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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI
*
SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SAZm, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI ECGLESIASTia, AI VARH GRADI DELIA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTa' PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVUI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICU, EG. EC. EC.
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
SECONDO AIUTANTE DI CAMERA
DI SUA SANTITÀ PIO IX.
VOL. LIX.
IN VENEZIA
BALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLII.
I
.f
r
' 1
DIZIONARIO
DI ERDDIZIOr«E
STORICO-ECCLESIASTICA
R
ROM
Continuazione e fine dell'articolo Roma.
il ei Conclave tenuto nel convento del-
la Minerva, pretesero ì baroni romani di
intervenire airelezione del successore di
Eugenio lY, specialmente Giovanni Sa*
velli Maresciallo di s. Chiesa : oltre tali
due articoli, parlai di tanta arroganza an-
che nel voi. XXI, p. 2 1 3. A'6 marzo me-
ritamente fu sublimato al triregno Ni-
colò Vy secondo la Predizione del prede-
cessore.l^e conseguenze dello scisma diBa-
silea ancora laceravano Tunità della Chie-
sa, l'Italia era pure divisa in fazioni e tri-
bolata da guerre; i domi ni i della s. Sede in
preda alle usurpazioni de'tirannetti ed al-
le vessazioni de'feudatari; il Tesoro ponti-
ficio esausto. Al rimedio di tutto subitogli-
colò V applicò tutte le forze del suo zelo e
del suo sacerdotale valore. Nel i.^ mag-
gio confermò al senato e popolo romano
ì privilegi che dai suoi predecessori gli
erano stati concessi, e fu clemente coi ba-
roni ribelli, sì romani che del resto dello
stato. Al senatore Filingeris che addestrò
il suo cavallo nel possesso (Cancellieri di-
ROM
ce che si chiamava Procopio), die poi ib
successori iVFcoi^ de Chierigatis cavaliere
vicentino^ sapiente giureconsulto, e Mel-
chiorre Vizzani bolognese, antico amico
del P.apa, morto forse di velenose ono-
rato dai romani con solenne pompa di
funerale in Araceli. Essendo solito cor-
rersi un pallio per la coronazione, dalla
chiesa de'ss. Cosma e Damiano, fino al-
Tarco di Costantino e alla piazza Latera-
nense , ebbe luogo nella festa di 8. Gio.
Battista, nella cui basilica il Papa disse
messa, coi cardinali, conservatori e capo-
rioni. Immenso fu il beneche da per tut-
to operò, pe'suoi legati e nunzi, Nel i44S
trovo senatori AmadeodeJustinisòì Cit-
tà di Castello esimio giureconsulto, eAAn-
gelo de la Zazzera pare napoletano; nel
1449 Buoncamhio de Buoncambi diPe-
rugìa. Fu in quest' anno die Nicolò V,
dopo aver riconciliato colla Chiesa i ba-
sileesi, ottenne la rinunzia dell'antipon-
tificato di Felice V, con tanto giubilo del
suo bell'animo, e fu l'ultimo scisma con
antipapa. Sifiàtta consolazione fu turba-
ta per la peste che afflisse Roma , onde
4 ROM
il Papa visitò l' Umbria e la Marca, Col
i4^o il Papa celebrò il 6.° ^/i/io sanlo^
seguendo ladisposizionedi Clemente VI,
concorrendo in Roma tutte le nazioni.
Essendo senatore Andrea de Donatis ve-
neto, lo fu pure alcun tempo del i4^'}
succedendogli Giacomo da Costanza j e
Nicolò Porcinari d' Aquila che continuò
neh 4^2. Questi col Prefetto di Roma e
con altri che nominai nei voi. XYII, p.
2 1 9, XXXV, p. 1 74> incontrarono l'im-
peratore Federico III, che il Papa in s.
Pietro coronò prima re di Lombardia ai
] 6 marzo, e poi a' 1 8 imperatore colla mo-
glie Leonora, benedicendo il loro matri-
monio, donando all' imperatrice la rosa
d'oro: come Porcinari punì un canonico
che in s. Giovanni eccitò i romani a tu-
multo in presenza dell'imperatore, è det-
to nel i.^ voi. citato. Federico III andò a
Napoli e tornò in Roma a'2 3, ripartendo-
ne a'26 accompagnato dal s.collegio fino
al 1/ miglio fuori delle mura, e da due
cardinali fino ad Acquapendente. Tra ì
primi personaggi ch'erano in compagnia
dell'imperatore, ricorderò Ladislao V re
d'Ungheria e di Boemia; Alberto d'Au-
stria fratello di Cesare, e il duca di Sle-
sia : la nobile comitiva ascese a 6,000
persone. Inoltre nel 14^2 furono sena-
tori, Daniele Canigliani o Canigiani^ e
Giacomo Lavagnola conte veronese e
celebre letterato. A' 4 agosto il Papa con-
cesse al senatore la facoltà di punire i de-
litti di furto e rapina commessi in Ro-
ma. Nel 1453 discoperta la congiura del-
l' ingrato Porcari, contro la vita del be-
nefico Nicolò V,che l'avea perdonato per
a?er sommosso i romani a libertà in sede
vacante, il Papa lo fece arrestare con mol-
ti soldati dal Lavagnola^ ch'era tuttavia
senatore, e poi morire con altri, come
narrai alla sua biografia , aggiungendo
che d'allora in poi Nicolò V stette in cau-
tele, e poco si fece vedere per la città. Nel
medesimo anno fu senatore Lodovico Uf'
freducci o Eufreducci di Fermo di nobi-
iiissima famiglia^ e continuò nel seguente
ROM
anno. Maometto II imperatore de' tur-
chi, colla presa di Costantinopoli, esegui-
la a'29 maggio 1 453, die termine all'im-
pero greco d'oriente, con gran dolore di
Nicolò V, che eccitò i fedeli a frenare la
potenza ottomana, in che fu imitato dai
successori , ed accolse amorevolmente e
con munificenza i dotti e gli eruditi che
fuggirono dall'eccidio, cooperando mira-
bilmente al risorgimento delle lettere, sic-
come rimarcai nella sua biografia, insie-
me a quanto fu protettore insigne del
progresso delle arti belle, colle quali di
moltoe sontuosamente decorò Roma. Ab-
biamo dal Diario deirinfes8ura,che Ni-
colò V edificò pel primo in Campidoglio
un palazzo a' conservatori di Roma. Nel
1455 mentr'era senatore Gentile Bran^
cadoro di Fermo conte palatino, mori il
Papa a'24 marzo, lasciando la sua me-
moria in sempiterna benedizione. Dopo
i4 giorni gli successeCalisto III beneme-
rito della difesa del cristianesimo con tre i
formidabili turchi, e della marina pontifi-
cia: egli fu assai limosiniero co'nobili ro-
mani bisognosi. Ricordando l'antica ami-
cizia col conte ^m/10 Cibo genovese reg-
gente della gran corte in Napoli, lo fece se-
natore, dignità che allora si dava a perso -
naggi di molta considerazione; ma disgu-
statosi il Papa col re di Napoli, il senatore
chiese licenza e tornò al suo posto, venen •
do fatto senatore Lodovico Caccialupidi
Bologna. Furono senatori nel i ^56 Pie*
tro Tebaldeschidì ì^ovóa^PaolodeButac-
ehinis o Bertacchinio Bernardinis d'i Fer-
mo^ celebre per la sua gran dottrina le-
gale; Pier Luigi MartoreUi di Spoleto, dal
Papa confermato cavaliere per tutti i suoi
posteri con titolo di conte, e con podestà
di creare altri conti ecavalieri, inoltreda-
gli Orsini onorato di loro stemma e co-
gnome. Nel 1457 senatori GaUerando o
Balcerando de Ribes di Catalogna, nuo-
vamente Ttbaldeschiy e Giacomo Silve»
jrnmdi Norcia, che continuò ne'primi me-
si del 1458. In questo fu senatore Tom-
maso Spanditesta di Rimiui^ che mori ai
ROM
'6 agosto, giorno in cui pure finì di vivere
il Papa, vacando COSI il pontificato e il se*
natorato. Dopo^i 2 giorni eletto Pioll,ueì
dì del possesso trattò a lauto Pranzo i
cardinali, gii ambasciatori e gli ottimati
di Roma, Facendo senatore Giovanni de
Leone di Padova, e Sceva de Carte deU
la diocesi di Pavia con istraordinarie fa-
coltà, fatto il I .*! dicembre e da durare un
anno. Nondimeno neh 4^9 furono sena«
tori Servando d'Arce, Guido de Picco*
lamini di Siena, forse parente del Papa^
e Gio, Antonio de Leoncilìi di Spoleto ,
deputato per 4 (nesi da cominciare ilf.°
novembre, per cui si può credere che in
f{uesti tempi la durala del rofficio senato-
rio dipendesse dalla volontà del Papa e
potesse essere minore del semestre; tanto il
8enatore,quanto i suoi o(ticiali continuava-
no ad essere soggetti al sindacato, e Leon-
cini non terminò il quadri meslre.Yolendo
Pio U continuar la guerra intrapresa da
Calisto III contro ì turchi, in detto anno
convocò un gran congresso a Mantova^
partendo da Roma ^'1% gennaio; e lasciò
nella sua assenza legato di Roma il celebre
cardinal Nicolò di C/ifa,con altri cardinali,
il prefetto di Roma Colonna (mentre nel
secolo XIV il senatóre avea presa la prece-
denza sul prefetto, questo si reintegrò, ciò
che destò meraviglia a Federico IIl)signo-
re di GenazzanOy insieme agli uditori di
rota e avvocati, presso i quali s'intendesse
restarelacuriaromana.il cardinaldi Cu-
sa fu pure dichiarato legato delle provi n-
eie di Marittima e Campagna, del Patri-
monio di s. Pietro, del ducato di Spole-
to e terre Arnolfe, di Perugia e di Sabi-
na. Nel 1460 il i.° gennaio e per 6 mesi
fu fatto senatore Francesco degli Arrin»
ghieri di Siena, in tempo del quale gran
tumulti insorsero nelle provincie,e parti-
colarmente in Roma, ove si vide formata
una nuova società di ladroni, aventi per
capo certo Tiburzio, e composta di 3oo
giovani romani i più libertini e temerari,
per cui i magistrati non ardivano casti-
garli. Lo seppe Pio II» e da Siena scrisse
ROM 5
rimproveri ai conservatori di Roma.Ar*
ringhieri dopo il possesso recitò la solita
allocuzione, chesi legge in Vitale, e fu suc-
cesso da Lodovico de Petronibus di Sie-
na, cavaliei^e e conte palatino, uno de'piU
savi e onorevoli gentiluomini di Toscana.
Nel 1 46 1 fu senatore Cristoforo Malvi'
cìni di Viterbo, e cessò il i ,^ marzo : a'6 o
7 maggio successe Giovanni Balbiano mi-
lanese, e nel settembre Carlo Buoncom*
pagni di Visso,ìndi Giacomo Delfino pa-
trizio veneto. Alcuni storici dicono tor-
nato in Roma Pio lì nel settembre, ma ivi
a'29 giugno canonizzò la concittadina s.
Caterina di Siena. Col 1 .° del 1 462 inco-
minciò il senatorato di G'mnio Marino de
Gradi dì Ragusì, ìndi G20. Matteo Ca»
landrinid'i Lucca o Sarzana, figlio d'un
cugino di Nicolò V, il quale alla mortedel-
Taltro zio cardinal Calandrini ereditòmol-
ti beui e palazzi, ma per alcune turbolen-
ze suscitate in Roma si ritirò in Lucca ove
fu dichiarato originario. Quest' anno fu
memorabile per Roma,perla magnificen-
tisstmaemaì più veduta processione, con
cui Pio II a' 12 aprile portò allaba»lica
Vaticana la testa di s. Andrea apostolo,
donatagli da Tommaso despota di Mo-
rea, fratello di Costantino XII Paleologo
ultimo imperatore de' greci. La pompa
splendidissima, ed il modo come Roma si
pose in singolare festa, minutamente lo
descrissi nel voi. L V, p. 26 1 e seg. per
onorare il fratello del suo gran protetto-
re, con r intervento del senato romano,
conservatori, caporioni col priore ec. Pio
li ospitò nobilmente il despota, e coi car-
dinali glistabiPiun decoroso assegno men»
sile. Dipoi la città patìfiera pestilenza, ed
il Papa uscì da Roma. Neli46^ ^^ sena-
tore JVicolò de Severinis di Siena. Riso-
luto Pio II di andare colla crociata con-
tro i turchi con una flotta, a' 18 giugno
1464 partì da Roma, ma morì in Anco-
na a' i4 agosto. Pio II non riprese mai
chi sparlava di lui, volendo che in una
ci uà libera come Roma,tutti fossero liberi
a parlare, come notò TOldoino in Ciac-
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G AOJVf
GODÌO t. 2, p. 1 087. Tornati inRoma ì car-
dinali che laveano seguito, a'3o elessero
Paolo II y che subito cominciò a prodi-
gara relezione de' senatori, nominandoli
per modo di aspettativa, mentre prima ciò
facevasi solo per qualcuno, e con esercizio
progressivo l'uno dopo l'altro, lo che fece
nascere una gran confusione;quindi gli sto-
rici municipali di altri luoghi fecei*o men-
zione de'Ioro cittadini senatori di Roma,
in tempi ne' quali altri ebbero l'esercizio,
e taluni nominati non esercitarono, o per-
chè prevenuti dalla morte, perchè pas-
sati ad altra cariche, o per altri motivi ,
come bene avvertirono Vitale e il cav.
Pompilj-Olivieri. I nominati in quest'an-
no furono 7,e noterò quali di essi eserci-
tarono la carica : eccone i nomi. Pietro
de Alhergatis di Bologna, che funse il se-
natorato, Giovanni deMassois di Norcia,
conte Pietro de Cesis, conte Pietro Te-
baldis di Norcia, Lodovico de Eufreducci
di Fermo, Francesco Arringhieri di Sie-
na, Francesco Bonarellis d'Ancona, Car-
lo di M. Benedetto di Norcia. Nel i465
Pietro siìòdeilo yEufreducci pure ricorda •
to, che esercitarono; Francesco de Lucis
senese, Guglielmo Pagello , Gabriele de
Capolista padovano, Albertino Albertinis
folignate, Alessandro Poeta bolognese. In
questi tempi i senatori statisti sembra che
fossero pagati dalle comuni delle loropa-
trie. Paolo II riformò la curia, e pel i.*' af-
fidò il governo delle fortezze ai prelati e
altri ecclesiastidi. Per aver soppressa l'ac-
cademia che in Roma avea istituito Pom-
ponio Leto, fu criticato da chi non cono-
sceva le ragioni per cui erasi a ciò indot-
to. Nel 1 466 senatore con esercizio, il con-
te Giovanni Massei di Narni; nominati
Gregorio de Barzolinis faentino, e Ma-
rino di Norcia. Nel 1467 senatore, conte
Pietro deTebaldeschis di Norcia. Nel 1 468
senatore, conte Pietro de Chitanis di Ce-
sìs. In quest'anno avendo stabilita la Pa-
ce de' principi d* Italia^ solennemente la
pubblicò in Araceli, ed anche in s. Loi'eu-
zo inDamaso, facendosi gran feste in Ro-
ROM
ma. Ritornato in Roma l'imperatore I
dericoIII, il Papa l'ospitò magnificam
te. Nel 1 469 furono senatori il detto <
sis^e Francesco Arringhieri di Siena <
ottenne due conferme trimestrali, per
esercitò alcuni mesi del seguente anno
cui fu senatore Lorenzo de Giustinii
Città di Castello, che continuò per ale
mesi nel 1471; e nominati Giovanni
Cola veronese, Antonio Montecatino
rarese, Raniero Ymaschis riminese, I
nardo Nogarolis veronese, Trailo At
linis fermano, Gaspare Grassis bolog
se. Al tempo del senatore Arringhiei
formarono di nuovo gli statuti di Rei
Quanto al senatore deGiustinis ebbe
un tragico fine, perchè il concittadinoF
lo Vitelli lo fece tagliare a pezzi eap
care per diversi luoghi fuori di Cittì
CasteIIo,acciò servisse di spettacolo a'v
giatori. Per questa atrocità, il senal
del 1487 condannò a morte Paolo
soldati suoi complici; poi commutati
pena aio anni d esilio, Alessandro VI
fece grazia. Si diceche de Giuslinis do
essere creato cardinale, ad istanza de
di Napoli. Paolo II nel 1470 trattò
isplendidezza per tutto lo stato e reg
la rosa d'oro benedetta a Federico pi
cipe di Taranto figlio del re di Naj
venuto in Roma; promulgando una L
la colla quale fu stabilita lacelebrazi<
dell'anno santo ogni 25 anni, e fu d'
lora a noi sempre osservata. Nel 1 47 i
colse sontuosamente in Roma Borse d
ste vicario di Ferrara^ al quale soien
mente conferì il titolo di duca. Il Pi
fece senatore il suo figlioccio Battista
Bellantihus senese, a' i o febbraio pe
mesi, e nel luglio gli scrisse un breve {
che consegnasse alle galere d'alcuni gè
vesi i rei di delitti capitali , giacché
suo governo non permise mai che f(
eseguita su nessuno la sentenza di mo
Essendosi diminuita la giurisdizione
senatore, perché i Papi fecero privile^
ti tutti quelli ch'eranA addetti alla c(
romana, col sottoporli alla giurisdizi<
ROM
del maresciallo di detta corte, ne nasce-
TaDO infinite controversie tra il marescial»
lo e il senatore, nel riconoscere quali era*
no i cortigiani, e quali no: a toglierle nel
1 47 1 Fu fatta la divisione de' cortigiani
dai cittadini. Paolo II ricevè Caterina i*e«
gina di Bosnia cacciata da' suoi stati, e le
fissò un mensile assegno; altrattanto fe-
ce colle sorelle e parenti di Tommaso Pa-
leologo. In tutti i rioni teneva persone per
distribuir liroosìne agl'indigenti; e ridus-
se savi ì giovani romani scapestrati, coi-
l'esilio e la prigione. Protesse i letterati e
gli artisti, e curò l'abbellimento di Ro-
ma, edificando il grandioso Palazzo di s.
Marco. Amava assai le antichità, e formò
un museo di medaglierarissime. Fece di
tutto per di ver ti re il popolo romano, mas*
sime nel Carnevale, con mascherate e cor-
se, ove il senato vi si conduceva colla mag-
gior pompa, degna dell'antica Roma. Sco-
pertasi una congiura degli estinti accade-
mici , fu con loro clementìssimo. Morto
a'26 luglio 147 1, le nomine preventive
de'senatori svanirono.
Eletto a'9 agosto 1 47 1 Sisto IF'^ dipoi
nella funzione del possesso, insorta fiera
rissa fra la gente d'arme ed i romani,
questi scagliarono una grandine di sassa-
te, onde il Papa corse grave perìcolo, fin-
ché per l'autorità del cardinal Orsini tut-
to fu quietato. Già a'aoagosto avea fatto
sena loreAgamennoneMarescotti de Cai-
vis bolognese; nel 1472 Leone di Gerì'-
naro napoletano, e proseguì nel seguente
anno; nel 1 474 il conte Gaspare Grassis
bolognese. Per la riduzione fetta da Pao-
lo II dell' universale giubileo , Sisto IV
nel 1475 celebrò il 7.^ Anno santo: fra i
principi che vi concorsero vi fu Ferdi-
nando I re di Napoli, che volle girare tut-
ta Roma per godere le maestose antichi-
tà, onorato in ogni luogo. Andato dal Pa-
pa, gli disse che non poteva signoreggia-
re la città pei perticali, vie strette e m*i-
gnani , da dove le donne potevano facil-
mente opprimere in un'occorrenza le mi-
lizie, e peixiò lo consigliò a &r demoli-
ROM i
re i porticati ed i mignani, ed allargiire
le strade, come riporta il diarista oontem-
poraneolnfe8surapressoMuratori,«fon]p.
rer, ItaL Sisto IV d' animo ^^nde ac-
cettò il consiglio e l'eseguì, dando un nuo-
vo aspetto a Roma, proteggendogli arti-
sti e i letterati, onde aumentò la biblio-
teca Vaticana, e nel contiguo palazzo e*
resse la sontuosa cappella Sistina. Re-
staurò molte chiese, ampliò le piazze, la-
stricò e livellò le strade; curò assai la con-
servazione e decoro degli antichi monu-
menti, onde presero nuova esistenza; co-
me pure fece eseguire ubertosi scavi, che
fruttarono oggetti preziosi per l'arte, in
bellissime statue e bassorilievi. La via Si-
stina, poi Borgo s. Angelo, si deve a lui.Nel
voi. Vii, p. 255 narrai, come Calisto III
tolti dalla Chiesa di s. Gio. in Laterano
ì canonici i^olari, ad istanza de'romani
a questi restituì i canonicati; perchè Pao-
lo II pose i canonici secolari nella basi-
lica di s.horenzo ad SanctaSànctorum,
ripristinando nella basilica Lateranense
i canonici regolari; e che Sisto IV mosso
dalle preghiere de'romani, che vedevano
prive le loro famiglie di sì onorevoli cano-
nicati, rimosse i canonici regolari, e sta-
bilmente vi ristabilì i canonici secolari.
Nel suo pontificato morirono in Roma 3
regine , Caterina di Bosnia lasciando le
sue ragioni alia s. Sede, Carlotta di Cipro
che ospitò nobilmente, e Isabella regina
di Napoli e moglie di Ferdinando !. Nel
1476 fu senatore Gabriele de Capitibus
Lista di Padova, e soggiacendo Roma a
pestilenza, Sisto IV lasciandovi legato il
cardinal Giambattista Cibo^ ne partì a' i o
giugno e rientrò in Roma a'23 ottobre.
Di nuovo Celi fu senatore nel 1 4779 e nel
I /^jSFrancescoScannasorcinapóìetano^
che mandato ablegato in Napoli a por-
tare il cappello cardinalizio al cardinale
Giovanni d'Aragona figlio del re, lo con-
segnò con solennità nella cattedrale il
giorno dell'Epifania, nel quale tempo fu
vice-senatore Saldone de Saldonibus di
Città di Castello. Neh 480 leggo senato-
8
ROM
re Matteo Toscano milanese di rarapru-
denza, di cui si fa menzione nell'iscrizio-
ne posta sotto la statua di Carlo I d'An-
giò, collocala presso la grande aula del
palazzo senatorio in Campidoglio: il vice-
camerlengogli consegnò il pontificio bre-
ve di deputazione con altri legali, per la
riforma di alcuni articoli dello statuto. In
quest'anno nel portico Vaticano Sisto IV
die la solenne assoluzione dalle censure
a 1 2 ambasciatori fiorentini. Nel 1 48 1 con-
tinuò ^a^/eo nel senatorato, e nel 1482 gli
successe il forlivese conte Lodovico Ded-
di detto Orso percbè il suo padre era as-
sai peloso. Rotta la guerra fì*a il Papa e il
re di Napoli, il figlio di questi Alfonso du-
ca di Calabria portò l' esercito fino alle
porte di Roma , con gran costernazione
della corte e de'romani; uscito in campo
il valoroso Roberto Malatesta signore di
Biminiy a'a i o meglio a'24 agosto ripor-
tò quella strepitosa vittoria cbe narrai a
quell'articolo^ed a Chiesa dis. Mabia del-
ia Pace, da Sisto IV eretta per gratitudi-
ne alla B. Vergine e in memoria del ri •
portato trionfo, e nella quale pose i sud*
detti canonici regolari, lasciando loro il
titolodi Lateranensi. Nel 1 483 fu senatore
Antonio Bichì di Siena , già maresciallo
della curia dì Paolo II e dello stesso Sisto
) V, che nel i484nominò a successore ^/t-
gelo Ghislieri di Jesi. A'i3 agosto morì
il Papa, ed a'29 venne esallato Innocen-
zo FUI figlio del già senatore Arano
Cibo, che per evitare contestazioni e gare,
a' T o settembre ordinò che tutti ì baroni
partissero da Roma pel giorno della Co-
ronazione e Possesso, laonde narra il Dia*
rio Romano del Nantiporto, che uscirono
dalla città Fabrizio e Prospero Colonna,
non che tutti gli Orsini; nel dì seguente
con bando furono espulsi tutti i diffidati.
Seguì la funzione a'13 e riuscì senza di-
sordine, come si apprende dal Memoria-
le di Paolo del Mastro. Dobbiamo al ce-
I<?bre ceremoniere Burcardo Tinteressan-
le descrizione della magnifica cavalcata,
ed in tanti luoghi riportai^ che riuscì più
ROM
decorosa e più regolare, per le strade al-
largate, e pei roignani e porticali demoli-
ti d'ordine di Sisto IV.. V intervennero
il Gonfaloniere dei senato e popolo ro-
mano, 4 scudieri d'onore cittadini roma-
ni, il senatore e i conservatori che adde-
strarono il cavallo pontificio, portandole
aste del baldacchino i caporioni e altri no-
bili romani: nel palazzo Lateranense fu-
rono imbandite lautamente molte men-
se pei romani e per gli officiali della cu- /
ria. Nel 1485 il Papa fece senatore il con- |
te Giacomo Bonarelli d'Ancona, ed ai
25 dicembre Bartolomeo Scala di Col-
le, il quale essendo uno de' 6 ambascia-
tori che la repubblica di Firenze inviò al
Papa per congratularsi, per 1' e!egantis<ii-
ma orazione che recitò, Innocenzo Vili
lo creò cavaliere dello speron d'oro e se- ^
natore. Scala fu virtuoso e gran lettei*ato,
di venne poi gonfaloniere di Firenze, quan-
tunque figlio d'un mugnaio, bassa origine
ch'egli non nascondeva, onde di lui cantò
Cristoforo fiorentino nel Poema de^ Reali:
Non s'ha questi a chiamar nobile ,6 degno,
ch'acquistò robba, honor, virtute, ^^nge*
gnoPNeì medesimo anno i baroni del regno
dì Napoli, avendo ricorso al Papa come lo-
ro supremo signore, contro le prepotenze
diFerdinando I, questi recò dalla sua parte
Virginio Oi*sini, che colla sua genie d'ar-
me scorse fino alle porte di Roma. Fat-
ta pace col re e mancato questi alle con-
dizioni, Innocenzo Vllf lo scomunicò, lo
depose, e die il regno a Carlo VITI redi
Francia, come erede di Renato d'Angiò, i
Intento il Papa alla quiete e felicità di Ro-
ma, pacificò i Colonna coUjgli Orsini, e
restituì loro le terre confiscate. Nel i486
per un biennio fu eletto senatore Carlo
3Ianeri d' AqixWa, e Giacomo Mandosio
d' Amelia fu vice-senatore. Nel 1487 fu
senatore Girolamo Salerai o de Faler*
nis veronese, che condannò il suddetto Vi -
telli : a suo tempo proseguiva il senatore
ad aver giurisdizione nelle cause riguar»
danti la Zecca dì Roma. Sotto Innocen-
zo Vili e nel 1 488 leslremo supplizio che
aoM
avea luogo iiellaRupeTarpea o MonleCa-
prÌDO, incominciò a eseguirsi sulla Piazza
di Ponte s. Angelo yOve notai gli altri luo-
ghi ove suole farsi. A CiMPipOGUO dichia-
rai, che non solo vi sì eseguirono alcune
giustizie, ma per infamia vi sì dipingeva-
no a rovescio i rei di diversi delitti , co-
me i perfidi ed i crudeli; ne parlai anco-
ra nel voi. XXl^Il, p. 4i* A Mercato poi
dissi che certi delinquenti doveano sfare
in berlina a cavallo del Leone di marmo
delle scale di Campidoglio, con mitra di
carta ed il volto unto di miele. Inoltre
nel 1488, essendo senatore P^2o/o Buon"
compagni di Perugia, in Roma e nellosta-
to ripullularono molti guelfi e ghibelli-
ni: gli Orsini invasero Perugia al dire di
Novaes, ed Alfonso duca di Calabria oc-
cupò la Campagna romana. Si trovano
nel 1489 diversi senatori, cioè il conte £-
milio Parisani d'Ascoli, il conte Pietro Fi»
Jippo Martoreili di Spoleto^ jindrea A'
lalrinis di Veroli, e il cavaliere ^^05/1/10
de' conti d Onigo di Treviso, d'antica e
potente famiglia, letterato e profondo neir
le scienze legali, di cui Innocenzo Vili si
servì in difficili e grandi affari. Roma nei
suoi senatori può vantare un bello stuolo
di dotti giureconsulti, e ben a ragione ne
va fastoso il romano diritto, de' responsi
loro compilato, come notaronoPomponio,
in EnchitidiojVavkQwoXx^ De Leg. interpr,j
G. Grozio, De vita J, Consulta Avendo
Bajazzetto II imperatore de'turchi dona-
to a Innocenzo Vili la sagra Lancia^ e af-
fidata la custodia di suo fratello Zizimo,
questi con solenne cavalcata che descris-
si nel voi. XXXV, p. 1 75, entrò in Roma
a' 1 3 marzo 1 489,intervenendo allo splen-
dido incontro anche il senatore Parisa-
ni, che cogli altri l'accompagnò dal Papa
in Vaticano, ove l''alloggiò, e donde Ales-
sandro VI lo trasferì e rinchiuse in Castel
s. Angelo. Nella biografia del Papa, ed a
Costantinopoli dicendo le gesta degl' im-
peratori ottomani, ricordai che Macrino
])er aver tentato di avvelenare Zizimo e
Innocenzo Vili fu punito severamenlej
ROM 9
i complici col supplizio, ed egli condotto
per la città , di tratto in tratto fu tena-
gliato, indi squartato, ed esposte le parti
in differeuli porte di Roma, ad terrorem.
Nel 1 490 e 1 49 1 fu senatore LoremoBon^
signorij nel 1492 ci 493 Ambrogio Mi'
rabili. Nel pontificato d'Innocenzo Vili
scuoprì V America Cristoforo Colombo di
Genova j ^ Granata fu tolta a'mori, per
cui si fecero grandi feste in Piazza Na^
vona. Nel maggio 1492 Innocenzo Vili
ebbe la consolazione di vedersi in Roma
a' suoi piedi Ferdinando I e il figlio du-
ca Alfonso, imploranti perdono; ed a'26
luglio morì. Passati 1 5 giorni fu Papa
Alessandro FI, ed il senatore Mirabi-
li essendo stato conferdiato nella dignità,
fece gran festa in Campidoglio e inusita-
ti segni d'allegrezza : dell'incamisciata o
giuoco d'armi fatto nel dì seguente al Va-
ticano, dal senato e da molti romani,par-
lai nel voi. XLV, p.i 18; la coronazione
e possesso si celebrò a' 26 agosto con i«
splendida pompa. Dalla malattia d'In-
nocenzo Vili a detto giorno, erano state
uccise piti di 200 persone in diversi luo-
ghi dello stato, per cui il Papa nominò 4
commissari per udire le querele, e stabi*
lì il martedì d' ogni settimana per dare
Udienza a tutti e per rendere giustizia,
onde si conquistò l'animo del popolo. Nel
1493 elesse senatore Alberto Magaloui
d'Orvieto, e creò cardinale Cesare Bor-
già suo figlio, che già avea fatto vescovo
di Pamplona, poi famoso duca del Valen-
linois. Nel 1494 nominò senatori, prima
Andrea Negusanti di Fano insigne giu-
reconsulto , poscia Agamennone Mare*
scotti di Calvisòì Bologna^ già camerie-
re segreto di Sisto IV. Morto Ferdinando
I re di Napoli, il figlio Alfonso II si gua-
dagnò Alessandro VI con ingrandirne i
figli, per cui Carlo Vili restando inesau-
dito alla domandata investitura, calò in
Italia con circa 3o,ooo uomini. Il Papa
intimorito si ritirò in Castel s. Angelo :
il re giunse in Roma l'ultimo deirunno,
nel modo detto nel voi. XXXV, p. 176,
10 EOM
e alloggiò nel Palazzo di t. Marco ^ a-
Tendogli i romaDÌ rassegnato le chiavi
della città. Alcuni cardinali trattarono di
depon*e il Papa, per la simonia colla qua-
le era salito al soglio apostolico; ma il re
stimò prudenza tollerare il capo infetto
dellaChiesa^che destar lo scisma troncan-
dolo ; perciò nel i4g5 venne a concordia,
con patti indecorosi alla dignità pontifìcia,
11 re partì per Napoli e se ne impadronì
a' 1 5 marzo, conquistando il regno in 1 5
giorni. Alessandro VI scomunicò que'na -
poletani che l'ubbidissero, si rifugiò in
Orvieto, perchè Carlo Vili rientrò inRo-
ma a' ao maggio, e dopo due giorni ne
partì; restituendosi quindi il Papa alla
sua sede, fece successivamente senatori,
Gio. Francesco Bolognini bolognese , e
Silvestro Baldoli o BadoU folignate, che
Tenne confermato per altro semestre del
1496, e dopo di lui Lorenzo Lante se-
nese. In tale anno volendosi il Papa im-
padronire del principato degli Orsini, le
sue milizie furono sconfitte a Bracciano,
ContinuandoLante il senatoratonel 1 4979
il Papa conferì vari dominii ecclesiasti-
ci ai suoi figli, nati dalla fomosa Lucre-
zia o meglio Caterina o Catanea Vanno-
zia romana, moglie di Domenico Arigna-
ni unode'grandldi Roma. Indi nel 1498
abbiamo 3 senatori; Gaspare Pallavici"
ni , Giacomo Silvestrini di Norcia, Ci*
priano Pallavicini di Genova. Nel 149 9
furono senatori, Giulio Scorziali di Ca-
stell uccia diocesi di Capaccio^ valente giu-
reconsulto , signore di Satriano e altri
luoghi, pieno di virtù; e Bernardo Falco»
nierì d'Ascoli : nel 1 5oo nuovamente jÌ-
gamennone MarescoUi^ e Pietro Chitoni
di Cesi, che proseguì nel 1 5o i . Alessan-
dro VI celebrò neli5oo 1*8.** Anno san-
tOy e pel I .® formò le Porte sante j per la
moltitudine concoi*sa protrasse il giubi-
leo di qualche giorno;' come pure fu il i .°
a concederlo poi a tuttoii mondo caltoli*
co. Nel 1 5o I Roma fu in feste per gli spon •
sali di Lucrezia Borgia fìglia dei Papa,
che questi avca investita di feudi , con
ROM
Alfonso I duca di Ferrara^ il cui fratel-
lo cardinal Ippolito d'Estea'tiS dicembre
fu incontrato dai cardinali e prelati , e
dal senatore Chitani. Alessandro Vlim-
piegò le sue Milizie per formare un pos*
sente stato all'ambizioso Cesare Borgia^
che avea rinunziata la porpora e fece du-
ca di Romagna. Quasi tutti i feudatari e
vicari della s. Sede furono cacciati o uc-
cisi; mosse guerra ai Colonna, ai Savel»
lif agli Orsini, facendo il Papa da capi-
tano generale. Prima di partire da Ro-
ma, commise la camera suae tutto il pa-
lazzo a Lucrezia Borgia, come pure tut-
ti i negozi occorrenti, con autorità di a-
prire le lettere, potendosi consigliare col
cardinal Costa di Lisbona e con altri. Nel
i5oti furono senatori Polidoro Tiberti
di Cesena, e di .nuovo Lante che conti-
nuò nel i5o3, supplito dal figlio Antonio,
e succeduto a'Si marzo dal conte Car*
lo deMaschis di Rìmini. Morì Alessan-
dro VI a' 12 agosto^ e fu il i.*' che pose
i suoi successori in gradodi figurare, ed
anche essere tenuti come polenti sovra*
ni. Cesare Borgia saccheggiò il palazzo Va-
ticano, e con 1 2^000 soldati assediò Ca«
stels. Angelo e il Vaticano, per costrin-
gere i cardinali a compiacerlo nella nuo-
va elezione. Il s. collegio ritiratosi nella
chiesa di s. Maria sopra Minerva, fu cir-
condato dalle genti di Borgia; ma il po-
polo romano avendo preso le armi , lo
liberò. Allora il capitano incendiò il pa-
lazzo degli Orsini. A'aa settembre elet-
to Pio III, liberò i dintorni dalle vessa-
zioni dell'esercito francese, ch'era venuto
per la guerra cogli spagnuoli,e da quello
del Borgia, il quale si raccomandò al Pa-
pa contro le forze degli Orsini , che vo-
levano vendicare la morte de'Ioro paren-
ti e la perdita di parte del palazzo. Pio
III fece porre in Castel s. Angelo Borgia,
e voleva ritenerlo sino alla restituzione
de'tanli dominii occupati , quando mori
dopo 26 giorni di governo.Col i .^novem-
bre fu eletto Giulio II, che mandò nel-
la rocca d'Ostia Cesare Borgia, ma fug-
ROM
gì dal cognato re di NavaiTa ; indi con-
fermò nel senatorato per altro semestre
de Maschis, e nel!' anno seguente lo fece
proseguire nella carica e dichiai*ò conte
del s. palazzo Lateranense. Divenuto que-
sti facoltoso , con disegno di Bramante
fabbricò un bel palazzo in Rimini. Pri-
ma di partire dal conclave, Giulio li con-
fermò governatore di Roma il celebre Ni*
colò Bonafede di s. Giusto, il quale poi
gli rappresentò Roma divenuta spelonca
di ladroni, e tana d'omicidiari e banditi
d'Italia, tutti incedendo armati; quindi
risse, prepotenze, disordini, ed incredi-
bile impedimento all'azione della giusti*»
zia; per cui propose unico rimedio il ge-
nerale disarmo, inclusi vamente alla guar-
dia papale quando si recasse al di là di
Ponte s. Angelo. II Papa approvò il di-
visamento, e raccomandò ponderazione
e calcolar prima se poteva riuscire nel-
l'arduo intento, per gl'impegni de' car-
dinali, baroni ed altri grandi signori. 11
prelato l'assicurò avere tutto preso a cal-
colo, solo bramare promessa che avrel>
be rigettato costantemente ogni doman-
da di grazia, ed il Papa lo promise. Al-
lora il governatore, chiamato il senato-
re, il barigello, i capitani e gli altri of-
fiziali , comandò loro di levare le armi
ovunque le trovassero, essendo proibite
dagli statuti e dalle leggi ; quindi colla
sua mirabile fermezza riuscì a disarma«-
re il popolo. Dopo un mese il governa-
tore fece bandi terribili contro i delato-
ri di armi, ancorché baroni, condottieri
di squadre, famigliari e guardie del Pa-
pa e cardinali: e siccome la forza e virtù
del governo consiste non già nel promul-
gar leggi , ma nel farle osservare , fu il
prelato inflessibile con tutti nel rigoro-
so temperamento preso. Egli stesso per-
ciò cavalcava per Roma col senatore ed
i soliti ofiiziali, anche di notte, e talvol-
ta colla celata in testa e le armature sotto
il rocchetto. Subito tutto il mondo corse
da Giulio 11 a reclamare gl'imprigiona-
ti ; ma il Papa rispose non potere im-
I [
ROM
barazzarsene per la parola data. Il gover-
natore poi, con cortesi, brevi e risolute
risposte, si sbrigava dai biglietti e amba-
sciate de'cardinali e di altri grandi. Così
Bonafede inesorabile e senza riguardi a
veruno, colla prigione, con 4> 60 io
strappate di corda alle braccia, date ia
pubblico avanti corte Savella, oltre le pe»
ne pecuniarie, restituì la piena tranquil-
lità a Roma e non fu lieve impresa, poten-
dosene leggere gl'interessanti particolari
nella Vita di Bonafede del conte Leopar«
di, a p. 62 e seg. Per riformai^e poi la
corte e famiglia pontificia, Giulio II chia«
mò ad abitare il suo palazzo apostolico s*
Gaetano,e lo fece suo prelato domestico e
protonotario apostolico: coraes. Gaeta-
no edificò tutti, lo notai nel voi. L VI, p 1 7.
Nel 1 5o5 fu senatore Carlo de Grassis di
Bolog:nà, nel 1 5o6 Giovanni de Morat»
tini di ForPi dottore di leggi. Giulio II
si propose ad ogni costo di spogliare al-
cuni signorotti delie terre usurpate, ed
i veneziani di quanto aveano x>ccupato.
Richiamò dall'esilio i Colonna, gli resti-
tuì le loro terre, maritò sua nipote Lu-
crezia a Marc' Antonio, e li beneficò : al-
trettanto fececogliOrsini,edaGio. Gior-
dano Orsini die per isposa Felice sua fi-
glia che avea avuta in gioventù. Per le
sue imprese nella ricupera de' dominii,
partì a'23 agosto i5o6, lasciando legato
di Roma il cardinal Gio. Antonio San-
giorgiyche per riverenza alla s. Sede non
volle mai usare del diritto di farsi pre-
cedere dalla Croce astata o pontificia.
Furono intanto senatori, nel iSof Gio.
Battista de Castello bolognese, nel qua-
le anno Giulio II tornò trionfante in Ro-
ma a'27 marzo, e neli5o8 Anton Ma'
ria de Sala di Bologna, ed Egidio Ange»
lo Arca di Narni. Per la famigerata lega
di Cambray , non solo i veneti furono
vinti e doverono abbandonare l'occupa-
to, ma supplicare per l' assoluzione dal
fulminato interdetto, che riceverono gli
ambasciatori alle porte della basilica Va-
ticana. Si registra neliSoQ senatore Ga»
la &0M
koUo de Gualdisd'ì Ri mini, nel 1 5 1 o Pie-
tro Cenni di Faenza, dello pure lodoYÌ-
ni e ci'eato cavaliere. Padre comune dei
fedeli, Giulio U riliralosi dalla lega » fu
esposto al risentimento di Francia^ prò-
t<;ltrice del duca di Ferrara feudatario
prepolente, ed alla guerra che gli dichia*
rò. Per meglio attendervi, dopo aver sco-
municato i suoi nemici, il i.^ settembre
lasciò Roma e tornò a Bologna, e vi giua^
se a' 22; ciò che disapprovando alcuni
cardinali ligi ai francesi, osarono scisma*
ticamente ribellarsi e convocare il conci*
liabolo di Pisa^ che Giulio li con loro a-
ualematizzò, e vincitore entrò in Miran-
dola; passò quindi in Ravenna e si resti-
tuì in Roma a'27 giugnoi5i i, essendo
senatore il conte Pietro de Squarcialupi
di Firenze, che lo fu ancora nel seguente
anno. Nel medesimo i5i i a'27 28 a-
gosto, il Papa riuscì finalmente a paci-
ficarci Colonna cogli Orsini, colla coopc-
razione di Marc' Antonio Altieri : ciò av-
venne dopo il tumulto eccitalo da Pom-
peo Colonna vescovo di Rieti, e da Ro-
berto Orsini , quando cioè si credeva il
Papa morto. A memoria deiravvenimen-
lo, significante per Roma, Giulio II fece
coniare una medaglia con l'epigrafe. Pax
Romana : tutto e meglio si può vedere
ne' voi. XIV, p. 288, XLIX, p. i58. Ai
10 maggio i5i2 il Papa incominciò la
celebrazione del concilio generale di La-
terano,ove intervenne il senatore Squar-
cialupi, e prese posto dopo i generali de-
gli ordini regolari, registrato col titolo di
Magnifico e Dominus; fu pure alla ses-
sione del 3 dicembre. Il gran Giulio li
terminò di vivere a' 21 febbraio i5i3,
mentre la sua gloria era giunta al plìi su-
blime apice,a vendo riempito l'Europa del
temuto suo nome.Protesse magnificamen-
te le arti e le lettere, pél i .^ fai*mò in Ro-
ma quel gran seggio, che leprime tuttora
prosperosamente vi mantengono. Fu egli
che die l'iniziativa e preparò l'aureo se-
colo che prese nome dal successore, come
provai nella sua biografia, narrando che
ROM
demolita la vecchia basilica Vaticana i
cominciò la nuova, incomparabile mei
viglia del mondo; che sontuosamente a
belli Roma e il Vaticano , per opera e
sommi Michelangelo, Raffaele, Brama
te, Peruzzi, Sangallo; dicendo ildolto F<
che Giulio 11 dovrebbe quasi reputai
il S.** fondatore di Roma, per tutte quel
splendide benemerenze che a detto ai
colo riportai,e pe'5 milioni di ducati d'
ro che lasciò e co'quali potè largheggia
Leone X colle arti e colle lettere; il p<
che al genio di Giulio II principalme
te sembra doversi ripetere la gloriosa
poca del risorgimento e della grandez
di Roma papale. Nel 5.° giorno de' n
vendiali funerali di Giulio 11, fu tenu
da'cardinali la solita congregazione, ec
conservatori di Roma, uniti a molti n
mani, fecero istanza al s. collegio : M
nasterium s, Pauli erigi in Ecclesia a
legiatanìy et ibi canonicos romanos dep
tari, cum Archi presbitero Cardinali ^
somiglianza delle 3 basiliche patriarci
Laterauense, Vaticana e Liberiana.
Leone X della famiglia Medici^ mec
nate munifìco de'Ietterali e degli artis
dopo 17 giorni degnamente successe
Giulio 11, econsolennissimapompaec<
la spesa di 1 00,000 scudi prese posse*
della basilica Lateranense (essendo sta
l'ultimo che nella meravigliosa cavale
ta incedesse cogli abiti sagri ), avendo
fatti distribuire altrettanti. PerdonòPor
peo Colonna, che poi creò cardinale, e
liberale coi Colonnesi. Tra le prime si
cure fu il compimento del concilio, n
quale con un conservatore di Roma
recò il senatore Gù^^o forzati della C
stelluccìa, dal Papa nuovamente elev
to a tal dignità, e sedè dopo i minisi
regi. A Leone X si crede diretta una su
plica dai vecchi nobili romani, per :
muovere l'abuso introdotto nelle eiezi
ni delle magistrature civiche, precipu
mente de'couser valori della camera di E
ma, in cui si ammettevano persone di ri
scita vile, vaccinari e persone ignote.
noM
un cenno. » La s. Sede ha goternato
»i'e questa città con timore e amore;
imore per mezzo de'go verna tori e dei
;elli (di cui a Birbi), coll'araore ser-
osi de 'conservatori. Se in questa ma-
itura non si collocano uomini gravi
lemeriti, autorevoli e costituiti in co-
a nobiltà , non possono andar bene
se^come lo prova l'avvenuto nell'ul-
sede vacante, in cui la basilica e mo-
To dì s. Paolo patirono violenze e
le. I Papi predecessori di vostra San-
ie n affidarono alla sorte e alla for-
r elezione di tal magistrato^ ma vi
;arono persone di merito,e uno di es-
sempre dottore di legge, nella dura-
1 trimestre : mai si costumò dipen-
dall'arbitrio della plebe imperita, e
1 di cose nuove. Fu talvolta usato il
ilo, quale scudo onde allontanare le
rtune preghiere de'cardinali, e di al-
rsone per favorire gli amici, pur non
te ebbe luogo l'arbitrio delle nomi-
li attuali conservatori hanno tratto
;auno la Santità vostra, nel chiede-
lome del popolo l'imbussolazione di
gli offici, come apparisce dalle preci
:ate ai s. collegio nella sede vacan-
Ile quali venne implorata Timbus-
one soltanto degli offici restituiti, su
ì fu giusta la domanda, poiché non
) alcuna giurisdizionaleamminisira-
I moderni conservatori temono che
ì cose si ritrattino e fòtteda essi per-
dente, e perciò procurarono creare
isolatori plebei, pochi eccettuati, e
ro mezzo imbussolarsi giovani ine-
, e molti anche di vilissima condi-
; sono poi stati rigettati i nobili, in
ore della Santità vostra e del popolo
no. K stato prescritto che non sieno
colate più persone d'un'ist essa fami-
ìv l'officio di conservatori, ed al còn-
poi si è operato con imbussolarsi
elle fòmiglie . . . Inoltre gli attuali
*vatori e priore de'caporioni hanno
isolati se stessi, i figli, i fratelli, e qua-
e loroparente^ quando doveano im-
i3
ROM
bussolare i più degni. Contro la disposi-
. zione d'Eugenio IV in luogo de'primi cit-
tadini romani, e fra' quali un dottore di
legge, tranne pochi, sonosi imbussolati a
rettori dello studio persone vili, e la mag-
gior parte essi stessi imbussoiatori. Egual-
mente fu ordinato che non dovesse im-
bussolarsi una persona che per un solo
officio o al più per due, ed al contrario
alcuni sono stati imbussolati per 3 e anche
per 4 offici a discapito de'figli, de'nipoti,
de'parenli.Fu ordinato che isoli cittadini
nativi e i benemeriti fossero imbussolati,
ed all'opposto è stata imbussolata una ca-
terva di questi, fra' quali un vaccinaro e
molti incogniti. Elegga dunque la Santi-
tà vostra 3 gravi e cospicui personaggi a
conservatori, i quali sappiano e vogliano
correggere le cose malamente fatte, e di-
sporle bene per l'avvenire; non che si de-
sidera la riordinazione dell'annona, e al-
cun' altre cose che il popolo romano ha
stabilito di fare a gloria di vostra Santi-
tà ". Quanto all' annona, dirò con mg.'
Nicolai, Memorie sull'Annona di Romat
t. 3, p. 67, che sebbeneLeoneX confer-
masse la giurisdizione della prefettura del-
l'annona appartenente ad uno de' C/t/erz-
ci di camera^ nondimeno non fece altri
provvedimenti. Anzi egli era per massi-
ma contrario alle leggi annonarie, e sole-
va dire: m Che a volersi fare amicissimo
il popolo non bisognava per mantenere
la città abbondante, stabilire prezzo al-
cuno a'traffichi della vittovaglia, e ch'e-
ra necessario, levando via gli appalti, la-
sciare ogni cosa libera e senza paura, ai
privati voleri de'mercatanti, siccome an-
che sono le bocche degli uomini : percioc-
ché quella libertà preposta infiammava
l'ingordigia de'mercatanti, e per loro con-
corso ed invidia loro, ogni cosa poi veni-
va a buona derrata; e la città, riempien-
dosi i granài , abbondantissima diventa-
va ". Osserva Nicolai, lodando il commer-
cio libero, che però il sapere adattare que-
sto mezzo ai bisogni e alle circostanze del-
le naiioDÌ| ciò è stato riservato a pocbt.
i4 KOM
i quali abbiano saputo fai*e un calcolo e-
satto di tutte le particolarità dello stato
che governano. LeoneXcreò senatori nel
i5i4 Giacomo Bovio di Bologna, il qua-
le confermò gli statuti de' vaccinari, ed in*
tervenne alla sessione del concilio de' 5
maggio, e trovasi il suo nome registrato
dopo i ministri regi ; e nel 1 5i 5 il conte
Piflro Borghese di Siena, che proseguì ad
esserlo nel i5i6 con massima lode. Per
que'motivi che descrissi alla biografia, il
Papa partì da Roma ili.^ ottobre i5i5
per^Firenze, ondeabboccarsi in Bologna
con Francesco I re di Francia, lascian-
dovi legato il cardinal Francesco Soderi*
nif e ritornandovi a' 1 8 febbraio 1 5 1 6. In
parte di quest'anno e del seguentesembra
che fosse senatore Gio.Ballista N^^ehe in-
tervenne al concilio nella sessione de' 1 6
marzo 1 5 1 7, e gli successe il conte Pietro
de Squarcialttpi fìoreniìno e continuò nel
i5i8.LeoneXneli5i7 poco mancò che
non fòsse vittima della terribile congiura
ordita contro la sua vita, che narrai nel-
la biografia ein quelle de'6 cardinali che
ne fecero parte, de'quali 5 furono priva-
ti della porpora, e Alfonso Petrucci de-
capitato in Castel s. Angelo. Vedendosi
il Papa poco amato da'i3 cardinali che
componevano il s. collegio, nel i.° luglio
ne creò e pubblicò 3i, lo che Roma non
avea mai veduto, ne vide poi, come notai
a PROMOZIONI : deVomani furono 8, cioè
Conti, Cesi, Colonna, Cesarini, de Cupis,
Jacobazzi, della Valle, e' Orsini. 11 senato
e popolo roma no gli decretò una statua in
Campidoglio, che esìste ancora in una sa-
la dei palazzo de' Conservatori. L' anno
i5i7 fu altresì infaustamente memora-
bile per l'apostasia dell' empio Lutero, e
pei perniciosissimi errori che promulgò,
da cui derivarono lungue guerre di reli •
gione e l'apostasia di milioni e milioni di
cattolici, i Luterani ed una innumerabile
quantità di pestifere sette di eretici , la
cui etei*na perdizione tuttora piange la
Chiesa. 11 Papa fece senatore nel iSig il
conte Gabriele Bonarelli d'Ancona, che
ROM
proseguì neli 5ao e nel i ^2 1 , nel e
anno riformò e confermò gli statuti e
ma : questo senatore applicato alla
tare' disciplina era stato commissar
postolicodelle armi sotto Alessandri
e generale delle galere pontificie di
lio II. Sconfitto l' esercito francese
papale e imperiale, per cui la Chiesa
però i suoi domini i di Parma e Pii
ta'^ Leone X ne fece grandi allegrei
Rohia, in mezzo alle quali morì il i
cembrei52i. Nel promuovere gli
delle arti e delle lettere, nel premia
proteggerne i cultori, fu veramente
gnanimo, avendo il gusto sublime de
lo; onde Io splendore e l'incrementc
le scienze e delle arti assai gli deve
modo particolare Roma pei monur
cui l'illustrò, i quali si ammirano ne
niversità romana^ nel Vaticano , sii
quanto fece nel palazzo, sia nel pros
mento della basilica nelle gigant
proporzioni incominciatedairillustr
decessore^sia nel rinnovato Battister
teranense. Le successive carestie , |
lenze, occupazione di Roma e tren
saccheggio, rovinarono in tutto la
da Roma e le fecero sensibilment
roinuire la popolazione ; pertanto j
se, che le scienze, le belle arti, e i'at
danza già goduta di tutte le cose,^ <
state sepolte nella medesima tomi
Leone X, con l'aureo suo tempo. E
rono nel conclave del Vaticano 39 e
nali, quanti mai per l'addietro noi
no intervenuti all'elezione di verun I
i quali a'9 gennaio 1 522 elessero itfi
no VI, non conosciuto, assente e e
rante nella Spagna, perciò con geo
sorpresa; onde ai romani non fu gra
lezione, temendo che potesse il Pa]
stare in quel regno, per cui usciti i <
nali dal conclave , ebbero a soffrin
poche ingiurie dalla sdegnata plebe
mani scrissero a Adriano VI per ec
lo a sollecitare la venuta , riman
quanto notai nel voi. LV, p. 265, eh
ma possiede le teste de'ss. Pietro,
ROM
e Àiidraa , quindi non essei^ri cosa più
gloriosa che il poterle baciai'e (ed io ho
a vuto questa dolce consolazione religiosa,
ed ivi lonotai).G>meì cardinali in sede
vacadte confermarono il senatore Bona-
relli, altrettanto fece Adriano VI, e con*
tinuò in parte del i523. 1 sagri elettoli
nel creare questo Papa, ebbero in consr-
derazione, essere egli grandemente faTo-
rito nella corte cesai^ea, già maestro del
potentissimo Carlo V imperatore e re di
Spagna, laonde poter meglio d'ogni altro
ri parare e abbattere la crescente eresia lu«
terana, che era l'affare che avesse alloca
la Chiesa di maggior importanza. Narrai
a Magia, che in questo tempo essendo in
Roma la peste, fece un incantesimo De-
metrio spartano , a cui il popolo prestò
credenza, ma poi si pentì dell'errore com-
messo, ed il male infuriò. Descrissi a O-
STiA come il Papa tì approdò, e ad Ijf •
GREssi soieuni m Roma il suo trionfale
a'2g agosto i522, Scendo il aenato^^e e
conservatori a Porta s.Paololii frfrdìzio*
ne delle chiavi della città, alquanto de*
solata dalla Pestilenza che continuava.
Giusto e severo, a'3i emanò un rigoroso
bando contro i detentori delle armi, aven-
do già gravemente ammonito i cardinali
di non ricevere ne'Ioro palazzi banditi e
uomini di mal'affare, e vi lasciassero en-
trare il bargello a eseguire la giustizia; in-
di si dedicò con zelo alla riforma della
Corte diRoma^ ed a correggere gli abu-
si ch'erano segno de'sarcasmi degli ereti-
ci, rivocando a'cardinali gl'indulti che go-
devano^ e fece mettere in Castel s. Ange-
lo il cardinal Sederini, per la segreta in-
telligenza cheavea con Francia. Nel 1 523
Adriano VI morì a' i4 settembre, e sic-
come nemico delle antichità , de' poeti e
delle Pasquinate y voleva fòr gittare nel
Tevere il &moso simulacro di Pannino,
così la mordace satira noi risparmiò do*
pò defunto, ornando di fronde festive la
porla della casa del suo medico, con que-
sta iscrizione: Liberatori Patrìae S»P. Q.
/t In virtù dell'ultima riforma degli sta-
ROM
i5
tuti di Roma, cessando in sede vacante o-
gni giurisdizioqe nel 8enatore,e dovendo
subentrare in suo luogo unode'conserva-
tori della camera capitolina, l'elezione la
fecero gli altri conservatori, il priore dei
caporioni, e alcuni di questi col consenso
de'cardinali e del passato senatore Bona-
relli, ed a' 1 5 prese possesso il conserva-
tore deputato Giustino de Canusiis, per
durare sino all'elezione del nuova sena-
tore. A' 1 8 novembre restò el^to Clemen*
te VIl^ per opera principalmente de'car-
dinali giovani : se i principii del suo pon-
tificato furono pacifici, la continuazione
divenne tanto burrascosa, che la Chiesa e
Roma forse non provarono giammai sot-
to il regno di un sol Papa le dolorose ca-
tastrofi cui soggiacquero. Nel i524^^<^
senatore il conte Simone Tornahoni fio-
rentino, zio di Leone X, e continuò nel
1 525 e neh 526: in quest'anno per pren«
dere possesso in Firenze della dignità di
gonfiiloniere di giustizia, ottenne il per-
messo di stare in patria due mesi, facendo-
ne le sue veci di diritto il conservatore
Domenico de Pichis e lo era a'2g mag-
gio. In tempo di questo senatore Loren-
zo o Lorenzettode Medici parente del Pa-
pa , di notte tolse le teste a divei'se sti^-
tue antiche dell' arco di Costantino e al-
tri luoghi, di bel lavoro e fino artificio.
Appena il popolo se ne accorse fece gran
rumore, e il Papa ignorandone l'autore
lo condannò senza processo alle forche
chiunque fosse, eccettuato il cugino Ippo-
lito de Medici poi cardinale. Questi si ra-
co dal Papa a scusar Lorenzo, come gio-
vane amante di anticaglie e ne mitigò lo
sdegno; però Lorenzo dovè partir da Ro-
ma pei due bandi del senatore e de'capo-
rioni, che chiunque lo uccidesse sarel3be
premiato, per la grave orazione pronun-
ziata al senato da Mario Molsa. Qui av-
vertiròche poi Clemente XII restaurò l'ar-
co, vi pose una delle 8 colonne di giallo
antico, e la statua dello schiavo di cui
mancava, e le teste degli altri schiavi tolte
da Lorenzo^ il tutto eoo l'opera dello scub
i6 ROM
tore Bracci : ìnolti*e ampliò la piazza prò*
pinqua per non impedirne il prospetto.
Neil 52 5 Clemente VII celebrò W^!* An-
no santo, con poco concorso per la peste
che invase Roma, per le guèrre e i tumul-
ti de'luterani. In questo medesimo anno
il Papa a'3o aprile si recò in cavalcata a
irisitare la basilica La teranense, passando
a dormire nel palazzo Colonna; nel cPi se-
guentéf .^ maggio nella propinqua basi-
lica de'ss. XI I Apostoli celebrò messa pon-
tificale. Dopo il banchetto imbandito dai
Colonnesi, dalle finestre rispondenti alla
chiesa, in questa vide lo spettacolo curio-
so e improprio che soleva fiir^i per la fe-
sta de'ss. Filippo e Giacomo, de' volatili
e acqua, che con clamore si gettavano al-
la plebe, e che descrissi nel voi. XIV, p.
289.
Narrai a Fraitcu come il famoso Car-
lodi Bourbon contestabile di Francia,per-
seguitato dalla madre del re Francesco
I per la successione de'suoi stati, si diede
a servire Carlo V emulo e competitore
del re, sminuendo le forze di questo, e au-
mentando le imperiali, de'quali fu fatto
tomandante dell'esercito di Lombardia,
quindi vincendo la battaglia di Briagas
ripigliò e tolse ai francesi tutto il duca-
to di Milano j il quale volendo ricuperare
Francesco I restò (frigioniero di guerra
a Pavia e fu condotto a Madrid, donde
usci a durecondizioni,fra le quali la rein-
tegrazione del confiscato al Bourbon. Que-
sti quanto divenne caro a Carlo V , al-
trettanto fu disprezzato dalla sua corte,
considerandolo traditore del proprio so-
"vrano. Chela formidabile possanza diCar-
lo V anche in Italia, avendo fatto perde-
re i' equilibrio europeo, determinò Cle-
mente VII alla malaugurata lega di Co-
gnac conFrancesco 1 ealtn, e contro Car-
lo V, che allora chiamata Santa Lega
per esservi alla testa il Papa, per quanto
questi n'ebbe a soffrire con più di ragio-
ne fu poi detta Lega funesta a sua San-
tìtà, e pei fatali danni che gravitarono su
Roma e sua Campagna. Clemente VII
i-
no IVI
fra i motivi chea ciò lo determinarono ad-
dusse il /(«"^o exequatur ordina te al con-
siglio di Spagna da Carlo V sulT esame
delle bolle pontificie. Siffatta alleanza of-
fese tanto l'animo di Carlo V, che tosto
pubblicò la guerra al Papa. Furono i pri*
mi a darvi principio nel 1 526 nella Cam-
pagna e in Roma i Colonnesi partigiani
dell'imperatore, ad onta delle beneficen-
ze loiH comparti te dal Papa, il quale trop-
po economo a vea licenziate le Milizie pon-
tificie. Rifugge il mio animo, e noi con-
sente la qualità di questa mia opera e
l'ampiezza di questo articolo,di dettaglia-
re il principio e il fine di tale guerra, di-
pingere tutte le inaudite calamità e stra-
zianti sciagure che patì Roma; nondime-
no si tenga presente V avvertita indica
zione, che le parole in corsivo, se artìcoli,
in gran parte possono supplire alia mia
brevità, per le tante interessanti partico-
larità in essi trattate. I Colonna uniti a d.
Ugo Monttda viceré di NapoU per Car-
lo V, fecero scorrerie nella Campagna, e
occuparono Ceprano e Rauco nella dele-
gazione di Prosinone, Allora Clemente
VII con bolla esortò i feudatari del regno
di Napoli a prenderete armi e difende-
re gli stati di s. Chiesa, assolvendoli dal
giuramento di fedeltà a Carlo V vassallo
della 8. Sede, e muoversi contro ì Colon-
na. La bolla fu vuota d'effetto, ed in ve-
ce il beneficato cardinal Pompeo Colon-
na proclamò in Roma la libertà alla ve-
nuta del Moncada col suo esercito , indi |
con questo i Colonna a'ao o 26 settem-
bre 1 526 sorpresero Borgo e la Città Leo-
nina, occuparono il Palazzo Vaticano^ lo
saccheggiarono , insieme alla cappella e
sagrestia pontificia, non risparmiando la
propinqua Chiesa di s, Pietro in F'atica'
nOy e massaa*ando la Guardia Svizzera
pontificia. Il Papa certamente vi sareb-
be perito, se pel corridoio che da detto pa-
lazzo comunica col Castel s. Angelo, in
questo non si fosse prontamente rifugia-
to con alcuni cardinali, acremente rim*
proverando il Castellano Giulio de Medi-
ROM
ci per aver trovalo il forte sprovvisto di
tutto, senza provvisione oeoomeno per 3
giorni, senza munizione, né suflìciente pre*
sidio. Il perchè Clemente VI Ha costret-
to chiamar la sera d. Ugo Moucada, in-
viando in casa Colonna per ostaggi i car-
dinali Cibo eRìdolfi, Benché vi ripugnas-
sero i Colonnesi, vi si recò il viceré', gli
portò la mitra pontificia e un pastorale ru-
bati la mattina : il Papa concluse «oa tre-
gua di. 8 mesi , e capitolò con Launnoy
generale supremo degl'imperiali, che gli
impose il licenziamento delle truppe, e
potè restituirsi al Vaticano. Ma ritorna-
te it» Roma le milizie di Lombardia, Cle-
mente VII scomunicò i Colonna, itivase
PaUanofienazzano e altri loro feudi,eso-
spese il cardinal Pompeo, il quale fece ap-
pendere sulle porte delle chiese di Roma
l'appellazione ai concilio generale, benché
condannata. Si venne a nuovi patti che
non si vollero osservare dal detestabile co-
mandante dell' esercito , che poco dopo
piombò suU'infelice Roma a persuasione
de' Colonna e di Alfonso I duca di Fer-
rara, il cui spietato saccheggio predisse a
Clemente ^//Brandano. Sentendo il Pa-
po che il contestabile di Borbone sì pro-
poneva dì prendere Roma, gli scrisse let-
tere per ispiegaziooi,n'ebbe invece ingan-
nevoli assicurazioni che non pensava a
questo, ma a Firenze; per cui impruden-
temente licenziò tutti i fanti delle bande
nere che avrebbero potuto disputare al
nemico la meditata invasìone.Nel 1 527es-
sendo Roma indifesa, tranne que' pochi
prodi capitani della Milizia^ Renzo ed
altri Orsini (ali.° essendo affidata la di-
fesa della città), Baglioni, Savelli e Far-
nese, e là gente collettizia che si potè rada-
nare,avendo ritardato i soccorsi convenu-
ti i francesi, inglesi e altri collegati, marciò
su di essa Borbone con l' esercito impe-
riale di 4o,ooo uomini, composti di 6ooo
cattivi spagnuoli sotto il comando di A-
larcon,di circa 4ooo ebrei,di 3opo ita-
liani avventurieri ladroni e sicari!, il resto
tedeschi nella più paiate aiTabbiati e faoa-
VOL. LIX.
ROM 17
liei luterani che dicevano sempre WitePa*
pa^ non lo vogliamo; uno de' quali chia-
mato Verde Sii va crasi proposto colla pel-
le del. Papa farsi una frusta e portare su-
bito la nuovt di ciò a Lutero, per avere
resistito alla di luì parola di Diol I Co-
lonnesi avevano 10,000 armati, ^d onta
delle pioggie e delle nevi, BoilM)ne tra-
versò le montagne, infervorando le cru-
deli sue truppe colla promessa 4i ricco
bottino in Roma. Giunto nelle vicinanze
della capitale del mondo, avendo affa-
mato l'esercito, con poca artiglieria, pre-
se il pretesto di domandare al Papa il
passaggio per andare a Napoli e gli fu ne-
gato. Renzo assicurò Clemente VII e la
corte che i nemici come privi di vetto-
vaglia appena due giorni potevano re-
stare intorno le mura, e l' esercito della
lega poteva al piò tardare un giorno a ve-
nire, ond*erasi sicuri della vittoria. Intan-
to i Colonna mandarono provvisioni al-
l'esercito, e questo si accinse a prendere la
città. I romani malcontenti di Clemente
VII, restarono indifferenti e tranne pochi
si ricusarono difendersì,passando il Papa^
dopo essere stato perplesso se dovea \3^%
da Roma, coicai'dinali e parte della córte,:
in Castel s. Angelo, pocoo niente provvi-
gionato> essendosi affatto mancatodi pre-
videnza e incautamfnte troppo confida-
to negli alleati, senza essersi muniti di di-
fese atte ad affrontare una frotta di lupi
voraci, gentaccia gregaria nella più parte.
ProfittandoBorbone d'una densa nebbia,
a'5 maggio per Porto f. Pancrazio e Por'
ta Caviùieggieri sì avvicinò alle ilfura «b*
Roma dalla parte detta la Città Leonina^
e nel di seguente l'assafi nelle porte Set*
timiana e s. Spirilo, Al i ."assalto essendo
Borbone con sopi*av veste bianca, dopo a-
vere arringato i soldati (col capitano Pier
Maria Rossi nemico del Papa) animando-
li a scalar le mura (sopra una mezza co-
lonna che fu posta poi in capo di Borgo
pio presso s. Anna, ove in seguito fu scol-
pita un'iscrizione di Gregoi*io XI li, come
leggo in Torrigio, Grotte Faticane, p.
2
i8 ROM
260), mentre egli dandone Teseinpio vi
appoggiava la scala, un colpo di palla ra*
mata lo trafìsse mortalmente, tra il ven«
tre e la coscia dietro le reni (voi. XII f,
p. 255, XLV, p, 1 1 7, XLIX, p. 3o4, ove
parlai di sua armatura chci sta neirArme-
. ria delle ^////z/epapali, edichi Tuccise),
pressoPorta s.Spirito, donde segretamen-
te fu trasportato nella cappelletto de'Goz-
zadini-^etta della Madonna del Refugio
(ove sino as. Pio V erano appese alcune
bandiere gialle tolte dai romani ai nemi-
ci) fuori Porta Cavalleggieri vicino alle
fornaci, ove poco dopo spirò, laonde vi fu
|)Osta questa iscrizione: Quiè morto BoV'
bone. Il suo cadavere, per timore che fos-
se oltraggiato dai romani, venne poscia
dai suoi soldati più affezionati portalo
nella fortezza di Gaeta ^ ove di esso rac-
contai cose curiose, avendo notato a Be-
FiNA che il suo nome d'allora in poi ser-
vi di spauracchio ai fanciulli, col Bocioe
Barbocio. Qui rimarcherò una singoiare
coincidenza. Il regnante Pio IX nel 1 849
trovandosi in detta fortezza ricevè lechia-
\i di Roma, presa da un altro francese
# dalla stessa parte espugnala I Camillo
Orsini difese quanto potè le mura della
Città Leonina^ e forse fu suo il soldato ro«
mano Francesco Valentin i del rione Pon-
te, che colpi Borbone, al quale sottentrò
Filiberto principe d' Grange (di cui an-
che a Paesi Bìssi) luterano, che con par-
te deiresemto entrato in Roma a 1 3 ore,
nel di seguente essendo i ponti senza di-
fesa guadagnò il rione Monti, e coi*se la
città quanto si estende dal Monte Giani-
colo al Laterano. Fu fatta strage di 700
soldati che conducevaRenzo pusillanime,
e la guardia svizzera in pezzi; profanate
e spogliate tutte le chiese, ninna eccettua-
ta, inclusivamenle alla Chiesa di s. Pie»
tro^ ove si frugò come altrove anche nei
sepolcri, compreso quello dì Giulio Ile
Sisto IV, per rubare quanto avevano di
valore. Le reliquie empiamente oltraggia-
te, dopo presi i reliquiari : la ss. Eucari-
stia calpestata e fiittone ludibrio. Si vio-
ROM
larono le donne ^ e le sagre vergini net 1
monasteri; si commisero le più atroci bar-
barie, 00' preti, religiosi, vescovi, prelati,
nobili, magistrati , nessuno eccettuato, e
con qne'cardinali che non poterono fuggi-
re. Immensa fu l'uccisione de'romani, e
pochi di quelli che sopravvissero andaro-
rono esenti, oltre il saccheggio del le case,
da contumelie le più invereconde e tor-
mentose, come tra tanti s. Gaetano^ e Ca-
raffa poi Paolo iy»k\\e biografie de'car-
dinalì raccontai come furono deruba ti di
tutto. Un romano avendo bellissima la
moglie, piuttosto che vederla vittima, co-
me tante altre, della militare licenza; l'e-
sortò a farsi uccidere e collo stesso pu*
gnale si tolse la vita. La bella villa che il
Papa aveva alle falde del Monte Mario^
che i nemici guarnirono d'artiglierie, fu
arsa e distrutta. Al Governatore ài RO"
ma Rossi che av^va arringato il popolo in
Araceli, prima che superassero le mura,
essendo.successodelMonte poi Giulio IIJ^
fu salvato con altri distinti prelati da cer-
ta morte per una cappa di cammino dal
cardinal Pompeo Colonna, il cui animo
fiero si scosse alla vista di tanti feroci ec-
cidii, per cui salvò molti nel palazzo del-
la Cancelleria, come dissi nel voi. VII, p,
193, insieme all'edificazione della chie-
sa di s. Andrea fuori della Porta del Po-
polo, fòtta erigere da Giulio ili per lo
scampato pericolo. Generale fu la carnifi-
cina e il depauperamento ne' terribilissimi
due mesi in cui durò il rovinoso sacco, il
maggiore di tutti dacché esisteva Roma.
Gl'iniqui soldati luterani indossate le cap-
pe cardinalizie in Cavalcala bestialmen-
te vollero contraffare i cardinali nella e-
lezione del Papa, col portai*si in una del-
le cappelledel Vaticano, ove con abbomi-
nevole adunanza, imitando beffardamen-
te le ceremonie del conclave, deposto Cle-
mente VII, elessero Papa Lutero, cui tut-
ti dierono il voto , e per tale ridicolosa-
mente lo proclamarono, come ricordai nel
voi. XL, p.189, dicendo pure di quanto
si era proposto di fare l'ardente Fursten-
ROM
berg oFrancsperg, che Dio punì innanzi
che arrivasse in 'Roma. Nel voi. XLI , p.
247 deplorai il fatale bruciamento degli
archivi palatini, nella sontuosa Cappella
Sistina , che rimase perciò annerita , la
quale i furibondi soldati convertirono in
stalla : altri preziosi archivi e insignì bi-
blioteche perirono pel fuoco. Erano que-
sti ì cristiani riformali da Lutero! Lo spo*
glio di tutto quello che non si riuscì a na-
scondere (nel 1705 scavandosi le fonda-
menta del palazzo Verospi al Corso, fu
trovato un ripostino con 60,000 scudi, i vi
nascosti in tempo del sacco, come narra
il contemporeneo diarista Cecconi), tan-
to sagro che profano, sì fece ascendere
da alcuni al valore di più che 20 milio-
ni; altri dicono meno. Tutte quante le
scelleraggini di questa spaventevole e me-
morabile catastrofe, la mano non ha for-
za descrìvere. Intanto Clemente VII stret-
tamente assediato in Castel s. Angelo,
danneggiati gli assediati anche tlal Le vi-
cine cappelle ch'erano sul Ponte s. jàn,»
gelOySì straziava l'animo dalla congeriedi
tante devastazioni e orrori, e per colmo
di sventura simultaneamente la peste e
la fame flagellavano la città e il Castello,
r^elle angustie in cui trovavasi Clemente
YII, fu impiccata una donno per avergli
somministrato delle lattughe. In Castel
s, y^/igfefe morirono non pochi, pure il Pa-
pa in tanta miseria e cordoglio, onde coi
cardinali si fece crescere la barba, vi fe-
ce due promozioni di cardinali, per ri trar-
ne delle somme ne'bisogni in cui trovava-
si : gli artiglieri pontifìcii si fecero onore
nella difesa, da sì preponderanti forze,
qualche volta divise per disputarsi con
uccisioni le prede , le quali passarono in
altre mani, avendo Dio presto punito col-
la morte molti di loro, nonché il tradito-
re viceré Launnoy, Moncada e Grange,
lo che rilevai nel voi. XLV, p. i io, ac-
cennando i ladronecci, le taglie, le contri-
buzioni d'ingenti somme imposte a titolo
di riscatto: fecero il resto i terrazzani di
casa Colonna, i quali malmenarono le ter*
ROM 19
re de'divoli al Papa. Notai nel voi. XLV,
p. 1 1 o, che Amico di Arsoli con alcuni pa-
trizi, e coi corsi ch'erano agli stipendi del
popolo romano, fecero man bassa sugir
spagnuoli e tedeschi, in un'irruzione, noa
perdonando a quelli ch'erano negli ospe-
dali, ed agli artisti stabiliti in Roma. Ma
ciò sarà avvenuto quando la città non a«
vea più il grosso dell'esercito, ovvero n'e-
ra parti to,perché altri soldati sopraggiun-
sero ad aumentarlo o rinfrancarlo delle
perdite fatte. Si vuole che in questo di-
sgraziato anno fosse senatore /^/^e//o Pla^
cidi de Lamotta nipote di Borbone, an-
che con titolo di governatore. Finalmente
Clemente VII si trovò costretto a capito-
lare il 5 giugno, dando per ostaggi i car-
dinali a lui più cari, come Orsini, Cesi ,'
Trivulzi , Cesarìni , e alcuni vescovi poi
mandati a Napoli , assoggettandosi con
c}uelle pecuniarie condizioni, che riportai
nel voi. X, p.i85, e con 1 3 cardinali po-
tè ottenere a'i3 agosto d'essere tradotto
in Vaticano per meglio evitare la peste
ch'erasi incrudelita, guardati dal capita-
no Ferdinando Alarcon o Alicornio e d<i
1000 spagnuoH con molta durezza. Pe-
rò de Lagna, commentatore d'Ortiz,De-
scrizione del viaggio d^ Adriano VI, nel
discolpare gli spagnuoli, fa altrettanto di
questo capìtano,ed anzi dice che cooperò
alla conservazione e liberazione del Papa,
cui usò tutto il rispetto, e con Ortiz asse-
risce, che gli salvò la vita che certamen-
te gli avrebbero tolta gli esaltati e barba*
ri luterani. Ma se è quello, come pare, che
nel i5i5 avea comandato l'eccidio di Ki-
patransone, le difese de'duesuoi conna-
zionali hanno poco peso. Vi furono pure
storici che scusarono Carlo V, che allora
trovavasi nella Spagna , avendo detto a
Gebmaitia e ai Milizia ch'egli o chiuse gli
occhi, o ignorò la spedizione di Borbone,
e ch'essendo 1' esercito composto di gen-
te raccoglitìccia, e pagato dai loro capi,
egli non poteva giovare alla liberazione
del Papa : sinceramente o simulatamen-
te, è certo che alla notizia della prigionia
\
i
30
ROM
di Clemente VII, e degli eooessì ooitimes-
Sì in Roma^ sospese le feste per la nasci-
la di Filippo 11 suo figlio, fece vestire la
corte a lutto e ordinare preghiere e prò*
cessióni per la liberazione del Papa. Che
questa dipendesse da lui risulta dalla mis*
sione che n'ebbe il suo confessore QuignO'
nes dal Papa, il quale poi lo creò cardi-
nale, e dalle minacce fette all'imperato-
re dai re di Francia e d'Inghilterra, che
riportai ad Avignone , come proposto al
Papa per rifugiarsi in questo suo domi-
nio. Ivi dissi ancora, che coi cardinali lo
si voleva portare nella fortezza di Gae-
ta, e che a furia di preghiere ottenne di-
lazione alle risposte che doveva mandare
Timperatore. Tuttnvolta non debbo ta-
cere che Carlo V scrisse una lettera di giu-
stificazione al senato romano. Mancando
a Clemente VII i mezzi per soddisfare al-
le convenute condizioni e non fidandosi
degl'imperiali, si fece riportare in Castel
s. Angelo, ov'ebbe luogo un'altra conven-
zione^ poiché Carlo V si contentò che ri-
tirandosi dalla lega restasse neutrale,e non
si opponesse alle sue imprese ; concedes-
se il prodotto della bolla della crociata, la
decima sui benefizi di Spagna, forti som-
me agli spagnuolie tedeschi,ostaggi,Ostia,
Civitavecchia e Civita Castellana per ga-
ranzia. Adempitosi tutto dal Papa, Gran-
ge e Moncada sempre tergiversavano ad
effettuare la liberazione di Clemente VII,
finché di suo ordine Benvenuto Cellini
che si era impegnato a difenderlo, disfe-
ce le gioie de' triregni pontificii, le cucì
nelle vesti del Papa e del Cavalierino suo
famigliare, quindi Clemente VII travesti-
to da mercante fuggì in Ome/o con Lui-
gi Gonzaga detto Rodomonte di Manto-
va e alcune milizie,ove restò 6 mesi. I con-
federati del Papa poco e troppo tardi o
nulla fecero. I veneti ne commisero la li-
berazione al duca d'Urbino^ che tempo-
reggiò per vendicarsi dello spoglio degli
stati ch'avea sofferto sotto Leone X; avan-
zò ad Orvieto e restò impassibile, mentre
poteva salvare Roma. Questo principe
ROM
sleale, in vece abusò delle foi*ze de' vene*
ziani, per espellere da Perugia Gentile
Baglioni che la teneva pel Papa, conse-
gnando la città a'figli di Giampaolo Ba-
glioni. La sua condotta sarà sempre ri-
provata, dovendo riconoscere dalla s. Se-
de la sua grandezza. Troppo tardi il re di
Francia spedì in Italia il valoroso Odet-
to di Foix visconte di Lautrec,che dopo
ripreso il Milanese, a' 1 7 febbraio iSaS
costrinse l'esercito imperiale alla parten-
za, in unione al cardinal Lorenzo Ca/n*
peggi bolognese,fatto legato di Roma ben-
ché il Papa fosse in Castel s. Angelo, ed
il quale con la sua prudenza e saviezza
erasi adoperato coi generali dell'esercito
invasore a moderare la sfrenatezza e li-
bidine de' soldatacci. Ci volle molto per
fere uscire da Roma l'esercito benché di-
minuito, essendo 1 5oo cavalli, 4ooo fan-
ti spagnuoli, 25oo italiani e abruzzesi, e
5ooo tedeschi, il resto avendoli uccisi la
peste e ì combattimenti fatti tra loro. I ca-
pitani dovettero faticare a farsi ubbidi-
re da quegl' indisciplinati, ed il popolo
romano die loro 20,000 scudi , onde se
ne andarono a J^apoli. Venuto a Roma
l'abbate di Farfa Orsini , mentre s' im-
barcavano molti spagnuoli e tedeschi coi
tesori rubati, glieli tolse e uccise. Saputo*
si dall'esercito, si vendicò con mandare a
fiamme e fuoco Rocca Priora e Valmon-
tone. Tutta volta l'Orsini gl'inseguì, mol-
ti ne uccise, e tolse loro il predato. Mor<
to dipoi La utrec di peste a Napoli, i ro-
mani per grato animo gli celebrarono so-
lenni funerali e molli sufli'agi. Descris-
sero la storia di questo saccheggio mol-
tissimi, esolo rammenterò: Jacopo Bona-
parte di s. Miniato , Ragguaglio storico
di tutto r occorso giorno per giorno nel
sacco di Roma deliS^jj Colonia 1756.
Alcuni pretesero che tale giudiziosa, im-
parziale e diligente storia fosse opera dìBe-
nedetto Varchi. Dialoghi due, V uno di
Mercurio eOironte^dove si racconta aud'
lo che accadde nella guerra dopo iliS^r,
Pàllrq di Lattanzio e d'un Arcidiacono,
ì
I
'
ROM
nel quale si trattano le cose as^venute in
Roma neliS^j ,Yenezìa. Cesare Grolerio,
Historia expugnatae, et direptae Urbis
Romaeper exercitum Caroli F imp, die 6
mail 1 52 7, C/cw. ^//Po/i/.,Parisiis 1 687.
Francesco o meglio Luigi Guicciardini^/
sacco diRotnay'Pari^ììSG^.IVarratio hi-
storica quo pacto Vrbs Romne die 6 maa
mensisj annoi S^'j ab exercitu Caroli ÌT
imp, duce Carolo Borbonio oppugnata,
capta ^direpta, vastataque *i7,Francofurli
1625. Roma a Gothis Alarico duce ca»
pta, et direpta anno ^10, et a Vandalis
capta duce Genserico rege anno 4^5^ et
a Caroli F^ exercitu contrafidem datam
duce Borbono capta , et misere direpta
anno iSij. Patrizio de Rossi fiorentino,
Memorie storiche de* principali avveni'
menti politici d* Italia seguiti durante il
pontificato di Clemente FU, Roma 1837.
Si può vedere anche Rinaldi, che di que-
ste turbolenze ne parla con dettaglio ne-
gli Annali ecclesiastici ^ negli anni 1527
e 1 528. Essendo il Papa passato a Viter-
bo, Enrico Vili gli domandò di fareD/*
vorzio colla regina Caterina, che prima
temporeggiato e poi negato, fu motivo di
sua apostasia e dei deplorabile scisma di
Inghilterra j come pure sotto questo in-
felice pontificato ebbero principio i Pro*
testanti. Clemente VII a'6 ottobrei528
rientrò in Roma, ed appena vide com'è-
rasi ridotta, non potè trattenere le lagn-
ine e pianse , sembrando quella anzi un
cadavere di città, che città. Nel medesi-
mo anno il Papa nominò di nuovo se-
natore il Tornaboni e prosegui ad esser-
lo per un decennio. A'i5 novembre fece
celebrare una solennissima processione da
s. Marco alla basilica Vaticana, pel ricu-
pero di molte s. reliquie, che diversi del
regno di Napoli con grosse somme di de-
naro poterono acquistare dai soldati che
le avevano rapite; altre le avevano na-
scoste i canonici della medesima. Essen-
dosi il Papa pericolosamente ammalato
nel 1529, a'26 maggio dichiarò legati dì
Roma acciò la governassero in suo no-
ROM 21
me, cioè Farnese che gli successe, Falle,
Spinola, Cesi, Avendo fatta pace con Car-
io V,si portò a Bologna per coronarlo; pri-
ma confermò legati di Roma i detti car-
dinali, stabilendo colla bolla Cum Caris'
simus^ de'6 ottobre, che morendo il Pa-
pa fuori di Roma, ivi soltanto si eleggesse
il successore, ovvero ne'Iuoghi che notai
nel voi. LIf, p.169. Lasciò Roma a'7 ot-
tobre, avendo descrittola splendidissima
duplice funzione della coronazione con la
Corona di ferro e colla Corona imperia^
/e, a'22 e 24 febbraio 1 53o,nei voi. XVI T,
p. 221 e altrove, con solennissima caval-
cata : a'g aprile ritornò a Roma, secondo
Ferlone, Fiaggi de' Papi, Neh 532 a' 18
novembre Clemente VII ripartì per ab-
boccarsi con Carlo V in Bologna, pernot-
tando in Castel Nuovo di Porto , e per
Civita Castellana e Rigna no proseguendo
il viaggio; a'21 marzo 1 533 rientrò in Ro-
ma. Nel i533 ne riparti a' 9 settembre
per Pisa^ e per mare a Marsiglia, onde
trattare con Francesco I re di Francia del-
la riduzione d'Enrico Vili alla vera reli-
gione, e dare in matrimonio a Enrico II
suo figlio la nipoteCaterina; avendo prima
in concistoro dichiarato legato di Roma
il cardinal Antonio del Monte, ed a'3o a-
gosto spedito la bolla Licei varìae, con-
fermatoria della precedente sulla elezione
del Papa in Roma, in caso di sua morte.
Ritornato a Roma Clemente VII a'io di-
cembre, vi rese il suo spirito a'25 settem-
bre 1 534. '
Paolo 77/ dopo essere stato due volte
legato di Roma, nell' assenza del prede-
cessore, ne occupò la sede agli 1 1 ottobre
con sommo giubilo de''romani,perchèdo-
pò Martino V non avevano più venerato
altro concittadino per sovrano e padre,
avendo indicato nella biografia le loro e-
sultanti dimostrazioni. Insorta guerra coi
Colonnesi,fece occuparne gli stati e diroc-
care la fortezza di Paliano, Paolo III a'3
settembre i535 partì per Perugia, per*
nottando in Castel Nuovo di Porto; ritor-
nò in Roma agli 8 ottobre, dopoaverdor-
22 KOM
mito alla Storta, inconlrato clal senatore
e conservatori di Roma e dalla curia. Pro-
mulgò la celebrazione del gran concilio
di Trento, ed accolse in Roma a'5 aprile
j 536CarÌoV conlngresso solenne che de*
scrissi a quell'articolo, con archi trion&li,
passando pure sotto quelli-di Costantino,
diXitoe diSettimio Severo;noe?utoaPor-
ta s. Sebastiano da tutti i baroni e cittadini
romani, dai conservatori e senatore con-
te Cesare de Nobili lucchese fatto nel pre-
cedente anno dal Papa, con magnifici abi-
ti: icsTalieried i conservatori sostennero
leasjte dei baldacchino di broccato e ince-
derono alla staffa dell'imperatore. Di sua
dimora si ponno vedere i voI.XII,p. 187,
L,p.3o2,LI,p.4ei24}Ove dissi chenell'a-
scendere sulla cupola del Pantheon, un
i*omauo voleva gettarlo dall'apertura per
«YendicareRoma del sacco sofferto.Qui ag-
gi ungerò,che A maseo sentendo che Carlo
V passava sotto le sue finestre, subito le
fece chiudere e non volle affatto vederlo.
Nel 1537 Paolo III elesse senatore il conte
Francesco de Gualdis di Rimini,elofu
pure nel 1 538. In questo Paolo IH dopo
avere creato legato di Roma il cardinal
Vincenzo Caraffa, a'23 marzo partì per
Lucca^ per Piacenza e per Nizza, per-
nottando a Monte Rosi o nFormello da-
gli Orsini, ambedue i luoghi trovandosi
nominati nel Diario di Martinelli, presso
Gattico, Ada caeremonialia. Ritornò a
Roma a'24 luglio, e fu incontrato al mo-
do descritto nel voi. XXXV, p. 1 80, do-
po aver trattato con Carlo V e Francesco
1. £* gloria di Paolo HI l'avere nel i539
approvati i Gesuiti e il mirabile libro de-
gli Esercizi spirituali. In detto anno de-
putò senatore Antonio Bemeri di Par-
ma, e fu prorogato a tutto aprile i54^*
Nel i54i Paolo II f partì a'27 agosto per
Lucca perpacificare Carlo V conFrancia,
dichiarando legato di Roma il cardinal
Ridolfo Pio di Carpi: altri dicono che lo
fu quando il Papa andò a Nizza, ma dal
Gattico si ha la destinazione del summen-
tovato; anzi lo fu ancora quando il Papa
ROM
nel 1 543 andò a Busscto nella diocesi di
Borgo s, Donnino,fev rimuovereCarlo V
dalla guerra, indi passò a Bologna. Suc-
cessivamente destinò senatori nel 1543
Francescode Gualdis dì Rimini, stato al-
tra volta; nel 1 544 ^' conte Nicolò Tolesa»
no di Colle, prorogato sino al 1 546, in cui
agli 1 1 maggio gli successe Francesco Bel*
lincino diModena, insigne giureconsulto:
4 cardinali concittadini gli avevano pro-
curato tale onore, perchè il cardinale Mo-
roni neavea ottenuto la cittadinanza, pe-
rito ancora nelle lingue e nella lettera-
tura, continuando nell'officio sino alla
sedè vacante. Morì il magnanimo Papa
a' 1 o novembre 1 549» dopo aver prose-
guito la basilica Vaticana,ed eretto la con-
tigua magnifica cappella Paolina e la sa-
la veramente regia; edificato il Palazzo
apostolico di Aracoeli propinquo al Cam-
pidoglio, che decorò e abbellì con disegno
di Michelangelo, il quale vi edificò il pa-
lazzo senatorio sopra quello fabbricato
da Bonifacio IX d'ordine de' conservatori
del popolo romano, ed anche suoi sono
i disegni de'due palazzi de'medesimi con-
servatori; di pili nella stessa piazza col-
locò il prezioso monumento della bella
statua equestre di Marco Aurelio; ridusse
in miglior forma il fabbricato di Roma,
per quanto dissi alla biografia e alle al-
tre sue opere, e che meritò una statua ia
Campidoglio. Fu pianto da tutto il cri-
stianesimo. Nella sede vacante subentra-
rono nell'esercizio del senatorato, giusta
gli statuti, i conservatori Angelo Massimi,
Giacomo Crescenzie Tiberio Naro.Mo-
vendosii Colonnesi per la ricupera de'feu-
di, loro tolti per ribellione, ed essendovi
gran timore in Roma di tumulti, il s. col-
legio affidò la custodia della città al pre-
fetto Orazio Farnese con 4000 soldati e
4 tribuni, cioè TorquatoConti, Giulio Or-
sini, Nestore Bagiioni e Papirio Capizuc-
chi: la guardia del Vaticano fu data a Ni*
colò Orsini con 5oò militi oltre gli svizzeri.
A'7 febbraio i55o fu eìeiio Giulio III,
e nello stesso giorno levò la gabella del
ROM
macinato e altra sui coutrattì,usando ma-
gnifica Jiberalilà col popolo romano. Non
valutando la destinazione di Pietro Bisto
ili senatore, fatta con aspettativa dal pre-
decessore, nominò in vece il conte Taru'
gio de Tarugidì Monte Pulciano marito
di sua nipote, e lo confermò ne'due se*
guenti anni. Celebrò il i o.° Anno santo
promulgato da Paolo III, ed in esso in*
cominciò il benemerito istituto del soda-
lizio e Ospizio della ss. Trinità de* pelle»
grilli^ miracolo di cristiana ospitalità. Il
Papa vi curò l'abbondanza, e nel seguen-
te anno per la gran carestia che patì Ro-
ma, obbligò ì proprietari del grano di ven*
derlo a prezzo determinato. Nel 1 553 creò
senatore il conte Bernardino de Medicis^
che prosegaiì neiruffizio sino al 1 55'/ y ed
al cui tempo dice Vitale che si effettuò
l'erezione o progredì Tedi G zio del palazzo
senatorio, ed il nuovo de'conser va tori, ma
questo per poche opere. Sembra che do-
po Nicolò V non si fosse pensato più di
continuare, o almeno riparare e abbelli-
re il palazzo de' conservatori di Roma ,
per cui questi risolvettero di rifabbricar-
lo in modo piti convenevole al nome ro-
mano ed alla dignità di loro rappresen-
tanza, il che si apprende dal bando dei
Ì7. novembre i555, in cui si vieta alle
cortigiane di andare in cocchio, di por-
tare vestimenta virili e abito alla roma-
na, in pena diioo scudi d'oro effettivo,
de'quali 3 partisi applicheranno al palaz-
zo e fabbrica de'magnifici conservatori, e
la 4*^ agli esecutori. In tale annoi 553 a-
vendo Carlo V spedito in Toscana 2o,ooo
uomini per rìcuperare Siena, i quali dove-
-vano passare pe' confini dello stato eccle-
siastico, per precauzione Giulio III li guar-
nì con 8,000 soldati, recandosi in princi-
pio di gennaio a Viterbo per tentare la
pace tra gl'imperiali ed 1 francesi cheguer-
reggia vano in Toscana, indi soccorse i se-
nesi. Fabbricò lasuburbaua f^illa di Fa»
pa Giulio, donde poi partirono le caval-
cate ed ì treni de' cardinali e ambascia-
tori per gV Ingressi solenni in Roma^ e fé-
ROM !ì3
ce altre opere nella basilica e palazzo Va-
ticano. Cessò di vivere a'23 marzo i555,
e dopo i6 giorni gli successe il virtuoso
Marcello II ^ che sotto Clemente VII a-
vea restituita la tranquillità a Roma e al
Papa, dimostrando falsa la voce sparsa
che dovea seguire un diluvio universale.
Dal contemporaneo Àtanagi, Lettere dei
principi p. 69 si rileva, che nel medesi-
mo giorno della morte del predecessore
Giulio 111 M dalli cardinali fu fatta con-
gregazione sopra le cose, et governo del-
la città, della quale Ascanio della Cor-
nia (nipote di Giulio III e fratello del car-
dinal Fulvio) fu eletto Consule, benché
questi baroni romani contendessero, di-
cendo esser officio loro ha ver cura del-
la città ; poi hebbero patienza. " Nella
storia de* Conclavi de* Pontefici Roma»
ni, si dicono le stesse cose, ma il perugi-
no della Corgna venne qualificato eletto
dai cardinali per Custode di Roma in se-
de vacante. Amante Marcello II della
giustizia, negò all' ambasciatore di Spa-
gna la grazia della vita ad un cavalie-
re romano reo d' omicidio. Voleva to-
gliere la Musica dalle funzioni ecclesia*.
stiche, fu nemico implacabile del lusso;
visse 22 giorni nel pontificato. A'a 3 mag-
gio i555 d'anni 79 degnamente fu sol-
levalo alla cattedra di s. Pietro, Paolo
//^Caraffii: narra il diarista Cola Colei -
ne, che in Roma furono fatte feste per
la sua esaltazione, ed in Campidoglio si
fecero molti fuochi e si spararono molti
colpi d'artiglieria. Nel possesso i caporio-
ni l'accompagnarono col popolo ben ar-
mato, e lo portarono in sedia sino all'al-
tare maggiore Lat^ranense, dopo disceso
dalla Lettiga: nel ritorno Papi rio Capi -
zucchi comaudante una compagnia di sol-
dati, prese contesa co'caporioni cheavea-
no per alfieri cavalieri romani, e restò fe-
rito in una coscia. Al popolo si gittò gran
copia di denaro. 11 Papa considerando che
la vita austera sino allora tenuta,avea in-
timorito i romani, per dileguare tale opi -
uione si mostrò con essi munificentissi-
24 ItOM
mo; li colmb di benefizi, conferoib loro
i privilegi, ampliò la giurisdizione del se-
nato romano,fece molte grazie e donò loro
Tivoli; per cui fu tenuto la delizia di Ro-
ma, e I20 cavalieri romani spontanea-
mente formarono una compagnia, per
fìirgli la guardia della persona a vicenda
ogni ora, simile a quella eh ebbe l'impe-
ratore Galba, delti cavalieri Fedeli o del*
la Co/om&^. Prese di verse prò vvidenze su-
gli Ebrei, volle che portassero il segno
di distinzione prescritto da Innocenzo li I,
ed in Roma li racchiuse in un luogo de-
terminato detto Ghetto, rivocando molti
de'prìvilegi che godevano. A Milizia, a
Gariffa e articoli relativi, parlai della
guerra della Campagna, di< Filippo li re
di Spagna contro P^o/o/^ (il quale dal*
l'aTvocato Silvestro Aldobrandini cele-
bre giureconsulto, lo fece citare nel se*
nato romano, per violato giuramento da
lui fatto neir infeudazione de' regni di
Napoli e Sicilia, dominii temporali del-
la santa Sede), che nel i556 incomin*
ciata,ne desolò col ferro e col fuoco i din-
torni, e fece stare Roma in gravi appren-
sioni, siccome minacciata dal duca d'Al-
ba viceré di Napoli e da Marc' Antonio
Colonna; poiché i Colonnesi seguivano
gli spagnuoli, Francia aiutò il Papa con
1 0,000 soldati comandati dal duca di
Guisa, aspirando il re Enrico II al regno
di Napoli pel suo secondogenito, cui sem-
bra agognassero pure i potenti Caraflfa
nipoti del Papa. I feudi de' Colonnesi fu-
rono invasi, come Paliano^ Genazzano e
altri, ed in parte dati ai Caraffa: la pace
ebbe luogo nel iS5j in Cai^e presso /Vi«
Ustrinà; quindi il Papa trattò splendida-
mente il viceré, lo fece sedere in cappella
pressoi cardinali,e con questi lo tennealla
sua mensa, inviando alla moglie la Rosa
d^oro benedetta. In quest'anno Paolo IV
con breve de'28 settembre fece senatore
Francesco Anioni o Scevola o Scelli spole -
lino, che sebbene di 35 anni,per le sue vir-
ttn e letteratura fu applaudito da'romani,
onde durò nella .dignità sino al febbraio
ROM
i56o. Inoltre nel iSSj istituì la Congre»
gazìone del terrore degli uffizialiMiRo*
m/ijchedovea dare udienza pubblica per
qualunque reclamo.Ripristinò la festa del-
la Cattedra di s. Pietro in Roma, istituì
la canea del cardinal Vicario di Roma,
confermò la Congregazione del s. Offizio,
ne aumentò 1' autorità e le assegnò car-
ceri, illuminato della prepotente condot*
ta de'suoi Parenti e nipoti, gli esiliò da
Roma; per cui, come pe' benefizi ricevu-
ti, per averla salvata due volte dàlia ca-
restia,eper le altre sue magnanime e vir-
tuose azioni, il senato e popolo romano
gli eresse una statua in Campidoglio. Vi-
cino a morire, ricordandosi Paolo I Velie
in simile circostansa Vespasiano volle ve-
stirsi, lo richiese, dicendo cb# onn con-
veniva al principe morire inietto, incui
spirò a' 18 agosto iSSci, I nemici dall'ot-
timo Paolo iV fomentarono la plebaglia,
malcontenta per le carceri dell' inquisi-
zione, che sollevata corse a bruciarle, li-
berando i detenuti,ed unit^ agli ebrei in*
dispettiti dalle sue disposizioni, abbattu-»
te le sue armi, empiamente strascinarono
per la città e fecero a pezzi 4a statua che
gli avea decretato il senato e popolo ro-
mano, e ne gittarono la testa nel Tevere.
A' 26 dicembre fu eletto Pio IV y e nel-
la funzione di sua coronazione ebbe prin-
cipio la gran controversia tra gli amba-
sciatorì i*egi ^à'^SenatorediRomay poi*
che stando il Papa nella cappella di s. An-
drea al soglio, l'ambasciatore di Spagna
pretese precedere il senatore, ma Pio IV
decise che al solo ambasciatore imperiale
dovesse cedere il luogo. Per cui il mae-
stro delle ceremonie assegnò la destra del
Papa all'ambasciatore dell'imperatore, e
dopo di lui al senatore. Gli ambasciatori
di Spagna e. di Portogallo, ricusando di
stare appresso il senatore, per allora fu-
rono collocati alla sinistra del Papa. Scris-
se il Fenzonio, nelle Ànnotazioniallo Sta»
tutodì Roma, che quantunque il senato-
re ne'tempi addietro avesse avuto luogo
nella cappella pontificia dopo l'ambascia-
)
ROM
• tore imperlale fino a Sisto V, nondimeno
• dopo oiiiò crinlervenirvi, proseguendo i
• Cursori pontificii ad i n ti m a rgl i 1 e ca p pel •
° le. Aggiunge, che però nelle altre funzio-
■ ni abstnle Pontificete presenti i cardina-
^ li, ha li primo luogo dopo di essi, prima
^ degli arcivescovi, vescovi e altri prelati,
specialmente per V Incensazione e la Pa»
ce della Alessa. Nelle processioni del Cor-
pus Domini e delia Canonizzazione, il
senatore porta la i/ asta del baldacchi-
no. Ma quanto riguarda l'intervento del
senatoreeconservalorialle Cappelle pon-
tificie, a quest'articolo lo trattai, non
che a Senato bomano; mentre peglì of-
fìzi del senatore nelle medesime e assi-
stenza al trono, si può anche vedere àm-
DAsciAToaett #■ Principi assistenti al so-
glio PONTK'icio. 11 Papa ad istanza del car-
dinal £arto Caraffa nipote dell' illustre
predecessQi'e, perdonò i «prove voli ol-
i- traggt fòtti alla memoria di essodai ro«
1 mani, é ad espiare tanta iniquità, obbligò
il senato ad aséstere ogni anno a' 1 7 gen-
naio in forma pubblica alla messa can-
tera (dipoi fu dispensato, con questo, che
in quel giorno dovesse fare nella Chiesa
lìi s. Maria sopra Minerva^ ove fu sepol-
to Paolo IV, l'oblazione d'un calice d'ar-
gento con torcie.di cera) nella chiesa di
s. Eustachio (sempre riguardatasi, dopo
lo chiesa di s. Maria d' Araceli, pel suo
titolare romano, di particolare divozio-
ne del senato romano), ed a reintegra-
re i danni fatti all'inquisizione. Avendo
Pompeo Colonna ucciso la suocera, Pio
IV gli negò grazia. Nel medesimo anno
nominò senatorecon breve de'22 febbra-
io, il conte Filippo Rainoldo milanese,
ad nostrum et Sedis aposto licaebenepla-
cituniy che prestò il giuramento nelle ma*
ni del Papa il 2 marzo, e continuò sino al
1 566. Neh 56o Pio IV incominciò quelle
severe processore contro i nipoti e mini-
stri di Paolo IV, che per essere stato in.-
gannato dai loro nemici, oscurarono il
suo glorioso nome. Tutto dissi a Cab affa
famiglia ed articoli che vi hanno rela<
ROM 25
V
zione: il cardinal Carlo Caraflb fu stran-
golato in Castel s. Angelo; decapitati il
fratello Giovanni^ il cognato di questi e
altro per uccisione della moglie; il cardi-
nal Alfonso Carafira,dichiaratoinnocente|
colla multa di 100,000 scudi. 11 Papa rein-
tegrò i Colonna de'feudi loro tolti, e eoa
essi s'imparentò. Nel i56i a'22 settem-
bre pubblicò la bolla Prudentis Patrìsfa»
milias jin cui dichiarò, che se Roma fosse'
sottoposta airinterdetto,relezionedel Pa-
pa si facesse in Orvieto o in Perugia, che
se fossero allacciate da censure, la mag-
gioranza de'cardinali ne stabilisse il luo-
go. Pio IV ebbe il vanto di terminare e
approvarci! concilio di Trento; ed esortò
i cardinnli a non usare le Carrozze da
poco introdotte in Roma, ma di prose-
guire a incedere perla città a Cavallo (se
incontravano qualchedelinquentechean-
dava all'estremo supplizio, potevano li-
berarlo). Come Pio 1 Vsontuosa mente ab •
belli Roma di edifizi, lo dichiarai nella
biografia, e lo si vede ancora dai suoi su-
perstiti stemmi Medicei, Per tante opei*e
avendo dovuto aggravare Roma e lo stato
di gabelle, ne derivarono satire, prigio-
nie, tumulti, fermento, una congiura con-
tro la vita del Papa, che indicai nella stes-
sa biografia. Nel voi. XLIX, p. 3o le seg.
raccontai, che fra le tante opere mirabili
che derivarono dalla compagnia di Gesù,
sino da'primordii di sua istituzione, ren-
dendosi eminentemente benemerita an-
che di Roma, vi fu quella per la classe piti
desolante e infelice dell'umanità, cioè in
favore e cura de' Pazzi (F.) , pei quali
mancava Roma d'uno stabilimento, che
perciò ebbe il suo principio sotto Pio IV,
ed ebbe origine la chiesa detta volgarmen-
te la Madonna dellaPietà in PiazzaColon-
na,di gran divozione pe' romani, ondepar-
lai pui*e di essa. Riformò diversi tribunali
di Roma, stabili la Professione di fède, e
moria' i odicembrei 565,assistito da s.Fi-
lippoNeri l'apostolo di Roma, e dal pro-
prio nipote cardinale s. Carlo Borromeo.
Passati 28 giorni s. Pio V ne occupò il
26 ROM
luogo, e De'prìmi giorni del suo pontifi-
calo esercitarono il senatorato i conser-
vatori Leonardo Tasca ^M alleo Feralli,
Eninndo de Torres^ quindi nello stesso
1 566 fu senatore il conte Biagio DuseUi
di Tortona e durò sino nll'elezione del
successore di s. Pio V. Questo gran Pa-
pa avendo conosciuto che i romani era-
no poco soddisfatti di sua esaltazione, di«
chiaro che forse in morte Tavrchhero
piantOiCome a vvenne.Riconoscentee am-
miratore della memoria di Paolo IV, a
«pese del popolo romano gli fece erigere
nella detta chiesa ove giace un magnifico
deposito, conisplendida iscrizione, stabi-
lendo egli rendite per l'annua cappella
cardinalizia di solenni esequie^ che anco-
ra si celebrano, come riportai nel voi. I X,
p. 127. Indi s. Pio V col s. collegiofece
rivedere attentamente i processi contro
i Caraffa^ e ne risultò Tingiustizia delle
senteuzecapitali contro il cardinale e fra-
tello, perciò fu troncato il capo all'iniquo
Pallantieri, allora Governatore di Roma^
ripristinati gli eredi ue'beni, creato car-
dinale Antonio di tal perseguitata fami-
glia; ed inoltreilPapa colmò di grazie edi
rendite! famigliari e minisiri del medesi-
mo Paolo lV,pel qua le a vea no patito per-
secuzioni e gravi pregiudizi. Per aiutare il
re diFrancìa nelleguerre contro gli eretici
Ugonotti^ pose diverse imposizioni, ed il
senato romano contribuì 100,000 scudi,
riportandosi vittorie, le cui bandiere fu-
rono oppese nella basilica Lateranense.
Emanò la celebre bolla Admonet^ colla
quale proibì le alienazioni e infeudazioni
de'dominii della romana chiesa, da giu-
rarsi da tutti i Papi e cardinali, nel mo-
do descritto nel voi. LV, p. 281 6282.
Emanò altre bolle contro i sicari e ban-
diti, e contro quelli che li ricettavano, e
severamente proibì il portare armi offen-
sive. Egualmente condannò le satire, le
pasquinate, gli scritti anonimi. Promosse
grandemente l'agricoltura e l'arte della
lana. Stabifi la prammatica sulle doti e
corredo delle spose romane, reprimendo
ROM
il Lusso. Colla bolla Dignum^ de'9 set-
tembre 1 566, confermò il privilegio con-
cesso da Paolo III ai conservatori di Ro-
ma, di mettere in libertà e far cìUadioi
romani gli schiavi turchi converti li alla &-
de,quando loro glielo domandassero. Vie-
tò gli spettacoli delle giostre de'tori ealtre
bestie fet*oci. Corresse e regolò il Brevia-
rio romano^ ed il Messale romano y mi-
gliorato poi dai successori. Dichiarò gran-
duca di Toscana Cosimo I, e lo coroDÒ so-
leimementein Roma colla Coro/ui ducale^
a'5 niai^zo 1570. Per la triplice alleanza
da lui formala contro i turchi, dichiarò
Marc' Antonio Colonna comandante la
yi/^zr/n/z pontificia, e per la strepitosa bat-
taglia navale di Lepanto, accordò al Co-
lonna gli onori del trionfo i#Iloma, che
ebbe luogo a'4 dicembre 1 Sf i^con quella
pompa che descrissi ne'vol.XXXV,p. 180,
XLV, p.i 12, LUI, p. 81 ed altrove, eoo
l'intervento del senatore, conservatorie
caporioni. Con un editto il Papa proi-
bì rigorosamente, che i roglani i quaK a-
vessera casa d'abitai*e, potessero andare
alle pubblicheosterie per mangiare e be-
re, quindi per giuncare e per fomento di
risse e di vizi ; dicendo che le osterie e-
rano state istituite solo per benefizio e
comodo dei forastierì, privi di domici-
lio : ma questa disposizione ebbe cor-
ta durata. Nelle provvidenze che prese
contro le Meretrici, a fendo il senato ro-
mano fatto qualche rimarco, il Papa gli
rispose colle parole riportate nella bio-
grafia; nella quale eziandio narrai quali
abbellimenti fece a Roma. À Museo Ca-
piTOLiiro dissi delle statue donate da s. Pio
V, per coi il senato faquell'oblaxioneche
notai a Chiesa di s. Maria sopra Muter-
vA,a'i7 gennaio, assistendo alla solenne
messa, ed ivi pure parlai dell'offerta del
medesimo nel dì della festa di s. PioV,
come benemerito di Roma e della Chiesa
universale, che volò in paradiso a'5 mag*
gio 1572.
Ài 1 3 fu eletto Gregorio XIII, già col-
laterale del tribunale senatorio, il quale
>
I
R O M
ik'iT. creò senatore ptr un anno Latlan-
zio de Lailanzi crOi-vielo, che dopo la
morte della moglie, nipote dì Giulio 111,
si fece ecclesiastico; il Papa lo mando pre*
sidente in Romagna , poi vescovo di Pi*
stoia: nel i SyS gli successe Galeazzo Pog»
gìo bolognese. 11 Papa pose freno ai ba-
roni dello stato e air abuso delle franchi-
gie. Indi nel iSj^ rifece senatore BtisetU
che continuòsinoai primi mesi del iSy*/,
GregorìoXllInel iSyScelebròTi i.^^/i-
no santo e riuscì decoroso. Nel 1577 fece
senatore nuovamente il concitladìnoPog*
gio, e proseguì sino ai primi del 1 58o. In
questo essendo' morto il senatore, per 26
giorni supplirono i conservatori <SVe/à/iO
Crescerai, Cesare Coronati^ Tiberio A'
stalli j indi fii senatore il conte Giulio Ce»
sare Segni bolognese, che a' a 3 maggio
prestò loro il solito giuramento, e poi an-
che al Papa nel ricevere lo scettro d'a-
vorio : sotto di lui Gregorio XIII colla
bolla Urbem Romani, confermò i nuovi
statuti di Roma; continuò nellacarica fi-
no almeno al settembre i583, e fu fatto
vescovo di Rieti. 11 Papa riformò il Cu»
IcndariOf onde da lui ne prese il nome,
e corresse il Martirologio romano , poi
ampliato dai Papi successori. Per la ca-
restia di grano del 1582, prodotta dalia
sterilità della Campagna romana, ne fece
venire prontamente da altrove. Nel 1 583
esercitarono per 12 giorni il senatorato
i conservatori Gio, Pietro DracOy Ciriaco
Matteiy Gio. Battista Alberi, Nel 1 584
con bre vedeIG settembi'e fu senatore Or^«
zio de Benedetti di Cagli, che nel dì se-
guente prestò il giuramento nelle mani
del cardinal camerlengo, ed il 9 a'conser-
\atori, e continuò nel 1 585; persua mor-
te esercì taronoTofiizio i couservatori Do»
menico Jacobacide Fanceschis, Ortensio
Gelsi j Giulio Panfili. 11 glorioso ponti-
ficato di Gregorio Xlll terminò a' i ca-
prile; grande e magnifico, adornò Roma
con isplendidi e solidi edifizi,e ne accreb-
be assai gli abbellimenti, secondo il rac-
Gonio che ne feci alla biografia e analo-
ROM 27
ghi articoli, meritando la statua che gli
eresse in Campidoglio il senato e popolo
romano, e Io piansero. Già il senato ro-
mano con pompa avea ascritto alla citta-
dinanza e nobiltà romana Giacomo Bon-
compagno suo figlio con tutta la discen-
denza ; questo figlio Tavea avuto prima
d'essere ecclesiastico da donna non ma-
ritatale poi da lui legittimato. Sotto Gre-
gorio XIII e nel pontificato del succes-
sore, la riedificazione del palazzo de'con*
servatoridiRoma fu veramente matura-
ta edeterminata: oltre i conservatori prò
tempore, iiirono deputati 3 patrizi roma-
ni, Bocca pad u li, Cresce» zi e Castellani, i
quali fin dal 1576 ne allogarono la fac-
ciata esterna a Meo Bassi fiorentino, se-
condo i travertini determinati da Jacopo
della Porta. Neil 58 1 il francese, domi-
ciliato in Roma,Fiaminio Beltrame, com-
pì il soffitto della gran sala, e le diverse
opere d'intaglio. Inoltre i conservatori e
deputati airabbellimento del Campido-
glio fecero restaurare i cavalli e le statue
colossali che ne adornano la piazza e la
balaustra. Nel 1590 furono trasportati
in Campidoglio i così delti Trofei di Ma-
rio (perchè i critici li chiamano suppo-
sti ), che negletti stavano presso 1' arco
di s. Vito, e si collocarono sulla balau-
stra. Gregorio XIII co'poveri fu miseri-
cordioso, co' disgraziati pronto nel soc-
corso, e co'letterati sì attento nel prov-
vederli, che ben 47 ne provvide e pro-
mosse, a molli assegnando i o scudi d'oro
il mese, e la parte di pane e vino dal Pa»
lazzo apostolico, A Birbo parlai de'mal-
tiventi e fuorusciti, che inondavano ìm
stato pontificio, e del tumulto accaduto
in cui perirono 3 nobili romani che vo-
levano liberarne upo. Degnamente dopo
1 3 giorni gli successe il celeberrimo ìS'/j/o
/^, che sebbene in tutto splendido, non
volle che s'imbandisse il convito della co -
Fonazione, per la penuria di viveri di cui
allora difettava Roma, dichiarando non
volerdar motivo a rinnovar le satire fatte
sotto Augusto^ che mentre in Roma a un
a8 ROM
tempo morivano di fame i poveri, egU
banchettava lautamente i nobili romani.
A'4 giugno elesse senatore Giovanni Pe*
licanodì Maceratale lo fu pure nel 1 586,
il quale ridusse in miglior forma le car-
ceri di Campidoglio; lodato per dottrina
e altre virtù. Recandosi al trono ponti-
fìcio per assistervi, dopo l'ambasciatore
imperiale, venendogli contrastato il luo*
go dagli altri ambasciatori, si astenne poi
évll'intervenirvi; ed in suo luogo vi ac-
cedettero i conservatori di Roma. Trovò
Sisto V ritalia, lo stato e Roma afflitti
da omicidii e pieni di malfattori, incen-
diarii e sicarii. Con animo imperturbabile
8Ì applicò ad estirparli, e maravigliosa-
malte vi riuscì, bastando il solo suo no-
me per far tremare i malvagi. Però il suo
rigore fu temperato colla giustizia e colla
equità, imperocché mentre faceva moz-
zare il capo a Pepoli, ne creò cardinale
il degno fratello. Non perdonando a nes-
suno, avendo Ranuccio figlio del duca di
Parma indossate armi proibite, lo con-
dannò a morte: con quale ingegnoso mo-
do fu liberato, lo notai nel voi. XV, p. 20 r .
Procurò l'abbondanza, e pereliminare gli
oziosi beneficò Farte della lana e quella
delta seta, facendole rifiorire. Le prodi-
giose e numerose magnifiche opere, colle
quali rapidamente aumentò le grandezze
di Roma, alla biografia le accenno, e a'Iuo-
ghi loro le descrissi. Ordinò a tutti i ve-
scovi che osservassero onninamente l'uso
antico, di venire in Roma alla vìsita dei
MgcìLiniina ^po^to/omm. Rinnovò la ce-
lebrazione di tutte le Cappelle pontificie;
alimentò il numero delle Congregazioni
cardinalizie jdìè migliòri norme alle pree-
sistenti, per la spedizione pili pronta delle
cause agitate in Roma per tutti i fedeli
del mondo: rigorosamente pniiAa Besiem»
miaj riformò il Carnevale di Roma dalle
insoffi'ibili introdotte licenze, facendo al-
zar forche, e travi per dar la corda alle
braccia. A'xiii Rioni di Roma, aggiunse il
xiv di Borgo. Ampliò i Luoghi diMontied i
F^acabilifCoìlequalì industrie eseguì l'im-
ROM
mense sue opere, e ripose un tesoro in Ca-
steli. Angelo, Nel 1587 recandoci in Ro-
ma il gran maestro dell'ordine Geroso/i-
mitano, il Papa gli fece fdre solenne In*
gressoj creando senatore a' 1 6 maggio Oo-
menico Biondi di Montalto suo concitta-
dino, il quale fu ricevuto con molte di-
most l'azioni di allegrezza dal popolo ro-
mano, di cavalcate, di archi trionfali e
altro, durando nella carica sino al i5gi,
e riella sede vacante fu deputato dal con-
siglio pubblico de'27 settembre 1590,8
giudicare in tale tempo le cause crimi-
nali. Già notai a Lusso, che Sisto V rin-
novò le prescrizioni de'predecessori per
modera t'lo,onde im pedire l'i mpo veri meo*
todelle famiglie ealtre funeste conseguen-
ze delta sua immoralità e riprovevole ec-
cesso. Qui aggiungei*ò, che il Papa chia-
mò perciò i conservatori e magistrato di
Roma,notificandoloro le sue deliberazio-
ni, inerenti ancora a quanto aveano de-
cretato gFistessi imperatori romani nei
tempi della romana magnificenza, voler
quindi pubblicare una prammatica, e bra-
mare perciò opportune informazioni. Si
radunarono pertanto i conservatori Gian»
domenica Nino, Livio Attracini, e /Ifer-
curio Aniadei, col priorede'caporioni Pie*
troBenzonio,ed i cittadini scelti dai rio-
ni di Roma, Marcello Negro, Sebastiano
Yaro,Girolamo Altieri, Mario Mattei, An-
drea Vellio, Stefano Paparoni, Girolamo
Pico. Questi composero e sottoscrissero
varie leggi, accomoda te discretamente alla
condizione e costume di ciascun ordine,
le quali, rivedute dai cardinali Santorio,
Aldobrandini e Salviati deputati dal Pa-
pa, furono da esso approvate colla bolla
Cuniinunaquaque^de* i3dicemhve 1 586,
Bull, Ront, t. 4^ par. 4» p* 286; con or-
dine al prelato governatore di Roma, ai
senatori e conservatori chediligentemen-
te invigilassero alla, stretta osservanza e
conservazione di questa saggia e utilissi-
ma prammatica. Con questa si provvide
alla riforma dell'abusivo vestire, al quan-
titativo delle doti, che si prescrisse fino
1^
ROM
a soli 5,5oo scudi comeavea fissato s. Pio
y, al modo de'conviti, alle carrozze, ai
funerali, al lutto, e ad altre spese, da os-
servarsi dai romani d'ogni condizione.
Quanto a ciò che riguarda il Lullo ^m quel-
Farticolo riunii molte nozioni ed erudizie-
ni, principalmente per quello de'romani|
per rilevare eziandio gli abusi introdotti,
massime in far la scimmia alle moderne
oltramontane e non sempre ragionevoli
costumanze, regolate poi ordinariamente
dal proprio comodo, dal proprio arbitrio
e capriccio. Mi dedicai anche per sì im-
portanteargomento,conistudio e pazienti
ricerche, perchè come di tanti altri argo-
menti, di cui pure ho dovuto trattare e
sempre con amore, si manca d'ogni fonte
e regola scritta da consultarsi per un'uni-
forme norma conveniente,essendo varian-
ti le tradizioni (come si degnò scrivermi
S. £. il principe Orsini quando era sena-
tore di Roma, aliorchèa vendo conosciuto
l'articolo che io avea compilato sul Lui*
tOj graziosamente m'invitoa vieppiù ren-
derlo utile, per quel zelo che sempre eb-
be per la cosa pubblica, laonde procurai
ridurlo tale, per quanto ponno le mie de-
boli forze). Sisto Y giustamente volle che
si rispettassero gli ebrei : proibì di fai*o
scavi senza licenza sotto terra in luogo ve-
runo, non solo dentro Roma, ma fuori
ancora ne'Iuoghi murati, per mettere ri*
paro alle rovine che cagiona vano di molli
edifjzi e delle sti*ade,Ia cui nettezza curò
assai, pel decoro della città e per conser-
vare l'aria salubre. Ad Annona raccontai
come Sisto V minacciò i conservatori (in
occasione ch'era nsi da luì portati ad au-
gurare il buon capo d'anno) di toglie-
re quanto loro restava su di essa e sulla
grascia, se non provvedevano all'abbon-
danza de'viveri, e per vegliarvi istituì la
Congregazione delì abbondanza ^ per la
quale molto fece pel disecca mento delle
Paludi Ponline, anche per migliorare l'a-
ria dellaCampagna romana.Oltre le gran-
diose opere che ci lasciò, fra quelle che
non potè efliettuare pel suo bréTe e me-
ROM 29
morabile pontificato, qui rammenterò il
canale navigabile dell' Aniene, che dovea
giungere sulla Piazza di Termini, Sisto
V rese l'anima a Dio a'27 agosto 1 590,
ma per avere riconosciuto Enrico IV re
di Francia e ripudiata la lega chegli con-
trastava il trono, l'ambasciatore di Spa-
gna Olivares concitò i banditi di Napoli
e 5ooo prezzolati plebei ad atterrare la
statua, che al munifico Papa avea in Cam-
pidoglio innalzata il senato e popolo v0^
mano : fu tale il tumulto, che se per or-
dine del s. collegio non s'interponevano
alcuni magnati, come i Colonna egli Or-
sini di grande autorità presso il popolo,
che si erano imparentati con Sisto V e
n' erano stati beneficati, certamente su
quel marmo avrebbero sfogata la loro
rabbia. Fu allora che il senato romano
stabili con decreto, di non alzare più sta-
tue a Papa vivente, ma dopo morto se le
sue magnanime azioni lo avessero merita-
to, in tempo in cui la speculazione, i fini se-
condari di pochi e l'infameadulazione non
poteva aver luogo, restando la rara grati-
tudine che non ne innalzò nessuna! E pure
Sisto y non solo dovea essere compianto
dal popolo romano, ma energicamente
e doverosamente difeso da una frotta di
empi e scellerati. Trascorsi 18 giorni gli
successe (secondo quella lepida predizio-
ne di Sisto V riportala nel voi. LY, p.
291) Urbano VII Castagna, nato in Ro-
ma da padre genovese, ma dopo 2 giorni
si ammalò, e mentre si erano concepite
di lui le più belle speranze, lasciando sua
erede l' Arciconfralernita della ss. An-
nunziata^ per le doti delle romane bis^
gnose, con i3 giorni di pontificato passò
all'altro mondo, da tutti deplorato per le
sue virtù. A'5 dicembre 1^90 fu Papa
Gregorio XIV ^ che trattò dì nobilissimo
ospizio nel palazzo di s. Marco, Alfonso
11 duca di Ferrara, Nell'epidemia pro-
dotta dalla carestia, che spopolò Roma e
il suo distretto per la morte di 60,000
persone, come sì apprende da Muratoli
e da altri che citai ad Annoda, il Papa fé-
3o ROM
ce dispensare iO(/,ooo scudi di grano. A-
gli 8 gennaio i Sg i creò senatore, a suo be-
neplacito e della s.Sede, Lodovico Arca
di Narni; questi prestò il giuramento ai
cardinal camerlengo ed a'conserTatori,i*e-
staurò nel i SqS il palazzo senatorio dalla
parte dell'arco di Settimio Severo, e con-
tinuò nell'offizio sino al 1 5g4* Gregorio
XIV morendo a' i5 ottobre iSgi, tra-
scorsi i3 giorni gli fu sur roga to//i/toce/i«
mp IXy che subito protestò di voler prov-
vedere abbondantemente Roma di tutto
il bisognevole, e di soccorrere l'indigenza
del popolo, cui tolse i tributi imposti da
Sisto V. Accolse Vincenzo I duca di Man-
tova, e come avea fatto il predecessore con
quello di Ferrara, lo trattò con magni-
ficenza a spese della camera apostolica.
Supplicato dal cardinal Gaetani per un'i-
stantanea grazia, in favore di Giannan*
tonio Orsini, offrendo una somma di de-
naro; rispose: non vogliamo denari^ ma
ubbidienza. Avendo ì romani fermate lu-
singhiere speranze pel suo felice gover-
no, la morte lo balzò nel sepolcro a'3o di-
cembre con 1 mesi di pontificato: cosi
Roma dovette piangere 3 Papi in 1 6 me-
si, dopo Sisto V. Il 3o gennaio 1 592 fu
eletto Clemente /^/// Aldobrandino Ve-
nuti in Roma tre figli dell'elettore di Ba-
viera, li fece alloggiare a spese della ca-
mera apostolica, li distinse con onori, e
fece sedere in Concistoro dopo i cardinali.
Uno di questi, Filippo di Baviera, creò
cardinale. Pare che nel 1 S^'ò gittasse la 1/
pietra pel palazzo. poi Museo Capitolino^
incontro a quello de'conservatori,mafino
•li6^o3 non sembra che fosse messa pro-
priamente mano all'opera. In quest'anno
Clemente Vili rivendicò alle fontane dei
Leoni di Campidoglio, l' acqua eh' erasi
appropriata J^acopo della Porta. Clemen-
te Vili nel 1594, con breve de' 7 gennaio,
fece senatore il conte Martino CappeU
letti di Rieti : dal consiglio pubblico dei
28 aprile i6o5 fu destinato a giudicar
le cause criminali in sede vacante, e du-
rò nel senatorato fino al 1 610. Sotto Si-
ROM
sto V ero stato segretario di consulta,
nel, i635 fu referendario delle due i
gnature. Nel iSqS il Papa con solen
rito, nel portico Vaticano assol velie E
rico IV che in Francia avea abiuralo 1
resia, ed ordinò in Roma dimoslrazio
di pubblica gioia. StabiPi in Roma un f
scovo ordinante Greco, per conferire i
ordini sagri a quelli di rito gi*eco e fa
in questo i pontificali: di simili vesce
residenti in Roma, pei Maroniti e Am
ni, parlai a quegli articoli. Avendo CI
mente Vili riunito il ducato di Ferra
all'immediato dominio della chiesa 1
mana, a' 1 2 aprile 1 598 partì da Rot
per prenderne possesso, avendo destina
come vice-Papa e legato di Roma il ca
dinal Innico Avalos, mediante il bre
Licety de'3 aprile, Bull. Rom. t. 5, pi
2, p. a 1 3. Il Papa ritornò in Roma a't
dicembre^ con grande applauso e fes
A perpetuare la memoria di questo a
venimento , il senato e popolo romai
fece incidere una magnifica iscrizione, e
cretando di fare ogni anno a'3ogenna
nella Chiesa dis. ÈustachiOjV oiYevla d'i
. paliotto o pianeta, e assistere alla mei
cantata. L'esultanza di Roma ebbe bre
durata, perchè straripato il Tevere , 1
giorno di Natale la citta era quasi tui
allagata, per cui Clemente Vili, ad e
viare simili inondazioni, fece quanto dì
a Rieti : immensi furono i danni, ed
Roma eneir Agro romano perirono 1 5
persone. Nella biografia di questo gr
Papa, ma severo e inesorabile, ed alti
ve, narrai le famose giustizie capitali
seguite in Roma sopra individui de
primaria nobiltà; cioè sulla bella Cec
.che colla matrigna Petroni furono de
pitale, ed il fratello della prima tenagl
to, poi mazzalato, scannato e squarta
su Onofrio Santacroce, a cui fu tron
to il capo ; Marc' Antonio Massimi f
re ebbe mozza la testa: erano tutti rei
parricidio. Già sino dal 1592 Clemei
Vili nvea fatto decapitare in Castel
Angelo,TroiloSavelli d'anni 1 8. Per q*
ROM
, che riportai ne' voi. V, p. a49> XIV,
I, tra'birri e le franchigie del palazzo
esé, che volevano sostenere que*clu«
leglio Cancellieri neìMercalo p. 1 86
iscrive le conseguenze. Fu tagliata
ita al maestro di casa di 70 anni^im-
to un servitore che volle morire da
I com'era prima di apostatare il mao-
ismo.Per altro rifugio accordato nel
zo ad UD marinaro fuggito dai birri,
odo ferito un di questi, i romani si
irono in &vore de' Farnesi, e furono
le le botteghe. Il cardinal Aldobran*
nipote del Papa, mandò il governa-
di Roma perchè intimasse la conse*
lei delinquente, ed il prelato a mala
scampò d'essere gittato per la fine*
II duca Giuliano Cesa riniardìtamen*
isigliòdiandarea prendere Clemen-
III che nel Quirinale ignorava la soìr
/ione; laonde quando lo seppe il Pa*
rdinò che dove fosse preso si stroz-
, ma egli fuggì a Gaeta. Nondimeno
pa si lagnò col nipote di tanto risen*
nto contro i Farnesi, cui aveva ma-
) una nipote, e che in 12 anni non si
itto un amico: però il cardinale ave*
illa sua alterezza molte belle qualità,
:elebrai a Ravehita qual benemerito
'escovo. Nel 1600 Clemente Vili e*
)larmen te celebrò il 1 1."* Anno santo,
iscì memorabile. Approvò il Ponti»
ìe romano^ pubblicò il Ceremoniale
ano o de' vescovi, e terminò di vive-
3 marzo i6o5, lasciando di se me*
a assai gloriosa. Dopo 28 giorni di
vacante, venne creato Leone XJMe»
che subito sgravò i sudditi dai pre-
nti dazi, ma con a6 giorni di ponli-
3 terminò i bei prognostici fatti so*
il suo governo. Successe a' 16 mag-
'ottimo P^o/o F Bor^Jiese romano,
tripudio de'concittadini. Canonizzò
rancesca romana e s. Carlo Borro*
Con breve degli 8 maggio 16 io fé*
aatore il conte Gabriele Fa Iconio ài»
i avvocalo, ch'esercitò la carica fino
»i6; divenne poi prelato, canonico
ROM 3i
Vaticano, e ponente di consulta, lascian-
do l'eredità al sodalizio della ss. Annun*
ziata. Sotto di lui Paolo V ordinò sostru*
zioni al palazzo senatorio. Ornò Eoma di
quegli edifìzi magnifici che ammiriamo,
nominati niella biografia, incomiuciandci
dall'ingrandita basilica Vaticana: soleva
dire che nel fabbricare ricavava due van*
taggi, uno di rendere la città più augu-
sta, l'altro di alimentare molti operai, evi-
tando il pregiudizievole vagabondaggio,
NeiraccresciutoP/7/azzo Quirinale eres-
se la sontuosa Cappella Paolina, e come
Sisto V aumentò l'acqua potabile a co-
modo della città, e con bellissime JFbntó-
ne pubbliche. Il Bituale romano corret-
to, per lui fu pubblicato: in tuttobene-
fico, vigilò in modo singolare sull'abbon-
danza delle vettovaglie,fòcendo apri re for*
ni a suo conto, per punire e frenare gli
ingordi venditori di pane. Nel i6i6a'3
novembre elesse senatore il conte Gio»
Battista Fenzoniod'ì Brisighclla,chea'6
febbraio 1621 in sede vacante fu auto-
rizzato a decidere le cause criminali,e con-
tinuò colla dignità sino al 1623 (a suo
tempo fu restaurata una parte interna
del palazzo senatorio): dipoi nel i62()
pubblicò la sua opera legale o illustrazio-
ne degli statuti di Roma intitolata: Ad»
notationes adStatuta C/irtó.Paolo V,coni-
plesso di virtù, modello de'Papi, pure il
suo lungo pontificato venne, come accad-
de ad altri, in noia ai romani, che vaghi
di novità ne bramavano la morte; ben
presto se ne pentirono, quando poterono
costituire de'confronti col successore, cui
irriverentemente gridarono in faccia: Fi'
^a Paolo F. Tultoèdetlo nella biogra*
fia.Placidamente spirò Paolo V,a'28 gen-
naio 1621, e nel 2.° giorno di conclave
fu creato Gregorio XF, già giudice di
Campidoglio e Ficegerente dì Roma. Per
promuovere la cattolica religione, ebbe
la gloria d'istituire la Congregazione di
propaganda fide j e tra'santi che cano-
nizzò ricorderò i ss. Filippo Neri e Igna-
zioLoJola.GregorioXVa' 1 5 giugno 1 623
3a ROM
elesse senatore il conte Baldo Mtusci di
Camerino; iodi morì agli 8 luglio.
A'6 agosto fu eletto Urbano f^IIJ, ed
a' 1 7 per la gran fiducia cheavea io detto
senatore, gli die ampia facoltà persona*
le di procedere contro i discoli e facino*
rosi, de'quali ablx)ndava la città, senza
osservare leformalitàgiudiziarie prescrit-
te dallo statuto di Roma, e nella stessa
guisa che face vasi nel tribunale del go-
"vernatore di Roma. Nel i6i5 celebrò il
1 3.^ Anno santOy che fu afflitto dalla pe-
ste; poscia riunì lo stato d' Urbino al do-
minio diretto dalla romana chiesa. Nel
1629, forse per ragione di salute, termt<
nò il senatorato di Masse!, il quale nella
cappella da lui edificata in patria, nella
collegiata di s. Venanzio, depose lo scet-
tro d'avorio, la spada, il cappello e le aiti*e
insegne senatorie: in Roma sotto di lui fu
migliorala Tinterna parte del palazzo se-
natorio, vi fu portata l'acqua al cai*cere
e attorto. Nel marzo il Papa gli sostituì il
conte Giulio Cartari d'Orvieto, che ri-
tenue la carica fino alla morte. Nella bio-
grafia d'Urbano Vili narro il barbaro at-
tentato contro di lui,che costò la decapila-
zioneaCentini,erimpiccaturaaduecom-
plici,poi bruciati. Vacato ilsenatorato,per
35 giorni lo funsero i conservatori Agosti'
no Maffeiy Giacomo Demoni^ Ferdinan-
do Brandanì; finché a'ai maggio i633
il Papa nominò senatore il conte Orazio
^A^z/ii d'Urbino, che dopo avere ricevu-
to dalle pontificie mani nel Quirinale il
breve, si trasferì in Campidoglio a caval-
lo, entrò in Araceli a visitare il ss. Sagra-
mento, indi prese possesso nel palazzo se-
natorio: coltivò le amene lettere eglistudk
legali, esercitò la dignità sino al 1 645> e '
fu avo di Clemente XI. 11 Papa confermò
lordine militare della Concezione^ e nel
i632 ne conferì il manto e la croce al-
l'isti tutore Carlo l duca di Mantova, Nel
1634 Urbano Vili ricevè il principe A-
lessandro Carlo fratello A^\ re di Polonia,
in onore del quale,tra le altre cose,il cardi-
nal A nlouioBarberini nipote del Paj|)a fece
ROM
rappresentare l'istoria di s. Alessio roi
no,da musici eccellenti, e con scena me
ìrigliosa ideata da Bernino. Nei 1 687 il
pa impedì cheRoma fosse teatro di uiffi
i Colonnesi e il cardinal deMedìci,o
aumentò la Milizia. Nel 1 640 si toI
avvelenare il Papa con \* Ostia. Pei ài
fatti da'For/ieiì duchi diP/inita,sugli 1
di Castro e/?o/ic%/rone/incominciòla g
ra, nella quale in Roma si stette in q<
che timore. Il Papa la fortificò, iusit
al Palazzo apostolico Quirinale; ino
cinse di Mura solide con baluardi 1'.
del Monte Gi^i/t/co/o, ampliando il re
to della città, e fu l'ultimo suo ingra
mento. Principe magnifico, Urbnno ^
riempì Roma di sue belle meuiorie
descrivo e ricapitolo nella biografia,
rendo a'29 luglio 1644» avendogli i
nato romano eretto una statua in Cai
doglio. A' 1 6 settembre gli successe /
cetao X Pamphilj romano, con grai
sle della ci Uà, e dimostrazioni nel suo
seiiso. A' 7 gennaio 1 64^ creò senatore
fano Campidoro di Faenza,che morto
rannoseguente^esercitarono Tofficio i
servalori Camillo del Bufalo CanceL
Lelio Àllio, Urbano MiUini, ed a' 1 8
gno il Papa fece senatore Dino Sar
di Lucca. Questi finì di vìvere nel o
gio 1 647> onde subentrarono i conse
tori/^i>ice;i2o Rossi^ Stefano AlUoy K
Cesco Cecchini^ e nel 24 luglio Iqdoo
X nominò senatore il conte Giovanna
g^fm/?iifiorentino«concedendoa lui e
cessori la corona nell'arma geDlilisia»!
namenlo de'fiocchi neri alla testa d
valli della carrozza, col trattameato
lito usarsi dai Prijicipi romani: esei
la carica sino al i655. Al dire di No^
stabiPi ancora Innocenzo X, che i eoe
valori di Roma nelle cappelle papali
vesserò sedere nel 3.° gradino del ti
alla mano destra del Papa; e che nel
cedere per Roma in forma pubblica,
cedessero oo'ca va Ili ornati come i Prii
romani.Grato il senato romano per qi
prerogati vCiC pel palazzo che si può di
ROM
' luì eretto, comechè proseguito e compitó'i
^ incoili 1*0 a quellode'conservatori sutCam-
^ pidoglìo,poi Museo Capitolino, in esso gli
* innalzò una statua di bronzo, con iscri-
^ Kione che celebra rabbellimento magni-
* fico di Piazza NaTona, la restaurata ba-
' silica Lateranense^ ed il zelo cb'ebbe per
^ l'annona e pel pane a buon prezzo. Nella
I biografia del Papa feci menzióne delle
gravi scissure insorte tra il cardinal d' E-
ste e l'ambasciatore di Spagna, in cui po-
teva essere alterata la quiete di Roma.
Avendo i&tto spogliareFarnese del duca-
to di Castro, quegli incominciò la guer-
ra, nella quale le Milizie pontificie spia-
narono la città di Castro, e le belle cam-
pane della cattedrale furono trasportate
in Roma ,e date alla Chiesa di s. Eustachio y
secondo il march. Melchiorri, il cui senti-
mento seguitai in quell'articolo; ma Can-
\ cellieri dice, che furono collocate nella
I Ch iesa di si, /Agnese in piazza Navòna^ ri •
fabbricata da InnocenzoX per la sua Simi-
glia, di armonioso concerto e situate eoa
ingegnoso artificio sopra castello di legno.
Noterò che delledue campane credute di
Castro, ve n'era rimasta una sola, la quale
fu distrutta da'repubblicani del 1 849; che
i due orologi che furono posti ne'campa-
nili laterali, in origine uno, oltre il mo-
strare i numeri nel giorno, gl'indica va coi
lumi e trasparenti anche |a notte (altro
simile Orologio in Roma è quello del già
' palazzo delle Poste Pontificie)', l'altro mo-
strava i movimenti de'pianeti,ed i giorni
della luna: di presente agisce un solò oro-
logio, simile ai comuni. Essendo per me
di peso le autorità del march. Melchiorri
e di Cancellieri, e vedendo i miei concit-
tadini divisi nelle due opinioni riguardo
alle campane di Castro, ne feci ricerche
al capitolo di s. Eustachio, ma non potei
essere appagato, a motivo che il loro an-
tichissimo e pregievole archi vie soggiac-
que a incendio ed inondazióni. Allora ri-
coi'si allo spedi ente di pregare un ecclev
siastico ad ascendere il campanile di s.
Eustachio ed esaminarne le campane |
voi. iix.
ROM 33
donde risultb che Cancellieri atea ragio*
ne. Imperocché la campana maggiore ha
questa iscrizione : Beatae Mariae, et ss,
Martyrum Eustachii et sociorum gloriae.
Simon Prosper de Prosperis de Nursia
JF*. v^. D. 1 62 1 . La campana mezzana, de*
corata di molti e belli rilievi , ha questa
epigrafe: Opus Caroli Antonii Furenelli,
Anno Domini! 712. La campana piccola
poi in origine è la più antica, come rile-
vasi dalla seguente iscrizione: Facta an'
no Domi ni i/^o3. Tempore D, B. Cossae
Dy aconi card, s, Eustachis et a capilu*
lo renovata anno Jubilaei 1735. Note-
rò che questo cardinal Raldassare Cossa
fu poi G/o(^/z/t^iX¥///. Neil 65o Inno-
cenzo X celebrò il 1 4*° Anno santo con
gran fervore, §d anche si prestò assai la
cognata famosa d. Olimpia, ch&l'influen*
za va nel governo con tristi conseguenze
e amare critiche. Giusto e severo, fece de-
capitare il prelato Mascabruni suo favo-
rito sottodatario, per falsificazione di Re»
scritti, riguardanti la Dataria, Morì a'7
gennaio 1 655, e dopo 3 mesi fu eletto ^-
lessandro VII^ che nella pompa del pos-
sesso vietò il dispendio degli archi trion-
fali. Ricordando il detto di Giovenale, che
il popolo romano giàdominatore del mon-
do, allora due sole cose desiderava, p^/ie
e^^/^, subilo nella scarsezza del frumen-
to fece calare il prezzo del pane, colle di-
verse energiche provvidenze che prese.
A'2 luglio nominò senatore Fausto Gal-
lazzi ài Montebono in Sabina, che durò
sino al 1 659, morendo a' 1 5 marzo, onde
per circa 45 giorni supplirono i conser-
vatori Paolo Maccaraniy Giacomo Al»
'4feriniyMario Ginetti, Avendo il Papa con-
tribuito alla conversione della celebre Cri-
stina regina di Svezia, dopo averla fatta
trattare splendidamente per lo stato ec-
clesiastico a spese della camera apostoli-
ca, le fece fare V Ingresso solenne inRO"
ma^e per un tempo l'ospitò nel Palazzo
apostolico Faticano, Jn detta pompa il
senatore Galluzzi, con mg.' Bonelli go-
vernatore di Roma, andò a incontrare lai
3
34 ROM
regioa a Fonie Molle; preceduto egli dal*
lo ooinpngnia de Cavalleggierif e da un
Paggio j cavalcava una cbinea, col basto-
uè e il cappello senatorio, anistito da 80
alabardieri di sua guardia con casacche
rosse, oltre buon numero dì palafrenie-
ri, e seguito dagli officiali del tribunale.
Con quest'ordine il senatore erasi porta-
to a pie della cordonata di Campidoglio,
ove si unì coi conservatori, priore de'ca-
porioni. Fedeli di Campidoglio, e molti
catalieri romani che bramarono oorteg*
giare il magistrato di Roma. Il benigno
Alessandro VII portò rimedio al vestire
poco decente delle romane, e vegliò assai
sul buon costume di tutti. Fatalissimo fu
per Roma il 1 656, come con diffusione
narrai a Pestileicze, per quella che in<
crudePi nella città; ed avrebbe fatta mag-
giore strage se il Papa non avesse posto
in opera ogni metzo per impedirne la pro-
pagazione. Grato il senato e popolo ro-
mano, lo pregò a consentire die si efiet«
tuasse il decreto per erigergli una statua
in Campidoglio, derogando a quello oon«
trarlo d'innalzar statue ai Papi viventi,
come aveano fìitto Urbano Vili e Inno-
cenzo X. Ma Alessandro VII ringraziò
tutti per l'amorevole pensiero, e soggiun-
se non bramar da essi altro simulacro,
che conservassero ne'loro cuori tali sen-
timenti. Tuttavolta, dice Novaes, gli fu e-
retta una statua di bronzo in Campido-
glio, con iscrizione che riporta Oldoino,
F'ii, RR, Poni. t. 4» p- 73 1 • Sebbene pie-
no di fiducia nel diligenteNovaes, anche
come istruitissimo delle cose di Alessan-
dro VII, non trovando tale statua ram-
mentata ne'descrittori del Campidoglio,
in questo mi recai e non la rinvenni. Esi-
ste soltanto nel cortile del Museo Capito-
lino una lapide, che ricorda la beneme-
renza e moderazione del Pontefice. Gravi
amarezze soffrì il Papa pei tumulti acca*
duti in Roma tra le iKfiirzfe e l'ambascia-
tore di Francia Crecqui, narrate in tali ar-
ticoli e nella biografia. In questa indicai
le magnificenze da lui aggiunte a Roma, e
ROM
fatte aAVUnivenità romana, le quali
scrissi ai relativi articoli.Nel 1 659 a' i <
glio destinò senatore (7 {W/ina GeniiL
Salisano in diocesi dell'abbazia di Fi
ch'esercitò la carica sino al termi ne di
vita, che fu il marzo 1661, sepolto a
altri senatori, nella chiesa di a. Marii
Araceli. Giusta il solito subentraroi
conservatori Francesco Capizitcchii
chille Mqffei, Urbano Rocci. Aleasai
VII nello stesso anno fece senatore a
il marchese Giu/i'o Cesare Ifegrellidiì
rara, di cui fu ambasciatore presso il
pa, per le questioni coi bolognesi, che
levano dare al Reno foce nel Po: ri
tanto accetto ai Papi e alla corte eh
stimato finché visse. 1 Fieschi restiti
no e donarono alla s. Sede il princìj
dì Masser ano, co\ marchesato di Cr
cour, nel Piemonte. Alessandro VII
ri a'22 giugno 1667: protesse i lette
e gli artisti ; pure le sue virtii non ft
no abbastanza apprezzate dai romoni
r ingrandimento di sua famiglia CI
della quale tratto anche a Riccia. ^
la s. Sede 28 giorni, indi degnamen
occupò Clemente IX,g\k governatoi
Roma. Cominciò il suo governo con s
vare i sudditi dai dazi, massime qi
del macinato,con restituire il denaro s
sato da chi ne avea l'appalto, ma co
naro che aveq perciò cumulato Ales
dro VII, onde in suo nome pubblii
benefizio. AboFi il Governatore di B<
istituito da Giulio III, riunendone la
risdizione al governatore di Roma. E
commissione al senatore di presiede
compimento della Chiesa dis. Mar
CampiteUi, eretta da Alessandro VK
pò la peste per voto. Abbellì il Pan
jingelo con belle statue, e vietò che vi
sero scolpite lesuearmi^ciò cheequar
te fece eseguire il successoi*e, quand
fece collocare nel luogo in cui sono. I
compianto a'9 dicembre 1 669. Con g
de contentezza de' romani, fu eletto t
aprile 1 670 Clemente X Altieri rooij
d'anni 80. Terminò i restauri della
ROM
silìca Liberiana, v^innalzò un monumen-
to al predecessore, e in parte continuò gli
abbellimenti della piazza Vaticana, nella
cui basilica ornò la cappella del ss. Sa*
gra mento. Cooperò all'erezione dell'ospi^
«io de'contertendi , e compì la fàbbrica
del magnifico Palazzo Altieri, già inco-
minciato prima di sua esaltazione. Con
chirografo del 1674 ordinò il Papa al se-
natore Negrelli, a rappresentanza del col-
legio Ae*Notari Capitolini, di dare ampia
facoilà ad esso, con semplice ordine del
decano deposi tario, d'esigere da qual-
sivoglia persona posseditrice di detti of-
fici la rata degli annui scudi 4^0 che il
collegio dovea somministrare per le ripa-
razioni del palazzo de'conserva tori, infor-
za dell'ordinato da Paolo Y, con cui furo-
no dichiarati non pih vacabili i notariati
Capitolini.Del protonotariato Capitolino,
che si esercitava fino al 1 847 a vantaggio
del senatore, feci cenno a Pbotonotabi.
^el 1675 celebrò Clemente X il iS.^ An^
no santo, con molte conversioni ; e morì
a' 1 5 luglio 1676. Quindi a'20 settembre
fu sollevato al pontificato il ven. JnnO'
cenzo XI Odescalchi, che tenne partico-
lare cura de'costumì della nobiltà roma-
na , correggendo con V esilio i dissoluti.
Quando i baroni non pagavano i debiti,
li faceva soddisfi re dal segretario di sta-
to, il quale poi trovava il modo di farsi
reintegrare. Sostenne la differenza delle
Regnli'Cyche pretendeva Francia j e dife-
se vigorosamente l'abolizione delle Fran-
chigie ne'palazzi di Roma, per cui insor-
se aspra questione con i' ambasciatore
francese Lavardino, e intimò l'interdetto
alla chiesa di s. Luigi de'francesi.Fu as-
sai virtuoso e caritatevole co' poveri, tut-
to potendosi vedere nella biografia. Per
morte del suddetto senatore,av venuta dal
26 febbraio 1689, esercitarono l'autori-
tà i conservatori ^(/^/7}iWo Fichi, Maria»
no F'ecchiarelli^ Antonio Cerri j indi do-
po un trimestre F'incenzo Colonna, Pie»
tra Milliniy Carlo d*Aste, quindi Mare'
Antùjiio Grassi^ Giuseppe Èoccapaduli^
ROM 35
C/o. Battista Mutihi GottffrediAo lem-
pò di questi ultimi Innocenzo XI rese la
sua anima a Dio a' 12 agosto 1689; ed
a'6 ottobre gli successe Alessandro F^III
Otlobonij di 79 anni, che si mostrò mol*
to propenso a'suoi parenti e concittadini
veneti. Minacciando la peste lo 8tato,pro-
curò che non vi penetrasse, ed accorse a
provvedere efficacemente la deplorabile
carestia che angustiava Roma, fece distri •
buire a'poveri una gran quantità di gra-
no, e sgravò i romani nella macinatura
di esso a un paolo a rubbio. Purgò la cor-
te e la città da molti abusi e vizi, veglian-
do sul decoro di esse. Essendo conserva-
tori Gio.BattistaFonseca, Francesco Af .*
Petronio Giovanni Cenci, Alessandro VI 1 1
cessò di vivere il i .° febbraio 1 69 1 . Solo
a' 1 2 luglio venne creato Innocenzo XII,
che a'27 creò senatore il marchese 0/(/z-
vio Rìario originario di Savona, il quale
esercitò la carica fino alla sua morte ac-
caduta nel 1 7 1 I . Subito il Papa con boi •
la soppresse il Nepotismo, ossia la troppa
autorità e gli eccessivi vantaggi ecariche,
che iPapi conferivano ai parenti; come
ancora quasi tutti gli offizi venali o va-
cabili* Le sue mirabili beneficenze co' po-
veri, i suoi edifizi eretti in Roma, li ri-
portai alla biografia. Rimosse i giudici
particolari,e dimostrò la sua patema ge-
nerosità neir inondazione, terremoto ed
epidemia che flagellarono Roma e le vi-
cine campagne. Benignamente accolse in
Roma Maria Casimira regina ìWPoloma,
e creò cardinale Grange suo padre. In-
nocenzo XII nel 1700 incominciò la ce-
lebrazione del 16.^ Anno santo 9 e morì
pieno di meriti a'27 settembre. Nella sua
giustizia non ebbe riguardi^ fece mettere
in Castel s. Angelo un duca, che avea mi-
nacciato lo zio prelato; esiliò un cavalie-
re a fronte della protezione dello zio car-
dinale, e fece castigare alcune dame per
avere fatto giuochi d'azzardo proibiti.
demente XI a'sS novembre fu sublima-
to al triregno, che proseguì e compì l'an*
uo santo. Pel sollievo de' poveri e bene-
36 ROM
ficio di Roma istituì la oongregazione del
Sollievo, per la quale deputò alcuni car-
dinali, prelati e cavalieri, a'quali racco-
mandò di provvedere Roma e io itato eo-
clesiastico d'opportuna abbondanza in o-
gni genere di vettovaglie, e di soprinten-
dei*e all'economia e buon governo della
città e della camera capitolina. Dichiarò
che avrebbe protetto la pittura, la scul-
tura, l'architettura che gli sembravano
trascurate; perciò istituì in Campidoglio
l'accademia di tali arti con fondo di looo
scudi. £ perchè le statue, i marmi anti-
chi e le medaglie fossero piti mantenute
in Roma e nello stato, rinnovò le proibì*
zionrde' predecessori, che tali antichità
non. potessero mandarsi all'estero senza
pontificia licenza. Altrettanto dispose per
le pitture, musaici, codici antichi e iscri-
zioni; piti, che se tali cose fossero trovate
negli scavi, non si potessero levare prima
del permesso e visita del commissario a
ciò deputato. Cominciò quindi a premiare
le persone di merito nelle arti e nelle scien-
ze. Per la guerra della successione di Spa-
gna, vari luoghi dellostato patirono il pas*
saggio e l'occupazione di truppe, e si do«
Tette far mostra delle Milizie papali, do-
lendo il Papa sostenere gravi vertenze coi
belligeranti.La Campagna fu desolata da-
gli assassini, che spogliavano i passeggieri;
Roma nel 1 708 fu inondata rovinosamen-
te dal Tevere, espaventata dal terremoto
in modo, che il Papa attribuendo la co-
mune salvezza al patrocinio della Puri-
ficazione della B. Vergine, ordinò checon
Toto si osservasse per un secolo la sua vi-
gilia, e di cantare il Te Deum nella cap-
pella papale, il quale voto da Pio VII fu
poi pei*petuato. Del voto di Clemente XI
se ne fece memoria in Campidoglio, con
relativa lapide in marmo. Nel 1709 do-
vea venire in Roma Federico IV re diDa-
nimarca^ per cui si fecero delie consulte
sul modo di riceverlo, di che parlerò a
UoiEHZA, dicendo del modo come i Papi
riceverono i sovrani e prìncipi acattolici.
Essendo morto neh 7 1 1 il senatore Ria»
KOM
rio, ne esaurìtono la rappreseli tanca i eoa*
servatoli Lazio Sabeìli^ ProMpero della
Molata, Prospero Nunez; indi Clemente
XI gli sostituì con breve de*a8 oltobn^
Mario Frangipane signore di Tarcentoc
Perpetuo nel Friuli, marchese di Nemi:
prese possesso a'i4 gennaio 1 7 1 ti, seb*
bene fosse morto d. Orazio Albani fin-
tello del Papa, così volendo la virth di
questi. Ne descrissi la cavalcata e tutta k |
pompa nel voi. X, p. 3 1 2 e seg. AmògraB*
demente gli uomini dotti, essendo egli sto* ,
so erudito. Questo senatore Fi'aiigtpanc^
uniformandosi alla pontificia costituzio-
ne, sulla qualità delle persone che debbo*
no ne' tribunali patrocinare le cause, e*
mano una notificazione, colla quale or-
dinò, che nella curia di Campidoglio noi
sarà lecito attitare e patrocinare cause,»
non dai procuratori approvati dal tribu'
naie della rota e dai capi de'tiribuiiali cte
intendono agire e difendere le cause^ e
pei*ciò anche approvati da lui pel soo
tribunale senatorio, di cui tratto a Seha
To BOMAifo. Qui riferirò, che in occasione |
del carnevale 1 7 1 78*80 gennaio dal ma^
chesedel Bufalo i.** conservatore fu pro-
mossa la pretensione^di voler sedere del
pari i conservatori e priore de'caporioaif
col senatore nelle stanze del Palazzo H
s. MarcOf ove essi si portano a vedere col
governatore di Roma dalla loggia la vin<
cita e presa de'barberi corridori; di che
e della pompa colla quale incedono in tale
tempo, trattai a Carnevale di Roma, li
senatore fece togliere le sedie de'4 magi-
strati e portarne altre alla sua inferiore, il
fiscale generale di Campidoglio protestò
contro il senatore, rìferì tutto al Papa,
il quale disse che si osservasse il consueto,
salve le ragioni de'ricorrenti conservato-
ri e priore, e che poi si sarebbe decisa
Nel carnevale del 1783 risorse la preten-
sione de'nominati contro il senatore, per
aver le sedie eguali alla sua ed a quella
del GovernaCoredìRoma^ìnonde Clemen-
te XI 1 per dar fine alla controversia de-
putò 3 cardinali romaui a deciderla, e fu
V
el
ROM
importo ai oonservatorì e priore de'capo-
rioni di quietarsi e abbandonare siffatta
esigenza JVel 1 7 1 4 ^i >'ecò in Roma la gran-
duchessa vedoTa diToscana, ViolaoteBea-
trice dì Baviera,colla quale Clemente X[
graziosamente si querelò, per non avere
accettato quanto avea disposto nel suo
viaggio a Loreto. Rinnovò con bolla del
1 7 1 4 la congregazione dell'annona e gra*
scia, ordinando ai prelati e cavalieri in
essa deputati all'agricoltura, che sommi-
Tiìstiassero agli agricoltori in imprestilo
I 100,000 scudi con frutto del 2 per 100,
I e la tratta della 5/ parte del frumento
t che avessero raccolto nel 1 7 1 5, senza pa-
I gare all'erario i soliti 5 paoli per rubbio.
( Rinnovò le costituzioni di Alessandro VII
i e Innocenzo XII, contro le grandi esu-
t perflue spese che si facevano nelle vela-
I zioni e professioni delle/?e//^io5e^contra«
rie allo spirito della perfezione religiosa,
ed eccessiva ostentazione de'parentì. Il Pa -
pa contribuì al matrimonio di M.' Cle-
mentina Sobieski di Polonia jcon Giaco-
mo III re cattolico d'//?g[Àr7fórr^i, li nce«
▼ette in Roma e mantenne decorosamen-
te; altrettanto facendo i suoi successori,
che loro usarono i riguardi come a vesserò
regnato: tutto in ^^ttaglio riportai nel
Tol. XXXV, p. 99 e seg., essendo Roma
papale sempre stata magnìficamente o«
«pitale coi sovrani detronizzati. Nel 17 16
■venne in Roma l'elettore di Baviera in
incognito sotto il nome di contedi Trans*
nitz, per le funzioni della settimana san*
ta. Indi nel 17 17 si i*ecò pure in Roma
il figlio primogenito dello czar Pietro I
di Russia, e vi si trattenne in istretto in-
cognito : Clemente XI lo fece servire da
uno de' suoi nipoti Albani. Serpeggian-
do intorno a Roma la pestilenza , col-
le sue precauzioni il Papa impedì che vi
penetrasse. Nella sua biografia e in tan-
ti articoli narrai quanto Clemente XI fa
generoso di limosine co'romani bisogno*
si; che moltiplicò gl'istituti di beneficenza
pubblica; quanti ornamenti aggiunse alta
città, e della celebre Prigione pur da lui
ROM 37
edificata, che servi di modello alle altre,
e forma l'ammirazione del moderno si*
stema peni tenziario.Questo glorioso Poti*
tefice andò a ricevere i I premio di sue sante
azioni a' 19 marzo 1721.
Tanta perdita fu compensata con un
Papa romano, agli8 maggio in Innocenzo
XIII Conti, con giubilo di tutta Roma,
dimostrato anche nel suo possesso. Im-
mediatamente fece prendere un pane da
tutti i forni, per esaminarne la qualità e
il peso, affinchè il pubblico non fosse de-
fraudato; deputando una congregazione
di cardinali e prelati, per mantenere l'ab-
bondanza nella città,. minorare il prezzo
del frumento e regolare quello de'cum-
mestibili. Principe grave e maestoso, vide
presto il suo fine a'7 marzo 1 734. Oli suc-
cesse a' 19 maggio il piissimo Benedetto
XIII Orsini de' duchi di Gravina ove
nacque, il quale volle vi vere con semplici-
tà; quindi visitava gl'infermi negli ospe-
dali, e nelle case se moribondi, discen<
dendo dalla carrozza se pregato a dare la
Benedizione pontificia, ed anche per cre-
simare persone di bassa condizione* Di-
minuì le gabelle alla carne, al macinato,
all'uva che s'introduce in Roma, abolì la
gabella sul carbone, e restituì la franchi-
gia ai padri di 1 2 figli, sul dazio del vino.
Quanto fece per V Annona e Grascia, cO'
me per {'Agricoltura, lo dichiarai a tali
articoli. Nel 1 725 celebrò con molta edi-
ficazione il 17.^ Anno santo. Si portò a
consagrara la chiesa di Vignanello nella
delegazione di Viterbo, ed in questa città
a consagrare in arci vescovo Clemente Au-
gusto M.* di Baviera, il quale erasi di-
spensato dal venire in Roma, per evitare
il ceremonìale. Ritenendo la sua chiesa
arcivescovile di Benevento (ad esempio
di altri Papi che conservarono il Vesco*
vato che aveano allorché furono esaltati
a quello di Roma), dichiarando come Cle-
mente Vili, che intendeva che in Roma
restasse la curia, ed ivi doversi fare l'ele-
zione del Papa in caso di sua morte^ partì
per Benevento a'a4 marzo 1727, vi ce-
38 KOM
lebiò le funzioni della settimana santa,
e lienti'b in Roma festeggiato a'29 mag-
gio. Ritoraò ÌD Benevento per celebrar-
tì nel 1739 il concìlio diocesano e le
funzioni della settimana santa, uscendo
da Roma ai 28 mai'zo e ritornandovi ai
] o giugno. SoleTa ritirarsi nel convento
del suo ordine At' Predicatori ^ sul Afo/t-
te Mario, ed ivi vestiva il suo antico e dì-
letto abito religioso. Abusarono di sua
bontà i beneventani suoi famigliari, e di-
Tersi suoi ministri, precipuamente il fa-
vorito cardinal Coscia segretario de* Afe-
morialij il perché a dismisura si aumen-
tarono gli aggravi della camera aposto-
lica, oltre i debiti che sotto il predeces-
sore ascendevano a 5o milioni di scudi
(enei 1733 nel pontificato dell'ottimo
successore erano arri vati a 67 milioni, co-
me riporta Novaes, Siorin di Benedetto
A///, o.*'io4)* Quanto ascendeva ^^ <iue-
sto tempo Tintroito e l'esito dello stato
pontificio, lo dissi nella biografia (in que-
sta e seguenti epoche, l'autore diligente
del 7ef^men/oj9o/i/ico^asserisceche l'en-
trata ascendeva a circa due milioni e 700
milascudi l'anno, che non s'incassava in-
tieramente,eil£^^ci<circa annuì 1 10,000
scudi). Il buon Papa mori a'2 1 febbraio
1 7 3o, lasciandoci la memorìa dell' Oij^e-
dale di s. Gallicano, per le malattie cu-
tanee. A' 1 2 luglio sali al papato l'egregio
Clemente XII Corsini fiorentino, d'an-
ni 79, che essendo quasi cieco, non potè
celebrare le Cappelle pontificie, tranne
qualche rara assistenza e benedizione, e
sì affidò meritamente al nipote Neri M.*
Corsini, che fece prelato e pubblicò pel
i.*^ nel dicembi*e cardinale, il quale go-
vernò saggiamente, ad onta d'uno scabro-
so pontificato. G)nfermò l'abolizione del-
l' appalto del sapone , che introdotto in
tempo dell'antecessore, a veano tolto i car-
dinali in sede vacante; diminuì il prezzo
dell'olio, e prescrisse ai prasidi dell'anno-
fia e grascia d'invigilare che sempre vi fos-
se abbondanza in Roma, e di castigare le
frodi e gl'inganni de' venditori di coro-
ROM
mestibili. Non lasciò impuniti il cardio
G)ScÌB e altri ministri venali^ che tao
aveano abusato della confidenza, probi
e innocenza di costumi di Benedetto XII
e con processi punì e fece i*estìtuire qua
io potè ricuperare, di che, oltre gl'i adia
articoli, ho parlato in tanti luoghi, coi]
ne' voi. X, p. 20, XLVI, p.i3o. D'on
ne de'cardinali camerlengo e vicario k
pubblicare utilissime prammatiche perì
frenare il vano e dannosissimo lusso; i
disgraziatamente ebbero corta dura
Nel 1733 passando per Roma il Ticerè
Napoli Visconti, il Papa lo teone sea
Pranzo e gli fece donativi. Nel oiedesir
annoCleraenteXII benignamente ricc
Mulei nipote del re di Marocco; si a
vertì, gli assegnò una pensione, e fu 1
polto in s. Andrea delle Fratte: si pon
vedere i voi. XLIII, p. 108, e XLV,
1 76. Nel suo pontificato morendo in E
ma M.* Clementina regina cattolica d'I
ghilterra. Clemente Xil le fece celebre
que'funerali che ricordai nel voi. XXX
p.iooeioi. Neli734a'6 maggio si
tacco il fuoco ad un castello di legna su
ripa del Tevere, vicino alla Porta del F
polo e incontro la piazza dell* Oca. I
la sua veemenza accresciuta da furi<
vento, in 12 ore restò consunta la legi
ra ivi esistente^ con circa 60 case, ed il I
pa sovvenne con denaro 4)OOo perse
che in quella aitale disgrazia restare
senza abitazione. I danni sarebbero s
ti maggiori, se a colpi di cannone noi
fossero atterrate diverse case per inti
rompere la comunicazione colle altre. 1
medesimo luogo fece poi fabbricare
grandioso circondario di muro, den
il quale si dovesse conservare la prov
sione delle legna. Nella sua biografia
a Immuntfa narrai ì tumulti accaduti
Roma per l' abuso che i diplomatici
cevano delle franchigie, e quanto op<
Clemente XII. Mancato a'viventi a'6 £
braio 1737 il senatore Frangipani, <
trarono ad esercitare il senatorato i oc
servatori EmiUoMassimi^Marc^Antoi
ROM
Crassi, Gio. Ballista Sacchttlij iodi ilPa-
pa con breve Dominò ieoatoi^e il barone
Nicolò Bielcke svedese^cfae avea abiurato
l'eresia luterana nelle mani del Papa nel
1 735, il quale l'aveva fatto cameriere di
spada e cappa, e della cui prosapia Brigi-
da fu regina di Svezia , come moglie di
Carlo Vili. Con pubblica cavalcata fece
il suo solenne ingresso in Roma a'5 mag-
gio, di cui si ha la Relazione stampata^
come di altri senatori, avendo già pre-
stato al cardinal camerlengo ilgiuramen*
to di fedeltà, come ai conservatori. Di que-
sto senatore abbiamo ancora , Memorie
sloriche della vita di Nicolò Bielcke se»
natoredi Roma, ivi 1 769, colla cronolo-
gia de'senatori, le quali furono riprodot-
te in Venezia nel 1 770, col nome del p.
Francesco della ss. Trinità della reden-
zione degli schiavi. Racconta No vaes che
contro di esso insorsero alcune contro-
versie pel ceremoniale, rapporto a'prin*
cipi romani ed agli ambasciatori; ma il
Papa le sopì con bolla pubblicata nello
stesso mese di maggio, prescrivendo che
nell'avvenire il senatore di Roma sia re*
putato nipote del Papa regnante (di che
a PAREirTE),abbia l'uso della Campanella
(il quale godono da antichissimo tempo
anche i conserva tori), del Baldacchino {òì
cui pure e meglio a Ombrellino, insegna
principesca, che egualmente gode), ed as-
segnò 6000 scudi annui di appannaggio,
come avea ordinato Innocenzo XIII. Nel
1 788 a'24 maggio il Papa mandò ai con-
fini delio stato mg/ Chigi col carattere
di nunzio straordinario, per accompagna-
re M.* Amalia di Sassonia, figlia di Au-
gusto III redi Polonia, fino ai confini di
Napoli, di cui andava ad essere regina,co-
me sposa di re Carlo Borbone, la quale
prima di arrivare a Ferrara avea trovato
il cardinal Mosca legato, a ciò destinato
nel concistoro de'21 maggio, il quale in
nome di Clemente XII la ricevè col do*
vuto onore, le presentò V apostolica be-
nedizione e molti doni. La regina fu ser-
vita per tutto Io stato dal marchese Pa*
R O M 39
trizio Patrizi generale AtWt Poste Ponti»
yfcìe^qual commissario pontificio. A Vel-
letri il cardinal Neri rinnovò gli ossequi
dello zio, e le raccomandògli affari pen-
denti colla s. Sede. Grata la regina a tan-
te dimostrazioni, non potendo recarsi in
Roma, mandò a riugraziara riverente-
mente il Papa per l'Orsini duca di Gra-
vina. Clemente XII fu generoso coelette-
rati e co'romani, con magnificenza ag*
giunse edifizì e abbellimenti a Roma, di-
chiarati nella biografia e in molti artico-
li, e principalmente nella basìlica Late-
ranense, nel palazzo Quirinale,nel museo
Capitolino di Campidoglio, ove l&bbricò
un edifizio perragricoltura,nella fontana
di Ti*evi, e altri illustrati dal forlivese Gio.
Battista Gaddi: Roma nobilitata nelle sue
fabbriche da Clemente XI I^Romsi i^ 36.
Morto questo Papa a' 6 febbraio i74o>
decorò il trono pontificale il dotto ed eru-
ditissimo Benedetto XlP^a' 1 7 agosto, che
immediatamente riformò le molte spese
che sì £;cèro ne'precedenti pontificati, on -
de l'erario era in condizione deplorabile,
erannuo£/e/?c//sommava a aoo,oooscu«
di. Principe illuminalo, procurò di rifor-
mare l'esuberante lusso della nobiltà ro-
mana che minava la loro esistenza; ma
i savi progetti fatti per rimediarvi radi-
calmente dai nobili Patrizi,Theodoli,Cre-
scenzì e Petroni, ebbero la disgrazia di
essere fra loro opposti, e di aver trovato
i disordini troppo inveterati. Soppresse
diverse imposizioni, e per sopperire ai bi-
sogni del tesoro pontificio introdusse nel
1 74 1 la carta bollata, già risoluta dal pre-
deces8ore,a bai^ 2 il foglio quella pei con-
tratti e scritture da esibirsi in giudizio;
e di bai. io per le patenti de'Iuoghi dei
monti, dandone l'appalto per annuiscudì
60,000; ma abusandone i ministri cama-
rali,soppresse il boi lo,e sostituì un'equiva-
lente imposta ripartita sulle comuni del-
lo stato: Roma fu tassata per 24,000 scu-
di sui luoghi de'monti. Rimproverò acre*
mente coloro che volevano impedire a'po-
veri la raccolta delle spighe di grano ri-
4o ROM
maste dopo la mietitura, ciò che nella s.
Scrittura era permesso, e con due bolle
ÌDgiuDsela pena di scudi 3oa chi con ab*
bominevole durezza non avesse permesso
la spigolatura. Per accrescere il culto ai
ss. Pietro e Paolo, cui Roma è debitrice
deUe maggiori grazie, ne ordinò il solen-
ne otta vario, e come principali protettori
della città, obbligò il senato romano a vi-
sitare con tutta la curia capitolina neirul-
timo giorno le ss. Teste, una delle chia-
vi delle quali é presso i conservatori. Nel
1 744 ^u 8 visitare il Papa nel giardino del
Palazzo Quirinale il re di Napoli Car*
lo di Borbone, il quale nella notte del
3 novembre dormi nella vìWa Patrizi, Il
Papa gli fece presentare ricchi doni e im<
bandire un pranzo nel palazzo Vatica-
no. Nel 1 746 prescrisse l'ordine e il nu-
rnero delle Famiglie nobili di Roma, sta •
bilendo ai conservatori il modo di am-
mettere le altre. In quest'anno si ravvivò
nuovamente la controversia tra mg.** go-
vernatore di Roma, il senatore ed i con-
servatori,i quali ultimi non volevano per-
mettere che quelli in occasione di assistere
al Corso nel carnevale avessero sedie di-
stinte dalle loro. Furono deputati 5 car-
dinali ad esaminare questa vertenza , ai
quali il governatore e il senatore dimo-
strarono il possesso immemorabile di det-
ta preminenza; ed il senatore fece rimar-
care il gran distintivo della sedia in mar-
mo a guisa di trono, che godeva sino da
Gregorio XIII che avea formato l'ultimo
statuto di Roma, esistente nel salone del
palazzo senatorio, la quale in ogni trime-
stre in cui il senatore dava il possesso ai
nuovi conservatori era guarnita e decora-
ta di damaschi cremisi e oro, anche nelle
due colonne laterali, con fregi di velluto
cremisi bordati d'oro a 3 ordini nel fron-
tespìzio superiore della sedia e suo cusci-
no, e con tappeto suppedaneo che cuo-
priva gli scalini per cui si ascendeva alla
sedia. Per tale possesso i conservatori se*
de vano nelle due .parti laterali alla sedia
senatoria, sopra due seditori di marmo,
ROM
coperte da due portiere di velluto violet-
to senza ornamento, con cuscini • tenu
suppedanei.La questione fu risoluta con-
tro i conservatori. Per la celebrazione dd
i8.*^ Anno santo i';5o, Beoedelto XIV
ad esempio de'pi'edecessorì invitò i car-
dinali a riparare e abbellire le loro chie-
se, ciò ch'egli medesimo fece con molli^
e notate nella biografia e luoghi rispet-
tivi, insieme a quanto altro eseguì a co*
modo e decoro di Roma. Procurò la na-
tificazione del popolo romano con pub-
bliche Missioni, essendo conveniente che
esso dasse edificazione ai forestieri, mas-
sime in tale tempo salutai*e; deputando
un giudice per le differenze che poteva-
no nascere tra'forestieri e i romaui nelle
cose civili, ed una congregazione di car-
dinali per le criminali. Nel sopprimere
Innocenzo XII tutti i tribunali de'giudià
particolari di Roma, aveva lasciato a'ooa-
servatori di Roma il diritto di costituire
un prelato della curia romana per giu-
dice privato della camera capito lina, ac-
ciò giudicasse le cause in cui tal cumers
avesse diritto, come si praticava ainod*
Paolo li. Per la riforma poi da Benedetto
XIV fatta nei Tribunali di Roma, nato
dubbio se ai conservatori era restata sif-
fatta autorità. Benedetto XI V colla bolla
Siticerae fidei^ de^W ii dicembre 1749»
Bull, magn. t. 17, p. 285, dichiarò che
il tribunale de'conservatori di Roma non
era compreso nella soppressione da sciat-
ta di altri tribunali, che anzi lo confer-
mò cogli antichi diritti e privilegi, voleo'
do che il giudice della camera capitolina
fosse reputato giudice ordinario, da Ile cui
sentenze non si potesse appellare. Il giu-
bileo riuscì ottimamente; solo insorse
quella differenza che riportai a Birri, éait
non si volevano dai sostenitori delle fran-
chigie. Nel Campidoglio il Papa istituì
un'accademia di pittori e scultori detta
del nudo, e collocò in essa una bella galr
leria di quadri, poi riunita a quella di 9.
Luca. Nel 1 751 si recò in Roma il prio'^
cipa di Due Ponti, a cui il Papa nel i.T
I
aoM
^ giorno dì quaresima conferì la cresima ,
* o regalò il cor{M) di santa Giulia di nome
' ' proprio, trovato nel dmiterio di Rignano.
* Morì il gran Pontefice Benedetto XI V ai
} 3 maggio 1 758, e gli successe l'etcellente
■' Clemente XIIl Rezzonico a'6 luglio. In-
^ Testando gli assassini le provinciedi Ma*
* riltiraa e Campagna, fino alle vicinanze
^ di Roma, rinnovò il Papa le prescrizioni
I severe di Sisto V. Curò l'abbondanza di
■ Roma e nello stato, particolarmente nella
I carestia del Ì764) e fece moltissimo pei
Poveri e per Y Annona y e quanto «Uro
riportai nella biografia, descrivendo que-
sto penoso pontificalo, in cui la religione
s'incominciò a perseguitare in molti stali,
anche per abbattere Ta u tori là della s. Se-
de. Mentre il Papa era in Castel Gandol-
fo, il sena loreBielcke ammalò gravemen-
te, onde si mandò a prendere Tapostoli-
ca benedizione che Clemente Xlll com-
partì paternamente. Essendo morto il se-
natore Bielcke ai 12 giugno 1765, il suo
corpo fu esposto nel palazzo senatorio da
lui abitato: indi a' 16 presero le redini
della carica i conservatori Domenico BuS'
i7, Giuseppe Nwiez de Tolis^ Benedetto
Orsini, Poscia Clemente Xlll con breve
del I .° luglio creò senatore il proprio ni-
pote Abbondio Rezzonico patrizio vene*
lu: Vitale loda la di lui vigilanza per re-
datta amministrazione della giustizia nel
suo tribunale senatorio, e pel genio col
quale incoraggi e protesse le scienze e le
belle arti. Dopo aver preso il possesso
privato, pigliò quello pubblico che de-
scrive Vitale, rilevando che in questa fun-
zione s' introdusse Y uso che i cardinali
mandavano due gentiluomini a cavallo
col palafreniere portando il cappello pon-
tificale cardinalizio, cavalcando secondo
il consueto sopra mula bardata di fini-
luenti e gualdrappa rossa, al palazzo apo-
stolico, da dove il senatore in cavalcata
si recava in Campidoglio pel solenne pos-
sesso. Ad efietto che il senatore potesse
con decoro esercitare la dignità, avuto ri-
guardo alle spese maggiori che ne'tempi
ROM 41
correnti dove? ansi fare, per ragione del
lusso superiore a quello de' tempi passati,
Clemente Xlll col moto-proprio che ri-
porta Vitale , ordinò che dalla camera
capitolina si dovessero pagare scudi 70
mensili al senatore, e altrettanto a' suc-
cessori, oltre il solito onorario^ Da que*
stodocumento si rileva, che Clemente XII
avea prorogato la durala del magistrato
de'3 conservatori e priore de' caporioni
da tre a sei mesi, come nell'avere illustra
residenza in Campidoglio nel copioso mu-
seo delle statue; che Benedetto XIV ave-
va ristretto alla sola nobiltà di Roma il
diritto di occupare le cariche di conser»
valori, di priore de' caporioni, e di altre
appartenenti alT auiministrazione e go-
verno della camera capitolina; che noues-
sendocorrispondentealla rappresentanza
il tenue assegno di scudi 1 3 e bai. 65 meo-
sili di ciascun senatore, e di scudi 6 e bai.
85 al priore, oltre gli altri scudi 6 e bai.
60 che ognuno di loro ricevea mensilmen-
te per l'intervento alle due congregazioni
economiche, e considerando il Papa so-
pravanzare annualmente dalle rendite
della camera capitolina piùdiscudi 2200,
e che quanto prima potevano ascendere
ascudi4ooo,detrattelultelespe8eequel-
le pei 3 palazzi capitolini, fontane e ac-
quedotti appartenenti alla camera capi-
tolina, e quelle per le mura della città,
così aumentò col fondo di detti avanzi
l'assegno in mensili scudi 70, da ripartirsi
scudi 20 per cadauno de'conser valori, e
scudi IO al priore de' caporioni, oltre i
solili antichi onorari loro propri. Di poi
il senatore Rezzonico fu anche fatto Go/t-
faloniere del popolo romano. Il senatore
pel buon ordine del tribunale di Campi-
doglio, avendo osservato che molti gio-
vani sostituti de'notari capitolini, senza
aver ottenuto la matricola, solita conce-
dersi dal collegio degli archivi, e l'appro-
vazione del senatore a cui erano subor-
dinati, ardivano rogare testamenti e al-
tri atti, contro la costituzione di Bene-
detto XIlI;Qfi{<m nostrum^à&ì 1 728, con
42 AOM
sua DotiAeazione ordioò che i detti fosti-
tuti dovessero sottoporsi ad esame per ot-
tenere TapproTazione; il quale esame si
dovesse (are innanzi al senatore , a due
curiali di collegio e a due capi-notari ca-
pitolini. Nel voi. XXXV, p, I oo ricordai
i solenni funerali fatti celebi*are dal Pa-
pa a Giacomo HI re cattolico d'Inghilter-
ra, morto in Roma nel 1 766. Clemente
XIII terminò la comoda e luminosa &b-
brica, posta in Piazza di Termini^ accan-
to ai granari pubblici, di io pozzi e Sa
grandi vettine murate per conservare l'o-
lio del l'^n/io^ia romana e tribù naie del la
Grasciaj dell'uso posteriore de'quali lo-
cali e de'granari trattai ne'vol. XLIII, p.
Sa, L V, p. 1 6, a Ospizio di s. Maria degli
Angeli. A Povero notai quanto il Papa
fece per la carestia. Nel 1 768 pel passag-
gio nello stato e venuta in Roma di Ca-
rolina regina di Napoli, il Papa destinò
Dunzioslraordinarioper riceverla ai con-
fini mg.'^ Millo, e per legato il cardinal
Girolamo Spinola.
ClementeXI 1 1 fra leangustie in cui a vea
passatoli suo pontificato, rese lo spirito al
Creatore a'S febbraio 1 769. Nel Conciasse
visitato da Giuseppe li imperatore, e da
Pietro Leopoldo granduca di Toscana ,
gli successe a' 1 9 maggio Clemente XI F',
già minore conventuale, in un tempo in
cui le sette avevano incominciato l'opera
infernale per abbattere gli altari ei tro-
ni, promulgando i diritti dell'uòmo e la
so? ranità del popolo , per cui derivò in
molti il desiderio di partecipare al reggi-
mento dello slato; in conseguenza in epo-
ca la più svantaggiosa pei religiosi, ovun-
que fieramente bersagliati. Prese provvi •
denze sul prezzo dell' olio , del sapone e
suiragricoltura; permise per sollievo del-
le povere famiglie romane la macinazio-
ne del grano per proprio uso; indi pro-
curò di pacificarsi colle corti, le quali per
le loro pretensioni erano in discordia col-
la s. Sede, e vi riuscì. Fece incontrare al
confini dello stato e accompagnare in Ro-
ma il duca di Glocestcr fratello del te
> ROM
d'Inghilterra, gli fece presentare qua' do*
natiti che si solevano praticar» coi sovra*
dì e principi reali che venivano in Rcndì^
a mezzo del Maestro di casa de* ss, pe^
lazzi apostolici, e lo festeggiò coirUlumi-
nazione della basilica Vaticana; doo mi-
nori onori rese al fratello duca di Cam-
berland , quando si recò in Roma ; il re
Giorgiolll scrisse lettera di ringraziameoF
to al Papa, ed accettò la sua mediasione,
per pacificarsi col duca di Cumberland.
Nel 1771 il Papa fece per tutto lo stato
assistere la principessa M.* Valburga di
Baviera, vedova dell'elettore di Sataonii;
a Civita Castellana l'incontrò il marche-
se Massimo generale delle poste, e giunta
in Roma la mandò a complimentare dsl
prelato ^f^eftrodf Camera ìÌbl prindpei*
sa Albani l' accompagnò all' Udienza, e
Clemente XIV le donò una preziosa co-
rona benedetta di diaspro sanguigno, eoo
cammeo esprimente il Salvatore, oontor*
nato di brillanti. Nel di seguente le maa-
dò un Crocefisso d'oro ornato di gioie, eoa
indulgenze; ìndi ordinò una corsa diba^
beri per rallegrarla. Ritornata poi la pria-
cipessa da Napoli, la regalò d'un corpo di
s. Vittoria martire, d'una cassa d'Agnus
Dei benedetti, e di due quadri, uno in a-
razzo rappresentante s. Giovanni aposto-
lo, l'altro la propria effigie. Per sdebitar-
mi della promessa d'indicare i sovrani e
prindpi reali d'ambo i sessi, venuti in Ro*
ma, oltre quelli che descrissi a Ainri SAirri,
e a LiMiNA APOSTOLORUM, Tho fin qui a-
dempita, indicando i modi de'ricevimea-
ti e dove ne tratto; pei seguenti 6 ponti-
ficati poi, avendo ciò notato nelle bi<^ra*
fie di ciascuno, mi asterrò di riparlarne^
come sarò più. breve, essendo le medesi-
me abbastanza diffuse , per conoscere e*
ziandio ciò che ha rapportoconRoaia,e
gli abbellimenti aggiunti da ciascuno dei
Papi. Clemente XIV ha la gloria di avere
incominciato il Museo Praticano: efj\ì do*
pò aver soppresso i Gesuiti, con animo
agitato e amareggiato, poco dopo termi*
n^ la sua carriera mQvtale a' 22 fetleni-
I
ROM
br€ 1 774» A' 1 5 febbraio 1 7 75 fu creato il
glorioso Pio FlBraschi, ed una delle sue
prime cure dell'apostolico ministero fu la
celebrazione del i g.^ Àtmo santo; quindi
si applicò alla riforma di Roma, rimuo«
Ycndolesmodate generosità fatte dalpre*
decessore, ed occupaqdosi a migliorare
V Àgricollura, V Annona^ le Dogane^ i da-
zi, oltre la grandiosa impresa del prosciu*
garoento delle Paludi Pontine j raffre*
nando l'ingordigia de'fornari, e gli enor-
mi abusi delle franchigie , che tante agi*
lezioni procacciarono ai romani. Delle de-
plorabili cedole che fu costretto a porre
in corso, in luogo delle Mone/e pontificie^
a questo articolo ne parlai t quanto al Ca*
i /<95toda lui ordinato, meglio è tedereCov-
i| GKEGAzioNE DEL Cekso. Luogo Sarebbe io-
I dtcare i monumenti magnifici e sontuosi
I di cui arricchì Roma , indicati nella bio-
1^ grafia e descritti a'ioro articoli; primeg-
i giano tra le sue opere il Museo Pratica*
■ no eminentemente ingrandito, e l'erezio-
^ ne della sagrestia Vaticana; da per tutto
fi in Roma si'trovano belle memorie di sua
I veramente splendida munificenza. Procu-
■ rò di allontanare la Pestilenza j e di prò v -
f Tedere alle carestie. A mezzo del celebre
i tesoriere Fabrizio Riiffo^ Pio VI fece non
i poche operazioni per diminuire le cedole,
ì e si può dire che fu l'autore d'iin regolare
I sistema finanziario di Dogane, con che a-
I boli i privilegi feudali delle tante gabelle
I che sì pagavano nel transito da feudo n
feudo,cii pedaggi e altro. A vantaggio delia
Chiesa i ntraprese il viaggio di Fienna^ di -
chiarandoche in Roma restava la curia, ed
ivi doversi eleggere il successore,s'egli mo-
l'iva : consegnò V Anello Pescatorio al se-
gretario de'brevi, ed il governo di Roma
e dello stato al cardinal Lazzaro Opizio
Pallavicino se^vei'àYxo ÓA stato; ai due ni-
poti Braschi die il testamento sigillato. Ài
27 febbraio 1783 parti da Roma fra gli
applausi de' romani, e co' loro festeggia*
menti fu ricevuto nel ritorno a' 1 3 giugno.
Si trovò nella necessità di prendere nel.
1 783 in imprestito 3 milioni discudi;cib
fect per aiutare l'agricoltura a impiegare
artisti per Toroamento di Roma, i quali vi
traevano il sostentamento. Avendo Pio
VI ritenuto col pontificato l'abbazia nul'^
lius di Subiaco (ad Abbate riportai altri
esempi di simili abbazie ritenute dai Pa-
pi dopo la loro esaltazione al pontificato»
cui é inerente il. vescovato di Roma, ed a
Pio IX notai, che già Papa assunse il go-
verno abbaziale di detta abbazia) e fab«
bricata decorosa cattedrale, si portò a cou-
sagrarla neh 789. Fu questa l'epoca in«
felice io cui scoppiarono più apertamen*
te le turbolenze di Francia, le cui terri-
bili conseguenze gravitando sull'Europa,
ed in ispecie sull'Italia, lo stato pontificio e
Roma, le narrai diffusamente al citato ar-
ticolo, ove eziandio con dettaglio descris*
si le condizioni de'dominii ecclesiastici e di
Roma, con quanto immensamente soffri-
rono e impoverirono, nel complesso degli
avvenimenti di sempre infausta e dolorosa
ricordanza, e da cui conseguitarono altre
catastrofi. Incominciarono pure le tribo-
lazioni del generoso Pio VI, che ne fu vit<
tima e martire di patimenti, piangendo*
si ancora lospirito rivoluzionario e di li*
berta che invase una gran parte de'sud-
diti della chiesa romana, e che produsse
poi quegli amari frutti che ancora deplo«
riamo nel risentirne i gravissimi danni ,
nell'economico, nel morale e nel religioso.
11 Papa nel fare imprigionare nella for*
tezza di s. Leo nel Monte Feltro, il famo-
so Cagliostro implicato ntU'eclatanteaffà*
ve della collana, che fece sfigurare il car-
dinal Lodovico de Rohan comprometten-
do la s. Sede, dalle deposizioni di Giglio-
slro, come principale settario de'Mura'
tori, si potè conoscere le loi*o diaboliche
trame contro la Chiesa e la sovranità. La
sanguinosa e orribile rì voi uzione di Frao*
eia, caduta in feroce anarchia , e la pro-
clamazione della repubblica, giunse a de-
capitare barbaramente il re e la regina, e
ad esterminare la religione cattolica, per
opera pracipuameote delle sette de'filoso'*
fi atei e d(i Giacobini j onde nello stato e
44 ^OM
ÌD Roma 9ì rifugiarono molti del perse*
guitato clero fiaiicese e le zie di Luigi
XVI. Il Papa le accolse benignamente, fe«
ce loro presentare dal maestro di casa
dei palazzi apostolici diversi oommestibi«
li, consistenti in cera, canditi, confettu-
re, cafie,frutti, formaggi, vini, pesci, prò*
ficiutti, zuccaro, ed una mongana viva, in
lutto 70 portate. Inoltre Pio VI volen-
do dimo8trai*e quanto gli era grata la fa*
miglia reale di Francia, sebbene i Papi
non sieno soliti visitare i principi e prin-
cipesse reali, si recò con treno semi- pub*
blioo al palazzo del ministro cardinal de
Bernis, a farle graziosa visita. In mez*
zo a tanti sovrastanti pericoli, Pio VI
aumentò le Milizie^ ed istituì in Roma la
guardia Cmca pontifidaj sospese i tea*
tri ed altri pubblici divertimenti, ed or-
dinò pubbliche preghiere. Dopo avere i
dispotici tiranni dominatori del già flo-
ridissimo regno di Francia, abolito ogni
culto religioso 9 si disposero alaci'emente
ad abbattere la s. Sede rocca della fede, e
democratizzare Roma, con tutto lo stato
papale, come aveano fatto di Avignone e
contado Fenaissino^ dominii della chie*
sa romana, occupati e riuniti a Francia.
Si cominciò dai francesi ad esigere il ru
conoscimento di loro repubblica, invian-
do emissari segreti in Roma e nello sta-
to per rivoluzionarlo. Per cominciare dal-
lo sconvolgimento di Roma vi mandaro-
no aglii I gennaio 1798 i cittadini Ugo
Basvillee La Flotte, ili .Me' quali come
console di Francia col compagno esigendo
il riconoscimento della repubblica fran-
cese, minacciando stragi e rovine, e vo-
lendo erigere lo stemma rivoluzionario
sulla porta del suo. palazzo e su quella
dell'accademia di Francia, i romani co-
minciarono a fremere. Tutta volta, dopo
avere Basvilledi prepotenza innalzatolo
.stemma repubblicano, vei*soleore 23 del
giorno 1 3 La Flotte e Basville comparvero
Isella via del Gorso,come la più frequenta-
ta della città, massime per essere domeni-
ca, in carrozza con coccarde repubblica-
ROM
ne e pehnacdii trioolorati (Fi tmituraU
grandezza, con servi e cocchiere guarniti
alla stessa maniera. A quest'altro insulto
pubblico, la plebe incominciòa tumultua*
re, prendendolo per ingiurìa al prìncipa*
toe alla religione, che assai amava no«
essendoancora demoralizzata : gridò Fi»
va s, Pietro^ viva la Religione^ viva Pia
VI ^ e si scagliò furiosamente contro k
carrozza , dalla quale imprudentemente
La Flotte scaricò una pistola sulla mol-
titudine. Questa di più inasprita instili
la fuggente carrozza, ricoverandosi gria-
cauti francesi in casa del banchiere M ott,
dove entrò il popolo furibondo, non po-
tendo essere frenato dalla truppa accor-
sa. Trovato nascosto Basville, e quésti di-
ft^ndendosì con uno stile, ferì qualcuno
degli oggressori e restò vittima di qne*
st'altra imprudenza,venendo mortalmen*
te offeso nel basso ventre. Dolente il Pt*
pa dell'accaduto, subito gli spedi il suo
chirurgo per curarlo, e mg.** vicegereo'
te per assisterlo, ma nel seguente giorno
morì, dopo avere detestato i giuramenti
fatti alla i*epubblica, e ricevuto esemplar*
mente i sagramenti. Il Papa a sue spev
gli tace celebrare i funerali, nella cbiesi
parrocchiale di s. Lorenzo in Lucina, o*
ve restò sepolto. Il celebre abbate Vin-
cenzo Monti segretario del duca Braschi,
pubblicò una Gintica o poema in 3.' ri-
ma, in cui tutto narrò veracemente; ma
cambiando poi i suoi principii politici, o*
scurò le traode della precedente sincera
esposizione. Di lui abbiamo: In morie A
Ugo Basville seguita in Roma li 1 4 gen*
naia 1 793, con vari altri canti^ Mantova
1798. In nome del senato e popolo ro«
roano fu fatta un'iscrizione, in cui Pio VI
fu acclamato magnanimo e Padre delÌA
patria^ per attestargli il loro affettuoso
attaccamento; volevano ancora erigergli
una statua in Campidoglio, e per l'oppo-
sizione del Papa, il senatore Rezzonico li
contentò di porre un'onorevole iscriùona
nel salone di Campidoglio stesso. Sopraf-
fiitto da angustie Pio VI pel triste avve^.
ROM
itòy diede ordini severi per calma-
popolo effervescente , e potè anche
i poi aIU*o tumulto eccitato contro
cesi a' 10 febbraio: fece immediala-
e partire con sicura scorta per Na-
ia vedova, il figlio dell'ucciso, e La
ì cagione di tutto, somministrando-
idi 70 pel viaggio. Spedi Pio VI a
le corti d'Europa una relazione e-
dell'accaduto, donde risulta la sua
innocenza; e con editto condannò
sso del popolo, invitando tutti alla
uillità ed a rispettare i francesi. Ap-
il governo di Francia seppe la ojor«
Basville giurò vendetta, calunniane
'pubblici fogli il Papa e il suo go-
> che occultamente avessero fevori-
ssassinio; preudendo questo prete*
r vendicare il negato ri conoscimen-
nerali fatti al sagrificato Luigi XVI,
avere creato cardinale Maury, 1
blicani fi'ancesi con più ardore spin-
sudditi pontificiialla ribellione e si
ina trama contro la sagra persona
ipa. Nel 1795 venendo Pio VI a sa-
he il governo francese a vea decre-
occupazione degli stati della Chiesa
la detronizzazione, aumentò i mez-
ifèsa, e per la penuria della mone-
re le gravezze che a vea dovuto ìm-
invitò tutti a portare nella Zecca
l'argento, col frutto del 4'/^ per
^endogià creati nel medesimo anno
mi in nuove cedole. Si dovettero fa-
rse economie, e vendere non poche
ioni della s. Sede. Finalmente nel
il generale Napoleone Bonaparte
)so degli stati dì Italia y occupò col-
i Bologna j Ferrara e altri luoghi,
ad evitare perdite e mali maggiori,
fu indotto al gravosissimo armisli-
lologna, concluso con Napoleone ai
'giugno,con cedere quelle due lega-
Faenza^ pagare 1 5 milioni di fi*an-
*eperP^2rig[t 100 codici della biblio-
Bticana, 1 00 pezzi di pittura e scul-
>iii famosi e più rari, specialmente
ssi i busti capi d'opera, di Giimio
ROM 45
Bruto in bronzo, di Marco Bruto in mar*
mo esistenti in Campidoglio, quali pro'
totipi del repubblicanismo, onde si volle
dai francesi e altri repubblicani imitarli
nella foggia de'capelli, abbandonando pa«
rucche, cipria e codini; ed inoltre il Papa
dovette mandare un plenipotenziario a
Parigij a condolersi e domandar scusa per
la morte di Basville , quindi stabilire In
pace col governo. Per soddisfare ai du^
rissimi patti imposti dal più forte^ Pio VI
levò da Castel s, Angelo il tesoro riposto-
vi da Sisto V , gli convenne prendere a
cambio un milione di scudi, e servirsi del
ricavato dagli ori eargenti, essendo in que-
sto tempo gravato il tesoro pontificio di
circa 100 milioni di scudi di debiti, com-
prése le cedole, i Luoghi di MontCy ed i
F'acahili, Nel medesimo anno a'9 luglio,
in Roma prodigiosamenteaprirono gli oc-
chi molte sagre Immagini AtW^ B. Ver*
gine, che noverai a quell'articolo, il che
fece concepire timori csperanze, onde Pio
VI ordinò pubbliche missioni nellepiazze.
Ma Francia per 1 /condizione di pace do-
mandò la ritrattazione de' brevi di con-
danna della Costituzione ci vile del clero di
Francia. Domanda inammissibile, per cui
Pio VI fece n uovi armamenti,conti-ibuen*
dovi Colonna^ Pamphilj^Doria, Torlopia
e divei*si altri signori; mentre i romani e
altri sudditi, accorgendosi di qual tempra
fòsse la libertà che lor volevano donare
i francési, insorti al gridò i Fii^a Gesù,
viva Maria j viva Pio Vly molli di quel-
li delle Provincie non pochi ne massacra-
rono, per vendicare gli oltraggi d'ogni
sorte commessi dai soldati. Presso Faen*
za le Milizie pontificie, opponendosi alla
marcia de'francesi,furono sbaraglia te.Ro*
ma cadde nella più grande costernazio-
ne, essendosi i francesi impadroniti dello
stato, sino e comprese le provincie di An-
cona e Macerata ossia la Marca. Pio VI
dovette contentarsi della rovinosa pace dì
Tolentino ^óe' 1 9 febbraio 1 797 , in cui ol -
tre il convenuto a .Bologna , soggiacque
ad altre dure condizioni , ed a cedere la
46 ROM
BomagDa, Avignone e la contea Venaisii-
na ; quindi in Roma e altrove si fecero
nuove requisizioni d'ori e argenti, anche
delle chiese, nuovi impi'estiti, nuove cedo*
le, ed inoltre vendita de'beni ecclesiasti-
ci rustici in tutto lo stato. Si pi*oclanaòla
repubblica nelle provi ocie occupate dai
fi*ancesi, e furono incorporate alla repub*
blica Cisalpina^ di cui parlai a Italia. In
Francia si dispose tutto perché in Roma
s'introducesse la democrazia rappresenta-
tiva. Vedendosi vicina la morte di Pio VI,
si opinò d'impedirne la successione, ovve-
ro nel conclave usare del diritto che dava
il trattato di Tolentino, come succeduti
alle pretese ragioni de' re di Francia; a tale
effetto si diedero commissioni a Giusep-
pe Bonaparte ambasciatore della repub-
blica in Roma. Frattanto emissari france*
sì piti volte tentarono in Roma rivolutio-
DÌ, ove giunse pure per democratiuarla
il generale Duphault, il quale nel modo
detlo a Francia, volendo a'28 dicembre
audacemente piantare l'albero della li*
berta sul Campidoglio, fu ucciso nel pa-
lazzo Corsini, ad onta che la Civica pori"
tìficia facesse di tutto per impedirlo. Tan-
to bastò perchè il governo francese ordi-
nasse l'intiera invasione dello stato pon-
tificio, la detronizzazione e prigionia di
Pio VI, e la proclamazione della repub-
blica in Roma e da per tutto. Ciò fu ef-
fettuato nel 1 798, a nulla valendo le giu-
stificazioni e offerte del Papa. Il generale
A lessandroBei'thier comandante le trup-
|)e francesi in Italia, d'ordine di Napoleo-
ne cui era succeduto, s' impadronì delle
Provincie d'Urbino e Pesaro^ di Macera-
ta, indi delle altre: nulla valutando il ge-
nerale le deputazioni inviategli dal Papa,
si ricusò riceverle e restò inflessibile; ap-
pena ascoltò l'ambasciatoredi Napoli Bei-
monte mediatore, cui fece travedere che
non sarebbe entrato in Roma. U avan-
guardia sotto gli ordini del generale Dal-
lemagne, giunse a Baccano e alla Storta,
onde a' g febbraio Pio VI volle tentare
nuovamenteranimodelgeneralBerthìer^
ROM
permeilo d'alcuni cardinali, e dell'it
dele cav. de Azzera ministro di Spag
segreto amico de'francesi, ma senza efl
lo; solo il generale riprotestò, che ven
a punire gli assassini di Duphault, gf
sulti fatti all' ambasciatore Bonapartc
doversi tenere il popolo tranquillo; la
de Pio VI fidandosi alle sue promes
ch'egli sarebbe rispettato, non volle p(
in salvo, ed in vece esortò i ronnanl <
editto a rispettare i francesi. A' i o B
thier arrivato coli' esercito alle mura
Roma, si accampò collo stato maggi
sul Monte Mario, facendo entrare pa
Porta Angelica un corpo di francesi >
mandati dal general Cervoni corao, il qi
le occupò Castel s, Angelo, il Campii
glio e gli altri posti militari. Altendei
Berthier che la rivoluzione scoppiassi
che fa schiuma di Roma l'andasse ad
vitare, come si era di accordo, a entn
nella città in nome del popolo romn
i nuocente, questa pantomima ebbe lu(
agli 1 1 febbraio, onde fece il suo ingi
so, e andò nel Palazzo apostolico Qu
naie a prendere alloggio, facendo Cer
ni comandante di piazza, che mandò
Pio VI ad assicurarlo che nulla dovea
mere di sua persona e sovranità; indi v(
che si abbattessero gli alberi della libc
che alcuni demagoghi aveano erette
diversi luoghi 1 Appena i francesi fun
sicuri, che tutto lo stato era occupato
loro, cessò la dissimulazione. Col prete
di provvedere alla pubblica tranquill
Berthier disarmò e licenziò i soldati p
tificii, fece arrestare mg.*^ Ercole Cam
vi assessore della congregazione aiiliti
mg*' Carlo CnV^ift' governatore di Roi
ed alcuni aUri principali impiegati. Pi
in ostaggio 4cardinali e altrettanti pi
cipi, con divei*si altri prelati. Sequest
beni de'cardinali Albani e Busca ch'er
fuggiti; indi di suo ordine si posero q
le imposizioni, e si fecero quegli attei
ti e prepotenze che narrai a Pio VF,
proclamazione della repubblica Tibet
in Campidoglio a'i5 in presenza di 1
noM
e divisione di territorii, in 8 dipar-
iti cbe dai fiumi divisorii presterò il
^ed al grido di Fiva la libertà. Ro-
I divisa in sezioni, con quelle deno-
sioni che riportai a Rioni di Romì.
ji Berliiier con proclama dichiarò
;rtà di Roma e ristailazione deiref-
a repubblica Tiberina o Romana,
oscendola qual potenza indi penden-
nome della repubblica francese, ed
la medesima sotto la protezione del-
ata francese. La romana repubblica
anizzò con nominare Cervoni inno«
;l popolo per consoli il duca PioBo-
l'avv.**FrancescoRiganti,ravv/Car-
igi Costantini già difensore de'pove^
chirurgo Liborio Angelucci, Anto-
assi causidico , Gioacchino Pessuti
natico ed estensore delle Effemen-
erarie ^ Gio. Francesco Arìgoni, ì
enti Maggi e Stampa, a'quali fu da-
'i.° segretario e ministro il francese
:esco Bassal già parroco di Versail-
ostata ammogliato, poco dopo man-
in Francia fncatenato. Ministri del
) governo repubblicano furono scel •
I diverse cariche, Francesco Ma ffei,
^esco Pierelli, Lamberti, Ennio Qui-
(Risconti, il medico Corona, tutti de-
ttici e partigiani dei repubblicani
;si. Altri storici dicono che Berthier
in Roma dopo là proclamazione del-
tubblica, lo cheé più verosimile del
nto che ne fa Novaes. Il generale nel
rionfàle ingresso ricevè a Porta del
lo una corona d'alloro, che poi man-
Napoleone. Per abbagliare la moi-
ne, si liberarono gli ostaggi, ed a' 1 8
tòdal vicegerente Passeri arci vesco-
Larissa in s. Pietro un solenne Te
!,con intervento de'cardinali pere-
mali maggiori, i quali però non ci
i consoli; ringraziandosi Dio che
iluzione e il cambiamento di gover*
t seguito senza spargi mento di san*
1 Papa di ciò fu intieramente igna*
1 magistratura romana del senato,
iseguenza cessò a&tto^ e il senatore
ROM 47
Rezzonico amante di viaggi, in questi im-
piegò quel tempo. Vitaleavendo pubbli-
cata la sua bell'opera nel 1 79 1 , di ciò non
poteva parlare : il cav. Pompilj-Olivieri
non dice nulla. Dopo ch'era accaduta la
rivoluzione, Cervoni si portò dal Papa a
partecipargliela, e gl'intimo di riconosce-
re la sovranità del popolo; ma il gran Pio
VI gli fece quelle belle ed energiche ri-
sposte che notai nella biografia. Quindi
i francesi s' impadronirono del Palazzo
Faticano ove esso abitava. Vedendo i
francesi che il Papa era ihfipertuibabile
e non cedeva a minacce, consumarono i
loro progetti: il commissario Haller colle
descritte ributtanti villanie intimò a Pio
VI di prepararsi alla partenza; ed in fat-
ti a'20 febbraio un distaccamento di ca-
valleria lo portò fuori di Roma, e due
commissari lo condussero a Siena, don-
de passò alla Certosa di Firenze y e poi
duramente (nel qual tragitto tentò mg."^
Rivarola di farlo liberare dai tedeschi) a
Falenza di Francia, ove rese T anima a
Dio, passando a ricevette il premio di sue
grandi virtù il 29 agosto! 799. Come di-
rò, egli avea provveduto all'elezione del
successore, per qualunque caso, agevo-
landone i modi, acciò la Chiesa non re-
stasse senza capo visibile, o che se ne e-
leggesse uno che non fosse legittimo. Di-
poi e in tempo che Roma gemeva sotto
il giogo repubblicano, narra Baldassari,
Relazione delle avversità di Pio VI, t.
3, p>i59, che andarono in giro discorsi
e dissertazioni di falsi teologi, i quali di*
cevano che come è Papa il vescovo di Ro-
ma, così al clero di Roma e abitante in
Roma s'apparteneva di eleggere il suc-
cessore di Pio VI. E seguendo gli errori
del Ricci vescovo di Pistoia^ indicavano
specialmente i parrochi, dicendo che dò*
veano ripigliarsi gli antichi loro diritti,
perchè i cardinali erano assenti, né pò-
teano tornare alla loro ordinaria residen-
za. Si pretendeva ancora, che anco il po-
polo o almeno i tuoi rappresentanti do-
vessero aver parte nella creazione del Pa-
48 ROM
pa^ proponendo la persona da eleggere,
o rUerbandosi dì approvare od escludere
l'eletto. Ma Dio proteggendo la sua Chie-
sa,non permise questro mostruoso scisma*
A'a I febbraio 1 798 s'incominciò a pub-
blicare \\,Moniloredi Roma o Foglio Na^
zionale : ciò che trattava e quando ter-
minò, lo notai nel voi. XX, p.i6. Ai!i3
furono celebrati solenni funerali militari
a Duphault. Al Calendario Gregoriano,
pei giorni e mesi, fu sostituita V Eradei'
la repubblica francese. Non contenti di
aver deportato Pio VI, i francesi vollero
espellere da Roma i cardinali e prelati
che intrepidi vi erano restati , per cui a-
vendoli arrestati nel principio di marzo,
anche per imporre al basso popolo che
illuminato dì sua situazione erasi com«
mosso^ a piedi furono trasportati nel luo-
go detto le Convertite, ove allora oravi
il monastero delle jégostiniane converti»
/e, avendo trasferito altrove le monache:
fra'prelati vifu mg.'^Emmanuelede Gre-
gor/o, che si tentò creare antipapa. Tra
i cardinali vi fu compreso della Somaglia
vicario di Roma, il quale nell' insorgenza
del popolo erasi reso benemerito de'fraji-
Gesi;poiché seguito da autorevoli ecclesia-
stici , a vea con successo scorse le parrocchie
de'più tumultuanti rioni della città, per
esortare gli abitanti alla quiete e alla su-
bordinazione a chi comandava. In det-
to monastero i cardinali furono invitati
a rinunziare la Porpora: a quest'artico-
lo riportai l'eroica risposta fatta dal car-
dinal Antonelli; ivi dissi perché poi la ri-
nunziarono Antici e Altieri, e perchè so-
lo in Roma vifu lasciato tranquillo il car-
dinal Carlo Rezzonico, A' i o marzo i carr
dìnali e prelati furono condotti nel con-
vento de'domenicani dì Civitavecchia, pò-
scia furono lasciati partire per mare su
piccole e pericolose barche; quindi si di-
spersero approdando ne*lidi toscani, sici-
liani e veneti; però i loro beni furono con-
fiscati. In Roma restò con pienissimefa-
colta e qual delegato apostolico mg.'* Mi-
chele di Pietro arcivescovo d'Isauria; che
ROM
si fece molto onore : vi rimase a neon
suddetto mg.'Patìseri, vicegerente del a
dinal vicario dì Roma. Furono inoli
esiliati diversi altri prelati, e in fine ti
ti gli ecclesiastici foi'estieri. Si persegi
tò la congregazione del s. offizio, e sii
bruciarono le carte che si riuscì trovai
restarono in esercizio le segreterie de
altre congregazioni, le quali dipenden
dal delegato apostolico, alla meglio o
risposero agli affari della Chiesa. A qt
sti applicò Pio VI, tanto in Siena, e
fece un decreto di beatidcazioneo ricoa
scimento dì culto, come narrai o R11
quanto alla Certosa ove opei*ò molte ce
in vantaggio dellaChiesa uni versa le,pr(
vedendo alla futura Elezione del suco
soree Conclave ^come^X Giura mento e
esigevasi inRoma dal governo repubbli<
no. Gli orribili eccessi irreligiosi e imn
rali, che si commisero dai fanatici repu
blicani, con oltraggi alta religione e st
ministri, furono così ributtanti^ che se
gno di riportarli. In vece l'adulazione
le coniò una medaglia 'a Rerthier coli'
pigrafe \ Restitutor Urbis et Gallia^ s>
lus generi humaniì 11 consolato rom
no barbaramente fece atterrare tutti |
stemmi gentilizi, che ricordavano bel
memorie, e si vede ancora in molti lu
ghi il vandalismo distruttore, operato s
monumenti gloriosi della storia. Si so
presserò tutte le insegne ed i titoli di n
biltà, sostituendosi quello di cittadine
quindi si ordinò la coccarda repubb
cana bianca-rossa-nera ; in tutto si pr
tese la eguaglianza e la sedicente libc
tà. Il disordine degli affari di stato d
la nuova repubblica e del dominio fm
cese divenne vera babilonia; oltre le 1
cennate imposizioni, i palazzi di mo
nobili furono pressoché spogliati del f
prezioso, massime de' cavalli. AUrettc
to si fece colle chiese appartenenti ai
zioni nemiche de'francesi o da loro ce
quistate,evì furono confuse nello spog
anche quelle delleamiche. Di questa S|
eie di saccheggio, che non risparmiò ì
ROM
, ove fu frugato e al meno rubatele
di piombo, poco ne godevano i ft*an-
soldati erano malvestiti, gli uffiziali
lesi non percepivano soldo. 11 disgu-
ile truppe di guarnigione in Roma
tentò all'arrivo del general Massena,
ato successore a Berthier: a'24 feb-
avendo a lui ricorso molti degli uf-
per le dilapidazioni commesse sot-
nbra della prolezione francese, e pei
non pagati, furono sdegnosamente
a ti. Nel di seguente i trasteverini in-
9 al grido di : Fiva Maria^ viva il
sapendo Ja discordia del presidio
se ridotto a 3oop uomini : disarma-
iue posti della guardia civica, che
ireso il nome di nazionale, ed ucci*
o tra francesi o partigiani detti pa«
. Sembrava die lor facessero eco gli
iti de'rioni Regola e Monti, ma pre*
*ono sedati : arrestati circa aoo,fu-
nilitarmente fucilati 3i. Ammutì-
i nuovo gli uflìziali, Massena si ri-
Monte Rosi, Berthier partì per la
irdia , lasciando il temporaneo co*
> al generale Dallemagne, che pa-
nna parte del soldo agli uffiziali
lì la disciplina. L'esempio de'traste-
in seguito fu imitato dagli abitan-
Ibano, Marino, Velletri ealtrì luo*
burbani, distruggendo gli emblemi
blicani ed i creduti patriottì. Ma il
ile Gioacchino Murat con 1000 uo-
narciando sui sollevati, li battè tra
e Marino, saccheggiando Castel
ilfo e parte d'Albano; impose con*
ioni, sparse ovunque il terrore, e fu
to in Roma il i .° marzo dai patriot-
icclamazionitrionfali.Ri tornò quin-
»sena in Roma, e il governo france*
dando i commissari Daunou, Fay*
Monge e Florent con autorità tu*
e in materia civile, politica e di fi-
che compilarono la costituzione e
;i fondamentali per la repubblica
la, senza che i romani vi avessero
ilcuna. Massena la promulgò a* 20
, x:on festa popolare detta della fé*
VOL. LIX.
ROM 49
derazione : per la sua breve durata é su-
perfluo riportarla. Solo dirò, che il pote-
re esecutivo si attribuì a Sconsoli nomi*
nati dai consigli legislativi, col trattamen-
to di 639 l'ubbia di frumento per ciascu*
no; furono destinati senatori, tribuni e
altri impiegati, olirei ministrì dell'inter-
no, della giustizia, delle finanze, ec.: la re-
pubblica Anconitana fu unita alla Ro-
mana. Il generale Oallemagne nominò
consoli, Angelucci, De Mattheis, Pennaz-
zi, Beppi e Visconti; nel settembre li sue*
cessero Brizi, Calisti, Pierelli, Bey e Zac-
caleoni. Si pubblicò la coscrizione di tut-
ti i cittadini, dai 18 ai aS anni. A Dal-
lemagne successe il general Saint-Cyr. 11
commissario Haller col ministro dell'in-
terno stabilì , che la repubblica romana
pagherebbe alla cassa dell'armata d'Ita-
lia della repubblica francese tre milioni
di scudi in 6 rate, colla garanzia de' più
ricchi; escudi 600,000 per compenso di a-
biti e arnesi, e manterrebbe l'armata fran-
cese per tutto il tempo che resterebbe nel
territorio romano. La repubblica france-
se si risèrbo un milione di beni nazionali,
alcune miniere come quelle della Tolfa, i
beni appartenenti al Papa e sua famiglia,
ed ai cardinali Albani e Busca. Impoten-
ti lesconcertatefinanzedi*6upplirealoon-
Yenuto, fu posta una contribuzione del 3
per 1 00 sul valore de' fondi spettanti ai
possidenti,edel 5a quelli degli stabilimen-
ti ecclesiastici. Con tuttociò in un mese si
raccolsero appena 4oo,5oo scudi; laonde
si ripartì gradiatamente il resto su'proprie-
tari. Si soppressero molti conventi, mo-
nasteri, e tutte le confraternite, e i loro be^
ni dichiarati nazionali. Tendendosi i sagri
arredi ed i mobili. Altrettanto si fece coi
paramenti e suppellettili del Papa e dèi
cardinali esiliati o fuggi ti,alienando6Ì quei
beni che trovarono compratori. Scaduto
il credito pubblico , la carta monetata o
cedole che all'ingresso dei francesi ascen-
deva a 27 milioni , alla metà di febbraio
già avea perduto il 67 per 1 00. Berthier
avea vendutolo milioni di beninaziona-
4
So ROM
]i per cedole, tranne un 5." In inoneta,in*
di le a?ea bruciate per 8 milioni. A' 1 5
marzo i consoli decretarono, le cedole es-
sere ridotte al 4*** del loro valore nomi-
nale, quindi entro un mese e mezzo do-
Tersi Ritirare in prezzo di altrettanti beni
nazionali e poi bruciarle : anche la mone«
la di rame fu ridotta alla metà del valore
nominale; l'interesse de'iuoghi di monte,
dal 3 per 100 fu ridotto all'uno e mezzo.
Questa legge però produsse generale co-
sternazione e quasi sommossa, onde Mas*
sena la fece ritirare. In vece Dallemagne
a' 1 5 marzo dichiarò fuori di corso le ce-
dole sopra i 35 scudi, ed erano la moggior
parte; potersi però acquistare beni nazio-
nali, il prezzo de'quali si sarebbe ricevu-
to per 3 quinti in cedole demonetate, per
un quinto nelle altre che non erano demo-
netate, e per altro quinto in moneta d ar«
gento : la moneta di rame d'alterato va-
lore fb diminuita d'un 4**^ Per l'incon-
veniente, che la moneta rimasta in corso
non era sufficiente ai bisogni della circo-
lazione,Saint-Cyr a'6 maggio slabi lì, che le
cedole demonetate fossero di nuovo mes-
se in oorso, pel 3.^ del valore nominale;
tutte le altre poi si potessero dai pubbli -
ei banchi dividere in frazioni di loo ba-
iocchi, ed anchedi 5o,detti reW/.Indi Mac-
donald agli 1 1 agosto stabi Fi : le cedole
non demonetate potersi cambiare dopo
due mesi a -ragione dell' 8.* parte del va-
lore nominale, con lettere di cambio sul-
le famigliechedoveano contribuire il pre«
stito forzoso. Intanto colla vendita de'be-
ni nazionali , si bruciarono due milioni
700,000 scudi di cedole. Poscia lo stesso
Macdonald prescrisse a' 9 settembre : le
cedole demonctate o no, essere fuori di
circolazione. Esse sarebbero cambiate con
due milioni di resti o di assegnati, in ra-
gione dell 5 per 100 del valore nomina-
le. Questi poi erano specialmente ipote-
cati sopra determinata quantità di beni
nazionali, co'quali sarebbero cambiati. 11
prezzo dì tali beni doversi ps^gare per 8
dodicesimi in assegnati^ per due in mo-
ROM
neta di rame o erosa, e pegli altri due
moneta fina. Tanto la moneta erosa, e
gli a ssegnati, che s\ sarebbero rìlratli,D
verrebbero più messi in corso. Il pope
in generale, non credendo lecito e tico
r acquisto de' beni ecclesiastici di veni
nazionali, e sospettando di firode i govi
nanti^ non si fidò. Tutti depauperati,
dazi e le contnbuzioni non si pagarci
per cui non si potè dare grinteressi 1
54 milioni di Luoghi di monte, di 6 11
lioni di rendite vitalizie o /^i(sc/i&/li*^ e
8 milioni di debiti che aveano le coma
Neppure si poterono soddisfare gli 01
rari alla maggior parte degl' impiega'
quindi generale deso1azione,cui si aggii
se grave carestia di vi veri, segna temei
del frumento, il cui prezzo ascese al qi
druplo dell'ordinario. Mi raccontaron
miei avi e genitori, che per connpran
pane, il governo distribuiva biglietti |
esserne autorizzati, stabilendo il quai
tativo secondo il numero degl' indivie
delle famiglie; ma dopo essere stati m
te ore ad aspettare ai forni, in vece di]
ne spesso si riceveva castagne, erba, |
ca polenta o altro : in proporzione fu
carne e il vino. Questa era la libertà e
licita repubblicana 1 In tanta miseria
popolazioni furono indifferenti all' eg
glianza de'diritti, all'abolizione de'titol
nobiltà, delle feudalità e de'fèdecomn
si, alla libertà della stampa, ed a tutti
altri apparenti allettativi del democn
co reggimento : gli stessi patriotti che
veano ardentemente bramato la repi
blica, restarono amaramente malcont
ti, singolarmente per l'avidità de'como
sari francesi, e dell'ambasciatore Berti
loro surrogato. Le operazioni del sen
e de'tribuni si ridussero ad inutili de(
mazioni : il rincrascimento fu genere
perchè la repubblica romana invece d
sera indipendente, era suddita del la fi
cese. Gemevasi per tanti mali, in Ront
nelle Provincie, e parte degli abitanti m
tagnardi delPerngino essendo insorti, 1
nero repressi. Le sollevazioni di Mar
Il O M
ma e Campagna furono più estese; furo-
no pimi le, e Ferentino, Prosinone, Ter-
racina saccheggiate. Questi sconvolgimen-
ti dello stato romano , l' occupazione di
Malta fatta da' francesi, minacciante la
Sicilia, posero in grande agitazione Fer-
dinando IV re di Napoli, per cui occupò
Benevento t Pontecorvo: radunò un eser-
cito, lo collocò nelle posizioni militari, e
si collegò coirimperatore Francesco II, e
con Timperatore delle Russie Paolo I, in-
di coli'Jngliilterra e colla Porta ottoma-
na, ed ebbe dall'Austria per condottiero
dell'esercito il generale Mack. Risoluta-
si da Ferdinando IV la guerra contro i
francesi, Mack formò il vasto disegno di
invadere lostato pontifìcio in diversi pun-
ti. Da s. Germano il re spiccò un procla-
ma, in cui dichiarò, dì fìir avanzare il suo
esercito nello stato romano, perristabi-
[ lirvi la cattolica religione, far cessare Ta-
I narchia, è porlo sotto il regolare go ver-
I no del suo legittimo sovrano, che a tale
li effetto avea prevenuto alla Certosa diFi-
,| renze ove si trovava, a mezzo del cardi-
li nal Albani decano del s. collegio, il qua-
li le perciò inviò a Pio VI il Tosi poi vesco-
^ vo d'Anagnì, che però non potè ottenere
j la cooperazione morale del Papa, mentre
j questi si dichiarava grato al re. Quindi
^ a'23 novembre 1798 i napoletani entra*
I rono nello stato ecclesiastico : Micheroux
I marciò su Fermo, Sanfilippo discese a
, Rieti, Metch marciò su Tivoli e la Sabi-
no, Mack mosse per Prosinone e si avan-
zò verso Roma, il duca di Sassonia si di-
resse per Terracina eziandìo su Roma.
Airintimazione de'napoletani, Champio-
net che comandava nello stato romano,
oppose lagnanze di violazione de'trattati;
ma non avendo che 16,000 uomini, dei
quali in Roma 4»^oo , deliberò di riti-
rarsi piegando sulla sinistra verso la Mar-
ca Anconitana. A' 23 novembre annun-
ziò, che Roma era in pericolo , e nel di
seguente la dichiarò in istato d' assedio.
Stabilita con Mack una specie di conven*
zione, partì da Roma la notte seguente
5£'-
ROM
a'25 novembre, lasciando in Castel s. An^
gelo Walterre con 1000 uomini. Partii
rono pure i consoli, seguili dalla maggior
parte degl'impiegati, a piantare in Viter-
bo la sede del governo. A'26 restava in
Roma la retroguardia con Macdonald, e
la guardia nazionale vegliava alla pub-
blica tranquillità. Per la vicinanza de'na-
poletani, insorse il basso popolo, distrus-
se gli emblemi repubblicani e il sepolcro
del general Duphault, e minacciò di sac-
cheggiare il ghetto degli ebrei; quando
un emissario napoletano alzò la bandiera
del suosovranoe l'acclamò, onde nacque-
ro zuffe coYrancesi. Allora Macdonald per
atterrire la moltitudine, chiuse in Castel-
lo per ostaggi diversi ragguardevoli per-
sonaggi, ma nel dì seguente partì dalla cit-
tà perCivitaCastellana.Nella stessa sera2^
novembre, Bourchard entrò in Roma col-
la vanguardia napoletana, fra' popolari
applausi; si accampò sul Monte Mario, e
mandò a occupare l'abbandonata fortez-
za di Civita Vecchia. A'29 giunse in Ro<
ma Ferdinando IV, e nel dì seguente no-
minò al governo una deputazione com-
posta de'principi Aldobrandini e Gabriel-
li, del mai*chese Camillo Massimo, e del
cav. Ricci. Nell'istesso giorno conchiuse
un accordo con Walterre, ed uscirono dal
Castello gli ostaggi. L' ab. Bellomo dice
che furono ristabilite le antiche magistra-
ture romane del senatore e conservato*
ri. Il popolaccio per gioia insultò gli ebrei
ed i patriotti, alcuni de' quali arrestò il
governo. Al Papa nella Certosa di tutto
giunse notizia; ma mentre la corteera per-
ciò in allegrezza. Pio VI disse: Aspettia*
mo l'esito delle battaglie, e poi canteremo
vittoria , e fu profeta. Sebbene il Papa
non si lasciasse adescare da liete speran-
ze, nondimeno scrisse lettera officiosa al
re, e gliela mandò per mg.' de Gregorio;
ma non potè averne risposta, poiché le
cose cambiarono in un baleno. Intanto
furono battuti da'franoesi Micheroux, e
due reggimenti che marciavano su Terni|
e fatta strage in Nepi. Mack, lasciato inRo*
52
ROM
maBourchard per assediar Gistello, si di-
spose ad attaccare Macdonald, ma infeli-
ce ne fu il successo^ e Metch in altre a-
zioni cadde prigioniero in Calvi, essendo
i napoletani nella più parte uomini che
nonaveano mai guerreggialo. A'7 dicem-
bi*e Ferdinando IV partì per Albano, in-
di rientrò nel suo regno : la retroguardia
USCI da Roma a' la, e per altre perdite i
napoletani siritirarono,ed i consoli daPe-
ragia si restituirono in Roma; mentre i
generali francesi entrati nel regno di Na-
poli fecero divei*se conquiste, onde il re
contro di loro gli mosse il popolo. Tutta-
volta per tumulto popolare partì per Si-
cilia, lasciando vicario generale del regno
Francesco Pignattelli di Strongoli. Nel
1 799 i francesi fecero varie perdite in I-
tal ia, contro gli austriaci ed i russi, soUe-
vandosia loro danno gl'italiani. A'] Smag-
gio gli austriaci presero Ferrara , occu-
pando pure Ravenna e quasi tulta la Ro-
magna, ed a'3o giugno Bologna, ai 7 lu-
glio il Forte Urbano. Tra i vantaggi poi
che riportarono i francesi, vi fu la presa
di Napoli, e la proclamazione della repub-
blica Partenopea; ma non tardò tutto il
regno a ritornare all'ubbidienza regia. Le
vicende del regno di Napoli influirono
sullo stato pontificio, e vari luoghi si sol-
kvarono, come Civitavecchia: i francesi vi
rientrarono, saccheggiando Tolfa, e poi
anche Subiaco. Nondimeno dopo che i
francesi partiti dal regno di Napoli si di-
ressero per la Lombardia , i movimenti
contro di loro furono pressoché generali
in lutto il territorio romano. Frattanto
colla sollevazione delle provincie, Roma
soffriva le angustie della carestia , e del
pubblico erario. I francesi continuavano
a sussistere, coll'esiger è quanto potevano
dai prestiti forzati e da nuove contribu-
zioni, languendo il popolo nella misena.
Ad onta delle disposizioni del comandan-
te generale Dufresse del 26 marzo , la
carta monetata caduta sempre più in di-
scredito cessò di aver corso, ed il popolo
soffrì grimmeosi danni del pubblico fai-
ROM
li mento. Il governo si occupò alla meglio
per la sussistenza della popolazione , td
armare alcuni battaglioni , a sopprìmere
altri luoghi pii,a proibire agli ecclesiasti*
ci il portara l'abito loro proprìo; si misero
in vendita i beni di quelli che aveaoo ab*
bandonato Roma nel ritiro de'napoleti*
ni. Avendo i collegati occupata la Tom*
na , si previde la sorte della repubblici
romana; quindi il general Garoiercfaeco*
mandava le truppe stanziate io Roma, U
dichiarò in istato d'assedio agli 1 1 luglio;
a'24 sospese i consoli, i senatorì, i tribuni/
creò un comitato provvisorio di governo^
composto di 5 individui, parte francesi e
parte romani, sotto la presidensa del fra»
cese Perillier, il quale confermò il seque-
stro posto ai beni di mg.'' Consalvi, già ^
spulso dal territorio romano. Avendo un
banda d'aretini Eiiio sollevare OrvietOj
Viterbo e Ronciglionei mise in agitazio-
ne gli stessi luoghi piti prossimi alla capi-
tale. Garnier contenne la moltitudine, e
spedì Wallerre a Ronciglione , la quale
dopo vigorosa resistenza, a' a 8 luglio fo
presa, saccheggiata e incendiata. Intanto
il cardinalFabrizio Au^, disponendo del*
le cose del regno di Napoli, come vicario
del medesimo, rivolse i suoi disegni sullo
stato romano; sul fin di luglio vi diresK
Rodio, che scorse Anagni,Palestrina e Za-
garolo; a'9 agosto pervenne a Fi*ascati, e
raggiunto da Rocca Romana, oocupò Ma-
rino e Albano, ed incominciò a minacciare
Roma, procurandosi intelligenze e soile*
vando il basso popoIo.Maa'20 agostoGar-
nieravendolofatlo attaccare, ad Albano,a
Marino ed a Frascati, fu sconfitto ed obbli-
gato a rientrare nel regno. Gli aretini pe-
rò, cogli austriaci occuparono Perugia,
ed a' a 5 agosto fecero capitolare Civita
Castellana, mentre il general Froelich dt
Toscana cogli austriaci si spinse su Viter-
bo, e ridusse Garuiera restringersi in Ro-
ma e Civitavecchia. Nel tempo stesso una
banda napoletana con Fra Diavolo si a*
vanzò a Velletri, Rodio ritornò a Frasca-
ti, e Salomone discese dalla Sabina. Fi-
ROM
ente il cardinal RuSb nella metà di
mbre inviò a Roma, oon alcune mi-
I di truppe regolari , il maresciallo
mpo Bourchard, intanto die il com-
>ro Trowbridge oon una squadra in-
si reco a Civitavecdiia. Vedendosi
lier circondato per ogni parte, prese
si ostaggi romani per garanzia della
)lica tranquillità, e poi introdusse ne-
lidi capitolazione coi comandanti de-
3[lesi e de'napoletani , eool primo a'27
mbre sottoscrisse una convenzione
li fu stabilito. Le truppe firanoesi, ita-
e polacche dover sgombrare lo stato
ino, per essere imbarcate a Civita-
iia,e condotte liberamente iuFrancia
.*o fucili; ed essere permesso a'patriot-
aani seguirli colle loro robe. Corneto
ita vecchia doversi consegnare agl'in-
Bi'29 settembre; Roma e Castel s. An-
i'napoletani,sul principio del 3o.Co-
eseguito. Bourchard contenne il bas-
>polo, che col pretesto di persegui-
I giacobini , aspirava alla rapina; e
'3 ottobre nominò una giunta supre-
er governare in nome del re di Na-
paesi occupati. Ne furono i mem-
conte AlessandroBonacoorsi, il mar*
! Angelo Massimi, il cav. Girolamo
ma , il marchese Clemente Muti,
^ Antonio Lippi. Nella metà di otto-
[iunse poi in Roma il tenente gene-
)iego Naselli, il quale conservando la
a, e assistito dal consultore Tomma-
ammarino, ebbe la rappresentanza
mandante generale e politico dello
romano, annullando le leggi della
m te repubblica romana. Il generale
lidi però in nome dell'Austria ten-
srugia, le provi ncie del Patrimonio
l' Umbria, e in ottobre passò nelle
he a rafforzare le truppe russe e tur-
be assediavano Ancona; e preso ileo-
Io dell' assedio, l'ebbe per capitola*
a'i3 novembre. Il sin qui narrato,
ierenze cui soggiacque Roma , nel
oso e miserabile tempo repubblica-
Itre quanto dissi a Pio Vie luoghi
ROM 53
loro, e ne* voi. XX, p. 1 7, 1 8, 1 9, XLVll»
p.!ioa,%o3,si possono leggere dettagliata-
mente descrìtte nd dtato MoaÌÉon di Ro^
mas in A. Coppi, Annali d IlaUa^ agli
anni 1 798 ei 799; ndl'ah. Bellomo, Cbit-
dauazione deUa Storia del crtstianesi-
mos ed in mg.' Baldassarì, odraccurata
Relazione delie avversità e paùmend del
glorwso Papa Pio F^I negli tddmi tre
anni del suo pontificato.
Mentre i cardinali erano disper», esu-
le, prigioniero e agonizzante il gran Pio
VI, la benefica divina provvidenza ascol-
tava e esaudiva la sua calda pr^faiera che
spirando le fece, di restituire a Roma il
capo dellaChiesa e la residenza pontificia;
ed alla Francia la rdigione, la prosperi-
tà, la pace. Imperocché, al doloroso an-
nunzio della beata sua morte, il pio im-
peratore Francesco II, divenuto signore
ddle Provincie venete, o(fiì al s. collegio
la dttà di F'enezia per tenervi il concla-
ve, per cui ad essa si recarono i cardina-
li, i primari prelati, e altri ddla corte, in-
clusivamente al maresdallo del condave.
Ivi a' 23 ottdbre incomindarono a cde-
brare i funerali novendiali al defunto Pa-
pa, entrando i cardinali in condave il i .''
dicembre, ed a' 1 4 marzo 1 800 esaltarono
l'immortale Pio FU Chiaramontiy che
subito dichiarò pro-s^retarìo di stato
mg.*" Consalvi, e Principe assistente also»
glio il senatore Bezzonico, il quale con que-
sta dignità assistè al trono nella funzione
della coronazione. Immediatamente fu
spedito a Roma un corriere colla lieta no-
tizia, e grande fu il giubilo de'romani che
sospira vano il paterno e benefico governo
pontìfido, i quali d'ordine del s. collegio
comunicato a mg.' vicegerente, aveanoe*
seguite divotamente le processioni e pre-
ghiere proprie di tale tempo. In Roma si
fecero iUuminazìoni per 3 sere, e si cele-
brarono sagre funzioni di rendimenti di
grazie a Dio. Indi i romani inviarono a
Venezia una deputazione co' loro omaggi
di sudditi e di figli, composta del princi-
pe Gabrielli, del marchese Camillo Mas-
54- ROM
si mi, e dell'avv.*^ CrìstaUli [Kii cardinale:
le allre città dello stato pontifìcio ne imi-
tarono a gara l'esempio, tutti porgendo
vìve istanze perche al più presto si recas*
se il Papa al governo de'suoi stati. Inoltre
il Papa fu onorato in Venezia dalle visi-
te di reali personaggi: si trattò di /are re*
stare il Papa in Venezia, o di trasferirsi a
Vienna fino al consolidamento della pa-
ce. Ma Pio VII nulla più desidera va 9 che
di partire prontamente per Roma, ove s.
Pietro avea stabilito la cattedra iufallibi-
le della verità e della podestà apostolica,
per riordinarvi tanto il regime ecclesiasti*
co, che il civile; in che però s'incontrava-
no gravi difficoltà , tanto per parte degli
austriaci, che de'napoletani, i quali occu-
pavano le Provincie pontificie. Né manca-
ronodi coloro, i quali sospettassero, desi-
deraiVida Francesco 11 e da Ferdinando
IV, di tenerle sino alla pace, per potere
più facilmentedisporre di alcuna secondo
le occorrenze. In fine però, avendo il re
di Napoli acconsentito di consegnare quel-
la porzione ch'era in suo potere, e fatto
hìalberare a' io maggio sul Castel s. An-
gelo i pontifìcii vessilli, ai 22 fece con-
segnare Roma e le provincieda lui pre-
sidiate ai legati a laterCy al dire di Bello-
mo. Altri riferiscono, ed é così, che Pio
VII a'22 o 23 maggio nominò una con-
gregazione composta dei cardinali Gio.
Francesco Albani decano del s. collegio,
A urelio Roverella datario,Gìulio M." del-
la Somaglia vicario di Roma, come lega-
ti a lacere^ affinchè lo precedessero in Ro-
ma, e ricevessero ivi la consegna del go-
verno secondo le graziose intenzioni ma-
nifestate da re Ferdinando IV : aggiun-
gono, che intanto i progressi fatti daifran-
cesi in Germania, ed in Italia anche col-
Tin vasto ne della Toscana, indussero gli
austriaci a restringere le armate e le mire
della polìtica, e da tutto ciò ne avvenne
chei cardinali legati a'2 2 giugno ebbero
finalmente la consegna di Roma, cogli al-
tri paesi amministrali dai napoletani, dal
general Naselli che continuò a presidiare
n M
Gistcl s. Angelo; ed a'25 quella dellepn
viucie governate dagli austriaci, dai dii
torni di Roma sino a Fano. Ambedue
potenze lasciarono però le loro truppeot
le fortezze e ne' posti militari dello sti
to pontificio. G>ncertata fioalcnente :
partenza di Pio VII da Venezia, i oon
miseri austriaci evitarono il passaggiop
le legazioni di Bologna, Ferrara e Rohm
gna che non gli reslituivano.il Papai'
luglio I 8go fece il solenne ingresso in Ei
ma, complimentato da Bourchard, da Ni
selli e da Frammarino,con quella poiD[
e strepitose acclamazioni de'roraani, d
tutta riportai nel voi. XX.XV, p.i83. 1
gli ristabilì con tenuissime modiGcazioi
l'antico regime, e fra le congregazioni ci
deputò, vi fu quella per l'acquisto de'bi
ni ecclesiastici, già nazionali o demani
li. Colla bolla Posì diuturnas, de'28
tobre, riguardante ancora la curia capit(
lina e tribunale senatorio di Campidogli
dichiarò : 11 tribunale del Campidogl
sarà composto d' un luogotenente» o s
giudice de'maleficii,del fiscale,procurat
re de'po veri(secondo l'istituzione d' Drb
no Vili, di che parlai nel voi. LV, p. li
d'un sostituto luogotenente e d'un notar
a'quali ultimi aumentò la paga, doveo<
contribuire a quella del notaro per la m
tà l'arciconfraternita della ss. Annunzi
ta, cui apparteneva l'offizio criminale,
cui le proibì l'affitto. Istituì i Preside/^
de' rioni di Roma, e ripristinò rigoros
mente l'osservanza dello statuto di Rom
il quale prescri veche i conservatori debL
no essere capi di famiglia,dimoranti inB
ma e maggiori d*anni 35; e chei priorid
caporioni siano scelti tra que' nobili, e!
non hanno ancora mai esercitata la ma{
sti*atura,ed abbiano almeno 25 unni.Ci
la sortizione de'bussoli dovrà per l'a vvei
re decidere la scelta de'conservatori e e
priore de' caporioni a tenore delle an'
chissime leggi, inserendo nella stessa Ix
la il metodo da tenersi nella formazio
de'bussoli del ihagislrato di Roma , e si
la coilsecutiva sortizione de suoi uietub
ROM
Da questo metodo rilevasi, cbe i cardinali
camerleogo esegretario di stato (che negli
ultimi tempi godevano la nomina del ma-
gistrato), mg.** governatore di Roma, il
«senatore,! conservatori, il priore de'ca po-
ri oni, do veano eleggere a pluralità di voti,
du^piìi provetti de'6o nobili coscritti, al-
cuni individui, onde con loro procedere
alla formazione del bussolo de'conserva'-
tori e de'priori de'caporioni, cioè i8 pel
bussolo de'conservatori, 6per quello dei
priori, con che provvedere per un bien-
nio airestrazioue della magistratura, che
sì cambiava ogni 6 mesi, ma anche ab-
bondante d*un 3.^ di più, onde supplire
ai casi di morte o di altra contingenza,
che Ciccia mancare qualche membro del-
lo stesso magistrato. La quale elezione e
successive sortizìoni dovevansì fare nelle
stanze d'uno de'cardinali. suddetti. Pre-
scrisse alla camera capitolina la maggior
possibile riforma di spese, incaricandone
i conservatori, da'quali se ne dovesse pre-
sentare la nota da approvarsi dalla con-
gregazione economica, e discutendo so-
prattutto, se conveniva per principal ri-
forma ridurre gli onorari del senatore,
conservatori, e priore de' caporioni, al
livello del tempo di Benedetto XIV , e
sopprimendo le paghe de'caporioui, che
ormai non a veano più alcun esercizio, on-
de si rendevano inutili. Che per l'avve-
nire, le propine che si pagavano in occa-
sione di aggregazione alla nobiltà, e che
per lo innanzi si percepivano da'conser-
vatori,doveansi aggiudicare altacassa ca-
pitolina; e finalmente, che delle spese del-
la camera capitolina, e dell'erogazione di
sue rendite, si dovesse rendere ogni anno
il debito conto al pieno tribunale della
camera. Avendo il Papa ristabilito nel-
le sue primiere prerogative e incumben-
ze il senato romano, eziandio in quelle
riguardanti la grascia, di concerto al pre-
lato presidente della medesima, i quo-
Vi conservatori furono: il mai*chese Ati'
gelo Massimiy il cav. Girolamo Colon»
ria, il cav. Girolamo Curii, Quanto ai-
fi O M 55
la milizia urbana e de' feudi deH senato
e popolo romano, perciò che riguainiaiio
le disposizioni di Pio VII, vedasi Capo-
tori. Pio VII accordò poi il perdono a tut-
ti quelli che dopola cessazione del gover-
no pontificio, si erano fatti rei verso il so-
vrano, tranueirei di ribellione avanti l'e-
poca suddetta: ma non fu corrisposto nel-
la fedeltà dalla principale parte degli as-
solti. Emanò leggi per V Annona e VA-
gricoUura, sulle Dogane, ed introdusse il
commercio libero, di che oltre alla bio*
grafia discorro pure ai loro articoli. In tut-
to il Papa si prevalse de'consigli special-
mente del celebre Consalvi che creò car-
dinale e segretario di stato effettivo, tan-
to degli affari ecclesiastici chede'civili, il
qualecol suo genio contribuì potentemen-
te a'suoi £tsli, come all'ornamento di Ro-
ma sua patria, con que'monuraenti e ab*
bellimenti decretati da Pio FILPev le
nuòve vittorie riportate dal fulmine di
guerra Napoleone, già divenuto i.° conso*
le e arbitro della repubblica francese, co-
me padrone d' Italia sino ali' Adige e ai
confini dello stalo ecclesiastico, questo pu-
re era peixiò alla sua discrezione. Aven-
do Napoleone domandato il ristabilimen-
to della religione in Francia, a quest'ar-
ticolo dichiarai le operazioni di Pio VII.
Nel voi. XLIX, p.9 parlai della coccarda
stabilita dal Papa, e degli anteriori colori
della chiesa romana,essendo sue insegne il
Padiglione e le Ghiaini, Indi Pio VII rein-
tegrò il patriziato Sabino, e pose in equili-
brio il sistema della Moneta, k' i yfebbraio
1802 Roma vide il sagro spettacolo del*
la solennissima pompa funebre, colla qua-
le fu portato il cadavere dell'amato Pio
VI nella basilica Vaticana, ove si trovò a
riceverlo il degno successore e concittadi-
no : ne riprodussi la descrizione nel voi.
LUI, p.i IO e seg., insieme a quella colla
quale Pio VII rimandò a Valenza di Fran-
cia, per compensarla della perdita fòtta»
ì iPrecor^i dello stesso predecessore. 1 cam-
pi già coltivati dagli ardeati, gabinii,'fide-
nati^ veìenti| ceriti, tarquiniiiC altri anti*
S6 ROM
chi popoli del Lazio e deirEUruria, nelPe*
poca della romana grandena furono con-
l'ertitì in deliziose ville o abbandonati alla
coltura di pochi schiavi. Decaduta quin*
di la ramana potenza, eui rimasero deser-
ti; ne le circostanze di Roma permisero
ai Papi de'tempi di mezzo di ripopolar*
li, o indussero quelli de'tempi posteriori
ad applicairvisi seriamente. Da ciò ne ven*
ne, come toccai in principio, che le vaste
campagne le quali per molte miglia si e*
stendono ne' dintorni di Roma, e quindi
sulle spiagge del Mediterraneo per lungo
tratto dal promontorio Circeo al monte
Argentaro, sono unite in vasti latifondi
posseduti da pochi proprietari , e per la
maggior parte abbandonati al pascolo. In
tale stato di cose arduissima é l'impresa
di ripopolare queste regioni; imperocché
cospirano in contrario il clima malsano,
gl'interessi di grandi proprietari, ai quali
i latifondi oonvebgono piiì de'piocoli po-
deri, i vìncoli fedecom messa ri e primoge-
niali, ed in alcuni luoghi la promiscuità
di dominio, dovendosi i terreni per un de-
terminato giro d'anni lasciare incolti, af-
finché servano di pascola Non ostante tut-
ti questi ostacoli. Pio VII a suggerimen-
to del celebre mg.' Vergani , intraprese
tentativi diripopolarale campagne roma-
ne. Applaudite le sue intenzioni, per l'in-
sufficienza de'mezzi, e per le sopravvenu-
te vicende politiche, non ebbero successo :
si può leggerle nell'encomiato Coppi, al-
l'anno 1 802, n.^4<> ® ^g* Furono restitui-
ti alla chiesa romana, Benevento, Ponte-
corvo e Pesaro. Pio VII pubblicò nuove
leggi per impedire Tesportazione da Ro-
ma di oggetti d'antichità e belle arti, sta-
bilendo in vece un fondo annuo per l'ac-
quisto, il quale fu poi impiegato anche per
restauro di chiese e monumenti antichi.
Se il predecessore Pio VI in tanti modi
dimostrò grande stima e benevolenza pei
gesuiti perseguitati,- e ne permise l'esi-
stenza in Russia, ov' erano restati dopo
il famoso breve di soppressione; Pio VII
ebbe la consolazione di poter fare assai
ROM
di piò, perché ad istanza di Paolo
peratore delle Russie, e quel che pìh
ta di Ferdinando IV re delle due
lie, ne' loro stati formalmente rii
la benemerita compagnia di Gesù.
vHta Francia a impero, ne fìi eleti
peratore Napoleone, che invitò il P
coronarlo in Parigi : Pio VII date
colta necessarie al cardinal Consalv
reggere politicamente Roma, ne pi
a novembre 1 804. Essendo il Papa i
rigi, dicesi chegli fu proposto di sts
si nella città, o in Avignone ; ma è
ch'egli pi*evedendo qualche violenza.
rilasciato la Rinunzia del pontifici
cai*dinal P/^/ta/te//i. Ri tornando da /
c/a, entrò in Roma a' 1 6maggio 1 80:
quella formalità e dimostrazioni del
to e popolo ramano che descrissi ne
XXXV, p. i84< Rifuse le due canr
maggiori di Campidoglio, il Papa vi
co a benedirle solennemente : la prit
le col suo suono annunzia la mort
Pontefici, e V ora in cui nel carnev
permesso uscirecon maschera. Frat
per que' religiosi e politici motivi, eh
scrinisi non senza dettaglio a Fbanc
a Pio VII, cominciarono a insorger
la s. Sede e Napoleone gravissimi <
pori, e la serie di quelle amai*e£Ke e s
stie che trafissero il Papa di tanto 1
re, per tutto quello che Timperatoi
ce contro laChiesae la sua sovi*anità.
l'ottobre i8o5 pacificatosi Napoleon
Ferdinando IV, nello sgombrare il*
stato le sue truppe, attraversando le
to pontificio, sorpresero la fortezza d
cona e vi lasciarono un presidio, ci<
promosse le doglianze del Papa. Neh
Napoleone ostentando supremazia su
ma, dichiarò a Pio VII, che Roma d<
seguire il suo intimo volere e politica
esigenze inammissibili, altrimenti av
he mandato da Parigi un senatore pe
vernarla a suo nome, ed indurrebbe i
pa ad essere solamente vescovo di R(
Poi cambiando linguaggio disse: l'Il
sarebbe alle sue leggi soggetta; Pio
ROM
il sovrano di Roma, però di questa esser-
ne egli Timperatore ! Inoltre rimperato-
l'e s'impossessò di Benevento e Pontecor-
vo, li dichiarò feudi del suo impero, ne
investì Talleyrand e Bernadolte, trasmis-
sibili con ordine di primogenitura alla di*
scendenza mascolina: ilprincipatodiNeuf*
chatel lo die a Berthier. Comprese allora
PioYll qunl fosse il vero scopo di Napoleo-
ne, e col consiglio de'cardinaii, gli dichia-
rò non potersi mettere in istato di guer-
Iti contro le potenze a lui nemiche. Quan-
to al principio dal medesimo stabilito dì
essere T imperatore di Roma (comefdcen-
tesi successore di Carlo Magno, il quale a^
vea restituito e ampliato, non fondato il
principato della romana chiesa), con a»
postolica franchezza il Papa aggiunse : che
il sommo Pontefice divenuto da tanti se-
coli anche sovrano di Roma, non ricono-
sceva ne'suoi stati altra sovranità supe-
riore alla sua: non esistere l'imperatore di
Roma; esservi solo l'imperatore de' roma-
ni; ma questo titolo riconosciuto da tut-
ta l'Europa nell'imperatore di Germania,
non poteva nel tempo stesso appartenere
a due sovrani; e questo stesso non essere
1 che un titolo di dignità e di onore, il qua •
le non diminuiva minimamente l'indi*
i pendenza della s. Sede. Carlo Magno aver
I trovato Roma in mano de' Papi (il loro
II effettivo dominio, come ho descritto, in-
i cominciò dopo il 726, Carlo Magno nac-
I qiie nel 743- )> averne ampliato i domi-
lìii, non avere però mai preleso superio-
rità sopra de'm edesimi. Il possesso quin-
di pacifico di 1000 anni (più) essere il ti«
tolo più luminoso che potesse esistere tra
sovrani. In questo tempo Francesco II ri-
nunziò al titolo d'imperatore di Germa*
nia^ per quelle cause che notata tale ar-
tìcolo; ed avendo già riunito in un sol
corpo gli stati austriaci tedeschi col titolo
d'impero ereditario, prese il nomediFran-
cpsco I imperatore d'Austria. Questo me-
morabile atto porta la data de'6 agosto
1B06, col quale l'imperatore si dichiarò
sciolto dai vincoli che V univano al sagro
ROM Sff
romano impero, come ne prosciolse tut-
ti i membri del medesimo. Così termi*
nò dopo 1006 anni l'impero d'occrdente
o de'romani, che per autorità apostolica
di S.Leone IH avea cominciato in Carlo
Magno. Persistendo Napoleone ne' suoi
proponimenti, alle imperiose richieste
pran temente aggiunse ifatti.Oltre di pro-
fittare delle rendite pontificie in Ancona,
esigette il mantenimento delle truppe, fe-
ce militarmente occupare tutte le città
del litorale pontificio, tanto sull'Adria-
tico che sul Mediterraneo; minacciando
di nuovo il Papa,chese non entrava nel
suo sistema federativo, ed avesse comuni
colla Francia gli amici e i nemici, gli a-
vrebbe lasciato la sola provincia del Pa-
trimonio, e messo alle strette avrebl)e i«
mitato Tesempiodi Carlo V, con rinchiu-
derlo in Castel s. Angelo e far pregare
per lui. Intanto il cardinal Consalvi, ve-
dendosi inviso a Napoleone, rinunziò il
segretariato di stato, egli successero quei
cardinali che notai a Pio VII. Questi si
ricusò pure di riconoscere per re di Na-
poli Giuseppe Bonaparte fratello di Na-
poleone. Nel 1807 l'imperatore tornò a
domandare al Papa cambiamento di po-
litica, viceversa gli toglieva le Marche; e
di fatto, senza attendere il legato card inalo
Latier de Bayanne e m^S della Genga,
il generale Lemarois di suo ordine nel i .^
novembre si dichiarò governatore gene-
rale delle Provincie d'Ancona, Macerata,
Fermo e Urbino, cui seguì l'occupazione.
Quindi il Papa e la corte videro probabile
roccupazionediRoma,e violata la residen-
za pontificia. I romani seneconturbarono,
Gomerestarono malcontenti alla partenza
perParigidi tutti gli oggetti d'arteappar-
tenenti al principe Borghese, edesistenti
nella Villa Pinciana. Nel 1808 dopo nuo-
ve richieste pel sistema federa ti voed altre
esigenze , e dopo nuove minacce di spo-
glio de'domìnii temporali, il generalMioU
lis, col pretesto di attraversare lo stato
pontificio perandarea Terracina, a'2 feb-
braio entrò inRornSi e con 6000 uonn«
58
ROM
ili l'occupo railitarinenle; appuDlbican*
noni coDtro il Palazzo Quirinale^ovc di-
morava Pio FII^ e eoo minacele 8i fece
cousegnare Castel s. Angelo, ed egli pre-
se alloggio al palazzo Doria. Quindi sue*
cessero tutti quegli avveoinienti detti al*
la biografia ed a Fraucu; cioè atti fio-
lenti, occupazione delle Marche e riunio-
ne al regno d*/rdr/ia^' arresti e dispersioni
di cardinali, prelati e altri, essendosi Miol-
lis impadronito della polizia,edincorpo«
rutoallesuele milizie pontifìcie. Frat tao*
lo divenuto re di Spagna Giuseppe fra-
tello di Napoleone, questi pose sul trono
di Napoli il cognato Gioacchino Murat.
Le violenze deTrancesi aumentarono, in*
vadendoanclie il palazzo apostolico e cac-
ciandone le guardie; dipoi fu lasciata la
svizzera. A' io giugno i8og si pubblicò il
decreto imperiale della riunione degli sta*
ti della Chiesa airimpet*o,Romadichiara«
ta città imperiale e libera, il governo sa*
rebbe determinato da uno statuto parti*
colai-e , il debito pubblico adottalo dal-
l' impero, le proprietà del Papa aumen-
tate sino alla rendita di due milioni di
franchi , ed i suoi palazzi dichiarati im-
muni; fu abbassato in Castello lo stemma
pontificio,e sostituitoli francese. Pio Vii
rispose colla pubblicazione della solenne
scomunica, ciò che sbalordì Miollis ed i
romani; riprovando con un breve l'usur-
pazione della sovranità, e rigettando qua-
lunque assegno. In dettogiorno cessarono
le magistrature, anche del Campidoglio,
ed il senatore Rezzonico morì durante la
prigionia di Pio VII. Temendosi la fer-
mentazione del popolo per la difesa del
Papa, e Tentusiasroo col quale avea sen-
tito la scomunica, Murat provocò la tra-
slazione del Papa a Firenze, quindi Na-
poleone Tordinògenericamente a Miollis,
o positivamente come vuole Tab. Bello-
mo. Questi affidò V esecuzione del sacri-
lego rapimento al general Radet, e si
consumò a'6 luglio con scalare le mura
del palazzo papale, e rompimento di por-
te. Pio VII fu strappato dalla sua sedci
ROM
col cardinal Pacca^ed iuari'e«to condol
to a Savona, e poi a Fontainebleau: tutte
con diOusione narrai a'due citati artieoli
Appena i romani si avvidero del rem-
pia cattura, si sciolsero in pianto, e resta*
i*ono sbalorditi e frementi. EgualmenU
alla biografia di Pio VII dissi, che lasciò
in Roma delegato apostolico il cardinil
Michele di Pie/rocche lo era stato di Pie
VI, il quale depor^ito, perle facoltà cÌm
avea,suddelegò il prelato deGre^gfonòjdM
dopo 4o giorni nel 1 8 1 o fii chiam a to a Pi
rigi e poscia trasportato prigione; il prela
to con Tautorizzazione di cui era monito
nominò delegato apostolico mg.' Dome
nico Atanasio prò -vicegerente di Roma
pei*ò le ordinazioni e la consagraziooe de
gli olii l'eseguì mg.' Menochio Sagrista
vescovo di Porfirio e confessore del Papa
nella chiesa della Missione ^ tranne quc
CB*o che notai, ed eseguite nel Paint»
Camuccini, In Roma non vi restò che i
cardinal Filippo Casoni^ morto a'g otto
brei8 1 i,ma senza alcuna ingerenza. Dì
sperse e sciolte le congregazioni, le s^re
tene e tribunali ecclesiastici , gli ardili
furono trasportati a Parigi,insieme a quel
h del Vaticano e di Castel s. Angelo rìii
ulti agi' imperiali di s. Dionigi: i sagi
, arredi pontificii soggiacquero alla stesi
sorte, aspirando Napoleone di far Pari;
centro del cristianesimo. Nella medesiiii
biografia trattai del giuramento di ubb
dienza e di fedeltà a Napoleone, che i frai
cesi esigevano dai vescovi, ecclesiastici, 1*
gali per esercitare la professione,e impiegi
ti pubblici. Nel voi. XX, p. 1 9 e seg. nam
che il conte Miollis fino dal 5 aprile iSo'
fece pubblicare la Gazzetta romana^ m
1809 successe il i.^ luglio il Giornale i
Campidoglio^ poi Giornale del dipart
mento di Romaiche darò fino agli 1 1 ma]
gio 18 14* Indi ebbe luogo il Giornale n
mano^ e poi si riassunse l'antico Diario <
i{o/7ta.Notai ancora nella biografia,da d
fu compostala consulta straordinaria
Roma o stati romani, incaricata a prei
der possesso della città in nome di Napi
liOM
leone,e ammintstrai*e ti paese con governa
costituzionale, secondoil sistema francese;
e chi meritò elogio. Che essa divise Io stato
romano, ridottoa circa 800,000 abitanti,
ne' dipartimenti del Tevere e del Trasi-
meno, e per città prì nei pah Roma e Spo-
leto. 11 promesso statuto particolare non
\enne mai. 11 general Miollis fu presiden-
te della consulta e governatore generale
( con 25,000 franchi al mese, per Je due
cariche: quanto ha di meno il Papa si può^
vederlo aREirniTA ecclesi astig a),ìI barone
Tournon capo di polizia e prefetto di Ro-
ma. La consulta il 1 .^agosto nominò un se*
nato composto di Si membri, scelti fra i
principali della città : ma questo corpo
ignorò le sue attribuzioni, né mai si radu-
nò; se ne leggono i nomi ne^n. 1 8 del Gior-
nale del Ca»i/9iVfog//o. Con posteriore de-
creto de' 28 ottobre, la consulta stabili,
che 7 individui del consesso medesimo,
col titolo di commissione, avessero Tam-
ntitiistrazione municipale della città, fa-
cendo da presidente quello del senato e
in sua assenza il vice-presidente: gli altri
6 nominati furono il ducaSforza-Cesari-
I ni,conte Bolognetti, marchese Origo,Cur-
I ti Lepri, Vaccari banchiere, Pamfìlo di
, Pietro. À'i6*novembre Napoleone sotto
I il trono ricevette alle Tuilleries la depu-
H fazione di Roma^ composta di que'signo-
^ ri riportati nel n.^ 65 del Giornale di
I Campidoglio, in nome della città, decla-
I mante il ducaBraschi nipote di Pio VI,
con vantare gli antichi eroi di Roma.
I Ma Napoleone rispose contegnosamente,
colle solite chimeriche pretensioni. Disse
che la I .* volta che avesse ripassato le Al-
pi, avrebbe dimorato pei* qualche tempo
in Roma. Che i suoi predecessori l'avea-
no staccata dall' impero e data come in
feudo a' vescovi di Roma (la storia con*
traria a tale gratuita asserzione , confu-
ta questa pretesa): figlio primogenito del-
la Chiesa, non volere uscire dal suo se-
no : Gesù Cristo non credè necessario sta-
bilire per s. Pietro una sovranità tempo-
rale 1 La sede di Roma e prima del cristia-
ROM 59
nesimo continuerà ad esserlo : il vostro
vescovo è il capo spirituale della Chiesa,
com'io ne sono i'imperatorel La guardia
civica che nel 1 808 a vea ricevuto il nome
di legione imperiale, nel 1 8 1 2 ebbe quel-
lo di legione della guardia nazionale : ne
parlai nel voi. XI 11, p. 274- Nel novem-
bre si recòinRomareMurat, e nella sua
qualità di luogotenente dell' imperatore
e di comandante incapo dell'armuta, pas-
sò in rassegna le truppe e ricevette splen-
dide feste. Napoleone neh 806 avea sta-
bilito due solenni feste: ili 5 agosto sagro
all'Assunzione e anniversario della con-
clusione del Concordato, si celebrasse la
festa di s. Napoleone; e nella t.' domeni-
ca di dicembre si solennizzasse Tanniver-
sario di sua coronazione e vittoria d'Au-
sterhtz. Per 8. Napoleone in Piazza Na»
vonà si facevano fuochi artifiziali e illu-
minazioni per la città, la corsa de'cavalli
col fantino, di cui feci parola nel voi. X,
p. 94; e nelle domeniche di detto mese,
oltre il solito lago^si faceva il giuoco del-
la cuccagna: Cancellieri nel Mercato, p.
266, descrive la corsa de'cavalli col fan-
tino in detta piazza, non solo per festeg-
giare l' onomastico dell' imperatore, ma
ancora a'3 giugnoi8i i per celebrare la
nascita del suo figlio Napoleone France-
sco Giuseppe Carlo, dichiarato re di Ro-
ma, poi duca di Reichstadt per disposi-
zione dell'avo Francesco 1 che gli attribuì
ili. sposto dopo gli arciduchi, e morì nel
1 832. Napoleone nel 1810 con un sena-
tus-consulto di Parigi del 1 7 febbraio fece
stabilire. Lo stato di Roma essere unito
alla Francia. Roma dichiarala 2.' città
dell'impero, ed il principe imperiale por-
tasse il titolo di re di Roma. Gl'impera-
tori dopo la cognazione nella metropo-
litana di Parigi, sarebbero coronati in s.
Pietro di Roma prima del 1 o.^ anno del
loro regno. Ogni sovranità straniera es-
sere incompatibile coiresercizio d'ogni au-
torità spirituale nell'interno dell'impero, l
Papi fino dalla loro esaltazione giurassero
di non far mai niente contro le 4 Propo*
6o ROM
sizioni gallicane. Pel Pa|>a si preparasse-
ro palazzi in qualunque luogo dell'impero
(allora era prigione in Savona, sotto la cu-
stodia di Cesare Berthier, e privo sino del
calamaio e della penna) volesse risiedere.
IVeavesseperò necessariamente uno a Pa-
rigi e l'altro in Roma, lodi ornò sontuo-
Mmente il palazzo arcivescovile di Pari-
gi perricevervi Pio VII,ilquale però non
vi andò, non avendo ceduto alle sue bra-
me opprimenti la Chiesa e la sua libertà.
Prescrisse quindi Napoleone a' 17 aprile,
che tutti i preti e religiosi forestieri dimo-
ranti in Roma ne uscissero e si recassero
nlle loro diocesi. Con altro decreto de'7
maggio dispose che fossero soppressi nei
due dipartimenti di Roma e del Trasi-
meno tutti i corpi religiosi di qualunque
ordine o congregazione. Lo stesso fosse
delle monache , eccettuando però 4 elei
più belli monasteri di 4 ordini diversi, ì
quali sarebl>ero mantenuti e ordinati in
modo utile al pubblico. Tutti i religiosi
e le monache avessero pensioni, ma nel
lasciare i chiostri si ritirassero nel luogo
della loro nascita. I religiosi si presentas-
sero ai loro rispettivi curati, e rimanes-
sero applicati alla parrocchia per assister-
li nelle funzioni ecclesiastiche. Ài religiosi
disciolti fu dipoi mitniRio \\ Giuramento
d' ubbidienza e fedeltà all' imperatore.
Molti ricusarono, e in pena perderono la
pensione. Nel maggio fece intimare ai ve-
scovi de'due dipartimenti di Roma e del
Trasimeno, di prestare il Giuramenlosla'
bilito nel Concordalo d\ Francia del 1 80 1 :
»lcuni opinarono non potersi estendere a*
gli stati romani,anche per essere cambia te
le circostanze, onde 1017 ricusarono: al-
tri interpretarono, non essere precettiva
la disposizione pontificia, ed in numero
di i4 giurarono con qualche dichiarazio-
ne. A' 18 giugno Napoleone decretò, che
considerando la popolazione dello stato
romano contenere senza la sede di Roma
32 vescovi, perciò esuberante come ica*
pitoli, quindi soppresse le 1 7 diocesi e ca-
pitoli de' vescovi che non aveano giurato,
BOM
e che le 6 suburbicarie de'cardinalib*
sero unite alle 1 4 di quelli chea veanogis*
rato. Pei vescovi conservati, le (mì mtm
avessero una rendita menodi2o»ooofrw
chi, supplirebbe il tesoro sino a tal so»
ma. Soppresse tutte le abbazie, enetoCto*
pose la giurisdizione alle diocesi In cui e
rano: i loro beni,e|queide'vesooTatisop>
pressi, riunì al demanio. Indi soppreae
altre 3 sedi vescovili, di que' vescovi dK
aveano ritrattato il giuramento. I vetooii
renitenti subirono la confisca de* beni, e
furono rilegati in Francia e in diversi luo*
ghi d'Italia. Chiamati a giuramento i ci-
nonici di dette diocesi e delle chiese di
Roma, e lo stesso poi accadde ai parroch^
5oo circa ricusarono e furono confinali
in Corsica ed in varie parti dell'alta Iti*
lia. Intanto avendo la consulta stabilito
ormai in Roma gli ordinamenti francc^
Napoleone dispose che sul fine dell'anno
cessasse dalle sue funzioni; che un prìs-
cipe gran dignitario (de' dignitari del-
l'impero feci parola ne' voi. XX, p. 39,
XXV 11, p. 119) sarebbe nominato go*
verna toro generale de'dipartimenti diRo*
ma e del Trasimeno. Questi avesse il co-
mando superiora delle truppe e della gea*
darmeria. Esercitasse l'alta vigilanza sul-
la polizia e sopra tutte le autorità mili-
tari, civili ed amministrative, soggetto
però agli ordini de'ministri. Se al i.^ del
prossimo gennaio non fosse ancora prof-
vedutoal posto di governatore gè nerate,iie
sarebbero temporaneamente fiitte le ve-
ci da un luogotenente.Si stabilisse in Ro-
ma un consiglio incaricato dì liquidare
le pensioni ed i crediti esigibili sull' ao-
tico governo e sui corpi religiosi soppres-
si, con So milioni di franchi di beioi os-
zionali, cui furono aggiunti altri t tydao-
do ai medesimi un valore calcolato sul*
la rendita di 20 anni pe'fondi rustici e di
1 2 pegli urbani.Si formasse poi un'ammi'
nistrazione del debito pubblico e de'benì
destinati al rimborso, presieduta dall'iD-
tendente del pubblico tesoro (che fu Js-
net), ed i membri fossero scelti tra'credi<
ROM
più ricchi. Inoltre l'imperatore de*
ino poi, che il Monte Napoleone di
no corrispondesse alla Francia annui
hi 265,000 per quella porzione del
pubbl ico dello stato pontifìcio, che
}be dovuto gravitare sulle Marche
: al regno d' Italia* La nomina del
Tipe gran dignitario non si fece mai
nel precedente giugno era stato no-
ito governatore Fouchet, poi subito
iamato), ed il general Mioliis ne ri-
iluogotenente.Quauto al debito pub-
> devesi avvertire , che i Luoghi di
//,i quali ne costituivano la maggior
i e ascendevano a circa So milioni
idi, restarono quasi per metà annul-
olla soppressione delle opere pie che
no le creditrici. Gli altri poi furono
lati nel modo detto all'indicato ar-
>, alla ragione di due quinti del lo-
ilore originario (a tenore di quanto
Itimo ne pagava il frutto il governo
fìcìo ), e per conseguenza si dimise
s;ran massa di debito pubblico con
i beni, ma con tutte le conseguenze
1 specie di pubblico fallimento. Del
Roma, da capitale dell'orbe catto-
di venuta città provinciale dell' im-
francese, soffri tutti i disastri ch'e-
inseparabilida una tale degradazio-
a sua popolazione che nel 1809 era
3,000, diminuì sensibilmente, e nel
fino ai 1 7, 882,altri dicono 1 i3,ooo,
Iti di condizione onesta caddero in
Ita miseria, massime la curia e gli
li ai tribunali e congregazioni eccle-
:he ricusanti il giuramento. Il go-
> per rimediare in quanto poteva al
e frattanto accrescere gli ornamenti
liei, ordinò uno stabilimento di be-
tn^a, cioè ristabilì i pubblici lavori
iceri validi cheaveanogiàesercita-
'api, e d'altronde destinò (poi 8*27
1811) un fondo speciale d'un mi-
di franchi all' anno per accrescere
)bellimenti della città^ Lo stabili-
accolse tutti quelli che si presen*
.0 a domandar lavoro^ dando loro
ROM
61
una luppa economica, un pane e mezzo
franco. Sì divisero gli operai in 3 classi,
uomini, donne, ragazzi; il loro numero
ammontò circa dai5oo a 1800, e perciò
in 4 anni s'impiegarono 5 milioni di fran-
chi : questa somma sì ricavò, per la me-
tà dal pubblico erario, per l'altra dall'am-
ministrazione municipale di Roma. Il bi-
sogno fu il possente stimolo a questo prov-
vedimento , imperocché per quanto ho
riportato, in Roma pel suo decadimento,
senza la corte e curia, restò priva di sus-
sistenza una massa di popolo ozioso e af-
famato , che avrebbe potuto alterare la
pubblica tranquillità. Era composto d'u-
na turba di gente di corte restata senza
padrone, d'impiegati,addetti ai tribunali
e altri offizi pontifìcii, persone di foro e
altri, che per non giurare restarono sen-
za sussistenza. Fu straziante il veder gui-
darla carriuola e maneggiare la pala rag-
guardevoli e onesti avvocati, e altre per-
sone d'ingegno e di civile condizione.Que-
sti lavori detti pubblici o della beneficen-
za, s'impiegarono in parte utilmente con
disotterràre una parte degli edifizi anti-
chi^ quindi si fecero interessanti scuopri-
menti nel Colosseo e ne'dintorni del Fo-
ro Romano, alle falde orientali del Cam-
pidoglio, e nel Foro Traiano. Da questi
lavori ebbero princìpio i pubblici giardi-
ni o passeggi del Monte Pinci o, e nel pen -
dio occidentale del Monte Celio, Cosi Na-
poleone dispose delle cose di Roma, ed
arbitrariamente degli affari ecclesiastici,
essendo in tutto dispotico. Ad onta del
vagheggiato blocco continentale per ab«
bassare la prepotente Inghilterra, fu co-
stretto in qualche modo a permettere l'in -
traduzione delle derrate coloniali prove-
nientidagli stabilimenti inglesì,maimpose
su di esse gravissimo dazio d'importazio-
ne, che talvolta lo fece ascendere al quin-
tuplo del valore ordinario, poi fece bru-
ciare le mercanzie di fabbrica inglese. Nel
medesimo 1 8 1 o fu stabilito da Napoleone
l'appannaggio del suo figliastro principe
Eugenio ticeré d'Italia, con tanti beni de-
G2 ROM
manìali, quanli in ragione del 5 per eoo
rendessero lannua rendita d' un milione
di lire italiane : la maggior parte de'beni
già ecclesiastici esistenti nelle Marche» fa-
talmente formarono tale appannaggio. In-
di fece sopprimere in tutto il regnoitalico
le compagnie, congregazioni e associazio-
ni ecclesiastiche, tranne i capitoli delle
cattedrali e collegiale insigni, ed i religiosi
d'ambo i sessi ospedalieri o applicati al-
l'educazione delle fanciulle. Frattanto nel
1 8 1 1 Napoleone per dominare la religio*
ne fece maneggi inutili, per indurre Pio
VII a risiedere in Parigi, ove radunò il
famoso concilio nazionale, composto dei
vescovi d'Italia, per giungere al tanto a-
gognato scopo di sottomettersi la s. Sede.
In egual tempo e nella sua formidabile
potenza concepì nella mente concetti va-
stissimi, il principale de'quali, non con-
tento d'essere re d'Italia, era quello di riu-
nire ad essa le isoledi Sicilia e di Sardegna,
formarne un sol regno, di cui In capitale
fosse Roma, e sovrano il secondogenito,
che sperava avere dall' imperatrice M.*
Luigia d'A ustria, poi duchessa di Parma,
In Roma fece eseguire magnifici restau-
ri e abbellimenti al Palazzo apostolico
Quirinalcy chedichiarò palazzzo imperia-
riale. I romani e gli altri de'due diparti-
menti, essendo soggiaciuti alla coscrizione
(del suo codice feci menzione nelvol.XLV,
p.t29), erano immersi nel piii profondo
dolore e nella più grande desolazione ,
in vedere partire per le armate a farsi ma-
cellare per un ambizioso, i figli, i fratelli,
i parenti, gli amici. Leprovincie di FrO'
sinone e di ^e//e/n,ossianodi Campagna
e Marittima, erano infestate da assassini e
crassa tori, non potendone ottenere l'estir-
pazione le molteplici baionette francesi :
la strada di Baccano egualmente fu do-
minata dai malviventi. Nel 1 8 1 2 in Roma
sempre più inasprì la persecuzione impe-
riale contro i ricusanti il Giuramento ^tà
anche contro quegli ecclesiastici che non
vollero recitare pubbliche Preghiere per
Napoleone, a motivo che perseguitava la
ROM
Chiesa clencva rigorosamente prìgioi
venerando suo capo: tali vessazioni 1
stesero pui*e per meri sospetti. A'4 n
gio Napoleone dichiarò rei di felloni
posti fuori delle leggi, que' sudditi d(
partimenti di Roma e dei Trasimen
quali aveano ricusalo di prestare il(
ramento ingiunto dalle costituzioni 1
l'impero. Die un mese di tempo peri
vedersi, indi ordinò che fossero cene
nati, se ricalcitranti, alla rilegazionei
la confisca de'heni. Ma quasi tutti resi
do costanti nel ri fiuto, aumentò il virt
so numero degli esuli nelle isole di (
sica e di Copraia. Nel mese di giugno
Napoleone permise che si stabilissen
Roma, Carlo IV giù redi Spagna, e
regina moglie, il suo terzogenito d. Fi
Cesco di Paola, e l'infante d. Carlo Le
vico già re di Etruria,poi duca di Lu
colla reginn madre, e principessa son
All'opposto nel lo stesso mese fece tras]
tare Pio VII^^ Savona a Fon tainebli
permettendogli la compagnia di mg.**]
tazzoli carissimo al Papa. Questi nel il
ivi fu sorpreso dalle seduzioni dell'in
ratore, Kottoscrisse gli articoli prelìm
ri per un definitivo accordo (in cui il
pa abbandonava la sovranità di Ro
di cui non veniva ad avere che T am
nistrazione; ma questo era il meno
l'infelice atto), che riportai nella bi(^
fia ; in conseguenza del quale aven
cardinali ricuperato la libertà, potei
illuminare Pio VII del funesto tei
del sottoscritto , e ne ottennero V et
revocazione, che fece montare nelle
rie l'imperatore, avendolo già pubb
to come fosse un solenne concordato
tanto r Austria, là Prussia, la Rta
V Inghilterra Sì col lega reno contrQ F
cia.L' Austria spedì Nugent nelle 1
zioni pontificie, ed affidò il comando
Tarmata d'Italia a Bellegarde : Muri
tubante tra il cognato e l'Austria, ri
zio prima al sistema continentale, e
scia si alleò colla medesima, allettato
la promessa mediazione d'ottenere 1
ROM
nunzia al reame di Napoli dal re di Si-
cilia Ferdinando IV, e dal Papa la ces«
sione al rinunziante d' un teiTitorio che
00 m prendesse 400,000 abitanti. Tanto
fu definito agli 1 1 gennaio 1 8 1 4» n>a i col-
legati non vi accedettett), e mentre la for-
tuna di Napoleone volgeva al tramonto.
Murat fece avanzare le sue truppe nello
stato romano, ov'era diminuita la foiza
morale del governo fiancese , anche pei
maneggi degli emissari dell'unione itali-
ca , che nella provincia del Patrimonio
alzò per pochi giorni la bandiera del l'in-
surrezione. Assunse Murat ilgovernodei
luoghi occupati, ma in modi timidi ed
equivoci. In tale stato di cose, per opera
degli stessi emissari, si recò a Napoli una
deputazione di alcuni patrizi romani per
rappresentare a Murat : Boma essere mi-
naccciata dall' anarchia , lui solo poterle
dare la sicurezza e la felicità^ supplicarlo
pertanto di dare quelle disposizioni di go-
verno che credesse più opportuneallapub«
blica tranquillità. Qualunque' dilazione
poter essere fatale, ed avrebbe insieme pò-
, tuto raifreddarequel desiderio vivissimo,
I che generalmente si scorgeva in tutti i
j buoni italiani, e specialmente neVomani.
I Prima però che Murat ricevesse solenne-
I mente tal deputazione, già a' 1 9 (il G/or-
naie politico del dipartimento di Roma^
del 1 7 gennaio, avea annunziato, che da
vari giorni una bella divisione napoleta-
na era in Roma e aspettava rinforzi; e che
notìzie di Parigi recavano il gradimento
deirimperatrìce, alla deputazione inviata
dalla città di Roma e composta de'prin-
cipi Altieri e Albani, e del duca di Zaga-
rolo,del consiglio municipale, perconfer-
mare la divozione e gratitudinede' roma-
ni per l'imperatore Napoleone!) gennaio
il suo generale Lavaugoyon, comandante
le truppe napoletane in Roma, ne pi*ese
il governo, e pubblicò : Che diversi disor-
dini accaduti negli stati romani, avea fatto
conoscere aGioacchino Murat re delle due
Sicilie,che il governo incominciava a man-
care della forza e della volontà necessarie
ROM 63
a mantenere l'ordine pubblico. Giudicare
d'altronde il monarca, chela protezione
richiesta da molte ragguardevoli pei*sone
di Roma e de'due dipartimenti, dalla si-
curezza di Carlo IV e dalle circostanze,
mentre provvedeva alla sicurezza di tutti,
non offendeva il diritto d'alcuno. Quindi
avergli ordinato di fare occupare provvi-
soriamente dalle sue truppe i dipartimen-
ti di Roma e del Trasimeno, e di prendere
il comando militare de' medesimi, insie-
me a tultequelle disposizioni di governo^
che potessero credersi le più alte a far
cessare i disordini. Nel voi. XLVll, p. tìo4
t'accontai questi avvenimenti, e dello scar-
so presidio col quale Miollisnon poteva
mantenere l'ordine pubblico e impedire
le private vendette. Che Murat con som-
mi applausi fu ricevuto in Roma il ^4} ed
ivi emanò diversi provvedimenti. Vi sta-
bilì un consiglio generale d'amministra-
zióne, nominandone presidente il cav. Ma*
cedonio. Distribuì diverse onorificenze al
nobili, letterati, artisti e impiegati. Sebbe-
ne ne partì a'28 per Bologna, accolto qua-
le liberatore d'Italia, in suo nome furono
pubblicale diverse benefiche disposizioni.
Ai 3o dello stesso mese, Poerio consiglie-
re di stato di Murat, prese in di lui nome
temporaneo possesso delle Marche; e con •
temporaneamente il generale Carascosa
s'in? possesso nel medesimo modo di Bo-
logna, annunziando apertamente aprila -
liani, essere giunto finalmente il sospirato
momento,in cui un grido pubblico riuni va
tutti sotto gli stessi stendardi. Dopo mol-
ti secoli di divisione edi debolezza, spun-
tare per l'indipendenza italiana il deside-
rato giorno, in cui combattendo pegli stes-
si intere^i, non v' era che unirsi intorno
al magnanimo l'è Murat che li guarenti-
va. Partito quindi da Bologna con 800
napoletani il maresciallo di campo Minu-
tolo, a'3 febbraio ocoupò Firenze, a' 1 3
Lucca. Nel r occupare questi paesi, i co-
mandanti napoletani aveano l'istruzione'
di non commettere ostilità, se non erano
provocali , ed il tutto seguì quasi senza
64 ROM
spargimento di sangue. Imperocché i sol-
dati francesi sfilando rra'oapolitani, si ri-
tirarano tranquillamente nelle fortezze,
e queste erano ciroondate^non molestate.
Tanto io fidi col Castel s. Angelo, mentre
avea 1 2 anni, circondato dalle artiglierie
e col miccio acceso, per cui Roma era in
gravi apprensioni che quelle del forte fa*
cessero fuoco sulla citlà. Qualche scara*
muccta fu solo in Toscana, e sotto la cit*
tadella d'Ancona che fu alquanto bom*
bardala. Per le altre fortezze circuite dai
napoletani, il governo francese incari*
co Fouchet, che allora era in Lucca, di
traltarne lo sgombro: questo fu conchiu*
so in Pisa con Agar ministro di Murat,
secondo la quale convenzione le fortezze
di Toscana furono consegnate ai napole*
talli sul fine di febbraio , e quelle dello
stato romano sul principio di marzo, po«
tendo le guarnigioni francesi ritornare al
di là delle Alpi,subentrandoi napoleta-
ni anche in Castel s. Angelo. Il governo
provvisorionapoletuno diRoma,fra le co*
se che fece ricorderò la libertà resa a'de-
teuuti ecclesiastici e laici pei negato giu-
ramento, non che a quelli per opinioni
politiche, togliendosi il sequestro ai loro
patrimoni e a quello de'deportati; fu per-
messo riunirsi ai benfratelli, ministri de-
griufermi, scolopi e dottrinari; si permi-
se il ristabilimento d'alcuni conservatorii;
si tojse il sequestro ai beni de'capitoli pa-
triarcali e di altre basiliche ; furono di-
stribuiti soccorsi a diverse classi di per-
sone; nominati alcuni nobili romani a di-
versi ofììzi, e per non direaltro, venneor-
di nato che gli archi delle loggie dipinte
da Raifaele fossero chiusi con cristalli ,
come già notai a Palazzo apostolico Va-
ticano. In seguito Bellegarde pei princi-
pii italici manifestati dai napoletani, a'5
febbraio proclamò : Che il re di Napoli
erasi unito alle potenze oollegate, per la
pace generale; convenir che le Alpi ri-
tornassero ad essei-e una barriera contro
Francia, dovendo ritornare i piemontesi
sotto il loro rei i toscani e i modenesi sol*
ROM
to i loro principi; e la i.* città del omm
cessando d'eiìsei*e a.' d'un imperostrai
ro, con nuovo lustro sarabbe rialabil
la capitale del mondo a*tstiaDo: qiM
essere la volontà di tutti i monarchi
leati. Trattò quindi con Murat, pero
certare le operazioni militari, ed ava
sempre sulla destra del Po la divisioo
Nugent, a'7 febbraio si convenne peri
bilire quali paesi doves^ro oocupan
rispettive truppe, per cui Ravenna^ i
ti e Faenza coi vicini paesi restai-oooi
austriaci, Bologna rimase a' napoleti
Tuttavolta Murat continuò la suaeq
voca condotta, e nel maggio poi cooc
trò nelle Marche le truppe die avei
Lombai*dia. Ritornando a Napoleone
a Pio VII, nel declinar del 1 8 1 3 veden
l'iniperalore la necessità d'abbandoni
il suo sistema del grande impero^ pitN
rò di terminare con modo decoroso
questioni col Pupa, facendogli propoi
un accomodamento, in forza delquale
tornasse alla sua sede. Pio VII rispotec
non avrebbe paHato d'affari, Gochè a
fosse tornato in Roma. A'aogennaioiS
Napoleone praticò un ultimo teolat
con un progetto, secondo il quale gì
restituivano i due dipartimenti di Ro
e del Trasimeno, chiamata 28/ divisic
militare. Il Papa però rispose, la resti
zi one dello stato ecclesiastico esaere un
to di giustizia, e non poter devenire *
getto di trattato : del resto altro non <
mandava che di ritornare a Roma.
tanto icollegati avvicinandosi colleam
te a Fontaiuebieau, Napoleone fece p
tire il Papa a'23 per Savona; indii e
legati stabilirono che V Italia ritorna
divisa in stati indipendenti, ed a'27 i
braio chiesero risposta a Napoleone
termine di io giorni. Allora per salvi
possibilmente la sua convenienza (e
que'motivi accennati aPio VII),a' i o m
zo decretò, essere restituiti al Papa i <
dipartimenti di Roma e del Trasime
ordinando ancora la liberazione di Pio'
che ormai non poteva più custodire. Qi
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di 5 giorni dopo trasmise al coogresso dei
collegati uoa dichiarazione, acciò il Papa
fosse rimesso immediatamente nel posses-
so de'suoi stati, a seconda del trattato dì
Tolentino, cioè da Roma sino a Pesaro.
Risposerei plenipotenziari de' collegati,
che le loro corti con insisteresulFindipen*
denza d'ftalia, volevano anch'esse rimet-
tere il Papa nella sua antica capitale, ac-
ciò godendo d' un' intiera indipendenza
provvedesse ai bisogni della chiesa catto*
lica. I collegati entrarono \nParigi a'3i
marzo, iJ senato depose Napoleone e pro-
clamò Luigi XVIIÌ, poscia agli 1 1 aprile
abdicando Napoleone all' impero, gli fu
concessa in sovranità l'isola dell'Elbe.Prì*
ma di questi avvenimenti, Pio VII fu fat-
to partire da Savona a' 19 mai*zo, ed ai
25 fu dai suoi condottieri, senza alcuna
prevenzione, presentato e lasciato a' posti
avanzati che gli austriaci e napoletani a-
veano sul Taro. All'improvviso aspetto
del sommo Pontefice attoniti gareggiaro-
no in tributargli onori e venerazione, on-
de Pio VII entròquasi trionfante in Par'
ma. Proseguendo il viaggio, a' 3 1 marzo
entrò in Bologna ov'era Murat, il quale
ad onta di quanto dissi alla biografia del
Papa , dichiarossi pronto a restituirgli i
due dipartimenti di Roma e del Trasime-
no : vi aggiunse inoltre una linea di ter-
ritorio, che da Foligno si estendesse sul-
la parte occidentale degli Apennìni lungo
la strada del Furio, sino allo sbocco del
Ganziano nel Meta uro, e poi sulla spon-
da sinistra di questo fiume sino al mare.
Si accomodò il Papa con ripugnanza, poi-
ché desiderava l' intiera restituzione dei
suoi dominii. Mg/ Atanasio delegato apo-
stolico in Roma, a' 6 aprile annunziò ai
romani il prossimo arrivo del Papa, che
riempì d'indescrivibile contentezza tolti;
Murat con proclama del 25 notificba Ro-
ma il ritorno di Pio VII, ed il reintegra-
mento di sua sovranità. Anche Pio VII da
Cesena a' 4 OQ^ggìo emanò un proclama
a'suoi sudditi, col quale i*e8e ragione del
ri lardato ritomo in Roma , ove intanto
vot. LIX.
ROM 65
deputò delegato apostolico mg.*^ Rivaro*
la, per riprendere le redini del governo
e ripristinarvi il pontificio, non die pre-
sidente della commissione di stato fino
al suo iifgresso nella medesima. Il prela-
to con le particolarità che descrivo alla
sua biografia, giunto appena in Roma ai
IO maggio, commosso dalla miseria e tri-
stezza in cui trovò la città, senza indugio
e siccome pieno di quella mirabile ener-
gia tutta sua propria, si dispose a pren-
derne il possesso senza riceverlo dal go-
verno napoletano. Da ciò ne venne, che
Macedonio presidente del consigliq ge-
nerale di amministrazione, nella seguente
mattina radunò alla prefettura il corpo
municipale,e le autorità giudiziarie e am-
ministrative, loro dichiarò cessato il go-
verno del re Murat suo sovrano, e parti.
Rivarola nello stesso giorno fece innalza-
re sul Castel s, Angelo gli stendardi pon-
tificii e della romana chiesa , ed amante
delle antiche cose abofi i codici di Napo-
leone, richiamando in osservanza l'anti-
ca legislazione civile e criminale. A* i5
maggio furono ripristinati i conservatori
di Roma , anche come esercenti l'officio
del vacante senatorato ; cioè i marchesi
Rinaldo del Bufalo deUa Falle, France^
SCO Cevaj Gio. Battista Casalij mentre
i romani si dedicarono intieramente a fe-
steggiare l'aiTivo del Papa. Proseguendo
Pio VII il trionfale suo viaggio, a'24 mag-
gio rasciugò il pianto di Roma, facendo
colla sua presenza tei*minare l'avvilimen-
to di essa. Tutto celebrai nel descrivere
il solennissimo ingresso del Papa , di cui
fui testimonio, e le splendidissime feste e
dimostrazioni sincere , universali e forse
mai vedute degli esultanti rGHa(iani,nel voi.
XXXV, p. 186 e seg. Ivi notai que'sovra-
ni ch'erano in Roma e decorarono si me-
morabile avvenimento; che la cavalleria
ungherese e napoletana' fecero parte del
corteggio, ri portando il discorso che al Pa-
pa, in nome del senato e popolo romano,
pronunziò il detto i .^ conservatore alla
Porta del Popolo. Il Papa restò grande-
5
66
ROM
mente commosso dall' imponente com*
plesso delledimostraxìonìgìulifee divote
de'romanì^ese ne chiamò contentissimo e
grato. Tra gl'immensi danni recati a Ro-
ma e allo stato pontificio dalla repubbli-
ca esuccessita invasione imperiale, tutta-
volta si elimìnai'ooo gli abusi delle fran-
chigie, i diletti giurisdizionali e feudali si
atei civile che nel criminale, che godeva-
no le principali famiglie romane, come i
Colonna,Orsini, Savelli o loro eredi,Cou-
ti, Caetani e altre molte, che un tempo
circonda vanoRoma da ogni lato,masstme
all'epoca de' Frangipani e de' Crescenti,
ed allora tennero i Papi in continue angu -
stie. In parte l'ordine di natura, Testìn-
zìone di molte potenti femiglie, l'indebo-
limentod'altre,io fine poi le dette due in-
fauste epoche e loro governi, distruggen-
do privilegi e prerogative, rimediarono a
molti mali e pregiudizi che si recavano ai
domini! della s. Sede, la quale eziandio in-
dii*ettamente ne risentiva nella sua subli-
me dignità sagra ; laonde concentrarono
l'autorità nel supremo potere, di cui fu
erede il legittimo principe il Papa. Sul go-
vemamento imperiale francese abbiamo
il Bollettino delle leggi e decreti impc'
riali pubblicati dalla consulta straordi»
nana negli stati romani, coWindicecro»
nologico delle materie, Roma 1 809 e seg.
vol.23. Sì possono inoltre vedere i suddetti
Gaaetta e Giornale^fjà Studi statistici di
Roma del Toumon, ed il Coppi, Annali
et Italia ai descritti anni. Gli utilissimi
Pompieri ebbero origine sotto i francesi,
come l'illuminazione notturna della città.
Il barone Tournon nella sua bell'opera
encomiò iPapi per quanto fecei-o in van-
teggio dell'agricoltura dell'Agro roma-
no^ inclusivamentealgià ricordato moto-
proprio di Pio VII. Inoltre e in certo mo-
doscusò i romani dalle accuse di cui sono
incolpati, per la poca coltura della Cam -
pegna romana, colle seguenti parole, m A
primo sguardo, poraione sì piccola con-
cessa alla coltura sembra giustificare il
rimprovero di pigrizia che si fa a'roma-
ROM
ni; ma allorché alle prime pioggie di ol*
tobre vediamo quest'immensi campili*
vestiti di verdura offri ra ad innumerabik
gregge un' erba spessa , crescente fin le
aride stoppie, l'autunno e rinTemo mt
desimo abbellim di tutta la fretcheztsdi
primavera, s'intende come i romanisieBi
contenti di un modo così seducente à
trarre partito dal suolo. Qua Ipopolo, ri*'
ceveodo dalla natura il beneficio di pt» !
duzioni spontanee così abbondanti, noi
sarebbe inclinato a goderne aensa rico^
rereaduna pih faticosa coltura, doni.fiv-
se piiì ricchi, ma pib incerti ? "
Pio VII si dedicò a rìmediare k k-
grimevoli conseguenze di tante disastna
vicende; con immortale sua gloria a'7 1-
gesto completamente ristabilì la 000»
gnia di Gesù; e con breve de' 1 3 se ttemOR
18 1 4 nominò senatore di Roma il ma^
chese Giovanni Patrizi romano, che pit-
se solenne possesso il i .^ gennaio. Già ■
27 giugno avea fatto riaprire le udicw
al tribunale civile di Campidoglio , per
r esercizio di sua giurisdizione. Menile
Roma godeva e andava ristorandosi pd
ristabilimento del governo pontificio, Ì
limitrofo regno di Napoli era agitato à
diverse perturbazioni. Marat non si voi*
le conoscere dai collegati, i re di Franai I
e di Spagna presero le pai*ti del parente 1
re di Sicilia legittimo sovrano , onde il
principe Metternich chiaramente fece ss*
pere a Murat, che tutte le volontà glie*
rano contrarie; quindi avrebbe filttob^
ne a tenersi in una inerzia politica, ed 1
Iresti tui re le Marche al Papa, il quale k
chiedeva, imperocché si erano cambiale
le circostanze in cui gli erano state promes*
se. Murat nel maggio avea già dichiari-
to, che se l'adempimento del suo tratta-
to d'alleanza coll'Austria fosse un ostaco-
lo alla pace che sì trattava a Parigi e al-
la ricognizione di tutte le potenze Terss
di lui, avrebbe rinunziato all'aumento (fi
territorio in suo favore stabilito. Posds
vedendo che gli si accrescevano contro le
disposizioni de' collegati, offrì a Pio VU
^ la restituzione delle Marche, purché a ves •
' se ricevuto per complimento un suo mi-
[ nistro, chiedendo poi Tinvestitura del ve*
' gno. In tanto sì aprì il congresso di Vienna
per stabilire l'equilibrio degli stati d'Eu-
ropa; essendo contrario a Murat, questi
nel 1 8 1 5 segretamente incoraggi in Italia
i partigiani deirunione nazionale, ed es-
sendosi riunito al cognato Napoleone, col
pretesto d'essere minacciato dal re diFran-
cia, manirestò'airAustria di far avvicina*'
re al di là delle Alpi 80,000 uomini pel
caso di attacco. L'Austria negò il transito
pe'suoi stati, ed aumentò l'esercito. Ma
giunta a Napoli a'5 marzo la notizia del •
la partenza di Napoleone dall' isola del-
TEIba, per cui a'20 rientrò in Parigi, Mu-
rat gli fece sapere che avrebbe attaccato
gli austriaci, e se vinceva presto Tavreb-
be raggiunto con armata formidabile. Ri-
spose Napoleone che continuasse i prepa-
rativi, ma aspettasse il suo avviso per in»*
cominciare le ostilità. Invece Murat, già
nella metà di marzo avea messa la sua ar-
mata in marcia, fatto chiedere il passag-
I gio per lo stato pontificio, ordinando a'co-
I mandanti che si avanzavano per Terraci-
i na e Ceprano, di marciare sollecitamente
ir sopra Roma, pi*endere Pio VII e condur-
li lo a Gaeta. Però il Papa negò il transito,
I e quando a'22 marzo seppe che non o-
I stante i napoletani Taveano incominciato,
i protestò contro la violata neutralità, e la-
i sciando in Roma quella giunta di stato,
I per governarla in uno alle pro^incie, di
cui parlai nella biografia, destinandone
presidente il cardinal Somaglia^eperw*
gretario di essa Rharola^ passò rapida-
mente in Genova. Allorai napoletani non
si portarono più a Roma, ma si concen«
trarono nelle Marche, occupando Rimini
e Ravenna, ìndi Cesena, Forlì e Bologna;
dopo di cheMurat proclamò PindipendeD-
za italiana, eccitando l'Italia a insorgere
per ricuperarla ;ID a in quel punto produsse
poca sensazione,conoscendo gl'italiani che
con tal promulgazione crasi domandato
un sussidio per le sue armi. Ritirandosi
ROM 67
poi Murai a Macerata ne^prìmi di mag-
gio i^stò disfatto, e poi perde regno e vi-
ta. Napoleone che avea fatto dichiarare
sentimenti di pace a Pio VII, a' 18 giugno
per aver perduto a Waterloo, abdicò di
nuovo e fu rilegato all' isola di s. Elena^
ove morìe II Papa già era rientrato in Ro-
ma a'7 giugno festeggiato dai romani (in
nome de'quali il conservatore marchese
del Bufalo pronunziò quel discorso che
riporta il n.^ 4^ del Diario di Roma, bU
ta mente il Papa lodandosi della fedeltà e
attaccamento dimostratogli da' romani),
ed a'9 il congresso di Vienna avea decre-
tato la restituzione alla s. Sede delle tre
legazioni di Bologna, Ferrara e Ravenna,
delle Marche, di Benevento e Pontecorvo,
con quelle condizioni narrate alla bio-
grafia di Pio VII, insieme alle sue pro-
teste. Ivi toccai, i ricuperi &tti in Parigi
dal re Luigi XVII I, del triregno e anello
pesca torio, per opera di mg.' de GregO'
rioj di diverse statue^ pittureearaszi,per
le rappresentanze del celebre Canova, il
quale fu troppo condiscendente o dovette
lasciare alcuni capolavori, perchè il re a
torto sostenne le stipulazioni di Tolenti-
no, mentre altri sovrani sì erano ripreso
quanto loro apparteneva di monumenti di
antichità e belle arti, tolti dai loro domi-
ni i nella guerra della rivoluzione. Roma
perdette non poco, in quadri, sculture dei
Musei j e Medaglie pontificie della colle-
zione del Palazzo apostolico faticano*
I due commissari della s. Sede in Parigi
furono mg.' Marino Marini di Sant'Ai^
cangelo presso Ritnini^ ed ilcav. Antonio
Canova , il quale fu aiutato dal fratello
ab, ora mg^' Canova vescovo di Mindo:
va però qui ancora dichiarato, che la se-
greteria di stalo d'oixline di Pio VII, a
decoro di Roma e pel ricupero e la rein-
tegrazione de'suoi monumenti che inte-
ressano tulle le nazioni, officialmente ne
commise i radami al prelato Marini per
oggetti di scienza, al cav. Canova perquel-
'li di belle arti. Mg.r Marino Marini che
sino dal 28 aprile 1 8 1 4 ^i*a stalo incom-
/■
68 UOM
benzato del nciiperameoto di tuttociò che
di proprietà della i. Sede era stato tra-
spoilato da Roma a Parigi , fu poi eoo
dispacci della segreteria di stato de' 1 1 e
1 7 agosto 1 8 1 5 destinato commissario a
Parigi a rivendicare alla s. Sede gli Ar*
chiid Vaticani, di cui è benemerito pre«
fettOy e tutti gli altri archivi de'dicasterì
ecclesiastici di Roma , i 5oo manoscritti
della biblioteca Vaticana ceduti alla Fran*
eia col suddetto fatale e prepotente tratta-
to di Tolentino, gli altri 36o manoscrit*
ti sottratti alla Vaticana nell' invasione
francese imperiale, e il museo numisma*
lieo Vaticano , gli oggetti preziosi spet-
tanti al santuario di Loreto, i manoscrit-
ti e Terbario dell'istituto di Bologna, di-
versi caratteri della famosa stamperia del
Collegio Urbano di propaganda, ed altri
manoscritti e libri quattrocentisti. La 3.*
missione in Francia di mg/ Marino Ma-
rini fu a'i8 maggioi8 1 7, la quale ebbe
per oggetto il completo invio a Roma de-
gli archivi, i reclami contro la società bi-
blica, il ricuperamento degli atti della le-
gaùone a Parigi del cardinal Caprara, e
altre importanti carte, oltre alcuni qua-
dri; laonde fece vari accomodamenti, an-
che coi professori del gabinetto minera-
logico e con altri. Di queste cose ne trat-
tai brevemente nei luoghi indicati nel
Tol. LUI, p. 159, e siccome in essi parlai
del dottissimo mg.^ Gaetano Marini zio
del prelato,eprefetto anch'esso degli ar-
chivi Vaticani, per non confonderei lo-
ro rilevanti servigi resi alla s. Sede, qui
noterò che morì a' 1 7 maggio 1 8 1 5. Ad
Hbidelbbrga narrai della cessione esegui-
ta da mg.^ Marino Marini per comando
pontificio, d'una parte de'codici mss.gìà
di quella biblioteca,edi quanto vi aggiun-
se Pio VII, per le istanze del granduca
di Baden e del senato accademico di det-
ta città. Finalmente rimase a Parigi quel
prezioso museo Borghesiano, di cui già
feci cenno, non restituito perchè acqui-
stato per contratto di compra e vendita.
Nel 1816 Pio VII rallegrò Roma colla
ROM
promozione di 3 1 cardinali, de'quaB ne
pubblicò a I , e dovette con pena aoppor
tai*e l'appannaggio assegnato al priiici|ie
Eugenio con beni ecclesiastici, che esses*
do di natura loro inalienabili, si ooncilii
la sua ripugnanza con un' enfiteusi, od ^
modo narrato alla biografia. A'6 luglio
il Papa pubblicò il celebre iDoto*propiio
sull 'orga ni zzazione dell'a m mi nis Irasiooe
pubblica,e classificazione òMeDelegaù^
'ni apostoliche e riparto territoriale, iaà^
me a quello del distretto di Roma, luoghi
suburbaui e luoghi baronali (pe'quali 6
mano disposizioni per le loro rinuiizie),oii
governi di Tivoli e Subiaco. In esso si con-
fermò la giurisdizione civile del tribuni-
le di Campidoglio , nella forma e limiti
antichi, tanto in i .* istanza, che in appd-
lazione. Inoltre Pio VII nel 1817 a'as
novembre pubblicò il moto •proprio sul
nuovo codice di procedura cÌTÌle, in coi
col § 8 1 5 e seg. fu stabilito quanto riguar
da il tribunale senatorio di GampidogliOi
la giurisdizione del quale restò oonserfa*
tacome in passato per le cause laicali, cioè
fì*a'ciltadini e abitanti diRoma,e fra'meri
laici.Col§93 le seg. fu provveduto al tri-
bunale dell agricoltura; col $ gSgesqi.al
giudice de'mercenari, in i .* istanza sulle
cause di Roma e sua Coma rea, riguardan-
ti le mei*cedi campestri, del quale, goom
del tribunale del senatore ede'conscrra-
tori di Roma, tratto a Ssir ato romaho. Il
senatore Patrizi morì agli 8 gennaio 1818,
supplendolo i conservatori ^fiiziio Danàio
ni, Gaspare Cavalletti, Antonio Negro*
ni Pio VII a' 1 5 maggio con breve elesse
senatore il principe d. Tommaso Corsini
romano, che prese privato possesso e pre-
stò il giuramento in mano de'oonserva-
tori a'20, e celebrò con pompa straordi-
naria il possesso pubblico, che descrissi
nel voi. X, p. 3 1 4 e seg. Dipoi con bigliet-
to di segreteria di stato, de'6 marso 1 8 19
si partecipò al magistrato romano la ri*
nunzia del Corsini e la nomina del nuo-
vo senatore in persona del principe d. Pa-
luzzo Altieri romano, che prese possesso
ROM
privato e prestò giurameDto agli 1 1 . Del*
la festa fatta in Campidoglio e di alt^'e per
Tifoperatore Francesco I,e altri sovrani
Tenuti in Roma, come del loro soggiorno,
sì veda Pio f7/. L'imperatore decorò il
senatori della gran croce di s. Stefano »
come il cardinal decano. La setta de' Car*
bonari recò qualche disturbo allo sta-
. to, con tentativi rivoluzionari nelle Mar*
che, per cui Pio VII reprimendoli, anche
li condannò. Scoppiata per opera de'me-
desimi e deliberali la rivoluzione a Na-
poli , i nvoltosi occuparono Pontecorvo
eBetìevento,e allarmarono lo stato pon-
tifìcio con maneggi e proclami , sempre
col l'idea della sollevazione generale d'I-
talia. Gli austriaci compressero la rivo-
luzione del regno di Napoli, la quale avea
dato apprensioni anche a Roma , ove si
temè qualche scorreria de'napoletani e vi
fu un falso allarme la notte seguente al
i3 febbraio! 821; ne fecero nondimeno
nella provincia d'Ascoli, e si avanzarono
sino a Kipatransone. Pio VII spirò tran-
quillamente a-' 20 agosto 182 3, beneme-
rito di Roma e della Chiesa universa-
le ; la sua memoria rimase in venera-
1 zione. Il zelante Z^o/ie A// della Genga
i gli successe a'28 settembre, mentve era vi-
i cario di Roma, amante degli antichi si-
I stemi civili, ed avverso alle novità. Co-
} raggiosamente volle celebrare nel 1825
I il 10!* Anno santole YxxìSQi edificante, in*
I cominciando la Visita apostolica diluì'
I te le chiese e luoghi pii di Roma. Portò
I la sua attiva vigilanza e riforma sopra o-
\ gni ramo amministrativo, governativo e
I (giudiziario; procui*ò di diminuire il vaga-
I bendaggio del vero o finto Povero» Re-
stituì alla nobiltà quella distinzione di cui
^ode in tutti gli stati civilizzati , dichia-
rando che la nobiltà precipuamente in-
fluisce al decoro del principato; conces-
se facoltà d'istituire fedecom messi e pri-
mogeniture in perpetuo, e per qualunque
piccola quantità di beni stabili; ma pre-
scrisse che le femmine congruamente do-
tate, fossero escluse dalle successioni de*
ROM 69
gli ascendenti e de'discendenti. LeoneXI I
nella prediletta idea d'innalzare il più pos-
sibile la nobiltà, suggerì a vari patrizi ro-
mani di chiedergli il ristabilimento del-
le giurisdizioni bai*onali,solendodire: non
esservi altro mezzo per ristabilire il lustro
della nobiltà romana. Avrebbe anclie au-
mentato le antiche prerogative baronali,
e data facoltà di armare ne'feudi truppa
particolare, ed occorrendo la guardia na-
zionale colle divise di famiglia, ed a spe-
se del pubblico erario. Aderirono alle pro-
posizioni , Bolognetti -Cenci, Boncompa-
gni. Colonna di Sciarra , e Massimo. Si
mostrarono contrari Altieri , Barberini,
Borghese, Chigi, Colon na di Paliano,Do-
ria-Pamphilj, e Rospigliosi, riflettendo
che l'istituzione non era analoga allo spi-
rito del secolo. 11 Papa stesso poi si pentì
di aver mostrato su questo delicato argo-
mento troppa condiscendenza, sebbene
non ebbe alcuno effetto. Stabih meglio il
metodo degli studi, del pubblico insegna-
mento; fece una nuova circoscrizione delle
parrocchie di Roma; rigorosamente inveì
contro il mal costume.Pubblicò un moto-
proprio, sulla riforma dell' amministra-
zione pubblica, e della processura civile;
decretò la riedificazione della Chiesa di
s.Paolofuorikmura^comeVan\ìcaimen-
tre degli altri suoi abbellimenti di Roma
ne discori*o alla biografia e altrove. Punì
i settari carbonari e liberali, che in Ro-
ma e Romagna commisero delitti, invian-
do perciò in Ravenna il cardinal Rivarola,
Quanto ai Carbonari avendone parlato
al loro articolo, chi sono i Liberali e il
Liberalismo^ chiaramente Io definisce la
Civiltà cattolica nel t.xi,p.277: Proposta
intorno alt uso delle voci Liberale e Libe-
ralismo, Associandosi alla significazione
datane dà\V Armonia cattolica^ conchiu-
de che debbonsi tali voci abbandonare e
sostituire quelle di libertini e Uberlinismo,
per parlare pia italiano e più vero. Colla
sua mirabile costanza Leone XII riuscì ad
estirpare il desolante brigantaggio. Volen-
do ribassare! dazi di circa un milione di
70
ROM
scudi, pe tolse e diminuì dì versi, e le>b un
quailo alla tassa fondiaria; da ciò ebbeo-
l'igine l'annuo deficit nell'erario pubbli-
co, non essendosi eseguite le utile riforme
cheavea pi-escritto, al gigantesco impian-
to latto nel precedente pontificato, spro-
porzionato allo stato e alle cii^costanze,
onde procurò di i*estiingere il numeixi de •
gì' impiegati. Nel fare un nuovo riparto
territoriale, a vantaggio de' popoli vicini
a Roma istituì la presidenza della Cornar-
cadi Roma, Diede Leone XII incoraggi -
menti per le manifatture indigene, ecci-
tando a non servirsi delle straniere, per
ìli prosperità dell'industria nazionale. Sta-
bifi il Collegio de* Nobili^ e trasferì il Se*
miliario romano o^t si trova. Leone XII
morì a' i ofebbraio 1 829. Disse di lui l'an-
nalista Coppi: M Nelle cose dello stalo in-
corse la sorte che sogliono avere i rifor-
matori, i quali agiscono contro lo spirito
del secolo. Cessarono nel suo regno leac*
clamazioni colle quali il popolo romano
soleva spesso acoogliera il Papa, e dopo la
morte fu straordinaria la quantità di satire
conlrodi lui scagliate". La prese colle set-
te, voi le combattere gli enormi abusi ed i
molti vizi : ecco spiegato tutto. Gli si rese
però giustizia,ma troppo tardi;il suo nome
peroèsìmbolo dell'energia, della fermez-
za, della giustizia. In sede vacante i car-
bonari suscitarono turbolenze; in Cesena
fu piantato un albero della libertà. A'3 1
marzo 1829 fii eletto il prudente, distin-
to teologo e canonista, Pio FUI Casti-
glioni. Dichiarò di volere come il prede*
cessore proteggere le mani&tture nazio-
nali; assegnò un fondo per incoraggi re gli
studenti delle belle arti, e fece disposizio-
ni benefiche per la pastorizia e per le pian-
tagioni degli olivi. Avendo Innocenzo XI
asis^nato ^\V Ospedale del ss. Salvatore
presso s, Giovanni in Luterano^ \ proven-
ti ed emolumenti che ritraevo nsì dalle
carceridi Campidoglio, Pio VII! l'esoner*
rò dall' amministrazione economica, per
que'moti vi detti a tale articolo. Colla sua
enciclica gittò il grido d'allarme, pei ma-
ROM
li dà cui ei*a minacciata la società, n
sime dallo spirito progrediente di nov
come dalle società segrete; ed i carbofl
suscitarono nuove turbolense nelle kj
zioni, fotti audaci dalla dolcesza del
verno (al dire di qualche storico conti
poraneo), che nulla facendo incontra
vore, dopo le tante precedenti ìonov»
ni. Nondimeno si può vedere la Uogn
di Pio Vili per quanto operò» come
pa e come sovrano. La sua breve cp
fu segnalala da alcuni avvenimenti :
mancipazione de' cattolici armeni di *
staniinopoHi la conquista à* Aigerii
dalla Francia ^ e la rivoluzione di Pc
gì che scosse l'Europa e produsae me
menti popolari nel Belgio, in Gennai
in Polonia : in Italia ridestò le antidi
dee di libertà e di unione nazionale, I
ti confidando nel principio del nànim
vento proclamato da Francia. Afilittol
Vili dagli sforzi che dicevano i settari,
una nuova terribile rivoluzione vicimi
iscoppiare, moiì a' 3o novembre i8i
onde i nemici dell'altare e del trono o
cepirono colpevoli speranxe. Nella «
vacante fuixmo fatti diversi tentatiti
commozioni rivoluzionarie ioRomaei
le Provincie, e nella prima si sventbqi
la congiura, di coi parlai a Pro FJIl
A'2 febbraio 1 83 1 venne creato R
Gregorio XF!^ dottissimo e d'anlmoi
perturbabile, il quale portò sul trono F
fiibilità e cortesia della vita privata,
grandi benemerenze che già avea coU
Sede, e precipuamente queltinnocem
gravità di costumi, altamente encomi
dal sagace Leone XII con 1* allocoiic
detta in pieno concistoro e a tutto il m
do, allorché Io innalzò al cardina!ato,c
quelle citate e altre splendide parole^(
riportai nel voi. XXXVIII, p. 69 (eY
Bellomonel voi. 2, p. a 16, oltre il a.*
del Diario di Roma i8a6). Colle sti
Leone XII quasi lo designò a modeilo,<
de i prelati e gli altri potessero meri!
da lui le promozioni ecclesiastiche, i
come la morte di Pio VII! parve ad
no SI
fasiosi un* occasione aisai propitia
scitare turbolenze nello stato eccle>
y, oltre Taccennata trama chesi po-
llare e narrata meglio dall'anna*
loppi, annoi83o,n.^ 28, col nomi
di chi la fece, alti*ove si operò mol-
ile scopo. In Modena Ciro Menot-
ose alla testa del movimento italia-
a prevenuto a'3 febbraio dal duca
dena, fu arrestato con altri congiti-
ndi scoppiò la rivoluzione in quella
le e ducato. Dopo di che a'4 si sol*
lologna, non repressa per debolez-
go verno, che ignorava la seguita e *
e del nuovo Papa; indi col progres-
a vea fatto lo spirito del secolo, pro-
da molti anni alla libertà, rapida-
l'insurrezione si diffuse e propagò
iponenza, per gran parte del lo sta-
itificio. Giunse sino a Rieti, cheas-
I dal ribelle Sercognani con 1000
li e due cannoni, dopo lungo com-
lento fu respinto dal tenue presidio
iretto dal comandante, e dal popo-
itato sino all'entusiasmo dalzelan-
t ti vo pastore ch'esortò tutti allafe-
Ne' principali luoghi ove sì estese
ellione ne parlai: di nuovo fu tra-
anche in Roma a'5 febbraio senza
•; ma incoraggiti i faziosi dalle noti-
Bologna, giunte a Roma il 7, indi
i radunarono sul Gianicoloe deli*
DUO di eseguire le loro operazioni
seguente, con sorprendere Castel
relo e suscitare tumulto pel Corso,
erno raddoppiò la sua vigilanza sul
Ilo, ed i congiurati non ardirono ef-
re il disposto. Modificarono il dise-
e1 12 febbraio, in cui si proposero
(aria bandiera italiana sul Campi-
>, dove poscia si sarebbe ristabilito
ato antico. In véce il governo in tal
> fece sospendere II Carnevale, e
srlò i piani de' congiurati , i quali
Binarono di tentare un azzardoso
dopo il tramonto del sole in Piazza
ma, col disarmo della gran guardia,
rincipiato il tumulto con esplosioni
ROM jt
di pistola contro una pattuglia e cui mot*
to stabilito: Luigi Filippo^ nuovo re 00*
stituzionale de' francesi. La pattuglia t
gli altri soldati della gran guardia rispo»
sero colle schioppettate, ne ferirono e ar*
restarono diversi, e dispei*sero i restantì.
Questo tentativo di rivoluzione in Roma^
indusse il governo a prendere energici
provvedimenti, a muovere il basso popo-
lo a difendere il sovrano Pontefice contro
i foutori delle cose nuove, aumentando
gli arrolamenti della Civica : questa re*>
se importanti servigi al modo che la ce-
lebrai in quell'articolo, nel narraro questi
politici avvenimenti,efece esemplarmene
tea gara per mantenere l'ordine e guarda^
re il Papa nel palazzoQuirinale. Ne fecero
parte molti signori, e persone probe e be-
nestanti, essendo comandante generale il
senatore Altieri. Alcune com itive di mon-
ticiani e trasteverini insorsero più pro-
nunciati alla difesa del trono. Non è que-
sto il luogo di riportare tutti quanti i det-
tagli di quella triste epoca, chesiponno
leggere negli storici veridici e non guidati
dallo spinto di parte: appartiene ai pri-
mi il eh. annalista Coppi, ed il giornale
filosofico politicoistorico: La voce della
Ragione in 1 5 tomi. Solo dirò, ohe colla
fermezza e meravigliosa applicazione del-
l'infaticabile zelo di Gregorio XYI, e l'o-
perosità e robusta mente del celebre e
benemerito cardinal Bernetti suo prò -se-
gretario di stato , colla molteplicità dei
provvedimenti e beneficenze elargite, e
prindpalmente con l'intervento enet^co
degli austriaci nelle legazioni, la rivolu-
zione in tutto lo stato ecclesiastico fb pron**
temente repressa ed intieramente con-'
quisa, contribuendovi easiaikdtò i sudditi
fedeli attaccati al pAteroo governo pon-
tificio eall'ordine pubblico. Il Papa si die
a tutt' uomo a miglioi*dre tutta quanta
la cosa pubblica, come a modifidài*e e di-
minuire 1 dazi, ad accrescere la Milizia,
ad intraprendere grandiosi lavori come
a 7VVo&',airordinamento delle provincie,
ad istituire camere di commercio, a pub-
72 ROM
biicare il regolamento per Tordi namen-
lo giudiziario, di procedura citile e cri-
minale; e peli. ^ ci die uo codice di nor-
lua. Confermò e rioitlinò il tribunale del
senatore di Roma , riconosciuto capo e
pi*etidente del medesimo, con nuovo im-
pianto che si legge nel voi. 5, p. i4t
95, 164, 377 della Raccolta delle leggi
e disposizioni di pubblica amministra-
zione di tutto il pontificato di Gregorio
XVI principalmente; il resto sì può ve-
dere negl' indici alfabetici semi-analitici
delle materie contenutein tale collezione.
Si compose il ti'ibunale, oltre del senato*
re, de' due togati collaterali , del togato
uditot*e del senatore; vi fu addetto il giù-
dice de'mercedari, per Roma e l'Agro ro-
mano, concernente le mercedi campestri.
La congregazione ciùminale del Campido-
glio venne composta del senatore, de'due
collaterali , del luogotenente criminale.
Essendo poi insorto ildubbio,sela giuris-
dizione attribuita al tribunale senatorio,
si estenda alla città e territorio d'Ostia,
il Pa|>a dichiai^ò negativamente. Nella
stessa collezione di leggi e disposizioni vi
sono quelle riguardanti la Camera Capi-
tolina, ed i regolamenti relativi al tribu-
nale, all'amministrazione, ed agl'impie-
gati della medesima eccellentissima <ca-
uiera , sanzionati dal Papa e pubblicati
dai conservatori di Roma, marchese Gu'
glielmo Longhi , Clemente Lavai della
Fargna^ marchese Nicola Sagripante, i
quali li aveano compilati. Questi regola-
menti riguardano V avvocalo fiscale del
Campidoglio; il procuratore ad causas
del magistrato romano; il professore o u-
ditore criminale del tribunale criminale
dei magistrato romano pe'4 feudi baro-
nali del senato e popolo romano, sotto il
governo de'conser va tori stessi, cioè di Ma-
gliano (di cui a Sabina), di Cori (di cui a
YfiLLETRi),di Barbaranoe Vitorchiano(dei
quali a Viterbo), del quale tribunale n'e-
ra presidente ili.^ conservatore; del so-
stituto fiscale; del procuratore de' poveri
cai'cerati di Campidoglio , per la diftsa
ROM
delle persone povere inquisite innimi il
tribunale del magistrato roaiaoo, per le
cause provenienti dai feudi; del Tarahifi*
sta e cancelliere; del segretario detae»
to e popolo romano, succeduto ai dueof»
fici dello scrittore e del prò -scriba <U
popolo roma do; della computisteria, eat>
tore, maestro di casa, architetto» maeftì
di camera, cappella no, chierico dellacnp*
pella, medico e chirurgo, commissario del-
ie antichità, custode della protomoteo,
decano de'fedeli e fedeli di Campidog^
trombetti, ed altri impiegati e addettili
la Camera Capitolina. Gregorio XVI oqs>
cesse nuova mente al senato romano he»
ra, custodia e amministrasìoue del Ms*
seo Capitolino s^à alla magistratura se*
coi*dò il privilegio di nominarne il prcs*
dente antiquario. Per gratitudine i reo»
ni fecero un'illuminazione; la magistiiti*
ra fece coniare una Medaglia mooumeB'
tale cui suo nome, quello de'cootervatoii
e del priore de'caporioni, lo.stemma del
senato e analoga epigrafe; di più nel con
tile del museo gli eresse marmoi-eaiioi*
zione col suo busto in marmoj di cui fi
fece solenne inaugurazione, e coll'epign*
fé : Indulgenti ssinio Principi, JNella eoo-
pendiosa e indicativa biografia di Grs*
gorio ^^/accennai le cose prioci pali del*
le tante da lui operate come Papa e co*
me sovrano, meglio trattandone ai rìspet*
ti vi luoghi, anche pei molti abbellì meoli
di Roma, in cui lasciò i 3 Musa EtruseOt
Egizio ^LateranensCj e prosegui in modi
la risorgente basilica Ostiense ^ che poli
consagrarne la sontuosissima nave trave**
sa; avendo altresì curato il rìstoramenlo
e conservazione di molti monnmenti ao-
tichi. Nel 1834 essendo morto il senato*
re Altieri a'9 gennaio, indi a' 14 con bi-
glietto del cardinal segretario per gliaf
fari di stato interni , Gregorio XVI fe-
ce partecipare al magistrato romano, che
avea eletto senatore il principe d. D(h
menico Orsini ^ al quale ordinò nel me-
desimo giorno la spedizione del breve;
quindi il senatore prese privato possesso
k
4
i
\
e
i
ì
ì
ì
\
k
à
i
li
il
ì
i
RÓM
e prestò il solito giuramento a'20. Inol-
tre il Papa lo dichiarò comandante ge-
nerale della guardia civica, e decretò che
d'allora in poi il senatore non potesse più
esercitare l'officio di Principe assistente
al soglio, volendo che esclusivamente lo
godessero i capi delle£imiglie Colonna e
Orsini; laonde il senatore nella Capptl*
la pontificia doveva tornare a sedete sul
i." gradino del trono nella parte destra.
Dopo il senatore Rezzonico, i successori
aveano esercitato l'offizio di principe as-
iiUente al soglio. A Cabcbrioi Roma, nel
descrivere quelle degli antichi romani, le
posteriori e quelle di Campidoglio, dissi
come le miglioi^ò Gregorio XVI a istan-
za del senatore Orsini, derivandone il di-
scoprimento di parte dell'antico Tabula-
rio. Successivamente Gregorio XVI per-
mise le istituzioni in Roma della banca
romana, della cassa di risparmio, della so-
cietà di assicurazioni, e le scuole notturne;
introdusse stabilmente le barche a vapo-
re. Fece pure stabilire in Roma la resi-
denza del convento e luogotenente del be-
nemerito ordine GerosoUmitanOyàìtgQ'
iierosamente beneficò; ripristinò il i.^ e
più antico collegio de'prelati della s. Se-
de, i Pro tonotari apostolici if^v\tó^^i\\\l
protesse le scienze e le arti, ed i suoi cul-
tori, in più guise; accorse con amore di
)>adre a tutte le calamità che afflissero lo
slato pontificio e Roma, sia pe' terremo-
ti, sia per le alluvioni , sia per la terri-
l)ile Pestilenza del cholera. A vantaggio
pubblico intraprese i viaggi di s. Felice^
di Loreto e della Porziwicola^ di Civita
I^^ecchia^ di Terracina^ lasciando in Ro-
ma al governo della città e dello stato il
degnissimo segretario di stato cardinal
Luigi Lambruschini, ora vescovo di Por«
to^ il quale cooperò alla gloria del suo pon«
tificato. Ricuperò i beni dell'Appannag*
gio , e fu visitato in Roma da parecchi
sovrani o inchinato per parte loro : solo
qui nominerò i.due ambasciatori ottoma-
ni, e Nicolò I imperatore di tutte le Rus-*^
.r/r^nelqual articolo dico degli altri gran
ROM 73
principi della famiglia imperiale, ricevu-
ti cortesemente dal Papa. Della dimora
in Roma della regina di Sardegna, e di
sua divozione verso Gregorio XVI, par-
lai nel voi. XXVI, p.i66, XLI, p.i4&
come il Papa fu benigno col re d. Michele
I, lo narrai a Portogallo. Ad istanza dei
conservatori di Roma, e con quella dis-
posizione che si legge nelt. 2,p.i73 del-
la Colkclio legum de recia studiorum ,
nel 1 842 decretò : che nella Protomoteca
Capitolina (di cui nel voi. XLVII, p. 8a
e 86) non si possa più erigera busto o er-
ma ad italiani illustri, di singolare cele-
brità negli studi delle scienze, lettere e ar-
ti, se non trascorsi 4o anni dalla loro mor-
te; onde si possa più imparaialmente for-
mare il giudizio se ne sieno meritevoli; e
di questi da' conservatori sene faccia rap-
porto alla s. congregazione degli studi, la
quale ne consulterà il sovrano pontificio
oracolo. Avendo trovato l'erario esausto e
in deficit, questo aumentò pegl'immensi
dispendi che dovette affì*ontare per quel
complesso di affliggenti circostanze che
toccai nel vol.LlI, p. 2849 e principalmen-
te per tenere in frenò la rivoluzione che
sempre tramò di rinnovarsi; ad onta che
indefessamente e con tutta alacrità curas-
se il miglioramento della pubblica econo-
mia, senza aggravare d'imposizioni i sud-
di ti,anzi facendo fiorire il commercio, con
abbondanza di derrate e di numerario.
A Promozioni pontificie corressi 1' erro-
re tipografico di calcolo numerico de'car-
dinali da lui creati (aggiungendovi il no-
vello de'cardinali creati dopo), laonde di-
chiarai che ne creò ottanta, de'quali ne
pubblicò settantacinque (i supei*stìti, in-
clusi vamente al Papa che regna, gli stan-
no erigendo un magnifico monumento
nella basilica Vaticana, ed il viceré d'E-
gitto vi ha contribuito con massi d'ala-
bastro). Gregorio XVI rese la sua bell'a-
nima a Dio il i.*'giugnoi846, e fu pianto
da tutta Roma, che in folla non mai ve-
duta ne'precedenti simili funebri avveni-
menti^ accorse mesta ella basilica Valica-
74
ROM
iia a tributargli l'omaggio di sua feiie-
razione, oe'gioroi de'funerali nofenJia-
li. Questa é storia e mi appello a tutti i
romaoi, ed a quelli che allora si trota va-
no in Roma. In un baleno mi sì richiese-
ro da ogni parte sue memorie. Il princi-
pe di Metternich, dali.^ pronipote del-
illustre defunto, mi fece domandare per
divozione una scarpa! Gli mandai una di
quelleche il Pontefice a vea indossatone!
duplice e memorabile abboccamento del
magnanimo imperatore di tutte le Rus-
sie. Né le cose potevano procedere diver-
samente, considerato GregorioX VI come
capo augusto della Chiesa, e come mae-
stoso sovrano diRomana e suo stato.Quel-
le esemplari virtù domestiche che portò
sul trono, di vita frugale e temperante, in
uno al candoi*e de'suoi immacolati costu-
ini,brillarooo tanto nelle sue privale sten-
te,che ci lasciarono tutti pieni di riverente
edificazione, e niuno più di me può affer-
marlo, e spero di poterlo un giorno detta-
gliatamente narrare, a vergogna e oonfli-
tione delle calunnie degli empi, che tenta-
rono con false imputa/ioni e sarcasmi di
adombrare la sua giusta gloria, che però
il tempo fece risplendere di luce più viva
e vendicò. Nello zelo ecclesiastico , nella
propagazione della fede, nel sostenere con
petto sacerdotale le trionfanti lotte con-
tro i potenti del secolo, la gloria di Dio, i
diritti dellaChiesa universale edella s. Se*
de; nella profonda pietà, nella prudenza
e circospezione, nella giustizia impania*
le senz'affiitto rispetti umani, nella costan-
za d'impavido animo nelle cose avverse,
nel lottare co'suoi nemici ch'erano quelli
dell'altareedel trono (per cui divenne il
bersaglio delle pi h obbrobriose calunnie,
come delle ire e del furore de'tristi edel-
le sette, che vomitarono il veleno del lo-
ro odio contro la religion'c e il papato,
nella persona di lui come fortissimo so-
stenitore dell'una e dell'altro, e barriera
insuperabile alle rivoluzioni), Gregorio
XVI a niuno de'suoi gloriosi predecesso-
ri fu secondo; riunì molte delle virtù di
EOBI
s. Gregorio VII e di s. Pio V» eome lai
già religiosi: dopo Benedetto XIV fiiì
Papa più dotto. La Chiesa ha registrali
i fiisti ecclesiastici di Gregorio XVI i»
ratteri d'oro,come dichiarò il ▼enendb
successore, e notai nel voi. LUI, p. igs
II regnante Pio IX dì SintgagUa^h
esaltato al maggiore de'troai il 1 6 giagM
1846. Avendo in tale articolo con diÌÌi>
sione da detto giorno sino a'a8 dioenliR
1 85 1 registrato cronologicanaen te perai
ni e mesi le principali cose dal Papato
tee avvenute nel suo pontificato crq^
oltre il riparlarne agliartiooli relativì(d
a Promoziovi completai il novero deh
cardinalizie), qui mi limiterò a noordan
il più ri marchevole e riguardante EoBN^
senza ripetere gli abbellimenti operatiti
e le benemerenze che si è acquistato ì
Pontefice con diversi de'suoi stabilines*
ti anche agrarii : pei*ciò che apetta a^
ebrei , lo dissi superiormente. Roma li*
vide nel suo solenne Possetso la maesl»
sa e magnifica cavalcata, che accresce (k-
coro a sì bella funzione. Neli.^ gennsii I
1847 concentrò e riunì nel tribunalecU
governo, quello criminale di Campido*
glio, onde esonerò rarciconfratemita dd*
la ss. Annunziata di supplire alle spcie
deirofficio criminale capitolino. A*5 la-
glio 1847 ricostituì e ampliò la gnardli
civica. Neli.^ ottobre emanò il moto-pro-
prio. Quando la provvidenza dwina^fA"
la organizzazione del consiglio e tenals
di Roma e sue attribuzioni, col quale re-
stituì lo splendore antico alla rappresei*
tanza comunale della medesima, dando*
le un consiglio che deliberi , una magi-
stratura che eseguisca il deliberato inqoà
rami di amministrazione municipaleche
potevano convenirle, ed una rendita pro-
porzionata ai pesi che avrebbe da soste-
nere. Dal regolamento perciò ordinalo
estrarrò il più intrinseco, dovendo poi ri-
portare altre sovrane disposizioni, in cai
ebbe luogo qualche modificasione , per
cui tralascio quelle disposizioni alle qua-
li fu derogato intieramente» Nelle dispo*
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tiiùoiii preliminarì dicbiarè, i.* La rap-
pi^esenlaoza e la giurisdisione tanto am-
ininistraiiTay quanto giudiziaria, e baro-
naie (de'summentoTatì 4 feudi), ed ogni
altra attribuzione della magistratura ro-
mana, ch'é stata in uso fino ad ora, vie-
ne a cessarainseguito della presente leg-
ge. a/La città di Roma col suo territorio
costituito dall'Agro romano viene rappre-
sentata ed amministrata come negli al-
tri luoghi dello stalo da un consiglio che
delibera, e da una uìagistratuf*a che eser-
cita Tamministrazione. 3.°Le l^gi e con-
suetudini vigenti nell'organizzazione e sul
i*egolamento delle comunità dello stato,
sono applicabili anche alla città di Roma,
colle «modificazioni della presente legge.
Del Consiglio f 4*^ H consiglio è composto
di loo individui domiciliati nel territorio
romano, che abbiano 25anni, e sieno di
commendata condotta. 5.^ Di questi, 64
sono possidenti,! 5 d'una rendita di scu-
di 6ooo, altri 34 d'una rendita di scudi
I eoo, 1 5 di scudi aoo. 6.° La possidenza
consiste in beni stabili rustici o urbani ;
consiste ancora in crediti ipotecari, in ef-
fetti pubblici intestali o nominali, in as-
segnamenti vitalizi costituiti dallo slato
in altro modo, ed in qualunque altro ca-
pitale che risulti legalmente: bensì la ren-
dita di questi capitali deve giungereal dop-
pio di quella de'beni stabili. 7. ",8.% g.^Se*»
guono le norme per calcolai^! la rendita.
1 o.* Gli elenchi de'possidenti si pubblica
no annualmente a istanza degl'interessa-
ti, o di officio. 1 1.° Altri 3a membri del
consiglio vengono scelti tra quelli che e-
sercitanooffici pubblici di qualche impor-
tanza, o professioni d'arti liberali, o ap^^
■parteogono a istituzioni scientifiche, let-
terarie, e artistiche distinte; banchieri ,
negozianti, e mercanti ascritti alla came-
ra di commercio; capi d'arti e mestieri
non ignobili ch'abbiano piti di lolavoran-
ti. la.^Tra i consiglieri si deputano 4 a
rappi^esenlare i corpi ecclesiastici, luoghi
pii e simili stabilimenti : la loro nomina
spelta per 2 al cardinal vicario, per a al-
V.ROM 7?
r autorità governativa. iB.^'A riserva di
essi gli aitici membri del consiglio nella 1 .*
istallazione li nomina il sovrano ; dipoi
gii elegge il consiglio o secondo le leggi mu«
nicipali, previa l' approvazione superio-
re. 1 4-° Il consiglio si rinnova parziaimen*
te ogni biennio, rinnovandosi intieramen-
te ogni sessenio, colle norme de'n.i i5.^,
16.**, I7.**,i8.** In.i 19.® e 20.^ dichiara-
no chi non può fare parte del consiglio»
2 1 .^ Il consiglio è presieduto dall'autori-
tà governativa, in sua mancanza dal ca-
pò della magistratura o dal più anziano»
22.^ Il medesimo si aduna regolarmente
3 volte l'anno: i n.i 23.*, 24.*, a5.**, 26.^,
27.* ne contengono le norme; non è le»
gale se non v'interviene la metà de'con-
siglieri, 28** Gì' impiegati noo^inati dal
consiglio non sono soggetti alla confer-
ma pepodica : la magistratura quando n»
ha motivo, dopo il biennio può proporre
al consiglio la conferma o esclusione. De/-
la Magistratura, 29.* La magistratura-
(Iella città di Roma è formata da un Se*
fiatare che n'è il capo, e da 8 Conserva^
tori. La medesima si denomina e costi-
tuisce il Senato Romano, Le funzioni ne
sono onorarie. L' età de' magistrati è di
3o anni. 3o.* Il consiglio nomina la ma*
gisti'atura dal proprio seno ; 3 membri
Ira i consiglieri d'alto merito, di rendita
e condizione cospicua, tra' quali la sceU
la del senatoi*e spetta al sovrano : gli altiù
3 sono nominati tra i consiglieri possiden-
ti di rendita non inferiore a scudi 1 000,
ed i 3 rimanenti fra le altre classi di con*
siglieri. 3 i.^La 3.* parte della magistra-
tura si rinnova dopo ciascun biennio, le
prime volte per mezzo della sorte, succes-
sivamente secondo l'ordine dell'anziani là,
in modo che dopo il sessennio si rinnovi
l'intero corpo. 32.* Ciascun membro del
senato più essere rieletto, immediatamen-
te una volta dopo la sua cessazione. Noo
potrà esserlo però una 2.' volta, se non
trascorso un biennio dacché saranno ces-
sate le sue funzioni. 33.° Le funzioni del
senatore sono limitate ad un biennio: pò-
76 ROM
tra Gonfemiarsi colla rielezione e oomina
immediata per altro bìeonio, non però ul-
teriormente, se non trasoono un nuofo
))ieonio. In ogni caso cessata la quali6ca
di senatore, riterrà quella di oonserfato-
i*e per tutto il periodo cheglì restaa con-
Kumare.34*'' Hesa definitiva mediante la
conferma deirautorità governatÌTa la no*
mina de'magistrali, si supplisce indilata-
mente alla vacanza rimasta con la me-
desima nel consiglio. 35.° Il senatore e
conservatori eletti prestano il giuramen-
to nelle mani dell' autorità governativa,
quando ciò non segua nelle mani del Pa-
pa : prestato il giuramento s' intendono,
ammessi all' esercizio delle loro funzioni
senz' altra formalità di possesso. 36.° La
residenza del senato continua ad essere nei
palazzi del Campidoglio : nel luogo me-
desimo si aduna il consiglio. 37.° Tanto
ti senatore che i conservatori manterran-
no il vestiario, le insegne, prerogative e
distinzioni di cui finora usarono, ad ecce-
zione di quelle relative al potere giudizia-
rio. (Di tutto questo io tratto a Seit ato Ro-
MAiro, oltre il già narrato). 38.°Rimasta a-
Lolita la giurisdizionebaronale sugli anti-
chi feudi della camera capitolina, rimarrà
in facoltà del consiglio il prevalersi dell'o-
pera dei famigli e officiali qualunque, che
suole fornire il comune di Vitorchiano,sal*
vi se e come di ragione i compensi, a'quali
putesseessere tenuto nel caso che non vo-
lesse prevalersene.39.°Inluogodella guar-
dia detta Urbana Capitolina , che viene
similmente a cessare, il senato sarà assi-
siitoeacoompagnatoda uhode'corpi mh-
litari più distinti della città e dello stato,
escluse sempre le guardie palatine, 4o.°
L' uso delle bandiere delle XIV Regioni
della città, e del vessillo colla iscrizione
S, P, Q, K in un col suo vessillifero è
conservato. Saranno quelle de' Rioni e-
sposte al solito nelle occorrenze, e porta-
te quando ciò avrà luogo da 1 4 scelti tra
i piò probi abitanti de'medesimi a nomi-
na della magistratura. Indosseranno un
conveniente vestiario: i loro uffizi sono
ROM
meramente onorari e durersniio doei
ni. 4>** Tutti gli altri oflid e imp»|j
onorari o stipendiati dalla oamera ci
tolina cessano colla ittallaziooe ddlaai
va organizzazione, salvi se e cxMnedii
gione li compensi da darti a carioodi
cittàa favore degl'individui di cui la me
sima credesse di non prevalerti, oche 1
fossero già provveduti dal governo. &
adribuzioni dell* anuninisira^ione. 4^
43.^, 44*% 4^•^ 46*^ Apparteogooo
l'amministrazionedella città di Romaj
neralmente,e salvi i rapporti che vi[
avere l'autorità superioiv ec, leattril
zioni proprie dell'amministrasioneooo
nate còlle modificazioni della presente i
gè. La mogistratura amministra tant
l>eni di proprietà della città, che i fin
gl'introiti e proventi destinati a aotteo
i carichi della propria gestione. Soooi
che proprietà della medesima i 3 pab
sul Campidoglio e loro suppellettili,
si affida la custodia e mantenìoieoto
museo, pinacoteca e protomoteca. 4
48. ,49*^,^0. ,5i. ,5i. ,53* yS^^ kpf
tengono all'amministrazione della mi
stratura : le strade interne, e resteme
munati, coi ponti; le mura, il pooDierio
manutenzione delle porte, le acque ,aeq
dotti, fontane, cloache, emissari; i giai
ni, passeggi e luoghi di pubblico dipo
il vivaio delle piante; le fabbriche Ae
quisterà per depositi di provvisioni; i
miteri tanto comuni, che degli acattol
salvi i diritti dell'autorità ecclesiastiei
stabilimento di mattazione*, l' anaoni
grascia; le misure di ncurezza, quante
le fabbriche, alle oose che si gettano
vagar d'animali pericolosi, agl'incendi
cui dipenderà dalla magistratura il <
pò àft Pompierij alle illuvioni e inon
zioni del Tevere per soccorrere i cittì
ni; la sanità e salubrità, con dipende
dall'autorità sanitaria; all'epidemie, (
tagi, epizoozie; alle inumazioni e r^
menti pei locali delle sezioni de'cadav
all'esportazione de'cada veri degli anii
li, depositi di concime, letamai, latrìi
ROM
ìbro di sostanze malsane; ai conime-
li, bevande e medicamenti guasti; al-
ovvidenze per gli asfissiati, idrofobi,
igati; airinoculazionedel vaiolo, e di«
ttazione dell'agro territoriale; agl'in*
bri e sozzure delle vie; sporti irrego«
delle fabbriche, ancjie amovibili; ca-
e stillicidii ; sulle vetture e mezzi di
)orti; nettezza delle vie, mostre dei
ellì, e altri spacci di carne, pesci, er«
;i e altri commestibili; agli atrii e bassi
i delle abitazioni; situazione di arti o
riche incomode, per lo strepito o fe«
, l'allineamento, simmetria e nitidez*
e' fabbricali; nomenclatura delle vie
merazione delle abitazioni; illumina-
3 notturna, e abbellimenti della città.
» 56.*, 57.**, 58."..., 59.^11 commercio
idustria, come fiere, mercati, campi;
tro mercuriale per verificare il corso
! derrate dii.' necessità; guarentigia
lesi e misure; patenti per V esercizio
J. 6o.°Gli spettacoli, le feste e di ver-
nti pubblici, come teatri, allagamen-
1 piazza Navona , illuminazione del
)io e piazza del Vaticano (quando la
rica di s. Pietro non ne ha il carico),
chi artificiali perla ricorrenza de'ss.
*o e Paolo protettori della città, e l'an-
rsario della coronazione del Papa, le
I de' cavalli, e divertimenti di carne-
e altrodi pubblica letizia. 61.* 1 re-
i dello stato civile dì nascite, matri*
i e morti. 6a.* La polizia rurale. 63.*
lagistratura è sussidiata per l'esecu-
! di tali regolamenti e operazioni, col
della fòrza pubblica e de'presideu-
;ionari. 64.*, 65.* ... 66.* La sor ve •
za e cura de'monu menti pubblici, an-
e moderni. 67.* Sarà anche affidato
:ura e sorveglianza della magistratu-
Roma l'archivio e deposito degli at-
larili di Roma, osia l'archivio Urba-
18." 69.* ... Ne'giudizi che potessero
luogo, la ci ttà sarà rappresentata dal
ore, egli atti si iranno a di lui nome.
1 fondi occorrenti per sostenere i bL-
dell'ammiiiistrazione della città di
ROM 77
Roma sono : i proventi propri delle co-
muni, eccetto la corrisposta dovuta dal
collegio de'notari detti già capitolini (ne
feci parola di sopra), e la contribuzione
solita pagarsi dall' università israelitica,
che rimangono abolite. Il dazio di consu-
mo, compreso il macinato, salva la com-
partecipazione all'erario; i dazi comunali,
cioè le tasse per le strade interne,sullecase,
vigne e orti suburbani, per le acque, cloa-
che, cavalli di lusso, privati va della neve,
mattazione,tasse patenti,ec. 7 1 .*Si deter-
minerà l'autorità incaricala di esercitare
la tutela superiore sull'amministrazione
della città di Roma, e il consiglio da cui
è assistita, a forma delle altre provincie
dello stato, e tuttociò che concerne l'am-
ministrazione e il consiglio provinciale.
L'autorità suddetta fu il cardinale presi*
dentediRomaeComarca.7a.*,73.',74'^
75.*, 76.* Disposizioni transitorie, A'26
ottobre il Papa onorò di sua presenza
il Campidoglio, ossequiato dal senatore
principe Orsini, dai conservatori e altri
offiziali della camera capitolina, dal mar-
ch. Melchiorri presidente del museo, e
dal comm.' Agricola ispettore della gal-
leria de'quadri. Visitò e percorse il mu-
seo,'il palazzo del magistrato romano, la
protomoteca, l'appartamento de'conser-
vatori, la galleria de'quadri, il palazzo e
gli appartamenti del senatore di Roma.
Poco dopo il senatore Orsini cessò dalla
sua dignità. Nella mattina de'!24 novem-
bre il Papa ricevè in solenne udienza i
nuovi 1 00 consiglieri del comune di Ro-
ma, ed il cardinal. Altieri presidente di
Roma e Comarca pi*esentò l'illustre con-
sesso con approprìato discorso, al quale
Pio IX die corrispondente risposta. Indi
con decoroso corteggio e nobile treno,non
che coir accompagnamento delle XIV
bandiere de'Rioni di Roma, della guar-
dia civica e di vari concerti musicali, il
cardinale ed i consiglieri si recarono nella
chiesa d' Araceli decorosamente perciò
ornata. Celebrato quindi il divin sagrifi-
zio dal p. generale de'minorì osservanti.
78 ROM
fu canuto il P'eni Creator Spirita s^ eoi»
l'aoaloga orasioDe, prestandovi assisten-
za eziandio numeroso popolo, colle dette
bandiera e accompagna mento* Dopo di
che i consiglieri centumviri, preceduti dal
cardinale Altieri, si portarono al palaizo
de'conservatori, ove eseguirono l'elezio-
ne de'3 conservatori, i principi Tomma»
so Corsini j Marc' Antonio Borghese^ e
Filippo Daria, Nella mattina seguente
poi gli stessi consiglieri procederono nel-
lo stesso Campidoglio all' elezione degli
altri 6 conservatori, che furono il march*
Clemente della Fargna^ il ca v. avv. Car*
lo Armellini^ il cav. Fincenzo Colonna^
Antonio Bianchini X^yv, Francesco Star»
binetti, e V avv. Ottaviano ScaramuccL
La relazione di tutto V accennato si può
leggere nel n.^ ^5 del Diario di Roma
1 847, e nel n.*^ 4> ^^' ^* '4 ^^^^* Album
di Roma. Laonde dalla suddetta tema dei
primi conserva tori^ed a'!24 ^^^ memorato
novembre, per nuovo senatore di Roma il
Papa scelse il principe d. Tommaso Corsia
ni, che già lo era stato. Nel seguentemese il
Papa riprovò le dimostrazioni festive fatte
in Roma, sulla guerra intestina suscitatasi
nella Svizzera. A' i4 marzo 1848 pub*
blicò lo Statuto fondamentale pel go ver-
no temporale degli stati della Chiesa con
due consigli deliberanti per la formazio-
ne delle leggi; ed invitò i romani e altri,
a rispettare gli unti del Signore. Intanto
Roma dall'esultanza che inebriò le men-
ti lusingate di miglioramenti sociali, pas-
sò gradatamente agli orrori della rivolu'
zione e della guerra, che insieme al disin-
ganno con rapido coi*so seguirono i pri-
mi movimenti non ad altro fine ordinati}
le quali circostanze, pei diversi rispettivi
rapporti, gittarono la città nell'anarchia,
alienarono pressoché tutti dal l'attendere
ai propri doveri, aldi là dell'andamento
indispensabile alle giornaliere e urgenti fa*
oende,comegiustamente osservò ilcomm.
Galli, parlando nel n.^ 2 lodel Giornale
di Roma iS^Hf delle misure adottate da
Gregorio XVI nel 1 845 per ottenere i ri-
aou
sullamenti della pubblica aniAlnistrai
ne d'un decennio dal 1 835 a tultoii i&
III.'' maggio s'incominciò la carta omì
o boni, per aver corso come hunmIb
gale. Per la saggia pontificia alloctok
del giorno precedente, nella molCitnd
vi fu grave conci taroento d'animo^eooi
plorabili dimostrazioni contro il govw
ed i cardinali che il Papa accolse nel Qui
nale}indi Pio IX altamente coDdannòl
violenti e abbominevoli atti. A'3 nu|
il senato e consiglio di Roma gli ani
rono un indirizzo, difendendo la oeei
tà della guerra che il Papa con l'alio
zione avea disapprovata qual vicario
Diodi pace. Intanto ripiena Roma di
ziosi e di amnistiati, che vagheggiavi
il ristabilimento della repubblica roi
na, ottennero in gran parte un miai
ro secolare; indi pretesero arditamc
la separazione del potere civile dalloi
rituale, e trovando nella fermezza del
pa un ostacolo insuperabile, si prepan
no ad agire con aperta prepoteuia. i
giugno si aprirono le ordinarie icsii
de'due consigli deliberanti dello statai
cominciandosi le toraate, a' 9 nelle 1
del seminario romano dai membri (
l'alto consiglio (uno de'qualiera il se
tore), a' i o nel palazzo della Omoelh
dal consiglio de'deputati. Avendogfi
striaci occupato parte del Ferrarese
Papa inviò neh' agosto una depulazìi
al general Welden, acciò ritirasse k
truppe, e di essa ne fece parte il sem
re. Mentre il ministro Rossi intendi
con energia a ricomporre l'ordine pobi
co, tragicamente fu pugnalato a'rS 1
vembre, nel recarsi alla riapertura A
camere de'deputati, quindi nella ser
festeggiò obbrobriosamente V assaan
del primario ministro; il olie fu infas
preludio d'inaudite eoiTibili sciagure
Roma, per gli ecclesiastici e pe'buoai
mani. In fatti nel di seguente con te
pestosa rivoluzione che scosse tutta la<
tà € scandalezzò l'universo, i ribelli
mentichi de'beneficii ricevuti e delleti
£0M
ifestazioni di esultanti applausi tri*
ti al sovrano Pontefice, si levarono
utto la maschera^ colle armi auda-
nte osarono circondare e assaltare il
t palazzo apostolico, e minacciando
teghe stragi imposero un ministero
ieratico. II Papa ad impedire l'estre*
ecidio ed ulteriore spargimento di
le, ripugnante aderì, protestando al
!tto di tutto il mondo rappresenta-
Ila diplomazia, che gli feceva nobi*
rona, di solo cedere alla violenza a-
delle prepotenti circostanze, ma di
intendere di prender parte agli atti
uovo governo. Venuto poi il Papa
gnizione che stava per esplodere al-
rudele ammutinamento , per isfor-
a rinunziarealla sovranità degli sta*
nani e correre grave perìcolo la sua
persona, la sera del 24 novembre
per Gaeta nell' ospitalissimo regno
)poli,ovecoi*se il religiosissimo Fer>
do li con tutta la reale famiglia, ad
;li se e tutto il reame ne'modi i piii
*nti e amorevoli. Il corpo diploma*
d il s. collegio raggiunse il Papa e
al suo fianco. Appena nella seguen-
ittina si conobbe in Roma l'evasio-
I Papa, produsse spavento e speran-
sudditi fedeli che lodarono la giusta
zione, rabbia e dispetto ne' ribelli
i trovarono del tutto sconcertati. Il
avea lasciata la cura spirituale di
I e con tutte le facoltà al suo vicario
oal Patrizi, al vicegerente mg.^Ca-
ed al can. Tarnassi segretario del
ato,€on ottimo provvedimento per-
porporato dovè partire, e il prela-
toondersi. Affidò i palazzi apostolici
uoi famigliari' al foriere maggiore
lese Sacchetti, con Tincarico di par-
re la sua partenza al ministero, im-
ndolo alla quiete e all'ordine della
A non lasciar poi acefalo in Roma
imo dello stato , nominò il Papa
commissione governativa di cui
a Pio IX, col cardinal Castracane
nziere maggiore per presidente, che
ROM 79
non potè eserdtare la sua alta missione.
Il Papa non credette di ricevere le 3 depu -
tazioni, fra le quali unadel municipio, per
invitarlo a tornare io Roma; bensì pro-
rogò le sessioni de'due consigli deliberan-
ti, i quali perciò a' 12 dicembre costitui-
rono la provvisoria Giunta suprema di
stato, che in nome del principe esercitas-
se il potere esecutivo fino al ritorno di
Pio IX, componendosi de'senatori di Ro-
ma edi Bologna, e del gonfaloniere d'An-
cona, la quale ricompose il mini^itero, in-
sieme al presidente di Roma e Comai*ca
nella persona di Livio Mariani. Tutto può
vedersi all' indicato articolo, in uno alle
proteste del Papa contro gli atti del go*
verno di Roma, facendo sapere ad alcuni
vescovi che da Gaeta egli governava la
Chiesa.
In Roma per mancanza di numero le-
gale dc'consigli' deliberanti, essendosi ri*
tirati i membri savi e moderati, il gover-
no intruso ne chiuse le sessjoni, ed a' a 9
dicembre con vocòìn Roma un' /assemblea
nazionale o Costituente per uscire dallo
statii quo. Per la rinunzia del senatore
Corsini, restando la giunta priva d'un
membro, si disciolse e subenti^ò la Com-
missione provvisoria di governo dello sta»
to romano ^ formata dal ministero stesso.
Nel I ° gennaio j 849 il Papa scomunicò
gl'invasori del dominio della 8. Sede, ri-
provando il dispotismo che tiranneggia-
va Roma. Ivi a'5 febbraio si apri la detta
Assemblea nazionale o Costituente roma^
nOy inaugurandosi la rappresentanza del
popolo, onde la commissione di governo
le rassegnò il potere. Pertanto 1' assem-
blea a'9 decretò: il Papa decaduto di fatto
e di diritto dal governo temporale dello
stato romano; il Pontefice avrà le gua-
rentigie per l'indipendenza nell'esercizio
della podestà spirituale; la forma di go-
verno sarà la democrazia pura, col nome
di Repubblica romana^ la quale si pro-
clamò in Campidoglio. La rivoluzione fu
compiuta, dal Campidoglio si pubblicò la
libertà italiana, l'anarchio giunse quindi
8o ROM
al suo colmo. Il Papa io Gaeta solenne-
mente protestò contro il decreto della se*
dicente Assemblea costituente romana^
rìnnoTando la domanda d'i nter?eoto al-
le potenze, per liberare Roma e lo stato
della Chiesa dalla fazione che tì eserci-
tava ogni sorte di delitto e di atroce di-
spotismo. L'assemblea costituente roma-
na, finché non fosse deliberata la.costi-
tuzione, a?endo decretato govemareRo-
ma e lo stato mediante un Cor7irto/oe«e-
cutivo, lo compose di Armellini, Saliceti
eMontecchi. Tra le proteste latte in Gae-
ta dal cardinal Àntonelli pro-segretario
di stato, vi fu quella contro l'alienazio-
ne de'mouuroenti d'arte del museo Va-
ticano, che il sedicente governo di Roma
trattava a Londra. Pei trionfi riportati
dal prode conte Radetzky coll'armata au-
strìaca, contro il re di Sardegna, l'assem-
blea ramane onde riconcentrare i poteri
esecutivi a salute delia repubblica roma*
na, a'ag marzo istituì un Triumwralo^
e vi elesse Armellini, Mazzini e Saffi, che
stabilirono la lora residenza nel Palazzo
della Consulla sul Quirinale. A'ifi aprile
in Roma, dopo la formazione del nuovo
municipio e consiglio comunale, furono
eletti senatori Francesco Sturbinetti, con-
servatoriGiuseppeLunati, Giuseppe Gal-
lieno, Federico Galeotti, Antonio de An-
dreis, Giuseppe Piacentini, Curzio Cor-
boli, Alceo Feliciani, Angelo Tittoni. Ad
effettuare l'intervento armato nello stato
pontificiodelle 4 potenze d'Austria,Fran-
cia,Spagna e due Sicilie, per comprimere
la ribellione e restituirlo al Papa, il go-
verno francese giudicò conveniente di spe-
dire un esercito a Roma comandato dal
generale Vi ttorioOudinot di Atf^iò.Sbar-
cato a Ci vita vecchia senza badare alle pro-
teste repubblicane,a'3o aprile fece avan-
zare una porzione della divisione france-
se verso Roma, sopra i punti di Porta s.
Pancrazio ^ e la cinta del Valicano, per
.esplorare le forze della città, ma con per-
dila fu respinta dai repubblicani. Frat-
tanto nelle provincie intervennero, nelle
ROU
4 legazioni, e nelle provincie d'Urbii
Pesaro e nelle Marche, gli auatriaci; •
Provincie di Marittima e Campagna i
poletani;gli spagnuoli guarnirono Velli
e altri luoghi, Spoleto e Rieti, colle t
dipendenze: dappertutto il governo ps
le fu subito ristabilito. A Pio IX tuU»
raccontai, insieme all'assedio di Ron
perato dai francesi, con tutti i rìgoi
per non rovinare la città, secondo lei
brame del Papa; indi ebbero luogo i
serie di combattimenti, che i repubbli
ni unitamente a tutti i oorpi italiani
corsi in Roma per aiutarli, sostennero i
valore. Finché avendo i francesi oel i
dinar di giugno aperta la breccia nell
stione di Porta s. Pancrazio, nella mi
na del 3o l'assaltarono e presero. Ali
l'assemblea costituente romana, didui
la impossibile l'ulteriore difesa, decr
che cessasse, mentre avea finito di voi
la costituzione della repubblica. Il trio
virato mandò il decreto al comando j
nerale repubblicano, perohé d'accordo
municipio lo comunicasse al generale
dinot, e diedo la sua dimissione. Unaeo
missionedelrounicipio,e un'altra del e
pò consolare residente in Roma, recare
si al campo francese per trattare acciò I
sercilo entrasse pacificamente nella òt
Nel i.** di luglio l'assemblea nominò
potere esecutivo in Saliceti, Calandre!'
Mariani. A'a i francesi occuparono div
se porte, le cui chiavi nel dì segueab
generale Oudinot fece presentare a I
IX in Gaeta. In questo giorno a meiK
sul Campidoglio fu promulgata la on
tuzione della repubblica romana, e w
ore pomeridiane entrò in Roma il gè
rale Ondi noi con l'esercito, ed occupò<
stel s. Angelo ed i posti militari. Ifet
romani accolsero i francesi come libc
tori dal duro giogo patito : così tara
la rivolta romana, che avea io se un
ratiere irreligioso e demagogico, per
struggere il papato. Il generale Ondi
concentrò tulli i poteri neirautoritò
li lare, sciolse In guardia dviqa che s
li
i
II
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A
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1
I
ROM
assunto il titolo di nazionale italiana, ed
«inanò quelle disposiziooi che riportai al-
l'articolo Pio IX, la cui autorità tempo-
rale ristabilì. A'i4 il municipio romano
repubblicano si dimise, ed il generale no-
minò una Commissione provvisoria mu»
Ilici pale, col principe d. Pietro Odescal-
chi per presidente. Nel di seguente^ dopo
essere slata rialzata la bandiera papale
sul Castello, si cantò nella basilica Vati-
cana solenne Te Deum, con l'intervento
de'card inali Castracene, Bianchì e Tosti
ch'erano restati in Roma nascosti (oltre
il cardinal Mezzofaoli già morto), e si fe-
cero dimostrazioni di pubblica allegrez-
za. A'25 tornò in Roma il cardinal Pa-
trizi vicario, ed a'3i vi giunsero i cardi-
nali Della Genga, Vannicelli e Altieri de-
stinati dal Papa a formare con pieni po-
teri la Commissione governativa di stato,
che stabilitisi nel Palazzo apostolico Qui-
rinale, e ricevuti dal generale Oudinot i
poteri assunti^ fecero quelle cose sino al
ritorno in Roma di Pio IXj che a questo
articolo narrai, unitamente alle tante la-
grime voli calamità sofferte da Roma sot-
to il governo anarchico. Il Papaa'4^t-
tembre si ti*asferì a Portici presso Napoli,
da dove governò lo stalo e la Chiesa, e di-
poi visitò Benevento, l'unico suo dominio
che non soggiacque alla rivoluzione. La
commissione municipale diRoma, perde-
re al generale Oudinot comandante in ca-
po l'esercito francese, un attestato peren-
ne di gratitudine, per aver liberato la cit-
tà dalla tirannica oppressione, a'20 ago-
sto gli offrì una medaglia colla di lui ef-
figie e l'epigrafe: Fict. Oudinotius Gal'
loriim Exercitui Praefeclusj sotto l'im-
magine, Romae I, G. F, : e nel rovescio
fra due rami di quercia legati con lemni-
sci il motto: Urbem Expugnare Coactus
Civium etArlium Incolumitati Consuluit
1849» indicante il ristabilimento della pa-
ce e la conservazione degli antichi monu-
menti.Inoltre la commissione fece scolpire
nella sala de'conser valori in Campidoglio
detta de' grandi capitanii quella lapide
VOL. LIX.
ROM 81
che si legge nel u.^4^ àeì Giornale di Ro'
ma 1 849. Di più conferì al generale la
cittadinanza romana trasmissibile a' suoi
figli in perpetuo. Indi nella sera de'aSa-
gosto la commissione invitò il generale
Oudinot e tutti gli altri generali e ufli-
ziali francesi, nel museo Capitolino illu-
minato; e per rendere più solenne l'atto
invitò pure i corpi letterari, scientifici e
di belle arti, cioè i collegi degli avvocati
concistoriali, quelli dell'università roma-
na, coi professori della medesima, le ac-
cademie de'nuovi Lincei, di s. Luca e di
Archeologia. Venuto il generale Oudinot,
fu condotto a leggere la memorata iscri-
zione in suo onore,il presidente della com-
missione principe Odescaldhi gli presentò
l'atto consigliare in pergamena, e nell'in-
dicargli il monumento pronunziò un elo-
quente analogo discorso, cui rispose ri-
conoscente il generale: ambedue i discoi*si
si riportano in detto Giornale. Seguì po-
scia una sontuosa cena, preparata nel sa-
lone, nella quale il generale Oudinot fece
un brindisi al Papa ed al Comune di Ro-
ma: il prìncipe Odescalchi corrìspose con
altro al generale e al vittorioso esercito
fi'ancese. Allorquando il generale usciva
dal museo, improvvisamente fu illumina-
ta con fuochi di Bengala a vari colori la
&cciata del magnifico palazso senatorio,
e l'interno della torre che sopra di esso
s'innalza. Il generale manifestò la sua sod-
disfazione, di vedere uniti ai principali
uffiziali che erano sotto i suoi ordini, let-
terati, scienziati ed artisti di tutte le na-
zioni d'Europa, e ciò in Campidoglio fra
tanti celebri monumenti dell'antichità.
Spettacolo che soltanto Roma puòoffi*ire.
A' 1 2 settembre Pio IX diresse a'suoi sud-
diti il moto- proprio, Non appena, in cui
dichiarò, il ristabilimento di sua indipen-
denza nel governo de'dominii temporali
della s. Sede; stabilendo che le rappre-
sentanze e amministrazioni municipali sa-
rebbero regolate da larghe franchìgie, i
cui capi sarebbero scelti dal sovrano, e
gli anziani dai capi delle provindè sopra
6
8a ROM
proposta de'oonsigli comunali. Il Papa ai
4 aprile 1 85o porù da Portici, per ritor*
nare ne'suoi stati: giunto a'6 a Tenaci"
naj^fi rice? uto ossequiosamcntcdallacoin-
missione municipale di Roma, dalle au-
torità pontificie, da diverse deputazioni
romane , e con viaggio trionfale glorio*
samente rientrò in Roma a' 1 2, coti quel-
lo splendido apparato di pompa, e mani-
festazioni di riverenza e di giubilo, che
indicai nel più volte citato articolo; rice-
vendo la presentazione delle chiavi della
citta da detta commissione municipale,
che lo segui col nobilissimo corteggio e lo
accompagnbaiyalicano,ove fermò la sua
residenza, continuando per 3 sere magni*
fiche luminarle. L'intiero orbe cattolico
avendo preso parte alleavventuredelPon-
teGce, ne'piii solenni modi gli testimoniò
la sua profonda venerazione; onde nel suo
esilio il Papa comparve più grande e piti
maestoso che al Vaticano, ammirando-
si precipuamente nell'avventurosa Gaeta
l'imponente significato del supremo pon-
tificato. Egli è questo un trionfo novel-
lo, che la chiesa cattolica può giustamen-
te segnare ne'suoi fusti a scorno de'suoL
nemici, derivandone più libera la sua a-
zione benefica. Tra gli avvenimenti che
in questi ultimi anni sconvolsero in mo-
do tanto spaventevole, quanto' rapido la
maggior parte degli stati europei, la ri-
voluzione romana con tutte lesue fasi può
considerarsi il più importante. L'empie-
tà delle società segrete avea un unico sco-
po, la distruzione cioè d'ogni autorità ci-
vile e religiosa, per cui si adoperava da
lungo tempo su tutta l'Europa per giun-
gere al tuo iniquo intento. Gli scaltri co-
rifei chela presiedevano, non potendo dis-
simulare l'immenso peso di morale po-
tere, che non i*estò mai inoperoso nelle
mani del ramano Pontefice, primo custo-
deed interprete della divina legge,e quin-
di anche supremo difensore dell'autorità
d'ogni ci vii principato, contro l' incrol-
labile sede di s. Pietro aveano mosso da
lungo tempo ogni sforzo onde abbatter-
ROM
la, per poi con più facilità spezzar tro
e corone. Ma la divina provvidena
tanta catastrofe convertì il male in l
ne. A'3 giugno la commissione cornimi
di Roma decretò l'onore della cittadias
za e nobiltà romana ai conti Antoae
in attestato di civica riconoscenza va
\\ cardinal Giacomo loro fratello e p
segretario di stato, per le fatiche dip
matiche con tanto senno e perseveni
sostenute, pel felice esito al ristabilimi
to del dominio temporale della chiesa!
mana e pontifìcia residenza in Romi.
Papa prese misure per riorganizzare
antiche Università artistiche di Romi
cardinal Antonelli pubblicò d'ordine
vrnno, a'22 novembre, la legge sul gei
no delle provincie e su II 'amministrai
ne provinciale, coll'ampliazione del 1
condariodiRoma esuaG>marca,nelii
do che riportai in principio ; indi a'si
legge sui comuni dello stato pontifii
della quale diedi un sunto anche a Pi
re; poscia a'aSgennaio i85i la sped
pontificia disposizione sulla Rapprea
tanza e sull'amministrazione delCoo
ne di Roma, del seguente tenore. § 1.'
Comune di Roma é rappresentato da
corpo municipale di 4^ consiglieri: 8
essi col nome di conservatori , fonai
la magistratura, oltre il capo cbianv
senatore, a.^ I consiglieri sono tratti |
la I.' metà dalla classe de'possideotii
bili, e per la 2.' metà dalle classi degli
tri possidenti, de'commercianti, e de'p
fessori di scienze e arti liberali. 3.^ I e
sprvatori si desumono per metà dalla
e per metà dalle altre classi. 4**' La cai
di senatore é conferita ad un soggetto
partenente alle fiimiglie romane più
spicue per nobiltà e possidenza. 5.^ II
natoi*e cessa, dall'esercizio delle sue f
zioni al finire d'un sessennio: la metà
conservatori e la metà de' consiglieri <
sa al finire d'ogni triennio; l'uno e gli
tri ponno essere rieletti. 6.** Al lordi
tratta d'eleggere i nuovi consiglieri in
stituzione di quelli che a forma del §j
idi
A
a
in
KOM
fedeDle sono per cessare, hanno pure luo«
go e volo nel corpo municipale due in-
diiridui per ciascuno de' XI V Rioni di Ro-
ma, e due membri della camera di com-
Eoercio. 7.° L'adunanza cosi composta a
pluralilà assoluta di voti, sulla lista de-
gli eleggìbili, forma una nota contenente
il doppio del numero degl'indi vidui da
sostituirsi. Questa nota iriene presentata
al Papa da mg.^ delegato di Roma e Co-
marca, per la scelta degl'individui da so-
stituirsi e de'supplenti. 8-° Uno speciale
regolamento determinerà le norme ed i
modi per designare grindividuiche fan*
no parte dell'adunanza nel caso del § 6°
e per procedere alla formazione della no-
ta di cui nel § precedente. 9.^ 11 corpo
municipale rinnovato propone una nota
tripla di consiglieri da sostituirsi ai con-
servatori che cessano : da questa nota si
scelgono i nuovi conservatori come al §
7.° io.° 11 senatore è sempre direttamen-
te nominato dal Papa. 11.^ La possiden-
za richiesta per essere eleggibili nel cor-
po municipale di Roma e il doppio dì
quella enunciata nel § 76 della legge del
24 novembre i85o (che dice, sono eleg-
gibili quelli che sebbene non notati nella
lista degli elettori, abbi ano domicilio sta-
bile nel comunee vi posseggano fondi ru-
stici e urbani del valore censuario di scu-
di 1000, ovvero un capitale di scudi i5oo
qualora sieno possessori di capitali im-
piegati neiragricoltura,arti ecommercio,
i grandi aflìttuari, gli esercenti in capo
un'arte o manifattura): a quest'effetto si
▼aluterà la possidenza in fondi rustici ed
urbani posta tanto in Roma, quanto an-
cora nella Comarca. La nobiltà si desu-
me dall'albo capitolino. 12.^ Lo speciale
regolamento e le disposizioni di cui nel
§23 della suddetta legge del 24 novem-
bre, determineranno per quale mezzo il
magistrato di Roma eserciterà la giuris-
dizione attribuita alle altre magistratu-
re dai § 21 e 22 della stessa legge. i3.°-
11 comune di Roma ha le rendite enun-
ciate nel §26 della citata legge. Quanto
ROM 83
olla deposi tcria de' pegni, detta Deposite-
ria Urbana^ hanno luogo speciali dispo-
sizioni. 14.° Fanno parte dell' ammini-
strazione comunale le imposizioni seguen-
ti: Tassa sulle acque Vergine, Felice e
Paola ; per le vie urbane, per le cloache,
per le vigne e orti suburbani; dazio di
mattazione; appalto della neve; tassa ca-
valli di lusso; pesa libera. i5.°Sul pro«
dotto deglj altri dazi di consumo, il co-
mune percepisce una somma certa sta-
bilmente determinata in proporzione ai
pesi che ad esso rimangono imposti; ed
il pagamento sarà fatto mediante<]elega-
zione del ministero delle finanze dall'ap-
paltatore in rate dodicesimali, in somme
proporzionate ogni io giorni. 16.^ L'im-
posizione d'ai tre tasseoltre lesopraenun-
ciate non può aver luogo senza l'appro-
vazione del cardinal presidente del cir-
condario di Roma e della sua congrega-
zione. 1 7.^ K applicabile al comune di
Roma la detta leg^e del 24 novembiH*,
in tutte quelle cose per le quali nonédi-
sposto con la presente. Gessano così di
aver vigore le speciali disposizioni orga-
niche adottate col moto-proprio del i.^
ottobre 1847. 18.** La nomina de'con-
siglierì esupplenti, e quella de'conserva*
tori pel I .^ triennio è fatta dal Papa ntlle
classi indicate al § 2. In conseguenza di
che, il Papa a' 12 marzo i85[ nominò i
48 consiglieri, e 1 2 supplenti del corpo
municipale di Roma, oltre i due depu-
tati ecclesiastici pi*e$so il consiglio di Ro-
ma,- in rappresentanza del clero'sccolare
e regolare romano, nominati dal cardi-
nal* vicario. Quindi il Papa a' 24 marzo
fece dal ministro dell'interno incaricare
il cardinal presidente di Roma e Comar-
ca, di manifestare nel suo sovrano nome
tanto al principe Odescalchi pi*esidente,
quanto ai componenti la Commissione
provvisoria municipale^ la piena sua sod-
disfazione e gradimento nel condurre la
comunale gestione, nel modo che si leg-
ge nel n.*^ 7 8 del Giornale di Roma 1 85 1 .
11 Papa con biglietti di detto ministro già
84 ROM
a?ea eletto senatore di Roma il principe
d. Urbano del Drago Biscia Gentili^ ed
i conservatori formanti la magistratura
romana: per la i .* metà, i principi Cie»
menle Altieri e Marc' Antonio Borghese^
il caT. Fincenzo Colonna^ il marchese
Gio. Battista Guglielmi j per la a/ metà,
Gioacchino Albertazzij avv, Giuseppe
Pulierij comniS Pietro prof. Tetierani,
Luigi f^escovali. Ai 3 1 marzo il cardinal
Altieri presidente di Roma e Comarca
convoco nel palazzo senatorio in Campi-
doglio i consiglieri, i deputati ecclesiasti-
ci, i conservatori, il senatore, e procede
in forma legale al loro istallameuto. Il
senatore in nome del rispettabile consesso
da lui rappresentato, protestò la ricono-
scenza sua,de'colIeghi magistrati e de'con-
siglieri verso il sovrano che li avea scelti
all'importante uffizio,chi amandosi pronti
a dedicare ogni loro studio pel disimpe-
gno delle rispettive incombenze. Nel i .^
aprile il senatore ed i conservatori pre-
starono il dovutogiuramento nelle mani
del Papa. Essendo morto il senatore a*a5
luglio, ne assunse le veci prima il principe
Altieri, poi il marchese Guglielmi, ed ora
le funge il cav. G)lonna. Queste supplen-
ze de' conservatori al senatorato, hanno
luogo per ordine progressivo, e se è as-
sente quello che gli appartiene,o non vuo-
le accettare, ovvero si ritira chi disimpe-
gna le funzioni di senatore, subentra l'al-
tro conservatore che viene appresso: ri-
tornato in Roma l'assente, questi assu-
me l'esercizio del senatorato.
Roma [Roman)^ sede del som moPon-
te6ce in Europa. L'apostolica sede rama-
na, cattedra del principe degli apostoli, è
il centro dell'unità e comunione di tutti
ì cattolici, madre e maestra a tutte le gen-
ti, la prima in dignità e autorità. Il Papa
che la occupa è il capo visibile e il Pa*
stare di tutta la Chiesa universale, sulla
quale ha il Primato^ come successore di
8. Pietro e vicario di Gesti Cristo in ter-
ra, per cui ha il diritto di scegliere i mi-
nistri ed i cooperatori del suo apostolato
ROM
tra tutte le nazioni cristiane <ld mon
Inoltre il romano PonteGoe,iioo aohuai
te governa la sua chiesa e diocen pH
colare di Roma, ma ritiene altresì ieqi
lificlie di Metropolitano della Prom
romana, di Primate deli* Italia^ ediJ
triarca d'Occidente. Ai quali artìooti
gionai di tutte le relative prerogalivc d
nora e di giurisdizione; partioolanoa
a MsTBOPOLtTAiro provai che eempn
Papa esercitò l'autorità suprema siùi
tropolitnnid'occidente,coinprentiva»
te alla deposizione. Ad OcciDBNTBoan
che dal tempo degli apostoli risale il
ritto de'Papi sul medesimo, ed in pr
cipio anche con diritto meCropolitico,|
che per 4 secoli il solo romano Pontel
ne fu eziandio il metropolitano^ trai
l'Africa, ove però niuno poteva ocdin
vescovo senza saputa della s. Sede, co
niuno senza la sua intesa poteTasi dep
re. Fu la Sede apostolica ix>maDa chet
tuì gli arcivescovati e vescovati. Sebbc
in principio i Papi non s'ingerissero oc
elezione e ordinazione de' vescovi crii
tali, lasciandone ai metropolitani la od
nondimeno esigendolo il benedeliedi
se, mandarono in Oriente legati apoi
liei con piena podestà di costituire vea
vi, preti e diaconi nelle città de'patn
cati orientali. A Patriarca ti'attai delFi
toritàprimazialedelPapain tutte ledii
se, in confermare o riprovare la eleiio
de'patriarchi orìentali, appartenendo
solo Pontefice romano rammetterelai
nunzia de' vescovi e scioglierli dal vino
che li stringe e lega alla loro chiesa.
Patbiarcato dissi, come il patriarcato
Roma fu sempre superiore a quelli d
riente, e quali pròvincie comprese. ìlù
CESI, oltre il riportare il numero de'^
scovati che possiede ogni parte del m
do e stato, poi aumentati, tenni propos
come l'ordine ecclesiastico fu regolato
governo civile;e delle abbazie nuUiusà
cesis considerate altrettante diocesi, de
ancheAf o/tai(en, per cui ne parlai anci
a questo articolo, molli essendo imo
imente soggetti ai Papa e alla s. Se-
i Italia ragionai del suo vicariato,
nostrai che le ordinazioni di tutti i
ìvì della nobile regione e di oociden-
)partennero al Papa sin dai primordi
Chiesa; che antichissimo e dai tem-
tostolici é il diritto che i romani Pon-
godono su tutte le chiese d'occiden-
3 quali hanno speciale obbligazione
iservare le tradizioni della chiesa ro-
a. Che anche nelV Illiria i Papi si ri-
irono il diritto delle ordinazioni dei
)vi provinciali, e lo fecero esercitare
escovi d i Tessa Ionica loro Vicari^ co -
I mezzo di questi praticarono in al-
arti. Già di sopra rimarcai, che seb-
il fondatore della romana sede e suo
escovo sia il principe degli apostoli
etro, pure dai monumenti rilevasi,
]uanto e propriamente al nome di
'ovo di Roma, aggiunto a quello di
fili.*' ad aggiungerlo, secondo alcu-
1 fi. Tele&foro Papa del 142, altri re-
no s. Zosimo de! 4 1 7; indi 8. Leone
gno del 44o>q' titolo di Vescovo di
ay aggiunse e della chiesa cattolica.
amo da s. Gio. Grisostomo: ** Gesti
o consegnò la Prefettura della Chiesa
tro; a Pietro delegò la cura dell'Or-
Contro Peti lia no scrisse s. Agostino:
»a li ha fatto la cattedra della Chiesa
ana,cui ha seduto s. Pietro, ed in cui
Anastasio I siede? " Scrivendo s. Isi-
vescovo di Siviglia ad Eugenio di
do, gli disse: ^La dignità della po-
, sebbene sia trasfusa in tutti i ve-
, pure il vescovo di Roma piti spe-
lente per un certo singoiar privile-
resta in eterno, come capo più ele-
di tutti gli altri membri.... Quegli
uè che non presta ad esso riveren-
nte la dovuta ubbidienza, disgiunto
>apo, si rende colpevole di Acefali-
'Dichiarò s. Anselmo vescovo di Lue-
ilssendo stato da Crìiilo pregato perla
di Pietro, affinchè non manchi; la
Jel solo Patriarca Romano, nella qua-
nfermò i suoi fratelli, non manche-
ROM 85
rà mai. " Geroo preposi to di, Reichsperg
chiamò il Papa, if /?^e/9 della Chiesa Ro-
mana. Ecco l'elenco de' vescovati che di
pi*esente sono immediatamente soggetti
alla s. Sede e al Papa, pei quali tutti Scrissi
articoli in questo mio Dizionario, Avver-
tirò, che i vescovati non esistenti nello sta-
to pontificio, li distinguerò in carattere
corsivo. Di questi la maggior parte sono
nel regno delle due Sicilie e nella Sviz-
zera; in Prussia, in Polonia, nella Tosca-
na, né'ducati di Modena e di Parma, nel*
la Spagna, nel Genovesato. A voler poi
conoscere gli altri vescovati esistenti nello
stesso stato, si ponno leggere gli articoli
de'seguentisuoi arcivescovati,ne'quali ri-
portai il novero come suffraganei,de'quali
pure feci articoli. Benevento (il quale pe-
rò ha suffraga nei soltanto nel regno di
Napoli)yBologna, Camerino^Fermo, Fer-
rara [non ha su^ra^Rneì), Ravenna fSpO'
leto (non ha suffraganei), Urbino, Vesco-
vati immediatamente soggetti alla s. Se-
de e al romano Pontefice. Vescovati su-
burbicarii, di cui sono insigniti ì primari
cardinali, foroMinti l'ordine de' vescovi del
s. collegio. Ostia e Velletri (ove il vescovo
tiene un suffraganeo,come talvolta l'han-
no gli altri cardinali suburbicarii). Porto,
s.Ruffina e Civitavecchia. Albano. Frasca -
ti.Palestrina. Sabina, il cui cai*dinal vesco-
vo ha sempre ilsuffraganeo. Questi 6 car-
dinali risiedono in Roma e qualche tempo
dell'anno nelle loro diocesi: inoltre risie-
dono hi Koma^patriarchif arcivescovi, e
vescovi inpartibus. Altri vescovati. Acqua-
pendente. Alatri. Amelia. Anagni. Anco-
na. Aquila, Aquino, Pontecorvo e Sora,
Arezzo, Ascoli. Asisi. Aversa. Bagnorea.
Basilea, Breslavia,Borgo s,Donnino, Ca*
va e Sarno, Chdma e Belzi di rito greco
ruteno. Città di Castello. Città della Pie-
ve. Civita Castellana, Orte e Gallese. Coi'
r^.Corneto eMontefiascone. Cortona, Fa-
briano e Matetica. Fano. Ferentino. Fo-
ligno. Ginevra eLosanna, Gravina eMon-
te Peloso, Guastalla,Gvhh\o,Hildesheint,
Jesi. Leon, Luni e^arzana. Malta e Ro*
8G R O iM
di Morsi. Melfi e Rapolla. tWUlo. Mo-
nopoli, Montalcino,MonlePttlciano. IVar-
db. Naroì. NicopoU, Nocera. Norcia. Or-
vieto. Osi mo e Cingoli. Osnahruck. Ovie^
do. Parma. Penne e Àtri. Perugia. Pc-
scia. Piacenza. Poggio Mirteto. Recana-
li e Loreto. Rieti. S. Gallo. S. Marco e
Bisignano. Segni. Sion. Supraslia di rito
greco ruteno. Sutri e Nepi. Ttrlizzi, Gio»
venazzo e MolfeUa. Teramo. Tentici na,
Piperno e Sezze. Terni. Tivoli. Todi. Tri»
vento. Troja. Falve e Sidmona.NevoYi.
Viterbo e Toscanella.^o/terr<j. TVarmia
o Ermeland. Vedasi Francesco de Vico,
Dissertatio super finibus dioecesis Roma •
nae, et super facultate eligendi M etropo-
litam, Romae 1725. Dionisio Picragosti-
ni^DisceptatiodeProvinciaRomana^e/uS'
que episcopis suffiraganeisy Romae et Ra-
vennae 1717. Non che gli autori che ri-
portai nel voi. XXXVI, p. 180.
Concila di Roma.
Furono tenuti in Roma un gran nu-
mero di concilii, per lo piìi nel Latera*
nOj molti nel f^alicanoy alcuno in qual-
che chiesa di Roma. Si clamarono con-
cilii Lateranensì,8e si celebrarono nel Pa-
triarchio o Palazzo Laleranense, o nella
propinqua patriarcale arcibasilica o luo-
ghi annessi ; concilii R&mani se si tenne-
ro nel Palazzo Praticano o contigua pa-
triarcale basilica o luoghi adiacenti, non
che in altre chiese di Roma. 11 dotto
Zaccaria, nell'opuscolo Sulla questio*
ne, se al Romano Pontefice più conven-
ga di abitare a s. Pietro^ che in qual-
sivoglia altro luogo della città, osserva
che anticamente i sagri concilii si cele-
bravano quasi sempre al Vaticano e fu-
rono chiamati Romani; quando poi per
la stagione o aria fredda, o per la deso-
lazione del luogo, o pe'motivi che accen-
nai nel voi. Xn, p. 247> furono trasferiti
alla Chiesa di s. Giovanni in Laterano,
per esservi allora maggior comodità d'al-
loggio per tanti vescovi e prelati, furono
chiamati con nome particolare Latera^
nensi, ovvero colla speciale denominazio-
ROM
ne del luogo io cui si coiivooQrouo.01
la basilica patriarcale Laleraoenie,c
aveva il patriarchio apostolico ordin
residenza de' Papi per molti fecolì,efal
ro patriarchii pure le altre 4 pikbri>n
basiliche,per abitazioni de*patriardiii
recavansi ai concilii di Roaia o a Lia.
/é postolorum, optvaffavi^coine racooi
parlando d'ognuna. Dissi pure altn
che per la festa di s. Pietro o neH'ii
versano dell'elezione d'ogni Papa,
brandosene le commemorazioni coi
lennità, tutti i vescovi delle pi'ovincìe
vicine si recavano ad assistervi. Io q»
occasioni fu costume anche di celdN
quasi sempre un concilio inoanzi al a
corpo di s. Pietro, sopra i correati al
e bisogni della Chiesa, come rilevasip
cipalmente dagli atti de'concilii dii.S
IH e di s. Leone I. La causa dtcelebi
questa solennità nel Vaticano, Tespct
s. Sisto III in una lettera a s. Cirillo^p
so il Bai*oQÌo all'anno 4^3, n.^i3.»
b. Petrum fraternitas universa coon
habuerunt coepiscopi nostri illum (
gratulationis testem, quem habemiu
noris exordium: sanctue nainque,et
nerabili Synodo, quam natalis naihi
faventi Domino congrega vit^quia sic
dendura est, ipse praesedit. " Dove :
vasi, che que'ss. Pontefici credevano
s. Pietro stesso presiedesse ne'condl
vanti il suo sagro corpo radunati.C
i decreti di s. Leone 1 furono ricevuti
concilio di Galcedonia,come oracoli i
ti dalla bocca di s. Pietro, gridando 1
padri: Petrus per Leonem ila locutus
£ s. Pier Grisologo esortò Eutiche ad
bidire ai medesimi decreti, quonian
Petrus^ qui in propria sede^ et vivi
praesidel^praestat quaerentibus fidt
rilatem. Dice inoltre Zaccaria, che il
ticano fosse il luogo proprio e prim
pe'concilii romani, evidentemente si '
va, mentre i decreti dei concilii te
nel Laterano o in altra chiesa , con
lennità grande si pubblicarono nel
ticano, come ne fa fede Anastasio
F
»s
B
ROM
la vita di s. Stefauo III, per appunto co-
me nel sagro concilio di Trento le ses-
sioni furono nella chiesa particolare di s.
Maria Maggiore, ma i decreti di meino
in mano si pubblicarono nella cattedra-
le. Ed acciocché i vescovi riconoscessero
la dignità da questa sorgente, i Papi gli
obbligarono con promessa solenne a ve*
nire in Roma ogni anno a celebrare seco
loro la festa de'ss. Pietro e Paolo nella
basilica Vaticana, in luogo di che oggidì
ttilti i prelati della cristianità si obbligano
Oil i'isitanda Lintina Apostolorum^oomQ
axvtpiamente descrissi a quell'articolo, che
equivale a rinnovare successivamente l'o-
maggio ed ubbidienza al supremo Pasto-
re, e riconoscere l'autorità sovrana delia
s. Sede apostolica, fondata nelle sagre ce-
neri di s. Pietro nel Vaticano. Se il Con»
cilio per essere Ecumenico ,o generale o
plenario, dev'essere convocato dal Papa
coll'intervento de'suoi Legati apostolici^
di quanta autorità e venerazione debbon*
si ritenere i concilii di Roma da loro a-
dunati e presieduti, convenendovi il fio-
1*6 ed i primati della gerarchia ecclesia-
stica, di cui sempre in Roma vi fu copio-
so numero, oltre i profondamente dotti
Delle scienze ecclesiastiche in cui l'alma
città in ogni epoca fu doviziosamente rie-
ca,non ha bisogno di dichiarazione o com-
mento. De'concilii romani, moltissimi fu*
rono provinciali o nazionali, 5 sono ge-
nerali e ecumenici. Il i.*' concilio lo ce-
lebrò s. Pietro in Gerusalemme , Per an-
tichissimo costume, tutte le volte che te-
nevasi concilio in Italia, particolarmente
intorno alla fede, le decisioni che vi si for-
mavanoa«omedi tutti i vescovi d'Italia
non portavano in fronte che il nome del
Papa. Di quanto ne'concilii romani faceva
i 1 Primicerio della s. Sede, lo dissi in quel •
i' articolo , così del Saccellario e altri
ministri. 11 ceremoniale tenuto ne' con*
cìlii romani rilevasi dai loro atti, e par-
ticolarmente dall'ultimo che riportai nel
voi. XV, P' 172 e seg.;ed a p. 170 dissi
della questione insorta tra gli arcivescovi
ROM 87
di Milano e di Ravenna, ed il patriarca
d'Aquileia sul luogo di sedere. Clemente
II diede la preferenza all'arcivescovo di
Ravenna i con decretare che sedesse a de-
stra del Papa, ed a sinistra se al concilio
interveniva l'imperatore. Senza citare ad
ogni concilio romano chi ne trattò, si può
vederlo ne'collettori de'coucilii di cui par-
lai a Concilio, notando che di quelli par-
ticolari di Rora^, Luca Olstenio nel (662
pubblicò la collezione. Alcuni concilii ro-
mani ebbero particolari storici, che non
mancai di ricordare a'iuoghi toro; impe-
rocché e come si vedrà, già descrìssi al*
trove i concilii romani nella principale
parte, e a Latbrano tutti quelli che ivi fu-
rono tenuti, o si conoscono comunemen-
te sotto tal nome, laonde citerò i volumi,
o indicherò in carattere corsivo gli artico-
li in cui ne parlai. Inoltre si possono ve-
dere anche le biografie de' Papi che li ce-
lebrarono: ciò è intrinseco per meglio co-
noscere le cause che ne determinarono la
convocazione, e le notizie relative.
Ili.^conciliodi Roma lo celebrò Papas.
F'ittore 1 nel 1 96 o nel 1 97 o 1 98, per re-
golare la Pasqua di Risurrezione coalvo
ì Quartodecimani : il medesimo Papa in
questo o in altri concilii scomunicò di-
versi eretici, che dichiaro alla biografia.
11 2.^ si registra all' anno 25 1, ma se-
guendo la cronologia di Novaes lo ripoi*-
teròal 254, perchè in quell'anno fu crea-
to Papa s. Cornelio che lo adunò con 60
vescovi, ed un gran numero di sacerdoti
e diaconi, contro l'antipapa Nos^aziano
e seguaci, chiamati caduti o Lassi, I con-
fessori scismatici furono ricevuti nella
comunione della Chiesa dal Papa e da 5
altri vescovi nel novembre, e ciò che fu
fatto in questa riunione può considerarsi
un'aggiunta del concilio. Il 3.^ nel 256
o 257 di Papa s. Stefano /che ricusò di
comunicare co' deputati di s. Cipriano^
e vi condannò la decisione de' due con-
cilii di Cartagine del 255 e 256,ne'quali
$i trattò della validità o nullità del Bat»
te$imo amministrato dagli Eretici. 1I4'**-
88 ROM
Del 260 di Papa i. Sisto II che condan*
nò l'eresia de' ÌVoeziani. Il 5.° nel 261 da
Papa 8. Dionisio per giustificare t. Dio-
nisio patriaixa d' Alessandria , accusato
che insegnasse che il Figliuolo di Dio e-
ra una sostanza creata, non consostan-
EÌale al Padre, onde il prelato die una
solenne mentita a' suoi calunniatori. Il
6.^ nel 3 1 3, il I ."" che fu adunato nel Pa»
lazzo Laleranensc, àonaio da Costanti-
no Magno alla romana chiesa per abita-
sione de'Papì. Lo celebrò Papa s. Mei*
chiadein domo Faiistae contro i Donati»
sti, e fu peixiò il i .°di Laterano: con indi*
care quest'articolo intendo dichiarare che
in esso descrissi ì seguenti omonimi conci*
lii. Il 7.''nella Chiesa de* ss. Martino e Sii'
vestro a* Monti, in Thermis Trajani, nel
3a4>cliI^apa8.t$i7i'ef(ro/^con 284 vescovi
e tutto il clero romano, per rendere gra-
zie a Dio dell'acquisto che avea fatto il
cristianesimo dell'imperatore Costanti-
no, che v'intervenne colla madre s. Ele-
na, e Calfurnio prefetto di Roma, altro
convertito alla fede: in questo concilio i
sacerdoti col resto del clero stettero in
piedi dietro a' vescovi. Vi fu trattato del-
lo stabilimento della disciplina ecclesia*
stica, della difesa della Chiesa contro i
suoi nemici eretici, e de'preparativi pel
promulgato i.^ concilio generale d\ Ni»
cea, L'8.° nel 325 o 326 di s. Silvestro
I nella suddetta chiesa in Thermis Tra»
janiycon l'intervento di 275 vescovi, per
confermare ì santi canoni del concilio Ni-
ceno, la condanna d'Ario ed il simbolo
della fede. Il g.*' nel 387 m Laterano di
Papa s. Giulio /, con 5o vescovi, in cui
pienamente giustificò s.y^^^/taWo patriar-
ca d'Alessandria in Egitto, contro leca*
lunnioseaccuse degli Ariani, Egualmen-
te furono dichiarati innocenti Marcello
d' Ancira, e Asclepa dlGaza. 11 Papa scris-
se a nome di tutti una dignitosa lettera
agli orientali Eusebiaiii^ che aveano pri-
ma domandato il concilio , e che in se-
guito ricusarono di assistervi, esortandoli
a cambiar condotta. Il i o.°nel 348 o 349
ROM
di s. Giulio I contro gli ariani FoIìh^
Ursacio e Valente che rilraltarono quat-
to aveano detto contro t. Atanaiio, ai
poi ricaddero ne' loro errori. L' 1 1.* al
352 di Papa §. Liberio per •• Atanaii
nuovamente accusato dagli orientali edi
molti vescovi egiziani. Il Papa yn leneb
lettera di essi, e l'altra di 75 vescovi pure
di Egitto a favore del santo. Il ooBcib
giudicò, che fosse contro le regole l'adai'
re agli orientali. 11 1 a.^'nel 358, in cui P^
pa s. Felice //alla testa di 4^ venoii
condannò Ursacio e Valente, e Timper»
tore Costanzo come eretici ariani. ììiH
del 364 o 366 di Papa s. Liberio ter»
to dall'esilio, in cui furono riceruti i cfe
putati del concilio di Lampsaco, edi Me
cedoniani presentarono uno scritto, al
quale ricevevano e approvavano pm»
mente e semplicemente la fede di Nieo.
11 Papa scrisse a questi ravveduti una let-
tera, che fissò in seguito la credenza (U*
le chiese d'oriente, e pose un termine ali
disputa sulla ss. Trinità. 11 1 4*^ nel 36;
di Papa s. Daniaso /, con 44 vescovi, »
pra un'accusa di Alterio, folla da'scisoi*
tici contro quel Pontefice. Si crede dii
vi fossero condannati i Paternìimief^
nustiani. Il 1 5.^ nel 369 di s. Damatola
con 93 vescovi, contro gli ariani e perca*
noscere gli autori ed i capi dell* eren.
Si confermò la fede di Nicea^ dicfaiam-
dosi nullo r operato nel concilio di &•
mini e riprovato. Ursacio e Valente vi fii*
rono scomunicati co'Ioro aderenti, imie-
me ad Ausenzio astutissimo seminatore
dell'arianesimo nella diocesi di Milano is
cui erasi intruso. Il concilio scrisse un
lettera a tutti i prelati d'Egitto, e questi
con S.Atanasio risposero al Papa reodeo*
dogli grazie per aver salvato l'unità del-
la chiesa cattolica. Inoltre il concilio scrii*
se ai vescovi d'Africa scongiurandoli a
conservare l'unità vescovile, e che oca
sì lasciassero raggirare da'sostenitori del
concilio di Rimini , con pi*egiudizio del
Niceno. 11 1 6.° nel 372 di s. Damaso^ che
alcuni dicono essere il precedente , altri
ROM
■
* À% in questo fu anatematiztato Auseh-
* sio, e vi si trattò della oonsustanzialità
* dello Spirito santo. Il 17.^ oel 874 di s.
^ Damaso I contro gli ApoUinarisli, dei
' quali era capo Apollinai*e vescovo diLao*
^ dicea. 11 1 S.'' nel 875 di s. Damaso I, per
^ condannare Lucio, usurpatore della sede
° d'Alessandria. II 1 9.° nel 867 di s. Da^
' maso J con un gran numero di vescovi,
> per condannare l'antipapa Orsicino, \
^ quali scrissero perciò una lunga lettera
' agl'imperaton Graziano e Valentiniano
■ IJ. Il ao/ nel 877 di s. Damaso I per
* condannare i MarcelUanitit^x Apolli-
naristi, sci-i vendo il Papa una lettera agli
orientali, in cui condannò tutte l'eresie
del tempo. Il 2 1.'' nel 878 di s. Damaso
J contro alcuni suoi accusatori e diversi
eretici. Il 22.** nel 779 di s. Damaso I
contro diversi altri eretici, e contro gli
scismatici partigiani d'Orsicino. Il 23.^
nel 380 382 di s. Damaso I, con l'in*
tervenlo di s. Ambrogio, s. Epifanio di
Salamina o Cipro, e Paolino d'Antiochia
riconosciuto dagli orientali. Il 24*^ nel
386 di Papa s. Siricio nella basilica Va-
ticana (voi, XII, p. 245), per divem re-
golamenti sulla disciplina ecclesiastica ,
venendo esclusi da ll'am mettersi nel clero
quelli che avessero esercitato cariche in
corte o negli eserciti, e principalmente pel
celibato de'preti e de'diaconi si fecero ca-
1 noni. 11 25.°nel 390 di Papa 9,Siricio con-
tro l'eresiarca Gioviniano, il quale inse-
gnava che i battezzati con fede non pos-
I sono essere vinti dal demonio, che le ver-
gini non hanno più merito che le vedove,
negando la virginità della Madonna. Il
26.° nel 400 di Papa s. Anastasio /, in
cui fu determinato, che agli ecclesiasti-
ci e vescovi Donatisti non sarebbe con-
servato il grado, ritornando alla chiesa
cattolica. Il 27.° nel 43o a'iSagostodi
Papa s. Celestino J , per condannare i
Nestoriani, dichiarandosi ortodosse le
lettere di s. Cirillo i il Papa in un lun-
go discorso dimosti*ò, che la Beata Ver*
gine era veramente Madre di Dio, qnÌQ«
ROM 89
di il concilio dichiarò, che quelli i quali
non seguissero questa fede sarebbero de-
posti. Il Papa ne dettò ì decreti e furono
mandati ai vescovi. Il 28." nel 43 idi s.
Celestino /,in principio di maggio,per co-
municare la lettera dell'imperatoi-eTeo-
dosio II, sulla convocazione del concilio
generale d' Efeso. Giunto poi in Roma
nel giorno di Natale il decreto di quel con-
cilio, che la B. Vergine dovea chiamarsi
Madre di Dio, i romani lo riceverono con
tanta gioia e acclamazione, che all'i^i'e
Maria si aggiunse : Sanata Maria Ma-
ter Dei ora prò nobis peccatoribus, ntmc
et in horamortis nostrae. Amen. Il 29.*
nel 433 di s. Sisto III con 56 vescovi, e
Sessoriano perchè adunato nella Chiesa
di s. Croce in Gerusalemme, nell'anni*
versano dell'elezione del Papa, d'ordine
dell'imperatore Valentiniano III, che vi
intervenne col clero e col senato roma-
no. Il Papa si giustificò dalle accuse di
Anicio Basso ex console, di avere abusa-
to d'una sagra vergine, nel modo narra-
to nel voi. XXXI, p. 146. Il calunniatore
fu condannato, a cui per umanità della
Chiesa in morte gli si permise ricevere il
s. Viatico. L'imperatore colla madre Pla-
cìdia sdegnatissimi contro Basso, lo pro«
scrissero, e confiscandogli i beni li dona-
rono alla chiesa. Dopo 3 mesi Basso morì,
ed il Papa colle sue mani unse il suo cor-
po con a roma ti, lo coprì ciif/i Unteami»
nibus, recondensque seprlivit ad b, Pe-
triim apostolum in cubiculum parentum
eius. Inoltre nel concilio il Papa rice-
vè la nuova della pace tra s. Grillo e
gli orientali. Convien dire, odie le pri-
me sessioni furono tenute ins. Pietro, ov-
vero che ivi 8. Sisto 111 celebrò altro con-
cilio, per quanto notai nel voi. XII, p.
245. Il 3o.^ nel 444 ^^ '* Leone I contro
i Manichei. Il 31.*^ nel 44^ di s. Lex>ne
7, che reintegrò della sede di Besan^on
Celidonio, deponendo s. Ilaiio d'Arles
che lo aveva spoglialo del vescovato, il
quale dimostrando la sua innocenza ven-
ne ripristinato. Il 32,°nel 44? di s.£eo-
90 &OM
ne /, in Oli fu proibito aNeicovi di Si-
cilia d'alienare i fondi dilorochiese^sen-
Kii ilconsensade'colleglii. 11 33.^nel449
di 8. Leone /, cui assìslerono molli vesco-
vi, per rappresentare tutto T occidente,
e vi furono condannate le decisioni del
ConciUabolo d'Efeso. Il 34*'' nel 45o di
s. Leone 7, a'a2 febbraio fèsta della cat*
tedra di s. Pietro in Antiochia, alla testa
d'un gran numerodi vescovi d'I talia.Con
essi il Papa andò nella basilica a trovare
l'imperatore ValentinianoIH, e le impe-
rati*ici Galla Placidia e Eudossia, madre
e moglie, pregando con lagrime e scon-
giurando per l'apostolo s. Pietro, ch'era-
no andati a venerare per la propria sa-
lute e per quella di Teodosio li impera-
tore d'oriente, di scrìvere a quel princi-
pe e impegnarlo a rimediare a tuttociò
ch'era stato fatto contro l'ordine in E-
feso, ed a fare riunire un concilio gene-
rale; aggiungendo ch'era questo l'unico
rimedio pe'mali che soffriva la Chiesa. Il
Papa ottenne la grazia domandata. 1135.*
nel 4^1 di s. Leone 2, in cui furono ap-
provate le decisioni del concilio genera-
le di Calcedonia , e fu stabilito , che ai
fanciulli riscattati dalla schiavilh sia da-
to il battesimo, nel dubbio che non l'ab-
biano avuto, ed agli eretici non si reite-
rasse. 11 36.° nel 4^8 di s. Leone 7, per
sciogliere diverse difficoltà, dopo le tre-
mende scorrerie degli unni e saccheggi
commessi. Il 37.* nel 461 di s. Leone /,
in favore di Ermez ch'erasi impadronito
della chiesa di Narbona, pel bene della
pace, ma a patto che non potesse ordi-
nar vescovi, autorità che fu trasferita a
quello d'Usez finché vivesse 1' altro. Si
dispose ancora, che i vescovi delie Galtie
terrebbero ogni anno un concilio nelle
Provincie, e che non uscirebbero dalla lo-
ro, senza lettere del metropolitano, e in
caso di rifiuto del vescovo d'Àrles. Il 38.°
nel 465 di Papa s. Ilaro, a' 1 7 novembre
anniversario di sua consagrazione, com-
posto di 48 vescovi eh' eransi recati in
lloma per tal festa, fra'quali duefrapcesi^
ROM
gli altri del vicariato di Roma. Il ¥wf
disse, che il tuo carattere di i .^ veMor
l'obbligava a prender pili cara della di
sciplina dellaChiesa d'alcun altro, altri
menti sarebbe stato tanto più reo, quu
to maggiore era la tua dignità, lodii
fecero canoni su diversi punti di disdpli
na ecclesiastica. Il Papa favo A la Ci«
di Silvano vescovo di Calahorra, conti
le querele d'Ascanio di Tarragona^B
in quel concilio. 11 39.^ del 4^4 ^^«nol
fine di luglio, di i. Felice /// nella h
silica Vaticana, come la maggior parte (
tutti i precedenti, e vi aisisterooo 77 k
scovi. Vi furono deposti, scomunicati
privati della comunione de' misteri Viti
e Miseno legati del Papa a Costantìa
poli , per aver comunicato cogli ereli<
e specialmente con Acacio patriarca
quella città, che avea impegnato Vìmf
ratore Zenone di pubblicare reretiooi
noCtcOf e con esso Pietro Fullone falso 1
scovo d'Antiochia : la formolo della d
posizione d' Acacio si può Tedere a Se
MuivicA. Il 40.^ del 485 di s. Felice I
nella basilica Vaticana con 7 o vescovi.
fu confermata la condanna d'Acacio,e
Fullone eretico, non che di Pietro Mo
go vescovo Alessandrino, ambedue fi
tichìaniAÌ concilio indirizzò le risoluiioi
con lettera agli abbati e preti di Costasi
nopoli per l'esecuzione^e fece in essa Isf
professione di fede. In questo tempo
Chiesa era lacerata da deplorabile sdsn
l'occidente non voleva comunicare o
l'oriente, qualora non si anatematizzi
sero Nestorio,Eutiche eDioscoro, ma p
di tutti Acacio eMongo: l'Egitto e lai
bla facevano un corpo di comunione
parte con Palladio d'Antiochia. Di tot
furono cagione gl'intrighi d' Acacio, e
leggerezza di Zenone.11 4 < •*'nel487 o4
di s. Felice II I^ con 4o vescovi e 76 1
cerdoti, nella basilica di Costantino,
marzo. Fu letta la bella lettera del E
pa, contro quelli che aveano abband
nato la fede nella persecuzione d'Afi
di re Unnerico, e la riconciliaaioiie
i
I
ROM
caduti. Quella lettera diretta a tuUi i ve-
scovi, éun Dionumeoto prezioso sulla pe-
nitenza, dalla quale si apprende che la
chiesa romana conservava tutto il rigore
della disciplina, trattando i peccatori con
forza e insieme con dolcezza. 11 4^*" Q^l
494 o 495^ di s. Gelasio /, con 45 o 70
\escovi e 58 prelivAuiuiiseal perdono e
alla comunione Miseno legalo prevarica-
tore a Costantinopoli ; il collega Vitale
era morto. Altri , di questo concilio ne
£iuuodue,nel 2.° riportandola dichiara-
zione sui veri Libici santi^ e che come tali
dovessero venerarsi i 4 concilii generali.
11 Papa fece questa distinzione sulla po-
tenza ecclesiastica e secolare. » L'impe-
ratore non ha il tìtolo di Pontefice, né il
Pontefice l' autorità reale. Pio ha sepa-
rato le funzioni dell'una e dell'altra po-
destà, affinchè gl'imperatori cristiani a-
vesserò bisogno del Pontefice per la vita
eterna; e i Pontefici si accomodassero alle
disposizioni degl' imperatori per le cose
temporali 'MI 43.°*nel 499 ^' ^°P^ ^*
Simmaco nel i ."marzo, con 72 vescovi e
67 preti, suH'jE/ezio/ie del Papa, perciò
ne parlai a quell'articolo o voi. XXI, p.
200 e seg., per togliere gli abusi che vi
sì commettevano, mediante le brighe dei
vescovi e i tumulti popolari, avendone
dato motivo l'intrusione dell' antipapa
Lorenzo. Il 44*° nel 5oo di s. Simmaco
che conferì a Lorenzo, per possibilmente
quietarlo, il vescovato dìNoccra, il quale
si sottoscrìsse al concìlio, il 45.^ nel 5o i
di s. Simmaco j che vi abolì la legge di
Odoacre re degli eruli, che proibiva l'è-
lezione del Papa, senza il consenso de' re
4'itulia,evi si fecero decreti per impedire
l'alienazione de'beni di chiesa. Altri di-
cono che nello stesso anno altro se ne cele-
brasse presieduto da Pietro vescovo d'Ai-
tino, mandato da Teodorico per visitato-
re, onde terminare le contestazioni tra s.
Simmaco e Lorenzo, che unendosi a'sci-
smatici sturbò le cose della Chiesa. 1146.°
nel 5o2 di s. Simmaco coni^S vescovi.
I^on cessando il senatore Feste di prò*
ROM 91
leggere Lorenzo che onninamente vole-
va Papa, subornò alcuni testimoni lalsi,
accusando s. Simmaco di adulterio, per
cui nacquero gravi sedizioni tra'due par-
titi. Riferite a re Teodorico le tragedie
che succedevpnoinRoma, sebbene a vea
riconosciuto s. Simmaco contro l'ambi-
zioso Lorenzo, pensò a convocare un con-
cilio per sedarle; ma siccome i vescovi
ch'erano appresso di lui gli dissero non
potersi adunare senza il consenso del Pa-
pa, perciò egli mostrò le sue lettere che
anzi lo desiderava, il concilio pertanto e1>
l>e luogo nella Chiesa di s. Croce in Gè*
rusaletnme o nel propinquo palazzo Ses-
so riano. Ma la turba degli emuli e ozio-
si avendo impedito che il Papa vi si re-
casse, anzi costretto a fuggire, i vescovi
non potendo determinar nulla , il conci-
lio si sciolse. Severano e Lenglet alFer-
mano che si tenesse nella basilica Giulia
nel Laterano: altri che la i.** sessione si
celebrò nella chiesa di s. Maria in Tras-
tevere. Altri il termine del concìlio Fan-
ticipano o posticipano d'un anno; que-
ste date contradditorie sono di angustia
peglì scrittori. Dice Besozzi, Storia della
basilica dis. Croce in Gerusalemme SeS'
soriana, che non essendosi perciò potuto
in questo concilio Sessorìa no esaminare
la causa di s. Simmaco, cui spettava se-
condo la dichiarazione di Teodorico , il
quale vi si sarebbe sottomesso tuttoché
ariano, benché ne risultasse la pace tra
il popolo romano, nel 5o3 si celebrò un
altro concilio detto Palmare, in Porticu
Palmaria jóiìì luogo presso s. Pietro chia-
mato Palma, nel quale quanto agli uo-
mini fu assoluto e purgato s. Simmaco
(con qualche dì vei*sìtà lo riportai nel voi.
XI 1, p. 245), rimettendo i padri del con-
cìlio la causa a Dio (cioè essendosi il Pa-
pa sottoposto spontaneamente al giudizio
de' vescovi, questi concordemente dichia-
rata la sua innocenza, protestarono: Che
il vescovo della Romana sede non eleve
soggiacere alt esame de'vescovi minori)^
e sì sottoscrissero con queste parole.... iV.
91 EOM
N. huìc statuto nostro, in quo totìtm cau* *
sam Dei judicio commissus, subscripsi.
Dal qual senti mento de' padri Ennodio
vescovo di Pavia che ne fece l'apologia,
cavò quel suo celebre detto: ÀUorum for-
te hominum causas Deus voluerit per ho»
mines terminare^ Sedìs istius Praesulem
suo sine quaestione reservavìt arbitrio,
Mei concilio venne pure annullata l'ordì*
nanza fatta nel4B3 da Basilio prefetto del
pretono, in cui pretese proibire la consa-
grazione del vescovo di Roma, senta pre-
vio avviso datone al principe o al prefetto
del pretorio. Aggiungono quelli che an-
ticipano questo conci lio,che nel 5o3 ne fu
tenuto altro relati va mente allo scritto dei
scismatici contro // Sinodo deli' assola »
zione, che perciò Ennodio presentò la ri-
sposta col suo Libro apologetico. Il 47***
nel 5o4 di s.«$if//t/ii^co, composto di 80
vescovi, di 37 preti e 4 diaconi. Vi si fece
un deci*eto contro gli usurpatori de'beni
della chiesa, scomunicati come ei*etici ma-
nifesti se non li restiluivano.il 48**^ 49**
nel 53o o 53 1 a'i!i novembre o 17 di-
cembre di 8. Bonifacio Ily con 4 vescovi,
40 preti e 4 diaconi, per Stefano di La*
rissa metropolitano di Tessaglia, che de-
posto da Epifanio di Costantinopoli avea
appellato al Papa. Di due concilii alcuni
ne fecero uno, poiché in esso s. Bonifa-
cio Il si elesse per iSficcejr^ore Vigilio, a u- .
torizzato a ciò da'padri. Pentito poi coi
padri di aver violato i sagri canoni, in al-
tro concilio fu annullato e bruciato il de-
creto. Che i due concilii furono tenuti nel
Vaticano, lo descrissi nel voi. Xlf, p.245.
Il 5o.° nel 534 di s. Giovanni Ily in cui
fu approvata la proposizione : Unus de
Trinitalepassus est carne, I Monaci di -
cemetiche l'impugnavano furono minac-
ciati di anatema se non desistevano dal
condannarla. 11 5i.**nel Sgo di s. Gre-
gorio /, ove fu invitato Severo patriar-
ca di Grado, per difendersi contro l'im-
putazione di aver sottoscritto i Tre Ca-
pitoli: probabilmente in Vaticano per
quanto notai nel luogo citato. 11 52.''nel
ROM
59 1 di I. Gregorio /, il quale vi eompift
la celebre lettera Mnodale ai patriardi
d oriente, dichiarando doverti veoam
i 4 concilii generali oofene vangeli, e di*
mostrando lo stesso rispetto pel 5.^co■•
Irò i vescovi d' Istria difensori ad Tr
Capitoli, che perciò lo rifiuta ¥800. U 53,'
nel 595 di s. Gregorio /, con aa veicofi,
molti preti assisi come i vescovi, e dis*
coni che restarono in piedi, in cui fiin*
no approvati 6 canoni di disciplina, d
assolto Giovanni pretedi Calcedonia, et
avea appellato al Papa dal la ingiusta coi*
danna di Giovanni patriarca di Costu*
tìnopoli. I deputati di questo rettamo
in piedi. Vi fu eletto l'arcivescovo di Ba*
venna. Il 54*^ nel 600 di a. Gregorio l
in ottobre per la condanna dell'i mposto-
re Aiidi*ea greco. Si permise fare testi*
mento a Probo abbate di s. Andrea di
Roma. 11 SS.** nel 601 di a. Grrgorhli
a'5 aprile, con 20 vescovi, contro gli o*
surpatori de'beni de'monaci, cui fìi proi-
bito ordinarli senza il consenso dell'ala
bate. Il 56° nel 607 di Bonifacio lllfiim
7^1 vescovi, 34 preti, molti diaconi e tat-
to il clero, %M* Elezione dei Papa t dà
Vescovi^ da trattarsi 3 giorni dopo la lo-
ro morte : fu tenuto in Vaticano, come
ricordai nel voi. Xll,p. ^46. Il 57.* nel
6 1 o di s. Bonifacio If^^ a'27 febbraio, is
favore àe* Monaci, 11 58.* nel 640 di iSb*
verino contro VEctesi, Il 59.^ nel 6^\&
Giovanni IV per la condanna dell' £-
desi e de' Monoteliti, Il 60.^ nel 648 di
Teodoro I, che condannò e depose Pao-
lo patriarca di Costantinopoli e Pirro ino*
noteliti , sottoscrivendo la sentenza eoa
Pe/in/i intinta nel prezioso sangue dì Ge-
sù Cristo, in un calice mescolato con in-
chiostra. Il 6 1 ." nel 649 di s. Martino I
nella basilica di /!^<iter/z/to, chiamato £e-
ceUentissimo, Il 62.^ nel 667 di a. Vitéh
lianOf che assolse Giovanni vescovo di
Lappa, eh' erasi appellato contro la de*
posizione ingiusta del metropolitano, dal
Papa ripreso qual violatore de' canoni.
Il 63.^ nel 679 di s. Agatonein ottobre^
ROM
a5 vescovi, io cui i. Vilfi-ido ard-
ivo di York cacciato dal re Egfrido
Teodoro aixivescovo di Cantori)ery,
solto e restituito alla sede. 11 64.^nel
di s. Agatone 8*^17 marzo, con So
vi, altri dicono ia5, ed i So li at*
ìscono al precedente concilio : vi fu-
condannati i monoteliti, ed eletti i
ì pel concilio generale di Costanti*
li. 11 65.** nel 703 o 704 di Giovane
/. In 4 mesi e 70 congregazioni, si
inarono ponderatamente le querele
ondannato s. Vilfrìdo, ed i deputati
irci vescovo di Cantorbery ; il i.* vi
pienamente giustificato, e dal Pa-
mandato alia sua chiesa, con lettere
Dtelredo re di Mercia e Alfredo re
)rtumbria, die lo reintegrarono. 11
nel 72 idi s. Gtrgorio II, a'5 apri-
i si fecero 17 canoni die nella mag-
ìa rte risguardarono i Matrimoni il-
imi con donne cpnsagrate a Dio, e
uelle chiamate Diaéonesse o PresbU
e. Questo Papa tenne altro concilio
gravissima causa degr/co/ioc/^25£f^e
mpio imperatore Leone III. Il 67.**
h di s. Gregorio II I^ contro i matri-
illeciti, e il prete Giorgio per non
presentato in Costantinopoli le let-
iir imperatore, affinchè cessasse di
iierra alle sante Immagini: fu as-
e rinviato, ma i greci l'imprigiona-
in Sicilia. Alcuni dicono questo con*
tenuto in Vaticano, altri nel Late*
Il 68.° nel 732 di s. Gregorio III^
3 vescovi, in Z/iter^7/io. Furono con-
iti ì dispregiatori delle sagre imma-
privati del corpo e sangue di Gesù
}> e separati dalla comunione de'fe*
I 69.° nel 7 43 di s. Zaccaria in La*
0. Il 70.° nel 745 di s. Zaccaria^
ottobre, con 7 vescovi, 1 7 preti e il
romano, in Laterano, Vi furono de*
dal sacerdozio A delberlo eClemen*.
m che condannali al fuoco gli scrit-
i.° Nel voi. XII, p. 249 parlai d'ai-
incilio di s. Zaccaria e di Adriano
l)edue Vaticani. 11 71.° nel 769 di
ROM 93
Stefano 111^ nella basilica di Laterano.
Il 72.° nel 790 di s. Leone III, in La
terano. Il 73. neirSoo di s. Leone III
in presenza di Carlo Magno, e composto
della gerarchia ecdesiastica e di tutta la
nobiltà romana e francese, per procedere
all'esame delle accuse contro il Papa, die
si purgò al modo detto nella bic?grafia.
Che questo e altro concilio sono Vatica-
ni lo dissi nel suddetto luogo. Il 74*^ nel-
rS 1 6 dì Stefano IF detto V, perché l'e-
lezione del Papa fosse fatta dai vescovi e
dal clero , in presenza del popolo e del
senato, e la consagrazione innanzi ai de-
putati imperiali : alcuni credono apocri-
fo questo canone. Il jS*^ neir8a3 di a.
Pasquale /,con 34 vescovi, io cui si pur-
gò dall'accusa di aver folto cavare gli oc-
chi al Primicerio Teodoro e al Nomen»
datore Leone. Il 76."" neir826 di Eitge*
nio II in Faticano y con 62 vescovi, la
maggior parte delle provincie soggette ai
francesi, molti preti, diaconi e altri chie-
rici, per la riforma del clero, e per l'isti-^
tuzione de'seminarì. Il 77.** neir848 di
s. Leone IV^ il quale dichiarò ai vescovi
brettoni, che il vescovo- non deve ricever
nulla per conferire gli ordini, sotto pena
di deposizione : quanto al passato nulla
disse, e li licenziò con savi avvertimenti.
Il 78." neir853 di s. Leone ir,con63
vescovi per confermare quello d' Euge-
nio II, ed in cui depose e scomunicò A-
na'stasio cardinale prete di s. Marcello ,
per avere abbandonato il titolo per 5 an-
ni: che fu Vaticano lo notai nel voi. XI F,
p. 246. Il 79.'' neU'86i di s. Nicolò /,
descritto in tale luogo, ed a Laterano,
ove pel freddo fu trasferito^ L'8o.^ nel-
l'862 di 8. Nicolò I, per l'eresia de 2>o-
paschiU. L'8i.* neli'864 di s. Nicolò I
in Laterano, L'82.° pure neir864 di s.
Nicolò /in Laterano. Di altri concilii di
s. Nicolò I feci ricordo ndla biografia.
L'83.'' neir868 di Adriano II in Late-
rano. L'84*'' pure neir868 di Adriano
II in Vaticano, per la condanna degli er-
rori del memoralo Anastasio divenuto
9Ì ROM
antipapa. Id akro Adriano II soomonicò
per la 3/ volta Tan'ogante Fozio di G>-
fitantjnopoli. L'85.^ neli'Sya di Giovane
ni Filli in cui assolvette Lodovico H
dal giuramento che gli avea fatto fare A-
dalgiso duca di Benevento. L'86.^nel-
r 875 di Giovanni FIII^ in cui si con-
venne l'elezione dell'imperatore Carlo il
Cai vo.L'87.**neir876 di GiWfl«/ti f'///,
per citare Formoso vescovo di Porto a
venire innanzi a lui. L'88/ neir877 di
Giovanni F III i per la conferma di Car-
lo il Calvo. L'89.''neir878 di Giovanni
FIII^ in cui scomunicò Lamberto duca
di Spoleto, |)ci danni recati a'romani, e
per quelli che minacciafa. 11 qo.** nel-
1*879 di Giovanni fi// nel i. maggio,
per trattare deH'elezione dell'imperatore,
essendone incapace Caiiomanno re di Ba-
viera, per malferma salute. 11 91.** nel-
r879,eil 92.** neli'88 [, ambedue in Va-
ticano, perciò nel voi. XII, p. 2 46. 1193.^
neir898 di Teodoro Ily che restituì agli
ordini sagrì i deposti à^ Stefano FIL 11
94.** neir898 di Giovanni IX in presen-
za dell'imperatore Lamberto,conferman-
<losi la sua elezione, ed in cui si riprovò
l'operato da Stefano VII contro PapaFor*
moso, si ristabilì la memoria di questo,
vennero reintegrati i deposti dal primo :
fu condannato Sergio co' suoi aderenti
ch'erasi intruso nell'elezione di Giovanni
IX. Il 95.** nel 900 di Benedetto IFxn
Laterano. 11 96.° nel 949 di Agapito' II
in Vaticano, come dissi nel voi. XII, p.
2 46,con fermando il concilio ò*Ingelheim,
per l'arcivescovo dì Reims, Nel 963 il
Conciliabolo Romano che adunalo dal-
l'imperatore. Ottone 1 in s. Pietro, sacri-
legamente depose Giovanni XII, per e-
leggere l'antipapa Leone FUI. Io que-
sta esecrabile adunanza vi furono gli ar*
civescovi di Ravenna, Milano e Brema, 3
vescovi tedeschi e altri di diverse parti
d'Italia, i3 cardinali preti, 3 cardinali
diaconi, molti altri chierici , con alcuni
laici de' più nobili, e tutta la milizia di
Roma. Quindi l'imperatore, ad onto dei
ROM
suoi gioranenti, vieppìii abusando di 1
potenza e per assicurarla in Italia, f
tese di remlere la i. SededipeDdeoIed
la terrena e fugace autorità impera
Pertanto co* vescovi italiani y lorena
sassoni fece adunare un altro concilili
lo nella basilica Lateranense dal pteo
Leone Vili, il quale indegnamente li
all'imperatore che l'avea di prepote
fatto intrudere nel pontificato , &ee
mostruoso decreto (di cui anche nel '
XXI, p. 207), pel quale tutto il dero
popolo romano fu costretto giurare, di
cordare all'imperatore Ottone I ed a
loro che nel regno d'Italia lo succeder
no, ovvero la facoltà di eleggersi un
cessore pel regno d'Italia, il diritto
petuo di nominare il vicario di Gesù
sto, e di conferire V Investitura eceU
stica agli arcivescovi , ai vescovi e 1
prelati; dimodoché, né il patrizio di
ma, ne i vescovi, ne il Papa si pota
reputare legittimi nella loro autorità,
che non avessero ottenuto la conte
imperia le; e tutto questo sotto oomm
loriadi scomunica,di oonfisca,di perp
esilio e di morte. Alcuni opinano, chi
pera to in questo conciliabolo debba ri]
tarsi a quello del 9641 di cui parlerò
Siffatto decreto, siccome quello che :
cedeva contro le fondamentali costiti!
ni di s. Chiesa, e proveniva da un in
so o per meglio dire da un antipap
sua natura era nullo. Pei*ògli uomini
duti ai grandi e gli adultatori , che
mancano di affollarsi ove siavi speran
mercede, pretesero che risiedesse m
vrano il diritto di deporre il sommo!
tefice,fra i quali Sigebertosatellite d
ri co IV, facendo risalire questo preti
sognato privilegio sino a Carlo Magne
stenendo che Adriano I in un condì
53 vescovi glielo avesse concesso (•
falsità del decreto dell' antipapa L
Vili e di Adriano I, parlai nel toI.]
p. 208). Ma la stona non ci ha lai
il menomo vestigio di tuttociò; che
si leggono ne' Capitolari di Cayto M
ROM
te memorabili parole : Sacrorum ca-
\m non ignari , assensum ordini ec-
^slico praebuimus ut scUicel episcopi
ieclionem clericorum etpopidi secun-
SWttta Canonum de propria dioe»
personarum elmiinerum acceptione^
'lae meritum et sapientiae donum eli»
urj ut exemplo et verbo sibi subiectis
lequaque prodesse valeant. L'insulso
eto del falso Leone Vili fu ben tosto
fonte inesauribile di mali per la Ghie*
cagionò scandali e scismi Serissimi in
la e per tutta la cnslianità, quali di
a brevemente accennai. Enrico II, ve-
lo i gravi disordini che n'erano nati,
>r] nel ioi4 e rese ai romani l'antica
*tà di eleggersi il successore di s.Pie-
a patto però, che conforme il dispo-
la Eugenio II, dovessero i commissa-
nperiali assistere ai comizi i e alle ce-
onie della consagrazione. Nondimeno
nperatori (come toccai eziandio nel
KXI, p. 208) non si vollero facilmente
liared'un diritto che una volta si era-
Burpalo.Per cuiCorrado II violò i trat •
di Enrico II e fece un traffico scanda-
della s. Sede, collocandovi nuovamen-
come narrai , per un ragguardevole
ente di denaro il fanciullo Benedetto
indi Enrico III, sebbene risoluto di
e un termine a tanti scandali, fu ri-
a rinunciare del tutto alle sover-
in ti usurpazioni d' Ottone I e succes-
, tenne un contegno di supremazia ri-
standone le pretese, che il suo figlio
ice IV volle sostenere ne'modi i più
imevoli, ma trovò uns. Gregorio VII
liberò la Chiesa dalla ferrea schiavitù,
;rcìò anche lui segno alle impudenti
izogne de' sostenitorì di pretensioni
e di fondamento, di ragione e di ve-
» i quali poi furono ciecamente seguita
[ualche savio scrittore, perchè il ma-
erede più facilmente che il bene. Ora
io ritorno al Papa Giovanni XJf.Qiìe»
liquamente degradato, con deposizio-
i ni un vigore, fu richiamato dagli stes-
)roani che violentemente a veano do-
ROM g5
vuto giùrai*e di non eleggere più Papa
senza l'assenso dell'i m pera tore,dopo aver
cacciato a'25 fèbbraio964 Tanti papa^eo-
ne Vili. Laonde Giovanni XII nel dì se-
guente celebrò in Vaticano il conciliogy.^
in cui condannò Ottone I, l'antipapa ed
i suoi ordinatori, vietando ai jaici l'ingres-
so nel presbiterio quandosi celebra la mes-
sa : per comune giudizio fu chiamata l'a-
dunanza dell'antipapa, Prostibulumfa-
vens a duheris, dovendosi Leone VII Idi-
re adultero, come colui che avea occupa-
ta la romana chiesa sposa d'altrui. Essen-
do morto a' 1 4 maggio, a' I g gli successe
Benedetto V^ senza l'imperiai consenso,
' perchè i romani considerarono il giura-
mento contrario imposto dalla prepoten-
za. Però l'adirato Ottone I corse a Roma,
la cinse col l'esercito, la vinse colla fame,
portò seco prigione il legittimo Papa, ed
il pseudo Leone Vili rientrato in città, ai
a 3 giugno nel Conciliabolo Romano osò
deporre Benedetto V, che alcuni scritto-
ri deprimenti la dignità pontificia, dipin-
sero vile sino a gittarsi a'piedi di Leone
Vili, come tenendo d'aver peccato , ed
essere stato un usurpatore della s. Sede;
pei* cui fu lasciato nell'ordine de'diaconi,
ma mandato in esilio. Iddio per altro ben
mani&siò se Benedetto Fera vero Papa, e
lo dissi a tale articolo e ad /^/72^1/rga do-
ve fu trasportato. Il 98.^ concilio del 967
di Giovanni XIII, in presenza d'Ottone
I, confermò il titolo di metropoli di tut-
ta la Venezia alla metropoli di Grado. II
99.^ nel declinare del 967 di Giovanni
A///, cui intervennero Ottone I e Ottone
II. Il 100.^ nel 968 di Giovanni XIII
ratificò l'erezione di Magdeburgo in ar-
civescovato. Il IO I .'^ nel 969 a'26 maggio
in Vaticano, di Giovanni XI II ^ eresse Be-
nevento in metropoli. Il 101.^ nel 971 di
G/of^/i/tiJT/// confermò quello di Lon-
dra, e lo stabilimento de'monacinell'ab*
foazia di Mouson, in vece de' canonici. Il
io3.*' nel 975 di Benedetto FU in Va-
ticano, scomunicò l'antipapa Bonifacio
VII die avea: usurpata la sede,e scomuni-
96 &0M
co i simoniaci : alcuni credono che ciòie-
guisse io diversi condili. ìl i o4*** nel 989
di Giovanni XFI^ per richiamare s. A-
dalberto al vescovato di Praga, dal mona-
stero in cui ernsi ritirato. Il 1 oS."* nel 998
di Giovanni XFI in Laterano^ per cele-
brare la 1 .* solenne canouizzazione; edove
forse fu annullata la deposizione d'Arnol-
do di Ràmsy e l'ordinazione di Gerber-
to. Il 106.^ nel 996 di Gregorio ^in Va-
ticano, in presenza d' Ottone *III, per lo
scioglimento del matrimonio di Roberto
1 1 re di Francia con Berta : alcuni aggiun •
gono l'iailuzione Atf^x Elettori deli, Ro'
mano Impero, Il 1 07.^ nel 1 00 1 di Silve-
stro 7/, in presenza d'Ottone III, coni 7
vescovi d'Italia e 3 tedeschi, in cui fu con-
fermato a s. Bernardo vescovo d'Hilde-
sheim il possesso del monastero di Gan-
desheim, dandogli il Papa l'investitura col
bastone pastorale. Il 108.*' nel looa a'3
dicembre, ài Silvestro 11^ a motivo del-
l'abbate di Perugia esente, cui il vescovo
fu obbligato riconoscere. 11 1 09.'' nel 1 007
di Giovanni XIX in Vaticano per la con-
ferma del vescovato di Bamberga. 1 1 1 1 o.^
nel I o 1 5 o I o 1 6 di Benedetto FUI in
Laterano, 111 11.^ nel 1027 di Giovane
ni XX, in presenza dell'imperalo^ 0>r-
rado li, per le contestazioni fra'pati*iar-
chi di Venezia e di Grado, terminate a
favore del 2.^ Il 1 12.* nel 1 o38, o conci-
lio Italico, in cui il Papa, pai*e Benedetto
IX, depose Eri berto arcivescovo di Mila-
no, per avere ricusato dare soddisfazione
a Corrado Il,che avea oltraggiato nella
conferenza di Salona. Ili i3.^ nel 1039 o
1 o4o dì Benedetto IX, per la condanna
di Bretislao I duca di Boemia a far co-
struire un monastero,per aver saccheggia-
to Gnesna, rapile le reliquie di s. Adal-
berto e portate a Praga. Ili i4*° nelio44
di Benedetto IXy in cui rivocò il recente
decreto, col quale avea dichiarato Grado
su(h*aganea d'Aquìleia. Ili iS."" nel 1047
in gennaio, di Clemente II, in presenza
d'Enrico III imperatore, sulla preceden-
za degli arcivescovi di Eavenna e Milano,
ROM
e l'estirpazione dalla «moDia che de
nava tutto l'occidente. Ili 16.^ nette
di s. Leone IX, dopo la domenica n
hi8 a'26 marzo, composto di Teacovi;
liani e francesi, e vi fu determinato
quelli che sarebbero stati ordinali ds
moniaci, potevano esercitare le funsi
dopo 40 giorni di penitenza^ aeoood
decretato di Clemente II; ma avendo
prodotto grave tumulto, il Papa cond
nò i simoniaci. Ili i7.^nelio5o ias
le, di s. Leone IX, in LaieranoAXw
nel I o5 1 dopo Pasqua, di s. Leone ,
depose Gregorìo vescovo di Vercelli
dultero, che avendo promesso soddi
zione fu reintegrato; e fece un nuovo
a*eto sul Celibato, contro gl'inoontis
ti, condannandosi i simoniaci. Ili ig.*
io53 di s. Leone IX, in quaretimaoi
pò Pasqua, in favore diDomenieo patri
ca di Grado, la cui chiesa sarebbe nsel
poli delle provincie di Venezia e d'U
11 120.** nel 1057 di Fiitore II a'it
prile, da alcuni chiamato generale : vi
scomunicato Guifredo di Narbooaper
litio di simonia. 11121." nel 1059 di.
colò II in Laterano , contro i difia
de'matrimoni degli eoclesisMlici, chiai
ti JVicolaitij vedasi pure il ▼ci. XXI.
209, 210 e 211 sul reiezione del Pfe
11 122.** nel 1060 01061 ó\ Nicolò II,
l'uso del pallio all' arcivescovo di Yc
e pei privilegi ai re d'Inghilteri*a, noni
contro i simoniaci. Il 1 23.** nel i o63di
ìessandro II in Laterano. Il ii4-*
I o65 di Alessandro II in Laietanù
1 2 5." nel I o 7 o di Alessandro TI^ oca
vescovi , venne approvata la Ibndaiii
del monastero di Vissegrado presso F
ga, Bitta dal duca Vratislao IL 11 n
nel 1072 ài Alessandro 11^ in cui fui
munieato Goffredo di Castiglione sii
niaco, per aver comprato l'arci vesce
todi Milano. 11127.^ neli 074 di s. £
gorio FU, nella I.* settimana di qu
sima, con quasi tutti i vescovi italiani,
obbligare gli ecclesiastici a vivere sei
do la santità del carattere, contro la
ROM
I e il coDcubìoatO) cui privò di ce-
* la messa quelli che in esso wea*
x>muDÌcaDdo pure i Nicolaidj pel
redast il vol.XXXII, p. 2 1 o. 11 1 28.**
75 di 8. Gregorio Film febbraio,
scovi e abbati delle più grandi oa-
in cui condannò le Investiture ec*
sticlie , fece le più severe minacce
9 l'incontinenza d'alcuni ecclesiasti-
quanto altro dissi nel voi. XXXII,
ieai3. Il 129.** nel 1076 di s. Gre-
FIIneìÌA I.* settimana di quare-
vi scomunicò Enrico IV re di Ger-
I, lo prìvò del regno e assolse i sud-
ai giuramento di fedeltà , il tutto
cato dalla sua condotta ; meglio è
*lo nel voi. XXXII, p. 2 19 e 220,
nore della terribile sentenza pro-
ata dal Papa. Molti vescovi oltre*
ini furono sospesi o scomunicati, in-
»rirono come può vedersi a p. 222.
.^neli078dis. Gregorio ^77, nel-
settimana di quaresima in Lettera'
fii numerosissimo; vedasi anche il
[XXII, p. 234 e 235. Il 1 3 1.^ nel
in novembre, di s. Gregorio VII^
di grande importanza, come raccon-
1 voi. XXXII, p. 236. Ili 32,° nel
di s. Gregorio VII in Laterano:
nel voi. XXXII, p. 238. 11133.**
80 di s. Gregorio 1^7/ dopo il gen-
: la vittoria di Rodolfo su Enrico IV:
[luovo proibito a'Iaici di ricevere o
['investiture ecclesiastiche, e si con*
irono le scomuniche contro gli usur-
i della Chiesa. 11134**^ nel 1081 di
"igorio Vllin Laterano : vi soomu-
li nuovo Enrico IV e tutti quelli
10 partito, confermando la deposi-
fatta dai suoi legati, degli arcive-
d'Arles e di Narbona. 11135.** nel
di 8. Gregorio Filiti Laterano j
)iù lo riportai nel voi. XXXI I , p.
Si dichiararono nulle le ordinazio-
te contro i canoni, e si ordinò a' ve-
di fare insegnare le lettere nelle lo-
ese, e che non tollerassero l'i neon-
'Jà de'chierici. Ili 36.** nel 1084 di
VOL. LIX.
ROM 97
s. Gregorio FU in Laterano^ ove per i*
sbaglio vi è la data 1 o85 : nuovamente
vi scomunioòEnriooIV d'antipapa eie*
mente III, come notai eziandio nel voi.
XXXII, p. 246. Il 137.*' nel 1089 di Ur*
bano Ily con 1 1 5 ve8covi,in cuiconfèrma -
tosi il trattato in tutti i precedenti con-
cilii,si rinnovò la condanna d'Enrico IV
e dell'antipapa Clemente III. Il 1 38.** nel
1 099 di Urbano 11^ nella 3.* settimana
dopo Pasqua, con 1 5o vescovi compreso
8. Anselmo arcivescovo di Cantorbery. Si
fecero i o canoni nella più parte estratti da
quel di Piacenza j furono scomunicati chi
davano e chi ricevevano l'investiture ec-
clesiastiche; fu proibito tuttociò ch'era si-
monia, ed ordinato che tutt'i fedeli digiu-
nassero il venerdì pe'Ioro peccati. 11 1 39.**
nel 1 1 02 di Pasquale Ilin marzo nel La-
terano^ con tutti i vescovi di Puglia, Cam-
pania, Sicilia e Toscana, ed i deputati di
molte chiese al di là de'monti. Il Papa a*
vendo invitato Enrico IV a recarsi al con-
cilio e contro promessa mancato, venne
poi di nuovo scomunicato con sentenza
del Papa nella basilica Lateranense nel
giovedì santo. Si anatematizzarono tutte
l'eresie, e si promise piena ubbidienza al
Papa.Ili4o.'^ei4i-^neliio4enel ioo5
di Pasquale II in Laterano. Il 142.** nel
1 1 iodi Pasquale IIsl''/ marzoìo Lalera^
/IO. Il 143.** nel 1 1 1 1 dìPasqualelIinLa»
terano^ 1 1 1 44*^ nel 11 1 2 di Pasquale II in
Laterano^^v la revoca delle concesse in-
vestiture a Enrico V. Il 1 4^.** nel 1 11 6 di
PasqualelI'ìQ Laterano, da alcuni chia-
mato universale. Il 1 46.^ nei 11 23 di Ca-
listo 77in Laterano e generale i .** Il 1 47 -^
nel 1 1 39 òl Innocenzo II in Laterano e
generale 2.** Il 148.** nel 1 144 ^' Lucio
II che vi sottomise alla chiesa di Tours
come a loro metropoli tutte le chiese di
Bretagna, tranne Ool finché la governas-
se Goffiredo che resterebbe soggetto alPa-
pa e con l'uso del pallio. Il 1 49*'' nel 1 1 67
o 1168 di Alessandro III in Laterano.
Il 1 5o/ nel 1 179 di Alessandro III in
Laterano egénarale 3.** Il 1 5 1 •** nel 1 1 80
7
q8 ROM
di Alessandro III in Laterano. Il 1 5a.*
nel 1 aoo òì Innocenzo III che vi canonit'
zò t. Cunegonda imperatrice. Hi 53.^ nel
1 2 1 o d' Innocenzo III o assemblea di
calcinali e vescoTi : il Papa vi scomuni*
cb e depose Timperatore Ottone I V, as-
solvendo i suoi sudditi dal giuramento.
11 1 54.^ nel I a I SA' Innocenzo III in La*
terano e generale 4*^ 11 i55.^ nel i a 16
d'Onorio III in Laterano. Hi 56.^ nel
1217 di Gregorio IX in novembre. Vi
replicò la scomunica fulminata a'ag set-
tembre contro l'imperatore Federico If,
per non essere partito per la crociata di
Terra santa^omeavea promesso con giu-
ramento. H157.** nel 1228 verso il fine
di quaresima, dì Gregorio IX^ che rin-
novò le scomuniche contro Federico li,
che non facendone conto nel giugno s'im«
barcò per la spedizione come ci*ociato,
malgrado la proibizióne fattagli dal Pa-
pa d'assumere tale qualifica, prima d'es-
sere assolto dalle censure lanciate contro
di lui. Il i58.^ nel 1234 di Gregorio IX
coi patriarchi di G)rtanlinopoli , Antio-
chia e Gerusalemme, affine di mandare
una nuova flotta in Palestina, per la li-
berazione de' luoghi santi. Il i5g.^ nel
i3o2 di Bonifacio FUI, contro Filip-
po IV re di Francia^ in cui pubblicò la
celebre bolla Unamsandam, In essa di-
ce: »* Noi approviamo in questa bolla, che
nella Chiesa e sotto la sua podestà vi so-
no due spade, la spirituale e la temporale,
ma una dev'essere impiegata per la Chie-
sa e maneggiata dal Papa; l'altra per la
Chiesa e dalla mano de're, secondo l'or-
dine e la permissione del Papa. Ora è
necessario che una spada sia soggetta al-
l'altra, cioè la podestà temporale alla spi-
rituale, altrimenti non sarebbero ordina <•
te,esecondo l'Apostolo debbonoesserlo ".
11 160.*^ nel i4i2 o i4i 3 convocato da.
Alessandro V e celebrato da Giovanni
XXIIIy ma poco numeroso. I deputati
della università di Parigi, eh' erano ve-
nuti per fiirgli istanza dbe la chiesa Gal-
licana fosse sollevata dalle decime , dai
ROM
servigi e dagli altri soooorn di'esigeii
corte romana, non furono atooltati ad
la delle loro sollecitazioni. A.Itro allei
si fece che la condanna delle opere di 1
cleffo, piene di errori ereticali. Il i(
nel 1 443 di Ektgenio IF^ìn Laleram,
compiere il concilio generale ioooosb
lo in Ferrara, e proseguilo io Fìra
delle sessioni tenute in Boom fisci p
la nel voi. XXV, p. 68. il 1 Sa.'' miti
di Eugenio IF\n Laterafta. iltSà.*
1 5 1 2, incominciato da Giulio //j p
guito e compito da Leone X, in L
rano e generale 5.* Il i64-* e ulIioN
1 725 di Benedetto XIII in Laieram
trattai ancora ne' luoghi relativi. Y
stabilita come regola di fède la bdli
nigenitus di Clemente XI, control Ci
senisti
ROMAGNA. LegazioneapoaloKe
dominio della s. Sede, la quale leoQ
la disposizione del regnante sovrano 1
tefice Pio IX, de' 22 novembre ti
comprende le illustri provincie ponti
di Bologna, Ferrara^ Forlì, Ravewiù
modo che dichiarai nel voi. LUI, p.!
Però la celebre e nobilissima Aom^
propriamente detta, si compone delle
vincie di Ravenna e di Farli, delle
li con diffusione trattai a quegli arti
come di loro posizione geografica e
le, loro produzioni , e tutto altro d
riguarda , uomini illustri che aemp
fiorirono, numero degli abitanti, cot
la storta sino a'nostri giorni. Altre e
lì e importanti notizie si possonoli
i*e negli articoli Rmnn, Imola, Fai
Cesena , Foblimpopoli , Cervia e S
ITA, tutte ragguaixilevoli e primarie
eziandio vescovili di Romagna. A R.
NA riportai la serie de' conti e rette
Romagna colle loro notizie, dal 1 2i
1 3 1 8 ^ cioè dal ricupero che léce I
cenzo IV di Ravenna, all'usurpaiio
essa operata dai Polentani. Indi de'
ti apostolici, ed altri presidi ohe coi
rie denominazioni governarono la R
gna , di che anco a Forìi e altre
liOM
I mente gran parie di Romagna si
ò Gallia (F.) Cisalpina^ divisa in
adana e Cispadana o Gallia To*
di che parlai altresì negli articoli
sitate città, massime a Rimini sul
lio che vi esercitarono i galli. Di*
Ito i romani la Romagna fece par*
e contrade Emilia e Flaminia, per
3rcelli chiamò la Romagna, Aeini'
ovincia. Dipoi in gran parte laRo-
I fu compresa vktW Esarcalo (F,)
fenna (F,), Pratetta dall'amoi^evo-
ilerna sollecitudine de'Papi, dalle
Je'goti ede'Iongobardi, e dalla pre*
:a de greci, per volontaria dedizio-
ot lo pose al loro principato , am-
da Pipino e Girlo Magno dopo i
ionfi; laonde sotto l'ombra pacifi*
mefìca della romana chiesa, secon-
Lini, prese il bel nome di Romagna
rta,egli abitanti romagnoli, ed un
romagnesìy nel modo che dissi nei
XV, p. 193, 21 3, Llf,p.r9:i, LVf,
I; quasi Roma magna o provincia
]a,ripugnandoTonduzzi alla deno-
one di Romandiola; né pare aCfat-
si dicesse Romania, come alcuni
imarono, essendo questo nome un
proprio di un distretto del duca-
nano nelle vicinanze di Roma(F.y
3ste denominazioni si pub vedere
nese Gara m pi , nel le Memorie del'
'Chiara; ed il can.° Strocchi, Ipri-
i della chiesa Faentina j il quale
1 che i ravennati militari che in
abitavano il rione di Trastevere,
lotai nel voi. L VI, p. 1 82, e perciò
aliavano romanenses o ronianien»
sili poi in italiano ro/?/^gfiff/ oro-
toV, ritornati alla rispettiva patria
o ali' intera provincia il nome di
^nese o di Romagna, onde roma-
si chiamò il Sale di Cervia, salis
:/e/i5/i,eromagnesi le medaglie an*
Iella provincia di Ravenna, per cui
a erronea l'opinione degli scrittori
lennero che il nome di Romagna sia
ito alla provincia dall' imperatore
ROM
99
Carlo Magno. Inoltre Garampi riferisce,
che il cardinal Ànglico Grimoardi lega-
to apostolico nelle terre della Chiesa e
fratello di Urbano Y, fece un'esattissima
descrizione della Romagna, che origina»
le conservasi nell'archivio segreto Vati*
cano. Anticamente la Romagna fu distin-
ta in marittima, e teri-estrao montana, co-
mesi fecedelledue Pe/t/^^//. Degli scrit-
tori e storici della bellissima e fertilissi-
ma regione, trattai negli articoli ricor-
dati. Aggiungerò, Pompeo Aldrovandi,
Fisila generale e distìnta dello stato in
cui presentemente si tros^ano tutte le co-
munità soggette aUa Legazione di Roma*
gna ed Esarcato di Ravenna,fatta Van-
no 1 745. GiuseppeGaruffi Malatesta, Lu*
cerna lapidaria, quae tìtulos, monimen •
ta, epitaphia, inserì ptiones, ac sepulchra
tum gentiUuni, tuni christianorum via
Flaminia, et Arimi ni scrutatur. Fu stam-
pata l'opera in Rimini nel 1692, e poi in-
serita dal Grevio nel Thes, ant, et hist,
Jt. t. 7. Giorgio Viviano Marchesi, Mo-
numenta virorutn iUustrium GaìUae To»
gatacj Forolivii 1727. Francesco Pera,
Ristretto della provincia di Romagna,
Faenza 16 16. Michele Savonarola, De
balneis Romandiolae, Exst. in op. De
halneis. Stato antico e moderno delle val-
li superiori ed inferiori del Bolognese e
della Romagna, Roma 1 765.GÌ0. Battista
Morgagni, Epistolae AemUianae XIF^
Exst. in opus mis. par. 3.*, Veaetiis 1 763.
ROMANI.^. Roma.
ROMàNIS(de)Nicolò, C^rf/i>i^^.Ro-
mano che illusli*ò la patria con Y eccel-
lenza d' una straordinaria erudizione, e
con l'integrità d'un illibato costume. In-
nocenzo IH lo fece cappellano domestico
e segretario ^ poi nel marzo o dicembre
i2o5 lo creò cardinale vescovo di Fra^
scali. Indi si acquistò incomparabile glo-
ria nella legazione d'Inghilterra, ove o*
però cose grandi in vantaggio di quelle
chiese e della s. Sede, per cui Onorio HI,
alla cui elezione fu presente , lo chiamò
Angelo di pace e di salute. Alla sua pre-
loo ROM
senza re Giofanni, come del clero e del
popolo, fece sull'altare solenne oblazione
del reale diadema, e deVegni d'Inghilter-
ra e Irlanda alla romana cliiesa in lem*
pò Òl Innocenzo IIl(F.\ rinnovando la
promessa del trìbuto solito pagarsi alla
medesima pe'due reami. Il cardinale, co*
me legalo , promosse alle cattedrali va-
canti soggetti idonei, ad onta delle prò*
teste dell'arcivescovo di Cantorbery car-
dinal Langton, che a tal effetto adunò un
sinodo de' vescovi suffraganei e si appel-
lò alla s. Sede; ma questa dichiaratasi a
favore del legalo, confermò quanto avea
stabilito. Inoltre il cardinale nel concilio
celebrato nel i a 1 4 in *• Paolo di Londra ,
con tutti i vescovi , abbati e grandi del
regno, consolò l'Inghilterra, col proscio-
glierla dall'interdetto che l'allacciava da
6 anni. Onorio III gli conferì la stessa
legazione, per promuovere la sagra guer-
ra pel conquisto di Terra santa. Col me-
desimo carattere fu deputato in Prussia,
e nell'impero, in cui fedelmente compì le
commissioni che gli erano state affidate,
avendo sollecitato Federico II a partire
per la detta crociata, previa minaccia del-
le più teiTibili censure. In nome del Pa-
pa avvisò tale imperatoi*e,che prima d'in -
traprendere il viaggio di Roma per rice-
vervi la corona imperiale, facesse prote-
sta e dichiarazione, che il regno di Sici-
lia, dì cui era investito dalla Chiesa, non
era affatto annessoall'impero, e che rin-
novasse co' principi dell' impero il giura-
mento di fedeltà al Papa. Nel voi. LVI,
p. 87 eio3 parlai, come il cardinalecon
s. Domenico, di cui fu amicissimo, con-
tribuì alla riforma de'monasterì delle mo-
nache in Roma , riunendole in clausura
in quello di s. Sisto, con 44 religiose di
s. Maina della Torre, e con altre 2 1 dei
monasteri di s. Balbina o Bibiana e altri,
delle quali il santo fece priora Bianca.
Pieno di gloria moiì nel 1 2 1 9, a vendo er-
rato Ciacconio in confonderlo con altri.
ROMANO (s.), martira. Era soldato
a Roma al tempo di s. Lorenzo^ e tocco
ROM
dalla costanza di esso nel soflrìrekk
ture inventate dal furora dè'camefid,
pregò d' istruirlo nella religione end
na , e ricevette il battesimo dalle dì
mani, nella sua stesta prigione. Ava
dichiarato il suo cangiamento, fu pia
decapitato la vigilia del martirio di s.1
renzo, cioè il 9 agosto del* 2 58. Fo •
peliito sulla via di Tivoli, ma le sue n
quie furono poscia trasferite a Lucob,i
ve sono custodite sotto l'altare magp
della chiesa intitolata del suo none.
Romano è nominato sotto il 9 agosloi
l'Antifonario di s. Gregorio e n^lii
tichi martirologi.
ROMANO (s.), martire. Esercilsn
funzioni di esorcista in Cesarea di Pa
slina. Allora quando *ebbe principio
persecuzione generale di D iocleziano^c
abbandonò il luogo di sua di mora, per
cai*si' ad esortarci cristiani a sostenere)
raggiosamente le dure prove alleqosl
rano sottoposti. A tale oggetto trovane
si in Antiochia, ed avvedendosi diesici
cristiani prigionieri mostravano di vn
lare,sì mise ad esortarli in pretensa ddg
dice a peiseverara nella loro fede, il già
ce, sdegnato di ciò, lo fece prendere,e do
aver comandato che gli si stracdaiie
corpo con staffili e con uncini di ferro^
condannò ad essere bruciato vivo. Giù
to allora in Antiochia rimperaloreDi
cleziano, gli parve quel supplizio noos
bastanza severo, e ne sospese Fesecni
ne, facendo tagliare a Romano la liag
fino alle radici ; poi lo rimandò in p
gione, ove gli furono posti i piedi oc
pastoia fino al quinto forame; e dopo
ver sofferto per molto tempo questa l
tura, fu strozzato nella stessa prigione^
1 7 novembre del 3o3. S. Romano è
serito nel martirologioiomano ai 18 d
lo stesso mese.
ROMÀNO (s.), martire in Samosi
V, Ipparco (s.).
ROMANO (s.), vescovo di Roiien.H
que da virtuosi ed illustri genitori, i qi
li si pigliarono una cura speciale della s
ROM
azione e lo allevarono nella pietà,
dato alla corte di Clotat io II, si me-
la stima e la confidenza di questo re,
innalzò poscia alla dignità di re-
idarioedi cancelliere. Dopo la mor-
Idolfo vescovo di Rouen, avvenuta
26, fu eletto Romano unani memen-
1 occupare quella sede, in onta della
ipugnanza. Egli impiegò tutti i mez-
li a distruggere gli avanzi del Fido-
a, e fece abbattere i templi dedicati
iuere, a Mercurio, a Giove, ad Apol-
Va i miracoli che tanto avvalorarO'*
i sue prediclie, annoverasi quello di
fatto rientrare nel suo letto la Sen-
che già aveva inondata la città. Il
ì vescovo macerava il suo corpo con
M'ita continue, e dopo avercotisacra-
giorni alle funzioni del ministero ,
iva le notti nell'orazione. Col suoze-
indi il vizio e la superstizione, e ve*
assiduamente alla santificazione del
r regge. Dopo aver governatoiS an*
sua diocesi, mori il 23 ottobi*edel
Fu seppellito nella chiesa di s. Go-
>; ma nell'XI secolo il suo corpo fu
lo nella cattedrale, ove riposa in una
arca, die si conosce sotto il nome
rnn di s. Romano, Quesi* urna è ce-
in Francia, a cagione del privilegio
lossedeva il capitolo della caltedra-
Rouen di liberare ogni anno un reo
prigione e dalla morte^ il giorno del-
usione, in cui si porta in processio-
suddetta urna, in commemorazio-
U'aver s. Romano (secondo la tra-
le popolare) ucciso un orribile ser-
, coll'aiuto di un omicida ch'egli a*
mandato a cercare in prigione.
)MANO (s.), abbate. In età di 35f
lasciò il secolo per vivere nel mona-
de Ainai, posto al confluente della
1 e del Rodano, luogo assai celebre
aa chiesa edificata sopra le ceneri
nli martiri di Lione. Poich' ebbe
to quivi alcun tempo , si ritirò sul
e Jura^ che divide la Svizzera dalla
:a Ck)ntea, fermandosi io imai valle
ROM 101
chiamata Condat, ove trovò un piccolo
terreno da potersi coltivare, con una sor-
gente e degli alberi che fornir lo poteva-
no di selvatiche frutta. Lu pici no suo fra-
tello non ìstette molto ad unirsi a lui in
questa solitudine. La riputazione delle
loro virlii trasse ad essi ben tosto molti di-
scepoli, per cui edificarono un monaste-
ro. Aumentandosi poi sempre più il nu-
mero di coloro che colà recavansi per met-
tersi sotto la loro disciplina, fabbricaro-
no quello diLeuconne, una lega distante.
^'e fondarono eziandio un terzo per le
femmine che volessero consagrarsi a Dio,
in una valle nomata Beaume,ed oggidì s.
Romano della Rupe. I due santi fratelli
governarono insieme i loro monasteri.Lu-
picino dimorava d'ordinario a Leucon-
ne, ove avea sotto la sua condotta 1 5o re*
ligiosi. S. Romano morì santamente ver-
so Tanno 460, chiaro per virtù e miraco-
li, ed é nominato nel martirologio roma-
no il dì 28 febbraio. S. Lupicino gli so-
pravvisse forse 20 anni, edè onoratodal-
la Chiesa il dì 2 1 mai*zo.
ROMANO (s.), patrono di Mosco via
e martire. La prima gran principessa ad
abbracciare la fede cristiana in Russia fu
Olga, che prese il nome di Elena , ed è
onorata col titolo di santa agli 1 1 luglio,
per quanto si riporta a Russia. Sì adoperò
con gran zelo per propagare il lume del
vangelo ne'suoi stati, ma non gli riuscì
di convertire il figlio Sviatoslaf I o Swa-
toslao, come lo chiama Butler, il quale
denomina s. Uladimiro il figlio e succes-
sore nel 980 di quel granduca sul trono
russo, comunemente conosciuto sotto il
nome di s. Vladimiro o Wladimiro I il
Grande j per essersi convertito al cristia-
nesimo e fatto in esso battezzare ì suoi
sudditi, e per quelle magnanime azioni
descritte al citato articolo : egli morì nel
I o 1 5, fu sepolto in Kiovia nella chiesa
della B. Vergine ed è onorato a' 1 5 luglio
per santo.Questo gran principe lasciò di-
versi Ggli, fra'quali Boris, Hilba o Cliba,
Jaroslaw I, e Anna sposata ad Enrico f
J02
ROM
1 e di Francia , ove fondo la chiesa di t.
Vincenzo dì Senili. Sicconae i. Vladimiro
1 divise i suoi stati a' detti 3 figli, ilni-
pota Sviatopolkl ne usurpò il potere nel
I o 1 5,e subito fece trucidare Boris e Hi I-
ba, anche pel zelo che mostrarono per la
fede di Gesù Cristo, per cui meritarono
che sotto i nomi di s. Romano e di s. Da-
vide martiri e patroni di Moscovia fos*
sero venerati in quella regione a'a4 lu«
glio.Nel 1 073 le loro reliquie furono tra*
sportate nella chiesa fabbricala in loro o-
noi*e a Vislegorod; e la ceremonia di que-
sta traslazione fu fatta da Giorgio 6.^
metropolita di Riovia, accompagnato da
altri prelati, alla presenza dì Isiaslaf I
gran principe di Russia, non che dì Svia-
toslaf e Vsevolodsuoì fratelli che poi re-
gnarono sul medesimo trono, oltre ad un
gran numero di signori del paese. Il si-
nodo di Zamoski del 1720, approvato
dalla congregazione di propaga nda^^r/e
e confermato da Benedétto X 1 11 , pone fra
le feste solennizzate da' russi cattolici di
Lituania e di parecchie altre provincie
quella de'ss. martiri Romano e Davide,
la quale si celebra a'a4 luglio, e quella
della traslazione di loro reliquie a'a mag-
gio. I russi cattolici di Lituania e di Po-
lonia non fanno la festa dì alcun altro
santo moscovita fuori de' ss. Romano e
Davide martiri; ma i moscoviti ed ì russi
oltre questi eziandio onorano diversi al-
tri santi nazionali, che fiorirono e furono
posti nel calendario prima che la Russia
abbracciasse Io scisma : con Butler ne
rammentai i principali a Mosca.
ROMANO, Papa CXVII. Da Monte
Fìascone ( f^.), o piuttosto do Gallese{ V.\
come vuol provare il p. Nardi nella sua
vita, inserita nella Storia de'Ponleficiy e
comesi legge nella Cronaca di Ravenna^
presso Muratori, Script, rer, Italie, t. i,
par.i, p. 578. Cardella nelle Mem, stor.
de* cardinali^ lo dice di patria romano,
col Platina, e cardinale prete nel ponli-
ficatodì Ste&no VI.Fu figliodi Costan-
tino, fratello di Papa Marino I o Mar*
ROM
tino ir(F.\ e perciò DÌpote di quertl
il Sigonio ancora lo dice uipole dd 1
desimo per fratello. Venne detto P>
a' 17 settembre deir897. Dioonoale
come Platina, Panvìnio, Ciaooonio^S
nio e altri , che abrogò le cose iàtic
Stefano FU suo immediato predcee
re, contro roltimoPapaFbrmcMD,dl
era stato amicissimo; magli scrìitorìc
temporanei di ciò non parlano. Covi
4 mesi e 23 giorni : però Sandini, f
PonLy dice 32 giorni, seguendo Floè
do, De Romanis Pontificibus. Morì
8 febbraio deir898, e fu sepolto in
ticano. Vacò la s. Sede 3 giorni. Ak
erroneamente crederono Formoso e
mano antipapi, come li chiama Dot
ne Dittici p.i 1, parlando delle loro
le riposte nell'archivio della chiendi
ron ne, essendo formata la carta in cu
rono scritte di foglia d'alga marìoi, 1
giunco boga che sì produce nelle p
di Roussillon; altri pretendono die s
di papi 1*0, o bombace, o scorsa d'alb
ROMANO, Cardinale. Prete ddl
lo di Tigrìdeo di s. Sisto, che altri e
mano Romolo, fiorì sotto s. GelasioI
.492, e fu spedito legato della s. Sd
vescovi della Marca , per estingoerc
errori che nel Piceno spargevano ip
giani, intorno alla divina grasìa.
ROMANO, Cardinale. ArdprcU
titolo di s. Pudenziana, cheioterfen
concilio neir 853 tenuto in Roms 1
Leone IV.
ROMANO, Cardinale. Prete dd
lo de'ss. Gio. e Paolo, che trofad a
scritto al concìlio suddetto*
ROMANO, Cardinale. V. Btt
Papa.
ROMANO , Cardinale. Dìaooac
sottoscrisse un privilegio da Benedstt
concesso al capitolo di Firenxe.'
ROMANO, C^£;;i>r^/e.Deiroidii
preti e del titolo di s. Clemente , fi
sotto Alessandro II dell 061.
ROMANO, Cardinale. Diacono
Maria in Portico, Gi*eato da Pàsqui
ROM
JL del 1 0991 che poi seguì le patii d'Iooo*
^ oeo7.o II contro l'antipapa Anacfeto l\,e
^ con lui passò in Siena e poi in Pisa. Fu
^ arcidiacono di s. Chiesa, intervenne alle
^ elezioni di Calisto II» Onorio Ile Inno*
^ censo li, e ne sottoscrisse le bolle. Dopo
n 35 anni di glorioso cardinalato, mori do-
^ pò il 1 1 34*
^ ROMANO. Cardinale. Pretedel tito-
^ lo di s.Prisca, fiorì sotto Pasquale II del
y j 099, fu al concilio di Laterano nel 1 1 1 2
^ contro le investiture ecclesiastiche, e sot*
• loscrisse pure |a bolla di detto Papa pel
t irescovo di Marsi, a'25 febbraio 1 1 15.
ROMANO, C^zr^ft/i^/e. Suddiacono di
s. romana chiesa, che nel 1 1 23 sottoscris-
se la bolla di Calisto II, in favore delmo*
, inasterò dì s. Remigio di Provenza.
^ ROMBANO, Cardinale, Diacono dis.
Lucia in Septisolio o Selcì,Qel mano 1 1 59
. Adriano IV lo annoverò al s. collegio ,
indi fu impegnatissimo sostenitore del
successore Alessandro III, la cui elezio*
ne coi colleghi partecipò all'imperatore
Federico I.
' ROMANO, Cardinale. Forse anche
chiamato Roberto, Clemente III nel set*
lembrei 190 lo creòcardinale diaconodi
s. Teodoro, e poi avanzò nell'ordine dei
preti col titolo dis. Anastasia. Dopo a ver
segnate molte bolle di tal Papa e di Ce-
lestino III, alla cui elezione ebbe parte,
morì dopo il 1 1 93.
ROMANO, Cardinale. V. Bonaveit-
TURA Romano.
ROMARICO (s.), abbate di Remii*e«
mont. Prìncipe del sangue reale, fu alle*
'vato alia corte di Teodeberto re d'Au-
strasia, ove coprì ragguardevoli cariche,
e seppe praticare le virtù cristiane in
mezzo alle grandezze. Ebbe a soffrire del-
le persecuzioni, e fu esiliato. Venne poi
richiamato, e gli furono resi i suoi beni,
di cui era stato spogliato. Essendosi poi
deciso di segregarsi dal mondo, distribuì
una parte di sue sostanze ai poveri, ed
impiegò il rimanente nel fondare un dop-
pio monastero per uomini e per donnei
ROM I o 3
nel suo castellodi Abeod, posto sul mon*
te dei voghesi in Lorena. Questo mona-
stero, conosciuto sotto il nome di Remi*
remont, si sottopose alla regola di s. Co«
lombano,ene fu i.**abbates. Amato mo-
naco di Luxeul. Il santo fondatore volle
vivervi da semplice religioso; ma dopo
la morte dis. Amato, fu costretto a pen-
derne la condotta, circa il 627. Governò
per lo spazio di 26 anni i due monaste«
ri, con dolcezza e carità mirabili, facen* •
dosi esempio ai suoi religiosi nell'osser-
vanza della regola, e nelle austerità della
penitenza. Si colloca la beata sua morte
nel 653, ed e nominato nel martirologio
gallicano e nel romano il dì 8 dicembre.
ROMOLDO (s.), vescovo e martire.
Anglo-sassone di nascita, non del sangue
reale di Scozia, come hanno detto alcuni
martirologistì di Fiandra. Rinunziò fino
dai suoi piùveixi'annìalle vanità del mon*
do, per abbracciare la povertà volonta-
ria, e santificando i suoi studi colla pre-
ghiera ecolla meditazione, si avanzò sem*
pre più nelle vie della perfezione. Acceso
di zelo per la salute delle anime, si risolse
di passare nella bassa Alemagna, per pre-
* dicarvi la fede agl'idolatri. Si recò prima
a Roma, ondericevei*e la sua missione dal
sommo Pontefice, ed avutane la benedi-
zione, andò nel Brabante, ove convertì
un gran numero d'infedeli nei contorni
di Malìnes, di Lire e d'Anversa. Egli as-
sociossi alle fatiche apostoliche di s. Vii*
librordo, e fu consagrato vescovo regio-
nario, cioè senza nessuna sede stabile;noa
essendo provato ch'egli sia stato vescovo
di Malines,come alcuni pretesela). Soven-
te inteiTompeva le funzioni del suo mi-
nistero per ritirarsi nella solitudine, ove
fu assassinato ai 24 di giugno 775 da due
scellerati. Il suo corpo fu gettato in un '
fiume, ma venne miracolosamente sco-
perto; ed in appresso le sue reliquie Ai-
rone deposte in una chiesa del suo nome
a Malìnes, che lo onora come suo patro-
no ed apostolo. Trovasi ne'Bollandisti u*
na lunga serie dei miracoli di s. RomoI-
io4 ROM
do, e la sua fetta è segnata il i .^ di Iu«
glio.
ROMUALDO (t.), institutore de' Ca-
maldolesi. f^.CAMALDOLBSi congregazione
monastica, Camaldolesi eremiti di Tosca-
na , Camaldolesi eremiti di Monte Co-
rona, F ABBI AVO, Jesi, Rayenka.
RONCAGLIA. Vedi i¥0l. Lll,p. a53,
LVII, p. 19, non che Plauto e Imfbba-
TORE.
RONCIGLIONE, Roncilio. Città del
distretto e delegazione apostolica di f^i»
terbo, nella diocesi di Sutri e Nepi, dello
stato pontificio, situata in colle con bor-
ghi, in piacevole situazione, donde si go-
dono pittoresche vedute, anche della pro-
fonda sottoposta valle, essendovi ne'din-
torni tetre caverne scavate nel masso tu*
feceo. La città viene divisa in Rouciglio-
ne vecchio e in Roncìglione nuovo, con
residenza del governatore. Fu già capi*
tale della contea e piccolo stato del suo
nome nella provincia del Patrimonio, e
compresa ne'dominii de Farnesi jCo\ du-
cato di Castro, per cui si chiamava lo
stato di Castro e Ronciglione. Nel seco-
lo passato la 4*' provincia dello stato ec-
clesiastico si componeva del ducato di*
Castro, della contea di Ronciglione, e del
castello di Caprarola (F,), E distante
da Roma miglia 34» ed è la i .' città che
dalla Porta Flaminia s'incontra per an-
dare a Firenze, laonde per la vicinanza
le furono pressoché comuni i destini e
le vicende di Roma, come di Castro, E*
bagnala al nord per est dal Ricano in-
fluente, del Treia, ed in poca distanza al-
l'ovest ha il pescoso lago Cimi no o di Vi-
co. La strada corriera chela traversa go«
de ivi r aspetto giocondo de' circostanti
fruttiferi colli, mentre alquanto piti lun-
gi in guisa imponente s'innalza la mae-
stosa montagna di Viterbo. Gode puro
cliroa,e l'abbondanza delle acque le por-
ge mezzo di accrescere colle praterie ar-
tificiali r ubertà del territorio. Ampie e
ben lastricate sono le vie, belle piazze,
principalmente la supcriore decorata nel
RON
meizo da vaga fontana del oclebitTi'l
gnola, la quale manda copi<MÌ spruBii
acqua da'diversi emblemalìd gigli &r»
siani. Ivi è la principale chiesa oolkpk
insigne chiamata il duomo (e da aloe
sa*ittorì viene detta conca tuidraledd»
scovo di Sutriy il quale di frequente li»
gamente vi dimora), sotto 1' ia¥0ouioa|
del principe degli apostoli s. Pietro,e(i|
8. Caterina verginee martire d'Alena- 1
dria. Il capitolo si compone della digi
dell'arciprete, di ao canonici e di altri»
.clesiastici. Pio VII col bi^eve Quantm
splendor iSyóe\ agosto 1 8o4» BidL co»
iinualio t. I a, p. 1 g5, concesse all'ira*
prete ed ai canonici , ut loco mp/suttm
coUam siipra rocchetum in perpetmm.
Vi sono altre chiese, ora^rii e sodilsii
come le chiese di s.Maria'della Paoe,(&
8. Sebastiano, di s. Costanzo col corpo £
questo martire, di s. Andrea in Ronciglio'
ne vecchio, di s. Maria del Carmine ddk
monache carmelitanescalze,cx>n bel no*
nastero. Prima vi era il monastero di&
Anna delle francescane del 3.^ordÌDC^i
cui feci parola nel voi. XXVI, p. 193, e
del quale tratta il p. Casimiro da Romi,
Memorie delle chiese e conventi della pn^
cincia romana p. 69, eretto per opera (fi
d. Ostilio Bicciotti vicario generale dd
vescovo: le monache vi enti-arooo nel
1 727, e ne uscirono dopo la a/ invasio-
ne francese ne'primi anni del corrente a*
colo. Al grazioso convento de'cappuocÌDÌ
conduce un ameno passeggio; nella loco
chiesa si ammira il quadro dell' Assunta,
dipinta da Scipione Gaetano nel i58i.
Circa un miglio e mezzo dalla città è l'so*
lica chiesa di s. £usebio,anticanìen te spet-
tante al capitolo di Sutri, indi alla fami-
glia Bramini, ove sono antiche lapidi, el
èin importante posizione. Gli studi vi fio-
riscono nel seminario diocesano in repu-
tazione, con sua chiesa, sotto la discipli-
na del vescovo. Sono benemeriti della
pubblica istruzione i sacerdoti della con*
gregazione de'dottrinari, che hanno col-
legio e convitto, con numerosi allievi. In
ri
ROW
esso y'ì è UDa colonia Arcadica, CismiDa-
Erculea, con accademici che celebrano
pubbliche adunanzee (ratlenimenliacca*
(Icmici, eoo dissertazioni e poetici compo*
iiiinenti.Le maestre pie curano l'istruzio-
ne ed educazione delle (anciulte. I n Ronci-
glioue fiorirono parecchi uomini illustri*
Bonciglione, oltre il palazzo municipale,
possiede buoni fabbricali, alcuni di tufo e
solidi: il castello diroccato presenta avanzi
imponenti.GJi abitanti sono operosa men-
te industriosi, essendo rinomate le sue
fabbriche e opiljcii di ferro, di ottone, di
rame, die producono lucrosa esportazìo-*
ne. Inoltre sono vi utili cartiere, gualchie*
re, mollni; fabbriche di panni, di tessuti
di cotone, di cappelli, di polveri sulfuree,
ed altre. Notai nel voi. XLVI,p. 120, che
uel declinar del secolo passato vi fu bat-
tuta moneta. Sotto i Farnesi in Castro
vi fu la zecca, e si coniarono monete d'ar-
gento, di mistura e di rame, culla figura
di s. Savino vescovo protettore di Castro;
ne tratta Bellini, nelle Dissertazioni. Cve»
de Brocchi che una porzione di massi di
lava, che compongono l'arco d'Alboino
in Pavia, siano da qui slati trasportali
per quella fabbrica. £' capoluogo di go-
verno, e racchiude le comuni di Capra-
rola, Carbognano e Fabbrica.
E senza meno antica l'origine di Ron-
ciglione, poiché Cluverio ritiene che sia
succeduta alla città di Slatonia. Ma il p.
Aimibaldi da Lalera, Notizie sloriche di
Castro e suo ducato, riferisce a p. 1 1 3
che i più vogliono che Slatonia fosse do-
ve poi fu edificato Caslro ; altri però la
dissero duémiglia lontuiiaa tramontana:
era capo della provincia Slatoniese, mu-
nicipio o prefettura come capo di altri
paesi, onde da Plinio sono detti Statonieii'
sts populi. Quanto a Castro, dice Borgia
nelle Memorie p. 1 47> che da Cario Ma-
gno fu donato alla chiesa romana, come
già membro dell'antica Toscana de'lou-
gubardi. Leggo in Bussi, Istoria di Vi-
turbo p. 1 3 j , che avendo Federico II in*
vaso diversi luoghi dcUu s. Sede, ucl 1 243
Rorc io5
i t*omani 000 isquadre di armati si por-
tarono nella provincia del Patrimonio,
disfecero Ronciglione, tolsero violente-
mente agrimperatori Capranica e Vico,
e fatto prigioniero di guerra il conte Pan-
dolfbdiFasanella lo condussero a Roma.
Nel pontificalo di Urbano V e nel iSGg
il senatore di Roma Gentile Varano ri-
dusse all'ubbidienza il duca di Ronciglio-
ne. A p. 2i3 narra Bussi, che nel 1379
avendo Urbano VI spedito l'esercito pon-
tificio nella provincia del Patrimonio,
contro il prefetto Francesco de Vico u-
surpalore delle terre della romana chie-
sa, dopo che le truppe si ritirarono, il ti-
ranno si scagliò sopra i luoghi fedeli al
Papa, ed a' I o settembre si portò a deva-
stare il territorio di Ronciglione, donde
ne recò a Viterbo moltissime robe. Nel
secolo XV Everso conte d'Anguillara oc-
cupò diversi dominii dello stalo ecclesia-
stico, ed il suo figlio Dìofebo prese Ron-
ciglione e Giove. Però Paolo li verso il
1469 ne raffrenò l'ardire, ricuperò Ca-
pranica, Ronciglione, Caprarola ed altre
terre; fece prendere Diofebo e porre in
Castel s. Angelo ove miseramente morì ,
come riporta Cohellio, Notitiap, i45. Di
questo Papa fu celebre archi atro Loren-
zodi Ronciglione. Clemente VII persooo
ducali d'oro concesse al cardinal Alessan-
dro Farnese Ronciglione in vicarialo a
vita sua con poeto redi niendi. Divenuto
il cardinale successore col nome di Paolo
III {V,)y nel 1537 eresse Caslro in du-
cato con parecchi altri luoghi vicini pos-
seduti dai Farnesi, per concessioni de'Pa-
pi e per recenti investiture da lui otte-
nute, quindi unì anche Ronciglione, Ne-
pi, ed altre contigue terre godute simil-
mente in feudo dai Farnesi, al nuova-
mente eretto ducalo,quantunque non tut-
ti i luoghi con esso confinassero. Nel voi.
XV, p. 72 narrai i luoghi perciò da Paolo
III tolti dall'ospedale di s. Spirito, e riu-
niti allo stalo e contea diRonciglione, co-
me pur dissi all'articolo Castro, ove ri-
portai tutta la storia di quaulo vado ad
io6 EON
accennare. Di tutto Paolo HI ne inveifi
il figlio Pier Luigi Farnese e suoi ditoen*
denti maschi» ed in mancanza di questi
anche le feaimine, con riconoscere pi^si*
gnora suprema la s. Sede. I Papi ed altri
sovrani di frequènte passarono per Hon-
ciglione, yì si fermarono e pernottarono:
tanto £ece Paolo III domenica ^4 ■'^■'''^
1 538, preceduto dalla ss. Eucaristia, co*
me leggo inGattico,^c/ac<ifre/7io/t£ti/itf,
p. i8o. Dipoi Paolo 111 Investì Pier Lui«
gi e discendenti anche del ducato di Par»
nia e Piacenza (^.)> altri dominii della
8. Sede. In pit)ce8so di tempo i duchi Far-
nesi per le loro splendidezze molto s'in-
debitarono, formando sul ducato deXuo*
ghi di Monte; poscia coll'autorizzazione
di Clemente VIH, sempre per fondo e so*
lenne ipoteca in &vore de'creditori, crea-
rono due altri Luoghi di Monte Farnese,
cioè sul ducato di Castro econtea di Ron-
ciglione. Essendo ci*esciuto il debito alla
somma di pih centinaia di migliaia di scu«
di, eziandio pei frulli non pagati ai cre-
ditori, né giovando a £irli soddisfare le
accordate proroghe, gli acci*esciuti Luo*
ghi di Monte, e le paterne e reiterate am«
monizioni di Urbano Vili al duca Odoar-
do, il quale anzi per timore di qualche
subasta si rivolse a munire CahIrOjRou*
ciglione e altri luoghi dello stato^ mani-
festando con ciò Tintenzione sua di voler
quietare i creditori; quindi giustamente
sdegnato il Papa, fece marciare le Milizie
pontificie (P^,) a'24 settembre 1 64 1 > co-
mandale dal marchese Luigi Maltei, col
proprio nipote cardinal Antonio Barberi*
ni per legalo aviere. Essi s'impadroniro-
no della rocca di Montulto(del quale parlo
a Roma descrivendo la Comarca), ed a'i3
ottobreanchedi Castro, Ronciglioueesuo
stato,al qualeper convenzione furono con*
fermati i privilegi e consuetudini che go*
deva. In questa gueira che durò qualdie
anno, il duca partì da Parma, ed avendo
passato laRomagna per andalusi ad unire
al granduca diToscana suocognato, giun-
se ad Acquapendeute a cui diede il saccO|
EON
e tornò a Parma, dandosi a oooehiiil
la lega de'principi ìlaliani oonlro il 1
pa, e furono scritti molli libri sopn
ragioni delle parti, che riportai a Cast
Mella guerra perirono moltiasimi, pai
colarmente sudditi pontificii, onde ini
ma si stette in apprensioni d'una soor
ria,perchè gli alleati erano entradoe'a
fini dello stato papale; ed Urbano V
la munì con altre fortificaiioni e Mi
{F,), fabbricando due fbrteue, una se
frontiere di Modena, l'altra su quelle
veneziani ch'erano de'coafedei'aU di
doardo. Fino al 1 644 Urbano Vili rit
ne lo stato di Castro e Ronciglione, in
a mediazione di Luigi XIV re di Fr
eia rimise in possesso il duca con ala
condizioni, stipulate nella pace, della f
le parla ancora Muratori, ma co'modi
liti poco divoti alla corte di Roma.
tanto morì Odoardo,gli successe il fi|
Ranuccio 11, ed il debito aumentaac
pei frutti che non si pagavano, ne! 16
colla sorte giunse a uu milione e 629,7
scudi. Non trovando icreditori ascolto
duca, si rivolsero a Innocenzo X, pef
comegiudice e principe supremo del <
ca, procedesse alla subasta del fondo
Papa fece intimare al duca il pagarne
de'frulti, ma facendo il sordo e noe
tendendo di obbligarsi alle gravene
sciate dal padre, Innocenzo X pubbl
contro di lui i mooitorii. Mentre lec
passavano così, e da alcuni sovrani p
teltori del duca erasi intavolalo un ac
hiodamento, restò attraversato il dise(
per l'assassinio di mg.' Giarda nuovo
scovo di Castro presso Monte Rosi, il q
le obbligato dui Papa a recarsi alla i
chiesa ad onta di tali vertenze, ne n
vittima a' 19 mano i649* Venne fui
nata la scomunica e taglia di45oosc
ai principali uccisori, i capitani Goc
che morì in Soriano, e Zambini che 1
ne giustiziato. Adiratosi giustamente
nocenzo X, fece invadere lo stato di '
stro, e presa per fiime la citta, dai t
dameati la fece diroccare ìntieraiaei
RON
' colla foi tezza, chiede e case, Iraspoi taccio .
' (a sede vescovile ad Àcquapeodeole già
' della diocesi d'Orvieto, e la giurisdizio-
' ne temporale io ValentaDO. 11 Papa se-
riamente fece eziandio inteodere a Ra«
nuccio li, che setfta ulteriori tergiversa*
zioni estinguesse i Luoghi di Monte. ÀI*
lora il duca pensando meglio a'casi suoi,
divenuto maggiore, a inlei*posizione di
Filippo lY re di Spagna e di Ferdinan-
do li granduca di Toscana, ottenne dal
Papa che i feudi devoluti alla camera a-
postolica per sollievo de'monlisti, questa
gli avrebbe comprati soddisfacendo i cre-
ditori, e accordaudo 8 anui \yev redimer*
li. Ad onta del grave dispendio, Innocen*
zo X con istrumento de'7 ottobre 1649
comprò per la camera apostolica lo stato
di Roncigiione, e con altro del 19 dicem*
bre il ducato di Castro; vendita che il
duca solennemente ratificò con atto ro*
gnto in Piacenza a'20 del i65o, eccet-
tuato il magnifico palazzo di Caprarota
col delizioso giardino annesso. Nel 1657
spirato Tottennio, il duca invece di eSet*
tuare la convenuta ricompera, domandò
ima proroga ad Alessandro VII, ma il
Papa in forza de'patti del 16499 dichia-
rò gli stali di Castro e Roncigiione incor-
porati al dominio ecclesiastico, e soggetti
alla costituzione di s. Pio Y, De non in*
fenda ndis , che tuttora giurano i Papi
ed i cardinali, come notai nel voi. LY,
p. 283. Tacque per allora Ranuccio II,
ma essendo poi insorti nel i66a gravis-
simi dissapori tra Alessandro VII eFran»
eia (f^.), ottenne da Luigi XIY, che per
una delle condizioni preliminari alla pa-
ce domandasse Tescamerazione di Castro
e Roncigiione, ed altri 8 anni di tempo
per farne la ricompera, non già in una
sola volta, come ne' patti del 1649, ma
in due. Ricusò sulle prime il Papa, ma
avendo il re per prepoteoiui occupato ^-
vignoneeW contado F'enaisóino^domìtdì
della Chiesa io Fraoda,ed inUodotte an«
che molte milizie nel ducato di Parma e
Piacenza soggetto ai supremo dominio
RON 107
della s. Selle, e nel Modenese per essere
a portata d'invadere tutto lo stato della
Chiesa, fu Alessandro YII nella dura ne-
cessità di concedere quanto si richiedeva,
e fu questo il i.^ articolo firmato nel trat-
tato di Pisa de' 12 febbi*aio i664* In se-
quela di questa escamerazioue, sul valore
della quale non é qui luogo di ragionare,
pochi giorni prima della morte d'Ales*
Sandro YII fu esibita da'minislrt del duca
la metà del prezzo convenuto; ma perchè
l'offerta fu quasi verbale, non avendo re-
cato in moneta che circa la 4*' parte di
detta metà, fu dai ponlificii ministri giu-
stamente rigettata. Nel seguente pontifi-
catodi Clemente IX, ninno a luì per par-
te della corte di Parma rinnovò alcuna
istanza. Indi sotto Clemente X a nome del
duca fu supplicato per la ricompera della
metà degli stati, e che inoltre dichiaras-
se, che non avesse a nuocere d decoi*so
dell'ottennio. Esaminate queste istanze
dal Papa in concistoro, furono ambedue
rigettate; la i.^ perchè non era seguito
il deposito del denaro, la 2.' come con"
traria alla costituzione di s. Pio Y. Ebbe
quindi compimento ib.^ottennio del trat-
tato di Pisa, onde il ducato di Castro e
lo stato di Roncigiione, i quali già dopo
il i.^ ottennio divenuti erano puri e li-
beri della s. Sede, e tanto maggiormente
scorso anche il 2.^, rimasero al dominio
della chiesa romana incorporali e uniti
per sempre.
Benedetto XIII nel 1727 recandosi ia
Viterbo, il 7 novembre giunse in Ronci-
giione, ed ascoltò messa nella chiesa di
s. Costanzo, indi passò nel palazzetlo del-
la camera apostolica, dispensando il cle-
ro ed i priorì oiunicipali dai soliti omag-
gi, perchè viaggiava incognito. A motiva
del tempo piovoso restò a dormireinRon*
ciglione, e nella seguente mattana a ora
i5 partj, ascoltando la omessa nella cap-
pelletta al piano di Yico, ove si fece tro-
vai il vescovo diocesano. Reduce da Yi-
terbo. Benedetto XIII agli 1 1 di detto me-
se si fermò nel incordato palazzetto di
io8 RON
Ronciglioae, e ivi si fermo a oena ed a
pernottare. Si trattenne nel di seguente
in Ronciglione, e nelle ore pomeridiane
partì per Monte Rosi. Tutto si legge nel
II.** 1 6o5 del Diario di Ronia 1727. Que*
sto Papa, considerando i pregi della Ter*
ra di Ronciglione nella diocesi di Sulri
(/^.), per avereessa ungovernatore col ti-
tolo di giudice,cui erano soggette 9 Terre,
Capi*arola,Ganepìua,Vallerano,Fabrica|
Coixsliiano, Castello di s.Elia^ Borglietto,
Jsola Farnese e Vico (de'quali a Viterbo
ed a Vbjo) ; e contenere 56oo abitanti,
una collegiata con arciprete e 1 1 cano*
nici, chiese parrocchiali, 4 cotifeiiti, 7 o-
ratorii con con fraterni te, e 3 ospedali, col
moto- proprio in forma di breve, //t «il*
pre-no, de'28 maggio 1728, BulLRont,
t. 12, p. 280, Teresse in città: >» Ac Ter-
ram praedictam incolas, et habitalores
praedictoscivium nomine decoramus, ita
lamen, ut tunc, et prò tempore existens
episcopus Sutrin in ea residere minime
teneatur, sed Terra hnjusmodi in Civita-
tem sicerecta,cathedrali ecciesiaeSutri-
nen, ut prìus subjecla remaneat. '* Nel
1 782 l'infante di Spagna Carlo Borbone,
comeOglio della regina Elisabetta super-
stite de'Farnesi, e quale erede di essi e
duca di Parma, dièpressanti ordini al con •
te Porta suo ministro in Roma, perchè
gli fosse restituito il ducato di Castro e
io stato di Ronciglione. Clemente XII ri-
pugtiòcostantemeutead accordare il do-
mandato, al che si dichiarò ancora con-
trario il s. collegio, per cui il prìncipe ve-
dendo manifesto il diritto della camera
apostolica, desistè intieramente dall' in-
trapresa pretensione, come alFerma No*
vaes nella Storia di detto Papa. Nondi-
meno ne ritenne i titoli, e divenuto nel
1734 re delle due Sicilie, fra i titoli as-
sunti vi fu quello di duca di Castro e Ron-
ciglione; ed i successori, sebbene il ducalo
di Parma e Piacenza fusse poi concesso
airinfante fratello e discendenti, che an-
cora lo godono, tuttavolta i re delle due
Sicilie conlinuarouo a intitolarsi duchi di
RON
Parma e Piacenia, e di Castro. Perei
poi la s. Sede riteneste tempre il paciBcB
postetso del ducato di Castro e ddlo Ai*
to di Ronciglione,tìobbligaroDoriaipe<
ratoreCarlo VI ed il redi Francia Luip
XV nel trattato di Vienna del 17381
garantirle il perpetuo dominio, come <»•
serva il citato Borgia, avendone tuooei*
sivamente riconosciuto la validità del poi*
sesso i solenni trattati europei. ehe ebbe*
ro progressivamente a celebrarsi. Eia*
citandosi gli abusi feudali anche suCaitn
e Ronciglione e loro stati, Pio VI propo-
se al celebre tesoriere Rttffo il probleni
di trovare la maniera di assicurare odli
sua totalità la rendita camerale profe-
niente dall'appalto di Castro e Ronciglio-
ne, con animo di stendere e aumenttn
l'agricoltura. Allora il prelato con tooh
ma avvedutezza immaginò di dare ades-
(ìteusi perpetua a linea uiascolina, pn*
gressita ne'maschi dell'ultima femmiia
di ciascun enfiteuta, le terre cameralidi
questi due stati, formando 7 enfiteusi dd«
le 6 cancellerie dello stato di Castro, h
7.* dell'altra di Montalto, ed altre 12 od
ducato di Ronciglione; colla condizione
di contratto, che gli enfiteuti ne dattero
altrui le divise porzioni in subenfiteusi.
CoU'appalto generale la camera aposto-
lica non introitava che annui scudi 5o,20o;
coll'eufiteusi venne aumentata la renditi
ad annui scudi 67,200. IMolti di questi
statisti non possidenti, di vennero proprie-
tari liberi. Il Papa restò tanto oonteato
del provvedimento, che ordinò al prdsto
che la stessa operazione enfiteutica si ese-
guisse per le vaste tenute camerali, che
affitta vansi prima colla dogana del Pa-
trimonio, e per i feudi de'corpi morali.
I ronciglionesi in diverse circosta ose die*
rono prove non equivoche di valore, e di
attaccamento al governo pontificio, on-
de si meritarono riguardo e lodi, Etaccon-
tando all'articolo Roma la sua effimera
repubblica del 1798-99, dissi purè che
nel declinar di essa una banda d' aretini
fece sollevare la provincia del Patrimo •
ROW
DIO, e Roncigliooe coi campagnoli, con*
tre i repubblicani francesi dominaloriclel-
la repubblica, i quali comandati da Wal-
lerre assaltarono la città a'28 luglio 1 799,
che difesa con valore e da 8 cannoni, re-
spinse gli atlacclii fino al mezzodì. Ma
i fi-ancesi di fronte, ed i cisalpini sul lato
sinistro, co'Ioro mezzi e numero supera-
rono ogni ostacolo. Ronciglione fu mise-
ramente saccheggiata, e incendiata: vi pe-
rirono Sa abitanti, più dì 100 case furo-
no distrutte, e commessi quegli orrori.che
sono conseguenza disifTatte catastrofi, an-
che per Tendicare i massacri patiti dai
francesi, e loro partigiani detti patriotti.
Per l'operosità de'ronciglionesi, bastaro-
no pochi anni di tranquillità, per ripara-
re a tanto disastro. Si legge nella Narra-
zione del viaggio di Gregorio XVI ^ che
nel ritorno in Roma, reduce da Viter-
bo, martedì 5 ottobre 1 84 1 > passato sotto
un arco trion&le eretto dagli abitanti di
Caprarola sopra un tratto di via del loro
ter ri toriOjcirca un'ora avanti mezzodìper-
venne presso il convento de'cappuccinidi
Ronciglione, i quali aveano innalzato in
istrada un arco di verdura, con plauden-
te epigrafe sulla fronte. Giunto alla porta
della città, il magistrato municipale, as-
sistito da mg.** delegato di Viterbo e dal
governatore locale, presentò al Papa pel
gonfaloniere Antonio Bramini gli omag-
gi di divozione e sudditanza. Accompa-
gnando i pubblici rappresentanti la pon-
tificia carrozza, questa fra le infinite sa-
lutazioni di gioia si diresse alla chiesa col-
legiata, passando sotto altro arco dì h*ion-
fo elevalo dalla città nel mezzo della via
provinciale a foggia di ventaglio, termi-
nando la base in forma di padiglione; era
decorato da 4 statue colossali in atto d'of-
frire corone d'alloro e di quercia, situate
avanti le colonne che lo sostenevano, non
che da due festive iscrizioni. Altra era
sulla porta di detto tempio e del capitolo,
il quale col vescovo di Su tri e Nepi mg.^
Spalletti ivi riceverono il Papa. L'interno
della chiesa venne addobbato con gran
RON 109
lusso ed abbondanza di lumi. Avuta da
rog.*^ sagrista la benedizione col ss. Sa-
gramento, il Papa seguito dalla moltitu-
dine festeggiante, mosse verso il collegio
de' pp. dottrinari stabilito a sua dimora,
e coll'aiuto del comune preparata con-
venientemente, pendendo dalle finestre
dejle abitazioni della città ricchi parati.
AH'ingressoGregorioXVI fu ricevuto dal
p. d. Silvestro G lauda superiore generale
de'dottrinari e a lui carissimo, dal pro-
vinciale p. d. Gio. Maria Chiavassi, e dal
rettore dello stesso collegio e professore
dì fisica d.Bernai*dino Cassini, in unoalla
religiosa &miglia e con buon numero di
convittori. Osservate varie iscrizioni al-
lusive alla sua venuta, poste alla sommità
delle scale e in altri luoghi, il Papa si re-
cò alla loggia nobilmente ornata, donde
compartì l'apostolica benedizione al po-
polo che cuopriva tutta l'ampia e lunga
strada detta di Monte Cavallo: ammise
quindi al bacio del piede la magistratu-
ra, il clero, i carmelitani scalzi, i cappuc-
cini, e gl'impiegati governativi e comu-
nali, insieme ad altre persone. Nelle ora
pomeridiane il Papa consolò di visita le
monache teresiane, e fece loro baciare il
piede. Ritornato al collegio, dalla loggia
ribenedì il giubilante popolo, e dopo ri-
cevuti i pp. passionisti, quivi recatisi col
superiore provinciale dal convento di s.
Angelo, con piacere passò a trattenersi
nell'elegante gabinetto di fisica del col-
legio. Siccome profondo in quella scien-
za,come nelle matematiche, desidcròGre-
gorio XVI che fòsse operalo qualche e-
speri mento; ed ebbe pronto e felice suc-
cesso quello della combustione del fosforo
e della fusione del ferro per la rapida at-
tività dell'ossigeno, seguendone una viva
e abbagliante luce. Si fece pure qualche
esperienza colla macchi naelettrica.il Pa-
pa si dilungò nell'esaminnre minutamen-
te le altre diverse macchine, e quelle in
ispecie che all'eletlro-magnetismo si ap-
partengono, delle quali espose con lucido
sapere gli effetti. Nella sera Ronciglione
no BON
tutta fu vagamente illumioata, ed il Pa-
pa dopo aver benignamente ammesso al-
la sua presenxa e al bado del piede pa«
recchie persone, dalle finestre del suo ap«
parlamento vide un ingegnosissimo fuo<-
€o artificiale disposto in una macdiina,
invenzione dell'architetto ronciglionese
Antonio Moretti, il quale a?ea pure di-
retto Taroo trionfale e al tre opera deco-
rative, fette in sì lieta circostanza. Nella
mattina seguente il Papa, dopo celebrata
la messa, ricevette i vescovi diocesano,
d'Acquapendente e di Civita Castellana,
la magistraluiti, e due sonetti dal p. ret-
tore Cassini in argomento di gratitudine
e venerazione; poi montò in carrozza per
reslituim a Roma, acclamato dal popolo
ronciglionese con divoti ecoitesi evviva,
cui reiterò le sue affettuose benedizioni,
dichiarando a tutti la sua sovrana soddis-
fazione.
RONDININI PaoloEmuio, Cardinal
le. Romano e nipote de'cardinali Zacchia
per canto materno , nato da chiarissimi
e nobili genitori, fatto con successo lo stu-
dio della legge nell'università di Perugia,
dove consegui la lourea di dottore, fu
ascrìtto assai giovane tra'chìerici di ca-
mera, e nell'assenza di Rapaccioli supplì
alla carica di tesoriere generale. Urbano
Vili a'i3 luglio 1643 lo creò cardinale
diacono di s. Maria in Aquiro, poi prete
del titolo di s. Eusebio. liinocenzoX nel
]653 lo fece vescovo d'Asisi, dove nel
1661 celebrò il sinodo, iu cui pi*omulgò
ottimi decreti per la riforma de'costumi,
ed i vi àccolse,ad onta della severa sua eco -
nomia, con isplendida magnificenza Cri-
stina regina di Svezia. Dopo aver lunga-
mente governato la diocesi, con somma
pace e grandissimo vantaggio delle ani-
me, una morte improvvisa Io cólpi iu Ro-
ma nel 1668, nell'età di 5i anni, con fa-
ma di segnalata pietà, dedito alla vita so-
litaria e ritirata, degno del suo grado per
la bontà de'costumi, e per la schiettezza
e sincerità del suo animo. Fu sepolto sen-
za funebre memoria nella chiesa di s. Ma-
ROS
ria sopra Minei*va, nella tomba deW*
chesi suoi antenati, dopo aver oootribà*
to all'elezione di 3 Papi.
ROQUINGH AM. Luogo d'Ingllille^
ra, in cui nel 1 094 fu tenuto un eot»
lio, nel quale fu deciso, che Anielnioa*
«vescovo di Cantorbery non potesKS»
za il consenso di re Guglielmo 1 1 domi'
dare il pallio al Papa Urbano II che m
era stato ancora riconosciuto da quel»-
narca. Labbd t. i o, Arduino t. 6, kt^
1. 1.
RORANO, Roranum. Sede vesooiik
della diocesi dell'Armenia maggiore, soli*
to il cattolico di Sis. Hairabiet, uno dà
suoi vescovi, assistette al concìlio di Sk
Orienf chr, t i, p. i444-
ROSA (s.) di Viterbo, vergine, l!fl^
que da poveri genitorì in Viterbo ■!
I334> efino dalla sua gioTinezsaàtoi-
sagrò agli esercizi dell'oraaione e ddh
penitenza. Vestì l'abito del S.^ordiaei
s. Francesco, e mossa dalle voci del cieh^
si mise a predicare, ed a combattere gii
eretici, molti de'quali ridusse alla fèdee
flirebbedienza del romano pontefice, et*
sendo allora la Chiesa tra vagliata dairiBt*
peratore Federico H. Il Butler, che po-
che notizie riporta di questa santa, dia
che Iddio le diede un'abilità slraordias-
ria per la conversione dei peccatori pi)i
indurati, e ricompensò le di lei emioenlt
virtà col dono dei miracoli. GaociaUii
esilio con tutti i suoi parenti, predisse k
morte diFedericon,e la pace dellaCbien.
Ritornata poi in patria, vi finì dopo due
anni'^antamentei suoi giorni, nel iS.'ìd*
no di sua vita, al 6 marzo I35a: il Bat-
ter dice nel 1261, e segna la sua festi
agli 8 di mai*zo. Il suo corpo Hi seppel-
lito nella chiesa di s. Maria del Poggio^
e dopo 3oanni venne solennemente tra*
sportato nel monastero dis. Chiara, che
poi fu detto di s. Rosa. La sua vita è ri-
portata dai Bollundisli sotto il 4 settem*
bi*e: si possono inoltre vedere le notizie
critico-storiche di questa santa Tei^oe,
pubblicate in Roma nel 1750 dal p. Ad-
il
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ROS
dreucci della compagnia di Gesù, e l'ar-
ticolo YlTEBBO.
ROSA (s.) di Lima, ire]*gine. Nacque
•Lima nel Perù, di stirpe spagnuola, Tan*
no 1 586, e ricevette al sagro fonte il no-
ne di Isabella, ma perii fiondo colorito
del suo volto fu chiamata Rosa. Essendo
ancora fanciulla digiunava tre di della
Settimana io pane ed acqua, e negli altri
giorni cibavasi soltanto di erbe mal con*
dite. Elia si propose per modello nei suoi
esercizi s. Caterina di Siena, ambia mor-
tificazione e il ritiro, ed abborri tutto ciò
che poteva inspirarle orgoglio e sensua-
lità. Le lodi che si davano alla sua bel-
lezza le facevano temere di divenire per
gli altri occasione di peccato,e perciò pro-
curava con ogni mezzo di distruggerla.
Essendo caduti i suoi genitori dallo stato
di opulenza in grande miseria, ella andò
a servire in casa del tesoriere Gonsalvo,
e lavorando assiduamente provvideai lo-
ro bisogni. Per liberarsi dalle istigazioni
di quelli che la pressavano a maritarsi,
si consagrò a Dio nel 3.^ ordine di s. Do-
menico, nel quale praticò per 1 5 anni tut-
ti i rigori della più austera penitenza. Eb-
be a soffrire violenti persecuzioni, e fu tor-
mentata eziandio da aridità e da molte
altre pene interne, con cui Iddio rese per-
fetta la sua viHù, sostenendola e conso-
landola coll'unzione della sua grazia, li-
na lunga e dolorosa infermità le porse
nuova occasione di praticare la pazienza,
e finalmente entrò nella beata eternità
ai i4 di agosto 1617, in età di 3i anni.
I suoi funerali, ai quali assistette l'arci-
vescovo di Lima, furono celebrati colla
maggior pompa. Molti miracoli operati
per sua intercessione, essendo stati giù*
ridicamente esaminati e approvati, Cle-
mente X la canonizzò l'anno 1671,6 ne
pose la festa ai 3o di agosto.
ROSA. Sede vescovile dell'Asia Mino-
re in Siria, nel patriarcato d'Antiochia,
sotto la metropoli d' A nazarbo, eretta nel
V secolo,ch'ebbe diversi vescovi. Vari geo-
grafi sagri chiamano questa sede di Ro-
ROS in
sa, Rosea f ìUiOsos, Rhosui:8Ì può vedere
Rhoso. Al presenteRosa, Roseti, è un ti-
tolo vescovile che conferisce la s. Sede,
laonde nel conflitto di detti scrittori, mi
limiterò a riportare 3 documenti, cioè le
ultime proposizioni concistoriali stampa-
te in Roma per gli ultimi conferimenti
del medesimo titolo. Gregorio XVI, es-
sendo vacante il titolo (perchè V ultimo
che lo portava, Mac-Eachern, Pio Vili
r I r agosto iSagl'avea trasferito a Char'
loUelown),xì€Ì concistoro de'6 aprile «835
lo die a mg.' Francesco A. F. Donnet di
Lione, clie inoltre deputò coadiutore del
vescovo di Nancy, Indi Gregorìo XVI
nel concistoro de' 1 9 marzo 1 837 avendo
trasla tato questo prelato all'arci vescovato
di Rordeaux,che tuttora governa, nomi-
nò vescovo di Rosa fr. AntonioRurbano
agostiniano di Popayan, che die per au-
siliare e suflfraganeo al vescovo di Popa-
yan in America. Per sua morte restato va-
cante il titolo, il regnante Pio IX nel con-
cistoro de'25 maggio 1 85o, ne insignì il
vivente mg.r Giovanni Rocheniski oRo-
chenski di Grabowech nelTarcidiocesi di
Leopoli e di rito ruteno, insieme desti-
nandolo ausiliare dell'arcivescovo di Leo-
poli, Halicia e Kamenec di rito greco ru-
teno unito.
ROSA D'ORO, Rosam auream. Do-
nativo sagro e benedetto solennemente
dai sommi Pontefici, dignitoso e rispet-
tabile pegli alti misteri che rappresenta,
e pei grandi oggetti che simboleggia ;
donativo che i Papi fanno per singolare
contrassegno di particolare divozione a
chiese cattedrali e santuari insigni; di sti-
ma e di paterno affetto, ai cattolici so-
vrani e sovrane, a principi e principesse,
a prodi capitani e personaggi benemeriti
della 8. Sede; ed a repubbliche cospicue
e città illustri egualmente cattoliche. Nei
primi tempi era consueto ne'Papi di por-
tarla nella Chiesa di s. Croce in Geru-
salemme (^.)i e di donarla ai soli Pre-
feui di Roma, al quale articolo ne ripor-
tai Terudizioni relative. Questo distinto,
112 ROS
insigne e decoroso donativo, si fa dai Pa-
pi ai nominati^ in Roma slessa, colle pro-
prie mani o per gii ablegati apostolici; ov-
vero si speclisce agli assenti pei legati a
lettre^ pei nunzi, o per gli ablegati apo-
stolici, con cerenioniale e formalità, tra
le quali vi é quella che talvolta i Papi
depulono commissari insigniti del grado
episcopale per Tatto della consegna a chi
è destinata la rosa d' oro benedetta, nel
qual giorno di solenne inaugurazione so-
glìoftio concedere indulgenza plenaria;
inoltre stabiliscono ì Papi le feste nelle
quali si deve esporre in seguito. In Roma
i Papi donarono due rose d'oro benedet-
te airarcibasilicaLateranense, due al san-
tuario di Sancta Sanciorum, altri dico*
no tutte e 4 al santuario, ma sotto la cu-
stodia de'canonici di detta basilica; quat-
tro o cinque alla patriarcale basilica Va-
ticana; due alla patriarcale basilica Li-
beriana; ed una alle chiese deirarcicon-
fraternità del Gonfalone, di s. Maria so-
pra Minerva, di s. Antonio de' porto-
ghesi ; ma sventuratamente di esse rose
d'oro, per le vicende de'tempi, niuna vi
rimase. Quanto al pregio del nobile e de-
coroso regalo, disse Calisto IH nella let-
tera con cui accompagnò quella che donò
a Carlo VII re di Francia: IVon mwieris
aestìmanda estquantitas^ sed aìiioris sU
gnrfienlionis qualUas interpre landa y co-
me riporta i annalista Rinaldi all'anno
14^7, n.°52. Gli mandò questo dono:
Eli ìgitur accipc pignits et monumentitrn
nostri amorisj aggiungendo: Rosam liane
laetissinia corda suscipej nec et aiiri ful-
gor^ sed con tem piatto Divinae significa*
tionis tentai, E dopo avere esposti i beili
misteri del rito di sua benedizione, con-
chiuse : Ulinani Divinus odori penetret
in tuos sensusy Carissime FiUi. Delle di-
verse forme delle rose d' oro tratterò in
seguito, parlando delle donate. Vari sono
stati i dise^ dum*^ "^ ^^ir "le
naturali, d e,
per quelle e-
se in varie o-
ROS
ro si formava d'un solo e semplice fion^
tingendosi l'orodi rosso per imitare il»
lore naturale di essa; si cessò dal colorir
la quando s'introdusse l'uso di oolloen
un rubino in mezzo alla rosa per resife
la pili preziosa, senza aUerai*ne le q»
lità, ma in seguito fu dimesso questaeD-
stume,come di abbellirla coiialtre^
me che più volle si usarono ; poiepro*
babilmente dopo Sisto IV, si coropoiei
un ramo spinoso di più. rose con froi4
vago e Corito, come ora lo vedianio,ed
in cima una più grande, e tutte di on
puro. Nel mezzo della principale vi è uà
piccola coppa con suo coperchio o lanù*
na forata, dove il Papa nella Iienediiio-
ne pone il balsamo e il muschio, ritoii*
trodotto per imitare la fragranza sosit
della rosa, e pei misteriosi suoi sigaifia*
ti. Egualmente di disegno e forme divc^
se furono e sono, i piedi o basi, tib
sui quali sorge V elegante ramo di roK I
d'oi*o. Tali piedi, o basi, o piedistalEa
fecero tnangolari, o quadrati, o ottagoni
con differenti ornati, decorazioni ebss*
sori lievi, su cui posano i vasi di genlili
forme, dai quali nasce il ramo di roselo
stemma pontifìcio del Papa che fece ftrt
la rosa e la benedì, oltre un'iscrizione, a
suole porre nel piedistallo. Questo e il ti*
so, prima erano come le rose intieramen-
te di oro; poi si fecero di argento don*
to. Dal novero che riporterò delie roa
donate dai Papi, rilevandolo priocipal*
mente da Cartari e da Baldassarri (il i*°
pubblicò l'opera nel 1 68 1 ,il a.^nel 1 709),
e dalle studiose e pazienti mie ricercbe^
si conoscerà che sebbene ogni anno nellt
4.* domenica di Quaresima (^.) il Papa
con solenne rito benedice la rosa d'oro^
nella Camera de* paramenti (/^.), di cui
meglio a Letto dt paramenti (^.)^ oca
sempre ciò fa con una nuova rosa, pas-
sando non poche volte alcuni anni ne'qat-
li il Papa esercita e rinnova la rituale be-
nedizione nella rosa già da lui o dal pre-
decessore benedetta. Circa il valore di
questo nobilissimo donativo^ fu diverso
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ROS
secondo la munificenza de' Papi, e le cir-
costanze econooìiche de'tem pi. Riferisce
il gesuita Baldassarri a p.190, che verso
il .i65o per la rosa d'oro s'impiegavano
Soo scudi d'oro (da paoli 1 6 1/2 a scudo).
Dicesi ciie Alessandro VII ne fece forma-
re una del valore di 1200 scudi, ed un'al-
tra di 800 scudi. La rosa d'oro che Cle-
mente IX mandò in Francia alla regina
e al delfiuOyfu valutata scudi 1600, e il
peso dell'oro era di libbre 8, e vi fu inca-
strato un prezioso zaffiro: il lavoro era sì
fi no, che l'artefice ebbe Soo scudi di mer-
cede. Si narra che Innocenzo XI fece e-
seguire una bellissima rosa d'oro, il qual
metallo pesava 8 libbre e 6 onde, e vi era-
no zaffiri: si adoperò gran maestria in la-
vorarla, onde in tutto ascese al valore di
scudi i4oo. A' nostri giorni per la rosa
d'oro s'impiegano scudi 2000, ed anche
più ; mirabile é poi l'artifizio col quale sì
furmano le rose e le frondi dai nostri va*
lenti orefici. La rosa d'oro si conserva
nella sagrestia poutificia, in conveniente
astuccio.
Origine della rosa doro.
Nel t. 1 9, p. 117 degli Annali delle
scienze religiose^ si legge un sunto della
dissertazione del can. d. Francesco An-
ni vi Ili, in cui si propose ricercare: Quan-
do, da chiy ed in quale occasione dalla
chiesa romana s'incominciasse a benedi-
re la Rosa d*oro. Riprodusse un brano
genuino del mss. che si conserva nel mo-
nastero di s. Croce in Gerusalemme di Ro-
ma, del sermone iuedito di Onorio HI
del 12 16, e recitato da lui in quella ba-
silica, nella ricorrenza della stazione che
ivi si celebra nella domenica IV di qua-
lesima, giorno in cui si benedice la rosa
d'oro; dal qual sermone, tra le altre cose,
secondo il disserente, chiaro deducesi chi
fosse l'istitutore del rito di cui si parla,
ed eccone il tenore. » Hodierna die ro-
manus PontifexconsuevitRosam auream
in manu portare. In qua primo conside-
rare debemus tempus, locum^ et perso-
nam. Terapus quia in media quadrage*
VOL. LIX.
ROS ii3
sima; locum, quia in s. Hierusalero; per-
sonam, quia est suramus Pontifex, suc-
eessor Petri, et vicarius Jesu Christi, qui
est Rex Regum et Dominus Dorainan-
tiuro, qui significatur perRosam. Tem-
pus consideraodum est, quia talis sole-
ronitas ordinata fuit a b. Gregorio in do-
minica quadragesima, prò eo quod hu-
manum corpus suppositum est humanis
infirmi tatibus. " Adunque, dice il disse-
rente, per testimonianza di Onorio III,
questo rito fu introdotto da un Papa di
nome Gregorio, ne può dubitarsi di sif-
fatta testimonianza, perché derivata da
scrittore accuratissimo, il quale sotto il
nome di Cencio Camerario raccolse ogni
mempria che poteva riguardare las. Se-
de. Esaminando in seguito qual fosse il
Papa Gregorio nominato da Onorio III,
ed a cui dà il titolo di beato , il disseren-
te avverte che 8 erano i Papi di questo
nome fioriti avanti Onorio III; che di lo-
ro non ponno essere 'stati né il VII, né
rVIlI come posteriori a s. Leone IX; né
il IH, ne il V, né il VI, non potendosi at-
tribuire ad essi il titolo di ^e^/o, poiché
non sono nel catalogo de'san ti (sul IH non
ci posso intieramente convenire, perché
col titolo di santo viene celebrato da No-
vaes e da altri gravi storici); né finalmen*
te il II ed il IV, dappoiché sebbene egli-
no sieoo scritti nel novero de'santi, non
pertanto é noto che per distinzione si ap-
pellavano o col loi*o numero progressi-
vo, ovvero col titolo d'i giuniori. Per il
che é manifesto, conclude il disserente,
che debba intendersi Gregorio I (eletto
nel 590), chiamato col nome di bealo an-
che dagli antichi scrittori e dai padri, co-
me si legge, infra gli altri, presso s. Pier
Damiano,il lVIicrologo,s. Tommaso, Val-
frido Strabone, eBellarmino. Leggo inol-
tre nel p. Besozzi abbate di s. Croce in
Gerusalemmee poi cardinale titolare del-
la medesima, che avendo nel 1 750 pub-
blicato la Scoria della basilica j a p. 162
dottamente parla della funzione e delle
notizie sulla rosa d oro.e dichiara esservi
8
ii4 Ros
grilli controversia Ira'scrittori, circn To-
lìgìne della rosa d'oro e suo fiinzione.Seb-
bene si anostri istrnìlo deirafTermoto da
Onorio III, e ricordi Topinione di Carla-
ri,che la funzione dovea essere in uso al-
ia (lue del V o per lo meno al principio
del IX secolo, giudica che non si può ri-
tenere che al principio del IX secolo, e
molto meno alla fine del V tal funzione
fusiie in pratica. Aggiunge, che il p. In-
confer, citato da Cartari, negli annali ec«
GÌe«iastici d'Ungheria all'anno 79G, pen-
sa che il co&tuine dì benedire e mandar
In rosa d'oro a qualche principe cuttoli-
cu benemerito di s. Chiesa, possa essere
sbttentrato alla ceremonia, che prima si
praticava dai Papi, di mandarle Chiavi
(/^.) delia confessione di s. Pietro, intro-
dotta ni tempo di Gregorio II odi Gre-
gorio IH, e praticata ancora da s. Leone
III, donde oe seguirebbe che nel IX se-
colo possa essere stata introdotta l'usan-
za di mandare la rosa d'oro; ma come
semplice congettura, egli dice non gio-
yùre a stabilire i' epoca della funzione.
Indi il p. Besozzi riporta altre testimo-
nianze, per le quali vi possa essere qual-
che analogia, tra' rami delle Palme (^.)
benedette, che si mandavano a' principi
nel IX secolo, e la rosa d'oro; ma pure
queste chiama congetture. Riporta poi
l'opinione di Lonigo dotto maestro di ce-
remonie, che riconoscendo antichissima
la ceremonia della rosa d'oro, reputa dif-
ficile trovarne l'origine prima dì s. Leo-
ne IX, e che non era in uso a tempo di
Carlo Magno morto nell'S 1 4- Convenen-
do gli eruditi, come d. Gio. Diclich nel
Dizionario sagro'liniì^ico, che per trat-
tare adequatamente questo argomento
della rosa d'oro, deve preferii-si la Lette'
ra di Benedetto XIV, Quarta vertentis^
de'24 marzo 1 75 1 , suo BulL t. 3, p. 34o,
e nella quale loda la Storia del ricordato
pw Besozzi, me ne gioverò anch' io, laon-
de riporterò altre sentenze sull'orìgine
della rosa d'oro, non potendosi con sicu-
rezza stabilirne il principio, anche per te-
ROS
stimonianza d! Daldassorri, che però 0»
futò il calvinista MorDay^nel suo Ifi*'
ro (Tinif/itità, in cui prelese die UHmi
V fosse autore del rito, contro (atti ii-
contrastabili chevadon raronientare,p
cui la sua asserzione fu eziandio iaps*
guata tanto dall'eleroclosso Ospinw
nella sua Opera dcUe feste, che da Gnt'
sero e valorosamente nel trattato Z>fi^
nedictione, t. 5, cap.40, t 7,cap.6odi
sue Opere. Sono concordi i molti scrìtloi
sulla rosa d'oro, in narrai-e che s. Ltm
IX (/^^) del 1049 ^^' conti di Dapibw-
go della sovrana casa di Lorena, e ga
monaco benedettino secondo alcuDÌ,{Nr
avere i di lui nobili progenitori (ma ad
testo del privilegio presso Cenni, le^
che ne furono fondatori i genitori Ugose
e Heiiwilgdis, ed i fratelli Gerardo e ۥ
gone defunti) fondato in Alsazia nellii&h
cesi di Tulle il monasteix> di s. Croate
passato a lui il diritto sopra lo stesso mO'
nastero, volle dargli l'esenzione, sottopo*
nendolo immediatamente alla s.Sede.Ptt
memoria di questa libertà, gl'iropoie il
tributo e peso di mandare al Papaogai
anno, 8 giorni prima della 4-* domenio
di quaresima, o una Rosa iXoro^ o due
romane oncie d'oro; prò salute animèt
meae, meorumque parentum ibidem in
Christotuo Domino nostro dormienlim:
il qual pagamento si trova eseguito in-
che ne'successivi tempi, ed anco descrìtto
dal citato Cencio Camerario, nel Libro
de Censì della chiesa romana, il cai ori-
ginale è nell'archivio Vaticano, e Man*
tori lo pubblicò nel t. 3,dissert. 69, delie
Antichità d'Italia, Il Lonigo |>er le sue
opere pur lodato daBenedettoX 1 V,einae-
stro di ceremonie sotto Paolo V, narra
che s. Leone IX verso il io5o fabbrìcò
(il suo diploma dice quanto ho esposto)
un nobile m onastero di monache in^tf m-
terga (/^.), allora dominio della s. Sede,
nella provincia di Franconia, ed aveiido
ricevuto il monastero e le monachem^
speciali protectione s, Petri, con esimerle
del tutto dalla giurisdizione deirordìna-
KOS
'} rio, volle che in ricognizione di questo
■ pin vi legio ed esenzione, pftgasseiH) ogni
é anno la rosa d'oro, che adopera il Papa
vi nella 4-" domenica di quaresima. Dal che
i si raccoglie, osserva Besozzi, che se Leo-
il ne IX alia metà del secolo XI obbligò
k Tabbadessa e le monache di Bambei'ga
a mandare la rosa d'oro, questa costu-
manza al più tardi debba essere stala in-
trodotta o alla fine del secolo X o al prin-
cipio del XI. Il p. Calmet, Storia cede*
sf astica e civile di Lorena t. i, lib. 19,
p.io4o, dopo avere riferito la fondazio-
ne del monastero di s. Croce per opera
degli antenati di s. Leone IX, e del tri-
buto da questo impostogli, così scrive:
Tale è l'origine della rosa d'oro, che il
Papa benedice ancor oggi la 4'' domeni-
ca di quaresima, chiamata Laetare^ e che
manda a qualche principe per contras-
segno di stima e di affetto. Ma Benedetto
XIV nel riconoscere il merito letterario
del p. Calmet, non ammette che s. Leo-
I ne IX sia fautore del rito della rosa d'o-
, ro, anzi doversi supporre che il rito fosse
stato qualche tempo prima istituito. Im-
perocphè rileva dal testo del privilegio
di s. Leone IX e riportato dal p. Calmet,
che le parole: Auct factam^sicut fieri so •
Ict^ quanto all'imposto tributo della ro-
sa; e le altre: Consuete parlari in If^ do»
nimica^ dimostrano che il rito era prece*
dentemente introdolto,eche s. Leone IX
solo addossò la spesa della rosa d'oro al
suo monastero, la quale dovea essere in
Boma 8 giorni prima della domenica Z^ac*
tarCy non provando quindi che fu istitu-
tore del rito. 11 dotto Benedetto XIV e*
saminòle contrarie sentenze di alcuni li-
turgici che si adunavano in accademia
avanti di lui, partigiani delle asserzioni
del p. Calmet, spiegando il senso del pri-
vilegio: Che s. Leone IX impose all'ab-
badessa il peso di mandare o una rosa
d'oro bella e fatta, o due oncie d'oro, vo*
lendola esso portare in mano la I V do-
menica di quaresima^ e volendo ancora,
che co^'i si facesse da'suoi successori, il che
1 1 >
ROS
dimostra essere stato r autore di questo ri'
/o. Benedetto XIV dichiarò ingegnosa ta-
le interpretazione, ma non rammise,mas-
sime per la parola consuete^ che non può
significare il tempo futuro, ma solo quel-
lo passato,quindi conchiude: Ciò dà a co-
noscere , aver s. Leone IX voluto, dire e
detto, che essendo stati soliti i suoi pre-
decessori di portare in mano la rosa d'o-
ra la IV domenica di quaresima, voleva
esso portar quella, che dovea trasmet-
tersi dal suo monastero, e che lo stesso
si facesse da'suoi successori . 1 1 critico Gae •
tano Cenni nel t. i delle Disseriazioni
stampate nel 1 778,nella9.'trattò:''Quan-
donam, quoauthore,quave occasione ro-
mana in eccl. usurpa ri coeperit Benedi-
ctio Rosae aurae : quibusque eam Bene-
dictio ritibus et olim peracta sit, et ho*
die peragatur. " Quindi non ^convenne
nel sentimento di Benedetto XI V, ma se-
guì quello del p. Calmet che fece istitu-
tore del rito della rosa d'oro s.. Leone IX,
per le spiegazioni d.ìte alle parole, fìo»
santfactam sicut fieri solete cioè una ro-
sa bella e fatta; ed alle a\{ve^consuelepor-
tariy con premettere a Nobisj et succes»
soribus noslris. Ritenendo perciò, che ivi
non si parli di consuetudine introdotta
nella chiesa romana da alcuno de'Papi
predecessori, ma di consuetudine che co-
minciò in s. Leone IX stesso e continui
sempre ne'successori, come seguì.
Benedizione e rito della rosa d*oro.
Avendo dichiaratocon Benedetto XIV
che l'autore del rito della rosa d'oro é
molto antico, essere stato introdotto mol-
ti secoli addietro, farne menzione s. Leo-
ne IX, come d'un rito prima del suo pon-
tificato introdotto, però non aversi certa
notizia del tempo preciso della introdu-
zione, questo sentimento fu pure abbrac-
ciato dal celebre liturgico Catalano^ nel
pubblicare l'opera delle sagre ceremonie
della chiesa romana, attribuita al Patrizi
e pubblicata dal Marcello, ed esposto nel
lib. I, tit. 7, cap»3: De benedictione /?o-
sae § I, D.^3 e seg.; dipoi però fu pid>«
ii6
ROS
blicata la dissertazione di Cenni, che de*
detenersi a calcolo. Il Pagi nel Breviario
Rom. Poni., nella irìta d'Urbano II del
I o88,avea inclinato a fare autore del ri-
to quei Papa, fondandosi per quella rosa
portata da lui in ^/tger^ e regalata al con*
leFuloone;ed ilMartene, nel trattato De
divinis officiis ^ non porta monumento
più antico per la rosa d'oro che quello
d'Urbano II. Ma Pagi essendo poi venu*
io in cognizione del fatto di s. Leone IX,
nel trattato di Raynaudo, De Rosa Me»
diana a Ponti/ice consecratay con inge*
nuità mutò parere, dichiarando: «SVer^o
haec admittatur narraiio, lue Httit mal*
io anliquior est qiiam credideram; sed
tamen non muUo antes. Leonem IX in»
ducius. La domenica in cui si benedice
la rosa d' oro dal Papa é la IV di qua-
resima,ch1amata per allegrezza Laetare^
qual messaggiei*a eziandio di primavera;
e Mediana per essei*e prossimamentesuc-
oessiva alla metà del periodo quaresima-
le, o perchè precede la settimana di tal
nome come dice Macri: viene detta an-
che domenica Panum e Rosarum, per
quanto riportai ne' voi. Vili, p. 275, 276,
XX, p. i8a, XLIX, p. io4> LI, p. 97^
LVI, p. 123 in tutta la colonna i.* Per-
tanto solo qui dirò, che si dice Laetare^
per l'introito della messa: Lattare Jeru-
salemj parole consolauti allusive all'al-
legrezza del popolo d'Israele liberato dal-
la schiavitù di Babilonia, e tornato nella
sua cara patriaOerusalemme, le quali be-
ne si adattano ad esprimere l'allegrezza
di 8. Chiesa e de'fedelì, che più non ge-
mono come ne'primi tempi gemevano,
sotto le persecuzioni degli ebrei e de'gen-
tili, figurando ancora l'ingresso de'fedeli
nella patria del cielo, facendo la terrena
eco all'allegrezza della celeste Gerusa-
lemme: il vangelo pure è di allegrezza,
perchè rifisrisce la miracolosa moltiplica-
zione de' pani e de' pesci. Anticamente la
metà della carriera quaresimale e la do-
menica Laetare era tempo di onesta ri-
creazione pei digiunanti fedeli| affinché
ROS
prendessero animo e lena a compiere il
resto del rigoroso Digiuno (^.). GliaLìd
rosacei (come sono quelli de'cardinaii,e
di rosso se cade nella fetta della si. Ai*
nunziata)e \eDalmatiche e Tonirelle,»'
no altri segni di allegreziai sul colore r»
saceo si può vedere. Colori bcglbsiastkl
Nel t. 24della Bibtiotecade'Padri,\\ i^
sermone attribuito a Pietro Blesense,»*
segna varie cause a tanta letizia, in oii
domenica di quaresima prossima a quel*
la di Passione (^.). Innocenzo III nel lep
mone sopra la rosa d'oro, dice aver fo>
luto la Chiesa eccitare in questa IV do-
menica i fedeli ad una spiri tuale allegro»
za, per sollevarli da quanto a veano sof-
ferto nelle penitenze e ne' digiuni quut-
simali: m Ne ergo fidelis populus proptcr
asperitatem quadragesimalis ahstinen-
tiae sub continuo labore deGceret, in hoc
Mediana dominicaquoddaoa recreatioaii
solati um interponitur, ut anxìetas teoi*
perata leviussuflèratur. Hodiernumenia
officium totum est plenum laetitiae,totoa
exultatione refertum, totum gaudio cu*
mulatum. "Questa ragione viene ancfae
ampiamente illustrata da Dui*andp,Ai-
tionale Dìv, Offic. lib. 6, cap. Sji da Ce*
sali, De yeteribus christ. ridbus, oap. Si;
da Rocca, Opera t t ,cap. 1 1 : Aurea Rth
say quae regibus ac magnatibus a sum»
mo Ponti fice benedicta in dotto miuim»
tur, quid sibi veUntfj da Quarti, De k-
nedictionibusinparticulari,9ecU 3. Cob'
tinuando la spirituale allegrezza di que-
sto giorno, fu savio e di voto pensiero dei
romani Pontefici l'introdurre il rito della
rosa d'oro, che si unge col balsamo (del
quale e di chi lo provvede parlai ne'vol.
VI, p. i83, XVIII, p. i89,XLVIII,p.
296), sopra cui si pone anche il muschio
per l'odore. Allegrezza che esprìme il Pa-
pa nel benedire la rosa, la cui bella e ooai«
movente orazione riportai in italiano net
voi. Vili, p. 276, in uno al rìto che ese-
guisce assistito dal cardinal 1 .'*Pteie(F.),
Egualmente sono esprimenti divota un-
zione ì versetti che parimenti recita il Pa*
ROS
pa: Flot iste Chrisinm Regem exprimitac
designata qui de se ipso loquitur, dicens:
Egojlos campi, et lilium convalUum. 11
fiore significa allegoricamente il nostro
Redentore, il Fiore del campo, Verbo in-
' carnato che quasi trapiantato dal cielo
'\ in terra, fiH*mò intorno a se un altro E-
^ den o Paradiso (/^.) terrestre, pili deli-
' zìoso che il primo. Aitrum nainque Re»
^ gem non immerito dicilnr denotare, cum
* ad. hoc designandum a Magis figurali'
" ter oblatum fuerit Salvatori, ut per hoc
*' Hex Regum, et Dominus Dominantium
^ ìììonstraretur. Additando l'oro che Gesù
^ Cristo fu Re de'Re, e Padróne de'Domi-
^ nanli, supremo padrone di tulle le cose,
* il che anche si vide nell'oblazione che gli
if fecero i Magi {V), Inoltre il fulgore e la
^ preziosità di tal metallo, onde la rosa è
I composta, adombrano ancora la luce in-
I accessibile in cui abita, secondo la fra-
se apostolica, la sua divina Natura. Si-
gnifica l'odore la gloria della di lui Ri-
surrezione, che fu ed é la spirituale al-
legrezza di tutto il mondo, corine scrisse
Alessandro II! nel mandar la rosa d'oro
a Luigi VII re di Francia: m Odor au-
tem hujus floris Resurrectionis ejus glo-
riam praefigui*at, etc. Sane anfractus, et
climata omnium scelerum foeditate con-
creta tantus odor Dominicae Resurrectio-
nis aspersit, ut nulla pat*s Orbis alienam
se ab odore islo sentiat, vel experlem ,
sed omnes se gaudeant, odore hoc sua-
vissìmo spiriluales nequitias in codesti-
bus jam vicisse. " Ciò era stato -anche
detto prima da Eugenio IH nella lettera
con la quale accompagnò il regalo della
rosa d'oro, ad Alfonso VII re diCastiglia:
M Rosam aureamquam insignum Passio-
nis et Resurrectionis Jesu Chrisli Domini
nostri, Dominica qua cantatur, Laetare
Jerusalem,singulis anaisRomanus Pon-
lifex portai'econsueTÌt,serenitatituae per
veu. fra li*em nostrum P. Sego viensem e-
piscopum prò vidi mustransmittendam."
Già indicai, che anticamente per espri-
mere anche col coloi*e la Passione di Cri*
" ROS 117
sto in questo rito della rosa d'oro, tale
metallo si tingeva con colore rosso, come
chiaramente si deduce dalla citata lette-
ra d'Alessandro II! del 1 163 (onde errò
Cancellieri nella Descrizione delle cap*
pelle, p. 25o, nel dire che nel i a3o s'in-
trodusse l'uso di tingere di rosso l'oro
della rosa,anche per quanto afferma Cen-
ni, che sotto Innocenzo II già erasi ag-
giunte le qualità esterne del fiore, tin-
gendosi l'oro di rosso e aspergendpsi di
muschio, spiegandosene il mistero con
sermone), m Robor autem, quo aurum
coloratum est, et su(rusum,Passionem si-
gnificai l\edemptoris,de quo utique scri-
ptum est: Quis est iste, qui venit de E-
dom tinctis ^estibusde Bosra? Et iterum:
quare rubrum est indumentum tuum,et
vestimenta tua sicut calcanttum in tor-
culari? " Quanto alle spine della rosa,
siccome in questa fu figurato Cristo, egli
gioì e pose tutte le delizie nelle spine dei
patimenti e in quelle cui fu coronato. Le
spine sono inoltre spiegate per simbolo
del digiuno, al quale succedono le feste
della risurrezione, vera nostra felicità per
la compita redenzione, poiché nella rosa
si crede adombrata la felicità eterna.
La sagra funzione della benedizione del-
la rosa d'oro venne esattamente descritta
dal Patrizi e pubblicata da Marcello, nel
citato Rituum ecclesiastìcorum (ceremo-
niale che fieramente combattuto da Pari-
de de Grassis,come notai nel vol.XXXlX,
p. 55, quel ceremooiere indusse Giulio
11, Leone X, e Clemente VII di ungere
la rosa d' oro col Crismaj ma Paolo III
rimosse questo uso, onde non si può dire
pili consagrazione, come si dissedelle ro-
se segnale col crisma), colla orazione con
cui si benedice la rosa d'oro, ed ove pu-
re è detto che si unge la medesima col
balsamo ( Cencio Camerario neW Ordine
Romano XII, n.^^i 7, diceche fu aggiunto
nel secolo XII), che sopra vi si pone il mu-
schio trituratp (il quale si adopera anche
ne'suoi riti dalla diiesa greca^ essendo il
muschio una di quelle specie,ic quali com-
i»8 KOS
pongono il sagro unguento o Crisma :
negli antichi vìì'ì de Possessi de Papi ^ V,^
vi enti ava il muschio), ed il tutto si asper-
ge coli' acqua benedetta e s' incensa. Si
fu uso dei muschio, del bidsamo e dell'in-
censo, co' quali viene significato il buon
odore di Cristo, che i fedeli debbono ren-
dere colle loro opere edificanti. Si un*
geva col crisma, per significare la carità,
virtù fra tutte le altre la più nobile. Si
asperge e benedice con l'acqua santa, es-
sendo questo un elemento, col quale sono
stati da Dio operati molti prodigi, s\ nel-
l'antica che nella nuova legge. Altri mi-
steri della rosa d'oro benedetta, li ripor-
ta Sarnelli, Letlert eccles. l. 6, lett. 11 :
Della rosa d' oro. Molti erroneamente
crederono contemporanea l' istituzione
del rito della rosa d' oro^ e la sua bene-
dizione, della qualeniuna menzione fan-
no gli Ordini Romani pubblicati da Ma-
billon nel Museo Italico. Martene , De
antiquitate eccL discipl,^ fa autore del-
ia benedizione Innocenzo IV del 1243,
fondatosi nella sua vita, in cui si legge :
Primus Rosani auream solemni caeremO"
niaj ac r liti benedixit, eamque canon icis
s, fusti hospitibtis suis Lugduni dono de-
dit. Ma pagi nei già nominato Breviario^
nella vita d'Innocenzo IV, n.**28, grave-
mente dubita della fede dell'autore, non
ritrovandosi fatta di essa benedizione me-
moria néiV Ordine Romano di Pietro A-
melio, sagrista d'Urbano V del 1 362. Si
può vedere Francese' Antonio Mondelii:
Se Innocenzo IV sia stato il primo che
abbia istituita e benedetta la Rosa d'o-
ro, e qual sia dello Stocco d'oro C orìgi-
ne? nelle sue Dissert. ecclesiastiche pav,
2, p. 55, Nel principio del secolo XV fu
introdotto il rito della benedizione, al di-
re di Benedetto XIV : Cancellieri in ve-
ce, con Cenni afierma, ch'è posteriore a
Nicolò V morto nel 1 45» 5, e che la i .* vol-
ta in cui fu nominata la benedizione è nel
ceremoniale o Rituum suddetto. Osserva
pertanto Cenni, che siccome il vero au-
tore di esso Patrizi^ era stato maestro di
KOS
ceremonìe 20 anniquando neli4B5 bi ri-
tirò a Siena a compilarlo, e dicendo che
scriveva quanto nel suo uflizio avea ve-
duto, chiamando consuetudine la bene-
dizione della rosa d'oro; cosi gli fece cre-
derne autori o Calisto Il 1,0 Pio 11,0 Pao-
lo II : concludendo , che il rito della be-
nedizione nacque dopo la metà del seco-
lo XV, quindi prima di tale epoca le ro-
se d'oro non erano state benedette. Ag-
giunge, che l'eruditissimo Lonigo dichia-
rò, che anticamente la rosa d'oro non si
benediceva, ma si stima cosa buona di far-
lo,perchécosì viene ricevuta con maggiore
riverenza,da quelli a cui si manda osi do-
na. Giulio II nella lettera a Guglielmo ar-
civescovo di Cantorbery,a cui mandò la
rosa d'oro da presentarsi a Enrico Vili
re d'Inghilterra, scrisse: Mittimus nwtc
ad eum Rosant auream s, chrismate (al-
lora adottato per quanto ho riferito ) r/e*
li butani , et odorìfero musco a^persaniy
nostrisque manibus, de more romanonun
Pontificum j benedictani. Presso Cartari
trovasi unbrevedi Leone X, che accom-
pagna la trasmissione della rosa d'oro al
duca di Sassonia, in cui nuovamente si
parla della benedizione: Sacratissinuiin
auream rosani IV dominica s, quadra^
gesimae a Nobis Chrismate sancto deli'
butam, odoriferoque musco aspersam,
cum benedictione apostolica, ut vetus est
consuetudoj aliìsque sacris adhibitiscae-
rimonis consecratam. Laonde tali Papi
fecero chiara menzione della benedizione,
eome tuttora si eseguisce, parlandone co-
me d'una consuetudine antica, e però non
sembra improbabile il dire, che la benedi-
zione fu introdotta nell'accennato tempo
e avanti di Giulio II deli5o3 e del suc-
cessore Leone X, che s'indussero a farla,
per rendere sempre più augusta e di vota
la sagra funzione; tutto venendo santifi-
cato col salutare segno della Croce, col-
ia Preghiera, e colla Benedizione, 11 Ca-
talano è di parere che il balsamo e il mu*
Schio furono coevi all'istituzione della rosa
d'oro^ ma essere più recente la benedizio-
KOS
ne, che di essasi fa colle pi*eciy coll'us()er-
sione deìVacqua santa e coli 'incenso, ri-
ferendo tutta la benedizione al tempo
suÌQdìcato.Ne'dÌTersi luoghi citati del mio
Dizionario descrissi l'antica funzionei co-
me l'attuale, nondimeno per l'importan-
za dell'argomento aggiungerò qualche al-
tra erudizione, ed incominciando dai ri-
lì antichi, dirò col p. Besozzi. ì^t\ Palliar'
chic Lateranense (^.), apparato il Papa
e ornato colla mitra preziosa, in Camera
(^.) dal camerario o Camerlengo (F',)
gli veniva presentata la rosa d'oro, genu-
flesso e baciandogli la mano, e dal sagri*
sta il musco e il balsamo; quindi unodei.
cubiculari teneva la rosa finché il Papa
"VI avesse infuso l'uno elaltro, e dipoi la
ripigliava e tenendola colla mano man-
ca per poter colla destra benedille il po-
polo, a cavallo si recava nella chiesa di
8. Croce in Gerusalemme (qual figura del-
la celeste Gerusalemme, disse Innocenzo
III), e vi cantava messa. All'introito, al
Confiteor^ all'incensazione, il Papa dava
la rosa d'oro al cardinal diacono, indi la
ripigliava e la riteneva finche non avesse
compiuto il sermone (sul pulpito, dico-
no Piazza nel Menologio^e Sedevano nelle
Memorie) o discorso sui pregi misteriosi
e morali del colore e odore della rosa; di-
poi passava a dire qualche cosa sul van-
gelo corrente (circa il sermone, questo ri-
cordarono Benedetto canonico nell'Ordi-
ne Romano XI, scritto prima del 1 143;
e quelli del cardinal Giacomo Gaetaui ni-
pote di Bonifacio Vili , e del nominato
Pietro Amelio, il quale avverte che era
divenuto arbitrario, e andò poi adatto in
disuso. Pio II del i4S8 eloquentissimo,
sermoneggiò sopra la rosa, secondo l'an-
tico costume; ma il libro Rituus non fa
parola del sermone). Se il Papa sempli-
cemente assisteva alla messa, non predi-
cava, ma teneva sempre la rosa, fuorché
quando era genuflesso in mezzo all'altare,
quando si faceva l'elevazione, e mentitesi
diceva Laetatussum, Nel ritornare al pa-
lazzo Lateranense, il Papa cavalcando te-
KOS 119
ueva la rosa in mano, e nel discendere
la donava al Prefetto di Roma. Quando
poi il Papa non interveniva , il chierico
più giovane la portava sull'altare, e fi-
nita la messala riportava al Papa. Pen-
sa il p. Besozzi, che la funzione regolar-
mente si fece in detta suachiesa, quando
i Papi risiedevano in Roma, ma dopoché
essi andarono in Avignone, istituite ivi le
Cappelle pontificie [F,) ossia la celebra-
zione di moltissime sagre funzioni nella
cappella del palazzo apostolico, essendo-
si interrotta la costumanza di recarsi al-
le chiese di Roma e alle stazioni, nel ri-
tornare in Roma continuarono l'uso in-
trodotto in Avignone, e conseguentemen-
te lasciarono di portarsi in s. Croce in
Gerusalemme per la funzione della rosa
d'oro (tranne Sisto V che ne avea rista-
bilito l'uso), che si fece nella cappella pa-
latina, e la benedizione nella camera dei
paramenti come in Avignone. Nella cap-
pella pontificia anticamente, oltre il pa-
fiotto ed i paramenti rosacei^ in questo
giorao di tal colore erano la coltre del
trono, i baldacchini e i pendoni, ovvero di
colore rosiuo, non che la sedia, il faldi-
storio ed i cuscini. Inoltre rimarcai al-
trove e meglio dirò poi, che talvolta in-
contrandosi la IV domenica di quaresi-
ma colla festa della ss. Annunziataci Pa-
pi nel recarsi a celebrarla nella Chiesa'
{li s. Maria sopra Minerva, nella sagre-
stia o camera de' paramenti bcnedirono
la rosa d'oro, e poi la portarono in chiesa
e fecero collocare sull' altare maggiore.
Anzi noterò ancora, che Nicolò V essen-
dosi coronato a' 1 9 marzo 1 447i ^^ cui ri-
correva la IV domenica di quaresima ,
dopo la funzione da s. Pietrosi portò con
sontuosa pompa pel solenne possesso , a
cavallo e tenendo la rosa d'oro in mano,
alla basilica Lateranense, preceduto dal-
la ss. Eucaristia ( F,y Rosam auream in
manu habetPontifix sinistra, dextera pò-
puh se hencdicere innuit» Parlando Be-
nedetto XIV nell'enoomiata sua Lettera
della benedizione ^ come viene prescrit-
I20 ROS
ta dal libro Rltuum , narra che dopo la
beoedizìotie Dell' andare che fa il Papa
dalla camera de' paramenti alla cappella
(l'anticamera de'paramenti, almeno neU
le principali funzioni, era quella dove ora
assumono i Papi gli abiti sagri quando
recansi a pontificare nella basilica Yati«
cana, e meglio descrissi a Palazzo Vati-
CANo; perciò per andare nella cappella Si-
stina e in Sedia ge^Wor/^i, doveano tra-
passare le sale ducale e regia, ov' era il
popolo), porla nella mano sinistra la ro-
sa, benedicendo il popolo colla destra, ed
avverte del divario avvenuto in lui. Dice
pertanto, di essere andato dalla camera
alla cappella, per assistere alla gran mes-
sa (cantata da un cardinale prete),e di a*
ver fatto collocare la rosa sopra l'aitare
(si pone al modo detto nel voi. Vili, p.
276); ma nell'andare alla cappella non
l'avea portata nella mano sinistra, bene-
dicendo colla destra, avendola fatta por-
tare innanzi a lui (jujcta solii um)òa un
Chierico di camera j imperocché, aggiun-
ge, essendosi da qualche tempo in qua in-
trodotto l'uso di collocare la rosa d' oro
benedetta sopra un nobile e grande pie-
distallo, non v'è uomo per robusto che
sia, che la possa portare nella mano si-
nistra, e benedire colla destra, richieden-
dosi l'aiuto d'ambedue le mani per po-
terla portare. Tuttavolta tre contrari e-
sempi riprodussi nel pih volte citato voi.
Vili, p. 276, ove descrissi questa funzio-
ne e cappella. Il i.° lo die il suo imme-
diato successore Clemente X ni neh 759,
nella festa della ssi Annunziata, in cui ri-
correndo la IV domenica di quaresima,
nella sagrestia di s. Maria sopra Minerva
benedi la rosa d'oro, quindi l'ultimo chie-
rico di camera in cotta e rocchetto , in-
nanzi la croce papale portò la rosa d'oro
sino all'altare del ss. Sagramento, espo-
sto nella i.^ cappella della chiesa dopo u-
sciti dalla sagrestia. II Papa dopo avere
adorato il Venerabile ascese sulla sedia
gestatoria, prese in mano la rosa d'oro
dal cardinal i ^ diacono, cui l'avea data ri
ROS
chierico di camera, e si condusse all' al-
tare maggiore , ove fu collocata e restò
per tutto il temp9 d^lla messa; indi la ro-
sa fu data al chierico di camera , che la
consegnò al cardinal i .° diacono, dal qua-
le il Papa la riprese e portò nel ritorna-
re in sagrestia . Tanto ricavai nel n.°65 1 o
del Diario di Roma di detto anno. No-
terò , che quando il Papa porta la rosa
d'oro, il chierico di camera destinato al-
la medesima, precede la croce pontificia,
come avesse portato la rosa benedetta.
Nel 1 770 essendosi incontrata la detta fe-
sta nella medesima domenica. Clemente
XIV come il predecessore insolennissima
cavalcata andò nella stessa chiesa, e be-
nedetta la rosa d' oro, la portò in mano
tanto nell'andata che nel ritorno dal prin^
cipale altare, egualmente in sedia gesta-*
toria, come si può riscontrare nel n.^8 1 48
del Diario di /fornai 770. Il Papa Leo-
ne XII, per essersi nel 1827 rinnovalo il
caso che detta festa cadesse nella dome-
nica LaetarCy benedì la rosa d'oro nella
sagrestia della Minerva, ed in sedia ge-
statoria pareva che colla mano sinistra
reggesse la rosa d'oro, e colla destra an-
dava benedicendo il popolo, deponendo-
la arrivato che fu all'altare maggiore, sul
quale la collocò il vescovo sagrista (in sua
mancanza supplisce un maestro di cere-
monie, i quali poi dopo la messa laricon*
segnano al chierico di camera), restando-
vi per tutto il tempo del s. Sagri Ozia
Terminato che fu, il Papa riprese la rosa
d'oro colla mano sinistra, continuò col-
l'altra a benedire il popolo, finché la de-
pose giunto innanzi la porta della sagre*
stia. In questa circostanza, e forse altret«
tanto si sarà fatto nelle altre volte, si le-
vò dal vaso il ramo della rosa d'oro, ed
il foro del gambo s'infilò nel perno stabi-
lito sul bracciuolo sinistro della sedia ge-
statoria, laonde tenendovi Leone XII la
mano sembrava che la reggesse. Tanto
vidi coi miei occhi, essendo alla funzione
col cardinal Cappellari. Divenuto que>ti
Gregorio XVI, a'2 5 marzo 18 38 praticò
KOS
il simile nella cappella della ss. Aonun-
»ata in detta diìesa, in cui per essere do-
menica Lattare benedi la rosa d'oro, ed
iofàcevn parte della fuuzione.Inoltre nella
oieoiorala mia descrizione di questa fun-
zione osservai, che Clemente XII per im-
potenza benedì privatamente la rosa d'oro
nelle. sue stanze, in tutti gii anni del suo
pontificato, in cui 9 volte occorse la I V
domenica di quai esima. Dissi pure, che
per infermità Pio VI labenedì nella cap-
pella segreta, e quando andò a Vienna,
non potendo aver luogo la benedizione
della rosa d'oro, tuttavia fu esposta l'an-
tica nella cappella che celebrò il sacro col-
legio. Del resto, il Papa fò ora la fun-
zione della benedizione nella camera dei
paramenti del palazzo apostolico, o nella
sagrestia della Minerva se ricorre la sud-
detta festa, nella messa della quale in vi-
gore del decreto dìBenedetto XIV si canta
quella della Mudoiuìa,colla commemora-
zione e il vangelo infine della domenica
Laetarej il prefuzio pure è della Madon-
na. Vestito il Papa de' sagri paramenti,
un vescovo assistente al soglio gli presen-
ta e sorregge il libro colla formola della
benedizione, mentre altro sostiene la can-
dela accesa. In cappa 4 votanti di segna- '
tura sono destinati all'incensiere e navi,
cella , al secchietto dell' acqua santa , al
tondino col vaso del balsamo, ed a quel-
lo col vaso del m uschio, ambedue cui cuo-
chiarini. Allora il chierico di camera in
ginocchio sostiene la rosa d'oro, eh' era
stata collocata tra due candellieri con can-
dele accese sopra una mensa. Dopo che
il Papa ha recitata la detta formola, il
cardinal i.° prete o chi ne fa le veci, gli
presenta l' incenso che il Papa benedice
(mg.^Dini opina che debba benedirsi do-
po il muschio), indi gli somministra il cuo-
chiarino cum osculo, mentre il votante
genuflesso tiene il balsamo; quindi viene
l'altro col muschio, ed il cardinal ripete
il fatto pel balsamo. Dopo che il Papa
Ila messo nella rosa principale il balsamo
e U muscfaiOi la benedice coll'acqua san-*
ROS 121
ta, ricevendo l'asp/ersorio dal cardinale,
e tenendo il secchietto il volante; poscia
quello dell'incensiere lo presenta al car-
diuale, che consegnatolo al Papa, questi
incensa la rosa triplici ductu. Tutta la
funzione segue avanti la croce pontificia
sostenuta da un uditore di rota. In cap-
pella il chierico di camera siede alla si-
nistra dell'uditore di rota ministro della
mitra. Dice il fialdassarri nel cap. a, es*
sei*e proprio solamente del romano Pon-
tefice il benedire la rosa d'oro, come gli
Agnus Deij che non si sono mai ingeriti
i vescovi in questa benedizione; che s'e-
glino volessero praticarla si potrebbe loro
vietare dal Papa ; che questi ad essi non
l'ha proibito, perchè niun prelato ardj a*
doperarvisi; dimostra in fine,che né posso-
no, ne debbono consagrare (dovea dire
ungere, pel balsamo che vi pone e benedi-
ce) la rosa d'oro.Giò non pertanto,trovo in
Bovio: Lapida trionfante nella fondazio"
nedis. Lorenzo in Z?a'7ia^o,p.294,che Ur-
bano VI II spedì a Parigi nel 162 5 per suo
legatoci latere il nipote cardinalFrancesco
Barberini y dove benedì la rosa d'oro e la
presentò a nome dello zio alla regina d'In •
ghiltcrraEnrichetta, che poi comunicò col
re di Francia Luigi XI 1 1 suo fratello nel di
dell'Assunta, tornando in Roma nel 1 62 S
stesso; ma Cartari a p. 14^ riporta diverse
testimonianze, anche del contemporaneo
Ricci,dalle quali è chiaro,che Urbano V li [
nella domenica Laetàre dell'anno santo
1 625, bened\ in Roma la rosa d'oro, e dal
cardinalelafecepresentarealla regina con
un breve apostolico, in cui chiamò la rosa;
^Sacrum munus pontificiaecharitatis".
Donativi delle Rose d*oro, poi benedette,
fatti dai Papi. Notizie stdleloro diverse
forme e valore j e delle indulgenze con-
cesse nelle loro esposizioni, nel di del*
V inaugurazione. Legati a latere, nunzi
apostolici, ablegati apostolici e altri, dc'
putati a presentarle nel pontificio no*
me, con diversi ceremoniali.
Le rose d'oro furono dai Papi regala»
te a illustri principi e benemeriti perso-
122 ROS
naggi cattolici^ presentì ove dinnoraTa-
1)0 i Papi, od a loro furono trasmesse se
assenti, come pure a chiese e santuari in-
signi , a repubbliche e città rispettabili,
li gesuita p. Raynaud nel citato suo trat-
tato, De Rosa mediatiat^ece l'elenco del-
le chiese alle quali fu trasniesso da'Papi
il dono della rosa d' oro. Carlo Cartari
avv.° concistoriale e prefetto dell'archi-
\io di Castel s. Angelo pubblicò in Roma
nel 1 68 1 : La Rosa d'oro pontificia^ rac-
conto istorico consagrato a Papa Inno*
cerno XI. In essa investigò l'origine del-
la funzione, ina con que'monumenti sco-
perti al suo tempo: ciò che vi è di par-
ticolare in tale faticata opera, è un cata-
logo copioso de'sovraui, imperatori e im •
|)eratrici, re e regine, principi e princi-
pessCi^chiese e santuari, repubbliche e cit-
tà, alle quali fu dato o trasmesso il no-
bilissimo e decoroso regalo della rosa
d*oro,ed un elenco di autori che scrissero
sulla rosa d' oro stessa. L'encomiato ab.
Cenni benefiziato Vaticano, loda l'eru-
dito Cartari per la beli' opei« sulla rosa
d'oro, forma, rito di benedirla e signifi-
cato ; come del modo di donarla a'prin-
cipi, a' personaggi, alle chiese; ma non
conviene sulla troppo remota origine che
le diede per accrescerne il pregio, e sul
rito di benedirla; che se avesse consulta-
to gli Ordini Romani di cui era custode,
non avrebbe dato fondamento alla sua
opinione^ che appoggiò sull' Ordine di
Cencio Camerario, che suppose e confuse
col Gelastano o di s. Gelasio I Papa del
492; riflettendo Cenni, che l'Ordine Ge-
lusiano puro non sì trova. Il p. Antonio
Baldassarri gesuita die alla luce in Ve-
nezia nel 1709: La Rosa d^ oro che si
benedice nella IP^ domenica di quaresi-
ma dal sommo Pontefice. Non solo egli
eruditamente espose l'antichità, il rito e
suoi significati della rosa d' oro, ma fece
il novero di molti donativi delle medesi-
me. Profittando di tali benemeriti scrit-
tori, brevemente vado a riportare i do-
nativi da loro registrati , gli aumenterò
ROS
con quelli che potei tix)vare, e li conti-
nuerò sino a oggi. Quanto al modo di do-
narla al Prefetto di Roma , lo raccontai
in quell'articolo, e indicai di sopra. Nar-
ra Cartari, citando Lonigo, ilceremonia-
le antico del donativo pei presenti in Cu»
ria, n Ha la Rosa d'oro questo nobilissi-
mo privilegio, che quel principe, a chi il
Papa la dona, s'è presente in Curia, vie-
ne accompagnato, ricevuta che l'ha, dal
collegio de'cardinali dal palazzo del Pa-
pa sino alla casa, dove egli habita; il che
non si fa con quello, a chi donala spada
il dì del Natale del Signore (ossia lo Stoc*
co e Berrettone benedetti, F,), Era dun-
que la i*osa d'oro un dono, che faceva il
Papa ogni anno al pi*efetto di Roma : né
si trova innanzi che passasse la s. Sede
in Francia, che fusse mai data questa ro-
sa ad altri , che a lui : et in die corona'
tionis suae all'Imperatore (come descri-
ve il Ceremoniale Romàno, lib. i / Pro*
cessio Pontificis et Caesaris per Urbem,
i quali con solenne cavalcata si recavano
ad aedem s, Mariae in Gosmedin; et ibi
Pontifex, si Rosam habet, illam eques
Imperatoris equestri dono dat; et ad de*
xteram conversus ^er Transtyberim cum
suisomnibusadPalatium revertitur. Cae^
sar autem via, quasibimelius placet, Ro'
sani manu gestanSj a Ponte s. Angelo,
Vedi, redity ubi viros complures, et de se
optime meritos equestri dignitate insigne'
re solet, A seconda di quanto narrai al
citato articolo, a Imperatore, a Cavalie-
ri, la creazione di questi era di più che
100, ma l'imperatore ciò eseguiva dopo
cheavea lasciato il Papa). Dal che si ve*
de quanto fosse grande allora il prefet-
to di Roma, perché l'imperatore non ri-
putava disdicevole all'imperiai sua mae-
stà ricevere il dono di quella rosa, che il
Papa ogu'anno dava al prefetto. Mentre
fu la Sede apostolica in Avignone, perchè
là non si ritrovava il prefetto, che era ri-
masto in Roma, costumarono i Pontefici
di dar la rosa al più degno principe, che
nella domenica Laccare si ritrovava pre-
ROS
sente iu Curia; e continuarono a far lo
slesso anco dopo che fu restiUiita a Ro-
ma; perchè i piefetli poco amici allora
clc'sommt Pontefici, rare volte compari-
vano alle pubbliche funzioni. Giulio Illa
diede una volta oll'ambascialore di Fer-
rara, acci pienti nomine ducis, e disse che
gliela dava, ob merita Domini suij quae
alias non erat solita dannisi Regibus, ac
magnt's Principibus, Ai tempi nostri (Lo-
nigo mori nella prima metà del secolo
XVII), non si manda se non a Regine e
a signori grandi ; all' Imperatore, a' Re,
el ai principi si manda la spada , come
dono pih proportionato : è vero però, che
se l'imperatore, o qualche gran principe
si ritrova in Roma la domenica della Ro-
sa, questa se gli suol donare *\ Leggo nel
oeremouiale del Patrizi suddetto, Debe»
nedictione Rosae, e nel Cartari: Consite-
venint romani Ponti fices in dominica IV
quadragesima in qua cantatur in eccle*
j^ùi^Laetare Hierusalem, /^ofa/zi auream
benedicerCy et Ulani ^ post missarum fo-
lanniaàlicui magno principi, si praesens
est in Curia, dare» Si minus esset in Cu'
ria princeps tanto munere dignus , mit»
titur extra ad aliquem Regeui, vel prin*
cipem, ut placuerit Sanctissimo Domi»
no IVostro^cum Consilio sacricollegii.Nain
consuevitsummus Pont ifex, ante, velpost
missam, convocare Cardinales ad circu'
lutti in camera sua^ vel ubi sibi placet, et
cumeis deliberarcjcuidanda, vel mitten*
da silRosa, Paride de Grassis, che ne scris»
se il ceremoniale, dice : finita missa, il Pa-
pa, convocatis ad se in solio sedentem car»
dinalibus^ consultat,et concludit super il-
liut donatione, ut fiat. Quando il nomi-
nato pei*sonaggio si trovava in Roróa,il
Papa stesso gliela consegna va, stando gè*
nullesso chi la riceveva, con questa f or-
mola. » Accipe Rosam de manibus no-
strìs, qui licei immeriti locum Deiinter-
ris tenemus ; per quam designatur gau-
dium utriusqueHierusalem, triumphan-
tisscilicet, et militantisecclcsiae,perquam
omnibus Cluùsli fidelibus manifeslatur
ROS 123
Flos ipse speciosissimu8,quiesl gaudium
et corona Sanctorum omnium. Suscipe
liane tu dilectissime filii, qui secundura
saeculum nobis, potens, et multa virtù-
te praeditus es, ut amplius omni virtule
in Christo Domino nobiliteris, tamquam
Rosa piantata super rivos aquarum mul-
tarum , quam gratiam ex sua uberantì
clemenlia tibi.concederedignelur, qui est
trinus,et unus in saeculasaeculumm (ri-
spondeva chi la riceveva ), Amen. Iu no*
mine Patris-^,et Filii-^, et Spiritu San-
cii-^. Amen (questa formola la darò vol-
tata in italiano, parlando della rosa d'o-
ro donata da Gregorio Xlllalladuches*
sa di Parma e Piacenza, per un commis-
sario apostolico, onde vi è una piccola va-
riante perciò indicare), facendo il segno
della benedizione. Hocalìquando in Ca"
pelili f aduni fuitjinita missa^ antequatn
Papa descenderet de sede suaj sed con"
venicntisest, ut Papa revertatur ad Ca»
mera cum Rosa jet ita apud majores fa»
ctiiatum reperio. lUe, cui Rosa data est,
postquam mdnum, et pedem Pontificis
oscula tus est, ei prò tempore gratias a-
git. Ciò. seguito, partiva dal palazzo apo-
stolico il personaggio che avea ricevuto
il dono, accompagnato da nobile caval-
cata e dal s. collegio de'cardinaii, in mez-
zo ai due cardinali diaconi piti autichi ,
portando in mano la rosa d*oro e veniva
accompagnato alla sua abitazione, circa
ìllumsunt pedites Cursores romanaecu»
riae, cum suis baculis^ qui solent illa die
strenas ab co, qui Rosam habuit, acci»
pere. Altro ceremonialecon piti dettaglio
descritto da de Grassis, lo riporta Carla-
ri a p. 43 e seg., insieme a quanto si pra-
ticò, quando i Papi donando la rosa d'o-
ro ai principi non presenti in Roma , la
consegnavano ai loro oratori o agenti,
dopo avere egualmente consultato il s.
collcgio,seconveniva donarsi, ovvero tal-
volta solamente partecipato ai cardinali
la presa risoluzione. Allora il Papa, ciiia-
ruato a se l'oratore o ambasciatore di Re-
sidenza (J^) del principe o monaixa cui
124 ROS
iiigaluva là rosa d'oro, gli diceva sempli-
cernente: Hanc Rosam portahis Chaiis'
s'uno in Christo filio nostro Regi, vel Di»
lecio (sulla diversità de' due titoli, e eoo
chi i Papi gli usano, ne parlai a Carissimo
ed a DìLZTTo) filio nobili s^iro Ducìj qnani
Noscum consilio^etassensii venerabiìiuni
frairuni nostrorum S, R, E. Cardinaliuni
sibi nipote de hac s. Sède, et Nobis be-
nemerito^ libenter^ et gratiose, oc sponte
donanius. Dopo di che l'ambasciatore fa-
ceva if ringraziamento al Papa, e gli ba*
eia va il piede. Alcuna voltai! Papa con-
segnò la rosa d'oro agli ambasciatori in
Cappella segreta ponti ficia[P',),a\\a pre-
senza del cardinal Protettore {F',)óe\ re-
gno di quellocui inviava il donali vo^ di 3 o
4cai'dinali nazionali o bene affetti del so*
vrano cui era destinatala rosa. Indi* Car-
tari a p. 46 e seg. riporta i ceremoniali
del medesimo de Grassis, riguardanti il
trattamento e ricevi mento del legato,nun-
zio^ableguto o commissario pontificiode-
stinatoa portare e consegnare ai principi
assenti da Roma la rosa d' oro; le cere-
raonie delia consegna e relativa formola :
riporta ancora quanto si praticò per la
consegna della rosa, ne'casi in cui il Pa-
pa trovavasi assente da Roma, ovvero in-
fermo o impotente di recai*si in cappellfi,
ed eziandio delle rosed*oro donate in se-
de vacante. Costretto a brevità, ommetto
tali erudizioni, anche per supplirvi con
quelle narrazioni de' diversi ceremoniali
die descriverò nel riportare qui appresso
il novero delle persone, sovrani , repub-
bliche e chiese che furono distinti con
questo pontificio donativo.
La più antica memoria che abbiamo del
donativo della rosa d'oro, all'infuori dei
prefetti di Roma, per comune consenso di
quelli che scrissero sulla medesima, è di
Urbano //nel 1 096, il quale dopo la cele-
brazione del concilio di Tours,o ve confer-
mò quello di Clermont, in cui si deliberò
lai.* Crociata (^.) per la liberazione dei
luoghi santi di Palestina, regalò a Fui -
oone conte sovranod'^/igfer^ capitale del-
ROS
1' Àngiò, la rosa d*oro che avea portata
in mano nella solenne processione fatta
nella IV domenica di quaresitna, dalla
chiesa di s. Maurizio a quella di s. Mar-
tino. Il Papa era stato ad Àngers accolto
con grandi onori, avea eccitato il popolo
a prendere la croce e partire coi Croce*
signati{F.) per la sagra guerra di Pa-
lestina (^.), e vi avea consagrata la chie-
sa di s. Nicola. Grato il conte Fulcone
del donativo, stabilì che ogni anno, egli
ed i suoi successori l' avrebbero portato
nella domenica delle Palme. Il 3.^ dono
lo leggo in Novaes nella Storia di Eage*
nio llfj non conosciuto da Cartari, che
da Langres a' 27 aprile i i4B serisse ad
Alfonso VII re di Casliglia quella lettera
di cui già feci cenno, per accompagnare
il regalo della rosa d' oro , che gli fece
presentare dal vescovo di Sego vìa. ^/ef-
sandro III nei 1 163 portatosi a Parigi^
ed avendo nella domenica Laetare be-
nedetto la rosa d'oro, coHa lettera ricor-
data di sopra, la mandò in dono a Luigi
VII re di Francia {^<)f onde quel prin-
cipe secondo alcuni fu chiamato Fioro ,
poiché la rosa d'oro si disse anche Florum
aureum^ o perché la regalata fu ia for-
ma di fiamme o iridi. Neil 1 77 Alessan-
dro III recatosi a Fenezia {F,) per la fa-
mosa pace con Federico I imperatore, ce-
lebrò solenne messa in s. Marco nella IV
domenica di quaresima all' altare mag-
giore, ov'erasi processionalmente portato
colla rosa d'oro : dopo il vangelo predi-
cò, e finita la messa regalò la rosa al be-
nemerito doge Sebastiano Ziani (e alla re-
pubblica, dice Benedetto XIV), autoriz-
zandolo a farla portare innanzi di se nei
giorni solenni, come rileva Novaes. Ap-
prendo da Olimpio Ricci, De* giubilei u-
niversali p.176, che A.lessandro III tra-
smise a Guglielmo re di Scozia la rosa d'o-
ro, il quale gli avea inviati ambasciato-
ri d' ubbidienza. Negli articoli , che per
essere strettamente breve, vado citando,
si potranno conoscere i motivi pe*quali
i Papi regalarono le rose d'oro, ovvero le
ROS
erudiziooi relatWe. Onorio HI donò la
rota d'oro nel i !2ao, oltre molte iosigui
reliquie^al cardinal Nicolò Chiaramoniej
indi al diredi Ricci la regalò ad Alfonto
IX re di Leone : questo nome lo pongo
io per concordare con Cartari , il quale
però erra nel designare Alfonso X che in-
cominciò a regnare nel 1 252, mentre egli
assegna l'epoca del 1 2 1 5, quando Onorio
III fu eletto nel 12 16. Gregorio IX dei
1237 y la regalò al iraloroso Raimondo
Orsini , per avere operato meravigliose
prodezze nella crociata di Palestina, //i-
nocenzo IF nel dicembre 1 244 passato
in Lione (F.), regalò poi la rosa d'oro al-
la chiesa de'canonici di s. Giusto, che in
un breve chiamò JVosira^ per aver abi-
tato per circa 7 anni nel contiguo monaste-
ro. Essendosi portato in detta città Rai-
mondo VII contesovranodi Provenza ad
ossequiare il Papa, questi l'onorò del me-
desimodonativo,che Cartari non registrò.
Inoltre Innocenzo IV regalò la rosa d'o-
ro a Reginaldo Mohun con te d'Este. be-
nedir/lo XI nel 1 3o4, mentre abitava coi
suoi correligiosi predicatori nel conven-
to di s. Domenico di Perugia (^.), i*e-
galò alla chiesa omonima, e poi s. Stefano,
la rosa d'oro, cioè un ramo di rose d'o*
ro^ qiuil suole donare il Papa^ ed eradei
valore di oltre 70 fiorini d'oro (ogriuno
equivalente a 12 paoli). Clemente PlneX
1348 in Avignone a' 27 marzo die la ro-
m' d'oro a Luigi I ve d'Ungheria. Inno*
cènzo VI neli35o in Avignone donò la
rosa d'oro in presenza de'cardinali, a Ni-
colò Acciajoli gran siniscalco e amba-
sciatore del re di Sicilia ; fin qui posso
concederlo a Cartari, non però che fece
senatore di Roma e creò cardinale il fra-
tello Angelo; poiché un Nicola Acciajoli
con quelle cariche che riporta Cartari, fu
fiitto senatore neh 43 1, e Angelo 4o creò
cardinale Urbano VI neli38i. Urbano
Fin Avignone regalò la rosa d'oro a Wal-
demaro IV re di Danimarca. Portatosi
in Roma Urbano V , nel 1 368 donò la
rosa d'oro a Giovanna I regina di Napoli
ROS 125
nella basilica Vaticana (altri dicono nel-
la Lateranense), con gran pompa,a pre*
ferenza di Pietro Ire di Cipro, di'era pu-
re in Roma, per cui altamente ne mor-
morarono i caixlinali, sebbene a veano ca-
valcato per la città colla regina dopo ri*
cevuta la rosa. Siccome Urbano V la
donò pure alla basilica di s. Pietro (ru-
bata poi nel sacco di Roma del 1527 ,
come leggo in Torrigio, Grolle Valica»
ne, p. 472)) sembra probabile nel 1 36g,
perchè nel settembre riparti per Avigno-
ne. Ivi essendosi stabilito l'antipapa Cle-
wenle FU, anch' egli volle ritenere il
rito della rosa d'oro, riportando Cen-
ni e Cartari che nel 1 39 1 gli fu pagato
il censo per l'anno decorso e pel corren-
te, di due oncie d'oro dal feudatario del-
la chiesa romana Giovanni duca di Bour-
ges, ch'ebbe il dono della rosa d'ora e per
Avignone pubblicamente la portò. In Ro-
ma Urbano Vlneì 1 389 regalò in s.Pietro
la rosa d'oro a Raimondo o Raimondello
del Balzo Orsini conte di Nola, e lo creò
Gonfaloniere di s. Chiesa, per averlo li-
berato in Nocera de Pagani {V^ ov'era
stato assediato, e condotto con galere a
Genova. Di Bonifacio IX raccontai nel
voi. XXIV, p. 91, che donò in Roma ai
3 marzo 1 39 1 domenica Laelare la rosa
d'oit), ad Alberto d'Este signore di Fer-
rara, ciò che ignorò Cartari. Inoltre Bo-
nifacio IX nel 1393 in Perugia (^.)diè
la rosa d'oro ad Astorre (forse de' Man-
fredi, dice Cartari) da Bagnaca vallo; indi
nel I 398 la donò a Ugolino Trinci signo-
re di Foligno {F^, insieme alla città di
Nocera. Bonifacio IX onorò pure di simi-
le dono Benuttino Cima di Cingoli, come
notai nel voi. Xlll,p. 1 77, e lo fece sena-
tore di Roma, essendo pure assai amato
da Andrea Tomacelli nipote del Papa.
Cartari non conobbe quanto riportai nel
voi. Ili, p. a 24, che l'antipapa ^e/ied^/-
to XIII in Avignone regalò la rosa d'oro
a Martino re d' Aragona nella IV dome-
nica di quaresima, e con essa lo fece ca-
valcare per la città. Alessandro F a' 6
126 KOS
gennaio 1 4 1 o(che Benedetto XIV chiama
concittadino e bolognese, per averlo di-
chiarato Io stesso Alessandro V morendo,
mentre comunemente gl'istoricilodicono
di Candia) giunse in Bologna, cavalcando
una chinea condotta per le redini da Ni-
colò lo Zoppo marchese d'£ste e signore
di Ferrara, al quale a'2 marzo in s. Pe-
tronio, dopo aver celebrato la messa pon-
tificale, gii donò la rosa d'oro (benedetta
come scrivono alcuni), come rimarcai nel
voi. XXIV, p. 93. Giovanni XXI [I in
Roma donò nel i4i i la rosa d'oro a Car-
lo VI l'Amato redi Francia; indi neli4i3
(meglio nel x^x^^ come ó\ss\ nel voi.
XXXI V, p. 81, con l'autorità dello sto-
rico d'/mo /ri Alberghetti), benedì(come
dicono Cartari, e Alberghetti che chiama
solenne la benedizione; ma in questo er-
rore caddero molti gravi scrittori, co' riti
moderni avendo creduto simili gli anti-
chi; seguendo i quati prima d'aver stu-
dia to criticamente l'anticipata orìgine del-
la benedizione, ancor io dissi diverse vol-
te benedette le rose, prima del tempo in
cui lo furono effettivamente) la rosa d'oro
a'27 marzo in s. Petronio di Bologna, e la
niandò a Lodovico Alidosio signore d'I-
mola. Aggiungerò un altro donativo di
rosa d'oro di Giovanni XXIII non ripor-
tato da Cartari, che trovai xxéV Antolbgia
Romana^ t. 2, p. 269, e fatto nel i/{.iS
incostanza all' imperatore Sigismondo,
essendo formata a guisa di mazzo di fio-
ri, o arboscello alto, che poggiava sopra
un piede. Martino Fy eletto in detta cit-
tà,ricevèambasciatori dalla repubblica di
Firenze y che lo supplicarono a onorare
la loro città per qualche tempo, rinno-
vando r ambasceria quando il Papa era
passalo a Milano, e poi giunse a Firenze
nel 14^9: dopo aver detta la messa a'26
marzo domenica Laelare (altri scrivono
2 aprile,altrii2) ins. Maria Novella, do-
nò alla signoria di Firenze la rosa d'oro
benedetta solennemente, la quale perchè
il gonfaloniere era infermo, la ricevè in
nome della repubblica il preposto Fran-
ROS
Cesco Gherardini, onde furono poi deno-
minati Gherardini della Rosa^ e nella
branca del Leone loro stemma posero una
rosa, altri dicono un ramo con due rose.
Una folla di scrittori tu ttociò descrissero,
dai quali s'impara che il dono segui nel
di della L^asqua, che la rosa era compo-
sta di 9 rose d'oro fino e in cima un zaf-
firo. Il gesuita Richa^ Notizie delle chie'
se fiorentine t. 3, p. 35, seri ve che il do-
no fu fatto il giorno della domenica delle
Palme. Dice Sci pione Ammirato : » Que-
sta è un ramo d'oro con molte fronde, e
con una ro^a nel mezzo pur d'oro, la qua-
le benedetta dal Papa con alcune orazio-
ni, unta di balsamo, e di muschio trito
ripiena, e con l'acqua santa aspersa e in-
censata, si suole donare, non solo per se-
gno d'onore, ma per annunzio di celeste
gaudio e letizia, come suonano le parole
dette dal Papa quando la consegna o man-
da. Volle Martino V per maggior testi-
monio d'onoranza, che la rosa fosse ac-
compagnata da'prelati, da'cardinali e da
tutta la sua corte sino al palazzo de' Si-
gnori. Per questo essendo lutti montali
a cavallo, venendo dietro agli altri con la
rosa in mano il preposto fra due cardi-
nali, il quale con quella solennità andò
a ri porla nell'udienza de'Signori,ove mes-
sa poi in un bel taberuacolo, lungamente
fu conservata. Questa pompa fu reitera-
ta il seguente giorno, essendo il preposto
accompagnato da tutti i cavalieri e nobi-
li della città, il che recò al popolo soddi-
sfazione e contentamento grandissimo ".*
Nel 1 4^0 a' 1 7 marzo in Firenze Martino
V donò altra rosa d'oro a Guido conte di
Urbino, trattato da'fiorentini magnifica-
mente in casa di Matteo Scolari. Altra
ancora ne regalò alla basilica Vaticana,
come attesta Torrigio a p. 2.58, dicendola
rubata nel sacco del 1527.
Eugenio JP^nèì i435, mentre dimo-
rava in Bologna, mandò la rosa d'oix) in
dono airimperatoreSigismondo,con quel-
la lettera che riporta Cartari. Nel i435
il Papa onorò con questo donativo Ra-
nos
nusio III Farnese, avo di Paolo III, co*
me notai nel voi. XXIll, p. igS, quale
benenierìto generale della s. Sede^ e ciò
"venne rappresentato in una pittura dei
beUÌMimo palazzo di CaprarotaiF.ySog"
giornando il Papa in Firenze nel 14^7»
pel vescovo di Piacenza Agnolo mandò la
rosa d'oro in regalo all'altare maggiore
della cattedrale di s. Maria del Fiore, ac-
compagnato da molti arcivescovi, vesco*
TI, preti, notari e altri; la quale rosa pe-
sava oncia i4 a denari 9, ascendendo il
valore a fiorini 95, e il zaffiro 18. Pfel
i44^^U8^>^^^ ^^ ^° Siena solennemente
benedì la rosa d'oro nella domenica Lae^
tarcy e subito la donò a Domenico Rinal*
do Orsini conte di Tagliacozzo, signore di
Piombino e generale de'senesi:inoItre£u«
genio IV donò la rosa d oro al santuario di
Sanata Sanctorum di Roma, e lo attesta
Marangoni txeW* Istoria a p. 149» non a-
vendola notata Cartari. Nel i444 '^ ^P^*
dì ad Enrico VI re d'Inghilterra. Nicolò
F nel Ì44S xny'ìh il suo legalo in Poh*
nia (^.)» al re Casimiro IV, col donativo
della rosa d'oro, che appresi da Novaes
e non rinvenni in Cartari. Indi nel 14^0
Nicolò V a mezzo d'Antonio Ivani geno-
vese, mandò la rosa d'oro,con lettera che
riprodusse Cartari, a Luigi Campo Fre-
goso doge di Genova ; e nell'istesso anno
l'inviò al landgravio di Turicigia e conte
à'Auia^ex stirpe b, Elisaheth^pietate da*
ro : cioè al i.^ mandò la rosa del i449)
al a.^ quella di detto anno, come pure e-
spre88amenterimarcaCenni,e senza essere
slate benedette, non essendone per anco
propriamente cominciato il rito, che però
con lui attribuimmo dopo Nicolò V. Sic-
come nell'autore di sua vita fu scritto, che
la rosa d'oro l'avea benedetta nella 3.' do-
menica del l'^t^e/i/o del 1449 ^c^^A Gau*
dete^ mosse la seria attenzione del dotto
e crìtico Cenni a molte riflessioni. Che
io qualche chiesa insigne onorala dai Pa«
pi della rosa d'oro^ sìa costume di esporla
nella IV domenica di quaresima Laetare^
e nella 3.' dell' avvento Gaudetc, in cui
ROS 127
la Chiesa usa pure il colore rosaceo, la
dalmatica e la tonicella, in segno di par-
ticolare allegrezza (ed anticamente altre-
sì venne celebrata in s. Croce in Gerusa*
lemme), come riportai nel voi. IX, p. 99
ed altrove, è fuori di dubbio; ma riflette
Cenni che la basilica di s. Pietro, da cui
costumarono prendere esempio le altra
chiese del mondo, soleva esporre la vo^ix
d'oro nella sola domenica Laetare, A Cen-
ni non riuscì sapere perchè il colore ro-
saceo o di rose secche si adopri anche nel-
l'Avvento; ed io lo spiegai a Colori eg-
CLESUSTICf)0 VOl.XV, p. IO, I3,l5.Ag-
giungerò,che nella memorata lettera pon-
tificia al doge genovese, non si dice che
la rosa era stata benedetta nella dome-
nica, Gau£?e/e, ma: Consueverunt qua*
dragesimae tempore^ ilio die, quo can*
tatitr Laetare Jevws^ìem^Rosamaureain
elargirti.,, e nel dire il Papa che gliela
inviava, si espresse: cui Rosam praeteri»
tae quadragesimae mitteremiis. Conclu-
do,cheerroneamentescrisserautore della
vita diNicolò V, e resto sorpreso come que-
sto confi*onto sfuggisse al dilìgente Cenni.
Nicolò V inoltre la die ad Alfonso re di
Napoli e di Aragona , e gliela inviò per
Michele Marliano chierico di camera, e
lo registrai nel voi. LII, p. a68: Cartari
dice ignorarne l'epoca ; l'aggiungerò io,
con breve de'20 aprile i45i,perla vit-
toria riportata sui turchi. Ne' voi. XVII,
p. 219, e XXIX, p.i57 raccontai come
NicolòVnella domenica Laetare del 1 4^2
corano l'imperaloreFederico II 1 e l'iinpe-
ratrice£leonora,e nel cfi seguente regalò
questa della rosa d'oro. Essendo in Roma
nel 1453 Federico II elettore di Brande-
burgo, il Papa gli regalò la rosa d'oro,
che a'tempi del cardinal Commendone
ancora esisteva: il ceremoniale lo riporta
Cartari a p. 4^} dicendo che nella venuta
in Roma fu incontrato da due cardinali
diaconi, dopo l'ultimo de'quali sedè nella
cappella pontificia, secondo il consueto
ceremoniale. Nicolò Vnel i454ipcl ve-
scovo di Porto referendario, mandò lo
136 ROS
stesso donatiTo ad Alfonso V re di Por-
togallo {F,). Calisto III con diploma ri-
ferito da Cartari, e di cui diedi superior-
mente cenno, nel i4^7 a'a4niaggio man-
dò in dono la rosa d'oro a Carlo VII re
di Francia, eccitandolo a combattere gli
immanissimi turchi e difendere la fede.
Osserva Cartari, che la rosa d'oi*o con-
tinuava ad essere un sol fiore, ma ornato
con 1 2 perle. Pio II imitando lo zelo del
predecessore nel frenare la baldanza dei
formidabili ottomani, per cui si recò al
congresso di Mantova (/''.), e passando
per Siena sua patria, narra Novaes, tanto
istruito delle cose senesi, che nella dome-
nica Lactare 1 4% recitò nella cattedrale
un'eloquentissìma orazione^ benedì col
solilo rito la rosa d'oro, e la donò al se-
nato senese presente alla funzione, non
come avea scritto Rìcci citato, alla cat-
tedrale stessa. Nel i46o la regalò ancora
•a Giovanni II re d'Aragona e di Navarra.
La donò quindi Pio II nel 1462 a Tom-
maso Paleologo fratello. dell'ultimo im-
peratore greco, per avergli donata la testa
di s. Andrea apostolo, che collocò nella
basilica Vaticana con solennissimaesplen-
didissima processione che difiusa mente
desa*issi nel voi. LV, p. 261 e seg. Tut-
ta volta Amalfi crede possederla, per do-
no del celebre suo concittadino cardinal
Pietro di Capua^che quale legato in Co*
stanlinopoU, quando sotto Innocenzo III
(F.) fu presa dai latini, l'involò e con di-
ploma la donò poi ad Amalfi, che nella
pia a*edenza che sia la vera, la tiene in
somma venerazione. Parlando delle re-
liquie di s. Andrea a Patrasso, dichiarai
con gravi autori, che piuttosto il corpo
ricevè il cardinale in dono da Baldovino
I imperatore latino. Cartiari nel dire che
la rosa fu data al Paleologo, per la testa
di s. Andrea, cita Gobelino storico con-
temporaneo di Pio II. Inoltre questo Pa-
pa mandò la rosa d'oro a Pienza (F.)j
ov'era nato, e pesava i4 oncie: Cartari
non la conobbe. Papa Paolo II nei 1470
donò in Roma la rosa d'oro a Federico
ROS
figlio di Ferdinando V re df Spagna (re
di Castiglia e Leone, e poi di tutte leSpa-
gne), secondo Cartari; ma sbagliò nella
persona, poiché Federico era principe di
Taranto e figlio di Ferdinando Ire di Na-
poli. Nel voi, XXIV, p. 107 e seg. rac-
contai come Paolo II in Roma nel i47 1
in s. Pietro nel giorno di Pasqua solen-
nemente creò duca Borso d'£ste vicario
di Ferrara, cui il Paleologo cinse la spa-
da, e che nel seguente giorno nella me-
desima basilica gli donò la rosa d'oro be-
nedetta, tempestata di gemmee gioie, del
valore di 5oo ducali d'oro. Indi un car-
dinale prese la rosa, ed il Papa la t*estituì
al duca sulla porta di s. Pietro al cospetto
del popolo, e lo fece accompagnare dai
cardinali in cavalcata 9\ Palazzo aposto»
lieo di s. Marco, ove lo trattò di lautis*
Simo convito. Per la splendidissima fun-
zione, dicesi che in Roma si recarono
3 5o,ooo forestieri; e Borso vi fece nobilis-
sima comparsa colla sua magnifica corte
irestita riccamente, 80 uomini della qua-
le portava ciascuno 4 grossi cani, secon-
do il costume di que' tempi. tS»/o IF'in
vece della rosa benedi un ramo di quer-
cia di tal metallo, con allusione al suo
stemma della Rovere, e nel 1 47 1 lo mandò
alla cattedrale di Savona sua patria; ma
fu nel 1 472, perchè fu fatto Papa a'9 ago-
sto del precedente anno : nel medesimo
errore di data cadde Baldassarri. Donò in-
oltre la rosa d' 01*0 ( ignorasi se altro ra-
mo di quercia) ad Ernesto duca di Sas-
sonia; ed a Federico Feltre che fece du-
ca ù' Urbino {F,),o\ive Io Stocco e Ber-
re//o/ze benedetti, altre insegne solite dar-
si ai benemeriti di s. Chiesa, pel qual do-
no fece un carme il celebre poeta Por-
cello Pendoni, come leggo in Marini, De-
gli aixhiatri t. i, p. 194» d quale alle,
rose del Cartari altre ne aggiunge colle
seguenti. Sisto IV donò la rosa d'oro al
marchese di Mantova Lodovico 1 1 1 Gon»
zaga^ e gliela spedi pel suo archiatro G.
Filippo dal Legname professoi*edi Peru-
:gia. La die pure nel i474 ^ CrisUano I
ROS
re di Danimarca, che con magtiifico ac-
ctunpagoameatost l'eco io Roma per sod«
disfare ad un suo voto, alloggialo al Va-
licano dal Papa, il quale ricevette da lui
la Lavanda delle mani (F'.): ne pubblicò
le Notizie Cancelliei'i, ma gli fu ignota
la notizia già pubblicata da Marini. Al-
tra rota Sisto 1 V la mandò al doge di Ve-
netia Andrea Vendi'amin^col mezzo del*
l'ambasciatore Antonio Donato e con bre-
ve del 33 o a5 mai*zo 1476; altrettanto
trovai in Novaes. Finalmente Sisto IV nel
1483 altra rosa regalò adEberardo con-
te di Wurtemberg e signore di Monte
Pelignardo, genero di detto signore di
Mantova, cb'erasi recato in Roma per sua
di vosione e curiosi tà./ra/ioce/izo FUI da'
nò le rose d'oro, al duca di Ferrara Erco-
le I, eal Del/ino di Francia, mentre il Pa*
pa giaceva infermo in letto nel 148 ^i^ fa
consegnata al suo oratore. Scrive Mene-
•trien les amioiries de Grènoble{capìiaÌQ
del Delfinato) soni la marque des Roses,
i/ueles Papes ontenvoyées auxDaaphins,
Veì 1 486 Innocenza Vili spedi la rosa d'o-
ro con breve de'12 marzo^pel pontificio
ioternunzìo Imolensi, a Giacomo III re
dì Scozia: meritano leggersi le lettere ac-
compagnatorie di questi sagri donativi,
per l'unzione cui sono scritte, per le pa-
terne e tenera espressioni de'Papi, e pei
divera bellissimi modi e significati, coi
quali si simboleggiano e celebrano le rose
d'oro. Nel voi. XLIX, p. i65 riportai la
rosa d'oro (non conosciuta da Cartari),
lo Stocco o Spada con cappello gioiellati
e benedetti, che Innocenzo Vili donò in
Roma al prode Generale dis, Chiesa{F',)
Giacomo Trivulzio milanese, per l'impre-
mA'Osimo, Alessandro Fidano le rose
d'oro, nel i493, e non nel 1490 in cui
non era Papa, a Isabella I regina di Spa-
gna, consegnandola a'suoi ambasciatori;
nel 1494 aHa chiesa della B. Vergine di
Balla in Fiandra; nel i49^ al doge ve-
neta Agostino Barbarigo, essendo allora
la rosa di forma piccola, ed eccedente po-
co di più la misura di mezzo palmo, si*
VOL. ITI.
ROS 1 29
mite ad una rosa staccata dalla pianta e
da portarsi in mano (talvolta nell'espor*
la sull'altare si soleva mettere sulla pun-
ta d'un candelliere d'ai'gento, quando e-
ra SI piccola, al riferire di Lonigo),in se-
gnodi paterna benevolenza e per la buo-
na armonia che passava colla repubblica
di Venezia, ove la recò Jacopo de'duchi
di Gardena «Scuiiiere pontificio. Nel 1 496
donò Alessandro VI la rosa d'oro a Fran-
cesco li marchese di Mantova, che avea-
militato per s. Chiesa; nel 1 497 al celebre
Alessandro Gonsalvo de Cordova detto
il gran capitano, il quale dopo avercac-
ciato i francesi dal reame di Napoli e la
presa d'O^&V;, portatosi in Roma, ed in-
contrato dalia famiglia pontificia, da mol-
ti prelati e da tutti i cardinali , fu con-
dotto dal Papa in concistoro, che gli die
la rosa d'oro in testimonianza del suo va-
loi*e. Nell'anno santo 1 5oo tornato inRo*
ma dalle prepotenti sue conquiste Cesare
Borgia (F.)f figlio del Papa e generale
di s. Chiesa, a'9.7 febbraio venne incon-
trato dalle famiglie del Pontefice e de'car-
dinali,dagli oratori de'principi e da altri
con nobile pompa, ed Alessandro VI pub*
blicamente in cappella pontificia gli con-
segnò la rosa d'oro^sedens incardinalium
sedilibus^ab eodeni senatu usqueadac'
des suas in Urbe positasfuit cqnductus,
Giulio II uel 1 5o4 ricevette l'ambasce-
riadella repubblica di Genova, composta
di 1 1 oratori e altrettanti cancellieri, per
congratularsi di sua esaltazione, come sa-
vonese, ed egli donò loro per la repub-
blica la rosa d'oro, colla quale i Papi ono-
ravano i più cari amici, come dice il Se-
meria nella Storia ecclesiastica di Gè*
nova p. 384} dono non conosciuto da Car-
tari die nota i soli seguenti. Nel i5o5
Giulio II consegnò la ix)sa d'oro al ve-
scovo di Plosko, oratore del re di Polo*
nia Alessandro I, acciò gliela prosentasse;
pel 1 5o6 con breve de' 1 8 giugno la re-
galò ad Emmanuelere di Portogallo, per
la propagazione e difesa della fede, con-
tro i turchi e saraceni, per mezzo di Al-
9
i3o ROS
varo de Costa cameriere regio; nel i5o8
la diede airambasciatore d'Alfonso I du-
ca dì Ferrara per queslijeBeltrandoTe-
scofod'AdrianelpoDtificionome lacoo-
segnb.al duca nella cattedrale di Ferrara,
mentre assisteva alla messa pontificale,
lo che ricordai nel voi. XXIV, p. 1 18.
Altro donativo diGiulioII che ignoròCar-
tari, fu la rosa d'oro benedetta inviata
ad Enrico Vili re A* Inghilterra (V,\ per
confermarlo nella divozione versoi! ro-
mano Pontefice, al dire di Novaes, e per
Guglielmo arci vescovo diCantorberysun-
nominato. Z^^eJ¥, come già notai aPoR-
TOGALLo, nel i5i4 pel re Emmanuele
nel !2.° giorno di Pasqua, sedente in so-
glio alla presenza de'cardinali consegnò
ai suoi ambasciatori la rosa d'oro, ed essi
gli baciarono il piede e furono accompa-
gnati dalla famiglia papale a'ss. Apostoli
ove abitavano. Leone X nel 1 5 1 7 onorò
di questo sagro donativo Carlo III duca
di Savoia. Con hvcvt sub annulo Fisca'
toris, dato in Civitavecchia a'a3 ottobre
i5i8, Leone X donò la rosa d' oro be*
nedetta a Federico duca di Sassonia, per
Carlo Miltz di Misnia cameriere segreto
del Papa, dichiarato nunzio, di cui fece
elogio, pregandolo a poh*e un argine al-
l'eresia Luterana (^.)> ^^^ '' ^"^ P**^'
leggeva nell'autore Lutero, e perciò poco
gradita dal duca, come rimarca Bernini,
neWHistoria delFeresie.Quesiì narra in*
oltre, che il zelante Miltz si abboccò eoa
Lutero, ma si condusse con poca avve*
dulezza e dignità,restando deluso dal fur-
bo eresiarca, che anzi abusò di qualche
sua imprudenza nella dieta di Worms ,
sulle varie costumanze della corte roma*
nada lui narrate. Leone X mandò ancora
la rosa d'oro ad Enrico Vili red'Inghil-
teiTa, che chiamò Difensore della Chiesa
e della Fede ( F). Adriano FI nel 1 5a3
donò la rosa d'oro al re di Polonia Si*
gismondo L Clemente FU nel 15^4 la
mandò ad Enrico Vili re d'Inghilterra,
il quale a' 10 ottóbre scrisse una bellis*
sima lettera di ringraziamentO| che con*
ROS
segnò ad Annibale suo consigliere e ora-
tore, che riporta Cartari, nella quale si
sottoscrisse Fidei Defensor, Che poco do -
pò divenne acerrimo persecutore di essa,
ad Inghilterba con diffusione lo narrai.
A'21 1 ottobre anche il cardinal Volseo ar-
civescovo di York scrisse al Papa, quanto
la rosa riuscì cara al re. Nel 1 52 5 la re*
gaio a Carlo MI duca di Savoia a'3 giu-
gno, per onorare i suoi sponsali. Nel 1 5^6
(non nel i5i5 come vuole Torrìgio) la
donò in segno d'amore alla celebre Arci*
confraternita del Confa Ione {dì cui ripar-
lai nel voi. LI, p. 246) a*5 marzo, por-
tandola alla chiesa il Maggiordomo (F.)
dopo la benedizione, in cavalcata con tut-
ta la Famiglia pontificiaye\a consegnò ai
deputati. Probabilmente pel tremendo
saccheggio del seguente anno fu rapita,
onde il sodalizio ne fece dipingere a oro
la memoria nella tribuna, cioè un ramo
con 10 rose collocato su vaso di forma o-
Yale, posato sopra un trepiedi in figura
di zampe di leone, col Papa in piviale e
triregno genuflesso innanzi la B. Vergine,
coti iscrizione e l'en'ato anno i525. Car-
tari tralasciò di registrare la rosa d'oro re-
galata a' io mai-zo 1 532 da Clemente VII
a Santtà Sanctorum^ che notò Marango*
ni , e prima di lui Baldassarri , il quale
riporta l'istromento che fu (atto e la so*
lenne cereoionia della consegna al soda*
iizio, il 12 marzo, in cui il senatore ed i
conservatori di Roma con gran comitiva
e pompa, dalla chiesa d'Araceli la porta-
rono sull'altare della basilica Lateranen-
se, avanti l' immagine acheropita del ss.
Salvatore scoperta.
Paolo ///per dimostrare la sua sod-
dis&zione a Federico II duca di Manto*
▼a, ch'erosi contentato che in detta città
si celebrasse il concilio generale, poi te-
nuto in Trento, nel x 537 gli mandò la
rosa d'oro benedetta, da un suo camerie-
re segreto e suddi to del duca .OsservaCen -
ni^ che nel diploma col quale il Papa ac-
compagnò il dono, si trova il nuovo ce-
remonìale narrato di sopra^ solitis caerC'
ROS
moniis benedixissemusy avendo rimosso
la oonsagrazioneool crisma introdotta da
Paride de Grassis, pel quale è tollerabile
l'espressione che la rosa d'oro fu consa-
grata, ma solo ne'pontificati di Giulio lì,
Leone X, Clemente VII, e forse anche di
AdrianoYI, in cui fu usato il crisma;delle
altre dovendosi dire semplicemente bene*
detta, óoè dall'epoca che stabilimmo con
Cenni in poi. Nel i543 Paolo III, al mo-
do che descrissi nel voi. XXIV, p. 129,
a'a4 aprile celebrando messa pontificale
nella cattedrale di Ferrara, festa del pa-
trono s. Giorgio, donò al duca Ercole II
la rosa d'oro, e lo stocco e berrettone be-
nedetti. Nel i548 in nome di Paolo IH
presentò in Parigi il nunzio Torriani ve-
scovo di Ceneda, la rosa d'oro alla regina
Caterina de Medici. Crede Cartari che Io
stesso Papa, per mg.' Lattanzio Benucci
senese, regalasse la rosa d'oro a Francesco
Delfino di Francia, probabilmente figlio
dì Francesco I e fratello di Enrico II, in
conseguenza cognato di detta regina. G/ii-
Ho III per infermità benedi la rosa d'oro
agli 8 marzo 1 55o nella camera di u-
dienza, e la djè all'ambasciatore di Por-
togallo, pel primogenito del re Giovanni
IH. Divotissimo il Papa dell'immagine
della B. Vergine nella basilica Liberiana,
ove in minoribus nell'altare del Presepio
avea celebrato la i.* messa , le donò la
rosa d'oro da lui benedetta. Indi con bre-
ve de'26 gennaio i555 pel nunzio ÀntO'
DÌO Agostini, mandò la rosa d'oro da lui
benedetta nella domenica Laetare del
pi'ecedente anno, a Maria regina d'In-
ghilterra, che succeduta all'apostata ge-
nitore Enrico Vili, vi avea ripristinato
la cattolica religione, per cui fu coniato
un naedaglione coll'epigrafe: Fidei De*
fematrix. Giulio HI per lo stesso nunzio
fece presentare a Filippo II re di Spa-
gna, marito della regina, lo stocco e cap-
pello benedetti. Paolo IF dopo la pace
di Cai^Cj per la guerra fatta nella Cam-
pagna romana dal duca d'Alba viceré di
Napoli, dopo averlo ricevuto amorevol-
ROS i3i
mente in Roma a'20 settembre 1 557,al-
loggiandolo in palazzo splendidamente,
fatto sedere in cappella pressoi cardinali,
tenuto a desinar seco con tutto il s. col-
legio facendolo sedere incontro al deca-
no, ritornato che fu a Napoli, mandò alla
duchessa moglie la rosa d'oi*o benedetta,
per Matteo Acquavi va protonotario apo-
stolico, che la consegnò nella maggior
chiesa. Pio If^ nel i56i spedi alla i*e*
gina di Boemia colla rosa d'oro benedet-
ta, Giovanni Canobio, con segrete istru-
zioni di trattare in Germania diversi af*
fari, specialmente riguardanti il concilio
di Trento. Indi nel i56{ per attestato
della benignilàcon cui riguardava Lucca
(F'.) e la sua repubblica , spedì ad essa
perd. Giulio Cesare Colonna, la rosa d'o-
ro benedetta, cioè una rama contenente
pili rose, con molte foglie espine; le rose
erano del diametro d'un testone, quella
in cima più grande, avente in mezzo una
pietrina somigliante al giacinto in forma
di cuore. I rami soltanto erano dorati,
così il vaso da cui 80i*gevano, ed il piede
fatto a 3 branche: si disse valere circa
25dobIe d'oro. Fu ricevuta come favore
segnalato, ed onoratograndemente il Co-
lonna dai magistrati, trattato magnifica-
mente a spese pubbliche e regalato, oltre
l'offerta di 600 scudi d'oro, non che ag-
gregato alia cittadinanza.Fu collocata nel-
le stanze del gonfaloniere in decoroso ta-
bernacolo chiuso da due chiavi, da cu-
stodirsi una dal vessilliferoj'altra dalcol-
legio degli anziani. Venne stabilito di por-
tarsi ogni anno nella chiesa di s. Marti-
no, per le feste della ss. Croce, e della Li-
bertà. Inoltre Pio IV mandò la rosa d'o-
ro alla regina di Francia, pei* un nunzio:
allora regnava Carlo IX. Il Papa s. Pio
V donò la rosa d'oro benedetta alla ba-
silica Lateranense,cioèalla cappella ora-
torio di s. Lorenzo detto iSl2/zc^^<i/2C/o -
rum, come pure attesta Marangoni che
dichiara l'anno iSG^, sebbene il Papii
proibì la Processione (F,)^cWera solita
farsi per l'Assunta coll'immagine achero*
l32
aos
pila del fs. Sai? atore, alla quale propria-
mente fu filila l'offerta, secondo le testi-
monianze di alti*i 5 storici citati da Gar«
lari, raccoglitore benemerito delle noti-
zie sulle rose d'oro. Adendo s. Pio V di-
chiarato granduca di Toscana G)simo f ,
a'5 marzo 1 570 nella cappella pontificia
Sistina solennemente gl'impose la Corona
Ducale (F'») e lo scettro , e gli donò la
rosa d'oro in quel giorno benedetta. G>-
simoi giurò fedeltà e ubbidienza alla chie-
sa romana, a s. Pio V e successori. Dice
Baldassarrì, che il donativo della rosa iu
dipinto nella galleria del granduca in Fi-
jrenze. Parechegià e nel 2.^ anno del pon •
tifica to, altra rosa afesse s. Pio V donata
a Firenze. Meglio rischiarirò il cenno di
Cartari, col p. Richa già ci tato, t. 6,p.25f .
M Agli 1 1 maggio 1 568 arrivò in Firenze
un Mandato del Papa Pio V con la rosa
d'oro, ch'egli portava alla regina Giovan-
na* A' 1 3 si cantò solenne messa dal ve-
scovo Guidi in s. Maria del Fiore, assi-
stendovi la principessa colla nobilissima
sua corte; finita che fu, il Mandato prese
dall'altare ov'era istata esposta la rosa, la
porse al vescovo Guidi, ed esso la con-
segnò alla regina, che tenutala alquanto,
la restituì al vescovo, e questi al Manda-
to, il quale con pomposa cavalcata la por-
tò al palazzo con suono di trombe e feste.
Era tutta d'oro colle foglie a 3 palchi."
Di piii riportandoilp. Ridiala relazione
dell'incoronazione di G)SÌmo I, ricaverò
quanto può rìguardare il donativo della
rosa d'oro. A'4 marzo 1570 ricorrendo
la domenica Lattare^ s. Pio V si recò in
cappella colla rosa d'oro in mano, soste-
nóido Cosimo I lo strascico del ManlOf
che dopo l'epistola ricevè là corona e lo
scettro, e tornò a sedere tra due cardina-
li. All'ofifertorio Cosimo I oSrì al Papa un
calice d'oro di io libbre, superbo lavoro
di Benvenuto Cellini, il Formale (F.) pel
Piviale, un piviale, una pianeta, due to-
nicelle e un paliot to. Finita la messa il Pa-
pa tornò alla camera de'paramenti colla
rosa in man0| traversando le sale regia
ROS
e ducale, sostenendogli lo strascico Cosi-
mo I. In detta camera s. Pio Y gli donò
la rosa, e ritirandosi Cosimo I nelle vicine
stanze preparategli, fu accompagnato da
35 cardinali. Gr^rìo^/// nel 1 573, pel
nunzio Serafino Oliverio o Olivieri, man-
dò la rosa d'oi*o a Enrico d'Angiò re di
Polonia (F',), Quindi nel 1577 ne fece
dono a Sebastiano Yenier doge di Yene-
zia, per mg.' Annibale di Capua arcive-
scovo d'Otranto e nunzio apostolico, che
portò a quella città doppio gaudio, per
la successiva riaperta comunicazione col-
le Provincie pontificie, interrotta per la
peste a'2 1 luglio: la ceremonia della pre-
sentazione si fece in s. Marco, con magni-
fica solennità. A'i3 luglio il doge scrisse
lettera di ringraziamento al Papa, col si-
gillo di piombo, che può vedersi in Car-
tari. Indi per decorare la sua patria Bo-
logna, Gregorio XI II nel 1578 le mandò
la rosa d'oro posta in vaso slmile, e for-
mata con ramo di tal metallo diviso in
più rami e rose, pel nunzio e concittadi-
no mg.' Yincenzo Bolognetti suo came-
riere segreto, il quale fu incontrato con
cavalcata a Strà Maggiora, dai magistra-
ti, senato, e canonici di s. Petronio, por-
tando il nunzio in mano la rosa. Poscia
il prelato a' 25 marzo, come giorno fe-
stivo,,oon molta solennità,lettura del bre-
ve, ed analogo discorso la presentò nella
cattedrale al celebre cardinal Paleotti al-
lora vescovo poi I .^arcivescovo di quella
metropolitana, il quale rispose con elo-
quente allocuzione,e celebrò la messa pon-
tificale suir altare maggiore, ov'era sta-
ta dal nunzio collocata nel mezzo la rosa,
e comunicò molto popolo; perché il Papa
col breve accompagnatorie a vea concesso
indulgenza plenaria, da conseguirsi da
tutti quelli che confessati e comunicati
visitassero la cattedrale nel giorno del ri-
cevimento del sagro donativo, che il car-
dinale data la solenne benedizione pub-
blicò. Di più dispose il Papa, che la rosa
d'oro ogni anno si esponesse sul detto al-
tare nelluS.'domenica dell'avvento Gau*
ROS
itXe^ e nella 4*' di quaresima , nella ce-
lebrazione dei divini uffizi e messa solen-
ne, ciò che a tempo di Benedetto XI V con •
tinuava a praticai'si, ma egli non nomina
che la domenica Z^e/eire. Cartari ci diede
l'istruzione pel nunzio, colle particolari-
tà stabilite per Tingresso in Bologna col-
l'abito di cameriere segreto, cioè di ro-
sato, col cappuccio foderato di pelle (cioè
sopravveste con maniche corte e larghe,
e cappa col cappuccio); pei concerti da
prendersi col vescovo, escludendosi pro-
esessione di clero, e dovendosi recare in
abito rosso alla chiesa per la fbuzionea
piedi, colla rosa in mano e nobile accom-
pagno, dovendosi celebrare in giorno di
domenica o festa solenne. Cartari riporta
pure l'invito pubblicato dal caixlinaleal
popolo bolognese e altri suoi diocesani,
in cui dichiarato come la Chiesa col mezzo
delle cose visibili, come più note ai sensi
nostri, cerca d'istruirci delle cose invisi-
bili e celesti, spiegò il motivo dell'istitu*^
xione della rosa d'oro e suoi mistici si-
fpiificati, con molta erudizione; quindi il
dono fatto dal Papa, l'indulgenza conces-
ta, invitando tutti a lucrarla, ed a tro*
irarti presentì a così rara e sagrosanta a-
siòoe. Nel 1579 Gregorio XIII deputò
miniio il marchese Germanico Malaspi-
na, a portare la rosa d'oro benedetta a
Hargherìta d'Austria duchessa di Parma
e Piacenza: l'istruzione data al nunzio
si legge in Cartari, dovendo àssumei*e l'a-
bito rosaceo, con cappuccio coperto di pel-
li bianche; si prescrive al vescovo com-
missario apostolico deputato a consegnar-
la dopo la messa, di assumere il piviale,
di porsi a sedere nel faldistorio avanti al*
l'altaresenza mitra. Letto il breve, il nun-
zio prenda la rosa, la dia al commissario,
e quésti alla duchessa genuflessa, recitan-
do questa formola. » Prendi la rosa dalle
mani nostre, che per speciale commissio-
ne del SS. in Cristo Padre e Signore no*
atro GregorioXII Iper divina provvidenza
Papa a noi fetta ti consegniamo, per la
quale viene designata l'allegrezza dell'u-
BOS i33
na e l'altra Gerusalemme, cioè della trion-
fante e militante Chiesa, per la quale a
tutti i fedeli di Cristo si manifesta esso
bellissimo fiore, il quale e gaudio e co-
rona di tutti i santi. Prendi tu questa, di-
lettissima figliuola, la quale essendo se-
condo il secolo, nobile, potente e di molte
virtù ornata, ma molto piiid'ogni virtù
in Cristo, vieni a nobilitarti come rosa
piantata lungo i rivi di molte acque, la
qual grazia dall'ubertosa clemenza sua
degnisi il Signore di concederti, il quale
è Trino e Uno ne'secoli de'secolL Amen.
In nome del Padi'e -^ del Figliuolo ^ e
dello Spirito santo •t|i'. Amen.'* Ricevuta
la rosa, la duchessa dovea baciar la mano
del commissario, il quale dava quindi la
episcopale benedizione, pubblicando l'in-
dulgenza plenaria concessa dal Papa. Po-
scia la duchessa portava nella cappella del
suo palazzo la rosa d'oro benedetta, per
custodirla in decente luogo in onore e me-
moria della s. Sede, seguita dal commis-
sario spogliatosi degli abiti sagri, e dal
nunzio. Questi se è sacerdote, quando non
siadeputatoil commissario, canta la mes-
sa e consegna la rosa, in pianeta col capo
scoperto, e compaiiendo la sacerdotale
benedizione. Inoltre Gi*egorio XIII con
breve de' 1 7 settembre 1 584}direttoa mg.'
Vitale Leonori governatore e luogotenen-
te di Loreto, a questo santuario della B.
Vergine donò la rosa d'oro benedetta, che
gli rimise pel nunzio mg.*^ Marc' Antonio
Fiorenzi accolito, con istruzione: tutto ri-
produsse Cartari, insieme alla descrizio-
ne di detta rosa. Si compose d'un tronco
con 8 rami, con altrettante rose fiorite,
pieni di foglie sottilissime e 7 spine; nella
rosa di mezzo eravi un zaffiro, sottendo
da un vasetto lavorato a cesello e soste-
nuto da 3 piedi di leone, coU'iscrizione
del Papa donatore : fu stimata scudi 35o.
Al nunzio fu prescritto l'abito di mantel-
letta, con cappello nero da protonotario,
e gualdrappa nera al cavallo. Si stabilì
che il clero loretano incontrasse il nun-
zio a cavallo a senza processione, un mi-
i34 JROS
glio distante o alla cattedrale della vicina
Recanati, dovendo portare il nunzio la
rosa in mano.Conamissario fu deputato
mg.^Leonori medesimo, con indulgenza
plenaria alla funzione. Gregorio Xll I do-
nòancorala rosa d'oro a Leonora de Me*
dici figlia del granduca diToscana, la qua-
le ringraziò il Papa con lettera de' 2 1 a<
prile i584** questo dono fu fatto in oc-
casione che la principessa si sposava aVin-
oenzol duca di Mantova, come leggo nel
p. Richa. Cartari riporta l'istruzione da-
ta a mg/ Della Gorgna deputato a por-
tarla con titolo di nunzio, con vesti pre-
latizie e cappello da protonotario nero ;
deputandosi a celebrare la messa, alla be-
nedizione, ed alla pubblicazione dell'in-
dulgenza, un prelato di mitra, essendo
allora arcivescovo di Firenze il cardinal
de Medici, poi Leone XI. Al nunzio fu
dato l'incarico di consegnare la rosa, col-
la solita formola. Finalmente si ha, che
Gregorio XIII regalò la rosa d'oro ad £•
lisabetta regina di Spagna.
Sisto F, secondo Ricci e Baldassarrì,
donò la rosa d'oro al santuario di Loreto;
ma Cartari ha buone ragioni di dubi-
tarne. Bensì nel 1 586 la regalò a Bianca
Cappello vedova del grand uca Cosi mol,
se deve credersi all'asserto dal p. Richa,
non facendone parola Cartari. Sisto V
nel 1 589 destinò nunzio e commissario
mg.''' Michele Friuli vescovo di Vicenza,
a portare in Firenze lo stocco e berret-
tone benedetti, al granduca Ferdinando
I, che avea rinunziato la Porpora (^.),
e la rosa d'oix) benedetta alla sposa Cri-
stina di Lorena. Cartari pubblicò V istru-
zione del maestro di ceremonie Mucan-
zio pel nunzio, il quale dovea entrare in
Firenze vestito di cappa e rocchetto con
gran mantello, a cavallo con fornimenti
pontificali, di conseguenza con cappello
simile: la funzione fu fatta nel duomo.
Clemente Vili nel 1592 mandò in dono
la rosa d'oro benedetta all'imperatrice
Anna d'Austria; e nel 1598 al granduca
di Toscana Ferdinando 1. Venuto in co-
ROS
gnizioiie Clemente Vili che in Venezia
si facevano splendidi e pomposi prepa-
rativi per la solenne coronazione della do-
garessa Morosina Morosini , moglie del
doge Marino Grimani, volle onorarla col
dono della rosa d'oro benedetta, e spedi
con questa il suo cameriere segreto Clau-
dio Grotta oCroto, col titolo d'inlernun-
zio, che giunto a Venezia a' 1 3 maggio
1597, giorno precedente alla coronazio-
ne, presentò la rosa alla dogaressa nella
basilica di s. Marco a' 1 6 maggio, dopo la
solenne messa pontificata da mg.' Gra*
ziani vescovo d'Amelia e nunzio aposto-
lico presso la repubblica^ alla presenza
del doge e di tutta la signoria, con gran
piacere della dogaressa. Assicura Novaes,
che la dogaressa custodì la rosa in sua
casa finché visse, ma dopo la sua morte
per ordine del senato fu portata nel te-
soro di detta basilica, ove si conservava-
no le altre rose d'oro donate dai Papi ai
dogi veneti. Nei voi. XXI V,p. 1 5o, e LV,
p. 5i , narrai che Clemente Vili essendo
andato in Ferrara a- prendere possesso dì
quel ducato, ricaduto nel dominio diretto
della s. Sede, a' 1 3 novembre 1 598 celebrò
il matrimonio tra Filippo III re di Spa-
gna assente e la regina Margherita d'Au-
stria presente; indi sedendo il Papa a*
vanti l'altare sulla sedia gestatoria, senza
le stanghe, diede alla regina genuflessa
la rosa d'oro che avea benedetto nella do-
menica Laetare, col solito ceremoniale,
la quale era stata collocata suiraltai*e. Al-
zatasi la regina, consegnò la rosa al conte
di Berlemonf, che la portò innanzi a lei
nel tornare alla sua abitazione. Nel me-
desimo anno fu stampata in Roma, dì
Paolo Mucanzìo, Relazione decentrala
solenne fatta in Ferrara da Margherita
d* Austria regina di Spagna y del conci-
storo pubblico fatto da Clemente Vili
per tale effetto ^ messa pontificale e cere-
monie pe^ sponsalizi fatti nella cattedrale
della città, colla ceremonia della rosa
d'oro che il Papa finita la messa dono
alla regina, Nel 1601 Clemente Vili
ROS
maoilò la rosa d*oi'o benedetta alla s. Ca-
sa di Loi*eto, la quale si formava d' un
ti*oDco alto due palmi e 4 ^^^^> con 20
ramij ciascun de'qualì in cima a?ea una
rosa,larghe come sono le damaschine, con
sottilissime £)glie. Nel fine del tronco e-
reno sei spine, e questo posava su vaso
ovale lavorato a cesello con tre angeli, al-
cuni £ì*utti, ed il nome attorno del dona-
tore, sostenuto da tre piedi di leone. Fu
valutata 3oo scudi , e si esponeva ogni
anno nell'altare del coro ove si celebra-
Vano i divini offici, nelle domeniche Lae-
tare e Gaudete. Oltre l'altre mentovate,
Clemente Vili donò la rosa d'oro bene-
detta alla basilica Vaticana, ed alla chie-
sa di s. Maria sopra Minerva : Cartari
che ciò riporta sull'autorità di Torrigio
e Ricci, crede òhe questi donativi si deb-
bano piuttosto attribuire a Paolo V. Bai-
dassarri pretende vero il donativo di Cle-
mente Vili alla detta basilica; ed a 7 fa
ascendere le rose d'oro da lui regalate.
Paolo /^effettivamente donò la rosa d'o-
ro alla chiesa di s. Maria sopra Minerva,
avendola ivi veduta Cartari colla sua i-
sanzione del 2.^ anno del pontificato o
1 607 ; la dice formata d'un vago ramo
con 5 rose, due bottoni chiusi, con molle
fiiglie e gambo spinoso, collocata in ele-
gante vaso ovaIe,sostenu loda draghi par-
te del suo stemma. In alcune solennità
si esponeva suU' altare maggiore. Nella
traslazione che Paolo V fece nella basi-
lica Vaticana da lui ingrandita, de'corpi
de'4 primi ss. Papi Leone, per memoria
donò la rosa d'oro benedetta, con sua e-
pigrafe. La donò eziandio al santuario di
Sancla Sanctorum nel 16 io, e lo con-
ferma Marangoni, avvertendo chele rose
d'oro donate al santuario le custodivano
r canonici della basilica Lateranense,colle
coltri tessute in oro che i Papi solevano
mandare per l'antica processione di cui
feci già parola. Nella basilica Liberiana
Paolo V eresse alla B. Vergine dipinta
da s. Luca uua sontuosissima cappella, e
k donò la rosa d'oro. Urbano VlIInA^
ROS i3>
r anno santo i6a5 benedila rosa d'oro,
e donò pel cardinal legato Barberini alla
regina d'Inghilterra Enrichetta di Bor-
bone : ne parlai più sopra, e qui aggiun-
gerò che fu portata alla regina in Àraiens,
dal conte Vincenzo Marlinozzi di Fano,
nobile famigliare del cardinal Barbei*ini,
e maneggiò con essa importanti negozia*
zioni, come leggo nel t. 1 1, p. ii& del-
Y Album di Roma. Nel 1626 o 1627 la
regalò in Roma a Ferdinando II gran-
duca di Toscana, il quale nella domenica
Laetare sostenne in s. Pietro lo strascico
del manto pontificio, nella solenne messa
che celebrò il Papa, che inolti*e lo allog-
giò con magnificenza, come si rileva da
Novaes. Riferisce il p. Richa,che nel 1 628
ebbe la rosa d'oro Maddalena d'Austria;
Cartari nulla dice di questo dono d'Ur-
bano Vili. Con brevede'281uglioi63o
e pel nunzio Antonio. Serra chierico di
camera. Urbano Vili fece presentare in
Napoli la rosa d'oro a Maria d' Austria
regina d' Ungheria, con altri ricchi do-
nativi di divozione, avendola fatta trat-
tare magnificamente nel suo passaggio
per lo stato ecclesiastico. Nel vol.LV, p.
1 29 raccontai che Urbano VI 1 1 nel 1 63 1
fece prefetto di Roma il nipote d. Taddeo
Barberini, e nel seguente anno a' 21 di
marzo domenica Laelare^ come si pra-
ticava cogli antichi prefetti, gli donò so-
lennemente la rosa d'oro benedetta, ve-
nendo accompagnato a casa da 34 car-
dinali. Nel 1634 a' 26 marzo domenica
Laetare avanti vespero il cardinal Fran-
cesco Barberini nipote d'Urbano Ville
arciprete Vaticano, in nome dello zio posò
sull'altare papale la rosa d'oro per dono
a)la basilica, fra il suono di tutte le cam-
pane e accompagnato da 8 canonici. Ad
ora di vespero il canonico Ubaldini in pi-
viale processionalmente con tutto il clero
la portò sull'altare del coro e si cantò ve-
spero solenne, dopo i mottetti : SiciU U»
lium : Tu es Petrus^ ed alcune orazioni.
Nel i635 Urbano VII! mandò in Ger*
mania il conte Antonio di Carpegna, fra-
i36
ROS
teito del cardinal Ulderico, a presentare
la rosa d'oro benedetta airarciducbessa
sposa dell'eiettore di Baviera, per cui lo
dichiarò cameriere d' onore, e gli fu data
l'istruzione scritta da Lonigo, ove è pure
una dichiarazione dell'antichità e misterì
della rosa d'oro: sommo fu il gradimento
dell' elettrice. Io questo tempo la rosa
d'oro si formava d'una pianta di rose fio-
rite in un vasetto di simile metallo con
3 piedi, per lo più alta un braccio e mez-
zore valutavasì intorno a i ooo scudi. Es-
sendo stato Urbano Vili vescovo di Spo*
leto, beneficò quella chiesa in piti modi,
col dono di sagre suppellettili , coli' in-
dulgenza a' 7 altari privilegiati e col re«
gaio della rosa d'oro benedetta, laonde
il capitolo gli eresse nel portico una mar-
morea lapide,monumentodi gratitudine,
in cui si legge : Rosae aurae munere or-
namenta Regum, Papa Innocerao X nel
1649 ^^ concistoro dichiarò legato a Ut-
/ervilcardinal Nicolò Albergati Ludovisì,
acciò si portasse in Milano a compliraien»
tare Maria Anna d'Austria figlia dell'im-
peititore, che andava a sposare Filippo
iVre di Spagna, ed a presentarle la rosa
d'oro benedetta. La regina per grato ani-
no mandò in Roma suo ambasciatore
straordinario il principe Trivulzio, per
rìngraziare la pontificia benignità, per cui
fu coniato un medaglione, coll'epigrafe;
Ac CathoUca Maiestatis ad Pontificeni
Lega, Nella relazione che il cardinale fece
di sua legazione, riprodotta da Cartari,
è rimarcabile: Che fu ricevuto alla porta
di Milano detta Romana, essendo a ca<
vallo pontificalmente ornato^ricevutosot*
to baldacchino da 8 gonfalonieri e dal
cIero,accoltocon molta riverenza dal folto
popolo milanese, a segno che il cardinale
entrò di notte nel sontuoso duomo nobi-
lissimamente addobbato, ed ove fra'con-
centi de'musici diede la solenne benedi-
zione. La cavalcata fu decorosa, per l'in*
tervento di tutti gli ordini della città e
corteggio del legato. Dopo la quale si re«
oò d^lla regina, ricevuto con molte ono*
ROS
rificenze, e la trovòsotto il i*egio baldac-
chino, sedendo poi incontro ad essa : la
regina nell'accogliere il legato, e nel par-
tire fece 3 passi, indi il cardinale passò
all'alloggio preparatogl i con gran ricchez*
za, ricevendo trattamenti regi in tutto,
con una sola sedia nella sua camera di
udienza, ove ricevette gli omaggi del go-
vernatore di Milano, delle autorità, ma-
gistrature e della nobiltà.II cardinale in
nome d'Innocenzo X presentò alla regina
la rosa d'oro benedetta, un corpo santo
in arca d'argento, una preziosa corona di
lapislazzuli, e vari bacili à* Agnus ì?ei be-
nedetti; ogni cosa ricevuta con dimostra-
zioni di singoiar gradimento. Inoltre In-
nocenzo X donò la rosa d'oro alla i*egìna
di Polonia per mezzo del nunzio di Po-
lonia, che in pari tempo presentò al re
Giovanni II Casimiro, lo Stocco e berrei»
ione benedetti. Con Cancellieri supplisco
quanto non trovo in Cartari, e lo leggo
nella Lettera al d.^Koreff'p, 3 1 3. Inno-
cenzo X per lo sposalizio di d. Lucrezia
Barberini col duca di Modena, e nel sab-
bato santo del 1 654 in camera donò alla
sposa una croce d'oro ornata di molti dia-
manti con in mezzo il ss. Legno; una borsa
ornata di diamanti, con dentro una co-
rona d'agata; una scatola d'oro, col breve
apostolico d' indulgenze e grazie concesse
alla duchessa; e la rosa d'oro da lui bene-
detta. Alessandro FU nel 1 658 da mg.r
Bonzi suo cameriere segreto partecipante
e guardai*oba, in testimonianza di parti-
colare amore, mandòalla metropolitana
della sua patria Siena la rosa d'oro, eoa
breve de'ag maggio, in cui si dice dal Pa»
pa, che nel benedirla avea pregato Dio
pel capìtolo, canonici, clero e popolo del-
la dttà e diocesi di Siena: dichiarò custo-
de della rosa il rettore della chiesa, e che
l'arcivescovo dovesse celebrare la messa
il giorno del ricevimento della rosa, con-
cedendo 1 5 anni e altrettante quarantene
d'Indulgenza (F.), Il prelato fu formal-
mente incontrato dal magistrato e dalia
nobiltà un miglio fuori della città, e ri«
BOS
oemlo nella i .* carrozzai passb ad allog-
giare dal caT. Angelo Ciaìa scaicKi segreto
del Papa. Nella lattina della funzione,
fii il prelato accompagoato alla metropo-
litanada numerosa cavalcata, vestito del*
l'abito di camerìere segi*eto, portando la'
rosa io roano. In chiesa il prelato sedette
in coro nel luogo più degno; dopo la messa
rarcÌTescoTo port6 in sagrestia la rosa e
la ooss^nò al rettore, indi ogni anno si
espose nella fèsta dello Spirito santo. Colla
stem cavalcata il prelato tornò alla sua
abitasione. La rosa eràdei valore di scudi
1200; altra fetta d'oixline d'Alessandro
VII oosib 600 scudi. Questo Papa pel suo
nipote cardinal Chigi legato a Intere in
Francia, mandò a Ila regina la rosa d'oro,
e le Fascie benedette^ delle quali parlai
ancora nel vol.LIV,p.269.C/ie;/7ien/eM
con breve del i.^ maggio 1668 mandò
alla regina di Francia M.* Teresa la i*osa
d' oro benedetta, pel Delfino suo figlio,
il qiiale avea fiilto battezzare dal cardinal
Vandome suo legato, facendo il Papa da
Padrino (F,), laonde chiamò il Delfino
amantissinio parente donar! ^ acciocché
fiontsecomei suoi maggiori. Dice Cartari
che la rosa pesava circa libbre 81/2, con
uo zaffiro nell'estremità superiore, del va«
lore dì quasi 1600 scudi. Egli però non
conobbe il dono <o da Clemente IX di
altra rota alla chiesa della B. Vergine del •
rUmiltà della sua patria Pistoia, che io
imparai da Cenni: forse fu quella che Car-
tari dice fatta nel 1669, che costò 833
scudi d'oro, a paoli 1 5 per scudo, cioè scu*
di d'argento 1249 e bai. 5o; la fattura
fii pagata 3oo scudi, oltre le gioie. Cle-
mente X con breve de' 1 8 ottobre 1 67 1
donò la. rosa d'oro ad Eleonora regina di
Polonia, pel nunzio Angelo arcivescovo
di Damiata, qual pegno dì paterno amo»
re. Con questi Cartari termina il catalogo
delle rose d'oro donate dai Papi,.aggiun«*
geode alcuni opuscoli di autori che scris*
serodellaiRdfa ^oro,cioè:il sermone d'I n •
uocenzo III, Florem aureumfideìibuspo*
pulii repracsentetj della Rosa d oro do*
ROS 137
nata alla regina Maria d'Inghilterra, del
calcinai Polo; il citato trattato Z>emi/v/z
Rosa^ó'ì Angelo Rocca sagrista pontificio;
Durando, Ratìonale Div, offic. de domi'
nica IF'qiutilragesimae jGìo.BaiiìstaCa*
sali, De s^teribus sacris christianorum rì-
tibusj Paolo M.' Quarti, De benedictione
Rosae in dominica Laetarej Domenico
Magri, Notizia de* vocaboli eccL, articolo
Domenica Laetare» A quelli già riportati,
aggiungerò: Pietro Busenelli tentino. De
Rosa aurea e/>if/o/a,Patavii 1759. Ada-
mo Rechembergii, Exercitatio de Rosa
aurea y Lipsiae 1666. Zaccaria Grapii,
Schediasma historìcum de Rosa aurea a
Papa Rom, qiiotannis wlemniter confe»
crata, Lipsiae 1696. Federico Partkio,
Commentatio deRosa aurea jomniqueae»
vo sacra, 1728. Jo. Gasp. Zem neri. De
DominicaeLaetarey Jenae 1701. Ora va-
do a riportare le notizie sulle rose d'oro,
che mr fu dato racoogliere,certamente non
con quella erudizione di Cartari, che pre-
fetto dell'archi vio di Castel s. A ngelo pub-
blicò i documenti di cui era custode, con
vantaggio degli amatori di siffiitti studi.
Innocenzo Jlf/ giubilante per la libe-
razione di Fienna dall'assedio de'turchi»
principalmente per opera del valoiiofissi«
mo Giovanni III re di Polonia, volle di-
mostrare il tuo contento anche colla vir-
tuosa^ di lui moglie la regina Maria Ca-
si mira, e le mandò in dono la rosa d'o-
ro benedetta,con breve de'25 marao 1 684
che riporta Baldassarrì , per mezzo del
nunzio Opizio arcivescovo d'Efeso. Que-
sta rosa pesava in oro libbre 7 i;a, e coi
zaffiri e fattura costò 1 4^0 scudi. Di que-
sta regina che poi si stabili in Roma, par-
lai nel voi. LIV, p. 67. Leggo nel Bai-
dassarri, ed in Muratori, Antichità Esten*
si par. 2, p. 61 i,la descrizione della ip-
sa d'oro benedetta, mandata in Modena
da Innocenzo Xn ad Amalia di Brunswick
destinata sposa del rede'ramani ed'(Jn«
gheria Giuseppe I, poi imperatrice e im-
peratole, la quale trovavasi presso la du-
chessa sua sorella. U Papa destinò legato
i4o RO^
nata per la metropolitana di Capua , la
consegnò in Roma a mg.' Pizsangri ve*
•00? o d'Imeria, perchè la portasse a mg.'
Nicolò Michele Abbati vescovo di Carino*
la^ deputato a presentarla al cardinal Ni-
colò Caracciolo arcivescovo di Capua, ac-
ciò la deponesse in detta sua cattedrale.
Lèggo ne* VÌA i5i6 eiSig del Diario di
Roma del 1727^ che avendo Benedetto
XIII destinato la rosa d'oro di tale anno
per la gran principessa vedova di Tosca*
na d. Violante Beatrice di Baviera, dome*
nica 20 aprile il marchese Ottavio Rinal-
do del Bufalo della Valle (generale delle
poste pontificie) romano, al quale come
deputato ablegato pontificio , per questa
solenne funzione fu conceduto l'abito
prelatizio, in Firenze dal palazzo del nun-
zio Pallavicino^ si portòcolia rosa in ma-
no a cavallo in mezzo a 5 canonici della
cattedrale, incappa, ed accompagnato da
So cavalieri nobilmente vestiti e cavai*
caiido,nella chiesa de'domenicani di 8.Ma*
ria Novella decorosamente parata, e po-
so sull'altare maggiore la rosa. Indi ven-
ne la gran principessa con gran numero
di dame e cavalieri, e si assise in trono.
Il vescovo di Fiesole Strozzi cantò messa
solenne con scelta musica con due cori dì
1 So persone, oltre 5 organi. Mg.' del Bu*
fiilo dopo la messa si condukse al trono
della gran princìpessa,e premesso un com-
plimento, le presentò il breve apostolico,
che fece leggere al segretario. Poscia tra-
sferitasi all'altaro maggiore la gran prin-
cipessa, s'inginocchiò avanti detto vesco-
vo sedente da un lato, e da lui riceve la
rosa d' oro, che consegnò al can.° Bardi
suo coppiere maggiore, il quale la portò
nella cavalcata che accompagnò la gran
principessa al suo palazzo, tra le salve di
artiglieria delle due fortezze. Ivi nella se-
ra si tenne una scelta accademia di mu-
sica e di poesia. La gran principessa re-
galò ài marchese del Bu&lo una cassetta
con servìzio da campagna di ciocoolattie-
ra, ca&ttiera e chicchere d'argento , ed
altro servizio di potx^ellane fine legate in
ROS
oro, il tutto del valore di circa 800 scu-
di* Il citato Partkìo, nella Rosaanrca^ ri-
porta il breve pontificio, la rìsposta della
granduchessa e la formola dell'abtegato.
Fu perciò stampata la Distinta relazione
della solenne funzione seguita in Firen*
ze in occasione di essere stala presenta*
ta la rosa doro mandata da Sua San*
tiià alt A, R. della Serenissima ITiolan*
te Beatrice di Baviera^ gran principessa
vedova di Toscana^ Firenze 1 728. Ripor-
ta Cancellieri nel Mercato^ p. i3i, che
contemporaneamente furono presentate
7 vaghissime rose d'ai^nto ad altrettan-
te dame della granduchessa, in nome del
.p. m. fr. Salvatoro Àscanio domenicano,
ministro del re di Spagna presso la cor-
te di Toscana, per dimostrazione di sti-
ma verso la granduchessa, bramando che
quelle dame oraate di rose le dicessero
d' intorno piìi leggiadra corona. Trovo
nella Storia ecclesiaHica di Genova del-
l'ab. Semeria,p. I o3,che Benedetto XIII
mandò la rosa d'oro benedetta a mg.** Ni-
colò de Franchi del suo ordine de'predi*
catori, da lui fetto arcivescovo di Geno-
va, per questa metropolitana, ed in atte-
stato di grata riconoscenza al di lui zio
p. Giulio Vincenzo Gentili, che inBolo»
goa l'avea vestito dell'abito di s. Dome-
nico ( altri dicono in Venezia , piatlosto
sarà stato suo maestro, perchè stadio nel
convento di Bologna , o vi avt*à fiitto la
professione religiosa, ovvero può darsi che
Gentili gli dasse l'abito in Venezia). Cle-
mente XII mandò la rosa d'orò benedet-
ta nel 1 789 in Firenze all'arciduchessa di
Austrìa M.* Teresa figlia dell'imperato-
re Carlo VI, poi regina d'Ungheria e im-
peratrice. Già dissi che Clemente XII, per
essere cieco , non faceva sagro funzioni,
tranne qualche rara assistenza, per cui la
rosa d'oro la benediceva nelle sue stan-
ze; laonde donata la suddetta,quando mo«
rìa'6 febbraio 1740, nella sagrestia pon-
tificia non era vi rosa d'oro, mentre la se-
de vacante terminò a' 1 7 agosto con l' e-
leziooe del dotto Benedetto XI V, che a*
ROS
gli 8 settembre ricevè il tributo della Chi'
mea di Carlo di Borbone re di Napoli e
di SiGiiia^ che egualmente per la sede va-
cante non avea potuto soddisfare. Volen-
do II Papa dare una dimostrazione di pa-
terno affistto alla regina Maria Amalia di
Sassonia» moglie di detto monarca, con i-
straordinaria e singolare determinazione,
nel i,^ giovedì di ottobre nella cappella
segreta, estiva del palazzo Quirinale, dopo
aver celebrato la messa benedì la rosa
d'oro'ool consueto rito, ad onta che sem-
pre erasi fiilta la funzione nella IV do-
menica di quaresima; quindi nominòab-
legato apostolico mg/ Pasquale Acqua-
viva suo cameriere segreto d'onore e ni-
pote del cardinal Acquaviva incaricatodi
afiari del nominato monarca presso la s.
Sede^ per fame la presentazione. Questa
fu ritardata pel parto della regina che die
alla luce una principessa reale, che a' 19
novembre festa di s. Elisabetta e della ma-
dre del re, la battezzò il nunzio Simonet-
ti arcivescovo di Nicosia, e fece da padri-
no Filippo V re di Spagna padre del re,
rappresentato dal medesimo cardinal Ac-
quaviva. A questa magnifica funzione ai
a4siiocesse l'altra del la presentazione del-
la rosa d'oro nella real cappella del pa-
lano, e riuscì non meno decorosa e splen-
dida, anche per ricorrere l'anniversario
della nascita della maestà sua. Portata
la rosa da mg/ Acquaviva, lo zio cardi-
nale h consegnò alla regina in nome di
Benedetto XIV col solito cererooniale.
Tutto ricavai dai n.i 36i4>36i7 e 3643
del Diario di Roma del 1 740. Inoltre Be-
nedetto XIV per ulterior pegno di sincero
afletto versoi! capi tolodella metropolita-
na di Bologna sua patria, di cui era stato
arcivescovo, gl'indirizzo la celebre lette-
ra, Quarta verlentis, de'a4 marzo i yS i ,
per accompagnare il sagro donativo del-
la rosa d'oro da lui benedetta nella do-
menica Lattare dello stesso anno, in cui,
essendo piena di ecclesiastica erudizione,
rimarcai che tacque la variazione da lui
operata nel tempo e nel giorno della be-
ROS 141
nedizione, per quella della regina delle
due Sicilie* Elesse portatore della rosa il
nobile concittadino e suo cameriere se-
greto mg/ Paolo Zani, colle consuete i-
struzioni per adempire I' onorevolissima
commissione. Prescrisse che la funzione
si facesse nel giorno di s. Pietro titolare
della metropoli tana, e che poi la rosa d'o-
ro si esponesse ogni anno nella IV dome-
nica di quaresima nell' altare miaggiore)
nel tempo de' divini uffici.
Clemente XIII gnìo ai veneziani suoi
concittadini per le dimostrazioni festive
fatte per la sua esaltazione, e pegli ono-
ri conferiti alla sua famiglia Rezzonico
(/^.), volle donare al doge Francesco Lo-
redano la i / rosa d'oro da lui benedet-
ta a'25 marzo 1 759, in memoria di che
si ristampò l'opera del Baldassarri, con
molte giunte, e con un intaglio del piedi-
stallo e della rosa sovraimpostavi. Leggo
pertanto nel n."* 6546 del Diario di Ro-
ma dell'/ Sg, M Colle lettere di Venezia
si è avuto ragguaglio delle solennità ce-
lebrate nell'occasione di ricevere l'insigne
donativo della rosa d' oro, fetto alla se-
renissima repubblica dalla Santità di N.
S. Clemente XIII, e speditale per mg.^*
Giuseppe Firrao napoletano (poi nunzio
di Venezia e cardinale), uno de'suoi ca-
merieri segreti (soprannumerario), da cui
ne fu fatta la presentazione alla detta sere-
nissima repubblica in nome della Santi-
tà sua, nella seguente maniera. A' 1 7 mag-
gio giorno di giovedì arrivò il pi*elato a
Venezia, eli 29 fu presentato nell'eccel-
lentissimo collegio da mg.' nunzio apo-
stolico Antonio Colonna Branci forte, do-
ve fece un'elegante esposizione de'pater-
ni sentimenti della Beatitudine sua verso
la serenissima patria daLei contraddistin-
ta CQu questo dono prima d' ogni altro
principe. Nel giorno de' 3 giugno, desti-
nato a questa funzione, andarono 4o ec-
cellentissimi senatori, tra' quali v'erano i
due eccellentissimi cavalieri Z. Alvise Mo-
cenigo 4 K., e Z. Antonio Diedo K., con
li peatoni alla casa didettomg/nunzioy
142
ROS
dove unitisi neiriotitida con esso mg/
nunzio e colsig.r Ablegato entrarono nei
pealoni e trasferitisi alla .chiesa di s. Mar-
co, mg.' nunzio vi si trattenne per appa*
rarsi alla solenne celebrazione delia mes-
sa, èssendo mgr Firraocon la compagnia
degli eccellentissimi cavalieri e senatori
frattanto passato nel pubblico palazzo,
da dove colla serenissima Signoria fatto
regresso alla ducale basilica , fu cantata
neHa più solenne forma la messa, al ter-
mine della quule fu letto il breve da un
circospetto segretario deireccellentissimo
senato, e posto il faldistorio sopra l'alta-
re, cui sedendo mg.r celebrante, recitate
le parole consuete di questa funzione, fece
la tradizione della rosa d'oro all'eccellen-
iissimo consigliere V. doge ivi genufles-
so, non ritrovandosi il serenissimo Prin-
cipe presente perchè indisposto. Termi-
nata la funzione ritornarono tutti al du-
cale palazzo, dove al luogo solitosi con-
gedarono mg.r nunzio e i'ÀbIegato, ac-
compagnati dall'applauso di numeroso
popolo". Ma le cinque rose, oltre quella
di Alessandro III perita nell'incendio del
i23o, delle quali ho parlato, che il te-
soro di s. Marco si pregiava possedere ,
in un con altri preziosissimi oggetti, spa-
rirono fatalmente dopo la cessazione del
veneto dominio. Clemente XI P^ne\ 1 770
avendo ristabilita la concordia fra la cor*
te romana, e Giuseppe re di Portogallo
{F*)^con solennità si portò a'24 settem-
bre alla diiesa de' ss. XII Apostoli, già
suo titolo cardinalizio, ove il cardinal Co-
lonna intuonò il Te Deum in ringrazia-
mento all'Altissimo per l'ottenuta ricon-
ciliazione delle due corti. Quindi nelle o-
«e pomendiane con nobile treno il^Papa
si condusse col s. collegio alla regia chie-
sa nazionale di S.Antonio de'Portoghesi
(che descrissi al citato articolo), nella qua-
le sino dalla mattina era esposto il ss. Sa -
gramentocon magnifico apparato. Ivi fat-
ta orazione coi cardinali, seguito da essi
si poiiò in sagrestia, ed assiso su ricco tro-
JM>> in pegno singolare del suo paterno a«
ROS
more verso il monarca della nazione por-
toghese, donò a quella chiesa la rosa d'o-
ro eh' egli per la i .^ volta avea solenne-
mente benedetta nella domenica Laeta*
re del medesimo anno, la quale con for-
male consegna fu ricevuta dal cardinal
Neri M." Corsini protettore del Portogal-
lo e di detta chiesa. Nel dì seguente la ro-
sa d' oro venne portata dal clero porto-
ghese di 8. Antonio in processione, e restò
per tutto il giorno esposta nell'altare mag-
giore, come leggo nel portoghese Novaes
e ne' Diari di Roma, Essendo stato poi
rubato sì prezioso dono, e desiderando i
portoghesi vivamente di conservarne la
memoria, fecero fare altra simile rosa d'o-
ro, e supplicarono Pio VI a benedirla. Di -
ce il n.^ 2010 del Diario di Roma del
1794, che il Papa essendo convalescente
a'3o marzo domenica L^ze^^re celebrò la
méssa nella cappella privata del Vatica-
no, e dopo avere ascoltata quella d' un
cappellano segreto, benedi colie prescritte
ceremonie là rosa d'oro che la congrega-
zione nazionaledella'regia chiesa avea fat-
to lavorare in sostituzione dell' involata
da molti anni. Terminata la funzione, il
Papa ammiseal bacio del piede nella stes-
sa cappella il can.° Pereira governatore
della chiesa portoghese, il quale in nome
di tutta la nazione lo ringraziò per la be-
nigna condiscendenza usata con essa. A*
vanti df questo tempo Pio VI avea be-
nedetto altre rosed'oix), ed anche donate.
Nel 1776 trasferendosi in Roma da Fi-
renze Maria Cristina arciduchessa d'Au-
stria, col duca Alberto di Saxe-Tescheu
luogotenente del regno d' Ungheria suo
marito, per visitare Pio VI e l'alma cit-
tà, il Papa non solo li ricevè con indici-
bile amore volez/a, ma per distinzione do-
nò all'arciduchessa la rosa d'oro benedet-
ta, come accennai nel voi. XLI,.p. 272.
Aggiungerò, che il Papa nel ricevere i rea-
li sposi in udienza di congedo regalò am-
bedue di preziose corone di lapislazzuli
legate in oro, con cammei sagri per pieda-
glie contornati di brillanti e rubini , con
ROS
bre^e che ne dichiaraTa le indulgerne, fii*
ceodo dare da mg.'' maestro di camera
ai personaggi che gli accompagnavano,
allre pregìevoli corone legate in oro con
medaglie amili. Indi il maggiordomo A r-
cbinto portò nel palazzo di Villa Medi-
ci la rosa d'oro all'arcidochessa, che la rì-
cevècon particolare ossequio e gradì men-
to. In appresso. mg/ A vogadro segreta-
rio d'ambasciata e cameriere s^[reto par^
tedpante di Pio VI , in nome di questi
presentò all'arciduchessa ed al duca con-
sorte due nobilissime cassette coi corpi di
8. Augusto (nome dell'elettore di Sasso-
nia) e di 8. Cristina, ed altre due eguali
con j4gnus Dei benedetti; un quadro di
musaico rappresentante l'arco di Tito con
bellissima cornice di metallo dorato; due
quadri d'arazzo,uno esprimente la B. Ver-
gine col Bambino del Cigna ni, l'altro s.
Cecilia del Guercino,con cornici di finis*
simi intagli dorati ; ed una cassa con le
vedute di Roma incise da Piranesi, nobil-
mente legate in 1 5 volumi, oltre altra e-
guale colla raccolta de'rami e stampe del-
la calcografia camerale,riccamente lega-
te ima tomi. De'regali ricevuti dai due
prelati parlai al luogo citato. Della rosa
d'oro donata da Pio VI nel 1 780,000 al-
tri regali,airaixiduca Ferdinando gover-
natore generale di Milano o Lombardia
austrìaca, ed alla consorte M.' Beatrice di
Modena, presentata la i .*dal maggiordo-
mo Mancinforte Sperelli,! secondi da mg.'
Avo^dro, e di quanto essi riceverono, ne
trattai nel detto voi. XLT, p. 272. Ivi a
p. ayS riportai come Fio VI in Roma dal
nipote Braschi maggiordomo fece pre-
sentare la rosa d'oro nel 1 784 all'arcidu-
cbonaM.* Amalia sorella di Giuseppe II
« moglie del duca di Parma e Piacenza
Ferdioando, e diversi donativi per mg.>^
Avogadro, come de'regali che riceverono
idue prelati. Nel 1791 si recarono in Ro-
mm per assistere alle funzioni sagre della
settimana santa il re delle due Sicilie Fer-
diofelido IV, colla consorte M.' Carolina
d' Austria, incontrati ai confini d' ordine
ROS 143
di Pio VI, ed a Viterbo da mg.' maestro
di camera; indi nel palazxo Farnese il du-
ca Braschi nipote del Papa fece omaggio
d'uno sturìone di 1 5olibbre,come appren-
do Ò9Ì Diari di Roma del 1 79 1 , e dal n.^
1 704 quanto qui riproduco. Dopo che
Pio VI fu a visitare i sovrani in detto loro
palazzo, in di lui nome il suo concittadi-
no ed elemosiniere mg/ Bandi arcivesco-
vo d' Edessa, in luogo del maggiordomo
Laocellotti indisposto, presentò alla regi-
na la rosa d'oro benedetta chiusa in va-
ga custodia (così Pio VI donò 3 rose a 3
arciduchesse d' Austria e sorelle), ed ac-
compagnata da pontificio brevclndi mg.r
Malo cameriere segreto partecipante, in*
vece del segretario d'ambasciata mg.r A-
vogadro incomodato di salute, offrì al re
ed alla regina 4 quadri, cioè due di mu-
saico rappresentanti il Tempio di Mi-
nerva ed il Colosseo con eleganti coraici
di metallo dorato, e due arazzi esprìmen-
ti la B. Vergine del Caracci, e la Madon-
na col Bambino delCignani, eseguiti nel-
la solita fabbrica dell'ospizio apostolico
che que'sovrani aveano visitato, con va-
ghe cornici intagliate e dorate; due casse
nobili coi corpi de'ss. Pacifico e Cristina
martiri, ed altre due con Jgmts Dei he»
nedeUij piti 6 casse con tutte le opere in-
cìse ch'erano nella calcografia camerale,
massime del Piranesi , il tutto somma-
mente gradito dai due reali coniugi. Nel
congedarsi poi da Pio VI, il re ricevè una
preziosa corona di lapislazzuli legata ino-
ro, con cammeo per medaglia contorna-
to di brillanti^colle effigie della st. Annun-
ziata e di s. Gennaro; la regina una co-
rona di superbissimi niccoli legata pure
in oro, con cammeo contornato di bril-
lanti e rappresentante il Salvatore, e la
Croce : al nobile seguito il Papa regalò co-
rone preziose alla cavaliere. Splendidi fu-
rono i doni che lasciarono i due sovrani
ai principali della corte, al generale delle
poste e al corriere pontificio, che si pos-
sono leggere a p. 44 ^^ detto Diario : so-
lo dirò che mg.rmaggiordomo ebbe una
i44 ROS
scatola d*oro i maltata, con giro di perle
e brillanti; altra mg.r maestro di came«
rSf con cìft'ae contorno di brillanti; altra
mg.r Malo con giro di perle, ed un anel-
lo con smeraldo contornato di brillanti;
ed a mg.r elemosiniere presenlatoi*e del-
la rosa, una ««ce di smeraldi contoi*na-
ladi brillanti. Dalle mie ricerche fattenel
i835 sull'intiera e voluminosa collezio*
ne dt* Diari di Roma, nulla registrai sul-
le rose d*oro benedette da Pio V II, se non
che il n.° ^4 del 1806, riportando la be-
nedizione di queiraniìo, osserva : ««La be«
«edizione della rosa d'oro fu surrogata
-BÌÌe Chiavi d'oro e d'argento (lo toccai in
pripcipio e citai il mio articolo, anche a
«chiarimento dell' asserto), che ne*tempi
•andati solcano i sommi Pontefici inviare
a grandi personaggi. La rosa d'oro in tut-
to il tempo della solenne messa siede so-
{M'a l'altare a'piedi della Croce". Nel com-
pilare la biografia di tal Papa, ne' suoi
storici non trovai memorie di rose d'oro
da lui donate, tranne quella regalata in
Roma nel 1 8 1 9 all'ìmperatrìce d'Austria
Carlotta Augusta di Baviera, avendo de-,
scritto il suo soggiórno in Roma e quel-
io dell' imperatore Francesco 1, nel voi.
LUI, p. 1 64eseg. All'articolo Ricci a, de-
scrivendo il santuario di Galloro, raccon-
tai che Carlo IV re di Spagna donò alla
B. Vergine 3 rose d'oro, che avea fatto
benedire da Pio VII. Ne' voi. XXXVUI,
p. 64> XLI, p. 277, narrai cornei» Ro*
ma nel i8a5 Leone XII Ssce presentare
la i*osa d' oro da lui benedetta, alla re-
gina vedova di Sardegna M.* Teresa, pel
maggiordomo Marazzani,ed il modo con
•cui questi esegui l'onorevole commissio-
ne. DiceArtaud nella Storia 4i Leone XII^
che il dono consistette in una grossa ro-
sa d'oro massiccio, mollo aperta e con-
tornata da 1 2 piccole rose egualmente d'o-
ro. Pio Pili donò neli83o la rosa d'o-
ro benedetta allo città e cattedrale dì Cin-
goli sua patria, eleggendo ablegato apo-
stolico il concittadino mg.r Appignanesi
.iresoovodi Ripatransone^nd modo e con
BOS
quelle particolarità che riportai a tali ar-
ticoli e biografia. Gregorio XFl nel 1 83?
jisgalb la rosa d'oro benedetta alla regina
d'Ungheria M.* Anna poi imperatrice, di
che trattai ne'vol.Ill^p. i42)XXlX,p.2 io
e altrove,non meno amabile per le sue vir-
tù, che rispettabile per la sua dignità. Le
perdite delle rose d'oro fatte dalla nobi-
lissima città di Venezia, furono compen-
sate dal bellunese Gregorio XVI Cap-
pellari nel 1 833. Considerando queliti l'il-
lustre Venezia qual seconda sua patria,
per avervi in tenera età professata la vo-
cazione monastica nel celebre monastero
camaldolese di s. Michele di Murano, di
cui per le sue rare virtù e profonda dot-
trina divenne nimbate di governo, quin-
di fatto lungo e piacevole soggiorno, ol-
tre di aver decorato colla s. porpora il
patriarca Jacopo Monico, po'brevi Mild-
mus ad Patria rchalem s. Marci (diretto
al patriarca), Pàternae charitads (indi riz-
zato all'ablegato apostolico) de'5 ottobre
1 833, donb la rosa da lui benedetta nel-
la domenica Laetare alla patriarcale e
metropolitana basilica di s.Marco,col bre-
ve Pàternae charìtatis affectus {xr octo*
briSf dice la minuta originale del mede-
simo), diretto alle dignità, canomci e ca-
pitolo della medesima,del s^i&nte teno-
re. M Si giusta è la cagione per cui da
Uran tempo rivolgevamo nell' animo di
testimoniare con alcun durevole monu-
mento la nostra benevolenza verso la cit-
tà di Venezia per tanti e ù grandi, tito-
li insigne, e in cui fin daiprirol anni te-
nemmo il corso della nostra religiosa e let*
teraria vita, che non ci permette di ricor-
darcene più oltre senza metterolattostra
deliberazione in effetto. Conoscendo noi
dunque, che lo splendore del pi*inctpal
Tempio ridonda anche in decoro della
citta , mandiamo a codesta basilica pa-
triarcale la Rosa d'oro che nella IV do-
menica di quaresima abbiamo secondo il
rito dedicata ; e a questo intendimento
r abbiamo spedita al diletto figlio mg.r
Pietro Antonio Pianton nostro protono-
ROS
tarìo , e colle nostre apostoliche ' lettere
vblegulo» pei'ché da esso la riceviate. Voi
già sapete che la santità del mistero, cui
essa ricorda, è significata dal solenne ri-
to, con cui nella sua dedicazione V ab-
biamo unta col crisma ( deve dire un-
guento o balsamo : nella citata minuta
non si parla di crisma, ma di solemni bc'
nediciionis Rosae ejusmodi catrtmonia
a DeosuppUces poslulavimus : tutta vol-
ta ancorché nell'originale vi sia la paro-
la chrisma derivante dal greco, essa in
questo caso viene usata per unclio^ un-
siooe, tanto nel Porcellini spiegandosi pel
▼ooaboio Chrisma^Qome nel Du Mortier,
Eiymologiae sacrae graeco-latiiiae^ ove
fi definisce Chrisma^ unguentum^ metto)
e benedetta coU'acqua, per rammentare
il buon odore di Cristo, cui deono tutti
spirare, e massimamente coloro, i quali,
addetti alla cura delle cose divine, uopo
è che splendano innanziagli altri pera-
siooi e costumi composti a pietà ed a giù-
stisla, acciocché così si risvegli nel popo-
lo un maggiore e più intenso studio di
religione. Ciò chiaramente dimostra an-
che il giorno stabilito alla sua dedicazio-
ne; il quale appressandosi le pasquali al-
legrezze, ci avvisa di dover affi*ettare la
spirituale nostra risurrezione, per ralle-
grarci con esso d'aver felicemente ri pul-
sata la schiavitù del peccato. E' questo
il fiore del campo secondo il linguaggio
profetico, e il fior delle rose ne'giorni di
prìmaTera, cui quest'aurea Rosa rappre-
senta. Ma di qua volge i' animo al soa-
vissimo pensiero di quella Rosa eziandio
che da Gerico mandò da principio fino
al cielo il suo odore, cioè la ss. Vergine
«Madre di Dio Maria, la quale é protet-
trice e sostegno e salutare madre di co-
desta città. Questa Rosa adunque insigne
per tanti misteri, e di cui i Pontefici pre-
sentar sogliono, come di un siogolar dot
DO, o i principi i più benemeriti di que-
st' apostolica 8ede,-o le chiese e le cjttà
che sono loro più care, e 'Che anche co-
desta città di Venezia ha veduto impar*
▼OL. LIX.
ROS 145
tita a' éuoi dogi Sebastiano Ziani, Ago-
stino Barbar igo, Sebastiano Venier, Ma-
rino Grimani ( forse il Papa gli piacque
nominarlo invece della dogaressa sua mo-
glie, e forse ommise ricordare il doge Lo-
redano perchè effettivamente come im-
pedito non potè ricever quella di Cle-
mente .XII I, come notai di sopra); questa
Rosa appunto noi concediamo con pater-
no affetto a codesta sagra patriai*cale e cat-
tedrale basilica, nonsolamente come un
testimonio della nostra benevolenza, ma
eziandio come un pegno dell' aiuto cele-
ste, per cui abbiamo a rallegrarci, che co-
desto popolo, siccome gli pregammo da
Dio nel benedir questa Rosa, sia dalla sua
bontà distinto, e dalla sua misericordia
protetto. Ed acciocché queste cose abbia-
no più felice compimentoe più pieno, se-
guendo gli esempi de'nostri predecessori,
schiudiamoa questo fine i sagri tesori del-
l'indulgenze, e concediamo in vigore del-
la pienezza dell'apostolica podestà plena-
ria indulgenza a tutti quelli che conve-
nevolmente muniti coi sagramenti della
penitenza e dell'Eucaristia, o avranno as-
sistito alla messa solenne che si celebrerà
dopo aver esposto pubblicamente per la
prima volta nell'alter maggiore la Rosa,
o almeno saranno andati in quel gior-
no a pregare in essa chiesa, e versando
calde preci avranno implorato il benì-
gnissimo aiuto di Dio per la prosperità
della Chiesa e dello stato. Ed acciocché i
detti misteri siano richiamati agli occhi
più volte in ciascun anno, sarà vostra cu-
ra, che nella IV domenica di Quaresima,
e nelle feste di Pasqua di Risun*ezione,
dell'Assunzione della B.V. Maria, e final-
mente di s. Marco evangelista, al cui no-
me è dedicato codesto tempio, sia essa col-
locata nell'altar principale. Ci promettia-
mo poi con *ogni fiducia da voi, o figli di-
letti, e dal popolo intero, che vogliate ren-
derci di buon cuore il contraccambio che
solo desideriamo per la nostra benevolen-
za verso di voi , cioè che secondo i desi-
derii e la preghiera di noi e del piissimo
10
i4G KOS
Imperatore e Re, fiorendo di ogni genere
di Yirtii rappi*esenlialeal vero laRosa pian-
tala sopra i ruscelli delle acque, che in
mezzci ai fiori più scelti é la più bella a
Tedere , e la più gioconda per la soavi*
là dell' olezzo. Le quali cose mentre vi
piaghiamo instantemente da Dio ottimo
massimo, con tutto affetto impartiamo a
voi diletti figli, e all'intero popolo vene-
7JRno, l'apostolica benedizione ". Il ri-
nomato, benemerito e valente tipografo
veneto Giuseppe A ntooelli, siccome caldo
di amore patrio e di divozione verso il Pa-
pa Gregorio XVI, per sì lieta circostan-
za, con lodevole intendimento e benefico
scopo, pubblicò nell'istesso anno co'suoi
bei tipi e decorosamente, la traduzione
tanto del breve di Gregono XVI, che del-
l'erudita lettera di Benedetto XIV, sulla
Bosa d'oro, in uno al disegno e incisiorus
della bellissima i*osa e suo ornalo, vaso e
basamento che la sori*egge, di quella dal
I.** data a Venezia, con questo titolo : Lei"
fera del sommo Pontefice Benedetto XIV
al capitolo e canonici della metropolitana
di Bologna j pubblicata nella faustissima
circostanza in cui la Santità di Grego-
rio XFI felicemente regnante decora la
patriarcale e metropolitana di Venezia
della Rosa d^ oro. Le qua li traduzioni in i-
taliano dedicò TAntonelIi all'I limo e Rmo
patriarcale e metropolitano Gipitolo di
Venezia , in cui dice che in ciò fu consi-
gliato dall'ablegato apostolico mg.'* Pie*
Irò Pianlon, abbate mitrato di s. Maria
della Misericordia , prelato domestico e
pixHonotario apostolico; rimarcando poi,
che la rosa d'oro di Gregorio XV 1 sor*
passa tutte quelle che già possedette Ve-
nezia, sia per ricchezza che per leggiadria
di lavoro. Ciò confermò l'aureo epigram-
ma latino dell'eccellente e benemerito li-
turgico rev. Diclich, che da lui poi volta-
to nel nostit> idioma, dice cosi : Dalla ra-
pida potenza dell' igneo elemento, e dal
guerriero furore delle passate stagioni, ra-
pirci vedemmo quanti esistevano di bion-
da Rosn sagri doni^ Gregorio nlillameno
ROS
ai danni ripara dello spogliato tesoro, giac «
che questa sola per tutte imporla le al-
tre Rose. Imperocché il foglioso ramo
del rosaio (sono 12 oltre la grande, nel-
le forme non minori delle naturali) sorge
da un vaso che posa sopra un piedistal-
lo di forma quadra : in questo sono 4 leo-
ni alati, alludenti a quello di s. Mai*co, a-
venti in mezzo l'arma del Papa quelli ciré
sono di fronte^ e sulla fascia del sottopo-
sto zoccolo, precisamente sotto allo stem-
ma, si legge questa iscrizione: Rosam An*
ream Mysterii Insignem — Basilicae Pa-*
triarcali s. Marci — Gregorius XVI Pont.
Max, D,D,^-An. Domini mdcccxxjuii.
Vari emblemi di arredi ecclesiastici de-
corano le 4 faccie del piedistallo, essendo
l'ornato vaso abbellito di decorazioni, fo-
gliami, rabeschi e da una targa col cap-
pello e 3 stelle, insegna de'nobili Cappet-
lari di Belluno, sovrastato donde nasce il
ramo delle rose, da due colombe intiere,
siccome parte dello stemma camaldolese,
il quale è inquartato nel pontifìcio. L'an*
gelicopatriarca cardinal Monico, che Ve-
nezia giustamente ancor deplora , ai 27
febbraio 1834 con quella maschia e flui-
da eloquenza ch'eragli si naturale, pub-
blicò colie stampe un editto o lettera pa-
storale , che leggo diretta al clero e po-
polo di Venezia, nella quale celebrando
le glorie di Gregorio XVI e le sue mu-
nificenze, per quella di paterna dilezione
verso Venezia e la patriarcale metropo-
litana basilica di s. Marco nel dono della
rosa d'oro benedetta, questa lodò sia per
l'importanza del dono, sia pel magistero
dell'arte, e chiamò regina de'fiori. Quin-
di toccò qualche cosa dell'antica sua pri-
gine, della pontificia consuetudine di do-
narla, e con unzione de'suoi alti misteri,
come della simbolica Rosa della Vergine
immacolata Maria {Regina sine labe ori-
ginali concepta\ e quale felice presagio
dell'eterna e beata delizia. Manifestò poi,
che Gregorio XVI vieppiù impreziosì il
materiale collo spirituale dono dell'indul-
genza plenarìa/da lucrarsi nel giorno di
ROS
sua solenne inaugurazione, pel quale sta-
bilì r anniversario della consagrazione
(non sì può dire, per quanto provai di so-
pra) della rosa, cioea'g mai*20i8349 do-
menica LaetarCy colla maggior pompa
possibile, invitando lutti a lucrarla, e ad
impiegare tutto il memorabile giorno in
religiosa esultanza di pietà e carità fra-
terna , e non con dimostrazioni di alle-
grezza profana , come espressamente gli
avea inculcato il Papa, nel breve alni di-
retto nell'istesso giorno che fece il dona-
tivo. Il cav. Mutiuelli, Annali delle prò»
vincie venete ^ p. 43a e seg., non solo pub-
blici) i 3 menzionati brevi , ma con bel-
le parole riferisce di avere mg.^ Pianton
ab legato, trasportato processionalmente
e con molta pompa la sagra rosa, dalla
chiesa di s. Moisè alla basilica di s. Mar-
co per consegnarla al capitolo, seguendo
i 4 chierici che la portavano, e che per
Venezia fu giorno solenne, di gaudio e di
gratitudine verso il magnifico donatore,
ffe'vol. XXXII, p. 323, L, p. 1 32, LIV,
p. ^jji riportai come Gregorio XVI nel
184^9 avendo fatto da padrino nel batte-
simo del reale duca di Be}a Gìo. M/ Fer-
nando Gregorio, donò la rosa d'oro bene-
detta alla madre regina di Portogallo re-
gnante Maria H, cui la presentò Tablega-
to mg.'' Stefano Yizzardelli perciò deco-
rato con ordine equestre , come indicai
nel voi. XXV IT, p. 286. Il Papa che re-
gna Pio IX fece da padrino al battesimo
della real principessa M.' Pia , nata dai
regnanti re e regina di Sardegna,alla qua-
le fece presentare la rosa d'oro benedet-
ta, di che parlai ne' voi. L, p.i32, LUI,
p. 193, facendo da ablegato l'uditore del-
la nunziatura mg.^ Santucci. Nel 1849
a'7 agosto Pio IX nella cattedi*ale dì Gae-
ta battezzò la real principessa M.' delle
Grazie Pia, figlia de' regnanti monarchi
delle due Sicilie, re Ferdinando II e re-
gina M.' Teresa d'Austria (6glia del ce-
lebre arciduca Carlo, di cui nel voi. LY,
p. 63), alla quale il Papa regalò la rosa
d'oro che avea benedetta nel prec^ente
ROS 147
anno in Roma nella domenica Laeìarei
come accennai ne' voi. L, p.i 32, LIII, p.
21 4- Aggiungei*ò quanto apprendo dai
n.i 54 e 6 1 del Giornale di Roma del
1849* Compresoli Papa da viva ricono-
scenza per l'ospitale e splendidissima ac-
coglienza che riceveva dal religiosissimo
i*e Ferdinando IT, volle rigenerare al sa-
gro fonte la real figlia cheavea dato alla
luce l'eccelsa regina sua consorte, cui vo-
lendo dare una religiosa memoria di un
avvenimento di tanta soddisfazione al suo
cuore, dispose di offrirle la rosa d'oro l>e-
nedetta, per quella avita pietà singolare
che in essa risplende (mediante il breve
Nihìl certe , dato nello stesso giorno del
battesimo e spedito secondo il consueto
dal prelato segretario de* brevi ai princi-
pi ). Per tale ceremonia il Papa destinò
a suo ablegato mg.^ Giuseppe Stella ca-
meriere segreto partecipante e guardaix)-
ba, il quale munito d' analogo breve a-
postolico a'2 settembre eseguì il distinta
incarico. À tale effetto poi*tatosì nell'abi-
tazione reale,neiroi'atorio privato celebrò
la messa , alla quale assisterono il re, la
regina e la famiglia reale, inclusi vamente
alla principessa neonata. Sull'altare ven-
ne riposto il vaso colla pianta di rose d'o-
ro. Dopo Vile missa est^ siederono l'ab-
legato e gli augusti pei*sonaggi, fu letto
il breve della legazione fatta da sua San-
tità dell'ablegato per'offrire in suo nome
la rosa. Indi il conte Ludolf lesse il bre-
ve pontificio per sua maestà la regina M.*
Teresa , e fu consegnato altro analogo
breve al re. Sollevato di poi il vaso dal-
l'altare, l'augusta sovrana vi pose la ma*
no in segno di sorreggerlo, e l' ablegato
pronunziò in latino il seguente discorso
o formola , che tradotta nella nostra Ci-
velia , dice così. »> Prendi la Rosa dalle
nostre mani, la quale noi ti oons^nìamo
per ispeciale commissione a noi data dal
santissimo Padre in Crìsto esignor nostro
Pio IX per divina provvidenza Papa; per
mezzo della quale t'iodica il gaudio del*
l'una e dell'altra Gerusalemme, cioè della
i48 ROS
Cbiesa trionfante e militante, per cui quel
fiore si manifesta bellissimo a tutti ì fedeli
cristiani, essendo il gaudio e la corona di
tutti i santi. Accetti la Maestà tua, la qua-
le secondo il secolo è nobile , potente e
fornita di molta virtù, da Cristo Signore,
come Rosa piantata sopra ruscelli di ab-
bondanti acque, la quale grazia per sua
infinita clemenza si degni concederti Co*
lui il quale è Trino e Uno pe' secoli dei
secoli. Così sia ". Baciata quindi la rosa
dalla regina, Tablegato fece conoscere per
parte del Papa, che Teniva accordata la
Indulgenza plenaria al re, alla regina e
a tutti della real famiglia , dopo che si
fossero confessati e comunicati. Data la
benedizione e letto Te vangelo finale, mg.r
iblegato si ritirò presso il Papa. Ecco la
descrizione della rosa d'oro donata a M.*
Teresa regina delle due Sicilie.» Questo
fiore sorge da un vaso che posa sopra un
piedistallo d'argento dorato, dì forma ot-
tagona, alto centimetri 22 e largo io. £*
diviso come segue. Plinto sopra cui po-
sano 4 pilastri che nel mezzo hanno in •
cassato un ornato di bassorilievo rappre*
sentante rami di quercia intrecciati che
sorgono da un vaso. Tra i detti pilastri
vi sono 4 spartiti, tutti contornati da una
cornice a foglia, che racchiudono nel mez-
zo lo stemma del regnante sonamo Pon-
tefice Pio IX; nelle due parti laterali sa-
grì trofei in bassorilievo^ e nella 4** fac-
ciata un ornato che richiama l'altro che
circonda lo stemma suddetto. Sopra la ci-
masa, ov'è una gola parimente ottagona,
che contiene 4 festoni di fiori e frutti che
vengono a vicenda legati da 4 maschero-
ni, il tutto riportato in argento dorato,
posa il vaso d'oro alto centimetri 26^ e-
sattandente copiato da quello elegantissi-
mo di porcellana che si conserva nella bi-
bliotèca Vaticana, donato da Carlo X re
di Francia aLeone XII{F'»): ì due mani*
chi che ai lati l'adornano rappresentano
un pavone, ed il lavoro che in quello è
dipinto, in questi é eseguito a cesello. Na*
tee dal vaso uo ramo di i*ose d'oro alto
ROS
centimetri 46. Le rose sono 1 3, ed in quel-
la di mezzo si conserva il balsamo ed il
muschio che il santo Padre benedì ".
La rosa viene chiamata principe e re-
gina, non che fenice e onore de'fiori; l'oc-
chio, r annunzio, la messaggiera di pri-
mavera; la porpora e il sole de' campi,
V aura de' giardini , ove maestosamente
pompeggia. Sue singolari proprietà sono,
la forma elegante e bella, onde diletta e
riesce grata alla vista , anche pel colore
ordinariamente vermiglio; il fragrante o-
dore che ricrea, il sapore che conforta e
solleva. Fiorisce principalmente nella pri •
mavera, nel maggio e nel giugno , ed e*
ziandio ogni mese,essendovenedi più spe-
cie e colori. Furono lodate le rose di Mal-
ta, dell'Indie, del la Cina e di Gerìco{P^,y
Il Terzi nella Siria sagra ricorda che la
celebrò Salomone : Quasi plantatio rosa
in Jerico, e ne' suoi cantici la paragona
alla sposa. Le rase di Gerico dice che so-
no prodotte da una pianta spinosa simi-
le al pruno; nel la forma e grandezza cor-
rispondono al fior del sambuco, varian-
do peri» neir odore e colore per essere
fragrantissime ; sul principio vermiglia ,
diviene indi cerulea, colle fronde alquan-
to legnose, le quali diseccandosi, riten-
gono l'istesso odore incorruttibile, e ba-
gnate òoH'acqua si riaprono, l^u la rosa
di Gerico paragonata alla verginità del-
la Immacolata gran Madre di Dio , che
appellasi ne'libri santi ìaRosa di Gerico,
e che è pure invocata dalla Chiesa col ti-
tolo glorioso di Mistica Rosa^ come quel-
la, checoll'odore soavissimo delle sue ra-
re prerogati ve,si attrasse le ineffabili com-
piacenze dell'augustissimaTriade; ripor-
tandone le testimonianze de'ss.Padri, Sar •
nel li nelle Lettere eccL t. 7, lett. 49 : Oel-
la rosa di Gerico, La rosa essendo anche
simbolo della bravità della vita e della
fragilità umana, per la sua delicatezza e
pel corto tempo in cui appassisce. Ed e
perciò che furono scolpite sulle lapidi dei
sepolcri per denotare l'incertezza del vi*
vera , o quelli che morirono in fresca d^
ROS
tenera età. I romani e gli ebrei le spar-
gevano ne'Funerali( F,) sui SepolcH{ ^.);
e molti gentili fecei*o disposizioni testa-
mentarie perchè neira'nnivei*sariodi loro
morte si spargessero ov'erano sepolti. Ci
si formarono Ghirlande ^ Corone ( F,) per
segno di festa e negli sposalizi, intreccian-
dosi con altri Fiori {F.). Cartari e Ricci
riportano il novero di que'corpi santi, da
cui uscirono rose fresdie e odorose, altri
per virtù divina avendole fette nascere
nel più crudo inverno , come di tanti sì
legge nelle loro vite^ e parlando della bea-
la Bua dissi perchè si dispensano rose
nella' sua festa. À Pentecoste dichiarai
perchè chiamasi Pasqua Rosa o Dome-
nica Rosala^ come per Iq spargimento e
dispènsa delle rose che si faceva in que-
llo giorno, per adombrare la discesa del-
lo Spirito santo. Nel voi. IX, p. 4o nar-
rai come nella domenica precedente si
eseguiva con rose rosse dall'occhio della
Chiesa di s, Maria ad Martyres ( F.)^ ool-
l'intervento del Papa che vi celebrava, per
cui poi ai canonici sono ancora in coro
dispensate delle rose nella festa della Pen-
tecoste, cioè venendo benedette in sagra-
stia dal sagrestano, ogni canonico trova
al suo stallo due rose; di che feci memo-
ria pure a Fiori, come di quelli che dal-
Talto si gettano nella basilica Liberiana,
insieme a rose bianche, nella festa di s.
Maria della Neve, dalla cupola della ma-
gnifica cappella Borghesìaua, e prima an-
cora dai forami del nobilissimo soffitto :
si spargevano anche nella basilica Late-
ranense. Il prelato Agostino Favoriti gra-
zioso poeta, ma di genio ben diverso da
quelli d' Anacreonte e di Virgilio inna-
morati delle rose e de' rosai di Pesto, come
canonico Liberiano non avrebbe potuto
assistere allo spargimento delle rose bian-
che , per la sua invincibile antipatia al-
l' odore di questo fiore. Prima di lui il
cardinal Oli vicino Caraffa^ decano del s.
■collegio e arcivescovo di Napoli, ebbe tale
avversione al soave olezzo delle rose, che
non potendo sofirirne la fragranza, nella
ROS i49
stagione di primavera all' ingresso delle
sue camere teneva persone espressamente
incaricate di esaminare diligentemente
che niuno si presentasse da lui con rose
o in veruna maniera ne odorasse. All'ar-
ticolo Orsuti famiglia, non solo parlai del-
la rosa come insegna principale di essa,
ma dissi perchè s. Leone IX ordinò che
ogni anno per la Pentecoste si benedisse
una rosa, e si dasse al primario barone
di tal casa. Alcuni dissero d' oro tal ra-
sa, altri semplicemente rosa naturale;
cosi Cancellieri nei Possessi a p- 4'* ^^'
serva Cartari, che siccome colle rose fu
ornata la testa de'capitani vittoriosi, tan-
to fecero i romani con> Primiano e Se-
condino Orsini nellora ritorno in Roma
dopo la sconfitta de'tusculani, perlaqua-
le si pub vedere Frascati. Il p. Menoc-
chio, «$'/£<oret.i, centuria 2, cap.91, trat-
ta: Se avanti il peccato d'Adamo abbia
Dio creato l'erbe nocive e velenose, e se
a quel tempo le rose nascessero senza spi-
ne; conclude affisrmativamente, come lo-
ro proprietà. Alessio Porri pubblicò in Ro •
ma nel 1 569 un bel Discorso in lode del •
la rosa e delle sue virtù.
ROSALIA (s.), vergine. Figlia diSini-
baldo signore diRoses e diQuÌ8quina,di-
scendente dalla famiglia impeHaledi Car-
lo Magno, nacque a Palermo in Sicilia.
Una leggenda la dice nipote di Gugliel-
mo I re di Sicilia, e di meravigliosa bel-
lezza: di questa santa riparlo a pALERBfO,
ed a s.RosALiA congregazione di monache.
Fino dalla sua gioventù, disprezzando le
vanità del mondo, ritirossi in una grotta
sul monte Pellegrino, 3 miglia lungi da
Palermo. Quivi coU'austerità della peni-
tenza, col lavoro delle mani, e con una
continua orazione, si consagrò intiera*
mente a Dio. Mori nel 1 1 60, e le sue ra*
liquie furono scoperte nel i625, nel poa-
tificato di Urbano VIII. La Sicilia attri-
buì alla protezione di questa santa la ces-
sazione di una pestilenza, che in quel tem-
po faceva grandi stragi. La sua festa si
celebra il 4 settembre.
i5o ROS
ROSALIA. Sede vescovile di Pisidia
nell'Asia minore. Al presente Rosalia, Ao*
salien, è un titolo vescovile in partibusj
sotto il patriarcato pure inpartibusdì Co-
stanti Dopoli, che Gregorio XVI nel giù*
gnoi844coD^^^'i all'attuale vicario apo-
stolico di Tunisi, dal medesimo Papa no-
minato , mg.'' Fedele Suter da Ferrara
cappuccino , il quale a' 29 settembre di
detto anno fu consagrato vescovo dal car-
dinal Fransoni prefetto di propaganda ^-
de, nella chiesa dellacongregazioue di tal
nome.
ROSALIA(s.).Congregazione di nobili
monache istituita in Palermo, sotto l'in-
vocazione di 8. Rosalia (/^.). Professava
la città di Palermo (F,) par ticolar divo*
zione vei'so s. Rosalia sua protettrice, ma
non sapeva ovegiacesseìl venerando suo
corpo, il quale scoperto nel 1 62 5, con so-
lenne pompa fu trasferito in città, la qua-
le essendoafSitta dalla pes(e,ne restò pron-
tamente libera, e con essa altri luoghi di
Sicilia. Pertanto tra le altre, concepì un
grande amore verso la santa, d. Marghe-
rita del Carretto d'Aragona de'conti di
Gagliano, la quale ordinò con testamen-
taria disposiziooe,si fondasse colle sue so-
stanze un monastero di donne sotto il ti-
tolo di 6. Rosalia , colla regola di s. Do-
menico. Ma poi ad istanza di d. Alderano
fi'atello della defunta d. Margherita, Ur-
bano Vili con sua bolla del 1 634 gli as-
segnò la regola di s. Benedetto. Il p. Ca-
soini gesuita j avendo lasciato nel 1 636 al-
le monache la croce di lamina d'argento^
della forma che dicesì patente, che fu tro-
vata sul petto di s. Rosalia, Urbano Vili
conoesse alle monachedi usarne una si-
mile di tela bianca sullo scapolare e sul-
la cocolla nera, corrispondente al petto,
ad usanza degli ordini equestri ; indi nel
1 638 gli mandò 1 due abiti monastici da
lui benedetti estabilì la clausura, che prin-
cipiò ad osservarsi solo nel 1 675, venendo
eletta per abbadessa Maria della Croce,
raligiosa di singoiar virtù, trasferita dal
monastero benedettino dell'Immacolata
ROS
Concezione della stessa città di Palermo.
Usano le monache l'abito proprio delle
religiose benedettine e nero; le novizie al-
quanto differiscono dalle professe, poiché
queste, oltre la tonaca e lo scapolare, han-
no la cocolla pur fregiata di detta croce,
il soggolo, il velo di tela in testa che lor di-
scende sulle spalle, sopra al quale aggiun-
gono altro velo di seta nera, ed usano ca-
miciadi lana e sandali alti 5 dita; mentre
le novizie vestono la tonaca nera, e lo sca-
polare più stretto e corto sino alle ginoc-
chia, senza la croce,velo dì tela bianca più
lungo, ed i medesimi sandali : le converse
poi vestono tonaca parimente nera, scapo-
lare lungo, ma senza l'insegna della a*oce,
con soggolo e velo del capo di tela, co' san-
dali. Le costituzioni di queste monache,
come il loro ceremoniale, furono pubbli-
cate dal p. d. Pietro Antonio Tornami ra,
decano benedettinocassinese. La loro son-
tuosa chiesa fu aperta alla pubblica vene-
razione nel 1 709, e vi professano partico-
lar divozione al ss. Sagramento.Ti*atla di
esse il p. Bonanni nel Catalogo degli or-
dini equesUi, p. 1 35 e seg., riportando le
fSgui-e della monaca nell' abito ordinario
con la cocolla monastica, quelle della no-
vizia e della conversa.
ROSAMIRANO, Cardinale. V. Ste-
FARO RoSAMIRANO.
ROSARIO(SS.). Rosarium sanctissi-
munì. Preghiera, divozione, festa ed isti-
tuzioni che ne derivarono, equestri, di so-
dalizi e religiose. Fra le approvate ora-
zioni in onore delia B. Vergine Maria
(y,\ le più celebri e stimabili sono l' Uffi-
zio {F,) detto parvo della Madonna^ e
il ss. Rosario^ così detto quasi corona di
Rose che s'intessono alla medesima Ma-
dre di Dio. Inoltre dicesi rosario qualun-
que Corona divozionale (^.)> e meglio
le corone composte di 1 5 poste, e quelle
simili corone di minuti grani che si ten-
gono al collo con piccola medaglia e l'ef-
figie della B. Vergine delRosario, la quale
-si suole rappresentare col divin Figlio in
braccio, tenendo ambedue in mano il ss.
ROS
Bosario. In tale articolo dichiarai di che
bi forma e compone la corona dÌYOEiona-
Je^ la quale serve a numerare! Pater no*
ster e i'jàve Maria^ onde facilitare Tese-
cuzione di pratiche religiose, principal-
mente per la pia recita del s. rosario e
suoi differenti modi , essendo il rosario
4sooiposto di 1 5 decine di Ave Maria o
Salutazione Angelica (^.),di iS Pater
nosier (^.), e di i5 Gloria Patri {J^.)j
chiamandosi posta ogni decina ÒiAveMa*
r/a^meditandosi prima della recita di cia-
scuna uno de' 1 5 misteri di cui formasi il
ixMariOyChe dividendosi in 3 parti ciascu-
na composta di 5 decine d'imposte, nella
I /si contemplano i misteri Gaudiosi, nel-
la a/ i Dolorosi, nella 3/ i Gloriosi, i quali
misteri comprendono i principali tratti
della vita tanto diGestiCristo,che della sua
òrtvoà Madre la Madonna{f^ ,)i \ misteri
gaudiosi si dicono il lunedì e giovedì, i
dolorosi il martedì e venerdì, i gloriosi il
mercordì , sabba to e domenica. Si pi*e-
mettono al rosario i versetti Deus in a*
d/utoriutn{P^.) e Gloria Palri^indì seguo-
no quelle Giaculatorie (F,) secondo la
propria divozione; quindi si considera nel
1..^ mistero gaudioso l' Annunziazione
dell' Angelo alla Beata Vergine che do-
vea concepire e partorire Gesù Cristo
(/^.), e si recitano oltre il Pater noster,
io Ave Maria, dopo le quali il Gloria
Patri, ripetendosi le giaculatorie, e ciò si
fii ad ogni posta delle i5 che compon-
gono il rosario. Nel 2.^ mistero gaudio-
so si oootempla la Visitazione di s. E-
lisabetta alla Madonna ; nel 3.** il parto
della Vergine nel Presepio o nascita di
^esb; nel 4**^ 1a Purificazione della B.
Vergine, e la Presentazione al tempio di
Oesù; nel 5.** il ritrovamento di Gesù nel
tempio fra' dottori. Queste 5 poste che
ehiamansi 3.* parte dirosario,collamedi-
Iasione di que'misleri secondo gl'indicati
giorni , viene seguita da quelle orazioni
che accennerò dopo i misteri gloriosi. Nel
1.^ mistero doloroso si contempla Gesù
ndVOrazione dell'orto^ ove cadde in a-
i5i
ROS
gonia e sudò Sangue j nel 3/ Gesii Fla»
gettato alla Colonna j nel 3.'*Gesii corona •
to di Spinej nel 4/ Gesù condannato a
morte e caricato della Croce; nel 5/Ge-
sh Crocefisso sul Calvario alla presenza
di sua divina Madre. Nel i ."mistero glo-
rioso si contempla la gloriosa Risurrezio*
ne di Gesii; nel a." \* Ascensione al cielo
di Gesti; nel 3.** la discesa dello Spirito
santo nel cenacolo ; nel 4/ VAssuntiont
in cielo della B. Vergine; nel SJ* la ooro*
nazione in Paradiso della B. Vergine Rc'
gina, e la gloria di tutti i Santi. Termi-
nata la recita d'una 3.* parte del rosario»
di dueo di tutto il rosario, si dice la Salve
Regina (^.), terminata la quale le Lita*
me Lauretane o della B, Vergine Maria
(/^.), che si sogliono finire coli'invocazìo-
ne. Regina sine labe originali concepta,
ora prò nobis, seguita dalla triplice reci-
ta dell' Agnus Dei, e da quella del Sub
tuum praesidium jco\ F^ersettOy Ora prò
nobis sancta Dei genitrixj ed il Rfspon»
sono, Uidigni ejfficianiur promissionibus
Christi: Oremus (/^.). Si termina il rosa-
rio o una delle sue parti, colla triplice in-
vocazione : Regina sacraiissimi Rosarii,
ora prò nobis j e col Nos cum prole pia,
benedicat Virgo Maria* Amen, Comu-
nemente si dice un Pater, Ave e Gloria
in onore di s. Domenico fondatore del-
l'insigne ordine àe* Predicatori (V,), cui
si attribuisce questa formola di Preghic'
ra(V.)che con ragione si reputa una delle
più stimabili per ciò che in essa consiste e
per l'uso mirabilmente propagato e uni-
versale del cristianesimo, essendo forse la
più comune delie orazioni vocali che si
praticano da'fedeli, giacche non v*è par-
te del mondo ove esistono cattolici, in cui
non si conosca e non se n'eseguisca la reci-
ta: questa certamente colla quotidiana ri-
petizione d' una 3.* parte almeno, richia-
ma la benedizione di Dio e la protezione
potentissima della B. Vergine nelle fa-
miglie che l'eseguiscona L'eccellenza del
ss. Rosario si comprende dalla stessa di-
chiarazione e considerazione de' 1 5 prin-
iSt ROS
I
cipali misteri della vila di Gesti Cristo e
della sua ss. Madre, come dalla recita del
Pater^ deWÀve^ del Gloria ripetuta tra
l'uno e l'altro mistero. Dice il dotto ve'
scovo di Fiesole mg.r Bronzuoli, IstitU'
zioni caHoUche, sez. 38, § 2. «• Il Rosario
è una formola di preghiere approvata dal-
la Chiesa in onore della Vergine madre
di Dio. Conoscevasi forse avanti l'epoca
del patriarca s. Domenico, ma in seguito
di una rivelazione fattagli (come dissi nel
voi. LY, p. Sa) dalla stessa Vergine cer-
tamente, egli fu che circa il 1 2oa^mentre
in Francia nella provincia di Linguado*
ca faceva orribile strage l'eresia degli jéh'
bigesif lo predicò e lo propagò con gran-
de zelo^ e servì di difesa e di trionfo alla
Chiesa contro gli eretici sum mento vati...
Egli è perciò un compendio dell' Evan»
gelo, una specie d'istoria della vita, pati-
menti e gloria di Gesù Cristo, e riesce u-
tilissimo per imprimere nella mente de>
gì' idioti un' idea delle, verità principali
della Religione, Il fine per cui è istituito,
e- il frutto che devesi rilevare da chi lo e-
seguiscé, è di crescere in amore e grati-
tudine per Gesù Cristo che ci ha redenti,
di ammiraregli esempi di sue virtù e quel-
li della divina sua Madre, e di essere più
solleciti ad imitarli; d' invocare con fi-
ducia Maria, e rendersi maggiormente
degni della sua protezione". Il beneme-
rito ab. Butler nella vita di s. Domenico^
osserva e fa considerare.» Duranti le sue
missioni, Domenico istituì la celebre di-
vozione del Rosario, che consiste nel re-
citare 1 5 voltel'orazionedomenicalee I So
la salutazione angelica, e che ha per fine
di onorare i 1 5 principali misteri del Sal-
vatore e della sua ss. Madre. Egli cono-
scea tutta l'eccellenza di queste preghie-
re. L'orazione domenicale contiene in ri-
stretto luttociòche possiamo domandai*a
B Dio o sperare da lui. Recitandola pra-
tichiamo quelle sublimi virtù, per le quali
rendiamo a Dio l'omaggio de'nostri cuo-
ri. Colla salutazione angelica lodiamo e
lingraziamo Iddio de'misteri dell'incar*
ROS
nazione e della reclenzione , che sono il
principio d'ogni bene, e queste Iodi sono
espresse colle stesse parole dello Spirito
santo, le quali tuttoché indirizzate alla
Vergine santa, si riferiscono ben più al
Figlio di lei, cui riconosciamo come unico
principio e cagione della sua'e della nostra
felicità. Imploriamo perciò l'intercessiona
della Madre sì pel corso che pel fine di
questa vita; e per eccitare efficacemente
la sua compassione e quelladel Figliuolo
suo confessiamo la nostra miseria pren-
dendo il titolo umiliante di peccatori.Que-
ste due orazioni sono nel rosario dispo-
ste per cotal forma, che ci rammentano
l'istoria della vita e de'patimenti di Gesù
Cristo , che debbono essere il continuo
soggetto delle nostre meditazioni. Lodan-
do Iddio in ciascun mistero, domandia-
mo a un tempo le grazie che sono neces«
sarie e a noi ed al prossimo nostro. Fra
gli albigesi,altri ignoravano, altri bestem-
miavano i misteri che sono il fondamen-
to'della religione. Domenico per rìme->
diarea questi ma li, che gli recavano gran*
de afflizione,insegnò ad onorare i misteri
con un metodo facile e idoneo ad ogni
sorte di persone. 1 più illuminati vi tro-
vano il mezzo di elevarsi alla più subii*
me contemplazione, e di produtxe degli
atti delle più eroiche virtù. Il santo in-
trodusse poscia lo stesso metodo a Bolo-
gna, ed in altipi luoghi". Ed io aggiun-
gerò in Roma ideila Chiesadis. SisU)(ì^,)^
ove il santo pe'suoi religiosi fondò il suo
i.^ convento dell'alma città e abitò, in«
troducendovi l'efficacissima divota prati*
ca del santo rosario, ed ivi per le prime
volte lo fece recitare pubblica mente nel-
la metropoli del cristianesimo, come pur
notai nel voi. LV, p. 86. Nel voi. XII,
p. 1 44 raccontai, come nel 1 600 s'inli*o-
dusse prima nel chiostro, poi nel 1628
nella Chiesa di s. Maria sopra Miner»
va (della quale anche noi voi. XXXII,
p. 275) de'medesimi domenicani, la re-
cita del rosario a due cori a vicenda, di
uomini e donne. Anche Bercastel nella
BOS
Storia del eristianesimo t i^ Q*** 338,
attrìbuifce a s. Domenico ristituzione del
ronrip, per implorare la protezione pos*
sente delia fi. Vergine per le sue fatiche,
nelle turbolenze e furiose guerre del pae-
se, in cui egli predicava per la conversio-
ne degli eretici e ulteriore propagazione
del cristianesimo. Approvarono la recita
del rosario e ne riconobbero istitutore s.
Domenico molti Papi, come Sisto IV nel
1 48 1 insieme alle confraternite del ss. Ro-
sario, Leone X; s. Pio V che tornò a con-
fermare le confraternite erette sotto il det-
to titolo nel 1569 colla bolla Consuevc"
riml^ Gregorìo XIII, Sisto V, Alessandro
VII, Innocenzo XI, Clemente XI, Bene-
detto XllI, ed altri. Si possono consul-
tare gli annalisti Spondano e Bzovio, al-
lan no 1 2 1 3; il p. Echard, Bìbliolh. scripL
ot'd, Praedicat, t.i, p. 353, t. 2, p. 27 1.
Tommaso Vincenzo Moneglia nella Z>f#-
seiiauone dell* origine della sagra prece
delRosariOy Roma 1725. fienedetto XIV,
Defestis £. Mariae F'irginis, cap. 1 3; De
Canoniz, Sanctorum lib. 4» par.2 ,cap. 1 o.
lQoItl*e al citato articolo Coboita divozio-
KALB, parlai ancora delle dilTerenti opi-
nioni che si hanno sulla sua origine, so-
stituita dall'antichità per quelli che non
sapevano leggere e tenere a memoria il
SaUerio (^.), ed in luogo delle Ore Ca-
fioniche (F,) ai religiosi Laici e Conver»
si{F.y Dichiarai pure che il metodo di
recitare 1 5 decine d'ì4ve Maria, col Pa»
ter nosler e Gloria Patri, al principio e
fine d' ognuna di esse , in memoria dei
principali misteri e trionfi di Gesù Cristo
e di Maria Vergine, fu ad imitazione dei
I So Salmi, onde il rosario fu detto il Sal-
terio della ss. tergine, e si deve a s. Do-
menico; dicendo de'critici che ne dubita-
no, pe'motivi che riportai, come de'Bol-
landisti, Acta Sanctorum, augusti die 1 4;
eMabillon,^c/^ Sanctorum Ord, Bened,,
praef. ad saec. V, il quale è d' opinione,
obe prima di s. Domenico fossero i mo-
naci autori della divozione del rosario.
Ditti eziandio delle ji7f/ie£?{l2i(7m (V.)àtV.
ROS j53
le corone e rosari, e delle Medaglie bene^
dette (f^.)che vi si appendono, e finalmen-
te feci la descrizione di tutte le particola-
ri Corone divozionalij approvate dalla
Chiesa, come di quelle del Signore, di s.
Brigida, de' VII Dolori della B. Vergine,
dell'Immacolata Concezione, degli Atti di
amore verso Iddio, del Sangue prezioso,
del sagro Cuor di Gesù, delle V piaghe
di Gesù Cristo, delle XII Stelle, e di tut-
te notai le indulgenze concesse dai Papi.
Moltissime sono anche le indulgenze par-
ziali e plenarie concesse dai Papi , a chi
recita almeno la 3.* parte del rosario; per-
chè poi riesca grato alla Beata Vergine,
torni a merito di chi lo dice, e questi ne
conseguisca l' indulgenza, fa d'uopo che
nel tempa della recita, la mente *per lo
meno virtualmente attenda ai misteri di
Gesù e di Maria, o in generale si occu-
pi di pensieri religiosi, e che il cuore sia
ad essi rivolto cou santi affetti. Sisto IV
nel 1483 concesse a quelli che recitas-
sero una 3.* parte di rosario, 5 anni e 5
quarantene d' indulgenza, la quale fu iu
seguito ampliata da Leone X , s. Pio V
damenicano, Sisto V , e Benedetto XlII
pur domenicano. Nella Raccolta di ora*
zioni per le quali sono state concedute dai
sommi Pontefici le s. Indulgenze, e che
si pubblica in Roma coli' approvazione
della s. congregazione dell'indulgenze, pel
Rosario Sì legge.» Il fondatore dell'ordine
religioso de'predicatori s. Domenico, per
fare argine all' eresia degli albigesi , che
a'suoi tempi infestavano i popoli special-
mente della Francia, per rivelazione avu-
ta della B. Vergine, a cui per tale ogget-
to avea ricorso, circa Tanno 1 206 istituì
ed efficacemente promulgò la divozione
del s. Rosario; e nel corso di più secoli se
ne videro mirabili successi nel cristianesi-
mo. Ad animare i fedeli tutti a ricorrere
spesso a Maria ss. con tal divozione, Be-
nedetto XIII col bveveSanctissimus, dei
i3 aprile 1726, concede a tutti quelli, 1
quali con cuore almeno contrito recite-
ranno ils. Rosario intiero, cioè di 1 5 posle>
i54 ROS
ovvero la S.'parteyCioè 5poit6,ioo giorni
d'iodulgenza per ogni Pater noster e per
ogni Jve Maria. Se poi per un anno ne
reciteranno ogni giorno almeno la 3.* par-
te» confessati e comunicati in un giorno
ad arbitrio di detto anno, concede indul-
genza plenaria; quali indulgenze sono per-
petue, ed anche applicabili 9\Defunti, Per
il conseguimento di tali indulgenze si ri*
chiede , che li rosari sieno benedetti dai
religiosi dell'ordine de'predicatori, e che
nel recitare il s. Rosario si vadariflellen-
do ai misteri della Nascita, Passione, Mor-
te, Risurrezione, ec. di N. S. Gesù Cristo,
secondo il decreto della s. congregazione
deirindulgenzede' i % agosto 1 726,appro-
vaio dallo stesso Benedetto XI 11. Peral-
tro dichiarò nella sua costituzione Pre*
tiosus^ de'a6 maggio 1 7 a 7, § 4> ^^ P^'* ^^
persone idiote incapaci della considera*
zinne de' divini misteri, basta che reciti-
no il s. Rosario divotamente ".
Festa della B.ì^ergine del Rosario. Per
la strepitosa vittoria riportata dalle ar-
ìxSì cristiane, pontificie, venete e spagnuo-
le della lega cattolica,nel golfo di Lepanto
a'7 ottobre 1 57 1 ,con memorabile disfatta
de'tui*chi, s. Pio ^(/^.), per riconoscere
questo singoiar fiivore dalla protezione
della B. Vergine, siccome avvenuta ap-
punto nel giorno in cui la confraternita
del Rosario processionalmente lo reci ta va,
a perpetua memoria lo fece inserire nel
Martirologio romano,ordinòche nelle li-
tanie della B. Vergine si aggiungesse l'in-
Tocazione«^uxi/i<i/7i Christianonintfi pre-
scrisse che a'7 ottobre si celebrasse la ^sta
della B, P^ergi ne della Vittoria.. Gregorio
XCII che gli successe, ammirando la mo-
destia del predecessore, il quale essendo'
stato domenicano, non avea voluto far
menzione del s. Rosario, per timore che
6i credesse avei* egli fatto onore piuttosto
al suo ordine, colla bolla Monet Aposto*
InSj del I ." aprile 1 578, presso il Ma&i,
f^ita di s. Pio V^ comandò che in tutte
le chiese dell'ordine de'predicatori, ed in
quelle ove fossero istituite confraternite
ROS
del Rosario, ove pei'ò fosse altare o cap-
pella dedicata alla B. Vergine del Rosa-
rio, nella i.' domenica d'ottobre, che fu
il giorno del trionfo sugli ottomani, se ne
celebrasse solenne uffizio di 9 lezioni con
rito di doppio maggiore, e con nuovo no-
me si dicesse Festa della B. Vergine dei
RosariOyìa quale non volle più che si ce-
lebrasse a'25 marzo, giacché nello stabi •
lito giorno coincideva la processione del
Si. Rosario. Clemente Vili confermò la
festa, e la fece inserire nel Martirologio
romano. Clemente X ad istanza della re-
gina di Spagna Marianna, con breve dei
36 settembre 1 67 1 , concesse lo stesso uf-
fizio per le Spagne a tutti gli ecclesiastici,
comechè non servissero a chiesa ove fosse
cappella del Rosario, la qual permissione
fu da poi accordala ed estesa dal la s. con-
gregazione de'riti a diverse altre diocesi.
Ad Innocenzo Xf I supplicò l'imperatove
Leopoldo I (come quello che ripeteva la
liberazione di Vienaa,assediata da'lurchi,
dal patrocinio della B. Vergine, onde In-
nocenzo XI avea istituita la festa del Nome
di Maria, V. ) che tale uffizio e messa
si estendesse a tutta la chiesa cattolica; ma
avendo la morte del Papa impedito l'ap-
provazione del rescritto giii decretato dal-
la congregazione de'riti, il successore Cle-
mente XI tardò a confermarlo. Però a
motivo d'altra vittoria riportata sui tur-
chi dall'imperatora Carlo VI, nel 1 7 16 a
Temeswar o Csanad a'5 agosto, preci-
samente nel giorno della Madonna della
Neve, in cui i confratelli del Rosario face-
vano una loro processione, e perla Ube-
razione dall' assedio di Corfò abbando-
nalo dai turchi nella 8.' dell' Assunzio-
ne della Beata Vergine, vedendosi ma-
nifesto il patrocinio speciale della Beata
Vergine, mossero finalmente raoioio di
Clemente XI , con decreto presso il t. 8
del Bull. Magno , ad accordai'eai 3 ot-
tobre dell'istesso anno a tutto il cristia-
nesimo, per la 1 .* domenica d'ottobre la
festa della B. Vergine del Rosario con l'uf-
fizio e messa^con rito di doppio maggio-
ROS
re. Dopo di queste conoeisioaì, ti legge*
iraDO le a/ leziooì deiruffizìo del serroo-
se di 9. AgoslÌDO accomodate alla solen-
nità del ss. Rosario^ma non si fiiceva al-
cuna menùooe deirisiituìta festa; laonde
Benedetto Xni, tolto il titolo del sermone
di !• Agostino» fece comporre nuove* le-
sioni pel 2.** notturno, le quali approvate
dalla congregazione de'riti a' io marzo
17 a 5, il Papa le confermò a' 19 e deb-
bono recitarsi da tutti gli obbligati alle
ore canoniche, per averle fatte inserire
nel Breviario romano. Tanto ricavai dal
Novaes, nella Storia de'Papi ricordati; e
dalZaccaria» DÀf^er/. eccL diss. 5,sulle feste
istituite ad onore della B. Vergine. 01im«
pio Riocii De'gìubilei universali a p. i o i
riferisce, che Gregorio XIII oixlinò anco-
rayche ogni i.' domenica di ottobre sì fa*
cesse la solenne processione della B. Ver-
gine del Rosario, nella chiesa primaria
deU'ordìne domenicano, di s. Marìa sopra
Minerva di Roma, la quale tuttora si ce-
lebra con fervore. In questa insigne chie-
sa si eekbra la festa del ss. Rosario so*
Icnnemenle e con 8.', tenendosi esposta
una grandiosa macchina nobilmente do-
rata,oon divota e bellissima figura in ista*
tua rappresentante la B. Vergine dei Ro«
sano sorreggendo in braccio il divin suo
Figlio(queste immagini essendodelle mo-
nache domenicane di s. Caterina da Sie-
na, di cui parlai nel voi. LV, p. i o5, con
particolari processioni si portano ogni an-
no per la festa alla chiesa de'domenica-
ni, e dopo 1' 8.* si restituiscono alle mo-
nache), riccamente vestiti e ornati; ed al-
trettanto si pratica tanto nelle chiese del-
l'ordine, che nelle altre in cui se ne ce-
lebra la festa, portandosi come da detta
chiesa di Roma la macchina in proces-
sione con gran copia di lumi, e gran con-
corso del popolo diyoto. Alcuni Papi sì
recarono alla chiesa di s. Maria sopra Mi-
nerva a venerare la B. Vergine neli'8.^ di
sua festa, come Innocenzo XllI, e Bene-
detto XI II anche seguiva la processione.
Leggo neldiai*ista CecGoniiall'anno 1 725.
ROS i55
•' Solennizzandosi la festa del ss. Rosario,
Benedetto XIII verso le ore ai si portò
in foroTa semipubblica a venerare la ss^
Vergine nella chiesa di s. Maria sopra Mi •
nerva^ de'rev. pp. domenicani, ove ter-
minato il vespero, si diede principio alla
solenne processione colla solita macchina,
nella quale era la diirotissima statua rap-
presentante la B. Vergine Maria, col suo
divin Figlio in braccio ess. Rosario in ma-
no. Andavano in essa processione tutti i
religiosi dis. Domenico, accompagnati da
un infìnitoconcorsodi popolod'ogni qua-
lità e sesso, che recitava assieme con quei
padri divotamente e ad alta voce il ss. Ro-
sario; essendosi dal sommuPontefice este-
sa per questa sol volta la solita indulgen-
za plenaria, conceduta aTratelii e sorelle
del ss. Rosario, ancora a tutti i fedeli che
pentiti, confessati e comunicati, avessero
accompagnato la detta processione; ed in
ultimo dopo la macchina si vedeva con
esempla rissi ma umiltà e divozione (ser-
vito dall'eccmo duca di Gravina Orsini
principe del soglio pontifìcio e suo nipo-
te), il nostro ss. Padre a piedi con torcia
accesaecorona in mano,cheappoggiatoal
suo bastoncello, seguitava la detta sagra-
statua dellaRegina delcielo/'Questa pro-
cessione si fa duppertutto,ed anche in Cd-
sielGandolfOy^tv cui a quell'articolo no-
tai i Papi che la seguirono. In detta chie-
sa per tutta 1*8.* si fanno diversi pii eser-
cizi,oltre la recita del rosario che ha luo-
go in tutto l'anno, sermoneggiandosi ia
tutti i giorni, ed aggregandosi alla Isti*
tuzione delVora del ss. Rosario, chi bra-
ma ascn versi. Obbligo degli ascritti é il
(ave ogni anno dentro detta S.'un'oia d'o«
razione e recitare in ginocchioni se po-
tranno tutto il ss. Rosarìo. Ne'primi mi-
steri Gaudiosi pregheranno per quelli che
sono in peccato mortale; ne'secondi Do«
lorosi, per gli agonizzanti; ne'terzi Glo-
riosi, per Tanime del purgatorio. Poi dirà
le litanie della B. Vergine per tutti i fra-
telli e sot*elle, che esereitano questa di-
vozbne. Qualora per infermità non si pos*
i56 ROS
sa fare l'ora d'orazione, si può commet-
tere ad altri; in morte o non volendosi
piùfar l'ora, sì istituisce la polizia d'ag-
gregazione, annunziandosi dal pulpitoes-
servi un'ora vacante per trovare chi la
prenda, acciò in essa non sia privata di
lode la B. Vergine. Alessandro VII a'i5
gennaio i663 concesse indulgenza pie-
nana una volta l'anno a tutti gli ascritti,
che confessati e comunicati reciteranno il
ss. Rosarìo nell' ora loro assegnata, colle
solite preghiere pel conseguimento delle
indulgenze: dipoi Alessandra VII accordò
di potersi applicare all'anime del purga-
torio, dovendosi però recitare altro rosa-
rio, ciò che confermarono Innocenzo XI
nel i685, e Clemente XI nel 1705. Pio
VII col breve Ad augendam, de' 16 feb-
braio 1 808, concesse indulgenza plena-
ria, applicabile all'anime del purgatorio,
a tutti i fedeli che confessati e comuni-
cati, neir ora loro assegnata reciteranno
divotaraente ils. Rosario e le altre preci.
Questa istituzione e aggregazione è pro-
pagata per tutto il mondo cattolico; al-
tt*ettanto dicasi del le confraterni te, mas-
simamente ne'iuoghi ove sono chiese e
conventi domenicani.
Ad ABClcÒNFRATERNrr ADEL SS. RoSARIO,
eretta canonicamente nel la chiesa di s.Ma-
ria sopra Minerva,nel la cappella oves. An-
tonino poi arcivescovo di Firenze, quan-
do era priore del propinquo convento vi
collocò il corpo di s. Caterina da Siena,
istituita nel 1 48 1 da Sisto-I V, la dissi con-
fermata nel 15^3 da Clemente VII; che
Gregorio XI lì istituì la solenne proces-
sione; che nel 1 576 Gio. Battista Marini
baronedi Bomba lasciò un fondo per do-
tazioni, dovendosi preferire le zitelle del-
l'isola di Scio, il quale in progresso au-
raentatocon altre pie lascite,annualmente
dal sodalizio si distribuiscono a zitelle po-
vere ed oneste, per agevolaci loro mari-
taggio monacazioni, ed ammantate devo-
no intervenire alla processione solenne; e
che la confraternita celebrava pure altre
processioni nella i.Momeiiica d'ogni mese.
ROS
Aggiungerb qualche altra notizia. Celebra
solennemente e con pompa la festa del ss.
Rosario, e nella processione manda il suo
stendardo colla immagine della B. Ver-
gine col figlio Gestii in braccio, adornata
intorno col Rosario o Salterio della Ma-
donna ; gode molti privilegi e indulgen-
ze concesse dai Papi.Gli ascritti alle con-
fraternite del s. Rosario in qualsivoglia
parte del mondo e canonicamente erette,
fruiscono particolari indulgenze, recitan-
do il rosario e facendo altre opere pie,
come si apprende dai brevi d'Innocenzo
X.lyN'uperpro parteyde'3i luglio 1679,
e di Pio VII, Ad augendam, gìk ciiaìo.
Quanto alle benefiche dotazioni del so-
dalizio di Roma, innanzi le vicende che
insorsero nel declinar del secolo passato
e principio del corrente, eransi talmente
aumentate, che per la festa se ne dispen •
savano 30 da scudi 20 l'una, e 100 di
scudi 3o. Di presente le doti sono dimi -
nuite, e tra le superstiti vi sono quelle
di 1 00 scudi per le monacande, e chia-
mata Giustinìane dal nome del benefico
ibndatQi*e. Del sodalizio romano tratta-
romu F^ttÈffOBif^Operepiedi Roma p.22 1»
e Piazza, Èusevologiò romano^ trat. 6 ,
cap. 1 1 . Il p. Bonanni nel Catalogo itegli
ordini equestri e militari p. j^, attribuì
con altri autori, e collo Scoonebeck, a s.
Domenico l'istìtttatone dell'ordine eque-
stre o religiosa milizia, sotto il titolo di
cavalieri di s, Mariaelel Rosario, eui die-
de per divisa una croce colie estremità
terminanti in giglio, mezza bianca e mez-
za nera, nella forma simile a quella del-
l'ordine Costantiniano, ma in luogo del
nome di Cristo, nel centro d'un ovato pò •
sel'immagìne della B. Verginecol s.Bam -
bino, ambedue in atto di distribuirei! a.
Rosario, come vedesi nella figura del ca-
valiere riportata dal p. Bonanni, il quale
crede che l'ordine venisse approvato da
Innocenzo III, con concessione di privile-
gi, altri pretendono da Onorio IK. I ca-
valierì aveano l'obbligo di guerreggiare
contro gli albigesi, e recitare il rosario.
ROS
Aggiunge, che cessate le guerre di' quei
fiiDaticì e crudelissimi eretici, si mutò l'or*
diue in sodalizio e confraternita, propa-
gandosiper tutto il mondo, onde onorare
la B. Vet*gine colla recita del rosario, e
implorare la sua valida assistenza per o<
gnì bisogno. Anche il p^ Andrea Mendo
narra Tistituzione d'ai tra sagra milizia del
Rosario sotto la regola di s. Domenico,
fiitta da Roderico o Federico arcivescovo
di Toledo, per difendere la citfà dai mo-
rì; ma il p. Bonanni reputa che fosse lo
stesso ordine equestre istituito da s. Do-
menico. Nondimeno i critici ritengono col
p. Uelyot, che s. Domenico non mai isti-
tuisse ordine equestre del ss. Rosario, ma
piuttosto per tale si ddsbano intendere i
crooestgnati, che guidati dal valoroso con-
te Simone di -Monibrt combatterono gli
albigesi vittoriosamente. Se s. Domenico
istituì gli ordini equestri di Gesh Cristo
o Milizia di Gesh Cristo^ e di Gesh Cri*
sto^ s, Domenico e s. Pietro martire^ si
può vederlo in quegli articoli. Inoltre il
p. Bonanni, Catalogo degli ordini reli»
gìbft par. 3, p. a8, riporta la figura della
monaca della ss. Vergine del Rosario, e
parla del suo istituto. Narra adunque, che
inPalma diocesi di Girgenti,nel 1 6ooven-
ne fondato un monastero dai Tornasi du-
chi di Palma,co! titolo della ss. Vergine
del Rosario. In esito oltre la clausura s'in-
trodusse un tenore di vita molto ritirato,
ed a tale ejOTetto furono fiibbricate alcune
celle assai remote dal monastero, con ora-
Iorio e giardino, nelle quali potessero le
monache ritirarsi 8 giorni dell'anno, ed
ivi attendere a piò perfetta unione con
Dio^ facendo gli esercizi di s. Ignazio. Al-
cuni anni dopo, crescendo nelle religiose
il fervore, si determinarono alcune dì se-
pararsi affiitto dalle altre, ecoi debiti per-
messi, colla pi*efetta e una convei*sa nel
1673 passarono nel detto ritiro, pren-
dendo il nome dì SoUutriey e lasciando
libere due celle per le monache che aves-
sero voluto farvi gli esercizi spirituali. Si
proposero di osservare il silenzio^ tranne
ROS 157
in alcune conferenze spirituali; oltre i di «>
giuni soliti, di mortificarsi con peniten-
ze, una delle quali chiamarono Rosario
penitenziale^ per la sua durata dì i5o
giorni, ne'quali quelle che lo volevano £1-
i*e,deposto il velo nero i*estavano col bian-
co e coronate di spine, ricevendo spesso
pubbliche correzioni dalla superiora; ol-
tre a ciò sì esercitavano in azioni labo-
riose e umilianti, e per tutto quel tempo
resta va no pr i ve del confoi*to de'sagra meo •
ti, se pure talvolta non le dispensava il
confessore. La loro veste era nera, ed e «
guale all'abito benedettino, tenendo per
distintivo sul petto Timmagine dell'Im-
macolata Concezione con Gesù bambino,,
contornata da un rosario, ornato cogli
strumenti della passione del Signore. Ai
nostri giorni in Avignone la pia Maria
Poulin istituì una divozione del Rosario,
intitolata la Congregazione del Rosario
vii^ente^ne divenne \a presidente, e colla
protezione e zelo del cardinal Lambru-
schini nel i833 ottenne quella di Gre-
gorio XVI, che in Roma la ricolmò, in u-
no ali'istituto,di approvazione, d'incorag-
gimenti , di grazie spirituali e di molte
indulgenze. L'istituto è diviso in associa-
zioni dette quindicine, cioè formate cia-
scuna di 1 5 individui, di uomini o di don-
ne, diretti da un sacerdote, e si chiamano
Rose. Le quali persone sono unite spiri-
tualmente per recitare e meditare i i5
misteri del ss. Rosario: i consiglieri della
congregazione sono preti, e si denomina-
no coltivatori del Rosario. La congrega-
zione si esercita ancora in diverse opere
di pietà cristiana, come nell'adorazione
perpetua del ss. Sagramento, nella distri-
buzione di buoni libri, nel soccorrere le
chiese, onde edificò quella di Lauzanne,
in sostenere i pii stabilimenti, ec. Mera-
vigliosamente l'istituzione del Rosario vi*
venie si propagò per tutte le parrocchie
della Francia, principalmente, oltre Avi-
gnone sua culla, in Lione, Grenoble, Bel-
lay, s. Claude, per l'impegno de'ri^pettivi
vescovi, con parecchie centinaia d'associa-
i58 ROS
AÌODÌ; nella Satoia per lo zelo dell'arci-
vescovo dì Cbambery, anzi nello stesso
paese di Ferney, già famoso soggiorno di
'Voltaìre;e persino nella capitale dellaSco*
sia Edimburgo, in cui fu eretta una cap«
pella sotto l'invocazione del Rosario w<
i'e/i/tf,a vendo vi contribuito Carlo Xquan-
do vi dimorava colla famiglia reale di
Francia, che si ascrìsse alla congr^azio-
ne per la duchessa di Berry. Questo isti-
tuto ha prodotto un immenso bene, ed
innumerabili e pt*odigioseconvei*sioni di
ostinati peccatori, per le benemerenze del
caldo e indefesso zelo del l'isti tutri ce Pou-
lin. Sul ss.. Rosario scrissero molti, ed io
riporterò i seguenti, oltre quelli che no-
minai. Amidenio, De pietate romana p.
127. Ippolito Marracci, Pro Marianae
Coronae calculis in ecclesia s, Mariae
in CampiteUi asservatis. Beiiiardo Von-
sandren, De Rosario, sive modoprecandi
As^e Maria et Pater fiosteradcalculosy
1701. Gio. Michele Cavalieri, Giomalo
perpetuo delle indtdgeme del ss. Rosa*
riOf Napoli 1 745. Tesoro delle grandezze
del ss. Rosario^ Napoli i yi5, Jndtdgence
du Saint Rosai re, par le p, Francois La*
rojffedomenicain, 1678. Bullario Domi»
nicano: de Rosario È. M. F. Bovio, Ro*
iario della ss, F ergine, con la contem*
plazione deXF misteri e con alcuni e*
sempi, Roma i734- Luigi di Granata,
Rosario della gloriosa Fergine Maria
figurato, con le meditazioni di Cicarelli^
Yenezia 1578, Roma i585. Capoleone
Ghelfncci, Rosario della Madonna,poe»
ma^ Milano 1 606. P. Filippo Anfossi do«
roenicano, Maniera di recitare con prò»
fitto il Rosario di Maria ss.^ disposta in
9 ^rei'i sermoni, Roma 18 14* P* Euge-
nio Giacinto Pozzo, Eccellenza del ss.
Rosario, e guida pratica onde recitarlo
secondo il vero spirito di sua prima isti-
fuzio/ie^ Alessandrìa i835.P. De Nardis,
Le pia^di Gesù Cristo, considerate in
i5 Misteri del Rosario, Roma 1 83o.
ROSARIO ViRGiiio, Cardinale. Di
Spoleto^ dottore illustre in ambe le léggi,
ROS
fornito di singoiar pi*udenza e YÌrtb,por«
tatosiinRoma fu fatto canonico di s. Ma-
ria ad Martyres, e nel 1 554 Giulio III
lo fece vescovo d'Ischia, indi d'Adria, e
poi arcivescovo di Manfredonia secondo
Ughelli, ma Cai'della afferma che tranne
la i.^ delle altre chiese non fu pastore.
Nelle diverse cariche conferitegli avendo
dato indìzio di severità e rigoi*e, incontra
il genio di Paolo 1 V, che a' 1 5 marzo 1 557
lo creò cardinale prete di s. Simeone, e
Ficario di Roma {F,), quando stabifi che
questo rilevante uffizio fosse perpetua-
mente unito ad un cardinale, onde restò
nei s. collegio, come apprendo da Novaes;
quindi con altri 3 cardinali fu deputato
a giudicar la causa del celebre cardinal
Moroni. Essendo nel palazzo Vaticano,
gli si ruppe una vena in petto, ed in me-
no d'un'ora passò all'altra vitaoeliSSg,
TU età di 60 anni e 2 di cardinalato. Fu
sepolto nella chiesa di s. Maria sopra Mi-
nerva, in avello di marmo bianco, in cui
si legge semplice iscrizione postavi da Fla -
vio Rosario suo nipote.
ROSCHILD o ROTHSCHILD, fio-
schildia.Cìiìk vescovile di Danimarca nel-
l'isola di Seeland, ad 8 leghe da Gope-'
naghen, in fondò al golfo del suo nome.
Vi è un castello reale, bellissima la chie-
sa già cattedrale che appartenne agli a-
gostinianijcon capitolo luterano,e coi se^*
polcrì di più re e di diversi personaggi
celebri; stabilimento di donzelle, ospe^
dale e scuole. Durante una parte del me-
dio evo, fu la capitale del i*egno e la re-
sidenza de'rc danesi; ma dopo che sì tra*
sferirono a Copenaghen{F ,),ì^ dttà sen-
sibilmente decadde, ed oggi éja a.* della
Seelandia o Zelandia. Vi fu segnata una
pace tra la Svezia e laDanimaixsa nel 1 658.
La sede vescovile fu ei*etta nel 95o, e di-
chiarata suffraga noa diLunden. Tra'suoi
vescovi ricorderò il zelantissimo s. Gii*-
g£ieii7J0 (/^.) inglese, che.per4o anni edifi-
cò colle sue virtù la Danimarca, e volò al
cielo nel 1 067» Finché durò il vescovato,
Roschild avea un gran numero di belle
ROS
ciuet6| cbiiTetiti e monasterìy ì quaiì col
fetcovato furono soppressi dopo l'intro*
dmione della pretesa riforma, riunendo*
li la sede a quella dì Copenaghen.
Roseo GioEGio, Cardinale, /^.Liecb •
ROSCOMMONoROSCOMAN. Città
d' Irlanda, provìncia di Connaught, ca-
poluogo dì contea e baronia del suo no-
oe» a i6 leghe da Galway. Di alta an-
tichità, ha un castello del 1268. Vi fu
tenuto un concilio nel 1 1 58, evi vennero
stabiliti buoni regolamenti di disciplina
ecclesiastica. Arduino t. 6; Angl. t. i.
ROSEA, r. Rhoso.
ROSEA U (Rosensis). Città con resi-
densa vescovile dell'America meridiona*
le, capoluogo dell'isola della Dominica,
una dtììe piccole Anlille o di Barloven-
to^ sulla costa occidentale, nella parte del
iud. Giace «opra una punta di terra, tra
le baie di Woodbridge al nord, e di Char-
lotte ville al sud, alla foce di 3 fiunrì, ed
è edificata regolaimente, colle case di le-
gno dipinta di fuori. Ha il vantaggio di
comodo porto a buono, con considerabile
arsenale. Il mercato è ben provveduto,
contando piti di 5ooo abitanti; l'aria vi
é calda, ma salubre; la terra è fertile di
tabacchi, cucca ri e buoni frutti. Comeno-
tai ad Amebica, il discoprimento di que*
st'ìsola lo fece Cristoforo Colombo a'3
novembre 149^ in giorno di domenica,
per cui gliene impose il nome. Crindige-
ni caraibì che l'abitavano, originari del*
l'America settientrionale e della Florida,
vi conservarono in parte l'antica loi*o re-
ligione. In seguito gì' indigeni cedettero
ana parte della costa ai francesi, sotto i
qoali Roseau fìi più popolata. Se ne im-
padronirono poi gl'inglesi nel 1 76 f ,e l'eb-
boro in pieno dominio, dopo che i fran*
celi Tarseit) nel 1781, pel trattato sti-
pulalo a Versailles de'3 settembre 1 783,
io cui fii concluso la pace tra ringhilter-
T^ la Francia, la Spagna e gli Stali Uni*
ti. In'saguttò sotto Napoleone patì due
saccheggi, perchè gl'ÌDglesi sempre con*
ROS 159
siderarono l'isola di Dominica còme di
grande importanza per la sua posizione
fra le Antille francesi, sia dal lato politico
in tempo di guerra, che da quello com-
merciale in tempo dì pace:n'é baluardo
il ragguardevole forte di Cashacrou, che
trovasi nell'estreorìtà meridionale dell'i*
sola. L'isola con Roseau dipendeva dal vi-
cariato apostolico della Trinità nelle An«
lille inglesi, e quasi tutti gli abitanti sono
cattolici, con poche chiese e scarso clero,
secondo le ultime recenti notizie. A mi-
gliorarne la condizione, il regnunfePio IX
a'3o aprile i85o stabili la sede vescovile
di Roseau, la dichiarò sufifraganea di Pori
dEspagne^ eretto contemporaneamente
in arcivescovato, e per i.^ vescovo nomi-
nò l'attuale mg/ Michele Monaghen.
ROSELLI Nicolò, Cardìnaie,iiacque
in Tarragona nella Catalogna da onesti
genitori nel i3i4> sotto il regno d'Ara-
gona, per cui fu detto volgarmente il car*
dina! d'Aragona. In verde età e nel 1 327
si dedicò al servizio di Dio nell'ordine dei
predicatori, ove col suo ingegno e pro-
gresso negli studi fu poi capace d'insegna-
re le filosofiche e teologiche facoltà, nelle
cattedre più rispettabili dell'ordine. Me-
ritò quindi d'essere elettoprovincialed'A-
ragona^ e inquisitore di quel regno, dove
scoprì e castigò i beguardi eretici, pur-
gando con incredibile celerità tutto quel
dominio da colai riprovevole setta. Inno-
cenzo VI in A vignonea'igdìcerabrei 356
lo creò cardinale prete di s. Sisto, sebbene
assente. Siccome per le sue virtù e dot-
trina erasi reso caro e ben accetto a Pietro
IV re d' Aragona, questi mal soffrendo
che si allontanasse dal suo fianco per por^
tarsi in Avignone a ricevere il cappella e
le altre insegne cardinalizie, avanzò pr»
murose istanze al Papa, affinchè volesse
degnarsi di rimettergli il cappello cardi-
nalizio in Aragona. Ma Innocenzo IVri-
spose al re, che avendo sopra tal punto
richiesto il parere de'cardinali, gli avea
trovati uniformemente contrari al di lui
desiderio. Né per questo il monait» qnie-
i6o
ROS
landosiy oon produrre reseropio del oer-
dioal Pietro Gomez, a cui fu mandato il
cappello in Francia; gli fu risposto dal
Papa, esservi disparità di ragioni tra un
caso e l'altro, mentre il Gomez era stato
inviato dalla s. Sede per concludere la
pace tra Francia e Inghilterra, e colà tro«
Tavasi in servigio della medesima, ragio-
ne che non militava in favore di Boselli.
Questi si distinse colle sue opere, le prin-
cipali delle quali ionoi Ada ejus inquisì»
iorls in Aragonia generalis, Romanorum
Ponti ficum gesta y da s. Leone IX a Ce*
lestino V, opera stimata che Muraton
pubblicò nel t. 3, p. 277 e seg. Rerum
'JtaL Script. De quadrupli jurisdictione
Romanae Ecclesiae in regnum utriusque
Siciliae^ riportato nel t. i, p. 468 da Ba-
)uzionelleMf5ceZ/^7/2^^, edizione di Lucca.
Commentariide rebus ordinis. Commen-
iarii in Matthaeum. Una lettera ed un
testamento. Tranne le indicate, le altre
i*estarono mss. Pieno di meriti mori in
Majorca nel 1 362, d'anni 48, e fu riposto
dentro onorata tomba,sopra lapòrta mag-
giore della chiesa del suo ordine. Lasciò
tutte le sue suppellettili ed arredi di sua
cappella al convento o monastero di Mon-
te Sion di Barcellona da lui fondato, e
divise la scelta e copiosa sua biblioteca
tra diversi conventi, ai quali parimenti
lasciò somme considerabili, per compiere
Je fàbbriche delle loro chiese e conventi*
ROSNàVIA (RosnavienyCxirk con re-
sidenza vescovile in Ungheria, chiamata
pure Rosenauy ed in islavo Roznawa^W»
bera e regia, comitato a 6 leghe da G5mor
O Gomer capoluogo della contea omoni«
ma, marca del suo nome, e sulla sinistra
d^l Sajo die vi riceve un fiumicello; la
marca occupa la parte settentrionale del
comitato. La cattedrale è antica e di so-
lida struttura; è sotto l'invocazione del-
l'Assunzione di Maria Vergine, col batti-
sterio, essendo l'episcopio, buon edificio,
non lungi da essa. II capitolo si compone
di 6 canonici, 4 de'quali sono le dignità
del preposto, leltme^ cantore e custode;
ROS
vi jono pure due stalli pel teologo e pel
penitenziere; più,alti*i la preti e32chieo
rici pel divino servizio. La cura delle ani-
me si esercita da un parroco, assistito da
3 cooperatori. Nella città non vi è altra
chiesa parrocchiale, bensì esistono il con-
vento de'francescani, il ginnasio con 7 ca-
nonici ragolari premostratensi per l'istru-
zione della gioventù, e l'ospedale, I lute-
rani vi hanno chiesa e liceo, poiché gU
abitanti sono composti di tedeschi, un-
gheresi e slavi, cattolici e luterani. Pos-
siede alcune manifatture di panni, car-
tiera, bel purgo di tela, e bagni d'acque
minerali: fa qualche commercio dì miele,
cera, grani, vini, frutti, idromele. Ne'din-
torni sono ricche miniere di ferro, rame,
mercurio, cinabro e antimonio. Pio VI
ad istanza dell'imperatrice regina M.* Te-
resa, vi eresse la sede vescovile suffraga-
nea di Agria o Eriau, e lo é tuttora, di*
smembrandone il territorio dall'arcive-
tcovo di Strigonia, mediante l'autorità
della bolla ApostolaCus bfficii^A%* i Smar-
zo 1776, BulL Rom, conti t. 5yp.ao6 ,
concedendone la nomina ai sovrani d'Un-
gheria.Per i .° vescovo prèconinòiie] con-
cistoro de' 1 6 settembre 1 776 Antonio de
Revay di Szucian diocesi di Strigonia, tra-
slata ndolo da Mela in partibus^ come ri-
cavo dalle annuali Notizie di Roma, in-
sieme ai seguenti successori. 1 780 Anto-
nio Andrassay di Romanoba, diocesi di
Strigonia.Pio VI ldiohiai*ò nel 1 80 1 Fran-
cesco Szanyi di Torna, diocesi di Scepu-
sio ; nel 1 8 1 4 Ladislao de'oonti Esterba-
zy di Sopronio in Ungheria. Leone XII
nominò nel i8a5 Francesco Laicsak di
Schemniz, diocesi di Strigonia; e nel 1 8a8
Giovanni Sci towski di Bela.GragorioXVI
preconizzò nel 1840 Domenico de' conti
Zichy de Vasonyke5diVienna;e nel 1 84^
mg/ Adalberto de Bartakocvis di Falsi
£le£inth, diocesi di Nitria. Questi venen-
do a'3o settembre 1 85o dal regnante Pio
IX trasferito alla metropolitana d'Agria,
nel medesimo concistoro vi sostituì l'o-
dierno vescovo mg/ Stefano Kollarcsìk
ROS
di Zseb£ilva,diocesi di CassovMiy dì dove
era canonico. La diocesi é ampia, e eoo-
tiene 96 parrocchie: ogni nuovo vescovo
è tassato ne'libri della camera apostolica
in fiorini 56o.
ROSPIGLIOSI FAMiGLiA.Nobilis$ima
e romana, oriunda di Pistoia (F.) nella
Toscana, si è sempre distinta pe'moìti per*
sonaggi illustri che ne fiorirono,e che som-
mi onori recarono alle lettere, alla toga,
alle armi, alle ecclesiastiche dignità, ed
agli ordini militari ed equestri. Un Ro-
dolfo Rospigliosi ,antenato di questa prin-
cipesca ibmiglia, viveva nel lagS. Tad-
deo Rospigliosi si rese molto benemerito
della patria, combattendo valorosamen-
te nel 1 33o contro i fiorentini per la di-
fesa della fortezza di Monte Catino. Gio-
vanni fu condottiere delle truppe fioren-
tine e pistoiesi che favori va no Papa Mar-
tino V G)lonna, e nel 1 4^0 prese a nome
suo le città di Orvieto e Narni. Giambat-
tista seguendo fin da giovane le militari
insegne della Francia, tante prove di va-
lore diede nella guerra della Mirandola
e di Parma, che come ricordai nel voL
XXVIII, p. 3 33, Paolo III lo dichiarò ge-
nerale di s» Chiesa: questi dev'essere quel
Bati o Gio. Rattista, di cui parla Mar-
chesi, che si segnalò alla difesa di Monte-
murlo, e sotto il maresciallato di Pietro
Strozzi nella detta guerra di Mirandola;
militò poi per la s. Sede da cui ottenne
in premio di sue prodezze la carica di am-
miraglio o generale della manna ponti-
ficia,e fluori nel 1 567. Nel 1 599 fiorì Gio*
Battista di LorenzoRospigliosi, cavaliere
del oosfNcuo ordine militare di s.Stefìino;
nel 1619 lo fu ancora Francesco di Gio-
vanni Rospigliosi. Girolamo di Alessan-
dro Rospigliosi eresse un baliaggio di det-
to ordine in s. Miniato,ed il figlio Camillo
nel 1 622 ne vesù l'abito cavalleresco coi
fregio della gran croce. Nel 1664 di venne
cavaliere di 5. Stefano Giovanni di Fran*
cesGoRosprgliosi.Ma chi aumentò lo splen-
dore di questa eccelsa prosapia, fu Giulio
fiato dal suddetto Girolamo e da Gate-
VÒL. LIX.
ROS
161
rina Rospigliosi (da cui nacquero pure
Bartolomeo e Alessandro) a' a8 gennaio
1600 in Pistoia, che dotato di vasto in-
gegno, in Roma e nell'università di Pisa
attese con aidore allo studio massimedel-
la giurisprudenza, e riuscì elegante nel-
lo scrivere in prosa e in verso: in Roma
nel seminario romano studiò le scienze
inferiori sotto i celebri gesuiti Famiano
Strada, Alessandro Donati, e Torquato
de Cupis; in Pisa fu addottorato, e inse-
gnò filosofia nella stessa università. Nella
sua puerizia si ammirarono in lui certi
tratti, che presagivano del meraviglioso.
Per conseguire da lui fanciullo qualun-
que cosa, basteva promettergli a premio
di ubbidienza un'elemosina da distribuir-
si a'poverì. Nel tempo delle vacanze^ egli
si rattristava, perché veniva interrotta la
sua applicazione. Ritornato in Roma, en-
trò nella corte del cardinal Barberini fi*a-
tello d'Urbano Vili, il quale ben presto
prese ad amarlo pel suo telento e mol-
teplice erudizione, che lo resero uno dei
più celebri letterati del suo tempo. Per
tale lo celebrarono Fabronì, dichiaran-
dolo in doclrina excellentium, in Filae
Ciementis IX, nelle Fiiae lialorumj ed
Hoffman,giurato nemico de'Papi,che nel
suo Lexicon hUtor, ecco come parlò di
lui: » FuitClemens IX Papa de genteRo-
spigliosius vir commercio li tterarumcum
omnibus Europaelitteratis inclytus. Fe-
runtur ejus insignes litterae, eruditionis,
et eloquentiae plenae, quae inhexaustee
cum doctrina virum arguunt etc. "Tra'
drammi che si recitarono nel teatro Bar-
berini, racconta Novaes che Giulio com-
pose fi*a gli altri: // palazzo incantato.
Vanni e gli amori. La comica elelcielo.
La vita umana. Del male e del bene. S,
Bonifazio e s. Alessio. Ammesso dipoi in
prelatura/ed esercitate quelle cariche che
riportai nella biografia di Clemente IX^
precipuamente di nunzio diSpagna,e go-
vernatora di Roma per elezione del s. col-
legio, segratario di stato e cardinale d'A-
lessandro VII nel 1657. Il cav. Comro
li
i63 ROS
nella sua Relazione di Roma al senato
veneto, del cardinale così parlò.» I*^. pri-
mo luogo mi si ofTerisce la persona deh
cardinal Rospigliosi primo segretario di
statO} di cui non potrei dir tanto bene,
che non merìlasse se ne dicesse anche di
pib, poiché non saprei quasi se miglior
natura d*uomo si potesse dare per empi-
re degnamente quel posto, e lo conosce
bene il Papa, che molte Tolte ha avuto
a dire di aver travato un segretario se*
condo il suo cuore. Ha giudizio sincero,
sciolto aflìitto da ogni interesse, non s'in-
namora delle sue opinioni , e quando le
ha esposte ha gusto che sieno moderate
e censurate, se così ricerca il servigio del
padrone: nudrisce sensi indiiferentissimi,
e sebbene corre opinione, che sendo stato
nunzio in Ispagna ove si fece grandemen-
te amare dal re, e da tutta la corte, egli
possa propendere a'comodi di quella co*
rona, si ha per falso, tanto piti, che si è
astenuto di frappon*e il suo parere negli
interessi di quella. Non vuole altra occu-
pazione, che quella del suo carico, al qua-
le sta fìsso con tutta l'accuratezza, por-
tando ogni sera i negozi digeriti a sua San-
tità, pigliando egli medesimo la briga di
far le minute delle lettere in quegl'inte-
ressi, ne'qualial Papa preme. " Morto A -
lessandro VI I, dopo 1 5 giorni di conclave,
64catilinali a pieni voti elessero Papa il
cardinal Rospigliosi, a'i8 giugno 1667,
e prese il nome di Clemente IX: di tali
porporati, il solo cat*dinal Corsini die il
voto al cardinal Chigi. Pel suo possesso,
nel quale la nazione fiorentina per dimo-
strare la particolare divozione, lo servi
con 24 P^g6^ nccamenie vestiti, oltre i
43 paggi nobili romani, si pubblicò in Ro-
ma : // trionfale possesso preso da Cle^
mente IX della òasiUea di s, Gio. in La*
terano il dì 3 luglio 1 667, con pieno rag»
guaglio degli apparati j iscrizioni, cere*
monie fatte in detta basilica, nomi de* ti*
iolatif ec. Pel resto e governo del ponti-
ficatOi si veda Clembitte IX, e più agli
articoli relativi ove meglio ragionai delle
ROS
gésla di quest'ottimo Pontefice. A' 12 di-
cembre pel i.^ creò cardinale il degno
nipote Jacopo Rospigliosi (/^.), indi pas-
sata in Roma la famiglia del di lui padre
d. Camillo, il Papa suo fi'atello nel 1 667
lo dichiarò generale di s. Chiesa. Questi
dalla sua moglie Lucrezia Cellesi nobi-
lissima pistoiese, della cui famiglia tratta
Marchesi, ebbe 1 7 figli, uno de'quali for-
mò due linee principesche, e due altri fi-
gli furono esaltati al cardinalato, il detto
e Felice; la famiglia indi fu ammessa alla
nobiltà romana, ed alla veneta del patri-
ziato nel i667e registrata nel libro d'oro,
come pure alla nobiltà di Genova e di
Ferrara. Della moderazione del Papa coi
parenti, ne parlai alla citata biografia;
deirultimo Concistoro tenuto nella came-
ra del letto perchè caduto infermo, e crea-
zione de'cardinali, ne trattai nel voi. XV,
p. 2o3, fi-a 'quali Altieri che gli successe
col nome di Clemente X (onde questi poi
elevò al cardinalato l'altro nipote del suo
bene£ittore. Felice Rospigliosi, F,)^ e Lai-
lavo Pallavicino genovese, cui conferì la
legazione di Bologna. Indi pochi giorni
dopo, a'9 dicembre 1669, Clemente IX
rese lo spirito a Dio, fornito di tante belle
virtù, quante per molti anni avanti non
si erano riunite in diversi successori di s.
Pietro.
Il suo pronipote d. Gio. Battista Ro^
spigliosi generale delle milizie pontificie,
non senza virtuosa ripugnanza dello zio,
sposò d. M.' Camilla Pallavicino dama
genovese ereditiera, colla dote d'un mi-
lione di scudi , s' è vero quanto si legge
nella Successio genealogica principum /-
taliae, Graizij3o, D. Gio. Battista a'20
giugno 1668 compi'ò dai Ludovisi il feu-
do e ducato di Zagarolo{F,), e colle rìc"
chezze della madre della sposa che l'ere-
ditò, e con quelle che pur gli lasciò il di
lui zio cardinal Pallavicino (/^.) nomi-
nato, fu tenuto il piùrìcco signore di Ro-
ma, essendovi compreso tra'beni del por-
porato il feudo baronale e principato di
Gallicano {F,), ed anche l' altro feudo
ROS
naie e marchesato della Colonna (F,)
ita l'anlico Labico(F,), A tenore dei
ommisso di tal cardinale , al secon-
nito del principe Rospigliosi appar-
300 i due feudi e signorie, collo Stein-
i ci^nome di sua nobilissima stirpe,
la prelatura P/z/Z/^wciiio^ di pre-
! goduta da mg.*" Àlerame Palladi-
arcivescovo di Pif^{F'), già Vag-
iamo (^.). Altri nipoti del Papa fu»
d. Tommaso castellano di Castel s.
sic, d. Girolamo e d. Assalonne, ca-
ri di s. Stefano, Vincenzo divenne
il Malta, generale delle galei*e e ma-
pontificia, non che generalissimo dei-
nata cristiana nella guerra di Can-
in questa, come notai nel Tol.XLIlfy
I, le galere pontificie furono coman*
dal fratello del Papa il iMiri d. Ca-
<• Altri Rospigliosi cavalieri geroso-
ini furono il commendatore Pom-
e Felice; altri cavalierì di s. Stefano
IO Domenico del cav. Francesco Ro-
osi, Francesco Sa verio e MattiasMa-
i Lorenzo Rospigliosi. La principes-
M.* Camilla nel 17 io assegnò ren-
per mantenere in Roma 6 pistoiesi
lOYeti allo studio delle belle arti; il
to principe d. Gio. Battista morì ai
iglioi7aa, dopo avere acquistato in
I il palazzo Rospigliosi , di cui par-
n fine. Questi nobili coniugi lascia-
li loro figlio d. Nicolò M.* principe
vidni, duca di Ci vitella e bafidi s.
ito, die sposato ad. M.* Vittoria A 1-
ròmana de' principi di Monterano,
senza figli; però l'altro figlio d. Cle-
e duca diZagarolo, avendo preso in
m d. Giustina Borromeo , fu padre
"O d. Gio. Battista. Questi morto ai
leggio 1 784» lasciò divisa la sua e-
i ai due suoi figli d. Giuseppe e d.
L D. Giuseppe primogenito, nato in
a a' IO novembre i755, fu duca di
roto, maggiordomo maggiore del
loca di Toscana regnante Leopoldo
Taliere dell'insigne ordine dei Toson
> € di altri oon meno cospicui, morì
ROS
i63
in Firenze a'aS dicembre 1 832. D. Luigi
secondogenito, nato in Roma a'c) ottobre
1 756, fu principe Pallavicini-Rospigliosi,
e signore di Gallicano e di Colonna : si
maritò a'20 aprile 1 780 a d. Ippolita fi-
glia del pnncipe di Bisignano, dai quali
nacquero d. M.* Camilla vedova del con-
te Marefoschi di Macerata , d. Costanza
maritata al conte Pagani di Rieti, d. Giu-
stina maritata al conte Grizi di Jesi, ed.
M.^ Eleonora maritata al cav. Ricci di
Rieti, fratello del cav. Angelo M.* che ce-
lebrai a Rieti (F.) con isplendide parole.
D. Luigi essendo morto senza figli maschi
a'aS dicenrìbrei835, il cognome, stemma
e signorie Pallavicini si ereditarono dal ni-
pote, figliodel firatellod. Giuseppe, il qua^
le non ebbe altri figli maschi, e la figlia d.
Livia prese a sposo il conte Carradori. E'
questi il vivente e saggio principe d.Gìulio
Cesare Rospigliosi Palla vicini,uato in Ro-
ma a' 1 6 novembre 1781, principe Rospi '
gliosi, duca di Zagarolo, decorato di vari
primari ordini equestri, ciaml)ellano del-
l'imperatore d'Austria, già comandante
della guardia Civica (F.) di Roma, poi
brigadiere coma ndan te generale della m e •
desima eassaibenemerito,finchè rinunziò
nel 1828. Ricostituita la guardia civica
nel luglio i847> '^ Papa che regna lo no-
minò tenente generale comandante della
medesima, indi nel maggio 1 848 sponta-
neamente si dimise, come notai nel voi.
LUI, p. 198. Il principe d. Giulio Cesare
a' 1 3 febbraio 1 8o3 si sposò a d. Marghe-
rita Gioeni Colonna (/^), principessa Ro-
spigliosi, e di Castiglione nel regno delle
due Sicilie : da questi illustri coniugi nac-
quero,a' 1 5giugno 1 828 d.ClementeFran-
cesoo primogenito , a' 2 marzo 1828 d.
Francesco Cesare capo della 2.* linea Pal-
lavicini Rospigliosi. Il duca d. Clemente
nel 1846 si unì in matrimonio colla du-
chessa Francesca Giovanna figlia del du-
ca di Cadore Champagny. Nel citato voi.
a p. 1 96 riportai, come il principe d. Giu-
lio Cesare per speciale autorizzazione ot-
tenuta dal Papa Pio IX fino dal 5 aprile
i64 ftOS
1 8489 quale amministratore deHa primo-
genitura Pallavicini, valendosi del dispo-
sto dell'articolo 19 del moto-proprio dei
6 luglioiSiG, a' 217 novembre 1849 ^^^*
malmente rinunziò ai diritti baronali sui
feudi di Gallicano e di Colonna, cedendo
gratuitamente alla s. Sede i locali occor-
renti per la residenza governativa, perle
carceri e altri pubblici uffizi, per essere
governati e amministrati i due comuni co*
me tutti gli altri luoghi dello stato ponti-
ficio, sotto la presidenza di Roma e Co«
marca.
Lo stemma de'Rospigliosi si forma di
4 mostaccioli, due d*oro e due d'azzur-
1*0. Della gente Rospigliosi trattano i ci-
tati Fabroni , e Marchesi nella Galleria
delConore,F\no dal 1 7Ó4ÌI principe d.Gio.
Battista Rospigliosi pronipote di Clemen-
te IX,acquistò in Roma il palazzo suìMon-
te Quirinale, V. (del quale parlai ancora
a Palazzo àpostoiicoQuirinaib), poi au-
mentato in modo, che porzione spetta ai
principi Rospigliosi duchi diZagarolo, e
poi*zione ai principi Pallavicini-Rospiglio-
si prìncipi di Gallicano e marchesi della
Colonna, ciascuno avendo il proprio giar-
dino. Rimane questo vasto e maestoso pa-
lazzo e adiacenti fabbricati sulla vetta del-
l'ameno e saluberrimo Quirinale, sopra
le rovine delle Terme di Costantino Ma-
gno (che furono le ultime fabbricate in
Roma), il quale ivi l'edificò ne'limiti della
regione VI, la quale comprendeva tutto
il Quirinale, circa il 3a6, in forma qua-
drilunga e terminato da due gran semi-
circoli con portico arcuato e gradini per
lo stadio; con teatro, gran rotonda del ca<
lidario, del tepidario, del frigidario, ec.;
queste Terme occupavano un'area lunga
circa 85o piedi e 4oo larga, ed esisterono
almeno fino al i.*^ periodo del secolo V,
in cui soggiacquero per incuria, e pei gua-
sti prodotti da dissensioni civili, sembra
nella sedizione contro Lampadio prefetto
di Roma nel 366, quando il popolo cor-
se in furia ad incendiare la sua casa si-
tuala in queste Terme. Avendo il senato
HOS
assegnato una fieve somma per restau-
rarle , ciò non si potè effettuare in tutta
l'ampiezza, che da PetronioPerpenna Ma-
gno Quadraziano prefetto di Roma nel
443 o prima. La medesima area delle
Teitne è coperta dal palazzo Rospigliosi
e sue dipendenze, dal Palazzo della Con*
sulla (^.) , ed in parte dal giardino del
Palazzo Colonna (/^.), e dal quartiere e
scuderie del Palazzo Apostolico Quiri^
naie {^.), dietro alle quali gli avanzi so-
no ad uso di fienili, almeno di quel fab-
bricato che dava comunicazionedalleTer-
me al Portico del medesimo Costantino,
ch'era sotto il Monte dal canto della P/az-
zadtUlaPiiotta(r.). KìhbycheneWa Ro-
ma </e/i838, par. a.* antica, p. 79 3, par-
la delle statuee monumenti ivi rinvenu-
ti, (ira' quali la statua di Costantino tra-
sportata nel portico della Chiesadis. Gio,
in Laierano (Z^.)^* quelle de'due suoi fi-
gli Costantini, cioè l'Augusto o giuniore,
eilCesare,collocate sulla Piazza di Cam-
pidoglio (F.), sulla balaustrata fra'sup-
posti trofei di Mario; i Colossi dell' O&e-
lisco Quirinale (F,), ed altri. Il cardinal
Scipione Borghese nipoie dì Paolo V, nel
pontificato di questi demofi buona parte
degli avanzi delle Terme di Costantino,
Dell'edificare il palazzo al presente Rospi-
gì iosi,per formare l'ampio cortile, non che
demolì la chiesa e convento di s. Sai valore
de Conte/<t5,cosìdelta dall'adiacenteVi-
fx>de'Corneli,de'giroIamini,percui il Pa-
pa neh 61 ^dié loro in compenso la chie-
sa de'ss. Vincenzo ed Anastasio, al modo
da me narrato nel vol.XLV,p. 1 91. Primo
architetto dell'edifizio fu Flaminio Pon-
zio, cui successe Giovanni Vasanzio. Da-
gli eredi del cardinal Borghese, morto nel
1 629 , avendolo acquistato il duca Gio.
Angelo Altemps ( del quale parlo a Pa-
iiAzzo Altemps), questi per 70,000 scudi
lo vendè al cardinal Guido Bentivoglio,
morto nel 1 644» ^^ P^^^ ampliarlo vi spe-
se altri 20,000 scudi. Indi per poco tem<
pò passò in proprietà de' Lanle, ahe lo
venderono al cardinal Giulio Mazzarini
ROS
(di cui parlai pure nel ▼oh LII» p. aio)
e pd quale prese il suo nome la contigua
via ; dipoi ne furono eredi i suoi nipoti
MancinL Tutti i mentovati nuovi padro-
ni dei palazzo l'aumentarono, principal*
meole servendosi de'disegni di Carlo Ma-
demO| che lo terminò d'ordine di Mazza-
rini, e di Sergio Venturi; ma questa sue-
cessione di proprietari, i cambiamenti e
gl'ingrandimenti fatti al palazzo, a' corti-
li, ai giardini, anche posteriormente, por-
tarono tanta rovina alle Terme Costanti-
niane, che sopra terra più non se ne veg-
gono vestigia. Nel fare i fondamenti del
Imccio nuovo del palazzo Rospigliosi, sul
fine del cortile si scoprì un portico ma-
gnifico- ornato nella volta e nelle pareti
di pitture istoriate, delle quali quelle che
si poterono tagliare si ammirano nella
galleria terrena di essopalazzo, e furono
pubblicate dal Cameron, Descriptions
des bainsdes Rómain5,f\, 4o-53. Dopo
l'acquisto che ne fecero i principi Rospi-
gliosi l'ampio edilìzio fu successi? amente
abbellito e ornato, insieme ai fabbricati
che ne dipendono, e per ultimo l'odierno
encomiato prìncipe d. Giulio molto vi fe-
ce nel 1 837. Alberto Cassio, Corso delle
acque antiche ^ opera che fu pubblicata nel
1746, nella par. i.* a p. 34 1> parlando
dell'acqua Felice (diche trattai a Foivta-
HB DI Roma) e della quantità diramata nel
bottino alzato sopra le rovine delle Ter-
me Costantiniane da Sisto V, per uso di
chi possedeva il palazzo, onde ornarlo di
varie deliziose fontane, riferisce ancora.
M Godendolo di presente gli eccel lentissi-
mi Rospigliosi con circa 1 4 libre della me-
desima acqua (al presente é residuata a
libile 3 concie 7), l'honno ripartita ne'due
giardini ameni pianter, divisa in due va-
ste peschiere , e in diverse fontane, una
delle quali è abbellita con grottesco e due
colossi di marmo , espressive del Tevere
colla Lupa lattante li due gemelli, e l'Ar-
no col Toro allusivo a Pistoia, ove quel
fiume trascorre. Né vi mancano linfei, o
giuochi d'acqua per dilettare o spruzzare
ROS i65
gl'incauti spettatori. Visi ammira inoltre
una preziosissima tazza o conca di ver-
de antico (questa probabilmente è quel-
la che trovasi nel pianterreno del palaz-
zo) nel diametro larga 8 palmi, quale si
crede eh e^ser visse per fontana del li stessi
bagni di Costantino." A p. 4o2 dicendo
poi della cisterna Rospigliosi,d'acqua na-
scente da vene del colle Quirinale o pro-
fonde sue viscere, si esprime così, m Fuo-
ri del maestoso palazzo e vasto cortile de-
gli eccellentissimi Rospigliosi nellajstrada
o vicolo in prospetto di s. Silvestro del
pp. teatini (ora de'signori della Missione,
F,\ si vede prossimo al forno un pozzo^
con cupolino custodito gelosamente per
più riguardi con chiave; anzi un'ampia
cisterna sferica con bocca in forma di poz-
zo, profonda più di 1 o canne, ciascuna di
8 palmi in misura e nel diametroi i cir-
ca, nella quale corre limpidissima acqua
sorgi va j non mai soggetta a torbidume,
leggera, fresca, salubre e perenne, che si
ha trovalo l'esito sotterraneo verso mez-
zogiorno; ed una piccola vena passando
nelle grotte del collegio degli alunni ir-
landesi (cioè quando esisteva avanti il pa-
lazzo Grillo, nel vicolo obliquo incontro
al monastero della ss. Annunziata), che
ne fanno uso mediante una bassa conca
artefatta, va tutta assieme con l'origina-
ria a sboccare a pie del Quirinale nel cor-
tile del palazzo già dell'eccellentissimo
Conti, oggi del marchese Grilli, uscendo
da una fistola di circa un'oncia, che la
spande entro una lunga vasca, ed ivi pren-
de il nome à! Acqua del Grillo. Molti ne
ignorano l'origine. Non è però da porla
in dubbio, venendo io assicurato, che es-
sendo gittati molti grani di miglio nella
già delta cisterna, si sono veduti compa-
rire nella conca del Grillo ... Acqua, che
per la squisitezza, si dà ai malati, come
sperimentata loro giovevole ". Lungo la
bella strada che conduce al palazzo apo-
stolico Quirinale ed a Porta Pia , a de-
stra sorge il palazzo Rospigliosi, essendo
il vasto cortile cinto d'alto muro in cui
i66 ROS
8*apre il portone che melte a detta cor*
te, ove SODO le stalle, le rimesse e il luogo
per la cavallerizza e scuola d'equitazio-
ne: questa corteche spazia innanzi al pro-
spetto dell'edifizio riesce amenissima,
specialmente dopo che vi furono pianta-
li moltissimi alberi disposti in filari assai
lunghi, nella memorata epoca degli ul-
timi restauri. Nella detta gran corte cor-
risponde, a sinistra entrando, il giardino
pensile, a cui è congiunta neiredifizìo in
forma di palazzetto una loggia coperta
e chiusa, o Galleria o Caffeaus^ con fi-
nestre rispondenti sulla piazza del Quiri-
nale, con maestosa sala, sulla volta della
quale, nella parte più cospicua, si ammi-
ra lo stupendo e Émigerato affresco de(
celebre Guido Reni, conosciuto col nome
di Aurora di Guidoj pittura grandiosa
chea tutta ragione si ritiene come il capo-
lavoro di quell'insigne maestro, e perciò
qome pel sublime concepimento merita
bène una descrizione succinta, perchè si
comprenda la bellezza sorprendente d'o-
gni sua parte , e perchè ogni forestiere
colto che viene in Roma si procura il pia-
cere di ammiraHa. Fu mente del Reni
di rappresentare il sorger del Sole dalla
manna orientale, preceduto dall' Auro-
ra, come immaginarono gli antichi poeti.
Si presenta agli sguardi nell'estremità si-
nistra del dipinto, un mare placidissimo
in cui mirasi rosseggiare l'orizzonte, qua
si ivi fosse la favoleggiata porta d'orien-
te, da cui al rinnovarsi di ciascun giorno
usciva il rilucente carro del Sole. Qui ve-
di librarsi nell'aria, sorretta e portata da
sottili nubi, l'Àurara che rimuove dal ca-
po il velo che la ciiopriva, vestita di leg-
gei*e e variopinte vesti, che agitatedalla
brezza mattutina formano acconci svo-
lazzi. Ella ha bionde le chiome sparse al*
r aura e volge un poco il viso , come a
mirare il uascente Sole, a cui precede nel
celeste cammino, spargendo a piene ma-
ni ogni sorta di fiori molli d'odorate ru-
giade. Seguita subito dopo V Aurora il
catTo aurato di Febo^ tratto da 4 focosi
ROS
destrìeri di fronte e di vario pelo, ad in-
dicare i 4 differenti gradi di luce che pre-
cedono l'apparir del Sole; e questi gene-
rosi corsieri mostrano di gittarsi a gran
corso negl'immensi campi dell'etere, mo-
vendo i passi sopra trasparenti e legge-
rissime nubi. Su di essi scorgesi un fan*
ciullino alato e tutto nudo, esprimente il
crepuscolo mattutino o Espero, recaute
in mano una facella ardente, figlia pri-
mogenita della luce, e segnale di quel fuo-
co celeste, che dissipando le prime tene-
bre, avviva eanima la natura tuttaquan-
ta. Mirasi poi il Sole sotto le sembii^ze
d'Apollo stesso seduto entro la sua qua-
dnga, il quale con una mano governa a-
gevolmente il freno de' velocissimi corri-
dori, spingendoli innanzi per cacciar la
nebbia che ingombra l'aere, e lasciando
dietro a se una traccia di luminosissimo
splendore. Egli ha cinto il biondeggia n-
te capo da un abisso immenso di luce;
mezza la sua pei*sona è nuda affatto, e l'al-
tra metà viene ricoperta da un manto sot-
tile retto dal balteo che gli attraversa il
petto, e un lembo di esso manto traspa-
rente dal vento, gli forma dopo le spalle
un ampio svolazzo. Circondano il carro
del maggior astro le Ora (però se ne ve-
dono sole 7), quasi corteggiandolo nel suo
viaggio ; e queste furono figurate sotto
r aspetto di vaghe e leggiadrìe donzelle,
le quali tutte ridenti gli vanno attorno in-
trecciando schei*zevoli balli. Le Ore han-
no le chiome acconce in varie guise assai
gentili, e fra quelle sembra che penetran-
do il vento le scomponga alquanto, e ne
agiti le lunghe ciocche. Le vesti poi di
cui sono coperte, sono tutte variate nelle
fogge con vivace e trasparente colorito.
Esse si tengono amorosamente per mano,
formando di loro quasi una catena, espri-
mendo così il continuo succedersi d'una
all'altra, dentro quello spazio di tempo
che di esse componesi,eche vien chiama-
to giorno. Questo meraviglioso affìesco
in cui Guido superò se stesso, siccome a-
morevoledi Paolo V> cinedo che l'eseguis-
ROS
» pel cardinal Boighese. Fu disegnato e
jocMo fìh volte, e per ultimo stupeoda-
0iente da Pietro Fontana. Il fregio che
gira attorno alla stessa sala deirAurora^
rappresenta con bèllissioae invenzioni il
trionfo d' Amore, e della Fama o della
Virtiiy e l'esegui a fresco Antonio Tem-
pesta. Nella camera seguente sono diversi
quadri di merito, fra'quali Adamo edEva
nel paradiso terrestre del Domenìchino,
Sansoneche fa crollare il tempiode'filistei
di Lodovico Garacci , oltre un busto di
Scipione l'Afiicano in basaltcNella 2.* ca-
mera sono 4 busti antichi, e parecchi buo-
Ili quadri, primeggiando il trionfo di Da-
vide del Domenìchino, i XII Apostoli in
Diecze figure di Rubens; gli aflràchi sono
di Paolo Brill, e vi sono pure una statua
di Diana, ed un cavalloantico di bronzo,
merìtevoii di ricordo. L'appartamento
nobile del palazzo conjtiene una copiosa
raccolta di eccellenti quadri, tra' quali
nominerò i principali. Nella 1 .* stanza 4
paesi di Wan-Bloemen, 4 battaglie di m.^
Leandre padre, 4 buoni quadri del Man-
ghupd, una caduta d'acqua di Claudio Ge-
lée detto il Lorenese. Nella 2.^4'^^^*^°^
e 4 vedute di paesi del Manglard , due
paesi di Wan Bloemen, la fuga in Egitto
del Lorenese. Nella 3.' un paese del Brill,
la B. Vergine dell'Albano, V Ecce Homo
di m.' Valentin, un quadro di magico ef
ietto di Gherardo Hundhorst detto delle
Notti, due quadri di Poussin, cioè la Ma-
donna, e il corso dell'umana vita, simbo-
leggiata nelle Stagioni che danzano all'ar-
OMHiia della lira suonata dal Tempo ; la
B. Vergine col Bambino, opera stupenda
del divin Raflbele; una venditrice di frut-
ta diGuercino, un paese del Lorenese.Nel-
la 4-* la Maddalena di Michelangelo, da
Caravaggio, il ritratto di Lutero di Ru-
bens, quello di Calvino di Tiziano, s. Gi-
rolamo di Guercino, altro dello Spagno-
letto, la Circoncisione o la Crocefissione
di Rubens di grand' e&tto, Gesù avanti
Pilatodi Preti detto il Calabrese, Giocon*
da nel bagno del gran Leonardo da Viu-
ROS 167
ci. Cristo mòrto di Rubens,due ritratti di
Tiziano* s. Gio. Evangelista di Vinci, là
(ucina di Vulcano del Bassano, un Angelo
di Guido Reni, il Presepio di Pietro Peru-
gino, Lot colle figlie d'Annibale Caracci»
«u Gio. Battista nel deserto del Parmigia*
nino, gli Amici fedeli di Guercino. Dentro
lafc.* stanza del piano terreno si vede una
grande e bella tazza di verde antico, un
candelabro di squisito la voi*o, diversi buo-
ni busti in marmo, 18 dipinti a fresco e-
stratti dalle ricorda te rovine delle Terme.
Le altra stanze contengono alquanti buo-
ni quadri, come i bozzetti degli Evange-
listi eseguiti a fresco ne'4 angoli della cu-
pola di s. Andraa della Valle; ed il ritrat-
to di Clemente IX di Carlo Maratta. Al-
cune stanze furono decorate dalle pitture
de'fratelli Matteo e Paolo Brill d'Anver-
sa, ed una da Giovanni di s. Giovanni, che
fra le altre cose vi rappresentò il carro del-
la Notte. Tutte quante le indicale pittu-
re, sculture e altre rarità, insieme a mol-
te per brevità non nominate, sono desaùt-
te dalle Guide di Romay e principalmen-
te da Venuti, Vasi, Melchiorri e Nibby,
i quali tutti descrissero pure il gran pa-
lazzo Rospigliosi, ed il complesso de'suoi
fabbricati. Non si deve tacere che tra gli
oggetti preziosi che possiede questa nobile
famiglia, vi è una tazza a guisa di saliera,
in forma di conchiglia , del diameti*o di
circa un\palmo, e d'oro massiccio, pregie-
vole pel magnifico lavoro che credesi ese-
guito dal celebre Benvenuto Cellini.
ROSPIGLIOSI Giulio, Cardinale. K
Clemente IX Papa.
ROSPIGLIOSI Jacopo , Cardinale.
Nobile di Pistoia , avendo seguito lo zio
Giulio Rospigliosi arcivescovo^i Tarso
nella nunziatura di Madrid, ebbe campo
di far conoscere al medesimo la sua aurea
indole, ed il raro talento di cui era forni-
to, come pure ne die saggio nell'accade-
mia di Salamanca, dove appi'ese ad eccel-
lenza le scienze speculative e legali; quin-
di dovendo il nunzio per affiire gravissimo
trasferirsi a Saragozza, ed ivi trattenersi
i68 ti OS
per lungo tempo^ afiklòal nipote i negozi
in corto e la vicegerenza della nunziatu-
ya. Jacopo corrisposeaU'espettaùone del-
lo sio, con saviezia, abilità e valore^por*
gendo al medesimo prove evidenti e sicu-
ri argomenti d'uno spirito e attitudineca-
paci d'ogni più arduo maneggio. Resti-
tuitosi aRoma^ venne ammesso nella cor-
te del cardinal Chigi nipote d'Alessandro
VII, in qualità di maestro di camera, e
mentre lo zio era divenuto segi*elario di
stato l'esercitò in diversi affari, e nello stu-
dio delle scienze. Altrettanto fece il car-
dinal Chigi^ avendo rimarcato in Jacopo
meraviglioso ingegno, per trattare e con-
cludere afiàri importanti e difficili. Dopo
la famosa diffisrenza insorta tra'soldati cor-
8i,e la famiglia dell'ambasciatore di Fran-
cia Crecquy, fu mandato a s. Quirìco in
Tosca na,do ve daRoma erasi ritirato l'am-
basciatore j il quale lo accolse con segni
di particolare gentilezza, e la di lui savia
condotta riportò in quella delicata circo-
stanza l'approvazione del Papa, che stimò
bene di spedirlo a Luigi XIV re di Fran-
cia (F.)f prima che partisse da Ruma il
cardinal Chigi destinato legato a lalere
a quel monarca, a fine d' informarlo del
motivo e delle circostanze della prossima
legazione : essendosi in questo affare su-
scitate gravi difficoltà, Jacopo tornato a
Parigi due alii*e volte, oolla sua pruden-
za e destrezza tutte quante le appianò.
Dopo quest' ardua e gelosa incombenza
da lui egregiamente compita, ebbe ordine
di condursi aBrusselles col titolo d'inter-
nunzio, ed ivi pure dovette superare mol-
ti e difficili ostacoli per mantenere l'au-
torità della s. Sede , con piena soddisfii-
sione de'regi ministri, e con applauso u-
niversale di que'popoli, che non cessava-
no di magnificare il suo merito. Eletto
Papa lo zio, nel tornare che faceva Jacopo
a Roma, mutato il cammino si condusse a
Parigi per trattare con Luigi XIV affari
rilevanti, nella quale occasione gli venne
fatto di gitlà\*ei primi semi di quella pa-
ce^ che pochi mesi dopo, attesi i caldi e re*
RÒS
plicati uffizi del Papa, fu felicemente con-
«lusa tra la Spagna e la Francia. Giunto
a Roma, lo zio Clonente IX lo accolse con
giubilo, e ne coronò ì meriti nella i .* pro-
mozione de' I a dicembre 1 667, con crear-
lo pel I ." cardinale dell'ordine de'pi-eti, e
conferendogli lo stesso suo titolo di s. Si-
sto, indi orci prete della basilica Liberia-
na, prefello della segnatura , protettore
de'mipimi ( per cui donò alla loro chiesa
di s. Andrea delle Fratte que'due Angeli
di marmo che sono all' aliare maggiore,
scolpiti da Bernini pel Ponte s. Angelo,
^.), e de'ministri degl'infermi, colia pie-
na e generale soprintendenza dello stato
ecclesiastico « ascrivendolo eziandio alle
principali congi*egazioni cardinalizie. Sol-
levato Jacopo a tanta eminente altezza
di grado, non alterò punto la sua natu«
rale alfabililà,qualeseppe accoppiarecon
tal grandezza d' animo e integrità di co-
stumi, che lo inducevano a trasandare i
propri interessi e quelli di sua casa, per
prestarsi ai desiderii e vantaggi del pub-
blico; onde dalla corte e dal popolo roroa-
no> anche dopo la morte di Clemente IX,
fu applaudilo e stimalo cou raro esem-
pio; laonde gli scrittori che hanno parlalo
di lui, concordemente aflfermano, che se
l'elezione del nuovo Papa fosse apparte-
nuta ai romani, senza dubbio sarebbe ca-
duta sul cardinale. Anche il s. collegio Ta-
vea in grande estimazione, e lo dimostrò
nel 1670 pel conclave per morte dellozio,
ed elezione di Clemente X; imperocché
scrive Gregorio Leli^ Livello politico t. 3,
p. T.^f^QÌkthhe 3o voti, e 33 nello scru-
tinio e due nell'accesso dice l'autore del-
la Storia de' conclavi^ essendo i cardinali
riuniti per l' elezione 6a, per cui gliene
mancarono 7 per restar eletto. 11 nuovo
Papa gli conferì graziosamente l'abbazia
nullìus di P^onantola, che il cardinale vi-
sitò due volle. Intervenne pure al concla-
ve d'lnnocenzoXI,e nell'anno santo 1 675,
colla dignità di legato a latere^apn e
chiuse la porta santa della sua basilica Li-
beriana. Amorevole colie monache sale*
ROS
yiatM, sommiDistrò 4ooo scudi perché
lOMero tDtrodotte in Roma ^ e pib Dea-
▼rebbe contribuiti se un'immatura mor-
te da tutti 8Ìuoeramentecompianta,noD
]o avesse rapitodal mondo nel 1 684> od*
la robusta età di 56 anni, lasciando viva
e perenne presso i posteri V onorata sua
memoria. Il suo corpo fu tumulato nella
tomba de'canonici di detta basilico, ove
nel 1748 fu posta una semplice lapide, in
cui si legge il suo epitaffio. A vendo fin da
fanciullo coltivato le amene lettere, anche
tra le gravi cure continuò ad amarle, mas-
sime l'oratoria e la poetica, imitando l'e-
sempio del degno £Ìo, che arrivò apareg*
giare.
ROSPIGLIOSI Feuce, Cardinale.
Nobile di Pistoia, fratello del precedente
e nipote diClemente IX, quantunque dal
zio quand'era cardinale fosse consigliato
ad abbracciare lo stato ecclesiastico, di-
venuto poi Pepasi astenne dairinnalzar-
lo alla porpora , per timore d' incorrere
uella*taccia d' es$ei*e soverchiamente at-
taccato al proprio sangue, sebbene Felice
già fi)sse vioC'legato di Ferrara e di Avi-
gnone, ed ititernunzio in Brusselles. Non
pertanto si sottomise di buongrado ai vo-
leri del Papa,anzinel pontificato del sue-
cessoreCIementeX,pregato di cedereil suo
luogo al cardinale d'£strée8,l'eseguì pron-
tamente, senza ritegno o querela. Quindi
Luigi XIV re di Francia, cheavea por-
tato premura della promozione d'Est rées,
non cessò di supplicare Clemente X fin-
che lo creò cardinale diacono di s. Maria
in Portico, nella sua 4** promozione, in
cui solo lo elevò alla porpora. Inoltre lo
dichiarò protettore de'cappuccini, ed am-
mise nelle congregazioni del concilio, dei
vescovi e regolari, dell'immunità e altre.
Concorse colsuo voto all'elezione d'Inno»
oenzo XI, il quale per morte del fratello
lo fece arciprete della basilica Liberiana, e
non prima come errando disse il diligen-
te Cardella. Una sollecita morte troncò la
carriera degli onori in Roma, a' 9 mag-
gio 1 688| nella fionda età di 49 ^Qdì* Se*
ROS 1 69
polto nella tomba de'canonici nella me**
morata sua basilica, nel 1748 si rìpaii»
con un'iscrizione marmorea collocata sul
pavimento di quel tempio, a conservarne
la ricordanza.Fudi carattere dolce e man-
sueto, modesto nelle parole, moderatone!
discorrere, grave nelle sentenze, dotato di
eccellente ingegno, dotto, ed erudito ino*
gni genere di letteratura , ma singoiar*
mente nelle discipline filosofichee mate*
matiche , a cui si applicò con assiduità
troppo grande, rispettivamente alla deli-
cata sua complessione. Si diede eziandio
allo studio de'sagri canoni, nel quale riu-
scì mirabilmente, come lo die a divedere
nelle congregazioni alle quali fu ascritto.
Desiderò di giovare al prossimo, benché
a motivo di sua ritiratezza rare volte glie
se ne presentasse l'occasione. In breve, ri-
splenderono in lui maniere gentili, afià*
bllità di tratto, e costumi angelici.
ROSS (Rossen). Ci Ita con residenza ve-
scovilee porto d'Irlanda,pro vinciadì M un-
sler,contea a 1 o leghedistante daCork,ba«
roKiia diCarberry,in fondo alla piccola baia
delsuonomeformatadall'Atlantico.L'an-
tica chiesa cattedrale é di mediocre goti«
ca architettura. Vi sono gli avanzi d'una
abbazia. Il porto era un tempo frequen-
tatissimo,ma essendosi ingombrato a poco
a poco di sabbia, fu quasi abbandonato,
onde la città molto decadde. Tuttavia vi
si tengono due fiere l'anno. L' apostolo
dell' Irlanda s. Patrizio v' istituì la sede
vescovile verso l'anno 4^^) ^ di venne siif-
frnganea diCashel. Commanvillenell'iEri»
sloire des eveschez, la chiama Rossa e Ro'
saìlthir, e pretende che il suo vescovato
incominciasse nel VI secolo, e poi si riu-
nisse a quello di Cork. Ciò forse accadde
nel 1 43o, quando Martino V unì Cioyne
a Coik; altri ritardano questa unione al
1 586. Certo è, che in progresso di tem-
po tanto Cioyne, quanto Rosso Rosse fu-
rono unite, e separate da Cork. Ne furo-
no ultimi vescovi, come si legge nelle iVb-
tizìe di Roma^ i seguenti. Nel 1788 Gu«
glielmo Coppinger della diocesi di Cork»
1 7^ KOS
eevere da lui leggi, se non gli conoedeTa
altro vescovo di rito greco,da cui bramava
essere goveimato, come lo era stato fino a
quel tempo. 11 duca vedendo che non gli
riuscì colle persuasive di far accettare un
vescovo Ialino, fu costretto concedere il
greco nel 1092. Quindi si mantenne con
rito gi*eco la cattedrale di Rossano, sino
al secolo XV, composta dì canonici gre«
ci, i quali cantavano gli uffizi divini nel ri-
io orientale, e il popolo celebrava le sue
adunanze sagre nel medesimo. La catte-
dra del magistero, le funzioni del sacer-
dozio, e l'amministrazione de' sagri mi«
sterj , erano una viva idea della chiesa
patriarcale di Costantinopoli. I canonici
secondo la disciplina di qiie' tempi eleg-
gevano il proprio pastore, il qualf era con-
fermato coirautorità del romaico Ponte-
lice. 11 vescovo di Rossano fu soggetto al-
l'arcivescovo di Reggio in tutto il tempo
in cui le Provincie napoletane gemevano
sotto Timpero de'greci. Col correre degli
anni ebbe il merito di essere elevato a
maggiori onori, e la chiesa rispettata co-
me metropoli. Sebbene, come dissi, sieno
oscure le sue origini, è certo nondimeno
che il suo prelato era fregiato del titolo
di arcivescovo sino dal 1 1 gS, come appa-
risce dal privilegio concesso da Tancredi
re di Sicilia e duca di Puglia , e confer-
mato dall'imperatrice Costanza : per tale
lo conobbero Innocenzo III , e Federico
li. Rimase vedova la chiesa nel 1 265, ed
i canonici fissarono gli occhi in un certo
Angelo arciprete della cattedrale e lopre-
sentarono a Clemente 1 V,il quale nel 1 265
In Viterbo lo confermò con diploma io
cui si legge, ut cum ecclesia ipsa graecum
habere ArchiepiscopumconsueviL In un
istromentodel 1281, sottoscritto da 7 ca-
itonici in lingua latina, e da 4 in lingua
greca, il detto arcivescovo si segnò : E*
go Angekis Rossanensis Archiepiscopus
^r^ffcujr.Fiori vano in questa diocesi 7 mo-
uasteri dell'ordine di s. Basilio, ancorché
ristretta tra angusti confini : il loro esem-
pio e studi contribuirono a mantenervi
BOS
lungo tèmpo il culto di vino nel nto orien •
tale, a diffonderlo per ogni luogo, essen-
dosi conciliala alta stima per la loro vita
ritirata e austera, per cui di frequente e-
rano assunti all'arcivescovato per unani-
me consenso del clero e del popolo, ed ao-
colti da tutti con giubilo e contento. Gli
archimandriti del monastero di s. Maria
del Patii*e, ornati per lo pihdi tutte quel-
le prerogative che si desiderano in un
buon vescovo, meritarono frequentemen-
te un tale onore. Inseguito i basiliani a*
vendo abbandonato lo studio delle greche
discipline, e piegando al rito latino dopo
il concilio di Firenze, disposero il popolo
della città e di tutta la diocesi ad arren-
dersi ai voleri d' un suo arcivescovo. Fu
questi Matteo Saraceni di Reggio mino-
re osservante, eccellente oratore, profon-
damente dotto, il quale nominato da Pio
II, non senza ripugnanza avea accettato
la dignità, in premio diavei*earmatodue
galere, colle quali in Asia riscattò un co-
pioso numero di schiavi cristiani. Il Sa»
raceni s'accinse alla grande impresa inu-
tilmente tentata dal duca Ruggiero, d'in-
terdire solfnnemente dalla cattedrale e
dalla città di Rossano il rito greco. Pro-
fittò del discredito in cui erano i greci
dopo il concilio di Firenze , pegli errori
in cui erano ricaduti e per la guerra che
facevano alla suprema autorità della s.
Sede, non però que'della Magna Grecia;
quindi bandì dalla città e da tutta la dio-
cesi i riti e ceremonie greche nel i^&i^
in cui ristabilì il rito latino,e ne pose me-
moria nella cattedrale con marmorea i-
scrizione. Altrettanto viene confermato
dal Barrio, nelle Antichità di Calabria.
Non vi rimase alcuna chiesa greca che ne
proseguisse il rito, tranne i basiliani a ca-
gione del loro istituto ne' 7 loro mona-
steri, ma in una forma diversa dall'anti-
ca e al modo che descrissi a Grottafer -
RATA, per l'adottato rito latino in molte
cose. Un monumento delPestinto greci-
smo restò nelle greche lezioni della do-
menica delle Palme, in cui dato fine neh
RÓS
la cattedrale alla funzione propria dì quel
giorao, i ministri deiraltare e il restante
del clero si i*ecano innanzi al contento
de' cappuccini in sito eminente, ed i?i si
leggono le divine scritture in lingua gre**
ca con gran decoro. Indi chi presiede al-
la funzione, con alcune preci porge voti
a Dio per implorare le divine beneficen-
zesopra i fertili terreni sottoposti per lun-
go tratto , compartendo la benedizione
tanto bramata dal popolo. Ad onta del-
l'asserto dal dotto Rodotà, potei dire a
Grbcia, parlando degP italo-greci, delle
5 colonie greche che con chiese e col cle-
ro sono nell'arcidiocesi di Rossano, e del-
la popolazione che ne scucii rito. Si chia-
mano le colonie s. Demetrio, s. Cosimo,
Macchia, s.Giorgio con chiesa parrocchia-
le e due cappelle pubbliche, una del Ro-
sario, f altra di s. Francesco; e Vacarizzo
0¥e la popolazione e per metà latina, e
perciò la chiesa parrocchiale di s. Maria
di Ckìstantinopoli, con cappella pubblica
del Rosario e congregazione del medesi-
mo. In 8.- Demetrio ai latini i sagramen*
ti sono amministrati dal clero greco, per
cui molti latini passarono a quel rito.
Ritornando alla serie de' vescovi d'U-
ghelli, da cui m'era allontanato, ed all'e-
poca del vescovo N. successore di Cosma,
egli quindi registra N. arcivescovo di Ros-
sano di rito greco, che morì circa il ] 092,
laonde/tic/ki ekcùoneaUerìus latini grae*
cireelamarunt N. arcivescovo di rito la-
tino eletto nel 1 092, per cui i greci re-
clamarono al duca Ruggiero, ed otten-
nero che del loro rito fosse l'arcivescovo.
Dionisio arcivescovo del 1 123, in tempo
del quale Ruggiero II re di Sicilia con-
cesseallachiesa di Rossano privilegi econ-
fermò quelli accordati da'suoi predecesso-
ri. Altro Cosma già archimandrita dis. M.'
del Patire basiliano, era arcivescovo nel
1 1 87,indi re Tancredi all'immagine della
B. Veigine bon fetta da mano umana,
trasportata 001700 da Costantinopoli nel-
la cattedrale, assegnò 3 oncie d'oro an-
nue io perpetuo per l'olio di sua lampa*
ROS 173
da,ciò che confei*mò l'imperatrice Costan-
za. Inoltre sotto di lui fu fondata in Co-
riolano un' abbazia di cistercensi, che di-
venne celebre. Pasquale arcivescovo del
1198 ottenne da delta imperatrice un
privilegio per la sua chiesa ; ed Innocen-
zo 111 accordò altro privilegio a s. Maria
del Patire. Basilio I nel laiB fu eletto
arcivescovo dal capitolo, ed Onorio ili
commise all'arcivescovo di Cosenza, di
confermarlo con autorità apostolica, se ri-
conosciuto degno. A sua istanza l'impe-
ratore Federico 11 coufermò i privilegi,
che godeva la chiesa di Rossano. Basilio
II gli successe nel 124^ pel suffragio dei
canonici, e Gregorio IX autorizzò l'arci-
vescovo di Cosenza di esaminare se l'ele-
zione fosse proceduta canonicamente^indi
Tapprovò.Nel 1 255Alessandit> IV confer-
mò l'elezione del capitolo, dell'arcivesco-
vo Elia archimandrita del monastero ba-
siliano di Carbone nella diocesi. Nel 1 265
Angelo summentovato: gli successero, nel
1288 Paolo di Rossano, confermato da
Nicolò IV; nel i3oi Basilio III di Ros-
sano, che ricevei! palliodaBonifacio Vili;
nel i3o7 Ruggero canonico della catte-
drale, in luogo di Tommaso archiman-
drita basiliano di s. Adriano che ricusò,
venendo confermato da Clemente V.Que-
sti fece altrettanto nel i3i2 coll'arcive-
scovo Gregorio, già arciprete; indi Gia-
como del 1 338. Giovanni di Cosenza ca-
nonico di Rossano, eletto con altri, Be-
nedettoXII esaminata in Avignone la cau*
sa, lo confermò nel i338. Avendo il ca*
pitelo postulato Gregorio canonico deca-
no della cattedrale. Clemente VI lo ri-
conobbe nel 1 348: eresse il fonte batte-
simale in detta chiesa nel 1 364< Ne fu-
rono successori, Isacco abbate benedetti-
no di s. Giovanni di Rossano nel i365,
indi Antonio, nel 1394 Nicolò traslato
da Tricarico, ove ritornò per regresso eoa
autorità di Bonifazio IX. Nell'ìstesso tem-
po da Acerenza fu trasferito a questo ar-
civescovato Gerardo, che passato nel
1399 a s. Severinai fu successo da Gio-
174 KOS
'Vanni arcidiacono della cattedrale. Inno-
oenzoVIl nel i4o5fece arci fescovo Bar*
tolomeo Gattula arciprete di Gaeta, po«
scia fli traslato a Reggio,-e da Gonza Mar*
tino V gli sostituì Nicola. Nel i4^9 ^^
Tricarico e Potenza venne a questa chic*
sa Angelo; nel i432 pure da Tricarico
fu trasferito Stefano Carrara di Padova.
Eugenio IV nel 14^4 nominò arcivesco-
To Antonio Segerentino deRauda;e nel
1 44^ ^A Umbriatico vi trasferì Nicola
de Martino. Nicolò V nel i447^'^^^ >!
suo cubiculario Giacomo de Ratta de con*
ti di Caserta, lodato per dottrina e tra-
slato a Benevento. Nel i4?2 Domenico
de Lagonessa nobile e abbate di s. M.' di
Gualdo di Benevento: per volere di Pio
1 1 gli successe nel 1 460 il memorato fr.
Matteo Saraceni di Reggio, che soppresso
il rito greco, restaurò il latino; zelante
pastore, edificò il sacrario della cattedra-
le. Nel 1481 Nicolò Ippoliti già vescovo
d'Ariano, poi di Città di Castello. Da dove
nel 1 493 passò a questa chiesa Battista
Lagni patrizio napoletano, che edificò dai
fondamenti l'episcopio, e nella cattedrale
la cappella ornata dellaB. Vergine. Indi
l'ebbero in commenda ilcardinal Bernar-
dino £0^^0/^/(1^.)^* nel i5i I Gio. Fran-
cesco Fonseca spagnuolo, vescovo di Pa-
lencia; neh 525 il caixlinal Pompeo Co-
lonna (F.), Nel seguente mese Clemente
VII promosse a questa sede e consagrò
VincenzoPimpi nella romano,di gran dot-
trina, nunzio in varie parti, in Boemia,
Ungheria, Germania, a Carlo V impera-
tore, per l'eresia luterana, e celebrazione
del concilio.Nel 1 5:^7 AntonioCoppo man-
tovano; nel 1 533 Bernardo belga a istan-
za di Carlo V; nel 1 544 Francesco Co-
lonna romano nobilissimo, consagrato da
Paolo III e traslato a Taranto. Nel i544
Girolamo Feralli ( F)y poi cardinale, che
nel 1 55 1 rassegnò al nipote Paolo Emilio
romano celebre giureconsulto, ìndi nel
i553 vescovo di Capaccio: in vece fu ar-
civescovo Gio. Battista Castagna, poi car-
dinale e Papa lW^7/io ;^//(F.).Neli573
ROS
Lancellotto deLancellotti roma no, cano-
nico Lateranense, d'innocentissima vita;
consagrò la cattedrale,e introdusse inRos-
sano i minimi. Nel i58o Lelio Giordano
romano professore dì giurisprudenza, tra-
slato da Acerno, probo e dotto. Nel 1 583
SilvioA$l:zt'0//i(A^.),poi cardinale;nel 1 588
Scipione Floccaro napoletano; nel 1 5^i
ljUcìoSanseverino{F,), poi cardinale, che
donò alla cattedrale preziose suppellet-
tili. Paolo V nel 1 6 r 2 nominòMarioSasso
napoletano e rererendario;gli successe nel
16 i5GirolamoPignattelli nobilissimo na«
poletano, indi nel 16 19 Ercole Vaccari
bolognese e referendario, poi nel 1626
Paolo de'conti Torelli di Parma pronipo-
te dis. Pio V, votante di segnatura, dotto
e di egregie qualità, viceré di Sicilia. Nel
1 628 Pietro Antonio Spinelli napoletano
dc'duchi diSeminaria, benemerentissimo
per avei* aumentate le ren di te del capi-
tolo, fòbbricato il magnifico sagrano della
cattedrale, cui donò nobili suppellettili,
ingrandito e ornato il palazzo aroivesco-
vile. Nel 1646 Giacomo Caraffa napole-
tano de'princìpi di Roccella,sotto del qua-
le d. Camillo Pamphilj prìncipe di Ros-
sano nella metropolitana erosse a s.Nilo
un elegante altare e lo dotò: intento l'ar-
civescovo al decoro disuachiesa,fabbricò
la cappella del ss. Sagra mento. Nel 1664
fr. Carlo Spinola nobile napoletano, dotto
religioso servita, edificante pastora, ag-
giunse belle suppellettili alla cattedrale.
Nel 167 1 Angelo della Noce nobile na-
poletano di Massa Lubrense, celebre e
dotto abbate di Monte Cassino, pubblicò
la Cronaca Cassinese di leeone Ostiense,
con eruditissimi commentari; visitòla dio-
cesi, celebrò il sinodo, regalò alla catte-
drale suppellettili, pose la i.* lapide al
convéntode'domenicani, promosse lo stu-
dio delle scienze, degno d'ogni elogio. Nel
1676 fr. Girolamo Orsaja minimo di s.
Gio. a Piro, dotto e generoso, per cui do-
nò alla cattedrale un prezioso calice e rie •
che vesti sagre pei pontificali, lasciando
un legato per l'anniversario di sua morte.
KOS
Nel 1 685 Girolamo Coaipa|;iiOBÌd' Aier-
sa e arcidiaoDDO di sua patria, dispose un
lascilo per celebrazìooe d' aooui suffi««
gi. Nel 1 688 Andrea de Rossi de'oontì di
s. Secondo teatino, insigne teologo e pre-
dicalore, aoMinte dei poveri,di singoiar le-
lo e munificenza, restaurò ed ornò intie*
ramente la cattedrale, vi fece dipingere i
XII A postoli,ed istituì laconfinaternitadel
Poi^torìo nella cappella del ss. Sagra*
mento. Nel 1697 Andrea Diodali di Mo-
nopoli cassinese zelante, celebrò il sinodo,
rifeeedi nuovo nella cattedrale le cappel-
le del ss. Crocefisso, di s. Benedetto, e di
8. Andrea; di più nobilmente abbelFi il
resto della chiesa e l'altare maggiore, ri-
fece il baltisterio, fu largo di magnifici
arredi e paramenti, anmenlò lepìscopio
e le rèndite della mensa, ed in morte nella
cattedrale istituì 7 cappellanie, e la festa
di s. Benedetto con decoro, beneficando
i suoi famigliari. Nel 1 7 1 7 Francesco M/
Muscettola napoletano de'duchi di Mi-
leto, prudente, integro, pio teatino, insi-
gne teologo e celebre oratore, limosiniero
e difensore dell'immunità ecclesiastica.
Con questi si termina nell'Ughelli, Italia
sacra t g, p. 285, t. 10, p. 3a5la serie
degli arcivescovi di Rossano, che compirò
colle Notizie di Roma, 1 788 Stanislao
Poliastro di Cosenza. 1 762 Yillelmo Ca-
maldari di Gallipoli. 1778 Andrea Car-
damone di Tramonti, diocesi d' Amalfi,
1818 Carlo Puoti di Napoli. 1827 Sai-
"vatore de Luca di Napoli. 1 835 Brunone
M.' Tedesco della diocesi di Gerace, pre-
conizzato da Gregorio XVI, che per sua
morte,nel i844gli ^i^ i° successore l'at-
tuale mg.'' Pietra Cilento di Napoli pro-
fessore di teologia. L'arcidiocesi non ha
vescovi suffraganeì, si protende per piii
di 5o miglia, e contiene 4o luoghi. Ogni
nuovo arcivescovo è tassato in fiorini 808,
ascendendo le rendite a 2000 ducati.
ROSS£MB£RGHPiETRo,Ctir££r>uz^r.
F'. Orsini Pietro,
ROSSETTI Carlo, Cardinale. No-
bile di Ferrara, sino dai primi anni die
ROS 175
saggio di gran senno e vivacità di spiri-
to, e dimostrò una firanchezza superio-
re alla sua età, per cui poi divenne di
gran talento e petto nel maneggiare gli af-
fari. Portatosi in Roma, con tutto il fer-
vore si dedicò alle scienze, nelle quali fe«
ce meravigliosi progressi, e potè con ri-
putazione di 18 anni sostenere pubblica
conclusione di filosofia e teologia,alla pre-
senza del cardinal Francesco Barberini,
e di 22 altra nella metropolitana di Bo-
logna di legge, in cui con universale ap-
plauso fu laureato. Il cardinale Barberi-
ni concepì per lui amore ed ammirazio-
ne, lo protesse e pose in buona vista con
Urbano VI 11 suo zio, il quale lo ammise
tra'referendari delle due segnature, e poi
nel 1689 lo destinò ministro apostolico
alla regina d' Inghilterra Enrichetta, fi-
glia di quella di Francia che trof ò insie*
me. In breve si guadagnò l'animo de'so-
vrani e di tutta la corte, colle sue gen-
tili e insinuanti maniere, non mancando
energicamentedi promuovere pi*essoCar-
lo I ben affetto verso i cattolici, ed i ve-
scovi,la religione romana, provando colla
ragione e cogli scritti l'immenso vantag-
gio che sarebbe derivato all' Inghilterra
se avesse riabbracciata la credenza cat-
tolica. Per le sue incessanti rimostranze,
cominciarono i cattolici a respirare dalle
sofièrte persecuzioni^ e niun sacerdote fii
allora più condannato airultimo suppli-
zio per causa di religione,al più multato
o esiliato, e molti fra'vescoti anglicani
per mezzo di sua efficace eloquenza si di-
sposero a tornare in grembo alla vera
chiesa.I puritani, fieri nemici de'cattolici,
fremevano a queste novità,onde montati
in furore diei*ono l'assalto alla casa del
ministro apostolico per prenderlo e tru-
cidarlo. Vedendosi in pericolo di perdere
la vita, si confessò da un sacerdote suo
famigliare, e potè sottrarsi sotto mentito
spoglie alla rabbia de'furiosi fanatici, i
quali già aveano preparato il palco per
mozzargli pubblicamente la testa. Si ri-
fugiò nel palazzo.della regina madi-e, nel
176 ROS
quale senza riguardo alla regia maestà,
io uà sol giorno fu dogli empi cercato a
morte. Vedendo frattanto che la sua in*
trepidezza Tavea esposto a gravissimo pe-
riooloseuza profitto della Chiesa, col con-
denso del Papa partì da Inghilterra col-
l'aiuto di Giovanni Giustiniani ambascia-
tore veneto, e si condusse nelle Fiandre o-
▼e Urbano Vili lo destinò al congresso di
JMuostercol (itolo di nunzio straordina-
rio, per concludere la pace ti'a' principi
cristiani. Rimase due altri anni per nun-
zio in Colonia, dove trovò la regina di
Francia che in Londra gli avea accordato
benigno asilo, alla quale, ridotta agli e-
stremi della vita, potè atamini strare i sa-
cramenti, assistendola in morte.Nel 1 643
Urbano Vili lo promosse a vescovo di
Faenza, ed a'x 3 luglio di 28 anni lo creò
cardinale diacono di s. Cesareo, ed un me-
«e dopo lo destinò legato a latereaì detto
congresso di Miinster e di Osnabruck, ma
aenza effetto. Trasferitosi alla sua chiesa,
vi trovò le cose ridotte in pessimo stato,
laonde di proposito si dièalla riforma del
clero e del popolo, cominciando la visita
dalia città e pi*oseguendola per la dioce-
«i,in cui oltre l'amministrarci sagra men-
ti della Confermazione e deirEucaristia,
predicò il vangelo: affinchè la riforma fos-
se durevole, celebrò 9^1 nodi e ne fece
stampare gli eccellenti decreti. Ordinò la
spiegazione della Scrittura nelle feste, le
conferenze sui casi di teologia morale da
tenersi di frequente dal clero, alle quali
interveniva, anzi per promuovere scieo-
sa SI utile e necessaria per le persone di
chiesa, provvide la città di uomini dotti
e capaci d'insegnarne le regole. Intento
al sollievo de'poveri, aprì ospedali non
meno nella città che nella diocesi, per ac-
cogliere e curare gl'infermi, e linnovò i
monti di pietà. Dimessa la diaconia, suc-
cessivamente passò negli ordini de'preti
e de' vescovi suburbicari, e nel 1680 da
Innocenzo XI fu eletto vescovo di Porto
(f^')i al cui conclave, ed a quello de*4
predecessoli lutei' veouei terminando san*
aos
tamerite i suoi giorni nel 1 68 1 , di 76 an-
ni e 37 di cardinalato, e tra le lagrime
del suo popolo di Faenza, ebbe onore -
. vole tomba nella cattedrale. Egli recò lu-
stro e decoro alla porpora; il suo zelo pa-
storale, la maturità del senno, la vita e-
semplare e diligente fu qual si conviene
a un principe della Chiesa. Co'poveri e-
sercitò con profusione la liberalità; le sue
virili furono ammirate anche dagli scrit-
tori,>che con facilità censurarono le azioni
altrui. Oltre i sinodi e decreti episcopali,
scrisse una relazione delle cose d'Inghil-
terra, e alcuni commentari sulla Somma
di s. Tommaso d'Aquino.
ROSS I (de) Leon AEDO, Cardinale.Yedì
ì voi. in, p. 212, XXVI, p. q5, 96.
ROSSI(de) Luigi, Cardinale. Patrizio
fiorentino, nipote di Leone X per canto
materno, educato con lui che sempre lo
riguardò con parziale affetto pel suo per-
spicace talento, maturo giudizio,rara pru-
denza nel maneggio degli affari, e per l'as-
sistenza e fedele compagnia che gli pre-
stò nella prospera e avversa fortuna, il
perchè nel i.^ luglio i5i7 lo creò car-
dinale prete di s. Clemente e dichiarò prò-
Datario. Questi onori poco godè, men-
tre la morte lo sorprese dopo ^4 mesi in
Roma nel 1 519, nella florida età di ^S
anni. La sua mortale spoglia travò riposo
nel Vaticano, con un'elegante iscrizione
composta dallo stesso Papa, donde dopo
alcuni anni fu trasferita a Firenze, e se-
polta nella chiesa di s. Felice, dove gli
fu eretto un magnifico e nobile avello,
fregiato di breve epitaffio. Il satirico Ga*
rìmberti colla sua maledica penna lo cen-
surò d'incontinenza, senza prove; ma al*
tri monumenti storici £inno fede di sua
specchiala onestà.
ROSSI (de) Ippolito, Car^/i/ta^. Nac-
que in Parma dai marchesi di s. Secon-
do e Barceto, ed applicatosi di buon'ora
agli studi nelle più celebri univei*sità d'I-
talia, trasferìtosi in Roma fornito di scien-
za e di virtù, sotto la direzione di Gio.
Girolamo suo zio vescovo di Pavia e Co»
KOS
vamaiore di Roma (il quale fu posto in
Castel s. Angelo e fu in procinto di per-
dere la vita, calunniato deirassassinio del
conte Alessandro Langoschi), divenne ca*
meriere segrelodi Paolo IV, indi nel 1 56o
da Pio IV fu dato in coadiutore nel ve-
scovato allo zio, il quale n'era stalo rein-
tegrato dal suo amico Giulio III. Con tal
grado nel i56i fu al concilio di Trento,
dove la penetrazione del suo ingegno e
la profonda sua dottrina lo i*esero ogget-
to d'ammirazione, mostrandosi dotto teo-
logo e valente giureconsuIto.Tornato nel-
la sua chiesa, nel 1 564 l'ottenne in prò-
prietàydipoi Sisto V a' 1 8 dicembre 1 585
lo creò cardinale prete di s. Maria in Por-
tico, indi di s. Biagio dell'Anello. La por-
pora non fece altro cambiamento in lui,
che di renderlo più sollecito e impegna-
to nell'adempiere l'apostolico miuistero.
Colle sue mani distribuiva le rendite eccle-
siastiche e le patrimoniali fra'miserabili;
con aiuti e consiglio consolava le vedove
ed i pupilli, onde si acquistò il nome di
imitatore ed emolo di s. Carlo Borromeo.
Fondò in Pavia il seminario e lo spedale,
uni al capìtolo della cattedrale la collegia-
ta di s. Maria delle Pertiche, decorando il
prefetto di essa col titolo di decano del ca-
pitolo. Sollecito dell'istruzione del pro-
prio greg|;e, introdusse in Pavia le scuole
della dottrina crìstiana, da insegnarsi nei
di festivi nelle paiTocchie, do?e con as-
sidua ed esemplar frequenza si trovava
presente. Celebrò diversi sinodi, visitò la
città e diocesi con gran profitto delle a-
nime,spiegando egli stesso l'èva ngelo. Fe-
ce editti di tanta saviezza , che sebbene
giovane, da tutti veniva giudicato pru-
dente veodiio. In tempo del contagio, non
solo ricchezze e roba, ma sagrificò la sua
persona a servizio degl'infermi. Si mostrò
geloso e intrepido difensore de'diritti di
sua diiesa,come tra le altre cose lo fece
vedere in una oonlrovei*sia ch'ebbe con
s. Carlo Borromeo,!] quale nel 1 565 l'in-
vilo 00* vescovi suoi suffragane! al conci-
lio provinciale. Dispiacque ciò ad Ippo-
TOL. iix.
ROS 177
lito, non solo per non dipendere la sua
sede da quella di Milano, ma pel modo
tenuto d'itnpenosa citazione; laonde si
recò da s. Carlo, e con bei modi lo pregò a
rivocare l'intimazione lesiva all'antichis*
sima esenzione della sua chiesa Ticinese,
che pe'decreti del concilio di Trento era
in libertà di eleggersi quel metropolita-
no viciniore chele fosse piaciuto, propen-
dendo per quello di Genova; non doversi
considerare a lui soggetto perdié nel ci-
vile e nel temporale Pavia dipendeva
dalla provincia di Milano, su di che s.
Carlo fondava le sue ragioni. Il vescovo
di Pavia gli fece considerare, che tale po-
litica economia soggiaceva a variazioni,se-
condola condizione de' tempi, delle guer-
re e delle conquiste, non cosà succedeva
nella spirituale ed ecclesiastica giurisdi-
zione. Non volendosi persuadere s. Carlo,
il vescovo dichiarò che come particolare
l'onorava e riverìva, ma qual pastore di
Pavia, secondo il costume de'pi*edeces-
sori, non si riconosceva che unicamente
soggetto alla s. Sede, a questa appellan-
dosi con protesta e atto legale. Ad onta
che i signori pavesi s'intromisero, con
molte opportune considerazioni, s. Carlo
non si rimosse dal suo proponimento^
laonde si ricorse al Papa, rammentan-
dosi che simile causa nel 700 era stata
giudicata a^vore di Pavia da Papa Co-
stantino, la quale non doveva riconosce-
re che las. Sede per superiora. Morto Pio
lY zio di s. Carlo, questi si quietò. Il car-
dinale impiegò considerabili somme nel-
l'erezione dell'episcopio e della sagi'estia
della cattedrale, che pure restaurò, ed in
cui fece fiire con vago lavoro i sedili del
coro, dipingere la volta e le pareti, arric-
chendola di pi-eziose suppellettili; inoltre
vi fondò la sontuosa cappella di s. Cateri-
na, con cospicua dote. Dopo essere inter-
venuto ai conclavi per Urbano VII eGre-
gorio XIV, nel 159 1 di 60 anni in Ro-
ma fu chiamato da Dio a ricevere il pre-
mio delle sue virtuose azioni. Ebbe sepol-
tura nel suo titolo, e poi fu trasGsrito in
12
178 ROS
K. Carlo a'Catinan, a?anti l'altare di s.
AnDa,con un rongnifico elogio postovi dai
cardinali Gianvincenzo e Scipione Con*
zaga suoi amici. Di bell'aspetto, traeva o-
gnuno nd ammirarlo e venerarlo, per la
maestà che traspariva in Iui;co'suoi sguar-
di commoveva, e sebbene ai mostrasse
grave, fu sempre cortese, benigno e af-
ftibile con tutti. Bella e tenace ebbe in
modo singolare la roemoria,bastando l'a-
ver parlato una volta con qualunque per-
sona, perchè egli ne ricordasse il nome e
la condizione. Di casti costumi, d'integra
vita, fu generoso e degno d'ogni elogio.
ROSSI (de) Febdin ANDO Maria, Car-
dinaie. Nobile romano, nacque in Cor-
tona a'4 agosto 1696, e fu educato nel ro-
mano liceo, indi compiti gli studi lodevol-
mente, nel 1 781 fu scelto per compagno
da Federico Marcello Lanle poi cardina-
le, quando Clemente XII lo destinò a por-
lare le Fascie benedette in Francia , al
Delfino figlio di Luigi XV. Quindi fu
latto canonico Liberiano, ed ammesso nel
seguente anno in prelatura. Il detto Pa-
pa nel 1789 lo fece arcivescovo di Tarso
in partìbus, e trascorsi 3 anni Benedetto
Xiy lo dichiarò vicegerente di Roma, e
poscia neh 751 patriarca di Costantino-
poli. Clemente XI 11 a'24 settembre 1759
ne premiò le virtù, con crearlo cardina-
le dell'ordine de'preti, ed a' 1 9 novembre
gli conferì la chiesa titolare di s. Silvestro
in Capite^ come leggo nelle Memorie di
essa del Carletti a p. ao8, titolo che però
cambiò poi con quello di s. Cecilia. Lo
annoverò alle congregazioni del s: offizio,
de' vescovi e regolari, dell'esame de'vescò-
Tr, delle ripe e Tevere, e prefetto di quella
delconcilio. Inoltre lo fece protettore del-
l' ordine cistercense riformato, deiracca-
demia teologica, del collegio di s. Bernar-
do alle Terme, dell' arciconfraternite di
s. Giovanni della Pigna, delle ss. Orsola
e Caterina a Tor de'Specchi, del ss. Sa-
gramento e Gesù Maria in s. Simone pro-
feta; dei monasteri dis. Cecilia, e di Mon-
te di Nove, del conservatoriodelle Yipe^
ROS
resche; di alcune università artistiche; di
Spello, Massa Lombarda,Collescipoli, Ca-
stel s. Pietro; del collegio Lucarinì di Tre-
vi, non che direttore perpetuo della F'ia
Crucis nel Colosseo. Intervenne al con-
clave per l'elezione di Clemente XIY, e
mori nella sua sede vacante e conclave,
in Roma a'4 febbraio 1 775,d anni 79 non
compiti, nelle stanze del suo palazzo. Fu
praticalo quanto descrissi a Funerale, se
non che per motivo della sede vacante e
secondo il consueto vi furono negli onori
funebri le seguenti variazioni, che rilevo
dal n.°i2 del Dici io di Roma di tale an-
no, insieme a quanto aggiungerò. Fu e-
sposto nella chiesa titolare di s. Cecilia
sul solito letto, ma i consueti 100 ceri e 4
toixieche lo circondavano, invece di esse-
re di cera gialla, perchè tempo di sede va-
cante, giusta il solito furono di cera bian-
ca. Vi pontificò la solenne messa, in luo-
go d'un cardinale, mg.' Orazio Maltei ar-
civescovo di Colossi , accompagnata dai
cappellani cantori pontificii, come sempre.
Fu ivi tumulato con quella semplice iscrì-
zione, composta dal defunto stesso e ripor-
tata dal citato Carletti, il quale nota che
d. Cesare Cozzi caudatario del cardina-
le, ne scrisse le memorie. Dal suo testa-
mento si conosce, che dispose la celebra-
zione di 7,000 messe in suffragio della
propria anima ; costituì erede fiduciario
con facoltà illimitate il principe Altieri,
cui donò 5 anelli, più un anello a mg.^
Lascaris patriarca di Gerusalemme, altro
al mentovato mg.' Mattei. Alla basilica
Liberiana lasciò il servizio dorato di sua
cappella; alla chiesa di s. Cecilia la croce
pettorale, gioiellata di zaffiri e brillanti ;
al marchese Raggi tutto il mobilio^ com-
presa il baldacchino nobile e parati; il sa-
lario intiero a loro vita durante, ai 4 più
antichi famigli; al resto della famiglia il
/ei//o o coruccio e quarantena, oltre la so-
lita divisione di scodi- aooo; dichiarando
inoltre, che di quanto avanza, l'erede fi-
duciario ne disporrà secondo i fogli della
fidijicta.
ROS
ROSTACA. Sede vescovile de* caldei,
sotto il metropolitaDod'Adiabene.Gabrie-
k suo vescovo neh 281 intervenne all'e-
lezione del cattolico Jabaliha 111. Oriens
ckr. I. 2, p. iS^g.
ROSTOW o ROSTOF, Rosiovium.
Città aixi vescovi le di Russia in Europa,
governo a 1 4 leghe da Jarosiaw, capoluo-
go di distretto, situata in luogo basso e
paludoso, sulla sponda del Iago Nero. E
grande, cinta da un terrapieno e da una
fossa, con sobborgo. Residenza d'un arci-
vescovato greco non cattolico, uno de'pih
antichi della Russia, come antichissima è
la cattedrale riccamente ornata, che con-
tiene i sepolcri di più vescovi. Vi sono al-
tre 24 chiese, e 3 monasteri, uno de'qua-
lì'di monache: quello d' Abramo fu fon-
dato nel 990 da Vladimiro il Grande; l'al-
tro di S.Giacomo è frequentato dai di vo-
ti, anche di parti lontane. Il -palazzo ar-
civescovile è vastissimo, con seminario, 5
chiese, ed ampli appartamenti ove alber-
gano 1 sovrani quando recansi in questa
città. Ignota n'è l'origine, e lungo tempo
prima del regno di Rurik a Noi¥gorod, era
la capitale d'un piccolo stato, che posse-
devano! meri o ciudi. Ebbe principi che
dipenderono dalla Russia, talvolta da es-
sa separati furono sovrani particolari ; i
tartari la presero nel 1 287, la rovinarono
e massacrarono i capi; però rimase in-
dipendente sinoal 1828, che venne riuni-
ta alla Russia dal duca Ivan l Danilovìtch
o Ralita.La fede cristiana vi fu predica-
ta nel secolo X, e la sede vescovile dicesi
eretta da s. Vladimiro, cbe nel secolo XII
divenne arcivescovile. Tra'primi vescovi
del secolo XIII, Isaia e Leonzio sono dai
mssì venerati per santi, e ne celebrano
la festa del i .** a' 1 5 maggio, del 2.^ a'23 :
de'tuccessori tratta V Oriens chr. t. i, p.
1309. Altre notizie riporterò a Russia.
ROTA ROMANA. f^.UoiTOBi pelli
St Rota Romana.
ROT ARI A . Sede vescovile di Numìdia
nell'Africa occidentale, sotto la metropo-
li di Cirtp. Felice suo vescovo fu al con-
ROT 179
clliodi Cirta nel3o5; Vittore altro vesco-
vo fualla conferenza di Cartagine nel 4 1 i«
Africa chr,
ROTHEMBURGO ( RoUemburgen ).
Città con residenza vescovile nel regno di
Wiìrtbmberg, nella provincia del Reno
superiore, nel circolo della Selva Nera, ca-
poluogo di baliaggio, a 4 leghe da Reut-
ìingen, sul Necker che la divide in due
parti, delle quali quella della sponda de-
stra chiamasi Ehingen e formava altre
volte una città distinta. Racchiude una
bella casa della città, diversi notevoli e*
di6zi particolari , la piazza del mercato
spaziosa , larghe pure essendone le vie.
Possiede fabbriche di birra, concie di pel-
li, fabbriche di merletti, cartiere^ La cat-
tedrale di gotica struttura è sagra a Dio,
sotto l'invocazione di s. Martino vescovo
e confessore, con fjnte battesimale, e cu-
ra d'anime affidata al rettore, coadiuvato
dai prebendati, li capitolo ha la digni-
tà del decano, con 6 canonici compresi il
teologo e il penitenziere, 6 beneficiati o
prebendati, ed altri chierici e preti addet«
ti alla divina ufficiatura. Non lungi dal-
la cattedrale vi è V episcopio sufficiente-
mente ampio e decente. In Ehingen vi è
altra chiesa parrocchiale,munita del sacro
fonte, ed un ginnasio. Vi sono alcuni so-
dalizi, l'ospedale ed il seminario. Ne' voi.
XXIX, p. I o4t LUI, p. 1 68 e 1 82, narrai
come Pio VII nel 1 821 eresse la sede ve-
scovile di Rothemburgo,e la dichiarò suf-
fraganea dell'arcivescovo di Friburgo^F",)^
ciò che fece eseguire Leone Xll, il quale
nel concistoro de'28 gennaio 1828 peri.»
vescovo di Rothemburgo nominò Gio.
Rattista Giuda Taddeo de Keller della
diocesi di Costanza, trasferendolo da E-
vara in partibus. Prima dell' istituzione
delia sede vescovile, già avea chiesa cat-
tolica, con residenza del vicario genera-
le ; altre simili diiese aveano Gravenek
e Lomberg. Per morte di detto vescovo,
il regnante Pio IX, nel concistoro de' 1 7
dicembre 1847 8^^ sostituì l'odierno ve-
scovo mg.' Giuseppe Lipp di Holzhauseu
i82 ROU
adorna di laDlernini, la facciata meridio*
naie che offre quanto vi è di più grazio-
so nello stile gotico, e le due magnifiche
rose che terminano la crociera, dal mez-
zo della quale parte una bella torre di 24^
piedi d'elevazione, la cui cima traforata
a giorno forma una corona. Vi si vede il
sepolcro di Berneval, che ne fece il dise*
gno, essendo lungo Tedifìzio 4^6 piedi.
Attigui al nord si trovano i fabbricati del-
l'antica abbazia, che presentemente ser-
pono di casa della ci Ita, ed in cui ammi-
rasi una scaia arditissima; colà si sono
riuniti la biblioteca pubblica di più di
3o,ooo volumi e di 1,100 mss.,ed il mu-
seo che contiene delle statue, e quasi 3oo
quàdri,parecchi de'quali de'massìmi mae-
stri; contiguo vi è un ameno giardino, a*
pertoal pubblico.Osservasi quindi la chie-
sa di s, Maclodio per la sua architettura
leggera e per le porte coperte di bassori-
lievi di Goujon. Quella di s. Godard, per
la larghezza e arditezza delle sue volte; le
altre di s. Gervasio e di s. Maddalena nel
sobborgo Cauchoise, la i.' per la sua cap-
pella sotterranea di costruzione romana,
la 2/ di moderno stile per le sue colonne
corintie e la venusta cupola; quella di s.
Romano che contiene il sepolcro di que-
sto vescovo; l'altra di s. Paolo che erede-
si costruita sulle rovine d'un tempio d'A-
done, e la chiesa di s. Severo mal fabbri-
cata nel 990. Le chiese paritNicbiali sono
1 3 , tutte munite del s. fonte. Il palazzo
della Bagione,term inalo nel i4g9 pel par-
lamento di Normandia , è vasto e d' up
gotico sommamente delicato e neiresecu-
zioue arditissimo. Vi si distinguono par-
ticolarmente Le finestre del oolmo« la tor-
re del gabinetto dorato, che graziosi or-
namenti offre all'esterno, e la salade'pro-
curatori, lunga 170 piedi con 5odi lar-
ghezza, e la cui volta di tutto sesto in le-
gname rappresenta perfettamente il gu-
scio d'un vascello rovesciato. La caserma
Maiiinville, sulla piazza del Campo di
Marte, ha una fiicciata imponente; deve-
si pur citare quella di s. Severo che for-
ROU
ma il lato occidentale della piazza di que-
sto nome e si estende lungo la Senna; l'o-
spedale Hotel -Dieu, vasto e ben ventila-
to, nel sobborgo Cauchoise, e sopra tut-
to i mercati coperti, ossia halle, che han-
no fama de'più belli di Francia dopo quel-
li della capitale; circondano essi da 3 lati
la piazza dell'Alta Torre Vecchia, che trae
il nome da una grossa torre dell' antico
palazzo de'duchi di Normandia di cui oc-
cupa il sito, sono comodamente distribui-
ti e in prossimità al porto, e dividonsi in
più parti. Egualmente meritano ricordar-
si, pel loro stile gotico, l'antico offizio del-
le finanze, l'antico edifìzio della corte dei
conti, l'ostello del Borgo Theroude che
offre bei bassorilievi, e gli avanzi del Ca-
stel Vecchio costruito da Filippo Augu-
sto, e in una torre del quale fu chiusa la
sventurata Pulcella d'Orleans, la cui me-
moria fu poi ristabilita, comechè trova-
ta del tutto inYìocente e sagrificata dal-
l'odio degl'inglesi. Sparse ne'di versi quar-
tieri di Rpuen trovansi 35 fontane alimen-
tate da belle sorgenti : primeggia quel-
la di Lisieux, che rappresenta il Parna-
so; quella della Croce di Pietro, sormon-
tata da un obelisco, e quella della Grosse
riescono curiosissime; non mancano sor-
genti minerali. La riviera che sotto di-
versi nomi domina I ungo il porlo per più
di mezza lega, è osservabile pei belU viali
che la terminano, per la vista animata che
presenta, e pei stabilimenti pul^lici che
vi si trovano o ne sono vicini, come la pre-
fettura, la zecca che vanta l'origine nel-
r 864 , la dogana, la borsa che possiede
una sala terrena vastissima e sostenuta da
volta arditissima, il teatro delle Arti, le
halle, l'orto botanico, e& Racchiude que-
sta città due teatri, il nominato e il fran-
cese, e parecchi stabilimenti di beneficen-
za e d'istruzione, diverse case religiose di
ambo i sessi, confraternite, due ospedali,
il monte di pietà, il gran seminario, oltre
il piccolo nel suburbio. Io passato avea
56 case religiose de'due sessi; in tutta la
diocesi SI contavano 34 abbazie , fra le
ROU
quali quelle delle Canomchcsse regoLtri
di Roiien, e àt Canonici regolari dis. Lo
di Rouen {F,). Ne! 1666 madama Mail-
lefer v'istituì la congregazione delle dame
di a. Mauro. Inoltre risono la chiesa con-
cistoriale, la sinagoga, la facoltà teologi-
ca, scuola di medicina, collegio con ga*
binetti di storia naturale e di fisica, due
biblioteche pubbliche, ^o scuole d'inse-
gnamento primario, di disegno, di pittu-
ra, di nafigazione, bell'orto botanico con
serre calde , accademia di scienze, lettere
e arti, sodetà centrale d'agricoltura, so*
cietà libera di emulazione, altra pe' pro-
gressi del commercio e dell'industra, com*
missione d'antichità; pib società di com-
mercio, d'agricoltura, di medicina, di far-
macia e di carità materna; società bibli-
ca protestante, offizio centrale di benefi-
cenza, cassa di risparmio, 3 caserme, l'Ho-
tel Dieu, l'ospizio generale pei poveri, dei
mentecatti, de'ti*ovatelli; case di arresto,
di giustizia, di correzione riunite nellosta-
bilimento della Bicétre, bagni pubblici.
La Senna, la cui profondità a Rouen è di
1 1 metri, ?i forma parecchie isole, tra le
altre l'isola La Croix della Mouc<|ue; vi
trascorre essa dall'est all'ovest, e visi va-
lica per due ponti, uno di battelli e l'al-
tro di pietra, che uniscono questa città col
sobborgo di s. Severo; altro ponte in pie-
tra di recente costruzione è alla punta oc-
cidentale di detta isola^ in faccia alla via
Malpalu, magnifico monumento che per
la sua situazione ingrandisce di 1 5o me-
tri il porto marittimo, ornato di belle co-
lonne all'estremità, e che riesce di mas-
sima utilità per-Rouen, in cui il passaggio
della Senna non sarà piti interrotto in
nessun tempo dell'anno. La città, sebbene
male fabbricata, offre grato soggiorno, e
la circolazione attiva che regna per le stra-
de, sul porto e sul fiume, le dà un' aria
d'allegria che contrasta coi vecchi edifizi
tetri che racchiude , frequentatissimi es-
sendo i suoi passeggi, come il gran Cor-
so. Lo spettacolo che ogni giorno ha luo-
go nel teatro delle Aiti, le numerose hot*
ROU i83
teghe delle strade che vi. stanno vicine^
dove si fanno principalmente distinguere
i brillanti magazzini, ed i caffé delle vie
Ponte Grande e de'Garmelitani, danno a
quella parte della città, specialmente al-
la sera, un aspetto animatissimo. Spinta
ad alto grado è l'operosa industria mani-
fattrice in questa città, la quale tiene in
Francia foi'seili.*' posto per la fabbrica-
zione delle stoffe di cotone, e che si è di
sovente paragonata a Manchester ed a
Glasgow; i suoi nancliin sono particolar-
mente pregiati, anche all'estero, ove se ne
fa grande esportazione. Lungo sarebbe a
dire il numeroso novero di sue manifat-
ture e fabbriche di moltissimi generi. Pro-
fessioni particolari hanno adottato diver-
si quartieri della città , il cui centro so-
prattutto è consagratoalcommercioal oòi-
nuto; l'alto commercio occupa le parti che
accostansi al porto vei-so l'ovest; al nord
ne' contorni delle chiese di s. Ouen e s.
Patrizio, e nel nuovo quartiere del sob-
borgo Cauchoise, vivono lungi dal rumo-
re e dall'agitazione, la nobiltà e la magi-
stratura. Quantunque per le giravolte del*
la Senna, si trovi Rouen a 38 leghe dal
mare, assai fortemente vi si fauno sentire
il flusso eriflusso, e conducono navi di 25o
e Beo tonnellate nel suo portO/ ch'é como-
dissimo e dal ponte di pietra separato in
due parti,una delle quali all'est è destinata
a'grandi battelli che risalgono il fiume, e
l'altra all'ovest serve ai biistimenti di ma-
re. La ^cilità colla quale questa città co-
noiunica colla capitaleecollecittà principa-
li di Francia, sia per la navigazione, sia pei*
le belle strade che vi mettono capo, e la sua
prossimità a Parigi, l'hanno resa fioren-
te, e fatto vi hanno nascere un commer-
cio di deposito, di spedizione e transito
estesissimo, che comprende un'infinità dt
articoli, coli'À merica, col Levante e con
diverse parti d'Europa : posta fra Pari-
gi e Londra, Rouen è l'organo interme-
diario di quelle due immense piazze. H
commercio coll'interno viene alimentalo
dai prodotti del suolo e delle manifattu*
i84 ROU
re. Numerose compagnie d'assicuraxioni
marittime e contro gii incendii Tifurooo
stabilite. Vi sono bei cantieri di costru-
zione. La cittàsi divide in 6 cantoni, sud-
divisi in 1 1 sezioni^ ascendendo la popò*
Iasione a più di 1 00,000 abitanti , fra i
quali moltissimi lavoranti impiegali nelle
sue fabbriche. Rouen si gloria d'aver da-
ta la luce ad una moltitudine di perso-
naggi che illustrarono la Francia: oltre
al gran Pietro Corneille, che basterebbe
alla sua celebrità , vide questa città na*
scere suo fi*atello Tommaso Cornei Ile ,
Fonteneliei Pradon, i poeti Benserade e
Bicher , i dotti gesuiti Brumoy e Sana-
don, il giureconsulto Basnage, l'orienta-
lista Bochart, V architetto Blondel, a cui
Parigi deve le porte s. Martino e s. Dio-
nigi; i pittori Jouvenet e Kestout; Guve-
lier de la Snlle, che scuopi*] la Luigiana,
il navigatore paolo Lucas, madamigella
Champmelé artista drammatica, le signo-
re du Boccage e Lepri nce de Beaumont,
ec.: si conservano con cura le case che vi-
dero nascere Corneille e Fontenelle. Mol-
tissimi pure fiorirono in santità di vita
e nelle dignità ecclesiastiche. Non è insa-
lubre il clima di Rouen, ed i tanti cam-
biamenti operati neirinlerno l'hanno sen-
sibilmente migliorata. I dintorni sono ri-
nomati per la loro bellezza; le amene col-
line imboscate che la circondano, la vasta
pianura di s. Severo coperta di prati ri-
denti, le belle valli di De ville e di Darne-
tal, numerose case di villeggiatura , più
manifatture, offrono da tutti i canti un
quadro svariatissimo e delizioso : nella co-
sta di s. Caterina dirupatissima e alta 1 26
metri, si notano gli avanzi d'un forte di-
strutto da Enr-ico IV, e racchiude gi*an
quantità di fossili , parecchie specie dei
quali non si trovano che colà.
Rouen è chiamata anche Roano e Ro»
han^ in latino Rothomum^ Rothomagus
e Rothomagum, Chenu, Archiepiscopo'
rum Galiiae historia, p. 75, dice che
Rouen fu denominata Rothomagus, a ver-
ho Rolh nomea sumilyquae statua eo loci
ROU
anlScfuitui adorabatur; che atterròs.Mel •
Ione, ed invece del suo tempio ne costruì
uno al vero Dio, ove fu eretto il priorato
de'canonici regolari di s. Lb. Aggiunge
che Roth era figlio di Samoteo pn//ii cel-
tarum et totius Galiiae^ Rothomagensis
urbis fundatoriSf nomea Rothomagum e-
manavit, Comman ville chiama Rouen
la 2.* città del regno di Francia, ed il
magazzino di Parigi. Giulio Cesare non
fa ne'suoi Co/iif/ie/t/^ri alcuna menzione
di questa città, la quale al suo tempo non
era certamente che una meschina borga-
ta della Gallia Belgica, nel paese de' ve-
liocassi, de'quali divenne appi'essola ca-
pitale;do vette nondimeno essere assai im-
portante sotto gl'imperatori che qe for-
marono la meti*opoli deIla2.'Lioiiese:por-
tava allora il nome di Rothomagus^ che
conservòsìno alla conquista de'faraosi po-
poli avventurieri del nord o Normanni
(/^.), i quali lo mutarono in quellodi /{o<i-
nò. Nel HI secolo non comprendeva che
una sola via, la quale stendevasi dalla via
attuale de'ciabatlini, dietro la cattedra-
le, sino alla torre del grand'Orologio, e
la Senna veniva a battere alla piazza delle
Calendre; nell'84o ancor non occupava
che uno spazio bislungo pochissimo va-
sto. Rollone i.^ duca di Normandia l'in-
grandì verso il sud, respintone il letto del
fiume. Ne'secoli XII e XIII, sotto Filippo
Augusto, Luigi Vili e s. Luigi lX,si ac-
crebbe verso il nord, e nel mezzo del se-
colo XIV verso l'ovest: da quest'ultimo
tempo sino alla metàdel secolo decorso^
non ebbe incremento sensibile; ma allora
per la distruzione delle forti mura fian-
cheggiate di torri e di larghe e profonde
fosse che la circondavano, e delle 2 1 por-
te, 16 tra esse dal lato della Senna, per
le quali vi si perveniva, trovossi Roano le-
gato a'suoi sobborghi che si sono coperti
di belle case e graziosi giardini. Questa
città già tanto importante, e che prima
della rivoluzione era la capitale di Nor-
mandia, ed in particolare dell'AltaNor-
mandia e del Vexin Normanno, attrae
ROU
altresì l'attenzione pegli atTenimenttpo*
litici ^e'quali è stala teatro : i primi se-
coli della monarchia offrono pochi fatti
notabili; pero nel 56 1 morto Clotario I,
i suoi 4 ^gl> se ne divisero gli stati, ed il
regno di Soissons, di cui Roano formava
porle, toccò a Chilperico I, il quale ripu-
diata Auduera, vi sposò nel Syo Galsuin-
da figlia primogenita d'Ànatagildo re dei
visigoti, e sorella della famosa Brunech il-
de; 6 anni dopo, caduta questa in potere
di Fredegonda, vi fu rincliiusa, e lille*
rata poi da Meroveo figlio di Chilperico
J, che la sposò nella chiesa cattedrale.
Dopo la morte di Chilperico 1, nel 584
"«enne Fredegonda a risiedere a Roa-
no, dove in breve fece assassinare il ve*
scovo Pretestato, cui gli abitanti aveano
richiamalo dall'esilio da lui incorso per
aver maritato a Meroveo Brunechilde;
rmdignaziòne chele colpe di questa don-
na contro di lei sollevarono, la sforzò fi-
nalmente a lasciar la città, la quale più
tardi ebbe molto a patire perle irruzioni
de'iiormannijla I. "delle quali accadde nel •
1*84 1} sotto Carlo I il Calvo. Distrutta al-
lora da capoa fondo,cominciavasoltan*
to a riaversi, quando nel 9 1 o si trovò co-
stretta ad arrendersi al famoso Raoul
RolloQe, al quale due anni dopo fu con
tutta la Neustria ceduta da Carlo III il
Semplice, di cui sposò la figlia, e che ne
fece la capitale del novello suo stato: bai*
tezzatodal vescovo Francone, prese il no-
me di Roberto I; iodi altri normanni con*
quistarono ìKi^o// e la Sicilia (^.)j e di-
vennero feudatari della s. Sede suprema
signora di que'regni.SottoGuglielmoLun.
gasppda, a lui figlio, sopportò un attacco
per parte di parecchi vassalli ribellali.
Luigi ly d'Oltremare se ne impadronì
durante la minorità di Riccardo I, ma
battuto alquanti mesi dopo, vi fu con-
dotto prigioniero; riposto indi in libertà,
tornò ad assalirla nel949 con Ottone I i m •
I>eratore di Germania, ecol contedi Fian-
dra, e dopo più di sei mesi di sforzi fu
costretto a ritirarsi. Poco si risenù Roa*
ROU i85
no degli avvenimenti che tn seguito agi*
tarono la Noi*mandia, e Guglielmo il Cod«
quistatore vi morì nel 1087; 7 anni ap-
presso fu presa dai ribelli. Nel 1 126 fu
totalmente rovinala da un orrìbile incen-
dio. 11 Papa Innocenzo li, per lo scisma
dell'antipapa Anacleto 11^ nel i i3i pas-
sò in Francia e da Orleans si trasferì a
Rouen, donde andò aChartres. Nel 1 1 74
indarno Luigi VI I il Giovane l'assediò. In
una delle torri del palazzo di questa cit-
tà, nel i2o3 Giovanni Senza-Terra as-
sassinò il giovane Arturo suo nipote, che
avea giuste pretensioni sopra il ducato,
delitto che indusse la guerra impresa da
Filippo Augusto, al quale Rouen aprì fi-
nalmente le porte il 1 .^ giugno i2o4} do-
po ostinata resistenza: la presa di questa
città decise la sommissione di tutta la
Normandia, che dopo di essere stata go-
vernata da 12 duchi, tornò allora alia
corona di Francia, da, cui era stata se-
parata da 292 anni. Nel 1 294 vi scoppiò
grave sedizione, ed è in questa città, che
re Giovanni 11 arrestò per tradimentoCar-
lollil Malvagio re diNavarra.Neli382
e i4i6glì abitanti si ribellarono contro
Carlo VI, che loro perdonò, dopo avervi
soppresso le autorità. Profittando delle
dissensioni che laceravano allora la Fran-
cia, Eurico V re d'Inghilterra dopo labat-
tagliad' Azincourt venne il 1 4 luglio 1 4 1 7
a porre l'assedio davanti a Rouen, di cui
s'impadronì a' 18 gennaio seguente, per
tradimento del governatore Guy leBou-
teiller, dopo eroica difesa,durante la qua-
le si fece distinguere sopra ogni altro il
celebre Alano Blanchard capo de'borghi-
giani, il cui supplizio, vergognoso pei vin-
citori, seguì da vicino la dedizione della
piazza. Gl'inglesi dopo avervi giuridica-
roente sagrificato l'innocente e valorosa
Pulcella d'Orleans nel i43i, conserva-
rono Rouen sino al i449} ^^^ Carlo VII
dagli abitanti aiutato la riprese, indi ai
i5 novembre vi convocò un'assemblea
de'notabili del regno. Luigi XI vi si recò
pei* ripigliare la Normandia^ che il trat-
i86 ROU
Ulo dì t. Mauro les Foués nel i465 a-
▼ea dato a Carlo suo fratello invece del
Berry,e vi commise delle a*udeltà. Quivi
Carlo Vili nel i485 tenne un letto di
giustizia, nel quale confermò i privilegi
della provincia. Successivamente visita-
ronoRouen,nel 1 5o8 Luigi XII, nel 1 536
Giacomo V re di Scozia, e 4 ^noì dopo
Francesco I, nel 1 55o Enrico II e Cale*
rjna de Medici. Le guerre quindi di re-
ligione non tardarono ad insanguinare
la città: nel i56osi suscitarono tra'pro-
testanti ed i cattolici varie turbolenze che
presto il maresciallo della Viellevillequie-
tò;ma nella notte dal 15 al 1 6 aprile 1 562,
t calvinisti ugonotti giunsero ad impadro-
nirsene quasi senza resistenza, vi commi-
sero grandi disordini, e sostennero poco
dopo con buon successo un assedio con*
irò il duca d' Aumale. Troppo importan-
te era questa piazza, e troppo vicina a Pa-
rigi, perchè la corte non tentasse di ri-
pigliarla; quindi Carlo IX mandò contro
di essa un esercito,comandato da Antonio
di Borbone re di Navarra, che vi^riraase
mortalmente ferito: il re e sua madre si
trasferirono al quartiere generale, e final-
mente dopo diversi attacchi infruttuosi
il duca di Guisa la prese a'26 ottobre del-
lo stesso anno, e per 8 giorni l'abbando-
nò al più terribile saccheggio. Il re di Na-
varrà, benché non guarito, vi volle en-
trare per la breccia fatta nell'assalto, por-
tato dagli svizzeri sulle spalle. Quivi nel
i5Q3 fu Carlo IX dichiarato maggiore
prima dell'età prescritta, dal parlamento
di Normandia, che vi avea istituito Luigi
XII nel i499' ^^^^i torbidi vi si desta-
rono nel i57t, e alquanto piti tardi il
giorno di s. Bartolomeo venne a funesta-
re anche Rouen per la strage degli ugo-
notti, sebbene l'umanità del governato-
re Francesco di Montmorency risparmiò
non poche vittime.Nel 1 588Enrico III,do-
pò la giornata delle barricate, forzato ad
abbandonar Parigi, venne a riparare a
Bouen,e vi firmò il famoso patto d'unio-
ne che gli dettò il duca di Guisa. Alla sua
ROU
morte gli abitanti ricusarono di ricono-
scere Enrico IV di Borbone redi Navap-
ra,il quale agli 1 1 novèmbre 1 59 1 vi po-
se l'assedio; ma l'avvicinarsi di Alessan-
dra Farnese duca di Parma, e generale
deiresercito della lega che gli voleva in-
terdire la corona di Francia come ugo-
notto, lo forzò a levarlo a'20 aprile 1 593:
solo Rouen lo accolse come re, dopo la
sua abiura nel 1 598, e dopo che la rieb-
be dal signore di Viilars che l'avea occu-
pata, mediante lo sborso contestuale d'un
milione e 200,000 lire tornesi, oltre l'an-
nua pensione di 60,000 lire. Enrico lY
per qualche tempo vi fece la sua residen-
za. Da quell'epoca in poi la città godè pa-
ce, e fiorì nel commercio e nell'industria:
vi contribuirono la distruzione degl'im-
mensi suoi baluardi, che l'avevano resa
una delle più forti piazze di Europa; cosi
venne posta al sicuro dai mali che soffro •
no i luoghi muniti, comechè segno agli at-
tacchi. Dipolin Rouen vi convocarono as-
semblee di notabili, Enrico lY nel 1 596,6
Luigi XIII nel 1617, il quale la visitò
nel 1620. Nell'agosto 1689 vi scoppiò la
sedizione de'vasnus-pieds, a motivo del-
l'aumento dell'imposte, prontamente re-
pressa, ed in seguito alla quale il parla-
mento di Normandia fu per un anno in-
terdetto, ì ndi ristabilito nel 1 64 1 • Duran-
ti le turbolenze parigine della Fionda ,
vi soggiornò colla corte Luigi XIV; il suo
gran ministro Colbert protesse molto le
manifatture della città, che pili tardi ri-
senti gli effetti della ri vocazione dell'e-
ditto di Nantes. Luigi XV vi passò allor-
ché andò all'Havre nel 1 749» sotto del
quale Rouen vide incominciare i suoi ab-
bellimenti e la migliorazione del suo sta-
to sanitario, per le cure di Thiroux de
Crosne, intendente della provincia. Fu
pure visitata nel 1777 dall'imperatore
Giuseppe II, e nel 1 782 da Paolo 1 erede
dell'impero russo; Luigi XVI vi passò
nel 1 786, reduce da Cherburgo. Per la
carestia a' 1 2 luglio 1 789 insorse sommos-
sa, che rinnovossi nell'agosto, indi soffo-
ROU
cata dalla roi*za. Nel 1 790 Rotieo divea-
Ile capoluogo del dipartimento della Sen-
na ìnferioreje nell'istessoannosì celebra-
reno splendide feste per la federazione
della guardia nazionale. Fortunatamen*
tela rivoluzione fece poche vittime in que-
sta città; però scoppiarono parecchie som-
mosse nel 179^2, 1793 e 1795 con sìn-
tomi gravissimi. Nel viaggio intrapreso
dairimpei*atore Napoleone nel 1 81 o, a ca-
gione dell'importanza di Rouen,fuordi-
. nata la costruzione del ponte di pietra.
Affezionati gli abitanti alle istituzioni co-
stituzionali, alla fine di luglio 1 83o pei
primi mandarono una colonna di volon-
tari a Parigi, appena seppero gli avveni-
menti delle 3 giornate.
La fede cristiana vi fu promulgala nei
primi tempi del cristianesimo. Divenne
prestò sede vescovile: Commanville nel-
VHistoire de tous les Archeveschez^ dice
nel III secolo, quindi nell'VllI divenne
il suo pastore arcivescovo, e da s. Bonifìi-
cio legato apostolico ricevette il pallio, e
prese il nome di primate di Neustria eNor-
mandia; che S.Gregorio VII voleva sotto-
mettere il suo arcivescovoalla primazia di
Lione, ma gli arcivescovi di Kouen pro-
varono con pontificie bolle la loro indi-
pendenza. Erano a suo tempo suffraga-
nei della metropolitana di Rouen, i ve-
scovi di Bayeux prototrono, Avranches,
E vreux,Lisieux, Coùtances, Séez. Chenu
nella gerarchia ecclesiastica della Gallia,
qualifica Rouen metropoli della provin-
cia Lionese 2.\ cioè dopo Lione, coi no-
minati suS'raganei.Di presente sono sol-
tanto 4) cioè Bayeux, Evreux, Coùtan-
ces, Séez, le altre due non essendo piti
sedi vescovili. Il i.° vescovo di Rouen fu
s. Nicasio (/^.), martire sotto Dioclezia-
no del 284; furono fatte molte opposi-
zioni e difficoltà per negargli il i.° rango
tra'pastori di Rouen,ma i dotti autori del-
la nuova edizione della Gallia christia'
na nel t. i, dimostrano essere senza fon-
damento le obbiezioni. Glisuccesse s. Mei'
tono {F,)^ da Roma mandato da Papa s.
ROU 187
Stefano I nel 257 a predicare nelle Gal-
lie Tevangelo, indi nel 260 vescovo di
Rouen,secondo quelli che pretenderebbe-
ro escludere per i .° s. Nicasio; gli si attri-
buisce la fondazione della primitiva cat-
tedrale. Indi s. Avidiano o Aviciano che
fu al concilio d'Arles nel 3 14; poi Severo
nel 325,£usebio net 34 1» Marcellino nel
366, Pietro nel 385, s. P^ittricio[y,) nel
4o5, gran promulga tore della fede e fa-
migliare di Papa s. Innocenzo I, che pare
lo destinasse a questa sede. Nel 4 1 7i se-
condo Chenu, fu vescovo s. Innocenzo;
nel 4^6 s. Evodio (f^-), nel 43o s. Sil-
vestro, nel 44^ Malsino, nel 45 1 Germa*
no, nel 459 Crescenzio, nel 5i i interven-
ne al concilio d'Orleans 8. Gildardo{F,),
e il vescovo s. Flavio gli successe. Fiorì nel
549 s. Pretestato {F,), nel 582 Melanzio,
nel 594 Ildolfo, nel 626 s. Roniano(F.\
nel 640 s. Audeno {F,\ o Audoeno,0-
doeno e volgarmente s. Ouen, Nel 683
Auberto o Ansberto {V,)^ nel 698 Gnp-
pò, nel 719 Rotolando oBati landò, nel
722 s. tfgo (^.), cugino di re Pipino, in-
di Roberto o Ratberto, nel 733 Grimo,
nel 739 Rangefrido , nel 745 s. Remigio
{F.\ figlio naturale di Carlo Martello e
fratello di re Pipino, introdusse il canto
romano nel paese, e contribuì perchè Car-
lo Magno facesse altrettanto, insieme ai
riti della chiesa romana, in tutta la chie-
sa Gallicana. Nel 772 Memardo Me-
dardo,nel78oGilberto,neir82gRagnoar-
do, nell'838 Gumbaldo, nel 849 Paolo,
nell'859 y uando, neir868 Adalardo,nel-
1*869 Riculfo, neir872 Giovanni, ncl-
1*875 Vitto,e nell'istesso anno Franco o
Francone che battezzò Rollone duce nor-<
manno; nel 919 Gontario, nel 942 Ugo
monaco di &. Dionìgio, 001989 Roberto
e48 anni governò Tarcivescovato.Gli suc-
cesse nel Jo37 il nipote Malgerio figlio
del duca Riccardo, ricevendo il pallio ar-
ci vescovile da Papa S.Leone IX. Nel io55
Maurizio o Maurilio che compì e dedicò
la cattedrale, nel 1 079 o prima Giovanni
figlio del conte di Bayeux^ traslato a que-
i88 ROU
sta metropolitana daAvranches.' Nel voi.
XXXVIII, p. 23o narrai come s. Gt*e«
gorio VII ritnproveib V arcivescovo di
Kouea ed i suor suffraga nei, per avere
ommessa la visita de'sagri Limina, Poscia
Guglielmo Cadomensis, che governò 3 2
anni, ornò la cattedrale, rinnovò dai fon-
damenti l'episcopio, e ripose in preziosa
urna le ossa dì s. Romano. Dopo di lui
nel Ilio Gaufrido o Goffredo, nel 1 1 3o
Ugoabbatecluniacense,nel 1 164 Retro*
do,nel 1 183 Gualtero, nel 1207 Rober-
to Pollo, nel 1222 Teobaldo, nel I23i
Maurizio già vescovo di LeMans,nel 1 2 36
Pietro di Collemedio, nel 1 247 Oddo ab-
bate di s. Dionisio, nel 1248 fr. Oddo o
Odone Reginaldo Rigault (^.), £itto ar-
civescovo da Innocenzo 1 V, e secondo al-
cuni anche cardinalc.Nel 12 78Guglielmo
de Flava, trasferito da Langres, nel i3o6
Bernaixlo da Vasconia nipote di Clemen-
te VI, nel i3o7 Egidio Bellamera poi ar-
civescovo d'/it^%/to/ie, ove notai che sem-
bra non abbia accettatoli cardinalato; nel
1 3 1 SGuglielmo Dnroforte,nel 1 33oPie«
tro Roger poi cardinale e zio di Gregorio
XI,indiPapa CUmenteri{f.y^t\ 1 338
Aimerico Guenaut , traslato d'Auxerre,
nel 1342 Nicola Roger nominato dallo
zio Clemente VI, che nel i347 gli sosti-
tuì Giovanni de Marigniaco traslatandolo
da.Beauvais. Neil 352 da Parigi Clemen-
te VI vi trasferì Pietro Foresi (^.), che
)M>i creò cardinale. Nel i356 fu arcive-
scovo Guglielmo de Flava, indi Filippo
lì'Alencon (/^.), poi cardinale; nel 1376
Pietro Giudice giàdiNarbona,nel 1376
Guglielmo de Lestrangi, nel 1378 Gu-
glielmo di Vienna, nel 1 386 Lodovico de
Haricuria, nel i4^4 Giovanni Rupescis'
sa (^.), poi cardinale, nel i432 Ugo de
Orgis vescovo di Chalons, nel 1 436 Lo*
do vico de [éUxemburgo{P^,),po\ cardi na-
ie, nel 1443 Rodolfo Roussel canonico di
Ilouen,eléttodalcapitolo.NicolòVfecear-
ci vescovo nel 1 453 il cardinale Guglielmo
iì'EstoutevìHe (F,). Nel 1482 Robertode
Croismarecanooico di Rouen, eletto dal
ROU
capitolo. Nel i494 Giorgio à* AnihoUe
(/^'.), poi cardinale, nel i5o9 il nipote
G\ov^\o Òl Amboise[F.\ poi cardinale, nel
i55i il cardinal Carlo di Borbone (F)^
e amministratore di Beauvais, che dalla
lega cattolica fu acclamato re col nome
di Carlo X. Il di lui coadiutore e ni-
pote cardinal Carlo di Borbone (F,) di-
venne effettivo nel 1590. Morì nel i594
e gli successe Carlo di Borbone fratello
naturale d'Enrico IV. Nel 1610 il car-
dinal Francesco di Giojosa ( F)^ nel 1 6 1 5
Francesco Harley deChamualon nobilis-
simo, col quale Chenu termina la serie
degli arci vescovidiRouen.Nel 1 65 1 Fran-
cesco de Harley de Chamualon nipote del
precedente, col quale la Gallia chrislia*
na deir edizione antica finisce la a*ono-
logia degli arcivescovi, alcuni altri ripor-
tandone la 2." edizione diCoignard, Lu-
tetiae Parisiorum 1 7 1 5^ t. ii,p. iii e
seg. Harley fondò il gran seminario e
quello dì Porto Grazie, introdusse varie
monache e religiosi, e celebrò il sinodo.
Nel 1671 Francesco Rouxel de Medavi,
che fondò il piccolo seminario. Nel 1680
gli fu dato in coadiutore GiacpmoNicolò
Golbert arcivescovo di Cartagine, che di-
venuto effettivo nel 169 1 celebrò il sino-
do due volte. Nel 1607 Claudio Mauro
d'Àubigne, traslato da Noyon. Nel 17 19
Arnaud Bazin deBezons. Nel 1 723 Luigi
de la Vergne di Tressau, traslato da Na n -
tes; nel 1733 gli successe il cardinal Ni-
colò Satiùc (F.)^ traslato da Chalons. Qa i
terminala 2.' edizione della Gallia chr,^
onde aggiungerò gli altri coWeN'olizie di
Roma. Nel 1 759 il cardinal Domenico de
la Rochefoueauld (F,), già di Alby. Per
sua morte nel 1802 il cardinal Stefano
Uberto de Cambaceres ( F), Nel 1 8 1 9 da
Alby vi fu trasferito il cardinal Francesco
de Pierre du Btrnis (F). Nel 1823 Gu-
stavo Massimiliano Giusto de'principi di
Croy Dulmen, nato nel castello Hermila-
gè, parrocchia del vecchio Condé, diocesi
di Cambray,a'i2 settembre 17 73, già ve-
scovo di Strasburgo^ che Leone XII creò
Roir
cardinale prete di s. Sabina, come dis^
nel voi. XXXyilI, p. 65 (e siccome ivi
dissi chi fu ablegato per la berretta, qui
noterò die la guardia nobile cav. Ferdi-
nando de Cinque gli portò colla notizia
dell'esaltazione il berrettino cardinalizio,
e fu fiitto da Carlo X officiale della legio-
ne d'onore), ma non potei farne biogra-
fia^ perché il volume che avrebbe dovuto
oontenerla lo pubblicai nel 1 843, ed egli
morì d'anni 71 nel i844 >l i-° gennaio
in Bouen, e fu esposto e sepolto nella me-
tropolitana. Solo aggiungerò, che appar*
tenne alle congregazioni del concilio, di
pixipaganda fide^ de' riti, della cereroo-
niale, delle indulgenze e s. reliquie. Fu
grande elemosiniere di Francia, interven-
ne ai conclavi del 1829 e del t83o-3i,
ne'qualì contrasse affettuosa amicizia col
cardinal Cappellarì, ed ebbe il contento
di vederlo eletto Papa col nome di Gre-
gorio XVI. Ebbe a vicario generale e con-
clavista il fondatore dell' odierna congre-
gazione óePicpus (F,), Bello e maestoso
della persona, si distinse per affabilità di
modi, che sperimentai io stesso; fu zelan-
te pastore, ornato di virtù e di egregie
qualità. Gregorio XVI nel concistoro dei
1 7 giugno 1 844 g'i diede in successore
l'attuale arcivescovo mg/ Lodovico Ed-
mondo M.* Blanquart de Bailleul, nato
10 Calais diocesi d'Arras, trasferendolo da
Versailles,alla qual diocesi l'avea dato per
pastore nel 1 83;2. L'arcidiocesi compren-
de il dipai*timento della Senna Inferiore,
nella lunghezza di a5 miglia e 20 in lar-
ghezza, contenendo diverse città e molti
luoghi. Ogni nuovo arcivescovo è tassato
in fiorini SSo : anticamente ne pagava
12,000, ma avea 80,000 lire di rendita.
Vi è la Storia degli arcivescovi di Rouen,
di Pommeraye.
Concila di Rouen.
11 1 .** fu tenuto nel 584) relativamen-
te all'abbazia di s. Luciano di Beauvais.
11 2.** nel 65o sulla disciplina e la rifor-
ma de' costumi, e si fecero 16 canoni. Il
S.^nel 682 o 689 6921 ovvero nel 693^
ROU 189
ed in cui si confermò l'esenzione dell'ab-
♦
bazia di FescaoÉip, e furono fatti molti sta-
tuti. Il 4-** neir 8 1 3 circa, per la fede e
la disciplina ecclesiastica. Il 5.° nel 1026,
ignorandosi quanto si &ce. Il 6.^ nel 1 048
o 1049 presieduto dall'arcivescovo Mal-
geria, che fece una lèttera ai vescovi ed
ai fedeli della provincia ecclesiastica di
Rouen, contenente regolamenti di disci-
plina ecclesiastica. Il 7.° nel loSS sotto
l'arcivescovo Maurizio, per la continenza
de'chiericie l'osservanza de'canoni. For-
se si fece una professione di fede, in cui
dichiarossi,c(ieil pane e il vino nella con*
sagrazione si cambiano nel Corpo e San-
gue di Gesù Cristo, ed anatema a chi at-
taccava questa credenza. L'8.°nel ro63
per la dedicazione della cattedrale, e fu
pubblicata secondo altri la delta profes-
sione contro Berengario. Il 9.^0611067
per reiezione dell'arcivescovo. Ilio.^ sul-
lo stesso argomento. J^'i i.^ nel 1071. o
1072 e fu proibito mangiar in quaresi-
ma, prima che fosse passata l'ora di no-
na, e cominciata quella di vespero. Il 1 2/
nel 1074 presente Guglielmo t.re d'In-
ghilterra, a motivo di certo tumulto ac-
caduto nella chiesa di s. Ouen, e si con-
dannò la ribellione di que'monaci. Il 1 3.^
nel 1 09 1 , in cui Serlone fu eletto vescovo
di Séez. Il f4>^ nel 1096 presieduto dal-
l'arcivescovo Guglielmo, assistito dai suf-
fraganei, per esaminare il conciliodi Cler-
mont e riconoscere le ordinanze del Papa
Urbano li. Ili5.°neli 108 sui bisogni del-
la Chiesa. Il 16.° neh I i8a'7 ottobre, in
cui Enrico I re d'Inghilterra vi trattò la
pace del i*egno coi baroni. Rauldodi Can-
torbery e GoSi-edo di Rouen vi tratlatx>-
no gli afiari della Chiesa con 4 suffraga-
nei e molti abbati. 11 cardinal Corrado
legato di Gelasio II si lagnò dell'impera-
tore Enrico V e dell'antipapa Gregorio
Vili, domandondoalle chiese di Norman-
dia il soccorso del le loro preghiere e sus-
sidii. 1117.^ neli 128 presieduto dal car-
dinal Matteo d'Albano legato d' Onorio
II, il quale dopo aver conferito con En-
igo ROU
rico I re d' Inghilterra sui biiogoi della
Chiesa, di suo ordine radunò i vescovi e
abbati di Normandia, e fece molti i*ego»
lamenti, presente il re. Il i8.° neli i54.
Il 19.** neh 189, efurono fatti 32 canoni,
co'quali fu presaiUoalIe chiesedella pro-
vincia, che si conformassero alla metro*
poli per la lettura e per la salmodia. Fu
ordinato che non si consagrerebbero va-
si d'oro e d'argento senza necessità; e che
non si porterà mai la ss. Eucaristia sen*
sa lumi, senza croce e senz'acqua bene*
detta. Più si fecero regolamenti pel clero
•ecolare e regolare. Il 20.^ nel 1 199 per
la Terra santa. Il 2 1 .^ nel 1 2 1 4 presiedu-
to da Corcione legato apostolico, e furo-
no decretati regolamenti eguali al conci-
lio dì Parigi del 1 2 1 2. Il 22.** nel 1 228, e
furono fatti 19 canoni, ossia un compen-
dio di quello di Laterano. Il 23.°nel 123 1
con 49 canoni di disciplina, 22 de'qualt
riguardano l'ordine monastico e l'osser-
vanza della regola di s. Benedetto; gli al-
tri le parrocchie, i vicariati , le sedi va-
canti, gli ebrei. Il 24'*' nel 1290 agli 1 1
febbraio, in cui l'arcivescovo Guglielmo
vi fece co' suffragane e molti abbati 32
canoni, la maggior parte ripetuti ne'con-
cilii precedenti. 11 25.°nel 1 299 a'28 giu-
gno coi medesimi nel monastero di Bon-
ne Nouvelle presso Rouen, che stabiliro-
no un decreto diviso in 7 articoli sulla dis-
solutezza del clero, perchè molti del me-
desimo comparivano in pubblico in abi-
to corto e colla spada at fianco, tenevano
in casaconcubinee altrefepamine sospet-
te, ed esercitavano cariche nella giusti-
zia secolare. Per ognuno di simili ecces-
si fu ordinata la perdita d' un anno dei
frutti de'beneficii ecclesiastici, e se non si
correggevano la perdita de'beneficii stes-
si. Gli altri articoli riguardano la giuris-
dizione ecclesiastica, che i secolari si sfor-
zavano di restringere. Il 26.^ nel 1 3 1 o sui
templari. Il 27.^ nel 1 3 1 3 nel monastero
di Bonne Nouvelle e presieduto dall'ar-
civescovo, riguardante i canoni de'prece-
denticoncilii.ll28.^neli32i,incuisivuo*
ROU
le fosse compilato un jcatalogo di casi ri-
servati. Il 29.** nel 1 335 nel monastero
di Bonne Nouvelle, e furono foimatì i3
canoni di disciplina ecclesiastica. Il So."
nel 1 342 dai vescovi della provincia, es-
sendo assente il metropolitano: furono sco-
municati quelli che usavano violenze agli
ecclesiastici, di qualunque rango. Il 3i.^
nel 1 343 sulla riforma del clero. Il 32.**
nel 1 347 sulla traslazione del concilio di
Basilea a Ferrara. Il 33.^ neh 44^ ^'^^
d icembre,presieduto dall'arci vescovoRa»
dolfo co* suffragane! : vi si fecero 4' ca-
noni, molti de'quali condannarono la be-
stemmia, ì libri di magia, i giuramenti, le
invocazioni del demonio;altri riguardano
le disposizioni per ricevere gli ordini sa-
gri, e annunziare la parola di Dio; fu proi-
bito ricevere nulla pei sagraoienti, bene-
dizioni, lettere di ordinazioni e buoni co-
stumi; che si esaminassero con diligenza
gli ordinandi, chedoveano avere un pa-
trimonio o un benefizio. Di nuovo fu vie-
tato agli ecclesiastici di coabitare con don-
ne. Si condannò la superstizione di quel-
li, che col la mira d'un qualche lucro, dan-
no nomi particolari alle immagini della
B. Vergine , per rimuovere la credenza
che in tali nomi si comprendano virtù di-
verse.II 34-^nel 1 5o8,in cui fu stabilito che
la feria dopo Pentecoste sarebbe giorno
di lavoro, e si considererebbe festa la sola
4-' feria dopo Pasqua. Il 35.** nel i522
per un sussidio da accordarsi al re, e so-
pra alcuni punti concernenti le libertà del-
le chiese. Il 36.^nel 1 527, e furono accor-
date al re 4 decime. Il 37.^ nel 1 58 1 a'2
aprile, presieduto dal cardinal di Borbo-
ne, assistito dai vescovi della provincia.
In 1 2 capitoli si compendiò tuttociò che
riguarda il domma e la disciplina. Si co-
minciò da una professione di fedesulsim-
bolo, r autenticità della s. Scrittura, i 7
sagramenli, il culto de'sanli, le indulgen-
ze : si trattò di quanto riguarda il divin
servigio, i sagramenli, i doveri de' vescovi,
de'canonici, de'curati, degli ordini religio-
si, gli ordini sagri, la giurisdizione eccle-
ROV
siastica. Si rtnno?aroDO gli statuti intor*
no il governo de' seminari e delle scuole.
Bessin, Condì. Normand.j Reg., Àrdui-
no, Labbé, Mansi.
ROVERE Famiglia. Questa celebre,
potentissima e nobilissima &miglia, fiori
ne'seooli XV, XVI e XVII principalmen-
te per due gran Papi^ Sisto IV ^ Giulio
II {F.),fe\ duchi d' Urbino Prefetti di
Roma{F\epe\ seguente novero di car*
dinali. Per unità di argomento e per evi*
tare ripetiiioni, trovo più opportuno di
trattare di sua origine e grandezza, come
delle notizie de'suoi duchi sovrani nell ar-
ticolo Urbino, Qui piuttosto darò qualche
cenno su di chi ne ereditò il cognome, le
insegne e le superstiti fortune, cioè della
romana nobilissima famiglia Laute del"
la Rovere, Questa ebbe la sua origine in
Pisa (/^.), ove godette de' primi onori di
quella celebre e possente repubblica, in-
di trasportata in Roma da Pietro Len-
te fetto senatore di Roma nel 1 38o ; ivi
morì nel i4o3 e fu sepolto nella chiesa
di s. Maria d'Araceli, nel pavimento del-
la piccola navata a sinistra, prossimo al-
le ultime due cappelle, ov' è effigiato a
bassorilievo, in abito senatorio di quel
tempo, con l'armi gentilizie de' Lente e
con iscrizione intorno molto onorifica, fi-
gli fu prima inviato dalla sua repubblica
all'imperatore Venceslao,di cui si guada-
gnò taimenteil favore, che lodichiarò no-
bile con tuttala sua progenie e marchese
sovrano di Massa dì Loni e suo territo-
ri o, che gli fu tolta indi a non molto dai
genovesi acerrimi nemici de' pisani; riten-
nero però sempre i Laute il titolo di mar-
chesi di Massa di Luni , fino ad Ippolito
che fu ili.^ duca di Bomaizo, Il p. Ca-
simiro da Roma nelle Memorie d^Ara-
celi, p. 186, riporta la suddetta iscrizione
del senatorePietro,narrandochenel 1 366
tu iàiìo vicario pei doge di Pisa, e che at-
tesa la sua gran prudenza e sapere venne
impiegato in affari importantissimi e in
molte ambascerie, specialmente a Papa
Gregorio XI dopo il suo ritorno in Roma.
ROV igi
Indi Urbano VI e RonifecioIX lo stima-
rono molto e fevorìrono. Trovasi anno-
veralo tra gli avvocati concistoriali dal
Cartari, Advocat, «. Consistorii^ p.i6, e
tra i marescialli del popolo romano, non
di s. Chiesa come pretende Mardiesi,G£x/-
Uria dellonore^ t. 2, ove parla de'Lan-
te, di diversi cavalieri di s. Stefano e di
altri ordini equestri , e di Francesco ve-
scovo di Bergamo nel i4oi. L'Àmyde-
nio ancora parla di Pietro e della fami-
glia Laute, nella cui arme gentilizia si ve-
dono 3 aquile bianche coronate in campo
rosso. L' attuale formasi di dette aquile
d'argento con corona d'oro, colla quercia
con ghiande d'oro che è lo stemma Ro-
veresco. Un Lorenzo de' Lauti sanese fa
senatore di Roma nel 1496, nel 1497»
nel i5o2 e i5o3, nel qual anno essendo
morto compì l'esercizio del senatorato un
Antonio de'Lanti e fu confermato da Giu-
lio II per un semestre nel 1 5o4« Abbiamo
dal Zoli e pubblicati a ForFi: Cenni stO"
riti della casa de duchi Laute della Ro*
vere. Da Pietro pisano per varie genera-
zioni discese Michele Laute , che attesa
la sua industria, divenne uno de'più ric-
chi signori di Roma. Fu padre di Lodo-
vico, il quale neh 558 acquistò il Ptdaz^
zo Lame (/^.)> ^^^ tuttora possiede e a-
bita la famiglia, e dà Lavinia Mafiei eb-
be numerasa prole, e le sue figlie furono
collocate nelle primarie fiimiglie. Virgi-
nia specialmente fu sposa di Gio. Battista
Borghese, fiatellodi Camillo poi Paolo V,
che nel 1 6o6creò cardinale il celebreMar-
oello Lante (V), fratello di detta sua co-
gnata, che di venne deca no del s. collegio,
ed impiegò le sue grandi ricchezze in o-
pere pie che tuttora esistono, benché per
la sua rara modestia non volle che ad es-
se fosse posto il suo nome; fu tale la sua
liberalità, che erogò in limosìne, fonda-
zioni e restaurazioni -di chiese, e cose si-
mili, un milione di scudi : morì vecchis-
simo e la sua pompa funebi*e fu accom-
pagnata dalle lagrime di tutta Roma, col
seguito di poai veduta 'moltitudine. De*
194 ROV
do di Torre Paterno, ed nperta per le sue
cure. Quanto al modo come l'ex feudo e
ducato di s. Croce di Magliano ed annes-
sì, divenne signoria e proprietà de'baroni
Grazioli, debbo qui riportarlo. Il ducato
essendo passato neliSig, al modo indi-
calo, dai duchi Lante,a d. Marianna Fai-
conierì, questa con testamento deli 833
avendo istituitoerede universale il suo se-
condogenito cardinal Chiarissimo Falco-
nieri, lasciando la sola legittima all'altro
figlio d. Orazio, del ducato diventò signo*
re il cardinale. Per vistosi crediti che il
barone d. Vincenzo Grazioli avea colla
famiglia Falconieri , nel i835 n'ebbe in
sottituni dall'erede cardinal Chiarissimo
Falconieri, col consenso e intervento del
fratello d. Orazio, la cessione del suddet-
to ex feudo di s. Croce di Magliano, u-
nitamente a tutte le prerogative, titoli e
onorificenze inerenti a quella proprietà.
Il glorioso Ferdinando II re delle due Si-
cilie riconobbe il barone d. Vincenzo Gra-
zioli di Roma insieme al rispettivo figlio
d. Pio, e confermò loro e discendenti il ti-
tolo di duca di s. Croce di Magliano ed an-
nessi, con decreto de'a7 settembre 1 85 1 .
Si legge nel n." 2 del Giornale di Roma
1 85a il riconoscimento del reale decreto
per parte del regnante Pio IX, il quale
benignamente si degnò permettere , che
«1 barone Grazioli possa fare uso dell'ono-
rifico titolodi duca anche negli stati pon-
tificii. Nel citato articolo Laxjbbnto aven-
do descritto Castel Poi*ziano baronia dei
Grazioli, darò un cenno del ducato di s.
Croce di Magliano, nella provincia di Mo-
lise, illustre contadoche equivale alla par-
te migliore del celebi*e Sannio (F,) pro-
priamente detto. I geografi lo qualificano
capoluogo di cantone, quasi tre leghe da
Larino suo distretto e città vescovile che
descrissi in quell'articolo. K in bella pia*
nura, cinto di mura, essendo la principa-
le chiesa ornala di belli stucchi: ti si ten-
gono fiere à'25 luglio e 9 agosto, e conta
circa 4000 abitanti, fra i quali molti os-
servano il rito greco, ma ciò però non si
ROV
verìfica da 12 5 anni, per quanto vado a
narrare con 1' autorità di Rodotà , Del-
rorigine del rito greco in Italia lib. 3, p.
5\ e g3. Il terribile e spaventoso terre-
molo che nel i456 afflisse tutto il regno
di Napoli, portò la desolazione in ogni sua
parte, per l'immense trovine che produs-
se, colia morte di circa 4o,ooo persone,
laonde moki luoghi rimasero spopolali
o dalla fuga o dalla morte degli abitan-
ti. Quindi quegli albanesi d' Albania e
d*£/7Ìro,che in grande quantità evasi dal-
le loro patrie occupate da turchi, e rifu-
giati in seguito nel regno di Napoli, si re-
carono ad abitare i luoghi abbandonati
e vi portarono il rito greco, resero a po-
co a poco comodo il loro soggiorno^ me-
diante industri e laboriose fatiche. Tra i
luoghiblascìati pel terremoto nella dioce-
si di Larino, vi fu il castello di s. Croce
di Magliano, in cui verso il 1470 soprag-
giuntivi gli albanesi vi si stabilirono (e
nella slessa diocesi più tardi e indiversee-
poche, emigrazioni greche si domiciliaro-
no a s. Elena e Colle di Lauri, a Porto -
cannone e Campomarino, a Ururi,a Chi-
ruti). Ritornate poi in s. Croce di Maglia-
no alcune famiglie indigene, fu diviso il
castello in due quartieri, e secondo gli a •
bitanli, uno fu detto àe'greci, Taltro dei
latini j però il rito greco restò soppresso
nel 1727, e la superstite chiesa greca èof-
ficiata col rito latino. Nel cospicuo castel-
lo di s. Croce, e nell'adiacente pingue te*
nimentodi Magliano, si rìnvengono tulto-
ra molte vestigia delle città degli antichi
e famosi sanniti.
ROVERE (della) Francesco, Cardi-
nale, V, Sisto IV Papa.
R0VERE(DELLA)Gn7ifAN0, Cardina-
le, V. Giulio II Papa.
ROVERE (della) Cbistoforo, Car*
dinaie. Nacque in Torino da'signori di Vi-
conuovo, per la sua singoiar perizia nella
giurisprudenza, di cui ottenne la laurea
neir univeralà di Bologna, fu promosso
alla chiesa di Tarantasia, ed a prefètto di
Castel 8. A ngelo da Sisto IV, probabilmen '
ROV
te suo palpenle, il quale a' io dicembre
i477 lo ci*eò prete cardinale di s. Vita-
le , dignità che tenuta da lui appena un
mese, gli. fu rapita dalla morte in Roma
nel 1478) ed ebbe sepoltura nella chiesa
di s. Maria del Popolo, nella cappella di
s. Girolamo, nella quale gli fu eretto un
magnifico avello sul gusto di quell'epoca,
in cui si vede la statua vestita di abiti pon<
tificali giacente sul fei*etro, sotto di cui se
ne legge l'elogio. Il Papa nell^istesso anno
creò il fratello Domenico cardinale.
ROVERE BASSO (deli a) Girolamo,
Cardinale. Di Àlbizzola diocesi di Savo«
na,iiipote per canto materno di Sisto IV5
che lo fece canonico di Savona, nel 1472
vescovo d'Albenga, nel 1476 vescovo di
Kecanad (f^.), e nel 1477 a' io dicembre
cardinale prete di s* Balbina,protettore dei
carmelitani e della s. Casa di .Z^re/o(/^.),
indi nel 1482 amministratore di Gubbio*
G)meché uomo assai dabbene e dotato
di gran fondo di religione e d'incompara-
bile innocenza e piacevolezza di costumi,
si mostrò molto propenso verso le persone
oneste, che si studiava di aiutare secon-
do le sue forae, le quali però erano assai
limitate, essendo scarso dt rendite eccle-
siastiche e poco provveduto di beni pa-
trimoniali. Ciò non ostante compì la ba-
silica di Loreto cominciata da Paolo H,
ne accrebbe le suppellettili e provvide di
sacerdoti e di abili cantori, e vi stabili con
autorità d' Innocenzo Vili i carmelitani
per ascoltar le confessioni de'fedeli, e fece
scavare nel mezzo della piazza una vasta
cisterna a vantaggio del popolo. Sotto il
parente Giulio II nel i5o3 passò al ve-
scovato di Sabina, e dopo essere interve-
nuto a 3 conclavi, neh 507 mori in Fa-
brica nella diocesi di Civita Castellana, e
trasferito in Roma fu sepolto nella chie-
sa di s. Maria del Popolo, dove nel coi*o
gli fo da Giulio II eretto un magnifico e
sontuoso mausoleo, lavoro del celebre An*
drea Sansovino, adorno di eccellenti sta-
tue, fra le quali quella del cardinale ve-
stito pontificalmente e giacente sull'urna
ROV 195
sepolcrale, fregiata di breve, ma signifi«
cante elogio.
ROVERE(della) DoMEifico,Cdri£i/t/i-
le. Di Torino, de'signori di ViconuovO|
fratello del cardinal Cristoforo, canonico
di Losana e di Jura, e priore di s. Andrea^
in premio di sua dottrina, integrità di co-
stumi e straordinaria prudenza, Sisto IV
suo parente lo destinò nunzio alla corte
di Savoia, prefetto di Castel s. Angelo, ca-
nonico Vaticano, ed a' i o o 11 febbraio
1 478 io creò cardinale prete di s. Vitale,
donde passò al titolo di s. Clemente, e ar^
ciprete della basilica Vaticana, presso la
quale fabbricò un magnifico palazzo^ che
passato ad altri proprietari, ne divennero
poi gli attuali Penitenzieri F'aticani[F'.)^
il quale per metà lasciò all'ospedale di s.
Spirito. Neil 479 lo elesse arcivescovo di
Tarantasia, e nel 1 483 lo trasferì a Gine-
vra, non pare di Torino come vuole Car-
della , dicendo pure che dai fondamenti
riedificò la metropolitana. Inoltre già e
verso il 1480 lo avea nodainato Sisto IV
vescovo o amministi*atore di Monte Fia^
scone (F'.), e di versi scrittori lo fanno mu-
nifico autore del principio di quella cat»
tedrale, ma siccome l'architetto Sanmi-
cheli in quel tempo era fiiiiciullo, può a-
vervi contribuitoco'mezzi che a taiee&t*
to dispose.Fu pure legato al duca di Sa voia
e nelle parti del Piemonte. Intervenne al-
le elezioni d'Innocenzo Ville Alessandro
V I, in tempo del quale nel i So t morì in
Torino, o meglio in Roma, ed ebbesepoi-
tura nella chiesa dis. Maria del Popolo,
nella cappella da lui fondata in onoredel-
la B. Vergine e di s* Girolamo dottore,
nella stessa tomba del cai*dinal fratello^
con breve iscrizione.
ROV ERE G ROSSO (della) Clemew -
TEyCardinale. Di Savona, nato da una so-
rella di Sisto IV , professò nell' ordine
francescano,indi ottenne l'abbazia di Buo-
nacomba nella diocesi di Rhodez;nel i483
lo zio Papa lo fece vescovo di Mande, ed
il suo cugino Giulio II nella i.* promo-
zione de'a9 novembre 1 5o3 lo creò car-
196 ROV
dinale prete de' ss. XI! Apostoli, ma do-
po 8 mesi morì in Roma nel 1 5o4} non
sensa sospetto di veleno. Ebbe tomba nel-
la basilica Vaticana, nella cappella di Si-
sto lY.
ROVERE FRANCIOTTI(delia)Ga-
uotTO, Cardinale. V. FRANaoTTi Ga-
IBOTTO, Cardinale^ e il voi. XII, p. 275.
ROVERE GROSSO (della) Leon ab-
-Dofiardinale, Nacque in Savona, fratel-
lo al cardinal Clemente e perciò nipote
di Sisto IV, dotato d'integerrimi costu-
mi e assai pento nella scienza d' ambo le
leggi, fu fatto canonico dì s. Pietit). Nel
1 4.9 1 Innocenzo VII I Io fece vescovo d' A-
gen, ed il cugino Giulio II il i.^ dicem-
bre 1 5o5 lo creò cardinale e agli 1 1 pub-
blicò prete de'ss. XII Apostoli e peniten-
siere maggiore; nel i5i i arciprete della
basilica Liberiana, e legato delia provin-
cia del Patrimonio per soli 5 giorni, indi
vescovo di Lucca, chiesa che rinunziò al
parente cardinal Raffiiele Riarìo{V!),YtB.
tutte le virtù di cui andò fregiato, spiccò
soprattutto un amor grande per la giusti-
zia, e ne die evidente contrass^no, quan*
do uno de'suoi camerieri assai avanzato
nella sua grazia, avendo presentato una
supplica nella quale si raccomandava al
cardinale un affare che non era conforme
alla giustizia, sebbene spettante al pro-
prio fratello, egli sdegnato trattò il came-
riere da poco onesto, per aver concepito
il pensiero d'indurlo a violar le leggi del-
la giustizia, quasi avesse dovuto aver e-
gli più riguardo a suo fratello che all'e-
quità e rettitudine dell'operare, onde sql
momento lo licenziò dai suo servigio. Fu
inoltre caritatevole e misericordioso coi
poveri, e terminò di vivere in Roma nel
i5ao, dopo essere stato nel numero de-
gli elettori di Leone X. Venne sepolto
nella sua basilica Liberiana, cui donò al-
cune sagre suppellettili, e buon numero
di libri musicali e di canto fermo in per-
gamena per servizio del coro, e valutati
molto.
ROVERE GARA (della) Sisto, Car-
ROV
dinaie. Di Savona, e non di Lucca come
vuole Ciacoonio, fratefllo uterino del car-
dinal Franciotti e nipote di Giulio lì per
parte di sorella, questi agli 1 1 settembre
i5o8 lo creò cardinale prete di s. Pietro
in Vincoli, e vice-cancelliere di s. Chiesa,
con tutte le rendite e ricchezze lasciate dal
defunto Franciotti. Oltre a ciò gli fu con-
ferito il priorato di Malta in Roma, e nel
medesimo anno le chiese di Lucca, di Be-
nevento,e di Vicenza da cui nel 1 509 pas-
sò a quella di Padova, per le vertenze in-
sorte col senato veneto, che bramando a
Vicenza un connazionale, vi avea intru-
so Jacopo Dandolo. Intervenne ai comi-
zi per Leone X, e come era assai trava-
gliato dalla podagra, usava di vivere in
campagna, lungi dallo strepito della cor-
te. Nella sua assenza il Papa con cortese
lettera l'invitò al concistoro, e siccome
se ne scusò essendo ai bagni per salute,
il Papa gli domandò in iscritto o per fi-
data persona il suo sentimento, come lo
avrebbe esposto in concistoro, sulla crea-
sioiie che intendeva fare de'cardinali Lo-
renzo Pucci, Giulio Medici, Di vizi daBib-
biena, e Innocenzo Cibo. Morì in Roma
nel marzo 1 5 r 7, di 44 anni, e fu sepolto
nella chiesa del suo titolo con onorevole
epitaffio. Paride de Grassis e Giovanni
de Vigo, riferiti da Marini, Archiatri t.
I, p. 3o2, scrissero di questo cardinale,
che non sapeva né leggere , né scrivere,
essendo afiktto idiota, neque loqui valga-
rem sermonentj semper infirmus^ah uni-
bilico ad plantas pedum totus perditus,
onde era impedito di camminare e sta re
in piedi.
ROVERE FELTRE (della) Giulio,
Cardinale. F'.Feltke della Rovere Giu-
lio, Cardinale.
ROVERE (della) Girolamo, Cardi-
nale, Nobile di Torino della celebre fa*
miglia de'precedenti cardinali, si applicò
nell'uni veraità di Padova e di Parigi con
tal fervore allo studio delle Jingue greca
e latina, come dell'eloquenza, che in te-
nera età potè pubblicamente perorare e
ROV
scrivere poesie di molti e diversi metri.
Jl Cardano afferma, che di 9 anni dispu-
tò nell'uni versità di Padovane ch'egli stes*
80 avea veduto stampata l'orazione da lui
pronunziata, e che nelle lingue avea co-
gnizioni superiori di molto alla sua età.
La Raccolta di poesie latine fu stampa-
ta a Pavia nel ìS^o, e divenuta rarissi-
ma fu ristampata a Ratisbona neh 683.
Datosi quindi allo studio delle leggi, di-
venne un prodigio d'ogni genere di let-
teratura, sommo ed eccellente oratore.
Trovandosi inviato del duca di Savoia
nella cortedi FrancÌ8,fu incaricato ne'fu«
nera li di Enrico H e di Girlo IX (0 me*
glio Francesco II) a recitare l'orazione
funebre, colla ricompensa del vescovato
di Tolone che nel 1 55q gli conferì Paolo
IV (perciò prima della morte di France-
sco 11), donde Pio I V nel 1 564 ^^ trasferì
a Torino. Quivi colFesempio e colla pa- '
rola estirpò gli abusi, celebrò il concilio
provinciale e lo pubblicò colle stampe ,
v'introdusse la riforma secondo i decreti
del concilio di Trento, e chiamando ne-
gli aiuti spirituali i gesuiti, ch'egli amò
singolarmente, onde per le sue insinua-
zioni il duca di Savoia edificò a' gesuiti
ì collegi di Torino e di Chambery. Ad
istanza del duca di Savoia Carlo Ema-
nuele I, a' 1 7 dicembre 1 586 Sisto V Io
creò' cardinale prete di s. Pietro in Vin-
coli, titolo eh' egli abbein di vari orna-
menti, arricchì di molti sagri arredi,e ri-
fabbricò quasi daTondamentiecon gran-
dissima spesa il contiguo palazzo che mi-
nacciava rovina. Fu protettore de' con-
ventuali, si trovò in Roma acconciavi per
Urbano VII, Gregorio XIV e Innocen-
zo IX, in tempo del quale e neh 592 vi
lasciò la vita, di 64 anni, ed ebbe sepol-
tura in detta sua chiesa, presso il fòmosó
mausoleo di Giulio II, ove fu eretto alla
sua memoria un monumento sul gusto
antico, fregiato d'illustre elogio postovi
dai nipoti Lelio e Giulio. Possedette scel-
ta biblioteca, abbondante di codici non
meno greci che latini^ la quale divenne
ROV 197
proprietà del duca d'Urbino, e sotto A-
lessandro VII trasportata in Roma, fu
collocata parte nella biblioteca Vaticana
e parte nell'Alessandrina. Tutte le sagre
vesti le lasciò alla chiesa di Torino, oltre
una gran quantità di moneta, di cui volle
che porzione si dividesse tra i famigliari
ed i poveri. Mentre governava la chiesa
di Torino, ebbe la consolazione di veder-
la decorata della ss. Sindone e delle ossa
di s. Maurizio.
ROVERELLA Babtoiobcbo, Cardino-
le.D'ì nobilissima prosapia che fioriva già,
neir Vili secolo, onde vanta un nume-
roso stuolo di uomini illustri, nacque in
Ferrara, o come altri vogliono in Rovigo,
esortidalla natura finissimo ingegno, per
cui divenne dotto legista e profondo teo-
logo. Da chierico del vescovo di Modena,
e cappellano del patriarca d'Aquileia,Eu-
genio i V lo fece suo segretario, nel 1 444
vescovo d' Adria , e nel declinar del se-
guente anno lo trasferì all'arci vescovata
di Ravenna. Si conciliò autorità nella cor-
te pontificia e gran fama e riputazione,
massime ooH'imperatoreFederioo III,ché
con suo diploma, in cui lo chiamò amico
carissimo , accordò a lui e alia sua easa
onorevoli e cospicui privilegi. Nicolò V
gli affidò i governi di Perugia e d'Anco-
na, donde lo spedì nunzio in Inghilter-
ra, ove tanta gloria si acquistò, che Pio II
ne'suoi Commentari lo celebra uomo per
dottrina é integrità di vita chiarìssimo^
ed a cui furono affidati i più gelosi affiiri
della 5. Sede, nominandolo nel 1460 nun-
zio a Ferdinando Ire di Napoli, per pro-
mulgare la ci*ocìata contro il turco,e rac-
cogliere denaro per quella guerra , indi
governatore di Renevento. Dopo avere
con applauso esercitato tante onorevoli
commissioni, Pio lì a' 18 dicembre 146 1
Io creò cardinale prete di s. Glemente.Per-
severo per alcun tempo nel governo di
Benevento^ che in quelle circostanze di
pericolose rivoluzioni e sconvolgimenti
avea d'uopo di preside valoroso e di sen-
no. Neli46a dopo la celebre vittoria ri-
198 ROV
portata a' 18 agosto pi*esao Troia, da Fer-
dinando I , riuscì al cardinale di stacca-
re dal partito angioino il principe di Ta-
ranto Gio. Antonio Oi*sini, e indurlo a
pacificarsi col Papa e col duca di Milano;
quindi si può dii*e che per la sua attività
e destrezza, con felice successo riuscì a Pio
lidi mantenere la corona sul capo di Fer*
dinando I. Fu in seguito incaricalo di pa-
recchie relazioni, le quali a se stesso re-
carono gran lustro e decoro,ed alla santa
Sede immensi vantaggi. Colla foi*za delle
/irmi ricuperò Viterbo occupata dal con-
te Everso d'Anguillara, ed in Barletta in
nome del Papa impose la corona reale su
Ferdinando I, a qui la sua opera fu più
valido sostegno contro gli sforzi del duca
d'Angip per impadronirsi del regno, che
il denaro e gli eserciti de'principi. Di poi
le Provincie dellaMarca edeirUmbria po-
terono ammirare la sua prudenza, quan*
do in qualità di presidente vegliò al loro
governo; nel qual tempo benedì le nozze
di l^leonora figlia del re Ferdinando I,
Nella sua morte avvenuta in Roma nel
9476, di 70 anni, perde la Chiesa una
salda colonna, e un amoroso padre la sua
domestica famiglia, che chiamò erede di
tutta la sua ricca e doviziosa suppelletti-
le, e rimase sepolto nel suo titolo presso
la cappella di s. Qio. Battista, ove gli fu
eretto un nobile e magnifico mausoleo,
lavorato secondo lo stile del suo tempo,
ed adorno di eccellenti statue dì marmo
bianco, con quella del cardinale giacente
sul fèretro vestito degli abiti sagri, con e-
legante e onoro vole iscrizione. Interven-
ne a due conclavi, e mei*itò gli alti elo-
gi del rigido e maledico censore Garim-
berti.
ROVERELLA. Aurelio, Cardinale.
Nobile ferrarese, nacque in Cesena a' 2 1
agosto 1 748, difeiice ingegno fornito con
successo fece gli studi in Roma, massime
nella giurisprudenza in. cui riuscì peri-
tissimo. Dedicatosi al servigio della s. Se^
de. Pio VI suo concittadino a' 5 luglio
1 785 lo fece uditore di rota, quindi per
ROV
la stima che ne concepì, nella fine di mar-
zo 1789 lo dichiarò suo uditoro, laonde
si guadagnò vieppiù la sua particolare af-
fezione, per cui a'i i febbraio 1 794 'o croò
cardinale prete de'ss. Giovanni e Paolo,
annoverandolo alle congregazioni del s.
offizio, della concistoriale» del concilio,
dell'esame de' vescovi in s. canoni, e di
Loreto. Nel febbraio 1795 lo promosse a
pro-datario, indi nel 1 797 essendo il Pa«
pa caduto indisposto, gli conferì tutte le
facoltà, come narrai nel voi. XIX, p. i4o,
che rinnovò quando a'20 febbraio 1798
fu da'francesi strappato da Romaepri*
gioniero portato in Francia. Proclamata
in Roma la repubblica, occupato tutto lo
stato pontificio dai francesi, il cai*dinale
ne partì e poi si recò a Venezia pel con-
claTe.Eletto nel marzoi8oo Pio VII, al-
tro suocompatriotta, lo confermò nella
cospicua carica di pro«datario, quindi ai
a3 maggio lo dichiarò uno de'3 legati a
/Afere che inviò in Roma per assumerne il
governo sino alla sua venuta; in seguito
ebbe grande influenza negli affari di quel-
l'epoca memorabile, e si acquistò col suo
talento buona riputazione. Nel 1808 fu
costretto ad abbandonare Roma cogli al*
tri cardinali nati nel regno d'Italia, e ro-
stò in Ferrara. Intanto nel 1809 ai 17
marzo Pio VII lo fece vescovo suburbi-
cario di Palestrina. Successivamente era
stato nominato superiore della casa e chie-
sa del Gesil di Roma, e protettore di quel-
la congregazione della Natività della B.
Vergine; protettore de'conventuali, vai-
lombrosani, e del monastero delle oblate
de'7 dolori; dell'ospedaledis. Gallicano,
delle arciconfraternite del Gon&lone, de-
gli Agonizzanti, del Nome di Maria, del-
la ss. Annunziata e del ss. Rosario nella
chiesa di s. Maria sopra Minerva ; della
chiesa e ospedale di s. Maria dell'Orto;
delle monache del ss. Bambino Gesù,a-
vendo parlato del suo possesso nel voi.
LV, p. 328, ed essendosi con esse dimo-
strato amorevolissimo. Fu pure protet-
tore delle maestre pie, del conservatorio
ROV
delie mendicanti, di altri 1 3 sodalizi di
Rctma e dello stato, dell'ospedale di San-
severino, delle monache di s. Caterina di
Todi e di s. Antonio di Cascia; delle città
d'OsimOyV iterbo,PipernO| Sezze^Cori, A-
S00IÌ9 Jesi edi 1 1 terre dellostato. Deporta-
to Pio VII da Roma jbi'6 luglio i8og dagli
impetrali francesi, soggiacquei*o alla stessa
sorte i cardinali, che furono condotti in
Francia, cosi il Roverella che fu costretto
di andare da Ferrara a Parigi verso il fine
di detto anno. Ivi spaventato dalle vio*
lenze che vedeva fatte al Papa, ai cardi*
nali e al clero romano, o guadagnato dal-
le lodi che ricevette dai ministri dell'im*
peratore Napoleone, si mostrò di una con-
discendenza eccessiva per le pretese di
quel governo: fu di cpielli che assisterò*
no al matrimonio di Napoleone coll'impe-
ratrice M/Luisa, al modo die narrai nel
voi. LUI, P'i44i ove a p. 145 dissi del
famoso e malaugurato breve da lui com-
pilato, con sentimenti tutti fiivorevoli a
Napoleone, e pregiudizievoli alla s. Sede,
che perciò fu lacerato e biasimato. La sua
condotta fu disapprovata dal cardinal
Pacca, nelle Memorie storiche ^ che cita-
rono il comm.' Artaud,($'torÙ2 di Pio Vlly
t. a, p.i88 e 189, ed il barone Heurion,
Storia universale della Chiesa^M' anno
181 1 , rampognandolo del tenuto con-
legno. Dappoiché il cardinale, al diredi
tali storici, fu il principale autore e con-
sigliere degli alti d'imprudenza e d'in-
consideratezza che commisero molti dei
suoi colleghi durante il loro soggiorno a
Parigi, che denominati cardinali rossi
enumerai nel luogo citato. Essendo stato
spedito a Savona neli8i i, ove dimora-
va Pio VII , insieme coi cardinali Giu-
seppe Doria, Dugnani, Ruffo e Latier de
Bayanne, non che a mg.*^ Bertazzoli, egli
non corrispose alla distinta opinióne che
si aveva di lui, ed alla fiducia che Pio VII
aveva riposta nel suo sapere, e lo spinse
co'suoi consigli a quelle determinazioni
che costarono tante lagrime al Papa. I
cardinali Doria e Dugnani troppo timidi,
ROV ,99
ciecamente come mg.^'Bciiazzoli, segui -
vanoil cardinal Roverella. Il cardinal La-
tier de Bayanne ottuagenario, aggirato
dai vescovi cortigiani di sua nazióne, ap*
provava tutte le risoluzioni del governo.
Jl cardinal Ruffo, ch'avea mostrato gran-
de ingegno nel governo del regno di Na-
poli, nelle cariche di pubblica economia,
confessava non essere né teologo, né ca-
nonista. Col famoso breve, di cui fu prin-
cipale autore il cardinal Roverella , Pio
VII non solo approvava tu ttociò ch'era
slato decretato dall'assemblea de' vescovi
di Parigi (/^.), tenuta senza il suo inter*
vento o quello d' un suo legato incari*
cato di rappresentarlo, ma se ne com*
piaceva come d' un avvenimento felice,
riconoscendo il suo fatale decreto tutto
conforme alle sue intenzioni e alla sua vo-
lontà, e lo riguardava ben anco come una
novella prova del filiale ossequio della
chiesa di Francia alla cattedra di s. Pie-
tro. Il decreto conteneva in sostanza la
clausola che si doveva aggiungere al con-
cordato, che il Papa nell'anno preceden-
te avea costantemente rigettata permei-
ti giorni, siccome attentatola a'sagri di-
ritti della s. Sede. Niente meno il conci-
lio avea preteso di decidere, che i vesco-
vati e gli arcivescovati non potrebbero
rimanei*e vacanti più d'un*anno; e che 6
mesi dopo la domanda dell' istituzione
canonica fatta al Papa, s'egli non l'aves-
se conceduta, il metropolitano, ed in as-
senza di lui r anziano de' vescovi deUa
provincia ecclesiastica, procederebbe al-
l'istituzione del vescovo nominato. Per
telegrafo i vescovi francesi della prece*
dente deputazione, e ch'erano ancora in
Savona,mandaronoaParigi la notizia del-
la vittoria conseguita sulla chiesa roma-
na, quando Iddio permise, che contro l'e-
speltazione di chi aveva ottenuto il brave,
e ne sperava elogi e ricompense, Napoleo-
ne non lo accettasse, pei* alcune espressioni
e condizioni che non gli piacevano, e più di
tutto pei-ché esigeva che si abbandonaste
dal Papa e dal •. collegio ogni speimnza di
200 ROV
ricuperare il dominio temporale di citi a-
veali spogliatile si aderisseal nuovo ordine
dicoseda lui voluto, e finalmente di dove-
re ripigliare il governo dellaCbiesa in qua-
lità disudditi soggetti all'impero fi'ancese,
come pai*e che ne lo avesse lusingato la
deputazione de'cardinali. Avvezzo à trion-
fare sul campo di battaglia , Napoleone
voleva anche in questa lotta trion&re di
ogni ostacolo e completamente. ]nsoi*se-
ro poi dubbi su di ciò; ma dopo la mor-
le del cardinal Roverella, trovossi nelle
sue carte una lettera del ministro de'cul-
ti Bigot, la quale non permette più che
si dubiti di questo accordo. Ritiratosi
il cardinale ai bagni di Bourbone nella
Sciampagna, vi mori a'5 settembre 1 8 1 a,
di 64 anni compiti, e fu esposto e sepol-
to nella sua chiesa parrocchiale.
RO VERO Giambattista, Cardinale,
Nacque di generosa stirpe in Pralormo,
feudo di sua casa, nella diocesi d'Asti nel
Piemonte, applicatosi agli studi in Tori*
no e in Roma, e per ultimo nell'universi-
tà di Pisa, ne riportò la laurea di dottore
nel diritto cesareo. Condottosi quindi di
nuovo a Torino, fu fatto canonico della
metropolitana, indi arcidiacono e consi-
gliere dell'arcivescovo, il quale si valse,
di lui nella decisione delle cause tanto ec«
clesìastiche che] civili di sua diocesi. A-
"vendo acquistato straordinaria riputazio-
ne, si guadagnò la grazia di Vittorio A-
madeoll re dì Sardegna,che lo nominò
al vescovato d' Aqui, il quale gli fu con-
ferito da Benedetto XI il nel 1727 e lo
cousagrò. Accintosi al governo di sua chie*
8a,'non mancò di correggere i vizi, e pro-
muovere con ardore la discipliua del cle«
ro, in modo che non si potè giammai in-
durre in tutto il tempo del suo episcopa*
to, né per impegni, né per istanze di per-
sonaggi i più autorevoli e potenti, a vole-
re ordinare soggetti, ne'quali nonrisplen-
desse gran probità di costumi e pari ec-
cellenza di dottrina. Erano in lui eguali
la religione verso Dio, la carità co'poveri,
la compassione pel prossimo. Trasferito
ROV
da Benedetto XIV jlel 1 744 all'arci vesco-
vato di Torino, per beneficenza di reGir-
lo Emanuele III gli fu aggiunta la ricca
abbazia di s. IVfaria di Casanova, e per
le preghiere di tal sovrano,lo stesso Be-
nedetto XIV a'5 aprile 1 756 lo creò car-
dinale dell'ordine de'preti, e gli trasmise
la berretta cardinalizia per l'ablegatoa-
postolico mg.*^ Millo. Morto il Papa nel
17 58, si recò al conclave in cui fu eletto
Clemente XIII, che per titolo gli conferì
la chiesa di s. Grisogono, e lo annoverò
alle congregazioni cardinalizie de' vescovi
e regolari, riti , immunità, indulgenze e
8. reliquie. Sì restituì subito alla sua chie-
sa, dove perseverò nell'adempiere le parti
di sollecito e vigilante pastore fino al 1 766
che fu l'ultimo di sua vita e 1*83.° di sua
età. Fu sepolto con semplice iscrizione
nella chiesa de'carmelitani scalzi, nell'or-
nare la quale avea impiegato considera-
bili somme di denaro.
ROVIGO, Rhodigium. Città vescovile
nel regno Lombardo- Veneto, capoluogo
della provincia del Polesine, che ne pren-
de pure il nome, e d'un distretto, distante
circa 33 miglia da Ferrara e 25 da Pa-
dova, in paese fertile sull' Adigetto, ramo
dell'Adige, che vi si valica sopra 4 ponti
di pietra. E' l'ordinaria residenza del ve-
scovo d'^Jrùi, che vi ha l'episcopio, ciò
che gli fa dare il titolo di città vescovile,
per cui in quell'articolo fui breve,riservan-
domi in questo di dare altre notizie sui
vescovi. K pur sede d'una delegazione go-
vernati va, di tribunale di i .' istanza, d'un
ingegnere in capo, e di vari altri uffizi
provinciali e municipali.Lesue mura fian-
cheggiate da grosse torri, sono presente-
mente in gran parte distrutte, e le fosse
convertite in belle ortaglie; conserva non-
dimeno 6 porte, ed è assai bene fabbrica-
ta, con una gran piazza decorata da alcu-
ni belli edifizi: ivi esiste una colonna di
pregevole marmo, sulla quale un tempo
vi era il Leone di s. Mai*co. Nel Castel-
lo si conserva un'altissima e grossa tor-
re quadi*ata, alta metri 52 e centimetii
ROV
gù, la quale pochi tuoi sono venne re*
staurata nelle merlatui^e.Neiristessa piai*
za è il palazzo del municipio, quello non
mai compilo della nobile famiglia Ron<
calecon maestosa Ceciata architettata da
Sanmicheli, e quelli de'nobili Angeli, Ve-
iiezzi, e il recente di Cristofot'oCamarìni
edificato con lusso massime nell'interno.
Inoltre nella piazza maggiore vi é Tanti-
chissima, scientifica e ripulatissima acca-
demia de' Concordi, il cui fabbricato è
di semplice ma bella architettura. Vi è u*
na vasta sala, nella quale si conserva la
ragguardevole galleria di quadri, già ap-
partenente alla nobile famiglia de'conti
Casilini,e donata alla città dopo la morte
del conte Nicolò ultimo della medesima.
L'accademia possiede pure un graziosoga-
bi netto ornitologico, opera e dono del ro-
digino LuigìGiro;come ancora é fornita di
ricca biblioteca,la quale fu ampliata non ha
molto mediante l'acquisto della scelta li*
breria del già suo bibliotecariosacd. Giu-
seppe Gnocchi. Oltre a ciò, in questa ac-
cademia, anni addietro fu istituito un ga-
binetto di lettura. Il duomo o collegiata
insigne è una bella chiesa, sotto l'invoca •
7.ioue di Papa s. Stefano I martire, ov'é
la cattedra col baldacchino vescovile, ed
il battisterio. Il candelabro di bronzo pel
cereo pasquale, che si ammira nell'alta-
re maggiore, è pregiatissima opera del
Sansovino.il capitolo si compone delle di-
gnità deirarciprele, dell' arcidiacono, di
IO canonici, di 8 mansionari, e di altri
preti e chierici : nel 1 783 al capitolo furo-
no concesse la cappa magna ed il rocchet-
to, ed il senato veneto gli die la croce d'o-
ro stellata. Ivi è pure la confraternita del
ss. Sagramento. Altra chiesa parrocchia-
le é quella de'ss. Francesooe Giustina ver-
gine e martire, la quale mediante pie lar-
gizioni venne da poco tempo intieramen-
te rifabbricata in forma moderna e in più
vaste dimensioni della precedente. La Ro-
tonda è un bel tempio ottagono circon-
dato esteriormente da una galleria soste-
nuta da un coloonatOi sotto i'invocazìo*.
ROV aoi
ne della B. Vergine del Soccorso, ed ap-
partiene alla città. L'edifizio fu di recen-
te restaurato, neirinterno ornato nelle pa-
reli di quadri volivi tributati alla prodi-
giosa immagine della Madonna che si ve-
nera nel solo suo magnifico altare, deco-
rato da pregiatissimi intagli in legno. Vi
sono altre chiese, ma non più gli antichi
conventi di religiosi e monasteri di mo-
nache: i cappuccini dopo 4o anni che a-
veano dovuto allontanarsi dal loit> con-
vento, il I.** giugno i85i furono ripri-
stinati, rientrando processionalmente nel-
la loro chiesa di s. Michele, ove il defun-
to vescovo Squarci na pronunziò un com-
movente analogo discorso, e si cantò il
Te Dtum fra il religioso tripudio de'cit-
tadiui. Il locale de'cappuccini si sta at-
tualmente rifabbricando per lezelanti cu-
re dell'odierno e benemerito provinciale
p. Ignazio de'conti Fiella d'Asolo. Prima
eranvi pure gli Olivetani, i girolamini, i
conventuali; le monaclie agostiniane eoa
clausura, domenicane, e del 3.^ ordine di
s. Francesco. Il seminario fiorisce con a-
lunni, e fu istituito nel 1592, indi riedi-
ficato nel 1 779. Non manca di altri luo-
ghi e stabilimenti d'istruzione, pii e be*
nefici. Vi e l'ospedale, il monte di pietà,
l'orfanotrofio. La casa di Ricovero che
fiorisce per quanto in suo favore opero
l'encomiato vescovo, e per la munificen-
za del cittadino Giacomo Gii*o che le do-
nò il grandioso locale già monastero de-
gli Olivetani di s. Bartolomeo: il nobile
Domenico Angelo con isplendida genero-
sità la dotò d'una tenuta del valore di cir-
ca lire 1 00,000 austriache; ed a suo van-
taggio nel i85i il nobile Lodovico Cezza
lasciò 3ooo lire. In questa pia casa di
Ricovero, da alcuni anni vi sono alcune
sorelle della Carità. Vi sono anche, due
teatri, uno de'quali di recente costruzio-
ne e molto grazioso.Rovigo è il centro d'un
gran commercio di grani, ed i pre^i dei
suoi mercati sono uno de'fondamenti del
ragguaglio legale nella valutazione de'ce-
reali. Vi si traffica parimenti di pelli e
ao3 EOV
cuoi, prodotti delle sue concie, di bestia*
mi, legna, lino, canape, tele, lane e te*
te. Anche la pescagione è un significante
articolo del suo commercio. Vi si depo-
sitano le merci che giungono al portodel*
la Boara, sull'Adige, o direttamente nel-
la città, importante, benché non quanto
una volta, è la fiera che vi si tiene dal ao
al 28 ottobre di ciascun anno, massime
di bellissimi poliedri. Compresi gli ebrei,
ì suoi abitanti ascendono a piti di 9,000.
Dalle molte sue famiglie nobili e illustri
uscirono non pochi a onorare la patria,
nelle armi, nelle lettere e nelle dignità ec*
clesiastiche; molti individui delle mede-
sime furano insigniti di decorazioni eque *
atti, fra le quali nella famiglia Roncale da
Enrico III rediFrancia fu concesso a tutti
i primogeniti il cavalierato di s. Michele,
ed in quella de'Manh*edini fu accordalo
il cavaliei*ato de'ss. Maurizio e Lazzaro.
Sì distinsero due marchesi Manfredini,
Gio. Battista e Marco suo figlio, quali va*
]ai*osi militi; così Alessandro Campo, per
ie sue benemerite azioni nelle guerre di
ILevante; Marco Brun Roncale, governa-
tore militare delle migliori piazze della
possente repubblica di Venezia; il conte
Sartorio Casilini, di gran merito milita-
re; Creole dalle Carti, e Mauro condot-
tieri d'armi; Ognibene Catti, uno de più
bravi colonnelli del suo tempo, partico-
larmente nella formidabile guerra diCan-
dia; Francesco Campagnella, che si di-
stinse contro gli ottomani con prodezze;
Alessandro e Primo Silvestri, che glorio-
samente combatterono in mare contt*o
gl'infedeli, meritando così il titolo di con-
ti per loro e discendenti. Antonio Cam-
pagnella tenente colonnello nella marina
veneta; Ottavio Durazzo comandante del
i*eggimento fanti chiamato/{ofigo,per non
dire d'altri benemeriti militi. Fra quel-
li che maggiormente risplenderono nelle
lettere, ricorderò Lorenzo Molino, uno
de'pìii ri nomali medici del suo tempo; Ce-
lio Ricchiero celebre erudito, chìe per an-
tonomasia fu detto il Rodigino j autore
BlOV
di 3« libri sa vari argomenti. I due fra-
telli can.'' Camillo e Rinaldo conti Silve-
stri ; il I .^ come collettore d'una biblio-
teca di propinetàdi quella famiglia, scrit-
tore e poeta, traduttore di Giovenale e
di Persio, che meritò l'orazione funebre
da Celio; il 2.* quale raccoglitore della
Pinacoteca Sii vestii. Antonio Mazza, che
ebbe letteraria corrispondenza col famo-
so Celio Calcaguini,la cui illustre fami-
glia sotto il dominio degli Estensi passò
in Ferrara e vi fu onorata al modo che
descrissi in quell'articolo. Giovanni Bo-
nifacio insigne giureconsullo e storico di
Treviso; Tommaso Maria Minadois,uno
de'più ragguardevoli medici di sua epoca,
per la cui dottrina l'imperatore Rodolfo II
Io creò conte palatino; Antonio Ripcoboa
sapientissimo giureconsulto e professore
nello studio di Padova,autore d'opere pub-
blicate; Girolamo Frachetta, a utoi*e egre-
gio dell'opera, // seminario de* governi di
slato e di guerra j Ipsicratea Monti,onore
del suo sesso e degna nipote del Rodigì"
nOj die alla luce moltissime orazioni; lu
dottoressa Cristina Roccati, distinta fra
le poetesse del secolo decorso, essendone
stato precettore l'ab. Bertaglia, erudito
retore e poeta ; il giureconsulto Grotto
illustrò la patria nella carriera giudizia-
ria. Bonaventura e Paolo Emilio con tiCa-
silini; Giovanni Maria nobile Avanzi fisi-
co e letterato; Andrea Nicolio che fece la
Storia di Rovigo j Raimondo Lupa ti ca-
valierce distinto poeta; Nicolò Casiliui fi-
losofo; Giovanni Torelli ca vai iere e valo-
roso giureconsulto; il conte Camillo Sii ve -
8tri,autoredi erudite opere stampate;il suo
figlio coole Carlo Silvestri autora egual*
mente di opere, come àAV Historia Adria*
narum paludum^Yettetìis 1736; Lettera
informativa circa la vera condizione del-^
la città di Rovigo, presso il Calogerà, /{^ic*
colia d'opuscoli 1. 1 o,p. 36 1 . Fra'piii re-
centi aggiungerò il protomedico Marco A-
vanzi, pronipote del nominato ; i fratelli
nobili AnnilmleePieti*o Torelli-Mi nadois
hanno eziandio diritto ad onorevole ri-
ROV
cordanza, l'uno per la non oomiineeruo
dizione nelle belle arti, 1*0 Uro pei lumino-
si aervigi prestati ne'pubblici impieghi al-
lo stato e al proprio paese, oltre al genio
poetico che lo distinse, bielle dignità ec*
clesiastiohe, ed eziandio nelle scienze, fra
tanti nominerò il cardinalBartoloroeoiRò-
vercUa (/^.), vescovo d'Adria e poi aroi-
▼esooTO di Ravenna; Lorenzo suo fra tei*
io, il quale dopo essere stato impiegato
dalla 8. Sede in diverse legazioni a' prin-
cipi d'Europa, fu fatto vescovo di Ferra-
ra ; il loro nipote Filasio fb arcivescovo
di Ravenna. Baldassare Bonifacio vescovo
d t Gì pò d'lstria.Zaccaria detto i 1 /{o^g'i/io,
che per la sua gran cognizione delle leggi
fu &tto uditore di rota. Di questo celeber-
rimo e sagro tribunale di presente è udi-
tore pro-decano, e perciò vicino ad essere
ornato delia porpora cardinalizia, il de«
giiissimo mg.^ Pietro de'conti Silvestri,
che fa onore alla sua patria Rovigo. I con-
ti- Silvestri in questa città tengono aperta
al pubblico una biblioteca d'oltre 36,ooo
volumi, e posseggono pureuna buona gaU
leria di quadri, non essendo di minor pre-
gio l'altra di proprietà de'conti Casilinu
Il territorio di Rovigo racchiuso fra il Po,
l'Adige e l'Adigetto, sebbene paludoso e
fì'astagliato da un gran numero di canali,
è feracissimo specialmente in riso, ed of-
fre pingui pascoli al bestiame bovino ed
alle mandrie de'cavalli. Abbiamo di Fran-
cesco Bartoli, Le pitture^ sculture e ar*
chitetture della città di Rovigo^ Venezia
1793.
Rovigo ne'primi secoli deirera nostra
era conosciuto col nome dì Buon Fico
ossia di Redige , cioè luogo composto di
molte case, le quali formavano una me-
diocre popolazione. Era cinto di paludi,
e dove per la terraferma non poteasi gitin*
geresenon per la parte del nord. In que-
sto sito, come ottimo, e forse uno de'piti
frequentati, che in poca distanza dalle pa-
ludi, anticamente dette Adriano /i^^^r/ri
Tuscorum Chlóniafassevo posti, era Buon
Vico, quando il vescovo d'Adria Paolo,
ROV ao3
non potendo piii trattenersi in quella cit-
tà (che avendo dato al mare presso cut
sorgeva con rinomato porto il nooMS d'A*
driatico, e per essersi questo ritirato,da
marittima era divenuta terrestre),seguito
da parte di qtielcleroeda alcune di quel-
le più nobili famiglie, in esso si portò ad
abitare e circa il 920 o 924 vi piantò un
fortissimo castello: questo poi efficacemen-
te gli servi per mettersi al sicuro dai cat<r
tivi cristiani che allora esistevano in A-
dria , e dalle frequenti scorrerie che in
quegl' infelici tempi, massime ne' luoghi
più litorali, facevano dj verse nazioni bar«
bare, i saraceni e gli ungheri. Il vescovo
ciò fece, anche per la decadenza d'Adria
e sua aria umida, previo il consenso di Pa-
pa Giovanni X del 9 1 4i che gli permise
di stabilire la sua residenza in Rovigo, non
solo come supremo capo della Chiesa,ma
quale signore nel temporale de'due luo-
ghi, siccome appartenenti sM' Esarcato di
Ravenna (F,) dominio temporale della s.
Sede, per ispon tanca dedizione de' popoli
sino da'primordi dell' VI II secolo. Nel di-
ploma perciò rilasciato da Giovanm X a
favoredel vescovo Paolo, e riferito dal ci-
tato Nicolio, Storia p. 1 3, si legge: Ut li"
cent tibi in dicto loco Rodige Castrum
construere, ad sen»andum populum san»
ctae iurte Ecclesiae, tam a pagnnis^ quain '
a perfidìs christianiSf etc. Il Borgia nel-
le Memorie di Benevento, nel 1. 1, p. 18,
nel riportare i diplomi di ve Pipino, di
restituzione, ampliazione e conferma del
principato temporale della romana chie-
sa , osserva che in quello di Lodovico [
il Pio suo nipote, sono specifica te e com-
prese altre città, come Adria, ibrse non
prima restituite al Papada Astolfo re dei
longobardi. Indi soggiunge: ««Quanto al-
le città nominate nei diploma di Lodo-
vico I, cioè Adria, Fossombrone,ed il ter-
ritorio Valvense, delle quali sebbene noi
non sappiamo se fossero restituite dal re
Desiderio (successore di Astolfo); ad ogni
modo é certo, che dopo la disfatta de'Ion-
gobardi furono consegnale al supremo
ao4 ^OV
dominio della tanta Sede, insieme con
tutte le altre città dell' Emilia non an«
Cora restituite alla chiesa romana, e con
quelle eziandio che le avea di nuovo u*
surpato il re Desiderio. Terminiamo la
presente nota con aviiertire il lettore, che
Giovanni X nel 920, concedè la città di
Adrìa con tutto il suo territorio a Paolo
vescovo della medesima, il quale territo-
rio abbracciava Rovigo, e giungeva fino
al fiume Tartaro, e gli trasmutò l'annuo
censo nell'obbligo di riiabbricarela chic*
sa di quella città". Il diploma di Giovanni
X col privilegio concesso al vescovo Pao-
lo, lo riporta Ùghelli, Italia sacra t. a,
p. 4oi> in ^drienses i^ijcopr. D'allora
in poi la storia incominciò a parlare di
Rovigo^ comechè divenuta sede de' vesco-
vi d' Adria e nobile castello, e successi-
vamente r accrescimento di Rovigo non
fu prodotto con porzione degli abitanti
della città d'Adria, da cui in que' tempi
i*gli dipendeva come sua madre, ma col
traspoito di tutto il più nobile di quella
città, cioè del proprio vescovo che n'era
padrone, e parte di quel clero con alcune
delle prìncipali famiglie, quali tutti in Ro-
vigo si stabilirono, dimodoché mutata la
primiera condizione, lo fecero divenire
quasi una nuova Adria. Siffiitta trasmi-
grazione fu quasi simile a quella che fece
il patriarca Elia, il quale da Aquileia se-
co lui condusse nell'isola di Grado (F".)
ì primi soggetti di quella cospicua città,
chiamando poi quelloNuovaÀquileia.Con
tal esempio dunque si può dire, che anco
in Rovigo da quel vescovo fu trasfusa
quella figura di città, che quasi del tut-
to per sua fatai disgrazia era rimasta e-
clissata in Adria. La posizione vantag-
giosa di Rovigo, r amenità del sito, e la
progrediente decadenza dell'antichissima
Adria, concorsero ad obbligare i succes-
sori del vescovo Paolo a dimorare per lo
più in Rovigo. 11 vescovo Florio lo fece
circondare delle memorate grosse mura
e forti torri, a guisa delle primarie città
d'Italia, ed a decoro dello stabilito seggio
ROV
vescovile : di conseguenza colla quasi per-
manenza in Rovigo de' vescovi d' Adria,
gradatamente si andò accrescendo tanto
nel materiale che nel formale, a segno che
figurò tra le prime de'dominatori Esten-
si eVeneti.ln seguitoRovigo divenne ca-
poluogo della provincia di Polesine o Po-
lesine di Rovigo. Variano gli scrittori in-
torno all'origine del nome Po/e^iyie, alcu-
ni derivandolo nella corruzione della pa-
rola latina Peninsnla^ altri dalle parole
nazionali Po ed Esie ^ in vece di Adige,
e finalmente alcuni dalle molte quasi iso-
le. formate dai rami dell' Adige ed altri
corsi d'acqua della provincia. Sembra pe-
rò più verosimile che dall'antica palude
Padusa, che occupa per l'appunto la mag-
gior parte del terreno di questa provin-
cia, a lei derivasse colla corruzione della
lingua ialina il nome di Polesine, assai na-
turale essendo che il terreno della detta
palude diseccato si chiamasse primiera-
mente jiger PadusinuSy indi dopo le ir-
ruzioni de'popoli settentrionali, ne'secoli
di mezzo , mutato il nome di Padus in
quello di Po, corrottamente prevalesse il
nome di Poìesino, poi Polesine^ invece di
Padusinus.'LàcpaXe opinione, quantun-
que sorta dopo T altre e ad esse contra-
ria, sembra che più di tutte si accosti al-
la verità. Anticamente non fu la provin-
cia del Polesine né abitata né conosciuta,
ed è nata ne'secoli di mezzo dell'era crì*
stiana. Al tempo de' romani era noto il
paese sotto il nome di Paludi Adriane,
o Palude Padusa, X^i^xiMx si stendevano
non solo sopra buona parte dell'odierno
Polesine di Rovigo, ma di più anche sul
basso Padovano, sul territorio d'Adria e
gran parte della legazione di Ferrara, che
essendo dominio della s. Sede, questa pri-
ma concesse Rovigo con Adria a' vescovi,
e poi per investitura il Polesine con Fer-
rara agli Estensi, a' quali come narrai a
Ferrara e poi accennerò lo tolsero la re-
pubblica di Venezia. Muratori nelle An»
lichità Estensi aSerma^ che Rovigo col suo
contado e Polesinefu signoreggiato dopo
ROV
iliooo dagli Estensi. Pare propriamente
che la provincia di Polesine si comincias-
se a stabilire poco innanzi all' irruzione
degli ungheri sotto l'imperatore Berenga«
l'io 1^ i quali la scorsero sino alle spiagge
dell'Adriatico. Altri pretesero che Rovigo
con altre terre delPolesine fosse donata ad
Alberto Azzo I marchese d'Esle, dall'im-
peratore Ottone I per dote di sua figlia :
mentre Rovigo restò sotto il dominio E-
stense, fu governata in nome dì que'mar-
chesi e duchi da un visconte, e seguì in
un al Polesine i destini di Ferrara e di
altri dominii degli Estensi, oomeModcna,
Beggio, ec, laonde si ponno vedere que-
gli articoli in cui li narrai con difiusio-
ne. Dopo diverse politiche vicende, il mar-
chese Obizzoneli 191 fu rimesso in pos-
sesso di Rovigo e suo contado , essendo
stato diviso cogli Estensi di Germania e
di Baviera. Neh igSjClettoPapa Innocen-
zo III , col fermo intendimento di ricu-
perare alla romana chiesa i suoi dominii
usurpati da diversi prepotenti, dagl'im-
peratori, o dispensati da questi per consi-
derare tutto appartenente all'impero, che
puredoveano riconoscere dalla s. Sede che
lo avea ristabilito, con censure avvalorate
dalle armi volle ripetere la provincia di
Polesine di Rovigo, siccome appartenen-
te air Esarcato di Ravenna. Tultavolta
con patti d'infeudazione e col Ferrarese
continuarono a dominarla gli Estensi. La
repubblica di Padova più tardi, avendo
aicune.ragioni sopra una parte della pro-
vincia, le cedette nel 1 3 1 7 al marchese Ri-
naldo III d'Este. La sua casa continuò a
possedere il Polesine di Rovigo per quasi
un secolo, finché gli fu tolto da France-
sco )I da Carrara il Novello signore di
Padova (/^.), nella guerra da lui messa
contro il marchese di Ferrara Alberto dì
Esle, il quale potè coll'interposizione del-
la repubblica di Venezia ricuperarlo me-
diante sborso di buona somma di dena-
ro. Ritornato così il dominio del Polesine
diRovigo nella casa d'Este, il marchese Ni-
colò 111 l'impegnò ai Teneziani perSo^ooo
ROV ao5
ducati o fiorini nel i SgSjtrovandosi in ne-
cessità di denaro.Rotta intanto nel f4o4
la guerra tra la repubblica di Venezia e
Francesco II da Carrara per l'acquisto di
Vicenza, e pei tagli fatti dai veneziani del-
l' Adige ad Anguillara, donde nacque il
lago di Vighizzuolo nel Padovano, Fran^
Cesco II sedusse il genero marchese Nico-
lò III a romperla coi veneziani, per cui
le truppe ferraresi e padovane &cilmen-
te s'impadronirono del Polesine di Rovi-
go. Ma i veneti presentata un'armata na-
vale innanzi Ferrara, costrinsero Nicolò
IH alla pace, ed a restituire la provincia,
cui dovette accedere anche il Carrarese.
Il marchese avea restituito soli 18,000
fiorini, quando nel 1 438 la repubblica ve-
neta per distrarlo dell alleanza del duca di
Milano, contro di cui ardeva la guerra in
Lombardia, a mediazione di Papa Euge-
nio IV che trovavasiin Ferrara, gli resti-
tuì il Polesine di Rovigo. Nel 1482 aven-
do Ercole 1 duca di Ferrara cacciato da
questa città il visdomino console vene-
to, violato gli antichi accordi, fondato sa-
line in Comacchio, alzato torri sui con-
fini col Veneto; la repubblica dopo gra-
vi rimostranze passò ai falli^ invase tutto
il Polesine di Rovigo, e altre terre del
FeiTarese. Nel 1484 fu stipulata la pace^
colla condizione che lapravincia del Po-
lesine di Rovigo restasse perpetuamente
annessa al dominio veneto» col patto e-
spresso di restituire la repubblica al du-
ca, Adria, Ariano, Comacchio , Mellara,
Castel Nuovo, Figheruolo, Castel Gugliel-
mo,la.Bastia delZaniolo,la Riviera di Filo,
ed ogni altra terra presa dai veneziani, il
palazzo in Venezia, i beni d'Este; ma Mu-
ratori rileva, che non tutto fu restituito
al duca dalla repubblica. Di poi per la fa-
mosa lega di Carnbray (^.), i collegati
occuparono il Polesine diRovigo, indi nel-
la pace di Bologna l'evacuarono e mtitaì-
rono ai veneziani, per cui d'allora in poi
Rovigo e il Polesine fece parte de'festi e
degli avvenimenti cui soggiacque la re-
pubblica di Ftnezia (^.)^e vieppiiifio-
3o6
ROV
rì pel suo ben regolato muaicipio^ e pei
collegi de' giureconsulti e de' notari. La
repubblica decorò la città, i nobili ed i
cittadini di non poche pi-erogati ve. Uni
al suo territorio Gistel Guglielmo e la
Villa di Pontecchio, la considerò sempre
non solo per città, ma l'onorò del titolo
ii Fedelissima città, le partecipò i prìn*
cipali fasti della repubblica, e la fece rap-
presentare nella sala ducale di Venezia
tra lei 2 principali città del suo vasto do«
minio ; facendola governare da podestà,
da capitani e da provveditori. Nel 1797
il Polesine di Rovigo divenne dominio in
un a Venezia deirimperoauslriaco,quin-
di in poi seguendo le sorti delle altre ag-
gincenli provincie.Nel 1 8o5 fece parte del
regno l(alJco,eformò un circondario del
dipartimento del Basso Po, dipendente da
Fc^rrara, e vi risiedette un vice- prefetto.
L'iroperatoi*e Napoleone conferì il titolo
di duca di Rovigo a Savary ministro del*
la polizia generale dell'impero francese.
Nel 18 14 ritornata Rovigo col Polesine
alla dominazione austriaca, nel 1 8 1 6 eb-
be ii titolo di città regia, formandosi la
sita provincia degli 8 disìtretli d' Adria ,
Badia, Crespino, Lendinara, Massa, Oc-
chiobello, Polesella e Rovigo. Nell'an-
no 1 8 1 5 , mediante il trattato di Vien-
na, come toccai a Fbbbara, e nel voi*
XXI X,p. 208, per la protesta formale e-
messa dal cardinal Consalvi e ratificata
da Pio VII, dal congresso venne ceduta
all'À4istria la porzione della legazione fer-
rasse situata sulla riva sinistra del Po
che apparteneva aHa s. Sede, e<che pri-
ma dell'invasione de' repubblicani fran-
cesi confinava cogli stati della repubblica
di Venezia. Questa porzione di territorio
ha principio superiormente dalla Pila co-
sì detta Ferrarese, e si prolunga in varie
estensioni sino al mare, contenendo i se-
guenti paesi, di alcuni de' quali parlai a
Fbbiiara. Melara, Bergantino, Massa, Ce-
neselli, Calto, Giacciano, Zelo, Trecenta,
Bagnolo, Salara, Ficarolo, Gaiba , Stien*
ìB, Caselle, Occhiobello, •. Maria Mad-
ROV
dalefia , Canaro, Vallice, Garofoto, Cre-
spino, Papozze, Canalnuovo, Villanova, e
buona parte dell'Isola di Ariano, formala
dai due rami del Po, V uno denominato
Po Grande o di Venezia, e l'altro Po di
Goro,in cui si trovano la terra detta Punta
di 8. Maria d' Ariano, Ariano^ Riva e altre
piccole ville.Polesella e Guarda sul Po ap-
partennero sempre a Venezia, TuttLi luo-
ghi nominati appartengono alla diocesi
d' Adria, ad eccezione de' paesi compresi
nell'Isola di Ariano, che spettano alla dio-
cesi .di Chioggia : gli abitanti ascendono
a circa più di 40}Ooo.
La fede cristiana fu promulgata io A-
dria e nella diocesi, da s. Apollinare di-
scepolo di s* Pieti*o principe degli aposto-
li. L'orìgine della sede vescovile propria-
mente non si conosce, fu sufìfragahea del-
la metropolitana di Ravenna, ed ora lo
é del patriarca di Venezia. Si vuole che
I.** vescovo fòsse s. Epafrodito discepolo
degli apostoli e vescovo diTerracina.L'CJ -
ghelli incomincia la serie con il b. Gal-
lionisto, che intervenne nel 649 al conci-
lio di Lalerano, celebrato da s. Martino
I Papa. Il vescovo d' Adria mg.' Spero-
ni registra i .^ vescovo s. Coliano, sull'au-
torità de'Bollandisti, indi il b. Gallioni-
sto,poi Bono fiorito nello stesso secoloVII,
quindi Giovanni, non conosciuti dall'U-
ghelli. Leone o Leoperto deir86o o 86 1 ,
Teodino dell' 877 , Pàolo del 9^0 che
stabilì il suo domicilio in Rovigo e ne
aumentò i fabbricati, oome luogo salu-
bre, edificando il castello per difendersi
dagli ungheri che devastavano l'Italia : il
vescovo Speroni riporta il diploma di Gio-
vanni X più completo dell'Ughelli; indi
Rovigo si accrebbe nella popolazione e nel
dero, e sperimentò i benefici effetti del-
l'amore de'suoi vescovi. Tra i successori
ricorderò i più rimarchevoli. Astolfo ro-
mano del 973, il quale concesse le deci-
me del territorio' all'abbazia benedettina
di 8. Maria de Gavello, per suffragio dei
predecessori e per raninia sua. Benedet-
to bolognesedel i o5o, pose le£>ndaroen''
ROV
la alla calledrale di RovigOj fu virtuoso,
ed ottenne privilegi dall'imperatore £n*
rico III. Tutone che Ughelli chiama Atho
oPanzo milanese del 1067, che terminò
la fiìbbrica della cattedrale. Pietro di Fo-
ligno del 1078 dichiarò collegiata lacat-
tedrale di s. Stefano 1, ed istituì il capi-
tolo di canonici, cui attribuì le decime
del territorio. Nel 11 ti 5 Gregorio che
edificò il castello di Fratta presso Rovi-
go, e fu sepolto nella chiesa di s. Marti-
no, poi di 8. Bellino vescovo di Padova,
patrono delta diocesi, pel corpo che ivi si
venera: questa chiesa fu. riedificata nel
1 640 , era collegiata, poi arcipretale. Nel
1 138 Florio veixinese, del quale scrive
mg.*^ Speroni: M Nicolius p. 81 in Histo»
ria BJiodigina de hoc episcopo refert,ni-
mìrum illum aedificasse praedictne ci vi'
latis moenia annoi 1 Sgquae modoetiam
existunt. Haec taroen opinio omnino in-
certa videtur viro eruditissimo Silvestrio
p. 157; propterea nimirum, quiaeviden*
ter non appare t usque ad Ulud tempus
Episoopos Adrienses tenuisse temporale
Bhodigiidominium;scribitenim Aniistes
Adrienses doininium spirituale et tempo-
rale tolius Policinii regionis solummodo
habuisse usque ad finem X, veladsum-
mum usque ad initium subsequenlis sae-
culi ; quo tempore Estenses marchiones
ejusdem regionis dominios potitos fuisse,
tiadit idem auctor; Episcopis vero solum-
modo spirituale dominium remansisse ,
nec tamen subdit quomodo , vel qua de
causa temporale dominium amiserint ".
Pellegrino canonico di Arquada fu eletto
nel 1277 dal senatu elenco rum A drien'
sìunij e Nicolò I II l'approvò. Oltolino mo«
naco camaldolese e priore di Braida , e-
letto dal capitolo nel 1280, fu conferma-
to da Bonifòcio arcivescovo di Rairenna.
Nel vescovato di Bonifacio del 1286 scris*
seUghelli che i saraceni distrussero Adria,
ma mg.^ Speroni lo corregge dicendo es-
sere Adria di Puglia confinante col terri-
torio di Fermo, o Atri del Piceno, celebre
e florida citta ch'ebbe la secca e un na-
ROV 207
irale castello in latino Hadria, Neil 348
il b. Aldobrandino Este figlio di Rinaldo
III, traslato, a Modena e assai dotto, lo-
dato pastore. Ugo Roberti di Reggio del
1887, passò a Padova nel 1892, ed in
vece da questa chiesa fu trasferito ad A-
dria Giovanni Anselmini padovano, as-
sai cavo a Bonifacio IX che gli die il go-
verno di Terni. Bartolomeo Roverella ori-
ginario rodigino e ferrarese nel 1 444> P^
amplissimo cardinale: nel i44^ g'i ^^^'
cesse Giacomo Oratori dottore in an^be
le leggi. Nel 1 487 Nicola M.'d'Este fer^
rarete nipote del duca Ercole I, cui scris-
se Innocenzo Vili per partecipargli di a-
ver dato in commenda a Leonello Trotti
ferrarese la celebre abbazia di s. Maria
Vangadizza de'camaldolesi, situata nella
diocesi d'Adria. Nel 1 5o7 Beltrando Con-
testabili ferrarese canonico Vaticano, let-
terato insigne, ed oratore del duca di Fer-
rara a Leone X. Questi nel 1 5 1 9 fece ve-
scovo il cardinal Francesco Pisani {F.)
veneto; ma dopo 8 mesi cede la sede in
amministrazione al cardinal Ercole JRnit-
goni(P^,)y nel 1 524 traslatato alla sua pa-
tina Modena. Nel i528 amministratore
il cardinal Gio.Domenico>de Cupis {F*}*
Gli successe nel f 558 qual vescovoìl car-
dinal Sebastiano P/gÀf/ii(/^.). Nel i554
Gìuììo Canani{P^.) feirarese, poi cardi-
nale e trasferito a Modena. Nel 1 59 1 fi*.
LorenÉo Loreto veneto carmelitano, dot^
tissimo teologo al concilio di Trento, di
eccellenti virt£i dotato, assai celebrata.
Nel 1598 Girolamo Alfonso Purliliari dei
conti Porzia di Concordia, nunzio aposto-
lico in Francia e Germania, operò molti
restauri nell'episcopio, e dai fondamenti
eresse l'atrio, ottimo pastore. Nel 161 a
Lodovico Seregi nobile veronese di esi-
mia erudizione, sapienza e prudenza, go*
vematore di diverse città dello stato pon-
tificio, vicariò della basilica Liberiana,
chiaro per virtù ; per lo più assente, co-
me nunzio nella Svizzera. Gli successe nel
1628 Ubertino Pappafa va nobile pado*
vano della celebre Simiglia Carrara, Cf
2o8 ROV
gregio legista, sollecito tcscoyo celebrò il
sinodo nella collegiata di s. Stefano I,ove
promulgò utilissime costituzioni che fu«
rono stampate in Rovigo nel i6a8, aven-
dolo impiegato la s. Sede negli affari di
Germania e dìBa viera.DaFeltre nel 1 63g
Ti fu traslocalo Gio. Paolo Savio veneto,
istituì il penitensiere nella cattedrale d'À*
dria,e Tunì all'arci prete, e il teologo che
stabiPi nel canonico antìquioredopo delta
dignità. Restaurò dalle fondamenta e or-
nò la suddetta chiesa di s. Bellino, il cui
corpo col locò in sito più cospicuo; indi re*
staurò la cattedrale d'Adria, e la consa-
grò nel 1 644» ristabilendo nel pristino sta •
to la collegiata di Rovigo, con due altri
canonici, e dichiarandola i .' dopo la cat-
tedraled'Adria,efu vigilante pastore. Nel
j 65 1 Gio. Battista Brescia nobile veneto,
pro-legato d'Urbino, indi traslato a Vi-
cenza. Dopo 5 anni di sede vacante, A-
lessandro VII la fece occupare da Boni-
facio de'conti Aliardi nobile bergamasco,
preposito generale de' teatini, autore di
opere stampate, celebrò il sinodo ove de*
cretò ottime leggi nel 1657, aumentan-
do in ciascunode'capitoli d'Adria e di Ro-
vigo due canonici, e fu sepolto in s, Stefa-
no I. Nel 1 682 Innocenzo XI nominòCar-
lo Labia patrizio veneto teatino, già ar^
d vescovo di Corfò, restaurò ed aUjelPi
l'episcopio di Rovigo, visitò la diooesi che
con zelo governò, e con esimia erudizio-
ne pubblicò alcune dotte sue produzioni ;
nel 1696 pose la i .* lapide allaoollegiata
di s. Stefano I nel rifabbricarla magni-
ficamenle,ove poi fu sepolto lodatissimo.
Da Parenzo Clemente XI nel 1 7 1 7 vi tra*
sferì Antonio Vaira veneto, professore di
canoni in Padova, zelante della discipli-
na ecclesiastica e de'diritti di sua chiesa,
onde provocò dal doge di Venezia la di-
chiarazione, che nella vacanza dell'ab-
bate commendatario di Vangadizza, que-
sta dovesse riconoscei*lo per superiore spi-
rituale, e nel temporale l'economo da lui
eletto per sì insigne abbazia: autore d'o-
pere^ lasciò la sua biblioteca al semina-
ROV
rio, prò ohlatione et illuminatione aiiimae
suae, Giovanni Soffietti di Scio de'chierici
minori, nel 1 733 traslato da Chioggìa, ri-
stabilì la disciplina, visitò la diocesi, am-
pliò il seminario,restaurò e ingrandì il pa-
lazzo vescovile d'Adria, ove fece la torre
campanaria,e fu sepolto nella collegiata
di Rovigo. Nel 1 747 da Feltre passò a
questa chiesa Pietro M.* de'marchesi Sua-
rez trevisano, eccellente vescovo, riformò
gli statuti de'capitoli d'Adria edi Rovigo,
e ripristinò i vicari foranei. Gio. France-
sco Mora patrizio veneto, eletto |iel 1 758
da Clemente XIII, già di Famagpsta, ri-
formò il clero, eseguì la visita pastorale^
fece fare accurata indagine sui beni e pri-
vilegi di sua sede, come tenace difensore
di quanto le apparteneva : ampliò il pa-
lazzo vescovile d'Adria, nella cattedrale
fondò 3 mansionari e vi fu tumulato, fa-
cendo suo erede il seminario. Nel 1 766
ClementeXI I Iconsagrò vescovo nella cap-
pella Sistina Arnaldo Speroni Alvarolti
patrizio padovano, monaco cassinese, fat-
to prelato domestico e assistente a| soglio
pontificio: restaurò ambedue gli episco-
pi, in Adria rifece la tribuna della cat-
tedrale, riedificò il seminario nel 1779»
nella diocesi consagrò molte chiese, come
s.. Giustina di Rovigo nel 1 776, e quella
di s. Agostino del seminario nel 1 784, ed
anche il nuovo altare nell'episcopio diRo-
vigo, dedicando la cappella a s. Nicolò ve-
scovo di Mira. In Padova pubblicò nel
ìjSStAdriensiumEpiscoporumseriesJU-
storico chronàiogica monumentis ìUustra»
ta,auctore Arnaldo Speronio de Alva^
rottis episcopo Adrìensi,eà anche per que-
sta bella opera fu benemerentissimo di
sua chiesa. Per sua morte restò la s^òq
vacante circa 8 anni, e Pio VII vi trasferì
da Apollonia in partibus nel 1807 Fede-
rico M.'Molin di Venezia, cui successe-
ro : nel 182 1 Carlo Ravasi di Crema mo-
naco cassinese; nel 1 834 Anton M.' Cal-
cagno di Chioggia per dichiarazione di
Gregorio XV I. Questo Papa per sua mor-
te, nel concistoro de'a 7 gennaio 1 84^ 71»
RUB
trasferì da Ceneda l'otti ino e zelante ve*
ÌMovo mg.r Bernardo Antonino Squarci-
nadi Vicenza, dell'ordine de'pi*edicatori}
da lui conosciuto pei*8onalmente e assai
slimato. Per sua morte il regnante Pio
IX nel concistoro de'27 settembre 1 852
preconizzò successore l'attuale nrig.'^Gia-
corno Bignolti della diocesi di Mantova,
già di quel seminario professore di teo«
logia e gius canonico, arciprete e parroco
della cattedrale, e vicario generale della
diocesi. In Adria la cattedrale de'ss.Pie<
Irò e Paolo negli ultimi anni fu di nuo-
vo e solidamente i*estaurata in elegante
forma e con ordine corintio, per le incesa
santi cura del benemerito e zelantissimo
attuale arciprete can. d. Lorenzo Avanzi
deirillustre e nobile ^miglia del celebre
rodigino Giò. Maria: ha il fonte battesi-
male, con cura d'anime che si esercita da
un canonico assistito da 4 cappellani: il
capitolo ha la dignità dell'arciprete e 1 1
canonici, compresi il penitenziere e il teo-
logo, 5 cappellani, ed altri preti e cbieri-
ci addetti al servizio divino, essendo l'e-
piscopio presso la cattedrale. Inoltre in
Adria vi è l'altra chiesa parrocchiale di
s. Maria della Tomba, col sacro fonte,
due conh*aternite, ospizio pe' poveri, e
l'ospedale. In Rovigo tuttora i vescovi e-
seixitano ordinariamente le Sigre funzio-
ni, processioni e oi*dinazioni, esamie con-
fei*imenti di beneGcii ecclesiastici, ed al-
tro spettante all'autori tà episcopale; per
cui diversi scrittori chiamano questo ve-
scovato Rovigo, così il vescovo^ ed é per-
db che ci*edetti diffondermi piìi in questo
articolo che in quello di Adria, in am-
bedue le città avendo comodi e decenti
episcopi. La diocesi sì estende in ampio
territorio,con 78 parrocchie. Ogni nuovo
vescovo è tassato ne' libri della camera
apostolica in fiorini 200, componendosi
la mensa di cii*ca e pili di 3,6oo scudi.
RUBIGARI A.Sede vescovile dellaMau-
ritiana Cesariense. Il vescovo Paolino nel
484 fu esiliato da Unnerico re de'vanda-
li/per avere ricusato nella conferenza di
VOI. LTX.
RDB 209
Cartagine di sòttoscrivei'e l'erronee pro-
posizioni de'donatisti.
RUBINI G \o:f^kTt\srtKyCardinale. No*
bile veneziano, laureata e canonico di Pa-
dova, pix>- nipote per canto materno dei
cardinal Ouoboni pro-datario (come ni*
potè della sorella Cristina), il quale gli
procurò la provvista di molti pingui be-
nefizi, onde potè agevolmente vestire l'a-
bito prelatizio e intraprendere la carriera
de'governi, quali amministrò con fama
d'integrità e giustizia, prima in Fabria-
no, poi in Spoleto, donde passò a quel-
lo di Marittima e Campagna, dell'Um-
bria e della Marca; quindi nel 1684 da
Innocenzo XI nominato vescovo di Vi-
cenza. Nell'ottobre 1689 divenuto lo zio
Alessandro Vili, subito lo scelse a s^*e-
tario di stato, ed ai i3 febbraFo 1690 lo
creò cardinale pretedi s. Lorenzo in Pa-
ne e Perna, che poi cambiò col titolo di
s. Marco, e lo. ascrisse alle primarie con-
gregazioni cardinalizie di Roma. Il Papa
negli ultimi di sua vita gli conferì la le-
gazione d'Urbino, quale compiuta^ si re-
cò alla sua chiesa e nel 1 702 la rinunciò,
morendo poi inRoma à' 1 7 febbraro 1 707 V
d'anni 65 non compiti. Fu sepolto nel ti-
tolo, avanti la cappella del ss. Sagramen-
to, in elegante avello erètto dal nipoteGio.
Battista, coll'effigie del cardinale scolpita
in maniiobianco,con onorevole iscrizione.
Interveone all'elezioni d'Innocenzo XII
e Clemente XI, e di lui tratta anche il
Quirinij Tiara et Par pura veneta p. 282.
RUBRICA, Rubrica,Nel senso gram-
maticale questo vocabolo significa un'os-
servanza od una regola scritta in carat-
teri rossi, perchè cosi erano scritte le mas-
sime principali ed i titoli del diritto ro-
mano. In oggi chiamansi rubriche le rè-
gole, secondo le quali devesi celebi^re la
liturgia e l'uffizio divino, perché ne' mes*
sali, ne' breviari, ne' rituali, e negli al*
tri libri di chiesa furono comunemente
sci*itte con lettere rosse, per distinguerle
dal testo delle preghiere. Rubrica si dice
ancora utt argomento di libro o diqual*
14
2IO
&UB
siasi sua parte; un brevissimo oompen-
dio o sunto di libro, odi capitoli di libro.
II Magri nella Notizia de\*ocahoU eccle*
siastìci, diceche Rubrica vien chiamata
la regola, colla quale si prescrive il modo
di recitare l'uffizio divino, ed esercitare
le altre funzioni ecclesiastiche, perchè si
suole scrivere con caratteri rossi;e/{i/&rt«
ca si dice quell'argilla o terra rossa, colla
quale anticamente si scrìvevano i titoli dei
libri. Zaccaria neìV Onomaslicon Rituale
definisce la Rubrica: terra rubri colon's^
{jua librorum tituli, tt legum capita prae*
notabantur, Ontniaftre legum capila mi»
nio scripta erantj unde Bubricae dictae.
Bine vero Rubriearum nomen ad Ritua •
Ics cum Missacy tum officii leges^ vel sai-
tem ad earum capita^ quae rubro titulo
scribi solent^translatumfuiL Anticamen-
te le regole dette poi rubriche si scrive*
vano su libri partieolaiì chiamati diretto-
rii, rituali, ccremoniali, ordinari. Gli an*
tichi sagitimentali, i messali mss. ed an-
che i messali stampati contengono poche
rubriche. Agostino Piccolomini Patrizi,
dottissimo maestro delle ceremonie pon-
tificie, ne'pontificati di Paolo II, Sisto IV
e Innocenzo VlII/mparteaiutato da Gio-
vanni Burcardo celebre maestro delle ce-
remonie pontificie sotto Innocenzo Vili,
Alessandro VI, Pio III e Giulio II, fu il
I .** che scrisse per esteso nel 1 488 l'ordi-
ne e le ceremonie della messa nel Ponti-
ficate, Sacrarum caerimoniarum Hiuum^
stampato a Venezia nel i5i7 da Cristo-
foro Marcello, ed in Roma nel i58o. Il
Burcardo ci diede il Sacerdotale pubbli-
cato in Roma nel iSog, in Veneziane!
ìSy 2 ,ovvero Orda prò informatiorie Sa*
cer£bA<iii.Furonoaggìunte queste rubri-
che all'ordinario della messa in alcuni
messali^ e s. Pio V le fece mettere in or-
dine e sotto que'titoli che sussistono. Da
quell'epoca le i*ubrìche furono poste nei
messali per osservarsi nella celebi*azione
della messa, come ne'rituali quelle da se-
guire neiramministrareisagramenti,nel
beaedii'e,ec.;ne'pontificali quelle presciit-
RtìB
le nelle funzioni episcopali, coi riti spet-
tanti all'ufficio de' vescovi; e ne'breviari
quelle da osservarsi nel recitare e nel can •
tare l'uffizio divino. Queste regole sono
necessarie per stabilire T uniformità nel
culto esteriore; per prevenire i manca -
menVi e le indecenze, in cui i ministri del*
la chiesa potrebbero cadere per ignoran-
za o per negligenza; per dare al servigio
divino la dignità e la tnaestà conveniente
e per eccitare così il rispetto e la pietà
del popolo. Quindi coloro i quali consi-
derano -le rubriche come regole di poca
importanza o supei*stiziose,8ono in erro*
re grave. Iddio prescrisse dettagliatamen-
te le piti piccole ceremonie del suo culto
nella leggediMosè,e più d'una volta pu-
nì colla morte gli errori in questo gene-
re^ che a taluno sembrano leggieri; per
conseguenza il culto istituito da GesùCrì-
sto e dagli A postoli, cui poi fecero oppor-
tune aggiunte i Papi, i conciìii e i vesco-
vi, non é meno rispettabile, né meno de-
gno d'essere sci*upolosamente osservato.
La bolla di 8.Pio V, che leggesi in fronte
di tutti i messali, ordina in virtìi di s. ub-
bidienza a tutti i sacerdoti di celebrare
o di cantare la messa secondo il rito, la
maniera e la regola che prescrive il mes-
sale. Benedetto XIV, Della s, Messa^ in-
culca l'esatta osservanza delle rubrìche.
Pertanto, chi in materia di rubriche, co-
noie in qualunque altra materia^tsommet*
te un'om missione, od alterazione dV sua
natura veniale^ può diventare mortale
per ragione del disprezzo, dèlio scandalo
o dell'intenzione criminosa. Il dotto can.°
RafFaelli di Cingoli, nella Lettera sopra
opuscoli liturgici^ dichiara che il fonda-
mento della Liturgia (^.) sono le rubri'
che dalla s. romana chiesa stabilite, gui-
data sempre dallo Spirito santo, e gli au-
tentici decreti della s. congregazione dei
Riti (^'^.)> istituita appositamente da Si*
sto V, le cui decisioni approvate dal Pa-
pa hanno vera fona di legge, cui si deve
la stessa ubbidienza che ogni fedel catto-
lico deve prestare alle costituzioni poi)ti«
RUB
fiele. Il concilio di Trento pronunziò la-
.natecna contro quelli che non osservava-
no i sagri riti, col can. 1 3 della sess. 7,
De Sagramentisj e con quanto prescrisse
nel can. 5 della sev<(s.22,£>e SacrificioMis-
sae. Sisto y colla bolla, Immensa aeterni
Detrae 22 gennaio i588,dichinròdi qua*
le reato gravissimo si facciano responsa-
bili avanti Iddio, tutti quelli che poca o
niuna stima mostrano delle rubriche, e
deVlecreti della s. congregazione de'riti)
e quanto vadano lungi dal vero coloro
che li slimano contrnddittorii. Su ciò ha
chiuso la bocca a tutti il celebre mg.^Gar-
dellini nella prefazione della Derr^/^I/IM-
(hentìca congrega tionis s. Rhuiim. Per lo
che è da condannarsi l'asserzione di alcu*
ni moderni, essere cioè un'opinione pro-
babile, che senza peccato si possano om-
mettere le rubrichete scientemente senza
causa, eziandio in materia leggiera. Os-
serva Magri, che i teologi distinguono le
rubriche in precettive e diretti ve, e dico-
no che solamente le precettive obbligano
sotto colpa mortale o veniale; con tutto-
ciò si deve fare grandissimo conto di qual-
sivoglia rubrica, ancorché minima, come
inculcò il citato concilio di Trento. Il Ma-
gri aggiunge la sua sorpresa, che certi re-
ligiosi, per altro osservanti della loro re-
gola, facciano tanto poca stima delle ini-
briche ordinate dai s. concilii, dai ss. Pa-
dri, dai sommi Pontefici, e piene tuite di
profondissimi misteri; rigettando e biasi-
mando r introduzione che essi facevano
di nuove ceremonie e di stravaganti riti,
e non approvati dalla s. Sede. L'ab. Di-
clich, nel Dizionario sacro^liturgico^ al-
l'articolo Rubriche parla delle precettive
e direttive. Le preeetlive,secondoGavan-
tOjObbliga no sotto peccato mortale,ad os-
servare i riti dalle medesime prescritti. Le
direttive poi non impongono alcuna ob-
bligazione, essendo piuttosto consigli ed
istruzioni. Dice Ga vanto, che quando nel-
le rubriche vi e questa voce gravissime^
o graviier peccata è cosa certa che si trat-
ta di peccato mortale; la quale voce 7 voi-
RUB 2M
te si" ritrova dove parlasi de'difetti della
Messa {F.), ed in ognuna di esse si pecca
mortalmente. Quando la materia della
rubrica appartiene airintegrità del sagra-
mento o del sacrifizio, la rubrica si deve
riputare così essenziale, che il tralasciarla
sia peccato mortale; come sarebbe quello
che viene prescritto al pane, al vino, ali ac-
qua, all' intenzione, alla forma, all' assu-
mere ambedue le specie, le quali cose tut-
te si devono osservare come sono presait-
te dalle rubriche. La parola enim nella
consagrazione del pane e del vino, non si
puòvolontariamente tralasciare senza pec-
cato mortale, benché sia stata aggiunta
dalla Chiesa, come vuole Mcrati. Il Diclich
ancora dichiara, che oltre alle rubriche
del messale, vi sono pure i decreti della
8. congregazione de* riti, i quali si devono
.considerare parimenti comeregola invio-
labile delle sagre ceremonie, tanto della
messa privala,che della solenne. Avverte
poi, che non tutte le dichiarazioni della
s. congregazione né sono, né chiamar ai
devono decreti rigorosi, ancorché consti
in forma autentica de'medesì mi; imper-
ciocché le dichiarazioni della stessa s. con-
gregazione si devono riputare solamente
decreti obbligatorii,quando escono in for-
ma di decreto rigoroso, od almeno hanno
nel fine qualche clausola di decreto, co-
me avvisò Merati, ed obbligano mM^n>^ff e
foro. Se poi le dette dichiarazioni sieno
solamente risposte, o risoluzioni di dub-
bi proposti, non essendovi aggiunta clau-
sola alcuna di decreto rigoroso, che proi-
bisca o comandi qualche cosa, pare^ giu-
sta la sentenza di molti, che sieno regole
solamente direttive, le quali non levano
la probabilità alla sentenza contraria. Per
altro in tal caso la decisione della s. con •
gregazione si dovrebbe preferire all'opi-
nion^ d'ogni altro che sentisse il contra-
rio, come opinò il celebre Ursia,D<>(Y/>/.
eccles. t. i,p. i,n.**7. Quelle rubiMche,
che i dottori convengono essere di mate-
ria grave, e che obbligano all'osservanza
sotto pena di peccato mortale, sono pre-
213 RUC
oetlive^ come sarebbe di non celebrare in
luogo proibito, di aertirsi della mensa con-
sagrata, di adoperare il lume, dell'ora di
celebrare, della disposizione dell'anima
e del corpo, del ministro, del messale, del
calice, della patena, del corporale e della
palla, di recitare il canone intiero, di pren •
dere la prima purificazione del vino, del
numero, della mondezza e integrità delle
vesti sacerdotali, e della benedizione delle
medesime, come si legge in Ga vanto. Fi-
nalmente tutte le altre rubriche, quan-
tunque sieno direttive, non si debbono
però disprezzare, perchè il dispregio e lo
scandalo che causerebbe al popolo il tra-
lasciarle, potrebbe divenir peccato grave;
e questo si potrà giudicare o dalla materia
o dairintenzione del sacerdote.
EUCUMA. Sede vescovile dell'Africa
occidentale nella provincia Proconsolare,
sotto la metropoli di Cartagine. Luciano
suo vescovo assistette nel ^55 aHa con*
ferenza di Cartagine, e Massimo fiorì nel
646. Morcelli, Afr, chr,
BUDNAYDIV£KUIFALU(db)Ales.
SAHDBO,Cariiraa/!ff. Nobile ungarese, nac*
que a'4 ottobre 1 760 in s. Croce o Szent*
Betestz nell'arcidiocesi diStrigonia, della
cui metropolitana divenne canonico. Pio
VII nel concistoro degli 8 marzo 1 8 1 6 lo
£ece vescovo di Transilvania o tVeissem-
burg, ed in quello de' 1 7 dicembre 1 8 1 g
lo trasferì all'ai*civescovato di Strigonia,
onde divenne anche primate d'Ungherìa.
Pe'suoi meriti, zelo pastorale e altra vir«
tu, ad istanza dell'imperatore d'Austria
Francesco I, Papa Leone XII nel conci-
storo de'2 ottobre 1 8a6 lo creò cardina-
le dell'ordine de'preti, e nell'altro de'i5
dicembre 1 828 lo pubblicò. Nel n.** 5 del
Diario di Roma del 1839 si legge. h\\
di 23 dicembre 1828 giunse in Gran o
Strigonia il conte Filippo Neroni di A'-
palransone, guardia nobile di sua San-
tità, come corriere di Homa^ per recare
a sua Altezza il principe arcivescovo di
Gran e primate d'Ungheria la notizia del-
la sua nomina a cardinale, seguita nel con-
RU D
dstóro segreto del i5 dicembre. Entrato
l'inviato pontificio nella sala di udienza,
già disposta pel suo solenne ricevimento,
e dove il principe primate, circondato dai
canonici e da scelta adunanza lo atten-
deva, annunziò egli a sua Altezza lo scopo
della sua missione e le consegnò il pon-
tificio diploma di nomina (ed il berretti-
no cardinalizio); unitamente alle lettere
di congratulazione di parecchi cardinali
e del nunzio apostoliep di Vienna. Il prin-
cipe primate ringraziò, in una breve ri*
sposta, per l'alta dignità che il sommo
Pontefice si era degnato conferirgli, non
che il conte Neroni medesimo per la sua
cura a recargli questa nomina. Gli a&tan*
ti quindi fecero un triplice evviva di giu-
bilo. Sua Altezza eminentissima il prima-
te passò poscia nel suo appartamento, per
vestirsi cogli abiti della sua nuova digni-
tà. Ritornato che fu nella sala, il rev. ca-
nonico di Gran e vescovo Pietro de Ur*
meny prese la parola, e diresse un discor-
so latino al nuovo cardinale in nome del
capitolo, manifestandogli i sentimenti d'e-
sultanza dell'arcicapitolo medesimo per
questa sì ben meritata distinzione confe-
ritagli da sua Santità. Il principe primate
e cardinale rispose con viva commozione,
ch'egli risguardava questa distinzione co-
me un dono di Dio; ch'egli l'impieghe-
rebbe unicamente ad onore tli Dio stesso,
a salute e benedizione della Chiesa e del*
leanlmea lui affidate, ed a vantaggio del-
la cara patria ; e raccomandò ai membri
dell'areicapitolo di pregare Iddio per l'e-
secuzione di questo suo proponimento."
Inoltre Leone XII dichiarò abiegato a-
postolico a presentargli l'insegna della
berretta cardinalizia mg.** Domenico Luc-
eiardi (ora cai*dinale e vescovo di Siniga-
glia) suo cameriere segreto soprannume-
rario, ed uditore della nunziatura di Vien-
na (il quale avendolo poi Gregorio XYI
nominato abiegato apostolicoa presenta-
re in Vienna la berretta cardinalizia al-
feminentissimo Spinola, come notai nel
voi. V> p. 162, è uno die'pochi asampi,
RUF
iD medesimo soggetto adempisse Fo-
(vole commissione di due simili able-
3DÌ). Il cardinale poco dopo si recò
^ienna, ed a' 4 gennaio 1829 gli fu
DSta solennemente incapo la berretta
inalizia dall'imperatoi^e Francesco F,
I qual funzione pontificò la solenne
la il nunzio mg/ Spinola arcivescovo
ebe.Ne'd uè conclavi tS^geiSSo-Si
rdinale non vi si portò, laonde non
idosi mai recato in Roma, non rice«
ì né le altre insegne della dignità, né
olo. Indi mori in Strigonia a' 1 3 set-
ire 1 83 1 , d'anni 7 1 , fu esposto e se-
> in quella metropoli tana, compìan-
er le sue egregie qualità.
DFFEC, Roffiaciinu Città di Fran-
Jipartimento della Charenle^ capo-
di circondario e di cantone, a circa
sglie da* Angouléme e 1 4 da Poitiers,
«ien alla destra del Charente,esulla
la da Parigi a Bordeaux. Seòe di au*
ìy è ben ébbricata in forma d'anfi-
o, con l'antico castello in un'isola del
, senza però le fortificazioni che lo
heggiavano. Antichissima, fu .capo*
) d*una delle più belle terre dell' A u-
ese,ed ebbe successivamente i titoli
ronia, viscontea e marchesato. Vi si
sro 3concilii. Ili.^a'si agosto 12 58
rerardo di Malemort arcivescovo dì
eaux. Vi si pubblicò un regolamen-
10 articoli, principalmente risguar*
s gl'interessi temporali della Chiesa.
00 scomunicati quelli che si colle-
DO per restringer la giurisdizione ec-
stica, e per impedire a' chierici che
no le loro cause ne'tribunali eccle*
ci. Il 2.^ nel 1 3o4 presieduto da Ber-
lo de Got arcivescovo di Bordeaux,
lei 1 3o5 divenne Clemente V e sta-
a pontificia residenza in Avignone.
' nel X 327 convocato da Arnaldo de
eloup arcivescovo di Boi*deaux. Vi
bblicarono due canoni; il i.^coman-
le si cessi dall'uffizio divino, in quei
Ili dove i giudici làici, che avranno
irato chierici, ricusassero di metterli
RUF 2i3
in libertà, essendone avvisati; il 2.* per-
mise ai chierici di ricorrere ai tribunali
secolari per le chiese e le persone eccle-
siasticlie. Labbé tu, Anluino t. 8.
RUFFIN A e SECONDA (ss.), vergini
e martiri. Romane, figlie di Asterio, uo-
mo di stato senatorio. Furono fidanzate
Tuna ad Armentario, l'altra a Verino, i
quali professavano il cristianesimo; ma
sopravvenuta Tanno 257 la persecuzio-
ne di Valeriano e di Galieno, apostata-
rono, e tentarono indurre Ruffina e Se-
conda ad abiurare anch'esse la fede. Ri -
gettarono esse con orrore tale proposta,
e fuggirono dalla città; ma vennero pre-
se e condotte dinanzi a Giunio Donato
prefetto diRoma, che dopo aver fatto loro
patire molte torture, le fece decapitare
in una foresta 1 2 miglia lungi dalla cit-
tà, ove rimasero sepolte. Fu poi fabbri-
cata sulla loro tomba una cappella, che
Papa 8. Giulio I converti in una magnifi-
ca chiesa, formandosi nel luogo una città
che fu \Jletta Selva Candida^ e divenne
sede vescovile, della quale ne tratto, ri-
portando pure le notizie delle ss. Ruffina
e Seconda, nel vol.LIV, p. 222. La loro
festa si celebra a' 10 di luglio.
RUFFINA (s.), martire, f'. Giusta e
RuFfNA (ss.).
RUFFINA {s. Rufinae). V. PoBTO,ve«
scovato suburbicario.
RUFFINA e SECONDA (ss.). Con-
gregazione o monastero di monache Or»
soline in Roma, iion pili esistente, delle
quali parlai nel voi. XLIX, p. 180 e 181,
ed a Sagro Cuobe di Gesù , congregazio-
ne di religiose.
RUFFINI Filippo, Cardinale. Roma-
no del rione Pigna o Pa rione, nacque da
nobili genitori, vestì l'abito di s. Dome-
nico, dottissimo teologo e femoso predi-
catore, fu fatto penitenziere minora della
basilica Vaticana, e da Clemente VI ver-
so il 1 347 vescovo d'Isemia, da doveUr-
bano V nel 1367 lo trasferì a Tivoli, in
cui nel 1 36g celd>rò il sinodo. Nel con-
clave per reiezione di Urbano VI ne fu
2i4 RUF
custode del popolo romano , coi vescovi
di Marsiglia e di Todi; esseudo dì cuor
graode e magnaDimo, il Papa a'i8 o 28
settembre 1 378 lo creò cardiualc prete di'
t>. Susanna,e nel seguente auno Io spedi coi
cardinal Orsini vescovo d'Aversa, legato
a Uuere per tutta Tltalia sconvolta dalle
fazioni e dallo scisma dell'antipapa Cle-
DieuteVll,per mantenere i popoli nell'ub-
bidlenza del legittimo Urbano VI; cqm-
missione che eseguì con gran saviezza e
valore, dando principio alla sua legazio-
ne dalle città di Pisa e Lucca, e prose*
guendo poi nelle altre parti a perorare
con robusta eloquenza dai pergami con-
tro l'antipapa, ed in difesa e favore di Ur-
bano VI. Questi conferì a lui e al cardi-
nal Orsini ampia facoltà di alienare, ven-
dere e dare in pegno i beni delle cbiese,
tranne i castelli e i feudi, anche senza il
consenso de* vescovi e de'capitoli, ove lo
avesse richiesto la necessità della s. Sede.
Fatalmente morì dopo due anni di cardi-
nalato nel 1 38o in Roma, ed ebbe ono-
revole sepoltura nella chiesa di s. Sabina.
RUFFINO e VALERIO (ss), marti-
ri. Avevano la soprintendenza del patri-
monio imperiale presso Vesle; nel terri-
torio di Soissons; professavano ambedue
la religione cristiana, e versavano gene-
rose limosine in seno ai poveri, dando e-
ziandio prove della loro pietà colle mor-
tificazioni che praticavano. Avendo Rizio
Varo prefetto del pretorio nelle Gal He
cominciato a perseguitare i cristiani, se-
condo gli ordini dell'imperatore Massi-
miano £rcole, ed avvicinandosi a Sois-
sons, Ruffino e Valerio si rifuggirono in
un bosco; ma essendo stati scoperti ven-
nero condotti dinanzi il prefetto, il qua-
le li fece distendere sul cavalletto e lace-
rare a colpi di staffili impiombali. Poscia
per la loro costanza nel confessare la fede,
furono uccisi non lungi dalla strada mae-
stra che conduceva a Soissons, riportando
così la palma del martirio nel III secolo,
^ono nominati negli antichi martirologi
sotto il i4 di giugno. '
RUF
RUFFINO (s.), martire. F. Wulfado
e RuFFirco (ss.).
RUFFINO, CardinalcJydX vescovato
di Nola nel 1 185 fu trasferito a quello
di Rimini, indi Clemente III nel settem-
brei 1 90 lo creò cai*dinale prete di s.Pras-
sede. Confermò colla propria soscrizione
le bolle di Clemente HI a favore del tno-
Dastero d'Ognissanti di Bari, e di s. Be-
nedetto di Mantova. Siccome in una bol-
la di Clemente III del i.^ giugno 1188,
si legge: Ego Ruphinus titilli s, Praxedis
Presb, Card, e non trovandosi in que'tein •
pi altri cardinali di simile nome, sembra
doversi anticipare a detto anno almeno
la sua promozione. Si trovò presente all'è-
lezionedi Celestino 111, e viveva nel j 194
in cui cglr intervenne alla canonizzazio-
ne di s. Gio. Gualberto, secondo Cardel-
la. Ma Nardi, nella Cronolassi de' vescovi
di Rimini, afferma che fu il suo succes-
sore.
RUFFO Pietro, Ctìfrrfi/itffe. Patrizio
napoletano, nel i.^ marzo 1 1 18 da Ge-
lasio Il fu creato cardinale, diacono di s.
Maria, in Cosmedin, in Gaeta, nel giorno
stesso in cui il Papa ricevè la pontificale
consagrazione, e fu l'unico cardinale da
lui creato. Essendo il Papa fuggito da Ro-
ma per sottrarsi dall'insidie d'Enrico V,
per maggior sicurezza passò in Francia
col cardinale, che gli riuscì carissi mo. Do-
po essere intervenuto in Clugny all'ele-
zione diCelestinoIf,morìneli 122 I 123.
Cardella rigetta le asserzioni di Ciacco -
nio, sulla durata del cardinalato di Ruffo,
così quelle del Mansi, per certa sottoscri*
zione di P, Rufus Presb, Card, del 1 1 3o,
che forse sarà di altro non conosciuto dai
biografi de'cardinali.
RUFFO oRUFI Raimondo, Cardina-
le, Nacque in Cahors dell'illustre fami-
glia di Napoli^ nipote o parente di Gio-
vanni XXII, ciò che altri negano, o al-
meno concittadino per essere il Papa di
Cahors; esseudo protonotario apostolico,
a'20 dicembre i32o in Avignone locreò
cardinale diacono di s. Maria in Cosme*
RUF
din, e poi secondo alcuni prete di s. Gri«
sogono. Morì in Avignone nel 1 342, e fu
sepolto nella chiesa de'minori. Nondime-
no Contelori iruole che morisse nel 1 325,
diaconip e non prete, e Cardella lo crede
più probabile.
RUFFO Tommaso, Cardinale. Ebbe
per patria Napoli, dove nacque di chia«
rissimi e illustri genitori, e rendutosi per
tempo segnalato nelle scienze, e singoiar-
mente in quella dell'uno e dell'altro di*
ritto, portatosi in Roma a compiere la sua
educazione nel collegio dementino, me-
li tòd^ Innocenzo XI là destinazione d'in-
ternunzio aBrusselies, carica che per viep-
più profondarsi nello studio , modesta-
mente ricusò. Più tardi dal concittadino
Innocenzo XII accettò la vice- legazione di
Ravenna, dove per l'assenza del legato,
dovendo egli solo presiedere al governo
di quella provincia , ebbe campo di far
risplendere la sua integrità e prudenza,
che gli conciliò le lodi del Papa e del le-
gato, gli applausi de'popoli, e l'approva-
zione di alcuni vescovi, sebbene* avesse
sostenuto contro di loro controversie giu-
risdizionali. Trasferito inquisitore a Mal-
ta, col credito eh' erasi acquistato, colla
sua industria e destrezza, riconciliò quel
sovrano ordine gerosolimitano colla re-
pubblica di Genova, ti*a cui erasi accesa
fiera discordia, degenerata in aperta rot-
tura. Gli fu quindi a£Bdata la nunziatura
di Toscana , dove molto si adoperò per
mantenere illesi non meno i diritti della
s. Sede, che quelli dell'immunità eccle-
siastica, in addietro malamente bersaglia-
ta. In tal tempo gli furono offerte le nun-
ziature di Vienna e di Spagna, e mentre
si apparrecchiava per la 2.*, Innocenzo
XII lo fece suo maestro di camera, ed il
successore Clemente XMo confermò nella
carica, e dopo due anni lo promosse ad
arcivescovo di Napoli , che non accettò.
Continuando nel palatino uffizio di Mae*^
Siro di camera^ come notai in quell'arti-
cdoj lo funse con tanto zelo, assiduità e
minuta precisione, cjhe compilò un libro
RUF T.i'y
mss. ò! Istruzioni i^fA successori, continua •
toda mg.'Pignattelli, dieui possiedo co-
pia e ne profittai , ed è importante non
solo pei maestri di camera, ma pei tanti
e diversi ceremonialiche contiene, sebbe«
ne molti andati in disuso. A' 17 maggio
1 706 Clemente XI lo creò cardinale pi*e«
te di s. Lorenzo Pane e Perna, e legato
di Ravenna, poi di Ferrara dove pagò cir-
ca 3 oò,o 00 scudi di debiti e sgravò la cit-
tà da 3 gabelle. Restituitosi a Roma> ed
essendo vacata la chiesa di Ferrara, fu ob-
bligalo nel 1 7 1 7 dal Papa ad accettarne
il governo, e cosi dovette sottoporsi a quel
peso che avea già ricusato. AFebr aba nar-
i*ai quanto fu benefico e generosissimo ,
come legato e come vescovo, nella città e
nella diocesi, che per lui fu elevata ad ar-
civescovato, per terminare le competenze
con Ravenna, onde ne fu il i .^ arcivesco-
vo. Aggiungerò qualche altra nozione.
Compì la fabbrica della cattedrale, perla
quale destinò le proprie rendite della men-
sa; l'arricchì di preziose reliquie, di belli
e ricchi parati , e di gran copia di sagri
arredi. Il seminario, 'l'episcopio e due vii-
lesuburbane, sono altri grandiosi suoi mo-
numenti. Innocenzo XIII l'incaricò della
legazione di Bologna, che Benedetto XI I(
prorogò ad altro triennio, nel qual tem-
po aumentò le rendite del pubblico ad
annui scudi 6,000, e togliendo il dazio del
macinato. Ritornato in Ferrara, di nuovo
fu eletto legato, onde altri benefizi le com-
partì, come avea fatto con Bologna, e le
accrebbe l'entrate e tolse qui pure la det-
ta gabella. Per motivi di salute e per letà^
rinunziò nel 1 738 l'amata chiesa, con ri-
serva di pensione e della nomina de'be-
nefizi. In Ferrara- erasi formato una col-
lezione di quadri, per cui ivi nel 17 34 A-
gnelli pubblicò : Rime e prose sulla gal*
leria di pitture del cardinal Tommaso
Ritffo» Già nel 1726 era divenuto vesco-
vo suburbicario di galestrina, dove visi-
tata la diocesi, celebrò il sinodo e lo pub-
blicò. Nel 1740 passò a quello d'Ostia e
Yelletrì, dove si mosti^ munifico,istituen-
3i6 RUF
do nella i.' città le maestre pie, che prov-
vide d'abitazione e di mobili^ di venuto de*
cane del 8. collegio. Ivi ebbe a uditore Gio.
Angelo Braschi, e ne promosse l'elevazio-
ne, die poi lo condusse al pontificato, col
Dooie di Pio VI ( V.y Largo e profuso
oo'poverì,non solosom ministra va Ipro ab-
bondanti limosine, ma eziandio le medi-
cine se infeitni. Intervenne a 4 conclavi,
Del 1 74o fu fatto vice-cancelliere di s.Chie-
ta e segretario del s. offizio. Con qual pom-
pa nell'anno santo J ySo apri la Porta san-
ia di 8. Paolo, lo notai a quel!' articolo.
Finalmente dopo tante fatiche sostenute
con somma gloria e fama del suo nome,
in vantaggio della Chiesa, passò agli eter-
ni riposi in Roma nel i ySS a' j 6 febbraio,
d'anni 90 e 4^ di cardinalato. Ebbe se-
poltura nella sua basilica di s. Lorenzo in
Damaso, nella tomba eh' erasi apparec-
chiata nella cappella di s. Nicolò da lui fon-
data, con marmorea lapide, in cui é scol-
pito il suo nome. Il Muratori ne'suoi ^/t-
nali, lo chiamò degnissimo del triregno.
Per la sua famiglia avendo istituito una
prelatura , a questa assegnò in Roma il
Palazzo Rufo (K).
RUFFO AirroNio, Cardinale. Di an-
tica e rispettabile famiglia di Napoli, ven-
ne alla luce in Bagnara nella Calabria,
feudo di sua nobilissima casa. Condottosi
ìnRoroa di 1 4 anni, fu collocato nel colle-
gio dementino, dove fece non ordinari
progressi nelle scienze, essendo totalmen-
te diretto dal precedente cardinal Tom*
roaso suo zio. Nel 1716 intrapresa la car-
riera pi-elatizia, Clemente XI lo nominò
vice- legato di Ravenna, e nel 1 720 inqui-
sitore di Malta.Dopog anni richiamato in
Roma da Benedetto XIII, colla provvista
d'un diiericato di camera colla presiden-
za della grascia., che quantunque quasi
sempre cagionevole, esercitò con tale sol-
lecitudine e vigilanza, in tempi difficili e
circostanze scabrose, che meritò i giusti
applausi del pubblico. Clemente XI t nel
] 739 lo promosse alla cospicua carica di
uditore generale della camera 1 e pei* la
EUF
sua integrità e giustizia, Benedetto XIY
8*9 settembre 1743 lo creò cardinale pre-
te di 8. Silvestro in Capite, ed ascrisse al*
le congi^gazioni di propaganda, de^'itie
altre» La nuova dignità accrebbe in lui
maggior lustro alla piacevolezza, benigni-
tà, cortesia, e altre virtù come pietà e il-
libati costumi, e lo leggo pure nel Cadet-
ti, Memorie di s, Silvestro in Capite, p.
ao6. Afflitto dalla podagra, in cui l'arte
e r ingegno davaasi per vinti, irasfei'i-
tosi nel luogo di sua nascita per riaversi
dal male, dopò il suo arrivo per l'aumen-
tata violenza vi soggiacque, perdendo la
vita dove l' avea ricevuta, a'sa febbraio
1753, 8 giorni dopo la morte dello zio,
d'anni 65, e rimase sepolto nella chiesa
de'cappuccini di Bagnara senza funebre
memoria.
RUFFO Fabrizio, Cardinale.'Nacqui
nella terra di s. Lucido, feudo di sua il-
lustre famiglia napoletana nella Calabria
Citeriore, de'duchi di Bagnara e Baranel-
lo. Sino dalla sua infànzia dimostrò una
grande vivacità, d'ingegno, ed un carat-
tere fermo e deciso di voler superara tut-
ti gli ostacoli qualunque fossero. Non an«
cor compiti 4 anni fu portato in Roma
per esservi educato sotto gli auspicii del
di lui zio cardinal Tommaso decano del
s. collegio. Trovavasi nella corte di quel-
l'insigne porporato, in qualità d'uditore
Gio. Angelo Braschi di Ceseua, il quale
per far carezze al fanciullo lo prese sulle
ginocchia. Volea Fabrizio giuocare colla
bella chioma delBra8chi,ma sempre venne
impedito; finalmente infastidito di quel-
l'ostacolo, colla mano bambina gli tirò
una guanciata. Le amorevoli cure dello
zio per l'educazione e studi del nipote, non
furono senza grande effetto. Superò egli
di molto l'espettativa che si avea de'suoi
sublimi talenti; e nell'età ancor giovani-
le avea già acquistato fama di molto sa-
pere nel le sciènze filosofichee specialmen-
te* nelle fisiche, ed in quelle di economia
pubblicale perciò gran nome di se lasciò
nel nobileeillfstre collegio ClemeotinO|in
RUF
cui patsb più anni quale alunna Ditenu*
to il Braschi Pio F^I, non si era dimen-
ticato della guanciata e spesso con paro-
le benevole lo ricordava a Fabrizio^ indi
tanto pel suo merito personale, quanto
come notai altrove per gratitudine alla
memoria del zio cardinal Tommaso , lo
ammise in pralatura tra i referendari del-
le due segnature^euel 1 78 1 tra'cliierici di
camera in luogo di mg.^'Tiberio Ruffo suo
parente, e nel 1784 lo promosse a teso-
riere generale, commissario generale del
mare, e soprintendente di Castel s. Ange-
lo, in un tempo in cui la carica era incei*-
lo modo la 1/ di Roma, perchè oltre il
ministero delle finanze , allora riuniva
molla parte delle attribuzioni de'ministe-
ri deirinterno, della milizia e della ma-
rina. Appena incominciò ad esercitare of-
jlzio si grave e vasto, che diede sviluppo
alle sue estese cognizioni in tutti i rami
di pubblica economia, facendo molte u-
lili operazioni, che accennai nella biogra-
fia di Pio VI^ e negli articoli relati vi,come
a Dogane. Solo ricoixlerò, che essendo in
Roma scarsezza di Moneta in paragone
delle fatali cedole o carta monetata (del-
ie quali parlai anche a Roma, descriven-
done il fine), ne dava argomento il ^/o/i-
te di pietà con suo scapito, perché si ac-
cattavano pi*estanze per lucrare con ripro-
vevole monopolio sul cambio della mo-
neta e suir interesse delle prestanze. Il
Papa deputò una congregazione di cardi-
nali e prelati, ma il tesoriere ne fu l'a-
nima, laonde fu stabilito, che il monte e-
sigesse il 5 per 100 sui pegni eccedenti gli
scudi 1 5, che si ponessero in corso picco-
le cedole da scudi 1 o a 5, che si potessero
ca;nbiare a denaro in una stanza del mon-
te istesso , rimovendo così per allora le
sanguisughe delle arpie pubbliche, ed il
più deplorabile mercimonio, che ben pre-
sto immoralmente si rinnovò e molti di-
vennero signori. Per diminuire poi il cu-
mulo della carta monetata o cedole, eres-
se un monte di porzioni vacabili pel va*
ìk)re d'un milione e mezzodì scudi; lepor?
RUF 117
zioni erano di scudi 180, il fruito scudi
5. Protesse e incoraggi T agricoltura, le
arti, la fabbrica delle telerie e calancà di
Termini , il commeivio della suola uno
de'principali articoli del traffico di Roma,
le filiere di rame e di ferro; condono il
6.0 della gabella sui carichi portati dai
legni nazionali, fevorì la coltura della ca-
napa, accordò un paolo di premio per o-
gni pianta di olivo, promosse la coltura
del cotone lungo il Mediterraneo, compi-
lò la famosa tarifià generale tassativa sul-
le mercanzie che* passavano per le do*
gane, incoraggi le fabbriche di terraglie
anche a uso inglese, assegnò il premiodi
scudi 8 per ogni rubbìo di terreno col-
tivato a guado per l'indaco delle tintorie,
aumentò il dazio sulle paste estere, isti-
tuì 6 annui premi per la miglior filatu-
ra nel contado di Fermo a favore delle
telerie , fu il promotore del libero com-
mercio sulle manifatture e generì gi*ez-
zi delle provinciecon Ferrara. In una pa-
rola, si può dire che il regolare sistema
finanzierodi Roma grandemente miglio-
rato si deve al genio di Fabrizio, secon-
dato da quello di Pio VI , anzi vi sono
scrittori che affeumano non esservi affiitto
prima di lui. Certo e che non v'erano Do»
gane sulla linea de'confini, e si esigeva-
no il dazio e gabelle soltanto nell'interno
da feudo in feudo: egli le abolì nell'inter-
no, e le stabili sui confini; regolò i dazi
a seconda de'bisogni del commercio, pro-
mosse efficacemente l'industria interna,
ed aggravò la mano sull'affluenza de'ge-
neri esteri. Le sue teorie nell' economia
pubblica erano semplici e sicure, produ-
oendo buon effetto. Diceva che la prote-
zione del governo a &vore dell'agricol-
tura, do vea consistere nel togliere gli o-
staceli, ed a procurare che i prodotti a •
vesserò uno spaccio facile e spedito a prez-
zi medii: ma i privilegi egli abusi feu-
dali allora vigenti, opposero insormonta-
bili ostacoli al vantaggio dell'agricoltu-
ra, massime dai proprietari de'grandi la-
tifondi, i qitali per la maggior parte da-
ai8 RUF
^ano iB appalto per annuali prestaztoni
le rendite territoriali e industriali 9 con
pregiudizievoli legami coatti vi sulla coltu-
ra delle terre e sui pascoli. Trovò la ma •-
niella di assicurare nella sua totalità la
rendita camerale, proveniente dall'appaU
lo di Castro e RoncigUone (^.), ed il Pa-
pa volle che si applicassero le medesime
provvidenze enfìteuticbe alle vaste tenu-
te camerali che egualmente si affittava-
no, e pei feudi de'corpi morali. Con mol-
teplici operazioni abolì col fatto molti a-
busi feudali, sebbene appartenente a fa-
miglia ricca di feudi nel regno di Napo-
li. Nuovi metodi più facili e meno dispen-
diosi adoperò con instancabili cure, per
condurre a fine le utili opere idrauliche
delle bonificazioni delle Paludi Pontine
( ^.) , pet* tenere incassate le acque alla
navigazione del Tevere, e per espurgare
e rendere navigabile il fiume Ànieue dal
ponte Lugnano a Roma. Trovandosi un
giorno in una di quelle selve, si caricò
sulle spalle un infelice lavora toi*e attac-
cato da febbre maligna, e così per più di
im miglio lo portò al luogo della carroz-
za, e con essa l'accompagnò a Roma per
farlo curare e guarì. Ciò prova la sua u*
manilàe carità che sentiva pel pi;ossimo.
Quando nel 1 789, per la rivoluzione di
Francia che miseìn disturbo tutto il mon-
do, fu costretto Pio VI di formare un cor-
po di Milizia {jT.) atta a difendere i suoi
stati e per impedire i tumulti de'malinten*
zinnali, Fabrizio mostrò cognizioni an-
che nell'arte militare, poiché con istupen-
de teorie di economia organizzò in bre-
ve tempo le truppe, fortificò i presidii di
Ancona e Civitavecchia, e le Torri lungo
lespiaggie. A tal uopo inventò fornelli,
che davano maggior facilità a prendere
le palle infuocale e imboccarle con minor
pericolo ne'cannoni, per cui destò Tam-
ii] ira zinne del suo re Ferdinando IV. A-
mava gli uomini di scienza, godeva d'in vi-
larli spesso a mensa, e per lo più la loi*o
conversazione versava in isciogliere pro-
blemi di pubblica economia. Visitava i
RUF
pubblici itabilimenli per allontanare gli
abusi, e le fabbriche particolari per im-
pegnare i lavoranti alla perfezione delle
manifatlure.Economo e severo neldispor •
re il denaro del tesoro,del proprio fu li-
béralissimo , distribuendo larghe e fre-
quenti limosine, specialmente ai vecchi
ed ai malsani. Per un complesso di me-
riti e di commendévole condotta , il te-
soriere Ruffo divenne sommamente po'
polare in Roma e nello slato, e tuttora si
celebra per eccellente tesoriere di vasta
niente, e animo nato fatto percose gran-
di. Pio VI pubblicamente ne lodava la
condotta, l'intendimento, il zelo, il corag-
gio, lo adoprava negli affari più rilevan-
ti, rigettando le censure de' malcontenti.
Questi erano i colpiti dalle leggi e siste •
mi doganali, ed i baroni o altri proprie*
tari de' feudi, i cui privilegi avea egli a-
boliti. I cardinali legati stessi avendo per-
duto ogni influenza nella protetlorià dei
corpi morali e nel rafbo amministrativo,
alzarono la voce contro luttociòche chia-
mavano novità, imbevuti degli antichi si-
stemi e pregiudizi. I suoi nemici giunsero
ad accusarlo d' usura a favore della ca-
mera apostolica, nelle operazioni relative
alla minorazionedelle carte monetate. Fi-
nalmente Pio VI annoiato di quell'ingiu-
sta persecuzione, disse : Ebbene, leverei
mo Ruffo da tesoriere, ma lo faremo car-
dinale. Là sua illibatezza nona veagli per-
messo di formare un peculio per suppli-
re alle indispensabili spese del- corredo
cardinalizio, mentre altri in poco tempo
da poveri erano divenuti ricchi. Gli con-
venne perciò prendere il denaro con in-
tere<(se, ipotecando i beni della pi*elatu-
ra Ruffo, mediante chirografo pontificio.
Il Papa a'tìG seltembre-i 79 1 l'avea crea-
to cardinale diacono e lo pubblicò a' 2 1
febbraio 1 794, conferendogli per diaconia
la chiesa di s. Angelo in Pescaria, dalla
quale successivamente passò a quelle di
s. Maria in Cosmedin,edi s. Maria in Via
Lata quando più tardi divenne i.*" del-
l'ordine de' diaconi. Inoltre lo annoverò
RUF
Dongi*egazioni del buon gOTerao^del*
uè, di Loreto, ed «conomìca. In segui'
venne protettore de'minimi; dell'ar-
ifraternìte dello Spirito santo di Na*
IO Romandi 8. Maria detta di Costan-
doli, del sSk Sagramento in s. M.'ìn
nediu;del collegio de'fabbrica tori dei
»pi di Lanaj del conservatorio della
la Provvidenza, e della città di Orte;
che protettore del regno delle due
ie pressoio s. Sede. Fra le,altre con-
ei*$ie tra la corte di Roma e quella
! due Sicilie, nel declinar del secolo
ato vi fu quella delle abbazie mi/Zmi
ncisloriali, dichiarate di regio patro-
\ per sentenze della cuHa del cappel-
) maggiore. Per tali differenze il car«
ile non ebbe provvista per sostenere
orna con decoro la dignità della s.
»ora, mentre l'aveano conseguite gli
cardinali nazionali. Pio VI conoscen*
1 bisogno del cardinale, grinsinuò di
omandarsi direttamente a Ferdinan-
y , ed avendo il cardinale detto al
i: Ma se mi si darà qualche badia di
le in controversia, come dovrò rego-
li? Prendete tuttociòche vi daranno,
)6e Pio'YI. L'operato dal cardinale
orna e V estese sue cognizioni invo-
DDO il re delle due Sicilie ad invita-
cardinale di recarsi a Napoli sua pa-
Governava in questo tempo il regno
rimo ministro il famoso generaleGio*
li Acton, il quale sommamente gè-
del suo potere , teneva lontano dal
mo chiunque de' nazionali avea ta-
ì e cognizioni. Laonde il cardinale
to a Napoli, solo ottenne la nomina
tendente di Caserta, coli' incarico di
iorare e accrescere le fabbriche e ma-
ture specialmente di seta,- nella vici-
t>lonia di s. Leucio, che il re avea i-
ito con molto impegno e particolari
che furono ammirale! Quindi Fer-
odo IV concesse al cardinale la ricca
1 di s. Sofìa di Benevento, la quale
:ata dichiarata di regio patronato. In«
• in Roma i nemici del cardinale l'ac-
RUF 219
cusarono a Pio VI di aver tradito la s.
Sede con accettare la controversa provvì*
sta^ e di avei^ avvilito la dignità del car-
dinalato, assumendo la carica subalterna
d'intendente. Il perchè il cardinal prò se-
gretario di stato scrisse al Ruffo una spe-
eie di monitorio, pieno di rimproveri e
di minacce. Ma il cardinal Ruffo nella sua
sagacità direltàroetite scrisse a Pio Viri-
cordandogli, che neir accettar l'abbazia
avea seguito il suo consiglio: Prendete
tuttociòche vi daranno. Che per la cari-
ca d'intendente di Caserta e s. Leucio, e*
quivaleva a quanto gli altri cardinali fa <
cevano in Roma col nome di Protettoti
(^.). Tuttavolta, se voleva che rinuncias-
se carica e badia, era pronto ad ubbidire,
nella speranza che l'equità pontificia a-
vrebbe pensalo alla congrua o Piatto Car»
dinaUzio (^.), dopo aver tanto faticato
per la s. Sede. La rettitudine di Pio VI
impose silenzio ai malevoli ^ e rispose al
cardinale con lettera autografa piena di
paterna affezione, cori*oborata dall' apo-
stolica benedizione. Mentre il cardinale
colla sua attività e zelo corrispondeva in
8. Leucio pienamente alla fiducia regia,
la Francia democratizzata invase quasi
tutta l'Italia, lo stato pontificio e Roma,
ove proclamata la repubblica fu detro-
nizzato Pio VI, ed a'20 febbraio 1 798 por-
tato altrove prigioniero, morendo nel fi-
nir d'agosto 1799 in Valenza. Alla rivo-
luzione di Roma segui poi quella di Na-
poli,gli avvenimenti popolari, le congiure,
i massacri e la proclamazione della repub-
l>lica, che indusse Ferdinando IV alla no-
mina del cardinale in vicario generale del
regno di Napoli che ricuperò , indi fece
occupare Roma per restituirla al Papa.
L'impresa del riacquisto del regno di Na-
poli mostrò il cardinale non meno abile
nella politica, cbe nella guerra, ponendo-
si egli stesso e armato alla testa delle trup-
pe, e gli meritò la stima del piti gran ca-
pitano che abbia avuto il mondo moder-
no, Napoleone Bonaparte, non che elogi
e decorazioni equestri dal suo re e da al-
aao RUF
tri sovrani. Ma questi a vTeDimenli appar-
tengono alla storia di Napoli^ di Sicilia^
di Roma {F.), Solo dirò qui, che il car-
dinale seppe formare un'armata di rea-
listi fra gli ste^i nemici, la provvide di
sussistenze col minor aggravio delle popò-
lazioniy la istruì e guidò alla vittoria; scon-
iisse in più azioni i figli ribelli della pa-
tria, espugnò le fortezze, discacciò dal re-
gno di Napoli un estero potente nemico,
vi ripristinò la monarchia sotto la legit-
tima dominazione de'Borboni, liberò Ro-
ma, e la rimise sotto il dominio della s.
Sede; tutto operando in nome della con-
culcata i*etigione e nella fiducia del salu-
tifero segno della s. Croce. Intanta adu-
natosi il conclave in Venezia, vi si recò
il cardinale, e nel marzo 1 800 fu eletto
Pio VII, il quale non andò guari che vi-
de nuovamente invaso lo stalo dellaChie-
sa dalle armi imperiali francesi, come lo
fu il regno di Napoli; per cui Ferdinando
IV si ritirò in Sicilia , seguendolo il be-
nemerito cardinale, donde fu spedito in
diplomatica missione a Parigi all' impe-
ratore Napoleone. Nel luglio 1809 an-
che Pio VII soggiacque a penosa depor-
tazione , venendo confinato in Savona,
mentre i cardinali furono chiamati in Pa-
rigi , e molti rilegati in diversi luoghi di
Francia. Fra quelli che si trovarono pre-
senti al 2.^ matrimonio di Napoleone, vi
fu anche il cardinal Ruffo, come dissi nel
voi. LUI, p. i44* Inoltre il cardinale fe-
ce parte de' cardinali spediti in deputa*
zione da Napoleone a Pio VII in Savona,
conseguenza di che fu il deplorabile bre-
ve compilato dal cardinal Aurelio Rovc'
retta (f^')j ma il cardinal Ruffo in que-
sto malaugurato affare^ lealmente prote-
stò di non intendei*sene, non riconoscen-
dosi uè per teologo, né per canonista. Pe*
regrinò poi per la Svizzera e per l'Italia,
e fece ritorno in Napoli quando il re col
nome di Ferdinando! fu reintegrato del-
regno, continuando a prestargli utilissi-
mi servigi. In Roma poco vi fece l'esiden-
za nel resto di sua vita. Nondimeno Pio.
RUF
VII lo nominò soprintendente della de-
putazione annonaria e della deputazio-
ne della grascia, e nel 1 8 1 7 gli conferì il
gran piiorato di Roma dell'ordine Gero-
solimiiano^efoì anche la prefettura delle
acque, paludi pontine e chiane nel 1 82 1 ,
quando diventò 1.** diacono, cariche che
conservò fino alla morte. Per quella di
Pio VII nel 1823 si <*ecò al conclave in
cui fu eletto Leone XII, e nel suo ponti-
ficato terminò la sua luminosa carriera,
morendo in Napoli a' 1 3 dicembre 182 7,
d'anni 84> e fu esposto nella chiesa di s.
Domenico maggiore, e tumulato nella se-
poltura gentilizia di^uacasa. Questo car-
dinale fu segno delle calunnie cui vanno
soggetti gli uomini di stato, massiaie in
tempi di politici sovvertimenti, in che si
segnalarono Vincenzo Coco, condannato
a 20 di esilio dalla giunta di stato del
1 799, E^^* delitti di opinione politica, nel
Saggio storico sulla rivoluzione di Na-
polij Carlo Botta conosciuto per le sue
opinioni politiche, che ripradusse le men-
zogne di Coco nella Storia (t Itatiaj e
Pietro Colletta ingrato col suo re e rivo-
luzionario, laonde fu esiliato nel 1821,
nella Storia del reame di Nàpoli ^ nella
quale alle visita di Coco, altre ne aggiun-
se pili ingiuriose. Vendicò il celebrecar-
dinaie il suo affettuoso segretario, testi-
monio ocularedi sue azioni nelle sue gran-
di imprese, e possessore di originali do-
cumenti, cioè ì'ab. Domenico Sacchi nel-
li. Memorie istoriche sulla vita del car-
dinaie Fabrizio Ruffo^ con osservazioni
sulle opere di Coco, di Botta e di Col"
fe/tó, Napoli i836.
RUFFO-SCILLA Luigi, Cardinale.
Napoletano de' principi di Scilla, duchi
di s. Cristina, nacque a'25 agosto 1750
in 8. Onofrio, feudo di sua illustre fami-
glia, nella diocesi di Mileto. Ebbe dalla
natura eccellente indole e talento, che fu
secondato da una saggia educazione scien-
tifica e molale, che lo fece decidere ad
abbracciare tostato ecclesiastico, ed a de-
dicarsi al servigio della s. Sede. Pio VI
RDP
nel 'concistoro degli 1 1 aprile 1 78$ Io di*
chiaro arcivescovo d'Apamea inpartìbus^
e nunzio apostolico di Firenze; quindi in
premio della sua mirabile condotta e at-
titudine alla diplomazia ecclesiastica, nel
1 7g5 lo promosse alla primaria nunzia-
tura di Vienna prìesso l'imperatore Fran«
Cesco II. Nel concistoro de' 23 febbraio
1801 Pio VII lo creò cardinale dell'or-
dine de'preti, e nominò ablegato a posto-
lieo a portargli la berretta cardinalizia
mg.' Velluti Gbilini. Recatosi poi il car-
di naie in Roma a ricevere il cappello è
le altre insegne di sua dignità, il Papa gli
conferì per titolo la chiesa di s. Martino
ai Monti , che ritenne finché visse, e lo
annoverò alle congregazioni de' vescovi e
l'egolarì, propaganda fide, indice, e disci-
plina regolai*e. Per nomina di re Ferdi-
nando IV,nel concistoro de'g agosto 1 802
Pio VII lo preconizzò arcivescovo di Na-
poli. Leggo nelle Memorie storiche d^U
arcivescovi della s, chiesa Napoletana^
di d. Lorenzo Loreto, che a' 19 agosto da
Roma giunse nella sua metropolitana, nel
qual giorno in suo nome prese possesso
il can. d. Nicola CapeceMinutolo.il car-
dinale passò a visitare la cattedrale ed
il palazzo arcivescovile, e si ritirò in quel-
lo del principe di Scilla suo fratello. Nel
mese successivo di settembre si recò nel-
l'episcopio, ed a'i3 feccia sua entrata.
A'2 ottobre i8o3apn la visita, e poiché
trovò la cattedrale quasi ridotta per me-
tà , perchè si era chiusa la ci*ociera con
grandi muraglioni sino alla sommità de-
gli archi, ci'edendosi patiti e in gran pe-
ricolo; così si affrettò per ridurla nello
stalo da potervi esercitare le funzioni. In-
teso dipoi il parere di diversi architetti,ed
avendo il maestro fabbricatore religioso
conventuale di s. Lorenzo, coll'architetto
Emmanuele Ascione, dichiarato non es-
servi cosa positiva negli archi, ma tutto
apparente nel solo esterno, determinos-
si di rimettere tutti gli stucchi tolti, e
tutto l'altro guasto fatto, come pure di
accomodare alcuni danni cagionali dal*
RCP ÌÌ2I
Torribile terremoto de' 26 luglio i8o5.
Tanto fu eseguito, e nel maggio 1 806 tut*
to venne terminato, ed il cardinale potè
celebi*are sull'altare maggiore coH'espo*
sìzione del glorioso s. Gennaro e degli
altri santi patroni, essendo la festa della
traslazione: per questa operazione il car-
dinale spese 9,000 ducati. Considerando
il zelante cardinale non esservi ancora
un luogo atto e decente per la sepoltura
degli arcivescovi, determinò di fiirla den-
tro la sagrestia, ma le politiche vicende
ne ritardarono l'effettuazione. Nel 1806
stesso il regno fu occupato dai francesi,
e si mòto il governo politico. Per alcune
differenze co' principali del nuovo gover-
no, il cardinale a'26 maggio fu costretto
a partire per Roma, indi passò in Gaeta,
e poi di nuovo in Roma. Dopo poco lem-
poi francesi lo fecero partire per Parigi
nel 1 809, e per le nevi delle Alpi perde
l'udito. Narra Pistoiesi, F ita di Pio VII
t. 2, p. 3o. M Sull'arcivescovo di Napoli
il cardinal Ruiflb -Scilla la persecuzione di
Napoleone esereitò pel primo il suo impe-
ro. Il cardinale fedele al capo della relt«
gione e al suo legittimo re, ricusò di pre*
stare il giuramento di fedeltà a Giusep-
pe, che sedeasi sul trono delle due Sici-
lie. Fu tolto dall'arcivescovile sua sede e
trasportato a Parigi per dare un grande
esempio di giustizia ai napoletani. L'im-
peratore mescolando al rigore l'oltraggio
e la derisione, ordinò di chiuderlo nello
spedale de' pazzi a Charenton; ma un tal
ordine non fu peròeseguito. Nel suo esilio
a 8. Quintin, in sulle cose del nord gli fu
offerta una pensione, nella speranza che
abbattuto dalle disgrazie cederebbe final-
mente alla necessità, ma egli la ricusò co-
me avea fìitto d'ogni altra offèrta. Fu in-
terrogato sopra i mezzi di sussistenza, é
di dichiarare le persone che loassisteva-
no con le elemosine; rispose : Io non ho
che rispondervi ; quale viltà mi propo-
nete ) Egli non prendeva per alimento che
il pane de'poveri,dividendocogrindigenti
i soccorsi della carità", Noterò^che fu rile-
222 RUF
gaio a s. Quintino nel 1 8 1 o,per non a? ere
assistito al 2.® matrimonio di Napoleone.
Di là fu mandato prima a Fontainebleau,
indi a Grosse, e poscia con altri cardi-
nali a Savona con Pio VII, e dopo qual-
che tempo, crollata la potenza di Napo-
leone, seguendo il Papa tornò in Roma
nel maggioi8i4' Ripristinalo in Napoli
re Ferdinando IV col nome di I, il car-
dinaie vi fu richiamato, ed a io giugno
i8i5 si restituì nel seno di sua amata
chiesa. Ristorato neiraffranta salute, nel
1 8 1 7 celebrò il sinodo e lo pubblicò col-
le stampe. Riassunta V idea del sepolcro
pegli arcivescovi, fece incominciarlo nel
settembre 1 8 1 8, efu terminatqnel dicem-
bt« 1819. Si credeva che sotto il piano
della sagrestia fosse vuoto, ma fu trovato
pieno di sfabricina, con molte antichità,
come alcune monete dell' antica repub-
blica napoletana, dell'imperatore Massen-
zio, ed altre. Si rinvennero due cadàveri,
che al contatto dell'aria si ridussero in poi •
vere. Si trovò pure l'antico battisterio, pe]
quale si discendeva per 5 gradini; alcune
lucerne, ed un vaso di terra cotta. La seif
poltura riuscì sommamente decente, con
scala di marmo bianco magnificamente
costruita con ringhiere di ferro e di otto-
ne: nel I ,^ piano fu posta l'arme del cardi-
nale, con analoga iscrizione. La lunghez-
za e larghezza della sepoltura è quanto
la sagrestia; é illuminata dal sole, con ma-
gpifico altare dedicato a s. Lorenzo mar*
tire, di cui vi é il quadro. Di fronte al-
l'altare vi fu eretto il deposito di marmo
pel cardinale, colle consuete 3 casse, ed
onorevole iscrizione. Terminata la sepol-
tura, vi fece trasferire i cadaveri de' pre-
decessori Filangeri e Monforte, ch'erano
nella chiesa in modo ignobile; li fece ri-
vestire , e porre a ognuno lodevoli iscri-
zioni. Vi fece poi pure tumulare le spo*
glie mortali de'cardinali Diego Ionico CJa-
racciolOf e Giuseppe F/rr^o, sebbene non
arcivescovi. Inoltre il cardinale rifece il
salone deireptscopio,Iastricandolo di mat-
toni e ornandolo di pitture. Migliorò qua*
RUF
si tutti i fondi della mensa, colla spesa di
pitiche 24,000 ducati. Dopo il suo ritor-
no dall' esilio, per la morte di Pio VII,
Leone XII e Pio VIII,al conclave de'qus^
li intervenne, e di Ferdinando I e Fran-
cesco I re delle due Sicilie, come per quel-
la di Luigi XVIII rediFranda, ed ezian-
dio pel possesso di detto Francesco I e suo
ritorno da Vienna « non che pel possesso
del regnante Ferdinando II, in tutteque-
ste lugubri o liete feste, che furono ese-
guite colla massima eleganza, spese circa
6,000 ducati. Nondimeno a fronte di tan-
ti straordinari dispendi, mai diminuì l'e-
lemosina a'poveri di quasi 5,ooo ducali,
oltre le straordinarie sovvenzioni. G)r-
redò la cattedrale del bisognevole, e nel
gennaio i83o divenne i.° delKordine dei
cai*dinali preti. Questo edificante cardinal
arcivescovo, dal principio del suo gover-
no, colla parola, coU'orazione ecoll'esem*
pio, esercitò sempre le funzioni episcopali
con mirabile esattezza e decoro, e cammi-
nò sulle orme de'suoi lodevolissimi pre-
decessori, curando continuamente l'osser-
vanza della disciplina ecclesiastica. Onde
così operando, piacque al Signore chia-
marlo a se di 82 anni passati, in Napoli
a' 16 novembre 1882, fu esposto neija me-
tropolitana e tumulato nel memorato
luogo.
RUFINIANÀ. Sede vescovile della Bi-
zacena nell'Africa occidentale, sotto la me-
tropoli d'Adrumeto. Mariano suo vesco-
vo nel 4 1 I trovossialla conferenza di Gar<
tagine, e vi sostenne.runità cattolica. Do-
nato fu esiliato nel 484 da Unnerìco re dei
vandali, per avere ricusato di sottoscri-
vere glierroride'donatisti. Morcelliy Afr»
chr,
RUFINIANO (s.), vescovo diBayeux.
Succese a s.Esuperio.che fu il i .° vescovo
di Baycux. Sembra che fiorisse nel IV
secolo, ma mancano le notizie della sua
vita. £' onorato a 5 di settembre, e non
si celebra la sua festa che dall'anno 1688.
RUFO e ZLOSIMO (ss ), martiri. Di-
visero i patimenti e la prigionia con s.
BDF
Ignazio vescovo d'ADliochia,e comeloi
nioril'ooo per Gesù Cristo, sotto il regno
di Traiaop, circa l'anno ii6. Ignorasi
s'essi abbiano predicato il vangelo ad An-
tiochia o a Filippi, e in quale città del-
l'oriente abbiano sofferto il martirio. S.
Policarpo nelle sue lettere ai cristiani dì
Filippi li addita loro ad esempio. II mar-
tirologio romano ne fa menzione a' 18 di
dicembre.
RUFO (s.), i.^ vescovo di Avignone.
Sembra che fosse romano di nascita, eche
fiorisse nei li I secolo. Kpoco nolo quanto
egli fece in sua vita. In Avignone si so-
lennizza la sua festa ai i4di novembre;
ma ne'martirologi di Beda, di Adone, di
Usuardo, non che nel romano e nomina-
lo ai 2 dello stesso mese. Una celebre con-
gregazione di canonici regolari presso A*
vignone portava una volta il nome di s.
Rufo.
RUFO (s.), vescovo di Metz. Fiorì ver-
so la fine del IV secolo, fu VSJ* vescovo
di Metz, e si mostrò degno imitatore del-
le virtù de'suoi predecessori, i quali sono
onorati con culto pubblico. K nominato
nel martirologio romano e in altri mar-
tirologi a'7 di novembre.
. RUFO (s.). Congregazione di canonici
regolari nel Delfinato,edin/^i^/g/io/if(^.),
dalla quale derivarono quelle d' Italia ,
Spa gna, Portogallo, ec. che descrissi a Ca-
KONICI BEGOLARI.
RUGGlEROoROGERIO, Cardina-
le, Monaco di Monte Cassino, meritò che
Alessandro III nel dicèmbre 1 178 in Fra-
scati lo creasse cardinale prete di s. Eu-
sebio, e nel 1179 arcivescovo di Beneven-
to. Concesse indulgenza d'un anno a quel-
li che avessero visitata la basilica di del-
lo monastero. Alla sua metropolitana fu
largo di favori^ ornando di preziosi mar-
mi la sua facciata, fornendola, di sagri ar-
l*edi, ed accordò ai beneficiati dell' arci-
diocesi diversi privilegi. Nella chiesa dis.
Bartolomeo fondò una pia unione o con-
fraternita, per suffragarci fedeli defunti,
alla quale si fecero ascrivere parecchi ve-
RUM 223
scovi, magnati, e altre persone distinte-
A suo tempo furono in Benevento, S.Fran-
cesco d'Asisi, e dicesi s. Domenico fon-
datore de'predicatori,il quale ottenne col-
le sue orazioni la tanto bramata pioggia.
Ad Innocenzo III fu accusato di gravis-
simi delitti^ che i giudici dal Papa depu-
tati trovarono falsi e calunniosi. Morì nei
1 222,dopo 44 ^'^"i di <^Qi'dinalato.A fron-
te dell'accennate men>orieedi altre, Car-
della dubitò dell' esistenza di questo car-
dinale, poiché non lo trovò registratone!
catalogo de'sagri elettori de'7 Papi, che a
suo tempo fiorirono.
RUGGlEROoROGERIO,C^r//i/irt.
le. Alemanno di nazione, per l'eccellente
perizia nelle facoltà legali, che gli meri-
tarono il titolo di maestro, nel marzo o
dicembre 1 2 o5 Innocenzo 111 lo creò car-
dinale prete di s. Anastasia, indi nominò
legato inSicìlia a Federico li, acni era ben
accetto e gradito; indi di Danimarca, do-
ve col cardinal Crescenzi fu inviato alle
•preghiere di re Valdemaro II, che lo do«
mandò al Papa per quietare le discordie
«uscitale in quel regno dalle dissensioni
del clero. La medesima istanza recero,Pre-
mislao Ottocaro l re di Boemia, e Suer-
chero II redi Svezia, per introdurre l'eo-
clesìastica disciplina in quelle chiese,clie
ne aveano estremo bisogno. Discusse dai
legati e ben esaminate le causede'chierici
danesi,e tolto di mezzo qualunque fomen-
to di discordia, poterono agevolmente ri-
conciliarli col re. Ciò eseguito e ritorna-
ti inBoma^ il cardinal Ruggiero nel 1 2 13
compì felicemente i suoi giorni, dopo a»
ver sottoscritto parecchie bolle d' Inno-
cenzo III.
RUMENIyonb, Cardinale. F. Begai-
caoir, Cardinale.
RUMO]N£(s.), vescovo. S'ignora qual
fosse la sede occupata da questo santo ve-
scovo, né si hanno notizie sul particolare
di sua condotta, perché la di lui vita an-
dò smarrita ne'furori delle guen'e. Per-
altro il suo cullo é molto antico a Ta-
vistock nei Devonshire, ove il conte Or-
ai4 I^UN
dolfo gli eresse una chiesa nel g6o. Il suo
nome é notato a'4 di gennaio n'ella ^.' e-
dizione del martirologio di Wilsoniil qua*
le aveva inteso da quelli del paese tutto
ciò che riguardava questo santo.
RUNCARl o RUNCARIANI. Eretici
usciti dalle sette de' Faldesifi Patarini^ il
cui nome e origine si attribuisce nel 1 196
a certo Runcario loit) capo. Altri dico-
no che gli fu dato^ o perchè si riunirono
in un luogo vicino al Po chiamato Run*
calia o Roncaglia (di cui nel voi. LI I, p.
a 53)9 ovvero perchè tenevano le loro a-
dunanze in un villaggio detto Runcaria,
oppure in mezzo a folte macchie, le qua*
li nella bassa latinità erano chiamate ruri'
cariay da rfi/icare,estirpare l'erbe nocive.
RUPERTO o ROBERTO (s.), vesco-
vo di Worms, poscia di Salisburgo. Usci-
to del sangue reale di Francia, praticò fi-
no dalla sua giovinezza la mortificazione,
seguì esemplarmente la castità, e fu libe-
rale co'poveri. Per le sue eminenti doti
venne innalzato alla sede episcopale di
Worms; ma gli abitanti di questa diocesi,
per la maggior parte idolatri, mal tolle-
rando il di lui zelo, gli fecei*o ogni jorta
di oltraggi e lo discacciarono. Teodone
duca di Baviera l'invitò a recarsi nel suo
paese, ed egli andò a Ratisbona nel 697,
ove fu ricevuto assai onorevolmente, in
ravvivò la fede spenta dalle superstizioni
e dalle eresie introdottesi dopo la morte
di s. Severino, che 200 anni prima avea
pi*edicato il vangelo in quelle contrade.
Converti Raginti*uda sorella di Teodone,
e questa conversione fu seguita da quella
dello stesso duca e di tutta la Baviera. Id-
dio confermò con molti miracoli la dot-
trina chepi*edicavaRuperto,eil di lui zelo
propagò la religione anche nelle nazioni
vicine. Quindi stabiPi la sua sede vescovile
a Juvava, città allora rovinatisi, ma che
venne poi rifabbricata e prese il nome di
Salisburgo, contribuendovi il dùca Teo-
done. Ruperto fece un viaggio in Francia,
a£Bne di procurarvisi dei missionari ca-
paci di Goadruf arlo nelle sue fatiche apo-
RUP
itoliche, e ne condusse seco 1 2, con s. E*
rentruda sua nipote, cui diede il governo
del monastero di Nunberg, da lui fondato.
Moiì alcuni anni dopo nel giorno di Pa-
squa, che in quell'anno cadeva a'27 di
marzo (alcuni dicono nel 7 1 8), poco do«
pò celebrata la messa e predicato. In tal
giorno è ricordato nei martirologi: in Au-
stria e in Baviera se ne fa la festa ai 1?
di settembre, giorno in cui si trasporta*
rono le sue reliquie, le quali si vedono
a Salisburgo nella chiesa che porta il suo
nome. *
RUPERTO (s.). Ordine equestree mi-
litare. Neil 701 l'istituì Gio. Ernesto di
Thun arcivescovo diSalisburgo, sotto l'in*
vocazione di s.Roperto f .""vescovo di quel-
la città, ed apostolo di Baviera al dire di
Barooio, acciocché i cavalieri io esso a*
scritti, fossero pronti a prendere le armi
per la difesa* della fede cattolica , e del-
l'arci vescovato di Salisburgo (f^.). L'ar*
civescovo dopo averne ottenuta l'appro-
vazione dell'imperatore Leopoldo, a' 1 S
novembre festa di s. Leopoldo, creò i a ca*
valieri della piò cospicua nobiltà de'supi
stati temporali, fra i quajidue nipoti. La
solenne ceremonia si fece nella nuova
chiesa della ss. Trìnità, ed a ciascuno dei
cavalieri Taix» vescovo impose una colla-
na d'oix>, da cui pendeva una croce smal-
tata di color violaceo, con in mezzo l'im-
magine di s. Ruperto, e nel rovescio una
croce rossa. Seguì alla ceremonia magni*
fico convito^ al quale furono amoiessi i
canonici della metropoli tana e molti rag-
guardevoli personaggi : nef tempo del
banchetto^ nella fontana posta sulla piaz-
za dell'episcopio, zampillarono due fon-
tane di vino a pubblico vantaggio e per
lieta dimostrazione. Nel dì s^uente altro
splendido pranzo imbandì il conte Erne-
sto di Thun,unode'nipoti dell'arci vesco*
vo e da lui decorato del nuovo ordine,
dopo il quale seguì una caccia d'orsi e di
tori. Inoltre il prelato istitutore fondò al-
cune commende per distribuirsi ai cava-
lieri, che per 12 anni atesseiH) militato
RUP
negli eserciti dell'impero. Pei cavalieri poi
di giovanile età e non atti alla guerra, l'ar*
ci vescovo fondò un collegio, ove fosseiQO
alimentati e istruiti per 12 anni negli e-
sercizi propri de'cavalieri, ed anche per
apprendervi le scienze. llp.Bonanni, Ca^
ttilogo degli ordini equestri e militari^ p.
ICQ, riporta la figura d'un cavaliere del-
l'ordine di s. Ruperto nello stato di Sa-
lisburgo, ma lo dice originato nel 1703.
RUPESCISSA Giovanni, Cardinale.
Francese nato i n Roche-Taisle piccolo ca -
stello lungi 2 miglia da Lione, fin da fan-
ciullo chierico di coro nella metropolita-
na di Lione, poi dottore dell'una e dell'al-
tra legge, divenne canonico di Roaen e
officiale di quella curia arcivescovile. Nel
i 4 1 5 promosso al vescovato di s. Papoul,
Martino V lo trasferì a quello di Ginevra
nel 1422 con titolo d'ammmistratore per-
petuo, dichiarandolo tale anche di Pari-
gi. Alcuni riferiscono, che nel 1423 01 4^4
passò all' arcivescovato di Rouen , e nel
tempo stesso fu scelto a consigliere del
dipartimento ecclesiastico, ricevendo da
detto Papa nel 14^9 l'arcivescovato di
Besancon. Dopo essere stato al concilio
di Costanza qual vescovo di s. Papoul e
deputato per la nazione francese, contri*
bui col suosuffi*agio all'elezione di Mar-
tino y che lo decorò ancora del titolo di
patriarca di Costantinopoli: non pare che
io fòsse d'Aquiteia. Volendo Martino V
trasferire il concilio da Pavia, ove l'avea
intimato a tenore de'decreti di Costanza,
a Siena, per l'introdotta peste nella i .' cit-
tè, si prevalse di lui per conferire coi se-
nesi intorno alla celebrazione del conci-
lio e sua piena libertà. Finalmente a'24
maggio o 23 giugno 14^6 Martino V lo
creò cardinale prete di s. Lorenzo in Lu-
cina , dove propinquo fabbricò un ma-
gnifico palazzo per comoda abitazione dei
.cardinali titolari; non che vice* cancellie-
re di s. Chiesa e arciprete della basilica
Liberiana. Eugenio IV gli affidò la lega-
zione di Bologna, ove mori nel 14^7) ^
trasferito il corpo a Lione ebbe tomba
VOL. tix.
RUR 225
nel coro metropolitano con magnìfico e-
logio.
RUPIT ANI.Eretici Donatisti{r.), co.
sì chiamati dal latino rupes, montagne,
rocce, perchè essi attraversavano le mon-
tagne per portarsi a spargere le loro cat-
tive dottrine.
BJUKEMO^B^.Roermond. Città ve-
scovile àe' Paesi Bassi (F',) nella provin-
cia e vicariato apostolico di Limburgo,
di cui parlai nel vol.Lyp.i^S insiemeal-
lo stato attuale di Ruremonda quanto al-
Tecclesiastico.Questa cittadelle Fiandre^
nell'antico ducato di Gheldria, è capoluo-
go di circondario e di cantone a i o leghe
da Maestricht, sulla sponda sinistra della
Mesa, che vi accoglie la Roer. Sede di tri-
bunale di i .' istanza, e residenza d'un co*
mandante di piazza, è circondata da un
terrapieno con fossa, ed assai bene febbri-
cata con gran piazza pubblica, collegio,
manifatture. 11 commercio e la naviga-
zione vi sono attive. Vi fiorirono i^lcuni
uomini illustri, come il geografo Gerar-
do Mercatore, che altri fanno nascere a
Riipelmonda. Ruremonda nonera che un
villaggio, che Ottone 111 detto lo Zoppo
contedi Gheldria fece circondardi mu-
ra neh 290. Il principe d'Orange la pre-
se d'assalto contro gli spagnuoli nel i $72,
e loro la rese poco tempo dopo. Gli olan-
desi se ne impadronirono nel 1 632, e 3
anni dopo la ripigliaronogli spagnuoli. La
maggior parte ne fu» distrutta nel i665
da un incendio* Gli alleati ne scacciarono
gli spagnuoli nel 1 702,6 gli olandesi la con-
servarono sino al 1 716 che la consegna-
rono agi' imperiali; divenne allora la ca-
pitale della Gheldria austriaca, e Giusep-
pe II la fece smantellare. I ft*ancesi se ne
resero padroni a' 1 o dicembre 1 792, la
perderono nel 1 793, ma l'anno appresso
la ripigliarono : riunita allora alla Fran-
cia, fu capoluogo d'un circondario del di-
partimento della Mosa inferiore, sino al
i8i4* Eravì un tempo un'abbazia fon-
data nel 1 370. Per le suppliche di Filip-
po 11 re di Spagna, Paolo IV colla bolHi
i5
226 R U S
Super universa^ de' 1 1 maggio i SSg, isti •
luì il vescovato di RuremondasuSì*aga-
neo della metropolitana di Malines : gli
assegnò per territorio f oo terre^ in 56 mi-
glia di lungo e 3o di largo, compresavi
la contea Hornense, e gli assegnò 3}000
ducati d'oro per mensa, da ricavarsi dal-
le decimc,ei5oo ducati da somministrar-
si dal re , a cui die il diritto di nomina
del vescovo. La collegiata delio Spirito
santo l'eresse in cattedrale, trasferita poi
nel 1 66 1 nella chiesa di s. Cristoforo, e per
I .° vescovo Pio IV preconizzò il celebre
e dotto Guglielmo Lindano (/^.) di Dor-
drecht, consagralo a Brusselles nel 1 563,
che Sisto y trasferì a Gand nel 1 588.
Quanto ai successori, fino aFrancescoLui-
gi Sanguessa, consagrato nel 1 722, vedasi
la Gallia chr, t. 5, p. 573, nuova edizio-
ne. Ne compirò la serie colle Notizie di
Roma.ij/i.3 Giuseppe Werbroveckd'I-
pri. 1 746 Gio. Antonio da RobianodiBrus-
selles. 1 769 Enrico Gio. Kerens di Mae-
stricht. 1775 Filippo Damiano di Hoen-
broeck di Ruremonda. 1794 ^io« Batti-
sta Roberto Va n-Yelde di Brusselles. Pio
VII neliSoi riunì il vescovato di Rure-
monda a quello di Liegi {P',),
RUSADO, RUSAZO oRUSADlTA-
NO. Sede vescovile della MauritianaCe*
sariense, nell'Africa occidentale, sotto la
metropoli di Giulia Cesarea, fbi*se la stes-
sa di cui parla s. Agostino neìV Episi. 87,
n.° jo, in cui narra che fu consegnata
da un vescovo donatista al tiranno Fer-
mo. Il vescovo Idonio nel 484 ^u esiliato
da Unnerico re de' vandali, il quale nella
confèi*enza di Cartagine sostenne i dona-
tisti contro i cattolici. Morcel li, ^/r.cAr.
RUSCONI AifTomo JjAmbebto, Cardi'
naie. Patrizio bolognese, nacque in Cen*
to a' io giugno 1 743 da illustre famiglia
denoipinata promiscuamente Rusca dei
Rusconi, che già nel secolo XII era tale
in Como, vi signoreggiò, e poi anche in
^ Bellinzona e Lugano, e nella quale ^ori*
i*ono pili personaggi che si resero celebri
nelle armi^ nella toga, per insigne pietà^
RUS
e nelle dignità ecclesiastiche, e tale fu An*
Ionio ornamento òeW ordine francesca-
no^ che ne fu eletto ministro generale per
opera di s. Bernardino da Siena e confer-
mato da Eugenio IV, dal capitolo com-
posto di 2000 frati, come leggo nel p. Be-
no&, Storia niinoriticap, 180, e nella «Se-
ries EpiscForocorneliensìum I.2, p.278,
che ricorda pure Vincenzo e BeatriceRu-
sconi de conti Casali, dell'istesso ordine,
che meritarono di essere posti nel cala*
logo de'beati: Nicolò Rusca de'Rusconi
arciprete di Sondrio, ebbe la gloria del
martirio nel 16 18 per opera de'calvinisti.
Furono cardinali Pietro del titolo di s.Su*
sauna, e Giorgio vescovo di Trento, che
non riportato da Cardella non ne feci bio-
grafia. Altri vescovi sono, s. E ut iche, Gio-
vagoni e Valeriano di Como; Giovanni di
Verona, Girolamo diCattaro, Giovanni
di Parma, e Lamperto o Lamberto arci-
vescovo di Milano, oltre Pier Dionigio
vescovo d' A matunta nel 1 80 1 . Questa fa-
miglia, pel cardinale di cui parlo, in vari
tempi fu aggregata alla nobiltà di Bolo-
gna, di Ravenna, Auagni, Alatri, Feren-
tino, Veroli e Foligno, come apprendo
da Cancellieri eruditissimo, nella dedica
a questo porporato, che l'eccitò a compi-
larle (essendone stato governatola e be-
nemerito, siccome narra Cancellieri, che
riporta il novero de'suoì provvedimenti),
delle Native istoriche delle chiede di s.
Maria in Julia, di s, Gio. CaUbita nel
Pisola Licaonia, e di s. Tommaso degli
spagnuoli o della Catena, detta poi dei
ss. Giovanni e Petronio de' bolognesi, ec,
Bologna 1823. Il medesimo m'istruisce,
ed anche nel .Cercato a p. 284 su questa
opera: Robi Rusca il RuscOf ovvero del
fH istoria della famigUa Rusca Rusco-
ni, Venezia 1677, con che mi tengo di-
spensato di dire altro. Il padre Bartolo-
meo, siccome dotto e pio, fu sollecito e vi-
gilante dell'educazione morale e scienti-
fica di Antonio, contribuendo allo svilup-
po del suo ingegno, nel fergli apprende-
re io Bologna le scienze; ed egli vi corri-
RUS
spose in modo» che ricevè il grado di dot-
tore nel gius pontifìcio e cesareo. Portato-
si in Roma per dedicarsi a disposizione
della s. Sede, a motivo dell'i nclinazione
che avea per lo stalo ecclesiastico, il suo
giusto encomiatore Cancellieri incomin-
ciò a conoscerlo dal celebre p. Giulio Ce-
sare Cordara gesuita, ed ivi imparò pre-
sto ad ammirarne non solo le sue singo-
lari virtù e la sua edificante condotta, ma
ancora l'assidua applicazione^illo studio,
pel di cui più facile esercizio, subito prin-
cipiò a formare una scelta biblioteca, dal
suo finissimo gusto poi sempre ampliala,
ed arricchita di nuovi e preziosi acquisti.
Clemente XIV lo ammise in prelatura, e
tra gli abbreviatori di parco maggiore, co-
me trovo nelle Notizie di Romaj e poscia
Pio VI lo dichiarò ponente del buon gover-
no, nella quale rappresentanza gli fu com ^
messala visita di varie comuni là dello sta-
to, cioè le Provincie di Sabina, Marittima
e Campagna, Ponlecorvo e Benevento;
onde potè dare prove della sua abilità e
del suo impegno pel pubblico bene. In se-
guito di straordinarie e gelóse commis-
sioni egregiamente eseguite, lo slesso Pio
VI lo promosse a uditore del camerlenga-
to, carica già dal Pnpa esercitata, e nella
quale gli si apri più largo campo di fare
risaltare la già sperimentata perizia nelle
materie legali ed economiche, trovandosi
a contatto del camerlengo cardinal Carlo
Rezzonico nipote di Clemente XII 1. Di
poi nel 1801 a'i5 dicembre Pio VII lo
accettò uditore della s. romana rota, per
la città di Bologna che lo nominò; per
cui il prelato per mostrarsi gratoed aCtet*
tuoso cittadino, fece trasportare dal suo
palazzo in Bologna a quell'istituto delle
scienze, secondo i replicati voti degli ar-
cheologi bolognesi, l'intatta egregia sta-
tua di Nerone giovinetto, non ancor de-
pravato ne'costumi, che arringando nel
senato romano in fiivore de'bolognesi nel-
la disgrazia d'un rovinoso incendio, ot-
tenne a fa¥Or di Bologna un generoso sus-
sidio degno della munificenza di queli'au-
RUS 227
gustoconsesso. Dopo le filali vicendedel-
la 2.* invasione francese, nel 1 8 14 P^^* '^
reintegrazione della sovranità pontifìcia,
prima che Pio VII ritornasse a Roma sua
sede, commise a mg/ Rivarola{F.)^d'ì ri-
pristinarvi il papale governo, coadiuvato
da una congregazione di stalo, membro
della quale il Papa nominò Antonio. In
premio di tante fatiche, ed in singolare
allestatodi vera estimazione efìducia,non
solo Pio VII nel concistoro degli 8 marzo
1 8 1 6 lo creò cardinale dell'ordine de'pre-
ti, ma eziandio vescovo d'Imola, eh' era
la cbiesa diletta chegovernata nel suo car-
dinalato, fino a quel giorno aven ritenu-
ta, per cui il cardinale che avei^ nella sua
modestia ricusato i Vescovati diComo don-
de traeva origine la sua fa miglia, e di Cre-
ma, pel grande onore e distinzione che gli
si compartiva l'accettò. Il Cancellieri ap-
plaudì a questa duplice promozione nel l'o •
puscolo: ProsCy iscrizioni e versi, Roma
1816. A'29 aprile il Papa gli conferì per
titolo la chiesa de'ss. Gio. e Paolo, al qua-
le il cardinale, oltre varie altre benefiioen-
ze, a sue spese rinnovò la campana fatta
già dal cardinal Camillo Paolucci, e con
sua iscrizione e stemma solennemente la
benedì. Inoltre Pio VII lo annoverò alle
congregazioni de' vescovi e regolari, del-
l'esame de' vescovi in sagrì canoni, del con-
cilio, dell'indulgenze e s. reliquie; quindi
Io consagrò egli stesso vescovo nella cap-
pella segreta, in uno al cardinal Riganti
vescovo d'Ancona, ciò che rilevo nel n.^
3 3 del Diario di Roma del 1 8 1 6. Nel lì.*'
4i poi è detto. »> Lunedi mattina partì
da questa metropoli l'em.^ Rusconi alla
Tolta d'Imola, per assumere le pastorali
cure di quel vescovato. Reca esso a quel-
la cattedrale 4 calici, uno de'quali d'oro,
ed un reliquiario, pregiatissimo per il va-
lore non meno, che per Teccellenza del la-
voro, doni tutti trasmessi alla detta cat-
tedrale dall' animo munifico e tenero at-
taccamento del s. Padre per quella già sua
particolare chiesa vescovile, essendosi an-
che degnato accordare aHe dignità e ca-
228
uus
nonici del detto capitolo onorifìcentissì -
medistinzioni.llsig.^Gio.CaroilloRusco-
ni (figlio del) germano fratello del lodato
em.^e maggiore della truppa urbana di
Bologna, con pontificio breve è stato de*
corato del titolo di marchese, per la co-
stante fedelissima adesioneal principato/'
Oltre l'errore che ho emandato tra le pa-
rentesi, noterò che il titolo di mai*chese
non fu concesso al nipote Gio. Camillo,
ma bensì ai due fratelli germani del car-
dinale, Pier Dionigio primogenito e Do-
menico cadetto. Nell'articolo Imola, oltre
di aver toccato di tali doni, indicai come
nel tempo dell'invasione francese in Bo-
logna e Cento i Rusconi ospitarono i mi*
seri, de'sacerdoti e de'canonici Vaticani, e
tra essi Rusconi si distinse il mai*ch. Giu-
seppe fratello cugino del genitoredel cardi-
nale (e padre del vivente rispettabile mg/
Giovanni Rusconi chiericodi camera, con*
sultore di stato per le finanze^ già vice-
maggiordomo, ministro delle armi, e dei
lavori pubblici del Papa regnante). Ivi an-
cora narrai le principali benemerenze del
cardinale colla diocesi, e come per cura
dell'elegante penna del eh. ab. d. Dome-
nico Marsella, fece decorosamente pub-
blicare le memone de' vescovi pi*edece8-
«ori nella sunnominata SeriesAÌ caixlina*
le non risparmiò fiitica per promuovere
il maggior bene della sua vasta diocesi,
visitandola in ogni parte ancorché alpe-
sti*e, eccitando popolo e clero all'esecuzio-
ne de'propri dovet*i, non solo con l'esem-
pio, ma con fervorose omelie e zelanti no-
tificazioni. Decorò la cattedrale di maesto-
so altare maggiore, tutto di scelti marmi,
proporzionato alla magnificenza del tem •
pio. Nella diocesi colla spesa di cii*ca5,ooo
scudi edificò la chiesa parrocchiale e an-
nessa canonica in Poggiolo, indi la con-
sagrò; avendo così liberata dalla parroc-
chia la chiesa unita al casino de' vescovi,
nella villa di Torrano, rinnovando la fab-
brica, aumentandola e fornendola di mo-
l>ilio. RistabiPi i cappuccini in Imola e io
Lugo;i minori osservanti riformati in I-
RUS
mola, nel suburbano santunrio della Ma-
donna di Piratello, e in Massa Loml)ar-
da; le monache domenicane in Imola e
in Castel Bolognese, e nella i.' anche le
fitincescane, nel magnifico luogo abitato
prima dalle Stefane, donde le alunne di
S.Giuseppe trasferì nell'adatto locale del-
le cappuccine, poi occupato dal semina-
rio, al cui lustro e incremento dedicò la
sua sollecitudine pastorale. Con diverse
iscrizioni abbellì Imola, sia nella chiesa
del monastero delle domenicane, in lode
di Pio VII suo immediato predecessore,
che in altri modi. Pio VII nel 1820 lo
dichiarò legato di Ravenna,ove collocò i-
scrizioni al piedistallo della statua in bron-
zo di Alessandro VII, eretta sulla piazza
di s. Francesco; ed altre nell'aula del pa-
lazzo apostolico della legatione,dove nel-
la volta fece dipingere lo stemma genti-
lizio di Pio VII, e nelle pareti rinnovò
quelli de'cardinali legati,dal tempo diGiu-
lio 11, a quello del proprio predecessore,
già cancellati nelle commozioni politiche.
Per l'amore che avea per la scienza epi-
grafica, la quale coltivò con successo, a-
vendo unito una doviziosa collezione di
antiche iscrizioni, ne fece generoso dono
al museo lapidario Vaticano, con piacere
del Papa e degli archeologi romani, co*
me leggesi neWElenco de soletti esisten-
UnelMuseoFaticano^pìihhWcaìo dai d'E**
ste nel 182 1; e nella prefazione del Mu»
seo CfUaratnonli descriiio e illustrato da
JP. jé. Visconti^ e G. A, Guattanù Morto
Pio VII nell'agosto 1828, gli celebrò so
Unni funerali, e pubblicò una lettera pa
storale per eccitare tutti a pregare Dio
per la sollecita elezionedel successore. Por
tatosi in Roma al conclave, scélse per Da
pifero il Cancellieri. L'eletto Leone XH
subito lo confermò nella legazione di Ra
venna, che continuò a governare con lo
devole prudenza, mediante la quale gì
riuscì definire la vertenza sulla strada
Faentina, inceppata da 3 anni, e da Ini
fiitta proseguire, e ridurre quasi al suo ter
mine con applauso comune.Intanto giua
RUS
to il carJinale airetà dì Stsanni compiti,
si ammalò d*iofermità infiammatoria, ed
in Imola passò al riposo de'giusli il i.** a-
gosto del 1825. Nella caltedrale gli fu-
rono celebrate decorose esequie, ed ivi re-
stò sepolto col compianto de' diocesani.
Sarà perenne la memòria di questo am-
plissimo cardinale, per le molte virtù che
rifulsero in lui, e lo accompagnarono in
tutti i nobili impieghi, che con somma lo-
de sostenne in tempi scabrosi. 11 n.** 6 a
del Diaiio di Roma del 1 8a5, ne annuo-
zia la perdita con parole di elogio.
RUSGONIA,RUSGUNlAoRUSCO-
NI A. Sede vescovile della Mauritiana Ce-
sariense, nell'Africa occidentale, sotto la
metropoli di Giulia Cesarea. Si chiamò
Colonia Augusta Ruscouia, perchè si cre-
de che fondasse la città Marco Pinarlo
Rusca pretore romano, che conquistò la
Sardegna, pose in rotta i corsi nelSG^di
Roma, e per aver soggiogati i popoli del-
la Magna Grecia si vuole aver dato il no-
me a Rossano. Prese poi il nome d'Au-
gusta probabilmente per la colonia che
vi dedusse Augusto o qualche alti*o im-
peratore romano. Si conoscono due ve-
scovi: Numerìano che nel 4^9 fu al con-
cilio di Cartagine, legato de' vescovi dì sua
provincia; e Bonifacio esiliato nel 484 dal
re de' vandali Unnerico, per non avere sot-
tosci*itte l'erronee proposizioni de'dona*
tisti nella conferenza di Cartagine. Mor-
celli, /^fr. chr,
RUSlCADEoRUSICCÀDIA.Sede ve-
scovile di Numidia nell'Africa occidenta-
le, sotto la metropoli di Cirta. Ebbe 3 ve-
scovi: Verulo del 255, Vittore del 3o5|
Fausti niano del 4 < i • Morcellì, j(fr. chr,
RUSIO. Sede vescovile della Tracia,
eretta nel V secolo sotto la metropoli dì
Traìanopoli,e nel IX divenne arcivesco-
vato onorario, chiamata anche Topiris,
Ebbe pure vescovi latini, tra'quali si co-
noscono, .Giovanni di Chartres, ri nomato
teologo domenicano, fatto vescovo da Ur-
bano V nel 1 368;Em*ico morto nel 1 39 1 ,
sul fioir dei quale anno per sua morte
RUS' 229
Bo4iifucio IX elesse Enrico Ringourt dei
frati minori. Oriens chr, t. 3, p. 1098.
RUSP A.Sede vescovile della Bizacena,
nell'Africa occidentale,sotto la metropoli
d'Adrumeto, che si vuole corrisponda a
Elfagua boi*go della reggenza diTunisi in
Barberia^ o situata tra il castello Acoli-
tano e il municipio d'Usilla. Si conosco-
no 4 vescovi: Stefano esiliato nel 484 da
Unnerico re de' vandali, per aver profes*
sato le verità cattoliche contro i donati-
sti; Fulgenzio distinto per la sua pietà e
dottrina, consagrato vescovo nel 5o8 e
morto santamente nel 533;Felìciano che
gli successe fu nel 534 al concilio di Car-
tagine, nel quale si trattò de'privilegi del
monaci; e Giuliano che sottoscrisse la let-
tera del concilio Bizaceno nel64i all'im-
peratore Eraclio, condannando gli errori
de'monoteliti. Morcelli, /4fi\ chrisLj Ar-
duino, Cotteti, t. 3. Ruspa, Ruspen^ èorsi
un titolo vescovile in partihusy sotto l'ar-
civescovato I/I partibiis di Cartagine,che
conferisce il Papa. Gregorio XVI a'2 7 lu-
glio 1839 lo conferì a mg.' Romualdo Xi-
meno domenicano della provincia del ss.
Rosario, e coadiutore del vicario aposto-
lico del Tunkino orientale, che fu consa-
grato in quella regione, con tutte le cere-
inonie della chiesa cattolica, come ripor-
ta il p. Guglielmotti, nelle Memorie deUe
missioni cattoliche nel regno del Tunchi'
no, p. 241 e seg.
RUSPlNAoRUSPITA. Sede vescovi-
le dell'Africa nella provincia Bizacena, il
cui vescovo Secondo nel 4 1 1 fu alb con-
ferenza di Cartagine tenuta dai cattolici.
Morcelli, yifr. chrisL
RUSPOLI Bartolomeo, Cardinale.
De'pri ncipi di CerveteriyXìdXo iuRoma a'2 5
agosto 1 697 di chiaro sangue, di cui par-
lai nel vol.XLI,p. 190; allorché fu in età
di vestii*e l'abito prelatizio, Clemente XI
ne'primi del 1 7 1 9 l'ammise tra'protono-
tari apostolici, e pei' sua morte meritò che
il s. collegio lo scegliesse a Governatore
del Conclave ; incarico eh' egli esei*citò
con taata vigilaozsi e splendidezza, che
23o RUS
reietto Innocenzo XII I^ suo affine, lo pio-
mosse alla carica di segretario òeMtmO'
rialij e dopo il di lui breve pontificato
Benedetto XII 1 non gli diede subito al-
cuna provvista, finché avendo il proprio
nipote duca di Gravina sposato la sorella
del prelato, a' 2 8 novembre if/i^ìo fece
segretario della s. Congregazione di pro-
paganda fide ^eoeì seguente annoilPapa
si portò a consagrare la chiesa di Vigna -
nello, feudo della famiglia, nella delega-
zione di Viterbo (/^.). Clemente XII a' 2
ottobre 1780 lo creò cardinale diacono
de'ss. Cosma e Damiano, e gli assegnò le
congregazioni de' vescovi e regolari, dei
riti, di propaganda, del concilio, della rev.
fabbrica di s. Pietro, di consulta, del buon
governo, deirindìce, della concistoriale,
delle acque, e de confini. Nel 1 784 lo no-
minò gran priore dell'ordine g^ro5o^'/iii«
tano in Roma. Indi successivamente lo
fece protettore dell'ospizio apostofìco di
s. Michele, dell'ordine de'cappuccini, del-
le arciconfraternite del ss. Crocefisso, del
Carmine in s. Grisogono, di s. Angelo in
Boi'go, degli Agonizzanti, del ss. Sagra-
inento in s. Francesco di Paola, di s. Eli-
gio de'Ferrari, della confraternita di s.
Maria in Via, e dell'università de'mer-
canti. Lo fu pure della chiesa e ospedale
di 8. Giacomo, delle monache cappucci -
neal Quirinale, delle maestre pie, de'mo-
nacidi Monte Libano in ss. Pietro e Mar-
cellino, del collegio germanico ungarico.
Fu del nùmero de*cardinali elettori dìBe-
nedetto XIV, e fini i suoi giorni in Vi-
gnanelloa'2 1 maggio 1 74 1 ,d'anni 44 ^^^
compiti, compianto per le sue belle qua-
lità,e per vederlo rapito in robusta età. Il
corpo fu trasferito in Roma, ed ebbe se-
poltura nell'ingresso della chiesa de'cap-
puccini, a tenore della testamentaria sua
disposizione, sotto una lapide marmorea
e adorna delle insegne cardinalizie, con
semplicissima iscrizione.
RUSSIA, Ritisica, Il più vasto impero
della terra, nell'Europa settentrionale,
linmensa monarchia che i geografi dicono
RUS
comprendere la 9.' parte circa del con-
tinente orientale e quasi la 28.^ di tutto
il globo abitabile, e perciò vuoisi supe-
rare di molto l'ampiezza del romano im-
pero, che pure stendeasì dall'isole Britan-
niche sino all'Eufrate. Dispiegasi nel nord
dell'emisfero boreale tra 36** 20' e 78"
si5' di latitudine nord, e tra il 1 7°di lon-
gitudine est, e I Sa^di longitudine ovest, il
che forma una longitudine totale di2 1 1^
Stendesi questo gigantesco e colossale im-
pero nel nord dell'Europa, nel nord e nel-
l'ovest dell'Asia, e nel nord ovest dell'A-
merica settentrionale. L'Oceano Ghiac-
ciale artico lo limita al nord; all'ovest so-
no i suoi confini segnati i.' dalla Tana,
dai monti Dofrini e dal Torneo, dal lato
della monarchia svedese; poi dal Baltico
e dagli stati prussiani; dal Niemen, dalla
Bobra, dalla Narew e dal Bug, vei*so lo
stato di Polonia; dalla provincia austria-
ca di Gallicia, da cui lo separa in parte
la Podhorce;dal Prut e dal Danubio ver-
so la Turchia europea. Al sud sono il mar
Nero, la Turchia asiatica, la Persia, colla
quale il monte Ararat e l'Arasse servono
di limite; il mar Caspio, la Tartaria in-
dipendente, verso la quale segnano per
assai gran tratto la frontiera il fiume U-
ral, rUi, il Tobol, l' Abuga, il lago Den-
ghiz-Kul, ed il Gorkila-Atzu; V impero
Cinese, il cui confine taglia il lago Balkac
e siegue il Piccolo Aitai, i monti Sanyask,
TArgun ed i monti Stanovoi; finalmente
il grand'Oceano boreale. All'est la Rus-
sia tocca la nuova Bretagna, cioè i pos-
sedimenti inglesi dell'America settentrio-
nale. La pih grande lunghezza di questo
impero è di circa 3,ooo leghe, e ti*ovasi
verso il 55^ parallelo; la massima lar-
ghezza tanto in Europa, compresi tutti
i paesi Caucasii, sotto il 44^ meridiano,
come in Asia il ^jT o sotto il 100", è di
700 leghe; la superficie totale può salire
a 1,0 1 7,400 leghe quadrate, delle quali
a6 1 ,000 per l'Europa, 684,000 per l'A-
sia,e 72,400 per l'Amerìca.Àltri diminui-
scono di molto tale enorme cifra^ ed affer-
RUS
inaoo contenere l'impero russo 3)^j^ooo
miglia quadrate, delie quali 47)OOo in
Europa, 276,000 in Asia, 34)00o.in A-
inerica. L'impero romano al tempo della
sua maggiore grandezza, si dice che non
sorpassò 3 00,000 miglia quadrate, e rim*
pero cinese non ne ha che isS^ooo. li
tedescoietterato Wichmatin nella sua de«
scrìzìone della monarchia russa dà un'i-
dea della vastità di questo impero para-
gonandolo con diversi stati nelsegueute
modo. La Russia è più grande della Fran-
' eia 28 volte, dell'Austria 29, della Sve-
zia 38, della Confederazione renana 82^
dell'impero Ottomano 5, di quello Cinese
4 778, della Persia 7, del Giappone 39,
Osserva Tavv. Castellano, che nell'amo
pia estensione dell'impero russo sì nove-
rano 1 263 città e circa 263,000 villaggi,
mentre quasi altrettante città si conten«
gono. nel regno di Francia, che si calcula
34 volte più piccolo^ e 5 1 o se ne anno-
verano nel regno de' Paesi Bassi, il quale
forma una 3oo.a parte del russo impero.
Dirò poi con altri geografi, il vastissimo
impero della Russia racchiude nel suo
seno i deserti più aridi e i paesi più de-
liziosi; che sovente nel tempo medesimo
è ingombro da ghiacci ed avvivato dalla
più rigogliosa vegetazione; che mentre la
neve copre le immense paludi della Si-
l)eria, il paradiso delle rose alle radici del
Caucaso rimane avvizzito dall'estivo ca-
lore; offre nel suo mondo morale, siccome
in quello della natura, una sterminata
varietà di popoli, di costumanze, di usi,
di civiltà, di linguaggi, di religioni. L'a-
spetto generale della Russia offre piuttosto
una superficie piana che montuosa, né
vi sono che 4 catene di montagne impor-
tantissi me:ilCaucaso,i monti Urali,i mon-
ti Stanovoi o lahlonnoi, e finalmente u-
na catena, che nella Russia americana
fiancheggia la costa del grand'Oceano. Le
altre alture denominate montagne, non
sono quasi in realtà die colline: le mon-
tagne vulcaniche della penisola delKamt-
sciatka sono osservabili per una maggior
RUS 23i
elevatezza, e soprattutto pe'Ioro vulcani.
Le acque di quest'impero trovansi distri-
buite tra 5 grandi bacini; cioè dell'Ocea-
no Ghiacciale, del Baltico, del mar Nero,
del Caspio e del grand- Oceano. Più esteso
è il c.°, comprendendo in Europa3 fiumi
principali, la Dvina del nord, il Mezen e
la Petsciora; in Asia l'Obi, il lenisci, l'O-
lenek, la Lena,rindihirka e la Kolyma.
11 Torneo,la Neva, la Dvina del sud o Du-
na, e il Niemen sono i tributari più no-
tabili del Baltico. Nel bacino del mar Ne-
ro, sono in Europa il Dniester, il Dnieper
Nieper o Boristene, il Bug, il Don che
cade nel mare d' Azov, il Kuban , ed in
Asia, il Rioni o Fasi. La parte europea
della Russia manda al Caspio il Volga,
che è il maggior fiume dell'Europa; la
parte asiatica offre nella dipendenza di
questo mare il Kur che riceve V Arasse.
Il bacino del grande Oceano è pochissimo
esteso e presenta soltanto in Asia l'Ana-
dyr, tributario del mare di Bering, ed in
America il fiume di Rame o del Control-
lore. 1 1 maggior lago di Russia è il Baikal
verso il sud della Siberia, nel bacino del-
rienisei, il Ladoga, rOnega,rilmen ed il
Pei pus, che sgorgano nel golfo di Finlan •
dia; il Belo che appartiene alla parte su-
periore del hacÌAO del Volga; l'Enara e
l'Imandra, vicini all'Oceano Ghiacciale^
ed il Bolchei che manda le sue acque al
mare d'Azov, sono i lashi più rimarche-
voli della parte europa: tra gl'innume-
rabili laghi de'quali é gremita la Finlan-
dia, sono più osservabili il Paejiane e il
Salma. Ingenerale i territorii bassissimi
che circondano il mar Bianco' ed il Bal-
tico, e quelli che trovansi verso i limili
de'bacini di quest'ultimo, del mar Nero
e del Caspio, racchiudono una moltìta-
dine straordinaria di laghi, e qua e là
grandi paludi, come quella di Pinsko o
del Pripet. Il Tchany e il Samy, nel sud»
ovest della Siberia, stanno vicini all'lr-
tisch; il Piasino nel^/nord comunica coU'O-
ceanoGbiacciale mediante laPiasina.Nel-
1 ovest dell^ Russia americaaaj vi è il la-
23a RUS
go Cholekhovo. La piana superficie della
Russia, i mari che raccerchiano, i mae-
stosi fiumi, i grandi laghi hanno agevo-
lato la costruzione di canali navigabili che
mantengono dall'una estremità all'altra
Vive le comunicazioni, ed il traffico fio-
rente. Un triplice sistema di navigazione
trovasi stabilito tra il Baltico e il Gispio,
per mezzo de'canali di Maria, di Tikhvin
e di Vychnei- Volòtchok che fanno comu-
nicare il Volga co'Iaghi Onega, Ladoga
e llmen: ai quali 3 sistemi si congiungo*
no parecchi altri canali, come quelli di
Ladoga, di Novgorod o di Sievers, di Svir
e di Sias. 11 canale di Kubensko del du«
ca Alessandro di Wurtemberg è destina-
to a riunire i bacini de'mari Bianco, Ca*
spìoeBaltico; il canale del NordoSeve-
j*olekaterinski mette in comunicazione i
primi di detti bacini. Le acque tributarie
da un lato del golfo di Finlandia, e dall'al-
tro del goifodi Livonia, stanno unite me-
diante i canali di Fellin, di Verro e di
Velikia-Luki. La congiunzione dei bacini
del Baltico e del mar Nero formasi con i
canali della Beresina e di Lepel,d'OgÌQ-
ski e Royal; fece Pietro I incominciare
quelli della Hamyschinkaed'l vanov, per
unire il mar Caspio al mar Nero a mezzo
del Don e del Volga. 11 nome di Russia
desta l'idea d'una temperatura freddissi-
ma; in fatti se si consideri l'altezza della
latitudine nella massima parte di questa
contrada, si deve trovarvi un rigido cli-
ma. Anzi a latitudine eguale, il freddo é
quivi maggiore che non nella più parte
degli altri paesi d'Europa, e cresce gene-
ralmente d'intensità a misura che si pi*o-
gredisce verso il nord : il paese accosto al
mar Baltico gode d'una temperatura mo-
derata, a paragone delle immen^ pianu-
re che distendonsi tra il Volga ed i monti
Orali, e de'deserti della Siberia; in quasi
tutte le parti di questa il freddo é abba-
stanza violento nell'inverno per far gela-
re il mercurio. A Taganrog, porto del ma-
re d'Azov, più meridionale di Parigi e
situato più di i 2'' al sud di PietroburgOi
RUS
il termometro scende basM quanto in que-
st'ultima città, cioè abitualmente a iS** e
ao^ R. e talvolta a 26^ e 3o°. Il freddo
che predomina nelle contrade piùboi*eali
della Russia non è sopportabile se non da-
gli abitanti che vi sono accostumati, eie
cui razze piccole e gracili, conosciute sot-
to il nome di Laponi e Samojedi, errano
sulle Spioggie dell'Oceano Ghiacciale: co*
là notti d'alquante settimane, ed anche
di qualche mese succedono a giorni assai
lunghi; una rapida estate basta appena
allo sviluppo d'una meschina vegetazio-
ne. All'altra estremità dell'impero, laBes-
sarabia, la Crimea e le regióni Caucasie
godono d'un clima delizioso; ma men sa-
lubre vi è l'aria che non nelle altra parti,
andandovisi soggetti ad epidemie assai
fi*equenti. Lo scorbuto e l'emorroidi sono
fnalattie endemiche in Russia. Se si eccet*
tuino la massima parte della regione si-
tuata al di là del èo.** grado di latitudi-
ne, e le parti montuose, la Russia è un
paese fertile che potrebbe alimentar mol*
to maggior numero di abitanti che non
ha : sopra questa poi*zione capace d' u-
na coltura vantaggiosa , la metà è data
all'aratro e somministra ancora aldi là
del necessario al consumo. Tra i prin-
cipali ostacoli al perfezionamento dell'a-
gricoltura devesi porre la schiavitù dei
contadini, e la incuria che dalla loro coa-
dizione risulta. Il suolo non entra quasi
per niente nella stima de' beni fondi; si
valutano dal numero d'uomini ohe in es-
si vivono attaccati alla gleba. 11 grano è
la prima ricchezza vietabile della Rus-
sia ; abbonda soprattutto in Europa nei
governi del centro : le raccolte principali
sono quelle di segala e a vena, poi in meno
quantità il frumento, i'ot*zo, il miglio, il
saraceno, il maiz. La lediauka o il frumen-
to di ghiaccio, é una specie di grano che
coltivasi nelle regioni setteutrionali,nè te^
me il freddo. La canapa coltivasi con at-
tenzione, eneproduce abbondante quau*
tità. Il rabarbaro di Siberia è riceroato;
comune il lupolo e il tabacco, in geuera^
RUS '
le i frutti sono luediocri; delle nooduole
se ne fa prodigioso consumo; in varie par-
ti le uve sonoeccellenli, come in Giorgia
e in Astrakan; il governo Ta iocoraggian-
do l'economia rurale. 1 boschi sono pre-
cipuamente composti di pi ui, abeti ,quer-
eie, pioppi, ec.: in alcune parti sono selve
immense, in altre se ne manca. In ragio-
ne de'diversi climi che ne abbracciano l'e-
stensione, la Russia ha uu regno auima-
Je svai'ialo quanto il vegetabile. 1 cavalli
si trovano da per tutto, tranne nella zo-
na ghiacciale; sono agili e foi*ti,ed alcune
razze sono bellissime. 11 cammello serve
absai di sovente da cavalcatura agli ahi*
tanti delle steppe; ne'ghiacci del nord il
rangifero serve da bestia da tiro, da soma
e da alimento. La specie bovina e la pe-
corina è mediocre, eccettuate alcune par-
ti. 1 porci sono comunissimi; vi sono pure
capre. Abbondanti sono le bestie selvati-
che, così la selvaggina, massime i volati-
li, per le svariate penne, e le caccie pia-
cere favorito della nobiltà. Animali im«
portanti pel commercio delle pelli sono
le martore , i zibellini, ed i castori della
Siberia; le lontre, le volpi, gli scoiattoli,
gli ermellini, ec.: in Siberia si trova il mu>
Schio. La pesca è una sorgente immensa
di ricchezze per la Russia; copiosa e mol-
teplice è la qualità de' pesci, esseudovi an-
che le balene. L'educazione delle api è gè-
neralmeule accuratissima; quella de'ba-
cbi da seta antichissima nel Caucaso , si
è propagata trai russi. 11 coccus polono'
vutn somministra bel colore cremesino.
La Russia è uno de' paesi più ricchi di mi-
nerali; produce il platino, abbondanti ini-
iiiere d'oro, che nel 1847 dierono 87,o5o
libbre romane;miniere d'argento,di rame,
di stagno^ di piombo, di ferro, di mercu-
rio,- d'antimonio, di zinco, di granito, di
marmi d'ogni colore, di ardesia, di gesso,
di serpentino, di terra da porcellana, d a-
uiianto, di diaspro, d'alabastro, di cristal-
li, di lapislazzuli, di rubini, di topazi,d'ac-
que marine, d'ametisti, di berilli, di gra-
liutej di maiachitei di aisoUli, di za(Iuù|
RUS a33
di smeraldi, di opali, di calcedonie, d'o-
nici, d' agate, di corniole, di diamanti.
Tanto é ricco il regno minerale, che lun-
go sarebbe a indicare le parti che danno
le accennate produzioni ; certamente la
Siberia n'é feracissima produttrice. Vi so-
no sorgenti salse e laghi , che sommini-
strano sale bianchissimo. Grande quan»
tità di petrificazioni si rinviene in Sibe-
ria. Questo interessantissimo e immenso
regno non è una terra incognita per le
visite che vi fecero gli scienziati, ma per
una ben piccolissima parte ne fu percorsa
la superficie. Nella primavera del i 852 si
disse che il conte AnlonioDemidofifavea
preparato una grande spedizionescienlifì-
ca nella Siberia,a sue spese e sotto la per-
sonale sua direzione. L'alta importanza
della Siberia, per la descrizione fisica della
terra, fu dimostrata da Alessandro Hum-
boldt nella classica opera,r^5Ùz Centrale,
Chiunque si reca a visitare il museo mi-
neralogico di Pietroburgo, o il gabinetto
del duod diLeuchlenberg, non può a me-
no di restare attonito all'aspetto delle pre-
ziose rarità che dalla Siberia provengo-
no, tanto rinomata per le sue miniere di
metalli preziosi. La California e il Brasi-
le saranno più abbondanti d'oro, ma per
la mineralogia e per lo studio delle pie-
tre non ponno stareai confronto della Si-
beria, la quale è inoltre importante per
la botanica e la zoologia: le più mirabili
rarità zoologiche del museo di Pietrobur-
go provengono dalla Siberia. Vedasi Fi-
scher, Storia della Siberia^ Pietroburgo
1 774* Svariatissima,come opulentissima
è findustria russa^ come ne 'corami, nel-
le telerie, cordaggì,fiibbricazione d'armi,
ue'lavori di metalli e di ferro, vetrerie,
cartiere, raffinerie, stoffe di cotone e se-
ta, di panni,distillerie pel consumo enor-
me di liquori, manifatture di cristalli, di
'arazzi, fiorendovi Torificeria, come l'arte
monumentale del musaico nel grandio-
so stabilimento fondato dal regnante im«
peratore Nicola 1, la cui organizzazione
aflìdò al celebre professoj^c romano Viu-
a34 RUS
cenzo Raffiielli ; la primitiva introduzio*
ne de'musaici di Roma si deve a Lomo-
nosowy eccellente poeta e distinto dotto
inisso. Le manifatture nazionali sono pro-^
tette e guarentite da un sistema severo
di proibizione per quelle straniere» e da
da diverse provvide misure. Non affatto
nulla era T industria in questa contrada
durante il medio evo, che anzi fioriva con
certo splendore in parecchie città, come
Novgorod^ Mosca, Kiovia (F.). Parve
poi che retrocedesse si no al reguo del czar
Alessio Michelovitzcbe risolvette di rial-
zarla^ chiamando nel paese artisti e fab-
bricatori forestieri; ma verso il cadere del-
lo stesso secolo, Pietro I il Grande le die-
de un impulso ben vigoroso e le fece pren -
dere in Europa un grado: nuova chiam»*
ta si fece attalenti forestieri, e grandi pri-
vilegi furono agrindustriosi concessi. Pie-
tro 1 lasciò morendo 2 1 grandi manifat-
ture, senza contare 1 4 grandi fobbriche
di tele assai grossolane;! primi suoi suc-
cessori non seguirono la strada da lui
tracciata, e 1^ torto o con ragione , sop-
pressero i privilegi ; nondimeno molto
crebbe Tindustria in estensione, ma non
toccò l'altezza della perfezione niaggiore
a cui sarebbe forse pervenuta, seguendo
la direzione impressa dal genio di Pietro
J il Grande. Il commercio interno viene
favorito da grandi fiumi e da un sistema
ben inteso di canali; commercio tanto piìi ,
attivo che più vasto paese è la Russia^ ed
abbonda per conseguenza di climi e pro-
duzioni più svariate. Per farsi un'idea del-
l'indole di questo commercio, basta tener
presenti le ricchezze delle diverse parti
dell'impero. Pietroburgo e Mosca costi-
tuiscono due centri di consumo, iKrso i
quali si dirigono i prodotti dai punti piti
lontani, e che reciprocamente diffondono
le ricchezze loro industriali sopra tutta
quanta la superfìcie di sì immenso paese.
Pietroburgo è il centroprincipale del com-
merciale movimento che si opera per mez-
zo della navigazione , e Mosca di quello
che 5i fa per le vie di terra ; a facilitai*e
R.US
il traffico fra le diverse provincie, ti ten-
gono in più siti fiere o mettati di consi-
derazione; la fiera di Novgiorod'Nijni(F',)
è una delle più celebri d' Europa. Rag-
guardevole é il commercio che &l la Rus-
sia collesterno; ma al pari de' rami pri-
mari deirindustria, anche l'alto commer-
cio trovasi specialmente in mani stranie-
re : i nazionali sono attissimi ai piccoli ne-
gozi mercantili, che formano l'occupazio-
ne loro favorita. Nel 1788 in Parigi fu
pubblicato di Gio. Benedetto Scherr, IstO'
ria ragionata del commercio della RuS'
5Ì<2,anticoe moderno, le manifatture sta-
bilite da Pietro I, parlando ancora de' pe-
si, misure e monete dell' impero e del-
l'ingegnosa aritmetica russa, che si esegui*
sce per conteggiare con macchina che
sembra invenzione d' un cieco , essendo
formata in una tavola fornita di molti Sii
di metallo paralleli, in ciascuno de 'quali
trovansi infilati g globuli simili, che cor-
rispondono alle nostre cifre numeriche.
Ivi si dice che si i&tto modo di conteg-
giare r usarono molti popoli antichi e
grandi, e sene esaltano! vantaggi. L'at-
tenzioue del pubblico trafficante si volge
con interesse verso le crescenti relazioni
della Russia colla Gina. Nel quadro del
commercio russo del i845 si rileva, che
nel totale si elevò in valore a 7 13 milio-
ni di merci, ed in trasporti marittimi a
2,200,000 tonnellate. Tuttavolta in con-
fronto de'suoi 65 milioni d'abitanti, se-
condo la più comune sentenza, sembra
poco importante tale cifra, e rappresenta
appena il 3.° del commercio francese, o
un poco più di quello de'4 milioni d'abi-
tanti del Belgio. Ma il governo russo pre-
vede benissimo l'estensione che non pon«
no mancare di prendei*e le sue relazioni
coir Asia. Posto tra la vecchia Europa e
l'estremo Oriente, esso vede dalla parte
dell' Asia immense contrade aprirsi alle
abitudini e ai bisogni di consumo, e pre-
parare incessanti vie di sbocco ai prodot-
ti delle manifatture russe. Ond' è che ha
quasi interdetto per terra sul suo tei^i-
RUS
loHo il transito delle merci d'Europa, ed
inoltra ha investito le sue manifetturedi
una prolezione, sotto la quale esse fecero
ultinoamente grandi progressi. La Jegis«
lozione commerciale russa ha eziandio il
vantaggio, ch'essa assicura alla popolazio-
ne agricola un lavoro costante, ed abba-
stanza jargamentei'etribuito, quando ter*
mina la coltura delle terre e la raccolta
de'Ioro prodotti. La Russia negli ultimi
tempi ha fatto trattati commerciali con
parecchi stati esteri, aprendogli i suoi por-
ti. Possiede la Russia sui divei*si mari che
la bagnano 3o porti, ma quello solo di
Pietroburgo [F'.) fa idue terzi del traffi-
co; i più importanti sono poi 7?/^^z ( ^.),
situato nel Baltico come Pietroburgo; 0«
dessa (F,) sul mar Nero, di cui fa qua*
si solo il commercio; Arcangelo sul mar
Bianco; Astrakan (^.) presso la foce del
Volga e l'emporio del commcrciodel Bai*
tico. La Russia asiatica ha i porti di Pe<
(ropavlovsk, e d*Okhotsk,di poca impor-
tanza. Le isole KadiakeSitkasonoi so-
li punti commercianti della Russia ame-
ricana. Le strade ferrate introdotte anche
in Russia, grandemente giovano pure al
commercio, ad onta delle gravi difficoltà
che presentavano le costruzioni perle ma-
nutenzioni, a motivo del clima, della ne-
ve, del disgelo di questa, e quando i fiu-
mi, torrenti e ruscelli crescono a conside-
revole altezza. Ma non perciò si atterrì il
governo, e riroperatore Nicolò I che con-
siderò di qual peso crescerebbe la prepon-
deranza del suo grand' impero , ove col
mezzo di strade ferrate agevolasse I9 coe-
sione delle sue principali parti e le rav-
vicinasse così ai confini dell'occidente, ne
decretò l'esecuzione. Se ne tentò il i !* sag-
gio da Pietroburgo a Tzasrkoeselo, ed a
Pavlovsk,e riuscì egregiamente nel 1 838.
La gran linea da Pietroburgo a Mosca,
che unisce le due gran meiropoli, inco-
minciata nel 1 842, nel suo 25,^ anni ver-
sano la percorse Tìmperatora, come notai
nel voi. LUI, p. 44> a'20 agosto 1 85 1. Ai
28 luglio 1846 fu aperta quella del Don
RUS 235
edelVoIgn. NcllaRussia meridionale s'in-
cominciò una linea fra Odessa e Sebasto-
poli. Vi é il progettodi congiungere eoa
ferrovia,PietroburgoaCronstadt,di gran-
de ardimento, ma pieno di utilità: Cron-
stadt é porto militare nel golfo di Fin-
landia, ed insieme è porto mercantile di
Pietroburgo; ivi arrivano tutte le merci
destinate ali' impero. Indi si fece quello
. di spingere la linea fino a Porto Baltico,
percorrendo le splendide ville imperiali
Peterhoffe Orianenhaum. Altro grandio»
so disegno sta per essere messo in opera,
il prolungamento delia strada ferrata da.
Mosca a Chartaw capitale dell' CJkrania,
e da Pietroburgo a Teodosia o Caffa
(V,) nella Crimea; così il Mar Nero sa-
rebbe congiunlocol Baltico, ed abbrevia-
ta l'immensa distanza che li separa. Uno
. de' rami principali di questo gran tronco
di ferrovia, che da Pietroburgo condurrà
a Varsavia (V^ e incomincialo. Le prin-
cipali e più comuni monete russe sono i
rubli d'argento ed i rubl^d'oro. Il rublo
d' argento equivale a 4 franchi, ossia a
bai. 74 ^/^ romani. Il rublo d' oro equi-
vale a 5 rubli d'argento, corrispondente
a 20 franchi, vale adire scudi 3 e bai. 72
I/a romani.
L'impero diRussiasi di vide secondo al-
cuni geografi in 5 1 governi che quasi tutti
portano il nome de'capoluoghi, suddivisi
in 4i I distretti; comprende di piùilgrai»-
ducato diFinlandia diviso in7governi,che
hanno la loro amministrazione partiooJa-
i*e, eio Provincie, 2 distretti ed un paese,
che la loro poca importanza impedì di am-
mettere al grado di governi. La Russia
americana forma una divisione a parte,
la cui SQvranitàèaffidataadunacompa^
gnia di negozianti. Invece Balbi ecco co*
me divide l'impero Russo: io graudidi*
visioni, comprendenti 54 governi, ciascu-
no de' quali é diviso in piti circoli, o di-
stretti; più il regno di Polonia {F^. Le
Provincie e le capitali o capoluoghi che
riporterò in carattet'e corsivo, hanno ar«
ticolr io questa mia opei*a. i .* divisioDe.
2
36
RUS
La Russia Baltica oproviocie del Baiti»
co, che comprendoDo te pi'ovincìe e go-
verno di Ingria, eoa Pietroburgo per cu-
pitale; FÌDlandia, con Àbo (di cui uel voi.
LIV, p. 77); CisloHia, cou Revel (ne feci
cenno a Pietroburgo ); Livonia ( meglio
a Prussia), con Rigaj Curlandia, eoo Mit-
tau. a/ La Russia Grande^ con Mosca
per capitale; Saiolensko,con SmoUnskoj
Pfthow,con Psho w o Pleskow, Twer, con
TWer^'No wgorod,con Nowgorod- P^eliki;
Olonetz, con Petroza vodsk; Ai^caogelskoi,
con Arcangelo; Wologda , con Fologdaj
Jaroslaw, con Jaroslaw; Kostroma, con
Kostroma; yiudaiir,con FladtnirjKish"
liei Nowgorod , con Nisbnei Nowgorod ;
Tarnbow,con 71i/ii^ow;Rezan,con/{ezara;
Tuia, conTulaj Kaluga, con Kaluga; O-
rei, con Ore!; Kursk, con Kursk; Yoro-
nez, con Yoronez o Voronces, S.^La Rus'
sìa Piccola ( altri la chiamano Rutena
altri Rosso, della quale fanno capitale ol-
tre Kiovia, Lemberg o Leopoli)^ Kiovia,
con Kiovia per capitale; Tschernigow,con
Tschernigo vro Techerfdgow,V\x\ ta va ,con
Pultava; SlobodsCJcrania, con Karkow.
4.* La Russia Meridionaleo Nuova RuS'
sia, EkaterinosiaWy con Ekaterinoslaw,
Kerson, con Kerson o Cherso (anche nei
voi. Ll,p. 234, eLIY, p. 77), ed Odes»
sa; Tauride (o Tauris nella Crimea, di
cuiaPBRsiAe nelvol.LII, p.i3o; la Tau-
ride all'erezione del l'arcivescovato di Mo-
hilow fu assoggettata alla sua giurisdi-
zione spirituale), con Simferopol, e Cqf
fcij Cosacchi Donski o del Don, con
Tcherkash ; Bessarabia (della quale a O-
bessa), con Bender. 5.' La Russia Occi»
denlalcy Lituania^con PF'Unaj Ovodno,
con Grodno; Bialystock, con Bialystock.
6.' La Russia Nera e Russia Bianca (o
Rutena),Witepsk,con Witepsk o Witep*
scoj M.oh.\\ow,conMohilowj Alinsk, con
i^i/i^A:; Yolinia,conZ{Vo/nir^* Podolia, con
Kaininieck. 7.* La Russia Orientale, re-
gno di Casan o Kasan nell'antica Bui'
^a/va^Casan, con Casan (di cui a Mosca);
Wiuctka, con Wiactka; Perm con Permj
RUS
Simbirsk,con Sìmbirsk; Pensa^con Pensa.
8MI regno ifAstracanySwatOYr, conSa'
r^ilow(dicuia Mosca e uel voi. LI,p.3a4^
Astracan, con Astracan (dì cui a Mosca);
Cauca8Ìa(di cui nel voi. XL V, p. 1 54),coa
Ekaterinograd; Oramburgo, con Ufa;
Grusia o Guria (della quale nel vol.XXX,
p^ 261) in Giorgia^con Tiflisj Kirghi-
si, nella Tartarìat^Wxì ramministrazìo*
ne dei regno d'Astracan sono pure tutti
i nuovi conquisti dalla Russia fatti sulla
Persia , come Erivan ( di cui riparlai a
Patriarcato Armeno e Persia, e se ne
formarono i governi di Grusia nomina*
ta e corrispondente alla Giorgia, e d' I-
mei-ezia;^/i/i|^re/Mi(nel quale articolo par-
lai ancora d'Imerezia o Imiretta, del Cau-
caso, contrade in tutto o in parte corri-
spondenti all'antica Colchide) ; Circassia
(di cui a Minor EU a) e Cabardia popolata
dagli antichi cesari; Ossezia, ed altre prò*
vincie e luoghi soggetti alla Russia o per
tributi. Le prò vincie armenesi dividono
in Provincia Armena, nel Chirvan oScir«
van, inJakoutsk, Imerezia, Mingreliacol*
r Abasia, ed Omsk. 9.' Russia Asiatica
o Siberia (delia quale a MoscA),e Toboisk,
con Tobolskj Tomsk, con Tomsk; Jenis-
seisk, con Krasnojarsk; Jakoutsk, con Ja-
koutsk, Irkoutsk, con Irkoutsk, e la pe*
n isola Kamtschatka, le isole Kurìli , A-
leutizie o Aleuziane, Sindow, la Nuova
Zembla o Terra Nuova grand' isola, la
Nuova Siberia altra grand'isola del mar
Ghiacciale. 10.* Russia Americana sco-
perta nel 1 7 1 8 da Behering e neli 748 da
Tchirikof; di visa in5 grandi provinole e he
prendono nome dalle tribii che Tabi ta-
no, cioè Koniagi, coU'isola Kadiak, Ke-
naitzi, Tciugatzkaia, Ugalaki, Koliugi,
coli' ìsola Silka e con Nuova Arcangelo.
Bisogna confessare , che per l'estensione
immensa di quest'impero, di cui moltis-
sime parti sono remote e con denomina-
zioni dilTerenli , per quanto riportano i
geografi, riesce penoso il doverne dara
un puro cenno, possibilmente meno ine*
satto. Ripeterò, che non solo feci artico-
RUS
li per le provincìe ecittà TeicoTili che ri-
marcai in corsivo, ma altri ancora che
appartengono a quest'impero, oltre quel-
li che appartengono a Polonia, Litua^
niay i^/po/i/a, ec, e ne'quali riportai mol-
tissime notizie storiche, sia riguardanti la
storia civile dell'impero russo, sia ri-
guardanti la ecclesiastica antica e moder-
na. Negli ultimi 4 secoli dell'impero rus-
so, con tutte le vicende contìnue dì guer-
re intestine e straniere, di rivoluzioni e
d'innovamenti, grandissimo é stato l'au-
mento tanto del territorio di questa mo-
narchia, quanto de'sudditi governati. Le
memorie più certe del 1462 non davano
alla monarchia stessa che un solo milione
di miglia quadrate inglesi, e la misura del-
la superficie fatta nel declinar del 1 85 1,
porta sino a qualche cosa di più di 22 mi-
lioni di tali miglia. La popolazione del
1462 tuttoalpiùgiunseaSmilionid'ani-
me, mentre nel i85i venne computata
di 65 milioni : dunque l'estensione del
suolo dominato è divenuta 22 volte mag-
giore, e la popolazione 1 1 volte più nu-
merosa. Se nella Russia il popolo fosse di-
stribuito con qualche eguaglianza nel va-
sto tetTÌtoriodeU'impero,il risultato detto
poc'anzi argomenterebbe, che percontra*
rio di quanto avviene nel resto dell'Eu-
ropa e del mondo incivilito, la popolazio-
ne vada scemando in modo spaventevo*
le. Ma la conseguenza è lungi assai dall'es-
sere giusta, poiché nell'impero russoquel-
le poche Provincie che sono state sempre
esono tuttavìa popolose, vanno anch'esse
aumentando in coltura ed in gente: tutto
il resto, come le parti asiatiche, in gene-
rale sono vasti possedimenti di terra, più
o meno squallidi e deserti, secondochè più
radi o meno vi si trovino i coloni, che
quasi ne sono gli unici abitatori. Gli sforzi
fatti dai czar in diterse età, per popolare
questi loro tenimenti, riuscirono di trop-
po piccolo vantaggio , se si considerino
gli allettamenti succennati d'ogni specie,
e gl'inviti e le promesse fatte ai forestieri
che vi si volessero stanziare: viaggio grsf
RUS 237
tuito, casa da abitare, stnimentì, bestia-
me, semenze, e campi da coltivare, esen^
zione della leva militare, e tutti i favorì
e privilegi possibili a conciliarsi colle lég-
gi del paese. Le colonie riuscite a prospe-
rare, con queste sì ampie concessioni, so-
no le alemanne; tanto quelle fermatesi
sulle sponde della Molochna al di là del
Dnieper, quanto le altre stabilitesi nelle
adiacenze di Odessa. I moldavi e i bulgari
delle provincìe ottomane, sono forse i più
antichi coloni entrati nella Russia,ed han-
no seguito le condizioni guerresche de'Io-
ro paesi nativi: ogni occupazione russa
originava colonie, ogni trattato di pace
le restituiva al turco. Gli alsazi tentarono
ancor essi a cercarvi fortuna, ma furono
sventura ti, e scorso qualche anno dovero-
no partirne miseri più di quando v'en-
trarono. Il sistema coloniale fu coadiuva-
to dalle concessioni di terreno, fatte o per
ragione di premio, o per incoraggimento
d'industria ai sudditi russi, e questi hanno
contribuito assai più che i coloni a4li-
minuire gli steppi a forza di fiiticose col-
tivazioni. Verso il centro della parte eu-
ropea, la popolazione è più compatta e
cresce con maggiora rapidità: la provincia
che offia maggior numero d'abitanti per
lega quadrata éMosca,che ne conta2,32 3;
quella che ne ha meno é Arcangelo, nella
quale non se ne trovano più di 1 6 per le-
ga quadrata. I governi di AJosca^ Tuia,
Kursk ePodolia, posti per la maggior par-
te nella zona temperata dell'impero cen-
trale, godendo del più bel clima, hanno
la più forte popolazione nel la Russia eu-
ropea, e contano tutti oltre 2000 abitan-
ti per ogni miglio quadrato: all'incontro
le provincìe del Caucaso, ed i 3 governi
dell'alto Nord, Wologda, Olenetz,e Arr
cangelo la più debole^ in essi contansi per
ogni miglio quadrato molto meno di 200
abitanti, e nell'ultimo soli 70. Altri cal-
coli riferiscono che la popolazione della
monarchia cresce in propomone molto
maggiore dell'estensione; e che nondime-
no la JElussia èmicoi'a lontana dall'avere
^38 RUS
un numero crabitanti in relatione colla
sua grandezza e co'suoi mezzi. Inoltre la
popolazione di quesfimpero componesi
di elementi sommamente eterogenei : la
grande maggioranza appartiene alia raz«
za slava, che da se sola conta44 niilioni
d'individui; razza che comprende de'rus*
si, de'polacchi, de'bulgari e de'serviani.
I primi in numero di circa 4^ milioni for-
mavano un tempo una quantità di tribù
di diversi nomi, ed oggi ancora si tlistin-
guono in grandi russì,che abitano la par-
te centrale della Russia europea e sono
ì più numerosi, e in piccoli russi, nel no-
vero dei quali pongonsi i russniacì sparsi
•nelle provincie occidentali, e la maggior
parte de'oosacchi. Di questi, per l'interes-
se che destarono, dirò qualche cosa. I co-
sacchi saporoghi, cioè quelli che abitano
al di sotto delle cataratte del Dnieper,
dogli antichi chiamato Boristene, benché
in principio non fossero che pochi masna-
dieri, raccolti e riuniti insieme dalla spe-
ranza del bottino che facevano sui tur«
chi, sui russi e sui polacchi, in mezzo ai
quali si trovavano, crebbero poi a segno
di poter formare numerose armate di più
di 1 00,000 uomini, i quali fecero tremare
i czar di Mosco via, i re di Polonia ed i
gran sultani sui loro troni. £ tanto più
si rese ammirabile Taccrescimento di lo-
ro popolazione e formidabile potenza, in
quanto che tali barbari escludevano le
donne dalla loro società, e non risarciva-
no le loro perdite che co'malvivenli edi-
sertori di tutte le nazioni, che accorreva-
no fra loro, invitati o dalla fama de'loro
ricchi saccheggi o dalia gloria delle loro
armi. Dalla metà del iX secolo in poi essi
fecero gran figura in tutte le guerre del
nord, e la vittoria quasi sempregli accom-
pagnò.Tuttavolta la nazione proprìamen-
te più non esiste, dopo che grimperatori
russi tolsero ad essa il paese che abitava.
La loro storia militare non presenta che
feroci e luttuosi quadri d'incendi, di de-
vastazioni, di stragi, di orrori, che più o
meno accompagnarono tutte le guerre.
RUS
Singolari furono gli usi de'cosaochi sa-
poroghi, che più .non esistono, ed anche
de'ioro fratelli i cosacchi deirilkraniao
piccola Russia, che eccettuatone lo statu-
to di non aver donne fra loro, nel resto
non differiscono gran fatto dai saporoghi.
«•Questi saporoghi portavano per loi'o di-
stintivo una lunga ciocca di capelli, non
più grossa del cannello d'una penna, la
quale scendeva dalla cima del capo, meo-
tré il resto era affiitto raso. Questa coda
in loro lingua chiamavasi sciubra^ e ne
facevano tanto caso, che se un cosacco la
strappava per qualunque accidente ad un
altro, dovea pagargli 5 rubli. Nella pic-
cola Russia alcune volte il signore d'un
villaggio fa ballare i suoi contadini di-
nanzi al suo castello, ed egli slesso colla
sua moglie ed ì suoi figli non isdegna bal-
lare con loro. Ora dee sapersi chei vii*
laggi dell'CJkrania sono per lo più attor*
niati da folti boschi, ove i contadini, te*
mendo le incursioni de'tartari, vanno ad
appiattarsi in tempo di estate. Benchèque'»
sti contadini sieno servi, hanno però da
tempo immemorabile il diritto di rapire,
ballando,una fanciulla, quand'anche fos-
se la figlia del loro signore, purché all' uso
degli antichi spartani lo feccianocon gran
destrezza, poiché altrimenti sarebbero ro-
vinati. Riuscendo dunque loro l'impresa,
portano via la loro preda e vanno ad a-
scondersi ne'vicini boschi. Se possono ri-
manervi ascosi per ^4 ore, vengono asso-
luti dal loro ratto, e possono sposare la
fanciulla, purché essa vi acconsenta; ma
se son presi dentro le 24 ore, senz'altra
forma di processo perdono la testa. " Nella
Russia piccola erano severissime le l^i
controia fornicazione, l'adulterio e l'omi-
cidio. Se una fanciulla partoriva clande-
stinamente, si legava coi capelli alla por-
ta della chiesa, e chi v' entrava le sputa-
va in faccia e ricolmava d'improperi* Se
una maritata era colta in fallo, sì seppel-
liva viva sino al collo, e si lasciava morir
di fame e di sete. Quando un cosacco a
caso premeditato uccideva alcuno, si le*
RUS
gava tìvo sotto la bara del cadàvere di
soa Tittiroa, e ambedue così unfiti si9ep^
pelliTano. Ad onta della loro fei*ocia, i co«
sacchi sapdroghi erano ospitalieri: le loro
kurtne o case erano sempre aperte ai vian-
danti, i quali potevano entrare e man-
giare, ancorché wjx\p fosse in casa, ma
non potev&nò portare via nulla. Abbiamo
gli jinna li della PìccolaRussiafissiaUto*
ria de* Cosacchi Sa poroghi e de'CosaC'
chi delt Ucrania, dalla loro origine ai
nostri tempi, seguita da un compendio
dell'istoria degli Etmanni de Cosacchi y
tradotti con note da Gio. Benedetto Sche*
rer, Parigi 1 789. 1 polacchi si trovano nei
governi di Volinia , Podolia , Grodno, e
nella provincia di Bialistok. Pfon si con-
tano che circa 3o,ooo bulgain e servia-
ni, nel governo di Kerson. La razza letto-
liluania, composta di quasi i,5oo,ooo in-
dividui, è sparsa ne'governi deirocciden-
te. La razza finnese, una volta numerosis-
sima , non annovera presentemente pili
di 3 milioni d'individui : predomina nel-
la regione boreale, ed i popoli de'quali si
compone sono i finlandesi o suomi, gli e-
stonii, i livi, i krivini, i laponi, i siriani,
i permii, i voguli, i ciuvasci o tchu vachi, i
ceremissi o tchermissi,i morduani,i mech-
ceriaki o mechtcheriaki, i tetperi e gli o-
stiaki. La razza samoieda, che abita più
di tutto le coste del rOcea no Ghiacciale in
Asia, pare che si confonda colla preceden-
te. Trovansi in Siberia alcune tribù del-
le razze mongola e mandsciti, quali ikal-
ka ed i tungusi. La razza turca conta due
milioni d'individui. Fra le popolazioni che
ne dipendono, osserva usi i tartari di Ka-
zan e d'Astrakan, i nogai, ikirghiz, iba-
ckiri, i bukari,i iakuti. Comprende la raz-
za Caucasia de'giorgiani, degli armeni, e
varì piccoli popoli; circa due milioni d'a*
nime. La razza valaca in Bessarabia più
non conta di 100,000 individui. All'estre-
mità orientale della Siberia incontransi
de'kamtsciadali, de' kurili, ciucotci ossia
tchuhotchi. Notansi nella Russia amert>
cana i kitegui, i kovicagi| i kenaiti, i ciu-
RUS 289
gaci otchitgalchi. Vi sono circa 4oo,ooo
tedeschi, sparsi sopra tu Ita la superficie
dell'impero; compongono essi la cittadi-
nanza e la nobiltà de'govemi di Estonia,
di Livonia e di Curlandia,ed in parte del
governo di Pietroburgo; formarono essi
delle colonie sulle due sponde del Volga.
Molti svedesi trovansi in Finlandia e nel-
r Estonia. Tra gli altri stranieri stabiliti
in Russia,sipossonocontare2 1,000 greci,
1 5,000 tajiki, 6,200 arabi, 6,000 francesi
e inglesi, 1 20odanesi, 1 0,000 indi e boemi.
Quando si ha idea della varietà delle raz-
ze e della moltitudine de'popoli agglome-
rati in questo impero, si può apprende-
re senza stupore che vi sono in uso ^o
linguedifferenti, e chea queste lingues'in-
nestano in follai dialetti particolari. Sen-
za entrare nella nomenclatura di tutti sif-
fatti idiomi, diròche que'della razza sia-
Ta in Russia parlano sopra tutto due lin-
gue , il russo ed il polacco , derivate da
una fonte comune, l'antico slavone, la
quale è lingua madre accresciuta o modi-
ficata dal cristianekimo, che vi ha intro-
dotto una moltitudine di vocaboli greci,
dalla dominazione de' tartari, che la ca-
ricò di termini turchi e mongoli, e si è a
poco a poco trasformata in russo. L'idio-
ma primitivo rimase pertanto come quel-
lo delle scienze e della liturgia sino al tem-
po di Pietro I, in cui prevalse ne'libri il
russo^ come avea già prevaluto nell'uso
comune: a tal tempo, un passo immenso
neirincivilimento occasionò l'introduzio-
ne d'un gran numerodivoci nuove,pre-
se dalle altre nazioni europee; finalmen-
te, tra le mani di alcuni abili letterati la
lingua si stabili. L'alfabeto composto prì-
ma di 43 lettere, fu ridotto a 87, tra le
quali parecchie sotio prese dal greco ed
altre dal latino; alcune riuscendo di(Bci-
lissime da pronunziare agli stranieri. Non
sono le forme grammaticali troppo fissa-
te, e le coniugazioni sopra tutto molto ir-
regolari. Del resto, è la lingua russa ric-
ca, sonora, flessibile, ed ha ingenuità ed
eleganza : notabilissima si rende la varie-
24o R U S
ta delle termimizìoni. Vi lianno in Rus*
sia pochi dialetti volgari; il linguaggio del*
le campagne quasi non difTerisce da quel-
lo delle città. Esistono pei*ò 3 principali
dialetti, quelli di Pietroburgo, dì Mosca
e d'Arcangelo. Il piccolo russo usitato nel
sud-ovesty differisce sotto alcuni rappor-
ti dnl russo propriamente detto o gran
russo. Dell'idioma russo trattarono :Car«
pentirr, Elemens de la langue nisic^ s.
Pelei*sboui'g 1 768. Dizionarietto russo,
Odessa 1 846. P. Gioacchino, Grammati'
ca della lingua cinese pe' russi^ Pietro-
burgo! 838. Holstandiges, Deutsch Rus-
sisches lexicon, s. Petersbourg 1 798. Giu-
seppe Kavalerski, Ristretto della grani'
matìca mongolia in russo, Rayeni835.
Memorxki , Grammatica russa , Mosca
1823. Weìstmann, Dizionario russo, la»
tino, tedesco, Pietroburgo 1782. G. Zo-
rìtsch, Exercices théoriques etpratiquei
pour la traduction du russe enfranqais,
8. Petersbourg i83o.
La popolazione dell'impera russo è par-
tita in 4 classi : la nobiltà, il clero, il 3.**
statode'cittadini o uomini liberi, ed i con-
tadini o servi della gleba o schiavi. Sono
cii*ca 1 5o,ooo le fàmiglienobili, il che può
darepìùdì 750,000 individui,nel qua! nu-
mero se ne calcolano 4 > |000 residenti a
Pietroburgo ei5,ooo aMosca. Formico-
lano i nobili nelle provincie polacche; in
Podolia segnatamente se ne conta quasi
uno imo uomini, ma la più parte vivono
nella miseria , essendo le proprietà con-
centrate nelle mani d' alquante famiglie
potenti. In queste medesime provincie, co-
me anche nelle provincie tedesche, solo i
nobili ponno posseder beni fondi a titolo
ereditario; non è lo stesso nel rimanente
della Russia. I diversi titoli di nobiltà so-
no quelli di kniazo principe assai comu-
ne, di boiardo, okolnitch, conte, ec. ; nel
governo di Tuia meglioche 100 famiglie
godono il titolo di knias: tutti i membri
d'una famiglia ereditano il titolo stesso.
1 privilegi della nobiltà consistono nell'e-
senzione dall'imposta personale e dalser-
RUS
vigio militare, e nell'immunità dalle pene
corporali; negli affari contenziosi va sog-
getta a giudici tratti dal suo seno.Le prero-
gative e condizioni del clero, le dirò in se-
guito, con quanto pubblicò il filippino te-
desco p. Theiner rinomato perle sue ope-
re, insieme ad altre generali nozioni assai
importanti. Il 3.^stato composto degli uo-
mini liberi*, non appartenenti ne ai nobili
né al clero, è diviso in due classi : gli abi*
tanti delle città, mechcianin o cittadini,
e quella degli abitanti de' borghi e delle
campagne, raznocinlzi,cioè gente di va-
ne condizioni. Gli abitanti delle città go-
dono d' alcuni privilegi generali; i mer-
canti forestieri o di un'altra città hanno
pure i loro particolari, come ne hanno gli
stati inferiori. Tra le genti di condizione
libera si ponno contare intiere popolazio-
ni, sebbene soggette alla Russia, tali sono
i cosacchi, i calmucchi, i backirì, ec., le
quali popolazioni non vanno soggette al-
la capitazione o testatico, somministran-
do soltanto un contingente in truppe e
talvolta una contribuzione in denaro.For-
temente tassati sono gli ebrei, e dal 1 8a6.
in poi soggetti al reclutamento. Final-
mente i contadini astretti alla gleba o
servi, sono quali schiavi proprietà della
corona e de'nobili, al modo'che dirò^col
citato p. Theiner ; imperocché la civil-
tà non è ancora in Russia avanzatissi-
ma. Prima di tutto è essa inegualmente
ripartita,in ragione della differenza delle
posizioni geografiche: i popoli della ge-
lida Siberia sono tuttora, almeno in gran
parte, mezzo selvaggi, mentre le popola-
zioni dell' occidente partecipano ai lumi
europei. Ma la Russia occidentale istessa
non si è posta che tardi tra le nazioni in-
civilite; poco ella creò, più agevole trovan-
do il prendere dagli altri a prestito il frut«
to delle loro fatiche : dal che ebbe. a ri-
sultare che le alte classi si sono illumina-
te a pochissime spese ed in tempo bre-
vissimo, mentre le classi inferiori rimase-
ro immerse nelle tenebre più dense; e i\è
parimente risultato che la civiltà rusi#
RUS
pi*e!»e un carattere superficiale e d' imi-
tiìztone, tranne pochissime eccezioni. Dice
Schnitzier. » La nobiltà e le elassi indù*
stri parlano le principali lingue d' Euro-
pa, soprattutto il francese; conoscono le
invenzioni e le scoperte che si fanno sopra
tutti i punti del globo; non restano estra-
nee ai perfezionamenti che vi si apporta*
no air economia domestica e rurale , ai
processi tecnici, a Ila sfera dei pensiero; se-
guono i dibattimenti politici di tutte le
nazioni; adottano quanto in tutti i luoghi
si aggiunge ai comodi delia vita; quindi
loro non isfugge alcuna variazione nel ve*
stir de' parigini, e son sicure di subodo*
rare tutti i segreti della gastronomia, dai
quali ponno ripromettersi nuovi diletti.
1 membri di tali classi recano nella vita
comune un'attitudine, un tatto, un'aggiu*
stntezza di vedute ammirabili , pongono
urbanità e modi eleganti nelle loro rela-
zioni sociali; hanno grazia e dignità nel
contegno, facilità, sino pieghevolezza nel
carattere. Ciò che si può loro rìmprove*
rare si e di starsene alla superficie delle
cose, di toccar di volo gli oggetti ne'qua*
li si occupano,di non conoscere delle scien*
zese nonilperisliliooleparti usuali, quel*
le negligendo che formano il carattere,
che nobilitano Tanima, che la nostra spe-
cie aggrandiscono a'suoi propri occhi; si
è di sagrificare la sostanza alla forma, la
solidità allo splendore, il bello all' utile,
l'utile stesso al piacevole. Il nucleo della
scienza ei lo disdegnano; amerebbono be-
ne i risultati, ma danno addietro all' a*
spetto de'sagrifizi ". Intorno al carattere
russo, aggiunge Schnitzier. t> Il russo è
buono, preveniente, servizievole, ed emi-
nentemente ospitale; la sua gentilezza gli.
dà una cert'aria di buon tuono che par-
la in suo fa vore;gioviale,attivo, petulan-
te ancora, la sua fisionomia annunzia dei*
Tinteli igenza. Coraggioso sino alla teme-
rità , è paziente al più alto segno; se ha
poca perseveranza ne' suoi lavori, riesce
ad un bisogno di una costanza a tutte pro-
ye. Del pari che bppeoa conosce il tifliio-
VOL. lilX.
RUS a4(
re, si lascia pur di rado impacciare ; ha
vivace la risposta, il giudizio giusto, e lo
spirito suo fecondo noi lascia mai sprov-
veduto; son sempre a sua richiesta mille
spedienti,e la destrezza n'è mirabile. Som-
messo alle leggi del suo paese , quando
pur pesano sopra di luì , é fedele al suo
principe, ed ama la patria, di cui si van-
ta, e che l'ignoranza gli fa riguardare co-
me infinitamente superiore a tutte le al-
tre. Religioso, ed esatto nella pratica dei
doveri dalla chiesa prescritti, distribuisce
pure frequenti elemosine a'poveri, ed o-
nora i defunti di cu Ito scrupoloso. Abbor-
da senza tema il suo signore, ed ardisce
parlargli fì'ancamente, né manca di cer-
ta facóndia; il suo linguaggio è metafori-
co ed insinuante, tenendo spesso della poe*
sia. Celansì infondo al cuore passioni ar-
denti, che sono terrìbili se scoppiano, la
vincono facilmente sul capitale di bontà
che incontrastabilmente nel russo si ri-
trova; allora e la sua gentilezza e le ma-
niere distinte danno luogo ad unabruta*
lità chesi esala ne'discorsi più crudeli e più
abbietti : supera il suo giurare in rozzez-
za quellodegli altri popoli; fecondo in in-
veltiveributtautiylevomitacontantomi-
nor riserva che di rado deviene a vie di
fatto. Tutta volta quella sua fierezza ap-
parente si umilia al minimo bagliore di
•possibile lucro; bacia il lembo della veste
e il braccio a quelli cui vien supplicando;
tocca la terra. colla punta della mano in
segno di sommissione, e discende eziandio
sino al prosternarsi appiedi colui cheso*
pra di lui tiene qualche autorità. L'amor
del guadagno lo predomina, e n'é ecces-
siva l'avidità, siche per appagarla niente
gli pesa. Disse la signora di Stael, che il
furto è in Russia quasi tanto frequente
quanto l'ospitalità : e vi danno come vi
prendono, secondo che la malizia o la ge-
nerosità parla alla loro immaginazione "•
Scrivono gli storici »» che i russsi diven-
tano tanto più pericolosi, poiché sono ine-
sauribili in artifizi, e naiwoadono l'astu-
zia sotto un'apparenza d'onestà e bona-
16
24^ RUS
lietùj olla quale uno si lascia ageyolmen*
te cogliere, il carattere russo è quale de-
v'essere in un popolo energico e ben do-
tato dalla natura, ma sul quale non an-
corai lumi hanno esercitato il loro impe-
ro, ed a cui non ha per anco infuso il sen-
timento della propria dignità una mora-
le illuminata. Si traspira ciò che può un
giorno questo popolo diventare; possiede
esito tutte le qualità che formano i popo-
li grandi, tranne forse la profondità del
sentire, alla quale sembra che trattenere
il debba dal pervenire, uno spirito trop-
po esclusivamente pratico e troppo spe*
culatore''.Si può vedere Gerakow, ^e/-
lafermezzadi spìrito de' russi, Pietrobur-
go 1804. Per V Ospitalità russa, il poe-
ma deiritaliano cav.Filistri, stampato in
detta capitale. Le scienze sono obbligate
alla Russia d'importanti lavori; ma piut-
tosto ai governo che le bia favorite, che
non alla stessa nazione, tranne poche ec-
cettuazioni di qualche nobile che se ne
mostrò generoso. Tra'nomi che si sono re*
si illustri in Russia in servigio delle scien-
ze, non sono i nomi indigeni i più nume-
rosi; le matematiche vi sono state tratta-
te con lustro da£ulero,Bernouvilly,Schu-
bert, Fnss, Struve; le scienze fisiche qui-
vi hanno dovuto importanti scoperte a
Pallas, Sciierer, ai due Fischer, a Parrot,
Ledebour, Trinius; grandi lumi ricevette
ia geografia deli' Asia dai viaggi di Pai-
las, de'due Gmelin,di Giorgi, di Gulden-
stiidt, Hyacinte, Mimkovski^Meyendorf,
Muraview e Klaproth; cita la geografia
marittima i nomi di Golovnìn, Bellings-
hausen,Kru$enstern,Kotzebue, di Wran-
gel. Lo studio delle lingue e della storia
è uno de'più floridi : sono europei i no-
mi diFraehne di Adelung;queili diMuller^
Scei*l>atov,Schlaetzei*, Lehriierg, Karam-
sin, Krug, Evers eKaehIer sono univer-
salmente noti. La letteratura russa tiene
Ufi posto onorevole in £ui*opa; già presso
gli antichi slavi aveano le lettere gittate
una certa luce eh' ebbe per aurora l'in-
tradutione dei cristianesimo; non si cono-
RUS
scono altri monumenti dì quella lettera-
tura fuor di alcune poesie cavalleresche,
delle quali sono ignoti per ia più parte
gli autori, e gli Annali dei monaco Ne-
store dei famoso monastero delle Grotte
di Kiovia, celebrato padre della storia
russa,e morto avanti ili 1 16. Venne l'io-
vasione de'tartari ad arrestare i progres*
si della luce,ela'Russia ripiombò in una
barbarie profonda,dalla quale non ha in-
cominciato ad uscire se non sotto i Ro-
manow. E^primentossi la rinascente let-
teratura con deboli opere drammatiche,
e verso il cadere dei secolo XVII e sul
principio del XVill ^ con pallide imita-
zioni degli autori stranieri e soprattutto
francesi. Nel corso del XVI li Lomono*
80W, che da misero pescatore divenne il
I .^ poeta e il dotto più distinto russo, pia
da' posteri che da'suoi contemporanei ap-
prezzato, costituì co' suoi precetti e col-
l'esempio una letteratura nazionale; So-
ma rokw a grande altezza sollevò 1' arte
drammatica, ed il poema la Russiadeè
assai conosciuto non meno che celebrato:
la Russia vanta pure il suo Rosaio ^ nei
celebre Wolkow. A contare da quel tem-
po una moltitudine di scrittori venne ad
^lustrare in tutti i generi dall'epopea si-
noall'idillio ed alia favola, ne lo splendo-
re della letteratura si è per niente ai gior-
ni nostri attenuato, fiorendovi non meno
valentissimi uomini : un Platone, che beo
vaie l'antico; un Wielleorsky, che può dir-
si l'Euripide russo; un Karamsio, che ac-
coppia il genio di Pindaro a quello di E-
rodoto, hanno ormai sparsa la fama del
loro nome in Europa. Tra gli altri nomi
che la Russia pronunzia con orgoglio, si
citano quelli di Petrov, Kostrov, Derja-
vin , Oserov , Kriakovski , Sciakho vski 1
Dmitriev, Jukovski, Batiuchkov, Gnedi-
t9h,Kozlov,Pouchkin,ScichkoveGretsch.
In Russia si pubblicano più di 75 giorna-
li o raccolte periodiche, compilati in il
e più diverse lingue, e consagrati alla po-
litica, alle scienze, alle lettere. II r .^torchio
di Russia fu stabilito a Kiovia nel 1 55 r:
RUS
da ultimo eranvi 61 stamperìe , 21 delle
quali dipendevano dalle di verse ammini-
strazioni : eranvi 82 librerie, e 9 fonde-
rie di cara'lteri. Gli scritti che\vengono in
luce nell'impero, e quelli che provengono
dal di fuori sono soggetti ad una censura,
la|cui severità varia secondo le circostan-
ze o le idee del sovrano. Finalmente non
è in Russia trascurata la coltura delle bel-
le arti, ed in architettura sonolodati Ka*
kaurinov, Starov, Voronikhin, Mikhailov
e Sakharov; nella scultura Sciubin, Sce-
drin e Martos; nella pittura Lossenko,
Sokolov,Scedrin,Alexiev, fgnatius,e tra
grincisori Ulkin. I russi poeti, istoriograC
e autori di drammi sarebbero in maggior
pregio in tutta l'Europa se fossero piti no-
li. T presenti progressi nelle scienze, nel-
le lettere, nelle arti sono mirabili. A sup-
plire al novero degl' illustri russi nelle
scienze, nella letteratura, nelle arti,rìcor-
dej*ò le seguenti opere. Biblioteca degli
antichi mss. russi, Pietroburgo 1667. Bo-
chdanowitch, Proverbi russi, Pietrobur-
go 1 785. Culmànn, Raccolta completa di
poesie russe, tedesche e italiane, Pietro-
burgo! 889. Saggio sopra la letteratura
russa, contenente una lista di letterati rus*
si dopo il regno di Pietro I il Grande^
Livorno 1 7 7 1 . Livre de lecture russe, ou
recueil de pièces choisies en prose, et en
vers tirées des meiUeurs auteurs russes ,
Riga 1 8o5. Lomonosow, Raccolta delle
sue opere, Pietroburgo 1 784 : Raccolta di
varie composizioni , ivi 1804. Stroeff e
Kalaidowitz, Descrizione de* mss, russo-»
slavi che si trovano nella biblioteca del
conte Tolstoy, Mosca 1825. Wostokow,
Descrizione de* mss. slavi e russi die si
trovano nel museo del conte Rumansow,
Pietroburgo 1842* Boydanowitch , La
Psiche versi y Mofsca 1 8 1 5.Giukousky, O-
pere complete, Pietroburgo 1 835. Goyal,
Commedie, Pietroburgo 1 836. Karamsin,
Opere varie. Mosca 1 8o3: Istoria deli* im-
pero russo, Pietroburgo 1 843. Katleoa-
ze vsky, Traduzione deW Eneide nella Un»
gu a piccola russa, Pietroburgo 1 7 98. Ro-
RUS 7.\ì
slow,P{>ef/e,Pielroburgoi827.Pouschki'
ne. La fontana di Bantvhisaray, poesie.
Mosca 1824: Poesie, Pietroburgo i838.
Raccolta di canzoni popolari russe, ac*
compagnate da note musicali, Pielrobur •
go 1 790:/?/ varie composizioni russe,P\e'
troburgo 1 84 1 .Sumarokw, Tragedia, Vic^
troburgo 1 7 5 1 . Saggio di dizionario stori-
codegli scrittori ruasi, Pietroburgo 1772.
Eugenio metropolita, Dizionario storico
degli scrittori russi ecclesiastici, Pietro*
burgo 18 18. Sopra queste due opei*e il
prof. Stralli compilò il suo pregiato lavo*
ro. La Russia dotta, Lipsia 1828. Evan*
geli in lingua russa e slava, Pietroburgo
i84i* Toustoy, Dissertazione sui sagri
antichi libri russi. Mosca 1 829. Fac'si-
mili de* mss, russi dal secolo XV alla fi-
ne delXriII,MoscaiS'ì5, G. A. Tour-
gueneflT, Historica Russiae monimenta ex
antiquis exterarum gentium archivis et
bibliothecis deprompta, Petropoli 1 84 1 « I
documenti per quest'opera egregia furo-
no estratti dagli archivi della s. Sede, rac-
colti con somma industria e discernimen-
to da mg.'Marino Marini prefetto degli ar-
chi vi Vaticani. Se gli scrittori russisi vor-
ranno istruire in quest^ importantissimo
lavoro, le loro storie non saranno pili tan-
to riboccanti di falsitàe di menzogne ob-
brobriose, quando trattano de' vicende vo*
li rapporti della chiesa loissa colla romana.
La Russia possiede biblioteche e mu-
sei in cui sono chiuse grandi ricchezze per
le scienze, per la letteratura e per le arti.
La biblioteca imperiale di Pietroburgo,
ch'é lapidi importante, contiene 3oo,ooo
volumi stampati,ei2,ooo mss., il museo
Romanow è pieno di antichità nazionali,
e di curiosità d'ogni specie; ivi sono acca*
demie di scienze, gabinetti e quanto no«
tai al suo articolo, ed altrettanto a Mo-
sca , ed H tante altre primarie città del*
l'impero di cui altresì feci articoli, come-
che vescovili antiche. In Uli artiooli feci
menzione delle collezioni, gallerie e musei
doviziosi che hanno, di oggetti apparte-
ncMti alle scienze e alle>ai1i> xK>me in pit«
244 ^^^
tura e scultura, ed eziandio di pregievoli
anticaglie. Sussistono in Russia da 26 dot-
te società, fra le quali primeggiano Tao-
cademia imperiale delle scienze in Pietro-
burgOy ed ivi pure l'accademia imperiale
russa, Taccademia imperiale di Vilna, la
società imperiale di mineralogia, quella
de'naturalistì a Mosca; di più in questa
e in Pietroburgo sonovi le decorose acca-
demie di belle arti, in Roma il governo
mantiene diversi nazionali studenti di bel-
le arti, per apprenderle o perfezionarsi^
ed in questa metropoli e maestra delle
belle arti fiorirono non pochi eccellenti
artisti russi, e da ultimo il valente pittore
Girlo Bruloff di Pietroburgo, il quale co-
me altri russi di bell'ingegno, apri studio
in Roma e vi si mostrò sempre ardente
studioso delle opere de'grandi maestri i*
taliani, e si commoveva allo spettacolo che
pi*esenta 1* antica capitale del mondo, la
cui terra come altri suoi connazionali ne
accolse la spoglia mortale, presso la pira-
mide di Caio Cesti o a Por/a s. Paolo (F,),
A proposito di Roma, in questa città han-
no chiesa e ospizio i cattolici di Polonia
e i Ruteni (^.), diversi de'quali ivi ripo-
sano, in Russia le società d'oggetto pra-
tico influiscono pili direttameute sui pro-
gressi dell'incivili mento, rimarcandosi tra
esse la società imperiale filantropica , 3
Società d'economia rurale, la società bibli-
ca che fece stampare la Bibbia in 29 lin-
gue usate nell'impero. Sotto il rapporto
dell'educazione pubblica, trovasi la Rus-
sia divisa in 7 circondari universitari, cia-
scuno de'quali comprende un maggiore o
minor numero di governi, diretti in com-
plesso dal ministro della pubblica istru-
zione. Vi sono inoltre un gran numero di
scuole alte, le quali per la maggior parte
non di pendono da detto ministero, e sono
consagrate a rami speciali di sludi, come
la letteratura, la teologia, la giurispruden-
za, la medicina. L'istituto centrale peda-
gogico di Pietroburgo é destinalo a for-
mare ì giovani che si dedicano all'insegna-
re. Le lingue orientali^ il commercio^ la
RUS
tecnologia, hanno scuolespcciaIi,e vi han-
no parecchie scuole militari, in 2.° gra-
do, nella gerarchia universitaria, trovan-
si de'ginnasi : ve n'ha uno in ogni capo-
luogo di governo, e se ne trovano eziandio
in alcuni capoluoghi di distretto. Sulla
stessa lìnea si pongono parecchi stabili-
menti speciali, ed alquante case dì educa-
zione per le fanciulle, tra le quali sonoda
ricordare l'istituto del convento Smolnoi
e la grande scuola di Riga; havvi più di
25o dozzine particolari, che tutte sono
soggette alla censura universitaria. Ven-
gono in 3.° grado le scuole primarie che
devono essere stabilite in tutti i capoluo-
ghi di distretto; ma il numero è lontano
dal trovarsi completo: in questa categoria
si pon no classificare vari stabilimenti. Ita
cui sono la casa degli orfani militari , la
casa de'trovatellì e d'educazione di Pie-
troburgo. Le scuole centrah d'appannag-
gio e le scuole di villaggi d'appannaggio,
decretate nel 1 82S, sono destina te, quanto
alle prime, a formare maestri di scuola
per le campagne, rispetto alle altre, ad il-
luminare possibilmente la classe de'con-
taditii, ed a formare individui capaci di
servire come scrivani nell'amminislrazio*
ne delle campagne. Finalmente vi sono
scuole elementari o parrocchiali, ma ra-
rissime, se non sia tra la popolazione te-
desca, soprattutto in quella delle sponde
del Volga. Si può considerare conte sta*
bilimento destinaloairistruzione,non me-
no che alla religione e alla politica, il con-
vento che il governo russo mantiene a Pe-
kino, in virtù del tra Italo 1 4 giugno 1728,
ove ogni i o anni si rinnovano i i o laici
mandati a studiare le lingue manciù e ci-
nese, ed acquistare nozioni esatte intorno
alla Cina, il governo dell'impero di Rus-
sia é monarchico assoluto: l'imperatore
prende la qualificazione di Samodergelz
cioè Autocrate, e nessuna costituzione ne
tempera il potere. L'atto di elezione del
161 3, che portò sul trono la dinastìa di
Romanow, consagrò foi^malmente il po-
tere assoluto. Tuttavia nel 1 8 1 1 Alessan-
RUS
cIro I proclamò altamente ilpriocipioche
la legge sta sopra il sovrano. Conforme-
mente ad un regolamento di successione
dovuto a Paolo 1, la corona è ereditaria
di maschio in maschio, per ordine di pri-
mogenitura e sino alla totale estinzione
del ramo mascolino, in difetto del quale
soltanto sono le femmine chiamate alla
successione ^ esclusa soltanto quella che
fosse regina di Svezia, onde impedire che
la corona imperiale russa passi giammai
nella dinastia svedese. Un ukase di Gate*
rina I dispone che per succedere al trono
bisogna professare la religione greca-or-
todossa, e che niuno possa esservì ammes-
so che già portasse una corona. L'impe-
ratore si fa consagrare dal metropolitano
di Mosca; i fratelli e i discendenti di lui
portano il titolo di gran principi o gran-
duchi; ili.^ de'suoi discendenti riceve il
titolo particolare di nasslaiduik o erede.
I sovrani hanno successivamente portato
i nomi di Velikì-Kniaz o Gran Principi^
di Veliki-Gossudar o Gran Signore, e di
Tzaro Cz^r ( ^.), vocabolo sull'etimolo-
gia del quale non si va d' accordo e che
rammenta quello di Cesare : comunque
sia,Basilio I vanovitchlo tradusse nel 1 5 1 6
colla voce latina Imperalor (^.). Altri
dicono che il nome e titolo di Cs^r è sla-
vo ossia schiavone, e significa Re^ e che
ili.^ad assumerlo fu Giovanni Wasilie-
witz o Ivanr IV, al cominciar del secolo
Xyijdopo la conquista del regno di Ka-
zan. Accettò Pietro I il titolo d'impera-
tore che tutto il suo popolo gli conferì
nel 1 7 2 1 , e lo conservò a malgrado di tut-
ti i richiami delle potenze. In oggi l'impe-
ratore s'intitola nel modo seguente: N, per
Ut grazia di Dio Imperatore ed Autocra»
le di tiiUe le Russie , di Mosca^ Kiovia,
Fladimir e Novgorod; Czar di Kazan,
Czar d'Astrakan, Czar di Polonia^ Czar
di Siberia^Czardel Cher sotteso Tauricoj
Signore diPskow o Pleskow; e Gran Prin»
cipe di Sniolensko, di Lituania, di Folio ia,
diPodolia e di Finlandia j Principe àtE-
stonia^ di Livonia^ di Curlandia e Semi*
RUS 245
gnllla, di Samògizra^di Bidlistok/li Care^
liàj diTi'er, d^Ingria, di Perm, di Fiatkà%
di Bulgaria e di più altri paesi j Signore
e Gran Principe del territorio di Ni/ni-
Novgorod, di Tchernigov, di Riazan, di
Polosko, di RostoVy {tlaroslav, di Belo»
zerskf dlldoria^ dObdoria, di Kondi-
nia, di F'ilepsco, di Matislav, e Domi»
natore di tutta la regione Iperborea j Si'
gnore del paese d'heria, di K'arthliy di
Giorgia, di Kabardinia^ e d! Armenia;
Signore ereditario e supremo de* principi
Circassi, di quelli di Daghestan e d al-
tri ancora j Erede della Norvegia, Duca
di Schleswig'Holstein , di Storman, di
Dithmarschen e d* Oldemburgo, Le armi
della monarchia russa presentano princi-
palmente un'aquila di due teste, con sul
petto uno scudo rosso^ dove vedesi rap-
presentato s.òiorgio che abbatte un dra-
go. Brillantissima e la corte, ma esente
da rigidezze e da etichette rigorose ; le
primarie sue cariche sono quelle del gran
cancelliere ch'é il primo ufficiale dell'im-
pero, de'due gran ciambellani, del gran
coppiere, del gran cacciatore, del gran
scudiere, del gran maresciallo della cor •
te e del gran maestro di ceremonie, de-
gli aiutanti di campogenerali^edegli a*
iutanti di campo dell* imperatore : nel
1820 tutto il personaledella corte saliva
a 3858 individui. Punto centrale di ogni
autorità l'imperatore, ne delega quanta
gli piace ai corpi deliberativi, ed agl'in-
dividui che formano la gerarchia ammi-
nistrativa. In cima sono posti 3 collegi,
che sono : i.^ il consiglio dell' impero ,
composto del presidente e di un numero
illimitato di membri: tutti gli affari im-
portanti , tiranne quelli che riguardano
alla politica esterna, sono di competenza
di questo collegio, che dividesi in 4 eli-
parti menti, ciascuno col suo presidente e
denominati della legisìazione, della guer-
ra, degli affiiri civili e religiosi, dell'am-
ministrazione e delle finanze. 2.° Il se-
nato dirigente, composto d'un centinaio
di membri, senza limiti precisi; diviso in
24G R U S
8 Llii)ai'(i meliti,! primi 5 liaiedono a Pie-
troburgo, ed a Mosca gli altri 3; non ha
altro presidente che Tiaiperatore^il qua-
le si fa in ciascun dipartimento rappre-
sentare da un alto procuratore. Emana
questo senato degli ukasi che hanno for-
za di leggi come quelli dell'imp^-atore,
questi però può sospenderne IVlTetto. E
il custode delle leggi, veglia airesecuzio-
De di esse, domanda conto di loro gestio-
ne a tutti gli alti funzionari dello stalo;
invigila r impiego de' denari pubblici e
la riiicossione delle rendite, pensa ammo-
di di soddisfare a tutti i bisogni del pae-
se; le leggi e gli editti emanati dall' im-
peratore, vengono da esso promulgati;
nomina al massimo numero di cariche;
pronunzia nelle materie contenziose, ed
è la corte sovrana dalla quale dipendono
tutti i tribunali dell'impero. 3." Il Santo
Sinodo, autorità suprema della chiesa
greco-russa, del quale poi tratterò. Il po-
tere supremo si esercita, sotto gli occhi
deirimperatore, da 7 ministri segretari
di stato, la cui riunione forma un 4*^ col-
legio, subordinato ai tre gran corpi dei
quali ho parlato : sono questi 7 ministri
quelli della guerra, della marineria, de-
gli affari esteri , della giustizia , dell' in-
terno, delle finanze e dell'istruzione pub-
blica. Tutti i summentovati governi e
Provincie, si ripartono tra 1 4 governi ge-
nerali, i quali si amministrano da mili-
tari insigniti almeno del grado di luogo-
tenenti generali, e che comandano in pa-
ri tempo la divisione delle truppe in tali
cilxoscrizioni stanziate : tutti gli ufiìziali
civili sono loro subordinati. Un semplice
governo è amministrato da un governa-
tore, che vi rappresenta il governatore
generale, con funzionari subalterni per
tutti i rami.I distretti sono amministrati
da capì e da diversi funzionari. Le cit«
tà vengono rette da un sistema partico-
lare, ed hanno per ciascheduna due consi-
gli, l'uno e l'altro presieduti dal capo del-
ta cittadinanza chiamato borgomastro, e
da 4 consiglieri almeno ; magistrato non
hUS
salariato, eletto per 3 anni da'àuoi con-
cittadini ; i quali consigli amministrauo
le rendite comunali , vegliano alla pace
e sicurezza della città, al mantenimento
e costruzione delle fabbriche pubbliche,
al buon ordine del commercio e dell'in-
dustria : si compongono di tutte le classi
de'cittadini, da esse eletti. Ogni città ha
pure una corte orale, pei creditori e al-
tri affari di minore importanza. La po-
lizia è bene organizzata e notevoli sono
le sue disposizioni pegl'incendi; ma l'il-
luminazione pubblica ed il lastrico so-
no ancora imperfettissimi. Il potere giù*
diziario è in gran parte amalgamato col*
l'amministrazione propriamente detta :
ogni governo ha un'alta corte criminale
di giustizia, una corte d'equità^ ed una
corte inferiore; la corte del distretto for-
ma quella d'appello civile e criminale. A
ciascun tribunale sono addetti numerosi
avvocati ; generalmente si censurano i
giudici di negligenza. La legislazione rus-
sa è un caos di leggi antiche e nuove; se
ne trova il nucleo nel Diiiito russo sla-
vo dato ai Novgorodii nelioi^ o 1018
da Jaroslaw I : nel 1 649 Alessio Miche*
lovitz promulgò un codice , qualificato
bizzarro e crudele, che sotto Pietro I era
già caduto in disuso. Questo principe i*
stituì una commissione di leggi, che al-
cuni pretendono, almeno in parte, duri-
no ancora. Da ultimo gli ukasi e le de-
cisioni giudiziarie furono rìuhite in col-
lezione. Si può vedere la Rivista dela-
vori per la compilazione del nuovo codi-
ce criminale j Pietrobui^o 1846. Molto
é diminuita la barbarie delle pene; la tor-
tura l'abolì Caterina li. La pena di mor-
te è rara, nondimeno i grandi delitti so-
no puniti con 5o a 100 colpi di verga,
e ì delinquenti spesso spirano solto i col-
pi del carnefice. Le pene più gravi sono
ì lavori forzati , e la deportazione nelle
miniere di Siberia, precedute dal sangui-
noso e crudele supplizio del knut. Le fi-
nanze della Russia sono coperte d'un ve-
lo,chenoo è agevole d'alzare; nondimeno
RUS
sorgeulì delle pubbliche reoJile, si
i io totale frauchi 312,197,000 ;
)ortano tal cifra a 4^0 , ed anche
milioni, ed è probabile; altri a cir-
milioni di scudi. Nel 1824 il debi-
▼o era di 847 milioni di franchi,
ipinano 4? 8 milioni di scudi ; fin
h 7 vi è una commissione d' am-
UMizione,che intendeadiminuireed
aere il debito , come a ritirare la
ì biglietti monetati guarentiti dalla
nazionale.
mpero russo proporzionatamente
la gigantesca colossale ampiezza, ò
formidabile nella potenza milita*
restre e marittima, che il p. Thei-
à 1846 fece ascendere al nume-
ioOjOoo uomini V armata attiva.
I enorme potenza, avendo fondato
vasto impero colla sola forza delle
mi conquistatrici , ha bisogno di
nere un esercito enorme, per guar*
l'immensi suoi confini d'una mo-
a, della cui estensione dicesi mai
uale al mondo; non che per difen-
[alle orde de'popoli ribelli, o non
I immediatamente soggetti al suo
te dominio; per tenere eziandio in
ione la Turchia e la Persia, le quali
rderanno forse molto a diventare
eie russe, secondo i prognostici ed
li di alcuni polìtici uomini distato;
ine per conservarsi nel complesso
i grandi domini! , e far valere in
a la sua preponderanza. Di questa
sia vieppiù ricevè incremento do-
(Compartimenti della Polonia, e gli
;i fatti sulla Turchia da Caterina
latamente aumentò , quando con-
dio scioglimento del fortissimo im*
'ancese; di recente allorché prese
frenare i moli nazionali della Ger-
, e per ultimo nel 1 849 in concor-
vincere la (remenda rivoluzione
ca ; ne' quali memorabili avveni-
fece sentire il bisogno della sua a*
m mediata , per V indipendenza e
ni là de' legittimi potentati contro
Il U S 247
qualunque orgogliosa usurpazione. Per
tutti i succennati motivi, alla Russia non
bastano gli eserciti di terra, il perchè tie-
ne flotte importanti, sia forse per aprirsi
un giorno la strada ne'Dardanelli,sia per
varcare lo stretto del Sud, donde ne con-
seguiterebbe l'impero de'mari. 11 ch.prof.
Gianibattista Crollalanzada Fermo,mea>
tre con arditoe vasto concepimento è in-
tento a compiere la compilazione dell'in-
teressantissima e laboriosa inedita sua o*
pera : La storia^ il costume e la stalisU*
ca militare di tutte le nazioni del globo,
non escluse neppure le più remote e le piti
piccole, frutto di costante e lodevole ap-
plicazione, d' instancabili ricerche, come
di paziente perseveranza, ha voluto ar-
ricchire la repubblica letteraria d'un sag-
gio di 81 studioso lavoro, col pubblicare
nel i85f in Bologna: La potenza mili-
tare della Russia : storia degli eserciti e
deUeJhtte di questa nazione^ descrizio -
ne del loro costume e ordinamento^ e sta-
tistica delle medesime in tutti i tempi. Il
lodato scrittore preferì pubblicare intan-
to la parte che riguarda l' impero rus-
so Mcome quella che pub riuscire più in-
teressante ed accetta, essendo questa na-
zione la prima potenza militare del glo-
bo e forse la meno conosciuta dell'Euro-
pa". Perciò mi duole l'animo, che io qui
non possa giovarmi dell'opportunità, per
inserirvi un opportuno , breve e chiaro
sunto di tale bellissima descrìzione, a ca-
gione del molto che mi resta a dire, seb-
bene compendiosamente,sulle notizie slo-
riche ecclesiastiche e civili della chiesa e
impero russo, come pure per la natura e
condizione di questa mia opera. Nullame-
no sfiorerò sì ricco argomento per rica-
varne un semplice e generico cenno. La
formazione degli eserciti ordinati e sta-
bili in Russia, è un'altra gloria di Pietro
I il Grande, che fu il primo a ìntrodun*e
nell'agguerrite sue truppe la disciplina,
il vestiario e l'armamento degli altri eu-
ropei, ch'egli av^ potuto ammirare nei
suoi istruttivi viaggi. Già a' tempi d'Ivan
1
248 R U S
IV esisteva in Russia la milizia pernia*
nenie degli strelizzi,cbe nel 1 545 surrogò
airanlica feudale^con fine di tener in fre-
no la prepotente nobiltà. Avanti il suo
regno la Russia non conosceva milizie re*
polari, poiché i nobili erano obbligati al
servizio militare, ed i principali fra essi
funzionavano da generali col nome di voe*
vodi ; gli altri servivano come semplici
soldati : i piU ricchi erano tenuti farlo a
proprie spese, gli altri ricevevano tennis-
sima paga o de' feudi detti pomestiè. 1
possessori de'feudi erano seguiti dai pro-
pri contadini, quasi nudi, male armati e
senza disciplina : a proporzione di loro
potenza, conducevano il numero de'faù-
ti e cavalieri. Ne' casi di necessità erano
chiamati alle armi anche i cittadini e i
mercanti; somministrando puieil clero
uomini e cavalli in siffatte contingenze.
Dipoi migliorò la disciplina militare lo
czar Alessio MicheIovitz.Di venuti gli stre*
lizzi col nome di fanteria della corte, co-
me guardia del corpo, indisciplinati e se-
diziosi, Pietro 1 li sciolse, punì gl'insor-
ti e gli altri incorporò nelle truppe che
andava formando con ufficiali stranieri,
i quali insegnavano ai russi la loro tattica
militare , distinguendosi il ginevrino Le
Fort che ispirò al czar il gusto per le ar-
mi : lo istruì facendogli percorrere tutti
i gradi nella compagnia modello, dalla
quale derivò Taltuale numerosa e poten*
te fanteria russa. Successivamente sempre
aumentarono i diversi corpi dell'esercito
russo, a cui Paolo I die un regolamento
in vigore, ponendolo sul piede deireser*
cito prussiano, che re Federico II avea
reso mirabilie temuto. Alessandro 1 do«
pò il 1 807, seguendo le tracce di IVapo*
leone, fulmine di guerra e genio milita*
re, v' introdusse vari utili cambiamenti,
che furono in seguito modificati e perfe-
zionati dal fratello Nicolò 1 regnante, col*
la nuova organizzazione del 1 833 e 1 834*
Dallo specchio delle forze militari del-
l'impero russo, da Pietro Isino a'tempi
MUuUi si rileva. Che Pietro I nel 1 683 ebbe
RUS
sul piede di pacei5,ooo solddti,nel 1710
sul piede di guerra 3oo,ooo, circa metà
de' quali lasciandone in sua morte nel
1725. Sotto l'imperatrice Anna nel 1740
in tempo di pace 1 70,000; in egual tempo
nel 1771 sotto Caterina li 198, 107, roen-
ti*e nel 1 79 1 per la guerra l'aumentò a
465,525, e ne lasciò morendo 525,ti4t'
Nel 1800 essendo in pace Paolo 1 ebbe
368,7 1 5 soldati. Alessandro I per le guer-
re contro Napoleone tenne armati , nel
i8o5 da 52 1,01 4 uomini, nel 1810 da
639,4 1 5, nel 1 8 1 2 da 596,000, nel 1 8 1 4
alla fine della grande campagna degli al*
leali 879,308; finalmente pe' moti poli-
tici dell 821, pervenne l'esercito russo a
1,039,1 17. L'odierno imperatore tenne
nel 1826 sul piede di pace 6 10,000 sol*
dati, subito accresciuti a 1,080,000: nel
1 83o eziandio sul piede di pace747»^57,
indi nel 183 i su quello di guerra 868,85 1
che poi accrebbe nel i833. La Russia à
ripartita in 3 governi generali militari,
Pietroburgo, Mosca, Varsavia, suddivisi
in 36 governi militari subalterni. L'eser*
cito russo si forma di contadini e borghe-
si, ammogliali o scapoli che hanno me-
no di 4o anni, per lo più in ragione di 4
o 5 individui per ogni 1000 maschi; le
reclute si eseguiscono ordinariamente o«
gni 3 anni, da cui sono esenti parecchie
ti'ibò, la maggior parte de' tedeschi e le
classi privilegiate; dal 1827 gli ebrei non
più godono r esenzione. 1 cosacchi non
soggiacciono al reclutamento, ma forni-
scono ogni 5 anni 5 uomini su 1 000, ed
il loro servizio dura i5 anni : le truppe
cosacche sono compostedi cavalleria eol-
trepassano 100,000 uomini. Le reclute
provengono principalmente dai servi o
vassalli della corona e de'nobili; entran-
do però nell'esercito, ogni soldato divie-
ne libero. La durata del servizio militare
é più lunga di tutte le altre nazioni eu-
ropee, sebbene accorciata nel 1827, cioè
di 20 anni nella guardia imperiale, di 22
nelle truppe di linea. L'imperatore è il
capo supremo dell'esercito. Lo slato mag"
RUS .
^iore si compone di 3 feldmarescialli, e
d'un gran numero di generali. Gii stipen-
di di questi officiali superiori, ed anche
degli oflìciali subalterni sono assai modi-
ci : la paga d'un soldato arriva appena a
3o lire Tanno, sulle cjuali han luogo di-
vede riduzioni: il costo annuo d*ogni sol-
dato dì fanteria è di 120 franchi : però
cresce a dismisura, se portato fuori del-
l'impero. Per diventar officiale bisogna
dar prove di nobiltà, e di avere apparte-
nuto ad un istituto militare; possono col
valore di venirci ì soldati, ed i piti alti gra-
di sono accessibili anche a que'di bassa
condizione. L'esercito russo si divide in
esercito attivo d'operazione o armata mo-
bile in Europa, ed in esercito di riserva
nell'interuo, al quale debbonsi aggiunge-
re le colonie militari. Vengono poi i| cor-
pò separato del Caucaso, il cor/70 sepa-
rato di Siberia^ il corpo dOremburgo, il
corpo di Finla^ilia, i Cosacchi^ ìetrup-
pe fuori eli lìnea. La Russia e l'Austria,
fra le grandi potenze eui*opee,sono le soie
che abbiano le colonie militari stabili-
menti ove gli agricoltori sono a un t^m-
po militari, e formano per lo stato una
risorsa militare di somma importanza.
Colonie militari di questo genere risalgo*
no in Russia al regno d'Anna deIjySo,
in cui i coloni difendevano i conGnì del-
l'impero dalie incursioni de' Cartari e dei
turchi ; restate abbandonate sorsero a
nuova vita per le cure d'Alessandro I, in-
di riformale da Nicolò I e chiamate Di"
stretti di soldati agricoltori, E conside-
rata colonia militare la milizia greca de-
gli Arnauti, che custodisce le coste della
penisola di Crimea ; l'origine risale alla
guerra contro i turchi nel 1 769, ed é o-
riginaria dell' Arcipelago. Dal prospetto
generale delle diverse armi che formano
la forza dell'armata russa, risulta: fante-
ria, 796,740 ; cavallerìa 2io,744> Q^'^l*
glierìa 49)^49^ truppe del genite lavo-
ranti 1 9,o5 1 ; totale 1 ,076,084. Le fortes^
'/e, piazze forti e luoghi fortificati che di-
faodgno le frontiere e tutelauo l'iuterna
RUS a49
sicurezza, sono più di 600, e le più im-
portanti si ritengono, Cronstadt baloardo
principale della metropoli e una delle più
forti del globo, Narva, Riga, Dinaburgo,
Sveaborg o Gibilterra del Baltico,eSmo«
lensko ; la cittadella di Mosca è il rino-
mato Kremlino. Pei trattali stipulati col-
la Porta ottomana, la Russia ha il diritto
di far stanziare 10,000 uomini ne'prin-
oipati Danubiani, cifra che nel 1849 salì
a 3o,ooo. Non vi è foi*se in Europa po-
tenza che possegga stabilimenti d'istru-
zione militare come la Russia; riorganii-
zali e ampliati da Nicolò I : la sala d' e-
aercizio per la fanteria a Alosca ^ sta nel
palazzo del senato , ed è la piti vasta di
quante si conoscano, come rimarcai a Pa-
dova. Immensi sono i depositi d'armi, ar-
tiglierie e munizioni. Vi sono stabilimtn-
ti di manifatture militari, arsenali terre-
stri, fonderie di cannoni è di bombe (sot-
to Ivan I si conobbero in Russia le ar*
tiglierie , ed attempi d' Ivan IV ancora i
russi non sapevano né fonderle, né bea
servirsene), fabbriche d'armi, di polveri,
d'istrumeuli chirurgici per l'esercito. Non
mancano istituti di beneficenza militare
per le truppe di terra. Possiede 6 stabi-
limenti ippici pe'cavalli, i quali nel 1 S3%
erano 7643. Si pubblicano due giornali
militari. Della marineria militai*e russa ne
fu tentata la creazione da Alessio Miche-
Io vitz, ma la vera sua istituzione risala
al [691, e si deve a Pietro I, che dopo es-
sersi istruito praticamente in Olanda e In-
ghilterra della formazione de' vascelli, li ^
fece £ibbricare sotto la sua direzione. Già
nel 1695 avea preso Azof ai turchi, con-
tribuendovi un veneziano; indi nel 1 70:1
riportò la I .* vittoria navalecontrogli sve-
desi sul Baltico. Quando morì quell'eroe,
la marina militare russa era già potente,
e si componeva di 4o vascelli di linea, a i
fregate, 240 galere. Trascurata dai suo-
oessori, il genio di Caterina II la ritornò
in fiore, e nel 1769 la flotta russa che noa
era mai uscita dal Baltico > andò ad at^
toccare i turchi nell'Arcipelago ; allamor*
25o RUS
te dell' imperatrice nei 1 796 la manna
militare russa si trovò composta di So
\ascelli di linea, 8 de'quali coui io caa-
uoni, 22 con 74, 20 con 66; più 27 fi'e-
gateda28a44^""^'^^>®^ inoltre4 bom-
barde» 2 piarne, 1 7 culters,4 brulotti,20o
galere. Nuovamente negletta, la marina
militare fu da Alessandro I ristorala ere*
sa formidabile ne' due mari in cui domi*
na esclusivamente la Russia. Nicolò I la
ricostituì piò potente,e nel i BSg compren-
deva 36 vascelli di linea , 28 fregate , 8
cutters,6 1 schooners, 27 galere, 1 72 scia-
luppe cannoniere , 32 battelli a vapore.
Tutti questi legni erano armati da 7400
cannoni. Al medesimo imperatore si deve
principalmente in Russia l'istituzione del*
la flotta a vapore, e l'attuale organizza-
mento dell'intiera marineria militare,di-
visa in 5divìsioni militari, 3 nel mar Bal-
tico, 2 nel mar Nero, oltre 2 piccole di*
visioni nel mar Caspio e nel mar Bianco.
Oltre i suoi porti militari, fuori dell'im-
pero e in Grecia, la Russia mantiene in
Torosuna piccola squadra. Nel complesso
il materiale della marineria militare russa
comprende 702 navi d* ogni classe con
9683 bocche da fuoco, le quali sono così
classificate : vascelli di linea 56, fregate 5o,
legni minori 108, scialuppe cannoniere e
lance 4oi}i)atterie galleggianti 25, legni
a vapore 4^) legni -avvisi 3o. Però sì qua*
lificano le navi russe corte e pesanti, ed i
lóro ponti sono poco velieri: inoltre han*
no due terribili nemici che le logorano,
i geli del Baltico, e il teredo navalis del
mar Nero , impercettibile vermicello di-
struttore di sì grandi e maestose moli; per
cui mentre la durata media de'legni fran-
cesi e inglesi è di i5 anni, a 8 si calcola
quella de'russi. Gli arsenali e i magazzi-
ni sono vasti, comodi, ben situati e meglio
forniti. Tutta volta si riconosce, che la flot-
ta russa è solo destinata a regnare sul Bai -
tico, e finché la Russia non sortirà dai suoi
attuali limiti , i vascelli da guerra sono
giudicati di trastullo ai loro monarchi, se
pure non sono uniti e coadiuvati da flot-
RUS
ta amica: sola sarebbe impotente a soste-
nersi in uno scontro con una squadra in*
glese, francese e fors'anche olandese. Me-
schini sono gli stipendi annui del persona*
le della marineria militare russa; pel re-
gnante sovrano le navi sono comandate
du'russi,avendone rimossi gli uffiziali stra*
nieri, massime inglesi e olandesi, mastra*
nieri sono ancora di versi' ammiragli e vice-
ammiragli. Gli uomini d'equipaggio delle
flotte e flottiglie rosse si calcolano 7 1,062.
Anche la marineria ha i suoi istituti d' i*
struzione militare, così di costruzione na-
vale e di beneficenza. Termina il prof.
Crollalanza il suo libro, col seguente rias*
sunto generale , sulla forza di terra e di
mare dell'impero russo. Governi genera-
H e militari 3. Governi militari 36. Eser*
cito eli terra, uomini 1,076,084* Cavalli
237,325. Pezzi da campagna 1872. Man*
tenimento dell'esercito, franchi 160 mi*
lioni. Cantonieri militanti 5o,ooo. For*
tezze6oo. Ordini militari 5. Stabilimen-
ti ippici 6. Ammiragliati 6. Porti milita-
ri i4* Legni da guerra 702. Bocche da
fuoco in batteria 9682. Personale della
marineria 71,062. Mantenimento della
marina, franchi 4o milioni. Totale degli
uomini militari di terra e di mare, com-
presi i cantonieri militari, 1,297, 146. Ag-
giungerò altri cenni, che appresi da ahrì
studi. La Russia nel coi*so di poche set-
timane è presentemente in grado di con-
centrare sul suo confine un formidabile
esercito, completamente armato ed ap-
provvigionalo, o in espettazione di e veni
tualità che fossero per presentarsi, o per
marciare secondo il bisogno lo richiede.
L'organizzazione dell'esercito russo è ta*
Je, che anco le maggiori eventualità non
coglierebbero questa potenza alla spix)v-
veduta. Alle stazioni della ferrovia tra
Varsavia e Vienna, cominciarono teste i
lavori preliminari per l'istituzione d'una
linea telegrafica, che deve entrare in at-
tività nella prima metà del i853. Var-
savia va così ad essere congiunta a Vien-
na e ad altre capitali dell'Europa ; con-
RUS
giumioDe questa che sarà di somma im-
|>orlanza allorquando, compiuta la linea
ferrata da Varsavia a Pietroburgo, an-
che queste due capitali saranno congiun-
te mediante il filo elettrico. Un fatto di
alta gravità di recente si è prodotto nel-
l'ultima composizione del gabinetto rus-
so, e fu la nomina del secondo figlio del-
l'imperatore il granduca Costantino, al
ministero della marina, quando si riflet-
la che l'imperatore Nicolò 1 è un sovrano
eminentemente prudente e logico. DaN
lepoca di Pietro I il Grande, la Russia
Icndea divenire potenza marittima di pri-
in'ordine,per esercitare influenza sia iieU
l'oriente, sia nell'occidente. Tutti i suc-
cessori di quel sovrano sono stati fedeli
a questa tendenza, ma ninno vi spiegò
tanta pet*severanza ed energia quanto Ni-
colò I. Ài suo innalzamento al trono egli
trovò la marina dell'irapero in istato ro-
vinoso, perchè dovutasi trascurare da A-
Icssandit) Icomechè tuttoquanto assorbi-
to nella guerra continentale. Puniti i pre-
varicatori che dilapidavano gli ai'senali,
Nicolò I animò tutte le stazioni maritti-
me. Amplificò i porti, scavò docks, eievò
e moltiplicò nuove caserme, arsenali, of-
ficine e magazzini ; riformò i corpi e le
scuole, ricostruendo pure le dogane di
Cronstadt, Kerson, Ismael, Nicolaef, Se-
bastopoli : laonde il Baltico e il mar Ne-
ro si coronano d'uno splendore insolito.
Organizzò meglio il ministero della ma-
rina, con numeroso e ben regolato per-
sonale. Creando un ministero cosi vasto
e completo, l'imperatore si pose eviden-
temente in mano una leva iiTesistibile, e
ne fece un uso meraviglioso; le stazioni
marittime rinnovate eia flotta restaura-
ta. Dacché regna Nicolò I incredibile è
l'attività de'suci cantieri : lutti i vecchi
bastimenti furono rimpiazzati, ed una
flotta giovane e brillante solca le acque
del Baltico e del mar Nero. Quando l'a-
bilità de'cost ruttori nazionali mancò, fu-
rono chiamati de' forestieri ; e da varie
parti arrivarono dc'basti menti completi
RUS aSi
e armati, a pt*ender posto fra quelli russi.
La flotta i*ussa si presenta oggi d'un ef-
fetto imponente, siccome composta di So
vascelli di linea, 3o fregate, go corvet-
te, brick, golette ec., e più di 60 battelli
a vapore in servizio ordinario e straor-
dinario; in tutto 190 bastimenti che por-
tano insieme 8,000 cannoni e 70,000 ma-
rinari, di cui4?,ooo perla flotta del Bal-
tico e a 5,000 per la flotta del mar Ne-
ro. Neil 832 la flotta russa non contava
più di 80 bastimenti ! La scelta del gran-
duca Costantino promette alla marina
russa un ulteriore movimento progressi-
vo, e sviluppo come formidabile poten-
za eziandio marittima. Da molto tempo
grande ammiraglio della flotta dell'im-
pero, il granduca Costantino, unisce ad
alla intelligenza e sorprendente sagacità,
un ardoi*e di lavoro infaticabile, posse-
dendo tutte le scienze che sono di com-
petenza del marinaio.Così la marina rus-
sa entrò in una nuova fase, il perchè l'or-
ganizzazione sarà veramente completa,
per cui la marina russa spiegherà la sua
mossa colossale, con maestà degna del
grand' impero cui rappresenta. Osserve-
rò ancora, che dal 1 8o3, quindi da So an-
ni in qua, 55 navi russe fecero il giro del
mondo, e non è da negai*si che la Russia
è grandemente benemerita del progresso
delle scienze naturali, in ispecialità degli
studi telegrafici e linguistici.
Cenni sulla chiesa cattolica Rutena o gre»
ca'Unita, della Latina^edelC Armena
neW impero unito di Russia e Polonia,
Notizie compendiate della chiesa gre
ca- scismatica russa ^ secondo le pik
recenti nozioni j cioè del così detto San *
to Sinodo dirigente ossia tribunale di
detta chiesa nazionale, e delle sue re-
lazioni sinodali alT Autocrate impe»
ratore : de* suoi vescovi^ del clero re*
golare e del clero secolare ; del suo
gregge, della schiavitù, delle sette re-
ligiosej delle sue istituzioni ecclesiasti-
chCy e delle sue missioni j degli ebrei,
islamiti e pagani esistenti neW impero
a5a R U S
russo^ e degli affari di questa chiesa^
colle estere comunioniorientali scisma»
fiche.
Tra le religioni che si spartoDO TaDti»
<!0 continente, poche ve ne sono che non
abbiano in Russia seguaci e settatori; pe-
rò i cattolici sparsi nell'impero riunito di
Russia e Polonia, ascendevano a circa 1 1
milioni, secondo la celebre dichiarazione
del cardinal Luigi Lambruschìni segre-
tario di stato di Gregorio XVI > e fatta
ìasuonomea'22 luglio 184^. La religio-
ne dominante è il Cristianesimo modifi-
cato dallo scisma de' Greci (P^.) : è essa
ingiustamente denominata dai suoi fe-
deli , religione Ortodossa , mentre è E*
terodossa (/^.), ed i russi pretendono an«
che d'appellarla religione Cattolica, l
punti principali -di sua fatale dissiden«
y-a colla chiesa romana sono ; di non ri-
conoscere il Primato (F,) e la suprema-
zia spirituale del Papa, ed'inlerdire il ce-
libato ai preti, interdizione tanto rigoro-
sa, che colui il quale perde la moglie non
deve più continunre nelle sue funzioni.
E* proibito a'greci russi di passare ad al*
tra cradenza, ed é comandato dalia legge
di educare la loro prole proveniente da
MatrimonH^V,)xxk\s\\ nella religione rus-
so*greoa scismatica. Osserva Rinaldi ne*
gli Annali ecclesiastici^ all'anno 1 5o5,n.^
33. M Quanto alla setta de' russi , tiene
quasi gl'istessi errori, che la greca, sicoo-
nie é manifesto per la lettera di Giovan-
ni metropolitano di Russia, scritta al Pa-
pa Giulio II; imperocché invitato a rein-
tegrare l'antica unione colle due chiese,
accusò la romana,perchè confessa nel sim -
bolo lo Spirito santo procedere dal Pa-
dre e dal Figliuolo; perchè consagra l'Eu-
caristia nel pane azzimo; perchè non per-
mette ai sacerdoti il cresimare, ma riser-
va ciò ai vescovi; perchè nonammetteal
sacerdozio gli uomini che hanno moglie;
perchè non aggiunge una settimana al
digiuno quaresimale; e perchè osserva il
digiuno delsabbato". Incominciando dal-
la Chiesa Rutena cattolica in Russia, già
RUS
con diffusione narrai a Kiovu quanto qiii
trovo indispensabile accennare, per evita-
re ri petizioni. Rio via culla della chiesa rus-
sa e città arcivescovile, già residenza dei
granduchi di Kievtr e dell'arci vescovo me-
tropolitano delle due Russie pei Ruteni
(F,) o russi di rito greco- unito cattolico,
è ora sede d' uno de' 4 metropolitani e-
terodossi russi e d'un vescovo di ritogre*
co scismatico come il metropolitano sino
dal 1 640. C denominata la città santa per
le sue reliquie e catacombe de' santi, pei
molli edifizi religiosi che possiede, e per*
che vi si convertì al cristianesimo Vla«
dimirolo Wladimiro il Grande co'Bgli,
tutta la sua armata e diversi popoli. Ru«
rik già vi avea fondato V impero russo,
stabilita la sua potenza, e divenne K.io via
la capitale della Russia meridionale, e nel
1037 la capitaledi tutte le Russie per Ja«
roslaw I, onde i di lui successori vi ten« '
nero la corte sino ali 157. RacooDtai pa*
re come la conversione delle Russie alla
fede cristiana si effettuò dai promulga-
tori del vangelo , mandati da s. Ignazio
patriarca di Costantinopoli, onde vuoisi
ohe lai." chiesa ivi si erigesse neir867;
che la conversione della gran principessa
Olga, che assunse il nome di Elena, mi-
rabilmente produsse la cessazione della
persecuzione contro i banditori della dot'
trina di Gesti Cristo e di quelli che l'ab-
bracciavano, come il ricevimento del bat*
tesimo di Wladimiro I e degli altri no*
minati. Che Michele ne fu ili.^ vescovo
con 12 chiese sufiraganee , ed ebbe quei
successori che con serie riportai : alcune
di dette chiese in progresso di tempo fu-
rono elevate al grado arcivescovile, eoa
nuove sedi sufTraganee, è ne feci di tutte
speciali articoli, ne' quali vi sono notizie
importanti alla storia delle Russie, si ci-
vile cheecclesiastica.il celebre monaste-
ro delle Grotte in Kiovia nacque verso il
^o5o: divenne seminario di scienza edi
virtìi, e montò in Russia alla medesima
rinomanza in cui erano saliti i monaste-
ri di Monte Cassino, di Westmioster, (E
RUS
Tours, di Corbela, di Fufda, di s* Galla
Da questo chiostro uscirono gli uomÌDÌ
piti dotti e più virtuosi, che si acquista-
rono ineriti immortali neirincivilimento
della Russia: esso fu culla e capo di tut*
ti i monasteri dell'impero. Nel 1087 di»
ventò Kiovia metropolitana di tutte le
Russie, unita alla chiesa romana, come lo
erano allora i patriarchi di Cosiantinopo*
li (^.). Questi ultimi essendosene poi di-
visi, nondimeno la chiesa russa continuò
Dell' unione cattolica colla 8< Sede , anzi
scomunicò Cerulario patriarca diCostan*
tinopoli cheavea fatto loscisma separan-
dosene. Che indi Kiovia ehbe per tempo
pure i vescovi latini; che 8. Giacinto do'
menicano propagò la fede cattolica in
Prussia e Russia. Che neìi^iS accadde
lo scisma tra la chiesa di Russia e quel-
la di Costantinopoli, onde Kiovia fu chia-
mata madre di tulle le chiese di Russia^
le quali d'allora in poi furono governa*
le dai metropolitani di Kiovia e di Mo-
sca. A Kiovia s'incorporarono diverse dio-
cesi, e perseverarono nell' unione colla
chiesa romana sino e vei*so ili52o.Che
nel 1437 avendo il patriarca di Costan*
tinopoli nominato meti*opolilanodi tutte
le Russie Isidoro (^.) cardinale, Mosca
fu riunita a Kiovia, quando il cardinale
'volle in Mosca pubblicare il decreto di
nuova unione de'russi alla romana chie-
sa, &tto nel concilio di Firenze da Papa
Eugenio IV; ma per la contrarietà del
gran principe Basilio III e del popolo, non
fu accettata. Indi Basilio III senza con-
sultare il patriarca di Costati tinopoli, dai
vescovi della metropolitana di Mosca, per
questa fece eleggere il metropolitano. Nel
i pontificato d'Alessandro VI incominciò
j loscisma di Kiovia, e intieramente si con «
, sumò nel tempo indicato. Nel 1 589 il pa-
I triarca di Costantinopoli creò il patriarca
I di Mosca per tutta la Russia,indipendente
j, dasee da'suoi successori.!! nuovo patriar-
ì ca di Mosca, maltrattando il metropolita-
I no di Kbvia Michele,questi co'suoi vesco-
j vi ruteni si riunì uel 1 5^3 alla s. Sede, pre*
RVS 253
stando ubbidienza alPapaClemente Vili,
colle condizioni statuite da Eugenio IV
nel conciliò di Firenze^ t poscia lepisco*
pato ruteno per la chiesa romana fu di*
pendente dalla s. congregazione di pro-
paganda fide: ma i vescovi scismatici, ac^
canto alle sedi cattoliche conservarono le
loro sedi eterodosse , e quello di Kiovia
si sottopose alla giurisdizione del patriar-
ca di Mosca. Ne' trattali della Polonia col-
la Russia, gli scismatici o greci non uniti
furono ne'diritti politici eguaglia ti a'catto-
liei o greci uniti, i quali nullameno diven-
nero segno alla persecuzione de'russi scis-
matici.lndi i basiliani,già benemeriti della
chiesa russa rutena, si mostrarono nella
disciplina monastica rilassati, e bramosi di
dominare it clero secolare, impadronen-
dosi di tutte le dignità ecclesiastiche, ad
onta delle replicate ammonizioni della s.
Sede. La persecuzione de'russi eterodos-
si aumentò a danno della chiesa cattoli*
ca russa , e fecero di tutto per ridurre i
russi ortodossi all'unione con loro. Ad on -
tadel mantenimento della libertà del cul-
to, giurato dai sovrani di Russia e da Ca-
terina 11 , questa abolì il metropolitano
di Kiovia, e altre sedi vescovili cattoliche.
In seguito Pio VI ne ottenne in parte la
ripristinazione da Paolo I. Allot€ insor-
se contro delle sedi rutene ristabilite, non
solo il così detto Santo Sinodo scismati-
co, ma ancora il nuovo arcivescovo la-
tino e cattolico di MolùUyWy l'ambizioso
Siestrencewicz, per dominare eziandio la
chiesa rutena cattolica di rito greco, on-
de questa 2.' finì col divenire parte del-
la scismatica, per l'apostasia del vescovo
Siemaszho, che formò il deplorabile di-
segno di ridurre allo scisma tutta quan-
ta la chiesa greco-uni to-cattolica in Rus-
sia ; e nel i838 e 1889 in Phsko ebbe
luogo il fatalissimo decreto d'unione dei
ruteni cattolici a'russi scismatici, ad onta
che questo non fosse l'unanime sentimen-
to del clero e popolo ruteno. Qui noterò,
che prima di tale apostasia e non com-
preso il regno di Polonia, la popolazio-
2J4
RUS
ne latina e rutena nell' impero russo di-
oeii che lime di più die dnqae milioni
€990,000 di cattolici. Dissi finalmente a
Kiovu/]uanto energicamente operoGre-
gorio XVI in fiivore de'caltolici russi. £•
gualmente per etitare replidie in questo
articolo ed aumento superfluo, brevissi*
mamente ricapitolerò qui appresso, quan*
to analogamente riportai in altri artico-
li , ove se ne ponno leggere i dettagli e
particolarità. A Plosco, città arcivescovi-
le della Russia Rianca o Rutena, di rito
greco«ruteno unito cioè cattolico, oltre*
che parlai de'suoi Tescovi é notizie rela*
tive, raccontai come Giterina II surrogò
l'arcivescovo a quello di Kiovia, mentre
divisava di sottoporre i cattolici ruteni e
latini airarcivescovo di Mohìiow, e po-
nendo in Poiosko un vescovo scismatico.
G>mePio VI nell'impero di Paolo I pro-
curò di riordinare la scomposta gerarchia
ecclesiastica, ed in qual modo. Narrai la
nuova alterazione prodotta nel 1825 e
1828, anzi nel 1 833 vi fu ripristinato un
vescovo del culto dominante greco ete-
rodosso. Riprodussi i modi come si prò-
cedette a rendere la chiesa rutena catto-
lica semplice parte della scismatica , re-
si pubblici nel i835 e i838, e con atto
formal^nel 1 839. A Mosca, città metro-
politana di Russia, che racchiude il teso-
ro imperiale e molti monumenti glorio-
si de' czar, nella cui cattedrale si consa-
grano e coronano gl'imperatori, e prima
vi si seppellì vano, dissi che perla sua cen-
trale posizione fu la naturale capitale del-
le Russie e residenza de'monarchi: Trattai
de'suoi metropolitani di tutte le Russie e
delle contrade settentrionali, vale a dire
de'russi eterodossi o scismatici, nominati
anticamente dai gran principi edal clero,
ma istallati da'patriaixhi scismatici di Co-
stantinopoli. Che divenuto l'arcivescovo
patriarca, fu dichiarato indipendente da
quello di Costantinopoli , e occupava il
2.^ posto nell'impero; ma per aver trop-
po esercitato influenza sul lo stato, Pietro
1 il Gronde ne al)ori la dignità, elesse un
EUS
aicitc seofe, ed ntituì il secEoente San- I
to Sinodo^ che dichiarai in che oonsiste.
Fo allora e nel 1702, che Pietro I radu-
nati i vescovi per procederea tale eleiio-
ne, didìiarò loro di essere egli aiedestmo
il patriarca della chiesa msn; né il clero
fece OMistradi resistere, e sio d'allora l'aa-
torità temporale é pare slata l'autorità
spirituale, delegando l'imperatore la sna
autorità all'assemblea del Santa Smodo
residente in Pietroburgo, che dirige tat-
ti gli aflàri religiosi. Perciò l'imperatore
di Russia dicesi figlio primogenito di sua
chiesa, ed Autoeraie o Auetoautej o Sa*
modergetz, voce greca die significa, die
ha lìbero e pieno potere, derivante dal vo-
cabolo Auiocrazia, potere indipenderUe,
che trae tutta laforzadate «Irsso.Equesto
vocabolo anche sinonimo di Despota^ F,):
ì greci chiamavano autocrate l'imperata*
re romano. Il titolo d*Autocraiore ^coxf'
cesso ai duci supremi d'Atene, indicante
essere se stessi esenti dal render conto del-
la loro amministrazione nellecose di guer-
ra : lo ebbero Aristide, Nida, AJcibiade,
Demostene, Lamaco e tanti altri, al dir
di Plutarco; tra'gred lo aveano pure gli
ambasdatori pieni potenziari.* A Mossa
parlai eziandiode'prindpalisanti che ve-
nerano i moscoviti, i quali ooaie la mag-
gior parte de'russi hanno niia particola-
re riverenza e culto per le a. Immagim.
In fine notai lo stato passato e presente
del cattolidsmo di Mosca e de'luoghi die
ne dipendono. A Pietbobubgo la descris-
si città capitale delF impero russo, resi-
denza dell'imperatore, del senato, de'mi-
nistri, delle prìmarie autorità dello sta-
to, del denominato Santo Sinodo dìrìgetì"
te gli affari generali della religione greca
eterodossa, di cui è autocrate lo stesso im-
peratore, e deU'ardvesoovo metropolita-
no. Fondata da Pietro I il Grande, ne fe-
ce la capitale del colossale suo impero, ed
i successori, inclusivamente all'imperato-
re che regna,ne aumentaroncfgli splendi-
di monumenti. Indicai le notizie ^religio-
se, tanto eterodosse, che ortodosse, e quc
RUS
1 collegio ecclesiastico cattolico sot-
iurisdizioue dell'arcivescovo di Mo'
', sul quale riportai altre notizie in
odi quelle che registrai a Mohilow.
està città arcivescovile di Russia; già
irile, ragionai ai suo omonimo arti«
colle principali sue nozioni : quanto
aterina 11, come Pio VI eresse Mo*
f in arcivescovato, con giurisdizione
irla e delegata su tutte quante le
3 cattoliche di rito latino dell'i mpe-
I perchè vi coopei'ò il cardinal pre-
di propaganda Timperatrice lo re-
Parlai di nunzi e legati o ambascia-
intificii perciòspedili in Russia, cioè
3Ui e Litta ( K) poi cardinali, al tem*
Caterina II e Paolo I, pel riordina-
3 delle cose ecclesiastiche del catto*
IO, concedendo Pio VI all'arcivesco*
vestire a modo di cardinale, ma con
e restrizioni che ivi notai. Indi del
io Arezzo (P^,) poi cardinale, de'suoi
escovi; del contegno tenuto dal go«
9 imperiale coi cattolici latini eru-
ilagrimevoli conseguenze, anche pel
i argomento de' A//i//*i//io/ii misti, e
» che operarono Pio VII, Leone XII
egorioXVl, citando la celebre allo*
ne di quest'ultimo propugnatore a*
mo de'dirilti de'cattolici e della s. Se*
?ev ultimo, dello stato dell' arcidio*
]i Mohilow,avendo riprodotto a Po*
i il concordato concluso trai regnan-
IX e Nicolò I , a vantaggio delle
e di rito latino nella monarchia di
1 e Russie. In virtù di questo narrai
LTRiABCATo Armeno , comc il Papa
vide al governo spirituale del gran
ero degli armeni cattolici esistenti in
ia, ch'erano privi del proprio vesco*
elle diocesi di Camenieck o Kami"
r, e di Cherson o Kerson , in cui e*
I la sede vescovile con suf&aganeo ia
Uow, A Polonia riportai tutte quan*
; notizie di quelle chiese cattoliche
e e rutene, e le gerarchie ecclesiasti-
lelle superstiti chiese latine e rutene,
[oesta ultima meglio bRutenl A Gbs*
RUS a55
CIA poi riprodussi le notizie compendia-
te sulla sua storia ecclesiastica, de'di versi
scismi de' greci colla chiesa romana, dei
russo-greci scismatici, dall' origine della
chiesa russa sinoe inclusive al 1842. Ten*
ni altres^ì proposito de' riti gi*eci, e loro di*
scipliua ecclesiastica; del Sinodo perma-
nente nell'attuale regno di Grecia, mo-
dellato sulle norme di quello di Russia o
Pietroburgo,e perciò brevemen le descris*
si il chiamato Santo Sinodo, il quale è
derivato da quello de'patriarchi di Co-
stantinopoli. Nel voi. LV, p. loi notai,
che in Russia il principale sostegno della
fede cattolica sono i domenicani, i quali
vi hanno 53 conventi, e ne indicai i luo-
ghi. Quanto finora in questo lungo pe-
riodo ho tratteggiato, avendolo desunto
dagli articoli Kioyia , Plosko, Mosca,
PiETBOBt7BGo,MoHiLow, PATRIARCATO AR-
MENO, PoLOHi A, GREciA,nel Compilar questi
ebbi ancora presente, come negli articoli
Poloni A e altri riguardanti le Russie, Io-
pera del p. Agostino Theiner : Vicende
della Chiesa cattolica di ambedue i riti
nella Polonia e nella Russia da Cateri»
na li sino cCnostri dì, precedute da un
rapido cenno sulC origine e sulle rela»
zioni della Chiesa Russa con la s. Se»
de sino a' tempi di Pietro I il Grande.
Ora fero un laconico estratto di altra
dotta opera del medesimo autore , qua-
le necessario supplemento alla pi*ecedeti-
te. Comprendo che il sunto riuscirà sner-
vato, senza la forza che danno i parti-
colari e le prove; tutta volta servirà a
darne una semplice idea , a ciò essendo
imperiosamente tenuto dal dovere di
stretta brevità.Ed appunto a.supplire tan-
ta deficienza, e perchè s'intenda meglio
il poco che dirò, premisi un riassunto dei
memorati articoli. La detta a.'opera è in-
titolata: La Chiesa scismatica Russa de*
scritta secondo le più recenti relazioni del
così detto Santo Sinodo^ Lugano 1846*
Esclatnerò prima con fi*aternozelo reli-
gioso, col p. Theiner. » Il Signore che nel-
l'alto consiglio della sua divina provvi-
2j6 KUS
(lenza regola i destini degli uomini e dei
popoli, e li modera contro alla volontà
degli uni e degli altri; Quegli che seppe
fare del persecutore Saulo un apostolo
delle genti, saprà fa re eziandio il siro igean-
te, quando gli parrà tempo, della Chiesa
Russa , e riconduiH^à pure tutte le altre
società religiose , che hanno smarrito il
sentiero della salute, al seno della loro ve*
i*a madre, ch'é la Chiesa Romana, acciò
si faccia com'Egli predisse, un gregge ed
un pastore, o che si riabbraccino tutti i
popoli della terra come frateUi nell'uni-
ca e vera fede della Chiesa Cattolica, can-
tando inni di gloria al Signore dal na-
scere del sole fino al tramonto. Destati
quindi, o sventurata figliuola di Sion, dal
tuo sonno di morte,così diciamo a IlaChie-
sa Bussa, e ritorna al seno della tua ma-
dre, per partecipar con essa alla medesì-
ma fede. Noi ricordiamo i tuoi a wilimen*
ti e i tuoi travagli mossi non da passio*
ne, ma da profondo doloi*e sulla dura sor-
te che ti toccò per parte de'tuoi oppres-
sori. Riguarda la schiavitù vergognosa in
cui ti trovi gittata, e pensa che hai per-
duto ogni splendore, ogni lume ed ogni
vita per esserti allontanata dal centro del-
l'unità, dalla sede di s. Pietro, da cui de-
rivano vita, verità e salute. Riunisciti fi-
nalmente con sincerità a questa s. madre
Chiesa, alla Romana, della quale tu me-
desima ne' tuoi sagri volumi riconosci la
santità e la supremazia sulla universale
Chiesa di Cristo, con encomiarvi e l'una
e l'altra ".
Le relazioni sinodali^ loro origine e ini'
portanza. Il modo di procedere del go-
verno russo in fatto dì religione, non me-
no che i suoi immensi sforzi rispetto i di-
segni della sua politica, formano il sub-
bietto di generale attenzione.Lcmolte pre-
mure che usa per dilatar la sua chiesa ,
potrebbero far supporre in essa stato flo-
rido e vigore per poter dovunque spie-
gare lo stendardo di sua fede, non meno
nelle città cattoliche, che sulle rovine del-
le sette scismatiche e protestanti dell' o-
RUS
riente e dell'occidente. Con an*oganza si
sono arditi i venali panegiristi d'intuona-
re l'inno del le future vittorie di una chie-
sa , che rassoderà il dominio universale
russo, echerovescieràcol suo popolo or-
todosso l'attuai ordine sociale, travaglia*
to già da morbo religioso e da infermità
politiche, per riordinare poscia la società
civile, e rianimarla colla rugiada di cele-
sti benedizioni e di santificazione. La cbie*
sa cattolica dell'occidente é giunta, secon-
do la loro opinione, al termine della sua
missione, e dovrà cedere il luogo alla chie*
sa russa, alla più giovine sua sorella ba-
starda, che oltre allo scisma, da immon-
do potere temporale è stata più orrenda-
mente guasta , la quale proseguirà nella
grandiosa missione, e la compirà per la
felicità di tutti i popoli dell' universo, e
alla salute del genere umano. Amando
l'imperatore Alessandro! sapere ogni an-
damento e progressi delle riforme da lui
proposte, il ministro dell'interno prima,
e il ministro dell'istruzione pubblica poi,
gli presentavano a quando a quando tut-
ti i particolari di quanto erasi operato.
Volle imitarli con simili rapporti il su-
premo procuratore del s. Sinodo y nelle
famose relazioni in cui si dichiara lo zelo
dell'autocrate e le sue indefesse cure pel
bene della chiesa nazionale. Il triumvi-
rato di questi 3 ministri pare essersi sta*
bilito per Teserei zio dell'onnipotenza rus-
sa, coir intendimento però dell'assoluto
volere dell'autocrate, che deve produrre
il glorioso avvenire della Russia, sotto la
triplice egida del dominio universale, del-
la popolarità e delT ortodossia. Delle re*
lezioni del supremo procuratore del Si-
nodo, valoroso militare che regge la chiesa
e il clero, secondo le massime dell'auste-
ra disciplina militai*e russa, l' autore fa
un deplorabile quadro,qualificandole pie-
ne d* invenzioni, ingannatrici il popolo ,
e con manifeste contraddizioni : ne sono
compilatori, non già i meti'opoliti e arci-
vescovi membri del Sinodo^ ma uno o due
officiali subfilterni e serolari, che abbel-
RUS
> il delineato quadro co' più splea-
i colori, oe riportano l'approvazione
autocrate. I metropoliti, gli aixive-
e i vescovi riferiscono al Sinodo o-
vvenimento di loro diocesi, ciò che
di materiale al procuratore supre*
er le sue relazioni. — Ss. Sinodo diri»
ossia Tribunale supremo della Chie»
azionale Russa, Àirabolito patriar-
nooscovita successe 11 Sinodo, il quale
1 il fine della sua istituzione dovea a-
[juelle medesime attribuzioni e quel*
!8sa influenza, che dal patriarca era*
ate esercì tate. Con eguali vedute pò-
e e religiose era stato sostituito il pa-
tito al metropolita di Moscate Boris
mow fondatore del patriarcato, non
Denti di Pietro I che eresse il 8. Sino-
rano mossi da eguali principi! nelle
innovazioni ecclesiastiche, per così
mettere in modo più sicuro la chiesa
sro. Esaminando l'originee progres-
la chiesa russa, sì conosce che latra-
ta sorella settentrionale della chiesa
•orientale ha dovuto soggiacere in*
I colla chiesa di Costantinopoli alla
sorte. Tanto Tuna quanto V altra
uronochestromento da giuoco nel-
ni del potere temporale, al cui ca*
o restarono soggette, per aver pre*
di essere piuttosto schiave de'prin-
Jie libere all'ombra felice deirim*
le sede di s. Pietro. Il Sinodo ha pa*
a Pietro 1 in poi molte mutazioni,
ido le prime disposizioni dovea esser
osto d' un presidente col nome di
iratore supremo, di due vice- presi*
» di 4 consiglieri nelle deliberazioni
j. assessori. 11 procuratore supremo
)tto posto alla giurisdizione de' saoi
hi, e non dovea avere che un sol vo*
isessori potevano essere i metropo*
ii arcivescovi, i vescovi , archiman-
igumeni e 1 protopopi o protopapi :
cibri del Sinodo doveano nominar-
l'autocrate. Possono aspirarvi i me-
liti di Kiovia, Mosca e Pietroburgo,
Hropolita titolare! uno o due aixù*
VOL. LIX.
H U S a57
vesco'vi,!! confessore dell'imperatore, e il
cappellano maggiore degli eserciti edel-
Tarmata navale. I membri del Sinodo ap-
partenenti all'alto clero debbono Hire le
funzioni di turno per 6 mesi, acciò Taoi*
ministrazione delle loro diocesi non abbia
a soffrire. Nel 1 839 il Sinodo si compone*
va de'metropoliti di Novgorod, di Pietro-
burgo, e come più anziano era presiden-
te, di Kiovia, di Mosca e d'altro titolare,
dell'arcivescovo di Kasan, di due proto -
popi, uno de'quali era confessore dell'im-
peratore. N'erano membri assenti gli ar-
civescovi di PskoMT e di Twer. Il Sinodo
ha 3 commissioni filiali : quella sinodale
di Mosca diretta dal metropolita; quella
sinodale dì Grusia diretta dall'arcivesco-
vo di Tiflis; quella «inodale della Russia
Bianca e perla Lituania eretta neh 836
e presieduta dall' arcivescovo Siemazko
famoso apostata. L'andamento degli af-
fari nel 1839 fu diviso in 4 dipartimen-
ti :i.^ s. Sinodo; 2.^ Istruzioni; 3.^ Ànàmi-
nistrazione; 4*^ Segretario del supremo
procuratore. Nell'esame che partitamen-
le fa l'àutoredi questi dipartimenti^ dice
ohe il s. Sinodo non é altro che istrumen-
I
to della suprema volontà del potere tem-
porale, relativamente a tutti gli affari ri-
guardanti la chiesa , ed in esso si ricon-
centra la vita e l'intiera esistenza dell'u-
niversale chiesa nazionale russa. Propria-
mente non siede e non ha voce al sinodo,
che il solo imperatore che dispone e co-
manda, e commette i suoi ordini al su-
premo procuratore, il quale li comunica
ai vescovi esortandoli alla, puntuale ese-
cuzione, e sorveglia e punisce i disubbi-
dienti e gl'indolenti. L'imperatore quin-
di è il vero sole della chiesa russa,yla sua
anima, il suo regolatore e sostegno. Il Si-
nodo è anche l'esecutore di tutte le deci-
sioni superiori, che in nome dell'autocra-
tesi rilasciano dagli alti dicasteri dell'im-
pero e riguardanti l'interesse delle chiese.
Il «upremo procuratore- fa pompa nelle
sue relazioni sulla pienezza delle benedir
zioni, che per mezzo del suo dicastero si
'7
258 RUS
•pandouo sulla cliiesa. I membri del Sino*
do nulla decidono o concludono, solo ese-
guiscono. Rispetto al 2.^ dipartimento,
esso riguarda le scuole ecclesiastiche. Il
3.° forma l' amministrazione su tutti gli
affiiri ecclesiastici che esigono dispendi,
o riguardano gl'introiti : questi derivano
dnlla vendita delle candele, dalla vendi-
la delle corone da spose, da quella de'sal-
vacondotti per V eternità co' quali s' ac-
compagnano i trapassati al sepolcro, ed
ancora il ricavatodalle oblazioni nellecas-
sette alle porte delle chiese, e dalle collet-
te che si fanno durante i divini uffici. Fi-
no ad Alessandro I ogni diocesi poteva
disporre di queste entrate, ma dal 1 809
i vescovi debbono inviarne il risultato al
Sinodo, che le ripartisce alle chiese secon-
do i bisogni. Il 4*^ dipartimento forma il
segretariato del supremo procuratore, ed
il mai'emagno degli affari della chiesa rus-
sa, e perfino la cassa si conserva da que-
sta sezione. Conclude Fautore, essere il s.
Sinodo un dicastero di stato meramente
secolare, pel cui oi*gano deve la chiesa ri-
cevere gli ordini imperiali, e de' vari mi-
nisteri di stato : che i pastori della chie-
sa sono semplici esecutori dell'altrui vo»
lonta , e solo è rimasto loro il potere di
conferire gli ordini sagri, per pi-ovvedere
la chiesa de' necessari ministri, che tutta-
via uon dipendono da loro, ma bensì daf-
l'autorità temporale. — De'vescovie delle
diocesi ossia Eparchie, La chiesa russa
ha ora 47 vescovi, al numero de'qualiso»
no d'aggiungere l due della Russia Bian-
ca e della Lituania, che nel 1889 furono
. tolti alla chiesa gi*eco unita per essere in-
corporati alla scismatica. Il numero é mol-
to ristretto iu proporzione alla popolazio-
ne ed all' immensa estensione delle con-
trade della Russia. Piii recentemente so-
no state divise le sedi vescovili in 3 ordi-
ni, il che pure si è praticato relativamen-
te ai conventi o monasteri. Al i.° appar-
tengono le 4 metropolitane di Kiovia^
ìfovgorody Moscay Pietroburgo. A 1 2.** 1 6
sedi, le quali quasi tutte hanno il grado
RUS
arcivescovile, del qual ordine fàuno par-
ie i due vescovati ruteni ooniinaU e tol-
ti alla chiesa greco- unita. Di 3.^ in fine
sono 26 chiese vescovili, conapresi i 4 vi-
cariati eretti fino dati 832, cioè di Var-
savia per la Polonia, di Riga per la Li<
vonia,di Pios&operlaCurlaodia^ di Poe-
tajew o Volinia per la Lituania, Gli ar-
ci vescovi comunemente aggiungonp al lo-
ro titolo quello d'un vescovato, ed alcuni
vescovi portano il titolo di due vescova-
ti. L'autocrate regola 11 coll^io episco-
pale, traslocando e promuovendo i vesco-
vi, con pieno arbitrio; inoltra eleva lechie-
se a grado maggiore, o le degrada ad or-
dine inferiora. Stimò Pietro 1 che le di-
gnità ecclesiastidie di grado elevato po-
tessero tornare pericolose al governo tem-
porale, per cui non volle né metropoliti,
né arcivescovi, limitandosi alla sola crea*
zione di vescovi : questi principii si tro-
vano tuttora in vigore. Ne' tempi di Ca-
terina Il ei*ano governate le chiese me-
tropolitane da arcivescovi, e le arcive^
scovili da vescovi. Con un solo cenno
dell'autocrate le chiese metropolitane e
arcivescovili possono essere precipitate
da quella gerarchia ecclesiastica che da
più secoli occupano. Si è traslocato il
principio della milizia alla chiesa; il me-
tropolita ha il grado di generale in ca-
po, r arcivescovo di tenente generale, il
vescovo di generale di brigata. I vesoo<>
vi tramano innanzi al potera temporale;
è loro interdetto di predicare con liber-
tà l'evangeliche verità; le prediche di oor«
tefurono abolite. Diceva Pietro I, un buoip
ecclesiastico deve ubbidire alla voce del-
l'autocrate, come il soldato a quella del
capitano o al suono del tamburo. L' as-
segno de' vescovi è scarso e limitato: non
vi è chiesa forse in tutto il cristianesimo
che sia rimasta così povera e spogliata,
quanto la russa, mentregià possedeva tan-
te smisurate ricchezze. Ivan 111 neli5oo
pel I .Vimpossessò de'beni ecclesiastici, {)e-
ix> frenato dalla gran fermezza dei metro-
polita Simeone, minacciandolo delle ma-
KUS
•
ioni di s. Vladimiro e rammenlan-
la piadivozionede'Kangentili. Ca-
a II s'impadronì delle pix>prietà sa-
che ascendevano a 1 5 o 20 milioni di
:hi air anno, dovendo contentarsi il
d'annuì franchi 1 49*586 secondo lo
lìto da Pietro III, cioè il metropoli-
V arcivescovo franchi 5ooo, e il ye-
> 3ooo, ch'éil misero assegno che a
oggi ricevono. I monaci ebbero la
io; le smisurate ricchezze e i tesori
e argento Colarono nel tesoro im«
le, ricevendo i religiosi 4o franchi
ì pel mantenimento. Molti di tali be-
chieda Caterina II die a^suoi favo-
umerosi. Neavea dato l'esempio! van
he distribuì i beni de'monaci ai fé*
sinistri di sue crudeltà. La Polonia
dio fu spogliata di tutti i beni del
f inclusivamente alla chiesa cattoli-
on volendo l'ortodossia russa chea-
)li miserabili. Alla chiesa russa non
tasta altra risoi'sa che 1' elemosina,
ante dalle cassette poste alle porte
chiese, dalle collette di questua, dal-
sntanee oblazioni.
d clero regolare ( il quale segue la
a di s. Basilio jCoù le monache). An-
1 Russia, non meno che in tutto l'o-
3, il clero regolare sì acquistò, come
tti ì paesi della chiesa latina d'occi-
.*, grandi meriti per la propagazio-
slla religione cristiana, per l'incivi-
ito e per la coltura delle scienze. In
n altro luogo però ha potuto mai
itare nel medesimo tempo un così
iito dominio sul clero secolare, come
itainente nella Russia. Quivi il de-
solare ebbe a coltivare col sudore del
rolto il mistico campo della Chiesa,
ne ai pochi palmi di terra che for*
mola sua eredilà^per avere unoscar-
10 vitto, mentre il regolare non ad
attendeva che a consumare nella
tta separazione dal mondo le sue im*
e ricchezze, poco curandosi in gene*
Selle orazioni e delle meditazioni, e
ancora meno delle scienze, lascia d-
RUS 2%
do di buon grado al clero secolare ogni
fatica. Ne'con venti russi, come pure in
quasi tutti i conventi della chiesa greca,
non erano che pochi sacerdoti,ed ordi-
nario io sì scarso numeix> che appena ba-
stavano per l^uffizio divino^ tranne quei
monasteri in cui è unita la sede vescovi-
le. La cagione per cui il clero regolare fu
ed è tuttora in sì alto. stato, tanto nella
chiesa, che nella società civile, deriva die
tutti i dignitari nella gerarehia ecclesia-
stica -si eleggono dalPordine de'regolari.
Non deve tacersi, che i regolari ripetono
dal solo celibato il loro pili alto stato, co*
me il clero secolare deve attribuire il di-
spregio in cui si trova alla condizione
coniugale. Perchè chiaramente apparisce
che questo giammai non ha potuto riscuo-
tere quella vener&ione e quella fiducia,
che si ha in quello dal popolo, quantun-
que si trovi in altissimo grado. Ancora a
questi giorni il Sinodo fa pervenire con-
fessori da'Iontani conventi delle provin-
cie alla meti*opoli,perehè le pei*8one gen-
tili si rifiutano di confessarsi a preti am-
mogliati, sebbene vi sieno fra loro alcuni
non al tutto ignoranti. Ne'secoli passati
trovandosi tutte le ricchezze della chiesa
russa nel potere de'monaci, ne venne gran
danno a'monasteri, poiché da que' vene-
randi luoghi in breve tempo fu sbandita
ogni arte buona, e non fu più in essi ve-
duto né sapienza, né fiore alcuno di bella
cristiana onestà. Nel secolo XI non pochi
monaci si erano dati al vizio dell'ubbria-
chezza : questa, la crapula, la dissolutez-
za e altre brutalità procurarono bandire
zelanti vescovi, ripristinando il rigore del-
l'istituto; in che si distinsero i metropohti
Simeone nel i495, Macario del 154^, per
la rìforma de'con venti. Ne'ooncilii di Mo-
sca dal i5o3 al i55i si scorge lo stato
lagrimevole d'indisciplinatezza, in cai tro-
vavasi la vita dauslrale. L'immoralilà e
Tignoranza crebbero ogni giorno, mas-
sime nelle rivokure civili ch'ebbero luo-
go dopo la morte d'Ivan IV. Lordar A-
lesaio Michelovits del i645, ed i patinar-
96o BUS
chi Giuseppe Idei 1642, Mioone del i65^,
e Giuseppe 1 1 dei 1 666 si adoperarono per
impedire la generale corrusìooe ne' mo-
nasteri, ma senza felice successo, essendo
la dissolutezza in vigore traVeligiosi dei
, due 9essi. Le monache non si vergogna-
vano di dare ricetto pubblicamente nei
loro monasteri ai propri amanti, ch'era-
no nella maggior paiate monaci, mante-
nendo pura in essi i fruiti delle loro dis-
solutezze, i quali poi fatti adulti erano ri-
cevuti ne'monasteri a'quali secondo il lo-
ro sesso appartenevano. Sì fatta genera-
zione si pose ordinariamente ad imitar
l'esempio de'genitori, onde in breve i mo-
nasteri furono popolati da gente quasi tut-
ta nata da sagri lego concubinato. Pietro
I voleva introdurre una riforma ne'mo-
nasteri, togliendo lorS i fondi, e nel 1 724
mandò ad effetto rigorosi provvedimenti,
proibì nuove fondazioni e donazioni; al-
cuni conventi furono soppressi, altri si riu -
nirono in uno solo per diminuirne il nu-
mero. Eziandio le monache non andaro-
noesenti dalle sue riforme; dovettero ado-
perarsi con fatiche, per rendersi utili alla
società civile. Fu inoltre loro raccoman-
data rigorosa clausura, e che nelle chiese
fossero nascoste dietro alle grate. Egli si
servì per queste operazioni di Baskakof
capitanodella guardia imperiale, ond'eb-
bero luogo le più assurde e crudeli rifor-
me. Caterina I voleva mandar pienamen-
te ad effetto le intenzioni di Pietro 1 suo
marito, ed i successori le continuarono,
finché Pietro HI nel 1 762 dichiarò i beni
de'conventi proprietà della corona, fissò
un misero soldo tanto ai monaci che ai
vescovi, ma l'ardita impresa gli costò la
vita. Sua moglie Caterina 11 ne cassò i
decreti, ma rassodata nel soglio nel 1764
mandò in esecuzione quella medesima
confisca. Così l'istituzione monastica rice-
vè un colpo mortale, e la sua influenza nel-
lasocietà ci vile fu annullata; quindi fu sta-
tuito, che per entrare negli ordini religio-
si l'uomo deve aver passato i 4o anni, la
donna almeno i 5o, oltre altre restrizio-
BUS
ni per le ammissioni. Si dispensa premu-
rosamente pei giovani di belle speranze,
per sollevare l'abbattuta condizione degli
istituti regolari: questi giovani facilmente
sono eletti professori nelle accademie e u-
niversità, archimandriti e vescovi, le sedi
de'quali sono serbate pei regolari. I pri-
vilegi de'religiosi conservati sono in so*
stanza apparenti e di poco momento; tut-
to viene regolato dal Sinodo, che prescri-
ve il numero de'conventi ordinari e stra-
ordinari, in un al numero degl' individui
che ne fanno parte. QueUi de'primi ri-
cevono dal governo 4o franchi, i religiosi
de'conventi straordinarì non hanno nien-
te, si mantengono del proprio o di.liroo-
sine: il loro numero è piccolo in confron-
to ai soppressi nella confisca, essendosi
conservati quelli che godevano opinione
d'onestà. Tali con vénti sono di 3 specie,
quanto al numero degl' individui che de-
vono contenere ; cioè quelli di i .° ordine
da 20 a 3o, quelli di 2.® da 12 a2o,quelK
di 3.^ da 6 a 1 2. Inoltre vi sono 4 la^re
o laure in Mosca, Pietroburgo, Rio via e
PoczajeMT già celebre monastero ruteno
de'basiliani e tolto nel 1 833 ai cattolici,
ed è la più bella e piti ricca; in ognuna
delle quali è permesso un maggior nu-
mero di religiosi, per cui in ciascuna ve
ne sono cii*ca da 100 a 120. Eguale fa*
colta hanno 7 stauropigie, puro il nume-
ro de' religiosi di ciascuna era di 33 : di
queste stauropigie, 5 sono in Mosca, una
in Arcangelo, l'altra a Rostow. Ék\\e lau-
re e alle stauropigie hanno solo diritto i
religiosi di merito, e d'ordinario i profes-
sori de'seminari diocesani, quando appar-
tengono al clero regolare. Le laure delle
metropolitane formano anche la residen-
za del metropolita e la sua commenda,
che peroiò è parimenti detto arohiman-
drita della laura. Ad esse son pure riu-
nite le accademie ecclesiastiche. Alla ca*
telnoria de'conventi appartengono ezian-
dio le così dette case vescovili, delle quali
trovasene una in ogni diocesi ossia epar-
chia: il vescovo non é assistito se non dai
RUS
tei che sono i suoi consiglieri e for*
) il suo capitolo, poiché il culto dt«
nella cattedrale è solamente affidato
3ro cure. Quindi il vescovo può con*
irsi il vero superiore oarchimandri-
suoconvento,eordinariamenteGon-
no i vescovi a vivere monasticaroeu-
a con miglior vitto. Pare che ai Ve-
spetti il mantenimento de'monaci
loro case. Ogni convento ha i suoi
3 conversi, mantenuti dai monaci,
con vento di pende dalia giurisdizio-
Ivescovodella diocesi in cui è situato;
re e le stauropigie sono immediata*
e soggette al Sinodo imperiale. Il pò*
e' vescovi sui convenli,come in ogni
ramo di giurisdizione temporale^è
ève ombra, né può dirsi giurisdizio-
Sinodo ovvero il supremo procura-
egola tutti i conventi, giusta il suo
ilacito,cosi tutte le nomine a uffici
ti, come le traslazioni, senza punto
ndare il parere de' vescovi, i quali
ne hanno il potera di allontanare o
3 alcun monaco colpevole, senza
rizzazione delSinodo.i vescovi in so*
non sono che deputati del Sinodo,
giiare se i suoi ordini sono eseguiti
iventi.Ora i monaci hanno peixlu*
:ura delie anime nelle parrocchie,
» il genio della chiesa orientale e la
studine di quasi losecoli; il perché
i di 3ooo religiosi, appena si tro-
600 sacerdoti. 11 governo russo da
* 1 si é adoperato di promuovere
9 secolare, secondo le massime dei
tantisrao, a spese del regolare, con
ito della morale nel popolo. Però
u*mate navali il governo affida la
Ielle anime ai religiosi t forse par-
strano se si vedesse ne' vascelli da
I il cappellano starsi colla moglie
;li, mentre tutta la ciurma é celibe
la per necessità dalle proprie mo*
li cappellani della flotta del mar
il governo fondò il collegio de'mo*
icerdoti o ieromonaci, nei mona-
li jì» Gregorio pretto Sebastopoli
RÙS 261
nella Crimea: i membri di quel collegio
sono {discolie scapestrati de'con venti del-
le varie eparchie, quindi é che i coman-
danti comunemente mettono il cappel-
lano !s4<»*6 pi'i'^» ^ei culto divino in pri-
gione, per essere sicuri che non si presen-
ti ubbriacoall'altare. Ogni monaco in ser-
vizio della flotta ha 1000 franchi di an-
nua paga; quelli restati al collegio la metà.
Eccettuati i suddetti pochi giovani pre-
posti all'istruzione e al governo de'prin-
c'ipali monasteri, l'istituzione de'regolari
trovasi nella più misera condizione, riu-
scendo deforme ricevere uomini divenuti
inutili alla società umana, e donne non
più capaci di partorire figliuoli, gli uni
e le altre privi del sublime pregio della
verginità, vero e necessario fondamento
d'ogni istituto regolare. Pel salario annuo
di 4o franchi ai religiosi e di 24 alle re-
ligiose, iie'chiostri russi non potranno mai
trovarsi persone di gentil condizione e
d'ingegno: in tutti i conventi d'ambo i
sessi si grida: dobbiamo quasi morirci di
fame; il prodotto de' lavori manuali ser-
ve per alleggerire la loro miserabile esi-
stenza. Mancandosi di concorrenti a sì pe-
nosa vita claustrale, si deve dagli archi-
mandriti accettare individui d'ogni sorte,
ed i figli del clero secolare, così le mona-
che. In ogni anno si calcolano 3oo vo-
cazioni religiose, in 4o milioni di cristia-
ni. Nel i836 si contavano 1 97 conventi
ordinari o salariati, e i63 non salariati
o ritiri ; 90 monasteri di monadie sala-
riate, le quali hanno pure delle aspiranti
in grande quantità, i monasteri delle fem-
mine non salariate, sono meglio provve-
duti di professe, che i non salariati con -
venti degli uomini: in 12 di tali mona-
steri nel 1837 si trova vano 929 professe,
essendo per loro le leggi d' ammissione
meno rigorose che per gli uomini, per-
mettendo l'illimitato numero di novizie
o belizze, che si mantengono a proprie
spese, e possono essereaoche giovaoi,pur-
ché non professino prima di 5o anni. La
chiesa nazionale russa possiede de'oioua*
]
26i AUS
sieri dì uomini aa5 salariatile i6i non
salariati; di femmine loo salariati, ei 3
non salariati: in tutto 499 monasteri e
conventi scismatici, t quali si aumenta-
rono coi tolti nel 1 887 alla chiesa rute*
Ila cattolica; anzi più della metà di essi
apparteneva alla chiesa cattolica, prima
che la Polonia cadesse sotto il dominio
russo. I regolari in Hussia fanno lunghi
e rigorosi digiuni, essendo loro proibiti i
cibi grassi ; ma le poche pesche ch'essi e
i vescovi aveano salvato dal comune nau-
fragio, furono loro tolte.
Del clero secolare. Questo in Russia
comunemente chiamasi clero bianco^ poi-
ché il regolare si denomina clero nero ,
e ciò non |)er ragione del vestiario che
di ambedue è nero, distinguendosi i re-
ligiosi dal clero secolare, per un velo ne*
roche portauo voltato addietro sopra le
loro berrette. Forse la denominazione di
clero bianco haorig|ne, peixhè i preti se-
colari si trovano pili in relazione colla so-
cietà civile, quindi più in mezzo ai pia-
ceri ch'essa presenta; mentre il regolare
per sua istituzione è destinato a perfet-
ta separazione dal mondo , per pregare
Pio pe'vivie pe'morti. Alla categoria del
clero secolare appartengono tutte quelle
persone chesono necessarie al servizio del-
la chiesa nella pelebrazione de'divini uffì-
zi, come sarebbero gli arcipreti o protopo-
pLo protopapi, i preti o popi,i diaooni,i let-
tori, i cantori, i sagrestani, i campanari.Se
il clero secolare da tempi remotissimi si-
no a noi ha sempre avuto nella chiesa
greca orientale un' autorità assai subor*
dinata, tuttavìa non si é trovato mai in
alcun paese della chiesa greca in una con-
dizione così umiliante, e così spogliata di
ogni influeoza nella chiesa come in Rus-
sia. La cagione sembra lo slato loro con-
iogale, che debbono contrarre prima di
ricevere gli ordini maggiori, ma espres-
samente con una vergine. La moglie è il
principio d' esistenza, e parte integrante
del sacerdozio greco-russo. Per la gene-
rale corruzione de'cfistumi io Russia, il
RUS ',
vincolo matrimoniale é divenuto più fra-
gile che altrove, e non pertanto non vi é .
prete eh e a rd isca sepa ra rsi da 1 1 a sua San- \
lippe, per quanto gli sia grave e molesta, ]
perchè col divorzio sottoscriverebbe la
sentenza della sua morte civile, giacche
per separazione o per morte della moglie
cessa dal sacerdozio. Quindi le donne dei
preti russi sono d'ordinario trattate assai
bene dai mariti, i quali se non Tamano,
le riveriscono , comechè formano l'esi-
stenza e la durata del loro sacerdozio. Il
proverbio russo: Dssa è fortunata quan-
to una popessa, cioè quanto la moglie di
un prete, indica abbastanza la relazione
di queste donne verso i loro mariti, ma
nella socittà civile non godono riputazio-
ne alcuna. Morta al prete la moglie, de-
ve ricoverarsi in un convento per condur*
vi vita laicale, dovendo perù rigoroia*
mente osservare tutti ì riguardi dovuti
al proprio suo stato per non esserne cac-
ciato. Pa qualcheannola chiesa russa ha
concesso ad alcuni preti vedovi V eserci-
zio sacerdotale, che nella dimora in case
religiose menarono vita lodevole. Già si
disse che tutti i ragguardevoli gi*adi ec-
clesiastici sono interdetti al clero secola*
re, e riservati pel prete celibe e religioso,
onde un sacerdote secolare non può giun-
gere che alla semplice dignità di parroco
odi arciprete. .Ne'concilii non ha ne voce
uè grado, quantunque in essi si trattino
cose che lo riguardino. Insomma il pre*
te ammogliato russo è privo d' ogni im-
portanza tanto ecclesiastica che sociale ,
non avendo né nella chiesa, né nella so-
cietà civile alcuna rappresentanza legale.
I lamenti che i metropoliti in ogni tem*
pò hanno &tto contro l'immoralità e l'i-
gnora nza del clero seoolaresonònolizgran*
di furono gli sforzi di Cirillo HI del 12491
di Pietro del 1 3o&, di Teodosio del 1 46 1 .
Erano così ignoranti i preti, ohe la mag-
gior partedi essi sapeva appena le orazio-
ni della chiesa, e pochi le potevano inten-
dere. Il coraggioso Teodosio mise mano
con gran zelo all'opera della riforma del
RÙS
>, senza raggiungere il bramato fine;
Uà che nella sua discrezione solo do-
gasse al clera, onesta e illibata con-
I, e che i preti sapessero leggere e seri •
per poter con decenza recitar le o-
dì della chiesa : fu costretto sospen-
s molti, ripetendo il detto da Cirillo
I somigliante circostanza nel conci -
Vladomir del 1 274,che un solo buon
dote valeva molto più che i ooo catti-
masteil maggior numero delle chiese
I preti, il popolo depravatosi dolse
gore del supremo pastore, protestan-
amare più di avere cattivi preti che
ne privi affatto; il metropolita avvi-
lalla poca religione del popolo e dal*
}gna turba degli ecclesiastici, per non
ivar la sua coscienza rinunziò alla
tè. Da qualche tempo in poi Tim-
lità crebbe ancor più, e l'ignoranza
ero secolare si é fatta piùstranumen-
neralee meravigliosa: i metropoliti
ennero poi non poterono più ripa*
ilb generale corruzione. Ivan III che
ssoluto teocratico potere volle gp-
ir la chiesa, non senza vigorosa re-
za da parte del metropolita Simeo*
ece tuttavia causa comune con es-
r la riforma del clero : nel concilio
osca del i5o3 si stabilirono alcune
iri disposizioni , ma il male era sì
le ch'ebbero pochissimo effetto, e lo
mo i I oo articoli 5o anni dopo de*
ti dal crudele Ivan IV nella mede*
riforma del clero. La descrizione che
oczar del clero e verame'nte spaven*
e, perla dissolutezza nefanda ecras-
Qoranza, avendo trasformato la re*
le cristiana in un orrendo miscuglio
cri leghe e superstiziose ceremonie ;
'e Provincie lornarono all' autioo e
ido culto de'gentili, cantando lodi al*
vinità di Odino e di altri riprovevo*
mi, insieme co' canti delja chiesa. I
i turbolenti succeduti in Russia col-
luta di Rurik, pregiudicarono ezian*
illa condizione morale e scientifica
lero, che restato in istato seWaticoi
BUS 263
neppm* le malintese riforme di Pietro I
furono capaci di poterlo rimuovere. Qui
l'autore p. Theinerfa una patetica e stra-
ziante pittura della peggiorata condizio*
ne del clero secolare ihisso, tranne pochi
uomini d'ingegno, come immoralissimo e
privo di cognizione e di scienze, perciò
spregiato da'propri fedeli russi; non che
descrive le oppressioni da cui vigne gra-
vato dal govei*no, essendo divenuta la suc<
cessione del clero una casta separa ta,poi*
che i soli figli de'preti o di altri subordi-
nati membri del clero , si dedicano allo
stato clericale e succedono ai loro padri
nell'ufficio: rari sono i casi che alcuno di
ci vii condizione abbracci lo stato chieri*
cale, previa autorizzazione. In generale i
matrimoni de' preti si fanno con clonne
della medesima casta, tanto più che oltre
l'essere non curata dal governo, non sti*
mata dalla società, colla morte del prete
resta la vedova co'figlì nella più squalli-
da miseria, d'ordinario dovendo col lavo*
ro delie proprie mani , e colla pietà del
prossimo, provvedere alla sussistenza, ov*
vero entrare nel novero della classe degli
schiavi di qualche nobile ricco , il quale
deve ridonare la libertà a que' figli che
hanno trovato chi si prenda cura di lm*o
per ritornare alla casta sacerdotale, o far*
si scrìvere nella classe de'sudditi liberi o
cittadini, la 3.° classe essendo quella dei
nobili. Talvolta pochi fi*anchi per fami-
glia assegna il Sinodo, dai fondi destinati
al mantenimento del clero, delle chiese
e delle scuole. L'autore esamina lo stato
sociale e civile del clero russo | come la
sua condizione economica, che veramen*
te è degradantee infelice; rigetta il suppo-
sto suo stato florido, ed analizza l'insigiilr
ficante unico privilegio che gode, di esen-
zioni da gabelle e dalla leva, mentre di
tanto in tanto il Sinododomanda un do-
no gratuito di alcune migliaia di figli dei
preti per l' esercito. Discute gravemente
ancora le leggi di pene afflittive cui sog-
giacciono colla famiglia, ad onta che un
pi'ivilegio apparente gli esenti e si ridu-
a64 RUS
ce al solo nome , avveilendo che da sif-
fatte esenzioni sono esclusi i figli nati in-
nanzi allo stato clericale del padre, e ne
fa lagrimevoli considerazioni. Deplora la
condizione de'figli degli ecclesiastici, po-
chi essendo quelli che giungono ad una
fortuna, come il celebre conte Speranski,
che figlio d' un campanaro, pervenne ai
piti alti gradi dell'impeit). Dice che la con-
dizione del clero tiene la via di mezzo, fra
quella degli artigiani e degli schiavi. Se
gli ecclesiastici non sono nobili, non pos-
sono acquistar né possedere bene stabili
con schiavi, come non lopossonoi citta-
dini dell'infima plebe. Passa quindi l'au-
tore a provare, quanto alla condizione e-
conomica,che in tutto il mondo roi*se non
vi ha clero così miserabilmente dotato e
così scarsamente salariato quanto il rus-
sò. Le sorgenti di sua sussistenza sono :
le spontanee oblazioni de'fedeli, le collet-
te fatte nelle chiese in tempo de' divini
uffici, l'entrate de' beni stabili rimasti di
proprietà ecclesiastica, divenute limita-
tissime dopo il seguito spoglio di Pietro
I e Caterina II : nulla perciò contribui-
sce l'erario pubbKco per la dotazione del-
le chiese e mantenimento del clero. Il cle-
ro russo nel 1 837 avea 1 06, 1 02 persone
in servizio attivo, cioè 82,000 protopo-
pi e preti, 1 5,202 diaconi, e 58,836 co-
stituiti in gradi minori. L'entrata totale
importava rubli in carta del valore di
franchi 8,1 75,o52, la qual somma divisa
in parti ^uali, dava 77 franchi per te-
sta. Nelle diocesi di Kaluga e di Woro-
nesch o Voronces ogni ecclesiastico ebbe
fr. 49 annui, di Orel 48, diKasan28,di
Kurks29,di Smolensko 28,di Novscher-
kask 1 4» e finalmente di Caterìnoslaw fr.
I I a te8ta.Eppurè tutte queste diocesi sono
situate in grosse e ubertose contrade. Con
questi assegni,nelleproporzioni la partedei
chierici di minor grado non potrà impor-
tare che pochi soldi all'anno, se pure non
ne sono privi. Essendo la sorgente della
sussistenza del clero la carità de' fedeli ,
deve sicuramente derivare dalle classi li-
RUS
bere delle città, alle quali 3 de'4o milioni
della popolazione scismatica russa appar-
tengono, gli altri 37 componendosi della
classe degli schiavi e de'servi della gleba
cui non è permesso possedere proprietà, i
quali pei pesi da cui sono gravati e per lo
scarso guadagno di pochi soldi nel coi*$o
della settimana, si reputa alcuno felice se
nella domenica può comprare una can-
deletta per accenderla innanzi l'immagi*
ne della B. Vergine o di qi|alche santo,
ludi passa l'autore a considerare la condi-
zione delle chiese nella Russia, per le qua-
li il governo non sborsa neppure un soldo
per la loro conservazione, e per quanto
possa far di mestieri al culto divino. Tut-
to quello che a questo abbisogna , deve
uscire da stabilite questue, che in ogni an-
no si fanno. Nel 1887 la somma di simile
questua fu di franchi i,5o 1,92 5 e 3ooea*
tesimi, la quale divisa in parti eguali tra
le 25,968 chiese parrocchiali, rimango-
no fr. 57 per ogni chiesa. Con questa mi-
serabile dotazione, sono tenuti i preti a
mantenere anche il lastricato avanti le
chiese e alle loro case. Dunque niuna me-
ravìglia, se ormai non si vuole abbracciar
piìi lo stato ecclesiastico, nemmeno da'fi-
gli de'medesìmi ecclesiastici, che nel 1 836
erano 1 27, 794-'Nella relazione si nodale di
tal annosi dice mancara nel clero i6,3o6
individui, cioè 283 1 preti, 2263 diacooi,
1 1,212 chierici di minor grado. Nella
relazione del 1839 manca vanoi944 P^'
topopi e popi, 2 1 6 1 diaconi, i o, 1 74 chie-
rici minori. Risulta perciò dalle tabelle
sinodali, che non vi èeparchia che abbia
il prescritto numero di pretine che buo-
na parte de' fedeli i*esta senza assistenza
spirituale. Neh 836 il numero delle par-
rocchie vacanti fu sì grande, che i fedeli
non poterono soddisfare ai doveri religio-
si; per cui il 8. Sinodo fece conferire gli
ordini sacerdotali a'diaconi, quantunque
non avessero le necessarie cognizioni teo-
logiche, contento se avessero buonequa-
litù di cuore , la cognizione della parola
di Dio e la. pietà, e che a vesserò non me <
RUS
no di 3o aiÌDÌ; quindi decretò provvideO'
7.e per Adoperare monaci e sacerdoti seco-
luri, delie diocesi che n'avessero di sopra-
"^anzo; ma deve tenersi presente, che non
avvi diocesi o eparchia che avesse il nu*
mero completo, e che il numero de'mo-
tiacì é più scarso del clero secolai*e ; in-
fine dispose il s. Sinodo, che per sup-
plire alla deficienza de'preti, si prendes-
sero gli alunni delle scuole inferiori e dei
seminari ; i quali ancora non hanno im-
parato i principii delle cognizioni teolo-
giche. Grande é la sproporzione tra il pò-
|M)lo e il numero del clero, tra le chie-
se e gli ecclesiastici, ed i fedeli anche con*
siderati in modo geografico. Le conse-
guenze che necessariamente debbono per
necessità derivare da simile spropoi*zione
di parrochi e di chiese relativamente ai
fedeli, non possono essei*e se non gravis-
sime, sia per distribuire la parola di Dio,
sia pe'battesimi, che pe' matrimoni. Af-
fliggenti soi^o i calcoli e le prove addotte
dall'autore. In quanto poi all'interna co-
stituzione della chiesa russa, essa si trova
molto al disotto dell'esterna, ad onta di
10 secoli di esistenza. Tutto trovasi nel
piti umile grado di coltura. Non ha vi-
cari foranei in qualità di delegati del ve-
scovo diocesano, ed essa è persino man-
caute d'un ben regolatoordinamento par-
rocchiale. In un rapporto sinodale del
1 SSyracconta il procuratore supi*emo che
in molle parròcchie non vi sono registri
de'baltezzati,de'niatrimonì e de'deflinli,
che tutto é nella sua infanzia,e che pare che
la chiesa si trovi nel suo primo incomin-
ciamenlo. Quali provvedimenti vi prese
il s. Sinodo li riporta V autore, ma non
gli sembrano plausibili; come la disposi-
zione che tutte le chiese, prive affatto di
mezzi, si procurino librerie per istruzio-
ne de'Ioro ecclesiastici ; e siccome i preti
non si poterono pi^ocacciare i catechismi
voluti dal s. Sinodo, questo fece loro di-
fclribuii*e l'opera catechetica del celebre
meli^opoiita efiero scismatico Pietro Mo-
giloi eia professione di fedede'4 patriar*
RDS 265
chi dell'oriente del 1 7^3, chec^noiuK^òn-
tiene un volume di pochi fògli. Tristo è
il quadro de'preti che mangiano e bevo-
no a crepapanza,e portano alla famiglia
affiimata, ne'battesimi, ne'matrimoni, nei
funeraIi;époidel tutto desolante l'annua
cifra di quelli degradali per delitti infe-
rni, oltre i condannati a diverse pene, in
gran nùmero.
Del gregge. 11 gregge o il popolo rus-
so dividesi per rapporto religioso gene-
ralmente in 3 oi*dini, cioè in sedicenti or«
todossiyxn settari o separatisti, e in fine ia
non cristìonifCÀoè ebrei, seguaci dell'isla-
mismo e idolatri. Nel considerare l'auto-
re p. Theiner questi ordini, tiene sempre
di vista l'influenza che il governo vuole
esercitare e va esercitando per mezzo del
suo clero. La condizione morale d'un cle-
ro ordinariamente può servire ad espri-
mere la condizione morale del popolo;
quindi da quello indicato sul clero rus-
so, l'autore ne fa un quadro terribile, pall-
iando sempre coll'autorità delle relazioni
sinodali del s. Sinodo, il quale nelle sta-
tistiche morali da esso pubblioate fa trop-
po chiaramente conoscere a qaal grado
nefando d'immoralità si trovi un popo-
lo, che appena è giunto ali. Stadio d'un
sociale e cristiano incivilimento. L'auto-
re considera la massa totale del popolo,
ne'suoi due ordini di liberi e di sdiiavi,
ili che sventuratamente si divide, e pri-
mamente non gli sembranogiusti gli elogi
del s. Sinodo, e de'panegirisli del gover-
no, si russi che stranieri, nell' esaltare la
pietà della sagra Russia eia sua divozio-
ne alla chiesa nazionale, non solamente
per mancanza d'unità in fatto di religio-
ne, ma per l'esercizio di quel dovere che
in faccia alla chiesa fi^rma l'idea d'un buon
cristiano, cioè di purgare al meno una voi*,
ta Tanno la propria coscienza da'peccati,
e di ricevere poi la s. Eucaristia pel pre-
cetto pasquale; atti che sono il fondamen-
to di tutte le altre viriti del distiano , e
che lo stesso s. Sinodo deploi*a trascura-
tii come risulta dulie statistiche siaoda*
266 R U S
li cbe riporta il p.Tbeiner» nel fiirne la di-
samina sceverandole da evidenti esagera*
^ioni nel complesso, e rimarcandoche l'in-
di (Terentismo e l'irreligione sono entrati
pure oe'rossi. Imperocché dalle relazio-
ni sinodali si rileva che la chiesa negò la
comunione a 2, 1 36,83o pei*sone, che per
malattie e altre cause non riceverono i
sagrameoti 91,239 fedeli, che 749 ì^^^^'
vidui del clero tralasciarono il precetto
pasquale,cioe 3 1 o di sesso oàascolino, 439
di sesso femminino, oltre 655 persone del
clero che per negligenza si resero colpe-
voli d'inadempimento al precetto cristia-
no della penitenza e dell' altare. Discen-
de poi r autore a ragionare sulle cause
che producono la violazione di sì princi*
pali e più santi doveri del cristiano. Parla
degli stabilimenti pe'bastardi,testimonidi
immoralità e di corruzione,fondati da Ca-
terina II per mettere un argine a'nume-
rosi infanticidi, a dice che i bambini che
in essi si recano appartengono tutti alle
condicioni superiori della società civile o
almeno alla classe degli uomini liberi, non
mai agli sichiavì e servi della gleba. Dalla
tabella del ministero deiriiitcriio,daU822
a tutto 1 83 1 nelle due case degli esposti di
Mosca e Pietroburgo erano stati ricevuti
9 1,663 indi vidui, de'qua li soli 39,1 i4in
Pietroburgo. Le brutalità che si commet-
tono dai prepotenti signori sulle misere
schia ve, ripugna l'accennarle e sono com •
messe impunemente, non potendo ricor-
rere l'oltraggiata né all' autorità tempo-
i*a!e, né all'ecclesiastica, poiché la legis •
{azione russa nega ogni diritto allo schia-
vo oe'forì civile ed ecclesiastico. Commet-
tendo gli schiavi orrendi delitti, è interes*
se del padrone il nasconderli , affinchè i
rei non sieno puniti con suo pregiudizio
di mantenerli senza che lo servi 00. L'auto-
re fa ascendere la massa degli schiavi a 4o
milioni circa, la quale perciò trovasi sot-
tratta dall'influenza del potere della chie-
sa. Qui l'autore con zelo umano ed ec-
clesiastico rampogna i prelati del s. Si*
nodo/i (|aaligiamtiiai versarono unagoc-
RUS
eia di salutevole balsamo sulle fiorile gì«
vili e religiose di quella enorme moltitu-
dine, colla quale professano la uieclesiina
fede, e che dovrebbero governare quali
padri e pastori. Quantunque la legisla-
zione non conceda al padrone il diritto
di morte sullo schiavo, pure le uecisiooi
sono dichiarate omicidi involontari e pu-
nite con pene ecclesiastiche, da espiarli
colla reclusione in un convento o mona-
stero, per uno o piUanni. Si deve notare
die il s. Sinodo pubblica le sole condanne
delle persone libere. — ^ Della schiavitù.
L'autore in questo doloroso argomento
esamina l'indole della schia vitti russa, e
vi ravvisa un contrario elemento al cri-
stiano incivilimento, anzi oltre alla più
cruda barbarie del paganesimo, vi scorge
la più squisita e studiata crudeltà conce-
pita pe'molti lumi del secolo, congiunta:
colla più sozza immoralità che possa im-
maginarsi. Aimprovera alla chiesa russa
l'aver stabilito per legge nel concilio di
Mosca del 1 595 la schiavitù, che un au-<
no prima avea introdotta il gran princi-
pe Boris Goduaow, col quale mezzo ef-
(tcacissimo si pose tra crudeli e nefandi
ceppi una grande nazione, già stata libe-
ra fino a detto crudo sovrano, mentre in
tutto il resto dell'Duropa per opera della
religione cattolica la schiavitù era al tut*
to fino da 4 secoli sbandita e quasi già
dimenticata. Non senza orrore si leggo-
no le disposizioni rispettoagli schiavi,con-
tenute nel codice d'Alessio Michelovitz,
le quali nondimeno liirono confermate
dal patriarca de' metropoliti e da tutto
Talto clero, non che da'boiari (o boiardi,
signori e senatori) della nobiltà; princi*
pio disumano che domina ancorale che
i panegiristi russi colla loro ingegnosa e*
loquenzalo rappresentarono dal lato me*
PO odioso, chiamandolo impudentemen-
te religioso vincolo di famiglia, che con
dolci legami riunisce la vasta popoiazio*
ne vantata ortodossa in una sola immeu'
sa famiglia, nella quale alcune migliaia
di nobih stanno in luogo di padri. Que**
RUS
«ti .panegiristi con arte tacquero le scia-
gure che opprimono gl'in felici, che daco-
sì umiliante vincolo si trovano legali. I^o
schiavo russo è un essere senza diritto;
appartiene in ti era mente, co' beni, la mo«
glie e i figli in tutto al suo padrone, ed
e tenuto ubbidirgli in tutto, tranne con*
tro le leggi dello stato e la persona del
sorrano. Dissi già, che lo schiavo non é
ascoltato in alcun foro; se ardisce levar
là voce al trono, viene punito colla san-
guinosa knuta e coiresilio in Siberia, co*
me decretò Caterina II. Tremenda fu nel
1 7 7 3 la sollevazione degli schia vi,che i m -
piccarono i loro padroni per la gola ai por •
toni de'propri palazzi. Quella solle vazio*
ne fu una vera guerra degli schiavi, come
l'ebbe Roma nel declinar della rapubblit
ca, capi tana ti dalmmelianoPutgatschew,
che voleva estirpare laschÌMitii e ne restò
vittima. Pietro 1 mostrò nmanilà^ e per
porre un argine alle brutalità contro gli
schiavi, nel 1 7 14 stabiPi una commissio-
ne per giudicare e punire simili delitti, lo
quale diede memorabili esempi. E* proi*
bitoa'possidenti degli schiavi, di restituir
loro la libertà in forza di testamenti. Po-
eh issimi sono gli schiavi ricchi; ma essi di-
pendono colle loro ricchezze dal capriccio
del padrone^comene dipendono gli schia-
vi di venuti negozianti e artisti. Il padrone
può ridurre la moglie e lefiglie dello schia-
vo a sue serve, a sue concubine; può ven*
derlo coll'intiera famiglia, co'suoi averi o
seoxa; rompe i sagri legami del matrimo-
nìo.ln alcuni casi è piò infelice la condizio*
ne de'servi di gleba della corona,che quel-
la degli schiavi particolari, specialmen-
te quando si converte un villaggio in co-
lonia militare, che incominciarono (o me-
gliostabiliteerego1arizzate)neli8 1 9, isti-
tuzione che produsse scene sanguinose.
L'^autore teme i funesti effetti di queste
colonie; le chiama vulcani che presto o tar-
di sooppierannocon tremenda eruzione: il
metropolita Serafino di Pietroburgo ^ov-
gorod le visitò nel 1824» ebenedì i cep-
pi della schiavitù. La religione cristiana
&US 167
dichiarò lo schiavo eguale al libero, e ne
spezzò le catene; la chiesa d'occidente, la
8. Sede sempre sostenne lotta magnanima
in vantaggio degli «$cAi<iW(/^'l), difenden-
do gli oltraggiati diritti di questi suoi Ggli\
Per ultimo GregorioXVl alto alzò la vo^
ce a prò degli schiavi negri,ed in nome del
vangelo e dell'umanità condannò rinfdi-
me traffico, che l'avidità e l'ingordigia va
fòcendodi que'sventurati.-rr-Z^sIl* Mere"
ligiose nella Chiesa nazionale Annidi. Non
liavvi religione che sia stata morsa e la-
cerata, come la chiesa russa,dal dentedelt
l'eresia; sono queste d'un'indole tutta pai»-
ticolare e sono al tutto differenti da quel*
le che il Protestanti smo [V.) nel suo se<^
no ha ingenerale. Nel considerarlel'au-
tore p, Theiner attentamente, vi trova
grande rassomiglianza coU'eresiechela-
cei*arono la chiesa greca de'primi secoli.
Ancora a questi giorni, come ne'passati,
si reca ogni anno un gran numero di rus-
si, i quali col pretesto d'un pellegrinag*
gio a Gerusalemme, vanno a (arsi inizia-
re ne'vituperevoU misteri degli OnuMìfls
(i^.), divenendo evirati, poidièiiiluilisia
sono vietate tali mutilazioni, quantunque
frequentemente accadano, massime negli
ordini inferiori de'negozianti e trafficanti^
e malgrado la vigilanza della polisÀa. Co-
me nella chiesa greca,così nella russa, dai
conventi o monasteri trassero origine qua-
si tutte le eresie ; e Pietro 1 fece bruciar
tutti quelli in cui erano nate. Le sette rus-
se, non meno delle orientali, prendono vi«
gore dalle ne&ndezze, dalle superatizioni,
dall'ateismo. Ritiene il p. Theiner, che il
S.^'quasi della popolazione russa scisma*
tica sia travagliata dell'eresia, la quale si
distende dalle montagne dell' CJral sino al
mar Caspio, e dalle regioni del polo set-
tentrionale per tutta la Siberia finoalopia*
re d'Azow e al mar Nero, dove passando
di là pel cuoredellaBussiasigiugaesino
alle Provincie che il Baltico bagèà» die
è quanto dire pei* tutte le Russiè,La di-
latazione dell'eresia, la crede l'autore de-
rivata dalla schiavi tu; l'eresia pei*òéniol-
268 RUS
lo antica in Russia, ed inoomincib pòco
dopo l'introduzione del aùslianetimo. Si*
no dal ioo3 il monaco Andi*ea incorniti*
ciba propagare i suoi sediziosi errori, con
lewai-si apertamente contro la gerarohia
ecclesiastica, faceudo insieme guerra al
culto delle s. Immagini,e altre disposizio*
ni ecclesiastiche. Somiglianti errori predi-
cò il monaco Demetrio, che poco dopo
preso dal metropolita Niceforo 1 del 1 006,
<; fatto chiudere in prigione vi morì. Gran*
eli torbidi e movimenti cagionò l'eresìa,
die Leone vescovo di Rostow diffuse con*
tro il digiuno: il granduca Andrea Rogo*
lubski lo discacciò dalla sede, toccando
egual sorte ad Antonio vescovo d'ischer*
iiigow che erasi unito ali* eresiarca. Piii
gravi furono le conseguenze dell' eresta
predicata pubblicamente in Novgorod nel
1 375 da Kasp Strigolnik:egli giltò i fon-
damenti della fiimosa setta de Slrigolnikl^
che tuttora esiste,ma denominata Raskol'
nikij l'eresiarca però col diacono Nicita e
seguaci, gittati dal ponte nel fiume, affo-
garono. Novgorod da quel tempo in poi
pare che sia divenuto centro e capo del*
I*eiie8Ìa. Dopo la metà del secolo XV l'e-
breo Zaccaria si fece pure a propagare la
sua, che attaccando di fronte la religione
cristiana, diede nel medesimo tempo la
più forte scossa alla chiesa russa, come
l'autore narrò nelle Vicende delia chiesa
cattolica nella Polonia e nella Russia p.
123. Questi settari giudaìzzanti negava*
Ito la divinità di Cristo, il domma delia
KS. Trinità, sprezza vano le immagini e sta-
tue de'santi chiamandole tronchi insen-
sali, sputavano sulle croci, bestemmia va-
no Cristo e la B. Vergine, rigettavano i
sagramenti, negavano finalmente il re*
gno celeste e la risurrezione de'morti,chia*
mando queste sauté dottrine della fede,
favole ed invenzioni del diavolo; inoltre
asserivano Iddio non aver avuto bastante
potenza di liberare Adamo e gli altri pa*
dri dall'inferno; gli angeli, i profeti egli
£iUri giusti essere stati troppo deboli per
a ver sempre fatto la volontà di Dio; e per*
RDS
ciò aver dovuto Dio medeisinio venire in
questo mondo a patire da misero, e de*
Indette così il nemico infernale; non esse-
re conseguentemente stato punto decoro*
so per un Dio onnipotente l'aver operato
in tal guisa. Questoabbominevole mesca-
glio di giudaismo sfigurato, e della pia
fradicia eoi pietà, attentò alla rovina della
chiesa russa, per cui fu combattuta e con*
quisa la setta, col fuoco e colla spada. Nuo-
vo, vigore prese poi l'eresia nell'inoomin-
ciar del secolo XVI, di che ne furono pre*
cipua cagione l'introdnzione della schia*
vi tu e la riforma de'libri liturgici che sem-
brava necessaria, per essere stati orribil-
mente guastati dall'ignoranza de'copisti.
In quest'impresa divenne ragguardevole
nel 1 55o il monaco greco Massimo del
monte A tos, nondimeno le sue fatiche non
furono coronate da felice esito. I patriar-
chi Giobbe Filareto e Giuseppe I si adope*
rarono intorno a questo subbietto con tut*
to il loro potéro, e fecero pubblicare alcu-
ni libri liturgici al tutto riformati. Ma que-
ste loro sollecitudini vennero di gran lun-
ga superate dalle incessanti cure del pa*
triarcaNicone. Poi che per ord i ne dello czar
Alessiocon vocò egli nel 1 654 ^^ concilio a
Mosca,alqualeintervennero il patriarca di
Antiochia, il metropolita di Servia, e 36
vescovi, parte russi e parte orientali, per
deliberaro una riforma universale di tutti
i libri liturgici, e tornarli alla purità del
lito grecO'Siavo. Le dissensioni nate tra lo
czar e il patriarca furonocagioneche l'im-
presa non avesse il bramato efiètto. Giù*
seppe che nel 1667 gli successe, la conti-
nuò in forza di decisione del concilio di
Mosca del i 666.Quel concilio, perché pre*
sieduto dallo czar,ebbe la viltà di pronun-
ziar la deposizione del patriarca Ni oone,
e di condursi iu tutto secoudo la volontà
e arbitrio dello czar, anche nella informa
de'libri liturgici, ad onta che oltre il pa*
ti'iarca d'Antiochia, vi fossero intervenuti
vari metropoliti e arcivescovi orientali.
La riforma trovò grandi ostacoli si nel
clero, che nel popolo: tutti prefei'ivanQ
RUS
gli antlclii libri quantunque mutilati, poi*
che nella riforma appariva chiaramente
l'eresia che distruggeva l'antica religione
de'Ioro padri. La contesa concitò gli ani*
mi, e minacciava gran male per tutto il
popolo.La riforma non poteva andar dis-
giunta da cambiamenti nelle ceremonie
ecclesiastiche, la quale cagionò fiere dis-
sensioni,che da quel tempo in poi non han-
no cessato di sconvolgere e mettere sos-
sopra la chiesa russa. I seguaci dell'antica
usanza perseguitarono con odio impla-
cabile i membri della chiesa nazionale,!
quali chiamarono Nìconiani^ da N icone
autore della riforma de'libri. Questi per
contrario dierono a quelli l'odioso nome
di Raskolnichi cioè separatisti o scisma-
Ha, nome che poco loro piaceva, il per-
chè vollero dirsi Starowìcrezi o di anti»
ca credenza, ed eziandio ortodossi. Per-
ciò questa denominazione trovò opposi •
zione ue'membri della chiesa nazionale,
i quali vogliono ancora far credere che
sieno uomini d'antica credenza e ortodos-
si; e per questa ragione furono delti di-
poi Starohradezì ^ cioè gente che osserva»
no le antiche usanze. Cosi la riforma dei
libri liturgici fu il terribile segnale d'un'e-
resia, che in varie forme si propagò per
tutto r impero, attaccò il domma, il sa*
cerdozio, e*a poco a poco rovesciò ogni an-
tico buon principio di vera religione. Nac-
que presto un' immensità di sette, per le
quali furono ricordate le più. mostruose
dottrinedegli antichi eresiarchi della chie-
sa orientale. Non pertanto la maggior par-
te di cosi fatte sette non hanno rapporto
colla riforma de' libri liturgici, essendosi
prodotte indipendentemente da quell'im-
presa. Dopo il 1654 Teresia si propagò
a guisa di terribile incendio per tutto
l'impero; tutta la chiesa nazionale diven-
ne preda del comune contagio, e non si
potè reprimere ne dagli annteini de've-
scovi, ne dal le pene severe de'czar. Ripete
l'autore la sua ferma convinzione che dal-
la schiavitù del popolo russo si debba ri*
conoscere il riboGcanite numero de'fietlari|
RUS 269
dichiarando la schiavitù madre feconda di
sette; si meraviglia come gli scrittori del*
l'ostinatezza e propagamento delle sette
in Russia, non abbiano presa in conside-
razione tale circostanza, provandolo con
ragionamenti; indi rimprovera la chiesa
russa che non seppe combattere i settari
eie eresie che colla spada e col fuoco, non
per mezzo della verità con cUt si rintuz-
zano gli errori, e ne riporta parecchi e-
sempi che trae dalla storia. Pietro I inu-
tilmente creò una segreta inquisizione, ed
innumernbili furono le vittime che quel
tribunale immolò al fiinatismo religioso.
Il principio di persecuzione si propagò in
tutto il suo rigore ne'go verni susseguenti,
ma senza efficacia ; finché si adottò la
tolleranza, onde le sette di vennero poten-
tissime, e la chiesa russa temette di sua
esistenza, e bisognò riprendere sanguino*
se misure per la loro estirpazione. Le set-
te furono quindi ridotte in due categorie
principali : in sette cioè che ammettono
il sacerdozio e i sagramenti ; e in sette
che non ammettono né l'uno negli altri.
I seguaci delle prime sono chiamati Po-
powski (^re<^7n), e i seguaci del le secon-
de chiamansi Bespopowski {nonpretari\
Ciascuna si divide in un numero più o
meno grande di sette subordinate o secon-
darie, ed il Sinodo ne procura la conver-
sione, al modo che narra l'autore e soste-
nendo sempre che una 3.^ parte della po-
polazione scismatica russa è infetta d'ere-
sia, inclusivamenle a monaci e monache.
Nel t. 8, p. 680 della Civiltà Cattolica
del i852 si legge. » La chiesa gl'eco-sci-
smatica tituba sulla validità del bat tesi»
mo. A ]>roposito della questione anglica-
na su questo, un dottore protestante si
è rivolto ai due patriarchi di Costantino-
poli e di Gerusalemme, per sapere qual
sia la fede della chiesa greca sulla dottri-
na del battesimo, e in ispecie se i greci
ammettessero il battesimo d'immersione
come il solo valido; o concedessero anche
la validità a quello d'aspersione, siccome
ì russi scismatici hanno conceduto sino-
270 RUS
ra. I due pnlriarchi suddetti, con molli
vescovi della Grecia e della Turchia, hnn
risposto non riconoscere essi altro batte-
simo che quello d'immemone; gli altri-
menti battezzati dover essere ribattezzati
con quel rito se vogliono entrar nella chie-
sa; usar di loro arbitrio! russi se tengo-
no altra dottrina, ma i gi*eci non ammet-
terla. Ài cospetto di queste definizioni
tanto contrarie alla verità, quanto oppo-
ste alla pratica e alla fede russa, molti al*
tri vescovi greci han dichiarato di volere
rimanere neutrali, quasi si trattasse di
dibattimenti incerti e indifferenti, ue'qua-
li tanto giova il prò quanto il contra. Or
tuUociò offende altamente la chiesa rus*
sa, la quale sebbene ora per provvedi-
menti di disciplina usi battezzare perim -
mersione, pure per dogma tiene la vali-
dità dell'altro battesimo; ne mai ha ri'
battezzato chi non fu per quel modo tuf-
filo nelle sagre acque. Anzi vi è ancor
di più : siccom& nella pìccola Russia vi è
stato sino a poco tempo addietro il costu-
me di battezzare per aspet*sionev e di colà
sono usciti fra tanti ecclesiastici anco i
due famosi Saworski e Procapowitch,che
per circa mezzo secolo sono stati alla testa
dell'episcopato russo; in consegueuza del*
la dottrina de'greci la chiesa russa sareb-
bestata governata da capi neppur cristia-
ui> la imposizione delle mani su tanti ve*
scovi e preti russi l'avrebber fatta uomi-
ni fuori del cristianesimo, e non sarebbe
così facile in molli siti provare chi sia cri-
stiano, chi no. Non può certo il contegno
de' vescovi greci fere a meno di non de-
stare una viva e giusta indignazione nei
russi, e forse apriranno molti gli occhi a
guardare l'unico centro di verità e di sal-
"vezza lascia to da GesùCristo al la suaChie*
sa , dal quale ogni deviamento mena o
presto o tardi allo scetticismo circa ogni
vero, anche il più inconcusso."
* DelCistriaione ecclesiasdca. Non vi è
nazione cristiana, la quale per quanto sia
piccola non abbia una lettei*atura sagra,
più estesa e abbondante del grande e pò*
RUS
tente popolo di Russia, dice il p. Theiner.
Fino alla metà del secolo XVIII tutti i
suoi scrittori appartengono al clero; solo
al tempo di Caterina II, i secolari fui^mo
veduti anch'essi coltivare lescienze. Novi*
kov e il metropolita Eugenio affermano
che 2 1 3 scrittori produsse la chiesa russa
nel primo scorcio di i oooanni,madi molti
di essi appena si conosce il nome, e le pò*
che opere loi*o sono quasi tutte insignifi*
canti e non meritarono d'essere stampa-
le. Quasi due terzi degli scrittori del dero
russo sono stranieri, poidié tra'2 1 3 scrit-
tori, soli 94 sono russi di nascita;.il mag-
gior numero appartiene alla nazione gre-
ca o alla rutena, e perciò a popoli estra-
nei. La serie degli autori prende il suo in-
comi nciamento dal IX secolo in onore del-
la chiesa cattolica romana dai due fratelli
i ss. Metodio e Cirillo (de'quali trattai in
più luoghi, come a MoBAYiAeOLMUTz),
da Papa Giovanni Vili mandati a' ^<//- *
g/iri, che furono i veri padri e creatori del-
la lingua sagra slava inRussia.Quel la chie-
sa é debitrice a'medesimide'suoi libri li-
turgici, che con piccoli cambiamenti an^
Cora a tutt'oggi usa nel suo culto divino.
Gli ecclesiastici che ne'secoli appi*esso illu-
strarono la chiesa russa cogli sciMtti e colla
parola sono pura stranieri,la maggior par-
te greci, come Giovanni 11 il Buono, Ni-
ceforo I, Giovanni III, Cirillo I e Teogno-
ste, tutti meti*opoliti di Russia. Quanto ai
metropoliti Cipriano e Gregorio, era il
i.^ di Servia, il 2.° bulgaro: i metropoliti
Fozio e Isidoro erano greci, e sulla fine
del secolo XV fiorì Pacomìo Logoteta del*
la Servia, monaco del monte Atos, poeta
liturgista e autore di molte vitede'saott
russi. 11 secolo XVI, o l'VIII della chiesa
russa, parimenti fii illuminato da un gre-
co, dal mona co Massimo del convento Va-
topadico sul monte Atos, che fu U vero
restauratore delle scienze e maestro di tut-
ti quelli che a quel tempo si acquistarono
nomee fama, l grandi uomini che nel se-
colo XVII resero chiara e illustre la chiesa
col lume delle scteaze furono eguatniea*
1
K U S
te stranieri e la maggior parte ruteni» oo«
me Zaccaria Kopuislenski arcliimandri-
fa del monastero delle Grotte a Kiovia,e
PambaBerundai prima monaco in Geru-
salemme, poi protonotario di quella sede
|MiU*iarcale, in fine ispettore della tipogra*
fia «lava di Kiovia^ dove si acquistò tanta
filma che fu fatto i .^tipografo della chie-
sa mssa. Kiovia fiorì al tempo de're di
Polonia, e fu già il centro dell'erudizio*
ne sagra, che diradava co'suoi raggi le te-
nebre della chiesa moscovita. Il re Sigi-
smondo infondo pei suoi sudditi non uni-
ti in Kiovia un'accademia, la quale per
sollecitudine e cura di Pietro Mogila va«
iacco, grandemente fiori e divenne semi-
nario di grandi uomini, sì nella chiesa ru-
tena e sì nella chiesa russa: da archiman-
drita del convento delle Grotte di Kiovia,
fu fatto eparca del patriarcato di Costan-
tinopoli, e finalmente metropolita di Kio-
via, ma fiero nemico della chiesa catto-
lica ch'è la vera ortodossa. La sua profes-
sione di fede e il suo catechismo sono an-
cora la base dell'istruzione i*eligiosa nella
chiesa russa. Da quel tempo in poi i mo-
scoviti sono andati sempre debitori della
loi*o erudizione a'polacclii ruteni, che de-
rivarono la loro superiorità scientifica
dalle due univei*sità di Vilna e dì Craco-
via. Il perchè i moscoviti furono costretti
confessare, che in iscienze e cognizioni era-
no di gran lunga superati da'polacchi del-
la Russia minore e da'ruteni, essendo ob-
bligati cercar tra loro il tesoro della sa-
pienza, che nella propria chiesa avrebbe-
ro cercata invano. Non altrimenti che nel
principio del secolo XVI dovettero chia-
mare il monaco Massimo^ così lo czar A -
lessio chiamò Michelovitz, e il patriarca
Giuseppe I il dotto geromaco di Kiovia
Epifanio Slavinski a Mosca, perchè fon-
dasse una scuola ecclesiastica per l'istru-
zione della gioventù russa. Pi*esto lo czar
mandò da Kiovia e da altri luoghi di Po«
Ionia 3o monaci, perchè si occupassero
a Ila traslazione delle principaK opere gi*e-
che in lingua slava«.II di voto principe Teo-
li CJ S 271
doro Michelovi.tzRatilschew fece edificar
loro nelle vicinanze di IVIosca un magni-
fico romitorio detto della Trasfigurazio-
ne, ove dierono principio ai loro lavoro
e istruirono quelli che nel medesimo seco-
lo e nel seguente formarono il decoro della
chiesa. Quali meriti non si acquistò per
quella chiesa il nobile e dotto Simeone
Polozki ruteno polacco, che avea avuto
la direzione delle università cattòliche
della sua patria? Egli è il padre della
nuova lingua russa e della sua letteratu-
ra: Lomonosow, il più celebre poeta rus-
so, è debitore a lui della purità di sua
lingua e delja grandiosità dì sua poesia.
Gli uomini che net secolo XVIII dettero
lustro e splendore alia chiesa russa furo-
no stranieri: Stefano Javorski di LeopoH
e Teofano Procopoviz ruteno di Kiovia
ch'erano stati educati nelle scuole di Po-
lonia e d'Italia; Eugenio Bulgar arcive-
scovo di Caterinoslaw, e Nicefbro Teotoki
suo successore, a mbo greci,erano stati per
molti anni in Italia. Questi 4 uomini han-
no avuta la maggiore influenza sulle co-
se ecclesiastiche di Russia nel detto secolo,
ed hanno recato il maggior splendore al-
l'impero sotto Pietro I e Caterina II. Di-
chiara il p. Theiner, che in nessun paese
sono mai state tanto trascurate le scienze
quanto in Russia: più di tutte ancora fu-
rono lasciate in abbandono le teologiche,
e quindi molto più rimase dimenticata
la coltura del clero. Pietro I immaginò
nel 1720 la riforma delle scienze eccle-
siastiche e degli studi, che voleva intro-
durre in tutte le diocesi: fondò pertanto
l'accademia ecclesiustica di Pietroburgo,
e pose sotto a'suoi occhi un gran semi-
nario, che dovea essere d'esenjpio ai semi-
nari di tutte le diocesi; similmente vole-
va fondar scuole per tutto l'impero; ma
nella disastrosa congiuntura in cui furono
rapiti al clero tutti i suoi beni, àncora
non si era pensato né a scuole, né a semi-
nari. Nel 1767 tutti gl'istituti d'istruzio-
ne dell'impero, dal semina rio clerica le al-
la scuola elementare erano 28, per 6000
271 KUS
scolai*!. Il clero quand'era colmo di rie*
chezze, per liberalità de'grandi e de'po*
tenti, mai ebbe il pensiero di fondar scuo-
le pel popolo, né seminari pe'chierici; non
spedali, non orfanotrofi, non oratorii pel
culto divino, non fece nulla: la maggior
parte de' templi e monasteri sono proprie-
tà della chiesa cattolica, che il governo
le tolse. Caterina li si fece vedere bra*
mosQ delta coltura del clero, ne propalò
il divisamento, senza avere in animo la
volontà di effettuarlo, avendo per prin-
apio, che l'istruzione del popolo russo po-
teva nuocere al potere; quindi non die-
de esecuzione al pubblicato con eclatan-
za, per sostenere opinione grande della
Russia e sua coltura nella mente de' fo-
restieri. In queste incredibili millanterie
imitò altri e fu imitata: l'autore riporta
quanto fecero Pietro I e altri predecesso-
ri suoi, non che i successori della mede-
sima imperatrice. Inoltre osserva, che in
realtà non si fece nulla per l'educazione
del clero e del popolo, da Pietro I sino al
I>rincìpio del governo attuale, rilevando-
o dalle relazioni sinodali, ove pure si af-
ferma che l'educazione trovasi tuttoranel-
la prima sua infanzia. Possiede la chiesa
russa o impero ne'4 cii*condari 3 accade-
mie, di Pietroburgo, Mosca, eKiovia alla
quale venne unita quella di Kasan, con
5i professori e 343 alunni; ha 4^ semi-
nari (i quali saranno stati aumentati, do-
po l'ultima convenzione fatta colla s. Se-
de), i3i scuole distrettuali, e i5i scuo-
le parrocchiali o elementari; in tutto 386
scuole o collegi d'ogni genere, con 1 702
maestri, e 60 ,644 scolari. Ogni scolare ha
l'obbligo di frequentare prima le scuole
elementari, e gradatamente passare al se-
minario, poi all'accademia. L'autore cre-
de che tutte queste cifre sieno alterate;
nondimeno e tenute per vere, conclude
che risulta dalle relazioni, che la coltura
scientìfica del clero russo si trova nel i .^
grado del suo nascimento, e che al piìi
coll'andar del tempo potrà sviluppare e
perfezionare, per poter dare frutti nel lon-
RUS
tano avvenire. Tutte le opere spettanii
alla religione e alla chiesa debbono usci*
re dalle tipografiedel s. Sinodo in Pietro*
burgo e in Mosca ; parimente pe'lorchi
del s. Sinodo e per suo privativo conto lu*
crativo,si pubblicano tutti i suoi decreti,
e gli ukasi imperiali, quando tiattano di
cose spettanti al clero o alla chiesa; così
pure i messali, libri de' vangeli, breviari,
libri liturgici, registri parrocchiali de'bat*
tezzati,matrimonie morti,pateuti de'pre*
ti e diaconi, le carte glorie, le patenti ma-
trimoniali, le preghiere dell'indulgenze,
i passaporti de'defunti e letessere del sod-
disfatto precetto pasquale. Passa quindi
l'autore a vedere l'atti vita tipografica del-
le due nominate tipografie, ed il lucro
che se ne ricava, facendo parola d'alcu-
ne opere. Aggiunge che la pietà e l'istru-
zione religiosa del clero e del popolo si
promuovono per mezzo di due giornali
religiosi della chiesa russa, i quali deb-
bono soddisfare ai bisogni di 4^ milioni
d'anime. I du^ giornali sono la Lettura
cristiana di Pietroburgo, la Lettura fé*
stiva di Kiovia; aVnbedue sono poveris-
sima cosa, e non contengono che storiel-
le del leggendario russo; di scienze noa
se ne trova segno in alcuno de'due. Parla
delia professione di fede d^' patriarchi del-
l'oriente, e della spiegazione dell'ortodos*
sa fede che mandarono a Pietro I, dopo
essere stati da questo avvertili della fon-
dazione del s. Sinodo. Questi due docu-
mentidanno una giusta idea delia pochez-
za de'patriatxhi e dell'alto clero in fatto
di teologia. I medesimi patriarchi con let-
tera che riporta ammonirono il clero vus«
so di stare in guardia dai dissenzienti in-
glesi, che pareva avessero concepita l'idea
di una riunione colla chiesa russa, e di ri-
manere costante nella dottrina della chie-
sa orientale. Dopo avere l'autore dimo-
strato il deserto campo, e l'infelice stalo
di coltura del clero russo, resta sorpreso
delle ridicole lodi che alcuni letterati na«
zinnali gli danno,e per coltura e sapien-
za lo vogliono rngguagliare a qualunque
RUS
altro di qualsivoglia nazione, sognando
che abbia esso ricevuto la missione di ria-
novara il cristianesimo e di renderlo for-
tissimo, essendoché al loro modo di pen*
sare, sta per cadere nella pi^ deplorabile
i*ovina tanto in oriente, quanto in occi*
dentei Indi l'autore senza fatica ribalte
le ampollose asserzioni e fatidici voti di
Che viref letterato russo, il quale osò dire*
» Dalla sola Russia si può sperare il ve*
ro sviluppo del cristianesimo, spogliato
de'pregiudizi europei e dell'impietrito e-
goismo della Chiesa Romana, come pure
de'principii di disperdimento del prote?
stantismo. // clero russo occupa il piti
alto grado delle scienze teologiche. Poi-
ché il cIei*o si segnalò sempre in Russia
per solidissimi studi classici. Che oltre di
essere versati quasi tutti i nostri preti, e
tutti i nostri monaci, che sono promossi
alle sedie vescovili,nelle lingue q;^oderne,
sono dotti ancora al piìi alto grado nella
lingua ebraica (?), greca (?) e latina (?)".
Invece il p. Theiner asserisce, che quasi
tutti i vescovi russi non conoscono altra
lìngua europea se non la russa, appellan-
dosi ai connazionali; imperocché solo a
Pietroburgo e Mosca si trovano pochi re-
ligiosi e preti che parlano alquanto tede-
sco e francese: di altre lingue non havvi
conoscenza! — Delle Missioni della Ghie*
sa nazionale Russa : degli Ebrei^ degU
Islamiti, de* Pagani, Non vi é paese in
Europa, dove i figli d'Israele sieno tenuti
in COSI grande dispregio, e dove sempre
abbiano dovuto soffrire tante angherie e
crude persecuzioni, quanto in Rùssia: essi
potrebbero scriverne le più commoventi
lamentazioni. Con vessazioni e promesse
di temporali vantaggi, il governo invita
gli ostinati Ebrei, perché entrino nella
sua chiesa. Resta interdetto agli ebrei d'e-
sercitare qualunque mestiere o di far traf»
fico nelle provincie interne della Russia.
La recezione d'un 'ebreo nel seìVio della
chiesa nazionale é sbrigativa, per cui ac*
cade che molti a ten^po opportuno ritor-
nano alla sinagoga, doc dopo aver &tto
VOL. LIX.
RUS 5i'?3
quel lucro che prima eragli vietato, ma
fuori di Russia,aItFÌmenti sarebbe punito
colla knuta e inviato nelle regioni glaciali
di Siberia. Secondo le relazioni sinodali,
dal 1 836 al i SSgnella popolazione ebrai-
ca di circa un milione, si convertirono
1618 individui. I seguaci deW Islamismo
o Maomettani, superbi della libertà che
il governo russo suo malgrado ha dovu«
to loro lasciare, sono più ostinati de' fi-^
gli d' Israele, in non voler professare la
fede russa. Il governo volentieri si ser-
ve di loro pe'suoi eserciti, lasciando ia«
tatta al maomettano la sua mezzaluna}
se poi entra nella milizia in qualità di
cambio, allora deve divenire per forza or<
todosso e ricevere il battesimo. L'istru-
zione e la conveiVione procede in modo
e fa SI che il battezzato maomettano s'in-
china con egual riverenza alla moschea,
come nel farsi il segno della croce. Nelle
sole Provincie Tauriche, dove gl'islamiti
ascendono a circa i25,ooo, essi non so-
no soggetti alla coscrizione, ma ponno fa-
re i detti, cambi che producono le con-
versioni che figurano nelle relazioni si-
nodali, nelle quali in 4 anni arrivai*oiio
a 1600. Tranne gl'indicati casi, mai av-
viene che si converta un maomettano; né
la dolcezza, né la persecuzione del governo
poterono rimuovere gl'islamiti dalla loro
credenza. Il Muftì della Crimea regalato
dal Sinodo, d'ordine d'Alessandro I, d'u-
na Bibbia araba elegantemente legata, in -
vitandolo a farsi cristiano russo, rimeritò
quel dono con un più elegante ^/cor^i/to,
che inviò all'imperatore, come se volesse
tacitamente invitarlo ad accettar la fede
di Maometto! Ma mentre il governo con-
sidera inviolabili le loro moschee e beni,
si appropria lechiese e i beni di tutte le co-
munioni cristiane. — De Pagani, I trion-
fi della chiesa cattolica d'occidente sono
troppo grandi e noli, prosieguono tutto-
ra in ogni parte del mondo, che narrai ai
loro luoghi ed a Missioni POirTiFfciE; la
sola chiesa romana può operare il gran r
dioso miracolo delle sue missioni presso
•j8
274 Rus
ì popoli crittiani gentili, perchè anima*
ta da vita misteriosa nell'unità della fe«
de e della disciplina. La chiesa greca in
generale si è sempre mostrata incapace
della grande opera delle missioni, e di più
dopo che si è allontanata dall'unità ch'è
la sede di s. Pietro. La sua forza morale
si fiaccò col matrimonio de'suoi preti, o
collo stato stazionario e impietrito de'suoi
religiosi privi quasi d'ogni vita. Quali mis-
sioni poi ha intrapreso la chiesa russa, per
la liberazione dell' umanità dalla schia*
vitii delle tenebre? Risponde il p. Thei-
ner: non solo non predicò a'Iontani pa-
gani la dottrina della redenzione, ma nep-
pure si è curata di quelli, che dividono
con lei la medesima patria, e che tutl'ora
sulle medesime soglie delle sue porte ge-
mono nelle tenebre della piti abbomìne-
vole superstizione, e negli orrori di nefan-
da idolatria. Alla chiesa russa deve attri-
buirsi l'onta che l'Europa nel secolo XIX
abbia ancora in mezzo di se un gran nu-
mero di pagani: intere popolazioni e Pro-
vincie che da più secoli sono unite all'im-
pero russo, sono tuttora pagane, benché il
governo ordini al clero di occuparsi con o-
gni studio alla conversione de' pagani del-
la patria comune. Ma quali missioni, sog-
giunge l'autore, si possono aspettare da
un clero tanto decaduto com'è il russo,
che non ha lena di mantenere il lume del-
la fede neppure presso a'propri fedeli; da
un clero che a cagione della propria igno-
ranza e della sua immoralità ha perduto
ogni forza e ogni influenza; quali missio-
ni, ripeto, si possono aspettare da così fat-
to clero,e quali effetti potrebbero esse pro-
durre? Il clero russo quindi none al ca-
so di convertire i pagani suoi compatriot-
ti,se non unisce alla parola di Dio, la per-
suasione col grave peso della knuta: la for-
za morale della parola gli è affatto ignota.
Questa tremenda persuasione della knuta
la sperimentarono i cattolici Ruteni [F,)
della Polonia e Lituania (/^.), in occasio-
ne della loro deplorabile e forzala riunio-
ne alla bai*bai*a chiesa. Colle nerbate del-
RUS
la knuta, i preti russi tennero fermi i kal*
mukì o calmucchi (ove non si ha memo-
ria che vi sieno stati cattolici) novella-
mente battezzati, per tener loro sempre
viva la fede che gli aveano fatto abbrac-
ciare. Nel i838 procurando i missionari
la conversione de'buriati sul lago di Bai-
cai e che hanno 1 5o,ooo maschi, essi ab-
bandonato il buddaismo, abbracciarono
il lamaismo. Quantunque riesca da quao-
do a quando agl'ignoranti missionari di
combinare qua e là alcuna conversione
tra'pagani, tuttavia ordinariamente ac-
cade che i neofili ritornano presto alla la-
sciata idolatria. Fino da tempi remotis-
simi si sono trovate le missioni russe in
sifihtta condizione; e sulla metà del seco*
lo passato si trovarono ancora paesi in-
tierì nell'interno delta Russia, do ve gli a-
bi tanti da molto tempo aveano abbrac-
ciato la |*eligione cristiana, continuando
però ad adorare i loro idoli nella stessa
guisa cheadoravanoGesùCristo. Un ebreo
battezzato della religione cristiana altro
non avea imparato che ta parola Catecu-
meno. Ad un turco battezzato il popò di-
menticò d'insegnargli che non dovea ado-
rare Maometto, egualmente che GesòCri-
sto. Le prove di queste narrazioni, come
di tutto il da me compendiato, 91 riporta-
no dal p.Theiner, come protestai in prin-
cipio. Dalie relazioni sinodali si appren-
dono le dissensioni de'neofiti malamente
istruiti, onde si ordina di non affì-ettare
il battesimo ai catecumeni; di più che i
battezzati pagani nelle provinole abban-
donavano là chiesa nazionale per unirsi
ai settari. Per far neofiti si suol donare
una pelliccia e una camicia; ma questi pa-
gani così convertiti per cuoprir le loro
nudità, presto ritornano al culto impu-
rQ degl'idoli. In 4 anni dal 1 836 al 1 889,
si riportano 1 0,289 conversioni di pagani.
Degli affati esteri della Chiesa Russa
colle esterne comunioni orientali. Anche
il titolo di questa sezione fa parte delle
i*elazioni del s. Sinodo di Pietroburgo,
laonde esso viene considerato come uà
RUS
niinistero dì stato che esercita le sue fun-
zioni tanto neirinterno dell'impero^quan-
to airesterno nelle comunioni straniere
orientali, col vi ncolo della fede edeiramo-
re.Però riflette l'autore ,che le relazioni dei
Sinodo colle altre chiese scisnaaticheorien*
talii pare che si restringano solo a pochi
doni di libri e di denaro. In fatti dallo stes-
so Sinodo si apprende, che la mancanza
di libri per l'insegnamento del la sedicente
vera fede della chiesa, molto lamentata
da'pretesi ortodossi fratelli d'oriente, de-
terminarono l'autocrate imperatore di far
stampare alcune opere in lingua greca,
per farle distribuire dai patriai'chi d'o-
riente agli ecclesiastici e secolari. Fu qui n*
di mandata ai clero della Grecia l'opera
del metropolita Mogila, e si preparò la
spedizione delle lettere di Pietro I,e della
suaccennata risposta circa l'erezione del
s. Sinodo, come si legge nelle relazioni si-
nodali del 1839. Da queste si ha pure i
doni in denaro inviati in oriente. La chie-
sa d'Alessandria ebbe 1 0,000 franchi, ed
insieme a quella d'Antiochia ricevette in
arredi sagri un valore di 80,000 franchi,
cioè quando a favore de'due patriarchi
contribuirono il metropolita di Pietro-
burgo fr.5,5oo,la contessa Orlow fi*. 6000,
il negoziante Malutinfr.Sooo. Anche il s.
Sepolcro di Gerusalemme ebbe fr.3o,3g2
prodotti dalle questue delle diocesi o e-
parahie dell'impero: che la Russia pro-
tegge i greci scismatici dei s. Sepolcro, lo
toccai nel vol.LV,p. 175. Altra questua
fu concessa pel convento russo del monte
Atos, onde edificare una nuova chiesa in
onore dìMitrofanio i." vescovo di Voro-
nesch, il quale da ultimo fu fatto santo
dall'imperatore. Queste sono ie relazioni
pubbliche che si mantengono pel bene
della Russia, dai ministro di stato del Si-
nodo imperiale colie altre chiese scisma-
tiche. Quanto alle relazioni segrete, il p.
Theiner dice non ignorare » come per-
corrono i suoi emissari laGallizia,ta Tran-
sil Vania, l'Ungheria, le provincie sul Da*
nubio, la Macedonia, laGrecia.elaTur-
27>
RUS
chia fino in oriente, per anrmai*e e con*
fortare gli scismatici nella propria cre-
denza, e persuadere gli uniti, perché si
separino dalla s. Sede, e preparare que-
sti e quelli a rendere anticipatamente o-
maggio a'trofei russi, se il destino li fa-
cesse entrare in que'paesi. " Termina la
sua opera il p. Theiner, con descrivere
l'infausto avvenimento della violenta u*
nione della chiesa rutena cattolica alla
nazionale russa, del quale, oltre il già ac«
cennato, tratto a Ruten r; e con riprodur-
re 4 estratti delle relazioni sinodali, ri-
sguardanti la scismalizzazione della chie-
sa cattolica rutena. Avendo incominciato
o premesso a questa digressione i focosi
voti del p. Theiner, la termi nei'ò con al-
tra sua dichiarazione, h Per mezzo della
sola riunione alla chiesa romana potrà
ottenere la Russia il vero incivilimento
de'suoi popoli. Allora contribuirà pur es-
Ka alla ri pristi nazione della smarrita pace
con Dio, mediante una continua pace nel
mondo." Utinaml
Dopo che Pietro I, abolita la dignità
di patriarca di cui era geloso, stabili pel
governo della chiesa russa il cosi detto s.
Sinodo, riserbandosene la presidenza e (a»
cendosi capo supremo e autocrate della
medesima chiesa nel 1719, fissò la cre-
denza e la disciplina ecclesiastica con un
regolamento che fece sottoscrivere dat
principali del clero, ed anche da tutti i
principi deli' impero, ed è il documento
per conoscere la religione de'russi. D'ai*
lora in poi il clero russo, intieramente sog-
getto all' autorità del suo sovrano, non
ebbe pili che un'influenza secondaria sul-
la popolazione. Il regolamento fu poi tra-
dotto in latino e pubblicato col titolo di
Statutum canonicum seu eccUsiasticuni
Pelri Magni, per cura del principe Po-
temkin, a Pietroburgo nel 1 785. Quanto
al domma,fu fatta professione di conside-
rare la s. Scrittura come regola di fede,
aggiungendo, che per intenderne il vero
significato è d'uopo consultare le decisio-
ni de'conciliì, e gli scritti de^Padri della
.1
I
276 RUS
Chiesa, per conseguenza la tradizione.
Quanto a'misteri della ss. Trinità e del-
l' Incarnazioney sono i teologi invitati a
consultare le opere di s. Gregorio Nazian-
Zeno, di s. Atanasio, di s. Basilio, di s. A-
goslino,di S.Cirillo d'Alessandria, e la let*
tera di s. Leone I aFlaviano sulle duena*
ture di Gesù Cristo. Non è fatta alcuna
parola dell'erróre de'greci, riguardante la
processióne dello Spirito santo.Per ciò che
concerne il peccato originale e la grazia,
fu seguita la dottrina di s. Agostino con-
tro i pelagiani. Parlasi pure d' una ma-
niera ortodossa della confessione aurico-
lare, della penitenza e dell'assoluzione,
dellas. Messa, del Viatico portato agli am-
malati, della benedizione nuziale, del cul-
to de'sànti, delle s. immagini, delle reli-
quie, della preghiera pe'morti. K racco-
mandato ai vescovi d'invigilare sulla pu-
rità del culto, di sbandire le favole ed ogni
specie di superstizione. Quel regolameuto
riconosce la gerarchia composta de'vesco*
vi, de'preti, de'diaconi, e vi aggiunge gli
archimandriti e gli eugumeni ; stabilisce
l'autorità de' vescovi, la podestà che han-
no di scomunicare e di riconciliare i pec-
catori colla Chiesa; raccomanda però loro
di usarne con molta moderazione, e di
consultare il s. Sinodo in tutti gli àfiari
di maggior importanza o dubbi. Statui-
sce le pene contro gli eretici e gli scisma-
ticì.Fa menzione de'monaci e delle reli-
giose, de'voti, della professione monasti-
ca, della clausura. Ordina agli uni e alle
altre di eseguire la loro regola, di soddi-
sfare ai digiuni, alla pi*eghiera, alla comu-
nione, e proibisce loro d'uscire dal mo-
nastero. Vi sono particolari regolamenti
pe'confessoi'i, predicatori, professori dei
collegi; pe'serainari e studenti, per la di-
stribuzione detrelemosine, e per repri-
noere la mendicità; vi è espressamente
condannato l'abuso delle cappelle priva-
te in casa de'grandi. L' articolo però in
cui quel regolamento si allontana dalla
fede cattolica, è il rifiuto di riconoscere
la giurisdizione del sommo Pontefice su
RUS
tutta la Chiesa ; siccome non riconosce
quella del patriarca diCostantinopoli,bia-
simandodel pari l'una e l'altra; né devesi
dimenticare l'accennato silenziosuHa pro-
cessione dello Spirito santo. Questa com-
pendiata esposizione della credenza della
chiesa russa è confermata dal catechismo
composto nel 1 64^ da Mogila arcivesco-
vo scismatico di Kiovia, per prevenire il
suo gregge contro gli errori de'protestan-
ti,venendoaiutatoin quel lavoroda Por-
firio metropolita di Nicea, e da Sirigo dot-
tore della chiesa di Costantinopoli. Que-
sto libro stampato io lingua schiavona,
fu tradotto in greco e in latino, ed ap-
provato solennemente da4 patriarchi gre-
ci. Fu chiamato Confessione ortodossa
de* russiy e in seguilo i greci lo intitola-
rono Confessione ortodossa della chiesa
orientale, 11 p. Le Brun ne pubblicò alcu-
ni estratti nella Spiegazione delle ceremo*
nic della messa t. ^ art. 5. 1 russisi ser-
vono della medesima liturgia della chiesa
greca di Costantinopoli,celebrano la mes-
sa in lingua schiavona, sebbene non sia
questa la lingua volgare di Russia. I gre-
co-russi osservano4quaresime,la più lun-
ga delle quali e più rigorosa è quella di
Pasqua che dura 6 settimane. Fanno nu*
merosi pellégrinaggi,specialinente a Kio-
via, o ad altre città che posseggono re-
liquie e immagini miracolose. LÌe imma-
gini de'sanli nelle chiese non possono es«
sei^ese non lineari, assolutamente escluse
statue e bassorilievi. I canti ecclesiastici
non sono accompagnati da veruna mu-
sica islrumentale, e l'uffizio divino si &
in lingua slava ossia schiavona. Le più
rinomate chiese e cattedrali per venera-
zione sono s. Sofia a Kiovia, l'Assunzione
a Novgorod, la Visitazione e l'Arcangelo
a Mosca, della B. Vergine a Vladimir, e
di s. Alessandro Newski a Pietroburgo.
Là religione greca, identica a quella dei
greci dell'impero ottomano e del regno
di Grecia, è la dominante nell'impero.
Tutte le altre religioni vi sono non solo
toUerate^ma professate liberamente^peii»
RUS
non senza eccezioni. Degli ebrei^maomet-
tani e pagani parlai di sopra, come dei
cattolici latini, armeni e ruteni; vi sono
ancora armeni scismatici. Sonovi luterani
e altri protestanti, calvinisti, herrnhuUi,
mennoniti , ec. Dissi già che non è per-
messo d'abiurare la fede greco russa per
abbracciare un'altra credenza: come pu-
re, che allorquando i genitorl.apparten-
gono alla religione greco russa, o soltanto
lun de'due, è ad essi ingiunto d'allevare
in questa religione i figli. 11 Giornale di
Pietroburgo del iSSo conteneva il se-
guente rapporto officiale, sui numero di
tatti gli abitanti delle Russie che non
appartengono alla chiesa nazionale. Nel
1848 ascendeva a 8,785,719 d'ambo i
sessi, de'quali la metà cristiani. Il numero
de'cattolici ro.mani ascese a 3,760,7049
con 2264 chiese; degli armeni cattolici a
20,000, con 44 chiese; degli armeni Gre-
goriani a 354)52 r , con i o 1 7 chiese; dei
luterani a i,732',244> con goo chiese;
de' pretesi riformati a 86,407, con 33
chiese; degl'Israeli ti a 1,188,1 1 i,con63o
sinagoghe; de'maoiVieltani a 2,1 86,833,
con684inoschee;de'buddaisti a2 1 5,2o4,
e altri pagani 1 53,343. In un' altra sta-
tistica lessi, che il numero de' ministri
della chiesa cattolica era il più copioso
e ascendeva a 3o,ooo; mi pare esagerato,
almeno per lo stato presente; che i pro-
testanti contavano 1 000 pastori,ed i mao-
mettani 9,000 ministri. Ecco il novero
degli ordini equestri e cavallereschi di
Russia, compresi quelli di Polònia. i.^Di
s, Andrea /Votoc/e^é'^ istituito dallo czar
Pietro 1 a'3o novembre 1698. Ha una so-
la classe, e quello al quale viene conferito
riceve neiristesso tempo gli ordini di s. A-
lessandro Newski e di s. Anna, insieme al
grado di luogotenente generale. Insegna
de'cavalieri e la croce di s. A ndrea,col l'im-
magine del santo e le lettere iniziali S. A,
P, R, che significano : Sanctus Andreas
Palronus Russiae. Nell'altra parte l'isti-
tutore vi pose r epigrafe: Czar Pietro
Consen'atore di tutta la Russia, Ora so-
RUS 277
pra una linea si legge in lingua russa :
Per la Fede e la Fedeltà, La croce pen-
de da un cordone di seta bianca, e negli
angoli vi è l'aquila con due teste, e un
cavaliere armato. La festa dell'ordine si
celebra nel giorno della fondazione. Come
particolarmente addetto alla casa impe-
riale, i gran principi lo ricevono al mo-
mento del battesimo. Quest'ordine è il
primo dell'impero, e dà un grado mili-
tare a chi lo riceve. Voog, negli Atti di
s, Andrea apostolo^ riporta interessanti
notizie degli ordini, delle pie società e del-
le confraternite istituite in onore di s. An-
drea apostolo fratello di s. Pietro. 2.° Di
s. C^/m/1^2, istituito dall'imperatóre Pie-
tro I a'6 dicembre 1 7 14 in memoria del-
la presenza di spirito, con la quale l'im-
peratrice Caterina I contribuì alla pace
di Falkzi de'23 luglio 1711 co'turchi, 1
quali sulle sponde del Pruth l' avevano
circondato coni5o,ooo uomini,e perla
I.' ne volle fregiare l'amata e valorosa
conaorte. Da principio si ricevevano nel-
l'ordine anche gli uomini, ma poi fu con-
ferito alle sole dame d'alta nascita. L'im-
peratrice è la gran maestra dell' ordi-
ne, la quale lo conferisce a suo piacere.
L' ordine si divide in due classi, cioè la
croce grande e la piccola. La decorazio-
ne delle cavalieresse è appesa a un graa
naslrodi seta amaranto, e consiste in una
piastra d'oro di forma ovale coll'imma-
gine della santa da un lato in ismalto, so-
pra una croce simile rossa,col motto: Pro
Fide et Patria, Nel rovescio sono le pa-
role : Aequat mwiia comparlsy poste so-
pra emblema rappresentante un nido d'a-
quilotti sudi una rozza torre,a'piedi della
quale sono due aquile aventi ne'rostridei
serpi, e spieganti le ali verso l'alto, quasi
per portarli in cibo a'ioro figli. La decora-
zione si porta sulla spalla destra a guisa
di sciarpa, e sulla manca parte del pet-
to. La festa dell'ordine si celebra nel dì
della fondazione. 3.^ Di s, Alessandro
Newski {y,)i e^er esserne decorato bi-
sogna avere almeno il grado di generale
278 R U S
maggiore. 4* 'DeW Aquila Bianca {F),
Quest' ordine di Polonia, per un ukase
deir imperatore Nicolò I de' 39 aprile
1 83 1 ,& parte di quelli dell'impero russo,
indi ueli835 stabilì che i cavalieri dis.
Alessandro Newski avranno pure questa
decorazione, e quelli della 1 .^ classe del-
l'ordine di s. Anna, che saranno insigni*
ti pur dell'ordine di s. Stanislao, porte-
ranno accanto della croce del i .° ordine
l'altra, sospesa al collo. 5.*^ Di s. Giorgio
(y)i il solo puramente militare perchè
precipuamente fondato pegli officiati mi-
litari di terra e di mare. 6.** ÌDi s. Vla-
dimiro (F,) civile e militare. y.^Di s. An-
na, fondato da Carlo Federico duca di
Schleswig- HolsteinGottorp in Kiel a' 1 4
febbraio 1 785, in onore e memoria di sua
moglie l'imperatrice Anna Petrowna fi*
glia di Pietro I il Grande e di Caterina I.
L'imperatore Paolo I suo nipote, come
nato dal figlio Pietro III e da Caterina
II , volendo ricompensare il merito dei
suoi sudditi, dichiarò l'ordine nazionale
russo. Il suo primogenito Alessandro I nel
1 8 1 5 aggiunse alle 3 classi dell'ordine la
4*' pei militari, con decorazione smalla-
ta verde, e da porta i-si sull'elsa della spa-
da. La decorazione delle altre 3 classi
consiste in una croce di forma quadra ,
smaltata in rosso, e ricamata di fiamme
d'oro; nel suo centro è l'immagine di s.
A nna, e dall'altro lato la leggenda : Antan'
iibus fustitìamjpietateniyfidem. Il nastro
da cui pende la decorazione è di seta di
colore amaranto filettato giallo. I più an-
tichi cavalieri della i.' classe, essendo ri-
guardati pei più meritevoli, godono an-
nua rendita. La solenne festa dell'ordine
celebrasi nell'anni versano di sua istitu-
zione, corrispóndente a' 1 5 febbraio se-
condo il nuovo stile. 8.^ Di s. Stanislao
(F.) del merito militare, già polacco, poi
leso russo. 9.^Del Merito militare : vedi
il voi. XLlV,p. 1^3. Il regnante Nicolò
J, a'3 settembre 1827 destinò una Fib-
bia pei servigi irreprensibili, resi dagl'i m-
piegati civili e militari, la quale si con-
RUS
cede a quelli che hanno servito atlita-
mente peri 5 anni in una maniera irre-
prensibile, e si distribuisce a'3 settembre,
giornoanniversario della coronazione del-
l' imperatore. Questo monarca ha inol-
tre fondato la Croce d'onore di Maria,
destinata particolarmente a ricompensa-
re le donne che si fanno distinguere ne-
gli istituti di beneficenza o d'educazio-
ne. Vi è finalmente l'ordine sovrano Ge-
rosolimitano (F.), diviso in due priorati,
l'uno russo-greco, l'altro russo- cattolico.
Indicazione storico-cronologica de* primi
popoli che abitarono la Russia, e del
progressivo ingrandimento ddt impe-
ro russo, dalla sua origine a oggidì.
Dell' introduzione e propagazione del
cristianesimo tra i russi j della loro u-
nione alla Chiesa Romana e poslerio»
re separazione dalla medesima. Serie
de* suoi Gran Principi, Czar ed Impe-
ratori, da Rurik al regnante impera-
tore Nicolò I inclusive, e loro relazio-
ni colla s. Sede, con altre notizie sulle
Chiese Cattolica, e Nazionale,
Sotto il nome di sciti-iperborai e san-
romati conobbe l'antichità confusamente
le genti tutte che popolavano il setten-
trione dell' Europa. La scitica trìbù dei
Moschi limitro^ agli albanesi ed agl'i-
beri de) Caucaso^ die all'antica capitale
di questo impero i nomi di Alosca e di
Moscovia, e dai PFaregiens scandinavi
che si dissero Rossi^ Rutzi,Ruteni, \ quali
insieme cogli SchiavonUF.) vi si stabili-
rono, ebbe la denominazione di Russia,
che prevalse a indicare quest'antica por-
zione delia Sarmazi a europea. Si può ve-
dere quanto dissi nel voi. XLYII, p. i f,
sulla razza e il nome de Moscoviti. Molto
poco conoscevano gli antichi i paesi che
oggi formano l'impero dì Russia, e ne de-
signavano vagamente il complesso sotto
il nome di Scizia. Tuttavia i greci ebbe-
IX), in tempi molto remoti, relazioni coi
cimmeri, popolo situato sulle coste set*
tentrionali del mar Nero, e fondarono in
que* siti fiorenti coionie. I sauromati
RUS
sarmati, il cui nome era già da Eiodolo
conosciuto, furono dì sovente dagli auto-
ri antichi confusi cogli sciti; però forma-
vano un popolo distintissimo, abitante la
parte sud-ovest della Russia attuale, ed
anche una parte della Polonia; erano co-
storo divisi in più tribti : gli alani, i ba-
stami, i iazigi, i Roxolani ed i venedi. I
Russi ossia Ruteni discendevano dai Ros»
solani^ di cui parlano Strabone, Plinio e
Pomponio Mèla. Dagli stessi scrittori si ri-
cava che i Rossolani erano il popolo più
settentrionale della Scizia europea, che
conoscessero i romani, essendo il paese
ch'assi abitavano posto al di là del Nie-
per o Dnieper oBoristene, dietro a quello
de' geti , o daci come li chiamarono gli
antichi scrittori latini, e ad occidente del
territorio degli alani. Pare adunque che
originariamente si chiamassero Roxi o
Rossi Alani. 11 vocabolo rosscia significa
dispersione, in lingua russa; mentre ro5
significa sparsi e seminati in lingua sla-
va. Cosi per /?(i55i intendevano un popò*
lo che vivea disperso ne'boschi e nelle
campagne, cambiando spesso d'abitazio-
ne, come facevano ì nomadi, e come fan-*
no anche i tartari al presente. Ed ecco
perchè Procopio, De hello GothicOj lib.
3, e. r 4>dà loro in greco il nome di Spori
che suona il medesimo in questo senso
che quello di Russi, Si trovano buone ra-
gioni di questa etimologia in Herberstei-
nius, Comment, rerum Moscovita/in HoS-
mao, Lexicjeìd in mg.^ Giuseppe Asse-
mani, Orig, Slavorum e. 3. Gli scrittori
del IX e X secolo cambiarono il nome di
Rossolani in quello di Russi o Ruteni ,
ch'era più dolce. Questi popoli sono così
chiamati da Luitprando vescovo di Ve-
rona, dall'autore degli Annali di s. Berti'
no, e da'greci come Niceta, Fita s. Ignai.;
Metrafaste,C/iro/t.^*e dal continuatore di
Teofdne. JBayer scrìsse sull'origine degU
sciti, Comment, Acàd, Petropolit. t i,p.
390, poiché non avvi nulla di più esatto
delle sue Origines Russicae, Dagli slavi 3
potenti regni ebbero origiaefiì Russo, il
RUS 379
Polacco^iì BoemoyedafàAxienieiiyCont*
pendio di geografia, Pietroburgo i832.
Nowischow, Istoria de* Sciti, Mosca 1 787.
Ziablovski, Geografiadell^ impero russo,
Pietroburgo 1 8 1 o. Un cronografo rute-
no molto antico riferisce, s. Andrea (del
quale meglio parlai nel voi. LV, p. !i6i)
apòstolo aver predicato Tevangelo ai tra-
ci, agli sciti, ai russi; ma dal concilio IV
di Costantinopoli, da Stefano, Gregorio
e altri autori apparisce la Russia essere
stata una principale città della Tracia,
alla quale certamente avrà portato il van-
gelo il fratello del principe degli Aposto-
li, discepolo del precursore s. Gio. Batti-
sta, e I.* discepolo di Gesù Cristo, pei*
lo che i greci lo chiamavano Prolocleto,
óoè primo chiamato, A detta d'Origene,
Ap, Eusebé, s. Andrea predicò il vangelo
nella Scizia. Sofronio quasi contempora-
neo di 8.GiroIamp,lo fa a postolo del laSog*
diana edellaColchide;altri dicono che pre*
dico in Grecia e nel Ponto. I moscoviti
credono che s. Andrea recasse il vangelo
nelle loro contrade sino all'imboccatura
del Boristene, alle montagne ove ora è
Kiovia, e alle frontiere della Polonia, al-
me riportano a'3o novembre Herberstei-
nio eCulcinio. Se gli antichi, i quali po«
sei*o nella Scizia il teatro delie fatiche di
s. Andrea, intesero la Scizia europea, la
loro testimonianza sarebbe favorevole al-
la pia credenza de'moscoviti e russi; ma
a seconda de'greci in Synaxaerio et Me*
noeis parlasi della Scizia al di là di Se*
bastopoli nella Colchide. Si potrebbe tut-
tavia intendere della Scizia europea, poi-
ché a quello che ne dicono gli stessi greci,
s. Andrea piantò la fede nella Tracia, e
specialmente a Bisanzio poi Costantino-
poli. Certo è che s. Andrea é il patrono
pri ncipale della R ussia, come ho detto pa r-
lando del suo cospicuo e nobilissimo or-
dine equestre. Che la chiesa greco-russa
pretende ripetere la sua originedai tempi
apostolici, lo dissi già nel voi. XXXI f, p.
i4r}jnsieme al ritorno al cristianesimo
per opera di tescovi cattolici. 11 p. Thei-
28o RUS
ner nelle Ficmde della Chiesa cattolica
in Polonia e Russia, chìapna vaga tradì*
zionel'origìoe della chiesa russa da'tempi
apostolici, e da s. Andrea che annunziò
la dottrina evangelica sul Don nel Cher-
soneso e nelle contrade di Kiovia; con*
viene perb ch'è fuor di dubbio che il cri*
stianesimo erasi propagato fìno dai primi
tempi in varie parti della Russia meri-
dionale; ma nelle grandi emigrazióni del
V e VI secolo si diseccarono beo presto i
germi del cristianesimo nel cuore de' rus-
si, i quali ritornarono al loro culto ido-
latrico. Quanto alla nazione scita sparsa
nel nord dell'Europa e dell'Asia, pare che
dal suo seno sia uscita la gran massa degli
Z7niz/,che sotto la condotta del famoso A t*
tila piombò sull'impero romano, e ere-
desi riconoscere il nome di questi unni
o uni, in quello di finnesi o funni. Nel IV
secolo deir era cristiana vedesi compari-
i*e il nome di slavi, e prendere il luogo
di quello de' sarmati ; non si è d' accordo
intorno alla sua etimologia, gli uni consi-
derandolo come sinonimo di schiavi, gli
altri facendolo derivare dal vocabolo in-
digeno slava^ gloria, o slavo^ parola; se-
condo quelli che danno quest'ultima spie-
gazione, sembra che i popoli in discorso
chiamassero se medesimi i parlanlijedt-
nominassero muti lutti colorode'quali non
intendevano la lingua. Altri pensano che
i finnesi o finnici abitassero te regioni rus-
se avanti che la gente slava vi fermasse
domicilio, convenendo che mescolati con
loro vi fossero i Goti (^.), finché ne fu-
rono cacciati dagli unni; che da qui fe-
cero le loro irruzioni in Europa, piutto-
sto che dalla Scandinavia, ove recarousi
posteriormente espulsi gli abitanti. Ag-
giungono che in quel tempo istesso che
comparvero i goti, comparvero ancora gli
^lavi; tennero essi nel principio le parti
australi, indi come i goti si distesero in
altre parli. Che i superiori slavisi mesco-
larono coi goti e i finnici , eleggendosi
un re di razza gotica, ed unitisi con al-
tro nazioni formarono un sol corpo, ope*
RUS
rando molte gloriose azioni, e soggiogato
il restante degli slavi, tennero la maggior
parte del paese lungo il Borìstene, com-
presa Kiovia. Ma nascendo dispute tra i
goti e gli slavi,che da'primi avevano scel-
to il loro re,quesli cacciarono quelli,e die-
rono il possesso di Novgorod loro capi-
tale a Gostomysio, che secondo le me-
morie russe era slavo. Altri popoli della
stessa nazione elessero altri principi, che
però da Gostomysio superati, riconobbe-
ro poi per loro gran principe Rurik capo
de'varegui verso l'anno 85o o piii tardi,
il quale fissò la sua sede a Lacloga Vec-
chia oStaroi che fu- cinta di mura, ed ora
borgo presso Ladoga Nuova o No vaia^fon*
data da Pietro I sul Volkhov. SlabiPi la
sua potenza inKiovia,esotton[iessa nel-
1*862 Novgorod Veliki, ne fece la sua resi-
denza ordinaria. Intanto che questoscao-
dinavo fondava un trono sul quale sa-
lir dovevano So gran principi delia sua
dinastia, due suoi compagni, Oscoldo e
Diro, s'impadronirono di Kiovia e la tol-
sero al suo polere.Morto Rurik ueir879,
Oleg fu tutore del figlio Igor, col titolo di
gran principe o reggente, e ricuperò Kio-
via, facendola capitale degli stati d'Igor
e da Novgorod trasportandovi la residen-
za della corte. Dall'annalista Rinaldi al-
l'anno 886, n.^ 6 apprendo, che l'impe-
ratore greco Basilio I il Macedone si al-
leò coi russi e gl'indusse a ricevere il bat-
tesimo, mandando loro un a rei vescovo, il
quale a richiesta de'russi posto il libro del
vangelo in una fornace ardente, estinto
il fuoco fu trovato illeso. Già come vado
a narrare la fede cristiana vi era stata pre-
dicala d'ordine di s. Ignazio : questa mis-
sione deve essere stata parziale, o meglio
Rinaldi cadde con altri in abbaglio , di
confondere quanto accadde sotto Basilio
li , in Basilio I imperatore. Dipoi Ol^
marciò su Costantinopoli, impose un tri-
buto all' imperatore Leone VI, ritornò a
Kiovia colle truppe cariche di bottino, e
nel 912 colla stessa Costantinopoli con-
cluse un trattato di commercio. Dopo di
RDS
lui nel 9 1 3 salì sul trono Igor I^ che me*
glio slabiri la residenza sovrana in Rio-
iria, portò la strage in parecchie Provin-
cie dell'impero d'oriente, e terminò con
un trattato con quell'imperatore, indi pe*
ri nel q^S nella guerra contro i drevlia-
ni.Assunse le redini del governo colia qua-
lifica di reggente Olga sua vedova, du-
rante la minorità del proprio figlio Svia-
toslaf 1, e governò con saviezza e coraggio,
vendicando la morte dello sposo con vin-
cei'e i drevliaoi. AKiovia narrai, come
per opera de' missionari di s. Ignazio pa-
triarca cattolico di G)stantinopoli, e vi-
vente Ruriksi converti parte della Russia
alla fede cristiana; che poi la chiesa catto-
lica durò fatica a mantenersi nella pro-
cella di varie persecuzioni che sì suscita-
rono, ond'ebbei suoi martiri, per cui non
61 potè dilatare nel regno. Spuntò un bel
raggio di speranza per la conversione deb
laRussia,per quella della savia 01ga,a ven-
do secondo alcuni tollerato il marito l'in-
trodotto cristianesimo con larga indulgen-
za (ma narra Rinaldi all'anno g4i) n.^ 6,
che nella guerra contro i greci furono arse
molte chiese, e trapassate con acuti chio-
di le teste de' sacerdoti cristiani, i qgali
però vinsero). Dopo avere consegnato al
figlio il governo, nel gSS Olga essendosi
recata in Costantinopoli, vi fuistruita nel-
la religione cristiana, e ricevette il batte-
simo dal pio patriarca Teofilatto col no-
me di Elena, per divozione alla santa ma-
dre del gran G)Stantiuo. Ritornò con un
prete aKiovia,ovesi mostrò zelantissima
per la propagazione del cristianesimo, e
fu al dire del celebre annalista Nestore,
precorritrice della fede cristiana che do-
'vea diffondersi in Russia. Ma indarno es-
sa cercò d' indurre il figlio Sviatolasf I
alla religione cristiana, morendo in fama
di santità nel 969, dopo avere avuto re-
lazioni con Papa Giovanni XI 1. Non fu
il superbo e ambizioso patriarca Fozio sci-
smatico, come si vantò di aver convertito
ì bulgari e gU slavi (i quali devono il lume
della fede a' ss. Cirillo e Melodio inviati
RUS 281
dal Papa , i quali dopo la loro missione
tornati in Roma ivi morirono), che intro-
dusse il cristianesimo in Russia,come pre-
tendono gli storici russi con gravissimo sca-
pito della verità e disdoro della chiesa rus-
sa; ma bensì il virtuoso s. Ignazio unito
col capo supremo della romana chiesa,
che neir867 mandò i primi banditori e-
vangelici nella Russia, come e con ragio*'
ne validamente sostiene ilp.Theiner,con«
tro le false asserzioni de'mentovati scrit-
tori, riportandone prove e testimonianze,
anche per togliere il pregiudizio e danno
che alla fede russa recano i suoi storici,
volendo escludere il merito a s. Ignazio,
decoro e ornamento della chiesa orien-
tale e occidentale, per fare oltraggio alla
madre di tutte le chiese la romana, pi*e-
ferendogli il ribaldo e scellerato Fozio.
Vedasi mg/ Stefano Vizzardelli (di cui
nel voi. XXVI, p. 286), Dissertatio de
origine christianae religionis in Russine^
Romaei826. Mg.'^ Assemauni, Origme^
eccles, Slavon. p. 2, cap. i : Kalendarìa
ecclesiaeunìversae,p. 227 e 265. 1 gesuiti
d'Anversa, De conversione et fide Russo*
rum dissertano^ ntWActa ss, septem, t.2.
Quindi cadrà intieramente quanto scris-
se Karamsin succitato, e Strabiche lo se-
guì nella Storia della chiesa russa^ di a-
ver cioè neir866 Fozio mandati i primi
banditori del vangelo nella Russia, e poi
fatto altrettanto nell' 867 s. Ignazio, di
una missione facendone due, per la pue-
rile ragione, che Fozio era 1' uomo piii
dotto del suo tempo* Svia toslaf I ingran-
dì il'suo impero verso il sud a spese del
bulgari, quindi lo spartì tra'suoi 3 figli,
laropolk, Oleg e Vladimiro I il Grande.
Nel 973 morto Sviatoslaf I, cacciò laro-
polk i due fratelli, ma Vladimiro I tornò
in breve alla testa d'una banda di vai*e-
gui, tolse di mezzo l'ingiusto fratello e nel
980 si assise solo nel suo trono. Fatta
la conquista della Crimea, domandò a-
gl'imperatori greci Rasilio II eCoslantino
VIII in consorte la loro sorella Anna, e
l' ottenne dopo abbracciala la religione
:i8a RUS
greca oaltolioa, e dopo estere slato ooldo
klolati'a, nei ri annoiare moilo sangue u-
mano aile sue faise divinità sia ve. Se il
matrimonio colia bellissima Anna fu per
Vladimiro I una ragione decisiva di ab-
bracciare la religione, trovo nella sto-
ria cb' egli già vi era inclinato, dopo a-
ver conversatocon Costantino greco e fi*
Josofo cristiano. Vladimiro I fu rigene-
rato coi santo battesimo nei 988 in Gber-
son di Tauride per mano di quel vesco-
TO, e venne imitato dai suoi boiari , in
uno ai suoi la figli; per cui la religione
cristiana in Russia riportò piena vittoria
sulgentilesimo,e divenne la religionedo-
minante del paese. Egli non ne/u meno
zelante, di quello fosse s^to del culto i-
dolatrico. Arrivato appena a Kiovia,^-
ce ovunque atterrare, stritolare e disper-
dere le statue degridoli. Il primario tra
gl'idoli russi Peruo, venerato prima so-
pra ogni altro da Vladimiro I , il quale
ricco d'ornamenti e col capo d' argento
coi baffi d' oro dava superba mostra di
se, e primeggiava in Kiovia,e in Novgo-
rod su d'un sagro colle presso al castello
ducale, venne precipitato dal riverito suo
piedistallo, e legato alla coda d'un cavai-
lo, battuto dai a uomini con noderosi ba*
stoni, alla presenza della folla che inar-
cava le ciglia alia novità del fatto, fu git-
tato nel fiume Nieper. Il popolo piangen«
do amaramente ia rovina delle sue divi-
nitàj Vladimiro I mandò araldi per tut-
to il regno e fece bandire: » Ciascuno com-
parisca nella giornata di domani sulle
sponde del Nieper, ricco e povero, padro-
ne e servo, il popolo tutto, e facciasi bat-
tezzare, s'egli non vuole essere da me te-
nuto in conto di nemico ". Mentre si e-
seguivano questi ordiui , gli abitanti di
Kiovia esciamarono : La deve essere ben
santa e savia la novella fede, altrimenti
il granduca e i boiari non l'avrebbero ab-
bracciata e preferita al culto del Perun.
Il popolo accorse a torme alle sponde del
Nieper, e aspettò anziosamente 1' arrivo
del sovrano. Il pio Vladimiro I comparve
RUS
corteggiato da splendidi boiari, e da ve -
Berandi sacerdoti cristiani che avea a lui
concesso il patriarcadi Costantinopoli Ni-
colò Crisobergo (fra \ quali vuoisi Miche-
le che fu i." metropolita di Kiovia), e co*
mandò che a un dato segno il popolo en-
trasse nel fiume per ricevere il s. batte-
simo. L' annalista Nestore ci lasciò una
commovente descrizione della grandiosa
solennità di questo memorando giorno :
il popolo tuffato nel fiume (dicesi in nu-
mero di ao,ooo),i preti stavano sulle zat-
tere e leggevano le orazioni del battesimo.
Vladimiro I inginocchiato alla riva pre-
gava e ringraziava Dio, con fervorose pa-
role. La conversione pertanto della Rus-
sia, de' sovrani Olga e Vladimiro I, come
di tutto il popolo, fu operata da preti cat •
tolici della chiesa greca provenienti da
Costantinopoli, è in quel tempo in cui la
chiesa greca era unita alla latina col più
intimo vincolo di sommissione e rispetto,
come attesta il contemporaneo Luitpran-
do vescovo di Verona , ambasciatore in
Costantinopoli. In Kiovia Vladimiro I e-
resse la chiesa di S.Basilio, e della B. Ver-
gine ove fece deporre l'ava Olga : fece ve-
nire da Costantinopoli musaicisti, e fece
ornare la cupola con immagini che sino
a noi pervennero, se pure ciò non debba
attribuirsi a Jaroslaw F. Nella biografia
di s. Bonifacio camaldolese martire, ar-
ci vescovo e denominato V apostolo di RuS"
sia , narrai come essendo discepolo di s.
Romualdo, a questi domandò e ottenne
il permesso di predicare il vangelo agl'in-
fedeli. Recatosi a Roma da Papa Giovan-
ni XVI II per riceverne la missione, lo con*
fermò nel zelante desiderio, e per rendere
più autorevole e fruttuosa la sua voca-
zione, Io munì d' un breve per farsi or*
dinare arci vescovo col pallio, onde lo con*
sagrò Taymont arcivescovo diMagdebur-
go. Entrò quindi nella Prussia a predi-
carvi il vangelo agl'idolatri, con qualche
successo; ma credendo di poter più pro-
babilmente incontrare il martirio nella
Russia, entrò ne' suoi confini| imprese a
RUS
coDTei*lire quelli che ancora ei'ano avvol-
ti nelle tenebre dell'idolatria, e perciò fie-
rissimi. A fronte del divieto, egli conliouò
le sue predicazioni, e pei prodigi operati
in lui da Dio, il sovrano d'una piccola pro-
vincia si fece istruire nel cristianesimo e
ricevè il battesimo con molti suoi vassal-
li. 1 barbari montati in furore pei grandi
progressi che faceva nelle conversioni, col
fratello del principe e i grandi del reame
lo minacciarono di morte, se non usciva
dal paese; egli non curandoli e ardendo
del desiderio della loro eterna salute, pro-
seguì nel suo apostolico ministero. Allo-
ra gl'idolatri vieppiù inferociti, lo prese-
ro e decapitarono nel 1 009, con altri 1 8
cristiani o conipagni ( alcuni de' quali si
dice che fossero camaldolesi) a' 1 9 giugno
in cui se ne celebra la festa. Il martiro-
logio l'ornano inoltre lo nomina a' 1 5 ot-
tobre, sotto il nome di s.Brunone,col qua-
le pure viene chiamato, senza dubbio per
qualche traslazione di sue reliquie. Iddio
illustrò il suo servo coll'operazione di mol-
ti miracoli, tra' quali si può annoverare
quello del la stupenda con versione del sud •
detto fratello del re e di altri, i quali a-
veano contribuito al suo glorioso marti-
rio, come attesta s. Pier Damiano che ne
scrisse la vita. Rinaldi riporta all'anno
1 008, n.*' 5 e seg. belle notizie della pre-
dicazione del santo, che chiama Brunone
e d'alto lignaggio, apostolo de'prussiani
e vescovo de'ruteni, ma lo crede erronea-
mente diverso da s. Bonifacio apostolo dei
russi, di cui pure narra le virtuose azioni,
di uno facendone due. Anzi aggiunge, che
altro fratello del re non avendo voluto
abbracciare la fede cristiana, fu ucciso dal-
lo stesso re, per cui l'altro fratello fece de-
collare il santo con altri alla sua presen-
za, perciò punito da Dio colla cecità, men-
tre gli altri perderono l'udito e la loque-
la. Il re fu inconsolabile della morte di s.
Bonifacio, e voleva far tagliare a pezzi il
fratello e gli altri complici e uccisori, se
non che preso da stupore dal castigo di-
vino da cui erano stati colpiti, fece co-
RUS a83
gli altri fedeli vive preghiere a Dio che
ad intercessione del santo restituisse loro
le perdute facoltà, ed essendo stati esau*
diti, piangendo i colpevoli i loro falli, su-
bito vollero battezzarsi , edificando una
chiesa sul corpo del martire. Avendo s.
Romualdo inteso il martirio di s. Bonifa-
cio, si accese di gran desiderio di spargere
il sangue per Gesù Cristo, come notai nel
vol.VI,p. ^290, e s'incamminò con 24 mo-
naci camaldolesi per 1' Ungheria; giunto
però ai confini, pel male non potè prose-
guire il viaggio, lasciando in libertà chi
voleva proseguirlo. Ciò fecero 1 5 religiosi,
i quali patirono schiavitù e flagellazioni.
Dopo 6. Bonifacio si recarono nella Rus-
sia diversi camaldolesi della congregazio-
ne eremitica, tra i quali fiori ronoi ss. mai*-
tiri Benedetto, Giovanni, Matteo, Isacco
e Cristino, che sparsero il loro sangue per
diftondere là fede di Gesù Cristo, ed il
Martirologio Romano li registra a' 1 2 no-
vembre. In appresso nella Russia e Polo-
nia furono fondati diversi ei*emi di mo-
naci camaldolesi, che rammentai nel det-
to voi. p. 3o4. Nella Russia in seguitosi
adoprarono a tutta possa i granduchi e i
primi metropolitani per estendere in tut-
to il i*egno e mettere in fiore il cristiane-
simo. Vladimiro I morì nel 1 o i5, alcuni
storici dicono prima, e meritò il titolo di
santo come l'ava, e due suoi figli s. Roma-
no (^.) e s. Davide martiri patroni di Mo*
scovia, avendo all'articolo Mosca detto di
altri santi russi.Per le gesta di s. Vladimi-
ro I, che Butler chiama UladomirOy le sue
grandi virtù , e la protezione che die al
commercio e alle arti, dalla posterità gli
fu attribuito il nome di Grande^ ed an-
che di Apostolo e Salomone della Russia,
Lasciò i suoi stati ai propri 12 figli, fra i
quali is8.RomanoeDavide,prima chiama-
ti Boris e Hiiba, i quali d'ordine del cu-
gino Sviatopolk furono trucidati, anche
per zelo religioso. NelioiS Svialopulk £
nipote di Vladimiro I usurpò il trono e
lo contrastò per alcun tempo ai nume-
rosi figli dello zio, ma finì coli' esserne e-
!i84 a US
«pulso nei 10x8. Jaroslaw I o laitMlaf,
UDO de'figli di Vladimiix) f, essendo so-
pravvissuto a'fralelli, riacquistò il trooo,
e portò il gran principato di Russia ad
alto grado di potenza e di prosperità; eb-
be lunghissimo regno, e morì grande in
guerra e in pace nel i o54* Lomonosow
ci diede : Hisloire de la Russie ec, o ^i^-
ria della Russia doli* origine della nazio -
ne sino alla morte del granduca Jaroslaw
/^Dijon 1 7 7 2. Di versi matrimoni tra prin-
cipi cattolici erano seguiti in questi tem-
pi, lo che mostra le pacifiche e religiose
corrispondenze de'sovrani russi con quel-
li d'occidente. Sviatopolk I avea sposato
la figlia di Boleslao 1 duca di Polonia, il
di cui primogenito impalmò una figlia di
Vladimiro I. Casimiro I giù monaco,asce«
so il trono di Polonia, sposò Maria sorella
di Jaroslaw I: questo erasi unito in ma-
trimonio colla pia Indegarda, figlia del sa-
vio re di Norvegia Olao e dalla Chiesa ve-
nerato per santo. Anna o lanka, altra fi-
glia di Vladimiro I, fu sposata da Enrico
I re di Francia, che nel io5i la fece co-
ronare in Reims: per l'esimia sua pietà
e saviezza si acquistò l'amore e la vene-
razione di tutta la nazione francese. Colla
dote paterna e dei consorte fondò a Sen-
lis un bel monastero in onore della ss. Tri-
nitàa prò dell'anima del genitore, del ma -
rito, parenti, amici, e della vecchia e nuo-
Ta patria. Ritornata in Russia si segnalò
in opere di pietà. Jaroslaw I ebbe diverse
relazioni con PapaBenedelto Viil,al qua-
le domandò e ottenne vescovi cattolici,che
furono tutto ardore per la conversione
completa della Russia al cristianesimo. Fu
Benedetto V\\ I chead istanza di Jaroslaw
I istituì la chiesa vescovile latina di Kio*
via. Ma lo spartimento degli statiche fece
Jaroslaw I fra' 12 suoi figli^ fu sorgente
di disordini; gli successero nelio54Isias-
laf I o Isaeslaw che prese in moglie la so-
rella di Casimiro I di Polonia, e sebbene
questi regnasse, in altre parti incominciò
nel 1073 adominare Sviatoslafll.lntanto
continuava TiinioDe cattolica della Russia
RUS
eolia chiesa romana, concordia e pace che
mantenevano i metropoliti russi di Kio-
via ed i granduchi, mentre s. Sofia di Kio-
via per opera di Jaroslaw I era stata eret-
ta in metropolitana, collo stesso nome di
quella di Costantinopoli ; anzi la chiesa
russa mantenne piti a lungo l'unione col-
la s. Sede, che la sua sorella la greca, indi-
pendentemente dalla quale, comeché di-
venuta infetta dallo scisma di Michele Ce*
ruta rio, senza consultarla nel concilio di
Kiovia dai vescovi russi venne eletto il
metropolita Ilario russo. Ad onta della
separazione di Costantinopoli con Roma,
a questa e al Papa continuò l'intima unio*
ne, comesi comprova da due futti. Diso-
norando Cerulario la sedia di Costaoti*
nopoli, a questa inviò Papa 8. Leone IX
i legati Umberto cardinale e vescovo di
Selva Candida, Pietro arcivescovo d'A-
malfì,e Federico diacono e cancelliere del'
la romana chiesa poi Papa Stefano X nel
1057. Questi legati convinsero pubblica-
mente de'suoi delitti il Cerulario autore
dello scisma tra le due chiese, e lo scomu-
nicarono in Costantinopoli nel i o54* Al-
lora il perfido Cerulario tese ai legati lac-
ci ed insidie, per cui avvisati dall'impe-
ratore Costantino IX amico della s. Sede,
fuggirono in Russia e vi d^bero cortesis-
simo ospizio. Cerulario per giustificare le
sue eresie col popolo, falsificò la bolla dei
legati pontificii sulla scomunica lanciata
contro di lui, onde l'imperatore mandò
a chiedere ai legati un autentico esem-
plaresulla scagliata censura. Gli v«nneri-
lasciato dalla città,siccomei legati si espri-
mono^ de'Russi, sotto il cui nome dobbia-
mo ragionevolmente credere, giusta il lin-
guaggio d'allora, la città di Kiovia,mentre
questa chiesa metropolitana viene chia-
mata dagli annalisti di -quel tempo, per
eccellenza il vescovato de russi. L'acco-
glienza amichevole de'Iegati pontificii in
Russia, i quali in questo punto venivano
da Costantinopoli, forma la piit irrefra-
gabile prò va che la chiesa russa di quell'e-
poca era totalmente aUena dal malaugu-
RUS
rato scisma che separava la chiesa greca
di Costantinopoli dalla romana, ed a que-
sta la russa era congiunta in istretta ami*
cizia. Altro forte e convincente argomen*
to di SI piena armonia lo somministrò piii
tardi il metropolita di Russia Efraimo, il
quale verso il 1098 istituì a'9 maggio co*
me festa universale della Russia la trasla-
zione delle ossa di s. Nicolò, da M/m (/^.)
a Bari in Italia, avvenuta nel medesimo
giorno, nel 1087. La chiesa greca nona-
dotto mai tal festa, e si celebra soltanto
dalle chiese latina, e russa tanfo unita che
disunita. Sviatoslaf II terminò di regna-
re nel 1076, ma prima di questo tempo
l'altro fratello, il crudele Vsevolod I o
Wseslow attentò al trono del gran prin-
cipe IsiaslafI olsaeslaw, meglio conosciu-
to col nome di Demetrio, il quale si rivol-
se al gran Pontefice s. Gregorio VII, da
cui implorò protezione ed aiuto contro
il fratello. Suo figlio stesso si recò in Ro-
ma a presentare al Papa le umili preci
del paclre,come suo ambasciatore, assicu-
randolo della risoluzione in che era di ri-
conoscere la sua spirituale e temporale
autorità sulla Russia, di accettare il re-
gno qual feudo della chiesa romana, e di
riceverlo dalle sue mani come dono di s.
Pietro, se egli si degnava col l'efficacia di
sua mediazione ottenergli protezione ed
aiuto contro i suoi sudditi ribelli. Grego»
rio VII con quell'amore e zelo che segnò
tutte le magnanime sue azioni^ prese con
impegno la sorte dell'angustiato princi-
pe. Immantinente spedì ì suoi legati al
granduca e al re di Polonia Boleslao II;
ristabilì la concordia tra lui e l'indegno
fra tellojdimodochè potè IsiaslafI oDeme-
trio in poco d'ora rientrare nel principa-
to, e gli venne fatto altresì per mediazio-
ne del Papa di pacificarsi col re polacco,
cui scrisse YEpisL 78 del lib. 2, presso il
Regesto Praticano di Gregorio FJIjìn cui
lo pregò di trattare con ogni amorevo-
lezza il re de'russi, e di restituirgli i te-
sori ch'egli e i suoi gli avevano tolti. In
risposta poi a Demetrio, il Papa accom-
RUS 285
pagnò il giovane principe colla seguente
lettera,ch'è la 74 di detto Regesto, in data
1 5apriie 1 07 5, e riportata dalMansi,Co/-
lectio condì, t. 20, p. i83, e dal Jager,
neW Introduzione alla Storia diGregorio
VII di Voigt. *» Vostro figlio visitando
i sepolcri degli Apostoli, venne da noi e
col più profondo ossequio ci ha dichia-
rato ch'egli intende di- ricevere dalle no-
stre mani la sua real dignità, e che voi
medesimo nutrite lo stesso desiderio. Ora
adunque, o sia perla vostra brama, o sia
per la divozione e pietà del supplicante,
noi crediamo giusto di arrenderci ai vostri
voti, e vi conferiamo da parte di s. Pietro
il governo della vostra nazione ". E nel
medesimo scritto si rileva il perché De-
metrio volesse dall'assoluto suo dominio
discendere al vassallaggio di Roma, per
ottenere cioè quella potente protezione
della s. Sede, colia quale il Papa promet-
te di difenderlo , qualunque volta fosse
il re venuto nella necessità d'invocarla.
Raccomandò a Demetrio di accogliere
con amore ed ossequio i legati della s. ^^'
de, riverire in essi gli ambasciatori di s.
Piet;'o, prestar loro piena ci*edènza in tut-
to ciò che esporranno intorno alle com-
missioni loro affidate, e finalmente di ve-
nire all'uopo in loro soccorso con larghez-
za di cuore. Così s. Gregorio VII confe-
rì a Demetrio la dominazione sopra la
Russia con titolo reale, pregando Diodi
conservarlo col figlio pacifico possessm*e
del trono sino alla fine della vita, e loro
compartire nell'altra la gloria eterna. Da
questo memorando avvenimento, pel qua-
le la Russia in certo modo divenne un
regno sommesso e tributario alias. Sede,
nuova conferma si ha dell'unione che pro-
seguiva perfettissima, tra la chiesa russa
eia romana cattolica d'occidente, conser-
vandosi aliena dallo scisma greco. Con le
testimonianze di Muratori, Novaes e al-
tri, ne' voi. XXXII p. 23o,eXXXVlll,
p. 23o, parlai dell' obbiezione che fece
Demetrio re de'russi del suo regno alla
s. Sede, e della visita che de'sagri Limi^
a86 RUS
ni fece il principe figlio. Tutto conferma
Binaldi all'anno 1075, n.° 29, parlando
defla legazione a Roma di Demetrio re
de'russi, e dell'offerta del suo regno a s.
Pietro, promettendogli fedeltà, e come s.
Gregorio VII gli concissse il governodel
reame. 11 p. Theiner da tale glorioso av-
venimento riconosce un certissimo monu-
mento, che la chiesa russa non avea an-
cor partecipato allagrimevole scisma dei
greci , e eh' era intimamente unita alla
chiesa cattolica romana. Aggiunge, che
siffatta unione colla chiesa latina si con-
servò in mezzo a un variar di vicende si-
no al secolo XV; ma avanti, a mala pe-
na si scorgerebbe qualche vestigio di sci-
sma dichiarato tra Tuna e Taltra chiesa;
al più s'incontra in alcune persone par*
ticolari. I pili saputi e i più eminenti tra
i russi, ecclesiastici e secolari,si sono lam-
biccati il cervello per far rimontare a
tempi remotissimi la loro disgraziata se-
parazione dalla chiesa romana. Ma i do-
cumenti da essi addotti sono per lo più
supposti, falsificati, e lavorio di tempi po-
steriori, in cui l'odio della chiesa greca
contro la latina si era pur troppo trfisfu-
so per sua sventura nella chiesa russa.
Il p. Theiner nelle Ficende della chiesa
cattolica, p. 46 e seg. fa l'analisi del suo
asserto, e lo prova colla storia e altri do-
cumenti. Nel 1078 cessò di regnare Isia-
slaf [, e gli successe Vsevolod I, il quale
concesse la sua pia figlia Agnese Anna,
o Adelaide o Prassede, in ispoSa a Enri-
co IV imperatore di Germania (F,).Que»
Sto scostumato e irreligioso principe, che
s, Gregorio VIUF) non potè rendere
migliore, malmenò la virtuosa principes-
sa al modo che toccai ne' voi. XXIX, p.
1 37, LI I, p. 260, perchè ad essa non reg-
geva pili l'animo di comportare le sozzu-
re della brutale sua libidine, e non inor-
ridì Enrico IV di gittarla nella prigione
di Verona, La gran contessa MaUlde[F.)
eroina della s.Sede e propugnatrice dis.
Gregorio VII, appena informala della tri-
ste sorte dell'infelice imperatrice, con fur-
RUS
sa armata la tolse all'obbrobrio del car>
ceL*e e se la fece condurre al suo Castello
di Canossa nel Reggiano. Agnese inisgra*
vio di timorata sua coscienza, recò giuste
e gravi lagnanzedegli affronti ricevuti dal
consorte, ne'concilii di Costanza e di Pia*
cenza. Papa Urbano li che presiedeva il
2.*^ accolse amorevolmente, e con esso la
numerosissima assemblea de' padri, le ri-
mostranze della buona imperatrice, e in-
tenerito a tanto infortunio, conf^i^mò la
di lei separazione da Enrico IV , di giù
pronunziata dai vescovi alemanni, e l'as-
solse d'ogni peccato, in cui violentata dal
suo bestiale consorte potesse essere cadu-
ta. Tutto si può vedere nel citato Mansi
p.Soo^e w^W Annalista Baronìo. Pare che
il Papa la consigliasse di ritirarsi in un
chiostro, ed infatti ella ritornò subito in
Russia, ove fu accolta con gran distinzione
dal clero edal popolo; vi pi*ese il velo mo-
nastico, e divenne badessa del monaste*
ro fondalo io Kiovia dalla pia sua sorel-
la o zia Anna o lanka già moglie d'En-
rico I re di Francia, e perciò detto lan-
kino o d'Anna. Quivi le due principesse
aprirono una scuola per nobili donzelle
e vi ammaestravano oltre 3oo nella dot-
trina cristiana , leggere e sci*ivere, ed in
lavori femminili. Agnese vi terminò i gior-
ni neh 109 in fama di santità, benedetta
dal cielo e dalla terra, come dalla 'poste*
rità, qual madre della patria.
Nel 1093 per morte di Vsevolod !, di-
venne gran principe di Russia Sviatopolk
1 1, ch'ebbea soffocare discordie intestine,
e respingere i turchi. Nel 1 1 1 3 gli successe
Vladimiro li detto Monomaco, il quale
portò con felice successo l'armi sue al nord,
all'ojest ed al sud; sicché 1'- imperatore
greco Alessio I Comneno si affrettò a cer-
carne l'amicizia, mandandogli le insegne
imperiali di Costantino IXMohomaco,di
cui Vladimiro II era per parte di madre
nipote; insegne colle quali si fece coro-
nare nel 1 1 16, e tuttora si conservano a
Mosca. Successivamente regnarono, nel
1 125 Msitislaf I, nel 1 i3a laropolk W,
RUS
nel ij38 Viacesiaf I, nel ii54 Vsevo-
lod II, nel 1 146 Igor II, nel 1 146 an«
che Isiaslaf II che Del 11 4? t^&^ò solo.
Balzato dal Irono per opera de' principi
ribellati, Isiaslaf lì fu ripristinato con Te-
luto degli ungheri e de'polaccfai, regnan-
do sinoali i54. Intanto neli 149 luri o
louri olurie (Giorgio)Dolgoruki continuò
la recente fondazione di Mosca e ^isse si-
no ali 157. Dopo di lui regnarono, Isia-i
slaf III sino ali 161, mentre che Rotislaf
che dominaira in altra parte di Russia si-
no dal 1 153, terminò di Yi^ere neli i64*
Andrea I malcontento di suo padre luri
Dolgoruki e del suo governo tirannico,
neh 1 55 si ritirò nel ducato di Suzdal o
Sustal,di cui ingrandì la capitale Yladi*
mir, fondata dall'illustre avo Vladimiro
I. Morto il genitore nel 1 157, Andrea I
contento del suo retaggio lo governò sag*
giam ente, mentre ilrestodella Russiaera
in preda alPanarchia ed a tutti gli orrori
della guerra civile. Mstislaf eVassileosuoi
fratelli , avendo suscitato turbolenze , li
mandò colla madre e co' signori che ne
seguivano le parti a Costantinopoli , ac-
colti con grande onore da Alessio 1. Indi
Andrea I ri portò viilorie sui bulgari, ne
distrusse diverse città, e s' impadronì di
Briachiraof. Rivolte learmi contro il gran-
duca Mstislaf, prese d'assalto Kiovia ch'e-
ra stata fino allora la capitale dell'impe-
ro russo e della Russia Rossa; per 3 giorni
lasciò in preda al saccheggio quella città,
che rovinò; indi trasfen la sede dell' im-
pero a Vladimir, come il piti potente tra
i principi russi, onde die principio alla 2."
dinastia di Rurik, ed alla serie de' gran
principi ogranduchi di Vladimir o PVla*
dimiria (F.), e della Russia Bianca. Riu*
ni sotto di se i governi attuali, oltre Wla-
dimiria, di Jaroslaw, di Costroma, di Mo-
sca, di Novgorod Njini, di Tuia , di Ca-
luga, di Kiovia, di Rezan, di Murom, di
Smolensko , di Polosko e di Volinia. In
tutto il suo regno fu sempre occupatola
sedare le guerre intestine, e venne ucciso
nel 1 1 74 o 1 1 75 da a o sicari pagati dai
RUS 287
suoi parenti. Dopo la sua morte 1 di lui
stati restarono abbandonati al saccheggio,
commettendo il popolo infinite enormità
contro i magistrati; a sedarlo, i sacerdoti
corsero le vie vestiti degli abiti sagri. Fu
principe coraggioso, amicodella giustizia,
e fu detto il secondo «Sla/omo/ze. Frattan-
to continuava perfetta unione tra la chie-
sa russa e la romana, come notai a Kio-
via, avendo il metropolita Giovanni scrìt*
to a Papa Alessandro 111, con affettuosis-
sime e rispettosissime forme, di parole cai*
de del più vivo zelo, pel desiderio che a-
vea di vedere unita la chiesa greca diCo«
stantinopoli colla s. Sede. Egli fece men-
zione di passaggio degli antichi punti di
distinzione d'ambedue le chiese, per lo più
in cose di disciplina , supplicando umil-
mente il Papa di comporre una volta l'in-
felice discordia, con lo seri vere ai patriar-
chi di Costantinopoli e ai metropolitani
d'oriente, per conciliare di buon accordo
ogni vertenza, e lo assicurò ch'egli avrà a
grandissimo onore se degnerassi scriverea
lui il minimoditutti.Aggrunsein fine rive-
renti salutazioni di lui,di tutti i vescovirus-
si, del rimanente delclero^ de'granduclii,
de'boiari, e de'magnati del regno. Altra
prova della gran concordia vigente della
chiesa russa colla lalina,furistituzioned'n-
na scuola fetta dal principeRolislafdiSmo-
lensko, nella capitale del suo principato,
in cui venissero informati alle lettere i
chierici, e in un colla greca vi s'insegnas*
se la lingua latina.Neli 1 75 di venuto gran
principe di VladimirMicheleo Mikhail I,
neh 177 ebbe a successore Vsevolod IH
o Svrewolod. Sebbene la chiesa russa an-
dava esente dagli errori e dall' odio fiero
dell'orgogliosa chiesa Costantinopolitana,
contro la s. Sede, siccome però ne seguiva
il rito, e ne conservava la gerarchia, pare
che perciò venisse riguardata come fuo-
ri della vera chiesa daRomaJa quale senza
posa mostrò instancabile zelo per richia-
marla all'unità. Laonde Papa Clemente
HI neh 1 88 mandò legati inRussia,per in-
vi tare il granduca Vsevolod III a concor-
388 RUS
i*erealla 3.^ crociata, mentre sembra che
alle altre i russi non avessero contribuito,
comeché influenzali dai greci che di mal
occhio vedevano le crociate e n'era no ge-
losi. Quest'invito apostolico del Papa par
che trovasse eco presso i prelati russi, poi-
ché i monaci che ancora non erano ordi-
nati, si unirono co'fedeli di Novgorod al-
le schiere de'crocesignati, e si affrettaro-
no alla liberazione di Gerusalemme. 1 suc-
cessori di Clemente III furono animati dal
medesimo amore per la chiesa russa. Il
grand'Innocenzo III potè ri unire a Ila chie-
sa romana l'imperatore greco Alessio HI,
ed il patriarca di CostantinopoliGiovanni
Lomatero; quindi con lettera enciclica del
.1° ottobre 1209 invitò i prelati di Rus-
sia a rientrare neirunità; dicendo agli ar-
civescovi, vescovi, a tutto il clero e popo-
lo di Russia: Sebbene voi finora siete sta-
ti lontani dal seno della vostra madra^
quasi come figli stranieri, ciò nondimeno
noi nell'uffizio di supremo pastore per gui-
dare il popolo nella via della salute, non
possiamo non nutrire per voi sentimenti
paterni, ne tralasciar di adoperarci con
esortazioni e ammaestramenti salutevoli
per riunire voi membri col vostro cnpo.
A persuaderli del primato della chiesa ro-
mana, ricordò loro le parole del Salvato-
re, col le qua li dichiarò Pietrosuo succes-
sore, aflìdandog li il governo della chiesa
universale. Inoltre gli esortò di ritornare
al centro deirunitù,qual si èlachiesaro-
inann,adducendo loro le innumerevoli te-
stimonianze delle divine scritture e de' ss.
Padri, perchè vi sia un solo ovile e un so-
lo pastore, anco per esservi ritornato qua-
si tutto r impero e chiesa greca. Perciò
inviava loro il cardinal Guglielmo o Gre-
gorio di s. Vitale , personaggio assai di-
stinto ; ed affinchè egli riconduca i figli
alla madre e i membri al capo, disse lo-
ro di averlo munito di piena autorità, per
fare ne^la Russia quanto convenisse. Ma
notai nel voi. XXXV, p. 264, che ai rus-
si erasi aumentata l'alienazione dai Iali-
ni, dopo la presa di CoslanUnopoU (F.)
RUS
filila dai crociati latini e l'erezione dell'im-
pero Latino ( V.), Nel 1 2 1 3 fu gran prìn-
cipe di Vladimir lurie II , e nel 12 17 e
1218 anche Costantino il Saggio j ma lu-
ne II innalzò il gran principato a maggior
possanza, a spese degli altri principati rus-
si. Indi a poco i granduchi di Russia si
rivolsero al celebre, dolio e pio GugUdtno
(/^.) vescovo di Modena e poi cardinale,
il quale nel 1 225 era stato inaiato da O-
norio III per legato ai cavalieri dell' or-
di ne Teutonico, in Pru^^m e LiVo/iia (^.),
e lo pregarono a passare in Russia , af-
finchè per la sua mediazione venissero
riuniti alla chiesa romana madre e mae-
stra della venta, dalla quale si erano al-
lontanati soltanto per mancanza di sa-
cerdoti e di predicatori. Papa Onorio III
accolse con allegrezza tale domanda,egli
esortò con lettera de'27 gennaioi227 a
perseverare nella santa risoluzione. Jaro-
slaw Wladimirowicz prìnci'pe di Pskow,
pare realmente che passasse alla chiesa
latina, poiché richiestone da Gregorio IX,
concesse ai cattolici latini de'sqoi stati il
libero esercizio del loro culto, e lasciò in
testamento alla cattedrale di Dorpat dei
teutonici la metàde'suoi averi, al dire del
p.Theiner. Rinaldi all'annoi 23 i,n.°43,
riporta la lettera di Gregorio IX a que-
sto principe, ove gli dice, che avendo sa-
puto dal vescovo ruteno che per divina
ispirazione voleva accostatasi divotamen-
te all'ubbidienza della s. Sede, Io confor-
tava a ricevere le sane dottrine Ialine con
cuore di voto, e osservarne i riti e le con*
suetudini , sottomettendosi £o\ reame al
soave dominio della chiesa romana ma-
dre di lutti i fedeli. Nell'anno poi 1 233,
n.° 57 e 58, Rinaldi racconta, che Grego-
rio IX energicamente invitò i vescovi po-
lacchi a frenar la tirannia de'baroni, i cui
vassalli per disperazione passavano ai rus-
si, co'quali proibì i matrimoni alle catto-
liche, giacché esse a persuasione de'mari-
li si lasciavano ribattezzare e seguivano i
loro errori. Quindi esortò i domenicani
a procurare la salute eterna de* russi, a
RUS
confutar Teresie, ed a ridurre i monaci ru*
teoi all'osservanza religiosa.Di piti^incari-
co gli stessi domenicaui alla conversione e
aoiinaeslraraento nella fede cristiana, dei
russi pagani che aveauo desiderato il s.
battesi tuo. Con lettera il Papa si rallegrò
conquesti,e gl'invito a mandar ambascia-
tori alla s. Sede. Ma ben presto si conob-
be la loro simulata mal vagitala vendo mo-
strato tal vocazione allorché furono vin-
ti dai cavalieri teutonici, per cui impri-
gionarono il vescovo di Prussia, e feriro-
no quelliche l'accompagnavano per som-
ministrar loro il battesimo. Allora il Papa
impose ai domenicani di predicar la cro-
ciata contro SI crudeli nemici della fede,
incoraggiando poi i crociati adornarli. A-
vendo lurie II veduto i tartari invadere la
Russia, abbandonò Vladimir, la quale
con più altrecittàfu data al sacco. Batu*
Kan alla testa de' barbari perseguitò il
gran principe, e lo raggiunse nel paese di
Tver : appìccossi la battaglia a'4 marzo
1238, e lurie II vi perì con quasi tutto
il suo esercito. Safi sul trono il fratello Ja-
roslaw II col beneplacito di Batu-Kan, il
quale proseguendo le stragi si diresse so-
pra Novgorod, ma gli furono impedimen-
to all'accostarsi le selve e le paludi :Kio-
via però fu presa, e di colà il barbaro se-
guitò il suo cammino verso l'occidente.
Allora Novgorod ch'era sfuggila all'orda
asiatica,ebbea difendersi contro gli svede-
si, i lituani, ed i cavalieri di Prussia; se
noncheAlessandro I che vi regnava, trion*-
fò in più battaglie di tutti i nemici. Ja-
roslaw lì mori nel i245, dicesi a vvele-.
nato da Batu-Kan in un banchetto. Indi
SvialoslaflII e Michelell non fecero che
apparire; laonde il trono fu contrastato
■da due fratelli figli di Jaroslaw II, che pre-
sero ad arbitro il gran kan de' tartari ,
il quale aggiudicò ad Andrea Vladimir,'
e Novgorod ad Alessandro I; avendo An-
drea disgustato imprudentemente il con-
quistatore, fu nel suo luogo posto Ales-
sandro 1. Questo principe di Susta 1 o Suz-
jdal^ celebre sotto il Dowe di s, Ajessandi^o
VOI. LIX.
RUS 289
Newski j e celebrato il piii grande ero«
del suo tempo, nuove vittorie riportò so-
pra gli svedesi, danesi e divelli altri po-
poli che l'inquietavano dal lato del nord;
ma per allora non valse a sottrarre il suo
paese all'umiliazione dell'imposta dai tar-
tari stabilita, e dalla quale solo il clero
andava esente. Nella«anguinosa battaglia
in cui vinse e ferì il re di Svezia, siccome
il £itto avvenne presso la Nevka, venne
a questo prode e valoroso principe l' o-
noi*evole soprannome dìNewski: altri di«
cono che il medesimo o altro trionfo A«
Jessandro I lo riportò sui tartari^ in riva
a tal fiume. L'amicizia de'granduchirus<^
si colla s. Sede, e il loro desiderio di u-
nirsele col santo vincolo di comunione
religiosa, andò vieppiù* crescendoool pro-
gredir di questo secolo; ed il savio prin-
cipe d'Halitz o Halicia, Daniele Roma-
nowicz, fece i più nobili sforzi per unirsi
col suo popolo alla chiesa romana, sotto
Innocenzo IV. Questo Papa avendo spe-
diti i francescani ai tartari per indurli ad
abbracciare il cristianesimo, in Vladimir
capitale di Daniele essi ebbero vari col-
loqui con questo principe, co' vescovi e
boiari dell' impero. Tutti si mostrarono
disposti a riconoscere il Papa come loro
signore e padre , e la s. Sede come loro
madr^e maestra. Laonde Daniele mandò
a Innocenzo IV ambasciatori con lette-
re, per trattar l'unione. Appena il Papa
fu informato di sì lieta notizia, si affirettò
di spedire il pio e dotto fr. Giovanni di
Plano «Carpino francescano a Vladiipir,
colle necessarie facoltà. Consimile pieiiez-
za d' autorità ebbe Alberto arcivescovo
di Prussia, che andò quale pontificio le-
gato nella Russia meridionale, fornito di
varie lettere d'Innocenzo IV, di commen-
datizie ed esortatorie ai principi eirescovi
russi, spediti nel 1 246 e 1 247* Daniele e
suo fratello Wasili Basilio, si unirono
alla chiesa cattolica; il i ,^ ottenne dal Pa-
pa il titolo di re d'Halitz, e fu coronato
cogli ornamenti reali dagli stessi legati 'm
Drogilschin^ con solenne pprapa^ alla prcf
'9
ago RUS
senza di numerosa adunanza di YescoTi,
di preliydiboiariedi popolo. Rinaldi che
tulto narra all'anno ia43, n.° 28 e seg.,
diceche l'insegne reali l'impose il pontifi-
cio legato Opito abbate di Mezano. A ri«
chiesta del reDaniele^il Papa con sua let-
tera del 1 34? confermò ai vescovi russi
tutte le ceremonie e riti della loro chie-
Ba,purchènon ripugnassett) aMommi cat-
tolici. Innocenzo IVinolti'edispensò Wa«
sili di sposare Debrowna figlia del prin-
cipediSustalySua parente in 3.°o 4*** gra-
do. Anche Jaroslaw II ardendo del desi-
derio di mettersi nella via della salute, già
erastalo riunito col suo popolo alla chie-
sa romana da fr. Giovanni, sebbene per
hi morte del principe i suoi russi non ef-
fettuarono la promessa. Amoi'evolissima
lettera Innocenzo IV indirizzò pure al-
l'incomparabile Alessandro 1, invitandolo
ad eseguire la paterua promessa nell' u-
fiirsi alla chiesa cattolica, che si può leg-
gere nel p. Tbeiner a p. 63, veramente
apostolica : però sene ignora refielto.Ma
Daniele dopo pochi anni abbandonò l'u-
nione e ritornò allo scisma, con dolore di
luilooenzo IV, e di Alessandro IV che nel
I a57 ne scrìsse gitivi lamenti, come rife-
risce Rinaldi : questo Papa ammonì Da-
niele con sua lettera, dicendogli avere or-
dinato ai vescovi di Olmiilz e di Wrati-
slavia, che se nonavesseripravatoilgran
fallo di sua apostasia, invocassero contro
di lui il braccio secolare de'cattolici. Lon-
gino, HisL Polon, lib. 7, attribuì la con-
irersione di Daniele, all'ambizione di pi-
gliare il titolo di re, essendo possente e ric-
chissimo. Nondimeno si vuole che i di lui
figli Romano e Leone, e vari principi ru-
teni, si mantenessero fedeli alla chiesa ro-
mana. Alessandro I stabSfì una lega di for-
ti lungo la riviera Schelonia , sconfisse i
tartari e liberò la Russia dal trìbulo da
loro imposto, e morì nel 1268 a Grodetz
poco lungi daNovgorod t la gratitudine e
l'ammirazione de'suoi compatriotti lo po-
se nel novero de'santi. -Dipoi Pietro I fon-
dò nelle viofoanzediPietroburgo un ma*
RUS
gnifico monastero , nel sito stesso in col
Alessandro I avea ripot*tato la più glo-
rìosa delle sue vittorie, ed istituì l'omo*
nimo ordine cavalleresco.
Jaroslaw III figlio e successore d'Ales-
sandro 1, fece la guerra ai livonii; ma nel
1 266 il palatino di Cracovia ruppe com-
pletamente i russi, ed i tartari loro allea-
ti, per cui i russi restarono tanto abbat-
tuti, «he per lungo tempo non più osa-
rono fare le loro scorrerie per la Polonia.
Questa vittoria si attribuì al divino aiu-
to, poiché i russi coi tartari erano 4 vol-
te più de'polacchi, come si ha dà Rinaldi
a detto anno, n.* 4^» restando i russi an-
die afflitti per la morte del re Daniele. In-
di la Mosoovia fu intieramente guasta. Nel
1 270 diventò gran principe di Vladimiria
Basilio oWasili 1, fratello di Jaroslaw HI,
che fu espulso dai novgordini ; Basilio I
guerreggiò co'lituani. Sotto di lui fiorì Pa-
pa Gregorio X, che in una bolla del 1 372
6 menzione del medesimo, del fratello e
di altri principi rusn probabilmente uniti
alla chiesa ramana : pare che ancora lo
fossero i loro metropoliti, e solo separati
per la diversità del rito; anche la chiesa
greca era ritornata all'unità per le solle-
citudini di Gregorio X (F.). Certo è, clie
d'ora in poi i vescovi e i preti, russi e la-
tini, vissero l'uno accanto all'altro, e col-
tivarono da bupni vicinila gran vigna del
Signore nella loro patria. 1 repubblicani
della potente No vgorod, sempra incostan-
ti, si sollevarono contro Basilio I, e porta-
rono al trono Dmitri o Demetrio 1 pri-
mogenito di Alessandro 1 che vi vea nel ri-
tÌi*o; ma per le minacce del fratello Basi-
lio I, forte dell'aiuto de'lartari, tornò alle
sue terre di Pereslavia; vi dimorò sino al-
la di lui morte, e nel 1 277 montò sul tro-
no in Vladimir. I novgordini gli ofiiiro-
no il granducato della loro città, ed egli
vi entrò trionfente. Insorse però il fratel-
lo Andrea II secondogenito e duca di Go-
deretz; aspirò al potere, e reca tosi alla cor-
te del gran kan de' tartari di Kaptak, ne
guadagnò il &vore^ e lo nominò capo dd
V
RtJS
priocipi russi suoi feudatari. Convenne a
Dinitri I fuggire, tentò inutilmente di ri-
cuperare la corona, e finì con implorare
la protezione dell'altro kan de' tartari del*
r Ucrania e paesi circostanti. Questi gli
accordò rinvestitura del granducato^eooi
suoi aiuti cacciò A ndrea II, che inutilmen*
te in vari tempi procurò di abbattere il
fratello, col quale poi si pacificò, e gli sue*
cesse nel 1 294* Ben presto ebbe a dispu-
tare co' nipoti; vennero alle mani, e per
l'interposizione de' vescovi e del kan dei
tartari si fece un accomoda mento, e Da-
niele nel 1 294 stesso fu duca di Mosca fi-
no al 1 3o3, e l'abbellì. Fino all'invasione
de'tartari, quando moriva un granduca,
il più vecchio della famiglia regnante gli
succedeva, ed il ducato di Kiovia era ad-
detto alla sovranità; gli altri principi a-
veano degli appannaggi. Avendo i tartari
distrutta KioTÌa, edi lituani essendosi im-
padroniti della città, i grand uchi ferma-
rono la loro dimora in Mosca. Quando
uno di essi moriva, i principi subito reca-
vansi dal gran kan, e quello che supera-
va gli altri in bassezze e presenti era ri-
conosciuto : però l'azione de'tartari ven-
ne meno a poco a poco. Morto nel i3o4
Andrea II, avendo 1 urie III riunito il prin-
cipato di Novgorod al granducato di Vla-
dimir, formò capitale dell' impero Mosca
nel i320, cessando quest'onore a Vladi-
mir. In altra parte di Russia dal i3o5 al
1 3^7 regnò Michele II. lurie III cacciògli
svedesi dalla Cardia, ma perde il grandu-
cato di Kiovia , che con varie altre città
del sud cadde in potere del gran principe
di Lituania. Altro gran principe di Vladi*
mir fu Alessandro If/che regnò dal 1 3^7
al 1339, e perì d'ordine del gran kan Us*
bek. Prima di questo tempo, gli arditi e
valorosi genovesi penetra ronoco'loro ba-
stimenti ne'lidi russi, dal mar Nero e di
Azof, fino all'imboccatura del Don. Nel-
la Tartaria o Crimea la repubblica di Ge^
nova (f^.) piantò varie colonie oommer-
ciali, le quali acquistarono importanza,
massime Coffa. 1 genovesi da per lutto e-
RUS 291
ratio seguiti da ferventi e pii missionari^
i quali propagarono la luce del vangelo a
que'popoli, o pagani o scismatici greci : es*
si trovarono in Russia cortese accoglièn-
za; i granduchi,iboiari, il clero, il popo«
lo assai gli amarono,e si può dire ohe di-
pendessero dalle loro labbra. Il numero
de'cattolici crebbe tanto, che Papa Gio-
vanni XXII con bolla d'Avignone de'ao
febbraio 1 3:12 eresse in sede vescovile la-
tina Caffii sulle porte di Russia, con am-
pia giurisdizione, che dalla Bulgaria si e-
stendeva fino al Volga, al mar Nero e al
paese de^'ussi. Caffii ditenne una 1.* Co»
stantioopoli pel floridissimo suo commer-
cio. Intanto il paese primitivo dell'impe-
ro russo, cominciando da Novgorod sino
a Kiovia, cadde sotto il dominio dell'in-
trepido eroe Gedimino gran principe di
Lituania. Sebbene pagano, permise a'crì-
stiani di qualunque rito il libero eserci-
zio del loro culto. I francescani erano tem-
pra con Itti, e indefessi esercitavano l' a*
postolico ministero cornisti da loro con-
vertiti,senz'incontrare opposizioni dal cle-
ro russOiCedimino scrisse ossequiosamen-
te a Giovanni XXII, di farsi cristiano e
bramare suoi legati : il Papa gli spedi nel
1 3^4 l'arcivescovo di Riga, e altri muniti
d'ampie facoltà; ma vedendosi combattu-
to dai cavaliei*i teutonici di Prussia, per-
severò nel paganesimo. Tuttavoita restò
inclinato alla s. Sede, e fece battezzare i
figli Olgherdo e Liubarto. Dopo la tras-
lazione fatta dal metropolita Pietro, del-
la sede di Kiovia a Mosca dopo il 1 3 1 8, cui
successe Teognostu, quantunque scisma-
tici, conservarono buona armonia con Ro-
ma, e riuscì tale passaggio di forte aiuto
alla dilatazione della chiesa latina, e alla
riunione ad essa della russa : i metropoli-
tani che si succedettero» piùo aieno fu-
rono uniti alias. Sede; ed Alessio succes-
sore di Teognosto è venerato per santo
dalle due chiese. Ivan I Dasilovriteh inco-
mincia la sene de'gran prineipi di Mosca;
essendosi guadagnata la grazia del gran
kanUzbeki dopo la morte dd fi«tello la-
«92 RUS
rie 11! avvenuta nel r SaS^pervenne a con-
solidare la sua autorità nell'interno, ed a
ristabilire in gran parte l'unità della mo-
narchia russa, ch'era stata distrutta dal
sistema delle divisioni introdotte da Vla-
dimiro I. Riunì dunquei principati di Vla-
dimir, di Mosca, di Novgoi*od ; il principa-
to di Tver toccò a Costantino, perchè era
nell'interesse de'tartari che la Russia fosse
ripartita. Ivan I continuò a risiedere in
Mosca, l'ingrandì e circondò di nuove
mura. Sentendosi avvicinare il suo fine,
entrò nello sta tosacerdotale,'secondo il co-
stume d' allora : fu detto Kalita, per la
borsa che portava alla cintura per far li-
mosina, senza che la divozione cancellas-
se in lui i vizi del suo secolo. Mori nel
1 340 e gli successe il figlio Simeone, che
continuò l'opera del padre nel consolida-
mento del regno. Nel 1 353 il figlio Ivan
II gli succede per sua morte, ed i tartari
lo riconobbero sovrano di Mosca; indi col-
le loro contese e raggiri s' indebolirono
negli statiche domina vano,preparando la
grandezza del principal sovranodi Rus-
sia. Dopo ricevuta la tonsura monacale,
mon Ivan II neh 3^9, avendo dato sag*
gio di quella fermezza, che contro i tar-
tari invasori dovea distinguere i succes-
fiori. Vi fu un anno d'interregno, indi sa-
lì al trono Dmitri II, che nel 1 362 depo-
•sto (morì nel i384)dalkan Murad, que-
sti sostituì Dmitri III, il quale tentando
scuotere il giogo de'tartari, riportata vit-
toria sul Don, fu foi*zato poi alla sogge-
zione dal kan Toktarouch, che entrato
-in Russia con innumerabile esercito, de-
vastò il paese, prese e arse Mosca. Nel pon-
tificato d'Urbano V Filoteo di Costanti-
nopoli e altri patriarchi orientali, coll'ìm-
peratore Giovanni I Paleologo, abiurato
lo scisma ei loro eiTori,furona ricevuti
nel grembodella chiesa romana,mandanr
do la professione di fede al Papa che l'ap-
provò con lettera de'6 novembre 1 367 ;
-per cui i russi e Dmitri III riconobbero
Ja cattolica s. Sede. A questo principe nel
1 389 successe Basilio U suo primogeni-
RUS
to, cui impose la corona ducale l'am-
basciatore del kan. Disponendosi il kan
Toktamisch a guerreggiare Tamerlano,
si amicò Basilio II con cedergli due prin-
cipati già appannaggi, cioè Novgorod Nji*
ni, e Sostai. Avendo Tamerlano vinto il
kan, per vendicare gli aiuti che gli avea*
no dati i russi marciò su Mosca, quando
poi inaspettatamente cambiò pensiero,
con indicibile piacere de' principi russi
eh' erano in preda al terrore. Questo si
rinnovò nella terribile invasione di Edi-
geo luogotenente del conquistatoi*e, e con
pena Mosca si salvò col denaro e il valo-
re di Vladimiro. Con l'aiuto del suocero
Vitoldo granduca di Lituania, nel i4^5
a Basilio li successe Basilio III il Cieco san
figlio : durante il suo regno la Russia fa
il teatro di guerre disastrose intestine e
forastiere,ecadde in grande avvilimento;
la peste, i terremoti e la carestia vi fece*
1*0 stragi, fu forse l'epoca pih funesta del-
l'impero. Bnsilio III ebbe a fiero oompe-
tilpre lo zioYouri, e si tenne amici i tarta-
ri con pagar loro il tributo. A Kiovia nar-
rai come il metropolita Pimen turbò la
concordia con Roma, e che i semi del suo
scisma ripullularono grandemente sotto Jl
turbolentissimo Fozio, che in un concilio
di Kiovia del 1 4 1 4 ^u deposto, ma venne
protetto dal patriarca di Costantinopoli.
D'allora in poi la sede metropolitana di
Russia fu divisa, in quella di Kiovia e di
Mosca; lai. 'governò gli esarcati o vesco-
vati del mezzogiorno, la 2.* quelli del set-
tentrione. Ciò preparò l'unione, nonché
i metropoliti di Kiovia, i quali furono
protetti dai principi di Lituania e dai re
di Polonia; quelli di Mosca venneix» spal-
leggiati dai granduchi. Di venuto 75Ù/or9
{F,) metropolitano di Russia nel 1437, la
sede di Mosca fu unita a quella di Kio-
via, e agevolò l'unione della chiesa russa
alla romana. Isidoro si recò a Mosca e
d'accordo col patriarca di Costantinopoli,
v'indusse Basilio HI, il quale però mal
volentieri lasciò che partisse pel concilio
jìì Firenze {^»)f in cui Eugenio lY so-
RUS
lennemente riunì la chiesa greca alla la*
tina, creò cardinale Isidoro e lo dichiarò
legato a latere in Russia, Lituania e Li*
Tonia. Tornato in Russia ben accolto, Ba-
silio III non volle approvare l'unione,
lo fece iniprigionare,e poi riuscì a Isido-
ro di fuggire, tutto avendo detto a Kio-
VI a; come pure, che Basilio HI non voi*
le riconoscere il successore consagrato da
Eugenio IV, e fece nominare altro, di«
videndosi nuovamente Mosca da Rio via,
la quale restò unita alla chiesa romana.
Basilio 111 mandò poi in G>stantinopo^
li a protestare di quanto l' imperatore e
il patriarca aveano £ilto nel conciliò di
Firenze,ma l'inviato non potè eseguii*e la
sua missione, perchè i turchi s'impadro»
niroiio della città e dierono termine al*
l'impero greco. Papa Calisto III avendo
deciso di frenare la formidabile potenza
ottomana con poderosa guerra, inviò pre-
dicatori per tutta Europa, ed in Russia
per 8ollecitai*e i principi a prendere le ar-
mi contro il comune nemico; inoltre man*
dò missionari ai russi, per richiamare al
cattolicismoi dissenzienti. I tartari di Ka«
san avendo fatta un'invasione in Russia,
fecero prigione Basilio 1 11, e per le loro di-
scordie poi lo rilasciarono. Giunto in Rus-
sia trovò chei figli di Youri aveano sor-
preso Mosca, e presolo gli cavarono gli oc-
chi. 1 moscoviti concitati da tanta atro-
cità, costrinsero alla fuga gl'iniqui cugini
del loro signore, e questo ri posero sul tro-
no, a cui associossi il primogenito Ivan
111 il Superbo e morì ùeli46a. Ivan III
fu uno de'pih grandi sovrani che regnò
in Russia, ed il suo regno segnalò un'e-
poca memorabile. Da due secoli essa ge-
meva sottoii giogo de'tartari, e la discor-
dia tenendo divisi tali conquistatori,aveali
resi deboli; quindi occorreva un principe
che sapesse profittarne , e far conoscere
la forza de'russì, ciò che eseguì Ivan HI.
Marciò su Kasan e fece tributario il kaa
Ibraim. Fluttuando Novgorod tra lui e il
re di Polonia, l'assediò all'improv viso,ma
dovette combattere 7 anni prima di sog*
RUS 293
giogare sì possente e antichissima città,
ohe sempre era stata d'imbarazzo ai pre^
decessori. Dalle sue ricchezze ricavò 3 00
carri d'argento, oro e vermiglio, che man-
dò a Mosca; ne ingrandì il Kremlino o
cittadella, e fece vemr d'Italia il celebre
architetto A ristotelo Fioravanti bologne-
se, per rifare il muro di cinta sormontato
di merli che sussiste. Poco dopo avendo
Akmet-kan mandato al van III inviati per
chiedergli il tributo e romaggio,egli tran-
ne uno li fece scannare, ordinando al su-
perstite che tornasse dal suo signore e gli
dicesse come ubbidiva ai di lui ordini.
Il kan adunate immense forze corse alla
vendetta, ma il terrore come la discordia
essendo passata dai russi ai tartari, resto
disfatto in di versi combattimenti. Ivan III
allora concepì piò vasti disegni; si unì in
seconde nozze con Sofia nipote di Tom-
maso Paieologofralellodell'ultimo impe-
ratore greco, per acquistar diritti sul crol-
lato impero d'oriente, e considei'atosene
erede, adottò per arme di Russia l'Aqui-
la nera da due teste. Siccome Tommaso
avea donato al Papa Pio II la testa di s.
A ndrea apostolo, e riceveva in Roma col*
la fòmiglia magnifico ospizio,ivi Ivan III
spedì splendida ambasceria di boiari e di
principi, per impetrar da Papa Sisto IV il
permesso di poter sposare Sofia.Gli amba-
sciatori in nome del loro sovrano deposero
a'piedi del Papa isoliti omaggi,gliene ma-
gnificarono molto la propensione all' u-
nione e la volontà di efiicacemeote pro-
muoverla ne'suoi stati. Sisto IV acconsen-
tì agli sponsali, e le ceremonie si celebra-
ropo nella basilica Vaticana, in presenza
degli ambasciatori de'potentati stranieri
il I .'' giugno 1472. 11 Papa fece ricchi pre-
senti agli sposi. A' 1 2 giugno gli amba-
sciatori furono ammessi in concistoro,ove
rinnovarono le proteste del granduca per
l'unione. Sisto IV fece loro splendidi re-
gali, e li fece accompagnare dal vetcovo
latino Antonio suo legato, il quale ebbe
l'incarico di presentare a Ivan III le pon-
tificie congratulazioni^ e di promuovei:tt
a94 RUS
l'uoione delle due chiese. Giunto a Mo-
sca il Duotio, coli' assenso del sovrano e
de'boiari, YÌdofea fere il suo ingresso col-
le insegne fescovili latine, preceduto dal*
la croce inalberata. Gò però assai dispiac-
que al superbo metropolita di Mosca, che
quando Ivan III gliene domandò il per-
messo, arditamente disse: Che differendo
la chiesa russa ne'dommi dalla romana,
non potevansi permettere siffatti onori.
Che se il nunzio in tal guisa fosse entrai*
to in Mosca, egli paslor supremo di Rus-
sia sarebbe uscito per altra porta, Per cui
Antonio fi entròcome prìvato, fra il ma-
gnifico colmeggio di Sofia; e malsicuro di
sua vita, tosto abbandonò la città. Inve-
ce nportai a Riovia, come quel metro-
polita cattolico si reqò da Sisto IV a fiir-
gli omaggio di fedeltà, e tornato in Rus^
sia poti promulgarvi il giubileo del cele-
hniio anno santo 1 47 5. Ivan IH nutrì ma-
pifiesta inclinazione pei cattolici latini, e
fece venire da Italia diveiVi artefici per
dipingere e abbellir le chiese; e dal suddet-
to Fioravanti fece erigere la magnifica
chiesa dell' Assunzione nel Kremlino di
Mosca,capolavoro d'architettura, ed uno
de'pih grandiosi ornamenti di Russia. Ivi
tuttora si conserva il palladio dell'impe-
ro^ cioè la femosa madonna di Wladi-
mirìa, che dicesi dipinta da s. I^uca, detta
perciò l'Efesina. Già venerata in Costan-
tinopoli, fu donata dall'imperatore Ema-
nuele Comnenoedal patriarca Luca Cri -
sobergo, alla pia granduchessa E)ufrosl-
na che la recò a Wladimiriaidonde nel
1 3g5 fu trasportata solennemente a Mo-
sca. Sempre intraprendente fortunato, !•
van III battè i lituani, congiunse ai auoì
dominii il principato di Tver e il duca-
to di Severia. ) cavalieri di Prussia e (fi-
ironia, aSmolensI^o gli opposero le arti-
glierìe ) e quella cavalleria tedesca che i
vussi chiamavano uominidi ferro. Giun-
to colle sue vittorie al più alto grado di
* gloria edi potenza, cintodi splendida cor-
te, riverito dalle ambascerìe de'principi,
pel i486 assunse il titolo di èovraqo di
RUS
futte le Russie: con fermezza abbassò l'or-
goglio de' boiardi, organizzò V ammini-
sti*azione della giustizia, con intrepidez-
za e pazienza pel i .° disciplinò i russi, e ne
fece de'soldati; mori neli5o5. Sua figlia
Elena avea sposato Alessandro I re di Po-
lonia, il quale ebbe la dispensa dalla s. Se-
de, sotto la giurata promessa di far tutto
\V possibile per indurre la moglie ad ab*
bracciare la religione cattolica; avendo-
ne poi perduta la speranza, chiese ed ot-
tenne da Giulio II l'assoluzione dal giu-
ramento, con ingiunzione di cogliere o-
gni occasione per ricondurre Elena nel
grembo della vera chiesa, fuori della qua-
le non vi è la salute eterna; e per buona
yentura il matrimonio fu sterile. Impe-
rocché la regina dedita di tutto cuore al-
la chiesa russa, procurò di procacciarle
sudditi in ogni luogo della sua nuova pa-
tria; protesse assai gli scismatid, e loro ot-
tenne di fiibbricare diiese e monasteri in
pietra. Perici gli scismatici ebbero il pre-
dominio nella Lituania, e chi volle restar
fedele alla chiesa cattolica , fu obbligato
passare al rito latino, ed il numero fu no-
tabilissimo; onde Alessandro VI avea do-
vuto compartire le relative facoltà al ve-
scovo di ViIna,a'domenicani e firaocescani.
Gli ostacoli che Alessandro I frapponeva
al libero esercizio degli scismatici, furono
Tinti dalle armi provocate da EJlena, sia
del padre che de'tartarì. Sotto questi in-
fausti auspicii nel i Sogsi celebrò il amct-
lio di Vilna, ove gli scismatici incoraggia-
ti dalla presenza della regina, promosse-
ro e difiesero gl'interessi dello stato e del-
la chiesa russa. Poco dopo mori Giusep-
pe metropolita cattolico di I^iovia,*e que-
sta metropolitana meridionale della Rus-
sia ne'successori tornò allo sdsoia.
Basilio IV il Cruife/ir successe al padre^
avendo colla madre Sofia tenuto lontano
dal trono Pmitrì nato dal primogenito
d'Ivan III stesso , con fiirlo porre in prì-
gione ove morì. Morto il cognato Ales-
sandro I, aspirò al regno di Polonia e al
granducato di Lituania, e sìcoome la so-
HUS
rclla Elena gli fece sapere che il socces-
soi*e esisteva inSigisroondo T^ a questi rup«
pe guerra e nel 1 5 1 4 s'impadroni di Sono-
lensko.I polacchi si veadicarono nelle pia*
nure d'Ot*scha,con immensa strage di rusr
siedi boiari. Manomise la repubblica di
Pieskow, in cui fiorivano le lettere e le
arti, abolendone i privilegi, e sostituen*
dovi il suo potere assoluto» Narra Rinal*
di, che Papa Leone X mandò Pisonenun-
ciò apostolico a Sigismondo I per paei*
ficarlo coi russi, e gli die incarico di pas-
sai'e in Russia ad invitare Basilio IV a ri*
tornare coi sudditi alla Chiesa, e ad ab-
bandonaregli errori de'Ioro riti. Il nunzio
mandòun messo aBasilio IV pel salvacon-
dotto, onde recarsi da lui, ma il messo fu
barbaramente annegato nel fiume, onde
Pisone atterrito restò in Polonia. Raccon*
ta Gley,che Leone X fece rappresentale a
Basilio IV, ch'essendo figlio d'una princi-
pessa imperiale greca, Costantinopoli era
suo retaggio legittimo; che le leggi di sana
politica gì' imponevano di &r la pace coi
principi a'istiani,e che unendosi con que-
sti contro i turchi,avrebbe potuto innal-
tav la Russia al più alto grado di poten-
za; che per la presa di Costantinopoli, la
chiesa greca trovandosi senza capo, il me-
tropolitano russo avrebbe potuto, qualo-
ra si unisse alla chiesa romana, essere in-
signito della dignità di patriarca. Basilio
IV, essendo in amichevoli relazioni colla
Porta ottomana, die risposte evasive, sen-
za alcun risultato. Nel Bull, de prop, fi-
de, Àppendix 1. 1, p. 1 6, leggo una lettera
di Leone X, de' 1 6 settembre 1 5 1 g s iVb-
bili viro Basilio duci Moscoviae^etRuS'
siae principi , gratiam in praesenti per
i/uam ventate agnita ghriam oblineas in
futurum. Con questo diploma il Papa de-
putò per suo nunzio Zaccaria vescovo di
Guardia, per trattar con Basilio IV la con-
versione de'russi al cattolicismo. I tarta*
ri della Tauride e di Kazan nel i Sa i fe-
cero una terribile scorreria sino aMosca,
e costrinsero Basilio 1 V ad umiliante trat-
tato, Spogliò.i priucipi degli appannaggi
di Bezane Seweskì, se n^ impadronì nel
i523 e li fece morire. Più tardi ricevè
un legato di Clemente VII in Mosca, con
proporgli la guerra de' turchi, e la riu-
nione delle due chiese. Basilio IV, senza
spiegarsi, lorimandò in Roma con Dmitri
Gerasim celebre diplomatico , che vi fu
ricevuto colla maggior disti nzione.Novaes
ptvtende che Basilio I V abbia fatto istanze
a Clemente VII per avere il titolo di re, ed
aggiunge che le ricevè paternamente, ma
poco dopo morirono Papa e principe. Pa«
re che a mediazione di Clemente VII e
di Carlo V imperatore, Basilio I V fiicesse
tregua con Sigismondo L Leggo inoltra
nella Fila di s. Pio f , di Catena,cli6 Cle-
mente VII mandò a Basilio IV, Deme-
trio ErasQiio con Paolo Centurione ge«
novese (il quale anche con commenda-
tizia di Leone X, inutilmente gli propose
l'apertura d'una comunicazione commer-
ciale con l'Indostan, pel Volga, pel mar
Caspio e per 1* Indo), per esortarlo a ri-
conoscere la chiesa romana, tacitamente
promettendogli di concedei*gli tutte le in-
segne reali e di farlo coronare l'è. Che
questo, era il desiderio di Basilio IV per-
chè il Papa coronava l' imperatore, per
antica consuetudine. Morì Basilio IV nel
i533 colla taccia di a varissimo e crude-
le; gli successe il figlio Ivan IV il Terri*
bilcy il Tiranno^ ili.* che assunse! titoli
di Czar e di Autocrate, allorché si fece
coronare dal metropolitano di Mosca, oqq
grande solennità. Tutto il suo regno por-
tò l'impronta della ferocia, e l'occuparo-
no 3 grandi oggetti; l'intera distruzione
della potenza tartara, per cui sottomi-
se i kan di Kazan, d' Astrakan e di No-
gai; l'umiliazione della Svezia e della Po-
lonia; la riduzione a civiltà de' suoi sta-
ti, col movente del terrore. Nel i55f
l' imperatore Carlo V scrisse una lette-
ra a GiuKo III, affinale fiicesse ogni suo
sforzo per unir le chiese gi^eea e latina.
Al dire di Catena, il sovrano de' russi
mandò ambasciatori a Paolo III e Giu-
lio III, mostrandosi di voto della s.Sede,e
296 R U S
cliiédendó la coi*ona ideale, e che si man*
dussero io Russia sacerdoti e artisti, fa«
cendo di vei*se offerte. Inoltre Catena di-
ce che s. Pio V commise a mg.r Portico
nunzio di Polonia istruzioni per trasfe-
rirsi in Moscovia, per indurre Io czar al-
la guerra contro il turco, entrando nella
lega. che stava trattando, e di fargli co-
noscei'e , che dovendo egli render conto
a Dio di tutte le anime commesse ai go-
irei'no di s. Pietro, voleva sapere se nu-
triva que'sentimenti esternati ai prede-
cessori, che avrebbe mandato predicato-
ri e vescovi, per insegnare la sincerità del-
la fede che la chiesa romana avea sino
da s. Pietro creduta e propagata, essendo-
le stato concesso da Gesù Cristo di non
poter mai errare. Inoltre gì' ingiunse di
rischiarare i dubbi, se glieli avesse fatti,
sul primato, sul purgatorio, sulla proces-
sione dello Spirito santo, e su altri errori
de'greci. 11 prelato Portico carteggiò cogli
ambasciatori dello czar, essendo loro vie-
tato l'abboccarsi^ e ch'erano distanti da
lui, che risiedeva in Varsavia, circa due
miglia. Ma fatta relazione a s. Pio V del-
la fierezza de'russi, il Papa non volle sa-
perne altit). Frattanto nel 1 575, ftiontato
sul trono di Polonia il valoroso re Stefa-
no, collegatosi colla Svezia, cacciò i russi
da Ila Livonia, ed occupò parte della Rus-
sia. Oltrea ciò apprèndo dal p. Theiner,e
dalNovaes nella Stqrìa di Gregorio XIII,
che J*e Stefano non ^olo prepai-ò la riunio-
ne di Kiovia all'unità cattolica, ma ab-
battè la possanza dello czar, e scaltramen-
te assicurato da lui di riunirsi còl suo po-
polo alla s. Sede, concluse la pace e rinun-
ziò al conquisto della Russia. 11 celebre e
dotto P. Antonio Possevino gesuita, ri-
tornato in Roma dalla legazione di Sve-
zia (/^.), fu perciò da Gregorio XIII spe-
dito in Russia e Polonia nunzio apostoli-
co. Dappoiché Ivan IV,temendo i progres-
si delle armi di re Stefano, neli58i era-
si rivolto al Papa, affinchè colla sua auto-
rità s' interponesse per la pace che il re
vifiutava,ataleeffet(o supplicandolo man*
RDS
dargli un ntinzio. Gregorio Xllfst avvi-
deche le mire del lo czar erano fondate so-
pra umani interessi; nondimeno credendo
debito di sua pastora 1 cura il cerca ra le
pecorelle smarrite, vi spedì il p. Possevi-
no per tentare in Russia la riduzione di
principe e popoli alla vera religione, for-
nendolo del necessario viatico, con facol-
tà spirituali, e brevi apostolici per lo czar
e per la moglie czariha Anastasia con ric-
chi doni, ed un trasunto fedele del con-
cilio generale di Firenze, ove si unì la
chiesa greca alla latina. Il p. Possevino
giunto in Polonia e in Mosca , fu accolto
con distinzione; concluse la bramata con-
cordia , persuadendo re Stefano ad èva*
cuar le piazze che avea occupato in Rus-
sia, e lo czar a restituire alla Polonia quan-
to possedeva in Lituania, ove fu ristaliili-
la la fede cattolica e i vescovi. Il p. Pos-
sevino si trattenne due anni alIacot*tedi
Mosca, ov'ebbe con Ivan IV molte impor-
tanti conferenze , le quali dimostrarono
non meno la saviezza del nunzio, che la
pui'ità del procederee delle intenzioni del-
la s. Sede in questa negoziazione. Nelle
conferenze collo czar, ed a sua domanda,
egi*egiamente. gli spiegò il p. Possevino,
perchè il Papa si fa portare in Sedia gC'
statoria {F,\ pei^è porta la crocè sulle
Scarpe (^.)e8Ì fe Baciare il piede (F,\
e sopra altri punti che gli mosse questio-
ne. Quantunque gli uffizi e le sollecitudi-
ni del nunzio,non avessero Tesito sperato
per rapporto all'unione, tutta volta giovai
ronodi mollo la religione cattolica. Ivan
1 V concesse il libero esercizio del culto a
tutti i forestieri cattolici, che volessero di-
morare o domiciliarsi in Russia, a cagio-
ne di commercio o di altri afìarì, siccome
pure ai sacerdoti che li accompagnasse-
ro. Il Papa ne rese le grazie allo czar, con
lettera del i.° ottobre i582. Il p. Posse-
vino, dell'esito di questi afiari, e de'costu-
mi e riti della nazione. moscovita, scrisse
un commentario intitolato : Moscovia, Si
stampò nel 1 586 in Vilna, nel 1 587 io An*
vei^sa e in Colonia^ neh 5^6 in Mantova,
RUS
e altrove. Il p. Possevino, co' meni che
gli somministrò Gregorio XIII {J^,\^
dò vari celebri collegi nella Lituania e nei
confini dellu Russia, die diveunero fecon
di seminari di virtù e di dottrina, pe'ru
teni e moscoviti. Quest'ancora fu un mez
7.0 che agevolò alla Russia polacca il ri
torno al cattolicismo, che si effettuò col
la sola convinzione della verità, senza al
cuna violenza de' i*e e vescovi polacchi
Gregorio XI II ebbe inoltre la gloria di
riformare il Calendario{à\ che trattai pu
re ad Anno, a Ciclo e ne'di versi altri a
naloghi articoli), che fu abL(^*acciato da
tutte le nazioni, tranne i russi. A Era di
Costantinopoli notai, che la seguirono i
russi sino a Pietro I, il quale sostituì VE-
ra cristiana^ colla differenza che rimarcai
a Calekdario, poiché seguono il calenda-
rio Giuliano. Imperocché, pubblicala ap*
pena da Gregorio XlIIiiel 1 58i la riforma
dell'anno Giuliano, ossia correzione della
riforma fatta da Giulio Cesare al Caien*
darìo, che il mondo dotto avea tanto de«'
siderata, non fu amiiiessa né accettata dai
protestanti di Germania, dagli svedesi,
dugl' inglesi e dai russi.Nondimeno i prò*
testanti l'accettarono poi nel 1 700, la Sve*
zia nel 1712, l'Inghilterra nel 1 752. La
Russia perseverò e continua tuttora nel-
l'antica costumanza, proseguendo a fare
uso dell'intercalazione Giuliana, per cui
contano 1 2 giorni di meno in paragone dei
cattolici; giacché ali* erroi*e di i o giorui
corretto da Gregono XIII, si aggiunse poi
l'altro errore di due altri giorni, per es<»
8ei*si da essi fatti Bisestili gliannii700 e
1 800, che da noi si fecero comuni. Di qui
derivò l'uso che hanno i russi di segnarci
giorni col veccldo e col nuovo sUU quando
scrivono agli stranieri, per esempio: 1 7/29
ottobre, il 17 relativo 9X vecchio stile y il
s&g al nuovo ossia alla correzione Grégo*
l'iana. L'ostinazione de'soli russi all'anti*
co sistema, deriva dalla contrarietà della
loro chiesa e clero verso Tautoi^edel nuo-.
yiOj che fu un Pontefice romano supremo
capo della chiesa cattolica. Quanto ai la-
ROS 597
tini -e ruteni cattolici, egOalmente tra lo*
ro é in uso fin dal 1781 il calendario Giù*
liano, per connivenza pontificia. Sotto il
regno d'Ivan IV si aprirono le prime re*
lazioni di commercio con l'Inghilteira e
le Provincie interne della Russia, perché .
l'astuta regìnaElìsabelta accarezzò lo czar
col titolo à* imperatore y cui tutte le altre
potenze d'Europa contesero anche ne'suc«
cessorì e inclusi vamente a Pietrol. Inau-
dite sono l'atrocità commesse da Ivan IV,
ed in un eccesso di collera giunse ad uc-
cidere di propria mano il primogenito
che teneramente amava. Mentre era ah*
Ixattutodal dolore, Jermak alla testa d'un
pugno di cosacchi scoprì la Siberia e ne
incominciò il conquisto.lntrodusse lo czar
la stampa ne'suoi stati, aprì nuove stra-
de.e mercati agli stranieri, fece aprire un
tempio luterano a Mosca, fu quasi sul pun-
to di abbracciar la Confessione et Augu*
sta (^'), morendo nel 1 584. H figlio Fé-
dor o Teodoro I g ti successe,è pi^esa in mo-
glie It*ene sorella di Boris Godunow,que«
sii s' impadronì del potere e regnò sotto
il suo nome, governando con crudeltà
chiesa e reame. A Kiovia toccai, come nel
1 589 il patriarca di Costantinopoli Ge-
remia essendosi portato a Mosca, fu dallo
czar pregato a restare ne'suoi stati, ma ri*
cusò: egli era successore agli scismatici
e indegni suoi predecessori, divenuti pa-
triarchi per turpitudini e per V oro che
profonde vano alle sultauine del serraglio,
quindi baciavano la mano al gran sulta-
no de'turchi, e nel chiedergli la conferma
della dignità , gli presentavano un rag-
guardevole tributo d'oro. Così la sede pa*
triarcale di Costantinopoli fu disonorata
da 'suoi patriarchi, ed avvilita dal cumu-
lo delle loro iniquità, onde divenne og*
getto di obbrobrio, di disprezzo, di scan-
dalo ai fedeli, come riporta la storia ed
accenna il p. Theiner. Il patriai*oa Gere-
mia essendo in Mosca, ad onta della ri-
pugnanza de'suoi compagni'il metropoli-
ta di Monembasia e il vescovo d'Elisson,
si lasciò accalappiare dagli astuti maneggi
^9» aus
di Boris, quindi conferì in un*a«enablefl
à\ vescof ideila regione le dignità patriar*
cale di tutta la Russia al nuovo metropo*
iita Giobbe già arci vescovo di Rostow, in-
tieramente ligio al prepotente arbitro del
regno. Cbe questi o lo czar piuttosto die
(Geremia ebbero la parte principale in
quest'azione, lo dimostra quanto fece Fé-
dor o Teodoro I nella metropolitana del
Ki^mlìno di Mosca, ove dopo la consa-
grasione fatta da Geremia di Giobbe, tra
la messa solenne impose al 3/ Kabito, le
insegne di sua nuova dignità, il pastora-
le e la mitra, dicendo: Santissimo padre,
degnissimo patriarca, padre di lutti i pa-
dri, I ^ vescovo e patriarca di tutta la Rus-
sia, diWladimiria,di Mosca,ec. vi coman-
do e notifico che voi dobbiate a ver la pi*e-
Diinenza su tutti i vescovi e portare in av-
venire Tabito di patriarca, il berretto di
vescovo e la grand'infula ( K^labuci^. ), ed
«ssere onoi*ato in tutto il mio regno come
patriarca e fratello degli altri patriarchi,
lioczar e Boris dieronogran somme a Ge-
remìa, per aver comunicato alla Russia
•ì grande onore e privilegio, che solo «ot*
toscrissero i vescovi vili cortigiani diGere-
lyiia compri coi doni. Tornato a Costan-
tinopoli per insistenza di Boris, in un si*
nodo dell 593 Geremia confermò Fere^
»tone del nuovo patriarcato della chiesa
russa, ad onta della forte resistenza cha
trovò io altri vescovi, che vedevano il danti
pò che proveniva da tale indipendenza al-
la sede Costantinopolitana, Ad eccezione
de'monaci e del clero inferiore, nel sino*
do comparve il solo ambizioso Melezio pa-
triarca d'Antiochia, ch'era pur vicario dei
patriarcati d'Alessandria e Gerusalemme,
oltre Gregorio ambasciatore russo, e io-
fluentissimo al sultano. Anche in Russia
si diede poca validità al novello patriar*
(cato, poiché nel 1 6 1 9 si riputò necessario,
mediante l'oro, di farlo confermare da
Teofilo dì Gerusalemme venuto a Mosca,
Kel concentrarsi la potestà ecclesiastica dì
Russia nelle inani d' un solo che dipen-
deva dal capriccio del regnantei mandò
RUS
\b rovina l^ndipendenza e l'autorità del*
l'episcopato russo, il quale in diverse e-
poche avea difeso esiandìo col sagrifizio
della vita, gl'interessi dell'infelice e tiran«
neggiato popolo, contro la crudeltà dei
suoi sovrani, riproducendone le tante de-
plorabili prove il p.Theiner. looltreaK-io*
VIA meglio narrai, che in quel tempo n'e-
ra metropolita Michele Rahosa,cbenon
volendo ubbidire a'patriarcht di Russia e
di Grecia, Giobbe e Geremia, ne aoflbnre
di più le loro vessazioni orgogliose e ti-
ranniche, co' vescovi di sua metropoli for*
mal mente ^ì sottoposero air ubbidienza
della s. Sede nel 1593, e Clemente Vili
ebbe la consolazione di riunire alla ehie*
sa cattolica la greca rutena, sotto le me-
desime condizioni dello stabilito nel con<
cilio di Firenze ; lasciando loro il Papa
tutti i riti e ceremonie non opposti ai
dommi cattolici, e confermò tutti i privi-
legi de' medesimi ruteni. Sono commof
venti ed edificanti tutti gli atti che ripro*
dusse il p. Theiner, tratti da quelli com-
pilati dal cardinal Baronio d' ordine di
Clemente Vili, De Ruihenis etc., pubbli-
cati in Roma nel i Sqj, Clemente Vili e<
terno questo felice avvéniménto colla bol-
la Magnus Dominus et laudahilis^ presso
il Bull. Rom. t. 5, par. 3, p. 87,€lìe ral-
legrò la Chiesa universale. Quindi aoop*
piarono le piU crudeli persecuzioni del
clero russo contro il ruteno greco-unito.
Pedoi* I fu l'ultimo della dinastia di Ru-
vikf e non sen;^ sospetto di veleno mo-
ri nel 1598.
Boris Godunow che avea regnato sot*
to il debole cognato, erasi procurato tut«
ti i mezzi per salire dopo di lui sul tro-
no, liberandosi de' boiardi die gli da-
vano ombra, tolto di mezzo Dmìtri, fra-
tello di Fedor I, e avvelenato questo an-
cora, si fece pregare per accettare la co*
rona. RalTermato nel potere l'usurpatore,
non regnò senza energia né senza saviez*
za; ma vide i suoi stati percossi dalla pe-
ste e dalla fame, e per colmo di sventura
certo Gregorio Oti*epieff di GaUtcb già
RUS
Rionaco^profittando della soioiglianza che
avea con l'ucciso Dmitriy volle salire al
Irono sostenuto dal voivoda di Sandomir»
Boris marciò contilo di lui^ma passatele
sue truppe nel caoopodel supposto Dmi-
lri,neli6o5 si avvelenò. Il figlio di que*
sti Fedor II Godunow lottò poco tempo
coirimpostore, in favore del quahe il po-
polo erasi altamente dichiarato. Fiero il
sedicente Dmitri de' lieti successi, entrò
Irionfiinte in Mosca, e fu acclamato czar
di Russia. Si fece dar nelle mani Fedor II,
e l'immolò tosto alla sua ambizione, lio
vedova d'Ivan lY pure restò ingannata,
e lo riconobbe per figlio* Comunque sia
di lui, se avessegovernato con prudenza,
avrebbe conservato lo scettro, e forse l'a-
vrebbe tramandato a' suoi discendenti )
ma essendo più inclinato agli uside'suoi
polacchi,che a quelli de'russi,mostrò poco
rispetto pel rito greooe pel patriarca} que*
sto disprezzo fece insorgere il popolo, si
formò un partito contro di lui, e si deli-
berò d'innalzareal trono Basilio Y Suzkio
Chuskoi, discendente dagli antichi sovra-
ni per parte di donna, e provocatosi un
tumulto, il finto Dmiti*i fu trucidato nel
1 606, e Basilio Y acclamato czar, depo-
se il patriai*ca ed elesse altro per fiirsi co*
ronare, prevenendo i grandi dell'impero,
i quali aveauo divisato di convocare una
elesione per conservarsi il diritto di dare
la corona all'estinguersi della dinastia re-
gnante, laonde il malcontento fu genera-
le^ Insorse un altro che si disse l' ucciso
é formò de'partigiani, sostenuto dai po-
lacchi e dalla moglie dell'assassinato^ che
lo sposò. BasilioY ebbe aiuto dagli svede*
si, poi cadde in potere de'polacchi,che do-
po l'assedio di Mosca nel 1 6 1 o l'obbliga-
rono ad abdicare, mentre i tartari uccise-
ro l'altro creduto Dmitri. Altri pure ne
prasero il nome, forse uno di questi odet
precedenti fu quello di cui parla Bzovio
nella vita di Paolo Y, dicendo che il p.
Andrea Lavicio gesuita l'avea convertito
al cattolicisma Allora la reggenza di Mo-
sca fu offerta a Wladislao di Polonia, fi*
BUS d99
gliodelreSigtsaiondoin,eqnella di Nov«
goi*od a Girlo Filippo figlio del re di Sve-
zia, ciò che aumentò in Russia le turbo-
lenze, e cadde nell' anarchia e nel disor-
dine, finché il principe Poyarski, secon-
dato da un monaco, riuscì nel 1 6 1 3 a fap
acclamareMiclieleFederowitzRomanow,
della razza di Rurik. Era figlio del metro-
polita di Rostow Fedor, il quale Boris a-
vea costretto a farsi monaco^ e la moglia
a i*endei*si religiosa, e che godeva mol-
ta considerazione in Russia. Michele fa
consagrato a Mosca, e prima sua cura fu
di riconciliare la Russia con la Polonia
e la Svezia; ma eoo questa ricominciò U
guerra per ri tenere l'occupato nell'inter-
regno, finché colla mediazione di alcune
potenze si pacificarono lo czar e Gustavo
1 1 Adolfo nel 1 6 1 6. Però Michele gli do-
vè cedere l'Ingria, la Carelia, altri paesi,
e rinunziare alla Livonia. Non potè ri-
prendere Smolensko dai polacchi, i quali
anzi,iuvaseleprovincie, provocarono i co-
sacchi del Don a entrare nella RussiaBiao-
ca, che posero a ferro e fuoco, poco man?
oando a Sigismondo IH di prendere Mo-
sca) indisi fece la pace. Fedoi* padre dello
czar fii innalzato a patriarca e capo del-
la chiesa russa. A lui si attribuiscono le
saggia provvidenze che fece suo figlio per
rialzar la Russia, oppressa fino allora da
tante sciagure. Michele chiamò nel suo
esei*cito uffiziali stranieri, sebbene amasse
la pace, ed avrebbe resa fiorante laRus«
sìa se avesse i*egnato più a luogo. Sotto il
regno di questo czar il metropolita rute-
no cattolico Giuseppe VeiaminRudski fu
tutto zelo per l'unioQe, e colle sue inde-
fesse fatiche giunse a tanto, che quasi tut«
ti i ruteni non per anco uniti l'acoettarQ*
no, e solamente pochi rimasero nello sci-
sma: Urbano YIII chiamò sìgrand'uo*
mo, l'Atanasio della Russia^ e VAdanlc
deli unione, £bbe peiò a sostenera incra-
dibili ingiurie dagli scisma tici,che più vol-
te gli teseit) insidie alia vita; e non po-
tendo di piò, sfogarono la loro sanguino-
sa sete nel pio suo amicoi l'innoceote h,
3oo RUS
Giosafatte (ne parlai anche nel voi. I V^
p. 1 8 1 ) KuDciecewicz martire, principe e
iH*ci?escovo di Polosko : trafissero l'uomo
santissimo a colpi di spiedi e di pugnali
nel proprio letto, ove dopo più ore di cru-
deli spasimi gli troncarono pure il capo
con un'accetta, trascinandone il cadavere
pei* le strade i popi ed altri crudeli, get«
tandolo poi nel Nieper. La santa spoglia
lisplendette nelle onde miracolosamente,
e con solenne pompa fu portata alla cat-
tedrale, facendosi glorioso il suo sepolcro
per molti prodigi. Lo czar Michele morì
nel 1 645,dopo aver stabilito sul trono rus*
so la dinastia de'Romanovir. Gli successe
Alessio Miohelovitz suo figlio,che die ptx>«
ve di vigore e capacità. Fece la guerra ai
)M)lacchi, ricuperò le piazze e provincie lo-
1*0 cedute, poi la rivoUe contro la Svezia.
In seguito da principe illuminato si de-
dicò alla prosperità de'suoi stati; fece tra-
durre in russo un compendio di varie
fccienze; raccolse e fece stampare le leggi
deirimpero; introdusse molte manifattu-
re, aggiunse due borghi a Mosca, fece di8>
8odai*e parecchi vasti deserti; formò il di-
segno d'mtrodurre flotte sul mar Nero e
sul Caspio, e mandò in Olanda per co-
si-ruttori di vascelli. Fu il i.° czar che si
pose in non interrotta corrispondenza col-
le principali potenze d'Europa : tenne cor-
te magnifica, e armata numerosa che op-
pose alla formidabile ribellione de'cosac-
chi. del Don. Chiamandolo il gran sulta-
no ospodaro cristiano, mentr'egli s'inti-
Colava re di tutto l'uni vei*so, lo czar irri-
talo gli rispose acremente. Intanto volen-
do indurre i principi cristiani a far lega
control lurchi, nel 1678 spedi in Roma a
ClemeoteX, Paolo Nauesio cavaliere scoz-
zese naturalizzato russo, che dicesi ricusò
di baciare il piede al Papa. Gli doman-
dò in nome d'Alessio, di riconoscerlo co--
me czar, e di soccorso contro gli ottoma->
ni. Ma l'ambasciatore altro non ottenne,
ohe uno splendido trattamento nel suo sog-
giorno, e copiosi doni, non senza qualche
pi*omessa. Dipoi Alessio-per la diversio^
RUS
ne che operò in Turchia, contribuì a'no-
tabili vantaggi rìportati dal re di Polonia
Giovanni HI, invece del quale avea pro-
posto suo figlio a quel tròno, offrendo di
riunire la Russia, ma non furono (\eoolte
le sue proposizioni , che anzi i polacchi
s'impadronirono dell'Ukrania. Terminò
di vivere nel 1676, e Fedor III Alessio-
witz suo primogenito che gli successe, di
belle qualità, per la sua debole salute non
potè svilupparle. Nondimeno segnalò il
suo regno per diversi tratti, che gli pro-
cacciarono Id pubblica riconoscenza, e mo-
ri nel 1 683 senza prole. Gli successe il fra-
tello Ivan V,egualmente per sanità debo-
le e non atto a regnare, per cuiì grandi
si adunarono, lo esclusero dal tronoevi
elevarono il fratello minore Pietro I il
Grande dì IO anni, ma che già annunzia-
va il carattere di cui il suo luogo e mcf
morando regno porta l'impronta; Nata-
lia 3.^ mogliedelloczarfu incaricata della
reggenza. Ma la principessa Sofia sorella
de'czari,che sperava di regnare sotto il no-
me d'Ivan V, offesa del disprezzo di cui
questo suo fratello era divenuto oggettOi
suscitò tra la guardia degli strelitzi una
rivolta, con la quale gli riuscì di far eleg-
gere Ivan V e Pietra I czari congiunta-
mente, divenendo essa nel 1686 correg-
gente, ed esercitò il potere con vigore. Nel
1689 Pi^ti^ I divenuto adulto scosse il
giogo della sorella, disperse e trucidò t
suoi partigiani) e la pose in un monastero,
ove morì nel 1704* Ad Ivan V restò il
solo titolo di czar, tranquillo per l'afi&tto
die portava al fratello e perla ^a inca*
pacità, e finalmente morì nel 1696. Re-
stato solo 'Pietro I nell'impero, cominciò
la serie di quelle magnanime azioni, che
già in gran parte celebrai di sopra, eche
portò la Russia a grande possanza. Egli
fu il creatore della civiltà russa, l'autore
degli avvenimenti eclatanti del suo regno,
fra i quali l' abolizione delia dignità pa-^
triarcale di Mosca, e la dichiarazione di
se stesso in capo e autocrate della chiesa
rus^a : da quella città irasportò la sede
RUS
deirioipero a Plelrobiirgo (^.) da luie-
dificata. Dice il p. Theiner,che niuo re-
gnante della Russia desiderò con volon-
tà più sincera e ferma, né con più forte
persuasione e pei*severanza la riunione
della chiesa russa colla romana , quanto
Pietro I. All'acume della sua vasta mente
non potevano sfuggire i vantaggi, che ne
sarebbero derivati alla coltura religiosa,
scientifica e civile della Russia. Fin da
quando saP] al trono lasciò scorgere que*
sto suo pensiere prediletto, e non ommi-
se industria per mandarlo ad effetto. £-
glìavea una predilezione pel cattolicismo^
e la manifestò qualunque volta glie se ne
pi*esentò Toccasione. L'ignoranza e lo spi-
rito di setta che aveano penetrato e in-
fitta la chiesa russa sino al midollo , gli
destavano orrore. Ne'suoi proponimenti,
Pietrol fu confortato dall'imperatoreGiu*
seppe I, ed a sua richiesta concesse libe-
ro esercizio di religione a' cattolici latini,
e licenza di poter costruire in Mosca leg-
giadra e ampia chiesa di pietra, che sino
allora non era stato loro consentitoche un
piccolo oratorio di legno. Per richiama-
re i monaci russi dalla mollezza alle vir-
tù religiose, e propagar le scienze nel cle-
ro e nel popolo, fece venire ne'suoi stali
ì cappuccini ed i gesuiti, e die loro libertà
e agio d'intendere alfesercizio di loro vo-
cazione. Ambedue questi benemeriti or-
dini regolari ottennero di poter erigere in
Mosca case di missioni, dalle quali prov-
vedere agli spirituali bisogni de'cattolici
di tutto il regno. I gesuiti si acquistarono
colle loro virtù e sapere la grazia e l'a-
more dello czar, cui volle affidati all'edu-
cazione delle lettere e ai buoni costumi t
giovanetti delle più nobili famiglie de'suoi
stati. Quando il patriarca Adriano neU
l'adunanza de' vescovi convocata apposta
in Mosca per far argine alla dilatazione
del cattolicismo, ardi in presenza ezian-
dio de'boiari e principi, di rampognarlo
di tanta tenerezza pe' gesuiti , perché in
breve tempo que'giovani sarebbero dive-
nuti cattolici, Pieti'O I ne rintuzzò l'aii-
RUS 3oi
dacia, confuse e fece in pubblico arrossi «.
re. Gli disse, che la gelosia di si ottimi
religiosi metteva il fiele nel suo cuore e
labbra» poichèvoi altri bufali non v'in-
tendete aftaiìo per nulla di ammaestra-
re la gioventù : abbraccino pure col ìem^
pò i miei nobili e giovani paggi la reli-
gione cattolica; ben per essi, io me ne al-
legrerò di tutto cuore ". Inoltre Pietro I
in generale fiivori di molto le missioni cat-
toliche, e permise a'missionari che anda-
vano nella Cina e altri lontani paesi, il
libero passaggio pe'suoi stati; fece accom-
pagnare il Tburnon, poi cardinale, neHa
Cina, e presentare dal suo ambasciatore
in Pekino all'imperatore, e lo tenne nella
protezione russa, giovandosi di quel pre-
Iato ne'suoi interessi col celeste impero.
Stimolato dagl'imperatori Leopoldo le
Giuseppe 1, lo czar si pose in diretta re-
lazione colla 8. Sède, e caldeggiò la riu-
nione del suo reame colla chiesa cattoli-
ca. Nel 1698 trovandosi in Venezia (forse
meglio in Vienna ove fu accolto magnifi-
camente)volea recarsi aRoma per trattar*
la col Papa e visitar la tomba di s. Pietre,
ma per la nuova sollevazione degli stre-
litzi fu obbligato senza indugio a torna-
re in Mosca. Non pertanto egli continuò
a proteggere la religione ca ttolica, anche
in mezzo a'torbidi e disastrose cure che
Io gravarono; in suo nome nel 1706 fé*
ce scrivere una lettera a Clemente XI, dal
princii^Alessandro Menzikow suo i .^ mi-
nistro favorito e duce dell'esercito, in cai
diede le più belle promesse in favore par-
ticolarmente del p. EliaBroggio gesuita
procuratore delle missioni di Moscovia :
nella lettera è rioMirchevole questa inti-
tolazione : Ss» Domino D, Clementi XI
divina provideniia Pontifici Romano^ PO'
tri ac pastori Romanae ecclesiae univer»
sali. 11 Papa rispose poi con pontificio
breve, riportato nella sua raccolta , con
parole di sommo gradimento pel pubbli*
co e libero esercizio del cattolicismo che
avea inteso permesso nella monarchia
russa, in uno ^ fittidazioni io Mosca del
3oi KUS
convento de'cappUccioi,e della casa e col-
legio con scuole de'gesuiti per educar la
gioventù) pregando Pietro 1 a continua-
t*e la sua protezione verso i cattolici; ed
a tale effetto scrisse pure al redi Polonia^
perchè li raccomandasse allo ctar. Que-
sti nel 1707 mandò in Roma splendida
ambasceria col principe BorisioKurakin
e parecchi illustri personaggi, tra i quali
il prode generale Sczeremetef carissimo
allo c£ar, che abbracciarono la fede catto-
lica, e tornali in Mosca furono lodati dal-
Timperatore. Clemente XI che avea trat-
tatonobilmenteecon amorevolezza Taro*
basoeria, a tutti donbdivozionaIi,coldet*
lo breve de' 1 8 ottobre 1 707. Indi il Pa-
pa nel 1 7 la impegnò l'imperatore Carlo
VI a interporre i suoi uffizi colla sua pa-
rente duchessa di Brunswick moglie del
primogenito dello czar,per indurre il con-
sorte all'abiura degli errori de'gi*eci cal-
la riunione alla vera chiesa; eguali vivis-
sime premure dicendo all'imperatrice E-
lisabetta e al duca di Brunswick. Aven-
do nel 1 7 1 7ClementeX1 saputo dal prin-
cipe Kurakin che lo czar tutto avea ese-
guito di quanto l'avea ringraziato, rinno«
vò a Pietro I distinte azioni di grazie, pre-
gandoloa voler ogni cosa convalidare con
suodiploma che da mollo tempo brama-
va. Lo czar finché visse sempre vagheggiò
il proponimento di ritornar coli' impero
all'unità cattolica, lieto ripetendo a'suoi
amici che in ciò lo confortavano, nutri-
re certa speranza di vederne tra non moN
lo giunto il felice e sospirato momento.
Che in realtà promovesse questo proget-
to, lo provano ancora i colloqui che Pie*
tro I ebbe nel 1717 in Parigi co'teologi
della Sorbona, e le trattative di questi coi
prelati russi. A tale' effetto lasciò vacan-
te la sede patriarcale di Mosca, eleggen-
done vicario il «suo caro e dotto Stefano
Jaworski metropolita di Rezan,che8i re-
se benemerito dell' incivilimento inisso,
combattè con forza il luteranismo e cal-
vinismo che serpeggiava nell'impero, e si
mostrò parzialissimo della romana chte-
RDS
sa'.rarcivesoovodiTverLopatinski^egual*
mente sapiente, fu animalo dagli stessi
sentimenti di veder cessato lo scisma rus-
so, per cui fu segno delle persecuzioni del
clero. Pietro I in pìii incontri apertamen-
te disse a'suoi prelati, eh' egli non rico*
nosceva altro vero e legittimo patriarca,
che quello d'occidente, il Papa successo-
re di s. Pietro. Soltanto dopo i suoi viag-
gi in Germania e Olanda, imbevutosi dei
principii protestanti, esternò opinioni al*
quanto avverse alla chiesa cattolica, e lo
mostrò con soppri mera il patriarcato, i-
stituire il 8. Sinodo, e ad imitazione dei
principi protestanti farsi capo della chie-
sa nazionalei non però divenne persecu-
tore de'cattolici, come pretesero diversi
scrittori , riportandone le ragioni il p.
Theiner, e spiegando perchè introdusse
derisorie mascherate a scherno del pa-
triarcato russo, dopo aver abolito il ve-
stire all'orientale e sostituito il francese,
in che prontamente si adattarono le don-
ne. Fu tenacissimo lo czar di sostenere
l'introdotto costume, inclusivamente alla
rasura della barba, dall'abborrito taglio
della quale appena eccettuò monaci e pre-
ti. Pietro 1 in principio delsuo regno sop*
presse l'uso, che neh. ^giorno deiranno
lo czar e il patriarca si abbracciassero e
baciassero pubblicamente, come di tener*
gli la staffa nella domenica delle Palme,
in cui per memoria del solenne ingresso
del Salvatore in Gerusalemme, il patriar-
ca entrava sopra un asinelio nella catte-
drale, secondo l'antico uso della chiesa o-
rientale. Per l'eccesso commesso sul su-
periore de'monaci di Polosko, essendosi
alterato in un banchetto dal bere liquori
e vino, e provocato da una sua risposta,
pianse e ripianse il misfatto, anche co'ge-
suiti di quel collegio e col nunzio di Po*
Ionia Spada, promettendo in penitenza e*
rigere pili chiese pe*cattoIici, case e con-
venti ai gesuiti e cappuccini. In Polosko
pranzò dai gesuiti, volle le immagini dei
ss. Ignazio e Francesco Sa verio, altamen-
te encomiò sì meraviglioso istituto > che
RUS
disse amare e stimare teneramente, pei*
cbè informa la gioventù alle scienze , ai
buoni costumi, e propaga la s. fede ro-
mana in tutto il mondo. A mensa volle
a destra il rettore del collegio, e preso il
tuo berretto con riverenza se lo pose sul
capo, e fece brindisi e lodi all'alto meri-
to di Clemente XI ( come con Gregorio
XVI in Roipa praticò il magnanimo Mi-
colo I ), dicendo ardere di desiderio per
presentargli in Roma V omaggio di sua
venerazione. Prima di partire da Polosko
ringraziò il p. rettore de'gesui ti, che quo-
tidianamente avea visitato , e lo pregò
mandar ogni anno 4 missinnari a Mosca,
assicurandolo del suo vivo piacere, o%*ei
tuoi popoli venissero alla lucè della ve-
rande. Se poi Pietro I espulse dai suoi
stati i gesuiti e cappuccini, fu pel sospet-
to die favorissero gl'interessi della corte
imperiale di Vienna, che li proteggeva e
sostentava, per le gravi diflferenze insorte
con essa. Finalmente si scrìsse ancora, sul-
la contrarietà de'matrimoni misti, in cui
lo czar volle la prole educata nella religio-
ne greco> russa, ma egli ebbe piuttosto in
mira i luterani, i calvinisti e altri settari
della chiesa russa, che i cattolici : de'mo-
struosi progressi che avea fatta T eresìa
tra i russi, superiormente ne parlai. Pie*
tro 1 vero fondatore e padre della monar-
chia russa, del suo incivilimento, splen-
dore e possanza, portò la riforma in tut-
to, incominciando dalla milizia,dalla ma-
rineria e dal commercio. Si misurò coi
turdii, perdette e poi li vìnse. Dopo aver
lasciati pieni di taTore i suoi nemici in-
siemi, intraprese viaggi in incognito per
istruirsi in tutto, studiando le arti e Tin-
dustrìa delle nazioni. In Olanda lavorò
co' costruttori delle navi ; in Inghilterra
ricevè lezioni di chirurgia, di matemati-
ca, di navigazione. Colla sua inflessibilità
e tremendi castighi, distrutti gli strelìtzi,
domati i grandi, compresse le ribellioni,
energicamente e con mano reri*6a rasso-
dò il potette sovrano sopra inconcusse ba-
si; aiditaoMnle imprendendo cdeseguen*
RUS
3o3
do la riforma de'oostumi nazionali ereli*
giosi. Il commercio, le arti, gli studi furo-
no oggetto di sue instancabili cure; egli
chiamò da Italia e dal resto d'Europa le
genti abili, e vogliose di mutar paese pei'
fare fortune, né trascorò alcun ramo d'in-
terna prosperità. Alleato di Poibnui,s'in[H
pegno nella guerra di Svezia (f^.)ool fo-
coso eroe di Carlo XI I : dapprima per l'ec-
cellenza delia tattica svedese, le prodi e no-
velle milizie dello czar forono vinte; ma la
prudente attività russa, rese presto qua-
si par» la lotta , verificandosi il detto di
Pietro I: GUsvedesic* impareranno a vin^
cerU, Coi modi i più generosi e seducen-
ti animò le sue truppe, e col suo esempio
di rigorosa militar disciplina insegnò loro
a vincere con moderazione. Carlo XII nei
1 709 volendo prender Mosca, soggiacque
alla sorte che prova runo più taixli i fi*an-
cesi nel 181 2; il 27 giugno nella femosti
battaglia di Pultava fu decìsala sorte dei
due imperi, rovinò Carlo XII per sem-
pre, e diede ai russi la prevalenza nel set-
tentrione : Pietro 1 vi fece prodigi di va-
lore e di scienza militare. Indi estese i suoi
possedimenti sul Battioo, eie primarie po-
tenze, come r Inghilterra, lo trattarono
col iììoìoà* Imperatore, L'irreconciliabile
Carlo XII mosse i turchi ad assalirlo, e
fu ridotto sul Pruth alle piò dure estre-
mità : Caterina I sua moglie lo salvò da
certa rovina,e concluse eroicamente la pa-
ce, con cedere Azof e altri forti sul mar
Infero. Allora Pietro I si volse al i*esto del
settentrione e fecesplendida prova de'suoi
talenti politici , alleandosi con Prussia,
Polonia, Danimarca eInghilterra. Ritol-
se le conquiste di Svezia fatte da Gusta-
vo li, e si cuopri di gloria nelle battaglie
terrestri e navali, come divenuto domi-
natore del mare del Nord. Tornato alla
quiete, riassunse l'offizio di legislatore dei
suoi popoli e di rigeneratore dell'ammini-
strazione inissa. Per accusa di sospetta co-
spirazione, sagrificò Alessio suo primoge-
nito che acremente censurava le sue ri-
forme^ nato dalla ripudiala Endossia che
3o4 R U S
• fece flagellare, olti*e la carnificina dc'com*
plici : condannato Alessio a morte, la sen-
tenza e la grazia che gli furono recate qua-
si nell'istesso tempo, gli cagionarono tal
' iriolenta CDmmozione, che peri nel di se*
guente. Alessio nel suo viaggio a Napoli
era stato in Roma, e Clemente XI lo avea
fatto corteggiare da due suoi nipoti, ben-
ché incedesse in incognito. A queste lu-
gubri scene domestithe si aggiunse i'infe*
deità di Caterina ! col ciambellano Moens
de la Croix, cui fu mozzato il capo; men-
treassicurava alla Russia il possesso del-
la Li vonia, Estonia, Ingria, edi parte del-
la Finlandia e della Carelia. In quel tem-
po il senato e il clero conferirono a Pie*
tro I il titolo à*lmperatort di ttUte leRiiS"
sie anche pei discendenti , di Padre del*
Ja Patria f di Grande, V erezione della
Russia in impero porla la data de'32 ot-
tobre 1 72 1. L'ultima sua impresa guer-
riera fu all'occidente dell' A>ia,e nel 1 722
condusse i russi in Persia, alla quale a-
Tea già tolto il Daghestan, il Soirvan, e al-
tro territorio dalla parte asiatica. Impie-
gò il restante di sua vita nelle riforme, e
oeirestenderelebasidel colossale suo im-
pero : Ibrse niun sovrano promulgò tan-
te leggi, regolamenti e decréti. A Pietro
I pur deve la Russia canali, porti e le cit-
tà di 01eneti,TawroT<, Petrowsk, Cron-
stadt, ed Ekaterinburgo , oltre una serie
molteplice di fortezze. Morì a'28 gennaio
• 1725, e neiristesso giorno per sua dispo-
sizione fu riconosciuta imperatrice Cate-
rina I,oolla taccia di a vere d'accordo con
JMenzikow accelerato il suo fine, ed i qua-
li lo avevano dominato. Senza di lui for-
se la Russia sarebbe ancor barbara. La-
sciò le finanze in buono stato, senza avere
caricato d'imposte i sudditi, ed a fronte
di tanti enormi dispendi. Protesse e diffu-
se le arti e le scienze. Fu lodato coja elo-
gio da Voltaire. Si può vedere : Histoire
de l'empire de Russie SQUS Pierre I le
Grazia/, Basilée 1759.
Catei'ina I che da contadina soUevossi
al gt^ado d'imperatrice e autoci'atrice di
RUS
tutte le Russie, era stata per la sua bel-
lezza ceduta da Menzikow al czar,il qnale
n'ebbeAcfna e ElisabettaPetrowua: Men*
zikow esercitò sotto il suo nome tutta l'au-
torità. I cosacchi furono i*epressij e fab-
bricate tra loro fortezze per contenerli, col
pretesto di reprimere le incursioni dei
tartari. Il re di Danimarca mostrando ri*
sentimento per essere stata sposala Anna
col ducaCarlo Federico di Schleswig-HuI-
Stein -Gottorp, la Russia lo intimorì con
la grandezza de'suoi preparativi militari,
che dierono inquietudine pei*sino all'In-
ghilterra. Caterina I poco dopo la sua e«
saltazipne cadde in istato di languore, e
morì d anni 38 nel i jOkjjyeiìa^ìMémoire
dtt regne de Catherine I inipérutrice de
toute la Russie^ Haye 1 728. In virtù del-
la legge di Pietro I, che lasciava al so-
vrano regnante il diritto di eleggersi il
successore, destinò la corona a Pietro li
di IO anni, e figlio dell'infelice Alessio na-
to da Pietro 1, onde favorire il suo Mqa-
zikow che aspirò a regnare pel fanciullu;
di più dispose Caterina I,che morto Pie*
tro li senza successore,chiamava al trono
Anna Petrowna sua primogenita^ dopo
la quale Elisabetta secondogenita. Pietro
II regnò sotto la tutela di Menzikow; ma
poco durò la prepotente sua baldanza,che
l'imperatore lo mandò in Siberia, illumi-
nato da'Dolgòroucki. Quest'ultimo ram-
pollo maschio de'Romanow,morìdi va-
inolo nel 1 780. A preferenza delle figlie di
Pietro I e principalmente di Anna Pe-
trowna, per intrigo de'-principi Dolgovou-
cki e del gran cancelliere Ostermann,che
avevano governato l'impero sotto Pieti'O
II, innalzarono al trono Anna Ivaaowna
figlia di Ivan y fratello maggiore di Pie-
li'o I, e vedova duchessa di Curlandia.
Con editto de'26 febbraio 1 780, Annal va-
nowna, seguendo le orme dello zio e suc-
cessori, guarentì a'seguaci delle diverse
comunioni il libero esercizio della, loro
religione, i loro privilegi, libertà e fran-
chigie; ciò che confermò poi nel 1 7 3 5, eoa
cpndizione di non indurre i russi a pas-
RUS
sa re alle loro credenze. Anna Ivanowna
era perduta amaiUe di Ernesto Biren &•
giio d'un contadino, di leggiadro aspetto,
e ornato di alcune doti di spirito, che in«
nalzò a duca di Curlandia e ne fu domi-
nata. Il crudelissimo e altero favorito em-
pi di stragi la Russia, esiliò i- Dolgorou-
ckì in Siberìa,dove poterono incontrarsi
oonMen2Ìkow;ed altri di tal j&miglia fe-
ce decapitare e squartare: ne'supplizi pe«
rirono più di 1 2,000 persone, e n'esiliò
più di 20,000. Le replicate lagrime di
Anna, non poterono raddolcire la fierez-
za dì quel mostro; il quale per altro go«
vernò con vigore la Russia e la fece rispet*
tare all'estero; con l'energia del suo ca-
rattere rinvigorì tutte le parti dell' am«
minHitrazionedel vasto impero. Anna Iva-
nowna collocò sul trono di Polonia Au-
gusto III, per cui sostenne guerra contro
Francia; ed i suoi eserciti comandali dal
celebre Muuich, soccorsero l'imperatore
Carlo VI contro i turchi , e fugarono ì
tartari di Crimea. Sotto il suo regno ven-
ne in Russia la i.' ambasceria cinese. Bi-
ren conservò il potere, e morendo l'im-
peratrice nel 1740 a'28 ottobre lo creò
reggente dell'impero, nominando succes-
sore Ivan VI suo pronipote in culla, per-
ché nato a'20 del precedente agosto dalla
nipote Anna e dal principe Antonio Ul-
rico di Brunswick. Biren fu riconosciuto
reggente,.si fece dare il giuramento dagli
eserciti, e quello di fedeltà per Ivan VI.
Avendo Biren allontanato que'chegli fa*
cevano ombra, lasciò scorgere il disegno
di ùlv passare il trono nella propria fa-
miglia,sposandoa suo figlio la principes-
sa Elisabetta Petrowna figlia di Pietro I,
e la figlia sua al giovine duca di Schleswig-
Holstein, nato da Anna Petrowna sorella
•
della precedente, che fu più tardi Pietra
III. II potente maresciallo Mquich, mal-
contento che Bii*en non dividesse con lui
il potere, risolse di trasferirlo nella ma-
dre d'Ivan VI duchessa di Brunswick.
Pfella notte del 20 dicembre arrestato Bi-
ren, colla famiglia fu mandato in Siberia.
YOL. LIX.
RDS 3o5
Nell'anno seguente 1741 una nuova ri-
voluzione collocò sul trono Elisabetta Pe-
trowna, che fece imprigionare il bambi<*
no Ivan VI e tutta la sua famiglia, confi»
nando in Siberia Munich, che ivi rivide
Biren! Furono i diversi favoriti diElisa<»
betta che la portarono al potere, fi'a'quali
il chirurgo francese Lestocq* Il suo regno
fìi brillante e glorioso per iaRu88Ìa;essa
fondò l'università di Mosca e l'accademia
delle belle arti in PietroburgOje fece con-
tinuare il lavoro del codice di suo padre
Pietro I.Continuò la guerra contro glisve»
desi, in virtù della quale pose sul trono
di Svezia Adolfo Federico I duca d'HoU
stein-Gottorp. Nella guerra della succes-
sione d'Austria presele partidiMarìaTe-
resa, e la sostenne eziandio nella guerra
de'7anni,nellaqualegrandi vittorie ripor-
tarono i russi. Mori a'25 dicembre 1 761
venerata dai russi,e chiamata ìaClemeniej
l'amoi^e fu la sua passione, avendo l'am-
bizione di credersi la più bella tra le don-
ne. Avendo chiamato in Russia il nipote
Pietro III, figlio della sorella Anna Pe*
trowoa e del duca diSchleswig-Holstein*
Gottoi'p, dichiarandolo granduca di Rus-
sia e successore; dopo avere ripudiato- la
religione luterana e abbracciato la grecai
per cui fu ribattezzato, montò pacifica-
mente sul trono. La zia lo avea sposato
a Caterina II di Stettino, figlia del prin-
cipe d' A nhaltZerbst, la quale pure dovè
abiurare il luteranismo, ribattezzarsi e a-
dottare la religione greca. I due sposi si
amarono in principio, ma il vaiuolocbe
era sopravvenuto all'imperatore, l'aveva
reso impotente al matrimonio, oltreché
le abitudini indegne cui si abbandonò, in-
dispetti ronoCaterina II a segno che conce-
pi forte avversione per lui, accresciuta dal-
l' idolatrare il marito. Federico II re di
Prussia nemico diRussia,non che tutti i te-
deschi, disprezzando gli usi e la religione
gi'eca,ed abbandonandosi alla Woronzow*
A tutto questos'aggiunsero le sregolatezze
amorose di Caterina II, e da ultimo quan-
do nel 1755 divenne madre di Paolo 1^
20
3oG RUS
la rottura fa definitiva; parve che si rap*
pattumasseroal letto di morte diElisal)et«
la loro zia, ma fu per pochi giorni. Di-
venuto Pietro III imperatore, si mostrò
umano, incapace al delitto, ma poco ac-
corto e imprevidente: concesse alla nobiltà
lì diritto di viaggiare fuori dell'impero,
e di non militare che volontaria, ciò che
destò entusiasmo in suo favore. Fece ces-
sar la guerra co'prussiani, con grave dan«
no dì Russia si staccò dall' Austria , e
richiamò gli esiliati di Siberia, insieme
a Municb e Biren che ancora erano ne-
mici tra loro, oltre altri saggi provve-
dimenti. Però le riforme che ordinò nel
culto alla foggia luterana, la cui reli-
gione volea sostituire alla russa, quelle
del clero e dell'esercito, percossero alta-
mente l'orgoglio nazionale. L'ambiziosa
e destra Caterina II seppe giovarsi di tali
disposizioni, e dal suo ritira di Peterhof!^
in mezzo alle dissolutezze, preparò una
congiura per impadronirsi del trono; es-
sendo consigliata da Orlo(f,cbe nell'amo-
re era succeduto al ciambellano conte Sol •
likoff e al polacco Poniatowski, nonché
da Biren indispettito per aver Pietro III
dato il suo ducato di Curlandia, con di-
spiacere anche de'russì, a Giorgio d'Hol-
steinGottorp suo zio,che a vea fa tto feld ma -
rescia Ilo de'tedeschi al soldo russo. Inoltre
Pietro ni, disconoscendo Paolo I figlio di
Caterina li, fermò gli occhi su Ivan VI,
che trovavasi chiuso nel castello di Schus-
selburg, e vieppiù facendo trattare con
rigore la moglie rilegata a PeterbolT, non
occultò il disegno di sposare la contessa
Woronzow. Intanto fu compita la trama
fierissima ordita da Caterina II e dai mal-
contenti, di cui inutilmente Federico II
avvisò l'imperatore, che ne restò vilmen-
te vittima, dandosi in manoa'suoinemi-
d. Questi l'oltraggiarono, gli fecero sot-
toscrivere vergognosa rinunzia, ecacciato
in prigione vi fu assassinato da 8 congiu-
rati col veleno e col capestro nel 1 762: il
suo malconcio cadavere fu esposto in su-
perbo catafalco nella cattedrale di PietiH>-
RUS
burgo, e tumulato senza pompa funebre
nel monastero di s. Alessandro Newski,
nelle tombe imperiali. Caterina II dai nu-
merosissimi suoi partigiani, proclamata
imperatrice a'9 luglio, cominciò a diri-
gersi colla massima oculatezza per conso-
lidarsi nel potere; lusingò la vanità della
nazione, ostentò rispetto per la religione
greca e pe'suoi ministri, e si fece corona-
re con gran pompa a Mosca. In tese a in-
coraggir l'industria e l'agricoltura, a mi-
gliorare la marineria,fece utili regolamen-
ti per la giustizia, e si propose d'ingran-
dire un impero già vastissimo. A vendoMi-
rowitck teutato di liberare Ivan VI nel
1 762, questo sciagurato principe fu tru-
cidato dalle sue guardie d'ordine della
corte. Restituì il ducato di Curlao^ia a
Biren, ma piò tardi lo tolse al figlio e riu-
nì alla Russia. ì/lkò a farsi arbitra colla
forza de'suoi vicini, e contribuì all'eleva-
zione al trofio di Polonia dì Stanislao II
Poniatowski,ch'era stato uno de'suoi pri-
mi amanti. Riformò la legislazione, per
cui fu chiamata Madre della patHat dot-
ta Legislatrice. L'Europa credette di ve-
dere nel Nord una nuova Semiramide, i
piò de'sovrani la fecero complimentare,
ma si accorsero ch'essa tendeva ad assog-
gettarsi tutti i regni del settentrione, e
cercarono d'attraversarne i disegni, riu-
scendo d'indurre i turchi a romper guer-
ra alla Russia. In questa limpero otto-
mano ci perde di potenza e di riputazio*
ne; i suoi eserciti furono battuti, molte
sue Provincie invase, il vessillo russo com-
parve vittorioso ne'mari di Grecia e sulle
rive della Newa: la Russia formò il prò*
getto di fare rivivere le repubbliche d'A-
tene e di Spai ta, per opporle alla vecchia
Porta. Nel 1772 ebbe luogo la i.* spar-
tizione della Polonìa{V.)i con alcune prO"
vincie della quale s'ingrandì l'impero. Ca-
terina Ilcompìdi sottomettere In Crimea;
padrona della Tauride volle vederla, ed
il suo viaggio di 1000 leghe fu una lunga
pompa trionfale. In questo fu visitata dal-
l'imperatore Giuseppe lì e da Stanislao
RUS
II re di Polonia. A Cherson (roVò un ar-
co eretto da Potemkin^coU'epigrafè: Que*
sta h la via di Bisanziol La Porta fìi in»
dotta a nuova guerra, corse pericolo d'es-
ser cacciata d'Europa, ^ dovè cedere al«
tri paesi. Nel 1 792 seguì l'altra divisione
della Polonia(F.\à\ cui la Russia otten-
ne la parte maggiore. Poco dopo la Cur-
landia, la Samogizia, la Semigallia e Pil*
ten vieppiù ingrandirono Io sterminato
impero. Nel 1 794> per uno sforzo de'po-
laccbi, fu maturata la totale rovina di Po-
lonia^ e il completo soggiogamento del*
Tinfelice paese. Quanto alla condotta di
Caterina II circa alla religione greco*rus«
sa,aI4>astanza ne dissi di sopra. Riguar*
do alla chiesa rutena cattolica, ne trattai
a KroviA, e nelle altre sedi vescovili di ta*
le rito, ed anche a Polonia. In questo arti-
colo notai altresì ciò che appartiene a'cat-
lotici latini. Di questi esistenti nella Rus-
sia, con qualchediflusione ragionai a Mo-
Biiow, ed a Pio VI per le relazioni che
ebbe con Caterina n,che mandò in Roma
un suo ambasci a tore,ed alla quale il Papa
inviò il nunzio mg.^^ Archetti^ oltre quan-
to accennai quasi in principio di quest'ar-
tìcolo: questo nunzio tra il corpo diplo*
raatieo, come altro ve,ebbe sempre la pre*
cedenza, e lo stesso ambasciatore dell'im-
peratore germanico trovò ragionevole e
plausibile tale preminenza, come avvertì
Artaud nella Storia di Leone Xlly t. 3,
p. 77. Sì può vedere anche Gesotti, che
restarono nella Polonia e in Russia, ezian-
dio dopo il breve Rex Paci/icuSjóì Cle*
mente XIV: a questo Papa Timperatrice
aveva richiesto un vescovo di rito latino
cattolico, pei sudditi de'suoi stati del me*
desimo rito. Quel Papa interessò Luigi
XV re di Francia, e l'imperatrice d'Au*
stria M.* Teresa, noncbèil re di Spagna
Carlo. Ili, per indurre la corte di Pietro*
burgo a maggior umanità e temperanza
verso i cattolici polacchi, e non procede-
re contro la fède de'giuratì trattali, dei
quali e de'posteriori in favore de'catto*
lid parlai a Polohia e Ruteiti. Fu Pio VI
RUS 307
che nelle relazioni diplomatico* ecclesia-
stiche riconobbe in Caterina IMI titolo
e la dignità d'imperatrice, mentre i pre*
decessori eransi mostrati renitenti persi-
no di chiamare czar i sovrani di Russia
e czarine le sovrane: quali titoli il Papa
gli dasse prima di questo riconoscimento,
li riportai a Ruteni. Si dice che tale re-
nitenza de' Papi derivò per non far torto
all'imperatore d'occidente p di Germa-
nia da loro creato, e che Pio Visi deter-
minòal riconoscimento dopo esserne sta •
to vivamente sollecitato da uno di essi,
Timperatore Giuseppe 11. Appena Cate-
rina li incominciò la guerra contro la Per*
sia, un colpo apopletico la balzò nel se-
polcro a'9 novembre 1 796, di 6'j anni.
Essa venne diversamente giudicata dai
vari storici j gli uni vantarono con esage-
razione le sue grandi qualità, altri esage-
rarono del pari ì difetti ed i suoi torti.
E' di fatto, ch'essa mostrò talvolta tutte
le debolezze di una donna, e sovente la
fermezza e il carattere d'un gran princi-
pe. Le sue grandi passioni furono l'amo-
re e la gloria, e le soddisfece entrambe a
qualsiasi costo. Eppure volle,ovunquean*
dasse, sempre a fianco il suo confessore,
e mostrarsi scrupolosa nell'adempimento
de'doveri della fede greca, che a un tem-
po derideva. Protesse anche le lettere e
le scienze, e l^Europa letteraria la collocò
nel numero de'piò celebri monarchi col-
ti. Essa fu anche autrice, e le sue opere
sono : Confittazione del vinggio di Sibe-
ria di la Chappe, Il Czarewitz Cloro,
novella morale. Istruzioni per la coni"
missione incaricata delprogetto d'un nuo*
vo Codice, Lettere a Zimmermann. Ella
era filosofessa sul taglio de'bei spiriti fi*an -
cesi del suo secolo. S'inchinava profon-
damente a'nomi di Voltaire, di Diderot
e d'Alembert; li venerava quali padri e
maestri del genere umano, recandosi ad
onorata ventura l'aver corrispondenza
letteraria con essi. Paolo I figlio di Pietro
III e di Caterina II montò sul trono,dopo
essere stato quasi disconosciuto dai suoi
3o8 RUS
r
genitori, e inDoceDlefitlima della loro di-
sunìone; nondimeno venne educato con
diligenza, e sposato nel 1 776 a Maria Fé-
derowna princi|>essa diWurtemberg,che
poi fu chiamata la Buona Imperatrice^
cioè dopo la morte della 1 .' moglie, fi«
glia del langravio d'Assia Darmstadt. Sua
madre volle mostrare all'Europa gli ere-
di del suo trono nel massimo splendore, e
sotto i nomi di granduchio conti del Nord
nel 1 78 1 li mandò a viaggiare con nume*
roso cor teggio. Visitarono successi vamen •
te la Polonia, l'Austria, l'Olanda, la Fran«
eia, l'Italia, dovunque ricevendo da so-
vrani e popoli attestati di ossequio. In Ro-
ma li accolse cogli alti riguardi dovuti al
loro eccelso grado, il Papa Pio VI che già
era in relazione per gli affari religiosi con
l'imperatrice; ed alcuni da ultimo ancora
ricordavano le grazie e la bellezza della
contessa del Nord, e lo spirito cavallere-
sco del conte del Nord. Questo principe
era in Roma quando Pio VI nel 1782
partì per Vienna, ed a'a7 febbraio al mon-
tar del Papa in carrozza sulla piazza di
8. Pietro, per squisita gentilezza di ma-
liiere improvvisamente si trovò a dargli
il braccio, e augurargli prospero viaggio.
Il Papa che lo ammirava per le sue pre-
gevoli qualità e dolci modi, ne restò com-
mosso, anche pel grazioso complimen-
to che il principe gli fece nel pregarlo
ad accettare la pelliccia d' un grandis*
Simo valore, che per un corriere avea ri-
cevuto dall'augusta madre, e da lei stes-
sa cucita, e che poteva servirgli di pre-
servazione recandosi in Germania nel-
l'ancora rigida stagione, onde diminuir-
ne l'asprezza. Con gran piacere Pio VI
raccettò,e nobilmente espresse il suo gra-
to animo per Caterina li, e i votiche for-
mava per la di lui prosperità e per quella
della virtuosaprincipessa consorte,la qua-
lecon eleganti modi nel presentare la pel-
liccia che avea essa stessa portata, espres-
se il desiderio dell'imperatrice suocera di
porla colle proprie mani indosso al Pa-
pa^ sicGome graziosamente eseguì, aiutata
RUS
dall'eccelso consorte. Leone XIT,che qua-
le cameriere segreto vi si trovò presente,
in uno a tutta la corte, al corpo diploma-
tico, ed a folto popolo, soleva narr» re que-
sta toilette di pqrtenza di Pio VI, cele-
brando un omaggio che resterà sempre
caro ai cattolici. Tornato il prìncipe in
Russia, con lettera dell'imperatrice e sua
dimostrò a Pio VI quanta venerazione
gli avea ispirato, mostrandosi riconoscen-
te alle ricevute distinzioni. La madre seb-
bene gli dimostrasse tenerezza,non aman-
do che prendesse parteal governo, glia-
vea assegnato per dimora il castello di
Gatschina, circa 5 leghe da Pietroburgo.
Paolo I vi sì mostrò prudentissimo e som-
mamente moderato, in mezzo alle sugge-
stioni degli ambiziosi, amato assai dal po-
polo e dai soldati. Moriente Caterina II,
sagacemente usci dalla solitudine Paolo
I,ed ascese il trono nel novembire 1 796,
accompagnato dall'amore de' popoli e da
sublimi virtù. Prima sua cura fu l'ono-
rare la memoria dell'infelice padre Pietro
III, il cui cadavere fece cavar dalla tom-
ba e rendere i più splendidi e riverenti
onori di pietà filiale, facendo altt*ettanto
con quello della madre; con questo però,
che a guardia diurna e notturna del ca-
davere dell'imperatore pose quelli ch'eb-
bero parte al suo tragico fine; a quello
dell'imperatrice volle assistenti gli orgo-
gliosi suoi favoriti, e poi si contentò solo
d'esiliarli nelle loro terre. In vece premiò
ed esaltò ì suoi amici, e quelli che la ma-
dre avea privati di sua grazia.fìruciò Pao-
lo I il testamento materno, che dichia-
rava reggente la moglie e il favorito Zou-
bow, sino alla maggiorità del nipote A-
lessa ndro suo figlio, e regolò Tordioe di
successione al modo che già narrai. Sotto
Paolo I ogni cosa mutò aspetto, fino le
usanze e i vestiti; per certe esigenze s'in-
generò del malcontento tra'nobili e le per-
sone agiate. Gli fanno onore qua' favori
che dispensò a chi avea condannati in-
giustamente, amante di conoscere la ve-
rità anche a suacoofusìoDe. Con ai*dore e
RUS
franchezza assunse la difesa diLuigìX Vili
i*e di Francia» allontanato dal trono dalla
terribile rivoluzione, e lo accolse colla real
fomiglia de'Borboni magnificamente nel
castello di Mittau, della omonima città
capoluogo di Curlandia, per sua sovrana
residenza, ove soggiornò molti anni. Non
trattò con meno riguardi il principe di
Condè; quindi sotto gli ordini di Swarow
mandò 80,000 combattenti in Italia, al-
tro esercito nella Svizzera, altro in aiuto
degringlesi, tutti contro la rivoluzione. Si
disgustò con Inghilterra, per roccupazio«
ne di Malta, ch'era dell'ordine Gerosoli'
mitano di cui era divenuto gran maestro,
nella guisa che raccontai a queirarticolo;
per cui Nelson battè la flotta russa a Co-
penaghen. Avendo Paolo I saputo che il
direttorio francese avea disegnato di tra*
sportare in Francia Pio VI, questi invitò
con amorevolissime lettere a rifugiarsi nei
suoi stati. Avendo operato di buona fède
per rialzare i troni, e ristabilire la reli-
gione e il buon ordine, si ritirò dai suoi
alleati, quando vide che si voleva spro-
priare d'una parte de'suoi stati il Papa e
il re di Sardegna. Paolo 1 manifestò pure
la più viva tenerezza per Pio VI, quando
fatto bersaglio della persecuzione fu da
Boma rapilo; perciò Pio VI sciùsse all'im-
peratore, e questi lo confortò con lettere
piene di amore e di venerazione; dipoi &-
cendogli celebrare una solenne qaessa fu-
nebre, quando ne conobbe la morte, nel-
la chiesa cattolica di Pietroburgo, cui vol-
le assistere col l'imperatrice e eoi figli, re*
stando inconsolabile di tanta perdita.Non*
dimeno fu criticato per l'alleanza contrat-
ta con Bona parte, per compiacere il quale,
rapidamente Luigi XVllI fu costretto a
partire per allora da Mittau.Questocon te-
gno e l'abbandono de'suoi antichi alleati
urtarono molti interessi, irritarono mol-
te passioni , e diverse trame si ordiiono
contro di luì. Benemerito della chiesa cat-
tolica in Russia, lo celebrai a Mobilow,. a
KioviA, a Gesuiti, e relativi articoli, per-
chè Pio VI si rivolse a lui con successo.
RUS
309
inviandogli il nunzio e delegato aposto-
lico m^J Litui ( ^.), per restaurare la chie*
sa rutena e le sedi vescovili abolite da Ca-
terina II, con reintegrazione de'beni ec-
clesiastici; più pel riordinamento e nuo-
va circoscrizione dellediocesilatineinRus-
sia: tutto effettuato sotto i benefici auspicii
di Paolo I, il cui nome la Chiesa ha re-
gistrato ne'suoi fasti. Il Baldassari nella
Relazione delle avversità e patimenti di
Pio P'I,t 3, p. 161 ei 79, riporta la flc-
lazìone di mg.*^ Loi*enzo>Litta arcivesco-
vx> di Tebe,ambasciatoi*e e delegato apo-
stolico all'imperatore Paolo I sulle cose
ecclesiastiche di Russia; ed ancora la Pro-
memoria per mg.r Lorenzo Litta arci ve*
scovo di Tebe, ambasciatore e delegata
apostolico air imperiale corte di Russia,
1799. Questa prò- memoria riguardala
deposizione del gran maestro Hompesch,
e l'elezione che i cavalieri gerosolimitani
del gran priorato di Russia fecero di Pao-
lo I in gran maestro del loro oi*dine, con-
tro i dea*eti apostolici e i diritti della s.
Sede; per cui i cavalieri riceverono am-
monizioni per l'es^uita deposizione e pro«
clamazione, essendo necessaria per Tuna
e per l'altra i suffragi di tutte le lingue
dell'ordine, e il beneplacito del Papa ca-
po supremo dell'istesso inclito oi*dine. Pio
VII col breve Catholicae /idei,dej marzo
1 801, che si legge nel BulLde prop.fi*
d&f t. 2,p. 3o4, consolidò la compagnia
di Gesti nell'impero russo, ad istanza di
PaoloL Frattanto i congiurati controPao-
lo 1 aumentarono coi Zoubow, e col con-
te di Pahlen gtoveroatore civile e militare
di Pietroburgo, aggiungendosi alle la-
gnanze pubbliche le profusioni enormi
dell'imperatore, anche su favoriti, onde
esausto era divenuto il pubblico e privato
erario: il solo palazzo di s. Michele in Pie-
troburgo avea costato 36 milioni di ru-
bli (145 milioni di franchi cii*ca); il per-
chè di giorno in giorno doveasi per le ur-
genze ricorrere a nuovi e rovinosi espe-
dienti. Agitato Paolo Ida tante pene, co-
minciò a paventar della propria vita; si
3x0 &LS
voleva depoi'lo, ma fra'gi*andi ostacoli pri-
meggiavano Tafièzioiie della numerosa fi-
gliuolanza che l'adorava, e la vigilanza
Goolinua di Kutaizzow suo cameriere fa-
vorito, oltre la divozione delle sueguar-
die e di tutta l'armata. Rabbrividisce la
mano a descrivere il nero e atroce tra-
dimento di Pahlen; la storia lo ba diSu-
iot... nella notte degli i laliamarzoiSoi,
co'congìuratì si portò al palazzo di s. Mi-
chele nella stanza di Paolo J, e lo stran-
golarono iniquissimamente! La copamo-
vente e tragica narrazione si può leggere
anche nelle iVb^iz/e pei regni di Caterina
JI e Paolo /, accompagnate da interes»
santi notCy Yelletri 1839. Ne fu autore
il marchese Di Ribas.
Subito dopo l'orrenda catastrofe, i con*
giurati nel cortile del palazzo acclamaro-
no imperatore il primogenito della loro
vittima, Alessandro J, il quale solo si at-
tendeva la rinunzia del padre, non mai il
commesso barbara delitto. Appena la sep-
pe, cadde in tanta prastrazione di foi^ze,
che dovettero soccorrerlo i suoi uffizioli:
egli era stato educato sotto gli occhi di
Caterina li con molta diligenza e cura, e
di 16 anni Tavea ammogliato alla duches*
sa di Baden Elisabetta. Rivocò le assurde
disposizioni emanate dal padre nel fine
del8uoregno,e privò della sua grazia quel-
li che lo aveauo ingannato; richiamò gU
esiliati in Siberia, diminuì le pubbliche
gravezze, ed esercitò in altri modi la eie*
menza. Terminò le contese coll'Inghil ter-
ra, riconobbe i trattati con Francia, e ri-
nunziò al titolo di gran maesWo geroso-
limitano, che credeva appartenergli do-
po esserne stato eletto il padre. Neli 802
riunì all'impero la Giorgia, e si abboccò
col ro di Prussia per l'indipendenza di
Germania, minacciata dai repubblicani
francesi; indi continuò le utili riforme in-
traprese, fondò numerosi ginnasi, aggiun-
se 3 università alle esistenti, istituì scuole
in più luoghi di nautica, medicina e chi-
mica, nonché ospizi,case di ricovero e or •
fonotrofi; raddolcì la condizione civile dei
RUS
suoi popoli. A MoHiLow riportai che Pio
VII inviò all'imperatore per nunzio mg.^
Arezzo {V,)y ma in seguito gli affari ec-
clesiastici peggiorarono di condizione, on-
de nell'agosto 1 8o4 il nunzio partì daPie-
troburgo. Aciò contribuì i dissapori d'A-
lessandroI,conFranciaeBonaparte.L'im-
peratore nel i8o3, per l'occhio paterno
con cui riguardava i cattolici, fondò l'uni-
versità di Vilna, e stabifi in Roma un rap-
presentante diplomatico di 3.^ ordine, no-
minando a suo inviato straordinario pres-
so la 8. Sede il ciambellano conte di Bou-
terlin; laddove prima vi si trovava il conte
Cassini in qualità d'incaricato d'affari, e
che dovea continuare a rimanervi come
consigliere di legazione. Ma dopo la sco-
perta congiura di Pichegru, cui seguì V uc-
cisione del duca d'Enghien, Bonaparte di-
venuto già i.^ console, avendo onnina-
mente voluto in Roma l'arresto e la conse-
gna dell'emigrato francese Yernègues,che
godeva la protezione russa, perchè consi-
derato come un addetto alle sue missio-
ni diplomatiche in Italia, ad onta della
viva ripugnanza di Pio VII e del cardi-
nal Consalvi segretai^o di stato, che bea
dichiara Artaud, Storia di Pio VII^ t i,
p. 3 1 2 e seg. e 329, ove aggiunge: che in
conseguenza dell'arresto del Vernègues,
l'imperatore giudicando per questo fatto
compromessa la propria dignità, incon-
tanente mg.^ Arezzo ebbe l'ordine nell'a-
gosto i8o4 d'abbandonare Pietroburgo
nei periodo d'8 giorni. Questo prelato fe-
ce diverse rappresentanze, e gli si rispose
verbalmenteche si consentiva vederlo par-
tire come in congedo y supponendo di a-
verlo ricevuto dalla sua corte. Dice l'ab.
Bellomo, Continuazione della storia del
cristianesimo t. i, p. 202, che qqindi A-
lessandro 1 con rescritto o ukase del 4 ot-
tobre al metropolita de'caltolici latini in
Russia, Siestrzencewicz, avvisandolo che
rimaneva sospesa ogni comunicazione col
Papa, gli ordinò di eseroitaro tutti i di-
ritti, prerogati vee facoltà couferitegli dal
defunto Pio VI, ad oggetto che i sudditi
RUS
russi cattolici uon rimaoessero privi dì
soccorsi e dell'assistenza, tauto tempora-
le, che spirituale. Dipoi riniperatore per
mitigare il dolore di Pio VII per tali e-
mergenze, l'assicurò direttamente che a-
vrebbe continuato a far provare le sue
beneficenze a' sudditi cattolici e fedeli al
sovrano, né avrebbe cessato di dar prove
della sua amicizia ed estimazione per la
pei'sona del Papa, ancorché ragioni di sta-
to e l'onore di sua corona esigessero l'in*
terruzione d'ogni diplomatica corrispon-
denza. Inoltre dissi a Mohilow, che Ales-
sandro I convenne nel 1809 con Pio VII,
sulla destinazione d'un vicario apostolico
pegli armeni di Russia, il cui breve Cam
Nos^ é nel Bull, citato^ t. 4» P* 348. Na«
poleone Bonaparte divenuto imperatore
de'franoesi, Alessandro I non volendolo
riconoscere,la guerra divenne inevitabile,
e vi si preparò con somma prudenza e at-
tività; stipulando un trattato di alleanza
offensiva e difensiva colla Svezia e coU'In-
ghiherrà*, contro la Francia. Ma l'altra
lega allora stretta contro Napoleone ebbe
cattivo effetto e produsse la disfatta ad
Austerlitz; questa, ed i successivi avve-
nimenti riguardanti Russia e Francia^ a
tale articolo, a Germania, a Irghutebra
li riportai. Ritiratosi l'imperatore in Po-
lonia, perseverò la sua attitudine ostile, e
udì ben presto che la Prussia in meno
di un mese avea perduto l'intero esercito
e la maggior parte di sue provi nei e. Al-
lora ordinò una leva di 4oo,ooo soldati,
ed incominciala la lotta, i primi scontri
furono sostenuti dai russi con una fer-
mezza che' fece maravigliare i francesi;
successe un armistizio che fu prolungato
sino alla primavera del 1807. Intanto le
cose d'oriente per la Russia procedevano
vantaggiosamente; il Kanato di Kirvan
fu incorporato all'impero, si respinsero le
tribù del Caucaso fino vei*so l'Arasse, ri-
manendo i russi padroni deirinliero pae-
se. Ma i turchi indotti da Ne poleone rup-
pero in ostilità, furono sconfitti e poi sì
fece tregua.La sanguinosa battaglia d'Ey •
RUS 3ii
lau traVusst e francesi, si pretese guada-
gnata da ambe le parti;ma vi tenne die«
tro la presa di SLonigsberga e la rotta di
Friedland, gravi sinistri die indussero A.-
lessandro I al celebre colloquio con Na-
poleone sul Niemen, seguito dal memora-
bile trattato di Tilsit de'7 luglio 1807,
in cui la Russia rìconc^be Napoleone e
la sovranità de'3 suoi fratelli, restando
il re di Prussia spogliato della maggior
parte de'suoi stati. Acquistò la Russia per
tal pace la provincia di Bialistok,in cam-
bio della signoria di Jever, riunita al re-
gno di Westfalia; impegnandosi inoltre
Alessandro Idi sottoporsi alle conseguen-
ze del famoso sistema continentale, se la
sua mediazione con Inghilterra fosse ri-
masta inefficace. Sembra che questo trat-
tatosi facesse dalla Russia e da Napoleone,
solo per guadagnar tempo: nondimeno
Alessandro I si mostrò fedelissimo alleato
di Francia, e professò in ogni inconti'o al-
tissima stima e costante ammirazione pel
grand'uomo che la governava. Nel 1808
Alessandro I rivolse le sue armi contro
il cognato re di Svezia, pel compimento
del sistema continentale; invase ia Fin-
landia e per sempre l'incorporò alla Rus-
sia, con che provenne ad essa il primato
sul Baltico, e guarentì la sua metropoli
dai pericoli ai quali la Svezia l'avea so-
vente esposta. Napoleone combattendola
Spagna, in ottobre 1 808 volle confermar-
si nel congresso d'Erfurt dell'amicizia del
monarca russo, il quale die al suo formi-
dabile alleato molteplici contrassegni di
crescente e singolare estimazione; tutta -
volta Napoleone fece qualche doglianza
sull'invasione della Finlandia,che profon-
damente offesero Alessandro I, per cui nel-
la guerra che di nuovo arse tra Austria
e Francia, a questa solo fornì 25,ooo uo-
mini, in vece de'promessi i5o,ooo,man-
canza di cui fu punto vivamente Napo-
leone. Per risarcire possibilmente i sud-
diti delle perdite che pativano,per lo stato
ostile con Inghilterra, chiuse gli occhi a
diverse infrazioni, nell'accesso dato a di-
3i2 RUS
Tersi vaioelli inglesi ne'porli russi. Nel fi-
ne del 1809 i russi ripresero le ostilità
oo'turchi, e continuò la guerra sino al
1 8 1 1 . Divenendo le invasioni di Napoleo-
ne sempre più minacciose per la Russia,
Alessandro I nel maggio 1 8 1 2 si pacificò
colla Porta colla mediazione dell'Inghil-
terra, e fruttò airimpero l'intiera Ressa-
rabia, un 3.*^ della Moldavia e varie al-
trefortezze. Quasi tutta la terraferma ub-
bidiva alleleggi di Napoleone; Alessandro
I conservava qualche indipendenza, ma
presto l'avrebbe perduta se non avesse
ceduto a tutte l'esigenze del sistema con-
tinentale; fermissimo di conservarla, si
preparò alla guerra, avendo penetrato il
gigantesco progetto di Napoleone di vo-
lerla portare nel centro del suo impero.
Le sue truppe erano meno numerose di
quelle di Napoleone, a cui tutte le nazio-
Kli europee aveano dato i loro contingen-
ti, ed erano anche meno agguerrite, ma
aveano somma disciplina, ed egual fidu-
eia nel loro sovrano: la rigidezza del cli-
ma, la vastità dell'immenso impero, e la
risoluzione di tutto sagrificare per salva-
re la patria, considera vansi di gran peso
nella bilancia in favore de'russi. 1124^*
gosto 18121 francesi passarono il Niemen
(leggo nel Manuel des Dates, che65o,ooo
uomini tra francesi e alleati, a'i o aprile
si posero in marcia verso la Russia), ed
Alessandro I notificò al suo esercito la
guerra, con un notabile ordine del gior-
no. Secondo il predisposto sistema di di-
fesa, il i.** esercito russo si mise ben pre-
sto in ritirata verso laDwina e il Doieper.
1 russi sotto il prediletto loro generale Ku-
tusow, combatterono sulle sponde della
Moskwa con sì ostinato valore, che non
avrebbesi saputo a chi fosse rimasta la vit-
toria, se essi non avessero abbandonato
le posizioni che aveano sì ostinatamente
difeso. Napoleone entrò in Mosca (^.)>
ma nel dì seguente a consiglio di Rostop-
chine gli abitanti fecero il patrio sagrifi-
zio delle loro case, poiché per opera loro
vi divampò un orribile incendio, e in pò*
RUS
chi giorni quasi 9 decimi di essa furono
preda delle fiamme: altredevastazioni fu*
rane operate dagli stessi francesi. Dopo 35
giorni d'aspettazione funesta, Napoleone
abbandonò Mosca e mosse contro Tarma-
ta russa, che gli resistette con sommo vi-
gore nella formidabile posizione di Malo-
Jaroslawitz. Allora, troppo tardi conosciu-
ta la grandezza del pericolo, non gli rima-
se altro spediente, che una ritirata pre«
cipitosa già troppo differita, ed i russi e
i cosacchi non ebbero più che ad insegui*
re un esercito rifinito di fiitìca, tormenta-
to dall'eccessivo freddo e dalla fìime, e del
quale forse neppure un soldato avrebbe
riveduto il patrio suolo, senza alcuni er-
rori commessi dai generali russi. Della ca-
tastrofe sofferta dal floridissimo esercito
francese in questa disastrosa campagna,
del suo colossale numero, delle sue fune-
stissime conseguenze, di quelle fetali per
Napoleone, e degli autori che ne scrissero
l'interessante istoria, parlai in più luoghi
e massime ne' voi. XXVIl, p. i3o eseg.,
XXIX, p. 196 e seg.,XXXV, p. 1 15 e
seg.,LI, p. 20 1 e seg.,LVI, p. 70. Inoltre
si possono leggerei Segur,£r£s/o/re deNa-
poleon et de la grand ar mie dans la guer-
re de Russie en 1 8 1 3, Paris 1 825. GH'
taliani iuRussia^ Italia 1 826. Storia del*
r ultima guerra tra le alte potenze alleale
e la Francia, che comprende le 3 memO"
rabili campagne in Russia, nella Germa^
nia e in Francia, Firenze i8i4- E<* no-
torio che tutti gli alleati di Napoleone, do<
pò la sua rovinosa catastrofe nel nord, con-
cepirono la speranza di scuotere alfine il
suo giogo; il redi Prussia fu ili. ^ a staccar-
si dall'alleanza co'francesi e si oollegòcon
Russia ; la Svezia fece lo stesso, sebbene
un francese ne avea occupato il trono; al-
trettanto eseguirono molti principi della
confederazione del Reno, e questa dovet-
te considerarsi distolta. Non pertanto l'è*
roica bravura e alti vitàdiNapoleonegi un*
sero a tanto che ledue vittorie diLutzea
e di Bautzen poterono di nuovo stordir
l'Europa, e porre io gran dubbiezza la so*'
RUS
spirata emancipazione. Alessandro I in*
tanto teppe indurre T imperatore d'Au-
stria Francesco I e suocero di Napoleone
ad unirsi ai nemici di Francia. Alla san*
guinosa battaglia di Dresda de*'a6, 37 e
a8 agosto i8i3, il monarca russo videsi
cadere a fianco il generale Moreau col-
pito da una palla di cannone. Ma questa
sconfitta fìi l'ultima sofferta dagli alleati:
li 16, 1 7 e 18 ottobre successe quella ter*
ribile dì Lipsia, in cui Napoleone peixlè
mela del suo esercito, ed egli stesso non
iscampò che per fortuna dall'essere fatto
prigioniero. Dopo quella grande vittoria,
gli alleati non ebbero che a marciare trion«
fai mente fino alle sponde* del Reno. Wi
gl'imperatori di Russia e d'Austria, ed il
rediPmstia mandarono a Napoleone nuo*
ire proposte di pace, che non vennero ao«
cettafe, essendo comune intendimento la
restaurazione de'Borboni. Invasero dun-
que la Francia, ed Alessandro I entrò in
Parigi a'3i marzo 18 14- Allorché il se-
nato di quella metropoli ebbe pronun-
ziata la detronizzazione di Napoleone, A -
lessandro I restituì tutti i prigionieri che
erano in Russia, e quelli fatti da'russi nei
dintorni della stessa Parigi ; indi si recò
incontro a Luigi XVIII fino aCompiè-
gne, e visitò l'ex imperatrici Giuseppina
e M.* Luigia. Partì poi per l'Inghilterra,
ove fu accolto con isplendida gioia; poscia
ritornò in Russia e in Pietroburgo il 25
luglio, indicibilmente festeggiato. Conclu-
se in quell'anno un trattato colla Persia,
che produsse grande aumento di territo-
rio, per cui estese il dominio russo dal
mar Nero al mar Caspio senza interru-
zione. Intervenne poi Timperatoreal con-
gresso di Vienna, apertosi il 27 novem-
bre; mentre sta vasi per sciogliere il con*
gresso,si seppe lo sbarco di Napoleone in
Francia; egli si preparò tosto alla guer-
ra, e sottoscrisse a' 1 5 marzo 18 1 5 la fa-
mosa dichiarazione: Essersi Napoleone,
quale nemico e turbatoi*e della tranquil-
lità d'Europa, abbandonatoalla pubblica
vendetta. Essendosi Pio VII rifugiato a
RUS 3iS
Genova, Timperatore volle dimostrarglif
la sua affezione e ri verenza, facendolo vi «
sitare dal generale barone di Thutll, coit
lettera nella quale espresse l'interesse che
prendeva per la conservazione de'tempo^
rali dominii della chiesa romana; ed in
fatti nel congresso di Vienna dipoi giovò
colla sua autorità e propensione alias. Se-
de, alle eloquenti note e perorazioni di*
plomatiche del celebre cardinal Consalvi,
per la restituzione al dominio temporale
del Papa, delle provincie chiamate Lega-
zioni. Mosse A lessandro I 170,000 uomi-
ni contro Francia, ma non poterono ar-
rivare che dopo la celebra tissi ma batta-
glia di VVaterloo, della quale riparlai nel
voi. L, p. 147; e l'imperatore tornò in
Parigi Ti i lugJio, ed ivi segnò il famige-
rato trattato della santa alleanza, resti-
tuendosi in Pietroburgo a' 1 3 dicembre.
Recatosi a Mosca, espresse il suo profon-
do dolore pegl' infortuni spaventevoli. sof-
ferti da quella fedele città: numerosi be-
nefizi, fabbriche ed istituzioni illustraro-
no quest'epoca del suo governo, tra gli al-
tri la fondazione di una marina militare
proporzionata alla vastità del suo impe-
ro. Nel 1818 in Varsavia aprì la dieta,
e visitò poi le provincie meridionali dei
suoi dominii, segnalando questo viaggio
di i5oo leghe, con moltissimi atti di mu-
nificenza e di utilissime fondazioni. Nel
cader dell'anno passò al congresso d' A-
quisgrana, dove fu il i.^ad alzar la voce
in favore di Francia, che a lui è debitri-
ce d' un forte ribasso dell* ingente som-
ma che i vincitori l'aveano condannata
a pagare. Reduce a Pietroburgo si occu*
pò di nuovo della felicità de'siioi suddi-
ti, e se prese qualche abbaglio, rette ne
furono le intenzioni. Narrai a Polonia ed
a Plosko, che Alessandro I eresse in re-
gno la Polonia, e ne prese il titolo di re;
la dichiarazione in favoi*e de' numerosi
sudditi massime polacchi della religione
cattolica, per la quale stabilmente accre-
ditò e istituì in Roma una legazione di-
plomatica russo-polacca e permanente,
3i4 RUS
destinandovi pel i."* il cav. Ilalinski, il
quale sottoaa'isse il concordalo per la rior-
dinatione delle sedi vescovili dì Polonia,
ch'eseguì /VoF//^*e accennai i motivi pei
quali l'imperatore fu costretto di fare u«
scire dall'impero i benemeriti gesuiti, che
la Galizia si chiamò felice di poter accO'
gliere, cioè per la gelosia del clero russo,
spaventato in vedere i numerosi proseliti
che facevano al cattolicismo, contro le leg-
gi dell'impero che lo divietano: a Kiovi 4
poi dissi in quanta riverenza tenne Ales-
sandro 1 la chiesa rutena; e nel voi. LI V
quanto può riguardare il ministro diplo-
matico in Roma. Tutta volta, e ad onta
che in Russia nel periodo circa di mezzo
secolo sieno stati inviati 4 prelati col ca •
rattere di nunzi e ambasciatori straordi-
nari; a fronte di detto stabilimento della
legazione russa in Roma, ancora la s. Se*
de non ha potuto ottenere, per quante i«
stanze abbia fatto, di poter mandare un
suo rappresentante in Russia,e residente
presso l'imperiale e regia corte, dal quale
possa essere informata della vera situa-
zione delle cose cattoliche in cosi ri mote
contrade. Il diritto di correspettività da*
rebbe un giusto titolo, perchè tale do*
manda fosse finalmente esaudita, dai noti
sentimenti di equità e di giustizia che ri-
splendono nel monarca che con tanta sa-
viezza regna. In Pietroburgo Alessandro
] chiamò i domenicani di Lituania pel ser-
vìgio della chiesa cattolica, e per Tedu-
cazìone de'giovani della medesima. Nel
1820 Alessandro landò al congresso di
Troppau, poi trasferito a Lubiana, ove
Pio VII mandò il cardinal Spina e mg.^
i^z/o (^.)^ co'q uà li ancora Timperato*
re espresse l'ardente suo desiderio di re-
carsi a Roma, avendo invidiato il gran-
duca Michele suo fratello che l'avea vi-
sitata, e ricevuto da Pio VII al modo che
toccai nel voi. LUI, p. 1 63; dipoi risol-
vette effettuarlo e ne fece avvisare Leone
XII; ma la morte gl'impedi il vagheggiato
desiderio, come notai nel voi. XXXVIII,
p. 57. Siccome Alessandro I nutrì sem-
RUS
pre le pih vive sollecitudini, deferenza e
venerazione pet* Pio YII>epiti d'una vol-
ta a veagli scritto di amare visi tarlo, giun-
se a scrivere airitalinski: Io vorrei essere
mìo ministro inRoma. Nell'ottobre 1822
l'imperatore fu anche al congresso di Ve-
rona. Insorsero dissapori colla Porta, la
quale credeva insorta la Grecia(F'.) con
l'intelligenza russa, ma furono sopiti. Nel
1824 Alessandro I soffrì grave malattia,
nelqual anno avvenne la disastrosa inon-
dazione che rovinò la fortezza di Cron-
stadi, e fece gravissimi danni a Pietro-
burgo. Neirautunno 1825 si recò aXa*
ganrok, ove trova vasi da qualche tempo
l'imperatrice, indi visitò la Crimea, e tor-
nato a Taganrok seco portò il germe del
male che dovea rapirlo. A'27 novembra
gli fu dichiarato il suo imminente peri*
colo, e morì il So fra le braccia dell'im-
peratrice Elisabetta. La sua morte pro-
dusse grandee sìncero doloreio-tutto l'im-
pero, e vi prese affettuosa parte quasi tut-
ta l'Europa, sul destino della quale egli a«
vea efficacemente influito. Napoleone dis-
se di lui: Se muoio, egli sarà il mio erede
in Europa. Bello ed elegante della per-
sona, come tutta la sua famìglia iaiperia-
le, fu ornato di molte virtii, cortese e u-
mano; parlando e scrivendo bene il fran-
cese e l'inglese. La. storia di questo gran
monarca si collega streltamen te a quella
dell'intiera Europa^ del i." periodo del
corrente e memorando secolo XIX, per
cui trovai indispensabile allontanarmi
dalla mia brevità. Vi sono una dozzina
e pili di opere, e in più lingue, che ne de-
scrissero le gesta: in alcune si sospetta che
gli fosse propinato il veleno, altre rìgel«
tano e confutano quesl'assei*zione; altri
infine scrissero che il male sì esacerbò pel
profondo dolore da cui fu compreso in
sentire che si cospirava contro la sua vi-
ta da persone che avea beneficato. Da di-
verse di esse pure si ricava la grandissi-
ma propensione che nutriva pel cnttoli-
cìsmo, e vi fu alcuno che giunse affer-
mare che segretamente fosse cattolico. Ne*
RUS
gli Annali delle scienze religiose t. a, p.
283, vi è un articolo intitolato: Sentìmeti'
ti religiosi deW imperatore Alessandro L
Da questo si apprende, che Dio toccò il
suo cuore a segno, che in tutti i suoi im-
barazzi e bisogni, ricoi*se a lui con fidu-
cia^ e ne ricevè lumi e conforti; ch'ebbe
una fede viva, sincera, illuminata, corro-
borata dalle profonde cognizioni religio-
se, che avea attinte dalla s. Scrittura, re-
citando quotidianamente e con divozio-
ne il salmo 90. La magnanimità del cuo-
re religioso di Alessandro 1 viene pure
espressa nell'articolo pubblìcuto eziandio
in Boma a p. 89 del Coslituzioaale Ro*
mano del 1849» con questo titolo: Falli
storicij lettere autografe dell'imperatore
Alessandroljsua morte cattolica . 1 n que •
sto celebrandosi le sue eccellenti qualità,
le viilù pubbliche e private, del rispetto
e amoi*e universale ch'erasi procacciato,
che perciò n'ebbe ricompensa ancora in-
nanzi a Dio, e si aggiunge. »• In una cir-
costanza ove si trattava d'una persona di-
vota, sulle gesta della quale la Chiesa un
giorno dovrà portare una sentenza che
innalza i santi sugli altari, un venerando
religioso depositava quanto appresso. —
Le cose più lontane vedea, egualmente
che le più vicine. La morte dell'impera-
tore Alessandro, i motivi.... la sua anima
è in luogo di salute, per aver usalo mi-
sericordia ai suoi prossimi, per avere ri*
spettalo.... il sommo Pontefice e protetto
la cattolica Chiesa, il Signore gli diede il
lume e grazie opportune per salvarsi. — -
D'altronde sappiamo da fonte slcura,ch'e-
sistono in Roma ed altrove ancora docu-
menti autentici comprovanti la moi'tecat-
tolicadel pio imperatore.Non dubito pun-
to pregare per lui, dice va Gregorio XVI."
Veramente questa proposizione io non la
intesi mai dalla bocca di quel gran Papa,
bensì di frequente soleva dirmi, ritenete
essere morto Alessandro 1 cattolico; an-
zi nella sua somma benignità per me, si
degnò confidarmi un segreto, con ingiun-
zione di non manifestarlo vivente lui, e
RUS 3i5
il cardinal Orioli, che avea elevato a tal
dignità. Essendo ambedue passati agli e- .
terni riposi de'giusti, a gloria della s. Se-
de, e de'3 personaggi nominati, repiJ|to
conveniente qui svelare il segreto copian-
dolo da un foglio, che io scrissi appena
ricevuta la benevola partecipazione, onde
un giorno non alterare sillaba del pro-
nunziato dalla veneranda bocca di Gre-
gorio X VI. =:L'imperatore di Russia A •
lefsandro I, mandò ilgeneraleN.aPapa
Leone XII per comunicargli segretamen-
te la sua viva propensione alla religione
cattolica, e il desiderio di volei*sene istrui-
re pienamente. Il personaggio, domanda <!
ta .udienza al Pontefice, appena giunto
alla sua presenza, cavatasi la spada s'an-
nunziò per cattolico, volle confessarsi, e
manifestò l'alta missione; aggiungendo
che l'imperatore domandava per l'istru-
zione un monaco camaldolese (forse per-
chè apostolo de'russi fu s. Bonifacio ca-
maldolese, di cui sopra tenni proposito,
ealtri camaldolesi vi riceverono come lui
la palma del martirio; o forse tratto dalla
fama dell'allora vivente cardinal Zurla,
il quale a richiesta del conte Romanzow
illustrò diverse carte riguardanti la geo-
grafia dellaRussia, per cui si disse averlo
Pio VII creato cardinale a premura del-
Timperatore Alessandro I: piuttosto i mo-
livi della esaltazione dell'ottimo e dotto
cardinal Zurla,sono quelli che indicai nel
voi. LUI, p. 169), ovveit) un religioso
de'minori conventuali. Accoltasi con le-'
tizia da Leone XII la proposizione, di sei*a
mandò con una carrozza palatina a pren-
dere nel monastero camaldolese di S.Gre-
gorio al Monte Celio, il p. d. Mauro Gap*
pellari abbate del medesimo e vicario ge«
nerale di sua congregazione (probabil-
mente, perché in lui a quelle qualità su-
blimi, che poco dopo lo stesso Leone XII
proclamò in concistoro, e fece pubblica-
re, the riportai nel voi. XXX Vili-, p. 65 e
69,si univa la piena cognizione degli afiliri
ecclesiastici di Russia, i quali dopo il ritor*
uodiPio VII in Roma neli8i4>disuoor-
3i6 RUS
dine il cardinal Coosai vi glieli affidò e con*
tinuò a studiare e trattare anche nel car-
dinalato). Giunto questo dottissiuio ed e-
flemplare religioso a' piedi di Leone XII ^
questi lo pose a parte del segreto, e riu-
nito a recarsi in Russia alla gran missio-
ne (certo che felice e ubertoso ne sarebbe
stato il successo). Il p. abbate Cappellarì
con modestia supplicò di esserne dispen*
sato, e fra'motivi che addusse, vi fu quel-
lo d'ignorare la lìngua e nella sua età non
essere fiicile l'apprenderla. Allora il Papa
l'interpellò se conosceva altro individuo
che credesse opportuno all'uopo, o che
proponesse un frate conventuale. Il p. ab-
bate nominò il p. Anton Francesco Orio-
li, che riuscì di piacimento al Papa. Posto
il p. Orioli a parte dell'importante mis-
sione e accettato l'incarico, il Papa gli fe-
ce conoscere il generale N. Mentre egli
andavalo istruendo di quanto era neces-
sario sapere, e si disponevano alla parten-
za per Russia, giunse in Roma l'infausta
notizia della morte immatura, e forse non
naturale, dell'imperatore Alessandro I, e
svanirono le belle speranze concepite, ri-
tenendosi per certo esser egli morto cat-
tolico. =:
Secondo l'ordine naturale di succes-
sione, do vea montare sul trono d'Alessau'
dro I il fratello granduca Costantino, ma
questi ne avea emessa formale rinunzia
a'24 maggio 1820, quando sposò la con-
tessa Grudziuske principessa di Lowicz,
e debitamente ratificata. In conseguenza
ereditò l'impero il magnanimo e regnan-
te Nicolò I, ch'erasi nel 1817 sposato alla
regnante imperatrice Alessandra Feodo-
rowna sorella dell'attuale re di Prussia,
e dalla quale nacque fiorente prole;aven>
do subito Nicolò I mostrato eroica fer-
mezza e valore nello spegnere le già scop-
piate civili discordie. Imperocché narra
il citato ab. Bellomo t. 2, p. 228, che nel
salire al trono dovette vincere gl'insani
sforzi d'una fazione che in Pietroburgo
avea fatto traviare dalla dovuta fedeltà
alcune compagnie di soldati. Quella fa-
RUS
zione avea ramificazioni nell'esercito di
Bessarabia, che si rannodavano a vastis-
sima congiura sordamente ordita dalle
società segrete, che in seno della Russia
covavano fino dal 1 8 1 6, i capi delle quali
avevano formato l'esecrabile disegno d'at-
tentare a'preziosi giorni di Alessandro I,
per sconvolgere le istituzioni dominanti
in Russia. A tali cospirazioni erano unite
le società segrete dì Polonia, tutte origi-
nate da quelle di Germania, distinguen-
dosi la società degli slavi uniti,che mirava
a fare una cepubblica federativa di8 gran-
di regioni slave, includendovi la Boemia,
Moravia, Moldavia e la Vallachia. Aven-
do l'imperatore fatto cadere a vuoto que-
ste ree macchinazioni, si recò per la sua co-
ronazione aMosca,chequal fenice è nsorta
più bella dall'incendio. Colse sì fausta oc-
casioneLeone XII,per inviare a Pietrobur-
goin qualità d'ambasciatore il celebrego-
vernatoredi Roma mg.rBernetti,poi car-
dinale e segretario di stato,a(fincbè all'au-
gusto sovrano recando le sue congratu-
lazioni, gli raccomandasse vivamente i
cattolici della Russia e di Polonia: fu ri-
cevuto con gran distinzione, riuscì gradi-
tissimo, e l'imperatore oltre altre dimo-
fitrazioni di benevolenza lo decorò dell'or-
dine dell'Aquila bianca (da ultimo morì
e meritamente fu celebrato nelle Brevi
memorie del cardinal Tommaso BerneU
ti, Pesaro i853). La coronazione seguì
a'3 settèmbre 1 826,ed a'24 omaggio ^ 829
in Varsavia come re di Polonia. Riporta
il cav. Artaud nella Storia di Leone XTI,
che questo Papa in udire come Nicolò I
avea segnalato la solennità della i.* coro-
nazione, con molti alti- di clemenza, escla-
mò: E' un'amnistia piena di magnanimi-
tà e di coraggio, e degna di Enrico IVI
Il ministro Italinsky non cessava mai di
vantare all'imperatore l'ingegno e le uti-
li apostoliche fatiche di Leone XII. Nella
biografia di questo Papa ricordai, come
dal balcone del ministro Italinsky, ascoi*
tò le missioni che si predicavano in piaz-
za Navona. 11 medesimo Artaud nei t. 3,
RUS
p. 220, sempre veneratore di Roma, ivi
innalzando all'imperatore Nicolò I, nelle
vertenze religiose tra la s. Sede e la Ru8«
sia in tempo di Qregorio XVI, fervorose
preghiere perchè volesse interamente dis-
siparle, fra le altre cose così parlò.» Gran
Principe, voi istesso^ divenuto monai*ca,
voi avete nobilmente significata la vostra
stima al p. ab. Cappellari, di cui eravi
Stata presentata un'opera (forse: // trion*
fo della s. Sede e della Chiesa contro gli
assalii de* novatori^ combattuti e respìnti
colle stesse loro /7r/7ii^ dedicata a Pio VI
nel 1 799) tutjta imbevuta della più pura
morale delledottrine cattoliche, e di quel-
lo spirito d'ordine che non sapi*ebbesi mai
abbastanza divulgare in questi tempi di
torbidi e di ribellioni. Il cav. Italinsky ha
presso la s. Sede, in nome vostro, solle-
citato l'onore della porpora per questo
dotto religioso. Io noi poteva ignorai^,
perocché il vostro ministro mi ha pregalo
(era l'Artaud incaricato d'afiari di Frau-
da in Roma) di parlare di questa doman-
da col Pontefice Leone XI I ,eVostra Mae*
sta ha dovuto, più che qualunque altro
sovrano applaudire all'hinalzamento al
trono del Pontefice da tanti vostri suffra-
gi assistito (posseggo su ciò lanuta con-
fidenziale scritta dal principe di Gagarln
ministro di Russia in Roma al cardinal
fiernetti); ed anche prima di questo fatto,
rimasto segi*eto sin qui, i vostri ministri
non hanno mai potuto credere che un
Pontefice Romano negligentasse i suoi do-
veri; i vostri ministri diversamente opi-
nando, si sarebbero eminentemente- in-
gannati.Tutti i doveri dogmatici sono sta-
ti compiuti con un sublime coraggio in
faccia al m'ondo intero^ a gloria eterna
di Roma, tanto dal Pontefice, quanto da
chi l'aiuta nelle sue apostoliche fatiche
(il cardinal Lambruschini)". Rispettando
il benemerito storico cav. Artaud, per la
diplomatica posizione in cui gli fu dato
conoscere i più reconditi segreti, quanto
alla, creazione del p. Cappellari in cardi-
-nale^ essa data dal 21 marzoiSaS^eTim-
RUS 317
peratorè Nicolò I salì al trono il i .^ dicem-
bre successivo; quindi il cardinalato del
p; Cappellari fu da Leone XII pubbli-
cato il i3 marzo 1826. Laonde, quando
Leone XII avrà ricevuto le preziose pi*e>
mure dell'imperatore Nicolò I, si sarà
grandemente compiaciuto di quanto a-
vea già disposto con riserva in petto, con-
fermandosi nell'ottima scelta, e ben a ra-
gione per la riuscita che fece felicissima.
Usuo impero è divenuto celebre per gran-
di avvenimenti, contribuendo potente*
mente Nicolò I ai rapidi e splendidi pro-
gressi de'russi nelle arti, nelle scienze, ed
in qualsivoglia specie d'incivilimeuto,per-
fezionando Tedificio della nazionale pro-
sperità innalzato dai suoi illustri prede-
cessori, massime da Pietro I, Caterina II
e Alessandro-I. La guerra contro la Per-
sia, in cui si cuoprì di gloria il principe
di Varsavia generale Paskewitscli, fini
colla conquista della provincia d'Eri vao.
Colla vittoria navale di Navarino, unita
la flotta russa a quelle inglese e francese
sull'ottomana, contribuì all'erezione del
i*egno di Grecia (/^.). La guerra colla
Turchia pose l'impero ottomano in grave
pericolo^ nella quale il valorosissimo ge-
nerale Diebitsch superando le gole del-
l'Emo o Balkan, produsse nel 1829 a'i4
settembre la pace d' A drianopoli, che con-
solidando l'indipendenza greca, procac-
ciò l'emancipazione degli armeni catto-
lici, ed ai vallachi, moldavi, serviani, ed
ai cristiani d'oriente dell'impero ottoma-
no solide guarentigie. La Russia con tale
trattato acquistò pure parte del pascià-
latteo d'Akhal-tsikhé,il resto della Guria
e le fortezze d'Anapa e Poti. Insorto nel
novembre il regno di Polonia ^^.j^ aven-
done seguito l'esempio da Lituania, laVo-
linia, ed altre antiche proyincie polacche,
r insuiTezione dappertutto fu completa-
mente vinta. Colla sua foi*za morale e ma-
teriale, col senno e colle armi nel 1849
l'imperatore, dopo aver con dolore ve-
duto il continente in bafiadi forze disor-
dinate»8oeseiocampoegraudementecoQ-
3i8 RUS
corse a ristabilire l'ordine politico scon-
volto in quasi tutta Europa, e partico-
larmente in conquìdere col l'imperatore
d'Austrìa la ribellione in Ungheria. La
guerra del Caucaso combattuta da'russi
contro il prode Sciamila sembra che ab*
bia duplice scopo; di sostenei*e que'con-
£ni, e di esercitare soldati e comandanti
nelle fazioni di guerra: forse se saranno
soggettate quelle tribù bellicose, allarghe*
ranno delle regioni caucasiche ì confini
dell'immenso impero, ed appresteranno
un passaggio ai conquisti nelle Indie o*
rientali. Nel 1 85a l'imperatore concedè
il diploma di principe regnante, con do-
«dinio temporale sui Montenegro in Al-
bania,airattualeWladika vescovo del me-
desimo di religione greco russa, il quale
risiède nella capitale Cettigna. Siccome il
Montenegro dai turchi si considera come
una provincia che dovrebbe appartene-
re al pascialàtico di Scutari^ a questo ar«
ticolo ne tengo proposito, ed ove dirò del-
la guerra di recente incominciata tra i
montenegrini e i turchi : talvolta «poca
favilla gran fiamma seconda" avendo per-
ciò le razze slave soggette agli ottomani
concepito speranze di emanciparsi. K più
d'un secolo che il Montenegro scosse il gio-
go turco, soggetto all'autorità spirituale e
temporale di detto $uo vescovo. Paté che
la Russia avrà un porto sul mare Adria-
tico, nella costa del Montenegro. Roma
in vari tempi fu onorata dalla eccelsa fa-
miglia imperiale. Nel iSagvi si recòla
granduchessa Elena, e fu distinta d'una
visita di Pio FIII{F.y Nel 1837 Gre-
gorio XVI accolse graziosamente e con
alti riguardi il granduca Michèle fratello
delTiraperatore e marito delia nominata
granduchessa. -Dipoi ricevette nel 1889
e affettuosamente il granduca eredita-
rio Alessandro, la cui bell'indole destò
particolare ammirazione nel Papa e ne
fu assai corrisposto, per l' interesse che
seppe ispirare all' eccellente principe, il
quale non solo si recò piò volte a visitar-
lo^ ma gli disse: Le impressioni ricevute
RUS
ingioventò giammai si cancellano; la del*
ce memoria di Vostra Santità la terrò
sempre scolpita nell'animo. Grato l'impe*
ralore alle pontificie amorevolezze, man-
dò a Gregorio XVf que'doni che notai
nel voi. XXXII, p. 323. Corona a tante
inesprimibili compiacenze e si può dire
al memorabile suo pontificato, Gregorio
XVI l'ebbe nel dicembre i845, per la
duplice e graditissima visita che ricevè dal
medesimo imperatore Nicolò I, che ral-
legrò anche Roma colla sua maestosa e
augusta presenza, ciò che celebrai nel voi.
XXXV 1 1, p. 42 e altrove, pi*endendo al-
loggio nel Palazzo Giustiniani (^.), nel-
l'abitazione del saggio conte di BoutenefT
suo inviato straordinario e ministro pie*
nipotenziario presso la s. Sede. Di questa
avve'ntui*osa venuta in Roma dell'impe-
ratore, ne'due abboccamenti profittò il
zelantissimo Pontefice, con esporre alla
benignità imperiale, eziandio colla elo-
quenza della viva voce, il suo paterno do-
lore pegli avvenimenti della chiesa cat-
tolica latina e rutena in Russia, e pei quali
per sagro e imperioso dovere del suo pon-
tificio ministe|*o avea fatto replicate rap-
presentanze (delle quali parlai a Gregohio
XVI, a KioviA, ed agli altri relativi ar-
iicoli) apostoliche contro gli atti de'suoi
ministri, per riparare al fatto e per mi-
gliorare la condizione de'numerosi (circa
12 milioni )cattolici del l'i m pero russò,che
teneramente con elFusione di cuore rac-
comandò alla saggezza, alla grandezza
d'animo, alla magnanima equità, patro-
cinio e clemenza del possente monarca,
che signore di se stesso non meno che del
vasto impero, il nobilissimo, retto e pru-
derle giudìzio, da tanto tempo foi*mano
la meraviglia dell'universo. Questi aven-
do tutti edificato colle dimostrazioni d'os-
sequio rese a Gregorio XVI,di cui fui for-
tunato e vicinissimo testimonio, restò in
modo particolare veramente soddisfatto
e contentissimo de'soavi e dignitosi modi
del Papa, e penetrato delle sue rimostran-
ze e zelo, gli fececoncepira liete speran-
RUS
le, di voler porgere a tutto sollecito prov«
vedimento. Nella camera deipari di Fran*
eia, neirindirizzo alla corona del gennaio
1846 si parlò ancora del viaggio deirim-
peratore di tutte le Russie a Roma, e del
suo colloquio col sommo Pontefice. Ecco
una parte di quel discorso. ** Il possente
sovrano al quale un uomo dì stato che
siede tra noi ha dato lode di essere mo-
narca giudizioso e conseguente, è andato
ad onorare in Roma la maestà disarma*
ta del Pontefice. Il che senza dubbio im-
porta qualche significante impegno per
Pavvenìre. Noi dobbiamo spepere, che da
questo colloquio, da questo accoglimen-
to^ da questo rispetto portato da sì lun-
gi, nascerà qualche cosa come la Religio-
ne r ispira." Ed in fatti, già per le chie-
se latina e armena fu effettuato, col con-
cordato concluso col regnante Pio IX,
die nominò a trattarlo il cardinal Lam-
bruscbini e mg.^ Gorboli Bussi, il quale
atto solenne riprodussi a Polonia (/^.).
Nutro confortante lusinga. di potercele*
brare altresì quanto riguarda i Ruteni
{^•)j e così il grand' imperatore avrà la
gloria di aver pienamente consolato tutta
quanta la chiesa cattolica, che registre-
rà il tuo nome a caratteri aurei e inde-
lebili, e consensi della piò riverente ed e-
tema riconoscenza. Inoltre GregorioXVI
provò la dolce soddisfazione di ricevere
ia granduchessa Maria Nicolowna figlia
dell'imperatore, col marito duca ^Iàs-
similiano di Leuchtenberg (del quale ri-
cuperò r appannaggio, di .che parlai nel
voi. XXXII, p. .326) principe d'Eìcb-
sladt (da ultimo defunto); il celeberri-
mo conte di Nesseirode, gran cancellie-
re dell'impero russo e Nestore di sua di-
ploitoazia; e nel 1846 ancora il grandu-
ca Costantino, altro degno figlio dèll'im-
peratore. Gli eccelsi suoi fratelli i gran-
duchi Nicolò e Michele, tael maggio i85a
visitarono Roma, e furono accolti dal Pa-
pa Pio IX, c«n tutte le diitfostrazioni do-
vute all'alto loro rango, e dichiararono
al cardinal Lambruschini l'estimazione
RUS 3i9
del loro imperiai genitore. Nel n.* 3 del
Giornale Romano 1848 si legge un ar-
ticolo di mg.'^ Marino Marini canonico
Vaticano, su 3 edificanti pellegrine russe
che presentarono nella basilica di s. Pie-
tro di vote oblazioni al principe degli a-
postoli^per sciogliere un loro voto.Questo
omaggio religioso consisté in un tappeto
tessuto in oro e lana, e denaro per farvi
ardei*e ceri. Con siffatta dimostrazione le
pie russe dierono a conoscere d'essere pe-
netrate di que'sentìmenti,che tante volte
formarono la gloria de'Ioro padri, allor-
quando sino dai remoti tempi gli abitan-
ti delie regioni settentrionali tributaro-
no speciali ossequi alle sagre ceneri de'ss.
Pietro e Paolo. Mi piace e trovo oppor-
tuno di terminare questo articolo , con
riportare quanto si legge dell'imperatore
Nicolò I, nella Gazzella uffiziale di F^ien*
na^ e che vxc^l'vo^M* Osservatore Roma*
no de' 18 maggio i85i. » Sono trascorsi
1000 anni, dacché, dalla fondazione di
Rorik, sull'elevata pianura fra le sorgenti
del Volga e del Dnieper, crebbe, da cin-
que tribù slave, la potenza colossale della
Russia. Fra breve le campane di Mosca
e di Pietroburgo festeggieranno 1 000 an«
ni d'esistenza; ed in Asia e nell'America
del Nord, dalle steppe gelate della Sibe-
ria fino ai confini ìdeirÈuropa centrale,
le più varie razze di popoli parteciperan-
no alla festa. I fogli della storia russa par-
lano in siffatta occasione, per così dire,
da se,jndicaodolediverseepochej dal con-
tatto coll'impero bizantino e dalla lotta
contro i tartari, fino alla fondazione di
Pielroburgo,'ed all'incendio di Mosca che
chiuse un'era di grandi commovimenti,
a guisa d'un'ecd tombe dedicata alla di-
vinità. Quello ch'é la Russia, essa lo di-
venne per opera de'snoi grandi monar-
chi. Pietro l il Grande W i,^ imperatore,
salutato come tale dal senato, dal sinodo
é dal popolo' entusiastato. Caterina II e
l'imperatore Nicolò 1 grandeggiarono, co-
me apparizioni colossali, in mezzo al tor-
rente della storia de'tempi;e ia vita di essi
320 AUS
contiassegnn eziandio T èpoche più im-
portanti delio sviluppo delia Bussia. La
positioDe e la grandezza che ora mostrar
può ia Russia, essa la deve specialmente
all'imperatore regnante. Allorché l'im-
peratore I^icolò 1, più di 25 anni fa, as-
sunse le redini del governo, il vasto im-
pero sentiva ancora gli efTelti dannosi del-
le grandi guerre. Continuava qua e là u-
iia sorda agitazione.Coi soggiorno in istra-
iiierì paesi si erano fatte strada idee stra-
niere; le finanze erano rovinate; e mai-
grado molli tentativi di riforme, pochi
migiioramenti erano passati nel cuoredel-*
la nazione. L'imperatore Nicolò I, subito
dopo la sua assunzione ai trono, comin-
ciò con mano poderosa ad ordinare e sa-
nare. Regolò i rapporti monetarii, diede
all'impero un codice generale, perfezionò
l'apiministrazione. Il soldato si rallegrò
presto di servire per ud minore periodo;
l'abitante della campagna rallegrossi di
speciale raddoppiata attenzione; alla co-
struzione di canali e strade, seguì quella
dellestrade di ferro; fiorii'ono il commer-
i:io e l'industria. In tutto però l'impera-
tore si attenne fermamente ad un punto
di situazione strettamente russo. Cercò
di risvegliare in tutte le classi della so-
cietà una coscienza più nobile della po-
tente patria, e fu presto lieto di risultati,
che premiarono le sue cure. La forza pro-
duttiva dei suolo'da i eoo anni coltivato,
. manìfestossi nel più splendido modo. la
mezzo a tutti questi sforzi, domina, oltre
a ciò, come pensiero dirigeote, l'idea del*
l'ordine, che anima vivamente l'illustre
sovrano. Essa è la somma m'orale della
sua vita, l'impulso d'ogni sua attività. Il
potente suo spirito cerca di raggiungere
e di riacquistare questo scopo in ogni ri-
guardo. Questa direzione, coerentemente
seguita per molti anni, operò che in un
tempo, nel quale l'Europa centrale chì-
nossi per un momento dianzi all'urto
d'un'inaspeltata bufera, nei quale la stes-
sa Inghilterra fu sorpresa da brivido feb-
brile, e gli elementi conservatori, sebtte-
RUS
ne apparentemente, pure cedettero, la
Russia, irremovibile e non attaccata, ap*'
parve come il baluardo e la colonna del-
l'ordine politico e sociale. La'Provviden*
za permise agl'instancabili sforzi dell'im-
peratore di poter far conseguire anche ai
suoi alleati in vicini paesì,o mediante aiuti
morali, o mediante soccorsi immediati,
ciò ch'egli aveva ottenuto all'interno, la
signoria, cioè iiconsolidamento delle idee
d'ordine. La potenza della Russia fu con
saggia moderazione adoperata soltanto a
ridonare ai più presto e dappertutto a-
gli elementi conservatori ia necessaria in-
dipendenza. Con questa posizione della
Russia nel mondo, l'imperatore ha fatto
certao^ente ai suo impero il più prezioso
regalo, onde solennizzare la sua millena-
ria esistenza. La sua effigie si associa già
adesso alle più importanti fra quelle dei
suoi predecessori. Si capisce in tutti i paesi
della terra, che l'energica volontà, l'alta
attività, le profonde vedute di questo mo-
narca, sono quelle che sollevano la gran-
dezza della Russia, e che sono così affidati
all'avvenir di quell'impero, semi del piùe-
steso sviluppo.Che scora tempi più favore-
voli hanno ridonato,quasi in lutti gli stati
europei^'agl'interessi conservatori il domi-
nio nella forza loro propria fondato, ciò
no n può se non accrescere i n teresse per u na
creazione di looo anni, ia quale nella
giovanile sua forza intrecciò da se stessa
corone non appassibill per la grande so-
lennità. Mediante l'ordine ed il principio
monarchico, la Russia diventò in looo
anni quello ch'è". A' 1 6 agosto 1 852, in
nome del Papa Pio IX, fu pubblicata in
Roma la Dichiarazione o Trattato con-
venuto fra il governo pontificio e quello
dell'imperatore di tutte le Russie, per un
reciproco accordo di eguale trattamento
de'legni marittimi ne' por ti d'ambedue gli
stati, circa là percezione ^e'dazi, diritto
di navigazione o di dogana,dovendost ri-
guardare come legni naziqpali. Questo
trattato ei» stato concluso e sottoscritto
il 6 del precedente iugiiodal cardinal An*
toudli ft ftf o»^--^^ di si . ' ' '( < ^. A.
Ikiliouleiiefiì invialo &i '-t. e mi-
uistro pleDÌpotenziariu ^ a 8.Sede.
Ai già rammentati sloi'iui «mperocli
tutte le Russie, aggiungerò i guenti. Mc'
morie istpnche^poUùche e inHUari della
Russia dal 1 728 al i ^^^^con una idea
succinta della milizia^ della marina^ del
commercio^ ec. di quel sbasto impero j o-
pera serilia dal generale De Manstein^
Lipsia 1 7 7 1 . Le Cierc, Storia della Rus»
«ùiy Veuezia 1 785.Cav.CompagooDÌ,^iro-
ria dM impero russo ^ Koma i32g. Le*
vesque. Storia di Russia^ Milano 1826.
Chitkof, Ristretto della storia russa^ Mo-
sca i835. Glinke, Storia deUa Russia^
Mosca i8i8.Pagodine, Compendio della
storia riissa, Mosca 1 835.
EUSTlGlAJ!ÌA.Sede vescotiledi Nu-
midia della provincia Bizacena, neli' A-
frica oocìdentale, sotto la metropoli di
Cirta. Sì conoscono due vescovi, Leonzio
del 4 1 1 donatista, e Donalo cattolico per
cui nel 484 fu esiliato da Unnerico re dei
vandali. Morcelli, Afr, dir,
RUSTICI Rustico, Cardinale. Ro-
mano, cbe.Onorio II nelle tempora di di-
cembre i 1 37 ci*eò cardinale diacono di s.
Giorgio ia Yelabro e arciprete della basi-
lica Vaticana, e sottoscrisse il suo nome
in una bolla deli 128. Si trova pure tra
gli elettori dell'antipapa Anacleto li nel
ii3o.
RDSTICLà o rustica (s.), abba-
dessa di s. Cesario d'Arles. Nacque a Vai*
son nella Provenza l'anno 555, di nobile
fiimiglìa, e perdette il padre lo stesso gior-
no della sua nascita. In età di 5 anni fu
rapita da un signore chiamato Cberano,
col progetto di sposarla quando fosse giun-
ta all'età conveniente. La venerabile Li»
liola abbadessa di s. Cesario d'Arles riu-
acu a trarre la giovinetta dalle mani del
rapitorci e l'allevò nella sua comunità.
Busticla mostrò le piiU felici disposizioni
per la virtù, e dispi*ezzando le cose della
terra, deliberò di passare la sua Tita in
quel monastero. Divenuta religiosai non
iroL. LIX.
RUS 32 1
occupossi che dell' osservanza della sua
regola, ed imparò a memoria tutti i li-
bri della Scrittura: Le sue virtù le gua-
dagnarono talmente la stima della comu-
nità , che dopo la morte di Liliola fu e-
letta abbadessa, sebbene non avesse più
di 18 anni. Ella corrispose alle speranze
che si avea concepito di lei ; aumentò le
sue austerità coprandosi dì ruvido cilicio,
e non facendo soveqte che un pasto solo
in 3 giorni; e vegliò con assiduo zelo le
sue religiose, tuttoché fossero in numero
di 3oo. Accusata al re Clotario lidi ce-
lare nel suo monastero il principe Chil*
deberto, quel nionai*ca inquieto la fece
prendere, e fu condotta alla corte. Do-
mnolo vescovo di Vienna difese labbades-
sa d'Arles contro i suoi accusatori, ed el-
la confuse ancor meglio la calunnia collo
splendore de'suoi miracoli e delle sue vir-
tù. Ritornata nella sua comunità, conti-
nuò a governarla con edificazione, finche
passò di questa vita l'anno 632, in età
di 77 anni. Fu seppellita nel suo mona-
stero; ma poscia si trasportò il suo corpo
nella cattedrale di s. Trofimo, lasciandosi
però il di lei capo nell'abbazia di s. Ce-
sario. Celebrasi la sua festa agli 1 1 di a-
gosto.
RUSTICO (s.), vescovo di Alvergna.
Era un santo prete nativo di Alvergna,
ed uffiziava una parrocchia. Essendo mor-
to nel 4^3 s. Venerando vescovo di Al-
vergna, si suscitò una fiera disputa sulla
scelta del suo successore; ma dicesi avere
Iddio fatto conoscere la sua volontà in
maniera portentosa, e che perciò fu in-
nalzato Rustico a quella sede.Non si han-
no altre particolarità della sua vita.Mo-
1^ circa la fine del regno di Valentiniano
III, ed è nominato nel martirologio ro-
mano a'24 di settembre.
RUSTICO (s.), vescovo di Narbona.
Nacque nella Gallia narbonese circa la
fine del regno dell'imperatore Teodosio
I. Suo padre chiamatoBonoso, fu vesco-
vo di santa vita, e sua madre premuro-
sissima della di lui educazione lo mandò
21
322 BUS
a lloma per perfezionar.' --^ • • -..-a :;/r
Tornato in |>alria, abbra ;t ■ r. i tbi-
na&ticn^ e fu in seguito o ■ f. -, f i.iv; li':
s. Procoio vescovo di Ms .« « i f' 'un'
alla sua chiesa. Circa Vi - { "> u /\':»o
fu collocato sulla sede f ^ :t Imìh-i. Lgli
ricevette con molta cari - .< ìsuiini d'A-
frica e di Mauritania, che la tirannia dei
vandali avea costretto a ritirarsi nelle
Calile. Assistette al. sinodo che ricevette
con gioia la lettera di Papa s. Leone 1 a
Flavtano di Costantinopoli, e che con-
dannò l'eresie di Nestorio e di Eutiche.
Si colloca la sua morte nel 462, ed è no-
minato nel martirologio romano a'26 di
ottobre.
RUSTICO Agapito, Cardinale. F.
8. Agapito I Papa.
RUSTICO, C^^i/i^/e. Nobile roma-
no, di grande abililà e somma dottrina,
lo zio Vigilio Papa del S^o lo creò car-
dinale diacono, e con esso si recò in Co-
stantinopoli per celebrarvi un concilio ,
ov'erasi portato quale legato di s. Agapi-
to 1 del 535 per assistere ad altro con-
cilio tenuto contro il patriarca Anastasio
infetto dell'eresia de'monoleliti, come ri-
levasi dalla sua sottoscrizione posta alla
sentenza proferita conlro Severo e Zoara,
sotto Menna vescovo di Costantinopoli.
Guadagnalo per buona somma d oro da-
gli eretici, o sedotto da Felice monaco gil-
litano neirAfrica,abbandouò Vigilio per-
chè moslravasi alieno dal condannare i
Tre capitoli famosi, .e descrisse con dia-
logo la disputa contro gli Acefali, che si
legge nel t. 6 della Biblioteca de* Padri ^
liei quale dimostra che vi sono due na-
ture in Gesù Cristo unite ad ulna sola per-
sona, dimodoché lo stesso ch'é il figlio tlt
Dio è figlio dell'uomo. In fine di esso ag-
giunse una velenosa apologia contro il Pa-
pa, |>er la difesa che faceva de' Tre capi-
toli. Inoltre smsse parecchie lettere con-
tro il giudicalo dello stesso Vigilio, colle
quali allarmò conli*o'di lui tutto il cri-
stianesimo, per cui abbandonato il Papa
dalla maggior parte del suo clero, si tì^
•.!t .:«j5' ' » »<i a scr vere divei'Ji-*^ oologie ;• ^
«tj-' 'il -là. Vedendo il Papn chel'iiicen- ù
«• ■ . -f.n a diìj'.auilosi , raccolto a Coi. ^
*.<: ' ;tu:ic:ilc numero di vescovi, lui-
;^ ■ i marzo 5:)0 rana temn COI li:. •
i &.. . ) belli e uv'.ersari che [ìeAiisttvuti/
Qtliu loro pertinacia, insieme a Rustico
che degradò dalla dignità cardinalizia. Per
questo colpo inaspettato, ravveduto e
commosso, ritornò pentito e compunto ai
piedi del Papa, il quale lo accolse con pa-
terna clemenza, e reintegrò del grado. Si
vuole aborto nel 5g5. Compose ancora
un discorso contro gli acefali e nestoriani,
ed un trattato sulla difesa de' Tre capi-
toli, opere che andarono perdute.
RUSTICO, Cardinale, Fiori nel pon-
tificato di S.Gregorio 1 del 590,ed era car-
dinale prete del titolo de' ss. Gabinio e
Susanna alle due Case.
RUSTl CUCCI Girolamo, Cardinale,
Nobile di Fano, ebbe la disgrazia di per-
dere i genitori essendo ancor &nciullo.
Sino dall'adolescenza die chiari indizi di
quella modestia e mansuetudineche man-
tenne in tutta la vita. Di 20 anni por-
tatosi in Roma, fu ammesso nella corte
del cardinal Ghislieri,poi s.Pio Vyin qua-
lità di segretario; ed avendo dato in tre
anni prove luminose di fedeltà, pruden-
za e valore, divenuto Papa nel 1 566 s.
Pio V lo dichiarò segretario di stato^ e
suo domestico segretario, volendo più
volte che assistesse alle udienze che dava
agli ambasciatori. Nell'assenza del car-
dinal Bonelli nipote del Papa, questi gli
addossò la mole di tutti gli aftàri eccle-
siastici; quindi in premio di sue virtìi e
benemerenze a' 1 7 maggio 1 570 lo creò
cardinale prete di s. Teodoro, e nel 1 57 1
amministratore perpetuo diSinigaglia,&-
cendolo protettore dell'ordine cistercen-
see onorandolo della sua pìii intima con-
fidenza. Non Gregorio Xlll lo fece vica-
rio di Roma nel 1577, pcK*cui gli rasse-
gnò il vescovato,al dir delSiena,ma ben-
sì Sisto V nel i587, come riporta Pon-
zetti| Eknchus yicar. Urbis: inoltre Sisto
RUS
V lo avea giù fatto suo segretàrio di sta*
to. Trasferito ai titolo di s. Susanna^grao-
demente ne restaurò la chiesa, ne costruì
la decorosa facciata , ornandola con va-
ghi abbellimenti e colle pitture rappre-
sentanti la storia di Susanna, come la de-
scrìve il profeta Daniele.Questo titolo con
beneplacito di Clemente Vili ritenne ,
quando nel 1 600 divenne vescovo di Sabi-
na; indi nel i6o3 passò al vescovato di
Porto, nel qual anno placidamente morì
in Boma, di 66 anni, disponendo d'esse-
re sepolto nella chiesa del medesimo, a-
vanti l'altare maggiore^ con semplicissi-
ma isci^izione. Lodato per pietà, per re-
ligione, per meriti, intervenne a 6 con-
clavi. Fabbricò in Roma un palazzo che
die nome alla Piazza Rusticucci (^.), o-
ra Palazzo Accoramhoni (f^.).
RUSUBICCARIO. Sede vescovile di
Àfi*ica,nella Mauri tiana Cesariense, sotto
la n^etropoli di Giulia Cesarea. Il vesco-
vo Costanzo nel ^\\ fu alla conferenza
di Cartagine, e sottoscrisse gli errori dei
donatisti. Morcelli, Afr, chr.
RUSUBIRITANO. Sede vescovile del-
la Mauritiana Cesariense, nell'Africa oc-
cidentale, della metropoli di Giulia Ce-
sarea, di cui il vescovo Felice nel 484^^1
esiliato dal re demandali tJnnerico, per
aver professato la fede cattolica contro i
donatisti. Morcelli, jéfr, chr.
RUSUCA. Sede vescovile della pro-
vincia proconsolare dell'Africa, sotto la
roeli*opoli di Cartagine. Cresconio suo ve-
scovo nel 41 1 sostenne il càttolicismo al-
la oonferenza di Cartagine. Morcelli, A*
fr.chr.
RDSUCURIO. Sede vescovile d'Afri-
oa nella Mauritiana Cesariense, della me-
tropoli di Giulia Cesarea, ch'ebbe 3 ve-
scovi. Fortunato cattolico nel 4i i> NÌ7
nello legalo de'vescovi di Mauritiana nel
419 al concilio di Cartagine, e Metcua
esiliato nel 4^4) come cattolico, dal re
vandalo Unnerico. Afr, chr.
RUTENI, RuLheni. Cattolici osservan-
ti il rito greco, e chiamati perla loro u-
RUT 323
nione alla chiesa romana, Greci-uniti, o
di RitO'grecO'unUo ^ e la loro chiesa sì
denomina. Chiesa rutena greco-unita.
Propriamente ruteni significa russi^ e fu
il primitivo nome di questi popoli, adot<-
tato invece di rossolaniy come che più
dolce nella pronunzia.il prof. Osann im-
pose il nome di Rutenio al nuovo metal-
lo da lui riavenuto nel 1829, analizzan-
do il platino grezzo de'munti Urali, ap-
punto perchè questa catena di montagne
sono nella Russia^ le quali si credono i
monti Rifei, Rimmici o Iperborei degli
antichi. Questi ruteni non si devono con-
fond«:re coi Ruteni^ Rulhenij popoli della
Gallia nella I .'Aquitania, che abitavano
un territorio poi rappresentato dal Ro-
vergue, ora parte del dipartimento d'A-
veyron in Francia. Inoltre si chiamaro-
no Rutheni Provinciales i popoli della
medesima i.*Aquitania al sud de'ruteni,
che^avevano per capitale Albiga, oggi di-
partimento del Tarn in Francia stessa.
Chiamansi dunque propriamente Ritte*
ni i cattolici di rito greco esistenti ne'do-
minii russi, prussiani e austriaci. Seguo*
no questo rito , pei*chè oltre la predica-
zione della fede ihRussiaeà a'popoli rus-
si o ruteni, che vuoisi eseguita da s. An-
drea apostulo, come notai in quell'arti-
colo, la vera e certa conversione al cristia*
nesimo di essi derivò da s.lgnazio patriar'*
ca della chiesa greca di Costantinopoli,
la quale allora era perfettamente unita
alla s. Sede, e di conseguenza adottaro*
no il ritQ greco, che i Papi riconobbero,
confermarono in uno ai loro usi, e ne cu-
rarono rosservanza,massimedopola rin'
novata unione de'ruteni, ed in tuttociò
che non si opponeva l'antico rito nazio-
nale ai dommi cattolici, facendo così par-
te la chiesa rutena cattolica della s. 1-0-
mana chiesa. Questi riti, principalmente
i russi o ruteni, H ricevettero dai ss. Ci-
rillo e Metodio (de^quali trattai pure a
Moravia, a Olmììtz ed ahrove), in uno
alla lingua sagra di Schiavonia o Slavo-
nia (^.) slava, essendo i primitivi pò-
3!?4 R U T
poli che sì stabilirononelle regioni delle
Russie, Rutenio Schiavonio Slavi. Dopo
che i gi*ecì si lasciafono trasportai dallo
scisma, separandosi dall'unità della fede
colla s. Sede apostolica, la maggior parte
de' ruteni polacchi, che ne seguivano il
rito, rimasero nella comunione della ro-
mana chiesa cattòlica, e si denominarono
greci- ruteni-uniti ; gli altri che seguirò*
no lo scisma, come i russi, si chiamarono
dissidenti,scisroatici,grecinon-uniti,chie*
sa greca- russa, la quale assunse il titolo
di ortodossa, ma è eterodossa. A Gbecia
non solo feci la storia della chiesa greca
e di tutte le sue vicende ecclesiastiche ,
ina eziandio trattai del suo rito, delie sue
liturgie, delia sua disciplina ecclesiastica,
ed anche del rito, liturgia e disciplina del-
la chiesa greca -russa non unita, e perciò
scismatica, di che meglio ragionai ailus«
SIA come suo argomento. Descrissi a Grb-
CIA anche le vesti sagre, eziandio de' ve-
scovi, in un al Bacalo o Pastorale (^.),
in questo a.** avvertendo che il bacolo dei
vescovi i*uteni, come quello de'maroniti,
termina colla croce, e lo afferma Durane
ti, De ritibus ecclesiaé calholicae^ lib. a,
cap. 9, ove scrive, che apud Ruthenos ha»
culus Pastoralis est cruciatus, e forse so-
lo nella lunghezza sarà nel resto differen-
te dagli altri. Delle liturgie greche ne
parlai ancora a Liturgia, come nel voi.
XXXIX, p. 5 1 , 69. Nel tempo della per-
fetta unione della chiesa russa con la la-
tina, ebbe origine la composizione di tut-
ti i libri liturgici, de'quali si serve anco-
ra,almeno quanto alla sostanza del culto
divino, come il gran libroilfe/t^ei«/?i,com-
posto da.s. Cirillo, il quale tradussedel
pari in lingua slava Y Octoich, celebre
collezione d'inni della chiesa russa: la tra-,
duzione della Bibbia nella stessa lingua
è de'ss. -Cirillo e Metodio; generalmente
ì libri liturgici della Russia furono com-
posti in lingua slava da slavi cattolici.
Giovanni Vili Qeir872, eallri Papi con-
fermarono le liturgie introdotte da'detti.
ss. fratelli, come Innocenzo IV. Clemente.
RUT
Vni egualmente approvò ai ruteni cat-
tolici i loro riti nell'avventurosa riunio-
ne, non ripugnanti alle cattoliche veri-
tà; e poco dopo Paolo V col breve Solet
circumspecta^de' i odlcembre 1 6 1 5, Bull,
eie prop. fide^ A ppendix 1. 1 , p. 1 2 3: Sa*
eros Ruthenorum cathoUcos riius (oliere
nunquam EcclesiaelatinaemerUemfuis'
5f, imo eos esse cum omnidiiigeniia con'
servandos significai. Urbano Vili in i-
dioma slavo fece stampare il Messale ac-
cresciuto e corretto, e l'approvò a'29 a-
prilei63 1^ col breve Ecclesia cathoUca^
loco cit. p. 1 82: si legge a p. 243, che In-
nocenzo X fece pubblicare il Breviario ri-
formato in lingua slava,e lo confermò col
breve Romanum Ponti ficem, de'22 feb-
braio 1 648 : De sacris libris ritu quidem
romano^ sedidiomate slavonico^ et chO'
racteribus s. Hieronymi eonscnpds, qui
opportuna indìgeni recognitìone^ tracia^
tur. Nel medesimo BuU.^ Appendix t. 2,
p. 1 53, vi èia bolla di Benedetto.XI V,/«7t-
positonobis, de*27 marzo 1 75 1 : Faculta'
tem concedit sacerdotibus lalinrs in tota
Russia Polonica commoraniibus ^ cele»
brandi Missam in ecclesia Ruthenorum
unitoruntydeficientibus lapidds aUarium
tabulis rite consecratis, super sacris eo-
rumdeniRutKenonun Antimensiisjritu ta»
men latino jatque etiam eorumdem calici'
bus stanneis utendLJSéi voi. XXXtlI, p.
3 06 ricordai la costituzione di Béoedetto
XIV,colla quale tolse gli abusi insorti tra'
slavi latini nelle liturgie,e riportai il titolo
delle opere in idioma illirico e'slavonico,
che si trovano nella celebre tipografia di
Propaganda y?Je in Roma. Nello stesso
Bull. t. 2, p. 267, riportai il breve di Pio
VI, Ex Romani, de'26. febbraio 1782 :
MicJiaeli Pritnoswiae presbylero Rtitìie*
nofacultateni concedit exercendi Ponti'
ficalia in tota ditione metropoUs totius
Russiae modo^ et forma quo e^rchiman»
dritaeRutheniexercent.^e^\ì Annali del*
le scienze religiose t. 5, p. 1 25, pubbli-
cato nel 1837, "vi è il seguente articolo.
M Alterai ioni del Rituale della chiesa gre*
RDT
ca^utdta fatte per ordine del governo rus»
so. Il dì a settembre 1834 ^^ ^'^^ ^^^'^
chiesa greco-unita del distretto di iVbwo-
grò Jip^ presentò una memoria a mg/Giu-
seppe Siemaszko, vescovo di rito greco*
unito della diocesi di Lituania. Questa
importante memoria è del seguente te-
nore. Gol più profondo ossequio noi sot«
toscritti presentiamo a Vostra Signoria
Illustrìssima e Reverendissima la seguen-
te memoria che concerne la riforma del
nostro'Rituale greco-unito, i.** Dacché
nell'anno 1439 fu eflettuata nel concilio
di 'Firenze la perfetta unione delle chie-'
se orientale e occidentale, fu eziandio in-
culcata una riforma generale del Rituale
greco, la quale non è stata mai impresa
dalla chièsa 8cismalica,istiga ta a fare que-
sto ostinato contrasto da Marco d'Efeso.
Dal nostro canto vogliamo unanimemen^
te rimaner fermi neirunione con Isido*
ro (P'.) nostro metropolitano di Kiovia^
il quale tenne le veci nel summentovato
concilio del patriarca d'Antiochia, e con
Giuseppe patriarca diCostantinopoli; im-
perocché questa riforma é stata espres-
'iameote ingiunta a tutta quanta la chie-
sa greca, e noi, siccome greci uniti, ci tro«
viamo tuttora nello stretto obbligo di ap-
plicar l'animo nostro ad effettuarla. 2.**
Daodbé la Russia settentrionale si separò
intéramente dalla s. Sede di Roma, il cle-
ro di Lituania nell'anno i £95 in un con-
cilio convocato in Brzesc-Litewski (Bre-
sta) e ad istigazione del suo zelante ar-
civescovo Michele Rohera,unanimemen-
te dichiarò voler rimanere fermamente
unito col capo visibile della chiesa roma-
na.Questa unione fu nell'anno susseguen-
te oénfermata da Papa Gemente Vili. Il
condIiodiBrzesc-Litewski non solo diriz-
zò la sua attenzione alle cose concernenti la
fede, ma eziandio alle ceremonié ecclesia-
stiche,8econdo il Rituale, ch'era stato pre-
scritto nel concilio diFirenze e ne'suoi atti;
questo concilio ci ha lasciato, per riguardo
a questo, un durevole precetto. 3.° Leo-
oe Kiszka, metropolitano di tutta la Rus-
RUX 3i5
sìa, nel concilio da lui convocato nel 1 720
a Za mosk confermò la nostra unione non
solo in ciò che concerne le cose esterne
con espressioni precise, il di cui signifi-
cato é adottato tuttora da noi, ma ben
anche per riguardo a quello che deve far
distingueie il nostro Rituale da quello dei
greci -non- uniti; egli alterò le ceremonié
in un senso tutto favorevole all'unità del-
la chiesa, e principalmente in ciò che ri-
guarda la s. Messa, prescrisse le vestimen-
ta sacerdotali, e quanto risguarda l'alta-
re; nelle qua li cose egli tenne la mira più
presto alla decenza, ai vantaggi ed all'e-
dificazione de' fedeli, che alle antiche u-
sanze bizantine. A questa guisa egli ha
imposto a tutto il clero unito di Gallizia,
di Unghena, delia Schiavonia, di Dalma-
zia, di Croazia e di Bosnia un precetto che
dev'essere sempre da noi rispettato; e nel
tempo stesso ci animò a mantenere fe-
delmente quella fede, che aveva mosplen-
iiementegiinatonei seno della chiesa ro-
mana. 4*^ Paragonando ora le più anti-
che edizioni de'Messali de'greci>uniti,che
apparvero alla luce coli' approvazione e
mediante la premura de'nòstri zelanti |)a-
stori, quale appunto sì é il Messale, che
fu dato alla luce dal metropolitano Ci-
priano Zacowski nell'anno 1 695, dedica-
to al principe Carlo Stanislao Radziwil,
e che lo corredò con un bel proemio in-
dirizzato al clero greco-unito, nel quale
lo esorta a mantenere l'unione con Ro-
ma : inoltre il Messale dei metropolitano
Kiszka dell'anno 1627; l'edizione fattane
dal metropolitano Szeptycki deli' anno
.1 74^9 finalmente per tacere molte altre
anteriori, l'edizione del metropolitano
Giuseppe Bulhak, impressa à Suprasla
Wilna : troviamo che essi in nulla si di-
scostano dagli antichi Messali. Gli altri
libri ecclesiastici, se si eccettui qualche
differenza di poco momento, tutti quan-
ti sono conformi tra loro;, di guisa che
nou può dubitarsi che essi tutti debbano
esser provenuti dalcon^un fonte della
chiesa orientale^ principalmente se si coi^'
3^6 RUT
sidei'i che essi sono stali adottali da tan-
ti vescofi, ed autorizzati da un usocotao*
to antico. 5." Ma i' edizione del Messale
che fu fatta in Mosca nell'anno i83i,e
che fu destinato al nostro clero, molto si
diparte dalle antiche in un punto essen-
ziale di nostra fede, vale a dii*e, nel!^ pro-
cessione dello Spirito santo dal Figlio, ed
altresì in altri punti, per esservi state ìki-
trodotte alcune proposizioni e variazioni
nelle preghiei*e. Di più, in esso non si fa
menzione neppure eoo una sola sillaha
del romano Pontefice, verso cui a dimo-
strazione della nostra indissolubile unio-
ne,prendendo gli ordini sagri,noi ci siamo
obbligati con giura mento a prestargli o-
nore ed ubbidienza, alla stessa guisa co-
me siamo tenuti in virtù dì un giuramen-
to ad onorare e a serbar fedeltà al nostro
grazioso imperatore. Quindi noi deside-
riamo , in virtù della potestà pastorale
di V.S. Ill.ma e R.ma, di essere dispen-
sati dall'adottare il Messale di Mosca, e
tutti gli altri libri liturgici pubblicati co-
là, ed umilmente supplichiamo la di Lei
benignità di volerci permettere Tuso di
que'libri di cui ne'riti della chiesa greca -
unita abbiamo sempre fatto uso secondo
l'ultima edizione di Suprasl. 6.** Pi*ei»so
i greci uniti il popolo da due secoli incir-
ca suole starsi inginocchiato assistentlo
alla s. Messa; esso desidera vedere espo»
sto 41 fis.Sagramento intuite le domeni-
che e nell'ahre feste maggiori,ed assistere
ad una Messa o ad un uffizio, secondo il
bisogno e le circostanze; recitar le ora-
zioni col prete dopo la Messa, e fare pro-
fondissimi inchini all' elevazione del ss,
Sagramento : tutte queste ceremonie so*
no prescritte dal nostro Rituale, ad og-
getto di celebrare degnamente las. Mes-
sa. Non si possono tralasciare senza susci-
tare un fortissimo malcontento presso tut-
ti i greci-uniti , e principalmente presso
il basso popolo, che già guarda il clero
con occhio minacce vole.Mentre finalmen-
te il clero greco-unito nel distretto di No-
Iffogjrodek presenta a V. S. lll.ma e R.ma
RUT
la presente supplica ad oggetto di far di-
stinguere la Chiesa unita, dalla non-uni-
ta,si raccomanda umilmente alla bene-
vola sollecitudine di V. S. lll.ma e Rma.
ch'è il nostro pastore, e per ogni caso ed
occorrenza che potesse accadere.E per mo-
strare che quanto abbiamo sopraesposto
nella nostra supplica, é stato sciitto di con-
corde avviso di tutti, convalidiamo questa
nostra supplica, segnandola tutti di pro-
prio pugno. Nowogrodek, 2 settembre
1834". Nel vol.XXXIX,p. 69, già citato,
ricordai la riconciliazione deVesco vi del-
la chiesa scisma ti co -sia va delle provi noie
di Polonia, alla chiesa romana nel con-
cilio di Zamosch, modificando alcune li-
turgie , ciò che ratificò Benedetto XIII.
Che il governo russo avendo provocato
nel 1839 l'apostasia di tre milioni di cat-
tolici, essendo la chiesa rutena di Chelma
restata fedele alla chiesaromanae al Pa-
pa, si giunse nel 1 84 1 ad ordinare il ri-
torno ai riti praticati avanti detto sinodo;
onde il vescovo Szumboi*ski} avendo ce-
duto all'esigenza del potere, preso poi da
rimorsi,gloriosamente nel 1 844^I^''^S^ ^^
condiscendenza, e ordinò ai ruteni a lui
soggetti di ritornare al convenuto nel si-
nodo di Zamosch.
Finora ho toccalo dell' introduzione
delta fede cattolica tra i ruteni, della loro
.riunione alia s. Sede, delle liturgie della
chiesa rutena , e del deplorabile scisma
di porzione di essa, che lacerò il cuore di
Gregorio XYl e di tutta quanta la vera
chiesa. Questo grave e doloroso argomen-
to già sviluppai in altri articoli, oltreché
a Russia^ ed a Polonia (l^.)j laonde solo
aggiungerò qualche altra nozione. Inoltre
a Kiovu metropoli deVuteni e delle Rus-
sie , non che culla del cristianesimo dei
russi e ruteni, e culla pel suo celeberri*
mo monastero delle Grotte di tutti i mo-
nasteri dell'impero, narrai della loro 1/
conversione alla fede, e di quella più ge-
nerale e più costante deir867, in unione
perfetta alias. Sede; del breve scisma che
di quando in quando la interruppe in par*
HUT
fé, e della solenne riunione alla medesi-
ma neliSgS sotto Papa Clemente VI 11^
confennata da Paolo Veda Urbano VIIF.
Ma per la prevaricazione del suddetto in-
felice vescovoSiemaszko nel 1 838>pubbli«
caaiente per la sua apostasia dalla chie-
sa cattolica i memorati ruteni professa-
rono lo scisma, e l'unione di essi alla chie-
sa rassa non unita, e perciò scismatica ed
eterodossa, seguì nel 1 83g con quelle par*
tioolarità che indicai a Plosko, non o-
staate la ripugnanza del clero e popolo
ruteno. Inoltre a P1.0SKO raccontai del-
le altre vicende della chiesa rutena, e co-
me si ridusse la chiesa rutena ne'domioii
russi, cioè semplice parte della greca* rus-
sa o scismatica, con funestissime e luttuo-
se conseguenze, la quale fece di tutto per
ottenere questo avvenimento.Ne'citati ar-
ticoli dissi ancora quante coraggiose e ze-
lanti rimostranze apostoliche fece Grego*
rio XYI, e quanto eziandio di persona pe-
rorò poi la causa de' cattolici in Roma,
ne'due memorabili abboccamenti ch'eb-
be col magnanimo imperatore Nicolò I;
non che del concordato che questi fece
eoi regnante Pio IX, senza comprender-
ei i ruteni. Eugenio IV nel concilio ge-
nerale ài Firenze (P^.) ricevè la consola-
zione di riunire alla s. Sede la chiesa gre-
ca,col patriarca e Timperatoredi Costan-
tinopoli, inclusi vamente alla chiesa gre-
ca rutena mediante il metropolita di Rio-
via Isidoro, che creò poi cardinale, ac-
quistandosi questi il titolo di apostolo
de'greci ede'ruteni.Lachiesa greca -rus-
sa nuovamente separatasi dalla romana,
la rutena a queìsta restò unita al modo
di sopra accennato. Gregorio XIII fondò
io Vilna un collegio pei ruteni e mosco-
viti; e nella Circassia mandò missionari,
libri d'istruzione e paramenti sagri per
celebrare i divini uffizi,aque' ruteni che
ne aveano bisogno. Michele Kahosa me-
tropolita Idi Kiovia,non potendo ulteriore
mente sopportare le vessazioni e ingiu-
rie che riceveva dalla chiesa di Russia
(^.), dopo l'istituzione del patriarca di
RUT 327
Moxca (/^.), convocò il già rammentato
concilio di Brest o Bi*zesc o Breczc, ove
i padri e vescovi comprovinciali unanime-
mente dichiararono di voler solo ubbi-
dire al Papa di Roma successore di s. Pie-
tro, insieme a tutti i popoli della loro
spirituale giurisdizione, formalmente de-
liberando l'unione con decreto del 3 di-
cembre 1 593, che riporta il p. Agostino
Theiner a p. 1 3o e seg. delle F'icende
delta chiesa cattolica di amendue 1 riti
nella Poloni a e nella Russia j insieme al«
la lettera sci'ilta a Clemente VIII,edam«
basceria a lui inviata, e composta d'Igna-
zio Focieu prototrono e vescovo di Wla-
dimiro e di Bresta, e Cirillo Terlecki e-
sarca e vescovo di Luck e di Ostrog;deI
discorso dal Papafiitto pronunziare dal -
l'Antoniani poi cardinale, e indirizzato ai
vescovi ruteni in pubblico concistoro, te-
nuto nella sontuosa sala di (Costantino in
Valicano. Con questo si rinnovò l'unione
de'ruteni alla s. Sede, colle stesse condi-
zioni colle quali era stabilita nel concilio
di Firenze. Nel medesimo concistoro se*
gui l'abiura degli errori de'ruteni, la lo-
ro professione di fede, e l'assoluzione del
Papa. Nel t.i, p.i5 e 24 del Bullariuiii
de propaganda fide, si riporta la bolla
di unione della nazione rutena colla chie-
sa romana, Magnus Dominus y del iSg^
X knl. januarii, e la bolla Decet Roma"
nuin Pontificeni, vii kal. martii, median-
te la quale Clemente Vili confermò al-
l' arcivescovo di Kiovia metropolita dei
ruteni i suoi antichi diritti e giurisdizio-
ni, di eleggere e consagra re i vescovi del-
la sua provincia ecclesiastica e dar loro l'i-
stituzione canonica, con questo che doves-
se chiedere la loro conferma alla s. Sede
pel tramite del nunzio'apostolico di Polo-
nia, cui verrebbe comunicata per mezzo
della s. congregazione stabilita per que-
sti alfari, che dopo pochi anni fu la Con*
gregazioné di propaganda fide (^.), dal-
la quale d'allora in poi l'episcopato ru-
teno fu dipendente. Non però fu data al
metropolita l'autorità di destinarsi il eoa-
328 RUT
diutore, né di concederlo ad altri, nem-
roano potendo trasferire i TescoTÌ ad al*
tre sedi. Questo metropolitano, etetto dai
suoi Tescovi suiTraganei, doveva rìceTere
la conferma dalla s. Sede , ed il pallio.
Quanto precedette, accompagnò e segui
l'unione, e come si procedeva all'elezione
del metropolita, lo ripeto, tutto descrissi
a Kiovi A. Clemente Vili inperpetua me-
moria di questo felice avvenimento per
la Chiesa, fece nel 1 5g6 coniare una me*
daglia che riporta e descrive il p. Bonan-
ni, Numismata Pontifiatm t. 2, p. 476.
Da un lato si vede l'effigie del Papa, neU
l'altro questo sedente in trono con pivia-
le e triregno, in atto di benedirci depu-
tati ruteni genuflessi, con l'epigrafe : /?ri*
ihenis Receplis. Ritornati in patria idue
▼escovi deputati, si raccolsero tutti i ve-
scovi ruteni a concilio inBresta, sotto la
presidenzftd^l metropolita, e ratificarono
solennemente di nuovo l'unione, e quan*
to si era fatto nella metropoli del mondo
eattolico. D' allora in poi l' elezione del
metropolita di Kiovia seguì al modo det-
to in quell'articolo, ove pur notai come
il patriarca di Russia nel sinodo di Mosca
lanciò l'anatema alle decisioni di quello
di Bresta, quindi scoppiarono le più cru«
deli persecuzioni del clero russo contro
il ruteno. Costantino principe d' Ostrog,
potente e in gran credito tra i ruteni, ben
tosto si separò dall' unione, e si adoperò
per distruggerla affatto : per riverenza al
principe,piU che per persuasione, fu segui-
to dai vescovi di Leopoli e di Premislia.
Gii scismatici cercarono ogni mezzo per
distruggere l'unione de'ruteni cattolici, e
sparsero le pih invereconde menzogne nel
semplice popolo contro i vescovi uniti; di
più cercarono di rendere sospetta la s. Se-
de, quasi che essa volesse togliere ai ru-
teni il rito greco e costringerli di passare
al latino. Paolo V insorse fortemente con-
tro SI maliziosa calunnia, e colla ricorda-
ta bolla Soht circumspecta, riconfermò
ai vescovi ruteni il libero esercizio del ri-
to greco^ essendo sempre a cuore della s.
RUT
Sede la conservazione di tutti i diversi ri-
ti orientali. Già a' a di detto mese avea
autorizzato il metropolita col breve De-
cet Romanum PoìUific&n^ di mandare a
Roma 4 giovani ruteni per essere educa-
ti nel Collegio Greco (F,) allo stato ec-
desiastico. In questo collegio talvolta so-
no stati ammessi i monaci basiliani prò-
fessi.Tstituito poi il benemerentissimo Col-
legio Urbano (f^.), molti ruteni vi sono
entrati per alunni ad apprendervi le scien-
ze eccfesiastiche. Inoltre Paolo V col bra-
ve, PiiSy et devoùSf del 3 dicembre : Ar-
chiepiscopo Kiovensi, et Halìciensifacul'
iatem impertitur^ ut in singulìs Russine
locisscholas instituat^earumque regimen
eruditisi piisque viris demandet.A,* i o del-
lo stesso mese, col breve In supremo A»
postolatus sòliOj Paolo V : Kiovensi me-
tropolitaegentis Ruthenae suos promotos
€td cathedrales ecclesiasa latinisepisco-
pis, aeque aclatinos a Ruthenis andsti*
tibus consecrationis munus licite^ et libe-
re suscepissey et suscipere posse declaret
Questi 4 clìplomi pontificii sì trovano nel
ti Àppendix, del citato Bullaritùn a p.
120 e seg. A p. 1 89 si riporta il breve di
Gregorio XV, Exponi nohisy de'ao mar-
zo 1 62 3 : Cum ex s: Cohgvegatìone Htuum
decretum prodiisset^ archiepiscopo Kio-
vensi praecedentiam suprasuffraganeum
episcopi Filnensis competere declarans,
decretum ipsum Pontìfex confirmaL Gli
scismatici poterono con servare impertur^
bata la loro gerarchia : nella medesima
città ov'era il vescovo ruteno unito, i dis-
senzienti conservarono o eressero le loro
sedi vescovili colle medesime denomina-
zioni, ed epai'chie ossia diocesi; il metro-
polita scismatico di Kipvia ebbe il mede-
simo titolo del cattolico, ed esercitò sopra
il suo clero e popolo i medesimi diritti,
e nella stessa maniera come il cattolico
sopra gli uniti. Ire di 'Polonia mostraro-
no deferenza anche pei vescovi scismali*
ci, ed il re Yladislao VII approvò la ce-
lebre università di Rjovia , fondata pei
clero dal meti*opolita scismatico Pietro
RUT
Mogìla dottissimo e fiero nemico della
chiesa cattolica , arricchendola questi di
stamperia ragguardevole, dalla quale in
appresso uscirono tante ingiuriose opere
contro l'unione e la chiesa cattolica. Non
solo i re di Polonia , ma anche i tcscotì
ruteni cattolici, furono condiscendenti a
soddisfare alle giuste richieste degli sci-
smatici, tanto in riguardo allo spirituale,
cheal temporale: in vecegii scismatici mai
lasciarono di perseguitare ed opprimere
con gravissimi soprusi i cattolici. Urbano
Vili col breve Ut tam Tu, de'3o aprile
1 627, BtilL Appendix citalo p. 1 77 : /?ii-
ibenarum rmssionwn praefecto , et mis-
MÙmariis omnia sacramenta administran-
di deparochi Ucentìa^ si fieri possiti nec
non indulgehtiasplenarias elargienditfa*
adiatem concedit. Non era scorso tin se*
colo dal glorioso avvenimento dell'unio*
ne , che i vescovi ruteni di LeopoU e di
PrenUsUa imitando il santo esempio de*
gli altri ruteni si sottomisero nuovaraen*
te alla chiesa romana. Clemente XI i*ac*
comandò ai vescovi, e agli ordini senato*
rio ed equestre di Polonia con pontificio
breve,! ruteni uniti e quelli principalmen-
te insigniti del grado episcopale, affine di
proteggerli e vigorosamente sostenerli
dalle insidie degli scismatici. Avendo i ve-
scovi ruteni col loro metropolita presa
la determi nauone di Gelebi*are ti concilio
proTiodalediZamosch, Clemente XI con
apostolico breve ne lodò sommamente il
divisaroento, ed insieme gli esortò a met*
tero In opera tutta la loro diligenza nel*
l'estirpare gli errori per le calamità dei
tempi introdotti nelle liturgie, e gli abusi
cbeneiréleziónede'sagri ministri si deplo-
ravano: vi mandò a presiederlo il nunzio a»
poitolioodi Polonia, e loro inculcò di ren^
dere ad esso le convenienti dimostrazio«
ni di onore e di ri veì'enza. Innocenzo XI 1 1
per animare maggiormente i ruteni sci-
smatici a venire alla cattòlica fede , ciò
che molti temevano di e&ttuare per non
perderei loro beni, col breve ^eten»'i\z-
storis^dtì I o febbraio 1 7 a 4) plesso il Bull.
RUT 329
de prop. fide l. a, p. 54^ determinò che
questi erano capaci di possederli , anche
dopo venuti al grembo della vera chiesa,
e di portarii liberamente seco loro : al-
trettanto dichiarò e confermò il successo-
re Benedetto XTIF, col breve ^e/ermP/z-
storis^ de' la agosto 1724 e riportato a
p. 56. Nel t. a dell' Appendix a p. 149 e
seg. vi sono ì 3 segueati brevi de' 25 a«
prilei75o diBenedettoXIV.i.^'Fr^iter-
nitatis Tuae^dìveiìo a Floriano metropo-
lita ruteno di tutte le Russie : Qfiùi^ con*
silii coeperkadversus schismalicorum co»
natus expowt. Hortatur ut apostolicae
soUicitudinis operante et vires ad/ugant^
atque ab animo Rutkenorum cathoUco^
rum pairociniumsnsdpiat, 2." Quae et
quanta Rutheni schismatici, indirizzato
ad Antonio Sebastiano vescovo di Polo-
sko : In è/us solertia^ et virfute situm es*
se plurimum laetatur, ne schismaticorum
conatus in caiJioliforum Ruthenorum
praefudicium cedant^ et damnum. 3.^ A
commenda tissim a Majisslatis,a\ redi Po-
lonia Augusto 111: Poloniaregèm adver*
sus Ruihenos schismaticos Ruthenis uni*
tis auxilium allatunimconfidit,ÌÌe\ col-
legio di Vilna fondato da Gregorio XI li
pei giovani ruteni, russi e moscoviti, tran-
ne 4 monaci basiliani ruteni, tutti gli al*
tri sótto Benedetto XIV erano.di rito la-
tino, foi*se perchè i russi e i moscoviti te-
mevano la pena di morte se abbracciava-
no la fede cattolica. Il Papa pertanto col
consiglio della congregazione di propa-
ganda ySr/e, ordinò colla costi tuzioneCo/it •
mendatissimum^ de' 1 5 aprile 1 754» BulL
Ma gii, t.19, p. 45, che mancando i russi
e moscoviti, si sostituissero i ruteni di 57
luoghi che nominò, poiché per le nume*
rose parrocchie rutene eravi bisogno di
sagri ministri, determinando a 16 gli a*
lunni, oltre i 4 basiliani. Nel t.4 del BuU.
de prop.fide^ p.184 ei97:di Pio VI so-
no i due seguenti brevi, i .^ Praecipuesum*
miEcclesiae^ de' 1 9 gennaio 1 780: Erectio
Seminarii Chelmen. 2.° Cum certum, dei
3 luglio i^^^x'FacuUas metropolitano
33o RUT
latiits Russi ae archieplscopus Khvicn H
JlaUicensis, concedendi Cnwem aurcani
oclagonam prethyferìs riius graeco^ru»
theni henenieritis de missionibus^ aliisque
pietatis operibus, Nel t. a poi dell'Àppen-
dix,a p. 268 si riporta il breve Non pò-
tiamOy degli 1 1 gennaio 1 788, sull'erezio*
ne dell'arci vesce Tato di Mohilow e lee-
sigenze di Caterina II, allaqualeil Papa
die questi titoli: Serenissimae^potentissi»
macy ac magnae dominae Cznrinae, et
ducissae Calharinae universae Magnae^
Parvae, et Albae Russine Autocratrici,
nec non magnorum dominiorum orienta-
linm, occidentaliuni patronae, avitaeque
haeredi dominae et dominatrici, Quan*
to riguarda il partaggio della Po/o/i/Vz, ed
in conseguenza de'ruteni in essa coaapre-
fii che divennerosudditideiri^{ij/ri^2, del-
ia Russiiiy della Prussia, eoo V espressa
condizione di conservare la i*eligione cat-
tolica nello statuquo^ sono a vedersi que-
gli articoli, e quanto sopra i vescovati ru-
teni di rito greco-unito dirò poi. A Po-
lonia, a KioviA, a Russia, a Plosko, a
Moanow, ed in altri articoli di sedi ve-
scovili, parlai della condizione infelice cui
soggiacquero i ruteni cattolici,che con det-
loglio e precisione descrisse il p. Theiner,
massimamente nel Wh^^iDella chiesa gre-
co-unita nelreanie di Polonia dal lyySal
1 825; egualaiente a p. 355 e seg.; Della
chiesa greco unita nelle provincie russo-
polacche. Al lagrimevole stato in cui era
venula nel 1775 la chiesa greco -unitainon
deve recare meraviglia se poi cadde al-
l'urlo poderoso della persecuzione della
sua emula lachìesa greco russa, che sem-
pre e in tulli i modi Tavea travagliata.
Nel trattato di Grodno de' 1 3 luglio 1 793,
stipulato colla Polonia, in virtù del qua-
le si aggiungevano al dominio russo qua-
tti tulle le sedi vescovili rutene, T impe-
ratrice Caterina II giurò solennemente ai
novelli suoi suddili di mantenere invio-
lala la loro religione con queste gravi pa*>
role, presso Murteus, Recucii des Traités
de pais, t. 5, p. 166. » I cattolici roma-
RUT
ni dell'uno e dell'altro rito, i quali in vi-
gore del presente trattato passano sotto
il dominio di S. M, imperiale di tutte le
Russie, avranno consolo in tutto rirope<
ro pieno e libero esercizio di lor religione
secondo l'introdottavi tolleranza, ma nel*
le Provincie cedute in virth di questo tnt*
tato saranno di più mantenuti scrupolo*
samente nelle possessioni ereditarie che
hanno di presente. Perciò S. M. l'impe*
ratrice di tutte le Russie & promessa ir-
revocabile per lei e pe' suoi successori di
conservare perpetuamente ai detti (catto-
lici romani d'amenduei riti il tranquil-
lo possesso de'privilegi e beai delle chie-
se, il libero esercizio di loro religione e
disciplina, in un con tutti i diritti die le
sono annessi; protestando^ che né ella oè
i suoi successori non eserciteranno mai
diritti di sovranità» pregiudizio della re-
ligione cattolica romana di ambo i riti
ne'paesi venuti sotto la russa signoria pel
presente trattato ". I patti giurati dalla
Prussia, nelle diverse partizioni, a quel-
larticolo li riportai. A Polohia riportai
le analoghe e solenni dichiarazioni degli
imperatori AlessaadroI,eNicolò I regnao-
te. Quanto fece a rovescio Caterìaa II,
lo descrisse il p. Theiner, dopo aver fat-
to quell'imperatrice il quesito: Qual fos-
se la più adatta e spedita maniera di ri-
condurre gli uniti di Polonia alla chiesa
greca ortodossa? Il modo più acconcio e
più sbrigativo a ricondurre i greci uniti
alla sedicente ortodossa chiesa russa, fu
ravvisato lo stabilire un collegio di mis-
sionari scismatici dipendenti da. un ve-
scovo della scismatica chiesa russa. Molti
popi o preti russi scortati da squadroni
di soldati, e secondati dalle autorità ci-
vilij si posero a scorrere le diocesi greco-
unite, sollevando i fedeli dell'Ukranìa, e
de'palatinatì di Kiovia, di Braclavia, di
Luck, di Vladimiro, e di Chelma nella
Volinia , di Kamieniecz nella Podolia ,
tempestando loro gli orecchi con ischia-
mazzi e barbare dicerie, acciocché si con-
vertissero alla religione nazionale, Nou
RUT
ndo oomspondenxa , ma costanza
iltolidsmo, i popi finsero spa yen tose
eoe, crudeltà e violente. I popi e i
itratiySe loro Teniva fattOyCoirastu-
)! denaro e colla forza, di pervertire
i fedeli y questo bastava per subito
ire ai ruteni uniti la chiesa parroc*
ìfi la davano agli scismatici: se il par*
ricusava di abbracciare lo scisma,
D un colla moglie ( permessa tra i
ecclesiastici e tra quelli che ne se-
o la disciplina) e co' figli scacciato
parrocchia, spogliato d'ogni avere,
sllito in una carcere, ovvero esiliato
gelida Siberia. Per vieppiù crescere
:to di tali missioni, mandò Caterina
ri vescovi scismatici aPolosko^Minsk
ck centro della chiesa rutena, accioo*
ri fondassero di tal maniera collegi,
oseguì a usare inganni, oppressioni,
Dxechesi ponno vedere miuuta meo •
il p.Theiner. I furibondi e disuma -
ostoli della chiesa russa si gloriaro-
'intiera vittoria sulle infelici e inno-
vittime del loro antico barbaro o-
egnatamente nelle provincie di cui
iQ la pace di Mosca del 1686 gli sci-
id attizzati e soccorsi dalla Russia a*
agli uniti conteso col ferro il pos-
delle chiese : Io scismatico ardve-
» di Mohilow e Polosko neirendcli-
Ji 795 al clero e al popolo greco- u-
poté annunziare, che m per li savii
redimenti deli' imperatrice, un mi-
di ruteni di ogni sesso e coudizione
1 stati ricondotti alla fede primiera,
quale l'inganno avea deviati i loro
iati! " I palatinati di Kiovia, di Bra«
ì\ e la Volinia perdettero la mag-
parte delle chiese rutene. In tante
tioni e tempeste della chiesa rutena,
nancarono vescovi che dierono pi*o«
ogni maniera di zelo, di sollecitudi«
di fortezza apostolica; contro i quali
Kismatici menarono presso di Gate-
1 amare lagnanze della magnanima
nza degl' illustri prelati, massime di
nski vescovo di Leopoli e di Ualicz,
RDT 33c
ed anche di Kjamieniecz. Avvertita la s*
Sede della sovrastante rovina della cfaie-
sa greea-unita,questa supplicandola di op-
portuno sovvenimento. Pio VI nel 179$
si ri volaealla pietà dell'impera toregerma*
nico Francesco li, con l'esposizione com«
movente de'mali che gravavano i miseri
ruteni,scongiurandolodi ranoveraco'suoi
buoai uffizi a compassione il cuore dì Ca-
terina II. Ma questa invece aumentò la
pei*secuzione,poichè appena seguita la 3.*
divisione di Polonia ebbe sotto il suo do-
minio tutti i vescovati ruteni, salvo quel-
li di Leopoli e di Premislia, appartenen-
ti all'Austria, li volle tutti soppressi fuor-
ché la sede di Polosko; parte de'beni fe- .
ce incamerare, del rimanente impinguò t
suoi generali, e que'pubblid uffiziali, che
si eraÌM>piii segnalati nel mandare ad ef-
fetto le crudeli sue leggi ; a' vescovi cui
avea tolto diocesi e rendite, fece scarso
assegnamento annuo. Ed affinchè lo sci-
sma sorgesse vigoroso sulle rovine del-
la chiesa greco- unita, Caterina II creò 4
grandi eparchie russe,di Podolia, Volinia,
Lituania, Ukrania e Russia Bianca. I mo-
nasteri de'basiliani nelle mentovate dio-
cesi furono chiusi, tranne que'pochi del
pubblico insegnamento o addetti all'as-
sistenza degrinfermi.Gliaverì furonoag-
giudicati alla corona, o passarono tra le
mani de'violenti spogliatori. Le chiese, ì
cui sacerdoti ripugnavano di abbraccia-
re lo scisma, si consegnarono agli sdsma-
tici: i curati ricusanti si privarono di uf-
fizio e di provvisione; si lasdarono liberi
d'espatriare, o rimanei'e nello stato eoa
5o a 1 00 scudi annui. I più tra sì illustri
sacerdoti si ritirarono nella Gallizia, ove
furono dai fedeli amoi*evolmente accolti,
e dal governo austriaco soccorsi eprotet*
ti. L' imperatore fu largo di ospitalità e
gl'impiego a vantaggio delle diocesi diLeo*
poli, Premislia e diKamieuiecz. Il popo-
lo delle manomesse e disellate chiese, in-
calzato dalle spade russe, fu fetto pred-
pilare intieramente nello scisma. La so-
la diocesi di Polosko uou fu involta total-
33a . ftUT
mente nell'universale sventura; in essa e
in quella di Brest, ove il governatore prò*
cedéoon umanità, si conservò discretonu*
mero di cfaiesee Hi cattolici uniti: ma Tar-
ci vescovo di Polosko ebbe severissimo or*
dine dairimperatrice d'inculcare con let-
tera pastorale al clero e popolo ruteno di
Minsk, della VoUnia , della Podolia e di
Brada via, di non impedire a veruno il
passaggio alla chiesa russa e di non bia*
simare chi l'avesse seguito, sotto pena di
alto tradimento. Per cui,'di 5ooo chiese
parrocchiali che si contenevano nelle dio*
cesi di Kiovia, Vladimiro , Luck e Ka«
nriieniecs, appena loo si serbarono unite
alia chiesa cattolica. Ma a grande ventu-
ra della chiesa greco- unita, la morte ven-
ne nel novembre 1 796 a liberarla dalla
sua persecutrioe Caterina IT, impercioc-
ché dal i.^spartimento della Polonia sino
al decesso dell'imperatrice, la chiesa ru-
tena greco-unita scapitò di sette o meglio
otto milioni di fedeli, i quali da lei oppres-
si furono costretti a professare lo scisma,
colla perdita di 98 16 chiese parrocchia-
li, ei4^ monasteri basiliani pure ingoiati
dallo scisroa.Secondo la statistica del me-
tropolita Wolodkowicz, nel r 77 1 la chie-
sa rutena, prima cioè della divisione del-
la Polonia, in questo reame e nella Li-
tuania e Russia Bianca contava 1 1 miliO'?
ni di sudditi, 1 3,ooo chiese parrocchiali,
6170 suòcursati : la sola diocesi di Kiovia
noverava 1 925 parrocchie, oltre a5 1 mo-
nasteri di basiliani e di basiliane.
Pel successore di Caterina II, il suo fi-
glio Paolo I, cessò la persecuzione della
chiesa rutena , e trasmise a' governatori
delle Provincie divieti rigorosi di mole-
stare in qualsivoglia modo gli uniti. Non
indugiò a intavolare trattative con Ro-
ma, mandòa richiedere Pio VI d'un nun-
lio apostolico, per ricomporre in buon as-;
sestamento le cose della chiesa latina e
rutena^ e che arnvasse in tempo ad as-
sistere alla sua coronazione. Il Papa gl'in-
vio con ogni facoltà mQSLUUz{F',) poi car-
dinale, che fece quanto raccontai a Kio-
RUT
vu, a MoHiLOw,a Rnssu; quindi Pio VI
approvò la convenzione conclusa dal soo
nunzio^ colla hoWtiMaximis Mtndiquepres'
si, de' 1 8 novembre 1 798, della quale par*
lai in tanti'luoghi,e contenente la defini-
zione de' limiti delle diocesi ristabilite.
Queste furono, l'arcivescovato di Polosko,
composto de'patatinati diPolosko,diSfflo-
lensko e di Miscislaw, delle provincie di
Mohilow, e di Vitepsk con giurisdizione
su tutti i ruteni, che si erano mantenuti
nell'unità, e si diede al prelato un suffra-
ganeo. Si ricompose il vescovato di Luck
colle Provincie di Volinia, Podolia e pa-
latinato di Kiovia,colla medesima ampiez-
za di giurisdizione data all'arcivescovo di
Polosko, onde il vescovo riassunse il ti-
tolo di eparca della chiesa greca unita,
ed ebbe anch' egli il suffraganeo. Venne
parimenti ristabilito il Tescovato di Bre-
sta , composto de' governi di Lituania ,
Grodno, Minsk e della Curlandta, ed aa-
ohe al vescovo di questo fu dato il eoa-
diutoro : il vescovo trasferì la sua resi*
denza nel monastero basilianodi Zirowicz,
essendo stato l'antico episcopio in un col-
la cattedrale, come fecero con altri e al-
tre, mandato in cenere dai russi; Paolo I
donò cospicua somma per riedificare la
cattedrale. Eziandio i basìliàni ricupera-
rono per gli efficaci uffizi di mg.' Litta
parte de'loro monasteri, ed il loro insigne
ordine fu restaurato. Le ricche badie di
Zidczyn , Derman , Ovrrucz , Wlodzie-
mercz, Bar^Dubno, Lubar,Pocza) ow, Zy-
rowicz che a gran ventura erano sfuggi-
te alla devastazione di Caterina II, perchè
intendevano all' ammaestramento pub-
blico, le une furono ritornate al prìmiero
loro essere e ministero, altre servirono a
dotare i suffi*aganei delle dette Ssedi ve-
scovili. Il nunzio Arezzo (F.) poi cardi-
nale, succeduto a Litta, confermò a nome
di Pio VI I i n uovi abbati . proposti da l me-
tropolita e da Alessandro I, il quale co-
me il padre si mostrò umanissimo verso
la chiesa rutena greco-unita, giovandola
di sua protezione generosa. Il prelato A*
RUT
I munito delle stesse ampie facoltà
redecessore, con gran saviezza epru-
1} ridusse a compimento quanto a
« della chiesa rutena a^ea l'ottimo
Litta inoominciato con tanto mira-
.mpegna Affinchè riuscisse più age«
il reggimento delle ti*e vaste dioce-
!C0-unite e delle altre sei latine, toI*
tàbiliti i consigli o concistori ycsco-
?a crealo eziandio nel 1 80 1 un tri»
le supremo in Pietroburgo (/^.)ca-
ì dell'impero, detto poscia collegio
liastico cattolico romano, il qualedo-
giudicare in ultima istanza in tutto
«ro russo, de'negozi più importanti
iltolici latini e ruteni. A Kiovu e
co raccontai quanto avvenne nel pon*
tedi Pio VII circa i ruteni, divenen-
rei vescovo Lissowski di Poiosko me-
dita di tutta la chiesa greco cattoli-
Ila Russia, ma non gli riuscì d' ot-
e la sede e il titolo di Kiovia; fatai-
e il ristabilito metropolita fu com-
to dal cosi detto santo Sinodo del-
ìeMa ài Russia (A^.), e fatalmente dal
>polita latino cattolico di Mohilow
jognava a dominare in Russia ezian-
i chiesa rutena; contrariando tanto
[Oanto gli scismatici la rinnovazione
veneranda sede di Kiovia annulla-
Giterina II, che avea disposto che
chiesa più antica di tutte e culla del
inesìmo nella Russia, forse proprie-
rpetua della chiesa nazionale. Pun-
ramente nel cuore V arcivescovo di
low, il boriosissimo Siesti*zencewìcz,
>re ecclesiastico del nunzio Arezzo pei
11, e tempestando l'animo di Ales-
"o I d'ombre e di sospetti, pren^en*
lOtivo dall'imprigionamento voluto
>ma da Napoleone d'un fi*ancese ad-
a Russia, il buon prelato non fu più
o udire né dall' imperatore, né dai
(tri. E vedendo che il suo uffizio nul*
ìi poteva, e per l'invito avutone, nel
lar del i8o4 abbandonò mesto la
di Pietroburgo : d' allora in poi la
ia, ad onta che tenga in Roma un
RUT
333
ministro di Residenza, non volle più am •
mettere nunzio apostolico ordinario , a
fronte delle replicate istanze fatte dai Pa-
pi, anche per equitativa recipi*ocanza.Che
se il benemerito Arezzo avesse potuto ri-
manere in Russia, a terminare le trattati-
ve per la restaurazione della metropoli
rutena, le avrebbe certamente dato una
forma più stabile e più canonica, o alme*
no fissa ad una sede particolare, laddove
da Alessandro I fu lasciata indetermina-
ta e come errante. Dalla relazione auten-
tica fatta dal governo nel i8o4 sotto gli
ocdii del legato Arezzo , la chiesa rute-
na,^ restaurata da Paolo I, comprendeva
1,398,4?^ fedeli, 91 monasteri di basi-
liani, ei388 chiese parrocchiali. Mentre
Pio VII era in deportazione per opera dei
fi'ancesi, morì il metropolita ruteno Lis-
sowski, per cui nel 1810 si adunarono
in Pietroburgo il metropolitano vescovo
di.Bresta Kòchanowicz, dal defunto fetto
suo coadiutore, e Krassowski arcivesco-
vo di Polosko, e quivi cpU'approvazione
imperiale fecero una dichiarazione. Con
questa protestarono fedeltà e .sommissio-
ne alias. Sède, volontà fermissima di per*^
severare nella santa unione, invocando
benigno compatimento dal Papa, se per
l'infdice condizione de'tempi essendo ma-
lagevoli le comunicazioni con lui, proce-
devano alla consagràzione del roeti*opoli-
ta Kòchanowicz, e degli altri vescovi no-
minati,, a ciò indotti per urgente neces-
sità della chiesa rutena. Il p. Theìner
pul^licò 11 pi*ezioso documento dell' at-
to o Epihia seu consiilutiones, a p. 388,
che ratificò Alessandro I, e poi fu man-
dato a Pio VII in testimonianza pubbli-
ca del fedelissimo amore de'ruteni verso
la cattedra di s.Pieti*o. Morto questome-
tropolita nel 1 8 1 ^, Alessandro I nominò
l'esimiaBulhak vescovo di Bresta, a me-
tropolitano della chiesa greco-unita nel-
la Russia, il quale domandò e ottennedal-
la s. Seòt la canonica istituzione, con sue
lettere dirette a Pio Vii e al cardinalLit-
ta prefetto di propaganda; facendo egli e
334 I^UT
il Papa iDUtilmenteuuove istanze all'im-
pera tore per stabili t-e una chiesa a metro-
polidella chiesa rutena, merce lemacchi-
nauoDÌdel sedicente s. Sinodo e del me-
tropolita latino, per cui Pio VII dovette
conferirgli la dignità come delegato pon-
tificio. Indi Bulhak recatosi a Pietrobur*
go, come il predecessore assunse la presi-
denza della sessione rutena greco- unita
Del collegio cattolico, riverito e distinto
da Alessandro I per le sue eccellenti qua-
lità. Ih 825 fu fatale alla chiesa rutena
per la morte di quell'imperatore, avendo
pocoprima decretato che si erigessero due
chiese cattoliche,una pe'greci uniti iuPie-
troburgo,raUra pe'iatini inCzarsko-Sielo
celebi-e residenza imperiale per Testate,
ove mai era stata chiesacaltoIica.il no-
\ero fatto nei seguente anno de' ruteni
della Gallizia, dominio austriaco, ascese
a 2,1 36,666 fedeli, 2 296 chiese par roc*
chiali, e 1 4 monasteri basiliani. 11 cav. Ar*
taud, nella Storia di Leone XI ly t^i, p.
1 32, t. 3, p. 2 1 7, riportando Timportan-
tecolloquio fraquel Papa e il celebre car-
dinal Consalvi, che si può qualificai*e, gli
ultimi ricordi di quell'insigne diploma*
tico,glì rappresentò la Cìùesa slava come
uno spettro minaccioso» onde Leone XII
non cessò mai di tenere gli occhi fissi sul-
la Russia; né potè prevedere neppurìe il
principio di que' disordini che la chiesa
cattolica tuttora angosciamente lamenta.
11 cardinale parlò coisiì. n Relativamente
alla Russia conviene usare una circospe-
zione che non dorma neppure un sol gior«
110. il nostro ar ci f escovo di MohilowSie •
fctrzeucewicz, quantunque vicino ad esse-
re nonagenario e quasi non avente piò
volontà, pure conserva quanto basta per
essere ancora ambizioso. £gli professò per
moltotempo, dapprima a semplici paro*
le , quindi in iscritto , idee di riunione
de'greci e de'latinì, che doveva essere o-
perata nongjà a modo nostro, ma a mo-
do suo. Egli diventerebbe patriarca di
Russia e vostro legato. Voi non avreste
piti occasione, alcuna di ordinare iu Rus-
RUT
sia la pubblicazione d'un solo decreto del-
la I. Sede. Le chiese verrebbero riunite
a nostro danno, e non si avi*ebbepiò una
▼era voce romana in que' paesi sino ai con-
fini della Gallizia, alla qtiale 1' Austina,
che non ho trovato mai ostile a'miei di-
segni, permetterà, io credo, di rimanerci
fedele. Dunque, la spaventevole catastro-
fe della divisione della Polonia, tn una
delle sue conseguenze, diventerebbe una
digache infrenasse que'flutti dello scisma
che minaccia di sommergerci? Da parte
nostra abbiamo fatto in Russia tentativi
di accomodamento poco misurati. Non ci
è stalo risposto un dì colla contro -propO'
sizione di una Chiesa slava che ci divo
rerebbe? Vostra Santità può interroga*
re il cardinale Arezzo, che ha risieduto in
Russia. L'occhio dee sempre essere vigi-
lante sul travìan>ento religioso de' russi)
ma lo spirito prescrive una lunga pazien-
za. Torneranno a noi da se stessi, se deb*
bonoritornarci:epoi,se questo grancor-
pò continua a ci*esoere, incorrerà ne' pe-
ricoli di tutte le obesità politiche. Il so-
lo cattoiioismO) Beatissimo Padre, lo di-
co con lagrimedi contentezza e di ringra-
ziamento vei*so Iddio, il solo cattolicismo
non potrà mai essere di troppo dilatato;
egli solo può coprire facilmente un mag-
gior numero delle possenti nazioni inci-
vilite dei due mondi, di quello che nel-
l'antico mondo far potesse colle nazioni
barbai*e ''. Il p. Theiner, a p. 397 eseg.
ti atto con diffusione : Della chiesa rutena
in Polonia e nelle provinole polacche sog<
getle alla Russia, dall'incoronazione del-
l'imperatore Nicolò 1 sinoa'nostri dì, cioè
dal 1825 al 1840. Regnando Alessandro
1, ed anche ne' primi anni del regno del'
l'imperatore Nicolò 1 sino al 1 834f la chie-
sa rutena andò salendo a qualche lieve
incremento, né ebbe altro a patire, se non
che le innovazioni recate dall'editto dei
22 aprile nella sua gerai*chia e discipli*
na. Mentile regnava una calma perfetta,
il governo russo, non provocato, muoveva
contro la chiesa cattolica de'suoi dominii
RUT
deploi-abile guerra, che finì col menarne
trionfo per la defezione de' vescovi apo-
stati , in questi accenti. » L' antica reli-
gione solleva al cielo il capo trionfante,
rientra nel tempio, ove già dominava; si
allegra di vedere ritornati nel suo grem-
bo i figli suoi, la lingua forastiera fug-
ge dinanzi alla lingua materna : la Rus-
sia occidentale parla, pensa e crede altra
volta russescamente 1 **ì ruteni non die*
rono motivo alle oi dinazioni governali^*
ve, uè presero punto parte a'iuttuosiav-
veninienti politici del i83o 3i nella ri-
bellione polacca. Tutto quanto in com-
pendio riportai ue'vol.XXXVll,p. 4o e
seg.,L]V, p. 74^^g'> incominciando dal
decreto, che l'uffizio metropolitano ru-
teno, che nella sua chiesa avea suprema
l>otestà legislativa, e vegliava suU' inte-
grità della fede e alla conservazione del-
la disciplina, si limitasse a puro grado di
onore, sostituendo a lui il collegio eccle-
siastico di Pietroburgo, composto di la-
tini e ruteni , e sotto la dipendenza dei
ministro degli afi&ri ecclesiastici esercitas-
se su tutta la chiesa unita della Russia
quella stessa potestà che avea per V iu-
iianzi il metropolitano, il quale ne venne
costituito presidente d'onore. Incorporato
il collegio ecclesiastico luteno nel Sinodo
scismatico, ebbe a presidente della sessio-
ne rutena Giuseppe Siemaszko vescovodi
Lituania di scismatici sentimenti; da que-
sto punto l'infelice chiesa rutena diven^
ne semplice parte della scismatica, e fu
segno alle lagrimevoli persecuzioni e vio-
lenze, xbe ha divulgatela storia con tan-
leoper^^fralequali : Persécution elsoftf*
frances de VÈglise CatlioU^jue en Bus*
«iiej Parisi 84^. L'indegno Siemassko con
quegli altri che notai u Flosko, ivi a'i2
febbraio 1889 consumarono la prevarica-
zione dalia fedecalLolica, riunendola lo-
ro chiesa alla russa scismatica , ad onta
della contrarietà e ripugnanza del clero
e popolo ruteno, il di cui atto sottoscrit-
to da' 3 vescovi, e da 2 1 tra prelati infe-
liori e sacerdoti, riprodusse il p. Tkeioer
RUT 335
a p. 4^0, insieme all'indirizzo col quale
inviarono all'imperatore l'atto di riunio-
ne, non che all' imperiale editto che lo
sottopose alla definizione del santo Sino*
do, il quale a'23 pubblicò il suoconsul-
to, consigliando l' autocrate imperatore
del modo come i ruteni possono aggre-
garsi alla chiesa russa, e che l'imperato-
re accettò a'25 marzo. Siemaszko vescovo
di Lituania, Luzinbki arcivescovo di Po-
losko, e l'altro vescovo Basilio ammini-
stratore dell'eparchia della Russia Bian-
ca, denunziarono con loro lettera all'e-
piscopato la seguita unione, alla quale lo
ricongiunsero. Questo avvenimento dagli
scismatici fu solennizzato con grandissima
pompa. Dai documenti riferiti dal p.Thei^
ucr si rileva, che lo scisma de'ruteni nei
dominii russi fu opera del goveino e dei
prelati della eliiesa russa, per confessio-
ne degli stessi 3 vescovi apostati, de'4 me-
tropolitani russi, e del santo Sinodo, ve-
nendo mandati nella freddissima Siberia
quelli che preferirono di essere perseve-
ranti e fedeli cattolici, ove furono desti-
nati a gemere in vili uffici. Luzinski an-
cora pose in opei*a tutti gli artifizi della
seduzione, per far credere al popolo ru-
teno semplice , che non era vi differenza
tra gli uniti e i russi scismatici. Inoltre
il p. Theiner, nell'altra interessante e ve-
ridica opera: La Chiesa scismatica russa,
che compendiai all'articolo Russia, a p.
232 e seg. ci diede nel cap. X: Unione
della chiesa rutena cattolica colla nazio-
nale chiesa russa , la relazione sinodale,
compilata dal militare (com'è per lo più)
supremo procuratore del santo Sinodo
dirigente all' imperatoi'e, é che contiene
la storia dell'incorporamento della chie*
sa rutena cattolica in Russia nella chiesa
nazionale , in uno agli estratti delle re-
lazioni sinodali degli anni 1 836, 1887 e
1 838,riguardanti la violenta scismàtizza-
zione della chiesa cattolica rutena nella
Russia. Ivisidice,che l'atto de'ruteni u-
niti avea aumentato alla chiesa russa un
m ilione e 600^000 aniipe , rallegrando
336 R U T
questa del commoirente spettacolo di fra-
leitia comuniouecoll'anlico sediceoteor*
todosso ciere. Il sommo Pontefice Gi'e-
gorio XVI pei* l'amarissimoafTeaimea*
to pianse e deplorò il tradimento-dei greg-
ge ruteuo, operato dai suoi traviati pa-
stori, colla seguente allocuzione che con
somma afflizione d'animo pronunziò in*
Danzi al s. collegio de'cardìnali, nel con»
cistoro segreto de' 23 novembre 1839.
M Venerabili FVatelli. Molte cose per ve*
rità gravi ed acerbe, dacché fummo in*
Testiti deir apostolico ministero , per la
diuturna avversità de' tempi, siamo stati
costretti ad annunziare da questo mede*
Simo luogo. Ma ciò che nell' odierna a*
dunanza,fra la mestizia ed il lutto della
chiesa universale siamo perannunziarvi,
è certamente di siffatto modo, che supe-
ra di gran lunga lacerbità di que'mali,
su cu? gememmo altre volte. Niuno di voi
ignora, che i vescovi ruteni, e tutta quel-
l'inclita nazione, la quale dopo aver ab*
bracciata con la cristiana fede la cattoli*
ca unità, si era miseramente da lei sepa-
rata^ e ritenuto l'uso della propria lin-
gua e il greco rito, seguiva il deplorabi-
le scisma de'greci, pensarono più d'una
volta, per eccitamento della divina gra-
xta, a fare stabilmente e sinceramente ri-
torno alla romana chiesa. Quindi in pri-
ma nell'ecumenico concilio diFirenze l'ar*
civeiicovo di Kiovia metropolita di tutta
la Russia, insieme co'greci, sottosci isse il
celebre decreto di uuione. E sebbene la
cosa poco dopo tornasse a vuoto per le
insorte turbolenze e per gli ostili sforzi
di coloro, che ribelli alla luce, aderivano
ostinatamente allo scisma; tuttavia non
si arrestarono mai su di ciò i disegni e
le cure segnatamente de' vescovi: e spun-
tò finalmente quell' auspicatissimo gior-
no , in cui per un tratto singoiare della
divina misericordia venne concesso ai ru-
teni di ritornare alseno dell'abbandona-
ta madre, e di rientrare in quella santa
città fondata dall'Altissimo, nella quale
unicamente si può. rinvenire salute. Im-
RUT
perocché tuttlque' vescovi ruteni, che sul
fine del secolo XVI stavano sotto la ci*
vile dominazione di Sigismondo III piis-
simo re di Polonia e di Svezia, e grandu-
ca di Lituania, ri pensando alla concordia
che tra la diiesa orientale ed occidenta-
le avea per l'innanzi fiorito, e di cui i lo-
ro maggiori sotto il reggimento della Se-
de apostolica erano stati fautori caldissi-
mi, non costretti da forza, non sedotti con
arti, non guidati da leggerezza di mente
e d' ingegno, non presi alle lusinghe di
temporale interesse; ma illuminati dal so-
lo chiarore della superna luce , sospinti
dalla sola cognizione della verità, accesi fi-
nalmente dal solo desiderio della propria
salvezza, e di quella delle pecorelle a loro
a£Sdate, dopo aver deliberato in genera-
le assemblea sopra un affiire di tanta im-
portanza, per mezzo di due colleghi spe-
diti in nome di tutto il clero e del popo-
lo a questa cattedra di s. Pietro, abiurati
totalmente tutti gli errori degli scismati •
ci, richiesero di essere aggregati di nuo-
vo alla romana chiesa, e di essere resti-
tuiti alla pristina unità con essa. Con qua-
le ardore di carità li accogliesse allora, fra
gli applausi del mondo cattolico, il nostro
predecessore Clemente VI 11, di sagra me-
moria, qual sollecitudine poscia questa s.
Sede abbia presa costantemente a loro
riguardo, con qual prudente condiscen-
denza gli abbia trattati, in quante e quali
guise. gli abbia giovati, aperlissimamea-
te lo attestano moltissime costituzioni a-
postoliche, in vigor delle quali e furono
conferite a que'popoli gt*azie segnalate e
benefizi grandissimi , e furono lasciati a
quel clero (in ciò che non offendeva l'u-
nità cattolica ) i sagri riti derivati dalla
consuetudine della chiesa orientale, e ven*
nero in più luoghi, e principalmente ia
Vilna (ed in Leopoli ed Olinuiz, F) e-
retti o dotati di annua rendita collegi per
educare nella santità della fede e de'co-
stumi i chierici della nazione rutena. Fu
in vero cosa sommamente inci'escevole)
che ia riunione de'ruteni colla chiesa ro*
RUT
mana così felicemente eseguita, sta stata
col pi^ogresso del tempo a contrarie vi*
cende soggetta. Recava però consolante
motivo di gioia il vedere^ die una gran
paiHe di essi, preceduta soprattutto dalla
costanza de'sagrì pasloi i, rimase così fer*
mamente devota alla Sede apostolica, e
così indivisa da questo centro d'unita, che
ad onta delle fallacie d'una vana filosofia
e delle prave opinioni serpeggianti nello
scorto secolo per quelle contrade, in nes-
sun modo deci ino dal l'integri là del la dot*
trina e della fede cattolica. Ma oh mise*
rande e infelice cambiamento di cose! Oh
durissima e non mai abbastanza lamen-
^ labile calamità della gente rutenal Imper«
ciocché que'che negli ultimi tempi essa
avea ricevuti per padri e pastori , e die
perciò avrebbe dovuto sperimentar con-
dottieri e maestri, affine di serbarsi unita
' con più stretto vincolo al Corpo di Crì*
sto,ch*é la Chiesa, que'medesimi testé per
l'estrema sua disgrazia provò autori di ri*
bdlione nove! la. Questo, Venerabili Fra*
felli, questo é dò, che ci tiene in sommo
^ affimno ed angustia, alle amarezste che ci
sovrastano da ogni parte si é aggiunto
questo infortunio, ad esprimere il quale
piU le lagrime si addicono che le paro-
le. Vi confessiamo ingenuamente, che noi
sul prindpio tn nessun conto potemmo
indord a prestar fede a tutto quello, che
su questo rattristante affare ci veniva ri-
portato dalla fòma , attesa specialmeute
•la somnia distanza de' luoghi^ e le gravi
difficoltà onde liberi non siamo di comu-
nicare cor cattolici die si trovano sparsi
in que'luoghi. E fu questo il motivo, per
cui abbiamo differito sinora a levar voci
equerele proporzionate alla grandezza del
male. Ma le sicure notizie che abbiamo
in seguito ricevute, e l'essere stata ormai
la cosa divulgata dai pubblici fogli, sic*
come ci danno argomento di dolore pro-
fondissimo^ così non lasciano piti dubbio
alcuno, die più vescovi de' ruteni uniti
ndla Lituania e nella Russia Bianca, con
una parte del clero e del popolo a loro
YOL. LIX.
RUT 337
commesso, lasciata miserabilmenle la co«
munione della chiesa romana, donde nac*
qae la sacerdotale unità, sono passati sot-
to le bandiera degli scismatici. Per ese«
guire pòi Ti niquo disegno adoprarono co-
storo l' artifizio d' introdurre primiera-
mente con frode nella celebrazione della
messa que'libri, che aveano ricevuti dai
gre&o-russi, e di rendere in tal modo qua-
si uniforme agli usi di questi la pratica
del divin culto; appunto perché l'ignara
plebe dal venire insensibilmente a stabi*
lirsi la somiglianza de' riti,fosse anche sen-
za volerlo strascinata allo scisma. Quindi
per oixline loro vennero convocati più
volte i parrochi, e furono ad essi di quan-
do in quando spedite lettere, con cui fra
impudenti fallacie s'ingiungeva loro, che
dascuno facesse professione della sua ade-
sione alla chiesa greco -russa, secondo la
formola a tale oggetto proposta; avvisan-
do insieme i renuenti che perderebbero
sull'istante l'officio parrocchiale; eche sa-
rebbero infallibilmente denunziati all'au-
torità superiora tanto essi, quanto tutti
gli altri preti che sul loro esempio simil-
mente ricusassero di obbedira. Finalmen-
te dopoa vere usate altre scaltrezze,a tal se*
gno d'iniquità pervennero,chenon si ver-
gognarono di dichìarara pubblicamente
la loro volontà di congiungersi alla sun*
nominata chiesa , e di avanzara inoltra
preghiere,' anche a nome del gregge loro
soggetto, per implorare a tal fine V an-
nuenza imperiale. Né mancò ai voti loro
l'effistto; giacché disposte pienameute le
cose dal Sinodo scismatico residente in
Pietroburgo, e poscia superiormente san-
zionate, venne decratata e celebrata so-
lennemente l' aggragazione alla chiesa
greco-russa de' vescovi, del clero e del po-
polo ruteno, finora uniti alla chiesa ro-
mana.E qui rincresce il rammentarequa-
li cose da gran tempo presagissero que-
st'infausto avvenimento, e da quali ecci-
tamenti in fine spronati codesti traviati
pastori abbiano sommersi se stessi in sì
gran baratro di nequizia e di perdizione.
22
338 RUT
Ponderando piultosto rinrelicissìma loro
caduta, giova esclamai*e con le parole del*
le sagre carte: Judicia Dei ahissus muU
ia I Del resto per così atroce ferita recata
alla cattolica chiesa, voi ben conoscetCì
Venerabili Fratelli, qual sia l'ani mo no*
stro, e da qual profonda afflizione noi siam
travagliati. Fino al fondo del cuore addo*
lorati, deploriamo ridotte a grave rischio
del l'eterna salvezza tante anime, che Cri*
sto avea col suo sangue redente : deplo*
riamo violata turpemente dai vescovi di-
sertori quella fede, che promessa aveano
da prima alla chiesa romana : deploria*
mo conculcato indegnamente da essi quel
carattere santissimo, di cui per l'autorità
di questa sede apostolica erano stali in«
signiti. Ma ci tengono ancora in grande
sollecitudine i nostri figli carissimi di
quella nazione, i quali né illusi dagli ar-
tifizi, né atterriti dalle minacce, né sedot*
ti dalla pravità dell'esempio, si manten«
nero saldi nel vincolo della cattolica co-
munione. Imperocché ben ci é noto quai
gravi danni sieno in loro derivati dalla
ribellione degli altri, e a quanti patimen-
ti ancora debbono andar soggetti per la
loro costanza nella santa unità. Ed oh I
almeno ci fosse dato di poterli consola-
re da presso con esortazioni paterne, e lo*
ro compartir qualche grazia spirituale
per rassodarne il proposito 1 Frattanto
memori del ministero che esercitiamo, e
credendo detto a noi dall'alto ciò che un
giorno si diceva del profeta : Grida^ non
cessare^ quasi tromba leva la tua voce,
annunzia al mio popolo le suescellerag^
ff'ni, e alla casa di Giacobbe isuoipec*
cali. Da questa altezza del supremo apo^
stolato, in feccia a tutta il mondo cristia-
no, incessantemente et lagniamo della ri-
bellione de' ruteni, e principalmente dei
vescovi , e ad essi con tutta la severità
rinfacciamo l'ingiuria cagiona taallachieo
sa cattolica per tale misfatto. Se nonché
fecendo noi sulla terra le veei di Colui,
cK e ricco in misericordia^ che w)lge in
mente consìgli di pace e non diafflizio'
RUT
ne, e che anzi venne a cercare ciò che era
perito, senza spogliarci totalmente della
carità apostolica verso di essi, con tutto
l'impegno avvertiamo ciascuno, affinchè
riflettano donde sono caduti, «d in quali
formidabili pene secondo i sagri canoni
si sono precipitati ; vedano dove dimen-
tichi della loro eterna salute inconsidera'
tamente s'inoltrano; paventino il prioci*
pe de' pastori che richiederà dalle mani
loro il sangue delle pecorelle perdute; e
salutevolmente colpiti dall' aspettazione
. del terribile giudizio, riconducano se stes*
si ed il gregge miseramente disperso, nel-
la via della giustizia e della verità, da cui
errandosi allontanarono.Dopo tutto que*
sto dissimular non vi possiamo. Venera'»
bili Fratelli, che qui non ha termine la
causa del nostro dolore intomo allanda»
mento delle cose cattoliche negli estesisi
simi confini dell'impero russo. Poiché
ben conosciamo a quante angustie ivi da
lungo tempo soggiacciala nostra religio-
ne santissima. Noi per al lievar le non ab-
biamo certamente tralasciato d'impiegar
tutta l'opera della sollecitudine pastora-
le; e niuna cura risparmieremo in avve-
nire presso il potentissimo imperatore^
tuttora sperando, che egli perla sua giu-
stizia e pel suo grand'animo sarà per ac-
cogliere benevolmente le nostre richieste
e i nostri voti. A qual fine rechiamo eoa
fiducia le comufii preghiere dinanzi ai
trono della grazia, scongiurando unani-
memente il Padre delie misericordie, e
il Dio it ogni consolazione, affinché voU
ga benigno Io sguardo alla sua eredità,
conforti di opportuno soccorso la chiesa
sua sposa, che piange amarissimamente
la perdita de' figli, e che in mezzo a n
lunghe travei^ie ne comparta in tuttala
sua clemenza la tanto sospirata serenità".
Il zelante e degnissimo Michele Lewicki
metropolita di Leopoli nel dominio au-
striaco, con circolare de' io mai*zoi84t
si rivolse agl'infedeli fratelli'ruteni, eai
proprio clero e a' suoi fedeli , esortando
quelli petxhé tornino al seno della chiesi
11 UT
k». Con parole gravi fece oonosce-
resoovi apostati, che iniquameote al
li Giuda hanno venduto le lorochie*
r vile moneta a straniero dominio,
I pose sotto gli occhi l'enorme delit*
Ila loro separazione dalla chiesa ro-
; la sanlità della quale non meno
supremazia si riconosce dalla me»
\a chiesa russa ch*è là sorella ba*
% dell* orientale f ne' suoi sagri libri
ilio divino. Eguali verità insinuò
irio XVl con breve de'7 luglio 1 84 1
1 venerando prelato^ e mentre en-
ì lo zelo apostolico con cui mante*
la sagra unione, lo confortò insieme
eservare i propri fedeli dalle arti
seduzione che dolla Russia si ado-
ano per la loro perdita. Il supremo
Iella chiesa il glorioso GregorioX VI,
> imperturbabile, espose finalmen-
uadroagli occhi de'contemporanei
'avvenire, colla memorabile e cele-
dUocuzione della Santità di N, S.
nrio XVI Papa al sagro Oollegio
ncis toro segreto dèli luglio iSr/^i^
a da una Esposizione corredata da
la documenti, sulle incessanti cure
itessa Santità sua a riparo dei gra-
ti da cui è offlitia la religione cai-
negV imperiali e reali domimi di
%e Polonia^ Roma dalla tipografia
ralei842. La Russia operò contro
gione e contro la chiesa de'suoi sud-
ttolici di rito latino e di rito greco,
mpere la fede solennemente giura*
guarentire a que'popoii i loro dirit-
;io8Ì. Quindi Gregorio XVl, bende-
iccessore di s. Pietra, espresse con
eventi e dignitose parole nel ricor-
rtto quanto nel suo pontificato era
la lui fatto per la conservazione e
ìooe della chiesa cattolica in quel-
ero, per illuminare il magnonimo
IO nelle cui mani sono posti i de-
iella Russia, e per dare ai fedeli il
to ch*egli religiosamente rispose al-
a missione, che dal Signore gli era
affidata. L'Europa intera, attonita
RUT 339
udì coti riverenza anche in questo gravisi
Simo emergente la franca sua apostolica
voce, ammirando con quali armi il graa
Pontefice, con candida semplicità e mo*
derazione evangelica, nobilmente propu*
. gnò i diritti della chiesa nella Polonia e
nella Russia. Tutte le sue paròle suona*
no verità, fondate come sono sui fatti ir*
repugnabili,e spirano longanimità e man-
suetudine ineOabile. Così Gregorio XYI
s'immortalò nel libro vivente della sto*
ria, stampandovi gloriosa pagina, a dife-
sa de'ruteni e latini ne'dominii russu Pe-*
nelrato l' imperatore Nicolò I nella sua
generosa equità e animo grande, dalla e*
roica costanza delle replicate istanze del
supremo gerarca Gregorio XVI , delle
perseveranti premure che gli scrisse afis*
ce rinnovare dall' esimio granduca ere*
ditarìoe da tutti gli altri membri dell'au- :
gusta famiglia che sì recarono a visitare
la capitale del cristianesimo, con edifica-
zione e stupore universale, nel dicembre
1 845 l'illustre Nicolò I si recò in Roma
a confortare con cortesissima visita, ed a
rendere ossequio al Papa , il quale gio-
vandosi del felice incontro, fervidamente
perorò a favore de'catlolici ruteni e lati-
tini, soggetti al vasto e formidabile suo
impero, ed ebbe la bella ventura di coni 1
movere l' eccelso animo del potentissimo
monarca, e di riportarne dolci speranze
di miglioramento e di sistemazione agli
affari religiosi de'cattolici russi, come di
farsi ragioneai molteplici aggravi fatti al-
la religione cattolica, che vivamente rac-
comandò a SI benevole disposizioni e a*
morevoli sentimenti. In fatti s'incomin»
ciarono trattative per de venire ad una
convenzione di solenne concordato, che la
mor^e sopravvenuta neh. ^giugno 1846
impedì a Gregorio XVI di effettuare. U
successore regnante Pio IX, continuando
con ogni studio e cura il componimento
delle cose religiose del l'impero ruf so e ra-
gno di Polonia, potè aver la soddisfazio-
ne e gloria, per mezzo del cardinal Lam-
bruschini e di mg.*" Corboli Bussi^ come
34o R L T
col conte di Bloudoff ifiTiato dall' ìmpe-
ratoi*e quale plenipotenziario straordina-
rio^ e col conte di Boa tenefT in via to straor*
dinario e ministro plenipotenziario pres-
so la s. Sede del medesimo sovrano, di a*
fer concluso a'3 agosto 1847 "" solenne
concordato, che riportai nel vol.LlY, p.
76 e luoghi ivi citati,cheil Papa denun-
ziò con allocuzione al s. collegio de' car-
dinali nel concistoro de' 3 luglio 1 848.
Queste convenzioni sono principalmente
riguardanti alcune chiese dì rito latino
da diuturna vedovanza miseramente af-
flitte, affidandole a pastori idonei, nella
certa fiducia di poter quanto prima prov-
Tcdere di propri vescovi anche altre chie-
se da lungo tempo vacanti nell' impero
russo e nel regno di Polonia. Oltre a ciò
fu stabilita l'erezione d'una sede vescovi-
le in Chersono oKherson, egualmente di
rito latino, e si provvide alla cura spiri-
tuale degli armeni cattolici. Disse inoltre
il Papa nell'allocuzione, che molle altre
cose di grave momento restavano a con-
dursi al desiderato fine, e che standogli
assai al cuorequesto addoloravano. » Né
da meno grave sollecitudine siamo trava-
gliati per tanti figli a noi carissimi dell'in-
clita nazione rutena, i quali, ohimè I per
In nefanda e non mai abbastanza deplo-
rabile defezione di alcuni vescovi da que-
sta romana chiesa, miseramente dispersi
in quelle vastissime contrade trovansi nel-
la più luttuosa condizione, e nel sommo
pericolo delleterna salvezza, non avendo
vescovi cattolici da cui venir guidati e
condotti a pascoli salutari e pel sentiero
della giustizia, corroborati con spirituali
aiuti, e difesi dalle lusinghe, dalle frodi,
dagli aguati de' malevoli. Le quali cose
tutte sono così profondamente impresse
neiranimo nostro, che con la grazia di Dio
non ometteremo alcuna maniera di sol -
lecitudinee d'impegno per adoperarci ad
accorrere a sì rilevanti oggetti della chie-
sa cattolica. Né vogliamo scorarci, men-
tre lo stesso nobile uomo conte di Blou-
doff, lasciando questa capitale pérrìcon-
RUT
dursi in Pietroburgo, con parole aperte
ci promise di riferì re a S. Maestà 1. e R.
i desiderii nostri , le nostre rìchieste, di
prender cura di essealmenoingran par-
te, e di sdiiarirein voce tutte quelle co-
se che da lontano non avrebbe potuto sì
facilmente spiegare ... E poiché la deplo-
randa condizione de' ruteni tiene gi*an*
demente travagliato ed afflitto il paterno
animo nostro, perciò ripetiamo essernoi
nell'intendimento per dovere dell'aposto-
lico ministero affidatoci , di non lasciar
giammai intentato alcun passo che valga
a sovvenire in modo opportuno ai tanti
e sì gravi spirituali loro bisogni. Mentre
poi ci confidiamo che i sacerdoti latini pon-
gano in opera le maggiori cure ed indu-
strie per apprestare a que' carissimi figli
i spirituali soccorsi, coU'intimo afifeltodel
.cuor nostro esortiamo amorosamente e
premurosamente nel Signore i ruteni
stessi, affinché rimangano fermi ed immo-
bili nell'unità della chiesa cattolica, elad-
dove si fossero da lei dipartili , facciano
ritorno nel seno delta madre amantissi-
ma, e accorrino da noijChe coldivinoaiu-
to Siam pronti a somministrar loro quan-
to sia espediente alla loro eterna salvez-
za ". Nel t.i I, p. 98, della Civiltà Cai-
tolica del i.° sabbato d'ottobre 1802 si
legge.» Un recentissimo annunrio, che se
fosse vero dovrebbe colmare di gioia tut-
ti i buoni, fu dato da molti^ giornali , ed
é la ritrattazione del troppo famoso ar-
civescovo Siemaszko, apostata ed autore
dell'apostasia del clero e del popolo ru«
teno nel 1839. Dicono aver egli diretto
una circolare agli ecclesiastici, nella qua*
le confessa il suo delitto, se ne mostra ad-
doloratissimo e risoluto di farne penitea*
za sino all'estremo de'suoi giorni.Termi*
na coli'esortare il clero e il popolo, da lui
fuorviato, a rientrare in grembo della cat-
tolica chiesa. Il governo russp, aggiunge-
sì, per attenuare l'effetto di questo esem-
pio, fece correre voce che il rawedutoar*
ci vescovo era uscito dì senno ".
Di sopra indicaci come si eleggevano i
s
RUT
?i greco -nilen», e approva vano dal*
Sede, e quanto pratìoaTasi pel me-
Jita di ISovia^ die rioeveTa dal Fa-
sooferoMi e il pallio, dopoché il noo-
Polonia residente iu Varsavia avea
[nato la canoolca dcxiooe de'vesco-
impilato il ^ocesso super quaiiiaie
noe et ecdesiac^ che poi uoilo alla
itiooe di fede e al giuramento spe-
In Roma. I vescovi si prendevano dai
m basiliant, presso i quali erano me-
diti vate le scienze e le arti, mentre
ro secolare coniugato generalmente
Kivero e ignorante : raro fu il caso
I vescovo tratto dal clero secolare.
la sede vescovile, la i .'di tutte leRus-
iomechè fondata dopo il 988 , indi
t37fu innalzata alla dignità metropo-
l'arcivescovo divenne esai-ca di tut-
Russia, con 1 a sedi vescovili persuf-
Dee, cioè: LeopoU^ Prenùslia^ Chel-
Vtscislawy Mohìlow, HaUicia, Lu»
I, FFladinùria^ Plosko^ F'ilepsco ,
M>, F'ilna : tutte hanno articoli, ed
e poi furono elevale al grado arci-
vile eoo sufTraganei. A Polonia ri-
ì il seguente novero delle sedi ve-
i rutene che possedeva, oltre lame-
litana Kiovia : Bresiae Pf^UulinU-
Sehi e Chelmaj HaUicia o Gallizia
aita a Kiovia stessa; Kamenecj Leo»
Minsk j Luvk e Oslrog; Pinsco e
viaj Plosko unita a Orsa^ Mscislaw^
ticoj e PremisUa con l'unite sedi di
ìoria eSanochia. Dopo il deplorato
a non hanno più i vescovi ruteni
i che osservano questo rito ne' do-
rassi, ma le sedi sono occupate da
ri scismalici. A Leopoli parlai del-
lUizia e Lodomiria ne' domioii au-
i» e della bolla di Pio VII, In uni-
lis Ecclesiae regimine^ de' 22 feb>
1807, Bull, Boni, coni, t. 3, p. 97,
quale eresse Leopoli in sede arci ve-
e pei ruteni , le riunì Kamenec e
Icia (^.), togliendola dalla soggezio-
etropolitica di Kiovia, e dichiaran-
le sulTragancc Chelma e Bclzi (F.),
RUT 141
e Premìsha, a cui ani le sedi diSamborìa
e Saoochia: confermò il sinodo dìZamoscb
e r ordine de' basiliani. Laonde ne' do-
mi uìi aostriaci sussìstono le sedi vesoo-
vili rutene, di rito greoounito, LeopoB,
Kamenec , a PremisUa. Chelma e Behi
furono poi sottratte dalla dipendenza di
Leopoli , e dichiarate immediatamente
seggette alla s. Sede : un tempo furono
anche suffi*aganee di Posnania. Chelma
è una piccola cittadella Galliiia occtdea-
tale, passala sotto il dominio di Sassonia
nel 1809 per condizione convenuta nella
pace dì Vienna, e nel 1814 ceduta alla
Russia nel congresso pur tenuto a Vien-
na. Il capitolo avea 5 dignità eia cano-
nici; il vescovo avea l'uso della croce d'o-
ro in ogni luogo^ avendo lodato il semi-
nario il vescovo Ryllo, come notai altro*
ve, sotto la cura de' basiliani. Balzi poi,
altra città della Gallizia, e come la pre*
cedente già capitale del palati nato del suo
nome, con castello e due belle chiese^ una
delle quah è la cattedrale, passò con por*
zioiie del suo palatinato sotto il dominio
austriaco nel 1773, epoca del i.^ smem-
bramento della Polonia. Ne' dominii di
Prussia (/^.)y vi è la sede vescovile rute*
oa di Supraslia{P^,)j egualmente dipen-
dente dall'immediata giurisdizione della
Sede apostolica. Tanto questo vescovato»
che l'erezione di Leopoli in aixù vescova-
to, ebbero luogo peixsbé ì sudditi prus-
siani e austriaci non dipendessei*o dai ve-
scovi ruteni residenti ne' dominii russi.
Già fino dal 1 665 in Leopoli la congre-
gazione di propaganda avendo fondato
un collegio pegli armeni , poi vi furono
ammessi anche i ruteni; ne parlai a detto
articolo. Ri le vai. da una statistica, che i
ruteni cattolici di tutta la metropolia di
Kiovia ascesero alla cifra di circa 4 ooi-
lioni; quella della metropolia di Leopoli,
ne'dominii austriaci, più di due milioni;
quella della diocesi di Supraslia» ne'do-
minii prussiani, quasi 40,000 anime. Non
solo nella celebrata allocuzione con docu-
mefnti di Gregorio XVI|-maaDppranel-
34a R U T
le note vi sono preziose notizie sulle dio-
cesi ruteno -cattoliche: la nota 6/ ecco
quanto contiene* ** La gerarchia de'greci
uniti nelle Provincie polacco russe dopo
essere stata del tutto sconvolta, per non
diredistrutta,nell'ultiiiìo periodo del pas-
sato secolo, fu riordinata con bolla di Pio
VI di sa. me. data il 1 5 novembre 1798
dalla Certosa di Firenze , che comincia
Maximis undique pressi, che fu il risul«
tamento delle trattative dell'inviato pon-
tifìcio mg.*^ poscia cardinal Litta colla cor-
te di Russia sotto l'imperatore Paolo I.
A senso della citata bolla l'anzidetta gè*
rarchia era composta : Dell'arcivescovo di
Polosko capitale del palatinatodellostes-
so nome, ch'estendeva la giurisdizione a
SmoUnsko (F.), Mscislaw, ed anche al*
le Provincie di Mohilow e Vitepsco. Del
vescovo di Luck o Luceoria capitale del •
la Volinia, ove risiede altresì il vescovo
latino dello stesso titolo. La giurisdizio-
ne di detto vescovo si estendeva sopra tut-
ti ì cattolici del rito greco in Russia, me-
no quelli delle diocesi di Polosko e di Bise-
sta, e perciò prendeva il titolo di esar-
ca. Del vescovo di Bresta, il quale esten-
deva la sua giurisdizione sopra tutti i cat-
tolici del rito greco ne'governi di Lituania
« di Minsk. Ciascuno di questi 3 vescovi
era aiutato da un suffraganeo. Ora Fu-
kase del 32 aprile 1825 (avendo divisa
tutta la giurisdizione delle chiese greco-
unite in Russia fra i capi delle due epar-
chie, le cui chiese furono elette in metro-
politane, una per la Russia Bianca in Po-
losko, l'altra per la Lituania presso il con-
vento di Jerowitz destinato per la resi-
denza stabile del vescovo greco-unito di
Brest) soppresse di fatto il vescovato del-
lo stesso rito in Luck , e rovesciò ad un
tempo qUant'altro era stato disposto col-
la suindicata bolla riguardo alla gerarchia
del culto greco-unito in 'quelle provi n-
cie ". l^er altri vescovati non ruteni, ma
greco- uniti, ne feci menzione nel voi.
XXXI I, p. i53 e seg. Oltre a ciò si può
cedere UifcasRu ^ Scbiavoniì > Dalma*
RUT
ZIA, Croazia, Bosnia, TRANSiLVANiAi^ier
gl'italo greci, il citato voi. p. 149 e seg.^e
gli articoli ivi accennati,ed anche Grotta
Ferrata celebre monastero, fondato dai
basiliani derivati dagl'italo- greci.
I Basiliani{F,)monacì,e le Basiliane
(/^.)monache,fiorirono molto fra i ruteni,
con congregazioni particolari. Celebrano
con rito greco ruteno, in lingua schiavona
oslava,e vestono con abito nero concap*
puccio e cocolla, come gli antichi basilia-
ni orientali. Urbano Vili col breve, Ex-
poni nobisy de'20 agosto 1 63 1, Bull, de
propaganda fide, Àppendix 1. 1 , p. i83 :
In memoriant revocata et confirmai de-
cretuni s. Congregationis de propaganda
fide^quo statutum eraty ut Rutheni mona'
chi uniti in Congregationem redigeren-
tur, ne quid detrimenti regidaris disci-
plina pateretUr, I monaci basiliani stabi-
lirono in Roma un procuratore genera-
le monaco, ed Urbano Vili gli assegnò
l'abitazione nell' ospizio pi*esso la chiesa
de' ss. Sergio e Bacco nel rione Monti,
che agli 1 1 febbraio 1641 diede alla con-
gregazione de' basiliani ruteni, ad istanza
del re di Polonia Sigismondo HI, per ce-
lebrarvi nel loro rito ruteno, essiendo la
chiesa unita alla basilica patriarcale dis.
Maria Maggiore, come dice Venuti, ^o»
ma moderna^ p. 89. Ivi la congregazio-
ne di propaganda nel 1639 avea statuito
di formare dell' ospizio un collegio , ciò
che confermò nel 1660. 11 cardinal Bar*
berini del titolo di s. Onofrio, fratello di
Urbano Vili, obbligò l'erede congrega-
zione di propaganda, a somministrare al
pio luogo scudi 200, e poi annualmen-
te scudi 1 00. Alia chiesa un signore litoa*
no legò 20,000 fiorini polacchi, coH'ob-
Lligodi4uiesse la settimana, ed unal'an-
no nella Chiesa dis, Lorenzo fuori le mu-
ra (V,), Alessandro VII col breve AUas
per Nosj de*4 giugno 1 656, Bull, citalo,
p. 256 : Cum plurima horta essent dii'
sidia inter monachos Ruthenos propUr
capituli celehrationem , et ahhatis gene-
raliselectionem, dissensionibusjinetn un*
f
J
RUT
ITI», Ponùfex novum iiarum jubti
caricapiiuium. Quindi lo stesso Pa*
I breie Ex coaums$t\ de' i a giugno
y loco citato, p. a6a , sottomise la
i e i'ospixio alla giurisdizione della
egasione di propaganda. Nello stes-
k4L e t p. 3aa, 8785 vi sono i due
nti brevi. Innocenzo XI col breve
poslolaiuM^ de'3o ottobre 1 683: E'
fuan in Ruihenonun monachomm
alcm^ quam sìbi studiose arMepi'
m Kiovien comparavii^ reprobai, et
mid iste gessit, invalidata Eamdem
vtnere fungi non posset deciàrat:
\du>rum jura in integrum restituiL
ente XI col breve PastoraUs qffi*
e'5 aprile 1 709 : Confraiemitatem
mpigianam^ monachos et mimaste-
t. Onuphrii eremitaegends rutheno'
prope Leopolim ila Sedis apostoli-
il congregationisdeprop, fide subji»
tetoritali, ut nulla possit Rulhenus
rcpus in ojfficiales et monachos^ eO"
uè bona polestate perfungi. Que-
lebrecoofivtemita Stauropigiana in
oli ha UD ospedale ed una scuola ,
on sono soggelli all'ordinario abim-
ìrabili, se non nello spirituale. Fi-
ente nel t. 3^ p- 73, 116, 298, 438
ìalL de prop, fide^ si leggono i qui
!iso brevi e bolle pontificie di Bene-
XI V. 1." Etsi dubitare, de' 27 no-
ire 1 74^: Episcopis Ruthenis suadel
'^fex, ut unionem monachontm s.Ba»
ub unico Proto- Archimandrita prò-
anty el fovea nL 'i,^ Inter pluresy dc-
maggio 1 744 • Confirniatio unionis
um monasteriorum ordinis s. Basi'
^agni Ruthenorunty tam Lithuaniae^
I Russiae^ seu PoloniaCy in unicam
'^ationem duahus provincHs com'
3171. Accedunt plura decreta ad 1-
ordinis regimen pertinenti a J)'ì que-
ue congregazioni della ss. Trinità^ e
latrocinio della B. Vergine ^ parlai
A. IV, p. 182, XXXVII, p. 35 e 36,
p. 70 e 76, con altre notizie riguar-
quanlofeoeil governo russo. 3.'* /«•
KDT 343
cfytum fuidem^ de' 1 3 aprile 1 753 : jlfo-
noMs. Basila naUomis Rulkenae sobmn*
tur a lege emiuendi quarùun votam de
non aeceptandis Episcopaiibus, ^ Ar*
chimandriis, abst/ue assensu suonun <ii-
periorum. Abrogalisque statutis poena*
iibus super hoc edids^canmùcae sancth»
nes innovantur, ac ineulcantur. 4** •&*
perfamiliam, de'3o marzo 1756: D^*
nitur aucloritas tum metropolitani na*
tionisRudienorum^ tum PirotO'Ardkimam»
dritae ordinis s. Basila 3tagni efusdem
nalioms, in abbates, seu archimandrUtu
monasteriorum ipma ordinisi Alia^ue
ad hitfusmodi abbates et monachos Ru'
thenos pertinentia opportune statuuntur.
Per ultimo Pio VII col breve Ea sunt^
de'3o luglio 1822, BulL de prop, t4>P-
397 : Renoval, eonfirmaifuedecrelum ut
Latini pos^nl in ordini s, BasUii Magni
congregationis Ruthenorum religiosam
profissionemfacere. L'antichissima chic-
sa de'ss. Sergio e Bacco, illustri martiri
che patirono il martirio nella provincia
d' Augusta, e Sergiopoli si disse la città
dove riposa il coi|m> di s. Sergio ( come
rilevo da Pandroli nt' Tesori nascosti eli
Roma\ fu diaconia cardinalizia, ed una
delle 5 chiese erette in Roma a questi
gloriosi santi romani. Superstite questa
chiesa alle memorate, Torrigìoe Marti-
nelli,come osserva Piazza nella Gerarchia
cardinalizia, p. 729, disputarono quale
dì esse fosse realmente la diaconia car-
dinalizia. Comunemente si crede che ne
fosse fregiata quella chiesa che sursegià
presso l'Arco di Settimio Severo, e per-
ciò vicino alla Chiesa di s. Adriano, Di «
strutta quella sotto Sisto IV, le rendite
furono applicate ad un altare che in ono«
re de' ss. Sergio e Baceo fu eretto nella
delta chiesa di s. Adriano, istituendovisi
4 beneficiati, come dissi a tale articolo,
ed a Chibs4 de'ss. Sergio e Bacco. lool*
tre o esistesse già l'odierna chiesa o fosse
allora edificata, trasferendoci la diaconia
cardinalizia, anzi alcuno pretese che que-
sta e h diroccata l'avessero, certoé che fu
344 RUT
data con cura d'anime ai Minimi (F,). A
questo articolo notai che Gregorio XV
concesse a que'religiosi,nel trasferirsi al-
la nuova chiesa di s. Francesco di Paola,
il suo 7^5 parrocchiale. Restata libera la
chiesa de'ss* Sergio e Bacco, il successo-
re Urbano Vili, quando slabiPidi darla
ai basiliani ruteni per loro ospizio nel
recam in Roma e residenza del loro pro-
curatore generale, ed erigendovi Collegio
nationis Ruthenorum , si propose di re*
staurarla, ed avendo incominciato dai fon«
dameati le lavorazioni, per sua morie le
continuò, compì ed abbelPi la chiesa il fra*
lello cardinal Barberini, dopo aver com-
prato le propinque case, e formata Tabi-
tazione pei monaci ruteni, giacché il col-
legio non ebbe effetto, come trovo in Piaz*
za, Eusevologio romano^ trat 5,cap. 4i :
Del collegio de* Ruteni a' ss, Sergio e Bac*
co. Questi riporta pure diverse notizie sul-
la nazione rutena e sua unione alla s. Se-
de, dicendo che talvolta i procuratori ge-
nerali basiliani nell' ospizio vi alloggiaro-
no qualche nazionale. Leggo in Bombel-
Vì^ Raccolta delle immagini della B, F^r-
incornate della corona dal capitolo Va-
ticanOf t, 4) p*i49> '^ storia dell'inven-
zione della Madonna delPascolOy che ivi
essendo in gran venerazione, il suo tito-
lo prese la chiesa in vece dell' antico, ed
•anche diZ/row/c/z,che significa quel cam-
po ove i pastori pascevano il gregge quan-
do trovarono quella di cui vado a parla-
re, simile a questa. Nella Lituania e presso
la città di Slonima, alcuni pastori che pa-
scolavano il gregge videro un grnn splen-
dore sopra una pianta, e prodigiosamen-
te vi trovarono l'immagine di Maria Ver-
gine, che colla d eslra. sorregge il s. Bam-
bino. Dopo alcune cose portentose ope-
rate da Dio, Alessandro signore del Juo-
go ivi fece innalzare una chiesa di legno
e vi pose la sagra immagine alla pubbli-
ca «venerazione, ed il figlio Giovanni vi
collocò per maggior decoro alcuni reli-
giosi e un vescovo. Avendo un incendio
distrutta la chiesa, miracolosamente si
RUT
trovò intatta l'effigie della B. Verginecol
divin Figlio, con innanzi una candela ac-
cesa; laonde eretta altra in pietra, Ira le
grazie che dispensava ai divoti vi fu sta-
bilita , e nel 1 6 1 3 il castellano di Smo-
lensko Miolesko l'affidò alla curade'rao-
naci basiliani, quindi chiesa e monastero
furono ampliati dal palatino di Vilna e
dal cancelliere di Lituania, e ne dtvenne
i." superiore il b. Giosafàt poi martire;
della quale invenzione eoopia di miraco*
li, nel i653 in Vilna ne fu stampata l'i-
atoria. Mentre i ruteni erano in ss. Ser«
■gio e Bacco, nell' agosto 1 7 1 8 il rettore
della chiesa e procuratore generale de'ba-
sìliani p. d. Benedetto Turlewioz,ordÌDÒ \
al muratore Ciotti di ripulire le pareti del-
l'ospizio; nel muro contiguo alla sagrestia,
in tanto che n'eseguiva il comando, cad-
de l'incrostatura e apparve nella sottopo*
sta parete e dipinta la di vota immagine
di s. Maria del Pascolo o di ZirowictL
Sbalordito corse a darne avviso al rettore,
il quale non facendosi caso gì' impoise di
ricoprirla con calce. Nel dì seguente que-
sta essendo caduta, allora il rettore la la-
sciò scoperta e permise al popolo, cui era-
rasi divulgato 4' avvenuto, di venerarla.
Con un successo di prodigi aumentata la
divo^ione, il rettore portò tutto a cogni-
zione dì Clemente XI, il quale avendo te-
nuto varie congregazioni su questo pro<
posilo, permise che la s. Immagine si se-
gasse dal muro e si trasportasse in chiesa
a' 7 settembre 1719 con divota pompa,
ove divenne dispensatrice di grazie, sul-
l'altare maggiore disegnato da Filippo Da*
rigìoni. L' immagine è dipinta su pietra
dura chiamata jaspide. Le lettere intorno
sono rutene, e contengono l'elogio di Ma-
ria, che si legge nella liturgia dis. Già
Crisostomo 1 Pììa degna d'onore de*che-
rubini, più gloriosa de'serafini, che sen*
za macchia par tori V UomoDio,^e\ 1 74 1
i monaci fecero rimodernare la chiesa con
ardhitettura di Francesco Ferrari, a spe-
se de'divoti della Madonna del Pascolo ;
4e pitture della volta sono di Sebastiano
RUT
Ceocarinì; ed i quadri de'due altari lafe-
rali, eseguiti da Ignazio Stero, rappreseo*
tano UDO i ss. Sergio e Bacco» V altro t.
Basilio. Delle immagini della B. Vergine
e del Bambino coronate, non si vedono
che i soavi volti demani, il resto essen-
do eoperto da una veste d'argento dora«
to con fregi secondo il costume ruteno.
Nei n.^ 75 dei {Mario di Roma li i^ ù
racconta che cadendo Y anno centesimo
dell'invenzione della s. Immégioe di Ro*
ma, il p. d. Giordano Mìck.iewicz procu«
nitore generale de'i)asiliani ruteni in Ro-
ma, e rettore della casa e chiesa , unita*
mente a divedi benefattori, tra' quali 3
principesse polacclie , cioè Tecla Jablo-
nvrska, Dorotea Czartoi^ska e Czetwer-
ly nska, dopo Hit to restaurare l'altare mag-
giore e ornare nobilmente la chiesa, so-
lennemente ne celebrarono il triduo a'7,
809 settembre, con pontificali e sermo-
ni, illuminazioni anche notturne, fuochi
artificiali e orchestre. Grande e continuo
fu il concorso del popolo, e vi si recò a
visitarla anche il Papa Pio VII. Questa
chiesa fu ristorata pure dalla generosità
dell'imperatore delle Russie Nicolò I, ed
altrettanto fece eseguire nell'altra chiesa
nazionale polacca di s. Stanislao , come
notai nel descriverla nel vol.^LIV,p. 49»
Tuttora la chiesa e J'ospizio sono abitati
da'basiliani ruteni; e nella chiesa sotto gli
auspici] della Madonna del Pascolo, vi fu
istituito un pio sodalizio. Dipoi Pio VII
col breve Ea sunt ordinis s. BasiUiy dei
3o luglio 1822, Bidl.Jiom. cont, t.i5,p.
557, concesse facoltà alla congregazione
rutena di ammettere in essa de'Iatini.Sui
ruteni si ponno inoltre leggere i seguen-
ti autori. Kulcinio, Specimen Ecclesiae
Rulhenicae. Costa nziSepti mi, Opuscida
ad revocandos ad s. Mal rem Ecclesia m
dissidentes graecos et rulhenos , Romae
1 807. Schmitt, Istoria della chiesa gre»
co-moderna e russa ^ Milano i83a. An»
nati. delle scienze religiose t. i4> P* 3i
Stato della chiesa greco russa, ricava^
to da un rapporto officiale sottoposto a
RUV 345
S. M. t imperatore di tutte le Russie nel
1839.
RUVO (Ruben). Città con residenza
vescovile di Puglia, nel regno delle due
Sicilie, provincia della Terra dì Bari, di-
stretto e capoluogo di cantone, a 6 leghe
da Barletta,8 da Bari e 3 da Trani. Questa
popolosa città è situala sopra amena coi*
lina, cinta di mura con 4 porte, cui noa
mancano decorosi edifici. La cattedrale
é dedicala alla B. Vergine Assunta, la cui
architettura è di stile del medio evo o go«
tico; ha battistero con cura d'anime, die
il capitolo esercita per un prete da lui e«
letto e dal vescovo approvato; l'episcopio
gli è prossimo. Il capitolo si compone di
4 dignità, I.* delle quali è l'arcidiacono,
l'arciprete edue primiceri, di 24 canonici
comprese le prebende del teologo e peni*
tenziere,di 8 mansionari,di altri preti det«
ti partecipanti,come d'alcuni chierici.Nel*
la città vi sono altre chiese, ma niun-'altra
parrocchiale, un monastero dì monache,
ed i conventi de'domenicanì e minori os«
servanti,oltreil monastero de'benedettìni
nel suburbio. Vi sono pure confraterni-
te, monti di pietà e orfanotrofio. I suoi
abitanti sono industriosi e commercianti,
e tengono negli ultimi di settembre an-
nua fiera di 3 giorni frequentatissima: il
territorio è assai fertile. Vi si sono tro-
vate molte anticaglie, e tra'suoi uomini
illustri ricorderò il celebre Ennio poeta
latino, ed il famigerato medico Domenico
Cotugno. Questa città mediterranea è an-
tichissima, per cui la sua orìgine è accom-
pagnata da narrazioni favolose, e fu chia-
mata Rubum da'greci salenlini che si
vogliono edificatori, non che Rudium da
Strabone, Rubos da Orazio. I ramani vi
ebbero una stazione, ed i goti rabbatte-
rono nel 463,quindi fu circondata di mu-
ra. Era in questa città nel i5o3 il quar-
tiera generale francese, che voleva occu-
pare il regno di Napoli, quando il valo-
roso capitano Ferdinando Gonsalvo,che
con italiani e spagnuoli occupa va iSar/e^^
(^,), avendo mandato l'araldo a Buvo
346 RUV
per trattare sul riscatto d'alcuni prigio*
nìeri fraDcesi, e veDuto a contesa per le
millantaKÌoni di questi contro gritaliani,
si venne alla famosa disfida o Duello (F",)
tra'francesi, e gl'italiani che riportarono
il trionfo: ne parlai anche in altri arti*
coli. La città andò fiorendo con titolo di
contea, della quale ne fu investita la no-
bilissima fomiglia Caraffa (F'.y Princi-
pale vanto di Ruvo è V aver ricevuto la
fede tra le prime città d'Italia, con Tono*
redella sede vescovile. I m perocché s. Pie-
tro vi predicò Te vangelo nell'anno 44»^*
condo la tradizione, consagrando in i.^
vescovo di Ruvo s. Cleto (^.)j che nel-
l'anno 80 divenne 3.** Papa, e sul quale
è a vedersi CaoiroLOGrA de'romani Poir-
TEFici.Questo santo è il patronodella cit*
tà e della diocesi, poiché confermò il po-
polo nella fede, e fabbricò la cattedrale
sotto l'invocazione di s. l^ìetro, le cui ve-
stigia si vedono presso l'odierna, la quale
fu edificata verso il louocon 1 4 altari,
essendo l'antica angusta in propoi*zione
degli abitanti. La sede vescovile divenne
suffraganea della metropoli di Bari. Lo
successero nel 108 Adriano, indi Giovan*
Ili, nel 34oBrocardo, ed Epigonio che in.
tervenne al concilio di Cartagine. Seguo-
no s. Procopio, Giovanni che fu alla con-
sagrazione della chiesa di s. Andrea di Ba-
rulo fatta da Papa s. Gelasio I nel 493.
Non si conoscono gli altri sino a Gioac-
chino del 1009; nominerò i piti distinti
che dopo di lui governarono questa chie-
sa. Guìlberto assistè alla consagrazione
della basilica di Monte Cassino, eseguita
da Alessandro H: di ìm scrisse Lupo in
Chronìca^ aWanno 1082: Episcopus Ru'
bensì s nomine Guisherlus donavit priori
Montls Pelusiì ecclesiam s. Sabini ^ quae
est in civitate Rubi, qui prior tenebatur
omni anno ad^libras cerae indie sab*
bati sanati^ et mittere unum hominem e*
questrem ad suas expensas quando epi*
icopus Rubensis ibat ad Barensem, seu
adCanusium.Ono fiorì nel 1 1 62;poi Da-
niele, a cui Roberto normanno conte di
RUV
Conversano e signore di Ruvo donò mot'
ti beni per la chiesa della ss. Trinità poco
iunge dalla cattedrale nel 1 1 77, prò ex-
piatione Roberti s patris sui, suorumque
parentumj il vescovo sì recò al concilio
di Lateranodel 1 179. Pietro deGabrielli
di Ruvo viveva nel 1 29$, e gli succede
Nicolò della stessa famiglia nel 1 3 1 8. Al
vescovo Gaglielmo successe Nicolò pa-
trizio di Bitonto, della famiglia Perrensi.
Clemente VI nel 1 344 ^'^^ vescovo Gio-
vanni di Ariano, e nel i349 gli sostitu\
fr; Stefano francescano di virtuosa vita,
che visse sino al 1 390. Fr. Sisto Colletta
di Giovenazzo francescano del t399,acui
Martino V nel i4i8 diéa successore fr.
Simeone da Brindisi pur minorita,il qua-
le fu presente alla divisione de'beni ti*a'
fì'atelli Antonio e Gabriele di Balzo Orsi-
ni,epoi fu trasferito ad A lessa no nel i432.
Indi Pietro Rosa dì s. Angelo in Fasanel-
la, arciprete di s. Eustachio di Roma. Per
sua morte nel 1 44^ ^''* Cristoforo da Ga-
la tina francescano, sepolto nella chiesa di
s. Cleto. Quindi nel i^Si Pietro Perrensi
Santorio patrizio di Bitonto, già vicario
del cardinal Oi*sìni arcivescovo di Bari.
Nel 1480 Antonio Rocca arcidiacono di
Ruvo. Giuliano de Mirto napoletano, fat-
to da Leone X Tìe{ 1 52 o, che rassegnò la
sede al nipote Gio. Francesco. Il nipote
di questi Orazio Mirto, insigne giurispe-
rito, lo nominò Gregorio Xill nel 1578,
che Sisto V rimosse, surrogando fr. Ga- ^
spa re di Mon reale francesca no,som mo teo«
lego, traslato a Rieti da Clemente Vili.
Nel 1 62 1 Cristoforo Memmolo teatino di
Ariano, celebrato con ogni lode, che go-
vernò 2 5 anni; degnamente gli successe
l'altro teatino Marco Criptalì romano,
prefetto del collegio di propaganda /?</e.
Gio. Battista Ulpi patrizio di Como nel
t656 Alessandro VII lo trasferì da s. Se-
vero, ornato di belle qualità; nel i663
gli successe Gabriele Tontoli nobile e ar-
cidiacono di Siponto; nei 1672 fr. Seba-
stiano carmelitano dotto e consultore dei
riti; nel 1680 Gio. Donato Jannont no-
RUV
bile di Bi tonto; nel 1 698 Francesco Moi*-
gione d'Ischia, poi nei i jo5 traslato a Mi»
ijori, f in suo luogo Clemente XI elesse
Bartolomeo Gambadori di Monte Garga*
no, col quale nell'Ughellì si compie la se*
rie deWescovì, Italia sagra t. 7, p. 762.
I successori sono riportati nelle ifo//z/e di
Roma. Clemente XIII nel 1759 fece ve-
scovo Pietro Ruggieri di Peschjsolido dio-
cesi di Sor», il quale viveva ne'primi an-
ni del corrente secolo. Dopo la sua morte
segm lunga sede vacante, in tempo della
quale Pio VII colla bolla Deutiliori Do-
vi inicae^ de' 25 giugno 18 18, a questa
chiesa di Ruvo uni T altra vescovile di
Bf tonto ( ^.)^dichiarandola concattedrale.
La città di Bitonto, oltre quanto dissi
al citato suo articolo, è nella provincia
stessa di Ruvo, distretto e capoluogo dì
cantone, circa 4 leghe da Bari, in terri-
torio che produce il rinomatissimo vino
Zagarello; patria di alcuni uomini illu-
stri, come del matematico Giordani. Bi'
luntuniy volgarmente Bitonto o Botonto,
siccome feracissima,^ per proverbio si dia*
se : Botontum, quasi honuni totum dica*
tur. Della maestosa cattedrale e capitolo
parlai in detto articolo; essa é sotto Tin-
vocazione della B. Vergine Assunta e di
s. Valentino, di cui si venera il braccio,
essendo affidata la cura delle anime a due
canonici eletti dal vescovo, ad nutum a»
movibilesj l'episcopio é prossimo alla cat-
tedrale, che ha il sagro fonte. Nella città
vi sono altre 12 chiese parrocchiali pur
munite di battislerio,con diversi conventi
di religiosi, due monasteri di monache,
Forfanotrofio, il conservatorio, l'ospeda-
}e, il monte di pietà, il seminano ed al-
cune confraternite. Antica n'éJa sede ve-
scovìle,su(fraganea della metropoli di Ba«
ri. Si vuole per i." vescovo Andreoneo
Andreano che dicesi intervenuto nel 743
al concilio romano; certo é che Arnolfo
n'era vescovo nel 1 087, e si trovò presen-
te alla traslazione delle ossa dì s. Nicola
òìMira in Bari. Nel 1 1 77 lo era Giovan-
ni, che fu al concilio generale di Latera*
RUV 347
no nel 1 1 79. Ricordet*ò i vescovi più me-
ritevoli dì menzione. Fr. Pancrazio prio-^
re de'domenicanid'Anagni,elettocon au-
tor ita apostolica da Enrico arcivescovo
di Bari e confermato nel I253 da Inno-
cenzo IV. Leucio Corasr nel 1283 v'in-
trodusse i francescani; sospeso da Boni-
facio Vili, fu reintegrato da Clemente
V. Per sua morte la maggior parte del
capitolo elesse Giovanni arcidiacono d'O-
stuni, che Giovanni XXTI confermò. Nel
1 348 da Aquino vi fu trasferito Giaco-
mo Falconacci napoletano. Nel 1 382 Ur-
bano VI già arcivescovo di Bari, nominò
Enrico, cui successe Giacomo, e nel 1 392
vive»! Giovanni. Martino V nel 14^4 ^^
traslatò da Poligno Paolo Alfatati,cui nel
14^7 successe fr. Antonio di Reggio, in-
signe predicatore domenicano e caro a
Calisto III. Nel i5oo Alessandro VI fece
perpetuo amministratore il cardinal Gio.
Battista Orsini {r.)j tì Uro Gio. Battista
Orsini gli successe nel 1 5i 7, per cessione
e con regresso; ma non accettando, nello
stesso giorno 18 febbraio Tebbe il cardi-
nal de Medici per 9 mesi (poi Clemente
f //, F'edi)^ il quale poi dimeltendosi con
regresso, divenne vescovo Giacomo Or^
sini romano. A vendo rinunziato a'24 gen-
naio 1 53p, Clemente VII fece ammini-
stratore il cardinal Farnese (poi Paolo
///, F'edi). Per sua cessione fu vescovo
di Bitonto, Lopez Alarcon spagnuolo ai
r7marzoi532. Neli538 Paolo III prò-
nìosse a questa sede Sebastiano Deli di
Castel Durante, già precettore del nipóte
cardinal A lessandroFarnese;indi nel 1 544
per morte gli surrogò fr. Cornelio Musso
piacentino conventuale,fiorentissimopi*e-
dicatore, già vescovo di Forlimpopoli e
Berti noro, il quale colla sua eloquenza si
distinse al concilio di Trento, e tornato
in diocesi celebrò il sinodo che fu stam-
pato; morì in Roma nel 157496 fu sepol-
to in ss. Apostoli. Poscia'Giovanni Forti -
guerra nobile di Pistoia, vescovo titolare
di Corcira. Clemente Vili nel 1 592 creò
vescovo Flaminio Parisio di Tolentino
348 RUV
dottissimo, e professore di gius canonico
nell'universitàromanaiammise nella chie-
sa e casa di s. Nicola i teatini, ai quali il
successore la riedificò. Questi nel 1 6o3 fu
fr.GirolamoPallantiert diCastel Bologne-
^ se conventuale, esimio professoi*e di teolo*
gia,egià teologo di s. Carlo Borromeo e di
Sisto V nel cardinalato; meritò insigni e-
logi. Nel 1619 Gio. Battista Stella nobile
romano; nel 1622 Fabrizio Caraffa no«
bilissimo napoletano de' conti di Ruvo,
il quale istituì in Bitonto l'accademia de-
grinfiammati, e fu lodato pastore. Da
Ortona e Campii, Innocenzo X nel i65a
-vi trasferì il dottissimo e eruditissimo so-
masco Alessandro Crescenzi (P^.) roma«
no, nunzio a Torino, ove si trovò alla tra-
slazione della s. Sindone, parte della qua-
le colla reliquia della ss. Croce pose nella
chiesa del ss. Crocefisso , edificata a suo
tempo nel suburbio dal capitolo e dalla
pietà de'fedeli; nel iGSg celebrò il sino*
do, in cui decretò l'erezione del semina-
rio; restaurò l'episcopio, fu il padre dei
poveri, e nel 1668 fu creato cardinale.
Egregiamente ne occupò il suo luogo fr.
Tumoìaso Àcquaviva d'Aragona nobile
napoletano, dotto domenicano, difensore
impavido dell'immunità ecclesiastica,1ar-
go di limosine e della parola che dispen-
sava; celebrò il sinodo, rifece il palazzo
Tescovile e l'ampliò, benemerito pure per
altre cose. Nel 1672 Clemente X preco-
nizzò vescovo Francese' Anto nioGa Ilo no-
bile d'Acerenza, nunzio agli svizzeri, alla
Teneta repubblica, all'imperatore; con-
sagrò la chiesa di s. Rocco patrono della
città, fu benefico colla cattedrale di ab-
bellimenti e sagi*i arredi, migliorò l'epi-
scopo, istituì sodalizi, nel 1682 tenne il
sinodo, generoso co' poveri, lasciò erede
il capitolo. Nel 1 686 Filippo de'contiMas-
sarenga Gallo di Massa Lubrense, filip-
pino sapiente e virtuoso, zelante pastore,
assai pio e propagatore delle confia terni -
te, come delle opere cristiane, morì san-
tamente. Nel 1689 Carlo de Ferrari pa-
trizio genafese lodato; nel 1 700 Gio. Bat«
RYP
tista de'maroliesi Capani napoletano e
teatino,inti*odusse i carmelitani scalzi,ed
aumentò il numero delle conft*aternite.
ÌHeir Italia sacra d'Ughelli t. 7, p. 686,
ha termine la serie de' vescovi di Bitonto,
con fr. Domenico M." Cedroni domeni-
cano capuano, potendosi vedere i succes-
sori nelle Notizie di Roma, Furono gli
ultimi vescovi di Bitonto, Nicola Ferri
della diocesi di Capaccio del 1 750, ed O-
razio Berarducci di Bisceglia del 1 77Q
che viveva ne'primordi dell'odierno se-
colo. Dopoché Pio VII riunì la sede ve«
scovile di Bitonto all'altra di Ruvo, con-
fermando ambedue sufìfraganee del me-
tropolita di Bari, nel concistoro de'29
marzo 18 19, dopo lunga sede vacante
d'ambedue, dichiarò i.*^ vescovodi Ru?o
e Bitonto fr. Vincenzo M.' Manieri con-
ventuale di Nardo. Per sua morte avve-
nuta nel 1 834) soltanto nel i838 le due
chiese furono provvedute dell'attuale ot-
timo pastore, cioè quando Gregorio XVI
nel concistoro de' 1 5 febbraio preconizzò
mg.>^ Nicola Marone della diocesi di Tri-
carico, già canonico teologo della metro-
politana di Salerno, e lodatissimo pro-
fessore di filosofia e di teologia domo) a*
tica in quel seminario, esaminatore pro-
sinodale, visitatore e vicario generale del*
l'arcidiocesi, eccellente e zelante pastore.
Le due diocesi unite si estendono a più
di 8 miglia di territorio. Ogni nuovo ve-
scovo di Ruvo e Bitonto é tassato ne'li-
bri della camera apostolica in fiorini 3oo,
ascendendo le reudite della mensa a piU
di 1000 scudi.
RYPEN,R1PEN o RlBE,fl/y!ia. Città
vescovile di Danimarca nel Jutland me-
ridionale, capoluogo a 24 leghe da Sle-
swig, ed a So da Copenaghen, in riva al
Rips*aae,ilqualedueleghepiii sotto sboc-
ca nel mare del nord e non è navigabile
che per piccoli bastimenti. Ha belle stra-
de, piazze e chiese, oltre la cattedrale gran-
de ed elegahte,ed in cui vi sono molte tom-
be de're di Danimarca; ha scuole, ospC'
dale e stabilimenti benefici ; importante
RYP
è il suo commercio. £' una delle piti anti*
checiltà di Danimarca, che sioadairSGo
godeva privilegi: per lungo tempo si man-
tenne in fiore, ma incendi, inondaziooi,
e piti ancora gli ostacoli che provò la na«
irigazione, in conseguenza del limo che
RYP 349
ostruì il letto del Rips-aae, la fecero mol-
to decadere. La sede vescovile fu eretta
nel 9?o sotto l'arci vescovato d^Amburgo,
indi passò sotto la metropoli di Luhden
(^.)j quindi fu soggettata a Copena-
ghen.
S
SAB
s
AB A. Eresiarca, capo AtiMessalia'
ni (/^.). Animato da un desiderio male
inteso di giungere alla perfezione evan-
gelica, prese tutti i passi dell'ev angelo let-
teralmente; si fece quindi eunuco, vendè
i suoi beni e ne distribuì il denaro ai po-
teri, e professò co'suoi seguaci quf^gli er-
rori che furono condannati dai vesdovi e
da' concili!, e che riportai ai citato arti-
colo.
SABA. Sede vescovile della i.* Palesti-
na, sotto la metropoli di Cesarea, nella
quale vi fu un vescovo latino Del 1 190.
Oriens chr, t. 3, p. 1294.
SABA (s.), abbate. Uno de' più cele-
bri patriarchi deirordine monastico nel-
la Palestina. Nacque nel 439 in Mutala-
sca, borgo del territorio di Cesarea nel-
la Cappadocia, da ragguardevoli genito-
ri. Il padre, nomato Giovanni, che segui-
va la professione delle armi, avendo do-
vuto andare in Alessandria, condusse se-
co sua moglie Sofia, raccomandando il
tenero suo figliuoletto ad Ermia suo co-
gnato, cui lasciò inoltre la cura de' suoi
beni. 1 maltrattamenti che il giovine Sa-
ba ebbe a soffrire dalla moglie di Ermia,
lo costrinsero a rifugiarsi in casa di altro
suo zio, laonde insorse discordia fra essi
per l'amministrazione de'beni del nipo-
te. Saba, d'indole pacifica, rammaricato
SAB
di questa discordia, e tocco dalla grazia
di Dio, risolvette di rinunciare al mon-
do,e si ritirò ne! monastero detto di Fla-
viana, distante una lega da Mutalasca, o«
ve s' istruì nella scienza de' santi e nella
pratica delle osservanze monastiche, ac-
coppiando l'orazione al lavoro, e la mor-
tificazione alla carità verso i poveri. In
età di 1 8 anni ottenne dal suo abbate il
permesso di andare a Gerusalemme, nel-
l'intendimento di visitare i luoghi santi,
e di edificarsi coll'esempiodei solitari del
paese. Passò l'inverno nel monastero £
Passa rione; dipoi, amando il silenzio e la
ritiratezza, pregò s. Eulimiodi accettar-
lo nella sua laura, il quale giudicandolo
ancor troppo giovine per vivere fi*a gli
anacoreti, lo mandò in un altro mona-
stero, governato da Teottisto, ch'era co-
me il noviziato di quelli che aspiravano ad
entrare nella laura. Quivi Saba raddop-
piò il suo fervore, e siccome era forte e
robusto,àiutava tutti i fratelli ne^loro uf-
fizi, portava le legoe e l'acqua, e serviva
gl'infermi. Avendo per ordine dei suo ab-
bate accx>mpagnafo in Alessandria uno
de'fratelli, vi trovò i suoi genitori, i quali
tentarono ogni maniera di persuaderlo
ad abbandonare lo stato die aveva ab-
bracciato; ma egli ripulsò questa tenta-
zione, e stimolato ad accettare almeno
35o SAB
uoa considerabile somma di danaro per
provvedere a'suoi bisogoi»non volle pren-
dere che 3 pezzi d'oro, che consegnò al
suo abbale quando fu di ritorno. Saba per
5 anni continui si ritirava ogni settima-
na la domenica di sera in una caverna ap-
partata, ove rimaneva fino al sabbato di
mattina^praticando un rigoroso digiuno,
ed occupando tulli quei giorni tra Tora-
zione e il lavoro delle mani. Dipoi s. £u*
timio lo scelse per accompagnarlo nel ri-
tiro cbe andava a fare ogni anno da' i4
di gennaio fino alla domenica delle Pal-
me, nella solitudine di Ruban , dove si
dice cbe abbia dimoralo Gesti Cristo du-
rante il suo digiuno di 4o giorni. Dopo la
morte di s. Eutì mio, essendosi introdot-
ta la rilassatezza nel monastero di Teot-
listo, Saba si ritirò verso oriente, in un
deserto in cui viveva s. Gerasimo; e pas<
sali colà 4 anni, pose sua stanza in una
caverna sopra un' alta montagna, a pìi
della quale scorre il torrente Cedron, fi-
gli si nutriva di erbe selvatiche, e sicco-
me l'acqua del Cedron non era buona da
l>ere,dovea andaine a cercare assai lungi,
durando molla fatica a portarla nella sua
dimora, per cui fu costi*ello appiccare al-
la porta della caverna una corda, la qua-
le discendeva fino ai piedi del monte e
servi vagli di sostegno per salire. Parec-
chi servi di Dio vennero a trovarlo per
essere suoi discepoli, e così (ondò una nuo-
va laura, che fu dapprima abitata da 70
solitari, tutti zelantissimi della perfezio-
ne del loro stato. Egli assegnò il luogo in
cui dovea ciascuno formarsi una cella ;
fabbricò una piccola cappella con un al-
tare; e avendo fatto scavare a pie della
monlagna,vi trovò una fonte. Crebbe in
breve il numero de'suoi discepoli fino a
i5o, ed egli vegliaveli tutti, e procurava
ad essi per mezzo di alarne persone ca-
ritatevoli tutto ciò ch'era loro necessario.
La sua laura per altro non aveva prete,
ed essendo ciò cagione d' inconvenienti,
Sallustio patriarca di Gerusalemme eie-
TÒ Saba al sacerdozio ^ egli aveva allora
SAB
53 anni. Crescendo sempre più la fama
di sua santità, gli venivano discepoli dal-
le pili rimote contrade. Sua madre, es-
sendo rimasta vedova, venne a trovarlo,
e volle servire Iddio sotto la sua guida.
Co'denari ch'ella avea seco portato, Sa-
ba fabbricò due spedali, uno per gli stra-
nieri, e l'altro per gì' infermi : n'edificò
ancora un terzo a Gerico, con un mona-
stero sopra un monte vicino, chiamato
Castel. Essendosi parecchi de'suoi mona-
ci ribellati, egli si ritirò prima in una grot-
ta nel deserto di Scitopoli,poi presso Ni-
copoH,ove presto forra ossi un nuovo mo-
nastero; ma Elia patriarca di Gerusalem-
me gli ordinò di ritornare alla sua lau-
ra. I monaci ribelli si ritirarono in altro
luogo, e Saba rimise la regolarità e lo spi-
rito del primitivo fervore. Verso l'anno
5i I lo stesso patriarca Elia lo mandò a
Costantinopoli con alcuni altri abbati, per
esortare l'imperatore Anastasio, che fa-
voriva l'eutichianismoed avea esiliato pa-
recchi vescovi cattolici, a metter freno al-
la persecuzione. In età di 91 anni intra-
prese un secondo viaggio a Costantino^
poli, ad oggetto di giustificare i cristiani
della Palestina, ch'erano stati calunniati
alla corte. L'imperatore Giustiniano I lo
accolse onorevolmente, gli accordò tutto
ciò che gli chiese, ed a sua istanza esen-
tò dalle imposte la Palestina rovinata dai
guasti de'samaritani. Finalmente il san-
to, poco dopo che fu ritornato nella sua
laura^ cadde malato, e mori li 5 dicem-
bre del 532, in età di 94 anni, dopo a-
vere indicato per suo successore Melila
di Berita, a cui diede delle eccellenti i-
slrusioni. S. Saba è nominato nel detto
giorno 5 dicembre nei calendari greci e
latini. In Roma vi è la Chiesa di s. Sab-
ba {F,)^ già celebre abbazia.
SA BADIA. Sede vescovile della pro-
vincia d'Europa, diocesi di Tracia,^sotto
la metropoli d'Eraclea, eretta nel V se-
colo. Riporta 2 vescovi VOriens chr, t.
I, p. I 124'
SABARIA {Sabarien). Città con resi-
SAB
denza vescovile d'Uogheria, nel Gomita-
to d' Eisemburgo {Casiriferrei) y marca
del suo nome, la quale giace al nord della
contea, a aa leghe da FjresburgOi 4 ^^
GCins, capoluogo della contea d'Eisem*
burgo, in situazione amena sulla Gùns,
anzi Ira due fiumi. Ha un castello nel qua-
le si adunarono una quantità di antichità
romane, con più di 3oo case> alcuni pa-
lazzi fra'quali quelli della città e del go*
verno, e circa 4000 abitanti. Celebratisi
sima è la cattedrale, per la sua solida,
regolare ed elegante architettura, sotto
rinvocazione della Visitazione della B.
Vergine, avendo contiguo il bel palazzo
vescovile, alquanto ampio. Il capitolo si
compone della i.* dignità del preposto,
e di altre 3 dignità, cioè il lettore, il can-
tore, il custode, di due canonici, di 4 ab*
bati reali e di due titolari; ed inoltre di
4 preposilure reali, d*un priorato e altri
benefizi ecclesiastici, e di più sacerdoti e
chierici addetti alla divina uffiziatura.
Nella cattedrale vi é il battisterio, eh' e
l'unico della città, e la cura d'anime, che
si esercita dal parroco coadiuvato da due
preti. Vi sono altre 3 chiese, ma non par*
rocchiali; eranvi i domenicani ed i pre-
mostratensi, e forse vi saranno ancora;
esistono due ospedali, il seminario, ed il
ginnasio cattolico. Tra'suoi illustri citta-
dini risplende il celebre s. Ma ili no ve-
scovo di Tours. Occupa questa città una
parte dello spazio dell'antica Sabaria^
che sotto il regno di Claudio teneva il 2.^
luogo tra le colonie illiriche e portava il
nome di Claudia Augusta, Sembra di-
versa da Sabaria città e colonia romana
nell'alta Pannonia,suirArrabo,che dico-
no Rahab,oggi Sarwar oKothburgo.t^^i-
^/znVi è così denominata con voce latina,
mentre i geografi la dicono St&naman*
ger^Stein- Ani' Anger ^Mk ungherese Szom»
bathelf, nel quale idioma pare che il Guns
dicasi Anger. La sede vescovile, ad istan*
za dell'imperatrice M.* Teresa^ l'eresse
Pio VI colla bolla Relata semper ah Ec»
desia ^ de' 16 giugno 1777, Bull. Rom,
SAB 35i
conL t. S^p. 348, non ristubiPi come pre«
tendono altrì.Formò la diocesi consmem^
brare porzione di quelle di Zagabria, Ve^
sprime 2Izi<rinui7i (Belgrado). Quindi nei
concistoro de'aS giugno 1777 dichiarò
1.^ vescovo Giovanni Szily di Uiker dio-
cesi di Già varino, trasferendolo da Tinay
o Knin. bielle Notizie di Roma ecco co«
me si riportano i successori. 1800 cardi-
nal Francesco Herzan de flarras (^.).
1806 Leopoldo Somogy de Perlak, di Sé
Marion diocesi di Già varino. Dopo alcuni
anni di sede vacante, nel 1825 Andrea
Bole, di Szarvas diocesi di Sabariq. Per
sua morte, Gregorio XVI nei concistoro
de' j 7 giugno 1 844 preconizzò l'attuale
vescovo mg.r Gabriele Balassa, di Memc-
sely diocesi di Vesprim, già canonico di
quella cattedrale, vicario del vescovo, ed
iusignito di altre qualifiche. La diocesi si
compone del comitato Casiriferrei y e di
gran parte di quello Zaladiense^formaiì'
do in complesso un'estensione di i3 mi-
glia tedesche di lunghezza e io di lar-
ghezza, con piò castelli e luoghi. Ogni
nuovo vescovo è tassato in fiorini 627,
ascendendo le rendite a circa 22,000 fio-
rini, corrispondenti a4>ooo scudi romani
onerihus deductis,
SABAS (s.), martire. Goto di nascita,
entrò fino dalla giovinezza nella religio-
ne cristiana, e fu modello d'ogni vìttLi.
I magistrati e i principali fìa i goti, es-
sendo pagani , deliberarono di distrug-
gere il cristianesimo, e diedero principio
alla persecuzione contro i fedeli. L'anno
372 Sabas celebrò la Pasqua in compa-
gnia del prete Sansala. Tre giorni dopo
la festa, Ataride figlio d'un piccolo prin-
cipe della contrada entrò di notte con
gente armata in casa di Sansala, s'impa-
dronì di lui, e strappato Sabas dal suo
tetto, senza neppure lasciargli pigliar le
sue robe, i soldati lo strascinarono nudo
fra ì rovi e le spine, e gli ammaccarono
il corpo a furia di colpi di sferza e dì ba-
stone. Gl'infedeli, non scorgendo ad onta
di tuttociò^ alcuna traccia di loro cru-
35a S A B
deità sul corpo eli Sabas, divennero vie
tnaggiormetite furiosi, e lo tormentaro-
no io varie guise. Poscia Recarono a lui,
come altresì al prete Saosala, delle carni
eh erano state offerte agi' idoli. Ricusa-
rono ambedue di mangiarne, e poiché Sa-
bas disse che quelle carni erano impure
e profane come chi le mandava, uno de-
glischiavidi Àtaride gli ferì violentemen*
te il petto colla punta del suo giavellotto,
di modo che coloro ch*erano ivi presenti
lo credettero morto; ma egli protestò di
non aver sentito maggior mule, che se
fosse stato gettato un fiocco di laua con-
tro il suo petto. Àtaride, informato di tut-
te queste circostanze miracolose, anziché
rimanerne commosso, lo condannò alla
SAB
pena di morte; e rimesso il prete Sansa-
la in libertà, Sabas fu condotto sulla riva
del fiume Musea, oggidì Mussovo nella
Valachia, ove i soldati lo precipitarono,
con una sala di carro legata ai collo, e
così consumò il suo martirio a' 1 2 di a-
prile 372, regnando Valentiniano e Va-
lente. 1 soldati trassero poi fuoti dell'ac-
qua il suo corpo e lo lasciarono sulla ri-
va insepolto; ma i cristiani del luogo tro-
varono modo d' impedire alle bestie di
potei'glisi avvicinare. Giuuio Soraoo du-
ca di Scizia e gran servo di Dio £sce tra-
sportare nella Cappadocia il corpo di s.
Sabas, il quale é nomioato ne'martirolo-
gi così grfici, come latini.
FINE DEL VOLUME CINQUANTESIMONONO.
FEB 9-
1955