificazioni
di cedole e condannato fu condotto all'ergastolo di Corneto donde
fuggì. Da Leopoldo di Toscana ebbe protezione e l'incarico di
redigere il giornale del concilio di Pistoia (1787); poi come se-
gretario all'accademia di belle arti passò a Mantova, ove incontrò
le ire degli ex-gesuiti Andres e Bettinelli. Fiero nazionalista,
non voleva la federazione dei vari stati, sia pure trasformati a
repubblica, ma la repubblica italiana, che doveva riunire le
sparse membra dello storico stivale per rompere il giogo dell'as-
solutismo e degli « ignaziani ». Di città in città cantò la fortuna
delle armi napoleoniche finché, qualche anno dopo la restaura-
zione del '15, fece ritorno a Roma: ma, veduto di mal occhio
per il suo passato, reputò cosa conveniente recarsi a Napoli.
Credeva il Lattanzi di trovarvi pace ; invece, caduto in sospetto
durante la rivoluzione del 1820, venne arrestato e rinchiuso a
Castel dell'Uovo. Vi fu trattenuto fino alla primavera del 1821,
quando l'esercito austriaco, sconfitti i liberali napoletani coman-
// castello di Civita Lavinia 245
Lavinia, cioè Marianna Dionigi, valente cultrice d' ar-
cheologia e di pittura. Costei ebbe occasione di venire
a Civita Lavinia dopo la morte avvenuta in Napoli verso
il 1825 della cognata Teresa Dionigi, che possedendo
in Civita Lavinia il vasto patrimonio già dei Bonelli
e dei Manganoni, e non avendo lasciata prole, ebbe
per successori i figli del fratello Domenico, sposo di
Marianna.
Però vi giunse paralitica con i primi mesi del 1826 ;
e il IO giugno di quell'anno, alle ore dieci di mattina,
un secondo attacco apopletico pose per sempre fine ai
suoi giorni nel villino a nord del paese, oggi proprietà
dei signori Frediani, ove il 2 novembre 1723, erano
stati ospitati i reali d' Inghilterra Giacomo III e Cle-
mentina, come ricorda la seguente iscrizione posta nella
facciata di esso:
lacobo III et Clementinae | regi reginaeque Britannorum |
optimis piissimisque principibus | quod ab albana rusticatione
divertentes | domum hanc | per diem fere integram quarto nonas
novembris | in regiae majestatis hospitium | constituerint | Caro-
lus Bonellus | Nicolaus et Franciscus Manganoni | ex sorore ne-
potes I obsequentissimi animi monumentum | faciundum cura-
runt I anno . mdccxvhi .
Marianna Dionigi fu sepolta nella chiesa collegiata,
presso il fonte battesimale, donde venne rimossa nel
1Q08, quando si fece la ricognizione delle sue spoglie
mortali (i).
dati da Guglielmo Pepe, potè restituire il governo assoluto di
Ferdinando I. La casa abitata dai Lattanzi a Civita Lavinia è
quella in via Maestra, n. 11; e lo desumo da un inventario
dei beni delle confraternite, redatto nell'anno 1867, ove si
dice che costoro vi avevano posseduto il primo piano, enfi-
teutico alle compagnie del Gonfalone e del Sacramento.
(i) Obituario n. VII, e. 56: « Anno Domini 1826, die vero de-
« cima mensis iunii. Receptis omnibus ecclesiae Sacramentis et
246 A. Galieti
Civita Lavinia fu per tre volte visitata da Gre-
gorio XVI, che trovavasi in villeggiatura a Castel
Gandolfo, allorquando ritornava in luce il grandioso
teatro romano ed altri cospicui avanzi dell'antica
Lanuvio.
La prima volta, il 17 ottobre 1833, il papa fu
ospitato dal prelato Luigi Frezza (i) arcivescovo di
Calcedonia, presso il quale tornò più tardi il 19 otto-
bre 1836, quando era stato creato cardinale il Frezza,
che volle narrare nel marmo sé stesso ed il fausto
avvenimento (2) con questa epigrafe:
« apostolica benedictione et post diutinam infirmitatem, iterum
« repentino morbo correpta, data tantum absolutione sub condi-
« tione, bora decima de mane, supremum clausit diem domina
« Maria-Anna vidua Dionigi ferme octuagenaria (sic) Romae nata
« et hic paucis ab bine mensibus commorata. Eius cadaver de-
« latum ad hanc ven : ecclesiam Collegiatam et parochialem ex-
« pletis de more exequis effossa humo prope aquam lustralem
« tumulatum fuit. In fidem etc. Ita est Petrus archipresbiter
« Pecci Parochus ». Mancando qualsiasi segno che ricordasse ai
posteri le spoglie di Marianna Dionigi nella chiesa collegiata a
cura della spettabiHssima famiglia Frediani, attuale erede dell'il-
lustre donna, il primo luglio 1908 fu fatta una recognizione, se-
guendo le indicazioni della nota riferita di sopra e di alcune
persone, che fino a qualche anno in dietro ricordavano specifi-
catamente il luogo di tumulazione. Disgraziatamente si dovette
constatare che la tomba era stata già vandalizzata e in gran
parte vuotata, tanto che si poterono rintracciare solamente alcuni
avanzi dell'estremità inferiori. Ora le venerande spoglie raccolte
in una nuova urna sono state deposte sotto la prima arcata a
sinistra di chi entra. Cf. Obituario n. X, e. 59.
(i) Nato a Civita Lavinia il 27 maggio 1783, morì a Roma
il 14 ottobre 1837 ove fu sepolto nella chiesa di S. Onofrio
presso le ossa del poeta A. Guidi.
(2) Tuttora sita nella scala di casa Frezza, a Borgo S. Gio-
vanni, n. 26.
// castello di Civita Lavinia 247
XVI • KAL • NOV • ANNO • MDCCCXXXIII
GREGORIVS • XVI • PONT • MAX •
EX • ARCE • GANDVLFI • LANVVIVM • ADVECTVS
HISCE • AEDIBVS • SVGGESSIT
IBIQVE • E • PODIO • FREQVENTISSIMO • POPVLO
SALVTARI • PRECATIONE • LVSTRATO
HEROS • COLLEGIVM • CANONICORVM • PRIMORES • MVNICIP •
AD • OSCVLVM • PEDVM • ADMISSOS
SINGVLARI • AMORIS • SIGNIFICATIONE • DIGNATVS • EST
ALOISIVS • FREZZA • ARCHIEP • CHALCEDON.
CANONICVS • VATICANVS
SVMMVS • ADIVTOR • AB • ACT • SAC • CONSILI
FVNCIONI MVNERVM CONSISTORI
ET • NEGOTIIS • ECCLESIAE • EXTRAORDINARIIS • PROCVRANDIS
ITEM • SVMMVS • AVDIT • AB • ACT • COLL • P • P • CARDINALIVM
EIVSQVE • FRATRES • GERMANI
VT • AVSPICATISSIMI • SIBI • ET • LANVVINIS • VNIVERSIS • DIEI
PERENNIS • EXSTET • MEMORIA
INSCRIBENDVM • CVRAVER.
DEVOTI • SANCTITATI • MAIESTATIQ •
OPTIMI • ET • INDVLGENTISSIMI • PRINCIPIS
La seconda volta venne il 20 ottobre 1834; e per
meglio ammirare l'esteso panorama che si gode del
paese, salì nella loggia posta sul casamento del console
di Svezia e Norvegia Giovanni Cassio (1), ove fu
affissa la presente poetica memoria (2) :
(i) Giovanni Cassio nacque in Roma nel 1766 e il 17 set-
tembre 1807 fu ascritto all'accademia Volsca, che risiedeva in
Velletri. Carlo di Svezia e Norvegia il 13 luglio 1826, lo elesse
console presso la S. Sede e più tardi cavaliere dell'ordine
di Vasa. In Civita Lavinia possedeva molte proprietà che gli
Sforza-Cesarini avevano alienato e mori in Nemi il 16 settem-
bre 1842.
(2) Una terza iscrizione, posta sull'ingresso dell'antica casa
Auconi in via della Fossa, n. 38, relativa a Gregorio XVI, ne
ricorda le visite fatte agli scavi del teatro romano.
248 A. Galieti
GREGORIO XVI
P • O • M •
SOLARIVM • HOCCE • INVISENDI
DECIMO • TERTIO • KALENDAS • NOVEMBRIS
PONTIFICATVS • ANNO • QUARTO
IOANNES • CASSIO
SVECIAE • ET • NORVEGIAE
CONSVL
APVD • S • SEDEM
NE • TANTAE • REI • MEMORIA • PEREAT •
QVAE • TENVEM • PRAESTAT • CENSVM • NON • RVSTICA • QVAMVIS
HEV • QVANTVM • DOLET • HANC • ME • EDIFICASSE • DOMVM
SAEPIVS • HAEC • ANIMO • VOLVERAM • LVXIT • AMICA
QVVM • LANVVINIS • ET • MIHI • FAVSTA • DIES
POST • DECIMVM • SEXTVM • LAVINAM • VENIT • AD • ARCEM
GREGORIVS • PRINCEPS • CHRISTIADVMQVE • PARENS
ET • XYSTVM • HOC • VISIT • MIHI • CARA • DOMVNCVLA • NVNC • ES
NVNC ■ MIHI • TE • QVONDAM • DISPLICVISSE • GRAVE • EST
NEC • lAM • FARNESIIS • ROMANA • PALATIA • ET • IPSVM
BAROTII • AETERNVM • PENTAGONVM • INVIDEAM
La repubblica romana non ha lasciato alcun ricordo
importante a Civita Lavinia: anzi dobbiamo giungere
al 1875 per trovare un avvenimento che faccia vera-
mente epoca nella storia del paese, avendo questo
allora corso il pericolo di perdere l'autonomia comu-
nale (i).
Civita Lavinia, settembre 1908.
Alberto Galieti.
(i) Cf. tornata cons. dell'S ottobre 1875 e la Memoria pre-
sentata alla Camera dei Deputati nell'interesse del comune di
Civita Lavinia, Roma, 1887, redatta da Enea Cassio.
// castello di Civita Lavifiia 249
APPENDICE
I.
7 decetnbre 1390.
Bonifazio IX concede la facoltà di pignorare Civita
Lavinia ai cardinali Bartolomeo di S. Potenziana e
Marino di S. Maria Nova.
Arch. Vatic, Reg. Bonif. IX, I, e. 260.
Bonifaclus etc. Dilectis filiis Bartholomeo ecclesiae Sanctae
Potentianae presbitero et Marino Sanctae Mariae Novae diacono
cardinalibus, salutem etc.
Decens reputami! s et debitum ut, prò defensione honoris et
status Romanae Ecclesiae et sponsae nostrae, quae a nonnullis
iniquitatis alumpnis, qui in eadem ecclesia scisma posuerunt, jam
falsis machinationibus impugnare satagentibus, diversa dampna
et iniurias patitur, ad ecclesiarum aliarum possessiones et bona
cum necessitas id exigit recurramus ; cum itaque prò huiusmodi
defensione dictae ecclesiae et terrarum suarum ad presens nos
oporteat magna subire onera expensarum ad quae Camera apo-
stolica, quam in nostris apostolatus primordiis pecuniis omnino
exhaustam et magnis debitis gravatam reperimus, nullatenus suf-
ficere potest. De nostra circumspectione specialem in Domino
fiduciam obtinentes circumspectioni nostrae impignandi usque ad
tempus et sub modis, conditionibus et formis de quibus Vobis
videtur, castrum Civitatis Nivonae (i) Velletren. diocesis ad mo-
nasterium Sancti Laurentii extra muros Urbis pertinentem, cum
omnibus juribus et pertinentiis suis, prò summa sex millium
(i) Degna di nota è la trascrizione del nome Civitas Nivona di cui la retta
lezione sembra che debba essere Civitas Nivina o Nevina. Né faccia impressione
il riferimento alla diocesi di Velletri, invece che a quella d'Albano, poiché trat-
tandosi di un piccolo paese i notari di S. Romana Chiesa facilmente si dispen-
savano dal conoscerne le particolarità, come avvenne nel 1520 (cf. doc. XIV)
ijuando ascrissero Civita Lavinia niente di meno che alla diocesi di Fondi !
250 A. Galle ti
florenorum aùri nec non vendendi sive distrahendi ac etiam im-
pignorandi et obligandi ac alienandi in perpetimm, vel ad tempus,
tot de possessionibus et bonis tam mobilibus quam immobilibus
et semoventibus ecclesiarum ruralium et aliorum beneficiorum,
curam animarum non habentium, quorumlibet in Urbe vel eius
districtu consistentium, quot eorum pretia et valores usque ad
similem summam sex millium florenorum auri ascendant, aucto-
ritate apostolica etiam juris solemnitatibus non servatis et sine
consensu et voluntate abbatis et conventus dicti monasterii
Sancti Laurentii et aliorum quorumque prelatorum capitulorum,
conventuum vel personarum ecclesiarum monasteriorum et be-
neficiorum predictorum, et etiam eis invitis et irrequisiti's et
omnia alia et singula in promissis et eorum quolibet necessaria
et opportuna faciendi et exercendi quibuscumque constitutionibus
apostolicis aut statutis et consuetudinibus dicti Sancti Laurentii
et aliorum monasteriorum ecclesiarum et beneficiorum predicto-
rum nec non privilegiis seu litteris apostolicis contrariis jura-
mento, confirmatione apostolica vel quacumque firmitate alia
roboratis, nequaquam obstantihus, plenam et liberam tenore
presentium concedimus facultatem.
Datum Romae apud Sanctum Petrum . vii . idus decembris,
pontificatus nostri anno secundo.
P. de Bosco.
De Curia
Io : Namslaw.
IL
I aprile 1405.
Innocenzo VII nomina Cecco Durabile vicario del
castello di Civita Lavinia.
Arch. Vatic, Reg. Innocent. VII, II, ce. 94 e 95.
Innocentius etc. Dilecto filio Cicho Durabili de regione
Transtiberim civi romano. Salutem etc.
Cum ex certis urgentibus causis oporteat curae, regimini et
administrationi terrae Civitatis Laviniensis, Albanensis diocesis,
ad monasterium Sancti Laurentii, ordinis Sancti Benedicti extra
muros Urbis et [ad] dilectos filios abbatem et conventum dicti
monasterii pertinentis, propter guerras et partium angustias pro-
videre, presertim cum dilectus filius Johannes, ad presens abbas
// castello di Civita Lavinia 2 5 i
dicti monasterii, quibusdam obsistentibus, nequeat utiliter curae
et regimini huiusmodi diligentiam adhibere, Nos attendentes
tuae probatae fidei constantiam et experientiam in agendis, ac
sperantes quod ea quae tuae devotioni duxerimus committenda
prudenter et fideliter exequeris, auctoritate apostolica et ex certa
scientia, te dictae terrae Civitatis Laviniensis Albanensis dio-
cesis eiusque comitatus, territorii, districtus iurumque et perti-
nentium ipsius, usque ad nostrum beneplacitum in temporalibus
vicarium, gubernatorem et administratorem cum illa potestate
ac iurisdictione temporali quae ibi per abbatem dicti mona-
sterii prò tempore existentem exercita fuerunt, seu exerceri po-
tuerunt et debuerunt de consuetudine vel de iure; alienatione
tamen bonorum immobilium et pretiosorum mobilium monasterii
ac terrae predictorum tibi penitus interdicta tenore presentium
facimus constituimus et etiam deputamus, tibi nichilominus di-
cto durante beneplacito recipienti nostro et dictae Romanae ec-
clesiae nomine tenutam et corporalem possessionem vel quasi
dictae terrae Civitatis Laviniensis, districtus, tenimenti et iuri-
sdictionis, ac ab hominibus, incolis et habitatoribus eius, dictis
nominibus, fidelitatis juramentum dictosque homines et habita-
tores, terram ipsam retinendi et gubernandi temporalemque ju-
risdictionem civiliter et criminaliter in ibi exercendi et ordinandi
prout prò statu honoreque nostro et ipsius ecclesiae pace ac sa-
lute terrae, terrigenarum et incolarum huiusmodi districtionis
tuae, videbitur ; bona quoque ad abbatem ipsum eiusque mensam
ac capitulum dicti monasterii coniunctim vel separatim quocumque
titulo, ratione vel causa spectantia vel pertinentia, ad manus
tuas deducenda, necnon dantes ac solventes et assignantes de
hiis quae dederunt, quitandi et absolvendi contradictores quos-
libet et rebelles per districtionem temporalem qua convenit et
alia juris remedia; invocato ad hoc si et quotiens opus fuerit
auxilio brachii secularis, appellatione postposita, compescendi
plenam et liberam concedimus, tenore presentium, facultatem.
mandantes nichilominus dilectis filiis, terrigenis habitatoribus et
incolis dictae terrae ut tibi nostro et dictae ecclesiae nomine
recipienti fidelitatem prestent corporaliter iuramentum ac ter-
ram et bona predicta liberal iter ac sponte consignent ac tibi,
beneplacito dicto durante, in omnibus quae ad jurisdictionem et
forum temporalem pertinent pareant effectualiter ; alioquin sen-
tentias sive penas quas rite tuleris, statueris in rebelles ratas et
gratas habebimus et faciemus, auctore domino, usque ad satisfa-
ctionem inviolabiliter observari. Tu vero oftìcium vicariatus et
252 A. G alieti
administrationis huiusmodi sic studeas prudenter et fidelìter exer-
cere, quod commoda exinde sperata perveniant, ac terrigenae
et habitatores huiusmodi utili administratori guadeant. Volumus
autem quod antequam officium huiusmodi incipias exercere et
de ipso fidehter exercendo in manibus dilecti filii Leonardi Cle-
rici Firmani camerarii nostri prestare debeas, in forma debita,
iuramentum.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, kalendis aprilis, pon-
tificatus nostri anno secundo.
F. de Montepoliciano.
De Curia
Io : de Montepoliciano.
III.
18 luglio 1410.
Giovanni XXIII riabilita e investe Giovanni e
Nicola dei Colonna del castello di Civita Lavinia.
Arch. Vatic, Reg. Ioann. XXIII, III, ce. 100 e loi.
lohannes etc. Dilecto filio Francisco abbati nionisterii S. Mar-
tini in Montibus Viterbien. diocesis, salutem etc. De tuae fidei
prudentia et experientia in agendis necnon constantia in magnis
nostris et Romanae ecclesiae negotiis sepissime comprobatis, su-
mentes in altissimo fiduciam singularem quod ea quae prudentiae
et fidei tuis committenda duxerimus, exacta diligentia exequeris,
tibi nostro et ecclesiae Romanae nomine ac de fratrum nostrorum
s. Romanae ecclesiae cardinalium concilio, nobiles viros lohan-
nem et Nicolaum domicellos et alios de domo Columnensium
ad nostram et eiusdem ecclesiae fidelitatem, devotionem et èorum
cuilibet condamnas vel diurnos excessus et delieta quaecumque
et si heresis lesae majestatis crimina saperent ubicumque, quan-
documque et quorumcumque et contra quoscumque hactenus et
usque in diem reductionis commissa per eos vel eorum vel cuius-
cumque eorum familiares, subditos et fideles quomodolibet per-
petrata, nec non penas et multas, prout publicum interesse et
Cameram apostolicam concernendam ac et concernere possunt,
plenarie remittendi et in quibuscumque a jure vel ab homine
quomodocumque et qualitercumque inflictis et promulgatis absol-
vendi et liberandi illaque remittendi et omnem insaniae maculam
si ve notam premissorum vel alicuius eorum aut dependentium
// castello di Civita Lavinia 253
ab eisdem occasione contractas abolendi et abstergendi et habi-
litandi ad quaecumque in posterum obtinenda. Processus quoque
et sententias huiusmodi cassandi et abolendi mandandi et fa-
ciendi de quibuscumque libris et registris in quibus huiusmodi
processus banna condannationes et sententiae descripti forent
nec non ad honores dignitates privilegia et famam jura et bona
quaecumque, etiam feudalia, in statum pristinum reintegrandi,
compositiones et federa ac pacta quaecumque cum lohanne et
Nicolao et ceteris de domo prefata concludendi, firmandi, et fa-
ciendi, concessionem quoque castri Civitatis Laviniae districtus
Urbis Albanen. diocesis cum vassallis, forteliciis, domibus, ter-
ritoriis mero et mixto imperio, tam intus quam extra, et cum
juribus et pertinentiis universis ad Castrum, Turres et Montem-
jovem et jura omnia supradicta ad monasterium s. Laurentii
ordinis s. Benedicti extra muros Urbis pertinere dinoscitur, lo-
hanni et Nicolao predictis ac eorum et alterius eorum filiis et
filiabus et eorum et alterius ipsorum filiorum et filiarum here-
dibus et successoribus in perpetuum libera et exempta ab omni
onere servitutis, census, sive redditus, cum voluntate et consensu
abbatis et conventus dicti monasterii, vel cuius sive quorum in-
terest, et locandi et eisdem lohanni et Nicolao et heredibus et
successoribus supradictis Passarani, cum Rocchae Corcolli et
s. Victorini, castra inhabitata Tiburtin. diocesis, posita in dictis
territorio et districtu, spectantia et pertinentia ad S. Pauli eiu-
sdem ordinis, extra muros Urbis predictae, cum omnibus eorum
et cuiuslibet ipsorum castrorum territoriis, pascuis, silvis, nemo-
ribus, juribus, pertinentiis et emolumentiis spectantibus seu per-
tinentibus, quovismodo ad castra proxìme superius nominata,
cum voluntate et consensu abbatis et conventus monasterii
s. Pauli predicti, prò decem annis proxime futuris, incipiendis
die celebrati contractus, et ut sequitur finiendis, prò redditu sive
annua pensione quadraginta florenorum currentium, ad rationem
quadraginta septem solidorum monetae romanae prò floreno quo-
libet computato, in nativitate domini nostri lesu Christi, vel
infra eius octavam, annis singulis dictorum decem annorum mo-
nasterio s. Pauli predicto persolvendis. Insuper quoque locandi
lohanni et Nicolao predictis, ac ipsorum et alterius eorum he-
redibus et successoribus supradictis, Frascati, quod ad ecclesiam
S. lohannis Lateranensis de Urbe predicta, et Genzani castra,
quod ad monasterium s. Anastasii ad Aquam Salviam Cister-
censis ordinis extra muros ipsius Urbis pertinere dinoscatur, cum
omnibus juribus et pertinentiis eorum et alterius eorum dicto-
254 ^' G<^li(^ii
rum Castroriim cum iuribus et iurisdictionibus castelaniae seu
giiardianiae Riciae et Sanctorum Mariae et Retri ecclesiarum de
Rida, Albanen. Diocesis, positas in territorio et districtu dictae
Urbis, cum consensu et voluntate archipresbiteri et canonicorum
et capituli Lateranensis, ecclesiae ac abbatis et conventus mona-
sterii S. Anastasii predictorum, prò tribus annis proxime ven-
turis, incipiendis dieta die celebrandi contractus et ut sequitur
finiendis, prò redditu sive censu unius floreni de camera prò
quolibet dictorum Castrorum, in lesto die nativitatis domini
nostri lesu Christi, vel infra ipsius nativitatis octavam, annis
singulis dictorum trium annorum ecclesiae et monasterio S. Ana-
stasii predictis persol vendi. Contractus quoque instrumenta quae-
cumque, prout opus est, compexeris cum membris et capitulis
opportune celebrandi et celebrare faciendi ac etiam quascumque
conductas gentium armigerorum, equitum sive peditum, et in
quocumque numero prò illis temporibus, stipendiis, provisio-
nibus, pactis, modis, conditionibus de quibus in concordia cum
hiis de dieta domo quos te firmare contingerit remanseris etiam
faciendi vel cum procuratoribus eorundem promissiones quoque
et pacta necnon juramenta ab ipsis prefato nomine recipiendi et
stipulandi aut eorum aliquo seu circa ea negotia fuerunt agendi
et exequendi plenam et liberam, tenore presentium, concedimus
facultatem ; ratum et gratum habituri quidquid per eamdem pru-
dentiam tuam, actum, promissum sive conventum fuerit, in pro-
missis, idque faciemus, auctore domino, usque ad satisfactionem
condignam inviolabiliter observare.
Datum Bononiae XV Calendas Augusti Pontificatus nostri
anno primo.
F. de Montepolician. Cirus de Mandato domini nostri pape
Io. de Bortzow.
IV.
5 settembre 143 1.
Istromento con cui Stefano Colonna, a nome anche
dei suoi nepoti, dona ad Agostino ed Antonio da Civita
Lavinia un orto presso le mura castellane, libero da
ogni servitù.
Arch. Vatic, Cameralia, arm. XXXVI, toni. 6, e. 416. Copia dell'originale.
In nomine Domini amen. Anno Domini .mo.cccc°.xxxio.
mensis septembris die .V^., indictione .x»., pontificatus san-
// castello di Civita LavÌ7iia 255
ctissimi in Christo patris et domini domini Eugeni papae quarti
anno secundo.
In presentia mei notarii et testium subscriptorum etc. Ma-
gnificus et potens dominus Stephanus de Columna, vice et no-
mine magnificorum nepotuum suorum, sua bona, propria, libera
et spontanea voluntate gratiosa, liberoque arbitrio, donavit et in
titillum donationis, ea donatione quae dicitur inter vivos, dedit,
tradidit et concessit Antonio Augustini de castro Civitatis Lavi-
niae, [propter] grata, honesta et accepta servitia facta et impensa
prefato Stephano et aliis dominis de Columna de Preneste, per
dictum Augustinum et Antonium prefatum ac etiam propter
damna habita et recepta et exilium habitum, predictis dominis
Antonio infradicto et heredibus et successoribus suis, in perpe-
tuum, unum ortum ad dictum Stephanum et suam curiam per-
tinentem, positum in tinimeto dicti castri, juxta muros eiusdem
castri, suis confinibus confinatum videlicet ab uno latere tenet
res Benedicti de Augubio, ab alio latere tenet res Caricelli et
viam publicam iuxta muros dicti castri et alios suos confines
veriores et plures si forent, ad habenduni, tenendum, possiden-
dum et tamquam de re feudale quicquid sibi et heredibus suis
placuerit perpetuo faciendum, cum omnibus juribus et pertinen-
tiis dicti orti, fructibus, redditibus, proventibus et adiacentiis
universis ad dictum ortum spectantibus quoquomodo : et etiam,
propter grata et accepta servitia per dictum Augustinum et An-
tonium prefatos impensa prefatis dominis Stephano et aliis de
Columna, ab omnibus et singulis censibus, oneribus, servitiis,
datis, collectis, guardiis, redditibus vini, frumenti, olei, lini, ca-
napae, grani et aliorum quorumcumque reddituum ad curiam
prefati domini debitis quocumque et qualitercumque scustiis (sic),
collectis et angariis, quibus tenentur honiines dicti castri sati-
sfacere, solvere vel pacare prefato domino et curiae dicti castri
Civitatis Laviniae, vigore presentis instrumenti, sua propria et
spontanea voluntate, de gratia speciali, dictum Antonium et suos
heredes in perpetuum exemit ac penitus liberavit ; dans et con-
cedens prefatus dominus Stephanus mihi notarlo tamquam pu-
blicae personae, de omnibus et singulis supradictis suam aucto-
ritatem conficere publicum instrumentum. Promittens prefatus
magnificus dominus Stephanus per se et suos ac magnificos ne-
potes suos et eorum heredes et successores in perpetuum non
contrafacere vel venire, nec contrafacientibus consentire aliqua
via, modo et forma. Pro quibus omnibus et singulis observandis
juravit ad sancta Dei evangelia et sub fide et legalitate sua,
256 A. G alieti
omnia et singula supradicta perpetuo observare et observari fa-
cere, et nullo unquam tunc contrafacere et venire, ac sub verbo
nobilium et magnatum. Immo voluit et mandavit prefatus do-
minus Stephanus, quod omnia et singula in presenti instrumento
contenta, firma, rata ac propterea inviolata perdurent.
Actum in civitate Prenestina, in scalis palatii residentiae
prefati domini Stefani, presentibus hiis testibus videlicet: Bocca
de Faro de Genzano, armigero prefati domini Stephani; Bene-
dicto de Zagarolo, cancellarlo préfati domini ; et Antonio Ma-
gnani de Preneste, vicario castri Civitae Laviniae, testibus ad
predicta vocatis et rogatis.
Et ego Bartolomeus Sassi de Pileo, apostolica et imperiali
auctoritate notarius etc.
V.
6 marzo 1436.
Istromento di vendita privata avvenuta ai tempi di
Lorenzo Colonna.
Arch. Vatic, Cameralia, arm. XXXVI, toni. 6, e. 410. Copia dell'originale.
In nomine Domini amen. Anno Domini millesimo .iiiio.xxxvio.
(sic) pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri
domini Eugenii divina providentia papae quarti indictione .xiiii».
mensis martii die .vi^.
In presentia mei notarli et testium inscriptorum ad hec spe-
cialiter vocatorum et rogatorum, Renzuculus Laureti Caczecti de
Civitate Lavinia, cum consensu et voluntate Angeli de Mathelica,
vicari temporaliter magnifici domini, domini Laurentii de Co-
lumna, tunc domini dictae Civitatis Laviniae, non dolo inductus,
non vi vel metu coactus, nec in aliquo circumventus, sed sua,
bona, propria, libera et spontanea voluntate, per se suosque he-
redes et successores vendidit, et venditionis titulo dedit tradidit,
cessit et concessit jure proprio et in perpetuum ad liberam pro-
prietatem ac verum dominium etc. unam domum terraneam et
scandolatam cum camera tabulata intra se, posita dieta domus
in castro Civitatis Laviniae iuxta rem lohannis Antonelli et
juxta rem Colae Civeii ante viam publicam et alios fines, si quos
habet plures et veriores antiquos vel modernos, cum omnibus
et singulis juribus, pertinentiis, introitibusque, exitibusque, ac-
cessibus, regressibus, quibus dieta domus positaque et confinata
// castello di Civita Lavinia 257
ut supra, habet et hactenus habere consuevit, lohanni Pelletorti
de dicto castro, presenti, ementi, recipienti et legitime stipulanti
prò se suisque heredibus et successoribus prò pretio et nomine
pretii centum et sexdecim libras et solidorum sex Inter eos
<:onvento taxato et diffinito, quos centum et .xvi, libras et .vi. so-
lidos pretium predictum, dictus Renzuculus venditor in presentia
mei notarii et testium infrascriptorum, manualiter habuit et re-
cepit, et de eis et pretio predicto vocavit se bene quietum, con-
tentum, solutum, pacatum et nichil excepto non habito, non re-
cepto, non soluto, et eidem non assignato, et tradito spei futurae
numerationis vel receptionis exceptioni doli malique metus ea
actioni in factum condisioni ob causam vel sine ea rei non sic gesti
vel aliter gesti et simulati contractus et omnibus aliis exeptionibus
eidem competentibus, et competituris, quibus omnibus exceptioni-
bus et juribus hic expressis et singulis aliis hic non expressis ac
legibus consuetudinibus et statutis quibus presens contractus posset
in totum, vel in partem infrangere seu aliqualiter vitiari et,
quod plus valet, dieta domus ut supra, cum pertinentiis suis ut
in futurum valebit pretio supradicto donatione quae dicitur Inter
vivos, inrevocabiliter donavit ad habendum, tenendum, possi-
dendum, utendum, fruendum, vendendum, donandum, permutan-
dum, alienandum et quicquid dicto emptori et suis heredibus et
successoribus placuerit perfaciendum. Quam domum positam et
confinatam ut supra, cum omnibus suis pertinentiis et juribus, pro-
misit dominus Renzuculus venditor, per se suosque heredes et
successores, dicto lohanni emptori, presenti, recipienti et legitime
stipulanti, prò se suisque heredibus et successoribus, fore libe-
ram et exemptam ab omni nexu, et censu obligationis, et de
ea nullum fecisse contractum vel quasi cum aliqua alia persona,
loco vel universitate, nec factus ullo tempore in posterum ap-
parebit et de ea nullam litem, questionem seu controversiam
movere nec moventi aliqualiter consentire, sed ipsam domum ut
supra per eundem venditam ab omni inquitante persona, lite
moventi, legittime defendere, auctorizare et disbrigare promisit
in judicio et ex judicio omnibus suis propriis laboribus, sumpti-
busque et expensis et in se suscipere primum, secundum, ter-
tium judicium ac etiam de evictione tenere voluit, si causa evi-
ctionis evenerit, dictas vero expensas, damna, sumpta et interesse,
quae et quas, idem Johannes emptor et sui heredes et succes-
sores fecerint vel substinuerint in iudicium vel extra judicium
reficere, resarcire promisit, summarie et de plano, sine strepita
et figura judicii, curiae reclamalione et iudicis taxatione, de
Archivio della R. Società roviami di storia patìia. Voi. XXXI I. 17
258 A, Gali e li
quibus, et art ea facta, passa et incursa, fuerint, vel ne, stare et
credere voluit soli verbo dicti emptoris suorumque heredum et
successorum, cum juramento tantum, non exquirendam aliquam
aliam legitimam probationem, haberi voluit et teneri, constituens
eundem emptorem, procuratorem ad recipiendam possessionem
prefatam in rem suam propriam, quam accipiendi, intrandi, re-
tinendi, sua propria auctoritate, potestatem et auctoritatem eidem
contulit et concessit, sine metu et pene partìs requisitione, et
suorum jurium legitimatione. Quae autem omnia et singula su-
pradicta et in hoc presenti instrumento contenta promisit dictus
RenzucLilus, venditor predictus per se suosque heredes, et suc-
cessores, ac juravit ad sancta Dei evangelia, tactis perentorie
sanctis Dei scripturis in manibus mei notarli, actendentis et
observantis, et in nullo contrafacere et venire aliqua ratione,
jure, causa vel modo nec aliquo colore quesito, sub obligatione
et ypotheca, et omnium bonorum suorum presentium et futu-
rorum, et ad penam et sub pena dupli quantitatis et pretii su-
pradicti, seu unius librae auri, stipulata et applicanda dieta pena
si contra factum fuerit, prò medietate curiae dicti castri, seu illi
curiae ad quam fuerit proclamatum, et prò alia medietate dicto
emptori et suis heredibus et successoribus. Predicta, me notarlo
ut publica persona, presenti et legitime stipulanti vice et nomine
dictorum curiae et partis et omnium quorum interest, vel in
futurum poterit interesse, qua vero pena soluta vel non, pre-
dicta omnia et singula semper perpetuo rata et grata et firma
maneant et perdurent.
Actiim in atrio curiae dicti castri, presentibus hiis testibus,.
videlicet Angelo Capparella, Paulo Ceha, et Laurentio Ciafroni,
omnibus de dieta Civitate Lavinia.
Et ego lacobus Petrutii Malagruma de Urbe publicus im-
periali auctoritate notarius etc.
VI.
19 ottobre 1438.
Pignoramento di Civita Lavinia a favore di Simo-
netto Manni, fatto dal card. Giovanni (?) Fiorentino,
del titolo di S. Lorenzo in Lucina.
Arch. Vatic, Reg. Eugen. IV, VI, ce. 283, 284.
In nomine Domini amen. Anno domini millesimo quadrin-
gentesimo tricesimo octavo, mensis octobris, die decimanona,
// castello di Civita Lavinia 259
indictione prima, tempore sanctissimi in Christo patris et domini
nostri domini Eugeni! divina providentia pape quarti, anno
octavo.
In presentia mei notarii et secretarii et testium infrascri-
ptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum etc. Reve-
rendissimus in Christo pater et dominus dominus I[ohannes ?]
miseratione divina Sancti Laurentii in Lucina presbiter cardinalis,
Florentinius vulgariter nuncupatiis, in alma Urbe patrimoni!
beati Petri in Tusciae Campaniae et Maritimae provinciis, nec-
non in ducatu Spoletano specialis commissionis, Sabinae et Ar-
nulforum terrae apostolicae sedis legatus, et omni modo, via^
jure, causa et forma quibus melius potuit et debuit, vigore suae
legationis, ac auctoritate sibi concessa ab apostolica Sede, pigno-
ravit, et prò speciali pignore obligavit, atque prò nomine pi-
gnoris dedit, cessit et concessit egregio viro ser Angelo Bar-
tholomei de Capucacie de Narnia, procuratori et procuratoria
nomine, et cancellarlo magnifici et strenui armarum gentium
capitanei Symonetti, quondam Petri Manni de Castro Perij, vice
et nomine ipsius Symoneti, suorumque heredum et successorum,,
recipienti ac legitime stipulanti, castrum Civitatis Laviniae, Tur-
rim Candulfi et duas Turres, sic vulgariter nuncupatas, in pro-
vincia, ad Romanam ecclesiam pieno jure domini spectantia et
pertinentia, cum omnibus et singulis pertinentiis suis, iuribus,
actionibus et iurisdictionibus quae et quas habent tam intus,
quam extra, et in eorum territoriis continentur ; ac etiam juri-
sdictionem meri et mixti imperii, et gladii potestatem, videlicet
dieta castra Civitae Laviniae et Turrem Candulfi, posita et con-
finata in dieta provincia, juxta veriores confines, et dictas duas
Turres et inhabitatas, cum omnibus suis tenimentis, positas juxta
dictam Civitam Laviniam et alios veriores confines, cognoscendos,
stimandos et puniendos civiliter et criminaliter, causis appellandis
dumtaxat exceptis de quibuscumque maleficiis, excessibus et de-
lictis per quoscumque tam in dictis castris et Turribus quam in
eorum territoriis committi contigerent criminibus heresis, lesae
majestatis, falsae monetae, falsificationis litterarum apostolicarum
et legatorum apostolicorum, de labe, raptu et virginum et mo-
nialinm sacrarum, exceptis; cum potestate recipiendi et exigendi
a quibuscumque solvere debentibus, solitos et consuetos fructus,
redditus et proventus universos, qui ex speciali pacto, facto, ha-
bito et tunc immediate solemniter stipulato Inter prefatum re-
verendissimum dominimi legatum et supradictum procuratorem,
ut siipra promittentem stipulantem, et legitime recipientem, non
2 00 A. G alieti
extenuent sortem principalem ; sed dicti fructus, redditus et pro-
ventus converti debeant in reparatione arcium et muros dictorum
cavStrorum ac prò custodia constructionum et arcium eorundem.
Et hoc fecit supradictus dominus legatus vice et nomine s. d. n.
papae Romanae ecclesiae et Camerae apostolicae, prò pretio et
nomine pretii, septem milia florenorum auri de Camera, quas
idem Simonettus tenetur et debet habere a supradicta Camera
apostolica, prò tempore quo servivit et stetit ad stipendia pre-
fatorum domini nostri papae, Romanae ecclesiae et apostolicae
Camerae, quam summam et quantitatem quae patet in computis
et calculis factis ipsius legati et cum dicto procuratore ex pacto
convenit, non debere excomputari in fructibus, redditibus et pro-
ventibus dictorum castrorum et Turrium eorumdem, sed firma
stet neque dictus fructus extenuet principalem sortem ut supe-
rius est espressus. Et quodcumque dicto Simonetto vel suis he-
redibus et successoribus esset integra pateffactum, de dictis se-
ptem milibus florenis, nomine summi pontificis et Romanae ec-
clesiae, tam presentis quam eius canonici successoris, debeat
dictus Simonettus, seu sui heredes et successores debeant, dieta
castra et turres libere dare et assignare cum suis omnibus teni-
mentis et pertinentiis prefato summo pontifici, aut suis legatis
apostolicis et ufficialibus. Et interim quousque dicto Simonetto,
vel suis heredibus, non satisfieret de dictis septem milibus flo-
renis, teneant et debeant dieta castra et Turres tenere et custo-
dire et possidere, vice et nomine ecclesiae Romanae et s. d. n.
papae tam presentis quam canonici successoris futuri. Concedens
predictus reverendissimus dominus legatus supradicto Simonetto
et suo legitimo procuratori, liberam licentiam et potestatem in-
trandi et recipiendi et retinendi, propria auctoritate, tenutam et
corporalem possessionem dictorum castrorum et Turrium et te-
nimentorum et pertinentium eorumdem, cum omnibus juribus,
actionibus, jurisdictionibus et potestatibus ut supra promissit,
ab hodie in antea, quomodocumque dicto Simonetto, seu suo
legitimo procuratori, placuit; rogantes me notarium et secreta-
rium, supradicti domini legatus et dictus Angelus procurator,
ut de predictis hoc publicum conficerem instrumentum.
Acta fuerunt hec in civitate Viterbi et in episcopali palatio,
in camera ipsius domini legati, presentibus his testibus, vide-
licet : venerabili viro domino Nicolao ser Zachariae de Viterbio
capellano; Egidio Cobelli de Vitelleschis ; Ambrosio Benedicti
de Corneto et domino Nicolao de Fredericis de Florentia, ca-
pellano prefati reverendissimi domini legati, ad predicta, habitis.
// castello di Civita Lavinia 261
et rogatis. Et ego Fabrianus quondam ser Mathei de Narnia
publicus, apostolica et imperiali auctoritate, notarius et secre-
tarius supradicti domini legati, etc.
Questo contratto fu ratificato da Eugenio 1\' con bolla datata: « Florentiae,
« anno incarnationis dominice millesimo quadringentesimo quadragesimo, unde-
« cimo kl. augusti, pontificatus nostri anno decimo », donde è stato desunto.
VII.
20 settembre 1480.
Vendita di Civita Lavinia a Gabriele Cesarini e
Stefano Margana, fatta dal protonotario Lorenzo Od-
done Colonna a nome proprio e dei fratelli.
Roma, arch. di Stato, n. 176, e. 190. Il volume 176, è formato da alcune
carte appartenenti al volume 175, quelle comprese tra e. 98 e e. 258 « inclusive ».
In nomine Domini amen. Anno eiusdem millesimo. cccc°.
Lxxx°., tempore pontificatus sanctissimi in Christo patris et do-
mini domini Sixti divina provvidentia papae IV, indictione .xiiii.,
mensis septembris, die vero .xx".
In presentia mei notarli et testium infrascriptorum, ad hoc
specialiter vocatorum et rogatorum, reverendus in Christo pater
et dominus, dominus Laurentius Oddo de Colupna, sedis aposto-
licae prothonotariiis, prò se ipso principaliter, ac vice et nomine
magnificorum dominorum lordani ducis, et lohannis et Marcelli
et Fabritii de Colupna suorum germanorum fratrum, prò qui-
bus, se et bona sua principaliter obligando, de rato et ratum
habiturum promisit, ac se facturum et curaturum ita et taliter,
ratione eorum minoris etatis, forte .xxv. annorum, et non aliqua
alia ratione etc. sponte etc. vendidit, ac titulo venditionis dedit,
videlicet magnifico et spectabili viro domino Gabrieli de Cesa-
rinis, de regione Sancti Eustachii, et Stefano q. Petri de Mar-
ganis, de regione Campitelli presentibus et volentibus, ac prò
indiviso coementibus, stipulantibus ac legaliter stipulantibus prò
se ipsis eorumque heredibus et successoribus, et michi notarlo
presenti et stipulanti ac legaliter stipulanti prò eis omnibusque
quorum interest, videlicet ad veram proprietatem, propriamque
hereditatem etc. id est integrum castrum Civitatis Laviniae,
cum toto eius territorio, dominio, vassallagio, ac mero et mixto
imperio, et omiii iure vassallagii et cum fortellitio, furnis, pe-
dagiis, vectigalibus, terris cultis et incultis etc. et toto teni-
202 A. G alieti
mento et omnibus iuribus etc. situm in partibus Latii, in di-
strictu Urbis : cui toto castro et tenimento, ab uno latere est
tenimentum castri Ardeae ; ab alio est tenimentum casalis Vallis
Olivae; ab alio est tenimentum Sanctae Mariae Aricinae ; ab
alio est tenimentum Gentiani vel si qui etc. ad habenduni etc. ;
item, simili modo et forma, vendidit, tradidit etc. omnia et sin-
gula jura etc. nullo iure etc. ponens dictos emptores in locum,
ius, et privilegium suum etc, constituens etiam eosdem et quos-
libet ipsorum procuratores, ut in re propria ipsorum, itaque de
iuribus emptis agat, excipiat etc. ; et promisit hanc auctoritatem
defendere in iudicio et extra, et ab omni molestante persona,
et ubicumque aliqua lis sibi intimata fuerit etc, et facere con-
sentire omnem personam etc, et per nobilem virum Maran de
Capogallo, de regione Pontis, et dominum Colam Stefanum,
quos procuratores ad investendum, et possessum dicti castri ac
fortillitii et tenimenti vendendum, traddendum et consignandum,
et quemlibet ipsorum in solidum constituit, videlicet in posses-
sionem inducere et immittere voluit etc ; et nichilominus dedit
potestatem eisdem emptoribus et cuilibet ipsorum, propria eo-
rum auctoritateque ipsorum venditorum, inlrandi, capiendi et
retinendi dictam possessionem etc quam donat, acceptat, et
constituit se et dictos suos fratres, nomine ipsorum emptorum,
et suorum heredum et possessorum, tenere et possidere. Hanc
autem venditionem, concessionem et translationem et omnia
quae dieta sunt et infra dieta, facit rever. dominus Laurentius
Odo, prothonotarius supranomìnatus, domino Gabrieli et Ste-
fano prò pretio et nomine pretii quinque milium ducatorum
auri, ad rationem et conputum .Ixxv. bologninorum prò quolibet
ducato. Quos quinquemille ducatos dicti magnifici domini, Ga-
briel et Stefanus, emptores ut supra, personnaliter, actualiter et
manualiter, quisque ipsorum, prò rata sibi, solverunt, numera-
verunt et tradiderunt prefato rever. domino prothonotaro pre-
senti, prò se et quibus supra nominatis, et recipienti manualiter
et in contanti ; de quibus quinquemilibus ducatorum, integro
pretio predicto, prefatus rever. dominus prothonotarius, prò se
et nominibus quibus supra, post dictam manualem solutionem
et traditionem se bene contentum tractatum et pactatum voca-
vit etc. Et supra scriptus voluit, et suo et dictorum suorum
fratruum nomine donavit etc. Et promisit quod dictum castrum,
cum tenimento et dominio, et iuribus predictis et indictis, est
ipsius rever. domini prothonotarii et venditorum suorum fratrum
predictorum, et ad eos totum spectat et pertinet et nulli alicui
// castello di Civita Lavinia 263
personae etc. Si quid apparet vel apparebit etc. teneri voluit
etc. ad omnia damna etc. egregius legum doctor dominus Nico-
laus domini Antonii de Cafarellis et nobilis vir Laurentius Patri
Cafarelli, ambo de regione Sancti Eustachii, ipsi, et quilibet
ipsorum in solidum, sponte et stricte se se, ad hoc, sive teneri,
sive obligari voluerunt ut fideiussores, sollicitatores et interces-
sores, prò dicto rever. domino prothonotario et fratribus, in do-
minio castri et tenimenti et curatores etc. ac similiter promi-
serunt se facturos etc. quod dicti Johannes (?) lordanus dux ac
domini Johannes, Marcellus Fabritius eius fratres ut supra no-
tificaverunt etc. ad omnem simplicem requisitionem etc.
A e. 191, sotto il rogito dell'investitura, si ha il seguente transunto che,
insieme con i quattro altri dei nn. viii, ix, x, xi, furono raccolti dal notaio
Beneimbene per suo uso personale nel « Registrum protocollorum ».
Confinibus addenda : casalis duarum Turrium, Nemus Fa-
iolae, casaHs Piscatoris, domus Sanctae Mariae Aricinae et por-
tio dicti casali duarum Turrium quod est dictorum venditorum.
Testibus : dominus Andreas de Castello canonicus Vero-
nensis. Georgius de Montelione. Dominicus Sole magistri Odoni.
Georgius Maran.
Vili.
28 settembre 1480.
Investitura di Civita Lavinia in favore di Gabriello
Cesarini e Stefano Margana.
Roma, arch. di Stato, n. 176, e. 191.
In Dei nomine, amen. 1480 mensis septembris die .xxviii.
Investitura etc. luramentum fidelitatis prestatum per vassallos et
massarios quorum nomina etc. Antonius magistri Angeli, Nerius
notarius, Laurentius Sirfonni de Genzano, Antonius Pulverinus
massarii, Bartholomeus Nardecchia camerarius, et officiales.
IX.
5 novembre 1480.
Compromesso di vendita al card. Guglielmo d'E-
stouteville, fatto dal protonotario a nome proprio e
dei fratelli.
Roma, arch. di Stato, n. 176, ce. 207 e aoH.
264 A. G alieti
In Dei nomine amen, anno eiusdem millesimo .cccco.lxxx®.
pontificatus sanctissimi domini nostri Sixti divina provvidenza
papae quarti, indictione .xiiii. mensis novembris, die .v^.
In presentia mei notarli publici, et testium infrascriptorum
ad hec specialiter vocatorum et rogatorum, reverendus in Christo
pater dominus Laurentius Odo de Columna, Sedis apostolicae
prothonotarius, prò se ipso principaliter, ac vice et nomine ma-
gnificorum virorum dominorum lordani ducis ac lohannis, Mar-
celli et Fabritii de Columna, suorum germanorum fratruum, ha-
bens ad hec plenum et sufficiens mandatum per acta domini
lohannis de Signorilibus, publici notarli, romani civis, de dicto
mandato rogato presentis, et fidem facientis et instrumentum in
publica forma dare promittentis, qui reverendus dominus pro-
thonotarius, ultra officium procurationis et mandatum suum pre-
dictum, de rato et ratum habiturum, prò dictis suis fratribus
et quibuslibet ipsorum promisit, et se facturum etc. sponte etc.
vendidit ac titulo venditorio dedit, cessit et concessit, jure pro-
prio et suprascriptorum, ad verum dominium et proprietate
perpetua hereditatem, reverendissimo in Christo patri et domino,
Guilielmo de Etotavilla, episcopo Hostiensi, cardinali Rotho-
magensi, Sanctae Romanae Ecclesiae camerario, presenti etc.
ac suo proprio nomine et de suo propio peculio et adventitio
aliunde, quam de fructibus ecclesìasticis seu ecclesiastici tituli,
ementi et cui ... quam ipse reverendissimus dominus et sui
heredes ac successores vendere, donare vel alienare voluerunt,
id est totum et integrum castrum Civitae Laviniae vulgariter
nuncupatum, cum integro eius tenimento et territorio, et cum
omni iure vassallagii et dominio, ac mero et mixto imperio, et
cum omni jure vectigalium et pedagiorum, nec non cum arce
et fortilitio, ac domibus et furnis omnibusque suppellectilibus,
munitionibus, instrumentis et armamentis in eo existentìbus et
cum omnibus terris cultis et incultis, sementantiis et non se-
mentantiis, montibus, vallibus, collibus, silvis, nemoribus, sal-
tibus, pratis, et pratarinis, et rivis, fontibus, aquis, acquarum-
que decursibus, itineribus, introitibus, et exitibus et singulis
utilitatibus, comoditatibus in dicto castro, et exta ipsum ca-
strum et tenimentum suum existentìbus et ad ipsum castrum
eiusque tenimentum spectantibus et pertinentibus, tam de jure
quam de consuetudine. Quod totum castrum, cum tenimento
supradicto, situm est in districtu Urbis, in partibus Latii, et in
diocesi Albanensi, infra hos fines videlicet : cui ab uno latere est
castrum dirutum Sancti lanuarii : ab alio est tenimentum Sancti
// castello di Civita Lavinia 265
Petri in Formis; ab alio est tenimentum castri Ardeae; ab alio teni-
mentum casalis Vallis Olivae ; ab alio tenimentum casalis Pisca-
toris ; ab alio est pars tenimenti casalis « de doi torri », juncta cum
alia parte ipsorum venditorum et in venditione comprensa ; ab
alio est tenimentum castri Genziani ; ab alio tenimentum castri
Nemi ; ab alio tenimentum Fajolae vel si qui etc. libere etc. ;
item simili modo etc. vendidit omnia jura etc. nullo in ea etc.
ponens eumdem emptorem in locum, et ius, et privilegium
suum : constituens etiam ipsum procuratorem ut in rem suam ;
itaque de emptis predictis juribus agat, excipiat etc. ; et pro-
misit habere et usufruì hanc auctoritatem defendere in judicio et
extra et ab omnibus molestationibus juris et facti, et ab omni
inquietante persona, et ubicumque haec fuerit intimata etc. ; et
facere consentire huic contractui omnem personam, locum, vel
universitatem jus habentem, seu habere pretendentem, et ma-
xime gentium comunitatem, et uxores dictoruni fratrum, ad
omnem simplicem requisitionem dicti reverendissimi domini et
suorum heredum et successorum ; et per honorabilem virum do-
minum lohannem Channen, magistrum domus prefetti reveren-
dissimi domini, quem presentem et acceptatem, prefatus reve-
rendus dominus protonotarius, procuratorem constituit in pos-
sessionem predicti, et immittere voluit. Et nichilominus dedit
potestatem, dictus venditor, prefato reverendissimo domino
cardinali presenti et acceptanti, per se suos procuratores et
gestores, propria auctoritate, intrandi, capiendi, retinendi pos-
sessionem dicti castri et arcis, et sui tenimenti et vassallagii,
et aliorum iurium predictorum, quam donat, acceptat, consti-
tuit, dictus reverendus dominus prothonotarius prò se ipso,
et nomine dictorum suorum fratruum, promittens, et rato ut
supra, tenere et possidere. Hanc autem venditionem etc. fecit,
item reverendus dominus protonotarius, prò se et quibus supra
nominibus promittens, de rato ut supra, prefato re ver. domino
cardinali presenti etc. me notarlo, prò pretio et nomine pretii,
decem millium quiugentorum ducatorum auri de Camera ad com-
putum .Ixxv. bologninorum prò quolibet ducato, de quibus decem
milibus quingentis ducatis, idem reverendus dominus protho-
notarius prò se et nominibus quibus supra, in istrumento arra-
rum habuit, et habuisse confessus est, ducatos similes quinque
millia, solutos prò arra et parte pretii, prout patet ex actis mei
eiusdem notarli ; residuum vero dicti integri pretii, videlicet du-
catos quinque millia et quingentos restantes, idem rever. do-
minus cardinalis, emptor realiter et actualiter, ac de proprio et
2 06 A. G alieti
privato peculio ipsius rever. domini cardinalis comparato ab alio
suo peculio ex beneficiis, titulis ecclesiasticis acquisito, prout
ipse rever. dominus cardinalis asseruit, solvit ac pecuniam tra-
dere et numerare fecit eidem reverendo domino, presenti ac
manualiter et numeraliter et actualiter recipienti, in ducatos auri
in auro, dictorum summam et qualitatem. Benevalentibus de
quibus quidem (i) milibus quingentis ducatis, integro pretio
predicto, prefatus, rever. dominus prothotarius post numeratio-
nem, traditionem, et consignatiomem predictam, et post dictam
confessionem et recognitionem, se bene contentum, tractatum,
et pattatum vocavit etc. et quietationem de bis fecit dicto rever.
domino etc. et mihi notarlo etc. Et renuntiavit etc. suprascriptus
volens etc. dicto pretio decem mìllium quingentorum ducato-
rum, vel aliter, per comunes arbitros eligendos, extimando vel
declarando omnia id et totum etc. gratuito et liberaliter ac ex
solita magnanima liberalitate et munificentia, idem rever. domi-
nus prothonotarius, prò se et quibus supra nominibus, eidem
rever. domino cardinali emptori, suis heredibus et successori-
bus jam dictis, irrevocabiliter donavit etc. Et promisit dictus
rever. dominus prothonotarius venditor, per dictum castrum
cum fortillitio, domibus, furnis, jure vassallagii, aliisque juribus
et pertinentiis et adiacentiis predictis, et ipsius rever. domini pro-
thonotarii et dictorum suoruni fratrum, et ad eos spectat et per-
tinet pieno iure et nulli personae, loco, vel universitati in to-
tum, nil in parte fuit, neque est obligatum, pignoratum, dona-
tum, alienatum, largo alienationis sumpto vocabulo, et ubi
contrarium apparuit etc. teneri vohiit se et dictos suos fratres
et quoslibet venditores in solidum etc. ad omnia damna etc. de
quibus etc. et promisit insuper idem rever. dominus prothonotarius
eidem rever. domino prefato et dare idoneos fideiussores cives
romanos ac locupletos qui se obligabant in pienissima forma
de emtione et de ratificatione per dictos fratres rever. domini
prothonotarii absentes et de consensibus prestandis ad omnia.
Actum Romae in palatio dicti rever. domini cardinalis etc.
presentibus: domino lohanni Cannen, magistro domus dicti
rever. domini cardinalis ; et honorabili doctore domino Nicola© de
Ameria ; ac viris nobilibus Valeriano de Frangipanibus de regione
montis Jordani ; Colutio Cinthii de Roma, priore ; domino lohanni
de Signorilibus procuratore, romano, et lohanni Sinibaldi de
Florentia.
(i) Manca « decem ».
// castello di Civita Lavinia 267
X.
5 novembre 1480.
RicogTiizione del vino raccolto da Gabriele Cesarini
e Stefano Margana.
Roma, ardi, di Stato, n. 176, e. 213.
Eiusdem anno (i), pontificatu, indictione, et mense novem-
bris die vero quinto. In presentia mei notarii etc. supradictus
rever. in Christo pater dominus Laurentius Odo de Columna pro-
thonotarius sponte etc. ad invogationem magnifici domini Ga-
brielis de Cesarinis et Stefani de Marganis, presentium et invo-
gantium, declaravit et cognovit quod, omnia vina recollecta in
dicto castro et tenimento Civitae Laviniae sunt et intelliguntur
acquisita eisdem dominis Gabrielis et Stefano coemptoribus dicti
castri, et ad eos spedare et pertinere dictis dominis Gabrieli
et Stefano presentibus, acceptantibus ac legaliter stipulantibus.
XI.
7 novembre 1480.
Reiterazione della vendita di Civita Lavinia, fatta
dal protonotario Colonna a favore di Giovanni Chan-
nen, procuratore del card. Guglielmo d'Estoute ville.
Roma. arch. di Stato, n. 176, e. 212 b.
Eiusdem anno, pontificatu, indictione, die vero .vij. In pre-
sentia mei notarii renovatum et reiteratum fuit instrumentum actus
venditionis per dictum dominum prothonotarium, prò se et qui-
bus supra nominibus, ad cautelam, cum eiusdem clausolis, pro-
missionibus, stipulationibus, cautelis, et instrumentum prefatum
dicto domino lohanni, magistro domus et procuratori dicti rever.
domini cardinalis, et eo nomine emptori et stipulanti, ac me
notario similiter stipulanti etc. cum potestate extendendi in si-
mili forma etc. Rogatus etc.
(i) Essendo la forma abbreviata, manca l' invocazione «< In nomine Domini»
dalla (|iialf dipt-ndi- « ciimdi'iii ».
2 68 A. Galle ti
Actum in dicto castro Laviniae, in palatio eiusdem castri,
eisdem infrascriptis presentibus : domino Antonio Ebduardo Va-
leriano de Frangipanibus romano ; viro domino Antonio Lutio de
Cora canonico Velletris; Antonello de Stato Capua olim, nunc de
castro Gentiano; Angelo Laurentio de Montelione, testibus etc.
Segue immediatamente l' atto d' investitura stipulato a Civita Lavinia.
Cf. p. 205, nota I.
XII.
25 agosto 1501.
Breve di esenzione in perpetuo dalla tassa del sale
e focatico, emanato dal papa Alessandro VI a favore
di Civita Lavinia.
Arch. Vatic, Cameralia, arm. XXXVI, tom. 6, e. 408.
Alexander papa sextus dilectis filiis salutem, apostolicam
benedictionem. Cupientes vobis, ob fidem et sinceram devotio-
nem ultra erga Nos et hanc sanctam apostolicam Sedem, nec
non promptitiidinem in deditione, quam super de ista terra no-
stra tam libere fecistis ad grembum et obedientiam nostram
unanimiter redeundo, aliquam gratiam facere specialem vobis
salfocaticum nuncupatum, quod annis singulis Camerae aposto-
licae solvere tenemini et ut asseritis summam duodecim ducato-
rum, bonogninorum vigintiquinque et denariorum sex, de bo-
nogninis .lxxii., non excedit, tenore presentium, gratiose, remit-
timus et in perpetuum liberaliter condonamus, ita quod ad illius
solutionem amplius deinceps non teneamini. Mandantes dohaneriis
et depositariis pecuniam salis huiusmodi prò tempore existen-
tibus et aliis ad quos spectat quatenus deinceps propterea vobis
nullam molestiam inferant aut inferri faciant seu permittant, sed
vos de eorum libris in quibus ob dictum sai annotati estis
cassent et absoleant. Ita quod ad illius solutionem amplius in
futurum perpetuo non teneamini, contrariis non obstantibus qui-
buscumque.
Datum Romae apud Sanctum Petrum sub anulo Piscatoris
die .XXV. augusti .mdi. pontificatus nostri anno nono (i).
(i) Questo breve fu richiamato in vigore nell'anno 1581, 8 febbrajo, sotto
Gregorio XIII, dal card. Camerlengo Luigi Cornell e da quel rescritto è stato
desunto.
// castello di Civita Laviìiia
269
XIII.
21 maggio 1502.
Seduta consiliare, tenuta in Civita Lavinia alla pre-
senza del notaio Antonio Grasselli, relativa all'elezione
di procuratori per l'appalto triennale delle gabelle.
Arch. Vat., Diver. cam., arni. XXXIV, tom. 11, ce. 30-33.
In nomine Domini amen. Anno Domini 1502, pontificatus
sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Alexandri
divina providentia papae sesti indictione quarta, mensis maj,
die .XXI.
In presentia mei notari et testium subscriptorum ad haec
specialiter vocatorum et rogatorum, congregato et coadunato
pubblico et generali Consilio, parlamento, comunis et hominum
castri Civitae Laviniae ad sonum campanae in domo dicti co-
munis ubi similia fieri solent, insufficienti, numero non solito
congregatorum etc. In quo Consilio interfuerunt infrascripti ho-
mines et personae de populo Castri predicti, adserentes et adfir-
mantes sese et qui revera fuerunt et sunt dictae partis et civi-
tates, omnes homines dicti loci Civitae Laviniae videlicet :
Cristofanus Mancini
Minicus Vini
Magister Dominichus ferarius
Naj Naj
Franciscus Busii
Zachangninus
Latinus magistri Salvati
Sanctus Andrea Trincha
Petrus Cepollone
Magister Amicus Demetri
Moseus Coselle
Vangelista Dominicus Petrutii
Evangelista Nardechia
lohannes Corno (?)
Falascha Petrus
Franciscus Favale
Batiste Favale
Sebastianus Petri Santi
Georgius Benedicti Casi
Tomaus Gasbarro
Dominicus Petrutii
Petrus Sancti
Cristoferus Pataccha
Laurentius Tosti
loseph Bensevinus
Magister Andreas ferrarius
lohannes Minici Lilli
Prudentius Morsomenni
lacobus Siiosso
Bertus Comonelli
Jerunimus Nardechia
Constantinus Stefanus nenuce
los. Anton, magistri Angeli
Antonius Pauletti
Angelus Petrutii
Dominicus Nardelli
yo
A. Galle ti
lohannes Albanense lacobus Clementi
Paulus Cucca Petrus Napolitani
Laurentius Felix Gasbarro Agabitus Angelus Venasii
Laurentius Schiavus Nicolaus Polverini
Novellus Napolitani Paulus Stuti
Sanctus Rallone Alexander Antonius Petri
lohannes Nardechia Sancti
Dominicus Joseph Palini Dominicus Carneciale
Antonius Fabri (?) Laurentius Petri Pauli
Andreas Julliani
Si stabilì di precidere in affitto per tre anni tutti i redditi
e i proventi di Civita Lavinia omnes et singulos fructus reditus et
proventus Castri Laviniae al prezzo di scudi settecentocinqua?ita
elegettdo per tal fine a procuratori della comunità : Dominicum
loseph Palini et magistrum Dominicum Ioachim massarios. Actum
in castro Civitae Laviniae videlicet in domo dieta, presentibus
bis testibus, videlicet : Nicolao Pesello ; Petro Dalomo ; Lau-
rentio Petripauli et Petro Napolitano omnibus de dicto castro
testibus. Et ego Antonius de Grasselli s notarius etc.
XIV.
25 gennaio 1520.
Ricevuta del sussidio di vigesima pagato dagli
Ebrei, residenti a Civita Lavinia, per mezzo di Angelo
Pazienza, alla Camera apostolica.
Arch. Vatic , Diver. cam., arm. XXIX, toni. 126, ce. 114 e 115.
Universis et singulis presentes litteras inspecturis notum
facimus et testamur quod cum universitas hebreorum Civitae
Laviniae, Fundan. diocesis, subsidium vigesimae, nuper a sanctis.
d. n. papa cunctis hebreis per ditiones ecclesiasticas constitutis
impositum, Camerae apostolicae solvere tenentur, Angelus Pa-
tientia hebreus in dicto loco commorans et agens nomine totius
universitatis predictae, et prò eorum integra rata vigesimae
huiusmodi, scutos decem auri in auro de ordine et mandato
nostro persolvit hodie realiter et cum effectu nostrarum com-
positionimL predictarum cum r. d. thesaurario apostolico gene-
rali desuper factarum prò ut ad introitum Camerae apostolicae
// castello di Civita Lavinia
appartenentem. Ideo de mandato nostro et auctoritate nostra
eandem universit.iteni hebreorum illorumque res et bona ac here-
des et successores quoscumciue a dicto subsidio, harum serie,
absolvimus et liberamus. Inibentes quibusvis subsidii huiusmodi
exactoribus ne universitatem et particulares personas, hebreorum
prefatorum, occasione dicti subsidii novissime impositi modo
aliquo molestare, impedire, aut inquietare audeat, nec presumat
in contrarium faciens non obstantibus quibuscumque.
Datum Rome in Camera apostolica, die 25 ianuarii 1520.
Visa: Io: Gaddus. Michelangelus.
XV.
18 aprile 1544.
Il cardinale Guido Ascanio Sforza nomina com-
missario di Civita Lavinia il dottore Teodoro Citeroni
di Trevi, per lo spazio di mesi sei.
Arch. Vatic, Diver. cani., arni. XXIX, toni. 134, e. 150.
Guidus Ascanius Camerarius. Dilecto nobis in Christo magni-
fico viro domino Theodoro Citeronio, de Trevio, iuris utriusque
doctori, terrae Civitatìs Laviniae commissario, salutem in domino.
Inducti fide et devotione tuis erga Sedem apostolicam, nec non
scientia litterarum, et popolorum gubernandorum experientia,
quibus apud nos comendaris, te Civitatis Laviniae status nostri
comissarium seu officialem s. d. n. papae et camerae apostolicae,
cum facultate deputandi seu retinendi vicarium vel auctuarium,
aliisque facultatibus, jurisdictionibus, et auctoritate, nec non cum
salario et emolumentis solitis et consuetis, ad sex menses proximos,
cum primum te illuc, intuleris inchoandos, de mandato etc. iuxta
tenorem presentium facimus et deputamus. Mandantes univer-
sitati et hominibus dictae terrae et aliorum locorum jurisdi-
ctioni comissarii huiusmodi subiectorum, ac aliis ad quos spectat
quatenus te juxta formam presentium recipiant et admittant,
tibi et pareant et obediant: thesaurario vero eius dicti status,
quod tibi de salario et emolumentis huiusmodi, et congruo tem-
pore, satisfaciat et satisfieri mandet, contrariis non obstantibus
quibuscumque. Volumus autem quod antequam dictum ofiìcium
exercere incipias, de eo bene, juste, et fideliter exercendo, de
(juo n<')n recipiendn nlidiinfl i^cims tnunt'ris pr. iptcr «-viriilent;» et
272 A. G alieti
poculenta, quae triduo consumi possint, juxta formam iuris co-
munis in manibus nostris juramentum prestare tenearis.
Datum . Romae in Camera apostolica, die .xviii. aprilis 1544
pontifìcatus sanctissimi domini nostri Pauli papae tertii, anno
decimo.
Guidus Ascanius Cardinalis Camerarius. Michelangelus.
XVI.
14 ottobre 1544.
Editto del cardinale camerlengo Guido Ascanio
Sforza con cui la Camera apostolica elegge per altri
sei mesi Fabio Capitani vicario di Civita Lavinia.
Arch. Vatic, Diver. cam,, arm. XXIX, torti. 135, e. 121.
Guidus Ascanius camerarius. Dilecto nobis in Christo spe-
ctabili viro domino Fabio de Capitaneis de monte Sanctae Ma-
riae in Giorgio layco, Firman, diocesis, quoad infrascripta, of-
ficiali nostro salutem in domino.
Cupientes opportune providere ut oppidum Civitatis Laviniae,
Albanensis diocesis, justitia gubernetur, ac illius incolae in pace
conserventur, de fide probitate ac in rebus agendis experientia
tuis, in officio huiusmodi hucusque viriliter gesto cognitis, in
domino confisique, et in fiiturum idem erga ipsius oppidi ho-
mines te geres, ac eo quia perpetua confirmatione, a comunitate
dicti oppidi humiliter requisiti sumus ; iccirco de mandato et
auctoritate et te tenore presentium, ad alios sex menses, juxta con-
suetum incipiendos a die conspirationis primi semestris tibi per
alias nostras concessi, oppidi Civitatis Laviniae predicti, nostrum
et Camerae apostolicae vicarium, seu officialem cum honoribus,
oneribus et emolumentis solitis et consuetis, confirmamus, et si
opus est de novo facimus, constituimus et deputamus. Dantes
tibi facultatem et omnimodam actoritatem oppidum predictum
et illiusque homines cum justitia gubernandi, illisque jusdicendi,
eorumque causas civiles, criminales et mixtas cognoscendi et
expediendi, juraque et proventus dictae Camerae spectantes et
spectantia, personae seu personis ab eadem Camera deputatis,
respondeas prout ad huiusmodi vicarium juxta solituni spectant
officium. Mandantes propterea, eisdem incolis et omnibus aliis,
ad quos spectat, seu in futurum spectare poterit, ut te in eos
// castello di Civita Lavinia 273
vicarium recipiant et admittant ; tibique pareant et juste hu-
iusmodi officium exercendo, de quo non recipiendo aliquod
genus muneris, propter esculenta et poculenta, quae triduo con-
sumi possint, juxta formam juris comunis juranientum et cautio-
nem in manibus nostris prestare tenearis, contrariis non obstan-
tibus quibuscumque.
Datum Romae in camera apostolica die 14 octobris 1544.
Guidus Ascanius Card.lis Camerarius. Michelangelus.
XVII.
8 luglio 1546.
La Camera apostolica conferma la locazione trien-
nale dei castelli di Civita Lavinia e Genzano fatta a
Luca Evangelista, romano, dall' arcivescovo di Sorrento
Bernardino Silveri, governatore dello stato che già fu
di Ascanio Colonna.
Arch. Vat., Div. cani. XXIX, toni. 149, ce. 60 e 61.
Dilecto nobis in Christo Lucae Evangelistae civi romano, sa-
lutem in domino sempiternam. Cum r. p. d. Bernardinus Sil-
verius archiepiscopus Surrentinus Sanctis d. n. papae magister
domus, status olim Ascanii Columnae gubernator, nomine suae
sanctitatis et Camerae apostolicae ac de mandato et commis-
sione, licentiaque Illustri domini Octavii Farnesii ducis Castren-
sis ac. r. p. d. Bernardini Helvini episcopi Anglon. Camerae
apostolicae thesaurarii sibi ut asserit traditis (?), tibi omnes et
singulos fructus, redditus et proventus, juraque et obventiones
universas castrorum et Civitatis Laviniae, et lenzani, Albanensis
diocesis, ad Cameram apostolicam spectantes et pertinentes, una
cum decima parte penarum criminalium ad triennium hunc
proximum et de mense ianuarii proximi decursi incipiendum et
ut sequitur finiendum, prò pretio pactisque et conventionibus
in pubrico instromento locationis et concessionis huiusmodi,
desuper sub die trigesima mensis ianuarii proximi pretesti con-
fecto, et per Thomam de Dionisiis pubricum notarium rogato,
et in pubricam formam redacto, ac per nos viso et alia prout
in ipso instrumento continentur locaverit, arrendaverit et con-
cesserit, copiasque, locationem et concessionem huiusmodi a
nobis et Camera apostolica confirmari, et etiam de novo quan-
Archivio della R. Società loviana di slotia patHa. Voi. XXX li. l8
2 74 ^' G alieti
tus opus sit fieri et concedi. Nos tenore infrascriptae locationis
et concessionis huiusmodi prò sufficienter expresso habere, tuis
in hac parte petitionibus annuentes, volentes, te favore prose-
quere gratioso, de mandato nostro et auctoritate nostra, loca-
tionem et concessionem predictas, et omnia et singula in dicto
instrumento contenta, rata et grata habentes illasque et illa ac
dictum instrumentum, auctoritate nostri officii, approbamus et
confirmanus suosque eflfectus sortiri et ab omnibus observari de-
bere volumus et declaramus et de novo quantum opus sit, dictus
fructus redditus et proventus, juraque et obventiones dictorum
castrorum, juxta ipsius instrumenti continentiam et tenorem
locamus et concedimus. Mandantes propterea universis et sin-
gulis presertim dicti status legatis, vicelegatis, gubernatoribus,
commissariis, judicibus, potestatibus, aliisque iusdicentibus, et
aliis ad quos spectat, sub excomunicationis et mille ducatorum
auri penis, ne durante dicto tempore, contra presentium no-
strarum litterarum et dicti instrumenti tenorem atque formam,
molestare, perturbare inquietare aut ab aliis molestari permittant,
ac comitatibus, universitatibus et particularibus personis, aliis
affictuariis, colonis et receptoribus introitum huiusmodi, ut tibi
de omnibus et singulis dictis fructibus, juribus, et obventionibus
locatis et ad Cameram apostolicam spectantibus et pertinentibus
respondant et respondere faciant : inritum et inane decernere
quidquid secus supradictis a quacumque quavis auctoritate scien-
ter, vel ignoranter fieri contingant, costitutionibus et ordinatio-
nibus apostolicis, ceterisque contrariis non obstantibns quibu-
scumque.
Datum Romae in Camera apostolica, die octavo iulii
.MDXLVi., pontificatus... Guidus Ascanius cardinalis camerarius.
XVIII.
12 gennaio 1549.
Minuta del breve di Paolo III, con cui viene rie-
letto r arcivescovo di Sorrento Bernardino Silveri come
governatore dei castelli di Nettuno, Civita Lavinia e
(jenzano, già del Colonna.
Arch. Vatic, Brevi minuti di Paolo III, arm. XLI, tom. 44, e. 50.
Venerabili fratri Bernardino archiepiscopo Surrentino, pre-
lato domestico nostro, et domus nostrae magistro, venerabili
// castello di Civita Lavinia 275
fratri, salutem. Cupientes oppidis nostris Neptuni, Civitatis La-
viniae et Jenzani, oliai status Columnensium, nunc vero ad nos
et Cameram apostolicam pertinentia, de utili et idoneo guber-
natore providere, qui illa et eorum universitatem in pacis tran-
quillitate et amenitate justitiae regere sciat et possit, de tua
virtute, probitate et integritate confisi, dieta oppida a provin-
ciis nostris Campaniae et Maritimae separanda, te illorum gu-
bernatorem cum jurisdictione, auctoritate, facultatibus, honori-
bus, oneribus ac reditis et introitibus ordinaris et extraordinaris,
necnon mero et mixto imperio, ac gladii potestate ad benepla-
citum nostrum, et illic inchoandum, facimus et deputamus per
presentes. Mandantes dilectis filiis dictorum oppidorum, univer-
sitatibus et pertinentibus personis, ut te ut locumtenentem huius-
modi prò se, in eos gubernatorem honorifice recipiant, tibique
tamquam gubernatori pareant, et obediant, tuaque iussa reco-
gnoscant, et ad quos spectare, ut de dictis reditis et introiti-
bus tibi integre suo lepore respondeant, contrariis non obstan-
tibus quibuscunique.
Datum Romae, die .xii. ianuarii 1549, anno 15. Bios.
XIX.
4 gennaio 1564.
Consenso di Marcantonio Colonna are. di Taranto e
di Prospero suo fratello per la vendita di Civita Lavinia.
Albanese di affrancazione del pascolo, Roma, 1858, mi. 22 e 23 del Sommario.
Indictione septima die 4 ianuarii 1564, pontificatus Pii quarti
anno quinto. In mei etc. Personaliter constitutus illustrissimus
et reverendissimus dominus Marcus Antonius, quondam illu-
strissimi domini Camilli, de Columna archiepiscopus Tarenti-
nensis, certificatus ac advisatus et ad plenum informatus (ut
ipse medio eius iuramento tacto pectore more praelatorum) as-
sentii de venditione castrorum Civitatis Laviniae et Ardeae cum
omnibus eorum territoriis, vassallis, juribus, membris, pertinen-
tiis universis fieri per excellentissimum et illustrissimum do-
tninum Marcum Antonium quondam illustrissimi domini Ascani
de Columna, illustrissimo domino luliano Caesarino prò pretio
centum et quinque millium scutorum monetae ad rationem
lui. X prò ciuolibet scuto, ac de promissione evictionis dictorum
276 A. G alieti
castrorum consensu praestando, litem in se suscipiendo, et quod
dieta castra non sunt subiecta aljcui fideicommisso vel cuius-
vis vinculo quod forsan dictani venditionem quovis modo impe-
dire posset, ac de omnibus aliis et singulis per dictum illustris-
simum dominum Marcum Antonium promittentur et obligantur
et in instrumento venditionis dictorum castrorum desuper inter
ipsos illustrissimos dominos Marcum Antonium promittentur
et describentur, sciens. etc. volens etc. Actum Romae in re-
gione Trivii, et in palatio habitationis dicti illustrissimi domini
Marci Antoni prope ecclesia Ss. Apostolorum praesentibus
magistro domino Remulo De Valentibus de Trevio u. i. d.
et domino Rutilio de Mantaco romano testibus etc. Joannes Ba-
ptista Garbagnus notarius rogatus.
In mei etc. personaliter constitutus illustrissimus dominus
Pompeus quondam illustrissimi d. Camilli de Columna germa-
nus frater praefati illustrissimi et reverendissimi d. archiepi-
scopi certificatus et advisatus ac ad plenum, informatus, ut
ipse medio eius juramento tactis etc. assentit de suprascripta,
venditione castrorum Civitatis Laviniae et Ardeae cum omnibus
eorum territoriis vassallis, juribus, membris et pertinentiis uni-
versis ut supra per dictum excellentissimum et illustrissimum
dominum Marcum Antonium Columna dicto illustrissimo d. lu-
liano Caesarino fieri, ac de omnibus aliis, prout supra in primo
instrumento continetur sciens etc. volens etc. Actum Romae
in regione Montium, et in palatio illustrissimorum dominorum
de Zambeccariis, praesentibus magistro d. Remulo de Valentibus
de Trevio u. i. d. et d. Mutio quondam Bernardini de Man-
fredis romano testibus etc. Ioannes Baptiste Garbagnus notarius
rogatus.
XX.
8 gennaio 1564.
Vendita di Civita Lavinia e di Ardea, fatta a Giù
liano Cesarini da Marcantonio Colonna.
Roma, arch. Capit., n. 464, ce 895-898 e 917-918. Le carte intercalate conten-
gono a. e. 899 i patti di retrocessione di Ardea ; a ce. 900-13 la forma estesa del
presente per Giuliano Cesarini.
Die sabati octavo ianuarii a nativitate Domini millesimo quin-
gentesimo sexagesimo quarto, indictione septima, pontificatus
// castello di Civita Lavinia 277
sanctis. domini nostri Pii papae quarti, anno quinto. In nomine
Domini, amen.
In mei etc. presentia, cum hoc fuerit et sit... segue il mo-
tivo della vendita, cioè per la dotazione delle sorelle di M. An-
tonio Colonna Agnese, Girolama e Vittoria e per relativi debiti
verso privati. Hinc est quod personaliter constitutus idem illu-
strissimus et excellentissìmus dominus Marcus Antonius sponte etc.
et omni meliorì modo etc. vendidit etc. illustrissimo domino luliano
Cesarino presenti etc. id est duo ipsius illustrissimi domini Marci
Antoni castra videlicet castrum Civitatis Laviniae et castrum Ar-
deae, posita in territorio Urbis, in diocesi Albanensi, cui castro et
territorio Civitatis Laviniae ab uno latere est territoriuni castri len-
zani ; ab alio territorium castri Neme ; et ab alio territorium civitatis
Velitrae, etc. dicto vero castro Ardeae et eius territorio, ab
uno latere est territorium Civitatis Lavinae, predictae ; ab alio
territorium dictae civitatis Veliternae ; ab alio tenimentum Campi
Morti capituli et canonicorum basilicae S. Petri de Urbe : ab
alio territorium castri Neptuni : ab alio mare Tirrenum ; et ab
alio casale seu tenimentum Campi Silvae dicti illustr. dom. lu-
liani ; ac casale et tenimentum Sancti Abrocoli, heredum quon-
dam d. Angeli de Maximis, vel si qui etc. libera et cum omni
utili et directo dominio, omni superioritate, potestate et arbitrio,
ac omni mero et mixto imperio, gladiique potestate et omni-
moda jurisdictione, etiam tam civili quam criminali, seu mixta
seu iurisdicendi, dicique, faciendi facultate, et bancho iustitiae
civiliumque et criminalium ac mixtarum causarum cognitione,
et terminatione, atque emolumentis ex eisdem causis civilibus,
criminalibus, et mixtis quomodocumque provenientibus, et cum
vassallis, incolis et abitatoribus dictorum castrorum, ac omni
et quocumque iure vassallorum, vassallagio seu vassallatio, et
cum omni potestate, et iure, vassallos, incolas et habitatores
predictos, et alios quoscumque dictis castriis et eorum territoriis
subditos, vel delinquentes corrigendi, puniendi, mulctandi, ac
illos absolvendi et remittendi, et cum omnibus et singulis eo-
rundem castrorum habitationibus, turribus, fortellitiis, palatiis,
plateis, domibus, molendinis, portis, et quidquid publici et pri-
vati iuris, intra et extra dieta castra extat. Nec non cum omni-
bus et singulis dictorum castrorum particularibus et universa-
libus territoriis, districtibus et pertinentiis ac adiacentiis universis,
agris, arvis, campis, vineis, jardenis, terris cultis et incultis,
silvis, nemoribus, pascuis, montibus, collibus, vallibus, plani-
ciebus, fluminibus paludibus, rivis, littoribus, et spiagiis vulga-
278 A, G alieti
riter nuncupatis: et iurisdictione maris; iure in mari, flumine,
Castro nuiicupato, et aliis fluminibus, stagnis et pakidibus, pi-
scandi et tellinas omniaque alia solita capiendi et faciendi ar-
ridis et aquosis fontibus, aquis, pratis praticis et herbosis, arbo-
ribus fructiferis et sterilibus et omnibus ipsoruni castrorum et
territoriorum ; edificiis intus et extra positis, tabernis, hospitiis,
fumis, datiis, collectis, gabellis, dohanis, passagiis, custodiis,
vectìgalibus, oneribus, exactionibus realibus et personalibus, an-
gariis et perangariis, impositionibus, censibus, responsionibus,
pensionibus, fructibus, redditibus et proventibus emolumentis et
obventionibus universis, terraticiis, prestationibus, auxiliis, sub-
sidiis, honorantiis, obedientiis, reverentiis, honoribus, homagiis
et fidelitate et quibuscumque aliis servitiis in persona, pecunia,
rebus et bonis quomodocumque et qualitercumque per vas-
sallos et alios incolas et habitatores dictorum castrorum et il-
lorum tenimentorum et territoriorum et districtum predictoruni
debitis ac debendis, iureque piscandi, venandi, aucupandi et
depascendi, aquas undecumque derivandi, auriendi et in quo
libuerit deducendi, foveas Japidis et arenae instituendi, venas
auri et argenti, aeris, ferri et cuiusvis alterius generis metalli
et sulphuris effodiendi, querendi, invenìendi, et queri faciendi
et suos usus convertendi. Necnon cum otnni et quocumque
iure patronatus tam ex fundalione et dotatione, quam qnovis
privilegio consuetudine seu prescriptione, et jure prestandi et
alia faciendi quae ad dominum dictorum castrorum et tenimen-
torum prò tempore existentium, de Iure vel consuetudine ac
alias quomodolibet spectant et pertinent, seu spectare et pertinere
poterunt quomodolibet in futurum et quae etiam ipse illustris.
dominus venditor et sui predecessores, ante presentem ven-
ditionem, facere potuerunt, seu debuerunt et cum omnibus et
quibuscumque privilegiis, indultis, immiinitatibus, exemptionibus,
libertatibus et preheminentiis suis ac cum aliis quibuscumque iu-
ribus, iurisdictionibus, arbitramentis et potestatibus ac domino di-
ctorum castrorum et tenimentorum spectantibus et pertinentibus,
franca, libera et exemptà ab omni homagio et iuramenti fidelitatis
prestatione, et alia quavis servitute, seu responsione, ac superioris
recognitione, preterquam santiss. dom. papae et sanctae Sedis
apostolicae mediate. Itaque omnia iuraetc. etpresertim super tri bus
nonis partibus quas habet idem illustriss. dominus Marcus Antonius
indicto territorio Ardeae, et tenuta quae dicitur « Il quarto delli
Consorti ». Itaque etc. nullo iure etc. nisi tantummodo reser-
vato ipsi illustriss. domino venditori, iure quod habet super alias
// castello di Civita LavÌ7iia 279
sex nonis partibus tenutae predictae nuncupate « Il quarto delli
Consorti » et etiam super illis partibus quae ad presens possi-
dentur per dominos de Caffarellis, quae in presenti venditione
comprehensae non sint, nec esse intelligantur. Ad habendum etc.
Ponens etc. Dans potestatem etc. et donec etc. constituit et
hanc autem venditionem fecit, idem illustriss. dominus Marcus An-
tonius dicto illustriss. domino luliano presenti ut supra, prò precio
etc. centum et quinque millium scutorum monetae de iuliis, decem
prò sento, solvendorum prout idem illustriss. d. lulianus sol-
vere promisit et de expresso mandato et commissione ipsius
illustriss. d. Marci Antonii.... segue la specifica del pagamento
fatto da Cesari?ii, dei debiti di M. Antonio ai vari creditori....
.... Residuum vero, videlicet scutos quinquaginta quiuqne
mille, similes idem illustriss. dominus lulianus solvere promisit
intra tres annos proxime futuros, ab hodie incipiendos, et ut
sequitur finiendos, quolibet anno tertiam ipsorum quinquaginta
quinque millium scutorum partem, id est scutos decem et octo-
mille, trecentos triginta tres, et unam tertiam partem alterius
scuti, quolibet anno, illis ex suprascriptis creditoribus quibus ipse
illustriss. dominus Marcus Antonius mandaverit.... Itaque quod
idem illustriss. dominus Marcus Antonius teneatur et obligatus
sit, et ita promisit eidem illustriss. domino luliano, presenti ut
supra, terminari facere et terminos ponere, inter tenimentum
dicti castri Civitatis Laviniae et convicinos, infra terminum duo-
rum mensium proximorum, iuxta designationem factam per ma-
gistrum Augustinum agrimensorem, ita et taliter quod idem
illustriss. dominus lulianus uti, frui, gaudere et possidere possit
dicto castro et eius territorio, iuxta designationem predictam,
quae sit et esse debeat penes ipsum illustriss. dominum lulia-
nium. Itaque quod idem illustriss. dom. Marcus Antonius te-
neatur et obligatus sit, prout ita eidem illustriss. domino luliano
presenti ut supra promisit, ad majorem securitatem et abundan-
tiorem cautelam in favorem dicti illustriss. domini Juliani,
suorumque, etc. obtinere motum proprium, manu suae San-
ctitatis signatum, confirmatorium presenti instrumenti etc...
Insuper et ad potiorem cautelam dicti illustriss. domini luliani, et
suorum herednm et successorum, idem illustriss. dominus Marcus
Antonius constituit etc. dominum lohannem Baptistam Garbagnum
procuratorem etc. suum procuratorem ut supra irrevocabilem
ad comparendum, corani quocumque indice ut supra, et pre-
sentem cessionem ut supra insinuari et registrari, et in actis
publicis redegi faciendum ut supra, quantus opus sit, et seniper
28o A. Galle ti
et quandocumque eidem illustriss. domino luliano suisque pre-
dictis videbitur et placebit... Pro quibus etc. obligaverunt etc. et
quilibet etc. obligant etc. seu eorumque etc. heredes etc, ac
omnia etc. bona etc. terras castra et bona fedualia etc. in am-
pliori forma, Camerae apostolicae cum constitutione procura-
torum et aliis clausolis etc. estendentis etc. luraverunt etc.
super quibus etc... Actum Romae in regione Pontis in pa-
lati© reverendissimi et illustrissimi domini d. losep. Jitulo S. Vi-
talis S. Romanae Ecclesiae presbiterii cardinalis Politiani nun-
cupati, in camera respiciente super hortum versus Tiberim
presentibus, eodem reverendissimo et illustrissimo domino car-
dinali et dominis Francisco Burgnera clerico Tarraconensi et
Camillo Luparo clerico Bononiensi testibus. M. Antonio Colomna.
Giuliano Cesarini. Ego lohannes cardinalis Sancti Vitalis fui te-
stis. Ego Camillus Luparus fui testis. Ego Franciscus Burgnera
fui testis. Antonius Massa prò nota subscripsi.
XXI.
26 novembre 1569.
Decreto della Camera apostolica col quale la co-
munità di Civita Lavinia veniva esentata dal contri-
buto per la manutenzione delle torri gnardacoste di
S. Felice Circeo, poste nella giurisdizione dei Caetani.
Arch. Vatic, Diver. cam. XXIX, tom. 240 ce. 149 e 150.
Frater Michael camerarius universis etc. illisque etc. per
civitates et diocesim Albanensem constitutis salutem etc. Exponi
nuper curarunt in Camera apostolica comunitas et homines Ci-
vitae Laviniae, Albanensis diocesis, quod cum ipsi existant sub
dominio et potestate ili. mi domini lohannis Georgii Cesarini,
baronis Romani, et in omnem eventum, suspicionem, teneant
accedere in presidium arcis, terrae, seu castri Ardeae, sub
dominio eiusdem ili. mi domini lohannis Georgii, et propterea
non teneant contribuere nec solvere impositionem turrium S. Fe-
licis, sub dominio ili. mi domini Bonifatii Gaetani. Nichilominus
prefatus ill.mus dominus Bonifatius, seu commissarius et exa-
ctores predictae impositionis, eos exponentes, contra omnejuris
debitum, quotidie molestare cessent. Quare sentienties, expo-
// castello di Civita Laviìiia 281
nentes ipsi, a premissis enormiter ledi et gravari, et cupientes
ab eis via juris liberari, ad eamdem Cameram recursum habue-
runt et infrascriptam propositionem fieri curarunt videlicet : co-
munitati et hominibus terrae Civitae Laviniae non molestari,
occasione impositionis S. Felicis, committi et inhibiri. Adul-
phum de Grassi cuius vigore coram episcopo Carolo de Grassi
episcopo Montis Falisci, Camerae apostolicae clerico et iudice
ex decreto eiusdem camerae deputatum, d. Lelium Cicadam
extra comitatum prefati ili. mi Bonifatii ad certum diem vide-
licet infrascriptum, ad dicendum, contradicendum decretum, et
videndum ac inhibendum et provvidendum ex s. d. n. papae
cursoribus, de mandato eiusdem citari fecerunt quo die adve-
niente, comparent coram eodem ill.mo episcopo d. Tarqui-
nio de Nuntiis, dictorum exponentium procurare et inhibire
petentes, prefatus episcopus. clericus et iudex inhibendum duxit
atque inhibuit. Quare nos de mandato et auctorirate, ac ex de-
creto vobis huius seriae committimus, et sub penis arbitrio
nostro mandamus, quibus visis presentibus positisque et requi-
sitisi prefato ill.mo domino Bonifatio omnibusque comitatus
et exactoribus dictae impositionis ratione turrium S. Felicis,
omnibusque aliis et singulis in executionibus presentibus nomi-
natis et cognominatis, inhibeatis, quibus Nos, et tenore presen-
tium inhibemus, ne visis presentibus, sub mille ducatorum huiu-
smodi, aliusque nostro arbitrio penis prefatam comunitatem,
nec cives et particulares personas molestare realiter, vel perso-
naliter perturbare, inquietare, capere, carcerare, detinere, arre-
stare, represaliare audeant seu presumant : nec aliquis eorum
audeat seu presumat, prò se vel aliquo vel alio directe vel in-
directe, quovis quesito colore, vel ingenio, ratione impositionis
et turrium prefatarum. Alioquin si contrafactum fuit ad decla-
rationem, eos incurrisse penas prefatas et illarum exactionibus
procedemus ac etiam ad graviora, justitia mediante, diem
vero etc.
Datum Romae in Camera apostolica die 29 Novembris
1569 (i). Visa: Carolus De Grassi Camere apostolice clericus
Jacobus Antonius Riccobonus.
1 1) Nel 157S, 29 aprile fu richiamato in vigore dal cartl. Cunieli lamer-
eii)<o. Arch. Vat., Cameralia, arm. XXXVI, toni. 6, co 406 e 407.
A. G alieti
XXII.
1572-1585-
Supplica dei Colonna a Gregorio XIII, per otte-
nere il consenso alla vendita di Civita Lavinia, fatta
a Giuliano Cesarini nel 1564 senza l' intesa preventiva
del papa.
Arch. Vatic, Cameralia, arni. XXXVI, toni. 6, e. 409.
Beatissimo Padre. Fu detto a V. Santità per parte del
s. M. Antonio Colonna che la uendita di Ciuita Lauinia col
patto di posserla ricomprare fatta a quel di Castel dì Piero
a tempo della felice memoria dì Eugenio, non noceua a casa
Colonna, perché Eugenio l'havea pigliata alli Colonnesi come
si vede dal Platina; et pero essendo stati reintegrati li Colo-
nesi da papa Nicola comò dimostra la bolla che quel « lus
retinendi » se acquistò alli Colonnesi, et non è più della Ca-
mera apostolica. Ne a questo contraddicono le bolle manda-
tece dal comiss. per le quali pare si proni che innansi ad Eu-
genio Ciuita Lauinia era del monastero dì S. Lorenzo fuor
delle mura perche la bolla di Bonifacio par che parli chiaro
d' un'altro loco, perche dice Ciuita Niuonia né si può preten-
dere che sia error dì scrittura, perché sogiunge « Velitern.
dioc. » et chiamandosi « Ciuitas Lauinìae Albanen. dioc. »
come dicono le altre bolle mandatece, et hoggi è così in effetto,
il presupposto resta chiaramente prouato : ma quando fusse
pure ristessa Ciuita la Niuonia e la Lauinia, appare per la
bolla d'Innocentìo fatta nel 1404 che la potestà data da Boni-
facio, che Ciuita Lauinia s' impegnasse non ebbe effetto, poiché
si uede che Innocentio del 1404 ce deputa comò a terra di esso
monastero : Onde hauendo poi Ioanni del 1410 data potestà al-
l'abbati di S. Martino in monti dì assoluer lì Colonnesi, et di
darli Ciuita Lauinia per loro discendenti et successori in per-
petuo ne risulta che si confronta col Platina et che questo
l'hauesse data, et poi Eugenio del 1439 gliela leuasse et Nicola
la restituisse come dice il Platina, perche ogni uolta che precede
facultà dì fare et quello in fauori de chi se haueua da fare si
troua in possesso, maxime per più di cento cinquanta anni, si
presume havutaper quel tìtolo et de qui sì dice che il mandato
dì dispensar, seguitane la soppressione, sì presume fatta la dì-
// castello di Civita LavÌ7iia 283
spensa. Et perche mostreremo per scritture che prouano, il
possesso de Colonnesi alianti d'Eugenio supplicano V. S.a si
degni ordinar tra tanto non se ne innoui cosa alcuna (i).
(i) La precedente supplica è accompagnata dai seguenti documenti : i. Istro-
mento di vendita in data 6 marzo 1436, Ved. doc. v; 2. Bolla di Eugenio IV
in data 19 ottobre 1438. Ved. doc. vi; 3. Bolla di Innocenzo VII in data i» aprile
1505. Ved. doc. 11; 4. Bolla di Bonifacio IX in data 1390, 7 decembre. Ved.
doc. i; 5. Istromento di donazione in data 5 settembre 1431. Ved. doc. iv.
Achille Ferruzzi.
Il 12 marzo 1909 mancava ai vivi in Soriano nel Cimino,
dov' era nato il 7 novembre 1842, Achille Ferruzzi, segretario
Comunale e regio ispettore mandamentale dei monumenti e
degli scavi.
Compiuti gli studi classici nel collegio di Montefiascone e
quelli di fisico-matematica nel liceo di Viterbo, dal 1862 al 1866
fu professore nel ginnasio di Terni. Chiamato quindi ad inse-
gnare grammatica latina a Soriano, fu costretto dopo breve ad
emigrare per aver preso parte ai movimenti politici del 1867 e
partecipato alla Giunta provvisoria di governo. Avvenuta l'an-
nessione della provincia romana al regno d' Italia, fu chiamato
ad instituire a Soriano le scuole elementari, delle quali ebbe la
direzione fino al 1881, e in quell'anno passò al posto di segre-
tario Comunale, che tenne fino alla morte. Dal 1893 era regio
ispettore dei monumenti e degli scavi.
Nel 1900 pubblicò (Viterbo, Monarchi) un volume dal titolo
Soriano nel Cimino, che è una storia del paese, del suo castello
medioevale e del territorio circostante. Scritto col fine precipuo
di richiamare alla mente dei concittadini fatti e vanti della
storia locale e dissipare vecchi errori tradizionali, questo la-
voro ha importanza anche per gli studiosi, tanto è il materiale
coscienziosamente preso ad esaminare, sì che da esso deve ne-
cessariamente cominciare le sue ricerche chi voglia occuparsi di
questioni storiche, topografiche od archeologiche riguardanti quel
territorio. Qualche anno più tardi, nel 1907 pubblicò (Viterbo,
Cionfi) un volumetto che intitolò Dischi foìwgrafici, nel quale
raccolse vari scritti d'occasione, in versi e in prosa, illustrativi
di uomini e cose Sorianesi, e da cui traspare il grande suo
amore per la terra nativa. Perché quest* amore fu davvero la
virtù precipua di Achille Ferruzzi, uomo insigne per ogni dote
della mente e del cuore, virtù eh' egli seppe affinare ed ac-
2 86 Necrologia
crescere in modo esemplare. Poiché se l'amore della terra na-
tiva non r avesse trattenuto nella sua Soriano, assai facilmente,
proseguendo nella carriera di insegnante secondario, avrebbe po-
tuto raggiungere gradi più elevati. Ma egli stimava suo dovere
volgere ogni energia in prò del paese natale e come direttore
delle scuole, come segretario Comunale, come ispettore degli
scavi, come evocatore e illustratore delle patrie memorie, come
cittadino probo, operoso nel bene e largo a tutti del suo saggio
consiglio non venne mai meno un istante a questa sua missione.
Non uno solo dei problemi di maggiore importanza per la vita
di Soriano venne in discussione senza che egli in opuscoli, o
nei giornali della capitale, o nella stampa locale strenuamente
si adoperasse a mettere in evidenza le buone ragioni del Comune,
sempre ascoltato con deferenza dalle persone di tutti i partiti,
fra i quali non mancò mai di portare la sua parola saggia. Cul-
tore appassionato e sapiente delle memorie Sorianesi, non era
punto geloso degli studiosi che venissero da altri paesi a Soriano
per le loro indagini, e la reale Società romana di Storia patria
deve con gratitudine ricordare l'accoglienza festosa e cordiale
ch'egli fece al socio prof. Pietro Egidi e allo scrivente, lieto che
documenti e monumenti locali venissero messi in luce. Se 1' opera
sua così scevra di pretese, ma tanto profittevole per gli studi,
venisse imitata da buon numero di segretari Comunali e di
ispettori dei monumenti, ben più agevoli e ricche di risultati
riuscirebbero le ricerche sulla storia e sull'arte delle età passate
nel nostro paese.
A. Bertini Calosso.
BIBLIOGRAFIA
I. Fraikin. — Nonciattires de Clemeìit VII. — Voi. I
delle Nonciatitres de France. — Paris, A. Picard
et fils éditeurs, igoó.
Sembra che finalmente anche la Francia apra la serie dei
suoi volumi delle Nunziature francesi, come fonte importantis-
sima di storia politica ed ecclesiastica. L'esempio dato dalle
Nuntiaturberichte Deutschlands è irresistibile, e provoca a far
meglio o, per lo meno, altrettanto bene. Un comitato autore-
vole, composto di nomi troppo ben cogniti nel campo degli
studi storici, attende anche in Francia ad una pubblicazione
congenere. Il signor Fraikin, a cui questo primo volume è do-
vuto, all' edizione dei documenti premette una introduzione
(p. V-Lxxxvii) assai ampia, in cui prima discorre delle fonti
manoscritte, e più specialmente di quelle contenute negli ar-
chivi e nelle librerie di Firenze e di Roma. Ma riconosce che
lo studio di questi soli diversi fondi per quanto essenziali, non
potè bastargli; che « in Italia gli archivi di Stato delle antiche
Capitali conservano dispacci d'ambasciatori, in cui spesso s'in-
contrano informazioni relative ai nunzi accreditati presso i vari
sovrani d'Europa; e vede così il motivo di allargare le ricer-
che (p. XV): « percorremmo perciò i luoghi dove si conservano le
« collezioni più importanti, scrive il Fraikin, almeno pel periodo
« di Clemente VII: INIilano, Modena, Venezia, Parigi, Londra ».
Peccato che fra cotesti nomi di città ne manchi uno, che non
gli sarebbe stato né superfluo, né remoto : quello di Parma,
ove avrebbe trovato il Copialettere particolare di Roberto Ac-
ciainoli, agli studiosi già noto, più specialmente pe' saggi che
già ne diede il Villari {N. Macchiavelli e i suoi tempi III*,
446-76). E avremo agio di rilevare quanto questa omissione al
2 88 Bibliografia
Fraikin nocque. Egli rende conto in seguito d' altre sue non
infruttuose ricerche. E poiché il campo ch'egli prese a percor-
rere è tutt' altro che intatto, sentì la convenienza di procedere
con la cura e l'oculatezza che gli fu possibile nella travagliosa
preparazione, per far opera più piena, che per varie cause i
numerosi suoi predecessori non fecero. Non si può dire eh' esso
li giudichi benignamente. Si può esser facilmente d' accordo
con lui nel riconoscere che il Brewer e il Gairdner, analizzando
i documenti registrati fra le Letters and papers of Henry Vili,
si trassero spesso d' impaccio « d' un facon assez inexacte et
« avec des références assez incomplètes » (p. xx). Un po' di se-
verità forse verso le Négociations diplomatiques de la France
avec la Toscane, edite dal Desjardins e dal Canestrini, può pa-
rere anche giustificata (p. xxviii). Ma quando, parlando col
meritato rispetto dell' Ehses e de' suoi Ròmische Dokumente zur
geschichte der Ehescheidung Heinrichs Vili von England, non
si trattiene dal notare che anche in essi (p. xxiv) « è scivolato
« qualche errore di lettura, eh' ei si propone di rettificare a
« suo luogo », assume verso sé e verso il pubblico un tale im-
pegno, che dà diritto a giudicare anche dell'opera sua con
l'austerità ch'egli fa le viste di voler usare a carico altrui. Ora,
se, colla p. Lxxxvii, la sua Introduzione fosse compiuta, s' egli
non promettesse di continuarne il seguito all' inizio del volume
secondo, gli si potrebbe far addebito di non aver abbastanza
dichiarato nel primo le ragioni del suo metodo ; di non averci ab-
bastanza enucleate le cause per cui, nella pubblicazione del
testo, preferì un manoscritto ad un altro, per cui talvolta pub-
blicò il testo intero, talvolta ne soppresse una parte, senza
neppur darne il sommario, ma notando in parentesi (come per
es. a p. 162) : « Nouvelles de Rome de l' armée imperiale de
« la flotte et de Lombardie » ; talvolta rinviò pel testo, dando
appena il sommario del documento, alla edizione già criticata
del Desjardins (p. 181), con una incertezza di sistema, che
nelle pubblicazioni odierne di documenti storici né si loda, né
si riscontra spesso. Ma pur aspettando che nel seguito della
introduzione, che comparirà nel volume successivo, il F. renda
aperta ragione de' suoi criteri, non possiamo fin d' ora non la-
mentare, per es., che pel doc. 27, ch'egli pubblica secondo il
testo dato da un volume di Lettere esterne agli Otto di pratica
dell'archivio di Stato di Firenze (t. XLI, p. 210), alla p. 34
egli tronchi in due luoghi il documento, annotando: « qui c'è
« un breve passaggio cifrato, che ci riuscì impossibile d' interpre-
Bibliog7'afia 289
« tare, non ostante l'aiuto benevolo di m.' Ehses, sì esperto nel
« decifrare i carteggi del principio del secolo XVI ». Se il Fraikin
avesse solo consultato il Copialettere custodito nella biblioteca
palatina di Parma, che sopra accennammo, avrebbe potuto age-
volmente colmare tutte due le lacune. La prima dice così :
« Ritraggo in questo poco tempo che questa Maestà desidera
« grandemente 1' amicizia di Nostro Signore et ha della venuta
« mia preso sperantia grandissima di riunirsi con sua Beatitu-
« dine et con epsa correre una medesima fortuna come forse a
« questa hora vostre S.""'^ potranno bavere inteso da roma per
« li avvisi di messer Capino ». E l'altra, nella medesima faccia:
« Et per quello ho potuto ritrarne, molto dubitano di non es-
« sere lasciati soli et per questo fanno ogni cosa di guadagnare
« questa Maestà et spiccarlo dalle altre pratiche. Ma mi par che
« sieno con la fede 1' un l'altro in luogo che non è da credere
« possin più trovar cosa che li assicuri ». Il testo d' un partico-
lare registro di lettere è spesso pe' carteggi officiali di sussidio
incomparabile, recando per lo più il decifrato di quelle parti
che nel testo spedito furono talvolta tradotte in cifra; re-
cando la copia di quelle lettere che forse furon mandate, ma
non giunsero; o che giunsero, ma poi andarono perdute. E
dallo stesso ms. parmense il Fr. avrebbe potuto tesoreggiare,
dello stesso Acciajuoli, la lettera « ex Ambuosa die viij Au-
gusti », che incomincia: « per servar l'istituto mio dello scri-
vere » (ms. cit., e. 22 V.) ; la lunga lettera al Papa « die xiiij iunii
M.D.xxvi. (ibid., e. 49 r.-52 r.) in cui si dà la più piena in-
formazione dell'accoglienza avuta dal Rè; quella al Papa « ju-
nii xvij » (a e. 54-59 r.) ; quella al card. Salviati « ex Angulem
die xviij junii 1526 »; id. al Papa « 21 giugno 1526 »; ibid.
e. 64 r. r.-65 v. ; al papa « 23 giugno 1526, molto più informativa
di quella agli Otto di pratica dello stesso giorno; l'altra a' 26
di giugno 1526 (e. 69 r.-yo r.) ; al vescovo di Veroli, 27 giu-
gno 1526: al Datario e a Ms. Jacopo Salviati, a Roma « die
xxvij junii 1526 »; a Fr. Guicciardini, 28 junii 1526; al nuncio
Gambara del 29 giugno 1526; al Papa, del xxx giugno e del
1° luglio; al Gambara, del 3 luglio; al Datario de' x luglio; al
card. Salviati delli xi di luglio; al Datario e al Gambara del
12 luglio; al card. Salviati de' 15 luglio, tutte del 1526, tutte
inedite. Fece dunque difetto 1' esplorazione bastevole del mate-
riale disponibile. Quanto alla bontà della lezione citiamo a caso
questi pochi riscontri fra il registro Parmense e il testo edito
dal Fr.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI I. 19
290
Bibliografia
Ed. Fraikin, p. 40, 1. i :
« (Ma non è secondo sua) Ex-
« celentia harebbe ponderato
« per convenir con epsa, ma
« tutto mostrano è da pen-
« sare che tra loro non possa
« avere accordo ».
p. 404, 1. 6:
« Angliterra concorre ancora
« questa volta ».
p. 47, 1, 32-33:
« In Alamagna, lo Arciduca
« ha avuto una gran rapta
« da' Lutherani ».
Reg. Parm.
« Ma non è, secondo sua Si-
« g.^'" haria desiderato, per
« convenire con epsa, ma
« tutto il contrario, è da pen-
« sare che intra loro non pos-
« sa essere accordo ».
« Angliterra concorre ancora
« in questa voluntà ».
« In Alemagna, lo Arciduca
« ha havuto una gran rotta
« da' Luherani ».
Dopo ciò potremmo anche invitare la diligenza dell' editore
a rivedere un po' la lezione, laddove (a p. 60, 1. 18) stampa:
« anelire (?) le promesse et debite essecutioni » ; e poco più
oltre (1. 28): « S. S."* si allarga che la Chiesa babbi tanto
« pontefice, che cura più 1' universale che al temporale partico-
« lare », ove naturalmente si sarebbe tentati a leggere invece:
« si allegra » ; e a p. 156, dove, alla nota 6, egli stesso è sfor-
zato a giudicare la lezione incomprensibile, e a proporne da
altro ms. una meno irragionevole. Queste cure maggiori del
Fraikin andranno certo a beneficio del secondo volume.
O. T.
Virgilio Negri.
Lodi, 1909.
Cronaca di Anselmo da Vairano.
La cronaca di Anselmo da Vairano, un oscuro monaco Lodi-
giano del Dugento, non era ignota o « dimenticata », come dice
l'autore nella prefazione, perché, a voler tacere di altri, se ne
valse già il Vignati nel suo Codice diplomatico Laudense, e, più
recentemente, lo Schiaparelli per 1' edizione dei diplomi di Be-
rengario I e di Guido. Tuttavia un' edizione integra della cro-
naca era desiderata, ed il Negri avrebbe compiuto opera assai
utile, se si fosse accinto al lavoro con la necessaria prepara-
Bibliografia 291
zione. Egli invece dimostra di avere assai scarsa attitudine a studi
di questo genere: e certo sarebbe stato più avveduto, se il se-
vero giudizio che meritò il suo lavoro, quando fu presentato
come tesi di laurea all' università di Torino, lo avesse distolto
dal pubblicarlo.
La cronaca del Vairano ci è conservata in un manoscritto
del secolo xv della biblioteca Ambrosiana in Milano, ed in due
copie frammentarie, 1' una eseguita da Defendente Lodi nel se-
colo XVII, l' altra, come sembra, da un tal Francesco Favini.
Di questa seconda copia 1' autore non ci dice il tempo ; ma lo
Schiaparelli che vide il manoscritto (cf. / diplomi di Berenga-
rio /, p. 403), lo giudicò del secolo xviii. Poiché, come crede
il Negri, senza però addurne le prove, la copia del Favini sa-
rebbe stata fatta sul testo lasciatoci dal Lodi, l'autore ripro-
duce il codice dell'Ambrosiana, aggiungendo in nota le varianti
del Lodi. La riproduzione del testo Ambrosiano è fatta così fedel-
mente che l'autore ha creduto di lasciare i numerosi errori e
scorrezioni onde esso è infiorato. Eppure nella massima parte
dei casi il testo poteva essere facilmente corretto. Già il Lodi,
certo con più giusto criterio del Negri, si era ingegnato a rav-
viare il testo che egli trascriveva. Ma il Negri non ha creduto
di doversi giovare neppure degli utili suggerimenti del vecchio
erudito ; e, ritenendo intangibile la scorretta copia Ambrosiana
del secolo xv, lascia nel testo « redigerem » per « redigere » ;
« clave coctus » per « clave tactus » ; « reliquii declarate » per
« reliquias declarans » ; « seclumen » per « sedimen » ; e via
dicendo.
La cronaca del Vairano si apre col racconto delle rivela-
zioni e della liberazione di una certa Beldies ossessa, scritto da
Alberto Inzignato, giudice palatino, intorno al 1173. Il Vairano
dice di aver trascritto questa relazione da un « libro qui voca-
le tur Bonizo in quo canones continentur », il qual libro non può
essere altro che la collezione dei canoni composta dal notissimo
Bonizone da Sutri. L' opinione che mi vedo, invero con grande
stupore, attribuita dal Negri intorno alla variante « Bonzino »
della copia del Lodi, invece di « Bonizo », com'è nel testo
dell' Ambrosiana, è affatto insostenibile; anzi è addirittura co-
mica ! Dopo il racconto dell' Inzignato, segue nel codice Am-
brosiano la cronaca di Anselmo da Vairano nella quale si regi-
strano i diplomi rilasciati al monastero di S. Pietro di Lodi
Vecchio da imperatori o da altri insigni personaggi. I diplomi
perduti di Ludovico il Pio e di Carlo III erano stati già indi-
292 Bibliografia
cati nei Regesta Imperii del Bòhmer, che il Negri non cita.
Dello Schiaparelli ricorda 1' autore gli studi sui diplomi di Be-
rengario e di Guido e Lamberto, pubblicati nel Bullettìno del-
l' Istituto storico italiano; ma ignora la magistrale edizione dei
diplomi stessi, fatta dallo Schiaparelli. Come altrimenti spiegarci
che egli riproduca la conferma di Guido imperatore di una dona-
zione di Carlo III al monastero di S. Pietro di Lodi Vecchio
non dal testo dello Schiaparelli, ma dal Vignati? Ma non oc-
corre, io credo, indugiarci più a lungo sul lavoro del Negri.
Basti dire che il celebre Bruno di Segni diventa, per il buon
Negri, Bruno da Signa ! Sarebbe desiderabile che la cronaca
di Anselmo da Vairano fosse ripubblicata da persona più esperta,
giovandosi per illustrarla, anche del materiale archivistico con-
servato nell'archivio del Collegio Germanico in Roma. (Cf. P.
Kehr, Papstuì'kunden in Rom, erster Bericht, pag. 138).
P. Fedele.
G. Presutti. — Cave Prenestina dalle origini fino alla
guerra di Campagna. — Conferenza data in Cave
il 13 settembre 1908. — Roma, Tip. Artigianelli
di S. Giuseppe.
Con il semplice titolo di conferenza, questa può dirsi una
vera monografia storica del comune di Cave nella provincia
di Roma. L' autore deduce il nome di esso dalla cavità artifi-
ciale onde fu fatta passare la via Prenestina ; e stabilisce 1' ori-
gine dell' abitato nell' aggregazione di sudditi dei monasteri
benedettini. Illustrando le antiche quattro chiese di questo centro
abitato, publica la bolla di Martino V del 3 dicembre 1428, in cui
esprime al vescovo di Veroli il desiderio che si ricostruisse la
chiesa di S. Stefano (vecchio) ; esamina l' età del dipinto rap-
presentante la Madonna, trovato nel 1657, tra le rovine di case
nel sito detto « il campo » e che oggi si venera in una chiesetta
moderna da esso campo intitolata. Riferisce la storia di Cave,
dalla ribellione dei monaci locali alla badia Sublacense, alla
guerra delle investiture, sotto Pasquale II, quando fu invaso da
Pietro della Colonna ; e poi rivendicato dallo stesso Pasquale,
che investì di una gran parte di esso il monastero urbano di
S. Ciriaco (S. Maria) in Via Lata: e ne riporta i transunti dei
Bibliografia 293
relativi documenti. Succede una certa autonomia di Cave, che
stringe concordia con la famiglia dei Conti per la questione di
Plumbinaria nell'anno 1219, dopo i quali rapporti spunta la
signoria degli Annibaldi su Cave, modificata dallo statuto del
1296, ora in corso di pubblicazione (Tomassetti Francesco nel
volume : Gli Statuti della provincia Romana curato dall' Istit.
Storico Ital.) ; e segue poi quella dei Colonna, conosciuta per
parecchi documenti, e che, nel senso patrimoniale, vi rimane
tuttora.
In proposito degli Annibaldi e del relativo statuto, nel
quale sono indicati Canale e Lacuscello, come loro feudi, l'A.
afferma che si tratta di due terre esistenti l' una presso Todi,
l'altra presso Amelia; ciò che finora non si sapeva, credendosi
indicati in quelli due feudi della regione romana, cioè Canale
(Monterano) eh' esiste tuttora, e Lagoscello, ora scomparso, sulla
via Cassia. Egli ha esumato la memoria di alcuni individui na-
tivi di Cave, cioè Sante, vescovo Tiburtino (m. 1427), Giacomo
Buzi, tesoriere di Marittima e Campagna (1419), Angelo e Pietro
Lupi, l'uno vescovo di Tivoli (m. 1485), l'altro di Sora(m. 1503).
Illustra poi la guerra del 1483, sotto Sisto IV, di cui anche
Cave fu teatro, e finalmente quella sotto Paolo IV, che finì
con la pace segnata nel Comune stesso (1557).
G. Tomassetti.
NOTIZIE
L' Académie royale de Belgique ha pubblicato il primo
volume dei Documents coìicernant la principauté de Liège
(1230-1532), spécialement au débiit dii XVI siede. Extraits des
papiers du cardinal Jerome Aléaìidre^ publiés par A. Cauchie
et A. Van Hove. Il sottotitolo dice che il volume non è privo
d'importanza neppure per l'Italia. Vi troviamo infatti alcuni
documenti che hanno attinenza con la missione di cui fu inca-
ricato l'Aleandro a Roma dal principe Eberardo von der Mark
vescovo di Liegi che non si trovano inseriti nella nota mono-
grafia sull'Aleandro del Paquier.
È comparso il III ed ultimo volume dei Ménioires du Covile
de Souvigny, pubblicata dal barone L. De Contenson, e che
fanno parte delle fonti storiche edite dalla Société de l'Histoire
de France. Il volume contiene l'introduzione, la fine delle
memorie, un'appendice di documenti, e gl'indici. Tra i docu-
menti ve n'è un bel gruppo riferentesi al governo di Cherasco,
affidato dalla duchessa reggente di Savoia Maria Cristina al
Souvigny negli anni 1639- 1644, e un altro relativo alla carica
da lui tenuta dal gennaio 1646 all'ottobre 1657, di governatore
della cittadella di Torino in nome del re di Francia.
L' Istitut d' Estudis Catalans dà prova di una bella attività.
Fu fondato nel luglio del 1907 coi nobili intenti e il programma
esposti nel Dictamen-acord de fundació e nei Proposits che si
leggono in fronte al volume del quale stiamo per parlare. È
un programma di completo rinnovamento degli studi : « els no-
« stres arxius, », è detto nel Dictamen, « renomenats en tota Eu-
« ropa per les moltes riqueses que hi ha y que disconeixem, exigei-
« xen investigaciones autorisades ; nostres autors classichs, quasi
« inédits completament, demanen comentaris, critiques y compa-
« racions com permeten els coneixements moderns. Tenim épo-
296 Notizie
« ques de nostra historia completament desconegudes, corti les
« temptatives de reforma y de ranaixement de Catalunya ; hi ha
« autors dels qiials ningù s'ocupa, com son tots els de nostra
« cultura llatina eclesiàstica dels temps romànichs ; y aquest de-
« sconeixement nostre es més llastimós per que 'ns el retreuen
« els autors extrangers, enviantnos tot sovint els volums d' inve-
« stigacions que 'ns tocaven d'haver fet a nosalters ».
« Pera sortir d' aquesta situació vergonyosa, favorint el
« desenrotllament dels estudis necessaris, la Diputació pot y voi
« pendre 'n l' iniciativa, encarregantse de fundar un centre que
« podrà nomenarse Institut d'estudis catalans, y ab la missió
« d'investigar y publicar treballs de caràcter històrich, literari y
« juridich, sense perjudici d'ampliarlo després a totes les altres
« ciencies morals ».
Già sono usciti in luce tre volumi : Les pintures murals
catalanes, fase. 1°; Les monedes catalane s per ]. Botet y Sisó,
voi. I; Documents per V historia de la cultura catalana mig-eval
public ats par A. Rubió y Lluch, voi. I. E mentre stanno sotto
i torchi o si preparano le continuazioni delle opere suddette e
altri lavori numerosi che attestano la serietà dei propositi e la
modernità dell' indirizzo scientifico dell' Istituto, si è pubbli-
cato V Anuari de V Institut d'estudis catalans \ Barcelona, 1907.
È uno splendido volume di gran formato riccamente illustrato.
La materia è distinta secondo le quattro sezioni di cui consta
l'Istituto: archeologica, storica, giuridica, letteraria. Segnaliamo
gli articoli che possono maggiormente interessare gì' Italiani :
J. A. Brutails, Les infiuences de l'art orientai et les goths dans
le midi de la France\ R. Caselles, Origens del Renaixement
barceloni (« L' obrador den Viladomat. — Coneixements y pro-
« pensions del mestre. — L'ordre corinti y un monument de
« Setmana Santa. — Sistema fraccionari dels mòduls, segons
« la « Architettura civile » del Bibiena. — Reacciò classicista. —
« Edificis y figures. ») : l'articolo è adorno di alcuni bellissimi
disegni del Viladomat; A. Muiioz, I palio tti dipinti dei musei
di Vich e di Barcelona. (Dello stesso v'è un'ampia rassegna dei
volumi comparsi recentemente che trattano direttamente o indiret-
tamente dell'arco di Alfonso d'Aragona in Napoli). E. Gonzàlez
Hurtebise, Inventario de los bienes muebles de Alfonso V de
Aragón corno Infante y coma Rey (1412-1424); A. Giménez
Soler, Episodios de la historia de las relaciones entre la Corona
de Aragón y Timez\ A. Rubió y Lluch, Atenes, en temps dels
catalans \ E. Moline y Brasés, La Letra de Reyals Custums
Notizie 297
del Petrarca-, \. Masso y Torrents, Riainbau de Vaqueres en
els canqoners catalans.
Un'assai bella e importante pubblicazione è pur quella
fatta dalla Société de 1' Histoire de Paris et de l' Ile-de-France :
Legende de Saint De^iis. Reproduction des miniature s du vianu-
scrit originai présente en 1317 au roi Philippe le Long par
Gilles de Pontoise, abbé de Saint-Denis. Fra le settantotto grandi
miniature che adornano il prezioso manoscritto ve n' è una
trentina « in cui il miniatore ha avuto la felice ispirazione di
« porre scene della vita popolare che si svolgono a Parigi o sul
« fiume o sui ponti innanzi alle porte della città ».Diqui l'im-
portanza particolare del codice per gli studiosi della storia del
costume : è ben raro trovare una serie così numerosa di quadri
con rappresentazioni della vita quotidiana, tanto nel medio evo,
quanto per le età a noi più vicine. Henri Martin, amministra-
tore della biblioteca dell'Arsenale ha messo in rilievo nell'in-
troduzione questa importanza e il valore dell'artista, anzi degli
artisti, di cui, purtroppo, sono ignoti i nomi: il Martin a questo
proposito dà qualche ragguaglio circa la storia della miniatura
a Parigi sotto gli ultimi Valois.
Nel LXI volume della seconda serie {Diplomataria et acta)
delle Fontes rerum austriacarum (Oesterreichische Geschichts-
Quellen) pubblicate dalla Commissione storica dell'I. Accademia
delle Scienze di Vienna è incominciata la pubblicazione del
carteggio di Enea Silvio Piccolomini {Der Bi'ief'wechsel des
Eneas Silvius Piccolomini herausgegeben von Rudolf Wolkan. I
Abteilung, Briefe aus der Laienzeit 1 431 -1445, I Band, Pri-
vatbriefe\ Wien, 1909).
Frammenti di cronaca è il sottotitolo che Ausano Labadini
pone in fronte al suo libro ; Milano ed alcuni momenti del Ri-
sorgimento Italiano (Milano, A. Rancati, 1909), pubblicato in
occasione del cinquantenario della seconda campagna nazionale
e della liberazione della Lombardia. Infatti un vero libro di
storia non è, e neppure un libro di ricordi : rifacendosi dal
giugno 1848 e coordinando la narrazione alla storia generale
del nostro Risorgimento, l'A. ha rifatto la cronaca milanese,
scegliendo gli episodi più notevoli e quei fatti che hanno avuto
un'importanza più diretta nel corso generale degli avvenimenti.
Si potrebbe dire una storia del Risorgimento Italiano dal punto
298 Notizie
di vista milanese ; per questo carattere è una storia frammen-
taria. Ma non inutile : accanto a moltissirni fatti ormai triti, ne
sono raccontati parecchi poco noti, o quasi del tutto dimenti-
cati ; qualche particolare è nuovo. Però giustamente l'A. si ri-
promette che « questi Frammenti non riescano del tutto superflui,
« dacché un vecchio adagio attesta che ogni prun fa siepe ». La
narrazione, che ha anche il pregio d' una forma abbastanza
attraente, arriva fino a Bigione : seguono alcune appendici con
i prospetti della composizione degli eserciti piemontese e fran-
cese, e delle loro perdite durante la campagna; e con una lunga
perorazione per l'innalzamento di un monumento a Napoleone III.
I PP. benedettini di Subiaco hanno stampato in ricca edi-
zione il commento di Pietro Bohier alla Regola di s. Benedetto.
{Petri Boherii in regulam sancii Benedicti commentarium mine
primum editmn cura et studio L. Allodi, Sublaci, excuderunt
monachi typis proto-coenobii, 1908). Il testo è tratto da due
codici della biblioteca del convento, nn. LIX, XIII, il primo
dei quali probabilmente autografo. Il commento è il secondo
scritto dall'autore, circa il 1373 (il primo è del 1361) : e non
ha un interesse particolare per la storia: il testo della regola
è messo a confronto passo per passo con gli scritti dei santi
padri Girolamo, Basilio, Cassiano, Pacomio. Ma il p. Leone
Allodi nella prefazione dà alcune interessanti notizie dell'autore,
i cui casi s'intrecciano con le vicende del grande scisma.
Oriundo di un paesello della diocesi di Narbona, fattosi bene-
dettino in un monastero dei dintorni prima del 1335, fu dal
papa Urbano V creato nel 1364 vescovo di Orvieto: scoppiato
lo scisma, segui il papa Avignonese e abbandonò l'anno stesso
la diocesi, della quale fu poi privato da Urbano VI nel 1382;
ma cinque anni più tardi abbandonata la parte di Clemente,
tornò all'obbedienza di Urbano, che gli restituì la diocesi.
Frutto di lunghe ricerche, di studi pazienti, d'un « amore
« immenso per la sua diletta terra nativa » è il volume che Fran-
cesco Guerri dedica al Registrum, cleri Cornetani {Fonti di
storia Carne tana. I. Il Registrum cleri Cornetani e il suo con-
tenuto storico per F, Guerri, parte prima ; Corneto Tarquinia,
A. Giacchetti, 1908). Questo documento non poteva trovare un
illustratore più accurato e amoroso del Guerri, il quale dimo-
stra anche una solida preparazione scientifica per siffatto genere
di studi. L'appunto che si potrebbe fare a questo volume, è
Nolizie 299
un appunto che riesce in fine a lode della diligenza dell' A.;
ed è questo, che egli si sofierma a rilevare con minuzia forse
soverchia ogni particolare sia paleografico, sia diplomatico, sia
storico. "Diamo l'indice dei capitoli del libro: « I. Storia esterna
« del Registrum cleri Cornetani. IL Fonti. III. Notari (Elenco
« nominativo e cronologico ; compilazione dei documenti ; for-
« mule ; segni del tabellionato ; datazione). IV. Documenti
« storici del Registrum (servono a illustrare le relazioni del
« popolo e della chiesa Cornetana con la Sede apostolica).
« V. Le notizie circa il popolo, il comune e il clero di Corneto
« lungo i secoli xiii-xvi date dal Registrum ». La seconda
parte, che si annunzia prossima a veder la luce, conterrà i docu-
menti del Registrum (che vanno dal 1253 al 1521), il loro com-
mento e il loro indice. Poi l'A., come annunzia nell'introdu-
zione, intende di dedicare le sue fatiche alla Margherita, antico
registro di documenti giuridici del comune di Corneto.
La R. Deputazione Marchigiana di storia patria ha ripreso
la pubblicazione delle Rotiti per la storia delle Marche con un
primo volume delle carte di Piastra {^Le carte dell' abbazia di
Chiaravalle di Piastra, voi. I, a. 1006-1200, Ancona, 1908).
L'abbazia cisternese, « una delle più insigni e celebrate della
« regione delle Marche», fondata circa il 1140, fu soppressa nel
1581 e incorporata al Collegio Romano, dove più tardi fu tra-
sportato l'archivio, che fu ritrovato quasi per caso nel 1877.
Furono rinvenute allora 3194 pergamene appartenenti alla storica
abbazia di Fiastra, che passarono all' archivio di Stato di Roma,
per opera del quale oggi ne è incominciata la pubblicazione
sotto gli auspici della R. Deputazione suddetta. I documenti
sono pubblicati integralmente fino al 11 50 degli altri, salvo di
quelli che presentavano un interesse particolare, è dato un
sunto. Del volume parleremo più diffusamente nel prossimo
fascicolo.
La collezione Regesta chartarum Italiae s' è ora arricchita
di due volumi: il voi. II del Regesto di Camaldoli a cura di
L. Schiaparelli e F. Baldasseroni, col qual volume il regesto
giunge al 1200, e però ha fine, secondo i criteri stabiliti dagli
Istituti storici Italiano e Prussiano ; e il Regesto di Coltibuono
a cura di L. Pagliai. L'abbazia dei monaci Vallombrosiani di
S. Lorenzo a Coltibuono nel Valdarno superiore, diocesi di
Fiesole, fu fondata verso la metà del sec. xi. Il materiale
300 Notizie
membranaceo che si conservava nell'archivio di quell'abbazia,
si trova ora nella sezione diplomatica del R. archivio di Stato
di Firenze. Il regesto comprende 6 documenti del sec. x, 216
dell' XI, 334 del xii.
Il prof. Vincenzo Federici ha iniziato la pubblicazione del
Bullettino dell' Archivio paleografico italiano (Perugia, Unione
Tipografica cooperativa editrice : deposito presso la libreria
Loescher, Roma). Il periodico « pubblicherà le descrizioni e
« trascrizioni dei testi riprodotti nell'Archivio paleografico ita-
« liano ; tutte quelle comunicazioni che gli perverranno entro
« il dominio della paleografia, della diplomatica e della paleo-
« grafia epigrafica medioevale, e darà notizia delle pubblicazioni
« contemporanee intorno a queste discipline ». Il primo numero,
oltre le descrizioni e trascrizioni, contiene le comunicazioni
seguenti : R. Paribeni, Piombi scritti del basso impero e del
primo medio evo; G. Staderini, « Nomina sacra » (ampia ras-
segna dell'opera del compianto L. Traube); P. Egidi, Del falso
diploma di Enrico VI a favore degli UbaldÌ7ii\ V. Federici, //
^. Ilario della capitolare di S. Pietro ed altri codici dei secc. vi-
vili. Chiude il fascicolo un ricco notiziario.
Per le nozze del conte Giuseppe di Porcia e Brugnera e
di Silvia dei marchesi Gherardini di S. Polo (Porcia, 5 novem-
bre 1908) sono stati pubblicati parecchi opuscoli augurali, fatica
quasi esclusiva di Antonio de Pellegrini. Il primo dei detti
opuscoli contiene l'illustrazione di Un documento su Venezia e
gli schiavi fuggitivi {^1^,232)^ i viaggio). Un secondo quella dei
Capitoli approvati dai Conti Portia per mettere ordene nel Co-
mune di Fontanafredda (1596, 3 aprile). Un terzo è intitolato:
Docmne7iti di ius servile (secc. xii-xv). Delle note illustrative
intitolate Documenti e regesti sui servi di masnada della nobile
famiglia dei signori di Praia, Porcia e Brugnera, è autore il
De Pellegrini. Il quale anche nell'opuscolo intitolato: Gli Sta-
tuti di Praia e le loro derivazioni legislative ha scritto il capitolo :
Premessa storico-genealogica sui da Praia \ l'altro capitolo:
Comparazione analitica degli statuti di Praia con le loro deri-
vazioni legislative, è dovuto ad E. Zoratti. Segue il testo degli
statuti compilati tra il 1361 e il 1366. Un quinto opuscolo è
dovuto agli amici dello sposo che pubblicano i Patti dotali
fra il co. Federico di Porcia e la magnifica Orsina del ìnarchese
Azzone d'Este (1422, 15 gennaio).
Notizie 30 1
L'editore A. F. Formiggini di Modena ha posto in vendita
il libro : L'istruzione popolare nello Stato Pontificio (1824-1870,
della signora Formiggini Santamaria. « L' A. » (è detto nel-
l'annunzio) « non si limita a ricercare l'opera legislativa dei
« papi riguardo all'istruzione, mettendo in relazione queste
« leggi con le condizioni politiche e sociali del tempo, ma de-
« linea tutta la corrente dell'opinione pubblica quale appare dai
« giornali e dalle riviste ; analizza le condizioni interne delle
« scuole, segue nel loro svolgimento le congregazioni religiose
« che si occuparono del l'istruzione del popolo ».
Il prof. Giuseppe Tomassetti ha incominciato la nuova edi-
zione della sua opera: La Campag7ia Romana antica, medioevale
e moderna già pubblicata in molte riprese e sotto altra forma
in questo Archivio. Editore ne è Ermanno Loescher (W. Re-
genberg) di Roma, il quale annunzia che l'opera si comporrà
di 3 volumi. Il I, minore per la mole, conterrà la parte generale;
il II ed il III conterranno la parte speciale ordinata secondo
le grandi vie romane nel raggio di circa quaranta chilometri da
Roma. Il tutto sarà riccamente illustrato con vedute e con
piante antiche e moderne. Finora è uscita la prima parte del
primo volume.
La Commissione di archeologia sacra ha intrapreso la pub-
blicazione di una nuova serie della Roma sotterranea cominciata
da G. B. De Rossi con lo scopo di dare, come fece il De Rossi
pel cimitero di Callisto, una descrizione degli altri antichi cimi-
teri cristiani di Roma, dedicando ad ognuno di essi un volume.
L'edizione è affidata alla libreria Spithòver di Roma. È ora uscito
il I" fascicolo del I tomo : Roma sotterranea cristiana {Nuova
serie). Descrizione analitica dei monumenti esistenti negli antichi
cimiteri suburbani, pubblicati a cura della Commissione di archeo-
logia sacra. Tomo I. Monumenti del cimitero di Domitilla sulla
via Ardeatiìia descritti da O. Marucchi. Fascicolo I con atlante
di 2j tavole.
PERIODICI
(Articoli e documenti relativi alla storia di Roma)
Académie des Inscriptions et Belle-Lettres.
Comptes rendus. Année 1909, février. — J. Maurice, Les
discours des paneg>TÌci latini et revolution religieuse sous le
règne de Constantin.
American Journal of Archaeolog-y. Serie II,
voi. XII (1908), n. 4. — A. L. Frothingham, The real title
of Botticelli's « Pallas ».
American (The) Historical Review. Voi. XIV,
n. 2. — J. P. Warren, ree. di A. Shield a. A. Lang : The
King over the Water. — n. 3. - E. B. Krehbiel, ree. di A.
Luchaire: Innocent III. - G. Kriehn, ree. di C. Oman: The
History of England from the accession of Richard II to the
Death of Richard III (1377-1485). - J. W. Thompson, ree. di
E. Lavisse: Histoire de France depuis les origines jusqu'à la
revolution, to. VIII: Louis XIV. La fin du règne (1685-1715) par
A. de Saint-Léger, a. Rébelliau, P. Sagnac, E. Lavisse. -
H. Schoenfeld, ree. di R. Charmatz : Oesterreichs Innere
Geschichte von 1848 bis 1907, I. Die Vorherrschaft der Deut-
schen.
Anaiecta Bollandiana. To. XXVIII (1909), fase. IL
— H. Delehaye, Sanctus. - A. Poncelet, ree. di K. Hilgen-
reiner, J. B. Nisius, J. Schlecht, A. Seider : Kirchliches
Handlexikon. - H. Delehaye, ree. di P. Franchi de' Cava-
lieri: Hagiographica. - Id., ree. di A. Dufourcq: A propos
de 1' hagiographie romaine. - Id., ree. di J. Jubaru : La salute
Agnès des actes grecs. - H. Moretus, ree. di Ph. Martin:
L' église de Gaule et la papauté au v" siècle. Saint Victrice à
304
Periodici
Rome. - Van Ortroy, ree. di A. Tenneroni : Le laudi e Jaco-
pone da Todi nel VI centenario della sua morte (e di altre
pubblicazioni Jacoponiche). - Id., ree. di F. Ehrle : Martins
de Alpartils chronica actitatorum temporibus domini Benedi-
cti XIII, zum erstenmal veròffentlicht. Bd. I. - Id., ree. di
J. DuvER : Vie du bienheureux Jean-Juvénal Ancina, de 1' ora-
toire de Saint-Philippe de Néri, évéque de Saluces.
Archeografo Triestino. Voi. V della III serie (1909),
fase. I. — F. Babudri, Cronologia dei vescovi di Capodistria
(con notizie di atti pontifici).
Archiv (Neues) der Gesellschaft fùr altere
deutsche Geschichtskunde. XXXIV B. (1908), I Heft.
— H. Bresslau, Exkurse zu den Diplomen Konrads II. - B.
Schmeidler, Aus der Cronica di Lucca des codex Palatinus
571. - W. Levison, Otto von Freising und das Privileg Fried-
richs I fùr das Herzogtum Oesterreich. - F. Kern, Aus dem
Briefbuch des Johann von Arbois. — II Heft. - E. Seckel,
Studien zu Benedictus Levita. - H. Bresslau, e. s. — III Heft. -
B. Schmeidler, Studien zu Tholomeus von Lucca. - E. Mul-
ler, Die Nithard-Jnterpolation und die Urkunden-und Legen-
denfàlschungen im St. Medardus-Kloster bei Soissons.
Archiv fiir òsterreichische Geschichte. IIC
Band, I Hàlfte. — J. A. F. von Helfert, Zur Geschichte des
Lombardo- Venezianischen Kònigreichs (con riferimenti alla sto-
ria del papato).
Archivio storico Italiano. Serie V, to. XLII,
disp. IV del 1908, — A. Pernice, Il papato e Bizanzio nelle
loro relazioni religioso-politiche dall'origine dello scisma alla
caduta di Costantinopoli. - F. Gabotto, Da Berengario I ad
Arduino, a proposito di una recente pubblicazione. - A. Gau-
DENZi, La costituzione di Federico II che interdice lo Studio
bolognese. - P. Piccolomini, Ricordi di Filippo Edoardo Fug-
ger. - G. A. Consonni, Intorno alla vita di Maffeo Vegio da
Lodi. Notizie inedite. - F. E. Vassalli, ree. di F. Gabotto:
I municipi romani dell' Italia occidentale alla morte dì Teodosio
il Grande. - A. Giorgetti, ree. di R. Davidsohn : Geschichte
von Florenz, II Band, I Teil ; Forschungen zur Geschichte von
Florenz, IV Teil. - A. Favaro, ree. di M. Cioni : I documenti
Periodici 305
Galileiani del S. Uffizio di Firenze. — To. XLIII, disp. I del
1909. - A. Segre, I dispacci di Cristoforo da Piacenza, procu-
ratore mantovano alla corte pontificia. - A. Beccaria, Per una
raccolta delle iscrizioni medievali italiane. - S. Pivano, Da Be-
rengario I ad Arduino. - C. Cipolla, ree. degli scritti di storia,
di filologia e d'arte, « Nozze Fedele-De Fabritiis ». - P. San-
tini, ree. di B. Egger: Geschichte der Cluniazenser-Klòster
in der Westschvveiz bis zum Auftreten der Cisterzienser. - Id.,
ree. di L. Ciaccio : Il cardinal Legato Bertrando del Poggetto
in Bologna (1327-1334). - G. Pansa, ree. di N. F. Faraglia:
Storia della lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d' Angiò.
Archivio storico Lombardo. Anno XXXV (1908),
serie IV, voi. X, fase. XX. — A. Luzio, Isabella d' Este e
il sacco di Roma. — Anno XXXVI (1909), serie IV, voi. XI,
fase. XXI. - L. Fumi, L'archivio di Stato in Milano nel 1908. -
[ ], ree. di R. Wolkan : Der Briefwechsel des Eneas Silvius
Piccolomini. I Abteilung: Briefe aus der Laienzeit (1431-1445).
I Band: Privatbriefe. - A. Ratti, ree. di Ph. Dengel: Geschi-
chte des Palazzo di San Marco genannt Palazzo di Venezia.
Archivio storico per le province Napole-
tane. Anno XXXIV (1909), fase. I. — G. C, ree. di L. Oz-
zola: Vita e opere di Salvator Rosa. - R. Trifone, ree. di M.
A. Weil : Ioachim Murat roi des Naples. La dernière année
du règne (mai 1814-mai 1815). Tom. I, Les préliminaires du
congrès de Vienne (mai-novembre 1814).
Archivio storico Sardo. Voi. IV (1908), fase. III-
IV. — A. Solmi, Il sigillo di Re Enzo.
Archivio storico per la Sicilia orientale.
Anno V (1908), fase. III. — C. A. Garufi, Il tabulano di
S. Maria di Valle Giosafat nel tempo normanno-svevo e la data
delle sue falsificazioni (con notizie e copie di documenti ponti-
fici). - R. Zeno, Niccolò Tudisco ed un nuovo contributo alla
storia del concilio di Basilea. - R. Zeno Vallo, ree. di S. Pi-
vano : Stato e Chiesa da Berengario I ad Arduino (888-1015).
Archivio Trentino. Anno XXIV (1909), fase. I. —
D. Reich, I diplomi dell'istituzione del principato vescovile di
Trento.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 20
3o6 Per- iodici
Archivio (Nuovo) Veneto. N. S., anno IX (1909),
to. XVII, parte I. — G. Zulian, Le prime relazioni tra il card.
Giulio Mazzarini e Venezia.
Archivum Franciscanum historicum. Anno II
(1909), fase. II. — P. Robinson, Quo anno ordo fratrum Mi-
norum inceperit. - B. Kleinschmidt, St. Ludwig von Toulouse
in der Kunst. - S. Mencherini, Constitutiones generales ordi-
nis fratrum Minorum a capitulo Perpiniani anno 1331 celebrato
editae. - Marianus de Florentia, Compendium chronicorum
fratrum Minorum. - M. Bihl, ree. di F. Tocco: Studii Fran-
cescani. - Id., ree. di F. M. d'Araules: Vie de St. Bernardin
de Sienne ; Van Ortroy : Vie inèdite de St. Bernardin de
Sienne. — Fase. III. - M. Bihl, De fr. Jacobo musivario O.
F. M. (1225), primo ordinis artifice. - B. Kruitwagen, Narra-
tiuncula de indulgentia Portiunculae ex libro « Compendium
Theologiae pauperis » deprompta. - S. Mencherini, e. s. F. M.
Delorme ab Araules, Generalium ministrorum ordinis fratrum
Minorum catalogi duo inediti. - Fr. Bliemetzrieder, Die zwei
Minoriten Prinz Petrus von Aragonien und Kardinal Beltrand
Atgerius zu Beginn des abendlàndischen Schismas. - U. d'Alen-
goN, Documents sur la réforme de S.te Colette en France (con
una lettera a Martino V). - Marianus de Florentia, e. s. -
M. Bihl, ì^ee. di H. Holzapfel : Handbuch der Geschichte
des Franziskanerordens. - Id., ree. di C. G. Herbermann : The
Catholic Encyclopedia, voli. III-IV. - Id., ree. di M. Buchber-
GER : Kirchliches Handlexikon. - N. Dal- Gal, Alexandri pp. IV
rescriptum d. Joanni Forzate, episcopo Patavino, quod in bul-
lario Franciscano desideratur.
Atti e memorie della R. Deputazione di sto-
ria patria per le Provincie delle iVlarche. N. S.,
voi. V (1908), fase. I-II. — M. Sterzi, Studi sulla vita e sulle
opere di Annibal Caro,
Atti e memorie della R. Deputazione di sto-
ria patria per le Provincie di Romagna. Serie III,
voi. XXVI (1908), fase. IV-VI. — G. B. Salvioni, Il valore
della lira bolognese dal 1551 al 1604. - G. Gasperoni, Il co-
mune di Savignano.
Periodici 307
Bibliothèque de l' Ecole des chartes. Voi. LXX
(1909), janvier-avril. — J. Delaville Le Roulx, Bulle de con-
vocation d'une assemblée des Hospitaliers à Carpentras (1365).
Boletìn de la Real Academia de la tiìstorìa.
To. LIV (1909), mayo. — R. Beltran y Rózpide, notizia del
libro di J. Becker: Relaciones diplomàticas entre Espaiia y la
Santa Sede durante el siglo xix.
Bollettino d'arte del iVLinistero della pub-
blica istruzione. Anno III (1909), fase. I-II. — G. De
Nicola, Il tesoro di San Giovanni in Laterano fino al sec. xv.
Bollettino della Società Geografica Ita-
liana. Serie IV, voi. X (1909Ì, n. 7. — R. AlmagiÀ, La geo-
grafia fisica in Italia nel cinquecento (con notizie di geografi
romani e trattati di geografia del Tevere).
Bollettino della Società Pavese di storia
patria. Anno IX (1909), fase. I. — F. Barbieri, La politica
inglese nella questione italiana con particolare riguardo alla Lom-
bardia (con accenni alle vicende politiche dello Stato Pontificio).
Bollettino storico-biblio^rafìco subalpino.
Anno XIII (1908), fase. III-IV. — Alessio, Un patriota obliato.
(Recensione della vita di A. Rosmini Serbati scritta da un
sacerdote dell' Istituto della Carità).
Bollettino storico della Svizzera italiana.
Anno XXX (1908), n. 7-12. — [ ], Il documento più antico
per gli ospizi del Lucomagno. Ancora di F. Barbarossa in valle
di Blenio.
Bulletin International de l'Académie des
sciences de Cracovie. Classe de philologie; classe d'his-
toire et de philosophie. Anno 1908, n. 5 (mai). — L. Bora-
TVNSKi, Contribution à l' histoire des premières relations com-
merciales de Gdansk (Dantzig) avec l'Italie, et en particulier
avec Venise (con notizie sui rapporti commerciali con Roma). —
Anno 1909, nn. 1-2 (janvier-février). - L. Chotkovvski, Histoire
politique de 1' Eglise en Galicie sous le gouvernement de Marie
Thérèse (1772-1780).
3o8 P 67^2 odici
Bullettìno Senese dì storia, patria. Anno XV
(1908), fase. II. — A, LisiNi, Inventario del Diplomatico del
r. archivio dì Stato di Siena (con notizie di documenti ponti-
fici). — Fase. III. - P. PiccoLOMiNi, Documenti vaticani sull'eresia
in Siena durante il secolo xvi. - M. Callegari, Il fatto d'armi di
porta Camollia nel 1526 (con riferimenti alla politica papale). -
A. LisiNi, e. s. - P. L. Leicht, ree. di R. Davidsohn: Geschichte
von Florenz, II ; Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV.
En^lish (The) Historical Rewiew. Voi. XXIV
(1909), n. 94. — J. Gairdner, Archbishop Merton and St. Albans.
(con notizia di documenti pontifici). - C. Johnson, ree. di P.
Ecidi : Necrologi e libri affini della provincia romana, I. -
H. F. Brown, ree. di H. C. Lea: A History of the Inquisition
of Spain; E. Nathan Adler: Auto de Fé and Jew. - W. H.
WooDWARD, ree. di J. Cartwright (Mrs. Ady): Baldassarre
Castiglione, the Perfect Courtier: his Life and Letters (1478-
1529). - J. Wardell, ree. di F. C. Montague : The Politicai
History of England. Voi. VII. From the Accession of James I
to the Restoration, 1 603-1 660. - L. G. Wickham Legg, ree. di
Prince Murat : Lettres et documents pour servir à 1' histoire
de Joachim Murat, 1767-1815, avec une Introduction et des notes
par P. Le Brethon. - R. M. Johnston, ree. di J. A. von
Helfert : Zur Geschichte des Lombardo-Venezianischen Kònig-
reichs. - W. Miller, ree. di A. W. Ward, G. W. Prothero,
S. Leathes: The Cambridge Modem History. Voi. XI. The
Growth of Nationalities.
Giornale storico della letteratura italiana.*
Anno 1909, voi. LUI, fase. 158-159. — G. Bertoni, ree. di J. B-É
dier : Les chansons de geste et les routes d' Italie. - G. Gentile,
ree. di K. Vossler : Die gòttliche Komòdie : I. Entwicklungs-
geschichte und Erklàrung. - C. Cipolla, ree. di U. Chiurlo:
Le idee politiche di D. Alighieri e di F. Petrarca. - R[enier],
ree. di L. Ozzola: Vita e opere di Salvator Rosa. - [ ], 7^ee.
di A. Luzio: Isabella d'Este e il sacco di Roma. -[ ], ree.
della pubblicazione per Nozze Crocioni-Ruscelloni (parecchi
articoli hanno attinenza con la storia politica e civile di Roma
nel M. E.).
Historisches Jahrbuch. XXX Band (1909), I Heft.
— N. Paulus, Neue Aufstellungen ùber die Anfànge des Ab-
Periodici 309
lasses. - O. Braunsberger, Deutsche Schriftstellerei und Buch-
druckerei dem ròmischen Stuhle empfohlen, — II Heft. - F. Blie-
METZRiEDER, Raimund von Capua und Caterina von Siena zu
Beginn des grossen abendlàndischen Schismas. - P. M, Baum-
GARTEN, ree. di H. Grisar : Die Ròmische Kapelle Saneta San-
ctorum und ihr Schatz. - F. X. Barth, ree. di J. Leineweber :
Studien zur Geschichte Papst Còlestins III. - Thalhofer, ree.
di W. Burger: Ròmische Beitràge zur Geschichte der Kate-
chese in Mittelalter.
Kunst^eschìchtliche Anzei^en. Beiblatt der
« Mitteilungen des Instituts fiir òsterreichische Geschichtsfor-
schung ». Jahrg. 1909, n. i. — F. Wickhoff, ree. di W. Kal-
lab: Vasaristudien. - M. Dvorak, ree. di U. Thieme u. F. Bec-
ker : Allgemeines Lexikon der bildenden Kùnstler von der
Antike bis zur Gegenwart.
iViélan^es d'archeologìe et d' histoire. An-
née XXVIII (1908), fase. IV-V. — C. Faure, L'entrée du rec-
teur Guillaume de Beaufort, vicomte de Turenne, à Carpentras,
en 1376. - C. CocHiN, Un manuscrit de Sainte-Croix de Jéru-
salem aux armes de Grégoire XI.
iVlemorie storiche Foro^iulìesì. Anno IV (1908),
fase. II-III — A. Battistella, La prima visita apostolica nel pa-
triarcato Aquileiese dopo il concilio di Trento. - G. Vale, La
cerimonia della spada ad Aquileia e a Cividale.
^Miscellanea di storia Italiana. Serie III, voi.
XIII. — L. Dalmasso, I Piemontesi alla guerra di Candia (1644-
1669). - D. Sant'Ambrogio, Origine e notizie diverse intorno
al priorato cluniacense di S. Pietro di Castelletto in provincia
di Vercelli (con un diploma di Lotario III). - P. Torelli, I
patti della liberazione dell' arcivescovo Cristiano di Magonza,
arcicancelliere dell' impero, prigione dei marchesi di Monfer-
rato. - A. Telluccini, La traslazione delle salme di due prin-
cipesse di Savoia dalla chiesa de' SS. XII Apostoli in Roma.
iVtitteilun^ren des k. deutschen Archaeolo-
«rischen Instituts: Ròmische Abteilun^. Voi. XXII
(1907), fase. III. — L. DucHESNE, Aura (con riferimenti alla topo-
grafia di Roma nel m. e.).
Periodici
iWitteìlun^en des Instituts fùr òsterreichi-
&che Geschichts-forschung". XXX Bd. (1909), I Heft. —
W. MuLDER, Zur Kritik der Schriften des Jordanus von Osna-
briick. - L. M. Hartmann, ree. di R. Poupardin: Les institu-
tions politiques et administratives des principautés Lombardes
de l'Italie meridionale: ix'-xi^ siècles. - M. Baltzer, ree. di
R. Thom: Die Schlacht bei Pavia, 24 . 11 . 1525; E. Sieders-
leben: Die Schlacht bei Ravenna, 11 . iv . 1512. - H. R. v.
Srbik, ree. di B. Hennig: Die Kirchenpolitik der àlteren Hoen-
zollern in der Mark Brandenburg und die pàpstlichen Privile-
gien d. J. 1447. - W. Bauer, ree. di H. A. Creutzberg : Karl
von Miltitz. — II Heft. - A. v. Jaksch, ree. di J. F. Bohmer :
Regesta Imperli. I, II Aufl,, I Bd. - F. Kern, ree. di O. Car-
TELLiERi : Peter von Aragon und die sizilianische Vesper.
iViitteìlun^en a.us der hìstorische Literatur.
XXXVII Jahrg. (1909), I Heft. — F. Hirsch, Programmenschau
(vi si parla di J. Bach: Die Osterfest-Berechnung in alter und
neuer Zeit ; R. Stapper : Karls des Grossen ròmisches Mess-
buch ; R. Friedrich : Studien zur Vorgeschichte der Tage von
Kanossa ; K. Zimmert : Ueber einige Quellen zur Geschichte
des Kreuzzuges Kaiser Friedrichs I; O. Stiller : J. J. Volk-
mann, eine Quelle fùr Goethes Italienische Reise). - K. Lòsch-
HORN, ree. di G. Schoenaich : Die Christenverfolgung des
Kaiser Decius. - F. Hirsch, ree. di C. Hesseling : Essai sur
la civilisation byzantine. - W. Platzhoff, ree. di R. David-
sohn : Geschichte von Florenz, II Band, I Teil; Forschungen
zur Geschichte von Florenz, IV Teil. - K. v. Kauffungen, ree.
di K. Zeumer: Die goldene Bulle Kaiser Karls IV. - Id., ree.
P. M. Baumgarten: Aus Kanzlei und Kammer. - K. Lòsch-
horn, ree. di E. Diederich : Das Dekret des Bischofs Burchard
von Worms. - C. Koehne, ree. di M. Jansen : Die Anfànge der
Fugger (bis 1494). - H. Barge, ree. di H. A. Creutzberg: Karl
von Miltitz (1490-1529). - R. ScHMiDT, ree. di F. Roth : Augs-
burgs Reformationsgeschichte. Ili Bd. (1539-1547). - F. Hirsch,
ree. di G. Egelhaaf: Geschichte der neuesten Zeit vom
Frankfurter Frieden bis zur Gegenwart. — II Heft. - F. Hirsch,
ree. di Pflugk-Harttung : Ulsteins Weltgeschichte. - K. v.
Kauffungen, ree. di L. Ottokar : Genealogisches Handbuch
der europàischen Staatengeschichte. - W. Platzhoff, ree. di
P. Fr. Kehr : Regesta pontificum romanorum, III. - Ff, W.
Taube, ree. di M. Krammer: Der Reichsgedanke des staufi-
Periodici x i i
schen Kaiserhauses. - W. Platzhoff, ree. di R. Davidsohn :
Geschichte von Florenz, II Bd., II Teil. - K. Lòschhorn, ree.
di J. Trésal: Saint-Nicolas du Chardonnet. - R. Mahrenholtz,
ree. di M. Strich : Marschall Alexander Berthier und sein
Ende. - Id., ree. di Lord Acton : The Cambridge modem hi-
story. Voi. VII. - A. Vorberg, ree. di M. Heimbucher : Die
Orden und Kongregationen der katholischen Kirche. - K. von
Kauffungen, ree. di F. Helbig: Die Tortur. Geschichte der
Folter im Kriminalverfahren aller Vòlker und Zeiten.
/Vloyen-àg-e (Le). Anno 1908 (novembre -décembre). —
M. JussELiN, Privilège inédit du pape Jean X pour le mona-
stère de Sainte - Ursule de Cologne (926). - G. Huet, ree. di
J. Bédier: Les légendes épiques, — Anno 1909, janvier-février. -
J. Delaville le Roulx, Deux aventuriers de 1' ordre de 1' Hó-
pital: Les Talebart. - A. Fliche, ree. di B. Monod : Essai sur
les rapports de Pascal II et Philippe I. - M. Prou, ree. di
F. Kehr : Regesta pontificum romanorum. Voi. I-II. — Mars-
avril. - L. Levillain, ree. di E. Muhlbacher : Die Urkunden
der Karolinger. - M. Prou, ree. di L. Schmitz-Kallenberg :
Practica cancelleriae apostolicae saeculi XV exeuntis ; N. Li-
KHATSCHEFF : Un href du pape Pie V au tsar Ivan le Terrible
avec une étude sur les brefs pontificaux ; E. Goeller : Mittei-
lungen und Untersuchungen iiber das pàpstliche Register-und
Kanzleiwesen im 14 Jahrh. ; P. M. Baumgarten : Aus Kanzlei
und Kammer. Eròrterungen zur kurialen Hof-und Vervvaltungs-
geschichte im xiii, xiv und xv Jahrh.
iViusée (Le). Voi. VI (1909), fase. I. — O. Theatès,
Giovan Antonio Licinio da Pordenone.
Rendiconti della R. Accademia dei Lincei.
Anno 1908 (Serie V. Voi. XVII), fase. I-III; IV-VI. — F. Tocco,
Le prime due tribolazioni dell'ordine dei Minori.
Revista de Archivos, Bibliotecas y iVLuseos.
Alio XIII (1909), nn. 1-2. — J. Ramon Mélida, Dibujos de
Miguel Angel para la Sibila Libica. - L., ree. di I. Becker:
Relaciones diplomàticas entre Espafia y la Santa Sede durante
el siglo XIX. - L. H., ree. di D. Gnoli : Have Roma.
3 1 2 Periodici
Revue Bénédictine. Année XXV (1908), n. 4. — B.
Lebbe, ree. di J. Turmel : Histoire du dogme de la Papauté
dès origines à la fin du iv*' siècle. - U. Berlière, ree. di J. H.
H. Sassen : Hugo von St. -Cher. Seine Tàtigkeit als Kardinal,
1244-1263. - Id., ree. di De Bildt : Les médailles romaines de
Christine de Suède.
Revue des études hìstoriques. Année LXXV
(1909), janvier-février. — L. de Baglion, Le siège de Famagou-
ste (Cypre) au xvi siècle. - J. Paquier, Lettres familières de
Jerome Aléandre. - R. Delaroche, ree. di F.-M. Kircheisen :
Bibliographie du temps de Napoléon. - P. D., ree. di Dumaz:
Christianisme et Papauté. — Mai-juin. - L. Batcave, ree. di
Ch. Merki: L' amirai de Coligny. La maison de Chàtillon et
la révolte protestante (1519-1572). - Id., ree. dei Mémoires du
prince Clovis de Hohenloe. T. I: L'Unite allemande; T. Il:
L' Unite allemande et la guerre de 1870. L' ambassade à Paris.
Le congrès de Berlin. Trad. de P. Budry.
Revue d' histoire ecclésiastique. Année 1909,
fase. I. — J. Bois, L' Église catholique en Russie sous Cathe-
rine IL La création d' un évéché de Bianche-Russie et le main-
tien des Jésuites. - P. Demeuldre, ree. di A. Weiss : Historia
ecclesiastica. T. I. - J. Flamion, ree. di J. Turmel: Histoire
du dogme de la Papauté dès origines à la fin du iv siècle. -
P. Demeuldre, ree. di Ch. J. Hefele : Histoire des conciles
d'après les documents originaux. Nouvelle trad. par H. Le-
CLERCQ. T. II, I et II parties. - G. Mollat, ree. di G. Ca-
ROTTi : Corso elementare di storia dell'arte. T. IL - M. Iacquin,
ree. di B, Messing : Papst Gregors VII. Verhàltnis zu den
Klòstern. - M. Legrand, ree. di A. Luchaire : Innocent III.
Rome et l'Italie; Innocent IH. La croisade des Albigeois ;
Innocent HI. La Papauté et l'Empire; Innocent III. La que-
stion d'Orient; Innocent III. Les royautés vassales du Saint-
Siège ; Innocent III. Le concile du Latran et la réforme de
l' Église. - Id., ree. di C. H. Pirie Gordon: Innocent the
Great. - Id., ree. di E. Gùtschow : Innocenz III und England. -
H. Nelis, ree. di A. Fayen : Lettres de Jean XXII (1316-1334).
Textes et analyses. - R. De Schepper, ree. di H. Ch. Lea:
The Moriscos of Spain. Their conversion and expulsion ; E.
ScHÀFER : Beitràge zur Geschichte des spanischen Protestantis-
mus und der Inquisition in 16 Jahrh. nach den originalakten in
Periodici 3 1 3
Madrid und Simancas bearbeitet. - A. Dumortier, ree. di M.
RiCHTER : Desideriiis Erasmus u. seine Stellung zu Luther auf
Grund ihrer Schriften. - A. Pasture, ree. di G. Calenzio : La
vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronie. - J. Forget, ree.
di Th. Granderath : Geschichte des vatikanischen Konzils. —
Fase. IL - J. Bois, e. s. - J. Flamion, ree. di L Rinieri :
S. Pietro in Roma ed i primi papi secondo i più vetusti cata-
loghi della Chiesa romana. - Id., ree. di P. Allard : La per-
sécution de Diocletien et le triomphe de V Église. Ili édit. -
C. Baur, ree. di P. De Labriolle : Saint Ambroise. - J. Le-
BON, ree. di L. Traube : Nomina sacra. Versuch einer Geschi-
chte des christlichen Kiirzung. - A. Kempeneer, ree. di H.
Finke: Papsttum und Untergang der Templerordens, I. Dar-
stellung, ILQuellen; Acta Aragonensia. Quellen zur deutschen,
italienischen, franzòsischen, spanischen, zur Kirchen - und Kul-
turgeschichte aus der diplomatischen Korrespondenz Jaymes II
(1291-1327). - G. MoLLAT, ree. di E.-R. Vaucelle : Catalogne
des lettres de Nicolas V concernant la province ecclésiastique de
Tours d'après les registres des archives vaticanes. - R. Maere,
ree. di Fr.-X. Kraus : Geschichte der christlichen Kunst. B. II :
Die Kunst des Mittelalters und der italienischen Renaissance,
II (Schluss-) Abth. Italienische Renaissance, II Hàlfte, ed.
J. Sauer. - L. Van der Essen, ree. di E. Palandri : Les né-
gociations politiques et religieuses entre la Toscane et la France
à l'epoque de Cosme I et de Catherine de Médicis (1544-1580). -
Id., ree. di P. Herre : Papsttum und Papstwahl im Zeitalter
Philipps II.
Revue de V histoire des reli^rìons. To. LVII
(1908), n. 3. — T. André, ree. di A. Profumo: Le fonti ed i
tempi dell'incendio Neroniano.
Revue historìque. Année XXXIV (1909), to. C, fase.
IL — H. Hauser, Deux brefs inédits de Leon X à Ferdinand au
lendemain de Marignan. - R. Reuss (Bulletin historique): France.
Epoque de la revolution et de l'empire (vi si parla di É. La-
F-ONT : La politique religieuse de la revolution franraise ; G.
BouLOT : Le general Duphot (1796-1797) ; P. Le Brethon :
Lettres et documents pour servir à 1' histoire de Joachim Murat
(1767-1815) publiés par le prince Murat. T. I ; F. Massoni Le
sacre et le couronnement de Napoléon). - Ch. Bémont (Bulletin
historique) : Angleterre (vi si parla di A. C. Benson, v.'" Esher :
3 1 4 Periodici
La reine Victoria, d'après sa correspondance inèdite, trad. frane.
par J. Bardoux). - R. Poupardin (Bull^tin historique) : Italie.
Moyen-àge (vi si parla degli Scriptores rerum italicarum ; di
C. Cipolla: Le opere di Ferreto de' Ferreti vicentino, t. I;
P. Ecidi: Necrologi e libri affini della provincia romana, t. I;
L. ScHiAPARELLi : I diplomi dei re d'Italia, parte III, I diplomi
di Lodovico III ; dei Regesta chartarum Italiae ; del Chartula-
ritmi Studii Bononiensis \ dì W. Dudley Foulke : History of
the Langobards by Paul the Deacon ; L. Moritz Hartmann :
Geschichte Italiens im Mittelalters, t. III, I. Italien und die
frànkische Herrschaft ; S. Pivano : Stato e Chiesa da Berenga-
rio I ad Arduino (888-1015); D. Ghetti: Storia politico -nazio-
nale d'Italia, voi. II; M. Mùller : Die Schlacht bei Benevent
(26 februar 1266); P. M. Baumgarten : Aus Kanzlei und Kam-
mer ; Ch. Dejob : La foi religieuse en Italie au xiv" siècle ;
R. Davidsohn : Geschichte von Florenz, t. II; Forschungen
zur Geschichte von Florenz, IV; E. Besta : La Sardegna me-
dioevale. Le vicende politiche dal 450 al 1326). - J.-K. Kocha-
NOWSKi (Bulletin historique) : Pologne (vi si parla di A. Kraus-
HAN : Podróze Królewicza polskiego, Niemcy, Francya, Wlochy
1711, z dyaryusza rekop. wydal ; W. Abraham: Udzial
Polsky w Soborze Pizanskim 1409 ; Powstanie organizacyi Ko-
sciola lacinskiego na Rusi, t. I). - G. Pagés, ree. di P. Mat-
TER : Bismark et son temps, t. III. — To. CI, fase. I. - V. Er-
moni. La crise arienne. - B. Monod, La question des investi-
tures à l' entrevue de Chàlons (1107). - H. Hauser (Bulletin
historique) : Histoire de France. Epoque moderne (vi si parla
di Ch. Merki: L' Amirai de Coligny. La maison de Chàtillon
et la révolte protestante ; É. Roca : Le grand siècle intime.
De Richelieu à Mazarin (1642-1644); E. Lavisse : Histoire de
France, t. VIII, I, Louis XIV. La fin du règne (1685-1715)). -
Ch. Bémont (Bulletin historique) : Histoire d' Angleterre (vi si
parla di J. Gairdner : Lollardy and the Reformation in England ;
J. Trésal: Les origines du schisme anglican (1509-1571); H.-N.
Birt: The Elizabethan religious settlement; Ch. Blennerhas-
SET : Maria Stuart, Kònigin von Scottland (1542-1587); Fr.-K.
Staelin: Sir Francis Walshingham und scine Zeit ; A. Shield
a. A. Lang : The king over the water ; A. Shield : Henry
Stuart, cardinal of York and his times ; S. Cowan : The royal
house of Stuart, from its origin to the accession of the House
of Hanover). - J.-K. Kochanowsky (Bulletin historique): His-
toire de Pologne (vi si parla di L. Boratynsky : Stefan Batory
Periodici 3 i 5
i pian ligi przecivv Turkom (1576-1584Ì ; Kozacy i Watykan ;
Studya nad nuncyatura polska Bolognettego (1581-1585); J. Pta-
snik: Kolektorzy Kamery apostolskiej vv Polsce Piastowskiej, e
di altre opere riguardanti la Chiesa Polacca e la riforma in
Polonia). - M. Philippson, ree. di M. Ritter : Deutsche Ge-
schichte im Zeitalter der Gegenreformation und des Dreissig-
jàhrigen Krieges (1555-1648). - L. Eisenmann, ree. di H. Fried-
jung: Oesterreich von 1848 bis 1860. — Fase. II. - L. Halphen
(Bulletin historique): Histoire de France. Moyen-àge. Epoque
franque et des premiers Capétiens (vi si parla di A. Gengel :
Die Geschichte des frànkischen Reichs im besondern Hinblick
auf die Entstehung des Feudalismus ; F. Lot et L. Halphen:
Le règne de Charles le Chauve (840-877), i'" partie). - Ph. Lauer
(Bulletin historique) : Histoire de France. Moyen-àge. De saint
Louis aux guerres d'Italie (vi si parla di L.-H. Labande : Avi-
gnon au xiii'' siècle. L' évéque Zoen Tencarari et les Avigno-
nais ; A. Mortier : Histoire des maìtres généraux de l' ordre
des frères Prècheurs, t. IV). - V. van Berchem (Bulletin histo-
rique) : Histoire de Suisse (vi si parla di F. Steffens u. H.
Reinhardt: Die Nuntiatur von Giovanni Francesco Bonhomini,
1579-1581. Documente, t. I ; R. Feller : Ritter Melchior Lussy
von Unterwalden, seine Beziehungen zu Italien und sein Anteil
an der Gegenreformation, t. I ; A. Naef: Chillon, t. I. La Ca-
mera domini). - F. Vigener (Bulletin historique) : Histoire
d'Allemagne. Moyen-àge (vi si parla di A. Werminghoff :
Geschichte der Kirchenverfassung Deutschlands im Mittelalter,
t. I ; Th. Sommerland : Die vvirtschaftliche Tàtigkeit der Kirche
in Deutschland, t. II: Die wirtschaftliche Tàtigkeit der deutschen
Kirche in der Zeit des erwachenden Staatsgedankens bis zum
Aufkommen der Geldwirtschaft ; A. M. Kòniger: Burchard I
von Worms und die deutsche Kirche seiner Zeit (1000-1025^.
Ein Kirchen -und sittengeschichtliches Zeitbild). - L. Halphen,
ree. di E. Bernheim : Lehrbuch der historischen Methode und
der Geschichtsphilosophie. - M. Philippson, i-ee. di G. Caro:
Soziale und Wirtschaftsgeschichte der Juden im Mittelalter und
der Neuzeit. - Ch. Seignobos, ree. di D. Schàfer : Weltge-
schichte der Neuzeit. - Th. Reinach, ree. di M. Phhjppson:
Neueste Geschichte des jùdischen Volkes. - Ch. Seignobos,
ree. di S. W m '".. v : The history of twenty-five years (1856-1880).
Revuc (Nouvelle) historique de droit fran-
9ais et étran^er. Année XXXIII (1909), n. i. — 1. Lamkire,
Periodici
Les dernières survivances de la souveraineté du Saint Empire
sur les états de la monarchie Piémontaise. - L. Debray ; R.
Genestal, ree. dei Mélanges Pitting, voi. I (alcuni articoli
trattano questioni di diritto canonico, o diritto italiano). —
N. 2. - I. Lambire, e. s. - H. Pissard, ree. di L. Halphen :
Études sur l' administration de Rome au moyen-àge (751-1252).
Revue des questìons historìques. To. LXXXV,
année XLIII (i909\ i avril. — E. Rodocanachi, Le chàteau
Saint-Ange sous le pontificat d'Alexandre VL - A. de Boisli-
SLE, La désertion du cardinal de Bouillon. - P. Lbe, ree. di
Ch. Gailly de Taurines : Benvenuto Cellini à Paris sous
Fran'^ois L - Y. de la Brière, ree. dei Mélanges et docu-
ments publiés à 1' occasion du deuxième centenaire de la mort
de Mabillon. - R. Lambelin, ree. di A. Shield, A. Lang : The
king over the water (Giacomo III). - G. Péries, ree. di J. R.
KusEj : Joseph II und die aeussere Kirchenverfassung Inneroe-
sterreichs. - A. Isnard, ree. di P. Le Brethon : Lettres et
documents pour servir à l'histoire de Joachim Murat (1765-1815),
publiés par S. A. le prince Murat. To. I. - R. Lambelin, ree. di
A. Lebey: Louis -Napoléon Bonaparte et la revolution de 1848. -
Id., ree. di Henriot: Histoire des zouaves. - G. Péries, ree. di
Th. Granderath: Histoire du concile du Vatican. Trad. frane.
Rivista storica Benedettina. Anno IV (1909), gen-
naio-marzo. - F. Bliemetzrieder, Un' altra edizione del trat-
tato di Alfonso Pecha sullo scisma (1387-1388) con notizie sulla
vita di Pietro Bohier, benedettino, vescovo di Orvieto (segue
la « conscripcio bona sub triplici via de eleccione ss. in Christo
patris ac domini, domini Urbani pp. VI » di A, Pecha). - B. Tri-
fone, Serie dei prepositi, rettori ed abati di S. Paolo di Roma. -
P. Lugano, ree. di P, Fr. Kehr : Regesta pontificum roma-
norum: Italia Pontificia, voi. Ili: Etruria, - Id., ree. di P. Egidi:
Necrologi e libri affini della Provincia Romana ; voi. I : Necro-
logi della città di Roma ; Libro di anniversari in volgare del-
l'ospedale del Salvatore. - [ ], ree. di A. Fayen : Lettres
de Jean XXII (1316-1324). Textes et analyses : To. I. — Aprile-
giugno. - F. Tarducci, S. Gregorio Magno e la vita monacale
del suo tempo. - A. Corradi, Nonantola abbazia imperiale. -
B. Trifone, e. s. - [ ], ree. di G, Bertoni: Un breve di
Pasquale II a Giovanni abate di Nonantola. - [ ], ree. di
B. Messing: Papst Gregor VII: Verhàltnis zu den Klostern.
Periodici 3 1 7
Rivista, storica Italiana. Anno XXVI (1909), se-
rie IV, voi. I, fase. I. — C. BoLLEA, ree. di A. Cavagna-San-
GiULiANi : Regesti di earte storiche lombarde ; Manoscritti riguar-
danti la storia nobiliare italiana; Statuti italiani. - L. Motta,
ree. di G. Comelli : Dei confini naturali e politici della Roma-
gna, - B. F., ree. di B. Ghetti: Ricerche storiche (tra queste:
Montelibretti nella toponomastica della provincia romana). -
A. Leone, ree. di G. Signorelli : Viterbo nella storia della
Chiesa. - X, ree. di H. Stuart Iones : The roman Empire. -
R. S., ree. di A. Teetgen : The Life and times of the empress
Pulcheria. - G. Sangiorgio, ree. di X. Morel : Les Lombards
dans la Fiandre francaise et le Hainaut. - O. A., ree. di l. Isola:
Critica del Risorgimento. - C. Cipolla, ree. di Du Pérac-La-
fréry: Roma prima di Sisto V. La pianta di Roma del 1577
riprodotta dall' esemplare esistente nel museo Britannico per
cura e con introduzione di F. Ehrle. - C. Capasso, ree. di
P. Herre: Papsttum und Papstwahl im Zeitalter Philipps II. -
L. U., ree. di De Bildt: Christine de Suède et le conclave de
Clément X. - R. S., ree. di D. Cappelletti: Da Aiaccio alla
Beresina; A. Lumbroso : Attraverso la rivoluzione e l'impero. -
G. Roberti, ree. di M. H. Weil: Joachim Murat roi de Na-
ples. La dernière année du règne (mai 1814-mai 1815). I. Les
préliminaires du congrès de Vienne. - Id., ree. di P. Le Bre-
THON : Lettres et documents pour servirà 1' histoire de Joachim
Murat (1769-1815), publiés par S. A. le prinee Murat. - C. Ri-
NAUDO, ree. di J. W. Mario: Della vita di G. Mazzini. - Id.,
ree. di L. Caldera : Garibaldi ; G. Bandi : Anita Garibaldi ;
A. BizzoNi : Garibaldi nella sua epopea.
Rivista Italiana di numismatica. Anno XXII
(1909), fase. I. — A. Cunietti-Cunietti, Acqui: la sua zecca,
lo stemma comunale, il sigillo vescovile. - F. G., ree. di J. de
Foville: Pisanello et les médailleurs italiens.
Ròmische Quartalschrift. XXIII Jahrg. (1909),
MI Heft. — F. J. DòLGER, IXerS. - F. Witte, Drei Bildewe-
bereien aus den Gràbern von Achmim Panopolis (si trovano nel
museo presso il camposanto teutonico a Roma). - W. Lùdtke,
Ein Notariats-Protokoll von 1638- 1648 ùber Reliquien-Erhe-
bungen aus den ròmischen Katakomben. - S. Ehses, Der An-
teil des Augustiner-Generals Seripando an dem Trienter Dekret
ijber die Rechtfertigung. - P. M. Baumgarten, Die Entwicklung
3 1 8 Pei^iodici
der neuzeitlichen Bullenschrift. - K. H. Schafer, Zur Kritik
mittelalterlicher kirchlicher Zustànde. - E, GOller, Inventarium
instrumentorum Camerae apostolicae. - J. P. Kirsch, Die Hei-
mat der Konstantinischen Schenkung. - P. M. Baumgarten,
Der Ersatz eines zerbrochenen Bullenstempels unter Inno-
cenz IV. - S. Ehses, ree. di B. Duhr : Geschichte der Jesuiten
in den Làndern deutscher Zung. I B. Im i6 Jahrh. - Id., ree.
di L. Steinberger : Die Jesuiten und die Friedensfrage in der
Zeit vom Prager Frieden bis ziim Niirnberger Friedensexekii-
tions-Hauptrezess (1635-1650). - K. H. Schafer, ree. dei Regesta
chartarum Italiae, I-III.
Sìtzun^sberichte der kòni^lìch Bayerìschen
Akademìe der Wissenscha"ften. (Philosoph.-philolog.
u. histor. Klasse), Jahrg. 1908, Abhandl. Vili. — H. Simonsfeld,
Urkunden Friedrich Rotbarts in Italien. Vierte F'olge. — Jahrg.
1909, Abhandl, IV. - H. Simonsfeld, Zur Geschichte Friedrich
Rotbarts.
Stìmmen aus iVi^iria Laach. Voi. LXXVI (1909),
n. 3. — O. Pfùlf, ree. di C. G. Herbermann: The Catholic
Encyclopedia, voli. I-IV. — n. 4. - C. A. KxNJEller, Der hi.
Irenàus und die ròmische Kirche. - A. Baumgartner, ree. di
A. Kuhn : Allgmeine Kunstgeschichte. - O. Pfùlf, ree. di
H. Denifle : Luther und Luthertum in der ersten Entwicklung.
II Bd.
Studien und iViitteilun^en aus dem Bene-
diktìner-und dem Cistercienser- Orden. XXIX
Jahrg. (1908), IV Heft. — J. Paech, Die Geschichte der ehema-
ligen Benediktinerabtei Lubin. - F. Bliemetzrieder, Ein Bericht
des Matthàus Clementis an Urban VI. - T. Bùhler, Kardinal
Pitra, O. S. B. Fine biographische Skizze nach D. Cabrols Hi-
stoire du cardinal Pitra. - F. Lauchert, Der italienische Be-
nediktiner Isidorus Clarius u. seine Schrift fiir den religiòsen
Frieden. - B. Br., ree. di H. Reimers : Friesische Papsturkun-
den aus dem Vatikanischen Archi v zu Roni. - P., ree. di
H. Reimers: Oldenburgische Papsturkunden.
Theolo^ische Quartalschrìl^. XCI Jahrg. (1909),
II Heft. — K. Bihlmeyer, ree. di H. G. Voigt : Brun von Quer-
furt; J. Drehman : Papst Leo IX und die Simonie. - Sagmùl-
Pei' iodici 3 1 9
LER, ree. di H. Westerburg : Preussen und Rom an der Wende
des i8 Jahrh. - Id., ree. di H. A. Krose : Kirchliche Hand-
buch. I Bd.
Vierteijahrschrift fiir Social - und Wirt-
scha.fts^eschìchte. VII Bd. (1909), I Heft. — H. Sieve-
KiNG, Die kapitalistische Entwicklung in den italienischen Stàd-
ten des Mittelalters. - L. M. Hartmann, Grundherrschaft und
Bureaukratie ini Kirchenstaate vom 8 bis zum io Jahrh. - A.
Gottlob, ree, di O. Jensen : Der engHsche Peterspfennig und
die Lehenssteuer aus England und Ireland an den Papststuhl
im Mittelalter. - G. v. Below, ree. di A. Doren: Studien aus
der Florentiner Wirtschaftsgeschichte. Bd. II: Das Florentiner
Zunftwesen vom 14 bis zum 16 Jahrh.
Zeitschrift fiir Kìrchen^feschìchte. XXX Bd.
(1909), II Heft. — O. Seeck, Urkundenfàlschungen des 4 Jahr-
hunderts.
Zeitschrift fùr Schweizerische Kìrchen^e-
schichte (Revue d'hìstoire ecclésìastìque Suis-
se). II année, fase. IV. — J. P. Kirsch, ree. di P. M. Baum-
GARTEN : Cartularium vetus Campi Sanati Teutonicorum de
Urbe. — III année, fase. I. - P. F. Segmùller, Die Wahl des
Papstes Paul IV und die Obedienzgesandtschaft der Eidgenos-
sen. - F. Ruegg, Vatikanische Aktenstiicke zur Schweizerischen
Kirchengeschichte aus der Zeit Clemens V.
Zeitschrift des historischen Vereines fiir
Steiermark. VI Jahrgang (1908), Heft I-II. — Loserth,
ree. di Tu. B. Kassowitz : Die Reformvorschlàge Kaiser Fer-
dinands I, auf dem Konzil von Trient.
Zeitschrift fùr katholische Theoiog-ie. XXXIII
Jahrg., I Heft. — N. Paulus, Die àltesten Ablàsse fùr Ahnosen
und Kirchenbesuch. - A. Kross, ree. di A. Krose, KirchHches
Handbuch, I Heft. - A. Kross, B. Geppert (Analekten), Der
hi. Franz von Assisi. - J. Fischer (Kleinere Mitteilungen), ree.
di C. Schmitt: Cardinal Nikolaus Cusanus. — II Heft. - A.
Kross, ree. di A. Weber, Die ròmischen Katakomben ; G.
Schmid: Das unterirdische Rom. - A. Keogh (Analekten), r«?^.
di C. G. Herbkrmann: Tiie Catholic Encyclopedia. — III Heft. -
320 Periodici
H. Bruders, ree, di M. Buchberger: Kirchliches Handlexikon,
III Halbband. - L. Pastor, ree. di P. Pierling: La Russie et
le Saint-Siège. - M. Hofmann, ree. di H. Westerburg : Preus-
sen u. Rom a. d. Wende des i8 Jhars. - Id., ree. di J. R. Kusey :
Josef II u. d. àussere Kirchenverfassung Inneròsterreichs. - Id.,
ree. di A. Scharnagl: Der Begriffder Investitur in den Quellen
u. der Literatur des Investiturstreites.
I VESCOVI DI SORA
NEL SECOLO UNDECIMO
NA sola volta, se non m'inganno, Cesare Ba-
S ronio (i) parla negli Annali della sua patria,
ma con parole cosi affettuose che dimostrano quanto
fosse viva in lui la carità del natio loco. Giunto al-
l'anno 1030, egli imprende a narrare di quel S. Do-
menico da Foligno (2) che nell'agro Sorano, là dove
le acque spumeggianti del Verde, come lo chiama
Dante (3), si mescolano con quelle fredde ed azzurrine
del Fibreno, fondò sulle rovine della casa ove era nato
(i) Questo articolo era destinato a far parte di un volume
per le onoranze centenarie a Cesare Baronio, curato dal profes.
V. SimoncelJi. Ma il grande ritardo subito dalla stampa di que-
sto volume mi ha indotto a pubblicare nel nostro Archivio le
mie brevi ricerche sui vescovi di Sora.
(2) C. Baronius, Annales Ecclesiastici, Tom. XVI, Lucae,
1744, p. 581 sg.
(3) Il più antico esempio di questa denominazione, ignoto,
per quanto io sappia, a coloro che si sono occupati della que-
stione Dantesca intorno al Verde, trovasi nel Chronicon Ati-
nense (Ughelli, Italia Sacra^ Venezia, 1722, p. 43; Muratori,
R. I. SS., VII, 908). Ivi è il transunto di un diploma di Carlo
Magno alla chiesa di Atina, ove si legge: « Prima fine huius
praecepti Viride, postea Alicetum fluvium ». È notevole come
il diploma sia sfuggito al Mùhlbacher, M. G. \i.y Diplomatum
Carolinorum Tomus /, Hannover 1906, ed agli editori dei Re-
gesta Jinperii, voi. I, Innsbruck, 1909.
■ ìtrì/n'in ili'llii l\ Sii,- irta loiiiauii (U sloria pati ,
XXXII.
32 2 P. Fedele
Cicerone (i), un monastero che del pio fondatore con-
serva oggi il nome. Ora, quando alla mente del Baro-
nio torna il ricordo di Sora, gli rifiorisce la visione
della verde pianura fiancheggiata da ridenti colline ; ed
egli s'indugia, con singolare compiacenza, a parlare
degli antichi conti di Sora, e del nobile monastero
fondato da S. Domenico, e delle donazioni che i suoi
antenati, Gregorio e Leonardo de Bareno, sul cader
del Dugento, fecero alla badia di Casamari non lungi
da Sora, affinché non sembri, com'egli dice, che l'animo,
ad altre cose intento, trascuri, ingrato, il nome e le
vicende della patria (2).
Eppure in vano si ricercherebbero negli Annali
del Baronio particolareggiate notizie della storia eccle-
siastica di Sora, e specialmente dei vescovi Sorani. Ad
un tale argomento parrebbe che il Baronio dovesse
essere richiamato anche dai suoi personali ricordi.
Infatti, quando il 24 marzo del 1577 Tommaso
Gigli fu da Sora trasferito alla sede episcopale di Pia-
cenza, se il Baronio avesse voluto, sarebbe stato cer-
tamente vescovo della sua patria (3). Ma a Grego-
rio XIII che di sua spontanea volontà gli offriva l'alto
onore, il Baronio oppose un umile e fermo rifiuto. Che
ne sarebbe stato dei poderosi volumi degli Annali, se
egli si fosse allontanato da Roma ?
(i) Cf. F. D' Ovidio, Di dove era l'Ar pinate? in Atene e
Roma, anno II, 1899, p. 200 sg. ; e dello stesso autore Ancora
della villa Arpinate di Cicerone, Ibid., pp. 248 sgg. Del resto
già il Baronio, loc. cit., aveva giustamente determinato il luogo
di nascita di Cicerone « in Sorano agro ilio ipso loco, ubi Fi-
brenus influit in Lirim, illustrato olim cunabulis Ciceronis, ut
ipse testatur libro de legibus ».
(2) Baronius, op. cit., pp. 582, 583. « Ne res patrias, in-
tentus aliis. ingrate nimis praeteriens, videar contempsisse... ».
(3) G. Calenzio, La vita e gli scritti del Card. Cesare Ba-
ro7iio, Roma, 1907, p. 146.
I vescovi di Sora nel secolo ìtndeciino 323
Ora il silenzio del Baronie non dipende soltanto,
come taluno potrebbe credere, dal fatto che per il va-
sto disegno degli Annali non era possibile indugiarsi
sugli avvenimenti particolari di Sora, ma dipende, se
non m' inganno, anche da un' altra ragione.
Poche città, come Sora, han conservato così scarse
notizie della loro storia ecclesiastica. Fino a tutto il
secolo decimo sono ricordati appena cinque vescovi;
più abbondanti notizie abbiamo per il secolo undecimo,
sebbene così frammentarie ed incerte che non riesce
punto facile stabilire con sufficiente esattezza la cro-
nologia dei vescovi Sorani. Tuttavia qualche nuovo
dato che mi è riuscito di fissare, permetterà forse di
correggere vecchi errori e di riordinare su più solide
basi la serie dei vescovi di Sora in quel tempo.
Degli storici Sorani, il Lisio (i) pone nel secolo
undecimo soltanto due vescovi, Giovanni, zio di Leone
Ostiense, e Pietro che sarebbe intervenuto alla consa-
crazione della chiesa di Montecassino nel 1071. PVan-
cesco Tuzii (2) deriva le sue notizie dall' Ughelli, senza
nulla aggiungere ; ed egualmente dalla Italia Sacra
trae Camillo Branca (3) la sua « Serie cronologica dei
Sorani vescovi dall'anno 275 dell'era volgare insino
al 1703 ».
L' Ughelli (4), dopo aver ricordato un vescovo
Leone vissuto sulla fine del secolo decimo, pone Gio-
vanni, zio di Leone Ostiense, il quale sarebbe stato ve-
scovo di Sora intorno al 996. A suo tempo, se pur
(i) loH. Lisii Jurisconsulti Sorani et in Romana Curia cau-
sarum patroni Historia Sorana, Romae, 1728, pp. 66 sg^.
(2) F. Tuzii, Memorie istoriche massimamente sacre della
città di Sora, Roma, 1727, pp. 41, 60.
(3) C. Branca, Memorie storiche della città di Sora, Na-
poli, 1847.
(4) Op. cit., voi. I, p. 1244.
324
P. Fedele
non si tratti di un altro Giovanni, come dice l'Ughelli,
S. Domenico di Foligno avrebbe fondato il monastero
del quale sopra abbiamo parlato. Quindi 1' Ughelli
seguita annoverando un Pietro che sarebbe intervenuto
alla consacrazione della chiesa di Montecassino nel
1071, Giovanni, monaco cassinese e poi vescovo di
Sora, che dedicò nel 1075 la chiesa di S. Bartolomeo,
e da ultimo Roffredo del quale si ha notizia nei primi
anni del secolo duodecimo.
Il Gams (i) non credette di dover accettare le
conclusioni dell' Ughelli, e ridusse la lista dell' Italia
sacra ai soli nomi di Giovanni, Pietro e Roffredo. Il
Cappelletti (2) invece alla serie Ughelliana aggiunse i
nomi di Leone II e di Palombo.
Giova ora esporre il risultato delle mie ricerche.
Sulla fine del secolo decimo troviamo fatta menzione
del vescovo Leone il quale nell' anno 979 si sotto-
scrisse ad un diploma (3) che Gerberto, arcivescovo
di Capua, dopo aver consacrato vescovo di Caiazzo,
Stefano (4), rilasciò alla diocesi Calatina, determinan-
done i confini ed i diritti. Se Leone di Sora abbia
oltrepassato il decimo secolo non sappiamo. E certo
però che egli non può essere identificato con un altro
Leone, vescovo di Sora, del quale troviamo notizia a
mezzo r undecimo secolo. Incontro la prima volta il
(i) P. B. Gams, Series episcoporum ecclesiae catholicae, Ra-
tisbonae, 1873, p. 925.
(2) G. Cappelletti, Le chiese d' Italia, XXI, pp. 357 sgg.
(3) Il diploma pubblicato da M. Monachus, Sanctuarium
Capuanum, 1630, fu poi riprodotto dall' Ughelli, Italia Sacra,
VI, 442. La data però assegnata dal Monaco e ripetuta dal-
l' Ughelli non è esatta. Il doc. è datato « kal. Novem., indi-
ctione VIII ». Ora l'indizione ottava, computata dal 1° di set-
tembre, com'era uso dell'Italia meridionale, corrisponde al 979.
(4) Stefano morì, con fama di santo, nel 1023. Cf. Ada
Sanctorum, ottobre XIII, lo-ii.
/ vescovi di Sor a nel secolo u7idecimo 325
suo nome nei « Miracula sancii Dominici Sorani »,
operetta composta, come dimostrarono gli editori (i),
poco dopo la metà del secolo undecimo. Or quivi si
narra (2) come Oderisio, conte dei Marsi, padre di quel-
rOderisio, che fu poi (1087) abbate Cassinese ed indusse
Leone Ostiense a scriver la cronaca, fosse preso da
una fastidiosa malattia a liberarsi dalla quale aveva
promesso tre libbre di purissimo argento al monastero
di S. Domenico in quel di Sora. Egli offrì il dono per
mezzo di Leone, venerabile vescovo di Sora, il quale
però pensò bene di tener 1' argento per sé e di farne
un turibolo per la sua chiesa. Ben egli aveva pro-
messo di dare al monastero di S. Domenico egual
quantità d' argento ; ma, venuto il vescovo a morte, i
preti di Sora si rifiutarono di riconoscere il debito :
nientemeno volevano accontentare i monaci di S. Do-
menico con un giumento vilissimo che non valeva nep-
pur la terza parte della somma dovuta ! Ma, pochi
giorni dopo, un ladro rubò alla chiesa di Sora non
solo il turibolo del vescovo Leone, ma anche un altro
incensiere d' argento : di che furono assai lieti, a quel
che sembra, ,i monaci di S. Domenico!
Da questo ingenuo racconto apprendiamo che Leone
era vescovo di Sora dopo la morte di S. Domenico,
la quale avvenne il 22 gennaio del 1031 (3). Era
ancora in vita il 2 maggio del 1050 (4), quando in
Roma, nella chiesa del Salvatore, sottoscrisse il decreto
di santificazione di Gerardo, vescovo di Tuli, emanato
da papa Leone IX (5).
(i) Cf. Analecta Bollandiana, Tom. I, 1882, p. 279 sg.
(2) Ibid., p. 320.
(3) M. G. H., SS., VII, 668.
(4) La data posta dal Cappelletti, del 1049 è sbagliata.
(5) M. G. H., SS., IV, 506; Mabillon, Annalcs ordinis S. Be-
nediciiy IV, 738, ed Ada Sanctorum ord. S. Benedicti, saec. V^
326 P. Fedele
Nel 1059 troviamo vescovo di Sora, Palombo, il
quale nell'aprile di quell'anno prese parte alla celebre
sinodo Lateranense che col decreto sopra l' elezione
pontificale doveva segnare un passo decisivo verso il
conseguimento dei generosi ideali vagheggiati da Il-
debrando e dai suoi collaboratori, Niccolò II ed Um-
berto di Selva Candida (i). È noto come i pontefici
riformatori abbiamo trovato nei monasteri i loro più
fedeli seguaci : e monaco era il vescovo Palombo di
Sora. Neil' obituario Cassinese che appartenne a Leone
Ostiense, come più innanzi diremo, trovo segnata la
sua morte il di 27 di ottobre « Palumbus Soranus
episcopus et monachus » (2). S' intende perciò facil-
mente com' egli, essendo stato monaco cassinese, sia
intervenuto il i*^ ottobre del 107 1 alla solenne consa-
crazione della basilica, edificata a Montecassino dal-
l'abate Desiderio (3).
894; Mansi, XIX, 769; Migne, CXLIII, p. 644; Iaffé - Loe-
WENFELD, Reg. Pont. Rom.^ n. 4219.
(i) Mansi, XIX, 911.
(2) Biblioteca Vaticana. Ms. Borgiano latino 211, f. io r.
(3) M. G. H., SS., VII, 719. Il Gatto^lx, Hisforia abbatiae
Casinefisis, Pars i", Venetiis, 1733, p. 195, facendo la serie dei
monaci cassinesi che furono vescovi, non ricorda Palombo. Se
questi sia stato consacrato vescovo da Niccolò II, non potrei
affermarlo, ma è assai probabile. Infatti le relazioni tra Niccolò II
ed il monastero di Montecassino erano assai cordiali. Nel 1059
Niccolò II, certo per influenza dell'abate Desiderio, nominava
Oderisio, cardinal diacono, ed i monaci Martino e Pietro, ve-
scovi, l'uno di Aquino, l'altro di Venafro. Cf. Leo Hostiensis
in M. G. H., SS., VII, 706. A. Di Meo, Annali critico-diplo^
matici del Regfio di Napoli della mezzana età, voi. Vili, Na-
poli, 1803, p. 17, assegna a queste nomine la data del 1060. Ma
Leone Ostiense dice che Niccolò II si trovava allora « apud
Acerras ». Ora ciò non potè essere che nel 1059. Cf. Iaffé -Loe-
wenfeld, Reg, Pont. Rem., I, 560. Nella serie dell' Ughelli e
negli storici di Sora il nome di Palombo è malamente cambiato
in quello di Pietro.
I vescovi di Sor a 7iel secolo tmdecimo 327
Succedette a Palombo il vescovo Giovanni del quale
abbiamo fortunatamente meno scarse notizie. Errò lo
Ughelli, ponendo due vescovi di egual nome, Gio-
vanni, uno dei quali sarebbe vissuto sulla fine del se-
colo decimo, e più precisamente nel 996, l'altro invece
nell'ultimo trentennio del secolo undecimo. Egli fu pro-
babilmente indotto in errore dall' aver male interpre-
tato un passo di Leone Ostiense.
Questi, dopo aver narrato nel secondo libro della
Cronaca l'orrendo martirio fatto subire all'abate Man-
sone di Montecassino da Alberico, vescovo dei Marsi,
e poi r improvvisa morte del vescovo disumano, ag-
giunge che tali cose a lui narrava uno zio materno di
santa memoria, Giovanni, vescovo di Sora, al quale
soleva riferirle piangendo un vecchio prete che delle
scelleratezze di Alberico era stato partecipe (i). Ora la
morte dell' abate cassinese Mansone accadde appunto
nel 996 : e s'intende che il vescovo Giovanni di Sora
dovette vivere molto tempo di poi. Difatti egli fu no-
minato vescovo di Sora da Gregorio VII nel primo
anno del suo pontificato, ossia nel periodo di tempo
che va dal 30 giugno del 1073 al 29 giugno del
1074 (2). Ea notizia dataci dal Regesto Gregoriano
non è senza importanza. Come il predecessore Pa-
lombo, così anche Giovanni era monaco cassinese. La
parte che la Badia di Montecassino ha avuto nella
lotta per la riforma della Chiesa, meriterebbe uno stu-
dio particolare che non è stato ancor fatto (3). È però
(i) Leo Hostiensis, op. cit., p. 640.
(2) F. Iaffé, 3Ionumenia Gregoriana, Berlino, 1865, II, p. 108.
(3) Il Messing, Papst Gregors VII. Verhàltnis zu den Kló-
stern, Greifswald, 1907, dedica appena un paio di paginette alle
relazioni tra Gregorio VII e Montecassino, occupandosi soltanto
del diritto di protezione della Sede Apostolica. Intorno all'ar-
gomento prepara uno studio uno dei miei scolari.
328 P. Fedele
cosa notissima come dell' opera dell' abate Desiderio
più volte si valesse Ildebrando per colorire i suoi di-
segni politici nell'Italia meridionale (i). Risonava an-
cora r eco delle acclamazioni popolari che lo avevano
gridato pontefice, quando Gregorio VII scriveva una
lettera afFettuosissima all'abate Desiderio, invitandolo a
recarsi sollecitamente in Roma per trattare delle con-
dizioni dell' Italia meridionale, dove, coni' è noto, il
pontefice mirava a crearsi una solida base politica per
r esecuzione dei suoi grandi disegni (2). La nomina di
Giovanni a vescovo di Sora, avvenuta nel primo anno
del pontificato di Gregorio, non era una nuova prova
della benevolenza del Pontefice per la Badia (3) ?
Del resto Giovanni dove esser non ultimo tra i
monaci cassinesi in quell' età nella quale sotto il go-
verno dell' abate Desiderio le lettere e le arti fiorirono,
nella Badia, splendidamente. Era il tempo che Alfano
poeta, il dottissimo Constantino l' Africano, Pandolfo
di Capua che si dilettava di matematiche ed astrono-
mia, Guaiferio di Salerno, fior di sapienza e di facon-
(i) Cf. F. HiRSCH, Desiderius von Monte Cassino ah Papsf
Victor Ill.y in Forschungen zur Deutschen Geschichte, VII, 3 sgg.
(2) Monumenta Gregoriana, p. io. « Tu autem ipse quan-
totius ad nos venire non praetermittas, qui, quantum Romana
Ecclesia te indigeat et in prudentia tua fiduciam habeat, non
ignoras ». La lettera è del 24 aprile, ossia appena due giorni
dopo r elezione.
(3) È da notare come Leone Ostiense, dopo aver fatto il
nome del vescovo di Sora, Giovanni, a proposito della dedica-
zione della chiesa di S. Bartolomeo, scriva : « Enimvero tantae
apud Romanum pontificem Desiderius auctoritatis habebatur et
gratiae, ut in quibuscumque vellet proprio pastore viduatis ec-
clesiis vel coenobiis, iuris ei esset suis ex fratribus episcopos
substituere vel abates ». M. G. H., SS., VII, 728. Da queste
parole dovrebbe argomentarsi che Giovanni fu nominato vescovo
di Sora per opera dell' abate Desiderio.
/ vescovi di Sor a nel secolo undecimo 329
dia (i), Amato, storico dei Normanni, e Leone Ostiense
facevan corona all'abate Desiderio (2), mentre nell'au-
stera quiete del cenobio ferveva il lavoro della trascri-
zione dei codici classici e cristiani, e ridevan le carte
squisitamente alluminate, ed una folla di artisti bizan-
tini ed italiani lavorava a quel miracol novo dell' arte
che doveva essere la basilica di Desiderio (3). Nei versi
diretti a Teodino, monaco cassinese, Alfano ricorda tra
coloro che erano ornamento del monastero, il monaco
Giovanni (4):
« Prepositum tandem clamare memento lohannem
« Cui sunt innumerae nobilitatis opes ».
Il Pertz (5) ed il Giesebrecht (6) credettero di
ravvisare in lui appunto il nostro Giovanni, zio di
Leone Ostiense, al quale si fa certamente allusione nel
medesimo carme (7). E l'ipotesi mi par assai proba-
bile. Tuttavia non credo che si possa identificare col
nostro Giovanni, come suppose il Giesebrecht, un altro
Giovanni del quale si fa più volte parola nella cro-
naca di Leone Ostiense. Questi narra che, dopo la
morte dell'abate Richerio (1055), i Cassinesi conven-
(i) Così lo chiama Leone Ostiense, III, 62: « vir sapien-
tissimus et facundissimus ».
(2) Cf., oltre alle notissime opere relative alla storia Cassi-
nese, G. Giesebrecht, L' istruzione in Italia nei primi secoli
del Medio Evo, trad. Pascal, Firenze, 1895, p. 62 sgg. ; E. Ca-
SPAR, Petrus diaconus und die Monte Cassineser False hungen,
Berlin, 1909, pp. 6 sgg.
(3) Per il rifiorire dell'arte ai tempi di Desiderio, cf. É. Ber-
TAUX, L'art dans l' Italie meridionale, Paris, 1903.
(4) Giesebrecht, op. cit., p. 84. Mi fu inaccessibile l'opera
di M. Schifa, Alfano /, arcivescovo di Salerno, Salerno, 18S0.
(5) M. G. H., SS., VII, 552.
(6) Op. e loc. cit.
(7) « Ut sit in hoc orto et ipse Leunculus opto ». Ibid.
^2,0 P. Fedele
nero nel creare abate un certo Pietro il quale, vecchio
com' era ed umile, si rifiutava di sobbarcarsi al non
lieve peso. Allora fu eletto abate Giovanni detto il
Marsicano, preposto del monastero di S. Benedetto
di Capua, che si rifiutò egualmente di accettare 1' alto
onore (i). In un altro passo della Cronaca narra lo
Ostiense come Giovanni Marsicano fosse di poi eletto
abate di S. Vicenzo al Volturno (2). E che egli mo-
risse in questo monastero si argomenta dal Chronicon
Vulturnense che segna il termine estremo del suo
governo abaziale (3). Di lui fa ricordo, nel libro dei
Dialoghi, l'abate Desiderio (4).
Il 3 gennaio del 1075 il vescovo di Sora, Gio-
vanni, consacrò la nuova chiesa di vS. Bartolomeo Apo-
stolo edificata a Montecassino dall'abate Desiderio (5) :
ed il IO settembre dello stesso anno dedicò la chiesa,
quivi costruita in onore di S. Michele Arcangelo (6).
Egli morì il 12 settembre del 1086.
Questa data fu, con animo memore ed affettuoso,
segnata in un calendario che il nipote di Giovanni,
Leone Ostiense, portò con sé dalla badia di Monte-
cassino, quando fu nominato vescovo di Ostia. Il pre-
zioso manoscritto che fortunatamente si conserva an-
cora, mentre già se ne lamentava la perdita (7),
custodito dapprima nell' archivio capitolare di Velle-
(i) M. G. H., SS., VII, 688.
(2) Ibid., p. 694.
(3) R. 1. SS., I, Par. II, p. 514. « lohannes abbas sancti
Vincentii sedit annis XXII, mensibus IV, diebus XV ».
(4) Mabillon, Acta sanctorum ordinis S. BenedicH^ IV, 2,
p. 429.
(5) M. G. H., SS., VII, 726, 727.
(6) Ibid.
(7) Cf. E. Stevenson, Documenti Veliterni in Archivio d.
R. Società Romana di Storia Patria, XII, 70 sgg.
/ vescovi di Sor a nel secolo midecimo
tri (i), passò di là al Museo Borgiano, e si trova ora
nella Biblioteca Vaticana (2). Esso fu lungamente usato
dal grande cronista del Medio Evo ; ed una mano pie-
tosa vi segnò di poi la data della morte che nessun 'altra
fonte ci aveva fatto sinora conoscere (3).
La nota obituaria di Giovanni — « Anno domini
MLXXXVI, II id. Septembris lOHANNES Soranus
episcopus et monachus » — fu segnata nel necrologio
in modo diverso dalle altre (4) ; poiché, mentre queste
sono scritte con inchiostro nero, quella è scritta con
inchiostro rosso. Inoltre si fa menzione dell'anno che
ordinariamente vien tralasciato. Infine il nome di Gio-
vanni è in lettere capitali, mentre, per le altre note
obituarie, è adoprata la minuscola longobarda. Chi
adunque può, con così pia cura, aver segnato il ricordo
della morte del vescovo Giovanni, se non, forse, lo
stesso suo nipote, Leone Ostiense?
A Giovanni successe nella sede episcopale Rof-
fredo, probabilmente anch' egli monaco cassinese. Certo
due monaci di tal nome vivevano a Montecassino ai
tempi di Alfano (5). Un tal Roffredo esortava Alfano
a comporre i versi in onore dei dodici santi fratelli (6):
e di un monaco Roffredo ricorda due volte il nome
(i) È noto come la chiesa di Velletri fu sin dal secolo un-
decimo amministrata dai vescovi di Ostia. Ciò spiega perché
colà si ritrovasse il manoscritto. Cf. Ales. Borgia, Istoria della
chiesa e città di Velletri, Nocera, 1723; F. A. Maroni, Com-
mentarius de ecclesiis et episcopis Ostiensibus et VcHter^tis, Ro-
mae, 1766.
(2) Ne parlerò prossimamente nel Bullettino dell' Istituto
Storico italiano.
(3) Leone Ostiense morì il 22 maggio del 11 15.
(4) Ms. Borg. lat. 211, f. 9 v.
(5) « Hunc ego, quaeso, lociim, Roffridis posce diiobiis »
nel carme « ad Theodinum », Giesebrecht, op. cit., p. 85.
(6) Ibid.
332 P. Fedele
Leone Ostiense (i). Comunque sia, troviamo Roffredo,
vescovo di Sora, il i8 novembre del logo a Monte-
cassino per la consacrazione della chiesa di S. Mar-
tino (2). A lui il 9 febbraio del ino Pasquale II rila-
sciava un diploma nel quale si confermavano i pos-
sessi, e si delimitavano i confini della diocesi di Sora (3).
Ad altri il compito di proseguire le ricerche sui
vescovi di Sora per l' età posteriore, ricerche che da-
rebbero forse risultati anche più copiosi di quei ai
quali io sia giunto per il secolo undecimo. Le nostre
brevi note cronologiche vorrebbero arricchirsi di altre
notizie meno aride sulle condizioni della chiesa e del
clero di Sora durante il tempo del quale discorriamo ;
ma la scarsezza delle fonti non ci offre modo di ac-
contentare il nostro desiderio. Tuttavia un po' di luce,
sebbene assai fioca, proviene dalle operette contenenti
la vita ed i miracoli dell' abate S. Domenico, le quali
furono certamente scritte nel secolo undecimo (4). Da
esse si rileva come anche la diocesi di Sora fosse, in
quel tempo, infetta da una delle maggiori piaghe che
offendevano la Chiesa, ossia dalla corruttela dei co-
stumi. Già altra volta ebbi a dimostrare (5) come il
concubinato degli ecclesiastici e la simonia erano lar-
gamente diffusi nella Campania, non ostante che quivi
si avesse nella Badia di Montecassino uno dei più fio-
(i) M. G. H., SS., VII, 657, 660. Tre Rofifredi si ritrovano
nel Necrologio Cassinese, cod. 179, al 7 giugno, al 15 agosto,
al 25 ottobre; ma di essi ci è ignoto l'anno della morte. Gm-
SEBRECHT, Op. cit., p. 85, n. 3.
(2) M. G. H., SS., VII, 726; XIX, 307.
(3) IaffÉ-Loewenfeld, n. 6257.
(4) Analecta Bollandiana, I, 279 sgg. Cf. anche Ada San-
ctorutn, II, ian 22, p. 442; ed Ada SS. ord. S. Benedidi, VI,
356 sgg.
(5) P. Fedele, // ducato di Gaeta all'inizio della conquista
Normanna, Napoli, 1904, p. 26 sgg.
I vescovi di Sor a ?iel secolo ufidecimo
renti centri di vita religiosa. Abbiamo notizia di un
monastero femminile, fondato da Pietro di Ranieri,
signore di Sora, nel quale, appena dopo la fondazione,
r amor delle cose terrene ed i diletti e i piaceri e tutte
le blandizie della vita avevano corrotto la vita mona-
stica in siffatto modo che S. Domenico fu costretto a
scacciarle di là (i). Il narratore dei miracoli di S. Do-
menico ci dice senz' altro che tutti i sacerdoti vivevano
apertamente con le loro donne: « ea tempestate fere
omnes (sacerdotes) laicorum more palam miscebantur
coniugibus ». Sappiamo di preti che, offesi dalle esor-
tazioni dell' abate Domenico a viver castamente, cerca-
rono di addentarlo con calunniose parole. In Ar-
pino anzi poco mancò che, una volta, una tal Maria,
insieme con la donna di un altro prete, Silvia, non
accoppassero il santo a sassate (2).
Le condizioni adunque della società ecclesiastica
di Sora nell' undecimo secolo non erano men tristi che
altrove. Ma anche qui, come altrove, si può notare
quel risvegHo della coscienza religiosa che precedette
ed accompagnò 1' opera dei pontefici riformatori. La
chiesa di S. Domenico sulle rovine della casa di Ci-
cerone, e, non lungi da Sora, l'abazia di Casamari (3),
memore forse di Caio Mario, bellissima nella severa
eleganza della sua architettura, ci dimostrano come la
vita religiosa fosse, per qualche tempo, assai intensa
(i) Anal. Boll., p. 293 « sed diabolus.,. immisit in eas
(sanctimoniales) amorem rerum temporali um, fluxam saeculi glo-
riam, escam variarum delectationum, cogitationum, libidinum et
reliqua huius vitae blandimenta ».
(2) Ibid., p. 301, 304 sg. Di queste testimonianze tace
A. Dresdner, ICullur und Sillengeschichle der ilalienischen Geist-
lichkeit im io. und 11. Jahrhìmdert, Breslau, 1890.
(3) Cf. P. Kehr, Ilalia Pontificia. Latiuni. Berolini, 1907,
p. 152.
334 ^' F^d^l^
in quei luoghi, e come, sebbene in età alquanto po-
steriore a quella della quale parliamo (i), al rifiorire
di un più puro e profondo sentimento cristiano si ac-
compagnasse il rifiorire dell' arte.
Pietro Fedele.
(i) La chiesa di Casamari, nella sua forma presente, risale
ai primi anni del secolo xiii. Cf. C. Enlart, Origines Fran-
gaises de V archile dure gothique en Italie, Paris, 1894, pp. 40 sgg.
Una novella umanistica
L'« AMOROSA » DI MARCANTONIO ALTIERI
OPO le accurate ed amorevoli indagini del
@|j Narducci (i), Marcantonio Altieri non ha bi-
sogno di presentazione. Non ne hanno poi neppure i
suoi « Baccanali », raccolta di cui formano parte inte-
grante le pagine, che ora divulghiamo per le stampe.
Ci limiteremo quindi a pochi rapidissimi cenni esegetici,
a ciò che è strettamente indispensabile per intendere
e gustare la « ridicula nova » di Marcantonio.
Anzitutto, perché « Baccanali »? Il contenuto delle
scritture non ha assolutamente che fare con Bacco, e
nemmeno colla mitologia in genere: sono in grandis-
sima parte documenti di carattere strettamente politico,
il cui complesso potrebbe a ragione chiamarsi « anto-
logia autobiografica », una raccolta di scritti e di me-
morie, che rispecchiano « le cose, in varij tempi oc-
corse air età sua », come definisce T istesso autore il
carattere della collezione, un piccolo archivio di fami-
glia, ordinato colla chiarezza e la nitidezza tedesca-
(i) Li Nuptioli di Marco Antonio Altieri pubblicati da En-
rico Narducci, Roma, tipografia romana di C. Bartoli, 1873,
V-XLII. Egli fu preceduto da Pier Ercole Visconti {Città e
famiglie eie: Storia di Roma, Titolo X. Famiglie nobili: t. Ili,
Roma, tipografia delle scienze, 1847; 536-550).
^;^6 V. Zabughin
mente meticolosa di un vecchio terribilmente meto-
dico (i). L'Altieri non volle però escludere da questa
sua « antologia » qualche spunto di letteratura amena ;
difatti, oltre le scritture di carattere politico o fami-
gliare, i « Baccanali » racchiudevano tre novelle : una,
« intitulata. La Religiosa », che Marcantonio dedicava
« al suo coniuncto e molto amato affine misser Favolo
Fianca », una seconda, che è la nostra, indi, finalmente,
un « Adviso dato al suo molto amato misser lacobo
Bove, Doctore, e Cavalier Bolognese ; colla Novella
intitulata. La Thoridea » (2). Siccome, però, il saggio
di tavola analitica dei « Baccanali », offertoci dal Man-
dosio, viene troncato sul più bello da un laconico
« etc. », non sappiamo da essa con sicurezza, se que-
ste tre fossero le sole « nuove », che scrisse l'Altieri.
Inoltre, nulla, all' infuori del titolo, ci consta della « Re-
ligiosa » e della « Thoridea », smarrite colla perdita
del codice archetipo della raccolta altieriana (3). In
(i) Per rendersi conto della meticolosità dell'Altieri, basta
dare un'occhiata alle successive redazioni del suo Catasto (1525)
della Società dei Raccomandati all'Immagine del Salvatore a
S. S. Esse stanno rilegate insieme nel volume Arch. di Sancta
Sanct., Cat. 3 (R. Arch. di Stato, Roma) e dimostrano una sin-
golare incontentabilità dell'Altieri ed una gran ricerca di esat-
tezza (così I r — 3 r == 133 r — 135 r ; 4 r = 135 v [con aggiunte nella
prima red.] ; 4V = 136 r. Sul 4v varr. ed aggiunte, come tutto
il cap. « De PP. Favolo » etc. etc).
(2) Bibliotheca \ romana \ sev \ romanorum scriptorum \ cen-
turiae \ authore \ Prospero Mandosio | nobili romano \ ordinis
sancii Stephani equite. volumen secundum, \ Romae, M. DC. XCII.
Typis, ac Sumptibus Francisci de Lazaris, filij Ignatij. Cent. Vili,
N. 19; 163.
(3) Mandosius, 162 : « Aliud opus, eodemque (se. antiquo,
ossia autografo al pari dei « Nuptiali ») charactere conscriptum
in folio... magno titulum exhibet: « Li Baccanali di Marco Antonio
Altieri. Al suo coniuncto, e | (163) molto amato affine Misser
Pavolo Planca ». Il Narducci non lo trovò più alla Bibl. Altieri.
JJjia novella umanistica
quanto poi alla copia di Caterina Crispi, ne soprav-
vanza esattamente la metà, ossia: ff. 155-304, che
formano 1' odierno Barb. lat. 4989 (antico LIV. 75).
Questo è precisamente il codice, ove per miracolo
si conservò una redazione autografa dell' « Amorosa »,
quella stessa, che adesso abbiamo oiferta ai lettori (i).
Stringendo le somme, possiamo esser certi di possedere
circa la metà dei « Baccanali », ed, inoltre, qualche
titolo, spigolato nella tavola analitica del Mandosio,
può darci una vaga idea di ciò che conteneva la metà
perduta (2). Però, seppure né il codice della Crispi, né
la tavola del compilatore della « Bibliotheca Romana »
sciolgano il dubbio intorno al numero delle « Nuove »
di Marcantonio, una precisa testimonianza dei « Nup-
tali » lo limita a sole tre, quelle stesse di cui parla l'e-
lenco delle scritture contenute nei « Baccanali ». Difatti,
apriamo la maggior opera dell' Altieri e sentiamo un
discorsetto, messo in bocca al « molto curioso » Marco
(i) Il Barb. lat. 4989 fu già descritto da Narducci, XXIX-
XXXI : non ci rimane quindi che da fare poche aggiunte inci-
dentali. Esso misura cm. 21,4 X 28,2; la parte scritta dall'Al-
tieri ha regolarmente da 27 a 29 righe per pagina: queste, se-
condo il modo solito dello scrittore, sono disposte ad interHnei
più stretti in alto, e più spaziati in basso. Il margine esterno,
largo cm. 6-6,5 circa, porta una serie di chiamate in rosso molto
sbiadito, ove la mano di Caterina Crispi fece vari ritocchi lad-
dove si trattava di lettere, portate via dal raffilatore, o diventate
irriconoscibili. L'ingerenza della mano di Caterina è però pu-
ramente « restauratrice » ; di suo essa non introdusse che certi
« 1 con apostrofe », in luogo del « lo » di Altieri. Ricordiamo,
inoltre, che l'indice, pubblicato da Narducci porta, a mo' di
sottotitolo (155 v) « Ex Alterior' Delitijs ».
(2) Narducci, XXXI ricorda quattro di questi titoli. Egli,
però, non fa parola della « Thoridea », e scrive senz'altro:
« Adviso dato allo egregio Dottore et Caualiere Misser lacovo
Bove della morte di Misser Pietro Margano ».
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 22
9
33^ V. Zabughin
Mezzocavallo (i), in risposta alle lagnanze dell'autore
del dialogo, che si doleva dì avere da molto tempo
abbandonata l'amicizia delle Muse: « Se per la causa
memorata — dice Marco — ve diffidete delle Muse
posserve come primo revalere, almeno havendo infra
de' vostri Baccanali (secundo per chiaro anche ne con-
sta) le materie disposte et ben digeste ; potrestivo le
donne colli lor dolci argumenti, non sol de sghigno
ma de riso assai profuso delectarce. Qual tèma sì ridi-
cula et iocunda porriase in questo acto presentare, che
mai si reaguagliassi alla tua Religiosa? Et per non
infastidirli, darriali poi per un altro die, col suo arguto
et mellifluo lepore, la Doridea, et in ultimo per grato
et delectevile sigillo della festa ce agiugneria (finito el
pastigiare) la tua Amorosa; che iuro a Deo (secundo
me) se persone ci siano apte in presentarle, non credo
che all'occhi, alle orecchie, allo intellecto de qualunca
circunstante, dunar mai se potria non che maiure ma
né pare delectamento » (2). Per quanto pare, adunque,
i « Baccanali » furono ultimati prima dei < Nuptiali »,
ma in che epoca precisa ? L' azione del dialogo di Mar-
cantonio si riallaccia al ricordo delle nozze di luvan-
giorgio Cesarini, ossia si aggira intorno al 1483 (3); il
(i) Altieri, Catasto (1525), [« Còmentario de Privilegi], de
gratie, et indulti etc... et liquido Catasto de tutte soe posses-
sione etc... facto per me Marco Antonio Altieri... »] R. Arch.
di Stato, Roma, 157 v: « Felice patre? per ben eh. morto sia:
fra de mortali misser Marco Mezzocavallo in vero se potria con-
numerare? discurrendose la vita elli costumi de figlioli (Simone
e Pierpaolo, ivi 157 v- 158 r); cf. iior-v (la nota no v = quella
del 157 v). Il nome completo suonava « mezo cavallo de tibal-
dis » (Signorili, Catasto del Salvatore [1419-1487]; S. Sanct.
Cat. I. R. Arch. di Stato, Roma, 217 r. 1525).
(2) Narducci, 9-10.
(3) lacovacci. Repertorio etc. (Ottob. 2549: C), 955: 1483,
8 Apr. = Atti di Camillo Benembene, Not. Capit. 175, 402 r-v;
Uìia novella 2tma7iistica ^ìZy
che non impedisce all' autore di scostarsi dalla sua
immaginaria base cronologica in una ricca serie di ana-
cronismi, l'uno più stridente dell'altro, che arrivano
fino all' età del « sancto patre e dio nostro putativo
Papa Leone », alle feste, celebrate per il conferimento
della « civilita » « al magnifico luliano suo cordiale
et unanime fratello » (13 settembre 15 13) (i). Parlando
di queste ultime, Marcantonio rimanda espressamente
i suoi lettori ai « Baccanali » (2). Le due opere vanno
così a collocarsi cronologicamente in pieno pontificato
di Leone X (3). Certo, una gran parte delle scritture,
che formano la raccolta dell' Altieri, risale al tempo
di Giulio II : non credo però, che vi si debba com-
prendere r « Amorosa », e ciò per due eccellenti ra-
gioni. L' autore accenna, come vedremo, nella lettera
di dedica a Renzo da Cere, allo « stanco et debile. .
senio V, alla « vecchiezza, eh. ridicula se demostri » (4);
403 r, ove troviamo, tra i rogiti del 1483, ed al posto, già occu-
pato dalle « fidantiae », l'atto degli sponsali, 18 aprile (str.
Mensis Martii) 150... (angolo destro della carta asportato). Senza
gli oggetti non computati quali « iocalia », la dote ascendeva
a 4000 ducati, a 1000 i «dotalia», da pagarsi, 2000 all'ingresso
di Marzia di Santafiora, sposa di luvangìorgio, nella casa del
marito e 3000 in quattro rate annuali da 750 ducati l'una (402 v).
luvangiorgio : laco vacci C, 960 (gonfalonierato : 1500); 963
(1512: tre vendite di beni stabili); 964 (1517: altra vendita) ; ivi
(sepoltura della moglie Marzia di S. Fiore in Araceli = Signorili
210 v); 969 (1532, 13 marzo, testamento); 973, sepoltura.
(i) Pastor, Pdpste, IV', 414-15; Pastor- Mercati, Papi,
IV', 392-3-
(2) Narducci, 118: « et volendose del suo particulare più
copiosa et lustra intelligentia, qualunca curioso lo appetisca, pi-
glise peso recercar suoi Baccanali ». La scrittura qui accennata
è una delle poche edite della raccolta (ed. L. Pasqualucci,
Roma, 1881: V. Pastor, Pàpste, IV', 414, not. i; Pastor-Mer-
CATi, Papi, IV', 392, not. i),
(3) Narducci, XXVIII -IX.
(4) Barb. lat. 4989, 301 v, cf. più oltre, p. 394.
340 V. Zabughin
inoltre la graffia della parte autografa del Barb. lat.
4989, sia nel corpo del testo, sia nei ritocchi e nelle
correzioni, somiglia singolarmente a quella del Catasto
Altieriano del Salvatore (1525-6) (i), non potrebbe
quindi essere di molto anteriore a questo. 11 contenuto
dell' « Amorosa » non offre, purtroppo, addentellati
cronologici : gli strali satirici contro la Curia romana
sono troppo vaghi ed indeterminati per poterli adattare
ad un' epoca fissa : né parmi opportuno cercare di at-
taccare un gancio cronologico alla persona di « lero-
nymo vostro » (2).
L' « Amorosa » non è una nuova d' amore. La
Nicola non prende nessuna parte all' azione ; non arri-
viamo nemmeno a sapere, se essa fosse mai stata iniziata
nei segreti della giunteria di « ser Antuoni », né che
cosa essa pensasse del suo tesoro. L' autore divideva le
idee dell' alta società romana del tempo, che costringe-
vano le ragazze a starsene tappate in casa ed a non ve-
dere quasi mai i giovanotti prima del fidanzamento (3).
Tutto r interesse di Marcantonio è per l'astuzia del vec-
chio contadino e per l' avarizia dell' arciprete : anzi, la
condanna di quest' ultima è « la più proficua et salutar
doctrina », che deve arrecare al lettore la sua « lene
et ridicula novella » (4). Cosi il sollazzo letterario di-
venta satira politica, tanto più importante, quanto più
fulgida è la luce che essa spande sulle idee dell' Al-
(i) Anche da vecchio, l'Altieri aveva una scrittura minuta
e serrata. Egli mai dettava e mai si serviva di amanuensi.
(2) Barb. lat. 4989, 302 r, cf. più oltre, p. 394.
(3) Narducci, 49: .... « tenerse in Roma le donzelle con tal
custodia, et sì sequestrate et chiuse, che con gran difficultà fra
de coniunctissimi parenti saperìase fussiro in qualunca casa, de
età conveniente et apta al maritarse o da marito.... »; cf. tutto
il brano 48-9.
(4) Barb. lat. 4989, 301 r-v.
Una 7iovella urnariistica 341
tieri intorno alla Chiesa ed al Papato. x\d onta delle
invocazioni gentilesche ai dèi della classica Roma (i),
onde vanno superbi i « Nuptiali », nessuno sospettò
mai r Altieri di paganesimo. Egli poteva bensì scor-
darsi degli affari d' ufficio, di pranzo e di cena per un
dolce colloquio archeologico, per qualche gemma, mo-
neta o cammeo (2): nessuno mise per ciò in forse la
purezza della sua fede cattolica. Vi fu però un mo-
derno, che nel calore di certe divagazioni extra-scien-
tifiche ne fece un capobanda repubblicano, anzi, l'anima
immaginaria di un' inesistente congiura contro il trono
di Giulio II (3).
Non occorre dimostrare la perfetta infondatezza di
simili affermazioni. L' Altieri era un uomo altamente
rappresentativo di quella oligarchia assai democratica
(ci si perdoni il paradosso apparente), che tra la fine
del Quattrocento e l' inizio del secolo seguente si vo-
leva chiamare « Popolo Romano » e cercava di man-
tenere nelle proprie mani il Comune contro l' invasione
sempre più gagliarda di ricchezze e di energie, venute
su dal basso ceto o immigrate dal di fuori, e, possi-
bilmente, di conquistarsi la Curia, passata in altre mani
per il lungo succedersi di Pontefici forestieri (nel senso
di allora, s' intende).
(i) Narducci, 47: « Sì che appetendo nostri concepti al
voto terminare, con optimo consiglio et bona guida, de l'una
et l'altra dea (Diana e Temide 1, patrocinandoce anche el nostro
fundatore (Romolo), tengone certissima speranza haverne quel
numine divino benevolo et propitio ». Cosi il iMiccinello. L'Al-
tieri risponde all'invito ed « implora la intercessione de Romulo ».
(2) Narducci, 61-2 : « non sol di cose altruie, ma li suc-
ceda da sé medesmo et spesso smenticarse etc. ».
(3) Domenico Orano, // sacco di Roma del m. d. xxvij.
Studi e documenti. Voi. I. / ricordi di Marcello Alberini. In
Roma, coi tipi di Forzani e C. .MCMI. V. specialmente 268:
(27: « L'Altieri... fu quasi l'anima della rivolta etc. »).
342 V. Zabughin
Dopo la morte di Giulio II, presenti ventitre Car-
dinali ed in un discorso solennemente togato, Marcan-
tonio deplora il triste stato, ove Roma venne ridotta
dalla politica del Papa defunto, non risparmiando nep-
pure i suoi predecessori (i). Orbene, quali sono i capi
d'imputazione? E quale l'ideale politico, che l'oratore
contrappone all'iniquità del tempo che correva? Que-
st' ultimo (cosa un po' inattesa per un discepolo di Pom-
ponio Leto) è il regno di Paolo II. Costui « proce-
devace poi ì pub[lic]o e, con tata acclamat[ion]e e, si
ap[er]to plauso di t[utt]a la città, che pareva ci rim-
bombasse il ciel sereno, e t[utt]o il mondo con noi ri-
desse di letitia » « e — prosegue 1' Altieri — nò co[m]e
hoggi si fa di còparire circondato da satelliti custodito
da artigliarle, accópag[na]to da sbirrarie, et ho[min]i
sanguinarij, portato poi p[er] vilipendio d[e]l pontif[icat]o
(i) Barb. lat. 4989, 2o8r- 225 r = Vittor. Eman. 567, 185 r-
220 V. Il cod. V. Erti. 567 contiene frammenti dei « Nuptiali »
(ir-62v): Proemio (Nard. 1-2) ir-3r; Libro Primo (frammenti,
Nard. i, 3, 3-4, 8-9 etc.) 3v-32r; Libro Secondo (framm. Nard.
61, 64 etc.) 32V-38V; Libro Terzo (framm. Nard. 109 etc.) 39 r-
62 V. Expl. « Laudato Dio. j Finiscono li Nuptiali di M. A. A.
et assegnatili in | Custodia della sua Beatitudine » ; e dei « Bac-
canali » (ine. 63 r: « Omnipotentis Dei Auxilio Marci Antonij
Alterij Testamentum Laribus Genio Hospitaliq. D. D. D. » ;
expl. 255 r; contiene ristesse scritture del Barb. salvo l'ordine
mutato: Barb. N. 8, poi 11, indi una lettera a Renzo da Cere
sulla morte di Sigismonda degli Astalli (manca nel Barb.), poi
IO, 12, indi « Ragguaglio etc. del Successo de Baroni nell'In-
fermità di lulio Pont. Max. » = parafrasi della versione Barb. 2 :
Narducci, XII-XIV. « Avviso della Morte di Rentio Bariscello »
(ambedue « a Renzo da Ceri » ; di nuovo scritture del Barb. 3,
4, 9, 13, una lettera a M. Ant. Gottifredi, una a laoobo Bove,
un « avviso » della morte di Pietro Margano all' i stesso, una
lettera di Batt. Casale all'Altieri, ed il N. 7 delle scritture Bar-
berine). Come vediamo, non vi è da spigolare gran che di nuovo.
La versione del V. Em. (sec. xvii) mi par peggiore di quella
del Barb., quantunque conservi meglio rortografia dell'originale.
Uìia 7iovella icmanistùa 343
da Parafrenieri, e copijste, con tanto terrore, tal sil.^ e,
si grave mestitia di t[utt]a la Città, che par anc[or]a
in q[ue]1 giorno chel sole se ne riséta, e con i mesti
Citt[adi]ni a piangere s' accòpagni crud[elmen]te » (i).
L' antìtesi è scultoria, non è vero ? Inoltriamoci di più
nel ragionamento dell'oratore: « Paolo . 2 .... p[er]
t[utt]o il tèpo d[e]l s[u]o pont[ificat]o et i q[u]al si
vog[li]a (strale, amm-) op[er]at[ion]e si mostrò q[u]al
n[ost]ro Dio ì ter[r]a da beato, e s.'"° p[at]re, volerci te-
ner[e], et allettarci, p[er] suoi cari e peculiari figl[iuol]i e,
di noi còfidarsi, e, p[er] noi custodirsi, e, p[erse]ve-
r[an]do S. S."" mem.'' confirmarsi in | [224 r] q[ue]st'o-
p[eratio]ne desid[era]ta elesse per g[enera]le cap[ita]no
della S.^'^ M[a]t[r]e Ch[ies]a Baron Rom." deputossi
p[er] cap[itan]o di s[u]a guardia Baron Rom.° capo
de suoi balestrieri, Baron Rom." Ho[min]i d' ar[m]e
Baroni Rom[a]ni et patritij » (2). Ecco dunque ciò che
possiamo chiamare la cuccagna retrospettiva dei sogni
d' un nobile umanisticamente ghibellino. Egli loda bensì
Paolo II per aver donata alla società del Salvatore
(i) Barb. lat. 4989, 224 r = Vittor. Eman. 567, 218 v. Varr.
« poi procedevase » ; om. e (dopo « publico ») ; « et si »; « se
retentissi » (= con noi ridesse); « non comparer si come hog-
gie se costuma » ; « portati » ; « si facto terrore » ; « et tal si-
lentio (om. « e si grave mestitia ») ; « che pare che el sole an-
cora in quel governo da | mesto | [2i9rjse resenta, et colli af-
flicti Citadini al piagner se accompagni •». Tralasciamo le diffe-
renze di ortografia (« mundo, circùdato, copijsti etc. »).
(2) Barb, lat. 4989, 223v-224r = Vittor. Eman. 567, 218 r.
Varr. « ogni tempo » (om. « del... pontif. ») ; « demostrese »;
« quel iiro Dio » ; « molto sancto » ; « et tenerce p. suoi cari
et peculiar figli et de noi confidarse etc. » ; « et per confirmarce
(invece di « perseverando ») ; « questa opinione » ; « genal (sic)
capitani© (om. « della... Chiesa ») ; « volse Capitanio » (invece
di « deputossi per ») ; om. « suoi » (balestrieri); « gentil' huo-
[min]i Rom."' » (invece di « bar. R. et pat. »).
344 ^'^' Zabughin
la tanto ambita Rosa d' oro (i), come anche per varie
altre sue gentilezze usate verso i romani : « se consacrò
secondo il consueto 1' agnus dei, in quella s[anct]a ce-
rim[oni]a riconosceva Rom[a]ni — narra con compia-
cenza r oratore — se celebrava la càdelora da sé chia-
mava Rom[a]ni se spettacoli, e, conviti pub[lici] faceva,
et esseguivasi p[er] Rom[a]ni e, co Rom[a]ni . s' infir-
mità fra Citt[adi]ni recreati, visitati e p[re]sètati. S'in
povertà, aiutati, e sovvenuti. Se Gent[iluomi]ni malve-
stiti, provedimèto conveniète a vest[ir]si... » (2). Ma
non per questi atti di benevolenza spicciola esalta egli
la memoria di Paolo II, come non precisamente per
avere iniziata la distruzione del vecchio S. Pietro egli
condanna quella del Papa Della Rovere (3). Il suo
ragionamento non fa una grinza: Roma, <s locata, e,
posta nella più p[re]tiosa, e più bella parte di | [223 r]
tutto r univ[ers]o », « la vig[n]a che senza contra-
d[ition]e alcuna testifica l' infiniti benef[iti]i concesegli
(sic) dal cielo, e dalla nat[ur]a », « il giard[in]o eletto »
(i) «... Tutti furono postposti, di ness[un]o hebbe rispetto,
chiuse l'orecchie à t[utt]i p[erj mostrare à q[ue]sto suo peculiar
prop[osit]o q[uan]to l'amava, e rhon[ora]va e, se le S. V. R.
credes[serJo ch'io narrasse la bugìa, della rosa detta se ne vede
anc[or]a hoggi hon[orat]o l'altare della gloriosa ìmag[in]e | [224V]
del Salvatore etc. » Barb. lat. 4989, 224 r-v = Vittor. Eman.
567, 219 r. Varr. « tutti post pose », om. «proposito », « dopo
quanto » ; « nelli dicessi », il seguito nel Vittor. Eman. è
parafrasato.
(2) Barb. lat. 4989, 224 v = Vittor. Eman. 567, 219 v. Nel
Barb. segue « di cont[inu]o maritaggio di povere p[er]s[on]e
ogni rion di Ro[ma] a t[utt]e l'ora (sic) poteva bene testifi-
carlo » = Vitt. Em. « Del continuo maritaggio de povere per-
sone ogni Rione di Roma, et ad ogni bora poteva testificarlo ».
Altra var. notevole « presentiati ».
(3) Così è da interpretarsi la « rovina de' templi » Barb.
lat. 4989, 221 r = Vittor, Eman. 212 r.
Una novella tcmanisttca 345
della Divina Provvidenza (i), Roma « sop[ra] d' og[n]i
altra Città.., già fatta, et intitolatasi Regina » è « di-
vètata... et ombrosa spelonca, e solitaria, e, da co[mu]ne,
libera et universal p[at]ria » si può « ver[amen]te re-
put[a]re horrida sanguinaria, e, crudel pregionia » (2).
Quale mai fu la causa di questo sì triste stato ? Il poco
conto, in cui i romani sono tenuti in Roma. « Tan-
talo Mons[igno]ri miei R[everendissi]mi dal sommo
Giove fu da[n]nato di haver copia di quàto mai p[er]
gusto hum[an]o si potessi desider[a]re né ciò fruire.
Né men possi usare >> (3). Così anche i romani di
oggi : eppure Tantalo aveva almeno la coscienza di
avere « il suo tato Dio offeso » ; « ma à noi disgra[tia]ti
tato male, perché? » (4). Siamo « nati 1 q[ue]sta be-
nig[n]a e, gratiosa p[at]ria », cristiani ed ossequenti alla
Sede di Pietro, e con tutto ciò « da[n]nati alla me-
d[esim]a pena, anzi à molto mag[gio]re e più assai cru-
d[e]le » (5). Il paragone di Tantalo è più che mai istrut-
tivo. Immaginamoci 1' alta società romana, in mezzo al-
l' abbagliante splendore della Roma roveresca e medi-
cea, in mezzo ad una vita raffinata e sempre più costosa ;
immaginiamoci la « numerosa et bella ioventù », che
si curava « principiando da tenera età presentarse, non
sol con fier barrette e pantofle, poi con scarpe vellu-
tate... ma de habito, de presentia, et tedioso passigiare,
(i) Barb. lat. 4989, 222v-223r = Vittor. Eman. 567, 2i6r.
Varr. « in nella » ; om. « e più bella » ; « qiial » ; « lo Cielo
alla natura » etc.
(2) Barb. lat. 4989, 209 r = Vittor. Eman. 567, 187 r. Varr. om.
« già fatta et »; « intitularse », trasposizioni di poco momento.
(3) Barb. lat. 4989, 209 r = Vittor. Eman. 187 v. Var. « posser
usare » ed altri insignif.
(4) Ivi, 209 V = Vittor. Eman. ivi (« un tato Dio offeso » ;
il seguito « ma in tato mal, perché », om. il resto).
(5) Ivi, ivi = Vittor. Eman. ivi, ivi. Var. « nauti » (sic),
« abundante et gratiosa », altre varr. di poco conto.
34^ V. Zabughin
con molti et diversi servitori; et appresso in suppli-
mento de sì stomacoso et intollerabile apparato », im-
maginiamoci « vederve anche le donne, non tanto de
dote et suoi locali, ma dello quotidiano loro ornato, et
similmente for de casa, con suoni, balli, et revoltate in
nelli odori, per modo insuperbirse, come se ognuna de
èsse confidasse in breve tempo deventarsece Regina » (i).
Questo sfarzo sì maraviglioso non è per Marcantonio
che r estremo canto dei « lactei... Cygni » sul « quieto
et tacito Meandro », che l' ultimo guizzo della lu-
cerna « quale allhora ben se reprova presentar sblen-
dido lume, quando per mancamento del suggietto,
senta selli advìcini el transmortarse ». Così sospetta
pure dei romani lo scrittore dei « Nuptiali », che « man-
catece le sustantie, lo credito elio ardire, facciase quel
sforzo sumptuoso de fabrica, de pompa, et altro ornato,
per advicìnarsece a tutti la nostra infame et ultima
ruina » (2). Meno fortunati degli gentiluomini veneti,
alle cui ricchezze pletoriche ed alla cui repubblica ari-
stocraticamente altezzosa essi guardavano con occhio
invidioso e maravigliato (3), i nobili romani non pote-
vano sostenere da soli le spese di una vita, per la
quale non bastavano le rendite villereccie, sia pure
oneste, dei più. L' Altieri registra tutto un martirologio
di famiglie spodestate e decadute, tutta una collana
di dolorose scomparse (4) ; stigmatizza le caccie spietate
alle doti, che rompevano la dolce cerchia di stemmi
amorevolmente uniti (5) e di degni parentati, per la-
sciar irrompere i matrimoni che « lordano le case » (6),
(i) Narducci, 17.
(2) Ivi, ivi.
(3) Ivi, 44.
(4) Ivi, 15-16.
(5) Ivi, I.
(6) Ivi, 28.
Una 7iovella unia7iistica 347
soggetti come sono ad una legge « da avaro et sor-
dido mercante » (i); ma più di tutto impreca alla Cu-
ria, che toglie ai romani persino il desiderio di avere
figliuoli (2). Senza la Curia, il glorioso « senato e po-
polo romano » sarebbe, su per giù, diventato un co-
munello d' infim' ordine : la Curia gli dava la vita, la
luce, r aria. Eppure, quante volte i benefici di que-
sta si riversano su forestieri, su gente che un vero
romano aveva il sacrosanto diritto di ritenere provin-
ciale, se non semplicemente barbara ! Vedete — dice
ai suoi ventitre cardinali l' oratore della « Deplora-
tione delle miserie dei Romani » — il Re Ferrante
« non cessò mai di magnificare li suoi »,... « in tato
che p[er] vendicarsi con amor[e], e benev[olenti]a de
suoi, faciliss[i]mo accesso all' eternità, dimostrò mai ve-
dersi satio formar[e] ho[min]i, che co la loro essalt[a-
tio]ne esséplass[er]o la posterità della gratiosa s[u]a
e, Reg[a]le mem[ori]a... » (3). E casa Sforzesca? Che
ne direte voi « q[ua]n[do] che i Milano si cònumeri
da 300 fam[igli]e beneficate t[utt]e p[er] op[er]a, et
liberal. ^^ di q[ue]lla corte, di mille . duamila, fin'' à
gli . 8 . e, . X . mila ducati di entrata og[n]i ano » (4),
senza contare onori, titoli, prelature? Così pure gli
Este, i Gonzaga : « ma di Noi, in tutto disgratiati, qual
potria mostrarsi mai fra tato pop[ol]o et in questa
misera Città, esser da Pont[efi]ce alc[un]o overo da
V. S. R." bonificato né essaltato? » (5). Ci restituissero
almeno ciò che « si teng[on]o d[e]l n[ost]ro, e nò in
(i) Narducci, 28.
(2) Narducci 41-4. Da notarsi quel « Hora trovandose la
patria in arbitrio de altri (41) ».
(3) Barò. lat. 4989, 210 r = Vittor. Em. 567, 189V « mai
maticose in exaltar li suoi »; om. « con... suoi », altre varr.
(4) Ivi, 210 V -= Vittor. Em. 567, i9or. Var. « rendite annuali ».
(5) Ivi, 211 r ^ Vittor. Em. 567, 191 r. Varr. « male adven-
turati »; « demostrarse in fra de »: « esserve ».
148 V. ZaÒMghin
(scr. im) buona conscienza, occupato! » (i). Forseché
noi siamo decaduti al punto di non essere più idonei
alle cure di Governo? Certo, oggi non siamo più quelli
« eh' alla Città, et à q[ue]l Cielo, che ci governa, e
regge, si conver[2i i vjriano »: ma basta paragonare il
più vile e più abbietto tra di noi a coloro, che al pre-
sente amministrano le cose di Curia ; egli, « con alta
voce il dico, co lieta e, gioconda fronte il repeto »,
sarà « assai più suffici[ent]e et idoneo ad ogni grave,
et ìportàte imp[re]sa » (2). Non ci avete, forse, tolti i
proventi della Gabella dello Studio? Sotto titolo di
« temperata comodità, overo de amorevole p[re]stito, il
popolo Rom[a]no infelic[issi]mo sene trova spog[]ia]to
in tutto » (3). Ed i baroni, i gentiluomini datisi alla
mihzia? « Diteci, 1 qual parte, et ì q[u]al loco, et à
q[u]al recapito chiamate, né stimate verun Rom[a]no?
sariaci alc[un]o in q[u]al si vog[li]a grado, di chi vi
poteste I [213 v] gloriare, donare per suo miserab[i]le
sostegno pure un picciol pane? overo elemosinarl' al-
m[en]o di un simplice quattrino » (4). Voi cavaste i
Romani dalla guardia di Palazzo : chi ci metteste ?
« li svizari, homini Barbari : ho[min]i senza fede : hor-
ridi, et alieni d' ogni humanità, e nemici cap[ital]i di
Roma, e d[e]l nome Ital[ia]no » (5).
(i) Barb. lat. 4989, 211 r = Vittor. Erti. 567, 191 v, Varr.
« qual del nro tengonse »; « con ».
(2) Ivi, 211 r-v = Vittor. Em. I9rv-i92r (varr. « quali »;
om. « ci », « acconcierriano »), ivi 192 r (... « el dico con ardita,
et pronta fronte el replico etc. »). Altra var. « idoneo et apto ».
(3) Ivi 212 r = Vittor. Em. 192 v-193 r = (varr. « lo titolo
di temporanea comodità »; « uno amorevil », « senne trova in
tutto spoliato »).
(4) Ivi 213 r-v = Vittor. Em. 194 v- 195 r. Varr. « che luogo »;
(195 r) « huomo Romano »; « potessiro gloriarve »; « dunarli
per suo » (om. « miserabile »).
(5) Ivi, 213 V = Vittor. Em. 195 r. Varr. om. « di Roma » etc.
U7ia fiovella umanistica 349
...« In pugna singolare, da quattro à quattro, da
. 12 . à . 12 . da condottieri, à condott[ie]ri strenua-
m[ente] et infinite volte à n[ost]ri tépi » i romani
hanno « sup[er]ato ì It[ali]a ogni altra nat[ion]e » ; ep-
pure « d' huomini d'arme, manco non conducete Ro-
mani, né gloriare si ponno di tenervi condottieri, e,
molto manco n' accettate Cap[ita]no » (i). Non fu
forse Mario Astallo scartato solo perché romano ? Non
fu poi aggiunto « à qualche replica che Dio non hauria
forza di farvelo accettare » ? (2). Dopo le lettere e le
armi, la religione. O che i romani non siano celebri
per la loro religiosità? Fu la religione, secondata da
consiglio e perizia militare, che li guidò alla conquista
del mondo : « à eh' ogni autore, et og[n]i Istoria có-
corre » (3) — e qui l'Altieri abbraccia in un insieme or-
ganico, umanisticamente, paganesimo e cristianesimo (4).
E ciò tanto più oggigiorno, seguita l'oratore, dacché
abbiamo abbandonato « l'adolatria », ci siamo spo-
gliati da « qual si vog[li]a immaginat[io]ne heretica »,
abbiamo rinunciato « à q[ue]sto qual s' havess[im]o
d[om]inio. e qual D[om]inio? era forse di un picciol
Reg[n]o over d'una simp[lic]e p[ro]v[inci]a? lasciato
r Imp[er]o dell' univ[ers]o mondo, e, . spreg[ian]do in
t[utt]o le p[ro]p[ri]e... sust[anti]e » ci siamo dati « non
già p[er] vili et abietti schiavi, come ci tenete, ma
p[er] veri, p[er]fetti, e cordiali fìg[liuo]li à q[ue]sto sa-
(i) Barb. lat. 4989, 213 v = Vittor. Em. 195 v ; 195 r (l'ama-
nuense scrive per errore « et molto romano ne accettete »).
(2) Ivi, 214 V = Vittor. Em. 197 v. Il Barb. scrive « farnelo »,
evidentemente a torto; = « farvelo » V. Em.
(3) Ivi, 215 r = Vittor. Em. 199 r.
(4) Innumerevoli esempi di queste « compenetrazioni » nei
« Nuptiali » (p. e. 47-8, ove da Talassio si fa un salto alla
messa delio Spirito Santo; 57, ove per spiegare l'uso di cele-
brare le nozze di domenica si ricorre a Platone ed a Macrobio,
anzi, alle relazioni tra domenica e Dio Sole).
350 y. Zabughin
cros[an]to Cristianesimo » (i). Roma diede alla Chiesa
un « diluvio di sàg[u]e de beati martiri », un tesoro
infinito di sante opere di Pontefici, Cardinali, genti-
luomini romani: ricordatevi di Martino V, l'instaura-
tore della pace e della sicurezza nello Stato Ecclesia-
stico : qua! gratitudine usate voi ora verso la sua me-
moria, verso i posteri suoi « privi di dignità p[re]sso
di voi, privi d'hon[o]re, privi pure d'un' amorevole ac-
coglienza? » (2). Basta ch'essi non fossero astretti a
vivere « eòe se mangiassero il formaggio dentro la
trappola » (3). E i due Cardinali di casa Cappocci ? (4).
Ed « il glorioso vivere di Giuliano Cesarino? » (5).
« Non con lusso, nò con crapula, nò co voluttuose, e
dànate delitie, ma con prud[enz]a letteratura, vigil[anz]a
sollec[itudi]ne e, cura, et in ult[im]o non p[er]don[an]do
à fatica né a p[er]ic[ol]o ver[un]o pugnàdo con l'arme
ì m[an]o da generoso, e nob[il]e Rom[an]o da strenuo
cap[itan]o da glorioso, e ven[eran]do Car[dina]le » ot-
tenne la « bram[a]ta vittoria » e la « celebre beatp-
tudin]e » della morte gloriosa (6). Così pure il Capra-
nica, così « molti altri infiniti Car[dina]li » (7). Questi
grandi meriti dei romani furono riconosciuti dalle bolle
di Bonifazio IX: ma con tutto ciò essi, già domina-
(i) Barò. lat. 4989, 215 v = Vittor. Em. i99r-v. Varr. « la
Idolatria »; « havessero »; om. « e qual Dominio? »; indi, per
distrazione: « era forza d'un Regno »; « lo in proprio del
mondo » ; om. « già » ; « obiecti » ; om. « perfetti » ; « figli ».
(2) Ivi, 2i5v-2i6r = Vittor. Em. 201 r.
(3) Ivi, ivi = Vittor. Em. 201 v : « si come magnassero il
caso [= cacio] in nella trappola ».
(4) Ivi 216 r-v = Vittor. Em. 201 v-202 r.
(5) Ivi 216 V = Vittor. Em. 202 r : « el nome glorioso ».
(6) Ivi 2i6v-2i7r = Vittor. Em. 202 v. Varr. « vigilie »;
« meno a periculo » ; « et ver Romano » ; « generoso » [203 r :
fine del periodo parafrasata].
(7) Ivi 217 r = Vittor. Em. 203 v.
Una novella umanistica 35 i
tori del mondo, sono ridotti ad invidiare « à siri, cap-
padoci, e giudei, solo nati p[er] servire ». Che costoro
possono sperare, « sforzandosi di ossequire, blandir[e],
et assentire à p[at]r[o]ni loro »... « franca libertà, overo
servitù men grave ». A noi invece non giova ossequio
né obbedienza. Ci rimane la speranza dell' ultima di-
sperazione, il sommo desiderio di morire (i).
Ecco dunque la somma dei ragionamenti nella dia-
tribe di Marcg-ntonio. Due anni prima egli aveva detto
su per giù lo stesso ai baroni romani, in Campidoglio,
caldeg"giando la celebre pace urbana del 151 1. Allora
però egli fu ancora più franco : disse ruvidamente, che
causa di tutti i guai non era né Dio, né la fortuna,
ma il solo « disordine civile », ossia le brighe e ba-
ruffe tra le case baronali, « il cuor guelfo e 1' animo
ghibellino : nomi barbari et asperi di pronuntia, et assai
più barbari et efferati d'invelenato sogetto » (2). Mar-
cantonio non era ideologo né sognatore : la dura neces-
sità di « rusticare », di menare la vita dei campi per
sopperire alle spese della famiglia, aiutò potentemente
l'innato buon senso a sapere schivare gli scogli peri-
gliosi dell' antica rettorica ghibellina e del recente de-
magogismo umanistico. Egli non era alieno né di que-
sto, né di quella: certo, il vecchio bagagHo dell'oppo-
sizione giuridico-metafisica al Papato, come la creò il
Medio Evo, gli pervenne per oscure e tortuose vie :
era più un inconscio atavismo, che non una dottrina
(i) Barb. lat. 4989, 217 v = Vittor. Em. 204 v. Varr. orti.
« blandire »; « lor patroni ». Chiusa 205 r.
(2) Narducci, XIV-XIX: « Copia del Sermone fatto per M.
Ant.o Altieri quando si conciliaro li Baroni Romani al Campido-
glio » = Barb. lat. 4989, 176 v- 185 r. Il brano citato, Narducci,
XVII = Barb. 180 v. Il Ms. però ha: « q[ue]sto è, il cuor
Guelfo, questo è ra[n]i[m]o Ghibellino, nomi barbari etc. »;
cosi pure « soggetto ».
352 V. Zabughm
studiata sulle fonti e gagliardamente accettata: l'uma-
nesimo invece era la vera sostanza della sua coltura,
il midollo del suo intelletto. Le sue invettive contro
l'avarizia del clero sono quelle stesse, che erano soliti
a scagliare Pomponio Leto, Platina, Pietro il Marso (i).
Vi si aggiunge solo l'ironia fina di un arguto e ge-
niale scrittore e quel tanto di rudezza villereccia, che
l'Altieri acquistò nei « mappali, over casule rurale »
de' suoi « Titiri, Menalchi e Melibei » (2). Così il te-
nue strato d'ideologia umanistica, scevro di pedan-
teria e digiuno di solennità cattedratica, viene spesso
a rompersi, sciogliendosi in un frizzo, in una franca
risata. Ciò che rimane, ciò che costringe Marcantonio
a « gravi et dolorosi » pensamenti, è la realtà di
quella crisi, che attraversava la sua classe, il suo ceto.
Da uomo pratico, egli non si tuffa colla testa in un
mare di nuvole, non sogna un' avventura repubblicana,
sia pure sullo stampo di quella del Cola di Rienzo ;
egli sogna un Papa « alla mano », una Curia trasfor-
mata in cuccagna perpetua dei Quiriti, uno Stato Ec-
clesiastico lasciato alla mercé dei signorotti e tirannelli
romani, sia antichi feudatari, sia moderni mercatanti,
compratori di gabelle, governatori di città, gonfalo-
nieri di Santa Chiesa e capitani di milizie. Era appunto
il programma, che i migliori Pontefici del Quattrocento
avevano il sacrosanto dovere di combattere con tutte
le loro forze. Nelle lagnanze concrete dei baroni
v' erano cose giuste ed eque : e se vi furono degli
abusi o delle ingiustizie, i Papi del Risorgimento cat-
tolico seppero, in quanto era nelle forze umane, sop-
perire al mal fatto ; ma il gretto campanilismo, che
misconosceva la mondialità della Chiesa, la sua altis-
(i) Zabughin, Giulio Pomponio Leto. Saggio Critico. I,
Roma, 1909, 77, 62-5, 230-2 etc.
(2) Narducci, io.
Una novella umanistica 353
sima missione religiosa e sociale, quella libertà, senza
la quale essa non può assolutamente vivere, ma l'in-
vadenza dei feudatari e dei pubblicani non potè resi-
stere alla condanna della storia. Fu proprio Carlo V,
il ghibellino redivivo, ed il 1527 che affrettò la cata-
strofe e la rese irreparabile.
Merita qualche rapida parola l' uomo, a cui fu de-
dicata r « Amorosa ». Giova anzitutto ricordare, che
Renzo da Cere non era di stirpe Orsina : gli storici
cinquecenteschi, non limitandosi ad usargli poca cor-
tesia, gli tolsero persino il cognome (i); spetta alla
giustizia dei moderni il ridargli, se non la riputazione,
almeno il casato. Egli fu un Anguillara autentico, ram-
pollo del terzo ramo della casa, detto di Cere, dal
nome del castello, preso e distrutto dal Valentino il
6 aprile 1503 (2). Era il ramo, a cui appartennero
(i) Pastor, Pàpste, IV', 115 = Papi, IV', 107-8 lo chiama
senz'altro « Renzo Orsini »; così pure Reumont, Gesch. d. St.
Rom. (Beri., 1870), III*, 167 « Lorenzo Orsini, nach seinem Ca-
stell in der Campagna gewohnlich Renzo da Ceri genannt » ;
cosi Gregorovius, Gesch. der St. R^ (Stuttgart, 1881) Vili, 422 :
« Renzo Orsini von Ceri » ; così Orano, 1. e, 238. L'Alberini si
sbaglia, come moltissimi altri antichi : ma la sua svista ha dello
stupefacente. L'errore di Guicciardini è pure noto. St. It. ed.
Rosini^, Tor.-Nap.-Roma, 1874, II, 66: ... « a Ceri, ove con Gio-
vanni Orsino ... era Renzo suo figliuolo, e Giulio e Frangiotto
della medesima famiglia » cf. not. 6.
(2) Sebastiano di Branca Tedallini, Diario, ed P. Pic-
COLOMINI (Ristampa dei R. I. S., fase. 54, Città di Castello, 1907),
303, 19-20: « Questo Cere era dello signore Giovanni de Cere,
et poi lo duca Valentino tutto lo spianò: era forte loco ». Cere
apparteneva ai conti dell'Anguillara-Capranica « forse prima del
1401, possesso portato nella casa dei conti come dote di donne,
probabilmente di casa de' Normanni e degli Alberteschi ».
V. Sora in questo stesso Archivio, XXX (1907), 106-7. Guic-
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 23
354 ^' Zabitghin
Giambattista, volgarmente « Titta », noto per la coc-
ciutaggine, colla quale, presente Carlo V, volle arro-
garsi il diritto di stare col cappello in testa (i), Porzia,
sua figliuola, della quale, dice con arguto sorriso l'Ama-
yden, correvano piacevoli aneddoti: essa « maritò in
casa Savelli : e doppo si diede alla buona vita, (str, an-
dava) caminando tutta l'Europa, per trovare isquisite
vivande, conforme le stagioni, conduceva seco (str.
tre o) due o tre servitori, liquali pagava ogni sera » (2),
finalmente un'altra Porzia, figlia della prima, colla
quale le terre di Cere e di Riano passarono in casa
Cesi, diventando, anzi, il suo secondo marito, Paulo
Emilio Cesi, « secondo genito, d'acqua sparta, povero
cavaliere, e dottore », Marchese di Riano (3). Renzo
da Cere trasse il suo nome dal nonno, quel « Magni-
ficus Dfis Laurentius comes Anguillari^ », di cui ri-
mane nelle schede del Galletti il testamento, rogato
« in castro Vassani Sutrin^ di^cesis in camera subtus
logiam palatii... testatoris », il 29 maggio 1472, dal
notaio ser Giovanni del fu Nardo di Coluccio da
Sutri. In esso egli lascia eredi, a parti uguali e col-
r obbligo di non far divisione dei beni i figli legittimi
Giovanni, padre del nostro condottiere, e Francesco,
imponendo loro la clausola « quod... debeant petere do-
CiAjiDiNi, 1. e, II, 67: « Ceri, terra antichissima, è per la for-
tezza del sito suo molto celebrata; perché è posta in su un
masso, anzi più presto in su un poggio tutto d' un sasso
intero etc. ».
(i) Amayden, Manuscrittto delle | Famiglie Romane etc.
(Casanat. 1335): Anguillara (N. 16; 46r-49r), Titta: 46r-v.
(2) Ivi, 46 V.
(3) « Per questa via Cere e Riano dalla casa dell' Anguillara
passò nella casa de Cesi » Ivi, ivi. L'Amayden non confonde
gli Anguillara cogli Orsini, anzi, accusa esplicitamente di questa
confusione il Monaldeschi : 47 v. Fonte sua in quest'occasione è
Sansovino, Fam. III. It,, 154 v.
Una novella umanisHca 355
tem Dne Dyambr^ eorum matris a dno Paulo Ursino
de Gallesio ». Alla sorella Brigida egli lasciò il « red-
ditus castri Malleani » colla facoltà di disporne anche
dopo la morte, « prò anima sua »; inoltre, l'usufrutto
vitalizio di una sua casa in Trastevere, che poi doveva
ricadere ai legittimi figliuoli. Il testatore ricorda anche
due tìgli « ex illicito cohitu », Bastiano e Galeotto.
Questi ricevono « domos suas sitas in castro Cere prope
Arcem novam ». Ecco dunque la famiglia di Lorenzo,
il nonno del condottiere. Oltre la moglie, i figli, la
sorella, veniamo a fare la conoscenza di due fratelli
del signor Lorenzo, Bartolomeo e Tullio (e Lodo-
vico, dice l'istromento di vendita, a cui ora daremo
una fuggevole occhiata). Erano comproprietari (per un
terzo) del castello di Cere, ed il testatore raccomanda
espressamente ai figliuoli, « quod... non relassent unum
denarium.... de expensis factis (da Lorenzo) in Rocca
Antiqua de castro Cere per ipsum testatorem sed quod
faciant solvi partem eorum » (i). Quindici anni dopo,
il 24 agosto 1487 essi vendevano il loro terzo « Pro
pretio sexmilium et quingentorum ducatorum ad ratio-
nem 75 bolenorum prò quolibet ducato », ed i fratelli
Giovanni e Francesco rimanevano soli padroni del ca-
stello (2).
(i) Galletti, Fam. Rom. (Anguillara, Vat. lat, 7961), 26 r.
Essendo i figli minorenni, « Tutores et curatores dictorum suo-
rum filiorum instituit Rmum D. Latinum Card, de Ursinis et
Rev. D. Ursum de Ursinis de Monte Rotundo ». In calce: « Hi-
pollitus (sic) q[uonda]m Retri de Sutrio ad instantiam Magnifici
Dni lohannis et de mandato eximiì Legum doctoris Dfii lohan-
nis de Andreutiis de civitate Castellana Potestatis Sutrii exem-
plavit ex Protocollis q[uonda]m Ser lohannis olim Nardi Colutii
notarii de Sutrio anno MCCCCXCIX . Vili . Febr. ».
(2) Ivi, 42 r. « Actum extra Urbem in partibus Transtiberi-
nis in castro Insula Portuen. diocesis (sic) in domo Curi^ dicti
castri testibus Mag." Dno Mariano de Anniballis de Molaria
356 V. Zabughin
Renzo dell' Anguillara da Cere, del fu Giovanni,
come ce lo presenta un rogito notarile del 20 settem-
bre 15 12 (i), nacque nel 1475 (-6?) (2). Le schede Gal-
lettiane conservano un istromento del notaio Stefano
Barcbini da Stabbia, in data 24 dicembre 1509; vi
leggiamo, come « Illustris dns luHanus de Stabio do-
micellus Romanus », col consenso del figlio Giovanni,
donasse al condottiere, pure insignito del titolo di
« domicello Romano », una casa in Trastevere, « prope
plateam Buccii Romani » (3), spiegando il regalo col
fatto, che essa fosse dei beni del conte Everso. Ecco
dunque un uomo, ritenuto da tutti così poco Orsini,
da poter essere considerato quale legittimo erede del
ramo primigenio degli Anguillara ! (4). La cosa assume
maggior importanza dalla motivazione di un altro dono,
fatto da Giuliano da Stabbia a Renzo da Cere, non
più a titolo di roba, spettante ad un erede diretto
delle memorie e dei beni di Everso, ma « ex eo quia
ab eodem Dfio Laurentio tot et tanta servitia honesta
et laudabilia temporibus elapsis habuit prout quotidie
habere dixit etc. » (5).
[etc. ?]. Ludovicus lohannis Antonii de castro Bassani Siitrin^
diocesis (sic) habitator Rom^ in Regione Arenul^ notarius roga-
tus ». Gli stipulanti erano Bartolomeo, anche a nome di Lodovico
(= Tullio?), e Francesco, anche nell'interesse di Giovanni,
(i) Ivi, 49 r.
(2) Narducci, XII, not. 2.
(3) Armellini, Chiese di Roma^ (Roma, 1891), 683-5.
V. SoRA, A. S. R., XXX [1907], 117 e not. 4 : « cui ab uno
l[atere] sunt res ecclesie S. Venose eiusdem Reg.'' Transtiberina
ab alio res Tristanì Corsi ab aliis lateribus vi^ public^ ». Le
indicazioni topografiche sembrano corrispondere a quelle, mon-
che, delle pergamene capitoline.
(4) « Tamquam de bonis et rebus spectantibus ad h^redi-
tatem quondam Comitis Avers^ » Ivi.
(5) Ivi, 48 r. Si trattava di un'altra casa in Trastevere,
« prope plateam S. Mari^ cui ab uno l[atere] res Jacobi de Mie-
Una 7iovella umanistica 357
Anche la bolla di Leone X, del i'' giugno 15 16,
pure riferita dal Galletti, è indirizzata senz' altro « Lau-
rentio de Anguillaria de Cere Domicello Romano »,
dissipando così gli ultimi scrupoli di uno storico esi-
gente e malfidato (i). Questo documento, dove Renzo,
nella sua qualità di condottiere al servizio della Chiesa,
viene riconosciuto creditore della Camera Apostolica
« in summa et quantitate quinque millium ducatorum
auri et ultra » e, data l'impossibilità di liquidare que-
sto conto in moneta sonante, riceve per sé ed il fra-
tello Fabio il vicariato generale del castello di Biede (2),
ci rivela, quale fosse la famiglia dei signori di Cere
nel 15 16. Oltre Renzo e Fabio, viene ricordato il fi-
glio maggiore del primo, Giampaolo, che più tardi
« servì il Re di Francia » (3). L' altro figlio Lello,
che il Sansovino dice « honoratiss. Cavaliero » e sposo
della « Sig. Maddalena figliuola di Camillo Orsino
da Lamentana, et della Sig. Isabetta Bagliona », non
era ancora nato (4). Non è compito nostro il narrare
cinellis et fratriim et res Velli dello Scannato et fratrum ab alio
res Bernardini et fratrum de Sorica et Pauli de Joriis ante est
via publica ».
(i) Ivi, 5or-55r.
(2) Ivi, 51 r. La concessione fu fatta fino alla terza genera-
zione ; estinta questa, essa, dice la bolla « illieo cesset et expi-
ret ac castrum predictum... ad prefatam ecclesiam eiusque im-
mediatam subiectionem absque aliqua solutione dictorum quinque
millium ducatorum... (revertatur ?) » 55 r.
(3) Renzo prese per moglie Francesca di Giangiordano Or-
sini. LiTTA F. C. /., V (Orsini), tav. XXIII. Giampaolo: Sanso-
vino, Degli ìmomini illustri Della Casa Orshia etc. in Venetia.
Appresso Bernardino, [et] Filippo Stagnini, fratelli M . D . LXV,
25 r.
(4) Lello: vSansovino, ivi. Genealogico Vigiìiti Illustrium
in Italia Familiarum etc. Studio ac opera Iacobi Wilhelmi
Imhoff etc. Amstelodami, ex Officina Fratrum Chatelain, anno
M.D.CCX (Orsini, tab. IV, 314-5) « Maria Magdalena (f. di
358 V. Zabughin
la vita del condottiere, sì aspramente discussa e criti-
cata; illustrando altre parti dei « Baccanali », torne-
remo a Renzo e cercheremo di lumeggiare qualche
lato men noto della sua biografia, come le imprese di
Venezia: per ora basta avergli ridato il suo vero li-
gnaggio ed avere accennato di sfuggita ai suoi ante-
nati ed ai suoi parenti.
Vladimiro Zabughin.
Camillo Orsini, March, di Tripalda s. di Lamentarla, 1491-1559)
ux. Lelii de Anguillara, Rentii Ceritis filli ; eo mortuo monialis
[et] fundatrix monast. S. Mariae Magd. in monte Quirinali, m.
1605, d. 25 Maij ». Suo padre v. p. 335-6 e Iosephus Horolo-
Gius (Bracciani, 1669).
Una novella umanistica 359
Nova allo 111. S. Renzo de cere mandata per Marcoantonio
altieri | Quale se intitula La Amorosa (a).
[Bibl. Vatic, Barb. lat. 4989].
111. domine Comendat. : Alli dij passati. IH. signor mio me [e 287 v]
fu referito esser succeso infra li Marsi un certo caso degno de
memoria? (b) specialmente per considerarce quanto possa lo amore
et quanto domini? et quanto adopri i nella (e) natura humana :
et quanto resvigli ogne ignegno ove se accinda, et quanto el
disponga in cose desiderate satisfarse? de eh. me e parso non
co breve zendo ma co longa narrativa (d) dunarveli (e) notitia
accio eh. vacando (f) qualch. fiata dalle solite soe arme, over
sequestrandose dalli alti et curiosi suoi cócepti (s) possa legen-
dola, overo rascionandone co altri come eh. de cosa delecte-
vile 'h) far se sole co qualch. riso de q[ue]lla et del mio ridi-
culo ocio (it delectarse et rechrearse : —
Narrase in un ricco et populoso castello et delli magiur de
quel Ducato esserve un certo contadino de honesta famiglia, et
secundo la qualità del loco, de competente faculta nominato
Antuoni (k) et patre de unico figliolo per nome Pietro ma chia-
mato et cognosciuto era in nel palese per Amoroso de forma
elegante et amabil de costumi (D, humano, ad ogne homo reve-
réte (m), et molto gratioso, de età de vintidoi in vintitre Anni,
et vedendolo vagabundo et alli afifecti iovenili assai dedito et
proclivo (n) molestavalo ad ogne hora per frenarlo, col persua-
derli devessi pigliar mogliera, ma excusandose de continuo de
qualch. conficta et simulata opinione mai demostrose vole[n]te (o)
(a) Titolo in :„,n,,,.,/ro rosso, assai sbiadito. (b) Nelle scritture dell'Al-
tieri il segno ? corrisponde al nostro punto moderno. Esso segna la fine d' una
frase, non altro. (e) In ncX: locuzione tipica dell' Altieri. (A) Marg.: -{- non
co.... narrativa (e) Espunto copiosa (f) Interi.: se; piti tardi stralciato.
(g) Espunto cogitatione,- suoi còcepti nell'interi. Altieri scrisse quindi alte et
curiose, trasformando poi le desinenze -e in -i. (h) Marg., nel testo invece
espunto, piacevile (i) Marg.: -f- de q[ue]ila et del m.... mio ridiculo ocio
(k) [Ser Antuoni].- chiamata marg. in rosso; un altro S (rosso) ripetuto innanzi
a//' Antuoni del testo. (1) [Lo Amoroso] (m) ScHtto reveréte ad ogne
homo/ indi le tre ultime parole espunte ed il tutto trasposto con un segno || .
(n; Marg. -|- i) et molto ded.... (espunto) ; 2) et alli affecti iovenili assai dedito
et proclivo. Dopo frenarlo due punti trasformati poi in virgola. (o) Marg. :
nel testo espunto volse. vole[n]te scr. volete (sic) (o volere .^y.
o
60 V. Zabughin
assentirce? perla qual cosa considerandose esser vecchio, con
unico figliolo, et da quello per nò volerse coniugare non respe-
rar (a) famiglia, trovavase (b) starne et mesto et (e) molto tribù-
lato (d), et tanto magiurmente se attristava, descurrendo poi le
soe qualità, vederselo giovine, delectarse in cose giovevile, ora
co canti, ora co suoni, et solo et in compagnia per quanto ado-
perava demostrarse da acceso et fervente innamorato? de eh.
dubitando come geloso patre, non nelli succedessi scandolo et
travaglio, deliberose nò già da quel ch[e]lli era ma più presto
da còpagno et bono amico co piacevile parole recercarlo (e) per
chiarirse (^) in tutto dello animo suo et procurar certificarse de
dove se inclinava. Despusese adunca menarselo ì una delle lor
possessione, et con esso rascionando or con exempli, et hora co
rascioni, el constrengeva desinarlo da la sua opinione, et hora
con suave et lachrimabile parole li persuadeva el volessi còsolar
288 r] de co II iugarse, et retrovandose al fine per reverentia dalla aucto-
rita paterna già convicto, co molte lachrime de sospiri et gran
singulti accompagnate, respuseli apertamente haver deliberato
primo de morir[e] eh. pigliassi mai mogliera, reservato nò selli
dessi la Nicola nepote dello (s) Arciprete della terra (h) el eh.
odito restandone lo patre stupefacto et mal còtento? disseli?
figliolo mio? tanto serria questo, quanto dir[e] de nò volerme
còtentare, recercando de quelle cose quale sia impossibile li' as-
sequirle: Suggiungendoce imperho colle lachrme f^'/VJ ali i occhi?
o, insenzato, o, scervellato et pazzo la Nicola te crederesti posser
haver per moglie? nò sai tu inadvertente et inconsiderato, eh.
lo homo qual nò se mesura, da altri con poco suo honore e
mesurato, questo interverrà a te figliol mio caro? per mettere
prima la voglia ch[e]llo senno? nò considerar qual sia se (k) la
Nicola, orfana, unica, ricchissima et delli primi parentati de
q[ue]sto ducato, et de bellezze et de honesta pare a qual se
voglia dea, et poi de questo, nepote carnale al compare Arci-
prete quale et perla degnila et perla sua gran ricchezza fra ceto
miglia nò senne trova unaltro paro adesso. Et eh. pensier serra
(a) Interi, despe.... (strale.) ; -sperar nel testo espunto ; la riga dell' espun-
zione però cancellata. (b) -se nell'interi.; cancell. nel testo se re- ^se retro-
vava>. (e) et .... et agg. nell'interi. (d) Marg. ; nel testo espunto mal
contento (e) Scritto recercarlo co piacevile parole; indi l'ordine fu invertito
da due chiamate interlineari ; co.... parole espunto ma non sostituito. (f) Stral-
ciato d- (g) della terra -\- marg.; dopo dello esp. nostro (h) [Nicola ne-
pote dello Arciprete] (i) O che sia scritto impossebile ? : dopo e mesurato,
nella riga seguente, asta orizzontale neW interi. (k) se neW interi.
U7ia novella twianislica 361
lo tuo? credite forza (a) chelli parenti suoi la vogliano dar[e] a
te? o, desgratiato me de tal figliolo: Tu lo senterai dir (b) per
nova et (c) assai più p[re]sto ch[e] nò tei penzi, ch[e]llo II. s.
Duca (ti) la darra per mogliera a qualch. gran gentilhomo suo
cortisciano per mantenerselo honoratamente de continuo alli co-
modi suoi? et a queste tal parole, el giovine relevando de un
grave colpo al core infuriato tutto (e) et spallidito, respuseli? eh.
esso in questo acto, per tal se reputava, eh. arderia àmazzar[e]
qualunca presumessi pigliarsela per moglie, over primo prove-
deria destrangularse, over far q[ue]lla male accapitar[e] eh. in
vita sua pigliassi altro marito ? desperandolo de ogne altro pen-
samento, per esserse disposto p. quanto al mundo fussi o viver
senza moglie (<"), over (g) pericular[e] over forria marito alla Ni-
cola : El patre addolorato? audita la deliberation dello figliolo
essere in tutto aliena dalli suoi desiderij, replicoli voler[e] inten-
der da lui la (li) causa se havessi de posserse confidar[eJ de sa-
tisfarse? demostrandoli eh. quando tucto el parétato della Ni-
cola Senne contentassi, ne crder[e] (sic) ne extimar mai se
porrla (i eh. essa (M el volessi cósentire, vederse giovine formosa,
de honorata famiglia, de gran parétato, ricchissima et dello p'mo
sangue della terra, et poi imparentar con noi, quali volendo con-
fessar la verità? per il niente de sangue, de faculta, de paren- [e. 288 v]
tato ad essa simo equale? respuseli, et incontinente dicendo
patre mio et ancor eh. questo me dicete sia la verità, or sia pur
come se voglia lo amor se pegne ceco ('), et come ha già tolta
la rascione a me, ne vedo lume ì quel eh. me dicete? porrla pera-
ventura haver el medesmo adoperato in essa, haverli tolta la
vista elio intellecto? per cascion eh. per quanto da me stesso
comprendo essa no me guarda de triste occhio ? ne me par li
despiaccia de esser[e] amata da me, ansich. in qualunca loco se
retrova co soe et gratiose et benivole ("i) accogliense me ìanima
et invita deverla et observare et sequitar[e] ? et ancora (") questo
nò fussi io mei persuado, et tengolo («) per certo debia esser
cosi? et a tal termine già me vedo (p) adducto patre mio, eh.
(a) = forsan per forse (b) Marg. + un di (e) Interi. (d) Seguouo
due lettere cancell. (^\ Scrìtto due volte per errore. (f) Espunto o male
accapitar[e] (g) Espunto voler (h) Interi. ; nel testo espunto ch[e]
(i) ne... porria /'porria strale, e riscr.J. + marg.; nel testo espunto poi creder
tu eh. (k) Espunto mai (1) [Lo amor se penge ceco] (m) et benivole
-}- marg.; nel testo espunto dolce et (n) Strale, eh [e] (o) lo nell'interi.
(p) già me ve... (seguito nascosto nell'atto di rilegare: altra m.J vedo; nel testo
espunto me so già; indi so strale, e nell'interi, sostituitovi vedo
362 V. Zabughin
repensando da bora in poto (a) retrovar modo da possermene
valere 'b)^ nie coiecturo fabricar[e] ì nellanimo mio tal manigio,
eh. guidandolo con vostri recordi et bon consigli posser 'e) nie
confidar quanto de essa ne desideri, securo et senza dubio asse-
quirlo . et accio eh. co magiur facilita possi aiutarme, te aprero
lo animo mio de quel eh. al p[re]sente me (d) soccurre (e). Io molto
me persuado patre mio eh. la Nicola remettendoce a quello eh.
essa ne volessi, còtentariase bene assai de me, et se io in tucto
nò me gabbo, cófidome fussile (f) carissimo senza altro respecto
de esser mea mogliera ? et cosi ve replico per quello eh' amo-
revil méte la haio frequétata me par cóprenderla (s) haver (hi gran
delectamento de ve:lerme p[erjsuademe (i) eh. selli occhi suoi me
dicono lo vero, in mezo al core a tutte le bore me tien collo-
cato? si eh' extimate p[er] odirne la pura verità (k) ? et habil
per evangelio eh. facilissimo serra farla còtenta: ma el dubio eh.
io ho qual me tormenta et strugie solo cósiste nel tuo còpare (')
misser lo Arciprete ? et se questo te confidassi humiliare ("i) tien-
telo stretto ì mano eh. senza altro impedimèto et voi de haver
tal nora, et io de haverla per mea cara (") mogliera ne restas-
simo cótenti et satisfacti : Or qui te adopra se dio ce salvi al
mundo patre mio? sforsate adextrarte co tuoi prudenti et astuti
pensaméti, retrovar modo per qualunca via eh. se reduca a vo-
lerlo còsentire? altramente tengatelo (o) un predicarme in vano?
per cascion eh. serria impossebile (P) desviarme da q[ue]llo ve ho
ditto bavere deliberato? figlio mio respuseli Antuoni (q) tu me
[e. 289 r] nascesti perla mea ruina, et quando me (r) pèzo || in quel eh.
bora (s) recerchi 1 modo (0 ne stupisco, eh. de paura messe chiude
el core : ne debio ("> credere sequitando questa impresa eh. mai
(a) = d'ora in punto d'ora in poi. (b) Marg.; nel testo espunto satisfare
(e) -|- marg. (d) Strale, in/ indi, niarg. aggiunto al psente me (e) Esp.
nel testo ì si pericolosa et grave impresa; indi esp. e strale, per farla conduci-
bile al desiato fine (f) -|- marg.: cófidome fu- indi ripreso più tardi (altra ni.)
fussile; nel testo esp. li serria (g) ch'amorevil mente (scritto eh. amorevil
mète; ch'amo- ripet. nell'interi.) — par (interi.) cóprenderla -\- marg.; nel testo
esp. me e parso ^-so strale.) còsiderar[e] in essa, ce comprendo (h) -ve strale.
(i) -|- marg. (scritto psuadé... de... deme^. (k) si eh. (il si tagHato dal raffi-
latore e riscritto, aitila m.j — verità -}- marg. ; nel testo esp. si eh. tientelo
(marg. destro strale, habiacchey per certo eh. io te dica la pura verità (1) nel
tuo cóp... (nascosto e riscritto cópare^ -)- maìg.; nel testo esp. il compar tuo
(m) Esp. me rerio (?). (n) mea ca... (nascosto e riscritto caray -(- marg.
(o) -|- marg.; nel testo esp. serriate (p) impossibile? (q) [Replico (strale,
indi riscritto con inchiostro nero) de S. Antuoni] (r) -f- interi. (s) ■\- interi. ;
nel testo esp. me (t) -j- interi.; nel testo esp. tanto (u) -j- interi.; nel
testo esp. posso
Una novella uina7iisiica ^6
o^ Ò
ve possi bene accapitare : et ancor eh. me desponessi recordarte
et consigliarle, tu me hai recluso i si stranio laberinto eh. perso
ho lo ignegno, la lengua elio intellecto, et se dio per sua còpas-
sione nò ce inspira da liberarte de questa opinione, over eh. me
disponga trovar qualch. bon modo da aiutarle, de fama simo de
robe àcor de vita ì un medesmo poto (a) minati : et cosi inter
rotti li lor rascionamèti, cogitabundi et carichi de affando ne
relevando mai locchi de terra se radusser travagliati et assai de
nocte in casa : Al sventurato patre, come eh. ad homo qual molto
desiando molto teme, sacceseli fabricar fondato pensamelo ille
parole li haveva el figliolo poco ì nauti usate, de esser constrecto
desiderando haver nepoti de trovar modo et via eh. questa tal (b)
difficulta collo suo ignegno (^) facile devétassi et poi co simile (d)
arguméto da pensiero in pensiero per tutta la negra nocte sospi-
ràdo carco (e) de angustie et gravi (f) affandi la mente el corpo
insiemi travagliose : Al fine persuadendose per aventura de haver
trovato m.odo eh. al suo desegno et alla contentezza del figliolo
et anch, alla natura del compar[e] arciprete requadrassi? per
b[ejn (k) eh. còprendessi (hi haverce la còsciètia gravata, eh. per
còsolar lo figliolo, li abisognassi truffarce Sanclo ianni ? niente
de meno superato dal (i) ìmèso C^) amor paterno (') inanimose
alla executione, sperando ì nella clementia divina confidandose
assequirla colla intercessione del Sacrosancto ceppo de San pie-
tro (m), per lo quale secando dalli gran confessatori divulgato ("),
co posarce fine ad otto o dieci soldi a q*l se voglia suppremo
scelerato se aprono le porle del (o) regno celeste, et exagitatose
in questo pensamelo, deliberose della còsciètia et del còpar poco
curarse, et levatosi dal ledo pigliatese (P) doi verghe de certo
argèto volse occultato (Q) i tempo de franciosi IO, et de bò ma-
(a) = punto. (bl Esp., indi la TÌffa d'espunzione cancellata. (e) collo...
ignegno -\- mar^.; nel testo esp. selli fecessi (d) Aggiunta marginale (prima
riga) : devétassi; (seconda riga): ansato et resso (sic ; da rifeiirsi alla nota e,
colla glossa interlineare) 1. gui[dato]/ {terza riga): poi co simile. Nel testo esp.
et con questo tale (e) -f- marg. ; nel testo esp. pieno; indi marg. sinistro:
-|- ansato et resso (ansato cor~r. in guidato^. (f) -\- interi.; nel testo strale, de
(K) + interi. (h) -1- marg. ; nel testo esp. se cognoscessi (i) Scritto dallo ;
-lo strale. (k) -\- marg. (pure in marg. scritto e cancellato supp[re]nioj.
(1) -f- marg. al fine liberato de respetti (ni) [Grà confidanza t nello * ceppo
di* (cane, e riscritto con inch. nero) San pietro] (n) Interi.; testo molto se
predica; indi molto se strale, e predica trasformato in -to, con un to aggiunto
nell'interi.; poi ^r^Aica.io esp. e sostituito nelV interi, con publicato strale, alla
sua volta. (o) Cane, -lo; strale, paradiso (trasformato in regnoj. (p) Can-
cellato p- (q) Scritto occultaro; -t- nell'interi. (r) [principio della iuntaria]
364 V' Zabughin
tino arrivose in chiesa alhora (a) ch[e]l compare solito era cele-
brar[e], et sotto pretesto de volerne odir[e], la messa, accostoseli
alle orecchie pregandolo volessi a sua ìstàtia celebrarli quella
del spirito sancto, advertendolo eh. finita serria haverli in secreto
et de cose molto importante da parlar[e], et quella dieta come
piacque a dio, et oditase per dunar bon fede alhoste assai de-
vota mente, nò desviandose imperho da suoi cogitati q*li sperava
collo ignegno et animo suo posser(b) collo aiuto del sùmo crea-
tore dextramète et secundo chel figliol desiderava terminarli,
sequitolo dallo altare in sacrestia, dove spoliatose de sacri pa-
raméti, salutandose lun laltro se accostorono sopra un bancone
[e. 289 v] per (e) Il seder[e] dove per Antuoni in primo cominciose (d) el
rascionar[e] (e) : Dicendoli compar[e] mio : possete be[nej rad-
durve alla memoria el svicerato amor[e] qual puro et netto 1 fra
de noi per più de quaranta anni ì qua se sia preservato et poi
per augmentarlo, et come conioncto parètato preservarlo, ce
simo facti compar de sancto Ianni, et appresso a q[ueJsto te ho
tenuto et observato ì tutti mei succesi de cótinuo da bon mio
patre spirituale? et quanto per fine adhogie me sia per qualunca
modo occurso, co amore et carità securaméte ve 'fi lo ho (g) co-
municato, et al p[re]sente quel eh, oderai da me compare mio
pigliaratelo ì loco de devota mea cófessione (h), per cascion eh.
me so disposto dartene notitia, come se me havessi al presente
a cófessar da te, pregandole perquanto io p[re]gar te possa,
et per lo amor de dio, eh. perlo honore tuo, perla pace et secu-
rita mea, et perla salute et ben del Amoroso (i) tuo figliano
vogli tutto q[ue]llo quale oderai dame tenertelo secreto, per
cascion eh. te (k) farraio intender cosa meravigliosa et grande ?
Sappi eh. alli giorni passati, me referi apparsa esserli (l) insonno
una giovine vestita de bianco, de ricchissio ornato, et dello
aspecto gratiosa et bella, dicendoli esser[e] la regina del mundo,
et perlo singulare amor[ej eh[ejlli portava, lo andava a visitar[e],
co ferma intention de farlo grande, et infra li altri della terra el
primo reputato, et poi li longhi et varij discursi (m) hebe co esso,
se licentio da lui, offerendoli imperho perla bene andata sua (")
un preciosissimo Thesoro, desegnandoli certo dalla terra nò molto
(a) Esp. qual (b) Cane, -li (e) Ripetuto sul v. del foglio (d) Scritto
cornine ose (e) [Parla Ser Antuoni allo còpare Arciprete] (f) + interi.
(g) Esp. co voi (h) Due punti strale, e trasformati in virgola. (i) [La
visione dello Amoroso] (k) per... te forse esp. da un'asta pallidissima.
(1) Seritto esserli apparsa/ indi trasposto eon un doppio || . (m) -j- marg.; nel
testo esp. rascionaméti (n) -|- marg.
Una novella umanistica 365
lòtano loco (a), dove occultato resedeva? dicendoli eh. se ce 'b)
cavava devessi haverce bona advertentia, per cascion eh. in prin-
cipio ce trovaria algune lastre de piombo, ne per questo (<-) de-
vessi retardarse recercar più oltra, per cascion eh. seguitando,
ce trovaria gradissima (sic) copia de bon verghe de argéto, et
poi in ultimo trovariace un repositorio repieno de oro fino, et de
moltiss[im]e (<J) gioie, et con infinite (e) altre cose preciose, el eh.
odito, resvigliandose poi da stupefacto incó[te]nente (f) et senza
altra demora andosene a retrovar lo loco li era dalla donna dese-
gnato, et investigando co grà cura (g) per chiarirse, trovato ce ha
de molto piombo, et seq[ui]tando secundo al ih) p5to revelato (i),
ha incominciato a trovarce algune <^) verghe 0) q*l nò sapemo già
q[ue]llo se sia et perlo dubito nò fussi discoperto, manco cer-
ch[e]mo (m) de saperlo il credemo bene debiano esser[e] de argento, [e. 290 r]
et se questo fussi, gran speranza barriamo de trovarce loro et anch.
le altre cose preciose, secundo co parole la donna demostroli :
el eh. odendo lo compar[eJ Arciprete restavane assai stupido et
smarrito, ne posseva persuaderse eh, fussi la verità? niente de
meno mostrandoselli perlo (") còpare Antuoni le doi già memo-
rate verghe (o) dicendoli per haverne occulta et fedele ìtellig[entija
liberaméte nelli còsegnassi (p) co pregarlo come cauto et prudète
et benivolo còpare procurassi (q) di q[ue]lle farne sagio, sol per
chiarirse de eh. minerà fussi? per la qual demostratione remos-
sose (r) de sospitione et de sospecto, restettene magiurmente
sbigottito ? ne già for de speranza eh. per quello ne sapessi in
fine, allhora, ne venissi ancora esso ad participar da bon com-
(a) Scritto certo loco nò molto lòtano dalla terra; trasposizione fatta con
due II . (b) -\- interi. (e) Stralciatura {macchia d'inchiostro); vi stava
forse un eh. (d) [im] sotto una macchia d' inchiostro. (e) -|- marg.
(f) [te] sotto una macchia d'inchiostro. (g) investigando — cura -f- interi.
A. dimenticò di stralciare o di espungere nel testo: cavan[do]ce /'-[do]- sotto una
macchia d'inchiostro). (h) Scritto alo; -o cane: indi \ìòio forse esptmto con
asta pallida. (i) Cancellato ce (k) Scritto ag-; -g- cancellato e sostituito
da un 1 (1) [Trovase el Thesoro] (m) -f- interi.; A. stralciò nel testo se,
nell'interi, lo e dimenticò di togliere dalla scrittura cerca (ni A. volle fate
qui un'aggiunta, segnata col solito A.- ma se ne dimenticò più. tardi. (o) Esp.
qual (p) per... còsegnassi -f marg. fìtellig.-^ scritto due volte, nel corpo del-
l'aggiunta e neW interlineo) ; nel testo ésp. haverle occultaméte levate al suo
(stral. g-) figliano, et quelle liberamente assegnameli (q) co pregarlo... pro-
curassi -\- marg, (co pregarlo agg. nell'interi, dell'aggiunta; còpare scritto tre
volte, una nel corpo: còp un'altra ('[pare] /?/ portato via dal raffilatore) nell'in-
teri, ed una terza ^còp*""»^ nella riga seguente; nel testo esp. strengerlo P"', indi
lasciato et pregarlo, poi espunto di bel nuovo: in loco de singularissimo piacere,
eh. per bò respecto procurassi da cauto et prudente homo (r) Strale, s-
366 V. Zabugh in
pagno et per questo da vero sacerdote '^) su la anima sua, et
da sencero core li impegnoro la fede co più de mille et mille
iuramenti promettendoli eh. mai de q[uejsta cosa per lui co homo
del mundo senne farria pur una semplice parola cófessando inge-
nuamète questa esser trama da tenerla nò tanto occulta ma molto
sepellita, per cascion eh. se alle orecchie pervenissi dello 11. S.
Duca, serria pericolo eh. colla perdita se fecessi del Thesoro es-
serne dissossato ancora et tormentato et cosi licentiose lun dal-
laltro promettendoli imperho occultaméte (b) far delle verghe
sagio, et della lor qualità et del valore renderli certa et celere
resposta: Infra de questo raddutose lo Arciprete in casa, consu-
mavase forniticando et baccillando co infiniti, diversi, et varij
argumèti (e), de confidarse, et desperarse, et del possebile (d),
persuaderse essere 1 possebile (d), ne far desegno eh. per sem-
plice momento restassise fermo ì nel medesmo proposito : Si eh.
da hora in poto dallo excessivo desiderio de posser de q[uejl
Thesor haverne gusto, tanto travagliose eh. quasi vedevase ha-
verce perso el sentimento? pur per satisfactione dello compar[e]
carico et accompagnato de varij pensaméti el di sequente retro-
vose in roma? et certificatose poi assai cautamente ch[e]le me-
morate verghe fussiro de perfecto et fino (e) argéto, mai possette (f)
tranquillarse, per fin eh. tornato a casa possessi co suo comodo
et magiur attentione examinar sopra de ciò lo suo (s) cópar[e]
Antuoni còfermandose 1 nel desegno qual facto ce haveva de
starce anch. esso per qualch. suo interesse: Or qui (h) II. s. mio
devete creder[e] ansi tener per certo ch[e]lli memorati doi com-
pari essendo homini accorti svigliati de natura, dextri de igne-
gno, de lengua facili, et pronti al replicar[e], stessiro per inter-
petrar[e] li sensi elle parole elluno ellaltro de essi bene allerta:
[e. 290 v] Lo Arciprete investigando p[er] trovar || la verità del sperato
thesoro, mensurava gesti, accéti et moti del compar (0 suo Ser
Antuoni et occecato da una extrema avaritia fondava in quelli si
alto concetto eh. de ogne altra sua faccenda desmèticato se era:
El ser compar[e] Antuoni (k) qual da prudente be[ne] senne accor-
geva sentendolo pregno (b de q[ue]sto appetito ì nel quale per
mille modi demostrava esserve fervente méte acceso, sperava co
(a) [da vero sacerdote] (b) Strale, fa- {macchia d' inchiostro) . (e) [lo
Arciprete co varij pensieri] (d) V. la nota p alla pagina 362. (e) ■\- marg.
fet finoj. (f) Ultimo -e su altra lettera stralciata, forse -a (g) Chiamata
in inchiostro rosso ; nulla però vi corrisponde in margine (a rneno che non sia
un S[er] (h) [la solertia delli doi còpari] (i) comrar (k) Esp. senten-
dolo acceso de q[ue]sto appetito (1) -j- marg.; nel testo strale, acceso
Una novella nmanistica t^Gj
gran facelita raddurselo ad exequir tutto q[ue]llo qual al bisogno
del figliolo si instanteméte se bramassi ^^) : Si eh. arrivato fu alla
terra referendoli (t>) lo conipar Arciprete le verghe fussiro de finis-
simo argèto come tenero et geloso dello lor bene amorevil méte
1 comincioli a dar consiglio (e) da bono amico d) dicendoli (e) eh.
volessiro ì questo caso usarce del prudente, primo de starne sopra
de se, ne comunicar le cose soe mai co altri et poi eh. no senne
insuperbisse, ne meno fecessi spesa aliena dallo suo ordinato,
ma p. qualch. tempo senne vivessi rattenuto, et de habito et de
pratica cosi se preservassi come ì nel tempo ì nàti se era costu-
mato : Respuseli el Ser compar[e] Antuoni (f) co renderli infinite
et bone gratie, còfessandolj ingenuaméte cognoscer[e] ch[e]lli
recordava da suo molto affectionato et bo[noJ compar[e] (g) et
ch[e]lli diceva la pura verità imperho i^ì excusandose poi, es-
serli defficile provederce per la aspera natura del figliolo quale
perfine a quello di li era stato perla mala sorte sua nò (i) molto
obediente (k) ma assai più p[reJsto (U rebelle in tucto dalli suoi
cómandaméti, et esserse disposto viver[e] (alla) (m) sua voglia ("),
et secundo li appetisce (o) , et eh. pegio haveva (p) poco fidarsi (q)
de lui ? ne me[no] sapeva homo ch[e]llo possessi reger[ej et fre-
nare (r) ? et demostrandoli da molto cosid[era]to (s) fsicj volerce
parlar[ej amorevilmète (t) co aprirli in tutto el perfecto animo
suo, Suggiunseli Compar mio Arciprete io (") me cognosco esser
già vecchio, et molto male fv) atto (^) posserli còsigliar[e]? et tengo
sia un gravissìo peccato, eh. per defecto de amichevile recordo
se veda (y) pericular[e] ? et parme esserne certo (z) perla piacevile
(a) si... bramassi -|- marg. in due righe f'si ins- agg. dopo che il raffilatore
mozzò iltnarg.) e scritto a due riprese; nel testo esp. necessario fussi (b) Can-
cellato ch[e] (e) et... consiglio -|- ntarg. fet amorevil méte; indi et am- stral-
ciato e sostituito con un 1. {?) am-/ dar strale, e riscritto nelV interlineo dell'ag-
giunta) ; yiel testo esp. incomincioli (d) Esp. a consigliar (cane. -\\). (e) [Ri-
cordo del Compar[e] arciprete] (f) [la (strale, e riscritto con inchiostro nero)
resposta del ser còpar[e] Antuoni] (g) -f- «mr^. fet... compar[e]^ (h) Ultime
quattro lettere riscritte su altre stralciate. (i) -\- interi. (k) Strale. diss[o-
bediente], et (1) ma — p[re]sto ■\- marg. in luogo dell'ut stralciato. (m) Stral-
ciato, ma non sostituito da nessun' altra locuzione (n) Scritto voglia sua/
trasposto con \\ . (o) Corr. da appeticce (p) -j- interi. ; strale, era
(q) ■\- marg. ^poco fid- fidarsi : a due riprese) ; nel testo esp. nò confidarse
(r) Espunto nel testo ; marg.: secundo lo abisogno regular[e],' indi A. espunse
l'aggiunta marginale e tornò alla lezione primitiva. (s) -j- marg. da molto
(stral. fidato; cosid.*» (t) Corretto da amorevolméte (u) Cancellato so
(v) -|- interi.; nel testo esp. poco (x) Strale, a (y) se veda -f- marg.; nel
testo esp. lui se habia e strale, da (z) -f- marg. (le due prime lettere di e.sserne
ìicoprono le lettere ve- che foitnano il principio della parola esp. nel testo: vederlo^.
368 V. Zabughin
sua natura et per soperchio cófidarse molto (a) facilimente (b) male
possa (e) accapitar[e], dubitando eh. (d) se perla sua mala ventura
ne pervenissi fumé allo naso dello 111. s. duca, guai ad esso per
quàto al mundo fussi, per cascion eh. nò solo senza algun re-
specto (e) sello pigliaria, ma quanto magiur copia nelli cóse-
gnassi (f), tanto più co dessossarlo et tormétarlo a tutte le bore
cercaria volerneli levar[e] : Ma fra de questi rascionamenti ve
notifico succederme penzaméto da referirve apertamente et senza
scrupolo quel tato eh. ì simile acc[iden]te (g) me paressi (h), et
questo essendo bono come io spero, pigliaratelo libera méte et
[e. 291 r] da p[er]fectissimo (i) Cópar[e] || eh. pedo Sancto Ianni quale e
co noi te iuro pigliandolo menne farrai singularissimo piacer [e]
si per vederce securato lo sùmo bene suo, et io tranquillarme ì
tutto (k) ì nella mea vecchiezza, et anch. vederce da ogne lato lo
honore, elio excessivo 0) bene tuo, per cascion eh. io saccio quel
eh. penzo ne te rasciono al suono de tamurro : Compar mio Ar-
ciprete el tuo figliano demostrase (m) co meco (sic) molto capitoso,
et io dame vedendolo abandonar le letter[e], li sono stato assai
aspero et crudo et come differéte et discorde della mea volunta,
nò solo se e (") desinato dalli mei cómandaméti, ma quasi se
spaventa de vederme, et io trovandome, solo ne haver[e] altri
co (o) esso, cóstrengome patiente mente tollerarlo: Ma se tu me
credi? farraice fondaméto eh. te serra facilissimo per quella via
qual miglior ve parerà guidarlo et governarlo, per cascion eh.
1 (p) nelli suoi rascionaméti quàdo li accasca nominarve, cotanto
amor[e] et reverétia ve nomina come sello havessivo ì casa v[o-
stjra nutrito et allevato, per modo eh. molto demostra amarve
venerarve et observarve: Si eh. Compare mio fermateve (q) in
q[ue]sto et desponite farlo eh. mai te festi la migliore et più
beata croce? Affigliatello (r) ? et per legarlo de più securo (s) [et]
più tenace laccio, dunali per mogliera tua nepote, lui e solo come
voi sapete, ella Nicola tua e, orfana et medesmaméte sola, et
per causa ch[ejlla pratica del Thesoro no se descropessi (sic) W,
(a) -f- interi. (b) Corr. da facili[ssima]mente (e) -j- »>arg. (d) Ri-
petuto per isbaglio e strale. (e) senza... respecto -f- marg. (f) Coir, da
cóssegnassi (g) eh. ... acc.^« (scritto accidet/ indi strale, e riscritto) -\- marg.
(h) [el s[econd]o (strale, e riscritto con inchiostro nero) recordo del S. Compar[e]
àtuoni] (i) -\- marg. ; strale, bò (k) ì tutto ~\- marg. (1) -j- marg. ; nel
testo strale, grà (m) ■\- marg. (n) Scritto i (o) Sigla che somiglia ad
uno scarabocchio. (p) Scritto i (q) -ve agg. neW interlineo. (r) [per-
suade se dia la nicola p. moglie (strale, e riscritto con inchiostro nero mog.^^
do (sic ; forse è da leggersi alo^ amoroso] (s) Esp. laccio (ultivie due lettere
cancellate). (t) Leggi descoprissi
Uìia novella umanistica 369
in casa tei raddurrai insiemi co essa, demostrando ad ogne homo
eh. del tuo se governassi, et esso me còfido colle toe dolce et
còmode parole, et ancora per obedirte, constrengerase de (a)
r[e]starce patiente : et se poi questo sequitarai el mio consiglio,
pigliaraite in tutto overo una bona parte del Thesoro, el quale
per aprirte la pura verità, secundo da me medesmo per qualch.
suo rascionar me coniecturo : trovarailo esser[e] magiur assai (b)
eh. un mare magno, et sforsaraite quanto più cauta mente pote-
rai, quello raddurte ì buon ducati larghi, et desponite poi per
qualch. tempo còdurte per habitar[e] in roma, elli honorar[ej
visitar[e], et presentar[e] li gran maiestri (e), li quali p[er]sequi-
tando questo ordine dato (d), telli farrai si favorevili et grati (e)
eh. per la (f) mea fede et da bo[no] Còpar[e] de sancto ianni io
te iuro eh. colla loro intercessione havendo la pecunia numerata
et in cotanti eh. ì manco assai de quattro mesi senza altro sco-
trino overo rigoroso exame (g) ce deventi Cardinale ? per cascion
eh. secundo da molti (h) me e stato referito, ansi per publica fama
per tutto e divulgato, vederse (0 questa tal dignità cóferita ad
homini, quali de sangue, de presentia et de costumi da nullo
lato siano pari a te, et molto manco de litteratura, per bench.
questa sia la minor parte eh. || al presente in q[ue]lla corte se [e. 291 v]
recerchi : Et se dove nulla altra cosa existimar W se vede, se non
ricchezze de molto argèto et oro, et (') in buon ducati sopra-
vanzassi tutti? come e possebile (*") de nò arrivarce? ansi me co-
fido? et de perfecto core dirtene una, eh. considerando ì nel
seculo qual curre, appena senterase eh. habi lo modo et bona
volontà de spender[e], eh. ne (") serrai a tutte le bore et per
molti modi soUicitato (o) et repregato : A questo canto resvi-
gliose lo Arciprete et ancor eh. attento fussi a lassarse còsiglia-
r[e], per bon respecto demostravase ì quello, co lento replicarli,
poco curarlo et manco farne stima, respondendoli da modesto
et temperato, remettendose sempre alla volontà de dio, demo-
strandoli tener per certo le soe parole fussiro da prudente et
bono amico, et anch. da caro et perfectissimo còpar[ej, niente
(a) -f- interi. (b) magiur assai -f- ntarg.; nel testo esp. più (e) [Con-
siglio per farse (sciitto farse, sic) lo arciprete Cardinale] (d) -f- marg.
(e) Su rasura. (f) -\- interi. (g) senza... exame -\- marg. (h) -f- tnarg.;
nel testo esp. più (i) [qual Cardinali] (k) Scritto e.\'"*'timar (1) de
molto... et 4- tnarg.; nel testo esp. de oro. Piit in basso altra aggiunta cancel-
lata, (m) V. la nota p alla pagina 362. Dopo dirtene chiamata nell'interi.;
ad essa però nulla corrisponde in margine. (n) Esp. habi da,- strale. es[sere?J
(o) -|- marg. ; nel testo esp. i>[re]gato
Arrhiiiio drìla R. Sociftà roimiiia di storia patria. Voi. XXXll. 24
370 V. Zabughin
de meno molto el cófortava, eh. al manco per quella notte sence
volessiro pensar[e], ella matina sequéte retrovarianose ìsiemi in
sacrestia per exequire tutto q[ue]llo eh. alluno et allaltro per sua
clementia dio mettessi in cor[e]? Devite ereder[ej 111. S. mio
eh[e]llo Compar Miss, lo Arciprete havédo locati in tal manigìo
tutti suoi pensieri, et dispostose far prova da voler participar de
tato bene, eh. da eh. nacque havessi mai la più molesta et tra-
vagliata notte (a), ne anch. eie (sic) havessi ponto et hora de
quiete, persuadendose già non da grado in grado de titolo hono-
rato farse grande, ma aeeomulate le raseion p[re]diete, et quelle
discusse et bene examinate, tenevase per unfermo et verissimo
concepto, deventarne ì breve tempo, et co gran facilita rtiagni-
fieo et excellente cardinale : Si eh. el sequente matino incòtinente
se forono levati ocellandose lun laltro se retrovorono illa chiesa
cathedral de compagnia, et salutandose co fieto sghigno, et sup-
palliato amore come eh. in giuntane far se costuma (b), incomin-
cio lo Arciprete come più degna persona a farne el canto? Dicen-
doli Ser compare Antuoni, nauti eh. io te responda el parer mio,
de quello eh. ier da sera raseionamo, vorria facessimo el mede-
smo eh. i principio da prudente et ho[mo] savio fecesti eh. eerto
ì simili suecesi devemo timorosi esser de dio, recurreremo adunca
alla sua divina maiesta supplicandoli per sua benigna gratia, ce
inspiri a dever bene et sanetaméte adoperar[e], dire ce voglio
per mea devotione la messa del spirito sancto (e), accio ce inde-
rizzi da exequir[e] hogie cosa qual sia al preposito perla salute
dellanima, beneficio del corpo, pace et benivolentia de tutto el
paretaio, et cosi laudandose dal ser còpar Antuoni, accedendoce
collo assenso suo esser ben deliberato et ì ogne modo dever-
sece (d) exequir[ej, al fine se disse co quella devotione qual dio
voleva, et celebrata poi accostatose allo compar[e], disseli lo
p[at'lre Arciprete eh. quello eh. per dio, stelle o, fato se ordi-
[c. 292 1] nassi per modo alguno posserse || mai evitar[e] : Confessando
poi liberamente haver per longo tempo cognosciuto, esser da
esso sùmamente et de continuo amato, et per q[ue]sto certifi-
carse eh. quàto 1 ogne sua oecurétia li succedessi adoperarse,
exequendolo colli recordi et bon consigli suoi de mai posseree
errar[e], aggiungendoce ancora come eh. inspirato dalla maiesta
divina, esserse disposto pesar la Nicola qual sola era la cara
(a) [la Travagliata notte dello arciprete] (b) -|- interi.; nel testo strale.
sole (e) [la messa del spirito sancto] (d) Scritto et deverue'=« 1 ogne modo/
indi trasposto coti due || ; ogne modo espunto, ma non sostituito da nessun' altra
locuzione.
U7ia novella umanistica 3 7
anima sua, et co essa insiemi se medesmo, libera mète ì nelle
braccia soe, et del figliano ? deliberandose tutto quello voler
exequir[e] ch[e]llui co amore et carità li consigliassi? El ser com-
pare Antuoni audito eh. hebe (a) el desiato tuono incótinente li
respuse? compar mio miss[er] lo Arciprete tu me hai et cogno-
sciuto et manigiato tanto tempo, eh. devete già saper in tutto
poto, q[u]al (b) se sia la mea natura, come sapete ancora ogne (e)
secreto et cogitatomeo (<i)? io nò so ho[mo] da molte parole, et
q[ue]llo tanto q[u]al (h) nelle mee (e) occùrentie da principio ce
cognosco, ì nella medesma opinione 1 sine al fine mece (<") pre-
servo, Si eh. io so in parer[e] eh. quello tanto qual poco innàti
te ho narrato, lo habiamo ad ogne modo da exequire? et replico?
se tu te pigliarai lo Amoroso per figliolo ? et governilo come so cer-
to saperai, indubitato me assecuro della sua salute, della quiete et
còtentezze (sic) mea, et còsequétemente della tua exaltatione : Cer-
tificandome eh. ancor ch[e]lla impresa sia laboriosa, et piena de
gelosia et de pericolo ? niente de meno spero tence habi co tanto
senno da governar[e], eh. nò solo el parentato, ma la terra tutta,
et anch. lo Ducato, ne restara de fama et de proficto da molti
lati, et per molti anni assai magnificato? ma q[ue]sto sopra tutto
te reco[r]do eh. co esso dextramente te còporti, et guardate nò
se accorga q[ue]sta tal cosa la habiate da me, ansi el meglio
serra mostrartene ignorate, accioch. desdegnato, et come giovine
levàdose ì colera, nò se dessi in fuga, elio perdissimo co tutto
lo acquistato, el qual te iuro perlo sancto iàni q[u]ale fe) infra de
noi tenemo, eh. io nò saccio nel quàto, nel q[u]ale (s) esso se
sia, ma secondo el senzo [di] q[ue]llo ne ha narrato nò solo lo
tégo gr[an]de ma ben sta pondo et asse nieraviglioso(h) borale
cose si trovano tutte ì nelle mano toe? ella vita lo bene, ella
felicita nostra, tutta al p[re]sente depende da te? et se haverrete
q[u]alch[ej (') fede ì me, animosamète et de bon core desponite
alla imp[re]sa : Advisàdote eh. se farrete q[ueJllo ì questa pra-
tica, come eh. in tutte le altre cose toe hai demostrato, spero ||
ansi me confido eh. dio te aiutara posserne assequire quel eh. [e 292 v]
(a) eh. hebe -\- interi. (b) Scritto q»l (e) Riscritto su di un' alita
parola stralciata; marg. di nuovo ogne (d) Trasformato da -i, -i {e) Scritto
mete (sic). (f) Scritto me""" (g) F. sopra la nota b. (h) ma secondo...
meraviglioso -\- marg, (nò solo lo interi.; gr[an]de scritto gr.'^»/ tra le righe
dell'aggiunta un'altra, stralciala, identica alla prima ; nel testo esp.: ne manco
.so del loco dove sia trovato, te accetto be»ie esser instato molto per saperlo, ne
mai se e còfidato volermelo iparar[e], ma q[ue]sto .solo 1 ver me ha cófessato,
esser The.soro nu-i.-iviL-lioso et lt.-iihIc?;. (i) Scritto q"lch.
ZI''-
V. Zabuo^hÌ7i
ò
Senne aspecta, et se desidera, et quando aiuto over còsiglio al-
guno sopra de ciò ve abisognassi, co fidateve de farmene adver-
tente? per cascion eh. q[ue]llo me dispongo adoperarce eh. se
desidera da un benigno patre perla salute et bene dello suo caro
et cordial figliolo, maximaméte cognoscendo farvene piacere : Si
eh. essendo elluno ellaltro de speranza già repieni per dunar
principio allopera tato da ogne un dessi desiata, partierose collo
baso della bocca, abbracciandose molto amorevilméte, et toccan-
dose la mano, co invocarce lo nome de dio, et co ferma ìten-
tione de affrontarse col figliano suo Amoroso, per farne sagio
se perlongo parlamèto possessi còiecturarne cosa, eh. alla spe-
ranza de si gran concetto nelli rendessi ferma et stabile certezza,
Mal ser compar[e] Antuoni notando la pratica per fine a questo
acto esser et al suo preposito et molto bene aducta (a), et spe-
randola secundo el figliol desiderava esser conclusa, retornosene
incòtinente in casa, dove secundo lordine dato, retrovoce lo Amo-
roso, al qual narratoli tutto lo progresso (b), co dunarli adviso
ch[e]l còpar[e] Arciprete lo andarla a trovare, discurrendoli bene
per ogne tasto (e), qual secundo el tanto (d) se (e) havessi da
lui (f) adoperar[e], co fortolo final méte, eh. abboccandose co
esso, se sforzassi demostrarli stare in cervello, accio eh. abiso-
gnando possessi (g) ad ogne suo quesito responder[e] ampia mente
per le rime, et app[re]sso in quel eh. succedessi, da accorto et
da prudente i un medesmo instante replicarli possa, certifican-
dolo al fine de haver le cose soe in tal grado códucte, eh. se
nò selli cetraria ì tutto (h) la fortuna, confidavase co gratia de-
dita (i) se[n]ne havessi a contentar[e] : Infra de questo creda
vostra Illustre signoria secundo de qua se narra, el compare Ar-
ciprete (1^), per questa pratica, si sospeso et tanto elevato se tro-
vava, eh. colli suoi molti et varij pensaméti, nò sol del breviario,
et della messa, ma ancora se desmenticassi del magnar[e], et
ch[e]llo minor pensier se r[e]trovassi (') in testa, si era circa de
far q[ue]l sancto (»") parentato ? tanto ad ogne hora se tormen-
tava et angosciava perla excessiva ansietà de farse grande, cer-
(a) et.... aducta -j- marg.; nel testo esp. adducta et bene/ dopo et al suo pre-
posito Il per la trasposizione. (b) [Consigliase fCon- stralciato e riscritto con
inchiostro nero) allo Amoroso] (e) Lezione poco sicura; ultime tre lettere ri-
scritte su di altre stralciate. O canto f (d) Riscritto : era cancellato -sto
(e) Corretto da te (f ) -}- marg. (g) Cancellato -li (h) ì tutto -j- marg.
(i) co... dedita -j- war^.,- scritto in due riprese. (k) [Lo {sopra, con inchiostro
nero, \J} Arciprete assai Cogitabundo] (1) Scritto 'trovassi (m) ql sancto
-|- marg.; nel testo strale, el
U7ia 7iovella unianistica 2)1 Z
tificandose già ce fiissi el modo de posserse addure et habitar[e]
in roma, et cibarce de tal manera li Cardinali, elli altri grandi
accepti et grati in corte, eh. con gran facilita per lo mezo loro
ogne sperato grado se assequisse : Dallaltro lato assai se moles-
tava, pensando deverve abandonar la casa, (et eh. assai pegio
de questo) raddurse in loco dove praticandose cose importante
et grande, constrecto fussi tractarli co opera et intercessione de
denari, et considerando, eh. de si facta quantità reservarse ||
rascionarne ad homini pecuniosi et ricchi, dubitassine molto nò [e. 293 r]
ne esser scoverto? pur fra de questi travagliati pensamenti, come
eh. da novo et assai urgente parasismo trovase de mente de corpo
et de vita conquassato (a), considerando eh. per venir[e] in Roma
fussi necessitato far providimento de quello, qual per mante-
nersece (b) honorato, cognosceva sùmamente abisognarli : per
questa cascione remossese de parlar[e] allo Amoroso et retorno-
sene allo compar[e] per pigliarsene consiglio, et assequirne inde-
rizzo overo qualch. salutar (e) et utile recordo (d) ? et retrovandolo
assiso ì nanti la sua porta secundo li segnali (e) tormétavase manco
esso (f) dà dubiosi affandi, mordicandose logne, et scalpen-
dose assai spesso lo capo, ma (s) accorgédose dello compar[e]
suo (h) arciprete, demostrose (0 (k) receperlo co (') grata accoglienza
renovàdoli soliti saluti: et poi li disse si presto retorni? Allhora
replicoli compar mio cordiale, poi eh. per la gratia de dio, et
perla sancta opera tua, me so addutto a far concetti de cose ho-
norate et grande, te prego no (m) vogli abandonarme : Pongamo
caso ch[e]l Thesoro se trovi co effecto de tanta importantia, et
si copioso et grande come me depegni ("), et poi de q[ue]sto,
ch[e]llo Amoroso mio figliano se adduca (come de certo me con-
fido) a sequitar (o) et abbracciar (p) li mei recordi ? de te nò posso
farne doi persone, perlo honore et abisogno della casa, la cnra
de governarla serra la tua : et per regimento et guida dello Amo-
roso, et honesta et còveniente custodia della mea Nicola, e neces-
sario restateve ^m) fermo ì nella terra, et io per assequir q[ue]lIo
(a) Su rasura. (b) -ce -f interi, (scritto mantenerse'"*';. (e) Esp. re-
cordo dopo salutar (d) Esp. Dicendoli compar mio cordiale réro (?) vólo (?).
(e) Scritto seKni.- corr. segna" (f) tormétavase... esso -|- war^. a due liprese;
nel testo tormentavase, che l'A. cercò di correggere tormentase, e tormentato
(g) -|- interi.; nel testo cancellato et (h) + interi. (i) [Trovase el S. Cò-
l)ar[e] Antuoni ('-ni stralciato e riscritto con inchiostro nero) molto cogitabundo}
(k) Corretto da demostrando (1) receperlo co -\- interi.: nel testo esp. farli
(m) Sic; l. nò (n) [Lo Arcip[re]te procura Cosigliassi C-gliassi stralciato e ri-
scritto con inchiostro nt^ro)] (o) Esp. a sequitar sctitto per isbaglio due volte.
(j)) -|- vtarg. (in due liprese: et ab... bracciar^. (qj Scritto restate^''
374 ^'^' Zabughin
eh. per nostro comune honor desideremo, come homo novo già
sol co pensarce menne stupisco et quasi mence sperdo : El primo
dubio mio si e (a), eh, per haver audito eh. de vescovi se fando
Cardinali serrame addunca necessario procurar de haver qualch.
bono vescovato, et se per morte over permutatione nò se asse-
quisca ce (b) andariano molte stimane et mesi da aquistarne,
vorria saper da te come eh. da antiquo et curioso (e) cortisciano,
infra de questo mezo eh. vita serra la mea per provederce, et
posserme accelerar[e] et consequire el grado qual per te co tanto
amore et fede (d) me e demostrato ? el Ser Compar[e] Antuoni
indicando già tenerse (e) la desiata (f) caccia ìfra le mano, et (s)
per quel tato (h) ne W odiva da ogne vano et dubio sospecto secu-
rato (1^), respuseli ? essere la verità eh. in tempo antiquo cosi
se costumassi, ma la potentia ella auctorita (ma) i nelli (')
pontifici moderni M ì ogne lor cócepto (") demostrase es-
ser[e] si potente et grande, eh. nò se pò dubitar de cosa
[e. 293 v] alguna (o) (p) || Massimamente ì questo eh. Statuti ordina-
tioni et legi, Tutte dependano dalla lor volunta, et quello se
tiene per lecito et honesto, eh. se cognosce procedere dalli suoi
comandamenti, si eh. nò solo poco ce importa de esser vescovo,
ma de ogne (q) qualità, et ì qualunca stato, purch. celibe se
veda, se fussi spurio homicida et mal credessi in dio (r), et tro-
vise denari la auctorita et potestà pótificale còditeolla (??) beni-
gna et lib[er]al lor nat[ur]a (») a qualunca dignità, ancor (t) eh.
fussi iermatina ingenerato, el forma ì continente idoneo i") habile
reputato (v) et degno, Replicoli a questo tocco {^) da (y) affamato,
(a) [li Dubij dello Arciprete ("-rete strale. ; riscritto te con inchiostro nero)]
(b) Cancellato h- (e) -j- marg.; nel testo esp. bono (d) et fede -|- niarg.
(e) Scritto tenerse già; trasposto con due || . (f) -|- interi. (g) Esp. asse-
curato (h) -|- interi. (i) -f- interi.; nel testo strale, eh. (k) -f- marg.
(1) ma... nelli -|- interi.; il ma è superfluo; nel testo strale, de (m) Scritto mo-
derni pontifici; trasposto con || . (n) lor còcepto -\- interi.; nel testo (non esp.
né stral.) cosa (o) Segue, espunto: per far ch[e]llo honesto se tenga per dsho-
nesto (sic) inquo (sic) et lordo, et ch[e]llo iniusto se tenga per rascionevile et
assai (strale, ho-j lecito et equo. L' aggiunta marg. qfi la auctorita pótificale era
ignor[at]a (scritto nell'interi. delV aggiunta ignor.".- nel corpo stral. ignorata^ si
riferisce forse alle parole in tempo antiquo; ma non v'è segno convenzionale che
lo confermi. (p) [dimostrase la potétia de pòtif... (stralciato e riscritto con
inchiostro nero : Pont.^^^] (q) Scritto su rasura, dopo cancellato qualunca
(r) se... dio -j- marg., in due riprese se fussi; in dio agg. posteriormente.
(s) Agg. marginale (scrìtto prima còditeolla benigna et lib... natura; indi -ale lor
(seconda ripresa) strale, e scritto definitivamente -al lor nat.»j; nel testo esp. el
forma ì continente (t) -f- marg. ; nel testo cancellato si (u) -{- marg.
(v) -|- interi. (x) [Resposta (stral. Res- e t'iscritto con inchiostì-o nero Ris-^
dello Arcip[re]te] {y)' Su rasura; cancellato come
Uìia novella umanistica 375
et ceco da avaritia, come farremo de bavere tanti beneficij, eh.
per lo honore et n[ost]ra reputatione, possamo sostentare de
honesto et competente nutrimento, tanta famiglia ce barra da
accompagnare, Alhora disseli el circunspecto ser Antuoni (a),
cb. negociando et conversando ì nella corte, vederiace mille
modi et infinite occasione de baverne copia de preciosi et degni :
aggiungendoce, et co (b) fidate de me, cb. come se senta et co
efFecto poi se veda, cb. babiate lo modo ella volontà de spen-
der[e], te barrando ì breve da fioccar[e] de nàti alli occbi tuoi,
cinquanta (e) et cento valerose et ferme {^) in nanti date (e),
ma della famiglia nò te molesti pigliarne altro pensiero, se
nò de beneficij baverla copiosa, qual sappi cb. venendo ì qua-
lunca loco a morte, secundo el stile de q[ue]llo sacratissimo
collegio li havete tutti ì vostro capitale, et disporne possete
al v[ost]ro beneplacito : et app[re]sso sappi cb. salario infra
de loro nò ce curre? ma per dirvelo più cbiaro, cb. reser-
vata la macra et negra spesa del stomacoso et putrido tinello,
de tutto el resto essi medesmi senne bado (f) la cura, et dateve
bon core, cb. se attenderai adoperarte in corte, da mille lati
pulularando materie lucrose? ne te sbigottisca per negociar, la
consciétia, per cascion eh. secundo lordine ella auctorita pótifi-
cale, co cinque soldi (g) dal ceppo de san pietro, se duna ad
ogne coinquinato o vii furfante quel sacro (h) regno dello para-
diso, or nota, trovandove voi (0 uno delli veri et car (sic) (k)
figlioli de dio, come e possebile te possa mancar[e]? a q[ue]sto
canto refocillato ì tutto de bona speranza, licentiandose de novo
dal compar[e], despusese sequitar la sua fortuna, et per darli
principio secundo li have[va] poco 1 nàti [consijgliato 0), delibe-
rose de affrontar collo Amoroso come capo principal della can-
sone, et incontratose poi colini, con humanissime et melliflue
parole recercolo (m), et co sua comodità baver gran desiderio de
parlarli, respuseli constrengendose le spalle, starne al piacer de
sua paternità? Azzendoli lo Arciprete cb. senne andassi inconti-
nente alla Canonica, demostrandoli per segni q[u]al (") fussi la sua
(a) [Replico fRep- strale, e riscritto con inchiostro nero; anche -X\- riscritto
col medesimo inchiostro) de S. Atituoni] (b) -j- interi. (e) Esp. bon reserve
(d) vai. et ferm. -f- marg. (e) [lo (stral. e riscritto con inchiostro nero) Stilo
(-\o riscritto con inchiostro nero) della Corte] (f) Esp., ma non sostituito.
(g) Esp., non sostituito. (h) Strale, -sancto (i) -|- interi. (k) et car
4- interi. {]) li have[va] ... [consijgliato -|- marg: : -va e consi- (o piuttosto
cósi-j nascosti sotto lo stringersi dei fogli rilegati ; nel testo esp. el consiglio
detteli el Ser compare Antuoni (m) [Lo (strale, e riscritto con inchiostro
nero L') Arcip[re]te affròta loamoroso] (n) Scritto q'»l
2^'] 6 V. Zabtighin
[e. 294 r] càmora (?), dove cóvenuti || et locatise a seder[e] incomincioli,
amorevil mente, et co molta tenerezza voler intender da esso
q[ue]l eh. se feceva et in eh. exercitava el viver suo, et app[re]sso
come se cóportassi col suo cópar Sere Antuoni, et al fin demo-
strava meravigliarse eh. si tardassi de pigliar mogliera, asse-
gnandoli co efficacissime rascioni eh. vivendo in questa forma
ne offendessi grave mente dio, et esso come patre suo sperituale
nelli feceva cóscientia, cófortandolo nò volessi esser crudel de
se medesmo? Respuseli senza demora lo Amoroso de haverne
poca voglia, azzendandoli dex[tr]amente (a) de havere indirizzato
el suo animo altrove, ne meno esser[e] in preposito volerse cóiu-
gar[e], et recercandoli lo Arciprete della causa perla quale
tanto lo còiugio abhorrisse, quasi sghignando (b), perla stranezza
del suo compar[e] Antuoni li respuse, aggiungendoce (e) co fatiga
posserlo (d) più oltra tollerar[e]? Disseli alhora se io fecessi col (e)
mio Còpare se transformassi de natura, et tenessite come deve-
ria da suo caro figliolo, nò te còtentarij per tuo honor[e], et nò
manco per sua satisfactione de coniugarte ? replicoli quasi de
animo turbato eh. perla fede sua nò nel còstrengessi, per esserse
desposto de mai còsentirce ? lo Arcip[re]te perla aspera resposta
ancor eh. ne restessi mal còtento, nò già per q[ue]sto volse de-
sperarse de nò posserlo flecter[e] et placar[e] : Sforzose dunca (0
strengerlo (g) co nove rascioni, demostrandoli far lo officio del
bon patre spirituale, et nò voler[eJ abandonar la impresa, per-
suadendoli prima deverse recognoscer[e], et poi còsiderar[e]
quanto li figlioli debiano rascionevil mente (h) esser sottoposti
alli precetti de lor genitori ? et obligati siano per infinite cause
amarli et reverirlì ? Et poi de q[ue]sto el (i) confortava ^) read-
vederse dello obligo grandissimo se habia da satisfar[e] a dio et
anch[e] alla natura, co procurar de còiugarse per render de se
almundo algun figliolo? et app[re]sso deverlo far[e] per magni-
ficar[e] et honorar lo parètato? eh. al manco nò paressi eh. perla
sua dapocagine, nò trovassi homo qual se degnassi darli moglie?
respuseli lo Amoroso pregandolo assai eh. p[er] sua fé nollo
volessi più oltra sopra tal còto 0) travagliar[e] certificandolo poi
nò esser[e] in grado de levarse de preposito, ma eh. de continuo
lo trovarla in nel medesmo parer[e] : El eh. odito anch. ne re-
stessi lo Arciprete molto mal còtento, et quasi ì tutto dalla im-
(a) Scrìtto dex"mente (b) Cane, -n- dopo sghi- (e) Esp. eh. quasi
(d) -rio su rasura. (e) Sic ; l. chel (f ) Scritto andunca ; an- espunto.
(g) Su rasura. (h) Strale, es- (i) Su rasura; cancellato probabilmente lo
(k) -j- marg.; nel testo esp. streiigeva (1) tal còto -{■ marg.; nel testo esp. de ciò
U7ia novella umanistica 2>77
presa desperato, niente demeno cóstrecto dallo concepto desiderio
de participar de quel Thesoro, qual si excessivo et si magnifico
infra de se spesso opinava, et p. q[ue]llo || assequirve si vene- [e. 294 v]
randa degnita de prelatura, li ritocca el fianco co più crudi et
assai più asperi speroni, dicendoli? esserse fermo (a) ì efferato et
bestiai preposito, et appresso alla infame nota ne (b) acq[ui]stassi
aspectassine ancora ì tutte oper[e] soe de haverce dio còtrario
et inimico, ne speri haver mai bene in q[ue]sto mundo, sequi-
tando q[uejsta sua erronea et bestiai fantasia ? Alhora (e) respuse
lo amoroso nò esser[e] de tale opinione? ma sella sua paternità
sapessi in questo caso, quanto ch[e]llui sapeva, nósolo noli! per-
suaderla el pigliar della mogliera, ma el cófortaria accelerassise
più p[re]sto ad exequir[e] li suoi desiderij ? et instandoli molto
ch[e]nnelli volessi al fin comunicar[e], overo azzendarli de qual
fussiro natura, respuseli (d) ? Patre Arciprete te prego nò vogli
darme altro travaglio, et pigliate ì còfessione tutto q[ue]llo qual
oderai da me : Sappi ch[e]lla intention mea nò e de restar[e]
più 1 q[ue]sta terra, et per questo nò mence voglio còiugar[e] ?
aggiungendoce eh. poi eh. dio li havessi facta bella et magni-
fica gratia, de posser per ciasch. loco del mundo nò solo viver[e],
ma da glorioso et honorato citadino còparer[e], deliberavase
goderla in qualch, nominata et magnifica cita, et se nò altrove,
desponevase venir[e] et habitar[e] in roma, dove certificavase
nolli mancassi (e) esserve (0 et honorato et reputato (s), et tro-
varce anch. delli magnifici et primi parétati ce fussir fra li nobili
et patritij romani: et eh. nolli mancarla (h), animo, ne ignegno,
ne manco el modo de exaltarse, Remase odito el canto el reve-
rendo Arciprete da ('» smarrito et stupefacto, persuadendose si
come (k) ne odiva chel Thesoro fussi assai magiur[e] de q[ue]llo
eh. perla relatione del Ser compare Antuoni se havessi imagi-
nato, perla qual cosa nò se (U restava a replicarli, confidandose
anch. p[er]la grà vo[glia]ne haveva (i») raddurlo al fine '») a tutti
suoi desegni (o) : Restrenselo adunca co (p) parole più efficace (Qi,
persuadendoli li rascionassi de soe voglie (>) aperta mète, et co
qualch. fòdamento (s), promettendoli da bo[no] pa[tre] spiri-
(a) Scritto fermato.- -to cane. Ih) Strale, e cane, assap- ^as- .strale.: sap-
eane. (e) Rasura: forse es- (d) [Replico (Kq- strale, e riscritto con in-
chiostro nero) dello Amoroso] (e) Esp., ma non sostituito. (f) -j- marg.;
nel testo strale. esser[e] (g) Esp. caro (h) Rasura: forse cancel. ne
(i) -f interi. (k) si come -f matg.: nel testo esp. per quello (1) -|- interi.
(m) p.... haveva -}- marg.; [lia] nascosto nello stringetsi dei fogli per la rilega-
tura, (n) al fine -f- interi. (o) Strale, res- (p) Esp. alterate (q) più
efficace -f- interi. (r) de.... voglie -|- marg. (s) E.sp. per cascion eh.
^yS V. Zabughin
tiiale (a) receverlo, et tutto occultarlo ì nella sua còscientia, et
retenerlo ì fine alla morte in loco de propria, vera, et sancta
confessione? or fia con dio respuseli Amoroso Sanctolo mio (b),
Misser lo Arciprete p[re]gove (e) sopra de ciò (d) più oltra nò
me vog[l]iate travagliar (e) per esserme disposto eh. q[ue]llo
q[u]al (0 esso dio me ha messo infra le mano, i molto più
degno et excellente loco eh. nò e q[ue]sta terra, volermene (g)
va]er[e] et satisfar[e] : Si eh. io te supplico (i^) patre mio nò
ve curate più oltra molestarm[e] (•) de quanto te ho p. fine a
qui (k) azzendato (l), te accurarai de nò fami parola, per cascion
eh, facilissimo serria publicandose per voi farmene co vostro
[disjpiacere ("i) male accapitar[e] ? : El eh. inteso parve allo Arci-
prete li bastassi dever[e] esserne molto (") più eh. certo, de quanto
el compar[e] Antuoni li havessi referito, ciò e, ch[e]l Thesoro
fussi già trovato, et quello reputarlo per qualch. intersegno fussi
mag[iure] assai dello narr[ato] («) : Si eh. la imensa et excessiva
[e. 295 r] avaritia (p) perlo ordinario infra de || li preti (q) innata : senza me-
sura et modo el dominava, tanto, ch[e]llo addusse a retrovarli
novo canto et nova rima. Dicendoli Amoroso ce prego per quello
Sacrosancto battesmo qual te ho dunato, desponite a lassarte
còsigliar ? et iurote perlo sùmo creator[e], eh. ben per te se tu
me darrai fede, se esso dio me custodisca lanima, et se consolata
veda la Nicola quale e lo cor[e] ellocchio mio deritto, eh. tanto
hagio da operarme per te, et in tuo favor[e], quanto se fussi carnai
fratello suo? tu me hai narrato volerte addure in roma, spe-
rando da molti lati farte grande, ma considera bene figliolo mio
spirituale, sella tua cosa periculosa fussi, tato serria più facile
et magiur la tua mina, per nò haver pur homo illi, eh. in tuo
favor dicessi una semplice parola? lo p[re]tendo per vederte de
magnifico et superbo rascionar[eJ, eh. altrove debi fondarte eh.
ì nelle vostre faculta, quale ancor eh. siano honeste, si mediocre
(a) bo[no] .... spirituale -|- marg.: [tre] nascosto dallo stringersi dei fogli
sotto la rilegatura. (b) Sanctolo mio -f- marg. (e) -f- interi.; nel testo
esp. nò te affatigar (d) interi. -\- e cancell. ve p[reJgo (e) nò.... travagliar
-\- marg.; più oltra forse è da posporsi a guest' aggiunta (^vog[ljiate scritto vo-
g[l nascosto^ -\- iate interi.). (f) Scritto q^l (g) -\- mar.g.; nel testo esp.
se aconviene eh. menne habia da (h) -|- interi. ; nel testo espunto prego
(i) ve.... molestarm[e] -\- marg.; nel testo espunto me dunar[e] altro travaglio et
(k) fine a qui esp., ma, non sostituito; p. aggiunto neW interlineo, sotto la riga.
(1) Posposto con due || (scritto azzendato fine a qui (m) co.... [disjpiacere
-f- marg.; [disj nascosto sotto la rilegatura. (n) -|- interi. (o) fussi....
narr[ato] -\- marg. ('[iure] e |ato] nascosti); nel testo esp. assai molto niagiur[e]
eh. lui nolli narrava (p) [la Avaritia de p[re]ti] (q) Esp. li preti ma non
sostituito.
Una fiovella umanistica 379
sono da nò posserce fabricar si alto fondamento, reservato eh.
per nigromanzia imparata nova méte per retrovar thesori nò ve
havessi facto qualch. grande acquisto, et ancor eh. cosi fussi te
faccio advertente ne debi star[e] in cervello? eh. per ben eh.
utile sia a qualunca habia ventura de trovarlo, tanto succede
esserli pericoloso et dànaioso noi sapendo oceultaméte adoperar?
el eh. essendo dove meglio el porresti vo (sic) oecultar[e] eh.
frali tuoi paréti, et secundo li abisogni col tempo et co mensura
tene porresti secura mente a tutti li tuoi comodi valer[e] : et se
per ventura nò volessi (a) per qualch. bon respecto de quelli
còfidarte, et vogli lassarte consigliar[e] a me, io te demostraro
eh. app[re]sso al Thesoro se cosi e, come io me penzo, nò ha-
vesti in vita tua ne miglior mai ne magiur ventura, nò solo per
cansarte de pericolo, ma per posserlo ad ogne tuo beneplacito
comodamète goder[e] et fruir[e] : alle qual parole demostrando
lo Amoroso resètirse, liberaméte da figliolo a patre [djissimu-
lando C^) quasi lachrimarne, respuseli per modo eh. per gran
circuito et da parola in parola della quàtita et qualità de q[ue]l
Thesoro, et ancor del modo come lo havessi trovato ne stessi
quasi in tutto resoluto : Et retrovandose per q[ue]sti tal rascio-
naméti lo Arciprete come se fussi allo martorio legato, còside-
rando tutte le parole del figliano haver conformità et còsonàtia
co quelle qual del suo cópar[e] Antuoni haveva audite, despu-
sese infra de se venirve ì ogne modo al fine, et liberarse de
tanta ansietà indicando nò essere molto al p[re]posito còsumare
el tempo et se in tal rascionaméti, et molto manco lassarselo
reoscire ì resoluto infra le dela, ma per migliore et più caro
còsiglio raddur se volse alla còclusione de quello qual già da se
a se premeditato fussi, co persuaderli devessise || per molte [e. 295 v]
rascione remover[e] dalla sua opinione de habitar[e] perlo ben
suo i^") altra patria eh. quella dove esso era nutrito et allevato,
còfortandolo molto se lassassi consegliar[e] (('), promettendoli
ancora eh. al fine lo farria i nello esser suo molto contento et
bene satisfacto, ofiferendoli aneh. assai più, eh. senza sospecto
de cosa veruna operariase farlo el primo della terra? el eh. in-
teso parendoli li rascionaméti fussir de natura da posser retrarne
el disiato fine : demostrose lo Amoroso desideroso volerse ehia-
rir[e] eh. cosa fussi q[uejlla qual co tanto amor li còsigliava eh.
per lo suo bene devessise exequir[e] : Respuseli alhora? (e) Amo-
la) Esp. de tuoi (b) + marg.; [d] nascosto neW atto della rilegatura.
Nel testo strale, et (e) Ripetuto per eì-rore ed esp. de habitar[ej (d) O con-
segua r [e] .*' (e) [Resposta (Re- strale, e riscr. con inch. turo) dello Arciprete]
380 V. Zabughin
roso io nò ho al mundo più cara (a) et più cordial cosa della
Nicola, et rendome per certo ne debi haver notitia et ancor sa-
pere quanto sia honesta et bella, et se sia (b) del magiur et più
degno parentato della terra et per esser sola ì nello suo patri-
monio, più p[reJsto serra la prima chella secunda del Ducato de
ricchezze, et appresso te certifico q[ue]lla essere el core ella vera
anima mea, dunartella voglio per certo et secur pegno della
unica mea fede, et per tua magiur securita me delibero sia la
tua cara et cordial mogliera, et tu governaraite sopra lo nostro
patrimonio liber (sic), securo, et senza algun (e) sospecto, si eh.
se in nel spender[e] per qualch. modo tu desordinassi, per el
vu[l]go (f^) crederase la (e) spesa tutta se faccia del mio, et in
q[ue]sta forma reddurremo le toe cose al desiderato salvamento,
et io mai mancaraio infra de q[ue]sto cósigliarte et recordarte : (0
et tanto farro per te, quanto se tu me fussi nepote carnale : Or
qui stupisco II. s. mio, notando in simil caso come lo Amoroso
possessi cótenerse, niente de meno (g) come homo dallo patre
bene instructo, et anch. circunspecto et curioso executor[e], odédo
lo Arciprete colle soe larghe et copiose offerte demostrose sem-
pre starve attento, et colli (h) senzi et ancor tutto lo animo so-
speso: et per ben eh, se havessi già facto concepto goderse
q[ue]l suo si magno et desiato bene, et molto còtentarse collo
oportuno et dolce rascionar[e] haver assai ben reddutti suoi pen-
sieri, niente de meno respuseli co reverétia et gràdissima (>)
somissione : Dicendoli (k) patre Arciprete voi me site sanctolo,
et da eh. io cognubi mal dal bene, de cótinuo stato si mio pa-
tre spirituale, et app[re]sso sempre ho (') cognoscuto (sic) eh.
molto habiate amata casa nostra, per questo me dispongo las-
sarmete (m) consigliar[eJ,.et poi eh. (") cosi te pare delibero se-
curaméte (o) collocarme ì nelle braccia toe, et exequir[e] quanto
a te paressi co mandarme, pregando dio eh. tutti pensier facti,
[e. 296 r] se redducessiro al fin desiderato, || et con amor[eJ et benivolentia
de tutti (p) lor pareti (q) q[ue]lli se possino preservare et man-
(a) Esp. cosa (indi riscritto e non eliminato) . (b) Strale, dello (e) Ra-
sura, dove poi fu scritto sospecto (d) Scritto uugjo (sic). (e) Su rasura.
(f) Strale. (g) Strale, co- (h) L'ultima lettela era, in origine, forse
un -o (i) reverétia.... gràdissima -|- marg.; nel testo esp. grandissima (in
marg. scritto et g... | stissima,- coi retto da altra mano in gràdi-^. (k) [Re-
plico ('Re- strale, e riscritto con inchiostro nero) dello Amoroso] (1) Cancel-
lato %- (m) Scritto lassarme*» (n) Esp. questo (o) Esp. metterme
(p) Scritto tutto.- -i ne IV interi. (q) lor paréti -f- maig.; nel testo esp. el pa-
rétato.- tutti scritto tutto'
Una novella lunanistica 381
tener[e] El eh. odito dubitandose pedo Arciprete (a) de quello
eh. adopra lo tempo ella fortuna et perla sua desgratia nò se
resolvessi lo adoperato in fumé, et de tutti suoi desegni re-
stassine deluso, lassato eó dolce, humane, et accomodate parole
Lo Amoroso, conferise dove era el Ser eompar[eJ Antuoni, dal
quale per gratia singular[ej reeereose volerselo menar seco, ì
nella casa dove la Nicola stava, dicendo nò parerli al mundo
viver tantOj da posser vederli de honesto laccio ì siemi colligati (h) ;
El Ser compare Antuoni dextro de ignegno, et no men de len-
gua pròto, respuseli compar Arciprete io te haio grandissima
cópassione, per esser vexato dal medesmo affando, quale haver
me demostrete, et fine a tanto eh. io nolli veda insiemi serrarne
el viver[e] sempre fastidioso et grave, per cascion eh., speran-
dose del bene adoperar[e] assequirne (e) ben [e] (d), quanto più
p[re]sto tanto adunca serra el meglior[e] goderee el desiato fru-
eto de haver molto bene adoperato : Lo Amoroso serra lo (e)
obediente et caro tuo figliolo, farretene alto et basso et come
piacerate, per cascion eh. ì tutto q[ue]llo q[u]al (0 ì vostro bene
et comodo da me reeercarete de (g) cócorde (h) et unanime pa-
rer[e] (>) co esso cócurro ì còpiacerte W et satisfarve : a queste
parole se mosse del cor[e] intenerito miss, lo Arciprete et co
somesso lachrimar[e] per alegrezza abbraccia et basa el Ser com-
par[e] Antuoni (•) et poi se piglia lo Amoroso perla mano et
de cópagnia per visitarla vando alla Nicola, et come cosa da
dio già (n^) disposta et (") ordinata («) trovose (p) la casa molto
ben provista, et essa de tanto ornato et de si facta bellezza, come
figliola de reputato conte, et poi le composte parole colle altre
cerimonie per tutto el convicinio in simil acto costumate farse,
lo Amoroso promettendoselli dote a rugitella (qj colma li cense (r)
una bella et magnificai correla (s), et co segni et sguardi da
àmazzar lun laltro li mise ancora el suo anello in deto, et per
magiur loro felicita (accio chello aspectar[e] nolli fussi tedioso) (i)
(a) [Cócluse nietmrse lo amoroso (segue una parola, in inchiostro rosso,
non piti decifrabile: sopra, riscritto in inchiostro nero: ì ceslaj] (b) Esp. el
dextro Ser Antuoni (e) Strale, el (d) Esp. desiderato (e) Su rasura;
indi esp. tuo (f) Scritto q'>l (g) Strale, cócore (sic). (h) Aggiunto po-
steriormente, (i) ì tutto.... unanime parer[e] -j- marg. (k) Forse corretto
in -ve (!) Esp. e strale, pigliando (corretto poi in pigliase^ (m) Esp., ma
reintegrato. (n) disposta et -f- marg. (o) Esp. quella (p) Esp. del
ornato ì ex sua persona et,- cancellato del- (q) [Lo ordine della raglia]
(r) Scritto i cense (s) = cotrigia, cintura. Manca nel Vocabolario della
Crusca. (t) Esp. me dubito, se dio lo adoperassi? over constrecto da liiìuata
avaritia persecurarse de quello eh. tanto desiando dubitava
82 V. ZabughÌ7i
deliberose el patre Arciprete ch[e]lla medesma sera, co suoni
[e. 296 v] canti et secundo el loco || el tempo factose infra delor me-
desmi composto convito, cósumassise poi quel [^) sacro et
tanto desiderato matrimonio, quale co molta satisfactione dei-
luna et laltra parte creder devemo come cosa molto amata et
aspectata devessise exequir[e] : El sequente matino (b) retro-
vose lo Amoroso havendo assequito quel si suave et amorevil
pegno, nò solo assai lieto et be[ne] (^^) còtento, ma tato se exti-
mava, come se fussi de sangue regale : ne (d) minor alegrezza
demostravase esser[e] ì nella sua Nicola, testificandose et lun
p. laltro de exviscerato bene molto amarse, elio patre Arciprete
vedendoli insiemi unanimi et còcordi, satiar nò se posseva de
vederli, ma molto et assai più se resentiva perla speranza del
futuro bene, maximaméte intesa che hebe la intentione et vo-
lunta dello suo amoroso, quale el di sequète co molta reverétia
et amorevile demostratione selli scoverse? Dicendoli eh. poi eh.
perlo consiglio suo si era guidato, et adduttose a dever pigliar
mogliera, de cótinuo el terria da suo venerando et molto amato
patre, et per trovarsene molto (e) satisfacto, app[re]sso allo obligo
grande, qual per quàto fussi al mundo ne li (f) portava, dispo-
* sto se era darveli infinite et grasse gratie (s), et per nò desmen-
ticarse de quel tasto, quale per ci patre li fussi poco ì nauti
tocco, celli sopragiunse eh. esso se deliberava per modo adope-
rarse, eh. collo aiuto suo tal degnita (h), venissive assequir[e],
eh. nò solo li figlioli della Nicola, se dio li prestava gratia ne
havessi, ma la terra tutta co tutti convicini, ne fussir magnificati
et honorati, et confermandose ì questa tal speranza lo Arciprete,
còfidandose de magnifici còcepti ingenerati da si larghe pro-
messe, trovase ì stato da mal posserse co lengua demostrar[e] (i).
Infra de questo lo Amoroso sempre co lieta et delectevil vita,
attendevase a sguazzare (k), et colla sua Nicola molto se spessi-
giava travagliarce, nelli pareva posserse saturar[e] de quello
sùmo et gratioso bene, qual da lor fussi per un grà tépo tato (')
aspectato et molto (™) desiato? Ne già restavase (come de cose
nove far se sole) ch[e]lla brigata de questo novo et inopinato
parétato, nò senne meravigliassi et instupissi, ne mancava a
(a) Esp. sancto. -f- mai'g. dopo aspectata: 1 fra de loro (b) [La Cóten-
tezza della casa] (e) -\- interi. (d) Strale, s- (e) Su rasura; cancel.
assai be[ne]. La lezione molto è dubbia; può darsi che sia mo....c& (f) Scritto
ne'i (g) Non esp., ma marg. -|- recòpense (h) Però scritto dégnita.- A.
oscillava tra V^ e V'\ (i) -}- marg.; nel testo esp. i)'arrar[e] (k) [Lo Amo-
roso attende a sguazzar[e]] (1) -|- marg. (m) -|- marg.
Una novella umanistica 'X^Z^ì
ciascun dessi, posserne co gran rascione mormorar[e], notandolo
si occultaméte esser cótracto, et co gran celerità se sia exequito,
niéte de meno tranquillatose quasi ogne uno perlo suo interesse,
una conioncta et honorevile (a) persona del patre Arciprete, et
homo quasi primo della terra, cósiderandolo si tumido (b) alegro
et confio de speranza, con sicurtà el suo parer[e] li disse, eh.
de questo suo novo || parentato p[re]stava causa de diversi W [e. 297 r]
et óbrosi (?) rascionaméti a qualunca el cognosceva ? et per qual
rascione respuseli lo Arciprete? replicoli? per esser fra de voi
et de sustantie et de sangue grandissima inequalita, eh, e el
pegio eh. in simile acto possa intervenirce : per sospicarce (<^) de
còtinuo nota poco honorevile et piena de sospecto ? achi sorri-
dendo respuse lo Arciprete? o, parente, paréte, ogne ocello nò
cognosce la fico (e)? tu tenne accorgerai sei parentato quale ho
facto de Nicola sia bene over mal facto (0 ? Advisandote eh. tu
et tutti li altri nostri parenti et boni amici harràdo causa ren-
gratiarve dio et spero ì breve farvelo veder[e] : Questa parola
qual da orecchia crescendo sépre (s) in orecchia discurrendo an-
dava, distesese per modo 1 nella terra, eh. se mise 1 odio et
malivolentia de ogne homo? ne tollerar più se posseva la sua
elatione, ne manco la insolétia et temerità eh. usava sperando
eò mezanita del grà Thesoro (li) assequirve degnissima et reve-
renda p[re]latura, et già fermatose in questa opinione? ì nelli
andamenti suoi ben se assectava, co habito, passigiare, parole
ampollose, sputar tondo, anella et guanti ì mano e farse el
grande, elli suoi rascionaméti repieni erano sempre de imperho
et de quanquà, demostrandose ì piazza cogitabundo et eircun-
specto : Hora . 111. S. mio io me (>), readvedo eò parerme im-
presa de amabile et piaeevile novella esserme ì longo molto
intertenuto, per q[ue]sto me radduco, ne voglio più oltra rascio-
nar dello Arciprete lassandolo per un pezzo repieno et ben con-
flato de speranza, demostrandose ad ogne homo viver da lieto
et molto ben cótento: Elio sor compare Antuoni deveva ancor
esso co grà rascione molto còtentarse, rengratiando dio ella
(a) et honorevile ~\- marf;.; nel testo esp. per- (b) -i tumido -|- tnarg.
(e) -\- interi.; nel testo esp. novi (d) -ica- su rasura. Due aste orizzontali:
una sopra [ho]- norevile,- l'altra più in giù ('over mal facto, con un X n"). Queste
aste servivano all' A. per far mettere in rilievo i brani salienti. (e) [(agg.
con inchiostro nero: Prov.'V ogne ocello nò cognosce lo fi- (strale, e riscritto
lo fico con inchiostro nero)] (f) y. sopra la nota d. (g) crescendo sépre
-|- marg.; segue una sigla poco chiara: [et/] (h) [la elatione dello arciprete]
(i) Esp. radduco. Asta orizzontale nell'interi, sopra mio
384 V' ZabugIiÌ7i
natura, vederse conceso ignegno animo et modo co haver lengua
si copiosa et dextra da fabricarse si bello et si gran consolaméto,
et vederne el figliolo secando dire per el vulgo (a) se costuma,
a corpo ben repieno satisfacto, et esso alegramente et di 'per
die toccar[e] ì compagnia deloro la vitriola (b) : Elio Amoroso
godendose quél piacere co tanti afifandi et per gran tempo inàti (e)
desiderato (d), et aspectato, posseva fra tutti beati el primo et
più còtéto iusta mente nominarse? Della Nicola per quanto de
honesta et bella donda (sic) rascionar se deve, infra le altre de-
mostravase de esser[e] assai la più cótenta, et amando sùma il
[e. 297 v] mente el suo amoroso, et perle gagliarde et dolce opere soe
frequentandoli la rubrica de delecti, se interteneva hilare iocunda
be[ne] cótenta (e) et tanto se extimava magnifica et grande,
come (0 nora et mogliera se fussi stata de grandissimo conte,
o Duca : Ma la Fortuna qual mai se tranquilla, in breve adope-
rose disturbar tutti della lor felicita (s) :- causa et principio ne fu
el nò posserse tollerar[e] la insolentia del molto bestiai patre
Arciprete, qual demostrandose de còtinuo colle soe ì considerate
et temerarie parole (h), crepar faceva li fianchi (') a qualunca lo
sentissi rascionare : Succese eh. infra li molti altri uno emulo
suo fortemente desdegnato per vederse ì nel maritagio della
Nicola esserve (k) postposto allo Amoroso, sentendo et compren-
dendo la subita et pazza elation dello Arciprete (1), davenenoso
et livido (m) furore exagitato, mossese a darne un fischio ì nelle
orecchie dello 111. s. Duca, dove la sua malignità si bene ado-
peroce eh. in cótinéte audito ne hebe el tuono, deliberose co
celerissima expedition darce recapito, pur dubitando nò se intor-
bidar[e] da se medesmo lacqua, vexàdose da varij cócepti, per
dubito nò se scoprissi et publicassise co suo dàno la novella (")
parveli perlo più indevine et salutar consiglio, solo in quel bora
mandar perlo Amoroso, el qual còparso, et secundo lordine
dato incótinéte (o) fu facto presone et (p) ì una rocca nò molto
distante co grà diligentia trovose custodito, et desiderando asse-
(a) Altra asta di dubbio significato nelV interi. (b) Dizionario della Cru-
sca^, IV, 728. (e) -\- interi. (d) A. volle espungere questa parola, ma non
fece cìie un^ asta tenuissima non sostituendo poi in margine yiulla di nuovo.
(e) bé cótenta -\- marg.; nel testo esp. al mundo et molto (la parola subì una
correzione indecifrabile prima di essere esp.); nel marg. esp. et (dopo iocunda^.
(f) Altra asta neW interi. (g) \con inchiostro nero: mano del sec. XVII: Al-
legrezze, in piati] (h) Su rasura. (i) Scritto e espunto lo core/ lo corr.
in li; fianchi -j- interi. (k) Esp. stato (1) Esp. da grandissimo desdegno
(m) et livido -|- marg. (n) Strale, li (o) -|- marg. (p) 4" interi.
Una novella umanistica ^8^
o^o
curarse de trovar la verità cómise («) alli tre primi officiali della
corte, andassiro de compagnia a far de lui exacta fti) examina-
tione, quali da diligenti et curiosi executori se addussero dove
lo Amoroso stava, et incòtinéte iusto el misero alla corda dove (e)
vedendose molto male adducto, et esserli quel gioco da eradi-
carli el cor[e] ? despusese ne de ignegno, ne de lengua, ne molto
manco de animo màcarse, et demostrandose come el dever vo-
leva assai (d) da stupido et mesto, disseli Signori officiali per
eh. questo a me (e)? porrla sapere (0 eh. cosa ve morda (s) (me)?
diteme quenne acquistarete guastar[ej un giovine, et ì nocente,
della sua persona? respuseli lo Secretano uno delli tre officiali :
Allo 111. signor Duca li e stato referito eh. tu habi trovato gran-
dissimo Thesoro(h), q[ue]sto (') volemo saperlo da te, percascion
eh. la rascion vole eh, quello quanto fussi, sia della sua Signoria
et a qualunca lo trovassi restituendolo amorevilméte semp. co
q[ua]lch. particella sennelli usa grat[itudin]e (k) ? lo Amoroso
considerando dove, et infra de chi se retrovava, dubitando de
nò essere dessossato, demostroseli per bon modo volerli dir la
verità, et per dar bó fede al || hoste dispostose colorar de verità [e. 298 r]
la giuntarla, recercoli de doi cose per gratia, la prima eh. nò
volessiro da[r]li algun tormento, laltra se era, eh. selli diceva
cosa utile et grata, et per opera sua pervenissile alle mano, eh.
volessiro ìterceder per esso, eh. q[ue]lla se degnassi esserli in
qualch. parte cognoscente, et grato (') max[im]améte volendolo
la rascione co e dite ("i) (?), et essendoli elluna ellaltra gratia dalli
officiai concessa, disseli esser la verità, eh. lui lo haveva tro-
vato, et narratoli del modo, celli conto (") per ordine ancor la
visione, aggiungendoce nò haverne ancor mossa (o) cosa veruna,
sol per sospecto de nò esser scoperto: et adomandato poi del
loco? disseli esser ì nella sumita de una aspera mótagna, dalla
te[r]ra sua nò molto distante, et recercato sence sapessi retor-
(a) Altra asta uelV interi. (b) Esp. et diligete {<:) -f- interi.: nel testo
esp. et (d) + interi. (e) a me + interi. (f) Esp. quel (g) Lezione
incerta; scritto piuttosto moria o mova fm- strale): cosa ve morda (?j -\- interi.;
nel testo esp. cerchite saper da Dopo r agg. interi, il me è superfluo. (h) [Sco-
vertose ^sco- strale, e riscritto con inchiostro nero) del Thesoro ne hebe iiotitia
el duca (ultime due parole strale: riscritto inchiostro nero, mano sec. XVII (f):
il Ducay] (i) Asta nell'interi. (k) et a.... grat."" -|- wa^^. ('et a qua- j/ro/c.
e riscritto neW interi, da altra mano; così pure amore-,- dopo semp. strale, si ;
dopo sennelli strale, gratitudine e, scritto da altra mano, usa grat."» (I) et
grato -j- wiar^. (m) max"méte.... co'e dite (strale, e riscritto con altra mano)
-\- marg. (n) Cancellato re- freconto/ (o) Scritto mo"sa. Asta orizzontale
sopra scoperto
Archivio dulia A'. Sm ir(„ ,u„Hu,a ai .siin la j>aiiia. \.il. X X \ il . 25
386 V. Zabughin
nar[e] (a), ^espuseli assai (b) ben[e] saperlo, per esserve retrovato
spesso alla caccia delli orsi, et per haverla tanto frequétata, de
meza notte se cófidassi retrovarla (e), et eh. ad ogne lor bene-
placito ad occhi chiusi celli condurrla, el eh. intesose (d) disle-
gato se consegno al castellano, et essi alegri sperandone perla
bona nova assequirne anch. (e) qualch. grasso beveragio, torno-
rono subito al signor[e] per volerne intendere et exequir sopra
de ciò li suoi cómandaméti ? Or qui no curo II. S. mio notarve
in carta le grave et differéte passioni (f) dello II. Signor Duca,
special mente certificato fu da suoi della inopinata et preciosa
ocellàscione (g) ? per cascion eh. io me dubito eh. quando ben
me fatigassi dirne assai, trovariase co pura verità haverne ap-
pena dato un breve, nudo, et ben semplice azzendo, et ancor
eh. de novi et differenti pensaméti da concepto in concepto
come creder se deve exagitato fussi, con magiur[e] affliction se
tormentava, nò posserve ì modo alguno publica méte come
harria desiderato rascionare, dubitandone sùma méte eh. se quel
se publicassi, dallo S.'"" (h) su Re, over dal Sancto patre senza
respecto et cètra la sua voglia integralméte li fussi intercepto :
Si eh. assai occulta mente al fine ordinoli ch[e]llo menassiro
allo loco, imperho et custodito et molto be[ne] legato, et retro-
vato havessiro co effecto quello qual co tanta ansietà se recer-
cava, havutone poi da loro celere (') copioso et certo adviso,
incontinente ce harria màdati C^) muli a caricarlo, et sopra ogne
altra cosa monili, et feceli advertente, eh. sì cautaméte et co
tal destrezza procurassiro exequir q[ue]sta imbasciata, eh. ne
lengua ne mano lun dellaltra mai se confidassi, et per dunar (l)
recapito a quanto cómesso li era se condussero (m) alla (") rocca,
et co tre surgéti per lor securta secundo lo ordin[amen]to del
[e. 298 v] Signor[e] (o), menarono lo Amoroso || ben custodito et legato
sulla groppa del cavallo, per fine a tanto eh. (p) se addussero
allo sallir della montagna dallo amoroso demostrata, et essendo
q[ue]lla aspera et male accessibile constrecti forno smontar tutti
da cavallo^ et consequentem.*'' disligare lo Amoroso per casció
eh. ligato (q) mal posseva adoperarse, et sequitando lo fastidioso
(a) -|- interi.; nel testo esp. andar[e] (b) -f- interi. (e) se.... retro-
varla -|- marg. ; nel testo esp. ce saperia tornare (d) Altra asta nelV interi.
(e) -ne anch. -\- interi. (f) [le passione del Duca] (g) Manca nel Voca-
bolario, (h) -|- interi. (i) Esp. adviso (k) Strale, p- (1) -u- su ra-
sura, (m) Esp. co tre surgenti (n) Scritto dalla,' d- strale. (o) et....
Signor[e] -\- marg. (^ordin[amen]to.- scritto ordinamen indi -amen- strale, e nel-
V interi, aggiunto un -\.o) ; nel testo esp. et illor compagnia (p) Esp. fine a
tanto eh. (q) Esp. mal possallire
Una 7iovella umanistica 2)^^
caminar[e], per arrivar[e] al loco designato, li officiali incomin-
ciorono a straccarse, elli surgenti perlo aspero et rigido camino,
si anch. per menar[e] li lor cavalli perle briglie a mano, de
lento passo possevano co grà (a) fatiga et appena seqiiitar[e] :
Lo Amoroso manteneva caminando tutti co bone parole in con-
fidanza, recercandoli spesso de fede volessiro adoperarse ch[e]llo
111. signor Duca el recognoscessi per sua benigna grati a de
qualch. cosetta, offerendose de robe et della vita restameli a
tutti 1 perpetuo obligato (b) ? infra de questo per iudicarse (e)
dove et a eh. pericol (d) se trovava, dubitando nò retornar da
vero, dove già beffigiando si dextramente senne vedeva oscito,
deliberose primo pericularse a morte, eh. restarli p[re]sonato
infra le mano (e), et cosi dispostose de ignegno et cor svigliato,
come se vide adducto sulla cima alla montagna, dettese in salti
infra de q[ue]lle aspere rupe (f) et sbrigatose da essi, animose
per modo allo fugir[e], ch[ejl vento a grà fatiga lo harria supe-
rato, et cosi da greppa ì greppa per esserce (§) alla caccia delli
orz[i] (h) come lui diceva spesso costumato, raddussese final
mente et co gran (i) securita allo affectato salvaméto : Li officiali
mandati dal Signor[e] (k) vedendose delusi restorono molto affli-
cti, et co grandissimo dolore, dubitando maxima mente de tutto
quello qual poi perla medesma cascione li succese, et per bench.
suspectando della ira del signor[e] facessiro 0) pensamento de
fugir[e], conclusero al fine per loro minor infamia (et per esserli
vassalli) p[er] (m) molto minor dàno voler restar[e] a q[ue]llo ne
succedessi : Si eh. tornati forono alla corte, el secretano per
remutarse de suoi vestimenti andosene incótinéte alla stantia
del (") suo ordin[ar]io recepto (o), co intétione de representarse
poi allo Signore, li altri doi ce andarono de longo, et il incon- [e. 299 r]
tratise co sua Signoria (p), quale aspectava (q) co grande ansietà (r)
sentir adviso de quel tato ne fussi exequito? ne de animo, ne
de corpo, ne de membra se acquietava, si eh. vistili? et squa-
dratili, esser de aspecto et de (s) aer còtristati, prenosticose perlo
primo ì contro ch[e]llo loro operato nò fussi molto al preposito
(a) Scritto gra (sic). (b) -b- su rasura. (e) Esp. da vero (d) et....
pericol -f- tnarg. (e) [Io Amoroso (scritto lo e riscritto con inchiostro nero
da mano posteriore: \J) scappa et datose in fuga] (f) aspere xu\»*ì -\- interi.;
nel cesto esp. pentente (g) Esp. oostumato (h) delli orz[i] ^-i nascosto
nelV atto della rilegatura) ■\- niarg. La Parola orz[i] riscritta da altra mano (ox7A).
(i) Esp. facilita (k) Esp. restorono (1) -ir- su rasura. (m) -f- interi.
(n) Corr. ex dove (o) suo — recepto -f marg. : nel testo esp. se radduceva/
ordin[ar]io scritto ordin.'" (p) [li olFiciali tornandando (sic) allo duca]
(q) Esp. et desiando (r) Esp. (iesificraiido (s) Due lettere erase.
^SS V. Zabugli in
infra de se già desegnato: ma intesi poi li andamenti, et quel
ne era succeso, per modo incominciose ad alterar[e], eh. poco
ne manco de nò metterli le mani de bon bastone accompagnate
addosso, dubitando eh. de accordo colla lor utilità, nollo havessir
de pacto facto relassato, perla qual cosa meravigliandose la corte
restavane tutta cótristata et mesta, et essi ficcati li occhi ì terra
se dimostravano (a) perla beffe molto mal cótenti, et tanto se
astrengevano deversene molto magiurméte vergognar[e] (t>), ve-
dendose privi de lengua et de ignegno de trovar cascione da
scusarse col signor[e], el quale spoliar mal se posseva del grà
sospecto trovavase perla ignavia loro in nella mente fabricato,
pur come (^) frustati cuzzi {^) caricati de menacele et de rebuflì,
iudicandose bora per bora perla minore et più facile pena haver
conquassate le braccia alia corda {^) al fine sbattuti et atterriti
de paura, lassando el duca da (0 quel furore molto exagitato,
ancora essi senne andorono a mutar[e] : In questo disturbo et
gravissimo travaglio, sentitose (g) per certe camore remote,
oscirne un grande et miserabile ululato ('»), accompagnato de
profuso lachrimar[e], et gridarse ad alta voce, esser[e] al mundo
desfacto (') et desolato, dove de subito (k) al gran rumor[e] con-
cursi cortisciani, trovorono essere el Secretano colle mano alle
vote (1), prostrato ì un banchetto a piede allecto, et volendose
intendere da lui q[ue]llo li fussi si subito succeso? respuseli? (m)
nollo vedete voi? se in tutto me trovo desfacto? et (") minato,
Triste et sconsolato me, nollo vedete voi ? quanta sia la mea
crudel ruina, suggiungendoce esserli (o) stata reaperta la cassa,
et rubbatine (p) cento ottanta pezzi de oro, replicando et pur
dicendo o, sventurato me, questo serra el Thesoro qual co tanta
ansietà se recercava, de desfar (q) mi povero homo, et levarme
quanto da eh, nacqui me haveva co grandi affandi, et servendo
sempre ad altri accumulato (0 : el eh. referendose al signore
[e. 299 v] spumando perlo l! naso et perla bocca da irato et foribundo
(a) ficcati.... dimostravano -j- marg. ^dimostravano riscritto da altra mano
dopoché il raffilatore del codice tolse le ultime lettere alla parola demostra.... di
mano delV A.). (b) Scritto vergognar[e] magiurméte.- trasposto con due || .
(e) Segue un s- non strale, che si riferisce ad una parola incominciata e non
condotta a termine, forse sbattuti (v. sotto la nota e). (d) Vocabolario della
Crusca'^, II, 526 ("frustato, § 2). (e) s- strale. (f) Scritto dal; -1 cancel.
(g) Scritto senti^oose (sic). (h) [lo secretarlo fu derobato] (i) Scritto
desfacto (k) de subito -|- interi. (1) Cancellato et (m) [parla el secre-
tarlo] (n) Esp. desolato (o) -li esp. con asta appena abbozzata; nell'interi,
un' aggiunta irrimediabilmente cancellata. (p) -e su rasura. (q) Segno di
aggiunta, al quale nulla corrisponde in margine. (r) Esp. et conservato
Una novella timariistica 389
ve comparve ititulandolo ad alta voce traditore, suggiùgendoce
co questo te crederai de travagliarme, co questo tagliarme voi
la lengua eh. io non parli, havendome scarporìto si magnifico
et p[re]tioso boccon de bocca, et poi volerme co tanto et tale
incarico al p[re]sente reacquietar[e] pensando posser persuaderme
de esser[e] robato Traditor Cane, et scognoscente scelerato, ere-
dime eh. io te farraio dolente et mal còtento perquanto tempo
viverai al mundo se nò procuri restituirme el mio : A chi el
Secretarlo lachrimando disse? (a) la vostra illustre Signoria ha-
vendo adoperato q[ue]llo eh. ve e, piaciuto, porrai anch. co
magiur facilita dir q[ue]llo eh. meglio li parerà per satisfarse,
ma q[ue]sto Thesoro et C^) stato el mal Thesoro per me, per
eh. era molto minor male de farme sbacter[e] un grosso maglio
in testa, et poi pigliarse le me^ misere spoglie, eh. desfarme ì
nella mea debile vecchiezza, aggiungendoce ancora nò deverse
fare cosi, testificando ad alta voce per sedici anni senza respecto
de pericolo eh. sia (e) haverlo et bene et fedel mente servito et
perlo merito delle soe assidue (<^) fatighe, esserli in questa sua
senile età levato tutto quello si haveva per nutriméto della sua
vecchiezza honesta mente per fine alhora preservato, perle qual
querele accendendose el signor[e] assai de magiur ira eh. prima
nò era, co furore impetuoso et de facti et ì parole se exaspero
per modo, eh. da casa over palazzo de humano gratioso et pia-
cevile signore, deventassi (e) assai più aspero et molto più cru-
dele eh. q[ue]lla habitata dalle furie infernale, tanto se vide in
un semplice momento la corte tutta piena da ogne lato de
lachrime, tormenti et gravissimi fragelli? et ancor per coniectura
pose (f) ben indicar [e], eh. quella si de facile et in breve per
modo alguno mal se possa (k) tràquillar (h) ? Lo Amoroso datose
in fuga come già se e recitato, et vedendose poi (') reddutto ì
salvamento, da cauto et astuto procuro parlar collo Arciprete,
et facendolo occulta méte in certo lor villagio còferir[e], co esso
trovose al tempo desegnato, dove convenuti co molto affando
de animo et de corpo, co parole insanguinate ìcomencio par-
larli (k) : Dicendoli Arciprete Tu me hai molto bene adduto eh.
p. no lassar le braccia allo martorio so stato astrecto cófessar
(a) [Replico del secretario] (b) Sic: leggi è (e) senza.... eh. sia
+ marg. (d) -|- niarg. (e) + marg. (strale.) \ Ho niedesm[o] state (-o
nascosto nell'atto della rilfgatura). (f) Segni || tra ancor e pose e prima di
por coniectura.- scritto ancor pose (strale. \>o ) per coniectura.... (g) se possa
-j- marg. (h) Esp. se possa (i) Segue, non strale: re- (k) [lo Amoroso
allo Arciprete]
390 V' Zabughin
co mio dàno excessivo tutto lo bene qual per gratia de dio ha-
vevame assequito (a) questi sonno stati li tuoi iuraméti, cosi
ha (b) demostrato (e) tenerme da figliolo (d) questo el consigliar
me promettesti i ogne mio succeso questi son[no] li ricordi (e)
da bon patre mio spirituale? questo e stato quel tanto qual
perla tua maledecta et scelerata fede te offeristi tenerlo ì cófes-
sion da me, inimico de te medesmo, et e (f) possebile ch[e]l
core da molti lati nò te scoppi (§:) readvedétote (sic) haverme
[e. 3oor] perla tua loq[u]acita (h) desfacto et minato? nò || porrase cre-
der[e] eh. nò (') te mori de dolore, esserte privato, per tua colpa
et defecto de si gloriosi et magnifici (k) desegni, disposti a farte
reputato et grande : Dimme crudelissimo inimico del p"p° (i)
sangue? qual vita serra della mea Nicola? vedendose priva della
sua amata et cara compagnia? Serra possebile (™) eh. de bono
occhio mai possa vederte ? o, mea male adventurata, que la-
chrime, que sospiri, que dolori deveno esser quelli, qual ve tor-
menta et lacera lo core : vedendome spoliato per tuo errore de
tanto honorato et si composto bene : Respondime ì (") eh. modo
poteraio sustentarme, se per mea mala ventura la Nicola me
mancassi (»), come provederai havendo me desfacto et desolato,
almanco eh. io sia securo de nò andar lemosinando (P) : Elio
Arciprete stando colli occhi lachrimabili mesto et afìiicto resguar-
dando ì terra, tira audito el dir dello Amoroso (q), un crudelis-
simo sospiro, dicendoli (f) poi co somesse et tremule parole?
Amoroso figliolo mio per el gran dolore eh. me torméta el core,
nò porraio darte resposta ad ogne cosa, ma ben confesso esser
si grande q[ue]sta tua mina, eh. male per cor tranquillo porriase
existimare? ne men te nego, quella posserse esser causata, dalla
inadvertentia et mala cura mea ? ma ben te prometto se dio me
còlenti la Nicola, eh. per quanto ì q[ue]sto mundo sopraviva, tu
nò poi patere, ne devi suspectarne, et fa eh. ne si certo, eh. io
mai te mancaro, et ancor eh. rascionevilmète possi perla perdita
(a) Tu me.... assequito -f marg. Essendo le righe mutilate dal raffilaiore, la
mano posteriore riscrisse: Tu me,- le braccia/ cófessar; qual (b) -|- interi.
(e) Scritto demostra*" (d) Strale, et (e) questi.... ricordi -f- marg. ^son[n]o
seminascosto nell'atto della rilegatura, strale, e riscritto s." (f) -|- interi.
(g) Esp. havendo (h) Scritto loq"cita,- -|- marg.; nel testo esp. bestialità
(i) porrase.... nò -\- interi.; nel marg. esp. tera possibile eh. nò ('te- e pò- semi-
nascosti); indi nell'interi, esp. te mori de (k) Scritto magnifici et gloriosi/
trasposto con due || . (1) p[r]op[ri]o : (su rasura). (m) Stavolta scritto
chiarissimamente. (n) -j- interi. (o) Scritto me mancassi la Nicola/ tra-
sposto con due || . Segue, esp. senza figli (p) Esp., ma non sostituito; nel
marg, tre aste orizzontali. (q) Esp. le parole (r) [Replico dello Arcip[re]te]
U7ia novella umaìiistica 391
grande, assai dolerte, pure in qualch. parte te potrai reconsolar[e],
come e, del parentato grande, de ampio et precio30 patrimonio,
magnifice possessione (a) et belle et honorate habitatione, et ha-
verce poi per moglie la Nicola, quale se io nò me gabbo come
de cose proprie far se sole, de bellezze et de vertu degna sérria
de esserve Regina, et de sustantie tale eh. sempre serrete li
primi della terra, ma lo danno ella ruina serra la mea, vederme
privo de q[ue]llo eh. tanto haver sperava, colla discordia et
malivolentia de tutti parenti della terra et ancor de (b) convi-
cini, quali per fama sono (e) delle nostre qualità bene informati
et (d) restarne final mète dal popol tutto (e) molto infamiato,
perla qual cosa nel cor ne ho conceputo tal dolore, che serra
imposebile sopraviverne al mundo oltra de uno (f) o de doi (s)
mese || bora te adviso esserme disposto (i^) volerve per mei he- [e. 300 v]
redi universali et così te do la fede eh. in vita mea ve far du-
natione de tutto quello q[u]al (•) al mundo bora posseda, et poi
la morte della tua Nicola me dispongo ì ogne modo et cosi
voglio eh. quanto poi la morte sua ne resta integrai mente se
pervenga a te, et sia la tua bona et benedetta : ma sol te prego
de una cosa, per bench. io nollo meriti, ne debia da te per
grave colpa mea mai aspectarne gratia, pur per tua benignità
degnate farla, eh[e]lla Nicola te sia recomandata, de nolli far
pater penitentia delle mee (k) peccata, per eh. so eerto come
poco ì nauti ho dieto, per sentirme un grande affando et grave
doglia al core, haverne ì breve tempo da morir[e] : Replicoli lo
Amoroso tu me hai traetato per modo in fine a qui, eh. collo
pegno ì mano poco de te posso fidarme, et morto over eh. vivo
resti al mundo disonerar (') te debi, per quanto poi la conscien-
tia, de haverme senza eascione et senza colpa desolato, io nò
voglio a tutte cose ditte darce replico, per eh. tu sappi qui nò
sto securo, et havendo (»") da consumarce longo tempo, porrla
perla mala sorte mea del triste corpo ancor periculare, ma
se (") voi recordarte le cose passate, come eh. con danno (o) e
tuo extr[emo] (p) et grave dolor mio menne reeordo, nò trova-
(a) Scritto possessione {A. oscillava ira -e ed -\). (b) et.... de -\-marg.;
nel testo esp. co tutti (e) -|- marg. (d) -f interi. (e) dal.... tutto
+ marg. (f) Scritto un" (g) o de doi -f marg. (h) esserme disposto
+ marg. (i) Scritto q''l (k) Scritto nieae (sic). (1) Scritto dishonerar.-
h- strale. (ni) Virgola cancellata; indi scritto de e corretto in -a (n) Let-
tera cancellata. (o) .Strale, grave (p) e tuo extr[emo] (ultime tre lettere
nascoste neW atto di rilegare: extr- strale, e riscritto, dalla stessa mano di A. :
extr-^ -|- marg.
,92 V. Zabughiii
rai eh. mai da me ne per altri amea instàtia de cosa alguna
fussi recercato, ma pregato, sollicitato et molestato ('i) da te a
far q[ue]llo eh. me ad dussì, eh. ne e (h), suceesa a me tanta
ruina? et de haverlo facto nò già per te ma per eausa de quella
meschina et male aventurata, mence acquieto, et resto patiente :
hor sia con dio, et pregolo méce duni patiétia, et facciame forte
da posserlo tollerar[e] ? io delibero partirme, ne posso ì nella
terra retornar[e] per fine a tanto eh. al Signor Duca piacerà?
per eascion eh. pigliato se hebe quel mare magno de si gran
thesoro, per reeompenza de tanta ricchezze (sic), me bandigio,
et sotto la pena della vita eh. mai de tal cosa ne fessi parola,
et cosi per ordine de sua signoria, demostro ad altri de esserme
fugito, et perla fuga mea quella senne trovi beffegiata (e), du-
bitando eh. se sentissi haverlo hauto, per esser cosa preeiosa
[e. 301 r] et grande || el Sancto patre con qualch. interdicto, non procu-
rassi cavamelo de mano, overo ancora per forza regale nò fussi
astreeto contra le voglie soe representarlo, et pe[r] (d) questa
eascione per qualch. di publicarase eh. datome in fuga co ha-
verlo beffigiato (e) voglia (f) sua Signoria per tutto el ducato co
pena capital resti bandito: Infra de questo te recordo eh. tu (&)
me hai ruinato et posto in piana terra : ella Nicola per quanto
vivera la hai sconsolata, ne ce vedo modo da posserse mai re-
consolar[e] ? et bone gratie ne habi tu, de me, poco pò valerse,
io tella recòmando, et più oltra dirria, ma penzando in essa, et
me, tanto me affligo ch[e]l cor[e] me crepa ì tutto, considerando
in quanta calamita per colpa tua et essa et io siamo erudel
mente addueti, solo te reeordo debi farte còscientia del male
ella ruina qual per vostro errore ì noi vedi esser causata, et poi
eh. confessi eognoscerla, et indicarla grande, demostra dolertene
con darne qualch. oportuna et conveniente reeompenza, accio
eh. in questa miseria dove ce hai códucti, possamo col tuo
aiuto, quanto a dio piacerà, da afflicti et sconsolati sustétarce?
et poi te prego eh. facci infra de questo de essa desgratiata mi-
glior massaria, eh. nò hai facta de me, et habili compassione
se ^) de continuo se torméta et dole, vedendose perle inconsi-
derate toe parole, priva et del marito et de tanta (') ricchezza,
et data li habi causa de sospirar[e] et lachrimar (l<) per quanto
viva : Et appresso te conforto et prego eh. me vogliate prove-
la) Scritto molestato et sollicitato .• trasposto con due (| . (b) Strale, su-
sece (sic). (e) O beffi-.? (d) Scritto pe (sic). (e) Stavolta chiaramente
beffi- (f) -)- marg.; nel testo esp. me habia (g) -|- interi. (h) Strale.
essa (i) Strale, ricc- (k) Strale, -e
U7ia novella umanistica 393
der[e], eh. perla mala sorte pervoi in me causata, nò sia al
manco constrecto, per nutrimèto della mea mesta et miserabil
vita, andar da casa in casa mendicando : El eh. audito et ac-
compagnatise de qua de fleto, et della de vero laehrimar[e], et
de sospiri diversi et differenti in molta copia, assecurose lo Ar-
ciprete mandare al fin perlo notare, qual se rogassi da allhora
farselo herede suo universale (a), come (b) se havessi preveduto eh.
infra de deci giorni devessise morire, come eh. in dicto termine
volendo dio demostraree la avaritia de pfrejti (e) 1 tanto affando
perlo hon[or]e p. la robba et p. la speràza (<J) perla alegrezze
(sic) et ben dello 'e) Amoroso se recita morisse.
Illustre mio Signore, de questa mea si lene et (0 ridicula no-
vella, pigliar Senne potrando alguni exemplari (k), et sancti docu-
menti, et ancor degni de perpetua memoria: Serra el primo in ||
considerare quanto el celebrato dio de Amore al mundo possa, et [e. 301 v]
quanto esso se adopri in tutti suoi ('') sequaci per adestrarli
de lengua, de igigno (sic), de core, et de memoria, accio pos-
sano assequir quello, qual per suo mezo, con tanto et tale af-
fecto se desidera, et assequito poi allo lor piacevil comodo fruirlo :
Et discurrendose li cauti andamenti del Ser compar[e] Antuoni,
et quello qual con dexterita de ignegno, et bona lengua se as-
sequisse, iudicarase ogne uno de sua fortuna, esserne fabricatore,
et bono artifice? Ma più proficua et (') salutar doctrina serra
exemplarse, quanto 1 nelle actione fiumane la dannata avaritia
nocua ad ogne homo, et pernitiosa se (^) retrova 0), examinan-
dose li appetiti ambitiosi del patre Arciprete, al qual nò ba-
stando quel eh. al mundo possedeva, ancor eh. fussi de patri-
monio, de beneficij et honorato et ricco, persuadendose con fal-
lace soe speranze de farse assai magiur[e] eh. nò era, postpo-
nendo al ('") utile el sangue, la conscientia, el suo proprio ho-
nore, retrovose poi deluso et beffigiato, et al fine mortose in-
fame, come vii mancipio, et abieeto desperato: Et sella nova
(a) [Facta la diiiiatione se morse lo (strale, e riscritto con inchiostro nero
da altra mano L') arciprete] (b) Strale, eh. (e) volendo.... p[re]ti -\- interi.;
la avaritia de p[re]li esp., ma non sostituito; nel testo esfo. se recita morisse
(d) T tanto.... speraza -|- tnarg. ^honor- parola di cui V ultima lettera fu portata
via dal raffilatore, strale, e sostituito nella riga seguente, di altra mano: hon.«
Dopo speràza altra parola tagliata a metà: p[er]sa.... sostituita con un p[er]sase
pute strale. (e) .Strale. A- (f) lene et + interi. (r) [I)ocumet)ti della
novella ^-lla novella stralciato e riscritto con inchiostro nero da altra manoj],
(h) Asta orizzontale neW interi. (i) Asta orizzontale neir interi.; nel testo esp.
assai più (k) Scritto sed (sic): cor^-clto da A. in se (s\). (!) -(- marg.
(m) Strale, e cancellato -lo
394 ^' Zabughin
Illustre Signor mio piacevil sia, negare mal se pò eh. essendo (a)
longa, legendose ad un fiato nò fia fastidiosa, ma quella se me
crede, come eh. de suave confectione far se sole (b), appoco
appoco quando li (e) appetisca potrasela con còmodo gustare,
et se disposto trovarase in alegrezza, legendola la accerto li ac-
crescerà molto el piacere : et se per sorte mal cótenta fussi : chel
dubita eh. usandoce in quel stato cose alegre, ì tutto el corpo
della medicina, ne miglior, ne par remedio trovassise mai : Et
se per essa come de cosa senza sai poco se alegri? ridase al
manco della mea (d) vecchiezza, eh. ridicula se demostri, ansi
impudente, vacando in cose iovevile et vane per ben eh. in
questo già dellibero exeusarme, se ve degnete admetterme la
scusa, eh. parendome quella et de exemplare, et de piacevil
senzo, non par eh. alla mea età (e) se desdeeèssi, eh. dunando
exempi de gran doetrina ad altri, recreassi el stanco et debile
mio senio con una si dolce et piaeevile novella ? et se (0 questa ||
[e. 302 r] ì mea defensione poco me giova, pigliatene questa altra, eh.
trovandome leronymo vostro, et de improviso dieendome vo-
lersene subito tornar[e], nò havendo io da satisfar[e] allo obligo
quale ho, de tutto quel succedessi da deversene far nota, darne
alla Vostra Illustre Signoria celere, copioso et chiaro adviso,
parveme sopplir co questa tal come e, qual fresca et tenera
oscita appena me era 1 fra le deta (s), et recordandome quanto
ne fussi astreeto compiacerli, senza considerar ne haver respecto,
cosi come era (h) con gran confidenza ad esso la dunai, persua-
dendome, eh. tutte le cose in perfeeto amor fondate, de qual
sorte se siano, se debian dalli amici haverle in ogne tempo ac-
cepte et grate : Non altro per easeion eh, altro (») non ho de
eh. scriver ve possa: Restame notificarli eh. quanto più aug-
menti (k) in me el numero delli Anni, tanto me cresca el de-
siderio (1) per (ni) operarme in beneficio de V. I. S. qual dio
conservi in perpetua felicita.
Val[e] Rome X Kl. Novembr.
E. V. D. Is. V. Marcus antonius Alterius.
(a) Cancellato q[ue]lla (b) Asta orizzontale nelV interi. (e) Corretto
da lo (d) Asta orizzontale nelV interi. (e) Asta orizzontale nelV interi.
(f) -f interi. (g) O à\-? (li) Due lettere cancellate prima di &X2, (i) Asta
orizzontale nelV interi. (k) -\- marg.; nel testo cancellato cresca (1) Esp.
quale ingenito meco (su rasura; ripetuto nel tnarg) se trova (-{- marg., ma esp.)
de me (m) Strale, p- {?).
m^J^.^.
>^!si^É!Cémr^^MMÉ^é^*éf^^^Mé%^mi^^^^^Mi
I
fiJSSiR^jJij;?^^^^
Le origmi del Castello di Rio freddo
ED I COLONNA SINO A LANDOLFO I
(SEC. XII-XIII)
ARLANDO dei Colonna di Riofreddo, (lo stesso
ramo dei Colonna di Roviano), Bartolomeo
Sebastiani, amoroso raccoglitore di memorie locali,
che si mostra abbastanza critico nelle indagini, e
che merita la riconoscenza dei posteri, lasciò scritto :
« L'antico forte di Riofreddo, che prende questa de-
« nominazione da un gelido ruscello che gli scorre
« dappresso... giace al ridosso di uno di quei monti
« dove abitavano gli antichi popoli Equi o Equicoli,
« al miglio 33 lungi da Roma, sulla celebre via Va-
« leria. Placatesi in Italia le fazioni, che dettero occa-
« sione ai luoghi di abbandonare la semplice indivi-
« duazione nominale degli antichi paghi o vichi e
« prendere quello di castellum o castrum, il
« custode, soldato del feudo di Riofreddo, che poscia
« r abusivo nom.e usò di barone, convertì la rocca in
« palazzo, e le doppie mura che la ricingevano in
« case abitative, ed accordò a chiunque di fabbricare
« sopra le mura ; a maniera che cento strade ora vi
« sono per entrare ove era piantata la rocca. Allora
« si estesero i confini dell' abitato, e gli abitanti cam-
« pestri, abbandonati i rusticani casolari, si riunirono
396 G. Pi' e Slitti
« nel seno della patria: e così cessarono le pievi di
« S. Maria e di S. Giorgio, e si formò una ben flo-
« rida terra ; non meno atteso il continuo passo di
« quei che da Penne, valle di Sulmona, d' Aquila,
« dallo stato di Tagliacozzo, dalla valle di Carsoli,
« dalla baronia di Collalto ed anche da una porzione
« di Sabina vogliono introdursi a trasportar robe negli
« Stati Romani, quanto atteso il commercio di ogni
« genere e le arti meccaniche che vi fioriscono e la
« molteplicità di uomini illustri che in ogni tempo
« sono stati il decoro delle scienze e l'ornamento della
« Romana Curia » (i).
(i) Bartolomeo Sebastiani, arciprete di Roviano, nelle sue
« Memorie principali della terra di Roviano, insieme con altre
« notizie su Riofreddo, e, meno diffuse, sopra Anticoli, Arsoli,
« Subiaco, regione Equicola e via Valeria ». Il ms. corredato
d' una pianta o « prospetto delle tre strade, Valeria, Sublacense
« e di Nerva », con un'appendice all'op. (lettera K, pp. 130-216),
si conserva presso il cav. Luigi Sebastiani. A questa famiglia
appartenne ancora il celebre botanico Antonio Sebastiani nato
a Riofreddo il 14 giugno 1782, morto in Aversa nel 1821, che
fu professore di botanica nell'università Romana e direttore
dell'Orto Botanico universitario. Scrisse diverse opere, tra le
quali Romanarum plantartim fasciculus primus (1813); fase,
alter. (1815); l' Enmneratio plantaruni ainphiteatri Flavii (Ro.
1815), e Florae Romanae prodromus, in collaborazione con
« E. Mauri (181 8) ». Questa la prima opera completa su la
fiora Romana, al dire del eh. prof. R. Pirotta della università
Romana; il quale illustrerà l'altra inedita del Sebastiani, cioè
Catalogus syntomaticus plantartim quae sponte luxuriantur in
Romana provincia non che l'erbario del medesimo nella Bi-
bliografia e storia della Botanica in Roma in corso di pubbli-
cazione. In onore di A. Sebastiani i botanici intitolarono il
genere Sebastiaìiia.
Nativo di Riofreddo fu pure l'insigne astronomo ab. Andrea
Conti che tenne in Roma la cattedra di scienze fisico-matema-
tiche per quaranta anni nel liceo Gregoriano ; e, prima discepolo,
poi amico e collega inseparabile del famoso ab. G. Calandrelli,
/ Colonfia di Riof recido 397
Grazie poi alla strategica posizione di Riofreddo,
dovette anticamente esistere su questo poggio qualche
presidio romano ovvero avamposto delle legioni che,
sormontato il « summum culmen » della Spiaggia,
s'inoltravano, lungo la Valeria, nella regione Equico-
lana e negli Abruzzi. Anzi il Sebastiani asserisce ad-
dirittura che, divenuta la città di Carseoli uno dei
patrimoni della S. Sede, anche Riofreddo, eh' era sotto
l'antico dominio di quella città, ne fece parte; e sic-
come in Corseoli fu stabilito un difensore, così Rio-
freddo fu dichiarato feudo militare e dato in custodia
alla potente famiglia dei Colonna, qual baluardo di
diresse insieme con lui la nuova specola fino al 1S24. Presidente
del Collegio filosofico, socio dell'Accad. italiana dei Quaranta,
morì a Roma nel 1840. Della vita e delle sue opere scrisse
Baldassare Boncompagni dei Principi di Piombino, in Gior-
nale Arcadico, to. LXXXV, il cui estratto Biografia di Andrea
Conti ecc. apparve per la tipogr. delle Belle Arti, lo stesso
anno 1840.
Sortirono inoltre i natali in Riofreddo il gran giureconsulto
Luigi Vasselli morto poco piìi che sessantenne, ai due di gen-
naio del 1832, e il cui monumento sepolcrale, opera del San-
rocchì, si ammira nel portico della chiesa di S. Maria in Via.
Tenne alti ufficii affidatigli da tre Pontefici, e quello d'uditore di
Segnatura dal cardinal Pallotta; divenne prefetto effettivo del
detto tribunale e uditore del papa, ai giorni del governo francese.
Fu prescelto alla compilazione delle leggi procedurali, eletto
revisore delle commissioni pontificie e, infine da Leone XII fu
creato sostituto della rev. Camera Apostolica. « Di lui si onorò
« Roma, di lui corse grido nelle provincie ; ed al suo patrocinio
« erano affidate le contese piìi gravi che sorgessero nello Stato » :
Così l'anonimo A. C. nel cenno necrologico in Diario di Roma
{Suppiem. 14 gennaio 1832) anonimo che nasconde forse il nome
di Andrea Conti, in omaggio al non men glorioso amico e con-
cittadino. L. Vasselli ebbe anche l'onore di sposare la sua gentile
e colta Virginia a Gaetano Donizetti, a cui tanto affettuosa cor-
rispondenza epistolare legò pure il cognato Toto, altro figlio
di Luigi, ma d'impari studio ed ingegno.
398 G. P resulti
difesa del patrimonio Carseolano e dei confini degli
Stati della Chiesa. Di guisa che Bonifacio IX lo di-
stinse con molte esenzioni, ed Eugenio IV lo reputò
di tanta importanza da affidarne la difesa ad Antonio
Colonna di Riofreddo (i).
Di più il medesimo scrittore, per dimostrare, come
questo castello fosse realmente un feudo di guardia
militare, i cui custodi si chiamavano soldati, cita lo
« Statutum castri Rivifrigidi » rapporto alla sorve-
glianza e restauro delle mura, difese e porte, non che
lo Statuto di Roviano, dove si ordina il pagamento
Sortì parimenti i natali in Riofreddo l'altro giurista Filippo
Ciabatta, autore dell'opera De reverenda Camera Apostolica et
sanctorum Pontificum principatu civili niomimentaetc, Roma, 1868,
opera postuma divulgata cinque anni dopo la morte di lui dal
figlio Francesco. La sua lapide obituaria è nella chiesa dei
SS. Gio. e Paolo, nel pavimento della nave sinistra, presso il
terzo altare.
Si aggiunga D. Domenico De Sanctis (n. in Riofreddo ai
29 apr. 172 1 e morto in Roma ai 31 dee. 1798) arciprete della
cattedrale di Tivoli, poi beneficiato della basilica Vaticana e va-
lente avvocato della Curia; il quale tuttavia deve la sua fama
alla Illustrazione della villa d' Orazio, presso Licetiza; del se-
polcro de' Plaiizi in Tivoli; d'Antimo, città e municipio de' Mar si
(R. Salomoni, 1761 e l'ediz. di Ravenna del 1784, con piante),
mostrandosi, nelle varie sue opere, sommo archeologo e coltis-
simo letterato. Il Metastasio in una lettera al march. Valenti,
del 14 ottobre 1761, scriveva da Vienna: « Il signor abate
« De Sanctis con l'eruditissima sua dissertazione mi ha condotto
« gentilmente per mano a passeggiar la villa d' Orazio. Supplico
« Vostra Eccellenza, di congratularsi a mio nome col dottissimo
autore ».
Infine Luigi Fabiani, da Riofreddo, esimio pittore d'ornati
e d'animali, onde arricchì la prima galleria della biblioteca
Vaticana nell'edifizio di Paolo V, tra l'appartamento di s. Pio V
e la galleria di Gregorio XIII. Quei disegni eseguiti pel re
d'Inghilterra, che li pagò, ognuno, 35 luigi d'oro nel concorso
di cento otto artisti! furono poi acquistati da Gregorio XVI.
(i) Ms. cit. del Sebastiani (p. 396).
/ Colonna di Riofreddo 399
della « colta, al modo che faranno i soldati di Rio-
freddo » (i).
Lo prova, inoltre, il fatto, che questo Comune non
riconobbe mai altra signoria ed autorità all' infuori del
suo capo « miles » e in pieno medioevo, cioè nel 1287,
Landolfo Colonna s' intitola « magnificus et potens vir
« miles Rivifrigidi ac Rubiani dominus generalis », vale
a dire custode militare di Riofreddo e padrone gene-
rale di Roviano.
Cosi pure Giovanni Andrea Colonna « miles armo-
« rum, Rubiani dominus, existens in suo castro Rivi-
« frigidi » e col titolo di « miles » continuò a chiamarsi
il signore del castello, come tanti altri « milites castri »
a differenza del « dominus castri » che significa barone,
signore feudale.
Simile spiegazione, per altro, stando alle citate me-
morie manoscritte, non piacque al marchese Del Drago,
che durante le controversie co' feudatarii di nuovo ge-
nere, per lui, « uscì in campo con una ridicola lettura
« dello Statuto di Roviano, sostenendo che si doveva
« leggere ed interpretare, Lo?idolfo Colonna padrone
« di Riofreddo ». Ma tutti ormai sanno il significato
cavalleresco e nobile dato alla parola « miles » dai
documenti del medioevo.
Gli abitanti di Riofreddo e dei limitrofi paeselli
originano, senza dubbio, dalla diruta Carseoli, topo-
graficamente e storicamente ritenuta la loro comune
madre patria. Intorno alla quale città e antichi popoli
circostanti alla via Valeria, troverà, chi vuole, notizie
esaurienti nella Dissertazione del De Sanctis (2); per
cui non riferisco opere anteriori ivi discusse o confu-
(i) Carta 5, cap. io e cap. 36.
(2) Sopra la Villa d' Orazio ecc. nelle due edizioni accen-
nate alla nota i (pag. 396).
400 G. Presutii
tate, compresa quella dello Chaupy (i); a cui ricorre
volentieri il Gori nel suo Viaggio (2).
Parecchi scrittori, pedissequi del Cluwer, posero
Carseoli che fu città e colonia romana di estesissima cinta
e tenimento, nell'angusto ambito del colle di Arsoli;
nel cui territorio vegeta molto bene l'olivo, mentre la
« frigida Carseolis nec olivis apta ferendis terra, sed
« ad segetes ingeniosus ager » (3) si stendeva lungo il
rivo di Sesera, « Sisara » e la contrada « Civita »
nell'altipiano del Cav^aliere, in quel di Oricola, di
Riofreddo e dell'attuale Carsoli.
Però mi sembra asserzione gratuita del Sebastiani
quella, di voler ricollegare 1' origine della rocca di Rio-
freddo con l'istituzione del « defensor » che. niente-
meno fu posto, fin dal vi secolo, a tutela del patri-
monio Carseolano della Chiesa! Difatti, Gregorio Ma-
gno condonava a Pasquale, Domiziano e Castorio una
rilevante somma di denaro dovuta alla Chiesa dal loro
padre Urbico « quondam defensorem de patrimonio
« Savinensi atque Cartiolano, quod eius fuerat curae
« commissum ». E nella lettera ad Antemio, vien chia-
mato Urbico « defensor Tiburtinensis », forse dalla
sede di amministrazione costituita in Tivoli, come nota
l'Hartmann (4) ; perché il patrimonio vSabino e Carseo-
lano erano uniti insieme con il Tiburtino, a cui si po-
(i) Découv. de la maison de camp, d' Horace, Rome, 1767-69.
(2) Viaggio piiiorico-aniiquario da Roma a Tivoli e Subiaco,
Roma, 1855 e 1864.
(3) OviD., Fast. IV, 683 sg.
(4) MoN. Germ. Hist. Epp. Reg. Greg. /, lib. Ili, ep. 21,
del marzo del 591, e lib. I, ep. 37, del febbraio del 593. In origine,
i « difensores » dovevano ' custodire i beni patrimoniali delle
chiese e dei poveri e dar corso alle sentenze dei tribunali, con
una specie di potere giudìziario-esecutivo. S. Gregorio M. diede
ad essi delle istruzioni, come avessero a regolarsi nelle cause,
mettendoli in guardia dai falsi difensori. Reg. VII, 17; Vili, 14.
/ Colonna di Riofreddo 401
trebbe aggiungere, quale appendice, il territorio Su-
blacense compreso già nella diocesi di Tivoli.
Quindi è che la massa « Ampolloni » e il fondo
dell' « aqua ferrata » descritti nella bolla di Gio-
vanni XIX al vescovo di Tivoli (i), si trovano lungo
la « marsicanam viam in integrum » cioè lungo la
Valeria che, a differenza delle altre vie consolari, in-
vece di partire da Roma, cominciava da Tivoli (2).
Essa fu costruita, a quanto si vuole, dai censori Giunio
e M. Valerio Massimo, l' anno 448 di Roma epoca in-
decisa per il Mommsen, in op. cit. Da Tivoli a Varia,
d' onde il « Vicus Variae » Vicovaro, per la « massa Man-
delana » così detta dal « pagus Mandelae » traversando
il rivo « Digentia » cantato da Orazio, la via Valeria
si biforcava alla stazione « ad Lamnas » presso l'Oste-
ria di Ferrata, con la strada Sublacense aperta da
Nerone « diverticulum Sublacense ».
La Sublacense, o Neroniana, a sua volta, che co-
steggiava l'Aniene, formava bivio (non molto lontano
dal moderno ponte di Anticoli Corrado), con il nuovo
tronco della Valeria costruito dall' imp. Nerva. E que-
sta via di Nerva, serpeggiando il colle di Roviano
(i Casali), e passando sopra il ponte « Stratonico »
Cf. Baronio, Animi. X, 591 dell' ediz. di Torino, e Gal-
letti P. L., // Primic. al capo « Defensores Primicerii », e
MuRAT., Antiq. It. V, diss. 63.
(i) In Reg. ci. Ch. di Tiv. all'an. 1029.
(2) « Nobilissimae viarum siint Appia, Sabina et Valeria qiiae
« ad Sabinos pertinet usque ad Marsos... at Valeria a Tyburis
« incipit ducitque ad Marsos et Corfinium Pelignorum urbem pri-
« mariam. Sunt in ea urbes latinae Valeria, Carseolis et Alba » :
cf. Sirab. lib. V, e. ii (trad. lat.). Perciò la provincia Valeria
abbracciava il paese degli Equi o Equicoli, Marsi, Peligni, Ve
stini e quello dei Sabini attraversato dalla via Valeria; benché
tali confini variassero col variare dei tempi. Cf. il Fabre in
Le Liber Gens., p. 44, n, i e p. 49; C. I. L., IX, 237, 369 e 382.
Archivio della R. Società fontana di storia patHa. Voi. XXXII. 26
40 2
G. Prestitti
dell' Holstein, quindi sopra l'altro di Nerva medesimo in
contrada detta i « Casaletti » di Riofreddo, si ricongiun-
geva a breve distanza da questo punto con la li-
nea principale della Valeria, nel prato dipoi chiamato
di S. Giorgio presso il quale è l' odierna stazione ferro-
viaria, a circa millecinquecento metri da Riofreddo e
ben sessantotto chilometri da Roma; atteso il prolun-
gamento di undici chilometri eseguiti a fondo perso,
per essersi voluto allacciare « ab alto » l'imo Ar-
soli.
Le distanze intanto dell'antica e retta Valeria in
rapporto a Roma e Tivoli, vanno confrontate con gli
antichi itinerarii; perché gli scrittori non sono d'ac-
cordo, pur dopo il rinvenimento del XXXVI mi-
gliare, vicino al nominato ponte « Scotonico », vol-
garmente detto ponte Scotone (i).
A commento della vita di papa Silvestro, in nota
alla « massa ad Laninas territorio Carsiolano, praest.
« sol. ce. censita » o sia, per duecento denari a favore
della basilica Costantiniana, il Duchesne scrive: « Car-
« sioli ville du pays des Eques a 43 milles de Rome
« sur la via Valeria... La ?nassa ad Laninas tirait
« le sien (nom) de la station ad Lamnas (Peutinger), ou
« ad Laninas (Ravenn, IV, 35), située sur la via Va-
« leria, entre Tibur et Carsioli, à 13 milles de Tibur ».
Ma r illustre autore si perde poi nelle altre distanze (2).
Il « diverticulum Sublacense » dette, del resto, al-
trui motivo di non seguire le tracce della Valeria su
per la montuosa salita, assai evidenti agli occhi del
Fabretti: « Veteris porro viae, per jugum et castrum
(i) V. Notizie degli Scavi di antichità ecc. fase, di maggio
del 1890.
(2) Lib. Pontif. vita del papa Silvest. an. 314-35, voi. I,.
175 e 193 alla nota 52.
/ Colonna di Riofreddo 403
« di Riofreddo, indubia vestigia in operosa et verae
« Romanae magnitudinis dignissima, rupium scissura
« etc. ad S. Georgii fanum, sub quo diverticulum ad
« Sublacensem descendit... Diverticulum istud a via
« Valeria in Sublacensem ad XXXVI lapidem repo-
« nendum erit » (i).
Nei documenti del regesto Sublacense si accenna
alla mentovata chiesa di S. Giorgio ed air« aqua fri-
« gida » ma non al « castrum » di Riofreddo, la cui
denominazione appartiene alle comunissime locali o
geominiche prese, al pari de' cognomi personali, circa
e dopo il mille.
L' origine di Riofreddo si affermò tuttavia in quel-
r epoca coi suoi primi abitatori che componevano le
pievi o plebanie della campagna; e se non ricorre il
suo nome nel regesto Sublacense o nelle cronache di
quel monastero, ciò dipende dal non esser mai appar-
tenuto ad esso ; all' opposto di limitrofi castelli, dei
quali abbondano i documenti. Così notevole è la fi-
gura di quel Rinaldo « qui fuit ex natione Franco-
rum > gran conte de' Marsi, rimasto signore assoluto
della via Valeria, che nel mille donò a Pietro abate
Arsoli, Roviano ed Anticoli, « in territorio Tiburtino
« miliario plus minus duodecim » (2).
Anche l'altro Rainaldo « gloriosus comes natione
« Francorum », residente in Carsoli, fece donazione, ses-
santa anni dopo, all' ab. Umberto della chiesa rettorale
di S. Pietro, « que sita est in Camerata », e della stessa
rocca di Camerata, a confine co' suoi beni, da' due
lati; dal terzo lato, « territorio Campanino » e dal quarto
(i) De Aquis et aquaeduct. vet. Romae, Ibid. diss. II, n. 157
et n. 160.
(2) Allodi L. e Levi G. Regest. Sublac. (Roma, 1885), doc.
n. 184, febbraio del 1000.
404 G, P 7' esulti
4k terra s. Benedicti » (i). Tralasciando più antichi e
dubbi documenti che riguardando la chiesa di S. Giorgio
(di cui m' occuperò in seguito), mi limito a riportare il
brano del privilegio confermativo de' beni posseduti
dal monastero di Subiaco in queste contrade, del 20 ago-
sto 867:
« Simulque concedinius et confirmamus vobis montem qui
« vocatur Arsule seu asta ; fundum qui vocatur Rubiano, cum
« ecclesia qui vocatur Sancte Marie, et monte qui vocatur Au-
« ricula ; fundum qui vocatur Sancii Georgii . seu sassa montis
« qui vocatur sicco seu Malo, qui stat supra ecclesia Sanctì Geor-
« gii . una cum aqua qui vocatur Frigida seu Timida... sicuti
« extenditur iuxta hereditate Otterami de Reatine civitatis . deinde
« in balle bona; inde ascendente usque in loco qui vocatur Ve-
« spulo {leggi Nespuló) . et recte descendente in aqua que di-
« citur Licenza . et revertente in arco de ferrata ».
Ugualmente nel privilegio di Benedetto V, del-
l'aono 964, si accenna air« aqua Frigida », d'onde poi
la denominazione di Riofreddo, ed in quello di Gio-
vanni XVIII, per la riforma e restaurazione del mo-
nastero (25 luglio 1005):
« Item confirmamus et corroboramus in eodem monasteri©
« (di Subiaco), Sala civitas qui Carsoli nuncupatur, cum fundis
« et casalibus... castellum in integro qui vocatur Arsule eie.
« Sicut dividitur inter territorio Ceculano et Reatino et Tiburtino
« et Sublaciano. Dehinc tramitante donec veniat in ecclesia
« Sancti Georgii ».
(i) jReg. Suol. doc. 208, del novembre 1060. Cf. il n. 210
(febbr. del 993) ; per cui il predetto C. Rinaldo, Berardo suo
figlio e Gualtiero vescovo, suo fratello, donarono al medesimo
ab. Pietro vari possedimenti in territorio di Carsoli. Tra i te-
stimoni dell'atto « Ildibrandinus vice comes de Carsoli » e Pietro
« quondam Opterani et Opteranus et Arduini de Forcone ».
I^eg. Suol., docc. IO, 15, 21 e Kehr P. I. Regest. Pont. Rom.
(Berol., 1907), voi. II : ItaL pontific. p. 98-9.
/ Colonna di Riofreddo 405
E così nella bolla di Benedetto Vili del 15 set-
tembre 1015, letteralmente, come pure in quella di
Leone IX, del 31 ottobre 1051 (i). Si noti che nella
bolla di Pasquale II del 25 febbraio 11 14 diretta a
Berardo vescovo de' Marsi (il santo ch'era della fami-
glia di quei Conti), la descrizione de' beni diocesani
va pure « inde ad Sanctum Britium, per furcam de
« Auricula, inde ad arcum Sancti Georgii, per flumen
« Sisarae ».
Riofreddo apparisce intanto, per la prima volta,
insieme con il nom.e del suo signore « Berardus de
« Rigofrido » uno dei testimoni nell' atto d' investitura
che fece Adriano IV a favore di Oddone da Poli
(il 17 gennaio dell'anno 1157), dei castelli Poli, Fu-
stignano, Guadagnolo, Anticoli, Rocca de' Murri e
Castelnuovo (2). I primi tre dei quali castelli erano
già stati contesi a Oddone dall'abate di S. Gregorio
al monte Celio « in clivo Scauri > durante gli anni
II 39-1 143; onde Innocenzo II aveva rimborsato Od-
done delle spese incontrate nella lite, che poi si riac-
cese, degenerando in aperta guerra, al tempo d'Inno-
cenzo III. Questo papa difatti, ordinò a Riccardo
Conti, suo fratello, di difendere e ritenere precaria-
mente il castello di Poli, a lui già impegnato (3), dopo
che Oddone, terzo di questo nome, ed il suo figlio
Gregorio da Poli aveano avuto la peggio nel tumulto
da loro sollevato in Roma, mentre pendeva detta lite
(i) I. L., n. 6372.
(2) Fabre, op. cit. p. 387, n. CI e cu e nota. Anche il
Contelori aveva avvertito codesto Berardo, in to. 38, fol. 63
dell'Arni. XXXV (Archiv. Vatic).
(3) Regest. Vat., Innoc. Ili, an. 7, epist. 133: dat. vii idus
octob. an. 1205 ; Annal. Camaldul. IV, append., col. 616. Il me-
desimo Riccardo, fratello del Papa, già possedeva la contea di
Sora ed altri feudi.
4o6 G. Pr esulti
davanti al Senato. Ora quel Berardo « de Rigofrigido »
non poteva essere altri che un « miles » Colonnese,
trovando riscontro il suo nome nel ramo Colonna-
Riofreddo ai tempi di Giovanni XXII, che appunto
conferiva un canonicato nella chiesa di S. Lorenzo
« de custodia Dei » in diocesi di Tul, a Tommaso
figlio « nobilis viri Beraldi de Columna dicti Gavilie
« de Rigofrigido militis » e cappellano del cardinal
diacono Pietro Colonna ; rimettendo, il medesimo pon-
tefice, l'esecuzione della bolla, fra gl'incaricati, a Gio-
vanni Colonna canonico di Reims (i). Il quale Gio-
vanni e Pietro canonico di S. Martino di Tours, non
che Landolfo canonico in quella stessa diocesi, nipoti
favoriti del detto cardinale Colonna ricorrono ancora
nel citato regesto (2).
Ma r avere Berardo sottoscritto ad un atto so
lenne e di tanta importanza per Oddone da Poli, figlio
di quel Gregorio che fu altresì conte di Anticoli Cor-
rado, ciò solo dimostrerebbe la nobile di lui prosapia,
se non una certa affinità con l'investito signore, senza
ripescare la comune origine di casa Conti dai Tusco-
lani, onde si fa tuttora questione.
Ora è probabile che i Colonnesi prendessero stanza
in Riofreddo, ovvero si afforzassero in quella rocca,
circa la prima metà del duodecimo secolo; quando
appunto l'esuberante famiglia incominciò a scindersi
dal ceppo principale, con le varie diramazioni nel
Lazio, dall'Appennino al mare (3) ; affermando quindi
(i) Reg. Vat., lohan. XXII, to. 63, f. 188 v., epist. 583 del
7 settembre 13 16.
(2) A carta 228 v. e 229, epist. 210-211.
(3) « Dans les environs immediats de Rome, il y avait alors
« plusieurs grandes seigneuries. Diverses branches de la famille
« de Théophylacte s'étaient taillé de larges domaines dont Tu-
« sculum sur la montagne Albaine, Préneste, Arci en Sabine,
/ Colonna di Riofreddo 407
il suo cognome nella storia con quel Pietro della Co-
lonna, che si uni a Tolomeo conte del Tuscolo ed a
Rolando abate di Farfa, contro il papa Pasquale II,
per ragioni di signoria.
Del resto, l'origine di casa Colonna, della più il-
lustre delle famiglie romane, di una delle più illustri
del mondo, come l'ebbe a chiamare Alfredo Reu-
mont (i) deriva dai Conti Tuscolani, che circa il mille
crebbero a dismisura per potenza ed autorità civile e
militare in Roma e provincia.
I Conti del Tuscolo si addimandarono ancora si-
gnori di via Lata dalle case che possedevano nella
omonima regione, presso alle terme di Costantino.
Pier Luigi Galletti pone, qual primo ascendente dei
Colonnesi, Teodoro ovvero Teodolo (2), di nobilissima
e possente stirpe romana « de regione in via Lata »
console e duca divenuto in seguito primicerio di Santa
Chiesa; facendo risalire, dietro sicure norme, l'albero
genealogico di codesta famiglia più avanti di Teofilatto
« étaient les centres et les forteresses prlncipales. L'abbé de Farfa
« était aussi un baron de premier ordre ». Duchesne, ab. L., Les
prém. temps de l'Ètat Pontific. (Paris, 1898), p. 194. Cf. in
LiBER PoNTiF. Vit. Pasch. /, e le note.
(i) Nella recensione delle Memorie Colomiesi dell' ab. Coppi,
in Arch. Stor. ItaL, an. 1856, to. Ili, par. 2», p. 171-78.
(2) Lo chiama Teodato (an. 700), « congiunto di sangue con
« la nobilissima famiglia dell'immortale pontefice Adriano I, la
« quale avea l'abitazione sua presso S. Marco » avvertendo,
che sotto il titolo di console e duca, « sono in questi tempi de-
« nominati quei nobili personaggi che aveano avuto o aveano
« tuttavia governo di città ». // Primic. della S. Sede apost. ecc.
(Roma, 1776, p. 51). L'anno 1013, Alberico li tenne un ar-
bitrato nel suo palazzo « apud sanctos apostolos » (Gall. P. L.,
Del Vestarario di S. R. Ch. pp. 14 e 15), e perciò gli eredi
Colonnesi furono pur detti « dei Santi Apostoli » da questa
minor basilica, e anche di « Sant'Eustachio » dall'altra loro
abitazione vicino a questa chiesa.
4o8 G, Pr esulti
e di Teodora senatrice, genitori della famosa Marozia.
La Marozia, che sposò in prime nozze il gran principe
Alberico (889-974), da cui discesero i Conti del Tu-
scolo ; in seconde nozze (anno 925), Guido marchese
di Toscana (portando in dote, si può dire col Galletti,
il dominio di Roma), ed in terze nozze Ugo re d' Italia,
nell'anno 932.
Or ecco lo schema inedito dell' autorevolissimo Gal-
letti (i); avvertendo che le notizie dei personaggi i
quali compongono l'alberetto, si devono riscontrare
nel Lib. Pontif. cit., edizione del Duchesne (2) :
TEODORO VEL THEODOLUS
di nobilissima e potentissima stirpe romana, della regione in via Lata (onde la
chiesa di S. Marco si dice vicina alla sua abitazione) nato da nobilissima donna
e che poi diventò primicerio di S. R. C. console e duca.
I
I I III
Adriano I papa Toro duca di Nepi Costantino Passivo Pasquale
a. 772 (771-793) raccoglie un eser- pseudo pa-
cito in questa e pa (767) eletto in casa di suo fratello
altre città della Tuscia, dopo la morte ed ordinato da Gregorio vescovo Pre-
di papa Paolo I e viene ucciso da' nestino.
Longobardi l'anno seguente (768).
Nipoti del pontefice Adriano
tengono le prime cariche del clero romano.
I
I I I
Pasquale Campolo Mauro Nepesino
primicerio di S. R. Chiesa. sacellario. supponi, duca (779).
Persecutori di s. Leone III papa nel 779,
relegati in Francia da Carlo Magno nell' 800.
I I
Giovanni Colonna Ugo Colonna
fratello di Ugo e amico del papa Leo- conte, insieme con Guido Savelli e Rai-
ne III, signore di Nepi, di Castro e mondo Nasica nobili romani è man-
Civitavecchia: d'onde Ugo il fratello dato in Corsica dal pontefice Stefano II
salpò per la Corsica. (816), soprannomato Corsicano, debel-
latore della Corsica e signore, mori a
Roma r a. 852.
(i) Trascritto dal Cod. Vat. 7977, Fani. Colonna.
(2) Lib. I, 468 e 470; II, 523, 536, nota; dove si può an-
che vedere delineata (voi. II, p. 253), la genealogia di Teo-
filatto vestarario, duca e console ; la cui progenie per ses-
sant'anni (dal 722 al 795), tenne incontestato il potere tempo-
rale e spirituale in Roma, e solo quest' ultimo fino a Giovanni
papa XIII (965-72). Il papa che nominò suo nipote, Benedetto,
conte della Sabina e concesse la città di Palestrina in feudo
/ Colonna di Riofreddo 409
Ponendo a capostipite il predetto Berardo, in man-
canza di notizie de' suoi discendenti, se pure ve ne
siano stati, dobbiamo ricorrere alle prime e sicure me-
morie dei documenti non utilizzati dal Galletti, « estratti
« da un protocollo presso i Colonna del Gesù, l'anno 1 787,
« a di 4 marzo » (i), dai quali si rivela, sotto la data
del 21 febbraio 1227, Landolfo Colonna « miles Rivi-
« frigidi et Rubiani dominus », figlio di Oddone da
Roma, e fratello al cardinal Giovanni di S. Prassede
(1216-43), ^^ ^ quell'altro Oddone che si mette a capo
del ramo di Gallicano. Di questo Landolfo però (Lan-
dolfo di Riofreddo), non rimangono memorie locali
né memorie di sorta.
alla sua sorella « Stefania senatrix ». V. docum. nel Fabre M.,
Lio. Gens, de V Èglis. Rom. n. cxxx e nel Theiner, Cod.
diplom. I, n. 6.
(i) Cod. Vatic. 7977, p. 18.
Giuseppe Presutti.
// catalogo di Torino
DELLE CHIESE, DEGLI OSPEDALI,
DEI MONASTERI DI ROMA NEL SECOLO XIV
EL catalogo delle chiese, degli ospedali e dei
monasteri di Roma nel sec. XIV, che è con-
tenuto nel codice miscellaneo latino A 381 della biblio-
teca Nazionale di Torino, è ben nota l' importanza per
la storia e la topografia romana nel medio evo.
Ma le edizioni che ne abbiamo, non son tali da ac-
contentarci pienamente. L' Urlichs (i) e 1' Hòfler (2)
ne diedero il testo incompleto ed erroneo, e lo Ste-
venson (3) che, ultimo, si propose di darne un'edi-
zione più esatta, alcuni errori non corresse, altri ag-
giunse, e pubblicò il catalogo così incompleto da non
permettere di fare fondate congetture sul testo. Nel
libro dell'Armellini, ad esempio, è dimenticata la chiesa
dei Ss. Sergio e Bacco ; quella di S. Giorgio « de ,
Agusta » diventa S. Giorgio « de Agnostu », S. Ma-
ria « Vanionapolis » è trasformata in vS. Maria « Va-
rionapolis », S. Giovanni « Magina » in S. Giovanni
(i) Codex urbis Romae iopographicus , Wirceburgi, 1871,
pp. 170-175-
(2) In Papencordt, Geschichte der Stadi Rom ini Mittelal-
ter hgg. von Hofler, Paderborn, 1857, pp. 53-60.
(3) In Armellini, Le chiese di Roma, Roma, 1891, p. 47.
412 G. Falco
«. in Agina » ; alcuni dati statistici sono errati ; sono
aggiunte o dimenticate o confuse le lettere marginali p
ed M delle quali si parlerà in seguito ; sono trascurate
talvolta note marginali, che hanno, come vedremo,
non lieve importanza per la datazione del catalogo;
Sarabaitae è trascritto erroneamente Garabaitae (i); in-
vece di « immensus thesaurus non sufficeret ad repa-
« randum [ecclesias] ut prius fuerunt », è scritto « non
« sufficiet ad reparandum » ; e le parole colle quali ter-
mina il catalogo: « In supradictis ecclesiis, de cle-
« ricis religiosis et monachis inueniuntur plures et pau-
« tiores residentes secundum tempora quam posuerim »
cioè : in maggiore o minor numero di quanto io abbia
posto, a seconda dei tempi, sono rese incomprensibili
dalla inesatta lezione : « secundum tempora que po-
« suerunt ».
Questi ed altri errori mi spinsero a pubblicare
nov^amente il catalogo, al quale premetto alcune
brevi notizie sul tempo e sul modo della composi-
zione.
Il codice della biblioteca Nazionale di Torino ms.
lat. A 381 [749. D . Ili; E . V . 17] è un miscellaneo
membranaceo di novantatre fogli (3), numerati moder-
namente, dei quali i primi sedici contengono il nostro
(i) Vedi Ducange-Henschel, Glossarium mediae et infimae
latinitatis, s. v. Sarabaitae. Cf. Heimbucher, Die Orden und
Congregationen der katholischen Kirche, Paderborn, 1907, voi. I,
p. 148.
(2) Mi son dovuto restringere alla questione cronologica, e
a trattare anche questa incompiutamente, difettando la biblio-
teca Nazionale di Torino dei necessari sussidi bibliografici.
(3) L'indicazione del Pasini {Codices manuscripti Bibliothe-
cae R. Taurinensis Athenaei, Taurini, mdccxlix, voi. II, p. 241,
cod. DCCXLIX) che il codice consti di novantotto fogli, è do-
vuta a un errore tipografico.
// catalogo di Torino 4 1 3
catalogo. Questo consta di due quaternioni (mm. 166
per 213) (i), è lineato con punta a secco e steso in
scrittura notarile elegante, del secolo xiv inoltrato,
secondo 1' Hòfler (2) e 1' Urlichs (3) ; del medesimo
secolo, non inoltrato, secondo lo Stevenson (4). Nel
codice seguono in scrittura libraria del secolo XIV di
diverse mani, su due colonne « excerpta » da varie
opere ascetiche (5). Tutto il catalogo, eccetto le let-
tere p ed M, pare steso dalla stessa mano, però
mentre il testo e le correzioni furono scritti a più
riprese e con diversi inchiostri, le note marginali fu-
rono aggiunte tutte nello stesso tempo. Occorre ancora
notare che le correzioni, le aggiunte negli interlinei,
le rasure, numerose nella prima e nella seconda parte,
si vanno diradando nella terza, e che in quest' ultima
il tratto finale contenente la somma di tutte le chiese,
di tutti gli ospedali, di tutti i monasteri è scritta
con grande uniformità e senza correzioni. Da diverse
mani, a più riprese, e posteriormente, sembrano invece
aggiunte quelle lettere M e p che si trovano apposte
nei margini, talvolta anche accoppiate, ad alcune chiese,
ospedali e monasteri (6).
Alla fine dell' ultimo foglio del catalogo si leg-
gono le parole « Iste sunt ». Esse fanno dubitare che
il ms. non sia completo, e che il foglio seguente in-
(i) La misurazione è stata fatta sul f. i6 che è fra i meglio
conservati; vedi in seguito la notizia sullo stato di conserva-
zione del codice.
(2) Op. cit., p. 53.
(3) Op. cit., p. 170.
(4) Armellini, op. cit., p. 46.
(5) Vedi Pasini, loc. cit.
(6) La M è apposta a tutte le chiese di S. Maria eccetto
quattro, cioè: S. Maria « Vanionapolis », S. Maria « Rotunda »,
S. Maria « Campi Carici », S. Maria <c in Campo Martis » ; per
altro, non appare evidente il significato delle due lettere.
414 G, Falco
cominciasse con « Iste sunt » al modo stesso che al
termine del primo quaternione vi sono le parole ini-
ziali del quaternione seguente (i). Però la maniera
dell' elencazione e il riassunto finale dove si accenna
a tutto il clero e a tutte le « ecclesiae » di Roma,
inducono a ritenere che il catalogo sia, in sé, compiuto.
Neil' incendio della biblioteca Nazionale di Torino
il ms. è stato danneggiato dal fuoco nei margini e
guasto dall' acqua nella metà inferiore di quasi tutti i
fogli. La scrittura è rimasta sbiadita, non tanto però
da renderne impossibile la lettura, salvo in alcuni pochi
luoghi.
Sulla provenienza del catalogo non ci sono dati
sicuri. Le relazioni che con Roma e con la Curia
Romana ebbe il cardinal Domenico della Rovere,
molti libri del quale passarono alla biblioteca di To-
rino (2), possono suggerire l' ipotesi che anche il nostro
ms. appartenesse al Della Rovere.
D' altra parte le relazioni dei Savoia con Roma
possono far pensare che il codice sia appartenuto alla
biblioteca Ducale, e sia di là passato nel 1720 insieme
con molti altri manoscritti alla biblioteca Nazionale (3).
L'Anonimo dà, evidentemente senza intento arti-
stico, l'elenco dei vari istituti religiosi, aggiungendo
ad ognuno dati statistici e indicazioni sullo stato degli
edifici. Dopo avere accennato alla divisione di Roma in
tredici rioni e alla tripartizione di tutte le chiese della
città « secandum Rectores et Fraternitatem Urbis »,
(i) Armellini, op. cit., p. 47.
(2) Vedi Pasini, op. cit. e l'elenco dei manoscritti del car-
dinal Domenico della Rovere che da essa desunse il Tenivelli,
Biografia Piemontese ^ Torino, 1789, voi. IV, nota x, pp. 147-152.
(3) Vedi Gazzera, Notizia della Biblioteca della R. Univer-
sità di Torino, Torino, 1835, p. 3.
// catalogo di Torino 415
l'Anonimo stende per ognuna delle tre parti il catalogo
delle chiese, dei monasteri e degli ospedali. Delle prime
nota a volta a volta se siano patriarcali, distinguendole
anche lateralmente col segno di rubrica ; se siano titoli
o cappelle papali; e sia delle chiese, sia degli ospedali,
sia dei monasteri indica da quanti ecclesiastici siano
serviti, o quanti ecclesiastici accolgano, aggiungendo
ancora quali non abbiano celebrante e quali siano
danneggiati o distrutti. Pare che l' Anonimo scrivesse
di seguito alcuni nomi e vi apponesse poi 1' una dopo
r altra le indicazioni accennate, che sono spesso in
carattere ed inchiostro diversi. Che seguisse questo
procedimento par confermato dal fatto che quasi sem-
pre, dove una chiesa si trovi ad avere « sacerdotem
et clericum » la s di « sacerdotem » è scritta sopra
un segno simile ad un « et », forse segno convenzio-
nale per aggiungere la dizione completa.
In questa elencazione V Anonimo adopera il termine
« clerici » per indicare genericamente i membri del
clero secolare, comprendendovi quindi anche i canonici,
che però talvolta chiama con questo nome (e in tal
caso intende canonici secolari, perché aggiunge « regu-
lares », quando sono tali); con « sacerdos » o « ser-
vitor » indica il ministro officiante ; con « monachi »
senz' altra determinazione indica probabilmente i Bene-
dettini, mentre adopra il nome specifico per i membri
degli altri ordini.
Alla fine di ognuna delle tre parti vi sono le somme
delle chiese patriarcali, delle chiese titolari, dei mona-
steri di monache, delle cappelle papali e degli ospedali,
somme queste che si posson trarre direttamente dalle
indicazioni registrate, come s' è detto, a volta a volta
nel catalogo, e le somme delle chiese parrocchiali, delle
collegiate e dei « loca monachorum et religiosorum »
(conventi di Benedettini o di altri regolari), dati che
41 6 G. Falco
si possono determinare sul catalogo, guardando al nu-
mero e alla qualità degli ecclesiastici, perché mancano
indicazioni speciali per le singole chiese.
Chiude il catalogo un riassunto contenente prima
le somme totali delle singole categorie di « ecclesiae »
sopra indicate; poi la statistica del clero distribuito
nelle categorie: « clerici saeculares », « religiosi » (re-
golari esclusi i Benedettini), « Abbates et Monachi »
(Benedettini), « moniales », « hospitalarii seu servitores
hospitalium » (ordini ospitalieri ed ecclesiastici secolari
addetti ad ospedali) con in fine il numero totale del
clero maschile e femminile. Distinto dall'ultimo dato,
segue ancora il numero delle monache in clausura,
delle quali non si fa parola nel catalogo.
Nei riassunti parziali e nel riassunto finale nessuna
chiesa è mai computata in due categorie ; quindi la
qualità di essere chiesa patriarcale o titolare o cappella
papale esclude la chiesa da ogni altra categoria (così
ad es. « Ecclesia S. Triphi que est capella papalis »
non entra nella categoria dei « loca religiosorum »
sebbene abbia « fratres ordinis Heremitarum ») ; sono
contate come parrocchiali tutte le chiese che hanno
« sacerdotem » oppure « sacerdotem et clericum » ;
come collegiate tutte quelle che hanno tre, quattro,
cinque o sei chierici secolari.
L'elencazione e il modo di aggruppamento mo-
strano che il catalogo deve avere avuto scopo ammi-
nistrativo ; da chi per altro sia stato composto e per
qual fine non siamo in grado di affermare (i). Forse
(i) Errata, ad ogni modo è l'opinione dello Stevenson,
che il catalogo sia stato composto « sopra documenti officiali,
« cioè di curia preesistenti, e in parte aggiornati, in parte omessi
« dal compilatore, il quale avverte che le sue affermazioni possono,
« perciò, non essere più conformi al vero » (p. 45). In nessun
punto il compilatore fa questa dichiarazione, e, come s' è visto,
// catalogo di Torino 4 1 7
la sua origine potrebbe farsi risalire a quella « frater-
nitas Romana » che, sorta nel sec. XI, fu lìorentissima
anche nel secolo XIV, ed « ebbe come attribuzioni la
« sorveglianza del culto delle chiese, la direzione dei
« funerali ecclesiastici e delle processioni religiose, la
« distribuzione del presbiterio, l'esecuzione dei decreti
« pontifici riguardanti il clero, tutto quanto insomma
« riguardava gì' interessi economici e morali del clero
« cittadino » (i).
Ma, qualunque ne sia stato lo scopo, ha il catalogo
unità di stesura, o presenta parti di tempi diversi o
almeno correzioni dello scritto originario?
I computi del catalogo, che possono offrirci molta
luce per risolvere la questione, rivelano una disugua-
glianza tra le prime due parti e la terza. Mentre in
questa tutti i dati riassuntivi corrispondono agli ele-
menti del catalogo, in quelle alcuni dati pur corrispon-
dono (cioè le somme dei titoli, delle cappelle papali,
delle chiese patriarcali, delle collegiate e degli ospe-
dali); ma una parte non concorda coi dati dell'elenco
quale noi lo possediamo : cosi nel riassunto della prima
parte sono indicate centouna chiese parrocchiali, sei mo-
nasteri di monache, quattro « loca religiosorum », dodici
cappelle parrocchiali che « non habent seruitores », delle
quali quattro « totaliter destructae », mentre nel catalogo
se ne contano rispettivamente novantanove, otto (2), tre,
dice solamente al termine del catalogo che il numero degli ec-
clesiastici residenti in Roma può mutare a seconda dei tempi,
ma che tuttavia egli ha posto le cifre corrispondenti al momento,
in cui ha compilato il suo elenco.
(i) Vedi Ferri, La Romana Fraternitas, wtW Arch. della
R. Soc. Rom. di Storia patria^ XXVI, (1903), pp. 452 sgg. ; e
Kehr, Italia Pontificia^ voi. I, Roma, Berolini, mcmvi, pp. 8 sgg.
(2) Compreso « Monasterium Sancti Siluestri de Capite »
che « habet .xxxvj. moniales et .ij. fratres ».
Aìchivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 27
41 8 G. Falco
quattordici, tre (i). Nel riassunto della seconda parte
sono indicate novantadue chiese parrocchiali, venti
« loca religiosorum », sei cappelle parrocchiali « tota-
« liter destructae » e trenta « que non habent seruito-
« res », mentre nel catalogo se ne contano rispettiva-
mente novantatre (2), dodici (3), cinque (4) e trentadue.
Nel riassunto finale le somme delle « ecclesiae »
sono fatte su quelle parziali e risultano esatte, salvo
quella delle chiese prive di officiante che nel riassunto
mentre dovrebbe essere di quarantacinque, è di qua-
rantaquattro ; né questa somma, né quella delle « ec-
« clesiae destructae » corrispondono ai singoli dati del
catalogo (quarantaquattro « que non habent seruito-
« res » invece di quarantasei ; undici « destructae »
invece di otto). Inesatte pure risultano quelle degli
ecclesiastici, per i quali non ci sono somme parziali o
son fatte direttamente sull' elenco.
Troppo lungo discorso occorrerebbe per esaminare
ad una ad una queste discordanze statistiche e per
cercarne una spiegazione od una conciliazione; pare
ad ogni modo che esse tolgano al catalogo il carat-
tere rigorosamente unitario. A prescindere dal fatto
che la terza parte ha estrinsecamente tratti di mag-
giore correttezza ed uniformità in confronto delle prime
(i) Compresa la « ecclesia Sanctì Valentini extra portam ;
« sine muris ».
(2) Non compresa « ecclesia Sancti Johannis in Orreis »
che « habet .j. sarrabaitam ».
(3) Non compreso « monasterium Sancti Sixti » che « habet
« moniales .Ixx. et fratres Predicatores .xvj. » ed è computato
fra i « monasteria monialium ». Se si computassero tra i « loca
« religiosorum » anche gli ospedali e le chiese patriarcali e tito-
lari officiate da regolari, il numero totale sarebbe ventitre,
(4) Compresa « ecclesia Sancti Sixti in Gallinariis ; sine
« muris ».
// catalogo di Tarmo 419
due, ed è in piena corrispondenza col riassunto par-
ziale, pare che nella prima e nella seconda parte lo
stato rappresentato dall' elenco sia diverso da quello
rappresentato dalle somme; forse, dopo la primitiva
stesura si fecero correzioni a numeri e dizioni, come
mostrano le frequenti rasure, che si riscontrano nel
testo e nei riassunti, correzioni che ingenerarono pro-
babilmente le sconcordanze rilevate.
Comunque, l'uniformità grafica del ms., che appare
chiara non ostante le correzioni e le aggiunte, induce
a ritenere che esso debba essere stato composto in
un breve spazio di tempo, e che quindi non sia im-
presa disperata il cercare di determinarlo.
La datazione del catalogo è controversa (i). I vari
tentativi fatti fin qui per determinare l' epoca della
sua composizione poggiano naturalmente sul presup-
posto della sua rigorosa unicità e della sincronia di
tutte le sue parti.
L' Hofler scrive : « L' epoca del manoscritto è de-
« terminata da quanto dicesi della chiesa della Minerva
« alla quale allora facevansi le volte che dovevano (una
« almeno di esse) costar duecento fiorini, « secundum
<?: dictum magistrorum ». Ora giusta la guida di
« Roma, ciò fecesi nel pontificato di Gregorio XI cioè
« dal 1370 al 1378. Però né presso il Ciacconio né
« nelle altre vite che di questo papa trova nsi presso
(i) L' ipotesi attribuita al Cipolla {Bull, della comm. ar-
cheol. mu7iic. di Roma, anno 1905, p. 73, n. i) che l'elenco
sia stato scritto verso il 1280, come si vedrà in seguito, non
regge. Ad ogni modo la si può escludere fin d' ora, osser-
vando, che le Clarisse di S. Silvestro in Capite, alle quali si ac-
cenna nel Catalogo, non occuparono quel monastero prima del
1285. (Vedi Federici, Regesto di S. Silvestro in Capite neWArch,
della R. Soc. Rotn. di Storia patria, XXII, (1899), p. 233).
420 G. Falco
« il Baluzio ed il Muratori, ho trovato alcun cenno di
« questo » (i).
Noi non sappiamo, veramente, di quale guida di
Roma l'Hòfler intenda parlare. Ad ogni modo però
il nostro Anonimo, colle parole : « de testudine versus
« turrim Jordanescam satis dubitatur, nisi excontri, qui
« incepti sunt, perficiantur et possent perfici secundum
« dictum magistrorum, prò ducentis florenis aureis »,
accenna soltanto alla necessità di condurre a termine i
sostegni (?) del tetto di S. Maria alla Minerva, e quindi,
trattandosi di lavori di. poco conto, non e' è da mera-
vigliarsi che non ne sia fatta parola nelle fonti citate
dall'Autore.
D' altra parte la data proposta dall' Hòfler viene
esclusa da due indicazioni contenute nel testo del ca-
talogo ; cioè r appartenenza della chiesa di S. Lucia
« in Sylice » e di S. Croce « in Jerusalem » al
clero secolare. Ora, nel 1370 in S. Lucia furono da
Urbano V trasferite le monache di S. Agostino (2) e
in S. Croce, dal medesimo pontefice, i Certosini (3).
Di più nel codice non è fatta parola della chiesa di
S. Bernardo, il cui fondatore morì nel 1368 (4). Que-
sto argomento « ex silentio » mi pare possa aver qui
un valore speciale ; giacché il compilatore si è propo-
sto di stendere il catalogo di tutte le chiese senza
alcuna limitazione, come risulta dalle parole colle quali
si apre l' elenco di ciascuna delle tre parti : « In ea
(i) Papencordt, op. cit., p. 61.
(2) Vedi Forcella, Iscrizioni delle chiese e d' altri edifici
di Roma, Roma, 1877, voi. X, n. 593; e Le Couteulx, Annales
Ordinis Cartusiensis ab anno 1084 ad annum 1429, voi. VI, Mon-
strolii, MDCCCXC, pp. 92 sgg.
(3) Vedi Le Couteulx, op. cit., pp. 94 sgg.
(4) Vedi Forcella, op. cit., voi. IX, n. 463.
// catalogo di Tori?io 42 i
« parte que dicitur sunt ecclesie et monasteria in-
« frascripta » (i).
L' Urlichs pone il « terminus post quem » nel 1295,
traendolo dal mutamento di costituzione nel clero della
basilica Laterana, al quale si accenna nel ms. colle pa-
role : « Que habuit priorem et canonicos regulares : nunc
« habet arcbipresbiterum et canonicos .xviij. et suifraga-
« neos .xiiij. et acolitos .ij. »; pone il « terminus ante
quem » verso il 1366, traendolo dalle condizioni del
Laterano, esposte nel riassunto finale, che gli sem
brano concordare con quelle della descrizione fattane
dal Petrarca nel medesimo anno (2).
Sul termine « post quem » non vi è nulla da
osservare; il termine « ante quem » si fonda su un
errore di interpretazione. Infatti non è punto vero che
r Anonimo rappresenti le condizioni di S. Giovanni
in Laterano come il Petrarca; egli dice testualmente
così: « de quibus (ecclesiis parrochialibus) .xj. sunt fun-
« ditus destructe; et multe alie in parietibus tectis hostijs
« et alijs rebus necessarijs ad cultum diuinum defecerunt
« et defeciunt tota die propter malitiam seruientium, prò
« quarum reparatione infinitus thesaurus non sufficeret
« ad reparandum ut prius fuerunt. Ecclesia Lateranensis
« non est Inter predictas nec etiam S. Maria super
« Mineruam, de cuius testudine uersus turrim Jordane-
« scam satis dubitatur, nisi excontri qui incepti sunt
(i) Non tragga in inganno 1' affermazione dell' Armellini,
op. cit., p. 485, che « Il senato ed il popolo Romano nel 1370
« sotto il pontificato di Gregorio XI donarono la chiesa di S. Ma-
« ria alla Minerva ai padri predicatori di S. Domenico, i quali
« desideravano avere un luogo comodo entro la città, poiché riu-
« sci va loro di grave incomodo 1' abitazione loro assegnata da
« Onorio III sull'Aventino ». Il fatto accennato dall'Armellini,
accadde, in realtà, nel 1275. (Vedi Moroni, Dizionario di eru-
dizione storico-ecclesiastica, Venezia, 1841, voi. XII, p. 142).
(2) Urlichs, op. cit., pp. 175 e 184.
42 2 G. Falco
« perficiantur, et possent perfici secundum dictum magi-
« strorum prò ducentis florenis auri » ; cioè : delle chiese
parrocchiali, undici sono compiutamente distrutte e di
molte altre rovinarono e rovinano cotidianamente, per
la malvagità degli officianti, pareti, tetti, porte ed altre
cose necessarie al culto divino. Per riparare queste
chiese e ridurle al pristino stato non basterebbe un
immenso tesoro. Tra queste ultime non è né il La-
terano, né S. Maria alla Minerva, del cui tetto verso
la torre Giordanesca si dubita assai, se non si condu-
cono a termine i sostegni che sono stati incominciati
e che potrebbero compiersi, secondo il parere dei ma-
estri, per duecento fiorini d'oro.
Ora, a chi osservi che l' Anonimo tien distinte
neir elenco le chiese « destructae » e quelle varia-
mente danneggiate, che nei riassunti totali come nei
parziali non tien conto che delle parrocchiali distrutte,
apparirci, chiaro che il Laterano e S. Maria alla Mi-
nerva non entran nella categoria delle gravemente
danneggiate, il che poi è confermato dall' assenza di
ogni indicazione di tal fatta nel catalogo e dal con-
siderevole numero di ecclesiastici attribuiti dall'Ano-
nimo alle due chiese. Si aggiunga che 1' Anonimo, il
quale non si occupa di proporre rimedii alle chiese
« penitus destructae » irremissibilmente perdute, e ac-
cenna all' ingente tesoro necessario a restaurare le dan-
neggiate, è tratto a soggiungere che per i restauri di
S. Maria alla Minerva non occorrevano che duecento
fiorini. D' altra parte l' Urlichs non ha posto mente
che il Laterano trovavasi già in grande decadenza nel
1308 (i), dopo il primo incendio, e che quindi, ove pure
il catalogo accennasse a grave rovina, questa potrebbe
riferirsi a quel torno di anni.
(i) Gregorovius, Storia della Città di Roma nel M. E.,
1900, voi. Ili, p. 209.
// catalogo di TorÌ7io 423
Non ci nascondiamo che il passo ora discusso, pre-
senta qualche difficoltà ; ma non ci pare sia possibile,
argomentando dai dati intrinseci, dare migliore inter-
pretazione di quella ora proposta.
Infine, contro la data del 1366 va ancora notato che,
nel catalogo, S. Maria Nova « habet Canonicos regu-
« lares .v. », mentre nel 1352 la chiesa fu data agli Oli-
vetani (i), e che l'Anonimo non fa menzione dell'ospe-
dale del S. Salvatore « ad Sancta Sanctorum », fondato
dalla confraternita del medesimo nome nel 1348 (2).
Lo Stevenson sospetta « che il codice contenesse
« un vero censo della città di Roma nei secoli xiii e
« XIV, e in qualche modo si riferisse alla celeberrima
« descriptio Urbis composta tra il 1344 e il 1347,
« che il De-Rossi attribuisce al famoso tribuno Cola di
« Rienzo » (3). Ma in verità il De-Rossi parla di un
trattato archeologico sui monumenti e sulle iscrizioni
di Roma antica e di un trattato politico sulla istitu-
zione e sulla traslazione dell' autorità imperiale dalla
Grecia in Roma e da Roma in Germania, senza ricor-
dare alcun censimento che ne facesse parte (4). D'al-
tronde, come s' è detto, i dati statistici sugli istituti
religiosi e sul clero di Roma e gli accenni alla conti-
nua decadenza delle chiese mostrano che si tratta d'un
documento d'indole puramente amministrativa, ed esclu-
dono che si tratti d' uno scritto in cui Cola di Rienzo
intendesse glorificare le « excellentiae urbis Romae ».
Ma, pure prescindendo da queste considerazioni, il
(i) Kehr, op. cit., p. 65.
(2) Vedi Forcella, op. cit., voi. Vili (1876), n. 338.
(3) Armellini, op. cit., p. 47.
(4) Vedi De Rossi nel Bullettino delV Istituto di corrisp.
archeol. per l'anno i8yi, Roma, 1871, pp. io sgg. ; Inscriptio-
nes chr. Urbis Romae, Roma, mdccclxxxviii, pp. 316 sgg.;
C. I. L. t. VI, p. I, pp. XV, XVI.
424 G. Falco
non esser ricordato nel catalogo 1' ospedale di San
Giacomo « de Augusta » (i) fondato nel 1339 dagli
eredi del cardinal Pietro Colonna (2), esclude l'ipotesi
che il catalogo sia stato composto tra il 1344 e il 1347.
Il silenzio sull'ospedale di San Giacomo darebbe,
a parer nostro, il termine « ante quem » per la com-
pilazione del catalogo, che dovrebbe quindi porsi
nel 1339.
Il fatto poi che l'Anonimo chiama i frati Morro-
niti « fratres ordinis sancti Petri de Morrone » ci dà
il termine « post quem ». Pietro del Morrone fu san-
tificato nel 131 3 (3); quindi il catalogo deve essere
stato composto dopo tale anno.
Stabilito tra il 13 13 e il 1339 lo spazio di tempo
entro il quale il catalogo dovette esser compilato, re-
putiamo che r anno della composizione sia sta.to assai
vicino al 131 3, perché l'Anonimo ricorda il mutamento
di costituzione di San Giovanni in Laterano, che ebbe
luogo nel 1295, e accenna in una nota marginale,
sincrona alla composizione del catalogo, all'espulsio-
ne dei Templari da S. Maria sull'Aventino, avvenuta
nel 1312 (4).
La presente edizione è condotta secondo un criterio
interpretativo: furono sciolti 1 nessi, regolate secondo
(i) Secondo il criterio topografico seguito dal compilatore
nella stesura del catalogo, l'ospedale di S. Giacomo « in Au-
« gusta » avrebbe dovuto esser registrato tra gli edifici della via
Flaminia. Questo medesimo criterio topografico esclude di per
sé che il nostro ospedale possa confondersi con gli ospedali di
S. Giacomo « de Porticu », di S. Giacomo « in Termis », e di
S. Giacomo « Altipassus », che son rammentati nel catalogo.
(2) Vedi Forcella, op. cit. voi. IX (1887), n. 244.
(3) Acta SS. Boll. Maii, IV, 531.
(4) Vedi Gennarelli in Saggiatore Romano, I (1844), pp.
243 sgg.
// catalogo di Torino 425
l'uso moderno l'interpunzione e le maiuscole, corrette
le peculiarità grafiche. In nota furono indicati i nessi
che lasciavano qualche incertezza d' interpretazione e
riprodotte le peculiarità grafiche e gli errori evidenti,
corretti nel testo. Pure in nota vennero indicate le
rasure, ma quelle soltanto che si riscontrarono nel te-
sto, trascurando quelle che si trovano qua e là sul mar-
gine sinistro delle pagine, forse nei luoghi dove erano
primamente scritte le lettere p ed M.
Nei pochi luoghi dove i guasti prodotti dall'acqua
e dal fuoco rendevano impossibile la lettura mi sono
valso dell'edizione dello Stevenson, contrassegnando i
passi con la sigla A.
Giugno 1909.
Giorgio Falco.
Jn Vrbe sunt tredecim regiones, que corrupto et uulgari 110- [e.
cabulo dicuntur rioni, quarum prima est regio Montium et Bi-
berate. Secunda regio Triuij et Vielate. Tertia regio Co-
lumpne et Sancte Marie in Aquiro. Quarta regio Posterule
et Sancti Laurentij in Lucina. Quinta regio Pontis et Scor-
tichiariorum, Sexta regio Sancti Eustachij et vinee (a) Te-
demarij. Septima regio Arenule et Chacabariorum. Octaua
regio Parionis et Sancti Laurentij in Damaso. Nona regio
Pinee et Sancti Marci. Decima regio Sancti Angeli in Foro
piscium. Undecima regio Ripe et Marmorate. Duodecima
regio Campitelli et Sancti Adriani. Tertiadecima regio Trans-
tiberim.
Secundum Rectores et Fraternitatem Vrbis, omnes ecclesie [e.
diete ciuitatis diuiduntur in tres partes ; quarum prima dicitur
Duodecim Apostolorum, secunda Sanctorum Cosme et Damiani,
tertia Sancti Thome. Et quelibet istarum partium habet quatuor
rectores et duos nuczulos (b).
(a) Nel marg. destro alias vie con inchiostro diverso, della stessa mano
che scrisse il testo. In seguito dove sono segnate correzioni od aggiunte s'intende
sempre che sono di questa mano; s'indicherà espressamente quando sieno di mano
diversa. (b) Neil' interi, con inchiostro diverso idest Nutitios.
42 0 G. Falco
[e. 2 A] Jn ea parte que dicitur Sanctorum Duodecim Apostolorum
sunt ecclesie et monasteria infrascripta, videlicet :
Jpsa ecclesia Sanctorum Duodecim Apostolorum est ti-
tulus (a) presbiteri cardinalis ; habet .viii. canonicos.
Monasterium Sancti Andree de Biberatica habet .xv. moniales.
p Ecclesia Sancti Laurentij de Biberatica habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Columpna habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Laurentij de Ascesa habet sacerdotem et
clericum.
p Monasterium Sancti Vrbani habet .xviii. (b) moniales.
(e) Ecclesia Sancte Marie Campi Carici habet sacerdotem et
clericum. .M.
Ecclesia Sancte Pacere de Militijs, que est capella papalis (d),
habet .mi. clericos.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Militijs habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Diuitijs habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancte Marie Vanionapolis habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Siluestri de Archione habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Cornutis habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancti Stephani de Caballis habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Oliuetis habet .i. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Andree de Caballis habet sacerdotem et
clericum.
[e. 2 b] Ecclesia Sancte Agathe de Caballis dyaconi cardinalis (e)
habet .mi. canonicos.
Ecclesia Sancte Marie Magdalene habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Ciriaci in Termis, titulus (0 presbiteri car-
dinalis, habet fratres .mi. (g) ordinis Cartusiensis (h).
(a) Nel testo, qui ed in seguito, titulus è rappresentato da due t con un segno
d'abbreviazione. (b) Su rasura. (e) L' asta verticale di una p non termi-
nata, (d) Nel testo, qui ed in seguito, papalis è rappresentato da due p con
un segno d' abbreviazione . (e) cardinalis su rasura. Nel testo, qui ed in se-
guito, ordinariamente, dyaconi cardinalis è rappresentato da dyacon card con
segni d'abbreviazione. (f) Nell'interi. (g) presbiteri mi. aggiunto su
rasura. Segue una linea orizzontale su rasura. (h) Aggiunto posteriormente
con inchiostro diverso.
// catalogo di Torino 427
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Porta habet .1. sacerdotem (a).
Monasterium Sancte Agnetis extra muros habet .xl. (b)
moniales.
Ecclesia Sancte Constantie non habet seruitorem et est infra
ambitum dicti m[onasterij] (e).
Ecclesia Sancte Susanne, titulus presbiteri cardinalis (d),
habet sex clericos.
Ecclesia Sancte Tatiane habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saturnini de Triuio habet sacerdotem (e) et
clericum.
Ecclesia Sancti Nicolai de Triuio habet sacerdotem (e) et
clericum.
p Ecclesia Sancti Ypoliti habet sacerdotem (e) et clericum.
Ecclesia Sancti Johannis de Ficotia habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Archionibus habet sacerdotem
et clericum.
p Ecclesia Sancti Laurentij de Archionibus habet .1. sacer-
dotem.
p Ecclesia Sancti Stephani de Archionibus habet .1. sacer-
dotem.
Ecclesia Sancti Felicis in Pincis non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Saturnini extra muros non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Hermetis extra muros non habet seruitorem. [e. 3 a]
Ecclesia Sancti Andree infra Ortos habet sacerdotem (e) et
clericum.
Monasterium Sancti Siluestri de Capite ordinis Sancte Clare
habet .xxxvi. (f) moniales et .11. (0 fratres.
Ecclesia Sancti Johannis infra ambitum dicti monasterij non
habet seruitorem.
p Ecclesia Sancte Lucie de Confinio habet (g) sacerdotem (h)
et clericum.
Ecclesia Sancti Andree de Columpna habet sacerdotem (h)
et duos clericos.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Via habet (») tres clericos.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Sinodochio habet sacerdotem (k)
et clericum.
Ecclesia Sancti Anastasij de Triuio habet sacerdotem W et
clericum.
(a) sacer su rasura. (b) Su rasura. (e) et est ecc. aggiunto poste-
riormente con inchiostro diverso. (d) titulus presbiteri cardinalis su rasura.
(e) sac su rasura. (f) Su rasura. (g) Rasura. (h) sac su rasura.
(i) Rasura. (k) s su rasura.
428 G. Falco
.M. Ecclesia Sancte Marie de Cannella habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancii Bl[a]sij de Curtis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Ciriaci de Camiliano est monasterium ; habet
.XL. (a) moniales.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Camiliano habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai Forbitorijs habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Maguti habet sacerdotem et clericum.
Ecclesia Sancti Stephani de Trullo habet sacerdotem et
clericum.
[e. 3 b] Ecclesia Sancti Andree de Vrso habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Aquiro dyaconi cardinalis habet
.V. clericos.
Ecclesia Sancti Blasij de Monte habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Laurentij in Lucina, titulus presbiteri car-
dinalis, habet .x. clericos.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Tufis habet .111. clericos.
p Ecclesia Sancti Thome de Vineis non habet sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Populo habet fratres ordinis Here-
mitarum .xii.
Ecclesia Sancti Valentini extra portam ; sine muris ; non
habet sacerdotem.
Ecclesia Sancti Blasij de Penna, destructa, non habet sa-
cerdotem.
Ecclesia Sancti Georgij de Agusta, destructa, non habet
sacerdotem.
p Ecclesia Sancte Ma[rtin]e (b) habet [.m.] clericos.
p Ecclesia Sancti Martini de Posterula habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Stephani de Pila habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Lucie Quatuor portarum habet .v. clericos.
p Ecclesia Sancti Andree de Marmorarijs habet .111. clericos.
p Monasterium Sancte Marie in Campo Martis habet monia-
les .XVII.
[e. 4 A] P Ecclesia Sancti Nicolai de Prefectis habet .111. clericos.
P Hospitale Sancte Susanne habet .111. seruitores.
P Hospitale Sancti Siluestri de Capite habet .1. seruitorem.
P Ecclesia Sancti Laurentij de Pinea habet .1. sa'cerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Via lata diaconi cardinalis habet
.VI. clericos.
Ecclesia Sancti Marcelli (e), titulus presbiteri cardinalis (d),
habet .viii. clericos.
(a) .XL. di incerta lettura. (b) Cosi sembra debba leggersi; A. Marie
(e) Nel testo Sancti Marcelle (d) titulus presbiteri cardinalis su rasura.
// catalogo di Torino 429
p Ecclesia Sancte Cecilie de Mutis habet sacerdotem et cle-
ri cum.
Ecclesia Sancii Triphi, que est capella papalis, habet fratres
ordinis Heremitarum .xxxv.
p Ecclesia Sanctorum Cosme et Damiani de Monte Gra[vaJto (a)
habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Cupellis habet .v. clericos.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Retine habet .1. sacerdotem.
.M. p Monasterium Sancte Marie de Cella habet moniales .vili,
p Hospitale Sancti Jacobi de Termis habet .v. seruitores.
Hospitale Sancti Saluatoris de Termis non habet seruitorem.
p Ecclesia Sancti Benedicti de Termis habet .1. sacerdotem.
p Hospitale Sancte Marie Rotonde habet .11. seruitores.
p Ecclesia Sancti Andree de Fordiuolijs habet .1. sacerdotem. [e. 4
Ecclesia Sancti Martini de Mardonis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Rogerijs non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Apollinaris, que est capella papalis, habet
.vili, (b) cleri[cos].
p Ecclesia Sancti Blasij de Posterula habet .1. sacerdotem.,
.M. Ecclesia Sancte Marie de Posterula habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris Primicereis habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Symeonis habet sacerdotem et clericum.
p Ecclesia Sancti Siluestri de (e) Palma habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Lauro habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Angeli de castro Sancti Angeli non habet
seruitorem.
Ecclesia Sancti Thome de castro predicto non habet serui-
torem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Traspadina, que est capella pa-
palis, habet .v. clericos (d).
Ecclesia Sancti Jacobi de Porticu habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Laurentij de Piscibus habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Martini de Porticu habet .1. sacerdotem.
Hospitale Sancti Jacobi de Porticu habet .111. seruitores.
P Hospitale de Vngaris habet .1111. (e) seruitores. [e 5
• M. Ecclesia Sancte Marie de Vergarijs habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Egidij habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Peregrini habet .1. sacerdotem.
(a) A. (b) // V dell' .\\\\. su rasura. (e) Su rasura. (d) Con
diverso inchiostro. (e) Su rasura.
43 o G. Falco
Ecclesia Sancte Marie Magdalene habet ,i. sacerdotem.
Hospitale Sancte Marie Magdalene non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Justini habet .i. sacerdotem.
p Hospitale Sancti Nicolai habet seruitores .v. (a).
.M. Ecclesia Sancte Marie in Falcone non habet seruitorem,
p Hospitale Sancti Petri habet .11. (b) seruitores (e).
p Monasterium Sancte Catherine habet moniales .viii.
Ecclesia Sancti Vincentij, que est capellapapalis, [habet .1111.]
clericos.
Ecclesia Sancti Ambrosij habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Andree in ecclesia Sancti Petri habet .1.
sacerdotem.
Ecclesia Sancti Georgij in Monte Auro habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Stephani Maioris habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sanctorum Johannis et Pauli habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Stephani de Agulia habet .1. sacerdotem.
[e. 5b] p Ecclesia Sancti Gregorij de Palatio habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Gregorij de Cortina habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Zenonis (d) habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Turrionis habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Michaelis, que est capella papalis, habet
.III. clericos.
p Oratorium Sancti Jacobi de Harmenis habet .xii. fratres (e).
.M. Ecclesia Sancte Marie in Palazolo (0 habet .1. sacerdotem. .M.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Saxia, que est hospitale Sancti
Spiritus, habet fratres et familiares .xxx.
Ecclesia Sancti Celsi, que est capella papalis, habet .Viii.
clericos (g).
Ecclesia Sancti Angeli habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Jmpersis non habet serui-
torem.
.M. Ecclesia Sancte (t>) Marie de Monte Johannis Ronzonis W
habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Thome de Parione habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Blasij de Cerclarijs habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Andree de Aquarizarijs (>) habet sacerdotem
et clericum.
(a) Su rasura. (b) Nell'interi. (e) Cancellati dalla prima mano sa-
cerdotem et clericum (d) Nel testo (^ invece di Z (e) Nel marg. si-
nistro con diverso inchiostro: [Nota] quod isti Harmeni habent uxores et filios
[iuxta] ritum suum (f ) Nel testo e invece di z (g) Con diverso inchiostro.
(h) Nel testo sancti (i) Nel testo e invece di z
// catalogo di Torino 431
Ecclesia Sancii Nicolai de Agone habet sacerdotem et
clericiim.
Ecclesia Sancte Agnetis de Agone habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Panthaleonis de Parione habet sacerdotem
et clericum.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Montarone habet .1. sacerdotem.
EcclesiaSancti Eustachij dyaconi cardinalis habet .vili, clericos.
Ecclesia Sancte Marie Rotunde, que est capella papalis
.M. habet .viii. clericos.
Ecclesia Sancte Marie in Minerua habet fratres predicatores .l.
Ecclesia Sanctorum Quadraginta de Calcarijs habet .1. sa-
cerdotem.
Ecclesia Sancti Johannis de Pinea habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti (a) Cosme de Pinea habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Stephani de Pinea habet .111. clericos.
Ecclesia Sancti Anastasij de Pinea habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Monte habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Marie de Astura habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancti Andree de Paracera habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Laurentij de Paracera habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Marci, titulus presbiteri cardinalis, habet
.X. clericos.
Jn supradicta parte sunt .vi. (b) tituli presbiterorum cardi-
nalium et .1111. (b) diaconorum. Jtem, .vi. (b) monasteria mo-
nialium. Jtem, .1111. (b) loca religiosorum. Jtem, .viii. (b)
capelle papales. Jtem, .xi. hospitalia. Jtem, .vini, (b) ca-
pelle collegiate de tribus quatuor et quinque canonicis. Jtem,
.CI. (b) capelle parrochiales, de quibus .xii. non habent seruitores,
quarum .ini. (b) sunt totaliter destructe.
Summa omnium supradictarum ecclesiarum [cxlv]iii.
Jn ea nero parte que dicitur Sanctorum Cosme et Damiani
sunt ecclesie et monasteria infrascripta videlicet :
Ecclesia Sancte Marie Maioris, que est patriarchalis et
habet .xvii. (b) canonicos et .xviii. (b) b'enefitiatos et capellanos.
Hospitale Sancti Andree in Assaio habet .111. seruitores.
p Ecclesia Sancti Adrianelli habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Viti in Macello dyaconi (e) cardinalis habet
.11. clericos.
(a) Nel testo Sancte (b) Su rasura. (e) Nel testo dycoii con un
segno d'abbreviazione; oni cardinalis su rasura.
432 G. Falco
Ecclesia Sancti Eusebij, titulus presbiteri cardinalis (a), ha-
bet fratres ordinis Sancti Petri de Morrone .xxv. (b).
Ecclesia Sancti Luce habet .i. sacerdotem.
Monasterium Sancte Praxedis, titulus presbiteri cardinalis (e),
habet abbatem et .vi. (d) monachos.
Ecclesia Sancti Martini in Montibus, titulus presbiteri cardi-
nalis (e), habet fratres .xv. (f) ordinis Carmelitarum.
p Ecclesia Sancte Lucie in Silice dyaconi [cardinalis] (g) ha-
bet clericos .v.
Ecclesia Sancti Johannis in Crapullo habet .i. sacerdotem.
Monasterium Sancte Eufemie habet .mi. moniales.
[e. 7 b] P Hospitale Sancti Alberti habet .mi. (h) seruitores.
Ecclesia Sancte Pudentiane, titulus presbiteri cardinalis (i),
habet .v. clericos.
p Ecclesia Sancti Laurentij in Fontana habet fratres Sancti
Marci .II.
p Hospitale Sancte Petronille habet seruitorem .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Sixti in Gallinarijs non habet seruitorem (k)
et est sine muris.
p Monasterium Sancti Laurentij Panisperne habet moniales
.xvm.
Ecclesia Sancti Ypoliti 0) est destructa ; non habet serui-
torem.
Ecclesia Sancti Vitalis, titulus presbiteri cardinalis ("i), sine
muris ; habet .mi. clericos.
p Ecclesia Sancti Andree de Puteo Probe habet .i. sacer-
dotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Puteo Probe habet .i. sacerdo-
tem (n).
Ecclesia Sancti Sergij de Subura habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Andree de Subura habet .i. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Petri Marcellini de Subura habet .i. sacer-
dotem.
Ecclesia Sancte Agathe de Subura habet .vi. clericos.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Subura habet .i. sacerdotem.
(a) presbiteri su rasura; cardinalis nell'interi. (b) Su rasura. (e) car-
dinalis nell'interi. (d) Su rasura. (e) cardinalis nell'interi. (f) .xv. su
rasura. (g) cardinalis su rasura. (h) Su rasura. (i) titulus presbiteri
cardinalis forse su rasura ; con inchiostro diverso. (k) habet seruitorem
nell'interi, con inchiostro diverso. (1) Dopo Ypoliti segue una linea orizzon-
tale, (m) titulus presbiteri cardinalis su rasura, con diverso inchiostro.
(n) Nel testo segue ripetuto: Ecclesia Sancte Marie de Puteo Probe habet .i. sa-
cerdotem
// catalogo di Torino 433
p Ecclesia Sancti Saluatoris Tri5us Ymaginibus habet .1. sa-
cerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Monasterio est capella episcopatus [e. 8 a]
Tusculani (a); habet .vi. clericos.
Ecclesia Sancti Retri ad Vincula, titulus presbiteri cardi-
nalis, habet .viii. clericos.
Ecclesia Sancti Siluestri de Tauro non habet seruitorem.
p Ecclesia Sanctorum Quadraginta habet sacerdotem et cle-
ri cum.
p Ecclesia Sancte Marine ibidem habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Clementis, titulus presbiteri cardinalis, habet
.VI. clericos.
p Ecclesia Sancti Pastoris habet .1. Sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Stephani in Caprafice habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Jnsula habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Rota habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Arcu de Trasi habet .1. sa-
cerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Metrio habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sanctorum Adon et Sennen habet .1. sacerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Ferrarijs habet .1. sacerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie Jnter duo habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Nicolai Jnter duo habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Cambiatoribus habet sacerdotem
et clericum.
Ecclesia Sancte Marie None dyaconi cardinalis (b) habet [e. 8 b]
canonicos regulares .v.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Palarla non habet seruitorem.
Ecclesia Sanctorum Cosme et Damiani dyaconi cardinalis (e)
habet .viii. clericos.
Ecclesia Sancti Laurentij in Miranda habet .1111. (d) clericos (e).
p Ecclesia Sancti Johannis in Campo habet .1. sacerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Arcu Aureo habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia .Sancti Andree de Arcu Aureo habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Blasij de Ascesa habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Panthaleonis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sanctorum Quirici et Julicte, que est capella pa-
palis, habet .vi. clericos.
(a) Nel testo Tusculaii con un segno d'abbreviazione. (b) Nel testo
dycon con un segno d'abbreviazione; cardinalis nell'interi. (e) Nel testo
dycon con un segno d' abbreviazione ; cardinalis su rasura. (d) Su rasura.
(e) Con inchiostro diverso.
Archivio della R. Società romana di stona patria. Voi. XXXII. 28
434 ^' Falco
Ecclesia Sanati Basilij habet fratres hospitalis Sanati Johan-
nis .II. (a).
Hospitale ipsorum fratrum ibidem habet .i. seruitorem.
.M. p Ecclesia Sanate Marie in Foro habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Adriani dyaconi cardinalis habet .v. clericos.
Ecclesia Sancte Martine (b) est capella episcopi Ostiensis ;
habet .iii. (e) clericos.
Ecclesia Sanctorum Sergjj et Bacchi dyaconi cardinalis ha-
bet .III. clericos.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Ara Celi habet fratres minores
.[X]L.
.M. p Ecclesia Sancte Marie in Cannapara habet .i. sacerdotem (d).
[e. 9 A] .M. Ecclesia Sancte Marie de Jnferno non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Theodori dyaconi cardinalis (e) habet .mi. (0
canonicos.
Ecclesia Sancti Georgij ad Velum aureum dyaconi cardi-
nalis (g) habet .v. canonicos.
.M. p Monasterium Sancte Marie in Petrochia habet moniales
.XV. (h).
Hospitale Sancti Jacobi Altipassus habet fratrem .i.
Ecclesia Sancti Laurentij de Palpitarlo habet .i. sacerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie in Curte donne Micine habet sacer-
dotem (i) et clericum.
Ecclesia Sancti Martini de Monte Tito habet sacerdotem (i)
et clericum.
[.M.] Ecclesia Sancte Marie de Fouea habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Cecilie de Fouea habet .i. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Maximis habet tres (k) clericos.
p Ecclesia Sancti Laurentij de Mutijs habet .i. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Porticu dyaconi cardinalis O) habet
sex clericos.
Ecclesia Sancte Catherine habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Laurentij de Mondezarijs M habet .i. sa-
cerdotem.
.M. Ecclesia Sancte (n) Marie in Tufella habet .i. sacerdotem.
(a) Su rasura. (b) Originariamente Martini, corretto molto posteriormente
in Martine (e) Sti rasura. (d) Nel margine inferiore di questa pagina
come richiamo al secondo quaternione segue: .M. Ecclesia Sancte Marie de Jn-
ferno (e) Nel testo dyaconi per disteso; aconi cardinalis su rasura. (f) Net
testo .1111. con or sovrapposto. (g) Nel testo dyaconi per disteso; aconi cardi-
nalis su rasura. (h) Su rasura. (i) Rasura avanti a sacerdotem
(k) Rasura avanti a tres (1) Nel testo dyaconi per disteso; coni su rasura,
(m) Nel testo e invece di z (n) Nel testo Sancti
// catalogo di TorÌ7io 435
Ecclesia Sancti Nicolai in Carcere Tulliano dyaconi cardi-
nalis habet sex c[lericosJ.
Ecclesia Sancte Cecilie Montis Farfe habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Gregorij de Ponte Judeorum habet .1. sa- [e 9 b]
cerdotem.
Ecclesia Sancti Bartholomei de Jnsula habet .v. clericos.
P^cclesia Sancti Benedicti de Pisciola (a) habet sacerdotem
et clericum.
Ecclesia Sancti Laurentij de Pisciola habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Cecilie in Transtiberim, titulus presbiteri
cardinalis, habet .x. canonicos.
p Hospitale ibidem habet .1. seruitorem.
Ecclesia sancti Laurentij de Porta non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Panthaleonis non habet seruitorem.
Ecclesia Sanctorum Cyri et Johannis extra Portam non habet
seruitorem.
Ecclesia Sancti Francisci habet fratres minores .xv.
• M. Ecclesia Sancte Marie in Turre habet sacerdotem et clericum.
.M, Ecclesia Sancte Marie in Capella habet sacerdotem et cle-
ricum.
Ecclesia Sancti Andree de Clauis habet unum sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Pede pontis est capella papa-
lis et habet sacerdotem et clericum.
.M, Ecclesia Sancte Marie Secundicerei habet sacerdotem et
clericum.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Gradellis habet sacerdotem et cle-
ricum.
Ecclesia Sancti Gregorij de Gradellis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Anastasie, titulus presbiteri cardinalis, habet e. \o a
.VI. clericos.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Ludo (t») est sine tecto, nec
habet seruitorem.
P Ecclesia Sancti Cesarij de Palati© ordinis Saccitarum habet
.1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Manu habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Cosmedin dyaconi cardinalis habet
.X. clericos.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Molellis non habet serui-
torem (e).
(a) // secondo i nell'interi. (b) Segue una linea orizzontale su rasura.
(e) seruitorem riscritto con inchiostro diverso su sacerdotem, abraso.
436 G, Falco
p Ecclesia Sancti Gregorij de Grecis habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Stephani Rotundi habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Laurentij iuxta flumen non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Anastasij de Marmorata habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Marmorata habet .1. sacer-
dotem.
p Ecclesia Sancte Anne de Marmorata habet moniales .1111. (a).
p Ecclesia Sancti Nicolai de Marmorata habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Episcopio (b) est sine hostijs, nec
habet seruito[rem].
Ecclesia Sancti Geminiani non habet seruitorem (e).
Ecclesia Sancti Johannis in Orreis habet .1. sarrabaitam.
Ecclesia Sancti Jacobi in Orreis non habet seruitorem.
.M. Ecclesia Sancte Mane (d) de Auentino non habet serui-
torem (e).
[e. IO b] Monasterium Sancti Alexij habet monachos .v.
Ecclesia Sancte Sabine, titulus presbiteri cardinalis (0, ha-
bet fratres Predicatores .xxx.
Ecclesia Sancte Prisce, titulus presbiteri cardinalis (s), habet
monachos nigros tres (h).
Ecclesia Sancti Nicolai de Aquasaluia non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Blasij de Porta non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Porta non habet seruitorem,
p Hospitale Sancti Epli habet .11. (i) seruitores.
Monasterium Sancti (k) Sabbe habet abbatem et monachos
.XVI. (1).
Ecclesia Sancte Balbine, titulus presbiteri cardinalis (m), habet
fratres sancti Guillielmi .x.
Ecclesia Sanctorum Nerei et Archilei, titulus presbiteri (")
cardinalis, non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Cesarij in Turrim non habet seruitorem.
Hospitale in Turrim habet fratres ordinis Cruciferorum
.1111. (o).
Ecclesia Sancti Archangeli non habet seruitorem.
(a) Nel testo .1111. con or sovrapposto. (b) Segue una lìnea orizzontale.
(e) Con inchiostro diverso. (d) Nell'interi. (e) Nel margine destro, con
inchiostro diverso: fuit ecclesia Templariorum (f) cardinalis nell'interi,
(g) presbiteri su rasura; cardinalis nell'interi. (h) Avanti a tres rasiira; tres
con inchiostro diverso. (i) Su rasura. (k) Avanti a sancti, sancte cancel-
lato. (1) Su rasura. (m) titulus presbiteri su rasura; card'.nalis nell'interi.
(n) titulus presbiteri su rasura. (o) Su rasura.
// calalo oo di TorÌ7W 437
Ecclesia Sancii Johannis ante Porta latina habet fratres
paupertatis .xv. (a).
Monasterium Sancti Sixti habet moniales .lxx. et fratres
Predicatores .xvi.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Tempore (b) est destructa; non
habet seruitorem.
Ecclesia Sancte Lucie in Septem solijs diaconi cardinalis
habet .11. (e) clericos, sed nullus seruit.
Ecclesia Sancti Leonis habet .v. (d) clericos (e) sed nullus [e. n a]
seruit.
Monasterium Sancti Gregorij in (f) Clauos tauri habet ab-
batem et .1111. (g) monachos residentes.
Ecclesia Sancte Trinitatis non habet seruitorem.
Ecclesia Sanctorum Johannis et Pauli, titulus presbiteri (h)
cardinalis, habet .viii. canonicos.
Hospitale Sancti Thome de Formis habet fratres .1111. (i).
,M. p Ecclesia Sancte Marie in dompnica diaconi cardinalis W
habet .11. clericos.
p Ecclesia Sancti Stephani in Celiomonte, titulus presbiteri
cardinalis d), habet .1111. clericos.
p Monasterium Sancti Herasmi (m) habet moniales .xvi. (").
M. Ecclesia Sancte Marie de Cacchabellis non habet seruitorem.
Ecclesia Sanctorum Quatuor Coronatorum, titulus presbiteri
cardinalis, habet <o) monachos Saxiuiui .x. (P).
p Hospitale ipsorum ibidem habet .1. servitorem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Formis non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Sergij de Formis non habet seruitorem.
Ecclesia Sancti Antonij non habet seruitorem.
p Ecclesia Sanctorum Petri et Marcellini titulus presbiteri (q)
cardinalis, habet .1111. clericos.
p Hospitale Sancti Mathei de Merulana habet priorem et fra-
tres ordinis | Cruciferorum .viii. [e. 11 b]
Ecclesia Sancti Stephani de Scola cantoris non habet ser-
uitorem (r) et est destructa.
(a) Su tasura. (b) Segue una linea orizzontale su rasura. (e) dia-
coni cardinalis habet .11. su rasura. (d) Su rasura. (e) Nell'interi.
(f ) Richiamo al niarg. destro ove, con diverso inchiostro, è scritto : vera littera
est ad [Cliuuni] Scauri (g) Su rasura. (h) titulus presbiteri su rasura.
(i) Su rasura. (k) diaconi cardinalis su rasura. (1) titulus presbiteri car-
dinalis su rasura. (m) Originariamente Herami/ s neW interlinea, aggiunta
molto posteriormente. (n) Su rasura. (o) titulus presbiteri cardinalis habet
su rasura. (p) Su rasura. (q) titulus presbiteri su rasura. (r) habet
seruitorem nell'interi, con diverso inchiostro.
43 8 G. Falco
Ecclesia Sancti Bartholomei non habet sacerdotem.
Ecclesia Sancti Danielis (a) est destructa; non habet ser-
uitorem.
Ecclesia Sancti Laurentij de Palatio uel Sancta Sanctorum
habet .v. clericos.
(E Ecclesia Sancti Johannis in Laterano et est patriarchalis,
que habuit priorem et canonicos regulares ; nunc habet archi-
presbiterum et canonicos .xviii. et suffraganeos (b) .xvi. et acoli-
tos .II.
Ecclesia Sancti Siluestri non habet seruitores.
p Hospitale Sancti Nicolai de Hospitali habet .i. seruitorem.
Ecclesia Sancti Jacobi de Lacu non habet seruitorem.
p Hospitale Sancte Catherine extra portam habet .i. sacer-
dotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Spatularia habet sarabaitas .vi.
Ecclesia Sancte Crucis in Jerusalem, titulus presbiteri car-
dinalis, habet .mi. clericos.
p Ecclesia Sancti Barnabe de Porta habet .i. sacerdotem,
p Monasterium Sancte Viuiane habet moniales .xviii.
d Ecclesia Sancti Laurentij extra muros habet abbatem et mo-
[c. 12 a] nachos | residentes .xiiii. et est patriarchalis.
Ecclesia Sancti Viti in Campo non habet seruitorem.
p Ecclesia Sancti Juliani habet fratres Carmelitas .mi.
Monasterium Sancti Andree de Fractis habet moniales .xviii.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Fami habet .i. sacerdotem.
Monasterium Sancti Sebastiani habet abbatem et mona-
chos .X.
Ecclesia Sancti Vrbani non habet seruitorem.
Monasterium Sancti Anastasij habet abbatem et monachos
presentes .xv.
(I Ecclesia Sancti Pauli est patriarchalis ; habet abbatem et
monachos .xl. computatis qui sunt in castris.
.M. Ecclesia Sancte Marie de castro Sancti Pauli habet .i. ser-
uitorem.
Hospitale Sancti Mandati extra portam habet .ii. seruitores.
(E Jn supradicta secunda parte sunt quatuor patriarchales ec-
clesie. Jtem, tituli presbiterorum cardinalium .xviii. Jtem,
ecclesie diaconorum cardinalium .xiii. De predictis ecclesijs
[e. 12 b] presbiterorum et diaconorum cardinalium | nouem reguntur per
(a) Segue una linea orizzontale. (b) Nell'interi, con diverso inchiostro:
idest Benefitiatos
// catalogo di Torino 439
monachos et religiosos. Jtem, due capelle papales. Jtem,
loca monachorum et religiosorum ,xx. (a). Jtem, monasteria
monialium .viii. (b). Jtem, hospitalia .xiiii. (e) Jtem, sex
capelle collegiate de tribus quatuor (d) quinque et sex canonicis.
Jtem, capelle parrochiales .lxxxxii. (e) Inter quas sunt .vi. (f)
totaliter destructe et .xxx. (g) que non habent seruitores.
Summa predictarum ecclesiarum secunde partis .clxxvii. (h),
Jn ea autem parte que dicitur Sancti Thome sunt ecclesie [e. 13 a]
et monasteria infrascripta, videlicet :
(I Ecclesia Sancti Petri Maioris, que est patriarchalis et ha-
bet canonicos .xxx., benefitiatos .xxxiii. (>) et clericos chori
.XX. (i).
Ecclesia Sancti Vrsì habet monachos nigros .111. (i).
p Ecclesia Sancti Panthaleonis iuxta flumen habet .1. seruito-
rem.
Ecclesia Sancti Benedicti habet .1. seruitorem.
p Ecclesia Sancti Stephani de Piscina habet .1. seruitorem.
Monasterium Sancti Blasij de Cantusecuta habet abbatem
et monachos .111. (').
p Ecclesia 'k) Sancte Lucie iuxta flumen habet .1. seruitorem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Vallicella habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancte Cecilie de Campo habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Johannis Magina habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Furca habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Eusterij de Campo Senensi habet .1. sacer-
dotem.
p Ecclesia Sancti Andree de Azanesi O) habet .1. sacerdotem.
,M. p Ecclesia Sanctarum Marie et Catherine habet .111. clericos.
p Ecclesia Sancte Margarete habet .1. sacerdotem. [e. 13 b]
Ecclesia Sancti Laurentij in Damaso, titulus presbiteri (m)
cardinalis, habet .vini, clericos.
(n) Ecclesia Sancti Saluatoris de Prefectis habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Curte habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Thome de Yspanis habet .111. clericos.
Ecclesia Sancti Andree de Vnda habet .1. sacerdotem.
(a) Su rasura. (b) Il \ su rasura. (e) Sii rasura. (d) iuor su ra-
sura, (e) Su rasura. (f) // v su rasura. (g) Su rasura. (h) .clxx
su rasura. (i) Su rasura. (k) Nel testo Ecclesie (1) Nel testo e in-
vece di z (m) titulus presbiteri su rasura. (n) L'asta verticale di un
p incominciato.
440 G, Falco
Ecclesia Sancti Saluatoris de Vnda habet .i. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Cesarij habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Benedicti de Arenula habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Campo habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Pauli de Arenula habet .i. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Monticellis, que est capella papalis,
habet .xiiii. clericos.
Ecclesia Sancti Anastasij habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Bartholomei habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Stephani de Arenula habet .i. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Cacchabarijs habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Cacchabarijs habet sacerdotem
et clericum.
Ecclesia Sancti Patermutij habet .i. sacerdotem.
r(f_ 14 a] Ecclesia Sancti Thome habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Cecilie de Panthaleis habet ,1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie a Flumine non habet seruitorem.
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Baroncinis habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie Dompne Rose habet primicerium et
.V. canonicos.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Publico habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Benedicti de Clusura habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancte Martine de Panarella habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Barbare habet .1. sacerdotem.
.M. Ecclesia Sancte Marie de Criptapincta habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Sebastiani de Via papali habet .1. sacer-
dotem.
.M. Monasterium Sancte Marie in Julia (a) habet moniales .xl.
Ecclesia Sancti Valentini habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Mellinis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Calcarario habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancti Laurentij de Calcarario habet .1. (b) sacer-
dotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Gallia de Calcarario non habet
seruitorem.
Ecclesia Sancte Lucie de Calcarario habet sacerdotem et
clericum,
(a) Su rasura. (b) Dopo .1. uno spazio bianco. V era scritto clericum
che poi fu abraso.
// catalogo di Torino 441
Ecclesia Sancti Blasij de Olìua habet sacerdotem et clericum. [e. 14 b]
p Ecclesia Sancti Saluatoris de Julia habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Saluatoris de Sorrata habet sacerdotem et
clericum.
Ecclesia Sancti Leonardi de Albis habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Angeli in Foro piscium dyaconi cardinalis (a)
habet .viii. clericos.
p Monasterium Sancte Marie de Maxima habet moniales .xii. (b).
Ecclesia Sancti Stephani de Maxima non habet seruitorem.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Campitello habet sacerdotem et
clericum.
.M. Ecclesia Sancte Marie in Curte habet sacerdotem et clericum.
Ecclesia Sancti Johannis de Mercato habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Blasij de Mercato habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Nicolai de Funarijs habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Andree de Funarijs habet sacerdotem et
clericum. ,
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Guinizo (e) habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancti Laurentij de Bascis habet .1. sacerdotem.
.M. p Ecclesia Sancte Marie de Macello habet .1. sacerdotem.
p Ecclesia Sancti Nicolai de Macello habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Johannis de Jnsula habet .v. clericos (d) ;
in totaliter est | destructa. [e. 15 a]
Ecclesia Sancti Saluatoris de Curtis habet .v. (e) clericos.
Ecclesia Sancte Bonose habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Agathe habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Grisogoni, titulus presbiteri cardinalis (0,
habet .viii. clericos.
p Ecclesia Sancti Stephani Rapigranu habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancte Rufine habet .1. sacerdotem.
,M. Ecclesia Sancte Marie in Transtiberini, titulus presbiteri
cardinalis (g), habet .xii. canonicos.
Ecclesia Sancti Calixti habet .1111. (h) clericos.
Ecclesia Sanctorum Quadraginta habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sanctorum Cosme et Damiani est monasterium,
habet moniales .xxxvi. (0 et sunt ordinis sancte Giare ; habet
etiam fratres minores .11.
(a) aconi cardinalis su rasura. \^] Su rasura. (e) AV/ iesio e invece
di z (d) Nell'interi. (e) Su rasura. (f) Dopo titulus e sotto cardinalis
rasura. («:) .Su rasura. (h) Su rasura; prima era scritto .x. (i) ■*>"«
rasura.
442 G. Falco
p Ecclesia Sancti Johannis Micaaurea habet .i. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Angeli in Janniculo habet sacerdotem et
clericum.
p Ecclesia Sancti Petri Mentis Aurei habet fratres ordinis
Sancti Petri de Morrone .viii.
[e. 15 b] Monasterium Sancti Pancratij habet .xxxv. moniales or | [di-
nis] (ai Cistercensis.
Ecclesia Sancti Laiirentij habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Blasij habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Johannis de Porta habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Siluestri habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Leonardi habet .1. sacerdotem.
Ecclesia Sancti Jacobi de Sitignano (b) habet fratres Silue-
strinos .XX.
Jn supradicta tertia parte est vna ecclesia patriarchalis.
Jtem, tituli presbiterorum cardinalium .111. Jtem, una ecclesia
diaconi (e) cardinalis. Jtem, vna capella papalis. Jtem, loca
monachorum et religiosorum .1111. Jtem, monasteria monia-
lium .1111. Jtem, sex capelle collegiate de tribus quatuor et
quinque canonicis. Jtem, capelle parrochiales .lxviii. Jnter
[e. 16 a] est una destructa | et tres que non habent seruitores.
Summa predictarum ecclesiarum tertie partis .lxxxviii.
(I Summa omnium summarum ecclesiarum patriarchalium .v.
Summa titulorum presbiterorum cardinalium .xxvii. Summa
ecclesiarum diaconorum cardinalium .xviii. Summa omnium
locorum religiosorum et monachorum .xxviii. Summa omnium
monasteriorum monialium .xviii. Summa omnium hospita-
lium .XXV. Summa omnium capellarum papalium .xi. Summa
omnium capellarum collegiatarum de tribus quatuor quinque
et sex canonicis .xxi. Summa omnium ecclesiarum parro-
chialium de vno uel duobus clericis .cclxi., de quibus .xliiii.
non habent seruitores et .xi. sunt funditus destructe; et multe
alie in parietibus tectis hostijs et alijs rebus necessarijs ad cul-
tum diuinum defecerunt et defeciunt tota die propter malitiam
[e. 16 b] seruientium (d), prò quarum | reparatione infinitus thesaurus non
sufficeret ad reparandum ut prius fuerunt. Ecclesia Latera-
nensis non est inter predictas, nec etiam ecclesia Sancte Ma-
rie super Mineruam de cuius testudine uersus turrim Jordane-
(a) dinis omesso. (b) de Sitignano nel niarg. sinistro, con diverso inchio-
stro, (c) Nel testo diaconi per disteso. (d) Nel testo pare scritto seruuen-
tium
// catalogo di Torino 443
scam satis diibitatiir, nisi excontri qui incepti sunt perficiantiir
et possent perfici secundum dictiim magistrorum prò ducen-
tis florenis auri.
Summa omnium ecclesiarum predictarum .ccccxiiii.
Jn supradictis omnibus ecclesijs sunt clerici seculares
•DCCLXXXv (a*. Jtem, religiosi .cccxvii. Jtem, abbates .viii.
et monachi .cxxvi. Jtem, moniales .cccclxx. Jtem, hospi-
talarij seu seruitores hospitalium .lxxxxvii.
Summa omnium predictorum tam marium quam feminarum
.MDCCCIII (b).
Summa omnium reclusarum siue incarceratarum Vrbis .cclx.
Jn supradictis ecclesijs de clericis religiosis et monachis inue-
niuntur plures et pautiores residentes, secundum tempora, quam
posuerim; tamen sicut inueni, ita posui.
Jste sunt.
(a) Nel testo .vii. con C sovrapposto. (b) Nel testo .viii. con C sovrap-
posto.
Note d' epigrafia medievale
I.
Un rifacimento settecentesco
DI un' iscrizione romana del SEC. vili.
ell' atrio di S. Cecilia in Trastevere è affissa
alla parete questa epigrafe sepolcrale del
diacono Mosco, che comparisce in un concilio del
721(1) e in un frammento lapidario di un altro con-
cilio del 732, conservato nelle crypte Vaticane:
SEPVLCHRV QUI IN HANC AEDEM VENERANDA CHRISTI
MARTYRIS CAECILIAE SITUS EST IN QVO ET QVIESCIT IN PACE
MOSCHVS HVMILIS DIACONVS SCAE SEDIS APOSTOLICAE
OMNES EXPOSCENSVT PRO ME DNM EXORETIS QVATENVS
EIDEM SACRATISSIMAE VIRGINIS INTERVENTIBVS MERITIS
CVNCTORVM CONSEQVI MEREAR INDVLGENTIAM DELITORVM
CARD : QVI VIVEBAT TEMPORE GREGORII -IH ANNO DOM : DCCXXXV.
Così fedelmente la pubblicò il Galletti (2) ed il
Marini (3) la riprodusse nella sua raccolta; ma tanto
essi quanto gli altri dotti posteriori, che si occuparono
di epigrafìa romana del medio evo, quali il Sarti, il
(i) Mansi, Conciliorum collectio, XII, p. 266.
(2) Galletti, Inscriptiones Urbis infimi niedii aevi^ Roma,
1753, I, P- 305.
(3) Marini in Cod. Vatic. 9072, e. 404,
44^ A. Silva o ni
Settele ed il De Rossi, non mossero alcun dubbio
sulla sua autenticità.
Ora tale epigrafe si ritrova in un gruppo di codici
e stampe anteriori al Galletti, ma con lezione alquanto
diversa. La contiene il cod. Bruxel. del De Winghe
17872, e. 16 B, da cui il Menestrier, cod. Vat. 10545,
e. 214; il Cittadini, cod. Vat. 5253, e. 257; l'anonimo
spagnolo cod. Chig. I . V. 167, e. 209; la coUectanea
del Bosio cod. Vallicel. G. 27, e. 46 e del Grimaldi
cod. Vat. 6438, e. 50, da cui dipendono espressamente
il Doni, cod. Vat. Barber. 2756, e. 283 e Cod. Maru-
cel. A. 293,0. 64 B, e il Terribilini cod. Casanat. 2179,
e. 211; il cod. Vat. Reg. 770, e. 29. Dal Grimaldi
la riprodusse il Gorio (i) e da questi il Muratori (2),
mentre la pubblicarono, trascrivendola dal marmo ori-
ginale, il Martinelli (3), da cui la copiò il Laderchi (4)^
e per ultimo l'Alveri (5).
Tutti videro 1' iscrizione originale nel pavimento
della basilica di S. Cecilia a mano sinistra: il De
Winghe annota « caracter satis indicat antiquitatem » ;
il Grimaldi « videtur sepulchrum his verbis marmore
« incisis antiquis literis romanis sed ineptis » ; più chia-
ramente il Martinelli « est in templi sinistra parte
« ingredientibus sepulchrum Mosci cardinalis qui vi-
« vebat tempore Gregorii III anno domini 735, quod
« vix legi prae antiquitate potest ».
I primi quattro versi e 1' ultimo sono uguali in
(i) Doni, Inscriptiones antiquae editae a Frano. Gorio, Ro-
mae, 1721, CI. XX, n. 45, p. 533.
(2) Muratori, Novus thesaurus veteruni inscriptionuni, Me-
diolani, 1742, IV, p. 1914.
(3) Martinelli, Roma ex ethnica sacra, Romae, 1653, p. 85.
^ (4) JLaderchi, 6". Caeciliae fnartyris acta . . ., Romae, 1722,
I, p. 192.
(5) Alveri, Roma in ogni stato, Roma, 1723, II, p. 388.
Note (( epìgi^afia medievale 447
tutti i gruppi ad eccezione della correzione QUOD al
V. I e SITUM al V. 2 del Martinelli, e quindi del La-
derchi, di prope al v. 4 nel cod. del Cittadini, evi-
dente errore per PRO ME e di CVM . . . invece di QUA-
TENUS al medesimo verso dato dall' Alveri.
Il quinto verso nel De Winghe, nell' anonimo Chi-
giano, nel Bosio e nel Cittadini (i) è così riportato:
EIDEM SACRATISSIMAE VIRGINIS INTERVENTIONIBVS
Il Cod.Vat. Reg. 770 differisce solo nella prima pa-
rola che erroneamente si lesse finem; il solo Grimaldi
e i suoi trascrittori danno :
EIVSDEM SACRATISSIME VIRGINIS INTERVENTIONE
e da lui differisce il Martinelli nell' ultima parola,
che segna INTERVENIENTIBVS, a cui il Laderchi, per
averne qualche senso, aggiunse MERITIS.
La diversità delle varie interpretazioni nella prima
e neir ultima parola del verso deriva evidentemente
da un segno di abbreviazione che ambedue dovevano
avere nel logoro originale, e la vera lezione è senza
dubbio :
EIVSDEM SACRATISSIMAE VIRGINIS INTERVENTIONIBVS
Quindi il testo completo si può così ricostruire,
seguendo la divisione delle linee data, sempre esatta-
mente, dal De Winghe e confermata dall' anonimo Chi-
giano, dal Cittadini e dal Bosio :
^ SEPVLCHRVM QVI IN HANC AEDEM VENERANDAE CHRISTI
MARTYRIS CAECILIAE SITVS EST IN QVO ET QVIESCIT IN PACE
MOSCHVS HVMILIS DIACONVS SCÀE SEDIS APOSTOLICAE
(i) Il Cittadini ha però « sanctissimae » e « . . . ventioni-
bus » che, unite alla parola « prope » del verso antecedente,
mi fanno sospettare aver egli trascritto da una copia piuttosto
che dal marmo.
448
A. Silva ofii
OMNES EXPOSCENS VT PRO ME DNM EXORETIS QVATENVS
EIVSDEM SACRATISSIMAE VIRGINIS INTERVENTIONIBVS
CVNCTORVM CONSEQVI MEREAR INDULGENTIAM DELICTORVM.
Questo testo concorda per la maggior parte nelle
varie abbreviature, nella divisione dei versi, negli
errori grammaticali del i*^ e 2° rigo, coli' epigrafe esi-
stente nel portico, da cui differisce solo nelle ultime
due parole del 5" e per la mancanza del verso :
CARD : QVI VIVEBAT TEMPORE GREGORII • III ANNO DOM : DCCXXXV.
Il Galletti ed il Marini si accorsero della strana
nota cronologica finale e quegli osservò: « additum
« deinde fuit » ; questi: « grandis tabula bonis litteris
« sed postrema linea addita recentiori manu » . Ma un
semplice sguardo sulla fotografia di una parte del-
l'iscrizione stessa mostra chiaramente come il carat-
tere dell' ultimo rigo non sia una imitazione dei sei
precedenti, ma una stessa mano abbia inciso contem-
poraneamente r intera iscrizione, che è quindi tutta
« recentiori manu ».
W(Ì:WW.f
E si spiega facilmente : in occasione di qualche
restauro al pavimento di S. Cecilia la vecchia iscri-
zione, quasi indecifrabile per il consumo, come osser-
vava il Martinelli nel 1653, venne tolta dal pavimento
Note (£ epigrafia medievale 449
e poi perduta, sostituendola con una copia, che fu
posta nel portico. La copia fu eseguita abbastanza
fedelmente nella parte leggibile dell' epigrafe, sup-
plendo al resto colla lezione del Martinelli (i) e aggiun-
gendo per di più, come ultima linea e colle medesime
parole, la nota del Martinelli stesso riguardo alla per-"
sona di Mosco.
Si può anche determinare approssimativamente il
tempo in cui fu eseguita la copia. L' ultimo che la
lesse nella lezione originale è l' Al veri nel 1722 e,
senza tener conto del Gorio e del Muratori, che la
riprodussero da schede anteriori, il Galletti fu il primo
a presentarla nella nuova forma il 1760: fra questo
intervallo di tempo il card. Acquavi va fece nel 1725
restauri al pavimento ed al tetto della basilica (2),
quindi intorno a tale anno va posto il rifacimento
dell' antica iscrizione.
II
Sull' autenticità dell' epitafio
DI Benedetto VII.
L' epigrafe sepolcrale di Benedetto VII, collocata
a destra dell' ingresso principale nella basiUca di
S. Croce in Gerusalemme, è una delle più importanti
e meglio conservate iscrizioni medievali :
ì^ HOC BENKDICTl PFQVIESCVNT MEMBRA SEPVLCHRO
SEPTIMVS EXISTENS ORDINE QVIPPE PATRVM
HIC PRIMVS REPPVLIT FRANCONIS SPVRCA SVPERBI
(i) Il Laderchi toglie interamente dal Martinelli l'epigrafe,
preceduta anche dalla sua nota; quindi prova di non aver forse
o veduta o potuto leggere la iscrizione.
(2) Piazza, Roma sacra, p. 50; Nibby, Roma e dintorìii, I,.
159; Armellini, Chiese di Roma, p. 320.
Archivio della R. Società romana di storia pallia. Voi. XXXII. 29
45 o ^' Silvagni
CVLMINA QVI INVASIT SEDIS APOSTOLICAE
•QVI DOMINVMQVAE SVVM CAPTVM IN CASTRO HABEBAT
CARCERIS INTEREA VINCLIS CONSTRICTVS IN IMO
STRANGVILATVS VBI EXVERAT HOMINEM
CVMQVE PATER MVLTVM CERTARET DOGMATE SCO
EXPVLIT A SEDE INIQVVS NAMQVE INVASOR
HIC QVOQVE PREDONES SCORVM FALCE SVBEGIT
ROMANE ECCLESIE IVDICIISQVAE PATRVM
GAVDET AMANS PASTOR AGMINA CVNCTA SIMVL
HICCAE MONASTERIVM STATVIT MONACOSQ • LOCAVIT
QVI LAVDES DNO NOCTE DIEQVAE CANANT
CONFOVENS VIDVAS • NEGNON ET INOPESQ • PVPILLOS
VT NATOS PROPRIOS ASSIDVE REFOVENS
INSPECTOR TVMVLI • COMPVNCTO DIGITO CORDE
CV XPO REGNES OBENEDICTE DO^: D X M IVLI INAPLASEDE RE-
SIDENSVIIII ANN OBIIT AD XPM INDIC XII
La riprodussero nelle loro opere (i) lo Schrader, il
Baronìo, e da lui il Ciacconio, il Galletti, il Besozzi, il
Watterich, poi Sarti e Settele, il Ferrucci e quindi il Ma-
rucchi, il Duchesne, l'Armellini. La prima silloge ms.
che la riporti è quella di Pietro Sabino (2), offerta nel
1494 a Carlo Vili, e molti codici posteriori la riprodu-
cono o ricopiandola dal Baronio, come i due codici del
Doni, Vat. Barb. lat. 2756, e. 323 e Marucel. A. 263,
(i) ScHRADER, Monumentorum Italiae, Helmaestadii, 1592,
a e. 1273; Bkroì^ìio, Annales ecclesiastici, Romae, 1592, X, 853
ad an. 984; Chacon, Vitae et res gestae pontificmn romanorunt,
Romae, 1677, I, 975; Besozzi, La storia della basilica di Santa
Croce di Gerusalemme, Roma, 1750, p. 51 ; Galletti, Inscriptio-
nes romanae infimi aevi Romae extantes, Roma, 1760, 1, p. XXXII,
n. 41 ; Watterich, Pontificum romanorum vitae etc, Lipsiae,
1862, I, p. 86-7; Sarti et Settele, Ad Phil. Laur. Dionysii
opus de Vaticanis cryptis Appendix, Romae, 1840, p. 140 ; Fer-
rucci, Investigazioni storico-critiche su la persona e il pontifi-
cato di Bonifazio VII figliuolo di Ferruccio Romano, Lugo, 1856,
p. 39; Marucchi, Silloge di alcune iscrizioni relative alla sto-
ria di Roma dal sec. V al XV in Studi in Italia, an. IV, 1881,
voli. I e II ; Duchesne, Liber Pontificalis, Paris, 1892, II, 258,
nota 15; Armellini, Le Chiese di Roma, Roma, 1892, p. 291.
(2) De Rossi, Inscriptiones Urbis Romae, II, p. 485. Sa-
bino dà però solo il primo verso.
Note ({ epigrafia medievale 45 i
e. 124 e quello del Terribilini cod. Casanat. 2189, e. 205,
o trascrìvendola direttamente dal marmo come il DeWin-
ghe cod. Bruxel. 17872, e. 23, da cui il Menestrier
cod. Vat. lat. 10545, e. 221 B, il cod. Chig. I. V. 167,
e. 459 B, il Vallic. G. 28, e. 32, il Valesio Arch. Capit.
cred. XIV, t. 40, p. 108 B.
L' epigrafe rozza graficamente, lo è anche più dal
lato letterario ; essa è una continua offesa alla gram-
matica, alla prosodia ed alla metrica, tanto che è inu-
tile supporre, come vuole il Baronie, che le manchino
due versi dopo il 5^ e 11°; è un vero centone (i)
di altri epitafi papali e precisamente di quello di Ste-
fano VI :
HOC STEPHANI PAPE CLAVDVNTVR MEMBRA SACELLO
SEXTVS DICTVS ERAT ORDINE QVIPPE PATRVM
HIC PRIMVM REPPVLIT FORMOSI SPVRCA SVPERBI
CVLMINA QVI INVASIT SEDIS APOSTOLICE
CVMQVE PATER MVLTVM CERTARET DOGMATE SANCTO
CAPTVS ET A SEDE PVLSVS IN IMA FVIT
CARCERIS INTEREA VINCI CONSTRICTVS IN IMO
STRANGVIT LATVS VERBI EXVERAT HOMINEM
di Sergio III:
HIC INVASORES SANCTORVM FALCE SVBEGIT
ROMANE ECCLESIE IVDICIISQVE PATRVM
di Benedetto IV:
DESPECTAS VIDVAS NEC NON INOPESQVE PVPILLOS
VT NATOS PROPRIOS ASSIDVE REFOVENS
INSPECTOR TVMVLI CONPVNCTO DIGITO CORDE
CVM CHRISTO REGNES O BENEDICTE DEO
di Leone IV:
COENOBIVM SACRVM STATVIT MONACOSQVE LOCAVIT
QVI DOMINO ASSIDVAS VALEANT PERSOLVERE LAVDES
La sua grande importanza consiste soprattutto
nell'accenno ai tristi avvenimenti di Roma di questo
(i) De Rossi, op. cit. p. 215; SchOffer-Boichorst in
Mittheil. d. Insta, f. óster. Geschichtsforsch., a. 1886, s. 230.
45 2 A. Silvagni
periodo del sec. X, i quali si possono così riassumere,
in base alla cronologia dell' laffè e dietro la guida
di Duchesne (i) e di Uhlirz (2).
Verso il giugno del 974 Crescenzo di Teodora, a
capo dei romani, rinchiuse in Castel S. Angelo Bene-
detto VI, innalzato al pontificato dal partito imperiale
fin dallo scorcio dell'anno 972 e gli dette per suc-
cessore Francone, che prese il nome di Bonifacio VII.
Questi fece strangolare il pontefice prigioniero per
non renderlo al messo imperiale Sicco, ma, preso a
sua volta, fu deposto in un concilio dove venne eletto
papa Benedetto VII, consacrato tra 1' 8 e il 20 otto-
bre 974. Benedetto, dopo aver vissuto sul trono apo-
stolico nove anni, venne a morte nell' ottobre del 983
ed Ottone II, che tornando dalla dièta di Verona aveva
fatto eleggere Giovanni XIV, morì poco dopo il 9
decembre 983 in Roma. Bonifacio VII, il quale si era
ricoverato in volontario esilio a Costantinopoli, ritornò
a Roma nei primi mesi dell' anno successivo ed oc-
cupò di nuovo la cattedra pontificia imprigionando
Giovanni XIV in Castel S. Angelo, dove lo lasciò
morir di fame e di veleno, e secondo alcune crona-
che dopo averlo accecato, il 20 agosto del medesimo
anno 984, come mostra il suo epitafio conservato nella
silloge di Pietro Mallio (3).
Ora r iscrizione, come notò il Baronio e tutti gli
altri editori dopo di luì, nella sua datazione finale
(i) Duchesne, Les premier s temps de l' Ètat pontificai,.
Paris, 1898, p. 170 e sgg.
(2) Uhlirz, Jahrbucher des deutschen Reiches unter Odo
II u. Odo III, Leipzig, I, s. 73-83.
(3) De Rossi, Inscript. Urbis Romae, II, p. 450- È da os-
servare se non sia piuttosto da chiamarsi « Mallone » : cf. Schia-
PARELLi in Arch. della R. Società romana di Storia patria^
voi. XXV, p. 314-7.
Note cC epigrafia medievale ' 453
viene a stabilire la morte di Benedetto VII al io lu-
glio dell'indizione xii, quindi del 984. Il Baronio dette
più valore a questa epigrafe che a qualsiasi altro do-
cumento e riportò a quel tempo la morte del papa,
non esitando a dichiarar errato di un' unità 1' anno e
r indizione di una bolla epigrafica, ancora esistente
nella basilica dei Ss. Cosma e Damiano, cosi datata:
TEMP • DOM • lOÌTl XUII PP
MENSE FÈB • DIE • XXII • INDIO • XII • ANNO DMCE INCARNATI
ONIS: DCCCCLXXXIIII .
Il giudizio del Baronio fu accettato da tutti gli
eruditi posteriori, finché il Muratori nei suoi Annali,
all' an. 984, provò che la morte di Benedetto VII an-
dava rimandata al 983 e, biasimando i cambiamenti
che il Baronio pretendeva portare alla esatta epigrafe
de' Ss. Cosma e Damiano, si mostrò molto dubbioso
suir autenticità dell' epitafio di Benedetto, concludendo
che esso « doveva essere stato composto da monaci
« riconoscenti la fondazione del loro monastero da esso
« papa molti anni dappoi, e perciò fallace in assegnar
« l'anno preciso della morte ».
appoggiandosi al Muratori, sostenne la falsità del-
l' epigrafe il Ferrucci, non certo disinteressatamente,
nel suo tentativo di riabilitazione di Bonifacio VII (i),
seguito ciecamente dal Moroni (2). Il Lòwenfeld (3),
nelle sue aggiunte ai Regesta dell' lafFè, scrisse :
« Cave in historia Benedicti conscribenda adhibeas
« epitaphium (eius) eternim — quod vix credi po-
« test — ineptissime conflatum id esse ex tribus epi-
« taphiis Stephani VI, Benedicti IV, Sergii III atque
« ex inscriptione Leonis VI demonstraverunt Sarti et
« Settele uberiusque SchòfFer-Boichorst ».
(i) Ferrucci, op. cit., p. 22.
(2) MoRONi, Dizion. Eccles., LV, 240.
(3) Iaffè, Regesta Poìitificuvi, II, 450.
454 ^' Silvagni
Veramente quest'accusa generica di falsità, perché
r epigrafe è un vero centone, non è molto convincente
e cade da sé ; ma la riprese specificandola il dott. Co-
lasanti (i), che, ultimo ad impugnarne 1' autenticità, alla
ragione storica del Muratori, a quella letteraria del
Lówenfeld aggiunse un' altra di ordine paleografico.
L' iscrizione è troppo importante, anche per la scar-
sezza di epigrafi esistenti del sec. X, perché la dob-
biamo lasciare sotto il peso di tali accuse, che meri-
tano quindi di essere ben esaminate.
Dopo un' elegante disquisizione sulle imitazioni
nelle epigrafi medievali, il Colasanti conclude che mai
r imitazione si è spinta sino al punto di copiare
il contenuto storico di un'altra iscrizione come av-
venne in quella di Benedetto VII rispetto all' altra di
Stefano VI, quindi essa è sospetta. La distinzione è
speciosa e, per essere accettata, dovrebbe avere la
prova di casi simili a quello del pontificato di Bene-
detto VI e non esser basata esclusivamente sull'esem-
pio condannato. Piuttosto, considerando il basso livello
della cultura del sec. X in Roma, non deve far me-
raviglia come il rozzo epitafista di Benedetto VII, che
voleva vituperare la crudeltà di Francone, trovando
il modello nell'epigrafe con cui Sergio III aveva esal-
tato la punizione inflitta da Stefano VI a papa For-
moso, la saccheggiasse senza scrupolo. Eppoi va te-
nuto ben presente che gli elogi pontifici hanno carat-
teri particolari tra le iscrizioni medievali romane e
formano gruppi speciali nel corso di tempo fra il vi
e il X sec. in cui si ripetono come certi formulari.
Ad ogni modo la ragione stilistica, addotta contro
r autenticità dell' epitafio, varrebbe non solo pel X
(i) Colasanti, L' epitaffio di Benedetto VII \n Scritti varii
di Filologia offerti al Prof. Monaci, Roma, 1901, p. 231 e in
Nuovo Bullettino di Archeol. cristiana, 1902, p. 40,
Note ({epigrafia medievale 455
ma anche pel xii sec, a cui il Colasanti tende a ri-
portarla, e a fortiori invero, giacché una siffatta roz-
zezza letteraria sarebbe un vero anacronismo in tal
secolo. Del resto anche la grafia ci riporta verso il
basso medio evo: infatti dell'enclitica -que e -ce con
dittongo finale lo Schuchardt (i) non dà esempi po-
steriori al sec. VII od vili.
Né più conclusiva è la ragione paleografica, anzi
essa riesce all' effetto opposto di dare, cioè, una prova
dell' autenticità dell' epigrafe. Le poche iscrizioni da-
tate, che rimangono ancora, del sec. X si raggrup-
pano nel breve spazio di tempo fra il 963 e il 999 e
tre se ne hanno pel 984: quella della bolla di Giovanni
XIV sulla « Fraternitas » in Ss. Cosma e Damiano ; un
frammento della medesima in Ss. Giovanni e Paolo
e r epitafio mutilo di Crescenzo a S. Alessio. Fra
tutti questi vi è una piena corrispondenza paleogra-
fica (2). Infatti quasi in tutte apparisce la forma di A
con un tratto orizzontale in alto invece della punta ;
il B presenta un esagerato ampliamento della curva
inferiore ; la E le aste orizzontali molto allungate e
r F il tratto inferiore spostato in basso ; 1' M ha le
aste esterne inclinate e 1' N la trasversale innestata
non all' estremità della seconda verticale, ma spesso
ad un punto più elevato ; 1' R apparisce con 1' oc-
chio ingrandito e la coda rigida; 1' S con la curva
superiore più sviluppata della inferiore e con incli-
nazione diversa dalle altre lettere ; il T ha la orizzon-
tale molto sviluppata al pari dell' H nell' epigrafe di
Benedetto VII come in quella di Landolfo in S. Lo-
(i) Schuchardt, Der Vokalismus des ViUs:àrlateins, I,
s. 458-60.
(2) Ciò meglio apparirà dalle tavole fotografiche delle iscri-
zioni papali che, per consenso del prof. Monaci, compariranno
presto w^W Archivio Paleografico italiano.
456 A. Silva Olii
renzo fuori le mura ; il G presenta una certa varietà
di forme. In queste iscrizioni e' è quell' uniformità dì
spessore in tutte le parti delle lèttere, che dà quel-
r impressione di pesantezza, caratteristica all' epigrafìa
dì tale perìodo, mentre nel sec. xi e xii la capitale
diventa meno inelegante, più snella ed ombreggiata,
accoglie forme goticheggianti, e sovrabbondano nessi
ed abbreviature, che nel sec. X sono abbastanza rare.
La vera ed unica difficoltà rimane quindi quella
storica addotta dal Muratori, ma non mi pare così se-
ria da essere addirittura inoppugnabile.
Non è inutile prima di tutto notare come la roz-
zezza della composizione e della grafìa abbia un de-
gno riscontro nella trascuratezza del lapicida: esso,
giunto all' ultimo rigo e cominciata la prima lettera
nella giusta proporzione delle altre, si accorse che vi
era qualche cosa da aggiungere all' ultimo pentametro
cioè la datazione e, con abbreviature e nessi non or-
dinari, tutto restrinse nella sola linea, che lasciava
libera il marmo : ciò toglie anche il dubbio che l' ul-
tima riga sia un' aggiunta posteriore.
Ora osservando come nella datazione delle epigrafi
papali la « depositio » accompagni la nota della durata
del pontificato, normalmente dal sec. vi all' vili e
non manchi nella maggior varietà del sec. IX e X,
r ultimo rigo potrebbe leggersi :
DEPOSITVS JTMENSIS IVLII IN APOSTOLICA SEDE RESIDENS Villi
ANNOS OBIIT AD XPM INDICTIONE XII
La incompleta datazione della morte sì potrebbe
allora spiegare colla ristrettezza dello spazio e sì a-
vrebbe da intendere che Benedetto VII, morto nell' in-
dizione XII, neir ottobre del 983 stabilito dall' lafFè,
fu deposto nel suo stabile sepolcro in S. Croce in
Gerusalemme solo il io luglio dell' anno successivo.
Note ({ epigrafia medievale 457
Ma la spiegazione è molto stiracchiata anche perché
non si può ammettere una deposizione solenne sotto
il pontificato di Bonifazio VII, così duramente vitu-
perato nello stesso epitafio, e preferisco non darle al-
cun peso.
Invece io credo (i) che il io luglio sia il giorno
della morte di papa Benedetto VII piuttosto che
r ottobre assegnato dall' lafFè ; e se non si vuole rico-
noscervi r uso dell' indizione romana, uso raro ma
non unico (2), credo che il vero errore nell'epigrafe sia
quello che a tutti è sembrata 1' unica nota esatta,
r indizione Xll. Essa è inconciliabile col io luglio,
ma se uno sbaglio esiste è più naturale ammetterlo
in una cifra che in una parola: il lapicida che inci-
deva r epigrafe del papa morto, supponiamo nel luglio,
poche diecine di giorni dopo si trovava già nell' in-
dizione XII e, ingannato dall' uso abituale suo o del-
l' epitaffista, segnò senz' altro il xii : è la più piccola
colpa che, insieme alla contorsione della data, si possa
fare al rozzo artista. Ma anche senza questa spiega-
zione, errori di indizioni sono così frequenti nelle
carte e nelle epigrafi che posso risparmiarmi la facile
erudizione di citarne degli esempi.
Ho detto che ritengo doversi al luglio piuttosto
che air ottobre assegnare la morte di Benedetto VII
e ne espongo le ragioni. Quello che l' laffè (3) ha in-
(i) DuCHESNE, Les premiers temps de l' État pontificai,
op. cit., p. 180, ammette per verità la data del io luglio come
giorno della morte di Benedetto VII però senza alcuna discus-
sione. Non saprei spiegare per qual ragione il prof. Romano,
Le dominazioni barbariche in Italia, Milano, 1909, p. 725, nìetta
alla fine dell'agosto 983 la morte del pontefice stesso.
(2) Caruso, L' uso dell' indizione nelle carte romane in Scritti
vari di filologia cit., p. 204.
(3) Iaffè, Regesta pontificuìn, I, 520.
458 A. Silvagn i
discutibilmente fissato è la data della consacrazione
fra il 2 e il 28 ottobre 974 in base all' anno del pon-
tificato che segnano due bolle, una del 2 ottobre 982
e l'altra del 28 ottobre 976; ma la morte del papa
è da lui riportata all' ottobre del 983 unicamente per-
ché in tal mese compiono i nove anni di pontificato.
Si deve però ammettere che sian proprio nove esat-
tamente? Il catalogo (i) di Amalrico Augerio gli as-
segna la durata di 9 anni e 6 mesi, secondo un co-
dice, di 8 anni, secondo un altro ; il catalogo Vaticano
di 9 anni, quello di Ekkardo di 9 anni e 6 giorni :
ora tale oscillazione permette di interpretare lo spa-
zio di 9 anni con una certa larghezza e benché 1' epi-
grafe si accordi col catalogo Vaticano in questo nu-
mero è da osservare che lo spazio ristretto, rimasto
alla datazione, avrebbe impedito di segnare i due o
tre mesi di meno. lafFè ha stabilito la cronologia uni-
camente in base agli atti pontifici, giacché per la sto-
ria di Roma in tal secolo le magre notizie di varie
cronache, per la maggior parte germaniche, non danno
una data e i cataloghi papali la danno molto incerta;
ma un prezioso aiuto ci può venire anche dai regesti
di varie chiese e monasteri di Roma e della provincia
romana. Infatti lo spoglio di essi mi dà un certo numero
di carte per il 983, quasi tutte per disgrazia limitate
dal gennaio al giugno: però la carta del 9 luglio
de' Ss. Cosma e Damiano in Mica aurea (2) indica
vivente Benedetto VII ; essa è dunque per ora 1' ul-
timo documento conosciuto di tale pontefice e non
smentisce la data dell' epigrafe, come un' altra carta
(i) Muratori, Rerum italicaruin scriptores, III, parte II, 334
e sgg.
(2) Fedele, Regesto del monastero dei Ss. Cosmea e Da-
miano in Mica aurea in Archivio della Società romana di Storia
patria^ voi. XXI, p. 510.
Note ({epigrafia medievale 459
di S. Maria in Via Lata (i) del 7 settembre 983 indica
forse vacante la sede papale, giacché, contro 1' uso
comune, segna solo le note cronologiche dell' impera-
tore Ottone II.
Le carte di S. Apollinare Nuovo (2) di Ravenna
parrebbero contraddire pienamente alla mia tesi, poi-
ché una del 16 luglio e un'altra del 6 agosto 983
hanno la data dell' XI anno del pontificato di Bene-
detto. Ma qual conto si può criticamente fare di esse
se in Ravenna passò ignorata 1' uccisione di Bene-
detto VI, r elezione di Benedetto VII, in modo che
dell' uno e dell' altro si fece un unico pontificato (3),
e se le notizie di Roma giungevano così in ritardo
che una carta del gennaio 984 dava vivente Bene-
detto nel suo XII anno di papato, come un'altra ante-
riore dell' II maggio 973 segnava ancora pontificante
Giovanni XII, che da quasi un anno riposava in San
Paolo fuori delle mura?
Concludendo, mi pare che, fino a prova contraria,
anche dalla critica più severa si debba ritenere come
autentica 1' epigrafe di Benedetto VII che non è con-
traddetta nella datazione da documenti certi e che,
per i suoi caratteri paleografici, stilistici e grafici, sa-
rebbe una vera falsificazione fuori del sec. X. So poi,
da ultimo, si potesse provare con sicurezza, come pro-
pose il Duchesne (4) e sembra accettare il Kehr (5), che
l'iscrizione accenni alla fondazione del monastero di
(i) Hartmann, Tabularium S. Mariae in Fia Lata, Lipsiae,
1898, p. 14.
(2) Federici, Regesto di S. Apollinare Nuovo, Roma, 1908,
p. 24, 26.
(3) Federici, op, cit, p. 16 nota: cf. Muratori, Annali^
anno 978.
(4) Duchesne, Liber Pontificalis , II, 210 n. 12.
(5) Kehr, Regesta Pontificum, I, pp. 37 e 116.
460 A. Silva 0711
S. Alessio sull'Aventino piuttosto che a quella di
S. Croce in Gerusalemme, perderebbe ogni valore l' ipo-
tesi proposta dal Muratori per giustificarne la falsifi-
cazione, giacché vari documenti esistevano, fra cui
l'epigrafe di Sergio metropolita del 981, i quali ricor-
davano r opera avuta da papa Benedetto VII nell' eri-
gere il monastero di S. Alessio senza che si dovesse
sentire il bisogno di falsificare il nostro epitafio. Ma
nessuna prova sicura ci autorizza a sostenere tale inter-
pretazione, poiché la frase dell' epigrafe
HICCAE MONASTERIUM SVATUIT MONACOCSQUE LOCAVIT
è un accenno troppo vago, e d' altra parte la completa
oscurità delle origini del monastero di S. Croce in
Gerusalemme, già decaduto (i) nel 1049, ^^^ esclude
che esso sia stato fondato proprio da BenedettoVII.
III.
Osservazioni su due epigrafi del sec. x.
Di due persone che ebbero tanta parte nei tristi
avvenimenti, a cui accenna V epigrafe di Benedetto
VII, r epigrafia romana conserva memoria, cioè di
Crescenzo di Teodora e di Bonifacio VII.
Esiste ancora frammentaria nel chiostro di S. Ales-
sio sull'Aventino l' iscrizione sepolcrale di Crescenzo,
che il Baronio (2) vide intera, e trascrivo secondo la
sua lezione soltanto la parte perduta, la sola necessaria
per la mia notizia :
HIC OMNIS QUICUM^UE LEGIS COGITARE MEMENTO
UT TANDEM SCELERUM VENIAM MEREATUR HABERE
ET OBIIT DIE VII MENS. lUL. ANN. DNICE INCARN.
DCCCCLXXXIIIl C • R • M • lAM ANTE ANNOS DUODECIM.
(i) Gattula, Historia abbatiae Cassinensis, Venetiis, 1733,
p. 252 ; cf. Iaffè, op. cit., I, n. 4165.
(2) Baronio, Annales ecclesiastici cit. ad ann, 984.
Note d' epigrafia medievale 46 1
Ora il Nerini (i) spiegò le sigle del verso finale
« cum regula monacorum » e si appoggiò su tale
interpretazione per sostenere che non era da identifi-
carsi col tristamente famoso Crescenzo di Teodora il
Crescenzo dell' epitafio, dal momento che questi essen-
dosi fatto monaco dodici anni avanti la sua morte,
cioè nel 972, non poteva aver preso parte all' impri-
gionamento di Benedetto VI, accaduto il 974. Gli eru-
diti, fra cui per ultimo il Duchesne (2), non hanno se-
guito il Nerini, ma non hanno saputo dare una spie-
gazione dell' ultima strana frase. Io sono in grado di
togliere ogni incertezza su ciò : infatti tutti i codici
più autorevoli, quali il De Winghe cod. Bruxel. 17872,
e. 17 B e quindi il cod. Menestrier Vat. 10545, e. 49,
il Cittadini Vat. 5253, e. 125, da cui il Marini Vat. 9072,
e. 232, r anonimo spagnolo cod. Chig. I . V. 167,
e. 393, il Valesio, Arch. Capitol. cred. XIV, t, 40,
e. 497 B danno concordemente questa lezione delle
ultime due righe :
ET OBIIT D • VII MEN • rvTJ: ANN : DIVINE IN
CÀR • DCCCCLXX xml • C "R • M
Tolta quindi la frase finale : « iam ante annos
« duodecim » , arbitrariamente aggiunta dal Baronio, le
tre sigle sono certo un semplice saluto, comune nelle
epigrafi di S. Alessio (3) e in altre di quel tempo, per
esempio un « cuius requiescant membra » od altra
simile.
Di Bonifazio VII, dichiarato poi antipapa, nessun
monumento epigrafico si conosceva fino ad ora, ma
il calco dell' iscrizione dei Ss. Cosma e Damiano che,
(i) Nerini, De coenobio Ss. Alexii et Bonifani, Romae, 1752,
p. 56.
(2) Duchesne, Liber Pontificalis , II, p. 220, nota 15.
(3) Nerini, op. cit., p. 56, 67.
462
A, Silvagni
come ho detto poco sopra, contiene una bolla della
« Fraternitas » ed è così datata:
MENSE FEB • DIE • XXII
ONIS: DCCCCLXXXIIII •
INDIC
TEMP DOM ^lOHI XIIII PP
XII • ANNO ONICE INCARNATI
ha messo in luce il nome scarpellato di Bonifacio che
facilmente si legge, come appare nella riproduzione
fotografica.
^M e 'IH CAI
Cancellato il suo nome vi si scolpi : lOHl xiiii,
abbreviato irregolarmente per approfittare delle let-
tere uguali nei due nomi o di simile asteggiatura,
di cui rimaneva traccia nella sottile lastra marmorea,
lasciando così vuoto lo spazio rimanente. È un caso
unico nella epigrafìa romana del medio evo, che fa
riscontro a quelli numerosi di « damnatio memoriae »
neir epigrafia classica.
Né deve far meraviglia che, vivente Giovanni XIV,
nel febbraio cioè del Q84, Bonifacio VII segnasse nei
documenti il suo nome giacché, come provano una
serie di carte di Subiaco (i) e di S. Maria in Via
Lata (2) dal maggio 984 al giugno 985, datate col
X, XI e XII anno del suo pontificato, non ricono-
(i) Allodi e Levi, // Regesto Sublacense, Roma, 1885,
pp. 124, 189, 199 e 244; Federici, / Monasteri di Subiaco, Roma,
1904, voi. II, p. 42, nn. 124-127.
(2) Hartmann, op. cit., p. 17.
Note cC epigrafia medievale 463
scendo legale la deposizione sua, fatta dal concilio
romano del 974, doveva considerare come un secondo
usurpatore X infelice pontefice, che languiva nelle pri-
gioni di Castel S. Angelo.
L'iscrizione dei Ss. Cosma e Damiano può per
di più avere una certa importanza nella cronologia
storica del tempo, giacché sposta 1' usurpazione di
Bonifazio VII dal maggio, a cui l'assegna l' laffè (i),
al febbraio del medesimo anno.
A. SlLVAGNI.
(i) Iaffè, op. cit., I, p. 420.
**——»—*
VARIETÀ
SUL COMMERCIO DELLE ANTICHITÀ
IN ROMA NEL XII SECOLO
Il 24 maggio del 1886, nel gigantesco sterramento
per le fondazioni del palazzo della Banca d' Italia nella
via Nazionale fu fatta un'insigne scoperta. Addossata
alla parete di fondo di un stanza che apparteneva ad
un'antica « domus » patrizia, forse di Giulio Frugi,
forse di Poblicio Nicerote (i), apparve un simulacro
del famoso bitino, favorito di Adriano, che, dopo la
morte misteriosa nelle acque del Nilo, era stato dal-
l'imperatore inalzato agli onori divini. Rodolfo Lan-
ciani che si trovò presente alla scoperta, ci ha descritto
le singolari circostanze di questo ritrovamento (2). La
statua del giovine iddio dal volto pieno di pensosa ma-
linconia, posava su di un plinto, non sul piano antico
della stanza, ma sopra uno strato di rottami alto un
metro e settantacinque centimetri. E fu facile l'argo-
mentare che la statua fosse portata colà in pieno me-
(i) Cf. Bullettino d. Commissione archeologica comunale di
Roma, 1887, p. 18, n. 1704.
(2) R. Lanciani, Delle scoperte avvenute nei disterri pel pa-
lazzo della Banca Nazionale in Bull. d. com. arch. com. d. Roma,
1886, pp. 184 sgg. Cf. anche C. L. Visconti, Trovamenti di og-
getti d'arte e di antichità figurata^ ibid., pp. 208 sgg.; R. Lan-
ciani, Pagan and Christian Rome, Boston, 1893, pp. 240 sgg.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 30
466 P. Fedele
dio evo: onde, come ben notava il Lanciani, « abbiamo
« qui un esempio piuttosto unico che raro di un antico
« simulacro apprezzato e curato da gente che delle sta-
« tue soleva generalmente far calce, o qualsiasi altra
« opera vile » (i).
Ma r Antinoo della via Nazionale non è il solo
esempio che ci dimostri come non sempre nel medio
evo le antiche sculture fossero destinate alle calcare.
Il Winkelmann (2) descrive una statua del palazzo
Verospi di mediocre fattura, rappresentante Esculapio,
sul plinto della quale erano incise le lettere AsSALE-
CTUS che a torto il Winkelmann suppose indicassero
il nome dell' artefice. Evidentemente, come fu già os-
servato dal Marucchi e dal Lanciani, quelle lettere
spettano al nome di uno dei Vassalletti, marmorari
romani che fiorirono nella seconda metà del secolo
duodecimo. La statua di Esculapio fu, senza alcun dub-
bio, nella bottega di uno dei Vassalletti, come 1' An-
tinoo della Banca d' Italia fu nello studio di qualche
altro artefice medioevale. Ed il Lanciani (3) ricorda
anche una cattedra balneare marmorea, posta a destra
dell'ingresso di S. Stefano Rotondo: è la cattedra
(i) Che la statua fosse portata colà in epoca assai tarda, si
argomentò anche dal fatto che essa era anticamente coperta di
incrostazioni calcari dalle quali gli scopritori medioevali sembra
che abbiano cercato di raschiarla, restituendole il pulimento.
Quindi per lunghissimi anni la statua dovè stare sommersa in
acque sature di carbonato. Secondo un'acuta ipotesi del Lan-
ciani (ibid., p. 191) essa proveniva dalla tenuta delle Vittorie,
quarto detto Valle Valente, all' ottavo miglio della via No-
mentana.
(2) G. Winkelmann, Storia delle arti del disegno presso
gli antichi^ trad. di C. Fea, Roma, 1783, II, 144.
(3) R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie in-
torno le collezioni romane di antichità^ voi. 1°, Roma, 1902,,
P- 13-
Varietà 467
sulla quale, secondo la tradizione, Gregorio Magno
avrebbe pronunziato taluna delle sue famose omelie.
Ora nel suppedaneo della cattedra è inciso il nome di
un MAGister lOHannes, un maestro marmorario che
dovette probabilmente possederla e restaurarla. Del
resto le notizie raccolte, in così ricca copia, dal Lan-
ciani (i) ci dimostrano come ben presto Roma diven-
tasse il centro di un attivo comniercio di esportazione
di marmi. Non soltanto per i pavimenti, per gli am-
boni, i cibori, i mausolei delle chiese di Roma, incro-
stati di porfido e di serpentino, si ricorreva alle mi-
niere inesauribili degli antichi monumenti; ma anche
per luoghi lontanissimi, come Montecassino, Amalfi,
Salerno, Napoli, Orvieto, Firenze, perfino per la cat-
tedrale di Westminster si domandavano a Roma co-
lonne, sarcofagi e marmi di ogni sorta.
Una preziosa testimonianza, contenuta nella Histo-
rm PontificaliSy parmi, a tal proposito, non priva di
interesse.
E noto come la singolare operetta, pubblicata da
Guglielmo Arndt (2) sotto il titolo di Historia Pontifi-
calts, sia stata scritta, secondo una genialissima ipo-
tesi del Giesebrecht (3), che studi posteriori conferma-
rono (4), dal più fine ed elegante, ed in un certo senso
più moderno scrittore del duodecimo secolo, da Gio-
vanni di Salisbury. L' importanza di quest' opera per la
storia di Roma è da lungo tempo nota, sebbene forse
non se ne sia tratto tutto il profitto per lo studio della
(i) Ibid., pp. 17 sgg.
(2) M. G. H. SS. XX, 515-545-
(3) W. V. Giesebrecht, Arnold von Brescia, ein akad. Vor-
trag, Mùnchen, 1873, p. i sg.
(4) R. Pauli, Ueber die Kirchenpolitische Wirksamkeit des
lohannes Saresberietisis in Zeitschrift fiir Kirchenrecht, 1881,
pp. 265 sgg.
468 P, Fedele
società romana e particolarmente della curia pontificia
nel duodecimo secolo. L' autore del Polycraticiis ci
narra qui alcuni aneddoti che ci fanno rivivere tra
quella folla garrula, motteggiatrice, avida di denaro
che si aggirava nella curia pontificia nella quale, se-
condo r espressione di s. Bernardo, non si udiva che
lo strepitìo delle liti e delle leggi di Giustiniano (i).
Si era recato a Roma, durante il pontificato di Eu-
genio III, Enrico di Blois, vescovo di Winchester (2),
a richiedere dal pontefice o la nomina di arcivescovo,
o la legazione d'Inghilterra, o, quanto meno, che la
chiesa di Winchester fosse esente dalla giurisdizione
dell' arcivescovo di Canterbury. Ma, sebbene egli si
provvedesse di potenti amicizie nella curia e non la-
sciasse alcun mezzo intentato, vide le sue domande
malamente respinte. Alla fine chiese di essere lui al-
meno personalmente sottratto alla giurisdizione del-
l'arcivescovo Teobaldo di Canterbury (3). Ma il papa
(i) « Quotidie perstrepunt in palatio leges, sed lustiniani,
non Domini ». Cf. De Consideratio7te ad Eugenium in Migne,
P. L. 182, p. 732. Queste parole di s. Bernardo trovano una con-
ferma nei documenti da me pubblicati nel Tabularium S. Praxe-
dis in Archivio d. R. Soc. Rom. d. St. patria, XXXVIII, 46 ed
in 6". Maria in Monasterio, ibid., XXIX, 205, La grande impor-
tanza di questi documenti per la storia del diritto, già da me
notata, è stata ora novamente e con acute osservazioni messa
in rilievo da L. Genuardi, // papa Eugenio III e la cultura
giuridica in Roma in Mélanges Pitting, t. II, 1908.
(2) Enrico di Blois fu eletto vescovo Tu ottobre del 1129,
consacrato a Canterbury il 17 novembre: è incerta l' epoca della
sua morte, sebbene la maggior parte delle cronache la ponga
nel 1171. Cf. Le Neve, Fasti ecclesiae Anglicanae or a Calen-
dar of the Principal ecclesiastical dignitaries in England and
Wales, Oxford, 1854, III, p. 7 ; W. Stubbs, Registrunt sacrum
Anglicanum, Oxford, 1857, p. 27.
(3) Sono note le lunghe controversie per la giurisdizione
dell' arcivescovo di Canterbury, per le quali vedi in particolar
Varietà 469
fu sordo ad ogni sua richiesta, perché male si sospet-
tava di lui e si credeva, sebbene ingiustamente, che
suo fratello istigasse il re d' Inghilterra, Errico II,
contro la chiesa. Finalmente Enrico di Blois, vedendo
che vano era ogni suo sforzo, si apprestò a partire ;
ma prima di lasciar Roma, comprò alcune statue an-
tiche che fece trasportare a Winchester. Sdegnato per
non aver nulla ottenuto, Enrico nell' accomiatarsi dalla
curia pontificia, aveva stretto i cordoni della borsa,
non largheggiando, com' era costume, nel dar mance
agli ufficiali della curia: « Episcopus paucis et panca
dedit ». Non fa perciò meraviglia che egli fosse og-
getto di satire e di dileggi. Un grammatico avendo
notato, mentr'egli andava attorno a comprare statue
antiche, la sua barba prolissa ed una certa gravità da
filosofo, gli lanciò contro l'oraziano (i):
« Insanit veteres statuas Damasippus emendo ».
Ed altra volta, udito un consiglio dato in una de-
liberazione da Enrico di Blois, lo stesso grammatico
disse motteggiando (2) :
« Dii te, Damasippe, deeque
« Verum ob consilium donent tensore ! ».
Vi fu però un tale che per il vescovo molto ar-
gutamente rispose che, se Enrico sottraeva ai Romani
le antiche statue, lo faceva, perché non si prostrassero
novamente, rendendo l'antico culto, a quegli idoli ai
quali essi già spiritualmente servivano per la loro in-
nata e maledetta avarizia. — Tutti, invero, i Romani,
modo J. M. FuLLER, The throfie 0/ Canterbury^ or the arrhbi-
shop' s jurisdictìon, London, 1891 ; S. F. Hulton, The primacy
of Englandy Oxford, 1899.
(i) Horat. Sat. II, 3, 64.
(2) Horat. Sat. II, 3, 16, 17.
470 E. Carusi
amano i doni, uccellano alle mance, e, quel che in-
sieme fa meraviglia e sdegno, vi erano più spregiatori
del denaro nella Roma pagana, che non nella Roma,
illuminata dalla fede, rafforzata dall'esempio degli apo-
stoli, dispensatrice a tutto il mondo della parola di-
vina! — Sdegnose parole delle quali sentiremo l'eco
nel discorso sulle piaghe della chiesa che Giovanni di
Salisbury terrà arditamente a papa Adriano IV in
Benevento (i).
Questo aneddoto che nel mio scialbo riassunto ha
perduto la natia freschezza ed il colorito del latino di
Giovanni di Salisbury (2), contiene, se non m'inganno,
la più antica testimonianza sul commercio di statue
antiche in Roma. Esso risale alla metà del xii secolo.
Le statue che Enrico di Blois trasportò in Inghil-
terra, sono così fra le prime che emigrarono dall' Ita-
lia: triste emigrazione che, finalmente, per il nostro
decoro, accenna a finire !
Pietro Fedele.
OSSERVAZIONI
SULLA GUERRA PER IL RICUPERO D' OTRANTO
E TRE LETTERE INEDITE DI RE FERRANTE A SISTO IV
(1480- 1481).
L' improvvisa invasione del Turco in Italia con la
presa di Otranto, nell' agosto del 1480, aveva pro-
dotto lo stesso effetto che un incomodo e temuto cala-
fi) Cf. Polycraticus, VI, 24 in Migne, P. L. 199, pp. 622
e sgg. Dovrò tornare sull'argomento nei miei Studi su Arnaldo
da Brescia di prossima pubblicazione.
(2) M. G. H. SS. XX, 542.
Varietà 471
brone quando irrompe a saccheggio in un operoso al-
veare di pecchie, negli assolati meriggi estivi: un
grande rumore e un immediato affaccendarsi per cac-
ciarlo a tutti i costi. Il paragone, certo, va inteso con
schiarimenti e restrizioni, poiché la guerresca e non
pacifica operosità che era allora in Italia aveva a base
le ambiziose ed egoistiche aspirazioni dei vari prin-
cipi, non il benessere comune, e il sentimento di sde-
gno che suscitò r aborrito nemico del nome cristiano
non fu unanime né egualmente sincero nelle coscienze
italiane. E mentre tutti, a prima vista, furono teori-
camente d'accordo in questa verità: che bisognava
combattere il nuovo pericoloso inquilino ; pure ognuno
cercò di sfruttare 1' occasione per i propri vantaggi.
Venezia infatti si trincerò ostinatamente in una poli-
tica di neutralità, sebbene questa non impedisse ad
alcuni suoi sopracomiti di usare atti di cavalleresca
cortesia verso il vittorioso nemico di qualche anno
innanzi, ora, invece, amico per recente pace che la
repubblica teneva a conservare, in difesa dei suoi posse-
dimenti del Levante (i). E d'altra parte, non aveva essa
(i) Cf. Piva E., L' opposizione diplomatica di Venezia alle
mire di Sisto IV su Pesaro e ai tentativi di una crociata cofitro
i Turchi (i 480-1 481) in Nuovo Arch. Veneto, N. S. An. II,
t. V (1903), pp. 449-450. In questo lavoro l'autore giustifica
brillantemente e con nuovi documenti l'opera della Serenissima
che ritiene ispirata da sincerità politica. Ma della compiacenza
dei Veneziani per l'impresa turca di Otranto a me sembra non
potersi dubitare, ove si consideri il trattamento di favore con
cui i comandanti delle navi veneziane gratificarono le milizie
turche, a preferenza di quelle cristiane. Rilevo, ad esempio, due
passi della narrazione stessa del Piva, che si riferiscono ad epi-
sodi della guerra, non alla preparazione di essa. I! governo della
Serenissima si contentò soltanto di ammonire i sopracomiti
che si erano prestati a trasportare i Turchi ad Otranto, e, come
altre volte, alle potenze italiane dichiarò di non aver ispirati i
propri dipendenti; ma dava invece esemplari punizioni a
472 E. Carusi
combattuto da sola, per lungo tempo, facendo vani ap-
pelli alla solidarietà delle potenze cristiane ? Era venuta
ora la volta di Napoli e la Serenissima non poteva
non veder volentieri che due suoi rivali si dilanias-
sero e si stremassero a vicenda. Sicché oppose gen-
tile sì, ma costante rifiuto alle premurose e anche
vivaci insistenze che le venivano da ogni parte d' Ita-
lia e di fuori (i), ripetendo fino alla nausea le ragioni
che r obbligavano a mantenersi da parte nel conflitto,
vigile tutrice dei propri interessi. Spiegò, anzi, una
singolare attività per calmare finanche lo zelo di Si-
sto IV, r alleanza del quale poteva riuscirle in quel
momento pericolosa o, quanto meno, fastidiosa, in
quei funzionari che avevano destato sospetti nei Turchi. I quali
se « non si peritarono di chiedere alla Signoria di costruire un
« fortilizio nell'isola veneta di Sasno (?), per comodo dell'impresa
« di Puglia, col triplice fine di evitare il passo ad un'armata ne-
« mica, di porre la propria in sicuro e d'agevolare le comunica-
« zioni militari tra il porto di Valona e quello di Otranto », (cito
le parole del Piva, op. cit. VI, p. 136), dovevano, certo, aver
fiducia in un trattamento di favore da parte dei Veneziani che
troppe volte, magari fra le righe, lasciarono comprendere ai se-
guaci di Maometto la loro simpatia, sia pure forzata. D' altra
parte i Veneziani erano convinti « della ignavia, della discordia,
« della impotenza degli stati cristiani », non potevano quindi acco-
starsi a questi, e con i loro atti più di una volta giustificarono
le voci che in quel tempo correvano sull'intesa di Venezia con
i Turchi. E però la gloriosa repubblica, sotto l'apparenza di
uno sdegnoso isolamento, in tanto armeggìo, dava lo stesso
triste spettacolo degli altri stati italiani di allora che in tale ca-
lamità non spinsero Io sguardo fuori dell'ambito dei propri in-
teressi. Per questo lavoro del Piva cf. anche Fossati F. Alcuni
dubbi sul contegno di Venezia durante la ricuperazione d' O trafilo
(1480-1481), in Nuovo Arch. Vefteto N. S., (1906), t. xii, pp. 5-35.
(i) Oltre alle richieste di re Ferrante e agli incitamenti con-
tinui del papa, giunsero a Venezia ambascerie francesi e spa-
gnuole, per spingere la repubblica ad entrare nella lega, cfr. Piva,
op. e 1. cit. V, 82-83; VI, 137-138; 140-141 ; 142-143; 146-147.
Varietà 473
vista di possibili giustificazioni o spiegazioni che, con
una politica di simpatia anche non troppo palese, per
la causa cristiana, avrebbe dovuto offrire al temuto
signore di Costantinopoli (i).
Tolta così Venezia, neppure i due nuovi alleati
di Napoli : Firenze e Milano, si mostrarono molto
teneri in offrire aiuti a re Ferrante. Il Moro special-
mente lavorava a tutt' uomo, moltiplicando istruzioni
e inviando ambasciatori, per indurre 1' Aragonese alla
restituzione di terre fiorentine restate in potere di
Siena, dopo la guerra Toscana, per la congiura dei
Pazzi. Siena, su cui aveva spinto 1' occhio cupido re
Ferrante e che era già in balìa del duca di Calabria,
quando questi dovette accorrere alla liberazione di
Otranto, si ostinava, da parte sua, nel voler conser-
vare le terre a cui diceva di aver diritto in forza di
accordi col re di Napoli. Le trattative laboriose con-
dotte con alacrità dagli ambasciatori milanesi a Roma,
a Siena e a Napoli sono illustrate da un recente ed
accurato lavoro (2), per il quale risulta che Milano
(i) Cf. Piva, op. e 1. cit. VI, pp. 136-141. Gli ambascia-
tori veneziani che succedettero a Roma in questo tempo : Zac-
caria Barbaro e Francesco Diedo, avevano ricevuto speciali istru-
zioni, per impedire la lega generale degli stati italiani contro
i Turchi, con i quali la repubblica aveva, già da tempo, dichia-
rato di voler vivere in pace. Cf. Piva, 1. e. V, p. 71, 82. Nel-
l'ultima fase della guerra di Otranto i Veneziani concepirono
pure sospetti e gelosie .sull'opera dei Genovesi, temendo che
in Oriente risorgesse la potenza coloniale e marinaresca dell'an-
tica loro rivale! Cf. Piva, 1. e. VI, p. 148 sg.
(2) Fossati F., Dal 25 luglio 1480 al l'j aprile 148 1 l'opera
di Milano in Arch. stor. lombardo, S. IV, voi. XII, an. XXXVI
(1909), pp. 137-203. Per la politica di Milano cf. pure dello stesso
autore l'articolo dal titolo: Milano e una fallita alleanza contro i
Turchi^ ibid. voi. XVI (1901), pp. 47-95. Circa le condizioni di
Siena in questo tempo cf, Piccolomini Paolo, La vita e l'opera
di Sigismondo 7z>zo (1458- 1528), Roma, Loescher, 1903, p. 18 sg.
474 ^' Carusi
aveva posto, come condizione « sine qua non » per
r aiuto a re Ferrante contro il Turco, la restituzione
delle terre sopraddette da parte di Siena.
Chi più d' ogni altro si agitò per rimediare ai
mali di tanta calamità, sia pure incalzato dalle insi-
stenti premure che gli venivano da ogni parte, fu il
papa Sisto IV che, per il momento almeno, mise a
tacere il suo recente rancore contro l' Aragonese e se-
condò vivamente gli sforzi dell' ambasciatore di re
Ferrante, per la costituzione di una lega generale
contro il Turco. Certo, in pratica, non mostrò né 1' e-
nergia né gli entusiasmi di papa Piccolomini, e, pur-
troppo, anche in questo momento solenne si lasciò
distrarre dalla petulante ambizione del nipote, Giro-
lamo Riario, tenace nei suoi odi contro i Medici e
impaziente di costituirsi un regno nella inquieta
Romagna e forse anche a detrimento degli Arago-
nesi : strana e pericolosa idea quest' ultima che infe-
licemente gli balenò nella mente, e dalla quale fu
distolto subito per opera di Venezia (i). Ciò nono-
stante questo papa ebbe veri accenti di commozione
nel promuovere la nuova crociata e 1' unione dei prin-
(i) Di tale enorme velleità del conte Girolamo noi siamo
informati solo da fonte Veneziana, cf. Piva, op. e 1. e. V,
pp. 454 sg. Ma la Serenissima era ormai la confidente del Riario,
le ambizioni del quale ella aveva altra volta lusingate e favorite.
Cosi quando si trattò di promuovere l'assenso di Napoli per il
possesso di Faenza, ella seppe suggerirgli un abile e astuto con-
siglio : mostrasse di essere in disaccordo con Venezia; re Fer-
rante, per opposizione, gli sarebbe stato favorevole senz'altro,
cf. Piva, op. e 1. e. pp. 94-95. Al Riario quindi non doveva
essere un mistero l'inimicizia che esisteva fra Venezia e Na-
poli, e però il conte non si peritò di manifestare all'astuta e
potente alleata ogni suo più strano divisamente. Ma resta an-
cora a provarsi la connivenza di Sisto IV in tutte le macchina-
zioni del nipote.
Varietà 475
cipi cristiani. L' opera sua riusci vana, ma ciò a no-
stro avviso, principalmente per le cause di sopra ac-
cennate : la politica contraria o diffidente dei poten-
tati italiani che seminarono difficoltà dapertutto, poi
anche la scarsezza di quegli aiuti nazionali e stranieri,
che giunsero finalmente sul campo di azione (i).
Da parte sua inviò a Napoli un cardinale legato ;
pubblicò numerose bolle ed encichche esortanti alla
pace e all' unione, come desiderava 1' ambasciatore
Anello Arcamone, si riconciliò con i Medici (2), pro-
mosse un congresso a Roma per un' intesa fra i vari
rappresentanti delle potenze cristiane, e, ciò che più
monta per chi vuol considerare le cose dal lato pra-
tico, raccolse tra molte difficoltà denari con nuove
imposte, con decime e perfino alienando vasellami di
argento e di uso sacro, mentre faceva allestire a
(r) Di tutte le promesse e le dichiarazioni di Luigi XI per
questa crociata neppur una fu mantenuta, sicché, per la sua at-
tività, restò r invio di ambasciatori puro e semplice. Anche degli
Inglesi sappiamo solo che mandarono ambasciatori, cf. Ghe-
RAKDi G. // Diario Romano in Muratori, RR. II. SS. XXIII,
Nuova ed. Città di Castello, Lapi, 1904, fase. 26-27, p. 46. Le
poche caravelle portoghesi sfuggite ad atti di pirateria dei Ge-
novesi si attardarono bivaccando, durante il cammino, sic-
ché erano a Napoli, quando Otranto fu espugnata. Cf. Ghe-
RARDi, op. e 1. cit. pp. 45, 46, 76 77. Sui contingenti di truppe
italiane e straniere presso Otranto v. Albini G. De bello Hy-
druntino nella Raccolta dì tutti i rinomati scrittori dell' istoria
generale del regno di Napoli^ Napoli, Gravier, 1769, t. V, p. 30;
v. pure Fossati F. Milano e una fallita alleanza contro i Tur-
chi^ \. e. p. 66; Piva E. op. e 1. cit. VI, 152. Di altri aiuti
già in pronto fa menzione l'ambasciatore Anello nel discorso
tenuto a Civitavecchia, al cospetto di Sisto IV e riferito dal Ghe-
RARDi, op. e 1. cit. p. 73.
(2) Gli ambasciatori vennero a Roma il 25 nov. 1480 e fu-
rono ricevuti il 3 die, data che porta anche il breve di assolu-
zione, cf. Gherardi, Diario, 1. e. pp. 26-28, 40, n. 8.
47 6 E. Carusi
Genova e Ancona una flotta che nel giugno del 1481
era finalmente pronta e sotto il comando del card.
Fregoso, dopo essere comparsa a Roma, salpava alla
volta di Otranto (i). Re Ferrante glie ne seppe grato,
come vedremo dalle sue lettere che pubblico qui per
la prima volta.
Ad Otranto intanto le cose avevano preso una
buona piega. Ma da principio lunga e difficile fu
r opera degli assedianti, perché agguerrite e prepa-
rate alla difesa erano le genti del pascià Kedùk Ahmed,
mentre su poche risorse poteva contare il duca di
Calabria (2). Per altro la tenacia e l'abilità militare
di questo valente capitano facevano continui pro-
gressi : sopraggiunse anche in buon punto, per semi-
nare discordie e preoccupazioni gravi fra gli avver-
sari, la morte del grande e temuto Maometto II (3),
sicché con i desiderati rinforzi il duca Alfonso potè
prendere, con maggior speranza di successo, F offen-
siva e riconquistare finalmente la sua città, più di un
anno dopo della sua caduta (4). Come alla rovina di
Otranto il vecchio fiorentino Vespasiano da Bisticci
aveva pianto nel suo Lamento d' Italia la « cecità »
universale, così ora un sulmonese, Marco Probo Ma-
riani, celebrava nel suo Triufnphus Hidruntinus la
valentia militare del duca Alfonso (5).
(i) Circa l'opera spiegata dal papa cf. Pastor L. Geschi-
chte der Pàpste etc. II, Freiburg im Breisgau, 1904, pp. 558, 571.
(2) Cf. Albini, op. e 1. cit.
(3) Maometto II morì il 3 maggio 1481.
(4) Il Gherardi nel suo Diario cit. p. 69, riporta una let-
tera di re Ferrante a Sisto IV con la quale annunzia la con-
quista dì Otranto; la lettera ha la data dell' 11 settembre 1481.
(5) RizzELLi Ferruccio, Un poemetto latino inedito in lode
di Alfonso d'Aragona in Arch. st. ital. S. V, t. XXXVII (1906),
pp. 146-156.
Varietà 477
Ma questi non volle accontentarsi del successo e
carezzò X idea di portar guerra nei territori musul-
mani, approfittando della crisi che attraversava allora
r impero turco. Anche questa iniziativa aborti per le
solite ragioni e per il dissidio sorto fra i componenti
r esercito assediante.
Degli ultimi episodi di questa guerra ci danno
utili ragguagli le seguenti tre lettere di re Ferrante
a Sisto IV, al quale, come a persona che più d' ogni
altra 1' aiutò, dovette 1' Aragonese scrivere di fre-
quente per informarlo. Sono tutte e tre datate da Bari
dove il re si era recato, per assistere più da vicino
alle operazioni di guerra (i).
La prima è del 6 agosto 1481, quando Kediik
Ahmed da un pezzo aveva abbandonato il campo
d' azione, e, per la morte di Maometto, ingigantiva
la sfiducia nel presidio turco lasciato ad Otranto (2). Gli
assediati stretti da ogni parte cominciavano a soffrire
la fame e la sete, terribile tormento che affligge an-
che ora, nella calda stagione, le popolazioni pugliesi.
Re Ferrante si compiace anche per 1' opera pacifica
del papa a vantaggio di Genova (3) da cui sperava
aiuti.
Con la seconda lettera, del 25 agosto. Ferrante
informa Sisto IV intorno alle condizioni dell' Epiro e
del Peloponneso, in disordine dopo la morte del sul-
tano, e però facile preda delle ar-mi cristiane, se que-
ste avessero saputo cogliere il momento propizio of-
(i) Da una lettera del Trotti al duca di Milano, del 26
marzo r48i, si rileva che Ferrante era fin d'allora partito da
Foggia alla volta di Barletta, cf. Fossati, Dal 25 luglio 1480
al 16 aprile 1481 eie. 1, e. p. 197.
(2) Cf. Albini, op. e 1. cit. p. 28.
(3) Quivi era stato il Savelli come card, legato, con l'in-
carico di armare la flotta e di pacificare le discordie interne.
47 8 E. Cai' usi
ferto dalla fortuna. Il re anzi esorta il papa a pro-
muovere un' azione comune dei principi cristiani, per
assalire il temuto impero musulmano e invoca almeno
l'appoggio di Sua Santità (i).
La terza lettera è del i6 settembre, cioè sei giorni
dopo il ricupero di Otranto. Il re si mostra maravi-
gliato e addolorato, perché il card. Fregoso si ri-
fiutava di prendere parte alla spedizione contro Val-
Iona, caldeggiata dal duca di Calabria. A stento
il prefetto della flotta pontificia aveva acconsentito
ad aspettare risposta e nuove istruzioni del papa. Egli
asseriva che con il ricupero di Otranto il suo com-
pito era ormai finito ; ma la verità era che fra i con-
tingenti genovesi e degli altri stati, che avevano preso
parte all' assedio serpeggiava grave malcontento, so-
stenendo questi di aver dovuto sopportare il mag-
gior peso della guerra, e nessuna ricompensa ave-
vano poi avuto dopo la vittoria. Tali lagnanze furono
più tardi apertamente manifestate, al cospetto dello
stesso papa vSisto IV, dal genovese Giuliano Stella
che sfidò r indignazione dell' ambasciatore napoletano.
(i) Sulle intenzioni del papa circa la continuazione della
guerra in Oriente, nuovi e importanti documenti diede già il
Pastor, op. e voi. cit. pp. 568-570. Ivi sono riportati i conte-
nuti di un breve ai Genovesi, del 30 agosto 1481, posteriore
quindi di poco a questa lettera di Ferrante, e di due altri brevi
del IO e del 18 settembre, con i quali Sua Santità esortava il
legato a proseguire con vigore la guerra, d'accordo con i Na-
poletani ; non corrispondenti alla verità erano quindi le afferma-
zioni del Fregoso, che vedremo riportate nella terza lettera dì
re Ferrante. Tale mancanza di ossequio nell'esecuzione di ordini
del papa aveva generato il sospetto che Sisto IV era contrario
alla spedizione promossa dal duca di Calabria. Ciò spiega l'aspro
giudizio che sul conto del papa esprime nella sua opera I'Albini
il quale, naturalmente, rappresenta l'eco degli umori della corte
napoletana, op. e 1. cit., pp. 27-28, 35.
Varietà 479
Gli appelli e le esortazioni di re Ferrante, che in
questa lettera al papa mise in opera tutti gli argo-
menti efficaci, non ebbero 1' effetto desiderato. Noi
sappiamo che nei primi dell' ottobre successivo la
flotta pontificia era già di ritorno a Civitavecchia ; e
il card. Fregoso non si lasciò persuadere neppure
dalle personali esortazioni del papa che accrebbe
valore al discorso di Anello Arcamene (i): il prefetto
navale e l' equipaggio non volle più sapere di com-
battere contro i Turchi. Così modestamente svanì
questo tentativo di crociata, per la quale sembrava
dovesse finire a Costantinopoli il governo della mez-
zaluna.
E. Carusi.
LETTERE DI RE FERRANTE A SISTO IV (2).
I.
Bari, 6 agosto 1481.
Ar.h. di Stato di Venezia. Coli. Podocataro, busta IV, lettere di Principi
ai papi, n. ii8,
Sanctissime ac beatissime pater et domine, post humilem filii
commendationem et pedum oscula beatorum. Eo Sanctitati Ve-
str^ plura debere me profiteor quo eius ipsius beneficio rei meae
status in dies melius se habere videtur. Etenim quae ex castris
afferuntur sunt omnia secundissima, qualia scilicet eadem ipsa
Vestra Sanctitas et optavit et procuravit. Urbs ita pertinaciter
(i) Per questo episodio e per il discorso tenuto da Sisto IV
nel convegno di Civitavecchia, cf. Gherardi, op. e 1. cit.
pp. 70-75, e Pastor, op. cit. 570-571.
(2) Per l'edizione dei documenti, do gli originali con la
maggiore fedeltà possibile, sciolgo solo le abbreviazioni e adopero
l'ortografia moderna, per maggiore intelligenza di essi. La prima
e la terza lettera hanno subito piccole avarie, per umidità ; nella
terza, specialmente, si hanno parole o parti di esse ora man-
480 E. Carusi
oppugnatur a nostris, ut brevi sperem fore expugnatam : quando
et muri tormentorum nostrorum ictibus iam piane corruerunt,
aggeres obicesque hostiuni sunt pene ^quati, fossae completae,
capta propugnacula illa ipsa qu^ hostes ad urbis ipsius portas
construxerant. Nostri in fossis considentes, capto priore muro,
demoliendo alteri dant operam, ut mox facilior ad hostes ipsos
prebeatur accessus. Ubi id fuerint assecuti, promptissimis animis
urbem expugnaturi videntur, nec aliud quicquam expectare avi-
dius quam expugnationis ipsius diem : idque factum spero me
brevi Sanctitati Vestr^ significaturum. Hostes ab omni desperan-
tes auxilio, victu carere incipiunt, imprimisque aqua, ea inquam
ipsa que salsa scaturire in puteis urbis ipsius, estivo presertim
tempore, avarissime solita est. Occiduntur quotidie, reddunturque
pauciores, quare, ut ex trasfugis quibusdam novissime accepi-
mus, deditionem parant. Quam si offerent, honori Sanctitatis
Vestr^ imprimis accessuram accipiemus, quod accipiendam ea-
dem Vestra Sanctitas legati verbis hortata sit. Mox ad reliqua
pergemus qu^ et sint reipublic^ Christian^ maxime profutura
et pontificatui vestro inmortalem gloriam paratura. Libertatem
ianuensem, eiusdem Sanctitatis Vestr^ beneficio, spero fore sem-
piternam, ducisque rem quietam ac tranquillam ; qu^ enim San-
ctitas Vestra adversus futuram seditionem paravit, usque adeo
fuerunt apposita atque oportuna, ut medicina pr^sentissima fuisse
videantur ; atque ita seditio ipsa omnis quievisse videtur, sicque
ad me ipsi Mediolanensium duces scripserunt et ego ad Anel-
lum longioribus litteris, quibus puto jam Sanctitati Vestr^ esse
omnia facta apertissima. Quas ob res infinitum quidam esse vi-
detur quod equidem eidem Sanctitati Vestr^ nunc debeo, ac
tantum quidem, quantum neque verbis, neque mente assequi
possum, sed id animo significo, dum Sanctitati ipsi vitam diu-
canti, che ho cercato di supplire, ma racchiudendole fra paren-
tesi quadre. I sigilli delle prime due lettere si sono staccati né
si conservano più. Ho riprodotto in carattere corsivo la firma
autografa di Ferrante ; ma ho trascurato i segni diacritici di sot-
toscrizione che precedono e seguono la firma del segretario reale,
seguendo, in questo, il Trincherà nel suo Codice Aragonese.
Mi piace di ringraziare pubblicamente il ch.mo archivista
dott. Giuseppe Dalla Santa che gentilmente ha collazionato
per me i tre documenti, dandomi anche utili indicazioni, di cui
ho fatto tesoro, e che nella prima trascrizione io avevo omesse
o, ad ogni modo, avevo smarrite fra le mie schede.
Varietà 48 1
tissimam, felicìssimamque opto. Datum Baroli, vi" augusti,
MccccLXXxi. Rex Ferdinandus.
Eiusdem Vestr^ Sanctitatis humilis et devotus filius
F. Rex Sicilie etc.
A. Secret.
A tergo: Sanctissimo ac Beatissimo Domino Nostro Pape.
II.
Bari, 25 agosto 1481.
Loc. cit. n. iiq.
Sanctissime ac beatissime pater et domine, post humilem
filli commendationem et pedum oscula beatorum. Qu^ in Pelo-
poneso Epyroque hactenus gesta sint a nostris nuperrime litteris
accepi, quas ad Anellum oratorem meum Consilio misi, quo is
Sanctitati Vestr^ tempore redderet, quo eas posset accuratius
legere. Intelliget enim rempublicam christianam in via iam esse
qua, si niti volet, facillime ad salutem perveniet ; utraque enim
provincia aut a nostris ipsis recepta est, aut brevi videtur reci-
pienda. Reliquae autem provincie ad Constantinopolim usque,
oblata oportunitate principis sui obitus, usque adeo facile viden-
tur defecture, ut nihil pr^ter eum ad quem deficiant vid^antur
expectare. Quamobrem eandem ipsam Vestram Sanctitatem oro,
obsecro atque obtestor, prò sua in rem ipsam publicam, religio-
nemque christianam pietate, sic agat, ut oportunitatem huiusmodi
non frustra oblatam, sint posteri iudicaturi : donet suo pontifi-
catui ut eius diligentia, Consilio, opera, pietate ac religione ea-
dem respublica recipiat que negligentia, inertia ac vecordia su-
periorum vel pontificum vel principum christianorum, amiserat(i).
Scribat ad principes potentatusque omnes hortetur, moneat ro-
getque singulos, ut sibi quietem, securitatem, otium, salutem-
que omnium procuranti non desint. Spero presto affuturos omnes
qui se et profiteantur christianos et cupiant hostis communis
vitare tyramnidem. Sed si desint omnes, Dei immortalis simul
salutisque su? immemores, agat ipsa quod su? intersit et pietatis
et religionis, nihilque minus pr^stet quam possit; me certe ha-
bebit qui sic ei sim affuturus, ut ante defuturus non sim,
quam rem omnem, regnum, filios, me ipsum, prò Dei mei
(i) Doc. animiserat
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 31
482 E. Carusi
tuenda religione, devoveam. Datum Baroli, xxv mensis augusti,
MccccLXxxi. Rex Ferdinandus.
Eiusdem Vestr^ Sanctitatis humilis et devotus filius
F. Rex Sicilia etc.
A. Secret.
A tergo : Sanctissimo ac Beatissimo Domino Nostro Pape.
III.
Bari, 16 settembre 1481.
Loc. cit. n. 120.
Sanctissime ac beatissime pater et domine, post humilem
filli commendationem et pe[dum oscul]a beatorum. Certo scio
Sanctitati Vestre perlatum iam esse iucundissimum et optatis-
simum nuntium recepti Hidrunti, et ea re Sanctitatem Vestram
vehementer letatam esse, cum non ad regn[i tantum m]ei (i),
verum totius Italie et Christiane reipublice salutem pertineat.
Recepta ipsa urbe, visum erat nobis omnibus approbantibus,
ut fortune beneficio et divinae prov[identi]ae benignitate uti
deberemus et tanta Italie in perpetuum a Turchorum iniuria
liberandae oportunitas, quantam Deus inmortalis benignissime
iargitur non pretermitte[re]tur. Igitur, cum decretum iam esset
ut Avellona, locus ad Italiam invadendam hostibus oportu-
nissimus, incendio absumeretur, et navigia que ad Avellonam
sunt, quibus hostes ad milites in Italiam traiciendos usi sunt, in-
cenderentur et iam iam Victoria, adiuvantibus Epirotis qui a Turcis
desciverint, in manibus esse videretur, reverendissimus legatus
classis Vestre Sanctitatis prefectus hortanti illustrissimo duci
Calabrie, ut cum mea classe vestram coniungeret, ut comunibus
viribus urbem illam aggrederentur et gloriosum inceptum prose-
querentur, negavit se profecturum aut classem ipsam missurum,
cum sibi id non licere affirmaret, ex imperio Vestre Sanctitatis,
a qua sit iussus, simulac Hidrundum receptum esset, discedere,
ad Urbemque revertere. Impetravit tamen ipse dux ab ipso le-
gato ut discedendi proposito supersedeat, dum earum litterarum
quas ipse reverendissimus legatus ad . mi . huius datas ad Vestram
Sanctitatem dedit, responsa ad eum perferentur. Ea res, pater
beatissime, ut fatear libere et ingenue, et admirationis et mole-
stie mihi plurimum attulit, nec satis intelligo quid sibi istud
Vestre Beatitudinis consilium classis ipsius adeo repente et con-
(i) Ciò che è racchiuso fra parentesi manca nel documento perche guasto.
Della consonante m di mei si legge ancora la terza asta.
Varietà 483
festim revocande sibi velit, cum presertim tanta occasio, tanta
facultas rei bene gerende liberandeque imperpetuum Italie et
inmortalis glorie adipiscende offeratur, ut, si eam occasionem
dimiserimus, videamur iam piane ex manibus gloriosam victo-
riam delabi ex industria passi esse, cum tota Epyrus bello ardeat
et nobiscum ad Avellone direptionem et incendium consentiat.
Ego, Vestra Sanctitate non socia, sed duce, non meo, sed ipsius
ductu et auspitiis hoc sanctissimum bellum magno animo pro-
sequi et fuit et in animo est: nec dubitavi unquam quin, Deo
bene favente, sanctissimis Vestre Beatitudinis auspitiis, optatis-
sima essemus eventa et gloriosum triumphum consequuturi.
Itaque, prò meo officio, prò religione ac pietate, Vestram San-
ctitatem rogo, obsecro et etiam, iure inite societatis ad bellum
in decennium adversus Turcos gerendum, hortor et requiro, ut
hanc tantam oportunitatem non pretermittendam putet, et non
modo legatum et classem non revocet, sed iubeat ut ipsum iam
inceptum bellum una mecum prosequatur. Et si Christiane reli-
gionis fatum tulerit ut Sanctitas Vestra ab ipso statuerit bello
desistere, cogar ego qui tanti non sum, ut potentissimum hostem
lacessere vel eius conatus propulsare possim, saluti rerum mea-
rum consulere; sed hoc non nisi, quod Deum inmortalem te-
stor, necessario et summo cum dolore faciam, nec eius rei la-
cultas defuerit, cum iam Turchus, ut is qui calamitatem sibi im-
pendentem animadvertat, ultro ad me legationem miserit quemad-
modum ex meis ad oratorem meum litteris Vestra Sanctitas
perspexerit, pacem rogatum. Itaque Vestra Sanctitas, prò sua
summa prudentia hec omnia etiam atque etiam consideret, et
quod sue sapientie summeque prudentie conveniat, et quid tem-
pora postulent diligenter perpendat, et me demum de eius Con-
silio et voluntate, si visum fuerit, certiorem faciat. Datum in terra
Baroli, XVI mensis septembris Mcccclxxxi. Rex Ferdinandus.
Eiusdem Sanctitatis Vestre humilis ac devotus filius
F. Rex Sicilie etc.
A. Secret.
A tergo: Sanctissimo ac Beatissimo Domino nostro Pape (i).
(i) Il sigillo di questa lettera è ben conservato, ed è formato, al solito, di cera
ricoperta da un listino di carta o nissa. Nel campo di esso si ha lo stemma
inquartato: al I e IV di Gerusalemme, al Ile III di Aragona; lo stemma è sor-
montalo da un elmo coronato, dal quale esce un grifo alato. Intorno vi è la leg-
genda : «Ferdinandus D. g. Rex Sicilie, Hyerusalem et Hungarie », ma le ultime
parole non sono chiaramente leggibili.
Enrico Carlo Lea.
Il 24 ottobre 1909 moriva a Filadelfia Enrico Carlo Lea la
cui lunga vita operosa è stata mirabilmente intesa allo studio di
un ramo della storia medioevale che più d'ogni altro richiede
storici d'animo, com'era il suo, fermo e sereno. Nato a Fila-
delfia nel 1825 si dedicò nella prima giovinezza a studi di chi-
mica e di storia naturale e agli afifari di una casa editrice, an-
cora fiorente, fondata da un suo avo. L' eccesso del lavoro lo
costrinse per più anni ad un riposo forzato durante il quale si
diede per isvago a letture di storia che svegliarono in lui l'amore
ad uno studio destinato a portar frutti copiosi. Solo, senza guide,
trovò da sé la sua via, e la meditazione dei problemi storici che
lo attiravano lo condusse, un dopo 1' altro, ai suoi grandi lavori.
Sentiva che a ben comprendere un periodo storico è necessario
studiarne le leggi e le istituzioni, e guardò allo sviluppo delle
istituzioni ecclesiastiche cercando in esse la spiegazione di molti
tra i principali fenomeni della storia medioevale. I suoi saggi
di storia della Chiesa e l'ampio studio sul celibato ecclesia-
stico apparvero subito notevoli fin dalle prime edizioni, ma la
storia della Inquisizione nel Medio Evo e la Storia della con-
fessione auricolare gli meritarono la grande fama a cui salì,
confermata più tardi dalla Storia della Inquisizione di Spagna,
che concluse 1' opera sua laboriosa un anno prima della sua
morte. Modesto, semplice, sereno, spese la sua vita e le sue
ricchezze senza ambizioni vane, per amore del bene, per gli
studi a lui cari, e per la patria al cui sviluppo politico e morale
dedicò molta parte della sua energia e l'autorità che godeva
altissima presso i suoi concittadini. Lascia largo rimpianto di
sé, vivamente sentito anche da questa nostra Società che tenne
ad onore di essere delle prime in Europa a riconoscere i meriti
del Lea e ad ascriverlo tra i soci suoi.
U. B.
486 Necrologia
Giovanni Battista Monticolo.
Il 31 ottobre scorso moriva in Roma il prof. Giovanni Bat-
tista Monticolo ordinario di Storia moderna in questa Università
e nostro socio: con lui è mancato in Italia uno dei più valenti
e operosi cultori della sua disciplina.
Si compiacque in preferenza della storia di Venezia, sua
patria, alla quale con le note edizioni delle Cronache veneziane
antichissime , dei Capitolari delle arti e delle Vite dei dogi del
Sanudo diede materiali di studi importantissimi e illustrati come
meglio forse non si poteva desiderare.
Ma anche di storia Romana egli si occupò, e direttamente in
brevi articoli pubblicati pure da questo Archivio, e, soprattutto,
nella scuola, guidando alla ricerca e allo studio quegli alunni
che si rivolgevano a lui per consigli e aiuti, con proposito serio
di lavorare. Giacché fu maestro altrettanto buono e amorevole,
quanto dotto e coscienzioso, compiacendosi, nelle sue lezioni,
di argomenti utili a formare il vero studioso e rinunciando vo-
lentieri a qualunque ombra di rettorica per la quale, del resto,
non era chiamato affatto. Molti che gli furono discepoli lo ricor-
deranno nel modesto studiolo, infaticabile guida in ricerche va-
rie della storia generale, pronto sempre di consiglio e ben pre-
parato neir argomento di cui presto s' immedesimava. Ciò non
è piccola lode per un uomo di studi.
Visse e mori modestamente, quasi in solitudine, circondato
da pochi parenti, amici e alunni affezionati, che serberanno di
lui sempre vivo rimpianto.
E. C.
ATTI DELLA SOCIETÀ
Seduta del iS gennaio igio.
Sono presenti i soci : C. Calisse, presidente ; V. Fe-
derici, segretario ; C. Cordella, U. Balzani, C. Ca-
POBIANCHI, B. De Bildt, W. De Gruneisen, I.
Giorgi, G. Giovannoni, I. Guidi, E. Monaci, A. Mo-
naci, G. Navone, M. Pelaez, O. Tommasini.
Si scusa di non potere intervenire il socio : ROSI.
Il Segretario legge il verbale della seduta prece-
dente che è approvato. Legge inoltre il verbale consigliare
del 2 1 gennaio igio dal quale risulta che il prof. An-
gelo SiLVAGNi e Paolo Piccolomini, sono stati,
nella prima votazione, ambedue eletti soci della Società.
Si procede alla votazione, segreta con la quale i due
designati vengono confermati soci ad unanimità di voti.
Il Presidente riferisce come appresso :
« Dopo il saluto che a Voi, cordialmente e bene
augurandovi, ho il piacere di porgere, io debbo dirvi
la ragione per la quale la nostra annuale adunanza
ha questa volta sofferto cosi lungo ritardo. La stampa
del volume XXXI dell' Archivio si faceva assai len-
tamente, ed il Consiglio Direttivo desiderava presen-
tarsi a Voi con qualche provvedimento che impe-
disse il ripetersi dei lamentati ritardi nella pubblicazione
del nostro periodico sociale, e in pari tempo portasse
488 Atti della Società
qualche sollievo di spesa al nostro già ben gravato
bilancio. Si cercò da prima se fosse stato possibile
non separarci dalla tipografia del Senato. Ma ciò non
essendosi potuto ottenere, per causa del molto lavoro
cui deve la tipografia, prima che ad altro, attendere,
e per le condizioni economiche della città, le quali
tengono in alto prezzo i salari, ci slam rivolti in pro-
vincia, e precisamente alla Unione Tipografica Coope-
rativa di Perugia, con questa facendo il nuovo con-
tratto. Il primo fascicolo del voi. XXXII è stato
stampato colà, e voi avete potuto vedere che né i
caratteri né la carta né il tutto del lavoro hanno avuto
mutamento nel passaggio dall'una tipografia all'altra,
di modo che non si avvertirà differenza fra i volumi
che da questo incominciano e gli altri in precedenza
pubblicati. Così confidiamo di aver tolto anche l'osta-
colo alla regolarità della pubblicazione. È prossima
la distribuzione dell' ultima parte del voi. XXXII, cor-
rispondente al 1909; e può tenersi come cosa sicura
che le successive annate non compariranno fuori dei
loro naturali termini.
« Del voi. XXXI non occorre che io ricordi la
varietà e la importanza degli articoli che lo formano.
Farmi, però, necessario che volgiamo un momento
r attenzione sulle parole scrittevi dall' illustre socio
Gatti : A proposito delia raccolta dì epigrafi 7i2edie-
vali di Roma.
« Il « Corpus inscriptionum romanarum medii aevi »
è opera desiderata; ma é tale, che ha bisogno ancora
di salda preparazione, la quale il Gatti giustamente
osserva che può con frutto esser compiuta dalle società
di storia locali. La nostra non poteva rimanere men
diligente di altra, poiché dimenticare essa non può che
il campo de' suoi studi é Roma. Il materiale epigrafico
non è stato ancora convenientemente né sufficiente-
Atti della Società 489
mente usato nella ricostruzione della storia della città
e della sua regione. G. B. De Rossi, il maestro, ne ha
aperto la via. L' opera di lui deve essere continuata
e compiuta. Né la nostra Società ha voluto che a ri-
mettervi la mano si tardasse ancora di più: bene iniziata
con i nomi di Gatti e del prof. Silvagni, noi possiamo
aver fiducia che la raccolta delle epigrafi medievali
romane si farà, con benefizio degli studi che a noi
particolarmente interessano. La pubblicazione ora si è
determinata fra il secolo VII e il XII : forse per la
provincia dovrà esser portata fuori di questi limiti,
poiché maggiore, che per la città, é per essa il bisogno
della ricerca e della raccolta ; forse converrà anche per
il territorio su qualche punto sconfinare, male staccan-
dosi dalla unità storica della regione romana qualche
parte che ora non è della sua provincia, alcun lembo,
per esempio, della Sabina e dell' Orvietano. Ma di ciò
a suo tempo : intanto anche nel prossimo fascicolo i
colleghi vedranno altro passo fatto sulla via presa
oramai.
« Nella precedente relazione io dissi che agli alunni
della nostra scuola si era affidata la trascrizione critica
delle carte dell'archivio arcivescovile di Ravenna, per
farne parte dei Regesta Chartarum Italiae, pubblicati
dall' Istituto storico italiano. Il lavoro non è stato ul-
timato, per difficoltà sorte principalmente nel trasporto
dei documenti da Ravenna a noi : però lo studio è
molto avanzato, e sarà certamente compiuto. Ad altri
importanti studi attendono i nostri nuovi alunni. Lo
Zucchetti sta pubblicando negli stessi Regesta dell' Isti-
tuto il « Liber largitorius » del monastero di Farfa, e
sta raccogliendo le fonti storiche romane dal sec. VIII
al principio del sec. XI. Il Petrella contribuirà alle pub-
blicazioni dell' Istituto col regesto delle carte di S. Ca-
tervo di Tolentino, e fra i lavori che apparecchia per
49 o Atti della Società
la Società segnalo quelli che si riferiscono alla diplo-
matica giuridica, perché io penso che nuova utilità
verrebbe ai nostri studi se questa nuova fonte di co-
gnizioni venisse dai giovani usata secondo la impor-
tanza che le conviene.
« Si è continuato il restauro delle pergamene di
cui si eran fatte in antico le coperture ai protocolli
notarili. Incoraggiati dal buon esito avuto dai protocolli
di Sutri, abbiam fatto trasportare in questa nostra sede
già duecentoquattordici volumi dell' archivio distret-
tuale di Viterbo, ed altri volumi si faranno ora venir
qua: il Ministero ha dato i mezzi per questo scopo, e
confidiamo che non sarà per farli mancare anche in
appresso. Similmente, il Ministero della Pubblica Istru-
zione ha assegnato, in seguito a nostra domanda, un
sussidio annuale per la biblioteca ; non è gran cosa ;
cinquecentosettantacinque lire all' anno ; ma pur basta,
per ora, per corredare la sala di studio con opere moderne
di consultazione di cui gli studiosi non possono aver
mancanza. E lo stesso Ministero ha concesso la somma
necessaria, lire mille, per far continuare le ricerche e
gli scavi che, per conto della Società nostra, va facendo
il dott. Bertini Calosso nel territorio del Cimino, rimet-
tendo in luce monumenti medievali che molto interes-
sano la regione : nei primi fascicoli del prossimo vo-
lume ^^Vl Archivio io spero che qualche buon risultato
di queste esplorazioni potrà essere pubblicato.
« Non sono mancate alla Società perdite gravi di
illustri e benemeriti soci. Qui ricordiamo con reverenza
il nome del prof. Giuseppe Cugnoni, socio fondatore
della Società; ricordiamo il prof. Monticolo, che ancor
fiorente per età fu tolto agli studi ; né dimentichiamo
il prof. Lee, un di coloro che nel mondo lontano ten-
gono in onore gli studi di Roma. Inchinandoci alla
loro memoria, noi dobbiamo aver fiducia e dare opera
Atti della Società 49
che i posti lasciati vuoti sian subito occupati da degni
successori, affinché gli studi di Roma crescano con la
fortuna crescente che noi auguriamo alla Città, la quale
trae con sé la fortuna della patria, e il cui nome non
dovrebbe cessare di essere associato ad ogni conquista
che la umanità vien facendo per la sua civiltà ».
Il Presidente fa dare lettura delle relazioni sui
bilanci che vengono approvati.
La seduta é tolta alle ore 17.
Diamo qui appresso la relazione del socio prof. A.
Silvagni sui lavori preparatorii del « Corpus inserì
ptionum romanarum medii aevi ».
« Scorso poco più di un anno dal giorno, in cui
il Consiglio della R. Società romana di Storia patria si
compiacque chiamarmi a collaborare con Gius. Gatti
alla raccolta delle iscrizioni medievali di Roma e pro-
vincia dal VII al XII sec. incluso, credo conveniente
ed utile per la buona riuscita dell' opera dar breve-
mente conto al Consiglio stesso di quella parte del la-
voro di preparazione, che mi è stato possibile compiere.
« Durante questo tempo ho dovuto limitarmi alla
ricerca di iscrizioni della semplice città di Roma ed
ho proceduto contemporaneamente per tre vie: ricercare
cioè le iscrizioni ancora esistenti, fare lo spoglio delle
fonti a stampa e di quelle manoscritte.
« La raccolta dei calchi di iscrizioni esistenti in
chiese, monasteri, musei e case private della città mi
ha fruttato un insieme di circa 400 epigrafi, di cui un
discreto numero, per lo più frammentarie, del tutto
inedite, e mancano da visitare solo pochi luoghi pii.
Lo schedamento delle iscrizioni contenute in numero-
sissime opere a stampa, che ho condotto sistematica-
mente é completo per le sillogi epigrafiche, per le
opere di carattere generale e per molte monografie di
492 Atti della Società
edifici speciali e mi rimangono da esaminare varie
opere minute ed anche rare su diverse chiese. Più im-
portante e più promettente si presentava lo spoglio
dei codici e per questo lato il voi. II delle Inscriptio-
nes christianae Urbis Romae del De Rossi, oltre
ad essermi di guida preziosa, colla sua edizione com-
pleta delle varie raccolte manoscritte di epigrafi dal
sec. VI alla fine del XV, mi dava un ricco materiale
di iscrizioni, che deve soltanto essere riordinato criti-
camente, ed anche un punto di partenza per le ricer-
che successive, che dovevano quindi muovere da sillogi
del sec. XVI e posteriori. Ora di codici contenenti o
intere raccolte, oppure semplici gruppi od anche iscri-
zioni isolate, tolti pochi della Casanatense, della Valli-
celliana ed alcuni della Chigiana, dell'Angelica, della
Corsiniana e dell' Archivio Capitolino (che ho ben esa-
minati) il maggior numero è nell'Archivio e nella Bi-
blioteca Vaticana, circa un 150, di cui mi restano a
spogliare una cinquantina ; così pure mi rimane da
visitare qualche Archivio privato, che non è certo
troppo accessibile. Ho detto che lo spoglio dei codici
si presentava più promettente ed infatti il numero
delle iscrizioni che sinora mi ha dato è in cifra rotonda
di circa 1500, di fronte ad un 350 che oggi rimangono.
E da notare che la proporzione di queste rispetto alle
perdute è variabile assai nei diversi tempi: è di circa
un ventesimo nel periodo dei secc. VII-IX, in cui le
iscrizioni ci sono conservate in raccolte non posteriori
ai primi del X secolo, e di più che una metà nel pe-
riodo dei secc. X-XII, in cui le iscrizioni ci rimangono
da raccolte posteriori alla fine del 1400; ciò mostra
chiaramente che delle epigrafi, le quali devono essere
state incise nei secc. XI e XII certamente in numero
maggiore dei meno colti tempi antecedenti, i tardi
raccoglitori non videro che poco più di quello che an-
Atti della Società 493
Cora esiste : i cosmateschi e gli artisti del rinascimento
hanno senza dubbio compiuto un grande saccheggio,
come lo mostrano i frammenti medievali degli amboni
e dei chiostri. Di grandissima importanza sarebbe una
silloge dei secoli che intercedono fra il XII e il XIV :
il De Rossi non seppe indicarne che una sola, ma che
dà ben poco per 1' epigrafia medievale, quella del 1 345
da lui attribuita a Cola di Rienzo ; ma che non debba
essere l' unica lo fanno sperare le fortunate ricerche
del prof. Pietro Fedele, che ci danno notizia di un
contemporaneo raccoglitore romano, come mi fanno
sospettare notizie trovate da me in qualche codice.
Non debbo qui tralasciare di far notare al Consiglio
la difficoltà che offrirà lo spoglio dei codici di iscri-
zioni romane, esistenti in varie biblioteche d' Italia ; la
maggior parte di esse manca di cataloghi a stampa
dei manoscritti, o ne hanno di cosi generici da non
dare informazioni esatte, anzi addirittura errate, sulla
quantità e valore delle iscrizioni : tanto che può darsi
il caso, avvenuto a me infatti con due codici della
Marciana di Venezia, che venuto il codice a Roma con
quel dispendio, che i regolamenti adesso richiedono,
in poco più di un' ora sia completato lo spoglio. Peg-
gio ancora quando molti codici rimangono pienamente
sconosciuti! Quindi mi pare si renda utile una rapida
esplorazione locale e diretta delle principali biblioteche
anche per la ricerca di probabili sillogi dei sec. XII-XIV,
di cui sopra ho fatto parola, riserbando di far venire
in Roma quei codici, il cui esame richiedesse molti
giorni. Maggiori difficoltà presentano importanti codici
stranieri, ma, a suo tempo, cercherò di provvedere ad
una sommaria trascrizione, incaricando benevoli stu-
diosi.
« Le iscrizioni della provincia di Roma saranno
certo in numero molto minore, ma si avranno gruppi
494 ^//^ della Società
locali importantissimi, quali Viterbo, Orvieto, Tivoli,
Subiaco, Anagni, e serie speciali di iscrizioni come
per esempio quelle dei Cosmati, non meno importanti.
Per ora io ho raccolto soltanto una ricca bibliografia
storica disposta per ordine topografico, di cui ho ap-
pena cominciato lo studio e lo spoglio anche in pre-
parazione di una esplorazione locale per la raccolta
dei calchi, necessari tanto per 1' edizione quanto per
lo studio epigrafico antecedente. Ma riguardo alla pro-
vincia parmi, dopo più matura riflessione, si debba
modificare la deliberazione presa di contenersi per la
raccolta epigrafica dentro i suoi confini attuali, e si
debbano invece allargare i limiti di tempo e di spazio.
Una raccolta delle iscrizioni dal sec. VII a tutto il
XII è per Roma e suburbio pienamente giustificabile,
giacché per quelle anteriori e' è tutto il materiale rac-
colto dal De Rossi, che Giuseppe Gatti deve seguitare
a pubblicare, e per le posteriori può temporaneamente
supplire r opera del Forcella, nonostante le sue lacune
ed imperfezioni, fino a che non si procederà all' edi-
zione della seconda parte delle iscrizioni medievali dei
seco. XIII-XV. Ma per la provincia una raccolta che
abbracciasse il solo spazio di tempo dal VII al XIII sec,
oltre che meschina, sarebbe illogica e del tutto incom-
pleta: essa deve necessariamente contenere tutte le
epigrafi del medio evo, nel suo vero senso, dai primi
secoli cristiani a tutto il XV, giacché le une (da ac-
crescersi per gli scavi e ritrovamenti posteriori) sono
disperse in vari volumi del Corpus Inscripttonum
latinarum e le altre in un gran numero di storie e
monografie locali. Anche i confini attuali della provin-
cia romana non possono adattarsi ad una raccolta me-
dievale, la quale deve abbracciare il « Latium » in
quella estensione in cui la intende il Kehr, includendo
Atti della Società 495
cioè alla provincia attuale la Sabina ed Orvieto col
suo territorio a destra del Paglia.
« Del piano e delle modalità tipografiche della rac-
colta, benché esso sia stato soggetto di generiche di-
scussioni col Gatti, credo prematuro dar conto oggi,
giacché a suo tempo richiederà relazione ed esame
speciale : ed io ho voluto solo informare la Società
dello stato del lavoro a me affidato ».
BIBLIOGRAFIA
Pietro Tacchi Venturi S. I. — Storia della Compagnia
di Gesù in Italia. Volume primo : La vita religiosa
in Italia durante la prima età dell' Ordine, co7i
appendice di documenti inediti. — Roma - Milano,
Società editrice Dante Alighieri di Albrighi, Se-
gati & C, 1910(1). — Un voi. di pp. XL-719, con
due fotoincisioni.
Con questo libro il padre Tacchi Venturi si è conquistato
un posto ragguardevole tra i seguaci di quella moderna scuola
storica cattolica, la quale in Germania ha prodotto opere come
le Geschichtcn di Giovanni Janssen e di Ludovico von Pastor e
le pubblicazioni della Gòrres-Gesellschaft. Che si faccia largo
anche in Italia deve riescir gradito a tutti i nostri studiosi di
animo libero e di buona volontà, cui è superfluo dimostrare
quanto la ricerca del vero abbia da guadagnare se sia compiuta
in comune da uomini di opposte opinioni, purché leali e spas-
sionati. Ben vengano dunque nell'agone gli scienziati credenti,
che alle altre qualità dello storico aggiungano, o per assunto o
per debito, quella vasta e solida preparazione, diremmo quasi
tecnica, indispensabile ad affrontar questioni di storia religiosa
ed ecclesiastica. Mentre gioveranno al progresso della storia
civile, con cui tali questioni hanno sì frequente ed intimo il con-
tatto, faranno opera utile al nostro paese richiamandole all'at-
tenzione del pubblico e adoperandosi a risolverle (2). Al no-
li) Pubbl. però nel 1909.
(2) Non si vuol già sostenere che quella preparazione tecnica sia per sé
medesima inaccessibile ai non credenti; che a quest'opera i non credenti siano
incapaci di partecipare. Ciò che si invoca è appunto 1' Audiatur et altera pars,
la collaborazione illuminata ed equanime delle due fazioni per il progresso del
sapere e della tolleranza cristiana e civile. Ciascuna d' esse, non sorvegliata e
tenuta in bilico dall'altra, rischia troppo spesso di leggere esclusivamente nel
suo libro e, ciò eh' è peggio, d' interpretarlo a rovescio.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 32
498 Bibliografia
stro paese dove, in generale, sebbene il problema religioso sia
grave quanto e più che altrove, gli uni — ortodossi ed etero-
dossi — pensano e discorrono di cose ed uomini di Chiesa con
partigiana incompetenza, gli altri — e sono il maggior numero —
non ci pensano e non ne parlano né punto né poco. Degno
di lode quindi il proposito dell' Autore di scrivere non meno
per gli storici di professione che per ogni persona colta (i).
Copioso e, si può dire, esauriente l'apparato bibliografico,
larghe e fortunate le esplorazioni del T. V. in Biblioteche ed
in Archivi; da questo lato ei non scapita al paragone col von
Pastor, che d' informazione doviziosa è modello ammirabile. I
risultati delle sue indagini espone poi con imparzialità cui hanno
reso onore giudici come il Villari, il D'Ancona, il Del Lungo e
il compianto Gherardi (2).
Prendendo a esaminare pei lettori dell' Archivio della Re-
gia Società romana di storia patria questo volume che ha tante
parti meritevoli di encomio, dirò subito che lo trovo difettoso
quanto alla distribuzione della materia, specie nei capi I-VIII.
Secondo me, al capo I dovrebbero succedere immediatamente
r Vili, il II, il III ed il VII ; a quest'ultimo il IV, il V ed il VI ;
poscia i capi IX-XVII e il XIX, tranne la conclusione (3), che
riporterei in fondo al capo XVIII, del quale farei il finale. Più
ordinata, più chiara ed armonica mi par che riuscirebbe così la
pittura dellavita religiosa in Italia, da Paolo III a Gregorio XIII,
« allorché sopravvenne.... quasi nuovo elemento di conservazione
« nella fede e di rinnovazione nella pietà cristiana, la piccola
« milizia di religiosi, adunata dal Loiola sotto il vessillo della
« croce e il nome di Gesù ». (4). Quadro che ha da rappre-
sentare, in correlazione alla storia dell' ordine ignaziano in Italia,
come la gerarchia ed il clero nella penisola, dal capo alle membra,
fossero depravati nel Cinquecento e come, salito il Farnese alla
(i) T. V. pp. ix-x.
(2) Membri della Commissione eletta dalla R. Accademia della Crusca per
il Concorso Rezzi del 1906, dal quale usci vincitore il T. V. col presente vo-
lume. Fu stampato a Roma, dal Voghera, nel 1908, col titolo Stato della reli-
gione in Italia alla metà del secolo XVI. Accresciuto e corretto lo abbiamo
adesso sotto gli occhi, ed in questa nuova forma vuol essere giudicato (T. V.
pp. xiii-xiv e p. XIV, n. i).
(3) Pp- 398-401.
(4) T. V. p. IX. — Fa per noi anche il bell'articolo sintetico di Gabriele
MoNOD su La Place de la Società de Jesus dans V Histoire de la Rè/orme in
Revue Bleue, XLVII, pp. 455 e segg.
Bibliografia 499
cattedra vaticana, se ne iniziasse la rigenerazione (i) ; quale fosse
nel medesimo tempo lo stato delle scienze sacre, di quanto e qual
capitale di appropriata dottrina si disponesse allorché, per la isti-
tuzione e la diffusione dei Seminari, dopo il Concilio tridentino,
fu possibile migliorare « le condizioni di cultura dei chierici, uni-
« versalmente sì desolanti » (2) ; come fosse negligente la devo-
zione, negligente e negletta l'istruzione religiosa dei laici, e come
r una e l'altra rifiorissero mercé una propaganda vigorosa ed
originale (3), suffragata dall'efficacissimo apostolato delle opere
buone (4); finalmente l'estensione ed il carattere del fenomeno
protestante fra noi (5). Questa mi sembra la disposizione più
logica della materia, e la seguirò nella mia critica. Per esaurir
l'argomento trovo poi necessaria l'aggiunta di un Capo sopra
i provvedimenti repressivi e coercitivi cui la Chiesa ebbe pur
ricorso avverso i nemici della sua opera di restaurazione, di
controrivoluzione. Le notizie saltuarie che dà in proposito il
T, V., sopra tutto nel Capo XVIII, risultano insufficienti, ove si
pensi che l' Inquisizione fu rimessa a nuovo da Paolo III e mol-
tiplicò i suoi colpi sotto gli immediati successori di lui, e che il
primo Index librorum prohibitorum fu pubblicato da Paolo IV ;
dunque nella fase culminante del periodo studiato dall' A. La
medesima osservazione vale per le arti, in ogni tempo così im-
portanti nella vita religiosa d' Italia (6).
(i) Capo I: La curia romana all' elezione di Paolo III; Capo Vili : Condi-
zioni dell'episcopato italiano; Capo II : Istruzione e costumi del clero secolare;
Capo III : / chiostri dei regolati; Capo VII : / monasteri di sacre vergini.
(2) P. 142. — Capo IV : La sacra teologia nel clero ; Capo V : Gli studj
biblici e la storia ecclesiastica ; Capo VI : La liturgia e la scienza dei sacri
canoni.
(3) Capo IX : Spirito di religiosità nel tempio ; Capo X : // culto dell' Euca-
ristia nel Cinquecento; Capo XI : Nuova forma di culto dell'Eucaristia; Capo
XII : La frequenza della comunione avanti e lungo il secolo XVI; Capo XIII :
Propaganda per la comunione frequente; Capo XIV: L'eloquenza sacra nella
prima metà del Cinquecento ; Capo XV : Nuovi generi di sacra eloquenza ; Capo
XVI : L'istruzione religiosa del popolo ; Capo XVII : // catechismo nel Cinque-
cento.
(4) Capo XIX : La beneficenza nella vita italiana del Cinquecento.
(5) Capo XVIII : La riforma protestante in Italia.
(6) Notizie artistiche non mancano (v. p. es. pp. 127, n. i, 181, 183), ma
son poche. Il T. V. dichiara che « i limiti che si è proposti non gli permettono
» di passare dal campo delle scienze e dell'erudizione in quello pur sì vasto
» dell'arte sacra nelle sue varie manifestazioni » (p. 127); io però non saprei
approvarlo su questo punto e ritengo che 1' argomento si dovesse almeno somma-
riamente trattare. Interessanti e sintomatici (patologicamente sintomatici, a mio
vedere) i dati onde emerge come il secoletio vii che cristianeggiava, prendesse
5 o o Biblioo rafia
A parte ciò, l'arduo tema è padroneggiato e svolto felice-
mente. Non molto né molto di nuovo era a dir sull' inizio
della riforma cattolica sotto Paolo III, eh' è argomento di-
scorso in via di preambolo (Capo I). Ma e' è assai da imparare
quando si ragiona dei vescovi, spesso indegnissimi, più spesso
non residenti, quasi sempre digiuni, o poco meno, di scienze
sacre; della minoranza eletta che in seno all'episcopato vanta
a modello il Giberti, e con Paolo IV, Pio V e Gregorio XIII
divien maggioranza (Capo Vili) ; del clero secolare ignaro di
ogni lettera, non che delle cose divine, grossolanamente cor-
rotto, come lo rappresenta Lodovico Davidico (i), e dove pure
non è spenta al fondo ogni virtù ed ogni bel costume (2), tanto
che n' escono i padri delle nuove congregazioni di chierici rego-
lari ; dei conventi maschili e di quelli femminili, ricettacoli di
zitelle (3), ove si entra senza vocazione, e si vive peggio che
nel secolo (4), e tanto debbon faticare i chierici regolari per ot-
tenere un miglioramento serio (Capi II, III, VII). Pagine pre-
ziose — una vera novità per i più in Italia — sono quelle de-
dicate alle scienze sacre, in cui con la solida preparazione tec-
nica, che auguravo cominciando, si mostra come per l'influsso
della scuola di Salamanca la teologia ritornasse a Tommaso
d'Aquino; e rifiorissero la polemica e l' apologetica sino a rag-
giungere l'apice con Roberto Bellarmino (Capo IV); e progre-
dissero gli studi biblici, e quelli di storia ecclesiastica grandeg-
scandalo delle nudità michelangiolesche. L' invettiva carducciana è al suo luogo
quando si vede svillaneggiato ed accusato d' irreligiosa inverecondia il sommo
Buonarroti, adoratore austero, se ve ne fu altri, di Dio e del suo Cristo, mentre
nulla si trovò più tardi a ridire sulla S. Teresa del Bernini. Eppure, né il se-
colo della Restaurazione cattolica fu in complesso un secoleito vile, né gli ante-
signani della Restaurazione si contentarono di cristianeggiare.
(i) Pp. 34-37.
(2) Girolamo Savonarola in Villari, La storia di G. S. e de' suoi tempi,
Firenze, 1898, I, p. 12.
(3) P. 146.
(4) Non é difficile fare aggiunte a ciò che narra il T. V. Io so del processo
di una monaca senese. Filomena di G. B. Ricci, fuggita dal convento di santa
Chiara e rea confessa di avere infranto i voti (Siena, Archivio della Curia arci-
vescovile. Cause penali, 1553, 15 luglio-28 agosto). La sventurata diceva al vi-
cario dell' arcidiocesi : « Io non so' mai stata volentieri nel monasterio, perché
« non mi volevo far monaca... Io ho dicianove anni in circa et sono se' in
« 7 anni ch'io mi vestii ». Quanta pietà! Ispira invece il disgusto una supplica
di Bartolomeo Fungari alla Balia senese, in cui spiattella « qualmente per 1' av-
■« versità de' tempi non possendo tutte le sue figlie commodamente maritare, è
« necessitato alcuna di quelle fare relligiose » (7 agosto 1542 ; Siena, R. Archi-
vio di Stato, Balia, Deliberazioni, 99, e. 167').
Bibliografia 5 o i
glasserò col Panvinio e col Baronio ( i; ; ed il Lippomano pre-
corresse nell'agiografia i Bollandisti ; e quali fossero gli albori
dell'archeologia cristiana (Capo V). Per la prima volta fra noi,
credo, altri fuor degli specialisti sono chiamati ad interessarsi
alla riforma del Calendario, ai lavori di revisione e collezione
dei libri liturgici e del gius canonico (Capo VI) ; lavori condotti
secondo il nuovo metodo della collaborazione, non certamente
introdotto, ma esteso dai pontefici (2). Questa parte dell'opera
del T. V. è quanto di meglio si può desiderare in fatto di rias-
sunto succoso e piano, severo e nel medesimo tempo accessi-
bile ad ogni intelligenza coltivata.
L'A. ci guida poi in mezzo al laicato, specie popolare, che
ricupera il rispetto al santuario, dopo averlo perduto sull'esem-
pio dei ministri dell'altare (Capo IX), che s'infervora nel culto
dell' Eucaristia mercé la diffusione di nuovi riti adatti a parlare
al suo cuore ed alla sua fantasia, ed una viva propaganda per
l.i comunione frequente. Propaganda non sempre facile, che i
chierici riformati conducono a prezzo di calunnie e di scherni
(Capi X-XIII), sì che chietino o teatino (3) divien sinonimo di
bacchettone e gabbadeo, e come tale passa 'anche nel teatro (4),
rimanendo in uso non per oltre mezzo secolo, come crede
r A. (5), ma, almeno nel dialetto, sino a Carlo Goldoni (6).
Ciò non basta. All' eloquenza quando paganeggiante, quando
plateale, quando teatralmente e temerariamente taumaturgica,
più spesso da ultimo pericolosamente profetica che imperversava
dai pulpiti (Capo XIV), si dà opera a sostituirne una nuova,
semplice e pratica, non polemica, ma didascalica, che trova il
suo direttorio negli Esercizi Spirituali d' Ignazio di Loyola, il
suo cultore per eccellenza in Filippo Neri, l'ultimo dei santi
(i) Allorché i Protestanti trasportarono la polemica dal campo dogmatico
nello storico (pp. 99-104!.
(2) Pp. 130, 136-137.
(3) Lo stesso che gesuita ; v. come e perché, p. 240.
(4) P. 240; V. anche 1' Alessandro di Aless. Piccolomini (in Venetia,
MDLXIIII), atto V, se. IV; Vincentio : « Chietini, Santoni, Giovannelli son
« gente d' andar con essi a occhi aperti » (e. 56'}. I giovannelli sono una varietà
di chietini tutta senese, di cui dovrò intrattenermi nella monografia che preparo
sulla vita religiosa di Siena durante il sec. XVI.
(5) P- 240.
16) V. La buona moglie, atto I, se. XVI ; Pasqualino : « Se no vago a 1' osta-
« ria, i dirà che vogio far el chietin » (ediz. Antonelli, XXXII, Venezia,
MDCCCXXX, p. 37).
502 Bibliografia
popolari (i). Questa predicazione si rivolge ad un pubblico
alquanto ristretto e già disposto a gustarla (Capo XV). Alle
necessità del volgo, immerso nella più crassa ignoranza e nella
più rozza superstizione, sopra tutto nell' Italia meridionale —
V India italiana de' carteggi gesuitici (2) — (Capo XVI), si
provvede mediante l' istruzione catechistica, alla quale s. Anto-
nino aveva offerto un libro di testo cento anni innanzi che chie-
rici ed anche laici d' ambo i sessi vi si dedicassero appassio-
natamente, applicandovisi presto gli Ignaziani (^Capo XVII).
Spettacolo veramente ammirabile quello che il T. V. evoca agli
occhi nostri con tanto amore e tanta dottrina, delle gesta dei
Riformatori o Restauratori cattolici. Anime curanti di ordine e
di pace erano essi ; gelosi del tesoro di pietà, di fede, di opere
buone che, malgrado ogni abuso, sussisteva pur sempre nella
Chiesa romana; risoluti a salvar la sua unità, che in certo modo
ne garantiva l'origine divina; avvinti con ardore disperato alla
tradizione per loro intangibile, mentre procuravano 1' eliminazione
degli abusi, un clero più morale e più istruito (3), un laicato
riconciliato al culto dei padri; e l'opera loro fu grandiosa. Ma non
si può a meno di rimpiangere che neppure un terzo di tante fati-
che fosse speso da quei riformatori per innamorare il popolo della
Bibbia. Sarebbe stato complemento necessario all'assunto dell' A.
ricercare se e fin dove fosse involontaria o no siffatta negligenza
in trasferire il Libro dei libri dal tempio nella vita; e qui constato
nell'opera sua un'altra lacuna. Sono invece studiate a fondo le
manifestazioni pratiche della più evangelica fra le virtù, la ca-
rità (Capo XIX) come si esercitava, sempre col patrocinio, spesso
pel ministero della Chiesa, negli ospedali, nei manicomìi, nelle
carceri, nelle istituzioni per l'inopia e la mendicità, negli asili
per la donna caduta, per la fanciulla pericolante o bisognosa.
Aggiungerò a ciò che ha detto relativamente il T. V., come a
Siena il 7 gennaio 1540 (4) alcune gentildonne supplicavano la
Balia « di voler/^ aiutare a dare prenci pio a una tale opera (la
« quale ci lasò memoria la reverentia di fra Bernardino (5) ) che
« esse dovesi«<? dare sochorso a le povare fanciulle, le quali
(i) Carducci, Discorsi letterari e storici, Bologna. MDCCCLXXXIX, p 183)
(2) T. V., pp. 269-270.
(3) Concetti e, su per giù, parole del Monod {Revue Bleue, XLVII, p. 457).
U) 1539 « ab incarnatione ».
(5) Senza dubbio 1' Ochino, che l'anno precedente, si era trattenuto in pa-
tria (Bf.nrath, B. O. von Siena, Braunschweig, 1892, p. 23.
Bibliografia 503
« rimangano senza inviamento nisuno » (i). Un paragrafo è
serbato ad una cura importante dei Gesuiti, di buon'ora emu-
lati dai Barnabiti, dai Somaschi, dagli Scolopii, l'istruzione e
l'educazione della gioventù (2), che, a rigore, quando non siano
impartite gratuitamente ai poverelli, mi par che escan dal campo
della carità, della beneficenza vera e propria. In sé stesso è un
bel tema, e 1' A. lo riprenderà certamente, ex professo^ nei suc-
cessivi tomi della sua Storia per spiegarci qual fosse e come
venisse applicato il programma didattico del Loyola, che un
ex ministro dell'istruzione pubblica, non sospetto di simpatie
confessionali (3), definiva mirabile momi7nento di sapienza (4).
Lodevolissimo, con le riserve di cui sopra per 1' azione repres-
siva e coercitiva del Cattolicismo, il Capo XVIII che riassume
nitidamente e serenamente, con buon corredo di notizie nuove
e preziose, quanto è acquisito swWsl Riforma protestante in
Italia.
Il volume, di cui ampi ed accurati indici e tavole biblio-
grafiche agevolano la consultazione, ha un'appendice di 86 do-
cumenti, divisi in sei serie: I. Or atorj del Divino Amore \ II. Let-
tere di personaggi diversi e di vario argomento; III. Documenti
sopra la propaganda luterana in Italia ; IV. Documenti sopra la
Compagnia di Gesù, ; V. Documenti sopra le case, le chiese, i
costumi dei primi gesuiti in Roma\ VI. Opere pie promosse o
stabilite in Roma da s. Ignazio di Loiola. Il lettore troverà in-
dicati i più importanti, che non sono pochi, nella Prefazione a'me-
desimi (5) ; a me basta ricordare gli statuti e la bolla di appro-
vazione della Confraternita del Divino Amore in Genova, rila-
sciata da Leone X (6), Ne emerge, come dimostra con forti ra-
gioni l'A., che il celebre sodalizio romano omonimo non fu
creazione locale, ma importazione (7). Mi compiaccio vedendo
Archivi monastici e chericali somministrare notizie e docu-
menti al T. V., come già al Fastor per il IV volume della
sua Geschichte der Pàpste (8). Infatti gli Archivi degli Agosti-
niani e dei Gesuiti, insieme alle sezioni farnesiane dei Reali
(i) Siena, R. Arch. di Stato, Lettere alla Balia, 169.
(2) Pp. 394-398.
(3) Ferdinando Martini, nella Rassegna scolastica di Firenze, 1895.
(4) S' intende, per i suoi tempi.
(5) Pp- 405 e segg.
(6) Pp. 423 e segg.
(7) Pp. 406-409.
(8) Cf. la mia recensiotie in Archivio Storico Italiano^ serie V, XLI, pp.
433 e segg., pp. 435, 444-
504 Bibliografia
Archivi di Parma e Napoli, sono fra le collezioni che al Nostro
han fornito la maggiore e miglior parte di materiale inedito.
Nel pronunziar giudizi sopra opere storiche, sono sempre
solito attribuire importanza non lieve alla forma ; a maggior
ragione trattandosi di un lavoro, come quello di cui ci occu-
piamo, uscito vincitore da un concorso letterario. Meritamente,
poiché il T. V. è scrittore accurato ed espositore limpidissimo,
pregio essenziale quest'ultimo per uno storico; io lo vorrei
anche più conciso, più naturale e disinvolto.
Così qual'é il suo libro, per l'argomento, il metodo, la
ricchezza e la varietà delle notizie, ha valore capitale ; non si
potrà scrivere della Chiesa e dell' Italia nel secolo xvi senza
consultarlo (i). Deficienze non mancano, e le ho constatate. Ma, a
rischio di cader nei luoghi comuni, ricorderò a chi volesse insi-
stervi troppo, che la critica è facile, l'arte difficile, che l'ottimo
è nemico del buono. E non è poco davvero l'aver fatto bene
in un campo irto di tali e tante difficoltà.
S. Apollinare presso Siena.
Paolo Piccolomini.
E. Rodocanachi. — Le Chateau SJ Ange. — Paris,
Hachette et C.'% 1909.
P. Pagliucchi. — / Castellani del Castel S. Angelo.
— Voi. I, Parte I : / Castellani Militari (ijóy-
1464). — Voi. I, Parte II: / Castellani Vescovi
(1464-1^66). — Roma, Loescher e C.'' s. d.
Dalla fortezza il cui possessore dominava Roma e dal mo-
numento insieme, come dice il Gregorovius, più tragico del
mondo, non torsero mai lo sguardo i dotti ; dal luogo d' ozio e
di piacere di Giulio II e Leon X non distrassero mai la curio-
sità i dilettanti di storia; né dalla prigione di Cagliostro, Beatrice
Cenci e Fra Diavolo mai le persone di media cultura. Onde
per chi avesse voluto, come il Rodocanachi, comporre un libro
(i) La diligenza coscienziosa dell' A. si rivela anche nei particolari, anche
nella stampa esemplarmente corretta. Perchè, qua e là, parlando del card. Pio,
lo chiama Pio de' Carpi? Si vorrebbe leggere di Carpi, o se mai: de' signori, dei
conti di Carpi.
Bibliografia 505
sulla storia di Castel S. Angelo, avrebbe dovuto, con novità di
vedute, con grazia di narrazione e con tutto uno svolgimento
di racconto, che riuscendo gradito a' curiosi non riuscisse discaro
agli storici, soddisfare i gusti delle tre categorie di persone. Il
R. infatti tutto ciò si è proposto, come ne mostrano il ricco
apparato di note a pie' di pagina, trentaquattro documenti ine-
diti recati in appendice, il lungo ricordo consacrato in ciascun
capitolo a' prigionieri rinchiusi nella Mple, e lo splendore del-
l'edizione adorna di nitidissime incisioni; ed in parte vi è
riuscito.
In ogni capitolo la documentazione è esatta e il più delle
volte ricca ; alcune opere sono indagate, anzi diremmo sviscerate a
fondo, specialmente Procopio; ma non è stata esaminata tutta
la bibliografia relativa agli edificj di Roma, non pochi lavori,
specie tra' mss. Vaticani, che potevan projettare molta luce, non
sono stati utilizzati ; sì che le notizie il più delle volte son rica-
vate da quelle opere, che per lo storico costituiscono i più usuali
strumenti del mestiere (Muratori, Baronio, Pertz, Ciacconio,
Theiner ecc.) e raramente da' libri speciali sull'argomento; a
tal punto da dubitarsi se sia stato utilizzato il Catalogo de' ms.
relativi alla storia di Roma del Forcella, che suU' argomento
era il primo indicato. S' intenderà da ciò che le fonti diploma-
tiche non esistono, le archivistiche in genere difettano, e l'autore
chiede soltanto luce a quelle opere, che sul soggetto la danno,
diciamo, per lor natura, non ricercandola in quelle che la con-
tengono nascosta ; onde nessun ausilio vien richiesto alla topo-
grafia, nessuno all' epigrafia e a buon bisogno alla sfragistica,
scarso, e quasi nullo, alla numismatica. Non solo: ma quando
queste fonti « parlanti da sé » mancano, 1' autore, piuttosto che
interrogare le altre, non si perita a dichiarare ingenuamente che
di quel tempo « non sappiamo nulla ».
L'altro aspetto del lavoro, quello cioè di presentarci la vita
di corte trascorsa nel castello da Giulio II e Leone X, è ancor
più manchevole. Fa sì menzione di qualche artiere pagato, di
qualche stemma mutato, ma non fa scaturire dalla fonte tutto il
contenuto, e rare volte dice più di quel eh' essa non dica a prima
vista. De' prigionieri sappiamo magramente l' imputazione, e a
volte anzi solo il nome; del tempo colà da essi trascorso, di
qualche importante visita ricevuta, delle istruttorie colà compiute
non sappiamo nulla. Uomini e avvenimenti son tutti disegnati
con tinte confuse e delebili ; e mai una narrazione vivace, mal-
grado l'occasione si presenti di continuo, mostra l'autore pe-
5 o 6 Bibliografia
netrato intimamente ne' fatti, tal da riprodurli secondo la realtà
più evidente.
Ma se non ha ragjjfiunta la perfezione e non ha segnato un
passo più in là di quello compiuto dagli antecessori, il libro è
utilissimo, in quanto a' dotti dà occasione di veder compendiato
tutto quel che direttamente o indirettamente è stato detto, e di
apprendere qualcosa di nuovo ; a' dilettanti di conoscere quanto
la storia abbia finora detto sul monumento, e quanto al con-
trario abbia tenuto celato sotto la leggenda e il romanzo ; né
può riuscir discaro a questo o quel modo di pensare pel giudi-
zio inflitto a questo o quel personaggio o fatto, per aver con
grandissima abilità tagliato corto in ogni questione (e se ne pa-
ravano ad ogni pie' sospinto) più o meno confessionale, tanto
guadagnando di coscenziosità, brevità e serietà.
E, in conclusione, una pubblicazione che gli altri monu-
menti devono alla Mole Adriana ragionevolmente invidiare e che
torna d' onore al suo autore per la diligenza e solerzia con
cui è condotta e specialmente pel grande amore del R., che ha
eseguita la splendida edizione a proprie spese, e sempre in prò
della storia ha impiegate le sue ricche sostanze.
Il dott. Pio Pagliucchi si è proposto di « ricostituire la serie
« dei castellani del S. Angelo; raccogliere quanto intorno ad
« essi, alle loro prerogative, e alla loro storia trovasi dissemi-
« nato negli scrittori che trattarono del caste! S. Angelo in
« particolare, e delle vicende politiche di Roma in generale; e
« quanto d' inedito fu possibile trovare sul medesimo argo-
« mento ». E a tutte le promesse possiamo dire che in generale
abbia ottemperato. Il I cap. riguarda l'origine del mausoleo di
Adriano: ha tutto il carattere di un riassunto, e, se tale era
neir intenzione dell' autore, possiamo giudicarlo ben riuscito.
Diciamo lo stesso pel II. cap. che riguarda la costruzione della
cappella di S. Michele « ad nubes » ; ma pel III cap., con cui
comincia la trattazione della storia medioevale, discorrendo della
« Dimora di Marozia e de' Conti Tuscolani », non possiamo
addurre questa spiegazione; pensiamo invece che il contenuto
riman troppo sulle generali, e la forma è talmente affrettata, da
recar l'illusione che l' A. faccia il lungo precipitoso racconto
dopo una corsa a perdifiato. In seguito, a misura che s'inoltra
neir esposizione, ne progredisce il valore : qualche paragrafo
anzi è ben riuscito, tal da rivelare una perfetta assimilazione
delle fonti. Molta luce vien tratta dall'epigrafia, ma non tutta;
Bibliog rafia 507
come non tutta la luce di cui poteva disporsi è projettata su' per-
sonaggi, alcuni de' quali rimangono nella penombra. Scientifica-
mente parlando, questo lavoro è migliore del precedente, ma è
immaturo : molti mss. specie, come abbiamo notato, tra' Vati-
cani, rimangono da compulsare, e molte notizie da esser meglio
utilizzate.
E. D. Petrella.
F. Guerri. — Lo statuto dell'arte degli Ortolani del-
l' an?zo MCCCLXXIX. (Fo7iti di Storia Corne-
ta?ia, ILJ. — Roma, 1909.
M. Roberti. — Le Magistrature Giudiziarie Vene-
zia?te. — Venezia, a spese della R. Deputazione
Veneta di Storia Patria, Voi. II.
Il cod. che contiene gli statuti degli ortolani di Corneto è
di proprietà del conte Ranieri Falzacappa, il cui ricco e ben
custodito archivio concede benigna ospitalità agli studiosi : altri
storici ebbero agio di esaminarlo, ma nessuno seppe trarne il
profitto che oggi ne trae il G. Mercè questi statuti la vita eco-
nomica e giuridica di Corneto medievale rimane per buon tratto
rischiarata; onde agevolmente in essa potè leggere l'editore,
dettando la Prefazione, che occupa più della metà del volume,
e che poteva ridursi pel suo contenuto a poche facciate. La de-
scrizione del codice è prolissa, le pagine, ove egli ripete il con-
tenuto degli statuti, inutili, e le indagini (coronate del resto da
felice successo) stabilite per mostrare la seriorità d' un primo
abbozzo statutario rispetto al codice Falzacappa, in uno col ra-
pido sguardo alle condizioni topografiche e civili di Corneto,
navigano, e quasi naufragano, in un pelago infinito di disquisi-
zioni superflue. Il lavoro ha un difetto organico attinente più
che altro all'edizione: quello di non essersi attenuto a' criteri
con cui oggi esse edizioni conduconsi ; ed un altro attinente al-
l'autore: la lungaggine. La pubblicazione del testo è nitida e
coscienziosa, ma le note il più delle volte superflue. Il G. a
mo' d'esempio non omette perfin di dire che « si trovano nel
« cod. le forme del, al, kel^ dal e simili avanti a consonante, e
« dell, ali, kell, dall e simili avanti a vocale ». Che cosa v'ha
di notevole nel fatto fonetico in sé, e che cosa nel paleografico?
E poi è notevole introdurre una nota filologica nell' apparato
5 o 8 Bibliog7'afia
delle varianti, quasi che le postille d' un apparato critico for-
mino una cosa medesima con quelle d'un testo scolastico, e
quando per di più l'editore dichiara espressamente che altrove
studierà il dialetto Cornetano? Malgrado tutto ciò, la pubblica-
zione del G. è così utile che gli studiosi del medioevo debbono
essergli sommamente grati.
Il Roberti ha adempiuto alla promessa di pubblicare sei
capitolari delle magistrature giudiziarie istituite a Venezia nella
prima metà del sec. XIII, contenuti in quell' Archivio di Stato.
(Miscellanea, Cod. 133). È da rallegrarsi per la brevità di tempo
(due anni soltanto) e per la brevità concisa della prefazione e
delle note, che accompagnano ciascun capitolare : egli infatti ha
smessa l' idea manifestata nel I voi. di voler premettere de' cenni
storici a ciascuna magistratura giudiziaria, per essere il libro,
secondo a noi pare, diretto a quei pochi studiosi che nei do-
cumenti pubblicati dalla Deputazione Veneta di Storia Patria
e ne' lavori del Monticolo e dello stesso Roberti trovano ampia
illustrazione. Meglio anzi sarebbe stato che egli avesse di poco
accorciata la Dissertazione preliminare, e soppressa qualche nota.
Certamente le istituzioni giuridiche veneziane sono da ogni lato
caratteristiche, ma qualcuna era troppo conosciuta o troppo facil-
mente intelligibile, per meritare una nota, o a volte lunga nota.
L' edizione peraltro è buona e sobria ; essa ci mostra che il R.
lavora con metodo personale, non seguendo la falsariga altrui.
Valga questa pubblicazione ad attestarci quanti altri documenti
rimangono da esplorarsi negli archi vj veneziani, circa la costi-
tuzione giuridica e politica di quell'antico governo!
E. D. Petrella.
Dott. Pietro Gentile. — La politica intervia di Al-
fonso V (T Aragoìia nel regno di Napoli dal 1442
al 14^6. — Montecassino, 1909.
Il titolo non corrisponde al contenuto, perocché il libro
consiste nello studio, ampliato con notizie esterne, di alcuni
documenti esistenti nelP Archivio di Stato e nel municipale di
Napoli. È quindi una monografia ristretta al puro campo d'am-
ministrazione finanziaria per gli anni 1443-50, la quale, riguar-
data come tale, dee venir ben giudicata, ma riguardata come il
Bibliog rajia 509
titolo indicherebbe, è manchevolissima. L' autore modifica asser-
zioni erronee o infondate, e illumina pienamente le condizioni
di Alfonso V d'Aragona. Tanta anzi è la luce proiettata su
questo lato della figura del monarca, che tutta ne risulta pro-
fondamente mutata. Nel riepilogo — il quale per vero dell'espo-
sto non riepiloga niente — l' A. mostra d'averla scrutata a
fondo, e d* averne ricevuta tutt' altra impressione : egli anzi ce
la fa intravvedere con alcune pennellate, che hanno tutta la
probabilità d' ispirarsi dal vero.
E. D. Petrella.
NOTIZIE
L' editore Francesco Ferrari ha iniziato la pubblicazione dei
Manuali di scienze religiose. La prima serie si apre col primo
dei tre volumi dei quali consterà l' opera : L'impero romano e il
cristianesimo nei primi tre secoli di A. Manaresi, lucida e larga
sintesi delle relazioni tra il cristianesimo e lo Stato « da Nerone
a Commodo » compilata scrupolosamente su fonti di indubbia
autenticità. L'A. prende le mosse dalla comunità cristiana di
Roma sorta, come tutte le altre sparse nell'impero, dalla scis-
sione dei proseliti etnici dai giudei di razza nel seno della sina-
goga, primo centro della predicazione evangelica, e già discreta-
mente numerosa nel 64, anno dell' incendio di Roma e della
persecuzione neroniana. Per la prima volta allora i cristiani fu-
rono perseguitati come « hodio humani generis convicti » e
« genus hominum supertitionis novae et maleficae » ; ma una
legge speciale non ci fu e, passata la momentanea e locale per-
secuzione, il cristianesimo potè seguitare a propagarsi all'ombra
del giudaismo anche fra le classi alte, persino fra i membri della
famiglia imperiale sotto i Flavi, senza destare che indirettamente
l'attenzione dell'ombroso Domiziano. La persecuzione non di-
venne sistematica che cogli Antonini al cui governo, ispirato ai
più alti ideali quiritari, per i quali religione e politica sono due
strumenti essenziali di regno, il cristianesimo apparve come
una novità sospetta e pericolosa. Tuttavia neppure allora fu
emanata una legge speciale: « non licet esse christianos ». I
cristiani cadevano sotto la « lex iulia de potestate imminuta »
e i processi contro di loro rientravano nell'ambito della « coer-
citio ». È il periodo delle persecuzioni popolari. Vero nemico
del cristianesimo è il popolo : lo Stato si mantiene a lungo verso
di esso nella situazione equivoca e semi-passiva creata da Tra-
iano: « requirendi non sunt, sed si deferantur et arguantur pu-
niendi sunt ». Colla lettera a Minucio Fundano, Adriano porta
5 I 2 Notizie
un leggiero miglioramento, stabilendo che nel cristiano non si
debba punire il « crimen nominis », ma il « crimen coherens
nomini », miglioramento che si delineò forse meglio sotto An-
tonino il Pio. Marco Aurelio più dei suoi predecessori ispirato
alle idee quintane, che avevano creato la persecuzione di stato,
lascia impregiudicata la questione: all' imperatore filosofo sfugge
r importanza del cristianesimo che non avrà pace se non sotto
il fiacco governo di Commodo. Gli ultimi due capitoli sono
dedicati ai « cristiani e l'opinione pubblica » e all' « apologia
cristiana nel secondo secolo ».
Utilizzando il ricco materiale di iscrizioni, di ostraca, di
papiri greci e la relativa copiosa letteratura tedesca e inglese,
il prof. E. Buonaiuti ha pubblicato nella stessa collezione i suoi
Saggi di filologia e storia del Nuovo Testamento^ uno studio
sul greco neo-testamentario in rapporto al greco popolare che,
in poco più di un mese, ha avuto l'onore di due edizioni, e che
pur nei limiti di un semplice manuale di divulgazione assume,
per la mancanza di lavori simili in Italia e per la intelligente
ed organica disposizione della materia, il valore di uno studio
originale. Il greco del N. T. non rappresenta una specie a se né
obbedisce a leggi proprie : le pretese caratteristiche del greco
neo-testamentario sono quelle del greco popolare, non letterario,
del greco adoperato da quelle classi povere e incolte in mezzo
alle quali il cristianesimo raccolse i suoi primi entusiasti prose-
liti. La propaganda cristiana antica ha degli addentellati preziosi
nelle forme della vita quotidiana in cui si è iniziata, e sui suoi
concetti, sulle sue consuetudini ha innestato molteplici idee pro-
prie. Cosi il vocabolo uapouaia nel valore tecnico di avvento, di
venuta, specie in rapporto all' inaugurazione del regno messia-
nico, che sembrava una creazione neo-testamentaria, è di uso
abituale sulla xotvi^ StdXexxog : il papiro Flienders Petrie del III sec.
a. C. registra le contribuzioni raccolte nel distretto onde pre-
sentare al re Tolomeo in occasione della sua venuta (Tiapooaìag)
una corona d'oro; il papiro 48 dei « Tebtunis papyri » del 113
av. C. parla della contribuzione di grano fissata Tipòs tyjv toO
BaatXéws Tiapouatav. Analoghi raffronti si possono fare per il sino-
nimo èmcpccvsta. Impressionante é il parallelismo fra la termino-
logia del culto imperiale e quello del culto cristiano. Come Cri-
sto, l' imperatore ha l'appellativo ^sóg, per esprimere la sua na-
tura, e Tcópios e owTì^p per esprimere la sua missione in rapporto
ai sudditi. In una iscrizione di Priene è ricordato il « ysvsO-Xiog
Notizie
Toù O-eoO » Augusto; in un'altra di Pergamo una « lépsiav 0-sà
<I>auxsivirjs » moglie di Marco Aurelio ; una votiva di Cos chiama
Nerone V àYa8-òs ^sóg con un riscontro evidente alle parole di
Gesù: oùSsts àvaO-òg èi |jiyj sI^ 6 B-sòg (Me. X, i8). Altre iscrizioni
danno ad Augusto il titolo di ^sòg sx O-soO. I titoli acoxf/p e d-sót,
sono dati ad Augusto in una iscrizione di Olimpia, e Claudio è
chiamato xóptog in un ostracon tebano. La sudditanza a Cristo
e a Cesare è espressa con lo stesso termine: ^ohXoc, XpipO-oi)
^o'Skoc, xataspos ; à7rsXsó9-£5os xoptou richiama r« augustorum
libertus » di una epigrafe sepolcrale di Cos, come il qiiXóxp'.axog
e il O-sóyvwaxog sembrano una variazione di cptXoxataap e di
as^aa-cóyvwaxog del linguaggio antico. L'A. studia così un grande
numero di parole e concetti neo-testamentari. Rileviamo quali
più salienti lo studio sul « decreto degli apostoli », « fede si-
nottica e fede paolina », « presbiteri e profeti ».
Monsignor Stornajolo ha pubblicato: Le miniature della to-
pografia cristiana di Cosmas Indicop l eusti s (Codice Vaticano
greco 699) per la casa Hoepli, con una lunga prefazione. Dato
un rapido sguardo alla vita di Cosma ed esclusa l' ipotesi che
questi fosse stato monaco, l'A. fìssa col Montfaucon la data
della preparazione del materiale dell'opera al 535, dell'edi-
zione tra il 545-547 e passa a studiare 1' opera in se. Cosma è
il discepolo del celebre nestoriano Patricio (Mar Aba) e la To-
pografia riproduce il sistema cosmografico-biblico e le idee an-
tropologiche e cristologiche della scuola antiochena. I punti di
contatto fra Teodoro di Mopsuestia e Cosma, benché questi non
dipenda dal primo che per il tramite di Patricio, sono : le due
catastasi, le idee sulla natura di Cristo, la teoria della non sfe-
ricità del cielo, il simbolismo del candelabro eptalnico, la inter-
pretazione dei salmi messianici. Della stessa scuola sono le nu-
merose biografie dei patriarchi e dei profeti, una raccolta delle
quali, il Chronicon paschale (sec. VII), dipende direttamente da
Cosma. All'esame dell'opera segue quello del codice. Il cod.
Vat. è in onciali inclinate a destra di tipo greco-slavonico. I
punti in alto e nelle linee sono di mano del testo ; gli spiriti e
gli accenti di pochissimo posteriori, forse di mano dello stesso
scrittore o del correttore, certo dello stesso inchiostro. Solo qua
e là si notano accenti di mano posteriore e di inchiostro più
nero. Il confronto dell'alfabeto colle tavole del IX sec. pubbli-
cate dal Wattenbach e dall' Omont, gli accenti curvati, specie
il confronto con un codice vaticano in onciali greco-slavoniche
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXII. 33
5 I 4 Notizie
del 949 fanno concludere contro l' ipotesi del Kondakoff, seguita
anche dal Venturi e basata sulla presunta posteriorità di tutti
gli spiriti e accenti, che il codice non è del VII, ma del IX sec.
Importante è il capitolo Le pitture dei codici archetipi^ nel
quale l'A. documentando una ipotesi formulata dal Garrucci e
dallo Strzygowscki viene a stabilire che le miniature dei codici
archetipi sono di mano dello stesso Cosma il quale ebbe come
fonti Patricio per i disegni del sistema cosmografico, del taber-
nacolo e delle antichità giudaiche e per tutte le altre miniature
le statue, le pitture, i mosaici delle basiliche e delle catacombe
di Alessandria. Le strette rassomiglianze tra le miniature dì
Cosma ispirate a scene del V. T. e quelle dei cinque Ottateuchi
giuntici in codici dei sec. XI-XII, ma ì cui archetipi sono, se-
condo la più probabile ipotesi del Graeven, anteriori a Cosma
e non dipendenti dalla sua scienza cosmografica, come crede il
Millet, dimostrano che Cosma oltre che il copiatore è stato an-
che il divulgatore delle illustrazioni scolastiche degli esegeti an-
tiocheni.
Le miniature del cod, Vat. sono, come la scrittura, della se-
conda metà del IX sec. Il tipo di vecchio israelita che riproduce
è identico al Giacobbe del cod. 510 di Parigi (sec. IX), e lo
stesso deve dirsi del tipo del giovine Mosè. Il giovine s. Ste-
fano è identico all' affresco di s. Stefano in S. Vincenzo al Vol-
turno (IX sec); e la personificazione della danza si ritrova iden-
tica nel « psalterium aureum » di arte carolingia del sec. IX-X.
Il miniatore esce dalla sfera dei miniatori di mestieie del sec. IX,
e, quantunque deficiente nell'arte di disegnare, è colorista sem-
plice e suggestivo. Nelle sue miniature si scorge l'influenza:
i.o dell' arte cristiana delle catacombe sviluppate come nelle
bibbie miniate : nel tipo di Giona, Abele, Noè etc. ; 2.° del-
l'arte classica: nella personificazione dello zodiaco, dei venti
etc; 3." dell'arte ellenistica posteriore: nei volti dei cheru-
bini e serafini etc. ; 4.*^ del puro bizantino come in Melchisadech
e David; 5.° dell'arte bizantino-ellenistica come nel tipo del
redentore e nelle altre persone e scene.
La seconda e più ampia parte dell' introduzione è una mi-
nuta e particolareggiata descrizione delle miniature del codice.
A proprie spese Francesco Savini ha pubblicato II cartulario
della chiesa Teramana, trascritto da un cod. del sec XII conte-
nuto neir Arch. Arcivesc. di Teramo. Consta di ottanta docu-
menti, di cui quindici ricavati dagli atti del medesimo cartulario.
Notizie 5 1 5
giusta i transunti italiani dell'Antinori (Mem. mss., voi. L, par. IV.
Vescovi di Teramo). Il più antico documento è una donazione
dell' 862 ; il più moderno un catalogo dei terreni della chiesa
aprutina tenuti in feudo da' nobili Gualtieri di Podio, Roberto
di Morricone ed altri. L'autore ha premesso all'edizione una
larga introduzione paleografica, diplomatica, storica e giuridica.
PERIODICI
(Articoli e documenti relativi alla storia di Roma)
Académìe royale de Bel^ìque. Bulletìn de
la commìssìon royale d'histoire. To. LXVIII, IP
bull. — A. Cauchie et L. Van Der Essen, Les sources de
l'histoire nationale conservées à 1' étranger dans les archives
privées. - Ém. Fairon, Un projet de démembrement du diocèse
de Liége proprosé par les Braban^ons en 1332 et 1336.
American JFournal of Archaeolog-y. Second
Series, voi. XIII (1909) n. 4, — A. L. Frothingham, A Pseudo
Roman Relief in the Uffizi. A Renaissance Forgeoy. - Ch. Hùl-
SEN, The Broning of Rome under Nero. - J. B. Carter, The
Death of Romulus.
American (The) Journal of Philolog-y. Vo-
lume XXX, n. I. Whole n. 117. — H. Langford Wilson, La-
tin Inscriptions at the lohns Hopking University II. - n. 2.
Langford Wilson, Latin Inscriptions at the lohns Hopkins
University III.
Analectes pour servir a THistoire Ecclésìa-
stique de la Bel^ique, IIP sèrie, V to. P livraison. —
H. Nelis, Études de diplomatique medievale. II. L'Authenticité
de la donation du Comte Robert a l'abbaye de Saint-Trond (741).
Archivio storico Italiano. Serie V, to. XLIV. —
A. Segre, I dispacci di Cristoforo da Piacenza procuratore man-
tovano alla Corte pontificia (1371-83). - P. Santini, ree. di G. Si-
GNORBLLi : Viterbo nella storia della Chiesa. V. Federici, ree.
di P. Egidi : Necrologi e libri affini della provincia Romana.
Voi. I. Necrologi della città di Roma in Fonti per la Storia
d'Italia pubblicate dall' Ist. Stor. Ital., 1908. - V. Rossi, rec.^i
M. Vattasso : I codici petrarcheschi della Biblioteca Vaticana.
5 1 8 Periodici
Archìvio storico Lombardo. Anno XXXVI (1909),
serie IV, voi. XII, fase. XXIII. — F. Fossati, Dal 25 luglio
1480 al 16 aprile 1481. L'opera di Milano. - A. Colombo, Nuovo
contributo alla storia del contratto di matrimonio fra Galeazzo
Sforza e Susanna Gonzaga. - N. Ferorelli, Schema di un ten-
tato accordo tra Alfonso d'Aragona e Francesco Sforza nel 1442.
- F. NovATi, ree. di M. Vattasso : I codici petrarcheschi della
Biblioteca Vaticana.
Archivio storico iViessinese. Anno IX (1908^
fase. I-II. — G. Oliva, Sinan- Bassa (Scipione Cicala) celebre
rinnegato del secolo XVI.
Archivio storico per le province Napole-
tane. Anno XXXIV (1909), fase. IL — F. Cerone, ree. di
N. F. Faraglia: Storia della lotta tra Alfonso V d'Aragona e
Renato d'Angiò. - P. E., ree. di H. Finke: Acta Aragonensia.
Quellen zur deutschen, italienischen, franzosischen, spanischen
zur Kirchen und Kulturgeschichte aus der diplomatischen kor-
respondenz Jaymes II (1291-1327). - Id., ree. di U. Balzani: Le
Cronache italiane nel Medio Evo. — Fase. HI. - P. Fedele, Il
vessillo di Lepanto. - M. Schifa, ree. di E. Mayer : Italienische
Verfassungsgeschichte von der Gothenzeit bis zur Zunftherrschaft.
- R. T., ree. di M. H. Wail : Joachin Murat Roi de Naples.
La dernière année de règne (mai 1814 - mai 1815).
Archivio storico Sardo. Voi. V (1909), fase. I-II.
- S. PiNTUS, Vescovi di Ottana e di Alghero. - R. Loddo, Al-
cune iscrizioni romane inedite della Sardegna. - A. Solmi, Nuovi
documenti per la storia della conquista aragonese. - Id., ree. di
X. Poli: La Corse dans l'antiquité et dans le haut moyen -àge.
Des origines à 1' expulsion des Sarrasins.
Archivio storico per la Sicilia orientale. An-
no VI (1909), fase. I. — E. Mauceri, ree. di A. Venturi: La
scultura del quattrocento. - F. Marletta, ree. di E. Cocchia:
Un giudizio di Cicerone intorno a Lucrezio. - G. Verdirame,
ree. di E. Pais : \J elezione del Pontefice massimo romano per
mezzo delle XVII tribù. - F. Marletta, ree. di E. Pais: A
proposito dell' attendibilità dei fasti dell' antica repubblica ro-
mana.
Periodici 5 1 9
Archivio Trentino. Anno XXIV (1909)» fase. II. —
D. Reich, Ancora a proposito dei diplomi dell'istituzione del
principato vescovile di Trento.
Archivio (Nuovo) Veneto. N. S., anno IX (1909),
to. XVIII, parte I. — L. Fresco, Lettere inedite di Bene-
detto XIV al Cardinale Angelo Maria Querini (1750), da un Co-
dice della biblioteca arcivescovile di Udine. - R. Cessi, Un
antipapista, episodio di Storia Veneta. - C, Cipolla, Pubblica-
zioni sulla storia medioevale italiana.
Atti e memorie della R. Deputazione di sto-
ria patria per le province di Romagna. Serie III,
voi. XXVII (1909), fase. I-III. — G. B. Comelli, Il governo
« misto » in Bologna dal 1507 al 1797 e le carte da giuoco del
canonico Montieri. - F. Lanzoni, Il primo vescovo di Comacchio.
- A. Testi-Rasponi, Note marginali al « Liber Pontificalis » di
Agnello Ravennate. - G. B. Salvioni, Il valore della lira bolo-
gnese dal 155 1 al 1604. - A. Corradi, Le sottomissioni di No-
nantola a Modena e a Bologna (1131-1261-1307).
Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere
ed arti. To. LXVIII, serie Vili, to. XI, disp. III. - - L. Lan-
Ducci, Un preteso caso di affinità ed un passo dei frammenti
vaticani. — Disp. HIT. - Contributo alla storia dei lazzaretti
(leprosari) medioevali in Europa. - Disp. V. - C. MANFRONi,Note-
relle di storia normanna. - Disp. VII. - B. Bruci, Per la storia del
diritto romano. Note bibliografiche e critiche. - Dispensa Vili. -
A. Checchini, I « Consiliari] » nella storia della procedura.
Bibliothèque de l'École des chartes. — Voi. LXX
(1909), mai-aoùt. - L. Auvray, Le registre de Grégoire IX
de la Bibliothèque municipale de Pérouse. - R. Poupakdin,
ree. di S. Pivano : Stato e Chiesa da Berengario I ad Arduino
(888-1015). - A. B01NET, ree. di P. Perdrizet: La Vierge
de Miséricorde. Étude d'un thème iconographique.
Boletin de la Real Academìa de la Historia.
To. LV, quad. IV. — A. Blasquez, Via romana de Tànger al
rio Muluya, segùn el itinerario de Antonino. — Quad. VI. -
E. Romero de Torres, Cordoba, Nueves antigùedades romanas
y visigóticas.
520 Periodici
Bollettino d' arte del iViinistero della pub-
blica istruzione. Anno III (1909), fase. V-VI. — A. Della
Seta, La collezione Barberini di antichità prenestine. -Fase. VII.
- A. Bartoli, I documenti per la storia del Settizonio Seve-
riano e i disegni inediti di Marten van Heemskerck. - Fase. Vili.
- G. Cantalamessa, L'Affresco dell' « Annunziazione » nel Pan-
theon. - R. Paribeni, Incrementi del Museo Nazionale Romano.
- Fase. X. - C. Ricci, S. Maria degli Angeli e le Terme Dio-
cleziane. - Fase. XL - C. Ricci, Isolamento e sistemazione delle
Terme Diocleziane. - U. Fleres, Nuovi acquisti della Galleria
d'Arte Moderna.
Bollettino della Società Geo^frafìca Italia-
na. Serie IV, voi. X (1909), n. io. — R. Meli, Sopra alcune
vedute prospettiche della città di Narni dei secoli XVII e XVIII.
- N. II. - A. Bacchiani, Giovanni da Verrazzano e le sue sco-
perte nell'America settentrionale (1524) secondo T inedito codice
sincrono Cèllere di Roma. - N. 12. - P. Schiarini, ree. di
P, Orsi: L'Italia moderna. Storia degli ultimi 150 anni.
Bollettino storico della Svizzera italiana.
Anno XXXI (1909), n. 1-6. — Si accenna allo studio del d."" Ga-
spare WiRZ intorno ad Ennio Filonardi, vescovo di Veroli e
ultimo nunzio a Zurigo.
Bollettino della R. Deputazione di storia
patria per l'Umbria. Anno XV (1909^, fase. I-II. —
G. NiCASi, La famiglia Vitelli di Città di Castello e la Repub-
blica fiorentina fino al 1504.
Bullettino (Nuovo) di archeologia cristiana.
Anno XV (1909), n. 1-3. — P. F. Savio, Un santuario poco
noto di Roma e il martirologio geronimiano. - A. Sorrentino,
Un'epigrafe cristiana e sua relazione con la tomba di Partenope
a Napoli. - O. Marucchi, Osservazioni suir iscrizione del papa
Ponziano recentemente scoperta e su quelle degli altri papi del
III secolo. - P. M. Colagrossi, Di un monumento recentemente
scoperto presso il Sepolcro Apostolico dell' Appia. - O. Ma-
rucchi, Breve nota sulle scoperte di S. Sebastiano descritte nel
precedente articolo. - Clark D. Lamberton, A curious repre-
sentation of the Epiphany. - G. Schneider, Gli autori e il cri-
terio di compilazione degli antichi itinerari delle Catacombe Ro-
P d'iodici 5 2 I
mane. - E. Becker, Drei Sarkophagfragmente aus ròmischen
Coemeterien. - R. Kanzler, Relazione ufficiale degli scavi ese-
guiti dalla Commissione di Archeologia sacra nelle Catacombe
romane, 1907-1909. - O. Marucchi, Roma: Scavi nelle Cata-
combe romane ; Scoperta di un antico altare nella chiesa di
S. Marcello; Scoperta di una antica iscrizione presso la chiesa
di S. Cecilia in Trastevere; Scavi nella antica chiesa di S, Cri-
sogono; Recentissime scoperte avvenute sotto la Basilica dei
Ss. Ciovanni e Paolo al Celio. - Id., ree. di M. Besnier : Les
Catacombes de Rome; e di P. S. Scaglia: Les Catacombes de
Saint Caliste. Histoire et description.
Bullettino della. Commissione Archeologica
comunale di Roma. Anno XXXVI (1909), fase. I-II. —
A. Bartoli, Il panorama di Roma delineato da Hendrik van
Cleef nel 1550. - J. Orbaan, Roma e dintorni nei disegni dei
maestri neerlandesi. - S. Aurigemma, La protezione speciale
della Gran Madre Idea per la nobiltà romana e le leggende del-
l'origine trojana di Roma. - O. Marucchi, Il « lithostroton »
di Siila riconosciuto nel tempio della Fortuna in Preneste, -
G. Gatti, Il tempio di Giove Eliopolitano scoperto al Gianicolo.
- Id., Tegole fittili col bollo di Innocenzo IL - Id., Notizie di
recenti trovamenti di antichità in Roma e nel suburbio. -L. Can-
tarelli, Scoperte archeologiche in Italia e nelle antiche Pro-
vincie romane. - G. Gatti, ree. di W. Amelung: Die Sculpturen
des Vaticanischen Museums, im Auftrage und unter Mitrovir
Kung des K. Deutschen archaeologischen Instituts. - L. Can-
tarelli, 7'ee. di F. Behn: Die Ficoronische Cista.
Bullettino Senese di storia patria. — Anno XVI
(1909 , fase. I. — I. Anziani, La città di S. Caterina. - A. Nan-
Nizzi, I lettori dei Semplici nello Studio senese. - A. Lisini,
Inventario del Diplomatico del r. archivio di Stato di Siena. -
N. Mengozzi, ree. di P. Colrteault : Blaise de Monluc. Étude-
critique sur le texte et la valeur historique des Commentaires ; dello
stesso: Un cadet de Gascogne au XVI siècle : Blaise de Monluc.
Giornale storico della Letteratura Italiana.
Anno 1909, voi. LV, fase. 163. — P. Piccolomini, ree. di R. Wol-
KAN : Briefwechsel herausgegeben von R. W. I. Ahterlung : Briefe
aus der Laienzeit (1431-45). I. Ban 6 : Privatbriefe. - H. Co., ree. di
G. Melodia : Studi sulle rime del Petrarca.
52 2 Periodici
iVioyen-à^e (Le). Anno 1909 (gennaio - febbraio). —
M. Prou, ree. di F. Kehr : Regesta pontificum Romanorum,
voi. I-II. - (Marzo -aprile). - M. Prou, r^r. di L. Schmitz-Kal-
LENBERG : Practica cancellariae apostolicae saeculi XV exeuntis.
- M. Prou, ree. di Likhtscheff : Un bref de pape Pie V au tsar
Ivan le Terrible, avec une ètude sur les brefs pontificaux. M. Prou,
ree. di Goeller : Mitteilungen und Unterschungen ueber dar
paepstliche Register-und Kantleiwesen im 14 Jahrhundert,
iVlélan^es d'archéologfie et d'histoire. — An-
née XXIX (1909), fase. I-IV. — G. Nicole et G. Darier, Le
sanctuaire des dieux orientaux au Janicule. - A. Piganiol, Les
orìgines du Forum Boarium. - P. Bourbon et R. Laurent- Vi-
BERT, Le Palais Farnese d'après l'inventaire de 1653. - R- Mi-
chel, Les premières horloges du palais pontificai d'Avignon. -
C. CocHiN, Une lettre inèdite de Benvenuto Cellini. - P. Arbelet,
Une lettre inèdite de Stendhal au prince Odescalchi. - P. Gau-
ckler, Le Couple héliopolitain et la Triad solaire dans le san-
ctuaire syrien du Lucus Furrinae à Rome.
Alemorìe storiche Forog-iuliesi. Anno V (1909),
fase. I. — P. S. Leicht, ree. di A. Checchini : I fondi romano-
bizantini considerati in relazione con l'Arimannia; e di S.Pivano:
Stato e Chiesa da Berengario I ad Arduino.
iViusée (Le). Voi. VI (1909), fase. II. — O. Theatès,
Les Grandes mystifications artistiques. Les Médailles pseudo-an-
tiques. - Fase. III. - J. de Foville, L'Art dècoratif romain. -
A. Sambon, Les Animaux et le paysage dans la sculpture romaine. -
Fase. IV. - O. Theatès, Les Images populaires dans l'Antiquité :
le Cirque et l'Amphithèàtre. - A. Sambon, La Bague à travers
les àges. - Fase. V. - A. S., ree. di L. Cesano: Le monete
degli Italici durante la Guerra sociale. - Fase. VI. - A. Sambon,
La Bague à travers les àges.
Naclirichten von Kònì^liclien Gesellschaft
der \Vissenschaften zu Gòttin^^en, Geschàftliche
Mitteilungen 1909. Heft i. — F. Leo, Bericht iiber den The-
saurus linguae latinae.
Rassegna, contemporanea. Anno II (1909), fase. I.
— U. Fleres, Concorso di scultura (Monumento a V. E.).
Periodici 523
Rendiconti della R. Accademia, dei Lincei.
— Anno 1909 (serie V, voi. XVIII), fase. I-III. — T. Rivoira,
Di Adriano architetto e dei monumenti adrianei. - A. Bartoli,
Il ricordo della « Domus Aurea » nella topografia medievale di
Roma. - Fase. IV -VI. - L. Pigorini, Scavi del Palatino. -
V. SciALOjA, Un frammento di antica legge romana. - Barnabei,
Notizia sul ritrovamento di essa legge.
Revista de archivos, biblioteca» y museos.
Anno XIII (1909;, gennaio -febbraio. — J. Ramon Mélida, Di-
bujos de Miguel Angel para la Sibila Libica. - M. S. y S., Ca-
tàlogo de los manuscritos de la Biblioteca del Seminario de
San Carlos de Zaragoza. - L., ree. di J. Becker: Relaciones
diplomàtieas entre Espaila y la Santa Sede durante el siglo XIX.
- L. H., ree. di D. Gnoli : Have Roma, Chiese, Monumenti,
Case, Palazzi, Piazze, Fontane, Ville.
Revue Bénédictine. Année XXVI (1909^ n. i. —
D. R. Ancel, Le procès et la disgràce des Carafa. XIV. Les
résults de l'instruction. - D. U. Berlière, Emmanuel, évéque
de Crémone. - D. G. Morin, ree. di P. Batiffol : L'église
naissante et le eatholieisme. - D. B. Defrenne, ree. di Mgr.
L. Duchesne: Origines du eulte chrétien. - Id., ree. di Al-
thestan Riley: Pontificai serviees. Voi. IV. - D. U. Berlière,
ree. di K. Rieder : Monumenta Vaticana historiam episcopatus
Constantiensis in Germania illustrantia. (Ròmische Quellen zur
Konstanzer Bistumsgesehiehte zur Zeit der Pàpste in Avignon,
1305-1378); di A. Fayen : Lettres de Jean XXII (1316-1334).
Textes et Analyses. Tome I (1316-1324); di H. Reimers : Frie-
sische Papsturkunden aus dem Vatikanischen Archive zu Rom;
di E. R. Vaucelle : Catalogne des lettres de Nicolas concer-
nant la province ecclésiastique de Tours d'après des registres
des Archives Vaticanes. - D. I. Rvelandt, ree. di A. Dufourcq:
Le Passe chrétien. Epoque syncrétiste. T. II et III. Histoire de
la fondation de l' Église. - D. R. T., ree. di L. Halphkn: Etudes
sur l'administration de Rome au Moyen-Age (752-1252). - D. U. B.,
ree. di P. Bourdon : L'abrogation de la Pragmatique et les rè-
gles de la ehancellerie de Pio IL - D. Bède Lebbe, ree. di
P. Xystus: Notiones archaeologiae christianae disciplinis theo-
logieis eoordinatae. - Id., ree. di M. Besnier : Les catacombes
de Rome. - N. 2. - D. R. Ancel, Le procès et la disgràce des
Carafa. XV. La défense. XVI. La sentence et l'exécution. - D.
524 Periodici
R. P., ree. di Ch. St. Devas : L'Eglise et le progrès du monde.
- D. U. B., ree. di E. Calvi, Bibliografia di Roma nel Medio
Evo (476-1499). Supplemento I. Con appendice sulle catacombe
e sulle chiese di Roma. - D. U. Berlière ree. di N. Hilling :
Die ròmische Rota und das Bistum Hildesheim am Ausgange
des M. A. (1464-1513). - Id., ree. di Jos. Schimdlin: Die kir-
chlinchen Zustànde in Deutschland vor dem Dreissigjàhrigen
Kriege nach den bischòflichen Diòzesamberichten au den Hei-
ligen Stuhl. I Oesterreich.
Revue d' histoìre ecclésiastìque. Année 1909,
fase. III. — J. Flamion, ree. di Ilario Rinieri : S. Pietro in
Roma ed i primi papi, secondo i più vetusti cataloghi della
Chiesa Romana. - J. Flamion, ree. di P. Allard : La persé-
cution de Dioclétien et le triomphe de l'Église. -J. LEBON,r^<;.
di L. Traube : Nomina sacra. Versuch einer Geschichte des
christlichen Kùrzung. - G. Mollat, ree. di E. R. Vaucelle :
Catalogne des lettres de Nicolas V concernant la province ec-
clésiastique de Tours d'aprés les registres des Archives Vaticanes.
- L. Van der Essen, ree. di P. Herre: Papsttum und Papst-
wahl im Zeitalter Philipps IL - Fase. V. - G. Mollat, Inno-
cent VI et les tentatives de paix entre la France et l'Angleterre
(1353-1355)- - R- Ancel, O. S. B., La réconciliation de PAngle-
terre avec le Saint-Siège sous Marie Tudor. Légation du cardinal
Polus en Angleterre (1553-54). - H. Leclercq, r(?^. diC' J. He-
FELE : Histoire des Conciles d'après les documents originaux.
- L. Bril, ree. di H. Biaudet: Le Saint-Siège et la Suède du-
rant la seconde moitié du XVP siècle. Etudes politiques. I.
Origines et epoque des relationes non officielles, 1570-76. - Fase.
VI. - R. Ancel O.S.B., La réconciliation de l'Angleterre avec
le Saint-Siège sous Marie Tudor. Légation du Cardinal Polus
en Angleterre (1553-1554). - M. Vaes, ree. di A. Steinhuber :
Geschichte des KoUegium Germanikum hungarikum in Rom. -
M. Vaes, r^^. di ]. Schmiden : Geschichte der deutschen Natio-
nalkirche S. Maria dell'Anima in Rom. - R. De Schepper, ree.
di R. J. Susta: Die Ròmische Kurie und das Konzil von Trient
unter Pius IV.
Revue Hìstorique. Année XXXIV (1909), to. D.
fase. III. — D. Mathiez, Les philosophes et la séparation de
l'Église et de l' Etat en France à la fin du XVIIP siècle. -
Periodici 525
E. Jordan, Histoire de 1' Eglise au moyen àge. - G. Boukgin,
Histoire d' Italie.
Revue (Nouvelle) hìstorìque de droit fran-
9aìs et etrang-er. Année XXXIII (1909), n. 2. — P. Col-
LiNET, Contribiitions a l' histoire du droit Romain. - I. Lambire,
Les dernières survivances de la souveraineté du Saint Empire
sur les états de la monarchie Piémontaise. - R. Caillemer, ree.
di L. Stouff : L' Interpretatio de la loi romaine des VVisigoths
dans les formules et les chartes du VP au XP siede ; e di
J.Flach: Le droit romain dans le chartes du IX" au XP siècle
en France. - H. Pissard, ree. di L. Halphen: Études sur
l'administration de Rome au moyen - àge (751-1252) - N. 3. -
R. Caillemer, ree. di B. Pitzorno : Il « Liber Romanae legis »
degli « ludicia a probis iudicibus promulgata ». - E. Perrot,
ree. di P. Bourdon : L' abrogation de la Pragmatique et le
règles de la chancellerie de Pie IL - N. 4. - P. F. Girard, Le
manuscrit Charpin du Code Théodosien. - P. Collinet, Le
papyrus de Giessen sur la Constitutio Antoniana. - J. Duquesne,
ree. di O. Clerici : La formazione delle locazioni irregolari in
diritto romano. - F. S., ree, di P. F. Girardi: Nouvelles obser-
vations sur la date de la loi Aebutia. - J. Duquesne. ree. di
W. W. Buckland : The Roman Law of Slavery. The Condition
of the Slave in Private Law from Augustus to Justinian. - J. D.,
ree. di Baviera Giovanni: Scritti giuridici. T. I. Diritto romano.
- R. Caillemer, ree. di: R. Università di Catania. Annuario
dello Istituto di Storia del diritto romano. - Id., ree. di B. Pit-
zorno : Le Exceptiones Legum Romanorum e i documenti
toscani del medio evo. - N. 5. - P. D., ree. di E. Maver :
Italienische Verfassungsgeschichte von der Gothenzeit bis zur
Zunfttherrschaft, to. i e 2. - S. C, ree. di E. R. Vaucelle :
Catalogne des lettres de Nicolas V concernant la province ec-
clésiastique de Tours d'après les registres des Archives vati-
canes. - G. Testaud, ree. di J. Mac Kimon : A history of
modem liberty.
Rivista araldica. Anno VI, aprile 1908. — C. A. Ber-
TiNi, Famiglie Romane.
Rivista Italiana di numismatica. Anno XXII
(1909), fase. IL — F. Gnecchi, Appunti di Numismatica Ro-
mana: xeni. Assi imperiali a due diritti o a due rovesci. -
526 Periodici
e. GouBASTOw, Contributions au Corpus Numorum Romanorum.
Fase. III-IV. — F. Gnecchi, Appunti di Numismatica Ro-
mana: XCIV. Medaglioni senatorj e bronzi eccedenti. - E.
Martinori, Della moneta « paparina »del Patrimonio di S. Pietro
in Tuscia e delle zecche di Viterbo e Montefiascone. - O. Vi-
TALiNi, Il Sigillo dei Cavalieri Lauretani, opera di Benv. Cellini.
F. Gnecchi, 7'ec. di G. F. Hill: Historical Roman Coity from
the ealiest times to the reign of Augustus.
Rivista di storia antica. — Nuova serie, anno XII,
fase. I-II. — G. Grasso, Lo SxuXocxtov o^oc, di Appiano e l'iti-
nerario di Ottaviano da Vibona a Tauromenio nel 718/36. - T.
Montanari, Appunti Annibalici (parte seconda). - V. Costanzi,
Ancora l' italicità di Rea Silvia. - V. Strazzulla, Il processo
di Libone Druso. - S. La Sorsa, Cenni biografici su Tito Azio
Labieno. - P. Franzo, Per la ricostruzione dei libri perduti di
T. Livio. - C. Cessi, ree. di G. Costa: Gordiani; e dello stesso:
Gratianus. - C. C, ree. di C. Lanzani : Storia interna di Roma
negli anni 87-82 a. Chr. Parte I : Il VII consolato di Mario. -
Id., ree. di B. Wolff-Beckh : Kaiser Titus und der Jùdische
Krieg. - Id., ree. di A. Solari: I Lutazi e lo storico Lutazio
Catulo. - C. Cessi, ree. di C. Pascal : La falsa corrispondenza
fra Seneca e Paolo. - F. C, ree. di C. Pascal: Due epigrammi
su Roma antica. - Id., ree. di F. Eusebio: Le mura romane
d'Alba Pompeia. - L. R. j., ree. di Laffranchi e Monti:
Costantino II Augusto. - Id., ree. di Laffranchi e Monti: Per
concludere (risposta definitiva al signor Markl). - Id., ree. di
F. Lenzi : Un ripostiglio di monete consolari e la località del
Porto Cosano. - G. C, ree. di G. Stara-Tedde : Ricerche sulla
evoluzione del culto degli alberi dal principio del sec. IV in
poi. - A. N. Marin, ree. di U. Giri: Di una pretesa disfatta
dei Franchi sotto Gordiano III. - Id., ree. di M. R. Cagnat :
Les bibliotéques municipales dans 1' Empire romain. - Id., ree.
di L. Rizzoli: Monéte romane imperiali. - Id., ree. di N. Fe-
LiciANi: La battaglia di Ibera. A. N. Marin, r^^. di N. Feli-
giANi: Le fonti per la seconda guerra punica. - Id., ree. di
P. Manfrin : La dominazione romana nella Gran Brettagna.
- Id., ree.', di G. Naso: Un trentennio di Storia Romana e
Quinto Sertorio. - G. Tropea, ree. di F. Cabrol: Diction-
naire d' Archeologie chrétienne et de Liturgie. - Id., ree. di
T. Mo^EN : Historische Schriften IL - Id., ree. dello stesso:
Le droit penai romaine, trad. par J. Duquesne, III. - Fa-
Periodici
scicelo IV. — G. Corradi, ree. di L. Venturini: L'Impero
Romano. - G. Corradi, ree. di P. Varese: Cronologia Ro-
mana. Voi. I. Il Calendario Flaviano. Parte I, libri I-II. - G. C, ree.
di G. Colini : Rome et la Grece de 200 à 146 avant Jésus-Christ.
- A. GusTARELLi, ree. di A. Solari : Delle guerre dei Romani
coi Liguri per la conquista del territorio lucchese -pisano. -
Anno XIII, fase. I. - A. Profumo, L'incendio di Roma dell'anno
64. — G. Costa, Fabio pittore e Sallustio. - C. N. Patrono,
Studj Bizantini. - P. Bonfante, Le affinità giuridiche greco-ro-
mane. - A. Profumo, ree. di O. Marucchi : Roma Sotterranea
cristiana. - C. L., ree. di N. Barone : Sui verbi perfettivi in
Plauto e Terenzio. - F. Calonghi, ree. di V. Gardthausen :
Ursprung und Entwickelung der griéchisch-lateinischen Schrift. -
F. C, ree. di A. Reinach : Les Cultes romains et gréco-ro-
mains dans les provinces latines de l'Empire romain. - C. Cessi,
ree. di P. Rasi: Analecta Horatiana per saturam. - G. Tropea,
ree. di F. Cabrol: Dictionnaire d'Archeologie Chrétienne et de
la Liturgie.
Rivista storica Benedettinai. Anno IV (1909),
aprile-giugno. — F. Tarducci, San Gregorio Magno e la vita
monacale del suo tempo. - A Corradi, Nonantola abbazia im-
periale. - P. Lugano, Dante, il monastero del Corvo e l' epi-
stola di frate Ilario. - B. Trifone, Serie dei prepositi, rettori
ed abati di San Paolo di Roma. Cronaca. Il Centenario Ansel-
miano a Roma.
Rivista storica Italiana. Anno XXVI (1909), serie
IV, voi. I, fase. II. — L. Motta Ciaccio, ree. di A. Venturi:
Storia dell'arte italiana. - P. Spezi, ree. di G. Zanazzo : Usi,
costumi e pregiudizi del popolo di Roma. - Id., ree. di L. Cal-
lari : I palazzi di Roma e le case di pregio storico e artistico.
- L. Mariani, ree. di P. Gusman : La villa d'Hadrien près de
Tivoli. Guide et description. - C. Cipolla, ree. di L. Cardauns:
Paul III, Karl V und Francesco I in den Jahren 1535 u. 1536.
- E. Callegari, ree. P. Courteault: Un Cadet de Gascogne
au XVI siècle: Blaise de Monluc. - C. R., ree. di É. Lafont:
La politique religieuse de la revolution fran<;aise. - R. S., ree.
di A. Maag : Geschichte der Schweizertruppen in Neapolitani-
schen Diensten 1 825-1 861. -Io., ree. L. Daelli : PieX. -Fase. HI.
L C. Bollea, ree. della Raccolta di scritti storici in onore del
Prof. Giacinto Romano nel suo XXV anno d'insegnamento. -
528 Pei'iodici
L. Correrà, ree, di G. Costa : Gordiani. - Io., ree. dello stesso:
Gratianiis Flavius. - lu., ree. di M. Jatta : Le rappresentanze
figurate delle provincie romane. - C. Contkssa, ree. di S. Pi-
vano: Stato e Chiesa da Berengario I ad Arduino I (883-1015).
- C. Cipolla, ree. C. Eubel: Bullarii Franciscani Epitome, sive
Summa Bullarum in eiusdem Bullarii quatuor prioribus tomis
relatarum, addito Supplemento, etc. - V. Cian, ree. di E. Tordi :
Agnesina di Montefeltro madre di Vittoria Colonna marchesa di
Pescara. - C. Rinaudo, ree. di E. Rodocanachi : La femme
italienne à l'epoque de la renaissance. Sa vie privée et mon-
daine, son influence sociale. - R. S., ree. di W. Boulting :
Tasso aud his times. - G. Roberti, ree. di H. Weil: Joachim
Murat roi de Naples. La dernière année de regne (mai 1814 mai
1815). Tome deuxième. - C. Rinaudo, ree. di H. De Latorre :
À la liberté. - Id., ree. di R. Giovagnoli: I racconti del mag-
giore Sigismondo. - Id., ree. di G. Bandini : Giornali e scritti
politici clandestini della carboneria romagnola. - Fase. IV. -
C. R., ree. di P. Kehr : Regesta pontificum romanorum. Italia
pontificia. Voi. IV, Umbria, Picenum, Marsia. - ^.,ree. di F. Or-
lando : Le lettere pubbliche in Roma Imperiale. - G. De Sanctis,
ree. di O. Schulz : Das Kaiserhans der Antonine und der letzte
Historiker Roms. - G. 'à.,ree. di B. Pitzorno : Le Exceptiones
legum romanorum e i documenti toscani del Medioevo. - C. Ci-
polla, ree. di P. M. Baumgarten : Cartularium Vetus Campi
Sancti Teutonicorum de Urbe.
Sìtzun^st>erichte der Kòni^flich preussi-
schen Akademìe der Wissenschaften. (Philosoph.-
philolog. u. histor. Klasse), Jahrg. 1909, Abhandl. XLIII-XLIV. —
Vaklen, iiber einige Lueken in der fùnsten Decade des Livius. -
Abhandl. XLVIII. - Berichte der Commission fiir den «Thesaurus
linguae latinae ùber » die zeit von i octob. 1908 bis i oct. 1909.
Stimmen aus iVlaria. Laach. Voi. LXXVIII (1910),
n. I. — A. Stocmann, Gestalten und Fich in neueren Ro-
manen.
Studj romanzi. Voi. IV (1909). — G. B. Festa, Il
Cod. Barberiniano XLV, 17 (ora Vat. Barb. Lat. 3923).
INDICE GENERALE
delle materie contenute nel volume XXXII
P. PICCOLOMINI. Diario romano di Niccolò Turi-
nozzi (anni 1558-1560) pag. 5
B. TRIFONE. Le carte del monastero di San Paolo di
Roma dal secolo xi al xv (continuazione e fine) . . 29
P. NEGRI. Disegni di Cristina Alessandra di Svezia
per un'impresa contro il regno di Napoli .... 107
A. GALIETI. Il Castello dì Civita Lavinia, appunti dj
storia e documenti , , 173
P. FEDELE. I vescovi di Sora nel secolo undecimo 321
W. ZABUGHIN. Una novella umanistica V Amorosa di
Marcantonio Altieri 335
G. PRESUTTI. Le origini dei castello di Riofreddo ed
i Colonna sino a Landolfo I (sec. xii-xiii) .... 395
G. FALCO. Il catalogo di Torino delle chiese, degli
ospedali, dei monasteri di Roma nel sec. xiv. . . 411
A. SILVAGNI. Note d'epigrafia medioevale. - I. Un
rifacimento settecentesco di un' iscrizioiìe romana del
sec. vili 445
IL Sull'autenticità dell'epitaffio di Benedetto VII . 449
HI. Osservazioni su due epigrafi del sec. x . . . 460
Varietà :
P. FEDl'.LE. Sul commercio delle antichità in
Roma nel xii secolo 465
E. CARUSI. Osservazioni sulla guerra per il ricu-
pero d'Otranto e tre lettere inedite di re Fer-
rante a Sisto TV 470
Necrologie :
Achille Ferruzzi (A. Bertini Calosso) 2S5
530 Indice generale del volume XXXII
Enrico Carlo Lea (Ugo Balzani) pag. 485
G. Battista Monticolo (Enrico Carusi) 486
Atti della Società :
Seduta del 28 gennaio 1910 . 487
Relazione del socio A. Silvagni sui lavori prepara-
torii del « Corpus inscriptionum romanarum me-
dii aevi ». 491
Bibliografia :
I. Fraikin, Nonciatures de Clemeut VII. Val. I delle Non-
ciatures de France. — Paris, A. Picard et filséditeurs, 1906 (O. T.). 287
V. Negri, Cronaca di Anselmo da Vairano. — Lodi, 1909
(P. Fedele) 29O
G. Presutti, Cave Treiiestina dalle origini fino alla guerra
di Campagna. Conferenza data in Cave il 13 settembre 1908. —
Roma, tip. Artigianelli di S. Giuseppe (G. Tomassetti) ... 292
Pietro Taccili Venturi S. I., Storia della Compagnia di
Gesù in Italia. Volume primo: La vita religiosa in Italia du-
rante la prima età dell'Ordine con appendice di documenti
inediti. — Roma -Milano, Società editrice Dante Alighieri di
Albrighi, Segati et C. 1910. Un voi. di pp. XL-719 con due fotoin-
cisioni (P. Piccolomini) Ann
E. Rodocanatiy Le chateau St. An^e. — Paris, Hachette
e C. 1909 (E. D. Petrella) 504
P. Pagliucchi, I castellani di Castel S. Angelo. Voi. i,
parte I: I castellani militari (1367-1464). Voi. I, parte II: I cas-
tellani vescovi (1464-1566) - Roma, Loescher e C. s. d. (E. D.
Petrella) 506
F. Guerri, Lo statuto dell'arte degli ortolani dell' anno
MCCCLXXvii (Fonti di storia Cornetana, II). — Roma, 1909 (E. D.
Petrella) . 5^7
M. Roberti, Le magistrature giudiziarie Veneziane.— Ve-
nezia, a spese della R. Deputazione veneta di Storia patria,
voi. II (E. D. Petrella) 507
Dott. Pietro Gentile, La politica interna di Alfonso V
d'Aragona nel regno di Napoli dal 1443 al 1456. — Montecassino,
1909, (E. D. Petrella) 5o8
Notizie : 295
Id 511
Periodici (Articoli e documenti relativi alla storia di Roma) 303
Id. 517
5-82,
s>
DG
S6
V.32
Società romana di storia
patria
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