Skip to main content

Full text of "Archivio"

See other formats


DI  STORIl  PHTRm 


ARCHIVIO 


della 


R.  Società  Romana 


di    Storia    Patria 


Volume  XXXII. 


Ro 


ma 


nella    Sede    della    Società 


alla    Biblioteca    V  a  I  li  e  e  11  i  a  ii  a 


32. 


909 


1121300 


Perugia  -  Unione  Tipografica  Cooperativa. 


Diario  romano  di  Niccolò  Turinozzi 

(anni     155 8 -1560) 


L  codice  A.  III.  14  della  Biblioteca  Comunale 
di  Siena  (i)  contiene  fra  l'altro  un  breve 
giornale  romani),  ghe- -in,  .grafi  parte  si  riferisce  ad  av- 
venimenti del  1539.  È  anonimo  l'operò  dalla  sua  let- 
tura si  desume  facilmente  ^averlo  compilato  un  senese, 

(i)  Eccone  la  descrizione.  Manoscritto  cartaceo  della  dimen- 
sione di  0,329  X.p,227;  epoca,  sec.  xvi;  ben  conservato;  legato 
in  pelle  a  fregi;-  sul  piatto  anteriore,  esternamente,  si  legge: 
«  S.  P.  Q.  S.  I  Ilcinii  »!  Sul  dorso,  rivestito  di  carta  a 
fiorami,  è  incollato  un  pezzo  di  carta  bianca,  su  cui  è  scritto, 
d'altra  mano  che  quella  del  testo:  «  Storia  di  ano  |  nimo 
«  della  I  republica  di  Siena  |  ritirata  in  |  Montal- 
«   e  i  n  o  ». 

Si  compone  di  2d5,ji^|-tig«.>iu'ì(ìierate  ;  per  le  prime  63  la  nu- 
merazione è  originale  ;  in  principio  ed  in  fine,  fogli  di  guardia 
non  numerati  ;  sul  recto  del  primo  è  scritto,  pur  d'  altra  mano  : 
«  Anonimo,  Storia  della  repubblica  senese  in  Montal- 
«  ci  no  »;  sono  in  bianco,  oltre  i  fogli  di  guardia,  le  ce.  1B-3B 
49A-50B,  78B-138B,  145B-159B,  i6iA-r62B,  172A-194B,  196B-204B, 
206  A,  207A-225B,  227  B,  232  A,  234A-265A.  Scrittura  di  una  sola 
mano,  alquanto  capricciosa  e  variabile.  A  e.  i  a  si  leggono  vari 
computi,  (ine.)  «  Ab  urbe  condita  »,  (expl.)  «  a  {sic)  hec 
«  tempora  i  602  ».  C.  4A  (ine.)  «  Alli  xxi  di  aprile  »,  e.  78A 
(expl.)  «  per  notaro  ser  Gismondo  Tracerchij  ».  C.  139A 
Brevi  notamenti  di  storia  senese  dal  1502  al  1526;  (ine.)  «  Pan- 
«  dulfus  Petruccius,  patri  tius  senensis  »,  e.  145A  (expl.) 
«  armature    hostibus    cesis   ».    C.    160A  :    «   Lettera   di 


P.   Piccoloìuini 


stretto  da  rapporti  di  ossequiosa  familiarità  all'  arci- 
vescovo, PVancesco  Bandini,  che  viveva  in  quel  tempo 
a  Roma,  esule  volontario  dalla  diocesi  e  dalla  patria, 
per  non  vederne  oppressa  1' antica  libertà  (i).  L'esame 
della  mano  di  scritto  ed  il  confronto  della  medesima 
con  quella  dei  protocolli  di  ser  Niccolò  di  Melchiorre 
Turinozzi   da  Pienza,   custoditi   nell'Archivio  Notarile 


«  Sua  Maestà  Christianissima  alla  republica  senese 
«  ritirata  in  Montalcino  »  (ine.)  «  Carissimi  e  buoni 
«  amici,  Haviamo  un  pezzo  fa  »,c.  i6ob  (expl.)  «  a  Fon- 
«  tanebleo,  alli  29  d'agosto  MDIvi  ».  C.  163A:  «  Della 
«  republica  di  Siena  ritirata  in  Montalcino  (ine.)  «  Hen- 
«  rico,  per  la  gratia  di  Dio  »,  e.  171  b  (expl.)  «  il  magi- 
«  strato  sia  di  viij  »  C.  195 a:  «  Avvisi  de  la  presa  di 
«  C  a  1  è s  ».  (ine. )  «  Molto  magnifico  signor  mio.  Non 
«  si  maravigli  »,  e.  196A  (expl.)  «  da  disporne  come  gli 
«  parrà  ».  C.  205 a:  Lista  degli  ufficiali  della  Curia  romana  (ine.) 
«  1558.  Cherici  di  cani  ara  »;  e.  205  b  (expl.)  «  del  cardi- 
«  naie  Cesi s  ».  C.  206 b:  «  Offitij  di  Roma  et  lor  va- 
«  luta  »  (ine.)  «  I  camerlengo  »  (expl.)  «  ottantuno  (sic). 
«  migliaro»  C.  226A:  «Diarium  romanum  1558.  1559» 
(ine).  «  Sua  Sanctitas  dedit  punctum  »,  e.  232  b  (expl.) 
«  si  partì  per  Roma».C.  233 a:  «  Capitoli  fra  Sua  Ec- 
«  celle ntia  Illustrissima  et  li  gentilhomini  senesi 
«ritirati  in  Montalcino»  (ine):  «  In  prima  Sua  Ec- 
«  cellentia  Illustrissima  »;  e.  234A  (expl.)  «  proposte 
«  dalli     sopradetti    oratori    ». 

(i)  Peggi,  Storia  del  vescovado  della  città  di  Siena,  in  Lucca, 
MDCCXLVIII,  p.  352.  L'arcivescovo  deve  aver  procurato  al 
suo  familiare  1'  accesso  nella  società  cardinalizia  e  curiale.  Che 
vi  avesse  relazioni  conferma  il  ricordo  seguente  :  «  Die  x  \fe- 
«  bruariÌL\.  Tractatum  de  cardinalibus  domini  Antonii  Caffa- 
«  relli,  romani,  et  Ad  consistorium,  non  impressum,  dono  dedi 
«  illustrissimo  et  reverendissimo  Rodulpho  Pio,  cardinali  car- 
«  pensi,  cum  iam  donaveram  eidem  per  aliquot  dies  antea  ori- 
«  ginale  consilium  Alexandri  de  Imola  cum  annotatione  domini 
«  Felyni  Sandej  super  rebus  et  dominijs  dominorum  Carporum, 
«  Mirandule  et  Concordie;  et  quam  gratissime  recepit  corani 
«  reverendissimo  archiepiscopo  nostro  senensi  et  illustrissimo  do- 


Diario  romaìio  di  Niccolò   T^irinozzi 


Provinciale  di  Siena  (i),  m'inducono  ad  affermare  che 
si  tratti  appunto  di  costui. 

Sempre  curioso  delle  fonti  per  la  storia  deU'  Urbe 
nel  medioevo  e  nell'  età  moderna  (2),  mi  volsi  di  buon 
grado  a  studiare  questi  notamenti,  nei  quali  ho  rico- 
nosciuto un  sussidio  non  spregevole  per  conoscere 
gli  ultimi  tempi  di  Paolo  IV. 

Il  diarista  esordisce  con  un  ricordo  che  si  collega 
con  la  querela  sorta  fra  la  Chiesa  e  l' Impero  allor- 
ché, avvenuta  a  Francoforte  la  rinunzia  di  Carlo  V 
e  sostituitogli  dagli  Elettori  il  fratello  Ferdinando  (3), 
senza  che  venisse  interrogato  il  pontefice,  Paolo  IV 
avanzò  i  diritti  o  le  pretese  tradizionali  della  Santa 
Sede,  volle  deferita  la  controversia   ad    una    commis- 

«  mino  Alessandro  Cervino.  Et  obtuli  tractatum  bellense  de  mo- 
«  narchia  generali  sacrosante  ecclesie,  cum  ipse  ascenderit  ad 
«  dignitatem  pontificiam ;  et  ridens  dixit :  Nimium  tardabis, 
«  Sed  et  Dominus  noster  cito  concedat,  et  sit  ad  salutem  chri- 
«  stiane  relligionis  »  (e.  229 a).  Sul  card.  Rodolfo  Pio  dei  conti 
di  Carpi,  v.  Ciacconio -Oldoini,  Vitae  et  res  gestae  pontificiim 
Romanorum  et  S.  R.  E.  cardinalium,  Romae,  MDCLXXVII, 
III,  619-622. 

(i)  La  direzione  di  questo  archivio  m' informa  cortesemente 
che  ser  Niccolò  di  Melchiorre  Turinozzi  era  sacerdote  e  cancel- 
liere della  Curia  arcivescovile  di  Siena;  rogò  dal  18  giugno  1539 
al  26  marzo  1585. 

(2)  A  questo  tema  si  riferisce,  oltre  il  Diario  romatio  dal 
3  maggio  1485  al  6  giugno  1524  di  Sebastiano  di  Branca  Tedal- 
lini  da  me  pubblicato  per  i  Rerum  Italicarum  Scriptores,  nuova 
edizione  di  Città  di  Castello  (XXIII,  parte  III,  pp.  231  e  sgg.), 
la  mia  comunicazione  sui  Ricordi  di  Filippo  Edoardo  Fugger 
[Archivio  Storico  Italiano,  serie  V,  XLII,  pp.  163  e  sgg.),  i  quali, 
prendendo  le  mosse  dall'anno  1560,  ove  si  arresta  il  diario  di 
ser  Niccolò  di  Melchiorre  Turinozzi,  in  certo  modo  gli  fanno 
seguito.  Non  vi  sono  nel  manoscritto  altri  notamenti  oltre 
quelli  che  qui  ora  pubblico  raggruppandoli  secondo  la  loro 
materia. 

(3)  24  febbraio  e  13  marzo  1558. 


P.   Piccolomini 


sione  di  sette  cardinali  né  acconsenti  mai  a  ricono- 
scere Ferdinando,  malgrado  le  pratiche  del  cattoli- 
cissimo Filippo  II  di  Spagna  in  favor  dello  zio  (i). 
Il  Turinozzi  scrive  infatti,  senza  esibir  data,  che  il 
papa  «  dedit  punctum  ad  studendum  » ,  cioè  :  «  U  t  r  u  m 
«  recognitio  imperij  debeat  fieri  in  manibus  summi 
«  pontificis  tantum,  non  autem  in  manibus  electorum 
«  imperij  ;  et  posito  quod  in  manibus  pontificis,  in 
«  quam  penam  inciderint  tam  electores  imperij  quam 
«  ipse  electus,  qui,  neglecto  pontifico,  ausi  sunt  resi- 
«  gnationem  imperij  admittere  vel  ad  ulteriora  pro- 
«  cedere  recipiendo  et  installando  Romanorum  regem 
«  imperatorem  et  imperij  administratorem  »   (2). 

Paolo  IV  non  era  meno  zelante  per  il  manteni- 
mento delle  prerogative  politiche  del  papato  che  per 
la  difesa  della  fede.  Il  1559  cominciava  con  la  pub- 
blicazione del  primo  Index  librorum  prohihitorum  (3), 
e  di  questo  fatto  si  videro  subito  le  conseguenze. 
Annota  il  diarista,  fervido  cattolico  : 


•ix.  die  januarij. 

Fuerunt  damnati  quamplurimi  scriptores  de  heresi,  persone 
iporum  (4),  item  libri,  item  impressores,  et  publicatus  index 
librorum  ipsorum  cum  ordine  et  censuris,  et  quia  obbediens 
accurri  et  igni  tradidi  statim  statim  Concilium  basilense  domini 
abbatis  siculi,  omnia  opera  Zasij,  Antoni!  de  Rosellis,  Virida- 
rium,  Antonius  Gloherius,  De  criminibus,  Consilium  vormaciense, 
criminalis  tractatus,  Zrabarellam,  opera  omnia  Molinej,  proh 
dolor,  Theorica  angelica;  et  licet  mihi  ullo  modo  atque  anime 
me^  potuissent  ipsos  libros  (4)  nocere,  sanctissime  et  cum  ma- 

(i)  Rainaldi,  Annales  ecclesiastici,  XV  (Lucae,  MDCCLVI), 
5-7;  Bromato,  Storia  di  Paolo  IV,  P.  31.,  in  Ravenna, 
MDCCXLVIII-LIII,  II,  437  e  sgg. 

(2)  C.  226  A.  Le  parole  spazieggiate  sono  sottolineate  nel  ma- 
noscritto. 

(3)  Bromato,  op.  cit.  II,  535-540. 

(4)  Sic. 


Diario  romano  di  Niccolò    Tzcrinozzi 


xima  prudentia  et  utilitate  Christiane  reipublice  arbitror  omnino 
factum  ac  ordinatum  a  Sua  Sanctitate,  quod  omnipotens  Deus 
prò  sua  misericordia  dignetur  concedere.  Index  librorum  erit 
in  nostra  biblioteca  (i).  Reverendissimus  noster  archiepiscopus 
senensis  quam  plurimos  libros  sub  tali  censura  transimisit  (2)  ad 
vicarium  Sue  Sanctitatis  (3),  etiam  quamvis  a  pluribus  pontificibus 
haberet  tenendi  et  legendi  amplissimam  facultatem  cum  breve 
signato  ac  bullato  (4)  tamquam  membrum  sanissimum  Sedis 
apostolice  (5). 

La  severità  del  papa  non  si  limitava  ad  infierire 
contro  le  opere  degli  eretici,  ma  ne  colpiva  inesora- 
bilmente le  persone  ancora.  Il  Turinozzi,  che  pur  non 
sapeva  contenere  un  «  proh  dolor  »  pensando  ai 
suoi  libri  sacrificati  all'  ortodossia,  registra  fredda- 
mente sotto  la  data  9  febbraio  :  «  Fuerunt  combusti 
«  in  Campo  Plore  .iiij.  hereticos  helvetios  et  germa- 
«  nos  »  (6). 

(i)  Sic. 

(2)  Sic. 

(3)  Il  cardinale  Virgilio  Rosari  (Nores,  Storia  della  guerra 
di  Paolo  IV  sommo  pontefice  contro  gli  Spaglino  li,  in  Arch. 
Stor.  Ital.,  XII,  269). 

(4)  Ma  questo  permesso  era  stato  ritirato  a  chiunque  l'aveva, 
il  21  dicembre  1558  (Rainaldi,  op.  cit.  XV,  15-16). 

(5)  C.  226 B.  Degli  autori  e  libri  enumerati  dal  Turinozzi, 
ecco  quali  son  riuscito  a  identificare  :  Nicolò  de  Tudisco,  detto 
anche  «  Abbas  panormitanus  »,  Tractatus  super  Concilio  basileensi 
{Concilium  basilense  domini  abbatis  Siculi  ;  cf.  Reusch,  Der  In- 
dex der  verbotenen  Bilcher,  Bonn,  i883-'85,  I,  283);  Ulrico  Zàsi 
o  Zasy,  umanista  e  giureconsulto  (cf.  op.  cit.  I,  pp.  364-365)  ; 
Antonio  Roselli,  maestro  di  leggi  a  Siena  ed  a  Padova  nel 
sec,  XV,  messo  all'  Indice  per  la  sua  Monarchia  seu  de  pote- 
state  imperatoris  et  papae  et  de  materia  conciliorum  (cf.  op.  cit. 
1>  5*^-59);  Francesco  Zabarella,  cardinale,  ch'ebbe  egual  sorte 
per  il  suo  De  schismate  (cf.  op.  cit.  I,  245);  Carlo  Dumoulin 
(1500-1566),  giurista  e  teologo,  detto  anche  latinamente  «  Mo- 
linaeus  »  (cf.  Hilgers,  Die  Bucherverboten  in  Papstbriefen, 
Freiburg  im  Breisgau,   1907,  29-30), 

(6)  Sic.  C.  228  B. 


I  o  P.   Piccolomini 


Se  è  riprovevole  l' intolleranza  dì  Paolo  IV,  me- 
rita invece  ogni  elogio  la  fermezza  con  cui  insi- 
steva nella  sua  opera  di  riforma  o  restaurazione  cat- 
tolica, senza  lasciarsi  scoraggìre  dalle  tristi  notizie 
d' Inghilterra,  ove  la  regina  Elisabetta,  appena  cinta 
la  corona,  ripristinava  lo  scisma  del  padre  Enrico  Vili 
e  l'eresia  del  fratellastro  Edoardo  VI  (i).  Di  vari  prov- 
vedimenti intesi  a  purgar  gli  abusi  in  materia  disci- 
nare,  così  riferisce  il  diarista: 

Die  .ix.  (2). 

Fuerunt  predicati  breves  contra  presbiteros  vagabundos  non 
incedentes  in  habitu,  sub  maximis  penis  et  censuris  ;  et  est 
breve  in  filza  ....  (3). 

Die  .vj.  martij. 

Celebratur  consistorium,  ubi  promulgatur  decretum  de 
episcopis,  quod  vadant  ad  eorum  episcopatuum  residen- 
tiam  ....   (4). 

(i)  C.  226B;  sotto  la  data  15  gennaio:  «  Angli,  mortua  ea- 
«  rum  {sic)  regina  {Maria  /],  uxore  regis  Philipp!,  Hyppaniarum 

«  {sic)  regis {sic),  novam  earum  {sic)  reginam  protulerunt  ;  et, 

«  more  eorum  pessimo  erga  christianam  relligionem,  ipsa  regina 
«  promulgavit  huiusmodi  impiam,  hereticam  et  abominosam 
«  consti tutionem  ».  Segue  il  testo  del  bando  della  regina  Eli- 
sabetta, dato  a  Westminster  il  27  dicembre  1558,  come  si  può 
vederlo  stampato  in  Calendar  of  state  Papers  and  Maniisciipts 
relating  to  english  affaires  existhig  in  the  Archives  and  colle- 
ctions  of  Venice VII  (London,  1890),  3-4. 

(2)  Di  febbraio. 

(3)  C.  228  B.  Il  20  del  successivo  luglio  si  pubblicò  una 
bolla  in  proposito  (Bromato,  op.  cit.  II,  490-492).  La  filza 
era  forse  un  repertorio  di  atti  concernenti  la  disciplina  eccle- 
siastica che  potevano  servire  al  T.  nelP  esercitar  l'ufficio  di 
cancelliere  arcivescovile.  A  questa  filza  par  che  alluda  nel  no- 
tamento  del  15  febbraio,  ove  conclude:  «  Cuius  copia  erit  cum 
«  alijs  brevibus  ». 

(4)  C.  229 B.  Cf.  Bromato,  op.  cit.  II,  543-546. 


Diario  romano  di  Niccolò    Tìirijiozzi        i  i 


Die  .xxj. 

Celebratiir  congregatio  a  Sua  Sanctitate,  et  moniti  sunt 
omnes  episcopi  et  archiepiscopi  de  se  conferendo  ad  eorum  re- 
sidentiam,  et  intenditur  publicare  breve  super  alijs  clericis 
tenentibus  beneficia  curata  ....   (i). 

Dieta  die  (2). 

Episcopi  multi  celeri  passu  Urbem  exeunt  prò  eundo  ad 
eorum  residentiam,  in  executione  ordinis  Sue  Sanctitatis  ....  (3). 

Die  dieta  (4). 

Discessit  ex  Urbe  reverendissimus  episcopus  noster  ilci- 
nensis  (5),  iuxta  preceptum  Sue  Sanctitatis  (6). 

Si  può  credere  che  cosa  avessero  da  aspettarsi 
dal  rigido  papa  i  prelati  sospetti  di  eresia.  Scrive  il 
Turinozzi  (7)  : 

Die  .XV.   (8). 

Celebratur  consistorium  et  Sua  Sanctitas  publicat  breve 
contra  hereticos,  videlicet  quod  si  quis  sit  nedum  damnatus 
sed  inquisitus,  abiuratus,  imputatus  in  curia  inquisitionis  de 
heresi,  sit  privatus  beneficijs  et  officijs  ecclesiasticis,  sive  sit 
cardinalis,  episcopus  sive  quilibet  alius  (9);  et,  ut  dicitur,  in  eo 

(i)  C.  229B. 

(2)  29  marzo. 

(3)  Cf.  Bromato,  op.  cit.  II,  545-546.  Lo  spazieggiato  è 
sottolineato  nel  ms. 

(4)  4  aprile. 

(5)  Francesco  Piccolomini  (Ughelli,  Italia  Sacra,  \'enetiis, 
MDCCXVII-'XXII,  I,  996),  Forse  per  conto  suo  il  T.  fece 
una  gita  a  Montalcino:  «  Die  .xvij.  \^februarn\.  Discessi  ex  Urbe 
«  Ilcinum  petens  »  (e.  228  b);  «  Die.  v.  \martii\  ex  Ilcino  a  (i-zV) 
«  Urbem  reversus  sum  »  (e.  229  b).  Come  si  vedrà,  era  in  rapporti 
anche  col  fratello  di  lui,  Alessandro,  vescovo  di  Pienza. 

(6)  C.  230  B. 

(7)  C.    229  A. 

(8)  Di  febbraio. 

(9)  Su  questa  bolla,  e  non  breve,  cf.  Rainaldi,  op.  cit.  XV, 
28-29;  Bromato,  op.  cit.  II,  540-541. 


I  2  P.   Piccolomtni 


conprenditur    (i)    cardinalis    Moronus    hodie    detentus    in    arce 
Adriani  (2)  ;  cuius  copia  erit  cum  alijs  brevibus. 

Ma  un  cardinale  che  non  aveva  peli  sulla  lingua, 
Pietro  Pacheco,  disse  un  bel  giorno  al  pontefice: 
«  Padre  Santo,  la  riforma  deve  cominciare  da  noi 
«  stessi  »  (3).  Paolo  IV  non  intese  a  sordo,  ed  ebbero 
ad  accorgersene  i  suoi  nipoti  Carafa.  Col  racconto 
della  loro  «  fameuse  disgràce  »  (4)  ha  principio  nel 
nostro  diario  una  serie  di  notamenti  utili  per  la  storia 
della  Corte  e  dello  Stato. 

Die  .xxvij.  januarij. 

Summus  potifex  (5)  Paulus  .iiij.  convocato  cardinalium  con- 
sistorio,  declaravit  Carolum  cardinalem  Caraffam,...  (6),  ducem 
Paliani,  marchionem  dominum  Antonium,  tres  nepotes  ex  fratre 
indignos  officijs  quibus  preereant  (7)  ;  cardinalem,  de  legatione 
bononiensi,  de  generali  super  omnibus  negotijs  status  ecclesia- 
stici prefectura  ac  alijs  quibuscumque  officijs  a  Sede  apostolica 
extra  ordinem  concessis  ;  ducem  vero  Paliani  generalatu  sancte 
romane  ecclesie,  et  tam  terra  quam  mari,  et  omni  similiter  of- 
ficio. Nec  non  dominum  Antonium  marchionem  hisdem  omni- 
bus officiis,  iniunctionibus  ac  officijs  (8)  privavit,  omnibus  eo- 
rum  et  cuiuslibet  ipsorum  mulieribus  inhibendo  ut  infra  .xij. 
dies  una  cum  ipsis  discederent  de  urbe  in  status  eorum,  videli- 
cet  ducatu  Paliani  vel  in  marchiatu  Montisbelli  ut  supra.  Etvoluit 
Sua  Sanctitas  ut  hostium  consistorij  aperiretur  et  ibidem  omnes 
qui  prope  aderant,  ingrederentur,  et  sunt  ingressi  quam  plurimi 
episcopi  et  alij  prelati  et  nonulli  (9)  alij  ;  et  mandavit  deputatos 

(1)  Sic. 

(2)  Il  celebre  card.  Giovanni  Morone,  processato  per  eresia 
sotto  Paolo  IV,  coni'  è  ben  noto. 

(3)  NoRES,  op.  cit  in  Arch.  Stor.  Bai.  XII,  259. 

(4)  Racine,  Esther,  atto  I,  scena  I. 

(5)  Sic. 

(6)  Sic;  intendi  Giovanni,  duca  di  Palìano. 

(7)  Sic. 

(8)  Sic. 

(9)  Sic. 


Diario  romano  di  Niccolò   Turiiiozzi        i  3 


ad  attestationes  publicas  ut  dictam  suam  declarationem  in  pu- 
blicam  formam  redigerent.  Et  cum,  antequam  Sua  Sanctitas 
declararet,  fuit  primus  de  cardinalibus  (i)  qui  surrexit,  volens, 
ut  dicunt,  comendare  ipsos  nepotes,  acri  vultu  a  (2)  intrepido 
animo  eidem  mandavit  os  claudere  debere,  subdens  :  Et  si 
recolenda  memoria  Pauli  3',  nostri  predeces- 
sori s,  hoc  fecisset,  tam  ignominiose  filius  eius 
obtruncatus  minime  foret  in  maximum  Sedis  apo- 
stolice  dedecus,  assistente  ibidem  cardinali  Sancti  An- 
geli, nepote  Pauli  3'  (3).  Nec  fuit  aliqua  alia  expressa  causa, 
sed  Sua  Sanctitas  constare  asseruit,  quod  quidem  mirum  in 
omnium  conspectu  apparuit,  quamvis  aliquid  temporibus  nostris 
sit  auditum  (4)  ;  quod  Deo  (5)  optimo  maximo  placeat  ut  sit  ad 
salutem  et  quietem  cristiane  relligionis  (6). 

Die  .XXX.  januarij. 

Cardinalis  Caraffa  e  Vaticano  suis  edibus  dicedens  (7),  Mon- 
tem  Cabballum  venit  (8),  ubi  pernoctavit,  sequenti  die  ad  terram 

(0  II  decano  Giovanni  du  Bellay  (Ciacconio-Oldoini,  op. 
cit.  Ili,  568-569,  807),  Ch'egli  prendesse  la  difesa  dei  Carafa, 
e  non  il  card.  Ranuccio  Farnese,  come,  sulla  fede  del  Nores, 
ha  narrato  il  Duruy  {^Le  cardinal  Cat'lo  Carafa,  i^ig-i^ói). 
Elude  sur  le  p07itificat  de  Paul  IV,  Paris,  1882,  301),  dimostrò 
con  nuovi  documenti  1'  Ancel  {La  disgrdce  et  le  procès  des 
Carafa  d' après  des  documents  inédits,  in  Revue  bénédictine,  XXII 
sgg.,  XXIV,  251  e  nota  i).  Il  Turinozzi  reca  una  nuova 
conferma. 

(2)  Sic. 

(3)  Ranuccio  Farnese  (Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  Ili, 
721-724). 

(4)  Frase  un  po'  oscura.  Intenderei  :  Tutti  si  meravigliarono 
di  sentir  condannare  i  Carafa  senza  che  si  adducessero  i  motivi, 
ma  di  questi  motivi  si  udì  più  tardi  qualche  cosa. 

(5)  Corr.  su  «  Deus  ». 

(6)  Sul  concistoro  in  cui  Paolo  IV  annunziò  la  disgrazia 
incorsa  da'  suoi  nipoti,  Carlo  Carafa,  cardinale,  don  Giovanni, 
duca  di  Paliano,  e  don  Antonio,  marchese  di  Montebello,  cf. 
Nores,  op.  cit.  in  Arch.  Stor.  Ital.,  XII,  262-263,  ed  Ancel, 
op.  cit.,  in  Rev.  bénéd.,  locc.  citt, 

(7)  Sic. 

(8)  Sic. 


1 4  P'   Piccolomini 


Civitatis    Lavinie,  in   ducatii  Paliani,  se   contulit,    .xlv.    oneratis 
mulis  et  magna  familiarium  caterva  (i). 

Die   .xxxj. 

Dux  Paliani  et  dominus  Antonius  marchio,  cum  eorum  mu- 
lieribus  (2)  et  familia,  cum  pluribus  equitibus  ex  Urbe  disces- 
serunt  seque  in  statu  Paliani  contulerunt. 

Die  prima  februarij. 

Super  statu  rerum  ecclesiasticarum  Sua  Sanctitas  creat  tres, 
cardinalem  de  Spoleto  (3),  cardinalem  tranensem  (4),  dominum 
Camillum    Ursinum  (5),  et    consultores    ipsorum    locumtenentem 

Camere  apostolice (6)  Boncompagnum  (7),  et  gubernatorem 

Urbis  (8). 

Die  3\ 

Fuit  publicata  bulla  papalis,  quam  vidi  ad  valvas  Divi  Petri, 
cum  originali  bullata  et  transumpto,  contra  ambientes  pa- 
patum  (9). 

Die  dieta. 

Societas  quatuorum  (io)  italorum  militum  ad  stipendum  (11) 
in  Urbe   Sue  Sanctitatis    sunt  licentiate,  inter  quas  erat  capita- 

(i)  V.  le  fonti  citt.  a  p.  precedente,  nota  6. 

(2)  Duchessa  di  Paliano  era  Violante  Diascarlona  ;  mar- 
chesa di  Montebello,  Laura  Brancacci,  seconda  moglie  di  don  An- 
tonio (Aldimari,  Historia  genealogica  della  famiglia  Cara/a, 
in  Napoli,  MDCLXXXXI,  II,   139-140,   145). 

(3)  Virgilio  Rosari,  già  ricordato. 

(4)  Gio.  Bernardino  Scotti  (Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  Ili, 
846-848). 

(5)  Figlio  di  Paolo,  assassinato  da  Cesare  Borgia;  nominato 
capitano  generale  della  Chiesa  (Litta,  Famiglie  celebri  italiane, 
Fam.    Orsini,    tav.  XXVI). 

(6)  Sic. 

(7)  Ugo  Boncompagni,  poi  papa  Gregorio  XIII. 

(8)  vSalvatore  Bacini  (Nores,  op.  cit.  in  Arch.  Stor.  Hai., 
XII,  269,  nota  i;  cf.  su  queste  nomine  ib.,  268-269. 

i9)  Cf.  Rainaldi,  op.  cit.  XV,  17. 

(io)  Sic. 

(11)  Sic;  come  pure  «  inter  quas  »  (linea  seg.). 


Diario  romano  di  Niccolò    Tur  ino  zzi        i  5 


neus    Claudius    Fungarius,  senensis,  vir  gloriosus,   fortis    ac   in- 
genii  (i)  pollens. 

Die  .viij.   februarij  (2). 

Summus  pontifex  accessit  in  magna  cappella  (3),  et  dedit 
cardinalibus  et  alijs  prelatis  tantum  cinerem,  et  valetudinarius 
discessit  ....  (4). 

Die  .xvj.  (5). 

Capiuntur  et  in  carceribus  (6)  mittuntur  gubernator  et  locum 
tenens  Marchie,  Perusie  (7)  et  Bononie  (8),  et  eorum  officiales 
omnes  sindicatui  acerrimo  supponuntur  (9). 

Die  .  XXV  .  preceptum  familiaribus  trium  Carafforum...  ut 
supra,  ut  discederent  ex  Ube  ....  (io). 

Die  .vij.  martij. 

Fuit  per  Suani  Sanctitatem  decretum  et  executum  de  admi- 
nistratoribus  status  ecclesiastici  :  in  arce  Sancti  Angeli,  episco- 
pus  urbinas  (11);  loco  (12)  in  civitate  Bononie,  episcopus...  (13); 

(1)  Sic. 

(2)  Festa  delle  Ceneri  (Mas-Latrie,  T^-ésor  de  chronologie, 
d' histoire  et  de  géographie,  Paris,  1S89,  294). 

(3)  Sic. 

(4)  Ce.  228A-228B. 

(5)  Di  febbraio. 

(6)  Sic. 

(7)  Intorno  ai  guai  del  vicelegato  di  Perugia  Gaiazzo, 
V.  BoNAZZi,  Storia  di  Perugia,  Perugia,  i875-'79,  II,  pp.  224-225. 

(8)  Governatore  di  Bologna  era  Tommaso  Consuberi,  ve- 
scovo di  Penne  (Ughelli,  op.  cit.  I,  1151),  e  suo  luogotenente 
Giulio  Capocci,  auditore  del  Torrone  (Muzzi,  Annali  di  Bo- 
logna dalle  sue  origini  al  1796,  Bologna,  i84o-'46,  VI,  534-535). 

(9)  Cf.  Bromato,  op.  cit.  II,  522. 

(io)  Sic.  C.  229  a.  a  «  Carafforum  »  segue  una  parola  ille- 
gibile. 

(11)  Felice  Tiranni  (Ughelli,  op.  cit.,  II,  800-802). 

(12)  Sic.  ;  supplisci  ;  «  episcopi  pennensis  »  (cf.  nota  8  in 
proposito). 

(13)  Sic.  ;  supplisci  Girolamo  Melchiori,  vescovo  di  Macerata 
(Ughelli,  op.  cit.  II,  744);  cf.  Muzzi,  op.  cit.  VI,  534-535- 


i6  P.  Piccolomini 


in  civitate  Perusie,...  (i)  ;  in  Marchia  anconitana (2);  guber- 

nator  Rome,  dominus  Antonius  Paganelli  de  Maidica  (3). 

Die  .xj.  martij. 

Reverendissimus  archiepiscopus  senensis  noster  bora  .  xx  . 
vocatus  a  Consilio  ecclesiastico,  in  palatio  Vaticani,  in  turri 
Borgia,  silicet  (4)  in  residentia  ;  eidem  fuit  ab  ipso  Consilio 
mandatum  ut  iret  a  (5)  gubernium  Patrimoni],  et  maxime  re- 
nuens,  tandem  ex  parte  Sue  Sanctitatis  preceptum  est  ut  talem 
acceptaret  provinciam,  et  sic  acceptavit;  et  eidem  officiales  de- 
putati per  consilium. 

Dieta  die. 

Dominus  Marcellus  Nicolai  de  Tutis,  civis  nobilis  senensis, 
iam  revocatus  gubernator  e  civitate  Asisij,  per  decretum  consi- 
lii  fuit  creatus  gubernator  Gualdi. 

Die  dieta. 

Reverendissimus  Alexander  Piccolomineus,  episcopus  pien- 
tinus  (6),  deputatus  gubernator  Ancone,  e  Viterbio  remotus, 
cum  per  3  semestres  stetisset. 

Die  dieta. 

Reverendissimus  Franciscus  Maria  Piccolomineus,  ilcinensis 
episcopus,  electus  gubernator  Fani,  provinciam  renuit. 

Die  .XV.  dicti  mensis. 

Celebratur  consistorium,  in  quo  collate  sunt  nonnulle  ec- 
clesie trans  Alpes  et  episcopatus  brixiensis  cuidam...  (7),  pa- 
tritio  veneto  etatis  mature,  non  clerico... 

(i)  Sic.  ;    supplisci  G.  B.  Castagna,  arcivescovo  di  Rossano 
(Ughelli,  op.  cit.  IX,  309-310),  poi  cardinale  e  da  ultimo  papa 
Urbano   VII    (Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  IV,  70-71,  201-210); 
cf.  Bromato,  op.  cit,  II,  522. 
■     (2)  Sic. 

(3)  Sic.  Cf.  Bromato,  op.  cit.  II,  522. 

(4)  Sic?  O  piuttosto  «  supra  »? 

(5)  Sic. 

(6)  Ughelli,  op.  cit.,  I,  1179. 

(7)  Domenico  Bolano,  trasformato  di  governatore  in  vescovo 
di  Brescia  (ib.  IV,  562-563).  La  lacuna  è  nel  ms. 


Diario  rommio  di  Niccolò    Turhiozzi        i  7 


Die  23  (i). 

Redi  e  Viterbio  cum  reverendissimo  domino  Alexandro 
Piccolomineo  proficiscente  Anconam,  ad  gubernium. 

Die  26. 

Sua  Sanctitas  celebrai  missam. 

Die  27. 

Alexander  Piccolomineus,  pientinus  episcopus,  Anconam 
sub  gubernio  proficiscitur... 

Die  28. 

Saracenus  et  Ariane  cardinales  (2)  Neapolim  e  palatio  Va- 
ticani licentiantur  a  Sua  Sanctitate. 

Die  29. 

Cardinalis  de  (3)  Neapoli  (4),  quia  subministravit  medi- 
cinas  et  medicos  cardinali  Caraffe  relegato,  licentiatur  a  Sua 
Sanctitate  e  suis  habitationibus,  quia  fuit  repertum  cardinalem 
Caraffam  facere  gattam  mortam  ....  (5). 

Die  4  aprilis,  bora  7  noctis. 

Moritur  illustrissimus  dominus  Camillus  Ursinus,  gubernator 
a  Sua  Sanctitate,  ut  supra,  deputatus  in  toto  ecclesiastico  statu, 
vir  summe  prudentie  et  strenuitatis  (6)  ;    et    maxima   pompa 

(i)  Corr.  su  «  22  ». 

(2)  Gio.  Michele  Saraceni  (Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  Ili, 
770-771)  e  Diomede  Carafa,  vescovo  di  Ariano  (ib.,  848-849). 

(3)  Le  parole  spazieggiate  sono  sottolineate  nel  ms. 

(4)  Alfonso  Carafa,  salito  in  auge  dopo  la  disgrazia  dei  con- 
giunti (NoRES,  op.  cit.  in  Arch.  Stor.  Ital.,  XII,  271-273). 

(5)  Ce.  229  K- 230  B.  Non  si  sapeva  nulla  fin' ora  di  questa 
bega  di  Alfonso  Carafa  con  Paolo  IV. 

(6)  Cf.  NoRES,  op.  cit.  in  Arch.  Stor.  Ital.,  XII,  271,  che 
scrive  questo  fatto  in  data  del  2  aprile. 

Archivio  della  R.  Società  roviana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  2 


i8  P.  Piccolomini 


sepellitur   hora    23,    portatus    e    palatij    (i)    vaticani 
superiori   parte  ad  Sanctum   Salvatorem   del  lauro  (2). 

Die  dieta,  hora  x. 

Muritur  reverendissimus  arciepiscopus  (3)  de  Saulis  (4),  ja- 
nuensis,  sed  resurrexit  ....  (5). 

Die  dieta. 

In  loeum  illustrissimi  domini  Camilli  ponitur  illustrissimus 
Joannes  Antonius  Gravine  (6). 

Fervevano  intanto  le  trattative  per  la  pace  che 
a  Chàteau  Cambresis  doveva  compor  la  lotta  per  il 
dominio  d'Italia  tra  Francia  e  Spagna  in  favore  di 
quest'ultima,  restituire  gli  stati  aviti  ad  Emanuele 
Filiberto  di  Savoia  (7)  e  sacrificare  la  libertà  e  l' in- 
dipendenza senese.  Il  Turinozzi  sperava  ancora  per 
la  sua  patria  quando  scriv^eva  : 

(i)  Corr.  su  «  palatio  ». 

(2)  Le  parole  spazieggiate  sono  evidentemente  aggiunte, 
però  dalla  medesima  mano  e  eoi  medesimo  inchiostro,  nel  ms. 
In  margifie  si  legge,  della  stessa  mano  :  «  Cento  torcie.  |  300 
«  (o  350?)  frati  I  .xij.  bandiere  nere  |  17  stendardi  di  cavalli  ». 
Questi  particolari  si  riferiscono  certamente  ai  funerali  di  Camillo. 

(3)  Sic. 

(4)  Girolamo  (Ughelli,  op.  cit.  IV,  899-900). 

(5)  Deve  trattarsi  di  un  fenomeno  di  catalessia  :  «  ..  al  Sauli 
fu  chiamato  a  succedere  il  17  aprile  1559,  anno  della  sua 
morte.  Agostino  Salvago  (ib.,  900). 

(6)  Cf.  NoRES,  op.  cit.  in  Arch.  Stor.  Ital.,  XII,  271;  su 
Gio.  Antonio  Orsini,  duca  di  Gravina,  figlio  di  Francesco,  an- 
ch' esso  fatto  morire  da  Cesare  Borgia,  v.  Litta,  op.  cit. 
fam.    Orsini,    tav.  XXVIII. 

(7)  In  quest'  occasione  furon  concluse  le  sue  nozze  con  Mar- 
gherita di  Francia,  sorella  del  re  Enrico  II,  cui  si  riferisce  il 
seguente  ricordo  del  T.  (e.  231  a):  «  Die  .ix.  aprilis.  Manda- 
«  tarius  ducis  Sabaudie  venit  ad  Sedem  apostolicam  prò  dispen- 


Diario  ì'omaiio  di  Niccolò   Turinozzi        19 


Die  28  (i). 

Littere  prò  pace  universali  e  Gallia  divulgantur,  die  30 
confirmate  ....   (2). 

Die  dieta  (3). 

Littere  ab  illustrissimo  et  reverendissimo  legato  e  Gallia  (4) 
quod  pax  generalis  est  inita  Inter  regem  Gallorum  et  regem 
Philippum,  et  Inter  alia  capitula  quod  Senarum  urbs  esset 
libera  (5). 

Ma  presto  cadeva  ogni  illusione,  e  il  diarista,  la- 
sciando la  prima  volta  il  suo  sgrammaticato  e  barbaro 
latino  per  la  lingua  materna,  annotava: 

Die  .XX.  aprilis. 

Per  lettere  del  duca  di  Fiorenza  al  suo  oratore  (6)  fu  de- 
nuntiato  Montalcino  et  suo  stato  et  piaze  de'  Senesi,  il  re  chri- 
stianissimo  haverle  cedute  al  re  catolico,  et  il  re  al  duca  di 
Fiorenza  ;  et  il  oratore  fé  intendere  a  molti  eh'  erano  in  Roma 
Senesi,  che  li  andasseno  a  parlare,  quando  si  contentassano,  et 
fra  li  altri  fu  intimato  a  me  ;  et  mi  lesse  la  lettera  in  substantia 
di  quanto  di  sopra  et  (7)  che  si  perdonava  a  tutti,  et  ogniuno 
goda  il  suo  etc.  etc.  Li  risposi  eh' erono  questo  giorno,  che  fu 

«  satione  Margarite,  sororis  regis  Gallorum,  Herici  {sic)  ij,  prò 
«  coniugio  de  novo,  ut  dicitur,  in  pace  contracto;  et  fuit  con- 
«  cessa  per  Suam  Sanctitatem  generalis  ».  Com'è  noto,  Fran- 
cesco I,  padre  della  sposa,  era  figlio  di  una  principessa  di  Sa- 
voia, Luisa,  zia  paterna  di  Emanuele  Filiberto. 
(i)  Di  marzo. 

(2)  C.  230A. 

(3)  29  marzo. 

(4)  Il  card.  Antonio  Trivulzio  (Ciacconio-Oldoini,  op.  cit. 
Ili,  855). 

(5)  C.  230B. 

(6)  Buongiovanni  Gianfigliazzi  (Nores,  op.  cit.  in  Arch. 
Stor,  ItaL,  XII,  260. 

(7)  Sic. 


20  P'  Piccolo7nÌ7ii 


il  21,  anni  4  ch'ero  uscito  di  Siena,  quando  fu  presa  et  occu- 
pata, et  veni  (i)  a  Montalcino  ;  et,  tanto  in  .xv.  mesi  di  asse- 
dio, quanto  nel  tempo  so'  stato  a  Montalcino,  haveo  fatto  con 
ogni  mio  potere  et  sapere  per  la  defensione  della  libertà  di  mia 
nobil  patria,  sendo  dipoi  a  Dio  obligato  sopra  tutto  a  questo  ; 
né  mi  pento,  et  non  ne  voglio  perdono,  che  in  tal  atto  non 
penso  mai  haver  fatto  atto  vile  né  indegnità  alcuna.  Quanto 
alla  robba,  il  mobil  mi  é  stato  tolto,  venduto  et  depredato  ;  le 
case  dello  stabil  di  poi  la  guerra  derobbate  et  minate,  che 
sopra  lì  poca  di  restitutìone  vi  sarà  ;  et  però  a  me  bisogna  pro- 
vedere alla  vita  mia  fuore  con  il  mio  exercitio  (2)  honoratamente, 
et  dove  sarò  darò  tal  odore  di  me  nelle  actioni  che  si  cogno- 
sciarà  so'  et  so'  stato  et  sempre  sarò  persona  honorata.  Mi  li- 
centiò  et  disse  ero  homo  da  bene,  et  che  mi  havea  compas- 
sione (3). 

Belle  e  generose  parole  ;  ma  sembra  che  non  cor- 
rispondessero i  fatti,  giacché  i  protocolli  del  Turi- 
nozzi  attestano  eh'  ei  riprese  ad  esercitare  in  patria 
la  professione.  Giova  sperare  che  almeno  le  porte  di 
Siena  gli  venissero  schiuse  senza  transazione  o  de- 
dizione alcuna  da  parte  sua. 

Paolo  IV  moriva  il  18  agosto  1559.  Con  le  no- 
tizie, che  trascrivo  qui  appresso,  dell'  assunzione  alla 
tiara  di  Pio  IV  e  dell'  ingresso  di  Cosimo  I  in  Siena 
finisce  il  diario. 

xbre  1559. 

Alli     .xxvj.     a    bore    .vij.,    venne  in    Siena    nove    eh'  era 

creato    papa     il    cardinale     Medichino  et    di    nome    Pio   iiij  ; 

che  sia  a  gloria  et  honore  di  Dio  et  della  sancta  madre 
ecclesia. 

(1)  Sic. 

(2)  Evidentemente,  del  notariato. 

(3)  Ce.  231  A-231  B.  Segue  «  Il  tenore  del  capitolo  sopra  lo 
«  assassinamento  facto  a'  Senesi  »  (cf.  Peggi,  Memorie  sto- 
rico-critiche della  città  di  Siena,  in  Siena,  MDCCLV-'LX, 
IV,  323  sgg). 


Diario  romaìio  di  Niccolò   Turinozsi        2 1 


Il   156  (i)  Al  .xxiiij.  di  novembre. 

Sua  Eccellentia  Illustrissima  intrò  in  Siena,  et  sua  con- 
sorte (2),  cardinale  (3)  et  figli  (4). 

Il  dì  (5). 
Si  partì  per  Roma  (6). 

Sempre  di  mano  del  Turìnozzi,  precedono  il  no- 
stro giornale  due  documenti,  che,  formandone  quasi 
parte  integrante,  pubblico  in  Appendice  :  una  lista 
degli  «  Offitij  di  Roma  et  lor  valuta  »  (II)  ed  un 
elenco  dei  principali  dignitari  di  Curia  nel  1558, 
chierici  di  Camera,  auditori  di  Rota  e  avvocati  con- 
concistoriali (I).  Tra  i  personaggi  annoverati  nella 
serie  di  questi  funzionari,  alcuni  salirono  più  tardi 
al  cardinalato:  Ludovico  de  Torres,  altresì  arcive- 
scovo di  Monreale  e  bibliotecario  della  Chiesa,  Spa- 
gnuolo  di  origine  e  non  Portoghese,  come  vorrebbe 
il  documento  (7);  Alessandro  Sforza,  dei  conti  di 
vSanta  Fiora,  nipote  «  ex  sorore  »  di  Paolo  III  (8)  ;  il 
napoletano  Annibale  Bozzuti,  carissimo  a  Paolo  IV 
come  inviso  alla  Spagna  per  essersi  opposto  al  viceré 
d.  Pietro  di  Toledo  nelle  cose  dell'  Inquisizione,  tanto 
da  doversi  ridurre  esule  a  Roma,  dove  consegui  la 
presidenza  della  Camera,  il  refendariato  apostolico    e 

(i)  Sic. 

(2)  Eleonora  di  Toledo. 

(3)  Giovanni,  secondogenito  di  Cosimo  I. 

(4)  Francesco,  principe  ereditario,  e  Garzia.  Cf.  sull'  in- 
gresso di  Cosimo  in  Siena,  Galluzzi,  Istoria  del  granducato  di 
Toscana  sotto  il  governo  della  casa  Medici,  Livorno,  MDCCLXXXI, 
II,  234-235,  che  pone  questo  fatto  in  data  del  28  ottobre. 

(5)  Sic.  La  dimora  della  famiglia  ducale  a  Siena  durò  tre 
giorni  (Galluzzi,  op.  cit.  II,  235). 

(6)  C.  232  B. 

(7)  Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  Ili,  401-403. 

(8)  Ib.,  960-962. 


2  2  P.    PÌCCOl07nÌ7lÌ 


rarcidiocesi  di  Avignone  (i);  Prospero  Santa  Croce, 
vescovo  di  Chissamo,  adoperato  dalla  S.  Sede  in 
gravi  ambascerie  ai  sovrani  di  Germania,  Paranoia, 
Spagna  e  Portogallo  (2);  Giovanni  Aldobrandini,  fra- 
tello di  Clemente  Vili,  vescovo  d'Imola  nel  156Q  (3); 
Gabriele  Paleotti,  arcivescovo  di  Bologna  (4);  Sci- 
pione Lancellotti  (5).  Governavano  o  dovevano  go- 
vernare diocesi  più  o  meno  importanti  Antonio  Al- 
toviti,  arcivescovo  di  Firenze,  esule  per  motivi  po- 
litici (6);  Giulio  Sauli,  coadiutore  del  vescovo  di 
Brugnetto  e  tesoriere  apostolico  (7);  Girolamo  Mel- 
chiori,  testé  menzionato,  più  tardi  decano  di  Camera 
e  prefetto  di  Segnatura  (8)  ;  Antonio  Augustin,  rino- 
mato giurista,  successivamente  vescovo  di  Alife  e 
di  Lerida  e  arcivescovo  di  Taragona(9);  Paolo  Emi- 
lio Verallo,  nipote  del  card.  Girolamo,  arcivescovo 
di  Rossano  e  vescovo  di  Capaccio  (io);  Federico  Fan- 
tuzzi,  vescovo  di  Cariati  (11);  Giulio  Gradini,  lettore 
di  diritto  a  Padova  ed  a  Perugia  sua  patria,  ove 
andò  vescovo  nel  1564  (12);  Antonio  Marchesani,  ve- 
scovo di  Città  di  Castello  e  datario  apostolico  (13). 
Levaron  grido  a'  loro  tempi    nel    magistero  giuridico 

(i)  Ib.,  945-946;  Sammarthani,  Gallia  Christiana,  Lutetiae 
Parisiorum,  MDCCXV  sgg.  I,  832-833. 

(2)  Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  Ili,  950-955. 

(3)  Ib.,  coli.   1054-1055  ;  LiTTA,  op.  cit.,  fam.  Aldobran- 
dini, tav.  II. 

(4)  Ciacconio-Oldoini,  op.  cit.  III  979-987. 

(5)  Ib.,  IV,  loo-ioi. 

(6)  Ughelli,  op.  cit.  Ili,  188-189. 

(7)  Ib.,  IV,  997. 

(8)  Ib.,  II,  744. 

(9)  Ib.,  Vili,  210. 

(io)  Ib.,  VII,  475,  IX,  309. 

(11)  Ib.,  IX,  503. 

(12)  Ib.,  I,   1170-1171. 

(13)  Ib.,  col.   1325. 


Diario  romano  di  Niccolò   Turinozzi 


Fabio  di  Girolamo  Accoramboni,  che  professò  a  Roma 
ed  a  Padova  e  fu  anche  avvocato  concistoriale  e  re- 
ferendario di  Segnatura  (i);  Giovanni  Battista  Rossi 
ed  Antonio  Velli,  ambedue  insegnanti  nella  Sapienza 
romana,  ed  il  primo  luogotenente  dello  Studio  (2). 
Fra  gli  avvocati  concistoriali  due  diedero  la  vita  a 
successori  di  Paolo  IV:  Silvestro  Aldobrandini,  pa- 
dre di  Clemente  Vili  (3),  e  Marco  Antonio  Borghesi, 
padre  di  Paolo  V  (4).  Un  nome  poi  attrae  fra  tutti 
la  nostra  attenzione,  quello  di  Cristoforo  Cenci,  che 
sotto  Pio  V  fu  tesoriere,  attendendo,  come  osserva 
piacevolmente  Francesco  Domenico  Guerrazzi,  a  ri- 
nettargli dagli  scudi  l' erario,  mentre  quegli  vigilava 
ad  estirpar  dalla  Chiesa  1'  eresia  (5)  e  finì  coli'  abban- 
donare la  prelatura  per  mettere  al  mondo  il  famige- 
rato Francesco. 

Il  secondo  documento,  informandoci  sopra  gli  uf- 
fici venali  e  vacabili  della  Corte  di  Roma  ed  il  loro 
prezzo  a  tempo  di  Paolo  IV,  ha  importanza  per  il 
complemento  che  reca  ai  dati  raccolti  in  proposito 
dal  Moroni  (6),  e  per  la  luce  che  diffonde  suU'  orga- 
nismo e  le  risorse  finanziarie  del  governo  pontifìcio 
nella  seconda  metà  del  Cinquecento. 

Roma.  Paolo  Piccolomini. 

(i)  Capogrossi-Guarna,  Ricordi  storici  della  famiglia  Ac- 
coramboni, Roma,  1896,  pp.  59-61. 

(2)  Renazzi,  Storia  dell'  Università  degli  studi  di  Roma, 
Roma,  MDCCCIII-'VI,  II,  pp.  179,  107. 

(3)  LiTTA,  op.  e  loc.  cit. 

(4)  Che  fu  anche  avvocato  dei  poveri  (Gigli,  Diario  Sa- 
nese,  in  Lucca,  MDCCXXIII,  I,  165;  Ugurgieri,  Pompe  sa- 
nesi,  in  Pistoia,   1649,  I,  452). 

(5)  Beatrice  Cenci,  cap.  L 

(6)  Dizionario  di  erudizione  storico-ecclesiastica..,,  in  Vene- 
zia, i84o-'79,  LXXXVII,  70  sgg.  e  passim  (cf.  l'Indice,  VI, 
429,  art.  Vacabili). 


24  P'  Piccolomini 


APPENDICE 


I. 

(Biblioteca  Comunale  di  Siena,  cod.  A.  III.  14,  ce.  205A-205B). 
1558. 

Cherici  di  Camara  (i)  vij,  senza  ordine  di  prece- 
dentia. 

Monsignor  Antonio  Altoviti,  fiorentino,  arcivescovo  di  Fio- 
renza, decano. 

Monsignor  Julio  Sauli,  genovese. 

Monsignor  Cristofano  Cenci,  romano. 

Monsignor  Ludovico  Torres,  portugese. 

Monsignor  Alessandro  Sforza,  romano. 

Monsignor  Annibal  Bozuto,  napoletano  et  vescovo  di  Vi- 
gnone. 

Monsignor  Jeronimo  Melchiorio  da  Recanati,  vescovo  di 
Macerata  (2). 

Auditori    di    Rota   (3). 

Monsignor  (4)  Fabio  Accorambono  da  Ugubio,  decano. 

Monsignor  Prospero  Santa  f  (5),  romano,  vescovo  chisa- 
nense  (6). 

Monsignor  Antonio  Angustino  da  Saragoza,  per  il  regno 
dì  Valenza. 

(i)  Le  parole  spazieggiate  sono  sottolineate  nel  ms. 

(2)  Ciascun  nome  dei  chierici  di  Camera  è  preceduto  da 
un  «  paraphus  ». 

(3)  V.  la  nota  i. 

(4)  La  parola  «  Monsignor  »  è  sempre  sottolineata  nel  ms. 

(5)  Così  il  ms. 

(6)  Id.  per  «  Chissamense  ». 


Diario  romano  di  Niccolò   Turiìiozzi        25 


Monsignor  Paulo  Emilio  Verallo,  romano,  arcivescovo 
di  Capaccio. 

Monsignor  Federigo  Fantuzo,  bolognese  vescovo  di  Ca- 
riati. 

Monsignor  Julio  Gradino  da  Perugia. 

Monsignor  Gaspar  Chiroga  da  Toledo,  per  il  regno  di 
Castiglia  (i). 

Monsignor   Alessandro  Junio,  alemano  (2). 

Monsignor    Giovanni  Aldobrandino,  fiorentino. 

Monsignor   Giovanni  Baptista  Rossi,  romano. 

Monsignor   Gabriel  Paleotto,  bolognese. 

Locus  Gallorum  vacat. 

Advocati  consistoriali  notati  (3). 

Messer  Marco  Antonio  Borgesi,  senese,  decano. 
Messer  Alessandro  Ferro,  romano  (4). 
Messer  Silvestro  Aldobrandino,  fiorentino,  f  (5). 
Messer  Nofrio  Camaiani,  fiorentino  (6). 

(i)  Dottore  «  in  utroque  »,  cappellano  papale,  auditore  delle 
cause  del  Palazzo  apostolico  (Roma,  Archivio  Segreto  della 
S.  Sede,  arm.  29,  voi.  189,  ce.  52  b- 53  a;  atto  del  30  marzo  1559, 
con  cui  Gaspare  Quiroga  nomina  Alessandro  Fuccio  da  Città 
di  Castello  notaro  delle  cause  del  Palazzo  apostolico), 

(2)  D.  Renato  Ancel,  o.  s.  B.,  benemerito  ricercatore  delle 
cose  e  dei  tempi  dei  Carafa  (già  menzionato  in  questo  scritto), 
mi  comunica  gentilmente  che  questo  Alessandro  lunio,  auditore 
di  Rota  per  la  Germania,  morì  il  27  settembre  1558  (da  una 
lettera  di  Ascanio  Celso  al  card.  Farnese;  R.  Archivio  di  Stato 
in  Napoli,  Carteggio  Farnesiano). 

(3)  Questa  frase  è  preceduta  da  un  «  paraphus  ». 

(4)  L'Ancel  m'informa  che  questo  personaggio  fu  primo 
conservatore  nel  primo  trimestre  del  1558  e  che  nel  successivo 
agosto  era  sempre  in  ufficio.  Cosi  giusta  i  Registri  dei  decreti 
de'  Consigli  nell'Archivio  Capitolino  di  Roma,  che  lo  qualificano 
altresì  dottore  «  in  utroque  ». 

(5)  La  croce  allude  evidentemente  alla  morte  dell' A.  (6 
giugno  1558;  LiTTA,  op.  e  fam.  cit.,  tav.  II). 

(6)  Su  questo  prelato  aretino,  che  di  avvocato  concistoriale 
e  di  abbreviatore  del  Parco  Maggiore  divenne  avvocato  fiscale 
e  presidente  di  Camera,  v.  Marini,  Degli  archiatri  pontifici, 
in  Roma,  MDCCLXXXIV,  II,  317,  nota  2. 


20  P.   Piccolomini 


Messer  Antonio  Velli,  romano. 

Messer  Carlo  Baldassini,  napoletano. 

Messer  Antimo  Marchesano  da  Città  di  Castello. 

Messer  Mario  Gabrielli,  romano. 

Messer  Scipion  Lancilotto,  romano. 

Messer  Pietro  Pavol  Justini,  romano  (i). 

Messer  Alessandro  Oliva,  da  l'Aquila. 

Un  loco  ad  instantia  del  cardinale  Cesis  (2). 

II. 

(Ibid.,  e.  206 b;  scritto  su  due  colonne). 

Offitij    di    Roma   et   lor  valuta   (3). 

I  camarlengo  50000. 

I  somista  24000. 

7  cherici  di  Camara  147000. 

I  tesauriere  generale  12000. 

I  presidens  Camere  6000. 

I  auditor  Camere  22000. 

I  reggente  di  Cancellarla  4000. 

I  custos  Cancellarle  12000. 

I  notarius  Cancellarle  17000. 

I  corrector  Cancellarle  (4). 

I  hostiarius  Cancellarle  5000. 

I  secretarius  (5). 

I  officium  de  consuetis  3000. 

V  cruci  feri  loooo. 

.  viij  .  accoliti  8000. 

.  vij  .  protonotari  participanti   20000. 

28  secretarij  apostolici  200000. 

12  abbreviatori  de  parcu  malori  55000. 

(i)  Fu  anche  abbreviatore  (Ciampini,  Enarratio  synoptica, 
p.  XXI,  in  De  abbreviatorum  de  parco  maiori...  antiquo  statn..., 
Romae,  MDCXCI). 

(2)  Il  card.  Federico  Cesi,  intorno  al  quale  v.  Litta,  op. 
cit.,   fam.    Cesi,   tav.  II. 

(3)  Non  è  detto  in  qual  moneta;  probabilmente  in  scudi. 

(4)  Manca  la  valuta. 

(5)  Idem. 


Diario  romano  di  Niccolò    Tiiì'inozzi        27 


68  abbreviatori  de  parcu  minori  81600. 
100  scriptori  apostolici   120000. 
60  cubiculari]  participanti  80000. 

140  scudieri  participanti  98000. 

400  cavalieri  di  santo  Pietro  400000. 
200  cavalieri  di  santo  Favolo  200000. 
100  gianizeri  (i)  60000. 

141  presidentes  annonales  84600. 
62  portiones  Ripe  (2)  300000. 

IO  correctores  archivij   15000. 
90  scriptores  archivij  80000. 
80  scriptores  brevium  48000. 
104  collectores  plumbi  72000. 

3  magistri  del  registro  12000. 

8  registratori  di  bolle  4000. 

4  registratori  di  bolle  salariati  2000. 
4  magistri  registratori  di  bolle  1000. 
20  registratori  di  supplicationi  16000. 

6  clerici  di  registri  di  supplicationi  9000. 
4  magistri  di  registro  di  supplicationi  8000. 
I  abbreviatore  di  Curia  1000. 

1  auditore  delle  contradette  5000  (3). 

2  lettori  delle  contraditioni  2000. 

14  procuratori  delle  contraditioni   14000. 
27  scriptori  di  penetentiaria  5400. 

2  correctori  di  penetentiaria  3000, 

9  notari  di  Camera  apostolica  45000. 

10  notari  del  auditor  della  Camera  30000. 
48  notari  di  Rota  72000. 

3  notari  del  vicario  del  papa  9000, 
2  notari  del  governatore  loooo. 

2  notari  de  audientia  delle  contradette  2000. 
2  notari  della  penetentiaria  2000. 
I  notaro  de'  protonotari  1000. 

(i)  Ossia  sollecitatori  delle  lettere  apostoliche  (Moroni,  op. 
cit.  LXVII,   173  sgg.).  Segue  una  cancellatura. 

(2)  Porzionari  di  Ripa  così  detti,  perché  riscuotevano  sulle 
entrate  del  porto  di  Ripagrande  il  frutto  della  somma  da  essi 
pagata  (op.  cit.  VII,  185,  LIV,   195). 

(3)  Così  chiamato  perché  deputato  a  giudicar  le  controver- 
.sie  sulle  bolle  (op.  cit.  LXXXII,   186  sgg.). 


2  8  P.  Piccolomini 


20  cursori  16000, 

23  mazieri   15000. 

16  mazieri  hostiarij  4000. 

4  guardiani  della  porta  ferrata  500. 

3  guardiani  di  catena  (i)  300. 

I  soldano  di  Torre  di  Nona  (2). 

Somma  2581000 

Cioè  due  milioni  et  cinquecento  ottatuno  (3)  migliaro. 

(i)  Ossia  custodi  delle  porte  del  Vaticano. 

(2)  Giudice  ordinario  e  custode  delle  carceri  di  Tor  di  Nona 
(MoRONi,  op.  cit.  LXVII,  162).  Manca  la  valuta. 

(3)  Sic.  Come  sono  sempre  solito,  nel  pubblicar  questi  testi 
di  storia  romana,  ho  sciolto  le  abbreviature,  rispettata  Torto- 
grafia  (meno  quanto  all'uso  dell' /^  per  il  v  e  dell'/,  alle  ini- 
ziali) e  ritoccata  l' interpunzione. 


Le  carte  del  monastero  di  San  Paolo 

di  Roma 

DAL   SECOLO   XI   AL   XV 


Continuaz.  e  fine,  vedi  voi.  XXXI,  p.  313. 

XXVIII. 

2  novembre  1308. 

N.  14.  Originale.  Manca  l'actum. 

Acquisitio  duarum  terrarum,  bonoriim  emphyteuticorum 
monasterii  S.  Pauli  positarum  in  territorio  castri  Civitellae  ad 
lacum,  Florae  uxoris  qd.  lacobi  Benedicti,  facta  ab  Clodio  de 
castro  Civitellae  S.  Pauli  de  Urbe,  consentiente  lacobutio  filio 
eius  et  fratre  lacobo,  monacho  dicti  monasterii.  Stephanus  ma- 
gistri  Petri  imp.  auct.  notarius. 

XXIX. 

15  settembre  131 1. 

S.  7.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  199.  Ed.  Galletti,  Del  Piimicerio,  docu- 
mento Lxxvi,  p.  352;  Regestum  Clementis  pp.  V,  peri  PP.  Beneukttini,  Roma, 
1887,  an.  VI,  n.  7334. 

Clemens  pp.  V  confirmat  per  Berengarium  episcopum  Tu- 
sculan.  Matheum,  olim  monachum  monasterii  Casinensis,  in 
abbatem  mon.  S.  Andreae  in  Pontiano  o.  s.  B.  Civitatis  Ca- 
stellanen.  dioecesis,  per  obitum  lohannis  eiusdem  monasterii 
abbatis.  Datum  in  prioratu  de  Grausello  prope  Malausanam 
Vassionen.  dioecesis,  p.  a.  .vi.  «  Licet  ea  que  ». 


30  B.    Trifc 


Olle 


XXX. 

2  aprile  1326. 

O.  3.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:    Cod^x  dipioni.,   e.  212.    Ed.  Margarini,    Bidlarium,   II,  280. 

lohannes  pp.  XXII  Angelo  episcopo  Viterbien.  vicario  in 
Urbe  restitutionem  tertiae  partis  casalis  Longezae  mon.  S.  Pauli 
et  demolitionem  arcis  et  portae  in  eodem  territorio  faciendam 
per  Nicolaum  de  Comite  committit.  Actum  Avinione,  p.  a.  .x. 
«  Significaverunt  nobis  ».   Io.  Defas.  B.  de  Sancta  Sperantia. 

XXXI. 

18  maggio  1339. 

Z.  I.  Originale. 

Locatio  bonorum  mon.  S.  Pauli,  in  territorio  Vallis  Gen- 
tilis,  extra  portam  S.  Pauli,  facta  per  Nicolaum,  abbatem  dicti 
monasterii  Stephano  Massaronis,  notario  de  Urbe,  de  regione 
Arenulae.  Actum  Tybure  in  ecclesia  S.  Andreae.  Paulus  Angeli 
de  Civitella,  almae  Urbis  praefecti,  index  ordinarius  et  notarius. 


XXXI   bis  (i). 
27  febbraio  1341. 

O.  6.  Copia  autentica  del  16  luglio  1362  eseguita  dal  notaio  Paolo  di  Lello 
di  Angelo,  ratificata  dal  giudice  palatino  Propago  de  Offida  e  dai  notai  Giovanni 
di  Giacomo,  Giovanni  del  fu  Nicola  de  Malalinguis  e  Nicola  di  Pietro  Santi. 

Donatio  testamentaria  bonorum  Gregorii  qd.  Blaxii  de  Fu- 
scis  de  Berta;  idest,  medietatis  horti,  iuxta  ecclesiam  S.  Nerei 
prò  ecclesia  S.  Aureae  Hostiensi  ;  terrarum  in  pantano  Grifi 
prò  ecclesia  Lateranensi  ;  et  in  territorio  S.  Dignae  ultra  aquam 
et  baricum  prò  monasterio  S.  Pauli  ;  unius  casalis  et  terrarum 
de  turre  Mesa  et  de  ponte  de  Nona  prò  cappella  S.  Eleu- 
terii  basilicae  xii.  apostolorum  cum  legato  bonorum  feudalium 
mon.  S.  Pauli  in  territorio  Longhezzae  prò  Biasio  et  aliis  de 
Fuscis   eius   nepotibus.  Executrices  testamentariae   lohanna  co- 

(i)  Per  un  errore  incorso  nella  numerazione  dei  documenti  editi  dal  Marga- 
rini e  dal  Galletti,  da  me  indicata  in  nota  nella  Prefazione  (v.  voi.  precedente, 
pp.   276-7)  diamo  al  documento  xxxii  il  numero  xxxi  bis. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo 


mitissa  Anguillarum  et  Archionina,  ipsius  Gregorii  uxor.  Actum 
apud  basilicam  xii  apostolorum  de  Urbe.  Paulus  primicerius 
sacrae  praefecturae  auct.  notarius. 

XXXII. 

IO  agosto  1341. 
K.  I.  Originale. 

Acquisiti©  bonorum  lacoboni  olim  Io.  Berardi  de  castro 
Civitellae  S.  Pauli,  in  territorio  castri  Flaiani,  facta  a  Petro 
Alexandri  de  dicto  castro  ;  pretio  .xlvi.  libr.  senensium.  Actum 
in  castro  Civitellae,  in  domo  venditoris.  Angelus  Palelle  almae 
Urbis  prefecti  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


XXXIII. 

27  settembre  1346. 

N.  15.  Originale.  Ed.  Galletti,  Capena,  doc.  v,  p.  73. 

Confirmatio  locationis  in  emphyteusim  bonorum  mon.  S.  Pauli, 
in  territorio  Civitellae  et  ecclesiae  S.  lohannis  de  Civitellucula, 
olim  concessae  a  Nicolao,  abbate  dicti  monasterii,  magistro 
Paulo  Angeli  de  Civitella,  notario,  propter  servitia  per  eum 
gratis  impensa  monasteri©,  et  Lello  eius  filio,  facta  a  Petro 
eiusdem  monasterii  abbate.  Actum  Civitellae  in  domo  Pauli. 
Franciscus  Angeli  de  Civitella  almae  Urbis  prefecti  index  ordi- 
narius et  notarius. 

XXXIV. 

14  gennaio  1354. 

K.  2.  Copia  autentica  del  i  settembre  1380  eseguita  dal  notaio  Giacomo  del  fu 
Andrea  di  Bartolomeo  di  Flaiano,  ratificata  dai  notai  Paolo  Nicola  di  Stefano  di 
Flaiano  e  Giacomo  di  Pietro  di  Flaiano. 

Acquisiti©  unius  domus  emphy tentici  in  castro  Flaiani  Guer- 
roni  qd.  Sassi  de  Civitella  S.  Pauli,  facta  a  Martino  qd.  Bar- 
tholomei,  olim  de  Meana,  nunc  Flaiani,  consentiente  fr.  Paulo 
castellano  castri  Flaiani,  monacho  monasterii  S.  Pauli.  Actum 
Flaiani  in  curia  conventus.  Andreas  Bartholomeae  notarius. 


32  B.    Trifotic 

XXXV. 

28  ottobre  1357. 

M.  54.  Originale,  con  le  firme  originali  dei  testimoni. 

Instrumentum  assignationis  medietatis  dotium  qd.  Regalis 
de  Villana  de  Neapoli,  uxoris  iudicis  Petri  Balisterio  de  Neapoli 
de  quadam  terra,  ad  iustum  passum,  in  villa  Carpignani  prò 
Lisulo  Balisterio.  In  presentia  iudicum  Marcutii  de  Campora  ac 
Nicolai  Castanea  de  Neapoli  regia  auct.  notariorum.  Nicolaus 
notarius. 

XXXVI. 

28  settembre  1360. 

N.  16.  Originale, 

Acquisitio  bonorum  Cecchi  olim  Bernarducii  de  Civitella, 
in  territorio  Scurani,  facta  a  Cecca  uxore  olim  Bartholomeocti 
Petroni.  Actum  in  platea  Civitellae  ante  domum  Lotii  Corvi. 
Franciscus  Angeli  de  Civitella  auct.  almae  Urbis  prefecti  index 
ordinarius  et  notarius. 

XXXVII. 

16  luglio  1361. 

G.  3.  Originale. 

Confirmatio  permutationis  bonorum  emphyteuticorum,  in 
territorio  Civitelluculae,  in  vocabulo  de  lonculis,  ecclesiae  S.  lo- 
hannis  de  Civitellucula,  facta  a  Claudio  de  Civitella,  beneficiato 
ecclesiae  Lateranensis  de  Urbe  ac  praedictae  ecclesiae  S.  lo- 
hannis,  Andreotio  olim  lohannis  Saxi.  Actum  Civitellae  in  domo 
Pauli  notarli.  Paulus  Angeli  de  Civitella  almae  Urbis  prefecti 
index  ordinarius  et  notarius. 

XXXVIII. 

3  luglio  1367. 
O.  7.  Originale. 

Sententia  iudicis  palatini  Mathei  de  Bacchariis,  prò  mona- 
sterio  S.  Pauli,  super  possessione  bonorum  Gregorii  de  Fuscis, 
in  territorio   S.  Dignae   prope    Longhezzam,  contra   heredes    de 


Le  carte  del  monastei'o  di  S.  Paolo         33 


Fuscis.   In    palatio    Capitolii.    lannoctus    qd.    Nicolai    primicerii 
auct.  notarius  nunc  palatinus. 

XXXIX. 

22    luglio    1367. 
O.  8    Originale. 

Adeptio  possessioniim  S.  Dignae  per  Martinum   monachuni 
S.  Palili.  Actum  in  terris  predictis.  lannoctus  ut  supra. 


XL. 

21   marzo  1369. 

T.  8.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Trascrizione:  Codex.  dipi.,  e.  248.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  281; 
Cf.  BòHMER,  Regesta  Impei-ii,  Vili,  n.  *  4730. 

Carolus  IV  Romanorum  et  Bohemiae  rex,  ad  petitionem 
Esquini  vicarii  et  fratrum  mon.  S.  Pauli,  bona  monasterii,  iura 
ac  privilegia,  precipue  Henrici  VI,  confirmat.  Datum  Lucae  regni 
a.  .XXIII.  imperii  .xiv.  «  Regularis  vite  professoribu.s  »,  Ad  re- 
lationem  domini  vicecancellarii.  Petrus  Scolasticus  Lubinen. 


XLL 

7  maggio  1369. 

O.  9.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Compromissum,  ante  conspectum  cardinalium  Guillelmi 
Ostien.  et  Velletren.  ac  Guillelmi  Sabinen.  episcoporum,  inter 
Esquinum  de  Cierysello,  vicarium  generalem  mon.  S.  Pauli,  et 
magistrum  Stephanum  Lelli  Bonagratiae  de  Tybure,  procurato- 
rem  quarumdam  personarum  de  Tybure,  super  bonis  castrorum 
Passarani,  Cucuruli,  S.  Victurini,  Losae,  Longezae,  S.  luliani, 
Montis  Albani,  podii  S.  Pauli,  ad  monasterium  cum  mero  et 
mixto  imperio  spectantibus.  Apud  Montemflasconem,  in  domo 
episcopi  cardinalis  Sabinensis.  Franciscus  de  Stabillonien.  cle- 
ricus  Wratislavien,  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  Cardinalis 
ostiensis  scriba. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  ^ 


34  B.    Trifone 

XLII. 

12  agosto  1373. 

O.  IO.  Originale. 

Donatio  honorum  feudalium  mon.  S.  Pauli  Agathae  uxoris 
qd.  Petri  de  Ciceronibus  de  regione  Montium,  extra  portam 
Maiorem  in  territorio  Longieze,  facta  Tutio  Blasii  de  regione 
Montium.  Actum  Romae  in  domo  Agathae  in  regione  Montium. 
Cecchus  Nicolai  Saxi  imp.  auct.  notarius. 

XLIIL 

9  ottohre  1374. 

E.  I.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  68. 

Locatio  in  emphyteusim  medietatis  cuiusdam  domus,  in  re- 
gione Trivii,  in  contrada  de  Odorisciis,  facta  lohanni  qd.  Petri 
Banosi  de  Urhe  a  Guillelmo  ahhate  mon.  S.  Pauli.  Actum  in 
domihus  residentiae  ahhatis,  Romae.  Antonius  magistri  Pauli 
Angeli  de  Urhe  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

XLIV. 

3  giugno  1375. 

Inventario  dei  beni  del  monastero  di  S.  Paolo  in 
Civita  Castellana. 

P.  14.  Copia  autentica  del  4  maggio  1484  eseguita  dal  notaio  «  Johannes 
«  qd.  Laurentii  de  Civitate  Castellana  »,  ratificata  dai  notai  «  Stephanus  qd. 
«  Antonii  Blasii  de  Civita  Castellana,  Cosmus  Antonii  de  Civita  Castellana  ». 

Hic  est  liher  sive  quaternus  Petri  Lelli  Ciavattarii  de  Civi- 
tate Castellana,  notarli  et  iudicis  ordinarli.  Sequuntur  versus  ad 
sciendum  de  toto  anno  nota  : 

Clara  dies  pauli  fructifica  tempora  signat 
Si  nix  aut  pluvia  designat  tempora  cara 
Si  erunt  venti  designat  prelia  genti 
Si  fient  nehule  perient  animalia  queque. 
Post  quos  versus   sequuntur  verha:    Io.    Ferrara   occupavit 
Civitatem    Castellanam  ;     deinde    sequuntur    contractus.    Anno 


Le  carte  del  uioìiastero  di  S.   Paolo         35 


.M.ccc.LXXXXi.,  indictione  .xiiii.,  mense   aprilis   die  .xxiiii.,  in 
presentia  mei  Petri   Nudi,   lacobellus   de    Ischianis   de   Civitate 
Castellana  confessus  fuit   se   recepisse   in   mutuum  a  presbitero 
Nicolao.  Nudi  Calocii  .v.  rubra  grani,  ad  mensuram  romanam, 
et  .Lii.   sollidos  den.  prev.  senat.  Post  quem  sequitur  contractus 
celebratus  sub  .m.ccc.lxxxxii.  ;  post  quem   sequitur   contractus 
sub    dicto  M».    Sequitur    contractus    sub    .m.ccc.lxxxxiii.  ;    sub 
.M.ccc.Lxxxxiiii.  ;    post    quem    &    sub     .m.ccc.lxxxxv.  ;     sub 
•M.ccc.LXXXXvi.  ;  sub  .m.ccc.lxxxxvii.  ;  sub  .m.ccc.lxxxxviii.  ; 
sub    .M.ccc.Lxxxxviiii.    Deinde    sequitur:    Anno    .m.ccc.lxxii, 
tempore  Gregorii    pp.  XI,  mense  novembris   die  .xvi.,  ind.  .v. 
Cum  presbiter  Paulus  Gaglioffi,  ex  aliquibus  causis  fuerit  absens 
ab   episcopatu,   extra   debitum    ecclesie,    ad    voluntatem    fr.  lo- 
hannis  episcopi,  ideo  personaliter  se  investivit  de  ecclesia  S.  Gre- 
gorii  de   Curiis,  per    manum    presb.   Angeli    Teuli,  Post    quem 
contractum  sub  eodem  m^'  &.  Deinde  sequuntur   contractus  sub 
.M.CCc.LXXiii.  ;  post  quem  &  sub  .m.ccc.lxxv.  qui   sic    incipit: 
anno  .m.ccc.lxxv.  indict.  xiii,  tempore  Gregorii  pp.  XI,  mense 
iunii,  die    .111.   Renzola   Mathei    de   Civitate   Castellana  &   Post 
quem  in  eodem  quinterno  sub  eodem  m*^  et  mense,  sequitur  in- 
ventarium  tenoris  ut\sequitur:  eodem  anno  et  mense  et  die  xvii. 
Hoc  est   inventarium    factum   per   fr.  lohannem    Nucciobelli    de 
Civitate  Castellana,  ordinis  S.  Pauli  de  Urbe,  de  bonis  et  rebus 
existentibus  in  Civitate  Castellana,  aput  ecclesiam  S.  Marie   de 
Arcu,    expectantem   ad    locum   conventus   ecclesie    S.    Pauli    de 
Urbe.    In   primis   habet   iuxta  dictam   ecclesiam    unam    domum 
cum  rebus  et  prò  reparanda  aitarla  diete  ecclesie   prò   necessa- 
riis  ;  spatium  sedium   et   totum   circuitum   existentem   iuxta   ec- 
clesiam   S.    Mariae,   positam    in    contrada   S.  Pauli,  iuxta  viam 
publicam  et  rupes  ab  alio  latere  ;  quodam  sedium  ecclesie,  quod 
dicitur  S.  Titii,    positum  iuxta   viam;    unam   domum   cum   orto 
intus  dictam  civitatem  in  contrada  S.  Pauli,  iuxta   rem   S.  Gre- 
gorii, et  rem  ipsius  ecclesie  S.  Marie  de  Arcu  et  viam  publicam 
et  rem  Antreutii  Francisci  ;  unam  domum  positam  in   contrada 
S.  Pauli  de  Civita  ;  tres  domus  desertas  in  dieta  contrada,  iuxta 
rem  Antreutii  magistri  Francisci  et  rem  S.  Pauli  et  viam  ;  unam 
domum  de  octo  partibus  ;    una   posita   in    dieta   contrada,  iuxta 
rem  S.  Spiritus  de  Urbe  et  rem  filiorum   Cazari  ;    unam   turrim 
positam  in  platea  S.  Adriani,  iuxta   rem    heredum  Capodori   et 
rem  diete  ecclesie  S.  Pauli  unam  domum  in  contrada  S.  Adriani  ; 
unam  domum  eum  duobus  puteis  in  contrada  via  Maiure,  iuxta 
rem  Cincii    Goioli   et   rem  Ceecarelli  ;   unum    olmetum   positum 


36  B.    Trifone 


o 


post  dictam  ecclesiam  et  rem  S.  Mariae  de  Fallari  et  rem 
S.  Mariae  Maioris  de  dieta  civitate  ;  unum  ortum  positum  in 
contrada  Pusterule  iuxta  rem  S.  Gregorii  et  rem  heredum  clerici 
Castaldi;  unam  domum  cum  orto  positam  in  dieta  contrada, 
iuxta  rem  Petrucii  Pauli  et  viam  ;  unam  vineam,  quam  tenet  ad 
quartarinam  Bucius  Mabilie,  positam  in  contrada  Capo  de  Corte 
iuxta  rem  Giorielli  Cozolini,  rem  S.  Pauli  de  Civita;  unum  pe- 
tium  terre  in  dieta  contrada  iuxta  rem  Angelutii  Petri  Cellis,  rem 
Nucii  Guiducii  et.  viam:  unum  petium  terre  cum  vaschia  posi- 
tum in  dieta  contrada  iuxta  rem  Nucii  Guiducii  et  rem  Venacii 
et  rem  diete  ecclesie;  unam  vineam,  quam  tenet  ad  quartari- 
nam Stephanus  Vandoli  positam  in  contrada  Cellis  iuxta  rem 
Impedicati,  rem  dicti  Stephani  et  viam;  unum  petium  terre 
positum  in  dieta  contrada,  iuxta  rem  Nucii  Colocii  et  rem  he- 
redum Petri  Mancini  ;  unum  querquetum  cum  terra  positum 
in  dieta  contrada,  iuxta  rem  heredum  Manciani  Elmi  et  rem 
Alexandri  Marciliani  ;  unam  vineam  quam  tenet  ad  quartarinam 
Io.  Pucule  in  dieta  contrada  iuxta  rem  Alexandri  Marciliani  et 
rem  lannucii  Christofani  ;  unam  vineam  quam  tenet  ad  quartari- 
nam heres  Tagliaventi  positam  in  contrada  Capo  de  Corte, 
iuxta  rem  Nucii  Alexandri  et  rem  heredum  Lelli  Sanctori  ; 
unam  vineam  quam  tenet  ad  quartarinam  Bartholomeus  Sanctori 
in  dieta  contrada  iuxta  rem  diete  ecclesie  et  rem  Nucii  Ale- 
xandri ;  unam  vineam  quam  tenent  ad  quartarinam  heredes  Ma- 
thei  Contis  positam  in  dieta  contrada  iuxta  rem  Andree  Scotto- 
lini  et  viam;  unam  vineam  positam  in  contrada  Vallis  quam 
tenet  Lellus  Petoli  Francerii  iuxta  res  S.  Mariae  Maioris  et  rem 
diete  ecclesie  de  Arcu  ;  unam  vineam  in  dieta  contrada  quam 
tenet  Io.  Bucii  Petri  Tosi  iuxta  rem  S.  Marie;  unum  petium 
terre  in  dieta  contrada,  iuxta  res  S.  Marie  de  Arcu  ;  unum 
petium  terre  in  dieta  contrada  iuxta  rem  S.  Mariae  Maioris,  rem 
Petrutii  Gilii  ;  unum  cannetum  quod  tenet  Vannocius  de  luglia- 
nello,  iuxta  rem  S.  Marie  Maioris  et  rem  S.  Marie  de  Arcu; 
unum  cannetum  quod  tenet  Alessius  Martelloni  ;  unum  canne- 
tum quod  tenet  Lellus  Francerii  iuxta  rem  Petrutii  Egidii  ; 
unum  cannetum  quod  tenet  Io.  Rubei  iuxta  rem  Magnaguadagni 
et  rem  Colavari,  iuxta  rem  Fiorii  Lelli  Petri  et  viam;  unum 
petium  terre  prò  indiviso  cum  ecclesia  S.  Marie  de  Fallari, 
positum  in  contrada  Campo  la  Spina  iuxta  rem  S.  Spiritus,  rem 
Paparotii  et  Tregiam  a  pede  ;  unum  petium  terre  positum  in 
canapinis  S.  Pauli  iuxta  rem  filiorum  Carisci,  rem  Gocii  Gen- 
tilis;  unam  quartam  terre  ad  culmum  positum   iuxta   rem    Favi 


Le  carte  del  monastero  di  S,   Paolo 


Gocii  ;  unum  cannetum  cum  terra  posituni  in  contrada  Piazani 
iuxta  rem  Streme  et  rem  episcopatus  Civitan.  ;  unum  petium 
terre  cum  quercubus  positum  in  contrada  Sobrignani  iuxta  rem 
Tappette  et  rem  Angelutii  Pucolelle  ;  unum  olmetum  positum 
in  contrada  Valziariose  iuxta  rem  Petrucii  et  rem  Capzari  ;  .x. 
staria  terre  posita  in  contrada  Cardeti  iuxta  rem  Cecchi  Nico- 
lutii,  rem  Marci  Poncelli,  rem  S.  Marie  de  Fallari,  rem  magistri 
Ferri,  rem  heredem  Bufalatii  ;  unum  petium  terre  cum  quercu- 
bus positum  in  contrada  Giaganti  iuxta  rem  S.  Marie  Maioris, 
rem  luvenalis  Belluci  et  Egidii  ;  unum  petium  terre  quod  olim 
fuit  Angele  Giavattarii,  positum  in  contrada  Terrie  iuxta  rem 
fratrum  Io.  predicti  ;  unum  petium  terre  positum  in  contrada 
La  villa;  terras  positas  ultra  rivum. 

Facta  fuit  dieta  assignatio  sive  inventarium  per  dictum  fr. 
lohannem  in  principali  domo  ecclesie  S.  Marie  de  Arcu,  pre- 
sentibus  Marciliano  Marco  Contis  olim  factorem  et  procuratorem 
diete  ecclesie,  Antonio  Guarroni  de  dieta  Civitate. 


XLV. 

i6  giugno  1378. 


Originale. 


Locatio  in  emphytheusim  usque  ad  tertiam  generationem 
bonorum  mon.  S.  Pauli,  in  territorio  Longetiae,  Losarum,  Curcu- 
ruli,  Passarani  et  Collis  lovis,  facta  a  Bernardo  de  Fanariis 
Bucio  lacobi  Oddonis  et  Petro  lohannis  Marraconi  de  Tybure. 
Actum  in  domibus  habitationis  abbatis,  Romae.  Antonius  ma- 
gistri Pauli  Angeli  de  Urbe  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et 
index  ordinarius. 


XLVI. 

19  aprile  1382. 

G.  4.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  69. 

Collatio  ecclesiarum  S.  Leonardi  de  Cartorio  et  S.  Marie 
de  Casis,  Marsicanae  dioecesis,  presbytero  Benedicto  Silvestri 
de  Carturio  per  Guilielmum  abbatem  mon.  S.  Pauli  facta.  Da- 
tum  Romae,  in  domibus  residentiae  abbatis.  Antonius  magistri 
Pauli  Angeli  ut  supra,  [Sig.]. 


38  B.    Trifoìie 


XLVIL 

23  maggio  1383. 


C.  4.  Originale. 


Emptio  cuiusdam  vineae  Rentiae  uxoris  qd.  Pauli  Bernar- 
ducii  de  Civitella,  in  territorio  Civitellae,  in  vocabulo  Carcarole 
facta  a  Petruccello  qd.  Lavarecti  de  dicto  castro,  pretio  .xvii. 
florenorum.  Actum  in  castro  Civitellae  in  domo  heredis  lohannis 
Saxi.  lacobus  magistri  Pauli  de  Civitella  almae  Urbis  prefecti, 
imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

XLVIIL 

12  settembre  1385. 

R    2.  Originale. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  mon.  S.  Pauli,  in  terri- 
torio Montis  Albani,  facta  Alexandro  Bucii  Symonis  de  Tybure 
per  lohannem  abbatem  mon.  S.  Mariae  de  Griptaferrata  et 
administratorem  mon.  S.  Pauli  et  apprehensio  dictae  possessio- 
nis.  Actum  Tybure,  in  domo  Andreae  Colae  lohannis  de  Ty- 
bure. Antonius  magistri  Pauli  Angeli  apost.  et  imp.  auct.  no- 
tarius et  index  ordinarius. 

XLIX. 

22  settembre  1385. 
A.  II.  Originale. 

Sententia  contra  Nicolaum  et  lohannem  Stephani  de  Co- 
lumpna  prò  lohanne  abbate  S.  Mariae  de  Griptaferrata  et  ad- 
ministratore  mon.  S.  Pauli  cum  adiudicatione  Casalis  «  Casa 
Nova  »,  positi  extra  portam  Maiorem  Urbis.  Sedentes  in  pa- 
latio  residentiae  dominorum,  in  prima  sala,  arbitri  Anthonius 
Laurentii  lacobi  Surdi,  Thebaldus  de  Cancellariis  de  regione 
Columpnae.  Anthonius  Laurentii  Guidolini   imp.  auct.  notarius. 

L. 

20  aprile  1390. 
K.  3.  Originale. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  mon.  S.  Pauli  in  terri- 
torio Flaiani  in  vocabulo  «  Li  montaroczi  »   usque   ad   Tertiam 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Paolo         39 


generationem  facta  a  lohanne  abbate  dicti  monasterii  Paulo 
Nucii  Nelli  de  regione  Pontis.  Actum  Romae,  in  domibus  ha- 
bitationis  abbatis.  Antonius  magistri  Pauli  Angeli  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


LI. 

15  marzo  1391. 

L.  4.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.,  8029,  P.  i,  e.  70;   Codex  diplom.,  e.  257. 

Bonifacius  pp.  IX  lohanni  abbati  mon.  S.  Pauli,  in  patri- 
monio b.  Petri  in  Tuscia,  Sedis  apostolicae  vicario  generali, 
committit  abiurationem  recipere,  iuxta  formam  statutam,  omnium 
qui  volunt  ad  Romanam  Ecclesiam  et  obedientiam  Romani 
pontificis  redire,  propter  schismam  et  adhesionem  Roberti,  olim 
basilicae  xii.  apostolorum  presb.  Cardinalis,  nunc  antipapae 
Clementis  VII.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .11.  «  Cum 
te  in  patrimonio  ».  A.  de  Portugruario. 


LII. 

25  marzo  1391. 

N.  19.  Originale.   Ed.  Galletti,   Capena,  doc.  vi,  pag.  75. 

Locatio  in  emphyteusim  ad  tertiam  generationem  medietatis 
castri  Civituculae,  facta  Sabae  Cecchi  Martelloni  de  Morlupo  a 
lohanne  de  Urbe  abbate  mon.  S.  Pauli  et  conventu  eiusdem. 
Actum  in  loco  capitulari  dicti  monasterii.  Petrus  Paulus  de 
Montanariis  imp.  auct.  notarius. 

LUI. 

26  agosto  1393. 

N.  20.  Originale.  Il  solo  atto  capitolare  esiste  in  un  altro  originale  [N:  21]. 
Trascrizione:     Codex    dipiom.,    e.    262.    Ed.  Galletti,    Capena,    doc.    vu, 
p.  82  [N.  20]. 

Locatio  in  emphyteusim  perpetua  medietatis  castri  Civitu- 
culae facta  Antonio  magistri  Pauli  de  CJrbe  notarlo  de  regione 
Arenulae  a  lohanne  abbate  mon.  S.  Pauli,  una  cum  consensu 
monachorum,    propter   faciendum   registrum   honorum    S.    Pauli 


40  B.    Trifone 


et  resarciendum  archivium.  Hanc  locationem  Bonifacius  pp.  IX. 
confirmat  «  Bonifacius  ...  lohanni  abbati  ...  Ad  ea  que.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum,  .xv.  Kal.  ianuarii  p.  a.  iii.  ».  Actum 
in  loco  capitulari  mon.  S.  Pauli.  Petrus  Paulus  de  Montanariis 
imp.  auct.  notarius. 

LIV. 

19  novembre  1394. 

T.  9.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  267. 

Bonifacius  pp.  IX  Cosmato  tit.  S.  Crucis  in  Hierusalem 
presb.  card,  revocationem  prò  monasterio  S.  Pauli  quorumcum- 
que  bonorum  a  Sede  apostolica  alienatorum  committit;  etiamsi 
aliqua,  legitimae  locationis  titulo  vel  in  emphyteusim  seu  quo- 
uismodo,  ultra  triennium  a  lohanne  olim  abbate  et  a  conventu 
monachorum  fuerint  concessa.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum, 
p.  a.  .VI.  «  Ad  audientiam  nostram  ».  Io.  De  Bononia.  Laza- 
rus  [Sig.]. 


LV. 

4  maggio  1396. 


C.  5.  Originale. 


Acquisitio  unius  horti,  in  territorio  castri  Civitellae,  in  vo- 
cabulo  Ripalie,  Lelli  qd.  Colette  dicti  Falamazza  de  Civitella 
facta  a  Cola  qd.  Menelii  de  dicto  castro.  Actum  in  castro  Ci- 
vitellae in  domo  notarli.  lacobus  magistri  Pauli  de  Civitella 
imp.  auct,  notarius  et  iudex  ordinarius. 

LVI. 

25  marzo  1398. 

O.  12.  Originale. 

Trascrizione:   Codex  diplom.,  e.  269. 

Debiti  confessio  prò  Raynaldo  Pauli  de  Cartariis  a  Sancte 
Bonadota  abbate  et  monachis  mon.  S.  Pauli,  propter  mutuum 
.MM.  florenorum.  Actum  in  camera  sita  in  roccha  Passarani. 
Antonius  magistri  Pauli  Angeli  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et 
iudex  ordinarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         41 

LVII. 

13  ottobre  1400. 

L.  5.  Originale. 

Apocha  Sancti  Bonadotae  abbatis  mon.  S.  Pauli  et  mona- 
chorum  prò  traditione  registri  bonorum  monasterii  olim  dispositi 
per  Paulum  notarium  prò  Anthonio  dicti  magistri  Pauli  filio. 
Actum  in  capitulo  mon.  S.  Pauli.  Oddo  magistri  lacobi  imp. 
auct.  notarius. 

LVIII. 

31  dicembre  1400, 

T.  IO.  Copia  autentica  dell' U.  C.  Giovanni  de  Cesarinis  del  4  maggio  1476. 
[Sig.].  Ratificata  dal  notaio  Giacomo  di  Domenico. 

Trascrizione:   Codex  diplom.,  e.  272.  Ed.  Margarini,  BuUariuni,  II,  289. 

Bonifacius  pp.  IX  exemptionem  et  immunitatem  mona- 
sterii S.  Pauli  confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a. 
XII.  «  Sedis  apostolice  gratiosa  ». 


LIX. 

25  maggio  1402. 

I.  I.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione:  Codex  dipiom.,  e.  287. 

Bonifacius  pp.  IX  legatum  Loysini  qd.  Petri  de  S.  Eusta- 
chio .MM.  florenorum  officialibus  et  superstitibus  prò  reparatione 
et  fabrica  basilicae  et  monasterii  S.  Pauli  convertit.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xiii.  «  Romani  pontificis  pro- 
videntia  ». 

LX. 

6  ottobre  1402. 

L.  6.  Originale. 

Legitimatio  Paulotiae  Pauli  Brunae  per  Sanctem  Bonadotam 
abbatem  S.  Pauli,  tamquam  comitem  palatinum  ab  imperatore 
Carolo  IV  creatum.  Actum  Romae  in  domibus  abbatis.  Anto- 
nius  magistri  Pauli  Angeli  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  iudex 
ordinarius. 


42  B.    Trifone 


LXI. 

25  ottobre  1403. 

G.  5.  Originale,  mancante  del  sigillo. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  87. 

Collatio  ecclesiarum  S.  Mariae  de  Casis,  S.  Mariae  de  Monte 
et  S.  Leonardi  de  Cartono  fratri  Paulo  Dati  de  Corbario  mon. 
S.  Pauli  monacho  concessa  a  Sancte  Bonadota  abbate  dicti 
monasterii.  Datuni  Romae  in  domibus  residentiae  abbatis.  An- 
tonius  magistri  Pauli  Angeli,  ut  supi'a. 

LXII. 

31  ottobre  1405. 

e.  6.  Originale. 

Acquisitio  bonorum  Sancti  de  Sanctis  de  Ravenna,  in  castro 
Civitellae  sub  solario,  facta  a  Salvatucio  qd.  Palutii  lacoboni 
pretio  .IX.  floren.  auri.  Actum  in  dicto  castro.  lacobus  magistri 
Pauli  de  castro  Civitellae  imp.  auct,  notarius  et  index  ordinarius. 

LXIII. 

6  agosto  1407. 
N.  22.  Originale. 

Confirmatio  locationis  in  emphyteusim  domus  in  territorio 
Lipriniani  lohanni  Antonii  Pagliuche  de  dicto  castro  usque  ad 
tertiam  generationem  concessa  a  lohanne  de  Sanguineis  abbate 
electo  mon.  S.  Pauli.  Actum  in  choro  ecclesiae  S.  Angeli  [in 
foro  piscium  de  Urbe].  Antonius  magistri  Pauli  Angeli,  apost. 
et  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

LXIV. 

19  marzo  1409. 

N.  23.  Originale.  Ed.  Galletti,   Capena,  doc.  vii,  p.  95. 

Acquisitio  medietatis  castri  Civitelluculae  Sabbae  Cecchi 
magistri  lohannis  de  castro  Morlupi  a  Sancte  de  Ravenda  facta 
cum  consensu  lohannis  de  Sanguineis  abbatis  mon.  S.  Pauli  et 


Le  carte  del  mojiastero  di  S.   Paolo         43 


monachorum.    Actum    in    dicto    monasterio    in    loco    capitulari. 
Laurentius  Andreae  Omniasancti  imp.  auct,  notarius. 

LXV. 

21  febbraio  141 2. 

M.  5.  Originale 

Refutatio  bonorum  dotalium  et  parafernalium  Catarinae  Cole 
Bartholomecti  et  uxoris  Sylvestri  Nardicchie  prò  patre  Cole. 
Actum  in  castro  Civitellae  in  domo  Palotie  uxoris  lacobi  Bevi- 
lacque.  lacobus  magistri  Pauli  de  dicto  castro  imp.  auct.  nota- 
rius et  index  ordinarius. 


LXVI. 

17  aprile  1413. 

E.  2.  Copia  autentica  del  notaio  Lorenzo  de  Cesarini§  del  9  dicembre  1440, 
ratificata  dal  giudice  palatino  Michele  di  Luca  di  Pietro  Bellante  di  Pisa  e  dal 
notaio  Pietro  Vanuzio  e  Antonio  de  Finagranis. 

Testamentum  Nardi  Berardi  florarii  de  regione  Trivii.  Actum 
in  porticu  mon.  S.  Mariae  Novae.  Nardus  de  Venectinis  notarius. 


LXVII. 

8  febbraio  1416. 

M.  6.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  304. 

Confirmatio  concessionis  civitatis  Camerini  cum  suo  comi- 
tatù  in  gubernatione  ;  terrae  Monticuli,  Belfortis,  Sernani,  Aman- 
dulae,  Penne  S.  lohannis,  Montis  S.  Martini,  castri  Gualdi, 
Montis  Fortini,  in  provincia  marchiae  Anchonitanen.,  Vissi, 
Montis  Sancti,  Cerreti,  in  prov.  ducatus  Spoletan.  in  vicariatu  ; 
Tholentinensis,  Sancti  Genesii  marchiae  in  feudum  ;  terrae  Mur- 
rivallium  in  gubernatione,  facta  ab  Anthonio  archiep.  Ragusino, 
Bertrando  episc.  S.  Fiori  et  lohanne  Stokes  anglico,  commis- 
sariis,  a  Concilio  Constantiense  deputatis,  Rodulfo  qd.  Gentilis 
de  Varano,  Gentili  Pandulfi,  Berardo  Pergentili,  Venantio  et 
lohanni  ipsius  Rodulfi  filiis.  Datum  Anchonae,  apostolica  Sede 
vacante.  Johannes  Ribevelli  clericus  Pictavien.  dioecesis  apost. 
auct.  notarius  et  scriba. 


44  i^'    Trifone 


LXVIII. 

13  febbraio  1417. 

M.  7.  Originale,  mancante  del  sigillo. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  92. 

lacobus  S.  Eustachii  S.  R.  E.  diac.  cardinalis,  apostolicae 
Sedis  legatus  et  vicarius  generalis,  pauperes  heremitas  seu  Fra- 
ticellos  in  alma  Urbe  ac  in  Montesarat  Civitatis  Castellanen. 
dioecesis  commorantes  a  iurisdictione  inquisitorum  haereticae 
pravitatis  eximit.  Datum  Romae  apud  S.  Laurentium  in  Damaso 
apostolica  Sede  pastore  carente.  Laurentius  de  Temperiis. 

LXIX. 

30  aprile  1422. 

I.  2.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione  :   Codex  diploni.,  e.  308. 

Martinus  pp.  V  nobili  Gabrieli  de  Lombardis,  domicello 
Pisano,  quasdam  frumentarias,  in  civitate  et  dioecesi  Imolen. 
exigendas,  concedit.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .v. 
«  Grata  familiaritatis  ».  B.  de  Monterolinan.  R.  de  Valentia. 

LXX. 

19  maggio  1422. 

X.  3.  Originale. 

Concordia  Inter  lohannem  de  Sanguineis  abbatem  mon. 
S.  Pauli  et  lohannem  de  Magistris  Lucae  vicarium  Alphonsi 
cardinalis  S.  Eustachii,  lohannem  Petrum  de  Montereali  decre- 
torum  professorem  archipresbyterum,  Antonium  de  Filipucciis, 
Andream  lohannis  Pauli  Cole  Alene,  Angelum  magistri  Tucii, 
Nicolaum  Petri  de  Giogia  canonicos  ecclesiae  S.  Eustachii  super 
bonis  in  territorio  Riani.  Actum  Romae  in  pipiaginato  dictae 
ecclesiae.  Colangelus  Lelli  Thomacelli  imp.  auct.  notarius. 

LXXI. 

I  settembre  1423. 

G.  6.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  94. 

lohannes  de  Sanguineis  abbas  mon.  S.  Pauli  ecclesiam 
S.    Leonardi    de    Carturio    et    cappellam    S.    Mariae    de    Casis 


Le  cai- te  del  7nonastero  di  S.   Paolo         45 


Reatin.  dioecesis  vacantes  per  obitum  rectoris  fr,  Pauli  de  Cor- 
bario  lohanni  Butii  Augustini  de  Rusciolo  concedit.  Datum  Ro- 
mae  in  domibus  residentiae  abbatis.  [Sig.]  (i). 

LXXII. 

4  settembre  1423. 

I.  3.  Originale. 

Trascrizione:    Codex.  dipioni.,   e.  310.   Ed.  Margarini,  BullaHiim,  II,  294. 

Martinus  pp.  V  universis  Christi  fidelibus  contribuentibus 
eleemosinis  fabricae  et  reparationi  basìlicae  S.  Pauli  indulgen- 
tias  concedit  ;  donationes  oblationum  dictae  basilicae,  legatos 
incertos  ac  bona  male  ablata,  incerta,  in  eundem  finem  con- 
vertit.  Datum  Romae  apud  S.  Mariam  Maiorem,  p.  a.  .w. 
«  Pastoralis  officii  cura  ».  Cincius.  Io.  de  Arimino.  [Sig.]. 

LXXIII. 

15  maggio  1424. 

E.  3.  Originale.  Ratifica  l'atto  il  notaio  Antonio  di  Giovanni  Muti. 

Sententia  iudicis  palatini  Petri  Aristotilis  de  Bononia  inter 
Ritam  de  Sanguineis  qd,  uxoris  Pauli  de  Ursinis  et  Francisci 
de  Ursinis  prò  haereditate  dicti  Pauli,  precipue  prò  domibus 
in  regione  Pontis  de  Urbe.  Pro  tribunali  sedens  ad  bancum 
iuris  in  sala  inferiori  palatii  Capitolii.  Laurentius  Lelli  Panis- 
gallinae  imp.  auct.  notarius  et  notarius  palatinus. 

LXXIV. 

9  dicembre  1424. 

E.  4.  Originale.  Ratifica  l'atto  il  notaio  Gian.  Giacomo  lacohelli. 

Eadem  sententia  iudicis  palatini  Francischi  Roselli  da  Are- 
tio.  Pro  tribunali  sedente  &  in  sala  inferiori  palatii  Capitolii. 
Laurentius  Lelli,  ?//  supra. 


(i)  Il  sigillo  che  pende  da  questa  carta  è  quello  del  monastero  di  S.  Paolo. 
E.sso  ci  appare  per  la  prima  volta  in  cera  rossa,  in  forma  ovale,  avente  la  figura 
di  san  Paolo  ritta  in  piedi  con  la  spada  nella  mano  destra  ed  un  libro  aperto 
nella  sinistra.  Il  motto  «  iniuslis  Saulus  sum  iustis  denique  Paulus  »  gli  gira 
all'  intorno. 

Lo  stesso  sigillo  si  rinviene  pendente  dalle  carte  segnate,  Y.  8,  G.  11-12 
(v.  docc.  cxxxvi,  ci,xiii,  cxcvi).  Cf.  a  questo  proposito  il  Gali.ktti,  op.  cit.  p.  52. 


40  B.    Trifone 


LXXV. 

28  gennaio  1426. 


K.  5.  Originale. 


Sententia  lata  a  Bernardo  Dominici  de  Gingnis  et  Bernardo 
Christofori  de  Charnesecchis  arbitris  prò  Lapo  qd.  lohannis  Fran- 
cisci  et  aliis  de  Bucellis  contra  Anthonium  qd,  Philippi  Pieri 
Rainerii,  nomine  Francisci  olim  dicti  lohannis  de  Bucellis  super 
domibus  in  civitate  Florentiae.  Florentiae  in  populo  S,  Stephani 
abbatiae,  in  apotheca  notarii.  Blaxius  qd.  Io.  Andreae  de  Fi- 
glino imp.  auct,  notarius  et  index  ordinarius. 


LXXVL 

22  febbraio  1426. 

T.  II.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Codex  dtplom.,  e.  313.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  295, 
296-9. 

Martinus  pp.  V  Gabrieli  tit.  S.  Clementis  presb.  card.  Se- 
nensi  reformationem  tam  in  capite  quam  in  membris  mon. 
S.  Pauli  et  reparationem  eiusdem  basilicae  committit.  «  Datum 
Romae  apud  Ss.  Apostolos,  p.  a.  vni.  Ad  ecclesiarum  et  mo- 
nasteriorum  ».  Cardinalis  Gabriel  mandatum  exequitur  et  mo- 
nasterium  S.  Pauli  Congregationi  de  observantia  S.  lustinae  unit. 
Datum  et  actum  in  dicto  monasterio  in  loco  capitulari.  Henri- 
cus  Echel  dictus  Hesse  clericus  Muguntin.  dioecesi  apost.  et 
imp.  auct.  notarius. 

LXXVII. 

I  febbraio  1427. 

T.  12.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  320.  Ed.  Margarini,  PuUarium,  II,  299. 

Martinus  pp.  V  bona  mon.  S.  Pauli  a  solutione  gabellarum 
et  aliorum  onerum  eximit.  Datum  Romae  apud  Ss.  Apostolos, 
p.  a  .X.  «  Dum  sacrum  ordinem  ».  Cincius.  G.  de  Imola. 
[Sig.]. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         47 

LXXVIIL 

23  febbraio  1427. 

L.  7.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione:   Codex  diplom.,  e.  322. 

Martinus  pp.  V  Gabrieli  tit.  S.  Clementis  presb.  cardinali 
licentiam  permutandi,  emendi  ac  vendendi  bona  mon.  S.  Pauli 
concedit.  Datum  Romae  apud  Ss.  Apostolos,  p.  a.  .x.  «  Ad  ea 
ex  apostolice  ».  Poggius.  M.  de  Guadagnis. 

LXXIX. 

16  giugno  1427. 

In  K.  5.  Originale. 

Executio  sententiae  contra  Franciscum  de  Bucellis  (v.  doc. 
n.  Lxxv).  Actum  Florentiae  in  popiilo  S.  Firenzis.  Blasius  olim 
lohannis  Andreae  de  Figlino  imp.  auct.  notarius  et  index  or- 
dinarius. 

LXXX. 

12  ottobre  1427. 

M.  8.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione  :   Codex  diplom.,  e.  323. 

Martinus  pp.  V  Ioachinum  de  Possentibus  monachum  mon. 
S.  lustinae  Paduanae  dioecesis,  priorem  mon.  S.  Mariae  de 
Castiono,  o.  s.  B.  Parmen.  dioecesis,  eligit.  Datum  Romae  apud 
Ss.  Apostolos,  p.  a.  .x.  «  Hiis  que  ».  B.  de  Puteo. 

LXXXI. 

9  dicembre  1427. 

N,  24.  Copia  autentica  del  5  marzo  1461,  eseguita  dal  notaio  Giovanni 
Paolo  di  Gregorio  de  Setonicis,  ratificata  dal  giudice  palatino  Sallustio  de  Sca- 
falibus  e  dai  notai  Lorenzo  di  Paolo  e  Domenico  ed  Malamerendis. 

Adeptio  tertiae  partis  castri  Scurani  ac  integri  molendini 
existentis  in  territorio  dicti  castri  subtus  molendinum  «  della 
Torre  »  cum  tertia  parte  pantani,  facta  per  Antoniiim  de  Columna 
principem    .Salernitanum,  nomine   fratrum    Prosperi    et   Adoardi 


48  B.    Trifofic 


comitis  Celani  a  Nicolao  de  Comite  qd.  Stephani  ex  domibus 
castri  Poli  prò  .mcccc.  floren.  Actum  Romae  in  regione  Trivii 
in  prima  sala  domorum  Paulae  de  Columna.  Nardus  qd.  Petri 
de  Venectinis  ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

LXXXII. 

28  dicembre  1428. 
G.  7.  Originale. 

Martinus  pp.  V  Anthonio  Stephani  ecclesiam  S.  lohannis 
de  Ariano  Portuen.  dioecesis  per  obitum  Antonii  de  Advocatis 
vacantem  confert.  Datum  Romae  apud  Ss.  Apostolos,  p.  a.  .xi. 
«  Grata  tue  familiaritatis  ».  Cincius.  A.  de  Camporegali.  [Sig.]. 

LXXXIIL 

28  dicembre  1428. 

G.  8.  Originale. 

Martinus  pp.  V  episcopo  Tiburtin.  et  archipresbytero  ac 
Lucae  de  Tartarinis  canonico  ecclesiae  Nepesin.  in  eundum  mo- 
dum  ut  supra.  [Sig.]. 

LXXXIV. 

15  marzo  1430. 

I.  4.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  330.  Ed.  Margarini,  Bullarmtn,  II,  299. 

Eugenius  pp.  IV  fumentarias  Romandiolae,  Massatrabariae 
et  in  Feretran.  ac  Sarsenat.  civitatibus  prò  fabrica  basilicarum 
Lateranensis,  S.  Petri  et  S.  Pauli  ac  eiusdem  monasterii  con- 
cedit.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .1.  «  Et  si  eccle- 
siarum  ».  A.  de  Florentia.  G.  de  Gallio. 

LXXXV. 

24  dicembre  1431. 

T.  13.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  334.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  301. 

Eugenius  pp.  IV  monasterium  S.  Pauli  exemptionem  a  so- 
lutione  gabellarum  et  aliorum  onerum,  a  praedecessore  Martino 
pp.  V.  concessam,  confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p. 
a,  .1.  «  Excitat  nostre  mentis  ».  Blondus.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         49 


LXXXVI. 

28  gennaio  1432. 

L.  8.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat  8029,  P.  i,  e.  95;  Codex  dipioìn.,  e.  335.  Ed. 
Margarini,  BullaHum,  II,  302. 

Eugenius  pp.  IV  Franciscum  tit.  S.  Clementis  presb.  card, 
in  protectorem  mon.  S.  Pauli  eligit.  Datum  Romae  apud  S.  Pe- 
trum,  p.  a.  .11.  «  Quamvis  de  cunctis  ».  A.  de  Florentia.  N.  de 
Carbonibus.  [Sig.J. 

LXXXVII. 

24  febbraio  1432. 

N.  25.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplotn.,  e.  338.  Ed.  Margarini,  BullaHum,  II,  305. 

Eugenius  pp.  IV  reformationem  mon.  S.  Pauli  et  unionem 
dicti  monasterii  cum  Congregatione  de  observantia  S.  lustinae, 
a  se  olim  factam  (v.  doc.  lxxvi),  confirmat.  Datum  Romae 
apud  S.  Petram,  p.  a.  .11.  «  Apostolice  servitutis  ».  P.  Cor- 
niano.  Io.  de  Nursia.  [Sig.]. 

LXXXVIIL 

18  novembre  1432. 

L.  9.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  97;  Codex  dipiom.,  e.  346. 

Eugenius  pp.  IV  eximit  monasterium  S.  Pauli  a  solutione 
septem  ,m.  florenorum  Francisco  de  Boscolis  de  Florentia,  eius 
depositario,  persolvendorum.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p, 
a.  .11.  «  Cum  nuper  nos  ».  A.  de  Florentia.  L.  de  Venetiis.  [Sig.]. 

LXXXIX. 

30  gennaio  1433. 

L.  IO.  Originale,  l'n  altro  ne  esiste  segnato  L.  11. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  98;  Codex  dipiotn.,  e.  347. 

Eugenius  pp.  IV  lohanni  de  Sanguineis  olim  abbati  S.  Pauli, 
electo  episcopo  Sidonien.,  pensionem  annuam  .cl.  floren.  auri 
de  camera  deputat  persolvendam  a  monasterio  S.  Pauli.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum  p.  a.  .111.  «  Personam  tuam  nohis  ». 
Poggius.  L.  de  Orto.  [Sig.]. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  4 


5  o  B.    Trifo7ie 


XC. 

29  maggio  1433. 

F.  I.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  100;    Codex   dipiom.,  e.  349. 

Eugenius  pp.  IV  testamentum  lohannis  de  Crivellis,  qd. 
litterarum  apostolicarum  scriptoris,  et  deputationem  cappellani 
in  basilica  S.  Pauli,  prò  trium  missarum  celebratione,  singulis 
hebdomadis,  confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .111. 
«  Romanum  pontificem  qui  ».  A.  de  Florentia.  M.  de  Guada- 
gnis.  [Sig.]. 

XCI. 

22    luglio    1433. 

T.  14.  Originale.  Un  altro  ne  esiste  segnato  T.  15. 

Trascrizione:  Codex  diplotn.,  e.  350.  Ed.  Margarini,  BuUarium,  I,  54. 

Eugenius  pp.  IV  unionem  mon.  S.  Pauli,  immunitates, 
exemptiones  ac  privilegia  precipue  circa  usus  pontificalium  et 
exactionem  quorumdam  castrorum  abbati  lohanni,  prò  tempore 
existenti,  confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum  p.  a.  .111. 
«  Licet  ad  universorum  ».  B.  de  Monte.  Io.  de  Nursia.  [Sig.]. 

XCII. 

24  novembre  1433. 
K.  6.  Originale. 

Cessio  Bardi  Nerii  de  Florentia  facta  Paulo  lohannis  Carbon. 
a  D.  Stephano  de  Columpna  de  .ccccl.  florenis.  Actum  Romae 
in  domibus  Francisci  de  Bosculis  de  Florentia,  in  regione  Pontis. 
Laurentius  Philipp!  Venacii  imp.  auct.  notarius. 

xeni. 

6  gennaio  1434. 

C.  7.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  356.  Ed.  Galletti,  Capena,  doc.  vini,  p.  99. 

Eugenius  pp.  IV  nobilibus  Georgio  et  Baptistae  de  Narnia 
castrum  Civitellae  et  Civituculae  ad  lineam  masculinam  locat 
in  emphyteusim.  Datum  Florentiae,  p.  a.  .iv.  «  Sincere  devo- 
tionis  affectus  ».  Blondus.  G.  de  Imola.  [Sig.]. 


Le  carte  del  vionastero  di  S.   Paolo         5  i 


XCIV. 

21  gennaio  1434. 
N.  26.  Originale.  Ratifica  1'  atto  il  notaio  Antonio  di  Ludovico. 

Cessio  iurium  castrorum  Lipriniani,  Riani,  Baccarese  necnon 
medietatis  Castiglionis  Nepesin.  et  Portuen.  dioecesis  prò  mona- 
sterio  S.  Pauli  a  lohanne  de  Sanguineis,  olim  abbate  dicti  mo- 
nasterii,  electo  episcopo  Sidonien.  Actum  Romae  in  cappella 
palatii  ecclesiae  S.  Chrisogoni  in  regione  Transtiberis,  loco  re- 
sidentiae  propter  imminentes  guerras.  Angelus  Cole  magistri 
Tutii  imp.  auct.  notarius. 

xcv. 

I  febbraio  1434. 

I.  5.  Originale,  mancante  della  bolla.  Una  copia  autentica  esiste  nella  per- 
gamena segnata  i.  6,  del  25  febbraio  1475  trascritta  «  iussu  A.  C.  lacobi  de 
Mucciarellis  de  Bononia  »  dal  notaio  Biagio  di  Castello.  [Sig.] 

Trascrizione:  Codex  diplom  ,  e.  357.  Ed.  Margarini,  Bullartufn,  II,  308. 

Eugenius  pp.  IV  legata  incerta  ac  bona  male  ablata,  in- 
certa, in  reparationem  et  fabricam  basilicae  S.  Pauli  convertit. 
Datum  Florentiae,  p.  a.  .iv.  «  Pastoralis  offlcii  cura  ».  Poggius. 
Io.  de  Steccatis. 

XCVI. 

20  ottobre  1434. 

T.  16.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  360.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  312. 

Eugenius  pp.  IV  monasterium  S.  Pauli  a  solutione  minuto- 
rum  servitiorum  ac  primorum  fructuum  aliorumque  onerum  came- 
rae  apostolicae  solvendorum  eximit.  Datum  Florentiae,  p.  a.  .iv. 
«  .Sacre  religionis  zelus  ».  A.  de  Florentia.  A.  de  Palazago.  [Sig.]. 

XCVII. 

26  dicembre  1434. 

O.  13.  Copia  autentica  del  20  giugno  1436  eseguita  dal  notaio  Teolo  di  Lorenza 
Teoli,  ratificata  dal  giudice  palatino  Bartolomeo  de  Gassis  di  Supino  e  dai  notai 
Pietro  Paolo  di  Paluzio  e  Antonio  di  Giovanni  Muzi. 

Apocha  Bardi  de  Boscolis  de  Florentia  prò  Angelo  Stephani 
de   Cancellariis   super  .ccliii.   floren.    et  tertia  parte   de    .ecc. 


52  B.    Trifone 


floren.  Actum  Romae  in  domo  Pauli  Colae  Mastroni.  lohannes 
Colae  Gioye  notarius. 

XCVIII. 

25  gennaio  1435. 

K.  14.  Originale. 

Trascrizione  :  Codex  dipiom.,  e.  363. 

Eugenius  pp.  IV  bona  mon.  S.  Pauli  existentia  Floren- 
tiae  eximit  ab  impositionibus,  subsidiis  et  oneribus  impositis  et 
imponendis,  sub  poena  excomunicationis  summo  Pontifici  re- 
servata. Datum  Florentiae,  p.  a.  .v.  «  Sacrae  religionis  sub 
qua  ».  A.  de  Florentia.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.], 

XCIX. 

25  gennaio  1435. 

P.  16.  Originale. 

Trascrizione  :  Codex  dipiom.,  e.  361,  Ed.  Margarini,  Bìillarium,  II,  313. 

Eugenius  pp.  IV  ecclesiam  S,  Mariae  in  Cosmedin  alias 
Scola  graeca  de  Urbe  ac  canonicatus  et  praebendas  necnon  et 
redditus  ac  proventus  monasterio  S.  Pauli  destinat,  dignitate 
cardinalis  servata.  Datum  Florentiae,  p.  a.  .v.  «  Iniunctum 
nobis  ».  A.  de  Florentia.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

c. 

II  febbraio  1435. 

K.  7.  Originale. 

Acquisitio  domorum  trium  in  platea  Foris  Veteris,  Floren- 
tiae, lohannis  olim  Buonromei  de  Buonromeis  facta  ab  Ospitale 
S.  Mariae  Novae  de  Florentia.  Actum  Florentiae  in  populo 
S.  Mariae  in  campo.  Blaxius  olim  lohannis  de  Figlino  imp. 
auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CI. 

I  marzo  1435. 
In  K.  7.  Originale. 

Acquisitio  domorum  trium  in  platea  Foris  Veteris,  Floren- 
tiae, hospitalis  S.  Mariae  Novae  de  Florentia,  pretio  .dx.  floren. 


Le  caì'te  del  monastero  di  S.   Paolo         53 

auri,  facta  a  conventu  mon.  S.  Palili.  Actum  Florentiae  in  fun- 
dachetto  hospitalis  S.  Mariae.  Blaxius  ut  siipra. 

CU. 

18  marzo  1435. 
K.  8.  Originale.  Ne  esiste  un  altro  segnato  K,  9. 

Cessio  iurium  crediti  Francisci  Giachinotti  de  Bosculis  de 
Florentia  .ccxci.  floren.  et  .vi.  bologn.  prò  lohanne  de  Sicilia, 
abbate  mon.  S.  Pauli.  Actum  Florentiae,  in  palatio  apostolico, 
apud  S.  INIariam  Novellam.  Petrus  Berti  de  S.  Geminiano  imp. 
auct.  et  Camerae  apost.  notarius. 

CHI. 

22  agosto  1435. 
K.  IO.  Originale. 

Facultas  priorum  Artium  et  vexilliferi  iustitiae  populi  ac 
comunis  Florentin,  prò  acquirendis  bonis  in  civitate  Florentiae 
et  eius  districtu,  cum  exemptione  dictorum  bonorum  ab  oneribus 
quibuscumque,  monasterio  S.  Pauli  concessa,  ad  petitionem  lo- 
hannis  de  Sicilia  abbatis.  Actum  Florentiae  in  palatio  populi 
Fiorentini.  Albertus  qd.  Dominici  Lucae  de  Florentia  imp.  auct. 
notarius  et  index  ordinarius. 

CIV. 

20  settembre  1435. 

K.  II.  Originale  (i). 

Acquisitio  domus  monialium  S.  Catharinae  de  Florentia,  in 
populo  S.  Andreae  quae  vocatur  Calimala  nuova,  prope  forum 
vetus,  facta  a  lohanne  de  Sicilia,  abbate  S.  Pauli.  Actum  apud 
grates  mon.  S.  Catharinae.  Bartolomeus  olim  Bambiciani  imp. 
auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

(i)  Nella  stessa  pergamena  sono  altri  atti  di  vendite  dalle  stesse  monache 
fatte  a  Giovanni  abbate  redatte  dal  medesimo  notaio,  nei  giorni  22,  24,  26  set- 
tembre e  20  ottobre.  Vi  è  aggiunta  una  notificazione,  scritta  in  italiano,  dello 
spedalingo  di  S.  Maria  Nova,  Giovanni  di  Paolo  di  messer  Paolo  Rucellai. 


54  B.    Trifone 


CV. 

26  novembre  1435. 

I.  7.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  365.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  315. 

Eugenìus  pp.  IV  Christoforo  episcopo  Ariminen.  et  lo- 
hanni  abbati  S.  Pauli  committit  exactiones  fumentariarum  in 
provinciis  Marchiae,  Anconitanae,  Massae  trabariae,  Roman- 
diolae  et  exarchatus  Ravennaten.  prò  reparatione  et  fabrica 
Ss.  Petri  et  Pauli  ac  S.  lohannis  Lateranen.  ecclesiarum.  Da- 
tum  Florentiae,  p.  a.  .v.  «  Cum  alias  per  nostras  ».  Blondus. 
Io  de  Steccatis.  [Sig.]. 

evi. 

24  gennaio  1436. 

I.  8.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  366.  Ed.  Margarini.  Bullarium,  li,  316. 

Eugenius  pp.  IV  Christoforo  episcopo  Ariminen.  et  lohanni 
abbati  S.  Pauli  committit  exactiones  fumentariarum  ut  siipra. 
Datum  Bononiae,  p.  a.  .iv.  «  Sedis  apostolice  providentia  ». 
Blondus.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 


CVII. 

15  febbraio  1436. 


K.  12.  Originale. 


Fides  Au.  C.  Bartholomei  de  Bonitis  de  Urbeveteri  cuius- 
dam  quantitatis  pecuniarum  in  banco  Francisci  de  Boscolis 
depositarum.  Datum  et  actum  Florentiae,  in  ambitu  ecclesiae 
S.  Mariae  Novellae.  Petrus  Berti  de  S.  Geminiano  imp.  auct. 
notarius  et  camerae  apost.  scriba. 

CVIII. 

29  marzo  1436. 
K.  13.  Originale. 

Adeptio  possessionis  trium  domorum,  Florentiae,  in  platea 
Fori    veteris    hospitalis    S.    Mariae    Novae    facta    a    monasterio 


Le  cai'te  del  mo7iaste7^o  di  S.  Paolo         55 


S.  Palili.  Actiim  Florentiae  in  populo  S.  Thomae.  Blaxius  olim 
lohannis  de  Figlino  vallis  Arni  imp.  auct.  notarius  et  iudex 
ordinarius. 

CIX. 

20  settembre  1436. 

E.  5.  Copia  autentica  del  28  dicembre  1461,  eseguita  dal  notaio  Antonio 
di  Paolo  Nardo  de  Corazariis.  Ratificano  l'atto  il  giudice  palatino  Sallustio  de 
Scafalibus  e  i  notai  Lorenzo  di  Paolo  e  Domenico  de  Malamerendis. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  106. 

Emptio  domus  in  regione  Pontis  in  loco  «  la  Zecca  vecchia  » 
lohannis  et  Petri  qd.  Palutii  de  Astallis  et  Sabbae  qd.  Mathiae 
de  Astallis  facta  a  monasterio  S.  Pauli,  residuo  pretii  aliena- 
tionis  castri  Passarani.  Actuni  Romae  in  palatio  ecclesiae  S.  Ma- 
riae  Schole  greche.  Leonardus  Nicolai  de  Bucchaniutiis  notarius. 

ex. 

24  novembre  1436. 

B.  7.  Copia  autentica  del  5  dicembre  1485  eseguita  dall'  U.  C.  Giovanni 
canonico  di  S.  Maria  Maggiore  ad  istanza  di  D.  Timoteo  de  Riccis  abbate  di 
S.  Paolo. 

Ed.  Margarini,  Bullarium,  I,  78. 

Eugenius  pp.  IV  archiepiscopo  Mediolanen.  et  Castellan. 
ac  Christoforo  Ariminen.  episcopis  et  abbati  mon.  Cassinensis 
facultatem  eligendi  conservatores  et  iudices  super  bona  et  iura 
ac  in  causis  Congregationis  de  observantia  S.  lustinae  com- 
mittit.  «  Datum  Bononiae,  p.  a,  .vi.  «  Militanti  ecclesie  ». 


CXI. 

7  maggio  1437. 

E.  6.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  109. 

Mandatum  procurae  lohannis  Antonii  de  Ursinis  comitis 
Tagliacotii  et  Raynaldi  eius  fratris  luliano  Petri  Tozzoli  prò 
occupatione  domus  in  regione  Pontis  monasterii  S.  Pauli,  cau- 
tione  pretii  castri  Monticellorum,  a  diete  monasterio  Ursinis 
alienati.  Apud  castrum  Cellarum  in  roccha  ipsius  castri.  Anto- 
nius  de  Pireto  apost.  auct.  notarius. 


56  B.    TìHfofie 


CXII. 

22  agosto  1438. 

F.  2.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  no. 

Testamentum  Marii  de  Cecchardino  de  Fabriano.  Actum 
Romae  ante  cancellariam  palatii  Capitolii.  Antonius  Nutii  Cata- 
rini  imp.  auct.  notarius. 

CXIII. 

I  dicembre  1438. 

I.  9.  Originale  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  368.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  325. 

Eugenius  pp,  IV  donationem  fumentariarum  Lucae  de  la 
Serra  militi  Eugubinensi  concessarum  revocat  et  basilicae  S.  Pe- 
tri,  Lateranensi  et  S.  Pauli  convertit.  Datum  Ferrariae,  p.  a. 
.vili.  «  Dudum  fel.  ree.  Martinus  pp.  V.  ».  A.  de  Florentia. 
Io.  de  Steccatis. 

CXIV. 

21  maggio  1439. 

S.  8.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  114. 

Acquisitio  cuiusdam  domus  positae  intus  castrum  Ponzani 
Anthonii  Petrutii  facta  a  lovando  olim  Scoleptae  Saracini  cum 
consensu  abbatis  monasteriorum  S.  Andreae  in  Flumine  et 
S.  Silvestri  de  monte  Sirpto.  Actum  Ponzani  in  domibus  ab- 
batis. lacobus  Octabiani  de  Ponzano  imp.  auct.  notarius  et 
iudex  ordinarius. 

cxv. 

12  ottobre  1439. 

I.  IO.  Originale.  Ne  esiste  un  altro  segnato  I.  11. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  115;  Codex  diplom.,  e.  369. 
Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  327. 

Eugenius  pp.  IV  concessiones  fumentariarum  in  provinciis 
Romandiolae,  Massae  trabariae  necnon  et  in  Feretran.  et  Ce- 
senaten.  civitatibus,  olim  factas   basilicae   S.  Petri,  Lateranensi 


Le  carte  del  mo?iastero  di  S.  Paolo         57 


et  S.  Pauli,  revocai,  et  reducit  prò  fabrica  et  reparatione  basi- 
licae  S.  Pauli  tantummodo.  Datuni  Florentiae,  p.  a.  ix.  «  Sedis 
apostolice  providentia  ».  Poggius.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CXVI. 

21  ottobre  1439. 

I.  12.  Originale.  Ne  esiste  un  altro  segnato  I.  13. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P,  i,  e.  118;  Codex  diplom.,  e.  372. 
Ed.  Margarini,  BuUarium,  II,  328. 

Eugenius  pp.  IV  abbati  et  monachis  S.  Pauli  o.  s.  B.  fumen- 
tarias  Ramandiolae,  Massae  trebariae,  marchae  Anconitanae  et 
exarchatus  Ravennatensis  et  eas  in  Feretranen.  et  Cesenaten. 
civitatibus  concedit  prò  reparatione  et  fabrica  basilicae  mona- 
sterii.  Datum  Florentiae,  p.  a.  .ix.  «  Licet  monasteriorum  ». 
Poggius.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CXVII. 

29  ottobre  1439. 

I.  14.  Originale.  Ratifica  l'atto  il  camerario  del  Papa  Francesco  cardinale 
del  titolo  di  S.  Clemente.  [Sig.]. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  120. 

iMandatum  lohannis  abbatis  mon.  S.  Pauli  Bartholomeo 
abbati  de  campo  Fullono  et  Lucae  monacho  dicti  monasterii 
prò  exactione  fumentariarum  censuum  fabricae  S.  Pauli.  Actum 
Florentiae,  in  palatio  apostolico.  Robertus  Paradisi  clericus 
Maclovien.  apost.  et  imp.  auct.  ac  camerae  apost.  notarius. 


CXVIII. 

[3  dicembre  1439. 


S.  9.  Originale. 


Acquisitio  unius  horti  Francisci  Colae  de  Ponzano,  positi 
in  castro  Ponzani,  in  vocabulo  Burgi  facta  a  lohanne  Colectae 
Sarraceni  de  dicto  castro  cum  consensu  Petri  abbatis  monaste- 
riorum S.  Andreae  in  Flumine  et  S.  Silvestri  de  Monte  Sorapte. 
Actum  in  curia  domorum  monasterii.  Johannes  Antonii  lohannis 
Clay  de  Ponzano  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


58  B.    Trifo7ie 


CXIX. 

[ .  • . ]  1439. 

L.  12.  Originale,  Manca  il  resto  delle  note  cronologiche  perché  la  perga- 
mena è  danneggiata. 

Acquisitio  piscariae  in  flumine  Tyberis,  in  contrada  Marmo- 
ratae  quae  dicitur  «  la  Posta  »,  Alexi  Georgii  de  Perleonibus 
de  regione  Ripae  facta  a  monasterio  S.  Pauli.  Actum  Romae  in 
regione  Ripae,  in  ecclesia  S.  Mariae  Scola  greca.  Antonius 
Nutii  Catarini  imp.  auct.  notarius. 

cxx. 

I  agosto  1440. 

I.  15.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  i  ;  Codex  diplom.,  e.  377. 

Eugenius  pp.  IV  episcopis  Ravennaten.  Ariminen.  Cese- 
naten.  Bretenorien.  Ferlivien.  Faventin.  Imolen.  Urbinaten.  Cal- 
lien.  Eugubin.  committit  iudicium  contra  non  solventes  fumen- 
tariarum  census  fabricae  mon.  et  basilicae  S.  Pauli.  Datum 
Florentiae,  p.  a.  .x.  «  Licet  ecclesiarum  ».  Io.  Aurispa.  Io  de 
Steccatis.  [Sig.]. 

CXXI. 

21  gennaio  1441. 
N.  27.  Originale. 

Mandatum  procurae  Antonii  principis  Salernitan.  et  Aduardi 
ducis  Marsiae  germani  de  Columna  fratri  Prospero  S.  Georgii 
ad  velum  aureum  cardinali  de  Columna  directum  prò  alienatione 
casalis  Fiore  prope  territorium  Lipriniani  monasterio  S.  Pauli 
facienda.  Actum  in  castro  Mareni  in  domibus  solitae  residentiae 
cardinalis  de  Columna.  Wernerus  Sckemet  cler.  Curonien.  dioe- 
cesis  ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

CXXII. 

17  maggio  1441. 
L.  13.  Originale.  La  pergamena  è  danneggiata. 

Mandatum  procurae  Francischi  de  Vicho,  habitatoris  Ve- 
netiae,  abbati  mon.  S.  Pauli  directum,  prò  exactione  quantitatis 


Le  carte  del  77i07iastero  di  S.   Paolo         59 


pecuniarum  a  Petro  Paulo  de  Chapo  de  Roma  solvendae.  Actum 
in  [ecclesia]  S.  Francisci  posita  super  Rippa  ...  Bartholomeus  de 
Camuciis   qd.  Thomae  imp.  auct.  notarius  et  iudex  ordinarius. 

CXXIII. 

31  maggio  1441. 
Z.  2.  Originale. 

Divisio  honorum  in  territorio  Vallis  Gentilis,  extra  portam 
S.  Pauli,  inter  Stephanum  Pauli  Gocii  "et  lohannem  de  Sicilia 
abbatem  mon.  S.  Pauli.  Actum  Romae,  in  ambitu  primi  re- 
claustri  ecclesiae  S.  Mariae  de  Aracaeli.  Petrus  Cecchi  Blaxii 
de  regione  Pineae  imp.  auct.  notarius. 

CXXIV. 

9  settembre  1441. 

I     16.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  3;  Codex  diplom.,  e.  378. 

Eugenius  pp.  IV  lohanni  abbati  mon.  S.  Pauli  donationes 
fumentariarum  censuum  fabricae  basilicae  S.  Pauli  confirmat. 
Datum  Florentiae,  p.  a.  .xi.  «  Petisti  a  nobis  ».  Blondus.  Io. 
de  Steccatis.  [Sig.]. 

cxxv. 

23  maggio  1442. 

Y.  9.  Originale. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  in  contrada  «  La  Valle  » 
ecclesiae  S.  Stephani  de  Sutrio  Angelutio  Picchionii  facta  a  mo- 
nasterio  S.  Pauli.  Actum  Sutrii.  Angelus  Narducii  imp.  auct. 
notarius. 

CXXVI. 

26  maggio  1442. 

T.  17.  Originale. 

Trascrizione:  Arch.  Vat.,  Misceli.,  Arni.  VII,  t.  132,  e.  24;  Cod.  Barber. 
Lat.  2468  ;  Codex  diplom.,  e.  380.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  I,  86. 

Eugenius  pp.  IV  privilegium  ab  Honorio  III  «  Cum  aliqua 
tibi  »  (v.  doc.  n.  xviì  monasterio  S.  Pauli  concessum,  confirmat. 
Datum  Florentiae,  p.  a.  .xii.  «  Ex  apostolice  Sedis  provisione  » 
B.  Palovicinus.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 


6o  B.    Trifone 


CXXVII. 

26  maggio  1442. 

L.  14.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione:  Codex  diploni.,  e.  381. 

Eugenius  pp.  IV  commissionem  Gregorii  pp.  XII  «  Rationi 
congruit.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  xiv.  kal.  ianuarias,  p. 
a.  I.  »  concessam  monasteriò  S.  Pauli,  confirmat,  super  rescis- 
sione alienationum  bonorum  et  locationum  in  emphyteusim  dicti 
monasterii  cum  facultate  apprehendendi  ea.  Datum  Florentiae, 
p.  a.  .XII.  «  Ex  apostolice  Sedis  provisione  ».  Io.  de  Steccatis. 

CXXVIII. 

6  luglio   1442. 

L.  15.  Originale. 

Trascrizione:    Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  3;    Codex   diplom.,    e.   382. 

Eugenius  pp.  IV  commissionem  Gregorii  pp.  XII  monasteriò 
S.  Pauli  confirmat  ut  supra.  Datum  Florentiae,  p.  a.  xii.  «  Ex  su- 
perne providentia  maiestatis  »  Blondus.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CXXIX. 

21  novembre  1442. 

B.  8.  Copia  autentica  del  26  maggio  1452  eseguita  dal  notaio  Giacomo  Bon- 
nini,  ratificata  dal  notaio  Andrea  de  Cario  del  fu  Nicola. 

Sententia  fratris  lohannis  de  Battis,  prioris  S.  Theodori  de 
Fassolo  extra  muros  lanuenses  o.  s.  Augustini,  ab  Eugenio  pp.  IV 
deputati  «  Votis  fidelium.  Datum  Florentiae,  an.  .mccccxlv.,  idi- 
bus  maij,  p.  a.  .x.  »,  centra  Magdalenetam  qd.  lacobi  Carbo- 
nibus  prò  monasteriò  S.  leronimi  de  Cervaria  o.  s.  B.  super  domi- 
bus  in  civitate  lanuense.  Datum  et  actum  lanuae  iuxta  audientiam 
archiep.  curiae.  Baptista  de  Calestano  notarius  et  scriba. 

cxxx. 

17  febbraio  1443. 

F.  3.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  8;  Codex  diplom.,  e.  383. 

Eugenius  pp.  IV  sententiam  contra  Gentilem  de  Ursinis 
et    Hieronimam    eius    filiam    prò    lohanne    abbate    et    conventu 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo 


mon.  S.  Pauli  super  donatione  Catharinae  de  Ursinis  dicto  mo- 
nasterio  confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xiii. 
«  Solet  Sedis  apostolice  ».  B.  Roverella.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CXXXI. 

IO  maggio  1443. 

I.  17.  Originale.  Ratifica  l'atto  il  potestà  di  Bologna  Alberto  de  Agazanis 
de  Carpo. 

Mandatum  lacobi  de  Castro  francho  Congregationis  de  Ob- 
servantia  S.  lustinae  procuratoris  mon.  S.  Pauli,  Bartholomeo 
lacobi  de  Neapoli  directum  prò  exactione  fumentariarum  censuum 
fabricae  mon.  et  basilicae  S.  Pauli.  Actum  Bononiae,  in  cappella 
S.  Proculi  in  claustro  novo  mon.  S.  Proculi.  Bartholomeus  qd. 
Antonii  de  Castagno  imp.  et  comunis  Bonon.  auct.  notarius. 

CXXXII. 

2    luglio    1443. 

G.  9.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  385.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  330. 

Eugenius  pp.  IV  redditus  ecclesiarum  S.  Cristinae  de  Ba- 
chareze,  S.  Donati  in  Riano  Portuen.,  S.  Nicolai  de  Montema 
sciarlo  Narnien.,  S.  Leonardi  supra  in  Cartora  Reatin.  S.  Mariae 
de  Monte  et  S.  Mariae  de  Casis,  Marsican.  dioecesis  ac  mona- 
sterii  S.  Mariae  de  Rosellis  Segnien.  dioecesis  in  usu  sacrestiae 
S.  Pauli  reducit.  Datum  Senis,  p.  a.  .xiii.  «  Dispositione  di- 
vina ».  B.  Roverella.  la.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CXXXIII. 

8  novembre   1443. 

N.  28.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Trascrizione:  Codex  dipiotn.,  e.  390.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  331, 

Ludovicus  tit.  S.  Laurentii  in  Damaso  presb.  card.  Aquile- 
giensis,  camerarius  Eugenii  pp.  IV  tres  partes  quinque  partium 
unius  principalis  tertiae  partis  de  omnibus  tribus  partibus  leni- 
menti castri  Scurani  monasteri©  S.  Pauli  remittit,  prò  indempni- 
tate  quantitatis  pecuniarum  a  monasterio  camerae  apostolicae 
concessarum.  Datum  Romae  in  palatio  ecclesiae  S.  Laurentii 
in  Damaso.  H.  Foulani. 


02  B.    Trifone 


CXXXIV.      . 

22  novembre  1443. 

S.  IO.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  392. 

Eugenius  pp.  IV  .  .  abbati  mon.  S.  Pauli  in  castris  et 
territoriis  S.  Edisti  ac  Ponzani  merum  et  mixtum  imperium 
concedit.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xiii  :  «  Pro- 
prium  nostri  pastoralis  ».  B.  Roverella.  A.  de  Magro.  [Sig.]. 

cxxxv. 

15  dicembre  1443. 

N.  29.  Copia  autentica  del  io  gennaio  1477  pel  notaio  Giacomo  di  Antonio 
Petracchi  di  Leprignano,  ratificata  dai  notai  Domenico  di  Gianni  Nute  di  Naz- 
zano  e  Antonio  di  Angelo  Gunelle  di  Leprignano. 

Examen  testium  super  divisione  territorii  castrorum  Fiaiani 
et  Scorani  inter  Ursum  de  Ursinis  comitem  Fiaiani  et  lohannem 
abbatem  S.  Pauli.  In  tenimento  Fiaiani  prope  molam  castri.  Ni- 
colaus  Ritae  de  Castro  Novo  notarius. 

CXXXVI. 

20  dicembre  1443. 

Y.  8.  Originale 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  n,  e.  io. 

Collatio  ecclesiae  S.  Stephani  Sutrin,  Paulo  Angelutii  de 
Civitate  Castellana  monacho  S.  Pauli  facta  a  lohanne  de  Sicilia 
abbate  eiusdem  monasterii.  Datum  Romae  apud  S.  Paulum, 
Martinus  Romani  Casalis  notarius.   [Sig]. 

CXXXVII. 

18  gennaio  1444. 
I.  18.  Originale. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,   P.  11,  e.  12;   Codex  diplom,,  e.  395. 

Eugenius  pp.  IV  vicario  in  Urbe  generali  committit  revo- 
cationem  legatorum  Catharinae  qd.  Benedicti  de  Castellanis 
concessorum,  monialis  S.  Agnetis  extra  muros  Urbis,  prò  fa- 
brica  S.  Pauli.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xiv. 
«  Importuna  petentium  ».  B.  Roverella.  la.  de  Viterbio.  [Sig.]. 


Le  carte  del  monastero  di  S,   Paolo         63 


CXXXVIII. 

29  maggio  1444. 

N.  30.  Copia  autentica  del  28  dicembre  1461  eseguita  dal  notaio  Antonio  di 
Paolo  di  Nardo  de  Corazariis,  ratificata  dal  giudice  palatino  Sallustio  di  Giovanni 
de  Scaphalibus  e  dai  notai  Lorenzo  di  Paolo  e  Domenico  di  Malamerendis,  ad 
istanza  di  Leonardo  di  Pontremolo  abbate  di  S.  Paolo. 

Acquisitio  honorum  seu  tertiae  partis  castri  Scurani  cum 
suo  territorio,  pantano  et  aquarum  decursu  ad  molendinum  con- 
struendum,  Prosperi  qd.  Laurentii  de  Columpna  S.  R.  E.  card, 
facta  a  monasterio  S.  Pauli,  pretio  .dccc.  floren.  Actum  in  loco 
capitulari  mon.  S.  Pauli.  Leonardus  Nicolai  de  Bucchamutiis 
notarius. 

CXXXIX. 

30  maggio  1444. 

S.  II.  Originale  mancante  della  bolla. 

Ludovicus  tit.  S.  Laurentii  in  Damaso  presb.  card,  annatas, 
a  monasterio  S.  Andreae  in  Flumine  solvendas,  remittit.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum.  M.  Thonini. 

CXL. 

8  luglio  1444. 

R.  5.  Originale. 

Concordia  Inter  Anastasiam  Caroli  de  Ursinis,  uxorem  la- 
cobi  de  Sabellis  et  Andreotium  qd.  Menici  Andreotii  de  Civi- 
tella  de  bonis  in  territorio  castri  diruti  Meianae.  Actum  Nazzani, 
in  domo  magistri  lacobi  de  Sabellis.  Antonius  Antonii  Petroni 
de  Ponzano  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CXLI. 

13  novembre  1444. 

G.  IO.  Originale. 

Sententia  Andreae  de  Sancta  Cruce,  sacri  palatii  concistorii 
advocati,  contra  Episcopum  Civitatis  Castellan.  prò  [lohanne] 
abbate  mon.  S.  Pauli,  5|^iper  exemptione  ecclesiarum  monasterii, 
praecipue  in  territorio  S.  Edisti  et  Ponzani,  ab  omnimoda  iuris- 
dictione   episcopali.   Romae    in    domo   habitationis  Andreae    prò 


04  B.    Trifone 


tribunali  sedentis.  lacobus  de  Huliem   clericus  Traiecten.  dioe- 
cesis  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  scriba.  [Sig.]. 

CXLII. 

13  gennaio  1445. 

R.  40.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  15. 

Adeptio  tertiae  partis  castri  Nuncigliani,  vigore  legati  Si- 
modeae  de  Ursinis,  facta  a  lohanne  de  Sicilia  abbate  mon. 
S.  Pauli.  Actum  in  castro  Nuncigliani.  Angelus  lohannis  Pa- 
gliuche  de  Liprignano  imp.  auct.  notarius  et   iudex   ordinarius. 

CXLIII. 

23  luglio  1445. 

H.  5.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Sententia  Alphonsi  tit.  Ss.  quattuor  Coronatorum  presb. 
cardinalis  Valentini,  a  pp.  Eugenio  IV  deputati,  contra  The- 
seum  de  Sabellis,  prò  lohanne  abbate  S.  Pauli,  super  castro  ac 
territorio  Ramiani.  Romae,  apud  ecclesiam  Ss.  quattuor  Coro- 
natorum, in  domibus  residentiae  dicti  Cardinalis.  Anthonius 
Bataller  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  scriba. 

CXLIV. 

21  dicembre  1445. 
N.  31.  Originale,  mancante  della  bolla.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  11,395. 

Eugenius  pp.  IV  contra  comunem  Castelli  Novi  prò  omni- 
moda  iurisdictione  mon.  S.  Pauli  in  territorio  castri  Castillionis, 
Vacchareccia,  Ariani,  iudicat.  Datum  Romae,  apud  S.  Petrum,  p. 
a.  .XV.  «  Pastoralis  officii  debitum  ».  B.  Roverella.  la.  de  Viterbio. 

CXLV. 

21  dicembre  1445. 
O.  14.  Originale. 

Acquisitio  bonorum  in  Valle  delli  Morti,  in  Colle  Roselo 
della  Mola  de  Longezze  in  Saccho  de  Bone  et  nelli  Vignali 
S.  luliani  Pauli  Lauientii  Tucii  Blaxii  fac^a  a  monasterio  S.  Pauli 
pretio  .Lxvi.  floren.  Actum  Romae  in  regione  Pineae  prope 
domum  Socci.  Antonius  Pauli  Nardi  imp.  auct.  notarius. 


Le  carte  del  monaste7^o  di  S.   Paolo         65 


CXLVI. 

5  gennaio  1446. 

e.  8.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplotn.,  e.  399.  Ed.  Margarini,  BuUarùwt,  II,  337; 
Galletti,  Capena,  doc.  x,  p.  102. 

Eugenius  pp.  IV  castrorum  Civitellae  et  Civituculae  do- 
nationem,  Geòrgie  et  Baptistae  lohannis  de  Narnia  elargitam, 
revocat  et  monasterio  S.  Pauli  adiudicat.  Datum  Romae  apud 
S.  Petrum,  p.  a.  .xvi.  «  Sedis  apostolice  circumspecta  ».  Blon- 
dus.  A.  de  Tuscanis.  [Sig.]. 

CXLVII. 

7  gennaio  1446. 

H.  6    Originale. 

Sententia  Guillelmi  tit.  S.  Martini  in  Montibus  presb.  card, 
de  Estotovilla,  ab.  Eugenio  pp.  IV  deputati,  contra  Theseum 
de  Sabellis  prò  monasterio  S.  Pauli  super  castro  et  territorio 
Ramiani.  Actum  Romae,  in  domibus  residentiae  cardinalis.  lo- 
hannis de  Regna  cler.  Baionen.  dioecesis  ap.  et  imp.  auct.  nota- 
rius  et  scriba  [Sig.]. 

CXLVIII. 

7  maggio  1446. 

H.  7.  Originale. 

Trascrizione  :  Codex  diplom.,  e.  402. 

Eugenius  pp.  IV  sententiam  contra  Theseum  de  Sabellis 
prò  monasterio  S.  Pauli  super  castro  et  territorio  Ramiani  con- 
firmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xvi.  «  Exhibita 
nobis  prò  parte  ».  la.  de  Calvis.  V.  Gregorii.  [Sig.]. 

CXLIX. 

II  maggio  1446. 
H.  8.  Originale. 

Processus  executoria-lis  losue  episcopi  Tropien.,  ab  Eugenio 
pp.  IV  deputati,  contra  Theseum  de  Sabellis  super  castro 
Ramiani.  Datum  et  actum  in  domo  habitationis  dicti  episcopi. 
Andreas  Peper  cler.  Monasterien.  dioecesis  ap.  et  imp.  auct. 
notarius  et  scriba.  [Sig.]. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  5 


66  B.    Trifone 


CL. 

27  giugno  1446. 
K.  7.  Originale. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  21. 

Eugenius  pp.  IV  centra  haeredes  Antonii  Antonisii  de 
Braccintis  canonici  ecclesiae  S.  Mariae  Maioris  de  Urbe  prò 
monasterio  S.  Pauli,  super  quadam  domo  in  regione  Arenulae 
in  contrada  S.  Mariae  de  Cacabariis  de  Urbe,  iudicat.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .xvi.  «  Sedis  apostolice  provi- 
dentia  ».  B.  Roverella.  A.  de  Tuscanis.  [Sig.]. 

GLI. 

12  giugno  1447. 
D.  5.  Originale. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  24:    Codex.  diplom.,  e.  406. 

Nicolaus  pp.  V  absolutionem  criminis  laesae  maiestatis 
concessam  Evangelistae  de  Surdis  ab  Eugenio  pp.  IV.  revocat 
in  id  quod  praeiudicium  iurium  mon.  S.  Pauli  concernit.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .1.  «  Sedis  apostolice  circum- 
specta  ».  Blondus.  A.  de  Tuscanis.  [Sig.]. 

CLII. 

I  dicembre  1447. 
C.  9.  Originale, 
Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  411.  Ed.  Galletti,  Capetto,  doc.  xi,  p.  103. 

Nicolaus  pp.  V  [Arsenium]  abbatem  et  conventum  mon. 
S.  Pauli  eximit  a  solutione  gabellarum  m.  ducatorum  prò  castri 
Civitellae  redemptione.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .1. 
«  In  decore  sacre  religionis  ».  Poggius.  la.  de  Steccatis.  [Sig.]. 

CLIII. 

17  dicembre  1447. 

P.  17.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  29;   Codex  diploma,  e.  412. 

Nicolaus  pp.  V  abbati  et  conventui  mon.  S.  Pauli  unio- 
nem  ecclesiae  S.  Mariae  in  Cosmedin  cum  dicto  monasterio 
confirmat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .1.  «  Iniunctum 
nobis  ».  Io  Aurispa.  la.  de  Steccatis. 


Le  carte  del  nwìiastero  di  S.   Paolo         67 

CLIV. 

I  marzo  1448. 

C.  IO.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  32. 

Mandatum  iudicis  Angeli  de  Troctarellis  de  Visso  nomine 
Baptistae  lohannis  de  Narnea  prò  alienatione  castri  Civitellae 
monasterio  S.  Pauli  facienda,  pretio  ,mm.  ducatorum.  Actum 
Narniae,  prò  tribunali  sedens,  Simon  Thomae  de  Narnia  imp. 
aiict.  notarius  et  index  ordinarius. 

CLV. 

18  marzo  1448. 

C.  II.  Originale.  Ne  esiste  un  altro  segnato  C.  12. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  33.  Ed.  Galletti,  Capena, 
doc.  XII,  p.  105. 

Acquisitio  castri  Civitellae  et  castri  diruti  Civituculae  nobi- 
lium  Baptistae  et  Anthonii  qd.  Georgii  lohannis  de  Narnea, 
cum  mero  et  mixto  imperio  facta  a  Leonardo  de  Pontremolo 
abbate  S.  Pauli,  pretio  .mm.  ducatorum.  Actum  in  civitate  Sutrii 
in  palatio  episcopali.  Petrus  Milinus  de  Millinis  ap.  et  imp. 
auct.  notarius. 

CLVI. 

29  marzo  1448. 

N.  32.  Originale. 

Sententia  Alphonsi  Segura  et  Guillelmi  de  Fonderà  audito- 
rum  cani,  apost.  contra  lacobum  et  Laurentium  de  Ursinis  de 
Monte  Rotundo  prò  monasterio  S.  Pauli  super  divisione  terri- 
torii  castri  Scurani  et  molendino  dicti  monasteri!.  Romae  apud 
S.  Petrum  in  palatio  causarum.  Nicolaus  Snelberdingh  cler. 
Bremen.  dioecesis  ap.  et  imp.  auct.  notarius.  [Sig.]. 

CLVII. 

14  maggio  1448. 

E.  8.  Originale. 

Sententia  Au.  C.  Ludovici  de  Garsie  canonici  Bononien. 
contra    Paulam  et   Catharinam   de  Bniccintis  prò   monasterio  S. 


6S  B.    Trifone 


Pauli  super  domo  in  regione  Arenulae  in  contrada  S.  Mariae  de 
Caccabariis.  Romae  apud  S.  Petrum  in  palatio  causarum.  Lau- 
rentius    Pliilippi  Venaci  imp.  auct.  et  cam.  apost.  notarius. 


CLVIII. 

I  giugno  1448. 

N.  33.  Originale. 

Trascrizione:  Codex  diplom.,  e.  415.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  341. 

Nicolaus  pp.  V  abbatìbus  Griptae  ferratae  et  S.  Sebastiani 
ac  S.  Anastasii  extra  muros  Urbis  committit  executionem  sen- 
tentiae  prò  monasterio  S.  Pauli  centra  comunem  et  homines 
Castri  Novi  prò  omnimoda  iurisdictione  et  dominio  monasterii 
in  territorio  Liprignani,  Castilionis,  Vachariciae,  Rìani  et  Scu- 
rani.  Datum  Romae,  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .11.  «  Exibita  nobis  ». 
Blondus.  Io.  de  Steccatis.  [Sig.]. 


CLIX. 

IO  giugno  1448. 


S.  12.  Originale. 


Georgius  tit.  S.  Anastasiae  presb.  card,  de  Flisco  Sedis 
apostolicae  camerarius  solutionem  pensionis  annatarum  lohanni 
tit.  S.  Sabinae  presb.  card.,  olim  abbati  S.  Pauli,  remittit.  Datum 
Romae.  la.  Rodulphi.  [Sig.]. 

CLX. 

22  gennaio  1449. 
E.  9.  Originale. 

Nicolaus  pp.  V  abbati  mon.  S.  Andreae  et  Gregorii  ac 
Bartholomeo  de  Versis  et  lohanni  Cesaris  canonicis  S.  Petri  con- 
firmationem  prò  monasterio  S.  Pauli  donationis  domus  Antonii 
Antonisii  de  Braccintis  in  regione  Arenulae  et  solutionem  tertiae 
partis  domus  sororibus  et  nepotibus  dicti  Antonii  faciendam, 
committit.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .111.  «  Pia  nos 
excitat  ».  C.  de  Rogeriis.  Ugolinus.  [Sig.]. 


La  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         69 


CLXI. 

18  febbraio  1449. 

R.  28.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  S029,  P.  11,  e,  35. 

Divisio  castri  et  territorii  Nazzani  et  Turritae  inter  lacobum 
Baptistae  de  Sabellis  et  Ursum  lannis  Francisci  de  Ursinis 
facta.  Actum  extra  et  prope  portam  castri  Nazzani.  Marioctus 
Marci  de  Barnabeis  de  Forano  imp.  auct.  notarius  et  index 
ordinarius. 

CLXII. 

I  aprile  1449. 

I.  19.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione  :  Codex  diplom.,  e.  418.  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  342. 

Nicolaus  pp.  V  abbati  et  conventui  mon.  S.  Pauli  donatio- 
nem,  ab  Eugenio  pp.  IV  elargitam,  fumentariarum  censuum  fa- 
bricae  basilicae  et  mon.  S.  Pauli  confirmat  et  eundem  abbatem 
a  reddendis  rationibus  expensarum  dìctae  fabricae  absolvit. 
Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .111.  «  Licet  monaste- 
rioruni  ».  Pe.  de  Noxeto. 

CLXIII. 

30  aprile,  1449. 

G.  II.  Originale. 

Collatio  ecclesiae  S.  Thomae  de  castro  Ramiani  a  Leonardo 
de  Pontetremulo  abbate  mon.  S.  Pauli  Georgio  Petri  Zite  de 
castro  Pontiani,  monacho  S.  Andreae  in  Flumine,  facta.  Datum 
Romae  in  capitulo  mon.  S.  Pauli.  Angelus  Io.  Pagliuche  de 
Liprignano  notarius.  [Sig.]. 

CLXIV. 

12  novembre  1449. 

e.  13.  Originale- 
Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  40. 

Acquisitio  bonorum  Bartholomei  Io.  Colae  in  territorio  Ci- 
vitellae  in  contrada  Fiorani  facta  ab  Anthonio  eius  fratre.  Actum 
in  castro  Civitellae  S.  Pauli  iuxta  ecclesiam  S.  Mariae.  Domini- 
cus  Io.  Lani  de  S.  Edisto  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


jo  B.    Trifone 


E.  II.  Originale. 


CLXV. 

28  aprile  1450. 


Executio  commissionis  prò  solutione  tertiae  partis  pretii 
domus  Antonii  Antonisii  de  Braccintis  in  regione  Arenulae  in 
parrochia  S.  Mariae  de  Caccabariis  a  monasterio  S.  Pauli 
facienda  sororibus  et  nepotibus  dicti  Antonii,  Acta  Romae  in 
regione  Parionis  in  domo  notarii.  Petrus  Millinus  de  Millinis 
ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

CLXVI. 

28  aprile  1450. 

E.  IO.  Originale. 

Apocha  Catharinae  de  Braccintis  et  sororum  prò  monasterio 
S.  Pauli  de  pretio  soluto  tertiae  partis  domus  Anthonii  Anto- 
nisii de  Braccintis  in  regione  Arenulae.  Actum  in  regione  Pa- 
rionis in  porticali  domus  notarii.  Petrus  Millinus  ut  supra. 

CLXVII. 

6  ottobre  1450. 

I.  20.  Originale.  Ratificano  l' atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma 
*  lacobus  de  Matheis,  Anthonius  de  Varzellonibus  et  Paulus  de  Sancta  Cruce  ». 

Mandatum  Arsenii  abbatis  mon.  S.  Pauli  et  monachorum 
prò  exactione,  monache  Paulo  Angelutii  de  Civita  Castellana 
directum,  fumentariarum  censuum  fabricae  basilicae  et  mon. 
S.  Pauli.  Actum  in  sala  prima  palatii  mon.  S.  Pauli.  Paulus 
Antonielli  de  Suberariis  imp.  auct.  notarius. 


CLXVIII. 

7  marzo  1451. 
R.  3.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  2506,  e.  36  ;  8029,  P.  ii,  e.  41  ;  Codex.  diplom., 
e.  422. 

Nicolaus  pp.  V  monasterio  S.  Pauli  cessionem  iurium 
seu  restitutionem  castri  montis  Porci,  factam  per  Nardum  de 
Anibaldis  monachum  eiusdem  monasterii,  confirmat.  Datum  Ro- 
mae, apud  S.  Petrum,  p.  a.  .v.  «  Romanus  pontifex  ».  Rinu- 
cius.  S.  de  Sinibaldis. 


Le  ca7'te  del  ino7iastero  di  S.   Paolo 


CLXIX. 

22  marzo  145 1. 

N.  34.  Originale.  Ratifica  1'  atto  il  notaio  Paolo  di  Lello  de  Barberus. 

Compromissum  inter  Antonium  lohannis  de  Roncinellis, 
procuratorem  mon.  S.  Pauli,  et  lohannem  Petri  olirti  de  Morlupo, 
nunc  de  regione  Columpnae,  Sabbam  Federici  ac  Soffiam  uxo- 
rem,  qd.  Cecchi  Sabbae  magistri  lohannis  de  Morlupo,  super 
bonis  in  territorio  Lepriniani,  in  contrada  «  lo  Vallo  e  le  ster- 
pare ».  Actum  Romae,  in  palatio  capitolii  in  sala  majori  ante 
conspectum  iudicum  lohannis  de  Grassis  de  Tybure  et  Lucae 
de  Fozolis.  Antonius  Pauli  Nardi  imp.  auct.  notarius. 

CLXX. 

8  maggio  1451- 

D.  6.  Originale. 

Confirmatio  locationis  rubiorum  .xvi.  mon.  S.  Pauli,  in  te- 
nimento  casalium  Cursani  et  Colle  de  love,  facta  ab  Arsenio 
abbate  et  monachis  dicti  monasterii  lacobo  de  Surdis,  pretio 
floren.  .11,  annuatim  solvendorum  in  festo  consecrationis  eccle- 
siae  S.  Pauli.  Actum  in  dicto  monasterio,  loco  capitulari.  Petrus 
qd.  lacobelli  de  Caputgallis  imp.  auct.  notarius. 

CLXXI. 

6  luglio  145 1. 
I.  21.  Originale. 
Trascrizione  :  Codex  diplom.,  e.  424. 

Nicolaus  pp.  V  revocat  concessionem  fumentariarum  fac- 
tam  Lucae  de  la  Serra  et  monasterio  S.  Pauli  destinat.  Datum 
Romae,  apud  S,  Petrum  p.  a.  .v.  «  Humilibus  supplicum  ».  Io. 
Aurispa.  la.  de  Steccatis  [Sig.]. 

CLXXII. 

22  luglio  1451. 

I.  22.  Originale. 

Manca  l'actum  ed  il  nome  del  notaio,  perché  la  pergamena  è  tagliata 
dalla  metà  in  giù. 

Mandatum  Arsenii  abbatis  mon.  S.  Pauli  prò  exactione 
censuum  fumentariarum,  prò  fabrica  Basilicae  et  mon.  S.  Pauli, 


72  B.    Trifone 


Guasparrino  Benedicti  de  Stramatiis  de  Penna  Billorum  Mentis 
Feretri,  Iiiliano  fratri  et  filiis  ejus  directum. 

CLXXIIL 

9  febbraio  1452. 

C.  14.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  44. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  mon.  S.  Pauli  in  territorio 
Civitellae,  in  contrada  Cardetta,  lohanni  de  Cereto  facta  ab 
Arsenio  abbate  et  monachis  dicti  monasterii.  Actum  in  mona- 
sterio  S.  Pauli,  in  loco  capitulari.  Angelus  qd.  Pagliuche  de 
castro  Leprignani  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CLXXIV. 

23  agosto  1453. 

M.  20.  Copia  autentica  del  30  gennaio  1473  eseguita  dal  notaio  Silvestro 
Cortesio,  ratificata  dal  giudice  palatino  Gaspare  Antimoni,  e  dai  notai  Gaspare 
di  Pietro  Antonio  e  Ciriaco  de  Callidis. 

Depositum  pecuniarum  Ceccolellae,  uxoris  qd.  Baptistae  de 
Fuscis,  in  manibus  Ciriaci  et  Marcelli  de  Caput  de  ferro  cum 
obbligatione  bonorum  suorum  in  territorio  Turre  delle  vigne, 
extra  portam  S.  Pauli.  Actum  Romae  in  regione  Arenulae,  in 
domo  Ciriachi.  lacobus  Angeli  notarius. 

CLXXV. 

21  dicembre  1453. 

D.  7.  Originale. 

Acquisitio  domus,  in  regione  Columpnae,  lacobi  de  Surdis 
facta  a  Nicolao  de  Laude  priore  et  monachis  mon.  S.  Pauli, 
propter  non  solutum  canonem  super  Casale  Collis  de  love  et 
Cursani.  Actum  in  monasterio  S.  Pauli  in  loco  capitulari.  lo- 
hannes  Pauli  imp.  auct.  notarius. 

CLXXVI. 

29  ottobre  1455. 

Y.  IO.  Originale. 

Citatio  Au.  C.  Agapiti  Cincii  de  Rusticis  contra  Lucam  Ni- 
colai  de   Senis,  super  bonis   ecclesiae   S.    Stephani    de   Sutrio. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         "j -i^ 


Romae,  apud  S.  Petrum,  in  palatio  causarum.  Cincius  qd.  Leo- 
nardi de  Cinciis  de  Viterbio  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et 
scriba.  [Sig.]. 

CLXXVII. 

8  gennaio  1456. 

M.  46.  Originale. 

Facultas  eligendi  confessorem  concessa  a  fratre  Luca  de 
Crema  Ordinis  heremitarum  S.  Augustini  lohanni  de  Cibois  de 
S.  Zacharia.  Datum  in  Sancta  Ravennate  ecclesia.  Petrus  Ran- 
gonus  de  Parma  notarius. 

CLXXVIII. 

31  luglio  T456. 

R.  6.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Trascrizione.-  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  48;  Codex  diplom.,  e.  427. 
Ed.  Margarini,  BuUaTiuni,  II,  349. 

Calixtus  pp.  Ili  Celso  abbati  et  conventui  mon.  S.  Pauli 
vendit  cum  pacto  redimendi  Castrum  Nazzani  cum  mero  et 
mixto  imperio,  pretio  floren.  mmm.  erogando  in  praelio  adversus 
Turcarum  classes.  Datum  Romae,  apud  S.  Mariam  Maiorem, 
p.  a.  .11.  «  Sacre  religionis  »  N.  Ferrarli.  A.  de  Pamigaliis. 

CLXXIX. 

8  agosto  1456. 

S.  13.  Originale.  Ne  esiste  un  altro  segnato  S.  14. 

Locatio  ad  tertiam  generationem  bonorum  mon.  S.  Andreae 
in  flumine,  facta  hominibus  castri  Stimigliani  a  Celso  de  Crema 
abbate  mon.  S.  Pauli  et  conventu  monachorum  mon.  S.  Andreae, 
annua  pensione  sextae  partis  frugum.  Actum  in  monasterio 
S.  Andreae  in  flumine,  in  loco  capitulari.  Presbiter  lohannes  An- 
tonii  Ioannis  Clay  de  Ponzano  imp.  auct.  not.  et  iudex  ordinarius. 

CLXXX. 

19  agosto  1456. 

R.  7.  Originale. 

Trascrizione  :   Codex  diplom.,  e.  432. 

Calixtus  pp.  Ili  monasterio  S.  Pauli,  propter  imminentia 
bella   adversus  Turcarum  classes,  praecipit,  ut   infra   terminum 


74  ^-    Trifone 


quindecim  dierum  solvatur  .mmm.  ducatorum  Camerae  aposto- 
licae,  et  prò  eius  indemnitate  castrum  Nazzani  concedit.  Datum 
Romae  apud  S.  Mariani  Majorem,  p.  a.  .11.  «  Imminentibus 
nobis  ».  N.  Ferrarli . 

CLXXXI. 

16  febbraio  1457. 

R.  8.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8027,  P.  11,  e.  54;  Codex  diplom.,  e.  433.  Ed. 
Margarini,  Bullarium,  II,  352. 

Callixtus  pp.  Ili  Abbati  et  conventui  mon.  S.  Pauli  con- 
cedit facultatem  construendi  arcem  in  Castro  Nazzani.  Datum 
Romae,  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .111.  «  Quia  mundo  ».  N.  Fer- 
rarii.  C.  Fidelis.  [Sig.]. 

CLXXXII. 

2  aprile  1457. 

R.  9.  Originale. 

Alienatio  casalium  S.  Honesti  et  Turris  Petri  Saxonis,  in 
partibus  Insulae,  facta  a  Celso  abbate  et  conventu  mon.  S.  Pauli, 
prò  emptione  castri  Nazzani,  Simoni  de  Theobaldis,  pretio 
florenorum  .mmmd.  Actum  Romae,  in  monasterio,  in  loco  capi- 
tulari.  Petrus  Milinus  de  Millinis  apost.  et  imp.  auct.  notarius. 

CLXXXIII. 

7  febbraio  1458. 

R.  IO.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  64. 

Apocha  Georgii  epìscopi  Lausanen.,  Ludovici  cardinalis  tit. 
S.  Laurentii  in  Damaso  camerarii,  prò  monasterio  S.  Pauli, 
super  ducatis  de  camera  .mmm.,  pretio  emptionis  castri  Nazzani 
soluto  a  monasterio.  Datum  Romae.  [Sig,], 

CLXXXIV. 

24  febbraio  1458. 

S.  15.  Copia  autentica  eseguita  dal  notaio  Angelo  di  Sabba  di  Leprignano, 
nella  quale  mancano  le  note  cronologiche. 

Locatio  ad  tertiam  generationem  bonorum  mon.  S.  Andreae 
in   Flumine,    in   territorio   S.    Edisti,    Ponzani,    Cusignani,    Ra- 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Paolo         75 


miani  a  Cipriano  abbate  mon.  S.  Pauli  facta  Ianni  Consilio  de 
Arignano,  pretio  .xii.  ducatorum  auri.  Actum  in  S.  Hedisto  in 
loco  S.  Crucis  extra  domus  residentiae  abbatis  ante  ecclesiam. 
Petrus  de  S.  Hedisto  notarius. 


CLXXXV. 

4  aprile  1458. 


Z.  4.  Originale. 


Locatio  in  emphyteusim  cuiusdam  Insulae  in  flumine  Ty- 
beris,  in  contrada  Fossignani,  extra  portam  S.  Pauli,  facta  a 
Cipriano  abbate  et  conventu  S.  Pauli  Salvato  Colae,  annuo 
canone  florenorum  .vi.  Actum  in  monasterio  S.  Pauli,  in  loco 
capitulari.  Angelus  qd.  lohannis  Pagliuche  de  Liprignano  imp. 
auct.  notarius  et  judex  ordinarius. 


CLXXXVI. 

4  maggio   1458. 
H.  3.  Originale. 
Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  91. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  in  territorio  S.  Edisti,  in 
contrada  Querqueto,  facta  a  lacobo  priore  mon.  S.  Pauli  Mel- 
chiori  lohannis  Thomasii  de  Rocha  Siniballi.  Actum  in  castro 
S.  Edisti  in  domo  S.  Crucis,  in  camera  abbatis  et  prioris.  Fran- 
ciscus  Io.  Poscii  de  Nazzano  imp,  auct.  notarius. 


CLXXXVIL 

15  gennaio   1459. 
R.  II.  Copia  autentica  del  19  marzo  1488. 

Commutatio  .vi.  unciarum  de  .xvi.  pariibus  portus  Naz- 
zani  in  flumine  Tyberis  et  .vi.  partium  molendini  in  flumine 
Farfae  facta  inter  lacobellum  de  Nazzano  et  lacobum  de  Por- 
tonovo  priorem  mon.  S.  Pauli,  cum  bonis  monasterii  in  terri- 
torio Civitatis  Castellanae,  Nazzani  et  S.  Eliae.  Actum  in  castro 
Ponzani,  in  domibus  prioris.  Angelus  lacobi  Garosi  de  Ci  vitate 
Castellana  notarius. 


70  B.    Trifone 

CLXXXVIIL 

9  aprile  1459. 

I.  23.  Originale.  Ratificano  l'atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma, 
Evangelista  Caput  de  ferro,  Giovanni  de  Panibus  e  Luca  de  Mezzabufalis. 

Mandatum  lacobi  de  Foroiulii  prioris  et  conventus  mon. 
S.  Pauli  Cipriano  Lippozi  Magionis  fiorentino  prò  exactione 
fumentariarum  prò  fabrica  Basilicae  et  dicti  monasteriì.  Actum  in 
monasterio  S.  Pauli,  in  loco  capitulari.  Angelus  qd.  lohannis 
Pagliuche  de  castro  Liprignani  imp.  auct,  notarius  et  judex 
ordinarius. 

CLXXXIX. 

10  aprile  1460. 

M.  IO.  Originale. 

Testamentum  Angneli  de  regione  Pontis  de  Urbe.  Actum 
in  circuito  ecclesiae  S.  Augustini  de  Urbe,  ante  refectorium 
fratrum.  Marcolinus  de  Montemonacho  imp.  auct.  notarius. 

cxc. 

16  aprile  1460. 

K.  15.  Originale.  Ratificano  1'  atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma, 
Battista  de  Capocinis,  Paolo  di  S.  Croce,  Giuliano  de  Cesarinis. 

Mandatum  Leonardi  de  Pontremulo  abbatis  et  conventus 
mon.  S.  Pauli  alienandi  domos  seu  apothecas  ac  bona  mona- 
steri in  civitate  Floren.  ac  ejusdem  territorio.  Actum  in  mona- 
sterio S.  Pauli,  in  loco  capitulari.  Angelus  qd.  lohannis  Pa- 
gliuche de  Liprignano  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CXCI. 

8  febbraio  1461. 

E.  12.  Originale. 

Donatio  domus  in  regione  Montium  a  Rosa  uxore  qd.  lo- 
hannis de  Senis  facta  monialibus  tertii  Ordinis  S.  Francisci  de 
Penitentia.  Actum  Romae,  in  regione  Montium,  in  domo  Rosae, 
in  contrada  S.  Urbani.  Anthonius  Pauli  Nardi  de  Corazariis 
imp.  auct.  notarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         yj 
CXCIL 

28  marzo  1461. 

P.  18.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  65;   Codex  diplom.,  e.  453. 

Pius  pp.  III  monasterio  S.  Pauli  confirmat  unionem  ec- 
clesiae  S.  Mariae  in  Cosmedin  alias  Scola  graeca.  Datum  Romae, 
apud  S.  Petrum  p.  a.  .111.  «  Licet  ex  debito  ».  G.  de  Piccolo- 
minis.  Io.  de  Tartarinis.  [Sig.]. 

CXCIII. 

3  novembre  1461. 

I.  24.  Originale.  Ratificano  l'atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma, 
Filippo  di  Giacomo  di  Pietro  de  Albertonibus,  Lorenzo  Cardini  de  Piccolpmi- 
nibus  e  Girolamo  di  Lorenzo  Alberti. 

Mandatum  Cypriani  abbatis  et  conventus  mon.  S.  Pauli  prò 
censu  fumentariarum  lohanni  de  Martinengo  abbatis  S.  Mariae 
de  Lonate,  alias  de  Magozano,  dioecesis  Veronen.,  directum. 
Actum  in  monasterio  S.  Pauli,  in  loco  capitulari.  Angelus  qd. 
lohannis  Pagliuche  de  castro  Liprignani  imp.  auct.  notarius  et 
index  ordinarius! 

CXCIV. 

9  dicembre  1461. 

V.  25.  Originale. 

Monitorium  Petri  episcopi  Albanen.  et  lohannis  de  Amelia, 
auditoris  Angeli  S.  Crucis  in  Hierusalem  presb.  card.  Reatini 
in  Bonon.  civitate,  exarcatus  Ravennaten.  ac  provincia  Roman- 
diolae  apost.  Sedis  legati  super  exactione  fumentariarum  in 
dieta  provincia  Romandiolae  prò  mon.  S.  Pauli.  Datum  Bono- 
niae.  Luchinus  Trottus. 

cxcv. 

15  febbraio  1462. 

N.*35.  Originale, 

Sententia  Ludovici  tit.  S.  Laurentii  in  Damaso  presb.  card, 
patriarchae  Aquilegiensis,  a  Pio  pp.  n.  deputati,  centra  Ste- 
phanum  qd.  Stephani    de   Columpna,  prò    monasterio   S.  Pauli, 


y?)  B.    Trifo7ie 


super  bonis  in  territorio  castri  Scurani.  Romae  in  domibus 
Cardinalis  prò  tribunali  sedentis.  Stephanus  lacobi  de  Guarne- 
riis  Auximanus  imp.  auct.  notarius  et  scriba.  [Sig.]. 

CXCVI. 

22  febbraio  1462. 

G.  12.  Originale. 

Collatio  ecclesiae  S.  Mariae  de  Paradiso  de  Paterno  dioe- 
cesis  Marsican.  Butio  Antonii  Massecliii  de  Paterno  facta  a 
Cypriano  de  Rinaldinis  de  Padua  abbate  mon.  S.  Pauli.  Datum 
apud  monasterium  S.  Pauli.  Franciscus  notarius.  [Sig.]. 

CXCVII. 

I  dicembre  1462. 

I.  25.  Originale.  Ratificano  l' atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma, 
Gentile  de  Astallis,  Pietro  de  Milinis,  Salvato  de  Paparonibus. 

Mandatum  Cypriani  de  Padua  abbatis  et  conventus  S.  Pauli 
lohanni  de  Martynengo  abbati  S.  Mariae  de  Lonate  directum  prò 
exactione  censuum  fumentariarum,  prò  fabrica  mon.  S.  Pauli. 
Act-um  Romae,  in  dicto  monasterio  in  loco  capitulari.  Angelus 
qd.  lohannis  Pagliuche  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CXCVIII. 

I  dicembre  1462. 

K.  16.  Originale.  Ratificano  l'atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma 
come  sopra. 

Mandatum  Cypriani  de  Padua  abbatis  et  conventus  mon. 
S.  Pauli  prò  alienatione  domorum  ac  bonorum  in  territorio  et 
civitate  Floren.  Actum  Romae  in  monasterio  S.  Pauli,  in  loco 
capitulari.  Angelus,  lU  siipra. 

CXCIX. 

9  maggio  1464. 
Z.  5.  Originale. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  mon.  S.  Pauli  extra  portam 
S.  Pauli  in  contrada  Vasiglioli  facta  Antonio  Colae  ab  Agnelo  de 
Mediolano  priore  dicti  monasterii.  Actum  in  claustro  S.  Mariae 
in  Cosmedin.  Marianus  Colae  Cecharelli  imp.  auct.  notarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo  79 

ce. 

26  settembre  1464. 

M.  II.  Originale. 

Testamentum  Nicolai  Desiderii  Viterbiensis  de  contrada 
S.  Stefani.  Actiim  Viterbii,  in  domo  testatoris.  Thomas  Victor 
Nicolai  de  Victoribiis  imp.  et  almae  Urbis  prefecti  auct.  no- 
tarius  et  index  ordinarius. 


CCI. 

IO  dicembre  1464. 

V.  II.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat    8029,  P.  11,  e.  71. 

Locatio  in  emphyteusim  bonorum  ecclesiae  S.  Pauli  de 
Sutrio  facta  Laurentio  olim  Menici  Rofoli  a  lohanne  Nardi  de 
Sutrio  rectore  eiusdem  ecclesiae.  Actum  Sutri,  in  domo  ecclesiae 
S.  Mariae  de  Sutrio.  Michelangelus  lorosifolii  de  Sutrio  apost. 
auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


CCII. 

18  dicembre  1464. 


R.  12.  Originale. 


Acquisitio  bonorum  Petri  Zoze  de  Nazzano  in  territorio 
Nazzani,  in  contrada  campi  Meianae,  in  vocabulo  Valle  Scar- 
liana,  facta  a  Guidone  Colae  Paglioni  pretio  .xv.  florenorum. 
Actum  in  castro  Nazzani.  Johannes  Nardi  de  Cantalupo  imp. 
auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


ceni. 

19  marzo  1465. 

G.  13.  Originale    Ne  esiste  un  altro  segnato  G.  14. 

Collatio  ecclesiae  S.  Leonardi  de  Monte  Ulmo  in  Carturio, 
Reatin.  dioecesis,  a  Leonardo  de  Pontremulo  abbate  mon.  S.  Pauli 
Mariano  de  Roma  monacho  eiusdem  monasterii  facta.  Datum 
Romae,  in  dicto  monasterio.  Angelus  notarius. 


8o  B.    Trifofie 


CCIV. 

I  aprile  1465, 
N.  36.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Sententia  lacobi  de  Mumarellis  de  Bononia  canonici  S.  Petri 
de  Urbe,  a  Pio  pp.  II  deputati,  contra  Magdalenam  de  Ursinis 
de  Monte  Rotundo,  prò  monasterio  S.  Pauli,  super  molendino 
ab  ea  constructo  in  decursu  aquarum  Scurani,  in  praeiudicium 
molendini  monasterii  in  territorio  Liprignani.  Romae,  apud 
S.  Petrum  in  palatio  causarum.  lacobus  Dominici  imp.  auct. 
et  curiae  camerae  apostolicae  notarius. 

ccv. 

20  luglio  1466. 

E.  13.  Originale. 

Acquisitio  domus  in  regione  Campitelli  Baptistae  Antonii 
Pauli  facta  a  Mariano  Cosmati  lohannis.  Actum  Romae,  in  re- 
gione Collis  in  domo  Mariani.  Marianus  Colae  Cecharelli  imp. 
auct.  notarius. 

CCVI. 

28  gennaio  1468. 

N.  37.  Originale. 

Sententia  iudicum  Petri  de  Marganis  et  Petri  de  Maximis 
Inter  universitatem  Castrinovi  et  Gregorium  de  Crema  abbatem 
mon.  S.  Pauli,  super  divisione  territori  Liprignani.  Actum  in 
castro  novo  prò  tribunali  sedentibus  in  domo  Anthonii  de  lu- 
dicibus  vicecamerarii  papae.  Bartholomeus  lohannis  de  Corigia 
imp.  auct.  notarius. 

CCVII. 

17  aprile  1468. 

F.  4.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  72. 

Testamentum  Fortunati,  olim  in  saeculo  Francisci,  qd.  lacobi 
de  Ferariis  de  Castellecto  de  Lombardia,  novitii  mon.  S.  Pauli. 
Actum  in  monasterio  S.  Pauli  in  loco  capitulari.  Marchus  lacobi 
Antonii  Rotellae  de  castro  Ponzani  imp.  auct.  notarius  et  index 
ordinarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Paolo         8i 
CCVIII. 

II  novembre  1468. 

F.  5.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione:  Codex  diploni.,  e.  466. 

Paulus  pp.  II  episcopo  Messanen.  et  Priori  S.  Angeli  Vi- 
terbien.,  ad  istantiam  Leonardi  de  Pontremulo  abbatis  nion. 
S.  Pauli,  committit  recuperationem  bonorum  dicti  monasterii  in 
civitate  Viterbien.  Datum  Romae,  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .v.  «  Si- 
gnificaverunt  nobis  ».  B.  Capotius. 

CCIX. 

II  maggio  1469. 

F.  6.  Copia  autentica  del  20  maggio  1471  eseguita  dal  notaio  Silvestro  Cor- 
tesio.  Ratificano  l'atto  il  giudice  palatino  Spinello  de  Spinellis  di  Narni  e  i  notai 
Domenico  di  Pietro  Paolo  de  Bonis,  Tommaso  de  Victoriis. 

Testamentum  Nicolai  Lelli  de  Valentinis  de  regione  Mon- 
tium.  Actum  Romae  in  dieta  regione  in  camera  domus  testa- 
toris.  Antonius  Pauli  Nardi  de  Corazariis  notarius. 

ccx. 

6  luglio  1470. 

X.   4.  Originale. 

Sententia  Angeli  tit.  S.  Crucis  in  Hierusalem  cardinalis,  a 
Sede  apostolica  deputati,  contra  lohannem  Antonacii  et  alios 
de  Castro  novo  prò  monasterio  S.  Pauli  super  bonis  in  terri- 
torio Riani  in  loco  Valle  Chiarani,  La  torre  et  Stretto  de  loro. 
Actum  Romae,  in  domibus  Cardinalis  prò  tribunali  sedentis. 
Petrus  de  Wescilia  cler.  Colonien.  dioecesis  imp.  auct.  notarius 
et  scriba.   [Sig.]. 

CCXI. 

3  dicembre  1470. 
F.  7.  Originale. 

Sententia  Au.  C.  Nicolai  de  Edam  contra  lulianum  Matta- 
relli  prò  monasterio  S.  Pauli  super  hereditate  Colae  Visci  de 
castro  Genezani.  Romae  apud  S.  Petrum  in  palatio  causarum. 
Hermannus  Pleniuch  de  Telgha  clericus  Monasterien.  dioecesis 
imp.  auct.  notarius  et  scriba.  [Sig.]. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi    XXXII.  6 


82  B.   Trifofie 

CCXII. 

3  gennaio  1471. 

R.  14.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  i,  e.  74. 

Concordia  inter  Ursum  de  Ursinis  et  abbatem  mon.  S.  Pauli 
super  bonis  in  territorio  Meianae.  Actum  in  mon.  S.  Pauli 
in  camera  Abbatis.  Marianus  qd.  lohannis  Palutii  de  Astallis 
imp.  auct.  notarius. 

CCXIII. 

3  gennaio  1471. 

R.  13.  Originale.  Ratificano  l'atto  i  notai  Tiberio  Ugolino  chierico  Viterbese 
e  Lorenzo  di  Antonio  di  Civita  Castellana. 
Trascrizione  :  Cod.  cit.,  e.  77. 

Concordia  inter  Ursum  de  Ursinis  et  Leonardum  de  Pon- 
tetremulo  abbatem  mon.  S.  Pauli  una  cum  terminatione  bono- 
rum  in  territorio  Meianae.  Actum  in  monasterio  S.  Pauli  in 
aula  ante  cameram  abbatis.  Marianus  ut  supra. 

CCXIV. 

18  marzo  1471. 
R.  15.  Originale. 

Sententia  Baptistae  de  [...]dis  Francisci  de  Anania  et  Petri 
de  Mazabufalis  arbitrorum  super  divisione  territorii  Piani,  Filac- 
ciani,  Nazzani  et  Civitellae  inter  Ursum  de  Ursinis  et  mona- 
sterium  S.  Pauli.  Actum  in  ecclesia  S.  Eustachii  de  Urbe.  Maria- 
nus, ut  supra. 

ccxv. 

23  marzo  1471. 

D.  2,  Originale. 

Trascrizione  :  Codex  dipioni.,  e.  471. 

Monitorium  Au.  C.  lohannis  de  Ceretanis  contra  usurpantes 
bona  mon.  S.  Clementis  de  Tybure.  Datum  Romae  apud  S.  Pe- 
trum  in  domo  lohannis.  Johannes  Huberti  cler.  Andegaven. 
dioecesis  notarius.  [Sig.]. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         83 
CCXVI. 

27  giugno  1471. 
E.  14.  Originale. 

Testamentum  Laurentiae  uxoris  qd.  lacobi  Mactabufolo. 
Actum  Romae  in  regione  Columnae  in  domo  notarii.  Marianus 
Io.  Scalibastri  imp.  auct.  notarius. 


CCXVII. 

[ . . .  ]  I47I. 

L.  16.  Originale.  Manca  il  resto  delle  note  cronologiche  perché  la  perga- 
mena è  danneggiata. 

Trascrizione  :   Codex  diplom.,  e.  472. 

Monitorium  lohannis  episc.  Urbinaten.,  a  Paolo  pp.  II  de- 
putati, contra  usurpantes  bona  mon.  S.  Pauli.  Datum  Romae  in 
domibus  dicti  lohannis.  [Sig.]. 

CCXVIII. 

9  settembre  147 1. 

R.  16.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione  :  Codex  diplom.,  e.  474, 

Sixtus  pp.  IV  concordiam  inter  Ursum  de  Ursinis  ducem 
Ascoli  ac  Nolarum  comitem  et  Leonardum  abbatem  mon.  S.  Pauli 
confirmat  super  divisione  territorii  Meianae.  Datum  Romae  apud 
S.  Petrum  p.  a.   .1.  «  Pastoralis  officii  cura  ».  Grifus.  Sinolfus. 

CCXIX. 

26  marzo  1473. 
I.  27.  Originale. 

Sixtus  pp.  IV  Francisco  tit.  S.  Mariae  Novae  diac.  card. 
Mantuano,  apost.  sedis  Bononiae  legato,  exactiones  fumenta- 
riarum  prò  fabrica  S.  Pauli  committit.  Datum  Romae  apud 
S.  Petrum,  p.  a.  .11.  «  Dilecti  filli  abbas  ».  L.  Grifus. 


84  B.    Trifone 

CCXX. 

IO  aprile  1473. 
Y.  12.  Originale. 

Excommunicatio  usurpantium  bona  ac  iura  mon.  S.  Pauli 
in  territorio  S.  Stephani  de  Sutrio  a  lohanne  episc.  Urbinaten, 
a  Sixto  pp.  IV  deputato,  prolata.  Romae  in  palatio  apost.  Guil- 
lelmus  Meprossonis  cler.  Lugdun.  dioecesis  ap.  auct.  notarius. 

CCXXI. 

5  aprile  1477. 
E.  15.  Originale. 

Adeptio  possessionis  domus  in  regione  Campi  Martii,  apud 
ecclesiam  S.  Martinelli,  Laurentii  de  Ciota  facta  a  Severino  de 
Betunto  abbate  mon.  S.  Pauli.  Actum  in  dicto  monasterio  in 
camera  abbatis.  Innocentius  de  Leis  imp.  auct.  notarius. 

CCXXII. 

IO  settembre  1477. 
H.  9.  Originale. 

Acquisitio  bonorum  Nardi  qd.  Stephani  Antonii  Petroni  de 
Ponzano,  in  territorio  Ramiani,  facta  per  monasterium  S.  Pauli, 
nomine  mon.  S.  Andreae  in  flumine.  Actum  in  Ponzano  ante 
ostium  castri.  Presbyter  Sanctes  qd.  Andreae  Colecte  Saraceni 
de  dicto  castro  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


CCXXIII. 

27  novembre  1477. 


R.  17.  Originale. 


Acquisitio  domus  Rosae  olim  uxoris  Spagnioli  in  castro 
Nazzani,  prò  aedificatione  arcis  dicti  castri,  facta  a  Severino 
abbate  mon.  S.  Pauli.  Actum  in  castro  Lipriniani,  in  claustro 
domus  dicti  monasteri!,  iuxta  scalam.  Silvester  Bartholomei  de 
Fabricha  imp.  auct.  notarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S,   Paolo         85 
CCXXIV. 

12  febbraio  1478. 

e.  is.^Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  78. 

Concordia  inter  universitatem  castri  Civitellae  et  Piani  ac 
Severinum  abbatem  mon.  S.  Pauli  prò  dannis  illatis  a  civibus 
castrorum  dictorum.  Actum  in  lenimento  Civitellae  ante  portam 
S.  Andreae  de  Visano.  Simon  qd.  Antonii  Angeli  de  castro 
Piani  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

ccxxv. 

16  marzo  1478. 

L.  60.  Originale,  Ratificano  l'atto  i  conservatori  della  Camera  di  Roma, 
Marcello  de  Rusticis,  Battista  de  Archionibus,  Paluzio  di  Giovanni  di  Mattei  de 
Matteis. 

Mandatum  Severini  de  Bitonto  abbatis  et  monachorum  mon. 
S.  Pauli  prò  exactione  fumentariarum  censuum  fabricae  S.  Pauli 
abbatibus  monasteriorum  S.  Proculi  de  Bononia  et  S.  Mariae  in 
Monte  de  Cesena  et  rectori  S.  Vitalis  de  Ravenna  directum. 
Actum  in  monasterio  S.  Pauli,  in  camera  abbatis  in  loco  capi- 
tulari.  Petrus  de  Meriliis  imp.  auct.  notarius. 

CCXXVI. 

17  aprile  1478. 

S.  16.  Originale. 

Emptio  domus  sitae  in  castro  Ponzani  Petri  qd.  Dominici 
Henrici  facta  a  Hyeronimo  de  Paulinis  monacho  rectore  S.  An- 
dreae in  flumine,  nomine  Severini  abbatis  mon.  S.  Pauli.  Actum 
in  castro  Ponzani,  in  dieta  domo.  Agnelus  lannis  magistri  An- 
tonii de  Ponzano  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CCXXVII. 

5  luglio  1478. 
G.  15.  Originale. 

Sixtus  pp.  IV  lohanni  de  Anglesio  canonico  ecclesiae  Ci- 
vitatis  Castellanae  committit  confirmationem  collationis  ecclesiae 


86  B.    Trifone 


S.  Anthimi  de  Nazzano  a  Severino  abbate  mon.  S.  Pauli  factae 
lohanni  magistri  Antonii  de  Ponziano.  Datum  Romae  apud  S.  Pe- 
trum  p.  a.  .vii.  «  Dignum  arbitramur  ».  L.  de  Fulgineo.  [Sig.]. 


CCXXVIII. 

30  settembre  1478. 


R.  iS.  Originale. 


Emptio  vineae  in  territorio  Nazzani  in  contrada  Porto  vec- 
chio Caeciliae  lohannis  Spagnioli  de  Nazzano,  facta  a  mona- 
sterio  S.  Pauli.  Actum  in  castro  Ariani,  in  platea  ante  arcem. 
Silvester  Bartholomei  de  Fabricha  imp.  auct.  notarius. 

CCXXIX. 

16  giugno  1479. 

N.  38.  Originale. 

Concordia  inter  Raynaldum  de  Ursinis  Archiepiscopum  Flo- 
rentinum  et  monasterium  S.  Pauli,  super  demolitione  molendini 
ipsius  Raynaldi,  constructi  in  decursu  aquarum  Scurani,  in  prae- 
iudicium  molendini  monasterii,  in  territorio  Lipriniani.  Romae, 
in  domibus  Marci  episcopi  Prenestini  tit.  S.  Marci  cardinalis. 
Conradus  Altheymer  clericus  Eystetten.  dioecesis  ap.  et  imp. 
auct.  notarius. 

ccxxx. 

13  marzo  1480. 
S.  17.  Originale. 

Emptio  partis  unius  domus  in  castro  Ponzani  Colatiae  olim 
Dominici  Henrici  de  dicto  castro,  facta  ab  Ambrosio  de  Medio- 
lano  rectore  mon.  S.  Andreae  in  Flumine,  pretio  .lxxv.  floren. 
In  castro  Ponzani  in  domo  monasterii.  Presbyter  Sanctes  olim 
Andreae  Colecte  Andreae  Colae  Saraceni  de  castro  Ponzani 
imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CCXXXI. 

26  agosto  1480. 

G.  16.  Originale. 

Collatio  ecclesiae  S.  Antimi  de  Nazzano  Sutrinae  seu  Ne- 
pesinae    dioecesis,    facta    presbytero   lacobo  lohannis    Blasii   de 


Le  calate  del  monastero  di  S.  Paolo         ^j 


Suma  neapolitan.  dioecesis  a  Severino  de  Bitonto  abbate  mon. 
S.  Pauli.  Actum  in  arce  Nazzani  in  camera  magna.  Gabriel  de 
Ogionibus  de  Varisio  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CCXXXII. 

12  agosto  1481. 

M.  12.  Copia  autentica  del  7  luglio  1508  eseguita  dal  notaio  Francesco  del 
fu  Cristoforo  de  Petrolinis. 

Acquisitio  bonorum  fratrum  Minorum  de  Bonriposo  et  S.  lo- 
hannis  Baptistae  facta  a  Bernardino  lovandriani  de  Civitate  Ca- 
stelli. Christoforus  qd.  Benedicti  de  Petrolinis  de  Civitate  Ca- 
stelli, utriusque  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 

CCXXXIII. 

23  marzo  1482. 
H.  4.  Originale. 

Concordia  Inter  universitatem  Ponzani  et  S.  Edisti  ac  Se- 
verinum  abbatem  mon.  S.  Pauli  super  locationibus  emphy- 
teuticis  mon.  S.  Andreae  in  Flumine  et  S.  Silvestri  de  monte 
Sirapti  in  territorio  castrorum  praedictorum.  Datum  in  monasterio 
S.  Pauli.  lacobus  qd.  Anthonii  Petracche  de  castro  Rivipriniani 
imp.  auct.  notarius.  [Sig.]. 

CCXXXIV. 

15  dicembre  1482. 

L.  17.  Originale. 

Electio  Simonis  de  Papia  in  abbatem  mon.  S.  Pauli,  trans- 
lati a  regimine  mon.  S.  Severini  de  Neapoli  per  obitum  Lu- 
dovici de  Pedemontium  facta  a  capitulo  Congregationis  S.  lu- 
stinae,  praesentibus  Gaspare  de  Papia  abbate  S.  lustinae  de 
Padua,  praeside,  Gulielmo  de  Mediolano  abbate  S.  lohannis 
de  Parma,  Tolfo  de  Mediolano  abbate  S.  Mariae  de  Maguzano, 
Dionisio  de  Verona  abbate  S.  Mariae  de  Pratalia  et  Anthonio 
de  Venetiis  abbate  S.  Georgii  Majoris.  Actum  Paduae  in  mona- 
sterio S.  lustinae,  in  camera  cubichulari  abbatis.  Petrus  de 
Spinellis  Cardini  notarii  imp.  auct.  notarius  et  iudex  ordinarius. 


88  B.    Trifofie 


ccxxxv. 

8  aprile  1483. 


E.  16.  Originale. 


Locatio  in  emphyteusim  domus  ecclesiae  Ss.  Gelsi  et  lu- 
liani  de  Urbe,  in  regione  Pontis,  in  contrada  de  Castellione, 
facta  Anthonio  lohannis  de  Caurine  alias  Bergamasco  a  lacobo 
Fontano  priore  et  capitulo  canonicorum  dictae  ecclesiae.  Actum 
Romae,  in  regione  Pontis,  in  domo  archipresbyteri  lohannis 
Anthonii  episcopi  Alexandrini.  Gaspar  Pontanus  apost.  et  imp. 
auct.  notarius. 

CCXXXVI. 

16  luglio  1483. 
Y.  I.  Originale. 
Trascrizione  :  Codex  diplotu.,  e.  492. 

Sixtus  pp.  IV  ecclesiam  S.  Saturnini  de  regione  Montium 
cum  ecclesia  S.  Susannae  de  Urbe  unit  et  incorporat.  Datum 
Romae,  apud  S.  Petrum  p.  a.  .xii.  «  Pastoralis  officii  »  L.  Grifus. 
P.  Fradeti.  [Sig.]. 

CCXXXVII. 

4  gennaio   1484. 

G.  17.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  85.  Codex  diplom.,  e.  496.  Ed. 
Margarini,  Bullarium,  II,  390. 

Innocentius  pp.  Vili  Timotheo  abbati  mon.  S.  Pauli  et 
successoribus  eius  facultatem  concedit  deputandi  cappellanos 
amovibiles  in  ecclesia  S.  Anthimi  de  Nazzano  Sutrin.  dioecesis. 
Datum  Romae,  apud  S.  Petrum,  p.  a.  i.  «  Exigentibus  meritis  ». 
L.  Grifus.  L.  de  Sutrio  [Sig.]. 

CCXXXVIII. 

[  .  .  .  ]  aprile  1484. 

N.  39.  Originale.  La  pergamena  è  danneggiata. 

Locatio  macelli  positi  Inter  duas  portas  castri  Lipriniani, 
facta  universitati  Lipriniani  a  Gregorio  de  Manfredonia  abbate 
mon.  S.  Pauli.  Actum  in  domo  filiorum  Sparapanis,  in  burgo 
dicti  castri.  Gabriel  de  Ogionibus  de  Varisio  imp.  auct.  nota- 
rius et  iudex  ordinarius. 


Le  carte  del  monastero  di  S,  Paolo         89 


CCXXXIX. 

II  maggio  1484. 


E.  17.  Originale. 


Locatio  in  emphyteusim  domus  ecclesiae  Ss.  Gelsi  et  lu- 
liani,  in  contrada  «  la  Imagine  »  in  regione  Pontis,  facta  Antonio 
Petri  de  Grissano  de  Orta  Novarien,  dioecesis  a  lacobo  Pontano 
priore  dictae  ecclesiae  cum  consensu  canonicorum.  Actum  Romae, 
in  domo  episcopi  et  archipresbyteri  lohannis  Antonii.  Gaspar 
Pontanus  ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

CCXL. 

12  settembre  1484. 

H.  IO.  Originale. 

Acquisitio  bonorum  emphyteuticorum  mon.  S.  Andreae  in 
Flumine  et  S.  Silvestri  de  monte  Sirapti  in  territorio  S.  Edisti 
Pellegrini  qd.  Anthonii  Chiarini  cum  consensu  Ambrosii  de 
Mediolano,  decani  monasterii,  deputati  a  Gregorio  de  Manfre- 
donia abbate  mon.  S.  Pauli  facta  a  Petro  barbitonsore  qd.  Colae 
Grossi  de  Urbe.  Actum  in  castro  S.  Edisti,  in  domo  venditoris. 
Madius  lanniconi  Antonii  Bactolomicti  de  S.  Edisto  imp.  auct. 
notarius  et  index  ordinarius. 

CCXLI. 

[1471-84]. 

M.  9.  Originale,  mancante  della  bolla  e  del  d  a  t  u  m  perché  la  pergamena  è 
danneggiata. 

Sixtus  pp.  IV  monasterium  et  ecclesiam  S.  Laurentii  extra 
muros  Urbis  Oliverio  Carafae  episcopo  Albanen.  commendat. 
«  Romani  pontificis  providentia  ». 

CCXLII. 

18  febbraio  1485. 

M.  49.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Innocentii  pp.  Vili  monitorium  contra  detentores  bonorum 
mon.  B.  Mariae  in  Campis  extra  muros  Fulginaten.  Datum 
Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .11.  «  Significaverunt  nobis  ». 
C.  Cor. 


90  D.    Trifone 


CCXLIIL 

24  ottobre  1485. 


M.  13.  Originale. 


Donatio  bonorum  Anthonii  de  Pontremolo  in  territorio 
Urbis,  in  contrada  Martinecto,  prò  Catharina  lacobi  Antonii 
Damiani  Papperoni  aromatarii  in  regione  Pontis.  Actum  Romae 
in  apotheca  Papperoni.  Nicolaus  Petri  Vaccti  Ferentin.  ap.  et 
imp.  auct.  notarius. 

CCXLIV. 

28  novembre  1485. 

B.  7.  Copia  autentica  del  5  dicembre  1485  (v.  doc.  ex). 

Innocentius  pp.  Vili  privilegium  deputandi  conservatores 
et  iudices  super  bona  ac  iura  et  in  causis  Congregationis  de 
observantia  S.  lustinae,  ab  Eugenio  pp.  IV  concessum,  confir- 
mat.  Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  .11.  «  Nobis  nuper 
exponi  ». 

CCXLV. 

17  marzo  i486. 

A.  3.  Originale. 

Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11.  e.  91. 

Sententia  Au.  C.  Francisci  Bremus  contra  Augelum  de  Civita 
Castellana  prò  monasterio  S.  Pauli  super  bona  mon.  S.  Bene- 
dicti  de  Nepe.  Datum  Romae  in  basilica  principis  apostolorum 
prò  tribunali  sedens.  Gregorius  Possel  cler.  Burdigalen.  dioe- 
cesis  ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

CCXLVL 

9  maggio  1487. 

B.  9.  Originale.  Ratificano  1'  atto  il  notaio  Giacomo  del  fu  Guido  de  Auge- 
riis  e  il  potestà  di  Mantova  Peregrino  de  Priscianis  di  Ferrara. 

Mandatum  capituli  generalis  Congregationis  de  observantia 
S.  lustinae  abbati  et  priori  mon.  S.  Pauli  directum  prò  negotiis 
dictae  Congregationis  agendis.  Actum  in  monasterio  S.  Bene- 
dicti  de  Padolirone  Mantuan.  dioecesis.  Lucas  qd.  nobilis  Io. 
de  Brageriis  imp.  auct.  notarius. 


Le  ca7'te  del  7no7iastero  di  S.   Paolo 


CCXLVII. 

31  ottobre  1489. 

M.  14.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Innocentius  pp.  Vili  Oliverio  Carafae  card,  episc.  Sabinen. 
canonicatum  ac  praebendam  ecclesiae  Carthaginen.  commendat, 
Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  p.  a.  vi.  «  Ad  personam 
tuam  ».  lui.  de  Cesarinis.  F.  de  Valentia. 

CCXLVIII. 

4  novembre  1489. 

R.  19.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Apocha  Raphaelis  S.  Georgii  ad  velum  aureum  S.  R.  E. 
diac.  card.,  camerarii  apostolici,  prò  Dominico  Sinebarba  de 
Nazzano  super  annuo  censu  .lv^  floren.,  eidem  camerae  soluto, 
portus  Nazzani  ac  ripae  Tyberis.  Datum  Romae  in  camera  apo- 
.stolica.  An,  de  Viterbio.  F.  Blondus. 

CCXLIX. 

31  gennaio  1491. 

L.  18.  Originale,  mancante  del  sigillo, 

Monitorium  Au.  C.  Petri  de  Vicentia  episcopi  Cesenaten. 
contra  usurpantes  et  detinentes  bona  ac  iura  mon.  S.  Pauli. 
Datum  et  actum  Romae  in  domo  habitationis  dicti  Petri.  lo- 
hannes  Desiderii  cam.  apostolicae  notarius. 

CCL. 

19  marzo  1491. 

X.  6.  Originale. 

Transactio  et  concordia  inter  Petrum  de  Columpna,  eccle- 
siam  S.  Mariae  de  Castronovo  et  Bartholomeum  de  Vicentia 
abbatem  mon.  S.  Pauli  super  differentiis  terminorum  castri 
Riani  et  Castrinovi.  Actum  in  loco  dicto  «  Li  campanili  »  inter 
castrum  Riani  et  Castrinovi.  Io.  Baptista  de  Forzoriis  cler.  Are- 
tin.  ap.  et  imp.  auct.  notarius  et  iudex  ordinarius. 


92  B.    Trifone 

CCLI. 

8  aprile  1491. 

In  X.  6.  Originale. 

Trascrizione:  Cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  11,  e.  92. 

Aliud  instrumentum  eiusdem  tenoris,  ut  supra.  Actum  infra 
tenimentum  Riani  et  Castrinovi.  Io.  Baptista,  ut  supra. 

CCLIL 

I  agosto  1491. 

E.  18.  Originale. 

Donatio  domus  in  regione  Pontis  a  Simona  qd.  Laurentii 
de  Monterulis  tertii  ordinis  s.  Francisci  de  poenitentia  con- 
cessa Bartholomeae  Baptistae  et  Cherubinae  Petri  monialibus 
eiusdem  ordinis.  Actum  Romae  in  domo  habitationis  Nicolai 
Manni  de  Castello,  in  regione  Parionis.  Gerardus  Colini  cler. 
Virdunen.  dioecesis  ap.  et  imp.  auct.  notarius. 

CCLIII. 

26  ottobre  1492. 

E.  19.  Originale. 

Acquisitio  domus  lohannis  Ususmaris  in  monte  Caballo  a 
Masentio  de  Gesualdo  nobile  neapolitano,  commendatario  mon. 
S.  Mariae  de  Ilice  Consan.  dioecesis,  facta.  Actum  Romae  in 
bancho  Gerardi  et  fratrum  Ususmaris  in  via  Florida  parrochiae 
S.  Blasii.  Raphael  de  Nigronibus  cler.  lanuen.  dioecesis  ap.  et 
imp.  auct.  notarius. 

CCLIV. 

27  novembre  1492. 
E.  20.  Originale. 

Emptio  domus  mon.  S.  Mariae  de  Populo  de  Urbe  o.  s. 
Augustini  in  regione  Campi  Martii  a  monialibus  tertii  o.  s. 
Francisci  de  penitentia  facta.  Actum  Romae  in  dieta  ecclesia 
in  cappella  iuxta  sacristiam. 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo         93 
CCLV. 

29  novembre   1493. 
L.  20.  Originale. 

Alexander  pp.  VI  .  .  abbati  et  priori  mon.  S.  Pauli  mandat 
ut  Bartholomeo  Perez  dentur  .m.  rubr.  frumenti  prò  usu  sacri 
palatii.  Datum  Urbe  veteri  p.  a.  .11.  «  Significaverunt  nobis  ». 
B.  Floridus. 

CCLVI. 

18  gennaio  1494. 

I.  26.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Monitorium  lohannis  de  Ancona  archiep.  Ragusin.,  ab  Ale- 
xandro  pp.  VI  deputati  «  Quae  laudabili.  Datum  Romae  apud 
S.  Petrum  a.  Domini  .m.cccc.xcii.  kal.  ianuarii,  p.  a.  .1.  » 
contra  Galeottum  de  Gattis  super  exactione  fumentariarum  cen- 
suuni  fabricae  basilicarum  S.  Petri,  Lateranensis  et  S.  Pauli. 
Datum  Romae  in  domibus  dicti  archiepiscopi.  Hugo  Careri  cler. 
Coirduven.  dioecesis  notarius, 

CCLVIL 

7  febbraio  1494. 

C.  29.  Copia  autentica  del  i  settembre  1546  eseguita  dal  notaio  Angelo  di  Mays 
di  S.  Edisto,  ratificata  dai  notai  Bernardino  Mario  e  Angelo  Marinello  di  S.  Edisto. 

Divisio  territorii  castri  S.  Edisti  et  Civitellae  a  Zacharia  de 
Padua  abbate  mon.  S.  Pauli  facta,  sedente  prò  tribunali.  Ber- 
nardinus  Martini  de  Aquila  ap.  auct.  notarius. 

CCLVIII. 

17  aprile   1494. 
E.  21,  Originale. 
Trascrizione  :  Cod.  Vat.  Lat.  8029.  P.  n,  e.  103. 

Acquisitio  domus  in  regione  S.  Eustachii  de  Urbe  Gabrielis 
de  Cesarinìs  a  mona.sterio  tertii  o.  s.  Francisci  de  poenitentia. 
Actum  Romae  in  dieta  regione  in  domo  Gabriellis.  Antonius 
Nicolai  de  Fortibus  de  Pescia  imp.  auct.  notarius. 


94  B.    Trifone 


CCLIX. 

23  agosto  1494. 


R.  20.  Originale. 


Permutatio  honorum  Lelli  qd.  Pretaccinis  de  castro  Nazzani 
cum  bonis  Evangelistae  qd.  lohannis  de  Sinebarbis  in  territorio 
eiusdem  castri.  Actum  in  dicto  castro  in  domo  notarii.  Domi- 
nicus  qd.  lohannis  Nutii  de  Nazano  imp.  auct.  notarius  et 
iudex  ordinarius. 

CCLX. 
23  marzo  1495. 

N.  41.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Monitorium  Constantini  episcopi  Aquen.,  a  Sede  apostoHca 
deputati,  contra  usurpantes  bona  ac  iura  episcopi  Ortan.  et  Ci- 
vitatis  Castellan.,  praecipue  in  territorio  Liprignani.  Actum  Ro- 
mae  in  domo  habitationis  dicti  episcopi.  Georgius  Car.  [ap.J  et 
imp.  auct.  notarius. 

CCLXI. 

[5  febbraio]   i4[96]. 

R.  21.  Originale.  Manca  il  nome  del  notaio  perchè  la  pergamena  è  danneg- 
giata. 

Sententia  Au.  C.  Guillelmi  de  Pereriis  inter  luHum  de  Ur- 
sinis  ac  Baptistam  S.  lohannis  et  PauH  presb.  card,  fratres  et 
monasterium  S.  Pauli  ac  Stephanum  et  Sebastianum  de  Sine- 
barbis prò  molendino  in  territorio  Nazzani.  Actum  Romae  in 
domo  dicti  Guillelmi  subdiac.  Pictavien.  ab  Alexandro  pp.  VI 
deputati. 

CCLXII. 

I  giugno   1497. 
E.  22.  Originale. 

Testamentum  Bartholomeae  qd.  Baptistae  Fiordi  et  Caru- 
binae  qd.  Petri  Io.  Avile  de  Civitate  Castelli  monialium  tertii 
o.  s.  Francisci  de  poenitentia  prò  ipso  ordine.  Actum  Romae 
in  regione  Campi  Martis  in  domo  dictarum  in  parrocchia  S.  Ni- 
colai. Bernardinus  Sancti  de  Alatro  auct.  imp.  notarius. 


Le  carte  del  vioìiastero  di  S.   Paolo         95 


CCLXIII. 

8  giugno  1497. 


E.  23.  Originale. 


Locatio  in  emphyteusim  domus  ecclesiae  Ss.  Gelsi  et  luliani 
de  Urbe  in  regione  Pontis  in  contrada  de  Castellione  Antonio 
Vanini  de  Cabeme  nomine  Evangelistae  eius  uxoris  et  filiorum 
eius  a  Capitulo  dictae  ecclesiae  facta.  Actum  Romae  in  regione 
Pontis  in  domo  lacobi  [prioris]  locatoris.  Gaspar  Pontanus  ap. 
et  imp.  auct.  notarius. 

CCLXIV. 

28  marzo  1498. 

Y.  13.  Originale. 

Monitorium  Au.  G.  Petri  de  Vicentia  episcopi  Gesenaten. 
centra  lacominum  Lommardi  prò  monasterio  S.  Pauli  super 
bonis  ecclesiae  S.  Stephani  de  Sutrio.  Datum  Romae  in  domo 
dicti  Petri.  lacobus  Quentinoti  Guriae  apost.  notarius. 

CCLXV. 

21  aprile  1498. 

S.  18.  Originale. 

Emptio  domus  in  castro  Ponzani  Petri  et  lacobi  qd.  Menici 
Gechi  Brache  de  castro  Stabie  a  Zacharia  de  Padua  abbate 
mon.  S.  Pauli  facta,  Actum  in  castro  Ponzani,  in  curia  mon, 
S.  Andreae  in  Flumine.  Presbiter  Sanctes  qd.  Andreae  Golecte 
Saraceni  de  dicto  castro  imp.  auct.  notarius  et  index  ordinarius. 


CCLXVI. 

5  gennaio  1499. 

M.  15.  Originale,  mancante  del  sigillo. 

Gonfirmatio  coUationis  ecclesiae  S.  Petri  de  Apicio  per  Tro. 
iolum  episcopum  Guardien.,  vicarium  generalem,  facta  nomine 
archiepiscopi  Beneventan.  lohanni  de  Apicio.  Datum  Beneventi, 
in  palatio  archiepiscopali.  Anthonius. 


90  B.    Trifone 


CCLXVII. 

5  maggio  1499. 


L.  19.  Originale. 


Facultas  vendendi  ac  permutandi  bona  moti.  S.  Pauli  usque 
ad  .ce.  florenos  auri,  abbati  dicti  monasterii  concessa  a  lohanne 
de  Venetiis  praeside  et  definitoribus  capituli  generalis  Congre- 
gationis  de  Observantia  S.  lustinae  o.  s.  B.  Datum  in  mona- 
sterio  S.  Benedicti  de  Padolirone.  [Sig.]. 

CCLXVIII. 

24  settembre  1499. 

H.  II.  Originale. 

Testamentum  Beatricis  qd.  Silvestri  de  S.  Edisto  cum  con- 
sensu  mariti  Rentii.  Actum  in  castro  S.  Edisti  in  domo  Rentii. 
Madius  lanniconi  Antonii  Bartolomicti  de  dicto  castro  imp.  auct. 
notarius  et  index  ordinarius. 


APPENDICE    (i). 

I.  [h.  i].  «  Acquisitio  bonorum  in  territorio  S.  Edisti  facta 
«  per  monasterium  S.  Pauli  ». 

II.  [h.  2].  «  Acquisitio  bonorum  emphyteuticorum  mona- 
«  sterii  (S.  Pauli)  in  territorio  S.  Edisti  facta  per  lannucium  qd. 
«  magistri  Angeli  a  Paulo  Brancha  ». 

III.  [m.  i].  «  Examen  testium  prò  omnimoda  iurisdictione 
«  episcopali  Iconiensis  in  ecclesia  S.  Petri  de  Iconio  ». 

IV.  [n.  18].  «  Confirmatio  locationum  in  emphyteusim  bo- 
«  norum  mon.  (S.  Pauli)  in  territorio  Civitellae  facta  per  mo- 
«  nasterium  ad  favorem  Antonii  q.  magistri  Pauli  ». 

V.  [o.  1-2].  Ed.  Margarini,  Bullarium,  II,  113,  assegnata 
all'anno  1014.  «  Cessio  iurium  ac  castri  Corcuruli  monasterii 
«  S.  Pauli  et  civitatis  Portuensis  facta  per  Henricum  III  impe- 
«  ratorem  ad  favorem  mon.  S.  Pauli  et  episcopatus  Portuensis  ». 


(1)  Dall'  indice  ms.  del   Margarini.  Dispongo   le   notizie   secondo    le    lettere 
alfabetiche  corrispondenti  alla  segnatura  delle  carte  smarrite. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Paolo         97 


VI.  [o.  4],  «  Acquisitio  honorum  monialium  S.  Sixti  de  Urbe 
«  in  territorio  Longhezzae  per  lohannem  de  Tuscis  de  Berta  ». 

VII.  [o.  5].  «  Acquisitio  honorum  Petrucii  de  Villanis  in 
«  territorio  Palazzettini  S.  Dignae  prope  tenimentum  Longhezzae 
«  facta  per  lohannem  de  Villanis  ». 

Vili.  1431-47.  [r.  i].  Trascriz.  del  Galletti,  Cod.  Vat. 
Lat.  8029,  P.  I,  e.  113;  Codex  diplom.^  e.  367.  «  Commissio 
«  Eugenii  IV  prò  confirmatione  alienationis  Castrorum  Monti- 
«  cellorum  et  Montis  Alhani,  mon.  S.  Pauli  facta  per  lohannem 
«  cardinalem  de  Vitelleschis  ad  favorem  lohannem  Antonii  de 
«  Ursinis  comitis  Tagliacozzii  prò  pretio  fior,  auri  loooo,  facienda 
«  per  monasterium  cum  ohligatione  Sedis  Apostolicae  recom- 
«  pensandi  dicto  monasterio  de  pecuniis  dictae  Camerae  depo- 
«  sitis  super  Montem  communis  Florentiae  ». 

IX.  1332.  [r.  4].  Trascriz.  del  Galletti,  Cod.  Vat.  Lat. 
8029,  P.  I,  e.  39.  «  Adeptio  possessionis  molendini  et  .xxxv. 
«  rubiae  terrae  in  territorio  Nazzano  in  contrada  Campi  de'  Le- 
«  gati  nunc  vero  Campo  di  contro,  cum  decursu  aquae  fluminis 
«  Farfae  et  cum  terminatione  dictorum  honorum  facta  per  Octa- 
«  vianum  de  Ruhiano  a  lacoho  de  Sahellis  ». 

X.  [s.  i].  «  Acquisitio  honorum  in  territorio  Ponzani  per 
«  monasterium  (S.  Pauli)  ». 


INDICE   CRONOLOGICO 
DEGLI    SCRITTORI    DELLE    CARTE 


1081.  Beniamin  notarius  sacri  palatii  (i). 

Sec.  XI.  Nicolaus  S.  R.  Ecclesiae  scriniarius  (ii-iii,  v,  vii-x). 
1130.  Saxo  S.  R.  Ecclesiae  presh.  card,  et  cancellarius  (vi). 
1196.  Cencius  S.  Luciae  in  Orthea  diac.  card.  [Celestini  pp.  Ili] 

camerarius  (xii). 
1203.  lohannes  S.  R.  Ecclesiae  subdiac.  et  notarius  (xiii). 

1211.  Thomas  S.  R.  Ecclesiae  et  Sahinensis  comitatus  index  et 
scriniarius  (xiv). 

1212.  lohannes  S.  Mariae  in  Cosmedin  diac.  card.  S.  R.  Eccle- 
siae cancellarius  (xv). 

12 18.  Raynerius  S.  R.  Ecclesiae  vicecancellarius   (xvi). 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXll.  7 


98  B.    Trifone 


1236.  Guilielmus  Dentarlli  de  Martha  imp.  auct.  notarius  (xvii). 
1259.  Nicolaus  bullarius  sacri  romani  imperii  scriniarius  (xx). 
[1241-59].  Gregorius  scriniarius  (xxi). 
1278.    Petrus    de    Mediolano    S.    R.    Ecclesiae    vicecancellarius 

(xxiii). 
1281.  Bonagratias  almae  Urbis  prefecti  notarius  (i). 
1297.  Nicolaus  lorii  auct.  imp.  notarius  (xxvii). 
1308.  Stephanus  magistri  Petri  imp.  auct.  notarius  (xxviii). 
131 2.  Francus  Dentarlli  de  Martha  imp.    auct.   notarius    (xviii). 
1339-61.  Paulus  Angeli  de  Civitella  almae  Urbis  prefecti    index 

ordinarius  et  notarius  (xvii,  xxxi,  xxxvii). 
1341.    Paulus    primicierius    sacrae    praefecturae    auct.    notarius 

(xxxi). 
1341.  Angelus  Palelle   almae   Urbis   praefecti   auct.    notarius   et 

index  ordinarius  (xxxii). 
1346-60.  Franciscus  Angeli    de   Civitella   almae    Urbis   praefecti 

index  ordinarius  et  notarius  (xxxiii,  xxxvi). 
1354.  Andreas  Bartholomeae  notarius  (xxxiv). 
J:357'  Nicolaus  notarius    (xxxv). 
1362-6.    Nicolaus   Bartholomei    Petricle   de   S.    Polo   imp.    auct. 

notarius  (xiii,  xv). 
1367.  lannoctus  qd.  Nicolai  primicerii  auct.  notarius  nunc  pala- 

tinus  (xxxviii-xxxix). 
1369.  Franciscus  de  Stabillonien.    clericus    Wratislavien.    apost. 

et  imp.  auct.  notarius  et  cardinalis  Ostiensis  scriba  (xli). 
1373.  Cecchus  Nicolai  Saxi  imp.  auct.  notarius  (xlii). 
1374-1407.  Anthonius  magistri  Pauli  Angeli  de    Urbe    apost.    et 

imp.    auct.    notarius    et    index    ordinarius    (xliii,    xlv-vi, 

XLVIII,    L,    LVI,    LX-XI,    LXIIl). 

1375.  Petrus  Lelli  Ciavattarii  de  Civitate  Castellana  notarius  et 

index  ordinarius  (xliv). 
1383-1412.  lacobus  magistri  Pauli  de  Civitella  almae  Urbis  imp. 

auct.  notarius  et  index  ordinarius  (xlvii,  lv,  lxii,  lxv). 
1385.  Anthonius  Laurentii  Guidolini  imp.  auct.  notarius  (xlix). 
1391-3.     Petrus    Paulus    de    Montanariis    imp.    auct.    notarius 

(lii-iii). 
1400.  Oddo  magistri  lacobi  imp.  auct.  notarius  (lvii). 
1409.  Laurentius  Andreae  Omniasancti  imp.  auct.  notarius  (lxiv). 
1413.  Nardus  de  Venectinis  notarius  (lxvi). 
1416.  Johannes  Ribevelli    clericus    Pictaviensis  dioecesis    apost. 

auct.  notarius  et  scriba  (lxvii). 
1422.  Colangelus  Lelli  Thomacelli  imp.  auct.  notarius  (lxx). 


Le  carte  del  nioiiastcì'o  di  S.   Paolo         99 


1424.  Laurentius  Lelli  Panisgalline  imp.  auct.  notarius  et  nota- 

rius  palatinus  (lxxiii-iv). 
1426-36.  Blaxius  qd.  Io.  Andreae   de   Figlino   vallis   Arni    imp. 

auct.    notarius    et    index    ordinarius    (lxxv,    lxxix,    c-i, 

CVIIl). 

1426.  Dominicus  Eckel  dictus  Resse  clericus  Moguntinae  dioe- 
cesis  ap.  et  imp.  auct.  notarius  (lxxvi). 

1427.  Nardus  qd.  Petri  de  Venectinis  apost.  et  imp.  auct.  no- 
tarius (lxxxi). 

1433-48.  Laurentius  Philippi  Venacii  imp.  auct.  et  Cam.  aposto- 

licae  notarius  (xcii,  clvii). 
1434.  Angelus  Colae  magistri  Tutii  imp.  auct.  notarius  (xciv). 

1434.  lohannes  Colae  Gioie  notarius  (xcvii). 

1435-6.  Petrus  Berti  de  S.  Geminiano  imp.  auct.  et  Cam.  apo- 
stolicae  notarius  (cu,  cvii). 

1435.  Albertus  qd.  Dominici  Lucae  de  Florentia  imp.  auct.  no- 
tarius et  index  ordinarius  (cui). 

1435.    Bartholomaeus    olim    Balubiciani    imp.    auct.    notarius    et 

index  ordinarius  (civ). 
1436  -  44.    Leonardus    Nicolai    de    Bucchamatii    notarius     (cix, 

CXXXVIII). 

1437.  Anthonius  de  Pireto  apost.  auct.  notarius  (cxi). 

1438.  Antonius  Nutii  Catarini  imp.  auct.  notarius  (cxii,  cxix). 

1439.  lacobus  Octabiani  de  castro  Ponzano  imp.  auct.  notarius 
et  index  ordinarius  (cxiv). 

1439.  Robertus  Paradisi  clericus  Maclovien.  apost.  et  imp.  auct. 
ac  Cam.  apostolicae  notarius  (cxvii). 

1439-56.  lohannes  Anthonii  lohannis  Clay  de  Ponzano  imp. 
auct.  notarius  et  index  ordinarius  (cxviii,  clxxix). 

1441.  Warnerus  Sckemet  clericus  Curonien.  dioecesis  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  (cxxi). 

1441.  Bartholomaeus  de  Cannuciis  qd.  Thomei  imp.  auct.  nota- 
rius et  index  ordinarius  (cxxii). 

1441.  Petrus  Cecchi  Blasii  de  regione  Pineae  imp.  auct.  notarius 
(cxxiii). 

1442.  Angelus  Narducii  imp.  auct.  notarius  (cxxv). 

1442.  Baptista  de  Calestano  notarius  et  scriba  archiep.  curiae 
lanuensis  (cxxix). 

1443.  Bartholomaeus  qd.  Anthonii  de  Castagno  imp.  et  comu- 
nis  Bononiensis  auct.  notarius  (cxxxi). 

1443.  Nicolaus  Ritae  de  Castro  Novo  notarius  (cxxxv). 
1443.  Martinus  Romani  Casalis  notarius  (cxxxvi). 


loo  B.    T^nfoìie 


1444.  Anthonius  Anthonii  Petroni  de  Ponzano  imp.  auct.  nota- 
rius  et  index  ordinarius  (cxl). 

1444.  lacobus  de  Huliem  clericus  Traiecten.  dioecesis  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  et  scriba  (cxli). 

1445-62.  Angelus  lohannis  Pagliuche  de  Liprignano  imp.  auct. 
notarius  et  index  ordinarius  (cxlii,  clxiii,  clxxiii,  clxxxv, 

CLXXXVIII,    cxc,    CXCIII,    CXCVII-VIIl). 

1445.  Anthonius  Bataller  apost.  et  imp.  auct.  notarius  et  scriba 

(CXLIIl). 

1445-51.  Anthonius  Pauli  Nardi  imp.  auct.  notarius  (cxlv,  clxix). 

1446.  Johannes  de  Regna  clericus  Baionen.  dioecesis  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  et  scriba  (cxlvii). 

1446.  Andreas  Peper  clericus  Monasterien.  dioecesis  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  et  scriba  (cxlix). 

1448.  Simon  Thomae  de  Narnia  imp.  auct.  notarius  et  index 
ordinarius  (cliv). 

1448-57.  Petrus  Milinus  de  Millinis  apost.  et  imp.  auct.  nota- 
rius   (CLV,    CLXV-VI,    CLXXXII). 

1448.  Nicolaus  Snelberdingh  clericus  Barem.  dioecesis  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  (clvi). 

1449.  Marioctus  Marci  de  Barnabeis  de  Forano  imp.  auct.  nota- 
rius et  index  ordinarius  (clxi). 

1449.  Dominicus  lohannis  Lani  de  S.  Edisto  imp.  auct.  nota- 
rius et  index  ordinarius  (clxiv). 

1450.  Paulus    Anthonielli    de    Suberariis    imp.    auct.    notarius 

(CLXVIl). 

1451.  Petrus  qd.    lacobelli   de    Caputgallis   imp.    auct.    notarius 

(CLXX). 

1453.  lacobus  Angeli  notarius  (clxxiv). 

1453.  Io-  Angelus  lohannis  Pauli  imp.  auct.  notarius  (clxxv). 

1455.  Cincius  qd.  Leonardi  de  Cinciis  de  Viterbio  apost.  et 
imp.  auct.  notarius  et  scriba  (clxxvi). 

1456.  Petrus  Rangonus  de  Parma  notarius  (clxxvii). 
1458.  Petrus  de  S.  Edisto  notarius  (clxxxiv). 

1458-62.  Franciscus  Io.  Poscii    de    Nazano    imp.    auct.    notarius 

(CLXXXVI,   cxcvi). 
1459-65-  Angelus  lacobi  Garosi  de  Civitate   Castellana   notarius 

(CLXXXVIl). 

1460.      Marcolinus     de     Montemonacho     imp.     auct.     notarius 

(CLXXXIX). 

1461-69.  Anthonius  Pauli  Nardi  de  Corazariis  imp.  auct.  nota- 
rius (cix,  CXXXVIII,  cxci,  ccix). 


Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo       loi 


1461.  Johannes  Paulus  Gregorii  de  Setonicis  (lxxxi). 

1462.  Stephanus  lacobi  de  Guarneriis  Auximanus  imp.  auct. 
notarius  et  scriba  (cxcv). 

1464-6.  Marianus  Colae  Cecharelli  imp.  auct.  notarius  (cxcix, 
ccv). 

1464.  Thomas  Victor  Nicolai  de  Victoribus  imp.  et  almae  Ur- 
bis prefecti  auct.  notarius  et  index  ordinarius  (ce). 

1464.  Michelangelus  lorosifolii  de  Sutrio  ap.  auct.  notarius  et 
index  ordinarius  (cci). 

1464.  Johannes  Nardi  de  Cantalupo  imp.  auct.  notarius  et  index 
ordinarius  (ccii). 

1465.  lacobus  Dominici  imp.  auct.  et  curiae  Cam.  apostolicae 
notarius  (cciv). 

1468.  Bartholomaeus    lohannis   de   Corigia   imp.    auct.    notarius 

(ccvi). 
1468.  Marchus  lacobi  Anthonii  Rotellae  de  Ponzano  imp.  auct. 

notarius  et  index  ordinarius  (ccvii). 
1470.  Petrus  de  Wescilia  clericus  Colonien.  dioecesis  imp.  auct. 

notarius  et  scriba  (ccx). 

1470.  Hermannus  Pleniuch  de  Telgha  clericus  Monasterien. 
dioec.  imp.  auct.  notarius  et  scriba  (ccxi). 

147 1.  Marianus  qd.  Io.  Palutii  de  Astallis  imp.  auct.  notarius 
(ccxii-xiv). 

1471.  Silvester  Cortesius  notarius  (clxxiv,  ccix). 
1471.  Johannes  Roberti  cler.  Andegaven.  dioec.  notarius  (ccxv). 
1471.  Marianus  lohannis  Scalibastri  imp.  auct.  notarius  (ccxvi). 
1473.  Guillelmus  Mepressonis  cler.  Lugdun.  dioecesis  ap.  auct. 

notarius  (ccx). 
1475.  Blasius  de  Castello  notarius  (xcv). 
1477-82.    lacobus   Anthonii    Petracchi    de   Leprignano    (cxxxv, 

ccxxxiii). 

1477.  Innocentius  de  Leis  imp.  auct.  notarius  (ccxxi). 
1477-98.    Sanctes    presbiter    qd.    Andreae    Colecte    Saraceni    de 

Ponzano  imp.    auct.    notarius    et   index   ordinarius    (ccxxii, 

CCXXX,    CCLXV). 

1477-8.  Silvester  Bartholomaei  de  Fabricha  imp.  auct.  notarius 
(ccxxiii,   CCXXVIII). 

1478.  Simon  qd.  Anthonii  Angeli  de  Piano  imp.  auct.  notarius 
et  iudex  ordinarius  (ccxxiv). 

1478.  Petrus  de  Meriliis  imp.  auct.  notarius  (ccxxv). 
1478.  Agnelus  lannis  magistri  Anthonii  de  Ponzano    imp.  auct. 
notarius  et  iudex  ordinarius  (ccxxvi). 


I  o  2  B.    Trifo7ic 


1479.  Conradus  Altheymer  cler.  Eystetten.  dioecesis  ap.  et  imp. 

auct.  notarius  (ccxxix). 
1480-4.  Gabriel  de  Ogionibus  de  Varisio  imp.  auct.  notarius  et 

iudex  ordinarius  (ccxxxi,  ccxxxviii). 

1481.  Christoforus  qd.  Benedicti  de  Petrolinis  de  Civitate 
Castelli  utriusque  auct.  notarius  et  iudex  ordinarius 
(ccxxxii). 

1482.  Petrus  de  Spinellis  Cardini  notarli  imp.  auct.  notarius  et 
iudex  ordinarius  (ccxxxiv). 

1483-97.  Gaspar  Pontanus  ap.  et  imp.    auct.    notarius   (ccxxxv, 

CCXXXIX,    CCLXIIl). 

1484.  lohannes    qd.    Laurentii     Civitatis    Castellanae     notarius, 

(XLIV). 

1484-99.  Madius  lanniconi  Anthonii  Bactolomicti  de  S.  Edisto 
notarius  et  iudex  ordinarius  (ccxl,  cclxviii). 

1485.  Nicolaus  Petri  Vaccti  Ferentin.  ap.  et  imp.  auct.  notarius 

(CCXLIII). 

i486.  Gregorius  Possel  cler.  Burdigalen.  dioecesis  ap.  et  imp. 
auct.  notarius  (ccxlv). 

1487.  Lucas  qd.  nobilis  lohannis  de  Brageriis  imp.  auct.  nota- 
rius   (CCXLVi). 

1491.  lohannes  Desiderii  Camerae  apostolicae  notarius  (ccxlix). 

1491.  Io.  Baptista  de  Forzoriis  cler.  Aretin.  dioecesis  ap.  et 
imp.  auct.  notarius  et  iudex  ordinarius  (ccl-i). 

1491.  Gerardus  Colini  cler.  Virdunen.  diocesis  ap.  et  imp.  auct. 
notarius  (cclii). 

1492.  Raphael  de  Nigronibus  cler.  lanuen.  dioecesis  ap.  et  imp. 
auct.  notarius  (ccliii). 

1494.  Hugo  Careri  cler.  Coirduven.   dioecesis    notarius    (cclvi). 
1494.  Bernardinus  Martini  de  Aquila  ap.  auct.  notarius  (cclvii). 
1494.  Anthonius  Nicolai  de  Fortibus  de  Pescia  imp.  auct.  nota- 
rius  (CCLVIIl). 

1494.  Dominicus  qd.  lohannis  Nutii  de  Nazzano  imp,  auct.  no- 
tarius et  iudex  ordinarius  (cclix). 

1495.  Georgius  Car.  [ap.]  et  imp.  auct.  notarius  (cclx). 

1497.  Bernardinus     Sancti     de     Alatro     auct.     imp.     notarius 

(CCLXIl). 

1498.  lacobus  Quentinoti  Curiae  apostolicae    notarius    (cclxiv). 

1499.  Maius  lanniconi  Antonii  Bartolomicti  de  S.  Edisto  imp. 
auct.  notarius  (cclviii). 


Le  carte  del  moìiastero  di  S.  Paolo       103 


CONCORDANZA 

DELLE    SEGNATURE    DELL'ARCHIVIO    COI     NUMERI 
DELL'EDIZIONE 


I  documenti  indicati  con  la  lettera  A,  si  riferiscono  a  San 
Benedetto  di  Nepi  ;  quelli  con  B,  ai  monasteri  Sublacensi  (v.  Do- 
cumenti  Sublacensi  [B.  1-6,  34]  da  me  pubblicati  in  quest'  Archi- 
vio, XXXI,  101-120),  al  capìtolo  generale  della  congregazione  di 
S.  Giustina  e  al  monastero  di  Cervaria  di  Genova;  quelli  con 
C,  a  Civitella,  Civitucula  e  S.  Oreste  ;  con  D,  al  monastero  di 
S.  Clemente  di  Tivoli,  Cursano  e  Colle  di  Giove;  con  E,  ad 
acquisti  di  case  in  varj  rioni  di  Roma  ;  notevoli  alcuni  atti 
provenienti  dalle  chiese  dei  Ss.  Celso  e  Giuliano  e  S.  Maria 
del  Popolo  e  dalle  suore  francescane  del  terzo  ordine  «  de  pe- 
nitentia  »  ;  con  F,  a  testamenti  delle  famiglie  «  de  Criv-ellis,  de 
«  Cecchardinis,  de  Ursinis,  de  Ferrariis,  de  Valentinis  »  ;  con  G, 
alle  rettorie  di  S.  Leonardo  di  Cartono,  S.  Maria  de  Casis  e 
de  Monte,  S.  Nicola  di  Montemasclario,  S.  Antimo  di  Nazzano; 
con  H,  ai  monasteri  di  S.  Andrea  in  Flumine  e  S.  Silvestro  del 
Soratte  e  territorii  di  S.  Oreste,  Ponzano,  Ramiano;  con  I,  alle 
donazioni  ed  esazioni  dei  canoni  delle  fumentarie  nelle  Pro- 
vincie delle  Romagne  e  Marche,  destinati  alla  fabbrica  di 
S.  Paolo;  con  K,  al  castello  di  Fiano  e  ai  diritti  sulla  proprietà 
in  Firenze  ;  con  L,  all'  abbate  e  monaci  di  S.  Paolo  e  sua  vita 
economica;  con  M,  ai  monasteri  di  S.  Pietro  di  Ferentillo,  di 
S.  Maria  di  Castiono  (Parma),  S.  Lorenzo  fuori  le  mura  di 
Roma,  S.  Maria  in  Campis  (Foligno),  ai  francescani  di  Bonri- 
poso,  agli  eremiti  di  S.  Agostino  (Ravenna),  alle  chiese  di 
Cartagena  e  S.  Pietro  di  Apicio  (Benevento);  con  N,  ai  castelli 
di  Leprignano,  Riano,  Scorano,  Vaccariccia,  Castiglione,  Civi- 
tella, Fiano,  Stimigliano,  Castelnuovo  ;  con  O,  a  Longhezza, 
S.  Digna,  Losa,  Passarano,  Curcurulo  ;  con  P,  a  S.  Maria  in 
Cosmedin  (Roma);  il  resto,  insieme  ai  documenti  della  let- 
tera Q,  si  riferisce  ad  Amelia,  a  Todi  e  a  S.  Maria  di  Fonte- 
vivo  (Parma),  che  rimetto  ad  una  prossima  edizione  ;  quelli 
con   R,    al   castello   di    Nazzano,    Meiana;   con  S,   ai   monasteri 


I04 


B.   Trifone 


uniti  di  S.  Andrea  in  Flamine,  S.  Silvestro  del  Soratte,  e 
territorj  limitrofi  ;  con  T,  a  privilegi  pontificii  ed  imperiali  ; 
con  V,  X,  Y,  Z,  al  monastero  di  6".  Apollinare  nuovo  di  Ra- 
venna, editi  dal  Federici  in  Regesta  Chartarmn  Italiae,  1908; 
ad  eccezione  di  alcuni  della  lettera  X  che  riguardano  Riano  ; 
della  lettera  Y,  S.  Saturnino  di  Roma  e  S.  Stefano  di  Sutri  ; 
della  lettera  Z,  alcune  terre  fuori  porta  S.  Paolo. 


A. 

I.    =   XII. 

E. 

5- 

= 

CIX. 

G.  9.  =  cxxxii. 

A. 

2.    =   XV. 

E. 

6. 

= 

CXI. 

G.    IO.    =    CXLI, 

A. 

3.   =   CCXLV. 

E. 

7. 

== 

CL. 

G.    II.    =    CLXIII. 

A. 

4-10.  Del  1500. 

E. 

8. 

= 

CLVII. 

G.    12.    =   CXCVI. 

A. 

II.    =   XLIX. 

E. 

9. 

= 

CLX. 

G.  13-14.  =  ceni. 

E. 

IO. 

=    CLXVI. 

G.  15.  =  ccxxvii. 

B. 

7.  =  ex,  CCXLIV. 

E. 

II. 

=    CLXV. 

G.  16.  =  ccxxxi. 

B. 

8.  =  cxxix. 

E. 

12 

= 

=   CXCI. 

G.  17.  =  ccxxxvii 

B. 

9.    =   CCXLVI. 

E. 

13 

=    CCV. 

E. 

14 

=    CCXVI. 

H.   I.  =  App.  I. 

C. 

1-3.  Del  1500. 

E. 

15 

= 

=   CCXXI. 

H.  2.  =  App.  II. 

C. 

4.    =   XLVII. 

E. 

16 

=  ccxxxv. 

H.    3.    =    CLXXXVI. 

C. 

5.    =    LV. 

E. 

17 

=  ccxxxix. 

H.  4.  =  ccxxxiii. 

C. 

6.    =    LXII. 

E. 

18 

=   CCLII. 

H.    5.    =    CXLIII. 

C. 

7.   =  XCIII. 

E. 

19 

=   CCLIII. 

H.  6.  =  cxLvii. 

C. 

8.    =    CXLVI. 

E. 

20 

=   CCLIV. 

H.    7.    =   CXLVIII. 

C. 

9.    =   CLII. 

E. 

21 

= 

=   CCLVIII. 

H.  8.  =  cxLix. 

C. 

IO.    =    CLIV. 

E. 

22 

=   CCLXII. 

H.  9.  =  ccxxii. 

C. 

II-I2.    =    CLV. 

E. 

23 

=    CCLXIII. 

H.    IO.    =    CCXL. 

C. 

13.    =   CLXIV. 

H.    II.    =    CCLXVIII 

C. 

14.    =   CLXXIII. 

F. 

I. 

= 

XC. 

C. 

15.   =  CCXXIV. 

F. 

2. 

=. 

CXII. 

I.    I.    =    LIX. 

C. 

16-28.  Del  1500. 

F. 

3. 

= 

CXXX. 

2.    =    LXIX. 

C. 

29.    =    CCLVII. 

E. 

4. 

== 

CCVII. 

3.    =    LXXII. 

F. 

5- 

= 

CCVIII. 

4.    =    LXXXIV. 

D. 

I.  Del  1500. 

F. 

6. 

= 

CCIX. 

5-6.  =  xcv. 

D. 

2.   =  CCXV. 

F. 

7. 

= 

CCXI. 

7.  =  cv. 

D. 

3-4.  Del  1500. 

8.  =  evi. 

D. 

5.    =   GLI. 

G. 

I. 

= 

XXV. 

9.   =  CXIII. 

D. 

6.    =    CLXX. 

G. 

^2. 

= 

XXII. 

lo-ii.  =  exv. 

D. 

7.    =    CLXXV. 

G. 

3- 

= 

XXXVII. 

12-13.  =  exvi. 

G. 

4. 

= 

XLVI. 

14.  =  cxvii. 

E. 

I.    =   XLIII. 

G. 

5- 

= 

LXI. 

15.  =  exx. 

E. 

2.    =    LXVI. 

G. 

6. 

= 

LXXI. 

16.  =  exxiv. 

E. 

3.    =    LXXIII. 

G. 

7- 

== 

LXXXII. 

17.  =  exxxi. 

E. 

4.    =    LXXIV. 

G. 

8. 

= 

LXXXIII. 

18.  =  exxxvii. 

Le  carte  del  monastero  di  S.   Paolo       105 


19. 

==   CLXII. 

L. 

21-59.  I^el  1500. 

N. 

28. 

=    CXXXIII. 

20. 

=    CLXVII. 

L. 

60.  =  ccxxv. 

N. 

29. 

=    CXXXV. 

21, 

=   CLXXI. 

N. 

30. 

=    CXXXVIII. 

22. 

=    CLXXII. 

M. 

I.  =  App.  III. 

N. 

31. 

=    CXLIV. 

I, 

23. 

=   CLXXXVIII. 

M. 

2.    =    XVIII. 

N. 

32. 

=   CLVI. 

24. 

=    CXCIII. 

M. 

3.    =    XXIII. 

N. 

33. 

=   CLVIII. 

I. 

25- 

=    CXCVII. 

M. 

4.    =   XXVII. 

N. 

34. 

=   CLXIX. 

26. 

=   CCLVI. 

M. 

5.   =   LXV. 

N. 

35. 

=   CXCV. 

27. 

=    CCXIX. 

M. 

6.    =    LXVII. 

N. 

36. 

=   CCIV. 

M. 

7.    =    LXVIII. 

N. 

37. 

=   CCVI. 

K. 

I. 

=    XXXII. 

M. 

8.    =    LXXX. 

N. 

38. 

=   CCXXIX. 

K. 

2. 

=   XXXIV. 

M. 

9.    =   CCXLI. 

N. 

39. 

=  CCXXXVIII 

K. 

3. 

=    L. 

M. 

IO.    =    CLXXXIX. 

N. 

40. 

Del  1500. 

K. 

4. 

Del  1500. 

M. 

II.  =  ce. 

N. 

41. 

=   CCLX. 

K. 

5-  = 

=  LXXV,  LXXIX. 

M. 

12.    =    CCXXXII. 

K. 

6. 

=   XCII. 

M. 

13.    =    CCXLIII. 

0. 

1-2 

.  =  App.  V. 

K. 

7. 

=   C,    CI. 

M. 

14.    =    CCXLVII. 

0. 

3- 

=   XXX. 

K. 

8-9.  =  cu. 

M. 

15.    ==    CCLXVI. 

0. 

4- 

=  App.  VI. 

K. 

IO 

=  CHI. 

M. 

16-53.  Del  1500. 

0. 

5- 

=  App.  VII. 

K. 

II 

==   CIV. 

M. 

20.    =   CLXXIV. 

0. 

6. 

=   XXXI  '". 

K. 

12 

=   CVII. 

M. 

46.    =    CLXXVII. 

0. 

7- 

=    XXXVIII. 

K. 

13 

.    =   CVIII. 

M. 

49.    =    CCXLII. 

0. 

8. 

=    XXXIX. 

K. 

14 

.    =    XCVIII. 

M. 

54.    =    XXXV. 

0. 

9 

=    XLI. 

K. 

15 

.  =  cxc. 

0. 

IO. 

=   XLII. 

K. 

16 

.    =   CXCVIII. 

N. 

1-2.    =    II. 

0. 

II. 

=   XLV. 

N. 

3-4.  =  ni. 

0. 

12. 

=    LVI. 

L. 

1-2 

.  Del  1500. 

N. 

5-6.  =  IV. 

0. 

13- 

=   XCVII. 

L. 

3. 

=    XXIV. 

N. 

7-8.   =  VII,    vili. 

0. 

14. 

=    CXLV. 

L. 

4. 

=    LI. 

N. 

9-10''.  =  V. 

L. 

5- 

=  Lvn. 

N. 

lO'-II.    =    X. 

P. 

14. 

=    XLIV. 

L. 

6. 

=    LX. 

N. 

12-13.  =  IX. 

P. 

15- 

Del  1500. 

L. 

7- 

=    LXXVIII. 

N. 

14.    =    XXVIII. 

P. 

16. 

=   XCIX. 

L. 

8. 

=    LXXXVI. 

N. 

15.    =    XXXIII. 

P. 

17- 

=   CLIII. 

L. 

9- 

=    LXXXVIII. 

N. 

16.    =    XXXVI. 

P. 

18. 

=   CXCII. 

L. 

10- 

II.  =  LXXXIX. 

N. 

17.    =    XXI. 

L. 

12 

=    CXIX. 

N. 

18.  =  App.  IV. 

R. 

I. 

=  App.  vili. 

L. 

13 

=   CXXII. 

N. 

19.    =    LII. 

R. 

2. 

=   XLVIII. 

L. 

14 

=    CXXVII. 

N. 

20-21.  =  LUI. 

R. 

3. 

=   CLXVIII. 

L. 

15 

=   CXXVIII. 

N. 

22.    =    LXIII. 

R. 

4- 

=  App.  IX. 

L. 

16 

=    CCXVII. 

N. 

23.    =    LXIV. 

R. 

5- 

=   CXL. 

L. 

17 

=    CCXXXIV. 

N. 

24.    =    LXXXI. 

R. 

6. 

=   CLXXVIII. 

L. 

18. 

=    CCXLIX. 

N. 

25.    =    LXXXVII. 

R. 

7. 

=   CLXXX. 

L. 

19. 

=   CCLXVII. 

N. 

26.   =  XCIV. 

R. 

8. 

=   CLXXXI. 

L. 

20 

=   CCLV. 

N. 

27.  =.  CXXI. 

R. 

9- 

=   CLXXXII. 

io6 


B.   Trifone 


R.  IO.  = 

R.  II.  = 

R.  12.    = 

R.  13.  = 

R.  14.  = 

R.  15.  == 

R.  16.  = 

R.  17.  = 

R.  18.  = 

R.  19.  = 

R.  20.  = 

R.  21.  = 

R.  22-27. 

R.  28.  == 

R.  29-39. 

R.  40.  = 


CLXXXIII. 

CLXXXVII. 

CCII. 

CCXIII. 

CCXII. 

CCXIV. 

CCXVIII. 

CCXXIII. 

CCXXVIII. 

CCXLVIII. 

CCLIX. 

CCLXI. 

Del  1500. 

CLXI. 

Del  1500. 

CXLII. 


S.  I.  =  App.  X. 

S.  2-5.  Del  1500. 

S.  6.  =  XXVI. 

S.  7.  =  XXIX. 

S.  8.  =  cxiv. 

S.  9.  =  cxviii. 

S.  IO.  =  cxxxiv. 


S.  II.  =  cxxxix. 

S.  12.    =   CLIX. 

S.  13-14.  =  CLXXIX. 

S.  15.    =    CLXXXIV. 

S.  16.  =  CCXXVI. 

S.  17.  ==  CCXXX. 

S.  18.    =   CCLXV. 

T.  1-2.    =    I. 

T.  3.  =  VI. 

T.  4-5-6.  =  XVI. 

T.  7.  =  XVII. 

T.  8.  =  XI,  XL. 

T.  9.   =  LIV. 

T.  IO.    =    LVIII. 

T.  II.    =    LXXVI. 

T.  12.    =    LXXVII. 

T.  13.    =    LXXXV. 

T.  14-15.  =  xci. 

T.  16.  =  xcvi. 

T.  17.  =  cxxvi. 

T.  18.  =  XIII. 

V.  25.  =  cxciv. 


X.  I.  =  XIX. 
X.  2.  =  XX. 

X.    3.    =   LXX. 

X.  4.  =  ccx. 
X.  5.  Del  1500. 

X.    6.   =   CCL,    CCLI. 

Y.  I.  =  ccxxxvi. 
Y.  2-7.  Del  1500. 
Y.  8.  =  cxxxvi. 
Y.  9.  =  cxxv. 

Y.     IO.    =    CLXXVI. 

Y.  II.  =-  cci. 
Y.  12.  =  ccxx. 

Y.    13.   =   CCLXIV. 

Z.  I.  =  XXXI. 
Z.  2.  =  cxxiii. 
Z.  3.  Del  1500. 

Z.    4.    =    CLXXXV. 

Z.  5.  =  cxcix. 


Senza  segn. 


XIV. 


DISEGNI 
DI   CRISTINA  ALESSANDRA  DI   SVEZIA 

PER  UN'IMPRESA  CONTRO  IL  REGNO  DI  NAPOLI 


A  impressione  destata  in  tutta  1'  Europa  e  spe- 
cialmente in  quella  cattolica  dalla  conversione 
di  Cristina  di  Svezia  fu  profonda.  N'erano  in  gran  parte 
ignote  le  cagioni  ;  ma  ella  era  la  figlia  del  più  strenuo 
e  cavalleresco  campione  del  minacciato  protestantesimo 
la  cui  figura  gloriosa  andava  giganteggiando  di  mano 
in  mano  che  dalla  memoria  degli  uomini  si  ritraeva 
nelle  lontananze  della  storia  ;  era  la  giovanetta  audace 
ed  imperiosa  che,  dominando  la  gloria  dei  suoi  gene- 
rali e  la  perizia  dei  suoi  diplomatici,  aveva  virilmente 
integrata  1'  opera  paterna.  Ora  l' improvvisa  determi- 
nazione avvenuta  nel  mistero,  e  in  circostanze  che 
parvero  giustificare  1'  intervento  d'  una  potenza  divina 
dava  al  fatto  un'  importanza  che  oltrepassava  la  per- 
sona della  regina,  per  estendersi  a  tutto  un  vasto 
complesso  di  fatti  e  di  questioni  agitanti  fortemente 
la  società  d'  allora.  La  lotta  gigantesca  chiusa  coi 
trattati  di  Mùnster  e  Osnabrùck  in  senso  non  certo 
desiderato  dalla  Curia  Romana,  si  risolveva,  con  l'atto 
della  regina,  in  cui  poteva  dirsi  impersonato  il  prin- 
cipio avversario  vittorioso,  in  un  nuovo  stadio  nel 
quale  non  più  le  armi,  ma  la  persuasione   delle    idee 


io8  P.   Negri 


trionfavano  ;  e  la  conversione  della  regina,  suscitando 
una  larga  eco  di  simpatia  e  d' imitazione,  poteva  avere 
notevoli  conseguenze.  Non  s'  era  difatti  qualche  anno 
addietro  pensato  ad  una  possibile  unificazione  delle 
varie  confessioni  religiose  ? 

Non  recheranno  quindi  maraviglia  le  attenzioni 
con  cui  si  volle  circondare  la  regina,  la  sapiente  e 
regolata  serie  di  atti  con  i  quali  ella  prestò  adesione 
assoluta  alle  nuove  dottrine,  e  infine  le  feste  e  i  tri- 
pudii,  che  r  accolsero  in  Italia  e  che  non  di  rado  toc- 
carono r  apoteosi. 

Roma,  la  capitale  del  mondo  cattolico,  doveva 
superare  ogni  immaginazione  e  magnificenza:  popolo 
e  signori  indicevano  a  gara  cavalcate,  giostre,  festini, 
trionfi  ;  le  chiese  risuonavano  di  osanna  e  di  «  Te- 
deum  »  ;  il  papa  salutava  commosso  la  nuova  figlia 
spirituale,  ed  in  uno  slancio  di  ammirazione  le  conce- 
deva anche  il  suo  nome  (i). 

Occorreva  almeno  un  secolo  perché  un  suo  corre- 
ligionario. Federico  il  Grande  di  Prussia,  recasse  un 
giudizio  acuto  e  profondo  sui  vari  motivi  della  sua 
conversione  (2).  Si  succedettero  poi  i  tentativi  di  trat- 


(i)  Gualdo  Priorato,  Historia  di  Cristina,  Roma,  1656; 
Sforza  Pallavicino,  Vita  di  Alessandro  VII,  Prato,  1839. 
«  La  magnificenza  con  cui  fu  trattata  in  tutto  lo  stato  ecclesia- 
«  stico,  e  quella  dell'  ingresso  di  lei  in  Roma  sarà  celebre  sempre 
«  fra  le  più  cospicue  memorie  dei  nostri  tempi.  Volse  la  Beatitu- 
«  dine  sua  adottarla  figliuola,  onorarla  col  nome  di  Alessandra...  », 
Angelo  Correr  in  Relazioni  degli  Ambasciatori  Veneti,  Serie 
III,  Italia:  Rei.  di  Roma,  voi.  II,  pag.  215,  Venezia,   1878. 

(2)  «  Dans  ces  temps  (1654),  il  arriva  en  Suède  un  événe- 
«  ment  dont  la  singularité  attira  les  yeux  de  tutte  l'Europe:  la 
«  Reine  Christine  abdiqua  la  couronne  de  Suède,  en  faveur  de 
«  son  cousin  Charles -Gustave,  prince  de  Deux-Ponts.  Les  politi- 
«  ques,  qui  n'ont  l'esprit  rempli  que  d' intérét  et  d'ambition, 
«  condamnèrent  beaucoup  cette  reine  ;  les  courtisans,  qui  cher- 


Cristina  di  Svezia  e  il  reg7io  di  Napoli  109 

teggiare  il  profilo  dell'eroina,  con  grande  sfoggio  di 
frasi  ad  effetto  e  pretenziose  :  ed  anche  la  nuova 
scuola  psicopatologica  ebbe  a  prestare  vari  termini 
ai  biografi  di  Cristina.  Ma  ogni  definizione,  volendo 
troppo  compendiosamente  restringere  una  molteplicità 
di  fatti  e  di  azioni,  risulta  necessariamente  monca  ed 
inesatta.  Cristina  resta  pur  sempre  la  figlia  del  tempo 
suo  sul  quale  talvolta  ella  si  leva  :  e  da  una  indagine 
attenta  e  minuta  ha  tutto  da  guadagnare,  e  come  re- 
gina e  come  donna. 

E  certo  anzitutto  che  la  sua  conversione  non  le 
recò  quel  sollievo  eh'  ella  cercava,  e  che  nella  appa- 
riscente esteriorità  della  città  papale  non  trovò  quella 

«  chent  des  finesses  partout,  débitaient  que  l' aversion  qu'  elle 
«  avait  pour  Charles -Gustave,  qu' 011  lui  voulait  faire  épouser, 
«  avait  poussé  cette  princesse  à  quitter  la  souverainété  ;  les  sa- 
«  vants  la  louèrent  trop  de  ce  qu'elle  avait  renoncé  aux  grandeurs 
«  par  amour  de  la  philosophie  :  sì  elle  avait  été  véritablement 
«  philosophe,  elle  ne  serait  point  souillée  du  meurtre  de  Monal- 
«  deschi,  et  elle  n'  aurait  point  regretté,  comme  elle  le  fit  a  Rome, 
«  les  grandeurs  qu'elle  avait  quittées.  Aux  yeux  des  sages  la 
«  conduite  de  cette  reine  ne  parut  que  bizarre  ;  elle  ne  méritait 
«  ni  louange  ni  blàme  d'avoir  quitte  le  tròne  :  une  action  pareille 
«  n'acquiert  de  grandeur  que  par  l'importance  des  motifs  qui  la 
«  font  résoudre,  par  les  circonstances  qui  1'  accompagnent,  et  par 
«  la  magnanimité  dont  elle  est  soutenue  »  {Mémoires  pour  servir 
à  V  histoire  de  la  maison  de  Brandebourg  in  Oeuvres  de  Fré- 
DÉRic  LE  Grand,  Berlin,  Imprimerle  Royale,  mdcccxli,  tome  I, 
P.  65). 

Per  la  conversione  di  Cristina,  oltre  l' opera  importante 
dell' Arckenholtz,  Mémoires  pour  servir  à  l' histoire  de  Chri- 
stine^ 1759-60,  vedi  il  Ranke,  Histoire  de  la  papauté,  voi.  IV, 
Parigi,  1838,  p.  358  sgg.  ;  e  le  magistrali  pagine  del  barone 
De  Bildt,  Christine  de  Suède  et  le  cardinal  Azzo lino,  Paris,  1899. 
Colgo  l'occasione  per  dire  quanto  io  sia  grato  allo  storico  in- 
signe di  Cristina  di  Svezia  per  alcuni  suoi  suggerimenti  e  so- 
prattutto perché  dell'autorità  sua  il  mio  lavoro  si  giovò  per 
essere  accolto  in  questo  Archivio. 


Ilo  P,   Negri 


comunicazione  diretta  con  Dio,  che  s' era  illusa  di 
trovare.  La  sua  anima  ritrovava  sotto  quelle  parvenze 
il  vuoto  eh'  essa  aveva  voluto  sfuggire  nel  rigido  for- 
malismo del  suo  paese  austero.  Né  intendo  affermare 
eh'  ella  non  fosse  sincera,  abbracciando  il  nuovo  culto  ; 
nel  quale  anzi  ella  portava  tutta  la  sua  viva  perspi- 
cacia, la  sua  potente  forza  d'  osservazione,  la  squisita 
finezza  della  sua  intelligenza.  Non  poteva  forse  an- 
cora provare  quel  dissidio  doloroso  che  così  profon- 
damente turbò  le  coscienze  al  principio  del  secolo 
scorso,  non  solo  per  la  sua  natura  certo  alquanto  in- 
composta e  viziata,  ma  anche  perché  donna,  ella  che 
si  vantava  con  compiacenza  di  essere  superiore  al 
suo  sesso  in  tante  parti  !  La  pace  che  si  ripromet- 
teva dalla  capitale  del  Cattolicesimo,  non  le  doveva 
esser  concessa  se  non  dopo  parecchi  anni  dacché  vi 
era  giunta. 

La  mancanza  d' un  affetto  dominatore,  fra  corti- 
giani interessati,  e  servitori  infidi  o  adulatori  intri- 
ganti, tra  cui  un'accolta  di  donne  equivoche,  di  nobi- 
luzzi  spiantati,  di  avventurieri,  di  dilettanti,  di  ladri 
e  di  sicari,  spiega  forse  in  parte,  insieme  coli'  orgo- 
glio, colla  vanità,  col  sentimento  eccessivo  della  pro- 
pria superiorità  intellettuale  e  della  propria  onnipo- 
tenza sviluppato  da  un'  educazione  insensata,  le  azioni 
di  Cristina.  E  tuttavia  da  notare  che  alla  fine  del 
1656,  quando  ci  si  manifestano  i  primi  disegni  di 
Cristina  contro  il  Regno  di  Napoli,  si  è  già  rivelato 
quel  movente  principale,  vero  «  Deus  ex  machina  »  dal 
quale,  secondo  il  De  Bildt  che  lo  ha  cosi  bene  illu- 
strato (i),  dipenderanno  le  azioni  della  regina  di 
Svezia  fino  alla  sua  morte. 

(i)  Op.  cit.,  p.  51  ed  E.  Masi  in  due  recensioni  al  lavoro 
del  De  Bildt  comparse  nella  Nuova  Antologia  e  nella  Rasse- 
gna Nazionale.  Scrissero  inoltre  saggi   su    Cristina   il    D'  Alem- 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i  i  i 

I  rapporti  tra  Cristina  e  il  cardinale  Azzolino 
avrebber  potuto  essere  ancora  di  poco  conto  ed  incen- 
surabili o  rimanere  anche  affatto  ignoti  ;  ma  colle  re- 
lazioni tra  Cristina  e  il  cosi  detto  squadrone  volante 
capeggiato  dall'  Azzolino,  cioè  a  dire  quella  fazione 
cardinalizia  che,  staccandosi  e  dai  partigiani  della 
Francia  e  da  quei  della  Spagna,  avrebbe  mirato  a 
restituire  al  papato  l' antica  nobile  e  fiera  indipen- 
denza, incomincia  quel  raffreddamento  della  regina 
verso  il  partito  spagnolo  che  era  o  voleva  essere  con- 
siderato il  più  puro  e  genuino  rappresentante  e  so- 
stenitore dell'  ortodossia  cattolica.  Non  sarebbe  forse 
la  stima  di  Cristina  per  1'  uomo  che  in  Roma  perse- 
guiva gli  ideali  eh'  ella  medesima  aveva  accarezzato 
in  Svezia,  che  avvicinò  si  strettamente  X  uno  all'  al- 
tro, in  un'  unione  che  poi  doveva  tanto  cambiar  di 
natura  ? 

Cristina  era  cosi  spinta  insensibilmente  verso  la 
Francia,  la  secolare  rivale  degli  Absburgo,  tanto 
più  quanto  gli  spagnuoli  davano  in  poco  riguardose 
escandescenze,  mostrando  di  voler  esercitare  una  certa 
protezione  sulla  regina  :  era  questo  il  punto  sul  quale 
essa  era  forse  più  sensibile  e  intransigente  (i).  Di  tali 
circostanze  approfittò  abilmente  1'  agente  francese  a 
Roma  Hugues  de  Lionnes  (2);  e  la  conversione  poli- 
tica di  Cristina  era  fatta.  Ella  seguendo  la  tradizione 
paterna,  la  quale  non  era  senza  precedenti  nella  poli- 

BERT,  Réjlexions  et  anecdotes  sur  Christine  de  Suède,  Paris,  1753  ; 
il  FoLiET,  U?ie  reine  excentrique  in  Revue  Britannique,  avril 
1875;  Christine  de  Suède  par  M."'"  Arvède  de  Barine  in  Revue 
de  deux  mondes,  15  ottobre  1888;  L.  Cappelletti  nel  volume 
Principesse  e  grandi  dame,  Torino,  1906;  G.  Molteni,  Eterno 
Fetnininino,  Milano,   1909  ed  altri  ancora. 

(i)  Vedi  l'Appendice  I  e  il  De  Bildt,  op.  cit.,  pp.  51  sgg. 

(2)  J.  Valfrey,  Hugues  de  Lyottne  et  ses  ambassades  en 
Italie^  Paris,   1877. 


112  P.   Negri 


tica  papale,  riprendeva  la  politica  antispagnuola  che 
aveva  già  diretta  dal  trono  abbandonato,  alleandosi 
alla  Francia,  amica  e  protettrice  degli  eretici. 

A  farla  dichiarare  non  bastava  che  un'  occasione. 
Questa  si  presentò  coli'  infierire  della  peste  che  de- 
vastò così  dolorosamente  più  di  mezza  Italia  e  par- 
ticolarmente le  città  di  Napoli,    Roma  e  Genova  (i). 

Il  Ranke  nel  suo  bellissimo  saggio  su  Cristina, 
là  ove  parla  della  regina  non  ancora  convertita,  scrive 
che,  scoppiando  una  nuova  guerra,  la  regina  si  sa- 
rebbe senza  dubbio  posta  alla  testa  delle  sue  milizie. 

Cristina  avrebbe  ora  fatto  anche  più,  e  suscitato 
essa  stessa  la  nuova  guerra,  e  non  avrebbe  sdegnato 
il  grado  di  grande  ammiraglio  della  flotta  francese 
contro  la  Spagna. 

L' idea  di  questa  impresa,  secondo  dubita  il  De 
Bildt  (2),  sarebbe  nata  nell'animo  della  regina  du- 
rante il  suo  primo  viaggio  in  Francia  ov'  ella  si  recò 
fuggendo  la  peste  nel  1656  (3);  ma  considerando 
i  diversi  motivi  che  ella  aveva  contro  gli  Spagnuoli  ; 
considerando  che  la  parziale  delusione  che  Cristina 
provò  dalla  corte  può  averla  respinta  al  corso  delle 
idee  antiche,  naturalmente  nemiche  alla  Spagna  ;  con- 
siderando infine  1'  incertezza  della  meta  del  suo  viag- 

(i)  Il  terribile  morbo  venne  importato  da  truppe  spagnuole 
della  Sardegna  e  miserabilmente  diffuso  in  quei  continui  moti 
d'  armi. 

(2)  Op.  cit.,  p.  60. 

(3)  Gli  addii,  dice  lo  storico  citato,  furono  assai  tristi  :  ella 
lasciò  Roma  piangendo  a  calde  lagrime,  e  da  parecchi  giorni  la 
si  vedeva  estrarre  furtivamente  dalla  saccoccia  un  ritratto  che 
sì  divinava  esser  quello  di  Azzolino.  È  anche  da  notarsi  che 
Livorno,  per  timore  della  peste,  le  chiuse  il  porto  dietro  ordine 
del  Gran  Duca  (C.  Botta,  Storia  d' Italia  in  continuazione  di 
quella  del  Guicciardini,  Lugano,  1835,  p.  614)  e  che  neanche 
Genova  la  volle  ricevere. 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   1 1  3 


gio  e  dello  scopo  di  esso  (i);  possiamo  anche  con- 
getturare che  alla  decisione  per  la  Francia  non  sia 
stata  estranea  una  vaga  idea  di  trovare  qualche  sfogo 
e  qualche  appoggio.  Insomma  il  viaggio  in  Francia 
avrebbe  rivelato  alla  regina  un'  occasione  propizia  in 
quei  primi  momenti  tumultuosi  del  suo  animo  per 
vendicarsi  dell' oltracotanza  spagnuola:  a  questa  ven- 
detta ella  era  mossa  da  ragioni  preesistenti. 

D'  altra  parte  non  bisogna  diminuire  l' importanza 
dell'  impresa  di  Cristina  restringendola  ad  una  sua 
illusione  di  potere  ancor  per  un  anno  far  marciare 
degli  armati,  ed  al  bisogno  prepotente  in  lei  di  sod- 
disfare l'attività  sua  viva  ed  irrequieta  (2).  Tentativi 
simili  hanno  una  storia  ben  lunga,  perché  quello  che 
si  vien  preparando  ora,  sia  opera  del  solo  pensiero 
della  regina:  il  Mazzarino  s'interessa  troppo  al  largo 
ed  intelligente  piano  preparato  febbrilmente  da  lei, 
perché  possa  pensarsi  ad  una  semplice  concessione  di 
convenienza  verso  1'  ospite  augusta. 

La  Francia  aveva  nel  lungo  periodo  della  guerra 
dei  trent'  anni  mirato  all'  Italia,  come  al  cuore  della 
potenza  spagnuola  ;  e  la  Spagna  aveva  ripetutamente 
e  decisamente  dichiarato  che,  pur  di  conservarla, 
avrebbe  piuttosto  perduto  ogni  altro  dominio.  I  po- 
poli italiani  però  stanchi,  spossati,  stroncati  dalla  seco- 
lare e  deleteria  dominazione  iberica  volgevano  ansiosi 
gli  sguardi  verso  le  Alpi  occidentali,  tutt'  altro  che 
insensibili  agli  ammonimenti  di  libertà  e  di  disinte- 
resse che  venivano  dalla  nazione  vicina,  la  quale  do- 
veva alla  lotta  disperata  e  tenace  contro  gli  Absburgo 
la  sua   esistenza   e    la   sua    ascesa    gloriosa.    P^in  che 


(i)  L.  Grottanelli,   Cristina  di  Svezia  in  Italia,    2'  ediz. 
Firenze,   1908,  p.  59. 

(2)  De  Bildt,  op.  cit.,  p.  60. 

Archivio  della  R.  Società  roniaua  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  8 


114  P'   ^^^^^ 


visse  il  Richelieu,  non  fu  che  una  guerra  difensiva 
eh'  egli  alimentò  al  di  qua  delle  Alpi  ;  un  succedersi 
di  disegni  e  di  congiure  alle  quali  non  era  estranea 
la  corte  di  Roma,  favorevole  allora,  nella  speranza  di 
procurarsi  ingrandimenti  territoriali,  ad  una  politica 
antispagnuola. 

Ma  dopo  che  la  successione  del  potente  cardinale 
fu  raccolta  da  Giulio  Mazzarino,  frequenti  divennero 
gli  assalti  armati  contro  il  regno  di  Napoli,  donde  la 
wSpagna  traeva  il  maggior  sussidio  di  danaro  e  di 
uomini.  Non  per  nulla  il  Mazzarino  era  meridionale, 
ed  era  cardinale  di  quella  Chiesa  allora  sì  sfacciata- 
mente nepotista. 

Lunga  è  la  storia  di  questi  tentativi  cosi  frequenti 
nel  secolo  xvii,  dal  Campanella  fino  alle  imprese  di 
Tommaso  di  Savoia  e  del  duca  di  Guisa;  ma  tutti 
presentano  un  carattere  d'indecisione,  d'incertezza, 
d'  insufficienza  di  forze  assalitrici,  di  trepidanza  e  di 
interne  discordie  fra  i  rivoltosi.  Molte  volte  l'impresa 
pare  condotta  presso  al  termine  ;  l' impotenza  spa- 
gnuola  si  rivela  più  chiara  ed  evidente  che  mai  ;  più 
nulla  sembra  opporsi  allo  scuotimento  del  giogo  spa- 
gnuolo,  quando  tutto  precipita  nello  stato  primitivo 
per  un  complesso  di  cause  che  furono  notate  dili- 
gentemente da  uno  studioso  di  storia  Napoletana  (i). 

La  Francia  tuttavia  non  cessa  mai  d' intrigare, 
ovunque  i  popoli  diano  segni  di  malcontento,  ovun- 
que si  tratti  di  promuovere  leghe  difensive  tra  prin- 
cipi italiani,  sempre  vigile,  attenta,  pronta  ad  appro- 
fittare delle  circostanze,  ma  pur  anche  in  modi  non 
risolutivi,  più  per  mantenere  l'avversario  nel  timore, 

(i)  F.  P.  Cestaro,  Le  rivoluzioni  Napoletane  nei  secoli  deci- 
mosesto e  de  cimo  settimo  in  Rivista  Europea,  voi.  IX,  1878, 
pp.  293,  408,  437-466  ;  poi  in  Studi  storici  e  letterari,  To- 
rino,  1894. 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i  i  5 


più    per    valersene    come    diversione,    che    per    agire 
seriamente  e  deliberatamente  (i). 

Era  dunque  nell'  ordine  comune  della  politica  fran- 
cese, che  già  aveva  inflitto  un  colpo  gravissimo  alla 
Spagna  aiutando  1'  indipendenza  del  Portogallo  e  le 
ribellioni  di  Catalogna,  il  non  lasciare  sfuggire  una 
occasione  simile  per  turbare  e  fors'  anche  attaccar  no- 
vamente  e  decisamente  il  regno  di  Napoli.  L'ingegno, 

(i)  Per  la  storia  dei  tentativi  per  scuotere  la  dominazione 
spagnuola,  oltre  la  poderosa  opera  di  Luigi  Amabile  sul  Cam- 
panella, vedi  gli  accenni  nelle  opere  degli  storici  di  Napoli  e 
della  monarchia  piemontese.  Cf.  tra  i  molti:  Fr.  Capecelatro, 
Degli  annali  della  città  di  Napoli,  Napoli,  1849,  2  voli.  ;  M.  Bisac- 
ciONi,  Historie  delle  guerre  civili  di  questi  ultimi  tempi,  Vene- 
zia, 1664;  Parrino,  Teatro  eroico  e  politico  dei  Viceré  di  Napoli, 
Napoli,  1875;  G.  De  Blasiis,  Una  seconda  congiura  di  Campa- 
nella in  Giorfiale  napoletajw  di  Filosofia  e  Lettere  ;  Un  docu- 
mefito  inedito  della  congiura  di  Fra  Tommaso  Pignatelli  in 
Arch.  stor.  per  le  prov.  Nap.,  1885,  f.  II;  L.  Amabile,  Fra 
Tommaso  Pignatelli,  la  sua  congiura  e  la  sua  morte,  Napoli,  1887; 
N.  Trovanelli,  Fra  Epifanio  Fioravanti  in  Romagna,  S.  2", 
IV,  1907;  J.  Valfrey,  Hugues  de  Lyonne  cit.  ;  A.  Chéruel, 
Histoire  de  la  France  pendagli  la  minorile  de  Louis  XIV,  Paris, 
Hachette,  4  voli.  ;  Fr.  Palermo,  Narrazioni  e  documenti  sulla 
storia  del  Regno  di  Napoli,  Firenze,  1846;  A.  Ademollo,  // 
principe  di  Satiza.  Episodio  della  cospirazione  Napoletana  contro 
la  Spagna,  Firenze,  1879;  G.  De  Maria,  La  guerra  di  Castro 
e  la  spedizione  dei  Presidi,  Torino,  1895;  A.  De  Saavedra, 
Sollevaccion  de  Napoles  capitaneada  por  Masanielo  con  sus  ante- 
cedentes  y  consequentes  hasta  et  restablecimietito  del  govierno 
espanol,  Madrid,  1848:  trad.  fr.,  Paris,  1849;  G.  Garignani, 
Tentativo  di  Tommaso  di  Savoia  per  impadronirsi  del  regno  di 
Napoli  in  Arch.  stor.  per  le  prov.  Nap.,  a.  VI,  f.  IV;  Mémoires 
du  due  de  Guise  in  Nouvelle  collection  des  mémoires  pour  servir 
à  V  histoire  de  France,  S.  Ili,  voi.  VII,  Paris,  1839;  A.  Ché- 
ruel, Le  due  de  Guise  à  Naples.  Ses  relations  avec  Mazarin, 
Paris,  1875  ;  Loiseleur  et  Bagnenault  de  la  Puchesse, 
L'expedition  du  due  de  Guise  à  Naples,  Paris,  1875.  Per  brevità 
tralascio  altre  citazioni. 


1 1 6  P.  Negri 


il  nome  di  Cristina,  la  fama  ond'  era  circonfusa,  sareb- 
bero stati  ottimi  coefficienti  al  buon  esito  della  im- 
presa. Ma  occorreva  assicurare  a  questa  una  base 
ferma  nell'  Italia  stessa  ;  e  poiché  il  papato,  deposta 
ogni  velleità  bellicosa,  si  adagiava  allora  all'  ombra 
della  Spagna,  occorreva  pensare  al  nord,  ove  la  guerra 
ardeva  da  lunghi  anni  ininterrotta  prò  e.  contro  la 
Spagna.  Ivi  tra  i  principi  più  fidi  e  più  valorosi  era 
senza  dubbio  da  preferirsi  il  duca  di  Modena  Fran- 
cesco I  d'  Este  (i). 

Questi  ancora  sul  fiore  degli  anni,  d'  idee  vaste, 
di  una  volontà  e  attività  indomabili  s' era  continua- 
mente destreggiato,  fin  dalla  sua  assunzione  ai  domini 
aviti,  a  conservare  il  suo  stato,  decimato  colla  per- 
dita di  Ferrara,  e  insidiato  dalla  invadente  politica 
papale.  Allorquando  papa  Urbano  Vili  Barberini  se- 
guiva una  politica  ostile  a  Spagna  e  all'  Austria,  egli 
trovò  il  modo  migHore  di  tutela  in  un'  alleanza  spa- 
gnuola;  e  ad  essa  si  unì  così  tenacemente  che  alla 
vigilia  del  trattato  di  Rivoli  osò,  solo,  unirsi  colla 
Spagna  contro  le  ire  della  Francia  che  era  seguita 
in  Italia  dal  Piemonte,  dal  ducato  di  Parma  e  Pia- 
cenza, dal  duca  di  Mantova,  dai  Veneziani,  e,  seb- 
bène non  apertamente,  dalla  stessa  Corte  di  Roma. 

Ma  la  sua  non  era  dedizione  incondizionata  e  im- 
pronta: se  egli  dava  le  sue  forze  per  la  difesa  del 
Milanese  da  tante  parti  minacciato,  imponeva  però 
come  patto  deciso  la  cessione  a  lui  della  forte  posi- 
zione di  Correggio,  confiscata  dalla  Camera  Imperiale 
^^  per  adulterazione  di  monete.    E    noto    eh'  egli    usciva 

con  onore    dalla   diffìcile   prova;    e    che,    allorquando 
sorse  la  guerra  contro  1'  ingordigia  dei  Barberini  per 

(i)  Cf.  L.  A.  Muratori,  A?inali  ci'  Italia,  t.  XI;  id.,  An- 
tichità Estensi,  t.  II;  Brusoni,  Histoì'ia  d' Italia  dall'  anno  1625 
al  1660,  Venezia,   1661. 


Cristina  di  Svezia  e  il  i^egno  di  Napoli   i  i  7 

il  ducato  di  Castro,  egli,  nominato  capo  delle  forze 
riunite  di  Modena,  Venezia,  Parma  e  Toscana,  potè 
per  qualche  giorno  sperare  di  ricongiungere  ai  suoi 
stati  la  tanto  agognata  Ferrara.  Senonché  la  politica 
più  decisa  di  Roma  contro  i  Farnesi,  terminata  col- 
r  eccidio  di  Castro,  la  remissività  papale  verso  la 
Spagna,  la  politica  subdola  e  infida  degli  Spagnuoli, 
che,  nonostante  i  trattati,  non  avevano  mai  voluto 
togliere  il  presidio  eh'  essi  tenevano  in  Correggio, 
determinarono  il  duca,  nel  timore  di  non  essere  stretto 
tra  i  nemici  aperti  ed  amici  insidianti,  a  un  nuovo 
passo  ardito  ed  a  voltarsi  improvvisamente  a  Plan- 
cia. Colta  r  occasione  delle  gravi  rimostranze  a  lui 
fatte,  perché  il  fratello,  il  cardinale  Rinaldo  d'  Este, 
aveva  assunto  la  protezione  della  Francia,  passò  an- 
ch' egli  risolutamente  a  questa  ;  e  quando  dopo  due 
campagne  gloriose  ma  infelici  per  la  debolezza  de- 
gli aiuti  francesi  fu  costretto  a  ritornare  all'  antica 
alleanza  già  esosa  e  ora  divenuta  diffidente  e  ostile, 
preparò  altrimenti  la  riscossa.  Volendo  stringere  con 
altri  vincoli  che  non  i  diplomatici  la  Francia  cui 
aderivano  quasi  tutti  i  principi  italiani,  iniziò  per 
mezzo  dell'abile  suo  ministro  a  Parigi,  l'abate  Er- 
cole Manzieri,  attivi  negoziati  per  far  sposare  il 
sorgente  Re  Sole  con  una  sua  principessa  ;  ma  rag- 
girato astutamente  dal  cardinale  Mazzarino,  le  trat- 
tative si  risolsero  in  un'  unione  tra  Alfonso  IV  il 
principe  ereditario  di  Modena  e  Laura  Martinozzi, 
una  delle  nipoti  del  potente  ministro  di  Francia  (i). 
Le  conseguenze  immediate  furono  :    un    assalto    rapi- 

(i)  E.  Grandi,  Armi  e  nozze  alla  corte  di  Francesco  I 
d' Este,  Alessandria,  1907,  p.  10-33;  A.  Renée,  Les  nièces  de 
Mazarin  in  Étiide  de  moeurs  et  de  caractères  au  XVIIe  siede, 
troisième  édiction  enrichie  de  nouveaux  documents  inédits,  Pa- 
rigi, 1857,  PP.   135  sgg. 


I  I  8  P.    Negri 


dissimo  del  comandante  supremo  delle  forze  spagnuole 
in  Italia,  che  aveva  già  conquistato  Trino  e  Casale, 
e  attirato  al  suo  partito  il  duca  di  Mantova  Carlo  II, 
contro  Reggio;  la  prode  difesa  dell'Estense  secon- 
dato da  un'  opportuna  diversione  francese,  e  un  bril- 
lante controattacco  allo  stato  di  Milano. 

L'  importante  campagna  del  1655  si  chiuse  con 
un  viaggio  di  Francesco  I  d'  Este  a  Parigi.  Le  ac- 
coglienze eh'  ei  ricevette  colà  furono  veramente  regali  : 
il  Mazzarino,  che  frattanto  aveva  dato  in  isposa  un'al- 
tra delle  sue  nipoti,  Olimpia  Mancini,  al  principe  Eu- 
genio di  Savoia  Carignano,  restringendosi  e  obbli- 
gandosi vieppiù  colle  case  di  Savoia  ed  Este  (i),  lo 
circondò  di  tutte  le  squisitezze  e  di  tutte  le  genti- 
lezze onde  andava  adorna  la  corte  di  Luigi  XIV  (2). 

Ma  il  duca  era  venuto  a  Parigi  per  altro  ;  e  se  le 

(i)  A.  Renée,  op.  cit.,  pp.  175  sgg.;  G.  Claretta,  Storia 
del  regno  e  dei  tempi  di  Carlo  Emanuele  II,  voi.  I,  Genova, 
1877,  pp.   150  sgg. 

(2)  Viaggiando  rapidissimamente,  il  duca  attraversò  in  breve 
tempo  la  Francia.  A  qualche  miglio  dal  bosco  di  Vicennes,  ove 
trovavasi  il  re,  vide  venirsi  incontro  festanti  il  Mazzarino  e  il 
duca  d'Angiò,  e  poco  oltre  il  re  con  una  coorte  brillante  di 
principi,  generali,  marescialli,  che  recarono  stupore  e  maraviglia 
ai  nuovi  venuti.  «  Incontrato  che  si  fu  il  Re  »,  scrive  un  genti- 
«  luomo  del  seguito  Estense,  «  il  s.""  Card.'^  con  il  s.""  Duca  d'Angio 
«  se  ne  andarono  a  dirittura  a  Pariggi  e  lasciarono  il  sig."  Duca 
«  con  Sua  Maestà,  si  seguitò  sin  che  fu  passato  il  Bosco  di 
«  Vincena  a  cavallo,  poi  si  montò  in  carozza,  il  Re  nel  posto 
«  di  dietro  a  mano  dritta,  et  il  s.'^  Duca  a  presso  Sua  Maestà, 
«  non  ostante  che  come  V.  A.  sa  da  certo  tempo  in  qua  li  Re 
«  vano  sempre  verso  li  cavalli;  ma  si  vide  volse  la  M.*  S.  si 
«  conoscesse  il  luogo  voleva  dare  a  S.  A.:  la  Carozza  poi  piena 
«  di  quelli  altri  Principi  s'entrò  in  Pariggi  s'andò  a  diritura  al 
«  Louvre  e  S.  A.  fu  a  riverire  la  Reggina  ove  stette  per  buon 
«  spatio  di  tempo  racolto  con  inefabìle  benignità  da  S.  M.  la 
«  quale  poi  dicendo  che  S.  A.  doveva  essere  stanco  era  bene 
«  si  andasse  a  riposare  e  così  si  licentio  S.  A.  et  si  fu    al   suo 


Cristùia  di  Svezia  e  il  regiio  di  Napoli  i  1 9 


«  Regie  ed  affettuosissime  dimostrazioni  »  lusingavano 
fortemente   l'animo   suo,    altro   lo   urgeva  (i).    «   Dirò 

«  apartam.*"  (120  scalini)  acompagnatovi  dal  s.' Cardinale....  Ha 
«  S.  A.  havuto  due  Comedie,  una  Francese,  et  una  Italiana 
«  che  ben  si  può  dire  Tito,  una  sera  di  Gabinetto  de  la 
«  Reggina  .  prepara  S.  M.  un  Balletto  .  parlano  di  condurre 
«  S.  A.  a  molte  cace,  certo  ser.'"  sig.'  si  vede  gran  premura 
«  nel  Re  che  sia  il  s.''  Duca  ben  servito  et  tratato,  come  pure 
«  li  suoi  cavalli  »  (R.  Archivio  di  Stato,  Modena,  Disp.  di 
Scipione  Cimicelli,  31  dicembre  1658).  Si  seguivano  inoltre 
le  visite  della  miglior  nobiltà  francese,  e  le  scarrozzate  ai 
più  grandiosi  e  splendidi  monumenti  della  capitale  francese, 
tra  balli,  drammi,  spettacoli  musicali  e  festini.  Scrive,  otto 
giorni  dopo,  un  altro  gentiluomo  di  Francesco  I,  Gemignano 
Poggi  (7  gennaio  1656):  «  Fu  (il  Duca)  la  stessa  mattina  1°  del 
«  56  colla  M.*"  del  Re,  che  con  pompa  Reale  sì  portò  nella 
«  Gran  Galleria  per  dare  la  salute  col  ballo,  come  fece  a  più 
«  di  seicento  persone,  eh'  erano  offesi  nella  gola  dal  male  delle 
«  scroffe.  Tutti  gli  altri  giorni  sono  stati  dispensati  in  visite, 
«  e  quel  poco  di  tempo  che  s' è  potuto  rubare  s' è  dato  al 
«  neg."  :  e  fin  bora  si  è  a  termine,  che  si  sono  sbozzate  tutte 
«  le  trattationi,  havendo  S.  A.  fatte  due  lunghissime  sessioni 
«  col  s.'  Card,*  Mazerini,  di  modo  che  si  camminerà  sollecitami" 
«  da  qui  avvanti  di  quanto  farà  di  bisogno,  per  potere  inviarsi 
«  a  cotesta  volta  il  più  presto,  che  sarà  possibile.  La  sera  ante- 
«  cedente  al  giorno  dell'  Epifania  S.  A.  cenò  colla  M.'"  del  Re 
«  nel  quarto  del  s.'  Card.*  Mazerini  ove  pure  si  trovò  S.  Km."" 
«  con  sei  dei  principali  Cav"'.  La  ricreatione  fu  solenne  perché 
«  si  celebrò  il  convito  de  i  Re  come  si  fece  per  tutto  Parigi,  e 
«  durò  la  sollenità  sino  vicino  a  giorno,  stante  che  dopo  la  cena 
«  si  fecero  balli,  e  giuochi.  E  insomma  questa  può  chiamare 
«  la  Regia  del  giubilo.  Si  fanno  quasi  ogni  sere  comedie,  che 
«  riescono  di  scudi,  et  in  part."  quelle  dei  comici  francesi,  che 
«  recitano  le  opere  di  Cornelio  con  ogni  isquisitezza,  e  con  ha- 
«  biti  superbissimi,  e  hieri  sera  nelle  camere  della  Regina  rap- 
«  presentarono  quella  degli  Oratij  e  Curiatj,  che  riuscì  con  ogni 
«  isquisitezza.  Qui  si  sta  allegrissìmam.'"  e  S.  Alt."  in  part.'  che 
«  cagiona  in  tutti  un  giubilo  infinito  »  (R.  Arch.  citato).  Cf. 
pure  Muratori,  op.  cit.  e  Loret,  Alusée  historique,  liv.  VII. 

(i)    Dispaccio   di    Gemignano  Poggi,    Parigi,    30   die.    1655, 
Arrh.  di  Stnt..     M^rl.-na. 


I20  P>    Negri 

«  bene  riverentemente  a  V.  A.  Serenissima  » ,  scrive  lo 
stesso  Poggi,  «  che  la  venuta  del  Serenissimo  Duca  a 
«  Parigi  non  poteva  essere  né  più  accertata,  né  più 
«  gradita,  né  più  necessaria,  come,  a  Dio  piacendo,  si 
«  vederà  dagli  effetti.  La  folla  delle  visite  di  tutta  la 
«  nobiltà  non  ha  dato  luogo  per  anco  allo  stringimento 
«  di  negoziati  »  (i). 

Però,  avanti  che  tornasse,  ottenne  dal  Mazzarino 
un  favore  segnalatissimo  :  come  Valenza  di  recente 
valorosamente  conquistata  agli  Spagnuoli  sarebbe  re- 
stata, secondo  1'  opinione  comune,  al  duca  di  Mo- 
dena, così  anche  la  cittadella  di  Torino  avrebbe  do- 
vuto esser  libera  dalla  guarnigione  francese.  France- 
sco I  approfittò  delle  buone  disposizioni  del  Mazzarino 
ed  ottenne  questo  che  della  corte  piemontese  era  da 
quindici  anni  il  voto  più  vivo  (2).  Insieme  recava 
seco  la  promessa  di  maggiori  soccorsi  per  la  guerra 
che  per  la  prossima  primavera  si  sarebbe  ripresa  con- 
tro gli  Spagnuoli. 

Francesco  I  d' Este  era  dunque  l' uomo  più  note- 
vole e  il  personaggio  più  illustre  tra  i  principi  ade- 
renti al  partito  francese;  e  lo  provarono  i  fatti  da 
lui  compiuti  nel   1656  che,  se  non  sempre    felici,    gli 

(i)  Dispaccio  di  Geminiano  Poggi,  Parigi,  i  gennaio  1656. 
Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  Questa  è  1'  opinione  del  Guichenon,  Histoire  généalo- 
gique  de  la  royale  maison  de  Savoie'^,  III,  150,  e  press' a  poco 
del  Ricotti,  Storia  della  monarchia  Piemontese,  Firenze,  1865, 
IV,  129.  Il  De  Saluces,  Histoire  militaire  du  Piémont,  Turin, 
181 8,  IV,  312,  e  il  Carutti,  Storia  della  diplomazia  della 
corte  di  Savoia,  Torino,  1876,  II,  521,  attribuiscono  il  fatto 
specialmente  alle  sollecitazioni  del  duca  Francesco  I.  Il  Cla- 
retta  poi,  Storia  del  regno  di  Carlo  Emanuele  e  de'  suoi  tempi, 
I,  221-23,  non  vi  crede  estraneo  il  matrimonio  avvenuto  in  quei 
giorni  tra  Olimpia  Mancini,  nipote  del  Mazzarino,  col  principe 
Eugenio  di  Savoia  Carignano. 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli  i  2  i 


valsero  la  carica,  alla  morte  del  principe  Tommaso, 
di  generale  supremo  delle  truppe  di  S.  M.  Cristia- 
nissima in  Italia. 

Quando  improvvisamente,  al  principio  d'  ottobre, 
giunse  a  Torino  la  notizia  che  Cristina  di  Svezia 
dopo  il  suo  non  lungo  soggiorno  in  Francia  si  pre- 
cipitava per  le  poste  verso  Torino,  tacquero  le  voci 
della  guerra  che  ardeva  feroce  lungo  il  Po  da  Casale 
a  Piacenza,  e  solo  si  pensò  a  ben  riceverla  «  preten- 
«  dendo  »,  scriveva  un  residente  farnesiano  a  Torino, 
«  queste  RR.  AA.  di  non  voler  cedere  alla  Francia 
«  stessa  da  cui  è  stata  superbissimamente  trattata  »  (i). 
Disgraziatamente  essa  colle  sue  pretese  di  non  voler 
dare,  che  assai  pregata,  dell'  Altezza  Reale  al  duca 
Carlo  Emanuele  II,  colla  sua  decisione  di  non  voler 
dare  né  a  lui  né  a  madama  Cristina  di  Savoia  la 
mano  diritta  (per  cui  si  trovò  l' espediente  che  la 
Regina  si  sarebbe  messa  in  letto  al  tempo  delle  vi- 
site) e  finalmente  pretendendo  non  voler  ricevere  le 
principesse  sabaude,  né  ancompagnarle  se  non  pochi 
passi,  e  eh'  esse  stessero  a  sedere  su  sgabelli  senza 
appoggio,  non  contribuiva  a  far  progredire  i  febbrili 
lavori  della  grandiosa  accoglienza  (2).  Ed  eccitava  nel 
popolo  strane  curiosità,  commenti  poco  riguardosi  : 
«  Che  cosa  vada  facendo  per  il  mondo  questa  donna 
«  chi  ne  dice  una,  chi  ne  dice  un'  altra.  Si  crede  da 
«  alcuni  che  sia  la  colomba  che  dal  santo  Padre  fatta 
«  uscire  dall'  arca  della  città  di  Roma  sia  stata  man- 
«  data  in  PVancia  per  ritrovare  il  pacifico  arboscello 
«  dell'  uliva,  e  riuscitole  di  ritrovarlo  se  ne  ritorni  spe- 
«  ditamente  in  Roma,  ma  la  più  constante  sia  che  non 


(i)  Il  P.  Mancarola  al  duca  di  Parma,  Torino,   4  ott.   1656. 
Arch.  di  Stato,  Parma. 

(2)  Ibid.,   14  ottobre  1656. 


12  2  P.    Neg7^i 


«  havendo  potuto  assestare  il  suo  sogiorno  in  Francia, 
«  havendole  fatto  destramente  intendere  all'  orecchio 
«  quelle  Maestà  di  non  poterla  di  presente  ricovrare 
«  nel  loro  regno,  ondeche  non  sapendo  retrovarlo  più 
«  opportuno  che  quello  di  Roma  se  ne  vada  speditam/'^ 
«  a  quella  volta.  Al  di  lei  arrivo  che  sarà  fra  quattro 
«  o  sei  giorni  si  scoprirà  se  li  viaggi  di  questa  Reg.^ 
«  siano  parto  di  qualche  cosa  di  bono,  ed  utilità,  o 
«  pure  prodotti  dalla  necessità  o  dalla  di  Lei  incli- 
«  natione  di  andar  scorrendo  il  mondo  »  (i).  Ed  il 
residente  Estense  a  Torino  scriveva  (2)  : 

Hìersera  giunse  la  Regina  di  Svetia  a  un  bora  di  notte  in 
circa.  Erano  in  carrozza  tutte  le  dame  della  Città  che  fecero 
spalliera  per  le  camare,  mentre  passò  al  suo  appartami",  ne  vi 
mancò  alcuno  cavaliere  della  Città.  Cenò  in  publico.  I  suoi  di- 
scorsi furono  con  S.  A.,  col  S.*^*  dì  Danleti,  e  con  un  altro  Cav.'^ 
di  Malta  Franzese.  Cominciò  in  lode  di  Parigi  dove  disse  al 
Cav.'**  di  Malta,  che  rappresentava  essere  adorata  da  loro  la 
Maestà  del  Re  :  I  sudditi  di  quello  di  Spagna  però  lo  servono 
d' altra  maniera  che  voi.  Si  passò  poi  al  passaggio  del  monte 
Ceniso,  e  la  Regina  disse  esser  di  gusto,  ma  spaventoso.  Q.*" 
Ser.'""  soggiunse  :  Tanto  spaventoso,  che  quando  mi  ricordo  che 
le  truppe  di  Francia  lo  devono  passare  per  venire  in  Italia,  non 
mi  par  strano  che  venghino  a  rinfrescarsi  nel  Monferrato.  Tra- 
scorse la  Regina  al  s.'  Card.  Mazzarino,  dicendo  eh'  è  un  gran- 
d' huomo  per  il  Re,  et  al  Cav.  che  mostrò  di  ridersene,  disse 
non  bavere  occasione  a  dolervi,  poiché  sono  rari  come  corvi 
bianchi  quegl'  Italiani  a  quali  babbia  fatto  servitio,  anzi  è  per 
voi  altri  in  continue  occupationi  come  uno  schiavo.  Qui  cominciò 
poi  a  lodarlo  con  questo  Ser."'"  al  maggiore  segno. 

Discorsero  poi  delle  migliori  razze  di  cavalli  d' Europa  e 
di  qui  si  venne  a  quella  de  corsieri  di  S.  A.  Lodò  anche  assai 
la  Regina  i  cavalli  d^l  s.'  Duca  di  Savoia. 

(i)  Lett.  cit.  da  Torino,  4  ott.  1656.  Arch.  di  Stato,  Parma, 
Carteggio  Farnesiano. 

(2)  Arch.  di  Stato,  Modena,  Cane.  Ducale,  Dispacci  agenti 
e  residenti  Estensi  da  Torino. 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i 


o  -y 


Così  terminarono  la  cena  alla  quale  mi  trovai  presente  io 
medesimo  ed  intesi  il  tutto.  S.  A.  accompagnò  la  Regina  alle 
sue  stanze,  e  poi  riti  rossi  al  suo  appartamento. 

Andarò  notando  quello  che  si  farà  hoggi,  e  se  \ .  A.  Sere- 
nissima ne  bavera  gusto,  mi  darò  l'honore  trasmettergliene  le 
notizie. 

Il  signor  Duca  nell' incontrarla  andò  a  cavallo,  con  molti 
cavalieri  sino  alla  barca  ;  scese  subito  e  dato  il  braccio  alla 
Regina  nello  smontare  da  essa  la  ricevette  in  carrozza,  ed  egli 
rimontò  a  cavallo,  andò  servendola  poi  così  fino  alle  scale  del 
castello  dove  messe  piede  a  terra,  e  condusse  per  mano  essa 
Regina  fino  a'  suoi  appartam*'. 

Di  V.  A.  Serenissima  humilissimo,  divotissimo,  et  obliga- 
tissimo  servitore  Pirro  Gratiani. 

Casale  6  8bre   1656  bora  15. 

Ciò  nondimento  le  feste  eh'  ella  ebbe  a  Torino, 
furono  veramente  memorabili,  ed  ebbero  anche  lo 
storico  aulico  che  si  incaricò  di  mandarne  notizia  par- 
ticolareggiata ai  tardi  nepoti  (i).  Ma  se  tali  relazioni 
dicono  molto,  molt'  altro  più  importante  lasciano  nella 
penna  per  la  togata  dignità  della  storia,  e  però  sin- 
golarmente importanti  rimangono  le  relazioni  fatte 
esclusivamente  per  i  principi  ove  la  vita  ci  si  svela 
nella  sua  un  po'  strana  verità  (2). 

Pochi  giorni  dopo  la  regina  proseguiva  rapida- 
mente per  Casale  e  colà  la  pungeva  il  desiderio  di 
trovarsi  col  duca  di  Modena  per  negoziati  impor- 
tanti. 

A  Parigi,  s'  era  vieppiù  confermata  nell'  avver- 
sione sorta  in  lei  a  Roma  contro  gli  Spagnuoli  ;  e, 
meditato  il  pensiero  di  sottrarre  alla  Spagna  il  regno 
di  Napoli,  togliendole   così    la    grande    influenza    che 

(i)  V.  Castiglione,  La  Maestà  della  Reina  dì  Svezia  Chri- 
stina Alessandra  ricevuta  dalle  AA.  RR.  di  Savoia  l'anno  1656, 
Torino. 

(2)  Vedi   l'Appendice  il. 


2  4  P'    Negri 


esercitava  in  Roma,  se  n'  era  aperta  a  Compiègne 
col  Mazzarino. 

Il  Mazzarino  dovette  rimanere  alquanto  sorpreso 
da  una  tal  proposta  ;  e  data  la  complicata  politica 
eh'  ei  seguiva  in  Europa,  e  rattenuto  dal  timore  di 
impegnarsi  a  fondo  in  Italia,  non  diede  una  risposta 
netta  e  categorica  sulle  idee  che  gli  sottoponeva  la 
regina. 

Occorreva  anzitutto  preparare  una  solida  base  in 
Italia  ;  e  il  cardinale  suggeriva  alla  regina  di  agire 
presso  il  papa  per  guadagnarlo  all'  impresa,  quando 
fosse  giunta  in  Roma  (i),  mentre  egli  le  avrebbe 
procurato  un  abboccamento  col  duca  di  Modena. 
«  Mi  replicò  più  d'  una  volta  » ,  scrive  uno  degli  agenti 
Estensi  a  Parigi,  «  essere  necessarissimo  che  V.  A.  S. 
«  vedesse  in  qualche  luogo  del  Piemonte,  o  a  Torino 
«  la  Reina  di  Svezia  che  ha  mostrato  ardentissimo 
«  desiderio  e  risoluzione  di  vedere  V.  A.  S.  come  le 
«  dee  già  haver  scritto  il  signor  Abbate  (2)  Ercole 
«  Manzieri,  altro  agente  Estense  a  Parigi  ».  A  Casale 
infatti  avvennero  le  prime  trattative  con  Francesco  I 
d'  Este.  Gli  Spagnuoli  e  la  voce  pubblica  cominciano 
già  a  sospettare  che  nei  frequenti  convegni  della  re- 
gina coi  capi  di  parte  francese  non  sia  estranea  la 
politica,  e  si  giunge  anche  a  sospettare  che  nel  suo 
bagaglio  ella  nasconda  armi  e  munizioni  da  guerra  (3). 

Tuttavia  allora  non  ebbe  noie  di  sorta;  e  potè 
proseguire,  ricevendo  festose  accoglienze  a  Piacenza 
e  Parma,  indi    a   Mantova    e   di    poi    nel    Bolognese. 

(i)  De  Bildt,  op.  cit.,  pp.  60  sg. 

(2)  Giuseppe  Ronchi  al  duca  di  Modena,  Compiègne,  5  ot- 
tobre 1656.  Archivio  di  Stato,  Modena. 

(3)  Da  una  lettera  del  30  ottobre  1656  allegata  in  un  mio 
articolo  su  Cristina  Alessandra  a  Piacenza  che  si  pubblicherà 
prossimamente  nel  Bollettino  Storico  Piacentino. 


Cristma  di  Svezia  e  il  7'egno  di  Napoli   i  2  5 


Avrebbe  forse  tentato  di  giungere  direttamente  a 
Roma  per  guadagnare  il  papa  secondo  il  consiglio 
del  Mazzarino,  se  la  peste  che  ancora  trav^agliav^a  la 
città  eterna,  non  1'  avesse  costretta  a  starne  lontana  e 
ad  allogarsi  a  Pesaro  nel  palazzo  apostolico.  Negli 
otto  mesi  eh'  ella  rimase  a  Pesaro  (19  novembre 
1657-22  giugno  1658),  non  stette  inerte.  Naturalmente 
la  sua  condotta  non  era  tale  da  edificare  i  buoni  Pesa- 
resi, e  tra  gli  altri  il  buon  cardinale  legato  :  dipoi  il 
pensiero  del  cardinale  Azzolino  da  cui  ella  si  era 
separata  da  qualche  tempo,  le  si  faceva  tormentosa- 
mente vivo  di  tanto  in  tanto.  Ma  ciò  non  la  distraeva 
dall'  occuparsi  vivamente  di  politica.  I  due  gentiluo- 
mini di  camera  preferiti,  ai  quali  ella  procurava  ono- 
reficenze  d'  ogni  parte.  Luigi  Santinelli  e  Gian  Ri- 
naldo Monaldeschi,  erano  continuamente  in  viaggio 
or  a  questa  corte  ora  all'  altra  (i).  Nella  sua  non 
lunga  permanenza  in  Francia,  Cristina  s'  era  reso 
esatto  conto  della  disposizione  dei  principi  italiani,  e 
s' era  proposta  di  unirli  nell'  impresa  che  andava  pre- 
parando. Già  dal  dicembre  1656  (2)  s'era  tolto  l'in- 
carico di  fare  sparire  i  malintesi  tra  Francia  e  Man- 
tova a  proposito  del  Monferrato  che  il  Mazzarino 
teneva  come  offa  per  assicurarsi  del  Piemonte  e  del 
Gonzaga,  riuscendo  poi  invece  a  gettare  il  Gonzaga 
nelle  braccia  della  Spagna,  che  nel  1652  lo  nominò 
generalissimo  delle  sue  truppe.  Parimenti,  venendo 
incontro  alle  più  riposte  speranze  delle  case  Sabauda 
ed  Estense,  esortava  calorosamente  il  Mazzarino  a  far 
sì  che  due  matrimoni  politici  cementassero  1'  unione 
antispagnuola  e  unendo  le  forze  le  rendesse  più  vigo- 
rose; il  matrimonio  del  duca  Carlo  Emanuele  II  con 

(i)  De  Bildt,  op.  cit.,  pp.  62  sgg. 

(2)  Il  De  Bildt,   op.  cit.,   p.  62,    n.  2,    riporta   il   pensiero 
dell'ambasciatore  Veneto  a  Parigi. 


2  0  P.   Negri 


Isabella  d' Este  figlia  di  Francesco  I,  e  1'  altro  più 
importante  del  giovane  Luigi  XIV  con  Margherita 
di  Savoia,  sorella  di  Carlo  Emanuele  II  (i).  Cristina, 
qualora  avesse  potuto  trarre  il  Mazzarino  nel  suo  or- 
dine d'  idee,  avrebbe  legato  indissolubilmente  le  due 
corti  italiane,  ed  inoltre,  prevenendo  le  mire  della 
Spagna  su  Luigi  XIV,  avrebbe  dato  alla  politica 
francese  un  carattere  necessariamente  antispagnuolo. 
Inoltre,  sopravvenuta  la  morte  dell'  imperatore  Ferdi- 
nando III  (2  aprile  1657)  si  presentava  un'occasione 
propizia  per  sollevare  una  questione  di  successione 
che  avrebbe  sconcertato  profondamente  la  casa  degli 
Absburgo  con  gravi  sommovimenti  che  dalla  Germa- 
nia avrebbero  avuto  forti  ripercussioni  fino  alla  lon- 
tana Spagna  e  nelle  sue  provinole.  Il  Richelieu,  co- 
gliendo r  occasione  della  dieta  di  Ratisbona  nel  1630, 
aveva  riportato  con  simile  motivo  uno  dei  più  impor- 

(i)  C.  Campori,  Delle  relazioni  di  Cristina  di  Svezia  coi 
Principi  Estesisi  in  Atti  e  memorie  delle  RR.  Deputazioni  di 
Storia  Patria  per  le  Provincie  dell'  Emilia,  N.  S.,  voi.  II.  Lo 
studio  del  Campori  fu  riconosciuto  incompleto  dal  De  Bildt  il 
quale  per  parte  sua  colmò  qualche  lacuna,  e  corresse  qualche 
inesattezza  ;  ma  egli  non  potè  giovarsi  del  carteggio  che  esisteva 
nel  r.  archivio  di  Modena.  L' infelice  principessa  Isabella  di 
Savoia  dopo  aver  accarezzato  profondamente  l'idea  di  diventar 
la  regina  di  Francia,  e  riportatane  la  crudele  disillusione  del 
convegno  di  Lione  con  Luigi  XIV,  andava  poi  sposa  a  Ranuc- 
cio II  Farnese;  ma  il  dolore  la  uccise  poco  dopo.  Cf.  Cla- 
RETTA,  Emanuele  II,  I,  pp.  425  sgg.  ;  R.  di  Soragna,  Vita  di 
Francesco  Serafini  maestro  di  campo  del  serenissimo  duca  di  Parma 
castellano  di  Piacenza  in  Atti  e  memorie  delle  RR.  Deputazioni  di 
Storia  Patria  per  le  Provincie  Modenesi  e  Parmensi,  S.  III,  voi.  V, 
p.  I*;  E.  Poggiali,  3Iemorie  storiche  di  Piacenza,  tomo  XI, 
Piacenza,  1766;  R.  Rayneri,  Margherita  Jolanda  di  Savoia  in 
Bollettino  storico -bibliografico  Subalpino,  anno  Vili.  Isabella 
d'  Este  fu  poi  la  seconda  moglie  di  Ranuccio  II  Farnese.  Se- 
condo L.  Ambiveri  [Strenna  Piacentina,  1882,  p.  120)  l'ordine 
dovrebbe  invertirsi. 


Cristina  di  Svezia  e  il  i^egno  di  Napoli   i  2  7 


tanti  successi  della   sua   politica.    Il    fatto    commosse 
grandemente  F  opinione  pubblica  d'  allora. 

Doveva  1'  impero,  perpetuandosi  nella  casa  d' Au- 
stria, rendersi  ereditario,  con  evidente  menoma- 
zione della  dignità  degli  altri  principi  germanici,  e 
dei  loro  interessi  asserviti  spesso  alla  politica  spa- 
gnuola  ;  e  non  era  venuto  il  tempo  di  scuotere  il 
giogo  che  poteva  diventar  col  tempo  più  pericoloso 
e  grave?  L'opposizione  alla  casa  d'Austria,  dirò  col 
Merkel,  che  i  principi  elettori  di  Germania  avevano 
di  quando  in  quando,  fatta  apertamente  nei  tempi 
anteriori,  era  adesso,  tanto  più  fomentata  dal  Mazza- 
rino, diventata  vivacissima  ;  e  non  qualche  elettore 
isolato,  ma  un  gruppo  considerevole  di  questi,  com- 
patto, pensava  a  contrapporre  al  candidato  degli  Ab- 
sburgo  uno  qualunque  degli  altri  principi  tedeschi. 
Siccome  poi  questi  elettori  di  opposizione,  erano  la 
maggior  parte  ecclesiastici,  così  si  voleva  dar  la 
corona  imperiale  ad  un  principe  cattolico;  e  tra  i 
principi  tedeschi  cattolici,  i  quali  fossero  abbastanza 
potenti  per  sostener  colle  proprie  forze  il  peso  dello 
impero,  nessuno  quasi  si  presentava,  tranne  l'elettore 
di  Baviera.  Queste,  che  erano  le  speranze  interessate 
di    un'ambiziosa   principessa   di    Savoia  (i),    avevano 

(i;  Cf.,  oltre  la  monografia  del  Claretta  (Torino,  1872), 
C.  Merkel,  Adelaide  di  Savoia  elettrice  di  Baviera^  Torino, 
1892,  pp.  73  sgg.,  205  sgg.  A  titolo  di  curiosità  aggiungerò 
con  questo  avviso  qualche  nome  alla  serie  dei  pretendenti  o 
candidati  al  trono  imperiale,  trattandosi  anche  di  principi  ita- 
liani nominati  in  questo  lavoro  :  «  Si  vede  qui  un  discorso  in 
«  stampa  toccante  l'elezione  dell'Imperatore,  con  cui  si  dimo- 
«  stra  come  non  può  essere  fatto  Imperadore  il  Re  d'Ongaria, 
«  ne  meno  l'Arciduca  di  Leopoldo  (sic),  quello  per  non  hauere 
«  l'età  sufficiente,  e  vivere  sotto  l'odiosa  direzzione  de  ministri 
«  spagnoli,  e  questo  per  essere  della  casa  Austriaca,  da  cui 
«  deve  r  Alemagna  e  devono  li  Elettori  farlo  uscire  per  dar  ad 


128  P.   Negri 


un  certo  fondamento,  erano  anche  le  idee  che  Cristina 
propugnava  presso  il  cardinale  Mazzarino,  scusando 
le  sue  audaci  iniziative  col  lodare  la  grandezza  di 
lui,  il  quale  non  le  poteva  ricevere  che  «  inferiori 
«  alla  sua  sagacità  et  cognizione  » .  Così  Cristina  colla 
sua  naturale  acutezza  e  perspicacia,  e  coli'  innato 
straordinario  senno  politico  collocava  la  sua  impresa 
tra  i  grandi  interessi  che  commovevano  l'Europa  (i) 

«  intendere  che  l' Imperio  non  sia  hereditario  in  quella  casa, 
«  dismostra  che  sarebbe  a  proposito  questa  A.  R.  ;  ma  per  esser 
«  giovine,  e  non  applicato  alli  negozi  non  è  in  stato  di  correr 
«  per  bora  quella  carriera.  Tratta  del  s/  Duca  dì  Modana,  e 
«  prova  che  sarebbe  a  propositis,'""  come  quello  che  è  applicato 
«  straordinariam/"  al  negozio  di  una  casa  nobiliss.'"",  atto  alla 
«  proffessione  dell'  armi  :  altro  non  disturba  che  non  ha  potere 
«  adeguato  al  mantenim.*"  del  med.'"°  Imperio.  Parla  anco  del 
«  Gran  Duca,  ma  dice  che  non  vole  abbandonare  Fiorenza  per 
«  andare  in  Alemagna.  De  principi  Alemanni  dice  che  Neuburg 
«  potrebbe  essere  a  proposito  escludendo  Baviera  per  essere  di 
«  genio  spagnolo,  e  condotto  da  consigli  della  madre  che  è 
«  Austriaca,  e  dal  Curtz  che  è  mercenario  spagnolo,  e  conclude 
«  che  solo  il  Re  di  Francia  può  essere  Imperadore.  Questa 
«  scrittura  è  fatta  dal  Pociro  che  fu  gazettante....  ».  Lettera  da 
Torino  del  P.  Mancarola,  5  sett.  1757.  R.  arch.  di  Stato,  Parma, 
Cart.  Farnesiano. 

(i)  Il  Mazzarino  poi  era  instancabile  nel  creare  imbarazzi 
agli  Asburgo,  e  mentre,  da  vero  continuatore  del  Richelieu, 
teneva  alleanza  col  re  di  Svezia  e  coi  principi  protestanti  tede- 
schi, non  trascurava  la  nascente  potenza  inglese. 

«  Si  conferma  la  Lega  fatta  tra  la  Francia  ed  il  Cromvel 
«  che  non  più  porta  il  nome  di  protettore,  ma  di  Re  d' Inghil- 
«  terra,  titolo  che  pare  non  habbia  accettato  volontieri  sendogli 
«  stato  dato  di  tutti  li  ordini  di  quel  regno,  ma  nell'  intrinsico 
«  si  giudica  essere  totalm.*""  pago  havendo  perfezionato  quella 
«  tela  che  con  si  longa,  e  faticosa  orditura  intraprese,  e  nel 
«  vedersi  da  privato  assorto  a  quella  Corona  tolta  di  capo  al 
«  suo  Signore. 

«  Si  discorre  che  il  s.'  Cardinale  Mazarino  s'a  per  dare  una 
«  sua  nipote  al  primogenito   del   med.    Cromvel   che  non   v'ha 


Cristt7ia  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   129 


e  lo  faceva  decisamente  risoluta  :  «  Io  quanto  a  me 
«  vi  spenderò  la  vita,  e  tutto  quello  che  ho  al  mondo 
«  per  la  gloria  di  questa  impresa.  Questo  è  quanto 
«  domando  a  V.  A.  per  me  »,  ammonendo  poi  il 
Mazzarino:  «  Insomma  V.  E.  si  ricordi  che  è  Ita- 
«  liano,  e  di  più  cardinale,  onde  qualunque  fortuna, 
«  che  le  succeda  altrove  fuori  d'  Italia  sarà  sempre 
«  inferiore  al  suo  merito  »   (i). 

Gian  Rinaldo  Monaldeschi  era  già  stato  inviato  al 
Mazzarino,  mentre  la  regina  era  ancor  in  viaggio  per 
Pesaro  affine  di  sollecitare  i  soccorsi  (2)  ;  ma  come 
questi     rimaneva    in    un    impressionante     silenzio,    e 

«  dubio  non  sia  per  succedere  nella  fortuna  e  grado  del  Padre 
«  e  tanto  più  per  essere  di  boniss."  indole,  e  che  si  fa  amare 
«  da  tutti,  si  che  S.  Em/"  per  ogni  modo  vole  bavere  uno  Ni- 
«  potè  che  porti  la  corona,  ed  il  nome  di  Regina,  e  così  ren- 
«  dere  più  conspicua,  anzi  più  portentosa  la  sua  fortuna. 

«  Tra  le  condizioni  della  Lega  che  è  offensiva,  e  diffensiva 
«  si  è  che  il  Re  Cromvele  dij  alla  Francia  presentem.*^  otto 
«  millia  fanti  che  saranno  mandati  in  Fiandria,  ed  un  perpetuo 
«  bando  dalla  Francia  alli  figlioli  del  Re  deffonto,  ed  alcuni  del 
«  loro  partito,  che  se  capitaranno  in  Francia  sijno  fatti  prigioni, 
«  e  consegnati  al  sod.'"  Re;  con  altre  condizioni  che  per  sen- 
«  tenza  dell'  istessi  francesi  sono  molto  vergognose  alla  condi- 
«  zione  della  Corona  di  Francia,  originate  più  tosto  dall'  inte- 
«  resse  privato  del  s.'  Card/  Mazzarino  che  da  altro  bon  rispetto, 
«  e  vantag."  che  ne  possa  bavere  la  Francia.  Vedendosi  che  in 
«  ogni  maniera  si  cerca  la  rovina  della  Casa  d'Austria,  e  però 
«  gran  cabale  si  faranno  per  levarle  l'imperio  vacante,  e  faranno 
«  che  più  tosto  vada  in  mano  del  Diavolo,  che  continoi  nella 
«  sodetta  casa,  e  però  si  giudica  che  si  risolveranno  in  Alemagna 
«  tutti  li  sforzi  dell'armata  e  del  dannaro  ».  P.  Mancarola  al 
duca  di  Parma,  Torino,  18  aprile  1657.  R.  arch.  di  Stato,  Parma, 
Cart.  F'arnesiano. 

(i)  Cristina  a  Mazzarino.  Da  copia  esistente  nell'arch.  di 
Stato  di  Modena,  pubblicata  dal  Campori,  op.  cit.,  p.  226. 

(2)  Cristina  al  duca  di  Modena,  Mantova,  6  dicembre  1656. 
Arch.  di  Stato,  Modena. 

Archivio  della  fi.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  Q 


P.    Negri 


pareva  restio  a  por  mano  alla  borsa  (i),  gli  mandò 
poco  appresso  il  Santinelli.  Anche  la  forza  riunita 
dei  due  valentuomini  non  potè  ottenere  le  centinaia 
di  migliaia  di  scudi  che  se  ne  aspettava  la  regina. 
Il  Mazzarino  non  ne  concesse  che  quindici  mila.  Ma 
ciò  che  più  importa,  è  che  il  Santinelli  non  è  solo 
r  ambasciatore  della  regina,  ma  è  anche  al  servizio 
del  duca  di  Modena.  Infatti,  quando  egli  tornava  di 
Parigi,  continuò  a  promuovere,  incaricato  dalla  corte 
Estense,  l' idea  di  Cristina  di  guadagnare  il  duca  di 
Mantova.  Questi,  nell'  intento  di  ricuperare  Trino  e 
Guastalla,  aveva  stretto  nel  1655  un  trattato  segreto 
col  marchese  di  Caracena,  governatore  di  Milano, 
che  in  quell'anno  le  aveva  tolte  ai  Franco-Piemontesi, 
e  ne  aveva  avuto  una  certa  somma  di  danaro  e  grandi 
promesse.  Allorquando  il  duca  di  Mantova,  andato 
nel  1656  a  Parigi,  tornò  insodisfatto  nelle  sue  pre- 
tese, il  conte  di  Fuelsaldagna,  nuovo  governatore 
spagnuolo  di  Milano,  colse  1'  occasione  favorevole,  e 
al  principio  del  1657  lo  aveva  indotto  o  era  per  in- 
durlo a  una  completa  dedizione  al  partito  degli  Ab- 
sburgo,  ottenendogli,  colle  solite  promesse,  il  titolo 
di  vicario  imperiale,  e  generalissimo  delle  truppe  di 
S.  M.  Cesarea  in  Italia.  A  lui  doveva  dire  il  Santi- 
nelli a  nome  del  duca  di  Modena  e  di  Cristina  «  che, 
«  anche  lasciando  di  parlare  di  gratitudine  verso  una 
«  corona  che,  come  la  francese,  aveva  impiegato  tanti 
«  eserciti  e  sparso  tant'  oro  per  mantenergli  i  suoi 
«  stati  sì  mal  ridotti  dall'  armi  cesaree  di  Spagna,  e 
«  venendo  all'  utile  o  danno  positivo,  considerasse 
«  che  i  vantaggi  che  offriva    il    re    di    Francia   colla 

(i)  Cristina  al  duca  di  Modena,  Pesaro,  19  marzo  1657; 
ed  al  Mazarino,  Pesaro,  29  aprile  1657,  presso  C.  Campori, 
op.  cit.,  pp.  209  e  226. 


Cristma  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli  1 3  i 

«  divisione  del  ducato  di  Milano  fra  i  principi  ita- 
«  liani,  erano  utili,  palesi  e  fortissimi  ;  incerti  e  in 
«  aria  quelli  di  Spagna,  i  quali  dovevano  essere  sugli 
«  stati  di  Napoli  da  tanto  tempo  sfruttati,  e  tuttora 
«  carichi  di  aggravii  e,  che,  per  la  speranza  di  ria- 
«  vere  Trino  e  Guastalla,  si  esponeva  ad  una  evi- 
«  dente  perdita  di  tutto  il  territorio  Mantovano  al  di 
«  là  del  Po,  e  del  Monferrato  ».  Considerasse  che  le 
forze  spagnuole,  e  alemanne  di  cui  gli  era  offerto 
il  comando,  in  gran  parte  composte  di  mercenari, 
erano  deboli  e  divise,  e  potevano  ad  ogni  momento 
essere  richiamate  ed  andar  distrutte;  le  truppe  fran- 
cesi erano  forti  e  naturali  di  Francia,  il  cui  re  era 
giovane  vittorioso  e  fortunato,  laddove  la  Spagna 
era  senza  successione  mascolina,  e  l' impero  con  prin- 
cipi ereditari  cagionevoli  di  salute  e  coli'  imperatore 
in  fin  di  vita.  Considerasse  ancora  che  la  cessione  a 
lui  del  Cremonese  era,  oltre  le  gravi  difficoltà  inevita- 
bili, abborrita  dai  cittadini,  e  quanto  infido  era  il  suo 
appoggiarsi  agli  Spagnuoli  che  già  a  lui  accaggio- 
navano  la  perdita  di  Valenza   (i). 

Inoltre  eh'  essendo  egli  mandato  in  Francia  dalla 
regina  per  appianare  le  ultime  differenze  e  avendo 
colà  trovato  gli  animi  assai  mal  disposti  contro  di 
lui  supplicava  «  a  compiacersi  di  riflettere  alla  sodi- 
«  sfattione  che  dovrà  prendere  la  Maestà  della  Regina 
«  che  con  tanta  prontezza  e  cordialità  si  era  interposta 
«  per  le  sodisfattioni  mentre  senz'attendere  il  ritorno 
'<  di  lui  che  le  recava  una  favorevole  speditione  si  è 
«  messa  nel  partito  contrario  alla  Spagna  ».  Che  po- 
teva esimersi  da  un  trattato  quasi  estortogli  colla  vio- 
lenza, sconsigliato  dalla  ragion  di  stato,  e  non  osser- 


\^\)    Istruzioni    al    co.    Franz  '    M.'    Santinelli    (senza    data). 
Arch.  di  Stato,  Modena. 


P.   Negri 


vato  nei  suoi  articoli  essendo,  ad  esempio,  le  truppe 
inferiori  al  numero  pattuito.  Poter  inoltre  l' imperatore 
essere  assaltato  dal  Turco,  dal  re  di  Svezia  che 
minacciava  d'  avanzarsi  con  forte  esercito  in  Austria 
per  la  Polonia,  dal  principe  di  Transilvania  e  da 
tutti  e  tre  riuniti  ;  nel  qual  caso  anche  difendendosi 
con  successo,  sarebbe  necessitato  di  togliere  a  Sua 
Altezza  tutte  le  assistenze  di  Germania  e  lasciarlo 
solo  con  quelle  degli  Spagnuoli  «  che  sono  nella 
«  debolezza  nota  a  ognuno   ». 

Concludeva  1'  istruzione  coli'  invitare  il  principe 
se  non  a  correre  la  fortuna  di  P'rancia  ed  a  parteci- 
pare ai  futuri  acquisti,  a  non  voler,  almeno  secondo 
r  antica  e  prudente  massima  dei  Gonzaga,  né  Au- 
striaci, né  Francesi,  né  Spagnuoli  in  Casale;  con  una 
neutralità  mediante  la  quale  «  potrebbe  anche  vedere 
«  di  cavarne  qualch'  altro  (utile)  da  gli  Spagnuoli  e 
«  seguitare  a  tirar  quello  de'  P>ancesi  » .  Da  parte  sua 
il  duca  di  Modena,  cui  «  era  stato  rimesso  tutto  il 
«  maneggio  di  questo  negozio  »,  gli  prometteva  che 
non  avrebbe  permesso  che  la  Francia  1'  astringesse 
a  qualche  risoluzione  o  dimostrazione  politica  arri- 
schiata, e  lo  rassicurava  «  che  se  ben  S.  A.  sentirà 
«  gran  rumori  della  corte,  che  senz'  altro  sarà  gran- 
«  demente  adirata  contro  di  Lei,  e  darà  ordini  assai 
«  rigorosi,  tuttavia  egli  anderà  schivando  l'essecutione 
«  tutto  quello  che  si  potrà,  poiché,  come  principe  ita- 
«  liano,  ama  la  conservatione  de'  Principi  d' Italia,  e 
«  terrà  mano  a  quella,  e  procurerà  sempre  di  raddol- 
«  ciré,  e  divertire  i  rigori  ;  ma  che  S.  A.  ancora  si  aiuti 
«  di  poter  mantenersi  in  libertà  senza  ricevere  né  Ale- 
«  manni   né   Spagnuoli   in   Casale  »  (i).  Cosi  Cristina 


(i)    Memorie    al    s/   co.    Santinelli    (senza    data),    Arch.    di 
Stato,  Modena, 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  N^apoli   i  3  3 


pur  riconoscendo  utile  il  rimandare  l'impresa  al  1658 
esplicava  il  suo  vasto  piano  di  preparazione  ch'era  di 
tentare  d'ottenere  l'adesione  di  Roma  con  un  ma- 
trimonio fra  il  nepote  del  papa  con  una  principessa 
francese,  possibilmente  una  Mazzarino  ;  col  procurarsi 
particolari  esatti  sulla  topografia  del  regno  napoletano, 
conchiudendo  esser  Fondi  il  miglior  punto  di  sbarco  ; 
coir  obbligarsi  sempre  più  il  duca  di  Modena  (i)  dal 
quale  il  Mazzarino  le  aveva  promessi  cinque  o  sei 
mila  uomini  e  col  negoziare  almeno  la  neutralità  con 
quello  di  Mantova. 

Ma  la  missione  del  Santinelli  al  duca  di  Man- 
tova che  di  tutte  le  macchine  mosse  dalla  regina, 
ispirata  dal  duca  di  Modena  era  la  più  importante, 
falliva  come  era  fallita  quella  di  Parigi  ;  e  France- 
sco I  d'  Este,  approfittando  dell'  indignazione  che  ne 
ebbe  la  corte  francese  (2),  ne  toglieva  pretesto  per 
eccitare  il  Mazzarino  a  fare  uno  sforzo  poderoso  per 
incutere  terrore  a  Milano,  punire  Mantova,  incorag- 
giar Savoia,  e  trattener  con  ogni  mezzo  possìbile 
Parma  dal  seguir  l' esempio    di    Mantova    (3).    Nello 

(i)  «  Mi  ralegro  di  veder  V.  A,  tanto  ben  disposta  ad  invi- 
«  gilar  alla  causa  comune.  Spero  che  Lei  conoscerà  che  io  ho 
«  fatto  le  mie  parti  per  secondar  le  instrutioni  prudentissime 
«  di  V.  A.  la  quale  mi  farà  la  iustitia  di  credere  eh'  io  adopero 
«  tutti  i  miei  spiriti  in  servirla  in  ogni  sua  occorrenza  per  pale- 
«  sarli  l'affecto  col  quale  io  resto  di  V.  A.  aff.'""  et  oblig."" 
«  Christina  Alessandra. 

«  Di  Pesaro  li  30  Aprile  1657  ». 

Questa  lettera  è  conservata  in  un  poscritto  autografo  di 
Cristina  alla  lettera  del  29  aprile  citata  che  si  conserva  iTell'arch. 
di  Stato  di  Modena. 

(2)  «  I  ministri  ne  sono  nauseati;  la  Corte  scandalizzata,  et 
«  il  Sig/ Card.'- straord."  piccato  ».  G.  Ronchi  al  duca,  Parigi, 
6  aprile   1657. 

(3)  Francesco  I  a  G.  Ronchi,  25  marzo  1657. 


34  P'   Negri 


stesso  tempo  prevedendo  che  l' elettore  di  Baviera 
sarebbe  stato  incapace  ad  assumere  ia  grave  soma 
dell'  impero,  ordinava  al  suo  residente  a  Parigi  di 
sottoporre  al  cardinale  onnipotente  nuove  combina- 
zioni matrimoniali  perché  1'  erede  presuntivo  dello 
impero,  sposando  l' imperatrice  vedova,  una  Gonzaga, 
non  incoraggiasse  il  duca  di  Mantova  nella  sua  atti- 
tudine e  non  rafforzasse  i  sentimenti  della  corte  a 
favore  della  Spagna  (i). 

Contemporaneamente  la  regina,  visto  che  il  tempo 
trascorreva  inutilmente  e  che  1'  anno  si  avvicinava 
alla  metà,  senza  che  nulla  si  fosse  conchiuso,  deci- 
deva, nonostante  le  assicurazioni  di  Santinelli  ch'ella 
fosse  aspettatissima  in  Roma,  e  nonostante  le  discus- 
sioni formali  di  Mazzarino,  di  recarsi  in  Francia  per 
fissare  quei  piani  in  cui  tanto  d'  incertezza  ancora 
permaneva.  Infatti  la  guerra  al  nord  d' Italia  s'  era 
ripresa  con  più  ardore  che  mai  e  con  successo  degli 
Spagnuoli  i  quali  attaccarono  impetuosamente  Va- 
lenza, e  s'  impadronirono  di  Annone.  A  ristorare  le 
sue  posizioni  accorreva  il  duca  di  Modena  il  quale, 
ristabilito  colla  sua  presenza  il  morale  dell'  esercito, 
pensò  un  colpo  ardito  ponendo,  dopo  felici   scorrerie 


(i)  «  Per  la  morte  dell' Imp.  se  non  si  potesse  togliere  la 
«  corona  di  casa  d'Austria  fare  si  che  si  oblighi  esso  Arciduca 
«  a  pigliare  una  moglie  confidente  di  Francia.  E  che  in  tal 
«  proposito  particolare^  si  assicuri  ch'esso  Are.  non  habbia  a 
«  pigliare  per  moglie  1'  Imperatrice  Vedova,  poiché  in  altra 
«  maniera  ciò  sarebbe  uno  stabilire  nel  partito  Austriaco  il 
«  S.'  Duca  di  Mantova,  presso  il  quale  come  si  è  visto  coll'e- 
«  sempio  havriano  ogni  autorità  i  consigli  di  essa  Imperatrice 
«  e  di  Madama  sua  Madre  »,  Istruz.  ducali  a  G,  Ronchi,  17  mag- 
gio 1657.  Arch.  di  Stato,  Modena.  Cf.  pure  G.  B.  Intra,  Le 
due  Eleonore  Gonzaga  Imperatrici  in  Arch.  Stor.  Lombardo, 
XVIII,  fase.  III. 


Ci^istina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   135 


nel  Tortonese  e  nel  Novarese  e  dopo  aver  liberata 
Valenza,  1'  assedio  alla  forte  città  d'  Alessandria. 

Quando  gli  giunse  la  notizia  del  passaggio  di  Cri- 
stina per  i  suoi  stati,  poiché  era  al  campo  insieme 
col  figlio,  e  intese  che  il  motivo  principale  della  re- 
gina per  ritornare  in  Francia  era  la  ferma  sua  applica- 
zione all'  impresa  di  Napoli,  egli  le  diresse  una  serie 
di  riflessioni  in  cui,  pur  non  rinunziando  a  capitanarne 
r  esecuzione,  anzi  precisandola  meglio  nei  suoi  parti- 
colari, invocava  un  intervento  più  poderoso  dei  Fran- 
cesi in  Lombardia  con  termini  che  rivelano  nel  duca 
la  dolorosa  convinzione,  in  cui  era  forse  entrato,  di 
dovere  abbandonar  1'  assedio  di  quella  città  senz'altro 
risultato  che  un'  inutile  effusione  di  sangue,  e  un  cu- 
mulo di  rovine  a  danno  dei  miseri   abitanti  (i). 

Non  sarà  inutile  il  riportare  1'  espressivo  docu- 
mento nella  sua  integrità: 

Che  S.  M.  può  esser  certa,  che  S.  A.  continui  nell' istesso 
desiderio  di  servirla  accresciuto  anzi  dall'  obligatione,  che  deve 
a  gl'atti  della  benigna  confidenza  della  M.  Sua. 

Che  S.  A.  persiste  nell' istesso  sentimento  noto  a  S.  M., 
che  certamente  l'impresa  di  Napoli,  quando  sia  fatta  con  mezzi 
propri,  e  vigorosi,  sia  la  più  facile,  e  la  più  sicura  da  far  gran 
progressi,  come  all'incontro  tien  per  fermo,  che,  quando  man- 
chi di  alcuno  di  essi  mezzi,  sia  la  più  pericolosa,  e  la  più  sicura 
di  svanire  e  di  dare  in  qualche  incontro. 

Che  si  è  scritto  per  prova,  che  ne  i  tempi  andati  è  sempre- 
riuscito    male   a   i    Francesi   di   attendere    alle    cose    di    Napoli 
senz'haver  prima  stabilite  quelle  di  Lombardia. 

Che  perciò  furono  biasimate  le  risolutioni  del  Re  Francesco 
Primo  di  mandare  il  Duca  d'Albania  con  un  corpo  di  gente 
nel  Regno  mentre  egli  stava  sotto  Pavia,  dove  per  mancanza 
appunto  di  soldati  fu  battuto  e  fatto  prigioniero  da  gli  Spagnuoli, 
e  quella  di  mandare  Lautrec  alla  medesima  impresa  senz'  haver 
prima  assodate  le  cose  nello  Stato  di   Milano. 

(i)  G.  GniLiM,  Aìiìiali  della  cilla  di  AUssaiuinu  ji>u>  m  /<My, 
Milano,   1666,  p.  321. 


136  .  P.   Negri 


Che  niente  meglio  successe  a  i  Francesi  di  tentar  anche 
aiutati  da  Paolo  Quarto  la  suddetta  guerra  col  Duca  Francesco 
di  Guisa,  mentre  havriano  potuto  applicar  con  maggior  profitto 
alle  cose  di  Lombardia. 

Che  r  intrapresa  del  Principe  Tomaso  nel  detto  regno  non 
hebbe  punto  miglior  successo,  e  nocque  grandemente  alla  guerra, 
che  faceva  allhora  S.  A.  nel  Cremonese  havendone  divertite  i 
dinari  e  le  genti,  che  colà  s'impiegarono. 

Che  gli  attentati  del  Duca  di  Guisa  si  per  la  prima,  come 
per  la  seconda  volta  furono  medesimamente  infelici  da  quella 
parte,  e  dannosi  a  questa  nella  guerra  che  si  fa  nel  Milanese. 

Che  tuttavia  S.  A.  passando  sopra  l'esperienze  antiche,  e 
sopra  gli  ultimi  avvenimenti  col  fermo  supposto  la  buona  con- 
dotta di  S.  M.,  e  qualche  altra  migliore  provisione  possa  sup- 
plire a  i  mancamenti  dell'  altre  volte  ha  le  medesime  applica- 
tioni  a  questo  negotio,  nel  quale  S.  A.  replica  che  mancando 
qualch'uno  de  mezzi  necessari  apprende  sempre  che  sia  perico- 
losissimo di  andare  a  traverso. 

Che  S.  A.  è  sempre  dell'  istesso  parere  che  quella  impresa 
non  possa  farsi  bene  se  non  con  una  buona  armata  di  terra,  e 
che  però  ha  inteso  con  gusto  dal  Signore  Conte  Ladovico  San- 
tinelli  che  vi  sia  ben  sì  un  Armata  di  mare  di  trenta  Vascelli, 
ma  che  in  oltre  habbia  cinque  mila  fanti  da  sbarcare  e  mille 
cinquecento  cavalieri  smontati. 

Che  su  questo  fondamento  è  supposto  che  di  Francia  mandino 
di  qua  il  dinaro  che  prontamente  si  richiede  al  mantenimento  di 
quelle  (?)  Truppe  per  lo  Quartiere  d' Inverno  conforme  all'instanze 
che  ne  farà  il  signore  di  Baas,  che  a  tale  effetto  si  spedisce  alla 
Corte,  et  in  che  S.  A.  saria  pronta  d'  applicarsi  a  detta  Impresa. 

Che  provisto  però  alla  conservatione  di  Valenza,  e  lasciata 
solo  qualche  gente  necessaria  per  sicurezza  de'  suoi  Stati,  e  per 
tenere  in  apprensione  il  nemico  anche  da  quella  parte,  penserà 
di  passare  con  tutto  il  grosso  dell'Armata  a  detta  impresa  la 
quale  o  bisogna  tentare  un  esercito  considerabile  per  terra  o 
lasciarla  stare,  poiché  facendosi  debolmente  non  sarebbe  altro, 
che  perdere  il  dinaro,  e  la  gente,  che  ci  s'impiegasse. 

Che  dovendosi  far  quell'  impresa  S.  A.  stima  necessario  che 
su  l'Armata  di  mare  ci  sia  un  buono  equipaggio  d'artiglieria, 
di  monitioni,  e  di  viveri,  e  che  si  sappia,  dove  l'Armata  sud- 
detta potrà  cavare  altri  viveri,  e  monitioni,  perché  la  provisione 
di  quelle  cose  incontra  sempre  gran  difficoltà,  onde  conviene 
pensarci  ben  prima,  e  vederci  ben  chiaro. 


Cristma  di  Svezia  e  il  re 0710  di  N^apoli   137 


Che  nel  caso  della  detta  impresa  è  necessario,  che  si  man- 
dino prestamente  gli  Ufficiali  a  far  le  recrute,  le  quali  bisogna, 
che  siano  ben  forti,  e  numerose,  perché  conviene  che  l'Armata 
di  terra  sia  sì  forte  che  possa  sola  superar  da  se  stessa  gli  osta- 
coli, che  se  gli  attraversassero  non  potendosi  far  capitale  sicuro 
nell'Armata  di  Mare  poiché  troppo  è  inata  (Ì7iatta!)  la  giun- 
tione  per  rispetto  de  venti  et  altre  emergenze  e  converrà  pensare 
ancora  così  alle  recrute  come  potranno  giuntarsi  a  corpi  nel- 
l'Armata di  terra  considerandosi  che  non  sia  bene  che  s'imbar- 
chino su  quella  di  Mare,  poiché  l'Armata  di  terra  resteria  manco 
forte  senza  de  reclute,  le  quali  però  si  riflette,  che  potesse 
esser  meglio  che  venissero  per  mare  a  Viareggio  per  far  giun- 
tione  coli'  esercito  di  terra. 

Che  S.  A.  sia  poi  informata  di  buon  hora,  dell'intelligenze 
che  si  hanno,  e  de'  luoghi  dello  sbarco  dell'  Armata  di  mare, 
e  dell'  altre  particolarità  concernenti  1'  indirizzo  e  condotta  del- 
l' impresa. 

Che  la  Maestà  della  Regina  si  contenti  di  dare  a  S.  A. 
cinquantamila  ducatoni  di  sua  borsa  accioché  l'A.  S.  le  faccia 
una  leva  di  mille  fanti;  e  cinquecento  cavalli,  che  saranno  però 
della  detta  Maestà. 

Che  havendo  Maestà  corpo  di  gente  a  parte,  e  comandato 
da  suoi  Ufficiali  debbono  però  tutti  obedire  al  comando  di  S.  A. 
e  così  anche  le  genti,  che  fossero  su  l'Armata  di  mare,  e  che 
detta  Armata  sbarcasse,  dichiarandosi  S.  A.  di  volere  che  tutti 
le  habbiano  da  obedire,  o  di  non  volersene  ingerire. 

Che  S.  A.  vuole  che  si  aggiusti  prima  il  passaggio  col  Papa 
in  modo,  che  S.  M.  non  habbia  da  restarne  offeso  non  stimando 
bene  S.  A.  di  bavere  ad  entrare  perciò  in  una  guerra  con  la 
Santità  Sua. 

Che  oltre  le  cose  accennate  di  sopra  è  necessario,  che  si 
appresti  che  a  Primavera  il  Re  o  venga  in  persona  in  Italia,  o 
ci  mandi  forze  considerabili  per  fare  una  vigorosa  guerra  nello 
Stato  di  Milano,  e  poter  poi  trasmettere  rinforzi  nel  Regno  di 
Napoli,  dove  si  procurerà  di  agire,  e  di  far  gli  acquisti  in  ma- 
niera, che  si  conservino  le  Truppe  nel  miglior  stato  possibile. 

Che  quanto  al  venire  la  Maestà  della  Regina  a  giuntarsi 
con  le  Truppe  sarà  facile  d'aggiustarsi  a  suo  tempo  (i). 

(i)  Riflessioni  alla  M.^à  della  Regina  di  Svetia,  circa  la  pro- 
posta dell'impresa  del  regno  di  Napoli  (senza  data).  Arch.  di 
Stato,  Modena.  La  minuta  di  questo  prò -memoria  è  scritta  dal 


P.   Negri 


Cristina,  giunta  a  Lione,  quando  già  i  Franco -Pie- 
montesi avevano  dovuto  desistere  dall'assedio  di  Ales- 
sandria, rispondeva  procurando  di  sollevare  l' animo 
abbattuto  del  duca  di  Modena. 

Attenuato  l' insuccesso  di  Alessandria  ove  gli  as- 
sediati ebbero  realmente  a  soffrire  gravi  perdite,  gli 
ricordava  1'  adesione  eh'  aveva  dato  all'  idea  del  Maz- 
zarino di  marciare  verso  il  regno  di  Napoli,  con  mille 
e  cinquecento  cavalli,  nella  quale  occasione  esso  duca 
aveva  manifestato  il  desiderio  di  far  assai  più  del 
mandato  ricevuto  dal  re.  E  non  sospettando  neppure 
che  le  sue  convinzioni  fossero  modificate,  gli  dimo- 
strava evidente  il  vantaggio  che  avrebbe  avuta  l'im- 
presa anche  per  la  campagna  di  Lombardia.  Il  regno 
sprovvisto  di  milizia  (i)  avrebbe  facilmente  ceduto,  e 

poeta  Girolamo  Oraziani,  che  da  lungo  tempo  era  anche  il  più 
autorevole  ministro  di  Francesco  I  d'Este.  Su  questo  poeta 
diplomatico  cf.,  oltre  il  Tiraboschi,  Bibl.  iMod.,  Ili,  12  sgg., 
I.  Malfatti,  Girolamo  Graziaci  in  Nuova  Antologia,  CXXXIII, 
1903,  203  sgg. 

(i)  Nel  1655  per  sostenere  la  campagna  di  Lombardia  fu 
sguarnito  quasi  completamente  il  Napoletano  di  milizie.  Quando 
la  truppa  s' imbarcò  apparve  un  cartello  popolare  che  diceva  : 

«  Novo  Re  lo  volimmo 

«  Pace  e  Vino  lo  volimmo 

«  A  Settembre  lo  rividimmo  ». 

Fr,  Gualegno  al  duca  di  Modena,  Roma,  28  luglio  1655. 

Il  brigantaggio  poi  infieriva  :  «  Gli  banditi  in  Puglia  pren- 
«  dono  gran  piede,  et  un  loro  capo  ha  insieme  a  quest'  bora 
«  settecento  fanti,  e  300  cavalli;  né  il  Re,  né  le  provincie  per 
«  le  contingenze  del  contagio  sono  in  istato  di  farvi  ostacolo  ». 
Ibid.,  4  agosto  1657.  Nel  1654  il  viceré  per  respingere  l'assalto 
del  duca  di  Guisa  a  Castellamare  aveva  dovuto  ricorrere  ad  essi. 
Cf.  G.  De  Blasiis,  Relazione  della  pestilenza  accaduta  in  Na- 
poli ne  II'  anno  16^6  in  Arch.  Sto?'.  Napoletano,  anno  I,  fase.  II, 
p.  323  ;  e  anche  A.  Ademollo,  //  brigantaggio  e  la  corte  di 
Roma   nel  secolo   decimosettinio   in   Nuova   Antologia,    i   dicem- 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  A^apoli   i  39 


il  valor  morale  di  questa  vittoria  sarebbe  stato  grandis- 
simo. Giammai  il  conte  di  Fuensaldagna  avrebbe  o- 
sato  inseguirlo  alla  coda,  od  assalendo  il  fronte  Franco- 
Piemontese-Estense  indebolito,  perché  privo  di  caval- 
leria, non  poteva  scostarsi  troppo  dalle  fortezze  ogni 
giorno  più  sguarnite  di  Alemanni,  e  guardate  da  pae- 
sani, alienissimi  dall'  allontanarsi  dalle  lor  terre  ;  spe- 
cialmente col  pericolo  di  urtarsi  in  un  esercito  come 
il  Francese  feroce  ed  avido  di  battaglie  e  di  cimenti 
quanto  n'  era  timido  e  pauroso  lo  Spagnuolo.  Infine 
il  momento  .  non  poteva  riuscire  più  propizio  in  ri- 
guardo alle  condizioni  d'  Italia.  «  Si  ritrovano  i  Prin- 
«  cipi  tutti  d'  Italia,  o  per  le  spese  della  peste,  o  per 
«  altro  impegno  inabili  ad  aiutar  gli  Spagnuoli,  né  con 
«  forze  aperte,  né  con  occulte  assistenze  di  monete: 
«  onde  non  mai  è  per  ritrovarsi  una  congiuntura  sì 
«  bella,  et  un  più  sicuro  et  non  contrastato  passaggio. 
«  Aggiungo  a  tutto  ciò,  che  si  trova  il  Regno  di 
«  Napoli  aiUitto  dal  contagio  passato,  mal  contento 
«  della  dominazione  Spagnola,  disarmato,  e  talmente 
«  in  isconcerto,  che  non  bastano  tutti  gì'  ordini  del 
«  Vice  Re  a  reprimere  un  Capo  bandito,  che  scorre 
«  con  quattrocento  huomini  nell'  Abruzzo  introdu- 
«  cendo  la  militar  disciplina  ne'  suoi  seguaci,  e  fa- 
«  cendo  ad  uso  di  guerra  contribuire  i  luoghi  per 
«  dove  passa  »  (i).  Osservazioni  pur  troppo  vere  e 
confermate  da  altre  fonti. 

La  regina  intanto  preparava  la  prosecuzione  rapida 
del  suo  viaggio  verso  Parigi  ove  s'  era  fatta  intanto 
precedere  da  un  suo    gentiluomo.    E    da    notarsi  che 

bre  1880.  Per  quanto  si  riferisce  alla  peste  copiosissima  è  la 
bibliografia:  tra  gli  studi  più  recenti  cf.  M.  Regillo  e  C.  Gri- 
GiONi  in  Arte  e  Storia,  X-XI  (1907-8),  pp.   167-9,  3-4- 

(i)  Cristina  al  duca  Lione,  25  agosto  1657.  Arch.  di  Slato, 
Modena,  cit.  dal  Cam  fori,  pp.  227-30. 


40  P.   Negri 


mentre  tutti  gli  sforzi  della  regina  eran  volti  a  sta- 
bilire una  vasta  concordia  d'  animi  sia  tra  i  principi 
italiani,  sia  tra  questi  e  la  Francia,  essa  personalmente 
faceva  di  tutto  per  alienarsene  ogni  simpatia.  La  sua 
venuta  a  Torino,  circondata  da  strane  voci  (i),  aveva- 
sorpreso  Madama  Reale  che  si  trovava  alla  prediletta 
Vigna,  luogo  di  delizie,  al  di  qua  del  Po,  poco  lungi 
dal  Valentino.  Il  malcontento  crebbe  allorquando  fatte 
grandi  spese  per  il  ricevimento,  che  cominciò  da  Chi- 
vasso  e  durò  a  Torino  due  giorni,  la  regina  si  mo- 
strò più   inflessibile    che    mai    nelle    sue    esigenze    di 

(i)  «  Quando  M.  R.  fu  avisata  da  un  cornerò  speditole  dalla 
«  Vigna,  del  suo  arrivo  a  questa  Corte  si  mise  a  ridere  smasci- 
«  latamente  ed  essendosi  in  quel  mentre  posta  a  mensa  per 
«  pransare  si  levò,  ed  andò  in  persona  a  darne  la  nova  a  S.  A.  R., 
«  trattenendosi  un  pezzo  da  lui,  e  ritornando  alla  mensa  non 
«  fece  altro  discorso  che  della  regina,  sendosi  detto  che  havrebbe 
«  voglia  di  dimorare  in  questo  stato  e  vorrebbe  la  città  di  Ivrea 
«  per  sua  stanza  ;  ma  essendo  quella  città  di  gelosia,  e  la  porta 
«  della  valle  d'Agosta,  e  di  cui  si  teme  molto,  che  li  Spagnoli 
«  per  fare  una  diversione  dell'armi  cristianissime  di  sotto  d'Ales- 
«  sandria  siano  per  tentarne  l'impresa,  che  se  loro  riuscisse,  si 
«  calcula  sarebbe  loro  di  altrettanto  vantaggioso,  e  forse  mag- 
«  giore,  come  sarebbe  a  francesi  la  presa  di  Alessandria.  Stan- 
«  doché  con  essa  farebbero  acquisto  del  Canavese,  Bialese, 
«  della  Valle  abbondatissima  (?)  d'Agosta,  e  dell' importantis- 
«  Simo  passo  de  Svizzeri  e  dell' Alemagna.  Però  trattandosi  di 
«  una  piazza  tanto  considerabile  non  si  sa  che  risoluzione  si 
«  pigliarà  di  qua  nel  concederla  per  stanza  alla  sud.*"  regina  di 
«  Svezia,  che  pure  si  discorre  voglia  andare  ad  Avignone  come 
«  già  scrissi  a  V.  E.  »  (Arch.  di  Stato,  Parma,  Cart.  cit.  Di 
Torino,  24  luglio  1657).  E  antecedentemente  il  residente  di 
Parma,  notando  la  voce  ch'ella  volesse  fermarsi  ad  Avignone  e 
avesse  licenziata  tutta  la  corte  notava:  «  Quella  regina  è  nata 
«  per  caminare,  e  col  predominio  di  Spirito  deambulatorio  ». 
(Ibidem,  5  luglio  1657).  La  voce  che  ella  fosse  per  stabilirsi  ad 
Avignone,  messa  forse  ad  arte  in  giro  da  lei  per  deviare  1'  oc- 
chiuta e  sospettosa  vigilanza  spagnuola,  correva  anche  a  Roma, 
come  ci  informa  il  residente  Estense  colà. 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   \  4 


precedenza    sui    principi    Sabaudi,    anche   nelle    loro 
stanze  (i). 

Il  fatto  più  grave  che  macchiò  indelebilmente  Cri- 
stina, ancor  oggi  misterioso  per  le  forme,  le  circo- 
stanze, le  cause  nelle   quali    avvenne,    quello  che  po- 

(i)  «  La  venuta  della  Regina  credo  sia  stata  di  pochiss.""* 
«  sodisfazione  in  questa  Corte,  non  havendo  voluto  come  ho 
«  accennato  condescendere  alle  sodisfazioni  ed  honorevolezze 
«  pretese  giustam.**  da  M.  R.  che  le  dasse  la  mano  dritta  in 
«  sua  stanza  allegandosi  dalla  parte  della  Regina,  come  non  se 
«  le  doveva  ricercare  questo,  che  era  un'  innovare  al  di  già  fatto 
«  ed  avvenuto  la  prima  volta  che  fu  qui,  e  che  in  questa  2* 
«  non  haveva  punto  deteriorato  dalla  condizione  con  cui  vi 
«  giunse  air  hora,  e  che  se  il  negozio  fosse  stato  vergine  (ter- 
«  mine,  e  frase  così  usata  da  Lei)  si  poteva  mettere  in  trattato, 
«  ma  sendo  già  stato  preteso,  e  non  accordato,  se  non  che  la 
«  Regina  si  mettesse  a  letto  dovendo  essere  visitata  da  M.  R., 
«  come  si  fece,  accioche  in  tal  maniera  e  mezo  termine  non  si 
«  dasse,  e  si  negasse  la  mano  dritta  a  M.  R.  hora  non  restava 
«  più  logo  a  far  cosa  mag."  in  sodisfacim.*"  di  lei,  e  però  in 
«  occasione  di  visita  non  si  doveva  fare  diferentem/*"  di  quello 
«  si  fece  la  p.'""  volta.  Hanno  detto  li  speculativi,  che  non  si 
«  doveva  mettersi  da  questa  parte  in  tali  pretensioni,  e  non  ri- 
«  cercare  di  essigere  oltre  più  di  quello  che  non  s' hebbe  la 
«  prima  volta  in  cui  si  che  doveasi  mettere  il  piede  al  muro 
«  per  conseguire  quelle  honorevolezze  giudicate  di  convenienza, 
«  e  di  rispetto  alla  condizione  e  decoro  di  M.  R.  che  da  sangue 
«  regio  e  più  qualificato  ed  antico  di  quello  di  Svezia  ella  tira 
«  l'origine.  E  coli' alloggiare  novam."  la  Regina,  si  come  ella 
«  si  mostrava  in  necessità  di  ricevere  1' hospizio,  cosi  si  volesse 
«  obligarla  a  contracambiarlo  col  concedim.'"  delle  pretese  hono- 
«  revolezze  alle  quali  non  havendo  però  ella  voluto  punto  con- 
«  descendere,  anzi  mostrando  mag.'  sussiego,  e  più  alta  postura, 
«  come  ha  fatto  in  vece  di  avantagiare  si  sia  più  tosto  fatto 
«  discapito  con  tali  pretensioni  promosse  da  certo  consigliero 
«  che  ha  voluto  fare  del  più  zelante,  o  per  meglio  dire  saccente 
«  degli  altri  havendone  havuta  irrisione  non  poca  da  quelli  che 
«  si  come  pescano  più  a  fondo,  così  più  prudentem.*"  dissuade- 
«  vano  al  non  mettersi  in  dette  pretensioni.  »  (Ibid.,  2  ago- 
sto 1657). 


142  P^   Negri 


teva  seriamente  por  fine  a  tutte  le  speranze  eh'  essa 
riponeva  nell'  aiuto  di  Paranoia,  fu  1'  assassinio  bar- 
baro di  Gian  Rinaldo  Monaldeschi  da  lei  ordinato, 
mentre,  attendendo  di  esser  ricevuta  a  Parigi,  si  ado- 
perava a  far  gran  denari,  liquidando  i  suoi  beni  in 
Svezia,  facendo  pratiche  per  avere  la  rimanenza  dei 
famosi  300,000  scudi  da  parte  della  Francia,  e  pre- 
parando il  completo  equipaggiamento  del  suo  corpo 
speciale  d'  operazione  contro  il  regno  di  Napoli  (i). 
Non  mi  tratterrò  sul  truce  episodio  che  fu  già  esami- 
nato da  tutti  gli  storici  noti  e  anonimi  di  Cristina, 
con  più  o  meno  passione,  in  libelli  e  in  drammi  tea- 
trali d'  effetto,  se  non  per  far  sentire  la  voce  di  un 
contemporaneo,  che  si  trovava  allora  in  Plancia  e  che 
riproduce  nelle  sue  rozze  linee  1'  orrore  del  delitto 
compiuto  freddamente  da  quella  donna  (2). 

(i)  De  Bildt,  op.  cit.,  pp.  71-3. 

(2)  «  Samedi  dernier  la  Reine  de  Suede  fist  tuer  son  grand 
«  esquier  dans  la  gualerie  de  serfs  a  Fontenne  belbeau  pur  son 
«  capiten  des  guardes  apres  lui  avoir  fait  venir  un  Confesseur. 
«  La  Chose  cest  passée  dun  maniere  que  tout  le  monde  en  est 
«  fort  scandalisé.  Le  susiet  de  cela  vient  de  ce  que  Monalde- 
«  squi  son  grand  esquier  pretandant  a  sa  confiance,  et  croiant 
«  que  le  Marquis  Santinelly  estoit  mieux  avec  elle  il  creut  quii 
«  ne  seroit  iamais  patron  quii  ne  les  (sic)  eust  mis  mal  avec 
«  elle  ;  et  pour  y  reussir  il  se  feroit  esedre  des  lettres  ditaliee 
«  par  lesquelles  on  lui  mandoit  que  le  Marquis  Santinelly  son 
«  grand  Chambelan  qui  est  reste  en  Italiee  et  son  frere  qui  la 
«  suivi  en  ce  voiage  et  qui  est  Capitene  de  ses  gardes  se  van- 
«  toient  d'  avoir  bonne  part  en  ses  faveurs  et  bonnes  graces. 
«  La  Reine  a  qui  Santinelly  fist  cognoistre  quii  faloit  que  cela 
«  procedat  de  Monaldesqui  anvoia  a  Montargis  prandre  ses  let- 
«  tres  par  lesquelles  elle  descovrìt  sa  tourbe  et  lui  en  aient  fait 
«  quelque  reproche  sens  esgreur  apparante  il  fust  asses  sot  pour 
«  Lui  en  avouer  la  verite.  Alheure  mesme  elle  commande  quon 
«  lui  anvoia  querir  un  Confesseur  apres  avoir  refuse  de  se  con- 
«  fesser  croiant  que  cela  le  sauveroit  elle  commanda  a  Santi- 
«  nelly  de  le  tuer  lui  aient  porte  quelques  coups  dans  le  corps 


Cr istilla  di  Svezia  e  il  i^egno  di  Napoli   14 


Lo  sventurato  Alonaldeschi  era  conosciutissimo  a 
Roma.  Papa  Alessandro  VII  1'  aveva  dissuaso,  come 
abbiamo  visto,  dall'  entrare  al  servizio  della  regina, 
quasi  presago  di  qualche  sciagura;  1'  avventura  invece 
lo  vinse,  ed  egli  giunse  ben  presto  assai  innanzi  nella 
confidenza  della  regina  che  gli  otteneva  il  grado  di 
maresciallo  di  campo  nelle  truppe  francesi  che  erano 
sotto  il  duca  di  Modena  (i),  e  lo  impiegava  al  pari 
del  Santinelli  nelle  sue  più  delicate  missioni  (2). 

La  sua  tragica  fine  sorprese  e  fece  fremere  la 
cittadinanza  romana  che  giurava  per  lui  contro  la 
regina;  e  il  conte  Francesco  Santinelli,  fratello  del- 
l' esecutore  del  delitto,  tentò  invano  di  giustificare  il 
fatto  e  di  avere  udienza  dal  papa  (3).  Ma  quando  gli 

«  qui  n'autroient  parce  quii  estoit  iacqué  il  lui  porta  un  coup 
«  dans  le  visage  apres  lavoir  receve  il  demande  de  ce  confesser 
«  ce  quon  lui  recorda  et  incontinent  apres  Santinelli  lui  perca 
«  la  guorge.  Elle  escrivit  apres  son  action  au  Roy  et  a  S.  E. 
«  on  ne  iugea  pas  a  propos  que  le  Roy  la  receut  on  la  lui  ran- 
«  vola  par  Zondadie,  au  quell  elle  a  dit  que  si  la  Chose  estoit 
«  a  faire  quelle  la  feroit  ancor;  quii  ni  avoit  que  le  bien  ou 
«  elle  sestoit  faite  dont  elle  avoit  des  desplaisir  quelle  en  de- 
«  manderoit  pardon  au  Roy,  et  quelle  luy  en  feroit  toutes  les 
«  exquses  imaginables  »  (Lettere  ministri  Francia.  Da  Parigi, 
16  novembre  1657.  Arch.  di  Stato,  Modena). 

(i)  Monaldesco  al  duca  di  Modena.  Compiègne,  22  settem- 
bre 1656.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  De  Bildt,  op,  cit.,  pp.  60  sgg. 

(3)  «  Chi  ha  conosciuto,  e  trattato  intrinsecam.'*  con  lui  non 
«  può  indursi  mai  a  credere  eh'  egli  habbia  commesso  cosa  che 
«  meritasse  un  risentimento  si  gagliardo,  e  sì  strano;  anzi  qui 
«  si  tiene  comunemente  che  le  vive  emolazioni,  che  correvano 
«  tra  lui,  et  i  conti  Santinelli  possine  haver  portato  il  negozio 
«  a  questi  estremi.  Certo  è  che  Palazzo  si  mostra  stomacatissimo 
«  di  tal  fatto,  e  sta  su  '1  far  qualche  dimostrazione  contro  il 
«  Co.  Santinelli,  eh' è  qui,  e  se  si  effettua  quello  che  si  discorre, 
«  potrebbe  essere  che  una  tal  risoluzione  dasse  occassione  ed 
«  adito  al  Papa  di  uscir  di  tjualunque  impegno  con  la   Regina, 


144  ^'   Negri 


avversari  vollero  dire  che  la  regina  era  ricevuta  in 
Francia  con  modi  asciutti  e  sbrigativi,  egli  pubblicò 
invece  che  la  regina  era  invitata  a  Parigi,  e  che 
dopo  esservi  stata  quanto  prima  ritornerebbe  a  Roma 
«  ove  porterebbe  al  Papa  negoziati  di  grandissimo  ri- 
«  lievo  a  tutta  la  Christianità  »  (i).  L'elemento  politico 
chiamato  a  scopo  di  difesa  può  per  avventura  raffor- 
zare r  opinione  eh'  era  in  alcuni  allora  che  tra  i  mo- 
tivi che  determinarono  la  morte  del  Monaldeschi  (2), 
vi  fosse  il  suo  tradire  agli  Spagnuoli  i  segreti  piani 
della  regina  contro  di  essi. 

Si  comprende  come,  allorquando  si  avviò  verso 
Parigi,  r  ambiente  non  fosse  ottimamente  disposto 
verso  di  lei,  perché,  osserva  il  Bildt,  di  rado  si  è  il 
benvenuto  quando  si  domanda  del  danaro,  o  quando 
si  propongono  imprese  avventurose,  e  meno  ancora 
se  si  infrangono  nello  stesso  tempo  le  leggi  dell'ospi- 
talità e  dell'  umanità  (3).  Tuttavia  ella  vi  rimase  oltre 
venti  giorni  ;  fu  ai  sontuosi  ricevimenti  di  corte  ove 
il  giovane  Luigi  XIV  sfolgorava  in  tutta  la  sua 
bellezza;  ebbe  le  lodi  incipriate  degli  Accademici 
francesi.  Si  comprende  che  la  politica  occupò  non 
poco  tempo  alla  regina  e  al  Mazzarino.  Questi  sem- 
pre ritenuto  nel  concedere  ciò  che  era  il  nocciolo  della 
questione,  il  danaro,  fu  certo  largo  in  promesse  e 
forse  sincere.   Notiamo    di    passaggio  che    qui,    se    si 

«  la  quale  Dio  sa  quando  mai  più  rivedesse  Roma  ....  Roma 
«  tutta  mormora  e  strilla  di  tal  avvenimento  ».  (Francesco  Gua- 
legno  al  duca  di  Modena.  Roma,  17-19  dicembre  1637). 

(i)  Francesco  Gualegno  al  duca.   Roma,  26  dicembre  1657. 

(2)  Il  movente  politico  è  ammesso  anche  dagli  ambasciatori 
Manzieri  e  Giustiniani  rispettivamente  di  Modena  e  Venezia  a 
Parigi.  Il  De  Bildt  vi  aggiunge  anche  la  dilapidazione  sfacciata 
delle  sostanze  della  regina,  e  il  fornir  materia  alla  maldicenza 
contro  la  regina  stessa. 

(3)  De  Bildt,  op.  cit.,  p.  81. 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  7'eg7io  di  Napoli   145 


dovesse  prestar  fede  alla  testimonianza  mal  sicura  di 
Gregorio  Leti,  la  Regina  non  sarebbe  stata  aliena 
dal  passare  in  Inghilterra  per  aver  1'  aiuto  della  flotta 
inglese  e  1'  appoggio  del  potente  protettore  del  Re- 
gno Unito,  Oliviero  Cromwel,  il  quale  a  sua  volta 
seppe  schermirsi  assai  bene  dal  ricevere  la  visita, 
temendo  che  la  regina  volesse  chiedergli  grazie  a 
prò  dei  cattolici,  ed  anche  per  evitare  le  gravi  spese 
che  avrebbe  costato  all'  Inghilterra  un  ricevimento 
tale  da  sostenere  il  paragone  di  quelli  ricevuti  altrove 
da  Cristina,  ed  infine  per  essere  questa  passata  a  quella 
religione  ch'egli  odiava  cordialmente  (i).  L'Archivio 
Estense  che  ci  è  stato  finora  di  guida  non  ha  let- 
tere di  Cristina  che  ci  facciano  seguire  le  vicende 
delle  trattative  ;  soltanto  Cristina,  che  continua  in  let- 
tere di  convenienza  a  usare  frasi  obbliganti,  premu- 
rose e  instanze  vivissime,  in  data  del  15  marzo  si  loda 
dell'  assistenza  che  essa  trova  nell'  agente  Estense  a 
Parigi,  il  conte  Giuseppe  Ronchi  «  per  1'  essecutione, 
«  dei  miei  intenti  et  fini  »  (2);  e  questi  ci  offre  ele- 
menti che  sono  attendibili  e  assai  utili.  Inviato  il 
Ronchi  espressamente  a  Parigi  al  principio  del  1658, 
quando  giunse  a  Lione,  ebbe  dall'arcivescovo  di  quella 
città  r  assicurazione  per  lettere  ricevute  da  Parigi  che 
la  regina  avrebbe  comandato  1'  armata  di  mare  col 
duca  di  Guisa  per  luogotenente  (3).  Ciò  dimostra  che 
anche  in  tempi  vicinissimi  alla  morte  del  Monaldeschi 


(i)  G.  Leti,  La  vie  d'  Olivier  Cromwel  (seconde  partie),  à 
Amsterdam,  chez  Antoine  Schelte  marchand  libraire  près  la 
Bourse,  mdcxciv,  pp.  446  sgg.  ;  Arckenholz,  Mémoires  pour 
servir  etc.  cit.,  II,  pp.  23  sg. 

(2)  Cristina  al  duca  di  Modena  (autografa),  Parigi,  15  mag- 
gio 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(3)  G.  Ronchi  al  duca  di  Modena  (cifrata),  Lione,  4  gen- 
naio 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

Arcìiivio  della  R.  Socislà  romana  di  storia  patria.  \'ol.  XXXII.  io 


146  P,   Negri 


la  corte  non  era  cosi  indignata  da  trascurare  le  trat- 
tative diplomatiche  colla  regina.  Giunto  poi  alla  ca- 
pitale, e  fatte  le  debite  indagini  riconosceva  che 
«  oltre  le  premure  che  si  hanno  qui  per  imbarazzare 
«  l'inimico  da  tutte  le  parti,  vi  è  qualche  inclinazione 
«  precisa  di  applicare  da  dovero  alle  proposizioni  fatte 
«  d'  intraprendere  sopra  il  Regno  di  Napoli,  col  fonda- 
«  mento  che  si  ha  delle  intelligenze  tanto  in  apparenza 
«  buone  nell'Abbruzzo  e  che  potrebbero  produrre  il 
«  desiderato  effetto  mentre  l'Armata  di  mare  apportasse 
«  soggetto  di  apprensione  in  altra  parte  » .  Il  Mazzarino 
poi  desiderando  d'  interessare  il  duca  di  Modena  al- 
l' impresa  o  perché  una  parte  del  negozio  fosse  affi- 
data al  duca,  o  per  rompere  affatto  le  pratiche,  faceva 
a  Francesco  I  una  grande  agevolazione  cioè  «  che 
«  V.  A.  senza  impegnare  la  propria  persona,  e  senza 
«  pregiudicare  alla  sicurezza  de'  suoi  Stati  con  l'  allon- 
«  tanarsi  da  essi  come  le  è  stato  altre  volte  proposto, 
«  potrebbe  mandare  uno  de'  signori  Principi  suoi  figli, 
«  con  una  comitiva  di  buoni  Ufficiali  e  con  quel  nu- 
«  mero  di  Cavalleria  che  stimasse  più  opporttuno  per 
«  entrare  vigorosamente  nell'Abbruzzo,  e  dar  mano 
«  con  ia  sua  presenza  a  quelle  risoluzioni  che  qui  si 
«  è  supposto  sarebbero  trovate  fermissime  per  libe- 
«  rarsi  dal  giogo  spagnolo  ». 

Risultava  evidente  il  colpo  gravissimo  che  avreb- 
bero gli  Spagnuoli  della  Lombardia  dalla  energica 
diversione  al  sud  ;  né  vi  sarebbe  stato  alcun  pericolo 
per  il  principe  comandante  la  spedizione,  perché  an- 
che in  un  sinistro  avrebbe  potuto  facilmente  ricovrare 
sulla  flotta^,  colla  quale  mai  si  sarebbe  perduto  con- 
tatto. Terminava  il  Ronchi  suggerendo  che  le  truppe 
non  procedessero  unite  verso  il  regno,  ma  in  ordine 
sparso  ;  poiché  in  tal  modo,  mentre  avrebbero  avuto 
più  facile    il  passaggio  attraverso    la   penisola,  senza 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  reg7io  di  iVapoli   147 


destare  1'  attenzione  e  i  giusti  timori  del  papa,  avreb- 
bero pur  sempre  potuto  riunirsi  in  caso  di  neces- 
sità (i).  Poco  appresso,  ancora  nel  mese  di  febbraio, 
deplorando  di  non  poter  dare  notizie  più  particolareg- 
giate per  la  ritardata  venuta  di  Cristina,  aggiungeva: 
«  Intanto  posso  dire  a  V.  A.  di  aver  veduta  la  capi- 
«  tolazione  accordata  fra  la  Reina  et  il  signor  Cardinale 
«  con  l'approvazione  del  Re  toccante  quest'affare,  et  di 
«  più  una  scrittura  a  parte  di  pugno  del  signor  Cardina- 
«  le  nella  quale  s'obliga  di  sostenere  l'Impresa  del  suo 
«  proprio  dinaro  quando  non  vi  sia  altro  rimedio  »  (2). 
Giunta  poi  la  regina  a  Parigi,  continue  furono  le  di- 
scussioni tra  lei,  il  Mazzarino  e  il  Ronchi,  insistendo 
la  regina  per  avere  assicurazioni  precise  circa  la  ca- 
valleria che  doveva  operare  nell'Abruzzo  e  che  il  Maz- 
zarino voleva  addossare  al  duca  di  Modena  «  stante 
«  le  disposizioni  de'  Principi  italiani,  la  morte  del  conte 
«  d'  Ognate,  eh'  egli  tiene  per  sicura,  et  il  debole  soc- 
«  corso  di  danari  che  mandano  gli  Spagnuoli,  asserendo 
«  egli  saper  di  certo  che  il  Conte  d'  Ognate  non  portava 
«  che  cento  milla  scudi  »  (3).  Il  Mazzarino  entra  quindi 
neir  ordine  d'  idee  della  regina  che  rafforza  vieppiù  le 
sue  insistenze,  volendo  chiare  e  distinte  le  due  cose. 
«  Ella  si  mostra  così  impressa  di  questa  necessità  che 
«  ha  fin  detto  al  signor  Cardinale  di  volere  sbarcare  a 
«  Viareggio  e  parlare  con  V.  A.  prima  di  andare  a 
«  Roma  in  ogni  maniera.  Ma  questa  sua  risoluzione  a 
«  mio  credere  dipenderà  totalmente  dalli  denari  che 
«  ella  riceverà  dal  signor  Cardinale...  ».  Anche  le  par- 

(i)  G.  Ronchi  a  Francesco  I  d'  Este  (cifrata),  Parigi,  8  feb- 
braio 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  G.  Ronchi  a  Francesco  I  d' Este  (cifrata),  Parigi,  22  feb- 
braio 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(3)  G.  Ronchi  a  Francesco  I  d' Este  (cifrata),  Parigi,  i  mar- 
zo 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 


148  P.   Negri 


ticolarità  dell'  impresa  erano  ancor  del  tutto  da  deter- 
minarsi e  variavano  continuamente  (i).  Un  ufficiale 
italiano  poi  al  servizio  della  regina  si  offriva,  previo 
sempre  il  sussidio  di  milizie  terrestri  al  comando  d'un 
Estense  cooperante  colla  flotta,  di  rendere  il  duca 
padrone  dell'  Abruzzo,  e,  venendo  appositamente  a 
Modena  per  dare  maggiori  spiegazioni,  offriva  anche 
di  rimanere  ostaggio  e  mallevadore  nella  cittadella 
della  città.  Partiva  finalmente  la  regina,  svelando 
completamente  al  Ronchi  quanto  avevano  di  positivo 
e  di  meno  solido  i  suoi  piani,  come  si  vedrà  dalla 
seguente  lettera  (2): 

Serenissimo  Prencipe,  È  partita  la  Reina  di  Svezia  dopo 
essersi  fermata  quindici  giorni  a  Parigi.  Come  ho  già  avvisato 
a  V.  A,  S.,  ha  negoziato  lungamente  col  Signor  Cardinale;  e 
per  quanto  ha  mostrato,  ella  è  rimasta  contentissima  havendo 
riconosciuto  dagli  effetti  medesimi  la  buona  volontà  di  S.  Emi- 
nenza e  la  sua  risolutione  di  volere  secondare  il  pensiero  di 
essa  Reina  che  è  determinata  d' invadere  il  Regno  di  Napoli 
con  l'armata  che  sarà  alla  vela  per  il  principio  d'aprile.  Questo 
è  il  discorso  fattomi  dalla  stessa  Reina  e  eh'  io  rifferisco  a 
V.  A.  S.  nel  proprio  essere. 

Mi  ha  detto  d'  essere  in  concerto  col  sig.  Cardinale  di  sbar- 
care a  Viareggio  per  potersi  abboccare  con  V.  A.  e  concorrendo 
in  ciò  il  consenso  del  sig.  Cardinale  bisogna  credere  che  la  di 
lui  intenzione  è  di  appoggiare  alla  somma  prudenza  di  V.  A.  S. 
la  totale  direzione  degli  affari  d' Italia  e  che  vuol  ricevere  le 
proposizioni  di  V.  A.  per  motivo  di  poter  parlar  francamente 
nel  conseglio  e  di  far  apparire  la  necessità  che  vi  è  di  applicar 
a  tale  impresa.  Prima  di  chiudere  le  lettere  debbo  però  sapere 
l'intenzione  precisa  di  S.  Eminenza,  havendone  io  fatta  instanza. 

Se  sarà  vero  che  la  Reina  sbarchi  a  Viareggio,  mi  ha  detto 
che  vorrebbe  trovare  colà  due  lettiche  per  venire  a  dirittura  a 
Sassuolo.  Protesta  di  non  voler  alcuna  cerimonia,  bastando  che 

(i)  G.  Ronchi  a  Francesco  I  d'Este  (cifrata),  Parigi,  5  mar- 
zo 1658.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  G.  Ronchi  a  Francesco  I  d'  Este.  Arch.  di  Stato, 
Modena. 


Cristiìia  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   149 


sia  persona  a  Viareggio  che  informata  del  camino  possa  con- 
durla a  dirittura,  e  desidera  che  le  lettiche  capitino  sotto  pre- 
testo di  qualche  ufficiale  che  ammalato  debba  sbarcare  con 
l'occasione  delle  recrute.  Dice  di  proporre  Sassuolo  perché 
rimanghi  più  segreto  il  suo  viaggio.  Da  Sassuolo  pensarebbe  di 
tirar  di  lungo  a  Bologna  senza  passar  per  Modena  quando  V.  A. 
non  lo  voglia.  Havrà  dieci  persone  fra  le  quali  una  donna  e 
due  gentilhuomini.  Uno  di  questi  sarà  il  Tenerini,  mentre  che 
V.  A.  S.  non  babbi  ripugnanza  a  riceverlo. 

Pensa  S.  Maestà  di  andare  in  tre  giorni  a  Roma  valendosi 
delle  carozze  di  V.  A.  fino  a  Bologna  e  susseguentemente  di 
quelle  de  Legati  e  de  Vicelegati. 

In  questa  maniera  mi  ha  detto  precisamente  la  Reina  di 
scrivere  a  V.  A.  S.  et  il  medesimo  havrei  anche  fatto  ad  ogni 
buon  fine  benché  ella  non  me  1' havesse  detto,  acciò  che  V.  A.  S. 
restasse  pienamente  raguagliata  di  pensieri  di  questa  Signora. 
Egli  è  ben  vero  che  di  qui  a  Tolone  mille  volte  può  mutare. 
Troppo  alte  sono  le  sue  immaginazioni,  e  non  mancando  a  così 
gran  spirito  materia  di  formare  disegni  superiori  alle  idee  degli 
altri,  ne  segue  necessariamente  il  cambiamento,  perché  in  molti 
riesce  troppo  difficile  per  non  dire  impossibile  l'esecuzione. 

Non  resterò  per  tanto  di  portare  a  V.  A.  S.  la  notizia  di 
quelli  che  sono  stati  a  me  palesati  dall'  Autore  medesimo. 

In  Roma  oltre  il  formare  un  gran  partito  alla  Francia,  crede 
ella  di  poter  imbarcare  il  Papa  e  il  Cardinal  Nipote  più  di 
quello  si  possa  credere,  e  benché  S.  Maestà  confessi  che  il  cer- 
vello del  Papa  non  è  capace  di  grandi  intraprese,  il  suo  fonda- 
mento principale  consiste  nella  vivacità  del  Nipote.  Pretende 
sopra  tutto  d' ingaggiarlo  in  pensieri  di  sorprendere  Siena  e  non 
con  altro  fine,  per  quanto  ella  dice,  che  di  accrescere  impegni 
a  Spagnuoli  et  in  ogni  evento  di  privarli  del  soccorso  che  po- 
trebbero ricevere  dal  Granduca.  Io  poi  non  credo,  se  può  pre- 
starsi fede  all'espressioni,  che  non  possa  trovarsi  avversione 
maggiore  di  quello  ha  questo  Personaggio  a  Spagnuoli  et  a  chi 
ha  dipendenza  da  essi. 

Non  è  per  anche  ben  risoluta,  se  voglia  trovarsi  allo  sbarco 
dell'armata  di  Mare,  o  pure  entrare  nel  Regno  per  via  del- 
l'Abbruzzo.  Se  potrà  raccogliere  tanto  numero  di  Cavalleria 
che  basti  per  la  sua  persona,  inclina  assai  più  ad  entrare  a  di- 
rittura nel  Regno  di  Napoli  per  terra,  e  lasciar' operare  il  Duca 
di  Mercurio  dall'altra  parte.  Tuttavia  ha  detto  di  voler  stabi- 
lirsi col  parere  di  V.  A.  al   cui   prudentissimo   giudizio   non   si 


50  P.   Negri 


può  esprimere  quanto  mostri  di  differire,  e  certo  nel  tempo  che  si 
è  fermata  qui,  ne  ha  parlato  con  espressioni  di  stima  particolare. 

S.  Maestà  crede  nel  passar  lo  Stato  Ecclesiastico  di  poter 
porre  insieme  400,  o  500  Cavalli,  e  fa  sopra  ciò  gran  fondamento. 

Ha  qualche  pensiero  di  abboccarsi  col  Duca  di  Parma  col 
quale  professa  di  havere  più  che  ordinaria  confidenza  et  ha  di- 
segno di  volerlo  pregare  a  portarsi  a  Bologna  incognito. 

A  quanto  ha  mostrato  con  me  nel  discorrere,  non  è  troppo 
soddisfatta  di  Madama  Reale  et  è  infallibile  che  non  ne  ha 
parlato  troppo  bene. 

È  stato  pentito  S.  E.  di  non  havere  permesso  alla  Reina 
di  portarsi  in  Alemagna  ove  haveva  grandissime  cabale  e  poteva 
rendere  di  rilevanti  servigi  alla  Francia.  Ma  ha  creduto  S.  Emi- 
nenza che  non  possi  ritornare  in  tempo  d' intervenire  alle  ope- 
razioni della  armata  di  Mare  nel  Regno  di  Napoli,  e  dice  che 
questa  impresa  non  poteva  differirsi  più. 

E  certissimo  che  tutto  quello  che  dirà  a  V.  A.  S.  la  Reina 
è  di  concerto  con  S.  Eminenza  che  brama  di  ricevere  lungam.*" 
tutte  le  facilità  possibili,  e  pur  che  la  spesa  non  sia  eccedente 
egli  r  abbracciarà  più  che  volontieri  per  quanto  dice. 

Mentre  queste  notizie  non  servissero  ad  altro,  possono  va- 
lere a  rendere  certa  V.  A.  S.  delle  intenzioni  della  Reina,  e  si 
conosce  che  le  di  lei  bizzarrie  possono  cooperare  a  generosi 
fini  di  V.  A.  S.  Può  assicurarsi  che  non  si  ritirerà  da  qualsi- 
voglia benché  malagevole  impresa,  e  non  trovandosi  V.  A,  im- 
pegnata in  modo  alcuno,  può  se  così  le  compie  ingaggiare  essa 
Reina  in  tutto  ciò  che  stimerà  più  concernente  al  proprio  inte- 
resse. Io  non  pretendo  con  le  mie  espressioni  di  aggiungere 
luce  al  Sole.... 

Di  V.  A.  S.  umilissimo,  divotissimo  et  obedientissimo 
servitore  Giuseppe  Ronchi. 

Parigi  li   15  marzo  1658. 

Il  duca  di  Modena  aveva  per  mezzo  del  suo  resi- 
dente fatto  sapere  essergli  impossibile  privarsi  di  un 
corpo  di  duemila  cavalli,  senza  perdere  il  vantaggio 
considerevole  che  aveva  in  Lombardia  (i):  ma  troppo 

(i)  Istruz.  ducali  a  G.  Ronchi,  23  marzo  1658.  Arch.  di 
Stato,  Modena. 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  veglio  di  Napoli   r  5  i 


tardi  ;  la  regina  moveva  già  verso  l' Italia.  Allora 
egli,  che  teneva  a  che  lo  scopo  della  venuta  reale 
restasse  segreto,  la  consigliò  a  far  un  largo  giro  per 
cui  la  regina,  toccando  Livorno  e  Lucca  avrebbe  mag- 
giormente divertita  1'  attenzione  degli  Spagnuoli  ad- 
ducendo  per  pretesto  le  vie  impraticabili  attraverso 
alle  quali  doveva  passar  la  regina  sbarcando  a  Via- 
reggio (i).  In  Francia  frattanto  si  attivavano  i  prepa- 
rativi per  r  allestimento,  e  il  duca  di  Marcoeur,  ma- 
rito di  Laura  Mancini,  altra  nipote  di  Mazzarino  (2), 
venuto  rapidamente  a  Parigi,  dopo  un  abboccamento 
colla  regina,  mostrava  di  voler  partir  presto  per  l'ar- 
mata per  imbarcarvisi  e  cooperare  dalla  parte  di  mare 
colla  regina  che  scenderebbe  colla  milizia  attraverso 
r  Italia.  Questo  era  quanto  si  diceva  ;  ma  perché,  no- 
tava il  Ronchi  «  tutti  gli  affari  soggiaciono  alla  lun- 
«  ghezza,  et  alla  mutazione  in  Francia  bisogna  rimet- 
«  tersi  alle  chiarezze  che  porta  il  tempo  »  (3).  La  regina 
intanto,  cagionato  non  poco  disturbo  alla  piccola  re- 
pubblica di  Lucca,  attraverso  le  alpestri  contrade 
della  Garfagnana  {4),  giungeva  1'  otto  maggio  a  Sas- 
suolo ov'  era  anche  convenuto  il  signor  di  Besangon 
ambasciatore  francese  a  Venezia.  Il  risultato  della 
sua  breve  permanenza  (8-10  maggio)  nello  splendido 
castello  ducale  fu  il  seguente  trattato  • 

Trattato    fatto    da   S.    A.    colla    Regina   di    Svezia. 

Su  le  proposte  fatte  per  parte  della  Maestà  della  Reina   di 

Svezia  si  risponde  per  quella  del  Serenissimo  Duca  di  Modana. 

Che  quando  S.  A.  havrà  havute  le  sue  recrute,  fatte  le  sue 

(i)  Istruz.    ducali    a    G.    Ronchi,    22    aprile    1658.  Arch.    di 
Stato,  Modena. 

(2)  Renée,  op.  cit.,  99-113. 

(3)  G.  Ronchi  al  duca,  Parigi,  22  marzo  1658. 

(4)  Cesare  Sardi,   Cristina  di  Svezia  in  Lucca ,  Lucca,  1863  ; 
e  C.  Campori,  op.  cit.,  pp.  214-15.      ' 


152  P.   Negri 


rimonte,  e  vista  la  forza  della  sua  armata,  si  applicherà  in  con- 
seguenza all'impresa  che  si  stimerà  essere  più  a  proposito,  a 
che  non  può  hora  determinarsi,  dependendo  ciò  dalla  qualità 
delle  forze  che  S.  A,  havrà,  e  dalla  facilità  che  troverà  d' intra- 
prendere su  qualche  Piazza  nello  Stato  di  Milano. 

Che  quando  S.  A.  in  riguardo  all'  impresa  che  intraprenderà, 
havrà  visto  che  l' armata  possa  restare  dopo  si  forte  da  esser 
padrona  della  campagna  come  è  necessario  per  rispetto  de'  suoi 
stati,  li  quali  non  possono  havere  altra  sicurezza,  che  questa 
ne  termini  in  cui  stanno  le  cose,  S.  A.  manderà  a  detta  Maestà 
per  le  vie  di  terra  in  Abruzzo  un  rinforzo  el  maggiore  che  po- 
trà ;  e  che  per  la  bontà  delle  truppe  se  non  considerabile,  mentre 
però  la  gente  sbarcata  dall'  armata  abbia  preso  tal  piede  in 
qualche  parte  del  Regno,  che  si  vegga  che  non  vada  a  perdersi 
detto  rinforzo,  per  lo  quale  sarà  poi  a  cura  di  essa  Maestà  il 
risponderne  in  Francia  dopo  che  si  sarà  esso  rinforzo  staccato 
dall'armata  di  S.  A. 

Che  S.  A.  si  dichiara  sin  d'hora,  che  quanto  al  Papa  in 
ordine  al  passaggio  di  detto  rinforzo,  non  intende  1'  A.  S.  d' in- 
gerirsi, né  haver  parte  alcuna,  poiché  confinando  il  suo  paese 
per  si  longo  tratto  collo  Stato  Ecclesiastico  non  è  dovere,  che 
nelle  presenti  emergenze  con  gli  Spagnuoli,  entri  a  disgustarsi 
con  Sua  Santità  che  però  lascerà  che  la  Maestà  della  Reina 
pensi  a  questo  particolare. 

Che  succedendo  a  detta  Maestà  le  cose  nel  Regno  felice- 
mente, come  si  crede,  S.  A.  confida  che  la  benignità  di  S.  Maestà 
havrà  memoria  dell'ossequiosa  divozione  dell' A.  S. 

E  per  maggior  corroborazione  delle  cose  espresse  di  sopra, 
la  presente  scrittura  sarà  sottoscritta  dalla  sudetta  Maestà  della 
Reina  di  Svezia,  e  da  essa  altezza  di  Modana. 

Dato  in  Sassuolo  li  7  Maggio  1658. 

(autografo)  Christina  Alessandra. 
Francesco  d'Este. 

I  termini  sono  da  parte  del  duca  di  Modena  ab- 
bastanza riservati,  e  si  conoscono  chiaramente  i  suoi 
intenti  dilatorii.  Si  lasciava  alla  regina  (i)  il  compito 

(i)  Colui  che  aveva  maneggiato  le  ultime  trattative  era  stato 
il  capitano  Tenerini  (questa  è  la  grafia  più  usata  di  questo 
nome)  da  Carrara,  già  marmista,  sergente  maggiore  di    fanteria 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i  5 


di  guadagnare  il  papa,  non  volendo  il  duca,  ammae- 
strato dalla  recente  guerra  di  Castro,  romperla  con 
una  potenza  sì  grande  e  confinante  come  lo  stato  ec- 
clesiastico :  inoltre  premetteva  essergli  necessario  l'as- 
sicurarsi completamente  alle  spalle,  cioè  in  Lombar- 
dia, prima  di  dedicarsi  con  tutte  le  sue  forze  all'  im- 
presa. Naturalmente  tutto  questo  dipendeva  dal  Maz- 
zarino il  quale,  ormai  lontana  la  regina,  occupato 
nella  Germania  e  al  sud  della  Francia,  tormentato  da 
sempre  più  frequenti  attacchi  di  gotta,  aveva  ripreso 
la  sua  politica  remissiva  rispetto  all'  Italia:  tanto  che 
il  conte  Ronchi  reiterava  al  suo  duca  gli  inviti  di 
recarsi  in  Francia  «  per  indurre  il  signor  Cardinale  a 
«  totale  applicazione  del  negozio  di  Napoli  che  è  tanto 
«  importante  per  imbarazzare  totalmente  gli  Spagnuoli 
«  in  Italia  »  (i)  o,  quando  mancasse  il  Mazzarino,  per 
assicurarsi  il  comando  delle  armi  francesi  in  Italia. 

Frequente  rimase  la  corrispondenza  fra  1'  Estense 
e  Cristina.  Questa,  giunta  a  Roma,  sì  era  vista  trat- 
tare assai  riservatamente  dal  papa  dicendosi  che  a 
Civitavecchia  fossero  giunte  provvigioni  d'  armi  con- 
tro gli  Spagnuoli  (2);  essendo  egli  tutto  intento  a  pre- 


ai  servizio  di  Modena  al  tempo  della  guerra  di  Castro,  passato 
poco  onorevolmente  al  nemico,  e  ricevuto  da  Francesco  d'  Este 
espressamente  per  far  piacere  alla  regina.  «  Gran  clemenza  di 
«  S.  M.  a  ricevere  presso  di  se  sfortunati,  e  niente  stimati  dal 
«  mondo  »  nota  un  contemporaneo.  Lasciava  poi  la  regina  al 
suo  partire  il  celebre  Santinelli,  l'uccisore  del  Monaldeschi 
poco  ben  visto  e  sfuggito  da  tutti  i  modenesi  (Mass.  Montecuc- 
coli  a  Pietro  Campori,  Modena,  8-1 1  maggio  1638.  Arch.  di 
Stato,  Modena). 

(i)  G.  Ronchi  al  duca,   18  ottobre  1658. 

(2)  Claretta,  Carlo  Emanuele  II  ^qq.^  I,  pp.  210-11;  Cor- 
rispondenza del  Card.  Giulio  Mazzarino  con  Giannettino  Giusti- 
niani edita  da  V.  Ricci  in  Pubblicazioni  della  Società  di  Storia 
patria,  voi.  IV,  Torino,   1863;  Brusoni,  op.  cit. 


5  4  i^'    Negri 


parare  armi  ed  armati  contro  i  Turchi  a  prò'  di  Vene- 
zia eroicamente  disputante  da  oltre  un  decennio  Can- 
dia  agli  Ottomani  invasori,  e  vedendo  male  una  guerra 
così  a  fondo  contro  la  Spagna  quando  la  fortuna  era  già 
sì  favorevole  alla  Francia  da  far  desiderare  che  una 
sua  rotta  ristabilisse  l'equilibrio  turbato  (i).  Aggiun- 
gasi che  correva  la  voce  che  1'  assalto  poteva  anche 
volgersi  contro  di  lui,  e  che  ad  ogni  modo  all'  im- 
presa di  Napoli  si  sospettava  avrebbe  preso  parte 
colla  flotta  francese  anche  la  fiotta  inglese  (2).  Le  pe- 
ripezie di  Francesco  Maria  Santìnelli  con  la  duchessa 
di  Ceri  (3)  alienarono  sempre  più  1'  animo  del  pontefice 
da  Cristina  (4).  La  quale,  annunziando  il  suo  arrivo  a 
Francesco  d'Este,  lo  assicurava  della  sua  inalterabile 
stima  (5),  seguiva  sodisfattissima  i  successi  delle  armi 
da  lui  comandate  sul  Cremonese  e  contro  Mortara  (6), 
e  attendendo  la  vittoria  finale  lo  informava  delle  sue 
trattative  col  papa,  e  degli  avvenimenti  che  succede- 
vano nel  regno  di  Napoli.  L'  acerba  morte  che  al 
14  di  ottobre  di  quell'  anno  sorprendeva  il  duca  di 
Modena,  infrangendone  la  forte  e  robusta  fibra,   tron- 


(i)  Fr.  Gualegno  al  duca  di  Modena,  Roma,  8  agosto  1653. 
Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  Arckenholtz,  op.  cit.,  voi.  II,  p.  28;  Campori,  op. 
cit.,  p.  231. 

(3)  A.  CoRvisiERi,  La  duchessa  di  Ceri.  Episodio  storico  del 
secolo  XVII  in  Rassegna  settimanale,  voi.  V,  n.  no  (8  feb- 
braio 1880).  « 

(4)  Il  re  di  Francia  che  intanto  aveva  sovvenzionato  la  re- 
gina, faceva  severe  rimostranze  al  papa  perché  la  regina  fosse 
trattata  altramente  da  quando  essa  era  benevisa  agli  Spagnuoli. 
(Fr.  Gualegno  al  duca,   17  luglio  1658). 

(5)  «  Je  vous  prie....  de  croire  que  je  suis  avec  beaucoup 
«  de  passion  »  (Cristina  a  Francesco  d'Este,  25  maggio  1658). 

(6)  Brusoni,  op.  cit.,  pp.  882  sgg.  ;  Cristina  al  duca, 
3-10  settembre  1658). 


Cristina  di  Svezia  e  il  l'egno  di  Napoli   i  5  5 


cava  per  sempre  i  fili  di  quella  impresa  cui  Cristina 
di  Svezia  aveva  atteso  per  due  anni  con  indefesso 
ardore  e  con  tenace  volontà. 

Pubblico  qui  tre  lettere  della  regina  al  duca.  ].e 
prime  due  sono,  in  parte,  cifrate: 

I. 

«  Serenissimo  Signor  Duca.  Doppo  il  mio  arrivo  in  questa 
«  città  ho  stimato  più  conveniente  privarmi  del  contento  di 
«  scriver  a  V.  A.  che  facendolo  esser  tenuta  ragguagliarlo  delle 
«  cose  occorsemi,  poiché  la  generosità  sua  m'assicura  che  non 
«  haverebbe  potuto  intender  senza  perturbazione  d'  animo  le 
«  incivilita  usate  meco  per  la  sola  apprensione,  che  io  havessi 
«  a  promovere  gì'  interessi  della  Francia  et  di  V.  A.  alla 
«  quale  si  come  non  posso  differir  più  di  rassegnare  la  mia 
«  inalterabile  partialita,  così  godo  altretanto  di  farlo  congra- 
«  tulandomi  seco  de  segnalati  avvantaggi  conseguiti  dall'  armi 
«  Francesi  nella  Fiandra  quanto  V.  A.  può  esser  certa  che 
«  r  allegrezza  che  sento  di  questo,  è  infinita  e  inesplicabile, 
«  particolarmente  in  riguardo  suo  la  di  cui  bontà  ni'  obliga  a 
«  desiderar  successi  non  minori  alle  armi  comandate  da  V.  A., 
«  stimando  io  al  pari  delle  proprie  le  sue  convenienze,  et  le 
«  sue  glorie.  Spero  che  il  Tenerini  bavera  a  pieno  dato  conto 
«  a  V.  A.  dello  stato  delle  cose  di  Napoli,  et  dell'  ottima 
«  dispositione  de  Nobili  et  popolari  a  privare  intieramente  di 
«  quel  Regno  (gli  Spagnuoli),  ogni  volta  che  sieno  assistiti  da 
«  forze  assai  minori  che  sarebbero  necessarie  altrove  per  1'  espu- 
«  gnatione  di  una  piazza  il  che  essendo  1'  unico  mezzo  per  far 
«  trionfar  l'armi  condotte  da  V.  A.  e  per  toglier  a  Potentati 
«  d'Italia  il  timore  o  l'interesse  di  non  separarsi  da  Spagnuoli. 
«  Stimo  superfluo  di  ricercar  V.  A.  ad  accompagnar  con  ogni 
«  fervore  l' instanza  che  rinovo  al  Cardinale  Mazzarino  per  1' es- 
«  secutione  del  trattato  fatto  meco.  Onde  non  passarò  seco 
«  intorno  a  questo  più  oltre  che  a  ricordarle  l' ansietà  che  ho 
«  di  sentir  quanto  V.  A.  bavera  perciò  stabilito  col  Tenerini  et 
«  d'esser  dalla  sua  gentilezza  fatta  partecipe  de  successi  delle 
«  sue  armi  che  prego  il  cielo  corrispondano  a  suoi  generosi 
«  disegni,  mentre  rassegnandole  la  mia  incostante  (incessante f) 
«  passione  che  ella  prenda  spesso  fede  della  mia  partialissima 


156  P.   Negri 


«  corrispondenza,  le  ratifico  che  sono,  e  sarò  in  ogni   tempo   e 
«  incontro    di  V.  A.  aff.'""  e  oblig."'"  Christina  Alessandra. 

«  Roma  li  IO  luglio  1658  ». 
II. 

«  Serenissimo  Sig.  Duca.  L' humanissime  di  V.  A.  delli 
«  17  et  27  del  caduto,  resemi  in  un  istesso  tempo  accrescono 
«  altretanto  le  mie  obligationi  alla  sua  gentilezza,  quant'  io 
«  riconoscendo  sempre  maggiori  gì'  effetti  di  questa  verso  di 
«  me  si  come  godo  in  estremo  di  vedere  mediante  la  condotta 
«  e  valore  dell' A.  V.  un  principio  così  felice  dell'armi  di 
«  Francia  nella  presente  campagna  così  gli  ne  prego  il  fine 
«  totalmente  corrispondente  alla  somma  passione,  che  tengo 
«  d'ogni  prosperità  di  quella  corona,  e  di  V.  A.  a  cui  spero 
«  veder  ben  presto  doute  glorie  maggiori  mentre  il  cielo  ha 
«  così  favorito  i  suoi  generosi  disegni  nel  passaggio  dell'Adda 
«  superando  le  difficultà  che  mi  accenna  le  quali  essendo  qui 
«  stimate  straordinarie  questa  corte  ne  rimane  particolarmente 
«  sorpresa  trovandosi  ingannata  del  troppo  concetto  hauto  delle 
«  forze  Spagnole,  che  quantunque  grandi  sono  tuttavia  inferiori 
«  alle  virtù  dell' A.  V. 

«  Divolgano  questi  partiali  di  Spagna  dover  ben  tosto  arri- 
«  var  in  cotesto  Stato  rinforzi  grandi  d' Alemagna  e  da  Napoli  ; 
«  intoni'  a  che  si  come  io  credo  che  quelli  quando  non  siano 
«  molto  dubbiosi  saranno  almeno  fuor  di  tempo,  cosi  spero  che 
«  questi  riusciranno  all'  incontro  deboli  e  forsi  di  verun  rilievo 
«  mentre  con  lettere  delli  3  corrente  di  quella  Città  vengo  assi- 
«  curata  che  i  fanti  Spagnoli  gionti  colà  ultimamente,  erano  in 
«  gran  parte  malati  e  che  l' imbarco  delle  genti  per  il  Finale 
«  non  harebbe  ecceduto  mille  soldati  di  leva  a  quali  pensavasi 
«  aggiungere  altretanti  di  quelli  del  Battaglione  con  non  poca 
«  loro  ripugnanza  et  estremo  disgusto  degl'  altri  del  paese  som- 
«  mamente  irritati  per  i  rigori  straordinari  che  se  gì' usano 
«  nell' essigenza  dell' impositioni  decorse  in  tempo  del  passato 
«  contaggio.  Sento  però  che  si  pensi  d' inviar  in  coteste  bande 
«  una  buona  parte  della  cavalleria  della  Sacchetta,  et  huomini 
«  d'armi,  et  che  siasi  fatto  qualche  apertura  con  il  Papa  perii 
«  passo  che  inclinando  a  concederlo  non  mancarò  rappresentargli 
«  liberamente  che  altretanto  doverà  ancora  concederci  a  noi. 

«  Spero  che  a  quest'  hora  il  Tenerini  sarà  gionto  alla  Corte 
«  donde  accennandomi  il  Card.  Mazarino  con  lettere  delli  2  del 


Cristina  di  Svezia  e  il  reg7io  di  Napoli   i  5  7 


«  passato  che  attese  le  dichiarationi  del  Papa  contro  l' Impresa 
«  di  Napoli  ha  risoluto  S.  M.  d'impiegarvi  forze  capaci  per 
«  necessitar  S.  Santità  ad  esser  con  noi.  Mi  stimare  molto  for- 
«  tunata  di  poter  in  quest'occasione  contribuir  altrettanto  a 
«  gl'interessi  di  V.  A,  quanto  me  ne  stimo  singolarm.'^  tenuta 
«  per  le  prove  che  così  di  lunga  mano  ho  del  siio  gentilissimo 
«  affetto  verso  le  cose  mie  il  che  obbligandomi  a  stimar  del 
«  pari  le  sue  sì  come  m'induce  a  pregargli  con  tutto  l'animo 
«  successi  sempre  migliori  di  queste  armi  cosi  rendo  a  Y.  A. 
«  le  dovute  grazie  degli  avvisi  che  intorno  a  ciò  m'  ha  parteci- 
«  pato,  et  l'assicuro  che  continuandomeli  le  ne  restarò  con 
«  particolarissimo  aggrado,  havendo  altrettanta  passione  delle 
«  sue  glorie  e  prosperità,  quanto  è  quella  che  bavero  perpetua- 
«  mente  di  apparir  nell'opere  a  V.  A.  aff."'"  e  oblig.'""  Christina. 

«  Roma  li  7  Agosto  1658  ». 
III. 

«  Serenissimo  Sig.  Duca.  L' ultime  di  Napoli  delli  6  del 
«  corrente  hautesi  con  la  staffetta  gionta  iersera  portano  che  il 
«  Duca  di  Matalona  essendo  stato  consegnato  a  Don  Luigi  Po- 
«  derico,  si  era  già  imbarcato  alla  volta  di  Spagna  con  estremo 
«  disgusto  non  solo  de  parenti,  ma  ancora  di  tutto  il  Baronag- 
«  gio,  mentre  dal  processo  fabricàtogli  contro  appariva  d'esser 
«  solamente  inditiato  d'esser  complice  di  alcune  pasquinate  fatte 
«  da  quel  Blancardi,  che  mesi  adietro  fu  fatto  strangolare  nel 
«  Castel  nuovo  sotto  pretesto  d'intelligere  con  la  Francia,  et  che 
«  l'istessa  sera  dovevano  partir  verso  il  Finale  le  quattro  galere 
«  con  voce  che  portino  diecimila  fanti,  che  vengo  assicurata  non 
«  ascendine  a  mille  di  gente  ben  ordinaria  essendo  la  maggior 
«  parte  Regnicoli  levati  ultimamente:  e  che  il  V.  Re  havendo 
«  ordinata  la  mostra  generale  della  Cavalleria  dello  Sacchetta  et 
«  huomini  d'  armi  faceva  ogn'  opra  per  ridurre  all'  obbedienza  i 
«  banditi,  che  infestando  notabilmente  la  campagna  sturbavano 
«  la  riscossione  delle  gabelle  con  perseguitarne  gli  essattori,  per 
«  guadagnar  l'affetto  de  popoli,  che  perciò  quasi  palesemente  gli 
«  fomentano.  Intendo  di  questo  Residente  Sobramone  sollecita 
«  appresso  il  Papa  la  reintegrazione  del  Comercio  sperando  che 
«  ciò  possi  facilitar  il  transito  della  Cavallaria  per  questo  Stato 
«  a  cotesta  volta,  perilché  non  mancarò  di  protestar  aperta- 
«  mente,  che  il  conceder  questo  a  Spagnuoli  darà  giusto  motivo 
«  a  noi  di  pretender  altretanto,  et  perciò  essendomi  di  già  fatta 


158  P.   Negri 


«  in  qualche  parte  sentire,  spero  che  sia  per  ritardar  gH  effetti 
«  di  questa  negotiatione.  La  mancanza  dell'  ordinario  di  Lione 
«  mi  priva  delle  lettere  non  solo  del  Sig.  Cardinal  Mazzarini, 
«  e  Duca  di  Mercurio,  ma  ancora  di  quelle  del  Tenderini,  che 
«  con  la  buona  salute  del  Re  spero  bavera  hauto  campo  di  sol- 
«  lecitar  S.  Eminenza  per  l'impresa  di  Napoli,  che  desidero 
«  per  più  rispetti,  ma  particolarmente  in  riguardo  de  gl'interessi 
«  di  V.  S.  ne  quali  non  potendo  esser  maggiore  la  passione, 
«  che  ho  di  fargli  apparir  la  mia  obligata  corispondenza,  attendo 
«  con  altretanta  impazienza  qualche  buon  successo  di  coteste 
«  armi,  quanto  goderò,  ch'ella  m'apra  spesso  la  strada  a  com- 
«  probarle,  che  sono  et  sarò  sempre  di  V.  A.  aff.'""  Christina 
«  Alessandra. 

«  Roma  li  IO  agosto  1658  ». 

Paolo  Negri. 


APPEiNDICE    I 


//  primo    soggiorno 
di    Cristina    di   Svezia    in    Roma 

SECONDO   LE   RELAZIONI    DEI    RESIDENTI    ESTENSI 


Dopo  le  numerose  descrizioni  e  relazioni  delle 
feste  che  accompagnarono  il  primo  viaggio  di  Cristina 
a  Roma  (i)  e  dopo  le  preziose  notizie  che  ci  dà  il  ba- 
rone de  Bildt  nel  volume  più  volte  citato  sul  suo  primo 

(i)  Gualdo  Priorato,  op.  cit.  ;  Vera  Relatione  del  viaggio 
fatto  dalla  Maestà  della  Regina  di  Svezia  per  tutto  lo  Stato 
Ecclesiastico,  suo  riceviìiiento ,  et  Ingresso  nelV  alma  città  di 
Roma,  il  dì  20  di  Decembre  MDCLV,  in  Roma  et  in  Bologna, 
per  Giacomo  Monti,  mdclvi  ;  Festini,  /  trionfi  della  magnifi- 
cenza Pontificia,  Ferrara,  1656;  G.  G.  Mellini,  Christo  in  Va- 
ticano e  Christina  in  Campidoglio,  V  uno  nella  chiesa   trionfante 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   159 


soggiorno  nella  capitale  del  cattolicesimo  (i),  non  sa- 
ranno forse  inutili  i  particolari  che  ce  ne  offre  il  carteg- 
gio di  Francesco  Gualegno  residente  Estense  a  Roma. 

T.e  pratiche  compiute  dalla  regina  per  la  sua  con- 
versione avvennero  certamente  tra  il  più  grande  mi- 
stero, giacché  la  nostra  fonte,  tanto  copiosa  e  dili- 
gente è  muta  a  tale  proposito.  Le  prime  notizie  va- 
ghe e  confuse  ci  mostrano  febbrili  preparativi  di  car- 
rozze, di  lettighe  e  di  sedie  finemente  lavorate  tutte 
in  azzurro,  e  del  corteggio,  a  diverse  riprese  composto 
e  variato,  per  il  ricevimento  della  regina.  Ma  pare 
che  si  dubitasse  della  venuta  di  lei  a  Roma,  se  il 
celebre  Luca  Holstein,  primo  bibliotecario  della  corte, 
fu  deputato  ad  invitarvela:  certo  non  si  credeva  alla 
stabilità  del  soggiorno  di  Cristina  in  Roma. 

A  mano  a  mano  però  le  notizie  giungevano  più 
ampie  e  sicure  :  che  la  regina  avesse  fatto  pubblica 
abiura  del  protestantesimo  in  Innsbruck  nella  qual 
occasione  «  Sua  Maestà  era  comparsa  vestita  tutta  di 
«  bruno  come  Penitente,  avendo  però  appesa  una  gran 
«  croce  di  Diamanti  di  molto  valore  »  ;  che  il  suo  se- 
guito fosse  di  240  bocche;  che  ella  bevesse  solamente 
acqua;  che  corresse  fama  avere  la  regina  più  gioie 
che  danaro  ;  che  ella  fosse  assai  amante  della  vita 
allegra,  di  conversazioni  spiritose,  di  balli,  ecc.  (2). 

sempre  glorificato  a  tutti  i  Re,  l'altra  de'  Goti,  Vandali  e 
Svechi  Regina  Glorificante  la  Chiesa,  in  Bologna,  per  Giacomo 
Monti,   1656. 

(i)  Christine  de  Suède  ecc.  Cf.  pure  C.  Malagola,  Cri- 
stina di  Svezia  in  Bologna  nel  Giortiale  Araldico,  Diplomatico, 
Genealogico  ecc.,  1881,  e  G.  Sommi -Picenardi,  Di  Cristina  di 
Svezia.  Memorie  e  documenti,  estratto  dal  Giornale  Araldico  già 
cit.,  1889  ;  Ercole  Gaddi,  Cristina  di  Svezia  e  il  suo  pas- 
saggio per  Forlì  in  Rivista  d' Italia,   1905. 

(2)  Francesco  Gualegno  al  duca  Francesco  I  d'  Este,  22  set- 
tembre-8  dicembre  1655.  Arch.  di  Stato,  Modena. 


1 6o  P.   Negri 


Anche  gli  interessi  cominciavano  a  delinearsi  va- 
riamente. La  casa  Farnese,  che  aveva  sperato  col- 
r  elezione  di  Alessandro  VII  di  ricuperare  gli  aviti 
possessi  di  Castro  e  Ronciglione  e  coli'  influente  ap- 
poggio del  cardinale  Sforza  Pallavicino  ne  aveva 
mosso  pratiche  ininterrotte  e  attive,  colse  1'  occasione 
di  offrire  alla  regina  il  sontuoso  palazzo  di  Caprarola, 
colla  speranza  di  ingraziarsela;  «  1'  alto  intendimento  » 
dei  Padri  Gesuiti  pensò,  con  un  sentimento  non 
troppo  cavalleresco  di  compendiare  il  fatto  strepitoso 
della  conversione  in  un'  impresa  col  nodo  Gordiano 
e  il  motto:  «  Alexander  solvit  »  (i);  e  si  mormorava  che 
S.  Santità  fosse  per  assegnare  alla  regina  mille  scudi 
il  giorno  :  con  presupposto  che  S.  Maestà  sia  per 
fermarsi  due  mesi  soli  (2)  e  che  pur  avendo  ordinato 
r  allestimento  di  due  drammi  in  musica  a  Palazzo, 
desiderasse  che  tali  trattamenti  non  si  credessero  ve- 
nire da  lui,  premendo  che  tutte  le  funzioni  ufficiai 
mente  indette  fossero  tutte  ecclesiastiche  e  di  edifi- 
cazione. «  Qualcuno  »,  osserva  a  questo  punto  il  re- 
sidente Estense  (3),  «  ha  appreso  di  poter  fare  un  pro- 
«  nostico  non  affatto  adeguato  alla  Santità  de'  pensieri 
«  Pontifici,  quasi  che  gli  humori  di  questa  Principessa 
«  possano  riuscir  troppo  franchi  e  disinvolti  in  questo 
«  paese  » .  Finalmente  era  intenzione  di  trasportare  il 
corso  e  il  pallio  in  via  Giulia,  perché  la  Regina  ne 
potesse  godere  senza  muoversi  da  Palazzo  Farnese. 

Ella  intanto  scendeva  rapidamente  verso  l'Italia 
centrale,  onorata  dalla  Serenissima  Repubblica  di 
Venezia  che  però  non  si  mostrò  troppo  larga  di  da- 
naro, dal    legato    dello    stato    ecclesiastico,    donata  a 

(i)  Francesco  Gualegno  al  duca  Francesco  I  d'  Este,    4  di- 
cembre 1655.  Arch.  di  Stato,   Modena. 

(2)  Ibid.,  6  dicembre. 

(3)  Ibid.,  8  dicembre. 


Crìstma  di  Svezia  e  il  reg7io  di  Napoli   1 6 1 

Loreto  di  due  dei  più  bei  vasi  di  maiolica  con  dise- 
gni Raffaelleschi  e  spesata  poi  in  tutto  dal  papa;  e 
il  25  dicembre  1655  faceva  la  sua  solenne  entrata  in 
Roma  tra  gli  applausi  di  una  turba  festante,  accolta 
dalla  più  illustre  nobiltà  romana  e  dalle  più  alte  di- 
gnità ecclesiastiche.  «  La  Regina  vestita  alla  fran- 
«  cese  assai  positivamente  con  un  habito  di  color  ci- 
«  nerino  con  una  banda  rossa  trasversa  cavalcò  alla 
«  donnesca  con  una  coscia  rivoltata  et  aggiustata  con 
«  tanta  disinvoltura  che  molti  stimavano  cavalcasse  vi- 
«  rilmente,  in  ultimo  doppo  tutti  i  Cardinali,  fra  Orsino 
«  e  Costaguto,  portando  in  testa  un  capello  ordinario 
«  nero  di  castoro  con  un  cordoncino  d'  oro  ^>  (i).  Nulla 
dunque  ci  offre  il  nostro  corrispondente  di  quei  disegni 
e  profili  tanto  frequenti  nei  Mémoirs  francesi,  che 
dell'  aspetto  esterno  d'  una  persona  si  giovano  per 
scrutarne  e  divinarne  1'  animo.  Ma  parecchi  episodi 
da  lui  narrati  ci  forniranno  elementi  preziosi,  rivela- 
tori dello  stato  d'  animo  della  regina. 

Dopo  r  inevitabile  ricevimento  in  S.  Pietro  con 
calca  immensa  e  svenimenti  non  pochi,  dopo  lunghe 
e  ripetute  udienze  papali  vengono  ben  presto  deter- 
minandosi le  prime  divergenze  fra  Cristina  e  la  Corte, 
fra  Cristina  e  gli  Spagnuoli.  L'idillio,  se  mai  ci  fu, 
durò  assai  poco  :  un  mese  circa. 

La  Regina  frequenta  e  visita  chiese,  monasteri, 
monumenti  e  tempi,  è  vero  ;  riceve  anche  spesso  l'Eu- 
carestia; ordina  infine  ai  suoi  cortigiani  di  seguirla 
nella  conversione,  pena  il  rimpatrio;  ma  la  Corte  ro- 
mana non  ne  è  rassicurata.  «  Il  Papa  resta  sodisfatto 
«  di  questa  Principessa,  massime,  com'  egli  dice,  nel 
«  fondo  ;  può  essere  che  in  certe  cose  accidentali  po- 

(i)  Francesco  Gualegno  al  duca  Francesco  I  d'Este,  25  di- 
cembre 1655.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  ii 


102  P.   Negri 


«  tesse  la  Maestà  Sua  incontrare  un  puoco  più  la  soda 
«  delicatezza  di  S.  B.  »  (i).  Questa  nota  del  residente 
Estense  determina  e  contrappone  finemente  due  ten- 
denze e  due  situazioni  coesistenti  e  irreducibili.  Le 
«  cose  accidentali  »  non  erano  né  poche  né  lievi.  Ad 
esempio,  tornando  dall'  aver  ricevuto  la  Comunione  la 
regina,  alla  presenza  di  tutto  il  popolo  eh'  ella  do- 
vrebbe edificare,  chiacchiera  liberamente  coi  Cardi- 
nali, vantandosi  poi  di  voler  essere  una  buona  cat- 
tolica, non  mai  una  bacchettona  (2). 

Altra  volta  essendosi  recata  a  S.  Giovanni  in 
Laterano  «  nel  vedere  le  reliquie,  perché  gli  fu  mo- 
«  strata  la  Verga  d'Aronne,  e  1'  «  Arca  Foederis  » ,  essa 
«  disse  che  ciò  non  poteva  essere,  perché  quanto  alla 
«  Verga,  quella  che  gli  mostravano  sembrava  d'avorio, 
«  e  quella  d'Aronne  per  tradizione  di  Giuseppe,  scrit- 
«  tore  ebreo,  era  di  amandola:  cosi  anche  quanto  al- 
«  l'Arca  suddetta  aggionse  che  1'  «  Arca  Foederis  »  fu 
«  sotterrata  da  Ezechiele  nell'  invasione  fatta  da  Babi- 
«  Ioni,  né  si  sa  che  mai  fosse  dissotterrata  e  trovata. 
«  Quei  canonici  restano  sorpresi,  e  come  puoco  infor- 
«  mati  si  tacquero,  ancorché  pretendino  di  hauer  fonda- 
«  menti  autentici  delle  loro  reliquie  »  (3).  Alcuni  giorni 
dopo  in  una  visita  ai  Carmelitani  Scalzi  della  Scala 
in  Trastevere  uno  del  seguito  di  Cristina  osò  teme- 
rariamente stracciare  1'  immagine  dell'  augustissimo 
e  santissimo  Sacramento  posta  fra  gli    addobbi  della 


(i)  Francesco  Gualegno  al  duca  Francesco  I  d'  Este,  29  gen- 
naio 1656.  Arch.  di  Stato,  Modena. 

(2)  Ibid.,  29  gennaio  1656.  Cf.  pure  C.  Sardi,  Cristina  di 
Svezia  in  Lucca  nel  MDCLXIII,  Lucca,  1863,  p.  24.  L'A.  tra- 
scende evidentemente  quando  emette  il  giudizio  che  «  la  fede 
«  cattolica  fu  sovente  da  lei  bestemmiata  e  derisa  con  modi 
«  irriverenti  e  beffarde  parole  »  (op.  cit.,  p.  7). 

(3)  Ibid.,  14  gennaio. 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i  6 


o 


chiesa  «  pubblicamente  e  con  termini  di  disprezzo  »  ; 
e  se  i  poveri  religiosi  restarono  cosi  sorpresi  e  inter- 
detti che  «  non  seppero  avanzarsi  a  mostrare  rigoro- 
«  samente  il  dovuto  zelo  »  (i),  il  cronista  non  ci  sa  dire 
se  Cristina  insorse  impetuosamente  ed  esemplarmente 
a  difendere  i  principi  da  poco  abbracciati.  Finalmente 
in  un  ricevimento  eh'  ella  ebbe  da  Maria  di  Savoia  al- 
lora a  Roma  «  fu  osservato  che  la  Regina  non  diede 
«  manco  un'  occhiata  alle  damigelle  monache  dell'  In- 
«  fanta  :  forse  per  dar  ad  intendere  il  poco  genio  che  ha 
«  con  la  vita  monastica  »  (2).  Così  la  cultura  classica  e 
il  libero  esame  facendole  venir  meno,  come  a  una  vera 
protestante,  il  rispetto  alle  reliquie,  alle  immagini, 
alle  istituzioni  monastiche,  diminuivano  d'  assai  il  va- 
lore della  sua  conversione  e  raffreddavano  alquanto 
verso  di  lei  l' affetto  e  la  considerazione  del  papa  e 
dei  cardinali  coi  quali  era  poi  in  frequente  tensione 
per  quistioni  d'  etichetta  (3).  E  il  poco  di  benevolenza 
che  serbava  il  papa  per  lei  era  sopportato  di  mal 
animo  dagli  Spagnuoli.  Già  dal  27  gennaio  1656  il 
fedele  cronista  Estense  registra  qualche  grossezza  e 
disgusto  che  comincia  a  sorgere  tra  questi  e  la  re- 
gina; e  ciò  andò  accrescendosi  considerevolmente  di 
proporzione  finché  non  ebbe  un  clamoroso  epilogo  nel 
giorno  di  Pasqua  in  cui,  essendo  sorte  dissenzioni 
fra  i  due  suoi  principali  favoriti  Antonio  della  Queva 
suo  cavallerizzo  maggiore,  burbanzoso  spagnuolo,  e  il 
conte  Ludovico  Maria  Santinelli  aspirante  a  soppian- 
tarlo, la  regina  si  dichiarò  apertamente  per  quest'ul- 
timo infliggendo  all'  altro  un'  umiliazione  alla  presenza 

(i)  Francesco  Giialegno  al  duca  Francesco  I  d'  Fste,  22  gen- 
naio 1656.  Ardi,  di  Stato,  Modena. 

(2)  Ibid.,  29  gennaio. 

(3)  Cf.  anche  le  bellissime  osservazioni  del    De  Bildt,  op. 
cit.,  pp.  47-9. 


1 04  P'   Negri 


di  tutta  Roma  convenuta  a  S.  Pietro  per  le  funzioni 
religiose,  e  trasferì  il  grado  al  Santinelli  col  relativo 
titolo  d'  eccellenza.  L' ira  degli  Spagnuoli,  che  intanto 
vedevano  la  regina  sempre  più  accetta  a  palazzo 
Mazzarino  presso  1'  ambasciatore  francese  (i),  fu  al- 
quanto mitigata  quando  il  della  Queva  fu  regalato 
di  cinque  splendidi  cavalli,  ma  divampò  maggiore 
dopo  la  visita  di  congedo  ch'egli  fece  con  sua  moglie 
alla  regina. 

«  Entrati  che  furono  » ,  scrive  il  nostro  informatore, 
«  la  Regina  chiamò  dentro  gli  Conti  Santinelli  e  Tiene. 
«  il  cavalier  Baldeschi,  e  qualch'  altro  che  si  trovò 
«  neir  anticamera  ;  poi  rivolta  a  D.  Antonio  gli  disse  : 
«  Intendo  che  tu  sparli  della  mia  persona.  Se  ciò  fosse 
«  vero,  tu  sei  un  Villan  cocchino,  e  se  saprò  che  in 
«  Fiandra  e  altrove  si  parli  malamente  di  me  io  ti  farò 
«  dar  cento  bastonate,  e  ti  farò  crepar  sotto  un  legno. 
«  Voltasi  poi  a  Madama  soggionse:  A  voi  non  dico 
«  niente  perché  sete  donna  ;  e  cosi  passò  tutto  questo 
«  bel  complimento  »  (2).  La  rabbia  e  la  mortificazione 
degli  Spagnuoli  verso  quella  donna  altera  e  sprezzante 
non  ebbe  più  confine  ;  la  maldicenza  e  il  malanimo 
giunse  a  forme  bassamente  volgari  e  ad  ingiurie  sangui- 
nose verso  la  regina  (3).  La  quale  se  prima  ci  si  tro- 
vava bene,  avendo  anzi  ordinato  che  si  cercassero  per 
r  Italia  cinquanta  gentiluomini    di    nascita   per    farne 


(i)  Un  giorno  ch'essa  fu  alla  commedia  francese  ove  fu 
trattata  «  con  ogni  splendidezza  et  allegria»,  nota  il  Gualengo  : 
«  Questi  Spagnuoli  se  rie  son  preso  tanta  gelosia  e  fastidio  che 
«  Pimentel  se  n'è  ammalato  »,  4  marzo.  Cf.  anche  Gir.  Bru- 
soNi,  Historia  d'Italia  dall'anno  1625  al  1660,  Venezia,  1661, 
pp.  802  sgg. 

(2)  Ibid.,    IO  maggio.   Cf.    pure   G.    Sommi- Picenardi,    op. 
.pit.,  p.  7. 

(3)  De  Bildt,  op.  cit.,  pp.  31,  52  n.   i. 


Cristma  di  Svezia  e  il  reg7io  di  Napoli   165 

una  nobil  guardia,  e  deciso  di  formarsi  una  corte 
regia,  inasprita  dall'  onda  di  fango  che  contro  lei 
violentemente  si  volgeva,  richiese  finalmente  dei  prov- 
vedimenti dal  papa  contro  gli  Spagnuoli  «  suppli- 
«  cando  S.  Santità  che  vi  rimediasse  e  la  levasse  d' im- 
«  pegno  di  venir  a  qualche  strana  risoluzione  »  (i)  e 
provvide  alla  pubblicazione  dì  un  manifesto  apologe- 
tico attenuativo  (2). 

Il  malumore  ebbe  origini  anche  economiche:  già  la 
regina  si  era  lagnata  che  non  le  venissero  corrisposte 
le  somme  promessele  dagli  Spagnuoli  quando  a  Bru- 
xelles aveva  impegnato  parte  delle  sue  gioie  ;  e  le 
solite  lungaggini  spagnuole  le  pesarono  maggior- 
mente dopo  r  esito  parziale  della  spedizione  in  Svezia 
di  Appelman  e  del  fratello  naturale  Gian  Pllippo 
Silfvercrona  per  aver  denari  e  alienare  domini!  riserva- 
tisi all'  atto  dell'  abdicazione.  Già  dal  febbraio,  quando 
pare  si  fosse  radicato  in  lei  il  pensiero  di  stabilirsi 
fermamente  a  Roma  gravi  erano  le  sue  condizioni 
finanziarie.  «  Intanto  questa  Principessa  non  fa  qui 
«  adesso  mostra  di  danaro  alcuno,  e  la  di  lei  famiglia 
«  è  ridotta  in  somme  angustie,  non  havendo  presente- 
«  mente  altro  sussidio  che  il  vitto.  Il  palazzo  Farnese 
«  nelle  parti  di  sopra  habitato  da  servitori  di  S.  Maestà 
«  è  ridotto  a  stato  miserabile,  come  fosse  un  quartiero 
«  di  soldatesca,  ripieno  di  mille  immondizie.  Tre  servi- 
«  tori,  e  non  de'  più  bassi,  entrarono  in  casa  d'  una  cor- 
«  teggiana,  levandogli  sotto  specie  di  visita  i  denari, 
«  le  gioie,  e  gì'  argenti,  ma  seguitati  da  essa  alla  lon- 
«  tana,  e  notata  la  casa  dove  entrarono,  furono  di  lì  a 
«  poco  sorpresi    dalla  giustizia,  e  trovati  col  furto  fu- 


(i)  Disp.  del  Gualegno,  24  maggio. 

(2)  Fu  stampato  da  L.  Banck  in  Bizzarrie  politiche,   1656, 
e  dall' Arckenholtz,  I,  pp.  521-527. 


i66  P.    Negri 


«  rono    condotto  priggioni,    ove   corrono  un   gran  ri- 

«  sico »  (i).  La    regina  non  poteva   evitare  queste 

scene  ripugnanti  :  sdegnando  alteramente  le  sovven- 
zioni che  le  voleva  clandestinamente  far  giungere  il 
papa,  che,  mentre  la  consigliava  a  rimanere  in  Roma 
assicurandola  contro  la  peste,  esortava  il  Monaldeschi 
a  non  entrare  ai  servizi  di  lei,  non  poteva  che  impe- 
gnare ripetutamente  dagli  Ebrei  e  al  monte  di  Pietà 
i  suoi  gioielli  (2),  e  pensare  di  vendicarsi  degli  odiati 
Spagnuoli  eh'  ella  riteneva  la  maggior  cagione  di  tutto 
queir  ambiente  di  sospetto  e  di  diffidenza  che  s' era 
formato  intorno  a  lei  dopo  il  suo  arrivo  a  Roma. 


APPENDICE    II 


Cristina   Alessandra  di  Svezia 

A    TORINO  (i) 


Ill.mo   et   Ecc.mo   Sig.    mio   Padrone   Col.mo giunta 

la  regina  alli  confini  della  Savoia  fu  incontrata  per  parte 
di  queste  RR.  AA.  dal  sig.  Marchese  di  Lubino  Cavagliere 
Principalissimo    per    la    qualità    della    nascita    e     cariche     sue, 

(i)  Disp.  del  Gualegno,  12  febbraio  1657.  Un  giorno  ella, 
così  avversa  al  monachismo,  avrebbe  detto:  «  In  fine  bisognerà 
«  ch'io  mi  riduca  in  un  chiostro  »,  26  giugno. 

(2)  Ibid.,  27  maggio,  28  giugno. 

(3)  Il  Claretta  {Cristina  di  Svezia  iti  Italia,  Torino,  1892, 
pp.  369-374)  ha  una  relazione  del  gran  cerimoniere  alla  corte 
di  Savoia  del  ricevimento  fatto  a  Cristina  a  Torino.  Riman- 
dando al  suo  lavoro  per  le  annotazioni  biografiche  su  coloro 
che  vi  presero  parte,  ho  creduto  utile  trarre  questa  relazione 
dal  carteggio  Farnesiano  di  Parma  perché  offre  particolari  utili 
alla  biografia  di  Cristina  e  alla  vita  della  corte  piemontese. 


Cr istilla  di  Svezia  e  il  regìio  di  Napoli   167 


sendo  della  famiglia  di  Geneva,  Cavagliere  dell'  Ordine,  Ge- 
nerale del  squadrone  di  Savoia,  e  gran  scudiere  di  M.  R.,  che 
con  gran  comitiva  di  Cavagliere  Savoiardi  riccamente  vestiti  la 
condusse  in  Schamberì  metropoli  della  Savoia,  ove  sta  il  Senato, 
che  in  corpo  la  volle  incontrare  che  non  fu  permesso  dalla  Re- 
gina come  quella  che  haveva  risoluto  passare  per  questi  stati 
privatamente,  lasciandosi  solo  visitare  da  quello  primo  presi- 
dente, che  nella  di  Lei  camera  le  fece  una  oratione  toccante  il 
giubilo  che  si  haveva  nel  ricevere  una  Regina  di  si  degne,  et 
eroiche  qualità  adornata.  Sendosi  trattenuta  in  Sciamberi  due 
giorni  proseguì  il  suo  viaggio  a  questa  volta  servita  dal  mede- 
simo sig.  Marchese  di  Lubino  come  in  qualità  di  gran  scudiero, 
portandosi  le  loro  AA.  RR.  a  Rivoli  per  ivi  riceverle,  giunta 
ad  Avigliana  discosta  da  vinti  miglia,  colà  fu  contrata  da  S.  A,  R, 
con  reciprochi  compimenti  di  grandissima  cortesia,  e  famiglia- 
rità dando  su  la  prima  la  Regina  il  titolo  di  A,  R.  a  Sua  Al- 
tezza, che  si  disse  come  non  glie  lo  voleva  punto  dare.  Ven- 
nero da  Avigliana  a  Rivoli,  ove  fori  delle  porte  del  Pallazzo  si 
ritrovò  M.  R.  colle  Serenissime  Principesse  che  con  molto  os- 
sequio ricevette  S.  M.  a  cui  fu  assegnato  il  suo  appartamento, 
servita  con  splendidezza  ;  e  due  giorni  fermandosi  in  Rivoli 
mangiò  sola,  ma  frequentissimamente  venne  visitata  e  trattenuta 
dalle  A.  R.,  e  da  cavaglieri  principali  della  Corte,  sendosi  an- 
che contentata  che  nella  sua  carroccia,  quando  venne  da  Avi- 
gliana a  Rivoli,  vi  entrassero  alcuni  Cavaglieri,  li  quali  furono 
il  sig.  Marchese  di  Lubino,  il  sig.  Marchese  di  Pianezza,  il 
sig.  conte  Filippo  di  Agliè,  ed  il  sig.  Marchese  di  S.  Germano. 
Da  Rivoli  si  portò  qui  in  carroccia  servita  ed  accompata  dalle 
A.  R.  e  dalle  serenissime  Principesse,  giunta  alla  porta  di  To- 
rino smontò  di  carroccia  e  salì  a  cavallo  riccamente  bardato, 
portandosi  M.  R.  in  quel  mentre  a  S.  Giovanni  Chiesa  metro- 
politana alla  tribuna,  da  cui  sono  solite  queste  Altezze  sentire 
la  messa  ed  assistere  alle  funtioni  della  chiesa,  nella  quale  tri- 
buna si  ritrovavano  tutte  le  dame  principali,  e  della  città. 

Alla  porta  della  città  si  ritrovò  primieramente  Mons.  l'Ar- 
civescovo con  canonici,  e  clero  de  preti,  poscia  il  Gran  canze- 
liere,  il  primo  Presidente  del  senato,  tutti  li  Senatori  e  tutto  il 
Magistrato,  ogni  uno  a  cavallo,  ma  l'Arcivescovo  a  piedi,  tapi- 
nando col  suo  Clero  a  piedi  dalla  porta  sino  a  San  Giovanni, 
che  so  dire  vi  è  una  bona  strada,  venendo,  et  entrando  la  Re- 
gina per  porta  nova  restando  ogniuno  stupito  di  vedere  il  bon 
Monsignore  non  troppo  bene  in  gambe  fra  tanti  cavalli,  e  folla 


i68  P>   Negri 


di  gente  a  marchiare  a  piedi.  Fu  presentato  un  Baldacchino  a 
S.  M.  di  tela  d'argento,  portato  da  quatro  SS."  della  città.  Prima 
dell'ingresso  le  fu  fatta  un  oratione  volgare  dall'Abate  Sesamo 
soggetto  di  prima  classe,  che  fu  lodata  dalla  Regina,  ancorché 
mostrasse  d'  annoiarsi  nel  sentirla,  come  quella  che  non  ama  il 
sentirsi  troppo  a  lodare.  Terminata  1'  oratione  se  n'  entrò  nella 
città  stando  sotto  il  Baldeschino,  et  alla  sinistra  Sua  Altezza 
Reale,  procedendo  li  sudetti  Primo  Conzeliere,  P.''  Presidente, 
magistrati  e  clero,  et  al  di  dietro  del  Baldachino  seguitava  una 
grandissima  quantità  di  Cavaglieri  riccamente  e  pomposamente 
vestiti  con  numero  grande  di  Stafieri,  molti  de  quali  havevano 
le  livree  nove.  Questa  comparsa  sarebbe  stata  molto  bella,  se 
fosse  riuscita  più  di  giorno,  mentre  riuscì  molto  al  tardi  che 
era  quasi  mez' hora  di  notte,  quando  s'entrò  nella  città,  che 
non  si  potevano  più  discernere  più  né  li  cavaglieri,  ne  li  habitì 
loro.  Si  fece  una  salva  di  24  pezzi  di  cannone,  che  stavano 
sulla  muraglia  vicino  alla  porta,  e  riuscì  poco  bella,  ed  a  pena 
si  sentì  in  città,  come  quella  che  si  fece  dal  presidio  francese 
nella  Cittadella,  che  non  fu  maggiore  di  quella  della  città,  anzi 
minore  per  non  haverci  tanti  canoni  montati.  Stavano  per  tutto 
il  tratto  della  strada  nella  città  ove  passò,  disposte  le  militie 
della  medesima  città  in  numero  di  tre  millia,  che  fecero  delle 
salve  con  moschetti  ma  non  di  grande  importanza.  Giunta  in 
S.  Giovanni  fece  un  poco  di  oratione,  poscia  se  ne  salì  alla 
tribuna  ove  stavano  le  Principesse  e  Dame,  dalle  quali  una  per 
una  fu  riverita,  dicendole  M.  R.  il  nome  di  cad' una.  Finite 
queste  riverenze,  fu  accompagnata  ad  un  appartamento,  ed  ivi 
lasciata  a  suoi  reposi,  mangiando  sola,  assistita  solo  da  suoi 
cavaglieri.  Doppo  che  fu  cenata  e  che  stava  anco  in  letto 
venne  il  S.  R.  a  visitarla,  continuando  fra  loro  una  famigliarità 
non  ordinaria. 

Al  giorno  seguente  doppo  il  pranzo  fu  condotta  in  carroccia 
al  Monte  Convento  de  Pri.  Cappuccini  fori  della  città  accom- 
pagnata a  cavallo  da  S.  A.  R.  con  una  comitiva  di  ducento,  e 
più  cavaglieri  con  habiti  ricchissimi  con  piume,  e  bendelli  senza 
fine,  facendosi  anche  il  corso  di  Dame  in  carroccia  adornata  e 
giaiellate  al  possibile,  ed  invero  fu  una.  comparsa  molto  nobile, 
e  vaga,  sendo  il  condimento  di  esso  S.  A.  R.,  sendo  un  Prin- 
cipe bellissimo  molto  ben  disposto  in  tutte  le  sue  attioni,  e 
massime  e  a  cavallo,  e  che  veste  tanto  bene,  e  bizzarramente 
che  non  più.  Piacque  alla  regina  straordinariamente  il  sito  del 
monte  e  lo  lodò  assai.  Ritornata   in   città   che    riuscì    molto    al 


Cristina  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   1 69 


tardi  salita  in  pallazzo  colle  loro  A.  R.,  Dame,  e  Cavaglieri, 
afaciandosi  ad  una  finestra  vidde  ad  accendersi  certi  fochi  ar- 
tificiali che  stavano  disposti  in  una  gran  collonna  simile  alla 
collonna  Traiana  di  Roma,  ed  in  un'  altra  Porta  ed  arco  trion- 
fale, che  riuscirono  per  eccellenza,  stando  disposto  gran  num.'^ 
di  soldatesca  in  piazza  Castello,  ove  si  fecero  li  fochi,  che  gli 
accompagnarono  con  salve  di  moschetti  sendo  illuminata  tutta 
d'intorno,  ed  alle  finestre.  Lodò  la  Regina  li  fochi  sodetti  dicendo 
che  erano  de  più  belli  che  avesse  veduto  ;  sendo  finiti  volendosi 
retirare  alli  suoi  appartamenti  e  dovendo  passare  per  una  gran 
galleria  e  longo  tratto  di  stanze  volendola  M.  R.  accompagnare 
ella  ricusò,  e  facendo  pur  istanza  Madama,  disse  :  Farò  in  modo 
tale  che  V.  A.  R.  restarà  qui,  e  dicendo  tali  parole  pigliò  S.  A. 
per  le  mani  e  si  mise  a  correre  molto  accelleratamente  tanto 
che  M.  R.  non  potendo  loro  tenere  a  dietro,  fu  costretta  la- 
sciarla andare  e  lei  restare.  Giunta  alle  sue  stanze  ivi  lasciata 
da  S.  A.  R.  comparve  il  Gran  Canzeliere  con  li  habiti  che  suol 
portare  in  solenni  funtioni,  e  con  quali  pure  l'era  andata  ad 
incontrare,  e  coli'  ossequiarla  le  spiegò  un'  oratione  latina  che 
fu  lodata  dalla  Regina  con  cui  compii  poscia  questo  Amba- 
sciatore di  Francia  che  non  restò  troppo  sodisfatto  perchè  non 
fu  da  lei  ne  fatto  coprire,  ne  sedere,  come  pure  intervenne  al 
Gran  Canzeliere  li  quali  condolendosi  di  non  esser  stati  trattati 
secondo  il  dovere,  savute  le  loro  doglianze  dalla  Reg.*  ordinò 
che  tornassero  di  novo  da  lei,  che  poscia  li  fece  coprire. 

In  materia  di  trattamenti  colle  Altezze  Reali,  e  con  li  Se- 
renissimi Principi,  e  Principesse  le  cose  passarono  meglio  di 
quello  che  s'  era  publicato,  mentre  che  la  Regina  diede  a  Ma- 
dama, et  a  S.  A.  il  titolo  regio,  al  sig.  Principe  Mauritio,  ed 
alle  serenissime  Principesse  il  titolo  di  Serenissime,  honorando 
assai  il  detto  sig.  Principe  Mauritio  che  andando  a  complire 
seco  lo  fece  sedere  al  suo  pari  ricevendolo  giù  dal  baldacchino 
come  anco  accompagnandolo. 

Il  sig.  Prencipe  Filiberto  primogenito  del  sig.  Prencipe  To- 
maso non  restò  troppo  sodisfatto,  non  volendogli  dare  il  titolo 
di  Serenissimo,  ne  facendolo  coprire  e  sedere,  non  voleva  ne 
meno  far  sedere  la  Principessa  di  Bada  figliuola  del  detto  Prin- 
cipe, dicendo  che  le  Principesse  di  Bada  alla  Regina  di  Svetia 
sogliono  baciare  l'orlo  delle  Vesti,  e  star  riverentemente  avanti 
di  esse  in  piedi,  ma  che  l'haverebbe  fatta  sedere,  e  trattare,  e 
in  qualità  di  Principessa  nata  dal  sangue  di  Savoia.  Madama 
pretese  di  bavere  la  mano  dritta  nella  stanza  della  Regina   che 


170  P.    Negri 


non  glie  la  volle  punto  dare,  onde  che  fu  trovato  per  spediente 
che  andando  a  visitarla,  la  Regina  si  mettesse  nel  letto  come 
fece,  e  così  si  levarono  le  dispute,  e  pretensioni  di  precedenza. 
Visitando  dunque  M.  R.  la  Maestà  della  Regina  nel  letto,  le 
volle  vedere  tutto  il  visibile,  lodando  assai  le  di  lei  fattezze,  e 
si  passò  quella  visita  con  grande  famigliarità,  sibintrando  poscia 
anco  S.  A.  R.,  che  volle  ancor' esso  vedere,  e  toccare,  man- 
cando a  lui  forse  il  più  bello,  cioè  il  gustare.  Questo  è  quanto 
posso  dire  di  trattamenti. 

All'  altro  giorno  fu  condotta  al  Valentino  doppo  il  pranzo, 
che  si  fece  in  publico  coli'  intervento  delle  AA.  RR.  delle  due 
Serenissime  Principesse,  figlie  di  Madama  e  la  Principessa  di 
Bada,  che  fu  1'  unica,  e  sola  volta  che  mangiarono  assieme,  ha- 
vendo  alla  mattina  avanti  pranso  la  Regina  cavalcato  nel  giar- 
dino del  Pallazzo  con  S.  A.  ed  uscì  dal  giardino  a  cavallo, 
andando  sola  con  S.  A.  a  visitare  le  muraglie  e  fortificazioni 
della  città  che  furono  da  Lei  che  poscia  ritrovò  molto  bello  il 
suddetto  Valentino  lodandolo  assai. 

Li  Padri  Giesuiti  l'importunarono  tanto,  che  andò  alla  mat- 
tina seguente  a  sentire  la  messa  nella  loro  Chiesa,  che  stava 
molto  bene,  apparata  con  grandi  inscritioni  sì  nella  Chiesa  che 
nel  claustro,  che  veramente  furono  bellissime,  e  ben  disposte  : 
nell'  ingresso  della  chiesa  un  Padre  Giesuita  le  fece  un'  oratione 
alla  porta  sendole  fatta  un'  altra  oratione  nell'  ingresso  del  clau- 
stro da  un  figliolino  del  sig.  Marchese  di  S.  Germano,  che  piac- 
que solo  alla  Regina  sendosi  annoiata  di  tutto  il  resto  di  quella 
funtione,  che  riuscì  in  bora  molto  tarda.  Ma  il  corteggio  di 
quella  mattina  riuscì  nobile,  e  numeroso,  e  per  quel  giorno 
non  uscì  punto  attendendosi  solo  a  visite. 

Venne  voglia  alla  Regina  di  andare  alla  caccia  del  cervo 
che  si  fa  morire  alla  stracca  correndosigli  a  dietro  a  cavallo,  e 
così  vi  fu  condotta  da  S.  A.  R.,  e  dalle  Serenissime  Principesse 
che  si  mostrarono  assai  più  corragiose,  e  meglio  a  cavallo  di 
essa,  e  massime  la  sig.  Principessa  moglie  del  sig.  Principe 
Mauritio,  che  havendo  più  del  virile  che  di  donna  sa  stare 
a  cavallo  a  pari  di  chi  sia,  e  benissimo  maneg.'"  l'armi,  tanto- 
che  la  Regina  ne  restò  molto  stupita,  vedendole  spingere  così 
assicuratamente  il  suo  cavallo,  passando  le  acque,  saltando  i 
fossi,  et  attraversando  per  tutto  senza  alcun  timore  la  dove  la 
Regina  all'incontro  di  poco  d'acqua  si  faceva  assistere  per  pas- 
sarla da  due  o  tre  palafrenieri.  Comparve  la  suddetta  Princi- 
pessa in  quella  caccia  vestita  molto  bizaramente  da  cacciatrice, 


CristÌ7ia  di  Svezia  e  il  regno  di  Napoli   i 


havendo  una  gran  pelle  di  Tigre  che  le  serviva  per  giubba,  con 
capello  pieno  di  piume,  ed  insomma  pareva  un'Amazzone. 

Ritornate  dalla  caccia  M.  R.  l'attendeva  al  convento  delle 
Carmelite  fabricato  da  lei,  ed  haveva  molto  caro  di  farglielo 
vedere;  ma  la  Regina  mal  volontieri  vi  si  condusse,  e  giunta 
alla  porta  del  Convento  non  vi  voleva  entrare.  Pure  pigliandola 
Madama  per  la  mano  la  tirò  dentro,  ma  non  vi  si  fermò  troppo 
dicendo  non  vorrebbe  già  l' inspiratione  di  farsi  monaca;  pure 
se  le  venisse  disse  a  Madama,  se  le  havrebbe  fatto  il  favore 
di  prestarle  le  sue  stanze,  che  ha  in  quel  convento.  E  parlan- 
dosi della  divotione  di  Madama,  ed  essendole  detto  che  sentiva 
talvolta  dieci  messe  al  giorno  si  mise  molto  a  ridere,  dicendo, 
che  non  poteva  comprendere  come  Madama  havesse  un  stomaco 
così  gagliardo  per  digerire  tante  messe  al  giorno,  e  che  in 
quanto  a  Lei  ne  haveva  assai  di  una  per  giorno,  volendo  esser 
cattolica,  ma  non  bigotta.  Fu  poscia  al  giorno  di  Venerdì  con- 
dotta a  visitare  il  Santissimo  Sudario  mostrando  assai  pietà  e 
religione  nell' adorare  quella  santa  reliquia  et  in  questa  occa- 
sione diede  segni  di  magior  devozione  di  quello  non  haveva 
fatto  in  altre.  Parlandosi  di  Religiosi,  e  massime  di  Padri  Gie- 
suiti,  mostrò  di  non  bavere  verso  di  loro  troppa  affezione, 
mentre  disse  che  essi  erano  della  razza,  e  condizione  delli 
Ugonotti,  ma  con  questa  differenza  però  che  la  dove  questi 
non  sanno  mai  fare  che  male  quelli  sanno  fare  e  male  e  bene- 
Parlò  del  Padre  Casati  che  fu  suo  instrutore  nella  fede  catto- 
lica, e  disse  che  era  un  bon  homo. 

Hebbe  poscia  il  trattamento  di  una  barriera,  e  di  una  festa 
da  ballo,  in  cui  si  vidde  il  brio  di  questi  Cavaglieri,  e  Dame, 
segnalandosi  sopra  tutti  gli  altri  in  queste  funzioni  S.  A.  R., 
come  quello  che  in  ogni  di  queste  attioni  senza  adulatione  riu- 
scisce  per  eccellenza:  s'è  ritrovato  poi  nell'occasione  della 
Regina  il  sig.  Marchese  di  Sourè,  che  fu  regalato  a  Parma 
dalla  generosità  de  Serenissimi  nostri  Padroni,  volle  ancor  esso 
farsi  vedere  al  ballo  e  andò  a  far  danzare  la  Regina  medesima 
che  accettò  l'invito,  e  mentre  si  credeva  che  dovesse  danzare 
per  eccellenza  si  vidde  saperne  molto  poco,  tantoché  girando 
le  gambe  da  una  parte,  e  le  braccia  dall'altra  ognuno  si  mise 
a  ridere  e  così  terminossi  il  ballo. 

Questi  dunque  sono  stati  i  trattamenti  et  accoglimenti  che 
si  sono  fatti  qui  alla  Regina  di  Svetia,  che  si  dichiarò  nel 
spacio  di  nove  giorni  che  si  fermò  sodisfattissima  tanto  che 
disse  che  le  piaceva  così  questa   Corte   che   quella   di    Francia, 


172  P.    Negri 


e  che  di  trenta,  e  tanti  incontri  che  haveva  solamente  ricevuto 
doppo  che  va  pelegrinando  per  il  mondo  questo  essere  stato  il 
più  vago,  e  più  bene  ordinato.  Volendosi  poi  partire  le  furono 
improntare  due  navi,  una  per  Lei  e  suoi  cavaglieri  adornata 
di  dietro  con  tappezzaria  di  damasco  cremezino,  ma  in  questo 
si  comise  grande  errore,  non  sendovi  alcuna  sedia,  né  balda- 
chino,  ne  cosa  alcuna  particolare  per  la  regina  M.  R.  ne  ri- 
prese assai  chi  haveva  l' incombenza  di  far  allestire  queste  navi, 
e  che  haveva  mancato  così  notabilmente.  L' altra  nave  serviva 
per  la  bassa  gente.  Fu  accompagnata  all'imbarco  dalle  AA.  RR., 
Principesse,  Dame  della  Corte,  e  gran  comittiva  di  cavaglieri.  Si 
fecero  grandi  complimenti  baciandosi  più  volte  ella  insieme  con 
Madama,  e  S.  A.  R.  dicendo  che  se  fosse  stata  capace  di 
piangere,  che  in  tal  partenza  havrebbe  pianto,  e  così  si  separò 
e  parti  servendola  fino  a'  confin  il  sig.  Marchese  di  Lubino,  il 
signor  Conte  Filippo  d'Agliè,  et  Conte  Gonterio,  ricevendo 
un  rinfresco,  anzi  una  cena  sontuosa  a  Chivasso,  ove  scese  alla 
sera,  sendole  stato  fatto  una  salva  di  canoni,  di  mortari,  e  di 
moschetteria  a  Verrua,  e  Crescentino  che  si  accordarono  in- 
sieme, e  riuscì  meglio  di  gran  longa  di  quelli  che  si  fecero  qui. 

P.  D.  Pietr' Angelo    Mancarola. 

Torino,  23  novembre    1656. 


muri  romani 
»     elei  sec.  xiu 
«    oLel  sec.  XY 
-    del  sec.xvi 
•    mooLerni 


Tav.  I.  Pianta  del  castello  di  Civita  Lavinia  (scala  i  :  2000). 

I.  Porta  Nettunese.  —  2.  Ridotto.  —  3-  Casa  del  sec.  xiii.    —  4-    Palazzo  baro- 
nale (sec.  XV).  —  5.  Rocca  (sec.  xv).  —  6.  Porta  Romana. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 

APPUNTI  DI  STORIA  E  DOCUMENTI 


ANUVIUM,  sulle  cui  rovine  surse  Civita  La- 
vinia, etnicamente  fu  detta  anche  «  Lani- 
vium  »  (i),  dalla  quale  nei  tempi  tardi  ebbe  origine 
la  denominazione  di  «  Civitas  Lanivina  »  o  «  Lanvina  ». 
Se  da  questa  debba  ripetersi  il  nome  moderno  di 
Civita  Lavinia,  apparso  la  prima  volta  nel  1347  (2), 
è  più  che  evidente. 

Ma  da  «  Civitas  Lanvina  »  son  derivati  altri  nomi. 
Caduto  «  La  »,  il  rimanente  «  nvina  »  diventò  Ne- 
vina  (3),  Divina  (4),  Innivina  (5)  o  Indivina  (6).  Più 
tardi  fu  detta  Città  Indovina  (7),  oltre  che  per  l'asso- 

(i)  Cf.   C.  I.  L.,  XIV,  nn.  2097,  2100  e  2113. 

(2)  Cf.  P.  Eomi,  Due  documenti  per  la  storia  di  S.  Lorenzo 
fuori  le  mura  in  Archivio  della  R.  Società  romana  di  Storia 
patria,  XXX,  (1907),  472-79. 

(3)  Muratori,  RR.  IL  SS.  (ed.  Milanese,  1723-51),  XXIV, 
col.   1115,  Miscellanea  istorica,  sotto  gli  avvenimenti  del  1436. 

(4)  V.  p.   175,  nota  I,  p.  209,  nota  i. 

(5)  S.  Infessura,  Diario  di  Roma  a  cura  di  O.  Tommasini, 
Roma,   1890,  passim. 

(6)  L.  Alberti,  Descrittione  di  tutta  Italia  ecc.,  Vinegia, 
1550,  e.  130.  Ricorderò  pure  che  presso  alcuni  scrittori  si  trova 
«  Civita  »  senz'altro  appellativo. 

(7)  Nelle  opere  del  sec.  xvii. 


174  ^'   G^^^i^ti 


nanza,  molto  p)robabi]mente  anche  per  il  ricordo  del 
drago  scrutatore  leggendario  e  feroce  delle  giovinette 
lanuvine,  che  ponevano  la  propria  verginità  sotto  gli 
auspici  di  Giunone  Sospita  (i). 

Però  il  nome  di  Civita  Lavinia  in  qualche  tempo 
potè  far  credere  che  il  moderno  paese  corrispondesse 
all'  antica  «  Lavinium  »,  oggi  Pratica  di  mare,  la  quale, 
secondo  la  tradizione  che  fa  risalire  l'origine  di  mol- 
tissime città  latine  ad  eroi  greci,  sarebbe  stata  fondata 
da  Enea:  mentre  è  certo  come  Civita  Lavinia  sia 
sorta  sulle  rovine  di  Lanuvio  e  precisamente  in  quella 
porzione  che  era  occupata  dal  teatro,  dal  ginnasio  dei 
giovani  lanuvini  (2)  e  da  altre  sontuose   costruzioni. 

Del  resto  ad  una  tale  confusione  d'idee  ha  contri- 
buito non  poco  la  perturbazione  dei  testi  classici:  e 
specialmente  in  quei  latini  lo  scambio  di  «  Lanuvium  » 
con  «  Lavinium  »  è  stato  così  frequente  che  neanche 
oggi  se  ne  può  essere  del  tutto  sicuri.  Anzi  per  la 
stessa  cagione  alcuni  eruditi  del  rinascimento  furono 
indotti  a  ritenere  «  Lanuvium,  Lavinium  »  e  «  Lau- 
rentum  »  come  sinonimi  di  una  stessa  città.  Flavio 
Biondo  ha  creduto  che  il  corrispondente  antico  di  Città 
Indivina  fosse  nientemeno  «  Lamivium  »  (3)  evidente 

(i)  Cf.  Properzio,  IV,  8,  vv.  3-18  ed  Eliano,  IIspì  ^wwv, 
Lipsia,   1864-66,  XI,  6,  Ilepì  if^c,  xwv  Spaxóvxwv  fxavxtxf^s. 

(2)  Nel  1885,  gettandosi  le  fondamenta  della  casa  posta  in 
via  Anello  d'Enea,  n.  14,  si  rinvenne  un  frammento  d'iscrizione 
ricordante  l'istituzione  di  un  «  gymnasium  »  per  i  giovani  lanu- 
vini ;  la  qual  cosa  fa  credere  che  il  detto  edifizio  non  dovesse 
sorgere  molto  discosto.  Oggi  l' iscrizione  è  disgraziatamente 
perduta. 

(3)  F.  Riondo  {Italia  illustrata^  Verona,  1482,  fol.  ciii)  dice 
che  la  villa  di  L.  Murena  presso  Marino  gli  ha  fatto  ritenere 
che  «  aut  Marinum  si  non  fuit  ut  diximus  Mariana  villa,  aut 
«  Zagarolum,  novi  nominis  oppidum,  sed  ut  indicant  ruinae 
«  vetustum  fuisse  Lamivium  ex  quo  vetustissimo  et  celebratissimi 


//  castello  di  Civita   Lavinia  175 

alterazione  di  «  Lanivium  »  ;  Alaffei  Raffaello,  detto  il 
Volaterrano,  è  stato  della  stessa  opinione  (i):  quan- 
tunque l'uno  e  l'altro,  non  riuscendo  a  ripudiare  del 
tutto  la  tradizione  dell'origine  latino-troiana,  immagi- 
narono due  città  sinonime,  cioè  «  Lavinium  a  Latini 
fratre  »  e  «  Lavinia,  ab  Aeneae  coniugis  nomine  ». 
Di  esse  la  corrispondente  di  Città  Indivina,  sarebbe 
stata  «  Lavinium  »  che  facevano  tutt'una  con  «  La- 
nuvium  »  per  il  tramite  di  «  Lanivium  »  o  «  Lami- 
vium  ».  Meglio  di  costoro  Leandro  Alberti  reputò 
che  la  Città  Indivina  fosse  quel  luogo  da  Tolomeo 
chiamato  «  Lanuvium  »  (2).  Ma  gli  storici  venuti  dopo 

«  nominis  municipio  Urbi  propinquo  Murenas  patritios  et  con- 
«  sulares  viros  originem  duxisse  Cicero  in  oratione  prò  L.  Mu- 
«  rena  affirmat.  Nuper  auteni  in  oppido  quod  corrupte  Civitas 
«  Indivina  appellant,  a  predicto  cardinale  Columna  possesso, 
«  lapis  repertus  eas  litteras  inscriptus  majusculas  quae  Lamivium 
«  illud  oppidum  esse  ostendunt  ».  Quest'opera  fu  scritta  nel  1455 
e  tradotta  da  L.  Fauno,  Roma  restaurata  e  Italia  illustratay 
Venezia,  1543,  cf.  fol.  100. 

(i)  R.  Maffei,  Geographia,  Roma,  1506,  VI,  124  e  125: 
«  Post  Romam  proxime  ager  Laurens  oppidumque  Laurentum 
«  Latini  regia,  a  lauro  in  eo  loco  inventa  Servio:  iuxta  Lavinium 
«  a  Latini  fratre,  Lavinia  vero  ab  Aeneae  coniugis  nomine 
«  eodem  texte  auctore.  Dionisius  autem  tres  diversos  ac  pro- 
«  pinquos  populos  ponit  Laurentinos,  Lavinienses  et  Lanuviates. 
«  Antoninus  in  itinere  ab  Ostia  Laurentum  .xvi.  mil.  pas.  unde 
«  Lavinium  totidem.  Lavinium  nunc  castellum  Columnensium 
«  Civitas  divina  existimata,  testimonio  reperti  quodam  marmoris 
«  a  Prospero  ex  ea  familia  cardinale,  municipes  erant  quibus 
«  civitas  ob  antiquitatem  data  sacrasque  addita,  insuper  et  bello 
«  Latino  pepercerunt  ut  Livius  .vni.  Lanuvii  et  Lanuvium  civitas, 
«  ubi  eodem  texte  auctore  templum  erat  Junonis  Sospitae  cui 
«  omnes  Cos.  ex  omnibus  civitatibus  sacrificabant  ». 

(2)  L.  Alberti,  1.  e:  «  ....  Città  indivina.  Credo  che  questo 
«  sia  quel  luogo  da  Tolomeo  nomato  Lanuvium  ».  Già  Fran- 
cesco Peto  (1485  circa)  nel  distico  conservato  nel  cod.  Vat.  3351, 
e.  85,  aveva  dimostrato  di  non  soggiacere  alla  volgare  equivoca- 
zione di  Lavinìo  con  Lanuvio. 


176  A.   G alieti 


si  attennero  di  preferenza  all'erudizione  popolare  :  e  la 
confusione  tra  Lanuvio  e  Lavinio  è  durata  finché  il 
Cluwer  (i)  non  tentò  di  rimettere  alquanto  le  cose  a 
posto.  Tuttavia  A.  Kircher  (2)  riusciva  a  vedere  la  dif- 
ferenza tra  «  Lavinium  »  e  «  Lanuvium  »  ;  sebbene 
ai  suoi  tempi  i  canonici  di  Civita  Lavinia,  ritenendo 
che  qui  fosse  fuggita  Lavinia  durante  la  guerra  tra 
Turno  ed  Enea,  consideravano  Lanuvio  come  la  rocca 
di  Lavinio  (3).  Anche  dopo  le  correzioni  del  Cluwer 
e  le  erudite  monografìe  di  G.  R.  Volpi,  che  trattò 
delle  due  città  separatamente  (4),  gli  equivoci  conti- 
nuarono da  parte  dei  dilettanti  di  guide  storico-spor- 
tive e  del  popolo  di  Civita  Lavinia,  il  quale  con  olimpica 
ingenuità,  mostrava  al  curioso  visitatore  l' anello  inse- 
rito nella  torre  angolare  a  sud-ovest  del  castello,  opera 
certa  del  sec.  xvi,  cui  il  pio  Enea  avrebbe  ormeg- 
giato le  sue  navi  quando,  profugo  da  Troia,  venne 
spinto  dai  fati  sulle  spiaggie  tirreniche  !  Una  conferma 
letteraria  di  questo  anatopico  anacronismo  l'abbiamo 
in  C.  B.  Piazza   (5),    che   ingenuamente    reputò    come 

(i)  F.  Cluver  in  Italia  antiqua,  pubblicata  dopo  la  sua 
morte,  avvenuta  a  Leida  nel  1632. 

(2)  A.  Kircher,  Nova  et  parallela  Latii  tum  veteris  tum 
novi  descriptio,  Amsterdam,  1671. 

(3)  Ibid.  Questa  è  pure  l'opinione  dell'abate  de  Chaupy  : 
cf.  A.  NiBBY,  Analisi,  Roma,  1848-49,  II,  168  sgg. 

(4)  G.  R.  Volpi,  Vetus  Latium  profanum  et  sacrum, 
Roma,   1704-45,  voi.  V. 

(5)  Giovanni  Battista  Piazza,  Gerarchia  Cardinalizia,  Ro- 
ma, 1703,  p.  309  ove  si  legge:  «  Rimane  ancora,  se  bene  sepolti 
«  sotto  la  terra  e  spineti,  li  fondamenti  dell'antichissima  torre, 
«  verso  la  porta  che  riguarda  ir  mare  Mediterraneo,  dal  quale  sta 
«  discosta  otto  miglia,  che  chiamossi  anticamente  la  torre  Lavi- 
«  nia  ».  A  farlo  a  posta  questo  sproposito  ebbe,  dirò  così,  la  san- 
zione ufficiale  nei  documenti  comunali,  che  già  dal  1884  ricor- 
dano col  comico  titolo  di  via  Anello  d'  Enea  quel  tratto  di  via, 
chiamata  dai  «  Bullettini  demografici  parrocchiali  »,  i  quali  con- 


//  castello  di  Civita  LavÌ7iia  i  7  7 


ruderi  dell'antichissima  torre  d'approdo  quelli  del  diruto 
torrione  medievale. 

Con  la  legge  di  Valentiniano  e  Teodosio  (a.  391), 
che  decretava  la  chiusura  di  tutti  i  tempi  pagani, 
cessate  le  feste  in  onore  di  Giunone  Sospita  annual- 
mente tenute  a  Lanuvio  (i),  questa  cominciò  a  per- 
dere l'importanza  e  lo  splendore  acquisiti  specialmente 
al  tempo  degli  Antonini.  Il  colpo  di  grazia,  dirò  così, 
l'ebbe  durante  l'assedio  di  Roma  posto  da  Vitige 
(537-38),  quando  cioè  i  Goti  scorazzarono  per  la  cam- 
pagna romana  abbattendo  i  monumenti  sacri  e  profani 
che  ancora  vi  esistevano.  Pure  non  possiamo  ammet 
tere  uno  spopolamento  completo  di  Lanuvio:  perché 
la  religione  cristiana,  sulla  fine  del  IV  secolo,  era  già 
penetrata  nella  città,  come  e'  induce  a  credere  il  se- 
guente passo  riportato  dal  libro:  De  promissionibus 
et  praedtctionihus  Dei,  pars  III,  cap.  xxxviii,  n.  43, 
col.  835,  del  pseudo  Prospero  D'Aquitania  (2). 

«  Apud  urbem  Romam  specus  quidam  fuit  in  quo  draco 
«  mirae  magnitudinis  mechanica  arte  formatus,  gladium  ore 
«  gestans,  oculis,  rutilanctibus  gemmis,  metuendus  ac  terribilis 
«  apparebat.  Huic  annue  devotae  virgines  floribus  exornatae  eo 
«  modo  in  sacrificio  dabantur:  quatenus  insciae  munera  defe- 
«  rentes  gradum  scalae,  quo  certe  ille  arte  diaboli  draco  pende- 
«  bat,  tangentes,  impetus  venientis  gladii  perimeret,  ut  sangui- 
«  nem  funderet  innocentem.    Et   hunc    quidam   monachus    bene 

servano  fin  dal  1825  le  denominazioni  odierne  delle  vie,  prima 
via  Capocroce,  in  seguito  e  più  razionalmente,  via  Maestra, 
come  quella  che  unendosi  all'altro  tratto  omonimo,  va  da  una 
porta  all'altra  del  castello.  La  torre  dell'Anello  d'Enea  si  vede 
nella  fig.  n.  6. 

(i)  Cf.  p.   174,  nota  I. 

(2)  I.  P.  MiGNE,  Patrologia  lai.,  Parigi,  1861,  tom.  LI.  Nella 
collezione  antiquaria  del  sig.  V.  Seratrice  vi  è  una  lastra  di 
marmo  di  m.  0.55  X  0.49,  spezzata  in  due  parti  integra  in  alto 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI I.  I2 


178  A.   G alieti 


«  ob  meritum  cognitus  Stiliconi  tunc  patricio  eo  modo  subvertit. 
«  Baculo  manu  singulos  gradiis  palpando  inspiciens  :  statim  ut 
«  illum  tangens,  fraudem  diabolicam  reperit  :  eo  transgresso, 
«  descendens  draconem  scidit,  misitque  in  partes  ;  ostendens  et 
«  hic  Deos  non  esse  qui  manu  fiunt  ». 

Trattandosi  del  caratteristico  e  localizzato  culto  di 
Giunone  Lanuvina,  ormai  ridotto  ad  una  volgare  spe- 
culazione di  sacerdoti,  non  vi  è  alcun  dubbio  che  per 
il  luogo  «  apud  urbem  Romam  »  ricordato  dall'ano- 
nimo autore,  debba  intendersi  I>anuvio.  Inoltre  nella 
collezione  d' antichità  dell'  ill.mo  sig.  Vincenzo  Seratrice 
R.  ispettore  dei  monumenti  e  scavi,  esiste  una  lucerna 
cristiana  di  terracotta,  sicuramente  di  provenienza  lo- 
cale, ornata  nel  piano  superiore  della  croce  caratteri- 
stica del  V  o  VI  secolo.  Del  resto  è  presumibile,  che 
per  non  lasciare  senza  custodia  un  luogo  tanto  cele- 
brato d'antiche  superstizioni,  venisse  innalzato  dal 
cristianesimo  anche  in  Lanuvio  una  chiesa  od  un  ora- 
torio, che  originando  un  nuovo  culto,  stornasse  1'  atten- 
zione del  popolo  e  desse  un  alimento  cristiano  agli 
istinti  religiosi    di   esso.    Poche    sono    le  memorie  dei 

e  a  destra,  che  fu  raccolta  nei  campi  di  Presciano.  Riporta  la 
seguente  iscrizione  funeraria  certamente  cristiana,  e  per  la  dici- 
tura non  posteriore  al  sec.  iv  : 

PriMITIBA 

in  DOM  •  DOR 

mit  •  VIXIT  •  ANN  • 

....  X  FILI  MATRI 

ANIME  DVLCI  • 

P  I 

P 

G.  ScHNEmER  (iV«6>z^<7  bull,  d' arch.  crisi. ^  XIII,  1907,  242) 
sospetta  che  possa  venire  dal  cemeterio  cristiano  di  Velletri  ; 
mentre  da  quanto  è  stato  detto,  e  da  quello  che  si  dirà  in 
seguito,  mi  pare  che  non  si  possa  del  tutto  escludere  che  anche 
nel  territorio  lanuvino  fosse  esistito  un  sepolcreto  pubblico  cri- 
stiano ;  sebbene  oggi  ancora  ignorato. 


//  castello  di  Civita  Laviìiia  i  79 


primordi  del  cristianesimo  in  Civita  Lavinia  ;  però  non 
mancano  frammenti  di  una  chiesa  anteriore  al  tempo 
in  cui  sembra  che  il  paese  cominciasse  a  risorgere. 
Nella  brevissima  monografìa  inedita  sul  paese  (i),  Enea 
Cassio  {y^  1887)  dice  di  aver  veduto  alcuni  marmi 
degli  amboni  dell'antica  chiesa,  che  io  son  per  credere 
di  stile  non  differente  dal  frammento  di  pluteo,  rin- 
venuto nella  Collegiata  durante  il  1900,  allorché  fu 
rimosso  il  pavimento  marmoreo  del  presbiterio.  Questo 
marmo,  oggi  disgraziatamente  smarrito,  appariva  ornato 
di  due  croci  bizantine  a  rilievo  in  mezzo  a  due  girari 
pure  rilevati  (2)  e  come  due  piccoli  frammenti  (3) 
lavorati  a  treccia  (cm.  33  x  28  ;  18x14);  si  poteva  rife- 
rire al  sec.  vili.  Alla  stessa  epoca  appartiene  un 
pezzo  di  marmo  bianco  di  m.  0.72  x  0.19  X  o.i  i,  forse 
appartenuto  a  qualche  architrave,  che  nella  parte  su- 
periore della  faccia  ha  grossolanamente  scolpiti  i  cor- 
ridietro con  i  riccioli  ripiegati  a  destra,  e  in  quella 
inferiore  una  teoria  di  lancie  acute,  di  cui  i  raffi  dell'una 
si  riuniscono  con  quelli  della  vicina  a  formare  un  mo- 
notono archeggiamento. 

La  chiesa  collegiata  di  Civita  Lavinia  è  certamente 
antichissima. 


(i)  Posseduta  dal  cav.  G.  Cucci  e  cortesemente  messa  a 
mia  disposizione, 

(2)  Disgraziatamente  andato  smarrito  insieme  con  altri 
avanzi  di  marmi  dell'arte  classica  e  medievale  rinvenuti  nello 
stesso  tempo. 

(3)  Oggi  conservati  nella  collezione  del  sig.  Vincenzo  Sera- 
trice,  come  l'altro  frammento  descritto  nel  testo.  Nel  magazzino 
comunale  vedesi  un  pezzo  di  transenna  marmorea  lavorata 
(m.  I  X  i.io  X  0.17)  che  il  prof.  G.  Tomassetti  {Della  Cam- 
pagna romana  nel  medioevo,  Roma,  1885,  p.  593,  estratto  da 
questo  Archivio)  ha  giudicata  opera  del  sec.  vin.  In  alto  per 
sessanta  cm.  è  ornata  di  listelli  scorniciati  :  il  restante  in  basso 
porta  rilevato  un  disegno  a  tre  ordini  di  rombi. 


1 8o  A.   Galle  ti 


Dai  verbali  delle  visite  pastorali  dei  secc.  XVI  e 
XVII  ci  viene  descritta  quale  appariva  dopo  i  grandi 
lavori  dei  secc.  XIII  e  XV  (i):  ma  non  è  difficile 
riconoscervi  le  tracce  della  primitiva  chiesa,  tipica  del 
V  e  VI  secolo.  In  forma  rettangolare  di  m.  13.15  X 
2 1  (2)  rimaneva  divisa  in  tre  navate.  Quella  centrale 
più  alta  e  più  larga  delle  laterali,  terminava  con 
l'abside  a  forma  di  semicerchio  (3).  Il  presbiterio  si 
elevava  dal  rimanente  della  chiesa  di  alcuni  gradini, 
che  peraltro  non  si  trovano  su  tutta  la  fronte  dell'al- 
tare, ma  solo  a  destra  e  a  sinistra  :  perché  nel  mezzo, 
dal  pavimento  della  chiesa  a  quello  del  presbiterio, 
s' innalzava  un  muro  alto  circa  m.  i  .50,  recante  un 
lucernario  abbastanza  ampio,  la  «  fenestella  confes- 
sionis  »  (4).    Questa   immetteva    nella    cripta    racchiu- 

(i)  Nel  sec.  xv  si  lavorò  alla  chiesa  come  ricorda  la  scoltura 
del  ripostiglio  degli  olii  santi  (cf.  A.  Galieti,  La  tomba  di  Pro- 
speretto  Colonna  in  Civita  Lavinia  in  Archivio  della  R.  Società 
romana  di  Storia  patria,  XXXI,  (1908),  p.  213,  nota  2)  e  qualche 
altro  frammento  epigrafico  perduto  durante  gli  ultimi  restauri 
del  1900. 

(2)  Arch.  vesc.  di  Albano  Laziale,  Sacra  Visita  dell'  anno 
1636,  19  giugno:  «  Ecclesia  ipsa  constat  ex  tribus  navibus,  una 
«  majori  media,  et  aliis  minoribus  lateralibus,  sunt  autem  for- 
«  nice  coopertae,  et  sunt  longitudinis  palmorum  sexaginta,  lati- 
«  tudinis  vero  quadragintaocto  ». 

(3)  Arch.  vesc,  Sacra  Visita  dell'anno  1659:  «  Post  ipsum 
«  altare  adest  chorus  cum  sedilibus  ligneis  circum  circa  per 
«  totum  ». 

(4)  Ibidem,  Sacra  Visita  dell'anno  1603,  15  novembre: 
«  Quoniam  ad  presbyterium  per  nonnuUos  gradus  ascenditur 
«  qui  a  dextris  sunt  et  a  sinistris,  pars  media  ante  altare  sublata 
«  ad  hominis  pene  staturam  ab  ecclesiae  pavimento  sine  balau- 
«  stris  est,  et  idcirco  pluribus  ministrantibus  in  altari  periculosa 
«  et  deformis  deservit  :  balaustris  saltem  ligneis  sepiatur  presby- 
«  terium  in  parte  quae  inter  gradus  est.  Sub  eodem  loco  inest 
«  fenestra  satis  ampia  qualis  sub  altarium  antiquiorum  ecclesia- 
«  rum  ad  martyrum  sepulcra  esse  solent  quae  aperta  est  ». 


//  castello  di  Civita  Lavinia  i  8 1 

dente  i  corpi  di  alcuni  santi,  restati  anonimi.  Sulla 
cripta  ed  isolato  ergevasi  l'altare  marmoreo  (i);  né 
mancavano  gli  amboni,  dei  quali  già  furono  ricordati 
i  frammenti. 

La  nostra  chiesa  subì  il  rifacimento  del  1240  per 
ordine,  e  forse  anche  a  spese,  dell'arciprete  Giovanni 
Saraceni,  il  cui  nome,  con  la  data  del  restauro,  si  leg- 
geva sulla  facciata  fino  al  1674  (2).  I  lavori  vennero 
eseguiti  da  celebri  marmorari  del  tempo,  quali  un 
discendente  di  Pietro  Vassalletto  e  Drudo  de  Trivio. 
Non  si  può  stabilire  di  quale  artista  si  tratti  con  sicu- 
rezza; il  Giovannoni  e  il  Bartolì,  che  si  occuparono 
particolarmente  della  genealogia  degli  illustri  marmo- 
rari, hanno  in  proposito  opinioni  diverse  ;  il  primo 
propende  a  credere  che  sia  stato  un  nepote  di  Pietro; 
un  figlio  lo  ritiene  invece  il  secondo.  Vassalletto  ornò 
d'intagli  e  di  musaici  nel  presbiterio  i  sedili  marmorei 
di  opera  tessellata  (3),  abbellita  da  colonnine  a  torti- 
glione sorreggenti  l' elegante  architrave,  di  cui  un 
frammento  di  m.  0.86  X  o.i  i  X  0.15,  rinvenuto  nel  1900, 
nella  fascia  soprastante  l' ovolo,  scolpito  a  rosette  con 
numero  ora  maggiore  ora  minore  di  petali  separati 
da    piccoli    fori    di    trapano    e    attorno    alle    quali    gira 

(i)  Arch.  vesc,  Sacra  Visita  dell'anno  1636,  19  giugno: 
«  Rediit  deinde  ad  altare  majus  quod  totum  marmoreum  est.  Sub- 
«  tus  altare  majus  adest  confessio  antiqua  ubi  creditur  ex  antiqua 
«  traditione  adesse  corpora  sanctorum,  sed  non  adsunt  nomina  », 

(2)  Di  questa  costruzione  nel  muro  esterno  della  navata 
centrale,  dalla  parte  del  campanile,  è  restata,  per  due  brevi  tratti, 
una  cornice  laterizia  di  poco  aggetto,  dal  motivo  geometrico 
prettamente  romanico,  sovrastata  da  piccoli  modiglioni  marmorei 
e  sotto  la  quale  ancora  sono  visibili  delle  doccie  pure  di  marmo. 

(3)  Ibidem,  Sacra  Visita  dell'anno  1661  :  «  Hinc  inde  in 
«  parietibus  lateralibus  majoris  altaris  constructa  inspiciuntur 
«  duo  antiquissima  sedilia  ex  lapidibus  diversorum  colorum  opere 
«  musivo  intextis  ad  instar  eiusdem  ecclesiae  pavimenti  ». 


1 8  2  A.   G alieti 


incrociandosi  un  doppio  nastro,  porta  la  seguente  iscri- 
zione in  lettere  capitali  caratteristiche  del  dugento  (i): 

{Vas\   SALLETTVS  .  FECIT  .  HOC  .  OPVS  .  ARCHIPRESBI- 
TERO  .  JOHS  . 

Anche  nel  presbiterio  trovavano  collocamento  i  due 
mezzi  leoni  di  marmo,  alti  m.  0.50,  opera  dello  stesso 
Vassalletto  e  che  oggi  gittano  acqua  nella  fontanina 
di  piazza  del  Commercio  (2). 

Invece  Drudo  de  Trivio  costruì  la  tribuna  dell'al- 
tare maggiore  (3),  che,  secondo  quanto  attesta  l'eru- 
dito riminese  cav.  Gualdi,  era  somigliante  a  quella  di 

(i)  Al  posto  di  essa  eravi  un'altra  iscrizione  più  antica, 
forse  dell' vili  secolo,  di  cui  rimangono  soltanto  queste  lettere: 
////  e  ////  HI  TEPO  ////  le  quali  si  devono  leggere  o  indictione... 
Ili  TE(m)po(re)...  ovvero  indictione  ni  TE(m)po(re).,..  :  cf.  A. 
Bartoli,  //  figlio  di  Pietro  Vassalletto  a  Civita  Lavinia  in 
Boll.  d'Arte  del  min.  P.  /.,  I,  fase.  9.  Il  locale  ispettore  dei 
monumenti  e  scavi,  sìg.  V.  Seratrice,  che  ebbe  la  fortuna  di 
ricuperarlo,  cedendo  gentilmente  ai  desideri  del  sottoscritto,  lo 
restituì  in  dono  alla  chiesa  collegiata,  ove  fu  collocato  sull'in- 
gresso della  sacristia.  Vedi  pure  G.  Giovannoni,  Opere  dei  Vas- 
salletti  marmorari  roìnani  néWArte  di  A.  Venturi,  XI,  281,  2S3. 

(2)  Cf.  A.  Bartoli,  ivi,  e  A.  Galieti,  Corriere  d' Italia, 
1907,  n.   105. 

(3)  Arch.  vesc.  di  Albano,  Sacra  Visita  dell'anno  1659, 
e.  99  :  «  Altare  ipsum  est  situm  inter  quatuor  columnas  marmo- 
«  reas  antiquas  elaboratas  quarum  in  capitibus  inhaerent  trabes 
«  pariter  marmorei  elaborati  ac  desuper  duos...  bates  marmoreos 
«  elaboratos  cum  suo  coelo  sive  opèrcolo  operis  et  sculturae 
«  antiquae,  quae  omnia  ili.  dominus  mandavit  expoliri  ».  Ivi, 
e.  106  si  legge:  «  Questa  collegiata  è  antichissima  et  non  hab- 
«  biamo  notizia  di  questa  fondazione  poiché  V  inscrittione  del- 
«  l'altare  maggiore  dimostra  essere  eretto  dell'anno  1240  ». 
Delle  colonne  della  tribuna  ne  restano  solamente  due  nel  paese  : 
una  nella  collezione  del  sig.  Seratrice,  l'altra,  lunga  m.  2  e  di 
m.  0.63  di  circonferenza,  è  posta  nel  cortile  della  sig.*  Maria 
Frezza  a  Borgo  S.  Giovanni,  n.  20. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  i  8  3 

S.  Marco  in  Roma  oggi  distrutta  e  doveva  rassomi- 
gliare anche  alla  tribuna  della  cattedrale  di  Ferentino 
in  Campagna  ancora  in  buono  stato  ;  nella  nostra  Col- 
legiata quell'opera  di  Drudo  è  però  quasi  interamente 
perduta;  di  essa  non  rimangono  che  scarsi  frammenti 
e  il  ricordo  della  iscrizione  conservataci  dallo  stesso 
Gualdi  (i),  che  la  vide  nel  sec.  XVII  e  che  dall'archi 
trave  di  essa,  ove  era  scolpita  verso  il  coro,  la  tra- 
scrisse in  questa  forma  : 

ANNO    .    DOMINI    .    MCCXL    .    EGO   .    ARCHIPRESBITER    . 

JOHANNES    .   SARA 
CENVS    .    FECI    .    FIERI    .    HOC    .    OPVS    .    A   .    MAGISTRO 
DRVDO    .    ROMANO    .    CVM    .    ANGELO    .    FILIO    .    SVO. 

Anche  la  descrizione  della  tribuna  ci  fu  tramandata 
dai  rendiconti  delle  visite  pastorali  dei  secc.  XVI  e 
XVII.  Consisteva  in  quattro  colonne  sostenenti  una 
trabeazione  marmorea,  dalle  scorniciature  dorate,  sor- 
montata da  una  gabbia  a  due  ordini  di  piccole  colon- 
nine, alte  m.  0.30  (2),  sulla  quale  riposava  il  cielo  della 
tribuna,  ricco  di  bassorilievi  e  di  tessellatura  policroma. 
Sull'altare,  posto  sotto  la  tribuna  descritta,  si  ergeva 
un  monumentale  tabernacolo  di  marmo  (3),  compreso 
tra  cortine  di  seta  sorrette  dalle  due  colonnine  laterali 
ove  poggiava  un  fregio  di  bassorilievi  dorato  (4).  Però 

(i)  Cod.  Vat.  lat.  8253,  e.  500  e  G.  Giovannoni  in  questo 
Archivio,  XXVII,  1904:  Note  sui  marmorari  romani. 

(2)  Una  di  esse,  spezzata  in  due,  si  conserva  nella  collezione 
del  sig.  Vincenzo  Seratrice. 

(3)  Arch.  vesc,  Sacra  Visita  dell'anno  1594,  27  aprile: 
«  Tabernaculum  ipsum  ex  petra  marmorea  factum  est  in  forma 
«  quae  capit  solum  altare  et  satis  decenter  ornatum,  sed  per 
«  antiquitatem  temporis  aurum  in  locis  in  quibiis  inauratum 
«  erat  obscuratum  remanet  ». 

(4)  Ivi,  Sacra  Visita  dell'anno  1659,  16  aprile,  e.  99: 
«  Tabernaculum  est  collocatum  inter  duas  marmoreas  columnas 


184  A,   Galle  ti 


non  sembra  che  si  possa  attribuire  anche  il  tabernacolo 
allo  scalpello  di  Drudo  de  Trivio,  essendo  opera  veri- 
similmente  più  tarda. 

Il  pavimento  di  questa  chiesa  in  «  opus  texella- 
tum  »  a  vari  colori  ce  lo  ricorda  qualche  raro  fram- 
mento scampato  dalla  disgrazia  della  dispersione  (i). 

Certamente  posteriore  è  la  pittura  su  legno  del 
Salvatore,  un  rettangolo  di  m.  i  X  0.50  (cui  è  sovrap- 
posta la  cornice  in  rilievo  formante  in  alto  un'ogiva 
molto  schiacciata)  che  in  origine  sembra  essere  stato 
il  centro  d'un  trittico.  Sopra  i  lobi  dell'ogiva  è  dipinta 
un'  Annunciazione.  A  sinistra  trovasi  l' arcangelo  Ga- 
briele ginocchioni,  riconoscibile  solo  nella  parte  supe- 
riore della  figura,  per  essere  l'intonaco  molto  rovinato: 
a  destra,  da  un'invetriata  policroma  a  disegno  geome- 
trico, si    stacca   la    figura    della    Vergine,    anche    essa 

«  velo  serico  elaborato  contextas  et  inhaerent  a  parte  superiori 
«  tabulae  marmore  elaboratae  cum  sculpturis  et  imaginibus 
«  ab  ipsa  tabula  marmorea  elevatis,  et  in  ipsius  summitate 
«  adsunt  ornamenta  pariter  marmoreae  cum  suis  cornicibus 
«  pariter  elaborati  et  deauratis  ». 

(i)  Arch.  vesc,  Sacra  Visita  dell'anno  1636,  19  giugno: 
«  Pavimentum  tissellatum  est,  et  recte  ex  parvis  quadratis  lapi- 
«  dibus  diversorum  colorum  opere  musivo  intextis  ».  Un  fram- 
mento del  pavimento  marmoreo,  privo  della  tessellatura  (misura 
m.  0.75X0.47)  l'ho  rinvenuto,  non  è  molto,  nell'interno  del 
campanile  ;  altri  cinque,  che  ancora  conservano  la  tessellatura  poli- 
croma sono  nella  collezione  Seratrice,  unitamente  a  due  mensole 
romaniche  ornate  di  teste  muliebri,  ad  una  sfinge  (quasi  certa- 
mente base  di  un  candelabro)  ed  a  vari  frammenti  dell'incrosta- 
zione del  coro.  Nella  raccolta  archeologica  dei  signori  Frediani, 
ho  veduto  ultimamente  due  capitelli  romanici,  uno  alto  m.  0.09, 
l'altro  m.  0.265  provenienti,  come  si  deduce  da  buoni  indizi,  anche 
essi  dalla  Collegiata,  donde  pur  proviene  un  frammento  di  marmo 
(m.  0.73  X  0.21  X  0.095)  privo  della  riempitura  musiva,  che  oggi 
è  murato  nel  gradino  del  lavatoio  in  piazza  Bernini.  Maggiori  no- 
tizie al  riguardo  vedansi  nella  mia  monografia:  Memorie  della 
chiesa  tnedioevale  di  C.  Lavitiia  in  L' Arte  di  A.  Venturi,  1909. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  185 

inginocchiata,  con  le  braccia  conserte  al  petto,  vestita 
di  porpora  e  di  un  manto  bleu. 

Su  gli  assi  laterali  la  cornice  apparisce  dipinta  di  co- 
lonnine a  tortiglioni  ancora  decifrabili  sufficientemente. 

La  figura  centrale  di  m.  0.90  di  altezza,  fiancheg- 
giata superiormente  da  due  angeli  ceriferari  (alti 
m.  0.25),  raccolti  in  vesti  purpuree  con  svolazzo  corto, 
rappresenta  il  Salvatore  seduto  e  riporta  il  tipo  bizan- 
tino di  qualche  musaico  o  pittura  anteriore  al  sec.  XIV, 
cui  certamente  appartiene  la  tavola. 

Il  viso  dall'  aspetto  tetro  ed  austero  è  alquanto  al- 
lungato ;  r  onor  del  mento  appena  accennato  e  i  baffi 
spioventi.  Nel  nimbo  in  oro  si  legge  l'apocalittico  (£90 
sum  alfa  et  w,  in  belle  lettere  gotiche,  leggenda  che 
a  caratteri  minuscoli  dello  stesso  stile,  ma  in  nero, 
si  ripete  ancora  sul  libro,  sorretto  dalla  mano  sinistra. 
La  destra  è  alzata  in  atto  di  benedire  alla  maniera 
greca.  La  veste  purpurea  è  trapunta  di  stelle  d' oro  ; 
il  manto  bleu  è  listato  di  menandri  d' oro,  come  pure 
un  fermaglio  cesellato  in  oro  gli  risplende  sul  petto. 

Soddisfa  lo  stato  di  conservazione,  ma  non  si  può 
fare  a  meno  di  biasimare  i  deturpevoli  ritocchi  pur- 
troppo manifesti  in  più  luoghi. 

Ora  con  l'esistenza  dì  una  chiesa,  forse  anteriore 
all'  vili  secolo,  possiamo  ritenere  con  certezza  che 
Lanuvio  non  fosse  stata  mai  disabitata.  Però  la  sua 
popolazione  dovette  costituire  un  centro  insignificante 
che  non  avendo  lasciato  sicure  tracce  di  sé,  ce  l'im- 
maginiamo composto  di  poche  famiglie,  ricoverate  nei 
resti  delle  antiche  costruzioni,  che  più  facilmente  si 
prestavano  a  diventare  abitate    (i).    Per    la   mancanza 

(i)  Pare  che  questo  nucleo  dovesse  stazionare  nel  colle  oggi 
detto  di  S.  Pietro  presso  il  moderno  cemeterio,  intorno  ad  una 
chiesetta  omonima  ricavata  alla  meglio  da  qualche  sala  dei  bagni, 
essendo  detto  luogo  prossimo  e  comodamente  congiunto  con  la 


i86 


A.   G alieti 


Fig.  I.  Casa  del  sec.  xiii  in  piazza  Borromiui  (fot.  F.  Frediani). 

adunque  di  memorie  scritte,  nessuna  anteriore  al 
sec.  XIII  (i),  non  si  può  conoscere  precisamente  quando 
il  paese  fu  cominciato  a  rifabbricare.  Pure  esaminando 


via  Appia.  Anche  il  prof.  G.  Tomassetti,  1.  e,  p.  593,  a  dif- 
ferenza degli  altri  storici  di  Civita  Lavinia,  giustamente,  la 
reputa  anteriore  ai  tempi  di  Onorio  III. 

(i)  L'archivio  comunale  ha  documenti  assai  recenti:  esso 
comprende:  le  carte  relative  all'archivio  notarile  che  vanno  dal 
1527  al  1815  ;  gli  atti  della  curia  baronale  che  cominciano  dal 
1550;    i  «  libri  consiliorum  »   dal   1603,   essendo   stata  venduta 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


alcuni  avanzi  di  costruzioni,  come  parte  delle  mura, 
i  meniani  delle  scale,  le  finestre  bifore  (i)  ed  a  croce, 
gli  archi  acuti  delle  porte  ancora  restati  in  opera,  e 
in  genere  l'aspetto  interno  del  paese  con  vie  strette 
e  tortuose,  possiamo  concludere  che  la  fondazione  di 
Civita  Lavinia,  quale  si  presenta  ai  giorni  nostri  non 
risale  più  in  là  del  sec.  Xlil. 

Del  resto  il  sito  ove  surse  il  paese  non  poteva 
rimanere  per  altro  gran  tempo  abbandonato,  se  si 
considera  che  in  questa  i  turbolenti  baroni,  comin- 
ciando a  guerreggiarsi  a  vicenda,  andavano  in  cerca 
di  ogni  posizione  sicura  per  munirsi  meglio  e  rendersi 
più  prepotenti.  E  il  luogo  ove  fu  costruita  Civita  La- 
vinia con  tanti  ruderi,  oltre  ad  essere  ricco  di  materiali 
da  costruzione,  sedendo  a  cavaliere  sulla  collina  meri- 
dionale più  avanzata  dei  colli  Albani,  dominava  la  deso- 
lata pianura  che  dalle  foci  del  Tevere  va  a  Terracina  e, 
quel  che  più  interessa,  le  due  vie  lastricate  come  V  Ap- 
pia,  le  quali  venendo  una  da  Astura  e  l'altra  da  Lavinio, 
con  diramazione  per  Ardea,  nelle  comunicazioni  tra  la 
spiaggia  e  l'interno,  ben  sostituivano  la  «  regina  viarum 
longarum  »  già  diruta  e  in  parte  coperta  da  paludi  (2). 

la  parte  anteriore.  Cf.  i  «  Libri  consiliorum  »,  voi.  I,  e.  48.  Per 
caso  nel  1905  nella  vendita  di  una  biblioteca  privata  di  Roma 
fu  rinvenuto  un  volume  degli  antichi  consigli,  contenente  verbali 
degli  anni  1579-1592,  che  il  nostro  municipio  lodevolmente  ha 
riacquistato.  A  questi  documenti  si  aggiunga  una  serie  di  libri 
e  carte  diverse. 

L'archivio  parrocchiale  comprende:  alcuni  volumi  (xv)  con 
l'elenco  dei  battezzati  a  cominciare  dal  1567,  dei  quali  manca  il 
voi.  Ili  (1623-42);  obituarii  x  con  obiti  che  cominciano  dal  1627; 
libri  di  matrimoni  vii  a  cominciare  dal  1650,  dei  quali  manca  il  I , 
bollettini  demografici,  non  anteriori  al  sec.  xix,  restati  tumul- 
tuariamente. 

(i)  V.  fig.  n.  I. 

(2)  La  via  Appia  aveva  servito  nell'età  dei  Goti  :  ma  non  fu 
la  via  battuta  dai  crociati.  I  pellegrini  dell'oriente  che  sbarcavano 


i88  A.   Galieti 


Anche  l'acqua  fornita,  come  òggi,  abbondantemente 
dall'antico  acquedotto,  scampato  alla  distruzione  perché 
protetto  da  una  galleria  sotterranea,  concorse  a  far 
risorgere  il  paese  sul  luogo  attuale  (i).  Dai  documenti 
si  deduce  che  Civita  Lavinia  fu  sempre  sotto  la  giu- 
risdizione del  pontefice,  al  quale  non  isfuggì  l'impor- 
tanza del  luogo,  tanto  che  l'armò  subito  a  battaglia. 
Né  era  difficile,  trovandosi  ancora  in  piedi  cospicui 
avanzi  di  poderose  costruzioni  romane,  completare  una 
cinta  di  mura. 

In  vero,  da  quanto  apparisce  presentemente,  il  lato 
occidentale  di  esse  è  formato  per  metà  dai  muri  del 
teatro,  per  metà  da  altre  costruzioni  prevalentemente 
del  IV  sec.  ;  il  lato  meridionale  lo  costituiscono  alcune 
costruzioni  romane  dei  tempi  repubblicani:  l'orientale 
presenta  tracce  d'antico,  con  avanzi  di  nicchioni,  tra 
le  due  torri  del  bastione.  Quantunque  le  fortificazioni 
allo  stato  attuale  siano  rifacimento  del  XVI  sec.  pure 
è  certo  che  seguono  la  linea  delle  precedenti  (sec.  Xlll). 

Il  castello  di  Civita  Lavinia,  non  significa  il  palazzo 
fortificato  del  barone,  ma  una  cinta  di  mura,  la  quale 
raccoglie  tutto  il  paese  come  in  un  trapezio.  La  parte 

a  Brindisi,  giunti  a  Capua,  si  avviavano  per  altre  vie  ;  e  quando 
gli  eserciti  volevano  riuscire  da  Napoli  a  Roma,  transitavano 
per  la  via  Latina  o  la  Valeria. 

(r)  L'acquedotto,  che  è  quello  antico,  dalla  sorgente  sot- 
terranea al  monte  del  Leone,  dirigendosi  verso  sud  giunge 
alla  Villa  del  Duca  con  una  cona  murata  tra  tufi  e  pozzolana 
lunga  m.  1218.  Quindi  prosegue  incavato  nel  peperino  per 
m.  1241  fin  sotto  al  s.  Lorenzo,  donde  va  diretto  al  paese  con 
altri  m.  528  di  galleria.  Oggi  i  due  ultimi  tratti  sono  stati  so- 
stituiti da  un  sifone  di  tubi  di  ghisa  lungo  m.  1450.  La  sorgente 
del  Leone  consta  di  quattro  polle  che  scaturiscono  tra  la  basalte 
e  la  pozzolana  dura:  quella  detta  del  Calabrese  dista  dalla  prima 
circa  m.  290  e  l'ultima  si  trova  a  60  m.  più  in  giù  del  bottino 
del  Duca.  Per  momentanee  fenditure  del  terreno,  prodottesi  nel 
1825,  fu  quasi  del  tutto  deviata  l'acqua  che  si  dirigeva  al  paese. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


189 


meridionale  di  esse,  sul  passaggio  della  via  d' Astura, 
formava  il  bastione  quadrato,  che  nel  secolo  xvi  ebbe 
rinforzato  la  metà  del  lato  occidentale  col  barbacane,  e 
gli  angoli  N.E.,  s.E.  e  S.O.  muniti  di  torri  rotonde  mer- 


Fig.  2.  Ridotto  del  Castello  (sec.  xm)  (fot.  F.  Frediaiii). 


late  alla  guelfa  senza  beccatelli;  mentre  all'angolo  N.o. 
una  cortina  merlata,  bell'opera  del  sec.  Xlir,  continuava 
a  difendere  l'ingresso  della  porta  Nettunese  sita  a  fianco. 
Questa  ancora  in  piedi,  per  una  ricostruzione  della 
seconda  epoca,  ha  di  marmo  gli  stipiti  e  l'arco  a  pieno 
centro,  nella  cui  chiave  campeggia  un  piccolo  stemma, 


1 90  A.   G  alte  ti 


forse  quello  dei  Colonna,  oggi  abraso.  Nel  suo  interno  si 
dilungava  il  ridotto,  terminante  ad  una  seconda  porta 
testimoniata  tutt' ora  da  una  delle  spalle  e,  fiancheg- 
giato da  costruzioni  del  sec.  xiii,  visibili  nella  parte 
superiore  all'  archeggiamento  dugentesco,  che  si  pre- 
senta a  destra  di  chi  entra,  e  facilmente  riconosci- 
bili nel  muro  interno,  parallelo  alla  facciata,  della  casa 
incontro  (fig.  2).  Il  ridotto  veniva  validamente  protetto 
dal  torrione  o  dalla  rocca  che  sorgeva  tra  il  lato  meri- 
dionale del  castello  e  la  via  del  Torrione  in  prossimità 
della  porta  Nettunese  (i),  sormontata  esternamente  da 
uno  stretto  piombatolo  ancora  intatto.  Nella  cortina 
orientale  del  bastione,  tra  le  due  torri,  abbastanza  in 
alto,  si  apre  un'angusta  porta  di  soccorso,  con  archi- 
trave e  spalle  di  peperino,  per  uso  esclusivo  della 
guarnigione. 

La  seconda  porta  del  castello,  abbattuta  nel  1880, 
trovavasi  nel  lato  nord  tra  un  piccolo  fortilizio  quadrato 
e  la  torre  angolare  a  N.o.  Rimase  di  secondaria  im- 
portanza fino  al  sec.  xv  ;  nel  qual  tempo,  sia  perché 
la  via  militare  era  stata  riattivata  sulla  falsariga  del- 
l' antica  Appia,  che  passava  a  mezzanotte  di  Civita 
Lavinia,  sia  pure  che  la  rocca  primitiva  era  ridotta  a 
mal  partito  per  i  frequenti  assalti  sostenuti,  la  porta 
strategica  divenne  quella  settentrionale,  e  si  costruì 
al  suo  fianco  una  nuova  rocca,  invece  che  restaurare 
l'altra  (fig.  3).  La  forma  attuale  di  essa,  due  torri 
cilindriche  sovrapposte,  di  cui  la  minore  in  alto  ebbe 
destinazioni  semaforiche,  è  l'originaria.  Nella  torre 
inferiore,  alta  m.  12.50  (2),  a  m.  2.30  dal  piano 
della  corte  laterale,  si  apre  l' ingresso  ad  architrave 
(m.   1.70  X  0.80),   che  veniva  esternamente  chiuso  dalla 

(i)  Cf.  p.  176,  nota  5. 

(2)  Tale  altezza  è  dal  piano  della  piazza  sotto  la  quale  con- 
tinua ancora  visibilmente  per  circa  altri  otto  metri. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


191 


Fig.  3.  Particolari  della  Rocca  (sec.  xv)  (fot.  F.  Frediani). 

poderosa  saracinesca,  e  nell'interno  rafforzato  da  un'altra 
porta.  Da  questo  piano  si  precipita  il  trabocchetto  in 
tutta  la  porzione  sottostante  (i).  La  porta  immette  in 


(i)  Nel  1708  vi  fu  fatta  la  seguente  macabra  scoperta  rac- 
contata da  un  testimone  contemporaneo,  il  parroco  del  tempo 
(Archivio  Parrocchiale,  Obituario  n.  Ili,  e.  78)  :  «  Die  vigesima 
«  prima  ianuarii,  millesimo  septingentesimo  octavo.  Inventa  fuere 
<  ab  illustrissimo  ...  commissario  Frusononis  ossa  cuiusdam  viri 
«  mortui  incerto  nomine  ipsius,  in  puteo  carcerarum  secretarum 


192  A,   G alieti 


uno  spazio  rotondo  di  m.  5.40  di  diametro,  intorno  al 
quale  si  aprono  tre  vani  angusti  ricavati  nello  spes- 
sore del  muro  perimetrale,  che  è  di  m.  3.25.  In  essi 
venivano  collocate  le  bombarde  ;  ma  più  tardi,  quando 
la  torre  fu  ridotta  a  carcere  segreta,  si  chiusero  i  vani 
con  porte  bassissime.  A  destra  dell'ingresso  si  trova 
un  capace  fornetto  e  tra  le  due  cabine  attigue  a  questo 
si  vede  il  sesto  di  una  porta  ostruita  dalle  stesse  di- 
mensioni dell'ingresso  principale.  Pure  nel  muro  peri- 
metrale sono  ricavate  le  scale  che  montano  al  primo 
rondello,  largo  m.  2.45,  dei  quali  m.  0.50  rappresen- 
tano lo  sporto  dei  beccatelli.  Per  un'  altezza  di  m.  9.50 
si  eleva  il  secondo  tamburro,  avente  un  diametro  in- 
terno di  m.  5.65  e  un  muro  perimetrale  di  soli 
m.   1.80  (i). 

Aveva  due  ingressi:  ma  quello  a  S.E.,  con  arco  a 
pieno  centro,  alla  cui  destra  si  scorge  il  sesto  di  un 
caminetto  esterno  per  uso    della    guarnigione,    ancora 

«  Turris  huius  terrae  Civitatis  Laviniae  Albanen.  dioecesis  sau- 
«  ciati,  asseruerunt  publice  et  palam  mihi  infrascripto,  ictu  instru- 
«  menti  ignei  in  spinali  medulla  et  facta  ab  illustr.  comissario 
«  supradicto  per  multos  dies  supradicti  scheletri  formali  reco- 
«  gnitione  et  die  vigesima  prima  ianuarii  1708  ego  infrascriptus 
«  certior  factus  per  Ioannem  Facciendam  publicum  Curiae  laica- 
le lis  mandatarium  de  voluntate  supradicti  illustr.  comissarii  da- 
«  tum  fuit  locum  supradictis  ossibus  sepulturae  in  cemeterio 
«  huius  terrae  prope  ecclesia  collegiata  in  quadam  nichia  eius- 
«  dem  cemeterii  facta  prius  per  me  ecclesiae  consueta  coere- 
«  monia.  Ita  est.  Antonius  Marazza  archipresbiter  ». 

(i)  I  Tondelli  furono  ridotti  al  presente  stato  rudimentale 
più  dall'insipienza  di  chi  ne  ordinò  la  demolizione  che  dal  ter- 
remoto del  21  gennaio  1892,  quando  la  caduta  di  una  parte  di 
essi  sfondò  il  tetto  della  casetta  sottostante,  ove  dormivano 
due  uomini,  restati  contusi.  Questo  per  il  paese  fu  uno  dei  ter- 
remoti più  disastrosi  che  si  ricordano  e,  durante  qualche  mese, 
costrinse  la  maggior  parte  della  popolazione  a  passare  la  notte 
entro  botti  disposte  in  senso  longitudinale  ed  aperte  all'estremità. 


//  castello  di  Civita  Lavhiia  193 


serve.  Al  basso  poi  del  primo  tamburo  verso  la  piazza 
Bernini  sono  tuttavia  inseriti  i  ferri  forgiati  della  gogna 
cui  sovrastava  il  palo  per  il  tratto  di  corda  di  buona 
memoria! 

Nel  1500  i  lati  del  Castello  ebbero  dei  rinforzi 
parziali  ;  per  questo  è  ancora  possibile  scorg'ere  in 
qualche  punto  le  tracce  delle  costruzioni  militari  ante- 
riori, come  la  mezza  torre  quadrata  nel  lato  occiden- 
tale (i). 

Dopo  le  epigrafi  del  1240  relative  alla  Collegiata, 
la  prima  memoria  scritta  di  Civita  Lavinia,  oggi  non 
è  più  il  documento  del  1358  riportato  dal  Nerini  (2), 
ove  si  dice  che  Cencio  Palgicie  e  Cola  Mancini  di 
Civita  Labinia  deposero  in  favore  dei  monaci  di 
S.  Alessio  sull'Aventino,  nella  causa  sostenuta  da 
costoro  contro  Jacobello  Orsini  e  Giampaolo  e  Nicola 
degli    Annibaldi   per   il    dominio   del   castello   di    Ver- 


(i)  Verso  oriente,  si  dice,  ma  non  ho  potuto  verificarlo,  che 
una  via  sotterranea  lastricata  corra  a  mettere  in  comunicazione 
le  torri  perimetrali. 

(2)  F.  Nerini,  De  tempio  et  coenobio  Ss.  Bonifacii  et 
Alexiiy  Roma,  1752,  p.  526:  «  Sub  anno  Domini  millesimo 
«  .cccLViii.  pontificatus  domini  Innocentii  papae  VI  indictione 
«  .XI.,  mensis  augusti  die  quarto.  Cincius  Palgicie  de  Civitate 
«  Labiniae  testis  productus  etc...  dixit,  quod  ipse  testis  vidderit 
«  quod  in  dicto  castro  Verposae  iam  sunt  .xxx.  anni  et  ultra,  quod 
«  viddit  unum  monacum  album  in  dieta  ecclesia  dicti  castri  aliud 
«  nescit  etc.  Eodem  die  Cola  filius  Petri  Mancini  de  Civitate  Labi- 
«  niae  testis  eodem  modo  productus  etc.  dixit  quod  ab  antiquis 
«  temporibus,  cuius  memoria  non  extitit  in  contrarium,  et  etiam 
«  ab  eo  quo  tempore  ipse  testis  potest  recordari,  ipse  testis 
«  viddit  certos  canonicos  seu  monacos  dicti  monasterii  S.  Alexii 
«  albos,  stantes  in  dieta  ecclesia  Sanctae  Mariae  de  Verposa 
«  et  ipsam  ecclesiam  cum  domibus  etc.  tenere  et  possidere. 
«  Interrogatus  quantum  temporis  potest  esse,  ipse  testis  di.xit, 
•«  quod  potest  esse  .xl.  anni  et  ultra  ». 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  13 


194  ^'   G^li^i^ 


posa  (i);  ma  quello  del  1347  relativo  all'usurpazione 
dei  Frangipane  (2).  Dalle  memorie  diplomatiche  del 
sec.  XIV  (3)  se  ne  riporta  la  dipendenza  dall'  abate 
«  prò  tempore  »  del  monastero  di  S.  Lorenzo  fuori 
le  mura  di  Roma,  allora  abitato  dai  monaci  benedettini 
sotto  la  giurisdizione  del  papa.  Anzi  il  Nibby  (4)  de- 
ducendolo dal  fatto  che  Onorio  III  fece  molte  opere 
in  favore  del  convento  di  S.  Lorenzo,  crede  che  questi 
li  abbia  mandati  in  Civita  Lavinia:  e  appoggiandosi 
a  ciò,  spiega  come  Cristoforo  Savelli  nel  1378  potesse 
accampare  delle  pretese  sul  paese.  Racconta  infatti 
Casimiro  da  Roma  (5)  che  verso  la  fine  del  secolo  xiii 
Cristoforo  Savelli  con  la  forza  delle  armi  tolse  Nemi 
ai  monaci  Cistercensi  e  si  rese  inoltre  padrone  di 
Albano,  di  Ariccia,  di  Castel  Gandolfo,  dì  Civita  La- 
vinia, di  Ardea  e  di  altri  castelli,  desumendolo  da 
un  breve  dell'antipapa  Clemente  VII.  I  monaci  avuto 
il  possesso  di  Civita  Lavinia  non  dimorarono  stabil- 
mente nel  paese  :  ma  sul  colle,  da  loro  detto  di 
S.  Lorenzo  a  settentrione  del  castello,  fondarono  un 
convento  per  farvi  recapito  ad  ogni  evenienza  (6). 
Gualche  rudere  dei    muri    esterni    di    questa  fabbrica, 


(i)  Oggi  Bon  Riposo,  tenuta  dei  Cesarini  di  circa  quattro- 
cento cinquantotto  rubbia,  forse  ove  sorgeva  l'antica  «  Longula  ». 

(2)  Cf.  p.  173,  nota  2. 

(3)  Cf.  i  documenti  nn.  i  e  11. 

(4)  Nibby,  1.  e. 

(5)  Casimiro  da  Kom a,  Memorie  {storiche  delle  chiese  e  dei 
conventi  della  provincia  Romana,  Roma,  1744?  P-  i93- 

(6)  Per  un  lato  del  monastero  si  servirono  della  facciata  di 
un'antica  fonte  tornata  in  luce  negli  scavi  praticati  da  lord 
Savile  nel  1884.  Non  apparendo  in  questi  dintorni  alcun  avanzo 
di  chiesa,  si  può  inferire  che  i  monaci  non  ne  avessero  una 
pubblica  annessa  al  convento,  ma  solamente  qualche  oratoria 
interno. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


^95 


appodiata  ad  alcuni  avanzi  di  costruzioni  romane,  si  può 

riconoscere  nella  vigna  detta  il  «  Conventaccio  »  (fig.  4). 

Però  nel   1347  i  Benedettini  erano  stati    disturbati 

nel  loro  pacifico  possesso  di  Civita  Lavinia  da  Antonio 


Fig.  4.  Ruderi  medievali  del  «  Convetitaccio  »  (fot.  Moscioni). 

e  Gorio  del  q.  Pietro  Frangipane,  i  quali  «  malo 
«  modo,  per  vim  et  violentiam  »  si  resero  padroni  della 
quarta  parte  del  territorio  e  del  paese  (i).  Anzi  dopo 
pochi  anni  usurparono  anche  gli  altri  tre  quarti  ed 
allora  l'abate  Andrea,  nell'assenza  del  papa,  fece  ricorso 
ai  tribunali,  esponendo  come  per  il  nuovo  arbitrio  dei 


(i)  Cf.  P.  E(;iDi.  1.  e,  pp.  472-79. 


96  A.   G alieti 


Frangipane,  che  durava  già  da  sei  mesi,  avesse  ingiu- 
stamente perduto  «  de  grano  rubra  C,  de  ordeo  rubra 

<  L,  de    vino    cabali atas    L,    de    oleo   XX,   acquaretie, 

<  plactus,  arma,  balista,  mataratia,  eultra,  linteamina, 
«  tobalias,  tobaliolas,  archas,  suppedamina,  carnes  sic- 
«  chas,  untum,  nuces,  castaneas,  ficus  siccas,  foenum, 
«  paleas  tabulas,  cannapam,  linum,  jannatica,  spicatica 
«  et  omnes  alios  fructus....  valoris  quinquemillia  floren. 
«  auri  ».  Il  tribunale  stabilì,  e  il  console  di  Roma 
Francesco  Baroncelli  confermò  il  10  febbraio  1354,  che 
in  compenso  della  spogliazione  patita,  l'abate  An- 
drea venisse  riammesso  nel  possesso  del  paese,  e  fosse 
ritenuta  nulla  1'  occupazione  fatta  dai  Frangipani  nel 
1347.   Così  difatti  fu  eseguito  il  5  aprile   1354. 

Oltre  l'usurpazione  di  Cristoforo  Savelli,  già  accen- 
nata, null'altro  si  sa  fino  al  1390  quando  Bonifacio  IX 
dette  facoltà  ai  cardinali  Bartolomeo,  del  titolo  di 
S.  Potenziana,  e  Marino,  del  titolo  di  S.  Maria  Nuova, 
d' impegnare  Civita  Lavinia  per  la  somma  di  seimila 
fiorini,  dovendo  la  Camera  apostolica,  esausta  di  danaro, 
provvedere  alle  spese  necessarie  per  respingere  le  incur- 
sioni armate  che  i  signori  turbolenti,  divisi  in  guelfi  e 
ghibellini,  spesso  facevano  nel  territorio  della  Chiesa  (i). 

(i)  Cf.  documento  i.  Sembra  invece  che  fossero  state  pigno- 
rate alcune  chiese  rurali,  espediente  contemplato  nella  stessa  bolla. 
Quanti  trattarono  la  storia  medievale  di  Civita  Lavinia,  seguendo 
r«  Index  vicariatum  et  infeudationum  etc.  »  di  Leonicus  Mi- 
chael, il  quale  fuse  insieme  le  bolle  del  1390  e  del  1405,  anti- 
ciparono, senza  avvedersene,  il  vicariato  di  Cecco  Durabile  di 
quindici  anni  !  Ecco  il  passo  incriminato  :  «  Sub  Bonifacio  IX 
«  Civitatis  Laviniae  castrum  ad  monasterium  S.  Laurentii  extra 
«  muros  Urbis  pertinens  conceditur  per  summum  pontificem  in 
«  vicariatum  Cicco  Durabili  de  regione  Transtiberim  ad  bene- 
«  placitum  :    In    antiq.    lib.    3,    e.    94:    In    nov.    lib.    i,    f.  52  » 

(erroneamente  invece  di  foglio  190)  «  In  antiq.  lib Innocentii, 

«  e.  7..:  In  novis  lib 4,  fol.  200;  videas  bene  ». 


//  castello  di  Civita  Lavinia  197 


Così  stando  le  cose,  l'abate  Giovanni  del  monastero 
di  S.  Lorenzo  di  Roma  non  s'intese  abbastanza  forte 
da  frontegg"iare  gli  eventi  in  Civita  Lavinia.  Ne  rimise 
il  governo  nelle  mani  del  papa  Innocenzo  VII,  che  il 
I  aprile  1405  nominò  vicario  del  Castello  Cecco  Du- 
rabile, romano  della  regione  di  Trastevere,  con  le 
stesse  attribuzioni  temporali  dell'abate,  escluso  il  diritto 
di  alienare  i  beni  immobili  e  preziosi  appartenenti  sia 
al  monastero  che  al  paese  (i).  Tutte  le  sostanze  ap- 
partenenti o  all'abate  e  alla  sua  mensa,  o  al  capitolo 
del  monastero  furono  avocate  al  vicario,  quantunque 
di  diritto  Civita  Lavinia  fosse  continuata  a  dipendere 
dal  convento  di  S.  Lorenzo  fino  al  14 io,  quando  il 
papa  ne  investì  i  Colonna  del  ramo  di  Palestrina. 

E  solamente  in  questo  senso  si  può  dire,  come  ha 
ripetuto  A.  Nibby,  che  nel  1409  furono  commendatari 
del  paese  i  cardinali  Giordano  Orsini  e  Oddone  Co- 
lonna più  tardi  Martino  V.  cui  Alessandro  V  aveva 
dato  in  commenda  il  monastero  di  S.  Lorenzo  fuori  le 
mura  di  Roma. 

Sembra  che  il  vicariato  di  Cecco  Durabile  sia  con- 
tinuato fino  a  quando  Giovanni  XXIII,  con  un  atto 
di  savia  politica,  il  18  luglio  14 io  volle  attirare  alla 
causa  della  chiesa  Giovanni  e  Nicola  Colonna  di  Pale- 
strina (2),  assolvendoli  con  tutti  gli  altri  parenti,  da 
ogni  scomunica,  e  reintegrandoli  non  solo  negli  averi 
ma  concedendo  loro  in  perpetuo  il  castello  di  Civita 
Lavinia,  le  due  Torri  (3)  e  il  monte  Giove,  liberi  da 
ogni  servitù  e  tributo.    Nello    stesso  giorno,  con  altra 

(i)  Cf.  documento  11. 

(2)  Per  la  genealogia  dei  Colonna  di  Palestrina  signori  di 
Civita  Lavinia,  vedi  A.  Galieti,  1.  e,  p.  211,  nota  2. 

(3)  Cf.  NiBBv,  1.  e,  p.  546  e  N.  Ratti,  Storia  di  Genzano, 
Roma,  1797,  pp.  3^  e  125.  Intorno  alla  riabilitazione  e  investitura 
dei  Colonna  v.  anche  in  appendice  il  nostro  documento  in. 


198  A.   G alieti 


bolla  (i)  a  favore  dei  predetti  Colonna,  decretò  l'esen- 
zione del  paese  da  ogni  superiorità  e  giurisdizione 
del  monastero  di  S.  Lorenzo  ;  e  così  i  Benedettini  non 
ebbero  più  nulla  a  che  vedere  con  il  governo  di  Civita 
Lavinia. 

Nicola  Colonna  morì  il  22  agosto  14 io,  un  giorno 
prima  che  fosse  bandita  la  pace  tra  la  sua  famiglia  e 
la  chiesa  (2),  succedendogli  il  figlio  Stefano,  avuto  da 
Chiarina  Conti,  il  quale  fu  signore  di  Civita  Lavinia 
con  lo  zio  Giovanni  fino  alla  morte  di  questi,  avvenuta 
a  Frascati  nel  141 3.  Ludovico  subentrò  nel  condominio, 
ma  venuto  a  mancare  nel  1426  senza  prole,  restò  Ste- 
fano unico  signore,  come  risulta  dall'  inventario  che  dei 
beni  di  questi  fece  la  consorte  Sveva  Orsini,  l'ii  giu- 
gno 1433  (3).  Stefano  inoltre  il  5  settembre  1432  (4), 
a  nome  anche  dei  nepoti,  suoi  legittimi  eredi  (non 
aveva  ancora  avuto  figli  maschi)  per  compensare  Ago- 

(i)  Archivio  segreto  Vaticano,  Giovanni  XXIII,  Reg.  Ili, 
ce.   155-157- 

(2)  Muratori,  RR.  IL  SS.  (edizione  Milanese),  XXIV, 
1019  e  1020. 

(3)  V.  P.  A.  Petrini,  Memorie  Prenestine,  Roma,  1795.  Mo- 
numento  n.  48,  p.  446:  «  ....  Item  totum  et  integrum  castrum 
«  Civitatis  Laviniae  cum  lenimento  Sancti  Cesariì  et  cum  tota 
«  rocca  seu  cum  toto  lenimento  predicti  castri  et  cum  omnibus 
«  vassallis  dicti  castri  et  fortellitia  quod  totum  castrum  posi- 
«  tum  est  in  predicto  Urbis  districtu  juxta  eos  fines  cui  ab  uno 
«  latere  tenet  et  est  tenimentum  castri  Genzani,  ab  alio  tenet 
«  et  est  tenimentum....  vel  si  qui  alii  sunt  vel  esse  possunt  ad 
«  dictum  castrum  vel  eius  tenimentum  plures  confines  antiqui 
«  vel  moderni  ».  Credo  che  invece  di  «  Sancti  Cesarii  »  debba 
leggersi  «  Santi  lanuarii  »  come  nel  documento  riportato  da 
P.  Ecidi,  di  cui  alla  p.  173,  nota  2,  ove  è  stato  letto  «  Sancti 
Ioannis  ».  Il  castello  di  S.  Gennaro,  sorto  dalle  rovine  del  «  Su- 
blanuvio  »  nel  sec.  xiii,  apparteneva  alla  famiglia  Annibaldi  ; 
ma  nel  1304  fu  distrutto  dai  Veliterni,  né  venne  mai  più  riedi- 
ficato  (cf.  Arch.  segr.  Vaticano,   Reg.  di  Benedetto  XI,  e.  778). 

(4)  Cf.  documento  iv. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  199 


stino  e  il  di  lui  figlio  Antonio  da  Civita  Lavinia,  dei 
servigi  resi  alla  casa  Colonna,  dei  danni  e  dell'  esilio 
sofferti  per  causa  dello  stesso  principe,  li  regalò  di  un 
orto  sito  presso  le  mura  del  castello,  in  perpetuo  e 
senza  alcuna  servitù  (i). 

Ma  nel  1433  Stefano  fu  trucidato  a  Genazzano  (2); 
rimanendo  la  moglie  Sveva  (non  ancora  trentenne, 
incinta  e  con  due  figlie  femmine)  incapace  di  soste- 
nere il  peso  della  tutela,  fu  nominata  tutrice  delle 
figlie  di  Stefano  la  nonna  Chiarina  dei  Conti  ;  e  Sveva 
poco  dopo  dette  alla  luce  un  maschio,  in  memoria 
del  padre  chiamato  Stefano  II. 

Questi  venne  spogliato  del  castello  di  Civita  Lavinia 
dal  cugino  Lorenzo,  il  quale,  possedendo  molti  beni 
in  comune  col  primo,  tenne  per  sé  anche  il  paese 
sebbene  non  ne  avesse  alcun  diritto. 

Intanto  a  Roma  scoppiavano  dei  torbidi,  per  modo 
che  Eugenio  IV  fu  costretto  a  rifugiarsi  in  Bologna 
(1434)  ;  e  durante  la  sua  assenza  alcuni  malcontenti 
tramarono  di  liberarsi  per  sempre  del  governo  papale. 
Essendosi  prontamente  opposti  a  ciò  gli  Orsini,  il 
Vitelleschi  nel  1435  fece  ancora  in  tempo  a  rappacificare 
momentaneamente  la  città. 

Poiché  appunto  nell'anno  seguente,  Poncelletto 
Veneranieri,  con  i  Savelli,  i  Conti,  i  Colonna  e  i 
Caetani,  tentò  di  risuscitare  gli  antichi  sentimenti. 

Gli  Orsini  per  primi  si  levarono  in  armi  contro  di  lui, 

(i)  P.  LiTTA,  Le  famiglie  illustri  d'Italia,  Fam.  Colonna 
di  Roma,  tav.  11,  reputa  che  in  questo  tempo  Civita  Lavinia 
dipendesse  da  Antonio  Colonna  (1397- 1432)  figlio  di  Landolfo, 
perché  la  vendita  che  più  tardi  ne  fece  Marco  Antonio,  gli  fa 
credere  come  a  questi  fosse  toccata  propriamente  con  l'estinzione 
di  quel  ramo  :  mentre  abbiamo  veduto  che  i  documenti  fin  qui 
esaminati  escludono  del  tutto  tale  opinione. 

(2)  Riguardo  all'uccisione  di  Stefano,  cf.  Petrini,  1.  e, 
pp.   172-73. 


200  A.   Galle  ti 


poi  venne  il  noto  patriarca  Alessandro  Giovanni  Vitel- 
leschi,  generale  della  Chiesa,  il  terrore  dell'Umbria  e 
del  Lazio,  che  marciò  subito  nei  colli  laziali  per  schiac- 
ciarvi i  Savelli.  Prese,  distruggendoli  in  parte,  Bor- 
ghetto  presso  Marino,  Castel  Gandolfo,  Albano,  Rocca 
Priora  e  Castel  Savello  che  fece  radere  al  suolo  (i). 

Rimaneva  ancora  intatta  la  potenza  dei  Colonna; 
ma  avendo  Lorenzo  fatta  una  scorreria  verso  Roma 
fruttatagli  quarantatre  bovi  e  sedici  prigionieri,  il  pa- 
triarca mosse  contro  di  lui;  e  il  mercoldì  23  mag- 
gio 1436  prese  Civita  Lavinia,  donde,  conquistando 
Albano  e  Zagarolo,  si  avanzò  fino  a  Palestrina,  che 
costrinse  a    capitolare   dopo  averla  cinta  d'assedio  (2). 

(i)  B.  Platina,  Vita  Eugenii  IV,  Venezia,  1562,  e.  226: 
«  Ioannes  Viteleschus  ab  Eugenio  mittitur  homo  quidem  ad 
«  res  agendas  aptissimus,  sed  natura  saevissimus  et  immitis: 
«  qui  in  Columnenses  et  Sabellos  totamque  Gibellinam  factio- 
«  nem  ductus  et  Castellum  Gandulphuni  ad  lacum  Albanum 
«  positum  et  Sabellum  et  Borgetum  in  Latìo  de  Sabelis  diripuit 
«  et  evertit,  Albam,  Civitatem  Lanuvianam,  Praeneste  et  Zaga- 
«  rolum  coepit,  incolis  omnibus,  qui  superstites  fuere,  Romam 
«  migrare  iussis  ». 

(2)  Infessura,  1.  e,  p.  35:  «  Dopo  lo  Patriarca  mosse 
«  guerra  in  Campagna,  et  pigliò  tutta  Campagna  e  Civita  Inni- 
«  vina  et  Castel  nuovo,  et  detto  Patriarca  pigliò  lo  conte  An- 
«  tonio  de  Pontadera  et  appìccollo  a  Scantino  in  una  oliva  et 
«  fu  a  19  del  mese  di  majo  ».  Cf.  pure  in  Rerum  Italicaruni 
Scriptores  del  Muratori  (ediz.  Milanese),  XXIV,  11 15:  «  Mer- 
«  cordi  a  di  xxiii  di  maggio  il  Patriarca   pose   campo  a  Civita 

«  Nevina  di  Rienzo  Colonna per  li  suoi  mali  modi  tenuti  e 

«  della   sua  correria  che  fece  a  Roma Ora  vedete   se   la  ca- 

«  valcata  che  fece  a  Roma  dei  quarantatre  buovi  e  sedici  uomini 
«  gli  costò  ben  cara,  che  lui  si  ebbe  forse  trenta  ducati,  e  perde 
«  più  che  non  vale  un  reame  considerando  le  grosse  e  forti 
«  terre  che  aveva.  Ciò  furono  queste:  Pellestrina,  Zagarolo, 
«  Gallicani,  Castelnuovo,  Civita  Nevina,  Santo  Gregoro,  Passa- 
«  rano,  S.  Pietro  in  Forma  ».  Vedi  inoltre  A.  Coppi,  Memorie 
Colonnesi,  Roma,  1865,  all'anno  1436. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  201 


Ecco  il  nostro  paese  di  nuovo  alla  dipendenza  del 
papa  il  quale  il  19  ottobre  1438,  per  mezzo  del  card, 
legato  Giovanni  Fiorentino,  del  titolo  di  S.  Lorenzo 
in  Lucina,  lo  dette  in  pegno,  con  monte  due  Torri  e 
Castel  Gandolfo,  al  capitano  Simonetto  di  Pietro  Manni, 
restato  creditore  di  settemila  fiorini  d'oro  di  Camera  per 
il  servizio  prestato  sotto  le  bandiere  pontificie.  Il  pos- 
sesso per  procura  lo  prese  Angelo  di  Bartolomeo 
Capocaccia  da  Narni,  cancelliere  del  detto  capitano, 
con  completa  ed  assoluta  giurisdizione,  eccettuati  i 
delitti  riguardanti  l' eresia,  il  crimenlese,  le  falsifica- 
zioni di  moneta,  di  lettere  e  messaggi  apostolici,  il 
ratto  delle  vergini  e  delle  monache,  riservati  tutti  alla 
curia  Romana.  In  quanto  alle  riscossioni,  ai  redditi  ed 
all'imposte,  il  papa  stabilì  che  tali  proventi  servissero 
alla  riparazione  delle  rocche  e  delle  mura  di  questi  luo- 
ghi (i),  che  essendo  passate  per  tante  vicende,  in  quanto 
a  stabilità  dovevano  trovarsi  ridotte  a  mal  partito. 

Inoltre  si  pattuì  che  Simonetto  Manni  dovesse  resti- 
tuire le  terre  ritenute  in  pegno  non  appena  la  Camera 
apostolica  T  avesse  soddisfatto  :  ma  non  è  dato  sapere 
quando  ciò  avvenisse. 

Succeduto  ad  Eugenio  IV  Nicolò  V,  sapiente,  ar- 
guto e  di  animo  liberale,  questi  attese  con  la  bontà  del- 
l'animo suo  a  guadagnare  i  signori  feudali.  Ed  a  lui 
si  rivolse  Lorenzo  Colonna,  il  quale,  senza  far  parola 
di  Stefano  II,  ai  24  aprile  1447,  quando  Stefano  non 
aveva  più  di  quattordici  anni,  ottenne  una  bolla  con 
cui  gli  vennero  restituiti  tutti  i  feudi  perduti  (2). 

Anche  Stefano  ricorse,  esponendo  come  molti  feudi 
in  origine  fossero  in  comune,  e  che  se  gli  altri  cugini 

(i)  Vedi  documento  vi.  Non  sembra  inverosimile  che  a 
questi  appartenga  l'ignoto  stemma  inserito  nel  primo  tamburro 
della  rocca. 

(2)  Petrini,  1.  e,  p.  180. 


20  2  A.   G alieti 


meritavano  perdono,  molto  di  più  ne  meritava  egli 
che,  al  tempo  della  confisca,  era  nell'età  di  soli  tre 
anni,  cioè  nelT  impossibilità  di  commettere  colpa.  In 
seguito  a  ciò  ai  31  maggio  dello  stesso  anno  il  papa 
dichiarava  come  la  grazia  accordata  a  Lorenzo  ed  ai 
fratelli  comprendesse  anche  Stefano  in  misura  dei 
propri  diritti  ;  e  in  tal  modo  Civita  Lavinia  ritornò  al 
legittimo  signore  (i). 

Ora,  secondo  quel  che  scrive  il  Biondo  ed  altri 
autori  contemporanei  (2),  è  sicuro  che  dal  1450  circa 
Civita  Lavinia  era  già  divenuta  possesso  del  card.  Pro- 
spero Colonna,  il  quale,  avendo  comperato  nel  1428 
dai  monaci  Cistercensi  Nemi  e  Genzano  «  in  solidum  » 
col  fratello  Odoardo,  non  si  può  spiegare  come  sia 
divenuto  anche  padrone  di  Civita  Lavinia  se  non  ammet- 
tendo che  l'abbia  comperata  o  permutata  col  cugino 
Stefano  II  (figlio  di  Stefano,  ^  1433)  in  un  tempo 
che  non  ci  è  dato  conoscere. 

Con  questo  fatto  Civita  Lavinia  diventa  feudo 
dell'altro  ramo  della  famiglia  Colonnese,  cioè  di  quello 
di  Paliano,  dividendosene  il  condominio  Odoardo  duca 
dei  Marsi  e  suoi  successori  con  Imperiale  Colonna, 
vedova  di  Antonio,  duca  di  Paliano,  e  i  discendenti  (3). 

Morto  il  card.  Prospero  il  24  maggio  1463  in 
seguito  ad  un  forte  attacco  di  podagra,  gli  eredi 
tennero  Civita  Lavinia  fino  al  20  settembre  1480, 
quando  il  protonotario  Lorenzo  Oddone  Colonna,  figlio 
di  Odoardo,  a  nome  di  tutta  la  famiglia,  la  vendeva  per 
il  prezzo  di  cinquemila  ducati  d'oro  a  Gabriello  Cesarini 
ed    a  Stefano    Margana.    Costoro,    che    si    dettero    a 

(i)  Ibidem,  Monumento  n.  57. 

(2)  Cf.  p.  174,  nota  3  e  p.   175,  nota  i. 

(3)  Per  i  Colonna  di  questo  ramo,  signori  di  Civita  Lavinia, 
vedasi  A.  Galieti,  1.  e,  p.  212,  nota  i.  Però  sul  paese  vanta- 
vano qualche  diritto  anche  i  figli  di  Antonio  Colonna,    duca  di 


//  castello  di  Civita  Lavinia  203 


sviluppare  l'enologia  (i),  fin  d'allora  principale  risorsa 
del  territorio,  ne  presero  possesso  il  28  (2);  e  il  giu- 
ramento di  fedeltà  fu  prestato  dai  massari:  Antonio 
di  mastro  Angelo  Neri  notaio,  Lorenzo  Sirfonni  da 
Genzano  ed  Antonio  Polverini;  dal  camerlengo  Bar- 
tolomeo Nardecchia  e  dagli  altri  ufficiali  del  paese. 
Ma,  avendo  il  ricco  cardinale  Guglielmo  d'Estouteville 
promesso  diecimila  e  cinquecento  ducati  d'oro  di  Ca- 
mera, Oddone,  valendosi  del  diritto  di  retrovendita, 
ricuperò  Civita  Lavinia  il  5  novembre  (3)  e  nello  stesso 
giorno   la    compromise    al  cardinale  (4).   Questi  sborsò 


Paliano,  fratello  de)  card.  Prospero  (Cf.  doc.  xix)  dei  quali  ecco 
la  successione  : 

ANTONIO  duca  di  PALIANO 

t  1474 
\ 

I  I                                                     I 

Girolamo  PROSPERO  signore  di  Fondi  Pikrantonio 

I  1485  t  1523                                      t  1501 

I  sp  :  Covella  Sanseverino                               | 

I  I                                                     I 

Marcello  VESPASIANO                          Marcantonio 

I  t  1528                                     1504  t  -27 

I  sp  :  Giulia  Gonzaga  sp  :  Lucrezia  Gora  della  Rovere 

Camillo  Isabella  | 

t  1588  i  j  \  I 

sp:  Vittoria  di  Pier  Francesco  Colonna  Porzia     Olimpia     Livia     Bkatrick 

I 
I 


I  I 

MARCANTONIO  PROSPERO 

arciv.  di  Taranto 

(i)  Vedi  i  documenti  vii  e  x. 

(2)  Cf.  documento  viii. 

(3)  Cf.  Arch.  di  Stato,  voi.  176,  e.  206  «  Registrimi  proto- 
collorum  »  del  notaio  C.  Beneimbene. 

(4)  Ivi,  voi.  175,  ce.  393,  rogito  13  ottobre,  dove  si  specifi- 
cano le  condizioni  da  adempirsi  in  due  anni  per  la  vendita  di 
Civita  Lavinia;  e  al  voi.  176,  ce.  203  il  rogito  14  ottobre,  col 
quale  Oddo  Colonna  promette,  anche  pei  suoi  fratelli,  di  ven- 
dere al  card,  entro  il  mese  di  ottobre  il  castello  e  il  territorio 
di  Civita  Lavinia,  per  il  prezzo  di  diecimilacinquecento  ducati 
d'oro  di  settantacinque  bolognini  l'uno.  Cf.  documento  ix. 


204  A.   Galle  ti 


subito  al  Colonna  un'arra  di  cinquemila  ducati  (i),  i 
quali  certamente  servirono  al  protonotario  per  svinco- 
lare Civita  Lavinia  dalla  dipendenza  di  Giuliano  Cesa- 
rini  e  di  Stefano  Margana. 

La  vendita  venne  regolata  da  vari  istromenti  (2), 
e  con  quello  del  6  novembre  il  cardinale  nominò 
procuratore,  per  la  presa  di  possesso,  Giovanni  Chan- 
nen  suo  maestro  di  casa  (3).  Per  ogni  cautela  il  7  fu 
rinnovato  nel  paese  l'atto  di  vendita  (4)  e  nello  stesso 
giorno  ebbe  luogo  l'investitura  (5).  Dopo  tutte  le  mo- 
dalità del  caso,  al  procuratore  del  cardinale,  oltre  le 
chiavi  del    castello,  fu    consegnato    «    librum    quodam 

«  constitutionum    dicti    castri seu  volumen  statuto- 

«  rum  »  (6).  Quindi  fu  redatto  l'inventario  di  tutti  gli  og- 
getti esistenti  nel  castello,  e  per  ultimo  fu  prestato  il 
giuramento  di  fedeltà  dagli  stessi  massari  del  28  set- 
tembre, dal  camerlengo  Giuliano  Grassi,  da  Giovanni 
Antonio  di    Angelo  Bastonto,    dal    notaio    Bartolomeo 

(i)  Arch.  di  Stato,  voi.  176,  e.  206,  rogito  del  5  novembre. 

(2)  Oltre  a  quelli  già  citati  e  gli  altri  che  si  citeranno  a 
suo  luogo  ricordo  i  seguenti  :  a.  1480,  5  novembre,  istromento 
di  vendita  alle  stesse  condizioni,  nel  quale  comparisce  come  re- 
siduo dfel  prezzo  stabilito  cinquemila  cinquecento  ducati,  essen- 
done stati  già  sborsati  cinquemila  (Arch.  di  St.,  voi.  176,  ce.  209 
e  210)  ;  istromento  col  quale  il  cardinale  si  obbliga  di  adempiere 
i  patti  stabiliti  nel  termine  di  due  anni  (Ibidem,  ce.  210-211); 
ratifica  della  vendita  fatta  da  Oddone  anche  a  nome  di  Odoardo 
suo  padre  (Ibidem,  ce.  211  e  212);  altra  copia  d' istromento  di 
vendita  (Ibidem,  ce.  216);  dell' a.  1481,  13  gennaio,  L.  Oddone 
Colonna  nomina  fideiussore  il  nobile  giovane  Pietro  di  Ludovico 
dei  Capizucchi  della  regione  di  Campitelli. 

(3)  Ivi,  voi.   176,  e.  212,  rogito  del  6  novembre. 

(4)  Cf.  documento  xi. 

(5)  Cf.  Beneimbene,  voi.   176,  ce.  212  e  213. 

(6)  Statuti,  finora  incogniti  e  anteriori  a  quelli  del  1567, 
emanati  da  Giangiorgio  Cesarini,  cui  certamente  saranno  serviti 
di  prototipo. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  205 

Nardecchia  e  dai  principali  della  comunità.  Di  questo 
inventario  si  conservano  soltanto  accenni  sommari,  che 
riportiamo  in  nota  (i),  nel  protocollo  notarile  voi.  176 
del  notaio  Beneimbene,  il  quale  però  non  ha  trascritto 
r  elenco  particolareggiato  dei  beni  inventariati.  A  tutto 
ciò  seguì  la  consegna  della  rocca,  fatta  al  castellano 
da  Giovanni  Channen  in  nome  del  cardinale,  con  l'esor- 
tazione di  custodirla  fedelmente. 

Forse  un  ricordo  degli  Estoutevilles  è  il  palazzo 
baronale  (fig.  5),  costruzione  restata  a  metà  per  i  gravi 
rivolgimenti  politici  che  fecero  perdere  ai  detti  signori 
anche  il  paese  ;  quantunque  una  tradizione  assai  diffusa, 
per  quanto  poco  fondata,  ne  attribuisca  la  costruzione 
ai  tempi  di  Gian  Giorgio  Cesarini,  figlio  di  Giuliano, 
vissuto  sulla  fine  del  sec.  xvi.  Questo  s'innalza  avanti 
la  chiesa  collegiata  e  i  pochi  ornamenti  architettonici, 
che  ancora  conserva  ce  lo  fanno  supporre  di  que- 
st'epoca. Una  scala  sotterranea  lo  mette  in  comunica- 
zione col  terreno  sottostante  al  lato  orientale  del  castello 

(i)  Cf.  Beneimbene,  voi.  176,  e.  213.  «  Inventarium  :  Eiu- 
«  sdeni  anno  et  mense  dicto.  Factum  fuit  inventarium  de  omni- 
«  bus  singulis  munìtionibus  et  de  tota  seppellectili  existente  tam 
«  in  palatio  quam  in  turri  etc.  Presentibus  eisdem  testibus  ». 
Manca  la  nota.  «  luramentum  fidelitatis:  Insuper  prestatimi 
«  fuit  juramentum  per  officiales  et  alios  omnes  conterraneos 
«  etc.  Presentibus  eisdem  testibus  ».  «  Consig natio  Arcis: 
«  Item  consignata  fuit  arx  eidem  castellano,  quem  recepit  in 
«  consigna  a  dicto  magistro  domus  et  procuratore  dicti  reve- 
«  rendissimi  domini.  Et  illam  turrem  constituit  eiusdem  nomine 
«  etc.  fideliter  custodiendam  et  consignavit  ».  Gli  ufficiali  che 
prestarono  giuramento  li  conosciamo  dall'atto  dell'investitura 
sopra  ricordato  e  sono:  «  Antonius  magistri  Angeli,  Nerius  no- 
«  tarius,  Laurentius  Sifonni  de  Gentiano,  Antonius  de  Polverino 
«  massarus  ac  Julianus  Johannis  Grassi  camerarius,  Johannes 
«  Antonius  Angeli  Bastontum,  et  Bartholomeus  Nardicchia  nota- 
«  tarius  et  universitas  tota  dicti  castri  seu  majores  dictae  uni- 
«  versitatis  seu  comunitatis  ». 


206 


A.   G alieti 


ove  trovavasi  il  giardino  ;  mentre  la  corte  di  esso  con- 
sisteva nello  spazio,  oggi  occupato  dalla  piazza  S.  Ma- 
ria Maggiore  tra  la  fabbrica  in  discorso  e  la  Colle- 
giata. L'esterno  del  palazzo  è  rustico  e  nelle  due  nic- 
chie, tutt'ora  visibili  nella  mezza  facciata,  trovavano  po- 
sto statue  antiche. 


Fig.  5.  Palazzo  baronale  (sec.  xv)  (fot.  F.  Frediani). 


Essendo  stato  la  residenza  dei  signori  di  Civita 
Lavinia,  vi  nacque  Marcantonio  Colonna  e,  durante 
l'esilio,  vi  dimorò  il  card.  Carlo  Caraffa. 

Intanto,  fallita  l' impresa  contro  i  Turchi,  Sisto  IV 
cercava  di  secondare  le  bramosie  del  nepote  Giro- 
lamo, che  per  tal  fine  si  unì  con  Venezia,  anelante  an- 
che essa  un  pretesto  per  romperla  col  molesto  duca 
d'Este.  Roma  si  levò  in  armi  quando  l'armata  napo- 
letana si  ormeggiava  ad  Ostia  e  quando  il  duca  di  Ca- 
labria arbitrariamente  entrava  negli  stati  del  papa  con 
l'esercito  napoletano,  destinato  al  soccorso  di  Ferrara. 

A  Marino  peraltro  sì  fortificavano  Lorenzo  Colonna, 


//  castello  di  Civita   Lavinia  207 

che  ne  era  signore,  e  i  Savelli,  donde  uniti  facevano 
scorrerie  fino  a  Roma.  A  difendere  il  papa  rimane- 
vano sempre  gli  Orsini,  specialmente  Paolo,  Giordano  e 
Virginio  e  i  Colonna  di  Palestrina  ;  poiché  i  Colonna  di 
Paliano,  se  da  prima  furono  titubanti,  poi  si  schierarono 
decisamente  contro  di  esso.  Prospero  Colonna,  figlio  di 
Antonio,  quantunque  del  ramo  di  Paliano,  era  al 
soldo  della  Chiesa,  ma  avendo  rifiutato  di  consegnare 
i  castelli,  dei  quali  aveva  la  signorìa,  cadde  in  disgrazia 
del  papa  e  si  vide  costretto  ad  abbracciare  la  causa  di 
Alfonso,  che  avanzandosi  sempre  più,  il  i  agosto  1482 
mise  l'assedio  a  Civita  Lavinia,  puntandovi  contro  le 
bombarde.  Il  paese  fu  preso  subito,  non  per  battaglia 
ma  per  tradimento.  Si  disse,  vero  o  no,  che  Maccia- 
rone,  il  contestabile,  l'avesse  consegnato.  La  rocca 
però  resisteva  ancora,  quando  ucciso  il  castellano  dai 
colpi  di  bombarda  tirati  dai  napoletani,  dopo  due  o  tre 
giorni  dovette  capitolare  anche  essa  (i).  Avuta  Civita 

(i)  Infessura  cit.,  p.  99:  «  Eadem  die  (i  augusti)  Civitas 
«  Lavinia  capta  est  a  duce  Calabriae  excepta  arce  quam  post 
«  biduum  accepit  »;  altri  mss.  hanno:  «  post  triduum  »;  G.  Fon- 
tani, Diario  a  cura  di  Diomede  Toni  (in  Muratori,  RR.  II. 
SS.^  Ili,  p.  II,  Città  di  Castello,  1907),  p.  12:  «  A  di  primo  [gio- 
«  vedi]  agosto  venne  la  nova,  come  lo  duca  di  Calabria  ha  messo 
«  lo  campo  a  Civita  Nevina  et  bave  piantate  le  bombarde.  Alli 
«  5  [lunedì]  venne  la  nova,  come  lo  duca  ha  avuto  Civita  Nevina 
«  non  già  per  battaglia  ;  dicese  che  Macciarone  quale  era  con- 
«  testabile  et  stava  drento  la  terra  ne  la  dette,  ma  non  ebbe  la 
«  rocca.  Alli  8  [giovedì]  venne  la  nova,  come  lo  duca  di  Calabria 
«  ha  havuta  la  rocca  di  Civita  Nevina  per  colpi  di  bombarda 
«  et  ammazzarono  lo  castellano  et  così  l'ebbero  ».  Il  Toni 
nella  cit.  ediz.  del  Diario  del  Fontani  riporta  in  nota,  traendola 
da  Sigismondo  dei  Conti  (ivi,  p.  140),  una  versione  speciale  di 
questa  occupazione:  «  Alfonsus  enim,  ubi  copias  hostium  auc- 
«  tas,  Robertumque  Romani  pervenisse  cognovit  Lavinium  se 
«  receperat  et  in  colle  munitissimo  castrametaverat  copiasque 
«  omnes    suas  illuc  contraxerat  ». 


2o8  A.   G aiteti 


Lavinia,  Alfonso  andò  a  posare  l'accampamento  a 
Marino,  terra  a  lui  favorevole  ;  donde  faceva  scorrerie 
verso  Roma,  recando  grave  danno  ai  raccolti.  Anche 
Terracina  era  caduta  in  mano  dei  napoletani,  allorché 
giunto  Roberto  Malatesta  con  un  buon  numero  di 
balestrieri  veneziani,  i  pontifici  si  ringagliardirono  in 
maniera  che  il  18  agosto  partirono  per  i  monti  albani. 
Alfonso,  fatto  ritorno  in  Civita  Lavinia  con  tutte  le 
soldatesche  e  le  munizioni,  vi  si  preparò  per  andare 
verso  Astura;  anzi  il  20  si  attendava  presso  S.  Pietro 
«  in  Formis  »  (i).  Difettando  di  gente  a  piedi,  scelse 
un  punto  difficile  ad  espugnarsi;  se  non  che  il  21,  il 
Malatesta  mosse  contro  le  trincee  napoletane  quando 
Jacopo  Conti  le  assaliva  alle  spalle.  Senza  l'aiuto  di 
quest'ultimo  la  battaglia  sarebbe  stata  certamente 
favorevole  ai  napoletani,  che  invece  furono  sbaragliati 
in  fuga.  Il  duca,  lasciando  illustri  prigionieri  e  per- 
dendo le  bombarde  che  aveva  poste  a  Civita  Lavinia, 

(i)  La  tenuta  di  S.  Pietro  in  Formis  ebbe  origine  da  una 
chiesa  dedicata  a  S.  Pietro,  presso  la  quale  circa  il  1200  si 
fabbricò  un  castello  e  una  torre.  Nel  1448  fu  acquistata  dal 
capitolo  di  S.  Pietro  in  Roma  :  ma  i  Veliterni  affacciandone  il 
diritto,  vi  pascolavano  i  loro  armenti.  Per  questo  la  Camera 
apostolica  fu  necessitata  a  mandarvi  il  30  ottobre  1469  Pasquino 
de'  Bembi  da  Cremona,  guardiano  della  prima  porta  di  ferro  e 
mazziere  del  papa  (Arch.  Vat.,  Divers.  Camer.,  XXIX,  33,  e.  251), 
per  decidere  la  questione  dei  confini.  Il  novembre  dello  stesso 
anno  fu  sostituito  dal  dott.  Bartolomeo  de  Massa  (ivi,  e.  253). 
Ma  l'insistenze  dei  Veliterni  non  essendo  finite,  il  3  decem- 
bre  1473  si  nominò  di  nuovo  giudice,  Pasquino  de'  Bembi  (Div. 
Cam.,  XXIX,  e.  232).  Oggi  questa  tenuta,  detta  di  Campomorto, 
è  proprietà  della  famiglia  Mazzoleni.  Intorno  all'  origine  di 
«  Campomorto  »  alcuni  ritengono  che  tal  nome  fosse  dato  alla 
tenuta  in  seguito  alla  sconfitta  quivi  in  quest'occasione  subita 
dai  napoletani  per  opera  delle  milizie  pontificie  ;  altri  invece,  e 
crediamo  più  ragionevolmente,  per  la  malaria  che  infesta  quella 
località. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  209 


riuscì  a  fuggire  verso  Nettuno,  e  da  qui  con  una 
barca,  fece  vela  a  Terracina.  Il  24  agosto  gli  abitanti 
di  Civita  Lavinia,  venuti  a  cognizione  che  Marino  si 
era  dato  al  papa,  desiderosi  di  pace,  volevano  fare 
altrettanto  :  ma  i  fanti  di  guarnigione,  avvedutisi  di  ciò, 
saccheggiarono  buona  parte  del  paese  prima  di  allon- 
tanarsi. Allora  il  sindaco  e  camerlengo,  fu  mandato  in 
Roma  per  riconsegnare  le  chiavi  della  Terra  (i)  al  card. 
d'Estouteville,  che  sul  principio  del  1483  si  disfece  del 
paese  donandolo  con  altri  castelli  al  figlio  Girolamo  (2). 
Pure  dalla  grande  battaglia  di  Campomorto,  di 
cui  Civita  Lavinia  fu  base  principale,  non  si  ottennero 
gli  effetti  sperati,  né  a  Roma  tornò    subito    la  calma. 

(i)  Fontani,  1.  e,  p.  15:  «  Alli  24  [sabato]  li  huomini 

«  de  Civita  Nevina  vedendo  che  Marini  s'era  dato  al  papa,  vo- 
«  lendo  loro  fare  lo  simile,  li  fanti  che  erano  dentro  avisandosi 
«  di  ciò  saccheggiorno  parte  della  terra  e  poi  se  ne  partirne  e 
«  lassorno  la  terra,  et  così  li  huomini  della  terra  vennero  al 
«  cardinale  di  Roano  come  signor  loro  et  li  consignaro  le  chiavi 
«  della  terra  ».  Cf.  Lanti,  Lettera  alla  balia  di  Sieìia  in  questo 
Archivio,  X,  (1888),  pp.  607,  608:  «  Questa  mattina  (24  augu- 
«  sti  1482)  è  venuto  il  sindico  e  camarlingo  di  Civita  divina.... 
«  Questa  mattina  mentre  era  el  pont.  a  Sancta  Maria  in  Populo 
«  a  la  messa,  son  venuti  li  sindaci  di  Marino  a  portare  le  chiavi  ; 
«  ieri  essendo  esciti  li  villani,  li  serrorno  le  porti  et  sonosi  dati 
«  al  papa.  Civita  divina  ha  fatto  el  simigliante.  Dicesi  le  bom- 
«  barde  del  duca  erano  a  Civita  divina  :  non  ebbe  tempo  a 
«  levamele,  l'ha  perdute  ». 

(2)  Beneimbene,  voi.  175,  e.  365,  a.  1483,  14  gennaio.  Il 
card.  d'Estouteville  asserisce  di  aver  donato  a  Girolamo  ed 
Agostino  suoi  figli  i  castelli  di  Frascati,  Civita  Lavinia,  Genzano 
e  Nemi,  costituendo  tutori  e  curatori  il  card.  Rodrigo  Borgia 
e  il  card.  Giovanni  Arcimboldi,  ai  quali  impose  di  prendere  pos- 
sesso di  detti  castelli  a  nome  dei  figli  minorenni.  Asserisce 
inoltre  di  aver  avuto  da  Girolama  Tosti  ì  seguenti  figliuoli  : 
Girolamo,  Agostino,  Caterina,  Margherita  e  Giulia.  Cf.  E.  Ce- 
LANi,  Le  pergamene  dell'archivio  SforzaCesarini  in  cjuesto  Ar- 
chivio, XV,  ('i8q2).  xc,  xci,  p.  246. 

Arcliuno  drlla   A.  .^mirra  roinaiia  di  stoì  ni  patita .   \\A.    X.WII.  14 


2  I  o  A.   G alieti 


Solo  nel  febbraio  del  1483  furono  restituite  alla  chiesa 
le  città  occupate  dai  napoletani,  e  per  non  essere 
stata  veritiera  la  riconciliazione  dei  Colonna  con  gli 
Orsini,  presto  si  ripresero  le  armi. 

Difatti  nel  gennaio  del  1484  quest'ultimi  entrarono 
in  guerra,  cacciando  da  Albano  Antonio  Savelli,  alleato 
dei  Colonna,  i  quali  alla  loro  volta  presero  Civita 
Lavinia  e  Genzano  a  Girolamo  d'  Estouteville,  parente 
ed  alleato  degli  Orsini,  questa  volta  amici  del  papa. 
Con  la  morte  di  Sisto  IV  (1484),  il  partito  avverso 
cercò  di  prendere  il  sopravvento.  I  Colonna  ed  altri 
ghibellini  si  affrettarono  a  tornare  in  Roma  e  la  guerra 
civile  scoppiò  con  l'elezione  di  Innocenzo  Vili,  che 
significava  una  sconfitta  del  partito  dei  Della  Rovere. 
I  Colonna  presero  le  armi  contro  gli  aborriti  Orsini, 
per  vendicarsi  delle  offese  ricevute  sotto  Sisto,  e  co- 
storo, facendo  propria  la  causa  della  famiglia  Estou- 
tevilles,  parenti  degli  Orsini  (Girolamo  Estouteville 
aveva  sposato  Ippolita  Orsini)  i  quali  erano  stati  ingiu- 
stamente depredati  dai  Colonna  di  alcuni  castelli,  il 
26  maggio  riconquistarono  questi  luoghi  e  il  29  sba- 
ragliarono completamente  il  campo  Colonnese  in  Civita 
Lavinia  di  cui  però    tardarono  ad  avere  la    rocca    (i). 

Prospero,  entrato  in  P>ascati  il  23  giugno  di  buon 
mattino,  vi  fece  prigione  Girolamo,  che  menò  a  Civita 
Lavinia  per  rinchiudervelo,  nella  speranza  che  avesse 
potuto  riprenderla  agli  Orsini.  Non  essendo  stato  ciò 
possibile,  lo  condusse  a  Rocca  di  Papa.  Però  il  giorno 
dopo  lo  stesso  Colonna,  prendendo  non  senza  sacrifizi 
Nemi,  fece  prigionieri  anche  la  moglie  e  i  figli  di 
Girolamo,  che  vi    si    erano    rifugiati.  Espugnò    inoltre 

(i)  Fontani,  1.  e,  col.  1075:  «  AUi  26  maggio  viene  la 
«  nuova  che  hanno  avuto  Genzano,  la  terra  di  Civita  ma  non  la 
«  Rocca.  Alli  29  che  quelli  di  Casa  Orsina  ruppero  a  Civita  Ne- 
«  vina  il  campo  dei  Colonnesi  ». 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


Genzano  e,  munito  di  una  grossa  bombarda  di  bronzo, 
mise  le  tende  intorno  a  Civita  Lavinia,  aspettando  il 
momento  opportuno  per  ritoglierla.  Una  mattina  gli 
Orsini,  usciti  improvvisamente,  sorprendevano  il  campo 
di  Prospero  e  lo  distruggevano,  asportando  dentro  il 
castello  tutte  le  armi,  le  munizioni  e  la  stessa  grande 
bombarda  del  nemico.  In  pochi  giorni  seguirono  varie 
scaramuccie  ;  e  durante  queste  gli  Orsini  poterono 
conquistare  anche  Sermoneta  con  un  grosso  bottino 
di  bufah,  bovi  ed  altri  animali,  che  condussero  a 
Civita  Lavinia:  ma  non  avendo  potuto  ricoverarvi 
tanta  quantità  di  bestiame,  una  gran  parte  venne  tra- 
sportata a  Roma  dai  balestieri  e  cavalieri,  che  erano 
nel  castello. 

Di  questa  occasione  vollero  trarre  partito  i  Colonna, 
i  quali  di  nuovo  si  affacciarono  presso  il  paese  ;  però 
gli  Orsini,  venendo  vittoriosi  dalla  valle  d' Ampi- 
glione  (i),  portarono  valido  soccorso  alla  guarnigione, 
immiserita  dall'esodo  dei  balestrieri  e  cavallieri  e  re- 
stata in  Civita  Lavinia,  ma  anche  questa  volta  i  Co- 
lonnesi  restarono  delusi  (2). 

(i)  L'antica  «  Empuliim  »  nel  sec.  iv  formava  una  massa 
detta  di  Apollonio  dal  nome  del  proprietario  primitivo  e  com- 
prendeva il  terreno  che  oggi  costituisce  le  terre  di  Castel  Ma- 
dama, Cerreto,  Ciciliano,  Sambuci  e  Saracinesco. 

(2)  Infessura,  1.  e,  pp.  180-81  e  82  :  «  Eodem  anno  mense 
«  iunii,  in  vigilia  s.  Ioannis,  d.  Prosper  Columna  cum  suis  com- 
«  plicibus,  summo  mane  intravit  castrum  Frascati,  ibique  coepit 
«  Tuttavillam  filiiim  cardinalis  Rotomagensis  dominum  dicti 
«  castri  cum  omnibus  eius  bonis,  quae  fuerant  multa  millia 
«  ducatorum,  et  maxima  argenti  quantitas,  ibique  recogniti  fue- 
«  runt  anuli,  qui  quondam  erant  protonotari  Columnensis  et 
«  suppellictilia  serica  et  quidam  lapis  alabastri,  magni  valoris 
«  ipsius  domiis,  quae  omnia  una  cum  bonis  dicti  Tuttavillae 
«  asportaverunt  duxeruntque  eum  captum  ad  Civitatem  Lavi- 
«  niae,  prò  habendo  dictum  locum,  et  cum  non  potuissent 
«  dictum    locum    habere,    captum    et    carceratum    duxerunt    ad 


2  I  2 


A.   G alieti 


Per  ristabilire  la  pace,  che  negli  stati  della  Chiesa 
da  tre  anni  era  stata  continuamente  turbata,  nel  con- 
cistoro del  14  luglio  il  papa  stabilì  di  far  giustizia  tra 
i  Colonna  e  gli  Estoutevilles,  ordinando  che  fossero 
rimesse  nelle  sue  mani  i  castelli  di  Civita  Lavinia, 
Nemi,  Genzano  e  Frascati. 

Senonché  le  città  consegnate  dai  Colonna  furono 
Nemi,  Genzano  e  Frascati.  Quanto  a  Civita  Lavinia, 
non  avendo  gli  Estoutevilles  una  guarnigione  propria, 
era  difesa  da  milizie  assoldate  dagli  Orsini  che  ancora 
la  possedevano   (i).    Avutala  più  tardi,    il   papa,    dopo 

«  Roccam  Papae,  ibique  eum  d.  Prosper  retinuit  et  sequentì 
«  die  coepit  castrum  Nemoris  cum  uxore,  et  filiis  dicti  Hie- 
«  ronimi,  ibique  fuerunt  percussi  et  vulnerati  multi  bine  inde, 
«  et  potissime  prò  parte  dicti  d.  Prosperi,  d.  Fabritìus  Colomna 
«  in  coxa  cum  sagittis.  Et  in  die  s.  Ioannis,  Papa  congregavit 
«  consistorium  dominorum  cardinalium,  et  nescitur  quid  ibi  fuerit 
«  statutum.  Deinde  coeperunt  castrum  Genzani,  cum  stetissent 
«  aliquot  dies  apud  Civitam  causa  abendi  eam,  gentes  Ursino- 
«  rum  invaserunt  eos  mane  quodam  et  cum  improvvisos  et 
«  incautos  invenissent  agmina  omnia,  totumque  campum  di- 
«  ctorum  Columnensium  dextruxerunt  eorumque  arma  et  in- 
«  strumenta  bellica  exportaverunt,  et  quamdam  bombardam 
«  aeneam  dictorum  Columnensium,  quam  ad  dictum  locum 
«  duxerant  prò  habendo  dictum  locum,  in  dìctam  Civitatem 
«  reduxerunt  ibique  steterunt  per  multos  dies,  factaque  sunt 
«  in  paucis  diebus  inter  eos  varia  et  diversa  bella  apud  castrum 
«  Marini,  Nemoris  et  Genzani.  Demum  castrum .  Sermonetae  et 
«  quasi  omnia  eius  animalia  depredati  sunt:  et  fertur  fuisse  multa 
«  milla  capita  bubalorum,  bovorum  et  aliorum  animalium,  et 
«  dictam  praedam  trasduxerunt  in  dictam  Civitatem  :  quam  cum 
«  non  possent  ibi  retinere,  gentes  praedictae,  videlicet  balistarii, 
«  equites  versus  urbem  Romae  magnam  partem  dictae  praedae 
«  transduxerunt.  Et  post  aliquos  dies  [gli  Orsini]  in  valle  Ampul- 
«  lionis  fecerunt  se  magis  forte  et  penetraverunt  iterum  in  La- 
«  tium  et  dederunt  auxilium  Civitatensibus  semper  et  continue 
«  cives  romanos  et  alios  ubivis  repertos,  depredando  ». 

(i)  Infessura,  1.  e,  p.  183:  «  Deinde  dicto  die  (14  luglio)  fer- 
€  tur  conclusum  in  concistorio  fuisse  papam  velie  in  manibus  suis 


//  castello  di  Civita  Lavinia  2  i  3 


aver  tenuto  per  qualche  giorno  i  Colonna  quasi  in  ostag- 
gio nel  Vaticano,  e  fattosi  promettere,  sotto  pena  di 
dugento  mila  scudi,  che  avrebbero  accettato  quanto 
si  sarebbe  stabilito,  ne  rimise  la  decisione  a  quattro 
uditori  di  Rota,  i  quali,  entro  otto  giorni,  dovevano 
giudicare  la  conquista,  che  i  Colonna  avevano  fatto 
dei  castelli,  dei  beni  degli  Estoutevilles  (i).  Natural- 
mente costoro  vennero  reintegrati  dei  propri  averi 
e  per  maggior  garanzia  i  castelli  furono  presidiati 
dagli  Orsini.  Tale  fatto  spiega  l'equivoco  in  cui  son 
caduti  tutti  coloro  che  si  sono  occupati  di  questo  argo- 
mento, i  quali  non  giungendo  a  darsi  ragione  della 
presenza  degli  Orsini  nel  paese,  immaginarono  un'inve- 
stitura del  papa  a  favore  di  essi. 

«  supradicta  castra  Civitae,  Nemoris,  Genzani,  Frascati,  et  secu- 
«  ritatem  de  parendo  hinc  inde  suae  sententiae,  et  obtulit  se  velie 
€  inter  dictos  barones  discordantes  facere  justitiam,  et  unicuique 
«  restituere  quod  suum  est,  et  si  quis  fuerit  adversatus  voluntati 
«  suae  santitatis  renuens,  obtulit  se  velie  contrariae  parti  favere, 
«  inobedientem  autem  ut  inimicum  tractare,  et  contra  ipsum  in- 
«  surgere.  Post  quae  incontinenti  dominos  Columnenses  in  mani- 
«  bus  dictl  pontificis  restituerunt  supra  dieta  castra  Nemoris, 
«  Genzani  et  Frascati  castrum,  quod  habuerant  per  presens  et 
«  sic  in  dictis  locis  creata  fuerunt  vexilla  Ecclesiae  ». 

(i)  Infessura,  1.  e,  p.  184:  «  Die  sequenti  (avanti  il  20  luglio) 
«  Innocentius  fecit  ad  se  venire  prefatos  dominos  Colomnenses 
«  eosque  per  aliquot  dies  in  palatio  substinuit,  noluitque  eos  ad 
«  domum  redire  post  paucos  dies,  receptis  fideiussoribus  de  non 
«  offendendo  et  de  parendo  indicato,  a  dictis  dominis  Columnen- 
«  sibus  et  a  dicto  Hieronimo  Tottavilla,  sub  poena  .ce.  millium 
«  ducatorum,  eos  et  dictum  Hieronimum  dimisit,  et  causa  ipsa 
«  inter  d.  Hieronimum  et  dominos  Columnenses,  commissa  fuit 
«  quatuor  auditoribus  Rotae,  qui  haberent  eam  infra  octo  dies  de 
«  iure  terminare  videlicet,  numciuid  licuerit  seu  licitum  fuerit  dictis 
«  dominis  Columnensibns  depredasse  dieta  castra  et  bona  dicti 
«  Hieronimi  et  haec  fecit  Innocentius,  habita  prius  in  sua  prote- 
«  elione  et  potestate,  et  in  manibus  suis,  possessionem  dictorum 
«  castrorum,  scilicet  Frascati,  Nemoris,  Jenzati  et  Civitae  ». 


2  14  A.   Galle  ti 


Forse  si  sarebbe  inaugurato  sul  serio  un  periodo 
di  calma,  se  alla  guerra  di  famiglia  non  si  fosse  fram.- 
mischiato  il  regno  di  Napoli,  venuto  a  romperla  col 
papa.  Le  fazioni  in  Roma  furono  in  armi  di  nuovo  : 
gli  Orsini  seguivano  la  causa  di  Alfonso,  questa  volta 
contro  il  papa,  che  aveva  dalla  sua  i  Colonna,  rinfor- 
zati dai  Savelli.  Il  segnale  della  nuova  guerra  fu  la 
ribellione  di  Aquila,  la  quale  aveva  fatto  ricorso  alla 
tutela  del  papa  quando  Alfonso  voleva  espugnarla. 
Gli  Orsini  sulla  fine  di  ottobre,  facendosi  aprire  la 
porta  Appia,  riuscirono  ad  introdurre  in  Roma  la 
grande  bombarda  tolta  a  Prospero  e  che  fino  allora 
era  restata  nel  castello  di  Civita  Lavinia  (i).  Nelle 
varie  razzie  poi  che  facevano  intorno  a  Roma,  oltre 
a  molta  preda,  gli  ultimi  giorni  di  novembre  presero 
il  ponte  Nomentano  e  una  gran  quantità  di  bovi,  di 
cui  parte  fu  portata  a  Roma,  parte  a  Civita  Lavinia 
il  30  novembre  (2).  Però  mentre  si  continuava  a  com- 
battere con  dubbia  fortuna,  sulla  fine  di  decembre  (3) 
Prospero  Colonna  giunse  a  prendere  tutta  la  preda, 
che  gli  Orsini  avevano  accantonata  nel  paese.  Di  più 
il  giorno  di  Natale,  giunto  in  Roma  l'esercito  del 
Sanseverino  in  aiuto  del  papa,  gli  Orsini  furono  scac- 

(i)  Infessura,  1.  e,  p.  187. 

(2)  Ivi,  p.  188:  «  Eodem  tempore,  videlicet  in  die  sancii 
«  Andreae,  Paulus  Ursinus  lustravit  cum  gentibus  suis  partes 
«  Insulae  (è  questa  l' isoletta  Farnese  lungo  la  via  Cassia), 
«  ibiqiie  omnia  animalia  civium  romanorum  recoUegit,  pontem- 
«  que  Nomentanum  coepit  et  in  Latium  cum  gentibus  intravit, 
«  et  in  eo  boves  omnes  praefatorum  civium  recoUegit  ;  quorum 
«  pars  ad  Civitatem  Laviniae  transducta  fuit  ;  pars  ad  Urbem 
«  reversa  fuit  ». 

(3)  Ivi,  p.  191  :  «  D.  Prosper  Columna  cum  militibus  suis 
«  accessit  ad  castrum  Civitatis  Laviniae,  ibique  omnia  fere  ani- 
«  malia  grossa  et  minuta,  quae  milites  Ursini  et  alii  de  dicto 
«  loco  abstulerant  a  civibus,  contrario  imperio,  depredatus  est  ». 


//  castello  di  Civita  Lavinia  2  i  5 


ciati  dal  ponte  Nomentano,  e  in  seguito  anche  dai 
castelli  della  Tuscia. 

Ma  nel  frattempo  avveniva  un  mutamento  nell'a- 
nimo del  papa,  che  a  poco  a  poco  si  gettò  dalla 
parte  della  famiglia  Orsini  contro  i  Colonna  suoi  an- 
tichi alleati. 

Ed  invero  Tu  febbraio  1845  una  parte  dell'esercito 
pontificio  con  due  grosse  bombarde  andò  a  Civita  Lavi- 
nia ove  Prospero,  unitamente  con  Bartolomeo  d'Alviano 
e  Giovanni  Battista  Caracciolo,  attendeva  alla  difesa  (i). 
Sebbene  il  15  le  bombarde  dei  pontifici  avessero  co- 
minciato a  far  fuoco  sul  paese,  solo  il  18  si  dette 
battaglia  dalle  due  parti  ;  e  un'ora  prima  dell'avemaria 
i  castellani,  stanchi  di  più  soffrire,  si  arresero  al  papa  a 
discrezione.  Dei  pontifici  ne  morirono  trenta  e  dei 
paesani  due,  rimanendone  però  feriti  molti.  Prospero 
e  i  suoi  compagni  se  ne  andarono  a  Roma  ove,  presi 
dagli  uomini  del  papa,  furono  mandati  in  castello  «  per 
«  lo   corridore  »    Così  Innocenzo   Vili  potè  indurre  il 


(i)  Fontani  cit.,  col.  1075:  «  Alli  11  di  febbràro  andò  parte 
«  del  campo  a  Civita  Nevìna  e  vi  andarono  due  bombarde  grosse. 
«  Alli  15  [di  febbràro]  cominciarono  a  tirare  le  bombarde  a  Ci- 
«  vita.  Alli  18  [di  febbràro]  fu  data  la  battaglia  a  Civita  per 
«  modo  che  morirono  circa  trenta  dei  nostri  e  molti  feriti  di 
«  quelli  di  dentro,  morirono  due  della  terra,  e  ne  furono  feriti 
«  assai.  Alli  19  [di  febbràro]  si  diedero  quelli  di  Civita  al  papa 
«  a  discrezione  circa  le  ventitre  ore.  Alli  20  [di  febbràro]  venne 
«  la  certezza  che  Civita  s'era  data  a  discrezione  e  vennero  a 
«  Roma  il  sig.  Bartolomeo  di  Alviano,  Giovanni  Battista  Carac- 
«  ciolo,  e  Anton  Maria  e  il  signor  Prospero  Colonna  al  papa,  e 
«  sua  santità  li  mandò  in  castello  per  lo  corridore  ».  Cf.  Infes- 
SURA  cit.,  p.  ri8:  «  Die  vigesima  februarii  Civitas  Laviniae, 
«  multis  perfossa  bombardis,  et  cum  occisione  multorum,  et 
«  vulneratione  infinitimorum  a  gentibus  Ecclesiae  capta  est,  et 
€  duo  qui  ibi  principales  erant  ad  Urbem  capti  et  in  castro 
«  S.  Angeli  emancipati  fuerunt  ». 


2 1 6  A.   G alieti 


Colonna  e  gli  Orsini  ad  una  tregua  e  relativamente  a 
Civita  Lavinia  (i)  si  stabilì  che  rimanesse  ai  figli  di 
Odoardo  Colonna,  i  quali  difatti  la  ritennero  finché 
non  passò  ad  Alessandro  VI. 

Ormai  decadendo  la  potestà  imperiale,  si  affievoliva 
anche  la  potenza  dei  baroni,  che,  essendosi  sempre 
appoggiata  a  quella,  si  vide  necessitata  a  cercare 
aiuto  o  dai  re  di  Napoli  o  da  quelli  di  Francia.  Ed 
invero  il  28  giugno  1501  Cesare  Borgia  si  unì  con 
l'esercito  francese,  allor  quando  mosse  alla  conquista 
del  reame  di  Napoli.  Prevedendo,  anche  prima  che 
cominciasse  la  guerra,  qualche  cosa  a  loro  danno, 
Fabrizio  e  i  suoi  parenti  avevano  ceduto  alcuni  castelli 
al  collegio  cardinalizio  :  ma  il  papa  non  volle  saper 
nulla  di  tali  patti;  fece  occupare  le  rocche  degli  av- 
versari e  il  20  agosto  pronunciò  il  bando  contro  i 
Colonna  e  i  Savelli,  che  ne  erano  alleati  (2). 

Civita  Lavinia,  all'approssimarsi  minaccioso  di  Cesare 
Borgia,  quantunque  feudo  dei  Colonna,  per  evitare 
nuovi  saccheggi  ed  eccidi,  si  dette  senza  resistenza  al 
papa,  dal  quale  come  prova  di  compiacenza  per 
quest'atto  di  devozione,  il  25  agosto  fu  emesso  un 
breve  (3)  che  esonerava  in  perpetuo  la  comunità  dalla 
tassa  del  sale  e  focatico,  da  pagarsi  ogni  anno  alla 
Camera  apostolica  per  l'importo  di  dodici  ducati,  ven- 
ticinque bolognini  e  sei  denari.  Insieme  con  gli  altri 
castelli  presi,  Civita  Lavinia  l'ebbe   Lucrezia  Borgia;  e 


(i)  Cf.  E.  Celani,  1.  e,  nn.  xcvii,  xcix,  pp.  247,  248. 

(2)  Difatto  i  Savelii  avendo  seguito  con  i  Colonna  nel  1501 
il  partito  di  Federico  III  re  di  Napoli,  impegnato  in  guerra  con 
Ludovico  XII  re  di  Francia,  Alessandro  VI,  a  reprimere  l'inso- 
lenza ed  a  punire  coloro  che  si  erano  uniti  ai  nemici  del  nome 
cristiano,  decretò  contro  di  loro  le  censure  ecclesiastiche. 

(3)  V.  documento  xii. 


Il  castello  di  Civita  Lavijiia 


Lucrezia,  annuente  il  papa  (i),  l'assegnò  al  figlio  Ro- 
drigo (2). 

Ma  il  18  agosto  1503  Alessandro  VI  mori;  e  i 
Colonna  ne  gioirono  intravedendo  una  prossima  resti- 
tuzione dei  loro  possedimenti.  Seguiva  l'effimero  pon- 
tificato di  Pio  III,  cui  il  I  novembre  successe  Giuliano 
della  Rovere  (Giulio  II),  che  nel  1504  restituì  di  fatto 
ai  Colonna  i  beni  aviti.  Per  conseguenza  dal  regno 
di  Napoli  Prospero  condusse  un  distaccamento  di 
truppe  spagnole  a  Marino,  e  poi  entrò  in  Roma,  paci- 
ficandosi col  duca  Valentino.  Fabrizio,  in  seguito  alla 
cessione  pontificia,  ebbe  Civita  Lavinia,  ove  nell'aprile 
dell'anno  15 16  si  recò  a  diporto  il  pontefice  Leone  X, 
correndovi  serio  pericolo. 

Poiché  alcuni  mori,  informati  probabilmente  da 
qualche  scellerato  che  il  papa  avrebbe  frequentato 
questo  luogo,  erano  improvvisamente  sbarcati  nel  lit- 
torale  da  diciotto  fuste  (3),  tentando  di  farlo  prigione. 

In  questa  epoca  abbiamo  memorie  per  poter  dire 
che  a  Civita  Lavinia  esistesse  una  colonia  di  ebrei  (4), 
i  quali  per  non    avere    molestie    dovevano    pagare   la 


(i)  Cf.  F.  GoRi  in  Archivio  storico  artistico  archeologico^ 
Roma,   1875-83,  voi.  II,  pp.  99-109. 

(2)  In  questo  tempo  la  comunità  prese  in  affitto  per  tre  anni 
i  proventi  del  paese  al  prezzo  di  scudi  settecentocinquanta,  e 
la  cosa  fu  approvata  dal  consiglio  popolare,  tenuto  al  suono 
della  campana  nella  casa  comunale,  che  per  la  circostanza  si 
rese  insufficiente,  stante  il  numero  insolito  degli  adunati  :  cf. 
documento  xiii. 

(3)  Anonimo  Padovano  in  L.  A.  Muratori,  Annali  d'Italia^ 
X,  129:  «  Leone  X  il  1516  entro  il  mese  di  aprile  si  recò  a  di- 
«  porto  a  Civita,  e  gli  riusci  ben  molto  pericolosa  ;  mentre  poco 
«  mancò  addivenisse  prigione  di  alcuni  mori  sbarcati  da  diciotto 
«  fuste  all'improvviso  nel  nostro  littorale,  ed  informati  probabil- 
-«  mente  da  qualche  scellerato  che  egli  praticava  per  esse  parti  ». 

(4)  V.  documento  xiv. 


2 1 8  A.   G alieti 


così  detta  tassa  di  vigesima,  cioè  dieci  scudi  d'oro  alla 
Camera  apostolica  (i). 

A  Fabrizio  Colonna  (2),  nel  dominio  di  Civita  La- 
vinia, successe  il  figlio  Ascanio,  che  fu  condomino  di 
Prosperetto  suo  cugino,  il  quale  per  essere  stato  al- 
lievo dello  zio  Prospero,  venne  dai  coetanei  designato 
con  tal  diminutivo. 

Prosperetto,  imprigionato  a  Viterbo  nel  1528  e 
subito  restituito  a  libertà,  morì  in  questo  stesso  anno 
a  Civita  Lavinia.  In  questo  stesso  paese  riposa  il  suo 
corpo  in  unica  tomba  insieme  con  quello  della  prima 
moglie  Isabella  Carafa  di  Giantommaso,  conte  di  Mad- 
daloni  e  di  Giulio  Cesare  suo  figlio  naturale.  La  rela- 
tiva iscrizione  è  ancora  visibile  nella  Collegiata,  nel 
luogo  detto  «  La  tomba  dei  Colonna  »,  nella  cappella 

(i)  Intorno  alla  chiesetta  rurale  della  Madonna  delle  Grazie  al 
sud  del  paese  sappiamo  che  nel  giugno  1585,  Antonina  da  Gubbio, 
avendole  legato  circa  settecento  scudi,  il  comune  provvide  a  ri- 
scuoterli in  Roma,  essendo  la  chiesa  di  suo  giuspatronato  (cf. 
Consigli  antichi  di  Civita  Lavinia,  tornata  del  6  giugno  1585). 
A  quel  tempo  era  officiata  da  sette  frati  del  terz' ordine,  chia- 
mativi dalla  comunità:  ma  in  forza  della  bolla  d'Innocenzo  X, 
con  cui  venivano  soppressi  i  conventi  ove  i  religiosi  non  pote- 
vano vivere  con  le  rendite  del  luogo,  costoro  nel  1563  dovettero 
emigrare,  dopo  circa  centotrenta  anni  da  che  il  comune  ne 
godeva  il  giuspatronato  (cf.  Liber  consiliorum,  n.  Ili,  e.  277, 
tornata  del  25  febbraio  1653).  Dall'ultima  circostanza  si  può  de- 
durre che  la  chiesetta  attuale  fu  restaurata  dalla  comunità  nel  1 523 
circa,  valendosi  di  frammenti  certamente  del  sec.  xiv  e  xv,  quali 
il  frontespizio  della  porta,  la  grande  finestra  ad  ogiva  sulla 
parete  di  lato,  la  nicchietta  pure  ogivale,  sulla  porta  del  chio- 
stro ecc.,  forse  riferibili  ad  una  costruzione  esistente  sullo  stesso 
luogo.  Poiché  nel  muro  interno  della  sacristia  ancora  si  vede 
una  cornice  di  laterizi  prettamente  romanica. 

(2)  Parente  di  Giovanni  Colonna  di  Aragona  che  il  23  feb- 
braio 1533  approvò  in  Civita  Lavinia  lo  statuto  di  S.  Lorenzo, 
oggi  Amaseno,  traendolo  da  uno  del  1489.  Cf.  G.  Tomassetti, 
Amaseno,  Roma,   1899,  p.  155. 


//  castello  di  Civita  Lavi?iia 


2  19 


del  Crocefisso,  ove  la  pietà  della  figlia  Giulia,  maritata 
a  Giuliano  Cesarini,  più  tardi  signore  di  Civita  Lavi- 
nia, la  pose  in   memoria  dei  cari  parenti  (i). 

Con  la  morte  di  Prosperetto,  senza  figli  maschi, 
restò  padrone  di  Civita  Lavinia  Ascanio,  di  cui  la 
consorte  Giovanna  d'Aragona,  il  26  febbraio  1535  si 
sgravò  nel  paese  di  un  figlio,  l'illustre  Marcantonio  (2). 


Fig.  6.  Lato  meridionale  del  Torrione  (fot.  F.  Frediani). 

Col  1539  per  ifVscanio  ebbero  principio  giorni  tristi. 
Paolo  III  aveva  chiuso  un  occhio  e  forse  acconsentito 
al  ratto  di  Livia  Colonna.  Ascanio,  il  quale  doveva 
dotarla,  se  ne  offese  ;  molto  più  vedendo  che  sarebbe 
andata  in  sposa  ad  un  suo  parente  nemico,  e  che 
Pier  Luigi  Farnese,  figho  del  papa,  aveva  avuto  mano 


(i)  Cf,  A.  Galieti,  La  tomba  di  Prosperetto  Colonna  in 
Civita  Lavinia  in  Arch.  della  R.  Soc.  roni.  di  Storia  patr . ,  XXXI, 
(1908),  211-219,  ove  si  dimostra  errato  Tanno  1520  riferito  alla 
morte  d'Isabella,  che  più  verisimilmente  sembra  morta  nel  1516. 

(2)  A.  Coppi,  1.  e,  p.  349,  e  F.  Goki,  1.  e,  I,  p.  221. 


2  20  A.   Gatieti 


al  rapimento.  Di  più  il  pontefice,  accresciuti  i  prezzi 
del  sale,  aveva  obbligati  i  Colonna  a  fornirsene  in 
Roma  per  i  loro  feudi.  Ascanio  non  obbedì  ;  anzi, 
acceso  di  sdegno,  commise  vari  atti  d' irriverenza 
contro  il  papa,  che  per  tutta  risposta,  intentatogli 
processo,  lo  dichiarò  ribelle  e  spogliato  degli  stati. 
Pier  Luigi  Farnese  nel  1540,  guidando  diecimila  uo- 
mini in  quattro  mesi  s'impadronì  di'  tutte  le  fortezze 
Colonnesi;  e  questa  come  Dio  volle,  fu  l'ultima  occu- 
pazione di  Civita  Lavinia  a  mano  armata. 

Ora,  non  avendo  documenti  in  contrario,  possiamo 
asserire  che  fino  al  1544  Civita  Lavinia  fu  governata 
direttamente  dalla  Camera  apostolica;  poiché  il  primo 
rescritto  del  card,  camerlengo,  che  nomina  un  vicario 
per  sei  mesi,  con  le  solite  attribuzioni  e  giurisdizioni, 
nella  persona  di  Fabio  Capitani,  è  precisamente  del 
24  marzo  1544  (i).  Non  sappiamo  per  quali  ragioni, 
costui  non  potè  adempire  l'incarico  ricevuto  ;  però  è 
certo  che  in  sua  vece  lo  stesso  card,  camerlengo  il 
18  aprile  vi  mandò  Teodoro  Citeroni  di  Trevi,  dottore 
nell'una  e  l'altra  legge;  col  titolo  di  commissario, 
pure  per  lo  spazio  di  mesi  sei  (2).  Ma  prima  che  il 
semestre  fosse  compiuto,  venne  sostituito  dal  detto 
Fabio  Capitani  come  apparisce  dall'atto  del  14  ot- 
tobre 1544  (3),  in  cui  si  legge,  che  per  il  buon  espe- 
rimento fatto,  ed  avendolo  richiesto  la  comunità  go- 
vernatore in  perpetuo,  gli  veniva  rinnovato  il  mandato 
per  altri  sei  mesi.  Successe,  non  si  sa  quando,  Bernar- 
dino Silveri,    arcivescovo  di  Sorrento,    non    più   come 

(i)  Archivio  segr.  Vat.,  Diver.  Cam.,  arm.  XXIX,  tom.  134, 
e.  124.  Ai  26  marzo  1544  vi  è  un  ordine  del  card,  camerlengo  col 
quale  il  rispettabile  uomo  Fabio  Capitani  viene  eletto  vicario  o 
ufficiale,  con  le  solite  attribuzioni,  e  per  la  durata  di  sei  mesi. 

(2)  V.  documento  xv. 

(3)  V.  documento  xvi. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  2  2 1 


vicario  di  Civita  Lavinia,  ma  in  qualità  di  governatore 
dello  stato  che  una  volta  fu  di  Ascanio  Colonna,  cioè 
di  Civita  Lavinia,  Genzano  e  Nettuno  (i).  Col  con- 
senso del  papa  e  della  Camera  apostolica  (2),  questi 
affittò  e  concesse  per  tre  anni,  dal  30  gennaio  1546, 
tutti  gl'introiti  e  i  diritti  di  Civita  Lavinia  e  Genzano, 
compresa  la  decima  parte  delle  pene  criminali,  a  Luca 
Evangelista  romano  ;  e  con  l'affittuario  Evangelista 
giungiamo  fino  al  gennaio  del  1549,  quando  un  altro 
rescritto,  datato  dal  giorno  12,  pure  per  non  mischiare 
con  la  gestione  pubblica  l' amministrazione  di  Civita 
Lavinia,  Genzano  e  Nettuno,  ne  nomina  di  nuovo 
governatore  l'arcivescovo  di  Sorrento,  con  attribuzioni 
ordinarie  e  straordinarie  «  mero  et  mixto  imperio  ac 
«  gladii  potestate  »  a  beneplacito  (3). 

Appena  morto  Paolo  III  (io  nov.  154Q),  Ascanio, 
sprezzando  i  processi  e  le  bolle,  ricuperò  con  le  armi 
molte  sue  terre,  ma  non  Civita  Lavinia;  e  Giulio  III 
che  gli  successe,  anche  per  guadagnarsi  l'animo  del- 
l'imperatore, mostrò  di  restituire  quello  che  il  Colonna 
aveva  già  ripreso.  Il  periodo  di  tregua  però  non  andò 
oltre  questo  pontificato;  ed  invero  il  Colonna  trovossi 
di  nuovo  immerso  nei  fastidi  quando  sali  al  trono 
Paolo  IV,  il  quale  ad  ogni  costo  volle  procedere 
contro  Ascanio,  perché  ai  tempi  dell'antecessore  aveva 
proibito  di  portare  il  grano  a  Roma,  e  in  sede  vacante 
erasi  arbitrariamente  rimesso  in  possesso  dei  suoi  stati. 
Già  il  fisco  nell'anno  1533  aveva  avuto  ordine  d'inca- 
merare i  beni,  quando  Marcantonio,  cacciato  il  padre, 
che  sembra  gli  negasse  un  assegno  conveniente  alla 
sua  nascita,  si  mise  alla  difesa  dei  suoi  stati  contro  il 

(i)  Si  deduce  dal  documento  xvii. 

(2)  Ibidem.  Questa  convenzione  fu  approvata  dal  card,  ca- 
merlengo Guido  Ascanio  Sforza  l'S  luglio  dello  stesso  anno. 

(3)  Documento  xvni. 


22  2  A.   G alieti 


papa;  nulla  preoccupandosi  che  questi  in  pieno  con- 
cistoro, il  4  maggio  1556,  lo  dichiarasse  decaduto  col 
genitore,  incorso  nel  delitto  di  lesa  maestà,  nella  sco- 
munica maggiore  e  in  perpetuo  privato  dei  beni,  dei 
feudi  e  degli  onori.  La  confisca  ebbe  luogo  e  i  beni 
dei  Colonna  di  Paliano,  pochi  giorni  dopo,  furono 
donati  ai  Carafa.  Quindi  si  disse  da  molti,  che  le  colpe 
ricordate  servirono  solamente  di  pretesto  per  arricchire 
i  nepoti  del  pontefice,  il  quale  però  con  immensa 
gioia  dei  Colonna  si  trovò  poco  dopo  alle  prese  con 
Filippo  II  di  Spagna. 

Inoltre  giungevano  a  Paolo  IV  continue  lagnanze 
e  denunzie  della  malvagità  dei  suoi  nepoti  :  ma  la  di 
lui  collera  divampò,  quando  seppe  che  costoro  avevano 
firmata  la  cessione  di  Paliano  ;  cessione  che  in  realtà 
il  papa  non  volle  riconoscere.  La  punizione  inflitta  ai 
nepoti  si  può  vedere  dal  seguente  brano,  stralciato 
da  un  ms.  della  biblioteca  Casanatense  di  Roma  (i), 
relativo  alle  «  Cause  per  le  quali  Paolo  IV  scacciò  i 
suoi  nepoti  da  Roma  »  : 

«  In  tal  commozione  stette  Roma  ed  il  palazzo  apostolico 
«  sino  al  giorno  27  di  gennaio  giorno  dedicato  a  s.  Giovanni 
«  Crisostomo,  ed  avuto  dal  papa  in  particolare  divozione,  quando 
«  avendo  chiamati  tutti  i  cardinali  in  concistoro  e  di  più  mon- 
«  signore  Lipponcano  vescovo  di  Bergamo,  il  datario,  il  go- 
«  vernatore  di  Roma,  monsignor  Buoncompagni,  monsignor  di 
«  Forlì,  il  fiscale,  li  due  segretarii  Berengo  e  Fiorebello  et  il 
«  sig.  Camillo  Orsino,  dopo  che  con  molte  lacrime  e  con  una 
«  lunga  et  forse  vana  oratione,  hebbe  detestata  la  vita  dissoluta 
«  e  costumi  dei  suoi  nepoti,  rappresentò  loro  tutti  li  manca- 
le menti,  molti  scoprendone   che   forse    erano   occulti   agli   altri, 

(i)  Relazioni  delle  cause  per  le  quali  Paolo  IV  scacciò  i 
suoi  nepoti  da  Roma;  manoscritto  in  corsiva  italiana  del  sec.  xvi, 
segnato  2378  (vecchia  segn.  X-vn,  47),  ce.  152,  153  e  154,  Una 
copia  di  questo  manoscritto,  quasi  sincrona,  è  conservata  nella 
biblioteca  Giustinianea  del  seminario  di  Albano. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  22 


«  acquistando  fede,  per  la  sua  autorità  per  quelli,  o  non  erano 
«  veri,  o  de'  quali  verisimilmente  si  stava  molto  in  dubio.  Fece 
«  dopo  contro  tutti  e  tre  a'  nepoti  un  decretX)  notato  dal  Berengo, 
«  Fiorebello  e  datario,  servendo  gli  altri  per  testimoni,  et 
«  ordinò  che  senza  dilazione  alcuna,  o  rispetto,  fosse  intimato 
«  al  cardinal  Caraffa,  al  duca  di  Fallano  e  al  marchese  di  Mon- 
«  bello  lo  sfratto. 

«  In  detto  decreto  il  papa  espressamente  comandava  a 
«  tutti  e  tre  che  dentro  il  termine  di  dodici  giorni  dovessero 
«  uscire  da  Roma  colla  madre,  mogli,  sorelle,  figliuoli,  servidori, 
«  rilegando  il  cardinale  Caraffa  a  Civita  Lavinia,  il  duca  di  Pa- 
«  liano  a  Gallese,  ed  il  marchese  nel  suo  marchesato  di  Mon- 
«  bello,  imponendo  a  tutti  sotto  pena  di  ribellione,  che  osser- 
«  vassero  il  confine  assegnatoli  ». 

I  Veliterni,  che  avevano  trovato  nel  ,  cardinale, 
quando  era  stato  vescovo  della  loro  città,  animo  be- 
nigno e  pio,  vollero  esprimergli  gratitudine  anche 
nell'avversa  fortuna;  e  il  31  gennaio  1559,  saputo 
della  venuta  di  lui  a  Civita  Lavinia,  spedirono  una 
commissione  ad  offrirgli  la  città  ed  a  presentargli 
molti  doni  (i).  Però  il  cardinale  non  ebbe  tempo  di 
mostrarsi  a  fatti  riconoscente  di  tante  cortesie,  essendo 
restato  in  esilio  fino  alla  morte  di  Paolo  IV,  e  il 
ig  agosto,  tornato  a  Roma,  poco  più  visse.  Poiché 
ad  istigazione  di  Filippo  II,  credendo  che  egh,  come 
segretario  di  Stato,  avesse  consigliato  al  papa  di 
unirsi  in  lega  con  il  re  di  Francia,  fu  rinchiuso  e 
strangolato  in  Castel  S.  Angelo.  In  Civita  Lavinia  il 
cardinale  attese  agli  scavi  di  antichità,  secondo  quanto 
riferisce  Pirro  Ligorio,  il  quale,  tanto  per  non  smen- 
tirsi, dette  in  luce  alcune  iscrizioni  apocrife,  premet- 
tendo ad  una  di  queste,  quel  che  segue  : 

«  Fu  trovata  con  molte  cose  di  scolture  et  immagini  cavate 
«  nel  tempo  che  quivi  fu  mandato  in  essilio  Carlo  card.  Caraffa 
«  da  papa  Paulo  IV.  Le  quali   cose    parte    sono   state  condotte 

(i)  Cf.  A.  Borgia,  Storia  di  Vellelriy  Nocera,   1723,  p.  436. 


2  24  ^-   G alieti 


«  a  Roma  et  parte  trafugate  e    mandate    di    ripiatto    per  causa 
«  della  mala  sorte  di  esso  Signore  »  (i). 

Morto  il  papa 'nel  1559,  Marcantonio  non  perdeva 
tempo  e,  lasciando  Roma  ove  era  stato  chiamato  dal 
popolo,  rivolse  tutta  l'attenzione  a  riconquistare  i  suoi 
feudi.  Per  questo  Pio  IV  si  trovò  nella  trepidazione 
di  dover  cominciare  il  suo  governo  con  atti  di  rigore  : 
ma  quando  vide  che  non  era  più  possibile  parlare 
della  riabilitazione  dei  Carafa,  poiché  con  tanti  delitti 
si  erano  resi  abominevoli,  si  trovò  maggiormente 
libero  di  favorire  i  Colonna,  ai  quali  tutto  fu  restituito 
e  i  processi  annullati  (2).  Marcantonio  per  i  debiti, 
circa  trecento  quarantaseimila  duecentotrentacinque 
scudi,  che  gravavano  il  suo  patrimonio,  nel  1563  ven- 
deva vari  castelli  a  Domenico,  e  Genzano  a  Fabrizio- 
de'  Massimi,  dando  a  sicurtà  della  vendita  i  castelli 
di  Marino,  Nettuno,  Civita  Lavinia  e  Ceccano  (3), 
oltre  le  firme  di  Pompeo  e  Francesco  Colonna.  Sem- 
bra che  per  lo  stesso  motivo,  consensienti  Marcanto- 
nio Colonna  arciv.  di  Taranto  e  Prospero  germano 
di  questi  (4),  V  anno  seguente  vendeva  Civita  Lavinia 
e    Ardea   a   Giuliano    Cesarini  (5)  per    il    prezzo   com- 

(i)   C.  I.  L.,  XIV,  *94. 

(2)  In  pe^^no  della  riconciliazione  fatta  con  atto  pubblico 
del  17  luglio  1562,  una  nepote  del  papa  andò  in  sposa  a  Fa- 
brizio Colonna  figlio  di  Marcantonio.  La  riabilitazione  di  Mar- 
cantonio e  dei  Carafa  fu  fatta  da  Pio  IV  lo  stesso  giorno.  Cf. 
GoRi,  1.  e,  II,  p.  315. 

(3)  N.  Ratti,  Storia  di  Genzano,  Roma,   1797,  p.  157. 

(4)  V.  documento  xix. 

(5)  Documento  xx.  I  Cesarini  trarrebbero  la  loro  origine 
dai  Cesari  secondo  alcuni,  i  quali  dicono  che  nel  principio  del 
secolo  IX  (anno  809)  Roderigo  Monaldo,  capitano  di  Carlo  Ma- 
gno della  stirpe  della  famiglia  d'Angiò  «  accepit  in  uxorem 
«  dominam  Emiliam  Cesarinam  romanam  ».  Però  è  accertato  che 
i  Cesarini  altro  non  sono  che  i  continuatori  della  famiglia  Mon- 
tanari, come  comprovano  le  iscrizioni  funerarie,   appartenenti  a 


//  castello  di  Civita  Lavinia  22 


plessivo  di  centocinque  mila  scudi,  con  instrumento  in 
data  8  gennaio,  nel  quale  per  maggior  sicurezza  pro- 
personaggi dell'uno  e  dell'altro  cognome  che  esistevano  nella 
chiesa  di  S.  Nicola  de'  Calcarariis,  di  giuspatronato  dei  Cesarini, 
osservate  già  daH'Amiyderno,  e  da  alcuni  istromenti  riguardanti 
la  stessa  famiglia,  di  cui  il  più  vecchio,  secondo  il  Ratti,  è 
del  1322.  Il  cognome  Montanari  è  indubbiamente  il  più  antico 
perché  si  trova  fino  dal  principio  del  sec.  xiv,  non  così  quello 
di  Cesarini  che  apparisce  la  prima  volta  solamente  nel  1426  con 
l'elezione  a  cardinale  di  Giuliano  Cesarini.  In  questo  tempo  i 
Cesarini  erano  gente  nobile  ed  illustre,  ma  punto  facoltosa  e 
senza  beni  di  fortuna  :  però  molti  di  famiglia,  avendo  occupato 
cariche  lucrose  e  onorifiche  o  contratti  matrimoni  vantaggiosis- 
simi, poterono  consolidarsi  in  modo  da  stare  alla  pari  con  le 
primarie  famiglie  patrizie  di  Roma.  Primo  e  forte  compratore 
dei  Cesarini  fu  mons.  Giorgio,  fratello  del  cardinale,  che,  tra  le 
altre  cose,  nel  1454  acquistò  da  Giacomo  e  Antonio  Colonna 
una  parte  del  territorio  d'Ardea  e  il  palazzo  a  Roma  presso 
S.  Nicola,  detto  più  tardi  de'  Cesarini.  La  discendenza  fu  con- 
tinuata da  Orso  che  deve  essere  fratello  del  cardinale  e  del  mon- 
signore, avendo  i  suoi  figli  ereditato  i  beni  di  costoro.  Orso 
era  figlio  di  Andreozzo  Cesarini  e  nipote  di  un  altro  Orso  di 
Giovanni  Montanari.  Orso  sposò  Semidea  Brancaleoni  e  ne 
nacque  Gabriele  Cesarini,  capo  della  famiglia  che  sposò  Gulina 
Colonna  e  fu  fatto  gonfaloniere  di  Roma.  Questi  nel  1480 
comperò  dai  Colonna  Civita  Lavinia  (cf.  documento  vii)  e,  nel 
1499  con  il  consenso  di  Alessandro  VI,  rassegnò  l'uffizio  di  gon- 
falonierato  al  primogenito  Giangiorgio,  che  ebbe  per  moglie 
Marzia  Sforza,  figlia  di  Guido  conte  di  Santa  Fiora.  Questi 
ebbe  fratelli  e  sorelle  tra  i  quali  emerse  Giuliano,  che  nel  1492 
fu  dal  pontefice  Alessandro  VI  nominato  cardinale.  Morto  Giu- 
liano Cesarini,  Leone  X  innalzò  alla  porpora  il  nepote  di  lui 
Alessandro,  che  per  meriti  superò  lo  zio.  Di  tutti  i  nume- 
rosi beni  costui  istituì  un  perpetuo  fidecommesso  a  favore  di 
Giuliano,  figlio  di  Giangiorgio,  e  morì  nel  1542,  essendo  stato 
anche  vescovo  di  Albano.  Giuliano,  dopo  la  morte  del  padre, 
nel  1532  divenne  l'erede  di  tutto  il  patrimonio,  perché  non 
sembra  che  avesse  altri  fratelli  ed  è  la  figura  più  grande  di 
questa  famiglia,  cui  grandemente  si  afiezzionò  il  popolo  romano. 
Come  gonfaloniere,  ufficio  rassegnatogli  dal  padre,  con  l'appro- 
vazione di  Giulio  II,  nella   solenne  incoronazione    di    Carlo    V, 

Aichivin  delia   R.  Son'i-in  ìniìunni  lìi  \fini,i  ftatìja.  Voi.   XXXII.  15 


2  20  A.   G alieti 


metteva  di  ottenere  a  favore  di  Giuliano  un  motupro- 
prio pontificio  che  ratificasse  il  contratto  (i). 

Ma  il  papa,  avendo  avuto  Civita  Lavinia  spesse 
volte  alla  sua  dipendenza,  non  ne  voleva  riconoscere 
l'esclusiva  giurisdizione  di  casa  Colonna  e  conseguen- 
temente faceva  eccezione  sulla  validità  della  vendita, 
avvenuta  senza  la  sua  intesa  preventiva.  Le  trattative 
per  questo  riguardo  si  protrassero  alcuni  anni,  finché 
i  Colonna  decisero  di  avanzare  una  supplica  documen- 
tata a  Gregorio  XIII  (2)  e  sembra  che  con  questa  i 
loro  desideri  venissero  finalmente  appagati.  I>a  presa 
di  possesso    era    avvenuta    per   procura,    sulla   fine  di 

fatta  in  Bologna  dal  pontefice  Clemente  VII,  comparve  anche 
egli  nella  pubblica  cavalcata,  con  l'insegne  della  sua  autorità. 
Per  la  straordinaria  cura  e  la  signorile  magnificenza  con  cui 
Giuliano  disimpegnò  il  suo  ufficio  si  procacciò  la  stima  dei 
pontefici  specialmente  di  Giulio  III  che  gli  accordò  perpetua 
franchigia  da  tutte  le  tasse,  creandolo  inoltre  governatore  d'Or- 
vieto e  investendolo  del  marchesato  di  due  paesi  :  Civitanova 
e  Montecorsaro  nelle  Marche.  Avendo  il  governatore  di  Roma, 
mons.  Magalotti,  compreso  anche  il  gonfaloniere  del  popolo 
nella  legge  del  1534  proibitiva  del  porto  d'armi.  Giuliano,  pieno 
di  sdegno,  il  14  marzo  andò  in  traccia  del  governatore  e  in- 
contratolo sulla  via  del  Campidoglio,  gli  troncò  una  mano  con 
la  scimitarra.  Il  tribunale  dei  chierici  promulgò  una  severa  sen- 
tenza che  però  non  ebbe  effetto  :  anzi  nello  stesso  anno  Giuliano 
fu  tra  i  giostratori  nel  solenne  garosello  celebratosi  per  l'elezione 
del  pontefice  Paolo  III.  Lo  stemma  della  famiglia  Cesarini  consta 
di  un  montone,  ricordo  certo  della  famiglia  Montanari,  legato 
ad  una  colonna,  concessa  da  Martino  V  e  sormontata  dall'aquila, 
forse  data  da  Carlo  V,  quando  Giuliano  Cesarini  si  trovò  in  Bo- 
logna per  l'incoronazione  di  lui.  Cf.  N.  Ratti,  Storia  della  fami- 
glia Sforza,  Roma,  1794-95. 

(i)  L'ottenne  il  i  luglio  1564.  Cf.  Albanese  di  pretesa 
affrancazione  dal  pascolo  per  s.  e.  il  duca  d.  Lorenzo  Sforza- 
Cesarini  contro  il  r.mo  capitolo  di  Civita  Lavinia,  Roma,  1838, 
motu-proprio  citato  al  n.  26  del  Sommario. 

(2)  Cf.  documento  xxii. 


//  castello  di  Civita  Laviiiia  227 

gennaio,  avendo  Giuliano  Cesarini  scelto  a  suoi  rap- 
presentanti Bernardino  de  Bernardis  medico  e  Gaetano 
Foschetti  (i). 

La  signoria  dei  Cesarini  inaugurò  per  Civita  Lavinia 
un  periodo  di  vera  pace,  durante  la  quale  si  attese 
specialmente  a  dare  un  benessere  al  popolo,  che  fino 
allora  lo  aveva  solamente  desiderato. 

Giuliano,  gonfaloniere  del  senato  e  popolo  romano 
e  marchese  di  Civitanova,  morì  nel  1565  dopo  aver 
portato  il  patrimonio  al  più  alto  grado  e  lasciando 
dalla  moglie  Giulia  Colonna  un  sol  figlio  Giangiorgio, 
dal  quale  e  da  Cleria  Farnese  (2)  nacque  Giuliano  II, 
che  il  31  luglio  1585  da  Sisto  V  fu  creato  duca  di 
Civitanova  e  marchese  di  Civita  Lavinia. 

Giangiorgio  il  30  aprile  1567  incaricò  Alessandro 
de'  x\lessandris,  dottore  nell'una  e  l'altra  legge,  e 
Cesare  de'  Liberi,  notaio  di  Civita  Lavinia,  di  redigere 
un  nuovo  statuto  (3)  che  approvò  in  Roma  il  24  de- 
cembre  dello  stesso  anno. 

(i)  Albanese  cit.,  al  n.  25  del  Sommario. 

(2)  Cleria  Farnese  figlia  naturale  del  card.  Alessandro  e 
cognata  della  celebre  Maria  Mancini,  che  parla  molto  di  lei 
nelle  sue  memorie  manoscritte  (cf.  Litta,  fam.  Cesarini  di 
Roma),  passò  in  seconde  nozze  con  Marco  Pio  di  Sassuolo.  Fu 
la  più  bella  donna  dei  suoi  tempi,  per  cui  il  cardinale  suo  padre 
soleva  dire  di  aver  fatto  tre  cose  inarrivabili  :  il  palazzo  Farnese, 
la  chiesa  del  Gesù  e  la  sua  Cleria.  Morì  Tu  settembre  16 13. 

(3)  Lo  statuto  si  compone  di  quattro  libri.  Nel  primo,  di 
ventuno  rubriche,  si  tratta  del  governo  del  paese  ;  nel  secondo, 
di  trentadue  rubriche,  si  regolano  i  giudizi  ;  nel  terzo  di  ventitre 
rubriche,  le  cause  criminali  e  nel  quarto,  di  diciotto  rubriche, 
il  risarcimento  dei  danni  specialmente  campestri.  È  un  codicetto 
membranaceo  (della  misura  di  mm.  207  X  148),  scritto  sulla  fine 
dell'anno  1567  per  uso  del  comune.  La  scrittura  è  bella  ed  ac- 
curata: le  lettere  regolari,  di  corsiva  italiana,  meno  la  z  che  per 
avere  il  punto  in  forma  di  virgola,  rannodantesi  alla  metà  del- 
l'asta, a  prima  vista  si  potrebbe  scambiare    per  una    e.  Le   ab- 


2  2  8  A.   G aiteti 


Lo  stemma  già  vi  era  e  si  può  dedurre  dal  bollo 
a  secco  dei  «?  Consoli  del  pascolare  »  (i).  Consisteva 
in  una  colonna  sormontata  da  una  corona  e  fiancheg- 
giata da  due  stelle  a  sei  pizzi,  ove  l'allusione  alla  casa 
Colonna,  per  tanto  tempo  signora  di  Civita  Lavinia, 
è  evidente  (fìg.  7). 

Più  tardi,  credo  durante  i  moti  repubblicani  di 
Francia,  si  appoggiò  alla  colonna,  che  venne  spezzata, 
una  figura  muliebre,  con  lo  scettro  nella  mano  destra. 
Mancando   essa    degli    accessori  propri   della   Giunone 

breviazioni  non  troppo  frequenti  son  tutte  correttamente  poste. 
Lo  compongono  trentaquattro  fogli  dei  quali  ventisei  contengono 
i  quattro  libri  dello  statuto,  sei  sono  in  bianco  e  gli  ultimi  due 
riportano  gli  indici  dei  paragrafi.  Mediocre  è  la  conservazione  e 
i  caratteri,  tutti  neri,  sono  sbiaditi;  anzi  in  qualche  punto  si  leg- 
gono solo  in  grazia  dell'azione  intaccante  che  l'inchiostro  ha 
esercitata  sulla  membrana.  La  mancanza  della  fodera,  che  appa- 
risce evidentemente  tagliata  da  qualche  volgare  speculatore,  fa 
credere  che  la  rilegatura  dovesse  essere  di  una  certa  eleganza. 
Il  sigillo  di  Giangiorgio  Cesarini,  in  forma  oblunga,  rilevato  a 
secco  e  sorretto  dal  filo  di  chiusura,  è  ancora  a  posto.  Non 
manca  qua  e  là  qualche  sporadico  e  brutto  tentativo  di  ravviva- 
mento della  scrittura. 

(i)  I  consoli  del  pascolare,  coadiuvati  dai  consiliari,  presie- 
devano la  maestranza  dei  boattieri,  cioè  la  confederazione  di 
<:oloro  che  avendo  bovi  aratori  erano  obbligati  a  seminare  i 
quarti  del  territorio,  concessi  espressamente  dal  principe  anno 
per  anno.  Esisteva  già  sulla  fine  del  sec.  xvi,  e  come  tutte  le 
altre  corporazioni  deve  aver  cessato  in  seguito  ai  moti  rivolu- 
zionari del  sec.  xviii.  Aveva  il  suo  sigillo  e  quello  pervenuto 
a  noi  (cf.  figura  n.  7),  oggi  conservato  nella  collezione  di  Vin- 
cenzo Seratrice,  è  del  sec.  xvii,  in  ottone.  Il  campo,  spaccato, 
nella  metà  superiore  porta  lo  stemma  della  comunità;  nell'infe- 
riore il  toro,  emblema  della  confederazione.  Tutto  intorno  gira  la 
leggenda:  consoli  pascolare  d(?)  civita  Lavinia.  Non  vi  sono 
dati  per  stabilire  in  che  anno  fosse  sorta.  In  Roma  la  maestranza 
dei  mercanti  e  agricoltori  fu  riconosciuta  dal  131 7  («  ars  bobacte- 
riorum  »)  ed  era  presieduta  da  quattro  consoli  e  dodici  consilieri. 
(Cf.  G.  Gatti,  Bibliot.  dell'accada  storico-giuridica,  voi.  II,  1887). 


//  castello  di  Civita  Lavinia  229 

Lanuvina,  non  si  può  credere  che  rappresenti  questa 
dea,  come  qualcuno  ha  creduto  :  anzi  sembra  più  veri- 
simile, da  quanto  è  stato  detto  sul  principio,  che  con 
essa  siasi  voluto  rappresentare  la  regina  Lavinia,  a 
quel  tempo  erroneamente  ritenuta  come  causa  della 
fondazione  di  Lanuvio.  Durante  il  se- 
colo XVIII  il  detto  stemma  fu  posto  sul 
campo  azzurro  degli  Sforza- Cesarini, 
marchesi  di  Civita  Lavinia,  ed  in  tal 
modo  ebbe  origine  il  vessillo  comunale. 
Dallo  statuto,  che  ricorda  evidente- 
mente disposizioni  anteriori,  si  sa  che 
a  capo  del  paese,  come  nel  secolo  pre- 

■,,/>..  M-  •  -1  1       Fig.  7.  Bollo  dei  «  Con- 

cedente  (i)   vi   era  il   vicario,   il   quale      ,,h  dei  Pascolare  ». 
durava  in  carica  sei  mesi,  e  alle  volte 
di   più   a  beneplacito  del  sig.  marchese  del  tempo,  da 
cui  veniva  eletto  anche  giudice  ordinario  (2). 

Aveva  a  sua  disposizione  il  mandataro,  scelto  dai 
massari,  i  quali  ogni  anno  dovevano  pure  stabilite  un 
corriere,  per  recapitare  la  corrispondenza  della  curia  (3), 
e  il  camerlengo,  che  esercitava  l'ufficio  di  segretario, 
ricevitore,  cassiere  ed  archivista  della  comunità  (4).  I 
massari  in  numero  di  quattro,  eletti  ogni  anno  dal 
sig.  marchese  tra  otto  individui  presentati  dai  massari 
uscenti,  governavano  l'amministrazione  comunale  :  ma 
le  loro  deliberazioni  non  avevano  valore  se  fosse  man- 
cato l'intervento  della  maggior  parte  dei  cittadini,  con- 
vocati a  suono  di  campana  (5). 

(i)  Cf.  documenti  xv-xix  e  xxni. 

(2)  «  Statuta  castri  Civitae  Laviniae  composita  ex  commis- 
«  sione  illustr.  domini  et  patroni  Ioannis  Georgii  Caesarini,  lib.  I, 
«  de  electione  vicarii  ». 

(3)  Ibidem,  1.  I,  r.a  xi. 

(4)  Ibidem,  1.  I,  r.a  v. 

(5)  Ibidem,  1.   I,  r.a  iv. 


230  A.   G alieti 


L'  amministrazione  del  vicario,  come  quella  dei  mas- 
sari, era  sottoposta  ogni  anno  alla  revisione  di  due 
sindaci,  eletti  di  comune  accordo  dai  massari  e  dal 
camerlengo  ed  approvati  dal   sig.  marchese  (i). 

In  questa,  Bonifacio  Caetani,  dovendo  restaurare 
le  torri  guardacoste  sulla  spiaggia  di  S.  Felice  Circeo 
iscrisse  Civita  Lavinia  tra  i  paesi  contribuenti. 

Ma  la  comunità  e  i  cittadini  ricorsero  alla  Camera 
apostolica,  esponendo  come  essi  dipendevano  dai  Ce- 
sarini,  non  già  dai  Caetani  ;  e  che  del  resto  si  tro- 
vavano abbastanza  gravati,  dovendo  ad  ogni  even- 
tualità prestarsi  per  la  difesa,  non  che  di  Civita  Lavinia, 
di  Ardea.  Allora,  con  rescritto  della  Camera  apostolica 
in  data  26  novembre  1569  (2),  la  nostra  comunità  fu 
esentata  da  tale  contribuzione,  con  poca  pace,  sembra, 
del  Caetani;  poiché  il  29  aprile  1578  fu  necessario 
richiamare  nuovamente  in  vigore  il  rescritto  prece- 
dente (3). 

Ad  un'altra  disposizione  ancora  si  dovette  riap- 
pellare ai  tempi  di  Giangiorgio,  a  quella  cioè  relativa 
alla  dispensa  dalla  tassa  del  sale  e  fuocatico,  che  pare 
fosse  andata  anche  essa  in  dimenticanza  (4).  Giangiorgio 
si  occupò  del  restauro  delle  mura;  e  la  data  di  questo 
fatto  la  troviamo  nel  pilastro  destro  dell'occhialone, 
che  sta  rimpetto  alla  porta  Nettunese,  scolpita  in  cifre 
molto  trasandate:  IS77. 

La  serie  dei  signori  e  dei  marchesi  di  Civita  La- 
vinia, facenti  parte  dell'illustrissima  casa  Cesarini,  si 
vede  dal  seguente  schema  genealogico  : 

(i)  Ibidem,  1.  I,  r.a  xv  e  xvi. 

(2)  Cf.  documento  xxi. 

(3)  Ibidem,  in  nota. 

(4)  Cf.  documento  xii.  Gli  effetti  che  se  ne  speravano  non 
si  ottennero  affatto.  Cf.  Consigli  antichi,  tornata  del  9  gen- 
naio 1583. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


GIULIANO  CESARINI 
figlio  di  Giangiorgio  e  di  Marzia  Sforza,  dopo  la  morte  del  padre  (1532),  divenne 
l'erede  di  tutto  il  patrimonio  ed  è  la  figura  più  grande  di  questa  famiglia.  Come 
Gonfaloniere  del  popolo  romano,  nella  solenne  incoronazione  di  Carlo  V,  fatta 
in  Bologna  da  Clemente  VII,  comparve  anche  egli  con  l'insegne  del  suo  grado. 
Giulio  III  gli  accordò  perpetua  franchigia  dalle  tasse,  creandolo  governatore  di 
Orvieto  e  marchese  di  Civitanova  e  Monte  Corsaro  nella  Marca.  Ebbe  pure 
benemerenze  da  Carlo  V  e  da  Filippo.  Nel  1561  comperò  dai  Savelli  alcuni 
luoghi  dell'Abruzzo;  e  nel  1564  da  Marcantonio  Colonna  Civita  Lavinia  e  Ardea 
e  da  Fabrizio  de'  Massimi  Genzano.  Mori  nel  1565  e  non  l'anno  avanti,  come 
qualcuno  ha  voluto  credere. 

sp  :  Giulia  Colonna 

I 

GIANGIORGIO 

Istitutore  del  fidecommesso  mori  nel   1585. 

sp  :  Cleria  Farnese 

I 

GIULIANO  II 

Sisto  V  il  31  luglio  1585,  a  favore  di  questi  eresse  in  ducato  Civitanova 

e  in  marchesato  Civita  Lavinia.  Morì  nel  1613,  14  gennaio. 

sp  :  Livia  Orsini. 


Virginio  Alessandro-card. 
I 
Letterato,  poeta,  ora- 
tore, versatissimo  in 
molte  discipline,  pa- 
ragonato a  Pico  della 
Mirandola.  Amico  di 
Federico  Cesi,  fu  uno 
dei  grandi  luminari 
dell'  acc.  dei  Lincei. 
Morì  di  30  anni  nel 
1624.  Galileo  gli  de- 
dicò il  Saggiatore . 


I 
M.a  Alessandra 


I 
GIANGIORGIO  II 

I 
Nell'albero  genealogico  sa- 
rebbe III.  In  occasione  del 
suo  matrimonio  nel  1616  Ci- 
vita Lavinia  con  Genzano  ed 
Ardea  gli  offrirono  una  let- 
tiga del  valore  di  scudi  200. 
Morì  nel  1649  il  23  aprile. 
sp:  Cornelia  Caetani. 


I 
Ferdinando 


I 
Pietro 


GIULIANO  III 
Essendogli    premorti    i    due 
figli     maschi,     istituì     erede 
universale  il  fratello  Filippo. 
Morì  nel  1665. 

sp  :  Margherita  Savelli. 


I 
FILIPPO 
Avendo  ereditata  la  pri- 
mogenitura, aveva  pure 
chiesta  la  carica  di  Gon- 
faloniere. Ma  essendo 
stato  chierico  di  Camera, 
Alessandro  VII  l'osta- 
colò :  e  solo  da  Clemente 
IX  il  23  maggio  1668  ot- 
tenne quanto  desiderava. 
Mori  a  Roma  il  9  feb- 
braio 1685. 


I  I  I  I  I  I  I  II 

Cleria      Anna     Camilla     Cornelia      LIVIA    Alessandro    Giangiorgio    M.a  Felice   Giulia 

t  1712  t  1646  t  1653  monaca        monaca 

sp  :   Federico  Sforza 
cadetto  di  Paolo  marchese  di  Proceno 


sp:  Filippo  Colonna 
principe    di    Sonnino, 


Se  Giang-iorgio    li   (i)    abbellì    Genzano    con    una 
splendida    villa,     anche    in    Civita    Lavinia     cercò     di 


(i)  Giangiorgio  Cesarini,  II  riguardo  al  nostro  assunto,  ma 
III  nell'ordine  genealogico.  Durante  il  suo  marchesato  la  co- 
munità ricevette  dal  card,  camerlengo  un'  ordinanza  di  pagare 
per  tre  anni  nove  scudi,  come  contributo  al  mantenimento  delle 


232  A.   G alieti 


apportare  benefici  e,  primo  tra  tutti,  fornì  d'acqua 
l'interno  del  paese.  Inoltre  curò  la  benefica  istituzione 
di  un  monte  frumentario,  oggi  estinto,  che  alcuni  pre- 
tendono, non  so  in  base  a  quali  documenti,  esistesse 
fin  dal  decimo  quinto  secolo.  A  norma  degli  statuti, 
che  furono  approvati  nell'  anno  1621  dal  cardinale 
Alessandro  Peretti,  vescovo  di  Albano  e  dei  quali 
non  si  conservano  più  tracce,  ne  reggevano  1'  ammini- 
strazione alcuni  dei  principali  possidenti  del  paese,  scelti 
dai  massari  responsabili  anche  costoro  «  in  solidum  » 
con  quelli  del  retto  andamento  dell'istituzione  (i). 

Del  resto  al  migliore  assetto  delle  fontane  attese 
il  principe  Filippo  Cesarini.  Il  munifico  signore  a  tal 
fine  mise  a  disposizione  della  comunità  i  due  belli 
sarcofagi  di  marmo,  rinvenuti  nella  sua  proprietà  detta 
la  «  Villa  »,  e  dei  quali  uno  è  tutt'ora  «  in  situ  » 
nella  piazza  di  S.  Maria  Maggiore  (2).  Per  il  detto 
lavoro  il  principe  si  valse  dell'  opera  di  un  discepolo 
del  Bernini,  il  cav.  Carlo  Fontana,  a  cui  pure  dobbiamo 
attribuire  il  disegno  e  la  costruzione  della  fontana 
«  degli  Scogli  »  (1675),  fino  ad  oggi  arbitrariamente 
attribuita    a  Gian    Lorenzo   Bernini  (3).    Questa    imita 

truppe  mercenarie  corse,  chiamate  a  presidiare  Roma  (1628). 
Cf.  Liber  consiliorum,  voi.  II,  e.  206. 

(i)  Prosperò  fino  al  1830,  poi  decadde  e  visse  d'espedienti 
fino  al  1877,  quando  con  decreto  reale  del  13  decembre  fu  sop- 
presso, e  il  capitale,  accertato  per  scudi  millenovecentoventisei  e 
cm.  ottantacinque  andò  a  beneficio  della  locale  Congregazione  di 
Carità. 

(2)  È  il  sarcofago  del  iii  secolo  che  si  trova  avanti  la  Col- 
legiata. L'altro  fu  posto  nella  fontanina  di  piazza  del  Commercio 
donde  venne  rimosso  vari  anni  a  dietro.  Era  ornato  di  bucrani, 
maschere  e  festoni,  ora  a  frammenti  si  trova  gettato  nel  magaz- 
zino comunale.  Cf.  Liber  cons.,  voi.  V,  e.   195. 

(3)  Tanto  F.  Baldinucci  {Vita  di  L.  Bernini^  Firenze,  1682), 
quanto  S.  Fraschetti  {Il  Bernini,  Milano,  1900)  non  fanno  alcuna 
menzione  della  fontana  in  discorso,  negli  indici  cronologici  delle 


//  castello  di  Civita  Lavinia  233 


l'ingresso  d'un  antro,  a  scogliera  di  peperino  locale  va- 
gamente disposta  in  una  sola  facciata,  dalla  quale  si 
rovesciano  dieci  getti  d'acqua  nella  capace  tazza  semi- 
circolare. Al  quarto  ed  al  penultimo  getto  a  destra 
bevevano  due  serpenti  oggi  frammentari,  e  dietro  la 
scogliera  si  dilungava  il  lavatoio,  unito  alla  fontana 
in  un  solo  intendimento  d' arte  ;  poiché  l' arco  della 
scogliera  incorniciava  quel  fantastico  sfondo,  animato 
dai  ritmici  movimenti  delle  donne  intente  alla  lavanda 
dei  panni.  Il  lavatoio  fu  abbandonato  1'  anno  scorso  con 
grave  danno  della  bellezza  della  fontana. 

Il  12  gennaio  1620  da  Giovanni  Battista  e  da 
una  tale  Angela  aveva  veduto  la  luce  in  Civita  Lavinia 
Bernardino  lacomini  (i),  il  quale,  da  quanto  racconta 
il  Ricchi,  si  segnalò  per  il  gran  valore  dimostrato  du- 
rante la  guerra,  accesasi  nel  Viterbese  tra  Urbano  Vili 
e  il  duca  di  Parma,  militandovi  come  capitano  in  età 
di  ventitre  anni  circa  (2).  Lo  stesso  Ricchi  asserisce 
come  fosse  morto  gloriosamente  nel  campo  di  battaglia  ; 

opere  di  G.  L,  Bernini  ;  mentre  non  dimenticano  il  palazzo 
pontificio  e  la  chiesa  di  Castel  Gandolfo,  né  la  chiesa  di  Ariccia. 
Nell'archivio  comunale  abbiamo  scarse  notizie  al  riguardo,  ma 
sufficienti  a  far  luce  in  tale  questione,  poiché  dal  rendiconto 
del  consiglio  del  21  gennaio  1675  (Lib.  cit.,  V,  e.  192)  si  deduce 
che  il  principe  si  valse  dell'opera  del  Fontana  per  sistemare 
l'acquedotto  e  le  fontane,  come  pure  per  i  restauri  della  Col- 
legiata. Del  resto  la  paternità  del  Bernini  per  la  Fontana  degli 
scogli,  fu  riconosciuta  molto  tardi.  Cf.  Libar  cons.,  X,  e.  91, 
tornata  del  23  febbraio  1777  e  A.  Galieti  in  Giornale  d'Italia 
del  19  febbraio  1907,  n,  50. 

(i)  Arch.  parr.,  Liber  II  baptizatorum,  e.  11:  «  Die  12  ge- 
«  nuarij  1620.  Bernardinus  filius  Ioannis  Battiste  lacomini  huius 
«  parochiae  et  Angelae  coniugis:  fuit  baptizatus  a  me  infras- 
«  cripto  archipresbitero;  patrini  fuerunt  Giulius  et  Livia  de  Bian- 
«  chinis  huius  parochiae.  Ita.  Ego  Salani  archipresbiter  ». 

(2)  A.  RICCf^I,  Teatro  degli  uomini  illustri,  Roma,  1721, 
p.   150. 


234 


A.   Galle  ti 


invece  dagli  obituari  parrocchiali  risulta  che  morì  nel 
paese  il  17  novembre  1655  per  un  terribile  male  di 
gola  (i). 

Qualche  anno  dopo,  cioè  il  17  marzo  1664,  vi 
nasceva  pure  Silvio  Stampiglia,  valente  poeta  cesareo 
dei  suoi  tempi  e  lodato  compositore  di  melodrammi  (2). 
Costui  passò  gran  parte  della  vita  addetto  ai  teatri 
nelle  corti  di  Vienna,  Napoli  e  Firenze;  né  si  può 
tacere  che  fu  tra  i  fondatori  dell'Arcadia  alla  quale 
appartenne  col  nome  accademico  di  Palemone  Licu- 
rio.  Morì  a  Napoli  il  26  gennaio   1725. 

Con  il  decesso  di  Giuliano  Cesarini  nel  1665,  senza 
figli  maschi,  Filippo  suo  fratello,  per  secondare  la 
volontà  dei  parenti,  abbandonò  la  prelatura  e  il  cleri- 
cato  di  camera  quand'era  per  conseguire  il  cappello 
cardinalizio.  Passato  allo  stato  laicale,  non  potè  però 
ottemperare  alla  condizione  di  ammogliarsi,  essendo 
stato  riconosciuto  impotente  ad  abbracciare  lo  stato 
coniugale.  Filippo  attese  ai  restauri  della  chiesa  col- 
legiata, che  minacciava  rovina.  Se  l'arte  vi  abbia 
vscapitato  è  facile  immaginarlo.  Comunque  sia,  i  lavori 
eseguiti  su  disegno  con  1' assistenza  dell' architetto  cav. 

(i)  Arch.  parr.,  Obituario  n.  II,  e.  80  :  «  A  di  17  novembre 
«  1655,  morse  il  sig.  Bernardino  lacomino  in  età  di  trentacinque 
«  anni  in  circa,  doppo  haver  ricevuto  li  santiss.  Sacramenti  della 
«penitenza,  et  estrema  untione,  non  essendosi  potuto  comuni- 
«  care  per  la  qualità  del  male  e  fu  sepellito  nella  sepoltura 
«  avanti  l'altare  di  s.  Carlo  della  chiesa  collegiata  di  Santa 
«  Maria  ». 

(2)  V.  A.  Galieti,  1.  e,  p.  218,  nota  2  :  Gli  Stampiglia 
vennero  da  Roma  verso  il  1640  allorché  tolsero  in  affitto  le 
terre  del  marchesato  di  Civita  Lavinia,  ove  abitarono  la  casa 
posta  a  via  Stampiglia,  n.  56.  Sebbene  romana,  la  madre  di 
Silvio  aveva  parenti  nel  paese  tra  la  famiglia  lacomini  ricordata 
di  sopra,  essendo  suo  zio,  Rocco  lacomini,  gentiluomo  del  gran 
contestabile  di  Roma  Lorenzo  Onofrio  Colonna. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  235 


C.  Fontana  (i),  cominciarono  fin  dall'aprile  dell'anno 
1674  e  terminarono  nell'aprile  dell'anno  1Ó77  (2).  L'av- 
venimento è  ricordato  dalla  iscrizione,  in  lettere  capi- 
tali che  si  legge  nella  facciata  esterna  della  chiesa: 

PHILIPPVS  .  DVX  .  CESARINVS 

ANNO  .  TVBTLEI 

MDCLXXV 

Per  onorare  il  santo  onomastico,  il  Cesarini  dedicò 
a  s  Filippo  Neri,  il  popolare  santo  Romano,  la  cap- 
pella, che  era  già  sacra  a  s.  Antonio  di  Padova,  e 
quivi  ancora  volle  essere  sepolto,  come  avvenne  1'  1 1 
febbraio  1685  quando,  dopo  i  solenni  funerali  cele- 
brati a  Roma,  il  suo  corpo  fu  trasportato  a  Civita 
Lavinia  (3). 

Però  la  consacrazione  della  chiesa  collegiata  rimessa 
a  nuovo  fu  fatta  con  grande  pompa  e  solennità  il 
25  luglio  17Ò8  e  di  tal  fatto  una  memoria  locale 
l'abbiamo  nella  seguente  nota  desunta  dagli  obituarii 
parrocchiali  (4)  : 

«  Deo  optimo  maximo.  Die  vigesima  quinta  iulii.  Anno  Do- 
«  mini  millesimo  septingentesimo  sexagesimo  octavo,  venerabilis 

(i)  Cf.  p.  232,  nota  3. 

{2)  Negli  obituari  parrocchiali  il  25  aprile  1674  cominciano 
ad  apparire  le  prime  sepolture  nell'oratorio  della  Concezione, 
continuate  ininterrottamente  fino  al  13  aprile  1677,  dimostran- 
doci che  durante  questo  tempo  nella  Collegiata  non  si  poteva 
più  seppellire  per  ragione  dei  restauri. 

(3)  Obituario  n.  Ili,  e.  5.  «  Die  ix  februarii  16S5.  Obiit  Romae 
«  excellentissimus  d.  Philippus  dux  Caesarinus  ;  eius  corpus  die 
«  XI  decembri  translatum  fuit  Civitae  Laviniae  et  coUocatum  fuit 
«  in  sacello  Sancti  Philippi  Nerij,  existens  in  collegiata  ecclesia 
«  Sanctae  Mariae  Majoris  eiusdem  loci  »  La  pietra  sepolcrale 
fu  stoltamente  rimossa  con  altre  insignificanti  circa  dieci  anni 
or  sono  (nel  1900),  allorquando  si  rifece  il  pavimento  alla  Col- 
legiata e  si  ornò  la  chiesa  con  pitture  del  Cisterna. 

(4)  Obituario  n.  V,  e.  43. 


236  A.   G alieti 


«  ecclesiae  collegiatae  Sancte  Mariae  Majorìs  Civitatis  Laviniae 
«  multo  affluente  populo  ex  finitimis  oppidis  et  civitatibus,  imo 
«  et  assistente  reverendissimo  d.  vicario  generali  Albanensi 
«  nempe  archidiacono  Augustine  Pezzi  ab  illustrissimo  et  re- 
«  verendissimo  domino  Joanne  Baptista  lacobini  de  Cynthiano, 
«  episcopo  Verulano,  cum  eminentissimi  et  reverendissimi  Fa- 
«  britii  Serbelloni  S.  R.  E.  card,  et  episc.  Albanensis  licentia 
«  dedicatio  peracta  est.  In  fidem  etc.  Ita  est.  Fidelis  Alberti 
«  praelaudatae  ven.  ecclesiae  collegiatae  archipresbyter  ». 

Alla  munificenza  di  Filippo  Cesarini  si  deve  il  bel 
quadro  murale  di  grande  formato  (3.75  X  2.35)  rap- 
presentante la  deposizione  dalla  croce  di  s.  Filippo 
apostolo.  Si  trova  in  «  cornu  evangelii  »  dell'altare 
maggiore  e  per  la  giustezza  delle  proporzioni,  la  na- 
turalezza e  la  convenienza  degli  atteggiamenti,  rivela 
una  tecnica  perfetta.  In  vero  presenta  t.anti  punti  di 
contatto,  nelle  movenze  e  nei  particolari,  con  l'ultima 
comunione  di  s.  Girolamo,  capolavoro  di  Domenico 
Zampieri,  che  molti  hanno  voluto  riferire  al  pennello 
di  questi,  invece  che  a  quello  di  qualcuno  della  scuola 
bolognese,  come  sembra  più  verisimile. 

Filippo,  per  provvedere  alla  successione,  nel  167 1 
aveva  maritato  la  sua  nepote  Cleria  al  principe  di 
Sennino,  Filippo  Colonna,  ostacolando  seriamente  il 
matrimonio  di  Livia,  sorella  primogenita  di  Cleria. 
Ma  dell'  avvenenza  di  Federico  ^Sforza,  cadetto  di 
d.  Paolo  marchese  di  Proceno,  si  forte  fu  presa  Livia 
che  ben  presto  promise  la  sua  mano.  Né  i  clamori  di 
Roma,  né  le  minacce  del  cognato  Colonna  (i)  favorito 
in  ciò  anche  da  Luigi  XIV,  bastarono  a    rattenere  le 

(i)  In  realtà  si  disse,  vero  o  no,  che  il  prelato  superiore 
del  convento  ove  era  rinchiusa  Livia,  fu  di  notte  tempo  gra- 
vemente ferito  di  pugnale  per  opera  dei  Colonna,  i  quali  a 
malincuore  vedendo  levarsi  il  grosso  patrimonio  recato  loro  da 
Cleria,  credevano  che  Livia  ad  insinuazione  dello  stesso  prelato 
avesse  abbandonato  il  velo. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  237 

sue  inclinazioni.  Interpellata  la  S.  Rota,  questa  in 
favore  di  lei  decise  che  l'oblazione,  fatta  nel  1664  nel 
monastero  della  Madonna  dei  sette  dolori,  non  sarebbe 
stata  d'impedimento  al  matrimonio,  celebrato  di  fatto 
nell'anno  1673.  Quindi  Livia  mosse  lite  alla  sorella,  e 
nell'anno  1709  fu  reintegrata  del  tutto  nei  suoi  pos- 
sessi. Con  il  detto  matrimonio  ebbe  origine  la  famiglia 
Sforza-Cesarini  nella  quale  si  spensero  anche  le  famiglie 
Savelli,  Peretti,  Cabrerà  e  Bodavilla  (i).  L'annesso  al- 
bero genealogico  mostra  la  successione  al  marchesato 
di  Civita  Lavinia  fino  ai  nostri  giorni.  Da  esso  appa- 
risce che  la  famiglia  Sforza-Cesarini  di  fatto  termina 
con    Salvatore,    morto    il    19    maggio   1832,    poiché    il 

(i)  Bernardino  Savelli  di  Paolo,  Vii  febbraio  1628  divenne 
marito  di  Felice  Peretti,  per  mezzo  della  quale  ereditò  il  patri- 
monio della  casa  di  Sisto  V.  Da  costei  ebbe  Paolo,  Giulio  e 
Margherita.  Paolo  rinunciata  la  primogenitura  abbracciò  lo  stato 
ecclesiastico  e  divenne  cardinale,  ultimo  di  casa  Savelli  ;  Mar- 
gherita si  congiunse  col  duca  Giuliano  III  Cesarini,  e  Giulio 
rimase  l'erede  universale.  Questi  si  unì  in  prime  nozze  con 
Caterina  Aldobrandini,  la  quale  gli  procreò  un  figlio,  Bernar- 
dino, premorto  al  padre;  in  seconde  nozze  con  Caterina  Giu- 
stiniani, ma  sterilmente.  Giulio  nel  1683,  ereditò  anche  il  ma- 
giorascato  Cincione,  Cabrea  e  Bodavilla  ;  però  restato  senza 
eredi,  elesse  la  sua  nepote  Livia  Cesarini,  che  già  aveva  sposato 
Federico  Sforza,  e"  dopo  la  di  lei  morte,  Giangiorgio  Sforza 
Cesarini,  secondo  genito  di  Federico.  Però  la  cosa  non  andò 
senza  ostacoli  e  solo  nel  1729,  con  tutto  lo  strepito  forense,  fu 
decisa  la  volontà  di  Giulio  Savelli.  Nel  1750  si  ripresero  le  liti 
e  la  vittoria  arrise  a  Filippo  Sforza  Cesarini,  allora  capo  di 
famiglia,  avendo  il  Tribunale  dichiarato  compatibile  il  maggio- 
rascato Cincione  con  la  primogenitura  Cesarini.  Più  tardi  Sisto 
Sforza  intentò  lite  contro  il  duca  Gaetano  con  il  seguente  tem?  : 
il  magiorascato  e  primogenitura  erano  compatibili  nella  stessa 
famiglia  ma  non  nello  stesso  soggetto.  Sisto  fu  favorito  e  in 
forza  di  tale  sentenza  andò  in  possesso  della  contea  di  Celano 
e  baronia  di  Piscina,  dando  principio  con  questo  appannaggio 
alla  nuova  linea  dei  duchi  Sforza-Cabrea-Bodavilla. 


2  3*S  u-7.    G alieti 


collaterale  Lorenzo  Filippo  Alontani,  suo  fratello  ute- 
rino in  forza  di  una  sentenza  della  sacra  Rota,  era 
nato  dal  maresciallo  russo  Carlo  Marchall  neil'a.  1807, 
quando  la  comune  madre  Geltrude  Conti  già  da  sei  anni 
viveva  separata  dal  marito  Francesco  Sforza-Cesarini. 

FEDERICO  SFORZA-CESARINI 
Degno  nepote  di  Federico  Cesi  fece  parte  dell'accademia  degli  Umoristi,  di  cui  fu 
l'ultimo  principe,  e  dell'Arcadia,  ove  venne  ricevuto  col  nome  accademico  di 
Miseno  Ladoneceo.  Nacque  a  Caprarola  il  14  ottobre  1655  e  i  partigiani  dei 
Colonna  riuscirono  a  mandarlo  presso  Montecuccoli  tra  le  truppe  imperiali,  ove 
s'acquistò  l'insegne  della  chiave  d'oro.  Nel  1687  da  Carlo  III  di  Napoli  fu  desti- 
nato ad  offrire  la  chinea  al  papa.  Federico,  dopo  il  matrimonio  con  Livia,  as- 
sunse il  cognome  Cesarini  e  fissò  dimora  in  Roma.  Il  17  marzo  1695  ricomperò 
il  ducato  di  Segni  che  il  duca  Mario  suo  zio,  quello  stesso  che  aveva  venduto 
parte  della  sovranità  di  S.  Fiora  al  granduca  di  Toscana,  aveva  alienato  nel  1639. 
Morì  a  Roma  il  io  agosto  1712:  ma  il  suo  corpo,  trasportato  a  Ganzano,  fu  sepolto 
nella  chiesa  dei  Cappuccini. 

sp  :  Livia  Cesarini 
\ 

I  III 

GiANGiORGio  (i)  GAETANO  seniore      Olimpia       Cornelia 

1678  f  1719  Nobile  venturiero  nel   1702  servì 

I  la  Spagna  e  fu  creato  da  Filippo 

Francesco  V  grande  di  Spagna.    Portò,   \  i- 

naturale  vente  il  padre,   il   titolo  di   duca 

di  Segni.   Mori  nel  1727  e  fu  se- 
polto a  Genzano. 

sp  :  Vittoria  Conti 
I 

I  .1  II 

AscANio  SFORZA  GIUSEPPE       Margherita  (2)      Renata 

(i)  Giangiorgio  Cesarini  fratello  di  Gaetano  seniore  s'inna- 
morò perdutamente  di  Faustina,  figlia  del  pittore  Carlo  Maratta, 
la  quale  non  meno  che  per  poesia  fu  celebre  per  straordinaria 
bellezza,  tanto  che  molti  desideravano  di  possederla.  Quindi  il 
29  maggio  1703  mentre  Faustina  con  la  madre  e  alcuni  servi 
se  ne  andava  in  via  delle  Quattro  Fontane,  per  udir  messa, 
s'intese  afferrare  da  uno  sgherro,  che  la  voleva  condurre  presso 
un  cocchio.  Fatta  violenza,  si  liberò  da  quella  stretta,  cercando 
rifugio  nella  porteria  di  S.  Antonio  dei  Carmelitani.  Allora 
Giangiorgio  scese  dal  cocchio  e  imbrandita  una  spada  ferì  la 
madre  al  braccio  e  Faustina  nella  fronte  da  rimanerne  segnata 
per  tutta  la  vita.  Quindi  andò  nelle  Fiandre,  donde  passato  nella 
Spagna  vi  guerreggiò  con  molto  valore.  Clemente  Xlesasperato 
contro  Giangiorgio  mise  una  taglia  di  seimila  scudi  per  chi 
l'avesse  preso  vivo  e  di  quattromila  se  l'avessero  preso  morto. 
Ma  Faustina  andata  in  sposa  al  poeta  Zappi  rimise  ogni  pena  e 
così  Giangiorgio  potè  venire  in  Roma,  quantunque  subito  facesse 
ritorno  in  Spagna  ove  morì  nel  171 9. 

(2)  Margherita  morì  a  trentasei  anni  1' 11  ottobre  1740. 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


239 


SFORZA  GIUSEPPE 
Nato  nel  1705,  venne  fregiato  dal  re  di 
Spagna  dell'ordine  del  Toson  d'oro  e  dal 
re  di  Napoli  di  quello  della  chiave  d'oro; 
nel  1741  da  Filippo  V  ebbe  in  perpetuo 
il  grandato  di  Spagna  di  prima  classe, 
già  stato  dei  Savelii.  Morì  nel  1744  e, 
trasportato  a  S.  Fiora,  il  suo  cadavere 
fu  sepolto  nella  chiesa  delle  monache 
Cappuccine.  La  figlia  Livia  fu  tenuta  a 
battesimo  per  procura  dal  re  e  dalla 
regina  di  Spagna. 

sp  :  Maria  Giustiniani 
I 


Vittoria      Ca.milla      Livia       GAETANO  giuniore 


Federico       Guido 


I  I 

FILIPPO      Sisto 
1727  t  1764 
sp  :  Anna  Colonna  Barberini 

I 
GIUSEPPE-MICHELANGELO 

1750  t  -52 


come    cadetto   aveva    atteso  alla 

vita  ecclesiastica,  divenendo  nel 

1750    protonotario    apostolico    e 

referendario  di  segnatura  ;  nel 
1756  vicario  della  collegiata  di  S.  Maria  in  via  Lata  ;  nel  1759  ponente  di  Con- 
sulta e  nel  1763  commi.ssario  a  Perugia.  Succeduto  al  fratello,  Clemente  XIII  nel 
1766  lo  elesse  capitano  della  guardia  dei  cavalleggeri  ;  mentre  Ferdinando  di 
Parma  lo  creava  suo  gentiluomo  di  camera  e  nel  1769  anche  maggior  maggior- 
domo dell'arciduchessa  Amalia,  cariche  lasciate  nel  1770  per  rimpatriare.  Il  suo 
primo  matrimonio  fu  sterile.  Morì  nel  1776. 

sp  :  i."  Teresa  Caracciolo 
2."  Marianna  Caetani. 
\ 

I  I  I        .  I  II 

Giuseppe  Ferdinando  FRANCESCO        Maria  Teresa  Anna 

Nacque  il  20  luglio  1773  Essendo  stato  privato  dal  granduca  di  Toscana  Leopoldo 
di  alcuni  diritti  tanto  utili  che  onorifici  annessi  al  fondo  di  S.  Fiora,  per  i  primi 
ebbe  un  equivalente  indennizzo  in  rendita,  per  i  secondi  la  concessione  nel  1789 
del  priorato  di  S.  Miniato  e  dell'ordine  di  s.  Stefano  per  sé  e  discendenti  pri- 
mogeniti. Mori  il  16  febbraio  1816  e  fu  l'ultimo  marchese  di  Civita  Lavinia  con 
giurisdizione  completa. 

sp  :  Geltrude  Conti 
I 

I  I  I 

LORENZO  SALVATORE  Marianna 

Fratello    uterino    di    Salvatore,    essendo  1793  f  19  maggio  1832 

nato  da  Geltrude  Conti  e  dal  maresciallo  sp  :     Elisabetta     Cusani 

russo  Carlo    Marchall    nel    1807,  quando 

la  duchessa  era  da  sei  anni  separata  dal  marito.  Alla  morte  di  Salvatore  senza  discendenti,  pretese 
entrare  in  possesso  dei  beni  e  dei  titoli  del  fratello  e  la  S.  Rota,  emettendo  la  massima  che  il  figlio 
nato  sotto  il  tetto  coniugale  è  figlio  legittimo  dei  coniugi,  lo  dichiarava  atto  alla  successione  e  ad 
assumerne  il  nome  e  i  titoli.  In  base  a  questa  sentenza  il  pittore  Lorenzo  Filippo  Montani,  divenne 
il  duca  Lorenzo  Sforza -Cesarini.  Fu  senatore  del  regno  e  morì  a  Motta  Pinerolo  il   16  luglio  1866. 

sp  :  Carolina  Schirlev. 
I 


FRANCESCO  II 
Nato   nel  1835    fu   .senatore  del  regno    e    colonnello  di 
milizia  territoriale.  Morì  a  Roma  il  13  giugno  1899. 
sp  :  Vittoria  Colonna 


Bosio  Conte  di  S.  Fiora 
sp  :  Vincenza  Publicola  S.  Croce 


Guido       Sforza      Carolina 


l'.VIBERTO 


I 

LORENZO  II 

Senatore  del  regno,  vivente 

sp  :  Anna  Maria  Torlonia 


240 


A.   G alieti 


Dopo  il  restauro  della  chiesa,  la  comunità  stimò 
bene  di  rimettere  a  nuovo  il  campanile,  intorno  a  cui 
si  lavorò  negli  anni   1680,  81   e  82  (i). 

Per  le  linee  architettoniche  s' imitarono  in  massima 
i  campanili  del  Borromini  al  Circo  Agonale,  la  qual 
cosa  più  tardi,  fece  credere  che  anche  questo  di  Civita 
Lavinia  fosse  opera  dell'originale  architetto.  Nel  17 14 
ebbe  un  primo  restauro  per  causa  di  un  fulmine  che 
lo  aveva  danneggiato  (questo  fatto  s'è  più  volte  ri- 
petuto fino  all'anno  1870  recando  continui  e  sempre 
nuovi  guasti  al  campanile)  ;  in  ricordo  della  fondazione 
e  del  restauro  fu  posta  sull'arco  del  primo  piano  la 
seguente  iscrizione: 

D[eo]  o[ptimo]  M[aximo] 

COMVNITAS  .  CIVITATIS  .  LAVINIAE 

A   FVNDAMENTIS   EXTRVXIT 

ANNO  .  DNI  .  DDCLXXX 

A  FVLMINE  .  DEPRESSVM 

REPARA  VIT 

ANNO  .  DNI  .  MDCCXIV 

Giungiamo  così  alla  guerra  di  successione  d'Austria 
che  si  ripercosse  sinistramente  anche  in  Italia.  Gli 
Austriaci  non  essendo  potuti  penetrare  nel  regno  di 
Napoli  verso  l' Abruzzo,  piegarono  a  destra  per  far 
impeto  nel  regno  dalla  parte  di  Roma,  mentre  Spagnoli 
e  Napoletani  venivano  loro  incontro  fino  a  Velletri  (2). 

(i)  Cf.  Liber  cons.,  voi.  VI,  negli  anni  1680,  81  e  82  pas- 
sim, ove  sì  ricorda  che  fu  costruito  dal  maestro  Angelo  Telli. 

(2)  La  notte  dal  io  all'i i  agosto  1744  gli  Austriaci  sorpre- 
sero questa  città  e  ne  sbaragliarono  i  difensori  ;  il  re  Carlo  di 
Napoli  scampò  a  stento.  Però  raccozzate  le  sue  soldatesche, 
questi  il  15  alle  falde  del  monte  Artemisio,  poco  lungi  da  Vel- 
letri, rinnovò  la  battaglia  e  con  inaspettato  assalto  respinse  gli 
Austriaci  salvando  il  regno. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  241 

In  tali  frangenti  i  primi  così  lontani  dalla  patria,  per 
provvedere  ai  loro  bisogni,  angariavano  con  taglioni  i 
paesi  ove  si  accantonavano  ;  e  anche  il  comune  di 
Civita  Lavinia  fu  costretto,  a  viva  forza,  avendo  avuto 
pignorati  i  beni  propri  e  quelli  degli  abitanti,  a  pagare 
in  tre  volte  settecento  scudi. 

Ma  fatti  ben  più  luttuosi  si  preparavano  per  il 
paese  ai  tempi  della  repubblica  francese.  Risaputosi 
che  i  Romani,  stanchi  delle  prede  e  dei  taglieggia- 
menti delle  soldatesche  francesi,  si  erano  sollevati,  il 
26  febbraio  1798  anche  Civita  Lavinia,  Albano,  Vel- 
letri,  Genzano  e  Nemi  presero  le  armi.  In  questa 
occasione  trovavasi  nel  paese  il  comandante  della 
piazza  di  Velletri  Beronger  col  suo  segretario  Giovanni 
Theli,  i  quali,  insieme  col  sacerdote  Dionisio  Paglion- 
celli,  nativo  di  Velletri,  pare  che  fossero  stati  costretti 
a  fuggire  da  questa  città.  Costoro  adunque  vennero 
aggrediti  dai  sollevati,  e  nonostante  che  si  fossero 
dati  volontariamente  in  ostaggio  ai  nemici  nel  palazzo 
del  cittadino  Cesarini  (i),  da  poche  persone  malvagie 
e  sanguinarie,  venne  ucciso  il  francese  Giovanni  Theli 
e  ferito  il  sacerdote  Dionisio  Paglioncelli,  che  cessò  di 
vivere  il  giorno  seguente  (2).  Dai  lanuvini  si   celebra- 

(i)  Cf.  Liber  cons.,  n.  XI,  e.  104,  tornata  del  7  aprile  1798. 

(2)  Arch.  parroch.,  Obituario  n.  VI,  e.  63:  «  Anno  Domini 
«  millesimo  septingentesimo  nonagesimo  octavo  die  vigesima 
«  sexta  februarii.  Ioannes  Theri,  gallus,  anno  aetatis  suae  circa 
«  vigesimum  sextum,  mortali  percussus  vulnere,  gladio,  confestim 
«  mortuus  est.  Cuius  corpus  ad  hanc  delatum  ecclesiam  cum 
«  solemni  pompa,  nec  non  cum  integro  capitulo  comitatum  fuit 
«  et  in  virorum  sepulcrum  repositum  est.  In  quorum  etc.  Chri- 
«  stophorus  archipresbiter  Gismundus.  Anno  Domini  millesimo 
«  septingentesimo  nonagesimo  octavo  die  vigesima  septima  fe- 
«  bruarii.  Dionisius  sacerdos  Bagnoncelli  Velitranus,  gladio  morta- 
«  Jiter  percussus  externa  die,  annum  circa  quadragesimum  quin- 
«  tum  aetatis  suae,  ()mnil)us  ss.  Sacramentis  penitentiae,  eucha- 

Arcliivio  della  A'.  >>nrti-ta  rotuana  di  stona  patria.  \ol.  XWll.  l6 


242  A.   G alieti 


rono  esequie  solenni  alle  vittime  della  rivoluzione,  an- 
che per  ingraziarsi  i  Francesi  e  scongiurare  la  loro 
vendetta,  che  purtroppo  da  tale  manifestazione  fu  tut- 
t' altro  che  placata. 

Intanto  TS  marzo,  venne  proclamato  il  nuovo  stato 
di  cose  a  Civita  Lavinia  e  fattasi  l'elezione  dei  nuovi 
magistrati,  riuscirono  eletti  come  municipalisti  :  i  cit- 
tadini Odoardo  Auconi,  Gian  P^elice  Frezza  e  Astorio 
Stori;  come  giudice  civile  e  criminale  il  cittadino  Giu- 
seppe Antonio  Neri;  come  ministro  degli  affari  interni 
ed  esterni  il  cittadino  Clemente  Marianecci;  quale  se- 
gretario il  cittadino  Sigismondo  Lisi;  quale  capitano 
nazionale  il  cittadino  Clemente  Lisi  (i). 

Quindi  scesi  tutti  sulla  pubblica  piazza,  alla  presenza 
del  notaio  Sigismondo  Lisi  e  del  popolo  accorso,  tra 
voci  di  giubilo  e  di  viva  alla  religione,  alla  libertà, 
all'uguaglianza,  alla  nazione  e  alla  repubblica  francese, 
fu  piantato  T  albero  della  libertà,  sotto  il  quale  dal  no- 
taio, dopo  un'acconcia  allocuzione  di  circostanza,  si 
pubblicarono  i  nomi  dei  nuovi  magistrati,  che  essendo 
stati  di  soddisfazione  del  popolo,  al  grido  di  viva  alla 
libertà  rimasero  approvati. 

In  quanto  alla  circoscrizione  politico-amministrativa, 
Civita  Lavinia  con  altri  undici  comuni  (Genzano,  Nemi, 
Ariccia,  Castel  Gandolfo,  Grottaferrata,  Marino,  Rocca 
di  Papa,  Frascati,  Anzio  e  Nettuno)  fu  assegnata  al 
cantone  di  Albano,  compreso  alla  sua  volta  nel  dipar- 
timento del  Tevere,  che  aveva  per  capitale  Roma. 


«  ristiae,  extremae  unctionis  nec  non  papali  a  me  corroboratus 
«  beneditione,  ad  hanc  nostrani  delatus  ecclesiam  in  sacer- 
«  dotum  sepulchro  quiescit.  Sic  est.  Christophorus  archipresbiter 
«  Gismundus  ». 

(i)  Cf.  Liber  consil.,  n.  XI,  ce.  96  e  97,  tornata  dell' 8  mag- 
gio 1798. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  243 

Ma  dai  lieti  successi  delle  armi  repubblicane,  ne 
veniva  la  rivendicazione  del  Theli.  Inumana  fu  la 
riparazione  proposta  dai  Francesi,  poiché  a  tutti  i 
lanuvini  era  stato  ingiunto  di  espatriare,  lasciando  in 
abbandono  le  proprie  case  e  sostanze.  I  buoni  uffici 
di  Teresa  Dionigi,  vedova  del  duca  Aniello  Giordani, 
forse  resi  più  validi  dalla  leggiadra  avvenenza  di  lei 
e  dall'amicizia  che  la  famiglia  Dionigi  aveva  con  il 
letterato  e  colonnello  d'artiglieria  Paolo  Luigi  Courier, 
valsero  ad  allontanare  questo  atroce  castigo  dal  paese  ; 
ma  non  si  potè  fare  a  meno  di  espiarlo  in  parte  con 
una  contribuzione  di  tremila  pezzi  duri,  richiesta  dai 
Francesi  per  provvedere  al  mantenimento  della  vedova 
e  dei  figli  dell'estinto  loro  connazionale  Giovanni  Theli. 
Il  taglione  venne  pagato  a  Roma  da  un  rappresen- 
tante della  comunità,  il  cittadino  Odoardo  Auconi, 
senza  avere  ottenuto  e  senza  nemmeno  aver  potuto 
domandare  al  capitano  Beronger  la  ricevuta  della  con- 
tribuzione pagata. 

Ciò  serve  a  spiegarci  i  sospetti  insinuatisi  fin  d'al- 
lora in  mezzo  al  popolo,  il  quale  dubitò,  e  non  poco, 
che  i  denari  versati  fossero  serviti  per  intero  ad  alle- 
viare le  angustie  della  vedova  Theli,  come  si  voleva 
far  credere  dai  Francesi  (i). 

Dopo  l'unione  di  Roma  all'impero  francese,  avve- 
nuta nel  1809,  la  circoscrizione  venne  cambiata,  e 
Civita  Lavinia  fu  comune  del  cantone  di  Genzano 
nel  circondario  di  Velletri  compreso  nel  dipartimento 
del  Tevere. 

Fra  le  tante  conseguenze  dei  principi  banditi  dalla 
rivoluzione  dell'  89  vi  fu   l'abolizione  dei  privilegi  feu- 


(i)  Cf.  p.  241,  nota  I.  Ogni  pezzo  duro  non  fu  possibile  averlo 
a  meno  di  scudi  sei  e  baj.  quaranta;  per  cui  ragguagliato  ogni 
cosa  il  comune  sborsò  lire  novantaseimilasettecentocinquanta. 


2  44  ^'   G(^lieii 


dali,  per  cui  con  la  morte  di  Francesco  nel  [8i6, 
gli  Sforza-Cesarini  perdono  ogni  giurisdizione  anche 
su  Civita  Lavinia,  conservandone  il  titolo  di  marchesi 
come  privilegio  puramente  nominale. 

Per  completare  le  notizie  relativamente  agli  ultimi 
tempi,  ricorderò  come  a  Civita  Lavinia  il  13  luglio  1822 
cessò  di  vivere  il  poeta  Giuseppe  Lattanzi  avversario 
di  V.  Monti  e  fervente  repubblicano  ;  il  quale  oriundo 
da  Nemi,  con  tutta  la  famiglia  si  era  ritirato  nel 
paese  durante  la  primavera  del  1821,  dopo  che  fu 
liberato  dalle  prigioni  di  Napoli  (i).  Poco  appresso 
una  gloria  del  gentil  sesso  si  spegneva  pure  in  Civita 

(i)  Arch.  parr.,  Obituario  n.  VII,  e.  40.  «  Anno  Domini 
«  1822,  die  vero  decimatertia  mensis  iulii.  loseph  Lattanzi  q.'" 
«  Ioannis  Baptìstae  filius,  oriundus  castri  Nemoris,  constitutus 
«  in  aetate  sexaginja  circiter  annorum,  receptis  omnibus  ec- 
«  clesiae  sacramentis  solitis  in  extremis,  supremum  clausit  diem 
«  bora  octava  de  mane.  Eius  cadaver  delatum  in  ecclesiam 
«  filialem  ven.  oratorii  immaculatae  Conceptionis  huius  oppidi 
«  Civìtatis  Laviniae  expletis  de  more  exequis  tumulatum  fuit. 
«  In  fidem  etc.  Ita  est.  Petrus  arch.  Pecci  parochns  ».  Nato  a 
Nemi  nell'anno  1762  da  un  fattore  del  principe  Braschi,  allora 
signore  del  luogo,  intorno  al  1786,  fu  accusato  reo  di  falsificazioni 
di  cedole  e  condannato  fu  condotto  all'ergastolo  di  Corneto  donde 
fuggì.  Da  Leopoldo  di  Toscana  ebbe  protezione  e  l'incarico  di 
redigere  il  giornale  del  concilio  di  Pistoia  (1787);  poi  come  se- 
gretario all'accademia  di  belle  arti  passò  a  Mantova,  ove  incontrò 
le  ire  degli  ex-gesuiti  Andres  e  Bettinelli.  Fiero  nazionalista, 
non  voleva  la  federazione  dei  vari  stati,  sia  pure  trasformati  a 
repubblica,  ma  la  repubblica  italiana,  che  doveva  riunire  le 
sparse  membra  dello  storico  stivale  per  rompere  il  giogo  dell'as- 
solutismo e  degli  «  ignaziani  ».  Di  città  in  città  cantò  la  fortuna 
delle  armi  napoleoniche  finché,  qualche  anno  dopo  la  restaura- 
zione del  '15,  fece  ritorno  a  Roma:  ma,  veduto  di  mal  occhio 
per  il  suo  passato,  reputò  cosa  conveniente  recarsi  a  Napoli. 
Credeva  il  Lattanzi  di  trovarvi  pace  ;  invece,  caduto  in  sospetto 
durante  la  rivoluzione  del  1820,  venne  arrestato  e  rinchiuso  a 
Castel  dell'Uovo.  Vi  fu  trattenuto  fino  alla  primavera  del  1821, 
quando  l'esercito  austriaco,  sconfitti  i  liberali  napoletani  coman- 


//  castello  di  Civita  Lavinia  245 

Lavinia,  cioè  Marianna  Dionigi,  valente  cultrice  d' ar- 
cheologia e  di  pittura.  Costei  ebbe  occasione  di  venire 
a  Civita  Lavinia  dopo  la  morte  avvenuta  in  Napoli  verso 
il  1825  della  cognata  Teresa  Dionigi,  che  possedendo 
in  Civita  Lavinia  il  vasto  patrimonio  già  dei  Bonelli 
e  dei  Manganoni,  e  non  avendo  lasciata  prole,  ebbe 
per  successori  i  figli  del  fratello  Domenico,  sposo  di 
Marianna. 

Però  vi  giunse  paralitica  con  i  primi  mesi  del  1826  ; 
e  il  IO  giugno  di  quell'anno,  alle  ore  dieci  di  mattina, 
un  secondo  attacco  apopletico  pose  per  sempre  fine  ai 
suoi  giorni  nel  villino  a  nord  del  paese,  oggi  proprietà 
dei  signori  Frediani,  ove  il  2  novembre  1723,  erano 
stati  ospitati  i  reali  d' Inghilterra  Giacomo  III  e  Cle- 
mentina, come  ricorda  la  seguente  iscrizione  posta  nella 
facciata  di  esso: 

lacobo  III  et  Clementinae  |  regi  reginaeque  Britannorum  | 
optimis  piissimisque  principibus  |  quod  ab  albana  rusticatione 
divertentes  |  domum  hanc  |  per  diem  fere  integram  quarto  nonas 
novembris  |  in  regiae  majestatis  hospitium  |  constituerint  |  Caro- 
lus  Bonellus  |  Nicolaus  et  Franciscus  Manganoni  |  ex  sorore  ne- 
potes  I  obsequentissimi  animi  monumentum  |  faciundum  cura- 
runt  I  anno  .  mdccxvhi  . 

Marianna  Dionigi  fu  sepolta  nella  chiesa  collegiata, 
presso  il  fonte  battesimale,  donde  venne  rimossa  nel 
1Q08,  quando  si  fece  la  ricognizione  delle  sue  spoglie 
mortali  (i). 


dati  da  Guglielmo  Pepe,  potè  restituire  il  governo  assoluto  di 
Ferdinando  I.  La  casa  abitata  dai  Lattanzi  a  Civita  Lavinia  è 
quella  in  via  Maestra,  n.  11;  e  lo  desumo  da  un  inventario 
dei  beni  delle  confraternite,  redatto  nell'anno  1867,  ove  si 
dice  che  costoro  vi  avevano  posseduto  il  primo  piano,  enfi- 
teutico  alle  compagnie  del  Gonfalone  e  del  Sacramento. 

(i)  Obituario  n.  VII,  e.  56:  «  Anno  Domini  1826,  die  vero  de- 
«  cima  mensis  iunii.  Receptis  omnibus  ecclesiae  Sacramentis  et 


246  A.   Galieti 


Civita  Lavinia  fu  per  tre  volte  visitata  da  Gre- 
gorio XVI,  che  trovavasi  in  villeggiatura  a  Castel 
Gandolfo,  allorquando  ritornava  in  luce  il  grandioso 
teatro  romano  ed  altri  cospicui  avanzi  dell'antica 
Lanuvio. 

La  prima  volta,  il  17  ottobre  1833,  il  papa  fu 
ospitato  dal  prelato  Luigi  Frezza  (i)  arcivescovo  di 
Calcedonia,  presso  il  quale  tornò  più  tardi  il  19  otto- 
bre 1836,  quando  era  stato  creato  cardinale  il  Frezza, 
che  volle  narrare  nel  marmo  sé  stesso  ed  il  fausto 
avvenimento  (2)  con  questa  epigrafe: 


«  apostolica  benedictione  et  post  diutinam  infirmitatem,  iterum 
«  repentino  morbo  correpta,  data  tantum  absolutione  sub  condi- 
«  tione,  bora  decima  de  mane,  supremum  clausit  diem  domina 
«  Maria-Anna  vidua  Dionigi  ferme  octuagenaria  (sic)  Romae  nata 
«  et  hic  paucis  ab  bine  mensibus  commorata.  Eius  cadaver  de- 
«  latum  ad  hanc  ven  :  ecclesiam  Collegiatam  et  parochialem  ex- 
«  pletis  de  more  exequis  effossa  humo  prope  aquam  lustralem 
«  tumulatum  fuit.  In  fidem  etc.  Ita  est  Petrus  archipresbiter 
«  Pecci  Parochus  ».  Mancando  qualsiasi  segno  che  ricordasse  ai 
posteri  le  spoglie  di  Marianna  Dionigi  nella  chiesa  collegiata  a 
cura  della  spettabiHssima  famiglia  Frediani,  attuale  erede  dell'il- 
lustre donna,  il  primo  luglio  1908  fu  fatta  una  recognizione,  se- 
guendo le  indicazioni  della  nota  riferita  di  sopra  e  di  alcune 
persone,  che  fino  a  qualche  anno  in  dietro  ricordavano  specifi- 
catamente il  luogo  di  tumulazione.  Disgraziatamente  si  dovette 
constatare  che  la  tomba  era  stata  già  vandalizzata  e  in  gran 
parte  vuotata,  tanto  che  si  poterono  rintracciare  solamente  alcuni 
avanzi  dell'estremità  inferiori.  Ora  le  venerande  spoglie  raccolte 
in  una  nuova  urna  sono  state  deposte  sotto  la  prima  arcata  a 
sinistra  di  chi  entra.  Cf.  Obituario  n.  X,  e.  59. 

(i)  Nato  a  Civita  Lavinia  il  27  maggio  1783,  morì  a  Roma 
il  14  ottobre  1837  ove  fu  sepolto  nella  chiesa  di  S.  Onofrio 
presso  le  ossa  del  poeta  A.  Guidi. 

(2)  Tuttora  sita  nella  scala  di  casa  Frezza,  a  Borgo  S.  Gio- 
vanni, n.  26. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  247 


XVI  •  KAL  •  NOV  •  ANNO  •    MDCCCXXXIII 

GREGORIVS  •  XVI  •  PONT  •  MAX  • 

EX  •  ARCE  •  GANDVLFI  •  LANVVIVM  •  ADVECTVS 

HISCE  •  AEDIBVS  •  SVGGESSIT 

IBIQVE  •  E  •  PODIO  •  FREQVENTISSIMO  •  POPVLO 

SALVTARI  •  PRECATIONE  •  LVSTRATO 

HEROS  •  COLLEGIVM  •  CANONICORVM  •  PRIMORES  •  MVNICIP  • 

AD  •  OSCVLVM  •  PEDVM  •  ADMISSOS 

SINGVLARI  •  AMORIS  •  SIGNIFICATIONE  •  DIGNATVS  •  EST 

ALOISIVS  •  FREZZA  •  ARCHIEP  •   CHALCEDON. 

CANONICVS  •  VATICANVS 

SVMMVS  •  ADIVTOR  •  AB  •  ACT  •  SAC  •  CONSILI 

FVNCIONI  MVNERVM  CONSISTORI 

ET  •  NEGOTIIS  •  ECCLESIAE  •  EXTRAORDINARIIS  •  PROCVRANDIS 

ITEM  •  SVMMVS  •  AVDIT  •  AB  •  ACT  •  COLL  •  P  •  P  •  CARDINALIVM 

EIVSQVE  •  FRATRES  •  GERMANI 

VT  •  AVSPICATISSIMI  •  SIBI  •  ET  •  LANVVINIS  •  VNIVERSIS  •  DIEI 

PERENNIS  •  EXSTET  •  MEMORIA 

INSCRIBENDVM  •  CVRAVER. 

DEVOTI  •  SANCTITATI  •  MAIESTATIQ  • 

OPTIMI  •  ET  •  INDVLGENTISSIMI  •  PRINCIPIS 


La  seconda  volta  venne  il  20  ottobre  1834;  e  per 
meglio  ammirare  l'esteso  panorama  che  si  gode  del 
paese,  salì  nella  loggia  posta  sul  casamento  del  console 
di  Svezia  e  Norvegia  Giovanni  Cassio  (1),  ove  fu 
affissa  la  presente  poetica  memoria  (2)  : 


(i)  Giovanni  Cassio  nacque  in  Roma  nel  1766  e  il  17  set- 
tembre 1807  fu  ascritto  all'accademia  Volsca,  che  risiedeva  in 
Velletri.  Carlo  di  Svezia  e  Norvegia  il  13  luglio  1826,  lo  elesse 
console  presso  la  S.  Sede  e  più  tardi  cavaliere  dell'ordine 
di  Vasa.  In  Civita  Lavinia  possedeva  molte  proprietà  che  gli 
Sforza-Cesarini  avevano  alienato  e  mori  in  Nemi  il  16  settem- 
bre 1842. 

(2)  Una  terza  iscrizione,  posta  sull'ingresso  dell'antica  casa 
Auconi  in  via  della  Fossa,  n.  38,  relativa  a  Gregorio  XVI,  ne 
ricorda  le  visite  fatte  agli  scavi  del  teatro  romano. 


248  A.   Galieti 


GREGORIO  XVI 

P  •  O  •  M  • 

SOLARIVM  •  HOCCE   •   INVISENDI 

DECIMO  •  TERTIO  •  KALENDAS  •  NOVEMBRIS 

PONTIFICATVS  •  ANNO  •  QUARTO 

IOANNES  •  CASSIO 

SVECIAE  •  ET  •  NORVEGIAE 

CONSVL 

APVD  •  S  •  SEDEM 

NE  •  TANTAE  •  REI  •  MEMORIA  •  PEREAT  • 


QVAE  •  TENVEM  •  PRAESTAT  •  CENSVM  •  NON  •  RVSTICA  •  QVAMVIS 

HEV  •  QVANTVM  •  DOLET  •  HANC  •  ME  •  EDIFICASSE  •  DOMVM 
SAEPIVS  •  HAEC  •  ANIMO  •  VOLVERAM  •  LVXIT  •  AMICA 

QVVM  •  LANVVINIS  •  ET  •  MIHI  •   FAVSTA  •  DIES 
POST  •  DECIMVM  •  SEXTVM  •  LAVINAM  •  VENIT  •  AD  •  ARCEM 

GREGORIVS  •  PRINCEPS  •  CHRISTIADVMQVE  •  PARENS 
ET  •  XYSTVM  •  HOC  •  VISIT  •  MIHI  •  CARA  •  DOMVNCVLA  •  NVNC  •  ES 

NVNC  ■  MIHI  •  TE  •  QVONDAM  •  DISPLICVISSE  •  GRAVE  •  EST 
NEC  •  lAM  •  FARNESIIS  •  ROMANA  •  PALATIA  •  ET  •  IPSVM 

BAROTII  •  AETERNVM  •  PENTAGONVM  •  INVIDEAM 

La  repubblica  romana  non  ha  lasciato  alcun  ricordo 
importante  a  Civita  Lavinia:  anzi  dobbiamo  giungere 
al  1875  per  trovare  un  avvenimento  che  faccia  vera- 
mente epoca  nella  storia  del  paese,  avendo  questo 
allora  corso  il  pericolo  di  perdere  l'autonomia  comu- 
nale (i). 

Civita  Lavinia,  settembre   1908. 

Alberto  Galieti. 


(i)  Cf.  tornata  cons.  dell'S  ottobre  1875  e  la  Memoria  pre- 
sentata alla  Camera  dei  Deputati  nell'interesse  del  comune  di 
Civita  Lavinia,  Roma,  1887,  redatta  da  Enea  Cassio. 


//  castello  di  Civita  Lavifiia  249 


APPENDICE 


I. 

7  decetnbre  1390. 

Bonifazio  IX  concede  la  facoltà  di  pignorare  Civita 
Lavinia  ai  cardinali  Bartolomeo  di  S.  Potenziana  e 
Marino  di  S.  Maria  Nova. 

Arch.  Vatic,  Reg.  Bonif.  IX,  I,  e.  260. 

Bonifaclus  etc.  Dilectis  filiis  Bartholomeo  ecclesiae  Sanctae 
Potentianae  presbitero  et  Marino  Sanctae  Mariae  Novae  diacono 
cardinalibus,  salutem  etc. 

Decens  reputami! s  et  debitum  ut,  prò  defensione  honoris  et 
status  Romanae  Ecclesiae  et  sponsae  nostrae,  quae  a  nonnullis 
iniquitatis  alumpnis,  qui  in  eadem  ecclesia  scisma  posuerunt,  jam 
falsis  machinationibus  impugnare  satagentibus,  diversa  dampna 
et  iniurias  patitur,  ad  ecclesiarum  aliarum  possessiones  et  bona 
cum  necessitas  id  exigit  recurramus  ;  cum  itaque  prò  huiusmodi 
defensione  dictae  ecclesiae  et  terrarum  suarum  ad  presens  nos 
oporteat  magna  subire  onera  expensarum  ad  quae  Camera  apo- 
stolica, quam  in  nostris  apostolatus  primordiis  pecuniis  omnino 
exhaustam  et  magnis  debitis  gravatam  reperimus,  nullatenus  suf- 
ficere  potest.  De  nostra  circumspectione  specialem  in  Domino 
fiduciam  obtinentes  circumspectioni  nostrae  impignandi  usque  ad 
tempus  et  sub  modis,  conditionibus  et  formis  de  quibus  Vobis 
videtur,  castrum  Civitatis  Nivonae  (i)  Velletren.  diocesis  ad  mo- 
nasterium  Sancti  Laurentii  extra  muros  Urbis  pertinentem,  cum 
omnibus  juribus    et    pertinentiis   suis,  prò    summa    sex    millium 


(i)  Degna  di  nota  è  la  trascrizione  del  nome  Civitas  Nivona  di  cui  la  retta 
lezione  sembra  che  debba  essere  Civitas  Nivina  o  Nevina.  Né  faccia  impressione 
il  riferimento  alla  diocesi  di  Velletri,  invece  che  a  quella  d'Albano,  poiché  trat- 
tandosi di  un  piccolo  paese  i  notari  di  S.  Romana  Chiesa  facilmente  si  dispen- 
savano dal  conoscerne  le  particolarità,  come  avvenne  nel  1520  (cf.  doc.  XIV) 
ijuando  ascrissero  Civita  Lavinia  niente  di  meno  che  alla  diocesi  di  Fondi  ! 


250  A.    Galle  ti 


florenorum  aùri  nec  non  vendendi  sive  distrahendi  ac  etiam  im- 
pignorandi  et  obligandi  ac  alienandi  in  perpetimm,  vel  ad  tempus, 
tot  de  possessionibus  et  bonis  tam  mobilibus  quam  immobilibus 
et  semoventibus  ecclesiarum  ruralium  et  aliorum  beneficiorum, 
curam  animarum  non  habentium,  quorumlibet  in  Urbe  vel  eius 
districtu  consistentium,  quot  eorum  pretia  et  valores  usque  ad 
similem  summam  sex  millium  florenorum  auri  ascendant,  aucto- 
ritate  apostolica  etiam  juris  solemnitatibus  non  servatis  et  sine 
consensu  et  voluntate  abbatis  et  conventus  dicti  monasterii 
Sancti  Laurentii  et  aliorum  quorumque  prelatorum  capitulorum, 
conventuum  vel  personarum  ecclesiarum  monasteriorum  et  be- 
neficiorum predictorum,  et  etiam  eis  invitis  et  irrequisiti's  et 
omnia  alia  et  singula  in  promissis  et  eorum  quolibet  necessaria 
et  opportuna  faciendi  et  exercendi  quibuscumque  constitutionibus 
apostolicis  aut  statutis  et  consuetudinibus  dicti  Sancti  Laurentii 
et  aliorum  monasteriorum  ecclesiarum  et  beneficiorum  predicto- 
rum nec  non  privilegiis  seu  litteris  apostolicis  contrariis  jura- 
mento,  confirmatione  apostolica  vel  quacumque  firmitate  alia 
roboratis,  nequaquam  obstantihus,  plenam  et  liberam  tenore 
presentium  concedimus  facultatem. 

Datum  Romae  apud  Sanctum  Petrum  .  vii  .  idus  decembris, 
pontificatus  nostri  anno  secundo. 

P.  de  Bosco. 

De  Curia 
Io  :  Namslaw. 

IL 

I  aprile  1405. 

Innocenzo  VII  nomina  Cecco  Durabile  vicario  del 
castello  di  Civita  Lavinia. 

Arch.  Vatic,  Reg.  Innocent.  VII,  II,  ce.  94  e  95. 

Innocentius  etc.  Dilecto  filio  Cicho  Durabili  de  regione 
Transtiberim  civi  romano.  Salutem  etc. 

Cum  ex  certis  urgentibus  causis  oporteat  curae,  regimini  et 
administrationi  terrae  Civitatis  Laviniensis,  Albanensis  diocesis, 
ad  monasterium  Sancti  Laurentii,  ordinis  Sancti  Benedicti  extra 
muros  Urbis  et  [ad]  dilectos  filios  abbatem  et  conventum  dicti 
monasterii  pertinentis,  propter  guerras  et  partium  angustias  pro- 
videre,  presertim  cum  dilectus  filius  Johannes,  ad  presens  abbas 


//  castello  di  Civita  Lavinia  2  5  i 


dicti  monasterii,  quibusdam  obsistentibus,  nequeat  utiliter  curae 
et  regimini  huiusmodi  diligentiam  adhibere,  Nos  attendentes 
tuae  probatae  fidei  constantiam  et  experientiam  in  agendis,  ac 
sperantes  quod  ea  quae  tuae  devotioni  duxerimus  committenda 
prudenter  et  fideliter  exequeris,  auctoritate  apostolica  et  ex  certa 
scientia,  te  dictae  terrae  Civitatis  Laviniensis  Albanensis  dio- 
cesis  eiusque  comitatus,  territorii,  districtus  iurumque  et  perti- 
nentium  ipsius,  usque  ad  nostrum  beneplacitum  in  temporalibus 
vicarium,  gubernatorem  et  administratorem  cum  illa  potestate 
ac  iurisdictione  temporali  quae  ibi  per  abbatem  dicti  mona- 
sterii prò  tempore  existentem  exercita  fuerunt,  seu  exerceri  po- 
tuerunt  et  debuerunt  de  consuetudine  vel  de  iure;  alienatione 
tamen  bonorum  immobilium  et  pretiosorum  mobilium  monasterii 
ac  terrae  predictorum  tibi  penitus  interdicta  tenore  presentium 
facimus  constituimus  et  etiam  deputamus,  tibi  nichilominus  di- 
cto  durante  beneplacito  recipienti  nostro  et  dictae  Romanae  ec- 
clesiae  nomine  tenutam  et  corporalem  possessionem  vel  quasi 
dictae  terrae  Civitatis  Laviniensis,  districtus,  tenimenti  et  iuri- 
sdictionis,  ac  ab  hominibus,  incolis  et  habitatoribus  eius,  dictis 
nominibus,  fidelitatis  juramentum  dictosque  homines  et  habita- 
tores,  terram  ipsam  retinendi  et  gubernandi  temporalemque  ju- 
risdictionem  civiliter  et  criminaliter  in  ibi  exercendi  et  ordinandi 
prout  prò  statu  honoreque  nostro  et  ipsius  ecclesiae  pace  ac  sa- 
lute terrae,  terrigenarum  et  incolarum  huiusmodi  districtionis 
tuae,  videbitur  ;  bona  quoque  ad  abbatem  ipsum  eiusque  mensam 
ac  capitulum  dicti  monasterii  coniunctim  vel  separatim  quocumque 
titulo,  ratione  vel  causa  spectantia  vel  pertinentia,  ad  manus 
tuas  deducenda,  necnon  dantes  ac  solventes  et  assignantes  de 
hiis  quae  dederunt,  quitandi  et  absolvendi  contradictores  quos- 
libet  et  rebelles  per  districtionem  temporalem  qua  convenit  et 
alia  juris  remedia;  invocato  ad  hoc  si  et  quotiens  opus  fuerit 
auxilio  brachii  secularis,  appellatione  postposita,  compescendi 
plenam  et  liberam  concedimus,  tenore  presentium,  facultatem. 
mandantes  nichilominus  dilectis  filiis,  terrigenis  habitatoribus  et 
incolis  dictae  terrae  ut  tibi  nostro  et  dictae  ecclesiae  nomine 
recipienti  fidelitatem  prestent  corporaliter  iuramentum  ac  ter- 
ram et  bona  predicta  liberal  iter  ac  sponte  consignent  ac  tibi, 
beneplacito  dicto  durante,  in  omnibus  quae  ad  jurisdictionem  et 
forum  temporalem  pertinent  pareant  effectualiter  ;  alioquin  sen- 
tentias  sive  penas  quas  rite  tuleris,  statueris  in  rebelles  ratas  et 
gratas  habebimus  et  faciemus,  auctore  domino,  usque  ad  satisfa- 
ctionem  inviolabiliter  observari.   Tu    vero  oftìcium    vicariatus    et 


252  A.   G alieti 


administrationis  huiusmodi  sic  studeas  prudenter  et  fidelìter  exer- 
cere,  quod  commoda  exinde  sperata  perveniant,  ac  terrigenae 
et  habitatores  huiusmodi  utili  administratori  guadeant.  Volumus 
autem  quod  antequam  officium  huiusmodi  incipias  exercere  et 
de  ipso  fidehter  exercendo  in  manibus  dilecti  filii  Leonardi  Cle- 
rici Firmani  camerarii  nostri  prestare  debeas,  in  forma  debita, 
iuramentum. 

Datum  Romae,  apud  Sanctum  Petrum,  kalendis  aprilis,  pon- 
tificatus  nostri  anno  secundo. 

F.  de  Montepoliciano. 

De  Curia 
Io  :  de  Montepoliciano. 

III. 

18  luglio  1410. 

Giovanni  XXIII  riabilita  e  investe  Giovanni  e 
Nicola  dei  Colonna  del  castello  di  Civita  Lavinia. 

Arch.  Vatic,  Reg.  Ioann.  XXIII,  III,  ce.  100  e  loi. 

lohannes  etc.  Dilecto  filio  Francisco  abbati  nionisterii  S.  Mar- 
tini in  Montibus  Viterbien.  diocesis,  salutem  etc.  De  tuae  fidei 
prudentia  et  experientia  in  agendis  necnon  constantia  in  magnis 
nostris  et  Romanae  ecclesiae  negotiis  sepissime  comprobatis,  su- 
mentes  in  altissimo  fiduciam  singularem  quod  ea  quae  prudentiae 
et  fidei  tuis  committenda  duxerimus,  exacta  diligentia  exequeris, 
tibi  nostro  et  ecclesiae  Romanae  nomine  ac  de  fratrum  nostrorum 
s.  Romanae  ecclesiae  cardinalium  concilio,  nobiles  viros  lohan- 
nem  et  Nicolaum  domicellos  et  alios  de  domo  Columnensium 
ad  nostram  et  eiusdem  ecclesiae  fidelitatem,  devotionem  et  èorum 
cuilibet  condamnas  vel  diurnos  excessus  et  delieta  quaecumque 
et  si  heresis  lesae  majestatis  crimina  saperent  ubicumque,  quan- 
documque  et  quorumcumque  et  contra  quoscumque  hactenus  et 
usque  in  diem  reductionis  commissa  per  eos  vel  eorum  vel  cuius- 
cumque  eorum  familiares,  subditos  et  fideles  quomodolibet  per- 
petrata, nec  non  penas  et  multas,  prout  publicum  interesse  et 
Cameram  apostolicam  concernendam  ac  et  concernere  possunt, 
plenarie  remittendi  et  in  quibuscumque  a  jure  vel  ab  homine 
quomodocumque  et  qualitercumque  inflictis  et  promulgatis  absol- 
vendi  et  liberandi  illaque  remittendi  et  omnem  insaniae  maculam 
si  ve  notam  premissorum   vel  alicuius   eorum   aut   dependentium 


//  castello  di  Civita  Lavinia  253 


ab  eisdem  occasione  contractas  abolendi  et  abstergendi  et  habi- 
litandi  ad  quaecumque  in  posterum  obtinenda.  Processus  quoque 
et  sententias  huiusmodi  cassandi  et  abolendi  mandandi  et  fa- 
ciendi  de  quibuscumque  libris  et  registris  in  quibus  huiusmodi 
processus  banna  condannationes  et  sententiae  descripti  forent 
nec  non  ad  honores  dignitates  privilegia  et  famam  jura  et  bona 
quaecumque,  etiam  feudalia,  in  statum  pristinum  reintegrandi, 
compositiones  et  federa  ac  pacta  quaecumque  cum  lohanne  et 
Nicolao  et  ceteris  de  domo  prefata  concludendi,  firmandi,  et  fa- 
ciendi,  concessionem  quoque  castri  Civitatis  Laviniae  districtus 
Urbis  Albanen.  diocesis  cum  vassallis,  forteliciis,  domibus,  ter- 
ritoriis  mero  et  mixto  imperio,  tam  intus  quam  extra,  et  cum 
juribus  et  pertinentiis  universis  ad  Castrum,  Turres  et  Montem- 
jovem  et  jura  omnia  supradicta  ad  monasterium  s.  Laurentii 
ordinis  s.  Benedicti  extra  muros  Urbis  pertinere  dinoscitur,  lo- 
hanni  et  Nicolao  predictis  ac  eorum  et  alterius  eorum  filiis  et 
filiabus  et  eorum  et  alterius  ipsorum  filiorum  et  filiarum  here- 
dibus  et  successoribus  in  perpetuum  libera  et  exempta  ab  omni 
onere  servitutis,  census,  sive  redditus,  cum  voluntate  et  consensu 
abbatis  et  conventus  dicti  monasterii,  vel  cuius  sive  quorum  in- 
terest, et  locandi  et  eisdem  lohanni  et  Nicolao  et  heredibus  et 
successoribus  supradictis  Passarani,  cum  Rocchae  Corcolli  et 
s.  Victorini,  castra  inhabitata  Tiburtin.  diocesis,  posita  in  dictis 
territorio  et  districtu,  spectantia  et  pertinentia  ad  S.  Pauli  eiu- 
sdem  ordinis,  extra  muros  Urbis  predictae,  cum  omnibus  eorum 
et  cuiuslibet  ipsorum  castrorum  territoriis,  pascuis,  silvis,  nemo- 
ribus,  juribus,  pertinentiis  et  emolumentiis  spectantibus  seu  per- 
tinentibus,  quovismodo  ad  castra  proxìme  superius  nominata, 
cum  voluntate  et  consensu  abbatis  et  conventus  monasterii 
s.  Pauli  predicti,  prò  decem  annis  proxime  futuris,  incipiendis 
die  celebrati  contractus,  et  ut  sequitur  finiendis,  prò  redditu  sive 
annua  pensione  quadraginta  florenorum  currentium,  ad  rationem 
quadraginta  septem  solidorum  monetae  romanae  prò  floreno  quo- 
libet  computato,  in  nativitate  domini  nostri  lesu  Christi,  vel 
infra  eius  octavam,  annis  singulis  dictorum  decem  annorum  mo- 
nasterio  s.  Pauli  predicto  persolvendis.  Insuper  quoque  locandi 
lohanni  et  Nicolao  predictis,  ac  ipsorum  et  alterius  eorum  he- 
redibus et  successoribus  supradictis,  Frascati,  quod  ad  ecclesiam 
S.  lohannis  Lateranensis  de  Urbe  predicta,  et  Genzani  castra, 
quod  ad  monasterium  s.  Anastasii  ad  Aquam  Salviam  Cister- 
censis  ordinis  extra  muros  ipsius  Urbis  pertinere  dinoscatur,  cum 
omnibus  juribus  et  pertinentiis   eorum    et   alterius  eorum   dicto- 


254  ^'   G<^li(^ii 


rum  Castroriim  cum  iuribus  et  iurisdictionibus  castelaniae  seu 
giiardianiae  Riciae  et  Sanctorum  Mariae  et  Retri  ecclesiarum  de 
Rida,  Albanen.  Diocesis,  positas  in  territorio  et  districtu  dictae 
Urbis,  cum  consensu  et  voluntate  archipresbiteri  et  canonicorum 
et  capituli  Lateranensis,  ecclesiae  ac  abbatis  et  conventus  mona- 
sterii  S.  Anastasii  predictorum,  prò  tribus  annis  proxime  ven- 
turis,  incipiendis  dieta  die  celebrandi  contractus  et  ut  sequitur 
finiendis,  prò  redditu  sive  censu  unius  floreni  de  camera  prò 
quolibet  dictorum  Castrorum,  in  lesto  die  nativitatis  domini 
nostri  lesu  Christi,  vel  infra  ipsius  nativitatis  octavam,  annis 
singulis  dictorum  trium  annorum  ecclesiae  et  monasterio  S.  Ana- 
stasii predictis  persol vendi.  Contractus  quoque  instrumenta  quae- 
cumque,  prout  opus  est,  compexeris  cum  membris  et  capitulis 
opportune  celebrandi  et  celebrare  faciendi  ac  etiam  quascumque 
conductas  gentium  armigerorum,  equitum  sive  peditum,  et  in 
quocumque  numero  prò  illis  temporibus,  stipendiis,  provisio- 
nibus,  pactis,  modis,  conditionibus  de  quibus  in  concordia  cum 
hiis  de  dieta  domo  quos  te  firmare  contingerit  remanseris  etiam 
faciendi  vel  cum  procuratoribus  eorundem  promissiones  quoque 
et  pacta  necnon  juramenta  ab  ipsis  prefato  nomine  recipiendi  et 
stipulandi  aut  eorum  aliquo  seu  circa  ea  negotia  fuerunt  agendi 
et  exequendi  plenam  et  liberam,  tenore  presentium,  concedimus 
facultatem  ;  ratum  et  gratum  habituri  quidquid  per  eamdem  pru- 
dentiam  tuam,  actum,  promissum  sive  conventum  fuerit,  in  pro- 
missis,  idque  faciemus,  auctore  domino,  usque  ad  satisfactionem 
condignam  inviolabiliter  observare. 

Datum  Bononiae  XV  Calendas  Augusti  Pontificatus  nostri 
anno  primo. 

F.  de  Montepolician.  Cirus  de  Mandato  domini  nostri  pape 
Io.  de  Bortzow. 

IV. 

5  settembre  143 1. 

Istromento  con  cui  Stefano  Colonna,  a  nome  anche 
dei  suoi  nepoti,  dona  ad  Agostino  ed  Antonio  da  Civita 
Lavinia  un  orto  presso  le  mura  castellane,  libero  da 
ogni  servitù. 

Arch.  Vatic,  Cameralia,  arm.  XXXVI,  toni.  6,  e.  416.  Copia  dell'originale. 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  Domini  .mo.cccc°.xxxio. 
mensis    septembris    die    .V^.,    indictione    .x».,    pontificatus    san- 


//  castello  di  Civita  LavÌ7iia  255 


ctissimi  in  Christo  patris  et  domini  domini  Eugeni  papae  quarti 
anno  secundo. 

In  presentia  mei  notarii  et  testium  subscriptorum  etc.  Ma- 
gnificus  et  potens  dominus  Stephanus  de  Columna,  vice  et  no- 
mine magnificorum  nepotuum  suorum,  sua  bona,  propria,  libera 
et  spontanea  voluntate  gratiosa,  liberoque  arbitrio,  donavit  et  in 
titillum  donationis,  ea  donatione  quae  dicitur  inter  vivos,  dedit, 
tradidit  et  concessit  Antonio  Augustini  de  castro  Civitatis  Lavi- 
niae,  [propter]  grata,  honesta  et  accepta  servitia  facta  et  impensa 
prefato  Stephano  et  aliis  dominis  de  Columna  de  Preneste,  per 
dictum  Augustinum  et  Antonium  prefatum  ac  etiam  propter 
damna  habita  et  recepta  et  exilium  habitum,  predictis  dominis 
Antonio  infradicto  et  heredibus  et  successoribus  suis,  in  perpe- 
tuum,  unum  ortum  ad  dictum  Stephanum  et  suam  curiam  per- 
tinentem,  positum  in  tinimeto  dicti  castri,  juxta  muros  eiusdem 
castri,  suis  confinibus  confinatum  videlicet  ab  uno  latere  tenet 
res  Benedicti  de  Augubio,  ab  alio  latere  tenet  res  Caricelli  et 
viam  publicam  iuxta  muros  dicti  castri  et  alios  suos  confines 
veriores  et  plures  si  forent,  ad  habenduni,  tenendum,  possiden- 
dum  et  tamquam  de  re  feudale  quicquid  sibi  et  heredibus  suis 
placuerit  perpetuo  faciendum,  cum  omnibus  juribus  et  pertinen- 
tiis  dicti  orti,  fructibus,  redditibus,  proventibus  et  adiacentiis 
universis  ad  dictum  ortum  spectantibus  quoquomodo  :  et  etiam, 
propter  grata  et  accepta  servitia  per  dictum  Augustinum  et  An- 
tonium prefatos  impensa  prefatis  dominis  Stephano  et  aliis  de 
Columna,  ab  omnibus  et  singulis  censibus,  oneribus,  servitiis, 
datis,  collectis,  guardiis,  redditibus  vini,  frumenti,  olei,  lini,  ca- 
napae,  grani  et  aliorum  quorumcumque  reddituum  ad  curiam 
prefati  domini  debitis  quocumque  et  qualitercumque  scustiis  (sic), 
collectis  et  angariis,  quibus  tenentur  honiines  dicti  castri  sati- 
sfacere,  solvere  vel  pacare  prefato  domino  et  curiae  dicti  castri 
Civitatis  Laviniae,  vigore  presentis  instrumenti,  sua  propria  et 
spontanea  voluntate,  de  gratia  speciali,  dictum  Antonium  et  suos 
heredes  in  perpetuum  exemit  ac  penitus  liberavit  ;  dans  et  con- 
cedens  prefatus  dominus  Stephanus  mihi  notarlo  tamquam  pu- 
blicae  personae,  de  omnibus  et  singulis  supradictis  suam  aucto- 
ritatem  conficere  publicum  instrumentum.  Promittens  prefatus 
magnificus  dominus  Stephanus  per  se  et  suos  ac  magnificos  ne- 
potes  suos  et  eorum  heredes  et  successores  in  perpetuum  non 
contrafacere  vel  venire,  nec  contrafacientibus  consentire  aliqua 
via,  modo  et  forma.  Pro  quibus  omnibus  et  singulis  observandis 
juravit  ad  sancta    Dei  evangelia   et    sub   fide    et   legalitate   sua, 


256  A.   G alieti 


omnia  et  singula  supradicta  perpetuo  observare  et  observari  fa- 
cere,  et  nullo  unquam  tunc  contrafacere  et  venire,  ac  sub  verbo 
nobilium  et  magnatum.  Immo  voluit  et  mandavit  prefatus  do- 
minus  Stephanus,  quod  omnia  et  singula  in  presenti  instrumento 
contenta,  firma,  rata  ac  propterea  inviolata  perdurent. 

Actum  in  civitate  Prenestina,  in  scalis  palatii  residentiae 
prefati  domini  Stefani,  presentibus  hiis  testibus  videlicet:  Bocca 
de  Faro  de  Genzano,  armigero  prefati  domini  Stephani;  Bene- 
dicto  de  Zagarolo,  cancellarlo  préfati  domini  ;  et  Antonio  Ma- 
gnani de  Preneste,  vicario  castri  Civitae  Laviniae,  testibus  ad 
predicta  vocatis  et  rogatis. 

Et  ego  Bartolomeus  Sassi  de  Pileo,  apostolica  et  imperiali 
auctoritate  notarius  etc. 


V. 

6  marzo  1436. 

Istromento  di  vendita  privata  avvenuta  ai  tempi  di 
Lorenzo  Colonna. 

Arch.  Vatic,  Cameralia,  arm.  XXXVI,  toni.  6,  e.  410.  Copia  dell'originale. 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  Domini  millesimo  .iiiio.xxxvio. 
(sic)  pontificatus  sanctissimi  in  Christo  patris  et  domini  nostri 
domini  Eugenii  divina  providentia  papae  quarti  indictione  .xiiii». 
mensis  martii  die  .vi^. 

In  presentia  mei  notarli  et  testium  inscriptorum  ad  hec  spe- 
cialiter  vocatorum  et  rogatorum,  Renzuculus  Laureti  Caczecti  de 
Civitate  Lavinia,  cum  consensu  et  voluntate  Angeli  de  Mathelica, 
vicari  temporaliter  magnifici  domini,  domini  Laurentii  de  Co- 
lumna,  tunc  domini  dictae  Civitatis  Laviniae,  non  dolo  inductus, 
non  vi  vel  metu  coactus,  nec  in  aliquo  circumventus,  sed  sua, 
bona,  propria,  libera  et  spontanea  voluntate,  per  se  suosque  he- 
redes  et  successores  vendidit,  et  venditionis  titulo  dedit  tradidit, 
cessit  et  concessit  jure  proprio  et  in  perpetuum  ad  liberam  pro- 
prietatem  ac  verum  dominium  etc.  unam  domum  terraneam  et 
scandolatam  cum  camera  tabulata  intra  se,  posita  dieta  domus 
in  castro  Civitatis  Laviniae  iuxta  rem  lohannis  Antonelli  et 
juxta  rem  Colae  Civeii  ante  viam  publicam  et  alios  fines,  si  quos 
habet  plures  et  veriores  antiquos  vel  modernos,  cum  omnibus 
et  singulis  juribus,  pertinentiis,  introitibusque,  exitibusque,  ac- 
cessibus,  regressibus,  quibus  dieta  domus  positaque  et  confinata 


//  castello  di  Civita  Lavinia  257 


ut  supra,  habet  et  hactenus  habere  consuevit,  lohanni  Pelletorti 
de  dicto  castro,  presenti,  ementi,  recipienti  et  legitime  stipulanti 
prò  se  suisque  heredibus  et  successoribus  prò  pretio  et  nomine 
pretii  centum  et  sexdecim  libras  et  solidorum  sex  Inter  eos 
<:onvento  taxato  et  diffinito,  quos  centum  et  .xvi,  libras  et  .vi.  so- 
lidos  pretium  predictum,  dictus  Renzuculus  venditor  in  presentia 
mei  notarii  et  testium  infrascriptorum,  manualiter  habuit  et  re- 
cepit,  et  de  eis  et  pretio  predicto  vocavit  se  bene  quietum,  con- 
tentum,  solutum,  pacatum  et  nichil  excepto  non  habito,  non  re- 
cepto,  non  soluto,  et  eidem  non  assignato,  et  tradito  spei  futurae 
numerationis  vel  receptionis  exceptioni  doli  malique  metus  ea 
actioni  in  factum  condisioni  ob  causam  vel  sine  ea  rei  non  sic  gesti 
vel  aliter  gesti  et  simulati  contractus  et  omnibus  aliis  exeptionibus 
eidem  competentibus,  et  competituris,  quibus  omnibus  exceptioni- 
bus  et  juribus  hic  expressis  et  singulis  aliis  hic  non  expressis  ac 
legibus  consuetudinibus  et  statutis  quibus  presens  contractus  posset 
in  totum,  vel  in  partem  infrangere  seu  aliqualiter  vitiari  et, 
quod  plus  valet,  dieta  domus  ut  supra,  cum  pertinentiis  suis  ut 
in  futurum  valebit  pretio  supradicto  donatione  quae  dicitur  Inter 
vivos,  inrevocabiliter  donavit  ad  habendum,  tenendum,  possi- 
dendum,  utendum,  fruendum,  vendendum,  donandum,  permutan- 
dum,  alienandum  et  quicquid  dicto  emptori  et  suis  heredibus  et 
successoribus  placuerit  perfaciendum.  Quam  domum  positam  et 
confinatam  ut  supra,  cum  omnibus  suis  pertinentiis  et  juribus,  pro- 
misit  dominus  Renzuculus  venditor,  per  se  suosque  heredes  et 
successores,  dicto  lohanni  emptori,  presenti,  recipienti  et  legitime 
stipulanti,  prò  se  suisque  heredibus  et  successoribus,  fore  libe- 
ram  et  exemptam  ab  omni  nexu,  et  censu  obligationis,  et  de 
ea  nullum  fecisse  contractum  vel  quasi  cum  aliqua  alia  persona, 
loco  vel  universitate,  nec  factus  ullo  tempore  in  posterum  ap- 
parebit  et  de  ea  nullam  litem,  questionem  seu  controversiam 
movere  nec  moventi  aliqualiter  consentire,  sed  ipsam  domum  ut 
supra  per  eundem  venditam  ab  omni  inquitante  persona,  lite 
moventi,  legittime  defendere,  auctorizare  et  disbrigare  promisit 
in  judicio  et  ex  judicio  omnibus  suis  propriis  laboribus,  sumpti- 
busque  et  expensis  et  in  se  suscipere  primum,  secundum,  ter- 
tium  judicium  ac  etiam  de  evictione  tenere  voluit,  si  causa  evi- 
ctionis  evenerit,  dictas  vero  expensas,  damna,  sumpta  et  interesse, 
quae  et  quas,  idem  Johannes  emptor  et  sui  heredes  et  succes- 
sores fecerint  vel  substinuerint  in  iudicium  vel  extra  judicium 
reficere,  resarcire  promisit,  summarie  et  de  plano,  sine  strepita 
et   figura  judicii,    curiae    reclamalione   et    iudicis    taxatione,    de 

Archivio  della  R.  Società  roviami  di  storia  patìia.  Voi.  XXXI I.  17 


258  A,   Gali  e  li 


quibus,  et  art  ea  facta,  passa  et  incursa,  fuerint,  vel  ne,  stare  et 
credere  voluit  soli  verbo  dicti  emptoris  suorumque  heredum  et 
successorum,  cum  juramento  tantum,  non  exquirendam  aliquam 
aliam  legitimam  probationem,  haberi  voluit  et  teneri,  constituens 
eundem  emptorem,  procuratorem  ad  recipiendam  possessionem 
prefatam  in  rem  suam  propriam,  quam  accipiendi,  intrandi,  re- 
tinendi,  sua  propria  auctoritate,  potestatem  et  auctoritatem  eidem 
contulit  et  concessit,  sine  metu  et  pene  partìs  requisitione,  et 
suorum  jurium  legitimatione.  Quae  autem  omnia  et  singula  su- 
pradicta  et  in  hoc  presenti  instrumento  contenta  promisit  dictus 
RenzucLilus,  venditor  predictus  per  se  suosque  heredes,  et  suc- 
cessores,  ac  juravit  ad  sancta  Dei  evangelia,  tactis  perentorie 
sanctis  Dei  scripturis  in  manibus  mei  notarli,  actendentis  et 
observantis,  et  in  nullo  contrafacere  et  venire  aliqua  ratione, 
jure,  causa  vel  modo  nec  aliquo  colore  quesito,  sub  obligatione 
et  ypotheca,  et  omnium  bonorum  suorum  presentium  et  futu- 
rorum,  et  ad  penam  et  sub  pena  dupli  quantitatis  et  pretii  su- 
pradicti,  seu  unius  librae  auri,  stipulata  et  applicanda  dieta  pena 
si  contra  factum  fuerit,  prò  medietate  curiae  dicti  castri,  seu  illi 
curiae  ad  quam  fuerit  proclamatum,  et  prò  alia  medietate  dicto 
emptori  et  suis  heredibus  et  successoribus.  Predicta,  me  notarlo 
ut  publica  persona,  presenti  et  legitime  stipulanti  vice  et  nomine 
dictorum  curiae  et  partis  et  omnium  quorum  interest,  vel  in 
futurum  poterit  interesse,  qua  vero  pena  soluta  vel  non,  pre- 
dicta omnia  et  singula  semper  perpetuo  rata  et  grata  et  firma 
maneant  et  perdurent. 

Actiim  in  atrio  curiae  dicti  castri,  presentibus  hiis  testibus,. 
videlicet  Angelo  Capparella,  Paulo  Ceha,  et  Laurentio  Ciafroni, 
omnibus  de  dieta  Civitate  Lavinia. 

Et  ego  lacobus  Petrutii  Malagruma  de  Urbe  publicus  im- 
periali auctoritate  notarius  etc. 

VI. 

19  ottobre  1438. 

Pignoramento  di  Civita  Lavinia  a  favore  di  Simo- 
netto  Manni,  fatto  dal  card.  Giovanni  (?)  Fiorentino, 
del  titolo  di  S.  Lorenzo  in  Lucina. 

Arch.  Vatic,  Reg.  Eugen.  IV,  VI,  ce.  283,  284. 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  domini  millesimo  quadrin- 
gentesimo  tricesimo   octavo,    mensis   octobris,    die   decimanona, 


//  castello  di  Civita  Lavinia  259 


indictione  prima,  tempore  sanctissimi  in  Christo  patris  et  domini 
nostri  domini  Eugeni!  divina  providentia  pape  quarti,  anno 
octavo. 

In  presentia  mei  notarii  et  secretarii  et  testium  infrascri- 
ptorum  ad  hec  specialiter  vocatorum  et  rogatorum  etc.  Reve- 
rendissimus  in  Christo  pater  et  dominus  dominus  I[ohannes  ?] 
miseratione  divina  Sancti  Laurentii  in  Lucina  presbiter  cardinalis, 
Florentinius  vulgariter  nuncupatiis,  in  alma  Urbe  patrimoni! 
beati  Petri  in  Tusciae  Campaniae  et  Maritimae  provinciis,  nec- 
non  in  ducatu  Spoletano  specialis  commissionis,  Sabinae  et  Ar- 
nulforum  terrae  apostolicae  sedis  legatus,  et  omni  modo,  via^ 
jure,  causa  et  forma  quibus  melius  potuit  et  debuit,  vigore  suae 
legationis,  ac  auctoritate  sibi  concessa  ab  apostolica  Sede,  pigno- 
ravit,  et  prò  speciali  pignore  obligavit,  atque  prò  nomine  pi- 
gnoris  dedit,  cessit  et  concessit  egregio  viro  ser  Angelo  Bar- 
tholomei  de  Capucacie  de  Narnia,  procuratori  et  procuratoria 
nomine,  et  cancellarlo  magnifici  et  strenui  armarum  gentium 
capitanei  Symonetti,  quondam  Petri  Manni  de  Castro  Perij,  vice 
et  nomine  ipsius  Symoneti,  suorumque  heredum  et  successorum,, 
recipienti  ac  legitime  stipulanti,  castrum  Civitatis  Laviniae,  Tur- 
rim  Candulfi  et  duas  Turres,  sic  vulgariter  nuncupatas,  in  pro- 
vincia, ad  Romanam  ecclesiam  pieno  jure  domini  spectantia  et 
pertinentia,  cum  omnibus  et  singulis  pertinentiis  suis,  iuribus, 
actionibus  et  iurisdictionibus  quae  et  quas  habent  tam  intus, 
quam  extra,  et  in  eorum  territoriis  continentur  ;  ac  etiam  juri- 
sdictionem  meri  et  mixti  imperii,  et  gladii  potestatem,  videlicet 
dieta  castra  Civitae  Laviniae  et  Turrem  Candulfi,  posita  et  con- 
finata in  dieta  provincia,  juxta  veriores  confines,  et  dictas  duas 
Turres  et  inhabitatas,  cum  omnibus  suis  tenimentis,  positas  juxta 
dictam  Civitam  Laviniam  et  alios  veriores  confines,  cognoscendos, 
stimandos  et  puniendos  civiliter  et  criminaliter,  causis  appellandis 
dumtaxat  exceptis  de  quibuscumque  maleficiis,  excessibus  et  de- 
lictis  per  quoscumque  tam  in  dictis  castris  et  Turribus  quam  in 
eorum  territoriis  committi  contigerent  criminibus  heresis,  lesae 
majestatis,  falsae  monetae,  falsificationis  litterarum  apostolicarum 
et  legatorum  apostolicorum,  de  labe,  raptu  et  virginum  et  mo- 
nialinm  sacrarum,  exceptis;  cum  potestate  recipiendi  et  exigendi 
a  quibuscumque  solvere  debentibus,  solitos  et  consuetos  fructus, 
redditus  et  proventus  universos,  qui  ex  speciali  pacto,  facto,  ha- 
bito  et  tunc  immediate  solemniter  stipulato  Inter  prefatum  re- 
verendissimum  dominimi  legatum  et  supradictum  procuratorem, 
ut  siipra  promittentem  stipulantem,  et  legitime  recipientem,  non 


2  00  A.   G alieti 


extenuent  sortem  principalem  ;  sed  dicti  fructus,  redditus  et  pro- 
ventus  converti  debeant  in  reparatione  arcium  et  muros  dictorum 
cavStrorum  ac  prò  custodia  constructionum  et  arcium  eorundem. 
Et  hoc  fecit  supradictus  dominus  legatus  vice  et  nomine  s.  d.  n. 
papae  Romanae  ecclesiae  et  Camerae  apostolicae,  prò  pretio  et 
nomine  pretii,  septem  milia  florenorum  auri  de  Camera,  quas 
idem  Simonettus  tenetur  et  debet  habere  a  supradicta  Camera 
apostolica,  prò  tempore  quo  servivit  et  stetit  ad  stipendia  pre- 
fatorum  domini  nostri  papae,  Romanae  ecclesiae  et  apostolicae 
Camerae,  quam  summam  et  quantitatem  quae  patet  in  computis 
et  calculis  factis  ipsius  legati  et  cum  dicto  procuratore  ex  pacto 
convenit,  non  debere  excomputari  in  fructibus,  redditibus  et  pro- 
ventibus  dictorum  castrorum  et  Turrium  eorumdem,  sed  firma 
stet  neque  dictus  fructus  extenuet  principalem  sortem  ut  supe- 
rius  est  espressus.  Et  quodcumque  dicto  Simonetto  vel  suis  he- 
redibus  et  successoribus  esset  integra  pateffactum,  de  dictis  se- 
ptem milibus  florenis,  nomine  summi  pontificis  et  Romanae  ec- 
clesiae, tam  presentis  quam  eius  canonici  successoris,  debeat 
dictus  Simonettus,  seu  sui  heredes  et  successores  debeant,  dieta 
castra  et  turres  libere  dare  et  assignare  cum  suis  omnibus  teni- 
mentis  et  pertinentiis  prefato  summo  pontifici,  aut  suis  legatis 
apostolicis  et  ufficialibus.  Et  interim  quousque  dicto  Simonetto, 
vel  suis  heredibus,  non  satisfieret  de  dictis  septem  milibus  flo- 
renis, teneant  et  debeant  dieta  castra  et  Turres  tenere  et  custo- 
dire et  possidere,  vice  et  nomine  ecclesiae  Romanae  et  s.  d.  n. 
papae  tam  presentis  quam  canonici  successoris  futuri.  Concedens 
predictus  reverendissimus  dominus  legatus  supradicto  Simonetto 
et  suo  legitimo  procuratori,  liberam  licentiam  et  potestatem  in- 
trandi  et  recipiendi  et  retinendi,  propria  auctoritate,  tenutam  et 
corporalem  possessionem  dictorum  castrorum  et  Turrium  et  te- 
nimentorum  et  pertinentium  eorumdem,  cum  omnibus  juribus, 
actionibus,  jurisdictionibus  et  potestatibus  ut  supra  promissit, 
ab  hodie  in  antea,  quomodocumque  dicto  Simonetto,  seu  suo 
legitimo  procuratori,  placuit;  rogantes  me  notarium  et  secreta- 
rium,  supradicti  domini  legatus  et  dictus  Angelus  procurator, 
ut  de  predictis  hoc  publicum  conficerem  instrumentum. 

Acta  fuerunt  hec  in  civitate  Viterbi  et  in  episcopali  palatio, 
in  camera  ipsius  domini  legati,  presentibus  his  testibus,  vide- 
licet  :  venerabili  viro  domino  Nicolao  ser  Zachariae  de  Viterbio 
capellano;  Egidio  Cobelli  de  Vitelleschis  ;  Ambrosio  Benedicti 
de  Corneto  et  domino  Nicolao  de  Fredericis  de  Florentia,  ca- 
pellano prefati  reverendissimi  domini  legati,  ad  predicta,  habitis. 


//  castello  di  Civita  Lavinia  261 


et  rogatis.  Et  ego  Fabrianus  quondam  ser  Mathei  de  Narnia 
publicus,  apostolica  et  imperiali  auctoritate,  notarius  et  secre- 
tarius  supradicti  domini  legati,  etc. 

Questo  contratto  fu  ratificato  da  Eugenio  1\'  con  bolla  datata:  «  Florentiae, 
«  anno  incarnationis  dominice  millesimo  quadringentesimo  quadragesimo,  unde- 
«  cimo  kl.  augusti,  pontificatus  nostri  anno  decimo  »,  donde  è  stato  desunto. 


VII. 
20  settembre  1480. 

Vendita  di  Civita  Lavinia  a  Gabriele  Cesarini  e 
Stefano  Margana,  fatta  dal  protonotario  Lorenzo  Od- 
done Colonna  a  nome  proprio  e  dei  fratelli. 

Roma,  arch.  di  Stato,  n.  176,  e.  190.  Il  volume  176,  è  formato  da  alcune 
carte  appartenenti  al  volume  175,  quelle  comprese  tra  e.  98  e  e.  258  «  inclusive  ». 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  eiusdem  millesimo. cccc°. 
Lxxx°.,  tempore  pontificatus  sanctissimi  in  Christo  patris  et  do- 
mini domini  Sixti  divina  provvidentia  papae  IV,  indictione  .xiiii., 
mensis  septembris,  die  vero  .xx". 

In  presentia  mei  notarli  et  testium  infrascriptorum,  ad  hoc 
specialiter  vocatorum  et  rogatorum,  reverendus  in  Christo  pater 
et  dominus,  dominus  Laurentius  Oddo  de  Colupna,  sedis  aposto- 
licae  prothonotariiis,  prò  se  ipso  principaliter,  ac  vice  et  nomine 
magnificorum  dominorum  lordani  ducis,  et  lohannis  et  Marcelli 
et  Fabritii  de  Colupna  suorum  germanorum  fratrum,  prò  qui- 
bus,  se  et  bona  sua  principaliter  obligando,  de  rato  et  ratum 
habiturum  promisit,  ac  se  facturum  et  curaturum  ita  et  taliter, 
ratione  eorum  minoris  etatis,  forte  .xxv.  annorum,  et  non  aliqua 
alia  ratione  etc.  sponte  etc.  vendidit,  ac  titulo  venditionis  dedit, 
videlicet  magnifico  et  spectabili  viro  domino  Gabrieli  de  Cesa- 
rinis,  de  regione  Sancti  Eustachii,  et  Stefano  q.  Petri  de  Mar- 
ganis,  de  regione  Campitelli  presentibus  et  volentibus,  ac  prò 
indiviso  coementibus,  stipulantibus  ac  legaliter  stipulantibus  prò 
se  ipsis  eorumque  heredibus  et  successoribus,  et  michi  notarlo 
presenti  et  stipulanti  ac  legaliter  stipulanti  prò  eis  omnibusque 
quorum  interest,  videlicet  ad  veram  proprietatem,  propriamque 
hereditatem  etc.  id  est  integrum  castrum  Civitatis  Laviniae, 
cum  toto  eius  territorio,  dominio,  vassallagio,  ac  mero  et  mixto 
imperio,  et  omiii  iure  vassallagii  et  cum  fortellitio,  furnis,  pe- 
dagiis,    vectigalibus,    terris    cultis  et    incultis   etc.   et   toto   teni- 


202  A.   G alieti 


mento  et  omnibus  iuribus  etc.  situm  in  partibus  Latii,  in  di- 
strictu  Urbis  :  cui  toto  castro  et  tenimento,  ab  uno  latere  est 
tenimentum  castri  Ardeae  ;  ab  alio  est  tenimentum  casalis  Vallis 
Olivae;  ab  alio  est  tenimentum  Sanctae  Mariae  Aricinae  ;  ab 
alio  est  tenimentum  Gentiani  vel  si  qui  etc.  ad  habenduni  etc.  ; 
item,  simili  modo  et  forma,  vendidit,  tradidit  etc.  omnia  et  sin- 
gula  jura  etc.  nullo  iure  etc.  ponens  dictos  emptores  in  locum, 
ius,  et  privilegium  suum  etc,  constituens  etiam  eosdem  et  quos- 
libet  ipsorum  procuratores,  ut  in  re  propria  ipsorum,  itaque  de 
iuribus  emptis  agat,  excipiat  etc.  ;  et  promisit  hanc  auctoritatem 
defendere  in  iudicio  et  extra,  et  ab  omni  molestante  persona, 
et  ubicumque  aliqua  lis  sibi  intimata  fuerit  etc,  et  facere  con- 
sentire omnem  personam  etc,  et  per  nobilem  virum  Maran  de 
Capogallo,  de  regione  Pontis,  et  dominum  Colam  Stefanum, 
quos  procuratores  ad  investendum,  et  possessum  dicti  castri  ac 
fortillitii  et  tenimenti  vendendum,  traddendum  et  consignandum, 
et  quemlibet  ipsorum  in  solidum  constituit,  videlicet  in  posses- 
sionem  inducere  et  immittere  voluit  etc  ;  et  nichilominus  dedit 
potestatem  eisdem  emptoribus  et  cuilibet  ipsorum,  propria  eo- 
rum  auctoritateque  ipsorum  venditorum,  inlrandi,  capiendi  et 
retinendi  dictam  possessionem  etc  quam  donat,  acceptat,  et 
constituit  se  et  dictos  suos  fratres,  nomine  ipsorum  emptorum, 
et  suorum  heredum  et  possessorum,  tenere  et  possidere.  Hanc 
autem  venditionem,  concessionem  et  translationem  et  omnia 
quae  dieta  sunt  et  infra  dieta,  facit  rever.  dominus  Laurentius 
Odo,  prothonotarius  supranomìnatus,  domino  Gabrieli  et  Ste- 
fano prò  pretio  et  nomine  pretii  quinque  milium  ducatorum 
auri,  ad  rationem  et  conputum  .Ixxv.  bologninorum  prò  quolibet 
ducato.  Quos  quinquemille  ducatos  dicti  magnifici  domini,  Ga- 
briel et  Stefanus,  emptores  ut  supra,  personnaliter,  actualiter  et 
manualiter,  quisque  ipsorum,  prò  rata  sibi,  solverunt,  numera- 
verunt  et  tradiderunt  prefato  rever.  domino  prothonotaro  pre- 
senti, prò  se  et  quibus  supra  nominatis,  et  recipienti  manualiter 
et  in  contanti  ;  de  quibus  quinquemilibus  ducatorum,  integro 
pretio  predicto,  prefatus  rever.  dominus  prothonotarius,  prò  se 
et  nominibus  quibus  supra,  post  dictam  manualem  solutionem 
et  traditionem  se  bene  contentum  tractatum  et  pactatum  voca- 
vit  etc.  Et  supra  scriptus  voluit,  et  suo  et  dictorum  suorum 
fratruum  nomine  donavit  etc.  Et  promisit  quod  dictum  castrum, 
cum  tenimento  et  dominio,  et  iuribus  predictis  et  indictis,  est 
ipsius  rever.  domini  prothonotarii  et  venditorum  suorum  fratrum 
predictorum,  et  ad  eos  totum  spectat  et  pertinet  et  nulli   alicui 


//  castello  di  Civita  Lavinia  263 


personae  etc.  Si  quid  apparet  vel  apparebit  etc.  teneri  voluit 
etc.  ad  omnia  damna  etc.  egregius  legum  doctor  dominus  Nico- 
laus  domini  Antonii  de  Cafarellis  et  nobilis  vir  Laurentius  Patri 
Cafarelli,  ambo  de  regione  Sancti  Eustachii,  ipsi,  et  quilibet 
ipsorum  in  solidum,  sponte  et  stricte  se  se,  ad  hoc,  sive  teneri, 
sive  obligari  voluerunt  ut  fideiussores,  sollicitatores  et  interces- 
sores,  prò  dicto  rever.  domino  prothonotario  et  fratribus,  in  do- 
minio castri  et  tenimenti  et  curatores  etc.  ac  similiter  promi- 
serunt  se  facturos  etc.  quod  dicti  Johannes  (?)  lordanus  dux  ac 
domini  Johannes,  Marcellus  Fabritius  eius  fratres  ut  supra  no- 
tificaverunt  etc.  ad  omnem  simplicem  requisitionem  etc. 

A  e.  191,  sotto  il  rogito  dell'investitura,  si  ha  il  seguente  transunto  che, 
insieme  con  i  quattro  altri  dei  nn.  viii,  ix,  x,  xi,  furono  raccolti  dal  notaio 
Beneimbene    per  suo  uso  personale  nel  «  Registrum  protocollorum  ». 

Confinibus  addenda  :  casalis  duarum  Turrium,  Nemus  Fa- 
iolae,  casaHs  Piscatoris,  domus  Sanctae  Mariae  Aricinae  et  por- 
tio  dicti  casali  duarum  Turrium  quod  est  dictorum  venditorum. 

Testibus  :  dominus  Andreas  de  Castello  canonicus  Vero- 
nensis.  Georgius  de  Montelione.  Dominicus  Sole  magistri  Odoni. 
Georgius  Maran. 

Vili. 

28  settembre  1480. 

Investitura  di  Civita  Lavinia  in  favore  di  Gabriello 
Cesarini  e  Stefano  Margana. 

Roma,  arch.  di  Stato,  n.   176,  e.  191. 

In  Dei  nomine,  amen.  1480  mensis  septembris  die  .xxviii. 
Investitura  etc.  luramentum  fidelitatis  prestatum  per  vassallos  et 
massarios  quorum  nomina  etc.  Antonius  magistri  Angeli,  Nerius 
notarius,  Laurentius  Sirfonni  de  Genzano,  Antonius  Pulverinus 
massarii,  Bartholomeus  Nardecchia  camerarius,  et  officiales. 

IX. 

5  novembre  1480. 

Compromesso  di  vendita  al  card.  Guglielmo  d'E- 
stouteville,  fatto  dal  protonotario  a  nome  proprio  e 
dei  fratelli. 

Roma,  arch.  di  Stato,  n.  176,  ce.  207  e  aoH. 


264  A.   G alieti 


In  Dei  nomine  amen,  anno  eiusdem  millesimo  .cccco.lxxx®. 
pontificatus  sanctissimi  domini  nostri  Sixti  divina  provvidenza 
papae  quarti,  indictione  .xiiii.  mensis  novembris,  die  .v^. 

In  presentia  mei  notarli  publici,  et  testium  infrascriptorum 
ad  hec  specialiter  vocatorum  et  rogatorum,  reverendus  in  Christo 
pater  dominus  Laurentius  Odo  de  Columna,  Sedis  apostolicae 
prothonotarius,  prò  se  ipso  principaliter,  ac  vice  et  nomine  ma- 
gnificorum  virorum  dominorum  lordani  ducis  ac  lohannis,  Mar- 
celli et  Fabritii  de  Columna,  suorum  germanorum  fratruum,  ha- 
bens  ad  hec  plenum  et  sufficiens  mandatum  per  acta  domini 
lohannis  de  Signorilibus,  publici  notarli,  romani  civis,  de  dicto 
mandato  rogato  presentis,  et  fidem  facientis  et  instrumentum  in 
publica  forma  dare  promittentis,  qui  reverendus  dominus  pro- 
thonotarius, ultra  officium  procurationis  et  mandatum  suum  pre- 
dictum,  de  rato  et  ratum  habiturum,  prò  dictis  suis  fratribus 
et  quibuslibet  ipsorum  promisit,  et  se  facturum  etc.  sponte  etc. 
vendidit  ac  titulo  venditorio  dedit,  cessit  et  concessit,  jure  pro- 
prio et  suprascriptorum,  ad  verum  dominium  et  proprietate 
perpetua  hereditatem,  reverendissimo  in  Christo  patri  et  domino, 
Guilielmo  de  Etotavilla,  episcopo  Hostiensi,  cardinali  Rotho- 
magensi,  Sanctae  Romanae  Ecclesiae  camerario,  presenti  etc. 
ac  suo  proprio  nomine  et  de  suo  propio  peculio  et  adventitio 
aliunde,  quam  de  fructibus  ecclesìasticis  seu  ecclesiastici  tituli, 
ementi  et  cui  ...  quam  ipse  reverendissimus  dominus  et  sui 
heredes  ac  successores  vendere,  donare  vel  alienare  voluerunt, 
id  est  totum  et  integrum  castrum  Civitae  Laviniae  vulgariter 
nuncupatum,  cum  integro  eius  tenimento  et  territorio,  et  cum 
omni  iure  vassallagii  et  dominio,  ac  mero  et  mixto  imperio,  et 
cum  omni  jure  vectigalium  et  pedagiorum,  nec  non  cum  arce 
et  fortilitio,  ac  domibus  et  furnis  omnibusque  suppellectilibus, 
munitionibus,  instrumentis  et  armamentis  in  eo  existentìbus  et 
cum  omnibus  terris  cultis  et  incultis,  sementantiis  et  non  se- 
mentantiis,  montibus,  vallibus,  collibus,  silvis,  nemoribus,  sal- 
tibus,  pratis,  et  pratarinis,  et  rivis,  fontibus,  aquis,  acquarum- 
que  decursibus,  itineribus,  introitibus,  et  exitibus  et  singulis 
utilitatibus,  comoditatibus  in  dicto  castro,  et  exta  ipsum  ca- 
strum et  tenimentum  suum  existentìbus  et  ad  ipsum  castrum 
eiusque  tenimentum  spectantibus  et  pertinentibus,  tam  de  jure 
quam  de  consuetudine.  Quod  totum  castrum,  cum  tenimento 
supradicto,  situm  est  in  districtu  Urbis,  in  partibus  Latii,  et  in 
diocesi  Albanensi,  infra  hos  fines  videlicet  :  cui  ab  uno  latere  est 
castrum  dirutum  Sancti  lanuarii  :  ab  alio  est  tenimentum  Sancti 


//  castello  di  Civita  Lavinia  265 


Petri  in  Formis;  ab  alio  est  tenimentum  castri  Ardeae;  ab  alio  teni- 
mentum  casalis  Vallis  Olivae  ;  ab  alio  tenimentum  casalis  Pisca- 
toris  ;  ab  alio  est  pars  tenimenti  casalis  «  de  doi  torri  »,  juncta  cum 
alia  parte  ipsorum  venditorum  et  in  venditione  comprensa  ;  ab 
alio  est  tenimentum  castri  Genziani  ;  ab  alio  tenimentum  castri 
Nemi  ;  ab  alio  tenimentum  Fajolae  vel  si  qui  etc.  libere  etc.  ; 
item  simili  modo  etc.  vendidit  omnia  jura  etc.  nullo  in  ea  etc. 
ponens  eumdem  emptorem  in  locum,  et  ius,  et  privilegium 
suum  :  constituens  etiam  ipsum  procuratorem  ut  in  rem  suam  ; 
itaque  de  emptis  predictis  juribus  agat,  excipiat  etc.  ;  et  pro- 
misit  habere  et  usufruì  hanc  auctoritatem  defendere  in  judicio  et 
extra  et  ab  omnibus  molestationibus  juris  et  facti,  et  ab  omni 
inquietante  persona,  et  ubicumque  haec  fuerit  intimata  etc.  ;  et 
facere  consentire  huic  contractui  omnem  personam,  locum,  vel 
universitatem  jus  habentem,  seu  habere  pretendentem,  et  ma- 
xime gentium  comunitatem,  et  uxores  dictoruni  fratrum,  ad 
omnem  simplicem  requisitionem  dicti  reverendissimi  domini  et 
suorum  heredum  et  successorum  ;  et  per  honorabilem  virum  do- 
minum  lohannem  Channen,  magistrum  domus  prefetti  reveren- 
dissimi domini,  quem  presentem  et  acceptatem,  prefatus  reve- 
rendus  dominus  protonotarius,  procuratorem  constituit  in  pos- 
sessionem  predicti,  et  immittere  voluit.  Et  nichilominus  dedit 
potestatem,  dictus  venditor,  prefato  reverendissimo  domino 
cardinali  presenti  et  acceptanti,  per  se  suos  procuratores  et 
gestores,  propria  auctoritate,  intrandi,  capiendi,  retinendi  pos- 
sessionem  dicti  castri  et  arcis,  et  sui  tenimenti  et  vassallagii, 
et  aliorum  iurium  predictorum,  quam  donat,  acceptat,  consti- 
tuit, dictus  reverendus  dominus  prothonotarius  prò  se  ipso, 
et  nomine  dictorum  suorum  fratruum,  promittens,  et  rato  ut 
supra,  tenere  et  possidere.  Hanc  autem  venditionem  etc.  fecit, 
item  reverendus  dominus  protonotarius,  prò  se  et  quibus  supra 
nominibus  promittens,  de  rato  ut  supra,  prefato  re  ver.  domino 
cardinali  presenti  etc.  me  notarlo,  prò  pretio  et  nomine  pretii, 
decem  millium  quiugentorum  ducatorum  auri  de  Camera  ad  com- 
putum  .Ixxv.  bologninorum  prò  quolibet  ducato,  de  quibus  decem 
milibus  quingentis  ducatis,  idem  reverendus  dominus  protho- 
notarius prò  se  et  nominibus  quibus  supra,  in  istrumento  arra- 
rum  habuit,  et  habuisse  confessus  est,  ducatos  similes  quinque 
millia,  solutos  prò  arra  et  parte  pretii,  prout  patet  ex  actis  mei 
eiusdem  notarli  ;  residuum  vero  dicti  integri  pretii,  videlicet  du- 
catos quinque  millia  et  quingentos  restantes,  idem  rever.  do- 
minus cardinalis,  emptor  realiter  et  actualiter,  ac  de  proprio   et 


2  06  A.    G alieti 


privato  peculio  ipsius  rever.  domini  cardinalis  comparato  ab  alio 
suo  peculio  ex  beneficiis,  titulis  ecclesiasticis  acquisito,  prout 
ipse  rever.  dominus  cardinalis  asseruit,  solvit  ac  pecuniam  tra- 
dere  et  numerare  fecit  eidem  reverendo  domino,  presenti  ac 
manualiter  et  numeraliter  et  actualiter  recipienti,  in  ducatos  auri 
in  auro,  dictorum  summam  et  qualitatem.  Benevalentibus  de 
quibus  quidem  (i)  milibus  quingentis  ducatis,  integro  pretio 
predicto,  prefatus,  rever.  dominus  prothotarius  post  numeratio- 
nem,  traditionem,  et  consignatiomem  predictam,  et  post  dictam 
confessionem  et  recognitionem,  se  bene  contentum,  tractatum, 
et  pattatum  vocavit  etc.  et  quietationem  de  bis  fecit  dicto  rever. 
domino  etc.  et  mihi  notarlo  etc.  Et  renuntiavit  etc.  suprascriptus 
volens  etc.  dicto  pretio  decem  mìllium  quingentorum  ducato- 
rum,  vel  aliter,  per  comunes  arbitros  eligendos,  extimando  vel 
declarando  omnia  id  et  totum  etc.  gratuito  et  liberaliter  ac  ex 
solita  magnanima  liberalitate  et  munificentia,  idem  rever.  domi- 
nus prothonotarius,  prò  se  et  quibus  supra  nominibus,  eidem 
rever.  domino  cardinali  emptori,  suis  heredibus  et  successori- 
bus  jam  dictis,  irrevocabiliter  donavit  etc.  Et  promisit  dictus 
rever.  dominus  prothonotarius  venditor,  per  dictum  castrum 
cum  fortillitio,  domibus,  furnis,  jure  vassallagii,  aliisque  juribus 
et  pertinentiis  et  adiacentiis  predictis,  et  ipsius  rever.  domini  pro- 
thonotarii  et  dictorum  suoruni  fratrum,  et  ad  eos  spectat  et  per- 
tinet  pieno  iure  et  nulli  personae,  loco,  vel  universitati  in  to- 
tum, nil  in  parte  fuit,  neque  est  obligatum,  pignoratum,  dona- 
tum,  alienatum,  largo  alienationis  sumpto  vocabulo,  et  ubi 
contrarium  apparuit  etc.  teneri  vohiit  se  et  dictos  suos  fratres 
et  quoslibet  venditores  in  solidum  etc.  ad  omnia  damna  etc.  de 
quibus  etc.  et  promisit  insuper  idem  rever.  dominus  prothonotarius 
eidem  rever.  domino  prefato  et  dare  idoneos  fideiussores  cives 
romanos  ac  locupletos  qui  se  obligabant  in  pienissima  forma 
de  emtione  et  de  ratificatione  per  dictos  fratres  rever.  domini 
prothonotarii  absentes  et  de  consensibus  prestandis  ad  omnia. 
Actum  Romae  in  palatio  dicti  rever.  domini  cardinalis  etc. 
presentibus:  domino  lohanni  Cannen,  magistro  domus  dicti 
rever.  domini  cardinalis  ;  et  honorabili  doctore  domino  Nicola©  de 
Ameria  ;  ac  viris  nobilibus  Valeriano  de  Frangipanibus  de  regione 
montis  Jordani  ;  Colutio  Cinthii  de  Roma,  priore  ;  domino  lohanni 
de  Signorilibus  procuratore,  romano,  et  lohanni  Sinibaldi  de 
Florentia. 

(i)  Manca  «  decem  ». 


//  castello  di  Civita  Lavinia  267 


X. 

5  novembre  1480. 

RicogTiizione  del  vino  raccolto  da  Gabriele  Cesarini 
e  Stefano  Margana. 

Roma,  ardi,  di  Stato,  n.  176,  e.  213. 

Eiusdem  anno  (i),  pontificatu,  indictione,  et  mense  novem- 
bris  die  vero  quinto.  In  presentia  mei  notarii  etc.  supradictus 
rever.  in  Christo  pater  dominus  Laurentius  Odo  de  Columna  pro- 
thonotarius  sponte  etc.  ad  invogationem  magnifici  domini  Ga- 
brielis  de  Cesarinis  et  Stefani  de  Marganis,  presentium  et  invo- 
gantium,  declaravit  et  cognovit  quod,  omnia  vina  recollecta  in 
dicto  castro  et  tenimento  Civitae  Laviniae  sunt  et  intelliguntur 
acquisita  eisdem  dominis  Gabrielis  et  Stefano  coemptoribus  dicti 
castri,  et  ad  eos  spedare  et  pertinere  dictis  dominis  Gabrieli 
et  Stefano   presentibus,  acceptantibus    ac  legaliter  stipulantibus. 

XI. 

7  novembre  1480. 

Reiterazione  della  vendita  di  Civita  Lavinia,  fatta 
dal  protonotario  Colonna  a  favore  di  Giovanni  Chan- 
nen,  procuratore  del  card.  Guglielmo  d'Estoute ville. 

Roma.  arch.  di  Stato,  n.   176,  e.  212  b. 

Eiusdem  anno,  pontificatu,  indictione,  die  vero  .vij.  In  pre- 
sentia mei  notarii  renovatum  et  reiteratum  fuit  instrumentum  actus 
venditionis  per  dictum  dominum  prothonotarium,  prò  se  et  qui- 
bus  supra  nominibus,  ad  cautelam,  cum  eiusdem  clausolis,  pro- 
missionibus,  stipulationibus,  cautelis,  et  instrumentum  prefatum 
dicto  domino  lohanni,  magistro  domus  et  procuratori  dicti  rever. 
domini  cardinalis,  et  eo  nomine  emptori  et  stipulanti,  ac  me 
notario  similiter  stipulanti  etc.  cum  potestate  extendendi  in  si- 
mili forma  etc.   Rogatus  etc. 


(i)  Essendo  la  forma  abbreviata,  manca  l' invocazione  «<  In  nomine  Domini» 
dalla  (|iialf  dipt-ndi-  «  ciimdi'iii  ». 


2  68  A.   Galle  ti 


Actum  in  dicto  castro  Laviniae,  in  palatio  eiusdem  castri, 
eisdem  infrascriptis  presentibus  :  domino  Antonio  Ebduardo  Va- 
leriano  de  Frangipanibus  romano  ;  viro  domino  Antonio  Lutio  de 
Cora  canonico  Velletris;  Antonello  de  Stato  Capua  olim,  nunc  de 
castro  Gentiano;  Angelo  Laurentio  de  Montelione,  testibus  etc. 

Segue  immediatamente  l' atto  d' investitura  stipulato  a  Civita  Lavinia. 
Cf.  p.  205,  nota  I. 

XII. 

25  agosto  1501. 

Breve  di  esenzione  in  perpetuo  dalla  tassa  del  sale 
e  focatico,  emanato  dal  papa  Alessandro  VI  a  favore 
di  Civita  Lavinia. 

Arch.  Vatic,  Cameralia,  arm.  XXXVI,  tom.  6,  e.  408. 

Alexander  papa  sextus  dilectis  filiis  salutem,  apostolicam 
benedictionem.  Cupientes  vobis,  ob  fidem  et  sinceram  devotio- 
nem  ultra  erga  Nos  et  hanc  sanctam  apostolicam  Sedem,  nec 
non  promptitiidinem  in  deditione,  quam  super  de  ista  terra  no- 
stra tam  libere  fecistis  ad  grembum  et  obedientiam  nostram 
unanimiter  redeundo,  aliquam  gratiam  facere  specialem  vobis 
salfocaticum  nuncupatum,  quod  annis  singulis  Camerae  aposto- 
licae  solvere  tenemini  et  ut  asseritis  summam  duodecim  ducato- 
rum,  bonogninorum  vigintiquinque  et  denariorum  sex,  de  bo- 
nogninis  .lxxii.,  non  excedit,  tenore  presentium,  gratiose,  remit- 
timus  et  in  perpetuum  liberaliter  condonamus,  ita  quod  ad  illius 
solutionem  amplius  deinceps  non  teneamini.  Mandantes  dohaneriis 
et  depositariis  pecuniam  salis  huiusmodi  prò  tempore  existen- 
tibus  et  aliis  ad  quos  spectat  quatenus  deinceps  propterea  vobis 
nullam  molestiam  inferant  aut  inferri  faciant  seu  permittant,  sed 
vos  de  eorum  libris  in  quibus  ob  dictum  sai  annotati  estis 
cassent  et  absoleant.  Ita  quod  ad  illius  solutionem  amplius  in 
futurum  perpetuo  non  teneamini,  contrariis  non  obstantibus  qui- 
buscumque. 

Datum  Romae  apud  Sanctum  Petrum  sub  anulo  Piscatoris 
die  .XXV.  augusti  .mdi.  pontificatus  nostri  anno  nono  (i). 


(i)  Questo  breve  fu  richiamato  in  vigore  nell'anno  1581,  8  febbrajo,  sotto 
Gregorio  XIII,  dal  card.  Camerlengo  Luigi  Cornell  e  da  quel  rescritto  è  stato 
desunto. 


//  castello  di  Civita  Laviìiia 


269 


XIII. 

21   maggio   1502. 

Seduta  consiliare,  tenuta  in  Civita  Lavinia  alla  pre- 
senza del  notaio  Antonio  Grasselli,  relativa  all'elezione 
di  procuratori  per  l'appalto  triennale  delle  gabelle. 

Arch.  Vat.,  Diver.  cam.,  arni.  XXXIV,  tom.  11,  ce.  30-33. 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  Domini  1502,  pontificatus 
sanctissimi  in  Christo  patris  et  domini  nostri  domini  Alexandri 
divina  providentia  papae  sesti  indictione  quarta,  mensis  maj, 
die  .XXI. 

In  presentia  mei  notari  et  testium  subscriptorum  ad  haec 
specialiter  vocatorum  et  rogatorum,  congregato  et  coadunato 
pubblico  et  generali  Consilio,  parlamento,  comunis  et  hominum 
castri  Civitae  Laviniae  ad  sonum  campanae  in  domo  dicti  co- 
munis ubi  similia  fieri  solent,  insufficienti,  numero  non  solito 
congregatorum  etc.  In  quo  Consilio  interfuerunt  infrascripti  ho- 
mines  et  personae  de  populo  Castri  predicti,  adserentes  et  adfir- 
mantes  sese  et  qui  revera  fuerunt  et  sunt  dictae  partis  et  civi- 
tates,  omnes  homines  dicti  loci  Civitae  Laviniae  videlicet  : 


Cristofanus  Mancini 

Minicus  Vini 

Magister  Dominichus  ferarius 

Naj  Naj 

Franciscus  Busii 

Zachangninus 

Latinus  magistri  Salvati 

Sanctus  Andrea  Trincha 

Petrus  Cepollone 

Magister  Amicus  Demetri 

Moseus  Coselle 

Vangelista  Dominicus  Petrutii 

Evangelista  Nardechia 

lohannes  Corno  (?) 

Falascha  Petrus 

Franciscus  Favale 

Batiste  Favale 

Sebastianus  Petri  Santi 


Georgius  Benedicti  Casi 
Tomaus  Gasbarro 
Dominicus  Petrutii 
Petrus  Sancti 
Cristoferus  Pataccha 
Laurentius  Tosti 
loseph  Bensevinus 
Magister  Andreas  ferrarius 
lohannes  Minici  Lilli 
Prudentius  Morsomenni 
lacobus  Siiosso 
Bertus  Comonelli 
Jerunimus  Nardechia 
Constantinus  Stefanus  nenuce 
los.  Anton,    magistri  Angeli 
Antonius  Pauletti 
Angelus  Petrutii 
Dominicus  Nardelli 


yo 


A.   Galle  ti 


lohannes  Albanense  lacobus  Clementi 

Paulus  Cucca  Petrus  Napolitani 

Laurentius  Felix  Gasbarro  Agabitus  Angelus  Venasii 

Laurentius  Schiavus  Nicolaus  Polverini 

Novellus  Napolitani  Paulus  Stuti 

Sanctus  Rallone  Alexander      Antonius      Petri 

lohannes  Nardechia  Sancti 

Dominicus  Joseph  Palini  Dominicus  Carneciale 

Antonius  Fabri  (?)  Laurentius  Petri  Pauli 

Andreas  Julliani 

Si  stabilì  di  precidere  in  affitto  per  tre  anni  tutti  i  redditi 
e  i  proventi  di  Civita  Lavinia  omnes  et  singulos  fructus  reditus  et 
proventus  Castri  Laviniae  al  prezzo  di  scudi  settecentocinqua?ita 
elegettdo  per  tal  fine  a  procuratori  della  comunità  :  Dominicum 
loseph  Palini  et  magistrum  Dominicum  Ioachim  massarios.  Actum 
in  castro  Civitae  Laviniae  videlicet  in  domo  dieta,  presentibus 
bis  testibus,  videlicet  :  Nicolao  Pesello  ;  Petro  Dalomo  ;  Lau- 
rentio  Petripauli  et  Petro  Napolitano  omnibus  de  dicto  castro 
testibus.  Et  ego  Antonius  de  Grasselli s  notarius  etc. 

XIV. 

25  gennaio  1520. 

Ricevuta  del  sussidio  di  vigesima  pagato  dagli 
Ebrei,  residenti  a  Civita  Lavinia,  per  mezzo  di  Angelo 
Pazienza,  alla  Camera  apostolica. 

Arch.  Vatic  ,  Diver.  cam.,  arm.  XXIX,  toni.  126,  ce.  114  e  115. 

Universis  et  singulis  presentes  litteras  inspecturis  notum 
facimus  et  testamur  quod  cum  universitas  hebreorum  Civitae 
Laviniae,  Fundan.  diocesis,  subsidium  vigesimae,  nuper  a  sanctis. 
d.  n.  papa  cunctis  hebreis  per  ditiones  ecclesiasticas  constitutis 
impositum,  Camerae  apostolicae  solvere  tenentur,  Angelus  Pa- 
tientia  hebreus  in  dicto  loco  commorans  et  agens  nomine  totius 
universitatis  predictae,  et  prò  eorum  integra  rata  vigesimae 
huiusmodi,  scutos  decem  auri  in  auro  de  ordine  et  mandato 
nostro  persolvit  hodie  realiter  et  cum  effectu  nostrarum  com- 
positionimL  predictarum  cum  r.  d.  thesaurario  apostolico  gene- 
rali desuper   factarum  prò  ut  ad  introitum  Camerae  apostolicae 


//  castello  di  Civita  Lavinia 


appartenentem.  Ideo  de  mandato  nostro  et  auctoritate  nostra 
eandem  universit.iteni  hebreorum  illorumque  res  et  bona  ac  here- 
des  et  successores  quoscumciue  a  dicto  subsidio,  harum  serie, 
absolvimus  et  liberamus.  Inibentes  quibusvis  subsidii  huiusmodi 
exactoribus  ne  universitatem  et  particulares  personas,  hebreorum 
prefatorum,  occasione  dicti  subsidii  novissime  impositi  modo 
aliquo  molestare,  impedire,  aut  inquietare  audeat,  nec  presumat 
in  contrarium  faciens  non  obstantibus  quibuscumque. 

Datum  Rome  in  Camera  apostolica,  die  25  ianuarii   1520. 

Visa:  Io:  Gaddus.  Michelangelus. 

XV. 

18  aprile  1544. 

Il  cardinale  Guido  Ascanio  Sforza  nomina  com- 
missario di  Civita  Lavinia  il  dottore  Teodoro  Citeroni 
di  Trevi,  per  lo  spazio  di  mesi  sei. 

Arch.  Vatic,  Diver.  cani.,  arni.  XXIX,  toni.  134,  e.  150. 

Guidus  Ascanius  Camerarius.  Dilecto  nobis  in  Christo  magni- 
fico viro  domino  Theodoro  Citeronio,  de  Trevio,  iuris  utriusque 
doctori,  terrae  Civitatìs  Laviniae  commissario,  salutem  in  domino. 
Inducti  fide  et  devotione  tuis  erga  Sedem  apostolicam,  nec  non 
scientia  litterarum,  et  popolorum  gubernandorum  experientia, 
quibus  apud  nos  comendaris,  te  Civitatis  Laviniae  status  nostri 
comissarium  seu  officialem  s.  d.  n.  papae  et  camerae  apostolicae, 
cum  facultate  deputandi  seu  retinendi  vicarium  vel  auctuarium, 
aliisque  facultatibus,  jurisdictionibus,  et  auctoritate,  nec  non  cum 
salario  et  emolumentis  solitis  et  consuetis,  ad  sex  menses  proximos, 
cum  primum  te  illuc,  intuleris  inchoandos,  de  mandato  etc.  iuxta 
tenorem  presentium  facimus  et  deputamus.  Mandantes  univer- 
sitati  et  hominibus  dictae  terrae  et  aliorum  locorum  jurisdi- 
ctioni  comissarii  huiusmodi  subiectorum,  ac  aliis  ad  quos  spectat 
quatenus  te  juxta  formam  presentium  recipiant  et  admittant, 
tibi  et  pareant  et  obediant:  thesaurario  vero  eius  dicti  status, 
quod  tibi  de  salario  et  emolumentis  huiusmodi,  et  congruo  tem- 
pore, satisfaciat  et  satisfieri  mandet,  contrariis  non  obstantibus 
quibuscumque.  Volumus  autem  quod  antequam  dictum  ofiìcium 
exercere  incipias,  de  eo  bene,  juste,  et  fideliter  exercendo,  de 
(juo  n<')n   recipiendn  nlidiinfl   i^cims  tnunt'ris  pr. iptcr  «-viriilent;»  et 


272  A.   G alieti 


poculenta,  quae  triduo  consumi  possint,  juxta  formam  iuris  co- 
munis  in  manibus  nostris  juramentum  prestare  tenearis. 

Datum .  Romae  in  Camera  apostolica,  die  .xviii.  aprilis  1544 
pontifìcatus  sanctissimi  domini  nostri  Pauli  papae  tertii,  anno 
decimo. 

Guidus  Ascanius  Cardinalis  Camerarius.  Michelangelus. 

XVI. 

14  ottobre  1544. 

Editto  del  cardinale  camerlengo  Guido  Ascanio 
Sforza  con  cui  la  Camera  apostolica  elegge  per  altri 
sei  mesi  Fabio  Capitani  vicario  di  Civita  Lavinia. 

Arch.  Vatic,  Diver.  cam,,  arm.  XXIX,  torti.  135,  e.  121. 

Guidus  Ascanius  camerarius.  Dilecto  nobis  in  Christo  spe- 
ctabili  viro  domino  Fabio  de  Capitaneis  de  monte  Sanctae  Ma- 
riae  in  Giorgio  layco,  Firman,  diocesis,  quoad  infrascripta,  of- 
ficiali nostro  salutem  in  domino. 

Cupientes  opportune  providere  ut  oppidum  Civitatis  Laviniae, 
Albanensis  diocesis,  justitia  gubernetur,  ac  illius  incolae  in  pace 
conserventur,  de  fide  probitate  ac  in  rebus  agendis  experientia 
tuis,  in  officio  huiusmodi  hucusque  viriliter  gesto  cognitis,  in 
domino  confisique,  et  in  fiiturum  idem  erga  ipsius  oppidi  ho- 
mines  te  geres,  ac  eo  quia  perpetua  confirmatione,  a  comunitate 
dicti  oppidi  humiliter  requisiti  sumus  ;  iccirco  de  mandato  et 
auctoritate  et  te  tenore  presentium,  ad  alios  sex  menses,  juxta  con- 
suetum  incipiendos  a  die  conspirationis  primi  semestris  tibi  per 
alias  nostras  concessi,  oppidi  Civitatis  Laviniae  predicti,  nostrum 
et  Camerae  apostolicae  vicarium,  seu  officialem  cum  honoribus, 
oneribus  et  emolumentis  solitis  et  consuetis,  confirmamus,  et  si 
opus  est  de  novo  facimus,  constituimus  et  deputamus.  Dantes 
tibi  facultatem  et  omnimodam  actoritatem  oppidum  predictum 
et  illiusque  homines  cum  justitia  gubernandi,  illisque  jusdicendi, 
eorumque  causas  civiles,  criminales  et  mixtas  cognoscendi  et 
expediendi,  juraque  et  proventus  dictae  Camerae  spectantes  et 
spectantia,  personae  seu  personis  ab  eadem  Camera  deputatis, 
respondeas  prout  ad  huiusmodi  vicarium  juxta  solituni  spectant 
officium.  Mandantes  propterea,  eisdem  incolis  et  omnibus  aliis, 
ad  quos  spectat,  seu  in    futurum    spectare  poterit,  ut  te   in   eos 


//  castello  di  Civita  Lavinia  273 


vicarium  recipiant  et  admittant  ;  tibique  pareant  et  juste  hu- 
iusmodi  officium  exercendo,  de  quo  non  recipiendo  aliquod 
genus  muneris,  propter  esculenta  et  poculenta,  quae  triduo  con- 
sumi possint,  juxta  formam  juris  comunis  juranientum  et  cautio- 
nem  in  manibus  nostris  prestare  tenearis,  contrariis  non  obstan- 
tibus  quibuscumque. 

Datum    Romae  in  camera  apostolica   die  14    octobris   1544. 

Guidus  Ascanius  Card.lis  Camerarius.  Michelangelus. 

XVII. 

8  luglio  1546. 

La  Camera  apostolica  conferma  la  locazione  trien- 
nale dei  castelli  di  Civita  Lavinia  e  Genzano  fatta  a 
Luca  Evangelista,  romano,  dall'  arcivescovo  di  Sorrento 
Bernardino  Silveri,  governatore  dello  stato  che  già  fu 
di  Ascanio  Colonna. 

Arch.  Vat.,  Div.  cani.  XXIX,  toni.  149,  ce.  60  e  61. 

Dilecto  nobis  in  Christo  Lucae  Evangelistae  civi  romano,  sa- 
lutem  in  domino  sempiternam.  Cum  r.  p.  d.  Bernardinus  Sil- 
verius  archiepiscopus  Surrentinus  Sanctis  d.  n.  papae  magister 
domus,  status  olim  Ascanii  Columnae  gubernator,  nomine  suae 
sanctitatis  et  Camerae  apostolicae  ac  de  mandato  et  commis- 
sione, licentiaque  Illustri  domini  Octavii  Farnesii  ducis  Castren- 
sis  ac.  r.  p.  d.  Bernardini  Helvini  episcopi  Anglon.  Camerae 
apostolicae  thesaurarii  sibi  ut  asserit  traditis  (?),  tibi  omnes  et 
singulos  fructus,  redditus  et  proventus,  juraque  et  obventiones 
universas  castrorum  et  Civitatis  Laviniae,  et  lenzani,  Albanensis 
diocesis,  ad  Cameram  apostolicam  spectantes  et  pertinentes,  una 
cum  decima  parte  penarum  criminalium  ad  triennium  hunc 
proximum  et  de  mense  ianuarii  proximi  decursi  incipiendum  et 
ut  sequitur  finiendum,  prò  pretio  pactisque  et  conventionibus 
in  pubrico  instromento  locationis  et  concessionis  huiusmodi, 
desuper  sub  die  trigesima  mensis  ianuarii  proximi  pretesti  con- 
fecto,  et  per  Thomam  de  Dionisiis  pubricum  notarium  rogato, 
et  in  pubricam  formam  redacto,  ac  per  nos  viso  et  alia  prout 
in  ipso  instrumento  continentur  locaverit,  arrendaverit  et  con- 
cesserit,  copiasque,  locationem  et  concessionem  huiusmodi  a 
nobis  et  Camera  apostolica  confirmari,  et  etiam  de  novo   quan- 

Archivio  della  R.  Società  loviana  di  slotia  patHa.  Voi.  XXX li.  l8 


2  74  ^'   G alieti 


tus  opus  sit  fieri  et  concedi.  Nos  tenore  infrascriptae  locationis 
et  concessionis  huiusmodi  prò  sufficienter  expresso  habere,  tuis 
in  hac  parte  petitionibus  annuentes,  volentes,  te  favore  prose- 
quere  gratioso,  de  mandato  nostro  et  auctoritate  nostra,  loca- 
tionem  et  concessionem  predictas,  et  omnia  et  singula  in  dicto 
instrumento  contenta,  rata  et  grata  habentes  illasque  et  illa  ac 
dictum  instrumentum,  auctoritate  nostri  officii,  approbamus  et 
confirmanus  suosque  eflfectus  sortiri  et  ab  omnibus  observari  de- 
bere volumus  et  declaramus  et  de  novo  quantum  opus  sit,  dictus 
fructus  redditus  et  proventus,  juraque  et  obventiones  dictorum 
castrorum,  juxta  ipsius  instrumenti  continentiam  et  tenorem 
locamus  et  concedimus.  Mandantes  propterea  universis  et  sin- 
gulis  presertim  dicti  status  legatis,  vicelegatis,  gubernatoribus, 
commissariis,  judicibus,  potestatibus,  aliisque  iusdicentibus,  et 
aliis  ad  quos  spectat,  sub  excomunicationis  et  mille  ducatorum 
auri  penis,  ne  durante  dicto  tempore,  contra  presentium  no- 
strarum  litterarum  et  dicti  instrumenti  tenorem  atque  formam, 
molestare,  perturbare  inquietare  aut  ab  aliis  molestari  permittant, 
ac  comitatibus,  universitatibus  et  particularibus  personis,  aliis 
affictuariis,  colonis  et  receptoribus  introitum  huiusmodi,  ut  tibi 
de  omnibus  et  singulis  dictis  fructibus,  juribus,  et  obventionibus 
locatis  et  ad  Cameram  apostolicam  spectantibus  et  pertinentibus 
respondant  et  respondere  faciant  :  inritum  et  inane  decernere 
quidquid  secus  supradictis  a  quacumque  quavis  auctoritate  scien- 
ter,  vel  ignoranter  fieri  contingant,  costitutionibus  et  ordinatio- 
nibus  apostolicis,  ceterisque  contrariis  non  obstantibns  quibu- 
scumque. 

Datum  Romae  in  Camera  apostolica,  die  octavo  iulii 
.MDXLVi.,  pontificatus...  Guidus  Ascanius  cardinalis  camerarius. 

XVIII. 

12  gennaio  1549. 

Minuta  del  breve  di  Paolo  III,  con  cui  viene  rie- 
letto r  arcivescovo  di  Sorrento  Bernardino  Silveri  come 
governatore  dei  castelli  di  Nettuno,  Civita  Lavinia  e 
(jenzano,  già  del  Colonna. 

Arch.  Vatic,  Brevi  minuti  di  Paolo  III,  arm.  XLI,  tom.  44,  e.  50. 

Venerabili  fratri  Bernardino  archiepiscopo  Surrentino,  pre- 
lato  domestico   nostro,  et    domus    nostrae    magistro,  venerabili 


//  castello  di  Civita  Lavinia  275 


fratri,  salutem.  Cupientes  oppidis  nostris  Neptuni,  Civitatis  La- 
viniae  et  Jenzani,  oliai  status  Columnensium,  nunc  vero  ad  nos 
et  Cameram  apostolicam  pertinentia,  de  utili  et  idoneo  guber- 
natore  providere,  qui  illa  et  eorum  universitatem  in  pacis  tran- 
quillitate  et  amenitate  justitiae  regere  sciat  et  possit,  de  tua 
virtute,  probitate  et  integritate  confisi,  dieta  oppida  a  provin- 
ciis  nostris  Campaniae  et  Maritimae  separanda,  te  illorum  gu- 
bernatorem  cum  jurisdictione,  auctoritate,  facultatibus,  honori- 
bus,  oneribus  ac  reditis  et  introitibus  ordinaris  et  extraordinaris, 
necnon  mero  et  mixto  imperio,  ac  gladii  potestate  ad  benepla- 
citum  nostrum,  et  illic  inchoandum,  facimus  et  deputamus  per 
presentes.  Mandantes  dilectis  filiis  dictorum  oppidorum,  univer- 
sitatibus  et  pertinentibus  personis,  ut  te  ut  locumtenentem  huius- 
modi  prò  se,  in  eos  gubernatorem  honorifice  recipiant,  tibique 
tamquam  gubernatori  pareant,  et  obediant,  tuaque  iussa  reco- 
gnoscant,  et  ad  quos  spectare,  ut  de  dictis  reditis  et  introiti- 
bus  tibi  integre  suo  lepore  respondeant,  contrariis  non  obstan- 
tibus  quibuscunique. 

Datum  Romae,  die  .xii.  ianuarii  1549,  anno  15.  Bios. 


XIX. 

4  gennaio  1564. 

Consenso  di  Marcantonio  Colonna  are.  di  Taranto  e 
di  Prospero  suo  fratello  per  la  vendita  di  Civita  Lavinia. 

Albanese  di  affrancazione  del  pascolo,  Roma,  1858,  mi.  22  e  23  del  Sommario. 

Indictione  septima  die  4  ianuarii  1564,  pontificatus  Pii  quarti 
anno  quinto.  In  mei  etc.  Personaliter  constitutus  illustrissimus 
et  reverendissimus  dominus  Marcus  Antonius,  quondam  illu- 
strissimi domini  Camilli,  de  Columna  archiepiscopus  Tarenti- 
nensis,  certificatus  ac  advisatus  et  ad  plenum  informatus  (ut 
ipse  medio  eius  iuramento  tacto  pectore  more  praelatorum)  as- 
sentii de  venditione  castrorum  Civitatis  Laviniae  et  Ardeae  cum 
omnibus  eorum  territoriis,  vassallis,  juribus,  membris,  pertinen- 
tiis  universis  fieri  per  excellentissimum  et  illustrissimum  do- 
tninum  Marcum  Antonium  quondam  illustrissimi  domini  Ascani 
de  Columna,  illustrissimo  domino  luliano  Caesarino  prò  pretio 
centum  et  quinque  millium  scutorum  monetae  ad  rationem 
lui.  X  prò  ciuolibet  scuto,  ac  de  promissione  evictionis  dictorum 


276  A.   G alieti 


castrorum  consensu  praestando,  litem  in  se  suscipiendo,  et  quod 
dieta  castra  non  sunt  subiecta  aljcui  fideicommisso  vel  cuius- 
vis  vinculo  quod  forsan  dictani  venditionem  quovis  modo  impe- 
dire posset,  ac  de  omnibus  aliis  et  singulis  per  dictum  illustris- 
simum  dominum  Marcum  Antonium  promittentur  et  obligantur 
et  in  instrumento  venditionis  dictorum  castrorum  desuper  inter 
ipsos  illustrissimos  dominos  Marcum  Antonium  promittentur 
et  describentur,  sciens.  etc.  volens  etc.  Actum  Romae  in  re- 
gione Trivii,  et  in  palatio  habitationis  dicti  illustrissimi  domini 
Marci  Antoni  prope  ecclesia  Ss.  Apostolorum  praesentibus 
magistro  domino  Remulo  De  Valentibus  de  Trevio  u.  i.  d. 
et  domino  Rutilio  de  Mantaco  romano  testibus  etc.  Joannes  Ba- 
ptista  Garbagnus  notarius  rogatus. 

In  mei  etc.  personaliter  constitutus  illustrissimus  dominus 
Pompeus  quondam  illustrissimi  d.  Camilli  de  Columna  germa- 
nus  frater  praefati  illustrissimi  et  reverendissimi  d.  archiepi- 
scopi certificatus  et  advisatus  ac  ad  plenum,  informatus,  ut 
ipse  medio  eius  juramento  tactis  etc.  assentit  de  suprascripta, 
venditione  castrorum  Civitatis  Laviniae  et  Ardeae  cum  omnibus 
eorum  territoriis  vassallis,  juribus,  membris  et  pertinentiis  uni- 
versis  ut  supra  per  dictum  excellentissimum  et  illustrissimum 
dominum  Marcum  Antonium  Columna  dicto  illustrissimo  d.  lu- 
liano  Caesarino  fieri,  ac  de  omnibus  aliis,  prout  supra  in  primo 
instrumento  continetur  sciens  etc.  volens  etc.  Actum  Romae 
in  regione  Montium,  et  in  palatio  illustrissimorum  dominorum 
de  Zambeccariis,  praesentibus  magistro  d.  Remulo  de  Valentibus 
de  Trevio  u.  i.  d.  et  d.  Mutio  quondam  Bernardini  de  Man- 
fredis  romano  testibus  etc.  Ioannes  Baptiste  Garbagnus  notarius 
rogatus. 

XX. 

8  gennaio  1564. 

Vendita  di  Civita  Lavinia  e  di  Ardea,  fatta  a  Giù 
liano  Cesarini  da  Marcantonio  Colonna. 

Roma,  arch.  Capit.,  n.  464,  ce  895-898  e  917-918.  Le  carte  intercalate  conten- 
gono a.  e.  899  i  patti  di  retrocessione  di  Ardea  ;  a  ce.  900-13  la  forma  estesa  del 
presente  per  Giuliano  Cesarini. 

Die  sabati  octavo  ianuarii  a  nativitate  Domini  millesimo  quin- 
gentesimo    sexagesimo    quarto,    indictione   septima,    pontificatus 


//  castello  di  Civita  Lavinia  277 


sanctis.  domini  nostri  Pii  papae  quarti,  anno  quinto.   In  nomine 
Domini,  amen. 

In  mei  etc.  presentia,  cum  hoc  fuerit  et  sit...  segue  il  mo- 
tivo della  vendita,  cioè  per  la  dotazione  delle  sorelle  di  M.  An- 
tonio Colonna  Agnese,  Girolama  e  Vittoria  e  per  relativi  debiti 
verso  privati.  Hinc  est  quod  personaliter  constitutus  idem  illu- 
strissimus  et  excellentissìmus  dominus  Marcus  Antonius  sponte  etc. 
et  omni  meliorì  modo  etc.  vendidit  etc.  illustrissimo  domino  luliano 
Cesarino  presenti  etc.  id  est  duo  ipsius  illustrissimi  domini  Marci 
Antoni  castra  videlicet  castrum  Civitatis  Laviniae  et  castrum  Ar- 
deae,  posita  in  territorio  Urbis,  in  diocesi  Albanensi,  cui  castro  et 
territorio  Civitatis  Laviniae  ab  uno  latere  est  territoriuni  castri  len- 
zani  ;  ab  alio  territorium  castri  Neme  ;  et  ab  alio  territorium  civitatis 
Velitrae,  etc.  dicto  vero  castro  Ardeae  et  eius  territorio,  ab 
uno  latere  est  territorium  Civitatis  Lavinae,  predictae  ;  ab  alio 
territorium  dictae  civitatis  Veliternae  ;  ab  alio  tenimentum  Campi 
Morti  capituli  et  canonicorum  basilicae  S.  Petri  de  Urbe  :  ab 
alio  territorium  castri  Neptuni  :  ab  alio  mare  Tirrenum  ;  et  ab 
alio  casale  seu  tenimentum  Campi  Silvae  dicti  illustr.  dom.  lu- 
liani  ;  ac  casale  et  tenimentum  Sancti  Abrocoli,  heredum  quon- 
dam d.  Angeli  de  Maximis,  vel  si  qui  etc.  libera  et  cum  omni 
utili  et  directo  dominio,  omni  superioritate,  potestate  et  arbitrio, 
ac  omni  mero  et  mixto  imperio,  gladiique  potestate  et  omni- 
moda  jurisdictione,  etiam  tam  civili  quam  criminali,  seu  mixta 
seu  iurisdicendi,  dicique,  faciendi  facultate,  et  bancho  iustitiae 
civiliumque  et  criminalium  ac  mixtarum  causarum  cognitione, 
et  terminatione,  atque  emolumentis  ex  eisdem  causis  civilibus, 
criminalibus,  et  mixtis  quomodocumque  provenientibus,  et  cum 
vassallis,  incolis  et  abitatoribus  dictorum  castrorum,  ac  omni 
et  quocumque  iure  vassallorum,  vassallagio  seu  vassallatio,  et 
cum  omni  potestate,  et  iure,  vassallos,  incolas  et  habitatores 
predictos,  et  alios  quoscumque  dictis  castriis  et  eorum  territoriis 
subditos,  vel  delinquentes  corrigendi,  puniendi,  mulctandi,  ac 
illos  absolvendi  et  remittendi,  et  cum  omnibus  et  singulis  eo- 
rundem  castrorum  habitationibus,  turribus,  fortellitiis,  palatiis, 
plateis,  domibus,  molendinis,  portis,  et  quidquid  publici  et  pri- 
vati iuris,  intra  et  extra  dieta  castra  extat.  Nec  non  cum  omni- 
bus et  singulis  dictorum  castrorum  particularibus  et  universa- 
libus  territoriis,  districtibus  et  pertinentiis  ac  adiacentiis  universis, 
agris,  arvis,  campis,  vineis,  jardenis,  terris  cultis  et  incultis, 
silvis,  nemoribus,  pascuis,  montibus,  collibus,  vallibus,  plani- 
ciebus,  fluminibus  paludibus,   rivis,  littoribus,  et  spiagiis    vulga- 


278  A,   G alieti 


riter  nuncupatis:  et  iurisdictione  maris;  iure  in  mari,  flumine, 
Castro  nuiicupato,  et  aliis  fluminibus,  stagnis  et  pakidibus,  pi- 
scandi  et  tellinas  omniaque  alia  solita  capiendi  et  faciendi  ar- 
ridis  et  aquosis  fontibus,  aquis,  pratis  praticis  et  herbosis,  arbo- 
ribus  fructiferis  et  sterilibus  et  omnibus  ipsoruni  castrorum  et 
territoriorum  ;  edificiis  intus  et  extra  positis,  tabernis,  hospitiis, 
fumis,  datiis,  collectis,  gabellis,  dohanis,  passagiis,  custodiis, 
vectìgalibus,  oneribus,  exactionibus  realibus  et  personalibus,  an- 
gariis  et  perangariis,  impositionibus,  censibus,  responsionibus, 
pensionibus,  fructibus,  redditibus  et  proventibus  emolumentis  et 
obventionibus  universis,  terraticiis,  prestationibus,  auxiliis,  sub- 
sidiis,  honorantiis,  obedientiis,  reverentiis,  honoribus,  homagiis 
et  fidelitate  et  quibuscumque  aliis  servitiis  in  persona,  pecunia, 
rebus  et  bonis  quomodocumque  et  qualitercumque  per  vas- 
sallos  et  alios  incolas  et  habitatores  dictorum  castrorum  et  il- 
lorum  tenimentorum  et  territoriorum  et  districtum  predictoruni 
debitis  ac  debendis,  iureque  piscandi,  venandi,  aucupandi  et 
depascendi,  aquas  undecumque  derivandi,  auriendi  et  in  quo 
libuerit  deducendi,  foveas  Japidis  et  arenae  instituendi,  venas 
auri  et  argenti,  aeris,  ferri  et  cuiusvis  alterius  generis  metalli 
et  sulphuris  effodiendi,  querendi,  invenìendi,  et  queri  faciendi 
et  suos  usus  convertendi.  Necnon  cum  otnni  et  quocumque 
iure  patronatus  tam  ex  fundalione  et  dotatione,  quam  qnovis 
privilegio  consuetudine  seu  prescriptione,  et  jure  prestandi  et 
alia  faciendi  quae  ad  dominum  dictorum  castrorum  et  tenimen- 
torum prò  tempore  existentium,  de  Iure  vel  consuetudine  ac 
alias  quomodolibet  spectant  et  pertinent,  seu  spectare  et  pertinere 
poterunt  quomodolibet  in  futurum  et  quae  etiam  ipse  illustris. 
dominus  venditor  et  sui  predecessores,  ante  presentem  ven- 
ditionem,  facere  potuerunt,  seu  debuerunt  et  cum  omnibus  et 
quibuscumque  privilegiis,  indultis,  immiinitatibus,  exemptionibus, 
libertatibus  et  preheminentiis  suis  ac  cum  aliis  quibuscumque  iu- 
ribus,  iurisdictionibus,  arbitramentis  et  potestatibus  ac  domino  di- 
ctorum castrorum  et  tenimentorum  spectantibus  et  pertinentibus, 
franca,  libera  et  exemptà  ab  omni  homagio  et  iuramenti  fidelitatis 
prestatione,  et  alia  quavis  servitute,  seu  responsione,  ac  superioris 
recognitione,  preterquam  santiss.  dom.  papae  et  sanctae  Sedis 
apostolicae  mediate.  Itaque  omnia  iuraetc.  etpresertim  super  tri  bus 
nonis  partibus  quas  habet  idem  illustriss.  dominus  Marcus  Antonius 
indicto  territorio  Ardeae,  et  tenuta  quae  dicitur  «  Il  quarto  delli 
Consorti  ».  Itaque  etc.  nullo  iure  etc.  nisi  tantummodo  reser- 
vato ipsi  illustriss.  domino  venditori,  iure  quod  habet  super  alias 


//  castello  di  Civita  LavÌ7iia  279 


sex  nonis  partibus  tenutae  predictae  nuncupate  «  Il  quarto  delli 
Consorti  »  et  etiam  super  illis  partibus  quae  ad  presens  possi- 
dentur  per  dominos  de  Caffarellis,  quae  in  presenti  venditione 
comprehensae  non  sint,  nec  esse  intelligantur.  Ad  habendum  etc. 
Ponens  etc.  Dans  potestatem  etc.  et  donec  etc.  constituit  et 
hanc  autem  venditionem  fecit,  idem  illustriss.  dominus  Marcus  An- 
tonius  dicto  illustriss.  domino  luliano  presenti  ut  supra,  prò  precio 
etc.  centum  et  quinque  millium  scutorum  monetae  de  iuliis,  decem 
prò  sento,  solvendorum  prout  idem  illustriss.  d.  lulianus  sol- 
vere promisit  et  de  expresso  mandato  et  commissione  ipsius 
illustriss.  d.  Marci  Antonii....  segue  la  specifica  del  pagamento 
fatto  da  Cesari?ii,  dei  debiti  di  M.  Antonio  ai  vari  creditori.... 
....  Residuum  vero,  videlicet  scutos  quinquaginta  quiuqne 
mille,  similes  idem  illustriss.  dominus  lulianus  solvere  promisit 
intra  tres  annos  proxime  futuros,  ab  hodie  incipiendos,  et  ut 
sequitur  finiendos,  quolibet  anno  tertiam  ipsorum  quinquaginta 
quinque  millium  scutorum  partem,  id  est  scutos  decem  et  octo- 
mille,  trecentos  triginta  tres,  et  unam  tertiam  partem  alterius 
scuti,  quolibet  anno,  illis  ex  suprascriptis  creditoribus  quibus  ipse 
illustriss.  dominus  Marcus  Antonius  mandaverit....  Itaque  quod 
idem  illustriss.  dominus  Marcus  Antonius  teneatur  et  obligatus 
sit,  et  ita  promisit  eidem  illustriss.  domino  luliano,  presenti  ut 
supra,  terminari  facere  et  terminos  ponere,  inter  tenimentum 
dicti  castri  Civitatis  Laviniae  et  convicinos,  infra  terminum  duo- 
rum  mensium  proximorum,  iuxta  designationem  factam  per  ma- 
gistrum  Augustinum  agrimensorem,  ita  et  taliter  quod  idem 
illustriss.  dominus  lulianus  uti,  frui,  gaudere  et  possidere  possit 
dicto  castro  et  eius  territorio,  iuxta  designationem  predictam, 
quae  sit  et  esse  debeat  penes  ipsum  illustriss.  dominum  lulia- 
nium.  Itaque  quod  idem  illustriss.  dom.  Marcus  Antonius  te- 
neatur et  obligatus  sit,  prout  ita  eidem  illustriss.  domino  luliano 
presenti  ut  supra  promisit,  ad  majorem  securitatem  et  abundan- 
tiorem  cautelam  in  favorem  dicti  illustriss.  domini  Juliani, 
suorumque,  etc.  obtinere  motum  proprium,  manu  suae  San- 
ctitatis  signatum,  confirmatorium  presenti  instrumenti  etc... 
Insuper  et  ad  potiorem  cautelam  dicti  illustriss.  domini  luliani,  et 
suorum  herednm  et  successorum,  idem  illustriss.  dominus  Marcus 
Antonius  constituit  etc.  dominum  lohannem  Baptistam  Garbagnum 
procuratorem  etc.  suum  procuratorem  ut  supra  irrevocabilem 
ad  comparendum,  corani  quocumque  indice  ut  supra,  et  pre- 
sentem  cessionem  ut  supra  insinuari  et  registrari,  et  in  actis 
publicis  redegi  faciendum  ut  supra,  quantus  opus  sit,  et  seniper 


28o  A.   Galle  ti 


et  quandocumque  eidem  illustriss.  domino  luliano  suisque  pre- 
dictis  videbitur  et  placebit...  Pro  quibus  etc.  obligaverunt  etc.  et 
quilibet  etc.  obligant  etc.  seu  eorumque  etc.  heredes  etc,  ac 
omnia  etc.  bona  etc.  terras  castra  et  bona  fedualia  etc.  in  am- 
pliori  forma,  Camerae  apostolicae  cum  constitutione  procura- 
torum  et  aliis  clausolis  etc.  estendentis  etc.  luraverunt  etc. 
super  quibus  etc...  Actum  Romae  in  regione  Pontis  in  pa- 
lati© reverendissimi  et  illustrissimi  domini  d.  losep.  Jitulo  S.  Vi- 
talis  S.  Romanae  Ecclesiae  presbiterii  cardinalis  Politiani  nun- 
cupati,  in  camera  respiciente  super  hortum  versus  Tiberim 
presentibus,  eodem  reverendissimo  et  illustrissimo  domino  car- 
dinali et  dominis  Francisco  Burgnera  clerico  Tarraconensi  et 
Camillo  Luparo  clerico  Bononiensi  testibus.  M.  Antonio  Colomna. 
Giuliano  Cesarini.  Ego  lohannes  cardinalis  Sancti  Vitalis  fui  te- 
stis.  Ego  Camillus  Luparus  fui  testis.  Ego  Franciscus  Burgnera 
fui  testis.  Antonius  Massa  prò  nota  subscripsi. 


XXI. 

26  novembre  1569. 

Decreto  della  Camera  apostolica  col  quale  la  co- 
munità di  Civita  Lavinia  veniva  esentata  dal  contri- 
buto per  la  manutenzione  delle  torri  gnardacoste  di 
S.  Felice  Circeo,  poste  nella  giurisdizione  dei  Caetani. 

Arch.  Vatic,  Diver.  cam.  XXIX,  tom.  240  ce.  149  e  150. 

Frater  Michael  camerarius  universis  etc.  illisque  etc.  per 
civitates  et  diocesim  Albanensem  constitutis  salutem  etc.  Exponi 
nuper  curarunt  in  Camera  apostolica  comunitas  et  homines  Ci- 
vitae  Laviniae,  Albanensis  diocesis,  quod  cum  ipsi  existant  sub 
dominio  et  potestate  ili. mi  domini  lohannis  Georgii  Cesarini, 
baronis  Romani,  et  in  omnem  eventum,  suspicionem,  teneant 
accedere  in  presidium  arcis,  terrae,  seu  castri  Ardeae,  sub 
dominio  eiusdem  ili. mi  domini  lohannis  Georgii,  et  propterea 
non  teneant  contribuere  nec  solvere  impositionem  turrium  S.  Fe- 
licis,  sub  dominio  ili. mi  domini  Bonifatii  Gaetani.  Nichilominus 
prefatus  ill.mus  dominus  Bonifatius,  seu  commissarius  et  exa- 
ctores  predictae  impositionis,  eos  exponentes,  contra  omnejuris 
debitum,    quotidie    molestare    cessent.    Quare  sentienties,   expo- 


//  castello  di  Civita  Laviìiia  281 


nentes  ipsi,  a  premissis  enormiter  ledi  et  gravari,  et  cupientes 
ab  eis  via  juris  liberari,  ad  eamdem  Cameram  recursum  habue- 
runt  et  infrascriptam  propositionem  fieri  curarunt  videlicet  :  co- 
munitati  et  hominibus  terrae  Civitae  Laviniae  non  molestari, 
occasione  impositionis  S.  Felicis,  committi  et  inhibiri.  Adul- 
phum  de  Grassi  cuius  vigore  coram  episcopo  Carolo  de  Grassi 
episcopo  Montis  Falisci,  Camerae  apostolicae  clerico  et  iudice 
ex  decreto  eiusdem  camerae  deputatum,  d.  Lelium  Cicadam 
extra  comitatum  prefati  ili. mi  Bonifatii  ad  certum  diem  vide- 
licet infrascriptum,  ad  dicendum,  contradicendum  decretum,  et 
videndum  ac  inhibendum  et  provvidendum  ex  s.  d.  n.  papae 
cursoribus,  de  mandato  eiusdem  citari  fecerunt  quo  die  adve- 
niente,  comparent  coram  eodem  ill.mo  episcopo  d.  Tarqui- 
nio  de  Nuntiis,  dictorum  exponentium  procurare  et  inhibire 
petentes,  prefatus  episcopus.  clericus  et  iudex  inhibendum  duxit 
atque  inhibuit.  Quare  nos  de  mandato  et  auctorirate,  ac  ex  de- 
creto vobis  huius  seriae  committimus,  et  sub  penis  arbitrio 
nostro  mandamus,  quibus  visis  presentibus  positisque  et  requi- 
sitisi prefato  ill.mo  domino  Bonifatio  omnibusque  comitatus 
et  exactoribus  dictae  impositionis  ratione  turrium  S.  Felicis, 
omnibusque  aliis  et  singulis  in  executionibus  presentibus  nomi- 
natis  et  cognominatis,  inhibeatis,  quibus  Nos,  et  tenore  presen- 
tium  inhibemus,  ne  visis  presentibus,  sub  mille  ducatorum  huiu- 
smodi,  aliusque  nostro  arbitrio  penis  prefatam  comunitatem, 
nec  cives  et  particulares  personas  molestare  realiter,  vel  perso- 
naliter  perturbare,  inquietare,  capere,  carcerare,  detinere,  arre- 
stare, represaliare  audeant  seu  presumant  :  nec  aliquis  eorum 
audeat  seu  presumat,  prò  se  vel  aliquo  vel  alio  directe  vel  in- 
directe,  quovis  quesito  colore,  vel  ingenio,  ratione  impositionis 
et  turrium  prefatarum.  Alioquin  si  contrafactum  fuit  ad  decla- 
rationem,  eos  incurrisse  penas  prefatas  et  illarum  exactionibus 
procedemus  ac  etiam  ad  graviora,  justitia  mediante,  diem 
vero  etc. 

Datum  Romae  in  Camera  apostolica  die  29  Novembris 
1569  (i).  Visa:  Carolus  De  Grassi  Camere  apostolice  clericus 
Jacobus  Antonius  Riccobonus. 


1 1)  Nel  157S,  29   aprile    fu   richiamato    in    vigore    dal    cartl.    Cunieli    lamer- 
eii)<o.  Arch.  Vat.,  Cameralia,  arm.  XXXVI,  toni.  6,  co    406  e  407. 


A.   G alieti 


XXII. 

1572-1585- 

Supplica  dei  Colonna  a  Gregorio  XIII,  per  otte- 
nere il  consenso  alla  vendita  di  Civita  Lavinia,  fatta 
a  Giuliano  Cesarini  nel  1564  senza  l' intesa  preventiva 
del  papa. 

Arch.  Vatic,  Cameralia,  arni.  XXXVI,  toni.  6,  e.  409. 

Beatissimo  Padre.  Fu  detto  a  V.  Santità  per  parte  del 
s.  M.  Antonio  Colonna  che  la  uendita  di  Ciuita  Lauinia  col 
patto  di  posserla  ricomprare  fatta  a  quel  di  Castel  dì  Piero 
a  tempo  della  felice  memoria  dì  Eugenio,  non  noceua  a  casa 
Colonna,  perché  Eugenio  l'havea  pigliata  alli  Colonnesi  come 
si  vede  dal  Platina;  et  pero  essendo  stati  reintegrati  li  Colo- 
nesi  da  papa  Nicola  comò  dimostra  la  bolla  che  quel  «  lus 
retinendi  »  se  acquistò  alli  Colonnesi,  et  non  è  più  della  Ca- 
mera apostolica.  Ne  a  questo  contraddicono  le  bolle  manda- 
tece  dal  comiss.  per  le  quali  pare  si  proni  che  innansi  ad  Eu- 
genio Ciuita  Lauinia  era  del  monastero  dì  S.  Lorenzo  fuor 
delle  mura  perche  la  bolla  di  Bonifacio  par  che  parli  chiaro 
d' un'altro  loco,  perche  dice  Ciuita  Niuonia  né  si  può  preten- 
dere che  sia  error  dì  scrittura,  perché  sogiunge  «  Velitern. 
dioc.  »  et  chiamandosi  «  Ciuitas  Lauinìae  Albanen.  dioc.  » 
come  dicono  le  altre  bolle  mandatece,  et  hoggi  è  così  in  effetto, 
il  presupposto  resta  chiaramente  prouato  :  ma  quando  fusse 
pure  ristessa  Ciuita  la  Niuonia  e  la  Lauinia,  appare  per  la 
bolla  d'Innocentìo  fatta  nel  1404  che  la  potestà  data  da  Boni- 
facio, che  Ciuita  Lauinia  s'  impegnasse  non  ebbe  effetto,  poiché 
si  uede  che  Innocentio  del  1404  ce  deputa  comò  a  terra  di  esso 
monastero  :  Onde  hauendo  poi  Ioanni  del  1410  data  potestà  al- 
l'abbati  di  S.  Martino  in  monti  dì  assoluer  lì  Colonnesi,  et  di 
darli  Ciuita  Lauinia  per  loro  discendenti  et  successori  in  per- 
petuo ne  risulta  che  si  confronta  col  Platina  et  che  questo 
l'hauesse  data,  et  poi  Eugenio  del  1439  gliela  leuasse  et  Nicola 
la  restituisse  come  dice  il  Platina,  perche  ogni  uolta  che  precede 
facultà  dì  fare  et  quello  in  fauori  de  chi  se  haueua  da  fare  si 
troua  in  possesso,  maxime  per  più  di  cento  cinquanta  anni,  si 
presume  havutaper  quel  tìtolo  et  de  qui  sì  dice  che  il  mandato 
dì  dispensar,  seguitane  la  soppressione,  sì  presume  fatta   la  dì- 


//  castello  di  Civita  LavÌ7iia  283 


spensa.  Et  perche  mostreremo  per  scritture  che  prouano,  il 
possesso  de  Colonnesi  alianti  d'Eugenio  supplicano  V.  S.a  si 
degni  ordinar  tra  tanto  non  se  ne  innoui  cosa  alcuna  (i). 

(i)  La  precedente  supplica  è  accompagnata  dai  seguenti  documenti  :  i.  Istro- 
mento  di  vendita  in  data  6  marzo  1436,  Ved.  doc.  v;  2.  Bolla  di  Eugenio  IV 
in  data  19  ottobre  1438.  Ved.  doc.  vi;  3.  Bolla  di  Innocenzo  VII  in  data  i»  aprile 
1505.  Ved.  doc.  11;  4.  Bolla  di  Bonifacio  IX  in  data  1390,  7  decembre.  Ved. 
doc.  i;  5.  Istromento  di  donazione  in  data  5  settembre  1431.  Ved.  doc.  iv. 


Achille   Ferruzzi. 


Il  12  marzo  1909  mancava  ai  vivi  in  Soriano  nel  Cimino, 
dov'  era  nato  il  7  novembre  1842,  Achille  Ferruzzi,  segretario 
Comunale  e  regio  ispettore  mandamentale  dei  monumenti  e 
degli  scavi. 

Compiuti  gli  studi  classici  nel  collegio  di  Montefiascone  e 
quelli  di  fisico-matematica  nel  liceo  di  Viterbo,  dal  1862  al  1866 
fu  professore  nel  ginnasio  di  Terni.  Chiamato  quindi  ad  inse- 
gnare grammatica  latina  a  Soriano,  fu  costretto  dopo  breve  ad 
emigrare  per  aver  preso  parte  ai  movimenti  politici  del  1867  e 
partecipato  alla  Giunta  provvisoria  di  governo.  Avvenuta  l'an- 
nessione della  provincia  romana  al  regno  d'  Italia,  fu  chiamato 
ad  instituire  a  Soriano  le  scuole  elementari,  delle  quali  ebbe  la 
direzione  fino  al  1881,  e  in  quell'anno  passò  al  posto  di  segre- 
tario Comunale,  che  tenne  fino  alla  morte.  Dal  1893  era  regio 
ispettore  dei  monumenti  e  degli  scavi. 

Nel  1900  pubblicò  (Viterbo,  Monarchi)  un  volume  dal  titolo 
Soriano  nel  Cimino,  che  è  una  storia  del  paese,  del  suo  castello 
medioevale  e  del  territorio  circostante.  Scritto  col  fine  precipuo 
di  richiamare  alla  mente  dei  concittadini  fatti  e  vanti  della 
storia  locale  e  dissipare  vecchi  errori  tradizionali,  questo  la- 
voro ha  importanza  anche  per  gli  studiosi,  tanto  è  il  materiale 
coscienziosamente  preso  ad  esaminare,  sì  che  da  esso  deve  ne- 
cessariamente cominciare  le  sue  ricerche  chi  voglia  occuparsi  di 
questioni  storiche,  topografiche  od  archeologiche  riguardanti  quel 
territorio.  Qualche  anno  più  tardi,  nel  1907  pubblicò  (Viterbo, 
Cionfi)  un  volumetto  che  intitolò  Dischi  foìwgrafici,  nel  quale 
raccolse  vari  scritti  d'occasione,  in  versi  e  in  prosa,  illustrativi 
di  uomini  e  cose  Sorianesi,  e  da  cui  traspare  il  grande  suo 
amore  per  la  terra  nativa.  Perché  quest*  amore  fu  davvero  la 
virtù  precipua  di  Achille  Ferruzzi,  uomo  insigne  per  ogni  dote 
della    mente    e    del   cuore,  virtù  eh'  egli    seppe   affinare   ed  ac- 


2  86  Necrologia 


crescere  in  modo  esemplare.  Poiché  se  l'amore  della  terra  na- 
tiva non  r  avesse  trattenuto  nella  sua  Soriano,  assai  facilmente, 
proseguendo  nella  carriera  di  insegnante  secondario,  avrebbe  po- 
tuto raggiungere  gradi  più  elevati.  Ma  egli  stimava  suo  dovere 
volgere  ogni  energia  in  prò  del  paese  natale  e  come  direttore 
delle  scuole,  come  segretario  Comunale,  come  ispettore  degli 
scavi,  come  evocatore  e  illustratore  delle  patrie  memorie,  come 
cittadino  probo,  operoso  nel  bene  e  largo  a  tutti  del  suo  saggio 
consiglio  non  venne  mai  meno  un  istante  a  questa  sua  missione. 
Non  uno  solo  dei  problemi  di  maggiore  importanza  per  la  vita 
di  Soriano  venne  in  discussione  senza  che  egli  in  opuscoli,  o 
nei  giornali  della  capitale,  o  nella  stampa  locale  strenuamente 
si  adoperasse  a  mettere  in  evidenza  le  buone  ragioni  del  Comune, 
sempre  ascoltato  con  deferenza  dalle  persone  di  tutti  i  partiti, 
fra  i  quali  non  mancò  mai  di  portare  la  sua  parola  saggia.  Cul- 
tore appassionato  e  sapiente  delle  memorie  Sorianesi,  non  era 
punto  geloso  degli  studiosi  che  venissero  da  altri  paesi  a  Soriano 
per  le  loro  indagini,  e  la  reale  Società  romana  di  Storia  patria 
deve  con  gratitudine  ricordare  l'accoglienza  festosa  e  cordiale 
ch'egli  fece  al  socio  prof.  Pietro  Egidi  e  allo  scrivente,  lieto  che 
documenti  e  monumenti  locali  venissero  messi  in  luce.  Se  1'  opera 
sua  così  scevra  di  pretese,  ma  tanto  profittevole  per  gli  studi, 
venisse  imitata  da  buon  numero  di  segretari  Comunali  e  di 
ispettori  dei  monumenti,  ben  più  agevoli  e  ricche  di  risultati 
riuscirebbero  le  ricerche  sulla  storia  e  sull'arte  delle  età  passate 
nel  nostro  paese. 


A.  Bertini  Calosso. 


BIBLIOGRAFIA 


I.  Fraikin.  —  Nonciattires  de  Clemeìit  VII.  —  Voi.  I 
delle  Nonciatitres  de  France.  —  Paris,  A.  Picard 
et  fils  éditeurs,   igoó. 

Sembra  che  finalmente  anche  la  Francia  apra  la  serie  dei 
suoi  volumi  delle  Nunziature  francesi,  come  fonte  importantis- 
sima di  storia  politica  ed  ecclesiastica.  L'esempio  dato  dalle 
Nuntiaturberichte  Deutschlands  è  irresistibile,  e  provoca  a  far 
meglio  o,  per  lo  meno,  altrettanto  bene.  Un  comitato  autore- 
vole, composto  di  nomi  troppo  ben  cogniti  nel  campo  degli 
studi  storici,  attende  anche  in  Francia  ad  una  pubblicazione 
congenere.  Il  signor  Fraikin,  a  cui  questo  primo  volume  è  do- 
vuto, all'  edizione  dei  documenti  premette  una  introduzione 
(p.  V-Lxxxvii)  assai  ampia,  in  cui  prima  discorre  delle  fonti 
manoscritte,  e  più  specialmente  di  quelle  contenute  negli  ar- 
chivi e  nelle  librerie  di  Firenze  e  di  Roma.  Ma  riconosce  che 
lo  studio  di  questi  soli  diversi  fondi  per  quanto  essenziali,  non 
potè  bastargli;  che  «  in  Italia  gli  archivi  di  Stato  delle  antiche 
Capitali  conservano  dispacci  d'ambasciatori,  in  cui  spesso  s'in- 
contrano informazioni  relative  ai  nunzi  accreditati  presso  i  vari 
sovrani  d'Europa;  e  vede  così  il  motivo  di  allargare  le  ricer- 
che (p.  XV):  «  percorremmo  perciò  i  luoghi  dove  si  conservano  le 
«  collezioni  più  importanti,  scrive  il  Fraikin,  almeno  pel  periodo 
«  di  Clemente  VII:  INIilano,  Modena,  Venezia,  Parigi,  Londra  ». 
Peccato  che  fra  cotesti  nomi  di  città  ne  manchi  uno,  che  non 
gli  sarebbe  stato  né  superfluo,  né  remoto  :  quello  di  Parma, 
ove  avrebbe  trovato  il  Copialettere  particolare  di  Roberto  Ac- 
ciainoli, agli  studiosi  già  noto,  più  specialmente  pe'  saggi  che 
già  ne  diede  il  Villari  {N.  Macchiavelli  e  i  suoi  tempi  III*, 
446-76).  E  avremo  agio  di  rilevare  quanto   questa  omissione  al 


2  88  Bibliografia 


Fraikin  nocque.  Egli  rende  conto  in  seguito  d' altre  sue  non 
infruttuose  ricerche.  E  poiché  il  campo  ch'egli  prese  a  percor- 
rere è  tutt' altro  che  intatto,  sentì  la  convenienza  di  procedere 
con  la  cura  e  l'oculatezza  che  gli  fu  possibile  nella  travagliosa 
preparazione,  per  far  opera  più  piena,  che  per  varie  cause  i 
numerosi  suoi  predecessori  non  fecero.  Non  si  può  dire  eh'  esso 
li  giudichi  benignamente.  Si  può  esser  facilmente  d' accordo 
con  lui  nel  riconoscere  che  il  Brewer  e  il  Gairdner,  analizzando 
i  documenti  registrati  fra  le  Letters  and  papers  of  Henry  Vili, 
si  trassero  spesso  d' impaccio  «  d' un  facon  assez  inexacte  et 
«  avec  des  références  assez  incomplètes  »  (p.  xx).  Un  po'  di  se- 
verità forse  verso  le  Négociations  diplomatiques  de  la  France 
avec  la  Toscane,  edite  dal  Desjardins  e  dal  Canestrini,  può  pa- 
rere anche  giustificata  (p.  xxviii).  Ma  quando,  parlando  col 
meritato  rispetto  dell'  Ehses  e  de'  suoi  Ròmische  Dokumente  zur 
geschichte  der  Ehescheidung  Heinrichs  Vili  von  England,  non 
si  trattiene  dal  notare  che  anche  in  essi  (p.  xxiv)  «  è  scivolato 
«  qualche  errore  di  lettura,  eh'  ei  si  propone  di  rettificare  a 
«  suo  luogo  »,  assume  verso  sé  e  verso  il  pubblico  un  tale  im- 
pegno, che  dà  diritto  a  giudicare  anche  dell'opera  sua  con 
l'austerità  ch'egli  fa  le  viste  di  voler  usare  a  carico  altrui.  Ora, 
se,  colla  p.  Lxxxvii,  la  sua  Introduzione  fosse  compiuta,  s'  egli 
non  promettesse  di  continuarne  il  seguito  all'  inizio  del  volume 
secondo,  gli  si  potrebbe  far  addebito  di  non  aver  abbastanza 
dichiarato  nel  primo  le  ragioni  del  suo  metodo  ;  di  non  averci  ab- 
bastanza enucleate  le  cause  per  cui,  nella  pubblicazione  del 
testo,  preferì  un  manoscritto  ad  un  altro,  per  cui  talvolta  pub- 
blicò il  testo  intero,  talvolta  ne  soppresse  una  parte,  senza 
neppur  darne  il  sommario,  ma  notando  in  parentesi  (come  per 
es.  a  p.  162)  :  «  Nouvelles  de  Rome  de  l' armée  imperiale  de 
«  la  flotte  et  de  Lombardie  »  ;  talvolta  rinviò  pel  testo,  dando 
appena  il  sommario  del  documento,  alla  edizione  già  criticata 
del  Desjardins  (p.  181),  con  una  incertezza  di  sistema,  che 
nelle  pubblicazioni  odierne  di  documenti  storici  né  si  loda,  né 
si  riscontra  spesso.  Ma  pur  aspettando  che  nel  seguito  della 
introduzione,  che  comparirà  nel  volume  successivo,  il  F.  renda 
aperta  ragione  de'  suoi  criteri,  non  possiamo  fin  d'  ora  non  la- 
mentare, per  es.,  che  pel  doc.  27,  ch'egli  pubblica  secondo  il 
testo  dato  da  un  volume  di  Lettere  esterne  agli  Otto  di  pratica 
dell'archivio  di  Stato  di  Firenze  (t.  XLI,  p.  210),  alla  p.  34 
egli  tronchi  in  due  luoghi  il  documento,  annotando:  «  qui  c'è 
«  un  breve  passaggio  cifrato,  che  ci  riuscì  impossibile  d' interpre- 


Bibliog7'afia  289 


«  tare,  non  ostante  l'aiuto  benevolo  di  m.'  Ehses,  sì  esperto  nel 
«  decifrare  i  carteggi  del  principio  del  secolo  XVI  ».  Se  il  Fraikin 
avesse  solo  consultato  il  Copialettere  custodito  nella  biblioteca 
palatina  di  Parma,  che  sopra  accennammo,  avrebbe  potuto  age- 
volmente colmare  tutte  due  le  lacune.  La  prima  dice  così  : 
«  Ritraggo  in  questo  poco  tempo  che  questa  Maestà  desidera 
«  grandemente  1'  amicizia  di  Nostro  Signore  et  ha  della  venuta 
«  mia  preso  sperantia  grandissima  di  riunirsi  con  sua  Beatitu- 
«  dine  et  con  epsa  correre  una  medesima  fortuna  come  forse  a 
«  questa  hora  vostre  S.""'^  potranno  bavere  inteso  da  roma  per 
«  li  avvisi  di  messer  Capino  ».  E  l'altra,  nella  medesima  faccia: 
«  Et  per  quello  ho  potuto  ritrarne,  molto  dubitano  di  non  es- 
«  sere  lasciati  soli  et  per  questo  fanno  ogni  cosa  di  guadagnare 
«  questa  Maestà  et  spiccarlo  dalle  altre  pratiche.  Ma  mi  par  che 
«  sieno  con  la  fede  1' un  l'altro  in  luogo  che  non  è  da  credere 
«  possin  più  trovar  cosa  che  li  assicuri  ».  Il  testo  d' un  partico- 
lare registro  di  lettere  è  spesso  pe'  carteggi  officiali  di  sussidio 
incomparabile,  recando  per  lo  più  il  decifrato  di  quelle  parti 
che  nel  testo  spedito  furono  talvolta  tradotte  in  cifra;  re- 
cando la  copia  di  quelle  lettere  che  forse  furon  mandate,  ma 
non  giunsero;  o  che  giunsero,  ma  poi  andarono  perdute.  E 
dallo  stesso  ms.  parmense  il  Fr.  avrebbe  potuto  tesoreggiare, 
dello  stesso  Acciajuoli,  la  lettera  «  ex  Ambuosa  die  viij  Au- 
gusti »,  che  incomincia:  «  per  servar  l'istituto  mio  dello  scri- 
vere »  (ms.  cit.,  e.  22  V.)  ;  la  lunga  lettera  al  Papa  «  die  xiiij  iunii 
M.D.xxvi.  (ibid.,  e.  49  r.-52  r.)  in  cui  si  dà  la  più  piena  in- 
formazione dell'accoglienza  avuta  dal  Rè;  quella  al  Papa  «  ju- 
nii  xvij  »  (a  e.  54-59  r.)  ;  quella  al  card.  Salviati  «  ex  Angulem 
die  xviij  junii  1526  »;  id.  al  Papa  «  21  giugno  1526  »;  ibid. 
e.  64  r.  r.-65  v.  ;  al  papa  «  23  giugno  1526,  molto  più  informativa 
di  quella  agli  Otto  di  pratica  dello  stesso  giorno;  l'altra  a'  26 
di  giugno  1526  (e.  69  r.-yo  r.)  ;  al  vescovo  di  Veroli,  27  giu- 
gno 1526:  al  Datario  e  a  Ms.  Jacopo  Salviati,  a  Roma  «  die 
xxvij  junii  1526  »;  a  Fr.  Guicciardini,  28  junii  1526;  al  nuncio 
Gambara  del  29  giugno  1526;  al  Papa,  del  xxx  giugno  e  del 
1°  luglio;  al  Gambara,  del  3  luglio;  al  Datario  de'  x  luglio;  al 
card.  Salviati  delli  xi  di  luglio;  al  Datario  e  al  Gambara  del 
12  luglio;  al  card.  Salviati  de'  15  luglio,  tutte  del  1526,  tutte 
inedite.  Fece  dunque  difetto  1'  esplorazione  bastevole  del  mate- 
riale disponibile.  Quanto  alla  bontà  della  lezione  citiamo  a  caso 
questi  pochi  riscontri  fra  il  registro  Parmense  e  il  testo  edito 
dal  Fr. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI I.  19 


290 


Bibliografia 


Ed.  Fraikin,  p.  40,  1.   i  : 

«  (Ma  non  è  secondo  sua)  Ex- 
«  celentia  harebbe  ponderato 
«  per  convenir  con  epsa,  ma 
«  tutto  mostrano  è  da  pen- 
«  sare  che  tra  loro  non  possa 
«  avere  accordo  ». 

p.  404,  1.  6: 

«  Angliterra  concorre  ancora 
«  questa  volta  ». 

p.  47,  1,  32-33: 

«  In  Alamagna,  lo  Arciduca 
«  ha  avuto  una  gran  rapta 
«  da'  Lutherani  ». 


Reg.  Parm. 

«  Ma  non  è,  secondo  sua  Si- 
«  g.^'"  haria  desiderato,  per 
«  convenire  con  epsa,  ma 
«  tutto  il  contrario,  è  da  pen- 
«  sare  che  intra  loro  non  pos- 
«  sa  essere  accordo  ». 


«  Angliterra  concorre  ancora 
«  in  questa  voluntà  ». 


«  In  Alemagna,  lo  Arciduca 
«  ha  havuto  una  gran  rotta 
«  da'  Luherani  ». 


Dopo  ciò  potremmo  anche  invitare  la  diligenza  dell'  editore 
a  rivedere  un  po'  la  lezione,  laddove  (a  p.  60,  1.  18)  stampa: 
«  anelire  (?)  le  promesse  et  debite  essecutioni  »  ;  e  poco  più 
oltre  (1.  28):  «  S.  S."*  si  allarga  che  la  Chiesa  babbi  tanto 
«  pontefice,  che  cura  più  1'  universale  che  al  temporale  partico- 
«  lare  »,  ove  naturalmente  si  sarebbe  tentati  a  leggere  invece: 
«  si  allegra  »  ;  e  a  p.  156,  dove,  alla  nota  6,  egli  stesso  è  sfor- 
zato a  giudicare  la  lezione  incomprensibile,  e  a  proporne  da 
altro  ms.  una  meno  irragionevole.  Queste  cure  maggiori  del 
Fraikin  andranno  certo  a  beneficio  del  secondo  volume. 

O.  T. 


Virgilio  Negri. 
Lodi,   1909. 


Cronaca   di   Anselmo   da    Vairano. 


La  cronaca  di  Anselmo  da  Vairano,  un  oscuro  monaco  Lodi- 
giano  del  Dugento,  non  era  ignota  o  «  dimenticata  »,  come  dice 
l'autore  nella  prefazione,  perché,  a  voler  tacere  di  altri,  se  ne 
valse  già  il  Vignati  nel  suo  Codice  diplomatico  Laudense,  e,  più 
recentemente,  lo  Schiaparelli  per  1'  edizione  dei  diplomi  di  Be- 
rengario I  e  di  Guido.  Tuttavia  un'  edizione  integra  della  cro- 
naca era  desiderata,  ed  il  Negri  avrebbe  compiuto  opera  assai 
utile,  se  si  fosse  accinto   al    lavoro   con  la   necessaria  prepara- 


Bibliografia  291 


zione.  Egli  invece  dimostra  di  avere  assai  scarsa  attitudine  a  studi 
di  questo  genere:  e  certo  sarebbe  stato  più  avveduto,  se  il  se- 
vero giudizio  che  meritò  il  suo  lavoro,  quando  fu  presentato 
come  tesi  di  laurea  all'  università  di  Torino,  lo  avesse  distolto 
dal  pubblicarlo. 

La  cronaca  del  Vairano  ci  è  conservata  in  un  manoscritto 
del  secolo  xv  della  biblioteca  Ambrosiana  in  Milano,  ed  in  due 
copie  frammentarie,  1'  una  eseguita  da  Defendente  Lodi  nel  se- 
colo XVII,  l' altra,  come  sembra,  da  un  tal  Francesco  Favini. 
Di  questa  seconda  copia  1'  autore  non  ci  dice  il  tempo  ;  ma  lo 
Schiaparelli  che  vide  il  manoscritto  (cf.  /  diplomi  di  Berenga- 
rio /,  p.  403),  lo  giudicò  del  secolo  xviii.  Poiché,  come  crede 
il  Negri,  senza  però  addurne  le  prove,  la  copia  del  Favini  sa- 
rebbe stata  fatta  sul  testo  lasciatoci  dal  Lodi,  l'autore  ripro- 
duce il  codice  dell'Ambrosiana,  aggiungendo  in  nota  le  varianti 
del  Lodi.  La  riproduzione  del  testo  Ambrosiano  è  fatta  così  fedel- 
mente che  l'autore  ha  creduto  di  lasciare  i  numerosi  errori  e 
scorrezioni  onde  esso  è  infiorato.  Eppure  nella  massima  parte 
dei  casi  il  testo  poteva  essere  facilmente  corretto.  Già  il  Lodi, 
certo  con  più  giusto  criterio  del  Negri,  si  era  ingegnato  a  rav- 
viare il  testo  che  egli  trascriveva.  Ma  il  Negri  non  ha  creduto 
di  doversi  giovare  neppure  degli  utili  suggerimenti  del  vecchio 
erudito  ;  e,  ritenendo  intangibile  la  scorretta  copia  Ambrosiana 
del  secolo  xv,  lascia  nel  testo  «  redigerem  »  per  «  redigere  »  ; 
«  clave  coctus  »  per  «  clave  tactus  »  ;  «  reliquii  declarate  »  per 
«  reliquias  declarans  »  ;  «  seclumen  »  per  «  sedimen  »  ;  e  via 
dicendo. 

La  cronaca  del  Vairano  si  apre  col  racconto  delle  rivela- 
zioni e  della  liberazione  di  una  certa  Beldies  ossessa,  scritto  da 
Alberto  Inzignato,  giudice  palatino,  intorno  al  1173.  Il  Vairano 
dice  di  aver  trascritto  questa  relazione  da  un  «  libro  qui  voca- 
le tur  Bonizo  in  quo  canones  continentur  »,  il  qual  libro  non  può 
essere  altro  che  la  collezione  dei  canoni  composta  dal  notissimo 
Bonizone  da  Sutri.  L'  opinione  che  mi  vedo,  invero  con  grande 
stupore,  attribuita  dal  Negri  intorno  alla  variante  «  Bonzino  » 
della  copia  del  Lodi,  invece  di  «  Bonizo  »,  com'è  nel  testo 
dell' Ambrosiana,  è  affatto  insostenibile;  anzi  è  addirittura  co- 
mica !  Dopo  il  racconto  dell'  Inzignato,  segue  nel  codice  Am- 
brosiano la  cronaca  di  Anselmo  da  Vairano  nella  quale  si  regi- 
strano i  diplomi  rilasciati  al  monastero  di  S.  Pietro  di  Lodi 
Vecchio  da  imperatori  o  da  altri  insigni  personaggi.  I  diplomi 
perduti  di  Ludovico  il  Pio  e  di  Carlo    III  erano   stati  già  indi- 


292  Bibliografia 


cati  nei  Regesta  Imperii  del  Bòhmer,  che  il  Negri  non  cita. 
Dello  Schiaparelli  ricorda  1'  autore  gli  studi  sui  diplomi  di  Be- 
rengario e  di  Guido  e  Lamberto,  pubblicati  nel  Bullettìno  del- 
l' Istituto  storico  italiano;  ma  ignora  la  magistrale  edizione  dei 
diplomi  stessi,  fatta  dallo  Schiaparelli.  Come  altrimenti  spiegarci 
che  egli  riproduca  la  conferma  di  Guido  imperatore  di  una  dona- 
zione di  Carlo  III  al  monastero  di  S.  Pietro  di  Lodi  Vecchio 
non  dal  testo  dello  Schiaparelli,  ma  dal  Vignati?  Ma  non  oc- 
corre, io  credo,  indugiarci  più  a  lungo  sul  lavoro  del  Negri. 
Basti  dire  che  il  celebre  Bruno  di  Segni  diventa,  per  il  buon 
Negri,  Bruno  da  Signa  !  Sarebbe  desiderabile  che  la  cronaca 
di  Anselmo  da  Vairano  fosse  ripubblicata  da  persona  più  esperta, 
giovandosi  per  illustrarla,  anche  del  materiale  archivistico  con- 
servato nell'archivio  del  Collegio  Germanico  in  Roma.  (Cf.  P. 
Kehr,  Papstuì'kunden  in  Rom,   erster  Bericht,  pag.  138). 


P.  Fedele. 


G.  Presutti.  —  Cave  Prenestina  dalle  origini  fino  alla 
guerra  di  Campagna.  —  Conferenza  data  in  Cave 
il  13  settembre  1908.  —  Roma,  Tip.  Artigianelli 
di  S.  Giuseppe. 

Con  il  semplice  titolo  di  conferenza,  questa  può  dirsi  una 
vera  monografia  storica  del  comune  di  Cave  nella  provincia 
di  Roma.  L' autore  deduce  il  nome  di  esso  dalla  cavità  artifi- 
ciale onde  fu  fatta  passare  la  via  Prenestina  ;  e  stabilisce  1'  ori- 
gine dell'  abitato  nell'  aggregazione  di  sudditi  dei  monasteri 
benedettini.  Illustrando  le  antiche  quattro  chiese  di  questo  centro 
abitato,  publica  la  bolla  di  Martino  V  del  3  dicembre  1428,  in  cui 
esprime  al  vescovo  di  Veroli  il  desiderio  che  si  ricostruisse  la 
chiesa  di  S.  Stefano  (vecchio)  ;  esamina  l' età  del  dipinto  rap- 
presentante la  Madonna,  trovato  nel  1657,  tra  le  rovine  di  case 
nel  sito  detto  «  il  campo  »  e  che  oggi  si  venera  in  una  chiesetta 
moderna  da  esso  campo  intitolata.  Riferisce  la  storia  di  Cave, 
dalla  ribellione  dei  monaci  locali  alla  badia  Sublacense,  alla 
guerra  delle  investiture,  sotto  Pasquale  II,  quando  fu  invaso  da 
Pietro  della  Colonna  ;  e  poi  rivendicato  dallo  stesso  Pasquale, 
che  investì  di  una  gran  parte  di  esso  il  monastero  urbano  di 
S.  Ciriaco  (S.  Maria)  in  Via  Lata:  e  ne  riporta  i  transunti    dei 


Bibliografia  293 


relativi  documenti.  Succede  una  certa  autonomia  di  Cave,  che 
stringe  concordia  con  la  famiglia  dei  Conti  per  la  questione  di 
Plumbinaria  nell'anno  1219,  dopo  i  quali  rapporti  spunta  la 
signoria  degli  Annibaldi  su  Cave,  modificata  dallo  statuto  del 
1296,  ora  in  corso  di  pubblicazione  (Tomassetti  Francesco  nel 
volume  :  Gli  Statuti  della  provincia  Romana  curato  dall'  Istit. 
Storico  Ital.)  ;  e  segue  poi  quella  dei  Colonna,  conosciuta  per 
parecchi  documenti,  e  che,  nel  senso  patrimoniale,  vi  rimane 
tuttora. 

In  proposito  degli  Annibaldi  e  del  relativo  statuto,  nel 
quale  sono  indicati  Canale  e  Lacuscello,  come  loro  feudi,  l'A. 
afferma  che  si  tratta  di  due  terre  esistenti  l' una  presso  Todi, 
l'altra  presso  Amelia;  ciò  che  finora  non  si  sapeva,  credendosi 
indicati  in  quelli  due  feudi  della  regione  romana,  cioè  Canale 
(Monterano)  eh'  esiste  tuttora,  e  Lagoscello,  ora  scomparso,  sulla 
via  Cassia.  Egli  ha  esumato  la  memoria  di  alcuni  individui  na- 
tivi di  Cave,  cioè  Sante,  vescovo  Tiburtino  (m.  1427),  Giacomo 
Buzi,  tesoriere  di  Marittima  e  Campagna  (1419),  Angelo  e  Pietro 
Lupi,  l'uno  vescovo  di  Tivoli  (m.  1485),  l'altro  di  Sora(m.  1503). 
Illustra  poi  la  guerra  del  1483,  sotto  Sisto  IV,  di  cui  anche 
Cave  fu  teatro,  e  finalmente  quella  sotto  Paolo  IV,  che  finì 
con  la  pace  segnata  nel  Comune  stesso  (1557). 


G.  Tomassetti. 


NOTIZIE 


L'  Académie  royale  de  Belgique  ha  pubblicato  il  primo 
volume  dei  Documents  coìicernant  la  principauté  de  Liège 
(1230-1532),  spécialement  au  débiit  dii  XVI  siede.  Extraits  des 
papiers  du  cardinal  Jerome  Aléaìidre^  publiés  par  A.  Cauchie 
et  A.  Van  Hove.  Il  sottotitolo  dice  che  il  volume  non  è  privo 
d'importanza  neppure  per  l'Italia.  Vi  troviamo  infatti  alcuni 
documenti  che  hanno  attinenza  con  la  missione  di  cui  fu  inca- 
ricato l'Aleandro  a  Roma  dal  principe  Eberardo  von  der  Mark 
vescovo  di  Liegi  che  non  si  trovano  inseriti  nella  nota  mono- 
grafia sull'Aleandro  del  Paquier. 

È  comparso  il  III  ed  ultimo  volume  dei  Ménioires  du  Covile 
de  Souvigny,  pubblicata  dal  barone  L.  De  Contenson,  e  che 
fanno  parte  delle  fonti  storiche  edite  dalla  Société  de  l'Histoire 
de  France.  Il  volume  contiene  l'introduzione,  la  fine  delle 
memorie,  un'appendice  di  documenti,  e  gl'indici.  Tra  i  docu- 
menti ve  n'è  un  bel  gruppo  riferentesi  al  governo  di  Cherasco, 
affidato  dalla  duchessa  reggente  di  Savoia  Maria  Cristina  al 
Souvigny  negli  anni  1639- 1644,  e  un  altro  relativo  alla  carica 
da  lui  tenuta  dal  gennaio  1646  all'ottobre  1657,  di  governatore 
della  cittadella  di  Torino  in  nome  del  re  di  Francia. 

L' Istitut  d'  Estudis  Catalans  dà  prova  di  una  bella  attività. 
Fu  fondato  nel  luglio  del  1907  coi  nobili  intenti  e  il  programma 
esposti  nel  Dictamen-acord  de  fundació  e  nei  Proposits  che  si 
leggono  in  fronte  al  volume  del  quale  stiamo  per  parlare.  È 
un  programma  di  completo  rinnovamento  degli  studi  :  «  els  no- 
«  stres  arxius,  »,  è  detto  nel  Dictamen,  «  renomenats  en  tota  Eu- 
«  ropa  per  les  moltes  riqueses  que  hi  ha  y  que  disconeixem,  exigei- 
«  xen  investigaciones  autorisades  ;  nostres  autors  classichs,  quasi 
«  inédits  completament,  demanen  comentaris,  critiques  y  compa- 
«  racions  com  permeten  els  coneixements  moderns.  Tenim  épo- 


296  Notizie 


«  ques  de  nostra  historia  completament  desconegudes,  corti  les 
«  temptatives  de  reforma  y  de  ranaixement  de  Catalunya  ;  hi  ha 
«  autors  dels  qiials  ningù  s'ocupa,  com  son  tots  els  de  nostra 
«  cultura  llatina  eclesiàstica  dels  temps  romànichs  ;  y  aquest  de- 
«  sconeixement  nostre  es  més  llastimós  per  que  'ns  el  retreuen 
«  els  autors  extrangers,  enviantnos  tot  sovint  els  volums  d' inve- 
«  stigacions  que  'ns  tocaven  d'haver  fet  a  nosalters  ». 

«  Pera  sortir  d' aquesta  situació  vergonyosa,  favorint  el 
«  desenrotllament  dels  estudis  necessaris,  la  Diputació  pot  y  voi 
«  pendre  'n  l' iniciativa,  encarregantse  de  fundar  un  centre  que 
«  podrà  nomenarse  Institut  d'estudis  catalans,  y  ab  la  missió 
«  d'investigar  y  publicar  treballs  de  caràcter  històrich,  literari  y 
«  juridich,  sense  perjudici  d'ampliarlo  després  a  totes  les  altres 
«  ciencies  morals  ». 

Già  sono  usciti  in  luce  tre  volumi  :  Les  pintures  murals 
catalanes,  fase.  1°;  Les  monedes  catalane s  per  ].  Botet  y  Sisó, 
voi.  I;  Documents  per  V historia  de  la  cultura  catalana  mig-eval 
public ats  par  A.  Rubió  y  Lluch,  voi.  I.  E  mentre  stanno  sotto 
i  torchi  o  si  preparano  le  continuazioni  delle  opere  suddette  e 
altri  lavori  numerosi  che  attestano  la  serietà  dei  propositi  e  la 
modernità  dell'  indirizzo  scientifico  dell'  Istituto,  si  è  pubbli- 
cato V  Anuari  de  V  Institut  d'estudis  catalans  \  Barcelona,  1907. 
È  uno  splendido  volume  di  gran  formato  riccamente  illustrato. 
La  materia  è  distinta  secondo  le  quattro  sezioni  di  cui  consta 
l'Istituto:  archeologica,  storica,  giuridica,  letteraria.  Segnaliamo 
gli  articoli  che  possono  maggiormente  interessare  gì'  Italiani  : 
J.  A.  Brutails,  Les  infiuences  de  l'art  orientai  et  les  goths  dans 
le  midi  de  la  France\  R.  Caselles,  Origens  del  Renaixement 
barceloni  («  L'  obrador  den  Viladomat.  —  Coneixements  y  pro- 
«  pensions  del  mestre.  —  L'ordre  corinti  y  un  monument  de 
«  Setmana  Santa.  —  Sistema  fraccionari  dels  mòduls,  segons 
«  la  «  Architettura  civile  »  del  Bibiena.  —  Reacciò  classicista.  — 
«  Edificis  y  figures.  »)  :  l'articolo  è  adorno  di  alcuni  bellissimi 
disegni  del  Viladomat;  A.  Muiioz,  I palio tti  dipinti  dei  musei 
di  Vich  e  di  Barcelona.  (Dello  stesso  v'è  un'ampia  rassegna  dei 
volumi  comparsi  recentemente  che  trattano  direttamente  o  indiret- 
tamente dell'arco  di  Alfonso  d'Aragona  in  Napoli).  E.  Gonzàlez 
Hurtebise,  Inventario  de  los  bienes  muebles  de  Alfonso  V  de 
Aragón  corno  Infante  y  coma  Rey  (1412-1424);  A.  Giménez 
Soler,  Episodios  de  la  historia  de  las  relaciones  entre  la  Corona 
de  Aragón  y  Timez\  A.  Rubió  y  Lluch,  Atenes,  en  temps  dels 
catalans  \   E.    Moline    y   Brasés,    La   Letra   de    Reyals    Custums 


Notizie  297 


del  Petrarca-,  \.    Masso   y   Torrents,   Riainbau    de    Vaqueres   en 
els    canqoners  catalans. 

Un'assai  bella  e  importante  pubblicazione  è  pur  quella 
fatta  dalla  Société  de  1' Histoire  de  Paris  et  de  l' Ile-de-France  : 
Legende  de  Saint  De^iis.  Reproduction  des  miniature s  du  vianu- 
scrit  originai  présente  en  1317  au  roi  Philippe  le  Long  par 
Gilles  de  Pontoise,  abbé  de  Saint-Denis.  Fra  le  settantotto  grandi 
miniature  che  adornano  il  prezioso  manoscritto  ve  n' è  una 
trentina  «  in  cui  il  miniatore  ha  avuto  la  felice  ispirazione  di 
«  porre  scene  della  vita  popolare  che  si  svolgono  a  Parigi  o  sul 
«  fiume  o  sui  ponti  innanzi  alle  porte  della  città  ».Diqui  l'im- 
portanza particolare  del  codice  per  gli  studiosi  della  storia  del 
costume  :  è  ben  raro  trovare  una  serie  così  numerosa  di  quadri 
con  rappresentazioni  della  vita  quotidiana,  tanto  nel  medio  evo, 
quanto  per  le  età  a  noi  più  vicine.  Henri  Martin,  amministra- 
tore della  biblioteca  dell'Arsenale  ha  messo  in  rilievo  nell'in- 
troduzione questa  importanza  e  il  valore  dell'artista,  anzi  degli 
artisti,  di  cui,  purtroppo,  sono  ignoti  i  nomi:  il  Martin  a  questo 
proposito  dà  qualche  ragguaglio  circa  la  storia  della  miniatura 
a  Parigi  sotto  gli  ultimi   Valois. 

Nel  LXI  volume  della  seconda  serie  {Diplomataria  et  acta) 
delle  Fontes  rerum  austriacarum  (Oesterreichische  Geschichts- 
Quellen)  pubblicate  dalla  Commissione  storica  dell'I.  Accademia 
delle  Scienze  di  Vienna  è  incominciata  la  pubblicazione  del 
carteggio  di  Enea  Silvio  Piccolomini  {Der  Bi'ief'wechsel  des 
Eneas  Silvius  Piccolomini  herausgegeben  von  Rudolf  Wolkan.  I 
Abteilung,  Briefe  aus  der  Laienzeit  1 431 -1445,  I  Band,  Pri- 
vatbriefe\  Wien,   1909). 

Frammenti  di  cronaca  è  il  sottotitolo  che  Ausano  Labadini 
pone  in  fronte  al  suo  libro  ;  Milano  ed  alcuni  momenti  del  Ri- 
sorgimento Italiano  (Milano,  A.  Rancati,  1909),  pubblicato  in 
occasione  del  cinquantenario  della  seconda  campagna  nazionale 
e  della  liberazione  della  Lombardia.  Infatti  un  vero  libro  di 
storia  non  è,  e  neppure  un  libro  di  ricordi  :  rifacendosi  dal 
giugno  1848  e  coordinando  la  narrazione  alla  storia  generale 
del  nostro  Risorgimento,  l'A.  ha  rifatto  la  cronaca  milanese, 
scegliendo  gli  episodi  più  notevoli  e  quei  fatti  che  hanno  avuto 
un'importanza  più  diretta  nel  corso  generale  degli  avvenimenti. 
Si  potrebbe  dire  una  storia  del  Risorgimento  Italiano  dal  punto 


298  Notizie 


di  vista  milanese  ;  per  questo  carattere  è  una  storia  frammen- 
taria. Ma  non  inutile  :  accanto  a  moltissirni  fatti  ormai  triti,  ne 
sono  raccontati  parecchi  poco  noti,  o  quasi  del  tutto  dimenti- 
cati ;  qualche  particolare  è  nuovo.  Però  giustamente  l'A.  si  ri- 
promette che  «  questi  Frammenti  non  riescano  del  tutto  superflui, 
«  dacché  un  vecchio  adagio  attesta  che  ogni  prun  fa  siepe  ».  La 
narrazione,  che  ha  anche  il  pregio  d' una  forma  abbastanza 
attraente,  arriva  fino  a  Bigione  :  seguono  alcune  appendici  con 
i  prospetti  della  composizione  degli  eserciti  piemontese  e  fran- 
cese, e  delle  loro  perdite  durante  la  campagna;  e  con  una  lunga 
perorazione  per  l'innalzamento  di  un  monumento  a  Napoleone  III. 

I  PP.  benedettini  di  Subiaco  hanno  stampato  in  ricca  edi- 
zione il  commento  di  Pietro  Bohier  alla  Regola  di  s.  Benedetto. 
{Petri  Boherii  in  regulam  sancii  Benedicti  commentarium  mine 
primum  editmn  cura  et  studio  L.  Allodi,  Sublaci,  excuderunt 
monachi  typis  proto-coenobii,  1908).  Il  testo  è  tratto  da  due 
codici  della  biblioteca  del  convento,  nn.  LIX,  XIII,  il  primo 
dei  quali  probabilmente  autografo.  Il  commento  è  il  secondo 
scritto  dall'autore,  circa  il  1373  (il  primo  è  del  1361)  :  e  non 
ha  un  interesse  particolare  per  la  storia:  il  testo  della  regola 
è  messo  a  confronto  passo  per  passo  con  gli  scritti  dei  santi 
padri  Girolamo,  Basilio,  Cassiano,  Pacomio.  Ma  il  p.  Leone 
Allodi  nella  prefazione  dà  alcune  interessanti  notizie  dell'autore, 
i  cui  casi  s'intrecciano  con  le  vicende  del  grande  scisma. 
Oriundo  di  un  paesello  della  diocesi  di  Narbona,  fattosi  bene- 
dettino in  un  monastero  dei  dintorni  prima  del  1335,  fu  dal 
papa  Urbano  V  creato  nel  1364  vescovo  di  Orvieto:  scoppiato 
lo  scisma,  segui  il  papa  Avignonese  e  abbandonò  l'anno  stesso 
la  diocesi,  della  quale  fu  poi  privato  da  Urbano  VI  nel  1382; 
ma  cinque  anni  più  tardi  abbandonata  la  parte  di  Clemente, 
tornò  all'obbedienza  di  Urbano,  che  gli  restituì  la  diocesi. 

Frutto  di  lunghe  ricerche,  di  studi  pazienti,  d'un  «  amore 
«  immenso  per  la  sua  diletta  terra  nativa  »  è  il  volume  che  Fran- 
cesco Guerri  dedica  al  Registrum,  cleri  Cornetani  {Fonti  di 
storia  Carne  tana.  I.  Il  Registrum  cleri  Cornetani  e  il  suo  con- 
tenuto storico  per  F,  Guerri,  parte  prima  ;  Corneto  Tarquinia, 
A.  Giacchetti,  1908).  Questo  documento  non  poteva  trovare  un 
illustratore  più  accurato  e  amoroso  del  Guerri,  il  quale  dimo- 
stra anche  una  solida  preparazione  scientifica  per  siffatto  genere 
di  studi.  L'appunto  che    si   potrebbe    fare    a    questo  volume,  è 


Nolizie  299 


un  appunto  che  riesce  in  fine  a  lode  della  diligenza  dell' A.; 
ed  è  questo,  che  egli  si  sofierma  a  rilevare  con  minuzia  forse 
soverchia  ogni  particolare  sia  paleografico,  sia  diplomatico,  sia 
storico.  "Diamo  l'indice  dei  capitoli  del  libro:  «  I.  Storia  esterna 
«  del  Registrum  cleri  Cornetani.  IL  Fonti.  III.  Notari  (Elenco 
«  nominativo  e  cronologico  ;  compilazione  dei  documenti  ;  for- 
«  mule  ;  segni  del  tabellionato  ;  datazione).  IV.  Documenti 
«  storici  del  Registrum  (servono  a  illustrare  le  relazioni  del 
«  popolo  e  della  chiesa  Cornetana  con  la  Sede  apostolica). 
«  V.  Le  notizie  circa  il  popolo,  il  comune  e  il  clero  di  Corneto 
«  lungo  i  secoli  xiii-xvi  date  dal  Registrum  ».  La  seconda 
parte,  che  si  annunzia  prossima  a  veder  la  luce,  conterrà  i  docu- 
menti del  Registrum  (che  vanno  dal  1253  al  1521),  il  loro  com- 
mento e  il  loro  indice.  Poi  l'A.,  come  annunzia  nell'introdu- 
zione, intende  di  dedicare  le  sue  fatiche  alla  Margherita,  antico 
registro  di  documenti  giuridici  del  comune  di  Corneto. 

La  R.  Deputazione  Marchigiana  di  storia  patria  ha  ripreso 
la  pubblicazione  delle  Rotiti  per  la  storia  delle  Marche  con  un 
primo  volume  delle  carte  di  Piastra  {^Le  carte  dell'  abbazia  di 
Chiaravalle  di  Piastra,  voi.  I,  a.  1006-1200,  Ancona,  1908). 
L'abbazia  cisternese,  «  una  delle  più  insigni  e  celebrate  della 
«  regione  delle  Marche»,  fondata  circa  il  1140,  fu  soppressa  nel 
1581  e  incorporata  al  Collegio  Romano,  dove  più  tardi  fu  tra- 
sportato l'archivio,  che  fu  ritrovato  quasi  per  caso  nel  1877. 
Furono  rinvenute  allora  3194  pergamene  appartenenti  alla  storica 
abbazia  di  Fiastra,  che  passarono  all'  archivio  di  Stato  di  Roma, 
per  opera  del  quale  oggi  ne  è  incominciata  la  pubblicazione 
sotto  gli  auspici  della  R.  Deputazione  suddetta.  I  documenti 
sono  pubblicati  integralmente  fino  al  11 50  degli  altri,  salvo  di 
quelli  che  presentavano  un  interesse  particolare,  è  dato  un 
sunto.  Del  volume  parleremo  più  diffusamente  nel  prossimo 
fascicolo. 

La  collezione  Regesta  chartarum  Italiae  s'  è  ora  arricchita 
di  due  volumi:  il  voi.  II  del  Regesto  di  Camaldoli  a  cura  di 
L.  Schiaparelli  e  F.  Baldasseroni,  col  qual  volume  il  regesto 
giunge  al  1200,  e  però  ha  fine,  secondo  i  criteri  stabiliti  dagli 
Istituti  storici  Italiano  e  Prussiano  ;  e  il  Regesto  di  Coltibuono 
a  cura  di  L.  Pagliai.  L'abbazia  dei  monaci  Vallombrosiani  di 
S.  Lorenzo  a  Coltibuono  nel  Valdarno  superiore,  diocesi  di 
Fiesole,  fu    fondata    verso    la    metà  del    sec.    xi.    Il    materiale 


300  Notizie 


membranaceo  che  si  conservava  nell'archivio  di  quell'abbazia, 
si  trova  ora  nella  sezione  diplomatica  del  R.  archivio  di  Stato 
di  Firenze.  Il  regesto  comprende  6  documenti  del  sec.  x,  216 
dell' XI,  334  del  xii. 

Il  prof.  Vincenzo  Federici  ha  iniziato  la  pubblicazione  del 
Bullettino  dell'  Archivio  paleografico  italiano  (Perugia,  Unione 
Tipografica  cooperativa  editrice  :  deposito  presso  la  libreria 
Loescher,  Roma).  Il  periodico  «  pubblicherà  le  descrizioni  e 
«  trascrizioni  dei  testi  riprodotti  nell'Archivio  paleografico  ita- 
«  liano  ;  tutte  quelle  comunicazioni  che  gli  perverranno  entro 
«  il  dominio  della  paleografia,  della  diplomatica  e  della  paleo- 
«  grafia  epigrafica  medioevale,  e  darà  notizia  delle  pubblicazioni 
«  contemporanee  intorno  a  queste  discipline  ».  Il  primo  numero, 
oltre  le  descrizioni  e  trascrizioni,  contiene  le  comunicazioni 
seguenti  :  R.  Paribeni,  Piombi  scritti  del  basso  impero  e  del 
primo  medio  evo;  G.  Staderini,  «  Nomina  sacra  »  (ampia  ras- 
segna dell'opera  del  compianto  L.  Traube);  P.  Egidi,  Del  falso 
diploma  di  Enrico  VI  a  favore  degli  UbaldÌ7ii\  V.  Federici,  // 
^.  Ilario  della  capitolare  di  S.  Pietro  ed  altri  codici  dei  secc.  vi- 
vili. Chiude  il  fascicolo  un  ricco  notiziario. 

Per  le  nozze  del  conte  Giuseppe  di  Porcia  e  Brugnera  e 
di  Silvia  dei  marchesi  Gherardini  di  S.  Polo  (Porcia,  5  novem- 
bre 1908)  sono  stati  pubblicati  parecchi  opuscoli  augurali,  fatica 
quasi  esclusiva  di  Antonio  de  Pellegrini.  Il  primo  dei  detti 
opuscoli  contiene  l'illustrazione  di  Un  documento  su  Venezia  e 
gli  schiavi  fuggitivi  {^1^,232)^  i  viaggio).  Un  secondo  quella  dei 
Capitoli  approvati  dai  Conti  Portia  per  mettere  ordene  nel  Co- 
mune di  Fontanafredda  (1596,  3  aprile).  Un  terzo  è  intitolato: 
Docmne7iti  di  ius  servile  (secc.  xii-xv).  Delle  note  illustrative 
intitolate  Documenti  e  regesti  sui  servi  di  masnada  della  nobile 
famiglia  dei  signori  di  Praia,  Porcia  e  Brugnera,  è  autore  il 
De  Pellegrini.  Il  quale  anche  nell'opuscolo  intitolato:  Gli  Sta- 
tuti di  Praia  e  le  loro  derivazioni  legislative  ha  scritto  il  capitolo  : 
Premessa  storico-genealogica  sui  da  Praia  \  l'altro  capitolo: 
Comparazione  analitica  degli  statuti  di  Praia  con  le  loro  deri- 
vazioni legislative,  è  dovuto  ad  E.  Zoratti.  Segue  il  testo  degli 
statuti  compilati  tra  il  1361  e  il  1366.  Un  quinto  opuscolo  è 
dovuto  agli  amici  dello  sposo  che  pubblicano  i  Patti  dotali 
fra  il  co.  Federico  di  Porcia  e  la  magnifica  Orsina  del  ìnarchese 
Azzone  d'Este  (1422,  15  gennaio). 


Notizie  30 1 


L'editore  A.  F.  Formiggini  di  Modena  ha  posto  in  vendita 
il  libro  :  L'istruzione  popolare  nello  Stato  Pontificio  (1824-1870, 
della  signora  Formiggini  Santamaria.  «  L' A.  »  (è  detto  nel- 
l'annunzio) «  non  si  limita  a  ricercare  l'opera  legislativa  dei 
«  papi  riguardo  all'istruzione,  mettendo  in  relazione  queste 
«  leggi  con  le  condizioni  politiche  e  sociali  del  tempo,  ma  de- 
«  linea  tutta  la  corrente  dell'opinione  pubblica  quale  appare  dai 
«  giornali  e  dalle  riviste  ;  analizza  le  condizioni  interne  delle 
«  scuole,  segue  nel  loro  svolgimento  le  congregazioni  religiose 
«  che   si   occuparono   del  l'istruzione  del  popolo  ». 

Il  prof.  Giuseppe  Tomassetti  ha  incominciato  la  nuova  edi- 
zione della  sua  opera:  La  Campag7ia  Romana  antica,  medioevale 
e  moderna  già  pubblicata  in  molte  riprese  e  sotto  altra  forma 
in  questo  Archivio.  Editore  ne  è  Ermanno  Loescher  (W.  Re- 
genberg)  di  Roma,  il  quale  annunzia  che  l'opera  si  comporrà 
di  3  volumi.  Il  I,  minore  per  la  mole,  conterrà  la  parte  generale; 
il  II  ed  il  III  conterranno  la  parte  speciale  ordinata  secondo 
le  grandi  vie  romane  nel  raggio  di  circa  quaranta  chilometri  da 
Roma.  Il  tutto  sarà  riccamente  illustrato  con  vedute  e  con 
piante  antiche  e  moderne.  Finora  è  uscita  la  prima  parte  del 
primo  volume. 

La  Commissione  di  archeologia  sacra  ha  intrapreso  la  pub- 
blicazione di  una  nuova  serie  della  Roma  sotterranea  cominciata 
da  G.  B.  De  Rossi  con  lo  scopo  di  dare,  come  fece  il  De  Rossi 
pel  cimitero  di  Callisto,  una  descrizione  degli  altri  antichi  cimi- 
teri cristiani  di  Roma,  dedicando  ad  ognuno  di  essi  un  volume. 
L'edizione  è  affidata  alla  libreria  Spithòver  di  Roma.  È  ora  uscito 
il  I"  fascicolo  del  I  tomo  :  Roma  sotterranea  cristiana  {Nuova 
serie).  Descrizione  analitica  dei  monumenti  esistenti  negli  antichi 
cimiteri  suburbani,  pubblicati  a  cura  della  Commissione  di  archeo- 
logia sacra.  Tomo  I.  Monumenti  del  cimitero  di  Domitilla  sulla 
via  Ardeatiìia  descritti  da  O.  Marucchi.  Fascicolo  I  con  atlante 
di  2j  tavole. 


PERIODICI 

(Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma) 


Académie  des  Inscriptions  et  Belle-Lettres. 
Comptes  rendus.  Année  1909,  février.  —  J.  Maurice,  Les 
discours  des  paneg>TÌci  latini  et  revolution  religieuse  sous  le 
règne  de  Constantin. 

American  Journal  of  Archaeolog-y.  Serie  II, 
voi.  XII  (1908),  n.  4.  —  A.  L.  Frothingham,  The  real  title 
of  Botticelli's  «  Pallas  ». 

American  (The)  Historical  Review.  Voi.  XIV, 
n.  2.  —  J.  P.  Warren,  ree.  di  A.  Shield  a.  A.  Lang  :  The 
King  over  the  Water.  —  n.  3.  -  E.  B.  Krehbiel,  ree.  di  A. 
Luchaire:  Innocent  III.  -  G.  Kriehn,  ree.  di  C.  Oman:  The 
History  of  England  from  the  accession  of  Richard  II  to  the 
Death  of  Richard  III  (1377-1485).  -  J.  W.  Thompson,  ree.  di 
E.  Lavisse:  Histoire  de  France  depuis  les  origines  jusqu'à  la 
revolution,  to.  VIII:  Louis  XIV.  La  fin  du  règne  (1685-1715)  par 
A.  de  Saint-Léger,  a.  Rébelliau,  P.  Sagnac,  E.  Lavisse.  - 
H.  Schoenfeld,  ree.  di  R.  Charmatz  :  Oesterreichs  Innere 
Geschichte  von  1848  bis  1907,  I.  Die  Vorherrschaft  der  Deut- 
schen. 

Anaiecta  Bollandiana.  To.  XXVIII  (1909),  fase.  IL 
—  H.  Delehaye,  Sanctus.  -  A.  Poncelet,  ree.  di  K.  Hilgen- 
reiner,  J.  B.  Nisius,  J.  Schlecht,  A.  Seider  :  Kirchliches 
Handlexikon.  -  H.  Delehaye,  ree.  di  P.  Franchi  de'  Cava- 
lieri: Hagiographica.  -  Id.,  ree.  di  A.  Dufourcq:  A  propos 
de  1' hagiographie  romaine.  -  Id.,  ree.  di  J.  Jubaru  :  La  salute 
Agnès  des  actes  grecs.  -  H.  Moretus,  ree.  di  Ph.  Martin: 
L' église  de  Gaule  et  la  papauté  au  v"  siècle.   Saint  Victrice   à 


304 


Periodici 


Rome.  -  Van  Ortroy,  ree.  di  A.  Tenneroni  :  Le  laudi  e  Jaco- 
pone  da  Todi  nel  VI  centenario  della  sua  morte  (e  di  altre 
pubblicazioni  Jacoponiche).  -  Id.,  ree.  di  F.  Ehrle  :  Martins 
de  Alpartils  chronica  actitatorum  temporibus  domini  Benedi- 
cti  XIII,  zum  erstenmal  veròffentlicht.  Bd.  I.  -  Id.,  ree.  di 
J.  DuvER  :  Vie  du  bienheureux  Jean-Juvénal  Ancina,  de  1' ora- 
toire  de  Saint-Philippe  de  Néri,  évéque  de  Saluces. 

Archeografo  Triestino.  Voi.  V  della  III  serie  (1909), 
fase.  I.  —  F.  Babudri,  Cronologia  dei  vescovi  di  Capodistria 
(con  notizie  di  atti  pontifici). 

Archiv  (Neues)  der  Gesellschaft  fùr  altere 
deutsche  Geschichtskunde.  XXXIV  B.  (1908),  I  Heft. 
—  H.  Bresslau,  Exkurse  zu  den  Diplomen  Konrads  II.  -  B. 
Schmeidler,  Aus  der  Cronica  di  Lucca  des  codex  Palatinus 
571.  -  W.  Levison,  Otto  von  Freising  und  das  Privileg  Fried- 
richs  I  fùr  das  Herzogtum  Oesterreich.  -  F.  Kern,  Aus  dem 
Briefbuch  des  Johann  von  Arbois.  —  II  Heft.  -  E.  Seckel, 
Studien  zu  Benedictus  Levita.  -  H.  Bresslau,  e.  s.  —  III  Heft.  - 
B.  Schmeidler,  Studien  zu  Tholomeus  von  Lucca.  -  E.  Mul- 
ler,  Die  Nithard-Jnterpolation  und  die  Urkunden-und  Legen- 
denfàlschungen  im  St.  Medardus-Kloster  bei  Soissons. 

Archiv    fiir    òsterreichische    Geschichte.    IIC 

Band,  I  Hàlfte.  —  J.  A.  F.  von  Helfert,  Zur  Geschichte  des 
Lombardo- Venezianischen  Kònigreichs  (con  riferimenti  alla  sto- 
ria del  papato). 

Archivio  storico  Italiano.  Serie  V,  to.  XLII, 
disp.  IV  del  1908,  —  A.  Pernice,  Il  papato  e  Bizanzio  nelle 
loro  relazioni  religioso-politiche  dall'origine  dello  scisma  alla 
caduta  di  Costantinopoli.  -  F.  Gabotto,  Da  Berengario  I  ad 
Arduino,  a  proposito  di  una  recente  pubblicazione.  -  A.  Gau- 
DENZi,  La  costituzione  di  Federico  II  che  interdice  lo  Studio 
bolognese.  -  P.  Piccolomini,  Ricordi  di  Filippo  Edoardo  Fug- 
ger.  -  G.  A.  Consonni,  Intorno  alla  vita  di  Maffeo  Vegio  da 
Lodi.  Notizie  inedite.  -  F.  E.  Vassalli,  ree.  di  F.  Gabotto: 
I  municipi  romani  dell'  Italia  occidentale  alla  morte  dì  Teodosio 
il  Grande.  -  A.  Giorgetti,  ree.  di  R.  Davidsohn  :  Geschichte 
von  Florenz,  II  Band,  I  Teil  ;  Forschungen  zur  Geschichte  von 
Florenz,  IV  Teil.  -  A.  Favaro,  ree.  di  M.  Cioni  :  I  documenti 


Periodici  305 


Galileiani  del  S.  Uffizio  di  Firenze.  —  To.  XLIII,  disp.  I  del 
1909.  -  A.  Segre,  I  dispacci  di  Cristoforo  da  Piacenza,  procu- 
ratore mantovano  alla  corte  pontificia.  -  A.  Beccaria,  Per  una 
raccolta  delle  iscrizioni  medievali  italiane.  -  S.  Pivano,  Da  Be- 
rengario I  ad  Arduino.  -  C.  Cipolla,  ree.  degli  scritti  di  storia, 
di  filologia  e  d'arte,  «  Nozze  Fedele-De  Fabritiis  ».  -  P.  San- 
tini, ree.  di  B.  Egger:  Geschichte  der  Cluniazenser-Klòster 
in  der  Westschvveiz  bis  zum  Auftreten  der  Cisterzienser.  -  Id., 
ree.  di  L.  Ciaccio  :  Il  cardinal  Legato  Bertrando  del  Poggetto 
in  Bologna  (1327-1334).  -  G.  Pansa,  ree.  di  N.  F.  Faraglia: 
Storia  della  lotta  tra  Alfonso  V  d'Aragona  e  Renato  d' Angiò. 

Archivio  storico  Lombardo.  Anno  XXXV  (1908), 
serie  IV,  voi.  X,  fase.  XX.  —  A.  Luzio,  Isabella  d' Este  e 
il  sacco  di  Roma.  —  Anno  XXXVI  (1909),  serie  IV,  voi.  XI, 
fase.  XXI.  -  L.  Fumi,  L'archivio  di  Stato  in  Milano  nel  1908.  - 
[  ],  ree.  di  R.  Wolkan  :  Der  Briefwechsel  des  Eneas  Silvius 
Piccolomini.  I  Abteilung:  Briefe  aus  der  Laienzeit  (1431-1445). 
I  Band:  Privatbriefe.  -  A.  Ratti,  ree.  di  Ph.  Dengel:  Geschi- 
chte des  Palazzo  di  San  Marco  genannt  Palazzo  di  Venezia. 

Archivio  storico  per  le  province  Napole- 
tane. Anno  XXXIV  (1909),  fase.  I.  —  G.  C,  ree.  di  L.  Oz- 
zola:  Vita  e  opere  di  Salvator  Rosa.  -  R.  Trifone,  ree.  di  M. 
A.  Weil  :  Ioachim  Murat  roi  des  Naples.  La  dernière  année 
du  règne  (mai  1814-mai  1815).  Tom.  I,  Les  préliminaires  du 
congrès  de  Vienne  (mai-novembre  1814). 

Archivio  storico  Sardo.  Voi.  IV  (1908),  fase.  III- 
IV.  —  A.  Solmi,  Il  sigillo  di  Re  Enzo. 

Archivio    storico     per    la    Sicilia    orientale. 

Anno  V  (1908),  fase.  III.  —  C.  A.  Garufi,  Il  tabulano  di 
S.  Maria  di  Valle  Giosafat  nel  tempo  normanno-svevo  e  la  data 
delle  sue  falsificazioni  (con  notizie  e  copie  di  documenti  ponti- 
fici). -  R.  Zeno,  Niccolò  Tudisco  ed  un  nuovo  contributo  alla 
storia  del  concilio  di  Basilea.  -  R.  Zeno  Vallo,  ree.  di  S.  Pi- 
vano  :  Stato  e  Chiesa  da  Berengario  I  ad  Arduino  (888-1015). 

Archivio  Trentino.  Anno  XXIV  (1909),  fase.  I.  — 
D.  Reich,  I  diplomi  dell'istituzione  del  principato  vescovile  di 
Trento. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  20 


3o6  Per- iodici 


Archivio  (Nuovo)  Veneto.  N.  S.,  anno  IX  (1909), 
to.  XVII,  parte  I.  —  G.  Zulian,  Le  prime  relazioni  tra  il  card. 
Giulio  Mazzarini  e  Venezia. 

Archivum  Franciscanum  historicum.  Anno  II 
(1909),  fase.  II.  —  P.  Robinson,  Quo  anno  ordo  fratrum  Mi- 
norum  inceperit.  -  B.  Kleinschmidt,  St.  Ludwig  von  Toulouse 
in  der  Kunst.  -  S.  Mencherini,  Constitutiones  generales  ordi- 
nis  fratrum  Minorum  a  capitulo  Perpiniani  anno  1331  celebrato 
editae.  -  Marianus  de  Florentia,  Compendium  chronicorum 
fratrum  Minorum.  -  M.  Bihl,  ree.  di  F.  Tocco:  Studii  Fran- 
cescani. -  Id.,  ree.  di  F.  M.  d'Araules:  Vie  de  St.  Bernardin 
de  Sienne  ;  Van  Ortroy  :  Vie  inèdite  de  St.  Bernardin  de 
Sienne.  —  Fase.  III.  -  M.  Bihl,  De  fr.  Jacobo  musivario  O. 
F.  M.  (1225),  primo  ordinis  artifice.  -  B.  Kruitwagen,  Narra- 
tiuncula  de  indulgentia  Portiunculae  ex  libro  «  Compendium 
Theologiae  pauperis  »  deprompta.  -  S.  Mencherini,  e.  s.  F.  M. 
Delorme  ab  Araules,  Generalium  ministrorum  ordinis  fratrum 
Minorum  catalogi  duo  inediti.  -  Fr.  Bliemetzrieder,  Die  zwei 
Minoriten  Prinz  Petrus  von  Aragonien  und  Kardinal  Beltrand 
Atgerius  zu  Beginn  des  abendlàndischen  Schismas.  -  U.  d'Alen- 
goN,  Documents  sur  la  réforme  de  S.te  Colette  en  France  (con 
una  lettera  a  Martino  V).  -  Marianus  de  Florentia,  e.  s.  - 
M.  Bihl,  ì^ee.  di  H.  Holzapfel  :  Handbuch  der  Geschichte 
des  Franziskanerordens.  -  Id.,  ree.  di  C.  G.  Herbermann  :  The 
Catholic  Encyclopedia,  voli.  III-IV.  -  Id.,  ree.  di  M.  Buchber- 
GER  :  Kirchliches  Handlexikon.  -  N.  Dal- Gal,  Alexandri  pp.  IV 
rescriptum  d.  Joanni  Forzate,  episcopo  Patavino,  quod  in  bul- 
lario  Franciscano  desideratur. 


Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  sto- 
ria patria  per  le  Provincie  delle  iVlarche.  N.  S., 

voi.  V  (1908),  fase.  I-II.  —  M.  Sterzi,  Studi  sulla  vita  e  sulle 
opere  di  Annibal  Caro, 


Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  sto- 
ria patria  per  le  Provincie  di  Romagna.  Serie  III, 
voi.  XXVI  (1908),  fase.  IV-VI.  —  G.  B.  Salvioni,  Il  valore 
della  lira  bolognese  dal  1551  al  1604.  -  G.  Gasperoni,  Il  co- 
mune di  Savignano. 


Periodici  307 


Bibliothèque  de  l' Ecole  des  chartes.  Voi.  LXX 
(1909),  janvier-avril.  —  J.  Delaville  Le  Roulx,  Bulle  de  con- 
vocation  d'une  assemblée  des  Hospitaliers  à  Carpentras  (1365). 

Boletìn  de  la  Real  Academia  de  la  tiìstorìa. 

To.  LIV  (1909),  mayo.  —  R.  Beltran  y  Rózpide,  notizia  del 
libro  di  J.  Becker:  Relaciones  diplomàticas  entre  Espaiia  y  la 
Santa  Sede  durante  el  siglo  xix. 

Bollettino  d'arte  del  iVLinistero  della  pub- 
blica istruzione.  Anno  III  (1909),  fase.  I-II.  —  G.  De 
Nicola,  Il  tesoro  di  San  Giovanni  in  Laterano  fino  al  sec.  xv. 

Bollettino  della  Società  Geografica  Ita- 
liana. Serie  IV,  voi.  X  (1909Ì,  n.  7.  —  R.  AlmagiÀ,  La  geo- 
grafia fisica  in  Italia  nel  cinquecento  (con  notizie  di  geografi 
romani  e  trattati  di  geografia  del  Tevere). 

Bollettino  della  Società  Pavese  di  storia 
patria.  Anno  IX  (1909),  fase.  I.  —  F.  Barbieri,  La  politica 
inglese  nella  questione  italiana  con  particolare  riguardo  alla  Lom- 
bardia (con  accenni  alle  vicende  politiche  dello  Stato  Pontificio). 

Bollettino  storico-biblio^rafìco  subalpino. 

Anno  XIII  (1908),  fase.  III-IV.  —  Alessio,  Un  patriota  obliato. 
(Recensione  della  vita  di  A.  Rosmini  Serbati  scritta  da  un 
sacerdote  dell'  Istituto  della  Carità). 

Bollettino    storico    della    Svizzera    italiana. 

Anno  XXX  (1908),  n.  7-12.  —  [  ],  Il  documento  più  antico 
per  gli  ospizi  del  Lucomagno.  Ancora  di  F.  Barbarossa  in  valle 
di  Blenio. 

Bulletin  International  de  l'Académie  des 
sciences  de  Cracovie.  Classe  de  philologie;  classe  d'his- 
toire  et  de  philosophie.  Anno  1908,  n.  5  (mai).  —  L.  Bora- 
TVNSKi,  Contribution  à  l' histoire  des  premières  relations  com- 
merciales  de  Gdansk  (Dantzig)  avec  l'Italie,  et  en  particulier 
avec  Venise  (con  notizie  sui  rapporti  commerciali  con  Roma).  — 
Anno  1909,  nn.  1-2  (janvier-février).  -  L.  Chotkovvski,  Histoire 
politique  de  1' Eglise  en  Galicie  sous  le  gouvernement  de  Marie 
Thérèse  (1772-1780). 


3o8  P  67^2  odici 


Bullettìno  Senese  dì  storia,  patria.  Anno  XV 
(1908),  fase.  II.  —  A,  LisiNi,  Inventario  del  Diplomatico  del 
r.  archivio  dì  Stato  di  Siena  (con  notizie  di  documenti  ponti- 
fici). —  Fase.  III.  -  P.  PiccoLOMiNi,  Documenti  vaticani  sull'eresia 
in  Siena  durante  il  secolo  xvi.  -  M.  Callegari,  Il  fatto  d'armi  di 
porta  Camollia  nel  1526  (con  riferimenti  alla  politica  papale).  - 
A.  LisiNi,  e.  s.  -  P.  L.  Leicht,  ree.  di  R.  Davidsohn:  Geschichte 
von  Florenz,  II  ;  Forschungen  zur  Geschichte  von  Florenz,  IV. 

En^lish  (The)  Historical  Rewiew.  Voi.  XXIV 
(1909),  n.  94.  —  J.  Gairdner,  Archbishop  Merton  and  St.  Albans. 
(con  notizia  di  documenti  pontifici).  -  C.  Johnson,  ree.  di  P. 
Ecidi  :  Necrologi  e  libri  affini  della  provincia  romana,  I.  - 
H.  F.  Brown,  ree.  di  H.  C.  Lea:  A  History  of  the  Inquisition 
of  Spain;  E.  Nathan  Adler:  Auto  de  Fé  and  Jew.  -  W.  H. 
WooDWARD,  ree.  di  J.  Cartwright  (Mrs.  Ady):  Baldassarre 
Castiglione,  the  Perfect  Courtier:  his  Life  and  Letters  (1478- 
1529).  -  J.  Wardell,  ree.  di  F.  C.  Montague  :  The  Politicai 
History  of  England.  Voi.  VII.  From  the  Accession  of  James  I 
to  the  Restoration,  1 603-1 660.  -  L.  G.  Wickham  Legg,  ree.  di 
Prince  Murat  :  Lettres  et  documents  pour  servir  à  1'  histoire 
de  Joachim  Murat,  1767-1815,  avec  une  Introduction  et  des  notes 
par  P.  Le  Brethon.  -  R.  M.  Johnston,  ree.  di  J.  A.  von 
Helfert  :  Zur  Geschichte  des  Lombardo-Venezianischen  Kònig- 
reichs.  -  W.  Miller,  ree.  di  A.  W.  Ward,  G.  W.  Prothero, 
S.  Leathes:  The  Cambridge  Modem  History.  Voi.  XI.  The 
Growth  of  Nationalities. 

Giornale  storico  della  letteratura  italiana.* 

Anno  1909,  voi.  LUI,  fase.  158-159.  —  G.  Bertoni,  ree.  di  J.  B-É 
dier  :  Les  chansons  de  geste  et  les  routes  d' Italie.  -  G.  Gentile, 
ree.  di  K.  Vossler  :  Die  gòttliche  Komòdie  :  I.  Entwicklungs- 
geschichte  und  Erklàrung.  -  C.  Cipolla,  ree.  di  U.  Chiurlo: 
Le  idee  politiche  di  D.  Alighieri  e  di  F.  Petrarca.  -  R[enier], 
ree.  di  L.  Ozzola:  Vita  e  opere  di  Salvator  Rosa.  -  [  ],  7^ee. 
di  A.  Luzio:  Isabella  d'Este  e  il  sacco  di  Roma.  -[  ],  ree. 
della  pubblicazione  per  Nozze  Crocioni-Ruscelloni  (parecchi 
articoli  hanno  attinenza  con  la  storia  politica  e  civile  di  Roma 
nel  M.  E.). 

Historisches  Jahrbuch.  XXX  Band  (1909),  I  Heft. 
—  N.  Paulus,   Neue  Aufstellungen  ùber  die  Anfànge  des  Ab- 


Periodici  309 


lasses.  -  O.  Braunsberger,  Deutsche  Schriftstellerei  und  Buch- 
druckerei  dem  ròmischen  Stuhle  empfohlen,  —  II  Heft.  -  F.  Blie- 
METZRiEDER,  Raimund  von  Capua  und  Caterina  von  Siena  zu 
Beginn  des  grossen  abendlàndischen  Schismas.  -  P.  M,  Baum- 
GARTEN,  ree.  di  H.  Grisar  :  Die  Ròmische  Kapelle  Saneta  San- 
ctorum  und  ihr  Schatz.  -  F.  X.  Barth,  ree.  di  J.  Leineweber  : 
Studien  zur  Geschichte  Papst  Còlestins  III.  -  Thalhofer,  ree. 
di  W.  Burger:  Ròmische  Beitràge  zur  Geschichte  der  Kate- 
chese  in  Mittelalter. 

Kunst^eschìchtliche  Anzei^en.  Beiblatt  der 
«  Mitteilungen  des  Instituts  fiir  òsterreichische  Geschichtsfor- 
schung  ».  Jahrg.  1909,  n.  i.  —  F.  Wickhoff,  ree.  di  W.  Kal- 
lab:  Vasaristudien.  -  M.  Dvorak,  ree.  di  U.  Thieme  u.  F.  Bec- 
ker :  Allgemeines  Lexikon  der  bildenden  Kùnstler  von  der 
Antike  bis  zur  Gegenwart. 

iViélan^es    d'archeologìe    et    d' histoire.    An- 

née  XXVIII  (1908),  fase.  IV-V.  —  C.  Faure,  L'entrée  du  rec- 
teur  Guillaume  de  Beaufort,  vicomte  de  Turenne,  à  Carpentras, 
en  1376.  -  C.  CocHiN,  Un  manuscrit  de  Sainte-Croix  de  Jéru- 
salem  aux  armes  de  Grégoire  XI. 

iVlemorie  storiche  Foro^iulìesì.  Anno  IV  (1908), 
fase.  II-III  —  A.  Battistella,  La  prima  visita  apostolica  nel  pa- 
triarcato Aquileiese  dopo  il  concilio  di  Trento.  -  G.  Vale,  La 
cerimonia  della  spada  ad  Aquileia  e  a  Cividale. 

^Miscellanea  di  storia  Italiana.  Serie  III,  voi. 
XIII.  —  L.  Dalmasso,  I  Piemontesi  alla  guerra  di  Candia  (1644- 
1669).  -  D.  Sant'Ambrogio,  Origine  e  notizie  diverse  intorno 
al  priorato  cluniacense  di  S.  Pietro  di  Castelletto  in  provincia 
di  Vercelli  (con  un  diploma  di  Lotario  III).  -  P.  Torelli,  I 
patti  della  liberazione  dell'  arcivescovo  Cristiano  di  Magonza, 
arcicancelliere  dell'  impero,  prigione  dei  marchesi  di  Monfer- 
rato. -  A.  Telluccini,  La  traslazione  delle  salme  di  due  prin- 
cipesse di  Savoia  dalla  chiesa  de'  SS.  XII  Apostoli  in  Roma. 

iVtitteilun^ren  des  k.  deutschen  Archaeolo- 
«rischen  Instituts:  Ròmische  Abteilun^.  Voi.  XXII 
(1907),  fase.  III.  —  L.  DucHESNE,  Aura  (con  riferimenti  alla  topo- 
grafia di  Roma  nel  m.  e.). 


Periodici 


iWitteìlun^en  des  Instituts  fùr  òsterreichi- 
&che  Geschichts-forschung".  XXX  Bd.  (1909),  I  Heft.  — 
W.  MuLDER,  Zur  Kritik  der  Schriften  des  Jordanus  von  Osna- 
briick.  -  L.  M.  Hartmann,  ree.  di  R.  Poupardin:  Les  institu- 
tions  politiques  et  administratives  des  principautés  Lombardes 
de  l'Italie  meridionale:  ix'-xi^  siècles.  -  M.  Baltzer,  ree.  di 
R.  Thom:  Die  Schlacht  bei  Pavia,  24  .  11  .  1525;  E.  Sieders- 
leben:  Die  Schlacht  bei  Ravenna,  11  .  iv  .  1512.  -  H.  R.  v. 
Srbik,  ree.  di  B.  Hennig:  Die  Kirchenpolitik  der  àlteren  Hoen- 
zollern  in  der  Mark  Brandenburg  und  die  pàpstlichen  Privile- 
gien  d.  J.  1447.  -  W.  Bauer,  ree.  di  H.  A.  Creutzberg  :  Karl 
von  Miltitz.  —  II  Heft.  -  A.  v.  Jaksch,  ree.  di  J.  F.  Bohmer  : 
Regesta  Imperli.  I,  II  Aufl,,  I  Bd.  -  F.  Kern,  ree.  di  O.  Car- 
TELLiERi  :  Peter  von  Aragon  und  die  sizilianische  Vesper. 

iViitteìlun^en  a.us  der  hìstorische  Literatur. 

XXXVII  Jahrg.  (1909),  I  Heft.  —  F.  Hirsch,  Programmenschau 
(vi  si  parla  di  J.  Bach:  Die  Osterfest-Berechnung  in  alter  und 
neuer  Zeit  ;  R.  Stapper  :  Karls  des  Grossen  ròmisches  Mess- 
buch  ;  R.  Friedrich  :  Studien  zur  Vorgeschichte  der  Tage  von 
Kanossa  ;  K.  Zimmert  :  Ueber  einige  Quellen  zur  Geschichte 
des  Kreuzzuges  Kaiser  Friedrichs  I;  O.  Stiller  :  J.  J.  Volk- 
mann,  eine  Quelle  fùr  Goethes  Italienische  Reise).  -  K.  Lòsch- 
HORN,  ree.  di  G.  Schoenaich  :  Die  Christenverfolgung  des 
Kaiser  Decius.  -  F.  Hirsch,  ree.  di  C.  Hesseling  :  Essai  sur 
la  civilisation  byzantine.  -  W.  Platzhoff,  ree.  di  R.  David- 
sohn  :  Geschichte  von  Florenz,  II  Band,  I  Teil;  Forschungen 
zur  Geschichte  von  Florenz,  IV  Teil.  -  K.  v.  Kauffungen,  ree. 
di  K.  Zeumer:  Die  goldene  Bulle  Kaiser  Karls  IV.  -  Id.,  ree. 
P.  M.  Baumgarten:  Aus  Kanzlei  und  Kammer.  -  K.  Lòsch- 
horn,  ree.  di  E.  Diederich  :  Das  Dekret  des  Bischofs  Burchard 
von  Worms.  -  C.  Koehne,  ree.  di  M.  Jansen  :  Die  Anfànge  der 
Fugger  (bis  1494).  -  H.  Barge,  ree.  di  H.  A.  Creutzberg:  Karl 
von  Miltitz  (1490-1529).  -  R.  ScHMiDT,  ree.  di  F.  Roth  :  Augs- 
burgs  Reformationsgeschichte.  Ili  Bd.  (1539-1547).  -  F.  Hirsch, 
ree.  di  G.  Egelhaaf:  Geschichte  der  neuesten  Zeit  vom 
Frankfurter  Frieden  bis  zur  Gegenwart.  —  II  Heft.  -  F.  Hirsch, 
ree.  di  Pflugk-Harttung  :  Ulsteins  Weltgeschichte.  -  K.  v. 
Kauffungen,  ree.  di  L.  Ottokar  :  Genealogisches  Handbuch 
der  europàischen  Staatengeschichte.  -  W.  Platzhoff,  ree.  di 
P.  Fr.  Kehr  :  Regesta  pontificum  romanorum,  III.  -  Ff,  W. 
Taube,  ree.   di  M.  Krammer:    Der   Reichsgedanke    des   staufi- 


Periodici  x  i  i 


schen  Kaiserhauses.  -  W.  Platzhoff,  ree.  di  R.  Davidsohn  : 
Geschichte  von  Florenz,  II  Bd.,  II  Teil.  -  K.  Lòschhorn,  ree. 
di  J.  Trésal:  Saint-Nicolas  du  Chardonnet.  -  R.  Mahrenholtz, 
ree.  di  M.  Strich  :  Marschall  Alexander  Berthier  und  sein 
Ende.  -  Id.,  ree.  di  Lord  Acton  :  The  Cambridge  modem  hi- 
story.  Voi.  VII.  -  A.  Vorberg,  ree.  di  M.  Heimbucher  :  Die 
Orden  und  Kongregationen  der  katholischen  Kirche.  -  K.  von 
Kauffungen,  ree.  di  F.  Helbig:  Die  Tortur.  Geschichte  der 
Folter  im  Kriminalverfahren  aller  Vòlker  und  Zeiten. 


/Vloyen-àg-e  (Le).  Anno  1908  (novembre -décembre).  — 
M.  JussELiN,  Privilège  inédit  du  pape  Jean  X  pour  le  mona- 
stère  de  Sainte  -  Ursule  de  Cologne  (926).  -  G.  Huet,  ree.  di 
J.  Bédier:  Les  légendes  épiques,  —  Anno  1909,  janvier-février.  - 
J.  Delaville  le  Roulx,  Deux  aventuriers  de  1' ordre  de  1' Hó- 
pital:  Les  Talebart.  -  A.  Fliche,  ree.  di  B.  Monod  :  Essai  sur 
les  rapports  de  Pascal  II  et  Philippe  I.  -  M.  Prou,  ree.  di 
F.  Kehr  :  Regesta  pontificum  romanorum.  Voi.  I-II.  —  Mars- 
avril.  -  L.  Levillain,  ree.  di  E.  Muhlbacher  :  Die  Urkunden 
der  Karolinger.  -  M.  Prou,  ree.  di  L.  Schmitz-Kallenberg  : 
Practica  cancelleriae  apostolicae  saeculi  XV  exeuntis  ;  N.  Li- 
KHATSCHEFF  :  Un  href  du  pape  Pie  V  au  tsar  Ivan  le  Terrible 
avec  une  étude  sur  les  brefs  pontificaux  ;  E.  Goeller  :  Mittei- 
lungen  und  Untersuchungen  iiber  das  pàpstliche  Register-und 
Kanzleiwesen  im  14  Jahrh.  ;  P.  M.  Baumgarten  :  Aus  Kanzlei 
und  Kammer.  Eròrterungen  zur  kurialen  Hof-und  Vervvaltungs- 
geschichte  im  xiii,  xiv  und  xv  Jahrh. 


iViusée    (Le).   Voi.  VI   (1909),   fase.  I.    —  O.  Theatès, 
Giovan  Antonio  Licinio  da  Pordenone. 


Rendiconti    della  R.  Accademia  dei    Lincei. 

Anno  1908  (Serie  V.  Voi.  XVII),  fase.  I-III;  IV-VI.  —  F.  Tocco, 
Le  prime  due  tribolazioni  dell'ordine  dei  Minori. 

Revista  de  Archivos,  Bibliotecas  y  iVLuseos. 

Alio  XIII  (1909),  nn.  1-2.  —  J.  Ramon  Mélida,  Dibujos  de 
Miguel  Angel  para  la  Sibila  Libica.  -  L.,  ree.  di  I.  Becker: 
Relaciones  diplomàticas  entre  Espafia  y  la  Santa  Sede  durante 
el  siglo  XIX.  -  L.  H.,  ree.  di  D.  Gnoli  :  Have  Roma. 


3 1  2  Periodici 


Revue  Bénédictine.  Année  XXV  (1908),  n.  4.  —  B. 
Lebbe,  ree.  di  J.  Turmel  :  Histoire  du  dogme  de  la  Papauté 
dès  origines  à  la  fin  du  iv*'  siècle.  -  U.  Berlière,  ree.  di  J.  H. 
H.  Sassen  :  Hugo  von  St. -Cher.  Seine  Tàtigkeit  als  Kardinal, 
1244-1263.  -  Id.,  ree.  di  De  Bildt  :  Les  médailles  romaines  de 
Christine  de  Suède. 

Revue  des  études  hìstoriques.  Année  LXXV 
(1909),  janvier-février.  —  L.  de  Baglion,  Le  siège  de  Famagou- 
ste  (Cypre)  au  xvi  siècle.  -  J.  Paquier,  Lettres  familières  de 
Jerome  Aléandre.  -  R.  Delaroche,  ree.  di  F.-M.  Kircheisen  : 
Bibliographie  du  temps  de  Napoléon.  -  P.  D.,  ree.  di  Dumaz: 
Christianisme  et  Papauté.  —  Mai-juin.  -  L.  Batcave,  ree.  di 
Ch.  Merki:  L' amirai  de  Coligny.  La  maison  de  Chàtillon  et 
la  révolte  protestante  (1519-1572).  -  Id.,  ree.  dei  Mémoires  du 
prince  Clovis  de  Hohenloe.  T.  I:  L'Unite  allemande;  T.  Il: 
L'  Unite  allemande  et  la  guerre  de  1870.  L'  ambassade  à  Paris. 
Le  congrès  de  Berlin.  Trad.  de  P.  Budry. 

Revue  d' histoire  ecclésiastique.  Année  1909, 
fase.  I.  —  J.  Bois,  L' Église  catholique  en  Russie  sous  Cathe- 
rine IL  La  création  d'  un  évéché  de  Bianche-Russie  et  le  main- 
tien  des  Jésuites.  -  P.  Demeuldre,  ree.  di  A.  Weiss  :  Historia 
ecclesiastica.  T.  I.  -  J.  Flamion,  ree.  di  J.  Turmel:  Histoire 
du  dogme  de  la  Papauté  dès  origines  à  la  fin  du  iv  siècle.  - 
P.  Demeuldre,  ree.  di  Ch.  J.  Hefele  :  Histoire  des  conciles 
d'après  les  documents  originaux.  Nouvelle  trad.  par  H.  Le- 
CLERCQ.  T.  II,  I  et  II  parties.  -  G.  Mollat,  ree.  di  G.  Ca- 
ROTTi  :  Corso  elementare  di  storia  dell'arte.  T.  IL  -  M.  Iacquin, 
ree.  di  B,  Messing  :  Papst  Gregors  VII.  Verhàltnis  zu  den 
Klòstern.  -  M.  Legrand,  ree.  di  A.  Luchaire  :  Innocent  III. 
Rome  et  l'Italie;  Innocent  IH.  La  croisade  des  Albigeois  ; 
Innocent  HI.  La  Papauté  et  l'Empire;  Innocent  III.  La  que- 
stion  d'Orient;  Innocent  III.  Les  royautés  vassales  du  Saint- 
Siège  ;  Innocent  III.  Le  concile  du  Latran  et  la  réforme  de 
l' Église.  -  Id.,  ree.  di  C.  H.  Pirie  Gordon:  Innocent  the 
Great.  -  Id.,  ree.  di  E.  Gùtschow  :  Innocenz  III  und  England.  - 
H.  Nelis,  ree.  di  A.  Fayen  :  Lettres  de  Jean  XXII  (1316-1334). 
Textes  et  analyses.  -  R.  De  Schepper,  ree.  di  H.  Ch.  Lea: 
The  Moriscos  of  Spain.  Their  conversion  and  expulsion  ;  E. 
ScHÀFER  :  Beitràge  zur  Geschichte  des  spanischen  Protestantis- 
mus  und  der  Inquisition  in  16  Jahrh.  nach  den  originalakten  in 


Periodici  3 1  3 


Madrid  und  Simancas  bearbeitet.  -  A.  Dumortier,  ree.  di  M. 
RiCHTER  :  Desideriiis  Erasmus  u.  seine  Stellung  zu  Luther  auf 
Grund  ihrer  Schriften.  -  A.  Pasture,  ree.  di  G.  Calenzio  :  La 
vita  e  gli  scritti  del  cardinale  Cesare  Baronie.  -  J.  Forget,  ree. 
di  Th.  Granderath  :  Geschichte  des  vatikanischen  Konzils.  — 
Fase.  IL  -  J.  Bois,  e.  s.  -  J.  Flamion,  ree.  di  L  Rinieri  : 
S.  Pietro  in  Roma  ed  i  primi  papi  secondo  i  più  vetusti  cata- 
loghi della  Chiesa  romana.  -  Id.,  ree.  di  P.  Allard  :  La  per- 
sécution  de  Diocletien  et  le  triomphe  de  V  Église.  Ili  édit.  - 
C.  Baur,  ree.  di  P.  De  Labriolle  :  Saint  Ambroise.  -  J.  Le- 
BON,  ree.  di  L.  Traube  :  Nomina  sacra.  Versuch  einer  Geschi- 
chte des  christlichen  Kiirzung.  -  A.  Kempeneer,  ree.  di  H. 
Finke:  Papsttum  und  Untergang  der  Templerordens,  I.  Dar- 
stellung,  ILQuellen;  Acta  Aragonensia.  Quellen  zur  deutschen, 
italienischen,  franzòsischen,  spanischen,  zur  Kirchen  -  und  Kul- 
turgeschichte  aus  der  diplomatischen  Korrespondenz  Jaymes  II 
(1291-1327).  -  G.  MoLLAT,  ree.  di  E.-R.  Vaucelle  :  Catalogne 
des  lettres  de  Nicolas  V  concernant  la  province  ecclésiastique  de 
Tours  d'après  les  registres  des  archives  vaticanes.  -  R.  Maere, 
ree.  di  Fr.-X.  Kraus  :  Geschichte  der  christlichen  Kunst.  B.  II  : 
Die  Kunst  des  Mittelalters  und  der  italienischen  Renaissance, 
II  (Schluss-)  Abth.  Italienische  Renaissance,  II  Hàlfte,  ed. 
J.  Sauer.  -  L.  Van  der  Essen,  ree.  di  E.  Palandri  :  Les  né- 
gociations  politiques  et  religieuses  entre  la  Toscane  et  la  France 
à  l'epoque  de  Cosme  I  et  de  Catherine  de  Médicis  (1544-1580).  - 
Id.,  ree.  di  P.  Herre  :  Papsttum  und  Papstwahl  im  Zeitalter 
Philipps  II. 

Revue  de  V  histoire  des  reli^rìons.  To.  LVII 
(1908),  n.  3.  —  T.  André,  ree.  di  A.  Profumo:  Le  fonti  ed  i 
tempi  dell'incendio  Neroniano. 

Revue  historìque.  Année  XXXIV  (1909),  to.  C,  fase. 
IL  —  H.  Hauser,  Deux  brefs  inédits  de  Leon  X  à  Ferdinand  au 
lendemain  de  Marignan.  -  R.  Reuss  (Bulletin  historique):  France. 
Epoque  de  la  revolution  et  de  l'empire  (vi  si  parla  di  É.  La- 
F-ONT  :  La  politique  religieuse  de  la  revolution  franraise  ;  G. 
BouLOT  :  Le  general  Duphot  (1796-1797)  ;  P.  Le  Brethon  : 
Lettres  et  documents  pour  servir  à  1'  histoire  de  Joachim  Murat 
(1767-1815)  publiés  par  le  prince  Murat.  T.  I  ;  F.  Massoni  Le 
sacre  et  le  couronnement  de  Napoléon).  -  Ch.  Bémont  (Bulletin 
historique)  :  Angleterre  (vi  si  parla  di  A.  C.  Benson,  v.'"  Esher  : 


3  1 4  Periodici 


La  reine  Victoria,  d'après  sa  correspondance  inèdite,  trad.  frane. 
par  J.  Bardoux).  -  R.  Poupardin  (Bull^tin  historique)  :  Italie. 
Moyen-àge  (vi  si  parla  degli  Scriptores  rerum  italicarum  ;  di 
C.  Cipolla:  Le  opere  di  Ferreto  de'  Ferreti  vicentino,  t.  I; 
P.  Ecidi:  Necrologi  e  libri  affini  della  provincia  romana,  t.  I; 
L.  ScHiAPARELLi  :  I  diplomi  dei  re  d'Italia,  parte  III,  I  diplomi 
di  Lodovico  III  ;  dei  Regesta  chartarum  Italiae  ;  del  Chartula- 
ritmi  Studii  Bononiensis  \  dì  W.  Dudley  Foulke  :  History  of 
the  Langobards  by  Paul  the  Deacon  ;  L.  Moritz  Hartmann  : 
Geschichte  Italiens  im  Mittelalters,  t.  III,  I.  Italien  und  die 
frànkische  Herrschaft  ;  S.  Pivano  :  Stato  e  Chiesa  da  Berenga- 
rio I  ad  Arduino  (888-1015);  D.  Ghetti:  Storia  politico -nazio- 
nale d'Italia,  voi.  II;  M.  Mùller  :  Die  Schlacht  bei  Benevent 
(26  februar  1266);  P.  M.  Baumgarten  :  Aus  Kanzlei  und  Kam- 
mer  ;  Ch.  Dejob  :  La  foi  religieuse  en  Italie  au  xiv"  siècle  ; 
R.  Davidsohn  :  Geschichte  von  Florenz,  t.  II;  Forschungen 
zur  Geschichte  von  Florenz,  IV;  E.  Besta  :  La  Sardegna  me- 
dioevale. Le  vicende  politiche  dal  450  al  1326).  -  J.-K.  Kocha- 
NOWSKi  (Bulletin  historique)  :  Pologne  (vi  si  parla  di  A.  Kraus- 
HAN  :  Podróze  Królewicza  polskiego,  Niemcy,  Francya,  Wlochy 

1711,    z    dyaryusza    rekop.    wydal  ;    W.    Abraham:    Udzial 

Polsky  w  Soborze  Pizanskim  1409  ;  Powstanie  organizacyi  Ko- 
sciola  lacinskiego  na  Rusi,  t.  I).  -  G.  Pagés,  ree.  di  P.  Mat- 
TER  :  Bismark  et  son  temps,  t.  III.  —  To.  CI,  fase.  I.  -  V.  Er- 
moni.  La  crise  arienne.  -  B.  Monod,  La  question  des  investi- 
tures  à  l' entrevue  de  Chàlons  (1107).  -  H.  Hauser  (Bulletin 
historique)  :  Histoire  de  France.  Epoque  moderne  (vi  si  parla 
di  Ch.  Merki:  L' Amirai  de  Coligny.  La  maison  de  Chàtillon 
et  la  révolte  protestante  ;  É.  Roca  :  Le  grand  siècle  intime. 
De  Richelieu  à  Mazarin  (1642-1644);  E.  Lavisse  :  Histoire  de 
France,  t.  VIII,  I,  Louis  XIV.  La  fin  du  règne  (1685-1715)).  - 
Ch.  Bémont  (Bulletin  historique)  :  Histoire  d' Angleterre  (vi  si 
parla  di  J.  Gairdner  :  Lollardy  and  the  Reformation  in  England  ; 
J.  Trésal:  Les  origines  du  schisme  anglican  (1509-1571);  H.-N. 
Birt:  The  Elizabethan  religious  settlement;  Ch.  Blennerhas- 
SET  :  Maria  Stuart,  Kònigin  von  Scottland  (1542-1587);  Fr.-K. 
Staelin:  Sir  Francis  Walshingham  und  scine  Zeit  ;  A.  Shield 
a.  A.  Lang  :  The  king  over  the  water  ;  A.  Shield  :  Henry 
Stuart,  cardinal  of  York  and  his  times  ;  S.  Cowan  :  The  royal 
house  of  Stuart,  from  its  origin  to  the  accession  of  the  House 
of  Hanover).  -  J.-K.  Kochanowsky  (Bulletin  historique):  His- 
toire de  Pologne  (vi  si  parla  di  L.  Boratynsky  :  Stefan  Batory 


Periodici  3  i  5 


i  pian  ligi  przecivv  Turkom  (1576-1584Ì  ;  Kozacy  i  Watykan  ; 
Studya  nad  nuncyatura  polska  Bolognettego  (1581-1585);  J.  Pta- 
snik:  Kolektorzy  Kamery  apostolskiej  vv  Polsce  Piastowskiej,  e 
di  altre  opere  riguardanti  la  Chiesa  Polacca  e  la  riforma  in 
Polonia).  -  M.  Philippson,  ree.  di  M.  Ritter  :  Deutsche  Ge- 
schichte  im  Zeitalter  der  Gegenreformation  und  des  Dreissig- 
jàhrigen  Krieges  (1555-1648).  -  L.  Eisenmann,  ree.  di  H.  Fried- 
jung:  Oesterreich  von  1848  bis  1860.  —  Fase.  II.  -  L.  Halphen 
(Bulletin  historique):  Histoire  de  France.  Moyen-àge.  Epoque 
franque  et  des  premiers  Capétiens  (vi  si  parla  di  A.  Gengel  : 
Die  Geschichte  des  frànkischen  Reichs  im  besondern  Hinblick 
auf  die  Entstehung  des  Feudalismus  ;  F.  Lot  et  L.  Halphen: 
Le  règne  de  Charles  le  Chauve  (840-877),  i'"  partie).  -  Ph.  Lauer 
(Bulletin  historique)  :  Histoire  de  France.  Moyen-àge.  De  saint 
Louis  aux  guerres  d'Italie  (vi  si  parla  di  L.-H.  Labande :  Avi- 
gnon  au  xiii''  siècle.  L'  évéque  Zoen  Tencarari  et  les  Avigno- 
nais  ;  A.  Mortier  :  Histoire  des  maìtres  généraux  de  l' ordre 
des  frères  Prècheurs,  t.  IV).  -  V.  van  Berchem  (Bulletin  histo- 
rique) :  Histoire  de  Suisse  (vi  si  parla  di  F.  Steffens  u.  H. 
Reinhardt:  Die  Nuntiatur  von  Giovanni  Francesco  Bonhomini, 
1579-1581.  Documente,  t.  I  ;  R.  Feller  :  Ritter  Melchior  Lussy 
von  Unterwalden,  seine  Beziehungen  zu  Italien  und  sein  Anteil 
an  der  Gegenreformation,  t.  I  ;  A.  Naef:  Chillon,  t.  I.  La  Ca- 
mera domini).  -  F.  Vigener  (Bulletin  historique)  :  Histoire 
d'Allemagne.  Moyen-àge  (vi  si  parla  di  A.  Werminghoff  : 
Geschichte  der  Kirchenverfassung  Deutschlands  im  Mittelalter, 
t.  I  ;  Th.  Sommerland  :  Die  vvirtschaftliche  Tàtigkeit  der  Kirche 
in  Deutschland,  t.  II:  Die  wirtschaftliche  Tàtigkeit  der  deutschen 
Kirche  in  der  Zeit  des  erwachenden  Staatsgedankens  bis  zum 
Aufkommen  der  Geldwirtschaft  ;  A.  M.  Kòniger:  Burchard  I 
von  Worms  und  die  deutsche  Kirche  seiner  Zeit  (1000-1025^. 
Ein  Kirchen  -und  sittengeschichtliches  Zeitbild).  -  L.  Halphen, 
ree.  di  E.  Bernheim  :  Lehrbuch  der  historischen  Methode  und 
der  Geschichtsphilosophie.  -  M.  Philippson,  i-ee.  di  G.  Caro: 
Soziale  und  Wirtschaftsgeschichte  der  Juden  im  Mittelalter  und 
der  Neuzeit.  -  Ch.  Seignobos,  ree.  di  D.  Schàfer  :  Weltge- 
schichte  der  Neuzeit.  -  Th.  Reinach,  ree.  di  M.  Phhjppson: 
Neueste  Geschichte  des  jùdischen  Volkes.  -  Ch.  Seignobos, 
ree.  di  S.  W m  '"..  v  :  The  history  of  twenty-five  years  (1856-1880). 

Revuc  (Nouvelle)  historique   de   droit   fran- 
9ais  et  étran^er.  Année  XXXIII  (1909),  n.  i.  —  1.  Lamkire, 


Periodici 


Les  dernières  survivances  de  la  souveraineté  du  Saint  Empire 
sur  les  états  de  la  monarchie  Piémontaise.  -  L.  Debray  ;  R. 
Genestal,  ree.  dei  Mélanges  Pitting,  voi.  I  (alcuni  articoli 
trattano  questioni  di  diritto  canonico,  o  diritto  italiano).  — 
N.  2.  -  I.  Lambire,  e.  s.  -  H.  Pissard,  ree.  di  L.  Halphen  : 
Études  sur  l' administration  de  Rome  au  moyen-àge  (751-1252). 

Revue  des  questìons  historìques.  To.  LXXXV, 

année  XLIII  (i909\  i  avril.  —  E.  Rodocanachi,  Le  chàteau 
Saint-Ange  sous  le  pontificat  d'Alexandre  VL  -  A.  de  Boisli- 
SLE,  La  désertion  du  cardinal  de  Bouillon.  -  P.  Lbe,  ree.  di 
Ch.  Gailly  de  Taurines  :  Benvenuto  Cellini  à  Paris  sous 
Fran'^ois  L  -  Y.  de  la  Brière,  ree.  dei  Mélanges  et  docu- 
ments  publiés  à  1'  occasion  du  deuxième  centenaire  de  la  mort 
de  Mabillon.  -  R.  Lambelin,  ree.  di  A.  Shield,  A.  Lang  :  The 
king  over  the  water  (Giacomo  III).  -  G.  Péries,  ree.  di  J.  R. 
KusEj  :  Joseph  II  und  die  aeussere  Kirchenverfassung  Inneroe- 
sterreichs.  -  A.  Isnard,  ree.  di  P.  Le  Brethon  :  Lettres  et 
documents  pour  servir  à  l'histoire  de  Joachim  Murat  (1765-1815), 
publiés  par  S.  A.  le  prince  Murat.  To.  I.  -  R.  Lambelin,  ree.  di 

A.  Lebey:  Louis -Napoléon  Bonaparte  et  la  revolution  de  1848.  - 
Id.,  ree.  di  Henriot:  Histoire  des  zouaves.  -  G.  Péries,  ree.  di 
Th.  Granderath:  Histoire  du  concile  du  Vatican.  Trad.  frane. 

Rivista  storica  Benedettina.  Anno  IV  (1909),  gen- 
naio-marzo. -  F.  Bliemetzrieder,  Un'  altra  edizione  del  trat- 
tato di  Alfonso  Pecha  sullo  scisma  (1387-1388)  con  notizie  sulla 
vita  di  Pietro  Bohier,  benedettino,  vescovo  di  Orvieto  (segue 
la  «  conscripcio  bona  sub  triplici  via  de  eleccione  ss.  in  Christo 
patris  ac  domini,  domini  Urbani  pp.  VI  »  di  A,  Pecha).  -  B.  Tri- 
fone, Serie  dei  prepositi,  rettori  ed  abati  di  S.  Paolo  di  Roma.  - 
P.  Lugano,  ree.  di  P,  Fr.  Kehr  :  Regesta  pontificum  roma- 
norum:  Italia  Pontificia,  voi.  Ili:  Etruria,  -  Id.,  ree.  di  P.  Egidi: 
Necrologi  e  libri  affini  della  Provincia  Romana  ;  voi.  I  :  Necro- 
logi della  città  di  Roma  ;  Libro  di  anniversari  in  volgare  del- 
l'ospedale  del  Salvatore.  -  [  ],  ree.  di  A.  Fayen  :  Lettres 
de  Jean  XXII  (1316-1324).  Textes  et  analyses  :  To.  I.  —  Aprile- 
giugno.  -  F.  Tarducci,  S.  Gregorio  Magno  e  la  vita  monacale 
del  suo  tempo.  -  A.  Corradi,    Nonantola   abbazia   imperiale.  - 

B.  Trifone,  e.  s.  -  [  ],  ree.  di  G,  Bertoni:  Un  breve  di 
Pasquale  II  a  Giovanni  abate  di  Nonantola.  -  [  ],  ree.  di 
B.  Messing:   Papst  Gregor  VII:  Verhàltnis  zu  den  Klostern. 


Periodici  3 1  7 


Rivista,  storica  Italiana.  Anno  XXVI  (1909),  se- 
rie IV,  voi.  I,  fase.  I.  —  C.  BoLLEA,  ree.  di  A.  Cavagna-San- 
GiULiANi  :  Regesti  di  earte  storiche  lombarde  ;  Manoscritti  riguar- 
danti la  storia  nobiliare  italiana;  Statuti  italiani.  -  L.  Motta, 
ree.  di  G.  Comelli  :  Dei  confini  naturali  e  politici  della  Roma- 
gna, -  B.  F.,  ree.  di  B.  Ghetti:  Ricerche  storiche  (tra  queste: 
Montelibretti  nella  toponomastica  della  provincia  romana).  - 
A.  Leone,  ree.  di  G.  Signorelli  :  Viterbo  nella  storia  della 
Chiesa.  -  X,  ree.  di  H.  Stuart  Iones  :  The  roman  Empire.  - 
R.  S.,  ree.  di  A.  Teetgen  :  The  Life  and  times  of  the  empress 
Pulcheria.  -  G.  Sangiorgio,  ree.  di  X.  Morel  :  Les  Lombards 
dans  la  Fiandre  francaise  et  le  Hainaut.  -  O.  A.,  ree.  di  l.  Isola: 
Critica  del  Risorgimento.  -  C.  Cipolla,  ree.  di  Du  Pérac-La- 
fréry:  Roma  prima  di  Sisto  V.  La  pianta  di  Roma  del  1577 
riprodotta  dall'  esemplare  esistente  nel  museo  Britannico  per 
cura  e  con  introduzione  di  F.  Ehrle.  -  C.  Capasso,  ree.  di 
P.  Herre:  Papsttum  und  Papstwahl  im  Zeitalter  Philipps  II.  - 
L.  U.,  ree.  di  De  Bildt:  Christine  de  Suède  et  le  conclave  de 
Clément  X.  -  R.  S.,  ree.  di  D.  Cappelletti:  Da  Aiaccio  alla 
Beresina;  A.  Lumbroso  :  Attraverso  la  rivoluzione  e  l'impero.  - 
G.  Roberti,  ree.  di  M.  H.  Weil:  Joachim  Murat  roi  de  Na- 
ples.  La  dernière  année  du  règne  (mai  1814-mai  1815).  I.  Les 
préliminaires  du  congrès  de  Vienne.  -  Id.,  ree.  di  P.  Le  Bre- 
THON  :  Lettres  et  documents  pour  servirà  1' histoire  de  Joachim 
Murat  (1769-1815),  publiés  par  S.  A.  le  prinee  Murat.  -  C.  Ri- 
NAUDO,  ree.  di  J.  W.  Mario:  Della  vita  di  G.  Mazzini.  -  Id., 
ree.  di  L.  Caldera  :  Garibaldi  ;  G.  Bandi  :  Anita  Garibaldi  ; 
A.  BizzoNi  :  Garibaldi  nella  sua  epopea. 

Rivista  Italiana  di  numismatica.  Anno  XXII 
(1909),  fase.  I.  —  A.  Cunietti-Cunietti,  Acqui:  la  sua  zecca, 
lo  stemma  comunale,  il  sigillo  vescovile.  -  F.  G.,  ree.  di  J.  de 
Foville:  Pisanello  et  les  médailleurs  italiens. 

Ròmische  Quartalschrift.  XXIII  Jahrg.  (1909), 
MI  Heft.  —  F.  J.  DòLGER,  IXerS.  -  F.  Witte,  Drei  Bildewe- 
bereien  aus  den  Gràbern  von  Achmim  Panopolis  (si  trovano  nel 
museo  presso  il  camposanto  teutonico  a  Roma).  -  W.  Lùdtke, 
Ein  Notariats-Protokoll  von  1638- 1648  ùber  Reliquien-Erhe- 
bungen  aus  den  ròmischen  Katakomben.  -  S.  Ehses,  Der  An- 
teil  des  Augustiner-Generals  Seripando  an  dem  Trienter  Dekret 
ijber  die  Rechtfertigung.  -  P.  M.  Baumgarten,  Die  Entwicklung 


3  1 8  Pei^iodici 


der  neuzeitlichen  Bullenschrift.  -  K.  H.  Schafer,  Zur  Kritik 
mittelalterlicher  kirchlicher  Zustànde.  -  E,  GOller,  Inventarium 
instrumentorum  Camerae  apostolicae.  -  J.  P.  Kirsch,  Die  Hei- 
mat  der  Konstantinischen  Schenkung.  -  P.  M.  Baumgarten, 
Der  Ersatz  eines  zerbrochenen  Bullenstempels  unter  Inno- 
cenz  IV.  -  S.  Ehses,  ree.  di  B.  Duhr  :  Geschichte  der  Jesuiten 
in  den  Làndern  deutscher  Zung.  I  B.  Im  i6  Jahrh.  -  Id.,  ree. 
di  L.  Steinberger  :  Die  Jesuiten  und  die  Friedensfrage  in  der 
Zeit  vom  Prager  Frieden  bis  ziim  Niirnberger  Friedensexekii- 
tions-Hauptrezess  (1635-1650).  -  K.  H.  Schafer,  ree.  dei  Regesta 
chartarum  Italiae,  I-III. 

Sìtzun^sberichte  der  kòni^lìch  Bayerìschen 
Akademìe  der  Wissenscha"ften.  (Philosoph.-philolog. 
u.  histor.  Klasse),  Jahrg.  1908,  Abhandl.  Vili.  —  H.  Simonsfeld, 
Urkunden  Friedrich  Rotbarts  in  Italien.  Vierte  F'olge. — Jahrg. 
1909,  Abhandl,  IV.  -  H.  Simonsfeld,  Zur  Geschichte  Friedrich 
Rotbarts. 

Stìmmen  aus  iVi^iria  Laach.  Voi.  LXXVI  (1909), 
n.  3.  —  O.  Pfùlf,  ree.  di  C.  G.  Herbermann:  The  Catholic 
Encyclopedia,  voli.  I-IV.  —  n.  4.  -  C.  A.  KxNJEller,  Der  hi. 
Irenàus  und  die  ròmische  Kirche.  -  A.  Baumgartner,  ree.  di 
A.  Kuhn  :  Allgmeine  Kunstgeschichte.  -  O.  Pfùlf,  ree.  di 
H.  Denifle  :  Luther  und  Luthertum  in  der  ersten  Entwicklung. 
II  Bd. 

Studien  und  iViitteilun^en  aus  dem  Bene- 
diktìner-und  dem  Cistercienser- Orden.  XXIX 
Jahrg.  (1908),  IV  Heft.  —  J.  Paech,  Die  Geschichte  der  ehema- 
ligen  Benediktinerabtei  Lubin.  -  F.  Bliemetzrieder,  Ein  Bericht 
des  Matthàus  Clementis  an  Urban  VI.  -  T.  Bùhler,  Kardinal 
Pitra,  O.  S.  B.  Fine  biographische  Skizze  nach  D.  Cabrols  Hi- 
stoire  du  cardinal  Pitra.  -  F.  Lauchert,  Der  italienische  Be- 
nediktiner  Isidorus  Clarius  u.  seine  Schrift  fiir  den  religiòsen 
Frieden.  -  B.  Br.,  ree.  di  H.  Reimers  :  Friesische  Papsturkun- 
den  aus  dem  Vatikanischen  Archi v  zu  Roni.  -  P.,  ree.  di 
H.  Reimers:  Oldenburgische  Papsturkunden. 

Theolo^ische  Quartalschrìl^.  XCI  Jahrg.  (1909), 
II  Heft.  —  K.  Bihlmeyer,  ree.  di  H.  G.  Voigt  :  Brun  von  Quer- 
furt;  J.  Drehman  :    Papst  Leo  IX  und  die  Simonie.  -  Sagmùl- 


Pei' iodici  3 1 9 


LER,  ree.  di  H.  Westerburg  :  Preussen  und  Rom  an  der  Wende 
des  i8  Jahrh.  -  Id.,  ree.  di  H.  A.  Krose  :  Kirchliche  Hand- 
buch.  I  Bd. 

Vierteijahrschrift  fiir  Social  -  und  Wirt- 
scha.fts^eschìchte.  VII  Bd.  (1909),  I  Heft.  —  H.  Sieve- 
KiNG,  Die  kapitalistische  Entwicklung  in  den  italienischen  Stàd- 
ten  des  Mittelalters.  -  L.  M.  Hartmann,  Grundherrschaft  und 
Bureaukratie  ini  Kirchenstaate  vom  8  bis  zum  io  Jahrh.  -  A. 
Gottlob,  ree,  di  O.  Jensen  :  Der  engHsche  Peterspfennig  und 
die  Lehenssteuer  aus  England  und  Ireland  an  den  Papststuhl 
im  Mittelalter.  -  G.  v.  Below,  ree.  di  A.  Doren:  Studien  aus 
der  Florentiner  Wirtschaftsgeschichte.  Bd.  II:  Das  Florentiner 
Zunftwesen  vom  14  bis  zum   16  Jahrh. 

Zeitschrift    fiir    Kìrchen^feschìchte.    XXX    Bd. 

(1909),  II  Heft.  —  O.  Seeck,  Urkundenfàlschungen  des  4  Jahr- 
hunderts. 

Zeitschrift  fùr  Schweizerische  Kìrchen^e- 
schichte  (Revue  d'hìstoire  ecclésìastìque  Suis- 

se).  II  année,  fase.  IV.  —  J.  P.  Kirsch,  ree.  di  P.  M.  Baum- 
GARTEN  :  Cartularium  vetus  Campi  Sanati  Teutonicorum  de 
Urbe.  —  III  année,  fase.  I.  -  P.  F.  Segmùller,  Die  Wahl  des 
Papstes  Paul  IV  und  die  Obedienzgesandtschaft  der  Eidgenos- 
sen.  -  F.  Ruegg,  Vatikanische  Aktenstiicke  zur  Schweizerischen 
Kirchengeschichte  aus  der  Zeit  Clemens  V. 

Zeitschrift  des  historischen  Vereines  fiir 
Steiermark.  VI  Jahrgang  (1908),  Heft  I-II.  —  Loserth, 
ree.  di  Tu.  B.  Kassowitz  :  Die  Reformvorschlàge  Kaiser  Fer- 
dinands  I,  auf  dem  Konzil  von  Trient. 

Zeitschrift  fùr  katholische  Theoiog-ie.  XXXIII 
Jahrg.,  I  Heft.  —  N.  Paulus,  Die  àltesten  Ablàsse  fùr  Ahnosen 
und  Kirchenbesuch.  -  A.  Kross,  ree.  di  A.  Krose,  KirchHches 
Handbuch,  I  Heft.  -  A.  Kross,  B.  Geppert  (Analekten),  Der 
hi.  Franz  von  Assisi.  -  J.  Fischer  (Kleinere  Mitteilungen),  ree. 
di  C.  Schmitt:  Cardinal  Nikolaus  Cusanus.  —  II  Heft.  -  A. 
Kross,  ree.  di  A.  Weber,  Die  ròmischen  Katakomben  ;  G. 
Schmid:  Das  unterirdische  Rom.  -  A.  Keogh  (Analekten),  r«?^. 
di  C.  G.  Herbkrmann:  Tiie  Catholic  Encyclopedia.  —  III  Heft.  - 


320  Periodici 


H.  Bruders,  ree,  di  M.  Buchberger:  Kirchliches  Handlexikon, 
III  Halbband.  -  L.  Pastor,  ree.  di  P.  Pierling:  La  Russie  et 
le  Saint-Siège.  -  M.  Hofmann,  ree.  di  H.  Westerburg  :  Preus- 
sen  u.  Rom  a.  d.  Wende  des  i8  Jhars.  -  Id.,  ree.  di  J.  R.  Kusey  : 
Josef  II  u.  d.  àussere  Kirchenverfassung  Inneròsterreichs.  -  Id., 
ree.  di  A.  Scharnagl:  Der  Begriffder  Investitur  in  den  Quellen 
u.  der  Literatur  des  Investiturstreites. 


I     VESCOVI     DI     SORA 

NEL    SECOLO    UNDECIMO 


NA  sola  volta,  se  non  m'inganno,  Cesare  Ba- 
S  ronio  (i)  parla  negli  Annali  della  sua  patria, 
ma  con  parole  cosi  affettuose  che  dimostrano  quanto 
fosse  viva  in  lui  la  carità  del  natio  loco.  Giunto  al- 
l'anno 1030,  egli  imprende  a  narrare  di  quel  S.  Do- 
menico da  Foligno  (2)  che  nell'agro  Sorano,  là  dove 
le  acque  spumeggianti  del  Verde,  come  lo  chiama 
Dante  (3),  si  mescolano  con  quelle  fredde  ed  azzurrine 
del  Fibreno,  fondò  sulle  rovine  della  casa  ove  era  nato 

(i)  Questo  articolo  era  destinato  a  far  parte  di  un  volume 
per  le  onoranze  centenarie  a  Cesare  Baronio,  curato  dal  profes. 
V.  SimoncelJi.  Ma  il  grande  ritardo  subito  dalla  stampa  di  que- 
sto volume  mi  ha  indotto  a  pubblicare  nel  nostro  Archivio  le 
mie  brevi  ricerche  sui  vescovi  di  Sora. 

(2)  C.  Baronius,  Annales  Ecclesiastici,  Tom.  XVI,  Lucae, 
1744,  p.  581  sg. 

(3)  Il  più  antico  esempio  di  questa  denominazione,  ignoto, 
per  quanto  io  sappia,  a  coloro  che  si  sono  occupati  della  que- 
stione Dantesca  intorno  al  Verde,  trovasi  nel  Chronicon  Ati- 
nense  (Ughelli,  Italia  Sacra^  Venezia,  1722,  p.  43;  Muratori, 
R.  I.  SS.,  VII,  908).  Ivi  è  il  transunto  di  un  diploma  di  Carlo 
Magno  alla  chiesa  di  Atina,  ove  si  legge:  «  Prima  fine  huius 
praecepti  Viride,  postea  Alicetum  fluvium  ».  È  notevole  come 
il  diploma  sia  sfuggito  al  Mùhlbacher,  M.  G.  \i.y  Diplomatum 
Carolinorum  Tomus  /,  Hannover  1906,  ed  agli  editori  dei  Re- 
gesta Jinperii,  voi.  I,  Innsbruck,   1909. 


■  ìtrì/n'in  ili'llii   l\     Sii,- irta  loiiiauii  (U  sloria  pati , 


XXXII. 


32  2  P.  Fedele 


Cicerone  (i),  un  monastero  che  del  pio  fondatore  con- 
serva oggi  il  nome.  Ora,  quando  alla  mente  del  Baro- 
nio  torna  il  ricordo  di  Sora,  gli  rifiorisce  la  visione 
della  verde  pianura  fiancheggiata  da  ridenti  colline  ;  ed 
egli  s'indugia,  con  singolare  compiacenza,  a  parlare 
degli  antichi  conti  di  Sora,  e  del  nobile  monastero 
fondato  da  S.  Domenico,  e  delle  donazioni  che  i  suoi 
antenati,  Gregorio  e  Leonardo  de  Bareno,  sul  cader 
del  Dugento,  fecero  alla  badia  di  Casamari  non  lungi 
da  Sora,  affinché  non  sembri,  com'egli  dice,  che  l'animo, 
ad  altre  cose  intento,  trascuri,  ingrato,  il  nome  e  le 
vicende  della  patria  (2). 

Eppure  in  vano  si  ricercherebbero  negli  Annali 
del  Baronio  particolareggiate  notizie  della  storia  eccle- 
siastica di  Sora,  e  specialmente  dei  vescovi  Sorani.  Ad 
un  tale  argomento  parrebbe  che  il  Baronio  dovesse 
essere  richiamato  anche  dai  suoi  personali  ricordi. 

Infatti,  quando  il  24  marzo  del  1577  Tommaso 
Gigli  fu  da  Sora  trasferito  alla  sede  episcopale  di  Pia- 
cenza, se  il  Baronio  avesse  voluto,  sarebbe  stato  cer- 
tamente vescovo  della  sua  patria  (3).  Ma  a  Grego- 
rio XIII  che  di  sua  spontanea  volontà  gli  offriva  l'alto 
onore,  il  Baronio  oppose  un  umile  e  fermo  rifiuto.  Che 
ne  sarebbe  stato  dei  poderosi  volumi  degli  Annali,  se 
egli  si  fosse  allontanato  da  Roma  ? 

(i)  Cf.  F.  D'  Ovidio,  Di  dove  era  l'Ar pinate?  in  Atene  e 
Roma,  anno  II,  1899,  p.  200  sg.  ;  e  dello  stesso  autore  Ancora 
della  villa  Arpinate  di  Cicerone,  Ibid.,  pp.  248  sgg.  Del  resto 
già  il  Baronio,  loc.  cit.,  aveva  giustamente  determinato  il  luogo 
di  nascita  di  Cicerone  «  in  Sorano  agro  ilio  ipso  loco,  ubi  Fi- 
brenus  influit  in  Lirim,  illustrato  olim  cunabulis  Ciceronis,  ut 
ipse  testatur  libro  de  legibus  ». 

(2)  Baronius,  op.  cit.,  pp.  582,  583.  «  Ne  res  patrias,  in- 
tentus  aliis.  ingrate  nimis  praeteriens,  videar  contempsisse...  ». 

(3)  G.  Calenzio,  La  vita  e  gli  scritti  del  Card.  Cesare  Ba- 
ro7iio,  Roma,  1907,  p.  146. 


I vescovi  di  Sora  nel  secolo  ìtndeciino      323 


Ora  il  silenzio  del  Baronie  non  dipende  soltanto, 
come  taluno  potrebbe  credere,  dal  fatto  che  per  il  va- 
sto disegno  degli  Annali  non  era  possibile  indugiarsi 
sugli  avvenimenti  particolari  di  Sora,  ma  dipende,  se 
non  m' inganno,  anche  da  un'  altra  ragione. 

Poche  città,  come  Sora,  han  conservato  così  scarse 
notizie  della  loro  storia  ecclesiastica.  Fino  a  tutto  il 
secolo  decimo  sono  ricordati  appena  cinque  vescovi; 
più  abbondanti  notizie  abbiamo  per  il  secolo  undecimo, 
sebbene  così  frammentarie  ed  incerte  che  non  riesce 
punto  facile  stabilire  con  sufficiente  esattezza  la  cro- 
nologia dei  vescovi  Sorani.  Tuttavia  qualche  nuovo 
dato  che  mi  è  riuscito  di  fissare,  permetterà  forse  di 
correggere  vecchi  errori  e  di  riordinare  su  più  solide 
basi  la  serie  dei  vescovi  di  Sora  in  quel  tempo. 

Degli  storici  Sorani,  il  Lisio  (i)  pone  nel  secolo 
undecimo  soltanto  due  vescovi,  Giovanni,  zio  di  Leone 
Ostiense,  e  Pietro  che  sarebbe  intervenuto  alla  consa- 
crazione della  chiesa  di  Montecassino  nel  1071.  PVan- 
cesco  Tuzii  (2)  deriva  le  sue  notizie  dall'  Ughelli,  senza 
nulla  aggiungere  ;  ed  egualmente  dalla  Italia  Sacra 
trae  Camillo  Branca  (3)  la  sua  «  Serie  cronologica  dei 
Sorani  vescovi  dall'anno  275  dell'era  volgare  insino 
al   1703  ». 

L' Ughelli  (4),  dopo  aver  ricordato  un  vescovo 
Leone  vissuto  sulla  fine  del  secolo  decimo,  pone  Gio- 
vanni, zio  di  Leone  Ostiense,  il  quale  sarebbe  stato  ve- 
scovo di  Sora  intorno  al  996.    A   suo    tempo,    se   pur 

(i)  loH.  Lisii  Jurisconsulti  Sorani  et  in  Romana  Curia  cau- 
sarum  patroni  Historia  Sorana,  Romae,  1728,  pp.  66  sg^. 

(2)  F.  Tuzii,  Memorie  istoriche  massimamente  sacre  della 
città  di  Sora,  Roma,  1727,  pp.  41,  60. 

(3)  C.  Branca,  Memorie  storiche  della  città  di  Sora,  Na- 
poli, 1847. 

(4)  Op.  cit.,  voi.  I,  p.  1244. 


324 


P.  Fedele 


non  si  tratti  di  un  altro  Giovanni,  come  dice  l'Ughelli, 
S.  Domenico  di  Foligno  avrebbe  fondato  il  monastero 
del  quale  sopra  abbiamo  parlato.  Quindi  1'  Ughelli 
seguita  annoverando  un  Pietro  che  sarebbe  intervenuto 
alla  consacrazione  della  chiesa  di  Montecassino  nel 
1071,  Giovanni,  monaco  cassinese  e  poi  vescovo  di 
Sora,  che  dedicò  nel  1075  la  chiesa  di  S.  Bartolomeo, 
e  da  ultimo  Roffredo  del  quale  si  ha  notizia  nei  primi 
anni  del  secolo  duodecimo. 

Il  Gams  (i)  non  credette  di  dover  accettare  le 
conclusioni  dell'  Ughelli,  e  ridusse  la  lista  dell'  Italia 
sacra  ai  soli  nomi  di  Giovanni,  Pietro  e  Roffredo.  Il 
Cappelletti  (2)  invece  alla  serie  Ughelliana  aggiunse  i 
nomi  di  Leone  II  e  di  Palombo. 

Giova  ora  esporre  il  risultato  delle  mie  ricerche. 
Sulla  fine  del  secolo  decimo  troviamo  fatta  menzione 
del  vescovo  Leone  il  quale  nell'  anno  979  si  sotto- 
scrisse ad  un  diploma  (3)  che  Gerberto,  arcivescovo 
di  Capua,  dopo  aver  consacrato  vescovo  di  Caiazzo, 
Stefano  (4),  rilasciò  alla  diocesi  Calatina,  determinan- 
done i  confini  ed  i  diritti.  Se  Leone  di  Sora  abbia 
oltrepassato  il  decimo  secolo  non  sappiamo.  E  certo 
però  che  egli  non  può  essere  identificato  con  un  altro 
Leone,  vescovo  di  Sora,  del  quale  troviamo  notizia  a 
mezzo  r  undecimo   secolo.    Incontro    la   prima   volta    il 

(i)  P.  B.  Gams,  Series  episcoporum  ecclesiae  catholicae,  Ra- 
tisbonae,  1873,  p.  925. 

(2)  G.  Cappelletti,  Le  chiese  d' Italia,  XXI,  pp.  357  sgg. 

(3)  Il  diploma  pubblicato  da  M.  Monachus,  Sanctuarium 
Capuanum,  1630,  fu  poi  riprodotto  dall'  Ughelli,  Italia  Sacra, 
VI,  442.  La  data  però  assegnata  dal  Monaco  e  ripetuta  dal- 
l' Ughelli  non  è  esatta.  Il  doc.  è  datato  «  kal.  Novem.,  indi- 
ctione  VIII  ».  Ora  l'indizione  ottava,  computata  dal  1°  di  set- 
tembre, com'era  uso  dell'Italia  meridionale,  corrisponde  al  979. 

(4)  Stefano  morì,  con  fama  di  santo,  nel  1023.  Cf.  Ada 
Sanctorum,  ottobre  XIII,  lo-ii. 


/  vescovi  di  Sor  a  nel  secolo  u7idecimo      325 

suo  nome  nei  «  Miracula  sancii  Dominici  Sorani  », 
operetta  composta,  come  dimostrarono  gli  editori  (i), 
poco  dopo  la  metà  del  secolo  undecimo.  Or  quivi  si 
narra  (2)  come  Oderisio,  conte  dei  Marsi,  padre  di  quel- 
rOderisio,  che  fu  poi  (1087)  abbate  Cassinese  ed  indusse 
Leone  Ostiense  a  scriver  la  cronaca,  fosse  preso  da 
una  fastidiosa  malattia  a  liberarsi  dalla  quale  aveva 
promesso  tre  libbre  di  purissimo  argento  al  monastero 
di  S.  Domenico  in  quel  di  Sora.  Egli  offrì  il  dono  per 
mezzo  di  Leone,  venerabile  vescovo  di  Sora,  il  quale 
però  pensò  bene  di  tener  1'  argento  per  sé  e  di  farne 
un  turibolo  per  la  sua  chiesa.  Ben  egli  aveva  pro- 
messo di  dare  al  monastero  di  S.  Domenico  egual 
quantità  d'  argento  ;  ma,  venuto  il  vescovo  a  morte,  i 
preti  di  Sora  si  rifiutarono  di  riconoscere  il  debito  : 
nientemeno  volevano  accontentare  i  monaci  di  S.  Do- 
menico con  un  giumento  vilissimo  che  non  valeva  nep- 
pur  la  terza  parte  della  somma  dovuta  !  Ma,  pochi 
giorni  dopo,  un  ladro  rubò  alla  chiesa  di  Sora  non 
solo  il  turibolo  del  vescovo  Leone,  ma  anche  un  altro 
incensiere  d'  argento  :  di  che  furono  assai  lieti,  a  quel 
che  sembra,  ,i  monaci  di  S.  Domenico! 

Da  questo  ingenuo  racconto  apprendiamo  che  Leone 
era  vescovo  di  Sora  dopo  la  morte  di  S.  Domenico, 
la  quale  avvenne  il  22  gennaio  del  1031  (3).  Era 
ancora  in  vita  il  2  maggio  del  1050  (4),  quando  in 
Roma,  nella  chiesa  del  Salvatore,  sottoscrisse  il  decreto 
di  santificazione  di  Gerardo,  vescovo  di  Tuli,  emanato 
da  papa  Leone  IX  (5). 

(i)  Cf.  Analecta  Bollandiana,  Tom.  I,   1882,  p.  279  sg. 

(2)  Ibid.,  p.  320. 

(3)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,   668. 

(4)  La  data  posta  dal  Cappelletti,  del  1049  è  sbagliata. 

(5)  M.  G.  H.,  SS.,  IV,  506;  Mabillon,  Annalcs  ordinis  S.  Be- 
nediciiy  IV,  738,  ed  Ada  Sanctorum  ord.  S.  Benedicti,  saec.    V^ 


326  P.  Fedele 


Nel  1059  troviamo  vescovo  di  Sora,  Palombo,  il 
quale  nell'aprile  di  quell'anno  prese  parte  alla  celebre 
sinodo  Lateranense  che  col  decreto  sopra  l' elezione 
pontificale  doveva  segnare  un  passo  decisivo  verso  il 
conseguimento  dei  generosi  ideali  vagheggiati  da  Il- 
debrando e  dai  suoi  collaboratori,  Niccolò  II  ed  Um- 
berto di  Selva  Candida  (i).  È  noto  come  i  pontefici 
riformatori  abbiamo  trovato  nei  monasteri  i  loro  più 
fedeli  seguaci  :  e  monaco  era  il  vescovo  Palombo  di 
Sora.  Neil'  obituario  Cassinese  che  appartenne  a  Leone 
Ostiense,  come  più  innanzi  diremo,  trovo  segnata  la 
sua  morte  il  di  27  di  ottobre  «  Palumbus  Soranus 
episcopus  et  monachus  »  (2).  S' intende  perciò  facil- 
mente com'  egli,  essendo  stato  monaco  cassinese,  sia 
intervenuto  il  i*^  ottobre  del  107 1  alla  solenne  consa- 
crazione della  basilica,  edificata  a  Montecassino  dal- 
l'abate Desiderio  (3). 

894;  Mansi,  XIX,  769;  Migne,  CXLIII,   p.   644;    Iaffé  -  Loe- 
WENFELD,  Reg.  Pont.  Rom.^  n.  4219. 
(i)  Mansi,  XIX,  911. 

(2)  Biblioteca  Vaticana.  Ms.   Borgiano  latino  211,  f.    io  r. 

(3)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  719.  Il  Gatto^lx,  Hisforia  abbatiae 
Casinefisis,  Pars  i",  Venetiis,  1733,  p.  195,  facendo  la  serie  dei 
monaci  cassinesi  che  furono  vescovi,  non  ricorda  Palombo.  Se 
questi  sia  stato  consacrato  vescovo  da  Niccolò  II,  non  potrei 
affermarlo,  ma  è  assai  probabile.  Infatti  le  relazioni  tra  Niccolò  II 
ed  il  monastero  di  Montecassino  erano  assai  cordiali.  Nel  1059 
Niccolò  II,  certo  per  influenza  dell'abate  Desiderio,  nominava 
Oderisio,  cardinal  diacono,  ed  i  monaci  Martino  e  Pietro,  ve- 
scovi, l'uno  di  Aquino,  l'altro  di  Venafro.  Cf.  Leo  Hostiensis 
in  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  706.  A.  Di  Meo,  Annali  critico-diplo^ 
matici  del  Regfio  di  Napoli  della  mezzana  età,  voi.  Vili,  Na- 
poli, 1803,  p.  17,  assegna  a  queste  nomine  la  data  del  1060.  Ma 
Leone  Ostiense  dice  che  Niccolò  II  si  trovava  allora  «  apud 
Acerras  ».  Ora  ciò  non  potè  essere  che  nel  1059.  Cf.  Iaffé -Loe- 
wenfeld,  Reg,  Pont.  Rem.,  I,  560.  Nella  serie  dell'  Ughelli  e 
negli  storici  di  Sora  il  nome  di  Palombo  è  malamente  cambiato 
in  quello  di  Pietro. 


I  vescovi  di  Sor  a  7iel  secolo  tmdecimo      327 

Succedette  a  Palombo  il  vescovo  Giovanni  del  quale 
abbiamo  fortunatamente  meno  scarse  notizie.  Errò  lo 
Ughelli,  ponendo  due  vescovi  di  egual  nome,  Gio- 
vanni, uno  dei  quali  sarebbe  vissuto  sulla  fine  del  se- 
colo decimo,  e  più  precisamente  nel  996,  l'altro  invece 
nell'ultimo  trentennio  del  secolo  undecimo.  Egli  fu  pro- 
babilmente indotto  in  errore  dall'  aver  male  interpre- 
tato un  passo  di  Leone  Ostiense. 

Questi,  dopo  aver  narrato  nel  secondo  libro  della 
Cronaca  l'orrendo  martirio  fatto  subire  all'abate  Man- 
sone  di  Montecassino  da  Alberico,  vescovo  dei  Marsi, 
e  poi  r  improvvisa  morte  del  vescovo  disumano,  ag- 
giunge che  tali  cose  a  lui  narrava  uno  zio  materno  di 
santa  memoria,  Giovanni,  vescovo  di  Sora,  al  quale 
soleva  riferirle  piangendo  un  vecchio  prete  che  delle 
scelleratezze  di  Alberico  era  stato  partecipe  (i).  Ora  la 
morte  dell'  abate  cassinese  Mansone  accadde  appunto 
nel  996  :  e  s'intende  che  il  vescovo  Giovanni  di  Sora 
dovette  vivere  molto  tempo  di  poi.  Difatti  egli  fu  no- 
minato vescovo  di  Sora  da  Gregorio  VII  nel  primo 
anno  del  suo  pontificato,  ossia  nel  periodo  di  tempo 
che  va  dal  30  giugno  del  1073  al  29  giugno  del 
1074  (2).  Ea  notizia  dataci  dal  Regesto  Gregoriano 
non  è  senza  importanza.  Come  il  predecessore  Pa- 
lombo, così  anche  Giovanni  era  monaco  cassinese.  La 
parte  che  la  Badia  di  Montecassino  ha  avuto  nella 
lotta  per  la  riforma  della  Chiesa,  meriterebbe  uno  stu- 
dio particolare  che  non  è  stato  ancor  fatto  (3).  È  però 

(i)  Leo  Hostiensis,  op.  cit.,  p.  640. 

(2)  F.  Iaffé,  3Ionumenia  Gregoriana,  Berlino,  1865,  II,  p.  108. 

(3)  Il  Messing,  Papst  Gregors  VII.  Verhàltnis  zu  den  Kló- 
stern,  Greifswald,  1907,  dedica  appena  un  paio  di  paginette  alle 
relazioni  tra  Gregorio  VII  e  Montecassino,  occupandosi  soltanto 
del  diritto  di  protezione  della  Sede  Apostolica.  Intorno  all'ar- 
gomento prepara  uno  studio  uno  dei  miei  scolari. 


328  P.  Fedele 


cosa  notissima  come  dell'  opera  dell'  abate  Desiderio 
più  volte  si  valesse  Ildebrando  per  colorire  i  suoi  di- 
segni politici  nell'Italia  meridionale  (i).  Risonava  an- 
cora r  eco  delle  acclamazioni  popolari  che  lo  avevano 
gridato  pontefice,  quando  Gregorio  VII  scriveva  una 
lettera  afFettuosissima  all'abate  Desiderio,  invitandolo  a 
recarsi  sollecitamente  in  Roma  per  trattare  delle  con- 
dizioni dell'  Italia  meridionale,  dove,  coni'  è  noto,  il 
pontefice  mirava  a  crearsi  una  solida  base  politica  per 
r  esecuzione  dei  suoi  grandi  disegni  (2).  La  nomina  di 
Giovanni  a  vescovo  di  Sora,  avvenuta  nel  primo  anno 
del  pontificato  di  Gregorio,  non  era  una  nuova  prova 
della  benevolenza  del  Pontefice  per  la  Badia  (3)  ? 

Del  resto  Giovanni  dove  esser  non  ultimo  tra  i 
monaci  cassinesi  in  quell'  età  nella  quale  sotto  il  go- 
verno dell'  abate  Desiderio  le  lettere  e  le  arti  fiorirono, 
nella  Badia,  splendidamente.  Era  il  tempo  che  Alfano 
poeta,  il  dottissimo  Constantino  l' Africano,  Pandolfo 
di  Capua  che  si  dilettava  di  matematiche  ed  astrono- 
mia, Guaiferio  di  Salerno,  fior  di  sapienza  e  di  facon- 


(i)  Cf.  F.  HiRSCH,  Desiderius  von  Monte  Cassino  ah  Papsf 
Victor  Ill.y  in  Forschungen  zur  Deutschen  Geschichte,  VII,  3  sgg. 

(2)  Monumenta  Gregoriana,  p.  io.  «  Tu  autem  ipse  quan- 
totius  ad  nos  venire  non  praetermittas,  qui,  quantum  Romana 
Ecclesia  te  indigeat  et  in  prudentia  tua  fiduciam  habeat,  non 
ignoras  ».  La  lettera  è  del  24  aprile,  ossia  appena  due  giorni 
dopo  r  elezione. 

(3)  È  da  notare  come  Leone  Ostiense,  dopo  aver  fatto  il 
nome  del  vescovo  di  Sora,  Giovanni,  a  proposito  della  dedica- 
zione della  chiesa  di  S.  Bartolomeo,  scriva  :  «  Enimvero  tantae 
apud  Romanum  pontificem  Desiderius  auctoritatis  habebatur  et 
gratiae,  ut  in  quibuscumque  vellet  proprio  pastore  viduatis  ec- 
clesiis  vel  coenobiis,  iuris  ei  esset  suis  ex  fratribus  episcopos 
substituere  vel  abates  ».  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  728.  Da  queste 
parole  dovrebbe  argomentarsi  che  Giovanni  fu  nominato  vescovo 
di  Sora  per  opera  dell'  abate  Desiderio. 


/  vescovi  di  Sor  a  nel  secolo  undecimo      329 


dia  (i),  Amato,  storico  dei  Normanni,  e  Leone  Ostiense 
facevan  corona  all'abate  Desiderio  (2),  mentre  nell'au- 
stera quiete  del  cenobio  ferveva  il  lavoro  della  trascri- 
zione dei  codici  classici  e  cristiani,  e  ridevan  le  carte 
squisitamente  alluminate,  ed  una  folla  di  artisti  bizan- 
tini ed  italiani  lavorava  a  quel  miracol  novo  dell'  arte 
che  doveva  essere  la  basilica  di  Desiderio  (3).  Nei  versi 
diretti  a  Teodino,  monaco  cassinese,  Alfano  ricorda  tra 
coloro  che  erano  ornamento  del  monastero,  il  monaco 
Giovanni  (4): 

«  Prepositum  tandem  clamare  memento  lohannem 
«  Cui  sunt  innumerae  nobilitatis  opes  ». 

Il  Pertz  (5)  ed  il  Giesebrecht  (6)  credettero  di 
ravvisare  in  lui  appunto  il  nostro  Giovanni,  zio  di 
Leone  Ostiense,  al  quale  si  fa  certamente  allusione  nel 
medesimo  carme  (7).  E  l'ipotesi  mi  par  assai  proba- 
bile. Tuttavia  non  credo  che  si  possa  identificare  col 
nostro  Giovanni,  come  suppose  il  Giesebrecht,  un  altro 
Giovanni  del  quale  si  fa  più  volte  parola  nella  cro- 
naca di  Leone  Ostiense.  Questi  narra  che,  dopo  la 
morte  dell'abate   Richerio  (1055),  i   Cassinesi    conven- 


(i)  Così  lo  chiama  Leone  Ostiense,  III,  62:  «  vir  sapien- 
tissimus  et  facundissimus  ». 

(2)  Cf.,  oltre  alle  notissime  opere  relative  alla  storia  Cassi- 
nese, G.  Giesebrecht,  L'  istruzione  in  Italia  nei  primi  secoli 
del  Medio  Evo,  trad.  Pascal,  Firenze,  1895,  p.  62  sgg.  ;  E.  Ca- 
SPAR,  Petrus  diaconus  und  die  Monte  Cassineser  False hungen, 
Berlin,  1909,  pp.  6  sgg. 

(3)  Per  il  rifiorire  dell'arte  ai  tempi  di  Desiderio,  cf.  É.  Ber- 
TAUX,  L'art  dans  l' Italie  meridionale,   Paris,   1903. 

(4)  Giesebrecht,  op.  cit.,  p.  84.  Mi  fu  inaccessibile  l'opera 
di  M.  Schifa,  Alfano  /,  arcivescovo  di  Salerno,  Salerno,  18S0. 

(5)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  552. 

(6)  Op.  e  loc.  cit. 

(7)  «  Ut  sit  in  hoc  orto  et  ipse  Leunculus  opto  ».  Ibid. 


^2,0  P.  Fedele 


nero  nel  creare  abate  un  certo  Pietro  il  quale,  vecchio 
com'  era  ed  umile,  si  rifiutava  di  sobbarcarsi  al  non 
lieve  peso.  Allora  fu  eletto  abate  Giovanni  detto  il 
Marsicano,  preposto  del  monastero  di  S.  Benedetto 
di  Capua,  che  si  rifiutò  egualmente  di  accettare  1'  alto 
onore  (i).  In  un  altro  passo  della  Cronaca  narra  lo 
Ostiense  come  Giovanni  Marsicano  fosse  di  poi  eletto 
abate  di  S.  Vicenzo  al  Volturno  (2).  E  che  egli  mo- 
risse in  questo  monastero  si  argomenta  dal  Chronicon 
Vulturnense  che  segna  il  termine  estremo  del  suo 
governo  abaziale  (3).  Di  lui  fa  ricordo,  nel  libro  dei 
Dialoghi,  l'abate  Desiderio  (4). 

Il  3  gennaio  del  1075  il  vescovo  di  Sora,  Gio- 
vanni, consacrò  la  nuova  chiesa  di  vS.  Bartolomeo  Apo- 
stolo edificata  a  Montecassino  dall'abate  Desiderio  (5)  : 
ed  il  IO  settembre  dello  stesso  anno  dedicò  la  chiesa, 
quivi  costruita  in  onore  di  S.  Michele  Arcangelo  (6). 
Egli  morì  il   12   settembre  del    1086. 

Questa  data  fu,  con  animo  memore  ed  affettuoso, 
segnata  in  un  calendario  che  il  nipote  di  Giovanni, 
Leone  Ostiense,  portò  con  sé  dalla  badia  di  Monte- 
cassino,  quando  fu  nominato  vescovo  di  Ostia.  Il  pre- 
zioso manoscritto  che  fortunatamente  si  conserva  an- 
cora, mentre  già  se  ne  lamentava  la  perdita  (7), 
custodito    dapprima   nell'  archivio    capitolare    di   Velle- 


(i)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  688. 

(2)  Ibid.,  p.  694. 

(3)  R.  1.  SS.,  I,  Par.  II,  p.  514.    «    lohannes    abbas   sancti 
Vincentii  sedit  annis  XXII,  mensibus  IV,  diebus  XV  ». 

(4)  Mabillon,  Acta  sanctorum  ordinis  S.  BenedicH^   IV,  2, 
p.  429. 

(5)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  726,  727. 

(6)  Ibid. 

(7)  Cf.  E.  Stevenson,  Documenti  Veliterni  in   Archivio  d. 
R.  Società  Romana  di  Storia  Patria,  XII,  70  sgg. 


/  vescovi  di  Sor  a  nel  secolo  midecimo 


tri  (i),  passò  di  là  al  Museo  Borgiano,  e  si  trova  ora 
nella  Biblioteca  Vaticana  (2).  Esso  fu  lungamente  usato 
dal  grande  cronista  del  Medio  Evo  ;  ed  una  mano  pie- 
tosa vi  segnò  di  poi  la  data  della  morte  che  nessun 'altra 
fonte  ci  aveva  fatto  sinora  conoscere  (3). 

La  nota  obituaria  di  Giovanni  —  «  Anno  domini 
MLXXXVI,  II  id.  Septembris  lOHANNES  Soranus 
episcopus  et  monachus  »  —  fu  segnata  nel  necrologio 
in  modo  diverso  dalle  altre  (4)  ;  poiché,  mentre  queste 
sono  scritte  con  inchiostro  nero,  quella  è  scritta  con 
inchiostro  rosso.  Inoltre  si  fa  menzione  dell'anno  che 
ordinariamente  vien  tralasciato.  Infine  il  nome  di  Gio- 
vanni è  in  lettere  capitali,  mentre,  per  le  altre  note 
obituarie,  è  adoprata  la  minuscola  longobarda.  Chi 
adunque  può,  con  così  pia  cura,  aver  segnato  il  ricordo 
della  morte  del  vescovo  Giovanni,  se  non,  forse,  lo 
stesso  suo  nipote,  Leone  Ostiense? 

A  Giovanni  successe  nella  sede  episcopale  Rof- 
fredo,  probabilmente  anch' egli  monaco  cassinese.  Certo 
due  monaci  di  tal  nome  vivevano  a  Montecassino  ai 
tempi  di  Alfano  (5).  Un  tal  Roffredo  esortava  Alfano 
a  comporre  i  versi  in  onore  dei  dodici  santi  fratelli  (6): 
e  di  un   monaco  Roffredo  ricorda   due    volte   il    nome 

(i)  È  noto  come  la  chiesa  di  Velletri  fu  sin  dal  secolo  un- 
decimo  amministrata  dai  vescovi  di  Ostia.  Ciò  spiega  perché 
colà  si  ritrovasse  il  manoscritto.  Cf.  Ales.  Borgia,  Istoria  della 
chiesa  e  città  di  Velletri,  Nocera,  1723;  F.  A.  Maroni,  Com- 
mentarius  de  ecclesiis  et  episcopis  Ostiensibus  et  VcHter^tis,  Ro- 
mae,  1766. 

(2)  Ne  parlerò  prossimamente  nel  Bullettino  dell'  Istituto 
Storico  italiano. 

(3)  Leone  Ostiense  morì  il  22  maggio  del  11 15. 

(4)  Ms.  Borg.  lat.  211,  f.  9  v. 

(5)  «  Hunc  ego,  quaeso,  lociim,  Roffridis  posce  diiobiis  » 
nel  carme  «  ad  Theodinum  »,  Giesebrecht,  op.  cit.,  p.  85. 

(6)  Ibid. 


332  P.  Fedele 


Leone  Ostiense  (i).  Comunque  sia,  troviamo  Roffredo, 
vescovo  di  Sora,  il  i8  novembre  del  logo  a  Monte- 
cassino  per  la  consacrazione  della  chiesa  di  S.  Mar- 
tino (2).  A  lui  il  9  febbraio  del  ino  Pasquale  II  rila- 
sciava un  diploma  nel  quale  si  confermavano  i  pos- 
sessi, e  si  delimitavano  i  confini  della  diocesi  di  Sora  (3). 
Ad  altri  il  compito  di  proseguire  le  ricerche  sui 
vescovi  di  Sora  per  l' età  posteriore,  ricerche  che  da- 
rebbero forse  risultati  anche  più  copiosi  di  quei  ai 
quali  io  sia  giunto  per  il  secolo  undecimo.  Le  nostre 
brevi  note  cronologiche  vorrebbero  arricchirsi  di  altre 
notizie  meno  aride  sulle  condizioni  della  chiesa  e  del 
clero  di  Sora  durante  il  tempo  del  quale  discorriamo  ; 
ma  la  scarsezza  delle  fonti  non  ci  offre  modo  di  ac- 
contentare il  nostro  desiderio.  Tuttavia  un  po'  di  luce, 
sebbene  assai  fioca,  proviene  dalle  operette  contenenti 
la  vita  ed  i  miracoli  dell'  abate  S.  Domenico,  le  quali 
furono  certamente  scritte  nel  secolo  undecimo  (4).  Da 
esse  si  rileva  come  anche  la  diocesi  di  Sora  fosse,  in 
quel  tempo,  infetta  da  una  delle  maggiori  piaghe  che 
offendevano  la  Chiesa,  ossia  dalla  corruttela  dei  co- 
stumi. Già  altra  volta  ebbi  a  dimostrare  (5)  come  il 
concubinato  degli  ecclesiastici  e  la  simonia  erano  lar- 
gamente diffusi  nella  Campania,  non  ostante  che  quivi 
si  avesse  nella  Badia  di  Montecassino  uno  dei  più  fio- 

(i)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  657,  660.  Tre  Rofifredi  si  ritrovano 
nel  Necrologio  Cassinese,  cod.  179,  al  7  giugno,  al  15  agosto, 
al  25  ottobre;  ma  di  essi  ci  è  ignoto  l'anno  della  morte.    Gm- 

SEBRECHT,    Op.    cit.,    p.    85,    n.    3. 

(2)  M.  G.  H.,  SS.,  VII,  726;  XIX,  307. 

(3)  IaffÉ-Loewenfeld,  n.    6257. 

(4)  Analecta  Bollandiana,  I,  279  sgg.  Cf.  anche  Ada  San- 
ctorutn,  II,  ian  22,  p.  442;  ed  Ada  SS.  ord.  S.  Benedidi,  VI, 
356  sgg. 

(5)  P.  Fedele,  //  ducato  di  Gaeta  all'inizio  della  conquista 
Normanna,   Napoli,  1904,  p.  26  sgg. 


I  vescovi  di  Sor  a  ?iel  secolo  ufidecimo 


renti  centri  di  vita  religiosa.  Abbiamo  notizia  di  un 
monastero  femminile,  fondato  da  Pietro  di  Ranieri, 
signore  di  Sora,  nel  quale,  appena  dopo  la  fondazione, 
r  amor  delle  cose  terrene  ed  i  diletti  e  i  piaceri  e  tutte 
le  blandizie  della  vita  avevano  corrotto  la  vita  mona- 
stica in  siffatto  modo  che  S.  Domenico  fu  costretto  a 
scacciarle  di  là  (i).  Il  narratore  dei  miracoli  di  S.  Do- 
menico ci  dice  senz'  altro  che  tutti  i  sacerdoti  vivevano 
apertamente  con  le  loro  donne:  «  ea  tempestate  fere 
omnes  (sacerdotes)  laicorum  more  palam  miscebantur 
coniugibus  ».  Sappiamo  di  preti  che,  offesi  dalle  esor- 
tazioni dell'  abate  Domenico  a  viver  castamente,  cerca- 
rono di  addentarlo  con  calunniose  parole.  In  Ar- 
pino  anzi  poco  mancò  che,  una  volta,  una  tal  Maria, 
insieme  con  la  donna  di  un  altro  prete,  Silvia,  non 
accoppassero  il  santo  a  sassate  (2). 

Le  condizioni  adunque  della  società  ecclesiastica 
di  Sora  nell'  undecimo  secolo  non  erano  men  tristi  che 
altrove.  Ma  anche  qui,  come  altrove,  si  può  notare 
quel  risvegHo  della  coscienza  religiosa  che  precedette 
ed  accompagnò  1'  opera  dei  pontefici  riformatori.  La 
chiesa  di  S.  Domenico  sulle  rovine  della  casa  di  Ci- 
cerone, e,  non  lungi  da  Sora,  l'abazia  di  Casamari  (3), 
memore  forse  di  Caio  Mario,  bellissima  nella  severa 
eleganza  della  sua  architettura,  ci  dimostrano  come  la 
vita  religiosa  fosse,  per  qualche    tempo,    assai   intensa 


(i)  Anal.  Boll.,  p.  293  «  sed  diabolus.,.  immisit  in  eas 
(sanctimoniales)  amorem  rerum  temporali um,  fluxam  saeculi  glo- 
riam,  escam  variarum  delectationum,  cogitationum,  libidinum  et 
reliqua  huius  vitae  blandimenta  ». 

(2)  Ibid.,  p.  301,  304  sg.  Di  queste  testimonianze  tace 
A.  Dresdner,  ICullur  und Sillengeschichle  der  ilalienischen  Geist- 
lichkeit  im  io.  und  11.  Jahrhìmdert,  Breslau,  1890. 

(3)  Cf.  P.  Kehr,  Ilalia  Pontificia.  Latiuni.  Berolini,  1907, 
p.  152. 


334  ^'  F^d^l^ 


in  quei  luoghi,  e  come,  sebbene  in  età  alquanto  po- 
steriore a  quella  della  quale  parliamo  (i),  al  rifiorire 
di  un  più  puro  e  profondo  sentimento  cristiano  si  ac- 
compagnasse il  rifiorire  dell'  arte. 

Pietro  Fedele. 


(i)  La  chiesa  di  Casamari,  nella  sua  forma  presente,  risale 
ai  primi  anni  del  secolo  xiii.  Cf.  C.  Enlart,  Origines  Fran- 
gaises  de  V  archile  dure  gothique  en  Italie,  Paris,  1894,  pp.  40  sgg. 


Una    novella    umanistica 

L'«   AMOROSA    »    DI    MARCANTONIO    ALTIERI 


OPO  le  accurate  ed  amorevoli  indagini  del 
@|j  Narducci  (i),  Marcantonio  Altieri  non  ha  bi- 
sogno di  presentazione.  Non  ne  hanno  poi  neppure  i 
suoi  «  Baccanali  »,  raccolta  di  cui  formano  parte  inte- 
grante le  pagine,  che  ora  divulghiamo  per  le  stampe. 
Ci  limiteremo  quindi  a  pochi  rapidissimi  cenni  esegetici, 
a  ciò  che  è  strettamente  indispensabile  per  intendere 
e  gustare  la  «  ridicula  nova  »  di  Marcantonio. 

Anzitutto,  perché  «  Baccanali  »?  Il  contenuto  delle 
scritture  non  ha  assolutamente  che  fare  con  Bacco,  e 
nemmeno  colla  mitologia  in  genere:  sono  in  grandis- 
sima parte  documenti  di  carattere  strettamente  politico, 
il  cui  complesso  potrebbe  a  ragione  chiamarsi  «  anto- 
logia autobiografica  »,  una  raccolta  di  scritti  e  di  me- 
morie, che  rispecchiano  «  le  cose,  in  varij  tempi  oc- 
corse air  età  sua  »,  come  definisce  T  istesso  autore  il 
carattere  della  collezione,  un  piccolo  archivio  di  fami- 
glia,  ordinato    colla   chiarezza    e   la   nitidezza   tedesca- 

(i)  Li  Nuptioli  di  Marco  Antonio  Altieri  pubblicati  da  En- 
rico Narducci,  Roma,  tipografia  romana  di  C.  Bartoli,  1873, 
V-XLII.  Egli  fu  preceduto  da  Pier  Ercole  Visconti  {Città  e 
famiglie  eie:  Storia  di  Roma,  Titolo  X.  Famiglie  nobili:  t.  Ili, 
Roma,  tipografia  delle  scienze,  1847;  536-550). 


^;^6  V.  Zabughin 


mente  meticolosa  di  un  vecchio  terribilmente  meto- 
dico (i).  L'Altieri  non  volle  però  escludere  da  questa 
sua  «  antologia  »  qualche  spunto  di  letteratura  amena  ; 
difatti,  oltre  le  scritture  di  carattere  politico  o  fami- 
gliare, i  «  Baccanali  »  racchiudevano  tre  novelle  :  una, 
«  intitulata.  La  Religiosa  »,  che  Marcantonio  dedicava 
«  al  suo  coniuncto  e  molto  amato  affine  misser  Favolo 
Fianca  »,  una  seconda,  che  è  la  nostra,  indi,  finalmente, 
un  «  Adviso  dato  al  suo  molto  amato  misser  lacobo 
Bove,  Doctore,  e  Cavalier  Bolognese  ;  colla  Novella 
intitulata.  La  Thoridea  »  (2).  Siccome,  però,  il  saggio 
di  tavola  analitica  dei  «  Baccanali  »,  offertoci  dal  Man- 
dosio,  viene  troncato  sul  più  bello  da  un  laconico 
«  etc.  »,  non  sappiamo  da  essa  con  sicurezza,  se  que- 
ste tre  fossero  le  sole  «  nuove  »,  che  scrisse  l'Altieri. 
Inoltre,  nulla,  all'  infuori  del  titolo,  ci  consta  della  «  Re- 
ligiosa »  e  della  «  Thoridea  »,  smarrite  colla  perdita 
del    codice    archetipo    della   raccolta   altieriana  (3).    In 

(i)  Per  rendersi  conto  della  meticolosità  dell'Altieri,  basta 
dare  un'occhiata  alle  successive  redazioni  del  suo  Catasto  (1525) 
della  Società  dei  Raccomandati  all'Immagine  del  Salvatore  a 
S.  S.  Esse  stanno  rilegate  insieme  nel  volume  Arch.  di  Sancta 
Sanct.,  Cat.  3  (R.  Arch.  di  Stato,  Roma)  e  dimostrano  una  sin- 
golare incontentabilità  dell'Altieri  ed  una  gran  ricerca  di  esat- 
tezza (così  I  r  —  3  r  ==  133  r  —  135  r  ;  4  r  =  135  v  [con  aggiunte  nella 
prima  red.]  ;  4V  =  136  r.  Sul  4v  varr.  ed  aggiunte,  come  tutto 
il  cap.  «  De  PP.  Favolo  »  etc.  etc). 

(2)  Bibliotheca  \  romana  \  sev  \  romanorum  scriptorum  \  cen- 
turiae  \  authore  \  Prospero  Mandosio  |  nobili  romano  \  ordinis 
sancii  Stephani  equite.  volumen  secundum,  \  Romae,  M.  DC.  XCII. 
Typis,  ac  Sumptibus  Francisci  de  Lazaris,  filij  Ignatij.  Cent.  Vili, 
N.   19;  163. 

(3)  Mandosius,  162  :  «  Aliud  opus,  eodemque  (se.  antiquo, 
ossia  autografo  al  pari  dei  «  Nuptiali  »)  charactere  conscriptum 
in  folio...  magno  titulum  exhibet:  «  Li  Baccanali  di  Marco  Antonio 
Altieri.  Al  suo  coniuncto,  e  |  (163)  molto  amato  affine  Misser 
Pavolo  Planca  ».  Il  Narducci  non  lo  trovò  più  alla  Bibl.  Altieri. 


JJjia  novella  umanistica 


quanto  poi  alla  copia  di  Caterina  Crispi,  ne  soprav- 
vanza  esattamente  la  metà,  ossia:  ff.  155-304,  che 
formano  1'  odierno  Barb.  lat.  4989  (antico  LIV.  75). 

Questo  è  precisamente  il  codice,  ove  per  miracolo 
si  conservò  una  redazione  autografa  dell'  «  Amorosa  », 
quella  stessa,  che  adesso  abbiamo  oiferta  ai  lettori  (i). 
Stringendo  le  somme,  possiamo  esser  certi  di  possedere 
circa  la  metà  dei  «  Baccanali  »,  ed,  inoltre,  qualche 
titolo,  spigolato  nella  tavola  analitica  del  Mandosio, 
può  darci  una  vaga  idea  di  ciò  che  conteneva  la  metà 
perduta  (2).  Però,  seppure  né  il  codice  della  Crispi,  né 
la  tavola  del  compilatore  della  «  Bibliotheca  Romana  » 
sciolgano  il  dubbio  intorno  al  numero  delle  «  Nuove  » 
di  Marcantonio,  una  precisa  testimonianza  dei  «  Nup- 
tali  »  lo  limita  a  sole  tre,  quelle  stesse  di  cui  parla  l'e- 
lenco delle  scritture  contenute  nei  «  Baccanali  ».  Difatti, 
apriamo  la  maggior  opera  dell'  Altieri  e  sentiamo  un 
discorsetto,  messo  in  bocca  al  «  molto  curioso  »  Marco 


(i)  Il  Barb.  lat.  4989  fu  già  descritto  da  Narducci,  XXIX- 
XXXI  :  non  ci  rimane  quindi  che  da  fare  poche  aggiunte  inci- 
dentali. Esso  misura  cm.  21,4  X  28,2;  la  parte  scritta  dall'Al- 
tieri ha  regolarmente  da  27  a  29  righe  per  pagina:  queste,  se- 
condo il  modo  solito  dello  scrittore,  sono  disposte  ad  interHnei 
più  stretti  in  alto,  e  più  spaziati  in  basso.  Il  margine  esterno, 
largo  cm.  6-6,5  circa,  porta  una  serie  di  chiamate  in  rosso  molto 
sbiadito,  ove  la  mano  di  Caterina  Crispi  fece  vari  ritocchi  lad- 
dove si  trattava  di  lettere,  portate  via  dal  raffilatore,  o  diventate 
irriconoscibili.  L'ingerenza  della  mano  di  Caterina  è  però  pu- 
ramente «  restauratrice  »  ;  di  suo  essa  non  introdusse  che  certi 
«  1  con  apostrofe  »,  in  luogo  del  «  lo  »  di  Altieri.  Ricordiamo, 
inoltre,  che  l'indice,  pubblicato  da  Narducci  porta,  a  mo'  di 
sottotitolo  (155  v)  «  Ex  Alterior'  Delitijs  ». 

(2)  Narducci,  XXXI  ricorda  quattro  di  questi  titoli.  Egli, 
però,  non  fa  parola  della  «  Thoridea  »,  e  scrive  senz'altro: 
«  Adviso  dato  allo  egregio  Dottore  et  Caualiere  Misser  lacovo 
Bove  della  morte  di  Misser  Pietro  Margano  ». 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  22 

9 


33^  V.  Zabughin 


Mezzocavallo  (i),  in  risposta  alle  lagnanze  dell'autore 
del  dialogo,  che  si  doleva  dì  avere  da  molto  tempo 
abbandonata  l'amicizia  delle  Muse:  «  Se  per  la  causa 
memorata  —  dice  Marco  —  ve  diffidete  delle  Muse 
posserve  come  primo  revalere,  almeno  havendo  infra 
de'  vostri  Baccanali  (secundo  per  chiaro  anche  ne  con- 
sta) le  materie  disposte  et  ben  digeste  ;  potrestivo  le 
donne  colli  lor  dolci  argumenti,  non  sol  de  sghigno 
ma  de  riso  assai  profuso  delectarce.  Qual  tèma  sì  ridi- 
cula  et  iocunda  porriase  in  questo  acto  presentare,  che 
mai  si  reaguagliassi  alla  tua  Religiosa?  Et  per  non 
infastidirli,  darriali  poi  per  un  altro  die,  col  suo  arguto 
et  mellifluo  lepore,  la  Doridea,  et  in  ultimo  per  grato 
et  delectevile  sigillo  della  festa  ce  agiugneria  (finito  el 
pastigiare)  la  tua  Amorosa;  che  iuro  a  Deo  (secundo 
me)  se  persone  ci  siano  apte  in  presentarle,  non  credo 
che  all'occhi,  alle  orecchie,  allo  intellecto  de  qualunca 
circunstante,  dunar  mai  se  potria  non  che  maiure  ma 
né  pare  delectamento  »  (2).  Per  quanto  pare,  adunque, 
i  «  Baccanali  »  furono  ultimati  prima  dei  <  Nuptiali  », 
ma  in  che  epoca  precisa  ?  L'  azione  del  dialogo  di  Mar- 
cantonio si  riallaccia  al  ricordo  delle  nozze  di  luvan- 
giorgio  Cesarini,  ossia  si  aggira  intorno  al    1483  (3);  il 

(i)  Altieri,  Catasto  (1525),  [«  Còmentario  de  Privilegi],  de 
gratie,  et  indulti  etc...  et  liquido  Catasto  de  tutte  soe  posses- 
sione etc...  facto  per  me  Marco  Antonio  Altieri...  »]  R.  Arch. 
di  Stato,  Roma,  157  v:  «  Felice  patre?  per  ben  eh.  morto  sia: 
fra  de  mortali  misser  Marco  Mezzocavallo  in  vero  se  potria  con- 
numerare? discurrendose  la  vita  elli  costumi  de  figlioli  (Simone 
e  Pierpaolo,  ivi  157  v- 158  r);  cf.  iior-v  (la  nota  no  v  =  quella 
del  157  v).  Il  nome  completo  suonava  «  mezo  cavallo  de  tibal- 
dis  »  (Signorili,  Catasto  del  Salvatore  [1419-1487];  S.  Sanct. 
Cat.  I.  R.  Arch.  di  Stato,  Roma,  217  r.  1525). 

(2)  Narducci,  9-10. 

(3)  lacovacci.  Repertorio  etc.  (Ottob.  2549:  C),  955:  1483, 
8  Apr.  =  Atti  di  Camillo  Benembene,  Not.  Capit.  175,  402  r-v; 


Uìia  novella  2tma7iistica  ^ìZy 


che  non  impedisce  all'  autore  di  scostarsi  dalla  sua 
immaginaria  base  cronologica  in  una  ricca  serie  di  ana- 
cronismi, l'uno  più  stridente  dell'altro,  che  arrivano 
fino  all'  età  del  «  sancto  patre  e  dio  nostro  putativo 
Papa  Leone  »,  alle  feste,  celebrate  per  il  conferimento 
della  «  civilita  »  «  al  magnifico  luliano  suo  cordiale 
et  unanime  fratello  »  (13  settembre  15 13)  (i).  Parlando 
di  queste  ultime,  Marcantonio  rimanda  espressamente 
i  suoi  lettori  ai  «  Baccanali  »  (2).  Le  due  opere  vanno 
così  a  collocarsi  cronologicamente  in  pieno  pontificato 
di  Leone  X  (3).  Certo,  una  gran  parte  delle  scritture, 
che  formano  la  raccolta  dell'  Altieri,  risale  al  tempo 
di  Giulio  II  :  non  credo  però,  che  vi  si  debba  com- 
prendere r  «  Amorosa  »,  e  ciò  per  due  eccellenti  ra- 
gioni. L'  autore  accenna,  come  vedremo,  nella  lettera 
di  dedica  a  Renzo  da  Cere,  allo  «  stanco  et  debile.  . 
senio  V,  alla  «  vecchiezza,  eh.  ridicula  se  demostri  »  (4); 

403  r,  ove  troviamo,  tra  i  rogiti  del  1483,  ed  al  posto,  già  occu- 
pato dalle  «  fidantiae  »,  l'atto  degli  sponsali,  18  aprile  (str. 
Mensis  Martii)  150...  (angolo  destro  della  carta  asportato).  Senza 
gli  oggetti  non  computati  quali  «  iocalia  »,  la  dote  ascendeva 
a  4000  ducati,  a  1000  i  «dotalia»,  da  pagarsi,  2000  all'ingresso 
di  Marzia  di  Santafiora,  sposa  di  luvangìorgio,  nella  casa  del 
marito  e  3000  in  quattro  rate  annuali  da  750  ducati  l'una  (402  v). 

luvangiorgio  :  laco vacci  C,  960  (gonfalonierato  :  1500);  963 
(1512:  tre  vendite  di  beni  stabili);  964  (1517:  altra  vendita) ;  ivi 
(sepoltura  della  moglie  Marzia  di  S.  Fiore  in  Araceli  =  Signorili 
210  v);  969  (1532,  13  marzo,  testamento);  973,  sepoltura. 

(i)  Pastor,  Pdpste,  IV',  414-15;  Pastor- Mercati,  Papi, 
IV',  392-3- 

(2)  Narducci,  118:  «  et  volendose  del  suo  particulare  più 
copiosa  et  lustra  intelligentia,  qualunca  curioso  lo  appetisca,  pi- 
glise  peso  recercar  suoi  Baccanali  ».  La  scrittura  qui  accennata 
è  una  delle  poche  edite  della  raccolta  (ed.  L.  Pasqualucci, 
Roma,  1881:  V.  Pastor,  Pàpste,  IV',  414,  not.  i;  Pastor-Mer- 
CATi,  Papi,  IV',  392,  not.  i), 

(3)  Narducci,  XXVIII -IX. 

(4)  Barb.  lat.  4989,  301  v,  cf.  più  oltre,  p.  394. 


340  V.   Zabughin 


inoltre  la  graffia  della  parte  autografa  del  Barb.  lat. 
4989,  sia  nel  corpo  del  testo,  sia  nei  ritocchi  e  nelle 
correzioni,  somiglia  singolarmente  a  quella  del  Catasto 
Altieriano  del  Salvatore  (1525-6)  (i),  non  potrebbe 
quindi  essere  di  molto  anteriore  a  questo.  11  contenuto 
dell'  «  Amorosa  »  non  offre,  purtroppo,  addentellati 
cronologici  :  gli  strali  satirici  contro  la  Curia  romana 
sono  troppo  vaghi  ed  indeterminati  per  poterli  adattare 
ad  un'  epoca  fissa  :  né  parmi  opportuno  cercare  di  at- 
taccare un  gancio  cronologico  alla  persona  di  «  lero- 
nymo  vostro  »  (2). 

L'  «  Amorosa  »  non  è  una  nuova  d' amore.  La 
Nicola  non  prende  nessuna  parte  all'  azione  ;  non  arri- 
viamo nemmeno  a  sapere,  se  essa  fosse  mai  stata  iniziata 
nei  segreti  della  giunteria  di  «  ser  Antuoni  »,  né  che 
cosa  essa  pensasse  del  suo  tesoro.  L'  autore  divideva  le 
idee  dell'  alta  società  romana  del  tempo,  che  costringe- 
vano le  ragazze  a  starsene  tappate  in  casa  ed  a  non  ve- 
dere quasi  mai  i  giovanotti  prima  del  fidanzamento  (3). 
Tutto  r  interesse  di  Marcantonio  è  per  l'astuzia  del  vec- 
chio contadino  e  per  l' avarizia  dell'  arciprete  :  anzi,  la 
condanna  di  quest'  ultima  è  «  la  più  proficua  et  salutar 
doctrina  »,  che  deve  arrecare  al  lettore  la  sua  «  lene 
et  ridicula  novella  »  (4).  Cosi  il  sollazzo  letterario  di- 
venta satira  politica,  tanto  più  importante,  quanto  più 
fulgida  è  la  luce  che    essa   spande  sulle   idee    dell'  Al- 


(i)  Anche  da  vecchio,  l'Altieri  aveva  una  scrittura  minuta 
e  serrata.  Egli  mai  dettava  e  mai  si  serviva  di  amanuensi. 

(2)  Barb.  lat.  4989,  302  r,  cf.  più  oltre,  p.  394. 

(3)  Narducci,  49:  ....  «  tenerse  in  Roma  le  donzelle  con  tal 
custodia,  et  sì  sequestrate  et  chiuse,  che  con  gran  difficultà  fra 
de  coniunctissimi  parenti  saperìase  fussiro  in  qualunca  casa,  de 
età  conveniente  et  apta  al  maritarse  o  da  marito....  »;  cf.  tutto 
il  brano  48-9. 

(4)  Barb.  lat.  4989,  301  r-v. 


Una  7iovella  urnariistica  341 


tieri  intorno  alla  Chiesa  ed  al  Papato.  x\d  onta  delle 
invocazioni  gentilesche  ai  dèi  della  classica  Roma  (i), 
onde  vanno  superbi  i  «  Nuptiali  »,  nessuno  sospettò 
mai  r  Altieri  di  paganesimo.  Egli  poteva  bensì  scor- 
darsi degli  affari  d'  ufficio,  di  pranzo  e  di  cena  per  un 
dolce  colloquio  archeologico,  per  qualche  gemma,  mo- 
neta o  cammeo  (2):  nessuno  mise  per  ciò  in  forse  la 
purezza  della  sua  fede  cattolica.  Vi  fu  però  un  mo- 
derno, che  nel  calore  di  certe  divagazioni  extra-scien- 
tifiche ne  fece  un  capobanda  repubblicano,  anzi,  l'anima 
immaginaria  di  un'  inesistente  congiura  contro  il  trono 
di  Giulio  II  (3). 

Non  occorre  dimostrare  la  perfetta  infondatezza  di 
simili  affermazioni.  L' Altieri  era  un  uomo  altamente 
rappresentativo  di  quella  oligarchia  assai  democratica 
(ci  si  perdoni  il  paradosso  apparente),  che  tra  la  fine 
del  Quattrocento  e  l' inizio  del  secolo  seguente  si  vo- 
leva chiamare  «  Popolo  Romano  »  e  cercava  di  man- 
tenere nelle  proprie  mani  il  Comune  contro  l' invasione 
sempre  più  gagliarda  di  ricchezze  e  di  energie,  venute 
su  dal  basso  ceto  o  immigrate  dal  di  fuori,  e,  possi- 
bilmente, di  conquistarsi  la  Curia,  passata  in  altre  mani 
per  il  lungo  succedersi  di  Pontefici  forestieri  (nel  senso 
di  allora,  s'  intende). 

(i)  Narducci,  47:  «  Sì  che  appetendo  nostri  concepti  al 
voto  terminare,  con  optimo  consiglio  et  bona  guida,  de  l'una 
et  l'altra  dea  (Diana  e  Temide  1,  patrocinandoce  anche  el  nostro 
fundatore  (Romolo),  tengone  certissima  speranza  haverne  quel 
numine  divino  benevolo  et  propitio  ».  Cosi  il  iMiccinello.  L'Al- 
tieri risponde  all'invito  ed  «  implora  la  intercessione  de  Romulo  ». 

(2)  Narducci,  61-2  :  «  non  sol  di  cose  altruie,  ma  li  suc- 
ceda da  sé  medesmo  et  spesso  smenticarse  etc.  ». 

(3)  Domenico  Orano,  //  sacco  di  Roma  del  m.  d.  xxvij. 
Studi  e  documenti.  Voi.  I.  /  ricordi  di  Marcello  Alberini.  In 
Roma,  coi  tipi  di  Forzani  e  C.  .MCMI.  V.  specialmente  268: 
(27:  «  L'Altieri...  fu  quasi  l'anima  della  rivolta  etc.  »). 


342  V.   Zabughin 


Dopo  la  morte  di  Giulio  II,  presenti  ventitre  Car- 
dinali ed  in  un  discorso  solennemente  togato,  Marcan- 
tonio deplora  il  triste  stato,  ove  Roma  venne  ridotta 
dalla  politica  del  Papa  defunto,  non  risparmiando  nep- 
pure i  suoi  predecessori  (i).  Orbene,  quali  sono  i  capi 
d'imputazione?  E  quale  l'ideale  politico,  che  l'oratore 
contrappone  all'iniquità  del  tempo  che  correva?  Que- 
st'  ultimo  (cosa  un  po'  inattesa  per  un  discepolo  di  Pom- 
ponio Leto)  è  il  regno  di  Paolo  II.  Costui  «  proce- 
devace  poi  ì  pub[lic]o  e,  con  tata  acclamat[ion]e  e,  si 
ap[er]to  plauso  di  t[utt]a  la  città,  che  pareva  ci  rim- 
bombasse il  ciel  sereno,  e  t[utt]o  il  mondo  con  noi  ri- 
desse di  letitia  »  «  e  —  prosegue  1'  Altieri  —  nò  co[m]e 
hoggi  si  fa  di  còparire  circondato  da  satelliti  custodito 
da  artigliarle,  accópag[na]to  da  sbirrarie,  et  ho[min]i 
sanguinarij,  portato  poi  p[er]  vilipendio  d[e]l  pontif[icat]o 

(i)  Barb.  lat.  4989,  2o8r- 225  r  =  Vittor.  Eman.  567,  185  r- 
220  V.  Il  cod.  V.  Erti.  567  contiene  frammenti  dei  «  Nuptiali  » 
(ir-62v):  Proemio  (Nard.  1-2)  ir-3r;  Libro  Primo  (frammenti, 
Nard.  i,  3,  3-4,  8-9  etc.)  3v-32r;  Libro  Secondo  (framm.  Nard. 
61,  64  etc.)  32V-38V;  Libro  Terzo  (framm.  Nard.  109  etc.)  39  r- 
62  V.  Expl.  «  Laudato  Dio.  j  Finiscono  li  Nuptiali  di  M.  A.  A. 
et  assegnatili  in  |  Custodia  della  sua  Beatitudine  »  ;  e  dei  «  Bac- 
canali »  (ine.  63  r:  «  Omnipotentis  Dei  Auxilio  Marci  Antonij 
Alterij  Testamentum  Laribus  Genio  Hospitaliq.  D.  D.  D.  »  ; 
expl.  255  r;  contiene  ristesse  scritture  del  Barb.  salvo  l'ordine 
mutato:  Barb.  N.  8,  poi  11,  indi  una  lettera  a  Renzo  da  Cere 
sulla  morte  di  Sigismonda  degli  Astalli  (manca  nel  Barb.),  poi 
IO,  12,  indi  «  Ragguaglio  etc.  del  Successo  de  Baroni  nell'In- 
fermità di  lulio  Pont.  Max.  »  =  parafrasi  della  versione  Barb.  2  : 
Narducci,  XII-XIV.  «  Avviso  della  Morte  di  Rentio  Bariscello  » 
(ambedue  «  a  Renzo  da  Ceri  »  ;  di  nuovo  scritture  del  Barb.  3, 
4,  9,  13,  una  lettera  a  M.  Ant.  Gottifredi,  una  a  laoobo  Bove, 
un  «  avviso  »  della  morte  di  Pietro  Margano  all' i stesso,  una 
lettera  di  Batt.  Casale  all'Altieri,  ed  il  N.  7  delle  scritture  Bar- 
berine).  Come  vediamo,  non  vi  è  da  spigolare  gran  che  di  nuovo. 
La  versione  del  V.  Em.  (sec.  xvii)  mi  par  peggiore  di  quella 
del  Barb.,  quantunque  conservi  meglio  rortografia  dell'originale. 


Uìia  7iovella  icmanistùa  343 

da  Parafrenieri,  e  copijste,  con  tanto  terrore,  tal  sil.^  e, 
si  grave  mestitia  di  t[utt]a  la  Città,  che  par  anc[or]a 
in  q[ue]1  giorno  chel  sole  se  ne  riséta,  e  con  i  mesti 
Citt[adi]ni  a  piangere  s' accòpagni  crud[elmen]te  »  (i). 
L' antìtesi  è  scultoria,  non  è  vero  ?  Inoltriamoci  di  più 
nel  ragionamento  dell'oratore:  «  Paolo .  2  ....  p[er] 
t[utt]o  il  tèpo  d[e]l  s[u]o  pont[ificat]o  et  i  q[u]al  si 
vog[li]a  (strale,  amm-)  op[er]at[ion]e  si  mostrò  q[u]al 
n[ost]ro  Dio  ì  ter[r]a  da  beato,  e  s.'"°  p[at]re,  volerci  te- 
ner[e],  et  allettarci,  p[er]  suoi  cari  e  peculiari  figl[iuol]i  e, 
di  noi  còfidarsi,  e,  p[er]  noi  custodirsi,  e,  p[erse]ve- 
r[an]do  S.  S.""  mem.''  confirmarsi  in  |  [224 r]  q[ue]st'o- 
p[eratio]ne  desid[era]ta  elesse  per  g[enera]le  cap[ita]no 
della  S.^'^  M[a]t[r]e  Ch[ies]a  Baron  Rom."  deputossi 
p[er]  cap[itan]o  di  s[u]a  guardia  Baron  Rom.°  capo 
de  suoi  balestrieri,  Baron  Rom."  Ho[min]i  d'  ar[m]e 
Baroni  Rom[a]ni  et  patritij  »  (2).  Ecco  dunque  ciò  che 
possiamo  chiamare  la  cuccagna  retrospettiva  dei  sogni 
d'  un  nobile  umanisticamente  ghibellino.  Egli  loda  bensì 
Paolo  II  per  aver   donata    alla    società    del    Salvatore 


(i)  Barb.  lat.  4989,  224  r  =  Vittor.  Eman.  567,  218  v.  Varr. 
«  poi  procedevase  »  ;  om.  e  (dopo  «  publico  »)  ;  «  et  si  »;  «  se 
retentissi  »  (=  con  noi  ridesse);  «  non  comparer  si  come  hog- 
gie  se  costuma  »  ;  «  portati  »  ;  «  si  facto  terrore  »  ;  «  et  tal  si- 
lentio  (om.  «  e  si  grave  mestitia  »)  ;  «  che  pare  che  el  sole  an- 
cora in  quel  governo  da  |  mesto  |  [2i9rjse  resenta,  et  colli  af- 
flicti  Citadini  al  piagner  se  accompagni  •».  Tralasciamo  le  diffe- 
renze di  ortografia  («  mundo,  circùdato,  copijsti  etc.  »). 

(2)  Barb,  lat.  4989,  223v-224r  =  Vittor.  Eman.  567,  218  r. 
Varr.  «  ogni  tempo  »  (om.  «  del...  pontif.  »)  ;  «  demostrese  »; 
«  quel  iiro  Dio  »  ;  «  molto  sancto  »  ;  «  et  tenerce  p.  suoi  cari 
et  peculiar  figli  et  de  noi  confidarse  etc.  »  ;  «  et  per  confirmarce 
(invece  di  «  perseverando  »)  ;  «  questa  opinione  »  ;  «  genal  (sic) 
capitani©  (om.  «  della...  Chiesa  »)  ;  «  volse  Capitanio  »  (invece 
di  «  deputossi  per  »)  ;  om.  «  suoi  »  (balestrieri);  «  gentil' huo- 
[min]i  Rom."'  »  (invece  di  «  bar.  R.  et  pat.  »). 


344  ^'^'  Zabughin 


la  tanto  ambita  Rosa  d'  oro  (i),  come  anche  per  varie 
altre  sue  gentilezze  usate  verso  i  romani  :  «  se  consacrò 
secondo  il  consueto  1'  agnus  dei,  in  quella  s[anct]a  ce- 
rim[oni]a  riconosceva  Rom[a]ni  —  narra  con  compia- 
cenza r  oratore  —  se  celebrava  la  càdelora  da  sé  chia- 
mava Rom[a]ni  se  spettacoli,  e,  conviti  pub[lici]  faceva, 
et  esseguivasi  p[er]  Rom[a]ni  e,  co  Rom[a]ni  .  s' infir- 
mità  fra  Citt[adi]ni  recreati,  visitati  e  p[re]sètati.  S'in 
povertà,  aiutati,  e  sovvenuti.  Se  Gent[iluomi]ni  malve- 
stiti, provedimèto  conveniète  a  vest[ir]si...  »  (2).  Ma 
non  per  questi  atti  di  benevolenza  spicciola  esalta  egli 
la  memoria  di  Paolo  II,  come  non  precisamente  per 
avere  iniziata  la  distruzione  del  vecchio  S.  Pietro  egli 
condanna  quella  del  Papa  Della  Rovere  (3).  Il  suo 
ragionamento  non  fa  una  grinza:  Roma,  <s  locata,  e, 
posta  nella  più  p[re]tiosa,  e  più  bella  parte  di  |  [223  r] 
tutto  r  univ[ers]o  »,  «  la  vig[n]a  che  senza  contra- 
d[ition]e  alcuna  testifica  l' infiniti  benef[iti]i  concesegli 
(sic)  dal  cielo,  e  dalla  nat[ur]a  »,   «  il  giard[in]o  eletto  » 


(i)  «...  Tutti  furono  postposti,  di  ness[un]o  hebbe  rispetto, 
chiuse  l'orecchie  à  t[utt]i  p[erj  mostrare  à  q[ue]sto  suo  peculiar 
prop[osit]o  q[uan]to  l'amava,  e  rhon[ora]va  e,  se  le  S.  V.  R. 
credes[serJo  ch'io  narrasse  la  bugìa,  della  rosa  detta  se  ne  vede 
anc[or]a  hoggi  hon[orat]o  l'altare  della  gloriosa  ìmag[in]e  |  [224V] 
del  Salvatore  etc.  »  Barb.  lat.  4989,  224  r-v  =  Vittor.  Eman. 
567,  219  r.  Varr.  «  tutti  post  pose  »,  om.  «proposito  »,  «  dopo 
quanto  »  ;  «  nelli  dicessi  »,  il  seguito  nel  Vittor.  Eman.  è 
parafrasato. 

(2)  Barb.  lat.  4989,  224  v  =  Vittor.  Eman.  567,  219  v.  Nel 
Barb.  segue  «  di  cont[inu]o  maritaggio  di  povere  p[er]s[on]e 
ogni  rion  di  Ro[ma]  a  t[utt]e  l'ora  (sic)  poteva  bene  testifi- 
carlo »  =  Vitt.  Em.  «  Del  continuo  maritaggio  de  povere  per- 
sone ogni  Rione  di  Roma,  et  ad  ogni  bora  poteva  testificarlo  ». 
Altra  var.  notevole  «  presentiati  ». 

(3)  Così  è  da  interpretarsi  la  «  rovina  de'  templi  »  Barb. 
lat.  4989,  221  r  =  Vittor,  Eman.  212  r. 


Una  novella  tcmanisttca  345 


della  Divina  Provvidenza  (i),  Roma  «  sop[ra]  d' og[n]i 
altra  Città..,  già  fatta,  et  intitolatasi  Regina  »  è  «  di- 
vètata...  et  ombrosa  spelonca,  e  solitaria,  e,  da  co[mu]ne, 
libera  et  universal  p[at]ria  »  si  può  «  ver[amen]te  re- 
put[a]re  horrida  sanguinaria,  e,  crudel  pregionia  »  (2). 
Quale  mai  fu  la  causa  di  questo  sì  triste  stato  ?  Il  poco 
conto,  in  cui  i  romani  sono  tenuti  in  Roma.  «  Tan- 
talo Mons[igno]ri  miei  R[everendissi]mi  dal  sommo 
Giove  fu  da[n]nato  di  haver  copia  di  quàto  mai  p[er] 
gusto  hum[an]o  si  potessi  desider[a]re  né  ciò  fruire. 
Né  men  possi  usare  >>  (3).  Così  anche  i  romani  di 
oggi  :  eppure  Tantalo  aveva  almeno  la  coscienza  di 
avere  «  il  suo  tato  Dio  offeso  »  ;  «  ma  à  noi  disgra[tia]ti 
tato  male,  perché?  »  (4).  Siamo  «  nati  1  q[ue]sta  be- 
nig[n]a  e,  gratiosa  p[at]ria  »,  cristiani  ed  ossequenti  alla 
Sede  di  Pietro,  e  con  tutto  ciò  «  da[n]nati  alla  me- 
d[esim]a  pena,  anzi  à  molto  mag[gio]re  e  più  assai  cru- 
d[e]le  »  (5).  Il  paragone  di  Tantalo  è  più  che  mai  istrut- 
tivo. Immaginamoci  1'  alta  società  romana,  in  mezzo  al- 
l' abbagliante  splendore  della  Roma  roveresca  e  medi- 
cea, in  mezzo  ad  una  vita  raffinata  e  sempre  più  costosa  ; 
immaginiamoci  la  «  numerosa  et  bella  ioventù  »,  che 
si  curava  «  principiando  da  tenera  età  presentarse,  non 
sol  con  fier  barrette  e  pantofle,  poi  con  scarpe  vellu- 
tate... ma  de  habito,  de  presentia,  et  tedioso  passigiare, 

(i)  Barb.  lat.  4989,  222v-223r  =  Vittor.  Eman.  567,  2i6r. 
Varr.  «  in  nella  »  ;  om.  «  e  più  bella  »  ;  «  qiial  »  ;  «  lo  Cielo 
alla  natura  »  etc. 

(2)  Barb.  lat.  4989,  209  r  =  Vittor.  Eman.  567,  187  r.  Varr.  om. 
«  già  fatta  et  »;   «  intitularse  »,  trasposizioni  di  poco  momento. 

(3)  Barb.  lat.  4989,  209 r  =  Vittor.  Eman.  187  v.  Var.  «  posser 
usare  »  ed  altri  insignif. 

(4)  Ivi,  209  V  =  Vittor.  Eman.  ivi  («  un  tato  Dio  offeso  »  ; 
il  seguito  «  ma  in  tato  mal,  perché  »,  om.  il  resto). 

(5)  Ivi,  ivi  =  Vittor.  Eman.  ivi,  ivi.  Var.  «  nauti  »  (sic), 
«  abundante  et  gratiosa  »,  altre  varr.  di  poco  conto. 


34^  V.  Zabughin 


con  molti  et  diversi  servitori;  et  appresso  in  suppli- 
mento  de  sì  stomacoso  et  intollerabile  apparato  »,  im- 
maginiamoci «  vederve  anche  le  donne,  non  tanto  de 
dote  et  suoi  locali,  ma  dello  quotidiano  loro  ornato,  et 
similmente  for  de  casa,  con  suoni,  balli,  et  revoltate  in 
nelli  odori,  per  modo  insuperbirse,  come  se  ognuna  de 
èsse  confidasse  in  breve  tempo  deventarsece  Regina  »  (i). 
Questo  sfarzo  sì  maraviglioso  non  è  per  Marcantonio 
che  r  estremo  canto  dei  «  lactei...  Cygni  »  sul  «  quieto 
et  tacito  Meandro  »,  che  l' ultimo  guizzo  della  lu- 
cerna «  quale  allhora  ben  se  reprova  presentar  sblen- 
dido  lume,  quando  per  mancamento  del  suggietto, 
senta  selli  advìcini  el  transmortarse  ».  Così  sospetta 
pure  dei  romani  lo  scrittore  dei  «  Nuptiali  »,  che  «  man- 
catece  le  sustantie,  lo  credito  elio  ardire,  facciase  quel 
sforzo  sumptuoso  de  fabrica,  de  pompa,  et  altro  ornato, 
per  advicìnarsece  a  tutti  la  nostra  infame  et  ultima 
ruina  »  (2).  Meno  fortunati  degli  gentiluomini  veneti, 
alle  cui  ricchezze  pletoriche  ed  alla  cui  repubblica  ari- 
stocraticamente altezzosa  essi  guardavano  con  occhio 
invidioso  e  maravigliato  (3),  i  nobili  romani  non  pote- 
vano sostenere  da  soli  le  spese  di  una  vita,  per  la 
quale  non  bastavano  le  rendite  villereccie,  sia  pure 
oneste,  dei  più.  L'  Altieri  registra  tutto  un  martirologio 
di  famiglie  spodestate  e  decadute,  tutta  una  collana 
di  dolorose  scomparse  (4)  ;  stigmatizza  le  caccie  spietate 
alle  doti,  che  rompevano  la  dolce  cerchia  di  stemmi 
amorevolmente  uniti  (5)  e  di  degni  parentati,  per  la- 
sciar irrompere  i  matrimoni  che  «  lordano  le  case  »  (6), 

(i)  Narducci,  17. 

(2)  Ivi,  ivi. 

(3)  Ivi,  44. 

(4)  Ivi,   15-16. 

(5)  Ivi,   I. 

(6)  Ivi,   28. 


Una  7iovella  unia7iistica  347 


soggetti  come  sono  ad  una  legge  «  da  avaro  et  sor- 
dido mercante  »  (i);  ma  più  di  tutto  impreca  alla  Cu- 
ria, che  toglie  ai  romani  persino  il  desiderio  di  avere 
figliuoli  (2).  Senza  la  Curia,  il  glorioso  «  senato  e  po- 
polo romano  »  sarebbe,  su  per  giù,  diventato  un  co- 
munello  d' infim' ordine  :  la  Curia  gli  dava  la  vita,  la 
luce,  r  aria.  Eppure,  quante  volte  i  benefici  di  que- 
sta si  riversano  su  forestieri,  su  gente  che  un  vero 
romano  aveva  il  sacrosanto  diritto  di  ritenere  provin- 
ciale, se  non  semplicemente  barbara  !  Vedete  —  dice 
ai  suoi  ventitre  cardinali  l' oratore  della  «  Deplora- 
tione  delle  miserie  dei  Romani  »  —  il  Re  Ferrante 
«  non  cessò  mai  di  magnificare  li  suoi  »,...  «  in  tato 
che  p[er]  vendicarsi  con  amor[e],  e  benev[olenti]a  de 
suoi,  faciliss[i]mo  accesso  all'  eternità,  dimostrò  mai  ve- 
dersi satio  formar[e]  ho[min]i,  che  co  la  loro  essalt[a- 
tio]ne  esséplass[er]o  la  posterità  della  gratiosa  s[u]a 
e,  Reg[a]le  mem[ori]a...  »  (3).  E  casa  Sforzesca?  Che 
ne  direte  voi  «  q[ua]n[do]  che  i  Milano  si  cònumeri 
da  300  fam[igli]e  beneficate  t[utt]e  p[er]  op[er]a,  et 
liberal. ^^  di  q[ue]lla  corte,  di  mille  .  duamila,  fin''  à 
gli  .  8  .  e,  .  X  .  mila  ducati  di  entrata  og[n]i  ano  »  (4), 
senza  contare  onori,  titoli,  prelature?  Così  pure  gli 
Este,  i  Gonzaga  :  «  ma  di  Noi,  in  tutto  disgratiati,  qual 
potria  mostrarsi  mai  fra  tato  pop[ol]o  et  in  questa 
misera  Città,  esser  da  Pont[efi]ce  alc[un]o  overo  da 
V.  S.  R."  bonificato  né  essaltato?  »  (5).  Ci  restituissero 
almeno    ciò  che   «  si    teng[on]o  d[e]l  n[ost]ro,  e  nò  in 

(i)  Narducci,  28. 

(2)  Narducci  41-4.  Da  notarsi  quel    «    Hora    trovandose  la 
patria  in  arbitrio  de  altri  (41)  ». 

(3)  Barò.  lat.  4989,   210  r    =   Vittor.  Em.    567,   189V   «   mai 
maticose  in  exaltar  li  suoi  »;  om.  «  con...  suoi  »,  altre  varr. 

(4)  Ivi,  210  V  -=  Vittor.  Em.  567,  i9or.  Var.  «  rendite  annuali  ». 

(5)  Ivi,  211  r  ^   Vittor.  Em.  567,   191  r.  Varr.  «  male  adven- 
turati  »;  «  demostrarse  in  fra  de  »:  «  esserve  ». 


148  V.  ZaÒMghin 


(scr.  im)  buona  conscienza,  occupato!  »  (i).  Forseché 
noi  siamo  decaduti  al  punto  di  non  essere  più  idonei 
alle  cure  di  Governo?  Certo,  oggi  non  siamo  più  quelli 
«  eh'  alla  Città,  et  à  q[ue]l  Cielo,  che  ci  governa,  e 
regge,  si  conver[2i  i  vjriano  »:  ma  basta  paragonare  il 
più  vile  e  più  abbietto  tra  di  noi  a  coloro,  che  al  pre- 
sente amministrano  le  cose  di  Curia  ;  egli,  «  con  alta 
voce  il  dico,  co  lieta  e,  gioconda  fronte  il  repeto  », 
sarà  «  assai  più  suffici[ent]e  et  idoneo  ad  ogni  grave, 
et  ìportàte  imp[re]sa  »  (2).  Non  ci  avete,  forse,  tolti  i 
proventi  della  Gabella  dello  Studio?  Sotto  titolo  di 
«  temperata  comodità,  overo  de  amorevole  p[re]stito,  il 
popolo  Rom[a]no  infelic[issi]mo  sene  trova  spog[]ia]to 
in  tutto  »  (3).  Ed  i  baroni,  i  gentiluomini  datisi  alla 
mihzia?  «  Diteci,  1  qual  parte,  et  ì  q[u]al  loco,  et  à 
q[u]al  recapito  chiamate,  né  stimate  verun  Rom[a]no? 
sariaci  alc[un]o  in  q[u]al  si  vog[li]a  grado,  di  chi  vi 
poteste  I  [213  v]  gloriare,  donare  per  suo  miserab[i]le 
sostegno  pure  un  picciol  pane?  overo  elemosinarl' al- 
m[en]o  di  un  simplice  quattrino  »  (4).  Voi  cavaste  i 
Romani  dalla  guardia  di  Palazzo  :  chi  ci  metteste  ? 
«  li  svizari,  homini  Barbari  :  ho[min]i  senza  fede  :  hor- 
ridi,  et  alieni  d' ogni  humanità,  e  nemici  cap[ital]i  di 
Roma,  e  d[e]l  nome  Ital[ia]no  »  (5). 

(i)  Barb.  lat.  4989,  211  r  =  Vittor.  Erti.  567,  191  v,  Varr. 
«  qual  del  nro  tengonse  »;  «  con  ». 

(2)  Ivi,  211  r-v  =  Vittor.  Em.  I9rv-i92r  (varr.  «  quali  »; 
om.  «  ci  »,  «  acconcierriano  »),  ivi  192  r  (...  «  el  dico  con  ardita, 
et  pronta  fronte  el  replico  etc.  »).  Altra  var.  «  idoneo  et  apto  ». 

(3)  Ivi  212  r  =  Vittor.  Em.  192  v-193  r  =  (varr.  «  lo  titolo 
di  temporanea  comodità  »;  «  uno  amorevil  »,  «  senne  trova  in 
tutto  spoliato  »). 

(4)  Ivi  213  r-v  =  Vittor.  Em.  194  v- 195  r.  Varr.  «  che  luogo  »; 
(195  r)  «  huomo  Romano  »;  «  potessiro  gloriarve  »;  «  dunarli 
per  suo  »  (om.  «  miserabile  »). 

(5)  Ivi,  213 V  =  Vittor.  Em.  195  r.  Varr.  om.  «  di  Roma  »  etc. 


U7ia  fiovella  umanistica  349 

...«  In  pugna  singolare,  da  quattro  à  quattro,  da 
.  12  .  à  .  12  .  da  condottieri,  à  condott[ie]ri  strenua- 
m[ente]  et  infinite  volte  à  n[ost]ri  tépi  »  i  romani 
hanno  «  sup[er]ato  ì  It[ali]a  ogni  altra  nat[ion]e  »  ;  ep- 
pure «  d' huomini  d'arme,  manco  non  conducete  Ro- 
mani, né  gloriare  si  ponno  di  tenervi  condottieri,  e, 
molto  manco  n'  accettate  Cap[ita]no  »  (i).  Non  fu 
forse  Mario  Astallo  scartato  solo  perché  romano  ?  Non 
fu  poi  aggiunto  «  à  qualche  replica  che  Dio  non  hauria 
forza  di  farvelo  accettare  »  ?  (2).  Dopo  le  lettere  e  le 
armi,  la  religione.  O  che  i  romani  non  siano  celebri 
per  la  loro  religiosità?  Fu  la  religione,  secondata  da 
consiglio  e  perizia  militare,  che  li  guidò  alla  conquista 
del  mondo  :  «  à  eh'  ogni  autore,  et  og[n]i  Istoria  có- 
corre  »  (3)  —  e  qui  l'Altieri  abbraccia  in  un  insieme  or- 
ganico, umanisticamente,  paganesimo  e  cristianesimo  (4). 
E  ciò  tanto  più  oggigiorno,  seguita  l'oratore,  dacché 
abbiamo  abbandonato  «  l'adolatria  »,  ci  siamo  spo- 
gliati da  «  qual  si  vog[li]a  immaginat[io]ne  heretica  », 
abbiamo  rinunciato  «  à  q[ue]sto  qual  s'  havess[im]o 
d[om]inio.  e  qual  D[om]inio?  era  forse  di  un  picciol 
Reg[n]o  over  d'una  simp[lic]e  p[ro]v[inci]a?  lasciato 
r  Imp[er]o  dell' univ[ers]o  mondo,  e,  .  spreg[ian]do  in 
t[utt]o  le  p[ro]p[ri]e...  sust[anti]e  »  ci  siamo  dati  «  non 
già  p[er]  vili  et  abietti  schiavi,  come  ci  tenete,  ma 
p[er]  veri,  p[er]fetti,  e  cordiali  fìg[liuo]li  à  q[ue]sto    sa- 

(i)  Barb.  lat.  4989,  213  v  =  Vittor.  Em.  195  v  ;  195  r  (l'ama- 
nuense scrive  per  errore  «  et  molto  romano  ne  accettete  »). 

(2)  Ivi,  214  V  =  Vittor.  Em.  197  v.  Il  Barb.  scrive  «  farnelo  », 
evidentemente  a  torto;  =   «  farvelo  »  V.  Em. 

(3)  Ivi,  215  r  =  Vittor.  Em.   199  r. 

(4)  Innumerevoli  esempi  di  queste  «  compenetrazioni  »  nei 
«  Nuptiali  »  (p.  e.  47-8,  ove  da  Talassio  si  fa  un  salto  alla 
messa  delio  Spirito  Santo;  57,  ove  per  spiegare  l'uso  di  cele- 
brare le  nozze  di  domenica  si  ricorre  a  Platone  ed  a  Macrobio, 
anzi,  alle  relazioni  tra  domenica  e  Dio  Sole). 


350  y.  Zabughin 


cros[an]to  Cristianesimo  »  (i).  Roma  diede  alla  Chiesa 
un  «  diluvio  di  sàg[u]e  de  beati  martiri  »,  un  tesoro 
infinito  di  sante  opere  di  Pontefici,  Cardinali,  genti- 
luomini romani:  ricordatevi  di  Martino  V,  l'instaura- 
tore  della  pace  e  della  sicurezza  nello  Stato  Ecclesia- 
stico :  qua!  gratitudine  usate  voi  ora  verso  la  sua  me- 
moria, verso  i  posteri  suoi  «  privi  di  dignità  p[re]sso 
di  voi,  privi  d'hon[o]re,  privi  pure  d'un' amorevole  ac- 
coglienza? »  (2).  Basta  ch'essi  non  fossero  astretti  a 
vivere  «  eòe  se  mangiassero  il  formaggio  dentro  la 
trappola  »  (3).  E  i  due  Cardinali  di  casa  Cappocci  ?  (4). 
Ed  «  il  glorioso  vivere  di  Giuliano  Cesarino?  »  (5). 
«  Non  con  lusso,  nò  con  crapula,  nò  co  voluttuose,  e 
dànate  delitie,  ma  con  prud[enz]a  letteratura,  vigil[anz]a 
sollec[itudi]ne  e,  cura,  et  in  ult[im]o  non  p[er]don[an]do 
à  fatica  né  a  p[er]ic[ol]o  ver[un]o  pugnàdo  con  l'arme 
ì  m[an]o  da  generoso,  e  nob[il]e  Rom[an]o  da  strenuo 
cap[itan]o  da  glorioso,  e  ven[eran]do  Car[dina]le  »  ot- 
tenne la  «  bram[a]ta  vittoria  »  e  la  «  celebre  beatp- 
tudin]e  »  della  morte  gloriosa  (6).  Così  pure  il  Capra- 
nica,  così  «  molti  altri  infiniti  Car[dina]li  »  (7).  Questi 
grandi  meriti  dei  romani  furono  riconosciuti  dalle  bolle 
di  Bonifazio  IX:  ma  con    tutto    ciò    essi,  già   domina- 

(i)  Barò.  lat.  4989,  215  v  =  Vittor.  Em.  i99r-v.  Varr.  «  la 
Idolatria  »;  «  havessero  »;  om.  «  e  qual  Dominio?  »;  indi,  per 
distrazione:  «  era  forza  d'un  Regno  »;  «  lo  in  proprio  del 
mondo  »  ;  om.  «  già  »  ;  «  obiecti  »  ;  om.  «  perfetti  »  ;  «  figli  ». 

(2)  Ivi,  2i5v-2i6r  =  Vittor.  Em.  201  r. 

(3)  Ivi,  ivi  =  Vittor.  Em.  201  v  :  «  si  come  magnassero  il 
caso  [=   cacio]  in  nella  trappola  ». 

(4)  Ivi  216  r-v  =  Vittor.  Em.  201  v-202  r. 

(5)  Ivi  216  V  =  Vittor.  Em.  202  r  :   «  el  nome  glorioso  ». 

(6)  Ivi  2i6v-2i7r  =  Vittor.  Em.  202  v.  Varr.  «  vigilie  »; 
«  meno  a  periculo  »  ;  «  et  ver  Romano  »  ;  «  generoso  »  [203  r  : 
fine  del  periodo  parafrasata]. 

(7)  Ivi  217  r  =   Vittor.  Em.  203  v. 


Una  novella  umanistica  35  i 

tori  del  mondo,  sono  ridotti  ad  invidiare  «  à  siri,  cap- 
padoci,  e  giudei,  solo  nati  p[er]  servire  ».  Che  costoro 
possono  sperare,  «  sforzandosi  di  ossequire,  blandir[e], 
et  assentire  à  p[at]r[o]ni  loro  »...  «  franca  libertà,  overo 
servitù  men  grave  ».  A  noi  invece  non  giova  ossequio 
né  obbedienza.  Ci  rimane  la  speranza  dell'  ultima  di- 
sperazione, il  sommo  desiderio  di  morire  (i). 

Ecco  dunque  la  somma  dei  ragionamenti  nella  dia- 
tribe di  Marcg-ntonio.  Due  anni  prima  egli  aveva  detto 
su  per  giù  lo  stesso  ai  baroni  romani,  in  Campidoglio, 
caldeg"giando  la  celebre  pace  urbana  del  151 1.  Allora 
però  egli  fu  ancora  più  franco  :  disse  ruvidamente,  che 
causa  di  tutti  i  guai  non  era  né  Dio,  né  la  fortuna, 
ma  il  solo  «  disordine  civile  »,  ossia  le  brighe  e  ba- 
ruffe tra  le  case  baronali,  «  il  cuor  guelfo  e  1'  animo 
ghibellino  :  nomi  barbari  et  asperi  di  pronuntia,  et  assai 
più  barbari  et  efferati  d'invelenato  sogetto  »  (2).  Mar- 
cantonio non  era  ideologo  né  sognatore  :  la  dura  neces- 
sità di  «  rusticare  »,  di  menare  la  vita  dei  campi  per 
sopperire  alle  spese  della  famiglia,  aiutò  potentemente 
l'innato  buon  senso  a  sapere  schivare  gli  scogli  peri- 
gliosi dell'  antica  rettorica  ghibellina  e  del  recente  de- 
magogismo  umanistico.  Egli  non  era  alieno  né  di  que- 
sto, né  di  quella:  certo,  il  vecchio  bagagHo  dell'oppo- 
sizione giuridico-metafisica  al  Papato,  come  la  creò  il 
Medio  Evo,  gli  pervenne  per  oscure  e  tortuose  vie  : 
era  più  un  inconscio   atavismo,  che    non   una   dottrina 


(i)  Barb.  lat.  4989,  217  v  =  Vittor.  Em.  204  v.  Varr.  orti. 
«  blandire  »;  «  lor  patroni  ».  Chiusa  205  r. 

(2)  Narducci,  XIV-XIX:  «  Copia  del  Sermone  fatto  per  M. 
Ant.o  Altieri  quando  si  conciliaro  li  Baroni  Romani  al  Campido- 
glio »  =  Barb.  lat.  4989,  176  v- 185  r.  Il  brano  citato,  Narducci, 
XVII  =  Barb.  180  v.  Il  Ms.  però  ha:  «  q[ue]sto  è,  il  cuor 
Guelfo,  questo  è  ra[n]i[m]o  Ghibellino,  nomi  barbari  etc.  »; 
cosi  pure  «  soggetto  ». 


352  V.  Zabughm 


studiata  sulle  fonti  e  gagliardamente  accettata:  l'uma- 
nesimo invece  era  la  vera  sostanza  della  sua  coltura, 
il  midollo  del  suo  intelletto.  Le  sue  invettive  contro 
l'avarizia  del  clero  sono  quelle  stesse,  che  erano  soliti 
a  scagliare  Pomponio  Leto,  Platina,  Pietro  il  Marso  (i). 
Vi  si  aggiunge  solo  l'ironia  fina  di  un  arguto  e  ge- 
niale scrittore  e  quel  tanto  di  rudezza  villereccia,  che 
l'Altieri  acquistò  nei  «  mappali,  over  casule  rurale  » 
de'  suoi  «  Titiri,  Menalchi  e  Melibei  »  (2).  Così  il  te- 
nue strato  d'ideologia  umanistica,  scevro  di  pedan- 
teria e  digiuno  di  solennità  cattedratica,  viene  spesso 
a  rompersi,  sciogliendosi  in  un  frizzo,  in  una  franca 
risata.  Ciò  che  rimane,  ciò  che  costringe  Marcantonio 
a  «  gravi  et  dolorosi  »  pensamenti,  è  la  realtà  di 
quella  crisi,  che  attraversava  la  sua  classe,  il  suo  ceto. 
Da  uomo  pratico,  egli  non  si  tuffa  colla  testa  in  un 
mare  di  nuvole,  non  sogna  un'  avventura  repubblicana, 
sia  pure  sullo  stampo  di  quella  del  Cola  di  Rienzo  ; 
egli  sogna  un  Papa  «  alla  mano  »,  una  Curia  trasfor- 
mata in  cuccagna  perpetua  dei  Quiriti,  uno  Stato  Ec- 
clesiastico lasciato  alla  mercé  dei  signorotti  e  tirannelli 
romani,  sia  antichi  feudatari,  sia  moderni  mercatanti, 
compratori  di  gabelle,  governatori  di  città,  gonfalo- 
nieri di  Santa  Chiesa  e  capitani  di  milizie.  Era  appunto 
il  programma,  che  i  migliori  Pontefici  del  Quattrocento 
avevano  il  sacrosanto  dovere  di  combattere  con  tutte 
le  loro  forze.  Nelle  lagnanze  concrete  dei  baroni 
v'  erano  cose  giuste  ed  eque  :  e  se  vi  furono  degli 
abusi  o  delle  ingiustizie,  i  Papi  del  Risorgimento  cat- 
tolico seppero,  in  quanto  era  nelle  forze  umane,  sop- 
perire al  mal  fatto  ;  ma  il  gretto  campanilismo,  che 
misconosceva  la  mondialità  della  Chiesa,  la    sua   altis- 

(i)    Zabughin,    Giulio    Pomponio    Leto.    Saggio    Critico.    I, 
Roma,  1909,  77,  62-5,  230-2  etc. 
(2)  Narducci,  io. 


Una  novella  umanistica  353 

sima  missione  religiosa  e  sociale,  quella  libertà,  senza 
la  quale  essa  non  può  assolutamente  vivere,  ma  l'in- 
vadenza dei  feudatari  e  dei  pubblicani  non  potè  resi- 
stere alla  condanna  della  storia.  Fu  proprio  Carlo  V, 
il  ghibellino  redivivo,  ed  il  1527  che  affrettò  la  cata- 
strofe e  la  rese  irreparabile. 

Merita  qualche  rapida  parola  l' uomo,  a  cui  fu  de- 
dicata r  «  Amorosa  ».  Giova  anzitutto  ricordare,  che 
Renzo  da  Cere  non  era  di  stirpe  Orsina  :  gli  storici 
cinquecenteschi,  non  limitandosi  ad  usargli  poca  cor- 
tesia, gli  tolsero  persino  il  cognome  (i);  spetta  alla 
giustizia  dei  moderni  il  ridargli,  se  non  la  riputazione, 
almeno  il  casato.  Egli  fu  un  Anguillara  autentico,  ram- 
pollo del  terzo  ramo  della  casa,  detto  di  Cere,  dal 
nome  del  castello,  preso  e  distrutto  dal  Valentino  il 
6    aprile    1503    (2).  Era    il    ramo,  a    cui    appartennero 

(i)  Pastor,  Pàpste,  IV',  115  =  Papi,  IV',  107-8  lo  chiama 
senz'altro  «  Renzo  Orsini  »;  così  pure  Reumont,  Gesch.  d.  St. 
Rom.  (Beri.,  1870),  III*,  167  «  Lorenzo  Orsini,  nach  seinem  Ca- 
stell  in  der  Campagna  gewohnlich  Renzo  da  Ceri  genannt  »  ; 
cosi  Gregorovius,  Gesch.  der  St.  R^  (Stuttgart,  1881)  Vili,  422  : 
«  Renzo  Orsini  von  Ceri  »  ;  così  Orano,  1.  e,  238.  L'Alberini  si 
sbaglia,  come  moltissimi  altri  antichi  :  ma  la  sua  svista  ha  dello 
stupefacente.  L'errore  di  Guicciardini  è  pure  noto.  St.  It.  ed. 
Rosini^,  Tor.-Nap.-Roma,  1874,  II,  66:  ...  «  a  Ceri,  ove  con  Gio- 
vanni Orsino  ...  era  Renzo  suo  figliuolo,  e  Giulio  e  Frangiotto 
della  medesima  famiglia  »  cf.  not.  6. 

(2)  Sebastiano  di  Branca  Tedallini,  Diario,  ed  P.  Pic- 
COLOMINI  (Ristampa  dei  R.  I.  S.,  fase.  54,  Città  di  Castello,  1907), 
303,  19-20:  «  Questo  Cere  era  dello  signore  Giovanni  de  Cere, 
et  poi  lo  duca  Valentino  tutto  lo  spianò:  era  forte  loco  ».  Cere 
apparteneva  ai  conti  dell'Anguillara-Capranica  «  forse  prima  del 
1401,  possesso  portato  nella  casa  dei  conti  come  dote  di  donne, 
probabilmente  di  casa  de'  Normanni  e  degli  Alberteschi  ». 
V.  Sora   in  questo  stesso  Archivio,    XXX  (1907),  106-7.  Guic- 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  23 


354  ^'   Zabitghin 


Giambattista,  volgarmente  «  Titta  »,  noto  per  la  coc- 
ciutaggine, colla  quale,  presente  Carlo  V,  volle  arro- 
garsi il  diritto  di  stare  col  cappello  in  testa  (i),  Porzia, 
sua  figliuola,  della  quale,  dice  con  arguto  sorriso  l'Ama- 
yden,  correvano  piacevoli  aneddoti:  essa  «  maritò  in 
casa  Savelli  :  e  doppo  si  diede  alla  buona  vita,  (str,  an- 
dava) caminando  tutta  l'Europa,  per  trovare  isquisite 
vivande,  conforme  le  stagioni,  conduceva  seco  (str. 
tre  o)  due  o  tre  servitori,  liquali  pagava  ogni  sera  »  (2), 
finalmente  un'altra  Porzia,  figlia  della  prima,  colla 
quale  le  terre  di  Cere  e  di  Riano  passarono  in  casa 
Cesi,  diventando,  anzi,  il  suo  secondo  marito,  Paulo 
Emilio  Cesi,  «  secondo  genito,  d'acqua  sparta,  povero 
cavaliere,  e  dottore  »,  Marchese  di  Riano  (3).  Renzo 
da  Cere  trasse  il  suo  nome  dal  nonno,  quel  «  Magni- 
ficus  Dfis  Laurentius  comes  Anguillari^  »,  di  cui  ri- 
mane nelle  schede  del  Galletti  il  testamento,  rogato 
«  in  castro  Vassani  Sutrin^  di^cesis  in  camera  subtus 
logiam  palatii...  testatoris  »,  il  29  maggio  1472,  dal 
notaio  ser  Giovanni  del  fu  Nardo  di  Coluccio  da 
Sutri.  In  esso  egli  lascia  eredi,  a  parti  uguali  e  col- 
r  obbligo  di  non  far  divisione  dei  beni  i  figli  legittimi 
Giovanni,  padre  del  nostro  condottiere,  e  Francesco, 
imponendo  loro  la  clausola  «  quod...  debeant  petere  do- 

CiAjiDiNi,  1.  e,  II,  67:  «  Ceri,  terra  antichissima,  è  per  la  for- 
tezza del  sito  suo  molto  celebrata;  perché  è  posta  in  su  un 
masso,  anzi  più  presto  in  su  un  poggio  tutto  d' un  sasso 
intero  etc.  ». 

(i)  Amayden,  Manuscrittto  delle  |  Famiglie  Romane  etc. 
(Casanat.  1335):  Anguillara  (N.  16;  46r-49r),  Titta:  46r-v. 

(2)  Ivi,  46  V. 

(3)  «  Per  questa  via  Cere  e  Riano  dalla  casa  dell' Anguillara 
passò  nella  casa  de  Cesi  »  Ivi,  ivi.  L'Amayden  non  confonde 
gli  Anguillara  cogli  Orsini,  anzi,  accusa  esplicitamente  di  questa 
confusione  il  Monaldeschi  :  47  v.  Fonte  sua  in  quest'occasione  è 
Sansovino,  Fam.  III.  It,,  154  v. 


Una  novella  umanisHca  355 


tem  Dne  Dyambr^  eorum  matris  a  dno  Paulo  Ursino 
de  Gallesio  ».  Alla  sorella  Brigida  egli  lasciò  il  «  red- 
ditus  castri  Malleani  »  colla  facoltà  di  disporne  anche 
dopo  la  morte,  «  prò  anima  sua  »;  inoltre,  l'usufrutto 
vitalizio  di  una  sua  casa  in  Trastevere,  che  poi  doveva 
ricadere  ai  legittimi  figliuoli.  Il  testatore  ricorda  anche 
due  tìgli  «  ex  illicito  cohitu  »,  Bastiano  e  Galeotto. 
Questi  ricevono  «  domos  suas  sitas  in  castro  Cere  prope 
Arcem  novam  ».  Ecco  dunque  la  famiglia  di  Lorenzo, 
il  nonno  del  condottiere.  Oltre  la  moglie,  i  figli,  la 
sorella,  veniamo  a  fare  la  conoscenza  di  due  fratelli 
del  signor  Lorenzo,  Bartolomeo  e  Tullio  (e  Lodo- 
vico, dice  l'istromento  di  vendita,  a  cui  ora  daremo 
una  fuggevole  occhiata).  Erano  comproprietari  (per  un 
terzo)  del  castello  di  Cere,  ed  il  testatore  raccomanda 
espressamente  ai  figliuoli,  «  quod...  non  relassent  unum 
denarium....  de  expensis  factis  (da  Lorenzo)  in  Rocca 
Antiqua  de  castro  Cere  per  ipsum  testatorem  sed  quod 
faciant  solvi  partem  eorum  »  (i).  Quindici  anni  dopo, 
il  24  agosto  1487  essi  vendevano  il  loro  terzo  «  Pro 
pretio  sexmilium  et  quingentorum  ducatorum  ad  ratio- 
nem  75  bolenorum  prò  quolibet  ducato  »,  ed  i  fratelli 
Giovanni  e  Francesco  rimanevano  soli  padroni  del  ca- 
stello (2). 

(i)  Galletti,  Fam.  Rom.  (Anguillara,  Vat.  lat,  7961),  26  r. 
Essendo  i  figli  minorenni,  «  Tutores  et  curatores  dictorum  suo- 
rum  filiorum  instituit  Rmum  D.  Latinum  Card,  de  Ursinis  et 
Rev.  D.  Ursum  de  Ursinis  de  Monte  Rotundo  ».  In  calce:  «  Hi- 
pollitus  (sic)  q[uonda]m  Retri  de  Sutrio  ad  instantiam  Magnifici 
Dni  lohannis  et  de  mandato  eximiì  Legum  doctoris  Dfii  lohan- 
nis  de  Andreutiis  de  civitate  Castellana  Potestatis  Sutrii  exem- 
plavit  ex  Protocollis  q[uonda]m  Ser  lohannis  olim  Nardi  Colutii 
notarii  de  Sutrio  anno  MCCCCXCIX  .  Vili  .  Febr.  ». 

(2)  Ivi,  42  r.  «  Actum  extra  Urbem  in  partibus  Transtiberi- 
nis  in  castro  Insula  Portuen.  diocesis  (sic)  in  domo  Curi^  dicti 
castri   testibus   Mag."  Dno   Mariano   de   Anniballis    de    Molaria 


356  V.  Zabughin 


Renzo  dell' Anguillara  da  Cere,  del  fu  Giovanni, 
come  ce  lo  presenta  un  rogito  notarile  del  20  settem- 
bre 15 12  (i),  nacque  nel  1475  (-6?)  (2).  Le  schede  Gal- 
lettiane  conservano  un  istromento  del  notaio  Stefano 
Barcbini  da  Stabbia,  in  data  24  dicembre  1509;  vi 
leggiamo,  come  «  Illustris  dns  luHanus  de  Stabio  do- 
micellus  Romanus  »,  col  consenso  del  figlio  Giovanni, 
donasse  al  condottiere,  pure  insignito  del  titolo  di 
«  domicello  Romano  »,  una  casa  in  Trastevere,  «  prope 
plateam  Buccii  Romani  »  (3),  spiegando  il  regalo  col 
fatto,  che  essa  fosse  dei  beni  del  conte  Everso.  Ecco 
dunque  un  uomo,  ritenuto  da  tutti  così  poco  Orsini, 
da  poter  essere  considerato  quale  legittimo  erede  del 
ramo  primigenio  degli  Anguillara  !  (4).  La  cosa  assume 
maggior  importanza  dalla  motivazione  di  un  altro  dono, 
fatto  da  Giuliano  da  Stabbia  a  Renzo  da  Cere,  non 
più  a  titolo  di  roba,  spettante  ad  un  erede  diretto 
delle  memorie  e  dei  beni  di  Everso,  ma  «  ex  eo  quia 
ab  eodem  Dfio  Laurentio  tot  et  tanta  servitia  honesta 
et  laudabilia  temporibus  elapsis  habuit  prout  quotidie 
habere  dixit  etc.  »   (5). 

[etc.  ?].  Ludovicus  lohannis  Antonii   de   castro    Bassani    Siitrin^ 
diocesis  (sic)  habitator  Rom^  in  Regione  Arenul^  notarius  roga- 
tus  ».  Gli  stipulanti  erano  Bartolomeo,  anche  a  nome  di  Lodovico 
(=  Tullio?),  e  Francesco,  anche  nell'interesse  di  Giovanni, 
(i)  Ivi,  49  r. 

(2)  Narducci,  XII,  not.  2. 

(3)  Armellini,  Chiese  di  Roma^  (Roma,  1891),  683-5. 
V.  SoRA,  A.  S.  R.,  XXX  [1907],  117  e  not.  4  :  «  cui  ab  uno 
l[atere]  sunt  res  ecclesie  S.  Venose  eiusdem  Reg.''  Transtiberina 
ab  alio  res  Tristanì  Corsi  ab  aliis  lateribus  vi^  public^  ».  Le 
indicazioni  topografiche  sembrano  corrispondere  a  quelle,  mon- 
che, delle  pergamene  capitoline. 

(4)  «  Tamquam  de  bonis  et  rebus  spectantibus  ad  h^redi- 
tatem  quondam  Comitis  Avers^  »  Ivi. 

(5)  Ivi,  48  r.  Si  trattava  di  un'altra  casa  in  Trastevere, 
«  prope  plateam  S.  Mari^  cui  ab  uno  l[atere]  res  Jacobi  de  Mie- 


Una  7iovella  umanistica  357 

Anche  la  bolla  di  Leone  X,  del  i''  giugno  15 16, 
pure  riferita  dal  Galletti,  è  indirizzata  senz'  altro  «  Lau- 
rentio  de  Anguillaria  de  Cere  Domicello  Romano  », 
dissipando  così  gli  ultimi  scrupoli  di  uno  storico  esi- 
gente e  malfidato  (i).  Questo  documento,  dove  Renzo, 
nella  sua  qualità  di  condottiere  al  servizio  della  Chiesa, 
viene  riconosciuto  creditore  della  Camera  Apostolica 
«  in  summa  et  quantitate  quinque  millium  ducatorum 
auri  et  ultra  »  e,  data  l'impossibilità  di  liquidare  que- 
sto conto  in  moneta  sonante,  riceve  per  sé  ed  il  fra- 
tello Fabio  il  vicariato  generale  del  castello  di  Biede  (2), 
ci  rivela,  quale  fosse  la  famiglia  dei  signori  di  Cere 
nel  15 16.  Oltre  Renzo  e  Fabio,  viene  ricordato  il  fi- 
glio maggiore  del  primo,  Giampaolo,  che  più  tardi 
«  servì  il  Re  di  Francia  »  (3).  L' altro  figlio  Lello, 
che  il  Sansovino  dice  «  honoratiss.  Cavaliero  »  e  sposo 
della  «  Sig.  Maddalena  figliuola  di  Camillo  Orsino 
da  Lamentana,  et  della  Sig.  Isabetta  Bagliona  »,  non 
era  ancora  nato  (4).  Non  è  compito  nostro    il    narrare 

cinellis  et  fratriim  et  res  Velli  dello  Scannato  et  fratrum  ab  alio 
res  Bernardini  et  fratrum  de  Sorica  et  Pauli  de  Joriis  ante  est 
via  publica  ». 

(i)  Ivi,  5or-55r. 

(2)  Ivi,  51  r.  La  concessione  fu  fatta  fino  alla  terza  genera- 
zione ;  estinta  questa,  essa,  dice  la  bolla  «  illieo  cesset  et  expi- 
ret  ac  castrum  predictum...  ad  prefatam  ecclesiam  eiusque  im- 
mediatam  subiectionem  absque  aliqua  solutione  dictorum  quinque 
millium  ducatorum...  (revertatur ?)  »  55  r. 

(3)  Renzo  prese  per  moglie  Francesca  di  Giangiordano  Or- 
sini. LiTTA  F.  C.  /.,  V  (Orsini),  tav.  XXIII.  Giampaolo:  Sanso- 
vino, Degli  ìmomini  illustri  Della  Casa  Orshia  etc.  in  Venetia. 
Appresso  Bernardino,  [et]  Filippo  Stagnini,  fratelli  M  .  D .  LXV, 
25  r. 

(4)  Lello:  vSansovino,  ivi.  Genealogico  Vigiìiti  Illustrium 
in  Italia  Familiarum  etc.  Studio  ac  opera  Iacobi  Wilhelmi 
Imhoff  etc.  Amstelodami,  ex  Officina  Fratrum  Chatelain,  anno 
M.D.CCX  (Orsini,   tab.    IV,  314-5)    «    Maria    Magdalena    (f.  di 


358  V.   Zabughin 


la  vita  del  condottiere,  sì  aspramente  discussa  e  criti- 
cata; illustrando  altre  parti  dei  «  Baccanali  »,  torne- 
remo a  Renzo  e  cercheremo  di  lumeggiare  qualche 
lato  men  noto  della  sua  biografia,  come  le  imprese  di 
Venezia:  per  ora  basta  avergli  ridato  il  suo  vero  li- 
gnaggio ed  avere  accennato  di  sfuggita  ai  suoi  ante- 
nati ed  ai  suoi  parenti. 


Vladimiro  Zabughin. 


Camillo  Orsini,  March,  di  Tripalda  s.  di  Lamentarla,  1491-1559) 
ux.  Lelii  de  Anguillara,  Rentii  Ceritis  filli  ;  eo  mortuo  monialis 
[et]  fundatrix  monast.  S.  Mariae  Magd.  in  monte  Quirinali,  m. 
1605,  d.  25  Maij  ».  Suo  padre  v.  p.  335-6  e  Iosephus  Horolo- 
Gius  (Bracciani,   1669). 


Una  novella  umanistica  359 


Nova  allo  111.  S.  Renzo  de  cere  mandata  per  Marcoantonio 
altieri   |  Quale  se  intitula  La  Amorosa  (a). 

[Bibl.  Vatic,  Barb.   lat.  4989]. 

111.  domine  Comendat.  :  Alli  dij  passati.  IH.  signor  mio  me  [e  287  v] 
fu  referito  esser  succeso  infra  li  Marsi  un  certo  caso  degno  de 
memoria?  (b)  specialmente  per  considerarce  quanto  possa  lo  amore 
et  quanto  domini?  et  quanto  adopri  i  nella  (e)  natura  humana  : 
et  quanto  resvigli  ogne  ignegno  ove  se  accinda,  et  quanto  el 
disponga  in  cose  desiderate  satisfarse?  de  eh.  me  e  parso  non 
co  breve  zendo  ma  co  longa  narrativa  (d)  dunarveli  (e)  notitia 
accio  eh.  vacando  (f)  qualch.  fiata  dalle  solite  soe  arme,  over 
sequestrandose  dalli  alti  et  curiosi  suoi  cócepti  (s)  possa  legen- 
dola,  overo  rascionandone  co  altri  come  eh.  de  cosa  delecte- 
vile  'h)  far  se  sole  co  qualch.  riso  de  q[ue]lla  et  del  mio  ridi- 
culo  ocio  (it  delectarse  et  rechrearse  :  — 

Narrase  in  un  ricco  et  populoso  castello  et  delli  magiur  de 
quel  Ducato  esserve  un  certo  contadino  de  honesta  famiglia,  et 
secundo  la  qualità  del  loco,  de  competente  faculta  nominato 
Antuoni  (k)  et  patre  de  unico  figliolo  per  nome  Pietro  ma  chia- 
mato et  cognosciuto  era  in  nel  palese  per  Amoroso  de  forma 
elegante  et  amabil  de  costumi  (D,  humano,  ad  ogne  homo  reve- 
réte  (m),  et  molto  gratioso,  de  età  de  vintidoi  in  vintitre  Anni, 
et  vedendolo  vagabundo  et  alli  afifecti  iovenili  assai  dedito  et 
proclivo  (n)  molestavalo  ad  ogne  hora  per  frenarlo,  col  persua- 
derli devessi  pigliar  mogliera,  ma  excusandose  de  continuo  de 
qualch.  conficta  et  simulata  opinione  mai  demostrose  vole[n]te  (o) 


(a)    Titolo  in  :„,n,,,.,/ro  rosso,  assai  sbiadito.  (b)  Nelle  scritture  dell'Al- 

tieri il  segno  ?  corrisponde  al  nostro  punto  moderno.  Esso  segna  la  fine  d' una 
frase,  non  altro.  (e)  In  ncX:  locuzione  tipica  dell' Altieri.         (A)  Marg.: -{- non 

co....  narrativa  (e)  Espunto  copiosa  (f)  Interi.:  se;  piti  tardi  stralciato. 

(g)  Espunto  cogitatione,-  suoi  còcepti  nell'interi.  Altieri  scrisse  quindi  alte  et 
curiose,   trasformando  poi  le  desinenze  -e   in  -i.  (h)  Marg.,  nel  testo  invece 

espunto,  piacevile  (i)  Marg.:   -f-  de  q[ue]ila  et  del   m....   mio  ridiculo  ocio 

(k)  [Ser  Antuoni].-  chiamata  marg.  in  rosso;  un  altro  S  (rosso)  ripetuto  innanzi 
a//' Antuoni    del  testo.  (1)   [Lo   Amoroso]  (m)   ScHtto  reveréte    ad  ogne 

homo/  indi  le  tre  ultime  parole  espunte  ed  il  tutto  trasposto  con  un  segno  ||  . 
(n;  Marg.  -|-  i)  et  molto  ded....  (espunto) ;  2)  et  alli  affecti  iovenili  assai  dedito 
et  proclivo.  Dopo  frenarlo  due  punti  trasformati  poi  in  virgola.  (o)  Marg.  : 

nel  testo  espunto  volse.  vole[n]te  scr.  volete  (sic)  (o  volere .^y. 


o 


60  V.   Zabughin 


assentirce?  perla  qual  cosa  considerandose  esser  vecchio,  con 
unico  figliolo,  et  da  quello  per  nò  volerse  coniugare  non  respe- 
rar (a)  famiglia,  trovavase  (b)  starne  et  mesto  et  (e)  molto  tribù- 
lato  (d),  et  tanto  magiurmente  se  attristava,  descurrendo  poi  le 
soe  qualità,  vederselo  giovine,  delectarse  in  cose  giovevile,  ora 
co  canti,  ora  co  suoni,  et  solo  et  in  compagnia  per  quanto  ado- 
perava demostrarse  da  acceso  et  fervente  innamorato?  de  eh. 
dubitando  come  geloso  patre,  non  nelli  succedessi  scandolo  et 
travaglio,  deliberose  nò  già  da  quel  ch[e]lli  era  ma  più  presto 
da  còpagno  et  bono  amico  co  piacevile  parole  recercarlo  (e)  per 
chiarirse  (^)  in  tutto  dello  animo  suo  et  procurar  certificarse  de 
dove  se  inclinava.  Despusese  adunca  menarselo  ì  una  delle  lor 
possessione,  et  con  esso  rascionando  or  con  exempli,  et  hora  co 
rascioni,  el  constrengeva  desinarlo  da  la  sua  opinione,  et  hora 
con  suave  et  lachrimabile  parole  li  persuadeva  el  volessi  còsolar 
288  r]  de  co  II  iugarse,  et  retrovandose  al  fine  per  reverentia  dalla  aucto- 
rita  paterna  già  convicto,  co  molte  lachrime  de  sospiri  et  gran 
singulti  accompagnate,  respuseli  apertamente  haver  deliberato 
primo  de  morir[e]  eh.  pigliassi  mai  mogliera,  reservato  nò  selli 
dessi  la  Nicola  nepote  dello  (s)  Arciprete  della  terra  (h)  el  eh. 
odito  restandone  lo  patre  stupefacto  et  mal  còtento?  disseli? 
figliolo  mio?  tanto  serria  questo,  quanto  dir[e]  de  nò  volerme 
còtentare,  recercando  de  quelle  cose  quale  sia  impossibile  li'  as- 
sequirle:  Suggiungendoce  imperho  colle  lachrme  f^'/VJ  ali i  occhi? 
o,  insenzato,  o,  scervellato  et  pazzo  la  Nicola  te  crederesti  posser 
haver  per  moglie?  nò  sai  tu  inadvertente  et  inconsiderato,  eh. 
lo  homo  qual  nò  se  mesura,  da  altri  con  poco  suo  honore  e 
mesurato,  questo  interverrà  a  te  figliol  mio  caro?  per  mettere 
prima  la  voglia  ch[e]llo  senno?  nò  considerar  qual  sia  se  (k)  la 
Nicola,  orfana,  unica,  ricchissima  et  delli  primi  parentati  de 
q[ue]sto  ducato,  et  de  bellezze  et  de  honesta  pare  a  qual  se 
voglia  dea,  et  poi  de  questo,  nepote  carnale  al  compare  Arci- 
prete quale  et  perla  degnila  et  perla  sua  gran  ricchezza  fra  ceto 
miglia  nò  senne  trova  unaltro  paro  adesso.  Et  eh.  pensier  serra 


(a)  Interi,  despe....  (strale.)  ;  -sperar  nel  testo  espunto  ;  la  riga  dell'  espun- 
zione però  cancellata.  (b)  -se  nell'interi.;  cancell.  nel  testo  se  re-  ^se  retro- 
vava>.  (e)  et  ....  et  agg.  nell'interi.  (d)  Marg.  ;  nel  testo  espunto  mal 
contento  (e)  Scritto  recercarlo  co  piacevile  parole;  indi  l'ordine  fu  invertito 
da  due  chiamate  interlineari  ;  co....  parole  espunto  ma  non  sostituito.  (f)  Stral- 
ciato d-  (g)  della  terra  -\-  marg.;  dopo  dello  esp.  nostro  (h)  [Nicola  ne- 
pote dello  Arciprete]  (i)  O  che  sia  scritto  impossebile  ?  :  dopo  e  mesurato, 
nella  riga  seguente,  asta  orizzontale  neW  interi.           (k)  se  neW  interi. 


U7ia  novella  twianislica  361 


lo  tuo?  credite  forza  (a)  chelli  parenti  suoi  la  vogliano  dar[e]  a 
te?  o,  desgratiato  me  de  tal  figliolo:  Tu  lo  senterai  dir  (b)  per 
nova  et  (c)  assai  più  p[re]sto  ch[e]  nò  tei  penzi,  ch[e]llo  II.  s. 
Duca  (ti)  la  darra  per  mogliera  a  qualch.  gran  gentilhomo  suo 
cortisciano  per  mantenerselo  honoratamente  de  continuo  alli  co- 
modi suoi?  et  a  queste  tal  parole,  el  giovine  relevando  de  un 
grave  colpo  al  core  infuriato  tutto  (e)  et  spallidito,  respuseli?  eh. 
esso  in  questo  acto,  per  tal  se  reputava,  eh.  arderia  àmazzar[e] 
qualunca  presumessi  pigliarsela  per  moglie,  over  primo  prove- 
deria  destrangularse,  over  far  q[ue]lla  male  accapitar[e]  eh.  in 
vita  sua  pigliassi  altro  marito  ?  desperandolo  de  ogne  altro  pen- 
samento, per  esserse  disposto  p.  quanto  al  mundo  fussi  o  viver 
senza  moglie  (<"),  over  (g)  pericular[e]  over  forria  marito  alla  Ni- 
cola :  El  patre  addolorato?  audita  la  deliberation  dello  figliolo 
essere  in  tutto  aliena  dalli  suoi  desiderij,  replicoli  voler[e]  inten- 
der da  lui  la  (li)  causa  se  havessi  de  posserse  confidar[eJ  de  sa- 
tisfarse?  demostrandoli  eh.  quando  tucto  el  parétato  della  Ni- 
cola Senne  contentassi,  ne  crder[e]  (sic)  ne  extimar  mai  se 
porrla  (i  eh.  essa  (M  el  volessi  cósentire,  vederse  giovine  formosa, 
de  honorata  famiglia,  de  gran  parétato,  ricchissima  et  dello  p'mo 
sangue  della  terra,  et  poi  imparentar  con  noi,  quali  volendo  con- 
fessar la  verità?  per  il  niente  de  sangue,  de  faculta,  de  paren-  [e.  288  v] 
tato  ad  essa  simo  equale?  respuseli,  et  incontinente  dicendo 
patre  mio  et  ancor  eh.  questo  me  dicete  sia  la  verità,  or  sia  pur 
come  se  voglia  lo  amor  se  pegne  ceco  ('),  et  come  ha  già  tolta 
la  rascione  a  me,  ne  vedo  lume  ì  quel  eh.  me  dicete?  porrla  pera- 
ventura  haver  el  medesmo  adoperato  in  essa,  haverli  tolta  la 
vista  elio  intellecto?  per  cascion  eh.  per  quanto  da  me  stesso 
comprendo  essa  no  me  guarda  de  triste  occhio  ?  ne  me  par  li 
despiaccia  de  esser[e]  amata  da  me,  ansich.  in  qualunca  loco  se 
retrova  co  soe  et  gratiose  et  benivole  ("i)  accogliense  me  ìanima 
et  invita  deverla  et  observare  et  sequitar[e]  ?  et  ancora  (")  questo 
nò  fussi  io  mei  persuado,  et  tengolo  («)  per  certo  debia  esser 
cosi?  et  a  tal    termine  già  me  vedo  (p)  adducto    patre    mio,    eh. 


(a)  =  forsan  per  forse  (b)  Marg.  +  un  di  (e)  Interi.  (d)  Seguouo 

due  lettere  cancell.  (^\  Scrìtto  due  volte  per  errore.  (f)   Espunto   o   male 

accapitar[e]  (g)    Espunto    voler  (h)    Interi.  ;    nel   testo    espunto    ch[e] 

(i)  ne...  porria  /'porria  strale,  e  riscr.J.   +  marg.;  nel  testo  espunto  poi    creder 
tu  eh.  (k)  Espunto   mai  (1)  [Lo  amor  se  penge  ceco]  (m)  et  benivole 

-}-  marg.;  nel  testo  espunto  dolce  et  (n)  Strale,  eh  [e]  (o)  lo  nell'interi. 

(p)  già  me  ve...  (seguito  nascosto  nell'atto  di  rilegare:  altra  m.J  vedo;  nel  testo 
espunto  me  so  già;  indi  so  strale,  e  nell'interi,  sostituitovi  vedo 


362  V.   Zabughin 


repensando  da  bora  in  poto  (a)  retrovar  modo  da  possermene 
valere  'b)^  nie  coiecturo  fabricar[e]  ì  nellanimo  mio  tal  manigio, 
eh.  guidandolo  con  vostri  recordi  et  bon  consigli  posser  'e)  nie 
confidar  quanto  de  essa  ne  desideri,  securo  et  senza  dubio  asse- 
quirlo  .  et  accio  eh.  co  magiur  facilita  possi  aiutarme,  te  aprero 
lo  animo  mio  de  quel  eh.  al  p[re]sente  me  (d)  soccurre  (e).  Io  molto 
me  persuado  patre  mio  eh.  la  Nicola  remettendoce  a  quello  eh. 
essa  ne  volessi,  còtentariase  bene  assai  de  me,  et  se  io  in  tucto 
nò  me  gabbo,  cófidome  fussile  (f)  carissimo  senza  altro  respecto 
de  esser  mea  mogliera  ?  et  cosi  ve  replico  per  quello  eh' amo- 
revil  méte  la  haio  frequétata  me  par  cóprenderla  (s)  haver  (hi  gran 
delectamento  de  ve:lerme  p[erjsuademe  (i)  eh.  selli  occhi  suoi  me 
dicono  lo  vero,  in  mezo  al  core  a  tutte  le  bore  me  tien  collo- 
cato? si  eh' extimate  p[er]  odirne  la  pura  verità  (k)  ?  et  habil 
per  evangelio  eh.  facilissimo  serra  farla  còtenta:  ma  el  dubio  eh. 
io  ho  qual  me  tormenta  et  strugie  solo  cósiste  nel  tuo  còpare  (') 
misser  lo  Arciprete  ?  et  se  questo  te  confidassi  humiliare  ("i)  tien- 
telo  stretto  ì  mano  eh.  senza  altro  impedimèto  et  voi  de  haver 
tal  nora,  et  io  de  haverla  per  mea  cara  (")  mogliera  ne  restas- 
simo cótenti  et  satisfacti  :  Or  qui  te  adopra  se  dio  ce  salvi  al 
mundo  patre  mio?  sforsate  adextrarte  co  tuoi  prudenti  et  astuti 
pensaméti,  retrovar  modo  per  qualunca  via  eh.  se  reduca  a  vo- 
lerlo còsentire?  altramente  tengatelo  (o)  un  predicarme  in  vano? 
per  cascion  eh.  serria  impossebile  (P)  desviarme  da  q[ue]llo  ve  ho 
ditto  bavere  deliberato?  figlio  mio  respuseli  Antuoni  (q)  tu  me 
[e.  289  r]  nascesti  perla  mea  ruina,  et  quando  me  (r)  pèzo  ||  in  quel  eh. 
bora  (s)  recerchi  1  modo  (0  ne  stupisco,  eh.  de  paura  messe  chiude 
el  core  :  ne  debio  (">  credere  sequitando  questa  impresa  eh.  mai 

(a)  =  d'ora  in  punto  d'ora  in  poi.  (b)  Marg.;  nel  testo  espunto  satisfare 

(e)  -|-  marg.  (d)  Strale,  in/  indi,  niarg.  aggiunto  al  psente  me  (e)  Esp. 

nel  testo  ì  si  pericolosa  et  grave  impresa;  indi  esp.  e  strale,  per  farla  conduci- 
bile  al  desiato  fine  (f)  -|-  marg.:  cófidome  fu-  indi  ripreso  più  tardi  (altra  ni.) 
fussile;  nel  testo  esp.  li  serria  (g)  ch'amorevil  mente  (scritto  eh.  amorevil 
mète;  ch'amo-  ripet.  nell'interi.)  —  par  (interi.)  cóprenderla  -\-  marg.;  nel  testo 
esp.  me  e  parso  ^-so  strale.)  còsiderar[e]  in  essa,  ce  comprendo  (h)  -ve  strale. 
(i)  -|-  marg.  (scritto  psuadé...  de...  deme^.  (k)  si  eh.  (il  si  tagHato  dal  raffi- 
latore  e  riscritto,  aitila  m.j  —  verità  -}-  marg.  ;  nel  testo  esp.  si  eh.  tientelo 
(marg.  destro  strale,  habiacchey  per  certo  eh.  io  te  dica  la  pura  verità  (1)  nel 
tuo  cóp...  (nascosto  e  riscritto  cópare^  -)-  maìg.;  nel  testo  esp.  il  compar  tuo 
(m)  Esp.  me  rerio  (?).  (n)  mea  ca...  (nascosto  e  riscritto  caray  -(-  marg. 
(o)  -|-  marg.;  nel  testo  esp.  serriate  (p)  impossibile?  (q)  [Replico  (strale, 
indi  riscritto  con  inchiostro  nero)  de  S.  Antuoni]  (r)  -f-  interi.  (s)  ■\-  interi.  ; 
nel  testo  esp.  me  (t)  -j-  interi.;  nel  testo  esp.  tanto  (u)  -j-  interi.;  nel 
testo  esp.  posso 


Una  novella  uina7iisiica  ^6 


o^  Ò 


ve  possi  bene  accapitare  :  et  ancor  eh.  me  desponessi  recordarte 
et  consigliarle,  tu  me  hai  recluso  i  si  stranio  laberinto  eh.  perso 
ho  lo  ignegno,  la  lengua  elio  intellecto,  et  se  dio  per  sua  còpas- 
sione  nò  ce  inspira  da  liberarte  de  questa  opinione,  over  eh.  me 
disponga  trovar  qualch.  bon  modo  da  aiutarle,  de  fama  simo  de 
robe  àcor  de  vita  ì  un  medesmo  poto  (a)  minati  :  et  cosi  inter 
rotti  li  lor  rascionamèti,  cogitabundi  et  carichi  de  affando  ne 
relevando  mai  locchi  de  terra  se  radusser  travagliati  et  assai  de 
nocte  in  casa  :  Al  sventurato  patre,  come  eh.  ad  homo  qual  molto 
desiando  molto  teme,  sacceseli  fabricar  fondato  pensamelo  ille 
parole  li  haveva  el  figliolo  poco  ì  nauti  usate,  de  esser  constrecto 
desiderando  haver  nepoti  de  trovar  modo  et  via  eh.  questa  tal  (b) 
difficulta  collo  suo  ignegno  (^)  facile  devétassi  et  poi  co  simile  (d) 
arguméto  da  pensiero  in  pensiero  per  tutta  la  negra  nocte  sospi- 
ràdo  carco  (e)  de  angustie  et  gravi  (f)  affandi  la  mente  el  corpo 
insiemi  travagliose  :  Al  fine  persuadendose  per  aventura  de  haver 
trovato  m.odo  eh.  al  suo  desegno  et  alla  contentezza  del  figliolo 
et  anch,  alla  natura  del  compar[e]  arciprete  requadrassi?  per 
b[ejn  (k)  eh.  còprendessi  (hi  haverce  la  còsciètia  gravata,  eh.  per 
còsolar  lo  figliolo,  li  abisognassi  truffarce  Sanclo  ianni  ?  niente 
de  meno  superato  dal  (i)  ìmèso  C^)  amor  paterno  (')  inanimose 
alla  executione,  sperando  ì  nella  clementia  divina  confidandose 
assequirla  colla  intercessione  del  Sacrosancto  ceppo  de  San  pie- 
tro  (m),  per  lo  quale  secando  dalli  gran  confessatori  divulgato  ("), 
co  posarce  fine  ad  otto  o  dieci  soldi  a  q*l  se  voglia  suppremo 
scelerato  se  aprono  le  porle  del  (o)  regno  celeste,  et  exagitatose 
in  questo  pensamelo,  deliberose  della  còsciètia  et  del  còpar  poco 
curarse,  et  levatosi  dal  ledo  pigliatese  (P)  doi  verghe  de  certo 
argèto  volse  occultato  (Q)  i  tempo  de  franciosi  IO,  et  de  bò  ma- 


(a)  =  punto.  (bl  Esp.,  indi  la  TÌffa  d'espunzione  cancellata.  (e)  collo... 

ignegno  -\-  mar^.;  nel  testo  esp.  selli  fecessi  (d)  Aggiunta  marginale  (prima 

riga) :  devétassi;  (seconda  riga):  ansato  et  resso  (sic ;  da  rifeiirsi  alla  nota  e, 
colla  glossa  interlineare)  1.  gui[dato]/  {terza  riga):  poi  co  simile.  Nel  testo  esp. 
et  con  questo  tale  (e)  -f-  marg.  ;  nel  testo   esp.   pieno;  indi  marg.   sinistro: 

-|-  ansato  et  resso  (ansato  cor~r.  in  guidato^.  (f)  -\-  interi.;  nel  testo  strale,  de 

(K)  +  interi.  (h)  -1-  marg.  ;  nel  testo  esp.  se  cognoscessi  (i)  Scritto  dallo  ; 

-lo  strale.  (k)    -\-   marg.    (pure   in   marg.    scritto   e   cancellato   supp[re]nioj. 

(1)  -f-  marg.  al  fine  liberato  de  respetti  (ni)   [Grà  confidanza  t   nello  *  ceppo 

di*  (cane,  e  riscritto  con  inch.  nero)  San  pietro]  (n)  Interi.;  testo   molto  se 

predica;  indi  molto  se  strale,  e  predica  trasformato  in  -to,  con  un  to  aggiunto 
nell'interi.;  poi  ^r^Aica.io  esp.  e  sostituito  nelV interi,  con  publicato  strale,  alla 
sua  volta.  (o)  Cane,  -lo;  strale,  paradiso  (trasformato  in  regnoj.  (p)  Can- 

cellato p-         (q)  Scritto  occultaro;  -t-  nell'interi.  (r)  [principio  della  iuntaria] 


364  V'  Zabughin 


tino  arrivose  in  chiesa  alhora  (a)  ch[e]l  compare  solito  era  cele- 
brar[e],  et  sotto  pretesto  de  volerne  odir[e],  la  messa,  accostoseli 
alle  orecchie  pregandolo  volessi  a  sua  ìstàtia  celebrarli  quella 
del  spirito  sancto,  advertendolo  eh.  finita  serria  haverli  in  secreto 
et  de  cose  molto  importante  da  parlar[e],  et  quella  dieta  come 
piacque  a  dio,  et  oditase  per  dunar  bon  fede  alhoste  assai  de- 
vota mente,  nò  desviandose  imperho  da  suoi  cogitati  q*li  sperava 
collo  ignegno  et  animo  suo  posser(b)  collo  aiuto  del  sùmo  crea- 
tore dextramète  et  secundo  chel  figliol  desiderava  terminarli, 
sequitolo  dallo  altare  in  sacrestia,  dove  spoliatose  de  sacri  pa- 
raméti,  salutandose  lun  laltro  se  accostorono  sopra  un  bancone 
[e.  289  v]  per  (e)  Il  seder[e]  dove  per  Antuoni  in  primo  cominciose  (d)  el 
rascionar[e]  (e)  :  Dicendoli  compar[e]  mio  :  possete  be[nej  rad- 
durve  alla  memoria  el  svicerato  amor[e]  qual  puro  et  netto  1  fra 
de  noi  per  più  de  quaranta  anni  ì  qua  se  sia  preservato  et  poi 
per  augmentarlo,  et  come  conioncto  parètato  preservarlo,  ce 
simo  facti  compar  de  sancto  Ianni,  et  appresso  a  q[ueJsto  te  ho 
tenuto  et  observato  ì  tutti  mei  succesi  de  cótinuo  da  bon  mio 
patre  spirituale?  et  quanto  per  fine  adhogie  me  sia  per  qualunca 
modo  occurso,  co  amore  et  carità  securaméte  ve  'fi  lo  ho  (g)  co- 
municato, et  al  p[re]sente  quel  eh,  oderai  da  me  compare  mio 
pigliaratelo  ì  loco  de  devota  mea  cófessione  (h),  per  cascion  eh. 
me  so  disposto  dartene  notitia,  come  se  me  havessi  al  presente 
a  cófessar  da  te,  pregandole  perquanto  io  p[re]gar  te  possa, 
et  per  lo  amor  de  dio,  eh.  perlo  honore  tuo,  perla  pace  et  secu- 
rita  mea,  et  perla  salute  et  ben  del  Amoroso  (i)  tuo  figliano 
vogli  tutto  q[ue]llo  quale  oderai  dame  tenertelo  secreto,  per 
cascion  eh.  te  (k)  farraio  intender  cosa  meravigliosa  et  grande  ? 
Sappi  eh.  alli  giorni  passati,  me  referi  apparsa  esserli  (l)  insonno 
una  giovine  vestita  de  bianco,  de  ricchissio  ornato,  et  dello 
aspecto  gratiosa  et  bella,  dicendoli  esser[e]  la  regina  del  mundo, 
et  perlo  singulare  amor[ej  eh[ejlli  portava,  lo  andava  a  visitar[e], 
co  ferma  intention  de  farlo  grande,  et  infra  li  altri  della  terra  el 
primo  reputato,  et  poi  li  longhi  et  varij  discursi  (m)  hebe  co  esso, 
se  licentio  da  lui,  offerendoli  imperho  perla  bene  andata  sua  (") 
un  preciosissimo  Thesoro,  desegnandoli  certo  dalla  terra  nò  molto 

(a)  Esp.  qual  (b)  Cane,  -li  (e)  Ripetuto  sul  v.  del  foglio  (d)  Scritto 

cornine  ose  (e)  [Parla  Ser  Antuoni   allo  còpare   Arciprete]  (f)  +  interi. 

(g)  Esp.  co  voi  (h)    Due  punti  strale,   e  trasformati  in  virgola.  (i)  [La 

visione   dello   Amoroso]  (k)    per...    te  forse   esp.    da   un'asta  pallidissima. 

(1)  Seritto  esserli  apparsa/  indi  trasposto  eon  un  doppio  ||  .  (m)  -j-  marg.;  nel 

testo  esp.  rascionaméti  (n)  -|-  marg. 


Una  novella  umanistica  365 


lòtano  loco  (a),  dove  occultato  resedeva?  dicendoli  eh.  se  ce 'b) 
cavava  devessi  haverce  bona  advertentia,  per  cascion  eh.  in  prin- 
cipio ce  trovaria  algune  lastre  de  piombo,  ne  per  questo  (<-)  de- 
vessi retardarse  recercar  più  oltra,  per  cascion  eh.  seguitando, 
ce  trovaria  gradissima  (sic)  copia  de  bon  verghe  de  argéto,  et 
poi  in  ultimo  trovariace  un  repositorio  repieno  de  oro  fino,  et  de 
moltiss[im]e  (<J)  gioie,  et  con  infinite  (e)  altre  cose  preciose,  el  eh. 
odito,  resvigliandose  poi  da  stupefacto  incó[te]nente  (f)  et  senza 
altra  demora  andosene  a  retrovar  lo  loco  li  era  dalla  donna  dese- 
gnato, et  investigando  co  grà  cura  (g)  per  chiarirse,  trovato  ce  ha 
de  molto  piombo,  et  seq[ui]tando  secundo  al  ih)  p5to  revelato  (i), 
ha  incominciato  a  trovarce  algune  <^)  verghe  0)  q*l  nò  sapemo  già 
q[ue]llo  se  sia  et  perlo  dubito  nò  fussi  discoperto,  manco  cer- 
ch[e]mo  (m)  de  saperlo  il  credemo  bene  debiano  esser[e]  de  argento,  [e.  290  r] 
et  se  questo  fussi,  gran  speranza  barriamo  de  trovarce  loro  et  anch. 
le  altre  cose  preciose,  secundo  co  parole  la  donna  demostroli  : 
el  eh.  odendo  lo  compar[eJ  Arciprete  restavane  assai  stupido  et 
smarrito,  ne  posseva  persuaderse  eh,  fussi  la  verità?  niente  de 
meno  mostrandoselli  perlo  (")  còpare  Antuoni  le  doi  già  memo- 
rate verghe  (o)  dicendoli  per  haverne  occulta  et  fedele  ìtellig[entija 
liberaméte  nelli  còsegnassi  (p)  co  pregarlo  come  cauto  et  prudète 
et  benivolo  còpare  procurassi  (q)  di  q[ue]lle  farne  sagio,  sol  per 
chiarirse  de  eh.  minerà  fussi?  per  la  qual  demostratione  remos- 
sose  (r)  de  sospitione  et  de  sospecto,  restettene  magiurmente 
sbigottito  ?  ne  già  for  de  speranza  eh.  per  quello  ne  sapessi  in 
fine,  allhora,  ne  venissi  ancora  esso  ad  participar  da  bon    com- 


(a)  Scritto  certo  loco   nò  molto  lòtano  dalla  terra;   trasposizione  fatta   con 
due   II  .  (b)    -\-   interi.  (e)  Stralciatura    {macchia   d'inchiostro);   vi  stava 

forse   un   eh.  (d)    [im]    sotto    una   macchia   d' inchiostro.  (e)    -|-   marg. 

(f)   [te]  sotto  una   macchia   d'inchiostro.  (g)   investigando  —  cura  -f-  interi. 

A.  dimenticò  di  stralciare  o  di  espungere  nel  testo:  cavan[do]ce  /'-[do]-  sotto  una 
macchia  d'inchiostro).  (h)  Scritto  alo;   -o  cane:  indi  \ìòio  forse  esptmto  con 

asta  pallida.  (i)  Cancellato  ce  (k)  Scritto  ag-;  -g-  cancellato  e  sostituito 

da  un  1  (1)  [Trovase  el  Thesoro]  (m)  -f-  interi.;  A.  stralciò  nel  testo  se, 

nell'interi,  lo  e  dimenticò  di  togliere  dalla  scrittura  cerca  (ni    A.   volle  fate 

qui  un'aggiunta,  segnata  col  solito  A.-  ma  se  ne  dimenticò  più.  tardi.  (o)  Esp. 

qual  (p)  per...  còsegnassi  -f  marg.   fìtellig.-^  scritto  due  volte,  nel  corpo  del- 

l'aggiunta e  neW  interlineo)  ;  nel  testo  ésp.  haverle  occultaméte  levate  al  suo 
(stral.  g-)  figliano,  et  quelle  liberamente  assegnameli  (q)  co  pregarlo...  pro- 

curassi -\-  marg,  (co  pregarlo  agg.  nell'interi,  dell'aggiunta;  còpare  scritto  tre 
volte,  una  nel  corpo:  còp  un'altra  ('[pare] /?/  portato  via  dal  raffilatore)  nell'in- 
teri, ed  una  terza  ^còp*""»^  nella  riga  seguente;  nel  testo  esp.  strengerlo  P"',  indi 
lasciato  et  pregarlo,  poi  espunto  di  bel  nuovo:  in  loco  de  singularissimo  piacere, 
eh.  per  bò  respecto  procurassi  da  cauto  et  prudente  homo  (r)  Strale,  s- 


366  V.   Zabugh in 


pagno  et  per  questo  da  vero  sacerdote  '^)  su  la  anima  sua,  et 
da  sencero  core  li  impegnoro  la  fede  co  più  de  mille  et  mille 
iuramenti  promettendoli  eh.  mai  de  q[uejsta  cosa  per  lui  co  homo 
del  mundo  senne  farria  pur  una  semplice  parola  cófessando  inge- 
nuamète  questa  esser  trama  da  tenerla  nò  tanto  occulta  ma  molto 
sepellita,  per  cascion  eh.  se  alle  orecchie  pervenissi  dello  11.  S. 
Duca,  serria  pericolo  eh.  colla  perdita  se  fecessi  del  Thesoro  es- 
serne dissossato  ancora  et  tormentato  et  cosi  licentiose  lun  dal- 
laltro  promettendoli  imperho  occultaméte  (b)  far  delle  verghe 
sagio,  et  della  lor  qualità  et  del  valore  renderli  certa  et  celere 
resposta:  Infra  de  questo  raddutose  lo  Arciprete  in  casa,  consu- 
mavase  forniticando  et  baccillando  co  infiniti,  diversi,  et  varij 
argumèti  (e),  de  confidarse,  et  desperarse,  et  del  possebile  (d), 
persuaderse  essere  1  possebile  (d),  ne  far  desegno  eh.  per  sem- 
plice momento  restassise  fermo  ì  nel  medesmo  proposito  :  Si  eh. 
da  hora  in  poto  dallo  excessivo  desiderio  de  posser  de  q[uejl 
Thesor  haverne  gusto,  tanto  travagliose  eh.  quasi  vedevase  ha- 
verce  perso  el  sentimento?  pur  per  satisfactione  dello  compar[e] 
carico  et  accompagnato  de  varij  pensaméti  el  di  sequente  retro- 
vose  in  roma?  et  certificatose  poi  assai  cautamente  ch[e]le  me- 
morate verghe  fussiro  de  perfecto  et  fino  (e)  argéto,  mai  possette  (f) 
tranquillarse,  per  fin  eh.  tornato  a  casa  possessi  co  suo  comodo 
et  magiur  attentione  examinar  sopra  de  ciò  lo  suo  (s)  cópar[e] 
Antuoni  còfermandose  1  nel  desegno  qual  facto  ce  haveva  de 
starce  anch.  esso  per  qualch.  suo  interesse:  Or  qui  (h)  II.  s.  mio 
devete  creder[e]  ansi  tener  per  certo  ch[e]lli  memorati  doi  com- 
pari essendo  homini  accorti  svigliati  de  natura,  dextri  de  igne- 
gno,  de  lengua  facili,  et  pronti  al  replicar[e],  stessiro  per  inter- 
petrar[e]  li  sensi  elle  parole  elluno  ellaltro  de  essi  bene  allerta: 
[e.  290  v]  Lo  Arciprete  investigando  p[er]  trovar  ||  la  verità  del  sperato 
thesoro,  mensurava  gesti,  accéti  et  moti  del  compar  (0  suo  Ser 
Antuoni  et  occecato  da  una  extrema  avaritia  fondava  in  quelli  si 
alto  concetto  eh.  de  ogne  altra  sua  faccenda  desmèticato  se  era: 
El  ser  compar[e]  Antuoni  (k)  qual  da  prudente  be[ne]  senne  accor- 
geva sentendolo  pregno  (b  de  q[ue]sto  appetito  ì  nel  quale  per 
mille  modi  demostrava  esserve  fervente  méte  acceso,  sperava  co 

(a)  [da  vero  sacerdote]  (b)  Strale,  fa-  {macchia  d' inchiostro) .  (e)  [lo 

Arciprete  co  varij  pensieri]  (d)  V.  la  nota  p  alla  pagina  362.  (e)  ■\-  marg. 

fet  finoj.  (f)   Ultimo  -e  su  altra  lettera  stralciata,  forse  -a  (g)  Chiamata 

in  inchiostro  rosso  ;   nulla  però  vi  corrisponde  in  margine  (a   rneno   che  non  sia 
un  S[er]  (h)  [la  solertia  delli  doi  còpari]  (i)  comrar  (k)  Esp.  senten- 

dolo acceso  de  q[ue]sto  appetito  (1)  -j-  marg.;  nel  testo  strale,  acceso 


Una  novella   nmanistica  t^Gj 


gran  facelita  raddurselo  ad  exequir  tutto  q[ue]llo  qual  al  bisogno 
del  figliolo  si  instanteméte  se  bramassi  ^^)  :  Si  eh.  arrivato  fu  alla 
terra  referendoli  (t>)  lo  conipar  Arciprete  le  verghe  fussiro  de  finis- 
simo argèto  come  tenero  et  geloso  dello  lor  bene  amorevil  méte 
1  comincioli  a  dar  consiglio  (e)  da  bono  amico  d)  dicendoli  (e)  eh. 
volessiro  ì  questo  caso  usarce  del  prudente,  primo  de  starne  sopra 
de  se,  ne  comunicar  le  cose  soe  mai  co  altri  et  poi  eh.  no  senne 
insuperbisse,  ne  meno  fecessi  spesa  aliena  dallo  suo  ordinato, 
ma  p.  qualch.  tempo  senne  vivessi  rattenuto,  et  de  habito  et  de 
pratica  cosi  se  preservassi  come  ì  nel  tempo  ì  nàti  se  era  costu- 
mato :  Respuseli  el  Ser  compar[e]  Antuoni  (f)  co  renderli  infinite 
et  bone  gratie,  còfessandolj  ingenuaméte  cognoscer[e]  ch[e]lli 
recordava  da  suo  molto  affectionato  et  bo[noJ  compar[e]  (g)  et 
ch[e]lli  diceva  la  pura  verità  imperho  i^ì  excusandose  poi,  es- 
serli defficile  provederce  per  la  aspera  natura  del  figliolo  quale 
perfine  a  quello  di  li  era  stato  perla  mala  sorte  sua  nò  (i)  molto 
obediente  (k)  ma  assai  più  p[reJsto  (U  rebelle  in  tucto  dalli  suoi 
cómandaméti,  et  esserse  disposto  viver[e]  (alla)  (m)  sua  voglia  ("), 
et  secundo  li  appetisce  (o) ,  et  eh.  pegio  haveva  (p)  poco  fidarsi  (q) 
de  lui  ?  ne  me[no]  sapeva  homo  ch[e]llo  possessi  reger[ej  et  fre- 
nare (r)  ?  et  demostrandoli  da  molto  cosid[era]to  (s)  fsicj  volerce 
parlar[ej  amorevilmète  (t)  co  aprirli  in  tutto  el  perfecto  animo 
suo,  Suggiunseli  Compar  mio  Arciprete  io  (")  me  cognosco  esser 
già  vecchio,  et  molto  male  fv)  atto  (^)  posserli  còsigliar[e]?  et  tengo 
sia  un  gravissìo  peccato,  eh.  per  defecto  de  amichevile  recordo 
se  veda  (y)  pericular[e]  ?  et  parme  esserne  certo  (z)  perla  piacevile 


(a)  si...  bramassi  -|-  marg.  in  due  righe  f'si  ins-  agg.  dopo  che  il  raffilatore 
mozzò  iltnarg.)  e  scritto  a  due  riprese;  nel  testo  esp.  necessario  fussi  (b)   Can- 

cellato ch[e]  (e)  et...  consiglio  -|-  ntarg.  fet  amorevil  méte;  indi  et  am- stral- 

ciato e  sostituito  con  un  1.  {?)  am-/  dar  strale,  e  riscritto  nelV  interlineo  dell'ag- 
giunta) ;  yiel  testo  esp.  incomincioli  (d)  Esp.  a  consigliar  (cane.  -\\).  (e)  [Ri- 
cordo del  Compar[e]  arciprete]  (f)  [la  (strale,  e  riscritto  con  inchiostro  nero) 
resposta  del  ser  còpar[e]  Antuoni]  (g) -f- «mr^.  fet...  compar[e]^  (h)  Ultime 
quattro  lettere  riscritte  su  altre  stralciate.  (i)  -\-  interi.  (k)  Strale.  diss[o- 
bediente],  et  (1)  ma  —  p[re]sto  ■\-  marg.  in  luogo  dell'ut  stralciato.  (m)  Stral- 
ciato, ma  non  sostituito  da  nessun' altra  locuzione  (n)  Scritto  voglia  sua/ 
trasposto  con  \\  .  (o)  Corr.  da  appeticce  (p)  -j-  interi.  ;  strale,  era 
(q)  ■\-  marg.  ^poco  fid-  fidarsi  :  a  due  riprese)  ;  nel  testo  esp.  nò  confidarse 
(r)  Espunto  nel  testo  ;  marg.:  secundo  lo  abisogno  regular[e],'  indi  A.  espunse 
l'aggiunta  marginale  e  tornò  alla  lezione  primitiva.  (s)  -j-  marg.  da  molto 
(stral.  fidato;  cosid.*»  (t)  Corretto  da  amorevolméte  (u)  Cancellato  so 
(v)  -|-  interi.;  nel  testo  esp.  poco  (x)  Strale,  a  (y)  se  veda  -f-  marg.;  nel 
testo  esp.  lui  se  habia  e  strale,  da  (z)  -f-  marg.  (le  due  prime  lettere  di  e.sserne 
ìicoprono  le  lettere  ve-  che  foitnano  il  principio  della  parola  esp.  nel  testo:  vederlo^. 


368  V.  Zabughin 


sua  natura  et  per  soperchio  cófidarse  molto  (a)  facilimente  (b)  male 
possa  (e)  accapitar[e],  dubitando  eh.  (d)  se  perla  sua  mala  ventura 
ne  pervenissi  fumé  allo  naso  dello  111.  s.  duca,  guai  ad  esso  per 
quàto  al  mundo  fussi,  per  cascion  eh.  nò  solo  senza  algun  re- 
specto  (e)  sello  pigliaria,  ma  quanto  magiur  copia  nelli  cóse- 
gnassi  (f),  tanto  più  co  dessossarlo  et  tormétarlo  a  tutte  le  bore 
cercaria  volerneli  levar[e]  :  Ma  fra  de  questi  rascionamenti  ve 
notifico  succederme  penzaméto  da  referirve  apertamente  et  senza 
scrupolo  quel  tato  eh.  ì  simile  acc[iden]te  (g)  me  paressi  (h),  et 
questo  essendo  bono  come  io  spero,  pigliaratelo  libera  méte  et 
[e.  291  r]  da  p[er]fectissimo  (i)  Cópar[e]  ||  eh.  pedo  Sancto  Ianni  quale  e 
co  noi  te  iuro  pigliandolo  menne  farrai  singularissimo  piacer  [e] 
si  per  vederce  securato  lo  sùmo  bene  suo,  et  io  tranquillarme  ì 
tutto  (k)  ì  nella  mea  vecchiezza,  et  anch.  vederce  da  ogne  lato  lo 
honore,  elio  excessivo  0)  bene  tuo,  per  cascion  eh.  io  saccio  quel 
eh.  penzo  ne  te  rasciono  al  suono  de  tamurro  :  Compar  mio  Ar- 
ciprete el  tuo  figliano  demostrase  (m)  co  meco  (sic)  molto  capitoso, 
et  io  dame  vedendolo  abandonar  le  letter[e],  li  sono  stato  assai 
aspero  et  crudo  et  come  differéte  et  discorde  della  mea  volunta, 
nò  solo  se  e  (")  desinato  dalli  mei  cómandaméti,  ma  quasi  se 
spaventa  de  vederme,  et  io  trovandome,  solo  ne  haver[e]  altri 
co  (o)  esso,  cóstrengome  patiente  mente  tollerarlo:  Ma  se  tu  me 
credi?  farraice  fondaméto  eh.  te  serra  facilissimo  per  quella  via 
qual  miglior  ve  parerà  guidarlo  et  governarlo,  per  cascion  eh. 
1  (p)  nelli  suoi  rascionaméti  quàdo  li  accasca nominarve,  cotanto 
amor[e]  et  reverétia  ve  nomina  come  sello  havessivo  ì  casa  v[o- 
stjra  nutrito  et  allevato,  per  modo  eh.  molto  demostra  amarve 
venerarve  et  observarve:  Si  eh.  Compare  mio  fermateve  (q)  in 
q[ue]sto  et  desponite  farlo  eh.  mai  te  festi  la  migliore  et  più 
beata  croce?  Affigliatello  (r)  ?  et  per  legarlo  de  più  securo  (s)  [et] 
più  tenace  laccio,  dunali  per  mogliera  tua  nepote,  lui  e  solo  come 
voi  sapete,  ella  Nicola  tua  e,  orfana  et  medesmaméte  sola,  et 
per  causa  ch[ejlla  pratica  del  Thesoro  no  se  descropessi  (sic)  W, 

(a)  -f-  interi.  (b)   Corr.  da  facili[ssima]mente  (e)  -j-  »>arg.  (d)  Ri- 

petuto per  isbaglio  e  strale.  (e)  senza...    respecto   -f-  marg.  (f)  Coir,  da 

cóssegnassi  (g)  eh.  ...  acc.^«  (scritto  accidet/  indi  strale,  e  riscritto)  -\-  marg. 

(h)  [el  s[econd]o  (strale,  e  riscritto  con  inchiostro  nero)  recordo  del  S.  Compar[e] 
àtuoni]  (i)  -\-  marg.  ;  strale,  bò  (k)  ì  tutto  ~\-  marg.  (1)  -j-  marg.  ;  nel 

testo  strale,  grà  (m)  ■\-  marg.  (n)  Scritto  i  (o)  Sigla  che  somiglia  ad 

uno  scarabocchio.  (p)  Scritto  i  (q)  -ve  agg.  neW interlineo.  (r)  [per- 

suade se  dia  la  nicola  p.  moglie   (strale,   e   riscritto   con   inchiostro   nero   mog.^^ 
do  (sic  ;  forse  è  da  leggersi  alo^  amoroso]  (s)  Esp.  laccio  (ultivie  due  lettere 

cancellate).  (t)  Leggi  descoprissi 


Uìia  novella  umanistica  369 


in  casa  tei  raddurrai  insiemi  co  essa,  demostrando  ad  ogne  homo 
eh.  del  tuo  se  governassi,  et  esso  me  còfido  colle  toe  dolce  et 
còmode  parole,  et  ancora  per  obedirte,  constrengerase  de  (a) 
r[e]starce  patiente  :  et  se  poi  questo  sequitarai  el  mio  consiglio, 
pigliaraite  in  tutto  overo  una  bona  parte  del  Thesoro,  el  quale 
per  aprirte  la  pura  verità,  secundo  da  me  medesmo  per  qualch. 
suo  rascionar  me  coniecturo  :  trovarailo  esser[e]  magiur  assai  (b) 
eh.  un  mare  magno,  et  sforsaraite  quanto  più  cauta  mente  pote- 
rai, quello  raddurte  ì  buon  ducati  larghi,  et  desponite  poi  per 
qualch.  tempo  còdurte  per  habitar[e]  in  roma,  elli  honorar[ej 
visitar[e],  et  presentar[e]  li  gran  maiestri  (e),  li  quali  p[er]sequi- 
tando  questo  ordine  dato  (d),  telli  farrai  si  favorevili  et  grati  (e) 
eh.  per  la  (f)  mea  fede  et  da  bo[no]  Còpar[e]  de  sancto  ianni  io 
te  iuro  eh.  colla  loro  intercessione  havendo  la  pecunia  numerata 
et  in  cotanti  eh.  ì  manco  assai  de  quattro  mesi  senza  altro  sco- 
trino  overo  rigoroso  exame  (g)  ce  deventi  Cardinale  ?  per  cascion 
eh.  secundo  da  molti  (h)  me  e  stato  referito,  ansi  per  publica  fama 
per  tutto  e  divulgato,  vederse  (0  questa  tal  dignità  cóferita  ad 
homini,  quali  de  sangue,  de  presentia  et  de  costumi  da  nullo 
lato  siano  pari  a  te,  et  molto  manco  de  litteratura,  per  bench. 
questa  sia  la  minor  parte  eh.  ||  al  presente  in  q[ue]lla  corte  se  [e.  291  v] 
recerchi  :  Et  se  dove  nulla  altra  cosa  existimar  W  se  vede,  se  non 
ricchezze  de  molto  argèto  et  oro,  et  (')  in  buon  ducati  sopra- 
vanzassi tutti?  come  e  possebile  (*")  de  nò  arrivarce?  ansi  me  co- 
fido?  et  de  perfecto  core  dirtene  una,  eh.  considerando  ì  nel 
seculo  qual  curre,  appena  senterase  eh.  habi  lo  modo  et  bona 
volontà  de  spender[e],  eh.  ne  (")  serrai  a  tutte  le  bore  et  per 
molti  modi  soUicitato  (o)  et  repregato  :  A  questo  canto  resvi- 
gliose  lo  Arciprete  et  ancor  eh.  attento  fussi  a  lassarse  còsiglia- 
r[e],  per  bon  respecto  demostravase  ì  quello,  co  lento  replicarli, 
poco  curarlo  et  manco  farne  stima,  respondendoli  da  modesto 
et  temperato,  remettendose  sempre  alla  volontà  de  dio,  demo- 
strandoli tener  per  certo  le  soe  parole  fussiro  da  prudente  et 
bono  amico,  et  anch.  da  caro  et  perfectissimo   còpar[ej,  niente 


(a)  -f-  interi.  (b)  magiur  assai  -f-  ntarg.;  nel  testo  esp.  più  (e)  [Con- 

siglio  per   farse   (sciitto   farse,   sic)    lo   arciprete    Cardinale]  (d)   -f-   marg. 

(e)  Su  rasura.  (f)  -\- interi.  (g)  senza...  exame  -\-  marg.  (h)  -f-  tnarg.; 
nel  testo  esp.   più  (i)   [qual   Cardinali]  (k)   Scritto  e.\'"*'timar  (1)   de 

molto...  et  4-  tnarg.;  nel  testo  esp.  de  oro.  Piit  in  basso  altra  aggiunta  cancel- 
lata, (m)  V.  la  nota  p  alla  pagina  362.  Dopo  dirtene  chiamata  nell'interi.; 
ad  essa  però  nulla  corrisponde  in  margine.  (n)  Esp.  habi  da,-  strale.  es[sere?J 
(o)  -|-  marg.  ;  nel  testo  esp.  i>[re]gato 

Arrhiiiio  drìla   R.   Sociftà  roimiiia  di  storia  patria.   Voi.   XXXll.  24 


370  V.  Zabughin 


de  meno  molto  el  cófortava,  eh.  al  manco  per  quella  notte  sence 
volessiro  pensar[e],  ella  matina  sequéte  retrovarianose  ìsiemi  in 
sacrestia  per  exequire  tutto  q[ue]llo  eh.  alluno  et  allaltro  per  sua 
clementia  dio  mettessi  in  cor[e]?  Devite  ereder[ej  111.  S.  mio 
eh[e]llo  Compar  Miss,  lo  Arciprete  havédo  locati  in  tal  manigìo 
tutti  suoi  pensieri,  et  dispostose  far  prova  da  voler  participar  de 
tato  bene,  eh.  da  eh.  nacque  havessi  mai  la  più  molesta  et  tra- 
vagliata notte  (a),  ne  anch.  eie  (sic)  havessi  ponto  et  hora  de 
quiete,  persuadendose  già  non  da  grado  in  grado  de  titolo  hono- 
rato  farse  grande,  ma  aeeomulate  le  raseion  p[re]diete,  et  quelle 
discusse  et  bene  examinate,  tenevase  per  unfermo  et  verissimo 
concepto,  deventarne  ì  breve  tempo,  et  co  gran  facilita  rtiagni- 
fieo  et  excellente  cardinale  :  Si  eh.  el  sequente  matino  incòtinente 
se  forono  levati  ocellandose  lun  laltro  se  retrovorono  illa  chiesa 
cathedral  de  compagnia,  et  salutandose  co  fieto  sghigno,  et  sup- 
palliato  amore  come  eh.  in  giuntane  far  se  costuma  (b),  incomin- 
cio lo  Arciprete  come  più  degna  persona  a  farne  el  canto?  Dicen- 
doli Ser  compare  Antuoni,  nauti  eh.  io  te  responda  el  parer  mio, 
de  quello  eh.  ier  da  sera  raseionamo,  vorria  facessimo  el  mede- 
smo  eh.  i  principio  da  prudente  et  ho[mo]  savio  fecesti  eh.  eerto 
ì  simili  suecesi  devemo  timorosi  esser  de  dio,  recurreremo  adunca 
alla  sua  divina  maiesta  supplicandoli  per  sua  benigna  gratia,  ce 
inspiri  a  dever  bene  et  sanetaméte  adoperar[e],  dire  ce  voglio 
per  mea  devotione  la  messa  del  spirito  sancto  (e),  accio  ce  inde- 
rizzi  da  exequir[e]  hogie  cosa  qual  sia  al  preposito  perla  salute 
dellanima,  beneficio  del  corpo,  pace  et  benivolentia  de  tutto  el 
paretaio,  et  cosi  laudandose  dal  ser  còpar  Antuoni,  accedendoce 
collo  assenso  suo  esser  ben  deliberato  et  ì  ogne  modo  dever- 
sece  (d)  exequir[ej,  al  fine  se  disse  co  quella  devotione  qual  dio 
voleva,  et  celebrata  poi  accostatose  allo  compar[e],  disseli  lo 
p[at'lre  Arciprete  eh.  quello  eh.  per  dio,  stelle  o,  fato  se  ordi- 
[c.  292 1]  nassi  per  modo  alguno  posserse  ||  mai  evitar[e]  :  Confessando 
poi  liberamente  haver  per  longo  tempo  cognosciuto,  esser  da 
esso  sùmamente  et  de  continuo  amato,  et  per  q[ue]sto  certifi- 
carse  eh.  quàto  1  ogne  sua  oecurétia  li  succedessi  adoperarse, 
exequendolo  colli  recordi  et  bon  consigli  suoi  de  mai  posseree 
errar[e],  aggiungendoce  ancora  come  eh.  inspirato  dalla  maiesta 
divina,  esserse  disposto  pesar   la  Nicola   qual   sola   era   la  cara 

(a)  [la  Travagliata  notte  dello  arciprete]  (b)  -|-  interi.;  nel  testo  strale. 

sole  (e)  [la  messa  del  spirito  sancto]  (d)  Scritto  et  deverue'=«  1  ogne  modo/ 
indi  trasposto  coti  due  ||  ;  ogne  modo  espunto,  ma  non  sostituito  da  nessun' altra 
locuzione. 


U7ia  novella  umanistica  3  7 


anima  sua,  et  co  essa  insiemi  se  medesmo,  libera  mète  ì  nelle 
braccia  soe,  et  del  figliano  ?  deliberandose  tutto  quello  voler 
exequir[e]  ch[e]llui  co  amore  et  carità  li  consigliassi?  El  ser  com- 
pare Antuoni  audito  eh.  hebe  (a)  el  desiato  tuono  incótinente  li 
respuse?  compar  mio  miss[er]  lo  Arciprete  tu  me  hai  et  cogno- 
sciuto  et  manigiato  tanto  tempo,  eh.  devete  già  saper  in  tutto 
poto,  q[u]al  (b)  se  sia  la  mea  natura,  come  sapete  ancora  ogne  (e) 
secreto  et  cogitatomeo  (<i)?  io  nò  so  ho[mo]  da  molte  parole,  et 
q[ue]llo  tanto  q[u]al  (h)  nelle  mee  (e)  occùrentie  da  principio  ce 
cognosco,  ì  nella  medesma  opinione  1  sine  al  fine  mece  (<")  pre- 
servo, Si  eh.  io  so  in  parer[e]  eh.  quello  tanto  qual  poco  innàti 
te  ho  narrato,  lo  habiamo  ad  ogne  modo  da  exequire?  et  replico? 
se  tu  te  pigliarai  lo  Amoroso  per  figliolo  ?  et  governilo  come  so  cer- 
to saperai,  indubitato  me  assecuro  della  sua  salute,  della  quiete  et 
còtentezze  (sic)  mea,  et  còsequétemente  della  tua  exaltatione  :  Cer- 
tificandome  eh.  ancor  ch[e]lla  impresa  sia  laboriosa,  et  piena  de 
gelosia  et  de  pericolo  ?  niente  de  meno  spero  tence  habi  co  tanto 
senno  da  governar[e],  eh.  nò  solo  el  parentato,  ma  la  terra  tutta, 
et  anch.  lo  Ducato,  ne  restara  de  fama  et  de  proficto  da  molti 
lati,  et  per  molti  anni  assai  magnificato?  ma  q[ue]sto  sopra  tutto 
te  reco[r]do  eh.  co  esso  dextramente  te  còporti,  et  guardate  nò 
se  accorga  q[ue]sta  tal  cosa  la  habiate  da  me,  ansi  el  meglio 
serra  mostrartene  ignorate,  accioch.  desdegnato,  et  come  giovine 
levàdose  ì  colera,  nò  se  dessi  in  fuga,  elio  perdissimo  co  tutto 
lo  acquistato,  el  qual  te  iuro  perlo  sancto  iàni  q[u]ale  fe)  infra  de 
noi  tenemo,  eh.  io  nò  saccio  nel  quàto,  nel  q[u]ale  (s)  esso  se 
sia,  ma  secondo  el  senzo  [di]  q[ue]llo  ne  ha  narrato  nò  solo  lo 
tégo  gr[an]de  ma  ben  sta  pondo  et  asse  nieraviglioso(h)  borale 
cose  si  trovano  tutte  ì  nelle  mano  toe?  ella  vita  lo  bene,  ella 
felicita  nostra,  tutta  al  p[re]sente  depende  da  te?  et  se  haverrete 
q[u]alch[ej  (')  fede  ì  me,  animosamète  et  de  bon  core  desponite 
alla  imp[re]sa  :  Advisàdote  eh.  se  farrete  q[ueJllo  ì  questa  pra- 
tica, come  eh.  in  tutte  le  altre  cose  toe  hai  demostrato,  spero  || 
ansi  me  confido  eh.  dio  te  aiutara  posserne   assequire   quel  eh.    [e  292  v] 


(a)  eh.  hebe  -\-  interi.  (b)  Scritto  q»l  (e)    Riscritto   su    di   un' alita 

parola  stralciata;  marg.  di  nuovo  ogne  (d)  Trasformato  da -i, -i  {e)  Scritto 
mete  (sic).  (f)  Scritto  me"""  (g)  F.  sopra  la  nota  b.  (h)  ma  secondo... 

meraviglioso  -\-  marg,  (nò  solo  lo  interi.;  gr[an]de  scritto  gr.'^»/  tra  le  righe 
dell'aggiunta  un'altra,  stralciala,  identica  alla  prima  ;  nel  testo  esp.:  ne  manco 
.so  del  loco  dove  sia  trovato,  te  accetto  be»ie  esser  instato  molto  per  saperlo,  ne 
mai  se  e  còfidato  volermelo  iparar[e],  ma  q[ue]sto  .solo  1  ver  me  ha  cófessato, 
esser  The.soro  nu-i.-iviL-lioso  et  lt.-iihIc?;.  (i)  Scritto  q"lch. 


ZI''- 


V.   Zabuo^hÌ7i 


ò 


Senne  aspecta,  et  se  desidera,  et  quando  aiuto  over  còsiglio  al- 
guno  sopra  de  ciò  ve  abisognassi,  co  fidateve  de  farmene  adver- 
tente?  per  cascion  eh.  q[ue]llo  me  dispongo  adoperarce  eh.  se 
desidera  da  un  benigno  patre  perla  salute  et  bene  dello  suo  caro 
et  cordial  figliolo,  maximaméte  cognoscendo  farvene  piacere  :  Si 
eh.  essendo  elluno  ellaltro  de  speranza  già  repieni  per  dunar 
principio  allopera  tato  da  ogne  un  dessi  desiata,  partierose  collo 
baso  della  bocca,  abbracciandose  molto  amorevilméte,  et  toccan- 
dose  la  mano,  co  invocarce  lo  nome  de  dio,  et  co  ferma  ìten- 
tione  de  affrontarse  col  figliano  suo  Amoroso,  per  farne  sagio 
se  perlongo  parlamèto  possessi  còiecturarne  cosa,  eh.  alla  spe- 
ranza de  si  gran  concetto  nelli  rendessi  ferma  et  stabile  certezza, 
Mal  ser  compar[e]  Antuoni  notando  la  pratica  per  fine  a  questo 
acto  esser  et  al  suo  preposito  et  molto  bene  aducta  (a),  et  spe- 
randola secundo  el  figliol  desiderava  esser  conclusa,  retornosene 
incòtinente  in  casa,  dove  secundo  lordine  dato,  retrovoce  lo  Amo- 
roso, al  qual  narratoli  tutto  lo  progresso  (b),  co  dunarli  adviso 
ch[e]l  còpar[e]  Arciprete  lo  andarla  a  trovare,  discurrendoli  bene 
per  ogne  tasto  (e),  qual  secundo  el  tanto  (d)  se  (e)  havessi  da 
lui  (f)  adoperar[e],  co  fortolo  final  méte,  eh.  abboccandose  co 
esso,  se  sforzassi  demostrarli  stare  in  cervello,  accio  eh.  abiso- 
gnando possessi  (g)  ad  ogne  suo  quesito  responder[e]  ampia  mente 
per  le  rime,  et  app[re]sso  in  quel  eh.  succedessi,  da  accorto  et 
da  prudente  i  un  medesmo  instante  replicarli  possa,  certifican- 
dolo al  fine  de  haver  le  cose  soe  in  tal  grado  códucte,  eh.  se 
nò  selli  cetraria  ì  tutto  (h)  la  fortuna,  confidavase  co  gratia  de- 
dita (i)  se[n]ne  havessi  a  contentar[e]  :  Infra  de  questo  creda 
vostra  Illustre  signoria  secundo  de  qua  se  narra,  el  compare  Ar- 
ciprete (1^),  per  questa  pratica,  si  sospeso  et  tanto  elevato  se  tro- 
vava, eh.  colli  suoi  molti  et  varij  pensaméti,  nò  sol  del  breviario, 
et  della  messa,  ma  ancora  se  desmenticassi  del  magnar[e],  et 
ch[e]llo  minor  pensier  se  r[e]trovassi  (')  in  testa,  si  era  circa  de 
far  q[ue]l  sancto  (»")  parentato  ?  tanto  ad  ogne  hora  se  tormen- 
tava et  angosciava  perla  excessiva  ansietà  de  farse  grande,  cer- 


(a)  et....  aducta  -j-  marg.;  nel  testo  esp.  adducta  et  bene/  dopo  et  al  suo  pre- 
posito Il  per  la  trasposizione.  (b)  [Consigliase  fCon-  stralciato  e  riscritto  con 
inchiostro  nero)  allo  Amoroso]  (e)  Lezione  poco  sicura;  ultime  tre  lettere  ri- 
scritte su  di  altre  stralciate.  O  canto  f  (d)  Riscritto  :  era  cancellato  -sto 
(e)  Corretto  da  te  (f  )  -}-  marg.  (g)  Cancellato  -li  (h)  ì  tutto  -j-  marg. 
(i)  co...  dedita -j- war^.,-  scritto  in  due  riprese.  (k)  [Lo  {sopra,  con  inchiostro 
nero,  \J}  Arciprete  assai  Cogitabundo]  (1)  Scritto  'trovassi  (m)  ql  sancto 
-|-  marg.;  nel  testo  strale,  el 


U7ia  7iovella  unianistica  2)1  Z 


tificandose  già  ce  fiissi  el  modo  de  posserse  addure  et  habitar[e] 
in  roma,  et  cibarce  de  tal  manera  li  Cardinali,  elli  altri  grandi 
accepti  et  grati  in  corte,  eh.  con  gran  facilita  per  lo  mezo  loro 
ogne  sperato  grado  se  assequisse  :  Dallaltro  lato  assai  se  moles- 
tava, pensando  deverve  abandonar  la  casa,  (et  eh.  assai  pegio 
de  questo)  raddurse  in  loco  dove  praticandose  cose  importante 
et  grande,  constrecto  fussi  tractarli  co  opera  et  intercessione  de 
denari,  et  considerando,  eh.  de  si  facta  quantità  reservarse  || 
rascionarne  ad  homini  pecuniosi  et  ricchi,  dubitassine  molto  nò  [e.  293  r] 
ne  esser  scoverto?  pur  fra  de  questi  travagliati  pensamenti,  come 
eh.  da  novo  et  assai  urgente  parasismo  trovase  de  mente  de  corpo 
et  de  vita  conquassato  (a),  considerando  eh.  per  venir[e]  in  Roma 
fussi  necessitato  far  providimento  de  quello,  qual  per  mante- 
nersece  (b)  honorato,  cognosceva  sùmamente  abisognarli  :  per 
questa  cascione  remossese  de  parlar[e]  allo  Amoroso  et  retorno- 
sene  allo  compar[e]  per  pigliarsene  consiglio,  et  assequirne  inde- 
rizzo  overo  qualch.  salutar  (e)  et  utile  recordo  (d)  ?  et  retrovandolo 
assiso  ì  nanti  la  sua  porta  secundo  li  segnali  (e)  tormétavase  manco 
esso  (f)  dà  dubiosi  affandi,  mordicandose  logne,  et  scalpen- 
dose  assai  spesso  lo  capo,  ma  (s)  accorgédose  dello  compar[e] 
suo  (h)  arciprete,  demostrose  (0  (k)  receperlo  co  (')  grata  accoglienza 
renovàdoli  soliti  saluti:  et  poi  li  disse  si  presto  retorni?  Allhora 
replicoli  compar  mio  cordiale,  poi  eh.  per  la  gratia  de  dio,  et 
perla  sancta  opera  tua,  me  so  addutto  a  far  concetti  de  cose  ho- 
norate  et  grande,  te  prego  no  (m)  vogli  abandonarme  :  Pongamo 
caso  ch[e]l  Thesoro  se  trovi  co  effecto  de  tanta  importantia,  et 
si  copioso  et  grande  come  me  depegni  ("),  et  poi  de  q[ue]sto, 
ch[e]llo  Amoroso  mio  figliano  se  adduca  (come  de  certo  me  con- 
fido) a  sequitar  (o)  et  abbracciar  (p)  li  mei  recordi  ?  de  te  nò  posso 
farne  doi  persone,  perlo  honore  et  abisogno  della  casa,  la  cnra 
de  governarla  serra  la  tua  :  et  per  regimento  et  guida  dello  Amo- 
roso, et  honesta  et  còveniente  custodia  della  mea  Nicola,  e  neces- 
sario restateve  ^m)  fermo  ì  nella  terra,  et  io  per  assequir  q[ue]lIo 

(a)  Su  rasura.  (b)  -ce  -f  interi,  (scritto  mantenerse'"*';.  (e)   Esp.   re- 

cordo dopo  salutar  (d)  Esp.  Dicendoli  compar  mio  cordiale  réro  (?)  vólo  (?). 

(e)  Scritto  seKni.-  corr.  segna"  (f)  tormétavase...  esso -|- war^.  a  due  liprese; 

nel  testo  tormentavase,  che  l'A.  cercò   di  correggere   tormentase,    e   tormentato 
(g)  -|-  interi.;  nel  testo  cancellato  et  (h)  +  interi.  (i)  [Trovase  el  S.  Cò- 

l)ar[e]  Antuoni  ('-ni  stralciato  e  riscritto  con  inchiostro  nero)  molto  cogitabundo} 
(k)   Corretto  da  demostrando  (1)  receperlo  co  -\-  interi.:  nel  testo   esp.    farli 

(m)  Sic;  l.  nò  (n)  [Lo  Arcip[re]te  procura  Cosigliassi  C-gliassi  stralciato  e  ri- 

scritto con  inchiostro  nt^ro)]  (o)  Esp.  a  sequitar  sctitto  per  isbaglio  due  volte. 

(j))  -|-  vtarg.  (in  due  liprese:  et  ab...  bracciar^.  (qj  Scritto  restate^'' 


374  ^'^'   Zabughin 


eh.  per  nostro  comune  honor  desideremo,  come  homo  novo  già 
sol  co  pensarce  menne  stupisco  et  quasi  mence  sperdo  :  El  primo 
dubio  mio  si  e  (a),  eh,  per  haver  audito  eh.  de  vescovi  se  fando 
Cardinali  serrame  addunca  necessario  procurar  de  haver  qualch. 
bono  vescovato,  et  se  per  morte  over  permutatione  nò  se  asse- 
quisca  ce  (b)  andariano  molte  stimane  et  mesi  da  aquistarne, 
vorria  saper  da  te  come  eh.  da  antiquo  et  curioso  (e)  cortisciano, 
infra  de  questo  mezo  eh.  vita  serra  la  mea  per  provederce,  et 
posserme  accelerar[e]  et  consequire  el  grado  qual  per  te  co  tanto 
amore  et  fede  (d)  me  e  demostrato  ?  el  Ser  Compar[e]  Antuoni 
indicando  già  tenerse  (e)  la  desiata  (f)  caccia  ìfra  le  mano,  et  (s) 
per  quel  tato  (h)  ne  W  odiva  da  ogne  vano  et  dubio  sospecto  secu- 
rato  (1^),  respuseli  ?  essere  la  verità  eh.  in  tempo  antiquo  cosi 
se  costumassi,  ma  la  potentia  ella  auctorita  (ma)  i  nelli  (') 
pontifici  moderni  M  ì  ogne  lor  cócepto  (")  demostrase  es- 
ser[e]  si  potente  et  grande,  eh.  nò  se  pò  dubitar  de  cosa 
[e.  293  v]  alguna  (o)  (p)  ||  Massimamente  ì  questo  eh.  Statuti  ordina- 
tioni  et  legi,  Tutte  dependano  dalla  lor  volunta,  et  quello  se 
tiene  per  lecito  et  honesto,  eh.  se  cognosce  procedere  dalli  suoi 
comandamenti,  si  eh.  nò  solo  poco  ce  importa  de  esser  vescovo, 
ma  de  ogne  (q)  qualità,  et  ì  qualunca  stato,  purch.  celibe  se 
veda,  se  fussi  spurio  homicida  et  mal  credessi  in  dio  (r),  et  tro- 
vise  denari  la  auctorita  et  potestà  pótificale  còditeolla  (??)  beni- 
gna et  lib[er]al  lor  nat[ur]a  (»)  a  qualunca  dignità,  ancor  (t)  eh. 
fussi  iermatina  ingenerato,  el  forma  ì  continente  idoneo  i")  habile 
reputato  (v)  et  degno,  Replicoli  a  questo  tocco  {^)  da  (y)  affamato, 

(a)  [li  Dubij  dello  Arciprete  ("-rete  strale.  ;    riscritto  te  con  inchiostro  nero)] 
(b)   Cancellato  h-  (e)  -j-  marg.;  nel  testo  esp.  bono  (d)  et  fede  -|-  niarg. 

(e)  Scritto  tenerse  già;  trasposto  con  due  ||  .  (f)  -|-  interi.  (g)  Esp.  asse- 

curato  (h)  -|-  interi.  (i)  -f-  interi.;  nel  testo  strale,  eh.  (k)  -f-  marg. 

(1)  ma...  nelli  -|-  interi.;  il  ma  è  superfluo;  nel  testo  strale,  de  (m)  Scritto  mo- 

derni pontifici;  trasposto  con  ||  .  (n)  lor  còcepto  -\-  interi.;  nel  testo  (non  esp. 

né  stral.)  cosa  (o)  Segue,  espunto:  per  far  ch[e]llo  honesto  se  tenga  per  dsho- 

nesto  (sic)  inquo  (sic)  et  lordo,  et  ch[e]llo  iniusto  se  tenga  per  rascionevile  et 
assai  (strale,  ho-j  lecito  et  equo.  L' aggiunta  marg.  qfi  la  auctorita  pótificale  era 
ignor[at]a  (scritto  nell'interi.  delV  aggiunta  ignor.".-  nel  corpo  stral.  ignorata^  si 
riferisce  forse  alle  parole  in  tempo  antiquo;  ma  non  v'è  segno  convenzionale  che 
lo  confermi.  (p)  [dimostrase  la  potétia  de  pòtif...    (stralciato  e  riscritto  con 

inchiostro  nero  :    Pont.^^^]  (q)    Scritto    su    rasura,    dopo   cancellato    qualunca 

(r)  se...  dio  -j-  marg.,  in  due  riprese  se  fussi;  in  dio  agg.  posteriormente. 
(s)  Agg.  marginale  (scrìtto  prima  còditeolla  benigna  et  lib...  natura;  indi -ale  lor 
(seconda  ripresa)  strale,  e  scritto  definitivamente  -al  lor  nat.»j;  nel  testo  esp.  el 
forma  ì   continente  (t)   -f-   marg.  ;  nel  testo   cancellato   si  (u)   -{-   marg. 

(v)  -|-  interi.  (x)  [Resposta  (stral.  Res-  e  t'iscritto  con  inchiostì-o  nero  Ris-^ 

dello  Arcip[re]te]  {y)' Su  rasura;  cancellato  come 


Uìia  novella  umanistica  375 


et  ceco  da  avaritia,  come  farremo  de  bavere  tanti  beneficij,  eh. 
per  lo  honore  et  n[ost]ra  reputatione,  possamo  sostentare  de 
honesto  et  competente  nutrimento,  tanta  famiglia  ce  barra  da 
accompagnare,  Alhora  disseli  el  circunspecto  ser  Antuoni  (a), 
cb.  negociando  et  conversando  ì  nella  corte,  vederiace  mille 
modi  et  infinite  occasione  de  baverne  copia  de  preciosi  et  degni  : 
aggiungendoce,  et  co  (b)  fidate  de  me,  cb.  come  se  senta  et  co 
efFecto  poi  se  veda,  cb.  babiate  lo  modo  ella  volontà  de  spen- 
der[e],  te  barrando  ì  breve  da  fioccar[e]  de  nàti  alli  occbi  tuoi, 
cinquanta  (e)  et  cento  valerose  et  ferme  {^)  in  nanti  date  (e), 
ma  della  famiglia  nò  te  molesti  pigliarne  altro  pensiero,  se 
nò  de  beneficij  baverla  copiosa,  qual  sappi  cb.  venendo  ì  qua- 
lunca  loco  a  morte,  secundo  el  stile  de  q[ue]llo  sacratissimo 
collegio  li  havete  tutti  ì  vostro  capitale,  et  disporne  possete 
al  v[ost]ro  beneplacito  :  et  app[re]sso  sappi  cb.  salario  infra 
de  loro  nò  ce  curre?  ma  per  dirvelo  più  cbiaro,  cb.  reser- 
vata la  macra  et  negra  spesa  del  stomacoso  et  putrido  tinello, 
de  tutto  el  resto  essi  medesmi  senne  bado  (f)  la  cura,  et  dateve 
bon  core,  cb.  se  attenderai  adoperarte  in  corte,  da  mille  lati 
pulularando  materie  lucrose?  ne  te  sbigottisca  per  negociar,  la 
consciétia,  per  cascion  eh.  secundo  lordine  ella  auctorita  pótifi- 
cale,  co  cinque  soldi  (g)  dal  ceppo  de  san  pietro,  se  duna  ad 
ogne  coinquinato  o  vii  furfante  quel  sacro  (h)  regno  dello  para- 
diso, or  nota,  trovandove  voi  (0  uno  delli  veri  et  car  (sic)  (k) 
figlioli  de  dio,  come  e  possebile  te  possa  mancar[e]?  a  q[ue]sto 
canto  refocillato  ì  tutto  de  bona  speranza,  licentiandose  de  novo 
dal  compar[e],  despusese  sequitar  la  sua  fortuna,  et  per  darli 
principio  secundo  li  have[va]  poco  1  nàti  [consijgliato  0),  delibe- 
rose  de  affrontar  collo  Amoroso  come  capo  principal  della  can- 
sone,  et  incontratose  poi  colini,  con  humanissime  et  melliflue 
parole  recercolo  (m),  et  co  sua  comodità  baver  gran  desiderio  de 
parlarli,  respuseli  constrengendose  le  spalle,  starne  al  piacer  de 
sua  paternità?  Azzendoli  lo  Arciprete  cb.  senne  andassi  inconti- 
nente alla  Canonica,  demostrandoli  per  segni  q[u]al  (")  fussi  la  sua 

(a)  [Replico  fRep-  strale,  e  riscritto  con  inchiostro  nero;  anche  -X\- riscritto 
col  medesimo  inchiostro)  de  S.  Atituoni]  (b)  -j-  interi.  (e)  Esp.  bon  reserve 

(d)  vai.  et  ferm.  -f-  marg.  (e)  [lo  (stral.  e  riscritto  con  inchiostro  nero)  Stilo 

(-\o  riscritto  con  inchiostro  nero)   della   Corte]  (f)    Esp.,   ma   non  sostituito. 

(g)  Esp.,  non  sostituito.  (h)  Strale,   -sancto  (i)  -|-  interi.  (k)   et  car 

4-  interi.  {])  li  have[va]  ...  [consijgliato  -|-  marg:  :   -va  e  consi-  (o  piuttosto 

cósi-j  nascosti  sotto  lo  stringersi  dei  fogli  rilegati  ;  nel  testo  esp.  el  consiglio 
detteli    el    Ser    compare    Antuoni  (m)    [Lo  (strale,  e  riscritto  con  inchiostro 

nero  L')  Arcip[re]te  affròta  loamoroso]  (n)  Scritto  q'»l 


2^'] 6  V.  Zabtighin 


[e.  294  r]  càmora  (?),  dove  cóvenuti  ||  et  locatise  a  seder[e]  incomincioli, 
amorevil  mente,  et  co  molta  tenerezza  voler  intender  da  esso 
q[ue]l  eh.  se  feceva  et  in  eh.  exercitava  el  viver  suo,  et  app[re]sso 
come  se  cóportassi  col  suo  cópar  Sere  Antuoni,  et  al  fin  demo- 
strava meravigliarse  eh.  si  tardassi  de  pigliar  mogliera,  asse- 
gnandoli co  efficacissime  rascioni  eh.  vivendo  in  questa  forma 
ne  offendessi  grave  mente  dio,  et  esso  come  patre  suo  sperituale 
nelli  feceva  cóscientia,  cófortandolo  nò  volessi  esser  crudel  de 
se  medesmo?  Respuseli  senza  demora  lo  Amoroso  de  haverne 
poca  voglia,  azzendandoli  dex[tr]amente  (a)  de  havere  indirizzato 
el  suo  animo  altrove,  ne  meno  esser[e]  in  preposito  volerse  cóiu- 
gar[e],  et  recercandoli  lo  Arciprete  della  causa  perla  quale 
tanto  lo  còiugio  abhorrisse,  quasi  sghignando  (b),  perla  stranezza 
del  suo  compar[e]  Antuoni  li  respuse,  aggiungendoce  (e)  co  fatiga 
posserlo  (d)  più  oltra  tollerar[e]?  Disseli  alhora  se  io  fecessi  col  (e) 
mio  Còpare  se  transformassi  de  natura,  et  tenessite  come  deve- 
ria  da  suo  caro  figliolo,  nò  te  còtentarij  per  tuo  honor[e],  et  nò 
manco  per  sua  satisfactione  de  coniugarte  ?  replicoli  quasi  de 
animo  turbato  eh.  perla  fede  sua  nò  nel  còstrengessi,  per  esserse 
desposto  de  mai  còsentirce  ?  lo  Arcip[re]te  perla  aspera  resposta 
ancor  eh.  ne  restessi  mal  còtento,  nò  già  per  q[ue]sto  volse  de- 
sperarse  de  nò  posserlo  flecter[e]  et  placar[e]  :  Sforzose  dunca  (0 
strengerlo  (g)  co  nove  rascioni,  demostrandoli  far  lo  officio  del 
bon  patre  spirituale,  et  nò  voler[eJ  abandonar  la  impresa,  per- 
suadendoli prima  deverse  recognoscer[e],  et  poi  còsiderar[e] 
quanto  li  figlioli  debiano  rascionevil  mente  (h)  esser  sottoposti 
alli  precetti  de  lor  genitori  ?  et  obligati  siano  per  infinite  cause 
amarli  et  reverirlì  ?  Et  poi  de  q[ue]sto  el  (i)  confortava  ^)  read- 
vederse  dello  obligo  grandissimo  se  habia  da  satisfar[e]  a  dio  et 
anch[e]  alla  natura,  co  procurar  de  còiugarse  per  render  de  se 
almundo  algun  figliolo?  et  app[re]sso  deverlo  far[e]  per  magni- 
ficar[e]  et  honorar  lo  parètato?  eh.  al  manco  nò  paressi  eh.  perla 
sua  dapocagine,  nò  trovassi  homo  qual  se  degnassi  darli  moglie? 
respuseli  lo  Amoroso  pregandolo  assai  eh.  p[er]  sua  fé  nollo 
volessi  più  oltra  sopra  tal  còto  0)  travagliar[e]  certificandolo  poi 
nò  esser[e]  in  grado  de  levarse  de  preposito,  ma  eh.  de  continuo 
lo  trovarla  in  nel  medesmo  parer[e]  :  El  eh.  odito  anch.  ne  re- 
stessi lo  Arciprete  molto  mal  còtento,  et  quasi  ì  tutto  dalla  im- 

(a)  Scrìtto  dex"mente  (b)   Cane,    -n-   dopo  sghi-  (e)    Esp.    eh.    quasi 

(d)  -rio  su  rasura.  (e)  Sic  ;   l.    chel  (f  )    Scritto   andunca  ;    an-   espunto. 

(g)  Su  rasura.  (h)  Strale,  es-  (i)  Su  rasura;  cancellato  probabilmente    lo 

(k)  -j-  marg.;  nel  testo  esp.  streiigeva  (1)  tal  còto  -{■  marg.;  nel  testo  esp.  de  ciò 


U7ia  novella  umanistica  2>77 


presa  desperato,  niente  demeno  cóstrecto  dallo  concepto  desiderio 
de  participar  de  quel  Thesoro,  qual  si  excessivo  et  si  magnifico 
infra  de  se  spesso  opinava,  et  p.  q[ue]llo  ||  assequirve  si  vene-  [e.  294  v] 
randa  degnita  de  prelatura,  li  ritocca  el  fianco  co  più  crudi  et 
assai  più  asperi  speroni,  dicendoli?  esserse  fermo  (a)  ì  efferato  et 
bestiai  preposito,  et  appresso  alla  infame  nota  ne  (b)  acq[ui]stassi 
aspectassine  ancora  ì  tutte  oper[e]  soe  de  haverce  dio  còtrario 
et  inimico,  ne  speri  haver  mai  bene  in  q[ue]sto  mundo,  sequi- 
tando  q[uejsta  sua  erronea  et  bestiai  fantasia  ?  Alhora  (e)  respuse 
lo  amoroso  nò  esser[e]  de  tale  opinione?  ma  sella  sua  paternità 
sapessi  in  questo  caso,  quanto  ch[e]llui  sapeva,  nósolo  noli!  per- 
suaderla el  pigliar  della  mogliera,  ma  el  cófortaria  accelerassise 
più  p[re]sto  ad  exequir[e]  li  suoi  desiderij  ?  et  instandoli  molto 
ch[e]nnelli  volessi  al  fin  comunicar[e],  overo  azzendarli  de  qual 
fussiro  natura,  respuseli  (d)  ?  Patre  Arciprete  te  prego  nò  vogli 
darme  altro  travaglio,  et  pigliate  ì  còfessione  tutto  q[ue]llo  qual 
oderai  da  me  :  Sappi  ch[e]lla  intention  mea  nò  e  de  restar[e] 
più  1  q[ue]sta  terra,  et  per  questo  nò  mence  voglio  còiugar[e]  ? 
aggiungendoce  eh.  poi  eh.  dio  li  havessi  facta  bella  et  magni- 
fica gratia,  de  posser  per  ciasch.  loco  del  mundo  nò  solo  viver[e], 
ma  da  glorioso  et  honorato  citadino  còparer[e],  deliberavase 
goderla  in  qualch,  nominata  et  magnifica  cita,  et  se  nò  altrove, 
desponevase  venir[e]  et  habitar[e]  in  roma,  dove  certificavase 
nolli  mancassi  (e)  esserve  (0  et  honorato  et  reputato  (s),  et  tro- 
varce  anch.  delli  magnifici  et  primi  parétati  ce  fussir  fra  li  nobili 
et  patritij  romani:  et  eh.  nolli  mancarla  (h),  animo,  ne  ignegno, 
ne  manco  el  modo  de  exaltarse,  Remase  odito  el  canto  el  reve- 
rendo Arciprete  da  ('»  smarrito  et  stupefacto,  persuadendose  si 
come  (k)  ne  odiva  chel  Thesoro  fussi  assai  magiur[e]  de  q[ue]llo 
eh.  perla  relatione  del  Ser  compare  Antuoni  se  havessi  imagi- 
nato,  perla  qual  cosa  nò  se  (U  restava  a  replicarli,  confidandose 
anch.  p[er]la  grà  vo[glia]ne  haveva  (i»)  raddurlo  al  fine  '»)  a  tutti 
suoi  desegni  (o)  :  Restrenselo  adunca  co  (p)  parole  più  efficace  (Qi, 
persuadendoli  li  rascionassi  de  soe  voglie  (>)  aperta  mète,  et  co 
qualch.    fòdamento  (s),    promettendoli    da  bo[no]    pa[tre]    spiri- 

(a)  Scritto  fermato.-  -to  cane.  Ih)  Strale,  e  cane,  assap-  ^as-  .strale.:  sap- 

eane.  (e)  Rasura:  forse  es-  (d)    [Replico   (Kq-  strale,  e  riscritto  con   in- 

chiostro nero)  dello  Amoroso]  (e)  Esp.,  ma  non  sostituito.  (f)  -j-  marg.; 

nel  testo   strale.    esser[e]  (g)    Esp.    caro  (h)    Rasura:  forse   cancel.    ne 

(i)  -f  interi.  (k)  si  come  -f  matg.:  nel  testo  esp.  per  quello  (1)  -|-  interi. 

(m)  p....  haveva  -}-  marg.;  [lia]  nascosto  nello  stringetsi  dei  fogli  per  la  rilega- 
tura, (n)  al  fine  -f-  interi.  (o)  Strale,  res-  (p)  Esp.  alterate  (q)  più 
efficace  -f-  interi.          (r)  de....  voglie  -|-  marg.          (s)  E.sp.  per  cascion  eh. 


^yS  V.  Zabughin 


tiiale  (a)  receverlo,  et  tutto  occultarlo  ì  nella  sua  còscientia,  et 
retenerlo  ì  fine  alla  morte  in  loco  de  propria,  vera,  et  sancta 
confessione?  or  fia  con  dio  respuseli  Amoroso  Sanctolo  mio  (b), 
Misser  lo  Arciprete  p[re]gove  (e)  sopra  de  ciò  (d)  più  oltra  nò 
me  vog[l]iate  travagliar  (e)  per  esserme  disposto  eh.  q[ue]llo 
q[u]al  (0  esso  dio  me  ha  messo  infra  le  mano,  i  molto  più 
degno  et  excellente  loco  eh.  nò  e  q[ue]sta  terra,  volermene  (g) 
va]er[e]  et  satisfar[e]  :  Si  eh.  io  te  supplico  (i^)  patre  mio  nò 
ve  curate  più  oltra  molestarm[e]  (•)  de  quanto  te  ho  p.  fine  a 
qui  (k)  azzendato  (l),  te  accurarai  de  nò  fami  parola,  per  cascion 
eh,  facilissimo  serria  publicandose  per  voi  farmene  co  vostro 
[disjpiacere  ("i)  male  accapitar[e]  ?  :  El  eh.  inteso  parve  allo  Arci- 
prete li  bastassi  dever[e]  esserne  molto  (")  più  eh.  certo,  de  quanto 
el  compar[e]  Antuoni  li  havessi  referito,  ciò  e,  ch[e]l  Thesoro 
fussi  già  trovato,  et  quello  reputarlo  per  qualch.  intersegno  fussi 
mag[iure]  assai  dello  narr[ato]  («)  :  Si  eh.  la  imensa  et  excessiva 
[e.  295  r]  avaritia  (p)  perlo  ordinario  infra  de  ||  li  preti  (q)  innata  :  senza  me- 
sura  et  modo  el  dominava,  tanto,  ch[e]llo  addusse  a  retrovarli 
novo  canto  et  nova  rima.  Dicendoli  Amoroso  ce  prego  per  quello 
Sacrosancto  battesmo  qual  te  ho  dunato,  desponite  a  lassarte 
còsigliar  ?  et  iurote  perlo  sùmo  creator[e],  eh.  ben  per  te  se  tu 
me  darrai  fede,  se  esso  dio  me  custodisca  lanima,  et  se  consolata 
veda  la  Nicola  quale  e  lo  cor[e]  ellocchio  mio  deritto,  eh.  tanto 
hagio  da  operarme  per  te,  et  in  tuo  favor[e],  quanto  se  fussi  carnai 
fratello  suo?  tu  me  hai  narrato  volerte  addure  in  roma,  spe- 
rando da  molti  lati  farte  grande,  ma  considera  bene  figliolo  mio 
spirituale,  sella  tua  cosa  periculosa  fussi,  tato  serria  più  facile 
et  magiur  la  tua  mina,  per  nò  haver  pur  homo  illi,  eh.  in  tuo 
favor  dicessi  una  semplice  parola?  lo  p[re]tendo  per  vederte  de 
magnifico  et  superbo  rascionar[eJ,  eh.  altrove  debi  fondarte  eh. 
ì  nelle  vostre  faculta,  quale  ancor  eh.  siano  honeste,  si  mediocre 

(a)  bo[no]  ....  spirituale  -|-  marg.:   [tre]   nascosto   dallo  stringersi  dei  fogli 
sotto    la    rilegatura.  (b)    Sanctolo    mio    -f-  marg.  (e)  -f-  interi.;  nel  testo 

esp.  nò  te  affatigar  (d)  interi.  -\-  e  cancell.  ve  p[reJgo  (e)  nò....  travagliar 

-\-  marg.;  più  oltra  forse  è  da  posporsi  a  guest'  aggiunta  (^vog[ljiate  scritto  vo- 
g[l  nascosto^  -\-  iate  interi.).  (f)  Scritto  q^l  (g)  -\-  mar.g.;  nel  testo  esp. 

se  aconviene  eh.    menne   habia   da  (h)   -|-   interi.  ;   nel  testo   espunto    prego 

(i)  ve....  molestarm[e]  -\-  marg.;  nel  testo  espunto  me  dunar[e]  altro  travaglio  et 
(k)  fine  a  qui  esp.,  ma,  non  sostituito;  p.  aggiunto  neW  interlineo,  sotto  la  riga. 
(1)  Posposto  con  due  ||   (scritto  azzendato   fine  a   qui  (m)   co....    [disjpiacere 

-f-   marg.;   [disj   nascosto  sotto  la   rilegatura.  (n)   -|-  interi.  (o)   fussi.... 

narr[ato]  -\-  marg.  ('[iure]  e  |ato]  nascosti);  nel  testo  esp.  assai  molto  niagiur[e] 
eh.  lui  nolli  narrava  (p)  [la  Avaritia  de  p[re]ti]  (q)  Esp.  li  preti  ma  non 

sostituito. 


Una  fiovella  umanistica  379 


sono  da  nò  posserce  fabricar  si  alto  fondamento,  reservato  eh. 
per  nigromanzia  imparata  nova  méte  per  retrovar  thesori  nò  ve 
havessi  facto  qualch.  grande  acquisto,  et  ancor  eh.  cosi  fussi  te 
faccio  advertente  ne  debi  star[e]  in  cervello?  eh.  per  ben  eh. 
utile  sia  a  qualunca  habia  ventura  de  trovarlo,  tanto  succede 
esserli  pericoloso  et  dànaioso  noi  sapendo  oceultaméte  adoperar? 
el  eh.  essendo  dove  meglio  el  porresti vo  (sic)  oecultar[e]  eh. 
frali  tuoi  paréti,  et  secundo  li  abisogni  col  tempo  et  co  mensura 
tene  porresti  secura  mente  a  tutti  li  tuoi  comodi  valer[e]  :  et  se 
per  ventura  nò  volessi  (a)  per  qualch.  bon  respecto  de  quelli 
còfidarte,  et  vogli  lassarte  consigliar[e]  a  me,  io  te  demostraro 
eh.  app[re]sso  al  Thesoro  se  cosi  e,  come  io  me  penzo,  nò  ha- 
vesti  in  vita  tua  ne  miglior  mai  ne  magiur  ventura,  nò  solo  per 
cansarte  de  pericolo,  ma  per  posserlo  ad  ogne  tuo  beneplacito 
comodamète  goder[e]  et  fruir[e]  :  alle  qual  parole  demostrando 
lo  Amoroso  resètirse,  liberaméte  da  figliolo  a  patre  [djissimu- 
lando  C^)  quasi  lachrimarne,  respuseli  per  modo  eh.  per  gran 
circuito  et  da  parola  in  parola  della  quàtita  et  qualità  de  q[ue]l 
Thesoro,  et  ancor  del  modo  come  lo  havessi  trovato  ne  stessi 
quasi  in  tutto  resoluto  :  Et  retrovandose  per  q[ue]sti  tal  rascio- 
naméti  lo  Arciprete  come  se  fussi  allo  martorio  legato,  còside- 
rando  tutte  le  parole  del  figliano  haver  conformità  et  còsonàtia 
co  quelle  qual  del  suo  cópar[e]  Antuoni  haveva  audite,  despu- 
sese  infra  de  se  venirve  ì  ogne  modo  al  fine,  et  liberarse  de 
tanta  ansietà  indicando  nò  essere  molto  al  p[re]posito  còsumare 
el  tempo  et  se  in  tal  rascionaméti,  et  molto  manco  lassarselo 
reoscire  ì  resoluto  infra  le  dela,  ma  per  migliore  et  più  caro 
còsiglio  raddur  se  volse  alla  còclusione  de  quello  qual  già  da  se 
a  se  premeditato  fussi,  co  persuaderli  devessise  ||  per  molte  [e.  295  v] 
rascione  remover[e]  dalla  sua  opinione  de  habitar[e]  perlo  ben 
suo  i^")  altra  patria  eh.  quella  dove  esso  era  nutrito  et  allevato, 
còfortandolo  molto  se  lassassi  consegliar[e]  (('),  promettendoli 
ancora  eh.  al  fine  lo  farria  i  nello  esser  suo  molto  contento  et 
bene  satisfacto,  ofiferendoli  aneh.  assai  più,  eh.  senza  sospecto 
de  cosa  veruna  operariase  farlo  el  primo  della  terra?  el  eh.  in- 
teso parendoli  li  rascionaméti  fussir  de  natura  da  posser  retrarne 
el  disiato  fine  :  demostrose  lo  Amoroso  desideroso  volerse  ehia- 
rir[e]  eh.  cosa  fussi  q[uejlla  qual  co  tanto  amor  li  còsigliava  eh. 
per  lo  suo  bene  devessise  exequir[e]  :  Respuseli  alhora?  (e)  Amo- 
la) Esp.  de  tuoi  (b)  +  marg.;  [d]  nascosto  neW  atto  della  rilegatura. 
Nel  testo  strale,  et  (e)  Ripetuto  per  eì-rore  ed  esp.  de  habitar[ej  (d)  O  con- 
segua r  [e]  .*'          (e)  [Resposta  (Re-  strale,  e  riscr.  con  inch.  turo)  dello  Arciprete] 


380  V.   Zabughin 


roso  io  nò  ho  al  mundo  più  cara  (a)  et  più  cordial  cosa  della 
Nicola,  et  rendome  per  certo  ne  debi  haver  notitia  et  ancor  sa- 
pere quanto  sia  honesta  et  bella,  et  se  sia  (b)  del  magiur  et  più 
degno  parentato  della  terra  et  per  esser  sola  ì  nello  suo  patri- 
monio, più  p[reJsto  serra  la  prima  chella  secunda  del  Ducato  de 
ricchezze,  et  appresso  te  certifico  q[ue]lla  essere  el  core  ella  vera 
anima  mea,  dunartella  voglio  per  certo  et  secur  pegno  della 
unica  mea  fede,  et  per  tua  magiur  securita  me  delibero  sia  la 
tua  cara  et  cordial  mogliera,  et  tu  governaraite  sopra  lo  nostro 
patrimonio  liber  (sic),  securo,  et  senza  algun  (e)  sospecto,  si  eh. 
se  in  nel  spender[e]  per  qualch.  modo  tu  desordinassi,  per  el 
vu[l]go  (f^)  crederase  la  (e)  spesa  tutta  se  faccia  del  mio,  et  in 
q[ue]sta  forma  reddurremo  le  toe  cose  al  desiderato  salvamento, 
et  io  mai  mancaraio  infra  de  q[ue]sto  cósigliarte  et  recordarte  :  (0 
et  tanto  farro  per  te,  quanto  se  tu  me  fussi  nepote  carnale  :  Or 
qui  stupisco  II.  s.  mio,  notando  in  simil  caso  come  lo  Amoroso 
possessi  cótenerse,  niente  de  meno  (g)  come  homo  dallo  patre 
bene  instructo,  et  anch.  circunspecto  et  curioso  executor[e],  odédo 
lo  Arciprete  colle  soe  larghe  et  copiose  offerte  demostrose  sem- 
pre starve  attento,  et  colli  (h)  senzi  et  ancor  tutto  lo  animo  so- 
speso: et  per  ben  eh,  se  havessi  già  facto  concepto  goderse 
q[ue]l  suo  si  magno  et  desiato  bene,  et  molto  còtentarse  collo 
oportuno  et  dolce  rascionar[e]  haver  assai  ben  reddutti  suoi  pen- 
sieri, niente  de  meno  respuseli  co  reverétia  et  gràdissima  (>) 
somissione  :  Dicendoli  (k)  patre  Arciprete  voi  me  site  sanctolo, 
et  da  eh.  io  cognubi  mal  dal  bene,  de  cótinuo  stato  si  mio  pa- 
tre spirituale,  et  app[re]sso  sempre  ho  (')  cognoscuto  (sic)  eh. 
molto  habiate  amata  casa  nostra,  per  questo  me  dispongo  las- 
sarmete  (m)  consigliar[eJ,.et  poi  eh.  (")  cosi  te  pare  delibero  se- 
curaméte  (o)  collocarme  ì  nelle  braccia  toe,  et  exequir[e]  quanto 
a  te  paressi  co  mandarme,  pregando  dio  eh.  tutti  pensier  facti, 
[e.  296  r]  se  redducessiro  al  fin  desiderato,  ||  et  con  amor[eJ  et  benivolentia 
de  tutti  (p)  lor  pareti  (q)  q[ue]lli  se  possino  preservare    et   man- 


(a)  Esp.  cosa  (indi  riscritto  e  non  eliminato) .  (b)  Strale,  dello  (e)  Ra- 

sura, dove  poi  fu  scritto  sospecto  (d)  Scritto  uugjo  (sic).  (e)  Su  rasura. 

(f)    Strale.  (g)    Strale,    co-  (h)    L'ultima    lettela    era,    in    origine,  forse 

un  -o  (i)  reverétia....    gràdissima   -|-   marg.;    nel  testo   esp.   grandissima   (in 

marg.    scritto  et   g...  |  stissima,-  coi  retto   da  altra   mano  in  gràdi-^.  (k)  [Re- 

plico ('Re-  strale,  e  riscritto  con  inchiostro  nero)  dello   Amoroso]  (1)   Cancel- 

lato %-  (m)   Scritto  lassarme*»  (n)    Esp.    questo  (o)    Esp.    metterme 

(p)  Scritto  tutto.-  -i  ne IV interi.  (q)  lor  paréti  -f-  maig.;  nel  testo  esp.  el  pa- 

rétato.-  tutti  scritto  tutto' 


Una  novella  lunanistica  381 


tener[e]  El  eh.  odito  dubitandose  pedo  Arciprete  (a)  de  quello 
eh.  adopra  lo  tempo  ella  fortuna  et  perla  sua  desgratia  nò  se 
resolvessi  lo  adoperato  in  fumé,  et  de  tutti  suoi  desegni  re- 
stassine  deluso,  lassato  eó  dolce,  humane,  et  accomodate  parole 
Lo  Amoroso,  conferise  dove  era  el  Ser  eompar[eJ  Antuoni,  dal 
quale  per  gratia  singular[ej  reeereose  volerselo  menar  seco,  ì 
nella  casa  dove  la  Nicola  stava,  dicendo  nò  parerli  al  mundo 
viver  tantOj  da  posser  vederli  de  honesto  laccio  ì  siemi  colligati  (h)  ; 
El  Ser  compare  Antuoni  dextro  de  ignegno,  et  no  men  de  len- 
gua  pròto,  respuseli  compar  Arciprete  io  te  haio  grandissima 
cópassione,  per  esser  vexato  dal  medesmo  affando,  quale  haver 
me  demostrete,  et  fine  a  tanto  eh.  io  nolli  veda  insiemi  serrarne 
el  viver[e]  sempre  fastidioso  et  grave,  per  cascion  eh.,  speran- 
dose  del  bene  adoperar[e]  assequirne  (e)  ben  [e]  (d),  quanto  più 
p[re]sto  tanto  adunca  serra  el  meglior[e]  goderee  el  desiato  fru- 
eto  de  haver  molto  bene  adoperato  :  Lo  Amoroso  serra  lo  (e) 
obediente  et  caro  tuo  figliolo,  farretene  alto  et  basso  et  come 
piacerate,  per  cascion  eh.  ì  tutto  q[ue]llo  q[u]al  (0  ì  vostro  bene 
et  comodo  da  me  reeercarete  de  (g)  cócorde  (h)  et  unanime  pa- 
rer[e]  (>)  co  esso  cócurro  ì  còpiacerte  W  et  satisfarve  :  a  queste 
parole  se  mosse  del  cor[e]  intenerito  miss,  lo  Arciprete  et  co 
somesso  lachrimar[e]  per  alegrezza  abbraccia  et  basa  el  Ser  com- 
par[e]  Antuoni  (•)  et  poi  se  piglia  lo  Amoroso  perla  mano  et 
de  cópagnia  per  visitarla  vando  alla  Nicola,  et  come  cosa  da 
dio  già  (n^)  disposta  et  (")  ordinata  («)  trovose  (p)  la  casa  molto 
ben  provista,  et  essa  de  tanto  ornato  et  de  si  facta  bellezza,  come 
figliola  de  reputato  conte,  et  poi  le  composte  parole  colle  altre 
cerimonie  per  tutto  el  convicinio  in  simil  acto  costumate  farse, 
lo  Amoroso  promettendoselli  dote  a  rugitella  (qj  colma  li  cense  (r) 
una  bella  et  magnificai  correla  (s),  et  co  segni  et  sguardi  da 
àmazzar  lun  laltro  li  mise  ancora  el  suo  anello  in  deto,  et  per 
magiur  loro  felicita  (accio  chello  aspectar[e]  nolli  fussi  tedioso)  (i) 

(a)  [Cócluse  nietmrse   lo  amoroso    (segue    una  parola,    in   inchiostro   rosso, 
non  piti  decifrabile:  sopra,  riscritto  in  inchiostro  nero:  ì  ceslaj]  (b)  Esp.  el 

dextro  Ser  Antuoni  (e)  Strale,  el  (d)  Esp.  desiderato  (e)  Su  rasura; 

indi  esp.  tuo  (f)  Scritto  q'>l  (g)  Strale,  cócore  (sic).  (h)  Aggiunto  po- 

steriormente, (i)  ì  tutto....  unanime  parer[e]  -j-  marg.  (k)  Forse  corretto 

in  -ve  (!)  Esp.  e  strale,  pigliando  (corretto  poi  in  pigliase^  (m)  Esp.,  ma 

reintegrato.  (n)   disposta   et  -f-  marg.  (o)   Esp.   quella  (p)  Esp.  del 

ornato  ì  ex   sua   persona  et,-   cancellato   del-  (q)    [Lo  ordine  della  raglia] 

(r)   Scritto   i   cense  (s)   =   cotrigia,    cintura.    Manca    nel   Vocabolario   della 

Crusca.  (t)  Esp.  me  dubito,  se  dio  lo  adoperassi?  over  constrecto  da  liiìuata 

avaritia  persecurarse  de  quello  eh.  tanto  desiando  dubitava 


82  V.   ZabughÌ7i 


deliberose  el  patre  Arciprete  ch[e]lla  medesma  sera,  co  suoni 
[e.  296  v]  canti  et  secundo  el  loco  ||  el  tempo  factose  infra  delor  me- 
desmi  composto  convito,  cósumassise  poi  quel  [^)  sacro  et 
tanto  desiderato  matrimonio,  quale  co  molta  satisfactione  dei- 
luna  et  laltra  parte  creder  devemo  come  cosa  molto  amata  et 
aspectata  devessise  exequir[e]  :  El  sequente  matino  (b)  retro- 
vose  lo  Amoroso  havendo  assequito  quel  si  suave  et  amorevil 
pegno,  nò  solo  assai  lieto  et  be[ne]  (^^)  còtento,  ma  tato  se  exti- 
mava,  come  se  fussi  de  sangue  regale  :  ne  (d)  minor  alegrezza 
demostravase  esser[e]  ì  nella  sua  Nicola,  testificandose  et  lun 
p.  laltro  de  exviscerato  bene  molto  amarse,  elio  patre  Arciprete 
vedendoli  insiemi  unanimi  et  còcordi,  satiar  nò  se  posseva  de 
vederli,  ma  molto  et  assai  più  se  resentiva  perla  speranza  del 
futuro  bene,  maximaméte  intesa  che  hebe  la  intentione  et  vo- 
lunta  dello  suo  amoroso,  quale  el  di  sequète  co  molta  reverétia 
et  amorevile  demostratione  selli  scoverse?  Dicendoli  eh.  poi  eh. 
perlo  consiglio  suo  si  era  guidato,  et  adduttose  a  dever  pigliar 
mogliera,  de  cótinuo  el  terria  da  suo  venerando  et  molto  amato 
patre,  et  per  trovarsene  molto  (e)  satisfacto,  app[re]sso  allo  obligo 
grande,  qual  per  quàto  fussi  al  mundo  ne  li  (f)  portava,  dispo- 
*  sto  se  era  darveli  infinite  et  grasse  gratie  (s),  et  per  nò  desmen- 

ticarse  de  quel  tasto,  quale  per  ci  patre  li  fussi  poco  ì  nauti 
tocco,  celli  sopragiunse  eh.  esso  se  deliberava  per  modo  adope- 
rarse,  eh.  collo  aiuto  suo  tal  degnita  (h),  venissive  assequir[e], 
eh.  nò  solo  li  figlioli  della  Nicola,  se  dio  li  prestava  gratia  ne 
havessi,  ma  la  terra  tutta  co  tutti  convicini,  ne  fussir  magnificati 
et  honorati,  et  confermandose  ì  questa  tal  speranza  lo  Arciprete, 
còfidandose  de  magnifici  còcepti  ingenerati  da  si  larghe  pro- 
messe, trovase  ì  stato  da  mal  posserse  co  lengua  demostrar[e]  (i). 
Infra  de  questo  lo  Amoroso  sempre  co  lieta  et  delectevil  vita, 
attendevase  a  sguazzare  (k),  et  colla  sua  Nicola  molto  se  spessi- 
giava  travagliarce,  nelli  pareva  posserse  saturar[e]  de  quello 
sùmo  et  gratioso  bene,  qual  da  lor  fussi  per  un  grà  tépo  tato  (') 
aspectato  et  molto  (™)  desiato?  Ne  già  restavase  (come  de  cose 
nove  far  se  sole)  ch[e]lla  brigata  de  questo  novo  et  inopinato 
parétato,    nò    senne    meravigliassi   et    instupissi,    ne   mancava   a 

(a)  Esp.  sancto.  -f-  mai'g.  dopo  aspectata:  1  fra  de  loro  (b)  [La  Cóten- 

tezza  della  casa]  (e)  -\-  interi.  (d)  Strale,  s-  (e)  Su  rasura;  cancel. 

assai  be[ne].  La  lezione  molto  è  dubbia;  può  darsi  che  sia  mo....c&  (f)  Scritto 
ne'i  (g)  Non  esp.,  ma  marg.  -|-  recòpense  (h)   Però  scritto  dégnita.-  A. 

oscillava  tra  V^  e  V'\  (i)  -}-  marg.;  nel  testo  esp.  i)'arrar[e]  (k)  [Lo  Amo- 

roso attende  a  sguazzar[e]]  (1)  -|-  marg.  (m)  -|-  marg. 


Una  novella  umanistica  'X^Z^ì 


ciascun  dessi,  posserne  co  gran  rascione  mormorar[e],  notandolo 
si  occultaméte  esser  cótracto,  et  co  gran  celerità  se  sia  exequito, 
niéte  de  meno  tranquillatose  quasi  ogne  uno  perlo  suo  interesse, 
una  conioncta  et  honorevile  (a)  persona  del  patre  Arciprete,  et 
homo  quasi  primo  della  terra,  cósiderandolo  si  tumido  (b)  alegro 
et  confio  de  speranza,  con  sicurtà  el  suo  parer[e]  li  disse,  eh. 
de  questo  suo  novo  ||  parentato  p[re]stava  causa  de  diversi  W  [e.  297  r] 
et  óbrosi  (?)  rascionaméti  a  qualunca  el  cognosceva  ?  et  per  qual 
rascione  respuseli  lo  Arciprete?  replicoli?  per  esser  fra  de  voi 
et  de  sustantie  et  de  sangue  grandissima  inequalita,  eh,  e  el 
pegio  eh.  in  simile  acto  possa  intervenirce  :  per  sospicarce  (<^)  de 
còtinuo  nota  poco  honorevile  et  piena  de  sospecto  ?  achi  sorri- 
dendo respuse  lo  Arciprete?  o,  parente,  paréte,  ogne  ocello  nò 
cognosce  la  fico  (e)?  tu  tenne  accorgerai  sei  parentato  quale  ho 
facto  de  Nicola  sia  bene  over  mal  facto  (0  ?  Advisandote  eh.  tu 
et  tutti  li  altri  nostri  parenti  et  boni  amici  harràdo  causa  ren- 
gratiarve  dio  et  spero  ì  breve  farvelo  veder[e]  :  Questa  parola 
qual  da  orecchia  crescendo  sépre  (s)  in  orecchia  discurrendo  an- 
dava, distesese  per  modo  1  nella  terra,  eh.  se  mise  1  odio  et 
malivolentia  de  ogne  homo?  ne  tollerar  più  se  posseva  la  sua 
elatione,  ne  manco  la  insolétia  et  temerità  eh.  usava  sperando 
eò  mezanita  del  grà  Thesoro  (li)  assequirve  degnissima  et  reve- 
renda p[re]latura,  et  già  fermatose  in  questa  opinione?  ì  nelli 
andamenti  suoi  ben  se  assectava,  co  habito,  passigiare,  parole 
ampollose,  sputar  tondo,  anella  et  guanti  ì  mano  e  farse  el 
grande,  elli  suoi  rascionaméti  repieni  erano  sempre  de  imperho 
et  de  quanquà,  demostrandose  ì  piazza  cogitabundo  et  eircun- 
specto  :  Hora  .  111.  S.  mio  io  me  (>),  readvedo  eò  parerme  im- 
presa de  amabile  et  piaeevile  novella  esserme  ì  longo  molto 
intertenuto,  per  q[ue]sto  me  radduco,  ne  voglio  più  oltra  rascio- 
nar  dello  Arciprete  lassandolo  per  un  pezzo  repieno  et  ben  con- 
flato de  speranza,  demostrandose  ad  ogne  homo  viver  da  lieto 
et  molto  ben  cótento:  Elio  sor  compare  Antuoni  deveva  ancor 
esso    co    grà    rascione    molto   còtentarse,   rengratiando   dio   ella 


(a)  et  honorevile  ~\-  marf;.;  nel  testo  esp.   per-  (b)  -i    tumido  -|-  tnarg. 

(e)  -\-  interi.;  nel  testo  esp.  novi  (d)  -ica-  su  rasura.   Due  aste  orizzontali: 

una  sopra  [ho]-  norevile,-  l'altra  più  in  giù  ('over  mal  facto,  con  un  X  n").  Queste 
aste  servivano  all'  A.  per  far  mettere  in   rilievo   i  brani  salienti.  (e)   [(agg. 

con  inchiostro  nero:    Prov.'V  ogne  ocello  nò  cognosce   lo   fi-  (strale,   e  riscritto 
lo  fico  con  inchiostro  nero)]  (f)    y.  sopra  la  nota  d.  (g)  crescendo  sépre 

-|-  marg.;  segue  una  sigla  poco  chiara:  [et/]  (h)  [la  elatione  dello  arciprete] 

(i)  Esp.  radduco.  Asta  orizzontale  nell'interi,  sopra  mio 


384  V'  ZabugIiÌ7i 


natura,  vederse  conceso  ignegno  animo  et  modo  co  haver  lengua 
si  copiosa  et  dextra  da  fabricarse  si  bello  et  si  gran  consolaméto, 
et  vederne  el  figliolo  secando  dire  per  el  vulgo  (a)  se  costuma, 
a  corpo  ben  repieno  satisfacto,  et  esso  alegramente  et  di 'per 
die  toccar[e]  ì  compagnia  deloro  la  vitriola  (b)  :  Elio  Amoroso 
godendose  quél  piacere  co  tanti  afifandi  et  per  gran  tempo  inàti  (e) 
desiderato  (d),  et  aspectato,  posseva  fra  tutti  beati  el  primo  et 
più  còtéto  iusta  mente  nominarse?  Della  Nicola  per  quanto  de 
honesta  et  bella  donda  (sic)  rascionar  se  deve,  infra  le  altre  de- 
mostravase  de  esser[e]  assai  la  più  cótenta,  et  amando  sùma  il 
[e.  297  v]  mente  el  suo  amoroso,  et  perle  gagliarde  et  dolce  opere  soe 
frequentandoli  la  rubrica  de  delecti,  se  interteneva  hilare  iocunda 
be[ne]  cótenta  (e)  et  tanto  se  extimava  magnifica  et  grande, 
come  (0  nora  et  mogliera  se  fussi  stata  de  grandissimo  conte, 
o  Duca  :  Ma  la  Fortuna  qual  mai  se  tranquilla,  in  breve  adope- 
rose  disturbar  tutti  della  lor  felicita  (s)  :-  causa  et  principio  ne  fu 
el  nò  posserse  tollerar[e]  la  insolentia  del  molto  bestiai  patre 
Arciprete,  qual  demostrandose  de  còtinuo  colle  soe  ì  considerate 
et  temerarie  parole  (h),  crepar  faceva  li  fianchi  (')  a  qualunca  lo 
sentissi  rascionare  :  Succese  eh.  infra  li  molti  altri  uno  emulo 
suo  fortemente  desdegnato  per  vederse  ì  nel  maritagio  della 
Nicola  esserve  (k)  postposto  allo  Amoroso,  sentendo  et  compren- 
dendo la  subita  et  pazza  elation  dello  Arciprete  (1),  davenenoso 
et  livido  (m)  furore  exagitato,  mossese  a  darne  un  fischio  ì  nelle 
orecchie  dello  111.  s.  Duca,  dove  la  sua  malignità  si  bene  ado- 
peroce  eh.  in  cótinéte  audito  ne  hebe  el  tuono,  deliberose  co 
celerissima  expedition  darce  recapito,  pur  dubitando  nò  se  intor- 
bidar[e]  da  se  medesmo  lacqua,  vexàdose  da  varij  cócepti,  per 
dubito  nò  se  scoprissi  et  publicassise  co  suo  dàno  la  novella  (") 
parveli  perlo  più  indevine  et  salutar  consiglio,  solo  in  quel  bora 
mandar  perlo  Amoroso,  el  qual  còparso,  et  secundo  lordine 
dato  incótinéte  (o)  fu  facto  presone  et  (p)  ì  una  rocca  nò  molto 
distante  co  grà  diligentia  trovose  custodito,  et  desiderando  asse- 


(a)  Altra  asta  di  dubbio  significato  nelV  interi.  (b)  Dizionario  della  Cru- 

sca^, IV,  728.  (e)  -\-  interi.  (d)  A.  volle  espungere  questa  parola,  ma  non 

fece  cìie   un^  asta    tenuissima   non   sostituendo    poi  in   margine    yiulla   di   nuovo. 

(e)  bé  cótenta  -\-  marg.;  nel  testo  esp.  al  mundo  et  molto  (la  parola  subì  una 
correzione  indecifrabile  prima  di  essere  esp.);  nel  marg.  esp.  et   (dopo  iocunda^. 

(f)  Altra  asta  neW interi.  (g)  \con  inchiostro  nero:  mano  del  sec.  XVII:  Al- 
legrezze, in  piati]  (h)  Su  rasura.  (i)  Scritto  e  espunto  lo  core/  lo  corr. 
in  li;  fianchi  -j-  interi.  (k)  Esp.  stato  (1)  Esp.  da  grandissimo  desdegno 
(m)  et  livido  -|-  marg.           (n)  Strale,  li           (o)  -|-  marg.  (p)  4"  interi. 


Una  novella  umanistica  ^8^ 


o^o 


curarse  de  trovar  la  verità  cómise  («)  alli  tre  primi  officiali  della 
corte,  andassiro  de  compagnia  a  far  de  lui  exacta  fti)  examina- 
tione,  quali  da  diligenti  et  curiosi  executori  se  addussero  dove 
lo  Amoroso  stava,  et  incòtinéte  iusto  el  misero  alla  corda  dove  (e) 
vedendose  molto  male  adducto,  et  esserli  quel  gioco  da  eradi- 
carli el  cor[e]  ?  despusese  ne  de  ignegno,  ne  de  lengua,  ne  molto 
manco  de  animo  màcarse,  et  demostrandose  come  el  dever  vo- 
leva assai  (d)  da  stupido  et  mesto,  disseli  Signori  officiali  per 
eh.  questo  a  me  (e)?  porrla  sapere  (0  eh.  cosa  ve  morda  (s)  (me)? 
diteme  quenne  acquistarete  guastar[ej  un  giovine,  et  ì  nocente, 
della  sua  persona?  respuseli  lo  Secretano  uno  delli  tre  officiali  : 
Allo  111.  signor  Duca  li  e  stato  referito  eh.  tu  habi  trovato  gran- 
dissimo Thesoro(h),  q[ue]sto  (')  volemo  saperlo  da  te,  percascion 
eh.  la  rascion  vole  eh,  quello  quanto  fussi,  sia  della  sua  Signoria 
et  a  qualunca  lo  trovassi  restituendolo  amorevilméte  semp.  co 
q[ua]lch.  particella  sennelli  usa  grat[itudin]e  (k)  ?  lo  Amoroso 
considerando  dove,  et  infra  de  chi  se  retrovava,  dubitando  de 
nò  essere  dessossato,  demostroseli  per  bon  modo  volerli  dir  la 
verità,  et  per  dar  bó  fede  al  ||  hoste  dispostose  colorar  de  verità  [e.  298  r] 
la  giuntarla,  recercoli  de  doi  cose  per  gratia,  la  prima  eh.  nò 
volessiro  da[r]li  algun  tormento,  laltra  se  era,  eh.  selli  diceva 
cosa  utile  et  grata,  et  per  opera  sua  pervenissile  alle  mano,  eh. 
volessiro  ìterceder  per  esso,  eh.  q[ue]lla  se  degnassi  esserli  in 
qualch.  parte  cognoscente,  et  grato  (')  max[im]améte  volendolo 
la  rascione  co  e  dite  ("i)  (?),  et  essendoli  elluna  ellaltra  gratia  dalli 
officiai  concessa,  disseli  esser  la  verità,  eh.  lui  lo  haveva  tro- 
vato, et  narratoli  del  modo,  celli  conto  (")  per  ordine  ancor  la 
visione,  aggiungendoce  nò  haverne  ancor  mossa  (o)  cosa  veruna, 
sol  per  sospecto  de  nò  esser  scoperto:  et  adomandato  poi  del 
loco?  disseli  esser  ì  nella  sumita  de  una  aspera  mótagna,  dalla 
te[r]ra    sua    nò    molto  distante,  et  recercato  sence  sapessi  retor- 

(a)  Altra  asta  uelV  interi.  (b)  Esp.  et  diligete  {<:)  -f-  interi.:  nel  testo 

esp.  et  (d)  +  interi.  (e)  a  me  +  interi.  (f)  Esp.  quel  (g)  Lezione 

incerta;  scritto  piuttosto  moria  o  mova  fm-  strale):  cosa  ve  morda  (?j  -\-  interi.; 
nel  testo  esp.  cerchite  saper  da  Dopo  r  agg.  interi,  il  me  è  superfluo.  (h)  [Sco- 

vertose  ^sco-  strale,  e  riscritto  con  inchiostro  nero)  del  Thesoro  ne  hebe  iiotitia 
el  duca  (ultime  due  parole  strale:  riscritto  inchiostro  nero,  mano  sec.  XVII (f): 
il  Ducay]  (i)  Asta  nell'interi.  (k)  et  a....  grat."" -|- wa^^.  ('et  a  qua- j/ro/c. 

e  riscritto  neW  interi,  da  altra  mano;  così  pure  amore-,-  dopo  semp.  strale,  si  ; 
dopo   sennelli   strale,   gratitudine  e,   scritto   da  altra  mano,  usa  grat."»  (I)  et 

grato -j- wiar^.  (m)  max"méte....  co'e  dite  (strale,  e  riscritto  con  altra  mano) 

-\-  marg.  (n)  Cancellato  re-  freconto/  (o)  Scritto  mo"sa.  Asta  orizzontale 

sopra  scoperto 

Archivio  dulia   A'.   Sm  ir(„   ,u„Hu,a   ai  .siin  la  j>aiiia.    \.il.    X  X  \  il .  25 


386  V.  Zabughin 


nar[e]  (a),  ^espuseli  assai  (b)  ben[e]  saperlo,  per  esserve  retrovato 
spesso  alla  caccia  delli  orsi,  et  per  haverla  tanto  frequétata,  de 
meza  notte  se  cófidassi  retrovarla  (e),  et  eh.  ad  ogne  lor  bene- 
placito ad  occhi  chiusi  celli  condurrla,  el  eh.  intesose  (d)  disle- 
gato se  consegno  al  castellano,  et  essi  alegri  sperandone  perla 
bona  nova  assequirne  anch.  (e)  qualch.  grasso  beveragio,  torno- 
rono  subito  al  signor[e]  per  volerne  intendere  et  exequir  sopra 
de  ciò  li  suoi  cómandaméti  ?  Or  qui  no  curo  II.  S.  mio  notarve 
in  carta  le  grave  et  differéte  passioni  (f)  dello  II.  Signor  Duca, 
special  mente  certificato  fu  da  suoi  della  inopinata  et  preciosa 
ocellàscione  (g)  ?  per  cascion  eh.  io  me  dubito  eh.  quando  ben 
me  fatigassi  dirne  assai,  trovariase  co  pura  verità  haverne  ap- 
pena dato  un  breve,  nudo,  et  ben  semplice  azzendo,  et  ancor 
eh.  de  novi  et  differenti  pensaméti  da  concepto  in  concepto 
come  creder  se  deve  exagitato  fussi,  con  magiur[e]  affliction  se 
tormentava,  nò  posserve  ì  modo  alguno  publica  méte  come 
harria  desiderato  rascionare,  dubitandone  sùma  méte  eh.  se  quel 
se  publicassi,  dallo  S.'""  (h)  su  Re,  over  dal  Sancto  patre  senza 
respecto  et  cètra  la  sua  voglia  integralméte  li  fussi  intercepto  : 
Si  eh.  assai  occulta  mente  al  fine  ordinoli  ch[e]llo  menassiro 
allo  loco,  imperho  et  custodito  et  molto  be[ne]  legato,  et  retro- 
vato havessiro  co  effecto  quello  qual  co  tanta  ansietà  se  recer- 
cava, havutone  poi  da  loro  celere  (')  copioso  et  certo  adviso, 
incontinente  ce  harria  màdati  C^)  muli  a  caricarlo,  et  sopra  ogne 
altra  cosa  monili,  et  feceli  advertente,  eh.  sì  cautaméte  et  co 
tal  destrezza  procurassiro  exequir  q[ue]sta  imbasciata,  eh.  ne 
lengua  ne  mano  lun  dellaltra  mai  se  confidassi,  et  per  dunar  (l) 
recapito  a  quanto  cómesso  li  era  se  condussero  (m)  alla  (")  rocca, 
et  co  tre  surgéti  per  lor  securta  secundo  lo  ordin[amen]to  del 
[e.  298  v]  Signor[e]  (o),  menarono  lo  Amoroso  ||  ben  custodito  et  legato 
sulla  groppa  del  cavallo,  per  fine  a  tanto  eh.  (p)  se  addussero 
allo  sallir  della  montagna  dallo  amoroso  demostrata,  et  essendo 
q[ue]lla  aspera  et  male  accessibile  constrecti  forno  smontar  tutti 
da  cavallo^  et  consequentem.*''  disligare  lo  Amoroso  per  casció 
eh.  ligato  (q)  mal  posseva  adoperarse,  et  sequitando  lo  fastidioso 

(a)  -|-  interi.;   nel  testo  esp.  andar[e]  (b)  -f-  interi.  (e)   se....   retro- 

varla -|-  marg.  ;  nel  testo  esp.  ce  saperia   tornare  (d)   Altra   asta  nelV  interi. 

(e)  -ne  anch.  -\-  interi.  (f)   [le  passione  del  Duca]  (g)    Manca   nel  Voca- 

bolario, (h)  -|-  interi.  (i)  Esp.  adviso  (k)  Strale,  p-  (1)  -u-  su  ra- 

sura, (m)  Esp.  co  tre  surgenti  (n)  Scritto  dalla,'   d-   strale.  (o)   et.... 

Signor[e]  -\-  marg.    (^ordin[amen]to.-   scritto   ordinamen  indi  -amen-  strale,  e  nel- 
V  interi,  aggiunto  un  -\.o)  ;  nel  testo   esp.    et   illor   compagnia  (p)  Esp.  fine  a 

tanto  eh.  (q)  Esp.  mal  possallire 


Una  7iovella  umanistica  2)^^ 


caminar[e],  per  arrivar[e]  al  loco  designato,  li  officiali  incomin- 
ciorono  a  straccarse,  elli  surgenti  perlo  aspero  et  rigido  camino, 
si  anch.  per  menar[e]  li  lor  cavalli  perle  briglie  a  mano,  de 
lento  passo  possevano  co  grà  (a)  fatiga  et  appena  seqiiitar[e]  : 
Lo  Amoroso  manteneva  caminando  tutti  co  bone  parole  in  con- 
fidanza, recercandoli  spesso  de  fede  volessiro  adoperarse  ch[e]llo 
111.  signor  Duca  el  recognoscessi  per  sua  benigna  grati  a  de 
qualch.  cosetta,  offerendose  de  robe  et  della  vita  restameli  a 
tutti  1  perpetuo  obligato  (b)  ?  infra  de  questo  per  iudicarse  (e) 
dove  et  a  eh.  pericol  (d)  se  trovava,  dubitando  nò  retornar  da 
vero,  dove  già  beffigiando  si  dextramente  senne  vedeva  oscito, 
deliberose  primo  pericularse  a  morte,  eh.  restarli  p[re]sonato 
infra  le  mano  (e),  et  cosi  dispostose  de  ignegno  et  cor  svigliato, 
come  se  vide  adducto  sulla  cima  alla  montagna,  dettese  in  salti 
infra  de  q[ue]lle  aspere  rupe  (f)  et  sbrigatose  da  essi,  animose 
per  modo  allo  fugir[e],  ch[ejl  vento  a  grà  fatiga  lo  harria  supe- 
rato, et  cosi  da  greppa  ì  greppa  per  esserce  (§)  alla  caccia  delli 
orz[i]  (h)  come  lui  diceva  spesso  costumato,  raddussese  final 
mente  et  co  gran  (i)  securita  allo  affectato  salvaméto  :  Li  officiali 
mandati  dal  Signor[e]  (k)  vedendose  delusi  restorono  molto  affli- 
cti,  et  co  grandissimo  dolore,  dubitando  maxima  mente  de  tutto 
quello  qual  poi  perla  medesma  cascione  li  succese,  et  per  bench. 
suspectando  della  ira  del  signor[e]  facessiro  0)  pensamento  de 
fugir[e],  conclusero  al  fine  per  loro  minor  infamia  (et  per  esserli 
vassalli)  p[er]  (m)  molto  minor  dàno  voler  restar[e]  a  q[ue]llo  ne 
succedessi  :  Si  eh.  tornati  forono  alla  corte,  el  secretano  per 
remutarse  de  suoi  vestimenti  andosene  incótinéte  alla  stantia 
del  (")  suo  ordin[ar]io  recepto  (o),  co  intétione  de  representarse 
poi  allo  Signore,  li  altri  doi  ce  andarono  de  longo,  et  il  incon-  [e.  299  r] 
tratise  co  sua  Signoria  (p),  quale  aspectava  (q)  co  grande  ansietà  (r) 
sentir  adviso  de  quel  tato  ne  fussi  exequito?  ne  de  animo,  ne 
de  corpo,  ne  de  membra  se  acquietava,  si  eh.  vistili?  et  squa- 
dratili, esser  de  aspecto  et  de  (s)  aer  còtristati,  prenosticose  perlo 
primo  ì  contro  ch[e]llo  loro  operato  nò  fussi  molto  al  preposito 

(a)  Scritto  gra  (sic).         (b)  -b-  su  rasura.         (e)  Esp.  da  vero         (d)  et.... 
pericol  -f-  tnarg.  (e)  [Io   Amoroso   (scritto  lo  e  riscritto  con  inchiostro  nero 

da  mano  posteriore:  \J)  scappa  et  datose  in  fuga]  (f)  aspere  xu\»*ì  -\-  interi.; 

nel  cesto  esp.  pentente  (g)  Esp.  oostumato  (h)    delli    orz[i]    ^-i    nascosto 

nelV  atto  della  rilegatura)  ■\-  niarg.  La  Parola  orz[i]  riscritta  da  altra  mano  (ox7A). 
(i)  Esp.  facilita  (k)    Esp.   restorono  (1)   -ir-   su  rasura.  (m)   -f-  interi. 

(n)  Corr.  ex  dove  (o)  suo  —  recepto  -f  marg.  :  nel  testo  esp.  se  radduceva/ 

ordin[ar]io    scritto    ordin.'"  (p)    [li    olFiciali    tornandando    (sic)    allo    duca] 

(q)  Esp.  et  desiando  (r)  Esp.  (iesificraiido  (s)  Due  lettere  erase. 


^SS  V.   Zabugli in 


infra  de  se  già  desegnato:  ma  intesi  poi  li  andamenti,  et  quel 
ne  era  succeso,  per  modo  incominciose  ad  alterar[e],  eh.  poco 
ne  manco  de  nò  metterli  le  mani  de  bon  bastone  accompagnate 
addosso,  dubitando  eh.  de  accordo  colla  lor  utilità,  nollo  havessir 
de  pacto  facto  relassato,  perla  qual  cosa  meravigliandose  la  corte 
restavane  tutta  cótristata  et  mesta,  et  essi  ficcati  li  occhi  ì  terra 
se  dimostravano  (a)  perla  beffe  molto  mal  cótenti,  et  tanto  se 
astrengevano  deversene  molto  magiurméte  vergognar[e]  (t>),  ve- 
dendose  privi  de  lengua  et  de  ignegno  de  trovar  cascione  da 
scusarse  col  signor[e],  el  quale  spoliar  mal  se  posseva  del  grà 
sospecto  trovavase  perla  ignavia  loro  in  nella  mente  fabricato, 
pur  come  (^)  frustati  cuzzi  {^)  caricati  de  menacele  et  de  rebuflì, 
iudicandose  bora  per  bora  perla  minore  et  più  facile  pena  haver 
conquassate  le  braccia  alia  corda  {^)  al  fine  sbattuti  et  atterriti 
de  paura,  lassando  el  duca  da  (0  quel  furore  molto  exagitato, 
ancora  essi  senne  andorono  a  mutar[e]  :  In  questo  disturbo  et 
gravissimo  travaglio,  sentitose  (g)  per  certe  camore  remote, 
oscirne  un  grande  et  miserabile  ululato  ('»),  accompagnato  de 
profuso  lachrimar[e],  et  gridarse  ad  alta  voce,  esser[e]  al  mundo 
desfacto  (')  et  desolato,  dove  de  subito  (k)  al  gran  rumor[e]  con- 
cursi  cortisciani,  trovorono  essere  el  Secretano  colle  mano  alle 
vote  (1),  prostrato  ì  un  banchetto  a  piede  allecto,  et  volendose 
intendere  da  lui  q[ue]llo  li  fussi  si  subito  succeso?  respuseli?  (m) 
nollo  vedete  voi?  se  in  tutto  me  trovo  desfacto?  et  (")  minato, 
Triste  et  sconsolato  me,  nollo  vedete  voi  ?  quanta  sia  la  mea 
crudel  ruina,  suggiungendoce  esserli  (o)  stata  reaperta  la  cassa, 
et  rubbatine  (p)  cento  ottanta  pezzi  de  oro,  replicando  et  pur 
dicendo  o,  sventurato  me,  questo  serra  el  Thesoro  qual  co  tanta 
ansietà  se  recercava,  de  desfar  (q)  mi  povero  homo,  et  levarme 
quanto  da  eh,  nacqui  me  haveva  co  grandi  affandi,  et  servendo 
sempre  ad  altri  accumulato  (0  :  el  eh.  referendose  al  signore 
[e.  299  v]    spumando    perlo  l!  naso    et    perla    bocca   da   irato   et  foribundo 

(a)  ficcati....  dimostravano  -j-  marg.  ^dimostravano  riscritto  da  altra  mano 
dopoché  il  raffilatore  del  codice  tolse  le  ultime  lettere  alla  parola  demostra....  di 
mano  delV  A.).  (b)    Scritto   vergognar[e]   magiurméte.-    trasposto  con  due  ||  . 

(e)  Segue  un  s-  non  strale,  che  si  riferisce   ad   una   parola    incominciata   e    non 
condotta  a  termine,  forse  sbattuti    (v.  sotto  la  nota  e).  (d)   Vocabolario  della 

Crusca'^,  II,  526  ("frustato,  §  2).  (e)  s-  strale.  (f)   Scritto  dal;  -1   cancel. 

(g)    Scritto   senti^oose    (sic).  (h)    [lo   secretarlo    fu    derobato]  (i)    Scritto 

desfacto  (k)  de  subito  -|-  interi.  (1)  Cancellato  et  (m)  [parla  el  secre- 

tarlo]        (n)  Esp.  desolato  (o)  -li  esp.  con  asta  appena  abbozzata;  nell'interi, 

un' aggiunta  irrimediabilmente  cancellata.  (p)  -e  su  rasura.  (q)  Segno  di 

aggiunta,  al  quale  nulla  corrisponde  in  margine.  (r)  Esp.  et  conservato 


Una  novella  timariistica  389 


ve  comparve  ititulandolo  ad  alta  voce  traditore,  suggiùgendoce 
co  questo  te  crederai  de  travagliarme,  co  questo  tagliarme  voi 
la  lengua  eh.  io  non  parli,  havendome  scarporìto  si  magnifico 
et  p[re]tioso  boccon  de  bocca,  et  poi  volerme  co  tanto  et  tale 
incarico  al  p[re]sente  reacquietar[e]  pensando  posser  persuaderme 
de  esser[e]  robato  Traditor  Cane,  et  scognoscente  scelerato,  ere- 
dime  eh.  io  te  farraio  dolente  et  mal  còtento  perquanto  tempo 
viverai  al  mundo  se  nò  procuri  restituirme  el  mio  :  A  chi  el 
Secretarlo  lachrimando  disse?  (a)  la  vostra  illustre  Signoria  ha- 
vendo  adoperato  q[ue]llo  eh.  ve  e,  piaciuto,  porrai  anch.  co 
magiur  facilita  dir  q[ue]llo  eh.  meglio  li  parerà  per  satisfarse, 
ma  q[ue]sto  Thesoro  et  C^)  stato  el  mal  Thesoro  per  me,  per 
eh.  era  molto  minor  male  de  farme  sbacter[e]  un  grosso  maglio 
in  testa,  et  poi  pigliarse  le  me^  misere  spoglie,  eh.  desfarme  ì 
nella  mea  debile  vecchiezza,  aggiungendoce  ancora  nò  deverse 
fare  cosi,  testificando  ad  alta  voce  per  sedici  anni  senza  respecto 
de  pericolo  eh.  sia  (e)  haverlo  et  bene  et  fedel  mente  servito  et 
perlo  merito  delle  soe  assidue  (<^)  fatighe,  esserli  in  questa  sua 
senile  età  levato  tutto  quello  si  haveva  per  nutriméto  della  sua 
vecchiezza  honesta  mente  per  fine  alhora  preservato,  perle  qual 
querele  accendendose  el  signor[e]  assai  de  magiur  ira  eh.  prima 
nò  era,  co  furore  impetuoso  et  de  facti  et  ì  parole  se  exaspero 
per  modo,  eh.  da  casa  over  palazzo  de  humano  gratioso  et  pia- 
cevile  signore,  deventassi  (e)  assai  più  aspero  et  molto  più  cru- 
dele eh.  q[ue]lla  habitata  dalle  furie  infernale,  tanto  se  vide  in 
un  semplice  momento  la  corte  tutta  piena  da  ogne  lato  de 
lachrime,  tormenti  et  gravissimi  fragelli?  et  ancor  per  coniectura 
pose  (f)  ben  indicar  [e],  eh.  quella  si  de  facile  et  in  breve  per 
modo  alguno  mal  se  possa  (k)  tràquillar  (h)  ?  Lo  Amoroso  datose 
in  fuga  come  già  se  e  recitato,  et  vedendose  poi  (')  reddutto  ì 
salvamento,  da  cauto  et  astuto  procuro  parlar  collo  Arciprete, 
et  facendolo  occulta  méte  in  certo  lor  villagio  còferir[e],  co  esso 
trovose  al  tempo  desegnato,  dove  convenuti  co  molto  affando 
de  animo  et  de  corpo,  co  parole  insanguinate  ìcomencio  par- 
larli (k)  :  Dicendoli  Arciprete  Tu  me  hai  molto  bene  adduto  eh. 
p.  no  lassar  le  braccia  allo  martorio   so   stato   astrecto   cófessar 


(a)    [Replico    del    secretario]  (b)    Sic:    leggi  è  (e)    senza....    eh.    sia 

+  marg.  (d)  -|-  niarg.  (e)   +  marg.    (strale.)   \   Ho   niedesm[o]  state   (-o 

nascosto  nell'atto  della  rilfgatura).  (f)  Segni  ||  tra  ancor  e  pose  e  prima  di 

por  coniectura.-  scritto  ancor  pose  (strale.  \>o  )  per  coniectura....  (g)  se  possa 

-j-  marg.  (h)  Esp.  se  possa  (i)  Segue,  non  strale:  re-  (k)  [lo  Amoroso 

allo  Arciprete] 


390  V'   Zabughin 


co  mio  dàno  excessivo  tutto  lo  bene  qual  per  gratia  de  dio  ha- 
vevame  assequito  (a)  questi  sonno  stati  li  tuoi  iuraméti,  cosi 
ha  (b)  demostrato  (e)  tenerme  da  figliolo  (d)  questo  el  consigliar 
me  promettesti  i  ogne  mio  succeso  questi  son[no]  li  ricordi  (e) 
da  bon  patre  mio  spirituale?  questo  e  stato  quel  tanto  qual 
perla  tua  maledecta  et  scelerata  fede  te  offeristi  tenerlo  ì  cófes- 
sion  da  me,  inimico  de  te  medesmo,  et  e  (f)  possebile  ch[e]l 
core  da  molti  lati  nò  te  scoppi  (§:)  readvedétote  (sic)  haverme 
[e.  3oor]  perla  tua  loq[u]acita  (h)  desfacto  et  minato?  nò  ||  porrase  cre- 
der[e]  eh.  nò  (')  te  mori  de  dolore,  esserte  privato,  per  tua  colpa 
et  defecto  de  si  gloriosi  et  magnifici  (k)  desegni,  disposti  a  farte 
reputato  et  grande  :  Dimme  crudelissimo  inimico  del  p"p°  (i) 
sangue?  qual  vita  serra  della  mea  Nicola?  vedendose  priva  della 
sua  amata  et  cara  compagnia?  Serra  possebile  (™)  eh.  de  bono 
occhio  mai  possa  vederte  ?  o,  mea  male  adventurata,  que  la- 
chrime,  que  sospiri,  que  dolori  deveno  esser  quelli,  qual  ve  tor- 
menta et  lacera  lo  core  :  vedendome  spoliato  per  tuo  errore  de 
tanto  honorato  et  si  composto  bene  :  Respondime  ì  (")  eh.  modo 
poteraio  sustentarme,  se  per  mea  mala  ventura  la  Nicola  me 
mancassi  (»),  come  provederai  havendo  me  desfacto  et  desolato, 
almanco  eh.  io  sia  securo  de  nò  andar  lemosinando  (P)  :  Elio 
Arciprete  stando  colli  occhi  lachrimabili  mesto  et  afìiicto  resguar- 
dando  ì  terra,  tira  audito  el  dir  dello  Amoroso  (q),  un  crudelis- 
simo sospiro,  dicendoli  (f)  poi  co  somesse  et  tremule  parole? 
Amoroso  figliolo  mio  per  el  gran  dolore  eh.  me  torméta  el  core, 
nò  porraio  darte  resposta  ad  ogne  cosa,  ma  ben  confesso  esser 
si  grande  q[ue]sta  tua  mina,  eh.  male  per  cor  tranquillo  porriase 
existimare?  ne  men  te  nego,  quella  posserse  esser  causata,  dalla 
inadvertentia  et  mala  cura  mea  ?  ma  ben  te  prometto  se  dio  me 
còlenti  la  Nicola,  eh.  per  quanto  ì  q[ue]sto  mundo  sopraviva,  tu 
nò  poi  patere,  ne  devi  suspectarne,  et  fa  eh.  ne  si  certo,  eh.  io 
mai  te  mancaro,  et  ancor  eh.  rascionevilmète  possi  perla  perdita 

(a)  Tu  me....  assequito  -f  marg.  Essendo  le  righe  mutilate  dal  raffilaiore,  la 
mano  posteriore  riscrisse:   Tu  me,-   le  braccia/  cófessar;   qual  (b)  -|-  interi. 

(e)  Scritto  demostra*"  (d)  Strale,  et  (e)  questi....  ricordi  -f-  marg.  ^son[n]o 

seminascosto    nell'atto    della    rilegatura,    strale,    e    riscritto    s."  (f)  -|-  interi. 

(g)  Esp.  havendo  (h)    Scritto    loq"cita,-   -|-    marg.;    nel   testo    esp.    bestialità 

(i)  porrase....  nò  -\-  interi.;  nel  marg.  esp.  tera  possibile  eh.  nò  ('te-  e  pò-  semi- 
nascosti); indi  nell'interi,  esp.  te  mori  de  (k)  Scritto  magnifici  et  gloriosi/ 
trasposto  con  due  ||  .  (1)  p[r]op[ri]o  :  (su  rasura).  (m)  Stavolta  scritto 
chiarissimamente.  (n)  -j-  interi.  (o)  Scritto  me  mancassi  la  Nicola/  tra- 
sposto con  due  ||  .  Segue,  esp.  senza  figli  (p)  Esp.,  ma  non  sostituito;  nel 
marg,  tre  aste  orizzontali.          (q)  Esp.  le  parole          (r)  [Replico  dello  Arcip[re]te] 


U7ia  novella  umaìiistica  391 


grande,  assai  dolerte,  pure  in  qualch.  parte  te  potrai  reconsolar[e], 
come  e,  del  parentato  grande,  de  ampio  et  precio30  patrimonio, 
magnifice  possessione  (a)  et  belle  et  honorate  habitatione,  et  ha- 
verce  poi  per  moglie  la  Nicola,  quale  se  io  nò  me  gabbo  come 
de  cose  proprie  far  se  sole,  de  bellezze  et  de  vertu  degna  sérria 
de  esserve  Regina,  et  de  sustantie  tale  eh.  sempre  serrete  li 
primi  della  terra,  ma  lo  danno  ella  ruina  serra  la  mea,  vederme 
privo  de  q[ue]llo  eh.  tanto  haver  sperava,  colla  discordia  et 
malivolentia  de  tutti  parenti  della  terra  et  ancor  de  (b)  convi- 
cini, quali  per  fama  sono  (e)  delle  nostre  qualità  bene  informati 
et  (d)  restarne  final  mète  dal  popol  tutto  (e)  molto  infamiato, 
perla  qual  cosa  nel  cor  ne  ho  conceputo  tal  dolore,  che  serra 
imposebile  sopraviverne  al  mundo  oltra  de  uno  (f)  o  de  doi  (s) 
mese  ||  bora  te  adviso  esserme  disposto  (i^)  volerve  per  mei  he-  [e.  300  v] 
redi  universali  et  così  te  do  la  fede  eh.  in  vita  mea  ve  far  du- 
natione  de  tutto  quello  q[u]al  (•)  al  mundo  bora  posseda,  et  poi 
la  morte  della  tua  Nicola  me  dispongo  ì  ogne  modo  et  cosi 
voglio  eh.  quanto  poi  la  morte  sua  ne  resta  integrai  mente  se 
pervenga  a  te,  et  sia  la  tua  bona  et  benedetta  :  ma  sol  te  prego 
de  una  cosa,  per  bench.  io  nollo  meriti,  ne  debia  da  te  per 
grave  colpa  mea  mai  aspectarne  gratia,  pur  per  tua  benignità 
degnate  farla,  eh[e]lla  Nicola  te  sia  recomandata,  de  nolli  far 
pater  penitentia  delle  mee  (k)  peccata,  per  eh.  so  eerto  come 
poco  ì  nauti  ho  dieto,  per  sentirme  un  grande  affando  et  grave 
doglia  al  core,  haverne  ì  breve  tempo  da  morir[e]  :  Replicoli  lo 
Amoroso  tu  me  hai  traetato  per  modo  in  fine  a  qui,  eh.  collo 
pegno  ì  mano  poco  de  te  posso  fidarme,  et  morto  over  eh.  vivo 
resti  al  mundo  disonerar  (')  te  debi,  per  quanto  poi  la  conscien- 
tia,  de  haverme  senza  eascione  et  senza  colpa  desolato,  io  nò 
voglio  a  tutte  cose  ditte  darce  replico,  per  eh.  tu  sappi  qui  nò 
sto  securo,  et  havendo  (»")  da  consumarce  longo  tempo,  porrla 
perla  mala  sorte  mea  del  triste  corpo  ancor  periculare,  ma 
se  (")  voi  recordarte  le  cose  passate,  come  eh.  con  danno  (o)  e 
tuo  extr[emo]  (p)  et  grave  dolor   mio  menne  reeordo,  nò  trova- 


(a)  Scritto  possessione  {A.  oscillava  ira  -e  ed  -\).  (b)  et....  de  -\-marg.; 

nel  testo  esp.   co   tutti  (e)   -|-  marg.  (d)    -f  interi.  (e)   dal....    tutto 

+  marg.  (f)  Scritto  un"  (g)  o  de  doi  -f  marg.  (h)  esserme  disposto 

+  marg.  (i)  Scritto  q''l  (k)  Scritto  nieae  (sic).  (1)  Scritto  dishonerar.- 

h-  strale.  (ni)    Virgola  cancellata;  indi  scritto  de  e  corretto  in  -a         (n)  Let- 

tera cancellata.  (o)  .Strale,  grave  (p)  e  tuo  extr[emo]  (ultime  tre  lettere 

nascoste  neW atto  di  rilegare:   extr-  strale,  e  riscritto,  dalla  stessa  mano  di  A.  : 
extr-^  -|-  marg. 


,92  V.   Zabughiii 


rai  eh.  mai  da  me  ne  per  altri  amea  instàtia  de  cosa  alguna 
fussi  recercato,  ma  pregato,  sollicitato  et  molestato  ('i)  da  te  a 
far  q[ue]llo  eh.  me  ad  dussì,  eh.  ne  e  (h),  suceesa  a  me  tanta 
ruina?  et  de  haverlo  facto  nò  già  per  te  ma  per  eausa  de  quella 
meschina  et  male  aventurata,  mence  acquieto,  et  resto  patiente  : 
hor  sia  con  dio,  et  pregolo  méce  duni  patiétia,  et  facciame  forte 
da  posserlo  tollerar[e]  ?  io  delibero  partirme,  ne  posso  ì  nella 
terra  retornar[e]  per  fine  a  tanto  eh.  al  Signor  Duca  piacerà? 
per  eascion  eh.  pigliato  se  hebe  quel  mare  magno  de  si  gran 
thesoro,  per  reeompenza  de  tanta  ricchezze  (sic),  me  bandigio, 
et  sotto  la  pena  della  vita  eh.  mai  de  tal  cosa  ne  fessi  parola, 
et  cosi  per  ordine  de  sua  signoria,  demostro  ad  altri  de  esserme 
fugito,  et  perla  fuga  mea  quella  senne  trovi  beffegiata  (e),  du- 
bitando eh.  se  sentissi  haverlo  hauto,  per  esser  cosa  preeiosa 
[e.  301  r]  et  grande  ||  el  Sancto  patre  con  qualch.  interdicto,  non  procu- 
rassi cavamelo  de  mano,  overo  ancora  per  forza  regale  nò  fussi 
astreeto  contra  le  voglie  soe  representarlo,  et  pe[r]  (d)  questa 
eascione  per  qualch.  di  publicarase  eh.  datome  in  fuga  co  ha- 
verlo beffigiato  (e)  voglia  (f)  sua  Signoria  per  tutto  el  ducato  co 
pena  capital  resti  bandito:  Infra  de  questo  te  recordo  eh.  tu  (&) 
me  hai  ruinato  et  posto  in  piana  terra  :  ella  Nicola  per  quanto 
vivera  la  hai  sconsolata,  ne  ce  vedo  modo  da  posserse  mai  re- 
consolar[e]  ?  et  bone  gratie  ne  habi  tu,  de  me,  poco  pò  valerse, 
io  tella  recòmando,  et  più  oltra  dirria,  ma  penzando  in  essa,  et 
me,  tanto  me  affligo  ch[e]l  cor[e]  me  crepa  ì  tutto,  considerando 
in  quanta  calamita  per  colpa  tua  et  essa  et  io  siamo  erudel 
mente  addueti,  solo  te  reeordo  debi  farte  còscientia  del  male 
ella  ruina  qual  per  vostro  errore  ì  noi  vedi  esser  causata,  et  poi 
eh.  confessi  eognoscerla,  et  indicarla  grande,  demostra  dolertene 
con  darne  qualch.  oportuna  et  conveniente  reeompenza,  accio 
eh.  in  questa  miseria  dove  ce  hai  códucti,  possamo  col  tuo 
aiuto,  quanto  a  dio  piacerà,  da  afflicti  et  sconsolati  sustétarce? 
et  poi  te  prego  eh.  facci  infra  de  questo  de  essa  desgratiata  mi- 
glior massaria,  eh.  nò  hai  facta  de  me,  et  habili  compassione 
se  ^)  de  continuo  se  torméta  et  dole,  vedendose  perle  inconsi- 
derate toe  parole,  priva  et  del  marito  et  de  tanta  (')  ricchezza, 
et  data  li  habi  causa  de  sospirar[e]  et  lachrimar  (l<)  per  quanto 
viva  :  Et  appresso  te  conforto  et  prego  eh.  me  vogliate  prove- 
la)  Scritto  molestato  et  sollicitato  .•  trasposto  con  due  (|  .  (b)  Strale,  su- 
sece  (sic).  (e)  O  beffi-.?  (d)  Scritto  pe  (sic).  (e)  Stavolta  chiaramente 
beffi-  (f)  -)-  marg.;  nel  testo  esp.  me  habia  (g)  -|-  interi.  (h)  Strale. 
essa           (i)  Strale,  ricc-           (k)  Strale,  -e 


U7ia  novella  umanistica  393 


der[e],  eh.  perla  mala  sorte  pervoi  in  me  causata,  nò  sia  al 
manco  constrecto,  per  nutrimèto  della  mea  mesta  et  miserabil 
vita,  andar  da  casa  in  casa  mendicando  :  El  eh.  audito  et  ac- 
compagnatise  de  qua  de  fleto,  et  della  de  vero  laehrimar[e],  et 
de  sospiri  diversi  et  differenti  in  molta  copia,  assecurose  lo  Ar- 
ciprete mandare  al  fin  perlo  notare,  qual  se  rogassi  da  allhora 
farselo  herede  suo  universale  (a),  come  (b)  se  havessi  preveduto  eh. 
infra  de  deci  giorni  devessise  morire,  come  eh.  in  dicto  termine 
volendo  dio  demostraree  la  avaritia  de  pfrejti  (e)  1  tanto  affando 
perlo  hon[or]e  p.  la  robba  et  p.  la  speràza  (<J)  perla  alegrezze 
(sic)  et  ben  dello  'e)  Amoroso  se  recita  morisse. 

Illustre  mio  Signore,  de  questa  mea  si  lene  et  (0  ridicula  no- 
vella, pigliar  Senne  potrando  alguni  exemplari  (k),  et  sancti  docu- 
menti, et  ancor  degni  de  perpetua  memoria:  Serra  el  primo  in  || 
considerare  quanto  el  celebrato  dio  de  Amore  al  mundo  possa,  et  [e.  301  v] 
quanto  esso  se  adopri  in  tutti  suoi  ('')  sequaci  per  adestrarli 
de  lengua,  de  igigno  (sic),  de  core,  et  de  memoria,  accio  pos- 
sano assequir  quello,  qual  per  suo  mezo,  con  tanto  et  tale  af- 
fecto  se  desidera,  et  assequito  poi  allo  lor  piacevil  comodo  fruirlo  : 
Et  discurrendose  li  cauti  andamenti  del  Ser  compar[e]  Antuoni, 
et  quello  qual  con  dexterita  de  ignegno,  et  bona  lengua  se  as- 
sequisse,  iudicarase  ogne  uno  de  sua  fortuna,  esserne  fabricatore, 
et  bono  artifice?  Ma  più  proficua  et  (')  salutar  doctrina  serra 
exemplarse,  quanto  1  nelle  actione  fiumane  la  dannata  avaritia 
nocua  ad  ogne  homo,  et  pernitiosa  se  (^)  retrova  0),  examinan- 
dose  li  appetiti  ambitiosi  del  patre  Arciprete,  al  qual  nò  ba- 
stando quel  eh.  al  mundo  possedeva,  ancor  eh.  fussi  de  patri- 
monio, de  beneficij  et  honorato  et  ricco,  persuadendose  con  fal- 
lace soe  speranze  de  farse  assai  magiur[e]  eh.  nò  era,  postpo- 
nendo  al  ('")  utile  el  sangue,  la  conscientia,  el  suo  proprio  ho- 
nore,  retrovose  poi  deluso  et  beffigiato,  et  al  fine  mortose  in- 
fame, come  vii  mancipio,   et    abieeto    desperato:    Et   sella    nova 

(a)  [Facta  la  diiiiatione  se  morse  lo  (strale,  e  riscritto  con  inchiostro   nero 
da  altra  mano  L')  arciprete]  (b)  Strale,  eh.  (e)  volendo....  p[re]ti  -\-  interi.; 

la  avaritia  de  p[re]li  esp.,  ma  non  sostituito;  nel  testo  esfo.  se  recita  morisse 
(d)  T  tanto....  speraza  -|-  tnarg.  ^honor-  parola  di  cui  V ultima  lettera  fu  portata 
via  dal  raffilatore,  strale,  e  sostituito  nella  riga  seguente,  di  altra  mano:  hon.« 
Dopo  speràza  altra  parola  tagliata  a  metà:  p[er]sa....  sostituita  con  un  p[er]sase 
pute  strale.  (e)  .Strale.  A-  (f)  lene  et  +  interi.  (r)  [I)ocumet)ti  della 

novella  ^-lla  novella  stralciato  e  riscritto  con  inchiostro  nero  da  altra  manoj], 
(h)  Asta  orizzontale  neW interi.  (i)  Asta  orizzontale  neir interi.;  nel  testo  esp. 

assai  più  (k)  Scritto  sed    (sic):  cor^-clto  da   A.    in   se   (s\).  (!)  -(-  marg. 

(m)  Strale,  e  cancellato  -lo 


394  ^'  Zabughin 


Illustre  Signor  mio  piacevil  sia,  negare  mal  se  pò  eh.  essendo  (a) 
longa,  legendose  ad  un  fiato  nò  fia  fastidiosa,  ma  quella  se  me 
crede,  come  eh.  de  suave  confectione  far  se  sole  (b),  appoco 
appoco  quando  li  (e)  appetisca  potrasela  con  còmodo  gustare, 
et  se  disposto  trovarase  in  alegrezza,  legendola  la  accerto  li  ac- 
crescerà molto  el  piacere  :  et  se  per  sorte  mal  cótenta  fussi  :  chel 
dubita  eh.  usandoce  in  quel  stato  cose  alegre,  ì  tutto  el  corpo 
della  medicina,  ne  miglior,  ne  par  remedio  trovassise  mai  :  Et 
se  per  essa  come  de  cosa  senza  sai  poco  se  alegri?  ridase  al 
manco  della  mea  (d)  vecchiezza,  eh.  ridicula  se  demostri,  ansi 
impudente,  vacando  in  cose  iovevile  et  vane  per  ben  eh.  in 
questo  già  dellibero  exeusarme,  se  ve  degnete  admetterme  la 
scusa,  eh.  parendome  quella  et  de  exemplare,  et  de  piacevil 
senzo,  non  par  eh.  alla  mea  età  (e)  se  desdeeèssi,  eh.  dunando 
exempi  de  gran  doetrina  ad  altri,  recreassi  el  stanco  et  debile 
mio  senio  con  una  si  dolce  et  piaeevile  novella  ?  et  se  (0  questa  || 
[e.  302  r]  ì  mea  defensione  poco  me  giova,  pigliatene  questa  altra,  eh. 
trovandome  leronymo  vostro,  et  de  improviso  dieendome  vo- 
lersene subito  tornar[e],  nò  havendo  io  da  satisfar[e]  allo  obligo 
quale  ho,  de  tutto  quel  succedessi  da  deversene  far  nota,  darne 
alla  Vostra  Illustre  Signoria  celere,  copioso  et  chiaro  adviso, 
parveme  sopplir  co  questa  tal  come  e,  qual  fresca  et  tenera 
oscita  appena  me  era  1  fra  le  deta  (s),  et  recordandome  quanto 
ne  fussi  astreeto  compiacerli,  senza  considerar  ne  haver  respecto, 
cosi  come  era  (h)  con  gran  confidenza  ad  esso  la  dunai,  persua- 
dendome,  eh.  tutte  le  cose  in  perfeeto  amor  fondate,  de  qual 
sorte  se  siano,  se  debian  dalli  amici  haverle  in  ogne  tempo  ac- 
cepte  et  grate  :  Non  altro  per  easeion  eh,  altro  (»)  non  ho  de 
eh.  scriver  ve  possa:  Restame  notificarli  eh.  quanto  più  aug- 
menti  (k)  in  me  el  numero  delli  Anni,  tanto  me  cresca  el  de- 
siderio (1)  per  (ni)  operarme  in  beneficio  de  V.  I.  S.  qual  dio 
conservi  in  perpetua  felicita. 

Val[e]  Rome  X  Kl.  Novembr. 

E.  V.  D.  Is.  V.  Marcus  antonius  Alterius. 

(a)  Cancellato  q[ue]lla  (b)  Asta  orizzontale  nelV  interi.  (e)  Corretto 

da  lo  (d)   Asta   orizzontale    nelV  interi.  (e)    Asta    orizzontale    nelV  interi. 

(f)  -f  interi.  (g)  O  à\-?  (li)  Due  lettere  cancellate  prima  di  &X2,         (i)  Asta 

orizzontale  nelV  interi.  (k)  -\-  marg.;  nel  testo  cancellato  cresca  (1)  Esp. 

quale  ingenito  meco  (su  rasura;  ripetuto  nel  tnarg)  se  trova  (-{-  marg.,  ma  esp.) 
de  me  (m)  Strale,  p-  {?). 


m^J^.^. 


>^!si^É!Cémr^^MMÉ^é^*éf^^^Mé%^mi^^^^^Mi 


I 


fiJSSiR^jJij;?^^^^ 


Le  origmi  del  Castello  di  Rio  freddo 

ED  I  COLONNA  SINO  A  LANDOLFO  I 
(SEC.  XII-XIII) 


ARLANDO  dei  Colonna  di  Riofreddo,  (lo  stesso 
ramo  dei  Colonna  di  Roviano),  Bartolomeo 
Sebastiani,  amoroso  raccoglitore  di  memorie  locali, 
che  si  mostra  abbastanza  critico  nelle  indagini,  e 
che  merita  la  riconoscenza  dei  posteri,  lasciò  scritto  : 
«  L'antico  forte  di  Riofreddo,  che  prende  questa  de- 
«  nominazione  da  un  gelido  ruscello  che  gli  scorre 
«  dappresso...  giace  al  ridosso  di  uno  di  quei  monti 
«  dove  abitavano  gli  antichi  popoli  Equi  o  Equicoli, 
«  al  miglio  33  lungi  da  Roma,  sulla  celebre  via  Va- 
«  leria.  Placatesi  in  Italia  le  fazioni,  che  dettero  occa- 
«  sione  ai  luoghi  di  abbandonare  la  semplice  indivi- 
«  duazione  nominale  degli  antichi  paghi  o  vichi  e 
«  prendere  quello  di  castellum  o  castrum,  il 
«  custode,  soldato  del  feudo  di  Riofreddo,  che  poscia 
«  r  abusivo  nom.e  usò  di  barone,  convertì  la  rocca  in 
«  palazzo,  e  le  doppie  mura  che  la  ricingevano  in 
«  case  abitative,  ed  accordò  a  chiunque  di  fabbricare 
«  sopra  le  mura  ;  a  maniera  che  cento  strade  ora  vi 
«  sono  per  entrare  ove  era  piantata  la  rocca.  Allora 
«  si  estesero  i  confini  dell'  abitato,  e  gli  abitanti  cam- 
«  pestri,  abbandonati  i  rusticani   casolari,  si  riunirono 


396  G.    Pi' e  Slitti 


«  nel  seno  della  patria:  e  così  cessarono  le  pievi  di 
«  S.  Maria  e  di  S.  Giorgio,  e  si  formò  una  ben  flo- 
«  rida  terra  ;  non  meno  atteso  il  continuo  passo  di 
«  quei  che  da  Penne,  valle  di  Sulmona,  d' Aquila, 
«  dallo  stato  di  Tagliacozzo,  dalla  valle  di  Carsoli, 
«  dalla  baronia  di  Collalto  ed  anche  da  una  porzione 
«  di  Sabina  vogliono  introdursi  a  trasportar  robe  negli 
«  Stati  Romani,  quanto  atteso  il  commercio  di  ogni 
«  genere  e  le  arti  meccaniche  che  vi  fioriscono  e  la 
«  molteplicità  di  uomini  illustri  che  in  ogni  tempo 
«  sono  stati  il  decoro  delle  scienze  e  l'ornamento  della 
«  Romana  Curia  »   (i). 


(i)  Bartolomeo  Sebastiani,  arciprete  di  Roviano,  nelle  sue 
«  Memorie  principali  della  terra  di  Roviano,  insieme  con  altre 
«  notizie  su  Riofreddo,  e,  meno  diffuse,  sopra  Anticoli,  Arsoli, 
«  Subiaco,  regione  Equicola  e  via  Valeria  ».  Il  ms.  corredato 
d'  una  pianta  o  «  prospetto  delle  tre  strade,  Valeria,  Sublacense 
«  e  di  Nerva  »,  con  un'appendice  all'op.  (lettera  K,  pp.  130-216), 
si  conserva  presso  il  cav.  Luigi  Sebastiani.  A  questa  famiglia 
appartenne  ancora  il  celebre  botanico  Antonio  Sebastiani  nato 
a  Riofreddo  il  14  giugno  1782,  morto  in  Aversa  nel  1821,  che 
fu  professore  di  botanica  nell'università  Romana  e  direttore 
dell'Orto  Botanico  universitario.  Scrisse  diverse  opere,  tra  le 
quali  Romanarum  plantartim  fasciculus  primus  (1813);  fase, 
alter.  (1815);  l' Enmneratio  plantaruni  ainphiteatri  Flavii  (Ro. 
1815),  e  Florae  Romanae  prodromus,  in  collaborazione  con 
«  E.  Mauri  (181 8)  ».  Questa  la  prima  opera  completa  su  la 
fiora  Romana,  al  dire  del  eh.  prof.  R.  Pirotta  della  università 
Romana;  il  quale  illustrerà  l'altra  inedita  del  Sebastiani,  cioè 
Catalogus  syntomaticus  plantartim  quae  sponte  luxuriantur  in 
Romana  provincia  non  che  l'erbario  del  medesimo  nella  Bi- 
bliografia e  storia  della  Botanica  in  Roma  in  corso  di  pubbli- 
cazione. In  onore  di  A.  Sebastiani  i  botanici  intitolarono  il 
genere  Sebastiaìiia. 

Nativo  di  Riofreddo  fu  pure  l'insigne  astronomo  ab.  Andrea 
Conti  che  tenne  in  Roma  la  cattedra  di  scienze  fisico-matema- 
tiche per  quaranta  anni  nel  liceo  Gregoriano  ;  e,  prima  discepolo, 
poi  amico  e  collega  inseparabile  del  famoso  ab.  G.  Calandrelli, 


/  Colonfia  di  Riof recido  397 


Grazie  poi  alla  strategica  posizione  di  Riofreddo, 
dovette  anticamente  esistere  su  questo  poggio  qualche 
presidio  romano  ovvero  avamposto  delle  legioni  che, 
sormontato  il  «  summum  culmen  »  della  Spiaggia, 
s'inoltravano,  lungo  la  Valeria,  nella  regione  Equico- 
lana  e  negli  Abruzzi.  Anzi  il  Sebastiani  asserisce  ad- 
dirittura che,  divenuta  la  città  di  Carseoli  uno  dei 
patrimoni  della  S.  Sede,  anche  Riofreddo,  eh'  era  sotto 
l'antico  dominio  di  quella  città,  ne  fece  parte;  e  sic- 
come in  Corseoli  fu  stabilito  un  difensore,  così  Rio- 
freddo  fu  dichiarato  feudo  militare  e  dato  in  custodia 
alla    potente    famiglia    dei    Colonna,    qual    baluardo    di 


diresse  insieme  con  lui  la  nuova  specola  fino  al  1S24.  Presidente 
del  Collegio  filosofico,  socio  dell'Accad.  italiana  dei  Quaranta, 
morì  a  Roma  nel  1840.  Della  vita  e  delle  sue  opere  scrisse 
Baldassare  Boncompagni  dei  Principi  di  Piombino,  in  Gior- 
nale Arcadico,  to.  LXXXV,  il  cui  estratto  Biografia  di  Andrea 
Conti  ecc.  apparve  per  la  tipogr.  delle  Belle  Arti,  lo  stesso 
anno  1840. 

Sortirono  inoltre  i  natali  in  Riofreddo  il  gran  giureconsulto 
Luigi  Vasselli  morto  poco  piìi  che  sessantenne,  ai  due  di  gen- 
naio del  1832,  e  il  cui  monumento  sepolcrale,  opera  del  San- 
rocchì,  si  ammira  nel  portico  della  chiesa  di  S.  Maria  in  Via. 
Tenne  alti  ufficii  affidatigli  da  tre  Pontefici,  e  quello  d'uditore  di 
Segnatura  dal  cardinal  Pallotta;  divenne  prefetto  effettivo  del 
detto  tribunale  e  uditore  del  papa,  ai  giorni  del  governo  francese. 
Fu  prescelto  alla  compilazione  delle  leggi  procedurali,  eletto 
revisore  delle  commissioni  pontificie  e,  infine  da  Leone  XII  fu 
creato  sostituto  della  rev.  Camera  Apostolica.  «  Di  lui  si  onorò 
«  Roma,  di  lui  corse  grido  nelle  provincie  ;  ed  al  suo  patrocinio 
«  erano  affidate  le  contese  piìi  gravi  che  sorgessero  nello  Stato  »  : 
Così  l'anonimo  A.  C.  nel  cenno  necrologico  in  Diario  di  Roma 
{Suppiem.  14  gennaio  1832)  anonimo  che  nasconde  forse  il  nome 
di  Andrea  Conti,  in  omaggio  al  non  men  glorioso  amico  e  con- 
cittadino. L.  Vasselli  ebbe  anche  l'onore  di  sposare  la  sua  gentile 
e  colta  Virginia  a  Gaetano  Donizetti,  a  cui  tanto  affettuosa  cor- 
rispondenza epistolare  legò  pure  il  cognato  Toto,  altro  figlio 
di  Luigi,  ma  d'impari  studio  ed  ingegno. 


398  G.   P resulti 


difesa  del  patrimonio  Carseolano  e  dei  confini  degli 
Stati  della  Chiesa.  Di  guisa  che  Bonifacio  IX  lo  di- 
stinse con  molte  esenzioni,  ed  Eugenio  IV  lo  reputò 
di  tanta  importanza  da  affidarne  la  difesa  ad  Antonio 
Colonna  di  Riofreddo  (i). 

Di  più  il  medesimo  scrittore,  per  dimostrare,  come 
questo  castello  fosse  realmente  un  feudo  di  guardia 
militare,  i  cui  custodi  si  chiamavano  soldati,  cita  lo 
«  Statutum  castri  Rivifrigidi  »  rapporto  alla  sorve- 
glianza e  restauro  delle  mura,  difese  e  porte,  non  che 
lo    Statuto    di   Roviano,  dove  si  ordina  il    pagamento 

Sortì  parimenti  i  natali  in  Riofreddo  l'altro  giurista  Filippo 
Ciabatta,  autore  dell'opera  De  reverenda  Camera  Apostolica  et 
sanctorum  Pontificum principatu  civili  niomimentaetc,  Roma,  1868, 
opera  postuma  divulgata  cinque  anni  dopo  la  morte  di  lui  dal 
figlio  Francesco.  La  sua  lapide  obituaria  è  nella  chiesa  dei 
SS.  Gio.  e  Paolo,  nel  pavimento  della  nave  sinistra,  presso  il 
terzo  altare. 

Si  aggiunga  D.  Domenico  De  Sanctis  (n.  in  Riofreddo  ai 
29  apr.  172 1  e  morto  in  Roma  ai  31  dee.  1798)  arciprete  della 
cattedrale  di  Tivoli,  poi  beneficiato  della  basilica  Vaticana  e  va- 
lente avvocato  della  Curia;  il  quale  tuttavia  deve  la  sua  fama 
alla  Illustrazione  della  villa  d' Orazio,  presso  Licetiza;  del  se- 
polcro de'  Plaiizi  in  Tivoli;  d'Antimo,  città  e  municipio  de'  Mar  si 
(R.  Salomoni,  1761  e  l'ediz.  di  Ravenna  del  1784,  con  piante), 
mostrandosi,  nelle  varie  sue  opere,  sommo  archeologo  e  coltis- 
simo letterato.  Il  Metastasio  in  una  lettera  al  march.  Valenti, 
del  14  ottobre  1761,  scriveva  da  Vienna:  «  Il  signor  abate 
«  De  Sanctis  con  l'eruditissima  sua  dissertazione  mi  ha  condotto 
«  gentilmente  per  mano  a  passeggiar  la  villa  d'  Orazio.  Supplico 
«  Vostra  Eccellenza,  di  congratularsi  a  mio  nome  col  dottissimo 
autore  ». 

Infine  Luigi  Fabiani,  da  Riofreddo,  esimio  pittore  d'ornati 
e  d'animali,  onde  arricchì  la  prima  galleria  della  biblioteca 
Vaticana  nell'edifizio  di  Paolo  V,  tra  l'appartamento  di  s.  Pio  V 
e  la  galleria  di  Gregorio  XIII.  Quei  disegni  eseguiti  pel  re 
d'Inghilterra,  che  li  pagò,  ognuno,  35  luigi  d'oro  nel  concorso 
di   cento   otto   artisti!    furono   poi  acquistati  da   Gregorio  XVI. 

(i)  Ms.  cit.  del  Sebastiani  (p.  396). 


/  Colonna  di  Riofreddo  399 

della  «  colta,  al  modo  che  faranno  i  soldati  di  Rio- 
freddo  »  (i). 

Lo  prova,  inoltre,  il  fatto,  che  questo  Comune  non 
riconobbe  mai  altra  signoria  ed  autorità  all' infuori  del 
suo  capo  «  miles  »  e  in  pieno  medioevo,  cioè  nel  1287, 
Landolfo  Colonna  s' intitola  «  magnificus  et  potens  vir 
«  miles  Rivifrigidi  ac  Rubiani  dominus  generalis  »,  vale 
a  dire  custode  militare  di  Riofreddo  e  padrone  gene- 
rale di  Roviano. 

Cosi  pure  Giovanni  Andrea  Colonna  «  miles  armo- 
«  rum,  Rubiani  dominus,  existens  in  suo  castro  Rivi- 
«  frigidi  »  e  col  titolo  di  «  miles  »  continuò  a  chiamarsi 
il  signore  del  castello,  come  tanti  altri  «  milites  castri  » 
a  differenza  del  «  dominus  castri  »  che  significa  barone, 
signore  feudale. 

Simile  spiegazione,  per  altro,  stando  alle  citate  me- 
morie manoscritte,  non  piacque  al  marchese  Del  Drago, 
che  durante  le  controversie  co'  feudatarii  di  nuovo  ge- 
nere, per  lui,  «  uscì  in  campo  con  una  ridicola  lettura 
«  dello  Statuto  di  Roviano,  sostenendo  che  si  doveva 
«  leggere  ed  interpretare,  Lo?idolfo  Colonna  padrone 
«  di  Riofreddo  ».  Ma  tutti  ormai  sanno  il  significato 
cavalleresco  e  nobile  dato  alla  parola  «  miles  »  dai 
documenti  del  medioevo. 

Gli  abitanti  di  Riofreddo  e  dei  limitrofi  paeselli 
originano,  senza  dubbio,  dalla  diruta  Carseoli,  topo- 
graficamente e  storicamente  ritenuta  la  loro  comune 
madre  patria.  Intorno  alla  quale  città  e  antichi  popoli 
circostanti  alla  via  Valeria,  troverà,  chi  vuole,  notizie 
esaurienti  nella  Dissertazione  del  De  Sanctis  (2);  per 
cui  non  riferisco  opere  anteriori   ivi    discusse  o  confu- 


(i)  Carta  5,  cap.  io  e  cap.  36. 

(2)  Sopra  la   Villa  d' Orazio  ecc.  nelle   due   edizioni   accen- 
nate alla  nota  i  (pag.  396). 


400  G.  Presutii 


tate,  compresa  quella  dello  Chaupy  (i);  a  cui  ricorre 
volentieri  il  Gori  nel  suo    Viaggio  (2). 

Parecchi  scrittori,  pedissequi  del  Cluwer,  posero 
Carseoli  che  fu  città  e  colonia  romana  di  estesissima  cinta 
e  tenimento,  nell'angusto  ambito  del  colle  di  Arsoli; 
nel  cui  territorio  vegeta  molto  bene  l'olivo,  mentre  la 
«  frigida  Carseolis  nec  olivis  apta  ferendis  terra,  sed 
«  ad  segetes  ingeniosus  ager  »  (3)  si  stendeva  lungo  il 
rivo  di  Sesera,  «  Sisara  »  e  la  contrada  «  Civita  » 
nell'altipiano  del  Cav^aliere,  in  quel  di  Oricola,  di 
Riofreddo  e  dell'attuale  Carsoli. 

Però  mi  sembra  asserzione  gratuita  del  Sebastiani 
quella,  di  voler  ricollegare  1'  origine  della  rocca  di  Rio- 
freddo  con  l'istituzione  del  «  defensor  »  che.  niente- 
meno fu  posto,  fin  dal  vi  secolo,  a  tutela  del  patri- 
monio Carseolano  della  Chiesa!  Difatti,  Gregorio  Ma- 
gno condonava  a  Pasquale,  Domiziano  e  Castorio  una 
rilevante  somma  di  denaro  dovuta  alla  Chiesa  dal  loro 
padre  Urbico  «  quondam  defensorem  de  patrimonio 
«  Savinensi  atque  Cartiolano,  quod  eius  fuerat  curae 
«  commissum  ».  E  nella  lettera  ad  Antemio,  vien  chia- 
mato Urbico  «  defensor  Tiburtinensis  »,  forse  dalla 
sede  di  amministrazione  costituita  in  Tivoli,  come  nota 
l'Hartmann  (4)  ;  perché  il  patrimonio  vSabino  e  Carseo- 
lano erano  uniti  insieme  con  il  Tiburtino,  a  cui  si  po- 

(i)  Découv.  de  la  maison  de  camp,  d'  Horace,  Rome,  1767-69. 

(2)  Viaggio  piiiorico-aniiquario  da  Roma  a  Tivoli  e  Subiaco, 
Roma,  1855  e  1864. 

(3)  OviD.,  Fast.  IV,  683  sg. 

(4)  MoN.  Germ.  Hist.  Epp.  Reg.  Greg.  /,  lib.  Ili,  ep.  21, 
del  marzo  del  591,  e  lib.  I,  ep.  37,  del  febbraio  del  593.  In  origine, 
i  «  difensores  »  dovevano  '  custodire  i  beni  patrimoniali  delle 
chiese  e  dei  poveri  e  dar  corso  alle  sentenze  dei  tribunali,  con 
una  specie  di  potere  giudìziario-esecutivo.  S.  Gregorio  M.  diede 
ad  essi  delle  istruzioni,  come  avessero  a  regolarsi  nelle  cause, 
mettendoli  in  guardia  dai  falsi  difensori.  Reg.  VII,  17;  Vili,  14. 


/  Colonna  di  Riofreddo  401 

trebbe  aggiungere,  quale  appendice,  il  territorio  Su- 
blacense  compreso  già  nella  diocesi  di  Tivoli. 

Quindi  è  che  la  massa  «  Ampolloni  »  e  il  fondo 
dell'  «  aqua  ferrata  »  descritti  nella  bolla  di  Gio- 
vanni XIX  al  vescovo  di  Tivoli  (i),  si  trovano  lungo 
la  «  marsicanam  viam  in  integrum  »  cioè  lungo  la 
Valeria  che,  a  differenza  delle  altre  vie  consolari,  in- 
vece di  partire  da  Roma,  cominciava  da  Tivoli  (2). 
Essa  fu  costruita,  a  quanto  si  vuole,  dai  censori  Giunio 
e  M.  Valerio  Massimo,  l' anno  448  di  Roma  epoca  in- 
decisa per  il  Mommsen,  in  op.  cit.  Da  Tivoli  a  Varia, 
d' onde  il  «  Vicus  Variae  »  Vicovaro,  per  la  «  massa  Man- 
delana  »  così  detta  dal  «  pagus  Mandelae  »  traversando 
il  rivo  «  Digentia  »  cantato  da  Orazio,  la  via  Valeria 
si  biforcava  alla  stazione  «  ad  Lamnas  »  presso  l'Oste- 
ria di  Ferrata,  con  la  strada  Sublacense  aperta  da 
Nerone  «  diverticulum  Sublacense  ». 

La  Sublacense,  o  Neroniana,  a  sua  volta,  che  co- 
steggiava l'Aniene,  formava  bivio  (non  molto  lontano 
dal  moderno  ponte  di  Anticoli  Corrado),  con  il  nuovo 
tronco  della  Valeria  costruito  dall' imp.  Nerva.  E  que- 
sta via  di  Nerva,  serpeggiando  il  colle  di  Roviano 
(i    Casali),  e    passando    sopra   il    ponte  «    Stratonico   » 

Cf.  Baronio,  Animi.  X,  591  dell' ediz.  di  Torino,  e  Gal- 
letti P.  L.,  //  Primic.  al  capo  «  Defensores  Primicerii  »,  e 
MuRAT.,  Antiq.  It.  V,  diss.  63. 

(i)  In  Reg.  ci.  Ch.  di  Tiv.  all'an.   1029. 

(2)  «  Nobilissimae  viarum  siint  Appia,  Sabina  et  Valeria  qiiae 
«  ad  Sabinos  pertinet  usque  ad  Marsos...  at  Valeria  a  Tyburis 
«  incipit  ducitque  ad  Marsos  et  Corfinium  Pelignorum  urbem  pri- 
«  mariam.  Sunt  in  ea  urbes  latinae  Valeria,  Carseolis  et  Alba  »  : 
cf.  Sirab.  lib.  V,  e.  ii  (trad.  lat.).  Perciò  la  provincia  Valeria 
abbracciava  il  paese  degli  Equi  o  Equicoli,  Marsi,  Peligni,  Ve 
stini  e  quello  dei  Sabini  attraversato  dalla  via  Valeria;  benché 
tali  confini  variassero  col  variare  dei  tempi.  Cf.  il  Fabre  in 
Le  Liber  Gens.,  p.  44,  n,  i  e  p.  49;  C.  I.  L.,  IX,  237,  369  e  382. 

Archivio  della  R.  Società  fontana  di  storia  patHa.  Voi.  XXXII.  26 


40  2 


G.  Prestitti 


dell' Holstein,  quindi  sopra  l'altro  di  Nerva  medesimo  in 
contrada  detta  i  «  Casaletti  »  di  Riofreddo,  si  ricongiun- 
geva a  breve  distanza  da  questo  punto  con  la  li- 
nea principale  della  Valeria,  nel  prato  dipoi  chiamato 
di  S.  Giorgio  presso  il  quale  è  l' odierna  stazione  ferro- 
viaria, a  circa  millecinquecento  metri  da  Riofreddo  e 
ben  sessantotto  chilometri  da  Roma;  atteso  il  prolun- 
gamento di  undici  chilometri  eseguiti  a  fondo  perso, 
per  essersi  voluto  allacciare  «  ab  alto  »  l'imo  Ar- 
soli. 

Le  distanze  intanto  dell'antica  e  retta  Valeria  in 
rapporto  a  Roma  e  Tivoli,  vanno  confrontate  con  gli 
antichi  itinerarii;  perché  gli  scrittori  non  sono  d'ac- 
cordo, pur  dopo  il  rinvenimento  del  XXXVI  mi- 
gliare, vicino  al  nominato  ponte  «  Scotonico  »,  vol- 
garmente detto  ponte  Scotone  (i). 

A  commento  della  vita  di  papa  Silvestro,  in  nota 
alla  «  massa  ad  Laninas  territorio  Carsiolano,  praest. 
«  sol.  ce.  censita  »  o  sia,  per  duecento  denari  a  favore 
della  basilica  Costantiniana,  il  Duchesne  scrive:  «  Car- 
«  sioli  ville  du  pays  des  Eques  a  43  milles  de  Rome 
«  sur  la  via  Valeria...  La  ?nassa  ad  Laninas  tirait 
«  le  sien  (nom)  de  la  station  ad  Lamnas  (Peutinger),  ou 
«  ad  Laninas  (Ravenn,  IV,  35),  située  sur  la  via  Va- 
«  leria,  entre  Tibur  et  Carsioli,  à  13  milles  de  Tibur  ». 
Ma  r  illustre  autore  si  perde  poi  nelle  altre  distanze  (2). 
Il  «  diverticulum  Sublacense  »  dette,  del  resto,  al- 
trui motivo  di  non  seguire  le  tracce  della  Valeria  su 
per  la  montuosa  salita,  assai  evidenti  agli  occhi  del 
Fabretti:   «  Veteris  porro  viae,  per  jugum  et  castrum 


(i)  V.  Notizie  degli  Scavi  di  antichità  ecc.  fase,  di  maggio 
del  1890. 

(2)  Lib.  Pontif.  vita  del  papa  Silvest.  an.  314-35,  voi.  I,. 
175  e  193  alla  nota  52. 


/  Colonna  di  Riofreddo  403 

«  di  Riofreddo,  indubia  vestigia  in  operosa  et  verae 
«  Romanae  magnitudinis  dignissima,  rupium  scissura 
«  etc.  ad  S.  Georgii  fanum,  sub  quo  diverticulum  ad 
«  Sublacensem  descendit...  Diverticulum  istud  a  via 
«  Valeria  in  Sublacensem  ad  XXXVI  lapidem  repo- 
«  nendum  erit  »   (i). 

Nei  documenti  del  regesto  Sublacense  si  accenna 
alla  mentovata  chiesa  di  S.  Giorgio  ed  air«  aqua  fri- 
«  gida  »  ma  non  al  «  castrum  »  di  Riofreddo,  la  cui 
denominazione  appartiene  alle  comunissime  locali  o 
geominiche  prese,  al  pari  de'  cognomi  personali,  circa 
e  dopo  il  mille. 

L'  origine  di  Riofreddo  si  affermò  tuttavia  in  quel- 
r  epoca  coi  suoi  primi  abitatori  che  componevano  le 
pievi  o  plebanie  della  campagna;  e  se  non  ricorre  il 
suo  nome  nel  regesto  Sublacense  o  nelle  cronache  di 
quel  monastero,  ciò  dipende  dal  non  esser  mai  appar- 
tenuto ad  esso  ;  all'  opposto  di  limitrofi  castelli,  dei 
quali  abbondano  i  documenti.  Così  notevole  è  la  fi- 
gura di  quel  Rinaldo  «  qui  fuit  ex  natione  Franco- 
rum  >  gran  conte  de'  Marsi,  rimasto  signore  assoluto 
della  via  Valeria,  che  nel  mille  donò  a  Pietro  abate 
Arsoli,  Roviano  ed  Anticoli,  «  in  territorio  Tiburtino 
«  miliario  plus  minus  duodecim  »  (2). 

Anche  l'altro  Rainaldo  «  gloriosus  comes  natione 
«  Francorum  »,  residente  in  Carsoli,  fece  donazione,  ses- 
santa anni  dopo,  all' ab.  Umberto  della  chiesa  rettorale 
di  S.  Pietro,  «  que  sita  est  in  Camerata  »,  e  della  stessa 
rocca  di  Camerata,  a  confine  co'  suoi  beni,  da'  due 
lati;  dal  terzo  lato,  «  territorio  Campanino  »  e  dal  quarto 


(i)  De  Aquis  et  aquaeduct.  vet.  Romae,  Ibid.  diss.  II,  n.  157 
et  n.   160. 

(2)  Allodi  L.  e  Levi  G.  Regest.  Sublac.  (Roma,  1885),  doc. 
n.   184,  febbraio  del  1000. 


404  G,  P 7' esulti 


4k  terra  s.  Benedicti  »  (i).  Tralasciando  più  antichi  e 
dubbi  documenti  che  riguardando  la  chiesa  di  S.  Giorgio 
(di  cui  m' occuperò  in  seguito),  mi  limito  a  riportare  il 
brano  del  privilegio  confermativo  de'  beni  posseduti 
dal  monastero  di  Subiaco  in  queste  contrade,  del  20  ago- 
sto 867: 

«  Simulque  concedinius  et  confirmamus  vobis  montem  qui 
«  vocatur  Arsule  seu  asta  ;  fundum  qui  vocatur  Rubiano,  cum 
«  ecclesia  qui  vocatur  Sancte  Marie,  et  monte  qui  vocatur  Au- 
«  ricula  ;  fundum  qui  vocatur  Sancii  Georgii  .  seu  sassa  montis 
«  qui  vocatur  sicco  seu  Malo,  qui  stat  supra  ecclesia  Sanctì  Geor- 
«  gii  .  una  cum  aqua  qui  vocatur  Frigida  seu  Timida...  sicuti 
«  extenditur  iuxta  hereditate  Otterami  de  Reatine  civitatis  .  deinde 
«  in  balle  bona;  inde  ascendente  usque  in  loco  qui  vocatur  Ve- 
«  spulo  {leggi  Nespuló)  .  et  recte  descendente  in  aqua  que  di- 
«  citur  Licenza  .  et  revertente  in  arco  de  ferrata  ». 

Ugualmente  nel  privilegio  di  Benedetto  V,  del- 
l'aono  964,  si  accenna  air«  aqua  Frigida  »,  d'onde  poi 
la  denominazione  di  Riofreddo,  ed  in  quello  di  Gio- 
vanni XVIII,  per  la  riforma  e  restaurazione  del  mo- 
nastero (25  luglio   1005): 

«  Item  confirmamus  et  corroboramus  in  eodem  monasteri© 
«  (di  Subiaco),  Sala  civitas  qui  Carsoli  nuncupatur,  cum  fundis 
«  et  casalibus...  castellum  in  integro  qui  vocatur  Arsule  eie. 
«  Sicut  dividitur  inter  territorio  Ceculano  et  Reatino  et  Tiburtino 
«  et  Sublaciano.  Dehinc  tramitante  donec  veniat  in  ecclesia 
«  Sancti  Georgii  ». 

(i)  jReg.  Suol.  doc.  208,  del  novembre  1060.  Cf.  il  n.  210 
(febbr.  del  993)  ;  per  cui  il  predetto  C.  Rinaldo,  Berardo  suo 
figlio  e  Gualtiero  vescovo,  suo  fratello,  donarono  al  medesimo 
ab.  Pietro  vari  possedimenti  in  territorio  di  Carsoli.  Tra  i  te- 
stimoni dell'atto  «  Ildibrandinus  vice  comes  de  Carsoli  »  e  Pietro 
«  quondam  Opterani  et  Opteranus  et  Arduini  de  Forcone  ». 
I^eg.  Suol.,  docc.  IO,  15,  21  e  Kehr  P.  I.  Regest.  Pont.  Rom. 
(Berol.,  1907),  voi.  II  :  ItaL  pontific.  p.  98-9. 


/  Colonna  di  Riofreddo  405 


E  così  nella  bolla  di  Benedetto  Vili  del  15  set- 
tembre 1015,  letteralmente,  come  pure  in  quella  di 
Leone  IX,  del  31  ottobre  1051  (i).  Si  noti  che  nella 
bolla  di  Pasquale  II  del  25  febbraio  11 14  diretta  a 
Berardo  vescovo  de'  Marsi  (il  santo  ch'era  della  fami- 
glia di  quei  Conti),  la  descrizione  de'  beni  diocesani 
va  pure  «  inde  ad  Sanctum  Britium,  per  furcam  de 
«  Auricula,  inde  ad  arcum  Sancti  Georgii,  per  flumen 
«  Sisarae  ». 

Riofreddo  apparisce  intanto,  per  la  prima  volta, 
insieme  con  il  nom.e  del  suo  signore  «  Berardus  de 
«  Rigofrido  »  uno  dei  testimoni  nell'  atto  d' investitura 
che  fece  Adriano  IV  a  favore  di  Oddone  da  Poli 
(il  17  gennaio  dell'anno  1157),  dei  castelli  Poli,  Fu- 
stignano,  Guadagnolo,  Anticoli,  Rocca  de'  Murri  e 
Castelnuovo  (2).  I  primi  tre  dei  quali  castelli  erano 
già  stati  contesi  a  Oddone  dall'abate  di  S.  Gregorio 
al  monte  Celio  «  in  clivo  Scauri  >  durante  gli  anni 
II 39-1 143;  onde  Innocenzo  II  aveva  rimborsato  Od- 
done delle  spese  incontrate  nella  lite,  che  poi  si  riac- 
cese, degenerando  in  aperta  guerra,  al  tempo  d'Inno- 
cenzo III.  Questo  papa  difatti,  ordinò  a  Riccardo 
Conti,  suo  fratello,  di  difendere  e  ritenere  precaria- 
mente il  castello  di  Poli,  a  lui  già  impegnato  (3),  dopo 
che  Oddone,  terzo  di  questo  nome,  ed  il  suo  figlio 
Gregorio  da  Poli  aveano  avuto  la  peggio  nel  tumulto 
da  loro  sollevato  in  Roma,  mentre  pendeva  detta  lite 


(i)  I.  L.,  n.  6372. 

(2)  Fabre,  op.  cit.  p.  387,  n.  CI  e  cu  e  nota.  Anche  il 
Contelori  aveva  avvertito  codesto  Berardo,  in  to.  38,  fol.  63 
dell'Arni.  XXXV  (Archiv.  Vatic). 

(3)  Regest.  Vat.,  Innoc.  Ili,  an.  7,  epist.  133:  dat.  vii  idus 
octob.  an.  1205  ;  Annal.  Camaldul.  IV,  append.,  col.  616.  Il  me- 
desimo Riccardo,  fratello  del  Papa,  già  possedeva  la  contea  di 
Sora  ed  altri  feudi. 


4o6  G.  Pr esulti 


davanti  al  Senato.  Ora  quel  Berardo  «  de  Rigofrigido  » 
non  poteva  essere  altri  che  un  «  miles  »  Colonnese, 
trovando  riscontro  il  suo  nome  nel  ramo  Colonna- 
Riofreddo  ai  tempi  di  Giovanni  XXII,  che  appunto 
conferiva  un  canonicato  nella  chiesa  di  S.  Lorenzo 
«  de  custodia  Dei  »  in  diocesi  di  Tul,  a  Tommaso 
figlio  «  nobilis  viri  Beraldi  de  Columna  dicti  Gavilie 
«  de  Rigofrigido  militis  »  e  cappellano  del  cardinal 
diacono  Pietro  Colonna  ;  rimettendo,  il  medesimo  pon- 
tefice, l'esecuzione  della  bolla,  fra  gl'incaricati,  a  Gio- 
vanni Colonna  canonico  di  Reims  (i).  Il  quale  Gio- 
vanni e  Pietro  canonico  di  S.  Martino  di  Tours,  non 
che  Landolfo  canonico  in  quella  stessa  diocesi,  nipoti 
favoriti  del  detto  cardinale  Colonna  ricorrono  ancora 
nel  citato  regesto  (2). 

Ma  r  avere  Berardo  sottoscritto  ad  un  atto  so 
lenne  e  di  tanta  importanza  per  Oddone  da  Poli,  figlio 
di  quel  Gregorio  che  fu  altresì  conte  di  Anticoli  Cor- 
rado, ciò  solo  dimostrerebbe  la  nobile  di  lui  prosapia, 
se  non  una  certa  affinità  con  l'investito  signore,  senza 
ripescare  la  comune  origine  di  casa  Conti  dai  Tusco- 
lani,  onde  si  fa  tuttora  questione. 

Ora  è  probabile  che  i  Colonnesi  prendessero  stanza 
in  Riofreddo,  ovvero  si  afforzassero  in  quella  rocca, 
circa  la  prima  metà  del  duodecimo  secolo;  quando 
appunto  l'esuberante  famiglia  incominciò  a  scindersi 
dal  ceppo  principale,  con  le  varie  diramazioni  nel 
Lazio,  dall'Appennino  al  mare  (3)  ;  affermando    quindi 

(i)  Reg.  Vat.,  lohan.  XXII,  to.  63,  f.  188  v.,  epist.  583  del 
7  settembre  13 16. 

(2)  A  carta  228  v.  e  229,  epist.  210-211. 

(3)  «  Dans  les  environs  immediats  de  Rome,  il  y  avait  alors 
«  plusieurs  grandes  seigneuries.  Diverses  branches  de  la  famille 
«  de  Théophylacte  s'étaient  taillé  de  larges  domaines  dont  Tu- 
«  sculum    sur    la    montagne  Albaine,  Préneste,  Arci  en  Sabine, 


/  Colonna  di  Riofreddo  407 

il  suo  cognome  nella  storia  con  quel  Pietro  della  Co- 
lonna, che  si  uni  a  Tolomeo  conte  del  Tuscolo  ed  a 
Rolando  abate  di  Farfa,  contro  il  papa  Pasquale  II, 
per  ragioni  di  signoria. 

Del  resto,  l'origine  di  casa  Colonna,  della  più  il- 
lustre delle  famiglie  romane,  di  una  delle  più  illustri 
del  mondo,  come  l'ebbe  a  chiamare  Alfredo  Reu- 
mont  (i)  deriva  dai  Conti  Tuscolani,  che  circa  il  mille 
crebbero  a  dismisura  per  potenza  ed  autorità  civile  e 
militare  in  Roma  e  provincia. 

I  Conti  del  Tuscolo  si  addimandarono  ancora  si- 
gnori di  via  Lata  dalle  case  che  possedevano  nella 
omonima  regione,  presso  alle  terme  di  Costantino. 

Pier  Luigi  Galletti  pone,  qual  primo  ascendente  dei 
Colonnesi,  Teodoro  ovvero  Teodolo  (2),  di  nobilissima 
e  possente  stirpe  romana  «  de  regione  in  via  Lata  » 
console  e  duca  divenuto  in  seguito  primicerio  di  Santa 
Chiesa;  facendo  risalire,  dietro  sicure  norme,  l'albero 
genealogico  di  codesta  famiglia  più  avanti  di  Teofilatto 

«  étaient  les  centres  et  les  forteresses  prlncipales.  L'abbé  de  Farfa 
«  était  aussi  un  baron  de  premier  ordre  ».  Duchesne,  ab.  L.,  Les 
prém.  temps  de  l'Ètat  Pontific.  (Paris,  1898),  p.  194.  Cf.  in 
LiBER  PoNTiF.    Vit.  Pasch.  /,  e  le  note. 

(i)  Nella  recensione  delle  Memorie  Colomiesi  dell' ab.  Coppi, 
in  Arch.  Stor.  ItaL,   an.   1856,  to.  Ili,  par.  2»,  p.   171-78. 

(2)  Lo  chiama  Teodato  (an.  700),  «  congiunto  di  sangue  con 
«  la  nobilissima  famiglia  dell'immortale  pontefice  Adriano  I,  la 
«  quale  avea  l'abitazione  sua  presso  S.  Marco  »  avvertendo, 
che  sotto  il  titolo  di  console  e  duca,  «  sono  in  questi  tempi  de- 
«  nominati  quei  nobili  personaggi  che  aveano  avuto  o  aveano 
«  tuttavia  governo  di  città  ».  //  Primic.  della  S.  Sede  apost.  ecc. 
(Roma,  1776,  p.  51).  L'anno  1013,  Alberico  li  tenne  un  ar- 
bitrato nel  suo  palazzo  «  apud  sanctos  apostolos  »  (Gall.  P.  L., 
Del  Vestarario  di  S.  R.  Ch.  pp.  14  e  15),  e  perciò  gli  eredi 
Colonnesi  furono  pur  detti  «  dei  Santi  Apostoli  »  da  questa 
minor  basilica,  e  anche  di  «  Sant'Eustachio  »  dall'altra  loro 
abitazione  vicino  a  questa  chiesa. 


4o8  G,  Pr esulti 


e  di  Teodora  senatrice,  genitori  della  famosa  Marozia. 
La  Marozia,  che  sposò  in  prime  nozze  il  gran  principe 
Alberico  (889-974),  da  cui  discesero  i  Conti  del  Tu- 
scolo  ;  in  seconde  nozze  (anno  925),  Guido  marchese 
di  Toscana  (portando  in  dote,  si  può  dire  col  Galletti, 
il  dominio  di  Roma),  ed  in  terze  nozze  Ugo  re  d' Italia, 
nell'anno  932. 

Or  ecco  lo  schema  inedito  dell'  autorevolissimo  Gal- 
letti (i);  avvertendo  che  le  notizie  dei  personaggi  i 
quali  compongono  l'alberetto,  si  devono  riscontrare 
nel  Lib.  Pontif.  cit.,  edizione  del  Duchesne  (2)  : 

TEODORO    VEL    THEODOLUS 
di  nobilissima  e  potentissima  stirpe  romana,  della    regione   in  via  Lata   (onde  la 
chiesa  di  S.  Marco  si  dice  vicina  alla  sua  abitazione)  nato  da  nobilissima  donna 
e  che  poi  diventò  primicerio  di  S.  R.  C.  console  e  duca. 

I 

I  I  III 

Adriano  I  papa       Toro  duca  di  Nepi       Costantino       Passivo       Pasquale 
a.  772  (771-793)  raccoglie  un  eser-  pseudo  pa- 

cito    in    questa   e  pa  (767)  eletto  in  casa  di  suo  fratello 

altre  città  della  Tuscia,  dopo  la  morte  ed  ordinato  da  Gregorio  vescovo  Pre- 

di   papa    Paolo    I    e    viene    ucciso   da'  nestino. 

Longobardi  l'anno  seguente  (768). 

Nipoti  del  pontefice  Adriano 
tengono   le    prime  cariche  del  clero  romano. 

I 


I  I  I 

Pasquale  Campolo  Mauro  Nepesino 

primicerio  di  S.  R.  Chiesa.  sacellario.  supponi,  duca  (779). 

Persecutori   di    s.    Leone    III    papa   nel    779, 
relegati  in  Francia  da  Carlo  Magno  nell'  800. 


I  I 

Giovanni  Colonna  Ugo  Colonna 

fratello  di  Ugo  e  amico  del  papa  Leo-  conte,  insieme  con  Guido  Savelli  e  Rai- 
ne  III,  signore  di  Nepi,  di  Castro  e  mondo  Nasica  nobili  romani  è  man- 
Civitavecchia:  d'onde  Ugo  il  fratello  dato  in  Corsica  dal  pontefice  Stefano  II 
salpò  per  la  Corsica.  (816),  soprannomato   Corsicano,   debel- 

latore della  Corsica  e  signore,   mori   a 
Roma  r  a.  852. 


(i)  Trascritto  dal  Cod.  Vat.  7977,  Fani.  Colonna. 

(2)  Lib.  I,  468  e  470;  II,  523,  536,  nota;  dove  si  può  an- 
che vedere  delineata  (voi.  II,  p.  253),  la  genealogia  di  Teo- 
filatto  vestarario,  duca  e  console  ;  la  cui  progenie  per  ses- 
sant'anni  (dal  722  al  795),  tenne  incontestato  il  potere  tempo- 
rale e  spirituale  in  Roma,  e  solo  quest'  ultimo  fino  a  Giovanni 
papa  XIII  (965-72).  Il  papa  che  nominò  suo  nipote,  Benedetto, 
conte  della  Sabina   e   concesse   la   città   di   Palestrina   in    feudo 


/  Colonna  di  Riofreddo  409 

Ponendo  a  capostipite  il  predetto  Berardo,  in  man- 
canza di  notizie  de'  suoi  discendenti,  se  pure  ve  ne 
siano  stati,  dobbiamo  ricorrere  alle  prime  e  sicure  me- 
morie dei  documenti  non  utilizzati  dal  Galletti,  «  estratti 
«  da  un  protocollo  presso  i  Colonna  del  Gesù,  l'anno  1 787, 
«  a  di  4  marzo  »  (i),  dai  quali  si  rivela,  sotto  la  data 
del  21  febbraio  1227,  Landolfo  Colonna  «  miles  Rivi- 
«  frigidi  et  Rubiani  dominus  »,  figlio  di  Oddone  da 
Roma,  e  fratello  al  cardinal  Giovanni  di  S.  Prassede 
(1216-43),  ^^  ^  quell'altro  Oddone  che  si  mette  a  capo 
del  ramo  di  Gallicano.  Di  questo  Landolfo  però  (Lan- 
dolfo di  Riofreddo),  non  rimangono  memorie  locali 
né  memorie  di  sorta. 

alla  sua  sorella  «  Stefania  senatrix  ».  V.  docum.  nel  Fabre  M., 
Lio.  Gens,  de  V  Èglis.  Rom.  n.  cxxx  e  nel  Theiner,  Cod. 
diplom.  I,  n.  6. 

(i)  Cod.  Vatic.  7977,  p.  18. 

Giuseppe  Presutti. 


//   catalogo    di    Torino 

DELLE  CHIESE,  DEGLI  OSPEDALI, 
DEI    MONASTERI    DI    ROMA    NEL    SECOLO    XIV 


EL  catalogo  delle  chiese,  degli  ospedali  e  dei 
monasteri  di  Roma  nel  sec.  XIV,  che  è  con- 
tenuto nel  codice  miscellaneo  latino  A  381  della  biblio- 
teca Nazionale  di  Torino,  è  ben  nota  l' importanza  per 
la  storia  e  la  topografia  romana  nel  medio  evo. 
Ma  le  edizioni  che  ne  abbiamo,  non  son  tali  da  ac- 
contentarci pienamente.  L' Urlichs  (i)  e  1' Hòfler  (2) 
ne  diedero  il  testo  incompleto  ed  erroneo,  e  lo  Ste- 
venson (3)  che,  ultimo,  si  propose  di  darne  un'edi- 
zione più  esatta,  alcuni  errori  non  corresse,  altri  ag- 
giunse, e  pubblicò  il  catalogo  così  incompleto  da  non 
permettere  di  fare  fondate  congetture  sul  testo.  Nel 
libro  dell'Armellini,  ad  esempio,  è  dimenticata  la  chiesa 
dei  Ss.  Sergio  e  Bacco  ;  quella  di  S.  Giorgio  «  de  , 
Agusta  »  diventa  S.  Giorgio  «  de  Agnostu  »,  S.  Ma- 
ria «  Vanionapolis  »  è  trasformata  in  vS.  Maria  «  Va- 
rionapolis  »,   S.  Giovanni   «  Magina  »   in   S.  Giovanni 

(i)  Codex   urbis   Romae   iopographicus ,    Wirceburgi,    1871, 
pp.  170-175- 

(2)  In  Papencordt,   Geschichte  der  Stadi  Rom  ini  Mittelal- 
ter  hgg.  von  Hofler,  Paderborn,   1857,   pp.  53-60. 

(3)  In  Armellini,  Le  chiese   di  Roma,  Roma,  1891,  p.  47. 


412  G.  Falco 


«.  in  Agina  »  ;  alcuni  dati  statistici  sono  errati  ;  sono 
aggiunte  o  dimenticate  o  confuse  le  lettere  marginali  p 
ed  M  delle  quali  si  parlerà  in  seguito  ;  sono  trascurate 
talvolta  note  marginali,  che  hanno,  come  vedremo, 
non  lieve  importanza  per  la  datazione  del  catalogo; 
Sarabaitae  è  trascritto  erroneamente  Garabaitae  (i);  in- 
vece di  «  immensus  thesaurus  non  sufficeret  ad  repa- 
«  randum  [ecclesias]  ut  prius  fuerunt  »,  è  scritto  «  non 
«  sufficiet  ad  reparandum  »  ;  e  le  parole  colle  quali  ter- 
mina il  catalogo:  «  In  supradictis  ecclesiis,  de  cle- 
«  ricis  religiosis  et  monachis  inueniuntur  plures  et  pau- 
«  tiores  residentes  secundum  tempora  quam  posuerim  » 
cioè  :  in  maggiore  o  minor  numero  di  quanto  io  abbia 
posto,  a  seconda  dei  tempi,  sono  rese  incomprensibili 
dalla  inesatta  lezione  :  «  secundum  tempora  que  po- 
«  suerunt  ». 

Questi  ed  altri  errori  mi  spinsero  a  pubblicare 
nov^amente  il  catalogo,  al  quale  premetto  alcune 
brevi  notizie  sul  tempo  e  sul  modo  della  composi- 
zione. 

Il  codice  della  biblioteca  Nazionale  di  Torino  ms. 
lat.  A  381  [749.  D  .  Ili;  E  .  V  .  17]  è  un  miscellaneo 
membranaceo  di  novantatre  fogli  (3),  numerati  moder- 
namente, dei  quali  i  primi  sedici  contengono  il  nostro 

(i)  Vedi  Ducange-Henschel,  Glossarium  mediae  et  infimae 
latinitatis,  s.  v.  Sarabaitae.  Cf.  Heimbucher,  Die  Orden  und 
Congregationen  der  katholischen  Kirche,  Paderborn,  1907,  voi.  I, 
p.   148. 

(2)  Mi  son  dovuto  restringere  alla  questione  cronologica,  e 
a  trattare  anche  questa  incompiutamente,  difettando  la  biblio- 
teca Nazionale  di  Torino  dei  necessari  sussidi  bibliografici. 

(3)  L'indicazione  del  Pasini  {Codices  manuscripti  Bibliothe- 
cae  R.  Taurinensis  Athenaei,  Taurini,  mdccxlix,  voi.  II,  p.  241, 
cod.  DCCXLIX)  che  il  codice  consti  di  novantotto  fogli,  è  do- 
vuta a  un  errore  tipografico. 


//  catalogo  di   Torino  4 1  3 

catalogo.  Questo  consta  di  due  quaternioni  (mm.  166 
per  213)  (i),  è  lineato  con  punta  a  secco  e  steso  in 
scrittura  notarile  elegante,  del  secolo  xiv  inoltrato, 
secondo  1'  Hòfler  (2)  e  1'  Urlichs  (3)  ;  del  medesimo 
secolo,  non  inoltrato,  secondo  lo  Stevenson  (4).  Nel 
codice  seguono  in  scrittura  libraria  del  secolo  XIV  di 
diverse  mani,  su  due  colonne  «  excerpta  »  da  varie 
opere  ascetiche  (5).  Tutto  il  catalogo,  eccetto  le  let- 
tere p  ed  M,  pare  steso  dalla  stessa  mano,  però 
mentre  il  testo  e  le  correzioni  furono  scritti  a  più 
riprese  e  con  diversi  inchiostri,  le  note  marginali  fu- 
rono aggiunte  tutte  nello  stesso  tempo.  Occorre  ancora 
notare  che  le  correzioni,  le  aggiunte  negli  interlinei, 
le  rasure,  numerose  nella  prima  e  nella  seconda  parte, 
si  vanno  diradando  nella  terza,  e  che  in  quest'  ultima 
il  tratto  finale  contenente  la  somma  di  tutte  le  chiese, 
di  tutti  gli  ospedali,  di  tutti  i  monasteri  è  scritta 
con  grande  uniformità  e  senza  correzioni.  Da  diverse 
mani,  a  più  riprese,  e  posteriormente,  sembrano  invece 
aggiunte  quelle  lettere  M  e  p  che  si  trovano  apposte 
nei  margini,  talvolta  anche  accoppiate,  ad  alcune  chiese, 
ospedali  e  monasteri  (6). 

Alla  fine  dell'  ultimo  foglio  del  catalogo  si  leg- 
gono le  parole  «  Iste  sunt  ».  Esse  fanno  dubitare  che 
il  ms.  non  sia  completo,  e   che    il  foglio    seguente    in- 

(i)  La  misurazione  è  stata  fatta  sul  f.  i6  che  è  fra  i  meglio 
conservati;  vedi  in  seguito  la  notizia  sullo  stato  di  conserva- 
zione del  codice. 

(2)  Op.  cit.,  p.  53. 

(3)  Op.  cit.,  p.  170. 

(4)  Armellini,  op.  cit.,  p.  46. 

(5)  Vedi  Pasini,  loc.  cit. 

(6)  La  M  è  apposta  a  tutte  le  chiese  di  S.  Maria  eccetto 
quattro,  cioè:  S.  Maria  «  Vanionapolis  »,  S.  Maria  «  Rotunda  », 
S.  Maria  «  Campi  Carici  »,  S.  Maria  <c  in  Campo  Martis  »  ;  per 
altro,  non  appare  evidente  il  significato  delle  due  lettere. 


414  G,  Falco 


cominciasse  con  «  Iste  sunt  »  al  modo  stesso  che  al 
termine  del  primo  quaternione  vi  sono  le  parole  ini- 
ziali del  quaternione  seguente  (i).  Però  la  maniera 
dell'  elencazione  e  il  riassunto  finale  dove  si  accenna 
a  tutto  il  clero  e  a  tutte  le  «  ecclesiae  »  di  Roma, 
inducono  a  ritenere  che  il  catalogo  sia,  in  sé,  compiuto. 

Neil'  incendio  della  biblioteca  Nazionale  di  Torino 
il  ms.  è  stato  danneggiato  dal  fuoco  nei  margini  e 
guasto  dall'  acqua  nella  metà  inferiore  di  quasi  tutti  i 
fogli.  La  scrittura  è  rimasta  sbiadita,  non  tanto  però 
da  renderne  impossibile  la  lettura,  salvo  in  alcuni  pochi 
luoghi. 

Sulla  provenienza  del  catalogo  non  ci  sono  dati 
sicuri.  Le  relazioni  che  con  Roma  e  con  la  Curia 
Romana  ebbe  il  cardinal  Domenico  della  Rovere, 
molti  libri  del  quale  passarono  alla  biblioteca  di  To- 
rino (2),  possono  suggerire  l' ipotesi  che  anche  il  nostro 
ms.  appartenesse  al  Della  Rovere. 

D' altra  parte  le  relazioni  dei  Savoia  con  Roma 
possono  far  pensare  che  il  codice  sia  appartenuto  alla 
biblioteca  Ducale,  e  sia  di  là  passato  nel  1720  insieme 
con  molti  altri  manoscritti  alla  biblioteca  Nazionale  (3). 

L'Anonimo  dà,  evidentemente  senza  intento  arti- 
stico, l'elenco  dei  vari  istituti  religiosi,  aggiungendo 
ad  ognuno  dati  statistici  e  indicazioni  sullo  stato  degli 
edifici.  Dopo  avere  accennato  alla  divisione  di  Roma  in 
tredici  rioni  e  alla  tripartizione  di  tutte  le  chiese  della 
città    «  secandum  Rectores    et  Fraternitatem  Urbis  », 

(i)  Armellini,  op.  cit.,  p.  47. 

(2)  Vedi  Pasini,  op.  cit.  e  l'elenco  dei  manoscritti  del  car- 
dinal Domenico  della  Rovere  che  da  essa  desunse  il  Tenivelli, 
Biografia  Piemontese ^  Torino,  1789,  voi.  IV,  nota  x,  pp.  147-152. 

(3)  Vedi  Gazzera,  Notizia  della  Biblioteca  della  R.  Univer- 
sità di  Torino,  Torino,  1835,  p.  3. 


//  catalogo  di  Torino  415 

l'Anonimo  stende  per  ognuna  delle  tre  parti  il  catalogo 
delle  chiese,  dei  monasteri  e  degli  ospedali.  Delle  prime 
nota  a  volta  a  volta  se  siano  patriarcali,  distinguendole 
anche  lateralmente  col  segno  di  rubrica  ;  se  siano  titoli 
o  cappelle  papali;  e  sia  delle  chiese,  sia  degli  ospedali, 
sia  dei  monasteri  indica  da  quanti  ecclesiastici  siano 
serviti,  o  quanti  ecclesiastici  accolgano,  aggiungendo 
ancora  quali  non  abbiano  celebrante  e  quali  siano 
danneggiati  o  distrutti.  Pare  che  l' Anonimo  scrivesse 
di  seguito  alcuni  nomi  e  vi  apponesse  poi  1'  una  dopo 
r  altra  le  indicazioni  accennate,  che  sono  spesso  in 
carattere  ed  inchiostro  diversi.  Che  seguisse  questo 
procedimento  par  confermato  dal  fatto  che  quasi  sem- 
pre, dove  una  chiesa  si  trovi  ad  avere  «  sacerdotem 
et  clericum  »  la  s  di  «  sacerdotem  »  è  scritta  sopra 
un  segno  simile  ad  un  «  et  »,  forse  segno  convenzio- 
nale per  aggiungere  la  dizione  completa. 

In  questa  elencazione  V  Anonimo  adopera  il  termine 
«  clerici  »  per  indicare  genericamente  i  membri  del 
clero  secolare,  comprendendovi  quindi  anche  i  canonici, 
che  però  talvolta  chiama  con  questo  nome  (e  in  tal 
caso  intende  canonici  secolari,  perché  aggiunge  «  regu- 
lares  »,  quando  sono  tali);  con  «  sacerdos  »  o  «  ser- 
vitor  »  indica  il  ministro  officiante  ;  con  «  monachi  » 
senz'  altra  determinazione  indica  probabilmente  i  Bene- 
dettini, mentre  adopra  il  nome  specifico  per  i  membri 
degli  altri  ordini. 

Alla  fine  di  ognuna  delle  tre  parti  vi  sono  le  somme 
delle  chiese  patriarcali,  delle  chiese  titolari,  dei  mona- 
steri di  monache,  delle  cappelle  papali  e  degli  ospedali, 
somme  queste  che  si  posson  trarre  direttamente  dalle 
indicazioni  registrate,  come  s'  è  detto,  a  volta  a  volta 
nel  catalogo,  e  le  somme  delle  chiese  parrocchiali,  delle 
collegiate  e  dei  «  loca  monachorum  et  religiosorum  » 
(conventi  di    Benedettini  o  di    altri  regolari),  dati  che 


41 6  G.  Falco 


si  possono  determinare  sul  catalogo,  guardando  al  nu- 
mero e  alla  qualità  degli  ecclesiastici,  perché  mancano 
indicazioni  speciali  per  le  singole  chiese. 

Chiude  il  catalogo  un  riassunto  contenente  prima 
le  somme  totali  delle  singole  categorie  di  «  ecclesiae  » 
sopra  indicate;  poi  la  statistica  del  clero  distribuito 
nelle  categorie:  «  clerici  saeculares  »,  «  religiosi  »  (re- 
golari esclusi  i  Benedettini),  «  Abbates  et  Monachi  » 
(Benedettini),  «  moniales  »,  «  hospitalarii  seu  servitores 
hospitalium  »  (ordini  ospitalieri  ed  ecclesiastici  secolari 
addetti  ad  ospedali)  con  in  fine  il  numero  totale  del 
clero  maschile  e  femminile.  Distinto  dall'ultimo  dato, 
segue  ancora  il  numero  delle  monache  in  clausura, 
delle  quali  non  si  fa  parola  nel  catalogo. 

Nei  riassunti  parziali  e  nel  riassunto  finale  nessuna 
chiesa  è  mai  computata  in  due  categorie  ;  quindi  la 
qualità  di  essere  chiesa  patriarcale  o  titolare  o  cappella 
papale  esclude  la  chiesa  da  ogni  altra  categoria  (così 
ad  es.  «  Ecclesia  S.  Triphi  que  est  capella  papalis  » 
non  entra  nella  categoria  dei  «  loca  religiosorum  » 
sebbene  abbia  «  fratres  ordinis  Heremitarum  »)  ;  sono 
contate  come  parrocchiali  tutte  le  chiese  che  hanno 
«  sacerdotem  »  oppure  «  sacerdotem  et  clericum  »  ; 
come  collegiate  tutte  quelle  che  hanno  tre,  quattro, 
cinque  o  sei  chierici  secolari. 

L'elencazione  e  il  modo  di  aggruppamento  mo- 
strano che  il  catalogo  deve  avere  avuto  scopo  ammi- 
nistrativo ;  da  chi  per  altro  sia  stato  composto  e  per 
qual  fine  non   siamo   in   grado   di  affermare  (i).   Forse 

(i)  Errata,  ad  ogni  modo  è  l'opinione  dello  Stevenson, 
che  il  catalogo  sia  stato  composto  «  sopra  documenti  officiali, 
«  cioè  di  curia  preesistenti,  e  in  parte  aggiornati,  in  parte  omessi 
«  dal  compilatore,  il  quale  avverte  che  le  sue  affermazioni  possono, 
«  perciò,  non  essere  più  conformi  al  vero  »  (p.  45).  In  nessun 
punto  il  compilatore  fa  questa  dichiarazione,  e,  come  s'  è  visto, 


//  catalogo  di  Torino  4 1  7 

la  sua  origine  potrebbe  farsi  risalire  a  quella  «  frater- 
nitas  Romana  »  che,  sorta  nel  sec.  XI,  fu  lìorentissima 
anche  nel  secolo  XIV,  ed  «  ebbe  come  attribuzioni  la 
«  sorveglianza  del  culto  delle  chiese,  la  direzione  dei 
«  funerali  ecclesiastici  e  delle  processioni  religiose,  la 
«  distribuzione  del  presbiterio,  l'esecuzione  dei  decreti 
«  pontifici  riguardanti  il  clero,  tutto  quanto  insomma 
«  riguardava  gì'  interessi  economici  e  morali  del  clero 
«  cittadino  »  (i). 

Ma,  qualunque  ne  sia  stato  lo  scopo,  ha  il  catalogo 
unità  di  stesura,  o  presenta  parti  di  tempi  diversi  o 
almeno  correzioni  dello  scritto  originario? 

I  computi  del  catalogo,  che  possono  offrirci  molta 
luce  per  risolvere  la  questione,  rivelano  una  disugua- 
glianza tra  le  prime  due  parti  e  la  terza.  Mentre  in 
questa  tutti  i  dati  riassuntivi  corrispondono  agli  ele- 
menti del  catalogo,  in  quelle  alcuni  dati  pur  corrispon- 
dono (cioè  le  somme  dei  titoli,  delle  cappelle  papali, 
delle  chiese  patriarcali,  delle  collegiate  e  degli  ospe- 
dali); ma  una  parte  non  concorda  coi  dati  dell'elenco 
quale  noi  lo  possediamo  :  cosi  nel  riassunto  della  prima 
parte  sono  indicate  centouna  chiese  parrocchiali,  sei  mo- 
nasteri di  monache,  quattro  «  loca  religiosorum  »,  dodici 
cappelle  parrocchiali  che  «  non  habent  seruitores  »,  delle 
quali  quattro  «  totaliter  destructae  »,  mentre  nel  catalogo 
se  ne  contano  rispettivamente  novantanove,  otto  (2),  tre, 


dice  solamente  al  termine  del  catalogo  che  il  numero  degli  ec- 
clesiastici residenti  in  Roma  può  mutare  a  seconda  dei  tempi, 
ma  che  tuttavia  egli  ha  posto  le  cifre  corrispondenti  al  momento, 
in  cui  ha  compilato  il  suo  elenco. 

(i)  Vedi  Ferri,  La  Romana  Fraternitas,  wtW  Arch.  della 
R.  Soc.  Rom.  di  Storia  patria^  XXVI,  (1903),  pp.  452  sgg.  ;  e 
Kehr,  Italia  Pontificia^  voi.  I,  Roma,  Berolini,  mcmvi,  pp.  8  sgg. 

(2)  Compreso  «  Monasterium  Sancti  Siluestri  de  Capite  » 
che  «  habet  .xxxvj.  moniales  et  .ij.  fratres  ». 

Aìchivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  27 


41 8  G.  Falco 


quattordici,  tre  (i).  Nel  riassunto  della  seconda  parte 
sono  indicate  novantadue  chiese  parrocchiali,  venti 
«  loca  religiosorum  »,  sei  cappelle  parrocchiali  «  tota- 
«  liter  destructae  »  e  trenta  «  que  non  habent  seruito- 
«  res  »,  mentre  nel  catalogo  se  ne  contano  rispettiva- 
mente novantatre  (2),  dodici  (3),  cinque  (4)  e  trentadue. 

Nel  riassunto  finale  le  somme  delle  «  ecclesiae  » 
sono  fatte  su  quelle  parziali  e  risultano  esatte,  salvo 
quella  delle  chiese  prive  di  officiante  che  nel  riassunto 
mentre  dovrebbe  essere  di  quarantacinque,  è  di  qua- 
rantaquattro ;  né  questa  somma,  né  quella  delle  «  ec- 
«  clesiae  destructae  »  corrispondono  ai  singoli  dati  del 
catalogo  (quarantaquattro  «  que  non  habent  seruito- 
«  res  »  invece  di  quarantasei  ;  undici  «  destructae  » 
invece  di  otto).  Inesatte  pure  risultano  quelle  degli 
ecclesiastici,  per  i  quali  non  ci  sono  somme  parziali  o 
son  fatte  direttamente  sull'  elenco. 

Troppo  lungo  discorso  occorrerebbe  per  esaminare 
ad  una  ad  una  queste  discordanze  statistiche  e  per 
cercarne  una  spiegazione  od  una  conciliazione;  pare 
ad  ogni  modo  che  esse  tolgano  al  catalogo  il  carat- 
tere rigorosamente  unitario.  A  prescindere  dal  fatto 
che  la  terza  parte  ha  estrinsecamente  tratti  di  mag- 
giore correttezza  ed  uniformità  in  confronto  delle  prime 


(i)  Compresa  la  «  ecclesia  Sanctì  Valentini  extra  portam  ; 
«  sine  muris  ». 

(2)  Non  compresa  «  ecclesia  Sancti  Johannis  in  Orreis  » 
che  «  habet  .j.  sarrabaitam  ». 

(3)  Non  compreso  «  monasterium  Sancti  Sixti  »  che  «  habet 
«  moniales  .Ixx.  et  fratres  Predicatores  .xvj.  »  ed  è  computato 
fra  i  «  monasteria  monialium  ».  Se  si  computassero  tra  i  «  loca 
«  religiosorum  »  anche  gli  ospedali  e  le  chiese  patriarcali  e  tito- 
lari officiate  da  regolari,  il  numero  totale  sarebbe  ventitre, 

(4)  Compresa  «  ecclesia  Sancti  Sixti  in  Gallinariis  ;  sine 
«  muris  ». 


//  catalogo  di   Tarmo  419 

due,  ed  è  in  piena  corrispondenza  col  riassunto  par- 
ziale, pare  che  nella  prima  e  nella  seconda  parte  lo 
stato  rappresentato  dall'  elenco  sia  diverso  da  quello 
rappresentato  dalle  somme;  forse,  dopo  la  primitiva 
stesura  si  fecero  correzioni  a  numeri  e  dizioni,  come 
mostrano  le  frequenti  rasure,  che  si  riscontrano  nel 
testo  e  nei  riassunti,  correzioni  che  ingenerarono  pro- 
babilmente le  sconcordanze  rilevate. 

Comunque,  l'uniformità  grafica  del  ms.,  che  appare 
chiara  non  ostante  le  correzioni  e  le  aggiunte,  induce 
a  ritenere  che  esso  debba  essere  stato  composto  in 
un  breve  spazio  di  tempo,  e  che  quindi  non  sia  im- 
presa disperata  il  cercare  di  determinarlo. 

La  datazione  del  catalogo  è  controversa  (i).  I  vari 
tentativi  fatti  fin  qui  per  determinare  l' epoca  della 
sua  composizione  poggiano  naturalmente  sul  presup- 
posto della  sua  rigorosa  unicità  e  della  sincronia  di 
tutte  le  sue  parti. 

L' Hofler  scrive  :  «  L' epoca  del  manoscritto  è  de- 
«  terminata  da  quanto  dicesi  della  chiesa  della  Minerva 
«  alla  quale  allora  facevansi  le  volte  che  dovevano  (una 
«  almeno  di  esse)  costar  duecento  fiorini,  «  secundum 
<?:  dictum  magistrorum  ».  Ora  giusta  la  guida  di 
«  Roma,  ciò  fecesi  nel  pontificato  di  Gregorio  XI  cioè 
«  dal  1370  al  1378.  Però  né  presso  il  Ciacconio  né 
«  nelle  altre  vite  che  di    questo  papa   trova nsi  presso 


(i)  L' ipotesi  attribuita  al  Cipolla  {Bull,  della  comm.  ar- 
cheol.  mu7iic.  di  Roma,  anno  1905,  p.  73,  n.  i)  che  l'elenco 
sia  stato  scritto  verso  il  1280,  come  si  vedrà  in  seguito,  non 
regge.  Ad  ogni  modo  la  si  può  escludere  fin  d' ora,  osser- 
vando, che  le  Clarisse  di  S.  Silvestro  in  Capite,  alle  quali  si  ac- 
cenna nel  Catalogo,  non  occuparono  quel  monastero  prima  del 
1285.  (Vedi  Federici,  Regesto  di  S.  Silvestro  in  Capite  neWArch, 
della  R.  Soc.  Rotn.  di  Storia  patria,  XXII,  (1899),  p.  233). 


420  G.  Falco 


«  il  Baluzio  ed  il  Muratori,  ho  trovato  alcun  cenno  di 
«  questo  »   (i). 

Noi  non  sappiamo,  veramente,  di  quale  guida  di 
Roma  l'Hòfler  intenda  parlare.  Ad  ogni  modo  però 
il  nostro  Anonimo,  colle  parole  :  «  de  testudine  versus 
«  turrim  Jordanescam  satis  dubitatur,  nisi  excontri,  qui 
«  incepti  sunt,  perficiantur  et  possent  perfici  secundum 
«  dictum  magistrorum,  prò  ducentis  florenis  aureis  », 
accenna  soltanto  alla  necessità  di  condurre  a  termine  i 
sostegni  (?)  del  tetto  di  S.  Maria  alla  Minerva,  e  quindi, 
trattandosi  di  lavori  di.  poco  conto,  non  e'  è  da  mera- 
vigliarsi che  non  ne  sia  fatta  parola  nelle  fonti  citate 
dall'Autore. 

D' altra  parte  la  data  proposta  dall'  Hòfler  viene 
esclusa  da  due  indicazioni  contenute  nel  testo  del  ca- 
talogo ;  cioè  r  appartenenza  della  chiesa  di  S.  Lucia 
«  in  Sylice  »  e  di  S.  Croce  «  in  Jerusalem  »  al 
clero  secolare.  Ora,  nel  1370  in  S.  Lucia  furono  da 
Urbano  V  trasferite  le  monache  di  S.  Agostino  (2)  e 
in  S.  Croce,  dal  medesimo  pontefice,  i  Certosini  (3). 
Di  più  nel  codice  non  è  fatta  parola  della  chiesa  di 
S.  Bernardo,  il  cui  fondatore  morì  nel  1368  (4).  Que- 
sto argomento  «  ex  silentio  »  mi  pare  possa  aver  qui 
un  valore  speciale  ;  giacché  il  compilatore  si  è  propo- 
sto di  stendere  il  catalogo  di  tutte  le  chiese  senza 
alcuna  limitazione,  come  risulta  dalle  parole  colle  quali 
si  apre  l' elenco    di   ciascuna   delle   tre    parti  :   «  In  ea 


(i)  Papencordt,  op.  cit.,  p.  61. 

(2)  Vedi  Forcella,  Iscrizioni  delle  chiese  e  d' altri  edifici 
di  Roma,  Roma,  1877,  voi.  X,  n.  593;  e  Le  Couteulx,  Annales 
Ordinis  Cartusiensis  ab  anno  1084  ad  annum  1429,  voi.  VI,  Mon- 
strolii,  MDCCCXC,  pp.  92  sgg. 

(3)  Vedi  Le  Couteulx,  op.  cit.,  pp.  94  sgg. 

(4)  Vedi  Forcella,  op.  cit.,  voi.  IX,  n.  463. 


//  catalogo  di   Tori?io  42  i 


«  parte  que  dicitur sunt  ecclesie  et   monasteria  in- 

«  frascripta  »  (i). 

L' Urlichs  pone  il  «  terminus  post  quem  »  nel  1295, 
traendolo  dal  mutamento  di  costituzione  nel  clero  della 
basilica  Laterana,  al  quale  si  accenna  nel  ms.  colle  pa- 
role :  «  Que  habuit  priorem  et  canonicos  regulares  :  nunc 
«  habet  arcbipresbiterum  et  canonicos  .xviij.  et  suifraga- 
«  neos  .xiiij.  et  acolitos  .ij.  »;  pone  il  «  terminus  ante 
quem  »  verso  il  1366,  traendolo  dalle  condizioni  del 
Laterano,  esposte  nel  riassunto  finale,  che  gli  sem 
brano  concordare  con  quelle  della  descrizione  fattane 
dal  Petrarca  nel  medesimo  anno  (2). 

Sul  termine  «  post  quem  »  non  vi  è  nulla  da 
osservare;  il  termine  «  ante  quem  »  si  fonda  su  un 
errore  di  interpretazione.  Infatti  non  è  punto  vero  che 
r  Anonimo  rappresenti  le  condizioni  di  S.  Giovanni 
in  Laterano  come  il  Petrarca;  egli  dice  testualmente 
così:  «  de  quibus  (ecclesiis  parrochialibus)  .xj.  sunt  fun- 
«  ditus  destructe;  et  multe  alie  in  parietibus  tectis  hostijs 
«  et  alijs  rebus  necessarijs  ad  cultum  diuinum  defecerunt 
«  et  defeciunt  tota  die  propter  malitiam  seruientium,  prò 
«  quarum  reparatione  infinitus  thesaurus  non  sufficeret 
«  ad  reparandum  ut  prius  fuerunt.  Ecclesia  Lateranensis 
«  non  est  Inter  predictas  nec  etiam  S.  Maria  super 
«  Mineruam,  de  cuius  testudine  uersus  turrim  Jordane- 
«  scam    satis    dubitatur,  nisi  excontri  qui  incepti  sunt 

(i)  Non  tragga  in  inganno  1'  affermazione  dell'  Armellini, 
op.  cit.,  p.  485,  che  «  Il  senato  ed  il  popolo  Romano  nel  1370 
«  sotto  il  pontificato  di  Gregorio  XI  donarono  la  chiesa  di  S.  Ma- 
«  ria  alla  Minerva  ai  padri  predicatori  di  S.  Domenico,  i  quali 
«  desideravano  avere  un  luogo  comodo  entro  la  città,  poiché  riu- 
«  sci  va  loro  di  grave  incomodo  1'  abitazione  loro  assegnata  da 
«  Onorio  III  sull'Aventino  ».  Il  fatto  accennato  dall'Armellini, 
accadde,  in  realtà,  nel  1275.  (Vedi  Moroni,  Dizionario  di  eru- 
dizione storico-ecclesiastica,  Venezia,  1841,  voi.  XII,  p.  142). 

(2)  Urlichs,  op.  cit.,  pp.  175  e  184. 


42  2  G.  Falco 


«  perficiantur,  et  possent  perfici  secundum  dictum  magi- 
«  strorum  prò  ducentis  florenis  auri  »  ;  cioè  :  delle  chiese 
parrocchiali,  undici  sono  compiutamente  distrutte  e  di 
molte  altre  rovinarono  e  rovinano  cotidianamente,  per 
la  malvagità  degli  officianti,  pareti,  tetti,  porte  ed  altre 
cose  necessarie  al  culto  divino.  Per  riparare  queste 
chiese  e  ridurle  al  pristino  stato  non  basterebbe  un 
immenso  tesoro.  Tra  queste  ultime  non  è  né  il  La- 
terano,  né  S.  Maria  alla  Minerva,  del  cui  tetto  verso 
la  torre  Giordanesca  si  dubita  assai,  se  non  si  condu- 
cono a  termine  i  sostegni  che  sono  stati  incominciati 
e  che  potrebbero  compiersi,  secondo  il  parere  dei  ma- 
estri, per  duecento  fiorini  d'oro. 

Ora,  a  chi  osservi  che  l' Anonimo  tien  distinte 
neir  elenco  le  chiese  «  destructae  »  e  quelle  varia- 
mente danneggiate,  che  nei  riassunti  totali  come  nei 
parziali  non  tien  conto  che  delle  parrocchiali  distrutte, 
apparirci,  chiaro  che  il  Laterano  e  S.  Maria  alla  Mi- 
nerva non  entran  nella  categoria  delle  gravemente 
danneggiate,  il  che  poi  è  confermato  dall'  assenza  di 
ogni  indicazione  di  tal  fatta  nel  catalogo  e  dal  con- 
siderevole numero  di  ecclesiastici  attribuiti  dall'Ano- 
nimo alle  due  chiese.  Si  aggiunga  che  1'  Anonimo,  il 
quale  non  si  occupa  di  proporre  rimedii  alle  chiese 
«  penitus  destructae  »  irremissibilmente  perdute,  e  ac- 
cenna all'  ingente  tesoro  necessario  a  restaurare  le  dan- 
neggiate, è  tratto  a  soggiungere  che  per  i  restauri  di 
S.  Maria  alla  Minerva  non  occorrevano  che  duecento 
fiorini.  D' altra  parte  l' Urlichs  non  ha  posto  mente 
che  il  Laterano  trovavasi  già  in  grande  decadenza  nel 
1308  (i),  dopo  il  primo  incendio,  e  che  quindi,  ove  pure 
il  catalogo  accennasse  a  grave  rovina,  questa  potrebbe 
riferirsi  a  quel  torno  di  anni. 

(i)  Gregorovius,  Storia  della  Città  di  Roma  nel  M.  E., 
1900,  voi.  Ili,  p.  209. 


//  catalogo  di  TorÌ7io  423 

Non  ci  nascondiamo  che  il  passo  ora  discusso,  pre- 
senta qualche  difficoltà  ;  ma  non  ci  pare  sia  possibile, 
argomentando  dai  dati  intrinseci,  dare  migliore  inter- 
pretazione di  quella  ora  proposta. 

Infine,  contro  la  data  del  1366  va  ancora  notato  che, 
nel  catalogo,  S.  Maria  Nova  «  habet  Canonicos  regu- 
«  lares  .v.  »,  mentre  nel  1352  la  chiesa  fu  data  agli  Oli- 
vetani (i),  e  che  l'Anonimo  non  fa  menzione  dell'ospe- 
dale del  S.  Salvatore  «  ad  Sancta  Sanctorum  »,  fondato 
dalla  confraternita  del  medesimo  nome  nel    1348  (2). 

Lo  Stevenson  sospetta  «  che  il  codice  contenesse 
«  un  vero  censo  della  città  di  Roma  nei  secoli  xiii  e 
«  XIV,  e  in  qualche  modo  si  riferisse  alla  celeberrima 
«  descriptio  Urbis  composta  tra  il  1344  e  il  1347, 
«  che  il  De-Rossi  attribuisce  al  famoso  tribuno  Cola  di 
«  Rienzo  »  (3).  Ma  in  verità  il  De-Rossi  parla  di  un 
trattato  archeologico  sui  monumenti  e  sulle  iscrizioni 
di  Roma  antica  e  di  un  trattato  politico  sulla  istitu- 
zione e  sulla  traslazione  dell'  autorità  imperiale  dalla 
Grecia  in  Roma  e  da  Roma  in  Germania,  senza  ricor- 
dare alcun  censimento  che  ne  facesse  parte  (4).  D'al- 
tronde, come  s' è  detto,  i  dati  statistici  sugli  istituti 
religiosi  e  sul  clero  di  Roma  e  gli  accenni  alla  conti- 
nua decadenza  delle  chiese  mostrano  che  si  tratta  d'un 
documento  d'indole  puramente  amministrativa,  ed  esclu- 
dono che  si  tratti  d'  uno  scritto  in  cui  Cola  di  Rienzo 
intendesse  glorificare  le  «  excellentiae  urbis  Romae  ». 

Ma,  pure  prescindendo  da  queste  considerazioni,  il 

(i)  Kehr,  op.  cit.,  p.  65. 

(2)  Vedi  Forcella,  op.  cit.,  voi.  Vili  (1876),  n.  338. 

(3)  Armellini,  op.  cit.,  p.  47. 

(4)  Vedi  De  Rossi  nel  Bullettino  delV  Istituto  di  corrisp. 
archeol.  per  l'anno  i8yi,  Roma,  1871,  pp.  io  sgg.  ;  Inscriptio- 
nes  chr.  Urbis  Romae,  Roma,  mdccclxxxviii,  pp.  316  sgg.; 
C.  I.  L.  t.  VI,  p.  I,  pp.  XV,  XVI. 


424  G.  Falco 


non  esser  ricordato  nel  catalogo  1'  ospedale  di  San 
Giacomo  «  de  Augusta  »  (i)  fondato  nel  1339  dagli 
eredi  del  cardinal  Pietro  Colonna  (2),  esclude  l'ipotesi 
che  il  catalogo  sia  stato  composto  tra  il  1344  e  il  1347. 

Il  silenzio  sull'ospedale  di  San  Giacomo  darebbe, 
a  parer  nostro,  il  termine  «  ante  quem  »  per  la  com- 
pilazione del  catalogo,  che  dovrebbe  quindi  porsi 
nel    1339. 

Il  fatto  poi  che  l'Anonimo  chiama  i  frati  Morro- 
niti  «  fratres  ordinis  sancti  Petri  de  Morrone  »  ci  dà 
il  termine  «  post  quem  ».  Pietro  del  Morrone  fu  san- 
tificato nel  131 3  (3);  quindi  il  catalogo  deve  essere 
stato  composto  dopo  tale   anno. 

Stabilito  tra  il  13 13  e  il  1339  lo  spazio  di  tempo 
entro  il  quale  il  catalogo  dovette  esser  compilato,  re- 
putiamo che  r  anno  della  composizione  sia  sta.to  assai 
vicino  al  131 3,  perché  l'Anonimo  ricorda  il  mutamento 
di  costituzione  di  San  Giovanni  in  Laterano,  che  ebbe 
luogo  nel  1295,  e  accenna  in  una  nota  marginale, 
sincrona  alla  composizione  del  catalogo,  all'espulsio- 
ne dei  Templari  da  S.  Maria  sull'Aventino,  avvenuta 
nel    1312   (4). 

La  presente  edizione  è  condotta  secondo  un  criterio 
interpretativo:  furono  sciolti  1  nessi,  regolate    secondo 

(i)  Secondo  il  criterio  topografico  seguito  dal  compilatore 
nella  stesura  del  catalogo,  l'ospedale  di  S.  Giacomo  «  in  Au- 
«  gusta  »  avrebbe  dovuto  esser  registrato  tra  gli  edifici  della  via 
Flaminia.  Questo  medesimo  criterio  topografico  esclude  di  per 
sé  che  il  nostro  ospedale  possa  confondersi  con  gli  ospedali  di 
S.  Giacomo  «  de  Porticu  »,  di  S.  Giacomo  «  in  Termis  »,  e  di 
S.  Giacomo  «  Altipassus  »,  che  son  rammentati  nel  catalogo. 

(2)  Vedi  Forcella,  op.  cit.  voi.  IX  (1887),  n.  244. 

(3)  Acta  SS.  Boll.  Maii,  IV,  531. 

(4)  Vedi  Gennarelli  in  Saggiatore  Romano,  I  (1844),  pp. 
243  sgg. 


//  catalogo  di  Torino  425 


l'uso  moderno  l'interpunzione  e  le  maiuscole,  corrette 
le  peculiarità  grafiche.  In  nota  furono  indicati  i  nessi 
che  lasciavano  qualche  incertezza  d' interpretazione  e 
riprodotte  le  peculiarità  grafiche  e  gli  errori  evidenti, 
corretti  nel  testo.  Pure  in  nota  vennero  indicate  le 
rasure,  ma  quelle  soltanto  che  si  riscontrarono  nel  te- 
sto, trascurando  quelle  che  si  trovano  qua  e  là  sul  mar- 
gine sinistro  delle  pagine,  forse  nei  luoghi  dove  erano 
primamente  scritte  le  lettere  p  ed  M. 

Nei  pochi  luoghi  dove  i  guasti  prodotti  dall'acqua 
e  dal  fuoco  rendevano  impossibile  la  lettura  mi  sono 
valso  dell'edizione  dello  Stevenson,  contrassegnando  i 
passi  con  la  sigla  A. 

Giugno  1909. 

Giorgio  Falco. 


Jn  Vrbe  sunt  tredecim  regiones,  que  corrupto  et  uulgari  110-  [e. 

cabulo  dicuntur  rioni,  quarum  prima  est  regio  Montium  et  Bi- 
berate.  Secunda  regio  Triuij  et  Vielate.  Tertia  regio  Co- 
lumpne  et  Sancte  Marie  in  Aquiro.  Quarta  regio  Posterule 
et  Sancti  Laurentij  in  Lucina.  Quinta  regio  Pontis  et  Scor- 
tichiariorum,  Sexta  regio  Sancti  Eustachij  et  vinee  (a)  Te- 
demarij.  Septima  regio  Arenule  et  Chacabariorum.  Octaua 
regio  Parionis  et  Sancti  Laurentij  in  Damaso.  Nona  regio 
Pinee  et  Sancti  Marci.  Decima  regio  Sancti  Angeli  in  Foro 
piscium.  Undecima  regio  Ripe  et  Marmorate.  Duodecima 
regio  Campitelli  et  Sancti  Adriani.  Tertiadecima  regio  Trans- 
tiberim. 

Secundum  Rectores  et  Fraternitatem  Vrbis,  omnes  ecclesie  [e. 

diete  ciuitatis  diuiduntur  in  tres  partes  ;  quarum  prima  dicitur 
Duodecim  Apostolorum,  secunda  Sanctorum  Cosme  et  Damiani, 
tertia  Sancti  Thome.  Et  quelibet  istarum  partium  habet  quatuor 
rectores  et  duos  nuczulos  (b). 

(a)  Nel  marg.  destro  alias  vie  con  inchiostro  diverso,  della  stessa  mano 
che  scrisse  il  testo.  In  seguito  dove  sono  segnate  correzioni  od  aggiunte  s'intende 
sempre  che  sono  di  questa  mano;  s'indicherà  espressamente  quando  sieno  di  mano 
diversa.  (b)  Neil' interi,  con  inchiostro  diverso  idest   Nutitios. 


42  0  G.  Falco 


[e.  2  A]  Jn  ea  parte  que  dicitur  Sanctorum  Duodecim  Apostolorum 

sunt  ecclesie  et  monasteria  infrascripta,  videlicet  : 

Jpsa    ecclesia    Sanctorum    Duodecim    Apostolorum    est    ti- 
tulus  (a)  presbiteri  cardinalis  ;  habet  .viii.  canonicos. 

Monasterium  Sancti  Andree  de  Biberatica  habet  .xv.  moniales. 
p  Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Biberatica  habet  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Nicolai   de   Columpna  habet  sacerdotem   et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti   Laurentij    de   Ascesa   habet   sacerdotem  et 
clericum. 
p  Monasterium  Sancti  Vrbani  habet  .xviii.  (b)  moniales. 

(e)  Ecclesia    Sancte   Marie   Campi   Carici  habet  sacerdotem  et 

clericum.  .M. 

Ecclesia  Sancte  Pacere  de  Militijs,  que  est  capella  papalis  (d), 
habet  .mi.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Militijs    habet   sacerdotem    et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Diuitijs  habet   sacerdotem    et 
clericum. 
p  Ecclesia  Sancte   Marie   Vanionapolis    habet    sacerdotem   et 

clericum. 

Ecclesia  Sancti  Siluestri  de  Archione   habet  sacerdotem   et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Cornutis  habet  sacerdotem  et 
clericum. 
p  Ecclesia  Sancti  Stephani   de   Caballis   habet   sacerdotem   et 

clericum. 
p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Oliuetis  habet  .i.  sacerdotem. 

p  Ecclesia   Sancti   Andree    de    Caballis   habet   sacerdotem    et 

clericum. 
[e.  2  b]  Ecclesia  Sancte  Agathe   de    Caballis   dyaconi   cardinalis  (e) 

habet  .mi.  canonicos. 

Ecclesia  Sancte  Marie  Magdalene  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Ciriaci  in  Termis,   titulus  (0  presbiteri  car- 
dinalis,  habet  fratres  .mi.  (g)  ordinis  Cartusiensis  (h). 

(a)  Nel  testo,  qui  ed  in  seguito,  titulus  è  rappresentato  da  due  t  con  un  segno 
d'abbreviazione.  (b)  Su  rasura.  (e)  L' asta  verticale  di  una  p  non  termi- 

nata, (d)  Nel  testo,  qui  ed  in  seguito,  papalis  è  rappresentato   da   due  p    con 

un  segno    d' abbreviazione .  (e)  cardinalis  su  rasura.   Nel  testo,  qui  ed  in  se- 

guito, ordinariamente,   dyaconi   cardinalis  è  rappresentato  da   dyacon    card   con 

segni  d'abbreviazione.  (f)  Nell'interi.  (g)  presbiteri mi.  aggiunto  su 

rasura.  Segue  una  linea  orizzontale  su  rasura.  (h)  Aggiunto  posteriormente 

con  inchiostro  diverso. 


//  catalogo  di  Torino  427 


.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Porta  habet  .1.  sacerdotem  (a). 

Monasterium    Sancte    Agnetis    extra    muros    habet    .xl.   (b) 
moniales. 

Ecclesia  Sancte  Constantie  non  habet  seruitorem  et  est  infra 
ambitum  dicti  m[onasterij]  (e). 

Ecclesia    Sancte    Susanne,   titulus    presbiteri   cardinalis    (d), 
habet  sex  clericos. 

Ecclesia  Sancte  Tatiane  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Saturnini  de  Triuio  habet  sacerdotem  (e)  et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Nicolai    de   Triuio   habet   sacerdotem  (e)   et 
clericum. 
p  Ecclesia  Sancti  Ypoliti  habet  sacerdotem  (e)  et  clericum. 

Ecclesia   Sancti   Johannis   de   Ficotia   habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti    Nicolai    de   Archionibus   habet  sacerdotem 
et  clericum. 
p  Ecclesia  Sancti    Laurentij    de    Archionibus   habet  .1.   sacer- 

dotem. 
p  Ecclesia   Sancti   Stephani    de   Archionibus   habet    .1.    sacer- 

dotem. 

Ecclesia  Sancti  Felicis  in  Pincis  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Saturnini  extra  muros  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Hermetis  extra  muros  non  habet  seruitorem.  [e.  3  a] 

Ecclesia  Sancti  Andree  infra  Ortos  habet  sacerdotem  (e)  et 
clericum. 

Monasterium  Sancti  Siluestri  de  Capite  ordinis  Sancte  Clare 
habet  .xxxvi.  (f)  moniales  et  .11.  (0  fratres. 

Ecclesia  Sancti  Johannis  infra  ambitum  dicti  monasterij  non 
habet  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sancte  Lucie   de  Confinio  habet  (g)  sacerdotem  (h) 

et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Andree  de  Columpna   habet  sacerdotem  (h) 
et  duos  clericos. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Via  habet  (»)  tres  clericos. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Sinodochio   habet   sacerdotem  (k) 

et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Anastasij  de  Triuio  habet  sacerdotem  W  et 
clericum. 

(a)  sacer  su  rasura.  (b)  Su  rasura.  (e)  et  est  ecc.   aggiunto  poste- 

riormente con  inchiostro  diverso.  (d)  titulus  presbiteri  cardinalis  su  rasura. 

(e)  sac  su  rasura.  (f)    Su   rasura.  (g)    Rasura.  (h)    sac    su   rasura. 

(i)  Rasura.  (k)  s  su  rasura. 


428  G.  Falco 


.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Cannella  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancii  Bl[a]sij  de  Curtis  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Ciriaci  de  Camiliano  est  monasterium  ;  habet 
.XL.  (a)  moniales. 
p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Camiliano  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Nicolai  Forbitorijs  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Maguti  habet  sacerdotem  et  clericum. 
Ecclesia   Sancti    Stephani    de   Trullo    habet   sacerdotem    et 
clericum. 
[e.  3  b]  Ecclesia  Sancti  Andree  de  Vrso  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie   in   Aquiro   dyaconi    cardinalis  habet 

.V.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Monte  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Laurentij  in   Lucina,   titulus  presbiteri  car- 
dinalis, habet  .x.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Tufis  habet  .111.  clericos. 

p  Ecclesia  Sancti  Thome  de  Vineis  non  habet  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Populo  habet  fratres  ordinis  Here- 

mitarum  .xii. 

Ecclesia   Sancti    Valentini    extra   portam  ;    sine    muris  ;    non 
habet  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti    Blasij  de   Penna,  destructa,  non   habet  sa- 
cerdotem. 

Ecclesia   Sancti    Georgij    de   Agusta,    destructa,    non   habet 
sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancte  Ma[rtin]e  (b)  habet  [.m.]  clericos. 

p  Ecclesia  Sancti  Martini  de  Posterula  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Pila  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancte  Lucie  Quatuor  portarum  habet  .v.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti  Andree  de  Marmorarijs  habet  .111.  clericos. 

p  Monasterium  Sancte  Marie  in  Campo  Martis    habet   monia- 

les   .XVII. 

[e.  4  A]  P  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Prefectis  habet  .111.  clericos. 

P  Hospitale  Sancte  Susanne  habet  .111.  seruitores. 

P  Hospitale  Sancti  Siluestri  de  Capite  habet  .1.  seruitorem. 

P  Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Pinea  habet  .1.  sa'cerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Via  lata  diaconi  cardinalis    habet 

.VI.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Marcelli  (e),  titulus  presbiteri  cardinalis  (d), 
habet  .viii.  clericos. 

(a)  .XL.  di  incerta  lettura.  (b)    Cosi   sembra   debba  leggersi;  A.  Marie 

(e)  Nel  testo  Sancti  Marcelle  (d)  titulus  presbiteri  cardinalis  su  rasura. 


//  catalogo  di   Torino  429 


p  Ecclesia  Sancte  Cecilie  de  Mutis  habet  sacerdotem   et   cle- 

ri cum. 

Ecclesia  Sancii  Triphi,  que  est  capella  papalis,  habet  fratres 
ordinis  Heremitarum  .xxxv. 
p  Ecclesia  Sanctorum  Cosme  et  Damiani  de  Monte  Gra[vaJto  (a) 

habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Cupellis  habet  .v.  clericos. 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Retine  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  p  Monasterium  Sancte  Marie  de  Cella  habet  moniales  .vili, 

p  Hospitale  Sancti  Jacobi  de  Termis  habet  .v.  seruitores. 

Hospitale  Sancti  Saluatoris  de  Termis  non  habet  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sancti  Benedicti  de  Termis  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Hospitale  Sancte  Marie  Rotonde  habet  .11.  seruitores. 

p  Ecclesia  Sancti  Andree  de  Fordiuolijs  habet  .1.  sacerdotem.  [e.  4 

Ecclesia  Sancti  Martini  de   Mardonis  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Rogerijs  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia   Sancti   Apollinaris,   que  est  capella  papalis,  habet 
.vili,  (b)  cleri[cos]. 
p  Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Posterula  habet  .1.  sacerdotem., 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Posterula  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  Primicereis  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Symeonis  habet  sacerdotem  et  clericum. 

p  Ecclesia  Sancti  Siluestri  de  (e)  Palma  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti    Saluatoris   de    Lauro   habet   sacerdotem   et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Angeli  de   castro  Sancti  Angeli    non  habet 
seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Thome  de  castro  predicto  non  habet  serui- 
torem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie   in   Traspadina,  que   est   capella   pa- 

palis, habet  .v.  clericos  (d). 

Ecclesia  Sancti  Jacobi  de  Porticu  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Piscibus   habet   sacerdotem  et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Martini  de  Porticu  habet  .1.  sacerdotem. 
Hospitale  Sancti  Jacobi  de  Porticu  habet  .111.  seruitores. 
P  Hospitale  de  Vngaris  habet  .1111.  (e)   seruitores.  [e  5 

•  M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Vergarijs  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Egidij  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Peregrini  habet  .1.  sacerdotem. 

(a)   A.  (b)   //  V  dell'  .\\\\.    su   rasura.  (e)   Su   rasura.  (d)    Con 

diverso  inchiostro.  (e)  Su  rasura. 


43 o  G.  Falco 


Ecclesia  Sancte  Marie  Magdalene  habet  ,i.  sacerdotem. 
Hospitale  Sancte  Marie  Magdalene  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Justini  habet  .i.  sacerdotem. 
p  Hospitale  Sancti  Nicolai  habet  seruitores  .v.   (a). 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Falcone  non  habet  seruitorem, 

p  Hospitale  Sancti  Petri  habet  .11.  (b)  seruitores  (e). 

p  Monasterium  Sancte  Catherine  habet  moniales  .viii. 

Ecclesia  Sancti  Vincentij,  que  est  capellapapalis,  [habet  .1111.] 
clericos. 

Ecclesia  Sancti  Ambrosij  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti   Andree   in   ecclesia   Sancti    Petri    habet  .1. 
sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Georgij  in  Monte  Auro  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Stephani  Maioris  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sanctorum  Johannis  et  Pauli  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Agulia  habet  .1.  sacerdotem. 
[e.  5b]  p  Ecclesia  Sancti  Gregorij  de  Palatio  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Gregorij  de  Cortina  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Zenonis  (d)  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Turrionis  habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Michaelis,    que    est    capella   papalis,    habet 

.III.  clericos. 
p  Oratorium  Sancti  Jacobi  de  Harmenis  habet  .xii.  fratres  (e). 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Palazolo  (0  habet  .1.  sacerdotem.  .M. 

.M.  Ecclesia  Sancte   Marie   in   Saxia,   que   est   hospitale  Sancti 

Spiritus,  habet  fratres  et  familiares  .xxx. 

Ecclesia  Sancti  Celsi,  que   est   capella  papalis,  habet  .Viii. 
clericos  (g). 

Ecclesia  Sancti  Angeli  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti   Saluatoris    de   Jmpersis    non    habet    serui- 
torem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  (t>)    Marie  de    Monte  Johannis    Ronzonis  W 

habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Thome  de  Parione  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Cerclarijs  habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Andree  de  Aquarizarijs  (>)  habet  sacerdotem 

et  clericum. 

(a)  Su  rasura.  (b)  Nell'interi.  (e)    Cancellati  dalla  prima  mano   sa- 

cerdotem   et    clericum  (d)    Nel  testo   (^   invece   di  Z  (e)    Nel  marg.    si- 

nistro con  diverso  inchiostro:   [Nota]  quod  isti  Harmeni    habent  uxores    et  filios 
[iuxta]  ritum  suum  (f  )  Nel  testo  e  invece  di  z         (g)  Con  diverso  inchiostro. 

(h)  Nel  testo  sancti  (i)  Nel  testo  e  invece  di  z 


//  catalogo  di   Torino  431 


Ecclesia  Sancii  Nicolai  de  Agone  habet  sacerdotem  et 
clericiim. 

Ecclesia  Sancte  Agnetis  de  Agone  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Panthaleonis  de  Parione   habet   sacerdotem 
et  clericum. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Montarone  habet  .1.  sacerdotem. 

EcclesiaSancti  Eustachij  dyaconi  cardinalis  habet  .vili,  clericos. 

Ecclesia    Sancte    Marie    Rotunde,    que    est    capella    papalis 
.M.      habet  .viii.  clericos. 

Ecclesia  Sancte  Marie  in  Minerua  habet  fratres  predicatores  .l. 

Ecclesia  Sanctorum  Quadraginta  de  Calcarijs  habet  .1.  sa- 
cerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Johannis  de  Pinea  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  (a)  Cosme  de  Pinea  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Pinea  habet  .111.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Anastasij  de  Pinea  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Monte  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancte  Marie  de  Astura  habet  .1.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancti   Andree   de    Paracera   habet   sacerdotem    et 

clericum. 

Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Paracera  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Marci,  titulus  presbiteri  cardinalis,  habet 
.X.  clericos. 

Jn  supradicta  parte  sunt  .vi.  (b)  tituli  presbiterorum  cardi- 
nalium  et  .1111.  (b)  diaconorum.  Jtem,  .vi.  (b)  monasteria  mo- 
nialium.  Jtem,  .1111.  (b)  loca  religiosorum.  Jtem,  .viii.  (b) 
capelle  papales.  Jtem,  .xi.  hospitalia.  Jtem,  .vini,  (b)  ca- 
pelle  collegiate  de  tribus  quatuor  et  quinque  canonicis.  Jtem, 
.CI.  (b)  capelle  parrochiales,  de  quibus  .xii.  non  habent  seruitores, 
quarum  .ini.  (b)   sunt  totaliter  destructe. 

Summa  omnium  supradictarum  ecclesiarum  [cxlv]iii. 

Jn  ea  nero  parte  que  dicitur  Sanctorum  Cosme  et  Damiani 
sunt  ecclesie  et  monasteria  infrascripta  videlicet  : 

Ecclesia    Sancte    Marie    Maioris,    que    est    patriarchalis    et 
habet  .xvii.  (b)  canonicos  et  .xviii.  (b)  b'enefitiatos  et  capellanos. 
Hospitale  Sancti  Andree  in  Assaio  habet  .111.  seruitores. 
p  Ecclesia  Sancti  Adrianelli  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Viti  in  Macello  dyaconi  (e)  cardinalis  habet 

.11.  clericos. 

(a)  Nel   testo   Sancte  (b)   Su  rasura.  (e)  Nel  testo   dycoii    con    un 

segno  d'abbreviazione;  oni  cardinalis  su  rasura. 


432  G.  Falco 


Ecclesia  Sancti  Eusebij,  titulus  presbiteri  cardinalis  (a),  ha- 
bet  fratres  ordinis  Sancti  Petri  de  Morrone  .xxv.  (b). 
Ecclesia  Sancti  Luce  habet  .i.  sacerdotem. 
Monasterium  Sancte  Praxedis,  titulus  presbiteri  cardinalis  (e), 
habet  abbatem  et  .vi.  (d)   monachos. 

Ecclesia  Sancti  Martini  in  Montibus,  titulus  presbiteri  cardi- 
nalis (e),  habet  fratres  .xv.  (f)  ordinis  Carmelitarum. 
p  Ecclesia  Sancte  Lucie   in   Silice  dyaconi  [cardinalis]  (g)  ha- 

bet clericos  .v. 

Ecclesia  Sancti  Johannis  in  Crapullo  habet  .i.  sacerdotem. 
Monasterium  Sancte  Eufemie  habet  .mi.  moniales. 
[e.  7  b]  P  Hospitale  Sancti  Alberti  habet  .mi.  (h)  seruitores. 

Ecclesia  Sancte  Pudentiane,  titulus  presbiteri   cardinalis  (i), 
habet  .v.  clericos. 
p  Ecclesia   Sancti    Laurentij  in    Fontana   habet   fratres   Sancti 

Marci  .II. 
p  Hospitale  Sancte  Petronille  habet  seruitorem  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Sixti  in  Gallinarijs  non  habet  seruitorem  (k) 
et  est  sine  muris. 
p  Monasterium    Sancti    Laurentij    Panisperne    habet    moniales 

.xvm. 

Ecclesia  Sancti  Ypoliti  0)   est   destructa  ;    non   habet  serui- 
torem. 

Ecclesia  Sancti  Vitalis,  titulus  presbiteri  cardinalis  ("i),  sine 
muris  ;  habet  .mi.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti   Andree   de   Puteo    Probe    habet    .i.    sacer- 

dotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte    Marie   de    Puteo    Probe   habet  .i.  sacerdo- 

tem  (n). 

Ecclesia  Sancti  Sergij  de  Subura  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Andree  de  Subura  habet  .i.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Petri  Marcellini  de  Subura  habet  .i.  sacer- 

dotem. 

Ecclesia  Sancte  Agathe  de  Subura  habet  .vi.  clericos. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Subura  habet  .i.  sacerdotem. 

(a)  presbiteri  su  rasura;  cardinalis  nell'interi.  (b)  Su  rasura.  (e)  car- 

dinalis nell'interi.  (d)  Su  rasura.  (e)  cardinalis  nell'interi.  (f)  .xv.  su 

rasura.  (g)  cardinalis  su  rasura.  (h)  Su  rasura.  (i)  titulus  presbiteri 

cardinalis  forse   su   rasura  ;   con   inchiostro   diverso.  (k)    habet  seruitorem 

nell'interi,  con  inchiostro  diverso.  (1)  Dopo  Ypoliti  segue  una  linea  orizzon- 

tale, (m)    titulus   presbiteri   cardinalis   su   rasura,    con   diverso   inchiostro. 

(n)  Nel  testo  segue  ripetuto:  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Puteo  Probe  habet  .i.  sa- 
cerdotem 


//  catalogo  di  Torino  433 


p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  Tri5us  Ymaginibus  habet  .1.  sa- 

cerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Monasterio  est  capella  episcopatus  [e.  8  a] 

Tusculani  (a);  habet  .vi.  clericos. 

Ecclesia  Sancti    Retri   ad   Vincula,  titulus   presbiteri   cardi- 
nalis,  habet  .viii.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Siluestri  de  Tauro  non  habet  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sanctorum  Quadraginta   habet   sacerdotem   et  cle- 

ri cum. 
p  Ecclesia  Sancte  Marine  ibidem  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Clementis,  titulus  presbiteri  cardinalis,  habet 
.VI.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti  Pastoris  habet  .1.  Sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Stephani  in  Caprafice  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Jnsula  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Rota  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris    de   Arcu    de   Trasi   habet  .1.  sa- 

cerdotem. 
.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Metrio  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sanctorum  Adon  et  Sennen  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Ferrarijs  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  Jnter  duo  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  Jnter  duo  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Cambiatoribus   habet   sacerdotem 

et  clericum. 

Ecclesia   Sancte    Marie    None   dyaconi   cardinalis    (b)   habet  [e.  8  b] 

canonicos  regulares  .v. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Palarla  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sanctorum  Cosme  et  Damiani  dyaconi  cardinalis  (e) 
habet  .viii.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Laurentij  in  Miranda  habet  .1111.  (d)  clericos  (e). 
p  Ecclesia  Sancti  Johannis  in  Campo  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Arcu  Aureo  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  .Sancti  Andree  de  Arcu  Aureo  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Ascesa  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Panthaleonis  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sanctorum   Quirici  et  Julicte,  que   est   capella   pa- 
palis,  habet  .vi.  clericos. 

(a)  Nel  testo    Tusculaii    con    un   segno   d'abbreviazione.  (b)   Nel   testo 

dycon  con   un   segno  d'abbreviazione;   cardinalis   nell'interi.  (e)    Nel  testo 

dycon   con  un  segno  d' abbreviazione  ;   cardinalis  su  rasura.  (d)  Su  rasura. 
(e)  Con  inchiostro  diverso. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  stona  patria.  Voi.  XXXII.  28 


434  ^'  Falco 


Ecclesia  Sanati  Basilij  habet  fratres  hospitalis  Sanati  Johan- 
nis  .II.  (a). 

Hospitale  ipsorum  fratrum  ibidem  habet  .i.  seruitorem. 
.M.  p  Ecclesia  Sanate  Marie  in  Foro  habet  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Adriani  dyaconi  cardinalis  habet  .v.  clericos. 

Ecclesia  Sancte  Martine  (b)    est   capella   episcopi    Ostiensis  ; 
habet  .iii.  (e)  clericos. 

Ecclesia  Sanctorum  Sergjj  et  Bacchi  dyaconi  cardinalis  ha- 
bet .III.  clericos. 
.M.  Ecclesia  Sancte   Marie   de   Ara   Celi   habet  fratres   minores 

.[X]L. 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Cannapara  habet  .i.  sacerdotem  (d). 

[e.  9  A]    .M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Jnferno  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Theodori  dyaconi  cardinalis  (e)  habet  .mi.  (0 
canonicos. 

Ecclesia  Sancti  Georgij    ad   Velum   aureum   dyaconi   cardi- 
nalis (g)   habet  .v.  canonicos. 
.M.  p  Monasterium    Sancte    Marie    in    Petrochia    habet    moniales 

.XV.     (h). 

Hospitale  Sancti  Jacobi  Altipassus  habet  fratrem  .i. 
Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Palpitarlo  habet  .i.  sacerdotem. 
.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Curte    donne  Micine  habet   sacer- 

dotem (i)  et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Martini  de  Monte  Tito  habet  sacerdotem  (i) 
et  clericum. 
[.M.]  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Fouea  habet  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancte  Cecilie  de  Fouea  habet  .i.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Maximis  habet  tres  (k)  clericos. 

p  Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Mutijs  habet  .i.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Porticu  dyaconi  cardinalis  O)  habet 

sex  clericos. 

Ecclesia  Sancte  Catherine  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Laurentij   de    Mondezarijs  M  habet   .i.    sa- 
cerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  (n)   Marie  in  Tufella  habet  .i.  sacerdotem. 

(a)  Su  rasura.  (b)  Originariamente  Martini,  corretto  molto  posteriormente 

in    Martine  (e)   Sti   rasura.  (d)   Nel  margine  inferiore  di  questa  pagina 

come  richiamo  al  secondo  quaternione  segue:  .M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Jn- 
ferno (e)  Nel  testo  dyaconi  per  disteso;  aconi  cardinalis  su  rasura.  (f)  Net 
testo  .1111.  con  or  sovrapposto.  (g)  Nel  testo  dyaconi  per  disteso;  aconi  cardi- 

nalis  su   rasura.  (h)    Su    rasura.  (i)    Rasura    avanti   a    sacerdotem 

(k)  Rasura  avanti  a  tres  (1)  Nel  testo  dyaconi  per  disteso;  coni  su  rasura, 

(m)  Nel  testo  e  invece  di  z  (n)  Nel  testo  Sancti 


//  catalogo  di  TorÌ7io  435 


Ecclesia  Sancti  Nicolai  in  Carcere  Tulliano    dyaconi    cardi- 
nalis  habet  sex  c[lericosJ. 

Ecclesia  Sancte  Cecilie  Montis  Farfe  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti   Gregorij   de  Ponte   Judeorum   habet  .1.  sa-  [e  9  b] 

cerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Bartholomei  de  Jnsula  habet  .v.  clericos. 
P^cclesia  Sancti  Benedicti  de   Pisciola  (a)   habet   sacerdotem 
et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Pisciola  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia   Sancte    Cecilie    in   Transtiberim,   titulus  presbiteri 
cardinalis, habet  .x.  canonicos. 
p  Hospitale  ibidem  habet  .1.  seruitorem. 

Ecclesia  sancti  Laurentij  de  Porta  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Panthaleonis  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sanctorum  Cyri  et  Johannis  extra  Portam  non  habet 
seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Francisci  habet  fratres  minores  .xv. 
•  M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Turre  habet  sacerdotem  et  clericum. 

.M,  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Capella  habet  sacerdotem  et  cle- 

ricum. 

Ecclesia  Sancti  Andree  de  Clauis   habet  unum  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Pede  pontis  est  capella  papa- 
lis  et  habet  sacerdotem  et  clericum. 
.M,  Ecclesia    Sancte    Marie    Secundicerei    habet   sacerdotem    et 

clericum. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Gradellis  habet  sacerdotem  et  cle- 

ricum. 

Ecclesia  Sancti  Gregorij  de  Gradellis  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancte  Anastasie,  titulus  presbiteri  cardinalis,  habet  e.  \o  a 

.VI.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris    de  Ludo  (t»)   est   sine   tecto,  nec 
habet  seruitorem. 
P  Ecclesia  Sancti  Cesarij  de  Palati©  ordinis  Saccitarum  habet 

.1.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie   de  Manu  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Cosmedin  dyaconi  cardinalis  habet 

.X.  clericos. 

Ecclesia    Sancti    Saluatoris    de    Molellis    non    habet    serui- 
torem (e). 


(a)  //  secondo  i  nell'interi.  (b)  Segue  una   linea  orizzontale  su   rasura. 

(e)  seruitorem  riscritto  con  inchiostro  diverso  su  sacerdotem,  abraso. 


436  G,  Falco 


p  Ecclesia   Sancti    Gregorij    de    Grecis    habet    sacerdotem    et 

clericum. 

Ecclesia  Sancti  Stephani  Rotundi  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Laurentij  iuxta  flumen  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Anastasij  de  Marmorata  habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia   Sancti    Saluatoris    de    Marmorata   habet    .1.   sacer- 

dotem. 
p  Ecclesia  Sancte  Anne  de  Marmorata  habet  moniales  .1111.  (a). 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Marmorata  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Episcopio  (b)  est  sine  hostijs,  nec 

habet  seruito[rem]. 

Ecclesia  Sancti  Geminiani  non  habet  seruitorem  (e). 
Ecclesia  Sancti  Johannis  in  Orreis  habet  .1.  sarrabaitam. 
Ecclesia  Sancti  Jacobi  in  Orreis  non  habet  seruitorem. 
.M.  Ecclesia  Sancte   Mane   (d)    de   Auentino    non    habet    serui- 

torem (e). 
[e.  IO  b]  Monasterium  Sancti  Alexij  habet  monachos  .v. 

Ecclesia  Sancte  Sabine,  titulus  presbiteri   cardinalis  (0,    ha- 
bet fratres  Predicatores  .xxx. 

Ecclesia  Sancte  Prisce,  titulus  presbiteri  cardinalis  (s),  habet 
monachos  nigros  tres   (h). 

Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Aquasaluia  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Porta  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Porta  non  habet  seruitorem, 
p  Hospitale  Sancti  Epli  habet  .11.  (i)  seruitores. 

Monasterium  Sancti  (k)  Sabbe  habet  abbatem  et  monachos 
.XVI.   (1). 

Ecclesia  Sancte  Balbine,  titulus  presbiteri  cardinalis  (m),  habet 
fratres  sancti  Guillielmi  .x. 

Ecclesia  Sanctorum  Nerei   et   Archilei,  titulus  presbiteri  (") 
cardinalis,  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Cesarij  in  Turrim  non  habet  seruitorem. 
Hospitale    in    Turrim    habet    fratres    ordinis    Cruciferorum 
.1111.   (o). 

Ecclesia  Sancti  Archangeli  non  habet  seruitorem. 


(a)  Nel  testo  .1111.  con  or  sovrapposto.  (b)  Segue  una   lìnea  orizzontale. 

(e)  Con  inchiostro  diverso.  (d)  Nell'interi.  (e)   Nel  margine  destro,   con 

inchiostro   diverso:    fuit   ecclesia    Templariorum  (f)    cardinalis    nell'interi, 

(g)  presbiteri  su  rasura;  cardinalis  nell'interi.         (h)  Avanti  a  tres  rasiira;  tres 
con  inchiostro  diverso.  (i)  Su  rasura.  (k)  Avanti  a  sancti,  sancte  cancel- 

lato.        (1)  Su  rasura.  (m)  titulus  presbiteri  su  rasura;  card'.nalis  nell'interi. 

(n)  titulus  presbiteri  su  rasura.  (o)  Su  rasura. 


//  calalo oo  di   TorÌ7W  437 


Ecclesia    Sancii    Johannis    ante    Porta    latina    habet    fratres 
paupertatis  .xv.   (a). 

Monasterium   Sancti    Sixti    habet   moniales   .lxx.  et    fratres 
Predicatores  .xvi. 
.M.  Ecclesia   Sancte    Marie   in   Tempore   (b)  est  destructa;    non 

habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sancte  Lucie   in  Septem    solijs    diaconi   cardinalis 
habet  .11.  (e)  clericos,  sed  nullus  seruit. 

Ecclesia  Sancti    Leonis   habet  .v.  (d)  clericos  (e)   sed  nullus  [e.  n  a] 

seruit. 

Monasterium  Sancti  Gregorij   in  (f)   Clauos  tauri    habet   ab- 
batem  et  .1111.  (g)   monachos  residentes. 

Ecclesia  Sancte  Trinitatis  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sanctorum  Johannis  et  Pauli,   titulus    presbiteri   (h) 
cardinalis,  habet  .viii.  canonicos. 

Hospitale  Sancti  Thome  de  Formis  habet  fratres  .1111.  (i). 
,M.  p  Ecclesia   Sancte    Marie   in    dompnica    diaconi    cardinalis  W 

habet  .11.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti   Stephani    in    Celiomonte,  titulus   presbiteri 

cardinalis  d),  habet  .1111.  clericos. 
p  Monasterium  Sancti  Herasmi  (m)  habet  moniales  .xvi.  ("). 

M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Cacchabellis  non  habet  seruitorem. 

Ecclesia  Sanctorum  Quatuor  Coronatorum,  titulus  presbiteri 
cardinalis,  habet  <o)  monachos  Saxiuiui  .x.  (P). 
p  Hospitale  ipsorum  ibidem  habet  .1.  servitorem. 

Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Formis  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Sergij  de  Formis  non  habet  seruitorem. 
Ecclesia  Sancti  Antonij  non  habet  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sanctorum  Petri  et  Marcellini  titulus  presbiteri    (q) 

cardinalis,  habet  .1111.  clericos. 
p  Hospitale  Sancti  Mathei  de  Merulana  habet  priorem  et  fra- 

tres ordinis   |   Cruciferorum  .viii.  [e.  11  b] 

Ecclesia  Sancti  Stephani  de   Scola  cantoris  non  habet   ser- 
uitorem (r)   et  est  destructa. 

(a)  Su  tasura.  (b)  Segue  una  linea  orizzontale  su  rasura.  (e)  dia- 

coni  cardinalis    habet  .11.  su   rasura.  (d)    Su    rasura.  (e)    Nell'interi. 

(f  )  Richiamo  al  niarg.  destro  ove,  con  diverso  inchiostro,  è  scritto  :   vera    littera 
est    ad    [Cliuuni]    Scauri  (g)  Su  rasura.  (h)  titulus  presbiteri  su  rasura. 

(i)  Su  rasura.  (k)  diaconi  cardinalis  su  rasura.  (1)  titulus  presbiteri  car- 

dinalis su  rasura.  (m)  Originariamente  Herami/  s  neW interlinea,  aggiunta 

molto  posteriormente.  (n)  Su  rasura.  (o)  titulus  presbiteri  cardinalis  habet 

su  rasura.  (p)  Su  rasura.  (q)  titulus  presbiteri  su  rasura.  (r)  habet 

seruitorem  nell'interi,  con  diverso  inchiostro. 


43 8  G.  Falco 


Ecclesia  Sancti  Bartholomei  non  habet  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Danielis   (a)    est    destructa;    non    habet   ser- 
uitorem. 

Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Palatio  uel   Sancta  Sanctorum 
habet  .v.  clericos. 
(E  Ecclesia  Sancti   Johannis    in    Laterano   et   est   patriarchalis, 

que  habuit  priorem  et  canonicos  regulares  ;  nunc  habet  archi- 
presbiterum  et  canonicos  .xviii.  et  suffraganeos  (b)  .xvi.  et  acoli- 
tos   .II. 

Ecclesia  Sancti  Siluestri  non  habet  seruitores. 
p  Hospitale  Sancti  Nicolai  de  Hospitali  habet  .i.  seruitorem. 

Ecclesia  Sancti  Jacobi  de  Lacu  non  habet  seruitorem. 
p  Hospitale   Sancte   Catherine   extra  portam   habet    .i.    sacer- 

dotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Spatularia  habet  sarabaitas  .vi. 

Ecclesia  Sancte  Crucis  in  Jerusalem,  titulus   presbiteri    car- 
dinalis,  habet  .mi.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti  Barnabe  de   Porta  habet  .i.  sacerdotem, 

p  Monasterium  Sancte  Viuiane  habet  moniales  .xviii. 

d  Ecclesia  Sancti  Laurentij  extra  muros  habet  abbatem  et  mo- 

[c.  12  a]  nachos   |  residentes  .xiiii.  et  est  patriarchalis. 

Ecclesia  Sancti  Viti  in  Campo  non  habet  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sancti  Juliani  habet  fratres  Carmelitas  .mi. 

Monasterium  Sancti  Andree  de  Fractis  habet  moniales  .xviii. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Fami  habet  .i.  sacerdotem. 

Monasterium    Sancti    Sebastiani    habet    abbatem    et    mona- 
chos  .X. 

Ecclesia  Sancti  Vrbani  non  habet  seruitorem. 
Monasterium  Sancti  Anastasij  habet  abbatem    et   monachos 
presentes  .xv. 
(I  Ecclesia   Sancti    Pauli    est   patriarchalis  ;    habet   abbatem    et 

monachos  .xl.  computatis  qui  sunt  in  castris. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  castro  Sancti  Pauli  habet  .i.  ser- 

uitorem. 

Hospitale  Sancti  Mandati  extra  portam  habet  .ii.  seruitores. 
(E  Jn  supradicta  secunda  parte  sunt  quatuor  patriarchales    ec- 

clesie.        Jtem,  tituli  presbiterorum  cardinalium  .xviii.         Jtem, 
ecclesie  diaconorum  cardinalium  .xiii.         De  predictis  ecclesijs 
[e.  12  b]  presbiterorum  et  diaconorum  cardinalium  |  nouem  reguntur  per 

(a)  Segue  una  linea  orizzontale.  (b)  Nell'interi,  con  diverso  inchiostro: 

idest  Benefitiatos 


//  catalogo  di  Torino  439 


monachos  et  religiosos.  Jtem,  due  capelle  papales.  Jtem, 
loca  monachorum  et  religiosorum  ,xx.  (a).  Jtem,  monasteria 
monialium  .viii.  (b).  Jtem,  hospitalia  .xiiii.  (e)  Jtem,  sex 
capelle  collegiate  de  tribus  quatuor  (d)  quinque  et  sex  canonicis. 
Jtem,  capelle  parrochiales  .lxxxxii.  (e)  Inter  quas  sunt  .vi.  (f) 
totaliter  destructe  et  .xxx.  (g)  que  non  habent  seruitores. 

Summa  predictarum  ecclesiarum  secunde  partis  .clxxvii.  (h), 

Jn  ea  autem  parte  que  dicitur  Sancti   Thome   sunt  ecclesie  [e.  13  a] 

et  monasteria  infrascripta,  videlicet  : 
(I  Ecclesia  Sancti  Petri  Maioris,    que   est  patriarchalis   et   ha- 

bet   canonicos    .xxx.,    benefitiatos    .xxxiii.   (>)  et   clericos   chori 

.XX.    (i). 

Ecclesia  Sancti  Vrsì  habet  monachos  nigros  .111.  (i). 
p  Ecclesia  Sancti  Panthaleonis  iuxta  flumen  habet  .1.   seruito- 

rem. 

Ecclesia  Sancti  Benedicti  habet  .1.  seruitorem. 
p  Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Piscina  habet  .1.  seruitorem. 

Monasterium  Sancti   Blasij    de    Cantusecuta   habet   abbatem 
et  monachos  .111.  ('). 
p  Ecclesia  'k)  Sancte  Lucie  iuxta  flumen  habet  .1.  seruitorem. 

.M.  Ecclesia   Sancte    Marie    in   Vallicella    habet   sacerdotem    et 

clericum. 

Ecclesia  Sancte  Cecilie  de  Campo  habet  .1.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Johannis  Magina  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Furca  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Eusterij  de  Campo  Senensi  habet  .1.  sacer- 
dotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Andree  de  Azanesi  O)  habet  .1.  sacerdotem. 

,M.  p  Ecclesia  Sanctarum  Marie  et  Catherine  habet  .111.   clericos. 

p  Ecclesia  Sancte  Margarete  habet  .1.  sacerdotem.  [e.  13  b] 

Ecclesia  Sancti  Laurentij    in    Damaso,    titulus  presbiteri  (m) 
cardinalis,  habet  .vini,  clericos. 
(n)  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Prefectis  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Curte  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Thome  de  Yspanis  habet  .111.  clericos. 
Ecclesia  Sancti  Andree  de  Vnda  habet  .1.  sacerdotem. 

(a)  Su  rasura.  (b)  Il  \  su  rasura.  (e)  Sii  rasura.  (d)  iuor  su  ra- 

sura, (e)  Su  rasura.  (f)  //  v  su  rasura.  (g)  Su  rasura.  (h)  .clxx 

su  rasura.  (i)  Su  rasura.  (k)  Nel  testo  Ecclesie  (1)  Nel  testo  e  in- 

vece di  z  (m)    titulus  presbiteri    su    rasura.  (n)  L'asta  verticale  di  un 

p  incominciato. 


440  G,  Falco 


Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Vnda  habet  .i.  sacerdotem. 
p  Ecclesia  Sancti  Cesarij  habet  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Benedicti  de  Arenula  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Campo  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Pauli  de  Arenula  habet  .i.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Monticellis,  que  est  capella  papalis, 

habet  .xiiii.  clericos. 

Ecclesia  Sancti  Anastasij  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Bartholomei  habet  .i.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Arenula  habet  .i.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Cacchabarijs  habet  sacerdotem  et 

clericum. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Cacchabarijs  habet  sacerdotem 
et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Patermutij  habet  .i.  sacerdotem. 
r(f_  14  a]  Ecclesia  Sancti  Thome  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancte  Cecilie  de  Panthaleis  habet  ,1.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  a  Flumine  non  habet  seruitorem. 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Baroncinis  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  Dompne  Rose  habet  primicerium  et 

.V.  canonicos. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Publico  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Benedicti  de  Clusura  habet   sacerdotem    et 
clericum. 

Ecclesia  Sancte  Martine  de  Panarella  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancte  Barbare  habet  .1.  sacerdotem. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Criptapincta  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti   Sebastiani   de   Via  papali    habet    .1.   sacer- 
dotem. 
.M.  Monasterium  Sancte  Marie  in  Julia  (a)    habet  moniales   .xl. 

Ecclesia  Sancti  Valentini  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Mellinis  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Nicolai   de   Calcarario   habet  sacerdotem  et 
clericum. 
p  Ecclesia  Sancti   Laurentij    de   Calcarario  habet  .1.  (b)  sacer- 

dotem. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Gallia  de  Calcarario  non  habet 
seruitorem. 

Ecclesia  Sancte    Lucie   de   Calcarario   habet   sacerdotem   et 
clericum, 

(a)  Su  rasura.  (b)  Dopo  .1.  uno  spazio   bianco.    V era  scritto  clericum 

che  poi  fu  abraso. 


//  catalogo  di  Torino  441 


Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Olìua  habet  sacerdotem  et  clericum.  [e.  14  b] 

p  Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Julia  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Sorrata   habet   sacerdotem   et 
clericum. 

Ecclesia  Sancti  Leonardi  de  Albis  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Angeli  in  Foro  piscium  dyaconi  cardinalis  (a) 

habet  .viii.  clericos. 

p  Monasterium  Sancte  Marie  de  Maxima  habet  moniales  .xii.  (b). 

Ecclesia  Sancti  Stephani  de  Maxima  non  habet  seruitorem. 

.M.  Ecclesia  Sancte  Marie   in    Campitello   habet   sacerdotem   et 

clericum. 
.M.  Ecclesia  Sancte  Marie  in  Curte  habet  sacerdotem  et  clericum. 

Ecclesia  Sancti  Johannis  de  Mercato  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Blasij  de  Mercato  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Funarijs  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia   Sancti   Andree   de   Funarijs    habet   sacerdotem    et 
clericum.  , 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Guinizo  (e)   habet   sacerdotem   et 

clericum. 
p  Ecclesia  Sancti  Laurentij  de  Bascis  habet  .1.  sacerdotem. 

.M.  p  Ecclesia  Sancte  Marie  de  Macello  habet  .1.  sacerdotem. 

p  Ecclesia  Sancti  Nicolai  de  Macello  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia   Sancti   Johannis    de  Jnsula    habet  .v.  clericos   (d)  ; 
in  totaliter  est  |  destructa.  [e.  15  a] 

Ecclesia  Sancti  Saluatoris  de  Curtis  habet  .v.  (e)   clericos. 
Ecclesia  Sancte  Bonose  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia  Sancte  Agathe  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia   Sancti    Grisogoni,   titulus   presbiteri   cardinalis   (0, 
habet  .viii.  clericos. 
p  Ecclesia  Sancti  Stephani  Rapigranu  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancte  Rufine  habet  .1.  sacerdotem. 
,M.  Ecclesia    Sancte    Marie    in    Transtiberini,    titulus    presbiteri 

cardinalis   (g),  habet  .xii.  canonicos. 

Ecclesia  Sancti  Calixti  habet  .1111.  (h)  clericos. 
Ecclesia  Sanctorum  Quadraginta  habet  .1.  sacerdotem. 
Ecclesia   Sanctorum   Cosme    et    Damiani    est   monasterium, 
habet  moniales    .xxxvi.   (0  et  sunt  ordinis  sancte    Giare  ;    habet 
etiam  fratres  minores   .11. 

(a)  aconi  cardinalis  su  rasura.  \^]  Su  rasura.  (e)  AV/  iesio  e  invece 

di  z         (d)  Nell'interi.         (e)  Su  rasura.  (f)  Dopo  titulus  e  sotto  cardinalis 

rasura.  («:)  .Su  rasura.  (h)  Su  rasura;  prima  era  scritto  .x.  (i)   ■*>"« 

rasura. 


442  G.  Falco 


p  Ecclesia  Sancti  Johannis  Micaaurea  habet  .i.  sacerdotem. 

Ecclesia   Sancti    Angeli    in   Janniculo    habet    sacerdotem   et 
clericum. 
p  Ecclesia  Sancti    Petri    Mentis   Aurei    habet    fratres    ordinis 

Sancti  Petri  de  Morrone  .viii. 
[e.  15  b]  Monasterium  Sancti  Pancratij  habet  .xxxv.  moniales  or  |  [di- 

nis]  (ai  Cistercensis. 

Ecclesia  Sancti  Laiirentij  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Blasij  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Johannis  de  Porta  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Siluestri  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Leonardi  habet  .1.  sacerdotem. 

Ecclesia  Sancti  Jacobi  de  Sitignano  (b)   habet  fratres  Silue- 
strinos  .XX. 

Jn  supradicta  tertia  parte  est  vna  ecclesia  patriarchalis. 
Jtem,  tituli  presbiterorum  cardinalium  .111.  Jtem,  una  ecclesia 
diaconi  (e)  cardinalis.  Jtem,  vna  capella  papalis.  Jtem,  loca 
monachorum  et  religiosorum  .1111.  Jtem,  monasteria  monia- 
lium  .1111.  Jtem,  sex  capelle  collegiate  de  tribus  quatuor  et 
quinque  canonicis.  Jtem,  capelle  parrochiales  .lxviii.  Jnter 
[e.  16  a]  est  una  destructa  |  et  tres  que  non  habent  seruitores. 

Summa  predictarum  ecclesiarum  tertie  partis  .lxxxviii. 

(I  Summa  omnium  summarum  ecclesiarum  patriarchalium  .v. 

Summa  titulorum  presbiterorum  cardinalium  .xxvii.  Summa 
ecclesiarum  diaconorum  cardinalium  .xviii.  Summa  omnium 
locorum  religiosorum  et  monachorum  .xxviii.  Summa  omnium 
monasteriorum  monialium  .xviii.  Summa  omnium  hospita- 
lium  .XXV.  Summa  omnium  capellarum  papalium  .xi.  Summa 
omnium  capellarum  collegiatarum  de  tribus  quatuor  quinque 
et  sex  canonicis  .xxi.  Summa  omnium  ecclesiarum  parro- 
chialium  de  vno  uel  duobus  clericis  .cclxi.,  de  quibus  .xliiii. 
non  habent  seruitores  et  .xi.  sunt  funditus  destructe;  et  multe 
alie  in  parietibus  tectis  hostijs  et  alijs  rebus  necessarijs  ad  cul- 
tum  diuinum  defecerunt  et  defeciunt  tota  die  propter  malitiam 
[e.  16  b]  seruientium  (d),  prò  quarum  |  reparatione  infinitus  thesaurus  non 

sufficeret  ad  reparandum  ut  prius  fuerunt.  Ecclesia  Latera- 
nensis  non  est  inter  predictas,  nec  etiam  ecclesia  Sancte  Ma- 
rie super  Mineruam  de  cuius  testudine   uersus   turrim  Jordane- 

(a)  dinis  omesso.  (b)  de  Sitignano  nel  niarg.  sinistro,  con  diverso  inchio- 

stro, (c)  Nel  testo  diaconi  per  disteso.  (d)  Nel  testo  pare  scritto  seruuen- 

tium 


//  catalogo  di  Torino  443 


scam  satis  diibitatiir,  nisi  excontri  qui  incepti  sunt  perficiantiir 
et  possent  perfici  secundum  dictiim  magistrorum  prò  ducen- 
tis  florenis  auri. 

Summa  omnium  ecclesiarum  predictarum  .ccccxiiii. 

Jn  supradictis  omnibus  ecclesijs  sunt  clerici  seculares 
•DCCLXXXv  (a*.  Jtem,  religiosi  .cccxvii.  Jtem,  abbates  .viii. 
et  monachi  .cxxvi.  Jtem,  moniales  .cccclxx.  Jtem,  hospi- 
talarij  seu  seruitores  hospitalium  .lxxxxvii. 

Summa  omnium  predictorum  tam  marium  quam  feminarum 
.MDCCCIII    (b). 

Summa  omnium  reclusarum  siue  incarceratarum  Vrbis  .cclx. 

Jn  supradictis  ecclesijs  de  clericis  religiosis  et  monachis  inue- 
niuntur  plures  et  pautiores  residentes,  secundum  tempora,  quam 
posuerim;  tamen  sicut  inueni,  ita  posui. 

Jste  sunt. 


(a)  Nel  testo  .vii.  con  C  sovrapposto.  (b)  Nel  testo  .viii.  con  C   sovrap- 

posto. 


Note  d'  epigrafia  medievale 


I. 

Un  rifacimento  settecentesco 

DI   un'  iscrizione   romana  del   SEC.   vili. 


ell'  atrio  di  S.  Cecilia  in  Trastevere  è  affissa 
alla  parete  questa  epigrafe  sepolcrale  del 
diacono  Mosco,  che  comparisce  in  un  concilio  del 
721(1)  e  in  un  frammento  lapidario  di  un  altro  con- 
cilio del   732,  conservato  nelle  crypte  Vaticane: 

SEPVLCHRV  QUI   IN  HANC  AEDEM  VENERANDA  CHRISTI 
MARTYRIS  CAECILIAE  SITUS  EST  IN  QVO  ET  QVIESCIT  IN  PACE 
MOSCHVS  HVMILIS    DIACONVS    SCAE  SEDIS  APOSTOLICAE 
OMNES  EXPOSCENSVT  PRO  ME  DNM  EXORETIS  QVATENVS 
EIDEM  SACRATISSIMAE    VIRGINIS    INTERVENTIBVS  MERITIS 
CVNCTORVM  CONSEQVI   MEREAR  INDVLGENTIAM  DELITORVM 
CARD  :  QVI  VIVEBAT  TEMPORE  GREGORII  -IH  ANNO  DOM  :  DCCXXXV. 

Così  fedelmente  la  pubblicò  il  Galletti  (2)  ed  il 
Marini  (3)  la  riprodusse  nella  sua  raccolta;  ma  tanto 
essi  quanto  gli  altri  dotti  posteriori,  che  si  occuparono 
di  epigrafìa  romana  del  medio  evo,  quali    il  Sarti,  il 

(i)  Mansi,   Conciliorum  collectio,  XII,  p.  266. 

(2)  Galletti,  Inscriptiones  Urbis  infimi  niedii  aevi^  Roma, 
1753,  I,  P-  305. 

(3)  Marini  in  Cod.  Vatic.  9072,  e.  404, 


44^  A.  Silva  o ni 


Settele  ed  il  De  Rossi,  non  mossero  alcun  dubbio 
sulla  sua  autenticità. 

Ora  tale  epigrafe  si  ritrova  in  un  gruppo  di  codici 
e  stampe  anteriori  al  Galletti,  ma  con  lezione  alquanto 
diversa.  La  contiene  il  cod.  Bruxel.  del  De  Winghe 
17872,  e.  16  B,  da  cui  il  Menestrier,  cod.  Vat.  10545, 
e.  214;  il  Cittadini,  cod.  Vat.  5253,  e.  257;  l'anonimo 
spagnolo  cod.  Chig.  I  .  V.  167,  e.  209;  la  coUectanea 
del  Bosio  cod.  Vallicel.  G.  27,  e.  46  e  del  Grimaldi 
cod.  Vat.  6438,  e.  50,  da  cui  dipendono  espressamente 
il  Doni,  cod.  Vat.  Barber.  2756,  e.  283  e  Cod.  Maru- 
cel.  A.  293,0.  64  B,  e  il  Terribilini  cod.  Casanat.  2179, 
e.  211;  il  cod.  Vat.  Reg.  770,  e.  29.  Dal  Grimaldi 
la  riprodusse  il  Gorio  (i)  e  da  questi  il  Muratori  (2), 
mentre  la  pubblicarono,  trascrivendola  dal  marmo  ori- 
ginale, il  Martinelli  (3),  da  cui  la  copiò  il  Laderchi  (4)^ 
e  per  ultimo  l'Alveri  (5). 

Tutti  videro  1'  iscrizione  originale  nel  pavimento 
della  basilica  di  S.  Cecilia  a  mano  sinistra:  il  De 
Winghe  annota  «  caracter  satis  indicat  antiquitatem  »  ; 
il  Grimaldi  «  videtur  sepulchrum  his  verbis  marmore 
«  incisis  antiquis  literis  romanis  sed  ineptis  »  ;  più  chia- 
ramente il  Martinelli  «  est  in  templi  sinistra  parte 
«  ingredientibus  sepulchrum  Mosci  cardinalis  qui  vi- 
«  vebat  tempore  Gregorii  III  anno  domini  735,  quod 
«  vix  legi  prae  antiquitate  potest  ». 

I  primi    quattro  versi  e    1'  ultimo    sono    uguali  in 

(i)  Doni,  Inscriptiones  antiquae  editae  a  Frano.  Gorio,  Ro- 
mae,   1721,  CI.  XX,  n.  45,  p.  533. 

(2)  Muratori,  Novus  thesaurus  veteruni  inscriptionuni,  Me- 
diolani,   1742,  IV,  p.  1914. 

(3)  Martinelli,  Roma  ex  ethnica  sacra,  Romae,  1653,  p.  85. 
^  (4)  JLaderchi,  6".  Caeciliae  fnartyris  acta  .  .  .,  Romae,  1722, 
I,  p.   192. 

(5)  Alveri,   Roma    in    ogni  stato,    Roma,  1723,   II,  p.  388. 


Note  ((  epìgi^afia  medievale  447 

tutti  i  gruppi  ad  eccezione  della  correzione  QUOD  al 
V.  I  e  SITUM  al  V.  2  del  Martinelli,  e  quindi  del  La- 
derchi,  di  prope  al  v.  4  nel  cod.  del  Cittadini,  evi- 
dente errore  per  PRO  ME  e  di  CVM . . .  invece  di  QUA- 
TENUS  al  medesimo  verso  dato  dall' Alveri. 

Il  quinto  verso  nel  De  Winghe,  nell'  anonimo  Chi- 
giano,  nel  Bosio  e  nel  Cittadini  (i)  è  così  riportato: 

EIDEM  SACRATISSIMAE  VIRGINIS  INTERVENTIONIBVS 

Il  Cod.Vat.  Reg.  770  differisce  solo  nella  prima  pa- 
rola che  erroneamente  si  lesse  finem;  il  solo  Grimaldi 
e  i  suoi  trascrittori  danno  : 

EIVSDEM  SACRATISSIME  VIRGINIS  INTERVENTIONE 

e  da  lui  differisce  il  Martinelli  nell'  ultima  parola, 
che  segna  INTERVENIENTIBVS,  a  cui  il  Laderchi,  per 
averne  qualche  senso,  aggiunse  MERITIS. 

La  diversità  delle  varie  interpretazioni  nella  prima 
e  neir  ultima  parola  del  verso  deriva  evidentemente 
da  un  segno  di  abbreviazione  che  ambedue  dovevano 
avere  nel  logoro  originale,  e  la  vera  lezione  è  senza 
dubbio  : 

EIVSDEM  SACRATISSIMAE  VIRGINIS  INTERVENTIONIBVS 

Quindi  il  testo  completo  si  può  così  ricostruire, 
seguendo  la  divisione  delle  linee  data,  sempre  esatta- 
mente, dal  De  Winghe  e  confermata  dall'  anonimo  Chi- 
giano,  dal  Cittadini  e  dal  Bosio  : 

^  SEPVLCHRVM  QVI  IN  HANC  AEDEM  VENERANDAE   CHRISTI 
MARTYRIS  CAECILIAE  SITVS  EST  IN  QVO  ET  QVIESCIT  IN   PACE 
MOSCHVS  HVMILIS  DIACONVS  SCÀE  SEDIS  APOSTOLICAE 

(i)  Il  Cittadini  ha  però  «  sanctissimae  »  e  «  .  .  .  ventioni- 
bus  »  che,  unite  alla  parola  «  prope  »  del  verso  antecedente, 
mi  fanno  sospettare  aver  egli  trascritto  da  una  copia  piuttosto 
che  dal  marmo. 


448 


A.  Silva  ofii 


OMNES  EXPOSCENS  VT  PRO  ME  DNM   EXORETIS  QVATENVS 
EIVSDEM  SACRATISSIMAE  VIRGINIS  INTERVENTIONIBVS 
CVNCTORVM  CONSEQVI  MEREAR  INDULGENTIAM  DELICTORVM. 

Questo  testo  concorda  per  la  maggior  parte  nelle 
varie  abbreviature,  nella  divisione  dei  versi,  negli 
errori  grammaticali  del  i*^  e  2°  rigo,  coli' epigrafe  esi- 
stente nel  portico,  da  cui  differisce  solo  nelle  ultime 
due  parole  del  5"  e  per  la  mancanza  del  verso  : 

CARD  :  QVI  VIVEBAT  TEMPORE  GREGORII  •  III  ANNO  DOM  :  DCCXXXV. 

Il  Galletti  ed  il  Marini  si  accorsero  della  strana 
nota  cronologica  finale  e  quegli  osservò:  «  additum 
«  deinde  fuit  »  ;  questi:  «  grandis  tabula  bonis  litteris 
«  sed  postrema  linea  addita  recentiori  manu  » .  Ma  un 
semplice  sguardo  sulla  fotografia  di  una  parte  del- 
l'iscrizione stessa  mostra  chiaramente  come  il  carat- 
tere dell'  ultimo  rigo  non  sia  una  imitazione  dei  sei 
precedenti,  ma  una  stessa  mano  abbia  inciso  contem- 
poraneamente r  intera  iscrizione,  che  è  quindi  tutta 
«  recentiori  manu  ». 


W(Ì:WW.f 


E  si  spiega  facilmente  :  in  occasione  di  qualche 
restauro  al  pavimento  di  S.  Cecilia  la  vecchia  iscri- 
zione, quasi  indecifrabile  per  il  consumo,  come  osser- 
vava il  Martinelli  nel  1653,  venne  tolta  dal  pavimento 


Note  (£  epigrafia  medievale  449 

e  poi  perduta,  sostituendola  con  una  copia,  che  fu 
posta  nel  portico.  La  copia  fu  eseguita  abbastanza 
fedelmente  nella  parte  leggibile  dell'  epigrafe,  sup- 
plendo al  resto  colla  lezione  del  Martinelli  (i)  e  aggiun- 
gendo per  di  più,  come  ultima  linea  e  colle  medesime 
parole,  la  nota  del  Martinelli  stesso  riguardo  alla  per-" 
sona  di  Mosco. 

Si  può  anche  determinare  approssimativamente  il 
tempo  in  cui  fu  eseguita  la  copia.  L' ultimo  che  la 
lesse  nella  lezione  originale  è  l' Al  veri  nel  1722  e, 
senza  tener  conto  del  Gorio  e  del  Muratori,  che  la 
riprodussero  da  schede  anteriori,  il  Galletti  fu  il  primo 
a  presentarla  nella  nuova  forma  il  1760:  fra  questo 
intervallo  di  tempo  il  card.  Acquavi  va  fece  nel  1725 
restauri  al  pavimento  ed  al  tetto  della  basilica  (2), 
quindi  intorno  a  tale  anno  va  posto  il  rifacimento 
dell'  antica  iscrizione. 

II 

Sull'  autenticità  dell'  epitafio 
DI  Benedetto  VII. 

L'  epigrafe  sepolcrale  di  Benedetto  VII,  collocata 
a  destra  dell'  ingresso  principale  nella  basiUca  di 
S.  Croce  in  Gerusalemme,  è  una  delle  più  importanti 
e  meglio  conservate  iscrizioni  medievali  : 

ì^  HOC  BENKDICTl  PFQVIESCVNT  MEMBRA  SEPVLCHRO 

SEPTIMVS  EXISTENS  ORDINE  QVIPPE  PATRVM 

HIC  PRIMVS  REPPVLIT  FRANCONIS  SPVRCA  SVPERBI 

(i)  Il  Laderchi  toglie  interamente  dal  Martinelli  l'epigrafe, 
preceduta  anche  dalla  sua  nota;  quindi  prova  di  non  aver  forse 
o  veduta  o  potuto  leggere  la  iscrizione. 

(2)  Piazza,  Roma  sacra,  p.  50;  Nibby,  Roma  e  dintorìii,  I,. 
159;  Armellini,   Chiese  di  Roma,  p.  320. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  pallia.  Voi.  XXXII.  29 


45  o  ^'   Silvagni 


CVLMINA  QVI   INVASIT  SEDIS  APOSTOLICAE 
•QVI  DOMINVMQVAE  SVVM  CAPTVM  IN  CASTRO   HABEBAT 
CARCERIS  INTEREA  VINCLIS  CONSTRICTVS  IN  IMO 
STRANGVILATVS  VBI  EXVERAT  HOMINEM 
CVMQVE  PATER  MVLTVM  CERTARET    DOGMATE  SCO 
EXPVLIT  A  SEDE  INIQVVS  NAMQVE  INVASOR 
HIC  QVOQVE  PREDONES  SCORVM  FALCE  SVBEGIT 
ROMANE  ECCLESIE  IVDICIISQVAE  PATRVM 
GAVDET  AMANS  PASTOR  AGMINA  CVNCTA  SIMVL 
HICCAE  MONASTERIVM   STATVIT  MONACOSQ  •   LOCAVIT 
QVI  LAVDES  DNO  NOCTE  DIEQVAE   CANANT 
CONFOVENS  VIDVAS  •  NEGNON  ET  INOPESQ  •   PVPILLOS 
VT  NATOS  PROPRIOS  ASSIDVE  REFOVENS 
INSPECTOR  TVMVLI   •   COMPVNCTO  DIGITO  CORDE 

CV  XPO  REGNES   OBENEDICTE  DO^:  D    X    M  IVLI  INAPLASEDE  RE- 
SIDENSVIIII  ANN  OBIIT  AD   XPM   INDIC   XII 


La  riprodussero  nelle  loro  opere  (i)  lo  Schrader,  il 
Baronìo,  e  da  lui  il  Ciacconio,  il  Galletti,  il  Besozzi,  il 
Watterich,  poi  Sarti  e  Settele,  il  Ferrucci  e  quindi  il  Ma- 
rucchi,  il  Duchesne,  l'Armellini.  La  prima  silloge  ms. 
che  la  riporti  è  quella  di  Pietro  Sabino  (2),  offerta  nel 
1494  a  Carlo  Vili,  e  molti  codici  posteriori  la  riprodu- 
cono o  ricopiandola  dal  Baronio,  come  i  due  codici  del 
Doni,  Vat.  Barb.  lat.  2756,  e.  323  e  Marucel.  A.  263, 

(i)  ScHRADER,  Monumentorum  Italiae,  Helmaestadii,  1592, 
a  e.  1273;  Bkroì^ìio,  Annales  ecclesiastici,  Romae,  1592,  X,  853 
ad  an.  984;  Chacon,  Vitae  et  res  gestae  pontificmn  romanorunt, 
Romae,  1677,  I,  975;  Besozzi,  La  storia  della  basilica  di  Santa 
Croce  di  Gerusalemme,  Roma,  1750,  p.  51  ;  Galletti,  Inscriptio- 
nes  romanae  infimi  aevi  Romae  extantes,  Roma,  1760, 1,  p.  XXXII, 
n.  41  ;  Watterich,  Pontificum  romanorum  vitae  etc,  Lipsiae, 
1862,  I,  p.  86-7;  Sarti  et  Settele,  Ad  Phil.  Laur.  Dionysii 
opus  de  Vaticanis  cryptis  Appendix,  Romae,  1840,  p.  140  ;  Fer- 
rucci, Investigazioni  storico-critiche  su  la  persona  e  il  pontifi- 
cato di  Bonifazio  VII  figliuolo  di  Ferruccio  Romano,  Lugo,  1856, 
p.  39;  Marucchi,  Silloge  di  alcune  iscrizioni  relative  alla  sto- 
ria di  Roma  dal  sec.  V  al  XV  in  Studi  in  Italia,  an.  IV,  1881, 
voli.  I  e  II  ;  Duchesne,  Liber  Pontificalis,  Paris,  1892,  II,  258, 
nota   15;  Armellini,  Le  Chiese  di  Roma,  Roma,  1892,  p.  291. 

(2)  De  Rossi,  Inscriptiones  Urbis  Romae,  II,  p.  485.  Sa- 
bino dà  però  solo  il  primo  verso. 


Note  ({  epigrafia  medievale  45  i 

e.  124  e  quello  del  Terribilini  cod.  Casanat.  2189,  e.  205, 
o  trascrìvendola  direttamente  dal  marmo  come  il  DeWin- 
ghe  cod.  Bruxel.  17872,  e.  23,  da  cui  il  Menestrier 
cod.  Vat.  lat.  10545,  e.  221  B,  il  cod.  Chig.  I.  V.  167, 
e.  459  B,  il  Vallic.  G.  28,  e.  32,  il  Valesio  Arch.  Capit. 
cred.  XIV,  t.  40,  p.    108  B. 

L'  epigrafe  rozza  graficamente,  lo  è  anche  più  dal 
lato  letterario  ;  essa  è  una  continua  offesa  alla  gram- 
matica, alla  prosodia  ed  alla  metrica,  tanto  che  è  inu- 
tile supporre,  come  vuole  il  Baronie,  che  le  manchino 
due  versi  dopo  il  5^  e  11°;  è  un  vero  centone  (i) 
di  altri  epitafi  papali  e  precisamente  di  quello  di  Ste- 
fano VI  : 

HOC  STEPHANI  PAPE  CLAVDVNTVR  MEMBRA  SACELLO 
SEXTVS  DICTVS  ERAT  ORDINE  QVIPPE  PATRVM 

HIC  PRIMVM   REPPVLIT  FORMOSI  SPVRCA  SVPERBI 
CVLMINA  QVI  INVASIT  SEDIS  APOSTOLICE 

CVMQVE  PATER  MVLTVM  CERTARET  DOGMATE  SANCTO 

CAPTVS  ET  A  SEDE  PVLSVS  IN  IMA  FVIT 
CARCERIS  INTEREA  VINCI  CONSTRICTVS  IN  IMO 

STRANGVIT  LATVS  VERBI  EXVERAT  HOMINEM 

di  Sergio  III: 

HIC  INVASORES  SANCTORVM  FALCE  SVBEGIT 
ROMANE  ECCLESIE  IVDICIISQVE  PATRVM 

di  Benedetto  IV: 

DESPECTAS  VIDVAS  NEC  NON  INOPESQVE  PVPILLOS 
VT  NATOS  PROPRIOS  ASSIDVE  REFOVENS 

INSPECTOR  TVMVLI  CONPVNCTO  DIGITO  CORDE 
CVM  CHRISTO  REGNES  O  BENEDICTE  DEO 

di  Leone  IV: 

COENOBIVM  SACRVM  STATVIT  MONACOSQVE  LOCAVIT 

QVI  DOMINO  ASSIDVAS  VALEANT  PERSOLVERE  LAVDES 

La  sua  grande  importanza  consiste  soprattutto 
nell'accenno  ai  tristi  avvenimenti  di  Roma  di  questo 

(i)  De  Rossi,  op.  cit.  p.  215;  SchOffer-Boichorst  in 
Mittheil.  d.  Insta,  f.  óster.  Geschichtsforsch.,  a.  1886,  s.  230. 


45  2  A.  Silvagni 


periodo  del  sec.  X,  i  quali  si  possono  così  riassumere, 
in  base  alla  cronologia  dell'  laffè  e  dietro  la  guida 
di  Duchesne  (i)  e   di  Uhlirz  (2). 

Verso  il  giugno  del  974  Crescenzo  di  Teodora,  a 
capo  dei  romani,  rinchiuse  in  Castel  S.  Angelo  Bene- 
detto VI,  innalzato  al  pontificato  dal  partito  imperiale 
fin  dallo  scorcio  dell'anno  972  e  gli  dette  per  suc- 
cessore Francone,  che  prese  il  nome  di  Bonifacio  VII. 
Questi  fece  strangolare  il  pontefice  prigioniero  per 
non  renderlo  al  messo  imperiale  Sicco,  ma,  preso  a 
sua  volta,  fu  deposto  in  un  concilio  dove  venne  eletto 
papa  Benedetto  VII,  consacrato  tra  1'  8  e  il  20  otto- 
bre 974.  Benedetto,  dopo  aver  vissuto  sul  trono  apo- 
stolico nove  anni,  venne  a  morte  nell'  ottobre  del  983 
ed  Ottone  II,  che  tornando  dalla  dièta  di  Verona  aveva 
fatto  eleggere  Giovanni  XIV,  morì  poco  dopo  il  9 
decembre  983  in  Roma.  Bonifacio  VII,  il  quale  si  era 
ricoverato  in  volontario  esilio  a  Costantinopoli,  ritornò 
a  Roma  nei  primi  mesi  dell'  anno  successivo  ed  oc- 
cupò di  nuovo  la  cattedra  pontificia  imprigionando 
Giovanni  XIV  in  Castel  S.  Angelo,  dove  lo  lasciò 
morir  di  fame  e  di  veleno,  e  secondo  alcune  crona- 
che dopo  averlo  accecato,  il  20  agosto  del  medesimo 
anno  984,  come  mostra  il  suo  epitafio  conservato  nella 
silloge   di  Pietro  Mallio  (3). 

Ora  r  iscrizione,  come  notò  il  Baronio  e  tutti  gli 
altri  editori  dopo    di    luì,    nella    sua    datazione  finale 

(i)  Duchesne,  Les  premier s  temps  de  l'  Ètat  pontificai,. 
Paris,   1898,  p.   170  e  sgg. 

(2)  Uhlirz,  Jahrbucher  des  deutschen  Reiches  unter  Odo 
II  u.   Odo  III,  Leipzig,  I,  s.  73-83. 

(3)  De  Rossi,  Inscript.  Urbis  Romae,  II,  p.  450-  È  da  os- 
servare se  non  sia  piuttosto  da  chiamarsi  «  Mallone  »  :  cf.  Schia- 
PARELLi  in  Arch.  della  R.  Società  romana  di  Storia  patria^ 
voi.  XXV,  p.  314-7. 


Note  cC  epigrafia  medievale    '  453 

viene  a  stabilire  la  morte  di  Benedetto  VII  al  io  lu- 
glio dell'indizione  xii,  quindi  del  984.  Il  Baronio  dette 
più  valore  a  questa  epigrafe  che  a  qualsiasi  altro  do- 
cumento e  riportò  a  quel  tempo  la  morte  del  papa, 
non  esitando  a  dichiarar  errato  di  un'  unità  1'  anno  e 
r  indizione  di  una  bolla  epigrafica,  ancora  esistente 
nella  basilica  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano,  cosi  datata: 

TEMP  •  DOM  •  lOÌTl  XUII       PP 

MENSE  FÈB  •   DIE  •  XXII   •  INDIO    •   XII  •  ANNO   DMCE    INCARNATI 
ONIS:   DCCCCLXXXIIII   . 

Il  giudizio  del  Baronio  fu  accettato  da  tutti  gli 
eruditi  posteriori,  finché  il  Muratori  nei  suoi  Annali, 
all'  an.  984,  provò  che  la  morte  di  Benedetto  VII  an- 
dava rimandata  al  983  e,  biasimando  i  cambiamenti 
che  il  Baronio  pretendeva  portare  alla  esatta  epigrafe 
de'  Ss.  Cosma  e  Damiano,  si  mostrò  molto  dubbioso 
suir  autenticità  dell'  epitafio  di  Benedetto,  concludendo 
che  esso  «  doveva  essere  stato  composto  da  monaci 
«  riconoscenti  la  fondazione  del  loro  monastero  da  esso 
«  papa  molti  anni  dappoi,  e  perciò  fallace  in  assegnar 
«  l'anno  preciso  della  morte  ». 

appoggiandosi  al  Muratori,  sostenne  la  falsità  del- 
l' epigrafe  il  Ferrucci,  non  certo  disinteressatamente, 
nel  suo  tentativo  di  riabilitazione  di  Bonifacio  VII  (i), 
seguito  ciecamente  dal  Moroni  (2).  Il  Lòwenfeld  (3), 
nelle  sue  aggiunte  ai  Regesta  dell'  lafFè,  scrisse  : 
«  Cave    in    historia   Benedicti    conscribenda  adhibeas 

«  epitaphium  (eius) eternim  —  quod  vix  credi  po- 

«  test  —  ineptissime  conflatum  id  esse  ex  tribus  epi- 
«  taphiis  Stephani  VI,  Benedicti  IV,  Sergii  III  atque 
«  ex  inscriptione  Leonis  VI  demonstraverunt  Sarti  et 
«  Settele  uberiusque  SchòfFer-Boichorst  ». 

(i)  Ferrucci,  op.  cit.,  p.  22. 

(2)  MoRONi,  Dizion.  Eccles.,  LV,  240. 

(3)  Iaffè,  Regesta  Poìitificuvi,  II,  450. 


454  ^'  Silvagni 


Veramente  quest'accusa  generica  di  falsità,  perché 
r  epigrafe  è  un  vero  centone,  non  è  molto  convincente 
e  cade  da  sé  ;  ma  la  riprese  specificandola  il  dott.  Co- 
lasanti  (i),  che,  ultimo  ad  impugnarne  1'  autenticità,  alla 
ragione  storica  del  Muratori,  a  quella  letteraria  del 
Lówenfeld  aggiunse  un'  altra  di  ordine  paleografico. 
L' iscrizione  è  troppo  importante,  anche  per  la  scar- 
sezza di  epigrafi  esistenti  del  sec.  X,  perché  la  dob- 
biamo lasciare  sotto  il  peso  di  tali  accuse,  che  meri- 
tano quindi    di  essere  ben  esaminate. 

Dopo  un'  elegante  disquisizione  sulle  imitazioni 
nelle  epigrafi  medievali,  il  Colasanti  conclude  che  mai 
r  imitazione  si  è  spinta  sino  al  punto  di  copiare 
il  contenuto  storico  di  un'altra  iscrizione  come  av- 
venne in  quella  di  Benedetto  VII  rispetto  all'  altra  di 
Stefano  VI,  quindi  essa  è  sospetta.  La  distinzione  è 
speciosa  e,  per  essere  accettata,  dovrebbe  avere  la 
prova  di  casi  simili  a  quello  del  pontificato  di  Bene- 
detto VI  e  non  esser  basata  esclusivamente  sull'esem- 
pio condannato.  Piuttosto,  considerando  il  basso  livello 
della  cultura  del  sec.  X  in  Roma,  non  deve  far  me- 
raviglia come  il  rozzo  epitafista  di  Benedetto  VII,  che 
voleva  vituperare  la  crudeltà  di  Francone,  trovando 
il  modello  nell'epigrafe  con  cui  Sergio  III  aveva  esal- 
tato la  punizione  inflitta  da  Stefano  VI  a  papa  For- 
moso, la  saccheggiasse  senza  scrupolo.  Eppoi  va  te- 
nuto ben  presente  che  gli  elogi  pontifici  hanno  carat- 
teri particolari  tra  le  iscrizioni  medievali  romane  e 
formano  gruppi  speciali  nel  corso  di  tempo  fra  il  vi 
e  il  X  sec.  in  cui  si  ripetono  come  certi  formulari. 
Ad  ogni  modo  la  ragione  stilistica,  addotta  contro 
r  autenticità   dell'  epitafio,    varrebbe    non    solo    pel  X 

(i)  Colasanti,  L'  epitaffio  di  Benedetto  VII  \n  Scritti  varii 
di  Filologia  offerti  al  Prof.  Monaci,  Roma,  1901,  p.  231  e  in 
Nuovo  Bullettino  di  Archeol.  cristiana,   1902,  p.  40, 


Note  ({epigrafia  medievale  455 

ma  anche  pel  xii  sec,  a  cui  il  Colasanti  tende  a  ri- 
portarla, e  a  fortiori  invero,  giacché  una  siffatta  roz- 
zezza letteraria  sarebbe  un  vero  anacronismo  in  tal 
secolo.  Del  resto  anche  la  grafia  ci  riporta  verso  il 
basso  medio  evo:  infatti  dell'enclitica  -que  e  -ce  con 
dittongo  finale  lo  Schuchardt  (i)  non  dà  esempi  po- 
steriori al  sec.  VII  od  vili. 

Né  più  conclusiva  è  la  ragione  paleografica,  anzi 
essa  riesce  all'  effetto  opposto  di  dare,  cioè,  una  prova 
dell'  autenticità  dell'  epigrafe.  Le  poche  iscrizioni  da- 
tate, che  rimangono  ancora,  del  sec.  X  si  raggrup- 
pano nel  breve  spazio  di  tempo  fra  il  963  e  il  999  e 
tre  se  ne  hanno  pel  984:  quella  della  bolla  di  Giovanni 
XIV  sulla  «  Fraternitas  »  in  Ss.  Cosma  e  Damiano  ;  un 
frammento  della  medesima  in  Ss.  Giovanni  e  Paolo 
e  r  epitafio  mutilo  di  Crescenzo  a  S.  Alessio.  Fra 
tutti  questi  vi  è  una  piena  corrispondenza  paleogra- 
fica (2).  Infatti  quasi  in  tutte  apparisce  la  forma  di  A 
con  un  tratto  orizzontale  in  alto  invece  della  punta  ; 
il  B  presenta  un  esagerato  ampliamento  della  curva 
inferiore  ;  la  E  le  aste  orizzontali  molto  allungate  e 
r  F  il  tratto  inferiore  spostato  in  basso  ;  1'  M  ha  le 
aste  esterne  inclinate  e  1'  N  la  trasversale  innestata 
non  all'  estremità  della  seconda  verticale,  ma  spesso 
ad  un  punto  più  elevato  ;  1'  R  apparisce  con  1'  oc- 
chio ingrandito  e  la  coda  rigida;  1'  S  con  la  curva 
superiore  più  sviluppata  della  inferiore  e  con  incli- 
nazione diversa  dalle  altre  lettere  ;  il  T  ha  la  orizzon- 
tale molto  sviluppata  al  pari  dell'  H  nell'  epigrafe  di 
Benedetto  VII  come  in  quella  di  Landolfo  in  S.  Lo- 

(i)  Schuchardt,  Der  Vokalismus  des  ViUs:àrlateins,  I, 
s.  458-60. 

(2)  Ciò  meglio  apparirà  dalle  tavole  fotografiche  delle  iscri- 
zioni papali  che,  per  consenso  del  prof.  Monaci,  compariranno 
presto  w^W Archivio  Paleografico  italiano. 


456  A.   Silva  Olii 


renzo  fuori  le  mura  ;  il  G  presenta  una  certa  varietà 
di  forme.  In  queste  iscrizioni  e'  è  quell'  uniformità  dì 
spessore  in  tutte  le  parti  delle  lèttere,  che  dà  quel- 
r  impressione  di  pesantezza,  caratteristica  all'  epigrafìa 
dì  tale  perìodo,  mentre  nel  sec.  xi  e  xii  la  capitale 
diventa  meno  inelegante,  più  snella  ed  ombreggiata, 
accoglie  forme  goticheggianti,  e  sovrabbondano  nessi 
ed  abbreviature,  che  nel  sec.  X  sono  abbastanza  rare. 

La  vera  ed  unica  difficoltà  rimane  quindi  quella 
storica  addotta  dal  Muratori,  ma  non  mi  pare  così  se- 
ria da  essere  addirittura  inoppugnabile. 

Non  è  inutile  prima  di  tutto  notare  come  la  roz- 
zezza della  composizione  e  della  grafìa  abbia  un  de- 
gno riscontro  nella  trascuratezza  del  lapicida:  esso, 
giunto  all'  ultimo  rigo  e  cominciata  la  prima  lettera 
nella  giusta  proporzione  delle  altre,  si  accorse  che  vi 
era  qualche  cosa  da  aggiungere  all'  ultimo  pentametro 
cioè  la  datazione  e,  con  abbreviature  e  nessi  non  or- 
dinari, tutto  restrinse  nella  sola  linea,  che  lasciava 
libera  il  marmo  :  ciò  toglie  anche  il  dubbio  che  l' ul- 
tima riga  sia  un'  aggiunta  posteriore. 

Ora  osservando  come  nella  datazione  delle  epigrafi 
papali  la  «  depositio  »  accompagni  la  nota  della  durata 
del  pontificato,  normalmente  dal  sec.  vi  all'  vili  e 
non  manchi  nella  maggior  varietà  del  sec.  IX  e  X, 
r  ultimo  rigo  potrebbe  leggersi  : 

DEPOSITVS  JTMENSIS  IVLII  IN  APOSTOLICA  SEDE  RESIDENS  Villi 
ANNOS  OBIIT  AD  XPM  INDICTIONE  XII 

La  incompleta  datazione  della  morte  sì  potrebbe 
allora  spiegare  colla  ristrettezza  dello  spazio  e  sì  a- 
vrebbe  da  intendere  che  Benedetto  VII,  morto  nell'  in- 
dizione XII,  neir  ottobre  del  983  stabilito  dall'  lafFè, 
fu  deposto  nel  suo  stabile  sepolcro  in  S.  Croce  in 
Gerusalemme  solo  il   io  luglio  dell'  anno    successivo. 


Note  ({  epigrafia  medievale  457 

Ma  la  spiegazione  è  molto  stiracchiata  anche  perché 
non  si  può  ammettere  una  deposizione  solenne  sotto 
il  pontificato  di  Bonifazio  VII,  così  duramente  vitu- 
perato nello  stesso  epitafio,  e  preferisco  non  darle  al- 
cun peso. 

Invece  io  credo  (i)  che  il  io  luglio  sia  il  giorno 
della  morte  di  papa  Benedetto  VII  piuttosto  che 
r  ottobre  assegnato  dall'  lafFè  ;  e  se  non  si  vuole  rico- 
noscervi r  uso  dell'  indizione  romana,  uso  raro  ma 
non  unico  (2),  credo  che  il  vero  errore  nell'epigrafe  sia 
quello  che  a  tutti  è  sembrata  1'  unica  nota  esatta, 
r  indizione  Xll.  Essa  è  inconciliabile  col  io  luglio, 
ma  se  uno  sbaglio  esiste  è  più  naturale  ammetterlo 
in  una  cifra  che  in  una  parola:  il  lapicida  che  inci- 
deva r  epigrafe  del  papa  morto,  supponiamo  nel  luglio, 
poche  diecine  di  giorni  dopo  si  trovava  già  nell'  in- 
dizione XII  e,  ingannato  dall'  uso  abituale  suo  o  del- 
l' epitaffista,  segnò  senz'  altro  il  xii  :  è  la  più  piccola 
colpa  che,  insieme  alla  contorsione  della  data,  si  possa 
fare  al  rozzo  artista.  Ma  anche  senza  questa  spiega- 
zione, errori  di  indizioni  sono  così  frequenti  nelle 
carte  e  nelle  epigrafi  che  posso  risparmiarmi  la  facile 
erudizione  di  citarne  degli  esempi. 

Ho  detto  che  ritengo  doversi  al  luglio  piuttosto 
che  air  ottobre  assegnare  la  morte  di  Benedetto  VII 
e  ne  espongo  le  ragioni.  Quello  che  l' laffè  (3)  ha  in- 


(i)  DuCHESNE,  Les  premiers  temps  de  l'  État  pontificai, 
op.  cit.,  p.  180,  ammette  per  verità  la  data  del  io  luglio  come 
giorno  della  morte  di  Benedetto  VII  però  senza  alcuna  discus- 
sione. Non  saprei  spiegare  per  qual  ragione  il  prof.  Romano, 
Le  dominazioni  barbariche  in  Italia,  Milano,  1909,  p.  725,  nìetta 
alla  fine  dell'agosto  983  la  morte  del  pontefice  stesso. 

(2)  Caruso,  L'  uso  dell'  indizione  nelle  carte  romane  in  Scritti 
vari  di  filologia  cit.,  p.  204. 

(3)  Iaffè,  Regesta  pontificuìn,  I,  520. 


458  A.   Silvagn i 


discutibilmente  fissato  è  la  data  della  consacrazione 
fra  il  2  e  il  28  ottobre  974  in  base  all'  anno  del  pon- 
tificato che  segnano  due  bolle,  una  del  2  ottobre  982 
e  l'altra  del  28  ottobre  976;  ma  la  morte  del  papa 
è  da  lui  riportata  all'  ottobre  del  983  unicamente  per- 
ché in  tal  mese  compiono  i  nove  anni  di  pontificato. 
Si  deve  però  ammettere  che  sian  proprio  nove  esat- 
tamente? Il  catalogo  (i)  di  Amalrico  Augerio  gli  as- 
segna la  durata  di  9  anni  e  6  mesi,  secondo  un  co- 
dice, di  8  anni,  secondo  un  altro  ;  il  catalogo  Vaticano 
di  9  anni,  quello  di  Ekkardo  di  9  anni  e  6  giorni  : 
ora  tale  oscillazione  permette  di  interpretare  lo  spa- 
zio di  9  anni  con  una  certa  larghezza  e  benché  1'  epi- 
grafe si  accordi  col  catalogo  Vaticano  in  questo  nu- 
mero è  da  osservare  che  lo  spazio  ristretto,  rimasto 
alla  datazione,  avrebbe  impedito  di  segnare  i  due  o 
tre  mesi  di  meno.  lafFè  ha  stabilito  la  cronologia  uni- 
camente in  base  agli  atti  pontifici,  giacché  per  la  sto- 
ria di  Roma  in  tal  secolo  le  magre  notizie  di  varie 
cronache,  per  la  maggior  parte  germaniche,  non  danno 
una  data  e  i  cataloghi  papali  la  danno  molto  incerta; 
ma  un  prezioso  aiuto  ci  può  venire  anche  dai  regesti 
di  varie  chiese  e  monasteri  di  Roma  e  della  provincia 
romana.  Infatti  lo  spoglio  di  essi  mi  dà  un  certo  numero 
di  carte  per  il  983,  quasi  tutte  per  disgrazia  limitate 
dal  gennaio  al  giugno:  però  la  carta  del  9  luglio 
de'  Ss.  Cosma  e  Damiano  in  Mica  aurea  (2)  indica 
vivente  Benedetto  VII  ;  essa  è  dunque  per  ora  1'  ul- 
timo documento  conosciuto  di  tale  pontefice  e  non 
smentisce  la  data   dell'  epigrafe,  come    un'  altra   carta 

(i)  Muratori,  Rerum  italicaruin  scriptores,  III,  parte  II,  334 
e  sgg. 

(2)  Fedele,  Regesto  del  monastero  dei  Ss.  Cosmea  e  Da- 
miano in  Mica  aurea  in  Archivio  della  Società  romana  di  Storia 
patria^  voi.  XXI,  p.  510. 


Note  ({epigrafia  medievale  459 

di  S.  Maria  in  Via  Lata  (i)  del  7  settembre  983  indica 
forse  vacante  la  sede  papale,  giacché,  contro  1'  uso 
comune,  segna  solo  le  note  cronologiche  dell'  impera- 
tore Ottone  II. 

Le  carte  di  S.  Apollinare  Nuovo  (2)  di  Ravenna 
parrebbero  contraddire  pienamente  alla  mia  tesi,  poi- 
ché una  del  16  luglio  e  un'altra  del  6  agosto  983 
hanno  la  data  dell'  XI  anno  del  pontificato  di  Bene- 
detto. Ma  qual  conto  si  può  criticamente  fare  di  esse 
se  in  Ravenna  passò  ignorata  1'  uccisione  di  Bene- 
detto VI,  r  elezione  di  Benedetto  VII,  in  modo  che 
dell'  uno  e  dell'  altro  si  fece  un  unico  pontificato  (3), 
e  se  le  notizie  di  Roma  giungevano  così  in  ritardo 
che  una  carta  del  gennaio  984  dava  vivente  Bene- 
detto nel  suo  XII  anno  di  papato,  come  un'altra  ante- 
riore dell'  II  maggio  973  segnava  ancora  pontificante 
Giovanni  XII,  che  da  quasi  un  anno  riposava  in  San 
Paolo  fuori  delle  mura? 

Concludendo,  mi  pare  che,  fino  a  prova  contraria, 
anche  dalla  critica  più  severa  si  debba  ritenere  come 
autentica  1'  epigrafe  di  Benedetto  VII  che  non  è  con- 
traddetta nella  datazione  da  documenti  certi  e  che, 
per  i  suoi  caratteri  paleografici,  stilistici  e  grafici,  sa- 
rebbe una  vera  falsificazione  fuori  del  sec.  X.  So  poi, 
da  ultimo,  si  potesse  provare  con  sicurezza,  come  pro- 
pose il  Duchesne  (4)  e  sembra  accettare  il  Kehr  (5),  che 
l'iscrizione  accenni  alla  fondazione  del    monastero  di 


(i)  Hartmann,    Tabularium  S.  Mariae  in  Fia  Lata,  Lipsiae, 
1898,  p.   14. 

(2)  Federici,  Regesto  di  S.  Apollinare  Nuovo,  Roma,  1908, 
p.  24,  26. 

(3)  Federici,  op,  cit,  p.    16   nota:   cf.    Muratori,   Annali^ 
anno  978. 

(4)  Duchesne,  Liber  Pontificalis ,  II,  210  n.   12. 

(5)  Kehr,  Regesta  Pontificum,  I,  pp.  37  e  116. 


460  A.  Silva 0711 


S.  Alessio  sull'Aventino  piuttosto  che  a  quella  di 
S.  Croce  in  Gerusalemme,  perderebbe  ogni  valore  l' ipo- 
tesi proposta  dal  Muratori  per  giustificarne  la  falsifi- 
cazione, giacché  vari  documenti  esistevano,  fra  cui 
l'epigrafe  di  Sergio  metropolita  del  981,  i  quali  ricor- 
davano r  opera  avuta  da  papa  Benedetto  VII  nell'  eri- 
gere il  monastero  di  S.  Alessio  senza  che  si  dovesse 
sentire  il  bisogno  di  falsificare  il  nostro  epitafio.  Ma 
nessuna  prova  sicura  ci  autorizza  a  sostenere  tale  inter- 
pretazione, poiché  la  frase  dell'  epigrafe 

HICCAE  MONASTERIUM  SVATUIT  MONACOCSQUE  LOCAVIT 

è  un  accenno  troppo  vago,  e  d'  altra  parte  la  completa 
oscurità  delle  origini  del  monastero  di  S.  Croce  in 
Gerusalemme,  già  decaduto  (i)  nel  1049,  ^^^  esclude 
che  esso   sia  stato  fondato  proprio  da  BenedettoVII. 

III. 

Osservazioni  su  due  epigrafi  del  sec.  x. 

Di  due  persone  che  ebbero  tanta  parte  nei  tristi 
avvenimenti,  a  cui  accenna  V  epigrafe  di  Benedetto 
VII,  r  epigrafia  romana  conserva  memoria,  cioè  di 
Crescenzo  di  Teodora  e  di  Bonifacio  VII. 

Esiste  ancora  frammentaria  nel  chiostro  di  S.  Ales- 
sio sull'Aventino  l' iscrizione  sepolcrale  di  Crescenzo, 
che  il  Baronio  (2)  vide  intera,  e  trascrivo  secondo  la 
sua  lezione  soltanto  la  parte  perduta,  la  sola  necessaria 
per  la  mia  notizia  : 

HIC  OMNIS  QUICUM^UE  LEGIS  COGITARE  MEMENTO 
UT  TANDEM  SCELERUM  VENIAM  MEREATUR  HABERE 
ET  OBIIT  DIE  VII  MENS.   lUL.  ANN.  DNICE  INCARN. 
DCCCCLXXXIIIl  C  •  R  •   M  •   lAM  ANTE  ANNOS  DUODECIM. 

(i)  Gattula,  Historia  abbatiae  Cassinensis,  Venetiis,  1733, 
p.  252  ;  cf.   Iaffè,  op.  cit.,   I,  n.  4165. 

(2)  Baronio,  Annales  ecclesiastici  cit.  ad  ann,  984. 


Note  d'  epigrafia  medievale  46 1 

Ora  il  Nerini  (i)  spiegò  le  sigle  del  verso  finale 
«  cum  regula  monacorum  »  e  si  appoggiò  su  tale 
interpretazione  per  sostenere  che  non  era  da  identifi- 
carsi col  tristamente  famoso  Crescenzo  di  Teodora  il 
Crescenzo  dell' epitafio,  dal  momento  che  questi  essen- 
dosi fatto  monaco  dodici  anni  avanti  la  sua  morte, 
cioè  nel  972,  non  poteva  aver  preso  parte  all'  impri- 
gionamento di  Benedetto  VI,  accaduto  il  974.  Gli  eru- 
diti, fra  cui  per  ultimo  il  Duchesne  (2),  non  hanno  se- 
guito il  Nerini,  ma  non  hanno  saputo  dare  una  spie- 
gazione dell'  ultima  strana  frase.  Io  sono  in  grado  di 
togliere  ogni  incertezza  su  ciò  :  infatti  tutti  i  codici 
più  autorevoli,  quali  il  De  Winghe  cod.  Bruxel.  17872, 
e.  17  B  e  quindi  il  cod.  Menestrier  Vat.  10545,  e.  49, 
il  Cittadini  Vat.  5253,  e.  125,  da  cui  il  Marini  Vat.  9072, 
e.  232,  r  anonimo  spagnolo  cod.  Chig.  I  .  V.  167, 
e.  393,  il  Valesio,  Arch.  Capitol.  cred.  XIV,  t,  40, 
e.  497  B  danno  concordemente  questa  lezione  delle 
ultime  due  righe  : 

ET  OBIIT  D  •  VII   MEN  •   rvTJ:   ANN  :  DIVINE    IN 
CÀR  •   DCCCCLXX  xml     •     C  "R     •  M 

Tolta  quindi  la  frase  finale  :  «  iam  ante  annos 
«  duodecim  » ,  arbitrariamente  aggiunta  dal  Baronio,  le 
tre  sigle  sono  certo  un  semplice  saluto,  comune  nelle 
epigrafi  di  S.  Alessio  (3)  e  in  altre  di  quel  tempo,  per 
esempio  un  «  cuius  requiescant  membra  »  od  altra 
simile. 

Di  Bonifazio  VII,  dichiarato  poi  antipapa,  nessun 
monumento  epigrafico  si  conosceva  fino  ad  ora,  ma 
il  calco  dell'  iscrizione  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano  che, 

(i)  Nerini,  De  coenobio  Ss.  Alexii  et  Bonifani,  Romae,  1752, 
p.  56. 

(2)  Duchesne,  Liber  Pontificalis ,  II,  p.  220,  nota  15. 

(3)  Nerini,  op.  cit.,  p.  56,  67. 


462 


A,  Silvagni 


come  ho  detto  poco  sopra,  contiene    una    bolla  della 
«  Fraternitas  »    ed  è  così  datata: 


MENSE    FEB  •  DIE  •  XXII 
ONIS:  DCCCCLXXXIIII   • 


INDIC 


TEMP  DOM  ^lOHI  XIIII         PP 
XII  •    ANNO    ONICE   INCARNATI 


ha  messo  in  luce  il  nome  scarpellato  di  Bonifacio  che 
facilmente  si  legge,  come  appare  nella  riproduzione 
fotografica. 


^M  e 'IH  CAI 


Cancellato  il  suo  nome  vi  si  scolpi  :  lOHl  xiiii, 
abbreviato  irregolarmente  per  approfittare  delle  let- 
tere uguali  nei  due  nomi  o  di  simile  asteggiatura, 
di  cui  rimaneva  traccia  nella  sottile  lastra  marmorea, 
lasciando  così  vuoto  lo  spazio  rimanente.  È  un  caso 
unico  nella  epigrafìa  romana  del  medio  evo,  che  fa 
riscontro  a  quelli  numerosi  di  «  damnatio  memoriae  » 
neir  epigrafia  classica. 

Né  deve  far  meraviglia  che,  vivente  Giovanni  XIV, 
nel  febbraio  cioè  del  Q84,  Bonifacio  VII  segnasse  nei 
documenti  il  suo  nome  giacché,  come  provano  una 
serie  di  carte  di  Subiaco  (i)  e  di  S.  Maria  in  Via 
Lata  (2)  dal  maggio  984  al  giugno  985,  datate  col 
X,    XI    e   XII    anno    del   suo   pontificato,    non   ricono- 


(i)  Allodi  e  Levi,  //  Regesto  Sublacense,  Roma,  1885, 
pp.  124,  189,  199  e  244;  Federici,  /  Monasteri  di  Subiaco,  Roma, 
1904,  voi.  II,  p.  42,  nn.   124-127. 

(2)  Hartmann,  op.  cit.,  p.  17. 


Note  cC  epigrafia  medievale  463 


scendo  legale  la  deposizione  sua,  fatta  dal  concilio 
romano  del  974,  doveva  considerare  come  un  secondo 
usurpatore  X  infelice  pontefice,  che  languiva  nelle  pri- 
gioni di  Castel  S.  Angelo. 

L'iscrizione  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano  può  per 
di  più  avere  una  certa  importanza  nella  cronologia 
storica  del  tempo,  giacché  sposta  1'  usurpazione  di 
Bonifazio  VII  dal  maggio,  a  cui  l'assegna  l' laffè  (i), 
al  febbraio  del  medesimo  anno. 

A.    SlLVAGNI. 


(i)  Iaffè,  op.  cit.,  I,  p.  420. 


**——»—* 


VARIETÀ 


SUL  COMMERCIO  DELLE  ANTICHITÀ 

IN    ROMA    NEL   XII    SECOLO 


Il  24  maggio  del  1886,  nel  gigantesco  sterramento 
per  le  fondazioni  del  palazzo  della  Banca  d' Italia  nella 
via  Nazionale  fu  fatta  un'insigne  scoperta.  Addossata 
alla  parete  di  fondo  di  un  stanza  che  apparteneva  ad 
un'antica  «  domus  »  patrizia,  forse  di  Giulio  Frugi, 
forse  di  Poblicio  Nicerote  (i),  apparve  un  simulacro 
del  famoso  bitino,  favorito  di  Adriano,  che,  dopo  la 
morte  misteriosa  nelle  acque  del  Nilo,  era  stato  dal- 
l'imperatore inalzato  agli  onori  divini.  Rodolfo  Lan- 
ciani  che  si  trovò  presente  alla  scoperta,  ci  ha  descritto 
le  singolari  circostanze  di  questo  ritrovamento  (2).  La 
statua  del  giovine  iddio  dal  volto  pieno  di  pensosa  ma- 
linconia, posava  su  di  un  plinto,  non  sul  piano  antico 
della  stanza,  ma  sopra  uno  strato  di  rottami  alto  un 
metro  e  settantacinque  centimetri.  E  fu  facile  l'argo- 
mentare che  la  statua  fosse  portata  colà  in  pieno  me- 

(i)  Cf.  Bullettino  d.  Commissione  archeologica  comunale  di 
Roma,   1887,  p.   18,  n.   1704. 

(2)  R.  Lanciani,  Delle  scoperte  avvenute  nei  disterri  pel  pa- 
lazzo della  Banca  Nazionale  in  Bull.  d.  com.  arch.  com.  d.  Roma, 
1886,  pp.  184  sgg.  Cf.  anche  C.  L.  Visconti,  Trovamenti  di  og- 
getti d'arte  e  di  antichità  figurata^  ibid.,  pp.  208  sgg.;  R.  Lan- 
ciani, Pagan  and  Christian  Rome,  Boston,  1893,  pp.  240  sgg. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  30 


466  P.  Fedele 


dio  evo:  onde,  come  ben  notava  il  Lanciani,  «  abbiamo 
«  qui  un  esempio  piuttosto  unico  che  raro  di  un  antico 
«  simulacro  apprezzato  e  curato  da  gente  che  delle  sta- 
«  tue  soleva  generalmente  far  calce,  o  qualsiasi  altra 
«  opera  vile  »  (i). 

Ma  r  Antinoo  della  via  Nazionale  non  è  il  solo 
esempio  che  ci  dimostri  come  non  sempre  nel  medio 
evo  le  antiche  sculture  fossero  destinate  alle  calcare. 
Il  Winkelmann  (2)  descrive  una  statua  del  palazzo 
Verospi  di  mediocre  fattura,  rappresentante  Esculapio, 
sul  plinto  della  quale  erano  incise  le  lettere  AsSALE- 
CTUS  che  a  torto  il  Winkelmann  suppose  indicassero 
il  nome  dell'  artefice.  Evidentemente,  come  fu  già  os- 
servato dal  Marucchi  e  dal  Lanciani,  quelle  lettere 
spettano  al  nome  di  uno  dei  Vassalletti,  marmorari 
romani  che  fiorirono  nella  seconda  metà  del  secolo 
duodecimo.  La  statua  di  Esculapio  fu,  senza  alcun  dub- 
bio, nella  bottega  di  uno  dei  Vassalletti,  come  1' An- 
tinoo della  Banca  d' Italia  fu  nello  studio  di  qualche 
altro  artefice  medioevale.  Ed  il  Lanciani  (3)  ricorda 
anche  una  cattedra  balneare  marmorea,  posta  a  destra 
dell'ingresso    di    S.   Stefano    Rotondo:    è    la    cattedra 


(i)  Che  la  statua  fosse  portata  colà  in  epoca  assai  tarda,  si 
argomentò  anche  dal  fatto  che  essa  era  anticamente  coperta  di 
incrostazioni  calcari  dalle  quali  gli  scopritori  medioevali  sembra 
che  abbiano  cercato  di  raschiarla,  restituendole  il  pulimento. 
Quindi  per  lunghissimi  anni  la  statua  dovè  stare  sommersa  in 
acque  sature  di  carbonato.  Secondo  un'acuta  ipotesi  del  Lan- 
ciani (ibid.,  p.  191)  essa  proveniva  dalla  tenuta  delle  Vittorie, 
quarto  detto  Valle  Valente,  all'  ottavo  miglio  della  via  No- 
mentana. 

(2)  G.  Winkelmann,  Storia  delle  arti  del  disegno  presso 
gli  antichi^  trad.  di  C.  Fea,  Roma,  1783,  II,  144. 

(3)  R.  Lanciani,  Storia  degli  scavi  di  Roma  e  notizie  in- 
torno le  collezioni  romane  di  antichità^  voi.  1°,  Roma,  1902,, 
P-  13- 


Varietà  467 


sulla  quale,  secondo  la  tradizione,  Gregorio  Magno 
avrebbe  pronunziato  taluna  delle  sue  famose  omelie. 
Ora  nel  suppedaneo  della  cattedra  è  inciso  il  nome  di 
un  MAGister  lOHannes,  un  maestro  marmorario  che 
dovette  probabilmente  possederla  e  restaurarla.  Del 
resto  le  notizie  raccolte,  in  così  ricca  copia,  dal  Lan- 
ciani  (i)  ci  dimostrano  come  ben  presto  Roma  diven- 
tasse il  centro  di  un  attivo  comniercio  di  esportazione 
di  marmi.  Non  soltanto  per  i  pavimenti,  per  gli  am- 
boni, i  cibori,  i  mausolei  delle  chiese  di  Roma,  incro- 
stati di  porfido  e  di  serpentino,  si  ricorreva  alle  mi- 
niere inesauribili  degli  antichi  monumenti;  ma  anche 
per  luoghi  lontanissimi,  come  Montecassino,  Amalfi, 
Salerno,  Napoli,  Orvieto,  Firenze,  perfino  per  la  cat- 
tedrale di  Westminster  si  domandavano  a  Roma  co- 
lonne, sarcofagi  e  marmi  di  ogni  sorta. 

Una  preziosa  testimonianza,  contenuta  nella  Histo- 
rm  PontificaliSy  parmi,  a  tal  proposito,  non  priva  di 
interesse. 

E  noto  come  la  singolare  operetta,  pubblicata  da 
Guglielmo  Arndt  (2)  sotto  il  titolo  di  Historia  Pontifi- 
calts,  sia  stata  scritta,  secondo  una  genialissima  ipo- 
tesi del  Giesebrecht  (3),  che  studi  posteriori  conferma- 
rono (4),  dal  più  fine  ed  elegante,  ed  in  un  certo  senso 
più  moderno  scrittore  del  duodecimo  secolo,  da  Gio- 
vanni di  Salisbury.  L' importanza  di  quest'  opera  per  la 
storia  di  Roma  è  da  lungo  tempo  nota,  sebbene  forse 
non  se  ne  sia  tratto  tutto  il  profitto  per  lo  studio  della 

(i)  Ibid.,  pp.  17  sgg. 

(2)  M.  G.  H.  SS.  XX,  515-545- 

(3)  W.  V.  Giesebrecht,  Arnold  von  Brescia,  ein  akad.  Vor- 
trag,  Mùnchen,   1873,  p.  i  sg. 

(4)  R.  Pauli,  Ueber  die  Kirchenpolitische  Wirksamkeit  des 
lohannes  Saresberietisis  in  Zeitschrift  fiir  Kirchenrecht,  1881, 
pp.  265   sgg. 


468  P,  Fedele 


società  romana  e  particolarmente  della  curia  pontificia 
nel  duodecimo  secolo.  L'  autore  del  Polycraticiis  ci 
narra  qui  alcuni  aneddoti  che  ci  fanno  rivivere  tra 
quella  folla  garrula,  motteggiatrice,  avida  di  denaro 
che  si  aggirava  nella  curia  pontificia  nella  quale,  se- 
condo r  espressione  di  s.  Bernardo,  non  si  udiva  che 
lo  strepitìo  delle  liti  e  delle  leggi  di  Giustiniano  (i). 

Si  era  recato  a  Roma,  durante  il  pontificato  di  Eu- 
genio III,  Enrico  di  Blois,  vescovo  di  Winchester  (2), 
a  richiedere  dal  pontefice  o  la  nomina  di  arcivescovo, 
o  la  legazione  d'Inghilterra,  o,  quanto  meno,  che  la 
chiesa  di  Winchester  fosse  esente  dalla  giurisdizione 
dell'  arcivescovo  di  Canterbury.  Ma,  sebbene  egli  si 
provvedesse  di  potenti  amicizie  nella  curia  e  non  la- 
sciasse alcun  mezzo  intentato,  vide  le  sue  domande 
malamente  respinte.  Alla  fine  chiese  di  essere  lui  al- 
meno personalmente  sottratto  alla  giurisdizione  del- 
l'arcivescovo Teobaldo  di  Canterbury  (3).  Ma  il  papa 

(i)  «  Quotidie  perstrepunt  in  palatio  leges,  sed  lustiniani, 
non  Domini  ».  Cf.  De  Consideratio7te  ad  Eugenium  in  Migne, 
P.  L.  182,  p.  732.  Queste  parole  di  s.  Bernardo  trovano  una  con- 
ferma nei  documenti  da  me  pubblicati  nel  Tabularium  S.  Praxe- 
dis  in  Archivio  d.  R.  Soc.  Rom.  d.  St.  patria,  XXXVIII,  46  ed 
in  6".  Maria  in  Monasterio,  ibid.,  XXIX,  205,  La  grande  impor- 
tanza di  questi  documenti  per  la  storia  del  diritto,  già  da  me 
notata,  è  stata  ora  novamente  e  con  acute  osservazioni  messa 
in  rilievo  da  L.  Genuardi,  //  papa  Eugenio  III  e  la  cultura 
giuridica  in  Roma  in  Mélanges  Pitting,  t.  II,  1908. 

(2)  Enrico  di  Blois  fu  eletto  vescovo  Tu  ottobre  del  1129, 
consacrato  a  Canterbury  il  17  novembre:  è  incerta  l' epoca  della 
sua  morte,  sebbene  la  maggior  parte  delle  cronache  la  ponga 
nel  1171.  Cf.  Le  Neve,  Fasti  ecclesiae  Anglicanae  or  a  Calen- 
dar  of  the  Principal  ecclesiastical  dignitaries  in  England  and 
Wales,  Oxford,  1854,  III,  p.  7  ;  W.  Stubbs,  Registrunt  sacrum 
Anglicanum,  Oxford,  1857,  p.   27. 

(3)  Sono  note  le  lunghe  controversie  per  la  giurisdizione 
dell'  arcivescovo  di  Canterbury,  per  le   quali   vedi   in   particolar 


Varietà  469 


fu  sordo  ad  ogni  sua  richiesta,  perché  male  si  sospet- 
tava di  lui  e  si  credeva,  sebbene  ingiustamente,  che 
suo  fratello  istigasse  il  re  d' Inghilterra,  Errico  II, 
contro  la  chiesa.  Finalmente  Enrico  di  Blois,  vedendo 
che  vano  era  ogni  suo  sforzo,  si  apprestò  a  partire  ; 
ma  prima  di  lasciar  Roma,  comprò  alcune  statue  an- 
tiche che  fece  trasportare  a  Winchester.  Sdegnato  per 
non  aver  nulla  ottenuto,  Enrico  nell'  accomiatarsi  dalla 
curia  pontificia,  aveva  stretto  i  cordoni  della  borsa, 
non  largheggiando,  com'  era  costume,  nel  dar  mance 
agli  ufficiali  della  curia:  «  Episcopus  paucis  et  panca 
dedit  ».  Non  fa  perciò  meraviglia  che  egli  fosse  og- 
getto di  satire  e  di  dileggi.  Un  grammatico  avendo 
notato,  mentr'egli  andava  attorno  a  comprare  statue 
antiche,  la  sua  barba  prolissa  ed  una  certa  gravità  da 
filosofo,  gli  lanciò  contro  l'oraziano  (i): 

«  Insanit  veteres  statuas  Damasippus  emendo  ». 

Ed  altra  volta,  udito  un  consiglio  dato  in  una  de- 
liberazione da  Enrico  di  Blois,  lo  stesso  grammatico 
disse  motteggiando  (2)  : 

«  Dii  te,  Damasippe,  deeque 
«  Verum  ob  consilium  donent  tensore  !  ». 

Vi  fu  però  un  tale  che  per  il  vescovo  molto  ar- 
gutamente rispose  che,  se  Enrico  sottraeva  ai  Romani 
le  antiche  statue,  lo  faceva,  perché  non  si  prostrassero 
novamente,  rendendo  l'antico  culto,  a  quegli  idoli  ai 
quali  essi  già  spiritualmente  servivano  per  la  loro  in- 
nata e  maledetta  avarizia.  —  Tutti,  invero,  i  Romani, 

modo  J.  M.  FuLLER,  The  throfie  0/  Canterbury^  or  the  arrhbi- 
shop' s  jurisdictìon,  London,  1891  ;  S.  F.  Hulton,  The  primacy 
of  Englandy  Oxford,   1899. 

(i)  Horat.  Sat.  II,  3,  64. 

(2)  Horat.  Sat.  II,  3,   16,   17. 


470  E.    Carusi 


amano  i  doni,  uccellano  alle  mance,  e,  quel  che  in- 
sieme fa  meraviglia  e  sdegno,  vi  erano  più  spregiatori 
del  denaro  nella  Roma  pagana,  che  non  nella  Roma, 
illuminata  dalla  fede,  rafforzata  dall'esempio  degli  apo- 
stoli, dispensatrice  a  tutto  il  mondo  della  parola  di- 
vina! —  Sdegnose  parole  delle  quali  sentiremo  l'eco 
nel  discorso  sulle  piaghe  della  chiesa  che  Giovanni  di 
Salisbury  terrà  arditamente  a  papa  Adriano  IV  in 
Benevento  (i). 

Questo  aneddoto  che  nel  mio  scialbo  riassunto  ha 
perduto  la  natia  freschezza  ed  il  colorito  del  latino  di 
Giovanni  di  Salisbury  (2),  contiene,  se  non  m'inganno, 
la  più  antica  testimonianza  sul  commercio  di  statue 
antiche  in  Roma.  Esso  risale  alla  metà  del  xii  secolo. 

Le  statue  che  Enrico  di  Blois  trasportò  in  Inghil- 
terra, sono  così  fra  le  prime  che  emigrarono  dall'  Ita- 
lia: triste  emigrazione  che,  finalmente,  per  il  nostro 
decoro,  accenna  a  finire  ! 

Pietro  Fedele. 


OSSERVAZIONI 

SULLA  GUERRA  PER  IL  RICUPERO  D'  OTRANTO 
E  TRE  LETTERE  INEDITE  DI  RE  FERRANTE  A  SISTO  IV 

(1480- 1481). 

L'  improvvisa  invasione  del  Turco  in  Italia  con  la 
presa  di  Otranto,  nell'  agosto  del  1480,  aveva  pro- 
dotto lo  stesso  effetto  che  un  incomodo  e  temuto  cala- 
fi)  Cf.  Polycraticus,  VI,  24  in  Migne,  P.  L.  199,  pp.  622 
e  sgg.  Dovrò  tornare  sull'argomento  nei  miei  Studi  su  Arnaldo 
da  Brescia  di  prossima  pubblicazione. 
(2)  M.  G.  H.  SS.  XX,  542. 


Varietà  471 


brone  quando  irrompe  a  saccheggio  in  un  operoso  al- 
veare di  pecchie,  negli  assolati  meriggi  estivi:  un 
grande  rumore  e  un  immediato  affaccendarsi  per  cac- 
ciarlo a  tutti  i  costi.  Il  paragone,  certo,  va  inteso  con 
schiarimenti  e  restrizioni,  poiché  la  guerresca  e  non 
pacifica  operosità  che  era  allora  in  Italia  aveva  a  base 
le  ambiziose  ed  egoistiche  aspirazioni  dei  vari  prin- 
cipi, non  il  benessere  comune,  e  il  sentimento  di  sde- 
gno che  suscitò  r  aborrito  nemico  del  nome  cristiano 
non  fu  unanime  né  egualmente  sincero  nelle  coscienze 
italiane.  E  mentre  tutti,  a  prima  vista,  furono  teori- 
camente d'accordo  in  questa  verità:  che  bisognava 
combattere  il  nuovo  pericoloso  inquilino  ;  pure  ognuno 
cercò  di  sfruttare  1'  occasione  per  i  propri  vantaggi. 
Venezia  infatti  si  trincerò  ostinatamente  in  una  poli- 
tica di  neutralità,  sebbene  questa  non  impedisse  ad 
alcuni  suoi  sopracomiti  di  usare  atti  di  cavalleresca 
cortesia  verso  il  vittorioso  nemico  di  qualche  anno 
innanzi,  ora,  invece,  amico  per  recente  pace  che  la 
repubblica  teneva  a  conservare,  in  difesa  dei  suoi  posse- 
dimenti del  Levante  (i).  E  d'altra  parte,  non  aveva  essa 

(i)  Cf.  Piva  E.,  L' opposizione  diplomatica  di  Venezia  alle 
mire  di  Sisto  IV  su  Pesaro  e  ai  tentativi  di  una  crociata  cofitro 
i  Turchi  (i 480-1 481)  in  Nuovo  Arch.  Veneto,  N.  S.  An.  II, 
t.  V  (1903),  pp.  449-450.  In  questo  lavoro  l'autore  giustifica 
brillantemente  e  con  nuovi  documenti  l'opera  della  Serenissima 
che  ritiene  ispirata  da  sincerità  politica.  Ma  della  compiacenza 
dei  Veneziani  per  l'impresa  turca  di  Otranto  a  me  sembra  non 
potersi  dubitare,  ove  si  consideri  il  trattamento  di  favore  con 
cui  i  comandanti  delle  navi  veneziane  gratificarono  le  milizie 
turche,  a  preferenza  di  quelle  cristiane.  Rilevo,  ad  esempio,  due 
passi  della  narrazione  stessa  del  Piva,  che  si  riferiscono  ad  epi- 
sodi della  guerra,  non  alla  preparazione  di  essa.  I!  governo  della 
Serenissima  si  contentò  soltanto  di  ammonire  i  sopracomiti 
che  si  erano  prestati  a  trasportare  i  Turchi  ad  Otranto,  e,  come 
altre  volte,  alle  potenze  italiane  dichiarò  di  non  aver  ispirati  i 
propri    dipendenti;    ma   dava    invece    esemplari    punizioni   a 


472  E.    Carusi 


combattuto  da  sola,  per  lungo  tempo,  facendo  vani  ap- 
pelli alla  solidarietà  delle  potenze  cristiane  ?  Era  venuta 
ora  la  volta  di  Napoli  e  la  Serenissima  non  poteva 
non  veder  volentieri  che  due  suoi  rivali  si  dilanias- 
sero e  si  stremassero  a  vicenda.  Sicché  oppose  gen- 
tile sì,  ma  costante  rifiuto  alle  premurose  e  anche 
vivaci  insistenze  che  le  venivano  da  ogni  parte  d' Ita- 
lia e  di  fuori  (i),  ripetendo  fino  alla  nausea  le  ragioni 
che  r  obbligavano  a  mantenersi  da  parte  nel  conflitto, 
vigile  tutrice  dei  propri  interessi.  Spiegò,  anzi,  una 
singolare  attività  per  calmare  finanche  lo  zelo  di  Si- 
sto IV,  r  alleanza  del  quale  poteva  riuscirle  in  quel 
momento    pericolosa    o,  quanto    meno,    fastidiosa,    in 

quei  funzionari  che  avevano  destato  sospetti  nei  Turchi.  I  quali 
se  «  non  si  peritarono  di  chiedere  alla  Signoria  di  costruire  un 
«  fortilizio  nell'isola  veneta  di  Sasno  (?),  per  comodo  dell'impresa 
«  di  Puglia,  col  triplice  fine  di  evitare  il  passo  ad  un'armata  ne- 
«  mica,  di  porre  la  propria  in  sicuro  e  d'agevolare  le  comunica- 
«  zioni  militari  tra  il  porto  di  Valona  e  quello  di  Otranto  »,  (cito 
le  parole  del  Piva,  op.  cit.  VI,  p.  136),  dovevano,  certo,  aver 
fiducia  in  un  trattamento  di  favore  da  parte  dei  Veneziani  che 
troppe  volte,  magari  fra  le  righe,  lasciarono  comprendere  ai  se- 
guaci di  Maometto  la  loro  simpatia,  sia  pure  forzata.  D'  altra 
parte  i  Veneziani  erano  convinti  «  della  ignavia,  della  discordia, 
«  della  impotenza  degli  stati  cristiani  »,  non  potevano  quindi  acco- 
starsi a  questi,  e  con  i  loro  atti  più  di  una  volta  giustificarono 
le  voci  che  in  quel  tempo  correvano  sull'intesa  di  Venezia  con 
i  Turchi.  E  però  la  gloriosa  repubblica,  sotto  l'apparenza  di 
uno  sdegnoso  isolamento,  in  tanto  armeggìo,  dava  lo  stesso 
triste  spettacolo  degli  altri  stati  italiani  di  allora  che  in  tale  ca- 
lamità non  spinsero  Io  sguardo  fuori  dell'ambito  dei  propri  in- 
teressi. Per  questo  lavoro  del  Piva  cf.  anche  Fossati  F.  Alcuni 
dubbi  sul  contegno  di  Venezia  durante  la  ricuperazione  d' O trafilo 
(1480-1481),  in  Nuovo  Arch.  Vefteto  N.  S.,  (1906),  t.  xii,  pp.  5-35. 
(i)  Oltre  alle  richieste  di  re  Ferrante  e  agli  incitamenti  con- 
tinui del  papa,  giunsero  a  Venezia  ambascerie  francesi  e  spa- 
gnuole,  per  spingere  la  repubblica  ad  entrare  nella  lega,  cfr.  Piva, 
op.  e  1.  cit.  V,  82-83;  VI,  137-138;   140-141  ;  142-143;   146-147. 


Varietà  473 


vista  di  possibili  giustificazioni  o  spiegazioni  che,  con 
una  politica  di  simpatia  anche  non  troppo  palese,  per 
la  causa  cristiana,  avrebbe  dovuto  offrire  al  temuto 
signore  di  Costantinopoli  (i). 

Tolta  così  Venezia,  neppure  i  due  nuovi  alleati 
di  Napoli  :  Firenze  e  Milano,  si  mostrarono  molto 
teneri  in  offrire  aiuti  a  re  Ferrante.  Il  Moro  special- 
mente lavorava  a  tutt'  uomo,  moltiplicando  istruzioni 
e  inviando  ambasciatori,  per  indurre  1'  Aragonese  alla 
restituzione  di  terre  fiorentine  restate  in  potere  di 
Siena,  dopo  la  guerra  Toscana,  per  la  congiura  dei 
Pazzi.  Siena,  su  cui  aveva  spinto  1'  occhio  cupido  re 
Ferrante  e  che  era  già  in  balìa  del  duca  di  Calabria, 
quando  questi  dovette  accorrere  alla  liberazione  di 
Otranto,  si  ostinava,  da  parte  sua,  nel  voler  conser- 
vare le  terre  a  cui  diceva  di  aver  diritto  in  forza  di 
accordi  col  re  di  Napoli.  Le  trattative  laboriose  con- 
dotte con  alacrità  dagli  ambasciatori  milanesi  a  Roma, 
a  Siena  e  a  Napoli  sono  illustrate  da  un  recente  ed 
accurato    lavoro   (2),    per  il  quale  risulta    che    Milano 

(i)  Cf.  Piva,  op.  e  1.  cit.  VI,  pp.  136-141.  Gli  ambascia- 
tori veneziani  che  succedettero  a  Roma  in  questo  tempo  :  Zac- 
caria Barbaro  e  Francesco  Diedo,  avevano  ricevuto  speciali  istru- 
zioni, per  impedire  la  lega  generale  degli  stati  italiani  contro 
i  Turchi,  con  i  quali  la  repubblica  aveva,  già  da  tempo,  dichia- 
rato di  voler  vivere  in  pace.  Cf.  Piva,  1.  e.  V,  p.  71,  82.  Nel- 
l'ultima fase  della  guerra  di  Otranto  i  Veneziani  concepirono 
pure  sospetti  e  gelosie  .sull'opera  dei  Genovesi,  temendo  che 
in  Oriente  risorgesse  la  potenza  coloniale  e  marinaresca  dell'an- 
tica loro  rivale!  Cf.  Piva,  1.  e.  VI,  p.  148  sg. 

(2)  Fossati  F.,  Dal  25  luglio  1480  al  l'j  aprile  148 1  l'opera 
di  Milano  in  Arch.  stor.  lombardo,  S.  IV,  voi.  XII,  an.  XXXVI 
(1909),  pp.  137-203.  Per  la  politica  di  Milano  cf.  pure  dello  stesso 
autore  l'articolo  dal  titolo:  Milano  e  una  fallita  alleanza  contro  i 
Turchi^  ibid.  voi.  XVI  (1901),  pp.  47-95.  Circa  le  condizioni  di 
Siena  in  questo  tempo  cf,  Piccolomini  Paolo,  La  vita  e  l'opera 
di  Sigismondo  7z>zo  (1458- 1528),  Roma,  Loescher,  1903,  p.  18  sg. 


474  ^'    Carusi 


aveva  posto,  come  condizione  «  sine  qua  non  »  per 
r  aiuto  a  re  Ferrante  contro  il  Turco,  la  restituzione 
delle  terre  sopraddette  da  parte  di  Siena. 

Chi  più  d'  ogni  altro  si  agitò  per  rimediare  ai 
mali  di  tanta  calamità,  sia  pure  incalzato  dalle  insi- 
stenti premure  che  gli  venivano  da  ogni  parte,  fu  il 
papa  Sisto  IV  che,  per  il  momento  almeno,  mise  a 
tacere  il  suo  recente  rancore  contro  l' Aragonese  e  se- 
condò vivamente  gli  sforzi  dell'  ambasciatore  di  re 
Ferrante,  per  la  costituzione  di  una  lega  generale 
contro  il  Turco.  Certo,  in  pratica,  non  mostrò  né  1'  e- 
nergia  né  gli  entusiasmi  di  papa  Piccolomini,  e,  pur- 
troppo, anche  in  questo  momento  solenne  si  lasciò 
distrarre  dalla  petulante  ambizione  del  nipote,  Giro- 
lamo Riario,  tenace  nei  suoi  odi  contro  i  Medici  e 
impaziente  di  costituirsi  un  regno  nella  inquieta 
Romagna  e  forse  anche  a  detrimento  degli  Arago- 
nesi :  strana  e  pericolosa  idea  quest'  ultima  che  infe- 
licemente gli  balenò  nella  mente,  e  dalla  quale  fu 
distolto  subito  per  opera  di  Venezia  (i).  Ciò  nono- 
stante questo  papa  ebbe  veri  accenti  di  commozione 
nel  promuovere  la  nuova  crociata  e  1'  unione  dei  prin- 

(i)  Di  tale  enorme  velleità  del  conte  Girolamo  noi  siamo 
informati  solo  da  fonte  Veneziana,  cf.  Piva,  op.  e  1.  e.  V, 
pp.  454  sg.  Ma  la  Serenissima  era  ormai  la  confidente  del  Riario, 
le  ambizioni  del  quale  ella  aveva  altra  volta  lusingate  e  favorite. 
Cosi  quando  si  trattò  di  promuovere  l'assenso  di  Napoli  per  il 
possesso  di  Faenza,  ella  seppe  suggerirgli  un  abile  e  astuto  con- 
siglio :  mostrasse  di  essere  in  disaccordo  con  Venezia;  re  Fer- 
rante, per  opposizione,  gli  sarebbe  stato  favorevole  senz'altro, 
cf.  Piva,  op.  e  1.  e.  pp.  94-95.  Al  Riario  quindi  non  doveva 
essere  un  mistero  l'inimicizia  che  esisteva  fra  Venezia  e  Na- 
poli, e  però  il  conte  non  si  peritò  di  manifestare  all'astuta  e 
potente  alleata  ogni  suo  più  strano  divisamente.  Ma  resta  an- 
cora a  provarsi  la  connivenza  di  Sisto  IV  in  tutte  le  macchina- 
zioni del  nipote. 


Varietà  475 


cipi  cristiani.  L'  opera  sua  riusci  vana,  ma  ciò  a  no- 
stro avviso,  principalmente  per  le  cause  di  sopra  ac- 
cennate :  la  politica  contraria  o  diffidente  dei  poten- 
tati italiani  che  seminarono  difficoltà  dapertutto,  poi 
anche  la  scarsezza  di  quegli  aiuti  nazionali  e  stranieri, 
che  giunsero  finalmente  sul  campo  di  azione  (i). 

Da  parte  sua  inviò  a  Napoli  un  cardinale  legato  ; 
pubblicò  numerose  bolle  ed  encichche  esortanti  alla 
pace  e  all'  unione,  come  desiderava  1'  ambasciatore 
Anello  Arcamone,  si  riconciliò  con  i  Medici  (2),  pro- 
mosse un  congresso  a  Roma  per  un'  intesa  fra  i  vari 
rappresentanti  delle  potenze  cristiane,  e,  ciò  che  più 
monta  per  chi  vuol  considerare  le  cose  dal  lato  pra- 
tico, raccolse  tra  molte  difficoltà  denari  con  nuove 
imposte,  con  decime  e  perfino  alienando  vasellami  di 
argento   e    di    uso    sacro,    mentre    faceva    allestire    a 


(r)  Di  tutte  le  promesse  e  le  dichiarazioni  di  Luigi  XI  per 
questa  crociata  neppur  una  fu  mantenuta,  sicché,  per  la  sua  at- 
tività, restò  r  invio  di  ambasciatori  puro  e  semplice.  Anche  degli 
Inglesi  sappiamo  solo  che  mandarono  ambasciatori,  cf.  Ghe- 
RAKDi  G.  //  Diario  Romano  in  Muratori,  RR.  II.  SS.  XXIII, 
Nuova  ed.  Città  di  Castello,  Lapi,  1904,  fase.  26-27,  p.  46.  Le 
poche  caravelle  portoghesi  sfuggite  ad  atti  di  pirateria  dei  Ge- 
novesi si  attardarono  bivaccando,  durante  il  cammino,  sic- 
ché erano  a  Napoli,  quando  Otranto  fu  espugnata.  Cf.  Ghe- 
RARDi,  op.  e  1.  cit.  pp.  45,  46,  76  77.  Sui  contingenti  di  truppe 
italiane  e  straniere  presso  Otranto  v.  Albini  G.  De  bello  Hy- 
druntino  nella  Raccolta  dì  tutti  i  rinomati  scrittori  dell'  istoria 
generale  del  regno  di  Napoli^  Napoli,  Gravier,  1769,  t.  V,  p.  30; 
v.  pure  Fossati  F.  Milano  e  una  fallita  alleanza  contro  i  Tur- 
chi^ \.  e.  p.  66;  Piva  E.  op.  e  1.  cit.  VI,  152.  Di  altri  aiuti 
già  in  pronto  fa  menzione  l'ambasciatore  Anello  nel  discorso 
tenuto  a  Civitavecchia,  al  cospetto  di  Sisto  IV  e  riferito  dal  Ghe- 
RARDi,  op.  e  1.  cit.  p.  73. 

(2)  Gli  ambasciatori  vennero  a  Roma  il  25  nov.  1480  e  fu- 
rono ricevuti  il  3  die,  data  che  porta  anche  il  breve  di  assolu- 
zione, cf.  Gherardi,  Diario,  1.  e.  pp.  26-28,  40,  n.  8. 


47 6  E.    Carusi 


Genova  e  Ancona  una  flotta  che  nel  giugno  del  1481 
era  finalmente  pronta  e  sotto  il  comando  del  card. 
Fregoso,  dopo  essere  comparsa  a  Roma,  salpava  alla 
volta  di  Otranto  (i).  Re  Ferrante  glie  ne  seppe  grato, 
come  vedremo  dalle  sue  lettere  che  pubblico  qui  per 
la  prima  volta. 

Ad  Otranto  intanto  le  cose  avevano  preso  una 
buona  piega.  Ma  da  principio  lunga  e  difficile  fu 
r  opera  degli  assedianti,  perché  agguerrite  e  prepa- 
rate alla  difesa  erano  le  genti  del  pascià  Kedùk  Ahmed, 
mentre  su  poche  risorse  poteva  contare  il  duca  di 
Calabria  (2).  Per  altro  la  tenacia  e  l'abilità  militare 
di  questo  valente  capitano  facevano  continui  pro- 
gressi :  sopraggiunse  anche  in  buon  punto,  per  semi- 
nare discordie  e  preoccupazioni  gravi  fra  gli  avver- 
sari, la  morte  del  grande  e  temuto  Maometto  II  (3), 
sicché  con  i  desiderati  rinforzi  il  duca  Alfonso  potè 
prendere,  con  maggior  speranza  di  successo,  F  offen- 
siva e  riconquistare  finalmente  la  sua  città,  più  di  un 
anno  dopo  della  sua  caduta  (4).  Come  alla  rovina  di 
Otranto  il  vecchio  fiorentino  Vespasiano  da  Bisticci 
aveva  pianto  nel  suo  Lamento  d'  Italia  la  «  cecità  » 
universale,  così  ora  un  sulmonese,  Marco  Probo  Ma- 
riani, celebrava  nel  suo  Triufnphus  Hidruntinus  la 
valentia  militare  del  duca  Alfonso  (5). 


(i)  Circa  l'opera  spiegata  dal  papa  cf.  Pastor  L.  Geschi- 
chte  der  Pàpste  etc.  II,  Freiburg  im  Breisgau,  1904,  pp.  558,  571. 

(2)  Cf.  Albini,  op.  e  1.  cit. 

(3)  Maometto  II  morì  il  3  maggio   1481. 

(4)  Il  Gherardi  nel  suo  Diario  cit.  p.  69,  riporta  una  let- 
tera di  re  Ferrante  a  Sisto  IV  con  la  quale  annunzia  la  con- 
quista dì  Otranto;  la  lettera  ha  la  data  dell' 11  settembre  1481. 

(5)  RizzELLi  Ferruccio,  Un  poemetto  latino  inedito  in  lode 
di  Alfonso  d'Aragona  in  Arch.  st.  ital.  S.  V,  t.  XXXVII  (1906), 
pp.   146-156. 


Varietà  477 


Ma  questi  non  volle  accontentarsi  del  successo  e 
carezzò  X  idea  di  portar  guerra  nei  territori  musul- 
mani, approfittando  della  crisi  che  attraversava  allora 
r  impero  turco.  Anche  questa  iniziativa  aborti  per  le 
solite  ragioni  e  per  il  dissidio  sorto  fra  i  componenti 
r  esercito  assediante. 

Degli  ultimi  episodi  di  questa  guerra  ci  danno 
utili  ragguagli  le  seguenti  tre  lettere  di  re  Ferrante 
a  Sisto  IV,  al  quale,  come  a  persona  che  più  d'  ogni 
altra  1'  aiutò,  dovette  1'  Aragonese  scrivere  di  fre- 
quente per  informarlo.  Sono  tutte  e  tre  datate  da  Bari 
dove  il  re  si  era  recato,  per  assistere  più  da  vicino 
alle  operazioni  di  guerra  (i). 

La  prima  è  del  6  agosto  1481,  quando  Kediik 
Ahmed  da  un  pezzo  aveva  abbandonato  il  campo 
d'  azione,  e,  per  la  morte  di  Maometto,  ingigantiva 
la  sfiducia  nel  presidio  turco  lasciato  ad  Otranto  (2).  Gli 
assediati  stretti  da  ogni  parte  cominciavano  a  soffrire 
la  fame  e  la  sete,  terribile  tormento  che  affligge  an- 
che ora,  nella  calda  stagione,  le  popolazioni  pugliesi. 
Re  Ferrante  si  compiace  anche  per  1'  opera  pacifica 
del  papa  a  vantaggio  di  Genova  (3)  da  cui  sperava 
aiuti. 

Con  la  seconda  lettera,  del  25  agosto.  Ferrante 
informa  Sisto  IV  intorno  alle  condizioni  dell'  Epiro  e 
del  Peloponneso,  in  disordine  dopo  la  morte  del  sul- 
tano, e  però  facile  preda  delle  ar-mi  cristiane,  se  que- 
ste avessero  saputo  cogliere  il    momento  propizio  of- 

(i)  Da  una  lettera  del  Trotti  al  duca  di  Milano,  del  26 
marzo  r48i,  si  rileva  che  Ferrante  era  fin  d'allora  partito  da 
Foggia  alla  volta  di  Barletta,  cf.  Fossati,  Dal  25  luglio  1480 
al  16  aprile  1481  eie.  1,  e.  p.   197. 

(2)  Cf.  Albini,  op.  e  1.  cit.  p.  28. 

(3)  Quivi  era  stato  il  Savelli  come  card,  legato,  con  l'in- 
carico di  armare  la  flotta  e  di  pacificare  le  discordie   interne. 


47 8  E.    Cai' usi 


ferto  dalla  fortuna.  Il  re  anzi  esorta  il  papa  a  pro- 
muovere un'  azione  comune  dei  principi  cristiani,  per 
assalire  il  temuto  impero  musulmano  e  invoca  almeno 
l'appoggio  di  Sua  Santità  (i). 

La  terza  lettera  è  del  i6  settembre,  cioè  sei  giorni 
dopo  il  ricupero  di  Otranto.  Il  re  si  mostra  maravi- 
gliato e  addolorato,  perché  il  card.  Fregoso  si  ri- 
fiutava di  prendere  parte  alla  spedizione  contro  Val- 
Iona,  caldeggiata  dal  duca  di  Calabria.  A  stento 
il  prefetto  della  flotta  pontificia  aveva  acconsentito 
ad  aspettare  risposta  e  nuove  istruzioni  del  papa.  Egli 
asseriva  che  con  il  ricupero  di  Otranto  il  suo  com- 
pito era  ormai  finito  ;  ma  la  verità  era  che  fra  i  con- 
tingenti genovesi  e  degli  altri  stati,  che  avevano  preso 
parte  all'  assedio  serpeggiava  grave  malcontento,  so- 
stenendo questi  di  aver  dovuto  sopportare  il  mag- 
gior peso  della  guerra,  e  nessuna  ricompensa  ave- 
vano poi  avuto  dopo  la  vittoria.  Tali  lagnanze  furono 
più  tardi  apertamente  manifestate,  al  cospetto  dello 
stesso  papa  vSisto  IV,  dal  genovese  Giuliano  Stella 
che  sfidò  r  indignazione  dell'  ambasciatore  napoletano. 


(i)  Sulle  intenzioni  del  papa  circa  la  continuazione  della 
guerra  in  Oriente,  nuovi  e  importanti  documenti  diede  già  il 
Pastor,  op.  e  voi.  cit.  pp.  568-570.  Ivi  sono  riportati  i  conte- 
nuti di  un  breve  ai  Genovesi,  del  30  agosto  1481,  posteriore 
quindi  di  poco  a  questa  lettera  di  Ferrante,  e  di  due  altri  brevi 
del  IO  e  del  18  settembre,  con  i  quali  Sua  Santità  esortava  il 
legato  a  proseguire  con  vigore  la  guerra,  d'accordo  con  i  Na- 
poletani ;  non  corrispondenti  alla  verità  erano  quindi  le  afferma- 
zioni del  Fregoso,  che  vedremo  riportate  nella  terza  lettera  dì 
re  Ferrante.  Tale  mancanza  di  ossequio  nell'esecuzione  di  ordini 
del  papa  aveva  generato  il  sospetto  che  Sisto  IV  era  contrario 
alla  spedizione  promossa  dal  duca  di  Calabria.  Ciò  spiega  l'aspro 
giudizio  che  sul  conto  del  papa  esprime  nella  sua  opera  I'Albini 
il  quale,  naturalmente,  rappresenta  l'eco  degli  umori  della  corte 
napoletana,  op.  e  1.  cit.,  pp.  27-28,  35. 


Varietà  479 


Gli  appelli  e  le  esortazioni  di  re  Ferrante,  che  in 
questa  lettera  al  papa  mise  in  opera  tutti  gli  argo- 
menti efficaci,  non  ebbero  1'  effetto  desiderato.  Noi 
sappiamo  che  nei  primi  dell'  ottobre  successivo  la 
flotta  pontificia  era  già  di  ritorno  a  Civitavecchia  ;  e 
il  card.  Fregoso  non  si  lasciò  persuadere  neppure 
dalle  personali  esortazioni  del  papa  che  accrebbe 
valore  al  discorso  di  Anello  Arcamene  (i):  il  prefetto 
navale  e  l' equipaggio  non  volle  più  sapere  di  com- 
battere contro  i  Turchi.  Così  modestamente  svanì 
questo  tentativo  di  crociata,  per  la  quale  sembrava 
dovesse  finire  a  Costantinopoli  il  governo  della  mez- 
zaluna. 

E.  Carusi. 


LETTERE  DI  RE  FERRANTE  A  SISTO  IV  (2). 

I. 

Bari,  6  agosto  1481. 

Ar.h.  di  Stato  di  Venezia.  Coli.  Podocataro,  busta  IV,  lettere  di  Principi 
ai  papi,  n.  ii8, 

Sanctissime  ac  beatissime  pater  et  domine,  post  humilem  filii 
commendationem  et  pedum  oscula  beatorum.  Eo  Sanctitati  Ve- 
str^  plura  debere  me  profiteor  quo  eius  ipsius  beneficio  rei  meae 
status  in  dies  melius  se  habere  videtur.  Etenim  quae  ex  castris 
afferuntur  sunt  omnia  secundissima,  qualia  scilicet  eadem  ipsa 
Vestra  Sanctitas  et  optavit  et    procuravit.  Urbs   ita    pertinaciter 

(i)  Per  questo  episodio  e  per  il  discorso  tenuto  da  Sisto  IV 
nel  convegno  di  Civitavecchia,  cf.  Gherardi,  op.  e  1.  cit. 
pp.  70-75,  e  Pastor,  op.  cit.  570-571. 

(2)  Per  l'edizione  dei  documenti,  do  gli  originali  con  la 
maggiore  fedeltà  possibile,  sciolgo  solo  le  abbreviazioni  e  adopero 
l'ortografia  moderna,  per  maggiore  intelligenza  di  essi.  La  prima 
e  la  terza  lettera  hanno  subito  piccole  avarie,  per  umidità  ;  nella 
terza,  specialmente,  si   hanno   parole  o  parti   di  esse   ora    man- 


480  E.    Carusi 


oppugnatur  a  nostris,  ut  brevi  sperem  fore  expugnatam  :  quando 
et  muri  tormentorum  nostrorum  ictibus  iam  piane  corruerunt, 
aggeres  obicesque  hostiuni  sunt  pene  ^quati,  fossae  completae, 
capta  propugnacula  illa  ipsa  qu^  hostes  ad  urbis  ipsius  portas 
construxerant.  Nostri  in  fossis  considentes,  capto  priore  muro, 
demoliendo  alteri  dant  operam,  ut  mox  facilior  ad  hostes  ipsos 
prebeatur  accessus.  Ubi  id  fuerint  assecuti,  promptissimis  animis 
urbem  expugnaturi  videntur,  nec  aliud  quicquam  expectare  avi- 
dius  quam  expugnationis  ipsius  diem  :  idque  factum  spero  me 
brevi  Sanctitati  Vestr^  significaturum.  Hostes  ab  omni  desperan- 
tes  auxilio,  victu  carere  incipiunt,  imprimisque  aqua,  ea  inquam 
ipsa  que  salsa  scaturire  in  puteis  urbis  ipsius,  estivo  presertim 
tempore,  avarissime  solita  est.  Occiduntur  quotidie,  reddunturque 
pauciores,  quare,  ut  ex  trasfugis  quibusdam  novissime  accepi- 
mus,  deditionem  parant.  Quam  si  offerent,  honori  Sanctitatis 
Vestr^  imprimis  accessuram  accipiemus,  quod  accipiendam  ea- 
dem  Vestra  Sanctitas  legati  verbis  hortata  sit.  Mox  ad  reliqua 
pergemus  qu^  et  sint  reipublic^  Christian^  maxime  profutura 
et  pontificatui  vestro  inmortalem  gloriam  paratura.  Libertatem 
ianuensem,  eiusdem  Sanctitatis  Vestr^  beneficio,  spero  fore  sem- 
piternam,  ducisque  rem  quietam  ac  tranquillam  ;  qu^  enim  San- 
ctitas Vestra  adversus  futuram  seditionem  paravit,  usque  adeo 
fuerunt  apposita  atque  oportuna,  ut  medicina  pr^sentissima  fuisse 
videantur  ;  atque  ita  seditio  ipsa  omnis  quievisse  videtur,  sicque 
ad  me  ipsi  Mediolanensium  duces  scripserunt  et  ego  ad  Anel- 
lum  longioribus  litteris,  quibus  puto  jam  Sanctitati  Vestr^  esse 
omnia  facta  apertissima.  Quas  ob  res  infinitum  quidam  esse  vi- 
detur quod  equidem  eidem  Sanctitati  Vestr^  nunc  debeo,  ac 
tantum  quidem,  quantum  neque  verbis,  neque  mente  assequi 
possum,    sed    id  animo  significo,  dum  Sanctitati  ipsi  vitam  diu- 

canti,  che  ho  cercato  di  supplire,  ma  racchiudendole  fra  paren- 
tesi quadre.  I  sigilli  delle  prime  due  lettere  si  sono  staccati  né 
si  conservano  più.  Ho  riprodotto  in  carattere  corsivo  la  firma 
autografa  di  Ferrante  ;  ma  ho  trascurato  i  segni  diacritici  di  sot- 
toscrizione che  precedono  e  seguono  la  firma  del  segretario  reale, 
seguendo,  in  questo,  il  Trincherà  nel  suo  Codice  Aragonese. 
Mi  piace  di  ringraziare  pubblicamente  il  ch.mo  archivista 
dott.  Giuseppe  Dalla  Santa  che  gentilmente  ha  collazionato 
per  me  i  tre  documenti,  dandomi  anche  utili  indicazioni,  di  cui 
ho  fatto  tesoro,  e  che  nella  prima  trascrizione  io  avevo  omesse 
o,  ad  ogni  modo,  avevo  smarrite  fra  le  mie  schede. 


Varietà  48 1 


tissimam,    felicìssimamque     opto.     Datum    Baroli,    vi"    augusti, 
MccccLXXxi.  Rex  Ferdinandus. 

Eiusdem  Vestr^  Sanctitatis  humilis  et  devotus  filius 

F.  Rex  Sicilie  etc. 
A.  Secret. 

A  tergo:  Sanctissimo  ac  Beatissimo  Domino  Nostro  Pape. 


II. 

Bari,  25  agosto  1481. 


Loc.  cit.  n.   iiq. 


Sanctissime  ac  beatissime  pater  et  domine,  post  humilem 
filli  commendationem  et  pedum  oscula  beatorum.  Qu^  in  Pelo- 
poneso  Epyroque  hactenus  gesta  sint  a  nostris  nuperrime  litteris 
accepi,  quas  ad  Anellum  oratorem  meum  Consilio  misi,  quo  is 
Sanctitati  Vestr^  tempore  redderet,  quo  eas  posset  accuratius 
legere.  Intelliget  enim  rempublicam  christianam  in  via  iam  esse 
qua,  si  niti  volet,  facillime  ad  salutem  perveniet  ;  utraque  enim 
provincia  aut  a  nostris  ipsis  recepta  est,  aut  brevi  videtur  reci- 
pienda.  Reliquae  autem  provincie  ad  Constantinopolim  usque, 
oblata  oportunitate  principis  sui  obitus,  usque  adeo  facile  viden- 
tur  defecture,  ut  nihil  pr^ter  eum  ad  quem  deficiant  vid^antur 
expectare.  Quamobrem  eandem  ipsam  Vestram  Sanctitatem  oro, 
obsecro  atque  obtestor,  prò  sua  in  rem  ipsam  publicam,  religio- 
nemque  christianam  pietate,  sic  agat,  ut  oportunitatem  huiusmodi 
non  frustra  oblatam,  sint  posteri  iudicaturi  :  donet  suo  pontifi- 
catui  ut  eius  diligentia,  Consilio,  opera,  pietate  ac  religione  ea- 
dem  respublica  recipiat  que  negligentia,  inertia  ac  vecordia  su- 
periorum  vel  pontificum  vel  principum  christianorum,  amiserat(i). 
Scribat  ad  principes  potentatusque  omnes  hortetur,  moneat  ro- 
getque  singulos,  ut  sibi  quietem,  securitatem,  otium,  salutem- 
que  omnium  procuranti  non  desint.  Spero  presto  affuturos  omnes 
qui  se  et  profiteantur  christianos  et  cupiant  hostis  communis 
vitare  tyramnidem.  Sed  si  desint  omnes,  Dei  immortalis  simul 
salutisque  su?  immemores,  agat  ipsa  quod  su?  intersit  et  pietatis 
et  religionis,  nihilque  minus  pr^stet  quam  possit;  me  certe  ha- 
bebit  qui  sic  ei  sim  affuturus,  ut  ante  defuturus  non  sim, 
quam    rem    omnem,    regnum,    filios,   me    ipsum,   prò    Dei    mei 

(i)  Doc.  animiserat 
Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  31 


482  E.    Carusi 


tuenda  religione,  devoveam.  Datum  Baroli,  xxv  mensis  augusti, 
MccccLXxxi.  Rex  Ferdinandus. 

Eiusdem  Vestr^  Sanctitatis  humilis  et  devotus  filius 

F.  Rex  Sicilia  etc. 
A.  Secret. 

A  tergo  :  Sanctissimo  ac  Beatissimo  Domino  Nostro  Pape. 


III. 

Bari,   16  settembre  1481. 


Loc.  cit.  n.  120. 


Sanctissime  ac  beatissime  pater  et  domine,  post  humilem 
filli  commendationem  et  pe[dum  oscul]a  beatorum.  Certo  scio 
Sanctitati  Vestre  perlatum  iam  esse  iucundissimum  et  optatis- 
simum  nuntium  recepti  Hidrunti,  et  ea  re  Sanctitatem  Vestram 
vehementer  letatam  esse,  cum  non  ad  regn[i  tantum  m]ei  (i), 
verum  totius  Italie  et  Christiane  reipublice  salutem  pertineat. 
Recepta  ipsa  urbe,  visum  erat  nobis  omnibus  approbantibus, 
ut  fortune  beneficio  et  divinae  prov[identi]ae  benignitate  uti 
deberemus  et  tanta  Italie  in  perpetuum  a  Turchorum  iniuria 
liberandae  oportunitas,  quantam  Deus  inmortalis  benignissime 
iargitur  non  pretermitte[re]tur.  Igitur,  cum  decretum  iam  esset 
ut  Avellona,  locus  ad  Italiam  invadendam  hostibus  oportu- 
nissimus,  incendio  absumeretur,  et  navigia  que  ad  Avellonam 
sunt,  quibus  hostes  ad  milites  in  Italiam  traiciendos  usi  sunt,  in- 
cenderentur  et  iam  iam  Victoria,  adiuvantibus  Epirotis  qui  a  Turcis 
desciverint,  in  manibus  esse  videretur,  reverendissimus  legatus 
classis  Vestre  Sanctitatis  prefectus  hortanti  illustrissimo  duci 
Calabrie,  ut  cum  mea  classe  vestram  coniungeret,  ut  comunibus 
viribus  urbem  illam  aggrederentur  et  gloriosum  inceptum  prose- 
querentur,  negavit  se  profecturum  aut  classem  ipsam  missurum, 
cum  sibi  id  non  licere  affirmaret,  ex  imperio  Vestre  Sanctitatis, 
a  qua  sit  iussus,  simulac  Hidrundum  receptum  esset,  discedere, 
ad  Urbemque  revertere.  Impetravit  tamen  ipse  dux  ab  ipso  le- 
gato ut  discedendi  proposito  supersedeat,  dum  earum  litterarum 
quas  ipse  reverendissimus  legatus  ad  .  mi .  huius  datas  ad  Vestram 
Sanctitatem  dedit,  responsa  ad  eum  perferentur.  Ea  res,  pater 
beatissime,  ut  fatear  libere  et  ingenue,  et  admirationis  et  mole- 
stie mihi  plurimum  attulit,  nec  satis  intelligo  quid  sibi  istud 
Vestre  Beatitudinis  consilium  classis  ipsius  adeo  repente  et  con- 

(i)  Ciò  che  è  racchiuso  fra  parentesi  manca  nel  documento  perche  guasto. 
Della  consonante  m  di  mei  si  legge  ancora  la  terza  asta. 


Varietà  483 


festim  revocande  sibi  velit,  cum  presertim  tanta  occasio,  tanta 
facultas  rei  bene  gerende  liberandeque  imperpetuum  Italie  et 
inmortalis  glorie  adipiscende  offeratur,  ut,  si  eam  occasionem 
dimiserimus,  videamur  iam  piane  ex  manibus  gloriosam  victo- 
riam  delabi  ex  industria  passi  esse,  cum  tota  Epyrus  bello  ardeat 
et  nobiscum  ad  Avellone  direptionem  et  incendium  consentiat. 
Ego,  Vestra  Sanctitate  non  socia,  sed  duce,  non  meo,  sed  ipsius 
ductu  et  auspitiis  hoc  sanctissimum  bellum  magno  animo  pro- 
sequi  et  fuit  et  in  animo  est:  nec  dubitavi  unquam  quin,  Deo 
bene  favente,  sanctissimis  Vestre  Beatitudinis  auspitiis,  optatis- 
sima  essemus  eventa  et  gloriosum  triumphum  consequuturi. 
Itaque,  prò  meo  officio,  prò  religione  ac  pietate,  Vestram  San- 
ctitatem  rogo,  obsecro  et  etiam,  iure  inite  societatis  ad  bellum 
in  decennium  adversus  Turcos  gerendum,  hortor  et  requiro,  ut 
hanc  tantam  oportunitatem  non  pretermittendam  putet,  et  non 
modo  legatum  et  classem  non  revocet,  sed  iubeat  ut  ipsum  iam 
inceptum  bellum  una  mecum  prosequatur.  Et  si  Christiane  reli- 
gionis  fatum  tulerit  ut  Sanctitas  Vestra  ab  ipso  statuerit  bello 
desistere,  cogar  ego  qui  tanti  non  sum,  ut  potentissimum  hostem 
lacessere  vel  eius  conatus  propulsare  possim,  saluti  rerum  mea- 
rum  consulere;  sed  hoc  non  nisi,  quod  Deum  inmortalem  te- 
stor,  necessario  et  summo  cum  dolore  faciam,  nec  eius  rei  la- 
cultas  defuerit,  cum  iam  Turchus,  ut  is  qui  calamitatem  sibi  im- 
pendentem  animadvertat,  ultro  ad  me  legationem  miserit  quemad- 
modum  ex  meis  ad  oratorem  meum  litteris  Vestra  Sanctitas 
perspexerit,  pacem  rogatum.  Itaque  Vestra  Sanctitas,  prò  sua 
summa  prudentia  hec  omnia  etiam  atque  etiam  consideret,  et 
quod  sue  sapientie  summeque  prudentie  conveniat,  et  quid  tem- 
pora postulent  diligenter  perpendat,  et  me  demum  de  eius  Con- 
silio et  voluntate,  si  visum  fuerit,  certiorem  faciat.  Datum  in  terra 
Baroli,  XVI  mensis  septembris  Mcccclxxxi.  Rex  Ferdinandus. 
Eiusdem  Sanctitatis  Vestre  humilis  ac  devotus  filius 

F.  Rex  Sicilie  etc. 
A.  Secret. 

A  tergo:  Sanctissimo  ac  Beatissimo  Domino  nostro  Pape  (i). 

(i)  Il  sigillo  di  questa  lettera  è  ben  conservato,  ed  è  formato,  al  solito,  di  cera 
ricoperta  da  un  listino  di  carta  o  nissa.  Nel  campo  di  esso  si  ha  lo  stemma 
inquartato:  al  I  e  IV  di  Gerusalemme,  al  Ile  III  di  Aragona;  lo  stemma  è  sor- 
montalo da  un  elmo  coronato,  dal  quale  esce  un  grifo  alato.  Intorno  vi  è  la  leg- 
genda :  «Ferdinandus  D.  g.  Rex  Sicilie,  Hyerusalem  et  Hungarie  »,  ma  le  ultime 
parole  non  sono  chiaramente  leggibili. 


Enrico  Carlo  Lea. 


Il  24  ottobre  1909  moriva  a  Filadelfia  Enrico  Carlo  Lea  la 
cui  lunga  vita  operosa  è  stata  mirabilmente  intesa  allo  studio  di 
un  ramo  della  storia  medioevale  che  più  d'ogni  altro  richiede 
storici  d'animo,  com'era  il  suo,  fermo  e  sereno.  Nato  a  Fila- 
delfia nel  1825  si  dedicò  nella  prima  giovinezza  a  studi  di  chi- 
mica e  di  storia  naturale  e  agli  afifari  di  una  casa  editrice,  an- 
cora fiorente,  fondata  da  un  suo  avo.  L'  eccesso  del  lavoro  lo 
costrinse  per  più  anni  ad  un  riposo  forzato  durante  il  quale  si 
diede  per  isvago  a  letture  di  storia  che  svegliarono  in  lui  l'amore 
ad  uno  studio  destinato  a  portar  frutti  copiosi.  Solo,  senza  guide, 
trovò  da  sé  la  sua  via,  e  la  meditazione  dei  problemi  storici  che 
lo  attiravano  lo  condusse,  un  dopo  1'  altro,  ai  suoi  grandi  lavori. 
Sentiva  che  a  ben  comprendere  un  periodo  storico  è  necessario 
studiarne  le  leggi  e  le  istituzioni,  e  guardò  allo  sviluppo  delle 
istituzioni  ecclesiastiche  cercando  in  esse  la  spiegazione  di  molti 
tra  i  principali  fenomeni  della  storia  medioevale.  I  suoi  saggi 
di  storia  della  Chiesa  e  l'ampio  studio  sul  celibato  ecclesia- 
stico apparvero  subito  notevoli  fin  dalle  prime  edizioni,  ma  la 
storia  della  Inquisizione  nel  Medio  Evo  e  la  Storia  della  con- 
fessione auricolare  gli  meritarono  la  grande  fama  a  cui  salì, 
confermata  più  tardi  dalla  Storia  della  Inquisizione  di  Spagna, 
che  concluse  1'  opera  sua  laboriosa  un  anno  prima  della  sua 
morte.  Modesto,  semplice,  sereno,  spese  la  sua  vita  e  le  sue 
ricchezze  senza  ambizioni  vane,  per  amore  del  bene,  per  gli 
studi  a  lui  cari,  e  per  la  patria  al  cui  sviluppo  politico  e  morale 
dedicò  molta  parte  della  sua  energia  e  l'autorità  che  godeva 
altissima  presso  i  suoi  concittadini.  Lascia  largo  rimpianto  di 
sé,  vivamente  sentito  anche  da  questa  nostra  Società  che  tenne 
ad  onore  di  essere  delle  prime  in  Europa  a  riconoscere  i  meriti 
del  Lea  e  ad  ascriverlo  tra  i  soci  suoi. 

U.  B. 


486  Necrologia 


Giovanni  Battista  Monticolo. 

Il  31  ottobre  scorso  moriva  in  Roma  il  prof.  Giovanni  Bat- 
tista Monticolo  ordinario  di  Storia  moderna  in  questa  Università 
e  nostro  socio:  con  lui  è  mancato  in  Italia  uno  dei  più  valenti 
e  operosi  cultori  della  sua  disciplina. 

Si  compiacque  in  preferenza  della  storia  di  Venezia,  sua 
patria,  alla  quale  con  le  note  edizioni  delle  Cronache  veneziane 
antichissime ,  dei  Capitolari  delle  arti  e  delle  Vite  dei  dogi  del 
Sanudo  diede  materiali  di  studi  importantissimi  e  illustrati  come 
meglio  forse  non  si  poteva  desiderare. 

Ma  anche  di  storia  Romana  egli  si  occupò,  e  direttamente  in 
brevi  articoli  pubblicati  pure  da  questo  Archivio,  e,  soprattutto, 
nella  scuola,  guidando  alla  ricerca  e  allo  studio  quegli  alunni 
che  si  rivolgevano  a  lui  per  consigli  e  aiuti,  con  proposito  serio 
di  lavorare.  Giacché  fu  maestro  altrettanto  buono  e  amorevole, 
quanto  dotto  e  coscienzioso,  compiacendosi,  nelle  sue  lezioni, 
di  argomenti  utili  a  formare  il  vero  studioso  e  rinunciando  vo- 
lentieri a  qualunque  ombra  di  rettorica  per  la  quale,  del  resto, 
non  era  chiamato  affatto.  Molti  che  gli  furono  discepoli  lo  ricor- 
deranno nel  modesto  studiolo,  infaticabile  guida  in  ricerche  va- 
rie della  storia  generale,  pronto  sempre  di  consiglio  e  ben  pre- 
parato neir  argomento  di  cui  presto  s'  immedesimava.  Ciò  non 
è  piccola  lode  per  un  uomo  di  studi. 

Visse  e  mori  modestamente,  quasi  in  solitudine,  circondato 
da  pochi  parenti,  amici  e  alunni  affezionati,  che  serberanno  di 
lui  sempre  vivo  rimpianto. 

E.  C. 


ATTI    DELLA    SOCIETÀ 


Seduta  del  iS  gennaio  igio. 

Sono  presenti  i  soci  :  C.  Calisse,  presidente  ;  V.  Fe- 
derici, segretario  ;  C.  Cordella,  U.  Balzani,  C.  Ca- 
POBIANCHI,  B.  De  Bildt,  W.  De  Gruneisen,  I. 
Giorgi,  G.  Giovannoni,  I.  Guidi,  E.  Monaci,  A.  Mo- 
naci, G.  Navone,  M.  Pelaez,  O.  Tommasini. 

Si  scusa  di  non  potere   intervenire  il  socio  :   ROSI. 

Il  Segretario  legge  il  verbale  della  seduta  prece- 
dente che  è  approvato.  Legge  inoltre  il  verbale  consigliare 
del  2  1  gennaio  igio  dal  quale  risulta  che  il  prof.  An- 
gelo SiLVAGNi  e  Paolo  Piccolomini,  sono  stati, 
nella  prima  votazione,  ambedue  eletti  soci  della  Società. 
Si  procede  alla  votazione,  segreta  con  la  quale  i  due 
designati  vengono  confermati  soci  ad  unanimità  di  voti. 

Il  Presidente  riferisce  come  appresso  : 

«  Dopo  il  saluto  che  a  Voi,  cordialmente  e  bene 
augurandovi,  ho  il  piacere  di  porgere,  io  debbo  dirvi 
la  ragione  per  la  quale  la  nostra  annuale  adunanza 
ha  questa  volta  sofferto  cosi  lungo  ritardo.  La  stampa 
del  volume  XXXI  dell'  Archivio  si  faceva  assai  len- 
tamente, ed  il  Consiglio  Direttivo  desiderava  presen- 
tarsi a  Voi  con  qualche  provvedimento  che  impe- 
disse il  ripetersi  dei  lamentati  ritardi  nella  pubblicazione 
del  nostro  periodico  sociale,  e  in  pari  tempo  portasse 


488  Atti  della  Società 


qualche  sollievo  di  spesa  al  nostro  già  ben  gravato 
bilancio.  Si  cercò  da  prima  se  fosse  stato  possibile 
non  separarci  dalla  tipografia  del  Senato.  Ma  ciò  non 
essendosi  potuto  ottenere,  per  causa  del  molto  lavoro 
cui  deve  la  tipografia,  prima  che  ad  altro,  attendere, 
e  per  le  condizioni  economiche  della  città,  le  quali 
tengono  in  alto  prezzo  i  salari,  ci  slam  rivolti  in  pro- 
vincia, e  precisamente  alla  Unione  Tipografica  Coope- 
rativa di  Perugia,  con  questa  facendo  il  nuovo  con- 
tratto. Il  primo  fascicolo  del  voi.  XXXII  è  stato 
stampato  colà,  e  voi  avete  potuto  vedere  che  né  i 
caratteri  né  la  carta  né  il  tutto  del  lavoro  hanno  avuto 
mutamento  nel  passaggio  dall'una  tipografia  all'altra, 
di  modo  che  non  si  avvertirà  differenza  fra  i  volumi 
che  da  questo  incominciano  e  gli  altri  in  precedenza 
pubblicati.  Così  confidiamo  di  aver  tolto  anche  l'osta- 
colo alla  regolarità  della  pubblicazione.  È  prossima 
la  distribuzione  dell'  ultima  parte  del  voi.  XXXII,  cor- 
rispondente al  1909;  e  può  tenersi  come  cosa  sicura 
che  le  successive  annate  non  compariranno  fuori  dei 
loro  naturali  termini. 

«  Del  voi.  XXXI  non  occorre  che  io  ricordi  la 
varietà  e  la  importanza  degli  articoli  che  lo  formano. 
Farmi,  però,  necessario  che  volgiamo  un  momento 
r  attenzione  sulle  parole  scrittevi  dall'  illustre  socio 
Gatti  :  A  proposito  delia  raccolta  dì  epigrafi  7i2edie- 
vali  di  Roma. 

«  Il  «  Corpus  inscriptionum  romanarum  medii  aevi  » 
è  opera  desiderata;  ma  é  tale,  che  ha  bisogno  ancora 
di  salda  preparazione,  la  quale  il  Gatti  giustamente 
osserva  che  può  con  frutto  esser  compiuta  dalle  società 
di  storia  locali.  La  nostra  non  poteva  rimanere  men 
diligente  di  altra,  poiché  dimenticare  essa  non  può  che 
il  campo  de' suoi  studi  é  Roma.  Il  materiale  epigrafico 
non   è    stato    ancora   convenientemente    né    sufficiente- 


Atti  della  Società  489 

mente  usato  nella  ricostruzione  della  storia  della  città 
e  della  sua  regione.  G.  B.  De  Rossi,  il  maestro,  ne  ha 
aperto  la  via.  L' opera  di  lui  deve  essere  continuata 
e  compiuta.  Né  la  nostra  Società  ha  voluto  che  a  ri- 
mettervi la  mano  si  tardasse  ancora  di  più:  bene  iniziata 
con  i  nomi  di  Gatti  e  del  prof.  Silvagni,  noi  possiamo 
aver  fiducia  che  la  raccolta  delle  epigrafi  medievali 
romane  si  farà,  con  benefizio  degli  studi  che  a  noi 
particolarmente  interessano.  La  pubblicazione  ora  si  è 
determinata  fra  il  secolo  VII  e  il  XII  :  forse  per  la 
provincia  dovrà  esser  portata  fuori  di  questi  limiti, 
poiché  maggiore,  che  per  la  città,  é  per  essa  il  bisogno 
della  ricerca  e  della  raccolta  ;  forse  converrà  anche  per 
il  territorio  su  qualche  punto  sconfinare,  male  staccan- 
dosi dalla  unità  storica  della  regione  romana  qualche 
parte  che  ora  non  è  della  sua  provincia,  alcun  lembo, 
per  esempio,  della  Sabina  e  dell'  Orvietano.  Ma  di  ciò 
a  suo  tempo  :  intanto  anche  nel  prossimo  fascicolo  i 
colleghi  vedranno  altro  passo  fatto  sulla  via  presa 
oramai. 

«  Nella  precedente  relazione  io  dissi  che  agli  alunni 
della  nostra  scuola  si  era  affidata  la  trascrizione  critica 
delle  carte  dell'archivio  arcivescovile  di  Ravenna,  per 
farne  parte  dei  Regesta  Chartarum  Italiae,  pubblicati 
dall'  Istituto  storico  italiano.  Il  lavoro  non  è  stato  ul- 
timato, per  difficoltà  sorte  principalmente  nel  trasporto 
dei  documenti  da  Ravenna  a  noi  :  però  lo  studio  è 
molto  avanzato,  e  sarà  certamente  compiuto.  Ad  altri 
importanti  studi  attendono  i  nostri  nuovi  alunni.  Lo 
Zucchetti  sta  pubblicando  negli  stessi  Regesta  dell'  Isti- 
tuto il  «  Liber  largitorius  »  del  monastero  di  Farfa,  e 
sta  raccogliendo  le  fonti  storiche  romane  dal  sec.  VIII 
al  principio  del  sec.  XI.  Il  Petrella  contribuirà  alle  pub- 
blicazioni dell'  Istituto  col  regesto  delle  carte  di  S.  Ca- 
tervo  di  Tolentino,  e  fra  i  lavori  che  apparecchia  per 


49 o  Atti  della  Società 

la  Società  segnalo  quelli  che  si  riferiscono  alla  diplo- 
matica giuridica,  perché  io  penso  che  nuova  utilità 
verrebbe  ai  nostri  studi  se  questa  nuova  fonte  di  co- 
gnizioni venisse  dai  giovani  usata  secondo  la  impor- 
tanza che  le  conviene. 

«  Si  è  continuato  il  restauro  delle  pergamene  di 
cui  si  eran  fatte  in  antico  le  coperture  ai  protocolli 
notarili.  Incoraggiati  dal  buon  esito  avuto  dai  protocolli 
di  Sutri,  abbiam  fatto  trasportare  in  questa  nostra  sede 
già  duecentoquattordici  volumi  dell'  archivio  distret- 
tuale di  Viterbo,  ed  altri  volumi  si  faranno  ora  venir 
qua:  il  Ministero  ha  dato  i  mezzi  per  questo  scopo,  e 
confidiamo  che  non  sarà  per  farli  mancare  anche  in 
appresso.  Similmente,  il  Ministero  della  Pubblica  Istru- 
zione ha  assegnato,  in  seguito  a  nostra  domanda,  un 
sussidio  annuale  per  la  biblioteca  ;  non  è  gran  cosa  ; 
cinquecentosettantacinque  lire  all'  anno  ;  ma  pur  basta, 
per  ora,  per  corredare  la  sala  di  studio  con  opere  moderne 
di  consultazione  di  cui  gli  studiosi  non  possono  aver 
mancanza.  E  lo  stesso  Ministero  ha  concesso  la  somma 
necessaria,  lire  mille,  per  far  continuare  le  ricerche  e 
gli  scavi  che,  per  conto  della  Società  nostra,  va  facendo 
il  dott.  Bertini  Calosso  nel  territorio  del  Cimino,  rimet- 
tendo in  luce  monumenti  medievali  che  molto  interes- 
sano la  regione  :  nei  primi  fascicoli  del  prossimo  vo- 
lume ^^Vl  Archivio  io  spero  che  qualche  buon  risultato 
di  queste  esplorazioni  potrà  essere  pubblicato. 

«  Non  sono  mancate  alla  Società  perdite  gravi  di 
illustri  e  benemeriti  soci.  Qui  ricordiamo  con  reverenza 
il  nome  del  prof.  Giuseppe  Cugnoni,  socio  fondatore 
della  Società;  ricordiamo  il  prof.  Monticolo,  che  ancor 
fiorente  per  età  fu  tolto  agli  studi  ;  né  dimentichiamo 
il  prof.  Lee,  un  di  coloro  che  nel  mondo  lontano  ten- 
gono in  onore  gli  studi  di  Roma.  Inchinandoci  alla 
loro  memoria,  noi  dobbiamo  aver  fiducia  e  dare  opera 


Atti  della  Società  49 


che  i  posti  lasciati  vuoti  sian  subito  occupati  da  degni 
successori,  affinché  gli  studi  di  Roma  crescano  con  la 
fortuna  crescente  che  noi  auguriamo  alla  Città,  la  quale 
trae  con  sé  la  fortuna  della  patria,  e  il  cui  nome  non 
dovrebbe  cessare  di  essere  associato  ad  ogni  conquista 
che  la  umanità  vien  facendo  per  la  sua  civiltà  ». 

Il  Presidente  fa  dare  lettura  delle  relazioni  sui 
bilanci  che  vengono  approvati. 

La  seduta  é  tolta  alle  ore   17. 

Diamo  qui  appresso  la  relazione  del  socio  prof.  A. 
Silvagni  sui  lavori  preparatorii  del  «  Corpus  inserì 
ptionum  romanarum  medii  aevi  ». 

«  Scorso  poco  più  di  un  anno  dal  giorno,  in  cui 
il  Consiglio  della  R.  Società  romana  di  Storia  patria  si 
compiacque  chiamarmi  a  collaborare  con  Gius.  Gatti 
alla  raccolta  delle  iscrizioni  medievali  di  Roma  e  pro- 
vincia dal  VII  al  XII  sec.  incluso,  credo  conveniente 
ed  utile  per  la  buona  riuscita  dell'  opera  dar  breve- 
mente conto  al  Consiglio  stesso  di  quella  parte  del  la- 
voro di  preparazione,  che  mi  è  stato  possibile  compiere. 

«  Durante  questo  tempo  ho  dovuto  limitarmi  alla 
ricerca  di  iscrizioni  della  semplice  città  di  Roma  ed 
ho  proceduto  contemporaneamente  per  tre  vie:  ricercare 
cioè  le  iscrizioni  ancora  esistenti,  fare  lo  spoglio  delle 
fonti  a  stampa  e  di  quelle  manoscritte. 

«  La  raccolta  dei  calchi  di  iscrizioni  esistenti  in 
chiese,  monasteri,  musei  e  case  private  della  città  mi 
ha  fruttato  un  insieme  di  circa  400  epigrafi,  di  cui  un 
discreto  numero,  per  lo  più  frammentarie,  del  tutto 
inedite,  e  mancano  da  visitare  solo  pochi  luoghi  pii. 
Lo  schedamento  delle  iscrizioni  contenute  in  numero- 
sissime opere  a  stampa,  che  ho  condotto  sistematica- 
mente é  completo  per  le  sillogi  epigrafiche,  per  le 
opere  di  carattere  generale  e  per  molte  monografie  di 


492  Atti  della  Società 


edifici  speciali  e  mi  rimangono  da  esaminare  varie 
opere  minute  ed  anche  rare  su  diverse  chiese.  Più  im- 
portante e  più  promettente  si  presentava  lo  spoglio 
dei  codici  e  per  questo  lato  il  voi.  II  delle  Inscriptio- 
nes  christianae  Urbis  Romae  del  De  Rossi,  oltre 
ad  essermi  di  guida  preziosa,  colla  sua  edizione  com- 
pleta delle  varie  raccolte  manoscritte  di  epigrafi  dal 
sec.  VI  alla  fine  del  XV,  mi  dava  un  ricco  materiale 
di  iscrizioni,  che  deve  soltanto  essere  riordinato  criti- 
camente, ed  anche  un  punto  di  partenza  per  le  ricer- 
che successive,  che  dovevano  quindi  muovere  da  sillogi 
del  sec.  XVI  e  posteriori.  Ora  di  codici  contenenti  o 
intere  raccolte,  oppure  semplici  gruppi  od  anche  iscri- 
zioni isolate,  tolti  pochi  della  Casanatense,  della  Valli- 
celliana  ed  alcuni  della  Chigiana,  dell'Angelica,  della 
Corsiniana  e  dell'  Archivio  Capitolino  (che  ho  ben  esa- 
minati) il  maggior  numero  è  nell'Archivio  e  nella  Bi- 
blioteca Vaticana,  circa  un  150,  di  cui  mi  restano  a 
spogliare  una  cinquantina  ;  così  pure  mi  rimane  da 
visitare  qualche  Archivio  privato,  che  non  è  certo 
troppo  accessibile.  Ho  detto  che  lo  spoglio  dei  codici 
si  presentava  più  promettente  ed  infatti  il  numero 
delle  iscrizioni  che  sinora  mi  ha  dato  è  in  cifra  rotonda 
di  circa  1500,  di  fronte  ad  un  350  che  oggi  rimangono. 
E  da  notare  che  la  proporzione  di  queste  rispetto  alle 
perdute  è  variabile  assai  nei  diversi  tempi:  è  di  circa 
un  ventesimo  nel  periodo  dei  secc.  VII-IX,  in  cui  le 
iscrizioni  ci  sono  conservate  in  raccolte  non  posteriori 
ai  primi  del  X  secolo,  e  di  più  che  una  metà  nel  pe- 
riodo dei  secc.  X-XII,  in  cui  le  iscrizioni  ci  rimangono 
da  raccolte  posteriori  alla  fine  del  1400;  ciò  mostra 
chiaramente  che  delle  epigrafi,  le  quali  devono  essere 
state  incise  nei  secc.  XI  e  XII  certamente  in  numero 
maggiore  dei  meno  colti  tempi  antecedenti,  i  tardi 
raccoglitori  non  videro  che  poco  più  di  quello  che  an- 


Atti  della  Società  493 


Cora  esiste  :  i  cosmateschi  e  gli  artisti  del  rinascimento 
hanno  senza  dubbio  compiuto  un  grande  saccheggio, 
come  lo  mostrano  i  frammenti  medievali  degli  amboni 
e  dei  chiostri.  Di  grandissima  importanza  sarebbe  una 
silloge  dei  secoli  che  intercedono  fra  il  XII  e  il  XIV  : 
il  De  Rossi  non  seppe  indicarne  che  una  sola,  ma  che 
dà  ben  poco  per  1'  epigrafia  medievale,  quella  del  1 345 
da  lui  attribuita  a  Cola  di  Rienzo  ;  ma  che  non  debba 
essere  l' unica  lo  fanno  sperare  le  fortunate  ricerche 
del  prof.  Pietro  Fedele,  che  ci  danno  notizia  di  un 
contemporaneo  raccoglitore  romano,  come  mi  fanno 
sospettare  notizie  trovate  da  me  in  qualche  codice. 
Non  debbo  qui  tralasciare  di  far  notare  al  Consiglio 
la  difficoltà  che  offrirà  lo  spoglio  dei  codici  di  iscri- 
zioni romane,  esistenti  in  varie  biblioteche  d' Italia  ;  la 
maggior  parte  di  esse  manca  di  cataloghi  a  stampa 
dei  manoscritti,  o  ne  hanno  di  cosi  generici  da  non 
dare  informazioni  esatte,  anzi  addirittura  errate,  sulla 
quantità  e  valore  delle  iscrizioni  :  tanto  che  può  darsi 
il  caso,  avvenuto  a  me  infatti  con  due  codici  della 
Marciana  di  Venezia,  che  venuto  il  codice  a  Roma  con 
quel  dispendio,  che  i  regolamenti  adesso  richiedono, 
in  poco  più  di  un'  ora  sia  completato  lo  spoglio.  Peg- 
gio ancora  quando  molti  codici  rimangono  pienamente 
sconosciuti!  Quindi  mi  pare  si  renda  utile  una  rapida 
esplorazione  locale  e  diretta  delle  principali  biblioteche 
anche  per  la  ricerca  di  probabili  sillogi  dei  sec.  XII-XIV, 
di  cui  sopra  ho  fatto  parola,  riserbando  di  far  venire 
in  Roma  quei  codici,  il  cui  esame  richiedesse  molti 
giorni.  Maggiori  difficoltà  presentano  importanti  codici 
stranieri,  ma,  a  suo  tempo,  cercherò  di  provvedere  ad 
una  sommaria  trascrizione,  incaricando  benevoli  stu- 
diosi. 

«  Le   iscrizioni    della   provincia    di    Roma   saranno 
certo  in  numero  molto  minore,  ma  si  avranno   gruppi 


494  ^//^  della  Società 


locali  importantissimi,  quali  Viterbo,  Orvieto,  Tivoli, 
Subiaco,  Anagni,  e  serie  speciali  di  iscrizioni  come 
per  esempio  quelle  dei  Cosmati,  non  meno  importanti. 
Per  ora  io  ho  raccolto  soltanto  una  ricca  bibliografia 
storica  disposta  per  ordine  topografico,  di  cui  ho  ap- 
pena cominciato  lo  studio  e  lo  spoglio  anche  in  pre- 
parazione di  una  esplorazione  locale  per  la  raccolta 
dei  calchi,  necessari  tanto  per  1'  edizione  quanto  per 
lo  studio  epigrafico  antecedente.  Ma  riguardo  alla  pro- 
vincia parmi,  dopo  più  matura  riflessione,  si  debba 
modificare  la  deliberazione  presa  di  contenersi  per  la 
raccolta  epigrafica  dentro  i  suoi  confini  attuali,  e  si 
debbano  invece  allargare  i  limiti  di  tempo  e  di  spazio. 
Una  raccolta  delle  iscrizioni  dal  sec.  VII  a  tutto  il 
XII  è  per  Roma  e  suburbio  pienamente  giustificabile, 
giacché  per  quelle  anteriori  e'  è  tutto  il  materiale  rac- 
colto dal  De  Rossi,  che  Giuseppe  Gatti  deve  seguitare 
a  pubblicare,  e  per  le  posteriori  può  temporaneamente 
supplire  r  opera  del  Forcella,  nonostante  le  sue  lacune 
ed  imperfezioni,  fino  a  che  non  si  procederà  all'  edi- 
zione della  seconda  parte  delle  iscrizioni  medievali  dei 
seco.  XIII-XV.  Ma  per  la  provincia  una  raccolta  che 
abbracciasse  il  solo  spazio  di  tempo  dal  VII  al  XIII  sec, 
oltre  che  meschina,  sarebbe  illogica  e  del  tutto  incom- 
pleta: essa  deve  necessariamente  contenere  tutte  le 
epigrafi  del  medio  evo,  nel  suo  vero  senso,  dai  primi 
secoli  cristiani  a  tutto  il  XV,  giacché  le  une  (da  ac- 
crescersi per  gli  scavi  e  ritrovamenti  posteriori)  sono 
disperse  in  vari  volumi  del  Corpus  Inscripttonum 
latinarum  e  le  altre  in  un  gran  numero  di  storie  e 
monografie  locali.  Anche  i  confini  attuali  della  provin- 
cia romana  non  possono  adattarsi  ad  una  raccolta  me- 
dievale, la  quale  deve  abbracciare  il  «  Latium  »  in 
quella  estensione  in  cui  la  intende  il  Kehr,  includendo 


Atti  della  Società  495 

cioè  alla   provincia    attuale    la  Sabina    ed  Orvieto    col 
suo  territorio  a  destra  del  Paglia. 

«  Del  piano  e  delle  modalità  tipografiche  della  rac- 
colta, benché  esso  sia  stato  soggetto  di  generiche  di- 
scussioni col  Gatti,  credo  prematuro  dar  conto  oggi, 
giacché  a  suo  tempo  richiederà  relazione  ed  esame 
speciale  :  ed  io  ho  voluto  solo  informare  la  Società 
dello  stato  del  lavoro  a  me  affidato  ». 


BIBLIOGRAFIA 


Pietro  Tacchi  Venturi  S.  I.  —  Storia  della  Compagnia 
di  Gesù  in  Italia.  Volume  primo  :  La  vita  religiosa 
in  Italia  durante  la  prima  età  dell'  Ordine,  co7i 
appendice  di  documenti  inediti.  —  Roma  -  Milano, 
Società  editrice  Dante  Alighieri  di  Albrighi,  Se- 
gati &  C,  1910(1).  —  Un  voi.  di  pp.  XL-719,  con 
due  fotoincisioni. 

Con  questo  libro  il  padre  Tacchi  Venturi  si  è  conquistato 
un  posto  ragguardevole  tra  i  seguaci  di  quella  moderna  scuola 
storica  cattolica,  la  quale  in  Germania  ha  prodotto  opere  come 
le  Geschichtcn  di  Giovanni  Janssen  e  di  Ludovico  von  Pastor  e 
le  pubblicazioni  della  Gòrres-Gesellschaft.  Che  si  faccia  largo 
anche  in  Italia  deve  riescir  gradito  a  tutti  i  nostri  studiosi  di 
animo  libero  e  di  buona  volontà,  cui  è  superfluo  dimostrare 
quanto  la  ricerca  del  vero  abbia  da  guadagnare  se  sia  compiuta 
in  comune  da  uomini  di  opposte  opinioni,  purché  leali  e  spas- 
sionati. Ben  vengano  dunque  nell'agone  gli  scienziati  credenti, 
che  alle  altre  qualità  dello  storico  aggiungano,  o  per  assunto  o 
per  debito,  quella  vasta  e  solida  preparazione,  diremmo  quasi 
tecnica,  indispensabile  ad  affrontar  questioni  di  storia  religiosa 
ed  ecclesiastica.  Mentre  gioveranno  al  progresso  della  storia 
civile,  con  cui  tali  questioni  hanno  sì  frequente  ed  intimo  il  con- 
tatto, faranno  opera  utile  al  nostro  paese  richiamandole  all'at- 
tenzione del  pubblico  e  adoperandosi  a  risolverle  (2).  Al  no- 
li) Pubbl.  però  nel  1909. 

(2)  Non  si  vuol  già  sostenere  che  quella  preparazione  tecnica  sia  per  sé 
medesima  inaccessibile  ai  non  credenti;  che  a  quest'opera  i  non  credenti  siano 
incapaci  di  partecipare.  Ciò  che  si  invoca  è  appunto  1'  Audiatur  et  altera  pars, 
la  collaborazione  illuminata  ed  equanime  delle  due  fazioni  per  il  progresso  del 
sapere  e  della  tolleranza  cristiana  e  civile.  Ciascuna  d'  esse,  non  sorvegliata  e 
tenuta  in  bilico  dall'altra,  rischia  troppo  spesso  di  leggere  esclusivamente  nel 
suo  libro  e,  ciò  eh'  è  peggio,  d' interpretarlo  a  rovescio. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  32 


498  Bibliografia 


stro  paese  dove,  in  generale,  sebbene  il  problema  religioso  sia 
grave  quanto  e  più  che  altrove,  gli  uni  —  ortodossi  ed  etero- 
dossi —  pensano  e  discorrono  di  cose  ed  uomini  di  Chiesa  con 
partigiana  incompetenza,  gli  altri  —  e  sono  il  maggior  numero  — 
non  ci  pensano  e  non  ne  parlano  né  punto  né  poco.  Degno 
di  lode  quindi  il  proposito  dell'  Autore  di  scrivere  non  meno 
per  gli  storici  di  professione  che  per  ogni  persona  colta  (i). 

Copioso  e,  si  può  dire,  esauriente  l'apparato  bibliografico, 
larghe  e  fortunate  le  esplorazioni  del  T.  V.  in  Biblioteche  ed 
in  Archivi;  da  questo  lato  ei  non  scapita  al  paragone  col  von 
Pastor,  che  d' informazione  doviziosa  è  modello  ammirabile.  I 
risultati  delle  sue  indagini  espone  poi  con  imparzialità  cui  hanno 
reso  onore  giudici  come  il  Villari,  il  D'Ancona,  il  Del  Lungo  e 
il  compianto  Gherardi  (2). 

Prendendo  a  esaminare  pei  lettori  dell'  Archivio  della  Re- 
gia Società  romana  di  storia  patria  questo  volume  che  ha  tante 
parti  meritevoli  di  encomio,  dirò  subito  che  lo  trovo  difettoso 
quanto  alla  distribuzione  della  materia,  specie  nei  capi  I-VIII. 
Secondo  me,  al  capo  I  dovrebbero  succedere  immediatamente 
r  Vili,  il  II,  il  III  ed  il  VII  ;  a  quest'ultimo  il  IV,  il  V  ed  il  VI  ; 
poscia  i  capi  IX-XVII  e  il  XIX,  tranne  la  conclusione  (3),  che 
riporterei  in  fondo  al  capo  XVIII,  del  quale  farei  il  finale.  Più 
ordinata,  più  chiara  ed  armonica  mi  par  che  riuscirebbe  così  la 
pittura  dellavita  religiosa  in  Italia,  da  Paolo  III  a  Gregorio  XIII, 
«  allorché  sopravvenne....  quasi  nuovo  elemento  di  conservazione 
«  nella  fede  e  di  rinnovazione  nella  pietà  cristiana,  la  piccola 
«  milizia  di  religiosi,  adunata  dal  Loiola  sotto  il  vessillo  della 
«  croce  e  il  nome  di  Gesù  ».  (4).  Quadro  che  ha  da  rappre- 
sentare, in  correlazione  alla  storia  dell'  ordine  ignaziano  in  Italia, 
come  la  gerarchia  ed  il  clero  nella  penisola,  dal  capo  alle  membra, 
fossero  depravati  nel  Cinquecento  e  come,  salito  il  Farnese  alla 


(i)  T.  V.  pp.  ix-x. 

(2)  Membri  della  Commissione  eletta  dalla  R.  Accademia  della  Crusca  per 
il  Concorso  Rezzi  del  1906,  dal  quale  usci  vincitore  il  T.  V.  col  presente  vo- 
lume. Fu  stampato  a  Roma,  dal  Voghera,  nel  1908,  col  titolo  Stato  della  reli- 
gione in  Italia  alla  metà  del  secolo  XVI.  Accresciuto  e  corretto  lo  abbiamo 
adesso  sotto  gli  occhi,  ed  in  questa  nuova  forma  vuol  essere  giudicato  (T.  V. 
pp.  xiii-xiv  e  p.  XIV,  n.  i). 

(3)  Pp-  398-401. 

(4)  T.  V.  p.  IX.  —  Fa  per  noi  anche  il  bell'articolo  sintetico  di  Gabriele 
MoNOD  su  La  Place  de  la  Società  de  Jesus  dans  V  Histoire  de  la  Rè/orme  in 
Revue  Bleue,  XLVII,  pp.  455  e  segg. 


Bibliografia  499 


cattedra  vaticana,  se  ne  iniziasse  la  rigenerazione  (i)  ;  quale  fosse 
nel  medesimo  tempo  lo  stato  delle  scienze  sacre,  di  quanto  e  qual 
capitale  di  appropriata  dottrina  si  disponesse  allorché,  per  la  isti- 
tuzione e  la  diffusione  dei  Seminari,  dopo  il  Concilio  tridentino, 
fu  possibile  migliorare  «  le  condizioni  di  cultura  dei  chierici,  uni- 
«  versalmente  sì  desolanti  »  (2)  ;  come  fosse  negligente  la  devo- 
zione, negligente  e  negletta  l'istruzione  religiosa  dei  laici,  e  come 
r  una  e  l'altra  rifiorissero  mercé  una  propaganda  vigorosa  ed 
originale  (3),  suffragata  dall'efficacissimo  apostolato  delle  opere 
buone  (4);  finalmente  l'estensione  ed  il  carattere  del  fenomeno 
protestante  fra  noi  (5).  Questa  mi  sembra  la  disposizione  più 
logica  della  materia,  e  la  seguirò  nella  mia  critica.  Per  esaurir 
l'argomento  trovo  poi  necessaria  l'aggiunta  di  un  Capo  sopra 
i  provvedimenti  repressivi  e  coercitivi  cui  la  Chiesa  ebbe  pur 
ricorso  avverso  i  nemici  della  sua  opera  di  restaurazione,  di 
controrivoluzione.  Le  notizie  saltuarie  che  dà  in  proposito  il 
T,  V.,  sopra  tutto  nel  Capo  XVIII,  risultano  insufficienti,  ove  si 
pensi  che  l' Inquisizione  fu  rimessa  a  nuovo  da  Paolo  III  e  mol- 
tiplicò i  suoi  colpi  sotto  gli  immediati  successori  di  lui,  e  che  il 
primo  Index  librorum  prohibitorum  fu  pubblicato  da  Paolo  IV  ; 
dunque  nella  fase  culminante  del  periodo  studiato  dall' A.  La 
medesima  osservazione  vale  per  le  arti,  in  ogni  tempo  così  im- 
portanti nella  vita  religiosa  d'  Italia  (6). 

(i)  Capo  I:  La  curia  romana  all'  elezione  di  Paolo  III;  Capo  Vili  :  Condi- 
zioni dell'episcopato  italiano;  Capo  II  :  Istruzione  e  costumi  del  clero  secolare; 
Capo  III  :  /  chiostri  dei  regolati;  Capo  VII  :  /  monasteri  di  sacre  vergini. 

(2)  P.  142.  —  Capo  IV  :  La  sacra  teologia  nel  clero  ;  Capo  V  :  Gli  studj 
biblici  e  la  storia  ecclesiastica  ;  Capo  VI  :  La  liturgia  e  la  scienza  dei  sacri 
canoni. 

(3)  Capo  IX  :  Spirito  di  religiosità  nel  tempio  ;  Capo  X  :  //  culto  dell'  Euca- 
ristia nel  Cinquecento;  Capo  XI  :  Nuova  forma  di  culto  dell'Eucaristia;  Capo 
XII  :  La  frequenza  della  comunione  avanti  e  lungo  il  secolo  XVI;  Capo  XIII  : 
Propaganda  per  la  comunione  frequente;  Capo  XIV:  L'eloquenza  sacra  nella 
prima  metà  del  Cinquecento  ;  Capo  XV  :  Nuovi  generi  di  sacra  eloquenza  ;  Capo 
XVI  :  L'istruzione  religiosa  del  popolo  ;  Capo  XVII  :  //  catechismo  nel  Cinque- 
cento. 

(4)  Capo  XIX  :  La  beneficenza  nella  vita  italiana  del  Cinquecento. 

(5)  Capo  XVIII  :  La  riforma  protestante  in  Italia. 

(6)  Notizie  artistiche  non  mancano  (v.  p.  es.  pp.  127,  n.  i,  181,  183),  ma 
son  poche.  Il  T.  V.  dichiara  che  «  i  limiti  che  si  è  proposti  non  gli  permettono 
»  di  passare  dal  campo  delle  scienze  e  dell'erudizione  in  quello  pur  sì  vasto 
»  dell'arte  sacra  nelle  sue  varie  manifestazioni  »  (p.  127);  io  però  non  saprei 
approvarlo  su  questo  punto  e  ritengo  che  1' argomento  si  dovesse  almeno  somma- 
riamente trattare.  Interessanti  e  sintomatici  (patologicamente  sintomatici,  a  mio 
vedere)  i  dati   onde   emerge  come   il  secoletio  vii  che  cristianeggiava,  prendesse 


5  o  o  Biblioo  rafia 


A  parte  ciò,  l'arduo  tema  è  padroneggiato  e  svolto  felice- 
mente. Non  molto  né  molto  di  nuovo  era  a  dir  sull'  inizio 
della  riforma  cattolica  sotto  Paolo  III,  eh'  è  argomento  di- 
scorso in  via  di  preambolo  (Capo  I).  Ma  e'  è  assai  da  imparare 
quando  si  ragiona  dei  vescovi,  spesso  indegnissimi,  più  spesso 
non  residenti,  quasi  sempre  digiuni,  o  poco  meno,  di  scienze 
sacre;  della  minoranza  eletta  che  in  seno  all'episcopato  vanta 
a  modello  il  Giberti,  e  con  Paolo  IV,  Pio  V  e  Gregorio  XIII 
divien  maggioranza  (Capo  Vili)  ;  del  clero  secolare  ignaro  di 
ogni  lettera,  non  che  delle  cose  divine,  grossolanamente  cor- 
rotto, come  lo  rappresenta  Lodovico  Davidico  (i),  e  dove  pure 
non  è  spenta  al  fondo  ogni  virtù  ed  ogni  bel  costume  (2),  tanto 
che  n'  escono  i  padri  delle  nuove  congregazioni  di  chierici  rego- 
lari ;  dei  conventi  maschili  e  di  quelli  femminili,  ricettacoli  di 
zitelle  (3),  ove  si  entra  senza  vocazione,  e  si  vive  peggio  che 
nel  secolo  (4),  e  tanto  debbon  faticare  i  chierici  regolari  per  ot- 
tenere un  miglioramento  serio  (Capi  II,  III,  VII).  Pagine  pre- 
ziose —  una  vera  novità  per  i  più  in  Italia  —  sono  quelle  de- 
dicate alle  scienze  sacre,  in  cui  con  la  solida  preparazione  tec- 
nica, che  auguravo  cominciando,  si  mostra  come  per  l'influsso 
della  scuola  di  Salamanca  la  teologia  ritornasse  a  Tommaso 
d'Aquino;  e  rifiorissero  la  polemica  e  l'  apologetica  sino  a  rag- 
giungere l'apice  con  Roberto  Bellarmino  (Capo  IV);  e  progre- 
dissero gli  studi  biblici,  e  quelli  di  storia  ecclesiastica  grandeg- 

scandalo  delle  nudità  michelangiolesche.  L' invettiva  carducciana  è  al  suo  luogo 
quando  si  vede  svillaneggiato  ed  accusato  d'  irreligiosa  inverecondia  il  sommo 
Buonarroti,  adoratore  austero,  se  ve  ne  fu  altri,  di  Dio  e  del  suo  Cristo,  mentre 
nulla  si  trovò  più  tardi  a  ridire  sulla  S.  Teresa  del  Bernini.  Eppure,  né  il  se- 
colo della  Restaurazione  cattolica  fu  in  complesso  un  secoleito  vile,  né  gli  ante- 
signani della  Restaurazione  si  contentarono  di  cristianeggiare. 
(i)  Pp.  34-37. 

(2)  Girolamo  Savonarola  in  Villari,  La  storia  di  G.  S.  e  de'  suoi  tempi, 
Firenze,  1898,  I,  p.  12. 

(3)  P.  146. 

(4)  Non  é  difficile  fare  aggiunte  a  ciò  che  narra  il  T.  V.  Io  so  del  processo 
di  una  monaca  senese.  Filomena  di  G.  B.  Ricci,  fuggita  dal  convento  di  santa 
Chiara  e  rea  confessa  di  avere  infranto  i  voti  (Siena,  Archivio  della  Curia  arci- 
vescovile. Cause  penali,  1553,  15  luglio-28  agosto).  La  sventurata  diceva  al  vi- 
cario dell'  arcidiocesi  :  «  Io  non  so'  mai  stata  volentieri  nel  monasterio,  perché 
«  non  mi  volevo  far  monaca...  Io  ho  dicianove  anni  in  circa  et  sono  se'  in 
«  7  anni  ch'io  mi  vestii  ».  Quanta  pietà!  Ispira  invece  il  disgusto  una  supplica 
di  Bartolomeo  Fungari  alla  Balia  senese,  in  cui  spiattella  «  qualmente  per  1' av- 
■«  versità  de'  tempi  non  possendo  tutte  le  sue  figlie  commodamente  maritare,  è 
«  necessitato  alcuna  di  quelle  fare  relligiose  »  (7  agosto  1542  ;  Siena,  R.  Archi- 
vio di  Stato,  Balia,  Deliberazioni,  99,  e.  167'). 


Bibliografia  5  o  i 


glasserò  col  Panvinio  e  col  Baronio  (  i;  ;  ed  il  Lippomano  pre- 
corresse nell'agiografia  i  Bollandisti  ;  e  quali  fossero  gli  albori 
dell'archeologia  cristiana  (Capo  V).  Per  la  prima  volta  fra  noi, 
credo,  altri  fuor  degli  specialisti  sono  chiamati  ad  interessarsi 
alla  riforma  del  Calendario,  ai  lavori  di  revisione  e  collezione 
dei  libri  liturgici  e  del  gius  canonico  (Capo  VI)  ;  lavori  condotti 
secondo  il  nuovo  metodo  della  collaborazione,  non  certamente 
introdotto,  ma  esteso  dai  pontefici  (2).  Questa  parte  dell'opera 
del  T.  V.  è  quanto  di  meglio  si  può  desiderare  in  fatto  di  rias- 
sunto succoso  e  piano,  severo  e  nel  medesimo  tempo  accessi- 
bile ad  ogni  intelligenza  coltivata. 

L'A.  ci  guida  poi  in  mezzo  al  laicato,  specie  popolare,  che 
ricupera  il  rispetto  al  santuario,  dopo  averlo  perduto  sull'esem- 
pio dei  ministri  dell'altare  (Capo  IX),  che  s'infervora  nel  culto 
dell'  Eucaristia  mercé  la  diffusione  di  nuovi  riti  adatti  a  parlare 
al  suo  cuore  ed  alla  sua  fantasia,  ed  una  viva  propaganda  per 
l.i  comunione  frequente.  Propaganda  non  sempre  facile,  che  i 
chierici  riformati  conducono  a  prezzo  di  calunnie  e  di  scherni 
(Capi  X-XIII),  sì  che  chietino  o  teatino  (3)  divien  sinonimo  di 
bacchettone  e  gabbadeo,  e  come  tale  passa 'anche  nel  teatro  (4), 
rimanendo  in  uso  non  per  oltre  mezzo  secolo,  come  crede 
r  A.  (5),  ma,  almeno  nel  dialetto,  sino  a  Carlo  Goldoni  (6). 
Ciò  non  basta.  All'  eloquenza  quando  paganeggiante,  quando 
plateale,  quando  teatralmente  e  temerariamente  taumaturgica, 
più  spesso  da  ultimo  pericolosamente  profetica  che  imperversava 
dai  pulpiti  (Capo  XIV),  si  dà  opera  a  sostituirne  una  nuova, 
semplice  e  pratica,  non  polemica,  ma  didascalica,  che  trova  il 
suo  direttorio  negli  Esercizi  Spirituali  d'  Ignazio  di  Loyola,  il 
suo    cultore    per    eccellenza  in  Filippo  Neri,  l'ultimo  dei    santi 


(i)  Allorché  i  Protestanti  trasportarono  la  polemica  dal  campo  dogmatico 
nello  storico  (pp.   99-104!. 

(2)  Pp.  130,  136-137. 

(3)  Lo  stesso  che  gesuita  ;  v.  come  e  perché,  p.  240. 

(4)  P.  240;  V.  anche  1'  Alessandro  di  Aless.  Piccolomini  (in  Venetia, 
MDLXIIII),  atto  V,  se.  IV;  Vincentio :  «  Chietini,  Santoni,  Giovannelli  son 
«  gente  d'  andar  con  essi  a  occhi  aperti  »  (e.  56'}.  I  giovannelli  sono  una  varietà 
di  chietini  tutta  senese,  di  cui  dovrò  intrattenermi  nella  monografia  che  preparo 
sulla  vita  religiosa  di  Siena  durante  il  sec.  XVI. 

(5)  P-   240. 

16)  V.  La  buona  moglie,  atto  I,  se.  XVI  ;  Pasqualino  :  «  Se  no  vago  a  1'  osta- 
«  ria,  i  dirà  che  vogio  far  el  chietin  »  (ediz.  Antonelli,  XXXII,  Venezia, 
MDCCCXXX,  p.  37). 


502  Bibliografia 


popolari  (i).  Questa  predicazione  si  rivolge  ad  un  pubblico 
alquanto  ristretto  e  già  disposto  a  gustarla  (Capo  XV).  Alle 
necessità  del  volgo,  immerso  nella  più  crassa  ignoranza  e  nella 
più  rozza  superstizione,  sopra  tutto  nell'  Italia  meridionale  — 
V  India  italiana  de'  carteggi  gesuitici  (2)  —  (Capo  XVI),  si 
provvede  mediante  l' istruzione  catechistica,  alla  quale  s.  Anto- 
nino aveva  offerto  un  libro  di  testo  cento  anni  innanzi  che  chie- 
rici ed  anche  laici  d' ambo  i  sessi  vi  si  dedicassero  appassio- 
natamente, applicandovisi  presto  gli  Ignaziani  (^Capo  XVII). 
Spettacolo  veramente  ammirabile  quello  che  il  T.  V.  evoca  agli 
occhi  nostri  con  tanto  amore  e  tanta  dottrina,  delle  gesta  dei 
Riformatori  o  Restauratori  cattolici.  Anime  curanti  di  ordine  e 
di  pace  erano  essi  ;  gelosi  del  tesoro  di  pietà,  di  fede,  di  opere 
buone  che,  malgrado  ogni  abuso,  sussisteva  pur  sempre  nella 
Chiesa  romana;  risoluti  a  salvar  la  sua  unità,  che  in  certo  modo 
ne  garantiva  l'origine  divina;  avvinti  con  ardore  disperato  alla 
tradizione  per  loro  intangibile,  mentre  procuravano  1'  eliminazione 
degli  abusi,  un  clero  più  morale  e  più  istruito  (3),  un  laicato 
riconciliato  al  culto  dei  padri;  e  l'opera  loro  fu  grandiosa.  Ma  non 
si  può  a  meno  di  rimpiangere  che  neppure  un  terzo  di  tante  fati- 
che fosse  speso  da  quei  riformatori  per  innamorare  il  popolo  della 
Bibbia.  Sarebbe  stato  complemento  necessario  all'assunto  dell'  A. 
ricercare  se  e  fin  dove  fosse  involontaria  o  no  siffatta  negligenza 
in  trasferire  il  Libro  dei  libri  dal  tempio  nella  vita;  e  qui  constato 
nell'opera  sua  un'altra  lacuna.  Sono  invece  studiate  a  fondo  le 
manifestazioni  pratiche  della  più  evangelica  fra  le  virtù,  la  ca- 
rità (Capo  XIX)  come  si  esercitava,  sempre  col  patrocinio,  spesso 
pel  ministero  della  Chiesa,  negli  ospedali,  nei  manicomìi,  nelle 
carceri,  nelle  istituzioni  per  l'inopia  e  la  mendicità,  negli  asili 
per  la  donna  caduta,  per  la  fanciulla  pericolante  o  bisognosa. 
Aggiungerò  a  ciò  che  ha  detto  relativamente  il  T.  V.,  come  a 
Siena  il  7  gennaio  1540  (4)  alcune  gentildonne  supplicavano  la 
Balia  «  di  voler/^  aiutare  a  dare  prenci  pio  a  una  tale  opera  (la 
«  quale  ci  lasò  memoria  la  reverentia  di  fra  Bernardino  (5)  )  che 
«  esse  dovesi«<?  dare  sochorso    a    le    povare    fanciulle,    le    quali 


(i)  Carducci,  Discorsi  letterari  e  storici,  Bologna.  MDCCCLXXXIX,  p    183) 

(2)  T.  V.,  pp.  269-270. 

(3)  Concetti  e,  su  per  giù,  parole  del  Monod  {Revue  Bleue,  XLVII,  p.  457). 
U)  1539  «  ab  incarnatione  ». 

(5)  Senza  dubbio  1' Ochino,  che  l'anno  precedente,  si  era  trattenuto    in   pa- 
tria (Bf.nrath,  B.   O.  von  Siena,  Braunschweig,   1892,  p.  23. 


Bibliografia  503 


«  rimangano  senza  inviamento  nisuno  »  (i).  Un  paragrafo  è 
serbato  ad  una  cura  importante  dei  Gesuiti,  di  buon'ora  emu- 
lati dai  Barnabiti,  dai  Somaschi,  dagli  Scolopii,  l'istruzione  e 
l'educazione  della  gioventù  (2),  che,  a  rigore,  quando  non  siano 
impartite  gratuitamente  ai  poverelli,  mi  par  che  escan  dal  campo 
della  carità,  della  beneficenza  vera  e  propria.  In  sé  stesso  è  un 
bel  tema,  e  1' A.  lo  riprenderà  certamente,  ex  professo^  nei  suc- 
cessivi tomi  della  sua  Storia  per  spiegarci  qual  fosse  e  come 
venisse  applicato  il  programma  didattico  del  Loyola,  che  un 
ex  ministro  dell'istruzione  pubblica,  non  sospetto  di  simpatie 
confessionali  (3),  definiva  mirabile  momi7nento  di  sapienza  (4). 
Lodevolissimo,  con  le  riserve  di  cui  sopra  per  1'  azione  repres- 
siva e  coercitiva  del  Cattolicismo,  il  Capo  XVIII  che  riassume 
nitidamente  e  serenamente,  con  buon  corredo  di  notizie  nuove 
e  preziose,  quanto  è  acquisito  swWsl  Riforma  protestante  in 
Italia. 

Il  volume,  di  cui  ampi  ed  accurati  indici  e  tavole  biblio- 
grafiche agevolano  la  consultazione,  ha  un'appendice  di  86  do- 
cumenti, divisi  in  sei  serie:  I.  Or  atorj  del  Divino  Amore  \  II.  Let- 
tere di  personaggi  diversi  e  di  vario  argomento;  III.  Documenti 
sopra  la  propaganda  luterana  in  Italia  ;  IV.  Documenti  sopra  la 
Compagnia  di  Gesù,  ;  V.  Documenti  sopra  le  case,  le  chiese,  i 
costumi  dei  primi  gesuiti  in  Roma\  VI.  Opere  pie  promosse  o 
stabilite  in  Roma  da  s.  Ignazio  di  Loiola.  Il  lettore  troverà  in- 
dicati i  più  importanti,  che  non  sono  pochi,  nella  Prefazione  a'me- 
desimi  (5)  ;  a  me  basta  ricordare  gli  statuti  e  la  bolla  di  appro- 
vazione della  Confraternita  del  Divino  Amore  in  Genova,  rila- 
sciata da  Leone  X  (6),  Ne  emerge,  come  dimostra  con  forti  ra- 
gioni l'A.,  che  il  celebre  sodalizio  romano  omonimo  non  fu 
creazione  locale,  ma  importazione  (7).  Mi  compiaccio  vedendo 
Archivi  monastici  e  chericali  somministrare  notizie  e  docu- 
menti al  T.  V.,  come  già  al  Fastor  per  il  IV  volume  della 
sua  Geschichte  der  Pàpste  (8).  Infatti  gli  Archivi  degli  Agosti- 
niani  e    dei   Gesuiti,  insieme   alle  sezioni    farnesiane  dei    Reali 

(i)  Siena,  R.  Arch.  di  Stato,  Lettere  alla  Balia,  169. 

(2)  Pp.  394-398. 

(3)  Ferdinando  Martini,  nella  Rassegna  scolastica  di  Firenze,  1895. 

(4)  S' intende,  per  i  suoi  tempi. 

(5)  Pp-  405  e  segg. 

(6)  Pp.  423  e  segg. 

(7)  Pp.  406-409. 

(8)  Cf.  la  mia  recensiotie  in  Archivio  Storico  Italiano^  serie  V,  XLI,  pp. 
433  e  segg.,  pp.  435,  444- 


504  Bibliografia 


Archivi  di  Parma  e  Napoli,  sono  fra  le  collezioni  che  al  Nostro 
han  fornito  la  maggiore  e  miglior  parte  di  materiale  inedito. 

Nel  pronunziar  giudizi  sopra  opere  storiche,  sono  sempre 
solito  attribuire  importanza  non  lieve  alla  forma  ;  a  maggior 
ragione  trattandosi  di  un  lavoro,  come  quello  di  cui  ci  occu- 
piamo, uscito  vincitore  da  un  concorso  letterario.  Meritamente, 
poiché  il  T.  V.  è  scrittore  accurato  ed  espositore  limpidissimo, 
pregio  essenziale  quest'ultimo  per  uno  storico;  io  lo  vorrei 
anche  più  conciso,  più  naturale  e  disinvolto. 

Così  qual'é  il  suo  libro,  per  l'argomento,  il  metodo,  la 
ricchezza  e  la  varietà  delle  notizie,  ha  valore  capitale  ;  non  si 
potrà  scrivere  della  Chiesa  e  dell'  Italia  nel  secolo  xvi  senza 
consultarlo  (i).  Deficienze  non  mancano,  e  le  ho  constatate.  Ma,  a 
rischio  di  cader  nei  luoghi  comuni,  ricorderò  a  chi  volesse  insi- 
stervi troppo,  che  la  critica  è  facile,  l'arte  difficile,  che  l'ottimo 
è  nemico  del  buono.  E  non  è  poco  davvero  l'aver  fatto  bene 
in  un  campo  irto  di  tali  e  tante  difficoltà. 
S.  Apollinare  presso  Siena. 


Paolo  Piccolomini. 


E.  Rodocanachi.  —  Le  Chateau  SJ  Ange.  —  Paris, 
Hachette  et  C.'%   1909. 

P.  Pagliucchi.  —  /  Castellani  del  Castel  S.  Angelo. 
—  Voi.  I,  Parte  I  :  /  Castellani  Militari  (ijóy- 
1464).  —  Voi.  I,  Parte  II:  /  Castellani  Vescovi 
(1464-1^66).  —  Roma,  Loescher  e  C.''  s.  d. 

Dalla  fortezza  il  cui  possessore  dominava  Roma  e  dal  mo- 
numento insieme,  come  dice  il  Gregorovius,  più  tragico  del 
mondo,  non  torsero  mai  lo  sguardo  i  dotti  ;  dal  luogo  d'  ozio  e 
di  piacere  di  Giulio  II  e  Leon  X  non  distrassero  mai  la  curio- 
sità i  dilettanti  di  storia;  né  dalla  prigione  di  Cagliostro,  Beatrice 
Cenci  e  Fra  Diavolo  mai  le  persone  di  media  cultura.  Onde 
per  chi  avesse  voluto,  come  il  Rodocanachi,  comporre  un  libro 

(i)  La  diligenza  coscienziosa  dell'  A.  si  rivela  anche  nei  particolari,  anche 
nella  stampa  esemplarmente  corretta.  Perchè,  qua  e  là,  parlando  del  card.  Pio, 
lo  chiama  Pio  de'  Carpi?  Si  vorrebbe  leggere  di  Carpi,  o  se  mai:  de'  signori,  dei 
conti  di  Carpi. 


Bibliografia  505 


sulla  storia  di  Castel  S.  Angelo,  avrebbe  dovuto,  con  novità  di 
vedute,  con  grazia  di  narrazione  e  con  tutto  uno  svolgimento 
di  racconto,  che  riuscendo  gradito  a'  curiosi  non  riuscisse  discaro 
agli  storici,  soddisfare  i  gusti  delle  tre  categorie  di  persone.  Il 
R.  infatti  tutto  ciò  si  è  proposto,  come  ne  mostrano  il  ricco 
apparato  di  note  a  pie'  di  pagina,  trentaquattro  documenti  ine- 
diti recati  in  appendice,  il  lungo  ricordo  consacrato  in  ciascun 
capitolo  a'  prigionieri  rinchiusi  nella  Mple,  e  lo  splendore  del- 
l'edizione  adorna  di  nitidissime  incisioni;  ed  in  parte  vi  è 
riuscito. 

In  ogni  capitolo  la  documentazione  è  esatta  e  il  più  delle 
volte  ricca  ;  alcune  opere  sono  indagate,  anzi  diremmo  sviscerate  a 
fondo,  specialmente  Procopio;  ma  non  è  stata  esaminata  tutta 
la  bibliografia  relativa  agli  edificj  di  Roma,  non  pochi  lavori, 
specie  tra'  mss.  Vaticani,  che  potevan  projettare  molta  luce,  non 
sono  stati  utilizzati  ;  sì  che  le  notizie  il  più  delle  volte  son  rica- 
vate da  quelle  opere,  che  per  lo  storico  costituiscono  i  più  usuali 
strumenti  del  mestiere  (Muratori,  Baronio,  Pertz,  Ciacconio, 
Theiner  ecc.)  e  raramente  da' libri  speciali  sull'argomento;  a 
tal  punto  da  dubitarsi  se  sia  stato  utilizzato  il  Catalogo  de'  ms. 
relativi  alla  storia  di  Roma  del  Forcella,  che  suU'  argomento 
era  il  primo  indicato.  S' intenderà  da  ciò  che  le  fonti  diploma- 
tiche non  esistono,  le  archivistiche  in  genere  difettano,  e  l'autore 
chiede  soltanto  luce  a  quelle  opere,  che  sul  soggetto  la  danno, 
diciamo,  per  lor  natura,  non  ricercandola  in  quelle  che  la  con- 
tengono nascosta  ;  onde  nessun  ausilio  vien  richiesto  alla  topo- 
grafia, nessuno  all'  epigrafia  e  a  buon  bisogno  alla  sfragistica, 
scarso,  e  quasi  nullo,  alla  numismatica.  Non  solo:  ma  quando 
queste  fonti  «  parlanti  da  sé  »  mancano,  1' autore,  piuttosto  che 
interrogare  le  altre,  non  si  perita  a  dichiarare  ingenuamente  che 
di  quel  tempo  «  non  sappiamo  nulla  ». 

L'altro  aspetto  del  lavoro,  quello  cioè  di  presentarci  la  vita 
di  corte  trascorsa  nel  castello  da  Giulio  II  e  Leone  X,  è  ancor 
più  manchevole.  Fa  sì  menzione  di  qualche  artiere  pagato,  di 
qualche  stemma  mutato,  ma  non  fa  scaturire  dalla  fonte  tutto  il 
contenuto,  e  rare  volte  dice  più  di  quel  eh'  essa  non  dica  a  prima 
vista.  De'  prigionieri  sappiamo  magramente  l' imputazione,  e  a 
volte  anzi  solo  il  nome;  del  tempo  colà  da  essi  trascorso,  di 
qualche  importante  visita  ricevuta,  delle  istruttorie  colà  compiute 
non  sappiamo  nulla.  Uomini  e  avvenimenti  son  tutti  disegnati 
con  tinte  confuse  e  delebili  ;  e  mai  una  narrazione  vivace,  mal- 
grado l'occasione  si  presenti  di    continuo,  mostra    l'autore   pe- 


5  o  6  Bibliografia 


netrato  intimamente  ne' fatti,  tal  da  riprodurli  secondo  la  realtà 
più  evidente. 

Ma  se  non  ha  ragjjfiunta  la  perfezione  e  non  ha  segnato  un 
passo  più  in  là  di  quello  compiuto  dagli  antecessori,  il  libro  è 
utilissimo,  in  quanto  a'  dotti  dà  occasione  di  veder  compendiato 
tutto  quel  che  direttamente  o  indirettamente  è  stato  detto,  e  di 
apprendere  qualcosa  di  nuovo  ;  a'  dilettanti  di  conoscere  quanto 
la  storia  abbia  finora  detto  sul  monumento,  e  quanto  al  con- 
trario abbia  tenuto  celato  sotto  la  leggenda  e  il  romanzo  ;  né 
può  riuscir  discaro  a  questo  o  quel  modo  di  pensare  pel  giudi- 
zio inflitto  a  questo  o  quel  personaggio  o  fatto,  per  aver  con 
grandissima  abilità  tagliato  corto  in  ogni  questione  (e  se  ne  pa- 
ravano ad  ogni  pie'  sospinto)  più  o  meno  confessionale,  tanto 
guadagnando  di  coscenziosità,  brevità  e  serietà. 

E,  in  conclusione,  una  pubblicazione  che  gli  altri  monu- 
menti devono  alla  Mole  Adriana  ragionevolmente  invidiare  e  che 
torna  d' onore  al  suo  autore  per  la  diligenza  e  solerzia  con 
cui  è  condotta  e  specialmente  pel  grande  amore  del  R.,  che  ha 
eseguita  la  splendida  edizione  a  proprie  spese,  e  sempre  in  prò 
della  storia  ha  impiegate  le  sue  ricche  sostanze. 

Il  dott.  Pio  Pagliucchi  si  è  proposto  di  «  ricostituire  la  serie 
«  dei  castellani  del  S.  Angelo;  raccogliere  quanto  intorno  ad 
«  essi,  alle  loro  prerogative,  e  alla  loro  storia  trovasi  dissemi- 
«  nato  negli  scrittori  che  trattarono  del  caste!  S.  Angelo  in 
«  particolare,  e  delle  vicende  politiche  di  Roma  in  generale;  e 
«  quanto  d'  inedito  fu  possibile  trovare  sul  medesimo  argo- 
«  mento  ».  E  a  tutte  le  promesse  possiamo  dire  che  in  generale 
abbia  ottemperato.  Il  I  cap.  riguarda  l'origine  del  mausoleo  di 
Adriano:  ha  tutto  il  carattere  di  un  riassunto,  e,  se  tale  era 
neir  intenzione  dell'  autore,  possiamo  giudicarlo  ben  riuscito. 
Diciamo  lo  stesso  pel  II.  cap.  che  riguarda  la  costruzione  della 
cappella  di  S.  Michele  «  ad  nubes  »  ;  ma  pel  III  cap.,  con  cui 
comincia  la  trattazione  della  storia  medioevale,  discorrendo  della 
«  Dimora  di  Marozia  e  de'  Conti  Tuscolani  »,  non  possiamo 
addurre  questa  spiegazione;  pensiamo  invece  che  il  contenuto 
riman  troppo  sulle  generali,  e  la  forma  è  talmente  affrettata,  da 
recar  l'illusione  che  l' A.  faccia  il  lungo  precipitoso  racconto 
dopo  una  corsa  a  perdifiato.  In  seguito,  a  misura  che  s'inoltra 
neir  esposizione,  ne  progredisce  il  valore  :  qualche  paragrafo 
anzi  è  ben  riuscito,  tal  da  rivelare  una  perfetta  assimilazione 
delle  fonti.  Molta  luce  vien  tratta  dall'epigrafia,  ma  non  tutta; 


Bibliog  rafia  507 


come  non  tutta  la  luce  di  cui  poteva  disporsi  è  projettata  su'  per- 
sonaggi, alcuni  de'  quali  rimangono  nella  penombra.  Scientifica- 
mente parlando,  questo  lavoro  è  migliore  del  precedente,  ma  è 
immaturo  :  molti  mss.  specie,  come  abbiamo  notato,  tra'  Vati- 
cani, rimangono  da  compulsare,  e  molte  notizie  da  esser  meglio 
utilizzate. 

E.  D.  Petrella. 


F.  Guerri.  —  Lo  statuto  dell'arte  degli  Ortolani  del- 
l' an?zo  MCCCLXXIX.  (Fo7iti  di  Storia  Corne- 
ta?ia,  ILJ.  —  Roma,    1909. 

M.  Roberti.  —  Le  Magistrature  Giudiziarie  Vene- 
zia?te.  —  Venezia,  a  spese  della  R.  Deputazione 
Veneta  di  Storia  Patria,   Voi.  II. 

Il  cod.  che  contiene  gli  statuti  degli  ortolani  di  Corneto  è 
di  proprietà  del  conte  Ranieri  Falzacappa,  il  cui  ricco  e  ben 
custodito  archivio  concede  benigna  ospitalità  agli  studiosi  :  altri 
storici  ebbero  agio  di  esaminarlo,  ma  nessuno  seppe  trarne  il 
profitto  che  oggi  ne  trae  il  G.  Mercè  questi  statuti  la  vita  eco- 
nomica e  giuridica  di  Corneto  medievale  rimane  per  buon  tratto 
rischiarata;  onde  agevolmente  in  essa  potè  leggere  l'editore, 
dettando  la  Prefazione,  che  occupa  più  della  metà  del  volume, 
e  che  poteva  ridursi  pel  suo  contenuto  a  poche  facciate.  La  de- 
scrizione del  codice  è  prolissa,  le  pagine,  ove  egli  ripete  il  con- 
tenuto degli  statuti,  inutili,  e  le  indagini  (coronate  del  resto  da 
felice  successo)  stabilite  per  mostrare  la  seriorità  d'  un  primo 
abbozzo  statutario  rispetto  al  codice  Falzacappa,  in  uno  col  ra- 
pido sguardo  alle  condizioni  topografiche  e  civili  di  Corneto, 
navigano,  e  quasi  naufragano,  in  un  pelago  infinito  di  disquisi- 
zioni superflue.  Il  lavoro  ha  un  difetto  organico  attinente  più 
che  altro  all'edizione:  quello  di  non  essersi  attenuto  a' criteri 
con  cui  oggi  esse  edizioni  conduconsi  ;  ed  un  altro  attinente  al- 
l'autore:  la  lungaggine.  La  pubblicazione  del  testo  è  nitida  e 
coscienziosa,  ma  le  note  il  più  delle  volte  superflue.  Il  G.  a 
mo' d'esempio  non  omette  perfin  di  dire  che  «  si  trovano  nel 
«  cod.  le  forme  del,  al,  kel^  dal  e  simili  avanti  a  consonante,  e 
«  dell,  ali,  kell,  dall  e  simili  avanti  a  vocale  ».  Che  cosa  v'ha 
di  notevole  nel  fatto  fonetico  in  sé,  e  che  cosa  nel  paleografico? 
E  poi    è  notevole    introdurre  una   nota   filologica   nell'  apparato 


5  o  8  Bibliog7'afia 


delle  varianti,  quasi  che  le  postille  d'  un  apparato  critico  for- 
mino una  cosa  medesima  con  quelle  d'un  testo  scolastico,  e 
quando  per  di  più  l'editore  dichiara  espressamente  che  altrove 
studierà  il  dialetto  Cornetano?  Malgrado  tutto  ciò,  la  pubblica- 
zione del  G.  è  così  utile  che  gli  studiosi  del  medioevo  debbono 
essergli  sommamente  grati. 

Il  Roberti  ha  adempiuto  alla  promessa  di  pubblicare  sei 
capitolari  delle  magistrature  giudiziarie  istituite  a  Venezia  nella 
prima  metà  del  sec.  XIII,  contenuti  in  quell'  Archivio  di  Stato. 
(Miscellanea,  Cod.  133).  È  da  rallegrarsi  per  la  brevità  di  tempo 
(due  anni  soltanto)  e  per  la  brevità  concisa  della  prefazione  e 
delle  note,  che  accompagnano  ciascun  capitolare  :  egli  infatti  ha 
smessa  l' idea  manifestata  nel  I  voi.  di  voler  premettere  de'  cenni 
storici  a  ciascuna  magistratura  giudiziaria,  per  essere  il  libro, 
secondo  a  noi  pare,  diretto  a  quei  pochi  studiosi  che  nei  do- 
cumenti pubblicati  dalla  Deputazione  Veneta  di  Storia  Patria 
e  ne'  lavori  del  Monticolo  e  dello  stesso  Roberti  trovano  ampia 
illustrazione.  Meglio  anzi  sarebbe  stato  che  egli  avesse  di  poco 
accorciata  la  Dissertazione  preliminare,  e  soppressa  qualche  nota. 
Certamente  le  istituzioni  giuridiche  veneziane  sono  da  ogni  lato 
caratteristiche,  ma  qualcuna  era  troppo  conosciuta  o  troppo  facil- 
mente intelligibile,  per  meritare  una  nota,  o  a  volte  lunga  nota. 
L'  edizione  peraltro  è  buona  e  sobria  ;  essa  ci  mostra  che  il  R. 
lavora  con  metodo  personale,  non  seguendo  la  falsariga  altrui. 
Valga  questa  pubblicazione  ad  attestarci  quanti  altri  documenti 
rimangono  da  esplorarsi  negli  archi vj  veneziani,  circa  la  costi- 
tuzione giuridica  e  politica  di  quell'antico  governo! 

E.  D.   Petrella. 

Dott.  Pietro  Gentile.  —  La  politica  intervia  di  Al- 
fonso V  (T  Aragoìia  nel  regno  di  Napoli  dal  1442 
al  14^6.  —  Montecassino,    1909. 

Il  titolo  non  corrisponde  al  contenuto,  perocché  il  libro 
consiste  nello  studio,  ampliato  con  notizie  esterne,  di  alcuni 
documenti  esistenti  nelP  Archivio  di  Stato  e  nel  municipale  di 
Napoli.  È  quindi  una  monografia  ristretta  al  puro  campo  d'am- 
ministrazione finanziaria  per  gli  anni  1443-50,  la  quale,  riguar- 
data come  tale,  dee  venir  ben  giudicata,  ma  riguardata  come  il 


Bibliog  rajia  509 


titolo  indicherebbe,  è  manchevolissima.  L'  autore  modifica  asser- 
zioni erronee  o  infondate,  e  illumina  pienamente  le  condizioni 
di  Alfonso  V  d'Aragona.  Tanta  anzi  è  la  luce  proiettata  su 
questo  lato  della  figura  del  monarca,  che  tutta  ne  risulta  pro- 
fondamente mutata.  Nel  riepilogo  —  il  quale  per  vero  dell'espo- 
sto non  riepiloga  niente  —  l' A.  mostra  d'averla  scrutata  a 
fondo,  e  d*  averne  ricevuta  tutt'  altra  impressione  :  egli  anzi  ce 
la  fa  intravvedere  con  alcune  pennellate,  che  hanno  tutta  la 
probabilità  d' ispirarsi  dal  vero. 


E.  D.  Petrella. 


NOTIZIE 


L'  editore  Francesco  Ferrari  ha  iniziato  la  pubblicazione  dei 
Manuali  di  scienze  religiose.  La  prima  serie  si  apre  col  primo 
dei  tre  volumi  dei  quali  consterà  l'  opera  :  L'impero  romano  e  il 
cristianesimo  nei  primi  tre  secoli  di  A.  Manaresi,  lucida  e  larga 
sintesi  delle  relazioni  tra  il  cristianesimo  e  lo  Stato  «  da  Nerone 
a  Commodo  »  compilata  scrupolosamente  su  fonti  di  indubbia 
autenticità.  L'A.  prende  le  mosse  dalla  comunità  cristiana  di 
Roma  sorta,  come  tutte  le  altre  sparse  nell'impero,  dalla  scis- 
sione dei  proseliti  etnici  dai  giudei  di  razza  nel  seno  della  sina- 
goga, primo  centro  della  predicazione  evangelica,  e  già  discreta- 
mente numerosa  nel  64,  anno  dell'  incendio  di  Roma  e  della 
persecuzione  neroniana.  Per  la  prima  volta  allora  i  cristiani  fu- 
rono perseguitati  come  «  hodio  humani  generis  convicti  »  e 
«  genus  hominum  supertitionis  novae  et  maleficae  »  ;  ma  una 
legge  speciale  non  ci  fu  e,  passata  la  momentanea  e  locale  per- 
secuzione, il  cristianesimo  potè  seguitare  a  propagarsi  all'ombra 
del  giudaismo  anche  fra  le  classi  alte,  persino  fra  i  membri  della 
famiglia  imperiale  sotto  i  Flavi,  senza  destare  che  indirettamente 
l'attenzione  dell'ombroso  Domiziano.  La  persecuzione  non  di- 
venne sistematica  che  cogli  Antonini  al  cui  governo,  ispirato  ai 
più  alti  ideali  quiritari,  per  i  quali  religione  e  politica  sono  due 
strumenti  essenziali  di  regno,  il  cristianesimo  apparve  come 
una  novità  sospetta  e  pericolosa.  Tuttavia  neppure  allora  fu 
emanata  una  legge  speciale:  «  non  licet  esse  christianos  ».  I 
cristiani  cadevano  sotto  la  «  lex  iulia  de  potestate  imminuta  » 
e  i  processi  contro  di  loro  rientravano  nell'ambito  della  «  coer- 
citio  ».  È  il  periodo  delle  persecuzioni  popolari.  Vero  nemico 
del  cristianesimo  è  il  popolo  :  lo  Stato  si  mantiene  a  lungo  verso 
di  esso  nella  situazione  equivoca  e  semi-passiva  creata  da  Tra- 
iano: «  requirendi  non  sunt,  sed  si  deferantur  et  arguantur  pu- 
niendi  sunt  ».  Colla  lettera   a  Minucio  Fundano,  Adriano  porta 


5  I  2  Notizie 


un  leggiero  miglioramento,  stabilendo  che  nel  cristiano  non  si 
debba  punire  il  «  crimen  nominis  »,  ma  il  «  crimen  coherens 
nomini  »,  miglioramento  che  si  delineò  forse  meglio  sotto  An- 
tonino il  Pio.  Marco  Aurelio  più  dei  suoi  predecessori  ispirato 
alle  idee  quintane,  che  avevano  creato  la  persecuzione  di  stato, 
lascia  impregiudicata  la  questione:  all'  imperatore  filosofo  sfugge 
r  importanza  del  cristianesimo  che  non  avrà  pace  se  non  sotto 
il  fiacco  governo  di  Commodo.  Gli  ultimi  due  capitoli  sono 
dedicati  ai  «  cristiani  e  l'opinione  pubblica  »  e  all' «  apologia 
cristiana  nel  secondo  secolo  ». 

Utilizzando  il  ricco  materiale  di  iscrizioni,  di  ostraca,  di 
papiri  greci  e  la  relativa  copiosa  letteratura  tedesca  e  inglese, 
il  prof.  E.  Buonaiuti  ha  pubblicato  nella  stessa  collezione  i  suoi 
Saggi  di  filologia  e  storia  del  Nuovo  Testamento^  uno  studio 
sul  greco  neo-testamentario  in  rapporto  al  greco  popolare  che, 
in  poco  più  di  un  mese,  ha  avuto  l'onore  di  due  edizioni,  e  che 
pur  nei  limiti  di  un  semplice  manuale  di  divulgazione  assume, 
per  la  mancanza  di  lavori  simili  in  Italia  e  per  la  intelligente 
ed  organica  disposizione  della  materia,  il  valore  di  uno  studio 
originale.  Il  greco  del  N.  T.  non  rappresenta  una  specie  a  se  né 
obbedisce  a  leggi  proprie  :  le  pretese  caratteristiche  del  greco 
neo-testamentario  sono  quelle  del  greco  popolare,  non  letterario, 
del  greco  adoperato  da  quelle  classi  povere  e  incolte  in  mezzo 
alle  quali  il  cristianesimo  raccolse  i  suoi  primi  entusiasti  prose- 
liti. La  propaganda  cristiana  antica  ha  degli  addentellati  preziosi 
nelle  forme  della  vita  quotidiana  in  cui  si  è  iniziata,  e  sui  suoi 
concetti,  sulle  sue  consuetudini  ha  innestato  molteplici  idee  pro- 
prie. Cosi  il  vocabolo  uapouaia  nel  valore  tecnico  di  avvento,  di 
venuta,  specie  in  rapporto  all'  inaugurazione  del  regno  messia- 
nico, che  sembrava  una  creazione  neo-testamentaria,  è  di  uso 
abituale  sulla  xotvi^  StdXexxog  :  il  papiro  Flienders  Petrie  del  III  sec. 
a.  C.  registra  le  contribuzioni  raccolte  nel  distretto  onde  pre- 
sentare al  re  Tolomeo  in  occasione  della  sua  venuta  (Tiapooaìag) 
una  corona  d'oro;  il  papiro  48  dei  «  Tebtunis  papyri  »  del  113 
av.  C.  parla  della  contribuzione  di  grano  fissata  Tipòs  tyjv  toO 
BaatXéws  Tiapouatav.  Analoghi  raffronti  si  possono  fare  per  il  sino- 
nimo èmcpccvsta.  Impressionante  é  il  parallelismo  fra  la  termino- 
logia del  culto  imperiale  e  quello  del  culto  cristiano.  Come  Cri- 
sto, l' imperatore  ha  l'appellativo  ^sóg,  per  esprimere  la  sua  na- 
tura, e  Tcópios  e  owTì^p  per  esprimere  la  sua  missione  in  rapporto 
ai  sudditi.  In  una  iscrizione  di  Priene  è  ricordato  il  «  ysvsO-Xiog 


Notizie 


Toù  O-eoO  »  Augusto;  in  un'altra  di  Pergamo  una  «  lépsiav  0-sà 
<I>auxsivirjs  »  moglie  di  Marco  Aurelio  ;  una  votiva  di  Cos  chiama 
Nerone  V  àYa8-òs  ^sóg  con  un  riscontro  evidente  alle  parole  di 
Gesù:  oùSsts  àvaO-òg  èi  |jiyj  sI^  6  B-sòg  (Me.  X,  i8).  Altre  iscrizioni 
danno  ad  Augusto  il  titolo  di  ^sòg  sx  O-soO.  I  titoli  acoxf/p  e  d-sót, 
sono  dati  ad  Augusto  in  una  iscrizione  di  Olimpia,  e  Claudio  è 
chiamato  xóptog  in  un  ostracon  tebano.  La  sudditanza  a  Cristo 
e  a  Cesare  è  espressa  con  lo  stesso  termine:  ^ohXoc,  XpipO-oi) 
^o'Skoc,  xataspos  ;  à7rsXsó9-£5os  xoptou  richiama  r«  augustorum 
libertus  »  di  una  epigrafe  sepolcrale  di  Cos,  come  il  qiiXóxp'.axog 
e  il  O-sóyvwaxog  sembrano  una  variazione  di  cptXoxataap  e  di 
as^aa-cóyvwaxog  del  linguaggio  antico.  L'A.  studia  così  un  grande 
numero  di  parole  e  concetti  neo-testamentari.  Rileviamo  quali 
più  salienti  lo  studio  sul  «  decreto  degli  apostoli  »,  «  fede  si- 
nottica e  fede  paolina  »,  «  presbiteri  e  profeti  ». 

Monsignor  Stornajolo  ha  pubblicato:  Le  miniature  della  to- 
pografia cristiana  di  Cosmas  Indicop l eusti s  (Codice  Vaticano 
greco  699)  per  la  casa  Hoepli,  con  una  lunga  prefazione.  Dato 
un  rapido  sguardo  alla  vita  di  Cosma  ed  esclusa  l' ipotesi  che 
questi  fosse  stato  monaco,  l'A.  fìssa  col  Montfaucon  la  data 
della  preparazione  del  materiale  dell'opera  al  535,  dell'edi- 
zione tra  il  545-547  e  passa  a  studiare  1'  opera  in  se.  Cosma  è 
il  discepolo  del  celebre  nestoriano  Patricio  (Mar  Aba)  e  la  To- 
pografia riproduce  il  sistema  cosmografico-biblico  e  le  idee  an- 
tropologiche e  cristologiche  della  scuola  antiochena.  I  punti  di 
contatto  fra  Teodoro  di  Mopsuestia  e  Cosma,  benché  questi  non 
dipenda  dal  primo  che  per  il  tramite  di  Patricio,  sono  :  le  due 
catastasi,  le  idee  sulla  natura  di  Cristo,  la  teoria  della  non  sfe- 
ricità del  cielo,  il  simbolismo  del  candelabro  eptalnico,  la  inter- 
pretazione dei  salmi  messianici.  Della  stessa  scuola  sono  le  nu- 
merose biografie  dei  patriarchi  e  dei  profeti,  una  raccolta  delle 
quali,  il  Chronicon  paschale  (sec.  VII),  dipende  direttamente  da 
Cosma.  All'esame  dell'opera  segue  quello  del  codice.  Il  cod. 
Vat.  è  in  onciali  inclinate  a  destra  di  tipo  greco-slavonico.  I 
punti  in  alto  e  nelle  linee  sono  di  mano  del  testo  ;  gli  spiriti  e 
gli  accenti  di  pochissimo  posteriori,  forse  di  mano  dello  stesso 
scrittore  o  del  correttore,  certo  dello  stesso  inchiostro.  Solo  qua 
e  là  si  notano  accenti  di  mano  posteriore  e  di  inchiostro  più 
nero.  Il  confronto  dell'alfabeto  colle  tavole  del  IX  sec.  pubbli- 
cate dal  Wattenbach  e  dall'  Omont,  gli  accenti  curvati,  specie 
il  confronto  con  un  codice  vaticano  in  onciali   greco-slavoniche 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXII.  33 


5  I  4  Notizie 


del  949  fanno  concludere  contro  l' ipotesi  del  Kondakoff,  seguita 
anche  dal  Venturi  e  basata  sulla  presunta  posteriorità  di  tutti 
gli  spiriti  e  accenti,  che  il  codice  non  è  del  VII,  ma  del  IX  sec. 
Importante  è  il  capitolo  Le  pitture  dei  codici  archetipi^  nel 
quale  l'A.  documentando  una  ipotesi  formulata  dal  Garrucci  e 
dallo  Strzygowscki  viene  a  stabilire  che  le  miniature  dei  codici 
archetipi  sono  di  mano  dello  stesso  Cosma  il  quale  ebbe  come 
fonti  Patricio  per  i  disegni  del  sistema  cosmografico,  del  taber- 
nacolo e  delle  antichità  giudaiche  e  per  tutte  le  altre  miniature 
le  statue,  le  pitture,  i  mosaici  delle  basiliche  e  delle  catacombe 
di  Alessandria.  Le  strette  rassomiglianze  tra  le  miniature  dì 
Cosma  ispirate  a  scene  del  V.  T.  e  quelle  dei  cinque  Ottateuchi 
giuntici  in  codici  dei  sec.  XI-XII,  ma  ì  cui  archetipi  sono,  se- 
condo la  più  probabile  ipotesi  del  Graeven,  anteriori  a  Cosma 
e  non  dipendenti  dalla  sua  scienza  cosmografica,  come  crede  il 
Millet,  dimostrano  che  Cosma  oltre  che  il  copiatore  è  stato  an- 
che il  divulgatore  delle  illustrazioni  scolastiche  degli  esegeti  an- 
tiocheni. 

Le  miniature  del  cod,  Vat.  sono,  come  la  scrittura,  della  se- 
conda metà  del  IX  sec.  Il  tipo  di  vecchio  israelita  che  riproduce 
è  identico  al  Giacobbe  del  cod.  510  di  Parigi  (sec.  IX),  e  lo 
stesso  deve  dirsi  del  tipo  del  giovine  Mosè.  Il  giovine  s.  Ste- 
fano è  identico  all'  affresco  di  s.  Stefano  in  S.  Vincenzo  al  Vol- 
turno (IX  sec);  e  la  personificazione  della  danza  si  ritrova  iden- 
tica nel  «  psalterium  aureum  »  di  arte  carolingia  del  sec.  IX-X. 
Il  miniatore  esce  dalla  sfera  dei  miniatori  di  mestieie  del  sec.  IX, 
e,  quantunque  deficiente  nell'arte  di  disegnare,  è  colorista  sem- 
plice e  suggestivo.  Nelle  sue  miniature  si  scorge  l'influenza: 
i.o  dell'  arte  cristiana  delle  catacombe  sviluppate  come  nelle 
bibbie  miniate  :  nel  tipo  di  Giona,  Abele,  Noè  etc.  ;  2.°  del- 
l'arte  classica:  nella  personificazione  dello  zodiaco,  dei  venti 
etc;  3."  dell'arte  ellenistica  posteriore:  nei  volti  dei  cheru- 
bini e  serafini  etc.  ;  4.*^  del  puro  bizantino  come  in  Melchisadech 
e  David;  5.°  dell'arte  bizantino-ellenistica  come  nel  tipo  del 
redentore  e  nelle  altre  persone  e  scene. 

La  seconda  e  più  ampia  parte  dell'  introduzione  è  una  mi- 
nuta e  particolareggiata  descrizione  delle  miniature  del  codice. 

A  proprie  spese  Francesco  Savini  ha  pubblicato  II  cartulario 
della  chiesa  Teramana,  trascritto  da  un  cod.  del  sec  XII  conte- 
nuto neir  Arch.  Arcivesc.  di  Teramo.  Consta  di  ottanta  docu- 
menti, di  cui  quindici  ricavati  dagli  atti  del  medesimo  cartulario. 


Notizie  5  1 5 


giusta  i  transunti  italiani  dell'Antinori  (Mem.  mss.,  voi.  L,  par.  IV. 
Vescovi  di  Teramo).  Il  più  antico  documento  è  una  donazione 
dell'  862  ;  il  più  moderno  un  catalogo  dei  terreni  della  chiesa 
aprutina  tenuti  in  feudo  da'  nobili  Gualtieri  di  Podio,  Roberto 
di  Morricone  ed  altri.  L'autore  ha  premesso  all'edizione  una 
larga  introduzione  paleografica,  diplomatica,  storica  e  giuridica. 


PERIODICI 

(Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma) 


Académìe  royale  de  Bel^ìque.  Bulletìn  de 
la  commìssìon  royale  d'histoire.  To.  LXVIII,   IP 

bull.  —  A.  Cauchie  et  L.  Van  Der  Essen,  Les  sources  de 
l'histoire  nationale  conservées  à  1'  étranger  dans  les  archives 
privées.  -  Ém.  Fairon,  Un  projet  de  démembrement  du  diocèse 
de  Liége  proprosé  par  les  Braban^ons  en  1332  et  1336. 

American  JFournal  of  Archaeolog-y.  Second 
Series,  voi.  XIII  (1909)  n.  4,  —  A.  L.  Frothingham,  A  Pseudo 
Roman  Relief  in  the  Uffizi.  A  Renaissance  Forgeoy.  -  Ch.  Hùl- 
SEN,  The  Broning  of  Rome  under  Nero.  -  J.  B.  Carter,  The 
Death  of  Romulus. 

American  (The)  Journal  of  Philolog-y.  Vo- 
lume XXX,  n.  I.  Whole  n.  117.  —  H.  Langford  Wilson,  La- 
tin Inscriptions  at  the  lohns  Hopking  University  II.  -  n.  2. 
Langford  Wilson,  Latin  Inscriptions  at  the  lohns  Hopkins 
University  III. 

Analectes  pour  servir  a  THistoire  Ecclésìa- 
stique  de  la  Bel^ique,  IIP  sèrie,  V  to.  P  livraison.  — 
H.  Nelis,  Études  de  diplomatique  medievale.  II.  L'Authenticité 
de  la  donation  du  Comte  Robert  a  l'abbaye  de  Saint-Trond  (741). 

Archivio  storico  Italiano.  Serie  V,  to.  XLIV.  — 
A.  Segre,  I  dispacci  di  Cristoforo  da  Piacenza  procuratore  man- 
tovano alla  Corte  pontificia  (1371-83).  -  P.  Santini,  ree.  di  G.  Si- 
GNORBLLi  :  Viterbo  nella  storia  della  Chiesa.  V.  Federici,  ree. 
di  P.  Egidi  :  Necrologi  e  libri  affini  della  provincia  Romana. 
Voi.  I.  Necrologi  della  città  di  Roma  in  Fonti  per  la  Storia 
d'Italia  pubblicate  dall' Ist.  Stor.  Ital.,  1908.  -  V.  Rossi,  rec.^i 
M.  Vattasso  :  I  codici  petrarcheschi  della  Biblioteca  Vaticana. 


5  1 8  Periodici 


Archìvio  storico  Lombardo.  Anno  XXXVI  (1909), 
serie  IV,  voi.  XII,  fase.  XXIII.  —  F.  Fossati,  Dal  25  luglio 
1480  al  16  aprile  1481.  L'opera  di  Milano.  -  A.  Colombo,  Nuovo 
contributo  alla  storia  del  contratto  di  matrimonio  fra  Galeazzo 
Sforza  e  Susanna  Gonzaga.  -  N.  Ferorelli,  Schema  di  un  ten- 
tato accordo  tra  Alfonso  d'Aragona  e  Francesco  Sforza  nel  1442. 

-  F.  NovATi,  ree.  di  M.  Vattasso  :  I  codici  petrarcheschi  della 
Biblioteca  Vaticana. 

Archivio  storico  iViessinese.  Anno  IX  (1908^ 
fase.  I-II.  —  G.  Oliva,  Sinan- Bassa  (Scipione  Cicala)  celebre 
rinnegato  del  secolo  XVI. 

Archivio  storico  per  le  province  Napole- 
tane. Anno  XXXIV  (1909),  fase.  IL  —  F.  Cerone,  ree.  di 
N.  F.  Faraglia:  Storia  della  lotta  tra  Alfonso  V  d'Aragona  e 
Renato  d'Angiò.  -  P.  E.,  ree.  di  H.  Finke:  Acta  Aragonensia. 
Quellen  zur  deutschen,  italienischen,  franzosischen,  spanischen 
zur  Kirchen  und  Kulturgeschichte  aus  der  diplomatischen  kor- 
respondenz  Jaymes  II  (1291-1327).  -  Id.,  ree.  di  U.  Balzani:  Le 
Cronache  italiane  nel  Medio  Evo.  —  Fase.  HI.  -  P.  Fedele,  Il 
vessillo  di  Lepanto.  -  M.  Schifa,  ree.  di  E.  Mayer  :  Italienische 
Verfassungsgeschichte  von  der  Gothenzeit  bis  zur  Zunftherrschaft. 

-  R.  T.,  ree.  di  M.  H.  Wail  :  Joachin  Murat  Roi  de  Naples. 
La  dernière  année  de  règne  (mai  1814  -  mai  1815). 

Archivio  storico  Sardo.  Voi.  V  (1909),  fase.  I-II. 

-  S.  PiNTUS,  Vescovi  di  Ottana  e  di  Alghero.  -  R.  Loddo,  Al- 
cune iscrizioni  romane  inedite  della  Sardegna.  -  A.  Solmi,  Nuovi 
documenti  per  la  storia  della  conquista  aragonese.  -  Id.,  ree.  di 
X.  Poli:  La  Corse  dans  l'antiquité  et  dans  le  haut  moyen  -àge. 
Des  origines  à  1'  expulsion  des  Sarrasins. 

Archivio  storico  per  la  Sicilia  orientale.  An- 
no VI  (1909),  fase.  I.  —  E.  Mauceri,  ree.  di  A.  Venturi:  La 
scultura  del  quattrocento.  -  F.  Marletta,  ree.  di  E.  Cocchia: 
Un  giudizio  di  Cicerone  intorno  a  Lucrezio.  -  G.  Verdirame, 
ree.  di  E.  Pais  :  \J  elezione  del  Pontefice  massimo  romano  per 
mezzo  delle  XVII  tribù.  -  F.  Marletta,  ree.  di  E.  Pais:  A 
proposito  dell'  attendibilità  dei  fasti  dell'  antica  repubblica  ro- 
mana. 


Periodici  5  1 9 


Archivio    Trentino.  Anno  XXIV  (1909)»    fase.  II.   — 

D.  Reich,  Ancora  a  proposito   dei    diplomi   dell'istituzione  del 
principato  vescovile  di  Trento. 

Archivio  (Nuovo)  Veneto.  N.  S.,  anno  IX  (1909), 
to.  XVIII,  parte  I.  —  L.  Fresco,  Lettere  inedite  di  Bene- 
detto XIV  al  Cardinale  Angelo  Maria  Querini  (1750),  da  un  Co- 
dice della  biblioteca  arcivescovile  di  Udine.  -  R.  Cessi,  Un 
antipapista,  episodio  di  Storia  Veneta.  -  C,  Cipolla,  Pubblica- 
zioni sulla  storia  medioevale  italiana. 

Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  sto- 
ria patria  per  le  province  di  Romagna.  Serie  III, 
voi.  XXVII  (1909),  fase.  I-III.  —  G.  B.  Comelli,  Il  governo 
«  misto  »  in  Bologna  dal  1507  al  1797  e  le  carte  da  giuoco  del 
canonico  Montieri.  -  F.  Lanzoni,  Il  primo  vescovo  di  Comacchio. 
-  A.  Testi-Rasponi,  Note  marginali  al  «  Liber  Pontificalis  »  di 
Agnello  Ravennate.  -  G.  B.  Salvioni,  Il  valore  della  lira  bolo- 
gnese dal  155 1  al  1604.  -  A.  Corradi,  Le  sottomissioni  di  No- 
nantola  a  Modena  e  a  Bologna  (1131-1261-1307). 

Atti  del  R.  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere 
ed  arti.  To.  LXVIII,  serie  Vili,  to.  XI,  disp.  III.  -  -  L.  Lan- 
Ducci,  Un  preteso  caso  di  affinità  ed  un  passo  dei  frammenti 
vaticani.  —  Disp.  HIT.  -  Contributo  alla  storia  dei  lazzaretti 
(leprosari)  medioevali  in  Europa.  -  Disp.  V.  -  C.  MANFRONi,Note- 
relle  di  storia  normanna.  -  Disp.  VII.  -  B.  Bruci,  Per  la  storia  del 
diritto  romano.  Note  bibliografiche  e  critiche.  -  Dispensa  Vili.  - 
A.  Checchini,  I  «  Consiliari]  »  nella  storia  della  procedura. 

Bibliothèque  de  l'École  des  chartes.  —  Voi.  LXX 
(1909),  mai-aoùt.  -  L.  Auvray,  Le  registre  de  Grégoire  IX 
de  la  Bibliothèque  municipale  de  Pérouse.  -  R.  Poupakdin, 
ree.  di  S.  Pivano  :  Stato  e  Chiesa  da  Berengario  I  ad  Arduino 
(888-1015).  -  A.  B01NET,  ree.  di  P.  Perdrizet:  La  Vierge 
de  Miséricorde.  Étude  d'un  thème  iconographique. 

Boletin  de  la  Real  Academìa  de  la  Historia. 

To.  LV,  quad.  IV.  —  A.  Blasquez,  Via  romana  de  Tànger  al 
rio    Muluya,    segùn    el    itinerario    de   Antonino.  —  Quad.  VI.  - 

E.  Romero  de  Torres,  Cordoba,  Nueves  antigùedades  romanas 
y  visigóticas. 


520  Periodici 


Bollettino  d' arte  del  iViinistero  della  pub- 
blica istruzione.  Anno  III  (1909),  fase.  V-VI.  —  A.  Della 
Seta,  La  collezione  Barberini  di  antichità  prenestine.  -Fase.  VII. 

-  A.  Bartoli,  I  documenti  per  la  storia  del  Settizonio  Seve- 
riano  e  i  disegni  inediti  di  Marten  van  Heemskerck.  -  Fase.  Vili. 

-  G.  Cantalamessa,  L'Affresco  dell' «  Annunziazione  »  nel  Pan- 
theon. -  R.  Paribeni,  Incrementi  del  Museo  Nazionale  Romano. 

-  Fase.  X.  -  C.  Ricci,  S.  Maria  degli  Angeli  e  le  Terme  Dio- 
cleziane.  -  Fase.  XL  -  C.  Ricci,  Isolamento  e  sistemazione  delle 
Terme  Diocleziane.  -  U.  Fleres,  Nuovi  acquisti  della  Galleria 
d'Arte  Moderna. 

Bollettino  della  Società  Geo^frafìca  Italia- 
na. Serie  IV,  voi.  X  (1909),  n.  io.  —  R.  Meli,  Sopra  alcune 
vedute  prospettiche  della  città  di  Narni  dei  secoli  XVII  e  XVIII. 

-  N.  II.  -  A.  Bacchiani,  Giovanni  da  Verrazzano  e  le  sue  sco- 
perte nell'America  settentrionale  (1524)  secondo  T inedito  codice 
sincrono  Cèllere  di  Roma.  -  N.  12.  -  P.  Schiarini,  ree.  di 
P,  Orsi:  L'Italia  moderna.  Storia  degli  ultimi   150  anni. 

Bollettino    storico    della    Svizzera    italiana. 

Anno  XXXI  (1909),  n.  1-6.  —  Si  accenna  allo  studio  del  d.""  Ga- 
spare WiRZ  intorno  ad  Ennio  Filonardi,  vescovo  di  Veroli  e 
ultimo  nunzio  a  Zurigo. 

Bollettino  della  R.  Deputazione  di  storia 
patria  per  l'Umbria.  Anno  XV  (1909^,  fase.  I-II.  — 
G.  NiCASi,  La  famiglia  Vitelli  di  Città  di  Castello  e  la  Repub- 
blica fiorentina  fino  al  1504. 

Bullettino  (Nuovo)  di  archeologia  cristiana. 

Anno  XV  (1909),  n.  1-3.  —  P.  F.  Savio,  Un  santuario  poco 
noto  di  Roma  e  il  martirologio  geronimiano.  -  A.  Sorrentino, 
Un'epigrafe  cristiana  e  sua  relazione  con  la  tomba  di  Partenope 
a  Napoli.  -  O.  Marucchi,  Osservazioni  suir  iscrizione  del  papa 
Ponziano  recentemente  scoperta  e  su  quelle  degli  altri  papi  del 
III  secolo.  -  P.  M.  Colagrossi,  Di  un  monumento  recentemente 
scoperto  presso  il  Sepolcro  Apostolico  dell'  Appia.  -  O.  Ma- 
rucchi, Breve  nota  sulle  scoperte  di  S.  Sebastiano  descritte  nel 
precedente  articolo.  -  Clark  D.  Lamberton,  A  curious  repre- 
sentation  of  the  Epiphany.  -  G.  Schneider,  Gli  autori  e  il  cri- 
terio di  compilazione  degli  antichi  itinerari  delle  Catacombe  Ro- 


P d'iodici  5  2  I 


mane.  -  E.  Becker,  Drei  Sarkophagfragmente  aus  ròmischen 
Coemeterien.  -  R.  Kanzler,  Relazione  ufficiale  degli  scavi  ese- 
guiti dalla  Commissione  di  Archeologia  sacra  nelle  Catacombe 
romane,  1907-1909.  -  O.  Marucchi,  Roma:  Scavi  nelle  Cata- 
combe romane  ;  Scoperta  di  un  antico  altare  nella  chiesa  di 
S.  Marcello;  Scoperta  di  una  antica  iscrizione  presso  la  chiesa 
di  S.  Cecilia  in  Trastevere;  Scavi  nella  antica  chiesa  di  S,  Cri- 
sogono;  Recentissime  scoperte  avvenute  sotto  la  Basilica  dei 
Ss.  Ciovanni  e  Paolo  al  Celio.  -  Id.,  ree.  di  M.  Besnier  :  Les 
Catacombes  de  Rome;  e  di  P.  S.  Scaglia:  Les  Catacombes  de 
Saint  Caliste.  Histoire  et  description. 

Bullettino  della.  Commissione  Archeologica 
comunale  di  Roma.  Anno  XXXVI  (1909),  fase.  I-II.  — 
A.  Bartoli,  Il  panorama  di  Roma  delineato  da  Hendrik  van 
Cleef  nel  1550.  -  J.  Orbaan,  Roma  e  dintorni  nei  disegni  dei 
maestri  neerlandesi.  -  S.  Aurigemma,  La  protezione  speciale 
della  Gran  Madre  Idea  per  la  nobiltà  romana  e  le  leggende  del- 
l'origine trojana  di  Roma.  -  O.  Marucchi,  Il  «  lithostroton  » 
di  Siila  riconosciuto  nel  tempio  della  Fortuna  in  Preneste,  - 
G.  Gatti,  Il  tempio  di  Giove  Eliopolitano  scoperto  al  Gianicolo. 
-  Id.,  Tegole  fittili  col  bollo  di  Innocenzo  IL  -  Id.,  Notizie  di 
recenti  trovamenti  di  antichità  in  Roma  e  nel  suburbio.  -L.  Can- 
tarelli, Scoperte  archeologiche  in  Italia  e  nelle  antiche  Pro- 
vincie romane.  -  G.  Gatti,  ree.  di  W.  Amelung:  Die  Sculpturen 
des  Vaticanischen  Museums,  im  Auftrage  und  unter  Mitrovir 
Kung  des  K.  Deutschen  archaeologischen  Instituts.  -  L.  Can- 
tarelli, 7'ee.  di  F.   Behn:  Die  Ficoronische  Cista. 

Bullettino  Senese  di  storia  patria.  —  Anno  XVI 
(1909  ,  fase.  I.  —  I.  Anziani,  La  città  di  S.  Caterina.  -  A.  Nan- 
Nizzi,  I  lettori  dei  Semplici  nello  Studio  senese.  -  A.  Lisini, 
Inventario  del  Diplomatico  del  r.  archivio  di  Stato  di  Siena.  - 
N.  Mengozzi,  ree.  di  P.  Colrteault  :  Blaise  de  Monluc.  Étude- 
critique  sur  le  texte  et  la  valeur  historique  des  Commentaires  ;  dello 
stesso:  Un  cadet  de  Gascogne  au  XVI  siècle  :  Blaise  de  Monluc. 

Giornale  storico  della  Letteratura  Italiana. 

Anno  1909,  voi.  LV,  fase.  163.  —  P.  Piccolomini,  ree.  di  R.  Wol- 
KAN  :  Briefwechsel  herausgegeben  von  R.  W.  I.  Ahterlung  :  Briefe 
aus  der  Laienzeit  (1431-45).  I.  Ban  6  :  Privatbriefe.  -  H.  Co.,  ree.  di 
G.  Melodia  :  Studi  sulle  rime  del  Petrarca. 


52  2  Periodici 


iVioyen-à^e  (Le).  Anno  1909  (gennaio  -  febbraio).  — 
M.  Prou,  ree.  di  F.  Kehr  :  Regesta  pontificum  Romanorum, 
voi.  I-II.  -  (Marzo -aprile).  -  M.  Prou,  r^r.  di  L.  Schmitz-Kal- 
LENBERG  :  Practica  cancellariae  apostolicae  saeculi  XV  exeuntis. 

-  M.  Prou,  ree.  di  Likhtscheff  :  Un  bref  de  pape  Pie  V  au  tsar 
Ivan  le  Terrible,  avec  une  ètude  sur  les  brefs  pontificaux.  M.  Prou, 
ree.  di  Goeller  :  Mitteilungen  und  Unterschungen  ueber  dar 
paepstliche  Register-und   Kantleiwesen   im    14  Jahrhundert, 

iVlélan^es  d'archéologfie  et  d'histoire.  —  An- 

née  XXIX  (1909),  fase.  I-IV.  —  G.  Nicole  et  G.  Darier,  Le 
sanctuaire  des  dieux  orientaux  au  Janicule.  -  A.  Piganiol,  Les 
orìgines  du  Forum  Boarium.  -  P.  Bourbon  et  R.  Laurent- Vi- 
BERT,  Le  Palais  Farnese  d'après  l'inventaire  de  1653.  -  R-  Mi- 
chel, Les  premières  horloges  du  palais  pontificai  d'Avignon.  - 
C.  CocHiN,  Une  lettre  inèdite  de  Benvenuto  Cellini.  -  P.  Arbelet, 
Une  lettre  inèdite  de  Stendhal  au  prince  Odescalchi.  -  P.  Gau- 
ckler,  Le  Couple  héliopolitain  et  la  Triad  solaire  dans  le  san- 
ctuaire syrien  du  Lucus  Furrinae  à  Rome. 

Alemorìe  storiche  Forog-iuliesi.  Anno  V  (1909), 
fase.  I.  —  P.  S.  Leicht,  ree.  di  A.  Checchini  :  I  fondi  romano- 
bizantini  considerati  in  relazione  con  l'Arimannia;  e  di  S.Pivano: 
Stato  e  Chiesa  da  Berengario  I  ad  Arduino. 

iViusée  (Le).  Voi.  VI  (1909),  fase.  II.  —  O.  Theatès, 
Les  Grandes  mystifications  artistiques.  Les  Médailles  pseudo-an- 
tiques.  -  Fase.  III.  -  J.  de  Foville,  L'Art  dècoratif  romain.  - 
A.  Sambon,  Les  Animaux  et  le  paysage  dans  la  sculpture  romaine.  - 
Fase.  IV.  -  O.  Theatès,  Les  Images  populaires  dans  l'Antiquité  : 
le  Cirque  et  l'Amphithèàtre.  -  A.  Sambon,  La  Bague  à  travers 
les  àges.  -  Fase.  V.  -  A.  S.,  ree.  di  L.  Cesano:  Le  monete 
degli  Italici  durante  la  Guerra  sociale.  -  Fase.  VI.  -  A.  Sambon, 
La  Bague  à  travers  les  àges. 

Naclirichten  von  Kònì^liclien  Gesellschaft 
der  \Vissenschaften  zu  Gòttin^^en,  Geschàftliche 
Mitteilungen  1909.  Heft  i.  —  F.  Leo,  Bericht  iiber  den  The- 
saurus linguae  latinae. 

Rassegna,  contemporanea.  Anno  II  (1909),  fase.  I. 

—  U.  Fleres,  Concorso  di  scultura  (Monumento  a  V.  E.). 


Periodici  523 


Rendiconti   della    R.  Accademia,   dei    Lincei. 

—  Anno  1909  (serie  V,  voi.  XVIII),  fase.  I-III.  —  T.  Rivoira, 
Di  Adriano  architetto  e  dei  monumenti  adrianei.  -  A.  Bartoli, 
Il  ricordo  della  «  Domus  Aurea  »  nella  topografia  medievale  di 
Roma.  -  Fase.  IV -VI.  -  L.  Pigorini,  Scavi  del  Palatino.  - 
V.  SciALOjA,  Un  frammento  di  antica  legge  romana.  -  Barnabei, 
Notizia  sul  ritrovamento  di  essa  legge. 

Revista  de  archivos,  biblioteca»  y  museos. 

Anno  XIII  (1909;,  gennaio -febbraio.  —  J.  Ramon  Mélida,  Di- 
bujos  de  Miguel  Angel  para  la  Sibila  Libica.  -  M.  S.  y  S.,  Ca- 
tàlogo de  los  manuscritos  de  la  Biblioteca  del  Seminario  de 
San  Carlos  de  Zaragoza.  -  L.,  ree.  di  J.  Becker:  Relaciones 
diplomàtieas  entre  Espaila  y  la  Santa  Sede  durante  el  siglo  XIX. 

-  L.  H.,  ree.  di  D.  Gnoli  :  Have  Roma,  Chiese,  Monumenti, 
Case,  Palazzi,  Piazze,  Fontane,  Ville. 

Revue  Bénédictine.  Année  XXVI  (1909^  n.  i.  — 
D.  R.  Ancel,  Le  procès  et  la  disgràce  des  Carafa.  XIV.  Les 
résults  de  l'instruction.  -  D.  U.  Berlière,  Emmanuel,  évéque 
de  Crémone.  -  D.  G.  Morin,  ree.  di  P.  Batiffol  :  L'église 
naissante  et  le  eatholieisme.  -  D.  B.  Defrenne,  ree.  di  Mgr. 
L.  Duchesne:  Origines  du  eulte  chrétien.  -  Id.,  ree.  di  Al- 
thestan  Riley:  Pontificai  serviees.  Voi.  IV.  -  D.  U.  Berlière, 
ree.  di  K.  Rieder  :  Monumenta  Vaticana  historiam  episcopatus 
Constantiensis  in  Germania  illustrantia.  (Ròmische  Quellen  zur 
Konstanzer  Bistumsgesehiehte  zur  Zeit  der  Pàpste  in  Avignon, 
1305-1378);  di  A.  Fayen  :  Lettres  de  Jean  XXII  (1316-1334). 
Textes  et  Analyses.  Tome  I  (1316-1324);  di  H.  Reimers  :  Frie- 
sische  Papsturkunden  aus  dem  Vatikanischen  Archive  zu  Rom; 
di  E.  R.  Vaucelle  :  Catalogne  des  lettres  de  Nicolas  concer- 
nant  la  province  ecclésiastique  de  Tours  d'après  des  registres 
des  Archives  Vaticanes.  -  D.  I.  Rvelandt,  ree.  di  A.  Dufourcq: 
Le  Passe  chrétien.  Epoque  syncrétiste.  T.  II  et  III.  Histoire  de 
la  fondation  de  l'  Église.  -  D.  R.  T.,  ree.  di  L.  Halphkn:  Etudes 
sur  l'administration  de  Rome  au  Moyen-Age  (752-1252).  -  D.  U.  B., 
ree.  di  P.  Bourdon  :  L'abrogation  de  la  Pragmatique  et  les  rè- 
gles  de  la  ehancellerie  de  Pio  IL  -  D.  Bède  Lebbe,  ree.  di 
P.  Xystus:  Notiones  archaeologiae  christianae  disciplinis  theo- 
logieis  eoordinatae.  -  Id.,  ree.  di  M.  Besnier  :  Les  catacombes 
de  Rome.  -  N.  2.  -  D.  R.  Ancel,  Le  procès  et  la  disgràce  des 
Carafa.  XV.  La  défense.  XVI.  La  sentence  et  l'exécution.  -  D. 


524  Periodici 


R.  P.,  ree.  di  Ch.  St.  Devas  :  L'Eglise  et  le  progrès  du  monde. 

-  D.  U.  B.,  ree.  di  E.  Calvi,  Bibliografia  di  Roma  nel  Medio 
Evo  (476-1499).  Supplemento  I.  Con  appendice  sulle  catacombe 
e  sulle  chiese  di  Roma.  -  D.  U.  Berlière  ree.  di  N.  Hilling  : 
Die  ròmische  Rota  und  das  Bistum  Hildesheim  am  Ausgange 
des  M.  A.  (1464-1513).  -  Id.,  ree.  di  Jos.  Schimdlin:  Die  kir- 
chlinchen  Zustànde  in  Deutschland  vor  dem  Dreissigjàhrigen 
Kriege  nach  den  bischòflichen  Diòzesamberichten  au  den  Hei- 
ligen  Stuhl.  I  Oesterreich. 

Revue  d' histoìre  ecclésiastìque.  Année  1909, 
fase.  III.  —  J.  Flamion,  ree.  di  Ilario  Rinieri  :  S.  Pietro  in 
Roma  ed  i  primi  papi,  secondo  i  più  vetusti  cataloghi  della 
Chiesa  Romana.  -  J.  Flamion,  ree.  di  P.  Allard  :  La  persé- 
cution  de  Dioclétien  et  le  triomphe  de  l'Église. -J.  LEBON,r^<;. 
di  L.  Traube  :  Nomina  sacra.  Versuch  einer  Geschichte  des 
christlichen  Kùrzung.  -  G.  Mollat,  ree.  di  E.  R.  Vaucelle  : 
Catalogne  des  lettres  de  Nicolas  V  concernant  la  province  ec- 
clésiastique  de  Tours  d'aprés  les  registres  des  Archives  Vaticanes. 

-  L.  Van  der  Essen,  ree.  di  P.  Herre:  Papsttum  und  Papst- 
wahl  im  Zeitalter  Philipps  IL  -  Fase.  V.  -  G.  Mollat,  Inno- 
cent  VI  et  les  tentatives  de  paix  entre  la  France  et  l'Angleterre 
(1353-1355)-  -  R-  Ancel,  O.  S.  B.,  La  réconciliation  de  PAngle- 
terre  avec  le  Saint-Siège  sous  Marie  Tudor.  Légation  du  cardinal 
Polus  en  Angleterre  (1553-54).  -  H.  Leclercq,  r(?^.  diC' J.  He- 
FELE  :  Histoire  des  Conciles   d'après   les   documents  originaux. 

-  L.  Bril,  ree.  di  H.  Biaudet:  Le  Saint-Siège  et  la  Suède  du- 
rant  la  seconde  moitié  du  XVP  siècle.  Etudes  politiques.  I. 
Origines  et  epoque  des  relationes  non  officielles,  1570-76.  -  Fase. 
VI.  -  R.  Ancel  O.S.B.,  La  réconciliation  de  l'Angleterre  avec 
le  Saint-Siège  sous  Marie  Tudor.  Légation  du  Cardinal  Polus 
en  Angleterre  (1553-1554).  -  M.  Vaes,  ree.  di  A.  Steinhuber  : 
Geschichte  des  KoUegium  Germanikum  hungarikum  in  Rom.  - 
M.  Vaes,  r^^.  di  ].  Schmiden  :  Geschichte  der  deutschen  Natio- 
nalkirche  S.  Maria  dell'Anima  in  Rom.  -  R.  De  Schepper,  ree. 
di  R.  J.  Susta:  Die  Ròmische  Kurie  und  das  Konzil  von  Trient 
unter  Pius  IV. 

Revue  Hìstorique.  Année  XXXIV  (1909),  to.  D. 
fase.  III.  —  D.  Mathiez,  Les  philosophes  et  la  séparation  de 
l'Église   et  de   l' Etat   en   France   à   la  fin    du    XVIIP  siècle.  - 


Periodici  525 


E.  Jordan,  Histoire  de  1'  Eglise  au  moyen  àge.  -  G.  Boukgin, 
Histoire  d'  Italie. 

Revue  (Nouvelle)  hìstorìque  de  droit  fran- 
9aìs  et  etrang-er.  Année  XXXIII  (1909),  n.  2.  —  P.  Col- 
LiNET,  Contribiitions  a  l' histoire  du  droit  Romain.  -  I.  Lambire, 
Les  dernières  survivances  de  la  souveraineté  du  Saint  Empire 
sur  les  états  de  la  monarchie  Piémontaise.  -  R.  Caillemer,  ree. 
di  L.  Stouff  :  L' Interpretatio  de  la  loi  romaine  des  VVisigoths 
dans  les  formules  et  les  chartes  du  VP  au  XP  siede  ;  e  di 
J.Flach:  Le  droit  romain  dans  le  chartes  du  IX"  au  XP  siècle 
en  France.  -  H.  Pissard,  ree.  di  L.  Halphen:  Études  sur 
l'administration  de  Rome  au  moyen  -  àge  (751-1252)  -  N.  3.  - 
R.  Caillemer,  ree.  di  B.  Pitzorno  :  Il  «  Liber  Romanae  legis  » 
degli  «  ludicia  a  probis  iudicibus  promulgata  ».  -  E.  Perrot, 
ree.  di  P.  Bourdon  :  L' abrogation  de  la  Pragmatique  et  le 
règles  de  la  chancellerie  de  Pie  IL  -  N.  4.  -  P.  F.  Girard,  Le 
manuscrit  Charpin  du  Code  Théodosien.  -  P.  Collinet,  Le 
papyrus  de  Giessen  sur  la  Constitutio  Antoniana.  -  J.  Duquesne, 
ree.  di  O.  Clerici  :  La  formazione  delle  locazioni  irregolari  in 
diritto  romano.  -  F.  S.,  ree,  di  P.  F.  Girardi:  Nouvelles  obser- 
vations  sur  la  date  de  la  loi  Aebutia.  -  J.  Duquesne.  ree.  di 
W.  W.  Buckland  :  The  Roman  Law  of  Slavery.  The  Condition 
of  the  Slave  in  Private  Law  from  Augustus  to  Justinian.  -  J.  D., 
ree.  di  Baviera  Giovanni:  Scritti  giuridici.  T.  I.  Diritto  romano. 
-  R.  Caillemer,  ree.  di:  R.  Università  di  Catania.  Annuario 
dello  Istituto  di  Storia  del  diritto  romano.  -  Id.,  ree.  di  B.  Pit- 
zorno :  Le  Exceptiones  Legum  Romanorum  e  i  documenti 
toscani  del  medio  evo.  -  N.  5.  -  P.  D.,  ree.  di  E.  Maver  : 
Italienische  Verfassungsgeschichte  von  der  Gothenzeit  bis  zur 
Zunfttherrschaft,  to.  i  e  2.  -  S.  C,  ree.  di  E.  R.  Vaucelle  : 
Catalogne  des  lettres  de  Nicolas  V  concernant  la  province  ec- 
clésiastique  de  Tours  d'après  les  registres  des  Archives  vati- 
canes.  -  G.  Testaud,  ree.  di  J.  Mac  Kimon  :  A  history  of 
modem  liberty. 

Rivista  araldica.  Anno  VI,  aprile  1908.  —  C.  A.  Ber- 
TiNi,  Famiglie  Romane. 

Rivista  Italiana  di  numismatica.  Anno  XXII 
(1909),  fase.  IL  —  F.  Gnecchi,  Appunti  di  Numismatica  Ro- 
mana:   xeni.  Assi    imperiali  a  due   diritti  o    a  due    rovesci.  - 


526  Periodici 


e.  GouBASTOw,  Contributions  au  Corpus  Numorum  Romanorum. 
Fase.  III-IV.  —  F.  Gnecchi,  Appunti  di  Numismatica  Ro- 
mana: XCIV.  Medaglioni  senatorj  e  bronzi  eccedenti.  -  E. 
Martinori,  Della  moneta  «  paparina  »del  Patrimonio  di  S.  Pietro 
in  Tuscia  e  delle  zecche  di  Viterbo  e  Montefiascone.  -  O.  Vi- 
TALiNi,  Il  Sigillo  dei  Cavalieri  Lauretani,  opera  di  Benv.  Cellini. 
F.  Gnecchi,  7'ec.  di  G.  F.  Hill:  Historical  Roman  Coity  from 
the  ealiest  times  to  the  reign  of  Augustus. 

Rivista  di  storia  antica.  —  Nuova  serie,  anno  XII, 
fase.  I-II.  —  G.  Grasso,  Lo  SxuXocxtov  o^oc,  di  Appiano  e  l'iti- 
nerario di  Ottaviano  da  Vibona  a  Tauromenio  nel  718/36.  -  T. 
Montanari,  Appunti  Annibalici  (parte  seconda).  -  V.  Costanzi, 
Ancora  l' italicità  di  Rea  Silvia.  -  V.  Strazzulla,  Il  processo 
di  Libone  Druso.  -  S.  La  Sorsa,  Cenni  biografici  su  Tito  Azio 
Labieno.  -  P.  Franzo,  Per  la  ricostruzione  dei  libri  perduti  di 
T.  Livio.  -  C.  Cessi,  ree.  di  G.  Costa:  Gordiani;  e  dello  stesso: 
Gratianus.  -  C.  C,  ree.  di  C.  Lanzani  :  Storia  interna  di  Roma 
negli  anni  87-82  a.  Chr.  Parte  I  :  Il  VII  consolato  di  Mario.  - 
Id.,  ree.  di  B.  Wolff-Beckh  :  Kaiser  Titus  und  der  Jùdische 
Krieg.  -  Id.,  ree.  di  A.  Solari:  I  Lutazi  e  lo  storico  Lutazio 
Catulo.  -  C.  Cessi,  ree.  di  C.  Pascal  :  La  falsa  corrispondenza 
fra  Seneca  e  Paolo.  -  F.  C,  ree.  di  C.  Pascal:  Due  epigrammi 
su  Roma  antica.  -  Id.,  ree.  di  F.  Eusebio:  Le  mura  romane 
d'Alba  Pompeia.  -  L.  R.  j.,  ree.  di  Laffranchi  e  Monti: 
Costantino  II  Augusto.  -  Id.,  ree.  di  Laffranchi  e  Monti:  Per 
concludere  (risposta  definitiva  al  signor  Markl).  -  Id.,  ree.  di 
F.  Lenzi  :  Un  ripostiglio  di  monete  consolari  e  la  località  del 
Porto  Cosano.  -  G.  C,  ree.  di  G.  Stara-Tedde  :  Ricerche  sulla 
evoluzione  del  culto  degli  alberi  dal  principio  del  sec.  IV  in 
poi.  -  A.  N.  Marin,  ree.  di  U.  Giri:  Di  una  pretesa  disfatta 
dei  Franchi  sotto  Gordiano  III.  -  Id.,  ree.  di  M.  R.  Cagnat  : 
Les  bibliotéques  municipales  dans  1'  Empire  romain.  -  Id.,  ree. 
di  L.  Rizzoli:  Monéte  romane  imperiali.  -  Id.,  ree.  di  N.  Fe- 
LiciANi:  La  battaglia  di  Ibera.  A.  N.  Marin,  r^^.  di  N.  Feli- 
giANi:  Le  fonti  per  la  seconda  guerra  punica.  -  Id.,  ree.  di 
P.  Manfrin  :  La  dominazione  romana  nella  Gran  Brettagna. 
-  Id.,  ree.',  di  G.  Naso:  Un  trentennio  di  Storia  Romana  e 
Quinto  Sertorio.  -  G.  Tropea,  ree.  di  F.  Cabrol:  Diction- 
naire  d' Archeologie  chrétienne  et  de  Liturgie.  -  Id.,  ree.  di 
T.  Mo^EN  :  Historische  Schriften  IL  -  Id.,  ree.  dello  stesso: 
Le    droit    penai    romaine,    trad.    par   J.    Duquesne,    III.  -  Fa- 


Periodici 


scicelo  IV.  —  G.  Corradi,  ree.  di  L.  Venturini:  L'Impero 
Romano.  -  G.  Corradi,  ree.  di  P.  Varese:  Cronologia  Ro- 
mana. Voi.  I.  Il  Calendario  Flaviano.  Parte  I,  libri  I-II.  -  G.  C,  ree. 
di  G.  Colini  :  Rome  et  la  Grece  de  200  à  146  avant  Jésus-Christ. 

-  A.  GusTARELLi,  ree.  di  A.  Solari  :  Delle  guerre  dei  Romani 
coi  Liguri  per  la  conquista  del  territorio  lucchese -pisano.  - 
Anno  XIII,  fase.  I.  -  A.  Profumo,  L'incendio  di  Roma  dell'anno 
64.  —  G.  Costa,  Fabio  pittore  e  Sallustio.  -  C.  N.  Patrono, 
Studj  Bizantini.  -  P.  Bonfante,  Le  affinità  giuridiche  greco-ro- 
mane. -  A.  Profumo,  ree.  di  O.  Marucchi  :  Roma  Sotterranea 
cristiana.  -  C.  L.,  ree.  di  N.  Barone  :  Sui  verbi  perfettivi  in 
Plauto  e  Terenzio.  -  F.  Calonghi,  ree.  di  V.  Gardthausen  : 
Ursprung  und  Entwickelung  der  griéchisch-lateinischen  Schrift.  - 
F.  C,  ree.  di  A.  Reinach  :  Les  Cultes  romains  et  gréco-ro- 
mains  dans  les  provinces  latines  de  l'Empire  romain.  -  C.  Cessi, 
ree.  di  P.  Rasi:  Analecta  Horatiana  per  saturam.  -  G.  Tropea, 
ree.  di  F.  Cabrol:  Dictionnaire  d'Archeologie  Chrétienne  et  de 
la  Liturgie. 

Rivista  storica  Benedettinai.  Anno  IV  (1909), 
aprile-giugno.  —  F.  Tarducci,  San  Gregorio  Magno  e  la  vita 
monacale  del  suo  tempo.  -  A  Corradi,  Nonantola  abbazia  im- 
periale. -  P.  Lugano,  Dante,  il  monastero  del  Corvo  e  l' epi- 
stola di  frate  Ilario.  -  B.  Trifone,  Serie  dei  prepositi,  rettori 
ed  abati  di  San  Paolo  di  Roma.  Cronaca.  Il  Centenario  Ansel- 
miano  a  Roma. 

Rivista  storica  Italiana.  Anno  XXVI  (1909),  serie 
IV,  voi.  I,  fase.  II.  —  L.  Motta  Ciaccio,  ree.  di  A.  Venturi: 
Storia  dell'arte  italiana.  -  P.  Spezi,  ree.  di  G.  Zanazzo  :  Usi, 
costumi  e  pregiudizi  del  popolo  di  Roma.  -  Id.,  ree.  di  L.  Cal- 
lari  :  I  palazzi  di  Roma  e  le  case  di  pregio  storico  e  artistico. 

-  L.  Mariani,  ree.  di  P.  Gusman  :  La  villa  d'Hadrien  près  de 
Tivoli.  Guide  et  description.  -  C.  Cipolla,  ree.  di  L.  Cardauns: 
Paul  III,  Karl  V  und  Francesco  I  in  den  Jahren    1535  u.  1536. 

-  E.  Callegari,  ree.  P.  Courteault:  Un  Cadet  de  Gascogne 
au  XVI  siècle:  Blaise  de  Monluc.  -  C.  R.,  ree.  di  É.  Lafont: 
La  politique  religieuse  de  la  revolution  fran<;aise.  -  R.  S.,  ree. 
di  A.  Maag  :  Geschichte  der  Schweizertruppen  in  Neapolitani- 
schen  Diensten  1 825-1 861.  -Io.,  ree.  L.  Daelli  :  PieX.  -Fase.  HI. 
L  C.  Bollea,  ree.  della  Raccolta  di  scritti  storici  in  onore  del 
Prof.  Giacinto  Romano  nel  suo  XXV  anno  d'insegnamento.  - 


528  Pei'iodici 


L.  Correrà,  ree,  di  G.  Costa  :  Gordiani.  -  Io.,  ree.  dello  stesso: 
Gratianiis  Flavius.  -  lu.,  ree.  di  M.  Jatta  :  Le  rappresentanze 
figurate  delle  provincie  romane.  -  C.  Contkssa,  ree.  di  S.  Pi- 
vano:  Stato  e  Chiesa  da  Berengario  I  ad  Arduino  I  (883-1015). 
-  C.  Cipolla,  ree.  C.  Eubel:  Bullarii  Franciscani  Epitome,  sive 
Summa  Bullarum  in  eiusdem  Bullarii  quatuor  prioribus  tomis 
relatarum,  addito  Supplemento,  etc.  -  V.  Cian,  ree.  di  E.  Tordi  : 
Agnesina  di  Montefeltro  madre  di  Vittoria  Colonna  marchesa  di 
Pescara.  -  C.  Rinaudo,  ree.  di  E.  Rodocanachi  :  La  femme 
italienne  à  l'epoque  de  la  renaissance.  Sa  vie  privée  et  mon- 
daine,  son  influence  sociale.  -  R.  S.,  ree.  di  W.  Boulting  : 
Tasso  aud  his  times.  -  G.  Roberti,  ree.  di  H.  Weil:  Joachim 
Murat  roi  de  Naples.  La  dernière  année  de  regne  (mai  1814  mai 
1815).  Tome  deuxième.  -  C.  Rinaudo,  ree.  di  H.  De  Latorre  : 
À  la  liberté.  -  Id.,  ree.  di  R.  Giovagnoli:  I  racconti  del  mag- 
giore Sigismondo.  -  Id.,  ree.  di  G.  Bandini  :  Giornali  e  scritti 
politici  clandestini  della  carboneria  romagnola.  -  Fase.  IV.  - 
C.  R.,  ree.  di  P.  Kehr  :  Regesta  pontificum  romanorum.  Italia 
pontificia.  Voi.  IV,  Umbria,  Picenum,  Marsia.  -  ^.,ree.  di  F.  Or- 
lando :  Le  lettere  pubbliche  in  Roma  Imperiale.  -  G.  De  Sanctis, 
ree.  di  O.  Schulz  :  Das  Kaiserhans  der  Antonine  und  der  letzte 
Historiker  Roms.  -  G.  'à.,ree.  di  B.  Pitzorno  :  Le  Exceptiones 
legum  romanorum  e  i  documenti  toscani  del  Medioevo.  -  C.  Ci- 
polla, ree.  di  P.  M.  Baumgarten  :  Cartularium  Vetus  Campi 
Sancti  Teutonicorum  de  Urbe. 

Sìtzun^st>erichte  der  Kòni^flich  preussi- 
schen  Akademìe  der  Wissenschaften.  (Philosoph.- 
philolog.  u.  histor.  Klasse),  Jahrg.  1909,  Abhandl.  XLIII-XLIV.  — 
Vaklen,  iiber  einige  Lueken  in  der  fùnsten  Decade  des  Livius.  - 
Abhandl.  XLVIII.  -  Berichte  der  Commission  fiir  den  «Thesaurus 
linguae  latinae  ùber  »  die  zeit  von  i  octob.  1908  bis  i  oct.  1909. 

Stimmen  aus  iVlaria.  Laach.  Voi.  LXXVIII  (1910), 
n.  I.  —  A.  Stocmann,  Gestalten  und  Fich  in  neueren  Ro- 
manen. 

Studj  romanzi.  Voi.  IV  (1909).  —  G.  B.  Festa,  Il 
Cod.  Barberiniano  XLV,  17  (ora  Vat.  Barb.  Lat.  3923). 


INDICE  GENERALE 

delle  materie  contenute  nel  volume  XXXII 


P.  PICCOLOMINI.       Diario    romano   di    Niccolò    Turi- 

nozzi  (anni   1558-1560) pag.  5 

B.  TRIFONE.       Le  carte  del  monastero  di  San  Paolo  di 

Roma  dal  secolo  xi  al  xv  (continuazione  e  fine)  .     .  29 

P.  NEGRI.       Disegni  di    Cristina   Alessandra   di  Svezia 

per  un'impresa  contro  il  regno  di  Napoli  ....  107 

A.  GALIETI.       Il  Castello  dì  Civita  Lavinia,  appunti  dj 

storia  e  documenti    , ,         173 

P.  FEDELE.       I  vescovi    di  Sora   nel   secolo  undecimo         321 

W.  ZABUGHIN.       Una  novella  umanistica  V Amorosa  di 

Marcantonio  Altieri 335 

G.   PRESUTTI.       Le  origini  dei  castello  di  Riofreddo  ed 

i  Colonna  sino  a  Landolfo  I  (sec.  xii-xiii)  ....         395 

G.  FALCO.       Il  catalogo  di  Torino    delle   chiese,  degli 

ospedali,  dei  monasteri  di  Roma  nel  sec.  xiv.     .     .         411 

A.  SILVAGNI.       Note  d'epigrafia  medioevale.  -  I.  Un 
rifacimento  settecentesco  di  un' iscrizioiìe  romana  del 

sec.  vili 445 

IL  Sull'autenticità  dell'epitaffio  di  Benedetto  VII    .         449 
HI.   Osservazioni  su  due  epigrafi  del  sec.    x     .     .     .         460 

Varietà  : 

P.   FEDl'.LE.       Sul    commercio    delle    antichità    in 

Roma  nel  xii  secolo 465 

E.  CARUSI.  Osservazioni  sulla  guerra  per  il  ricu- 
pero d'Otranto  e  tre  lettere  inedite  di  re  Fer- 
rante a  Sisto  TV 470 

Necrologie  : 

Achille  Ferruzzi  (A.   Bertini  Calosso) 2S5 


530  Indice  generale  del  volume  XXXII 


Enrico  Carlo    Lea  (Ugo  Balzani) pag.         485 

G.  Battista  Monticolo  (Enrico  Carusi) 486 

Atti  della  Società  : 

Seduta  del  28  gennaio  1910 .         487 

Relazione  del  socio  A.  Silvagni  sui  lavori  prepara- 
torii  del  «  Corpus  inscriptionum  romanarum  me- 
dii  aevi  ». 491 

Bibliografia  : 

I.  Fraikin,  Nonciatures  de  Clemeut  VII.  Val.  I  delle  Non- 
ciatures  de  France.  —  Paris,  A.  Picard  et  filséditeurs,  1906  (O.  T.).  287 

V.  Negri,  Cronaca  di  Anselmo  da  Vairano.  —  Lodi,  1909 
(P.   Fedele) 29O 

G.  Presutti,  Cave  Treiiestina  dalle  origini  fino  alla  guerra 
di  Campagna.  Conferenza  data  in  Cave  il  13  settembre  1908.  — 
Roma,  tip.  Artigianelli  di  S.  Giuseppe  (G.  Tomassetti)   ...  292 

Pietro  Taccili  Venturi  S.  I.,  Storia  della  Compagnia  di 
Gesù  in  Italia.  Volume  primo:  La  vita  religiosa  in  Italia  du- 
rante la  prima  età  dell'Ordine  con  appendice  di  documenti 
inediti.  —  Roma -Milano,  Società  editrice  Dante  Alighieri  di 
Albrighi,  Segati  et  C.  1910.  Un  voi.  di  pp.  XL-719  con  due  fotoin- 
cisioni (P.   Piccolomini) Ann 

E.  Rodocanatiy  Le  chateau    St.  An^e.  —  Paris,    Hachette 

e  C.  1909  (E.  D.  Petrella) 504 

P.  Pagliucchi,  I  castellani  di  Castel  S.  Angelo.  Voi.  i, 
parte  I:  I  castellani  militari  (1367-1464).  Voi.  I,  parte  II:  I  cas- 
tellani vescovi  (1464-1566)  -  Roma,  Loescher  e  C.  s.  d.  (E.  D. 
Petrella) 506 

F.  Guerri,  Lo  statuto  dell'arte  degli  ortolani  dell'  anno 
MCCCLXXvii  (Fonti  di  storia  Cornetana,  II).  —  Roma,  1909  (E.  D. 
Petrella) .  5^7 

M.  Roberti,  Le  magistrature  giudiziarie  Veneziane.—  Ve- 
nezia, a  spese  della  R.  Deputazione  veneta  di  Storia  patria, 
voi.  II  (E.  D.  Petrella) 507 

Dott.  Pietro  Gentile,  La  politica  interna  di  Alfonso  V 
d'Aragona  nel  regno  di  Napoli  dal  1443  al  1456.  —  Montecassino, 
1909,  (E.  D.  Petrella) 5o8 

Notizie  : 295 

Id 511 

Periodici  (Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma)         303 
Id.  517 


5-82, 


s> 


DG 

S6 
V.32 


Società  romana  di  storia 
patria 

Archivio 


PLEASE  DO  NOT  REMOVE 
CARDS  OR  SLIPS  FROM  THIS  POCKET 


UNIVERSITY  OF  TORONTO  LIBRARY 


iiiiiuiiL.u  u,iiiii|ii,ui    i,.,     pimi  I 

lilla