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Full text of "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni .."

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DIZIONARIO 

DI ERUDIZIONE 

STORICO-ECCLESIASTICA 

DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI 

* 

SPECIALMENTE INTORNO 

AI PRINCIPALI SAZm, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI 
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI ECGLESIASTia, AI VARH GRADI DELIA GERARCHIA 
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTa' PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E 
VESCOVUI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI, 
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E 
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON 
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICU, EG. EC. EC. 

COMPILAZIONE 

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO 

SECONDO AIUTANTE DI CAMERA 

DI SUA SANTITÀ PIO IX. 



VOL. LIX. 



IN VENEZIA 

BALLA TIPOGRAFIA EMILIANA 

MDCCCLII. 







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' 1 



DIZIONARIO 



DI ERDDIZIOr«E 



STORICO-ECCLESIASTICA 




R 



ROM 

Continuazione e fine dell'articolo Roma. 

il ei Conclave tenuto nel convento del- 
la Minerva, pretesero ì baroni romani di 
intervenire airelezione del successore di 
Eugenio lY, specialmente Giovanni Sa* 
velli Maresciallo di s. Chiesa : oltre tali 
due articoli, parlai di tanta arroganza an- 
che nel voi. XXI, p. 2 1 3. A'6 marzo me- 
ritamente fu sublimato al triregno Ni- 
colò Vy secondo la Predizione del prede- 
cessore.l^e conseguenze dello scisma diBa- 
silea ancora laceravano Tunità della Chie- 
sa, l'Italia era pure divisa in fazioni e tri- 
bolata da guerre; i domi ni i della s. Sede in 
preda alle usurpazioni de'tirannetti ed al- 
le vessazioni de'feudatari; il Tesoro ponti- 
ficio esausto. Al rimedio di tutto subitogli- 
colò V applicò tutte le forze del suo zelo e 
del suo sacerdotale valore. Nel i.^ mag- 
gio confermò al senato e popolo romano 
ì privilegi che dai suoi predecessori gli 
erano stati concessi, e fu clemente coi ba- 
roni ribelli, sì romani che del resto dello 
stato. Al senatore Filingeris che addestrò 
il suo cavallo nel possesso (Cancellieri di- 



ROM 

ce che si chiamava Procopio), die poi ib 
successori iVFcoi^ de Chierigatis cavaliere 
vicentino^ sapiente giureconsulto, e Mel- 
chiorre Vizzani bolognese, antico amico 
del P.apa, morto forse di velenose ono- 
rato dai romani con solenne pompa di 
funerale in Araceli. Essendo solito cor- 
rersi un pallio per la coronazione, dalla 
chiesa de'ss. Cosma e Damiano, fino al- 
Tarco di Costantino e alla piazza Latera- 
nense , ebbe luogo nella festa di 8. Gio. 
Battista, nella cui basilica il Papa disse 
messa, coi cardinali, conservatori e capo- 
rioni. Immenso fu il beneche da per tut- 
to operò, pe'suoi legati e nunzi, Nel i44S 
trovo senatori AmadeodeJustinisòì Cit- 
tà di Castello esimio giureconsulto, eAAn- 
gelo de la Zazzera pare napoletano; nel 
1449 Buoncamhio de Buoncambi diPe- 
rugìa. Fu in quest' anno die Nicolò V, 
dopo aver riconciliato colla Chiesa i ba- 
sileesi, ottenne la rinunzia dell'antipon- 
tificato di Felice V, con tanto giubilo del 
suo bell'animo, e fu l'ultimo scisma con 
antipapa. Sifiàtta consolazione fu turba- 
ta per la peste che afflisse Roma , onde 



4 ROM 

il Papa visitò l' Umbria e la Marca, Col 
i4^o il Papa celebrò il 6.° ^/i/io sanlo^ 
seguendo ladisposizionedi Clemente VI, 
concorrendo in Roma tutte le nazioni. 
Essendo senatore Andrea de Donatis ve- 
neto, lo fu pure alcun tempo del i4^'} 
succedendogli Giacomo da Costanza j e 
Nicolò Porcinari d' Aquila che continuò 
neh 4^2. Questi col Prefetto di Roma e 
con altri che nominai nei voi. XYII, p. 
2 1 9, XXXV, p. 1 74> incontrarono l'im- 
peratore Federico III, che il Papa in s. 
Pietro coronò prima re di Lombardia ai 
] 6 marzo, e poi a' 1 8 imperatore colla mo- 
glie Leonora, benedicendo il loro matri- 
monio, donando all' imperatrice la rosa 
d'oro: come Porcinari punì un canonico 
che in s. Giovanni eccitò i romani a tu- 
multo in presenza dell'imperatore, è det- 
to nel i.^ voi. citato. Federico III andò a 
Napoli e tornò in Roma a'2 3, ripartendo- 
ne a'26 accompagnato dal s.collegio fino 
al 1/ miglio fuori delle mura, e da due 
cardinali fino ad Acquapendente. Tra ì 
primi personaggi ch'erano in compagnia 
dell'imperatore, ricorderò Ladislao V re 
d'Ungheria e di Boemia; Alberto d'Au- 
stria fratello di Cesare, e il duca di Sle- 
sia : la nobile comitiva ascese a 6,000 
persone. Inoltre nel 14^2 furono sena- 
tori, Daniele Canigliani o Canigiani^ e 
Giacomo Lavagnola conte veronese e 
celebre letterato. A' 4 agosto il Papa con- 
cesse al senatore la facoltà di punire i de- 
litti di furto e rapina commessi in Ro- 
ma. Nel 1453 discoperta la congiura del- 
l' ingrato Porcari, contro la vita del be- 
nefico Nicolò V,che l'avea perdonato per 
a?er sommosso i romani a libertà in sede 
vacante, il Papa lo fece arrestare con mol- 
ti soldati dal Lavagnola^ ch'era tuttavia 
senatore, e poi morire con altri, come 
narrai alla sua biografia , aggiungendo 
che d'allora in poi Nicolò V stette in cau- 
tele, e poco si fece vedere per la città. Nel 
medesimo anno fu senatore Lodovico Uf' 
freducci o Eufreducci di Fermo di nobi- 
iiissima famiglia^ e continuò nel seguente 



ROM 

anno. Maometto II imperatore de' tur- 
chi, colla presa di Costantinopoli, esegui- 
la a'29 maggio 1 453, die termine all'im- 
pero greco d'oriente, con gran dolore di 
Nicolò V, che eccitò i fedeli a frenare la 
potenza ottomana, in che fu imitato dai 
successori , ed accolse amorevolmente e 
con munificenza i dotti e gli eruditi che 
fuggirono dall'eccidio, cooperando mira- 
bilmente al risorgimento delle lettere, sic- 
come rimarcai nella sua biografia, insie- 
me a quanto fu protettore insigne del 
progresso delle arti belle, colle quali di 
moltoe sontuosamente decorò Roma. Ab- 
biamo dal Diario deirinfes8ura,che Ni- 
colò V edificò pel primo in Campidoglio 
un palazzo a' conservatori di Roma. Nel 
1455 mentr'era senatore Gentile Bran^ 
cadoro di Fermo conte palatino, mori il 
Papa a'24 marzo, lasciando la sua me- 
moria in sempiterna benedizione. Dopo 
i4 giorni gli successeCalisto III beneme- 
rito della difesa del cristianesimo con tre i 
formidabili turchi, e della marina pontifi- 
cia: egli fu assai limosiniero co'nobili ro- 
mani bisognosi. Ricordando l'antica ami- 
cizia col conte ^m/10 Cibo genovese reg- 
gente della gran corte in Napoli, lo fece se- 
natore, dignità che allora si dava a perso - 
naggi di molta considerazione; ma disgu- 
statosi il Papa col re di Napoli, il senatore 
chiese licenza e tornò al suo posto, venen • 
do fatto senatore Lodovico Caccialupidi 
Bologna. Furono senatori nel i ^56 Pie* 
tro Tebaldeschidì ì^ovóa^PaolodeButac- 
ehinis o Bertacchinio Bernardinis d'i Fer- 
mo^ celebre per la sua gran dottrina le- 
gale; Pier Luigi MartoreUi di Spoleto, dal 
Papa confermato cavaliere per tutti i suoi 
posteri con titolo di conte, e con podestà 
di creare altri conti ecavalieri, inoltreda- 
gli Orsini onorato di loro stemma e co- 
gnome. Nel 1457 senatori GaUerando o 
Balcerando de Ribes di Catalogna, nuo- 
vamente Ttbaldeschiy e Giacomo Silve» 
jrnmdi Norcia, che continuò ne'primi me- 
si del 1458. In questo fu senatore Tom- 
maso Spanditesta di Rimiui^ che mori ai 



ROM 

'6 agosto, giorno in cui pure finì di vivere 
il Papa, vacando COSI il pontificato e il se* 
natorato. Dopo^i 2 giorni eletto Pioll,ueì 
dì del possesso trattò a lauto Pranzo i 
cardinali, gii ambasciatori e gli ottimati 
di Roma, Facendo senatore Giovanni de 
Leone di Padova, e Sceva de Carte deU 
la diocesi di Pavia con istraordinarie fa- 
coltà, fatto il I .*! dicembre e da durare un 
anno. Nondimeno neh 4^9 furono sena« 
tori Servando d'Arce, Guido de Picco* 
lamini di Siena, forse parente del Papa^ 
e Gio, Antonio de Leoncilìi di Spoleto , 
deputato per 4 (nesi da cominciare ilf.° 
novembre, per cui si può credere che in 
f{uesti tempi la durala del rofficio senato- 
rio dipendesse dalla volontà del Papa e 
potesse essere minore del semestre; tanto il 
8enatore,quanto i suoi o(ticiali continuava- 
no ad essere soggetti al sindacato, e Leon- 
cini non terminò il quadri meslre.Yolendo 
Pio U continuar la guerra intrapresa da 
Calisto III contro ì turchi, in detto anno 
convocò un gran congresso a Mantova^ 
partendo da Roma ^'1% gennaio; e lasciò 
nella sua assenza legato di Roma il celebre 
cardinal Nicolò di C/ifa,con altri cardinali, 
il prefetto di Roma Colonna (mentre nel 
secolo XIV il senatóre avea presa la prece- 
denza sul prefetto, questo si reintegrò, ciò 
che destò meraviglia a Federico IIl)signo- 
re di GenazzanOy insieme agli uditori di 
rota e avvocati, presso i quali s'intendesse 
restarelacuriaromana.il cardinaldi Cu- 
sa fu pure dichiarato legato delle provi n- 
eie di Marittima e Campagna, del Patri- 
monio di s. Pietro, del ducato di Spole- 
to e terre Arnolfe, di Perugia e di Sabi- 
na. Nel 1460 il i.° gennaio e per 6 mesi 
fu fatto senatore Francesco degli Arrin» 
ghieri di Siena, in tempo del quale gran 
tumulti insorsero nelle provincie,e parti- 
colarmente in Roma, ove si vide formata 
una nuova società di ladroni, aventi per 
capo certo Tiburzio, e composta di 3oo 
giovani romani i più libertini e temerari, 
per cui i magistrati non ardivano casti- 
garli. Lo seppe Pio II» e da Siena scrisse 



ROM 5 

rimproveri ai conservatori di Roma.Ar* 
ringhieri dopo il possesso recitò la solita 
allocuzione, chesi legge in Vitale, e fu suc- 
cesso da Lodovico de Petronibus di Sie- 
na, cavaliei^e e conte palatino, uno de'piU 
savi e onorevoli gentiluomini di Toscana. 
Nel 1 46 1 fu senatore Cristoforo Malvi' 
cìni di Viterbo, e cessò il i ,^ marzo : a'6 o 
7 maggio successe Giovanni Balbiano mi- 
lanese, e nel settembre Carlo Buoncom* 
pagni di Visso,ìndi Giacomo Delfino pa- 
trizio veneto. Alcuni storici dicono tor- 
nato in Roma Pio lì nel settembre, ma ivi 
a'29 giugno canonizzò la concittadina s. 
Caterina di Siena. Col 1 .° del 1 462 inco- 
minciò il senatorato di G'mnio Marino de 
Gradi dì Ragusì, ìndi G20. Matteo Ca» 
landrinid'i Lucca o Sarzana, figlio d'un 
cugino di Nicolò V, il quale alla mortedel- 
Taltro zio cardinal Calandrini ereditòmol- 
ti beui e palazzi, ma per alcune turbolen- 
ze suscitate in Roma si ritirò in Lucca ove 
fu dichiarato originario. Quest' anno fu 
memorabile per Roma,perla magnificen- 
tisstmaemaì più veduta processione, con 
cui Pio II a' 12 aprile portò allaba»lica 
Vaticana la testa di s. Andrea apostolo, 
donatagli da Tommaso despota di Mo- 
rea, fratello di Costantino XII Paleologo 
ultimo imperatore de' greci. La pompa 
splendidissima, ed il modo come Roma si 
pose in singolare festa, minutamente lo 
descrissi nel voi. L V, p. 26 1 e seg. per 
onorare il fratello del suo gran protetto- 
re, con r intervento del senato romano, 
conservatori, caporioni col priore ec. Pio 
li ospitò nobilmente il despota, e coi car- 
dinali glistabiPiun decoroso assegno men» 
sile. Dipoi la città patìfiera pestilenza, ed 
il Papa uscì da Roma. Neli46^ ^^ sena- 
tore JVicolò de Severinis di Siena. Riso- 
luto Pio II di andare colla crociata con- 
tro i turchi con una flotta, a' 18 giugno 
1464 partì da Roma, ma morì in Anco- 
na a' i4 agosto. Pio II non riprese mai 
chi sparlava di lui, volendo che in una 
ci uà libera come Roma,tutti fossero liberi 
a parlare, come notò TOldoino in Ciac- 



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GODÌO t. 2, p. 1 087. Tornati inRoma ì car- 
dinali che laveano seguito, a'3o elessero 
Paolo II y che subito cominciò a prodi- 
gara relezione de' senatori, nominandoli 
per modo di aspettativa, mentre prima ciò 
facevasi solo per qualcuno, e con esercizio 
progressivo l'uno dopo l'altro, lo che fece 
nascere una gran confusione;quindi gli sto- 
rici municipali di altri luoghi fecei*o men- 
zione de'Ioro cittadini senatori di Roma, 
in tempi ne' quali altri ebbero l'esercizio, 
e taluni nominati non esercitarono, o per- 
chè prevenuti dalla morte, perchè pas- 
sati ad altra cariche, o per altri motivi , 
come bene avvertirono Vitale e il cav. 
Pompilj-Olivieri. I nominati in quest'an- 
no furono 7,e noterò quali di essi eserci- 
tarono la carica : eccone i nomi. Pietro 
de Alhergatis di Bologna, che funse il se- 
natorato, Giovanni deMassois di Norcia, 
conte Pietro de Cesis, conte Pietro Te- 
baldis di Norcia, Lodovico de Eufreducci 
di Fermo, Francesco Arringhieri di Sie- 
na, Francesco Bonarellis d'Ancona, Car- 
lo di M. Benedetto di Norcia. Nel i465 
Pietro siìòdeilo yEufreducci pure ricorda • 
to, che esercitarono; Francesco de Lucis 
senese, Guglielmo Pagello , Gabriele de 
Capolista padovano, Albertino Albertinis 
folignate, Alessandro Poeta bolognese. In 
questi tempi i senatori statisti sembra che 
fossero pagati dalle comuni delle loropa- 
trie. Paolo II riformò la curia, e pel i.*' af- 
fidò il governo delle fortezze ai prelati e 
altri ecclesiastidi. Per aver soppressa l'ac- 
cademia che in Roma avea istituito Pom- 
ponio Leto, fu criticato da chi non cono- 
sceva le ragioni per cui erasi a ciò indot- 
to. Nel 1 466 senatore con esercizio, il con- 
te Giovanni Massei di Narni; nominati 
Gregorio de Barzolinis faentino, e Ma- 
rino di Norcia. Nel 1467 senatore, conte 
Pietro deTebaldeschis di Norcia. Nel 1 468 
senatore, conte Pietro de Chitanis di Ce- 
sìs. In quest'anno avendo stabilita la Pa- 
ce de' principi d* Italia^ solennemente la 
pubblicò in Araceli, ed anche in s. Loi'eu- 
zo inDamaso, facendosi gran feste in Ro- 



ROM 

ma. Ritornato in Roma l'imperatore I 
dericoIII, il Papa l'ospitò magnificam 
te. Nel 1 469 furono senatori il detto < 
sis^e Francesco Arringhieri di Siena < 
ottenne due conferme trimestrali, per 
esercitò alcuni mesi del seguente anno 
cui fu senatore Lorenzo de Giustinii 
Città di Castello, che continuò per ale 
mesi nel 1471; e nominati Giovanni 
Cola veronese, Antonio Montecatino 
rarese, Raniero Ymaschis riminese, I 
nardo Nogarolis veronese, Trailo At 
linis fermano, Gaspare Grassis bolog 
se. Al tempo del senatore Arringhiei 
formarono di nuovo gli statuti di Rei 
Quanto al senatore deGiustinis ebbe 
un tragico fine, perchè il concittadinoF 
lo Vitelli lo fece tagliare a pezzi eap 
care per diversi luoghi fuori di Cittì 
CasteIIo,acciò servisse di spettacolo a'v 
giatori. Per questa atrocità, il senal 
del 1487 condannò a morte Paolo 
soldati suoi complici; poi commutati 
pena aio anni d esilio, Alessandro VI 
fece grazia. Si diceche de Giuslinis do 
essere creato cardinale, ad istanza de 
di Napoli. Paolo II nel 1470 trattò 
isplendidezza per tutto lo stato e reg 
la rosa d'oro benedetta a Federico pi 
cipe di Taranto figlio del re di Naj 
venuto in Roma; promulgando una L 
la colla quale fu stabilita lacelebrazi< 
dell'anno santo ogni 25 anni, e fu d' 
lora a noi sempre osservata. Nel 1 47 i 
colse sontuosamente in Roma Borse d 
ste vicario di Ferrara^ al quale soien 
mente conferì il titolo di duca. Il Pi 
fece senatore il suo figlioccio Battista 
Bellantihus senese, a' i o febbraio pe 
mesi, e nel luglio gli scrisse un breve { 
che consegnasse alle galere d'alcuni gè 
vesi i rei di delitti capitali , giacché 
suo governo non permise mai che f( 
eseguita su nessuno la sentenza di mo 
Essendosi diminuita la giurisdizione 
senatore, perché i Papi fecero privile^ 
ti tutti quelli ch'eranA addetti alla c( 
romana, col sottoporli alla giurisdizi< 



ROM 

del maresciallo di detta corte, ne nasce- 
TaDO infinite controversie tra il marescial» 
lo e il senatore, nel riconoscere quali era* 
no i cortigiani, e quali no: a toglierle nel 
1 47 1 Fu fatta la divisione de' cortigiani 
dai cittadini. Paolo II ricevè Caterina i*e« 
gina di Bosnia cacciata da' suoi stati, e le 
fissò un mensile assegno; altrattanto fe- 
ce colle sorelle e parenti di Tommaso Pa- 
leologo. In tutti i rioni teneva persone per 
distribuir liroosìne agl'indigenti; e ridus- 
se savi ì giovani romani scapestrati, coi- 
l'esilio e la prigione. Protesse i letterati e 
gli artisti, e curò l'abbellimento di Ro- 
ma, edificando il grandioso Palazzo di s. 
Marco. Amava assai le antichità, e formò 
un museo di medaglierarissime. Fece di 
tutto per di ver ti re il popolo romano, mas* 
sime nel Carnevale, con mascherate e cor- 
se, ove il senato vi si conduceva colla mag- 
gior pompa, degna dell'antica Roma. Sco- 
pertasi una congiura degli estinti accade- 
mici , fu con loro clementìssimo. Morto 
a'26 luglio 147 1, le nomine preventive 
de'senatori svanirono. 

Eletto a'9 agosto 1 47 1 Sisto IF'^ dipoi 
nella funzione del possesso, insorta fiera 
rissa fra la gente d'arme ed i romani, 
questi scagliarono una grandine di sassa- 
te, onde il Papa corse grave perìcolo, fin- 
ché per l'autorità del cardinal Orsini tut- 
to fu quietato. Già a'aoagosto avea fatto 
sena loreAgamennoneMarescotti de Cai- 
vis bolognese; nel 1472 Leone di Gerì'- 
naro napoletano, e proseguì nel seguente 
anno; nel 1 474 il conte Gaspare Grassis 
bolognese. Per la riduzione fetta da Pao- 
lo II dell' universale giubileo , Sisto IV 
nel 1475 celebrò il 7.^ Anno santo: fra i 
principi che vi concorsero vi fu Ferdi- 
nando I re di Napoli, che volle girare tut- 
ta Roma per godere le maestose antichi- 
tà, onorato in ogni luogo. Andato dal Pa- 
pa, gli disse che non poteva signoreggia- 
re la città pei perticali, vie strette e m*i- 
gnani , da dove le donne potevano facil- 
mente opprimere in un'occorrenza le mi- 
lizie, e peixiò lo consigliò a &r demoli- 



ROM i 

re i porticati ed i mignani, ed allargiire 
le strade, come riporta il diarista oontem- 
poraneolnfe8surapressoMuratori,«fon]p. 
rer, ItaL Sisto IV d' animo ^^nde ac- 
cettò il consiglio e l'eseguì, dando un nuo- 
vo aspetto a Roma, proteggendogli arti- 
sti e i letterati, onde aumentò la biblio- 
teca Vaticana, e nel contiguo palazzo e* 
resse la sontuosa cappella Sistina. Re- 
staurò molte chiese, ampliò le piazze, la- 
stricò e livellò le strade; curò assai la con- 
servazione e decoro degli antichi monu- 
menti, onde presero nuova esistenza; co- 
me pure fece eseguire ubertosi scavi, che 
fruttarono oggetti preziosi per l'arte, in 
bellissime statue e bassorilievi. La via Si- 
stina, poi Borgo s. Angelo, si deve a lui.Nel 
voi. Vii, p. 255 narrai, come Calisto III 
tolti dalla Chiesa di s. Gio. in Laterano 
ì canonici i^olari, ad istanza de'romani 
a questi restituì i canonicati; perchè Pao- 
lo II pose i canonici secolari nella basi- 
lica di s.horenzo ad SanctaSànctorum, 
ripristinando nella basilica Lateranense 
i canonici regolari; e che Sisto IV mosso 
dalle preghiere de'romani, che vedevano 
prive le loro famiglie di sì onorevoli cano- 
nicati, rimosse i canonici regolari, e sta- 
bilmente vi ristabilì i canonici secolari. 
Nel suo pontificato morirono in Roma 3 
regine , Caterina di Bosnia lasciando le 
sue ragioni alia s. Sede, Carlotta di Cipro 
che ospitò nobilmente, e Isabella regina 
di Napoli e moglie di Ferdinando !. Nel 
1476 fu senatore Gabriele de Capitibus 
Lista di Padova, e soggiacendo Roma a 
pestilenza, Sisto IV lasciandovi legato il 
cardinal Giambattista Cibo^ ne partì a' i o 
giugno e rientrò in Roma a'23 ottobre. 
Di nuovo Celi fu senatore nel 1 4779 e nel 
I /^jSFrancescoScannasorcinapóìetano^ 
che mandato ablegato in Napoli a por- 
tare il cappello cardinalizio al cardinale 
Giovanni d'Aragona figlio del re, lo con- 
segnò con solennità nella cattedrale il 
giorno dell'Epifania, nel quale tempo fu 
vice-senatore Saldone de Saldonibus di 
Città di Castello. Neh 480 leggo senato- 



8 



ROM 



re Matteo Toscano milanese di rarapru- 
denza, di cui si fa menzione nell'iscrizio- 
ne posta sotto la statua di Carlo I d'An- 
giò, collocala presso la grande aula del 
palazzo senatorio in Campidoglio: il vice- 
camerlengogli consegnò il pontificio bre- 
ve di deputazione con altri legali, per la 
riforma di alcuni articoli dello statuto. In 
quest'anno nel portico Vaticano Sisto IV 
die la solenne assoluzione dalle censure 
a 1 2 ambasciatori fiorentini. Nel 1 48 1 con- 
tinuò ^a^/eo nel senatorato, e nel 1482 gli 
successe il forlivese conte Lodovico Ded- 
di detto Orso percbè il suo padre era as- 
sai peloso. Rotta la guerra fì*a il Papa e il 
re di Napoli, il figlio di questi Alfonso du- 
ca di Calabria portò l' esercito fino alle 
porte di Roma , con gran costernazione 
della corte e de'romani; uscito in campo 
il valoroso Roberto Malatesta signore di 
Biminiy a'a i o meglio a'24 agosto ripor- 
tò quella strepitosa vittoria cbe narrai a 
quell'articolo^ed a Chiesa dis. Mabia del- 
ia Pace, da Sisto IV eretta per gratitudi- 
ne alla B. Vergine e in memoria del ri • 
portato trionfo, e nella quale pose i sud* 
detti canonici regolari, lasciando loro il 
titolodi Lateranensi. Nel 1 483 fu senatore 
Antonio Bichì di Siena , già maresciallo 
della curia dì Paolo II e dello stesso Sisto 
) V, che nel i484nominò a successore ^/t- 
gelo Ghislieri di Jesi. A'i3 agosto morì 
il Papa, ed a'29 venne esallato Innocen- 
zo FUI figlio del già senatore Arano 
Cibo, che per evitare contestazioni e gare, 
a' T o settembre ordinò che tutti ì baroni 
partissero da Roma pel giorno della Co- 
ronazione e Possesso, laonde narra il Dia* 
rio Romano del Nantiporto, che uscirono 
dalla città Fabrizio e Prospero Colonna, 
non che tutti gli Orsini; nel dì seguente 
con bando furono espulsi tutti i diffidati. 
Seguì la funzione a'13 e riuscì senza di- 
sordine, come si apprende dal Memoria- 
le di Paolo del Mastro. Dobbiamo al ce- 
I<?bre ceremoniere Burcardo Tinteressan- 
le descrizione della magnifica cavalcata, 
ed in tanti luoghi riportai^ che riuscì più 



ROM 

decorosa e più regolare, per le strade al- 
largate, e pei roignani e porticali demoli- 
ti d'ordine di Sisto IV.. V intervennero 
il Gonfaloniere dei senato e popolo ro- 
mano, 4 scudieri d'onore cittadini roma- 
ni, il senatore e i conservatori che adde- 
strarono il cavallo pontificio, portandole 
aste del baldacchino i caporioni e altri no- 
bili romani: nel palazzo Lateranense fu- 
rono imbandite lautamente molte men- 
se pei romani e per gli officiali della cu- / 
ria. Nel 1485 il Papa fece senatore il con- | 
te Giacomo Bonarelli d'Ancona, ed ai 
25 dicembre Bartolomeo Scala di Col- 
le, il quale essendo uno de' 6 ambascia- 
tori che la repubblica di Firenze inviò al 
Papa per congratularsi, per 1' e!egantis<ii- 
ma orazione che recitò, Innocenzo Vili 
lo creò cavaliere dello speron d'oro e se- ^ 
natore. Scala fu virtuoso e gran lettei*ato, 
di venne poi gonfaloniere di Firenze, quan- 
tunque figlio d'un mugnaio, bassa origine 
ch'egli non nascondeva, onde di lui cantò 
Cristoforo fiorentino nel Poema de^ Reali: 
Non s'ha questi a chiamar nobile ,6 degno, 
ch'acquistò robba, honor, virtute, ^^nge* 
gnoPNeì medesimo anno i baroni del regno 
dì Napoli, avendo ricorso al Papa come lo- 
ro supremo signore, contro le prepotenze 
diFerdinando I, questi recò dalla sua parte 
Virginio Oi*sini, che colla sua genie d'ar- 
me scorse fino alle porte di Roma. Fat- 
ta pace col re e mancato questi alle con- 
dizioni, Innocenzo Vllf lo scomunicò, lo 
depose, e die il regno a Carlo VITI redi 
Francia, come erede di Renato d'Angiò, i 
Intento il Papa alla quiete e felicità di Ro- 
ma, pacificò i Colonna coUjgli Orsini, e 
restituì loro le terre confiscate. Nel i486 
per un biennio fu eletto senatore Carlo 
3Ianeri d' AqixWa, e Giacomo Mandosio 
d' Amelia fu vice-senatore. Nel 1487 fu 
senatore Girolamo Salerai o de Faler* 
nis veronese, che condannò il suddetto Vi - 
telli : a suo tempo proseguiva il senatore 
ad aver giurisdizione nelle cause riguar» 
danti la Zecca dì Roma. Sotto Innocen- 
zo Vili e nel 1 488 leslremo supplizio che 



aoM 

avea luogo iiellaRupeTarpea o MonleCa- 
prÌDO, incominciò a eseguirsi sulla Piazza 
di Ponte s. Angelo yOve notai gli altri luo- 
ghi ove suole farsi. A CiMPipOGUO dichia- 
rai, che non solo vi sì eseguirono alcune 
giustizie, ma per infamia vi sì dipingeva- 
no a rovescio i rei di diversi delitti , co- 
me i perfidi ed i crudeli; ne parlai anco- 
ra nel voi. XXl^Il, p. 4i* A Mercato poi 
dissi che certi delinquenti doveano sfare 
in berlina a cavallo del Leone di marmo 
delle scale di Campidoglio, con mitra di 
carta ed il volto unto di miele. Inoltre 
nel 1488, essendo senatore P^2o/o Buon" 
compagni di Perugia, in Roma e nellosta- 
to ripullularono molti guelfi e ghibelli- 
ni: gli Orsini invasero Perugia al dire di 
Novaes, ed Alfonso duca di Calabria oc- 
cupò la Campagna romana. Si trovano 
nel 1489 diversi senatori, cioè il conte £- 
milio Parisani d'Ascoli, il conte Pietro Fi» 
Jippo Martoreili di Spoleto^ jindrea A' 
lalrinis di Veroli, e il cavaliere ^^05/1/10 
de' conti d Onigo di Treviso, d'antica e 
potente famiglia, letterato e profondo neir 
le scienze legali, di cui Innocenzo Vili si 
servì in difficili e grandi affari. Roma nei 
suoi senatori può vantare un bello stuolo 
di dotti giureconsulti, e ben a ragione ne 
va fastoso il romano diritto, de' responsi 
loro compilato, come notaronoPomponio, 
in EnchitidiojVavkQwoXx^ De Leg. interpr,j 
G. Grozio, De vita J, Consulta Avendo 
Bajazzetto II imperatore de'turchi dona- 
to a Innocenzo Vili la sagra Lancia^ e af- 
fidata la custodia di suo fratello Zizimo, 
questi con solenne cavalcata che descris- 
si nel voi. XXXV, p. 1 75, entrò in Roma 
a' 1 3 marzo 1 489,intervenendo allo splen- 
dido incontro anche il senatore Parisa- 
ni, che cogli altri l'accompagnò dal Papa 
in Vaticano, ove l''alloggiò, e donde Ales- 
sandro VI lo trasferì e rinchiuse in Castel 
s. Angelo. Nella biografia del Papa, ed a 
Costantinopoli dicendo le gesta degl' im- 
peratori ottomani, ricordai che Macrino 
])er aver tentato di avvelenare Zizimo e 
Innocenzo Vili fu punito severamenlej 



ROM 9 

i complici col supplizio, ed egli condotto 
per la città , di tratto in tratto fu tena- 
gliato, indi squartato, ed esposte le parti 
in differeuli porte di Roma, ad terrorem. 
Nel 1 490 e 1 49 1 fu senatore LoremoBon^ 
signorij nel 1492 ci 493 Ambrogio Mi' 
rabili. Nel pontificato d'Innocenzo Vili 
scuoprì V America Cristoforo Colombo di 
Genova j ^ Granata fu tolta a'mori, per 
cui si fecero grandi feste in Piazza Na^ 
vona. Nel maggio 1492 Innocenzo Vili 
ebbe la consolazione di vedersi in Roma 
a' suoi piedi Ferdinando I e il figlio du- 
ca Alfonso, imploranti perdono; ed a'26 
luglio morì. Passati 1 5 giorni fu Papa 
Alessandro FI, ed il senatore Mirabi- 
li essendo stato conferdiato nella dignità, 
fece gran festa in Campidoglio e inusita- 
ti segni d'allegrezza : dell'incamisciata o 
giuoco d'armi fatto nel dì seguente al Va- 
ticano, dal senato e da molti romani,par- 
lai nel voi. XLV, p.i 18; la coronazione 
e possesso si celebrò a' 26 agosto con i« 
splendida pompa. Dalla malattia d'In- 
nocenzo Vili a detto giorno, erano state 
uccise piti di 200 persone in diversi luo- 
ghi dello stato, per cui il Papa nominò 4 
commissari per udire le querele, e stabi* 
lì il martedì d' ogni settimana per dare 
Udienza a tutti e per rendere giustizia, 
onde si conquistò l'animo del popolo. Nel 
1493 elesse senatore Alberto Magaloui 
d'Orvieto, e creò cardinale Cesare Bor- 
già suo figlio, che già avea fatto vescovo 
di Pamplona, poi famoso duca del Valen- 
linois. Nel 1494 nominò senatori, prima 
Andrea Negusanti di Fano insigne giu- 
reconsulto , poscia Agamennone Mare* 
scotti di Calvisòì Bologna^ già camerie- 
re segreto di Sisto IV. Morto Ferdinando 
I re di Napoli, il figlio Alfonso II si gua- 
dagnò Alessandro VI con ingrandirne i 
figli, per cui Carlo Vili restando inesau- 
dito alla domandata investitura, calò in 
Italia con circa 3o,ooo uomini. Il Papa 
intimorito si ritirò in Castel s. Angelo : 
il re giunse in Roma l'ultimo deirunno, 
nel modo detto nel voi. XXXV, p. 176, 



10 EOM 

e alloggiò nel Palazzo di t. Marco ^ a- 
Tendogli i romaDÌ rassegnato le chiavi 
della città. Alcuni cardinali trattarono di 
depon*e il Papa, per la simonia colla qua- 
le era salito al soglio apostolico; ma il re 
stimò prudenza tollerare il capo infetto 
dellaChiesa^che destar lo scisma troncan- 
dolo ; perciò nel i4g5 venne a concordia, 
con patti indecorosi alla dignità pontifìcia, 

11 re partì per Napoli e se ne impadronì 
a' 1 5 marzo, conquistando il regno in 1 5 
giorni. Alessandro VI scomunicò que'na - 
poletani che l'ubbidissero, si rifugiò in 
Orvieto, perchè Carlo Vili rientrò inRo- 
ma a' ao maggio, e dopo due giorni ne 
partì; restituendosi quindi il Papa alla 
sua sede, fece successivamente senatori, 
Gio. Francesco Bolognini bolognese , e 
Silvestro Baldoli o BadoU folignate, che 
Tenne confermato per altro semestre del 
1496, e dopo di lui Lorenzo Lante se- 
nese. In tale anno volendosi il Papa im- 
padronire del principato degli Orsini, le 
sue milizie furono sconfitte a Bracciano, 
ContinuandoLante il senatoratonel 1 4979 
il Papa conferì vari dominii ecclesiasti- 
ci ai suoi figli, nati dalla fomosa Lucre- 
zia o meglio Caterina o Catanea Vanno- 
zia romana, moglie di Domenico Arigna- 
ni unode'grandldi Roma. Indi nel 1498 
abbiamo 3 senatori; Gaspare Pallavici" 
ni , Giacomo Silvestrini di Norcia, Ci* 
priano Pallavicini di Genova. Nel 149 9 
furono senatori, Giulio Scorziali di Ca- 
stell uccia diocesi di Capaccio^ valente giu- 
reconsulto , signore di Satriano e altri 
luoghi, pieno di virtù; e Bernardo Falco» 
nierì d'Ascoli : nel 1 5oo nuovamente jÌ- 
gamennone MarescoUi^ e Pietro Chitoni 
di Cesi, che proseguì nel 1 5o i . Alessan- 
dro VI celebrò neli5oo 1*8.** Anno san- 
tOy e pel I .® formò le Porte sante j per la 
moltitudine concoi*sa protrasse il giubi- 
leo di qualche giorno;' come pure fu il i .° 
a concederlo poi a tuttoii mondo caltoli* 
co. Nel 1 5o I Roma fu in feste per gli spon • 
sali di Lucrezia Borgia fìglia dei Papa, 
che questi avca investita di feudi , con 



ROM 

Alfonso I duca di Ferrara^ il cui fratel- 
lo cardinal Ippolito d'Estea'tiS dicembre 
fu incontrato dai cardinali e prelati , e 
dal senatore Chitani. Alessandro Vlim- 
piegò le sue Milizie per formare un pos* 
sente stato all'ambizioso Cesare Borgia^ 
che avea rinunziata la porpora e fece du- 
ca di Romagna. Quasi tutti i feudatari e 
vicari della s. Sede furono cacciati o uc- 
cisi; mosse guerra ai Colonna, ai Savel» 
lif agli Orsini, facendo il Papa da capi- 
tano generale. Prima di partire da Ro- 
ma, commise la camera suae tutto il pa- 
lazzo a Lucrezia Borgia, come pure tut- 
ti i negozi occorrenti, con autorità di a- 
prire le lettere, potendosi consigliare col 
cardinal Costa di Lisbona e con altri. Nel 
i5oti furono senatori Polidoro Tiberti 
di Cesena, e di .nuovo Lante che conti- 
nuò nel i5o3, supplito dal figlio Antonio, 
e succeduto a'Si marzo dal conte Car* 
lo deMaschis di Rìmini. Morì Alessan- 
dro VI a' 12 agosto^ e fu il i.*' che pose 
i suoi successori in gradodi figurare, ed 
anche essere tenuti come polenti sovra* 
ni. Cesare Borgia saccheggiò il palazzo Va- 
ticano, e con 1 2^000 soldati assediò Ca« 
stels. Angelo e il Vaticano, per costrin- 
gere i cardinali a compiacerlo nella nuo- 
va elezione. Il s. collegio ritiratosi nella 
chiesa di s. Maria sopra Minerva, fu cir- 
condato dalle genti di Borgia; ma il po- 
polo romano avendo preso le armi , lo 
liberò. Allora il capitano incendiò il pa- 
lazzo degli Orsini. A'aa settembre elet- 
to Pio III, liberò i dintorni dalle vessa- 
zioni dell'esercito francese, ch'era venuto 
per la guerra cogli spagnuoli,e da quello 
del Borgia, il quale si raccomandò al Pa- 
pa contro le forze degli Orsini , che vo- 
levano vendicare la morte de'Ioro paren- 
ti e la perdita di parte del palazzo. Pio 
III fece porre in Castel s. Angelo Borgia, 
e voleva ritenerlo sino alla restituzione 
de'tanli dominii occupati , quando mori 
dopo 26 giorni di governo.Col i .^novem- 
bre fu eletto Giulio II, che mandò nel- 
la rocca d'Ostia Cesare Borgia, ma fug- 



ROM 

gì dal cognato re di NavaiTa ; indi con- 
fermò nel senatorato per altro semestre 
de Maschis, e nel!' anno seguente lo fece 
proseguire nella carica e dichiai*ò conte 
del s. palazzo Lateranense. Divenuto que- 
sti facoltoso , con disegno di Bramante 
fabbricò un bel palazzo in Rimini. Pri- 
ma di partire dal conclave, Giulio li con- 
fermò governatore di Roma il celebre Ni* 
colò Bonafede di s. Giusto, il quale poi 
gli rappresentò Roma divenuta spelonca 
di ladroni, e tana d'omicidiari e banditi 
d'Italia, tutti incedendo armati; quindi 
risse, prepotenze, disordini, ed incredi- 
bile impedimento all'azione della giusti*» 
zia; per cui propose unico rimedio il ge- 
nerale disarmo, inclusi vamente alla guar- 
dia papale quando si recasse al di là di 
Ponte s. Angelo. II Papa approvò il di- 
visamento, e raccomandò ponderazione 
e calcolar prima se poteva riuscire nel- 
l'arduo intento, per gl'impegni de' car- 
dinali, baroni ed altri grandi signori. 11 
prelato l'assicurò avere tutto preso a cal- 
colo, solo bramare promessa che avrel> 
be rigettato costantemente ogni doman- 
da di grazia, ed il Papa lo promise. Al- 
lora il governatore, chiamato il senato- 
re, il barigello, i capitani e gli altri of- 
fiziali , comandò loro di levare le armi 
ovunque le trovassero, essendo proibite 
dagli statuti e dalle leggi ; quindi colla 
sua mirabile fermezza riuscì a disarma«- 
re il popolo. Dopo un mese il governa- 
tore fece bandi terribili contro i delato- 
ri di armi, ancorché baroni, condottieri 
di squadre, famigliari e guardie del Pa- 
pa e cardinali: e siccome la forza e virtù 
del governo consiste non già nel promul- 
gar leggi , ma nel farle osservare , fu il 
prelato inflessibile con tutti nel rigoro- 
so temperamento preso. Egli stesso per- 
ciò cavalcava per Roma col senatore ed 
i soliti ofiiziali, anche di notte, e talvol- 
ta colla celata in testa e le armature sotto 
il rocchetto. Subito tutto il mondo corse 
da Giulio 11 a reclamare gl'imprigiona- 
ti ; ma il Papa rispose non potere im- 



I [ 



ROM 

barazzarsene per la parola data. Il gover- 
natore poi, con cortesi, brevi e risolute 
risposte, si sbrigava dai biglietti e amba- 
sciate de'cardinali e di altri grandi. Così 
Bonafede inesorabile e senza riguardi a 
veruno, colla prigione, con 4> 60 io 
strappate di corda alle braccia, date ia 
pubblico avanti corte Savella, oltre le pe» 
ne pecuniarie, restituì la piena tranquil- 
lità a Roma e non fu lieve impresa, poten- 
dosene leggere gl'interessanti particolari 
nella Vita di Bonafede del conte Leopar« 
di, a p. 62 e seg. Per riformai^e poi la 
corte e famiglia pontificia, Giulio II chia« 
mò ad abitare il suo palazzo apostolico s* 
Gaetano,e lo fece suo prelato domestico e 
protonotario apostolico: coraes. Gaeta- 
no edificò tutti, lo notai nel voi. L VI, p 1 7. 
Nel 1 5o5 fu senatore Carlo de Grassis di 
Bolog:nà, nel 1 5o6 Giovanni de Morat» 
tini di ForPi dottore di leggi. Giulio II 
si propose ad ogni costo di spogliare al- 
cuni signorotti delie terre usurpate, ed 
i veneziani di quanto aveano x>ccupato. 
Richiamò dall'esilio i Colonna, gli resti- 
tuì le loro terre, maritò sua nipote Lu- 
crezia a Marc' Antonio, e li beneficò : al- 
trettanto fececogliOrsini,edaGio. Gior- 
dano Orsini die per isposa Felice sua fi- 
glia che avea avuta in gioventù. Per le 
sue imprese nella ricupera de' dominii, 
partì a'23 agosto i5o6, lasciando legato 
di Roma il cardinal Gio. Antonio San- 
giorgiyche per riverenza alla s. Sede non 
volle mai usare del diritto di farsi pre- 
cedere dalla Croce astata o pontificia. 
Furono intanto senatori, nel iSof Gio. 
Battista de Castello bolognese, nel qua- 
le anno Giulio II tornò trionfante in Ro- 
ma a'27 marzo, e neli5o8 Anton Ma' 
ria de Sala di Bologna, ed Egidio Ange» 
lo Arca di Narni. Per la famigerata lega 
di Cambray , non solo i veneti furono 
vinti e doverono abbandonare l'occupa- 
to, ma supplicare per l' assoluzione dal 
fulminato interdetto, che riceverono gli 
ambasciatori alle porte della basilica Va- 
ticana. Si registra neliSoQ senatore Ga» 



la &0M 

koUo de Gualdisd'ì Ri mini, nel 1 5 1 o Pie- 
tro Cenni di Faenza, dello pure lodoYÌ- 
ni e ci'eato cavaliere. Padre comune dei 
fedeli, Giulio U riliralosi dalla lega » fu 
esposto al risentimento di Francia^ prò- 
t<;ltrice del duca di Ferrara feudatario 
prepolente, ed alla guerra che gli dichia* 
rò. Per meglio attendervi, dopo aver sco- 
municato i suoi nemici, il i.^ settembre 
lasciò Roma e tornò a Bologna, e vi giua^ 
se a' 22; ciò che disapprovando alcuni 
cardinali ligi ai francesi, osarono scisma* 
ticamente ribellarsi e convocare il conci* 
liabolo di Pisa^ che Giulio li con loro a- 
ualematizzò, e vincitore entrò in Miran- 
dola; passò quindi in Ravenna e si resti- 
tuì in Roma a'27 giugnoi5i i, essendo 
senatore il conte Pietro de Squarcialupi 
di Firenze, che lo fu ancora nel seguente 
anno. Nel medesimo i5i i a'27 28 a- 
gosto, il Papa riuscì finalmente a paci- 
ficarci Colonna cogli Orsini, colla coopc- 
razione di Marc' Antonio Altieri : ciò av- 
venne dopo il tumulto eccitalo da Pom- 
peo Colonna vescovo di Rieti, e da Ro- 
berto Orsini , quando cioè si credeva il 
Papa morto. A memoria deiravvenimen- 
lo, significante per Roma, Giulio II fece 
coniare una medaglia con l'epigrafe. Pax 
Romana : tutto e meglio si può vedere 
ne' voi. XIV, p. 288, XLIX, p. i58. Ai 
10 maggio i5i2 il Papa incominciò la 
celebrazione del concilio generale di La- 
terano,ove intervenne il senatore Squar- 
cialupi, e prese posto dopo i generali de- 
gli ordini regolari, registrato col titolo di 
Magnifico e Dominus; fu pure alla ses- 
sione del 3 dicembre. Il gran Giulio li 
terminò di vivere a' 21 febbraio i5i3, 
mentre la sua gloria era giunta al plìi su- 
blime apice,a vendo riempito l'Europa del 
temuto suo nome.Protesse magnificamen- 
te le arti e le lettere, pél i .^ fai*mò in Ro- 
ma quel gran seggio, che leprime tuttora 
prosperosamente vi mantengono. Fu egli 
che die l'iniziativa e preparò l'aureo se- 
colo che prese nome dal successore, come 
provai nella sua biografia, narrando che 



ROM 

demolita la vecchia basilica Vaticana i 
cominciò la nuova, incomparabile mei 
viglia del mondo; che sontuosamente a 
belli Roma e il Vaticano , per opera e 
sommi Michelangelo, Raffaele, Brama 
te, Peruzzi, Sangallo; dicendo ildolto F< 
che Giulio 11 dovrebbe quasi reputai 
il S.** fondatore di Roma, per tutte quel 
splendide benemerenze che a detto ai 
colo riportai,e pe'5 milioni di ducati d' 
ro che lasciò e co'quali potè largheggia 
Leone X colle arti e colle lettere; il p< 
che al genio di Giulio II principalme 
te sembra doversi ripetere la gloriosa 
poca del risorgimento e della grandez 
di Roma papale. Nel 5.° giorno de' n 
vendiali funerali di Giulio 11, fu tenu 
da'cardinali la solita congregazione, ec 
conservatori di Roma, uniti a molti n 
mani, fecero istanza al s. collegio : M 
nasterium s, Pauli erigi in Ecclesia a 
legiatanìy et ibi canonicos romanos dep 
tari, cum Archi presbitero Cardinali ^ 
somiglianza delle 3 basiliche patriarci 
Laterauense, Vaticana e Liberiana. 

Leone X della famiglia Medici^ mec 
nate munifìco de'Ietterali e degli artis 
dopo 17 giorni degnamente successe 
Giulio 11, econsolennissimapompaec< 
la spesa di 1 00,000 scudi prese posse* 
della basilica Lateranense (essendo sta 
l'ultimo che nella meravigliosa cavale 
ta incedesse cogli abiti sagri ), avendo 
fatti distribuire altrettanti. PerdonòPor 
peo Colonna, che poi creò cardinale, e 
liberale coi Colonnesi. Tra le prime si 
cure fu il compimento del concilio, n 
quale con un conservatore di Roma 
recò il senatore Gù^^o forzati della C 
stelluccìa, dal Papa nuovamente elev 
to a tal dignità, e sedè dopo i minisi 
regi. A Leone X si crede diretta una su 
plica dai vecchi nobili romani, per : 
muovere l'abuso introdotto nelle eiezi 
ni delle magistrature civiche, precipu 
mente de'couser valori della camera di E 
ma, in cui si ammettevano persone di ri 
scita vile, vaccinari e persone ignote. 



noM 

un cenno. » La s. Sede ha goternato 
»i'e questa città con timore e amore; 
imore per mezzo de'go verna tori e dei 
;elli (di cui a Birbi), coll'araore ser- 
osi de 'conservatori. Se in questa ma- 
itura non si collocano uomini gravi 
lemeriti, autorevoli e costituiti in co- 
a nobiltà , non possono andar bene 
se^come lo prova l'avvenuto nell'ul- 
sede vacante, in cui la basilica e mo- 
To dì s. Paolo patirono violenze e 
le. I Papi predecessori di vostra San- 
ie n affidarono alla sorte e alla for- 
r elezione di tal magistrato^ ma vi 
;arono persone di merito,e uno di es- 
sempre dottore di legge, nella dura- 
1 trimestre : mai si costumò dipen- 
dall'arbitrio della plebe imperita, e 
1 di cose nuove. Fu talvolta usato il 
ilo, quale scudo onde allontanare le 
rtune preghiere de'cardinali, e di al- 
rsone per favorire gli amici, pur non 
te ebbe luogo l'arbitrio delle nomi- 
li attuali conservatori hanno tratto 
;auno la Santità vostra, nel chiede- 
lome del popolo l'imbussolazione di 
gli offici, come apparisce dalle preci 
:ate ai s. collegio nella sede vacan- 
Ile quali venne implorata Timbus- 
one soltanto degli offici restituiti, su 
ì fu giusta la domanda, poiché non 
) alcuna giurisdizionaleamminisira- 
I moderni conservatori temono che 
ì cose si ritrattino e fòtteda essi per- 
dente, e perciò procurarono creare 
isolatori plebei, pochi eccettuati, e 
ro mezzo imbussolarsi giovani ine- 
, e molti anche di vilissima condi- 
; sono poi stati rigettati i nobili, in 
ore della Santità vostra e del popolo 
no. K stato prescritto che non sieno 
colate più persone d'un'ist essa fami- 
ìv l'officio di conservatori, ed al còn- 
poi si è operato con imbussolarsi 
elle fòmiglie . . . Inoltre gli attuali 
*vatori e priore de'caporioni hanno 
isolati se stessi, i figli, i fratelli, e qua- 
e loroparente^ quando doveano im- 



i3 



ROM 

bussolare i più degni. Contro la disposi- 
. zione d'Eugenio IV in luogo de'primi cit- 
tadini romani, e fra' quali un dottore di 
legge, tranne pochi, sonosi imbussolati a 
rettori dello studio persone vili, e la mag- 
gior parte essi stessi imbussoiatori. Egual- 
mente fu ordinato che non dovesse im- 
bussolarsi una persona che per un solo 
officio o al più per due, ed al contrario 
alcuni sono stati imbussolati per 3 e anche 
per 4 offici a discapito de'figli, de'nipoti, 
de'parenli.Fu ordinato che isoli cittadini 
nativi e i benemeriti fossero imbussolati, 
ed all'opposto è stata imbussolata una ca- 
terva di questi, fra' quali un vaccinaro e 
molti incogniti. Elegga dunque la Santi- 
tà vostra 3 gravi e cospicui personaggi a 
conservatori, i quali sappiano e vogliano 
correggere le cose malamente fatte, e di- 
sporle bene per l'avvenire; non che si de- 
sidera la riordinazione dell'annona, e al- 
cun' altre cose che il popolo romano ha 
stabilito di fare a gloria di vostra Santi- 
tà ". Quanto all' annona, dirò con mg.' 
Nicolai, Memorie sull'Annona di Romat 
t. 3, p. 67, che sebbeneLeoneX confer- 
masse la giurisdizione della prefettura del- 
l'annona appartenente ad uno de' C/t/erz- 
ci di camera^ nondimeno non fece altri 
provvedimenti. Anzi egli era per massi- 
ma contrario alle leggi annonarie, e sole- 
va dire: m Che a volersi fare amicissimo 
il popolo non bisognava per mantenere 
la città abbondante, stabilire prezzo al- 
cuno a'traffichi della vittovaglia, e ch'e- 
ra necessario, levando via gli appalti, la- 
sciare ogni cosa libera e senza paura, ai 
privati voleri de'mercatanti, siccome an- 
che sono le bocche degli uomini : percioc- 
ché quella libertà preposta infiammava 
l'ingordigia de'mercatanti, e per loro con- 
corso ed invidia loro, ogni cosa poi veni- 
va a buona derrata; e la città, riempien- 
dosi i granài , abbondantissima diventa- 
va ". Osserva Nicolai, lodando il commer- 
cio libero, che però il sapere adattare que- 
sto mezzo ai bisogni e alle circostanze del- 
le naiioDÌ| ciò è stato riservato a pocbt. 



i4 KOM 

i quali abbiano saputo fai*e un calcolo e- 
satto di tutte le particolarità dello stato 
che governano. LeoneXcreò senatori nel 
i5i4 Giacomo Bovio di Bologna, il qua- 
le confermò gli statuti de' vaccinari, ed in* 
tervenne alla sessione del concilio de' 5 
maggio, e trovasi il suo nome registrato 
dopo i ministri regi ; e nel 1 5i 5 il conte 
Piflro Borghese di Siena, che proseguì ad 
esserlo nel i5i6 con massima lode. Per 
que'motivi che descrissi alla biografia, il 
Papa partì da Roma ili.^ ottobre i5i5 
per^Firenze, ondeabboccarsi in Bologna 
con Francesco I re di Francia, lascian- 
dovi legato il cardinal Francesco Soderi* 
nif e ritornandovi a' 1 8 febbraio 1 5 1 6. In 
parte di quest'anno e del seguentesembra 
che fosse senatore Gio.Ballista N^^ehe in- 
tervenne al concilio nella sessione de' 1 6 
marzo 1 5 1 7, e gli successe il conte Pietro 
de Squarcialttpi fìoreniìno e continuò nel 
i5i8.LeoneXneli5i7 poco mancò che 
non fòsse vittima della terribile congiura 
ordita contro la sua vita, che narrai nel- 
la biografia ein quelle de'6 cardinali che 
ne fecero parte, de'quali 5 furono priva- 
ti della porpora, e Alfonso Petrucci de- 
capitato in Castel s. Angelo. Vedendosi 
il Papa poco amato da'i3 cardinali che 
componevano il s. collegio, nel i.° luglio 
ne creò e pubblicò 3i, lo che Roma non 
avea mai veduto, ne vide poi, come notai 
a PROMOZIONI : deVomani furono 8, cioè 
Conti, Cesi, Colonna, Cesarini, de Cupis, 
Jacobazzi, della Valle, e' Orsini. 11 senato 
e popolo roma no gli decretò una statua in 
Campidoglio, che esìste ancora in una sa- 
la dei palazzo de' Conservatori. L' anno 
i5i7 fu altresì infaustamente memora- 
bile per l'apostasia dell' empio Lutero, e 
pei perniciosissimi errori che promulgò, 
da cui derivarono lungue guerre di reli • 
gione e l'apostasia di milioni e milioni di 
cattolici, i Luterani ed una innumerabile 
quantità di pestifere sette di eretici , la 
cui etei*na perdizione tuttora piange la 
Chiesa. 11 Papa fece senatore nel iSig il 
conte Gabriele Bonarelli d'Ancona, che 



ROM 

proseguì neli 5ao e nel i ^2 1 , nel e 
anno riformò e confermò gli statuti e 
ma : questo senatore applicato alla 
tare' disciplina era stato commissar 
postolicodelle armi sotto Alessandri 
e generale delle galere pontificie di 
lio II. Sconfitto l' esercito francese 
papale e imperiale, per cui la Chiesa 
però i suoi domini i di Parma e Pii 
ta'^ Leone X ne fece grandi allegrei 
Rohia, in mezzo alle quali morì il i 
cembrei52i. Nel promuovere gli 
delle arti e delle lettere, nel premia 
proteggerne i cultori, fu veramente 
gnanimo, avendo il gusto sublime de 
lo; onde Io splendore e l'incrementc 
le scienze e delle arti assai gli deve 
modo particolare Roma pei monur 
cui l'illustrò, i quali si ammirano ne 
niversità romana^ nel Vaticano , sii 
quanto fece nel palazzo, sia nel pros 
mento della basilica nelle gigant 
proporzioni incominciatedairillustr 
decessore^sia nel rinnovato Battister 
teranense. Le successive carestie , | 
lenze, occupazione di Roma e tren 
saccheggio, rovinarono in tutto la 
da Roma e le fecero sensibilment 
roinuire la popolazione ; pertanto j 
se, che le scienze, le belle arti, e i'at 
danza già goduta di tutte le cose,^ < 
state sepolte nella medesima tomi 
Leone X, con l'aureo suo tempo. E 
rono nel conclave del Vaticano 39 e 
nali, quanti mai per l'addietro noi 
no intervenuti all'elezione di verun I 
i quali a'9 gennaio 1 522 elessero itfi 
no VI, non conosciuto, assente e e 
rante nella Spagna, perciò con geo 
sorpresa; onde ai romani non fu gra 
lezione, temendo che potesse il Pa] 
stare in quel regno, per cui usciti i < 
nali dal conclave , ebbero a soffrin 
poche ingiurie dalla sdegnata plebe 
mani scrissero a Adriano VI per ec 
lo a sollecitare la venuta , riman 
quanto notai nel voi. LV, p. 265, eh 
ma possiede le teste de'ss. Pietro, 



ROM 

e Àiidraa , quindi non essei^ri cosa più 
gloriosa che il poterle baciai'e (ed io ho 
a vuto questa dolce consolazione religiosa, 
ed ivi lonotai).G>meì cardinali in sede 
vacadte confermarono il senatore Bona- 
relli, altrettanto fece Adriano VI, e con* 
tinuò in parte del i523. 1 sagri elettoli 
nel creare questo Papa, ebbero in consr- 
derazione, essere egli grandemente faTo- 
rito nella corte cesai^ea, già maestro del 
potentissimo Carlo V imperatore e re di 
Spagna, laonde poter meglio d'ogni altro 
ri parare e abbattere la crescente eresia lu« 
terana, che era l'affare che avesse alloca 
la Chiesa di maggior importanza. Narrai 
a Magia, che in questo tempo essendo in 
Roma la peste, fece un incantesimo De- 
metrio spartano , a cui il popolo prestò 
credenza, ma poi si pentì dell'errore com- 
messo, ed il male infuriò. Descrissi a O- 
STiA come il Papa tì approdò, e ad Ijf • 
GREssi soieuni m Roma il suo trionfale 
a'2g agosto i522, Scendo il aenato^^e e 
conservatori a Porta s.Paololii frfrdìzio* 
ne delle chiavi della città, alquanto de* 
solata dalla Pestilenza che continuava. 
Giusto e severo, a'3i emanò un rigoroso 
bando contro i detentori delle armi, aven- 
do già gravemente ammonito i cardinali 
di non ricevere ne'Ioro palazzi banditi e 
uomini di mal'affare, e vi lasciassero en- 
trare il bargello a eseguire la giustizia; in- 
di si dedicò con zelo alla riforma della 
Corte diRoma^ ed a correggere gli abu- 
si ch'erano segno de'sarcasmi degli ereti- 
ci, rivocando a'cardinali gl'indulti che go- 
devano^ e fece mettere in Castel s. Ange- 
lo il cardinal Sederini, per la segreta in- 
telligenza cheavea con Francia. Nel 1 523 
Adriano VI morì a' i4 settembre, e sic- 
come nemico delle antichità , de' poeti e 
delle Pasquinate y voleva fòr gittare nel 
Tevere il &moso simulacro di Pannino, 
così la mordace satira noi risparmiò do* 
pò defunto, ornando di fronde festive la 
porla della casa del suo medico, con que- 
sta iscrizione: Liberatori Patrìae S»P. Q. 
/t In virtù dell'ultima riforma degli sta- 



ROM 



i5 



tuti di Roma, cessando in sede vacante o- 
gni giurisdizioqe nel 8enatore,e dovendo 
subentrare in suo luogo unode'conserva- 
tori della camera capitolina, l'elezione la 
fecero gli altri conservatori, il priore dei 
caporioni, e alcuni di questi col consenso 
de'cardinali e del passato senatore Bona- 
relli, ed a' 1 5 prese possesso il conserva- 
tore deputato Giustino de Canusiis, per 
durare sino all'elezione del nuova sena- 
tore. A' 1 8 novembre restò el^to Clemen* 
te VIl^ per opera principalmente de'car- 
dinali giovani : se i principii del suo pon- 
tificato furono pacifici, la continuazione 
divenne tanto burrascosa, che la Chiesa e 
Roma forse non provarono giammai sot- 
to il regno di un sol Papa le dolorose ca- 
tastrofi cui soggiacquero. Nel i524^^<^ 
senatore il conte Simone Tornahoni fio- 
rentino, zio di Leone X, e continuò nel 
1 525 e neh 526: in quest'anno per pren« 
dere possesso in Firenze della dignità di 
gonfiiloniere di giustizia, ottenne il per- 
messo di stare in patria due mesi, facendo- 
ne le sue veci di diritto il conservatore 
Domenico de Pichis e lo era a'2g mag- 
gio. In tempo di questo senatore Loren- 
zo o Lorenzettode Medici parente del Pa- 
pa , di notte tolse le teste a divei'se sti^- 
tue antiche dell' arco di Costantino e al- 
tri luoghi, di bel lavoro e fino artificio. 
Appena il popolo se ne accorse fece gran 
rumore, e il Papa ignorandone l'autore 
lo condannò senza processo alle forche 
chiunque fosse, eccettuato il cugino Ippo- 
lito de Medici poi cardinale. Questi si ra- 
co dal Papa a scusar Lorenzo, come gio- 
vane amante di anticaglie e ne mitigò lo 
sdegno; però Lorenzo dovè partir da Ro- 
ma pei due bandi del senatore e de'capo- 
rioni, che chiunque lo uccidesse sarel3be 
premiato, per la grave orazione pronun- 
ziata al senato da Mario Molsa. Qui av- 
vertiròche poi Clemente XII restaurò l'ar- 
co, vi pose una delle 8 colonne di giallo 
antico, e la statua dello schiavo di cui 
mancava, e le teste degli altri schiavi tolte 
da Lorenzo^ il tutto eoo l'opera dello scub 



i6 ROM 

tore Bracci : ìnolti*e ampliò la piazza prò* 
pinqua per non impedirne il prospetto. 
Neil 52 5 Clemente VII celebrò W^!* An- 
no santo, con poco concorso per la peste 
che invase Roma, per le guèrre e i tumul- 
ti de'luterani. In questo medesimo anno 
il Papa a'3o aprile si recò in cavalcata a 
irisitare la basilica La teranense, passando 
a dormire nel palazzo Colonna; nel cPi se- 
guentéf .^ maggio nella propinqua basi- 
lica de'ss. XI I Apostoli celebrò messa pon- 
tificale. Dopo il banchetto imbandito dai 
Colonnesi, dalle finestre rispondenti alla 
chiesa, in questa vide lo spettacolo curio- 
so e improprio che soleva fiir^i per la fe- 
sta de'ss. Filippo e Giacomo, de' volatili 
e acqua, che con clamore si gettavano al- 
la plebe, e che descrissi nel voi. XIV, p. 
289. 

Narrai a Fraitcu come il famoso Car- 
lodi Bourbon contestabile di Francia,per- 
seguitato dalla madre del re Francesco 
I per la successione de'suoi stati, si diede 
a servire Carlo V emulo e competitore 
del re, sminuendo le forze di questo, e au- 
mentando le imperiali, de'quali fu fatto 
tomandante dell'esercito di Lombardia, 
quindi vincendo la battaglia di Briagas 
ripigliò e tolse ai francesi tutto il duca- 
to di Milano j il quale volendo ricuperare 
Francesco I restò (frigioniero di guerra 
a Pavia e fu condotto a Madrid, donde 
usci a durecondizioni,fra le quali la rein- 
tegrazione del confiscato al Bourbon. Que- 
sti quanto divenne caro a Carlo V , al- 
trettanto fu disprezzato dalla sua corte, 
considerandolo traditore del proprio so- 
"vrano. Chela formidabile possanza diCar- 
lo V anche in Italia, avendo fatto perde- 
re i' equilibrio europeo, determinò Cle- 
mente VII alla malaugurata lega di Co- 
gnac conFrancesco 1 ealtn, e contro Car- 
lo V, che allora chiamata Santa Lega 
per esservi alla testa il Papa, per quanto 
questi n'ebbe a soffrire con più di ragio- 
ne fu poi detta Lega funesta a sua San- 
tìtà, e pei fatali danni che gravitarono su 
Roma e sua Campagna. Clemente VII 



i- 



no IVI 

fra i motivi chea ciò lo determinarono ad- 
dusse il /(«"^o exequatur ordina te al con- 
siglio di Spagna da Carlo V sulT esame 
delle bolle pontificie. Siffatta alleanza of- 
fese tanto l'animo di Carlo V, che tosto 
pubblicò la guerra al Papa. Furono i pri* 
mi a darvi principio nel 1 526 nella Cam- 
pagna e in Roma i Colonnesi partigiani 
dell'imperatore, ad onta delle beneficen- 
ze loiH comparti te dal Papa, il quale trop- 
po economo a vea licenziate le Milizie pon- 
tificie. Rifugge il mio animo, e noi con- 
sente la qualità di questa mia opera e 
l'ampiezza di questo articolo,di dettaglia- 
re il principio e il fine di tale guerra, di- 
pingere tutte le inaudite calamità e stra- 
zianti sciagure che patì Roma; nondime- 
no si tenga presente V avvertita indica 
zione, che le parole in corsivo, se artìcoli, 
in gran parte possono supplire alia mia 
brevità, per le tante interessanti partico- 
larità in essi trattate. I Colonna uniti a d. 
Ugo Monttda viceré di NapoU per Car- 
lo V, fecero scorrerie nella Campagna, e 
occuparono Ceprano e Rauco nella dele- 
gazione di Prosinone, Allora Clemente 
VII con bolla esortò i feudatari del regno 
di Napoli a prenderete armi e difende- 
re gli stati di s. Chiesa, assolvendoli dal 
giuramento di fedeltà a Carlo V vassallo 
della 8. Sede, e muoversi contro ì Colon- 
na. La bolla fu vuota d'effetto, ed in ve- 
ce il beneficato cardinal Pompeo Colon- 
na proclamò in Roma la libertà alla ve- 
nuta del Moncada col suo esercito , indi | 
con questo i Colonna a'ao o 26 settem- 
bre 1 526 sorpresero Borgo e la Città Leo- 
nina, occuparono il Palazzo Vaticano^ lo 
saccheggiarono , insieme alla cappella e 
sagrestia pontificia, non risparmiando la 
propinqua Chiesa di s, Pietro in F'atica' 
nOy e massaa*ando la Guardia Svizzera 
pontificia. Il Papa certamente vi sareb- 
be perito, se pel corridoio che da detto pa- 
lazzo comunica col Castel s. Angelo, in 
questo non si fosse prontamente rifugia- 
to con alcuni cardinali, acremente rim* 
proverando il Castellano Giulio de Medi- 



ROM 

ci per aver trovalo il forte sprovvisto di 
tutto, senza provvisione oeoomeno per 3 
giorni, senza munizione, né suflìciente pre* 
sidio. Il perchè Clemente VI Ha costret- 
to chiamar la sera d. Ugo Moucada, in- 
viando in casa Colonna per ostaggi i car- 
dinali Cibo eRìdolfi, Benché vi ripugnas- 
sero i Colonnesi, vi si recò il viceré', gli 
portò la mitra pontificia e un pastorale ru- 
bati la mattina : il Papa concluse «oa tre- 
gua di. 8 mesi , e capitolò con Launnoy 
generale supremo degl'imperiali, che gli 
impose il licenziamento delle truppe, e 
potè restituirsi al Vaticano. Ma ritorna- 
te it» Roma le milizie di Lombardia, Cle- 
mente VII scomunicò i Colonna, itivase 
PaUanofienazzano e altri loro feudi,eso- 
spese il cardinal Pompeo, il quale fece ap- 
pendere sulle porte delle chiese di Roma 
l'appellazione ai concilio generale, benché 
condannata. Si venne a nuovi patti che 
non si vollero osservare dal detestabile co- 
mandante dell' esercito , che poco dopo 
piombò suU'infelice Roma a persuasione 
de' Colonna e di Alfonso I duca di Fer- 
rara, il cui spietato saccheggio predisse a 
Clemente ^//Brandano. Sentendo il Pa- 
po che il contestabile di Borbone sì pro- 
poneva dì prendere Roma, gli scrisse let- 
tere per ispiegaziooi,n'ebbe invece ingan- 
nevoli assicurazioni che non pensava a 
questo, ma a Firenze; per cui impruden- 
temente licenziò tutti i fanti delle bande 
nere che avrebbero potuto disputare al 
nemico la meditata invasìone.Nel 1 527es- 
sendo Roma indifesa, tranne que' pochi 
prodi capitani della Milizia^ Renzo ed 
altri Orsini (ali.° essendo affidata la di- 
fesa della città), Baglioni, Savelli e Far- 
nese, e là gente collettizia che si potè rada- 
nare,avendo ritardato i soccorsi convenu- 
ti i francesi, inglesi e altri collegati, marciò 
su di essa Borbone con l' esercito impe- 
riale di 4o,ooo uomini, composti di 6ooo 
cattivi spagnuoli sotto il comando di A- 
larcon,di circa 4ooo ebrei,di 3opo ita- 
liani avventurieri ladroni e sicari!, il resto 
tedeschi nella più paiate aiTabbiati e faoa- 

VOL. LIX. 



ROM 17 

liei luterani che dicevano sempre WitePa* 
pa^ non lo vogliamo; uno de' quali chia- 
mato Verde Sii va crasi proposto colla pel- 
le del. Papa farsi una frusta e portare su- 
bito la nuovt di ciò a Lutero, per avere 
resistito alla di luì parola di Diol I Co- 
lonnesi avevano 10,000 armati, ^d onta 
delle pioggie e delle nevi, BoilM)ne tra- 
versò le montagne, infervorando le cru- 
deli sue truppe colla promessa 4i ricco 
bottino in Roma. Giunto nelle vicinanze 
della capitale del mondo, avendo affa- 
mato l'esercito, con poca artiglieria, pre- 
se il pretesto di domandare al Papa il 
passaggio per andare a Napoli e gli fu ne- 
gato. Renzo assicurò Clemente VII e la 
corte che i nemici come privi di vetto- 
vaglia appena due giorni potevano re- 
stare intorno le mura, e l' esercito della 
lega poteva al piò tardare un giorno a ve- 
nire, ond*erasi sicuri della vittoria. Intan- 
to i Colonna mandarono provvisioni al- 
l'esercito, e questo si accinse a prendere la 
città. I romani malcontenti di Clemente 
VII, restarono indifferenti e tranne pochi 
si ricusarono difendersì,passando il Papa^ 
dopo essere stato perplesso se dovea \3^% 
da Roma, coicai'dinali e parte della córte,: 
in Castel s. Angelo, pocoo niente provvi- 
gionato> essendosi affatto mancatodi pre- 
videnza e incautamfnte troppo confida- 
to negli alleati, senza essersi muniti di di- 
fese atte ad affrontare una frotta di lupi 
voraci, gentaccia gregaria nella più parte. 
ProfittandoBorbone d'una densa nebbia, 
a'5 maggio per Porto f. Pancrazio e Por' 
ta Caviùieggieri sì avvicinò alle ilfura «b* 
Roma dalla parte detta la Città Leonina^ 
e nel di seguente l'assafi nelle porte Set* 
timiana e s. Spirilo, Al i ."assalto essendo 
Borbone con sopi*av veste bianca, dopo a- 
vere arringato i soldati (col capitano Pier 
Maria Rossi nemico del Papa) animando- 
li a scalar le mura (sopra una mezza co- 
lonna che fu posta poi in capo di Borgo 
pio presso s. Anna, ove in seguito fu scol- 
pita un'iscrizione di Gregoi*io XI li, come 
leggo in Torrigio, Grotte Faticane, p. 

2 



i8 ROM 

260), mentre egli dandone Teseinpio vi 
appoggiava la scala, un colpo di palla ra* 
mata lo trafìsse mortalmente, tra il ven« 
tre e la coscia dietro le reni (voi. XII f, 
p. 255, XLV, p, 1 1 7, XLIX, p. 3o4, ove 
parlai di sua armatura chci sta neirArme- 
. ria delle ^////z/epapali, edichi Tuccise), 
pressoPorta s.Spirito, donde segretamen- 
te fu trasportato nella cappelletto de'Goz- 
zadini-^etta della Madonna del Refugio 
(ove sino as. Pio V erano appese alcune 
bandiere gialle tolte dai romani ai nemi- 
ci) fuori Porta Cavalleggieri vicino alle 
fornaci, ove poco dopo spirò, laonde vi fu 
|)Osta questa iscrizione: Quiè morto BoV' 
bone. Il suo cadavere, per timore che fos- 
se oltraggiato dai romani, venne poscia 
dai suoi soldati più affezionati portalo 
nella fortezza di Gaeta ^ ove di esso rac- 
contai cose curiose, avendo notato a Be- 
FiNA che il suo nome d'allora in poi ser- 
vi di spauracchio ai fanciulli, col Bocioe 
Barbocio. Qui rimarcherò una singoiare 
coincidenza. Il regnante Pio IX nel 1 849 
trovandosi in detta fortezza ricevè lechia- 
\i di Roma, presa da un altro francese 
# dalla stessa parte espugnala I Camillo 
Orsini difese quanto potè le mura della 
Città Leonina^ e forse fu suo il soldato ro« 
mano Francesco Valentin i del rione Pon- 
te, che colpi Borbone, al quale sottentrò 
Filiberto principe d' Grange (di cui an- 
che a Paesi Bìssi) luterano, che con par- 
te deiresemto entrato in Roma a 1 3 ore, 
nel di seguente essendo i ponti senza di- 
fesa guadagnò il rione Monti, e coi*se la 
città quanto si estende dal Monte Giani- 
colo al Laterano. Fu fatta strage di 700 
soldati che conducevaRenzo pusillanime, 
e la guardia svizzera in pezzi; profanate 
e spogliate tutte le chiese, ninna eccettua- 
ta, inclusivamenle alla Chiesa di s. Pie» 
tro^ ove si frugò come altrove anche nei 
sepolcri, compreso quello dì Giulio Ile 
Sisto IV, per rubare quanto avevano di 
valore. Le reliquie empiamente oltraggia- 
te, dopo presi i reliquiari : la ss. Eucari- 
stia calpestata e fiittone ludibrio. Si vio- 



ROM 

larono le donne ^ e le sagre vergini net 1 
monasteri; si commisero le più atroci bar- 
barie, 00' preti, religiosi, vescovi, prelati, 
nobili, magistrati , nessuno eccettuato, e 
con qne'cardinali che non poterono fuggi- 
re. Immensa fu l'uccisione de'romani, e 
pochi di quelli che sopravvissero andaro- 
rono esenti, oltre il saccheggio del le case, 
da contumelie le più invereconde e tor- 
mentose, come tra tanti s. Gaetano^ e Ca- 
raffa poi Paolo iy»k\\e biografie de'car- 
dinalì raccontai come furono deruba ti di 
tutto. Un romano avendo bellissima la 
moglie, piuttosto che vederla vittima, co- 
me tante altre, della militare licenza; l'e- 
sortò a farsi uccidere e collo stesso pu* 
gnale si tolse la vita. La bella villa che il 
Papa aveva alle falde del Monte Mario^ 
che i nemici guarnirono d'artiglierie, fu 
arsa e distrutta. Al Governatore ài RO" 
ma Rossi che av^va arringato il popolo in 
Araceli, prima che superassero le mura, 
essendo.successodelMonte poi Giulio IIJ^ 
fu salvato con altri distinti prelati da cer- 
ta morte per una cappa di cammino dal 
cardinal Pompeo Colonna, il cui animo 
fiero si scosse alla vista di tanti feroci ec- 
cidii, per cui salvò molti nel palazzo del- 
la Cancelleria, come dissi nel voi. VII, p, 
193, insieme all'edificazione della chie- 
sa di s. Andrea fuori della Porta del Po- 
polo, fòtta erigere da Giulio ili per lo 
scampato pericolo. Generale fu la carnifi- 
cina e il depauperamento ne' terribilissimi 
due mesi in cui durò il rovinoso sacco, il 
maggiore di tutti dacché esisteva Roma. 
Gl'iniqui soldati luterani indossate le cap- 
pe cardinalizie in Cavalcala bestialmen- 
te vollero contraffare i cardinali nella e- 
lezione del Papa, col portai*si in una del- 
le cappelledel Vaticano, ove con abbomi- 
nevole adunanza, imitando beffardamen- 
te le ceremonie del conclave, deposto Cle- 
mente VII, elessero Papa Lutero, cui tut- 
ti dierono il voto , e per tale ridicolosa- 
mente lo proclamarono, come ricordai nel 
voi. XL, p.189, dicendo pure di quanto 
si era proposto di fare l'ardente Fursten- 



ROM 

berg oFrancsperg, che Dio punì innanzi 
che arrivasse in 'Roma. Nel voi. XLI , p. 
247 deplorai il fatale bruciamento degli 
archivi palatini, nella sontuosa Cappella 
Sistina , che rimase perciò annerita , la 
quale i furibondi soldati convertirono in 
stalla : altri preziosi archivi e insignì bi- 
blioteche perirono pel fuoco. Erano que- 
sti ì cristiani riformali da Lutero! Lo spo* 
glio di tutto quello che non si riuscì a na- 
scondere (nel 1705 scavandosi le fonda- 
menta del palazzo Verospi al Corso, fu 
trovato un ripostino con 60,000 scudi, i vi 
nascosti in tempo del sacco, come narra 
il contemporeneo diarista Cecconi), tan- 
to sagro che profano, sì fece ascendere 
da alcuni al valore di più che 20 milio- 
ni; altri dicono meno. Tutte quante le 
scelleraggini di questa spaventevole e me- 
morabile catastrofe, la mano non ha for- 
za descrìvere. Intanto Clemente VII stret- 
tamente assediato in Castel s. Angelo, 
danneggiati gli assediati anche tlal Le vi- 
cine cappelle ch'erano sul Ponte s. jàn,» 
gelOySì straziava l'animo dalla congeriedi 
tante devastazioni e orrori, e per colmo 
di sventura simultaneamente la peste e 
la fame flagellavano la città e il Castello, 
r^elle angustie in cui trovavasi Clemente 
YII, fu impiccata una donno per avergli 
somministrato delle lattughe. In Castel 
s, y^/igfefe morirono non pochi, pure il Pa- 
pa in tanta miseria e cordoglio, onde coi 
cardinali si fece crescere la barba, vi fe- 
ce due promozioni di cardinali, per ri trar- 
ne delle somme ne'bisogni in cui trovava- 
si : gli artiglieri pontifìcii si fecero onore 
nella difesa, da sì preponderanti forze, 
qualche volta divise per disputarsi con 
uccisioni le prede , le quali passarono in 
altre mani, avendo Dio presto punito col- 
la morte molti di loro, nonché il tradito- 
re viceré Launnoy, Moncada e Grange, 
lo che rilevai nel voi. XLV, p. i io, ac- 
cennando i ladronecci, le taglie, le contri- 
buzioni d'ingenti somme imposte a titolo 
di riscatto: fecero il resto i terrazzani di 
casa Colonna, i quali malmenarono le ter* 



ROM 19 

re de'divoli al Papa. Notai nel voi. XLV, 
p. 1 1 o, che Amico di Arsoli con alcuni pa- 
trizi, e coi corsi ch'erano agli stipendi del 
popolo romano, fecero man bassa sugir 
spagnuoli e tedeschi, in un'irruzione, noa 
perdonando a quelli ch'erano negli ospe- 
dali, ed agli artisti stabiliti in Roma. Ma 
ciò sarà avvenuto quando la città non a« 
vea più il grosso dell'esercito, ovvero n'e- 
ra parti to,perché altri soldati sopraggiun- 
sero ad aumentarlo o rinfrancarlo delle 
perdite fatte. Si vuole che in questo di- 
sgraziato anno fosse senatore /^/^e//o Pla^ 
cidi de Lamotta nipote di Borbone, an- 
che con titolo di governatore. Finalmente 
Clemente VII si trovò costretto a capito- 
lare il 5 giugno, dando per ostaggi i car- 
dinali a lui più cari, come Orsini, Cesi ,' 
Trivulzi , Cesarìni , e alcuni vescovi poi 
mandati a Napoli , assoggettandosi con 
c}uelle pecuniarie condizioni, che riportai 
nel voi. X, p.i85, e con 1 3 cardinali po- 
tè ottenere a'i3 agosto d'essere tradotto 
in Vaticano per meglio evitare la peste 
ch'erasi incrudelita, guardati dal capita- 
no Ferdinando Alarcon o Alicornio e d<i 
1000 spagnuoH con molta durezza. Pe- 
rò de Lagna, commentatore d'Ortiz,De- 
scrizione del viaggio d^ Adriano VI, nel 
discolpare gli spagnuoli, fa altrettanto di 
questo capìtano,ed anzi dice che cooperò 
alla conservazione e liberazione del Papa, 
cui usò tutto il rispetto, e con Ortiz asse- 
risce, che gli salvò la vita che certamen- 
te gli avrebbero tolta gli esaltati e barba* 
ri luterani. Ma se è quello, come pare, che 
nel i5i5 avea comandato l'eccidio di Ki- 
patransone, le difese de'duesuoi conna- 
zionali hanno poco peso. Vi furono pure 
storici che scusarono Carlo V, che allora 
trovavasi nella Spagna , avendo detto a 
Gebmaitia e ai Milizia ch'egli o chiuse gli 
occhi, o ignorò la spedizione di Borbone, 
e ch'essendo 1' esercito composto di gen- 
te raccoglitìccia, e pagato dai loro capi, 
egli non poteva giovare alla liberazione 
del Papa : sinceramente o simulatamen- 
te, è certo che alla notizia della prigionia 



\ 



i 



30 



ROM 



di Clemente VII, e degli eooessì ooitimes- 
Sì in Roma^ sospese le feste per la nasci- 
la di Filippo 11 suo figlio, fece vestire la 
corte a lutto e ordinare preghiere e prò* 
cessióni per la liberazione del Papa. Che 
questa dipendesse da lui risulta dalla mis* 
sione che n'ebbe il suo confessore QuignO' 
nes dal Papa, il quale poi lo creò cardi- 
nale, e dalle minacce fette all'imperato- 
re dai re di Francia e d'Inghilterra, che 
riportai ad Avignone , come proposto al 
Papa per rifugiarsi in questo suo domi- 
nio. Ivi dissi ancora, che coi cardinali lo 
si voleva portare nella fortezza di Gae- 
ta, e che a furia di preghiere ottenne di- 
lazione alle risposte che doveva mandare 
Timperatore. Tuttnvolta non debbo ta- 
cere che Carlo V scrisse una lettera di giu- 
stificazione al senato romano. Mancando 
a Clemente VII i mezzi per soddisfare al- 
le convenute condizioni e non fidandosi 
degl'imperiali, si fece riportare in Castel 
s. Angelo, ov'ebbe luogo un'altra conven- 
zione^ poiché Carlo V si contentò che ri- 
tirandosi dalla lega restasse neutrale,e non 
si opponesse alle sue imprese ; concedes- 
se il prodotto della bolla della crociata, la 
decima sui benefizi di Spagna, forti som- 
me agli spagnuolie tedeschi,ostaggi,Ostia, 
Civitavecchia e Civita Castellana per ga- 
ranzia. Adempitosi tutto dal Papa, Gran- 
ge e Moncada sempre tergiversavano ad 
effettuare la liberazione di Clemente VII, 
finché di suo ordine Benvenuto Cellini 
che si era impegnato a difenderlo, disfe- 
ce le gioie de' triregni pontificii, le cucì 
nelle vesti del Papa e del Cavalierino suo 
famigliare, quindi Clemente VII travesti- 
to da mercante fuggì in Ome/o con Lui- 
gi Gonzaga detto Rodomonte di Manto- 
va e alcune milizie,ove restò 6 mesi. I con- 
federati del Papa poco e troppo tardi o 
nulla fecero. I veneti ne commisero la li- 
berazione al duca d'Urbino^ che tempo- 
reggiò per vendicarsi dello spoglio degli 
stati ch'avea sofferto sotto Leone X; avan- 
zò ad Orvieto e restò impassibile, mentre 
poteva salvare Roma. Questo principe 



ROM 

sleale, in vece abusò delle foi*ze de' vene* 
ziani, per espellere da Perugia Gentile 
Baglioni che la teneva pel Papa, conse- 
gnando la città a'figli di Giampaolo Ba- 
glioni. La sua condotta sarà sempre ri- 
provata, dovendo riconoscere dalla s. Se- 
de la sua grandezza. Troppo tardi il re di 
Francia spedì in Italia il valoroso Odet- 
to di Foix visconte di Lautrec,che dopo 
ripreso il Milanese, a' 1 7 febbraio iSaS 
costrinse l'esercito imperiale alla parten- 
za, in unione al cardinal Lorenzo Ca/n* 
peggi bolognese,fatto legato di Roma ben- 
ché il Papa fosse in Castel s. Angelo, ed 
il quale con la sua prudenza e saviezza 
erasi adoperato coi generali dell'esercito 
invasore a moderare la sfrenatezza e li- 
bidine de' soldatacci. Ci volle molto per 
fere uscire da Roma l'esercito benché di- 
minuito, essendo 1 5oo cavalli, 4ooo fan- 
ti spagnuoli, 25oo italiani e abruzzesi, e 
5ooo tedeschi, il resto avendoli uccisi la 
peste e ì combattimenti fatti tra loro. I ca- 
pitani dovettero faticare a farsi ubbidi- 
re da quegl' indisciplinati, ed il popolo 
romano die loro 20,000 scudi , onde se 
ne andarono a J^apoli. Venuto a Roma 
l'abbate di Farfa Orsini , mentre s' im- 
barcavano molti spagnuoli e tedeschi coi 
tesori rubati, glieli tolse e uccise. Saputo* 
si dall'esercito, si vendicò con mandare a 
fiamme e fuoco Rocca Priora e Valmon- 
tone. Tutta volta l'Orsini gl'inseguì, mol- 
ti ne uccise, e tolse loro il predato. Mor< 
to dipoi La utrec di peste a Napoli, i ro- 
mani per grato animo gli celebrarono so- 
lenni funerali e molli sufli'agi. Descris- 
sero la storia di questo saccheggio mol- 
tissimi, esolo rammenterò: Jacopo Bona- 
parte di s. Miniato , Ragguaglio storico 
di tutto r occorso giorno per giorno nel 
sacco di Roma deliS^jj Colonia 1756. 
Alcuni pretesero che tale giudiziosa, im- 
parziale e diligente storia fosse opera dìBe- 
nedetto Varchi. Dialoghi due, V uno di 
Mercurio eOironte^dove si racconta aud' 
lo che accadde nella guerra dopo iliS^r, 
Pàllrq di Lattanzio e d'un Arcidiacono, 



ì 



I 



' 



ROM 

nel quale si trattano le cose as^venute in 
Roma neliS^j ,Yenezìa. Cesare Grolerio, 
Historia expugnatae, et direptae Urbis 
Romaeper exercitum Caroli F imp, die 6 
mail 1 52 7, C/cw. ^//Po/i/.,Parisiis 1 687. 
Francesco o meglio Luigi Guicciardini^/ 
sacco diRotnay'Pari^ììSG^.IVarratio hi- 
storica quo pacto Vrbs Romne die 6 maa 
mensisj annoi S^'j ab exercitu Caroli ÌT 
imp, duce Carolo Borbonio oppugnata, 
capta ^direpta, vastataque *i7,Francofurli 
1625. Roma a Gothis Alarico duce ca» 
pta, et direpta anno ^10, et a Vandalis 
capta duce Genserico rege anno 4^5^ et 
a Caroli F^ exercitu contrafidem datam 
duce Borbono capta , et misere direpta 
anno iSij. Patrizio de Rossi fiorentino, 
Memorie storiche de* principali avveni' 
menti politici d* Italia seguiti durante il 
pontificato di Clemente FU, Roma 1837. 
Si può vedere anche Rinaldi, che di que- 
ste turbolenze ne parla con dettaglio ne- 
gli Annali ecclesiastici ^ negli anni 1527 
e 1 528. Essendo il Papa passato a Viter- 
bo, Enrico Vili gli domandò di fareD/* 
vorzio colla regina Caterina, che prima 
temporeggiato e poi negato, fu motivo di 
sua apostasia e dei deplorabile scisma di 
Inghilterra j come pure sotto questo in- 
felice pontificato ebbero principio i Pro* 
testanti. Clemente VII a'6 ottobrei528 
rientrò in Roma, ed appena vide com'è- 
rasi ridotta, non potè trattenere le lagn- 
ine e pianse , sembrando quella anzi un 
cadavere di città, che città. Nel medesi- 
mo anno il Papa nominò di nuovo se- 
natore il Tornaboni e prosegui ad esser- 
lo per un decennio. A'i5 novembre fece 
celebrare una solennissima processione da 
s. Marco alla basilica Vaticana, pel ricu- 
pero di molte s. reliquie, che diversi del 
regno di Napoli con grosse somme di de- 
naro poterono acquistare dai soldati che 
le avevano rapite; altre le avevano na- 
scoste i canonici della medesima. Essen- 
dosi il Papa pericolosamente ammalato 
nel 1529, a'26 maggio dichiarò legati dì 
Roma acciò la governassero in suo no- 



ROM 21 

me, cioè Farnese che gli successe, Falle, 
Spinola, Cesi, Avendo fatta pace con Car- 
io V,si portò a Bologna per coronarlo; pri- 
ma confermò legati di Roma i detti car- 
dinali, stabilendo colla bolla Cum Caris' 
simus^ de'6 ottobre, che morendo il Pa- 
pa fuori di Roma, ivi soltanto si eleggesse 
il successore, ovvero ne'Iuoghi che notai 
nel voi. LIf, p.169. Lasciò Roma a'7 ot- 
tobre, avendo descrittola splendidissima 
duplice funzione della coronazione con la 
Corona di ferro e colla Corona imperia^ 
/e, a'22 e 24 febbraio 1 53o,nei voi. XVI T, 
p. 221 e altrove, con solennissima caval- 
cata : a'g aprile ritornò a Roma, secondo 
Ferlone, Fiaggi de' Papi, Neh 532 a' 18 
novembre Clemente VII ripartì per ab- 
boccarsi con Carlo V in Bologna, pernot- 
tando in Castel Nuovo di Porto , e per 
Civita Castellana e Rigna no proseguendo 
il viaggio; a'21 marzo 1 533 rientrò in Ro- 
ma. Nel i533 ne riparti a' 9 settembre 
per Pisa^ e per mare a Marsiglia, onde 
trattare con Francesco I re di Francia del- 
la riduzione d'Enrico Vili alla vera reli- 
gione, e dare in matrimonio a Enrico II 
suo figlio la nipoteCaterina; avendo prima 
in concistoro dichiarato legato di Roma 
il cardinal Antonio del Monte, ed a'3o a- 
gosto spedito la bolla Licei varìae, con- 
fermatoria della precedente sulla elezione 
del Papa in Roma, in caso di sua morte. 
Ritornato a Roma Clemente VII a'io di- 
cembre, vi rese il suo spirito a'25 settem- 
bre 1 534. ' 

Paolo 77/ dopo essere stato due volte 
legato di Roma, nell' assenza del prede- 
cessore, ne occupò la sede agli 1 1 ottobre 
con sommo giubilo de''romani,perchèdo- 
pò Martino V non avevano più venerato 
altro concittadino per sovrano e padre, 
avendo indicato nella biografia le loro e- 
sultanti dimostrazioni. Insorta guerra coi 
Colonnesi,fece occuparne gli stati e diroc- 
care la fortezza di Paliano, Paolo III a'3 
settembre i535 partì per Perugia, per* 
nottando in Castel Nuovo di Porto; ritor- 
nò in Roma agli 8 ottobre, dopoaverdor- 



22 KOM 

mito alla Storta, inconlrato clal senatore 
e conservatori di Roma e dalla curia. Pro- 
mulgò la celebrazione del gran concilio 
di Trento, ed accolse in Roma a'5 aprile 
j 536CarÌoV conlngresso solenne che de* 
scrissi a quell'articolo, con archi trion&li, 
passando pure sotto quelli-di Costantino, 
diXitoe diSettimio Severo;noe?utoaPor- 
ta s. Sebastiano da tutti i baroni e cittadini 
romani, dai conservatori e senatore con- 
te Cesare de Nobili lucchese fatto nel pre- 
cedente anno dal Papa, con magnifici abi- 
ti: icsTalieried i conservatori sostennero 
leasjte dei baldacchino di broccato e ince- 
derono alla staffa dell'imperatore. Di sua 
dimora si ponno vedere i voI.XII,p. 187, 
L,p.3o2,LI,p.4ei24}Ove dissi chenell'a- 
scendere sulla cupola del Pantheon, un 
i*omauo voleva gettarlo dall'apertura per 
«YendicareRoma del sacco sofferto.Qui ag- 
gi ungerò,che A maseo sentendo che Carlo 
V passava sotto le sue finestre, subito le 
fece chiudere e non volle affatto vederlo. 
Nel 1537 Paolo III elesse senatore il conte 
Francesco de Gualdis di Rimini,elofu 
pure nel 1 538. In questo Paolo IH dopo 
avere creato legato di Roma il cardinal 
Vincenzo Caraffa, a'23 marzo partì per 
Lucca^ per Piacenza e per Nizza, per- 
nottando a Monte Rosi o nFormello da- 
gli Orsini, ambedue i luoghi trovandosi 
nominati nel Diario di Martinelli, presso 
Gattico, Ada caeremonialia. Ritornò a 
Roma a'24 luglio, e fu incontrato al mo- 
do descritto nel voi. XXXV, p. 1 80, do- 
po aver trattato con Carlo V e Francesco 
1. £* gloria di Paolo HI l'avere nel i539 
approvati i Gesuiti e il mirabile libro de- 
gli Esercizi spirituali. In detto anno de- 
putò senatore Antonio Bemeri di Par- 
ma, e fu prorogato a tutto aprile i54^* 
Nel i54i Paolo II f partì a'27 agosto per 
Lucca perpacificare Carlo V conFrancia, 
dichiarando legato di Roma il cardinal 
Ridolfo Pio di Carpi: altri dicono che lo 
fu quando il Papa andò a Nizza, ma dal 
Gattico si ha la destinazione del summen- 
tovato; anzi lo fu ancora quando il Papa 



ROM 

nel 1 543 andò a Busscto nella diocesi di 
Borgo s, Donnino,fev rimuovereCarlo V 
dalla guerra, indi passò a Bologna. Suc- 
cessivamente destinò senatori nel 1543 
Francescode Gualdis dì Rimini, stato al- 
tra volta; nel 1 544 ^' conte Nicolò Tolesa» 
no di Colle, prorogato sino al 1 546, in cui 
agli 1 1 maggio gli successe Francesco Bel* 
lincino diModena, insigne giureconsulto: 
4 cardinali concittadini gli avevano pro- 
curato tale onore, perchè il cardinale Mo- 
roni neavea ottenuto la cittadinanza, pe- 
rito ancora nelle lingue e nella lettera- 
tura, continuando nell'officio sino alla 
sedè vacante. Morì il magnanimo Papa 
a' 1 o novembre 1 549» dopo aver prose- 
guito la basilica Vaticana,ed eretto la con- 
tigua magnifica cappella Paolina e la sa- 
la veramente regia; edificato il Palazzo 
apostolico di Aracoeli propinquo al Cam- 
pidoglio, che decorò e abbellì con disegno 
di Michelangelo, il quale vi edificò il pa- 
lazzo senatorio sopra quello fabbricato 
da Bonifacio IX d'ordine de' conservatori 
del popolo romano, ed anche suoi sono 
i disegni de'due palazzi de'medesimi con- 
servatori; di pili nella stessa piazza col- 
locò il prezioso monumento della bella 
statua equestre di Marco Aurelio; ridusse 
in miglior forma il fabbricato di Roma, 
per quanto dissi alla biografia e alle al- 
tre sue opere, e che meritò una statua ia 
Campidoglio. Fu pianto da tutto il cri- 
stianesimo. Nella sede vacante subentra- 
rono nell'esercizio del senatorato, giusta 
gli statuti, i conservatori Angelo Massimi, 
Giacomo Crescenzie Tiberio Naro.Mo- 
vendosii Colonnesi per la ricupera de'feu- 
di, loro tolti per ribellione, ed essendovi 
gran timore in Roma di tumulti, il s. col- 
legio affidò la custodia della città al pre- 
fetto Orazio Farnese con 4000 soldati e 
4 tribuni, cioè TorquatoConti, Giulio Or- 
sini, Nestore Bagiioni e Papirio Capizuc- 
chi: la guardia del Vaticano fu data a Ni* 
colò Orsini con 5oò militi oltre gli svizzeri. 
A'7 febbraio i55o fu eìeiio Giulio III, 
e nello stesso giorno levò la gabella del 



ROM 

macinato e altra sui coutrattì,usando ma- 
gnifica Jiberalilà col popolo romano. Non 
valutando la destinazione di Pietro Bisto 
ili senatore, fatta con aspettativa dal pre- 
decessore, nominò in vece il conte Taru' 
gio de Tarugidì Monte Pulciano marito 
di sua nipote, e lo confermò ne'due se* 
guenti anni. Celebrò il i o.° Anno santo 
promulgato da Paolo III, ed in esso in* 
cominciò il benemerito istituto del soda- 
lizio e Ospizio della ss. Trinità de* pelle» 
grilli^ miracolo di cristiana ospitalità. Il 
Papa vi curò l'abbondanza, e nel seguen- 
te anno per la gran carestia che patì Ro- 
ma, obbligò ì proprietari del grano di ven* 
derlo a prezzo determinato. Nel 1 553 creò 
senatore il conte Bernardino de Medicis^ 
che prosegaiì neiruffizio sino al 1 55'/ y ed 
al cui tempo dice Vitale che si effettuò 
l'erezione o progredì Tedi G zio del palazzo 
senatorio, ed il nuovo de'conser va tori, ma 
questo per poche opere. Sembra che do- 
po Nicolò V non si fosse pensato più di 
continuare, o almeno riparare e abbelli- 
re il palazzo de' conservatori di Roma , 
per cui questi risolvettero di rifabbricar- 
lo in modo piti convenevole al nome ro- 
mano ed alla dignità di loro rappresen- 
tanza, il che si apprende dal bando dei 
Ì7. novembre i555, in cui si vieta alle 
cortigiane di andare in cocchio, di por- 
tare vestimenta virili e abito alla roma- 
na, in pena diioo scudi d'oro effettivo, 
de'quali 3 partisi applicheranno al palaz- 
zo e fabbrica de'magnifici conservatori, e 
la 4*^ agli esecutori. In tale annoi 553 a- 
vendo Carlo V spedito in Toscana 2o,ooo 
uomini per rìcuperare Siena, i quali dove- 
-vano passare pe' confini dello stato eccle- 
siastico, per precauzione Giulio III li guar- 
nì con 8,000 soldati, recandosi in princi- 
pio di gennaio a Viterbo per tentare la 
pace tra gl'imperiali ed 1 francesi cheguer- 
reggia vano in Toscana, indi soccorse i se- 
nesi. Fabbricò lasuburbaua f^illa di Fa» 
pa Giulio, donde poi partirono le caval- 
cate ed ì treni de' cardinali e ambascia- 
tori per gV Ingressi solenni in Roma^ e fé- 



ROM !ì3 

ce altre opere nella basilica e palazzo Va- 
ticano. Cessò di vivere a'23 marzo i555, 
e dopo i6 giorni gli successe il virtuoso 
Marcello II ^ che sotto Clemente VII a- 
vea restituita la tranquillità a Roma e al 
Papa, dimostrando falsa la voce sparsa 
che dovea seguire un diluvio universale. 
Dal contemporaneo Àtanagi, Lettere dei 
principi p. 69 si rileva, che nel medesi- 
mo giorno della morte del predecessore 
Giulio 111 M dalli cardinali fu fatta con- 
gregazione sopra le cose, et governo del- 
la città, della quale Ascanio della Cor- 
nia (nipote di Giulio III e fratello del car- 
dinal Fulvio) fu eletto Consule, benché 
questi baroni romani contendessero, di- 
cendo esser officio loro ha ver cura del- 
la città ; poi hebbero patienza. " Nella 
storia de* Conclavi de* Pontefici Roma» 
ni, si dicono le stesse cose, ma il perugi- 
no della Corgna venne qualificato eletto 
dai cardinali per Custode di Roma in se- 
de vacante. Amante Marcello II della 
giustizia, negò all' ambasciatore di Spa- 
gna la grazia della vita ad un cavalie- 
re romano reo d' omicidio. Voleva to- 
gliere la Musica dalle funzioni ecclesia*. 
stiche, fu nemico implacabile del lusso; 
visse 22 giorni nel pontificato. A'a 3 mag- 
gio i555 d'anni 79 degnamente fu sol- 
levalo alla cattedra di s. Pietro, Paolo 
//^Caraffii: narra il diarista Cola Colei - 
ne, che in Roma furono fatte feste per 
la sua esaltazione, ed in Campidoglio si 
fecero molti fuochi e si spararono molti 
colpi d'artiglieria. Nel possesso i caporio- 
ni l'accompagnarono col popolo ben ar- 
mato, e lo portarono in sedia sino all'al- 
tare maggiore Lat^ranense, dopo disceso 
dalla Lettiga: nel ritorno Papi rio Capi - 
zucchi comaudante una compagnia di sol- 
dati, prese contesa co'caporioni cheavea- 
no per alfieri cavalieri romani, e restò fe- 
rito in una coscia. Al popolo si gittò gran 
copia di denaro. 11 Papa considerando che 
la vita austera sino allora tenuta,avea in- 
timorito i romani, per dileguare tale opi - 
uione si mostrò con essi munificentissi- 



24 ItOM 

mo; li colmb di benefizi, conferoib loro 
i privilegi, ampliò la giurisdizione del se- 
nato romano,fece molte grazie e donò loro 
Tivoli; per cui fu tenuto la delizia di Ro- 
ma, e I20 cavalieri romani spontanea- 
mente formarono una compagnia, per 
fìirgli la guardia della persona a vicenda 
ogni ora, simile a quella eh ebbe l'impe- 
ratore Galba, delti cavalieri Fedeli o del* 
la Co/om&^. Prese di verse prò vvidenze su- 
gli Ebrei, volle che portassero il segno 
di distinzione prescritto da Innocenzo li I, 
ed in Roma li racchiuse in un luogo de- 
terminato detto Ghetto, rivocando molti 
de'prìvilegi che godevano. A Milizia, a 
Gariffa e articoli relativi, parlai della 
guerra della Campagna, di< Filippo li re 
di Spagna contro P^o/o/^ (il quale dal* 
l'aTvocato Silvestro Aldobrandini cele- 
bre giureconsulto, lo fece citare nel se* 
nato romano, per violato giuramento da 
lui fatto neir infeudazione de' regni di 
Napoli e Sicilia, dominii temporali del- 
la santa Sede), che nel i556 incomin* 
ciata,ne desolò col ferro e col fuoco i din- 
torni, e fece stare Roma in gravi appren- 
sioni, siccome minacciata dal duca d'Al- 
ba viceré di Napoli e da Marc' Antonio 
Colonna; poiché i Colonnesi seguivano 
gli spagnuoli, Francia aiutò il Papa con 
1 0,000 soldati comandati dal duca di 
Guisa, aspirando il re Enrico II al regno 
di Napoli pel suo secondogenito, cui sem- 
bra agognassero pure i potenti Caraflfa 
nipoti del Papa. I feudi de' Colonnesi fu- 
rono invasi, come Paliano^ Genazzano e 
altri, ed in parte dati ai Caraffa: la pace 
ebbe luogo nel iS5j in Cai^e presso /Vi« 
Ustrinà; quindi il Papa trattò splendida- 
mente il viceré, lo fece sedere in cappella 
pressoi cardinali,e con questi lo tennealla 
sua mensa, inviando alla moglie la Rosa 
d^oro benedetta. In quest'anno Paolo IV 
con breve de'28 settembre fece senatore 
Francesco Anioni o Scevola o Scelli spole - 
lino, che sebbene di 35 anni,per le sue vir- 
ttn e letteratura fu applaudito da'romani, 
onde durò nella .dignità sino al febbraio 



ROM 

i56o. Inoltre nel iSSj istituì la Congre» 
gazìone del terrore degli uffizialiMiRo* 
m/ijchedovea dare udienza pubblica per 
qualunque reclamo.Ripristinò la festa del- 
la Cattedra di s. Pietro in Roma, istituì 
la canea del cardinal Vicario di Roma, 
confermò la Congregazione del s. Offizio, 
ne aumentò 1' autorità e le assegnò car- 
ceri, illuminato della prepotente condot* 
ta de'suoi Parenti e nipoti, gli esiliò da 
Roma; per cui, come pe' benefizi ricevu- 
ti, per averla salvata due volte dàlia ca- 
restia,eper le altre sue magnanime e vir- 
tuose azioni, il senato e popolo romano 
gli eresse una statua in Campidoglio. Vi- 
cino a morire, ricordandosi Paolo I Velie 
in simile circostansa Vespasiano volle ve- 
stirsi, lo richiese, dicendo cb# onn con- 
veniva al principe morire inietto, incui 
spirò a' 18 agosto iSSci, I nemici dall'ot- 
timo Paolo iV fomentarono la plebaglia, 
malcontenta per le carceri dell' inquisi- 
zione, che sollevata corse a bruciarle, li- 
berando i detenuti,ed unit^ agli ebrei in* 
dispettiti dalle sue disposizioni, abbattu-» 
te le sue armi, empiamente strascinarono 
per la città e fecero a pezzi 4a statua che 
gli avea decretato il senato e popolo ro- 
mano, e ne gittarono la testa nel Tevere. 
A' 26 dicembre fu eletto Pio IV y e nel- 
la funzione di sua coronazione ebbe prin- 
cipio la gran controversia tra gli amba- 
sciatorì i*egi ^à'^SenatorediRomay poi* 
che stando il Papa nella cappella di s. An- 
drea al soglio, l'ambasciatore di Spagna 
pretese precedere il senatore, ma Pio IV 
decise che al solo ambasciatore imperiale 
dovesse cedere il luogo. Per cui il mae- 
stro delle ceremonie assegnò la destra del 
Papa all'ambasciatore dell'imperatore, e 
dopo di lui al senatore. Gli ambasciatori 
di Spagna e. di Portogallo, ricusando di 
stare appresso il senatore, per allora fu- 
rono collocati alla sinistra del Papa. Scris- 
se il Fenzonio, nelle Ànnotazioniallo Sta» 
tutodì Roma, che quantunque il senato- 
re ne'tempi addietro avesse avuto luogo 
nella cappella pontificia dopo l'ambascia- 



) 






ROM 

• tore imperlale fino a Sisto V, nondimeno 

• dopo oiiiò crinlervenirvi, proseguendo i 

• Cursori pontificii ad i n ti m a rgl i 1 e ca p pel • 
° le. Aggiunge, che però nelle altre funzio- 
■ ni abstnle Pontificete presenti i cardina- 
^ li, ha li primo luogo dopo di essi, prima 
^ degli arcivescovi, vescovi e altri prelati, 

specialmente per V Incensazione e la Pa» 
ce della Alessa. Nelle processioni del Cor- 
pus Domini e delia Canonizzazione, il 
senatore porta la i/ asta del baldacchi- 
no. Ma quanto riguarda l'intervento del 
senatoreeconservalorialle Cappelle pon- 
tificie, a quest'articolo lo trattai, non 
che a Senato bomano; mentre peglì of- 
fìzi del senatore nelle medesime e assi- 
stenza al trono, si può anche vedere àm- 
DAsciAToaett #■ Principi assistenti al so- 
glio PONTK'icio. 11 Papa ad istanza del car- 
dinal £arto Caraffa nipote dell' illustre 
predecessQi'e, perdonò i «prove voli ol- 
i- traggt fòtti alla memoria di essodai ro« 
1 mani, é ad espiare tanta iniquità, obbligò 
il senato ad aséstere ogni anno a' 1 7 gen- 
naio in forma pubblica alla messa can- 
tera (dipoi fu dispensato, con questo, che 
in quel giorno dovesse fare nella Chiesa 
lìi s. Maria sopra Minerva^ ove fu sepol- 
to Paolo IV, l'oblazione d'un calice d'ar- 
gento con torcie.di cera) nella chiesa di 
s. Eustachio (sempre riguardatasi, dopo 
lo chiesa di s. Maria d' Araceli, pel suo 
titolare romano, di particolare divozio- 
ne del senato romano), ed a reintegra- 
re i danni fatti all'inquisizione. Avendo 
Pompeo Colonna ucciso la suocera, Pio 
IV gli negò grazia. Nel medesimo anno 
nominò senatorecon breve de'22 febbra- 
io, il conte Filippo Rainoldo milanese, 
ad nostrum et Sedis aposto licaebenepla- 
cituniy che prestò il giuramento nelle ma* 
ni del Papa il 2 marzo, e continuò sino al 
1 566. Neh 56o Pio IV incominciò quelle 
severe processore contro i nipoti e mini- 
stri di Paolo IV, che per essere stato in.- 
gannato dai loro nemici, oscurarono il 
suo glorioso nome. Tutto dissi a Cab affa 
famiglia ed articoli che vi hanno rela< 



ROM 25 

V 

zione: il cardinal Carlo Caraflb fu stran- 
golato in Castel s. Angelo; decapitati il 
fratello Giovanni^ il cognato di questi e 
altro per uccisione della moglie; il cardi- 
nal Alfonso Carafira,dichiaratoinnocente| 
colla multa di 100,000 scudi. 11 Papa rein- 
tegrò i Colonna de'feudi loro tolti, e eoa 
essi s'imparentò. Nel i56i a'22 settem- 
bre pubblicò la bolla Prudentis Patrìsfa» 
milias jin cui dichiarò, che se Roma fosse' 
sottoposta airinterdetto,relezionedel Pa- 
pa si facesse in Orvieto o in Perugia, che 
se fossero allacciate da censure, la mag- 
gioranza de'cardinali ne stabilisse il luo- 
go. Pio IV ebbe il vanto di terminare e 
approvarci! concilio di Trento; ed esortò 
i cardinnli a non usare le Carrozze da 
poco introdotte in Roma, ma di prose- 
guire a incedere perla città a Cavallo (se 
incontravano qualchedelinquentechean- 
dava all'estremo supplizio, potevano li- 
berarlo). Come Pio 1 Vsontuosa mente ab • 
belli Roma di edifizi, lo dichiarai nella 
biografia, e lo si vede ancora dai suoi su- 
perstiti stemmi Medicei, Per tante opei*e 
avendo dovuto aggravare Roma e lo stato 
di gabelle, ne derivarono satire, prigio- 
nie, tumulti, fermento, una congiura con- 
tro la vita del Papa, che indicai nella stes- 
sa biografia. Nel voi. XLIX, p. 3o le seg. 
raccontai, che fra le tante opere mirabili 
che derivarono dalla compagnia di Gesù, 
sino da'primordii di sua istituzione, ren- 
dendosi eminentemente benemerita an- 
che di Roma, vi fu quella per la classe piti 
desolante e infelice dell'umanità, cioè in 
favore e cura de' Pazzi (F.) , pei quali 
mancava Roma d'uno stabilimento, che 
perciò ebbe il suo principio sotto Pio IV, 
ed ebbe origine la chiesa detta volgarmen- 
te la Madonna dellaPietà in PiazzaColon- 
na,di gran divozione pe' romani, ondepar- 
lai pui*e di essa. Riformò diversi tribunali 
di Roma, stabili la Professione di fède, e 
moria' i odicembrei 565,assistito da s.Fi- 
lippoNeri l'apostolo di Roma, e dal pro- 
prio nipote cardinale s. Carlo Borromeo. 
Passati 28 giorni s. Pio V ne occupò il 



26 ROM 

luogo, e De'prìmi giorni del suo pontifi- 
calo esercitarono il senatorato i conser- 
vatori Leonardo Tasca ^M alleo Feralli, 
Eninndo de Torres^ quindi nello stesso 
1 566 fu senatore il conte Biagio DuseUi 
di Tortona e durò sino nll'elezione del 
successore di s. Pio V. Questo gran Pa- 
pa avendo conosciuto che i romani era- 
no poco soddisfatti di sua esaltazione, di« 
chiaro che forse in morte Tavrchhero 
piantOiCome a vvenne.Riconoscentee am- 
miratore della memoria di Paolo IV, a 
«pese del popolo romano gli fece erigere 
nella detta chiesa ove giace un magnifico 
deposito, conisplendida iscrizione, stabi- 
lendo egli rendite per l'annua cappella 
cardinalizia di solenni esequie^ che anco- 
ra si celebrano, come riportai nel voi. I X, 
p. 127. Indi s. Pio V col s. collegiofece 
rivedere attentamente i processi contro 
i Caraffa^ e ne risultò Tingiustizia delle 
senteuzecapitali contro il cardinale e fra- 
tello, perciò fu troncato il capo all'iniquo 
Pallantieri, allora Governatore di Roma^ 
ripristinati gli eredi ue'beni, creato car- 
dinale Antonio di tal perseguitata fami- 
glia; ed inoltreilPapa colmò di grazie edi 
rendite! famigliari e minisiri del medesi- 
mo Paolo lV,pel qua le a vea no patito per- 
secuzioni e gravi pregiudizi. Per aiutare il 
re diFrancìa nelleguerre contro gli eretici 
Ugonotti^ pose diverse imposizioni, ed il 
senato romano contribuì 100,000 scudi, 
riportandosi vittorie, le cui bandiere fu- 
rono oppese nella basilica Lateranense. 
Emanò la celebre bolla Admonet^ colla 
quale proibì le alienazioni e infeudazioni 
de'dominii della romana chiesa, da giu- 
rarsi da tutti i Papi e cardinali, nel mo- 
do descritto nel voi. LV, p. 281 6282. 
Emanò altre bolle contro i sicari e ban- 
diti, e contro quelli che li ricettavano, e 
severamente proibì il portare armi offen- 
sive. Egualmente condannò le satire, le 
pasquinate, gli scritti anonimi. Promosse 
grandemente l'agricoltura e l'arte della 
lana. Stabifi la prammatica sulle doti e 
corredo delle spose romane, reprimendo 



ROM 

il Lusso. Colla bolla Dignum^ de'9 set- 
tembre 1 566, confermò il privilegio con- 
cesso da Paolo III ai conservatori di Ro- 
ma, di mettere in libertà e far cìUadioi 
romani gli schiavi turchi converti li alla &- 
de,quando loro glielo domandassero. Vie- 
tò gli spettacoli delle giostre de'tori ealtre 
bestie fet*oci. Corresse e regolò il Brevia- 
rio romano^ ed il Messale romano y mi- 
gliorato poi dai successori. Dichiarò gran- 
duca di Toscana Cosimo I, e lo coroDÒ so- 
leimementein Roma colla Coro/ui ducale^ 
a'5 niai^zo 1570. Per la triplice alleanza 
da lui formala contro i turchi, dichiarò 
Marc' Antonio Colonna comandante la 
yi/^zr/n/z pontificia, e per la strepitosa bat- 
taglia navale di Lepanto, accordò al Co- 
lonna gli onori del trionfo i#Iloma, che 
ebbe luogo a'4 dicembre 1 Sf i^con quella 
pompa che descrissi ne'vol.XXXV,p. 180, 
XLV, p.i 12, LUI, p. 81 ed altrove, eoo 
l'intervento del senatore, conservatorie 
caporioni. Con un editto il Papa proi- 
bì rigorosamente, che i roglani i quaK a- 
vessera casa d'abitai*e, potessero andare 
alle pubblicheosterie per mangiare e be- 
re, quindi per giuncare e per fomento di 
risse e di vizi ; dicendo che le osterie e- 
rano state istituite solo per benefizio e 
comodo dei forastierì, privi di domici- 
lio : ma questa disposizione ebbe cor- 
ta durata. Nelle provvidenze che prese 
contro le Meretrici, a fendo il senato ro- 
mano fatto qualche rimarco, il Papa gli 
rispose colle parole riportate nella bio- 
grafia; nella quale eziandio narrai quali 
abbellimenti fece a Roma. À Museo Ca- 
piTOLiiro dissi delle statue donate da s. Pio 
V, per coi il senato faquell'oblaxioneche 
notai a Chiesa di s. Maria sopra Muter- 
vA,a'i7 gennaio, assistendo alla solenne 
messa, ed ivi pure parlai dell'offerta del 
medesimo nel dì della festa di s. PioV, 
come benemerito di Roma e della Chiesa 
universale, che volò in paradiso a'5 mag* 
gio 1572. 

Ài 1 3 fu eletto Gregorio XIII, già col- 
laterale del tribunale senatorio, il quale 



> 









I 



R O M 

ik'iT. creò senatore ptr un anno Latlan- 
zio de Lailanzi crOi-vielo, che dopo la 
morte della moglie, nipote dì Giulio 111, 
si fece ecclesiastico; il Papa lo mando pre* 
sidente in Romagna , poi vescovo di Pi* 
stoia: nel i SyS gli successe Galeazzo Pog» 
gìo bolognese. 11 Papa pose freno ai ba- 
roni dello stato e air abuso delle franchi- 
gie. Indi nel iSj^ rifece senatore BtisetU 
che continuòsinoai primi mesi del iSy*/, 
GregorìoXllInel iSyScelebròTi i.^^/i- 
no santo e riuscì decoroso. Nel 1577 fece 
senatore nuovamente il concitladìnoPog* 
gio, e proseguì sino ai primi del 1 58o. In 
questo essendo' morto il senatore, per 26 
giorni supplirono i conservatori <SVe/à/iO 
Crescerai, Cesare Coronati^ Tiberio A' 
stalli j indi fii senatore il conte Giulio Ce» 
sare Segni bolognese, che a' a 3 maggio 
prestò loro il solito giuramento, e poi an- 
che al Papa nel ricevere lo scettro d'a- 
vorio : sotto di lui Gregorio XIII colla 
bolla Urbem Romani, confermò i nuovi 
statuti di Roma; continuò nellacarica fi- 
no almeno al settembre i583, e fu fatto 
vescovo di Rieti. 11 Papa riformò il Cu» 
IcndariOf onde da lui ne prese il nome, 
e corresse il Martirologio romano , poi 
ampliato dai Papi successori. Per la ca- 
restia di grano del 1582, prodotta dalia 
sterilità della Campagna romana, ne fece 
venire prontamente da altrove. Nel 1 583 
esercitarono per 12 giorni il senatorato 
i conservatori Gio, Pietro DracOy Ciriaco 
Matteiy Gio. Battista Alberi, Nel 1 584 
con bre vedeIG settembi'e fu senatore Or^« 
zio de Benedetti di Cagli, che nel dì se- 
guente prestò il giuramento nelle mani 
del cardinal camerlengo, ed il 9 a'conser- 
\atori, e continuò nel 1 585; persua mor- 
te esercì taronoTofiizio i couservatori Do» 
menico Jacobacide Fanceschis, Ortensio 
Gelsi j Giulio Panfili. 11 glorioso ponti- 
ficato di Gregorio Xlll terminò a' i ca- 
prile; grande e magnifico, adornò Roma 
con isplendidi e solidi edifizi,e ne accreb- 
be assai gli abbellimenti, secondo il rac- 
Gonio che ne feci alla biografia e analo- 



ROM 27 

ghi articoli, meritando la statua che gli 
eresse in Campidoglio il senato e popolo 
romano, e Io piansero. Già il senato ro- 
mano con pompa avea ascritto alla citta- 
dinanza e nobiltà romana Giacomo Bon- 
compagno suo figlio con tutta la discen- 
denza ; questo figlio Tavea avuto prima 
d'essere ecclesiastico da donna non ma- 
ritatale poi da lui legittimato. Sotto Gre- 
gorio XIII e nel pontificato del succes- 
sore, la riedificazione del palazzo de'con* 
servatoridiRoma fu veramente matura- 
ta edeterminata: oltre i conservatori prò 
tempore, iiirono deputati 3 patrizi roma- 
ni, Bocca pad u li, Cresce» zi e Castellani, i 
quali fin dal 1576 ne allogarono la fac- 
ciata esterna a Meo Bassi fiorentino, se- 
condo i travertini determinati da Jacopo 
della Porta. Neil 58 1 il francese, domi- 
ciliato in Roma,Fiaminio Beltrame, com- 
pì il soffitto della gran sala, e le diverse 
opere d'intaglio. Inoltre i conservatori e 
deputati airabbellimento del Campido- 
glio fecero restaurare i cavalli e le statue 
colossali che ne adornano la piazza e la 
balaustra. Nel 1590 furono trasportati 
in Campidoglio i così delti Trofei di Ma- 
rio (perchè i critici li chiamano suppo- 
sti ), che negletti stavano presso 1' arco 
di s. Vito, e si collocarono sulla balau- 
stra. Gregorio XIII co'poveri fu miseri- 
cordioso, co' disgraziati pronto nel soc- 
corso, e co'letterati sì attento nel prov- 
vederli, che ben 47 ne provvide e pro- 
mosse, a molli assegnando i o scudi d'oro 
il mese, e la parte di pane e vino dal Pa» 
lazzo apostolico, A Birbo parlai de'mal- 
tiventi e fuorusciti, che inondavano ìm 
stato pontificio, e del tumulto accaduto 
in cui perirono 3 nobili romani che vo- 
levano liberarne upo. Degnamente dopo 
1 3 giorni gli successe il celeberrimo ìS'/j/o 
/^, che sebbene in tutto splendido, non 
volle che s'imbandisse il convito della co - 
Fonazione, per la penuria di viveri di cui 
allora difettava Roma, dichiarando non 
volerdar motivo a rinnovar le satire fatte 
sotto Augusto^ che mentre in Roma a un 



a8 ROM 

tempo morivano di fame i poveri, egU 
banchettava lautamente i nobili romani. 
A'4 giugno elesse senatore Giovanni Pe* 
licanodì Maceratale lo fu pure nel 1 586, 
il quale ridusse in miglior forma le car- 
ceri di Campidoglio; lodato per dottrina 
e altre virtù. Recandosi al trono ponti- 
fìcio per assistervi, dopo l'ambasciatore 
imperiale, venendogli contrastato il luo* 
go dagli altri ambasciatori, si astenne poi 
évll'intervenirvi; ed in suo luogo vi ac- 
cedettero i conservatori di Roma. Trovò 
Sisto V ritalia, lo stato e Roma afflitti 
da omicidii e pieni di malfattori, incen- 
diarii e sicarii. Con animo imperturbabile 
8Ì applicò ad estirparli, e maravigliosa- 
malte vi riuscì, bastando il solo suo no- 
me per far tremare i malvagi. Però il suo 
rigore fu temperato colla giustizia e colla 
equità, imperocché mentre faceva moz- 
zare il capo a Pepoli, ne creò cardinale 
il degno fratello. Non perdonando a nes- 
suno, avendo Ranuccio figlio del duca di 
Parma indossate armi proibite, lo con- 
dannò a morte: con quale ingegnoso mo- 
do fu liberato, lo notai nel voi. XV, p. 20 r . 
Procurò l'abbondanza, e pereliminare gli 
oziosi beneficò Farte della lana e quella 
delta seta, facendole rifiorire. Le prodi- 
giose e numerose magnifiche opere, colle 
quali rapidamente aumentò le grandezze 
di Roma, alla biografia le accenno, e a'Iuo- 
ghi loro le descrissi. Ordinò a tutti i ve- 
scovi che osservassero onninamente l'uso 
antico, di venire in Roma alla vìsita dei 
MgcìLiniina ^po^to/omm. Rinnovò la ce- 
lebrazione di tutte le Cappelle pontificie; 
alimentò il numero delle Congregazioni 
cardinalizie jdìè migliòri norme alle pree- 
sistenti, per la spedizione pili pronta delle 
cause agitate in Roma per tutti i fedeli 
del mondo: rigorosamente pniiAa Besiem» 
miaj riformò il Carnevale di Roma dalle 
insoffi'ibili introdotte licenze, facendo al- 
zar forche, e travi per dar la corda alle 
braccia. A'xiii Rioni di Roma, aggiunse il 
xiv di Borgo. Ampliò i Luoghi diMontied i 
F^acabilifCoìlequalì industrie eseguì l'im- 



ROM 

mense sue opere, e ripose un tesoro in Ca- 
steli. Angelo, Nel 1587 recandoci in Ro- 
ma il gran maestro dell'ordine Geroso/i- 
mitano, il Papa gli fece fdre solenne In* 
gressoj creando senatore a' 1 6 maggio Oo- 
menico Biondi di Montalto suo concitta- 
dino, il quale fu ricevuto con molte di- 
most l'azioni di allegrezza dal popolo ro- 
mano, di cavalcate, di archi trionfali e 
altro, durando nella carica sino al i5gi, 
e riella sede vacante fu deputato dal con- 
siglio pubblico de'27 settembre 1590,8 
giudicare in tale tempo le cause crimi- 
nali. Già notai a Lusso, che Sisto V rin- 
novò le prescrizioni de'predecessori per 
modera t'lo,onde im pedire l'i mpo veri meo* 
todelle famiglie ealtre funeste conseguen- 
ze delta sua immoralità e riprovevole ec- 
cesso. Qui aggiungei*ò, che il Papa chia- 
mò perciò i conservatori e magistrato di 
Roma,notificandoloro le sue deliberazio- 
ni, inerenti ancora a quanto aveano de- 
cretato gFistessi imperatori romani nei 
tempi della romana magnificenza, voler 
quindi pubblicare una prammatica, e bra- 
mare perciò opportune informazioni. Si 
radunarono pertanto i conservatori Gian» 
domenica Nino, Livio Attracini, e /Ifer- 
curio Aniadei, col priorede'caporioni Pie* 
troBenzonio,ed i cittadini scelti dai rio- 
ni di Roma, Marcello Negro, Sebastiano 
Yaro,Girolamo Altieri, Mario Mattei, An- 
drea Vellio, Stefano Paparoni, Girolamo 
Pico. Questi composero e sottoscrissero 
varie leggi, accomoda te discretamente alla 
condizione e costume di ciascun ordine, 
le quali, rivedute dai cardinali Santorio, 
Aldobrandini e Salviati deputati dal Pa- 
pa, furono da esso approvate colla bolla 
Cuniinunaquaque^de* i3dicemhve 1 586, 
Bull, Ront, t. 4^ par. 4» p* 286; con or- 
dine al prelato governatore di Roma, ai 
senatori e conservatori chediligentemen- 
te invigilassero alla, stretta osservanza e 
conservazione di questa saggia e utilissi- 
ma prammatica. Con questa si provvide 
alla riforma dell'abusivo vestire, al quan- 
titativo delle doti, che si prescrisse fino 



1^ 






ROM 

a soli 5,5oo scudi comeavea fissato s. Pio 
y, al modo de'conviti, alle carrozze, ai 
funerali, al lutto, e ad altre spese, da os- 
servarsi dai romani d'ogni condizione. 
Quanto a ciò che riguarda il Lullo ^m quel- 
Farticolo riunii molte nozioni ed erudizie- 
ni, principalmente per quello de'romani| 
per rilevare eziandio gli abusi introdotti, 
massime in far la scimmia alle moderne 
oltramontane e non sempre ragionevoli 
costumanze, regolate poi ordinariamente 
dal proprio comodo, dal proprio arbitrio 
e capriccio. Mi dedicai anche per sì im- 
portanteargomento,conistudio e pazienti 
ricerche, perchè come di tanti altri argo- 
menti, di cui pure ho dovuto trattare e 
sempre con amore, si manca d'ogni fonte 
e regola scritta da consultarsi per un'uni- 
forme norma conveniente,essendo varian- 
ti le tradizioni (come si degnò scrivermi 
S. £. il principe Orsini quando era sena- 
tore di Roma, aliorchèa vendo conosciuto 
l'articolo che io avea compilato sul Lui* 
tOj graziosamente m'invitoa vieppiù ren- 
derlo utile, per quel zelo che sempre eb- 
be per la cosa pubblica, laonde procurai 
ridurlo tale, per quanto ponno le mie de- 
boli forze). Sisto Y giustamente volle che 
si rispettassero gli ebrei : proibì di fai*o 
scavi senza licenza sotto terra in luogo ve- 
runo, non solo dentro Roma, ma fuori 
ancora ne'Iuoghi murati, per mettere ri* 
paro alle rovine che cagiona vano di molli 
edifjzi e delle sti*ade,Ia cui nettezza curò 
assai, pel decoro della città e per conser- 
vare l'aria salubre. Ad Annona raccontai 
come Sisto V minacciò i conservatori (in 
occasione ch'era nsi da luì portati ad au- 
gurare il buon capo d'anno) di toglie- 
re quanto loro restava su di essa e sulla 
grascia, se non provvedevano all'abbon- 
danza de'viveri, e per vegliarvi istituì la 
Congregazione delì abbondanza ^ per la 
quale molto fece pel disecca mento delle 
Paludi Ponline, anche per migliorare l'a- 
ria dellaCampagna romana.Oltre le gran- 
diose opere che ci lasciò, fra quelle che 
non potè efliettuare pel suo bréTe e me- 



ROM 29 

morabile pontificato, qui rammenterò il 
canale navigabile dell' Aniene, che dovea 
giungere sulla Piazza di Termini, Sisto 
V rese l'anima a Dio a'27 agosto 1 590, 
ma per avere riconosciuto Enrico IV re 
di Francia e ripudiata la lega chegli con- 
trastava il trono, l'ambasciatore di Spa- 
gna Olivares concitò i banditi di Napoli 
e 5ooo prezzolati plebei ad atterrare la 
statua, che al munifico Papa avea in Cam- 
pidoglio innalzata il senato e popolo v0^ 
mano : fu tale il tumulto, che se per or- 
dine del s. collegio non s'interponevano 
alcuni magnati, come i Colonna egli Or- 
sini di grande autorità presso il popolo, 
che si erano imparentati con Sisto V e 
n' erano stati beneficati, certamente su 
quel marmo avrebbero sfogata la loro 
rabbia. Fu allora che il senato romano 
stabili con decreto, di non alzare più sta- 
tue a Papa vivente, ma dopo morto se le 
sue magnanime azioni lo avessero merita- 
to, in tempo in cui la speculazione, i fini se- 
condari di pochi e l'infameadulazione non 
poteva aver luogo, restando la rara grati- 
tudine che non ne innalzò nessuna! E pure 
Sisto y non solo dovea essere compianto 
dal popolo romano, ma energicamente 
e doverosamente difeso da una frotta di 
empi e scellerati. Trascorsi 18 giorni gli 
successe (secondo quella lepida predizio- 
ne di Sisto V riportala nel voi. LY, p. 
291) Urbano VII Castagna, nato in Ro- 
ma da padre genovese, ma dopo 2 giorni 
si ammalò, e mentre si erano concepite 
di lui le più belle speranze, lasciando sua 
erede l' Arciconfralernita della ss. An- 
nunziata^ per le doti delle romane bis^ 
gnose, con i3 giorni di pontificato passò 
all'altro mondo, da tutti deplorato per le 
sue virtù. A'5 dicembre 1^90 fu Papa 
Gregorio XIV ^ che trattò dì nobilissimo 
ospizio nel palazzo di s. Marco, Alfonso 
11 duca di Ferrara, Nell'epidemia pro- 
dotta dalla carestia, che spopolò Roma e 
il suo distretto per la morte di 60,000 
persone, come sì apprende da Muratoli 
e da altri che citai ad Annoda, il Papa fé- 



3o ROM 

ce dispensare iO(/,ooo scudi di grano. A- 
gli 8 gennaio i Sg i creò senatore, a suo be- 
neplacito e della s.Sede, Lodovico Arca 
di Narni; questi prestò il giuramento ai 
cardinal camerlengo ed a'conserTatori,i*e- 
staurò nel i SqS il palazzo senatorio dalla 
parte dell'arco di Settimio Severo, e con- 
tinuò nell'offizio sino al 1 5g4* Gregorio 
XIV morendo a' i5 ottobre iSgi, tra- 
scorsi i3 giorni gli fu sur roga to//i/toce/i« 
mp IXy che subito protestò di voler prov- 
vedere abbondantemente Roma di tutto 
il bisognevole, e di soccorrere l'indigenza 
del popolo, cui tolse i tributi imposti da 
Sisto V. Accolse Vincenzo I duca di Man- 
tova, e come avea fatto il predecessore con 
quello di Ferrara, lo trattò con magni- 
ficenza a spese della camera apostolica. 
Supplicato dal cardinal Gaetani per un'i- 
stantanea grazia, in favore di Giannan* 
tonio Orsini, offrendo una somma di de- 
naro; rispose: non vogliamo denari^ ma 
ubbidienza. Avendo ì romani fermate lu- 
singhiere speranze pel suo felice gover- 
no, la morte lo balzò nel sepolcro a'3o di- 
cembre con 1 mesi di pontificato: cosi 
Roma dovette piangere 3 Papi in 1 6 me- 
si, dopo Sisto V. Il 3o gennaio 1 592 fu 
eletto Clemente /^/// Aldobrandino Ve- 
nuti in Roma tre figli dell'elettore di Ba- 
viera, li fece alloggiare a spese della ca- 
mera apostolica, li distinse con onori, e 
fece sedere in Concistoro dopo i cardinali. 
Uno di questi, Filippo di Baviera, creò 
cardinale. Pare che nel 1 S^'ò gittasse la 1/ 
pietra pel palazzo. poi Museo Capitolino^ 
incontro a quello de'conservatori,mafino 
•li6^o3 non sembra che fosse messa pro- 
priamente mano all'opera. In quest'anno 
Clemente Vili rivendicò alle fontane dei 
Leoni di Campidoglio, l' acqua eh' erasi 
appropriata J^acopo della Porta. Clemen- 
te Vili nel 1594, con breve de' 7 gennaio, 
fece senatore il conte Martino CappeU 
letti di Rieti : dal consiglio pubblico dei 
28 aprile i6o5 fu destinato a giudicar 
le cause criminali in sede vacante, e du- 
rò nel senatorato fino al 1 610. Sotto Si- 



ROM 

sto V ero stato segretario di consulta, 
nel, i635 fu referendario delle due i 
gnature. Nel iSqS il Papa con solen 
rito, nel portico Vaticano assol velie E 
rico IV che in Francia avea abiuralo 1 
resia, ed ordinò in Roma dimoslrazio 
di pubblica gioia. StabiPi in Roma un f 
scovo ordinante Greco, per conferire i 
ordini sagri a quelli di rito gi*eco e fa 
in questo i pontificali: di simili vesce 
residenti in Roma, pei Maroniti e Am 
ni, parlai a quegli articoli. Avendo CI 
mente Vili riunito il ducato di Ferra 
all'immediato dominio della chiesa 1 
mana, a' 1 2 aprile 1 598 partì da Rot 
per prenderne possesso, avendo destina 
come vice-Papa e legato di Roma il ca 
dinal Innico Avalos, mediante il bre 
Licety de'3 aprile, Bull. Rom. t. 5, pi 
2, p. a 1 3. Il Papa ritornò in Roma a't 
dicembre^ con grande applauso e fes 
A perpetuare la memoria di questo a 
venimento , il senato e popolo romai 
fece incidere una magnifica iscrizione, e 
cretando di fare ogni anno a'3ogenna 
nella Chiesa dis. ÈustachiOjV oiYevla d'i 
. paliotto o pianeta, e assistere alla mei 
cantata. L'esultanza di Roma ebbe bre 
durata, perchè straripato il Tevere , 1 
giorno di Natale la citta era quasi tui 
allagata, per cui Clemente Vili, ad e 
viare simili inondazioni, fece quanto dì 
a Rieti : immensi furono i danni, ed 
Roma eneir Agro romano perirono 1 5 
persone. Nella biografia di questo gr 
Papa, ma severo e inesorabile, ed alti 
ve, narrai le famose giustizie capitali 
seguite in Roma sopra individui de 
primaria nobiltà; cioè sulla bella Cec 
.che colla matrigna Petroni furono de 
pitale, ed il fratello della prima tenagl 
to, poi mazzalato, scannato e squarta 
su Onofrio Santacroce, a cui fu tron 
to il capo ; Marc' Antonio Massimi f 
re ebbe mozza la testa: erano tutti rei 
parricidio. Già sino dal 1592 Clemei 
Vili nvea fatto decapitare in Castel 
Angelo,TroiloSavelli d'anni 1 8. Per q* 



ROM 

, che riportai ne' voi. V, p. a49> XIV, 
I, tra'birri e le franchigie del palazzo 
esé, che volevano sostenere que*clu« 
leglio Cancellieri neìMercalo p. 1 86 
iscrive le conseguenze. Fu tagliata 
ita al maestro di casa di 70 anni^im- 
to un servitore che volle morire da 

I com'era prima di apostatare il mao- 
ismo.Per altro rifugio accordato nel 
zo ad UD marinaro fuggito dai birri, 
odo ferito un di questi, i romani si 
irono in &vore de' Farnesi, e furono 
le le botteghe. Il cardinal Aldobran* 
nipote del Papa, mandò il governa- 
di Roma perchè intimasse la conse* 
lei delinquente, ed il prelato a mala 

scampò d'essere gittato per la fine* 

II duca Giuliano Cesa riniardìtamen* 
isigliòdiandarea prendere Clemen- 

III che nel Quirinale ignorava la soìr 
/ione; laonde quando lo seppe il Pa* 
rdinò che dove fosse preso si stroz- 
, ma egli fuggì a Gaeta. Nondimeno 
pa si lagnò col nipote di tanto risen* 
nto contro i Farnesi, cui aveva ma- 
) una nipote, e che in 12 anni non si 
itto un amico: però il cardinale ave* 
illa sua alterezza molte belle qualità, 
:elebrai a Ravehita qual benemerito 
'escovo. Nel 1600 Clemente Vili e* 
)larmen te celebrò il 1 1."* Anno santo, 
iscì memorabile. Approvò il Ponti» 
ìe romano^ pubblicò il Ceremoniale 
ano o de' vescovi, e terminò di vive- 
3 marzo i6o5, lasciando di se me* 
a assai gloriosa. Dopo 28 giorni di 
vacante, venne creato Leone XJMe» 
che subito sgravò i sudditi dai pre- 
nti dazi, ma con a6 giorni di ponli- 
3 terminò i bei prognostici fatti so* 
il suo governo. Successe a' 16 mag- 
'ottimo P^o/o F Bor^Jiese romano, 
tripudio de'concittadini. Canonizzò 
rancesca romana e s. Carlo Borro* 

Con breve degli 8 maggio 16 io fé* 
aatore il conte Gabriele Fa Iconio ài» 
i avvocalo, ch'esercitò la carica fino 
»i6; divenne poi prelato, canonico 



ROM 3i 

Vaticano, e ponente di consulta, lascian- 
do l'eredità al sodalizio della ss. Annun* 
ziata. Sotto di lui Paolo V ordinò sostru* 
zioni al palazzo senatorio. Ornò Eoma di 
quegli edifìzi magnifici che ammiriamo, 
nominati niella biografia, incomiuciandci 
dall'ingrandita basilica Vaticana: soleva 
dire che nel fabbricare ricavava due van* 
taggi, uno di rendere la città più augu- 
sta, l'altro di alimentare molti operai, evi- 
tando il pregiudizievole vagabondaggio, 
NeiraccresciutoP/7/azzo Quirinale eres- 
se la sontuosa Cappella Paolina, e come 
Sisto V aumentò l'acqua potabile a co- 
modo della città, e con bellissime JFbntó- 
ne pubbliche. Il Bituale romano corret- 
to, per lui fu pubblicato: in tuttobene- 
fico, vigilò in modo singolare sull'abbon- 
danza delle vettovaglie,fòcendo apri re for* 
ni a suo conto, per punire e frenare gli 
ingordi venditori di pane. Nel i6i6a'3 
novembre elesse senatore il conte Gio» 
Battista Fenzoniod'ì Brisighclla,chea'6 
febbraio 1621 in sede vacante fu auto- 
rizzato a decidere le cause criminali,e con- 
tinuò colla dignità sino al 1623 (a suo 
tempo fu restaurata una parte interna 
del palazzo senatorio): dipoi nel i62() 
pubblicò la sua opera legale o illustrazio- 
ne degli statuti di Roma intitolata: Ad» 
notationes adStatuta C/irtó.Paolo V,coni- 
plesso di virtù, modello de'Papi, pure il 
suo lungo pontificato venne, come accad- 
de ad altri, in noia ai romani, che vaghi 
di novità ne bramavano la morte; ben 
presto se ne pentirono, quando poterono 
costituire de'confronti col successore, cui 
irriverentemente gridarono in faccia: Fi' 
^a Paolo F. Tultoèdetlo nella biogra* 
fia.Placidamente spirò Paolo V,a'28 gen- 
naio 1621, e nel 2.° giorno di conclave 
fu creato Gregorio XF, già giudice di 
Campidoglio e Ficegerente dì Roma. Per 
promuovere la cattolica religione, ebbe 
la gloria d'istituire la Congregazione di 
propaganda fide j e tra'santi che cano- 
nizzò ricorderò i ss. Filippo Neri e Igna- 
zioLoJola.GregorioXVa' 1 5 giugno 1 623 



3a ROM 

elesse senatore il conte Baldo Mtusci di 
Camerino; iodi morì agli 8 luglio. 

A'6 agosto fu eletto Urbano f^IIJ, ed 
a' 1 7 per la gran fiducia cheavea io detto 
senatore, gli die ampia facoltà persona* 
le di procedere contro i discoli e facino* 
rosi, de'quali ablx)ndava la città, senza 
osservare leformalitàgiudiziarie prescrit- 
te dallo statuto di Roma, e nella stessa 
guisa che face vasi nel tribunale del go- 
"vernatore di Roma. Nel i6i5 celebrò il 
1 3.^ Anno santOy che fu afflitto dalla pe- 
ste; poscia riunì lo stato d' Urbino al do- 
minio diretto dalla romana chiesa. Nel 
1629, forse per ragione di salute, termt< 
nò il senatorato di Masse!, il quale nella 
cappella da lui edificata in patria, nella 
collegiata di s. Venanzio, depose lo scet- 
tro d'avorio, la spada, il cappello e le aiti*e 
insegne senatorie: in Roma sotto di lui fu 
migliorala Tinterna parte del palazzo se- 
natorio, vi fu portata l'acqua al cai*cere 
e attorto. Nel marzo il Papa gli sostituì il 
conte Giulio Cartari d'Orvieto, che ri- 
tenue la carica fino alla morte. Nella bio- 
grafia d'Urbano Vili narro il barbaro at- 
tentato contro di lui,che costò la decapila- 
zioneaCentini,erimpiccaturaaduecom- 
plici,poi bruciati. Vacato ilsenatorato,per 
35 giorni lo funsero i conservatori Agosti' 
no Maffeiy Giacomo Demoni^ Ferdinan- 
do Brandanì; finché a'ai maggio i633 
il Papa nominò senatore il conte Orazio 
^A^z/ii d'Urbino, che dopo avere ricevu- 
to dalle pontificie mani nel Quirinale il 
breve, si trasferì in Campidoglio a caval- 
lo, entrò in Araceli a visitare il ss. Sagra- 
mento, indi prese possesso nel palazzo se- 
natorio: coltivò le amene lettere eglistudk 
legali, esercitò la dignità sino al 1 645> e ' 
fu avo di Clemente XI. 11 Papa confermò 
lordine militare della Concezione^ e nel 
i632 ne conferì il manto e la croce al- 
l'isti tutore Carlo l duca di Mantova, Nel 
1634 Urbano Vili ricevè il principe A- 
lessandro Carlo fratello A^\ re di Polonia, 
in onore del quale,tra le altre cose,il cardi- 
nal A nlouioBarberini nipote del Paj|)a fece 



ROM 

rappresentare l'istoria di s. Alessio roi 

no,da musici eccellenti, e con scena me 

ìrigliosa ideata da Bernino. Nei 1 687 il 

pa impedì cheRoma fosse teatro di uiffi 

i Colonnesi e il cardinal deMedìci,o 

aumentò la Milizia. Nel 1 640 si toI 

avvelenare il Papa con \* Ostia. Pei ài 

fatti da'For/ieiì duchi diP/inita,sugli 1 

di Castro e/?o/ic%/rone/incominciòla g 

ra, nella quale in Roma si stette in q< 

che timore. Il Papa la fortificò, iusit 

al Palazzo apostolico Quirinale; ino 

cinse di Mura solide con baluardi 1'. 

del Monte Gi^i/t/co/o, ampliando il re 

to della città, e fu l'ultimo suo ingra 

mento. Principe magnifico, Urbnno ^ 

riempì Roma di sue belle meuiorie 

descrivo e ricapitolo nella biografia, 

rendo a'29 luglio 1644» avendogli i 

nato romano eretto una statua in Cai 

doglio. A' 1 6 settembre gli successe / 

cetao X Pamphilj romano, con grai 

sle della ci Uà, e dimostrazioni nel suo 

seiiso. A' 7 gennaio 1 64^ creò senatore 

fano Campidoro di Faenza,che morto 

rannoseguente^esercitarono Tofficio i 

servalori Camillo del Bufalo CanceL 

Lelio Àllio, Urbano MiUini, ed a' 1 8 

gno il Papa fece senatore Dino Sar 

di Lucca. Questi finì di vìvere nel o 

gio 1 647> onde subentrarono i conse 

tori/^i>ice;i2o Rossi^ Stefano AlUoy K 

Cesco Cecchini^ e nel 24 luglio Iqdoo 

X nominò senatore il conte Giovanna 

g^fm/?iifiorentino«concedendoa lui e 

cessori la corona nell'arma geDlilisia»! 

namenlo de'fiocchi neri alla testa d 

valli della carrozza, col trattameato 

lito usarsi dai Prijicipi romani: esei 

la carica sino al i655. Al dire di No^ 

stabiPi ancora Innocenzo X, che i eoe 

valori di Roma nelle cappelle papali 

vesserò sedere nel 3.° gradino del ti 

alla mano destra del Papa; e che nel 

cedere per Roma in forma pubblica, 

cedessero oo'ca va Ili ornati come i Prii 

romani.Grato il senato romano per qi 

prerogati vCiC pel palazzo che si può di 



ROM 

' luì eretto, comechè proseguito e compitó'i 

^ incoili 1*0 a quellode'conservatori sutCam- 

^ pidoglìo,poi Museo Capitolino, in esso gli 

* innalzò una statua di bronzo, con iscri- 
^ Kione che celebra rabbellimento magni- 

* fico di Piazza NaTona, la restaurata ba- 
' silica Lateranense^ ed il zelo cb'ebbe per 
^ l'annona e pel pane a buon prezzo. Nella 
I biografia del Papa feci menzióne delle 

gravi scissure insorte tra il cardinal d' E- 
ste e l'ambasciatore di Spagna, in cui po- 
teva essere alterata la quiete di Roma. 
Avendo i&tto spogliareFarnese del duca- 
to di Castro, quegli incominciò la guer- 
ra, nella quale le Milizie pontificie spia- 
narono la città di Castro, e le belle cam- 
pane della cattedrale furono trasportate 
in Roma ,e date alla Chiesa di s. Eustachio y 
secondo il march. Melchiorri, il cui senti- 
mento seguitai in quell'articolo; ma Can- 
\ cellieri dice, che furono collocate nella 
I Ch iesa di si, /Agnese in piazza Navòna^ ri • 
fabbricata da InnocenzoX per la sua Simi- 
glia, di armonioso concerto e situate eoa 
ingegnoso artificio sopra castello di legno. 
Noterò che delledue campane credute di 
Castro, ve n'era rimasta una sola, la quale 
fu distrutta da'repubblicani del 1 849; che 
i due orologi che furono posti ne'campa- 
nili laterali, in origine uno, oltre il mo- 
strare i numeri nel giorno, gl'indica va coi 
lumi e trasparenti anche |a notte (altro 
simile Orologio in Roma è quello del già 
' palazzo delle Poste Pontificie)', l'altro mo- 
strava i movimenti de'pianeti,ed i giorni 
della luna: di presente agisce un solò oro- 
logio, simile ai comuni. Essendo per me 
di peso le autorità del march. Melchiorri 
e di Cancellieri, e vedendo i miei concit- 
tadini divisi nelle due opinioni riguardo 
alle campane di Castro, ne feci ricerche 
al capitolo di s. Eustachio, ma non potei 
essere appagato, a motivo che il loro an- 
tichissimo e pregievole archi vie soggiac- 
que a incendio ed inondazióni. Allora ri- 
coi'si allo spedi ente di pregare un ecclev 
siastico ad ascendere il campanile di s. 
Eustachio ed esaminarne le campane | 
voi. iix. 



ROM 33 

donde risultb che Cancellieri atea ragio* 
ne. Imperocché la campana maggiore ha 
questa iscrizione : Beatae Mariae, et ss, 
Martyrum Eustachii et sociorum gloriae. 
Simon Prosper de Prosperis de Nursia 
JF*. v^. D. 1 62 1 . La campana mezzana, de* 
corata di molti e belli rilievi , ha questa 
epigrafe: Opus Caroli Antonii Furenelli, 
Anno Domini! 712. La campana piccola 
poi in origine è la più antica, come rile- 
vasi dalla seguente iscrizione: Facta an' 
no Domi ni i/^o3. Tempore D, B. Cossae 
Dy aconi card, s, Eustachis et a capilu* 
lo renovata anno Jubilaei 1735. Note- 
rò che questo cardinal Raldassare Cossa 
fu poi G/o(^/z/t^iX¥///. Neil 65o Inno- 
cenzo X celebrò il 1 4*° Anno santo con 
gran fervore, §d anche si prestò assai la 
cognata famosa d. Olimpia, ch&l'influen* 
za va nel governo con tristi conseguenze 
e amare critiche. Giusto e severo, fece de- 
capitare il prelato Mascabruni suo favo- 
rito sottodatario, per falsificazione di Re» 
scritti, riguardanti la Dataria, Morì a'7 
gennaio 1 655, e dopo 3 mesi fu eletto ^- 
lessandro VII^ che nella pompa del pos- 
sesso vietò il dispendio degli archi trion- 
fali. Ricordando il detto di Giovenale, che 
il popolo romano giàdominatore del mon- 
do, allora due sole cose desiderava, p^/ie 
e^^/^, subilo nella scarsezza del frumen- 
to fece calare il prezzo del pane, colle di- 
verse energiche provvidenze che prese. 
A'2 luglio nominò senatore Fausto Gal- 
lazzi ài Montebono in Sabina, che durò 
sino al 1 659, morendo a' 1 5 marzo, onde 
per circa 45 giorni supplirono i conser- 
vatori Paolo Maccaraniy Giacomo Al» 
'4feriniyMario Ginetti, Avendo il Papa con- 
tribuito alla conversione della celebre Cri- 
stina regina di Svezia, dopo averla fatta 
trattare splendidamente per lo stato ec- 
clesiastico a spese della camera apostoli- 
ca, le fece fare V Ingresso solenne inRO" 
ma^e per un tempo l'ospitò nel Palazzo 
apostolico Faticano, Jn detta pompa il 
senatore Galluzzi, con mg.' Bonelli go- 
vernatore di Roma, andò a incontrare lai 

3 



34 ROM 

regioa a Fonie Molle; preceduto egli dal* 
lo ooinpngnia de Cavalleggierif e da un 
Paggio j cavalcava una cbinea, col basto- 
uè e il cappello senatorio, anistito da 80 
alabardieri di sua guardia con casacche 
rosse, oltre buon numero dì palafrenie- 
ri, e seguito dagli officiali del tribunale. 
Con quest'ordine il senatore erasi porta- 
to a pie della cordonata di Campidoglio, 
ove si unì coi conservatori, priore de'ca- 
porioni. Fedeli di Campidoglio, e molti 
catalieri romani che bramarono oorteg* 
giare il magistrato di Roma. Il benigno 
Alessandro VII portò rimedio al vestire 
poco decente delle romane, e vegliò assai 
sul buon costume di tutti. Fatalissimo fu 
per Roma il 1 656, come con diffusione 
narrai a Pestileicze, per quella che in< 
crudePi nella città; ed avrebbe fatta mag- 
giore strage se il Papa non avesse posto 
in opera ogni metzo per impedirne la pro- 
pagazione. Grato il senato e popolo ro- 
mano, lo pregò a consentire die si efiet« 
tuasse il decreto per erigergli una statua 
in Campidoglio, derogando a quello oon« 
trarlo d'innalzar statue ai Papi viventi, 
come aveano fìitto Urbano Vili e Inno- 
cenzo X. Ma Alessandro VII ringraziò 
tutti per l'amorevole pensiero, e soggiun- 
se non bramar da essi altro simulacro, 
che conservassero ne'loro cuori tali sen- 
timenti. Tuttavolta, dice Novaes, gli fu e- 
retta una statua di bronzo in Campido- 
glio, con iscrizione che riporta Oldoino, 
F'ii, RR, Poni. t. 4» p- 73 1 • Sebbene pie- 
no di fiducia nel diligenteNovaes, anche 
come istruitissimo delle cose di Alessan- 
dro VII, non trovando tale statua ram- 
mentata ne'descrittori del Campidoglio, 
in questo mi recai e non la rinvenni. Esi- 
ste soltanto nel cortile del Museo Capito- 
lino una lapide, che ricorda la beneme- 
renza e moderazione del Pontefice. Gravi 
amarezze soffrì il Papa pei tumulti acca* 
duti in Roma tra le iKfiirzfe e l'ambascia- 
tore di Francia Crecqui, narrate in tali ar- 
ticoli e nella biografia. In questa indicai 
le magnificenze da lui aggiunte a Roma, e 



ROM 

fatte aAVUnivenità romana, le quali 
scrissi ai relativi articoli.Nel 1 659 a' i < 
glio destinò senatore (7 {W/ina GeniiL 
Salisano in diocesi dell'abbazia di Fi 
ch'esercitò la carica sino al termi ne di 
vita, che fu il marzo 1661, sepolto a 
altri senatori, nella chiesa di a. Marii 
Araceli. Giusta il solito subentraroi 
conservatori Francesco Capizitcchii 
chille Mqffei, Urbano Rocci. Aleasai 
VII nello stesso anno fece senatore a 
il marchese Giu/i'o Cesare Ifegrellidiì 
rara, di cui fu ambasciatore presso il 
pa, per le questioni coi bolognesi, che 
levano dare al Reno foce nel Po: ri 
tanto accetto ai Papi e alla corte eh 
stimato finché visse. 1 Fieschi restiti 
no e donarono alla s. Sede il princìj 
dì Masser ano, co\ marchesato di Cr 
cour, nel Piemonte. Alessandro VII 
ri a'22 giugno 1667: protesse i lette 
e gli artisti ; pure le sue virtii non ft 
no abbastanza apprezzate dai romoni 
r ingrandimento di sua famiglia CI 
della quale tratto anche a Riccia. ^ 
la s. Sede 28 giorni, indi degnamen 
occupò Clemente IX,g\k governatoi 
Roma. Cominciò il suo governo con s 
vare i sudditi dai dazi, massime qi 
del macinato,con restituire il denaro s 
sato da chi ne avea l'appalto, ma co 
naro che aveq perciò cumulato Ales 
dro VII, onde in suo nome pubblii 
benefizio. AboFi il Governatore di B< 
istituito da Giulio III, riunendone la 
risdizione al governatore di Roma. E 
commissione al senatore di presiede 
compimento della Chiesa dis. Mar 
CampiteUi, eretta da Alessandro VK 
pò la peste per voto. Abbellì il Pan 
jingelo con belle statue, e vietò che vi 
sero scolpite lesuearmi^ciò cheequar 
te fece eseguire il successoi*e, quand 
fece collocare nel luogo in cui sono. I 
compianto a'9 dicembre 1 669. Con g 
de contentezza de' romani, fu eletto t 
aprile 1 670 Clemente X Altieri rooij 
d'anni 80. Terminò i restauri della 



ROM 

silìca Liberiana, v^innalzò un monumen- 
to al predecessore, e in parte continuò gli 
abbellimenti della piazza Vaticana, nella 
cui basilica ornò la cappella del ss. Sa* 
gra mento. Cooperò all'erezione dell'ospi^ 
«io de'contertendi , e compì la fàbbrica 
del magnifico Palazzo Altieri, già inco- 
minciato prima di sua esaltazione. Con 
chirografo del 1674 ordinò il Papa al se- 
natore Negrelli, a rappresentanza del col- 
legio Ae*Notari Capitolini, di dare ampia 
facoilà ad esso, con semplice ordine del 
decano deposi tario, d'esigere da qual- 
sivoglia persona posseditrice di detti of- 
fici la rata degli annui scudi 4^0 che il 
collegio dovea somministrare per le ripa- 
razioni del palazzo de'conserva tori, infor- 
za dell'ordinato da Paolo Y, con cui furo- 
no dichiarati non pih vacabili i notariati 
Capitolini.Del protonotariato Capitolino, 
che si esercitava fino al 1 847 a vantaggio 
del senatore, feci cenno a Pbotonotabi. 
^el 1675 celebrò Clemente X il iS.^ An^ 
no santo, con molte conversioni ; e morì 
a' 1 5 luglio 1676. Quindi a'20 settembre 
fu sollevato al pontificato il ven. JnnO' 
cenzo XI Odescalchi, che tenne partico- 
lare cura de'costumì della nobiltà roma- 
na , correggendo con V esilio i dissoluti. 
Quando i baroni non pagavano i debiti, 
li faceva soddisfi re dal segretario di sta- 
to, il quale poi trovava il modo di farsi 
reintegrare. Sostenne la differenza delle 
Regnli'Cyche pretendeva Francia j e dife- 
se vigorosamente l'abolizione delle Fran- 
chigie ne'palazzi di Roma, per cui insor- 
se aspra questione con i' ambasciatore 
francese Lavardino, e intimò l'interdetto 
alla chiesa di s. Luigi de'francesi.Fu as- 
sai virtuoso e caritatevole co' poveri, tut- 
to potendosi vedere nella biografia. Per 
morte del suddetto senatore,av venuta dal 
26 febbraio 1689, esercitarono l'autori- 
tà i conservatori ^(/^/7}iWo Fichi, Maria» 
no F'ecchiarelli^ Antonio Cerri j indi do- 
po un trimestre F'incenzo Colonna, Pie» 
tra Milliniy Carlo d*Aste, quindi Mare' 
Antùjiio Grassi^ Giuseppe Èoccapaduli^ 



ROM 35 

C/o. Battista Mutihi GottffrediAo lem- 
pò di questi ultimi Innocenzo XI rese la 
sua anima a Dio a' 12 agosto 1689; ed 
a'6 ottobre gli successe Alessandro F^III 
Otlobonij di 79 anni, che si mostrò mol* 
to propenso a'suoi parenti e concittadini 
veneti. Minacciando la peste lo 8tato,pro- 
curò che non vi penetrasse, ed accorse a 
provvedere efficacemente la deplorabile 
carestia che angustiava Roma, fece distri • 
buire a'poveri una gran quantità di gra- 
no, e sgravò i romani nella macinatura 
di esso a un paolo a rubbio. Purgò la cor- 
te e la città da molti abusi e vizi, veglian- 
do sul decoro di esse. Essendo conserva- 
tori Gio.BattistaFonseca, Francesco Af .* 
Petronio Giovanni Cenci, Alessandro VI 1 1 
cessò di vivere il i .° febbraio 1 69 1 . Solo 
a' 1 2 luglio venne creato Innocenzo XII, 
che a'27 creò senatore il marchese 0/(/z- 
vio Rìario originario di Savona, il quale 
esercitò la carica fino alla sua morte ac- 
caduta nel 1 7 1 I . Subito il Papa con boi • 
la soppresse il Nepotismo, ossia la troppa 
autorità e gli eccessivi vantaggi ecariche, 
che iPapi conferivano ai parenti; come 
ancora quasi tutti gli offizi venali o va- 
cabili* Le sue mirabili beneficenze co' po- 
veri, i suoi edifizi eretti in Roma, li ri- 
portai alla biografia. Rimosse i giudici 
particolari,e dimostrò la sua patema ge- 
nerosità neir inondazione, terremoto ed 
epidemia che flagellarono Roma e le vi- 
cine campagne. Benignamente accolse in 
Roma Maria Casimira regina ìWPoloma, 
e creò cardinale Grange suo padre. In- 
nocenzo XII nel 1700 incominciò la ce- 
lebrazione del 16.^ Anno santo 9 e morì 
pieno di meriti a'27 settembre. Nella sua 
giustizia non ebbe riguardi^ fece mettere 
in Castel s. Angelo un duca, che avea mi- 
nacciato lo zio prelato; esiliò un cavalie- 
re a fronte della protezione dello zio car- 
dinale, e fece castigare alcune dame per 
avere fatto giuochi d'azzardo proibiti. 
demente XI a'sS novembre fu sublima- 
to al triregno, che proseguì e compì l'an* 
uo santo. Pel sollievo de' poveri e bene- 



36 ROM 

ficio di Roma istituì la oongregazione del 
Sollievo, per la quale deputò alcuni car- 
dinali, prelati e cavalieri, a'quali racco- 
mandò di provvedere Roma e io itato eo- 
clesiastico d'opportuna abbondanza in o- 
gni genere di vettovaglie, e di soprinten- 
dei*e all'economia e buon governo della 
città e della camera capitolina. Dichiarò 
che avrebbe protetto la pittura, la scul- 
tura, l'architettura che gli sembravano 
trascurate; perciò istituì in Campidoglio 
l'accademia di tali arti con fondo di looo 
scudi. £ perchè le statue, i marmi anti- 
chi e le medaglie fossero piti mantenute 
in Roma e nello stato, rinnovò le proibì* 
zionrde' predecessori, che tali antichità 
non. potessero mandarsi all'estero senza 
pontificia licenza. Altrettanto dispose per 
le pitture, musaici, codici antichi e iscri- 
zioni; piti, che se tali cose fossero trovate 
negli scavi, non si potessero levare prima 
del permesso e visita del commissario a 
ciò deputato. Cominciò quindi a premiare 
le persone di merito nelle arti e nelle scien- 
ze. Per la guerra della successione di Spa- 
gna, vari luoghi dellostato patirono il pas* 
saggio e l'occupazione di truppe, e si do« 
Tette far mostra delle Milizie papali, do- 
lendo il Papa sostenere gravi vertenze coi 
belligeranti.La Campagna fu desolata da- 
gli assassini, che spogliavano i passeggieri; 
Roma nel 1 708 fu inondata rovinosamen- 
te dal Tevere, espaventata dal terremoto 
in modo, che il Papa attribuendo la co- 
mune salvezza al patrocinio della Puri- 
ficazione della B. Vergine, ordinò checon 
Toto si osservasse per un secolo la sua vi- 
gilia, e di cantare il Te Deum nella cap- 
pella papale, il quale voto da Pio VII fu 
poi pei*petuato. Del voto di Clemente XI 
se ne fece memoria in Campidoglio, con 
relativa lapide in marmo. Nel 1709 do- 
vea venire in Roma Federico IV re diDa- 
nimarca^ per cui si fecero delie consulte 
sul modo di riceverlo, di che parlerò a 
UoiEHZA, dicendo del modo come i Papi 
riceverono i sovrani e prìncipi acattolici. 
Essendo morto neh 7 1 1 il senatore Ria» 



KOM 

rio, ne esaurìtono la rappreseli tanca i eoa* 
servatoli Lazio Sabeìli^ ProMpero della 
Molata, Prospero Nunez; indi Clemente 
XI gli sostituì con breve de*a8 oltobn^ 
Mario Frangipane signore di Tarcentoc 
Perpetuo nel Friuli, marchese di Nemi: 
prese possesso a'i4 gennaio 1 7 1 ti, seb* 
bene fosse morto d. Orazio Albani fin- 
tello del Papa, così volendo la virth di 
questi. Ne descrissi la cavalcata e tutta k | 
pompa nel voi. X, p. 3 1 2 e seg. AmògraB* 
demente gli uomini dotti, essendo egli sto* , 
so erudito. Questo senatore Fi'aiigtpanc^ 
uniformandosi alla pontificia costituzio- 
ne, sulla qualità delle persone che debbo* 
no ne' tribunali patrocinare le cause, e* 
mano una notificazione, colla quale or- 
dinò, che nella curia di Campidoglio noi 
sarà lecito attitare e patrocinare cause,» 
non dai procuratori approvati dal tribu' 
naie della rota e dai capi de'tiribuiiali cte 
intendono agire e difendere le cause^ e 
pei*ciò anche approvati da lui pel soo 
tribunale senatorio, di cui tratto a Seha 
To BOMAifo. Qui riferirò, che in occasione | 
del carnevale 1 7 1 78*80 gennaio dal ma^ 
chesedel Bufalo i.** conservatore fu pro- 
mossa la pretensione^di voler sedere del 
pari i conservatori e priore de'caporioaif 
col senatore nelle stanze del Palazzo H 
s. MarcOf ove essi si portano a vedere col 
governatore di Roma dalla loggia la vin< 
cita e presa de'barberi corridori; di che 
e della pompa colla quale incedono in tale 
tempo, trattai a Carnevale di Roma, li 
senatore fece togliere le sedie de'4 magi- 
strati e portarne altre alla sua inferiore, il 
fiscale generale di Campidoglio protestò 
contro il senatore, rìferì tutto al Papa, 
il quale disse che si osservasse il consueto, 
salve le ragioni de'ricorrenti conservato- 
ri e priore, e che poi si sarebbe decisa 
Nel carnevale del 1783 risorse la preten- 
sione de'nominati contro il senatore, per 
aver le sedie eguali alla sua ed a quella 
del GovernaCoredìRoma^ìnonde Clemen- 
te XI 1 per dar fine alla controversia de- 
putò 3 cardinali romaui a deciderla, e fu 



V 

el 



ROM 

importo ai oonservatorì e priore de'capo- 
rioni di quietarsi e abbandonare siffatta 
esigenza JVel 1 7 1 4 ^i >'ecò in Roma la gran- 
duchessa vedoTa diToscana, ViolaoteBea- 
trice dì Baviera,colla quale Clemente X[ 
graziosamente si querelò, per non avere 
accettato quanto avea disposto nel suo 
viaggio a Loreto. Rinnovò con bolla del 
1 7 1 4 la congregazione dell'annona e gra* 
scia, ordinando ai prelati e cavalieri in 
essa deputati all'agricoltura, che sommi- 
Tiìstiassero agli agricoltori in imprestilo 
I 100,000 scudi con frutto del 2 per 100, 
I e la tratta della 5/ parte del frumento 
t che avessero raccolto nel 1 7 1 5, senza pa- 
I gare all'erario i soliti 5 paoli per rubbio. 
( Rinnovò le costituzioni di Alessandro VII 
i e Innocenzo XII, contro le grandi esu- 
t perflue spese che si facevano nelle vela- 
I zioni e professioni delle/?e//^io5e^contra« 
rie allo spirito della perfezione religiosa, 
ed eccessiva ostentazione de'parentì. Il Pa - 
pa contribuì al matrimonio di M.' Cle- 
mentina Sobieski di Polonia jcon Giaco- 
mo III re cattolico d'//?g[Àr7fórr^i, li nce« 
▼ette in Roma e mantenne decorosamen- 
te; altrettanto facendo i suoi successori, 
che loro usarono i riguardi come a vesserò 
regnato: tutto in ^^ttaglio riportai nel 
Tol. XXXV, p. 99 e seg., essendo Roma 
papale sempre stata magnìficamente o« 
«pitale coi sovrani detronizzati. Nel 17 16 
■venne in Roma l'elettore di Baviera in 
incognito sotto il nome di contedi Trans* 
nitz, per le funzioni della settimana san* 
ta. Indi nel 17 17 si i*ecò pure in Roma 
il figlio primogenito dello czar Pietro I 
di Russia, e vi si trattenne in istretto in- 
cognito : Clemente XI lo fece servire da 
uno de' suoi nipoti Albani. Serpeggian- 
do intorno a Roma la pestilenza , col- 
le sue precauzioni il Papa impedì che vi 
penetrasse. Nella sua biografia e in tan- 
ti articoli narrai quanto Clemente XI fa 
generoso di limosine co'romani bisogno* 
si; che moltiplicò gl'istituti di beneficenza 
pubblica; quanti ornamenti aggiunse alta 
città, e della celebre Prigione pur da lui 



ROM 37 

edificata, che servi di modello alle altre, 
e forma l'ammirazione del moderno si* 
stema peni tenziario.Questo glorioso Poti* 
tefice andò a ricevere i I premio di sue sante 
azioni a' 19 marzo 1721. 

Tanta perdita fu compensata con un 
Papa romano, agli8 maggio in Innocenzo 
XIII Conti, con giubilo di tutta Roma, 
dimostrato anche nel suo possesso. Im- 
mediatamente fece prendere un pane da 
tutti i forni, per esaminarne la qualità e 
il peso, affinchè il pubblico non fosse de- 
fraudato; deputando una congregazione 
di cardinali e prelati, per mantenere l'ab- 
bondanza nella città,. minorare il prezzo 
del frumento e regolare quello de'cum- 
mestibili. Principe grave e maestoso, vide 
presto il suo fine a'7 marzo 1 734. Oli suc- 
cesse a' 19 maggio il piissimo Benedetto 
XIII Orsini de' duchi di Gravina ove 
nacque, il quale volle vi vere con semplici- 
tà; quindi visitava gl'infermi negli ospe- 
dali, e nelle case se moribondi, discen< 
dendo dalla carrozza se pregato a dare la 
Benedizione pontificia, ed anche per cre- 
simare persone di bassa condizione* Di- 
minuì le gabelle alla carne, al macinato, 
all'uva che s'introduce in Roma, abolì la 
gabella sul carbone, e restituì la franchi- 
gia ai padri di 1 2 figli, sul dazio del vino. 
Quanto fece per V Annona e Grascia, cO' 
me per {'Agricoltura, lo dichiarai a tali 
articoli. Nel 1 725 celebrò con molta edi- 
ficazione il 17.^ Anno santo. Si portò a 
consagrara la chiesa di Vignanello nella 
delegazione di Viterbo, ed in questa città 
a consagrare in arci vescovo Clemente Au- 
gusto M.* di Baviera, il quale erasi di- 
spensato dal venire in Roma, per evitare 
il ceremonìale. Ritenendo la sua chiesa 
arcivescovile di Benevento (ad esempio 
di altri Papi che conservarono il Vesco* 
vato che aveano allorché furono esaltati 
a quello di Roma), dichiarando come Cle- 
mente Vili, che intendeva che in Roma 
restasse la curia, ed ivi doversi fare l'ele- 
zione del Papa in caso di sua morte^ partì 
per Benevento a'a4 marzo 1727, vi ce- 



38 KOM 

lebiò le funzioni della settimana santa, 
e lienti'b in Roma festeggiato a'29 mag- 
gio. Ritoraò ÌD Benevento per celebrar- 
tì nel 1739 il concìlio diocesano e le 
funzioni della settimana santa, uscendo 
da Roma ai 28 mai'zo e ritornandovi ai 
] o giugno. SoleTa ritirarsi nel convento 
del suo ordine At' Predicatori ^ sul Afo/t- 
te Mario, ed ivi vestiva il suo antico e dì- 
letto abito religioso. Abusarono di sua 
bontà i beneventani suoi famigliari, e di- 
Tersi suoi ministri, precipuamente il fa- 
vorito cardinal Coscia segretario de* Afe- 
morialij il perché a dismisura si aumen- 
tarono gli aggravi della camera aposto- 
lica, oltre i debiti che sotto il predeces- 
sore ascendevano a 5o milioni di scudi 
(enei 1733 nel pontificato dell'ottimo 
successore erano arri vati a 67 milioni, co- 
me riporta Novaes, Siorin di Benedetto 
A///, o.*'io4)* Quanto ascendeva ^^ <iue- 
sto tempo Tintroito e l'esito dello stato 
pontificio, lo dissi nella biografia (in que- 
sta e seguenti epoche, l'autore diligente 
del 7ef^men/oj9o/i/ico^asserisceche l'en- 
trata ascendeva a circa due milioni e 700 
milascudi l'anno, che non s'incassava in- 
tieramente,eil£^^ci<circa annuì 1 10,000 
scudi). Il buon Papa mori a'2 1 febbraio 
1 7 3o, lasciandoci la memorìa dell' Oij^e- 
dale di s. Gallicano, per le malattie cu- 
tanee. A' 1 2 luglio sali al papato l'egregio 
Clemente XII Corsini fiorentino, d'an- 
ni 79, che essendo quasi cieco, non potè 
celebrare le Cappelle pontificie, tranne 
qualche rara assistenza e benedizione, e 
sì affidò meritamente al nipote Neri M.* 
Corsini, che fece prelato e pubblicò pel 
i.*^ nel dicembi*e cardinale, il quale go- 
vernò saggiamente, ad onta d'uno scabro- 
so pontificato. G)nfermò l'abolizione del- 
l' appalto del sapone , che introdotto in 
tempo dell'antecessore, a veano tolto i car- 
dinali in sede vacante; diminuì il prezzo 
dell'olio, e prescrisse ai prasidi dell'anno- 
fia e grascia d'invigilare che sempre vi fos- 
se abbondanza in Roma, e di castigare le 
frodi e gl'inganni de' venditori di coro- 



ROM 

mestibili. Non lasciò impuniti il cardio 
G)ScÌB e altri ministri venali^ che tao 
aveano abusato della confidenza, probi 
e innocenza di costumi di Benedetto XII 
e con processi punì e fece i*estìtuire qua 
io potè ricuperare, di che, oltre gl'i adia 
articoli, ho parlato in tanti luoghi, coi] 
ne' voi. X, p. 20, XLVI, p.i3o. D'on 
ne de'cardinali camerlengo e vicario k 
pubblicare utilissime prammatiche perì 
frenare il vano e dannosissimo lusso; i 
disgraziatamente ebbero corta dura 
Nel 1733 passando per Roma il Ticerè 
Napoli Visconti, il Papa lo teone sea 
Pranzo e gli fece donativi. Nel oiedesir 
annoCleraenteXII benignamente ricc 
Mulei nipote del re di Marocco; si a 
vertì, gli assegnò una pensione, e fu 1 
polto in s. Andrea delle Fratte: si pon 
vedere i voi. XLIII, p. 108, e XLV, 
1 76. Nel suo pontificato morendo in E 
ma M.* Clementina regina cattolica d'I 
ghilterra. Clemente Xil le fece celebre 
que'funerali che ricordai nel voi. XXX 
p.iooeioi. Neli734a'6 maggio si 
tacco il fuoco ad un castello di legna su 
ripa del Tevere, vicino alla Porta del F 
polo e incontro la piazza dell* Oca. I 
la sua veemenza accresciuta da furi< 
vento, in 12 ore restò consunta la legi 
ra ivi esistente^ con circa 60 case, ed il I 
pa sovvenne con denaro 4)OOo perse 
che in quella aitale disgrazia restare 
senza abitazione. I danni sarebbero s 
ti maggiori, se a colpi di cannone noi 
fossero atterrate diverse case per inti 
rompere la comunicazione colle altre. 1 
medesimo luogo fece poi fabbricare 
grandioso circondario di muro, den 
il quale si dovesse conservare la prov 
sione delle legna. Nella sua biografia 
a Immuntfa narrai ì tumulti accaduti 
Roma per l' abuso che i diplomatici 
cevano delle franchigie, e quanto op< 
Clemente XII. Mancato a'viventi a'6 £ 
braio 1737 il senatore Frangipani, < 
trarono ad esercitare il senatorato i oc 
servatori EmiUoMassimi^Marc^Antoi 



ROM 

Crassi, Gio. Ballista Sacchttlij iodi ilPa- 
pa con breve Dominò ieoatoi^e il barone 
Nicolò Bielcke svedese^cfae avea abiurato 
l'eresia luterana nelle mani del Papa nel 
1 735, il quale l'aveva fatto cameriere di 
spada e cappa, e della cui prosapia Brigi- 
da fu regina di Svezia , come moglie di 
Carlo Vili. Con pubblica cavalcata fece 
il suo solenne ingresso in Roma a'5 mag- 
gio, di cui si ha la Relazione stampata^ 
come di altri senatori, avendo già pre- 
stato al cardinal camerlengo ilgiuramen* 
to di fedeltà, come ai conservatori. Di que- 
sto senatore abbiamo ancora , Memorie 
sloriche della vita di Nicolò Bielcke se» 
natoredi Roma, ivi 1 769, colla cronolo- 
gia de'senatori, le quali furono riprodot- 
te in Venezia nel 1 770, col nome del p. 
Francesco della ss. Trinità della reden- 
zione degli schiavi. Racconta No vaes che 
contro di esso insorsero alcune contro- 
versie pel ceremoniale, rapporto a'prin* 
cipi romani ed agli ambasciatori; ma il 
Papa le sopì con bolla pubblicata nello 
stesso mese di maggio, prescrivendo che 
nell'avvenire il senatore di Roma sia re* 
putato nipote del Papa regnante (di che 
a PAREirTE),abbia l'uso della Campanella 
(il quale godono da antichissimo tempo 
anche i conserva tori), del Baldacchino {òì 
cui pure e meglio a Ombrellino, insegna 
principesca, che egualmente gode), ed as- 
segnò 6000 scudi annui di appannaggio, 
come avea ordinato Innocenzo XIII. Nel 
1 788 a'24 maggio il Papa mandò ai con- 
fini delio stato mg/ Chigi col carattere 
di nunzio straordinario, per accompagna- 
re M.* Amalia di Sassonia, figlia di Au- 
gusto III redi Polonia, fino ai confini di 
Napoli, di cui andava ad essere regina,co- 
me sposa di re Carlo Borbone, la quale 
prima di arrivare a Ferrara avea trovato 
il cardinal Mosca legato, a ciò destinato 
nel concistoro de'21 maggio, il quale in 
nome di Clemente XII la ricevè col do* 
vuto onore, le presentò V apostolica be- 
nedizione e molti doni. La regina fu ser- 
vita per tutto Io stato dal marchese Pa* 



R O M 39 

trizio Patrizi generale AtWt Poste Ponti» 
yfcìe^qual commissario pontificio. A Vel- 
letri il cardinal Neri rinnovò gli ossequi 
dello zio, e le raccomandògli affari pen- 
denti colla s. Sede. Grata la regina a tan- 
te dimostrazioni, non potendo recarsi in 
Roma, mandò a riugraziara riverente- 
mente il Papa per l'Orsini duca di Gra- 
vina. Clemente XII fu generoso coelette- 
rati e co'romani, con magnificenza ag* 
giunse edifizì e abbellimenti a Roma, di- 
chiarati nella biografia e in molti artico- 
li, e principalmente nella basìlica Late- 
ranense, nel palazzo Quirinale,nel museo 
Capitolino di Campidoglio, ove l&bbricò 
un edifizio perragricoltura,nella fontana 
di Ti*evi, e altri illustrati dal forlivese Gio. 
Battista Gaddi: Roma nobilitata nelle sue 
fabbriche da Clemente XI I^Romsi i^ 36. 
Morto questo Papa a' 6 febbraio i74o> 
decorò il trono pontificale il dotto ed eru- 
ditissimo Benedetto XlP^a' 1 7 agosto, che 
immediatamente riformò le molte spese 
che sì £;cèro ne'precedenti pontificati, on - 
de l'erario era in condizione deplorabile, 
erannuo£/e/?c//sommava a aoo,oooscu« 
di. Principe illuminalo, procurò di rifor- 
mare l'esuberante lusso della nobiltà ro- 
mana che minava la loro esistenza; ma 
i savi progetti fatti per rimediarvi radi- 
calmente dai nobili Patrizi,Theodoli,Cre- 
scenzì e Petroni, ebbero la disgrazia di 
essere fra loro opposti, e di aver trovato 
i disordini troppo inveterati. Soppresse 
diverse imposizioni, e per sopperire ai bi- 
sogni del tesoro pontificio introdusse nel 
1 74 1 la carta bollata, già risoluta dal pre- 
deces8ore,a bai^ 2 il foglio quella pei con- 
tratti e scritture da esibirsi in giudizio; 
e di bai. io per le patenti de'Iuoghi dei 
monti, dandone l'appalto per annuiscudì 
60,000; ma abusandone i ministri cama- 
rali,soppresse il boi lo,e sostituì un'equiva- 
lente imposta ripartita sulle comuni del- 
lo stato: Roma fu tassata per 24,000 scu- 
di sui luoghi de'monti. Rimproverò acre* 
mente coloro che volevano impedire a'po- 
veri la raccolta delle spighe di grano ri- 



4o ROM 

maste dopo la mietitura, ciò che nella s. 
Scrittura era permesso, e con due bolle 
ÌDgiuDsela pena di scudi 3oa chi con ab* 
bominevole durezza non avesse permesso 
la spigolatura. Per accrescere il culto ai 
ss. Pietro e Paolo, cui Roma è debitrice 
deUe maggiori grazie, ne ordinò il solen- 
ne otta vario, e come principali protettori 
della città, obbligò il senato romano a vi- 
sitare con tutta la curia capitolina neirul- 
timo giorno le ss. Teste, una delle chia- 
vi delle quali é presso i conservatori. Nel 
1 744 ^u 8 visitare il Papa nel giardino del 
Palazzo Quirinale il re di Napoli Car* 
lo di Borbone, il quale nella notte del 
3 novembre dormi nella vìWa Patrizi, Il 
Papa gli fece presentare ricchi doni e im< 
bandire un pranzo nel palazzo Vatica- 
no. Nel 1 746 prescrisse l'ordine e il nu- 
rnero delle Famiglie nobili di Roma, sta • 
bilendo ai conservatori il modo di am- 
mettere le altre. In quest'anno si ravvivò 
nuovamente la controversia tra mg.** go- 
vernatore di Roma, il senatore ed i con- 
servatori,i quali ultimi non volevano per- 
mettere che quelli in occasione di assistere 
al Corso nel carnevale avessero sedie di- 
stinte dalle loro. Furono deputati 5 car- 
dinali ad esaminare questa vertenza , ai 
quali il governatore e il senatore dimo- 
strarono il possesso immemorabile di det- 
ta preminenza; ed il senatore fece rimar- 
care il gran distintivo della sedia in mar- 
mo a guisa di trono, che godeva sino da 
Gregorio XIII che avea formato l'ultimo 
statuto di Roma, esistente nel salone del 
palazzo senatorio, la quale in ogni trime- 
stre in cui il senatore dava il possesso ai 
nuovi conservatori era guarnita e decora- 
ta di damaschi cremisi e oro, anche nelle 
due colonne laterali, con fregi di velluto 
cremisi bordati d'oro a 3 ordini nel fron- 
tespìzio superiore della sedia e suo cusci- 
no, e con tappeto suppedaneo che cuo- 
priva gli scalini per cui si ascendeva alla 
sedia. Per tale possesso i conservatori se* 
de vano nelle due .parti laterali alla sedia 
senatoria, sopra due seditori di marmo, 



ROM 

coperte da due portiere di velluto violet- 
to senza ornamento, con cuscini • tenu 
suppedanei.La questione fu risoluta con- 
tro i conservatori. Per la celebrazione dd 
i8.*^ Anno santo i';5o, Beoedelto XIV 
ad esempio de'pi'edecessorì invitò i car- 
dinali a riparare e abbellire le loro chie- 
se, ciò ch'egli medesimo fece con molli^ 
e notate nella biografia e luoghi rispet- 
tivi, insieme a quanto altro eseguì a co* 
modo e decoro di Roma. Procurò la na- 
tificazione del popolo romano con pub- 
bliche Missioni, essendo conveniente che 
esso dasse edificazione ai forestieri, mas- 
sime in tale tempo salutai*e; deputando 
un giudice per le differenze che poteva- 
no nascere tra'forestieri e i romaui nelle 
cose civili, ed una congregazione di car- 
dinali per le criminali. Nel sopprimere 
Innocenzo XII tutti i tribunali de'giudià 
particolari di Roma, aveva lasciato a'ooa- 
servatori di Roma il diritto di costituire 
un prelato della curia romana per giu- 
dice privato della camera capito lina, ac- 
ciò giudicasse le cause in cui tal cumers 
avesse diritto, come si praticava ainod* 
Paolo li. Per la riforma poi da Benedetto 
XIV fatta nei Tribunali di Roma, nato 
dubbio se ai conservatori era restata sif- 
fatta autorità. Benedetto XI V colla bolla 
Siticerae fidei^ de^W ii dicembre 1749» 
Bull, magn. t. 17, p. 285, dichiarò che 
il tribunale de'conservatori di Roma non 
era compreso nella soppressione da sciat- 
ta di altri tribunali, che anzi lo confer- 
mò cogli antichi diritti e privilegi, voleo' 
do che il giudice della camera capitolina 
fosse reputato giudice ordinario, da Ile cui 
sentenze non si potesse appellare. Il giu- 
bileo riuscì ottimamente; solo insorse 
quella differenza che riportai a Birri, éait 
non si volevano dai sostenitori delle fran- 
chigie. Nel Campidoglio il Papa istituì 
un'accademia di pittori e scultori detta 
del nudo, e collocò in essa una bella galr 
leria di quadri, poi riunita a quella di 9. 
Luca. Nel 1 751 si recò in Roma il prio'^ 
cipa di Due Ponti, a cui il Papa nel i.T 



I 



aoM 

^ giorno dì quaresima conferì la cresima , 

* o regalò il cor{M) di santa Giulia di nome 
' ' proprio, trovato nel dmiterio di Rignano. 

* Morì il gran Pontefice Benedetto XI V ai 
} 3 maggio 1 758, e gli successe l'etcellente 
■' Clemente XIIl Rezzonico a'6 luglio. In- 

^ Testando gli assassini le provinciedi Ma* 

* riltiraa e Campagna, fino alle vicinanze 
^ di Roma, rinnovò il Papa le prescrizioni 
I severe di Sisto V. Curò l'abbondanza di 
■ Roma e nello stato, particolarmente nella 
I carestia del Ì764) e fece moltissimo pei 

Poveri e per Y Annona y e quanto «Uro 
riportai nella biografia, descrivendo que- 
sto penoso pontificalo, in cui la religione 
s'incominciò a perseguitare in molti stali, 
anche per abbattere Ta u tori là della s. Se- 
de. Mentre il Papa era in Castel Gandol- 
fo, il sena loreBielcke ammalò gravemen- 
te, onde si mandò a prendere Tapostoli- 
ca benedizione che Clemente Xlll com- 
partì paternamente. Essendo morto il se- 
natore Bielcke ai 12 giugno 1765, il suo 
corpo fu esposto nel palazzo senatorio da 
lui abitato: indi a' 16 presero le redini 
della carica i conservatori Domenico BuS' 
i7, Giuseppe Nwiez de Tolis^ Benedetto 
Orsini, Poscia Clemente Xlll con breve 
del I .° luglio creò senatore il proprio ni- 
pote Abbondio Rezzonico patrizio vene* 
lu: Vitale loda la di lui vigilanza per re- 
datta amministrazione della giustizia nel 
suo tribunale senatorio, e pel genio col 
quale incoraggi e protesse le scienze e le 
belle arti. Dopo aver preso il possesso 
privato, pigliò quello pubblico che de- 
scrive Vitale, rilevando che in questa fun- 
zione s' introdusse Y uso che i cardinali 
mandavano due gentiluomini a cavallo 
col palafreniere portando il cappello pon- 
tificale cardinalizio, cavalcando secondo 
il consueto sopra mula bardata di fini- 
luenti e gualdrappa rossa, al palazzo apo- 
stolico, da dove il senatore in cavalcata 
si recava in Campidoglio pel solenne pos- 
sesso. Ad efietto che il senatore potesse 
con decoro esercitare la dignità, avuto ri- 
guardo alle spese maggiori che ne'tempi 



ROM 41 

correnti dove? ansi fare, per ragione del 
lusso superiore a quello de' tempi passati, 
Clemente Xlll col moto-proprio che ri- 
porta Vitale , ordinò che dalla camera 
capitolina si dovessero pagare scudi 70 
mensili al senatore, e altrettanto a' suc- 
cessori, oltre il solito onorario^ Da que* 
stodocumento si rileva, che Clemente XII 
avea prorogato la durala del magistrato 
de'3 conservatori e priore de' caporioni 
da tre a sei mesi, come nell'avere illustra 
residenza in Campidoglio nel copioso mu- 
seo delle statue; che Benedetto XIV ave- 
va ristretto alla sola nobiltà di Roma il 
diritto di occupare le cariche di conser» 
valori, di priore de' caporioni, e di altre 
appartenenti alT auiministrazione e go- 
verno della camera capitolina; che noues- 
sendocorrispondentealla rappresentanza 
il tenue assegno di scudi 1 3 e bai. 65 meo- 
sili di ciascun senatore, e di scudi 6 e bai. 
85 al priore, oltre gli altri scudi 6 e bai. 
60 che ognuno di loro ricevea mensilmen- 
te per l'intervento alle due congregazioni 
economiche, e considerando il Papa so- 
pravanzare annualmente dalle rendite 
della camera capitolina piùdiscudi 2200, 
e che quanto prima potevano ascendere 
ascudi4ooo,detrattelultelespe8eequel- 
le pei 3 palazzi capitolini, fontane e ac- 
quedotti appartenenti alla camera capi- 
tolina, e quelle per le mura della città, 
così aumentò col fondo di detti avanzi 
l'assegno in mensili scudi 70, da ripartirsi 
scudi 20 per cadauno de'conser valori, e 
scudi IO al priore de' caporioni, oltre i 
solili antichi onorari loro propri. Di poi 
il senatore Rezzonico fu anche fatto Go/t- 
faloniere del popolo romano. Il senatore 
pel buon ordine del tribunale di Campi- 
doglio, avendo osservato che molti gio- 
vani sostituti de'notari capitolini, senza 
aver ottenuto la matricola, solita conce- 
dersi dal collegio degli archivi, e l'appro- 
vazione del senatore a cui erano subor- 
dinati, ardivano rogare testamenti e al- 
tri atti, contro la costituzione di Bene- 
detto XIlI;Qfi{<m nostrum^à&ì 1 728, con 



42 AOM 

sua DotiAeazione ordioò che i detti fosti- 
tuti dovessero sottoporsi ad esame per ot- 
tenere TapproTazione; il quale esame si 
dovesse (are innanzi al senatore , a due 
curiali di collegio e a due capi-notari ca- 
pitolini. Nel voi. XXXV, p, I oo ricordai 
i solenni funerali fatti celebi*are dal Pa- 
pa a Giacomo HI re cattolico d'Inghilter- 
ra, morto in Roma nel 1 766. Clemente 
XIII terminò la comoda e luminosa &b- 
brica, posta in Piazza di Termini^ accan- 
to ai granari pubblici, di io pozzi e Sa 
grandi vettine murate per conservare l'o- 
lio del l'^n/io^ia romana e tribù naie del la 
Grasciaj dell'uso posteriore de'quali lo- 
cali e de'granari trattai ne'vol. XLIII, p. 
Sa, L V, p. 1 6, a Ospizio di s. Maria degli 
Angeli. A Povero notai quanto il Papa 
fece per la carestia. Nel 1 768 pel passag- 
gio nello stato e venuta in Roma di Ca- 
rolina regina di Napoli, il Papa destinò 
Dunzioslraordinarioper riceverla ai con- 
fini mg.'^ Millo, e per legato il cardinal 
Girolamo Spinola. 

ClementeXI 1 1 fra leangustie in cui a vea 
passatoli suo pontificato, rese lo spirito al 
Creatore a'S febbraio 1 769. Nel Conciasse 
visitato da Giuseppe li imperatore, e da 
Pietro Leopoldo granduca di Toscana , 
gli successe a' 1 9 maggio Clemente XI F', 
già minore conventuale, in un tempo in 
cui le sette avevano incominciato l'opera 
infernale per abbattere gli altari ei tro- 
ni, promulgando i diritti dell'uòmo e la 
so? ranità del popolo , per cui derivò in 
molti il desiderio di partecipare al reggi- 
mento dello slato; in conseguenza in epo- 
ca la più svantaggiosa pei religiosi, ovun- 
que fieramente bersagliati. Prese provvi • 
denze sul prezzo dell' olio , del sapone e 
suiragricoltura; permise per sollievo del- 
le povere famiglie romane la macinazio- 
ne del grano per proprio uso; indi pro- 
curò di pacificarsi colle corti, le quali per 
le loro pretensioni erano in discordia col- 
la s. Sede, e vi riuscì. Fece incontrare al 
confini dello stato e accompagnare in Ro- 
ma il duca di Glocestcr fratello del te 



> ROM 

d'Inghilterra, gli fece presentare qua' do* 
natiti che si solevano praticar» coi sovra* 
dì e principi reali che venivano in Rcndì^ 
a mezzo del Maestro di casa de* ss, pe^ 
lazzi apostolici, e lo festeggiò coirUlumi- 
nazione della basilica Vaticana; doo mi- 
nori onori rese al fratello duca di Cam- 
berland , quando si recò in Roma ; il re 
Giorgiolll scrisse lettera di ringraziameoF 
to al Papa, ed accettò la sua mediasione, 
per pacificarsi col duca di Cumberland. 
Nel 1771 il Papa fece per tutto lo stato 
assistere la principessa M.* Valburga di 
Baviera, vedova dell'elettore di Sataonii; 
a Civita Castellana l'incontrò il marche- 
se Massimo generale delle poste, e giunta 
in Roma la mandò a complimentare dsl 
prelato ^f^eftrodf Camera ìÌbl prindpei* 
sa Albani l' accompagnò all' Udienza, e 
Clemente XIV le donò una preziosa co- 
rona benedetta di diaspro sanguigno, eoo 
cammeo esprimente il Salvatore, oontor* 
nato di brillanti. Nel di seguente le maa- 
dò un Crocefisso d'oro ornato di gioie, eoa 
indulgenze; ìndi ordinò una corsa diba^ 
beri per rallegrarla. Ritornata poi la pria- 
cipessa da Napoli, la regalò d'un corpo di 
s. Vittoria martire, d'una cassa d'Agnus 
Dei benedetti, e di due quadri, uno in a- 
razzo rappresentante s. Giovanni aposto- 
lo, l'altro la propria effigie. Per sdebitar- 
mi della promessa d'indicare i sovrani e 
prindpi reali d'ambo i sessi, venuti in Ro* 
ma, oltre quelli che descrissi a Ainri SAirri, 
e a LiMiNA APOSTOLORUM, Tho fin qui a- 
dempita, indicando i modi de'ricevimea- 
ti e dove ne tratto; pei seguenti 6 ponti- 
ficati poi, avendo ciò notato nelle bi<^ra* 
fie di ciascuno, mi asterrò di riparlarne^ 
come sarò più. breve, essendo le medesi- 
me abbastanza diffuse , per conoscere e* 
ziandio ciò che ha rapportoconRoaia,e 
gli abbellimenti aggiunti da ciascuno dei 
Papi. Clemente XIV ha la gloria di avere 
incominciato il Museo Praticano: efj\ì do* 
pò aver soppresso i Gesuiti, con animo 
agitato e amareggiato, poco dopo termi* 
n^ la sua carriera mQvtale a' 22 fetleni- 



I 






ROM 

br€ 1 774» A' 1 5 febbraio 1 7 75 fu creato il 
glorioso Pio FlBraschi, ed una delle sue 
prime cure dell'apostolico ministero fu la 
celebrazione del i g.^ Àtmo santo; quindi 
si applicò alla riforma di Roma, rimuo« 
Ycndolesmodate generosità fatte dalpre* 
decessore, ed occupaqdosi a migliorare 
V Àgricollura, V Annona^ le Dogane^ i da- 
zi, oltre la grandiosa impresa del prosciu* 
garoento delle Paludi Pontine j raffre* 
nando l'ingordigia de'fornari, e gli enor- 
mi abusi delle franchigie , che tante agi* 
lezioni procacciarono ai romani. Delle de- 
plorabili cedole che fu costretto a porre 
in corso, in luogo delle Mone/e pontificie^ 
a questo articolo ne parlai t quanto al Ca* 
i /<95toda lui ordinato, meglio è tedereCov- 
i| GKEGAzioNE DEL Cekso. Luogo Sarebbe io- 
I dtcare i monumenti magnifici e sontuosi 
I di cui arricchì Roma , indicati nella bio- 
1^ grafia e descritti a'ioro articoli; primeg- 
i giano tra le sue opere il Museo Pratica* 

■ no eminentemente ingrandito, e l'erezio- 
^ ne della sagrestia Vaticana; da per tutto 
fi in Roma si'trovano belle memorie di sua 
I veramente splendida munificenza. Procu- 

■ rò di allontanare la Pestilenza j e di prò v - 
f Tedere alle carestie. A mezzo del celebre 
i tesoriere Fabrizio Riiffo^ Pio VI fece non 
i poche operazioni per diminuire le cedole, 
ì e si può dire che fu l'autore d'iin regolare 
I sistema finanziario di Dogane, con che a- 
I boli i privilegi feudali delle tante gabelle 
I che sì pagavano nel transito da feudo n 

feudo,cii pedaggi e altro. A vantaggio delia 
Chiesa i ntraprese il viaggio di Fienna^ di - 
chiarandoche in Roma restava la curia, ed 
ivi doversi eleggere il successore,s'egli mo- 
l'iva : consegnò V Anello Pescatorio al se- 
gretario de'brevi, ed il governo di Roma 
e dello stato al cardinal Lazzaro Opizio 
Pallavicino se^vei'àYxo ÓA stato; ai due ni- 
poti Braschi die il testamento sigillato. Ài 
27 febbraio 1783 parti da Roma fra gli 
applausi de' romani, e co' loro festeggia* 
menti fu ricevuto nel ritorno a' 1 3 giugno. 
Si trovò nella necessità di prendere nel. 
1 783 in imprestito 3 milioni discudi;cib 



fect per aiutare l'agricoltura a impiegare 
artisti per Toroamento di Roma, i quali vi 
traevano il sostentamento. Avendo Pio 
VI ritenuto col pontificato l'abbazia nul'^ 
lius di Subiaco (ad Abbate riportai altri 
esempi di simili abbazie ritenute dai Pa- 
pi dopo la loro esaltazione al pontificato» 
cui é inerente il. vescovato di Roma, ed a 
Pio IX notai, che già Papa assunse il go- 
verno abbaziale di detta abbazia) e fab« 
bricata decorosa cattedrale, si portò a cou- 
sagrarla neh 789. Fu questa l'epoca in« 
felice io cui scoppiarono più apertamen* 
te le turbolenze di Francia, le cui terri- 
bili conseguenze gravitando sull'Europa, 
ed in ispecie sull'Italia, lo stato pontificio e 
Roma, le narrai diffusamente al citato ar- 
ticolo, ove eziandio con dettaglio descris* 
si le condizioni de'dominii ecclesiastici e di 
Roma, con quanto immensamente soffri- 
rono e impoverirono, nel complesso degli 
avvenimenti di sempre infausta e dolorosa 
ricordanza, e da cui conseguitarono altre 
catastrofi. Incominciarono pure le tribo- 
lazioni del generoso Pio VI, che ne fu vit< 
tima e martire di patimenti, piangendo* 
si ancora lospirito rivoluzionario e di li* 
berta che invase una gran parte de'sud- 
diti della chiesa romana, e che produsse 
poi quegli amari frutti che ancora deplo« 
riamo nel risentirne i gravissimi danni , 
nell'economico, nel morale e nel religioso. 
11 Papa nel fare imprigionare nella for* 
tezza di s. Leo nel Monte Feltro, il famo- 
so Cagliostro implicato ntU'eclatanteaffà* 
ve della collana, che fece sfigurare il car- 
dinal Lodovico de Rohan comprometten- 
do la s. Sede, dalle deposizioni di Giglio- 
slro, come principale settario de'Mura' 
tori, si potè conoscere le loi*o diaboliche 
trame contro la Chiesa e la sovranità. La 
sanguinosa e orribile rì voi uzione di Frao* 
eia, caduta in feroce anarchia , e la pro- 
clamazione della repubblica, giunse a de- 
capitare barbaramente il re e la regina, e 
ad esterminare la religione cattolica, per 
opera pracipuameote delle sette de'filoso'* 
fi atei e d(i Giacobini j onde nello stato e 



44 ^OM 

ÌD Roma 9ì rifugiarono molti del perse* 
guitato clero fiaiicese e le zie di Luigi 
XVI. Il Papa le accolse benignamente, fe« 
ce loro presentare dal maestro di casa 
dei palazzi apostolici diversi oommestibi« 
li, consistenti in cera, canditi, confettu- 
re, cafie,frutti, formaggi, vini, pesci, prò* 
ficiutti, zuccaro, ed una mongana viva, in 
lutto 70 portate. Inoltre Pio VI volen- 
do dimo8trai*e quanto gli era grata la fa* 
miglia reale di Francia, sebbene i Papi 
non sieno soliti visitare i principi e prin- 
cipesse reali, si recò con treno semi- pub* 
blioo al palazzo del ministro cardinal de 
Bernis, a farle graziosa visita. In mez* 
zo a tanti sovrastanti pericoli, Pio VI 
aumentò le Milizie^ ed istituì in Roma la 
guardia Cmca pontifidaj sospese i tea* 
tri ed altri pubblici divertimenti, ed or- 
dinò pubbliche preghiere. Dopo avere i 
dispotici tiranni dominatori del già flo- 
ridissimo regno di Francia, abolito ogni 
culto religioso 9 si disposero alaci'emente 
ad abbattere la s. Sede rocca della fede, e 
democratizzare Roma, con tutto lo stato 
papale, come aveano fatto di Avignone e 
contado Fenaissino^ dominii della chie* 
sa romana, occupati e riuniti a Francia. 
Si cominciò dai francesi ad esigere il ru 
conoscimento di loro repubblica, invian- 
do emissari segreti in Roma e nello sta- 
to per rivoluzionarlo. Per cominciare dal- 
lo sconvolgimento di Roma vi mandaro- 
no aglii I gennaio 1798 i cittadini Ugo 
Basvillee La Flotte, ili .Me' quali come 
console di Francia col compagno esigendo 
il riconoscimento della repubblica fran- 
cese, minacciando stragi e rovine, e vo- 
lendo erigere lo stemma rivoluzionario 
sulla porta del suo. palazzo e su quella 
dell'accademia di Francia, i romani co- 
minciarono a fremere. Tutta volta, dopo 
avere Basvilledi prepotenza innalzatolo 
.stemma repubblicano, vei*soleore 23 del 
giorno 1 3 La Flotte e Basville comparvero 
Isella via del Gorso,come la più frequenta- 
ta della città, massime per essere domeni- 
ca, in carrozza con coccarde repubblica- 



ROM 

ne e pehnacdii trioolorati (Fi tmituraU 
grandezza, con servi e cocchiere guarniti 
alla stessa maniera. A quest'altro insulto 
pubblico, la plebe incominciòa tumultua* 
re, prendendolo per ingiurìa al prìncipa* 
toe alla religione, che assai amava no« 
essendoancora demoralizzata : gridò Fi» 
va s, Pietro^ viva la Religione^ viva Pia 
VI ^ e si scagliò furiosamente contro k 
carrozza , dalla quale imprudentemente 
La Flotte scaricò una pistola sulla mol- 
titudine. Questa di più inasprita instili 
la fuggente carrozza, ricoverandosi gria- 
cauti francesi in casa del banchiere M ott, 
dove entrò il popolo furibondo, non po- 
tendo essere frenato dalla truppa accor- 
sa. Trovato nascosto Basville, e quésti di- 
ft^ndendosì con uno stile, ferì qualcuno 
degli oggressori e restò vittima di qne* 
st'altra imprudenza,venendo mortalmen* 
te offeso nel basso ventre. Dolente il Pt* 
pa dell'accaduto, subito gli spedi il suo 
chirurgo per curarlo, e mg.** vicegereo' 
te per assisterlo, ma nel seguente giorno 
morì, dopo avere detestato i giuramenti 
fatti alla i*epubblica, e ricevuto esemplar* 
mente i sagramenti. Il Papa a sue spev 
gli tace celebrare i funerali, nella cbiesi 
parrocchiale di s. Lorenzo in Lucina, o* 
ve restò sepolto. Il celebre abbate Vin- 
cenzo Monti segretario del duca Braschi, 
pubblicò una Gintica o poema in 3.' ri- 
ma, in cui tutto narrò veracemente; ma 
cambiando poi i suoi principii politici, o* 
scurò le traode della precedente sincera 
esposizione. Di lui abbiamo: In morie A 
Ugo Basville seguita in Roma li 1 4 gen* 
naia 1 793, con vari altri canti^ Mantova 
1798. In nome del senato e popolo ro« 
roano fu fatta un'iscrizione, in cui Pio VI 
fu acclamato magnanimo e Padre delÌA 
patria^ per attestargli il loro affettuoso 
attaccamento; volevano ancora erigergli 
una statua in Campidoglio, e per l'oppo- 
sizione del Papa, il senatore Rezzonico li 
contentò di porre un'onorevole iscriùona 
nel salone di Campidoglio stesso. Sopraf- 
fiitto da angustie Pio VI pel triste avve^. 






ROM 

itòy diede ordini severi per calma- 
popolo effervescente , e potè anche 
i poi aIU*o tumulto eccitato contro 
cesi a' 10 febbraio: fece immediala- 
e partire con sicura scorta per Na- 
ia vedova, il figlio dell'ucciso, e La 
ì cagione di tutto, somministrando- 
idi 70 pel viaggio. Spedi Pio VI a 
le corti d'Europa una relazione e- 
dell'accaduto, donde risulta la sua 
innocenza; e con editto condannò 
sso del popolo, invitando tutti alla 
uillità ed a rispettare i francesi. Ap- 
il governo di Francia seppe la ojor« 
Basville giurò vendetta, calunniane 
'pubblici fogli il Papa e il suo go- 
> che occultamente avessero fevori- 
ssassinio; preudendo questo prete* 
r vendicare il negato ri conoscimen- 
nerali fatti al sagrificato Luigi XVI, 
avere creato cardinale Maury, 1 
blicani fi'ancesi con più ardore spin- 
sudditi pontificiialla ribellione e si 
ina trama contro la sagra persona 
ipa. Nel 1795 venendo Pio VI a sa- 
he il governo francese a vea decre- 
occupazione degli stati della Chiesa 
la detronizzazione, aumentò i mez- 
ifèsa, e per la penuria della mone- 
re le gravezze che a vea dovuto ìm- 
invitò tutti a portare nella Zecca 
l'argento, col frutto del 4'/^ per 
^endogià creati nel medesimo anno 
mi in nuove cedole. Si dovettero fa- 
rse economie, e vendere non poche 
ioni della s. Sede. Finalmente nel 
il generale Napoleone Bonaparte 
)so degli stati dì Italia y occupò col- 
i Bologna j Ferrara e altri luoghi, 
ad evitare perdite e mali maggiori, 
fu indotto al gravosissimo armisli- 
lologna, concluso con Napoleone ai 
'giugno,con cedere quelle due lega- 
Faenza^ pagare 1 5 milioni di fi*an- 
*eperP^2rig[t 100 codici della biblio- 
Bticana, 1 00 pezzi di pittura e scul- 
>iii famosi e più rari, specialmente 
ssi i busti capi d'opera, di Giimio 



ROM 45 

Bruto in bronzo, di Marco Bruto in mar* 
mo esistenti in Campidoglio, quali pro' 
totipi del repubblicanismo, onde si volle 
dai francesi e altri repubblicani imitarli 
nella foggia de'capelli, abbandonando pa« 
rucche, cipria e codini; ed inoltre il Papa 
dovette mandare un plenipotenziario a 
Parigij a condolersi e domandar scusa per 
la morte di Basville , quindi stabilire In 
pace col governo. Per soddisfare ai du^ 
rissimi patti imposti dal più forte^ Pio VI 
levò da Castel s, Angelo il tesoro riposto- 
vi da Sisto V , gli convenne prendere a 
cambio un milione di scudi, e servirsi del 
ricavato dagli ori eargenti, essendo in que- 
sto tempo gravato il tesoro pontificio di 
circa 100 milioni di scudi di debiti, com- 
prése le cedole, i Luoghi di MontCy ed i 
F'acahili, Nel medesimo anno a'9 luglio, 
in Roma prodigiosamenteaprirono gli oc- 
chi molte sagre Immagini AtW^ B. Ver* 
gine, che noverai a quell'articolo, il che 
fece concepire timori csperanze, onde Pio 
VI ordinò pubbliche missioni nellepiazze. 
Ma Francia per 1 /condizione di pace do- 
mandò la ritrattazione de' brevi di con- 
danna della Costituzione ci vile del clero di 
Francia. Domanda inammissibile, per cui 
Pio VI fece n uovi armamenti,conti-ibuen* 
dovi Colonna^ Pamphilj^Doria, Torlopia 
e divei*si altri signori; mentre i romani e 
altri sudditi, accorgendosi di qual tempra 
fòsse la libertà che lor volevano donare 
i francési, insorti al gridò i Fii^a Gesù, 
viva Maria j viva Pio Vly molli di quel- 
li delle Provincie non pochi ne massacra- 
rono, per vendicare gli oltraggi d'ogni 
sorte commessi dai soldati. Presso Faen* 
za le Milizie pontificie, opponendosi alla 
marcia de'francesi,furono sbaraglia te.Ro* 
ma cadde nella più grande costernazio- 
ne, essendosi i francesi impadroniti dello 
stato, sino e comprese le provincie di An- 
cona e Macerata ossia la Marca. Pio VI 
dovette contentarsi della rovinosa pace dì 
Tolentino ^óe' 1 9 febbraio 1 797 , in cui ol - 
tre il convenuto a .Bologna , soggiacque 
ad altre dure condizioni , ed a cedere la 



46 ROM 

BomagDa, Avignone e la contea Venaisii- 
na ; quindi in Roma e altrove si fecero 
nuove requisizioni d'ori e argenti, anche 
delle chiese, nuovi impi'estiti, nuove cedo* 
le, ed inoltre vendita de'beni ecclesiasti- 
ci rustici in tutto lo stato. Si pi*oclanaòla 
repubblica nelle provi ocie occupate dai 
fi*ancesi, e furono incorporate alla repub* 
blica Cisalpina^ di cui parlai a Italia. In 
Francia si dispose tutto perché in Roma 
s'introducesse la democrazia rappresenta- 
tiva. Vedendosi vicina la morte di Pio VI, 
si opinò d'impedirne la successione, ovve- 
ro nel conclave usare del diritto che dava 
il trattato di Tolentino, come succeduti 
alle pretese ragioni de' re di Francia; a tale 
effetto si diedero commissioni a Giusep- 
pe Bonaparte ambasciatore della repub- 
blica in Roma. Frattanto emissari france* 
sì piti volte tentarono in Roma rivolutio- 
DÌ, ove giunse pure per democratiuarla 
il generale Duphault, il quale nel modo 
detlo a Francia, volendo a'28 dicembre 
audacemente piantare l'albero della li* 
berta sul Campidoglio, fu ucciso nel pa- 
lazzo Corsini, ad onta che la Civica pori" 
tìficia facesse di tutto per impedirlo. Tan- 
to bastò perchè il governo francese ordi- 
nasse l'intiera invasione dello stato pon- 
tificio, la detronizzazione e prigionia di 
Pio VI, e la proclamazione della repub- 
blica in Roma e da per tutto. Ciò fu ef- 
fettuato nel 1 798, a nulla valendo le giu- 
stificazioni e offerte del Papa. Il generale 
A lessandroBei'thier comandante le trup- 
|)e francesi in Italia, d'ordine di Napoleo- 
ne cui era succeduto, s' impadronì delle 
Provincie d'Urbino e Pesaro^ di Macera- 
ta, indi delle altre: nulla valutando il ge- 
nerale le deputazioni inviategli dal Papa, 
si ricusò riceverle e restò inflessibile; ap- 
pena ascoltò l'ambasciatoredi Napoli Bei- 
monte mediatore, cui fece travedere che 
non sarebbe entrato in Roma. U avan- 
guardia sotto gli ordini del generale Dal- 
lemagne, giunse a Baccano e alla Storta, 
onde a' g febbraio Pio VI volle tentare 
nuovamenteranimodelgeneralBerthìer^ 



ROM 

permeilo d'alcuni cardinali, e dell'it 
dele cav. de Azzera ministro di Spag 
segreto amico de'francesi, ma senza efl 
lo; solo il generale riprotestò, che ven 
a punire gli assassini di Duphault, gf 
sulti fatti all' ambasciatore Bonapartc 
doversi tenere il popolo tranquillo; la 
de Pio VI fidandosi alle sue promes 
ch'egli sarebbe rispettato, non volle p( 
in salvo, ed in vece esortò i ronnanl < 
editto a rispettare i francesi. A' i o B 
thier arrivato coli' esercito alle mura 
Roma, si accampò collo stato maggi 
sul Monte Mario, facendo entrare pa 
Porta Angelica un corpo di francesi > 
mandati dal general Cervoni corao, il qi 
le occupò Castel s, Angelo, il Campii 
glio e gli altri posti militari. Altendei 
Berthier che la rivoluzione scoppiassi 
che fa schiuma di Roma l'andasse ad 
vitare, come si era di accordo, a entn 
nella città in nome del popolo romn 
i nuocente, questa pantomima ebbe lu( 
agli 1 1 febbraio, onde fece il suo ingi 
so, e andò nel Palazzo apostolico Qu 
naie a prendere alloggio, facendo Cer 
ni comandante di piazza, che mandò 
Pio VI ad assicurarlo che nulla dovea 
mere di sua persona e sovranità; indi v( 
che si abbattessero gli alberi della libc 
che alcuni demagoghi aveano erette 
diversi luoghi 1 Appena i francesi fun 
sicuri, che tutto lo stato era occupato 
loro, cessò la dissimulazione. Col prete 
di provvedere alla pubblica tranquill 
Berthier disarmò e licenziò i soldati p 
tificii, fece arrestare mg.*^ Ercole Cam 
vi assessore della congregazione aiiliti 
mg*' Carlo CnV^ift' governatore di Roi 
ed alcuni aUri principali impiegati. Pi 
in ostaggio 4cardinali e altrettanti pi 
cipi, con divei*si altri prelati. Sequest 
beni de'cardinali Albani e Busca ch'er 
fuggiti; indi di suo ordine si posero q 
le imposizioni, e si fecero quegli attei 
ti e prepotenze che narrai a Pio VF, 
proclamazione della repubblica Tibet 
in Campidoglio a'i5 in presenza di 1 



noM 

e divisione di territorii, in 8 dipar- 
iti cbe dai fiumi divisorii presterò il 
^ed al grido di Fiva la libertà. Ro- 
I divisa in sezioni, con quelle deno- 
sioni che riportai a Rioni di Romì. 
ji Berliiier con proclama dichiarò 
;rtà di Roma e ristailazione deiref- 
a repubblica Tiberina o Romana, 
oscendola qual potenza indi penden- 
nome della repubblica francese, ed 
la medesima sotto la protezione del- 
ata francese. La romana repubblica 
anizzò con nominare Cervoni inno« 
;l popolo per consoli il duca PioBo- 
l'avv.**FrancescoRiganti,ravv/Car- 
igi Costantini già difensore de'pove^ 
chirurgo Liborio Angelucci, Anto- 
assi causidico , Gioacchino Pessuti 
natico ed estensore delle Effemen- 
erarie ^ Gio. Francesco Arìgoni, ì 
enti Maggi e Stampa, a'quali fu da- 
'i.° segretario e ministro il francese 
:esco Bassal già parroco di Versail- 
ostata ammogliato, poco dopo man- 
in Francia fncatenato. Ministri del 
) governo repubblicano furono scel • 
I diverse cariche, Francesco Ma ffei, 
^esco Pierelli, Lamberti, Ennio Qui- 
(Risconti, il medico Corona, tutti de- 
ttici e partigiani dei repubblicani 
;si. Altri storici dicono che Berthier 
in Roma dopo là proclamazione del- 
tubblica, lo cheé più verosimile del 
nto che ne fa Novaes. Il generale nel 
rionfàle ingresso ricevè a Porta del 
lo una corona d'alloro, che poi man- 
Napoleone. Per abbagliare la moi- 
ne, si liberarono gli ostaggi, ed a' 1 8 
tòdal vicegerente Passeri arci vesco- 
Larissa in s. Pietro un solenne Te 
!,con intervento de'cardinali pere- 
mali maggiori, i quali però non ci 

i consoli; ringraziandosi Dio che 
iluzione e il cambiamento di gover* 
t seguito senza spargi mento di san* 

1 Papa di ciò fu intieramente igna* 
1 magistratura romana del senato, 
iseguenza cessò a&tto^ e il senatore 



ROM 47 

Rezzonico amante di viaggi, in questi im- 
piegò quel tempo. Vitaleavendo pubbli- 
cata la sua bell'opera nel 1 79 1 , di ciò non 
poteva parlare : il cav. Pompilj-Olivieri 
non dice nulla. Dopo ch'era accaduta la 
rivoluzione, Cervoni si portò dal Papa a 
partecipargliela, e gl'intimo di riconosce- 
re la sovranità del popolo; ma il gran Pio 
VI gli fece quelle belle ed energiche ri- 
sposte che notai nella biografia. Quindi 
i francesi s' impadronirono del Palazzo 
Faticano ove esso abitava. Vedendo i 
francesi che il Papa era ihfipertuibabile 
e non cedeva a minacce, consumarono i 
loro progetti: il commissario Haller colle 
descritte ributtanti villanie intimò a Pio 
VI di prepararsi alla partenza; ed in fat- 
ti a'20 febbraio un distaccamento di ca- 
valleria lo portò fuori di Roma, e due 
commissari lo condussero a Siena, don- 
de passò alla Certosa di Firenze y e poi 
duramente (nel qual tragitto tentò mg."^ 
Rivarola di farlo liberare dai tedeschi) a 
Falenza di Francia, ove rese T anima a 
Dio, passando a ricevette il premio di sue 
grandi virtù il 29 agosto! 799. Come di- 
rò, egli avea provveduto all'elezione del 
successore, per qualunque caso, agevo- 
landone i modi, acciò la Chiesa non re- 
stasse senza capo visibile, o che se ne e- 
leggesse uno che non fosse legittimo. Di- 
poi e in tempo che Roma gemeva sotto 
il giogo repubblicano, narra Baldassari, 
Relazione delle avversità di Pio VI, t. 
3, p>i59, che andarono in giro discorsi 
e dissertazioni di falsi teologi, i quali di* 
cevano che come è Papa il vescovo di Ro- 
ma, così al clero di Roma e abitante in 
Roma s'apparteneva di eleggere il suc- 
cessore di Pio VI. E seguendo gli errori 
del Ricci vescovo di Pistoia^ indicavano 
specialmente i parrochi, dicendo che dò* 
veano ripigliarsi gli antichi loro diritti, 
perchè i cardinali erano assenti, né pò- 
teano tornare alla loro ordinaria residen- 
za. Si pretendeva ancora, che anco il po- 
polo o almeno i tuoi rappresentanti do- 
vessero aver parte nella creazione del Pa- 



48 ROM 

pa^ proponendo la persona da eleggere, 
o rUerbandosi dì approvare od escludere 
l'eletto. Ma Dio proteggendo la sua Chie- 
sa,non permise questro mostruoso scisma* 
A'a I febbraio 1 798 s'incominciò a pub- 
blicare \\,Moniloredi Roma o Foglio Na^ 
zionale : ciò che trattava e quando ter- 
minò, lo notai nel voi. XX, p.i6. Ai!i3 
furono celebrati solenni funerali militari 
a Duphault. Al Calendario Gregoriano, 
pei giorni e mesi, fu sostituita V Eradei' 
la repubblica francese. Non contenti di 
aver deportato Pio VI, i francesi vollero 
espellere da Roma i cardinali e prelati 
che intrepidi vi erano restati , per cui a- 
vendoli arrestati nel principio di marzo, 
anche per imporre al basso popolo che 
illuminato dì sua situazione erasi com« 
mosso^ a piedi furono trasportati nel luo- 
go detto le Convertite, ove allora oravi 
il monastero delle jégostiniane converti» 
/e, avendo trasferito altrove le monache: 
fra'prelati vifu mg.'^Emmanuelede Gre- 
gor/o, che si tentò creare antipapa. Tra 
i cardinali vi fu compreso della Somaglia 
vicario di Roma, il quale nell' insorgenza 
del popolo erasi reso benemerito de'fraji- 
Gesi;poiché seguito da autorevoli ecclesia- 
stici , a vea con successo scorse le parrocchie 
de'più tumultuanti rioni della città, per 
esortare gli abitanti alla quiete e alla su- 
bordinazione a chi comandava. In det- 
to monastero i cardinali furono invitati 
a rinunziare la Porpora: a quest'artico- 
lo riportai l'eroica risposta fatta dal car- 
dinal Antonelli; ivi dissi perché poi la ri- 
nunziarono Antici e Altieri, e perchè so- 
lo in Roma vifu lasciato tranquillo il car- 
dinal Carlo Rezzonico, A' i o marzo i carr 
dìnali e prelati furono condotti nel con- 
vento de'domenicani dì Civitavecchia, pò- 
scia furono lasciati partire per mare su 
piccole e pericolose barche; quindi si di- 
spersero approdando ne*lidi toscani, sici- 
liani e veneti; però i loro beni furono con- 
fiscati. In Roma restò con pienissimefa- 
colta e qual delegato apostolico mg.'* Mi- 
chele di Pietro arcivescovo d'Isauria; che 



ROM 

si fece molto onore : vi rimase a neon 
suddetto mg.'Patìseri, vicegerente del a 
dinal vicario dì Roma. Furono inoli 
esiliati diversi altri prelati, e in fine ti 
ti gli ecclesiastici foi'estieri. Si persegi 
tò la congregazione del s. offizio, e sii 
bruciarono le carte che si riuscì trovai 
restarono in esercizio le segreterie de 
altre congregazioni, le quali dipenden 
dal delegato apostolico, alla meglio o 
risposero agli affari della Chiesa. A qt 
sti applicò Pio VI, tanto in Siena, e 
fece un decreto di beatidcazioneo ricoa 
scimento dì culto, come narrai o R11 
quanto alla Certosa ove opei*ò molte ce 
in vantaggio dellaChiesa uni versa le,pr( 
vedendo alla futura Elezione del suco 
soree Conclave ^come^X Giura mento e 
esigevasi inRoma dal governo repubbli< 
no. Gli orribili eccessi irreligiosi e imn 
rali, che si commisero dai fanatici repu 
blicani, con oltraggi alta religione e st 
ministri, furono così ributtanti^ che se 
gno di riportarli. In vece l'adulazione 
le coniò una medaglia 'a Rerthier coli' 
pigrafe \ Restitutor Urbis et Gallia^ s> 
lus generi humaniì 11 consolato rom 
no barbaramente fece atterrare tutti | 
stemmi gentilizi, che ricordavano bel 
memorie, e si vede ancora in molti lu 
ghi il vandalismo distruttore, operato s 
monumenti gloriosi della storia. Si so 
presserò tutte le insegne ed i titoli di n 
biltà, sostituendosi quello di cittadine 
quindi si ordinò la coccarda repubb 
cana bianca-rossa-nera ; in tutto si pr 
tese la eguaglianza e la sedicente libc 
tà. Il disordine degli affari di stato d 
la nuova repubblica e del dominio fm 
cese divenne vera babilonia; oltre le 1 
cennate imposizioni, i palazzi di mo 
nobili furono pressoché spogliati del f 
prezioso, massime de' cavalli. AUrettc 
to si fece colle chiese appartenenti ai 
zioni nemiche de'francesi o da loro ce 
quistate,evì furono confuse nello spog 
anche quelle delleamiche. Di questa S| 
eie di saccheggio, che non risparmiò ì 



ROM 

, ove fu frugato e al meno rubatele 
di piombo, poco ne godevano i ft*an- 
soldati erano malvestiti, gli uffiziali 
lesi non percepivano soldo. 11 disgu- 
ile truppe di guarnigione in Roma 
tentò all'arrivo del general Massena, 
ato successore a Berthier: a'24 feb- 
avendo a lui ricorso molti degli uf- 
per le dilapidazioni commesse sot- 
nbra della prolezione francese, e pei 
non pagati, furono sdegnosamente 
a ti. Nel di seguente i trasteverini in- 
9 al grido di : Fiva Maria^ viva il 
sapendo Ja discordia del presidio 
se ridotto a 3oop uomini : disarma- 
iue posti della guardia civica, che 
ireso il nome di nazionale, ed ucci* 
o tra francesi o partigiani detti pa« 
. Sembrava die lor facessero eco gli 
iti de'rioni Regola e Monti, ma pre* 
*ono sedati : arrestati circa aoo,fu- 
nilitarmente fucilati 3i. Ammutì- 
i nuovo gli uflìziali, Massena si ri- 
Monte Rosi, Berthier partì per la 
irdia , lasciando il temporaneo co* 
> al generale Dallemagne, che pa- 
nna parte del soldo agli uffiziali 
lì la disciplina. L'esempio de'traste- 
in seguito fu imitato dagli abitan- 
Ibano, Marino, Velletri ealtrì luo* 
burbani, distruggendo gli emblemi 
blicani ed i creduti patriottì. Ma il 
ile Gioacchino Murat con 1000 uo- 
narciando sui sollevati, li battè tra 
e Marino, saccheggiando Castel 
ilfo e parte d'Albano; impose con* 
ioni, sparse ovunque il terrore, e fu 
to in Roma il i .° marzo dai patriot- 
icclamazionitrionfali.Ri tornò quin- 
»sena in Roma, e il governo france* 
dando i commissari Daunou, Fay* 
Monge e Florent con autorità tu* 
e in materia civile, politica e di fi- 
che compilarono la costituzione e 
;i fondamentali per la repubblica 
la, senza che i romani vi avessero 
ilcuna. Massena la promulgò a* 20 
, x:on festa popolare detta della fé* 

VOL. LIX. 



ROM 49 

derazione : per la sua breve durata é su- 
perfluo riportarla. Solo dirò, che il pote- 
re esecutivo si attribuì a Sconsoli nomi* 
nati dai consigli legislativi, col trattamen- 
to di 639 l'ubbia di frumento per ciascu* 
no; furono destinati senatori, tribuni e 
altri impiegati, olirei ministrì dell'inter- 
no, della giustizia, delle finanze, ec.: la re- 
pubblica Anconitana fu unita alla Ro- 
mana. Il generale Oallemagne nominò 
consoli, Angelucci, De Mattheis, Pennaz- 
zi, Beppi e Visconti; nel settembre li sue* 
cessero Brizi, Calisti, Pierelli, Bey e Zac- 
caleoni. Si pubblicò la coscrizione di tut- 
ti i cittadini, dai 18 ai aS anni. A Dal- 
lemagne successe il general Saint-Cyr. 11 
commissario Haller col ministro dell'in- 
terno stabilì , che la repubblica romana 
pagherebbe alla cassa dell'armata d'Ita- 
lia della repubblica francese tre milioni 
di scudi in 6 rate, colla garanzia de' più 
ricchi; escudi 600,000 per compenso di a- 
biti e arnesi, e manterrebbe l'armata fran- 
cese per tutto il tempo che resterebbe nel 
territorio romano. La repubblica france- 
se si risèrbo un milione di beni nazionali, 
alcune miniere come quelle della Tolfa, i 
beni appartenenti al Papa e sua famiglia, 
ed ai cardinali Albani e Busca. Impoten- 
ti lesconcertatefinanzedi*6upplirealoon- 
Yenuto, fu posta una contribuzione del 3 
per 1 00 sul valore de' fondi spettanti ai 
possidenti,edel 5a quelli degli stabilimen- 
ti ecclesiastici. Con tuttociò in un mese si 
raccolsero appena 4oo,5oo scudi; laonde 
si ripartì gradiatamente il resto su'proprie- 
tari. Si soppressero molti conventi, mo- 
nasteri, e tutte le confraternite, e i loro be^ 
ni dichiarati nazionali. Tendendosi i sagri 
arredi ed i mobili. Altrettanto si fece coi 
paramenti e suppellettili del Papa e dèi 
cardinali esiliati o fuggi ti,alienando6Ì quei 
beni che trovarono compratori. Scaduto 
il credito pubblico , la carta monetata o 
cedole che all'ingresso dei francesi ascen- 
deva a 27 milioni , alla metà di febbraio 
già avea perduto il 67 per 1 00. Berthier 
avea vendutolo milioni di beninaziona- 

4 



So ROM 

]i per cedole, tranne un 5." In inoneta,in* 
di le a?ea bruciate per 8 milioni. A' 1 5 
marzo i consoli decretarono, le cedole es- 
sere ridotte al 4*** del loro valore nomi- 
nale, quindi entro un mese e mezzo do- 
Tersi Ritirare in prezzo di altrettanti beni 
nazionali e poi bruciarle : anche la mone« 
la di rame fu ridotta alla metà del valore 
nominale; l'interesse de'iuoghi di monte, 
dal 3 per 100 fu ridotto all'uno e mezzo. 
Questa legge però produsse generale co- 
sternazione e quasi sommossa, onde Mas* 
sena la fece ritirare. In vece Dallemagne 
a' 1 5 marzo dichiarò fuori di corso le ce- 
dole sopra i 35 scudi, ed erano la moggior 
parte; potersi però acquistare beni nazio- 
nali, il prezzo de'quali si sarebbe ricevu- 
to per 3 quinti in cedole demonetate, per 
un quinto nelle altre che non erano demo- 
netate, e per altro quinto in moneta d ar« 
gento : la moneta di rame d'alterato va- 
lore fb diminuita d'un 4**^ Per l'incon- 
veniente, che la moneta rimasta in corso 
non era sufficiente ai bisogni della circo- 
lazione,Saint-Cyr a'6 maggio slabi lì, che le 
cedole demonetate fossero di nuovo mes- 
se in oorso, pel 3.^ del valore nominale; 
tutte le altre poi si potessero dai pubbli - 
ei banchi dividere in frazioni di loo ba- 
iocchi, ed anchedi 5o,detti reW/.Indi Mac- 
donald agli 1 1 agosto stabi Fi : le cedole 
non demonetate potersi cambiare dopo 
due mesi a -ragione dell' 8.* parte del va- 
lore nominale, con lettere di cambio sul- 
le famigliechedoveano contribuire il pre« 
stito forzoso. Intanto colla vendita de'be- 
ni nazionali , si bruciarono due milioni 
700,000 scudi di cedole. Poscia lo stesso 
Macdonald prescrisse a' 9 settembre : le 
cedole demonctate o no, essere fuori di 
circolazione. Esse sarebbero cambiate con 
due milioni di resti o di assegnati, in ra- 
gione dell 5 per 100 del valore nomina- 
le. Questi poi erano specialmente ipote- 
cati sopra determinata quantità di beni 
nazionali, co'quali sarebbero cambiati. 11 
prezzo dì tali beni doversi ps^gare per 8 
dodicesimi in assegnati^ per due in mo- 



ROM 

neta di rame o erosa, e pegli altri due 
moneta fina. Tanto la moneta erosa, e 
gli a ssegnati, che s\ sarebbero rìlratli,D 
verrebbero più messi in corso. Il pope 
in generale, non credendo lecito e tico 
r acquisto de' beni ecclesiastici di veni 
nazionali, e sospettando di firode i govi 
nanti^ non si fidò. Tutti depauperati, 
dazi e le contnbuzioni non si pagarci 
per cui non si potè dare grinteressi 1 
54 milioni di Luoghi di monte, di 6 11 
lioni di rendite vitalizie o /^i(sc/i&/li*^ e 
8 milioni di debiti che aveano le coma 
Neppure si poterono soddisfare gli 01 
rari alla maggior parte degl' impiega' 
quindi generale deso1azione,cui si aggii 
se grave carestia di vi veri, segna temei 
del frumento, il cui prezzo ascese al qi 
druplo dell'ordinario. Mi raccontaron 
miei avi e genitori, che per connpran 
pane, il governo distribuiva biglietti | 
esserne autorizzati, stabilendo il quai 
tativo secondo il numero degl' indivie 
delle famiglie; ma dopo essere stati m 
te ore ad aspettare ai forni, in vece di] 
ne spesso si riceveva castagne, erba, | 
ca polenta o altro : in proporzione fu 
carne e il vino. Questa era la libertà e 
licita repubblicana 1 In tanta miseria 
popolazioni furono indifferenti all' eg 
glianza de'diritti, all'abolizione de'titol 
nobiltà, delle feudalità e de'fèdecomn 
si, alla libertà della stampa, ed a tutti 
altri apparenti allettativi del democn 
co reggimento : gli stessi patriotti che 
veano ardentemente bramato la repi 
blica, restarono amaramente malcont 
ti, singolarmente per l'avidità de'como 
sari francesi, e dell'ambasciatore Berti 
loro surrogato. Le operazioni del sen 
e de'tribuni si ridussero ad inutili de( 
mazioni : il rincrascimento fu genere 
perchè la repubblica romana invece d 
sera indipendente, era suddita del la fi 
cese. Gemevasi per tanti mali, in Ront 
nelle Provincie, e parte degli abitanti m 
tagnardi delPerngino essendo insorti, 1 
nero repressi. Le sollevazioni di Mar 



Il O M 

ma e Campagna furono più estese; furo- 
no pimi le, e Ferentino, Prosinone, Ter- 
racina saccheggiate. Questi sconvolgimen- 
ti dello stato romano , l' occupazione di 
Malta fatta da' francesi, minacciante la 
Sicilia, posero in grande agitazione Fer- 
dinando IV re di Napoli, per cui occupò 
Benevento t Pontecorvo: radunò un eser- 
cito, lo collocò nelle posizioni militari, e 
si collegò coirimperatore Francesco II, e 
con Timperatore delle Russie Paolo I, in- 
di coli'Jngliilterra e colla Porta ottoma- 
na, ed ebbe dall'Austria per condottiero 
dell'esercito il generale Mack. Risoluta- 
si da Ferdinando IV la guerra contro i 
francesi, Mack formò il vasto disegno di 
invadere lostato pontifìcio in diversi pun- 
ti. Da s. Germano il re spiccò un procla- 
ma, in cui dichiarò, dì fìir avanzare il suo 
esercito nello stato romano, perristabi- 
[ lirvi la cattolica religione, far cessare Ta- 
I narchia, è porlo sotto il regolare go ver- 
I no del suo legittimo sovrano, che a tale 
li effetto avea prevenuto alla Certosa diFi- 
,| renze ove si trovava, a mezzo del cardi- 
li nal Albani decano del s. collegio, il qua- 
li le perciò inviò a Pio VI il Tosi poi vesco- 
^ vo d'Anagnì, che però non potè ottenere 
j la cooperazione morale del Papa, mentre 
j questi si dichiarava grato al re. Quindi 
^ a'23 novembre 1798 i napoletani entra* 
I rono nello stato ecclesiastico : Micheroux 
I marciò su Fermo, Sanfilippo discese a 
, Rieti, Metch marciò su Tivoli e la Sabi- 
no, Mack mosse per Prosinone e si avan- 
zò verso Roma, il duca di Sassonia si di- 
resse per Terracina eziandìo su Roma. 
Airintimazione de'napoletani, Champio- 
net che comandava nello stato romano, 
oppose lagnanze di violazione de'trattati; 
ma non avendo che 16,000 uomini, dei 
quali in Roma 4»^oo , deliberò di riti- 
rarsi piegando sulla sinistra verso la Mar- 
ca Anconitana. A' 23 novembre annun- 
ziò, che Roma era in pericolo , e nel di 
seguente la dichiarò in istato d' assedio. 
Stabilita con Mack una specie di conven* 
zione, partì da Roma la notte seguente 



5£'- 



ROM 

a'25 novembre, lasciando in Castel s. An^ 
gelo Walterre con 1000 uomini. Partii 
rono pure i consoli, seguili dalla maggior 
parte degl'impiegati, a piantare in Viter- 
bo la sede del governo. A'26 restava in 
Roma la retroguardia con Macdonald, e 
la guardia nazionale vegliava alla pub- 
blica tranquillità. Per la vicinanza de'na- 
poletani, insorse il basso popolo, distrus- 
se gli emblemi repubblicani e il sepolcro 
del general Duphault, e minacciò di sac- 
cheggiare il ghetto degli ebrei; quando 
un emissario napoletano alzò la bandiera 
del suosovranoe l'acclamò, onde nacque- 
ro zuffe coYrancesi. Allora Macdonald per 
atterrire la moltitudine, chiuse in Castel- 
lo per ostaggi diversi ragguardevoli per- 
sonaggi, ma nel dì seguente partì dalla cit- 
tà perCivitaCastellana.Nella stessa sera2^ 
novembre, Bourchard entrò in Roma col- 
la vanguardia napoletana, fra' popolari 
applausi; si accampò sul Monte Mario, e 
mandò a occupare l'abbandonata fortez- 
za di Civita Vecchia. A'29 giunse in Ro< 
ma Ferdinando IV, e nel dì seguente no- 
minò al governo una deputazione com- 
posta de'principi Aldobrandini e Gabriel- 
li, del mai*chese Camillo Massimo, e del 
cav. Ricci. Nell'istesso giorno conchiuse 
un accordo con Walterre, ed uscirono dal 
Castello gli ostaggi. L' ab. Bellomo dice 
che furono ristabilite le antiche magistra- 
ture romane del senatore e conservato* 
ri. Il popolaccio per gioia insultò gli ebrei 
ed i patriotti, alcuni de' quali arrestò il 
governo. Al Papa nella Certosa di tutto 
giunse notizia; ma mentre la corteera per- 
ciò in allegrezza. Pio VI disse: Aspettia* 
mo l'esito delle battaglie, e poi canteremo 
vittoria , e fu profeta. Sebbene il Papa 
non si lasciasse adescare da liete speran- 
ze, nondimeno scrisse lettera officiosa al 
re, e gliela mandò per mg.' de Gregorio; 
ma non potè averne risposta, poiché le 
cose cambiarono in un baleno. Intanto 
furono battuti da'franoesi Micheroux, e 
due reggimenti che marciavano su Terni| 
e fatta strage in Nepi. Mack, lasciato inRo* 



52 



ROM 



maBourchard per assediar Gistello, si di- 
spose ad attaccare Macdonald, ma infeli- 
ce ne fu il successo^ e Metch in altre a- 
zioni cadde prigioniero in Calvi, essendo 
i napoletani nella più parte uomini che 
nonaveano mai guerreggialo. A'7 dicem- 
bi*e Ferdinando IV partì per Albano, in- 
di rientrò nel suo regno : la retroguardia 
USCI da Roma a' la, e per altre perdite i 
napoletani siritirarono,ed i consoli daPe- 
ragia si restituirono in Roma; mentre i 
generali francesi entrati nel regno di Na- 
poli fecero divei*se conquiste, onde il re 
contro di loro gli mosse il popolo. Tutta- 
volta per tumulto popolare partì per Si- 
cilia, lasciando vicario generale del regno 
Francesco Pignattelli di Strongoli. Nel 
1 799 i francesi fecero varie perdite in I- 
tal ia, contro gli austriaci ed i russi, soUe- 
vandosia loro danno gl'italiani. A'] Smag- 
gio gli austriaci presero Ferrara , occu- 
pando pure Ravenna e quasi tulta la Ro- 
magna, ed a'3o giugno Bologna, ai 7 lu- 
glio il Forte Urbano. Tra i vantaggi poi 
che riportarono i francesi, vi fu la presa 
di Napoli, e la proclamazione della repub- 
blica Partenopea; ma non tardò tutto il 
regno a ritornare all'ubbidienza regia. Le 
vicende del regno di Napoli influirono 
sullo stato pontificio, e vari luoghi si sol- 
kvarono, come Civitavecchia: i francesi vi 
rientrarono, saccheggiando Tolfa, e poi 
anche Subiaco. Nondimeno dopo che i 
francesi partiti dal regno di Napoli si di- 
ressero per la Lombardia , i movimenti 
contro di loro furono pressoché generali 
in lutto il territorio romano. Frattanto 
colla sollevazione delle provincie, Roma 
soffriva le angustie della carestia , e del 
pubblico erario. I francesi continuavano 
a sussistere, coll'esiger è quanto potevano 
dai prestiti forzati e da nuove contribu- 
zioni, languendo il popolo nella misena. 
Ad onta delle disposizioni del comandan- 
te generale Dufresse del 26 marzo , la 
carta monetata caduta sempre più in di- 
scredito cessò di aver corso, ed il popolo 
soffrì grimmeosi danni del pubblico fai- 



ROM 

li mento. Il governo si occupò alla meglio 
per la sussistenza della popolazione , td 
armare alcuni battaglioni , a sopprìmere 
altri luoghi pii,a proibire agli ecclesiasti* 
ci il portara l'abito loro proprìo; si misero 
in vendita i beni di quelli che aveaoo ab* 
bandonato Roma nel ritiro de'napoleti* 
ni. Avendo i collegati occupata la Tom* 
na , si previde la sorte della repubblici 
romana; quindi il general Garoiercfaeco* 
mandava le truppe stanziate io Roma, U 
dichiarò in istato d'assedio agli 1 1 luglio; 
a'24 sospese i consoli, i senatorì, i tribuni/ 
creò un comitato provvisorio di governo^ 
composto di 5 individui, parte francesi e 
parte romani, sotto la presidensa del fra» 
cese Perillier, il quale confermò il seque- 
stro posto ai beni di mg.'' Consalvi, già ^ 
spulso dal territorio romano. Avendo un 
banda d'aretini Eiiio sollevare OrvietOj 
Viterbo e Ronciglionei mise in agitazio- 
ne gli stessi luoghi piti prossimi alla capi- 
tale. Garnier contenne la moltitudine, e 
spedì Wallerre a Ronciglione , la quale 
dopo vigorosa resistenza, a' a 8 luglio fo 
presa, saccheggiata e incendiata. Intanto 
il cardinalFabrizio Au^, disponendo del* 
le cose del regno di Napoli, come vicario 
del medesimo, rivolse i suoi disegni sullo 
stato romano; sul fin di luglio vi diresK 
Rodio, che scorse Anagni,Palestrina e Za- 
garolo; a'9 agosto pervenne a Fi*ascati, e 
raggiunto da Rocca Romana, oocupò Ma- 
rino e Albano, ed incominciò a minacciare 
Roma, procurandosi intelligenze e soile* 
vando il basso popoIo.Maa'20 agostoGar- 
nieravendolofatlo attaccare, ad Albano,a 
Marino ed a Frascati, fu sconfitto ed obbli- 
gato a rientrare nel regno. Gli aretini pe- 
rò, cogli austriaci occuparono Perugia, 
ed a' a 5 agosto fecero capitolare Civita 
Castellana, mentre il general Froelich dt 
Toscana cogli austriaci si spinse su Viter- 
bo, e ridusse Garuiera restringersi in Ro- 
ma e Civitavecchia. Nel tempo stesso una 
banda napoletana con Fra Diavolo si a* 
vanzò a Velletri, Rodio ritornò a Frasca- 
ti, e Salomone discese dalla Sabina. Fi- 



ROM 

ente il cardinal RuSb nella metà di 
mbre inviò a Roma, oon alcune mi- 
I di truppe regolari , il maresciallo 
mpo Bourchard, intanto die il com- 
>ro Trowbridge oon una squadra in- 
si reco a Civitavecdiia. Vedendosi 
lier circondato per ogni parte, prese 
si ostaggi romani per garanzia della 
)lica tranquillità, e poi introdusse ne- 
lidi capitolazione coi comandanti de- 
3[lesi e de'napoletani , eool primo a'27 
mbre sottoscrisse una convenzione 
li fu stabilito. Le truppe firanoesi, ita- 
e polacche dover sgombrare lo stato 
ino, per essere imbarcate a Civita- 
iia,e condotte liberamente iuFrancia 
.*o fucili; ed essere permesso a'patriot- 
aani seguirli colle loro robe. Corneto 
ita vecchia doversi consegnare agl'in- 
Bi'29 settembre; Roma e Castel s. An- 
i'napoletani,sul principio del 3o.Co- 
eseguito. Bourchard contenne il bas- 
>polo, che col pretesto di persegui- 
I giacobini , aspirava alla rapina; e 
'3 ottobre nominò una giunta supre- 
er governare in nome del re di Na- 
paesi occupati. Ne furono i mem- 
conte AlessandroBonacoorsi, il mar* 
! Angelo Massimi, il cav. Girolamo 
ma , il marchese Clemente Muti, 
^ Antonio Lippi. Nella metà di otto- 
[iunse poi in Roma il tenente gene- 
)iego Naselli, il quale conservando la 
a, e assistito dal consultore Tomma- 
ammarino, ebbe la rappresentanza 
mandante generale e politico dello 
romano, annullando le leggi della 
m te repubblica romana. Il generale 
lidi però in nome dell'Austria ten- 
srugia, le provi ncie del Patrimonio 
l' Umbria, e in ottobre passò nelle 
he a rafforzare le truppe russe e tur- 
be assediavano Ancona; e preso ileo- 
Io dell' assedio, l'ebbe per capitola* 
a'i3 novembre. Il sin qui narrato, 
ierenze cui soggiacque Roma , nel 
oso e miserabile tempo repubblica- 
Itre quanto dissi a Pio Vie luoghi 



ROM 53 

loro, e ne* voi. XX, p. 1 7, 1 8, 1 9, XLVll» 
p.!ioa,%o3,si possono leggere dettagliata- 
mente descrìtte nd dtato MoaÌÉon di Ro^ 
mas in A. Coppi, Annali d IlaUa^ agli 
anni 1 798 ei 799; ndl'ah. Bellomo, Cbit- 
dauazione deUa Storia del crtstianesi- 
mos ed in mg.' Baldassarì, odraccurata 
Relazione delie avversità e paùmend del 
glorwso Papa Pio F^I negli tddmi tre 
anni del suo pontificato. 

Mentre i cardinali erano disper», esu- 
le, prigioniero e agonizzante il gran Pio 
VI, la benefica divina provvidenza ascol- 
tava e esaudiva la sua calda pr^faiera che 
spirando le fece, di restituire a Roma il 
capo dellaChiesa e la residenza pontificia; 
ed alla Francia la rdigione, la prosperi- 
tà, la pace. Imperocché, al doloroso an- 
nunzio della beata sua morte, il pio im- 
peratore Francesco II, divenuto signore 
ddle Provincie venete, o(fiì al s. collegio 
la dttà di F'enezia per tenervi il concla- 
ve, per cui ad essa si recarono i cardina- 
li, i primari prelati, e altri ddla corte, in- 
clusivamente al maresdallo del condave. 
Ivi a' 23 ottdbre incomindarono a cde- 
brare i funerali novendiali al defunto Pa- 
pa, entrando i cardinali in condave il i .'' 
dicembre, ed a' 1 4 marzo 1 800 esaltarono 
l'immortale Pio FU Chiaramontiy che 
subito dichiarò pro-s^retarìo di stato 
mg.*" Consalvi, e Principe assistente also» 
glio il senatore Bezzonico, il quale con que- 
sta dignità assistè al trono nella funzione 
della coronazione. Immediatamente fu 
spedito a Roma un corriere colla lieta no- 
tizia, e grande fu il giubilo de'romani che 
sospira vano il paterno e benefico governo 
pontìfido, i quali d'ordine del s. collegio 
comunicato a mg.' vicegerente, aveanoe* 
seguite divotamente le processioni e pre- 
ghiere proprie di tale tempo. In Roma si 
fecero iUuminazìoni per 3 sere, e si cele- 
brarono sagre funzioni di rendimenti di 
grazie a Dio. Indi i romani inviarono a 
Venezia una deputazione co' loro omaggi 
di sudditi e di figli, composta del princi- 
pe Gabrielli, del marchese Camillo Mas- 



54- ROM 

si mi, e dell'avv.*^ CrìstaUli [Kii cardinale: 
le allre città dello stato pontifìcio ne imi- 
tarono a gara l'esempio, tutti porgendo 
vìve istanze perche al più presto si recas* 
se il Papa al governo de'suoi stati. Inoltre 
il Papa fu onorato in Venezia dalle visi- 
te di reali personaggi: si trattò di /are re* 
stare il Papa in Venezia, o di trasferirsi a 
Vienna fino al consolidamento della pa- 
ce. Ma Pio VII nulla più desidera va 9 che 
di partire prontamente per Roma, ove s. 
Pietro avea stabilito la cattedra iufallibi- 
le della verità e della podestà apostolica, 
per riordinarvi tanto il regime ecclesiasti* 
co, che il civile; in che però s'incontrava- 
no gravi difficoltà , tanto per parte degli 
austriaci, che de'napoletani, i quali occu- 
pavano le Provincie pontificie. Né manca- 
ronodi coloro, i quali sospettassero, desi- 
deraiVida Francesco 11 e da Ferdinando 
IV, di tenerle sino alla pace, per potere 
più facilmentedisporre di alcuna secondo 
le occorrenze. In fine però, avendo il re 
di Napoli acconsentito di consegnare quel- 
la porzione ch'era in suo potere, e fatto 
hìalberare a' io maggio sul Castel s. An- 
gelo i pontifìcii vessilli, ai 22 fece con- 
segnare Roma e le provincieda lui pre- 
sidiate ai legati a laterCy al dire di Bello- 
mo. Altri riferiscono, ed é così, che Pio 
VII a'22 o 23 maggio nominò una con- 
gregazione composta dei cardinali Gio. 
Francesco Albani decano del s. collegio, 
A urelio Roverella datario,Gìulio M." del- 
la Somaglia vicario di Roma, come lega- 
ti a lacere^ affinchè lo precedessero in Ro- 
ma, e ricevessero ivi la consegna del go- 
verno secondo le graziose intenzioni ma- 
nifestate da re Ferdinando IV : aggiun- 
gono, che intanto i progressi fatti daifran- 
cesi in Germania, ed in Italia anche col- 
Tin vasto ne della Toscana, indussero gli 
austriaci a restringere le armate e le mire 
della polìtica, e da tutto ciò ne avvenne 
chei cardinali legati a'2 2 giugno ebbero 
finalmente la consegna di Roma, cogli al- 
tri paesi amministrali dai napoletani, dal 
general Naselli che continuò a presidiare 



n M 

Gistcl s. Angelo; ed a'25 quella dellepn 
viucie governate dagli austriaci, dai dii 
torni di Roma sino a Fano. Ambedue 
potenze lasciarono però le loro truppeot 
le fortezze e ne' posti militari dello sti 
to pontificio. G>ncertata fioalcnente : 
partenza di Pio VII da Venezia, i oon 
miseri austriaci evitarono il passaggiop 
le legazioni di Bologna, Ferrara e Rohm 
gna che non gli reslituivano.il Papai' 
luglio I 8go fece il solenne ingresso in Ei 
ma, complimentato da Bourchard, da Ni 
selli e da Frammarino,con quella poiD[ 
e strepitose acclamazioni de'roraani, d 
tutta riportai nel voi. XX.XV, p.i83. 1 
gli ristabilì con tenuissime modiGcazioi 
l'antico regime, e fra le congregazioni ci 
deputò, vi fu quella per l'acquisto de'bi 
ni ecclesiastici, già nazionali o demani 
li. Colla bolla Posì diuturnas, de'28 
tobre, riguardante ancora la curia capit( 
lina e tribunale senatorio di Campidogli 
dichiarò : 11 tribunale del Campidogl 
sarà composto d' un luogotenente» o s 
giudice de'maleficii,del fiscale,procurat 
re de'po veri(secondo l'istituzione d' Drb 
no Vili, di che parlai nel voi. LV, p. li 
d'un sostituto luogotenente e d'un notar 
a'quali ultimi aumentò la paga, doveo< 
contribuire a quella del notaro per la m 
tà l'arciconfraternita della ss. Annunzi 
ta, cui apparteneva l'offizio criminale, 
cui le proibì l'affitto. Istituì i Preside/^ 
de' rioni di Roma, e ripristinò rigoros 
mente l'osservanza dello statuto di Rom 
il quale prescri veche i conservatori debL 
no essere capi di famiglia,dimoranti inB 
ma e maggiori d*anni 35; e chei priorid 
caporioni siano scelti tra que' nobili, e! 
non hanno ancora mai esercitata la ma{ 
sti*atura,ed abbiano almeno 25 unni.Ci 
la sortizione de'bussoli dovrà per l'a vvei 
re decidere la scelta de'conservatori e e 
priore de' caporioni a tenore delle an' 
chissime leggi, inserendo nella stessa Ix 
la il metodo da tenersi nella formazio 
de'bussoli del ihagislrato di Roma , e si 
la coilsecutiva sortizione de suoi uietub 



ROM 

Da questo metodo rilevasi, cbe i cardinali 
camerleogo esegretario di stato (che negli 
ultimi tempi godevano la nomina del ma- 
gistrato), mg.** governatore di Roma, il 
«senatore,! conservatori, il priore de'ca po- 
ri oni, do veano eleggere a pluralità di voti, 
du^piìi provetti de'6o nobili coscritti, al- 
cuni individui, onde con loro procedere 
alla formazione del bussolo de'conserva'- 
tori e de'priori de'caporioni, cioè i8 pel 
bussolo de'conservatori, 6per quello dei 
priori, con che provvedere per un bien- 
nio airestrazioue della magistratura, che 
sì cambiava ogni 6 mesi, ma anche ab- 
bondante d*un 3.^ di più, onde supplire 
ai casi di morte o di altra contingenza, 
che Ciccia mancare qualche membro del- 
lo stesso magistrato. La quale elezione e 
successive sortizìoni dovevansì fare nelle 
stanze d'uno de'cardinali. suddetti. Pre- 
scrisse alla camera capitolina la maggior 
possibile riforma di spese, incaricandone 
i conservatori, da'quali se ne dovesse pre- 
sentare la nota da approvarsi dalla con- 
gregazione economica, e discutendo so- 
prattutto, se conveniva per principal ri- 
forma ridurre gli onorari del senatore, 
conservatori, e priore de' caporioni, al 
livello del tempo di Benedetto XIV , e 
sopprimendo le paghe de'caporioui, che 
ormai non a veano più alcun esercizio, on- 
de si rendevano inutili. Che per l'avve- 
nire, le propine che si pagavano in occa- 
sione di aggregazione alla nobiltà, e che 
per lo innanzi si percepivano da'conser- 
vatori,doveansi aggiudicare altacassa ca- 
pitolina; e finalmente, che delle spese del- 
la camera capitolina, e dell'erogazione di 
sue rendite, si dovesse rendere ogni anno 
il debito conto al pieno tribunale della 
camera. Avendo il Papa ristabilito nel- 
le sue primiere prerogative e incumben- 
ze il senato romano, eziandio in quelle 
riguardanti la grascia, di concerto al pre- 
lato presidente della medesima, i quo- 
Vi conservatori furono: il mai*chese Ati' 
gelo Massimiy il cav. Girolamo Colon» 
ria, il cav. Girolamo Curii, Quanto ai- 



fi O M 55 

la milizia urbana e de' feudi deH senato 
e popolo romano, perciò che riguainiaiio 
le disposizioni di Pio VII, vedasi Capo- 
tori. Pio VII accordò poi il perdono a tut- 
ti quelli che dopola cessazione del gover- 
no pontificio, si erano fatti rei verso il so- 
vrano, tranueirei di ribellione avanti l'e- 
poca suddetta: ma non fu corrisposto nel- 
la fedeltà dalla principale parte degli as- 
solti. Emanò leggi per V Annona e VA- 
gricoUura, sulle Dogane, ed introdusse il 
commercio libero, di che oltre alla bio* 
grafia discorro pure ai loro articoli. In tut- 
to il Papa si prevalse de'consigli special- 
mente del celebre Consalvi che creò car- 
dinale e segretario di stato effettivo, tan- 
to degli affari ecclesiastici chede'civili, il 
qualecol suo genio contribuì potentemen- 
te a'suoi £tsli, come all'ornamento di Ro- 
ma sua patria, con que'monuraenti e ab* 
bellimenti decretati da Pio FILPev le 
nuòve vittorie riportate dal fulmine di 
guerra Napoleone, già divenuto i.° conso* 
le e arbitro della repubblica francese, co- 
me padrone d' Italia sino ali' Adige e ai 
confini dello stalo ecclesiastico, questo pu- 
re era peixiò alla sua discrezione. Aven- 
do Napoleone domandato il ristabilimen- 
to della religione in Francia, a quest'ar- 
ticolo dichiarai le operazioni di Pio VII. 
Nel voi. XLIX, p.9 parlai della coccarda 
stabilita dal Papa, e degli anteriori colori 
della chiesa romana,essendo sue insegne il 
Padiglione e le Ghiaini, Indi Pio VII rein- 
tegrò il patriziato Sabino, e pose in equili- 
brio il sistema della Moneta, k' i yfebbraio 
1802 Roma vide il sagro spettacolo del* 
la solennissima pompa funebre, colla qua- 
le fu portato il cadavere dell'amato Pio 
VI nella basilica Vaticana, ove si trovò a 
riceverlo il degno successore e concittadi- 
no : ne riprodussi la descrizione nel voi. 
LUI, p.i IO e seg., insieme a quella colla 
quale Pio VII rimandò a Valenza di Fran- 
cia, per compensarla della perdita fòtta» 
ì iPrecor^i dello stesso predecessore. 1 cam- 
pi già coltivati dagli ardeati, gabinii,'fide- 
nati^ veìenti| ceriti, tarquiniiiC altri anti* 



S6 ROM 

chi popoli del Lazio e deirEUruria, nelPe* 
poca della romana grandena furono con- 
l'ertitì in deliziose ville o abbandonati alla 
coltura di pochi schiavi. Decaduta quin* 
di la ramana potenza, eui rimasero deser- 
ti; ne le circostanze di Roma permisero 
ai Papi de'tempi di mezzo di ripopolar* 
li, o indussero quelli de'tempi posteriori 
ad applicairvisi seriamente. Da ciò ne ven* 
ne, come toccai in principio, che le vaste 
campagne le quali per molte miglia si e* 
stendono ne' dintorni di Roma, e quindi 
sulle spiagge del Mediterraneo per lungo 
tratto dal promontorio Circeo al monte 
Argentaro, sono unite in vasti latifondi 
posseduti da pochi proprietari , e per la 
maggior parte abbandonati al pascolo. In 
tale stato di cose arduissima é l'impresa 
di ripopolare queste regioni; imperocché 
cospirano in contrario il clima malsano, 
gl'interessi di grandi proprietari, ai quali 
i latifondi oonvebgono piiì de'piocoli po- 
deri, i vìncoli fedecom messa ri e primoge- 
niali, ed in alcuni luoghi la promiscuità 
di dominio, dovendosi i terreni per un de- 
terminato giro d'anni lasciare incolti, af- 
finché servano di pascola Non ostante tut- 
ti questi ostacoli. Pio VII a suggerimen- 
to del celebre mg.' Vergani , intraprese 
tentativi diripopolarale campagne roma- 
ne. Applaudite le sue intenzioni, per l'in- 
sufficienza de'mezzi, e per le sopravvenu- 
te vicende politiche, non ebbero successo : 
si può leggerle nell'encomiato Coppi, al- 
l'anno 1 802, n.^4<> ® ^g* Furono restitui- 
ti alla chiesa romana, Benevento, Ponte- 
corvo e Pesaro. Pio VII pubblicò nuove 
leggi per impedire Tesportazione da Ro- 
ma di oggetti d'antichità e belle arti, sta- 
bilendo in vece un fondo annuo per l'ac- 
quisto, il quale fu poi impiegato anche per 
restauro di chiese e monumenti antichi. 
Se il predecessore Pio VI in tanti modi 
dimostrò grande stima e benevolenza pei 
gesuiti perseguitati,- e ne permise l'esi- 
stenza in Russia, ov' erano restati dopo 
il famoso breve di soppressione; Pio VII 
ebbe la consolazione di poter fare assai 



ROM 

di piò, perché ad istanza di Paolo 

peratore delle Russie, e quel che pìh 

ta di Ferdinando IV re delle due 

lie, ne' loro stati formalmente rii 

la benemerita compagnia di Gesù. 

vHta Francia a impero, ne fìi eleti 

peratore Napoleone, che invitò il P 

coronarlo in Parigi : Pio VII date 

colta necessarie al cardinal Consalv 

reggere politicamente Roma, ne pi 

a novembre 1 804. Essendo il Papa i 

rigi, dicesi chegli fu proposto di sts 

si nella città, o in Avignone ; ma è 

ch'egli pi*evedendo qualche violenza. 

rilasciato la Rinunzia del pontifici 

cai*dinal P/^/ta/te//i. Ri tornando da / 

c/a, entrò in Roma a' 1 6maggio 1 80: 

quella formalità e dimostrazioni del 

to e popolo ramano che descrissi ne 

XXXV, p. i84< Rifuse le due canr 

maggiori di Campidoglio, il Papa vi 

co a benedirle solennemente : la prit 

le col suo suono annunzia la mort 

Pontefici, e V ora in cui nel carnev 

permesso uscirecon maschera. Frat 

per que' religiosi e politici motivi, eh 

scrinisi non senza dettaglio a Fbanc 

a Pio VII, cominciarono a insorger 

la s. Sede e Napoleone gravissimi < 

pori, e la serie di quelle amai*e£Ke e s 

stie che trafissero il Papa di tanto 1 

re, per tutto quello che Timperatoi 

ce contro laChiesae la sua sovi*anità. 

l'ottobre i8o5 pacificatosi Napoleon 

Ferdinando IV, nello sgombrare il* 

stato le sue truppe, attraversando le 

to pontificio, sorpresero la fortezza d 

cona e vi lasciarono un presidio, ci< 

promosse le doglianze del Papa. Neh 

Napoleone ostentando supremazia su 

ma, dichiarò a Pio VII, che Roma d< 

seguire il suo intimo volere e politica 

esigenze inammissibili, altrimenti av 

he mandato da Parigi un senatore pe 

vernarla a suo nome, ed indurrebbe i 

pa ad essere solamente vescovo di R( 

Poi cambiando linguaggio disse: l'Il 

sarebbe alle sue leggi soggetta; Pio 



ROM 

il sovrano di Roma, però di questa esser- 
ne egli Timperatore ! Inoltre rimperato- 
l'e s'impossessò di Benevento e Pontecor- 
vo, li dichiarò feudi del suo impero, ne 
investì Talleyrand e Bernadolte, trasmis- 
sibili con ordine di primogenitura alla di* 
scendenza mascolina: ilprincipatodiNeuf* 
chatel lo die a Berthier. Comprese allora 
PioYll qunl fosse il vero scopo di Napoleo- 
ne, e col consiglio de'cardinaii, gli dichia- 
rò non potersi mettere in istato di guer- 
Iti contro le potenze a lui nemiche. Quan- 
to al principio dal medesimo stabilito dì 
essere T imperatore di Roma (comefdcen- 
tesi successore di Carlo Magno, il quale a^ 
vea restituito e ampliato, non fondato il 
principato della romana chiesa), con a» 
postolica franchezza il Papa aggiunse : che 
il sommo Pontefice divenuto da tanti se- 
coli anche sovrano di Roma, non ricono- 
sceva ne'suoi stati altra sovranità supe- 
riore alla sua: non esistere l'imperatore di 
Roma; esservi solo l'imperatore de' roma- 
ni; ma questo titolo riconosciuto da tut- 
ta l'Europa nell'imperatore di Germania, 
non poteva nel tempo stesso appartenere 
a due sovrani; e questo stesso non essere 

1 che un titolo di dignità e di onore, il qua • 
le non diminuiva minimamente l'indi* 

i pendenza della s. Sede. Carlo Magno aver 

I trovato Roma in mano de' Papi (il loro 

II effettivo dominio, come ho descritto, in- 
i cominciò dopo il 726, Carlo Magno nac- 
I qiie nel 743- )> averne ampliato i domi- 

lìii, non avere però mai preleso superio- 
rità sopra de'm edesimi. Il possesso quin- 
di pacifico di 1000 anni (più) essere il ti« 
tolo più luminoso che potesse esistere tra 
sovrani. In questo tempo Francesco II ri- 
nunziò al titolo d'imperatore di Germa* 
nia^ per quelle cause che notata tale ar- 
tìcolo; ed avendo già riunito in un sol 
corpo gli stati austriaci tedeschi col titolo 
d'impero ereditario, prese il nomediFran- 
cpsco I imperatore d'Austria. Questo me- 
morabile atto porta la data de'6 agosto 
1B06, col quale l'imperatore si dichiarò 
sciolto dai vincoli che V univano al sagro 



ROM Sff 

romano impero, come ne prosciolse tut- 
ti i membri del medesimo. Così termi* 
nò dopo 1006 anni l'impero d'occrdente 
o de'romani, che per autorità apostolica 
di S.Leone IH avea cominciato in Carlo 
Magno. Persistendo Napoleone ne' suoi 
proponimenti, alle imperiose richieste 
pran temente aggiunse ifatti.Oltre di pro- 
fittare delle rendite pontificie in Ancona, 
esigette il mantenimento delle truppe, fe- 
ce militarmente occupare tutte le città 
del litorale pontificio, tanto sull'Adria- 
tico che sul Mediterraneo; minacciando 
di nuovo il Papa,chese non entrava nel 
suo sistema federativo, ed avesse comuni 
colla Francia gli amici e i nemici, gli a- 
vrebbe lasciato la sola provincia del Pa- 
trimonio, e messo alle strette avrebl)e i« 
mitato Tesempiodi Carlo V, con rinchiu- 
derlo in Castel s. Angelo e far pregare 
per lui. Intanto il cardinal Consalvi, ve- 
dendosi inviso a Napoleone, rinunziò il 
segretariato di stato, egli successero quei 
cardinali che notai a Pio VII. Questi si 
ricusò pure di riconoscere per re di Na- 
poli Giuseppe Bonaparte fratello di Na- 
poleone. Nel 1807 l'imperatore tornò a 
domandare al Papa cambiamento di po- 
litica, viceversa gli toglieva le Marche; e 
di fatto, senza attendere il legato card inalo 
Latier de Bayanne e m^S della Genga, 
il generale Lemarois di suo ordine nel i .^ 
novembre si dichiarò governatore gene- 
rale delle Provincie d'Ancona, Macerata, 
Fermo e Urbino, cui seguì l'occupazione. 
Quindi il Papa e la corte videro probabile 
roccupazionediRoma,e violata la residen- 
za pontificia. I romani seneconturbarono, 
Gomerestarono malcontenti alla partenza 
perParigidi tutti gli oggetti d'arteappar- 
tenenti al principe Borghese, edesistenti 
nella Villa Pinciana. Nel 1808 dopo nuo- 
ve richieste pel sistema federa ti voed altre 
esigenze , e dopo nuove minacce di spo- 
glio de'domìnii temporali, il generalMioU 
lis, col pretesto di attraversare lo stato 
pontificio perandarea Terracina, a'2 feb- 
braio entrò inRornSi e con 6000 uonn« 



58 



ROM 



ili l'occupo railitarinenle; appuDlbican* 
noni coDtro il Palazzo Quirinale^ovc di- 
morava Pio FII^ e eoo minacele 8i fece 
cousegnare Castel s. Angelo, ed egli pre- 
se alloggio al palazzo Doria. Quindi sue* 
cessero tutti quegli avveoinienti detti al* 
la biografia ed a Fraucu; cioè atti fio- 
lenti, occupazione delle Marche e riunio- 
ne al regno d*/rdr/ia^' arresti e dispersioni 
di cardinali, prelati e altri, essendosi Miol- 
lis impadronito della polizia,edincorpo« 
rutoallesuele milizie pontifìcie. Frat tao* 
lo divenuto re di Spagna Giuseppe fra- 
tello di Napoleone, questi pose sul trono 
di Napoli il cognato Gioacchino Murat. 
Le violenze deTrancesi aumentarono, in* 
vadendoanclie il palazzo apostolico e cac- 
ciandone le guardie; dipoi fu lasciata la 
svizzera. A' io giugno i8og si pubblicò il 
decreto imperiale della riunione degli sta* 
ti della Chiesa airimpet*o,Romadichiara« 
ta città imperiale e libera, il governo sa* 
rebbe determinato da uno statuto parti* 
colai-e , il debito pubblico adottalo dal- 
l' impero, le proprietà del Papa aumen- 
tate sino alla rendita di due milioni di 
franchi , ed i suoi palazzi dichiarati im- 
muni; fu abbassato in Castello lo stemma 
pontificio,e sostituitoli francese. Pio Vii 
rispose colla pubblicazione della solenne 
scomunica, ciò che sbalordì Miollis ed i 
romani; riprovando con un breve l'usur- 
pazione della sovranità, e rigettando qua- 
lunque assegno. In dettogiorno cessarono 
le magistrature, anche del Campidoglio, 
ed il senatore Rezzonico morì durante la 
prigionia di Pio VII. Temendosi la fer- 
mentazione del popolo per la difesa del 
Papa, e Tentusiasroo col quale avea sen- 
tito la scomunica, Murat provocò la tra- 
slazione del Papa a Firenze, quindi Na- 
poleone Tordinògenericamente a Miollis, 
o positivamente come vuole Tab. Bello- 
mo. Questi affidò V esecuzione del sacri- 
lego rapimento al general Radet, e si 
consumò a'6 luglio con scalare le mura 
del palazzo papale, e rompimento di por- 
te. Pio VII fu strappato dalla sua sedci 



ROM 

col cardinal Pacca^ed iuari'e«to condol 

to a Savona, e poi a Fontainebleau: tutte 

con diOusione narrai a'due citati artieoli 

Appena i romani si avvidero del rem- 

pia cattura, si sciolsero in pianto, e resta* 

i*ono sbalorditi e frementi. EgualmenU 

alla biografia di Pio VII dissi, che lasciò 

in Roma delegato apostolico il cardinil 

Michele di Pie/rocche lo era stato di Pie 

VI, il quale depor^ito, perle facoltà cÌm 

avea,suddelegò il prelato deGre^gfonòjdM 

dopo 4o giorni nel 1 8 1 o fii chiam a to a Pi 

rigi e poscia trasportato prigione; il prela 

to con Tautorizzazione di cui era monito 

nominò delegato apostolico mg.' Dome 

nico Atanasio prò -vicegerente di Roma 

pei*ò le ordinazioni e la consagraziooe de 

gli olii l'eseguì mg.' Menochio Sagrista 

vescovo di Porfirio e confessore del Papa 

nella chiesa della Missione ^ tranne quc 

CB*o che notai, ed eseguite nel Paint» 

Camuccini, In Roma non vi restò che i 

cardinal Filippo Casoni^ morto a'g otto 

brei8 1 i,ma senza alcuna ingerenza. Dì 

sperse e sciolte le congregazioni, le s^re 

tene e tribunali ecclesiastici , gli ardili 

furono trasportati a Parigi,insieme a quel 

h del Vaticano e di Castel s. Angelo rìii 

ulti agi' imperiali di s. Dionigi: i sagi 

, arredi pontificii soggiacquero alla stesi 

sorte, aspirando Napoleone di far Pari; 

centro del cristianesimo. Nella medesiiii 

biografia trattai del giuramento di ubb 

dienza e di fedeltà a Napoleone, che i frai 

cesi esigevano dai vescovi, ecclesiastici, 1* 

gali per esercitare la professione,e impiegi 

ti pubblici. Nel voi. XX, p. 1 9 e seg. nam 

che il conte Miollis fino dal 5 aprile iSo' 

fece pubblicare la Gazzetta romana^ m 

1809 successe il i.^ luglio il Giornale i 

Campidoglio^ poi Giornale del dipart 

mento di Romaiche darò fino agli 1 1 ma] 

gio 18 14* Indi ebbe luogo il Giornale n 

mano^ e poi si riassunse l'antico Diario < 

i{o/7ta.Notai ancora nella biografia,da d 

fu compostala consulta straordinaria 

Roma o stati romani, incaricata a prei 

der possesso della città in nome di Napi 



liOM 

leone,e ammintstrai*e ti paese con governa 
costituzionale, secondoil sistema francese; 
e chi meritò elogio. Che essa divise Io stato 
romano, ridottoa circa 800,000 abitanti, 
ne' dipartimenti del Tevere e del Trasi- 
meno, e per città prì nei pah Roma e Spo- 
leto. 11 promesso statuto particolare non 
\enne mai. 11 general Miollis fu presiden- 
te della consulta e governatore generale 
( con 25,000 franchi al mese, per Je due 
cariche: quanto ha di meno il Papa si può^ 
vederlo aREirniTA ecclesi astig a),ìI barone 
Tournon capo di polizia e prefetto di Ro- 
ma. La consulta il 1 .^agosto nominò un se* 
nato composto di Si membri, scelti fra i 
principali della città : ma questo corpo 
ignorò le sue attribuzioni, né mai si radu- 
nò; se ne leggono i nomi ne^n. 1 8 del Gior- 
nale del Ca»i/9iVfog//o. Con posteriore de- 
creto de' 28 ottobre, la consulta stabili, 
che 7 individui del consesso medesimo, 
col titolo di commissione, avessero Tam- 
ntitiistrazione municipale della città, fa- 
cendo da presidente quello del senato e 
in sua assenza il vice-presidente: gli altri 
6 nominati furono il ducaSforza-Cesari- 
I ni,conte Bolognetti, marchese Origo,Cur- 
I ti Lepri, Vaccari banchiere, Pamfìlo di 
, Pietro. À'i6*novembre Napoleone sotto 
I il trono ricevette alle Tuilleries la depu- 
H fazione di Roma^ composta di que'signo- 
^ ri riportati nel n.^ 65 del Giornale di 
I Campidoglio, in nome della città, decla- 
I mante il ducaBraschi nipote di Pio VI, 
con vantare gli antichi eroi di Roma. 
I Ma Napoleone rispose contegnosamente, 
colle solite chimeriche pretensioni. Disse 
che la I .* volta che avesse ripassato le Al- 
pi, avrebbe dimorato pei* qualche tempo 
in Roma. Che i suoi predecessori l'avea- 
no staccata dall' impero e data come in 
feudo a' vescovi di Roma (la storia con* 
traria a tale gratuita asserzione , confu- 
ta questa pretesa): figlio primogenito del- 
la Chiesa, non volere uscire dal suo se- 
no : Gesù Cristo non credè necessario sta- 
bilire per s. Pietro una sovranità tempo- 
rale 1 La sede di Roma e prima del cristia- 



ROM 59 

nesimo continuerà ad esserlo : il vostro 
vescovo è il capo spirituale della Chiesa, 
com'io ne sono i'imperatorel La guardia 
civica che nel 1 808 a vea ricevuto il nome 
di legione imperiale, nel 1 8 1 2 ebbe quel- 
lo di legione della guardia nazionale : ne 
parlai nel voi. XI 11, p. 274- Nel novem- 
bre si recòinRomareMurat, e nella sua 
qualità di luogotenente dell' imperatore 
e di comandante incapo dell'armuta, pas- 
sò in rassegna le truppe e ricevette splen- 
dide feste. Napoleone neh 806 avea sta- 
bilito due solenni feste: ili 5 agosto sagro 
all'Assunzione e anniversario della con- 
clusione del Concordato, si celebrasse la 
festa di s. Napoleone; e nella t.' domeni- 
ca di dicembre si solennizzasse Tanniver- 
sario di sua coronazione e vittoria d'Au- 
sterhtz. Per 8. Napoleone in Piazza Na» 
vonà si facevano fuochi artifiziali e illu- 
minazioni per la città, la corsa de'cavalli 
col fantino, di cui feci parola nel voi. X, 
p. 94; e nelle domeniche di detto mese, 
oltre il solito lago^si faceva il giuoco del- 
la cuccagna: Cancellieri nel Mercato, p. 
266, descrive la corsa de'cavalli col fan- 
tino in detta piazza, non solo per festeg- 
giare l' onomastico dell' imperatore, ma 
ancora a'3 giugnoi8i i per celebrare la 
nascita del suo figlio Napoleone France- 
sco Giuseppe Carlo, dichiarato re di Ro- 
ma, poi duca di Reichstadt per disposi- 
zione dell'avo Francesco 1 che gli attribuì 
ili. sposto dopo gli arciduchi, e morì nel 
1 832. Napoleone nel 1810 con un sena- 
tus-consulto di Parigi del 1 7 febbraio fece 
stabilire. Lo stato di Roma essere unito 
alla Francia. Roma dichiarala 2.' città 
dell'impero, ed il principe imperiale por- 
tasse il titolo di re di Roma. Gl'impera- 
tori dopo la cognazione nella metropo- 
litana di Parigi, sarebbero coronati in s. 
Pietro di Roma prima del 1 o.^ anno del 
loro regno. Ogni sovranità straniera es- 
sere incompatibile coiresercizio d'ogni au- 
torità spirituale nell'interno dell'impero, l 
Papi fino dalla loro esaltazione giurassero 
di non far mai niente contro le 4 Propo* 



6o ROM 

sizioni gallicane. Pel Pa|>a si preparasse- 
ro palazzi in qualunque luogo dell'impero 
(allora era prigione in Savona, sotto la cu- 
stodia di Cesare Berthier, e privo sino del 
calamaio e della penna) volesse risiedere. 
IVeavesseperò necessariamente uno a Pa- 
rigi e l'altro in Roma, lodi ornò sontuo- 
Mmente il palazzo arcivescovile di Pari- 
gi perricevervi Pio VII,ilquale però non 
vi andò, non avendo ceduto alle sue bra- 
me opprimenti la Chiesa e la sua libertà. 
Prescrisse quindi Napoleone a' 17 aprile, 
che tutti i preti e religiosi forestieri dimo- 
ranti in Roma ne uscissero e si recassero 
nlle loro diocesi. Con altro decreto de'7 
maggio dispose che fossero soppressi nei 
due dipartimenti di Roma e del Trasi- 
meno tutti i corpi religiosi di qualunque 
ordine o congregazione. Lo stesso fosse 
delle monache , eccettuando però 4 elei 
più belli monasteri di 4 ordini diversi, ì 
quali sarebl>ero mantenuti e ordinati in 
modo utile al pubblico. Tutti i religiosi 
e le monache avessero pensioni, ma nel 
lasciare i chiostri si ritirassero nel luogo 
della loro nascita. I religiosi si presentas- 
sero ai loro rispettivi curati, e rimanes- 
sero applicati alla parrocchia per assister- 
li nelle funzioni ecclesiastiche. Ài religiosi 
disciolti fu dipoi mitniRio \\ Giuramento 
d' ubbidienza e fedeltà all' imperatore. 
Molti ricusarono, e in pena perderono la 
pensione. Nel maggio fece intimare ai ve- 
scovi de'due dipartimenti di Roma e del 
Trasimeno, di prestare il Giuramenlosla' 
bilito nel Concordalo d\ Francia del 1 80 1 : 
»lcuni opinarono non potersi estendere a* 
gli stati romani,anche per essere cambia te 
le circostanze, onde 1017 ricusarono: al- 
tri interpretarono, non essere precettiva 
la disposizione pontificia, ed in numero 
di i4 giurarono con qualche dichiarazio- 
ne. A' 18 giugno Napoleone decretò, che 
considerando la popolazione dello stato 
romano contenere senza la sede di Roma 
32 vescovi, perciò esuberante come ica* 
pitoli, quindi soppresse le 1 7 diocesi e ca- 
pitoli de' vescovi che non aveano giurato, 



BOM 

e che le 6 suburbicarie de'cardinalib* 
sero unite alle 1 4 di quelli chea veanogis* 
rato. Pei vescovi conservati, le (mì mtm 
avessero una rendita menodi2o»ooofrw 
chi, supplirebbe il tesoro sino a tal so» 
ma. Soppresse tutte le abbazie, enetoCto* 
pose la giurisdizione alle diocesi In cui e 
rano: i loro beni,e|queide'vesooTatisop> 
pressi, riunì al demanio. Indi soppreae 
altre 3 sedi vescovili, di que' vescovi dK 
aveano ritrattato il giuramento. I vetooii 
renitenti subirono la confisca de* beni, e 
furono rilegati in Francia e in diversi luo* 
ghi d'Italia. Chiamati a giuramento i ci- 
nonici di dette diocesi e delle chiese di 
Roma, e lo stesso poi accadde ai parroch^ 
5oo circa ricusarono e furono confinali 
in Corsica ed in varie parti dell'alta Iti* 
lia. Intanto avendo la consulta stabilito 
ormai in Roma gli ordinamenti francc^ 
Napoleone dispose che sul fine dell'anno 
cessasse dalle sue funzioni; che un prìs- 
cipe gran dignitario (de' dignitari del- 
l'impero feci parola ne' voi. XX, p. 39, 
XXV 11, p. 119) sarebbe nominato go* 
verna toro generale de'dipartimenti diRo* 
ma e del Trasimeno. Questi avesse il co- 
mando superiora delle truppe e della gea* 
darmeria. Esercitasse l'alta vigilanza sul- 
la polizia e sopra tutte le autorità mili- 
tari, civili ed amministrative, soggetto 
però agli ordini de'ministri. Se al i.^ del 
prossimo gennaio non fosse ancora prof- 
vedutoal posto di governatore gè nerate,iie 
sarebbero temporaneamente fiitte le ve- 
ci da un luogotenente.Si stabilisse in Ro- 
ma un consiglio incaricato dì liquidare 
le pensioni ed i crediti esigibili sull' ao- 
tico governo e sui corpi religiosi soppres- 
si, con So milioni di franchi di beioi os- 
zionali, cui furono aggiunti altri t tydao- 
do ai medesimi un valore calcolato sul* 
la rendita di 20 anni pe'fondi rustici e di 
1 2 pegli urbani.Si formasse poi un'ammi' 
nistrazione del debito pubblico e de'benì 
destinati al rimborso, presieduta dall'iD- 
tendente del pubblico tesoro (che fu Js- 
net), ed i membri fossero scelti tra'credi< 



ROM 

più ricchi. Inoltre l'imperatore de* 
ino poi, che il Monte Napoleone di 
no corrispondesse alla Francia annui 
hi 265,000 per quella porzione del 

pubbl ico dello stato pontifìcio, che 
}be dovuto gravitare sulle Marche 
: al regno d' Italia* La nomina del 
Tipe gran dignitario non si fece mai 

nel precedente giugno era stato no- 
ito governatore Fouchet, poi subito 
iamato), ed il general Mioliis ne ri- 
iluogotenente.Quauto al debito pub- 

> devesi avvertire , che i Luoghi di 
//,i quali ne costituivano la maggior 
i e ascendevano a circa So milioni 
idi, restarono quasi per metà annul- 
olla soppressione delle opere pie che 
no le creditrici. Gli altri poi furono 
lati nel modo detto all'indicato ar- 
>, alla ragione di due quinti del lo- 
ilore originario (a tenore di quanto 
Itimo ne pagava il frutto il governo 
fìcìo ), e per conseguenza si dimise 
s;ran massa di debito pubblico con 
i beni, ma con tutte le conseguenze 

1 specie di pubblico fallimento. Del 
Roma, da capitale dell'orbe catto- 
di venuta città provinciale dell' im- 
francese, soffri tutti i disastri ch'e- 
inseparabilida una tale degradazio- 
a sua popolazione che nel 1809 era 
3,000, diminuì sensibilmente, e nel 
fino ai 1 7, 882,altri dicono 1 i3,ooo, 
Iti di condizione onesta caddero in 
Ita miseria, massime la curia e gli 
li ai tribunali e congregazioni eccle- 
:he ricusanti il giuramento. Il go- 

> per rimediare in quanto poteva al 
e frattanto accrescere gli ornamenti 
liei, ordinò uno stabilimento di be- 
tn^a, cioè ristabilì i pubblici lavori 
iceri validi cheaveanogiàesercita- 
'api, e d'altronde destinò (poi 8*27 
1811) un fondo speciale d'un mi- 
di franchi all' anno per accrescere 
)bellimenti della città^ Lo stabili- 
accolse tutti quelli che si presen* 
.0 a domandar lavoro^ dando loro 



ROM 



61 



una luppa economica, un pane e mezzo 
franco. Sì divisero gli operai in 3 classi, 
uomini, donne, ragazzi; il loro numero 
ammontò circa dai5oo a 1800, e perciò 
in 4 anni s'impiegarono 5 milioni di fran- 
chi : questa somma sì ricavò, per la me- 
tà dal pubblico erario, per l'altra dall'am- 
ministrazione municipale di Roma. Il bi- 
sogno fu il possente stimolo a questo prov- 
vedimento , imperocché per quanto ho 
riportato, in Roma pel suo decadimento, 
senza la corte e curia, restò priva di sus- 
sistenza una massa di popolo ozioso e af- 
famato , che avrebbe potuto alterare la 
pubblica tranquillità. Era composto d'u- 
na turba di gente di corte restata senza 
padrone, d'impiegati,addetti ai tribunali 
e altri offizi pontifìcii, persone di foro e 
altri, che per non giurare restarono sen- 
za sussistenza. Fu straziante il veder gui- 
darla carriuola e maneggiare la pala rag- 
guardevoli e onesti avvocati, e altre per- 
sone d'ingegno e di civile condizione.Que- 
sti lavori detti pubblici o della beneficen- 
za, s'impiegarono in parte utilmente con 
disotterràre una parte degli edifizi anti- 
chi^ quindi si fecero interessanti scuopri- 
menti nel Colosseo e ne'dintorni del Fo- 
ro Romano, alle falde orientali del Cam- 
pidoglio, e nel Foro Traiano. Da questi 
lavori ebbero princìpio i pubblici giardi- 
ni o passeggi del Monte Pinci o, e nel pen - 
dio occidentale del Monte Celio, Cosi Na- 
poleone dispose delle cose di Roma, ed 
arbitrariamente degli affari ecclesiastici, 
essendo in tutto dispotico. Ad onta del 
vagheggiato blocco continentale per ab« 
bassare la prepotente Inghilterra, fu co- 
stretto in qualche modo a permettere l'in - 
traduzione delle derrate coloniali prove- 
nientidagli stabilimenti inglesì,maimpose 
su di esse gravissimo dazio d'importazio- 
ne, che talvolta lo fece ascendere al quin- 
tuplo del valore ordinario, poi fece bru- 
ciare le mercanzie di fabbrica inglese. Nel 
medesimo 1 8 1 o fu stabilito da Napoleone 
l'appannaggio del suo figliastro principe 
Eugenio ticeré d'Italia, con tanti beni de- 



G2 ROM 

manìali, quanli in ragione del 5 per eoo 
rendessero lannua rendita d' un milione 
di lire italiane : la maggior parte de'beni 
già ecclesiastici esistenti nelle Marche» fa- 
talmente formarono tale appannaggio. In- 
di fece sopprimere in tutto il regnoitalico 
le compagnie, congregazioni e associazio- 
ni ecclesiastiche, tranne i capitoli delle 
cattedrali e collegiale insigni, ed i religiosi 
d'ambo i sessi ospedalieri o applicati al- 
l'educazione delle fanciulle. Frattanto nel 
1 8 1 1 Napoleone per dominare la religio* 
ne fece maneggi inutili, per indurre Pio 
VII a risiedere in Parigi, ove radunò il 
famoso concilio nazionale, composto dei 
vescovi d'Italia, per giungere al tanto a- 
gognato scopo di sottomettersi la s. Sede. 
In egual tempo e nella sua formidabile 
potenza concepì nella mente concetti va- 
stissimi, il principale de'quali, non con- 
tento d'essere re d'Italia, era quello di riu- 
nire ad essa le isoledi Sicilia e di Sardegna, 
formarne un sol regno, di cui In capitale 
fosse Roma, e sovrano il secondogenito, 
che sperava avere dall' imperatrice M.* 
Luigia d'A ustria, poi duchessa di Parma, 
In Roma fece eseguire magnifici restau- 
ri e abbellimenti al Palazzo apostolico 
Quirinalcy chedichiarò palazzzo imperia- 
riale. I romani e gli altri de'due diparti- 
menti, essendo soggiaciuti alla coscrizione 
(del suo codice feci menzione nelvol.XLV, 
p.t29), erano immersi nel piii profondo 
dolore e nella più grande desolazione , 
in vedere partire per le armate a farsi ma- 
cellare per un ambizioso, i figli, i fratelli, 
i parenti, gli amici. Leprovincie di FrO' 
sinone e di ^e//e/n,ossianodi Campagna 
e Marittima, erano infestate da assassini e 
crassa tori, non potendone ottenere l'estir- 
pazione le molteplici baionette francesi : 
la strada di Baccano egualmente fu do- 
minata dai malviventi. Nel 1 8 1 2 in Roma 
sempre più inasprì la persecuzione impe- 
riale contro i ricusanti il Giuramento ^tà 
anche contro quegli ecclesiastici che non 
vollero recitare pubbliche Preghiere per 
Napoleone, a motivo che perseguitava la 



ROM 

Chiesa clencva rigorosamente prìgioi 
venerando suo capo: tali vessazioni 1 
stesero pui*e per meri sospetti. A'4 n 
gio Napoleone dichiarò rei di felloni 
posti fuori delle leggi, que' sudditi d( 
partimenti di Roma e dei Trasimen 
quali aveano ricusalo di prestare il( 
ramento ingiunto dalle costituzioni 1 
l'impero. Die un mese di tempo peri 
vedersi, indi ordinò che fossero cene 
nati, se ricalcitranti, alla rilegazionei 
la confisca de'heni. Ma quasi tutti resi 
do costanti nel ri fiuto, aumentò il virt 
so numero degli esuli nelle isole di ( 
sica e di Copraia. Nel mese di giugno 
Napoleone permise che si stabilissen 
Roma, Carlo IV giù redi Spagna, e 
regina moglie, il suo terzogenito d. Fi 
Cesco di Paola, e l'infante d. Carlo Le 
vico già re di Etruria,poi duca di Lu 
colla reginn madre, e principessa son 
All'opposto nel lo stesso mese fece tras] 
tare Pio VII^^ Savona a Fon tainebli 
permettendogli la compagnia di mg.**] 
tazzoli carissimo al Papa. Questi nel il 
ivi fu sorpreso dalle seduzioni dell'in 
ratore, Kottoscrisse gli articoli prelìm 
ri per un definitivo accordo (in cui il 
pa abbandonava la sovranità di Ro 
di cui non veniva ad avere che T am 
nistrazione; ma questo era il meno 
l'infelice atto), che riportai nella bi(^ 
fia ; in conseguenza del quale aven 
cardinali ricuperato la libertà, potei 
illuminare Pio VII del funesto tei 
del sottoscritto , e ne ottennero V et 
revocazione, che fece montare nelle 
rie l'imperatore, avendolo già pubb 
to come fosse un solenne concordato 
tanto r Austria, là Prussia, la Rta 
V Inghilterra Sì col lega reno contrQ F 
cia.L' Austria spedì Nugent nelle 1 
zioni pontificie, ed affidò il comando 
Tarmata d'Italia a Bellegarde : Muri 
tubante tra il cognato e l'Austria, ri 
zio prima al sistema continentale, e 
scia si alleò colla medesima, allettato 
la promessa mediazione d'ottenere 1 



ROM 

nunzia al reame di Napoli dal re di Si- 
cilia Ferdinando IV, e dal Papa la ces« 
sione al rinunziante d' un teiTitorio che 
00 m prendesse 400,000 abitanti. Tanto 
fu definito agli 1 1 gennaio 1 8 1 4» n>a i col- 
legati non vi accedettett), e mentre la for- 
tuna di Napoleone volgeva al tramonto. 
Murat fece avanzare le sue truppe nello 
stato romano, ov'era diminuita la foiza 
morale del governo fiancese , anche pei 
maneggi degli emissari dell'unione itali- 
ca , che nella provincia del Patrimonio 
alzò per pochi giorni la bandiera del l'in- 
surrezione. Assunse Murat ilgovernodei 
luoghi occupati, ma in modi timidi ed 
equivoci. In tale stato di cose, per opera 
degli stessi emissari, si recò a Napoli una 
deputazione di alcuni patrizi romani per 
rappresentare a Murat : Boma essere mi- 
naccciata dall' anarchia , lui solo poterle 
dare la sicurezza e la felicità^ supplicarlo 
pertanto di dare quelle disposizioni di go- 
verno che credesse più opportuneallapub« 
blica tranquillità. Qualunque' dilazione 
poter essere fatale, ed avrebbe insieme pò- 
, tuto raifreddarequel desiderio vivissimo, 
I che generalmente si scorgeva in tutti i 
j buoni italiani, e specialmente neVomani. 
I Prima però che Murat ricevesse solenne- 
I mente tal deputazione, già a' 1 9 (il G/or- 
naie politico del dipartimento di Roma^ 
del 1 7 gennaio, avea annunziato, che da 
vari giorni una bella divisione napoleta- 
na era in Roma e aspettava rinforzi; e che 
notìzie di Parigi recavano il gradimento 
deirimperatrìce, alla deputazione inviata 
dalla città di Roma e composta de'prin- 
cipi Altieri e Albani, e del duca di Zaga- 
rolo,del consiglio municipale, perconfer- 
mare la divozione e gratitudinede' roma- 
ni per l'imperatore Napoleone!) gennaio 
il suo generale Lavaugoyon, comandante 
le truppe napoletane in Roma, ne pi*ese 
il governo, e pubblicò : Che diversi disor- 
dini accaduti negli stati romani, avea fatto 
conoscere aGioacchino Murat re delle due 
Sicilie,che il governo incominciava a man- 
care della forza e della volontà necessarie 



ROM 63 

a mantenere l'ordine pubblico. Giudicare 
d'altronde il monarca, chela protezione 
richiesta da molte ragguardevoli pei*sone 
di Roma e de'due dipartimenti, dalla si- 
curezza di Carlo IV e dalle circostanze, 
mentre provvedeva alla sicurezza di tutti, 
non offendeva il diritto d'alcuno. Quindi 
avergli ordinato di fare occupare provvi- 
soriamente dalle sue truppe i dipartimen- 
ti di Roma e del Trasimeno, e di prendere 
il comando militare de' medesimi, insie- 
me a tultequelle disposizioni di governo^ 
che potessero credersi le più alte a far 
cessare i disordini. Nel voi. XLVll, p. tìo4 
t'accontai questi avvenimenti, e dello scar- 
so presidio col quale Miollisnon poteva 
mantenere l'ordine pubblico e impedire 
le private vendette. Che Murat con som- 
mi applausi fu ricevuto in Roma il ^4} ed 
ivi emanò diversi provvedimenti. Vi sta- 
bilì un consiglio generale d'amministra- 
zióne, nominandone presidente il cav. Ma* 
cedonio. Distribuì diverse onorificenze al 
nobili, letterati, artisti e impiegati. Sebbe- 
ne ne partì a'28 per Bologna, accolto qua- 
le liberatore d'Italia, in suo nome furono 
pubblicale diverse benefiche disposizioni. 
Ai 3o dello stesso mese, Poerio consiglie- 
re di stato di Murat, prese in di lui nome 
temporaneo possesso delle Marche; e con • 
temporaneamente il generale Carascosa 
s'in? possesso nel medesimo modo di Bo- 
logna, annunziando apertamente aprila - 
liani, essere giunto finalmente il sospirato 
momento,in cui un grido pubblico riuni va 
tutti sotto gli stessi stendardi. Dopo mol- 
ti secoli di divisione edi debolezza, spun- 
tare per l'indipendenza italiana il deside- 
rato giorno, in cui combattendo pegli stes- 
si intere^i, non v' era che unirsi intorno 
al magnanimo l'è Murat che li guarenti- 
va. Partito quindi da Bologna con 800 
napoletani il maresciallo di campo Minu- 
tolo, a'3 febbraio ocoupò Firenze, a' 1 3 
Lucca. Nel r occupare questi paesi, i co- 
mandanti napoletani aveano l'istruzione' 
di non commettere ostilità, se non erano 
provocali , ed il tutto seguì quasi senza 



64 ROM 

spargimento di sangue. Imperocché i sol- 
dati francesi sfilando rra'oapolitani, si ri- 
tirarano tranquillamente nelle fortezze, 
e queste erano ciroondate^non molestate. 
Tanto io fidi col Castel s. Angelo, mentre 
avea 1 2 anni, circondato dalle artiglierie 
e col miccio acceso, per cui Roma era in 
gravi apprensioni che quelle del forte fa* 
cessero fuoco sulla citlà. Qualche scara* 
muccta fu solo in Toscana, e sotto la cit* 
tadella d'Ancona che fu alquanto bom* 
bardala. Per le altre fortezze circuite dai 
napoletani, il governo francese incari* 
co Fouchet, che allora era in Lucca, di 
traltarne lo sgombro: questo fu conchiu* 
so in Pisa con Agar ministro di Murat, 
secondo la quale convenzione le fortezze 
di Toscana furono consegnate ai napole* 
talli sul fine di febbraio , e quelle dello 
stato romano sul principio di marzo, po« 
tendo le guarnigioni francesi ritornare al 
di là delle Alpi,subentrandoi napoleta- 
ni anche in Castel s. Angelo. Il governo 
provvisorionapoletuno diRoma,fra le co* 
se che fece ricorderò la libertà resa a'de- 
teuuti ecclesiastici e laici pei negato giu- 
ramento, non che a quelli per opinioni 
politiche, togliendosi il sequestro ai loro 
patrimoni e a quello de'deportati; fu per- 
messo riunirsi ai benfratelli, ministri de- 
griufermi, scolopi e dottrinari; si permi- 
se il ristabilimento d'alcuni conservatorii; 
si tojse il sequestro ai beni de'capitoli pa- 
triarcali e di altre basiliche ; furono di- 
stribuiti soccorsi a diverse classi di per- 
sone; nominati alcuni nobili romani a di- 
versi ofììzi, e per non direaltro, venneor- 
di nato che gli archi delle loggie dipinte 
da Raifaele fossero chiusi con cristalli , 
come già notai a Palazzo apostolico Va- 
ticano. In seguito Bellegarde pei princi- 
pii italici manifestati dai napoletani, a'5 
febbraio proclamò : Che il re di Napoli 
erasi unito alle potenze oollegate, per la 
pace generale; convenir che le Alpi ri- 
tornassero ad essei-e una barriera contro 
Francia, dovendo ritornare i piemontesi 
sotto il loro rei i toscani e i modenesi sol* 



ROM 

to i loro principi; e la i.* città del omm 
cessando d'eiìsei*e a.' d'un imperostrai 
ro, con nuovo lustro sarabbe rialabil 
la capitale del mondo a*tstiaDo: qiM 
essere la volontà di tutti i monarchi 
leati. Trattò quindi con Murat, pero 
certare le operazioni militari, ed ava 
sempre sulla destra del Po la divisioo 
Nugent, a'7 febbraio si convenne peri 
bilire quali paesi doves^ro oocupan 
rispettive truppe, per cui Ravenna^ i 
ti e Faenza coi vicini paesi restai-oooi 
austriaci, Bologna rimase a' napoleti 
Tuttavolta Murat continuò la suaeq 
voca condotta, e nel maggio poi cooc 
trò nelle Marche le truppe die avei 
Lombai*dia. Ritornando a Napoleone 
a Pio VII, nel declinar del 1 8 1 3 veden 
l'iniperalore la necessità d'abbandoni 
il suo sistema del grande impero^ pitN 
rò di terminare con modo decoroso 
questioni col Pupa, facendogli propoi 
un accomodamento, in forza delquale 
tornasse alla sua sede. Pio VII rispotec 
non avrebbe paHato d'affari, Gochè a 
fosse tornato in Roma. A'aogennaioiS 
Napoleone praticò un ultimo teolat 
con un progetto, secondo il quale gì 
restituivano i due dipartimenti di Ro 
e del Trasimeno, chiamata 28/ divisic 
militare. Il Papa però rispose, la resti 
zi one dello stato ecclesiastico esaere un 
to di giustizia, e non poter devenire * 
getto di trattato : del resto altro non < 
mandava che di ritornare a Roma. 
tanto icollegati avvicinandosi colleam 
te a Fontaiuebieau, Napoleone fece p 
tire il Papa a'23 per Savona; indii e 
legati stabilirono che V Italia ritorna 
divisa in stati indipendenti, ed a'27 i 
braio chiesero risposta a Napoleone 
termine di io giorni. Allora per salvi 
possibilmente la sua convenienza (e 
que'motivi accennati aPio VII),a' i o m 
zo decretò, essere restituiti al Papa i < 
dipartimenti di Roma e del Trasime 
ordinando ancora la liberazione di Pio' 
che ormai non poteva più custodire. Qi 



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ROM 

di 5 giorni dopo trasmise al coogresso dei 
collegati uoa dichiarazione, acciò il Papa 
fosse rimesso immediatamente nel posses- 
so de'suoi stati, a seconda del trattato dì 
Tolentino, cioè da Roma sino a Pesaro. 
Risposerei plenipotenziari de' collegati, 
che le loro corti con insisteresulFindipen* 
denza d'ftalia, volevano anch'esse rimet- 
tere il Papa nella sua antica capitale, ac- 
ciò godendo d' un' intiera indipendenza 
provvedesse ai bisogni della chiesa catto* 
lica. I collegati entrarono \nParigi a'3i 
marzo, iJ senato depose Napoleone e pro- 
clamò Luigi XVIIÌ, poscia agli 1 1 aprile 
abdicando Napoleone all' impero, gli fu 
concessa in sovranità l'isola dell'Elbe.Prì* 
ma di questi avvenimenti, Pio VII fu fat- 
to partire da Savona a' 19 mai*zo, ed ai 
25 fu dai suoi condottieri, senza alcuna 
prevenzione, presentato e lasciato a' posti 
avanzati che gli austriaci e napoletani a- 
veano sul Taro. All'improvviso aspetto 
del sommo Pontefice attoniti gareggiaro- 
no in tributargli onori e venerazione, on- 
de Pio VII entròquasi trionfante in Par' 
ma. Proseguendo il viaggio, a' 3 1 marzo 
entrò in Bologna ov'era Murat, il quale 
ad onta di quanto dissi alla biografia del 
Papa , dichiarossi pronto a restituirgli i 
due dipartimenti di Roma e del Trasime- 
no : vi aggiunse inoltre una linea di ter- 
ritorio, che da Foligno si estendesse sul- 
la parte occidentale degli Apennìni lungo 
la strada del Furio, sino allo sbocco del 
Ganziano nel Meta uro, e poi sulla spon- 
da sinistra di questo fiume sino al mare. 
Si accomodò il Papa con ripugnanza, poi- 
ché desiderava l' intiera restituzione dei 
suoi dominii. Mg/ Atanasio delegato apo- 
stolico in Roma, a' 6 aprile annunziò ai 
romani il prossimo arrivo del Papa, che 
riempì d'indescrivibile contentezza tolti; 
Murat con proclama del 25 notificba Ro- 
ma il ritorno di Pio VII, ed il reintegra- 
mento di sua sovranità. Anche Pio VII da 
Cesena a' 4 OQ^ggìo emanò un proclama 
a'suoi sudditi, col quale i*e8e ragione del 
ri lardato ritomo in Roma , ove intanto 
vot. LIX. 



ROM 65 

deputò delegato apostolico mg.*^ Rivaro* 
la, per riprendere le redini del governo 
e ripristinarvi il pontificio, non die pre- 
sidente della commissione di stato fino 
al suo iifgresso nella medesima. Il prela- 
to con le particolarità che descrivo alla 
sua biografia, giunto appena in Roma ai 
IO maggio, commosso dalla miseria e tri- 
stezza in cui trovò la città, senza indugio 
e siccome pieno di quella mirabile ener- 
gia tutta sua propria, si dispose a pren- 
derne il possesso senza riceverlo dal go- 
verno napoletano. Da ciò ne venne, che 
Macedonio presidente del consigliq ge- 
nerale di amministrazione, nella seguente 
mattina radunò alla prefettura il corpo 
municipale,e le autorità giudiziarie e am- 
ministrative, loro dichiarò cessato il go- 
verno del re Murat suo sovrano, e parti. 
Rivarola nello stesso giorno fece innalza- 
re sul Castel s, Angelo gli stendardi pon- 
tificii e della romana chiesa , ed amante 
delle antiche cose abofi i codici di Napo- 
leone, richiamando in osservanza l'anti- 
ca legislazione civile e criminale. A* i5 
maggio furono ripristinati i conservatori 
di Roma , anche come esercenti l'officio 
del vacante senatorato ; cioè i marchesi 
Rinaldo del Bufalo deUa Falle, France^ 
SCO Cevaj Gio. Battista Casalij mentre 
i romani si dedicarono intieramente a fe- 
steggiare l'aiTivo del Papa. Proseguendo 
Pio VII il trionfale suo viaggio, a'24 mag- 
gio rasciugò il pianto di Roma, facendo 
colla sua presenza tei*minare l'avvilimen- 
to di essa. Tutto celebrai nel descrivere 
il solennissimo ingresso del Papa , di cui 
fui testimonio, e le splendidissime feste e 
dimostrazioni sincere , universali e forse 
mai vedute degli esultanti rGHa(iani,nel voi. 
XXXV, p. 186 e seg. Ivi notai que'sovra- 
ni ch'erano in Roma e decorarono si me- 
morabile avvenimento; che la cavalleria 
ungherese e napoletana' fecero parte del 
corteggio, ri portando il discorso che al Pa- 
pa, in nome del senato e popolo romano, 
pronunziò il detto i .^ conservatore alla 
Porta del Popolo. Il Papa restò grande- 

5 



66 



ROM 



mente commosso dall' imponente com* 
plesso delledimostraxìonìgìulifee divote 
de'romanì^ese ne chiamò contentissimo e 
grato. Tra gl'immensi danni recati a Ro- 
ma e allo stato pontificio dalla repubbli- 
ca esuccessita invasione imperiale, tutta- 
volta si elimìnai'ooo gli abusi delle fran- 
chigie, i diletti giurisdizionali e feudali si 
atei civile che nel criminale, che godeva- 
no le principali famiglie romane, come i 
Colonna,Orsini, Savelli o loro eredi,Cou- 
ti, Caetani e altre molte, che un tempo 
circonda vanoRoma da ogni lato,masstme 
all'epoca de' Frangipani e de' Crescenti, 
ed allora tennero i Papi in continue angu - 
stie. In parte l'ordine di natura, Testìn- 
zìone di molte potenti femiglie, l'indebo- 
limentod'altre,io fine poi le dette due in- 
fauste epoche e loro governi, distruggen- 
do privilegi e prerogative, rimediarono a 
molti mali e pregiudizi che si recavano ai 
domini! della s. Sede, la quale eziandio in- 
dii*ettamente ne risentiva nella sua subli- 
me dignità sagra ; laonde concentrarono 
l'autorità nel supremo potere, di cui fu 
erede il legittimo principe il Papa. Sul go- 
vemamento imperiale francese abbiamo 
il Bollettino delle leggi e decreti impc' 
riali pubblicati dalla consulta straordi» 
nana negli stati romani, coWindicecro» 
nologico delle materie, Roma 1 809 e seg. 
vol.23. Sì possono inoltre vedere i suddetti 
Gaaetta e Giornale^fjà Studi statistici di 
Roma del Toumon, ed il Coppi, Annali 
et Italia ai descritti anni. Gli utilissimi 
Pompieri ebbero origine sotto i francesi, 
come l'illuminazione notturna della città. 
Il barone Tournon nella sua bell'opera 
encomiò iPapi per quanto fecei-o in van- 
teggio dell'agricoltura dell'Agro roma- 
no^ inclusivamentealgià ricordato moto- 
proprio di Pio VII. Inoltre e in certo mo- 
doscusò i romani dalle accuse di cui sono 
incolpati, per la poca coltura della Cam - 
pegna romana, colle seguenti parole, m A 
primo sguardo, poraione sì piccola con- 
cessa alla coltura sembra giustificare il 
rimprovero di pigrizia che si fa a'roma- 



ROM 

ni; ma allorché alle prime pioggie di ol* 
tobre vediamo quest'immensi campili* 
vestiti di verdura offri ra ad innumerabik 
gregge un' erba spessa , crescente fin le 
aride stoppie, l'autunno e rinTemo mt 
desimo abbellim di tutta la fretcheztsdi 
primavera, s'intende come i romanisieBi 
contenti di un modo così seducente à 
trarre partito dal suolo. Qua Ipopolo, ri*' 
ceveodo dalla natura il beneficio di pt» ! 
duzioni spontanee così abbondanti, noi 
sarebbe inclinato a goderne aensa rico^ 
rereaduna pih faticosa coltura, doni.fiv- 
se piiì ricchi, ma pib incerti ? " 

Pio VII si dedicò a rìmediare k k- 
grimevoli conseguenze di tante disastna 
vicende; con immortale sua gloria a'7 1- 
gesto completamente ristabilì la 000» 
gnia di Gesù; e con breve de' 1 3 se ttemOR 
18 1 4 nominò senatore di Roma il ma^ 
chese Giovanni Patrizi romano, che pit- 
se solenne possesso il i .^ gennaio. Già ■ 
27 giugno avea fatto riaprire le udicw 
al tribunale civile di Campidoglio , per 
r esercizio di sua giurisdizione. Menile 
Roma godeva e andava ristorandosi pd 
ristabilimento del governo pontificio, Ì 
limitrofo regno di Napoli era agitato à 
diverse perturbazioni. Marat non si voi* 
le conoscere dai collegati, i re di Franai I 
e di Spagna presero le pai*ti del parente 1 
re di Sicilia legittimo sovrano , onde il 
principe Metternich chiaramente fece ss* 
pere a Murat, che tutte le volontà glie* 
rano contrarie; quindi avrebbe filttob^ 
ne a tenersi in una inerzia politica, ed 1 
Iresti tui re le Marche al Papa, il quale k 
chiedeva, imperocché si erano cambiale 
le circostanze in cui gli erano state promes* 
se. Murat nel maggio avea già dichiari- 
to, che se l'adempimento del suo tratta- 
to d'alleanza coll'Austria fosse un ostaco- 
lo alla pace che sì trattava a Parigi e al- 
la ricognizione di tutte le potenze Terss 
di lui, avrebbe rinunziato all'aumento (fi 
territorio in suo favore stabilito. Posds 
vedendo che gli si accrescevano contro le 
disposizioni de' collegati, offrì a Pio VU 



^ la restituzione delle Marche, purché a ves • 
' se ricevuto per complimento un suo mi- 
[ nistro, chiedendo poi Tinvestitura del ve* 
' gno. In tanto sì aprì il congresso di Vienna 
per stabilire l'equilibrio degli stati d'Eu- 
ropa; essendo contrario a Murat, questi 
nel 1 8 1 5 segretamente incoraggi in Italia 
i partigiani deirunione nazionale, ed es- 
sendosi riunito al cognato Napoleone, col 
pretesto d'essere minacciato dal re diFran- 
cia, manirestò'airAustria di far avvicina*' 
re al di là delle Alpi 80,000 uomini pel 
caso di attacco. L'Austria negò il transito 
pe'suoi stati, ed aumentò l'esercito. Ma 
giunta a Napoli a'5 marzo la notizia del • 
la partenza di Napoleone dall' isola del- 
TEIba, per cui a'20 rientrò in Parigi, Mu- 
rat gli fece sapere che avrebbe attaccato 
gli austriaci, e se vinceva presto Tavreb- 
be raggiunto con armata formidabile. Ri- 
spose Napoleone che continuasse i prepa- 
rativi, ma aspettasse il suo avviso per in»* 
cominciare le ostilità. Invece Murat, già 
nella metà di marzo avea messa la sua ar- 
mata in marcia, fatto chiedere il passag- 
I gio per lo stato pontificio, ordinando a'co- 
I mandanti che si avanzavano per Terraci- 
i na e Ceprano, di marciare sollecitamente 
ir sopra Roma, pi*endere Pio VII e condur- 
li lo a Gaeta. Però il Papa negò il transito, 
I e quando a'22 marzo seppe che non o- 
I stante i napoletani Taveano incominciato, 
i protestò contro la violata neutralità, e la- 
i sciando in Roma quella giunta di stato, 
I per governarla in uno alle pro^incie, di 
cui parlai nella biografia, destinandone 
presidente il cardinal Somaglia^eperw* 
gretario di essa Rharola^ passò rapida- 
mente in Genova. Allorai napoletani non 
si portarono più a Roma, ma si concen« 
trarono nelle Marche, occupando Rimini 
e Ravenna, ìndi Cesena, Forlì e Bologna; 
dopo di cheMurat proclamò PindipendeD- 
za italiana, eccitando l'Italia a insorgere 
per ricuperarla ;ID a in quel punto produsse 
poca sensazione,conoscendo gl'italiani che 
con tal promulgazione crasi domandato 
un sussidio per le sue armi. Ritirandosi 



ROM 67 

poi Murai a Macerata ne^prìmi di mag- 
gio i^stò disfatto, e poi perde regno e vi- 
ta. Napoleone che avea fatto dichiarare 
sentimenti di pace a Pio VII, a' 18 giugno 
per aver perduto a Waterloo, abdicò di 
nuovo e fu rilegato all' isola di s. Elena^ 
ove morìe II Papa già era rientrato in Ro- 
ma a'7 giugno festeggiato dai romani (in 
nome de'quali il conservatore marchese 
del Bufalo pronunziò quel discorso che 
riporta il n.^ 4^ del Diario di Roma, bU 
ta mente il Papa lodandosi della fedeltà e 
attaccamento dimostratogli da' romani), 
ed a'9 il congresso di Vienna avea decre- 
tato la restituzione alla s. Sede delle tre 
legazioni di Bologna, Ferrara e Ravenna, 
delle Marche, di Benevento e Pontecorvo, 
con quelle condizioni narrate alla bio- 
grafia di Pio VII, insieme alle sue pro- 
teste. Ivi toccai, i ricuperi &tti in Parigi 
dal re Luigi XVII I, del triregno e anello 
pesca torio, per opera di mg.' de GregO' 
rioj di diverse statue^ pittureearaszi,per 
le rappresentanze del celebre Canova, il 
quale fu troppo condiscendente o dovette 
lasciare alcuni capolavori, perchè il re a 
torto sostenne le stipulazioni di Tolenti- 
no, mentre altri sovrani sì erano ripreso 
quanto loro apparteneva di monumenti di 
antichità e belle arti, tolti dai loro domi- 
ni i nella guerra della rivoluzione. Roma 
perdette non poco, in quadri, sculture dei 
Musei j e Medaglie pontificie della colle- 
zione del Palazzo apostolico faticano* 
I due commissari della s. Sede in Parigi 
furono mg.' Marino Marini di Sant'Ai^ 
cangelo presso Ritnini^ ed ilcav. Antonio 
Canova , il quale fu aiutato dal fratello 
ab, ora mg^' Canova vescovo di Mindo: 
va però qui ancora dichiarato, che la se- 
greteria di stalo d'oixline di Pio VII, a 
decoro di Roma e pel ricupero e la rein- 
tegrazione de'suoi monumenti che inte- 
ressano tulle le nazioni, officialmente ne 
commise i radami al prelato Marini per 
oggetti di scienza, al cav. Canova perquel- 
'li di belle arti. Mg.r Marino Marini che 
sino dal 28 aprile 1 8 1 4 ^i*a stalo incom- 



/■ 



68 UOM 

benzato del nciiperameoto di tuttociò che 
di proprietà della i. Sede era stato tra- 
spoilato da Roma a Parigi , fu poi eoo 
dispacci della segreteria di stato de' 1 1 e 
1 7 agosto 1 8 1 5 destinato commissario a 
Parigi a rivendicare alla s. Sede gli Ar* 
chiid Vaticani, di cui è benemerito pre« 
fettOy e tutti gli altri archivi de'dicasterì 
ecclesiastici di Roma , i 5oo manoscritti 
della biblioteca Vaticana ceduti alla Fran* 
eia col suddetto fatale e prepotente tratta- 
to di Tolentino, gli altri 36o manoscrit* 
ti sottratti alla Vaticana nell' invasione 
francese imperiale, e il museo numisma* 
lieo Vaticano , gli oggetti preziosi spet- 
tanti al santuario di Loreto, i manoscrit- 
ti e Terbario dell'istituto di Bologna, di- 
versi caratteri della famosa stamperia del 
Collegio Urbano di propaganda, ed altri 
manoscritti e libri quattrocentisti. La 3.* 
missione in Francia di mg/ Marino Ma- 
rini fu a'i8 maggioi8 1 7, la quale ebbe 
per oggetto il completo invio a Roma de- 
gli archivi, i reclami contro la società bi- 
blica, il ricuperamento degli atti della le- 
gaùone a Parigi del cardinal Caprara, e 
altre importanti carte, oltre alcuni qua- 
dri; laonde fece vari accomodamenti, an- 
che coi professori del gabinetto minera- 
logico e con altri. Di queste cose ne trat- 
tai brevemente nei luoghi indicati nel 
Tol. LUI, p. 159, e siccome in essi parlai 
del dottissimo mg.^ Gaetano Marini zio 
del prelato,eprefetto anch'esso degli ar- 
chivi Vaticani, per non confonderei lo- 
ro rilevanti servigi resi alla s. Sede, qui 
noterò che morì a' 1 7 maggio 1 8 1 5. Ad 
Hbidelbbrga narrai della cessione esegui- 
ta da mg.^ Marino Marini per comando 
pontificio, d'una parte de'codici mss.gìà 
di quella biblioteca,edi quanto vi aggiun- 
se Pio VII, per le istanze del granduca 
di Baden e del senato accademico di det- 
ta città. Finalmente rimase a Parigi quel 
prezioso museo Borghesiano, di cui già 
feci cenno, non restituito perchè acqui- 
stato per contratto di compra e vendita. 
Nel 1816 Pio VII rallegrò Roma colla 



ROM 

promozione di 3 1 cardinali, de'quaB ne 
pubblicò a I , e dovette con pena aoppor 
tai*e l'appannaggio assegnato al priiici|ie 
Eugenio con beni ecclesiastici, che esses* 
do di natura loro inalienabili, si ooncilii 
la sua ripugnanza con un' enfiteusi, od ^ 
modo narrato alla biografia. A'6 luglio 
il Papa pubblicò il celebre iDoto*propiio 
sull 'orga ni zzazione dell'a m mi nis Irasiooe 
pubblica,e classificazione òMeDelegaù^ 
'ni apostoliche e riparto territoriale, iaà^ 
me a quello del distretto di Roma, luoghi 
suburbaui e luoghi baronali (pe'quali 6 
mano disposizioni per le loro rinuiizie),oii 
governi di Tivoli e Subiaco. In esso si con- 
fermò la giurisdizione civile del tribuni- 
le di Campidoglio , nella forma e limiti 
antichi, tanto in i .* istanza, che in appd- 
lazione. Inoltre Pio VII nel 1817 a'as 
novembre pubblicò il moto •proprio sul 
nuovo codice di procedura cÌTÌle, in coi 
col § 8 1 5 e seg. fu stabilito quanto riguar 
da il tribunale senatorio di GampidogliOi 
la giurisdizione del quale restò oonserfa* 
tacome in passato per le cause laicali, cioè 
fì*a'ciltadini e abitanti diRoma,e fra'meri 
laici.Col§93 le seg. fu provveduto al tri- 
bunale dell agricoltura; col $ gSgesqi.al 
giudice de'mercenari, in i .* istanza sulle 
cause di Roma e sua Coma rea, riguardan- 
ti le mei*cedi campestri, del quale, goom 
del tribunale del senatore ede'conscrra- 
tori di Roma, tratto a Ssir ato romaho. Il 
senatore Patrizi morì agli 8 gennaio 1818, 
supplendolo i conservatori ^fiiziio Danàio 
ni, Gaspare Cavalletti, Antonio Negro* 
ni Pio VII a' 1 5 maggio con breve elesse 
senatore il principe d. Tommaso Corsini 
romano, che prese privato possesso e pre- 
stò il giuramento in mano de'oonserva- 
tori a'20, e celebrò con pompa straordi- 
naria il possesso pubblico, che descrissi 
nel voi. X, p. 3 1 4 e seg. Dipoi con bigliet- 
to di segreteria di stato, de'6 marso 1 8 19 
si partecipò al magistrato romano la ri* 
nunzia del Corsini e la nomina del nuo- 
vo senatore in persona del principe d. Pa- 
luzzo Altieri romano, che prese possesso 



ROM 

privato e prestò giurameDto agli 1 1 . Del* 
la festa fatta in Campidoglio e di alt^'e per 
Tifoperatore Francesco I,e altri sovrani 
Tenuti in Roma, come del loro soggiorno, 
sì veda Pio f7/. L'imperatore decorò il 
senatori della gran croce di s. Stefano » 
come il cardinal decano. La setta de' Car* 
bonari recò qualche disturbo allo sta- 
. to, con tentativi rivoluzionari nelle Mar* 
che, per cui Pio VII reprimendoli, anche 
li condannò. Scoppiata per opera de'me- 
desimi e deliberali la rivoluzione a Na- 
poli , i nvoltosi occuparono Pontecorvo 
eBetìevento,e allarmarono lo stato pon- 
tifìcio con maneggi e proclami , sempre 
col l'idea della sollevazione generale d'I- 
talia. Gli austriaci compressero la rivo- 
luzione del regno di Napoli, la quale avea 
dato apprensioni anche a Roma , ove si 
temè qualche scorreria de'napoletani e vi 
fu un falso allarme la notte seguente al 
i3 febbraio! 821; ne fecero nondimeno 
nella provincia d'Ascoli, e si avanzarono 
sino a Kipatransone. Pio VII spirò tran- 
quillamente a-' 20 agosto 182 3, beneme- 
rito di Roma e della Chiesa universa- 
le ; la sua memoria rimase in venera- 
1 zione. Il zelante Z^o/ie A// della Genga 
i gli successe a'28 settembre, mentve era vi- 
i cario di Roma, amante degli antichi si- 
I stemi civili, ed avverso alle novità. Co- 
} raggiosamente volle celebrare nel 1825 
I il 10!* Anno santole YxxìSQi edificante, in* 
I cominciando la Visita apostolica diluì' 
I te le chiese e luoghi pii di Roma. Portò 
I la sua attiva vigilanza e riforma sopra o- 
\ gni ramo amministrativo, governativo e 
I (giudiziario; procui*ò di diminuire il vaga- 
I bendaggio del vero o finto Povero» Re- 
stituì alla nobiltà quella distinzione di cui 
^ode in tutti gli stati civilizzati , dichia- 
rando che la nobiltà precipuamente in- 
fluisce al decoro del principato; conces- 
se facoltà d'istituire fedecom messi e pri- 
mogeniture in perpetuo, e per qualunque 
piccola quantità di beni stabili; ma pre- 
scrisse che le femmine congruamente do- 
tate, fossero escluse dalle successioni de* 



ROM 69 

gli ascendenti e de'discendenti. LeoneXI I 
nella prediletta idea d'innalzare il più pos- 
sibile la nobiltà, suggerì a vari patrizi ro- 
mani di chiedergli il ristabilimento del- 
le giurisdizioni bai*onali,solendodire: non 
esservi altro mezzo per ristabilire il lustro 
della nobiltà romana. Avrebbe anclie au- 
mentato le antiche prerogative baronali, 
e data facoltà di armare ne'feudi truppa 
particolare, ed occorrendo la guardia na- 
zionale colle divise di famiglia, ed a spe- 
se del pubblico erario. Aderirono alle pro- 
posizioni , Bolognetti -Cenci, Boncompa- 
gni. Colonna di Sciarra , e Massimo. Si 
mostrarono contrari Altieri , Barberini, 
Borghese, Chigi, Colon na di Paliano,Do- 
ria-Pamphilj, e Rospigliosi, riflettendo 
che l'istituzione non era analoga allo spi- 
rito del secolo. 11 Papa stesso poi si pentì 
di aver mostrato su questo delicato argo- 
mento troppa condiscendenza, sebbene 
non ebbe alcuno effetto. Stabih meglio il 
metodo degli studi, del pubblico insegna- 
mento; fece una nuova circoscrizione delle 
parrocchie di Roma; rigorosamente inveì 
contro il mal costume.Pubblicò un moto- 
proprio, sulla riforma dell' amministra- 
zione pubblica, e della processura civile; 
decretò la riedificazione della Chiesa di 
s.Paolofuorikmura^comeVan\ìcaimen- 
tre degli altri suoi abbellimenti di Roma 
ne discori*o alla biografia e altrove. Punì 
i settari carbonari e liberali, che in Ro- 
ma e Romagna commisero delitti, invian- 
do perciò in Ravenna il cardinal Rivarola, 
Quanto ai Carbonari avendone parlato 
al loro articolo, chi sono i Liberali e il 
Liberalismo^ chiaramente Io definisce la 
Civiltà cattolica nel t.xi,p.277: Proposta 
intorno alt uso delle voci Liberale e Libe- 
ralismo, Associandosi alla significazione 
datane dà\V Armonia cattolica^ conchiu- 
de che debbonsi tali voci abbandonare e 
sostituire quelle di libertini e Uberlinismo, 
per parlare pia italiano e più vero. Colla 
sua mirabile costanza Leone XII riuscì ad 
estirpare il desolante brigantaggio. Volen- 
do ribassare! dazi di circa un milione di 



70 



ROM 

scudi, pe tolse e diminuì dì versi, e le>b un 
quailo alla tassa fondiaria; da ciò ebbeo- 
l'igine l'annuo deficit nell'erario pubbli- 
co, non essendosi eseguite le utile riforme 
cheavea pi-escritto, al gigantesco impian- 
to latto nel precedente pontificato, spro- 
porzionato allo stato e alle cii^costanze, 
onde procurò di i*estiingere il numeixi de • 
gì' impiegati. Nel fare un nuovo riparto 
territoriale, a vantaggio de' popoli vicini 
a Roma istituì la presidenza della Cornar- 
cadi Roma, Diede Leone XII incoraggi - 
menti per le manifatture indigene, ecci- 
tando a non servirsi delle straniere, per 
ìli prosperità dell'industria nazionale. Sta- 
bifi il Collegio de* Nobili^ e trasferì il Se* 
miliario romano o^t si trova. Leone XII 
morì a' i ofebbraio 1 829. Disse di lui l'an- 
nalista Coppi: M Nelle cose dello stalo in- 
corse la sorte che sogliono avere i rifor- 
matori, i quali agiscono contro lo spirito 
del secolo. Cessarono nel suo regno leac* 
clamazioni colle quali il popolo romano 
soleva spesso acoogliera il Papa, e dopo la 
morte fu straordinaria la quantità di satire 
conlrodi lui scagliate". La prese colle set- 
te, voi le combattere gli enormi abusi ed i 
molti vizi : ecco spiegato tutto. Gli si rese 
però giustizia,ma troppo tardi;il suo nome 
peroèsìmbolo dell'energia, della fermez- 
za, della giustizia. In sede vacante i car- 
bonari suscitarono turbolenze; in Cesena 
fu piantato un albero della libertà. A'3 1 
marzo 1829 fii eletto il prudente, distin- 
to teologo e canonista, Pio FUI Casti- 
glioni. Dichiarò di volere come il prede* 
cessore proteggere le mani&tture nazio- 
nali; assegnò un fondo per incoraggi re gli 
studenti delle belle arti, e fece disposizio- 
ni benefiche per la pastorizia e per le pian- 
tagioni degli olivi. Avendo Innocenzo XI 
asis^nato ^\V Ospedale del ss. Salvatore 
presso s, Giovanni in Luterano^ \ proven- 
ti ed emolumenti che ritraevo nsì dalle 
carceridi Campidoglio, Pio VII! l'esoner* 
rò dall' amministrazione economica, per 
que'moti vi detti a tale articolo. Colla sua 
enciclica gittò il grido d'allarme, pei ma- 



ROM 

li dà cui ei*a minacciata la società, n 
sime dallo spirito progrediente di nov 
come dalle società segrete; ed i carbofl 
suscitarono nuove turbolense nelle kj 
zioni, fotti audaci dalla dolcesza del 
verno (al dire di qualche storico conti 
poraneo), che nulla facendo incontra 
vore, dopo le tante precedenti ìonov» 
ni. Nondimeno si può vedere la Uogn 
di Pio Vili per quanto operò» come 
pa e come sovrano. La sua breve cp 
fu segnalala da alcuni avvenimenti : 
mancipazione de' cattolici armeni di * 
staniinopoHi la conquista à* Aigerii 
dalla Francia ^ e la rivoluzione di Pc 
gì che scosse l'Europa e produsae me 
menti popolari nel Belgio, in Gennai 
in Polonia : in Italia ridestò le antidi 
dee di libertà e di unione nazionale, I 
ti confidando nel principio del nànim 
vento proclamato da Francia. Afilittol 
Vili dagli sforzi che dicevano i settari, 
una nuova terribile rivoluzione vicimi 
iscoppiare, moiì a' 3o novembre i8i 
onde i nemici dell'altare e del trono o 
cepirono colpevoli speranxe. Nella « 
vacante fuixmo fatti diversi tentatiti 
commozioni rivoluzionarie ioRomaei 
le Provincie, e nella prima si sventbqi 
la congiura, di coi parlai a Pro FJIl 
A'2 febbraio 1 83 1 venne creato R 
Gregorio XF!^ dottissimo e d'anlmoi 
perturbabile, il quale portò sul trono F 
fiibilità e cortesia della vita privata, 
grandi benemerenze che già avea coU 
Sede, e precipuamente queltinnocem 
gravità di costumi, altamente encomi 
dal sagace Leone XII con 1* allocoiic 
detta in pieno concistoro e a tutto il m 
do, allorché Io innalzò al cardina!ato,c 
quelle citate e altre splendide parole^( 
riportai nel voi. XXXVIII, p. 69 (eY 
Bellomonel voi. 2, p. a 16, oltre il a.* 
del Diario di Roma i8a6). Colle sti 
Leone XII quasi lo designò a modeilo,< 
de i prelati e gli altri potessero meri! 
da lui le promozioni ecclesiastiche, i 
come la morte di Pio VII! parve ad 



no SI 

fasiosi un* occasione aisai propitia 
scitare turbolenze nello stato eccle> 
y, oltre Taccennata trama chesi po- 
llare e narrata meglio dall'anna* 
loppi, annoi83o,n.^ 28, col nomi 
di chi la fece, alti*ove si operò mol- 
ile scopo. In Modena Ciro Menot- 
ose alla testa del movimento italia- 
a prevenuto a'3 febbraio dal duca 
dena, fu arrestato con altri congiti- 
ndi scoppiò la rivoluzione in quella 
le e ducato. Dopo di che a'4 si sol* 
lologna, non repressa per debolez- 
go verno, che ignorava la seguita e * 
e del nuovo Papa; indi col progres- 
a vea fatto lo spirito del secolo, pro- 
da molti anni alla libertà, rapida- 
l'insurrezione si diffuse e propagò 
iponenza, per gran parte del lo sta- 
itificio. Giunse sino a Rieti, cheas- 
I dal ribelle Sercognani con 1000 
li e due cannoni, dopo lungo com- 
lento fu respinto dal tenue presidio 
iretto dal comandante, e dal popo- 
itato sino all'entusiasmo dalzelan- 
t ti vo pastore ch'esortò tutti allafe- 
Ne' principali luoghi ove sì estese 
ellione ne parlai: di nuovo fu tra- 
anche in Roma a'5 febbraio senza 
•; ma incoraggiti i faziosi dalle noti- 
Bologna, giunte a Roma il 7, indi 
i radunarono sul Gianicoloe deli* 
DUO di eseguire le loro operazioni 
seguente, con sorprendere Castel 
relo e suscitare tumulto pel Corso, 
erno raddoppiò la sua vigilanza sul 
Ilo, ed i congiurati non ardirono ef- 
re il disposto. Modificarono il dise- 
e1 12 febbraio, in cui si proposero 
(aria bandiera italiana sul Campi- 
>, dove poscia si sarebbe ristabilito 
ato antico. In véce il governo in tal 
> fece sospendere II Carnevale, e 
srlò i piani de' congiurati , i quali 
Binarono di tentare un azzardoso 
dopo il tramonto del sole in Piazza 
ma, col disarmo della gran guardia, 
rincipiato il tumulto con esplosioni 



ROM jt 

di pistola contro una pattuglia e cui mot* 
to stabilito: Luigi Filippo^ nuovo re 00* 
stituzionale de' francesi. La pattuglia t 
gli altri soldati della gran guardia rispo» 
sero colle schioppettate, ne ferirono e ar* 
restarono diversi, e dispei*sero i restantì. 
Questo tentativo di rivoluzione in Roma^ 
indusse il governo a prendere energici 
provvedimenti, a muovere il basso popo- 
lo a difendere il sovrano Pontefice contro 
i foutori delle cose nuove, aumentando 
gli arrolamenti della Civica : questa re*> 
se importanti servigi al modo che la ce- 
lebrai in quell'articolo, nel narraro questi 
politici avvenimenti,efece esemplarmene 
tea gara per mantenere l'ordine e guarda^ 
re il Papa nel palazzoQuirinale. Ne fecero 
parte molti signori, e persone probe e be- 
nestanti, essendo comandante generale il 
senatore Altieri. Alcune com itive di mon- 
ticiani e trasteverini insorsero più pro- 
nunciati alla difesa del trono. Non è que- 
sto il luogo di riportare tutti quanti i det- 
tagli di quella triste epoca, chesiponno 
leggere negli storici veridici e non guidati 
dallo spinto di parte: appartiene ai pri- 
mi il eh. annalista Coppi, ed il giornale 
filosofico politicoistorico: La voce della 
Ragione in 1 5 tomi. Solo dirò, ohe colla 
fermezza e meravigliosa applicazione del- 
l'infaticabile zelo di Gregorio XYI, e l'o- 
perosità e robusta mente del celebre e 
benemerito cardinal Bernetti suo prò -se- 
gretario di stato , colla molteplicità dei 
provvedimenti e beneficenze elargite, e 
prindpalmente con l'intervento enet^co 
degli austriaci nelle legazioni, la rivolu- 
zione in tutto lo stato ecclesiastico fb pron** 
temente repressa ed intieramente con-' 
quisa, contribuendovi easiaikdtò i sudditi 
fedeli attaccati al pAteroo governo pon- 
tificio eall'ordine pubblico. Il Papa si die 
a tutt' uomo a miglioi*dre tutta quanta 
la cosa pubblica, come a modifidài*e e di- 
minuire 1 dazi, ad accrescere la Milizia, 
ad intraprendere grandiosi lavori come 
a 7VVo&',airordinamento delle provincie, 
ad istituire camere di commercio, a pub- 



72 ROM 

biicare il regolamento per Tordi namen- 
lo giudiziario, di procedura citile e cri- 
minale; e peli. ^ ci die uo codice di nor- 
lua. Confermò e rioitlinò il tribunale del 
senatore di Roma , riconosciuto capo e 
pi*etidente del medesimo, con nuovo im- 
pianto che si legge nel voi. 5, p. i4t 
95, 164, 377 della Raccolta delle leggi 
e disposizioni di pubblica amministra- 
zione di tutto il pontificato di Gregorio 
XVI principalmente; il resto sì può ve- 
dere negl' indici alfabetici semi-analitici 
delle materie contenutein tale collezione. 
Si compose il ti'ibunale, oltre del senato* 
re, de' due togati collaterali , del togato 
uditot*e del senatore; vi fu addetto il giù- 
dice de'mercedari, per Roma e l'Agro ro- 
mano, concernente le mercedi campestri. 
La congregazione ciùminale del Campido- 
glio venne composta del senatore, de'due 
collaterali , del luogotenente criminale. 
Essendo poi insorto ildubbio,sela giuris- 
dizione attribuita al tribunale senatorio, 
si estenda alla città e territorio d'Ostia, 
il Pa|>a dichiai^ò negativamente. Nella 
stessa collezione di leggi e disposizioni vi 
sono quelle riguardanti la Camera Capi- 
tolina, ed i regolamenti relativi al tribu- 
nale, all'amministrazione, ed agl'impie- 
gati della medesima eccellentissima <ca- 
uiera , sanzionati dal Papa e pubblicati 
dai conservatori di Roma, marchese Gu' 
glielmo Longhi , Clemente Lavai della 
Fargna^ marchese Nicola Sagripante, i 
quali li aveano compilati. Questi regola- 
menti riguardano V avvocalo fiscale del 
Campidoglio; il procuratore ad causas 
del magistrato romano; il professore o u- 
ditore criminale del tribunale criminale 
dei magistrato romano pe'4 feudi baro- 
nali del senato e popolo romano, sotto il 
governo de'conser va tori stessi, cioè di Ma- 
gliano (di cui a Sabina), di Cori (di cui a 
YfiLLETRi),di Barbaranoe Vitorchiano(dei 
quali a Viterbo), del quale tribunale n'e- 
ra presidente ili.^ conservatore; del so- 
stituto fiscale; del procuratore de' poveri 
cai'cerati di Campidoglio , per la diftsa 



ROM 

delle persone povere inquisite innimi il 
tribunale del magistrato roaiaoo, per le 
cause provenienti dai feudi; del Tarahifi* 
sta e cancelliere; del segretario detae» 
to e popolo romano, succeduto ai dueof» 
fici dello scrittore e del prò -scriba <U 
popolo roma do; della computisteria, eat> 
tore, maestro di casa, architetto» maeftì 
di camera, cappella no, chierico dellacnp* 
pella, medico e chirurgo, commissario del- 
ie antichità, custode della protomoteo, 
decano de'fedeli e fedeli di Campidog^ 
trombetti, ed altri impiegati e addettili 
la Camera Capitolina. Gregorio XVI oqs> 
cesse nuova mente al senato romano he» 
ra, custodia e amministrasìoue del Ms* 
seo Capitolino s^à alla magistratura se* 
coi*dò il privilegio di nominarne il prcs* 
dente antiquario. Per gratitudine i reo» 
ni fecero un'illuminazione; la magistiiti* 
ra fece coniare una Medaglia mooumeB' 
tale cui suo nome, quello de'cootervatoii 
e del priore de'caporioni, lo.stemma del 
senato e analoga epigrafe; di più nel con 
tile del museo gli eresse marmoi-eaiioi* 
zione col suo busto in marmoj di cui fi 
fece solenne inaugurazione, e coll'epign* 
fé : Indulgenti ssinio Principi, JNella eoo- 
pendiosa e indicativa biografia di Grs* 
gorio ^^/accennai le cose prioci pali del* 
le tante da lui operate come Papa e co* 
me sovrano, meglio trattandone ai rìspet* 
ti vi luoghi, anche pei molti abbellì meoli 
di Roma, in cui lasciò i 3 Musa EtruseOt 
Egizio ^LateranensCj e prosegui in modi 
la risorgente basilica Ostiense ^ che poli 
consagrarne la sontuosissima nave trave** 
sa; avendo altresì curato il rìstoramenlo 
e conservazione di molti monnmenti ao- 
tichi. Nel 1834 essendo morto il senato* 
re Altieri a'9 gennaio, indi a' 14 con bi- 
glietto del cardinal segretario per gliaf 
fari di stato interni , Gregorio XVI fe- 
ce partecipare al magistrato romano, che 
avea eletto senatore il principe d. D(h 
menico Orsini ^ al quale ordinò nel me- 
desimo giorno la spedizione del breve; 
quindi il senatore prese privato possesso 



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RÓM 

e prestò il solito giuramento a'20. Inol- 
tre il Papa lo dichiarò comandante ge- 
nerale della guardia civica, e decretò che 
d'allora in poi il senatore non potesse più 
esercitare l'officio di Principe assistente 
al soglio, volendo che esclusivamente lo 
godessero i capi delle£imiglie Colonna e 
Orsini; laonde il senatore nella Capptl* 
la pontificia doveva tornare a sedete sul 
i." gradino del trono nella parte destra. 
Dopo il senatore Rezzonico, i successori 
aveano esercitato l'offizio di principe as- 
iiUente al soglio. A Cabcbrioi Roma, nel 
descrivere quelle degli antichi romani, le 
posteriori e quelle di Campidoglio, dissi 
come le miglioi^ò Gregorio XVI a istan- 
za del senatore Orsini, derivandone il di- 
scoprimento di parte dell'antico Tabula- 
rio. Successivamente Gregorio XVI per- 
mise le istituzioni in Roma della banca 
romana, della cassa di risparmio, della so- 
cietà di assicurazioni, e le scuole notturne; 
introdusse stabilmente le barche a vapo- 
re. Fece pure stabilire in Roma la resi- 
denza del convento e luogotenente del be- 
nemerito ordine GerosoUmitanOyàìtgQ' 
iierosamente beneficò; ripristinò il i.^ e 
più antico collegio de'prelati della s. Se- 
de, i Pro tonotari apostolici if^v\tó^^i\\\l 
protesse le scienze e le arti, ed i suoi cul- 
tori, in più guise; accorse con amore di 
)>adre a tutte le calamità che afflissero lo 
slato pontificio e Roma, sia pe' terremo- 
ti, sia per le alluvioni , sia per la terri- 
l)ile Pestilenza del cholera. A vantaggio 
pubblico intraprese i viaggi di s. Felice^ 
di Loreto e della Porziwicola^ di Civita 
I^^ecchia^ di Terracina^ lasciando in Ro- 
ma al governo della città e dello stato il 
degnissimo segretario di stato cardinal 
Luigi Lambruschini, ora vescovo di Por« 
to^ il quale cooperò alla gloria del suo pon« 
tificato. Ricuperò i beni dell'Appannag* 
gio , e fu visitato in Roma da parecchi 
sovrani o inchinato per parte loro : solo 
qui nominerò i.due ambasciatori ottoma- 
ni, e Nicolò I imperatore di tutte le Rus-*^ 
.r/r^nelqual articolo dico degli altri gran 



ROM 73 

principi della famiglia imperiale, ricevu- 
ti cortesemente dal Papa. Della dimora 
in Roma della regina di Sardegna, e di 
sua divozione verso Gregorio XVI, par- 
lai nel voi. XXVI, p.i66, XLI, p.i4& 
come il Papa fu benigno col re d. Michele 
I, lo narrai a Portogallo. Ad istanza dei 
conservatori di Roma, e con quella dis- 
posizione che si legge nelt. 2,p.i73 del- 
la Colkclio legum de recia studiorum , 
nel 1 842 decretò : che nella Protomoteca 
Capitolina (di cui nel voi. XLVII, p. 8a 
e 86) non si possa più erigera busto o er- 
ma ad italiani illustri, di singolare cele- 
brità negli studi delle scienze, lettere e ar- 
ti, se non trascorsi 4o anni dalla loro mor- 
te; onde si possa più imparaialmente for- 
mare il giudizio se ne sieno meritevoli; e 
di questi da' conservatori sene faccia rap- 
porto alla s. congregazione degli studi, la 
quale ne consulterà il sovrano pontificio 
oracolo. Avendo trovato l'erario esausto e 
in deficit, questo aumentò pegl'immensi 
dispendi che dovette affì*ontare per quel 
complesso di affliggenti circostanze che 
toccai nel vol.LlI, p. 2849 e principalmen- 
te per tenere in frenò la rivoluzione che 
sempre tramò di rinnovarsi; ad onta che 
indefessamente e con tutta alacrità curas- 
se il miglioramento della pubblica econo- 
mia, senza aggravare d'imposizioni i sud- 
di ti,anzi facendo fiorire il commercio, con 
abbondanza di derrate e di numerario. 
A Promozioni pontificie corressi 1' erro- 
re tipografico di calcolo numerico de'car- 
dinali da lui creati (aggiungendovi il no- 
vello de'cardinali creati dopo), laonde di- 
chiarai che ne creò ottanta, de'quali ne 
pubblicò settantacinque (i supei*stìti, in- 
clusi vamente al Papa che regna, gli stan- 
no erigendo un magnifico monumento 
nella basilica Vaticana, ed il viceré d'E- 
gitto vi ha contribuito con massi d'ala- 
bastro). Gregorio XVI rese la sua bell'a- 
nima a Dio il i.*'giugnoi846, e fu pianto 
da tutta Roma, che in folla non mai ve- 
duta ne'precedenti simili funebri avveni- 
menti^ accorse mesta ella basilica Valica- 



74 



ROM 



iia a tributargli l'omaggio di sua feiie- 
razione, oe'gioroi de'funerali nofenJia- 
li. Questa é storia e mi appello a tutti i 
romaoi, ed a quelli che allora si trota va- 
no in Roma. In un baleno mi sì richiese- 
ro da ogni parte sue memorie. Il princi- 
pe di Metternich, dali.^ pronipote del- 
illustre defunto, mi fece domandare per 
divozione una scarpa! Gli mandai una di 
quelleche il Pontefice a vea indossatone! 
duplice e memorabile abboccamento del 
magnanimo imperatore di tutte le Rus- 
sie. Né le cose potevano procedere diver- 
samente, considerato GregorioX VI come 
capo augusto della Chiesa, e come mae- 
stoso sovrano diRomana e suo stato.Quel- 
le esemplari virtù domestiche che portò 
sul trono, di vita frugale e temperante, in 
uno al candoi*e de'suoi immacolati costu- 
ini,brillarooo tanto nelle sue privale sten- 
te,che ci lasciarono tutti pieni di riverente 
edificazione, e niuno più di me può affer- 
marlo, e spero di poterlo un giorno detta- 
gliatamente narrare, a vergogna e oonfli- 
tione delle calunnie degli empi, che tenta- 
rono con false imputa/ioni e sarcasmi di 
adombrare la sua giusta gloria, che però 
il tempo fece risplendere di luce più viva 
e vendicò. Nello zelo ecclesiastico , nella 
propagazione della fede, nel sostenere con 
petto sacerdotale le trionfanti lotte con- 
tro i potenti del secolo, la gloria di Dio, i 
diritti dellaChiesa universale edella s. Se* 
de; nella profonda pietà, nella prudenza 
e circospezione, nella giustizia impania* 
le senz'affiitto rispetti umani, nella costan- 
za d'impavido animo nelle cose avverse, 
nel lottare co'suoi nemici ch'erano quelli 
dell'altareedel trono (per cui divenne il 
bersaglio delle pi h obbrobriose calunnie, 
come delle ire e del furore de'tristi edel- 
le sette, che vomitarono il veleno del lo- 
ro odio contro la religion'c e il papato, 
nella persona di lui come fortissimo so- 
stenitore dell'una e dell'altro, e barriera 
insuperabile alle rivoluzioni), Gregorio 
XVI a niuno de'suoi gloriosi predecesso- 
ri fu secondo; riunì molte delle virtù di 



EOBI 

s. Gregorio VII e di s. Pio V» eome lai 

già religiosi: dopo Benedetto XIV fiiì 
Papa più dotto. La Chiesa ha registrali 
i fiisti ecclesiastici di Gregorio XVI i» 
ratteri d'oro,come dichiarò il ▼enendb 
successore, e notai nel voi. LUI, p. igs 
II regnante Pio IX dì SintgagUa^h 
esaltato al maggiore de'troai il 1 6 giagM 
1846. Avendo in tale articolo con diÌÌi> 
sione da detto giorno sino a'a8 dioenliR 
1 85 1 registrato cronologicanaen te perai 
ni e mesi le principali cose dal Papato 
tee avvenute nel suo pontificato crq^ 
oltre il riparlarne agliartiooli relativì(d 
a Promoziovi completai il novero deh 
cardinalizie), qui mi limiterò a noordan 
il più ri marchevole e riguardante EoBN^ 
senza ripetere gli abbellimenti operatiti 
e le benemerenze che si è acquistato ì 
Pontefice con diversi de'suoi stabilines* 
ti anche agrarii : pei*ciò che apetta a^ 
ebrei , lo dissi superiormente. Roma li* 
vide nel suo solenne Possetso la maesl» 
sa e magnifica cavalcata, che accresce (k- 
coro a sì bella funzione. Neli.^ gennsii I 
1847 concentrò e riunì nel tribunalecU 
governo, quello criminale di Campido* 
glio, onde esonerò rarciconfratemita dd* 
la ss. Annunziata di supplire alle spcie 
deirofficio criminale capitolino. A*5 la- 
glio 1847 ricostituì e ampliò la gnardli 
civica. Neli.^ ottobre emanò il moto-pro- 
prio. Quando la provvidenza dwina^fA" 
la organizzazione del consiglio e tenals 
di Roma e sue attribuzioni, col quale re- 
stituì lo splendore antico alla rappresei* 
tanza comunale della medesima, dando* 
le un consiglio che deliberi , una magi- 
stratura che eseguisca il deliberato inqoà 
rami di amministrazione municipaleche 
potevano convenirle, ed una rendita pro- 
porzionata ai pesi che avrebbe da soste- 
nere. Dal regolamento perciò ordinalo 
estrarrò il più intrinseco, dovendo poi ri- 
portare altre sovrane disposizioni, in cai 
ebbe luogo qualche modificasione , per 
cui tralascio quelle disposizioni alle qua- 
li fu derogato intieramente» Nelle dispo* 



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tiiùoiii preliminarì dicbiarè, i.* La rap- 
pi^esenlaoza e la giurisdisione tanto am- 
ininistraiiTay quanto giudiziaria, e baro- 
naie (de'summentoTatì 4 feudi), ed ogni 
altra attribuzione della magistratura ro- 
mana, ch'é stata in uso fino ad ora, vie- 
ne a cessarainseguito della presente leg- 
ge. a/La città di Roma col suo territorio 
costituito dall'Agro romano viene rappre- 
sentata ed amministrata come negli al- 
tri luoghi dello stalo da un consiglio che 
delibera, e da una uìagistratuf*a che eser- 
cita Tamministrazione. 3.°Le l^gi e con- 
suetudini vigenti nell'organizzazione e sul 
i*egolamento delle comunità dello stato, 
sono applicabili anche alla città di Roma, 
colle «modificazioni della presente legge. 
Del Consiglio f 4*^ H consiglio è composto 
di loo individui domiciliati nel territorio 
romano, che abbiano 25anni, e sieno di 
commendata condotta. 5.^ Di questi, 64 
sono possidenti,! 5 d'una rendita di scu- 
di 6ooo, altri 34 d'una rendita di scudi 
I eoo, 1 5 di scudi aoo. 6.° La possidenza 
consiste in beni stabili rustici o urbani ; 
consiste ancora in crediti ipotecari, in ef- 
fetti pubblici intestali o nominali, in as- 
segnamenti vitalizi costituiti dallo slato 

in altro modo, ed in qualunque altro ca- 
pitale che risulti legalmente: bensì la ren- 
dita di questi capitali deve giungereal dop- 
pio di quella de'beni stabili. 7. ",8.% g.^Se*» 
guono le norme per calcolai^! la rendita. 

1 o.* Gli elenchi de'possidenti si pubblica 
no annualmente a istanza degl'interessa- 
ti, o di officio. 1 1.° Altri 3a membri del 
consiglio vengono scelti tra quelli che e- 
sercitanooffici pubblici di qualche impor- 
tanza, o professioni d'arti liberali, o ap^^ 
■parteogono a istituzioni scientifiche, let- 
terarie, e artistiche distinte; banchieri , 
negozianti, e mercanti ascritti alla came- 
ra di commercio; capi d'arti e mestieri 
non ignobili ch'abbiano piti di lolavoran- 
ti. la.^Tra i consiglieri si deputano 4 a 
rappi^esenlare i corpi ecclesiastici, luoghi 
pii e simili stabilimenti : la loro nomina 
spelta per 2 al cardinal vicario, per a al- 



V.ROM 7? 

r autorità governativa. iB.^'A riserva di 
essi gli aitici membri del consiglio nella 1 .* 
istallazione li nomina il sovrano ; dipoi 
gii elegge il consiglio o secondo le leggi mu« 
nicipali, previa l' approvazione superio- 
re. 1 4-° Il consiglio si rinnova parziaimen* 
te ogni biennio, rinnovandosi intieramen- 
te ogni sessenio, colle norme de'n.i i5.^, 
16.**, I7.**,i8.** In.i 19.® e 20.^ dichiara- 
no chi non può fare parte del consiglio» 
2 1 .^ Il consiglio è presieduto dall'autori- 
tà governativa, in sua mancanza dal ca- 
pò della magistratura o dal più anziano» 
22.^ Il medesimo si aduna regolarmente 
3 volte l'anno: i n.i 23.*, 24.*, a5.**, 26.^, 
27.* ne contengono le norme; non è le» 
gale se non v'interviene la metà de'con- 
siglieri, 28** Gì' impiegati noo^inati dal 
consiglio non sono soggetti alla confer- 
ma pepodica : la magistratura quando n» 
ha motivo, dopo il biennio può proporre 
al consiglio la conferma o esclusione. De/- 
la Magistratura, 29.* La magistratura- 
(Iella città di Roma è formata da un Se* 
fiatare che n'è il capo, e da 8 Conserva^ 
tori. La medesima si denomina e costi- 
tuisce il Senato Romano, Le funzioni ne 
sono onorarie. L' età de' magistrati è di 
3o anni. 3o.* Il consiglio nomina la ma* 
gisti'atura dal proprio seno ; 3 membri 
Ira i consiglieri d'alto merito, di rendita 
e condizione cospicua, tra' quali la sceU 
la del senatoi*e spetta al sovrano : gli altiù 
3 sono nominati tra i consiglieri possiden- 
ti di rendita non inferiore a scudi 1 000, 
ed i 3 rimanenti fra le altre classi di con* 
siglieri. 3 i.^La 3.* parte della magistra- 
tura si rinnova dopo ciascun biennio, le 
prime volte per mezzo della sorte, succes- 
sivamente secondo l'ordine dell'anziani là, 
in modo che dopo il sessennio si rinnovi 
l'intero corpo. 32.* Ciascun membro del 
senato più essere rieletto, immediatamen- 
te una volta dopo la sua cessazione. Noo 
potrà esserlo però una 2.' volta, se non 
trascorso un biennio dacché saranno ces- 
sate le sue funzioni. 33.° Le funzioni del 
senatore sono limitate ad un biennio: pò- 



76 ROM 

tra Gonfemiarsi colla rielezione e oomina 
immediata per altro bìeonio, non però ul- 
teriormente, se non trasoono un nuofo 
))ieonio. In ogni caso cessata la quali6ca 
di senatore, riterrà quella di oonserfato- 
i*e per tutto il periodo cheglì restaa con- 
Kumare.34*'' Hesa definitiva mediante la 
conferma deirautorità governatÌTa la no* 
mina de'magistrali, si supplisce indilata- 
mente alla vacanza rimasta con la me- 
desima nel consiglio. 35.° Il senatore e 
conservatori eletti prestano il giuramen- 
to nelle mani dell' autorità governativa, 
quando ciò non segua nelle mani del Pa- 
pa : prestato il giuramento s' intendono, 
ammessi all' esercizio delle loro funzioni 
senz' altra formalità di possesso. 36.° La 
residenza del senato continua ad essere nei 
palazzi del Campidoglio : nel luogo me- 
desimo si aduna il consiglio. 37.° Tanto 
ti senatore che i conservatori manterran- 
no il vestiario, le insegne, prerogative e 
distinzioni di cui finora usarono, ad ecce- 
zione di quelle relative al potere giudizia- 
rio. (Di tutto questo io tratto a Seit ato Ro- 
MAiro, oltre il già narrato). 38.°Rimasta a- 
Lolita la giurisdizionebaronale sugli anti- 
chi feudi della camera capitolina, rimarrà 
in facoltà del consiglio il prevalersi dell'o- 
pera dei famigli e officiali qualunque, che 
suole fornire il comune di Vitorchiano,sal* 
vi se e come di ragione i compensi, a'quali 
putesseessere tenuto nel caso che non vo- 
lesse prevalersene.39.°Inluogodella guar- 
dia detta Urbana Capitolina , che viene 
similmente a cessare, il senato sarà assi- 
siitoeacoompagnatoda uhode'corpi mh- 
litari più distinti della città e dello stato, 
escluse sempre le guardie palatine, 4o.° 
L' uso delle bandiere delle XIV Regioni 
della città, e del vessillo colla iscrizione 
S, P, Q, K in un col suo vessillifero è 
conservato. Saranno quelle de' Rioni e- 
sposte al solito nelle occorrenze, e porta- 
te quando ciò avrà luogo da 1 4 scelti tra 
i piò probi abitanti de'medesimi a nomi- 
na della magistratura. Indosseranno un 
conveniente vestiario: i loro uffizi sono 



ROM 

meramente onorari e durersniio doei 
ni. 4>** Tutti gli altri oflid e imp»|j 
onorari o stipendiati dalla oamera ci 
tolina cessano colla ittallaziooe ddlaai 
va organizzazione, salvi se e cxMnedii 
gione li compensi da darti a carioodi 
cittàa favore degl'individui di cui la me 
sima credesse di non prevalerti, oche 1 
fossero già provveduti dal governo. & 
adribuzioni dell* anuninisira^ione. 4^ 

43.^, 44*% 4^•^ 46*^ Apparteogooo 
l'amministrazionedella città di Romaj 
neralmente,e salvi i rapporti che vi[ 
avere l'autorità superioiv ec, leattril 
zioni proprie dell'amministrasioneooo 
nate còlle modificazioni della presente i 
gè. La mogistratura amministra tant 
l>eni di proprietà della città, che i fin 
gl'introiti e proventi destinati a aotteo 
i carichi della propria gestione. Soooi 
che proprietà della medesima i 3 pab 
sul Campidoglio e loro suppellettili, 
si affida la custodia e mantenìoieoto 
museo, pinacoteca e protomoteca. 4 
48. ,49*^,^0. ,5i. ,5i. ,53* yS^^ kpf 
tengono all'amministrazione della mi 
stratura : le strade interne, e resteme 
munati, coi ponti; le mura, il pooDierio 
manutenzione delle porte, le acque ,aeq 
dotti, fontane, cloache, emissari; i giai 
ni, passeggi e luoghi di pubblico dipo 
il vivaio delle piante; le fabbriche Ae 
quisterà per depositi di provvisioni; i 
miteri tanto comuni, che degli acattol 
salvi i diritti dell'autorità ecclesiastiei 
stabilimento di mattazione*, l' anaoni 
grascia; le misure di ncurezza, quante 
le fabbriche, alle oose che si gettano 
vagar d'animali pericolosi, agl'incendi 
cui dipenderà dalla magistratura il < 
pò àft Pompierij alle illuvioni e inon 
zioni del Tevere per soccorrere i cittì 
ni; la sanità e salubrità, con dipende 
dall'autorità sanitaria; all'epidemie, ( 
tagi, epizoozie; alle inumazioni e r^ 
menti pei locali delle sezioni de'cadav 
all'esportazione de'cada veri degli anii 
li, depositi di concime, letamai, latrìi 



ROM 

ìbro di sostanze malsane; ai conime- 
li, bevande e medicamenti guasti; al- 
ovvidenze per gli asfissiati, idrofobi, 
igati; airinoculazionedel vaiolo, e di« 
ttazione dell'agro territoriale; agl'in* 
bri e sozzure delle vie; sporti irrego« 
delle fabbriche, ancjie amovibili; ca- 
e stillicidii ; sulle vetture e mezzi di 
)orti; nettezza delle vie, mostre dei 
ellì, e altri spacci di carne, pesci, er« 
;i e altri commestibili; agli atrii e bassi 
i delle abitazioni; situazione di arti o 
riche incomode, per lo strepito o fe« 
, l'allineamento, simmetria e nitidez* 
e' fabbricali; nomenclatura delle vie 
merazione delle abitazioni; illumina- 
3 notturna, e abbellimenti della città. 
» 56.*, 57.**, 58."..., 59.^11 commercio 
idustria, come fiere, mercati, campi; 
tro mercuriale per verificare il corso 
! derrate dii.' necessità; guarentigia 
lesi e misure; patenti per V esercizio 
J. 6o.°Gli spettacoli, le feste e di ver- 
nti pubblici, come teatri, allagamen- 
1 piazza Navona , illuminazione del 
)io e piazza del Vaticano (quando la 
rica di s. Pietro non ne ha il carico), 
chi artificiali perla ricorrenza de'ss. 
*o e Paolo protettori della città, e l'an- 
rsario della coronazione del Papa, le 
I de' cavalli, e divertimenti di carne- 
e altrodi pubblica letizia. 61.* 1 re- 
i dello stato civile dì nascite, matri* 
i e morti. 6a.* La polizia rurale. 63.* 
lagistratura è sussidiata per l'esecu- 
! di tali regolamenti e operazioni, col 

della fòrza pubblica e de'presideu- 
;ionari. 64.*, 65.* ... 66.* La sor ve • 
za e cura de'monu menti pubblici, an- 
e moderni. 67.* Sarà anche affidato 
:ura e sorveglianza della magistratu- 
Roma l'archivio e deposito degli at- 
larili di Roma, osia l'archivio Urba- 
18." 69.* ... Ne'giudizi che potessero 
luogo, la ci ttà sarà rappresentata dal 
ore, egli atti si iranno a di lui nome. 

1 fondi occorrenti per sostenere i bL- 
dell'ammiiiistrazione della città di 



ROM 77 

Roma sono : i proventi propri delle co- 
muni, eccetto la corrisposta dovuta dal 
collegio de'notari detti già capitolini (ne 
feci parola di sopra), e la contribuzione 
solita pagarsi dall' università israelitica, 
che rimangono abolite. Il dazio di consu- 
mo, compreso il macinato, salva la com- 
partecipazione all'erario; i dazi comunali, 
cioè le tasse per le strade interne,sullecase, 
vigne e orti suburbani, per le acque, cloa- 
che, cavalli di lusso, privati va della neve, 
mattazione,tasse patenti,ec. 7 1 .*Si deter- 
minerà l'autorità incaricala di esercitare 
la tutela superiore sull'amministrazione 
della città di Roma, e il consiglio da cui 
è assistita, a forma delle altre provincie 
dello stato, e tuttociò che concerne l'am- 
ministrazione e il consiglio provinciale. 
L'autorità suddetta fu il cardinale presi* 

dentediRomaeComarca.7a.*,73.',74'^ 
75.*, 76.* Disposizioni transitorie, A'26 
ottobre il Papa onorò di sua presenza 
il Campidoglio, ossequiato dal senatore 
principe Orsini, dai conservatori e altri 
offiziali della camera capitolina, dal mar- 
ch. Melchiorri presidente del museo, e 
dal comm.' Agricola ispettore della gal- 
leria de'quadri. Visitò e percorse il mu- 
seo,'il palazzo del magistrato romano, la 
protomoteca, l'appartamento de'conser- 
vatori, la galleria de'quadri, il palazzo e 
gli appartamenti del senatore di Roma. 
Poco dopo il senatore Orsini cessò dalla 
sua dignità. Nella mattina de'!24 novem- 
bre il Papa ricevè in solenne udienza i 
nuovi 1 00 consiglieri del comune di Ro- 
ma, ed il cardinal. Altieri presidente di 
Roma e Comarca pi*esentò l'illustre con- 
sesso con approprìato discorso, al quale 
Pio IX die corrispondente risposta. Indi 
con decoroso corteggio e nobile treno,non 
che coir accompagnamento delle XIV 
bandiere de'Rioni di Roma, della guar- 
dia civica e di vari concerti musicali, il 
cardinale ed i consiglieri si recarono nella 
chiesa d' Araceli decorosamente perciò 
ornata. Celebrato quindi il divin sagrifi- 
zio dal p. generale de'minorì osservanti. 



78 ROM 

fu canuto il P'eni Creator Spirita s^ eoi» 
l'aoaloga orasioDe, prestandovi assisten- 
za eziandio numeroso popolo, colle dette 
bandiera e accompagna mento* Dopo di 
che i consiglieri centumviri, preceduti dal 
cardinale Altieri, si portarono al palaizo 
de'conservatori, ove eseguirono l'elezio- 
ne de'3 conservatori, i principi Tomma» 
so Corsini j Marc' Antonio Borghese^ e 
Filippo Daria, Nella mattina seguente 
poi gli stessi consiglieri procederono nel- 
lo stesso Campidoglio all' elezione degli 
altri 6 conservatori, che furono il march* 
Clemente della Fargna^ il ca v. avv. Car* 
lo Armellini^ il cav. Fincenzo Colonna^ 
Antonio Bianchini X^yv, Francesco Star» 
binetti, e V avv. Ottaviano ScaramuccL 
La relazione di tutto V accennato si può 
leggere nel n.^ ^5 del Diario di Roma 

1 847, e nel n.*^ 4> ^^' ^* '4 ^^^^* Album 
di Roma. Laonde dalla suddetta tema dei 
primi conserva tori^ed a'!24 ^^^ memorato 
novembre, per nuovo senatore di Roma il 
Papa scelse il principe d. Tommaso Corsia 
ni, che già lo era stato. Nel seguentemese il 
Papa riprovò le dimostrazioni festive fatte 
in Roma, sulla guerra intestina suscitatasi 
nella Svizzera. A' i4 marzo 1848 pub* 
blicò lo Statuto fondamentale pel go ver- 
no temporale degli stati della Chiesa con 
due consigli deliberanti per la formazio- 
ne delle leggi; ed invitò i romani e altri, 
a rispettare gli unti del Signore. Intanto 
Roma dall'esultanza che inebriò le men- 
ti lusingate di miglioramenti sociali, pas- 
sò gradatamente agli orrori della rivolu' 
zione e della guerra, che insieme al disin- 
ganno con rapido coi*so seguirono i pri- 
mi movimenti non ad altro fine ordinati} 
le quali circostanze, pei diversi rispettivi 
rapporti, gittarono la città nell'anarchia, 
alienarono pressoché tutti dal l'attendere 
ai propri doveri, aldi là dell'andamento 
indispensabile alle giornaliere e urgenti fa* 
oende,comegiustamente osservò ilcomm. 
Galli, parlando nel n.^ 2 lodel Giornale 
di Roma iS^Hf delle misure adottate da 
Gregorio XVI nel 1 845 per ottenere i ri- 



aou 

sullamenti della pubblica aniAlnistrai 
ne d'un decennio dal 1 835 a tultoii i& 
III.'' maggio s'incominciò la carta omì 
o boni, per aver corso come hunmIb 
gale. Per la saggia pontificia alloctok 
del giorno precedente, nella molCitnd 
vi fu grave conci taroento d'animo^eooi 
plorabili dimostrazioni contro il govw 
ed i cardinali che il Papa accolse nel Qui 
nale}indi Pio IX altamente coDdannòl 
violenti e abbominevoli atti. A'3 nu| 
il senato e consiglio di Roma gli ani 
rono un indirizzo, difendendo la oeei 
tà della guerra che il Papa con l'alio 
zione avea disapprovata qual vicario 
Diodi pace. Intanto ripiena Roma di 
ziosi e di amnistiati, che vagheggiavi 
il ristabilimento della repubblica roi 
na, ottennero in gran parte un miai 
ro secolare; indi pretesero arditamc 
la separazione del potere civile dalloi 
rituale, e trovando nella fermezza del 
pa un ostacolo insuperabile, si prepan 
no ad agire con aperta prepoteuia. i 
giugno si aprirono le ordinarie icsii 
de'due consigli deliberanti dello statai 
cominciandosi le toraate, a' 9 nelle 1 
del seminario romano dai membri ( 
l'alto consiglio (uno de'qualiera il se 
tore), a' i o nel palazzo della Omoelh 
dal consiglio de'deputati. Avendogfi 
striaci occupato parte del Ferrarese 
Papa inviò neh' agosto una depulazìi 
al general Welden, acciò ritirasse k 
truppe, e di essa ne fece parte il sem 
re. Mentre il ministro Rossi intendi 
con energia a ricomporre l'ordine pobi 
co, tragicamente fu pugnalato a'rS 1 
vembre, nel recarsi alla riapertura A 
camere de'deputati, quindi nella ser 
festeggiò obbrobriosamente V assaan 
del primario ministro; il olie fu infas 

preludio d'inaudite eoiTibili sciagure 
Roma, per gli ecclesiastici e pe'buoai 
mani. In fatti nel di seguente con te 
pestosa rivoluzione che scosse tutta la< 
tà € scandalezzò l'universo, i ribelli 
mentichi de'beneficii ricevuti e delleti 



£0M 

ifestazioni di esultanti applausi tri* 
ti al sovrano Pontefice, si levarono 
utto la maschera^ colle armi auda- 
nte osarono circondare e assaltare il 
t palazzo apostolico, e minacciando 
teghe stragi imposero un ministero 
ieratico. II Papa ad impedire l'estre* 
ecidio ed ulteriore spargimento di 
le, ripugnante aderì, protestando al 
!tto di tutto il mondo rappresenta- 
Ila diplomazia, che gli feceva nobi* 
rona, di solo cedere alla violenza a- 
delle prepotenti circostanze, ma di 
intendere di prender parte agli atti 
uovo governo. Venuto poi il Papa 
gnizione che stava per esplodere al- 
rudele ammutinamento , per isfor- 
a rinunziarealla sovranità degli sta* 
nani e correre grave perìcolo la sua 
persona, la sera del 24 novembre 
per Gaeta nell' ospitalissimo regno 
)poli,ovecoi*se il religiosissimo Fer> 
do li con tutta la reale famiglia, ad 
;li se e tutto il reame ne'modi i piii 
*nti e amorevoli. Il corpo diploma* 
d il s. collegio raggiunse il Papa e 
al suo fianco. Appena nella seguen- 
ittina si conobbe in Roma l'evasio- 
I Papa, produsse spavento e speran- 
sudditi fedeli che lodarono la giusta 
zione, rabbia e dispetto ne' ribelli 
i trovarono del tutto sconcertati. Il 
avea lasciata la cura spirituale di 
I e con tutte le facoltà al suo vicario 
oal Patrizi, al vicegerente mg.^Ca- 
ed al can. Tarnassi segretario del 
ato,€on ottimo provvedimento per- 
porporato dovè partire, e il prela- 
toondersi. Affidò i palazzi apostolici 
uoi famigliari' al foriere maggiore 
lese Sacchetti, con Tincarico di par- 
re la sua partenza al ministero, im- 
ndolo alla quiete e all'ordine della 
A non lasciar poi acefalo in Roma 
imo dello stato , nominò il Papa 
commissione governativa di cui 
a Pio IX, col cardinal Castracane 
nziere maggiore per presidente, che 



ROM 79 

non potè eserdtare la sua alta missione. 
Il Papa non credette di ricevere le 3 depu - 
tazioni, fra le quali unadel municipio, per 
invitarlo a tornare io Roma; bensì pro- 
rogò le sessioni de'due consigli deliberan- 
ti, i quali perciò a' 12 dicembre costitui- 
rono la provvisoria Giunta suprema di 
stato, che in nome del principe esercitas- 
se il potere esecutivo fino al ritorno di 
Pio IX, componendosi de'senatori di Ro- 
ma edi Bologna, e del gonfaloniere d'An- 
cona, la quale ricompose il mini^itero, in- 
sieme al presidente di Roma e Comai*ca 
nella persona di Livio Mariani. Tutto può 
vedersi all' indicato articolo, in uno alle 
proteste del Papa contro gli atti del go* 
verno di Roma, facendo sapere ad alcuni 
vescovi che da Gaeta egli governava la 
Chiesa. 

In Roma per mancanza di numero le- 
gale dc'consigli' deliberanti, essendosi ri* 
tirati i membri savi e moderati, il gover- 
no intruso ne chiuse le sessjoni, ed a' a 9 
dicembre con vocòìn Roma un' /assemblea 
nazionale o Costituente per uscire dallo 
statii quo. Per la rinunzia del senatore 
Corsini, restando la giunta priva d'un 
membro, si disciolse e subenti^ò la Com- 
missione provvisoria di governo dello sta» 
to romano ^ formata dal ministero stesso. 
Nel I ° gennaio j 849 il Papa scomunicò 
gl'invasori del dominio della 8. Sede, ri- 
provando il dispotismo che tiranneggia- 
va Roma. Ivi a'5 febbraio si apri la detta 
Assemblea nazionale o Costituente roma^ 
nOy inaugurandosi la rappresentanza del 
popolo, onde la commissione di governo 
le rassegnò il potere. Pertanto 1' assem- 
blea a'9 decretò: il Papa decaduto di fatto 
e di diritto dal governo temporale dello 
stato romano; il Pontefice avrà le gua- 
rentigie per l'indipendenza nell'esercizio 
della podestà spirituale; la forma di go- 
verno sarà la democrazia pura, col nome 
di Repubblica romana^ la quale si pro- 
clamò in Campidoglio. La rivoluzione fu 
compiuta, dal Campidoglio si pubblicò la 
libertà italiana, l'anarchio giunse quindi 



8o ROM 

al suo colmo. Il Papa io Gaeta solenne- 
mente protestò contro il decreto della se* 
dicente Assemblea costituente romana^ 
rìnnoTando la domanda d'i nter?eoto al- 
le potenze, per liberare Roma e lo stato 
della Chiesa dalla fazione che tì eserci- 
tava ogni sorte di delitto e di atroce di- 
spotismo. L'assemblea costituente roma- 
na, finché non fosse deliberata la.costi- 
tuzione, a?endo decretato govemareRo- 
ma e lo stato mediante un Cor7irto/oe«e- 
cutivo, lo compose di Armellini, Saliceti 
eMontecchi. Tra le proteste latte in Gae- 
ta dal cardinal Àntonelli pro-segretario 
di stato, vi fu quella contro l'alienazio- 
ne de'mouuroenti d'arte del museo Va- 
ticano, che il sedicente governo di Roma 
trattava a Londra. Pei trionfi riportati 
dal prode conte Radetzky coll'armata au- 
strìaca, contro il re di Sardegna, l'assem- 
blea ramane onde riconcentrare i poteri 
esecutivi a salute delia repubblica roma* 
na, a'ag marzo istituì un Triumwralo^ 
e vi elesse Armellini, Mazzini e Saffi, che 
stabilirono la lora residenza nel Palazzo 
della Consulla sul Quirinale. A'ifi aprile 
in Roma, dopo la formazione del nuovo 
municipio e consiglio comunale, furono 
eletti senatori Francesco Sturbinetti, con- 
servatoriGiuseppeLunati, Giuseppe Gal- 
lieno, Federico Galeotti, Antonio de An- 
dreis, Giuseppe Piacentini, Curzio Cor- 
boli, Alceo Feliciani, Angelo Tittoni. Ad 
effettuare l'intervento armato nello stato 
pontificiodelle 4 potenze d'Austria,Fran- 
cia,Spagna e due Sicilie, per comprimere 
la ribellione e restituirlo al Papa, il go- 
verno francese giudicò conveniente di spe- 
dire un esercito a Roma comandato dal 
generale Vi ttorioOudinot di Atf^iò.Sbar- 
cato a Ci vita vecchia senza badare alle pro- 
teste repubblicane,a'3o aprile fece avan- 
zare una porzione della divisione france- 
se verso Roma, sopra i punti di Porta s. 
Pancrazio ^ e la cinta del Valicano, per 
.esplorare le forze della città, ma con per- 
dila fu respinta dai repubblicani. Frat- 
tanto nelle provincie intervennero, nelle 



ROU 

4 legazioni, e nelle provincie d'Urbii 
Pesaro e nelle Marche, gli auatriaci; • 
Provincie di Marittima e Campagna i 
poletani;gli spagnuoli guarnirono Velli 
e altri luoghi, Spoleto e Rieti, colle t 
dipendenze: dappertutto il governo ps 
le fu subito ristabilito. A Pio IX tuU» 
raccontai, insieme all'assedio di Ron 
perato dai francesi, con tutti i rìgoi 
per non rovinare la città, secondo lei 
brame del Papa; indi ebbero luogo i 
serie di combattimenti, che i repubbli 
ni unitamente a tutti i oorpi italiani 
corsi in Roma per aiutarli, sostennero i 
valore. Finché avendo i francesi oel i 
dinar di giugno aperta la breccia nell 
stione di Porta s. Pancrazio, nella mi 
na del 3o l'assaltarono e presero. Ali 
l'assemblea costituente romana, didui 
la impossibile l'ulteriore difesa, decr 
che cessasse, mentre avea finito di voi 
la costituzione della repubblica. Il trio 
virato mandò il decreto al comando j 
nerale repubblicano, perohé d'accordo 
municipio lo comunicasse al generale 
dinot, e diedo la sua dimissione. Unaeo 
missionedelrounicipio,e un'altra del e 
pò consolare residente in Roma, recare 
si al campo francese per trattare acciò I 
sercilo entrasse pacificamente nella òt 
Nel i.** di luglio l'assemblea nominò 
potere esecutivo in Saliceti, Calandre!' 
Mariani. A'a i francesi occuparono div 
se porte, le cui chiavi nel dì segueab 
generale Oudinot fece presentare a I 
IX in Gaeta. In questo giorno a meiK 
sul Campidoglio fu promulgata la on 
tuzione della repubblica romana, e w 
ore pomeridiane entrò in Roma il gè 
rale Ondi noi con l'esercito, ed occupò< 
stel s. Angelo ed i posti militari. Ifet 
romani accolsero i francesi come libc 
tori dal duro giogo patito : così tara 
la rivolta romana, che avea io se un 
ratiere irreligioso e demagogico, per 
struggere il papato. Il generale Ondi 
concentrò tulli i poteri neirautoritò 
li lare, sciolse In guardia dviqa che s 



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ROM 

assunto il titolo di nazionale italiana, ed 
«inanò quelle disposiziooi che riportai al- 
l'articolo Pio IX, la cui autorità tempo- 
rale ristabilì. A'i4 il municipio romano 
repubblicano si dimise, ed il generale no- 
minò una Commissione provvisoria mu» 
Ilici pale, col principe d. Pietro Odescal- 
chi per presidente. Nel di seguente^ dopo 
essere slata rialzata la bandiera papale 
sul Castello, si cantò nella basilica Vati- 
cana solenne Te Deum, con l'intervento 
de'card inali Castracene, Bianchì e Tosti 
ch'erano restati in Roma nascosti (oltre 
il cardinal Mezzofaoli già morto), e si fe- 
cero dimostrazioni di pubblica allegrez- 
za. A'25 tornò in Roma il cardinal Pa- 
trizi vicario, ed a'3i vi giunsero i cardi- 
nali Della Genga, Vannicelli e Altieri de- 
stinati dal Papa a formare con pieni po- 
teri la Commissione governativa di stato, 
che stabilitisi nel Palazzo apostolico Qui- 
rinale, e ricevuti dal generale Oudinot i 
poteri assunti^ fecero quelle cose sino al 
ritorno in Roma di Pio IXj che a questo 
articolo narrai, unitamente alle tante la- 
grime voli calamità sofferte da Roma sot- 
to il governo anarchico. Il Papaa'4^t- 
tembre si ti*asferì a Portici presso Napoli, 
da dove governò lo stalo e la Chiesa, e di- 
poi visitò Benevento, l'unico suo dominio 
che non soggiacque alla rivoluzione. La 
commissione municipale diRoma, perde- 
re al generale Oudinot comandante in ca- 
po l'esercito francese, un attestato peren- 
ne di gratitudine, per aver liberato la cit- 
tà dalla tirannica oppressione, a'20 ago- 
sto gli offrì una medaglia colla di lui ef- 
figie e l'epigrafe: Fict. Oudinotius Gal' 
loriim Exercitui Praefeclusj sotto l'im- 
magine, Romae I, G. F, : e nel rovescio 
fra due rami di quercia legati con lemni- 
sci il motto: Urbem Expugnare Coactus 
Civium etArlium Incolumitati Consuluit 
1849» indicante il ristabilimento della pa- 
ce e la conservazione degli antichi monu- 
menti.Inoltre la commissione fece scolpire 
nella sala de'conser valori in Campidoglio 
detta de' grandi capitanii quella lapide 



VOL. LIX. 



ROM 81 

che si legge nel u.^4^ àeì Giornale di Ro' 
ma 1 849. Di più conferì al generale la 
cittadinanza romana trasmissibile a' suoi 
figli in perpetuo. Indi nella sera de'aSa- 
gosto la commissione invitò il generale 
Oudinot e tutti gli altri generali e ufli- 
ziali francesi, nel museo Capitolino illu- 
minato; e per rendere più solenne l'atto 
invitò pure i corpi letterari, scientifici e 
di belle arti, cioè i collegi degli avvocati 
concistoriali, quelli dell'università roma- 
na, coi professori della medesima, le ac- 
cademie de'nuovi Lincei, di s. Luca e di 
Archeologia. Venuto il generale Oudinot, 
fu condotto a leggere la memorata iscri- 
zione in suo onore,il presidente della com- 
missione principe Odescaldhi gli presentò 
l'atto consigliare in pergamena, e nell'in- 
dicargli il monumento pronunziò un elo- 
quente analogo discorso, cui rispose ri- 
conoscente il generale: ambedue i discoi*si 
si riportano in detto Giornale. Seguì po- 
scia una sontuosa cena, preparata nel sa- 
lone, nella quale il generale Oudinot fece 
un brindisi al Papa ed al Comune di Ro- 
ma: il prìncipe Odescalchi corrìspose con 
altro al generale e al vittorioso esercito 
fi'ancese. Allorquando il generale usciva 
dal museo, improvvisamente fu illumina- 
ta con fuochi di Bengala a vari colori la 
&cciata del magnifico palazso senatorio, 
e l'interno della torre che sopra di esso 
s'innalza. Il generale manifestò la sua sod- 
disfazione, di vedere uniti ai principali 
uffiziali che erano sotto i suoi ordini, let- 
terati, scienziati ed artisti di tutte le na- 
zioni d'Europa, e ciò in Campidoglio fra 
tanti celebri monumenti dell'antichità. 
Spettacolo che soltanto Roma puòoffi*ire. 
A' 1 2 settembre Pio IX diresse a'suoi sud- 
diti il moto- proprio, Non appena, in cui 
dichiarò, il ristabilimento di sua indipen- 
denza nel governo de'dominii temporali 
della s. Sede; stabilendo che le rappre- 
sentanze e amministrazioni municipali sa- 
rebbero regolate da larghe franchìgie, i 
cui capi sarebbero scelti dal sovrano, e 
gli anziani dai capi delle provindè sopra 

6 



8a ROM 

proposta de'oonsigli comunali. Il Papa ai 
4 aprile 1 85o porù da Portici, per ritor* 
nare ne'suoi stati: giunto a'6 a Tenaci" 
naj^fi rice? uto ossequiosamcntcdallacoin- 
missione municipale di Roma, dalle au- 
torità pontificie, da diverse deputazioni 
romane , e con viaggio trionfale glorio* 
samente rientrò in Roma a' 1 2, coti quel- 
lo splendido apparato di pompa, e mani- 
festazioni di riverenza e di giubilo, che 
indicai nel più volte citato articolo; rice- 
vendo la presentazione delle chiavi della 
citta da detta commissione municipale, 
che lo segui col nobilissimo corteggio e lo 
accompagnbaiyalicano,ove fermò la sua 
residenza, continuando per 3 sere magni* 
fiche luminarle. L'intiero orbe cattolico 
avendo preso parte alleavventuredelPon- 
teGce, ne'piii solenni modi gli testimoniò 
la sua profonda venerazione; onde nel suo 
esilio il Papa comparve più grande e piti 
maestoso che al Vaticano, ammirando- 
si precipuamente nell'avventurosa Gaeta 
l'imponente significato del supremo pon- 
tificato. Egli è questo un trionfo novel- 
lo, che la chiesa cattolica può giustamen- 
te segnare ne'suoi fusti a scorno de'suoL 
nemici, derivandone più libera la sua a- 
zione benefica. Tra gli avvenimenti che 
in questi ultimi anni sconvolsero in mo- 
do tanto spaventevole, quanto' rapido la 
maggior parte degli stati europei, la ri- 
voluzione romana con tutte lesue fasi può 
considerarsi il più importante. L'empie- 
tà delle società segrete avea un unico sco- 
po, la distruzione cioè d'ogni autorità ci- 
vile e religiosa, per cui si adoperava da 
lungo tempo su tutta l'Europa per giun- 
gere al tuo iniquo intento. Gli scaltri co- 
rifei chela presiedevano, non potendo dis- 
simulare l'immenso peso di morale po- 
tere, che non i*estò mai inoperoso nelle 
mani del ramano Pontefice, primo custo- 
deed interprete della divina legge,e quin- 
di anche supremo difensore dell'autorità 
d'ogni ci vii principato, contro l' incrol- 
labile sede di s. Pietro aveano mosso da 
lungo tempo ogni sforzo onde abbatter- 



ROM 

la, per poi con più facilità spezzar tro 

e corone. Ma la divina provvidena 

tanta catastrofe convertì il male in l 

ne. A'3 giugno la commissione cornimi 

di Roma decretò l'onore della cittadias 

za e nobiltà romana ai conti Antoae 

in attestato di civica riconoscenza va 

\\ cardinal Giacomo loro fratello e p 

segretario di stato, per le fatiche dip 

matiche con tanto senno e perseveni 

sostenute, pel felice esito al ristabilimi 

to del dominio temporale della chiesa! 

mana e pontifìcia residenza in Romi. 

Papa prese misure per riorganizzare 

antiche Università artistiche di Romi 

cardinal Antonelli pubblicò d'ordine 

vrnno, a'22 novembre, la legge sul gei 

no delle provincie e su II 'amministrai 

ne provinciale, coll'ampliazione del 1 

condariodiRoma esuaG>marca,nelii 

do che riportai in principio ; indi a'si 

legge sui comuni dello stato pontifii 

della quale diedi un sunto anche a Pi 

re; poscia a'aSgennaio i85i la sped 

pontificia disposizione sulla Rapprea 

tanza e sull'amministrazione delCoo 

ne di Roma, del seguente tenore. § 1.' 

Comune di Roma é rappresentato da 

corpo municipale di 4^ consiglieri: 8 

essi col nome di conservatori , fonai 

la magistratura, oltre il capo cbianv 

senatore, a.^ I consiglieri sono tratti | 

la I.' metà dalla classe de'possideotii 

bili, e per la 2.' metà dalle classi degli 

tri possidenti, de'commercianti, e de'p 

fessori di scienze e arti liberali. 3.^ I e 

sprvatori si desumono per metà dalla 

e per metà dalle altre classi. 4**' La cai 

di senatore é conferita ad un soggetto 

partenente alle fiimiglie romane più 

spicue per nobiltà e possidenza. 5.^ II 

natoi*e cessa, dall'esercizio delle sue f 

zioni al finire d'un sessennio: la metà 

conservatori e la metà de' consiglieri < 

sa al finire d'ogni triennio; l'uno e gli 

tri ponno essere rieletti. 6.** Al lordi 

tratta d'eleggere i nuovi consiglieri in 

stituzione di quelli che a forma del §j 



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KOM 

fedeDle sono per cessare, hanno pure luo« 
go e volo nel corpo municipale due in- 
diiridui per ciascuno de' XI V Rioni di Ro- 
ma, e due membri della camera di com- 
Eoercio. 7.° L'adunanza cosi composta a 
pluralilà assoluta di voti, sulla lista de- 
gli eleggìbili, forma una nota contenente 
il doppio del numero degl'indi vidui da 
sostituirsi. Questa nota iriene presentata 
al Papa da mg.^ delegato di Roma e Co- 
marca, per la scelta degl'individui da so- 
stituirsi e de'supplenti. 8-° Uno speciale 
regolamento determinerà le norme ed i 
modi per designare grindividuiche fan* 
no parte dell'adunanza nel caso del § 6° 
e per procedere alla formazione della no- 
ta di cui nel § precedente. 9.^ 11 corpo 
municipale rinnovato propone una nota 
tripla di consiglieri da sostituirsi ai con- 
servatori che cessano : da questa nota si 
scelgono i nuovi conservatori come al § 
7.° io.° 11 senatore è sempre direttamen- 
te nominato dal Papa. 11.^ La possiden- 
za richiesta per essere eleggibili nel cor- 
po municipale di Roma e il doppio dì 
quella enunciata nel § 76 della legge del 
24 novembre i85o (che dice, sono eleg- 
gibili quelli che sebbene non notati nella 
lista degli elettori, abbi ano domicilio sta- 
bile nel comunee vi posseggano fondi ru- 
stici e urbani del valore censuario di scu- 
di 1000, ovvero un capitale di scudi i5oo 
qualora sieno possessori di capitali im- 
piegati neiragricoltura,arti ecommercio, 
i grandi aflìttuari, gli esercenti in capo 
un'arte o manifattura): a quest'effetto si 
▼aluterà la possidenza in fondi rustici ed 
urbani posta tanto in Roma, quanto an- 
cora nella Comarca. La nobiltà si desu- 
me dall'albo capitolino. 12.^ Lo speciale 
regolamento e le disposizioni di cui nel 
§23 della suddetta legge del 24 novem- 
bre, determineranno per quale mezzo il 
magistrato di Roma eserciterà la giuris- 
dizione attribuita alle altre magistratu- 
re dai § 21 e 22 della stessa legge. i3.°- 
11 comune di Roma ha le rendite enun- 
ciate nel §26 della citata legge. Quanto 



ROM 83 

olla deposi tcria de' pegni, detta Deposite- 
ria Urbana^ hanno luogo speciali dispo- 
sizioni. 14.° Fanno parte dell' ammini- 
strazione comunale le imposizioni seguen- 
ti: Tassa sulle acque Vergine, Felice e 
Paola ; per le vie urbane, per le cloache, 
per le vigne e orti suburbani; dazio di 
mattazione; appalto della neve; tassa ca- 
valli di lusso; pesa libera. i5.°Sul pro« 
dotto deglj altri dazi di consumo, il co- 
mune percepisce una somma certa sta- 
bilmente determinata in proporzione ai 
pesi che ad esso rimangono imposti; ed 
il pagamento sarà fatto mediante<]elega- 
zione del ministero delle finanze dall'ap- 
paltatore in rate dodicesimali, in somme 
proporzionate ogni io giorni. 16.^ L'im- 
posizione d'ai tre tasseoltre lesopraenun- 
ciate non può aver luogo senza l'appro- 
vazione del cardinal presidente del cir- 
condario di Roma e della sua congrega- 
zione. 1 7.^ K applicabile al comune di 
Roma la detta leg^e del 24 novembiH*, 
in tutte quelle cose per le quali nonédi- 
sposto con la presente. Gessano così di 
aver vigore le speciali disposizioni orga- 
niche adottate col moto-proprio del i.^ 
ottobre 1847. 18.** La nomina de'con- 
siglierì esupplenti, e quella de'conserva* 
tori pel I .^ triennio è fatta dal Papa ntlle 
classi indicate al § 2. In conseguenza di 
che, il Papa a' 12 marzo i85[ nominò i 
48 consiglieri, e 1 2 supplenti del corpo 
municipale di Roma, oltre i due depu- 
tati ecclesiastici pi*e$so il consiglio di Ro- 
ma,- in rappresentanza del clero'sccolare 
e regolare romano, nominati dal cardi- 
nal* vicario. Quindi il Papa a' 24 marzo 
fece dal ministro dell'interno incaricare 
il cardinal presidente di Roma e Comar- 
ca, di manifestare nel suo sovrano nome 
tanto al principe Odescalchi pi*esidente, 
quanto ai componenti la Commissione 
provvisoria municipale^ la piena sua sod- 
disfazione e gradimento nel condurre la 
comunale gestione, nel modo che si leg- 
ge nel n.*^ 7 8 del Giornale di Roma 1 85 1 . 
11 Papa con biglietti di detto ministro già 



84 ROM 

a?ea eletto senatore di Roma il principe 
d. Urbano del Drago Biscia Gentili^ ed 
i conservatori formanti la magistratura 
romana: per la i .* metà, i principi Cie» 
menle Altieri e Marc' Antonio Borghese^ 
il caT. Fincenzo Colonna^ il marchese 
Gio. Battista Guglielmi j per la a/ metà, 
Gioacchino Albertazzij avv, Giuseppe 
Pulierij comniS Pietro prof. Tetierani, 
Luigi f^escovali. Ai 3 1 marzo il cardinal 
Altieri presidente di Roma e Comarca 
convoco nel palazzo senatorio in Campi- 
doglio i consiglieri, i deputati ecclesiasti- 
ci, i conservatori, il senatore, e procede 
in forma legale al loro istallameuto. Il 
senatore in nome del rispettabile consesso 
da lui rappresentato, protestò la ricono- 
scenza sua,de'colIeghi magistrati e de'con- 
siglieri verso il sovrano che li avea scelti 
all'importante uffizio,chi amandosi pronti 
a dedicare ogni loro studio pel disimpe- 
gno delle rispettive incombenze. Nel i .^ 
aprile il senatore ed i conservatori pre- 
starono il dovutogiuramento nelle mani 
del Papa. Essendo morto il senatore a*a5 
luglio, ne assunse le veci prima il principe 
Altieri, poi il marchese Guglielmi, ed ora 
le funge il cav. G)lonna. Queste supplen- 
ze de' conservatori al senatorato, hanno 
luogo per ordine progressivo, e se è as- 
sente quello che gli appartiene,o non vuo- 
le accettare, ovvero si ritira chi disimpe- 
gna le funzioni di senatore, subentra l'al- 
tro conservatore che viene appresso: ri- 
tornato in Roma l'assente, questi assu- 
me l'esercizio del senatorato. 

Roma [Roman)^ sede del som moPon- 
te6ce in Europa. L'apostolica sede rama- 
na, cattedra del principe degli apostoli, è 
il centro dell'unità e comunione di tutti 
ì cattolici, madre e maestra a tutte le gen- 
ti, la prima in dignità e autorità. Il Papa 
che la occupa è il capo visibile e il Pa* 
stare di tutta la Chiesa universale, sulla 
quale ha il Primato^ come successore di 
8. Pietro e vicario di Gesti Cristo in ter- 
ra, per cui ha il diritto di scegliere i mi- 
nistri ed i cooperatori del suo apostolato 



ROM 

tra tutte le nazioni cristiane <ld mon 
Inoltre il romano PonteGoe,iioo aohuai 
te governa la sua chiesa e diocen pH 
colare di Roma, ma ritiene altresì ieqi 
lificlie di Metropolitano della Prom 
romana, di Primate deli* Italia^ ediJ 
triarca d'Occidente. Ai quali artìooti 
gionai di tutte le relative prerogalivc d 
nora e di giurisdizione; partioolanoa 
a MsTBOPOLtTAiro provai che eempn 
Papa esercitò l'autorità suprema siùi 
tropolitnnid'occidente,coinprentiva» 
te alla deposizione. Ad OcciDBNTBoan 
che dal tempo degli apostoli risale il 
ritto de'Papi sul medesimo, ed in pr 
cipio anche con diritto meCropolitico,| 
che per 4 secoli il solo romano Pontel 
ne fu eziandio il metropolitano^ trai 
l'Africa, ove però niuno poteva ocdin 
vescovo senza saputa della s. Sede, co 
niuno senza la sua intesa poteTasi dep 
re. Fu la Sede apostolica ix>maDa chet 
tuì gli arcivescovati e vescovati. Sebbc 
in principio i Papi non s'ingerissero oc 
elezione e ordinazione de' vescovi crii 
tali, lasciandone ai metropolitani la od 
nondimeno esigendolo il benedeliedi 
se, mandarono in Oriente legati apoi 
liei con piena podestà di costituire vea 
vi, preti e diaconi nelle città de'patn 
cati orientali. A Patriarca ti'attai delFi 
toritàprimazialedelPapain tutte ledii 
se, in confermare o riprovare la eleiio 
de'patriarchi orìentali, appartenendo 
solo Pontefice romano rammetterelai 
nunzia de' vescovi e scioglierli dal vino 
che li stringe e lega alla loro chiesa. 
Patbiarcato dissi, come il patriarcato 
Roma fu sempre superiore a quelli d 
riente, e quali pròvincie comprese. ìlù 
CESI, oltre il riportare il numero de'^ 
scovati che possiede ogni parte del m 
do e stato, poi aumentati, tenni propos 
come l'ordine ecclesiastico fu regolato 
governo civile;e delle abbazie nuUiusà 
cesis considerate altrettante diocesi, de 
ancheAf o/tai(en, per cui ne parlai anci 
a questo articolo, molli essendo imo 



imente soggetti ai Papa e alla s. Se- 
i Italia ragionai del suo vicariato, 
nostrai che le ordinazioni di tutti i 
ìvì della nobile regione e di oociden- 
)partennero al Papa sin dai primordi 

Chiesa; che antichissimo e dai tem- 
tostolici é il diritto che i romani Pon- 

godono su tutte le chiese d'occiden- 
3 quali hanno speciale obbligazione 
iservare le tradizioni della chiesa ro- 
a. Che anche nelV Illiria i Papi si ri- 
irono il diritto delle ordinazioni dei 
)vi provinciali, e lo fecero esercitare 
escovi d i Tessa Ionica loro Vicari^ co - 
I mezzo di questi praticarono in al- 
arti. Già di sopra rimarcai, che seb- 
il fondatore della romana sede e suo 
escovo sia il principe degli apostoli 
etro, pure dai monumenti rilevasi, 
]uanto e propriamente al nome di 
'ovo di Roma, aggiunto a quello di 
fili.*' ad aggiungerlo, secondo alcu- 
1 fi. Tele&foro Papa del 142, altri re- 
no s. Zosimo de! 4 1 7; indi 8. Leone 
gno del 44o>q' titolo di Vescovo di 
ay aggiunse e della chiesa cattolica. 
amo da s. Gio. Grisostomo: ** Gesti 
o consegnò la Prefettura della Chiesa 
tro; a Pietro delegò la cura dell'Or- 
Contro Peti lia no scrisse s. Agostino: 
»a li ha fatto la cattedra della Chiesa 
ana,cui ha seduto s. Pietro, ed in cui 
Anastasio I siede? " Scrivendo s. Isi- 

vescovo di Siviglia ad Eugenio di 
do, gli disse: ^La dignità della po- 
, sebbene sia trasfusa in tutti i ve- 
, pure il vescovo di Roma piti spe- 
lente per un certo singoiar privile- 
resta in eterno, come capo più ele- 
di tutti gli altri membri.... Quegli 
uè che non presta ad esso riveren- 
nte la dovuta ubbidienza, disgiunto 
>apo, si rende colpevole di Acefali- 
'Dichiarò s. Anselmo vescovo di Lue- 
ilssendo stato da Crìiilo pregato perla 
di Pietro, affinchè non manchi; la 
Jel solo Patriarca Romano, nella qua- 
nfermò i suoi fratelli, non manche- 



ROM 85 

rà mai. " Geroo preposi to di, Reichsperg 
chiamò il Papa, if /?^e/9 della Chiesa Ro- 
mana. Ecco l'elenco de' vescovati che di 
pi*esente sono immediatamente soggetti 
alla s. Sede e al Papa, pei quali tutti Scrissi 
articoli in questo mio Dizionario, Avver- 
tirò, che i vescovati non esistenti nello sta- 
to pontificio, li distinguerò in carattere 
corsivo. Di questi la maggior parte sono 
nel regno delle due Sicilie e nella Sviz- 
zera; in Prussia, in Polonia, nella Tosca- 
na, né'ducati di Modena e di Parma, nel* 
la Spagna, nel Genovesato. A voler poi 
conoscere gli altri vescovati esistenti nello 
stesso stato, si ponno leggere gli articoli 
de'seguentisuoi arcivescovati,ne'quali ri- 
portai il novero come suffraganei,de'quali 
pure feci articoli. Benevento (il quale pe- 
rò ha suffraga nei soltanto nel regno di 
Napoli)yBologna, Camerino^Fermo, Fer- 
rara [non ha su^ra^Rneì), Ravenna fSpO' 
leto (non ha suffraganei), Urbino, Vesco- 
vati immediatamente soggetti alla s. Se- 
de e al romano Pontefice. Vescovati su- 
burbicarii, di cui sono insigniti ì primari 
cardinali, foroMinti l'ordine de' vescovi del 
s. collegio. Ostia e Velletri (ove il vescovo 
tiene un suffraganeo,come talvolta l'han- 
no gli altri cardinali suburbicarii). Porto, 
s.Ruffina e Civitavecchia. Albano. Frasca - 
ti.Palestrina. Sabina, il cui cai*dinal vesco- 
vo ha sempre ilsuffraganeo. Questi 6 car- 
dinali risiedono in Roma e qualche tempo 
dell'anno nelle loro diocesi: inoltre risie- 
dono hi Koma^patriarchif arcivescovi, e 
vescovi inpartibus. Altri vescovati. Acqua- 
pendente. Alatri. Amelia. Anagni. Anco- 
na. Aquila, Aquino, Pontecorvo e Sora, 
Arezzo, Ascoli. Asisi. Aversa. Bagnorea. 
Basilea, Breslavia,Borgo s,Donnino, Ca* 
va e Sarno, Chdma e Belzi di rito greco 
ruteno. Città di Castello. Città della Pie- 
ve. Civita Castellana, Orte e Gallese. Coi' 
r^.Corneto eMontefiascone. Cortona, Fa- 
briano e Matetica. Fano. Ferentino. Fo- 
ligno. Ginevra eLosanna, Gravina eMon- 
te Peloso, Guastalla,Gvhh\o,Hildesheint, 
Jesi. Leon, Luni e^arzana. Malta e Ro* 



8G R O iM 

di Morsi. Melfi e Rapolla. tWUlo. Mo- 
nopoli, Montalcino,MonlePttlciano. IVar- 
db. Naroì. NicopoU, Nocera. Norcia. Or- 
vieto. Osi mo e Cingoli. Osnahruck. Ovie^ 
do. Parma. Penne e Àtri. Perugia. Pc- 
scia. Piacenza. Poggio Mirteto. Recana- 
li e Loreto. Rieti. S. Gallo. S. Marco e 
Bisignano. Segni. Sion. Supraslia di rito 
greco ruteno. Sutri e Nepi. Ttrlizzi, Gio» 
venazzo e MolfeUa. Teramo. Tentici na, 
Piperno e Sezze. Terni. Tivoli. Todi. Tri» 
vento. Troja. Falve e Sidmona.NevoYi. 
Viterbo e Toscanella.^o/terr<j. TVarmia 
o Ermeland. Vedasi Francesco de Vico, 
Dissertatio super finibus dioecesis Roma • 
nae, et super facultate eligendi M etropo- 
litam, Romae 1725. Dionisio Picragosti- 
ni^DisceptatiodeProvinciaRomana^e/uS' 
que episcopis suffiraganeisy Romae et Ra- 
vennae 1717. Non che gli autori che ri- 
portai nel voi. XXXVI, p. 180. 
Concila di Roma. 
Furono tenuti in Roma un gran nu- 
mero di concilii, per lo piìi nel Latera* 
nOj molti nel f^alicanoy alcuno in qual- 
che chiesa di Roma. Si clamarono con- 
cilii Lateranensì,8e si celebrarono nel Pa- 
triarchio o Palazzo Laleranense, o nella 
propinqua patriarcale arcibasilica o luo- 
ghi annessi ; concilii R&mani se si tenne- 
ro nel Palazzo Praticano o contigua pa- 
triarcale basilica o luoghi adiacenti, non 
che in altre chiese di Roma. 11 dotto 
Zaccaria, nell'opuscolo Sulla questio* 
ne, se al Romano Pontefice più conven- 
ga di abitare a s. Pietro^ che in qual- 
sivoglia altro luogo della città, osserva 
che anticamente i sagri concilii si cele- 
bravano quasi sempre al Vaticano e fu- 
rono chiamati Romani; quando poi per 
la stagione o aria fredda, o per la deso- 
lazione del luogo, o pe'motivi che accen- 
nai nel voi. Xn, p. 247> furono trasferiti 
alla Chiesa di s. Giovanni in Laterano, 
per esservi allora maggior comodità d'al- 
loggio per tanti vescovi e prelati, furono 
chiamati con nome particolare Latera^ 
nensi, ovvero colla speciale denominazio- 



ROM 

ne del luogo io cui si coiivooQrouo.01 

la basilica patriarcale Laleraoenie,c 

aveva il patriarchio apostolico ordin 

residenza de' Papi per molti fecolì,efal 

ro patriarchii pure le altre 4 pikbri>n 

basiliche,per abitazioni de*patriardiii 

recavansi ai concilii di Roaia o a Lia. 

/é postolorum, optvaffavi^coine racooi 

parlando d'ognuna. Dissi pure altn 

che per la festa di s. Pietro o neH'ii 

versano dell'elezione d'ogni Papa, 

brandosene le commemorazioni coi 

lennità, tutti i vescovi delle pi'ovincìe 

vicine si recavano ad assistervi. Io q» 

occasioni fu costume anche di celdN 

quasi sempre un concilio inoanzi al a 

corpo di s. Pietro, sopra i correati al 

e bisogni della Chiesa, come rilevasip 

cipalmente dagli atti de'concilii dii.S 

IH e di s. Leone I. La causa dtcelebi 

questa solennità nel Vaticano, Tespct 

s. Sisto III in una lettera a s. Cirillo^p 

so il Bai*oQÌo all'anno 4^3, n.^i3.» 

b. Petrum fraternitas universa coon 

habuerunt coepiscopi nostri illum ( 

gratulationis testem, quem habemiu 

noris exordium: sanctue nainque,et 

nerabili Synodo, quam natalis naihi 

faventi Domino congrega vit^quia sic 

dendura est, ipse praesedit. " Dove : 

vasi, che que'ss. Pontefici credevano 

s. Pietro stesso presiedesse ne'condl 

vanti il suo sagro corpo radunati.C 

i decreti di s. Leone 1 furono ricevuti 

concilio di Galcedonia,come oracoli i 

ti dalla bocca di s. Pietro, gridando 1 

padri: Petrus per Leonem ila locutus 

£ s. Pier Grisologo esortò Eutiche ad 

bidire ai medesimi decreti, quonian 

Petrus^ qui in propria sede^ et vivi 

praesidel^praestat quaerentibus fidt 

rilatem. Dice inoltre Zaccaria, che il 

ticano fosse il luogo proprio e prim 

pe'concilii romani, evidentemente si ' 

va, mentre i decreti dei concilii te 

nel Laterano o in altra chiesa , con 

lennità grande si pubblicarono nel 

ticano, come ne fa fede Anastasio 



F 



»s 



B 



ROM 

la vita di s. Stefauo III, per appunto co- 
me nel sagro concilio di Trento le ses- 
sioni furono nella chiesa particolare di s. 
Maria Maggiore, ma i decreti di meino 
in mano si pubblicarono nella cattedra- 
le. Ed acciocché i vescovi riconoscessero 
la dignità da questa sorgente, i Papi gli 
obbligarono con promessa solenne a ve* 
nire in Roma ogni anno a celebrare seco 
loro la festa de'ss. Pietro e Paolo nella 
basilica Vaticana, in luogo di che oggidì 
ttilti i prelati della cristianità si obbligano 
Oil i'isitanda Lintina Apostolorum^oomQ 
axvtpiamente descrissi a quell'articolo, che 
equivale a rinnovare successivamente l'o- 
maggio ed ubbidienza al supremo Pasto- 
re, e riconoscere l'autorità sovrana delia 
s. Sede apostolica, fondata nelle sagre ce- 
neri di s. Pietro nel Vaticano. Se il Con» 
cilio per essere Ecumenico ,o generale o 
plenario, dev'essere convocato dal Papa 
coll'intervento de'suoi Legati apostolici^ 
di quanta autorità e venerazione debbon* 
si ritenere i concilii di Roma da loro a- 
dunati e presieduti, convenendovi il fio- 
1*6 ed i primati della gerarchia ecclesia- 
stica, di cui sempre in Roma vi fu copio- 
so numero, oltre i profondamente dotti 
Delle scienze ecclesiastiche in cui l'alma 
città in ogni epoca fu doviziosamente rie- 
ca,non ha bisogno di dichiarazione o com- 
mento. De'concilii romani, moltissimi fu* 
rono provinciali o nazionali, 5 sono ge- 
nerali e ecumenici. Il i.*' concilio lo ce- 
lebrò s. Pietro in Gerusalemme , Per an- 
tichissimo costume, tutte le volte che te- 
nevasi concilio in Italia, particolarmente 
intorno alla fede, le decisioni che vi si for- 
mavanoa«omedi tutti i vescovi d'Italia 
non portavano in fronte che il nome del 
Papa. Di quanto ne'concilii romani faceva 
i 1 Primicerio della s. Sede, lo dissi in quel • 
i' articolo , così del Saccellario e altri 
ministri. 11 ceremoniale tenuto ne' con* 
cìlii romani rilevasi dai loro atti, e par- 
ticolarmente dall'ultimo che riportai nel 
voi. XV, P' 172 e seg.;ed a p. 170 dissi 
della questione insorta tra gli arcivescovi 



ROM 87 

di Milano e di Ravenna, ed il patriarca 
d'Aquileia sul luogo di sedere. Clemente 
II diede la preferenza all'arcivescovo di 
Ravenna i con decretare che sedesse a de- 
stra del Papa, ed a sinistra se al concilio 
interveniva l'imperatore. Senza citare ad 
ogni concilio romano chi ne trattò, si può 
vederlo ne'collettori de'coucilii di cui par- 
lai a Concilio, notando che di quelli par- 
ticolari di Rora^, Luca Olstenio nel (662 
pubblicò la collezione. Alcuni concilii ro- 
mani ebbero particolari storici, che non 
mancai di ricordare a'iuoghi toro; impe- 
rocché e come si vedrà, già descrìssi al* 
trove i concilii romani nella principale 
parte, e a Latbrano tutti quelli che ivi fu- 
rono tenuti, o si conoscono comunemen- 
te sotto tal nome, laonde citerò i volumi, 
o indicherò in carattere corsivo gli artico- 
li in cui ne parlai. Inoltre si possono ve- 
dere anche le biografie de' Papi che li ce- 
lebrarono: ciò è intrinseco per meglio co- 
noscere le cause che ne determinarono la 
convocazione, e le notizie relative. 

Ili.^conciliodi Roma lo celebrò Papas. 
F'ittore 1 nel 1 96 o nel 1 97 o 1 98, per re- 
golare la Pasqua di Risurrezione coalvo 
ì Quartodecimani : il medesimo Papa in 
questo o in altri concilii scomunicò di- 
versi eretici, che dichiaro alla biografia. 
11 2.^ si registra all' anno 25 1, ma se- 
guendo la cronologia di Novaes lo ripoi*- 
teròal 254, perchè in quell'anno fu crea- 
to Papa s. Cornelio che lo adunò con 60 
vescovi, ed un gran numero di sacerdoti 
e diaconi, contro l'antipapa Nos^aziano 
e seguaci, chiamati caduti o Lassi, I con- 
fessori scismatici furono ricevuti nella 
comunione della Chiesa dal Papa e da 5 
altri vescovi nel novembre, e ciò che fu 
fatto in questa riunione può considerarsi 
un'aggiunta del concilio. Il 3.^ nel 256 
o 257 di Papa s. Stefano /che ricusò di 
comunicare co' deputati di s. Cipriano^ 
e vi condannò la decisione de' due con- 
cilii di Cartagine del 255 e 256,ne'quali 
$i trattò della validità o nullità del Bat» 
te$imo amministrato dagli Eretici. 1I4'**- 



88 ROM 

Del 260 di Papa i. Sisto II che condan* 
nò l'eresia de' ÌVoeziani. Il 5.° nel 261 da 
Papa 8. Dionisio per giustificare t. Dio- 
nisio patriaixa d' Alessandria , accusato 
che insegnasse che il Figliuolo di Dio e- 
ra una sostanza creata, non consostan- 
EÌale al Padre, onde il prelato die una 
solenne mentita a' suoi calunniatori. Il 
6.^ nel 3 1 3, il I ."" che fu adunato nel Pa» 
lazzo Laleranensc, àonaio da Costanti- 
no Magno alla romana chiesa per abita- 
sione de'Papì. Lo celebrò Papa s. Mei* 
chiadein domo Faiistae contro i Donati» 
sti, e fu peixiò il i .°di Laterano: con indi* 
care quest'articolo intendo dichiarare che 
in esso descrissi ì seguenti omonimi conci* 
lii. Il 7.''nella Chiesa de* ss. Martino e Sii' 
vestro a* Monti, in Thermis Trajani, nel 
3a4>cliI^apa8.t$i7i'ef(ro/^con 284 vescovi 
e tutto il clero romano, per rendere gra- 
zie a Dio dell'acquisto che avea fatto il 
cristianesimo dell'imperatore Costanti- 
no, che v'intervenne colla madre s. Ele- 
na, e Calfurnio prefetto di Roma, altro 
convertito alla fede: in questo concilio i 
sacerdoti col resto del clero stettero in 
piedi dietro a' vescovi. Vi fu trattato del- 
lo stabilimento della disciplina ecclesia* 
stica, della difesa della Chiesa contro i 
suoi nemici eretici, e de'preparativi pel 
promulgato i.^ concilio generale d\ Ni» 
cea, L'8.° nel 325 o 326 di s. Silvestro 
I nella suddetta chiesa in Thermis Tra» 
janiycon l'intervento di 275 vescovi, per 
confermare ì santi canoni del concilio Ni- 
ceno, la condanna d'Ario ed il simbolo 
della fede. Il g.*' nel 387 m Laterano di 
Papa s. Giulio /, con 5o vescovi, in cui 
pienamente giustificò s.y^^^/taWo patriar- 
ca d'Alessandria in Egitto, contro leca* 
lunnioseaccuse degli Ariani, Egualmen- 
te furono dichiarati innocenti Marcello 
d' Ancira, e Asclepa dlGaza. 11 Papa scris- 
se a nome di tutti una dignitosa lettera 
agli orientali Eusebiaiii^ che aveano pri- 
ma domandato il concilio , e che in se- 
guito ricusarono di assistervi, esortandoli 
a cambiar condotta. Il i o.°nel 348 o 349 



ROM 

di s. Giulio I contro gli ariani FoIìh^ 
Ursacio e Valente che rilraltarono quat- 
to aveano detto contro t. Atanaiio, ai 
poi ricaddero ne' loro errori. L' 1 1.* al 
352 di Papa §. Liberio per •• Atanaii 
nuovamente accusato dagli orientali edi 
molti vescovi egiziani. Il Papa yn leneb 
lettera di essi, e l'altra di 75 vescovi pure 
di Egitto a favore del santo. Il ooBcib 
giudicò, che fosse contro le regole l'adai' 
re agli orientali. 11 1 a.^'nel 358, in cui P^ 
pa s. Felice //alla testa di 4^ venoii 
condannò Ursacio e Valente, e Timper» 
tore Costanzo come eretici ariani. ììiH 
del 364 o 366 di Papa s. Liberio ter» 
to dall'esilio, in cui furono riceruti i cfe 
putati del concilio di Lampsaco, edi Me 
cedoniani presentarono uno scritto, al 
quale ricevevano e approvavano pm» 
mente e semplicemente la fede di Nieo. 
11 Papa scrisse a questi ravveduti una let- 
tera, che fissò in seguito la credenza (U* 
le chiese d'oriente, e pose un termine ali 
disputa sulla ss. Trinità. 11 1 4*^ nel 36; 
di Papa s. Daniaso /, con 44 vescovi, » 
pra un'accusa di Alterio, folla da'scisoi* 
tici contro quel Pontefice. Si crede dii 
vi fossero condannati i Paternìimief^ 
nustiani. Il 1 5.^ nel 369 di s. Damatola 
con 93 vescovi, contro gli ariani e perca* 
noscere gli autori ed i capi dell* eren. 
Si confermò la fede di Nicea^ dicfaiam- 
dosi nullo r operato nel concilio di &• 
mini e riprovato. Ursacio e Valente vi fii* 
rono scomunicati co'Ioro aderenti, imie- 
me ad Ausenzio astutissimo seminatore 
dell'arianesimo nella diocesi di Milano is 
cui erasi intruso. Il concilio scrisse un 
lettera a tutti i prelati d'Egitto, e questi 
con S.Atanasio risposero al Papa reodeo* 
dogli grazie per aver salvato l'unità del- 
la chiesa cattolica. Inoltre il concilio scrii* 
se ai vescovi d'Africa scongiurandoli a 
conservare l'unità vescovile, e che oca 
sì lasciassero raggirare da'sostenitori del 
concilio di Rimini , con pi*egiudizio del 
Niceno. 11 1 6.° nel 372 di s. Damaso^ che 
alcuni dicono essere il precedente , altri 



ROM 

■ 

* À% in questo fu anatematiztato Auseh- 

* sio, e vi si trattò della oonsustanzialità 

* dello Spirito santo. Il 17.^ oel 874 di s. 
^ Damaso I contro gli ApoUinarisli, dei 

' quali era capo Apollinai*e vescovo diLao* 
^ dicea. 11 1 S.'' nel 875 di s. Damaso I, per 
^ condannare Lucio, usurpatore della sede 
° d'Alessandria. II 1 9.° nel 867 di s. Da^ 

' maso J con un gran numero di vescovi, 
> per condannare l'antipapa Orsicino, \ 
^ quali scrissero perciò una lunga lettera 

' agl'imperaton Graziano e Valentiniano 
■ IJ. Il ao/ nel 877 di s. Damaso I per 

* condannare i MarcelUanitit^x Apolli- 
naristi, sci-i vendo il Papa una lettera agli 
orientali, in cui condannò tutte l'eresie 
del tempo. Il 2 1.'' nel 878 di s. Damaso 
J contro alcuni suoi accusatori e diversi 
eretici. Il 22.** nel 779 di s. Damaso I 
contro diversi altri eretici, e contro gli 
scismatici partigiani d'Orsicino. Il 23.^ 
nel 380 382 di s. Damaso I, con l'in* 
tervenlo di s. Ambrogio, s. Epifanio di 
Salamina o Cipro, e Paolino d'Antiochia 
riconosciuto dagli orientali. Il 24*^ nel 
386 di Papa s. Siricio nella basilica Va- 
ticana (voi, XII, p. 245), per divem re- 
golamenti sulla disciplina ecclesiastica , 
venendo esclusi da ll'am mettersi nel clero 
quelli che avessero esercitato cariche in 
corte o negli eserciti, e principalmente pel 
celibato de'preti e de'diaconi si fecero ca- 

1 noni. 11 25.°nel 390 di Papa 9,Siricio con- 
tro l'eresiarca Gioviniano, il quale inse- 
gnava che i battezzati con fede non pos- 

I sono essere vinti dal demonio, che le ver- 
gini non hanno più merito che le vedove, 
negando la virginità della Madonna. Il 
26.° nel 400 di Papa s. Anastasio /, in 
cui fu determinato, che agli ecclesiasti- 
ci e vescovi Donatisti non sarebbe con- 
servato il grado, ritornando alla chiesa 
cattolica. Il 27.° nel 43o a'iSagostodi 
Papa s. Celestino J , per condannare i 
Nestoriani, dichiarandosi ortodosse le 
lettere di s. Cirillo i il Papa in un lun- 
go discorso dimosti*ò, che la Beata Ver* 
gine era veramente Madre di Dio, qnÌQ« 



ROM 89 

di il concilio dichiarò, che quelli i quali 
non seguissero questa fede sarebbero de- 
posti. Il Papa ne dettò ì decreti e furono 
mandati ai vescovi. Il 28." nel 43 idi s. 
Celestino /,in principio di maggio,per co- 
municare la lettera dell'imperatoi-eTeo- 
dosio II, sulla convocazione del concilio 
generale d' Efeso. Giunto poi in Roma 
nel giorno di Natale il decreto di quel con- 
cilio, che la B. Vergine dovea chiamarsi 
Madre di Dio, i romani lo riceverono con 
tanta gioia e acclamazione, che all'i^i'e 
Maria si aggiunse : Sanata Maria Ma- 
ter Dei ora prò nobis peccatoribus, ntmc 
et in horamortis nostrae. Amen. Il 29.* 
nel 433 di s. Sisto III con 56 vescovi, e 
Sessoriano perchè adunato nella Chiesa 
di s. Croce in Gerusalemme, nell'anni* 
versano dell'elezione del Papa, d'ordine 
dell'imperatore Valentiniano III, che vi 
intervenne col clero e col senato roma- 
no. Il Papa si giustificò dalle accuse di 
Anicio Basso ex console, di avere abusa- 
to d'una sagra vergine, nel modo narra- 
to nel voi. XXXI, p. 146. Il calunniatore 
fu condannato, a cui per umanità della 
Chiesa in morte gli si permise ricevere il 
s. Viatico. L'imperatore colla madre Pla- 
cìdia sdegnatissimi contro Basso, lo pro« 
scrissero, e confiscandogli i beni li dona- 
rono alla chiesa. Dopo 3 mesi Basso morì, 
ed il Papa colle sue mani unse il suo cor- 
po con a roma ti, lo coprì ciif/i Unteami» 
nibus, recondensque seprlivit ad b, Pe- 
triim apostolum in cubiculum parentum 
eius. Inoltre nel concilio il Papa rice- 
vè la nuova della pace tra s. Grillo e 
gli orientali. Convien dire, odie le pri- 
me sessioni furono tenute ins. Pietro, ov- 
vero che ivi 8. Sisto 111 celebrò altro con- 
cilio, per quanto notai nel voi. XII, p. 
245. Il 3o.^ nel 444 ^^ '* Leone I contro 
i Manichei. Il 31.*^ nel 44^ di s. Lex>ne 
7, che reintegrò della sede di Besan^on 
Celidonio, deponendo s. Ilaiio d'Arles 
che lo aveva spoglialo del vescovato, il 
quale dimostrando la sua innocenza ven- 
ne ripristinato. Il 32,°nel 44? di s.£eo- 



90 &OM 

ne /, in Oli fu proibito aNeicovi di Si- 
cilia d'alienare i fondi dilorochiese^sen- 
Kii ilconsensade'colleglii. 11 33.^nel449 
di 8. Leone /, cui assìslerono molli vesco- 
vi, per rappresentare tutto T occidente, 
e vi furono condannate le decisioni del 
ConciUabolo d'Efeso. Il 34*'' nel 45o di 
s. Leone 7, a'a2 febbraio fèsta della cat* 
tedra di s. Pietro in Antiochia, alla testa 
d'un gran numerodi vescovi d'I talia.Con 
essi il Papa andò nella basilica a trovare 
l'imperatore ValentinianoIH, e le impe- 
rati*ici Galla Placidia e Eudossia, madre 
e moglie, pregando con lagrime e scon- 
giurando per l'apostolo s. Pietro, ch'era- 
no andati a venerare per la propria sa- 
lute e per quella di Teodosio li impera- 
tore d'oriente, di scrìvere a quel princi- 
pe e impegnarlo a rimediare a tuttociò 
ch'era stato fatto contro l'ordine in E- 
feso, ed a fare riunire un concilio gene- 
rale; aggiungendo ch'era questo l'unico 
rimedio pe'mali che soffriva la Chiesa. Il 
Papa ottenne la grazia domandata. 1135.* 
nel 4^1 di s. Leone 2, in cui furono ap- 
provate le decisioni del concilio genera- 
le di Calcedonia , e fu stabilito , che ai 
fanciulli riscattati dalla schiavilh sia da- 
to il battesimo, nel dubbio che non l'ab- 
biano avuto, ed agli eretici non si reite- 
rasse. 11 36.° nel 4^8 di s. Leone 7, per 
sciogliere diverse difficoltà, dopo le tre- 
mende scorrerie degli unni e saccheggi 
commessi. Il 37.* nel 461 di s. Leone /, 
in favore di Ermez ch'erasi impadronito 
della chiesa di Narbona, pel bene della 
pace, ma a patto che non potesse ordi- 
nar vescovi, autorità che fu trasferita a 
quello d'Usez finché vivesse 1' altro. Si 
dispose ancora, che i vescovi delie Galtie 
terrebbero ogni anno un concilio nelle 
Provincie, e che non uscirebbero dalla lo- 
ro, senza lettere del metropolitano, e in 
caso di rifiuto del vescovo d'Àrles. Il 38.° 
nel 465 di Papa s. Ilaro, a' 1 7 novembre 
anniversario di sua consagrazione, com- 
posto di 48 vescovi eh' eransi recati in 
lloma per tal festa, fra'quali duefrapcesi^ 



ROM 

gli altri del vicariato di Roma. Il ¥wf 

disse, che il tuo carattere di i .^ veMor 

l'obbligava a prender pili cara della di 

sciplina dellaChiesa d'alcun altro, altri 

menti sarebbe stato tanto più reo, quu 

to maggiore era la tua dignità, lodii 

fecero canoni su diversi punti di disdpli 

na ecclesiastica. Il Papa favo A la Ci« 

di Silvano vescovo di Calahorra, conti 

le querele d'Ascanio di Tarragona^B 

in quel concilio. 11 39.^ del 4^4 ^^«nol 

fine di luglio, di i. Felice /// nella h 

silica Vaticana, come la maggior parte ( 

tutti i precedenti, e vi aisisterooo 77 k 

scovi. Vi furono deposti, scomunicati 

privati della comunione de' misteri Viti 

e Miseno legati del Papa a Costantìa 

poli , per aver comunicato cogli ereli< 

e specialmente con Acacio patriarca 

quella città, che avea impegnato Vìmf 

ratore Zenone di pubblicare reretiooi 

noCtcOf e con esso Pietro Fullone falso 1 

scovo d'Antiochia : la formolo della d 

posizione d' Acacio si può Tedere a Se 

MuivicA. Il 40.^ del 485 di s. Felice I 

nella basilica Vaticana con 7 o vescovi. 

fu confermata la condanna d'Acacio,e 

Fullone eretico, non che di Pietro Mo 

go vescovo Alessandrino, ambedue fi 

tichìaniAÌ concilio indirizzò le risoluiioi 

con lettera agli abbati e preti di Costasi 

nopoli per l'esecuzione^e fece in essa Isf 

professione di fede. In questo tempo 

Chiesa era lacerata da deplorabile sdsn 

l'occidente non voleva comunicare o 

l'oriente, qualora non si anatematizzi 

sero Nestorio,Eutiche eDioscoro, ma p 

di tutti Acacio eMongo: l'Egitto e lai 

bla facevano un corpo di comunione 

parte con Palladio d'Antiochia. Di tot 

furono cagione gl'intrighi d' Acacio, e 

leggerezza di Zenone.11 4 < •*'nel487 o4 

di s. Felice II I^ con 4o vescovi e 76 1 

cerdoti, nella basilica di Costantino, 

marzo. Fu letta la bella lettera del E 

pa, contro quelli che aveano abband 

nato la fede nella persecuzione d'Afi 

di re Unnerico, e la riconciliaaioiie 



i 

I 



ROM 

caduti. Quella lettera diretta a tuUi i ve- 
scovi, éun Dionumeoto prezioso sulla pe- 
nitenza, dalla quale si apprende che la 
chiesa romana conservava tutto il rigore 
della disciplina, trattando i peccatori con 
forza e insieme con dolcezza. 11 4^*" Q^l 
494 o 495^ di s. Gelasio /, con 45 o 70 
\escovi e 58 prelivAuiuiiseal perdono e 
alla comunione Miseno legalo prevarica- 
tore a Costantinopoli ; il collega Vitale 
era morto. Altri , di questo concilio ne 
£iuuodue,nel 2.° riportandola dichiara- 
zione sui veri Libici santi^ e che come tali 
dovessero venerarsi i 4 concilii generali. 
11 Papa fece questa distinzione sulla po- 
tenza ecclesiastica e secolare. » L'impe- 
ratore non ha il tìtolo di Pontefice, né il 
Pontefice l' autorità reale. Pio ha sepa- 
rato le funzioni dell'una e dell'altra po- 
destà, affinchè gl'imperatori cristiani a- 
vesserò bisogno del Pontefice per la vita 
eterna; e i Pontefici si accomodassero alle 
disposizioni degl' imperatori per le cose 
temporali 'MI 43.°*nel 499 ^' ^°P^ ^* 
Simmaco nel i ."marzo, con 72 vescovi e 
67 preti, suH'jE/ezio/ie del Papa, perciò 
ne parlai a quell'articolo o voi. XXI, p. 
200 e seg., per togliere gli abusi che vi 
sì commettevano, mediante le brighe dei 
vescovi e i tumulti popolari, avendone 
dato motivo l'intrusione dell' antipapa 
Lorenzo. Il 44*° nel 5oo di s. Simmaco 
che conferì a Lorenzo, per possibilmente 
quietarlo, il vescovato dìNoccra, il quale 
si sottoscrìsse al concìlio, il 45.^ nel 5o i 
di s. Simmaco j che vi abolì la legge di 
Odoacre re degli eruli, che proibiva l'è- 
lezione del Papa, senza il consenso de' re 
4'itulia,evi si fecero decreti per impedire 
l'alienazione de'beni di chiesa. Altri di- 
cono che nello stesso anno altro se ne cele- 
brasse presieduto da Pietro vescovo d'Ai- 
tino, mandato da Teodorico per visitato- 
re, onde terminare le contestazioni tra s. 
Simmaco e Lorenzo, che unendosi a'sci- 
smatici sturbò le cose della Chiesa. 1146.° 
nel 5o2 di s. Simmaco coni^S vescovi. 
I^on cessando il senatore Feste di prò* 



ROM 91 

leggere Lorenzo che onninamente vole- 
va Papa, subornò alcuni testimoni lalsi, 
accusando s. Simmaco di adulterio, per 
cui nacquero gravi sedizioni tra'due par- 
titi. Riferite a re Teodorico le tragedie 
che succedevpnoinRoma, sebbene a vea 
riconosciuto s. Simmaco contro l'ambi- 
zioso Lorenzo, pensò a convocare un con- 
cilio per sedarle; ma siccome i vescovi 
ch'erano appresso di lui gli dissero non 
potersi adunare senza il consenso del Pa- 
pa, perciò egli mostrò le sue lettere che 
anzi lo desiderava, il concilio pertanto e1> 
l>e luogo nella Chiesa di s. Croce in Gè* 
rusaletnme o nel propinquo palazzo Ses- 
so riano. Ma la turba degli emuli e ozio- 
si avendo impedito che il Papa vi si re- 
casse, anzi costretto a fuggire, i vescovi 
non potendo determinar nulla , il conci- 
lio si sciolse. Severano e Lenglet alFer- 
mano che si tenesse nella basilica Giulia 
nel Laterano: altri che la i.** sessione si 
celebrò nella chiesa di s. Maria in Tras- 
tevere. Altri il termine del concìlio Fan- 
ticipano o posticipano d'un anno; que- 
ste date contradditorie sono di angustia 
peglì scrittori. Dice Besozzi, Storia della 
basilica dis. Croce in Gerusalemme SeS' 
soriana, che non essendosi perciò potuto 
in questo concilio Sessorìa no esaminare 
la causa di s. Simmaco, cui spettava se- 
condo la dichiarazione di Teodorico , il 
quale vi si sarebbe sottomesso tuttoché 
ariano, benché ne risultasse la pace tra 
il popolo romano, nel 5o3 si celebrò un 
altro concilio detto Palmare, in Porticu 
Palmaria jóiìì luogo presso s. Pietro chia- 
mato Palma, nel quale quanto agli uo- 
mini fu assoluto e purgato s. Simmaco 
(con qualche dì vei*sìtà lo riportai nel voi. 
XI 1, p. 245), rimettendo i padri del con- 
cìlio la causa a Dio (cioè essendosi il Pa- 
pa sottoposto spontaneamente al giudizio 
de' vescovi, questi concordemente dichia- 
rata la sua innocenza, protestarono: Che 
il vescovo della Romana sede non eleve 
soggiacere alt esame de'vescovi minori)^ 
e sì sottoscrissero con queste parole.... iV. 



91 EOM 

N. huìc statuto nostro, in quo totìtm cau* * 
sam Dei judicio commissus, subscripsi. 
Dal qual senti mento de' padri Ennodio 
vescovo di Pavia che ne fece l'apologia, 
cavò quel suo celebre detto: ÀUorum for- 
te hominum causas Deus voluerit per ho» 
mines terminare^ Sedìs istius Praesulem 
suo sine quaestione reservavìt arbitrio, 
Mei concilio venne pure annullata l'ordì* 
nanza fatta nel4B3 da Basilio prefetto del 
pretono, in cui pretese proibire la consa- 
grazione del vescovo di Roma, senta pre- 
vio avviso datone al principe o al prefetto 
del pretorio. Aggiungono quelli che an- 
ticipano questo conci lio,che nel 5o3 ne fu 
tenuto altro relati va mente allo scritto dei 
scismatici contro // Sinodo deli' assola » 
zione, che perciò Ennodio presentò la ri- 
sposta col suo Libro apologetico. Il 47*** 
nel 5o4 di s.«$if//t/ii^co, composto di 80 
vescovi, di 37 preti e 4 diaconi. Vi si fece 
un deci*eto contro gli usurpatori de'beni 
della chiesa, scomunicati come ei*etici ma- 
nifesti se non li restiluivano.il 48**^ 49** 
nel 53o o 53 1 a'i!i novembre o 17 di- 
cembre di 8. Bonifacio Ily con 4 vescovi, 
40 preti e 4 diaconi, per Stefano di La* 
rissa metropolitano di Tessaglia, che de- 
posto da Epifanio di Costantinopoli avea 
appellato al Papa. Di due concilii alcuni 
ne fecero uno, poiché in esso s. Bonifa- 
cio Il si elesse per iSficcejr^ore Vigilio, a u- . 
torizzato a ciò da'padri. Pentito poi coi 
padri di aver violato i sagri canoni, in al- 
tro concilio fu annullato e bruciato il de- 
creto. Che i due concilii furono tenuti nel 
Vaticano, lo descrissi nel voi. Xlf, p.245. 
Il 5o.° nel 534 di s. Giovanni Ily in cui 
fu approvata la proposizione : Unus de 
Trinitalepassus est carne, I Monaci di - 
cemetiche l'impugnavano furono minac- 
ciati di anatema se non desistevano dal 
condannarla. 11 5i.**nel Sgo di s. Gre- 
gorio /, ove fu invitato Severo patriar- 
ca di Grado, per difendersi contro l'im- 
putazione di aver sottoscritto i Tre Ca- 
pitoli: probabilmente in Vaticano per 
quanto notai nel luogo citato. 11 52.''nel 



ROM 

59 1 di I. Gregorio /, il quale vi eompift 
la celebre lettera Mnodale ai patriardi 
d oriente, dichiarando doverti veoam 
i 4 concilii generali oofene vangeli, e di* 
mostrando lo stesso rispetto pel 5.^co■• 
Irò i vescovi d' Istria difensori ad Tr 
Capitoli, che perciò lo rifiuta ¥800. U 53,' 
nel 595 di s. Gregorio /, con aa veicofi, 
molti preti assisi come i vescovi, e dis* 
coni che restarono in piedi, in cui fiin* 
no approvati 6 canoni di disciplina, d 
assolto Giovanni pretedi Calcedonia, et 
avea appellato al Papa dal la ingiusta coi* 
danna di Giovanni patriarca di Costu* 
tìnopoli. I deputati di questo rettamo 
in piedi. Vi fu eletto l'arcivescovo di Ba* 
venna. Il 54*^ nel 600 di a. Gregorio l 
in ottobre per la condanna dell'i mposto- 
re Aiidi*ea greco. Si permise fare testi* 
mento a Probo abbate di s. Andrea di 
Roma. 11 SS.** nel 601 di a. Grrgorhli 
a'5 aprile, con 20 vescovi, contro gli o* 
surpatori de'beni de'monaci, cui fìi proi- 
bito ordinarli senza il consenso dell'ala 
bate. Il 56° nel 607 di Bonifacio lllfiim 
7^1 vescovi, 34 preti, molti diaconi e tat- 
to il clero, %M* Elezione dei Papa t dà 
Vescovi^ da trattarsi 3 giorni dopo la lo- 
ro morte : fu tenuto in Vaticano, come 
ricordai nel voi. Xll,p. ^46. Il 57.* nel 
6 1 o di s. Bonifacio If^^ a'27 febbraio, is 
favore àe* Monaci, 11 58.* nel 640 di iSb* 
verino contro VEctesi, Il 59.^ nel 6^\& 
Giovanni IV per la condanna dell' £- 
desi e de' Monoteliti, Il 60.^ nel 648 di 
Teodoro I, che condannò e depose Pao- 
lo patriarca di Costantinopoli e Pirro ino* 
noteliti , sottoscrivendo la sentenza eoa 
Pe/in/i intinta nel prezioso sangue dì Ge- 
sù Cristo, in un calice mescolato con in- 
chiostra. Il 6 1 ." nel 649 di s. Martino I 
nella basilica di /!^<iter/z/to, chiamato £e- 
ceUentissimo, Il 62.^ nel 667 di a. Vitéh 
lianOf che assolse Giovanni vescovo di 
Lappa, eh' erasi appellato contro la de* 
posizione ingiusta del metropolitano, dal 
Papa ripreso qual violatore de' canoni. 
Il 63.^ nel 679 di s. Agatonein ottobre^ 



ROM 

a5 vescovi, io cui i. Vilfi-ido ard- 
ivo di York cacciato dal re Egfrido 
Teodoro aixivescovo di Cantori)ery, 
solto e restituito alla sede. 11 64.^nel 
di s. Agatone 8*^17 marzo, con So 
vi, altri dicono ia5, ed i So li at* 
ìscono al precedente concilio : vi fu- 
condannati i monoteliti, ed eletti i 
ì pel concilio generale di Costanti* 
li. 11 65.** nel 703 o 704 di Giovane 
/. In 4 mesi e 70 congregazioni, si 
inarono ponderatamente le querele 
ondannato s. Vilfrìdo, ed i deputati 
irci vescovo di Cantorbery ; il i.* vi 
pienamente giustificato, e dal Pa- 
mandato alia sua chiesa, con lettere 
Dtelredo re di Mercia e Alfredo re 
)rtumbria, die lo reintegrarono. 11 
nel 72 idi s. Gtrgorio II, a'5 apri- 
i si fecero 17 canoni die nella mag- 
ìa rte risguardarono i Matrimoni il- 
imi con donne cpnsagrate a Dio, e 
uelle chiamate Diaéonesse o PresbU 
e. Questo Papa tenne altro concilio 
gravissima causa degr/co/ioc/^25£f^e 
mpio imperatore Leone III. Il 67.** 
h di s. Gregorio II I^ contro i matri- 
illeciti, e il prete Giorgio per non 
presentato in Costantinopoli le let- 
iir imperatore, affinchè cessasse di 
iierra alle sante Immagini: fu as- 
e rinviato, ma i greci l'imprigiona- 
in Sicilia. Alcuni dicono questo con* 
tenuto in Vaticano, altri nel Late* 
Il 68.° nel 732 di s. Gregorio III^ 
3 vescovi, in Z/iter^7/io. Furono con- 
iti ì dispregiatori delle sagre imma- 
privati del corpo e sangue di Gesù 
}> e separati dalla comunione de'fe* 
I 69.° nel 7 43 di s. Zaccaria in La* 
0. Il 70.° nel 745 di s. Zaccaria^ 
ottobre, con 7 vescovi, 1 7 preti e il 
romano, in Laterano, Vi furono de* 
dal sacerdozio A delberlo eClemen*. 
m che condannali al fuoco gli scrit- 
i.° Nel voi. XII, p. 249 parlai d'ai- 
incilio di s. Zaccaria e di Adriano 
l)edue Vaticani. 11 71.° nel 769 di 



ROM 93 

Stefano 111^ nella basilica di Laterano. 
Il 72.° nel 790 di s. Leone III, in La 
terano. Il 73. neirSoo di s. Leone III 
in presenza di Carlo Magno, e composto 
della gerarchia ecdesiastica e di tutta la 
nobiltà romana e francese, per procedere 
all'esame delle accuse contro il Papa, die 
si purgò al modo detto nella bic?grafia. 
Che questo e altro concilio sono Vatica- 
ni lo dissi nel suddetto luogo. Il 74*^ nel- 
rS 1 6 dì Stefano IF detto V, perché l'e- 
lezione del Papa fosse fatta dai vescovi e 
dal clero , in presenza del popolo e del 
senato, e la consagrazione innanzi ai de- 
putati imperiali : alcuni credono apocri- 
fo questo canone. Il jS*^ neir8a3 di a. 
Pasquale /,con 34 vescovi, io cui si pur- 
gò dall'accusa di aver folto cavare gli oc- 
chi al Primicerio Teodoro e al Nomen» 
datore Leone. Il 76."" neir826 di Eitge* 
nio II in Faticano y con 62 vescovi, la 
maggior parte delle provincie soggette ai 
francesi, molti preti, diaconi e altri chie- 
rici, per la riforma del clero, e per l'isti-^ 
tuzione de'seminarì. Il 77.** neir848 di 
s. Leone IV^ il quale dichiarò ai vescovi 
brettoni, che il vescovo- non deve ricever 
nulla per conferire gli ordini, sotto pena 
di deposizione : quanto al passato nulla 
disse, e li licenziò con savi avvertimenti. 
Il 78." neir853 di s. Leone ir,con63 
vescovi per confermare quello d' Euge- 
nio II, ed in cui depose e scomunicò A- 
na'stasio cardinale prete di s. Marcello , 
per avere abbandonato il titolo per 5 an- 
ni: che fu Vaticano lo notai nel voi. XI F, 
p. 246. Il 79.'' neU'86i di s. Nicolò /, 
descritto in tale luogo, ed a Laterano, 
ove pel freddo fu trasferito^ L'8o.^ nel- 
l'862 di 8. Nicolò I, per l'eresia de 2>o- 
paschiU. L'8i.* neli'864 di s. Nicolò I 
in Laterano, L'82.° pure neir864 di s. 
Nicolò /in Laterano. Di altri concilii di 
s. Nicolò I feci ricordo ndla biografia. 
L'83.'' neir868 di Adriano II in Late- 
rano. L'84*'' pure neir868 di Adriano 
II in Vaticano, per la condanna degli er- 
rori del memoralo Anastasio divenuto 



9Ì ROM 

antipapa. Id akro Adriano II soomonicò 
per la 3/ volta Tan'ogante Fozio di G>- 
fitantjnopoli. L'85.^ neli'Sya di Giovane 
ni Filli in cui assolvette Lodovico H 
dal giuramento che gli avea fatto fare A- 
dalgiso duca di Benevento. L'86.^nel- 
r 875 di Giovanni FIII^ in cui si con- 
venne l'elezione dell'imperatore Carlo il 
Cai vo.L'87.**neir876 di GiWfl«/ti f'///, 
per citare Formoso vescovo di Porto a 
venire innanzi a lui. L'88/ neir877 di 
Giovanni F III i per la conferma di Car- 
lo il Calvo. L'89.''neir878 di Giovanni 
FIII^ in cui scomunicò Lamberto duca 
di Spoleto, |)ci danni recati a'romani, e 
per quelli che minacciafa. 11 qo.** nel- 
1*879 di Giovanni fi// nel i. maggio, 
per trattare deH'elezione dell'imperatore, 
essendone incapace Caiiomanno re di Ba- 
viera, per malferma salute. 11 91.** nel- 
r879,eil 92.** neli'88 [, ambedue in Va- 
ticano, perciò nel voi. XII, p. 2 46. 1193.^ 
neir898 di Teodoro Ily che restituì agli 
ordini sagrì i deposti à^ Stefano FIL 11 
94.** neir898 di Giovanni IX in presen- 
za dell'imperatore Lamberto,conferman- 
<losi la sua elezione, ed in cui si riprovò 
l'operato da Stefano VII contro PapaFor* 
moso, si ristabilì la memoria di questo, 
vennero reintegrati i deposti dal primo : 
fu condannato Sergio co' suoi aderenti 
ch'erasi intruso nell'elezione di Giovanni 
IX. Il 95.** nel 900 di Benedetto IFxn 
Laterano. 11 96.° nel 949 di Agapito' II 
in Vaticano, come dissi nel voi. XII, p. 
2 46,con fermando il concilio ò*Ingelheim, 
per l'arcivescovo dì Reims, Nel 963 il 
Conciliabolo Romano che adunalo dal- 
l'imperatore. Ottone 1 in s. Pietro, sacri- 
legamente depose Giovanni XII, per e- 
leggere l'antipapa Leone FUI. Io que- 
sta esecrabile adunanza vi furono gli ar* 
civescovi di Ravenna, Milano e Brema, 3 
vescovi tedeschi e altri di diverse parti 
d'Italia, i3 cardinali preti, 3 cardinali 
diaconi, molti altri chierici , con alcuni 
laici de' più nobili, e tutta la milizia di 
Roma. Quindi l'imperatore, ad onto dei 



ROM 

suoi gioranenti, vieppìii abusando di 1 
potenza e per assicurarla in Italia, f 
tese di remlere la i. SededipeDdeoIed 
la terrena e fugace autorità impera 
Pertanto co* vescovi italiani y lorena 
sassoni fece adunare un altro concilili 
lo nella basilica Lateranense dal pteo 
Leone Vili, il quale indegnamente li 
all'imperatore che l'avea di prepote 
fatto intrudere nel pontificato , &ee 
mostruoso decreto (di cui anche nel ' 
XXI, p. 207), pel quale tutto il dero 
popolo romano fu costretto giurare, di 
cordare all'imperatore Ottone I ed a 
loro che nel regno d'Italia lo succeder 
no, ovvero la facoltà di eleggersi un 
cessore pel regno d'Italia, il diritto 
petuo di nominare il vicario di Gesù 
sto, e di conferire V Investitura eceU 
stica agli arcivescovi , ai vescovi e 1 
prelati; dimodoché, né il patrizio di 
ma, ne i vescovi, ne il Papa si pota 
reputare legittimi nella loro autorità, 
che non avessero ottenuto la conte 
imperia le; e tutto questo sotto oomm 
loriadi scomunica,di oonfisca,di perp 
esilio e di morte. Alcuni opinano, chi 
pera to in questo conciliabolo debba ri] 
tarsi a quello del 9641 di cui parlerò 
Siffatto decreto, siccome quello che : 
cedeva contro le fondamentali costiti! 
ni di s. Chiesa, e proveniva da un in 
so o per meglio dire da un antipap 
sua natura era nullo. Pei*ògli uomini 
duti ai grandi e gli adultatori , che 
mancano di affollarsi ove siavi speran 
mercede, pretesero che risiedesse m 
vrano il diritto di deporre il sommo! 
tefice,fra i quali Sigebertosatellite d 
ri co IV, facendo risalire questo preti 
sognato privilegio sino a Carlo Magne 
stenendo che Adriano I in un condì 
53 vescovi glielo avesse concesso (• 
falsità del decreto dell' antipapa L 
Vili e di Adriano I, parlai nel toI.] 
p. 208). Ma la stona non ci ha lai 
il menomo vestigio di tuttociò; che 
si leggono ne' Capitolari di Cayto M 



ROM 

te memorabili parole : Sacrorum ca- 
\m non ignari , assensum ordini ec- 
^slico praebuimus ut scUicel episcopi 
ieclionem clericorum etpopidi secun- 
SWttta Canonum de propria dioe» 
personarum elmiinerum acceptione^ 
'lae meritum et sapientiae donum eli» 
urj ut exemplo et verbo sibi subiectis 
lequaque prodesse valeant. L'insulso 
eto del falso Leone Vili fu ben tosto 
fonte inesauribile di mali per la Ghie* 
cagionò scandali e scismi Serissimi in 
la e per tutta la cnslianità, quali di 
a brevemente accennai. Enrico II, ve- 
lo i gravi disordini che n'erano nati, 
>r] nel ioi4 e rese ai romani l'antica 
*tà di eleggersi il successore di s.Pie- 
a patto però, che conforme il dispo- 
la Eugenio II, dovessero i commissa- 
nperiali assistere ai comizi i e alle ce- 
onie della consagrazione. Nondimeno 
nperatori (come toccai eziandio nel 
KXI, p. 208) non si vollero facilmente 
liared'un diritto che una volta si era- 
Burpalo.Per cuiCorrado II violò i trat • 
di Enrico II e fece un traffico scanda- 
della s. Sede, collocandovi nuovamen- 
come narrai , per un ragguardevole 
ente di denaro il fanciullo Benedetto 
indi Enrico III, sebbene risoluto di 
e un termine a tanti scandali, fu ri- 
a rinunciare del tutto alle sover- 
in ti usurpazioni d' Ottone I e succes- 
, tenne un contegno di supremazia ri- 
standone le pretese, che il suo figlio 
ice IV volle sostenere ne'modi i più 
imevoli, ma trovò uns. Gregorio VII 
liberò la Chiesa dalla ferrea schiavitù, 
;rcìò anche lui segno alle impudenti 
izogne de' sostenitorì di pretensioni 
e di fondamento, di ragione e di ve- 
» i quali poi furono ciecamente seguita 
[ualche savio scrittore, perchè il ma- 
erede più facilmente che il bene. Ora 
io ritorno al Papa Giovanni XJf.Qiìe» 
liquamente degradato, con deposizio- 
i ni un vigore, fu richiamato dagli stes- 
)roani che violentemente a veano do- 



ROM g5 

vuto giùrai*e di non eleggere più Papa 
senza l'assenso dell'i m pera tore,dopo aver 
cacciato a'25 fèbbraio964 Tanti papa^eo- 
ne Vili. Laonde Giovanni XII nel dì se- 
guente celebrò in Vaticano il conciliogy.^ 
in cui condannò Ottone I, l'antipapa ed 
i suoi ordinatori, vietando ai jaici l'ingres- 
so nel presbiterio quandosi celebra la mes- 
sa : per comune giudizio fu chiamata l'a- 
dunanza dell'antipapa, Prostibulumfa- 
vens a duheris, dovendosi Leone VII Idi- 
re adultero, come colui che avea occupa- 
ta la romana chiesa sposa d'altrui. Essen- 
do morto a' 1 4 maggio, a' I g gli successe 
Benedetto V^ senza l'imperiai consenso, 
' perchè i romani considerarono il giura- 
mento contrario imposto dalla prepoten- 
za. Però l'adirato Ottone I corse a Roma, 
la cinse col l'esercito, la vinse colla fame, 
portò seco prigione il legittimo Papa, ed 
il pseudo Leone Vili rientrato in città, ai 
a 3 giugno nel Conciliabolo Romano osò 
deporre Benedetto V, che alcuni scritto- 
ri deprimenti la dignità pontificia, dipin- 
sero vile sino a gittarsi a'piedi di Leone 
Vili, come tenendo d'aver peccato , ed 
essere stato un usurpatore della s. Sede; 
pei* cui fu lasciato nell'ordine de'diaconi, 
ma mandato in esilio. Iddio per altro ben 
mani&siò se Benedetto Fera vero Papa, e 
lo dissi a tale articolo e ad /^/72^1/rga do- 
ve fu trasportato. Il 98.^ concilio del 967 
di Giovanni XIII, in presenza d'Ottone 

I, confermò il titolo di metropoli di tut- 
ta la Venezia alla metropoli di Grado. II 
99.^ nel declinare del 967 di Giovanni 
A///, cui intervennero Ottone I e Ottone 

II. Il 100.^ nel 968 di Giovanni XIII 
ratificò l'erezione di Magdeburgo in ar- 
civescovato. Il IO I .'^ nel 969 a'26 maggio 
in Vaticano, di Giovanni XI II ^ eresse Be- 
nevento in metropoli. Il 101.^ nel 971 di 
G/of^/i/tiJT/// confermò quello di Lon- 
dra, e lo stabilimento de'monacinell'ab* 
foazia di Mouson, in vece de' canonici. Il 
io3.*' nel 975 di Benedetto FU in Va- 
ticano, scomunicò l'antipapa Bonifacio 
VII die avea: usurpata la sede,e scomuni- 



96 &0M 

co i simoniaci : alcuni credono che ciòie- 
guisse io diversi condili. ìl i o4*** nel 989 
di Giovanni XFI^ per richiamare s. A- 
dalberto al vescovato di Praga, dal mona- 
stero in cui ernsi ritirato. Il 1 oS."* nel 998 
di Giovanni XFI in Laterano^ per cele- 
brare la 1 .* solenne canouizzazione; edove 
forse fu annullata la deposizione d'Arnol- 
do di Ràmsy e l'ordinazione di Gerber- 
to. Il 106.^ nel 996 di Gregorio ^in Va- 
ticano, in presenza d' Ottone *III, per lo 
scioglimento del matrimonio di Roberto 
1 1 re di Francia con Berta : alcuni aggiun • 
gono l'iailuzione Atf^x Elettori deli, Ro' 
mano Impero, Il 1 07.^ nel 1 00 1 di Silve- 
stro 7/, in presenza d'Ottone III, coni 7 
vescovi d'Italia e 3 tedeschi, in cui fu con- 
fermato a s. Bernardo vescovo d'Hilde- 
sheim il possesso del monastero di Gan- 
desheim, dandogli il Papa l'investitura col 
bastone pastorale. Il 108.*' nel looa a'3 
dicembre, ài Silvestro 11^ a motivo del- 
l'abbate di Perugia esente, cui il vescovo 
fu obbligato riconoscere. 11 1 09.'' nel 1 007 
di Giovanni XIX in Vaticano per la con- 
ferma del vescovato di Bamberga. 1 1 1 1 o.^ 
nel I o 1 5 o I o 1 6 di Benedetto FUI in 
Laterano, 111 11.^ nel 1027 di Giovane 
ni XX, in presenza dell'imperalo^ 0>r- 
rado li, per le contestazioni fra'pati*iar- 
chi di Venezia e di Grado, terminate a 
favore del 2.^ Il 1 12.* nel 1 o38, o conci- 
lio Italico, in cui il Papa, pai*e Benedetto 
IX, depose Eri berto arcivescovo di Mila- 
no, per avere ricusato dare soddisfazione 
a Corrado Il,che avea oltraggiato nella 
conferenza di Salona. Ili i3.^ nel 1039 o 
1 o4o dì Benedetto IX, per la condanna 
di Bretislao I duca di Boemia a far co- 
struire un monastero,per aver saccheggia- 
to Gnesna, rapile le reliquie di s. Adal- 
berto e portate a Praga. Ili i4*° nelio44 
di Benedetto IXy in cui rivocò il recente 
decreto, col quale avea dichiarato Grado 
su(h*aganea d'Aquìleia. Ili iS."" nel 1047 
in gennaio, di Clemente II, in presenza 
d'Enrico III imperatore, sulla preceden- 
za degli arcivescovi di Eavenna e Milano, 



ROM 

e l'estirpazione dalla «moDia che de 
nava tutto l'occidente. Ili 16.^ nette 
di s. Leone IX, dopo la domenica n 
hi8 a'26 marzo, composto di Teacovi; 
liani e francesi, e vi fu determinato 
quelli che sarebbero stati ordinali ds 
moniaci, potevano esercitare le funsi 
dopo 40 giorni di penitenza^ aeoood 
decretato di Clemente II; ma avendo 
prodotto grave tumulto, il Papa cond 
nò i simoniaci. Ili i7.^nelio5o ias 
le, di s. Leone IX, in LaieranoAXw 
nel I o5 1 dopo Pasqua, di s. Leone , 
depose Gregorìo vescovo di Vercelli 
dultero, che avendo promesso soddi 
zione fu reintegrato; e fece un nuovo 
a*eto sul Celibato, contro gl'inoontis 
ti, condannandosi i simoniaci. Ili ig.* 
io53 di s. Leone IX, in quaretimaoi 
pò Pasqua, in favore diDomenieo patri 
ca di Grado, la cui chiesa sarebbe nsel 
poli delle provincie di Venezia e d'U 

11 120.** nel 1057 di Fiitore II a'it 
prile, da alcuni chiamato generale : vi 
scomunicato Guifredo di Narbooaper 
litio di simonia. 11121." nel 1059 di. 
colò II in Laterano , contro i difia 
de'matrimoni degli eoclesisMlici, chiai 
ti JVicolaitij vedasi pure il ▼ci. XXI. 
209, 210 e 211 sul reiezione del Pfe 
11 122.** nel 1060 01061 ó\ Nicolò II, 
l'uso del pallio all' arcivescovo di Yc 
e pei privilegi ai re d'Inghilteri*a, noni 
contro i simoniaci. Il 1 23.** nel i o63di 
ìessandro II in Laterano. Il ii4-* 
I o65 di Alessandro II in Laietanù 

1 2 5." nel I o 7 o di Alessandro TI^ oca 
vescovi , venne approvata la Ibndaiii 
del monastero di Vissegrado presso F 
ga, Bitta dal duca Vratislao IL 11 n 
nel 1072 ài Alessandro 11^ in cui fui 
munieato Goffredo di Castiglione sii 
niaco, per aver comprato l'arci vesce 
todi Milano. 11127.^ neli 074 di s. £ 
gorio FU, nella I.* settimana di qu 
sima, con quasi tutti i vescovi italiani, 
obbligare gli ecclesiastici a vivere sei 
do la santità del carattere, contro la 



ROM 

I e il coDcubìoatO) cui privò di ce- 
* la messa quelli che in esso wea* 
x>muDÌcaDdo pure i Nicolaidj pel 
redast il vol.XXXII, p. 2 1 o. 11 1 28.** 
75 di 8. Gregorio Film febbraio, 
scovi e abbati delle più grandi oa- 
in cui condannò le Investiture ec* 
sticlie , fece le più severe minacce 

9 l'incontinenza d'alcuni ecclesiasti- 
quanto altro dissi nel voi. XXXII, 
ieai3. Il 129.** nel 1076 di s. Gre- 

FIIneìÌA I.* settimana di quare- 
vi scomunicò Enrico IV re di Ger- 
I, lo prìvò del regno e assolse i sud- 
ai giuramento di fedeltà , il tutto 
cato dalla sua condotta ; meglio è 
*lo nel voi. XXXII, p. 2 19 e 220, 
nore della terribile sentenza pro- 
ata dal Papa. Molti vescovi oltre* 
ini furono sospesi o scomunicati, in- 
»rirono come può vedersi a p. 222. 
.^neli078dis. Gregorio ^77, nel- 
settimana di quaresima in Lettera' 
fii numerosissimo; vedasi anche il 
[XXII, p. 234 e 235. Il 1 3 1.^ nel 

in novembre, di s. Gregorio VII^ 
di grande importanza, come raccon- 
1 voi. XXXII, p. 236. Ili 32,° nel 

di s. Gregorio VII in Laterano: 
nel voi. XXXII, p. 238. 11133.** 
80 di s. Gregorio 1^7/ dopo il gen- 
: la vittoria di Rodolfo su Enrico IV: 
[luovo proibito a'Iaici di ricevere o 
['investiture ecclesiastiche, e si con* 
irono le scomuniche contro gli usur- 
i della Chiesa. 11134**^ nel 1081 di 
"igorio Vllin Laterano : vi soomu- 
li nuovo Enrico IV e tutti quelli 

10 partito, confermando la deposi- 
fatta dai suoi legati, degli arcive- 
d'Arles e di Narbona. 11135.** nel 
di 8. Gregorio Filiti Laterano j 

)iù lo riportai nel voi. XXXI I , p. 
Si dichiararono nulle le ordinazio- 
te contro i canoni, e si ordinò a' ve- 
di fare insegnare le lettere nelle lo- 
ese, e che non tollerassero l'i neon- 
'Jà de'chierici. Ili 36.** nel 1084 di 

VOL. LIX. 



ROM 97 

s. Gregorio FU in Laterano^ ove per i* 
sbaglio vi è la data 1 o85 : nuovamente 
vi scomunioòEnriooIV d'antipapa eie* 
mente III, come notai eziandio nel voi. 
XXXII, p. 246. Il 137.*' nel 1089 di Ur* 
bano Ily con 1 1 5 ve8covi,in cuiconfèrma - 
tosi il trattato in tutti i precedenti con- 
cilii,si rinnovò la condanna d'Enrico IV 
e dell'antipapa Clemente III. Il 1 38.** nel 
1 099 di Urbano 11^ nella 3.* settimana 
dopo Pasqua, con 1 5o vescovi compreso 
8. Anselmo arcivescovo di Cantorbery. Si 
fecero i o canoni nella più parte estratti da 
quel di Piacenza j furono scomunicati chi 
davano e chi ricevevano l'investiture ec- 
clesiastiche; fu proibito tuttociò ch'era si- 
monia, ed ordinato che tutt'i fedeli digiu- 
nassero il venerdì pe'Ioro peccati. 11 1 39.** 
nel 1 1 02 di Pasquale Ilin marzo nel La- 
terano^ con tutti i vescovi di Puglia, Cam- 
pania, Sicilia e Toscana, ed i deputati di 
molte chiese al di là de'monti. Il Papa a* 
vendo invitato Enrico IV a recarsi al con- 
cilio e contro promessa mancato, venne 
poi di nuovo scomunicato con sentenza 
del Papa nella basilica Lateranense nel 
giovedì santo. Si anatematizzarono tutte 
l'eresie, e si promise piena ubbidienza al 
Papa.Ili4o.'^ei4i-^neliio4enel ioo5 
di Pasquale II in Laterano. Il 142.** nel 
1 1 iodi Pasquale IIsl''/ marzoìo Lalera^ 
/IO. Il 143.** nel 1 1 1 1 dìPasqualelIinLa» 
terano^ 1 1 1 44*^ nel 11 1 2 di Pasquale II in 
Laterano^^v la revoca delle concesse in- 
vestiture a Enrico V. Il 1 4^.** nel 1 11 6 di 
PasqualelI'ìQ Laterano, da alcuni chia- 
mato universale. Il 1 46.^ nei 11 23 di Ca- 
listo 77in Laterano e generale i .** Il 1 47 -^ 
nel 1 1 39 òl Innocenzo II in Laterano e 
generale 2.** Il 148.** nel 1 144 ^' Lucio 
II che vi sottomise alla chiesa di Tours 
come a loro metropoli tutte le chiese di 
Bretagna, tranne Ool finché la governas- 
se Goffiredo che resterebbe soggetto alPa- 
pa e con l'uso del pallio. Il 1 49*'' nel 1 1 67 
o 1168 di Alessandro III in Laterano. 
Il 1 5o/ nel 1 179 di Alessandro III in 
Laterano egénarale 3.** Il 1 5 1 •** nel 1 1 80 

7 



q8 ROM 

di Alessandro III in Laterano. Il 1 5a.* 
nel 1 aoo òì Innocenzo III che vi canonit' 
zò t. Cunegonda imperatrice. Hi 53.^ nel 
1 2 1 o d' Innocenzo III o assemblea di 
calcinali e vescoTi : il Papa vi scomuni* 
cb e depose Timperatore Ottone I V, as- 
solvendo i suoi sudditi dal giuramento. 
11 1 54.^ nel I a I SA' Innocenzo III in La* 
terano e generale 4*^ 11 i55.^ nel i a 16 
d'Onorio III in Laterano. Hi 56.^ nel 
1217 di Gregorio IX in novembre. Vi 
replicò la scomunica fulminata a'ag set- 
tembre contro l'imperatore Federico If, 
per non essere partito per la crociata di 
Terra santa^omeavea promesso con giu- 
ramento. H157.** nel 1228 verso il fine 
di quaresima, dì Gregorio IX^ che rin- 
novò le scomuniche contro Federico li, 
che non facendone conto nel giugno s'im« 
barcò per la spedizione come ci*ociato, 
malgrado la proibizióne fattagli dal Pa- 
pa d'assumere tale qualifica, prima d'es- 
sere assolto dalle censure lanciate contro 
di lui. Il i58.^ nel 1234 di Gregorio IX 
coi patriarchi di G)rtanlinopoli , Antio- 
chia e Gerusalemme, affine di mandare 
una nuova flotta in Palestina, per la li- 
berazione de' luoghi santi. Il i5g.^ nel 
i3o2 di Bonifacio FUI, contro Filip- 
po IV re di Francia^ in cui pubblicò la 
celebre bolla Unamsandam, In essa di- 
ce: »* Noi approviamo in questa bolla, che 
nella Chiesa e sotto la sua podestà vi so- 
no due spade, la spirituale e la temporale, 
ma una dev'essere impiegata per la Chie- 
sa e maneggiata dal Papa; l'altra per la 
Chiesa e dalla mano de're, secondo l'or- 
dine e la permissione del Papa. Ora è 
necessario che una spada sia soggetta al- 
l'altra, cioè la podestà temporale alla spi- 
rituale, altrimenti non sarebbero ordina <• 
te,esecondo l'Apostolo debbonoesserlo ". 
11 160.*^ nel i4i2 o i4i 3 convocato da. 
Alessandro V e celebrato da Giovanni 
XXIIIy ma poco numeroso. I deputati 
della università di Parigi, eh' erano ve- 
nuti per fiirgli istanza dbe la chiesa Gal- 
licana fosse sollevata dalle decime , dai 



ROM 

servigi e dagli altri soooorn di'esigeii 
corte romana, non furono atooltati ad 
la delle loro sollecitazioni. A.Itro allei 
si fece che la condanna delle opere di 1 
cleffo, piene di errori ereticali. Il i( 
nel 1 443 di Ektgenio IF^ìn Laleram, 
compiere il concilio generale ioooosb 
lo in Ferrara, e proseguilo io Fìra 
delle sessioni tenute in Boom fisci p 
la nel voi. XXV, p. 68. il 1 Sa.'' miti 
di Eugenio IF\n Laterafta. iltSà.* 
1 5 1 2, incominciato da Giulio //j p 
guito e compito da Leone X, in L 
rano e generale 5.* Il i64-* e ulIioN 
1 725 di Benedetto XIII in Laieram 
trattai ancora ne' luoghi relativi. Y 
stabilita come regola di fède la bdli 
nigenitus di Clemente XI, control Ci 
senisti 

ROMAGNA. LegazioneapoaloKe 
dominio della s. Sede, la quale leoQ 
la disposizione del regnante sovrano 1 
tefice Pio IX, de' 22 novembre ti 
comprende le illustri provincie ponti 
di Bologna, Ferrara^ Forlì, Ravewiù 
modo che dichiarai nel voi. LUI, p.! 
Però la celebre e nobilissima Aom^ 
propriamente detta, si compone delle 
vincie di Ravenna e di Farli, delle 
li con diffusione trattai a quegli arti 
come di loro posizione geografica e 
le, loro produzioni , e tutto altro d 
riguarda , uomini illustri che aemp 
fiorirono, numero degli abitanti, cot 
la storta sino a'nostri giorni. Altre e 
lì e importanti notizie si possonoli 
i*e negli articoli Rmnn, Imola, Fai 
Cesena , Foblimpopoli , Cervia e S 
ITA, tutte ragguaixilevoli e primarie 
eziandio vescovili di Romagna. A R. 
NA riportai la serie de' conti e rette 
Romagna colle loro notizie, dal 1 2i 
1 3 1 8 ^ cioè dal ricupero che léce I 
cenzo IV di Ravenna, all'usurpaiio 
essa operata dai Polentani. Indi de' 
ti apostolici, ed altri presidi ohe coi 
rie denominazioni governarono la R 
gna , di che anco a Forìi e altre 



liOM 

I mente gran parie di Romagna si 
ò Gallia (F.) Cisalpina^ divisa in 
adana e Cispadana o Gallia To* 
di che parlai altresì negli articoli 
sitate città, massime a Rimini sul 
lio che vi esercitarono i galli. Di* 
Ito i romani la Romagna fece par* 
e contrade Emilia e Flaminia, per 
3rcelli chiamò la Romagna, Aeini' 
ovincia. Dipoi in gran parte laRo- 
I fu compresa vktW Esarcalo (F,) 
fenna (F,), Pratetta dall'amoi^evo- 
ilerna sollecitudine de'Papi, dalle 
Je'goti ede'Iongobardi, e dalla pre* 
:a de greci, per volontaria dedizio- 
ot lo pose al loro principato , am- 
da Pipino e Girlo Magno dopo i 
ionfi; laonde sotto l'ombra pacifi* 
mefìca della romana chiesa, secon- 
Lini, prese il bel nome di Romagna 
rta,egli abitanti romagnoli, ed un 
romagnesìy nel modo che dissi nei 
XV, p. 193, 21 3, Llf,p.r9:i, LVf, 
I; quasi Roma magna o provincia 
]a,ripugnandoTonduzzi alla deno- 
one di Romandiola; né pare aCfat- 
si dicesse Romania, come alcuni 
imarono, essendo questo nome un 
proprio di un distretto del duca- 
nano nelle vicinanze di Roma(F.y 
3ste denominazioni si pub vedere 
nese Gara m pi , nel le Memorie del' 
'Chiara; ed il can.° Strocchi, Ipri- 
i della chiesa Faentina j il quale 
1 che i ravennati militari che in 
abitavano il rione di Trastevere, 
lotai nel voi. L VI, p. 1 82, e perciò 
aliavano romanenses o ronianien» 
sili poi in italiano ro/?/^gfiff/ oro- 
toV, ritornati alla rispettiva patria 
o ali' intera provincia il nome di 
^nese o di Romagna, onde roma- 
si chiamò il Sale di Cervia, salis 
:/e/i5/i,eromagnesi le medaglie an* 
Iella provincia di Ravenna, per cui 
a erronea l'opinione degli scrittori 
lennero che il nome di Romagna sia 
ito alla provincia dall' imperatore 



ROM 



99 



Carlo Magno. Inoltre Garampi riferisce, 
che il cardinal Ànglico Grimoardi lega- 
to apostolico nelle terre della Chiesa e 
fratello di Urbano Y, fece un'esattissima 
descrizione della Romagna, che origina» 
le conservasi nell'archivio segreto Vati* 
cano. Anticamente la Romagna fu distin- 
ta in marittima, e teri-estrao montana, co- 
mesi fecedelledue Pe/t/^^//. Degli scrit- 
tori e storici della bellissima e fertilissi- 
ma regione, trattai negli articoli ricor- 
dati. Aggiungerò, Pompeo Aldrovandi, 
Fisila generale e distìnta dello stato in 
cui presentemente si tros^ano tutte le co- 
munità soggette aUa Legazione di Roma* 
gna ed Esarcato di Ravenna,fatta Van- 
no 1 745. GiuseppeGaruffi Malatesta, Lu* 
cerna lapidaria, quae tìtulos, monimen • 
ta, epitaphia, inserì ptiones, ac sepulchra 
tum gentiUuni, tuni christianorum via 
Flaminia, et Arimi ni scrutatur. Fu stam- 
pata l'opera in Rimini nel 1692, e poi in- 
serita dal Grevio nel Thes, ant, et hist, 
Jt. t. 7. Giorgio Viviano Marchesi, Mo- 
numenta virorutn iUustrium GaìUae To» 
gatacj Forolivii 1727. Francesco Pera, 
Ristretto della provincia di Romagna, 
Faenza 16 16. Michele Savonarola, De 
balneis Romandiolae, Exst. in op. De 
halneis. Stato antico e moderno delle val- 
li superiori ed inferiori del Bolognese e 
della Romagna, Roma 1 765.GÌ0. Battista 
Morgagni, Epistolae AemUianae XIF^ 
Exst. in opus mis. par. 3.*, Veaetiis 1 763. 

ROMANI.^. Roma. 

ROMàNIS(de)Nicolò, C^rf/i>i^^.Ro- 
mano che illusli*ò la patria con Y eccel- 
lenza d' una straordinaria erudizione, e 
con l'integrità d'un illibato costume. In- 
nocenzo IH lo fece cappellano domestico 
e segretario ^ poi nel marzo o dicembre 
i2o5 lo creò cardinale vescovo di Fra^ 
scali. Indi si acquistò incomparabile glo- 
ria nella legazione d'Inghilterra, ove o* 
però cose grandi in vantaggio di quelle 
chiese e della s. Sede, per cui Onorio HI, 
alla cui elezione fu presente , lo chiamò 
Angelo di pace e di salute. Alla sua pre- 



loo ROM 

senza re Giofanni, come del clero e del 
popolo, fece sull'altare solenne oblazione 
del reale diadema, e deVegni d'Inghilter- 
ra e Irlanda alla romana cliiesa in lem* 
pò Òl Innocenzo IIl(F.\ rinnovando la 
promessa del trìbuto solito pagarsi alla 
medesima pe'due reami. Il cardinale, co* 
me legalo , promosse alle cattedrali va- 
canti soggetti idonei, ad onta delle prò* 
teste dell'arcivescovo di Cantorbery car- 
dinal Langton, che a tal effetto adunò un 
sinodo de' vescovi suffraganei e si appel- 
lò alla s. Sede; ma questa dichiaratasi a 
favore del legalo, confermò quanto avea 
stabilito. Inoltre il cardinale nel concilio 
celebrato nel i a 1 4 in *• Paolo di Londra , 
con tutti i vescovi , abbati e grandi del 
regno, consolò l'Inghilterra, col proscio- 
glierla dall'interdetto che l'allacciava da 
6 anni. Onorio III gli conferì la stessa 
legazione, per promuovere la sagra guer- 
ra pel conquisto di Terra santa. Col me- 
desimo carattere fu deputato in Prussia, 
e nell'impero, in cui fedelmente compì le 
commissioni che gli erano state affidate, 
avendo sollecitato Federico II a partire 
per la detta crociata, previa minaccia del- 
le più teiTibili censure. In nome del Pa- 
pa avvisò tale imperatoi*e,che prima d'in - 
traprendere il viaggio di Roma per rice- 
vervi la corona imperiale, facesse prote- 
sta e dichiarazione, che il regno di Sici- 
lia, dì cui era investito dalla Chiesa, non 
era affatto annessoall'impero, e che rin- 
novasse co' principi dell' impero il giura- 
mento di fedeltà al Papa. Nel voi. LVI, 
p. 87 eio3 parlai, come il cardinalecon 
s. Domenico, di cui fu amicissimo, con- 
tribuì alla riforma de'monasterì delle mo- 
nache in Roma , riunendole in clausura 
in quello di s. Sisto, con 44 religiose di 
s. Maina della Torre, e con altre 2 1 dei 
monasteri di s. Balbina o Bibiana e altri, 
delle quali il santo fece priora Bianca. 
Pieno di gloria moiì nel 1 2 1 9, a vendo er- 
rato Ciacconio in confonderlo con altri. 
ROMANO (s.), martira. Era soldato 
a Roma al tempo di s. Lorenzo^ e tocco 



ROM 

dalla costanza di esso nel soflrìrekk 
ture inventate dal furora dè'camefid, 
pregò d' istruirlo nella religione end 
na , e ricevette il battesimo dalle dì 
mani, nella sua stesta prigione. Ava 
dichiarato il suo cangiamento, fu pia 
decapitato la vigilia del martirio di s.1 
renzo, cioè il 9 agosto del* 2 58. Fo • 
peliito sulla via di Tivoli, ma le sue n 
quie furono poscia trasferite a Lucob,i 
ve sono custodite sotto l'altare magp 
della chiesa intitolata del suo none. 
Romano è nominato sotto il 9 agosloi 
l'Antifonario di s. Gregorio e n^lii 
tichi martirologi. 

ROMANO (s.), martire. Esercilsn 
funzioni di esorcista in Cesarea di Pa 
slina. Allora quando *ebbe principio 
persecuzione generale di D iocleziano^c 
abbandonò il luogo di sua di mora, per 
cai*si' ad esortarci cristiani a sostenere) 
raggiosamente le dure prove alleqosl 
rano sottoposti. A tale oggetto trovane 
si in Antiochia, ed avvedendosi diesici 
cristiani prigionieri mostravano di vn 
lare,sì mise ad esortarli in pretensa ddg 
dice a peiseverara nella loro fede, il già 
ce, sdegnato di ciò, lo fece prendere,e do 
aver comandato che gli si stracdaiie 
corpo con staffili e con uncini di ferro^ 
condannò ad essere bruciato vivo. Giù 
to allora in Antiochia rimperaloreDi 
cleziano, gli parve quel supplizio noos 
bastanza severo, e ne sospese Fesecni 
ne, facendo tagliare a Romano la liag 
fino alle radici ; poi lo rimandò in p 
gione, ove gli furono posti i piedi oc 
pastoia fino al quinto forame; e dopo 
ver sofferto per molto tempo questa l 
tura, fu strozzato nella stessa prigione^ 
1 7 novembre del 3o3. S. Romano è 
serito nel martirologioiomano ai 18 d 
lo stesso mese. 

ROMÀNO (s.), martire in Samosi 
V, Ipparco (s.). 

ROMANO (s.), vescovo di Roiien.H 
que da virtuosi ed illustri genitori, i qi 
li si pigliarono una cura speciale della s 



ROM 

azione e lo allevarono nella pietà, 
dato alla corte di Clotat io II, si me- 
la stima e la confidenza di questo re, 

innalzò poscia alla dignità di re- 
idarioedi cancelliere. Dopo la mor- 
Idolfo vescovo di Rouen, avvenuta 
26, fu eletto Romano unani memen- 

1 occupare quella sede, in onta della 
ipugnanza. Egli impiegò tutti i mez- 
li a distruggere gli avanzi del Fido- 
a, e fece abbattere i templi dedicati 
iuere, a Mercurio, a Giove, ad Apol- 
Va i miracoli che tanto avvalorarO'* 
i sue prediclie, annoverasi quello di 
fatto rientrare nel suo letto la Sen- 
che già aveva inondata la città. Il 
ì vescovo macerava il suo corpo con 
M'ita continue, e dopo avercotisacra- 
giorni alle funzioni del ministero , 
iva le notti nell'orazione. Col suoze- 
indi il vizio e la superstizione, e ve* 
assiduamente alla santificazione del 
r regge. Dopo aver governatoiS an* 

sua diocesi, mori il 23 ottobi*edel 
Fu seppellito nella chiesa di s. Go- 
>; ma nell'XI secolo il suo corpo fu 
lo nella cattedrale, ove riposa in una 
arca, die si conosce sotto il nome 
rnn di s. Romano, Quesi* urna è ce- 
in Francia, a cagione del privilegio 
lossedeva il capitolo della caltedra- 
Rouen di liberare ogni anno un reo 
prigione e dalla morte^ il giorno del- 
usione, in cui si porta in processio- 
suddetta urna, in commemorazio- 
U'aver s. Romano (secondo la tra- 
le popolare) ucciso un orribile ser- 
, coll'aiuto di un omicida ch'egli a* 
mandato a cercare in prigione. 
)MANO (s.), abbate. In età di 35f 
lasciò il secolo per vivere nel mona- 
de Ainai, posto al confluente della 
1 e del Rodano, luogo assai celebre 
aa chiesa edificata sopra le ceneri 
nli martiri di Lione. Poich' ebbe 
to quivi alcun tempo , si ritirò sul 
e Jura^ che divide la Svizzera dalla 
:a Ck)ntea, fermandosi io imai valle 



ROM 101 

chiamata Condat, ove trovò un piccolo 
terreno da potersi coltivare, con una sor- 
gente e degli alberi che fornir lo poteva- 
no di selvatiche frutta. Lu pici no suo fra- 
tello non ìstette molto ad unirsi a lui in 
questa solitudine. La riputazione delle 
loro virlii trasse ad essi ben tosto molti di- 
scepoli, per cui edificarono un monaste- 
ro. Aumentandosi poi sempre più il nu- 
mero di coloro che colà recavansi per met- 
tersi sotto la loro disciplina, fabbricaro- 
no quello diLeuconne, una lega distante. 
^'e fondarono eziandio un terzo per le 
femmine che volessero consagrarsi a Dio, 
in una valle nomata Beaume,ed oggidì s. 
Romano della Rupe. I due santi fratelli 
governarono insieme i loro monasteri.Lu- 
picino dimorava d'ordinario a Leucon- 
ne, ove avea sotto la sua condotta 1 5o re* 
ligiosi. S. Romano morì santamente ver- 
so Tanno 460, chiaro per virtù e miraco- 
li, ed é nominato nel martirologio roma- 
no il dì 28 febbraio. S. Lupicino gli so- 
pravvisse forse 20 anni, edè onoratodal- 
la Chiesa il dì 2 1 mai*zo. 

ROMANO (s.), patrono di Mosco via 
e martire. La prima gran principessa ad 
abbracciare la fede cristiana in Russia fu 
Olga, che prese il nome di Elena , ed è 
onorata col titolo di santa agli 1 1 luglio, 
per quanto si riporta a Russia. Sì adoperò 
con gran zelo per propagare il lume del 
vangelo ne'suoi stati, ma non gli riuscì 
di convertire il figlio Sviatoslaf I o Swa- 
toslao, come lo chiama Butler, il quale 
denomina s. Uladimiro il figlio e succes- 
sore nel 980 di quel granduca sul trono 
russo, comunemente conosciuto sotto il 
nome di s. Vladimiro o Wladimiro I il 
Grande j per essersi convertito al cristia- 
nesimo e fatto in esso battezzare ì suoi 
sudditi, e per quelle magnanime azioni 
descritte al citato articolo : egli morì nel 
I o 1 5, fu sepolto in Kiovia nella chiesa 
della B. Vergine ed è onorato a' 1 5 luglio 
per santo.Questo gran principe lasciò di- 
versi Ggli, fra'quali Boris, Hilba o Cliba, 
Jaroslaw I, e Anna sposata ad Enrico f 



J02 



ROM 



1 e di Francia , ove fondo la chiesa di t. 
Vincenzo dì Senili. Sicconae i. Vladimiro 
1 divise i suoi stati a' detti 3 figli, ilni- 
pota Sviatopolkl ne usurpò il potere nel 
I o 1 5,e subito fece trucidare Boris e Hi I- 
ba, anche pel zelo che mostrarono per la 
fede di Gesù Cristo, per cui meritarono 
che sotto i nomi di s. Romano e di s. Da- 
vide martiri e patroni di Moscovia fos* 
sero venerati in quella regione a'a4 lu« 
glio.Nel 1 073 le loro reliquie furono tra* 
sportate nella chiesa fabbricala in loro o- 
noi*e a Vislegorod; e la ceremonia di que- 
sta traslazione fu fatta da Giorgio 6.^ 
metropolita di Riovia, accompagnato da 
altri prelati, alla presenza dì Isiaslaf I 
gran principe di Russia, non che dì Svia- 
toslaf e Vsevolodsuoì fratelli che poi re- 
gnarono sul medesimo trono, oltre ad un 
gran numero di signori del paese. Il si- 
nodo di Zamoski del 1720, approvato 
dalla congregazione di propaga nda^^r/e 
e confermato da Benedétto X 1 11 , pone fra 
le feste solennizzate da' russi cattolici di 
Lituania e di parecchie altre provincie 
quella de'ss. martiri Romano e Davide, 
la quale si celebra a'a4 luglio, e quella 
della traslazione di loro reliquie a'a mag- 
gio. I russi cattolici di Lituania e di Po- 
lonia non fanno la festa dì alcun altro 
santo moscovita fuori de' ss. Romano e 
Davide martiri; ma i moscoviti ed ì russi 
oltre questi eziandio onorano diversi al- 
tri santi nazionali, che fiorirono e furono 
posti nel calendario prima che la Russia 
abbracciasse Io scisma : con Butler ne 
rammentai i principali a Mosca. 

ROMANO, Papa CXVII. Da Monte 
Fìascone ( f^.), o piuttosto do Gallese{ V.\ 
come vuol provare il p. Nardi nella sua 
vita, inserita nella Storia de'Ponleficiy e 
comesi legge nella Cronaca di Ravenna^ 
presso Muratori, Script, rer, Italie, t. i, 
par.i, p. 578. Cardella nelle Mem, stor. 
de* cardinali^ lo dice di patria romano, 
col Platina, e cardinale prete nel ponli- 
ficatodì Ste&no VI.Fu figliodi Costan- 
tino, fratello di Papa Marino I o Mar* 



ROM 

tino ir(F.\ e perciò DÌpote di quertl 
il Sigonio ancora lo dice uipole dd 1 
desimo per fratello. Venne detto P> 
a' 17 settembre deir897. Dioonoale 
come Platina, Panvìnio, Ciaooonio^S 
nio e altri , che abrogò le cose iàtic 
Stefano FU suo immediato predcee 
re, contro roltimoPapaFbrmcMD,dl 
era stato amicissimo; magli scrìitorìc 
temporanei di ciò non parlano. Covi 
4 mesi e 23 giorni : però Sandini, f 
PonLy dice 32 giorni, seguendo Floè 
do, De Romanis Pontificibus. Morì 
8 febbraio deir898, e fu sepolto in 
ticano. Vacò la s. Sede 3 giorni. Ak 
erroneamente crederono Formoso e 
mano antipapi, come li chiama Dot 
ne Dittici p.i 1, parlando delle loro 
le riposte nell'archivio della chiendi 
ron ne, essendo formata la carta in cu 
rono scritte di foglia d'alga marìoi, 1 
giunco boga che sì produce nelle p 
di Roussillon; altri pretendono die s 
di papi 1*0, o bombace, o scorsa d'alb 

ROMANO, Cardinale. Prete ddl 
lo di Tigrìdeo di s. Sisto, che altri e 
mano Romolo, fiorì sotto s. GelasioI 
.492, e fu spedito legato della s. Sd 
vescovi della Marca , per estingoerc 
errori che nel Piceno spargevano ip 
giani, intorno alla divina grasìa. 

ROMANO, Cardinale. ArdprcU 
titolo di s. Pudenziana, cheioterfen 
concilio neir 853 tenuto in Roms 1 
Leone IV. 

ROMANO, Cardinale. Prete dd 
lo de'ss. Gio. e Paolo, che trofad a 
scritto al concìlio suddetto* 

ROMANO, Cardinale. V. Btt 
Papa. 

ROMANO , Cardinale. Dìaooac 
sottoscrisse un privilegio da Benedstt 
concesso al capitolo di Firenxe.' 

ROMANO, C^£;;i>r^/e.Deiroidii 
preti e del titolo di s. Clemente , fi 
sotto Alessandro II dell 061. 

ROMANO, Cardinale. Diacono 
Maria in Portico, Gi*eato da Pàsqui 



ROM 

JL del 1 0991 che poi seguì le patii d'Iooo* 
^ oeo7.o II contro l'antipapa Anacfeto l\,e 
^ con lui passò in Siena e poi in Pisa. Fu 
^ arcidiacono di s. Chiesa, intervenne alle 
^ elezioni di Calisto II» Onorio Ile Inno* 
^ censo li, e ne sottoscrisse le bolle. Dopo 
n 35 anni di glorioso cardinalato, mori do- 
^ pò il 1 1 34* 

^ ROMANO. Cardinale. Pretedel tito- 
^ lo di s.Prisca, fiorì sotto Pasquale II del 
y j 099, fu al concilio di Laterano nel 1 1 1 2 
^ contro le investiture ecclesiastiche, e sot* 
• loscrisse pure |a bolla di detto Papa pel 
t irescovo di Marsi, a'25 febbraio 1 1 15. 
ROMANO, C^zr^ft/i^/e. Suddiacono di 
s. romana chiesa, che nel 1 1 23 sottoscris- 
se la bolla di Calisto II, in favore delmo* 
, inasterò dì s. Remigio di Provenza. 
^ ROMBANO, Cardinale, Diacono dis. 
Lucia in Septisolio o Selcì,Qel mano 1 1 59 
. Adriano IV lo annoverò al s. collegio , 
indi fu impegnatissimo sostenitore del 
successore Alessandro III, la cui elezio* 
ne coi colleghi partecipò all'imperatore 
Federico I. 
' ROMANO, Cardinale. Forse anche 
chiamato Roberto, Clemente III nel set* 
lembrei 190 lo creòcardinale diaconodi 
s. Teodoro, e poi avanzò nell'ordine dei 
preti col titolo dis. Anastasia. Dopo a ver 
segnate molte bolle di tal Papa e di Ce- 
lestino III, alla cui elezione ebbe parte, 
morì dopo il 1 1 93. 

ROMANO, Cardinale. V. Bonaveit- 
TURA Romano. 

ROMARICO (s.), abbate di Remii*e« 
mont. Prìncipe del sangue reale, fu alle* 
'vato alia corte di Teodeberto re d'Au- 
strasia, ove coprì ragguardevoli cariche, 
e seppe praticare le virtù cristiane in 
mezzo alle grandezze. Ebbe a soffrire del- 
le persecuzioni, e fu esiliato. Venne poi 
richiamato, e gli furono resi i suoi beni, 
di cui era stato spogliato. Essendosi poi 
deciso di segregarsi dal mondo, distribuì 
una parte di sue sostanze ai poveri, ed 
impiegò il rimanente nel fondare un dop- 
pio monastero per uomini e per donnei 



ROM I o 3 

nel suo castellodi Abeod, posto sul mon* 
te dei voghesi in Lorena. Questo mona- 
stero, conosciuto sotto il nome di Remi* 
remont, si sottopose alla regola di s. Co« 
lombano,ene fu i.**abbates. Amato mo- 
naco di Luxeul. Il santo fondatore volle 
vivervi da semplice religioso; ma dopo 
la morte dis. Amato, fu costretto a pen- 
derne la condotta, circa il 627. Governò 
per lo spazio di 26 anni i due monaste« 
ri, con dolcezza e carità mirabili, facen* • 
dosi esempio ai suoi religiosi nell'osser- 
vanza della regola, e nelle austerità della 
penitenza. Si colloca la beata sua morte 
nel 653, ed e nominato nel martirologio 
gallicano e nel romano il dì 8 dicembre. 
ROMOLDO (s.), vescovo e martire. 
Anglo-sassone di nascita, non del sangue 
reale di Scozia, come hanno detto alcuni 
martirologistì di Fiandra. Rinunziò fino 
dai suoi piùveixi'annìalle vanità del mon* 
do, per abbracciare la povertà volonta- 
ria, e santificando i suoi studi colla pre- 
ghiera ecolla meditazione, si avanzò sem* 
pre più nelle vie della perfezione. Acceso 
di zelo per la salute delle anime, si risolse 
di passare nella bassa Alemagna, per pre- 
* dicarvi la fede agl'idolatri. Si recò prima 
a Roma, ondericevei*e la sua missione dal 
sommo Pontefice, ed avutane la benedi- 
zione, andò nel Brabante, ove convertì 
un gran numero d'infedeli nei contorni 
di Malìnes, di Lire e d'Anversa. Egli as- 
sociossi alle fatiche apostoliche di s. Vii* 
librordo, e fu consagrato vescovo regio- 
nario, cioè senza nessuna sede stabile;noa 
essendo provato ch'egli sia stato vescovo 
di Malines,come alcuni pretesela). Soven- 
te inteiTompeva le funzioni del suo mi- 
nistero per ritirarsi nella solitudine, ove 
fu assassinato ai 24 di giugno 775 da due 
scellerati. Il suo corpo fu gettato in un ' 
fiume, ma venne miracolosamente sco- 
perto; ed in appresso le sue reliquie Ai- 
rone deposte in una chiesa del suo nome 
a Malìnes, che lo onora come suo patro- 
no ed apostolo. Trovasi ne'Bollandisti u* 
na lunga serie dei miracoli di s. RomoI- 



io4 ROM 

do, e la sua fetta è segnata il i .^ di Iu« 

glio. 

ROMUALDO (t.), institutore de' Ca- 
maldolesi. f^.CAMALDOLBSi congregazione 
monastica, Camaldolesi eremiti di Tosca- 
na , Camaldolesi eremiti di Monte Co- 
rona, F ABBI AVO, Jesi, Rayenka. 

RONCAGLIA. Vedi i¥0l. Lll,p. a53, 
LVII, p. 19, non che Plauto e Imfbba- 

TORE. 

RONCIGLIONE, Roncilio. Città del 
distretto e delegazione apostolica di f^i» 
terbo, nella diocesi di Sutri e Nepi, dello 
stato pontificio, situata in colle con bor- 
ghi, in piacevole situazione, donde si go- 
dono pittoresche vedute, anche della pro- 
fonda sottoposta valle, essendovi ne'din- 
torni tetre caverne scavate nel masso tu* 
feceo. La città viene divisa in Rouciglio- 
ne vecchio e in Roncìglione nuovo, con 
residenza del governatore. Fu già capi* 
tale della contea e piccolo stato del suo 
nome nella provincia del Patrimonio, e 
compresa ne'dominii de Farnesi jCo\ du- 
cato di Castro, per cui si chiamava lo 
stato di Castro e Ronciglione. Nel seco- 
lo passato la 4*' provincia dello stato ec- 
clesiastico si componeva del ducato di* 
Castro, della contea di Ronciglione, e del 
castello di Caprarola (F,), E distante 
da Roma miglia 34» ed è la i .' città che 
dalla Porta Flaminia s'incontra per an- 
dare a Firenze, laonde per la vicinanza 
le furono pressoché comuni i destini e 
le vicende di Roma, come di Castro, E* 
bagnala al nord per est dal Ricano in- 
fluente, del Treia, ed in poca distanza al- 
l'ovest ha il pescoso lago Cimi no o di Vi- 
co. La strada corriera chela traversa go« 
de ivi r aspetto giocondo de' circostanti 
fruttiferi colli, mentre alquanto piti lun- 
gi in guisa imponente s'innalza la mae- 
stosa montagna di Viterbo. Gode puro 
cliroa,e l'abbondanza delle acque le por- 
ge mezzo di accrescere colle praterie ar- 
tificiali r ubertà del territorio. Ampie e 
ben lastricate sono le vie, belle piazze, 
principalmente la supcriore decorata nel 



RON 

meizo da vaga fontana del oclebitTi'l 
gnola, la quale manda copi<MÌ spruBii 
acqua da'diversi emblemalìd gigli &r» 
siani. Ivi è la principale chiesa oolkpk 
insigne chiamata il duomo (e da aloe 
sa*ittorì viene detta conca tuidraledd» 
scovo di Sutriy il quale di frequente li» 
gamente vi dimora), sotto 1' ia¥0ouioa| 
del principe degli apostoli s. Pietro,e(i| 
8. Caterina verginee martire d'Alena- 1 
dria. Il capitolo si compone della digi 
dell'arciprete, di ao canonici e di altri» 
.clesiastici. Pio VII col bi^eve Quantm 
splendor iSyóe\ agosto 1 8o4» BidL co» 
iinualio t. I a, p. 1 g5, concesse all'ira* 
prete ed ai canonici , ut loco mp/suttm 
coUam siipra rocchetum in perpetmm. 
Vi sono altre chiese, ora^rii e sodilsii 
come le chiese di s.Maria'della Paoe,(& 
8. Sebastiano, di s. Costanzo col corpo £ 
questo martire, di s. Andrea in Ronciglio' 
ne vecchio, di s. Maria del Carmine ddk 
monache carmelitanescalze,cx>n bel no* 
nastero. Prima vi era il monastero di& 
Anna delle francescane del 3.^ordÌDC^i 
cui feci parola nel voi. XXVI, p. 193, e 
del quale tratta il p. Casimiro da Romi, 
Memorie delle chiese e conventi della pn^ 
cincia romana p. 69, eretto per opera (fi 
d. Ostilio Bicciotti vicario generale dd 
vescovo: le monache vi enti-arooo nel 
1 727, e ne uscirono dopo la a/ invasio- 
ne francese ne'primi anni del corrente a* 
colo. Al grazioso convento de'cappuocÌDÌ 
conduce un ameno passeggio; nella loco 
chiesa si ammira il quadro dell' Assunta, 
dipinta da Scipione Gaetano nel i58i. 
Circa un miglio e mezzo dalla città è l'so* 
lica chiesa di s. £usebio,anticanìen te spet- 
tante al capitolo di Sutri, indi alla fami- 
glia Bramini, ove sono antiche lapidi, el 
èin importante posizione. Gli studi vi fio- 
riscono nel seminario diocesano in repu- 
tazione, con sua chiesa, sotto la discipli- 
na del vescovo. Sono benemeriti della 
pubblica istruzione i sacerdoti della con* 
gregazione de'dottrinari, che hanno col- 
legio e convitto, con numerosi allievi. In 



ri 



ROW 

esso y'ì è UDa colonia Arcadica, CismiDa- 
Erculea, con accademici che celebrano 
pubbliche adunanzee (ratlenimenliacca* 
(Icmici, eoo dissertazioni e poetici compo* 
iiiinenti.Le maestre pie curano l'istruzio- 
ne ed educazione delle (anciulte. I n Ronci- 
glioue fiorirono parecchi uomini illustri* 
Bonciglione, oltre il palazzo municipale, 
possiede buoni fabbricali, alcuni di tufo e 
solidi: il castello diroccato presenta avanzi 
imponenti.GJi abitanti sono operosa men- 
te industriosi, essendo rinomate le sue 
fabbriche e opiljcii di ferro, di ottone, di 
rame, die producono lucrosa esportazìo-* 
ne. Inoltre sono vi utili cartiere, gualchie* 
re, mollni; fabbriche di panni, di tessuti 
di cotone, di cappelli, di polveri sulfuree, 
ed altre. Notai nel voi. XLVI,p. 120, che 
uel declinar del secolo passato vi fu bat- 
tuta moneta. Sotto i Farnesi in Castro 
vi fu la zecca, e si coniarono monete d'ar- 
gento, di mistura e di rame, culla figura 
di s. Savino vescovo protettore di Castro; 
ne tratta Bellini, nelle Dissertazioni. Cve» 
de Brocchi che una porzione di massi di 
lava, che compongono l'arco d'Alboino 
in Pavia, siano da qui slati trasportali 
per quella fabbrica. £' capoluogo di go- 
verno, e racchiude le comuni di Capra- 
rola, Carbognano e Fabbrica. 

E senza meno antica l'origine di Ron- 
ciglione, poiché Cluverio ritiene che sia 
succeduta alla città di Slatonia. Ma il p. 
Aimibaldi da Lalera, Notizie sloriche di 
Castro e suo ducato, riferisce a p. 1 1 3 
che i più vogliono che Slatonia fosse do- 
ve poi fu edificato Caslro ; altri però la 
dissero duémiglia lontuiiaa tramontana: 
era capo della provincia Slatoniese, mu- 
nicipio o prefettura come capo di altri 
paesi, onde da Plinio sono detti Statonieii' 
sts populi. Quanto a Castro, dice Borgia 
nelle Memorie p. 1 47> che da Cario Ma- 
gno fu donato alla chiesa romana, come 
già membro dell'antica Toscana de'lou- 
gubardi. Leggo in Bussi, Istoria di Vi- 
turbo p. 1 3 j , che avendo Federico II in* 
vaso diversi luoghi dcUu s. Sede, ucl 1 243 



Rorc io5 

i t*omani 000 isquadre di armati si por- 
tarono nella provincia del Patrimonio, 
disfecero Ronciglione, tolsero violente- 
mente agrimperatori Capranica e Vico, 
e fatto prigioniero di guerra il conte Pan- 
dolfbdiFasanella lo condussero a Roma. 
Nel pontificalo di Urbano V e nel iSGg 
il senatore di Roma Gentile Varano ri- 
dusse all'ubbidienza il duca di Ronciglio- 
ne. A p. 2i3 narra Bussi, che nel 1379 
avendo Urbano VI spedito l'esercito pon- 
tificio nella provincia del Patrimonio, 
contro il prefetto Francesco de Vico u- 
surpalore delle terre della romana chie- 
sa, dopo che le truppe si ritirarono, il ti- 
ranno si scagliò sopra i luoghi fedeli al 
Papa, ed a' I o settembre si portò a deva- 
stare il territorio di Ronciglione, donde 
ne recò a Viterbo moltissime robe. Nel 
secolo XV Everso conte d'Anguillara oc- 
cupò diversi dominii dello stalo ecclesia- 
stico, ed il suo figlio Dìofebo prese Ron- 
ciglione e Giove. Però Paolo li verso il 
1469 ne raffrenò l'ardire, ricuperò Ca- 
pranica, Ronciglione, Caprarola ed altre 
terre; fece prendere Diofebo e porre in 
Castel s. Angelo ove miseramente morì , 
come riporta Cohellio, Notitiap, i45. Di 
questo Papa fu celebre archi atro Loren- 
zodi Ronciglione. Clemente VII persooo 
ducali d'oro concesse al cardinal Alessan- 
dro Farnese Ronciglione in vicarialo a 
vita sua con poeto redi niendi. Divenuto 
il cardinale successore col nome di Paolo 
III {V,)y nel 1537 eresse Caslro in du- 
cato con parecchi altri luoghi vicini pos- 
seduti dai Farnesi, per concessioni de'Pa- 
pi e per recenti investiture da lui otte- 
nute, quindi unì anche Ronciglione, Ne- 
pi, ed altre contigue terre godute simil- 
mente in feudo dai Farnesi, al nuova- 
mente eretto ducalo,quantunque non tut- 
ti i luoghi con esso confinassero. Nel voi. 
XV, p. 72 narrai i luoghi perciò da Paolo 
III tolti dall'ospedale di s. Spirito, e riu- 
niti allo stalo e contea diRonciglione, co- 
me pur dissi all'articolo Castro, ove ri- 
portai tutta la storia di quaulo vado ad 



io6 EON 

accennare. Di tutto Paolo HI ne inveifi 
il figlio Pier Luigi Farnese e suoi ditoen* 
denti maschi» ed in mancanza di questi 
anche le feaimine, con riconoscere pi^si* 
gnora suprema la s. Sede. I Papi ed altri 
sovrani di frequènte passarono per Hon- 
ciglione, yì si fermarono e pernottarono: 

tanto £ece Paolo III domenica ^4 ■'^■'''^ 
1 538, preceduto dalla ss. Eucaristia, co* 
me leggo inGattico,^c/ac<ifre/7io/t£ti/itf, 
p. i8o. Dipoi Paolo 111 Investì Pier Lui« 
gi e discendenti anche del ducato di Par» 
nia e Piacenza (^.)> altri dominii della 
8. Sede. In pit)ce8so di tempo i duchi Far- 
nesi per le loro splendidezze molto s'in- 
debitarono, formando sul ducato deXuo* 
ghi di Monte; poscia coll'autorizzazione 
di Clemente VIH, sempre per fondo e so* 
lenne ipoteca in &vore de'creditori, crea- 
rono due altri Luoghi di Monte Farnese, 
cioè sul ducato di Castro econtea di Ron- 
ciglione. Essendo ci*esciuto il debito alla 
somma di pih centinaia di migliaia di scu« 
di, eziandio pei frulli non pagati ai cre- 
ditori, né giovando a £irli soddisfare le 
accordate proroghe, gli acci*esciuti Luo* 
ghi di Monte, e le paterne e reiterate am« 
monizioni di Urbano Vili al duca Odoar- 
do, il quale anzi per timore di qualche 
subasta si rivolse a munire CahIrOjRou* 
ciglione e altri luoghi dello stato^ mani- 
festando con ciò Tintenzione sua di voler 
quietare i creditori; quindi giustamente 
sdegnato il Papa, fece marciare le Milizie 
pontificie (P^,) a'24 settembre 1 64 1 > co- 
mandale dal marchese Luigi Maltei, col 
proprio nipote cardinal Antonio Barberi* 
ni per legalo aviere. Essi s'impadroniro- 
no della rocca di Montulto(del quale parlo 
a Roma descrivendo la Comarca), ed a'i3 
ottobreanchedi Castro, Ronciglioueesuo 
stato,al qualeper convenzione furono con* 
fermati i privilegi e consuetudini che go* 
deva. In questa gueira che durò qualdie 
anno, il duca partì da Parma, ed avendo 
passato laRomagna per andalusi ad unire 
al granduca diToscana suocognato, giun- 
se ad Acquapendeute a cui diede il saccO| 



EON 

e tornò a Parma, dandosi a oooehiiil 
la lega de'principi ìlaliani oonlro il 1 
pa, e furono scritti molli libri sopn 
ragioni delle parti, che riportai a Cast 
Mella guerra perirono moltiasimi, pai 
colarmente sudditi pontificii, onde ini 
ma si stette in apprensioni d'una soor 
ria,perchè gli alleati erano entradoe'a 
fini dello stato papale; ed Urbano V 
la munì con altre fortificaiioni e Mi 
{F,), fabbricando due fbrteue, una se 
frontiere di Modena, l'altra su quelle 
veneziani ch'erano de'coafedei'aU di 
doardo. Fino al 1 644 Urbano Vili rit 
ne lo stato di Castro e Ronciglione, in 
a mediazione di Luigi XIV re di Fr 
eia rimise in possesso il duca con ala 
condizioni, stipulate nella pace, della f 
le parla ancora Muratori, ma co'modi 
liti poco divoti alla corte di Roma. 
tanto morì Odoardo,gli successe il fi| 
Ranuccio 11, ed il debito aumentaac 
pei frutti che non si pagavano, ne! 16 
colla sorte giunse a uu milione e 629,7 
scudi. Non trovando icreditori ascolto 
duca, si rivolsero a Innocenzo X, pef 
comegiudice e principe supremo del < 
ca, procedesse alla subasta del fondo 
Papa fece intimare al duca il pagarne 
de'frulti, ma facendo il sordo e noe 
tendendo di obbligarsi alle gravene 
sciate dal padre, Innocenzo X pubbl 
contro di lui i mooitorii. Mentre lec 
passavano così, e da alcuni sovrani p 
teltori del duca erasi intavolalo un ac 
hiodamento, restò attraversato il dise( 
per l'assassinio di mg.' Giarda nuovo 
scovo di Castro presso Monte Rosi, il q 
le obbligato dui Papa a recarsi alla i 
chiesa ad onta di tali vertenze, ne n 
vittima a' 19 mano i649* Venne fui 
nata la scomunica e taglia di45oosc 
ai principali uccisori, i capitani Goc 
che morì in Soriano, e Zambini che 1 
ne giustiziato. Adiratosi giustamente 
nocenzo X, fece invadere lo stato di ' 
stro, e presa per fiime la citta, dai t 
dameati la fece diroccare ìntieraiaei 



RON 

' colla foi tezza, chiede e case, Iraspoi taccio . 
' (a sede vescovile ad Àcquapeodeole già 
' della diocesi d'Orvieto, e la giurisdizio- 
' ne temporale io ValentaDO. 11 Papa se- 
riamente fece eziandio inteodere a Ra« 
nuccio li, che setfta ulteriori tergiversa* 
zioni estinguesse i Luoghi di Monte. ÀI* 
lora il duca pensando meglio a'casi suoi, 
divenuto maggiore, a inlei*posizione di 
Filippo lY re di Spagna e di Ferdinan- 
do li granduca di Toscana, ottenne dal 
Papa che i feudi devoluti alla camera a- 
postolica per sollievo de'monlisti, questa 
gli avrebbe comprati soddisfacendo i cre- 
ditori, e accordaudo 8 anui \yev redimer* 
li. Ad onta del grave dispendio, Innocen* 
zo X con istrumento de'7 ottobre 1649 
comprò per la camera apostolica lo stato 
di Roncigiione, e con altro del 19 dicem* 
bre il ducato di Castro; vendita che il 
duca solennemente ratificò con atto ro* 
gnto in Piacenza a'20 del i65o, eccet- 
tuato il magnifico palazzo di Caprarota 
col delizioso giardino annesso. Nel 1657 
spirato Tottennio, il duca invece di eSet* 
tuare la convenuta ricompera, domandò 
ima proroga ad Alessandro VII, ma il 
Papa in forza de'patti del 16499 dichia- 
rò gli stali di Castro e Roncigiione incor- 
porati al dominio ecclesiastico, e soggetti 
alla costituzione di s. Pio Y, De non in* 
fenda ndis , che tuttora giurano i Papi 
ed i cardinali, come notai nel voi. LY, 
p. 283. Tacque per allora Ranuccio II, 
ma essendo poi insorti nel i66a gravis- 
simi dissapori tra Alessandro VII eFran» 
eia (f^.), ottenne da Luigi XIY, che per 
una delle condizioni preliminari alla pa- 
ce domandasse Tescamerazione di Castro 
e Roncigiione, ed altri 8 anni di tempo 
per farne la ricompera, non già in una 
sola volta, come ne' patti del 1649, ma 
in due. Ricusò sulle prime il Papa, ma 
avendo il re per prepoteoiui occupato ^- 
vignoneeW contado F'enaisóino^domìtdì 
della Chiesa io Fraoda,ed inUodotte an« 
che molte milizie nel ducato di Parma e 
Piacenza soggetto ai supremo dominio 



RON 107 

della s. Selle, e nel Modenese per essere 
a portata d'invadere tutto lo stato della 
Chiesa, fu Alessandro YII nella dura ne- 
cessità di concedere quanto si richiedeva, 
e fu questo il i.^ articolo firmato nel trat- 
tato di Pisa de' 12 febbi*aio i664* In se- 
quela di questa escamerazioue, sul valore 
della quale non é qui luogo di ragionare, 
pochi giorni prima della morte d'Ales* 
Sandro YII fu esibita da'minislrt del duca 
la metà del prezzo convenuto; ma perchè 
l'offerta fu quasi verbale, non avendo re- 
cato in moneta che circa la 4*' parte di 
detta metà, fu dai ponlificii ministri giu- 
stamente rigettata. Nel seguente pontifi- 
catodi Clemente IX, ninno a luì per par- 
te della corte di Parma rinnovò alcuna 
istanza. Indi sotto Clemente X a nome del 
duca fu supplicato per la ricompera della 
metà degli stati, e che inoltre dichiaras- 
se, che non avesse a nuocere d decoi*so 
dell'ottennio. Esaminate queste istanze 
dal Papa in concistoro, furono ambedue 
rigettate; la i.^ perchè non era seguito 
il deposito del denaro, la 2.' come con" 
traria alla costituzione di s. Pio Y. Ebbe 
quindi compimento ib.^ottennio del trat- 
tato di Pisa, onde il ducato di Castro e 
lo stato di Roncigiione, i quali già dopo 
il i.^ ottennio divenuti erano puri e li- 
beri della s. Sede, e tanto maggiormente 
scorso anche il 2.^, rimasero al dominio 
della chiesa romana incorporali e uniti 
per sempre. 

Benedetto XIII nel 1727 recandosi ia 
Viterbo, il 7 novembre giunse in Ronci- 
giione, ed ascoltò messa nella chiesa di 
s. Costanzo, indi passò nel palazzetlo del- 
la camera apostolica, dispensando il cle- 
ro ed i priorì oiunicipali dai soliti omag- 
gi, perchè viaggiava incognito. A motiva 
del tempo piovoso restò a dormireinRon* 
ciglione, e nella seguente mattana a ora 
i5 partj, ascoltando la omessa nella cap- 
pelletta al piano di Yico, ove si fece tro- 
vai il vescovo diocesano. Reduce da Yi- 
terbo. Benedetto XIII agli 1 1 di detto me- 
se si fermò nel incordato palazzetto di 



io8 RON 

Ronciglioae, e ivi si fermo a oena ed a 
pernottare. Si trattenne nel di seguente 
in Ronciglione, e nelle ore pomeridiane 
partì per Monte Rosi. Tutto si legge nel 
II.** 1 6o5 del Diario di Ronia 1727. Que* 
sto Papa, considerando i pregi della Ter* 
ra di Ronciglione nella diocesi di Sulri 
(/^.), per avereessa ungovernatore col ti- 
tolo di giudice,cui erano soggette 9 Terre, 
Capi*arola,Ganepìua,Vallerano,Fabrica| 
Coixsliiano, Castello di s.Elia^ Borglietto, 
Jsola Farnese e Vico (de'quali a Viterbo 
ed a Vbjo) ; e contenere 56oo abitanti, 
una collegiata con arciprete e 1 1 cano* 
nici, chiese parrocchiali, 4 cotifeiiti, 7 o- 
ratorii con con fraterni te, e 3 ospedali, col 
moto- proprio in forma di breve, //t «il* 
pre-no, de'28 maggio 1728, BulLRont, 
t. 12, p. 280, Teresse in città: >» Ac Ter- 
ram praedictam incolas, et habitalores 
praedictoscivium nomine decoramus, ita 
lamen, ut tunc, et prò tempore existens 
episcopus Sutrin in ea residere minime 
teneatur, sed Terra hnjusmodi in Civita- 
tem sicerecta,cathedrali ecciesiaeSutri- 
nen, ut prìus subjecla remaneat. '* Nel 
1 782 l'infante di Spagna Carlo Borbone, 
comeOglio della regina Elisabetta super- 
stite de'Farnesi, e quale erede di essi e 
duca di Parma, dièpressanti ordini al con • 
te Porta suo ministro in Roma, perchè 
gli fosse restituito il ducato di Castro e 
io stato di Ronciglione. Clemente XII ri- 
pugtiòcostantemeutead accordare il do- 
mandato, al che si dichiarò ancora con- 
trario il s. collegio, per cui il prìncipe ve- 
dendo manifesto il diritto della camera 
apostolica, desistè intieramente dall' in- 
trapresa pretensione, come alFerma No* 
vaes nella Storia di detto Papa. Nondi- 
meno ne ritenne i titoli, e divenuto nel 
1734 re delle due Sicilie, fra i titoli as- 
sunti vi fu quello di duca di Castro e Ron- 
ciglione; ed i successori, sebbene il ducalo 
di Parma e Piacenza fusse poi concesso 
airinfante fratello e discendenti, che an- 
cora lo godono, tuttavolta i re delle due 
Sicilie conlinuarouo a intitolarsi duchi di 



RON 

Parma e Piacenia, e di Castro. Perei 
poi la s. Sede riteneste tempre il paciBcB 
postetso del ducato di Castro e ddlo Ai* 
to di Ronciglione,tìobbligaroDoriaipe< 
ratoreCarlo VI ed il redi Francia Luip 
XV nel trattato di Vienna del 17381 
garantirle il perpetuo dominio, come <»• 
serva il citato Borgia, avendone tuooei* 
sivamente riconosciuto la validità del poi* 
sesso i solenni trattati europei. ehe ebbe* 
ro progressivamente a celebrarsi. Eia* 
citandosi gli abusi feudali anche suCaitn 
e Ronciglione e loro stati, Pio VI propo- 
se al celebre tesoriere Rttffo il probleni 
di trovare la maniera di assicurare odli 
sua totalità la rendita camerale profe- 
niente dall'appalto di Castro e Ronciglio- 
ne, con animo di stendere e aumenttn 
l'agricoltura. Allora il prelato con tooh 
ma avvedutezza immaginò di dare ades- 
(ìteusi perpetua a linea uiascolina, pn* 
gressita ne'maschi dell'ultima femmiia 
di ciascun enfiteuta, le terre cameralidi 
questi due stati, formando 7 enfiteusi dd« 
le 6 cancellerie dello stato di Castro, h 
7.* dell'altra di Montalto, ed altre 12 od 
ducato di Ronciglione; colla condizione 
di contratto, che gli enfiteuti ne dattero 
altrui le divise porzioni in subenfiteusi. 
CoU'appalto generale la camera aposto- 
lica non introitava che annui scudi 5o,20o; 
coll'eufiteusi venne aumentata la renditi 
ad annui scudi 67,200. IMolti di questi 
statisti non possidenti, di vennero proprie- 
tari liberi. Il Papa restò tanto oonteato 
del provvedimento, che ordinò al prdsto 
che la stessa operazione enfiteutica si ese- 
guisse per le vaste tenute camerali, che 
affitta vansi prima colla dogana del Pa- 
trimonio, e per i feudi de'corpi morali. 
I ronciglionesi in diverse circosta ose die* 
rono prove non equivoche di valore, e di 
attaccamento al governo pontificio, on- 
de si meritarono riguardo e lodi, Etaccon- 
tando all'articolo Roma la sua effimera 
repubblica del 1798-99, dissi purè che 
nel declinar di essa una banda d' aretini 
fece sollevare la provincia del Patrimo • 






ROW 

DIO, e Roncigliooe coi campagnoli, con* 
tre i repubblicani francesi dominaloriclel- 
la repubblica, i quali comandati da Wal- 
lerre assaltarono la città a'28 luglio 1 799, 
che difesa con valore e da 8 cannoni, re- 
spinse gli atlacclii fino al mezzodì. Ma 
i fi-ancesi di fronte, ed i cisalpini sul lato 
sinistro, co'Ioro mezzi e numero supera- 
rono ogni ostacolo. Ronciglione fu mise- 
ramente saccheggiata, e incendiata: vi pe- 
rirono Sa abitanti, più dì 100 case furo- 
no distrutte, e commessi quegli orrori.che 
sono conseguenza disifTatte catastrofi, an- 
che per Tendicare i massacri patiti dai 
francesi, e loro partigiani detti patriotti. 
Per l'operosità de'ronciglionesi, bastaro- 
no pochi anni di tranquillità, per ripara- 
re a tanto disastro. Si legge nella Narra- 
zione del viaggio di Gregorio XVI ^ che 
nel ritorno in Roma, reduce da Viter- 
bo, martedì 5 ottobre 1 84 1 > passato sotto 
un arco trion&le eretto dagli abitanti di 
Caprarola sopra un tratto di via del loro 
ter ri toriOjcirca un'ora avanti mezzodìper- 
venne presso il convento de'cappuccinidi 
Ronciglione, i quali aveano innalzato in 
istrada un arco di verdura, con plauden- 
te epigrafe sulla fronte. Giunto alla porta 
della città, il magistrato municipale, as- 
sistito da mg.** delegato di Viterbo e dal 
governatore locale, presentò al Papa pel 
gonfaloniere Antonio Bramini gli omag- 
gi di divozione e sudditanza. Accompa- 
gnando i pubblici rappresentanti la pon- 
tificia carrozza, questa fra le infinite sa- 
lutazioni di gioia si diresse alla chiesa col- 
legiata, passando sotto altro arco dì h*ion- 
fo elevalo dalla città nel mezzo della via 
provinciale a foggia di ventaglio, termi- 
nando la base in forma di padiglione; era 
decorato da 4 statue colossali in atto d'of- 
frire corone d'alloro e di quercia, situate 
avanti le colonne che lo sostenevano, non 
che da due festive iscrizioni. Altra era 
sulla porta di detto tempio e del capitolo, 
il quale col vescovo di Su tri e Nepi mg.^ 
Spalletti ivi riceverono il Papa. L'interno 
della chiesa venne addobbato con gran 



RON 109 

lusso ed abbondanza di lumi. Avuta da 
rog.*^ sagrista la benedizione col ss. Sa- 
gramento, il Papa seguito dalla moltitu- 
dine festeggiante, mosse verso il collegio 
de' pp. dottrinari stabilito a sua dimora, 
e coll'aiuto del comune preparata con- 
venientemente, pendendo dalle finestre 
dejle abitazioni della città ricchi parati. 
AH'ingressoGregorioXVI fu ricevuto dal 
p. d. Silvestro G lauda superiore generale 
de'dottrinari e a lui carissimo, dal pro- 
vinciale p. d. Gio. Maria Chiavassi, e dal 
rettore dello stesso collegio e professore 
dì fisica d.Bernai*dino Cassini, in unoalla 
religiosa &miglia e con buon numero di 
convittori. Osservate varie iscrizioni al- 
lusive alla sua venuta, poste alla sommità 
delle scale e in altri luoghi, il Papa si re- 
cò alla loggia nobilmente ornata, donde 
compartì l'apostolica benedizione al po- 
polo che cuopriva tutta l'ampia e lunga 
strada detta di Monte Cavallo: ammise 
quindi al bacio del piede la magistratu- 
ra, il clero, i carmelitani scalzi, i cappuc- 
cini, e gl'impiegati governativi e comu- 
nali, insieme ad altre persone. Nelle ora 
pomeridiane il Papa consolò di visita le 
monache teresiane, e fece loro baciare il 
piede. Ritornato al collegio, dalla loggia 
ribenedì il giubilante popolo, e dopo ri- 
cevuti i pp. passionisti, quivi recatisi col 
superiore provinciale dal convento di s. 
Angelo, con piacere passò a trattenersi 
nell'elegante gabinetto di fisica del col- 
legio. Siccome profondo in quella scien- 
za,come nelle matematiche, desidcròGre- 
gorio XVI che fòsse operalo qualche e- 
speri mento; ed ebbe pronto e felice suc- 
cesso quello della combustione del fosforo 
e della fusione del ferro per la rapida at- 
tività dell'ossigeno, seguendone una viva 
e abbagliante luce. Si fece pure qualche 
esperienza colla macchi naelettrica.il Pa- 
pa si dilungò nell'esaminnre minutamen- 
te le altre diverse macchine, e quelle in 
ispecie che all'eletlro-magnetismo si ap- 
partengono, delle quali espose con lucido 
sapere gli effetti. Nella sera Ronciglione 



no BON 

tutta fu vagamente illumioata, ed il Pa- 
pa dopo aver benignamente ammesso al- 
la sua presenxa e al bado del piede pa« 
recchie persone, dalle finestre del suo ap« 
parlamento vide un ingegnosissimo fuo<- 
€o artificiale disposto in una macdiina, 
invenzione dell'architetto ronciglionese 
Antonio Moretti, il quale a?ea pure di- 
retto Taroo trionfale e al tre opera deco- 
rative, fette in sì lieta circostanza. Nella 
mattina seguente il Papa, dopo celebrata 
la messa, ricevette i vescovi diocesano, 
d'Acquapendente e di Civita Castellana, 
la magistraluiti, e due sonetti dal p. ret- 
tore Cassini in argomento di gratitudine 
e venerazione; poi montò in carrozza per 
reslituim a Roma, acclamato dal popolo 
ronciglionese con divoti ecoitesi evviva, 
cui reiterò le sue affettuose benedizioni, 
dichiarando a tutti la sua sovrana soddis- 
fazione. 

RONDININI PaoloEmuio, Cardinal 
le. Romano e nipote de'cardinali Zacchia 
per canto materno , nato da chiarissimi 
e nobili genitori, fatto con successo lo stu- 
dio della legge nell'università di Perugia, 
dove consegui la lourea di dottore, fu 
ascrìtto assai giovane tra'chìerici di ca- 
mera, e nell'assenza di Rapaccioli supplì 
alla carica di tesoriere generale. Urbano 
Vili a'i3 luglio 1643 lo creò cardinale 
diacono di s. Maria in Aquiro, poi prete 
del titolo di s. Eusebio. liinocenzoX nel 
]653 lo fece vescovo d'Asisi, dove nel 
1661 celebrò il sinodo, iu cui pi*omulgò 
ottimi decreti per la riforma de'costumi, 
ed i vi àccolse,ad onta della severa sua eco - 
nomia, con isplendida magnificenza Cri- 
stina regina di Svezia. Dopo aver lunga- 
mente governato la diocesi, con somma 
pace e grandissimo vantaggio delle ani- 
me, una morte improvvisa Io cólpi iu Ro- 
ma nel 1668, nell'età di 5i anni, con fa- 
ma di segnalata pietà, dedito alla vita so- 
litaria e ritirata, degno del suo grado per 
la bontà de'costumi, e per la schiettezza 
e sincerità del suo animo. Fu sepolto sen- 
za funebre memoria nella chiesa di s. Ma- 



ROS 

ria sopra Minei*va, nella tomba deW* 
chesi suoi antenati, dopo aver oootribà* 
to all'elezione di 3 Papi. 

ROQUINGH AM. Luogo d'Ingllille^ 
ra, in cui nel 1 094 fu tenuto un eot» 
lio, nel quale fu deciso, che Anielnioa* 
«vescovo di Cantorbery non potesKS» 
za il consenso di re Guglielmo 1 1 domi' 
dare il pallio al Papa Urbano II che m 
era stato ancora riconosciuto da quel»- 
narca. Labbd t. i o, Arduino t. 6, kt^ 
1. 1. 

RORANO, Roranum. Sede vesooiik 
della diocesi dell'Armenia maggiore, soli* 
to il cattolico di Sis. Hairabiet, uno dà 
suoi vescovi, assistette al concìlio di Sk 
Orienf chr, t i, p. i444- 

ROSA (s.) di Viterbo, vergine, l!fl^ 
que da poveri genitorì in Viterbo ■! 
I334> efino dalla sua gioTinezsaàtoi- 
sagrò agli esercizi dell'oraaione e ddh 
penitenza. Vestì l'abito del S.^ordiaei 
s. Francesco, e mossa dalle voci del cieh^ 
si mise a predicare, ed a combattere gii 
eretici, molti de'quali ridusse alla fèdee 
flirebbedienza del romano pontefice, et* 
sendo allora la Chiesa tra vagliata dairiBt* 
peratore Federico H. Il Butler, che po- 
che notizie riporta di questa santa, dia 
che Iddio le diede un'abilità slraordias- 
ria per la conversione dei peccatori pi)i 
indurati, e ricompensò le di lei emioenlt 
virtà col dono dei miracoli. GaociaUii 
esilio con tutti i suoi parenti, predisse k 
morte diFedericon,e la pace dellaCbien. 
Ritornata poi in patria, vi finì dopo due 
anni'^antamentei suoi giorni, nel iS.'ìd* 
no di sua vita, al 6 marzo I35a: il Bat- 
ter dice nel 1261, e segna la sua festi 
agli 8 di mai*zo. Il suo corpo Hi seppel- 
lito nella chiesa di s. Maria del Poggio^ 
e dopo 3oanni venne solennemente tra* 
sportato nel monastero dis. Chiara, che 
poi fu detto di s. Rosa. La sua vita è ri- 
portata dai Bollundisli sotto il 4 settem* 
bi*e: si possono inoltre vedere le notizie 
critico-storiche di questa santa Tei^oe, 
pubblicate in Roma nel 1750 dal p. Ad- 



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ROS 

dreucci della compagnia di Gesù, e l'ar- 
ticolo YlTEBBO. 

ROSA (s.) di Lima, ire]*gine. Nacque 
•Lima nel Perù, di stirpe spagnuola, Tan* 
no 1 586, e ricevette al sagro fonte il no- 
ne di Isabella, ma perii fiondo colorito 
del suo volto fu chiamata Rosa. Essendo 
ancora fanciulla digiunava tre di della 
Settimana io pane ed acqua, e negli altri 
giorni cibavasi soltanto di erbe mal con* 
dite. Elia si propose per modello nei suoi 
esercizi s. Caterina di Siena, ambia mor- 
tificazione e il ritiro, ed abborri tutto ciò 
che poteva inspirarle orgoglio e sensua- 
lità. Le lodi che si davano alla sua bel- 
lezza le facevano temere di divenire per 
gli altri occasione di peccato,e perciò pro- 
curava con ogni mezzo di distruggerla. 
Essendo caduti i suoi genitori dallo stato 
di opulenza in grande miseria, ella andò 
a servire in casa del tesoriere Gonsalvo, 
e lavorando assiduamente provvideai lo- 
ro bisogni. Per liberarsi dalle istigazioni 
di quelli che la pressavano a maritarsi, 
si consagrò a Dio nel 3.^ ordine di s. Do- 
menico, nel quale praticò per 1 5 anni tut- 
ti i rigori della più austera penitenza. Eb- 
be a soffrire violenti persecuzioni, e fu tor- 
mentata eziandio da aridità e da molte 
altre pene interne, con cui Iddio rese per- 
fetta la sua viHù, sostenendola e conso- 
landola coll'unzione della sua grazia, li- 
na lunga e dolorosa infermità le porse 
nuova occasione di praticare la pazienza, 
e finalmente entrò nella beata eternità 
ai i4 di agosto 1617, in età di 3i anni. 
I suoi funerali, ai quali assistette l'arci- 
vescovo di Lima, furono celebrati colla 
maggior pompa. Molti miracoli operati 
per sua intercessione, essendo stati giù* 
ridicamente esaminati e approvati, Cle- 
mente X la canonizzò l'anno 1671,6 ne 
pose la festa ai 3o di agosto. 

ROSA. Sede vescovile dell'Asia Mino- 
re in Siria, nel patriarcato d'Antiochia, 
sotto la metropoli d' A nazarbo, eretta nel 
V secolo,ch'ebbe diversi vescovi. Vari geo- 
grafi sagri chiamano questa sede di Ro- 



ROS in 

sa, Rosea f ìUiOsos, Rhosui:8Ì può vedere 
Rhoso. Al presenteRosa, Roseti, è un ti- 
tolo vescovile che conferisce la s. Sede, 
laonde nel conflitto di detti scrittori, mi 
limiterò a riportare 3 documenti, cioè le 
ultime proposizioni concistoriali stampa- 
te in Roma per gli ultimi conferimenti 
del medesimo titolo. Gregorio XVI, es- 
sendo vacante il titolo (perchè V ultimo 
che lo portava, Mac-Eachern, Pio Vili 
r I r agosto iSagl'avea trasferito a Char' 
loUelown),xì€Ì concistoro de'6 aprile «835 
lo die a mg.' Francesco A. F. Donnet di 
Lione, clie inoltre deputò coadiutore del 
vescovo di Nancy, Indi Gregorìo XVI 
nel concistoro de' 1 9 marzo 1 837 avendo 
trasla tato questo prelato all'arci vescovato 
di Rordeaux,che tuttora governa, nomi- 
nò vescovo di Rosa fr. AntonioRurbano 
agostiniano di Popayan, che die per au- 
siliare e suflfraganeo al vescovo di Popa- 
yan in America. Per sua morte restato va- 
cante il titolo, il regnante Pio IX nel con- 
cistoro de'25 maggio 1 85o, ne insignì il 
vivente mg.r Giovanni Rocheniski oRo- 
chenski di Grabowech nelTarcidiocesi di 
Leopoli e di rito ruteno, insieme desti- 
nandolo ausiliare dell'arcivescovo di Leo- 
poli, Halicia e Kamenec di rito greco ru- 
teno unito. 

ROSA D'ORO, Rosam auream. Do- 
nativo sagro e benedetto solennemente 
dai sommi Pontefici, dignitoso e rispet- 
tabile pegli alti misteri che rappresenta, 
e pei grandi oggetti che simboleggia ; 
donativo che i Papi fanno per singolare 
contrassegno di particolare divozione a 
chiese cattedrali e santuari insigni; di sti- 
ma e di paterno affetto, ai cattolici so- 
vrani e sovrane, a principi e principesse, 
a prodi capitani e personaggi benemeriti 
della 8. Sede; ed a repubbliche cospicue 
e città illustri egualmente cattoliche. Nei 
primi tempi era consueto ne'Papi di por- 
tarla nella Chiesa di s. Croce in Geru- 
salemme (^.)i e di donarla ai soli Pre- 
feui di Roma, al quale articolo ne ripor- 
tai Terudizioni relative. Questo distinto, 



112 ROS 

insigne e decoroso donativo, si fa dai Pa- 
pi ai nominati^ in Roma slessa, colle pro- 
prie mani o per gii ablegati apostolici; ov- 
vero si speclisce agli assenti pei legati a 
lettre^ pei nunzi, o per gli ablegati apo- 
stolici, con cerenioniale e formalità, tra 
le quali vi é quella che talvolta i Papi 
depulono commissari insigniti del grado 
episcopale per Tatto della consegna a chi 
è destinata la rosa d' oro benedetta, nel 
qual giorno di solenne inaugurazione so- 
glìoftio concedere indulgenza plenaria; 
inoltre stabiliscono ì Papi le feste nelle 
quali si deve esporre in seguito. In Roma 
i Papi donarono due rose d'oro benedet- 
te airarcibasilicaLateranense, due al san- 
tuario di Sancta Sanciorum, altri dico* 
no tutte e 4 al santuario, ma sotto la cu- 
stodia de'canonici di detta basilica; quat- 
tro o cinque alla patriarcale basilica Va- 
ticana; due alla patriarcale basilica Li- 
beriana; ed una alle chiese deirarcicon- 
fraternità del Gonfalone, di s. Maria so- 
pra Minerva, di s. Antonio de' porto- 
ghesi ; ma sventuratamente di esse rose 
d'oro, per le vicende de'tempi, niuna vi 
rimase. Quanto al pregio del nobile e de- 
coroso regalo, disse Calisto IH nella let- 
tera con cui accompagnò quella che donò 
a Carlo VII re di Francia: IVon mwieris 
aestìmanda estquantitas^ sed aìiioris sU 
gnrfienlionis qualUas interpre landa y co- 
me riporta i annalista Rinaldi all'anno 
14^7, n.°52. Gli mandò questo dono: 
Eli ìgitur accipc pignits et monumentitrn 
nostri amorisj aggiungendo: Rosam liane 
laetissinia corda suscipej nec et aiiri ful- 
gor^ sed con tem piatto Divinae significa* 
tionis tentai, E dopo avere esposti i beili 
misteri del rito di sua benedizione, con- 
chiuse : Ulinani Divinus odori penetret 
in tuos sensusy Carissime FiUi. Delle di- 
verse forme delle rose d' oro tratterò in 
seguito, parlando delle donate. Vari sono 

stati i dise^ dum*^ "^ ^^ir "le 

naturali, d e, 

per quelle e- 

se in varie o- 



ROS 

ro si formava d'un solo e semplice fion^ 
tingendosi l'orodi rosso per imitare il» 
lore naturale di essa; si cessò dal colorir 
la quando s'introdusse l'uso di oolloen 
un rubino in mezzo alla rosa per resife 
la pili preziosa, senza aUerai*ne le q» 
lità, ma in seguito fu dimesso questaeD- 
stume,come di abbellirla coiialtre^ 
me che più volle si usarono ; poiepro* 
babilmente dopo Sisto IV, si coropoiei 
un ramo spinoso di più. rose con froi4 
vago e Corito, come ora lo vedianio,ed 
in cima una più grande, e tutte di on 
puro. Nel mezzo della principale vi è uà 
piccola coppa con suo coperchio o lanù* 
na forata, dove il Papa nella Iienediiio- 
ne pone il balsamo e il muschio, ritoii* 
trodotto per imitare la fragranza sosit 
della rosa, e pei misteriosi suoi sigaifia* 
ti. Egualmente di disegno e forme divc^ 
se furono e sono, i piedi o basi, tib 
sui quali sorge V elegante ramo di roK I 
d'oi*o. Tali piedi, o basi, o piedistalEa 
fecero tnangolari, o quadrati, o ottagoni 
con differenti ornati, decorazioni ebss* 
sori lievi, su cui posano i vasi di genlili 
forme, dai quali nasce il ramo di roselo 
stemma pontifìcio del Papa che fece ftrt 
la rosa e la benedì, oltre un'iscrizione, a 
suole porre nel piedistallo. Questo e il ti* 
so, prima erano come le rose intieramen- 
te di oro; poi si fecero di argento don* 
to. Dal novero che riporterò delie roa 
donate dai Papi, rilevandolo priocipal* 
mente da Cartari e da Baldassarri (il i*° 
pubblicò l'opera nel 1 68 1 ,il a.^nel 1 709), 
e dalle studiose e pazienti mie ricercbe^ 
si conoscerà che sebbene ogni anno nellt 
4.* domenica di Quaresima (^.) il Papa 
con solenne rito benedice la rosa d'oro^ 
nella Camera de* paramenti (/^.), di cui 
meglio a Letto dt paramenti (^.)^ oca 
sempre ciò fa con una nuova rosa, pas- 
sando non poche volte alcuni anni ne'qat- 
li il Papa esercita e rinnova la rituale be- 
nedizione nella rosa già da lui o dal pre- 
decessore benedetta. Circa il valore di 
questo nobilissimo donativo^ fu diverso 






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secondo la munificenza de' Papi, e le cir- 
costanze econooìiche de'tem pi. Riferisce 
il gesuita Baldassarri a p.190, che verso 
il .i65o per la rosa d'oro s'impiegavano 
Soo scudi d'oro (da paoli 1 6 1/2 a scudo). 
Dicesi ciie Alessandro VII ne fece forma- 
re una del valore di 1200 scudi, ed un'al- 
tra di 800 scudi. La rosa d'oro che Cle- 
mente IX mandò in Francia alla regina 
e al delfiuOyfu valutata scudi 1600, e il 
peso dell'oro era di libbre 8, e vi fu inca- 
strato un prezioso zaffiro: il lavoro era sì 
fi no, che l'artefice ebbe Soo scudi di mer- 
cede. Si narra che Innocenzo XI fece e- 
seguire una bellissima rosa d'oro, il qual 
metallo pesava 8 libbre e 6 onde, e vi era- 
no zaffiri: si adoperò gran maestria in la- 
vorarla, onde in tutto ascese al valore di 
scudi i4oo. A' nostri giorni per la rosa 
d'oro s'impiegano scudi 2000, ed anche 
più ; mirabile é poi l'artifizio col quale sì 
furmano le rose e le frondi dai nostri va* 
lenti orefici. La rosa d'oro si conserva 
nella sagrestia poutificia, in conveniente 
astuccio. 

Origine della rosa doro. 
Nel t. 1 9, p. 117 degli Annali delle 
scienze religiose^ si legge un sunto della 
dissertazione del can. d. Francesco An- 
ni vi Ili, in cui si propose ricercare: Quan- 
do, da chiy ed in quale occasione dalla 
chiesa romana s'incominciasse a benedi- 
re la Rosa d*oro. Riprodusse un brano 
genuino del mss. che si conserva nel mo- 
nastero di s. Croce in Gerusalemme di Ro- 
ma, del sermone iuedito di Onorio HI 
del 12 16, e recitato da lui in quella ba- 
silica, nella ricorrenza della stazione che 
ivi si celebra nella domenica IV di qua- 
lesima, giorno in cui si benedice la rosa 
d'oro; dal qual sermone, tra le altre cose, 
secondo il disserente, chiaro deducesi chi 
fosse l'istitutore del rito di cui si parla, 
ed eccone il tenore. » Hodierna die ro- 
manus PontifexconsuevitRosam auream 
in manu portare. In qua primo conside- 
rare debemus tempus, locum^ et perso- 
nam. Terapus quia in media quadrage* 

VOL. LIX. 



ROS ii3 

sima; locum, quia in s. Hierusalero; per- 
sonam, quia est suramus Pontifex, suc- 
eessor Petri, et vicarius Jesu Christi, qui 
est Rex Regum et Dominus Dorainan- 
tiuro, qui significatur perRosam. Tem- 
pus consideraodum est, quia talis sole- 
ronitas ordinata fuit a b. Gregorio in do- 
minica quadragesima, prò eo quod hu- 
manum corpus suppositum est humanis 
infirmi tatibus. " Adunque, dice il disse- 
rente, per testimonianza di Onorio III, 
questo rito fu introdotto da un Papa di 
nome Gregorio, ne può dubitarsi di sif- 
fatta testimonianza, perché derivata da 
scrittore accuratissimo, il quale sotto il 
nome di Cencio Camerario raccolse ogni 
mempria che poteva riguardare las. Se- 
de. Esaminando in seguito qual fosse il 
Papa Gregorio nominato da Onorio III, 
ed a cui dà il titolo di beato , il disseren- 
te avverte che 8 erano i Papi di questo 
nome fioriti avanti Onorio III; che di lo- 
ro non ponno essere 'stati né il VII, né 
rVIlI come posteriori a s. Leone IX; né 
il IH, ne il V, né il VI, non potendosi at- 
tribuire ad essi il titolo di ^e^/o, poiché 
non sono nel catalogo de'san ti (sul IH non 
ci posso intieramente convenire, perché 
col titolo di santo viene celebrato da No- 
vaes e da altri gravi storici); né finalmen* 
te il II ed il IV, dappoiché sebbene egli- 
no sieoo scritti nel novero de'santi, non 
pertanto é noto che per distinzione si ap- 
pellavano o col loi*o numero progressi- 
vo, ovvero col titolo d'i giuniori. Per il 
che é manifesto, conclude il disserente, 
che debba intendersi Gregorio I (eletto 
nel 590), chiamato col nome di bealo an- 
che dagli antichi scrittori e dai padri, co- 
me si legge, infra gli altri, presso s. Pier 
Damiano,il lVIicrologo,s. Tommaso, Val- 
frido Strabone, eBellarmino. Leggo inol- 
tre nel p. Besozzi abbate di s. Croce in 
Gerusalemmee poi cardinale titolare del- 
la medesima, che avendo nel 1 750 pub- 
blicato la Scoria della basilica j a p. 162 
dottamente parla della funzione e delle 
notizie sulla rosa d oro.e dichiara esservi 

8 



ii4 Ros 

grilli controversia Ira'scrittori, circn To- 
lìgìne della rosa d'oro e suo fiinzione.Seb- 
bene si anostri istrnìlo deirafTermoto da 
Onorio III, e ricordi Topinione di Carla- 
ri,che la funzione dovea essere in uso al- 
ia (lue del V o per lo meno al principio 
del IX secolo, giudica che non si può ri- 
tenere che al principio del IX secolo, e 
molto meno alla fine del V tal funzione 
fusiie in pratica. Aggiunge, che il p. In- 
confer, citato da Cartari, negli annali ec« 
GÌe«iastici d'Ungheria all'anno 79G, pen- 
sa che il co&tuine dì benedire e mandar 
In rosa d'oro a qualche principe cuttoli- 
cu benemerito di s. Chiesa, possa essere 
sbttentrato alla ceremonia, che prima si 
praticava dai Papi, di mandarle Chiavi 
(/^.) delia confessione di s. Pietro, intro- 
dotta ni tempo di Gregorio II odi Gre- 
gorio IH, e praticata ancora da s. Leone 
III, donde oe seguirebbe che nel IX se- 
colo possa essere stata introdotta l'usan- 
za di mandare la rosa d'oro; ma come 
semplice congettura, egli dice non gio- 
yùre a stabilire i' epoca della funzione. 
Indi il p. Besozzi riporta altre testimo- 
nianze, per le quali vi possa essere qual- 
che analogia, tra' rami delle Palme (^.) 
benedette, che si mandavano a' principi 
nel IX secolo, e la rosa d'oro; ma pure 
queste chiama congetture. Riporta poi 
l'opinione di Lonigo dotto maestro di ce- 
remonie, che riconoscendo antichissima 
la ceremonia della rosa d'oro, reputa dif- 
ficile trovarne l'origine prima dì s. Leo- 
ne IX, e che non era in uso a tempo di 
Carlo Magno morto nell'S 1 4- Convenen- 
do gli eruditi, come d. Gio. Diclich nel 
Dizionario sagro'liniì^ico, che per trat- 
tare adequatamente questo argomento 
della rosa d'oro, deve preferii-si la Lette' 
ra di Benedetto XIV, Quarta vertentis^ 
de'24 marzo 1 75 1 , suo BulL t. 3, p. 34o, 
e nella quale loda la Storia del ricordato 
pw Besozzi, me ne gioverò anch' io, laon- 
de riporterò altre sentenze sull'orìgine 
della rosa d'oro, non potendosi con sicu- 
rezza stabilirne il principio, anche per te- 



ROS 

stimonianza d! Daldassorri, che però 0» 
futò il calvinista MorDay^nel suo Ifi*' 
ro (Tinif/itità, in cui prelese die UHmi 
V fosse autore del rito, contro (atti ii- 
contrastabili chevadon raronientare,p 
cui la sua asserzione fu eziandio iaps* 
guata tanto dall'eleroclosso Ospinw 
nella sua Opera dcUe feste, che da Gnt' 
sero e valorosamente nel trattato Z>fi^ 
nedictione, t. 5, cap.40, t 7,cap.6odi 
sue Opere. Sono concordi i molti scrìtloi 
sulla rosa d'oro, in narrai-e che s. Ltm 
IX (/^^) del 1049 ^^' conti di Dapibw- 
go della sovrana casa di Lorena, e ga 
monaco benedettino secondo alcuDÌ,{Nr 
avere i di lui nobili progenitori (ma ad 
testo del privilegio presso Cenni, le^ 
che ne furono fondatori i genitori Ugose 
e Heiiwilgdis, ed i fratelli Gerardo e ۥ 
gone defunti) fondato in Alsazia nellii&h 
cesi di Tulle il monasteix> di s. Croate 
passato a lui il diritto sopra lo stesso mO' 
nastero, volle dargli l'esenzione, sottopo* 
nendolo immediatamente alla s.Sede.Ptt 
memoria di questa libertà, gl'iropoie il 
tributo e peso di mandare al Papaogai 
anno, 8 giorni prima della 4-* domenio 
di quaresima, o una Rosa iXoro^ o due 
romane oncie d'oro; prò salute animèt 
meae, meorumque parentum ibidem in 
Christotuo Domino nostro dormienlim: 
il qual pagamento si trova eseguito in- 
che ne'successivi tempi, ed anco descrìtto 
dal citato Cencio Camerario, nel Libro 
de Censì della chiesa romana, il cai ori- 
ginale è nell'archivio Vaticano, e Man* 
tori lo pubblicò nel t. 3,dissert. 69, delie 
Antichità d'Italia, Il Lonigo |>er le sue 
opere pur lodato daBenedettoX 1 V,einae- 
stro di ceremonie sotto Paolo V, narra 
che s. Leone IX verso il io5o fabbrìcò 
(il suo diploma dice quanto ho esposto) 
un nobile m onastero di monache in^tf m- 
terga (/^.), allora dominio della s. Sede, 
nella provincia di Franconia, ed aveiido 
ricevuto il monastero e le monachem^ 
speciali protectione s, Petri, con esimerle 
del tutto dalla giurisdizione deirordìna- 



KOS 

'} rio, volle che in ricognizione di questo 
■ pin vi legio ed esenzione, pftgasseiH) ogni 
é anno la rosa d'oro, che adopera il Papa 
vi nella 4-" domenica di quaresima. Dal che 
i si raccoglie, osserva Besozzi, che se Leo- 
il ne IX alia metà del secolo XI obbligò 
k Tabbadessa e le monache di Bambei'ga 
a mandare la rosa d'oro, questa costu- 
manza al più tardi debba essere stala in- 
trodotta o alla fine del secolo X o al prin- 
cipio del XI. Il p. Calmet, Storia cede* 
sf astica e civile di Lorena t. i, lib. 19, 
p.io4o, dopo avere riferito la fondazio- 
ne del monastero di s. Croce per opera 
degli antenati di s. Leone IX, e del tri- 
buto da questo impostogli, così scrive: 
Tale è l'origine della rosa d'oro, che il 
Papa benedice ancor oggi la 4'' domeni- 
ca di quaresima, chiamata Laetare^ e che 
manda a qualche principe per contras- 
segno di stima e di affetto. Ma Benedetto 
XIV nel riconoscere il merito letterario 
del p. Calmet, non ammette che s. Leo- 
I ne IX sia fautore del rito della rosa d'o- 
, ro, anzi doversi supporre che il rito fosse 
stato qualche tempo prima istituito. Im- 
perocphè rileva dal testo del privilegio 
di s. Leone IX e riportato dal p. Calmet, 
che le parole: Auct factam^sicut fieri so • 
Ict^ quanto all'imposto tributo della ro- 
sa; e le altre: Consuete parlari in If^ do» 
nimica^ dimostrano che il rito era prece* 
dentemente introdolto,eche s. Leone IX 
solo addossò la spesa della rosa d'oro al 
suo monastero, la quale dovea essere in 
Boma 8 giorni prima della domenica Z^ac* 
tarCy non provando quindi che fu istitu- 
tore del rito. 11 dotto Benedetto XIV e* 
saminòle contrarie sentenze di alcuni li- 
turgici che si adunavano in accademia 
avanti di lui, partigiani delle asserzioni 
del p. Calmet, spiegando il senso del pri- 
vilegio: Che s. Leone IX impose all'ab- 
badessa il peso di mandare o una rosa 
d'oro bella e fatta, o due oncie d'oro, vo* 
lendola esso portare in mano la I V do- 
menica di quaresima^ e volendo ancora, 
che co^'i si facesse da'suoi successori, il che 



1 1 > 



ROS 

dimostra essere stato r autore di questo ri' 
/o. Benedetto XIV dichiarò ingegnosa ta- 
le interpretazione, ma non rammise,mas- 
sime per la parola consuete^ che non può 
significare il tempo futuro, ma solo quel- 
lo passato,quindi conchiude: Ciò dà a co- 
noscere , aver s. Leone IX voluto, dire e 
detto, che essendo stati soliti i suoi pre- 
decessori di portare in mano la rosa d'o- 
ra la IV domenica di quaresima, voleva 
esso portar quella, che dovea trasmet- 
tersi dal suo monastero, e che lo stesso 
si facesse da'suoi successori . 1 1 critico Gae • 
tano Cenni nel t. i delle Disseriazioni 
stampate nel 1 778,nella9.'trattò:''Quan- 
donam, quoauthore,quave occasione ro- 
mana in eccl. usurpa ri coeperit Benedi- 
ctio Rosae aurae : quibusque eam Bene- 
dictio ritibus et olim peracta sit, et ho* 
die peragatur. " Quindi non ^convenne 
nel sentimento di Benedetto XI V, ma se- 
guì quello del p. Calmet che fece istitu- 
tore del rito della rosa d'oro s.. Leone IX, 
per le spiegazioni d.ìte alle parole, fìo» 
santfactam sicut fieri solete cioè una ro- 
sa bella e fatta; ed alle a\{ve^consuelepor- 
tariy con premettere a Nobisj et succes» 
soribus noslris. Ritenendo perciò, che ivi 
non si parli di consuetudine introdotta 
nella chiesa romana da alcuno de'Papi 
predecessori, ma di consuetudine che co- 
minciò in s. Leone IX stesso e continui 
sempre ne'successori, come seguì. 
Benedizione e rito della rosa d*oro. 
Avendo dichiaratocon Benedetto XIV 
che l'autore del rito della rosa d'oro é 
molto antico, essere stato introdotto mol- 
ti secoli addietro, farne menzione s. Leo- 
ne IX, come d'un rito prima del suo pon- 
tificato introdotto, però non aversi certa 
notizia del tempo preciso della introdu- 
zione, questo sentimento fu pure abbrac- 
ciato dal celebre liturgico Catalano^ nel 
pubblicare l'opera delle sagre ceremonie 
della chiesa romana, attribuita al Patrizi 
e pubblicata dal Marcello, ed esposto nel 
lib. I, tit. 7, cap»3: De benedictione /?o- 
sae § I, D.^3 e seg.; dipoi però fu pid>« 



ii6 



ROS 



blicata la dissertazione di Cenni, che de* 
detenersi a calcolo. Il Pagi nel Breviario 
Rom. Poni., nella irìta d'Urbano II del 
I o88,avea inclinato a fare autore del ri- 
to quei Papa, fondandosi per quella rosa 
portata da lui in ^/tger^ e regalata al con* 
leFuloone;ed ilMartene, nel trattato De 
divinis officiis ^ non porta monumento 
più antico per la rosa d'oro che quello 
d'Urbano II. Ma Pagi essendo poi venu* 
io in cognizione del fatto di s. Leone IX, 
nel trattato di Raynaudo, De Rosa Me» 
diana a Ponti/ice consecratay con inge* 
nuità mutò parere, dichiarando: «SVer^o 
haec admittatur narraiio, lue Httit mal* 
io anliquior est qiiam credideram; sed 
tamen non muUo antes. Leonem IX in» 
ducius. La domenica in cui si benedice 
la rosa d' oro dal Papa é la IV di qua- 
resima,ch1amata per allegrezza Laetare^ 
qual messaggiei*a eziandio di primavera; 
e Mediana per essei*e prossimamentesuc- 
oessiva alla metà del periodo quaresima- 
le, o perchè precede la settimana di tal 
nome come dice Macri: viene detta an- 
che domenica Panum e Rosarum, per 
quanto riportai ne' voi. Vili, p. 275, 276, 
XX, p. i8a, XLIX, p. io4> LI, p. 97^ 
LVI, p. 123 in tutta la colonna i.* Per- 
tanto solo qui dirò, che si dice Laetare^ 
per l'introito della messa: Lattare Jeru- 
salemj parole consolauti allusive all'al- 
legrezza del popolo d'Israele liberato dal- 
la schiavitù di Babilonia, e tornato nella 
sua cara patriaOerusalemme, le quali be- 
ne si adattano ad esprimere l'allegrezza 
di 8. Chiesa e de'fedelì, che più non ge- 
mono come ne'primi tempi gemevano, 
sotto le persecuzioni degli ebrei e de'gen- 
tili, figurando ancora l'ingresso de'fedeli 
nella patria del cielo, facendo la terrena 
eco all'allegrezza della celeste Gerusa- 
lemme: il vangelo pure è di allegrezza, 
perchè rifisrisce la miracolosa moltiplica- 
zione de' pani e de' pesci. Anticamente la 
metà della carriera quaresimale e la do- 
menica Laetare era tempo di onesta ri- 
creazione pei digiunanti fedeli| affinché 



ROS 

prendessero animo e lena a compiere il 
resto del rigoroso Digiuno (^.). GliaLìd 
rosacei (come sono quelli de'cardinaii,e 
di rosso se cade nella fetta della si. Ai* 
nunziata)e \eDalmatiche e Tonirelle,»' 
no altri segni di allegreziai sul colore r» 
saceo si può vedere. Colori bcglbsiastkl 
Nel t. 24della Bibtiotecade'Padri,\\ i^ 
sermone attribuito a Pietro Blesense,»* 
segna varie cause a tanta letizia, in oii 
domenica di quaresima prossima a quel* 
la di Passione (^.). Innocenzo III nel lep 
mone sopra la rosa d'oro, dice aver fo> 
luto la Chiesa eccitare in questa IV do- 
menica i fedeli ad una spiri tuale allegro» 
za, per sollevarli da quanto a veano sof- 
ferto nelle penitenze e ne' digiuni quut- 
simali: m Ne ergo fidelis populus proptcr 
asperitatem quadragesimalis ahstinen- 
tiae sub continuo labore deGceret, in hoc 
Mediana dominicaquoddaoa recreatioaii 
solati um interponitur, ut anxìetas teoi* 
perata leviussuflèratur. Hodiernumenia 
officium totum est plenum laetitiae,totoa 
exultatione refertum, totum gaudio cu* 
mulatum. "Questa ragione viene ancfae 
ampiamente illustrata da Dui*andp,Ai- 
tionale Dìv, Offic. lib. 6, cap. Sji da Ce* 
sali, De yeteribus christ. ridbus, oap. Si; 
da Rocca, Opera t t ,cap. 1 1 : Aurea Rth 
say quae regibus ac magnatibus a sum» 
mo Ponti fice benedicta in dotto miuim» 
tur, quid sibi veUntfj da Quarti, De k- 
nedictionibusinparticulari,9ecU 3. Cob' 
tinuando la spirituale allegrezza di que- 
sto giorno, fu savio e di voto pensiero dei 
romani Pontefici l'introdurre il rito della 
rosa d'oro, che si unge col balsamo (del 
quale e di chi lo provvede parlai ne'vol. 
VI, p. i83, XVIII, p. i89,XLVIII,p. 
296), sopra cui si pone anche il muschio 
per l'odore. Allegrezza che esprìme il Pa- 
pa nel benedire la rosa, la cui bella e ooai« 
movente orazione riportai in italiano net 
voi. Vili, p. 276, in uno al rìto che ese- 
guisce assistito dal cardinal 1 .'*Pteie(F.), 
Egualmente sono esprimenti divota un- 
zione ì versetti che parimenti recita il Pa* 



ROS 

pa: Flot iste Chrisinm Regem exprimitac 

designata qui de se ipso loquitur, dicens: 

Egojlos campi, et lilium convalUum. 11 

fiore significa allegoricamente il nostro 

Redentore, il Fiore del campo, Verbo in- 

' carnato che quasi trapiantato dal cielo 

'\ in terra, fiH*mò intorno a se un altro E- 

^ den o Paradiso (/^.) terrestre, pili deli- 

' zìoso che il primo. Aitrum nainque Re» 

^ gem non immerito dicilnr denotare, cum 

* ad. hoc designandum a Magis figurali' 
" ter oblatum fuerit Salvatori, ut per hoc 
*' Hex Regum, et Dominus Dominantium 
^ ìììonstraretur. Additando l'oro che Gesù 
^ Cristo fu Re de'Re, e Padróne de'Domi- 
^ nanli, supremo padrone di tulle le cose, 

* il che anche si vide nell'oblazione che gli 
if fecero i Magi {V), Inoltre il fulgore e la 
^ preziosità di tal metallo, onde la rosa è 
I composta, adombrano ancora la luce in- 
I accessibile in cui abita, secondo la fra- 

se apostolica, la sua divina Natura. Si- 
gnifica l'odore la gloria della di lui Ri- 
surrezione, che fu ed é la spirituale al- 
legrezza di tutto il mondo, corine scrisse 
Alessandro II! nel mandar la rosa d'oro 
a Luigi VII re di Francia: m Odor au- 
tem hujus floris Resurrectionis ejus glo- 
riam praefigui*at, etc. Sane anfractus, et 
climata omnium scelerum foeditate con- 
creta tantus odor Dominicae Resurrectio- 
nis aspersit, ut nulla pat*s Orbis alienam 
se ab odore islo sentiat, vel experlem , 
sed omnes se gaudeant, odore hoc sua- 
vissìmo spiriluales nequitias in codesti- 
bus jam vicisse. " Ciò era stato -anche 
detto prima da Eugenio IH nella lettera 
con la quale accompagnò il regalo della 
rosa d'oro, ad Alfonso VII re diCastiglia: 
M Rosam aureamquam insignum Passio- 
nis et Resurrectionis Jesu Chrisli Domini 
nostri, Dominica qua cantatur, Laetare 
Jerusalem,singulis anaisRomanus Pon- 
lifex portai'econsueTÌt,serenitatituae per 
veu. fra li*em nostrum P. Sego viensem e- 
piscopum prò vidi mustransmittendam." 
Già indicai, che anticamente per espri- 
mere anche col coloi*e la Passione di Cri* 



" ROS 117 

sto in questo rito della rosa d'oro, tale 
metallo si tingeva con colore rosso, come 
chiaramente si deduce dalla citata lette- 
ra d'Alessandro II! del 1 163 (onde errò 
Cancellieri nella Descrizione delle cap* 
pelle, p. 25o, nel dire che nel i a3o s'in- 
trodusse l'uso di tingere di rosso l'oro 
della rosa,anche per quanto afferma Cen- 
ni, che sotto Innocenzo II già erasi ag- 
giunte le qualità esterne del fiore, tin- 
gendosi l'oro di rosso e aspergendpsi di 
muschio, spiegandosene il mistero con 
sermone), m Robor autem, quo aurum 
coloratum est, et su(rusum,Passionem si- 
gnificai l\edemptoris,de quo utique scri- 
ptum est: Quis est iste, qui venit de E- 
dom tinctis ^estibusde Bosra? Et iterum: 
quare rubrum est indumentum tuum,et 
vestimenta tua sicut calcanttum in tor- 
culari? " Quanto alle spine della rosa, 
siccome in questa fu figurato Cristo, egli 
gioì e pose tutte le delizie nelle spine dei 
patimenti e in quelle cui fu coronato. Le 
spine sono inoltre spiegate per simbolo 
del digiuno, al quale succedono le feste 
della risurrezione, vera nostra felicità per 
la compita redenzione, poiché nella rosa 
si crede adombrata la felicità eterna. 

La sagra funzione della benedizione del- 
la rosa d'oro venne esattamente descritta 
dal Patrizi e pubblicata da Marcello, nel 
citato Rituum ecclesiastìcorum (ceremo- 
niale che fieramente combattuto da Pari- 
de de Grassis,come notai nel vol.XXXlX, 
p. 55, quel ceremooiere indusse Giulio 
11, Leone X, e Clemente VII di ungere 
la rosa d' oro col Crismaj ma Paolo III 
rimosse questo uso, onde non si può dire 
pili consagrazione, come si dissedelle ro- 
se segnale col crisma), colla orazione con 
cui si benedice la rosa d'oro, ed ove pu- 
re è detto che si unge la medesima col 
balsamo ( Cencio Camerario neW Ordine 
Romano XII, n.^^i 7, diceche fu aggiunto 
nel secolo XII), che sopra vi si pone il mu- 
schio trituratp (il quale si adopera anche 
ne'suoi riti dalla diiesa greca^ essendo il 
muschio una di quelle specie,ic quali com- 



i»8 KOS 

pongono il sagro unguento o Crisma : 
negli antichi vìì'ì de Possessi de Papi ^ V,^ 
vi enti ava il muschio), ed il tutto si asper- 
ge coli' acqua benedetta e s' incensa. Si 
fu uso dei muschio, del bidsamo e dell'in- 
censo, co' quali viene significato il buon 
odore di Cristo, che i fedeli debbono ren- 
dere colle loro opere edificanti. Si un* 
geva col crisma, per significare la carità, 
virtù fra tutte le altre la più nobile. Si 
asperge e benedice con l'acqua santa, es- 
sendo questo un elemento, col quale sono 
stati da Dio operati molti prodigi, s\ nel- 
l'antica che nella nuova legge. Altri mi- 
steri della rosa d'oro benedetta, li ripor- 
ta Sarnelli, Letlert eccles. l. 6, lett. 11 : 
Della rosa d' oro. Molti erroneamente 
crederono contemporanea l' istituzione 
del rito della rosa d' oro^ e la sua bene- 
dizione, della qualeniuna menzione fan- 
no gli Ordini Romani pubblicati da Ma- 
billon nel Museo Italico. Martene , De 
antiquitate eccL discipl,^ fa autore del- 
ia benedizione Innocenzo IV del 1243, 
fondatosi nella sua vita, in cui si legge : 
Primus Rosani auream solemni caeremO" 
niaj ac r liti benedixit, eamque canon icis 
s, fusti hospitibtis suis Lugduni dono de- 
dit. Ma pagi nei già nominato Breviario^ 
nella vita d'Innocenzo IV, n.**28, grave- 
mente dubita della fede dell'autore, non 
ritrovandosi fatta di essa benedizione me- 
moria néiV Ordine Romano di Pietro A- 
melio, sagrista d'Urbano V del 1 362. Si 
può vedere Francese' Antonio Mondelii: 
Se Innocenzo IV sia stato il primo che 
abbia istituita e benedetta la Rosa d'o- 
ro, e qual sia dello Stocco d'oro C orìgi- 
ne? nelle sue Dissert. ecclesiastiche pav, 
2, p. 55, Nel principio del secolo XV fu 
introdotto il rito della benedizione, al di- 
re di Benedetto XIV : Cancellieri in ve- 
ce, con Cenni afierma, ch'è posteriore a 
Nicolò V morto nel 1 45» 5, e che la i .* vol- 
ta in cui fu nominata la benedizione è nel 
ceremoniale o Rituum suddetto. Osserva 
pertanto Cenni, che siccome il vero au- 
tore di esso Patrizi^ era stato maestro di 



KOS 

ceremonìe 20 anniquando neli4B5 bi ri- 
tirò a Siena a compilarlo, e dicendo che 
scriveva quanto nel suo uflizio avea ve- 
duto, chiamando consuetudine la bene- 
dizione della rosa d'oro; cosi gli fece cre- 
derne autori o Calisto Il 1,0 Pio 11,0 Pao- 
lo II : concludendo , che il rito della be- 
nedizione nacque dopo la metà del seco- 
lo XV, quindi prima di tale epoca le ro- 
se d'oro non erano state benedette. Ag- 
giunge, che l'eruditissimo Lonigo dichia- 
rò, che anticamente la rosa d'oro non si 
benediceva, ma si stima cosa buona di far- 
lo,perchécosì viene ricevuta con maggiore 
riverenza,da quelli a cui si manda osi do- 
na. Giulio II nella lettera a Guglielmo ar- 
civescovo di Cantorbery,a cui mandò la 
rosa d'oro da presentarsi a Enrico Vili 
re d'Inghilterra, scrisse: Mittimus nwtc 
ad eum Rosant auream s, chrismate (al- 
lora adottato per quanto ho riferito ) r/e* 
li butani , et odorìfero musco a^persaniy 
nostrisque manibus, de more romanonun 
Pontificum j benedictani. Presso Cartari 
trovasi unbrevedi Leone X, che accom- 
pagna la trasmissione della rosa d'oro al 
duca di Sassonia, in cui nuovamente si 
parla della benedizione: Sacratissinuiin 
auream rosani IV dominica s, quadra^ 
gesimae a Nobis Chrismate sancto deli' 
butam, odoriferoque musco aspersam, 
cum benedictione apostolica, ut vetus est 
consuetudoj aliìsque sacris adhibitiscae- 
rimonis consecratam. Laonde tali Papi 
fecero chiara menzione della benedizione, 
eome tuttora si eseguisce, parlandone co- 
me d'una consuetudine antica, e però non 
sembra improbabile il dire, che la benedi- 
zione fu introdotta nell'accennato tempo 
e avanti di Giulio II deli5o3 e del suc- 
cessore Leone X, che s'indussero a farla, 
per rendere sempre più augusta e di vota 
la sagra funzione; tutto venendo santifi- 
cato col salutare segno della Croce, col- 
ia Preghiera, e colla Benedizione, 11 Ca- 
talano è di parere che il balsamo e il mu* 
Schio furono coevi all'istituzione della rosa 
d'oro^ ma essere più recente la benedizio- 



KOS 

ne, che di essasi fa colle pi*eciy coll'us()er- 
sione deìVacqua santa e coli 'incenso, ri- 
ferendo tutta la benedizione al tempo 
suÌQdìcato.Ne'dÌTersi luoghi citati del mio 
Dizionario descrissi l'antica funzionei co- 
me l'attuale, nondimeno per l'importan- 
za dell'argomento aggiungerò qualche al- 
tra erudizione, ed incominciando dai ri- 
lì antichi, dirò col p. Besozzi. ì^t\ Palliar' 
chic Lateranense (^.), apparato il Papa 
e ornato colla mitra preziosa, in Camera 
(^.) dal camerario o Camerlengo (F',) 
gli veniva presentata la rosa d'oro, genu- 
flesso e baciandogli la mano, e dal sagri* 
sta il musco e il balsamo; quindi unodei. 
cubiculari teneva la rosa finché il Papa 
"VI avesse infuso l'uno elaltro, e dipoi la 
ripigliava e tenendola colla mano man- 
ca per poter colla destra benedille il po- 
polo, a cavallo si recava nella chiesa di 
8. Croce in Gerusalemme (qual figura del- 
la celeste Gerusalemme, disse Innocenzo 
III), e vi cantava messa. All'introito, al 
Confiteor^ all'incensazione, il Papa dava 
la rosa d'oro al cardinal diacono, indi la 
ripigliava e la riteneva finche non avesse 
compiuto il sermone (sul pulpito, dico- 
no Piazza nel Menologio^e Sedevano nelle 
Memorie) o discorso sui pregi misteriosi 
e morali del colore e odore della rosa; di- 
poi passava a dire qualche cosa sul van- 
gelo corrente (circa il sermone, questo ri- 
cordarono Benedetto canonico nell'Ordi- 
ne Romano XI, scritto prima del 1 143; 
e quelli del cardinal Giacomo Gaetaui ni- 
pote di Bonifacio Vili , e del nominato 
Pietro Amelio, il quale avverte che era 
divenuto arbitrario, e andò poi adatto in 
disuso. Pio II del i4S8 eloquentissimo, 
sermoneggiò sopra la rosa, secondo l'an- 
tico costume; ma il libro Rituus non fa 
parola del sermone). Se il Papa sempli- 
cemente assisteva alla messa, non predi- 
cava, ma teneva sempre la rosa, fuorché 
quando era genuflesso in mezzo all'altare, 
quando si faceva l'elevazione, e mentitesi 
diceva Laetatussum, Nel ritornare al pa- 
lazzo Lateranense, il Papa cavalcando te- 



KOS 119 

ueva la rosa in mano, e nel discendere 
la donava al Prefetto di Roma. Quando 
poi il Papa non interveniva , il chierico 
più giovane la portava sull'altare, e fi- 
nita la messala riportava al Papa. Pen- 
sa il p. Besozzi, che la funzione regolar- 
mente si fece in detta suachiesa, quando 
i Papi risiedevano in Roma, ma dopoché 
essi andarono in Avignone, istituite ivi le 
Cappelle pontificie [F,) ossia la celebra- 
zione di moltissime sagre funzioni nella 
cappella del palazzo apostolico, essendo- 
si interrotta la costumanza di recarsi al- 
le chiese di Roma e alle stazioni, nel ri- 
tornare in Roma continuarono l'uso in- 
trodotto in Avignone, e conseguentemen- 
te lasciarono di portarsi in s. Croce in 
Gerusalemme per la funzione della rosa 
d'oro (tranne Sisto V che ne avea rista- 
bilito l'uso), che si fece nella cappella pa- 
latina, e la benedizione nella camera dei 
paramenti come in Avignone. Nella cap- 
pella pontificia anticamente, oltre il pa- 
fiotto ed i paramenti rosacei^ in questo 
giorao di tal colore erano la coltre del 
trono, i baldacchini e i pendoni, ovvero di 
colore rosiuo, non che la sedia, il faldi- 
storio ed i cuscini. Inoltre rimarcai al- 
trove e meglio dirò poi, che talvolta in- 
contrandosi la IV domenica di quaresi- 
ma colla festa della ss. Annunziataci Pa- 
pi nel recarsi a celebrarla nella Chiesa' 
{li s. Maria sopra Minerva, nella sagre- 
stia o camera de' paramenti bcnedirono 
la rosa d'oro, e poi la portarono in chiesa 
e fecero collocare sull' altare maggiore. 
Anzi noterò ancora, che Nicolò V essen- 
dosi coronato a' 1 9 marzo 1 447i ^^ cui ri- 
correva la IV domenica di quaresima , 
dopo la funzione da s. Pietrosi portò con 
sontuosa pompa pel solenne possesso , a 
cavallo e tenendo la rosa d'oro in mano, 
alla basilica Lateranense, preceduto dal- 
la ss. Eucaristia ( F,y Rosam auream in 
manu habetPontifix sinistra, dextera pò- 
puh se hencdicere innuit» Parlando Be- 
nedetto XIV nell'enoomiata sua Lettera 
della benedizione ^ come viene prescrit- 



I20 ROS 

ta dal libro Rltuum , narra che dopo la 
beoedizìotie Dell' andare che fa il Papa 
dalla camera de' paramenti alla cappella 
(l'anticamera de'paramenti, almeno neU 
le principali funzioni, era quella dove ora 
assumono i Papi gli abiti sagri quando 
recansi a pontificare nella basilica Yati« 
cana, e meglio descrissi a Palazzo Vati- 
CANo; perciò per andare nella cappella Si- 
stina e in Sedia ge^Wor/^i, doveano tra- 
passare le sale ducale e regia, ov' era il 
popolo), porla nella mano sinistra la ro- 
sa, benedicendo il popolo colla destra, ed 
avverte del divario avvenuto in lui. Dice 
pertanto, di essere andato dalla camera 
alla cappella, per assistere alla gran mes- 
sa (cantata da un cardinale prete),e di a* 
ver fatto collocare la rosa sopra l'aitare 
(si pone al modo detto nel voi. Vili, p. 
276); ma nell'andare alla cappella non 
l'avea portata nella mano sinistra, bene- 
dicendo colla destra, avendola fatta por- 
tare innanzi a lui (jujcta solii um)òa un 
Chierico di camera j imperocché, aggiun- 
ge, essendosi da qualche tempo in qua in- 
trodotto l'uso di collocare la rosa d' oro 
benedetta sopra un nobile e grande pie- 
distallo, non v'è uomo per robusto che 
sia, che la possa portare nella mano si- 
nistra, e benedire colla destra, richieden- 
dosi l'aiuto d'ambedue le mani per po- 
terla portare. Tuttavolta tre contrari e- 
sempi riprodussi nel pih volte citato voi. 
Vili, p. 276, ove descrissi questa funzio- 
ne e cappella. Il i.° lo die il suo imme- 
diato successore Clemente X ni neh 759, 
nella festa della ssi Annunziata, in cui ri- 
correndo la IV domenica di quaresima, 
nella sagrestia di s. Maria sopra Minerva 
benedi la rosa d'oro, quindi l'ultimo chie- 
rico di camera in cotta e rocchetto , in- 
nanzi la croce papale portò la rosa d'oro 
sino all'altare del ss. Sagramento, espo- 
sto nella i.^ cappella della chiesa dopo u- 
sciti dalla sagrestia. II Papa dopo avere 
adorato il Venerabile ascese sulla sedia 
gestatoria, prese in mano la rosa d'oro 
dal cardinal i ^ diacono, cui l'avea data ri 



ROS 

chierico di camera, e si condusse all' al- 
tare maggiore , ove fu collocata e restò 
per tutto il temp9 d^lla messa; indi la ro- 
sa fu data al chierico di camera , che la 
consegnò al cardinal i .° diacono, dal qua- 
le il Papa la riprese e portò nel ritorna- 
re in sagrestia . Tanto ricavai nel n.°65 1 o 
del Diario di Roma di detto anno. No- 
terò , che quando il Papa porta la rosa 
d'oro, il chierico di camera destinato al- 
la medesima, precede la croce pontificia, 
come avesse portato la rosa benedetta. 
Nel 1 770 essendosi incontrata la detta fe- 
sta nella medesima domenica. Clemente 
XIV come il predecessore insolennissima 
cavalcata andò nella stessa chiesa, e be- 
nedetta la rosa d' oro, la portò in mano 
tanto nell'andata che nel ritorno dal prin^ 
cipale altare, egualmente in sedia gesta-* 
toria, come si può riscontrare nel n.^8 1 48 
del Diario di /fornai 770. Il Papa Leo- 
ne XII, per essersi nel 1827 rinnovalo il 
caso che detta festa cadesse nella dome- 
nica LaetarCy benedì la rosa d'oro nella 
sagrestia della Minerva, ed in sedia ge- 
statoria pareva che colla mano sinistra 
reggesse la rosa d'oro, e colla destra an- 
dava benedicendo il popolo, deponendo- 
la arrivato che fu all'altare maggiore, sul 
quale la collocò il vescovo sagrista (in sua 
mancanza supplisce un maestro di cere- 
monie, i quali poi dopo la messa laricon* 
segnano al chierico di camera), restando- 
vi per tutto il tempo del s. Sagri Ozia 
Terminato che fu, il Papa riprese la rosa 
d'oro colla mano sinistra, continuò col- 
l'altra a benedire il popolo, finché la de- 
pose giunto innanzi la porta della sagre* 
stia. In questa circostanza, e forse altret« 
tanto si sarà fatto nelle altre volte, si le- 
vò dal vaso il ramo della rosa d'oro, ed 
il foro del gambo s'infilò nel perno stabi- 
lito sul bracciuolo sinistro della sedia ge- 
statoria, laonde tenendovi Leone XII la 
mano sembrava che la reggesse. Tanto 
vidi coi miei occhi, essendo alla funzione 
col cardinal Cappellari. Divenuto que>ti 
Gregorio XVI, a'2 5 marzo 18 38 praticò 



KOS 

il simile nella cappella della ss. Aonun- 
»ata in detta diìesa, in cui per essere do- 
menica Lattare benedi la rosa d'oro, ed 
iofàcevn parte della fuuzione.Inoltre nella 
oieoiorala mia descrizione di questa fun- 
zione osservai, che Clemente XII per im- 
potenza benedì privatamente la rosa d'oro 
nelle. sue stanze, in tutti gii anni del suo 
pontificato, in cui 9 volte occorse la I V 
domenica di quai esima. Dissi pure, che 
per infermità Pio VI labenedì nella cap- 
pella segreta, e quando andò a Vienna, 
non potendo aver luogo la benedizione 
della rosa d'oro, tuttavia fu esposta l'an- 
tica nella cappella che celebrò il sacro col- 
legio. Del resto, il Papa fò ora la fun- 
zione della benedizione nella camera dei 
paramenti del palazzo apostolico, o nella 
sagrestia della Minerva se ricorre la sud- 
detta festa, nella messa della quale in vi- 
gore del decreto dìBenedetto XIV si canta 
quella della Mudoiuìa,colla commemora- 
zione e il vangelo infine della domenica 
Laetarej il prefuzio pure è della Madon- 
na. Vestito il Papa de' sagri paramenti, 
un vescovo assistente al soglio gli presen- 
ta e sorregge il libro colla formola della 
benedizione, mentre altro sostiene la can- 
dela accesa. In cappa 4 votanti di segna- ' 
tura sono destinati all'incensiere e navi, 
cella , al secchietto dell' acqua santa , al 
tondino col vaso del balsamo, ed a quel- 
lo col vaso del m uschio, ambedue cui cuo- 
chiarini. Allora il chierico di camera in 
ginocchio sostiene la rosa d'oro, eh' era 
stata collocata tra due candellieri con can- 
dele accese sopra una mensa. Dopo che 
il Papa ha recitata la detta formola, il 
cardinal i.° prete o chi ne fa le veci, gli 
presenta l' incenso che il Papa benedice 
(mg.^Dini opina che debba benedirsi do- 
po il muschio), indi gli somministra il cuo- 
chiarino cum osculo, mentre il votante 
genuflesso tiene il balsamo; quindi viene 
l'altro col muschio, ed il cardinal ripete 
il fatto pel balsamo. Dopo che il Papa 
Ila messo nella rosa principale il balsamo 
e U muscfaiOi la benedice coll'acqua san-* 



ROS 121 

ta, ricevendo l'asp/ersorio dal cardinale, 
e tenendo il secchietto il volante; poscia 
quello dell'incensiere lo presenta al car- 
diuale, che consegnatolo al Papa, questi 
incensa la rosa triplici ductu. Tutta la 
funzione segue avanti la croce pontificia 
sostenuta da un uditore di rota. In cap- 
pella il chierico di camera siede alla si- 
nistra dell'uditore di rota ministro della 
mitra. Dice il fialdassarri nel cap. a, es* 
sei*e proprio solamente del romano Pon- 
tefice il benedire la rosa d'oro, come gli 
Agnus Deij che non si sono mai ingeriti 
i vescovi in questa benedizione; che s'e- 
glino volessero praticarla si potrebbe loro 
vietare dal Papa ; che questi ad essi non 
l'ha proibito, perchè niun prelato ardj a* 
doperarvisi; dimostra in fine,che né posso- 
no, ne debbono consagrare (dovea dire 
ungere, pel balsamo che vi pone e benedi- 
ce) la rosa d'oro.Giò non pertanto,trovo in 
Bovio: Lapida trionfante nella fondazio" 
nedis. Lorenzo in Z?a'7ia^o,p.294,che Ur- 
bano VI II spedì a Parigi nel 162 5 per suo 
legatoci latere il nipote cardinalFrancesco 
Barberini y dove benedì la rosa d'oro e la 
presentò a nome dello zio alla regina d'In • 
ghiltcrraEnrichetta, che poi comunicò col 
re di Francia Luigi XI 1 1 suo fratello nel di 
dell'Assunta, tornando in Roma nel 1 62 S 
stesso; ma Cartari a p. 14^ riporta diverse 
testimonianze, anche del contemporaneo 
Ricci,dalle quali è chiaro,che Urbano V li [ 
nella domenica Laetàre dell'anno santo 
1 625, bened\ in Roma la rosa d'oro, e dal 
cardinalelafecepresentarealla regina con 
un breve apostolico, in cui chiamò la rosa; 
^Sacrum munus pontificiaecharitatis". 
Donativi delle Rose d*oro, poi benedette, 
fatti dai Papi. Notizie stdleloro diverse 
forme e valore j e delle indulgenze con- 
cesse nelle loro esposizioni, nel di del* 
V inaugurazione. Legati a latere, nunzi 
apostolici, ablegati apostolici e altri, dc' 
putati a presentarle nel pontificio no* 
me, con diversi ceremoniali. 
Le rose d'oro furono dai Papi regala» 
te a illustri principi e benemeriti perso- 



122 ROS 

naggi cattolici^ presentì ove dinnoraTa- 
1)0 i Papi, od a loro furono trasmesse se 
assenti, come pure a chiese e santuari in- 
signi , a repubbliche e città rispettabili, 
li gesuita p. Raynaud nel citato suo trat- 
tato, De Rosa mediatiat^ece l'elenco del- 
le chiese alle quali fu trasniesso da'Papi 
il dono della rosa d' oro. Carlo Cartari 
avv.° concistoriale e prefetto dell'archi- 
\io di Castel s. Angelo pubblicò in Roma 
nel 1 68 1 : La Rosa d'oro pontificia^ rac- 
conto istorico consagrato a Papa Inno* 
cerno XI. In essa investigò l'origine del- 
la funzione, ina con que'monumenti sco- 
perti al suo tempo: ciò che vi è di par- 
ticolare in tale faticata opera, è un cata- 
logo copioso de'sovraui, imperatori e im • 
|)eratrici, re e regine, principi e princi- 
pessCi^chiese e santuari, repubbliche e cit- 
tà, alle quali fu dato o trasmesso il no- 
bilissimo e decoroso regalo della rosa 
d*oro,ed un elenco di autori che scrissero 
sulla rosa d' oro stessa. L'encomiato ab. 
Cenni benefiziato Vaticano, loda l'eru- 
dito Cartari per la beli' opei« sulla rosa 
d'oro, forma, rito di benedirla e signifi- 
cato ; come del modo di donarla a'prin- 
cipi, a' personaggi, alle chiese; ma non 
conviene sulla troppo remota origine che 
le diede per accrescerne il pregio, e sul 
rito di benedirla; che se avesse consulta- 
to gli Ordini Romani di cui era custode, 
non avrebbe dato fondamento alla sua 
opinione^ che appoggiò sull' Ordine di 
Cencio Camerario, che suppose e confuse 
col Gelastano o di s. Gelasio I Papa del 
492; riflettendo Cenni, che l'Ordine Ge- 
lusiano puro non sì trova. Il p. Antonio 
Baldassarri gesuita die alla luce in Ve- 
nezia nel 1709: La Rosa d^ oro che si 
benedice nella IP^ domenica di quaresi- 
ma dal sommo Pontefice. Non solo egli 
eruditamente espose l'antichità, il rito e 
suoi significati della rosa d' oro, ma fece 
il novero di molti donativi delle medesi- 
me. Profittando di tali benemeriti scrit- 
tori, brevemente vado a riportare i do- 
nativi da loro registrati , gli aumenterò 



ROS 

con quelli che potei tix)vare, e li conti- 
nuerò sino a oggi. Quanto al modo di do- 
narla al Prefetto di Roma , lo raccontai 
in quell'articolo, e indicai di sopra. Nar- 
ra Cartari, citando Lonigo, ilceremonia- 
le antico del donativo pei presenti in Cu» 
ria, n Ha la Rosa d'oro questo nobilissi- 
mo privilegio, che quel principe, a chi il 
Papa la dona, s'è presente in Curia, vie- 
ne accompagnato, ricevuta che l'ha, dal 
collegio de'cardinali dal palazzo del Pa- 
pa sino alla casa, dove egli habita; il che 
non si fa con quello, a chi donala spada 
il dì del Natale del Signore (ossia lo Stoc* 
co e Berrettone benedetti, F,), Era dun- 
que la i*osa d'oro un dono, che faceva il 
Papa ogni anno al pi*efetto di Roma : né 
si trova innanzi che passasse la s. Sede 
in Francia, che fusse mai data questa ro- 
sa ad altri , che a lui : et in die corona' 
tionis suae all'Imperatore (come descri- 
ve il Ceremoniale Romàno, lib. i / Pro* 
cessio Pontificis et Caesaris per Urbem, 
i quali con solenne cavalcata si recavano 
ad aedem s, Mariae in Gosmedin; et ibi 
Pontifex, si Rosam habet, illam eques 
Imperatoris equestri dono dat; et ad de* 
xteram conversus ^er Transtyberim cum 
suisomnibusadPalatium revertitur. Cae^ 
sar autem via, quasibimelius placet, Ro' 
sani manu gestanSj a Ponte s. Angelo, 
Vedi, redity ubi viros complures, et de se 
optime meritos equestri dignitate insigne' 
re solet, A seconda di quanto narrai al 
citato articolo, a Imperatore, a Cavalie- 
ri, la creazione di questi era di più che 
100, ma l'imperatore ciò eseguiva dopo 
cheavea lasciato il Papa). Dal che si ve* 
de quanto fosse grande allora il prefet- 
to di Roma, perché l'imperatore non ri- 
putava disdicevole all'imperiai sua mae- 
stà ricevere il dono di quella rosa, che il 
Papa ogu'anno dava al prefetto. Mentre 
fu la Sede apostolica in Avignone, perchè 
là non si ritrovava il prefetto, che era ri- 
masto in Roma, costumarono i Pontefici 
di dar la rosa al più degno principe, che 
nella domenica Laccare si ritrovava pre- 



ROS 

sente iu Curia; e continuarono a far lo 
slesso anco dopo che fu restiUiita a Ro- 
ma; perchè i piefetli poco amici allora 
clc'sommt Pontefici, rare volte compari- 
vano alle pubbliche funzioni. Giulio Illa 
diede una volta oll'ambascialore di Fer- 
rara, acci pienti nomine ducis, e disse che 
gliela dava, ob merita Domini suij quae 
alias non erat solita dannisi Regibus, ac 
magnt's Principibus, Ai tempi nostri (Lo- 
nigo mori nella prima metà del secolo 
XVII), non si manda se non a Regine e 
a signori grandi ; all' Imperatore, a' Re, 
el ai principi si manda la spada , come 
dono pih proportionato : è vero però, che 
se l'imperatore, o qualche gran principe 
si ritrova in Roma la domenica della Ro- 
sa, questa se gli suol donare *\ Leggo nel 
oeremouiale del Patrizi suddetto, Debe» 
nedictione Rosae, e nel Cartari: Consite- 
venint romani Ponti fices in dominica IV 
quadragesima in qua cantatur in eccle* 
j^ùi^Laetare Hierusalem, /^ofa/zi auream 
benedicerCy et Ulani ^ post missarum fo- 
lanniaàlicui magno principi, si praesens 
est in Curia, dare» Si minus esset in Cu' 
ria princeps tanto munere dignus , mit» 
titur extra ad aliquem Regeui, vel prin* 
cipem, ut placuerit Sanctissimo Domi» 
no IVostro^cum Consilio sacricollegii.Nain 
consuevitsummus Pont ifex, ante, velpost 
missam, convocare Cardinales ad circu' 
lutti in camera sua^ vel ubi sibi placet, et 
cumeis deliberarcjcuidanda, vel mitten* 
da silRosa, Paride de Grassis, che ne scris» 
se il ceremoniale, dice : finita missa, il Pa- 
pa, convocatis ad se in solio sedentem car» 
dinalibus^ consultat,et concludit super il- 
liut donatione, ut fiat. Quando il nomi- 
nato pei*sonaggio si trovava in Roróa,il 
Papa stesso gliela consegna va, stando gè* 
nullesso chi la riceveva, con questa f or- 
mola. » Accipe Rosam de manibus no- 
strìs, qui licei immeriti locum Deiinter- 
ris tenemus ; per quam designatur gau- 
dium utriusqueHierusalem, triumphan- 
tisscilicet, et militantisecclcsiae,perquam 
omnibus Cluùsli fidelibus manifeslatur 



ROS 123 

Flos ipse speciosissimu8,quiesl gaudium 
et corona Sanctorum omnium. Suscipe 
liane tu dilectissime filii, qui secundura 
saeculum nobis, potens, et multa virtù- 
te praeditus es, ut amplius omni virtule 
in Christo Domino nobiliteris, tamquam 
Rosa piantata super rivos aquarum mul- 
tarum , quam gratiam ex sua uberantì 
clemenlia tibi.concederedignelur, qui est 
trinus,et unus in saeculasaeculumm (ri- 
spondeva chi la riceveva ), Amen. Iu no* 
mine Patris-^,et Filii-^, et Spiritu San- 
cii-^. Amen (questa formola la darò vol- 
tata in italiano, parlando della rosa d'o- 
ro donata da Gregorio Xlllalladuches* 
sa di Parma e Piacenza, per un commis- 
sario apostolico, onde vi è una piccola va- 
riante perciò indicare), facendo il segno 
della benedizione. Hocalìquando in Ca" 
pelili f aduni fuitjinita missa^ antequatn 
Papa descenderet de sede suaj sed con" 
venicntisest, ut Papa revertatur ad Ca» 
mera cum Rosa jet ita apud majores fa» 
ctiiatum reperio. lUe, cui Rosa data est, 
postquam mdnum, et pedem Pontificis 
oscula tus est, ei prò tempore gratias a- 
git. Ciò. seguito, partiva dal palazzo apo- 
stolico il personaggio che avea ricevuto 
il dono, accompagnato da nobile caval- 
cata e dal s. collegio de'cardinaii, in mez- 
zo ai due cardinali diaconi piti autichi , 
portando in mano la rosa d*oro e veniva 
accompagnato alla sua abitazione, circa 
ìllumsunt pedites Cursores romanaecu» 
riae, cum suis baculis^ qui solent illa die 
strenas ab co, qui Rosam habuit, acci» 
pere. Altro ceremonialecon piti dettaglio 
descritto da de Grassis, lo riporta Carla- 
ri a p. 43 e seg., insieme a quanto si pra- 
ticò, quando i Papi donando la rosa d'o- 
ro ai principi non presenti in Roma , la 
consegnavano ai loro oratori o agenti, 
dopo avere egualmente consultato il s. 
collcgio,seconveniva donarsi, ovvero tal- 
volta solamente partecipato ai cardinali 
la presa risoluzione. Allora il Papa, ciiia- 
ruato a se l'oratore o ambasciatore di Re- 
sidenza (J^) del principe o monaixa cui 



124 ROS 

iiigaluva là rosa d'oro, gli diceva sempli- 
cernente: Hanc Rosam portahis Chaiis' 
s'uno in Christo filio nostro Regi, vel Di» 
lecio (sulla diversità de' due titoli, e eoo 
chi i Papi gli usano, ne parlai a Carissimo 
ed a DìLZTTo) filio nobili s^iro Ducìj qnani 
Noscum consilio^etassensii venerabiìiuni 
frairuni nostrorum S, R, E. Cardinaliuni 
sibi nipote de hac s. Sède, et Nobis be- 
nemerito^ libenter^ et gratiose, oc sponte 
donanius. Dopo di che l'ambasciatore fa- 
ceva if ringraziamento al Papa, e gli ba* 
eia va il piede. Alcuna voltai! Papa con- 
segnò la rosa d'oro agli ambasciatori in 
Cappella segreta ponti ficia[P',),a\\a pre- 
senza del cardinal Protettore {F',)óe\ re- 
gno di quellocui inviava il donali vo^ di 3 o 
4cai'dinali nazionali o bene affetti del so* 
vrano cui era destinatala rosa. Indi* Car- 
tari a p. 46 e seg. riporta i ceremoniali 
del medesimo de Grassis, riguardanti il 
trattamento e ricevi mento del legato,nun- 
zio^ableguto o commissario pontificiode- 
stinatoa portare e consegnare ai principi 
assenti da Roma la rosa d' oro; le cere- 
raonie delia consegna e relativa formola : 
riporta ancora quanto si praticò per la 
consegna della rosa, ne'casi in cui il Pa- 
pa trovavasi assente da Roma, ovvero in- 
fermo o impotente di recai*si in cappellfi, 
ed eziandio delle rosed*oro donate in se- 
de vacante. Costretto a brevità, ommetto 
tali erudizioni, anche per supplirvi con 
quelle narrazioni de' diversi ceremoniali 
die descriverò nel riportare qui appresso 
il novero delle persone, sovrani , repub- 
bliche e chiese che furono distinti con 
questo pontificio donativo. 

La più antica memoria che abbiamo del 
donativo della rosa d'oro, all'infuori dei 
prefetti di Roma, per comune consenso di 
quelli che scrissero sulla medesima, è di 
Urbano //nel 1 096, il quale dopo la cele- 
brazione del concilio di Tours,o ve confer- 
mò quello di Clermont, in cui si deliberò 
lai.* Crociata (^.) per la liberazione dei 
luoghi santi di Palestina, regalò a Fui - 
oone conte sovranod'^/igfer^ capitale del- 



ROS 

1' Àngiò, la rosa d*oro che avea portata 
in mano nella solenne processione fatta 
nella IV domenica di quaresitna, dalla 
chiesa di s. Maurizio a quella di s. Mar- 
tino. Il Papa era stato ad Àngers accolto 
con grandi onori, avea eccitato il popolo 
a prendere la croce e partire coi Croce* 
signati{F.) per la sagra guerra di Pa- 
lestina (^.), e vi avea consagrata la chie- 
sa di s. Nicola. Grato il conte Fulcone 
del donativo, stabilì che ogni anno, egli 
ed i suoi successori l' avrebbero portato 
nella domenica delle Palme. Il 3.^ dono 
lo leggo in Novaes nella Storia di Eage* 
nio llfj non conosciuto da Cartari, che 
da Langres a' 27 aprile i i4B serisse ad 
Alfonso VII re di Casliglia quella lettera 
di cui già feci cenno, per accompagnare 
il regalo della rosa d' oro , che gli fece 
presentare dal vescovo di Sego vìa. ^/ef- 
sandro III nei 1 163 portatosi a Parigi^ 
ed avendo nella domenica Laetare be- 
nedetto la rosa d'oro, coHa lettera ricor- 
data di sopra, la mandò in dono a Luigi 
VII re di Francia {^<)f onde quel prin- 
cipe secondo alcuni fu chiamato Fioro , 
poiché la rosa d'oro si disse anche Florum 
aureum^ o perché la regalata fu ia for- 
ma di fiamme o iridi. Neil 1 77 Alessan- 
dro III recatosi a Fenezia {F,) per la fa- 
mosa pace con Federico I imperatore, ce- 
lebrò solenne messa in s. Marco nella IV 
domenica di quaresima all' altare mag- 
giore, ov'erasi processionalmente portato 
colla rosa d'oro : dopo il vangelo predi- 
cò, e finita la messa regalò la rosa al be- 
nemerito doge Sebastiano Ziani (e alla re- 
pubblica, dice Benedetto XIV), autoriz- 
zandolo a farla portare innanzi di se nei 
giorni solenni, come rileva Novaes. Ap- 
prendo da Olimpio Ricci, De* giubilei u- 
niversali p.176, che A.lessandro III tra- 
smise a Guglielmo re di Scozia la rosa d'o- 
ro, il quale gli avea inviati ambasciato- 
ri d' ubbidienza. Negli articoli , che per 
essere strettamente breve, vado citando, 
si potranno conoscere i motivi pe*quali 
i Papi regalarono le rose d'oro, ovvero le 



ROS 

erudiziooi relatWe. Onorio HI donò la 
rota d'oro nel i !2ao, oltre molte iosigui 
reliquie^al cardinal Nicolò Chiaramoniej 
indi al diredi Ricci la regalò ad Alfonto 
IX re di Leone : questo nome lo pongo 
io per concordare con Cartari , il quale 
però erra nel designare Alfonso X che in- 
cominciò a regnare nel 1 252, mentre egli 
assegna l'epoca del 1 2 1 5, quando Onorio 
III fu eletto nel 12 16. Gregorio IX dei 
1237 y la regalò al iraloroso Raimondo 
Orsini , per avere operato meravigliose 
prodezze nella crociata di Palestina, //i- 
nocenzo IF nel dicembre 1 244 passato 
in Lione (F.), regalò poi la rosa d'oro al- 
la chiesa de'canonici di s. Giusto, che in 
un breve chiamò JVosira^ per aver abi- 
tato per circa 7 anni nel contiguo monaste- 
ro. Essendosi portato in detta città Rai- 
mondo VII contesovranodi Provenza ad 
ossequiare il Papa, questi l'onorò del me- 
desimodonativo,che Cartari non registrò. 
Inoltre Innocenzo IV regalò la rosa d'o- 
ro a Reginaldo Mohun con te d'Este. be- 
nedir/lo XI nel 1 3o4, mentre abitava coi 
suoi correligiosi predicatori nel conven- 
to di s. Domenico di Perugia (^.), i*e- 
galò alla chiesa omonima, e poi s. Stefano, 
la rosa d'oro, cioè un ramo di rose d'o* 
ro^ qiuil suole donare il Papa^ ed eradei 
valore di oltre 70 fiorini d'oro (ogriuno 
equivalente a 12 paoli). Clemente PlneX 
1348 in Avignone a' 27 marzo die la ro- 
m' d'oro a Luigi I ve d'Ungheria. Inno* 
cènzo VI neli35o in Avignone donò la 
rosa d'oro in presenza de'cardinali, a Ni- 
colò Acciajoli gran siniscalco e amba- 
sciatore del re di Sicilia ; fin qui posso 
concederlo a Cartari, non però che fece 
senatore di Roma e creò cardinale il fra- 
tello Angelo; poiché un Nicola Acciajoli 
con quelle cariche che riporta Cartari, fu 
fiitto senatore neh 43 1, e Angelo 4o creò 
cardinale Urbano VI neli38i. Urbano 
Fin Avignone regalò la rosa d'oro a Wal- 
demaro IV re di Danimarca. Portatosi 
in Roma Urbano V , nel 1 368 donò la 
rosa d'oro a Giovanna I regina di Napoli 



ROS 125 

nella basilica Vaticana (altri dicono nel- 
la Lateranense), con gran pompa,a pre* 
ferenza di Pietro Ire di Cipro, di'era pu- 
re in Roma, per cui altamente ne mor- 
morarono i caixlinali, sebbene a veano ca- 
valcato per la città colla regina dopo ri* 
cevuta la rosa. Siccome Urbano V la 
donò pure alla basilica di s. Pietro (ru- 
bata poi nel sacco di Roma del 1527 , 
come leggo in Torrigio, Grolle Valica» 
ne, p. 472)) sembra probabile nel 1 36g, 
perchè nel settembre riparti per Avigno- 
ne. Ivi essendosi stabilito l'antipapa Cle- 
wenle FU, anch' egli volle ritenere il 
rito della rosa d'oro, riportando Cen- 
ni e Cartari che nel 1 39 1 gli fu pagato 
il censo per l'anno decorso e pel corren- 
te, di due oncie d'oro dal feudatario del- 
la chiesa romana Giovanni duca di Bour- 
ges, ch'ebbe il dono della rosa d'ora e per 
Avignone pubblicamente la portò. In Ro- 
ma Urbano Vlneì 1 389 regalò in s.Pietro 
la rosa d'oro a Raimondo o Raimondello 
del Balzo Orsini conte di Nola, e lo creò 
Gonfaloniere di s. Chiesa, per averlo li- 
berato in Nocera de Pagani {V^ ov'era 
stato assediato, e condotto con galere a 
Genova. Di Bonifacio IX raccontai nel 
voi. XXIV, p. 91, che donò in Roma ai 
3 marzo 1 39 1 domenica Laelare la rosa 
d'oit), ad Alberto d'Este signore di Fer- 
rara, ciò che ignorò Cartari. Inoltre Bo- 
nifacio IX nel 1393 in Perugia (^.)diè 
la rosa d'oro ad Astorre (forse de' Man- 
fredi, dice Cartari) da Bagnaca vallo; indi 
nel I 398 la donò a Ugolino Trinci signo- 
re di Foligno {F^, insieme alla città di 
Nocera. Bonifacio IX onorò pure di simi- 
le dono Benuttino Cima di Cingoli, come 
notai nel voi. Xlll,p. 1 77, e lo fece sena- 
tore di Roma, essendo pure assai amato 
da Andrea Tomacelli nipote del Papa. 
Cartari non conobbe quanto riportai nel 
voi. Ili, p. a 24, che l'antipapa ^e/ied^/- 
to XIII in Avignone regalò la rosa d'oro 
a Martino re d' Aragona nella IV dome- 
nica di quaresima, e con essa lo fece ca- 
valcare per la città. Alessandro F a' 6 



126 KOS 

gennaio 1 4 1 o(che Benedetto XIV chiama 
concittadino e bolognese, per averlo di- 
chiarato Io stesso Alessandro V morendo, 
mentre comunemente gl'istoricilodicono 
di Candia) giunse in Bologna, cavalcando 
una chinea condotta per le redini da Ni- 
colò lo Zoppo marchese d'£ste e signore 
di Ferrara, al quale a'2 marzo in s. Pe- 
tronio, dopo aver celebrato la messa pon- 
tificale, gii donò la rosa d'oro (benedetta 
come scrivono alcuni), come rimarcai nel 
voi. XXIV, p. 93. Giovanni XXI [I in 
Roma donò nel i4i i la rosa d'oro a Car- 
lo VI l'Amato redi Francia; indi neli4i3 
(meglio nel x^x^^ come ó\ss\ nel voi. 
XXXI V, p. 81, con l'autorità dello sto- 
rico d'/mo /ri Alberghetti), benedì(come 
dicono Cartari, e Alberghetti che chiama 
solenne la benedizione; ma in questo er- 
rore caddero molti gravi scrittori, co' riti 
moderni avendo creduto simili gli anti- 
chi; seguendo i quati prima d'aver stu- 
dia to criticamente l'anticipata orìgine del- 
la benedizione, ancor io dissi diverse vol- 
te benedette le rose, prima del tempo in 
cui lo furono effettivamente) la rosa d'oro 
a'27 marzo in s. Petronio di Bologna, e la 
niandò a Lodovico Alidosio signore d'I- 
mola. Aggiungerò un altro donativo di 
rosa d'oro di Giovanni XXIII non ripor- 
tato da Cartari, che trovai xxéV Antolbgia 
Romana^ t. 2, p. 269, e fatto nel i/{.iS 
incostanza all' imperatore Sigismondo, 
essendo formata a guisa di mazzo di fio- 
ri, o arboscello alto, che poggiava sopra 
un piede. Martino Fy eletto in detta cit- 
tà,ricevèambasciatori dalla repubblica di 
Firenze y che lo supplicarono a onorare 
la loro città per qualche tempo, rinno- 
vando r ambasceria quando il Papa era 
passalo a Milano, e poi giunse a Firenze 
nel 14^9: dopo aver detta la messa a'26 
marzo domenica Laelare (altri scrivono 
2 aprile,altrii2) ins. Maria Novella, do- 
nò alla signoria di Firenze la rosa d'oro 
benedetta solennemente, la quale perchè 
il gonfaloniere era infermo, la ricevè in 
nome della repubblica il preposto Fran- 



ROS 

Cesco Gherardini, onde furono poi deno- 
minati Gherardini della Rosa^ e nella 
branca del Leone loro stemma posero una 
rosa, altri dicono un ramo con due rose. 
Una folla di scrittori tu ttociò descrissero, 
dai quali s'impara che il dono segui nel 
di della L^asqua, che la rosa era compo- 
sta di 9 rose d'oro fino e in cima un zaf- 
firo. Il gesuita Richa^ Notizie delle chie' 
se fiorentine t. 3, p. 35, seri ve che il do- 
no fu fatto il giorno della domenica delle 
Palme. Dice Sci pione Ammirato : » Que- 
sta è un ramo d'oro con molte fronde, e 
con una ro^a nel mezzo pur d'oro, la qua- 
le benedetta dal Papa con alcune orazio- 
ni, unta di balsamo, e di muschio trito 
ripiena, e con l'acqua santa aspersa e in- 
censata, si suole donare, non solo per se- 
gno d'onore, ma per annunzio di celeste 
gaudio e letizia, come suonano le parole 
dette dal Papa quando la consegna o man- 
da. Volle Martino V per maggior testi- 
monio d'onoranza, che la rosa fosse ac- 
compagnata da'prelati, da'cardinali e da 
tutta la sua corte sino al palazzo de' Si- 
gnori. Per questo essendo lutti montali 
a cavallo, venendo dietro agli altri con la 
rosa in mano il preposto fra due cardi- 
nali, il quale con quella solennità andò 
a ri porla nell'udienza de'Signori,ove mes- 
sa poi in un bel taberuacolo, lungamente 
fu conservata. Questa pompa fu reitera- 
ta il seguente giorno, essendo il preposto 
accompagnato da tutti i cavalieri e nobi- 
li della città, il che recò al popolo soddi- 
sfazione e contentamento grandissimo ".* 
Nel 1 4^0 a' 1 7 marzo in Firenze Martino 
V donò altra rosa d'oro a Guido conte di 
Urbino, trattato da'fiorentini magnifica- 
mente in casa di Matteo Scolari. Altra 
ancora ne regalò alla basilica Vaticana, 
come attesta Torrigio a p. 2.58, dicendola 
rubata nel sacco del 1527. 

Eugenio JP^nèì i435, mentre dimo- 
rava in Bologna, mandò la rosa d'oix) in 
dono airimperatoreSigismondo,con quel- 
la lettera che riporta Cartari. Nel i435 
il Papa onorò con questo donativo Ra- 



nos 

nusio III Farnese, avo di Paolo III, co* 
me notai nel voi. XXIll, p. igS, quale 
benenierìto generale della s. Sede^ e ciò 
"venne rappresentato in una pittura dei 
beUÌMimo palazzo di CaprarotaiF.ySog" 
giornando il Papa in Firenze nel 14^7» 
pel vescovo di Piacenza Agnolo mandò la 
rosa d'oro in regalo all'altare maggiore 
della cattedrale di s. Maria del Fiore, ac- 
compagnato da molti arcivescovi, vesco* 
TI, preti, notari e altri; la quale rosa pe- 
sava oncia i4 a denari 9, ascendendo il 
valore a fiorini 95, e il zaffiro 18. Pfel 

i44^^U8^>^^^ ^^ ^° Siena solennemente 
benedì la rosa d'oro nella domenica Lae^ 
tarcy e subito la donò a Domenico Rinal* 
do Orsini conte di Tagliacozzo, signore di 
Piombino e generale de'senesi:inoItre£u« 
genio IV donò la rosa d oro al santuario di 
Sanata Sanctorum di Roma, e lo attesta 
Marangoni txeW* Istoria a p. 149» non a- 
vendola notata Cartari. Nel i444 '^ ^P^* 
dì ad Enrico VI re d'Inghilterra. Nicolò 
F nel Ì44S xny'ìh il suo legalo in Poh* 
nia (^.)» al re Casimiro IV, col donativo 
della rosa d'oro, che appresi da Novaes 
e non rinvenni in Cartari. Indi nel 14^0 
Nicolò V a mezzo d'Antonio Ivani geno- 
vese, mandò la rosa d'oro,con lettera che 
riprodusse Cartari, a Luigi Campo Fre- 
goso doge di Genova ; e nell'istesso anno 
l'inviò al landgravio di Turicigia e conte 
à'Auia^ex stirpe b, Elisaheth^pietate da* 
ro : cioè al i.^ mandò la rosa del i449) 
al a.^ quella di detto anno, come pure e- 
spre88amenterimarcaCenni,e senza essere 
slate benedette, non essendone per anco 
propriamente cominciato il rito, che però 
con lui attribuimmo dopo Nicolò V. Sic- 
come nell'autore di sua vita fu scritto, che 
la rosa d'oro l'avea benedetta nella 3.' do- 
menica del l'^t^e/i/o del 1449 ^c^^A Gau* 
dete^ mosse la seria attenzione del dotto 
e crìtico Cenni a molte riflessioni. Che 
io qualche chiesa insigne onorala dai Pa« 
pi della rosa d'oro^ sìa costume di esporla 
nella IV domenica di quaresima Laetare^ 
e nella 3.' dell' avvento Gaudetc, in cui 



ROS 127 

la Chiesa usa pure il colore rosaceo, la 
dalmatica e la tonicella, in segno di par- 
ticolare allegrezza (ed anticamente altre- 
sì venne celebrata in s. Croce in Gerusa* 
lemme), come riportai nel voi. IX, p. 99 
ed altrove, è fuori di dubbio; ma riflette 
Cenni che la basilica di s. Pietro, da cui 
costumarono prendere esempio le altra 
chiese del mondo, soleva esporre la vo^ix 
d'oro nella sola domenica Laetare, A Cen- 
ni non riuscì sapere perchè il colore ro- 
saceo o di rose secche si adopri anche nel- 
l'Avvento; ed io lo spiegai a Colori eg- 

CLESUSTICf)0 VOl.XV, p. IO, I3,l5.Ag- 

giungerò,che nella memorata lettera pon- 
tificia al doge genovese, non si dice che 
la rosa era stata benedetta nella dome- 
nica, Gau£?e/e, ma: Consueverunt qua* 
dragesimae tempore^ ilio die, quo can* 
tatitr Laetare Jevws^ìem^Rosamaureain 
elargirti.,, e nel dire il Papa che gliela 
inviava, si espresse: cui Rosam praeteri» 
tae quadragesimae mitteremiis. Conclu- 
do,cheerroneamentescrisserautore della 
vita diNicolò V, e resto sorpreso come que- 
sto confi*onto sfuggisse al dilìgente Cenni. 
Nicolò V inoltre la die ad Alfonso re di 
Napoli e di Aragona , e gliela inviò per 
Michele Marliano chierico di camera, e 
lo registrai nel voi. LII, p. a68: Cartari 
dice ignorarne l'epoca ; l'aggiungerò io, 
con breve de'20 aprile i45i,perla vit- 
toria riportata sui turchi. Ne' voi. XVII, 
p. 219, e XXIX, p.i57 raccontai come 
NicolòVnella domenica Laetare del 1 4^2 
corano l'imperaloreFederico II 1 e l'iinpe- 
ratrice£leonora,e nel cfi seguente regalò 
questa della rosa d'oro. Essendo in Roma 
nel 1453 Federico II elettore di Brande- 
burgo, il Papa gli regalò la rosa d'oro, 
che a'tempi del cardinal Commendone 
ancora esisteva: il ceremoniale lo riporta 
Cartari a p. 4^} dicendo che nella venuta 
in Roma fu incontrato da due cardinali 
diaconi, dopo l'ultimo de'quali sedè nella 
cappella pontificia, secondo il consueto 
ceremoniale. Nicolò Vnel i454ipcl ve- 
scovo di Porto referendario, mandò lo 



136 ROS 

stesso donatiTo ad Alfonso V re di Por- 
togallo {F,). Calisto III con diploma ri- 
ferito da Cartari, e di cui diedi superior- 
mente cenno, nel i4^7 a'a4niaggio man- 
dò in dono la rosa d'oro a Carlo VII re 
di Francia, eccitandolo a combattere gli 
immanissimi turchi e difendere la fede. 
Osserva Cartari, che la rosa d'oi*o con- 
tinuava ad essere un sol fiore, ma ornato 
con 1 2 perle. Pio II imitando lo zelo del 
predecessore nel frenare la baldanza dei 
formidabili ottomani, per cui si recò al 
congresso di Mantova (/''.), e passando 
per Siena sua patria, narra Novaes, tanto 
istruito delle cose senesi, che nella dome- 
nica Lactare 1 4% recitò nella cattedrale 
un'eloquentissìma orazione^ benedì col 
solilo rito la rosa d'oro, e la donò al se- 
nato senese presente alla funzione, non 
come avea scritto Rìcci citato, alla cat- 
tedrale stessa. Nel i46o la regalò ancora 
•a Giovanni II re d'Aragona e di Navarra. 
La donò quindi Pio II nel 1462 a Tom- 
maso Paleologo fratello. dell'ultimo im- 
peratore greco, per avergli donata la testa 
di s. Andrea apostolo, che collocò nella 
basilica Vaticana con solennissimaesplen- 
didissima processione che difiusa mente 
desa*issi nel voi. LV, p. 261 e seg. Tut- 
ta volta Amalfi crede possederla, per do- 
no del celebre suo concittadino cardinal 
Pietro di Capua^che quale legato in Co* 
stanlinopoU, quando sotto Innocenzo III 
(F.) fu presa dai latini, l'involò e con di- 
ploma la donò poi ad Amalfi, che nella 
pia a*edenza che sia la vera, la tiene in 
somma venerazione. Parlando delle re- 
liquie di s. Andrea a Patrasso, dichiarai 
con gravi autori, che piuttosto il corpo 
ricevè il cardinale in dono da Baldovino 
I imperatore latino. Cartiari nel dire che 
la rosa fu data al Paleologo, per la testa 
di s. Andrea, cita Gobelino storico con- 
temporaneo di Pio II. Inoltre questo Pa- 
pa mandò la rosa d'oro a Pienza (F.)j 
ov'era nato, e pesava i4 oncie: Cartari 
non la conobbe. Papa Paolo II nei 1470 
donò in Roma la rosa d'oro a Federico 



ROS 

figlio di Ferdinando V re df Spagna (re 
di Castiglia e Leone, e poi di tutte leSpa- 
gne), secondo Cartari; ma sbagliò nella 
persona, poiché Federico era principe di 
Taranto e figlio di Ferdinando Ire di Na- 
poli. Nel voi, XXIV, p. 107 e seg. rac- 
contai come Paolo II in Roma nel i47 1 
in s. Pietro nel giorno di Pasqua solen- 
nemente creò duca Borso d'£ste vicario 
di Ferrara, cui il Paleologo cinse la spa- 
da, e che nel seguente giorno nella me- 
desima basilica gli donò la rosa d'oro be- 
nedetta, tempestata di gemmee gioie, del 
valore di 5oo ducali d'oro. Indi un car- 
dinale prese la rosa, ed il Papa la t*estituì 
al duca sulla porta di s. Pietro al cospetto 
del popolo, e lo fece accompagnare dai 
cardinali in cavalcata 9\ Palazzo aposto» 
lieo di s. Marco, ove lo trattò di lautis* 
Simo convito. Per la splendidissima fun- 
zione, dicesi che in Roma si recarono 
3 5o,ooo forestieri; e Borso vi fece nobilis- 
sima comparsa colla sua magnifica corte 
irestita riccamente, 80 uomini della qua- 
le portava ciascuno 4 grossi cani, secon- 
do il costume di que' tempi. tS»/o IF'in 
vece della rosa benedi un ramo di quer- 
cia di tal metallo, con allusione al suo 
stemma della Rovere, e nel 1 47 1 lo mandò 
alla cattedrale di Savona sua patria; ma 
fu nel 1 472, perchè fu fatto Papa a'9 ago- 
sto del precedente anno : nel medesimo 
errore di data cadde Baldassarri. Donò in- 
oltre la rosa d' 01*0 ( ignorasi se altro ra- 
mo di quercia) ad Ernesto duca di Sas- 
sonia; ed a Federico Feltre che fece du- 
ca ù' Urbino {F,),o\ive Io Stocco e Ber- 
re//o/ze benedetti, altre insegne solite dar- 
si ai benemeriti di s. Chiesa, pel qual do- 
no fece un carme il celebre poeta Por- 
cello Pendoni, come leggo in Marini, De- 
gli aixhiatri t. i, p. 194» d quale alle, 
rose del Cartari altre ne aggiunge colle 
seguenti. Sisto IV donò la rosa d'oro al 
marchese di Mantova Lodovico 1 1 1 Gon» 
zaga^ e gliela spedi pel suo archiatro G. 
Filippo dal Legname professoi*edi Peru- 
:gia. La die pure nel i474 ^ CrisUano I 



ROS 

re di Danimarca, che con magtiifico ac- 
ctunpagoameatost l'eco io Roma per sod« 
disfare ad un suo voto, alloggialo al Va- 
licano dal Papa, il quale ricevette da lui 
la Lavanda delle mani (F'.): ne pubblicò 
le Notizie Cancelliei'i, ma gli fu ignota 
la notizia già pubblicata da Marini. Al- 
tra rota Sisto 1 V la mandò al doge di Ve- 
netia Andrea Vendi'amin^col mezzo del* 
l'ambasciatore Antonio Donato e con bre- 
ve del 33 o a5 mai*zo 1476; altrettanto 
trovai in Novaes. Finalmente Sisto IV nel 
1483 altra rosa regalò adEberardo con- 
te di Wurtemberg e signore di Monte 
Pelignardo, genero di detto signore di 
Mantova, cb'erasi recato in Roma per sua 
di vosione e curiosi tà./ra/ioce/izo FUI da' 
nò le rose d'oro, al duca di Ferrara Erco- 
le I, eal Del/ino di Francia, mentre il Pa* 
pa giaceva infermo in letto nel 148 ^i^ fa 
consegnata al suo oratore. Scrive Mene- 
•trien les amioiries de Grènoble{capìiaÌQ 
del Delfinato) soni la marque des Roses, 
i/ueles Papes ontenvoyées auxDaaphins, 
Veì 1 486 Innocenza Vili spedi la rosa d'o- 
ro con breve de'12 marzo^pel pontificio 
ioternunzìo Imolensi, a Giacomo III re 
dì Scozia: meritano leggersi le lettere ac- 
compagnatorie di questi sagri donativi, 
per l'unzione cui sono scritte, per le pa- 
terne e tenera espressioni de'Papi, e pei 
divera bellissimi modi e significati, coi 
quali si simboleggiano e celebrano le rose 
d'oro. Nel voi. XLIX, p. i65 riportai la 
rosa d'oro (non conosciuta da Cartari), 
lo Stocco o Spada con cappello gioiellati 
e benedetti, che Innocenzo Vili donò in 
Roma al prode Generale dis, Chiesa{F',) 
Giacomo Trivulzio milanese, per l'impre- 
mA'Osimo, Alessandro Fidano le rose 
d'oro, nel i493, e non nel 1490 in cui 
non era Papa, a Isabella I regina di Spa- 
gna, consegnandola a'suoi ambasciatori; 
nel 1494 aHa chiesa della B. Vergine di 
Balla in Fiandra; nel i49^ al doge ve- 
neta Agostino Barbarigo, essendo allora 
la rosa di forma piccola, ed eccedente po- 
co di più la misura di mezzo palmo, si* 

VOL. ITI. 



ROS 1 29 

mite ad una rosa staccata dalla pianta e 
da portarsi in mano (talvolta nell'espor* 
la sull'altare si soleva mettere sulla pun- 
ta d'un candelliere d'ai'gento, quando e- 
ra SI piccola, al riferire di Lonigo),in se- 
gnodi paterna benevolenza e per la buo- 
na armonia che passava colla repubblica 
di Venezia, ove la recò Jacopo de'duchi 
di Gardena «Scuiiiere pontificio. Nel 1 496 
donò Alessandro VI la rosa d'oro a Fran- 
cesco li marchese di Mantova, che avea- 
militato per s. Chiesa; nel 1 497 al celebre 
Alessandro Gonsalvo de Cordova detto 
il gran capitano, il quale dopo avercac- 
ciato i francesi dal reame di Napoli e la 
presa d'O^&V;, portatosi in Roma, ed in- 
contrato dalia famiglia pontificia, da mol- 
ti prelati e da tutti i cardinali , fu con- 
dotto dal Papa in concistoro, che gli die 
la rosa d'oro in testimonianza del suo va- 
loi*e. Nell'anno santo 1 5oo tornato inRo* 
ma dalle prepotenti sue conquiste Cesare 
Borgia (F.)f figlio del Papa e generale 
di s. Chiesa, a'9.7 febbraio venne incon- 
trato dalle famiglie del Pontefice e de'car- 
dinali,dagli oratori de'principi e da altri 
con nobile pompa, ed Alessandro VI pub* 
blicamente in cappella pontificia gli con- 
segnò la rosa d'oro^sedens incardinalium 
sedilibus^ab eodeni senatu usqueadac' 
des suas in Urbe positasfuit cqnductus, 
Giulio II uel 1 5o4 ricevette l'ambasce- 
riadella repubblica di Genova, composta 
di 1 1 oratori e altrettanti cancellieri, per 
congratularsi di sua esaltazione, come sa- 
vonese, ed egli donò loro per la repub- 
blica la rosa d'oro, colla quale i Papi ono- 
ravano i più cari amici, come dice il Se- 
meria nella Storia ecclesiastica di Gè* 
nova p. 384} dono non conosciuto da Car- 
tari die nota i soli seguenti. Nel i5o5 
Giulio II consegnò la ix)sa d'oro al ve- 
scovo di Plosko, oratore del re di Polo* 
nia Alessandro I, acciò gliela prosentasse; 
pel 1 5o6 con breve de' 1 8 giugno la re- 
galò ad Emmanuelere di Portogallo, per 
la propagazione e difesa della fede, con- 
tro i turchi e saraceni, per mezzo di Al- 

9 



i3o ROS 

varo de Costa cameriere regio; nel i5o8 
la diede airambasciatore d'Alfonso I du- 
ca dì Ferrara per queslijeBeltrandoTe- 
scofod'AdrianelpoDtificionome lacoo- 
segnb.al duca nella cattedrale di Ferrara, 
mentre assisteva alla messa pontificale, 
lo che ricordai nel voi. XXIV, p. 1 18. 
Altro donativo diGiulioII che ignoròCar- 
tari, fu la rosa d'oro benedetta inviata 
ad Enrico Vili re A* Inghilterra (V,\ per 
confermarlo nella divozione versoi! ro- 
mano Pontefice, al dire di Novaes, e per 
Guglielmo arci vescovo diCantorberysun- 
nominato. Z^^eJ¥, come già notai aPoR- 
TOGALLo, nel i5i4 pel re Emmanuele 
nel !2.° giorno di Pasqua, sedente in so- 
glio alla presenza de'cardinali consegnò 
ai suoi ambasciatori la rosa d'oro, ed essi 
gli baciarono il piede e furono accompa- 
gnati dalla famiglia papale a'ss. Apostoli 
ove abitavano. Leone X nel 1 5 1 7 onorò 
di questo sagro donativo Carlo III duca 
di Savoia. Con hvcvt sub annulo Fisca' 
toris, dato in Civitavecchia a'a3 ottobre 
i5i8, Leone X donò la rosa d' oro be* 
nedetta a Federico duca di Sassonia, per 
Carlo Miltz di Misnia cameriere segreto 
del Papa, dichiarato nunzio, di cui fece 
elogio, pregandolo a poh*e un argine al- 
l'eresia Luterana (^.)> ^^^ '' ^"^ P**^' 
leggeva nell'autore Lutero, e perciò poco 
gradita dal duca, come rimarca Bernini, 
neWHistoria delFeresie.Quesiì narra in* 
oltre, che il zelante Miltz si abboccò eoa 
Lutero, ma si condusse con poca avve* 
dulezza e dignità,restando deluso dal fur- 
bo eresiarca, che anzi abusò di qualche 
sua imprudenza nella dieta di Worms , 
sulle varie costumanze della corte roma* 
nada lui narrate. Leone X mandò ancora 
la rosa d'oro ad Enrico Vili red'Inghil- 
teiTa, che chiamò Difensore della Chiesa 
e della Fede ( F). Adriano FI nel 1 5a3 
donò la rosa d'oro al re di Polonia Si* 
gismondo L Clemente FU nel 15^4 la 
mandò ad Enrico Vili re d'Inghilterra, 
il quale a' 10 ottóbre scrisse una bellis* 
sima lettera di ringraziamentO| che con* 



ROS 

segnò ad Annibale suo consigliere e ora- 
tore, che riporta Cartari, nella quale si 
sottoscrisse Fidei Defensor, Che poco do - 
pò divenne acerrimo persecutore di essa, 
ad Inghilterba con diffusione lo narrai. 
A'21 1 ottobre anche il cardinal Volseo ar- 
civescovo di York scrisse al Papa, quanto 
la rosa riuscì cara al re. Nel 1 52 5 la re* 
gaio a Carlo MI duca di Savoia a'3 giu- 
gno, per onorare i suoi sponsali. Nel 1 5^6 
(non nel i5i5 come vuole Torrìgio) la 
donò in segno d'amore alla celebre Arci* 
confraternita del Confa Ione {dì cui ripar- 
lai nel voi. LI, p. 246) a*5 marzo, por- 
tandola alla chiesa il Maggiordomo (F.) 
dopo la benedizione, in cavalcata con tut- 
ta la Famiglia pontificiaye\a consegnò ai 
deputati. Probabilmente pel tremendo 
saccheggio del seguente anno fu rapita, 
onde il sodalizio ne fece dipingere a oro 
la memoria nella tribuna, cioè un ramo 
con 10 rose collocato su vaso di forma o- 
Yale, posato sopra un trepiedi in figura 
di zampe di leone, col Papa in piviale e 
triregno genuflesso innanzi la B. Vergine, 
coti iscrizione e l'en'ato anno i525. Car- 
tari tralasciò di registrare la rosa d'oro re- 
galata a' io mai-zo 1 532 da Clemente VII 
a Santtà Sanctorum^ che notò Marango* 
ni , e prima di lui Baldassarri , il quale 
riporta l'istromento che fu (atto e la so* 
lenne cereoionia della consegna al soda* 
iizio, il 12 marzo, in cui il senatore ed i 
conservatori di Roma con gran comitiva 
e pompa, dalla chiesa d'Araceli la porta- 
rono sull'altare della basilica Lateranen- 
se, avanti l' immagine acheropita del ss. 
Salvatore scoperta. 

Paolo ///per dimostrare la sua sod- 
dis&zione a Federico II duca di Manto* 
▼a, ch'erosi contentato che in detta città 
si celebrasse il concilio generale, poi te- 
nuto in Trento, nel x 537 gli mandò la 
rosa d'oro benedetta, da un suo camerie- 
re segreto e suddi to del duca .OsservaCen - 
ni^ che nel diploma col quale il Papa ac- 
compagnò il dono, si trova il nuovo ce- 
remonìale narrato di sopra^ solitis caerC' 



ROS 

moniis benedixissemusy avendo rimosso 
la oonsagrazioneool crisma introdotta da 
Paride de Grassis, pel quale è tollerabile 
l'espressione che la rosa d'oro fu consa- 
grata, ma solo ne'pontificati di Giulio lì, 
Leone X, Clemente VII, e forse anche di 
AdrianoYI, in cui fu usato il crisma;delle 
altre dovendosi dire semplicemente bene* 
detta, óoè dall'epoca che stabilimmo con 
Cenni in poi. Nel i543 Paolo III, al mo- 
do che descrissi nel voi. XXIV, p. 129, 
a'a4 aprile celebrando messa pontificale 
nella cattedrale di Ferrara, festa del pa- 
trono s. Giorgio, donò al duca Ercole II 
la rosa d'oro, e lo stocco e berrettone be- 
nedetti. Nel i548 in nome di Paolo IH 
presentò in Parigi il nunzio Torriani ve- 
scovo di Ceneda, la rosa d'oro alla regina 
Caterina de Medici. Crede Cartari che Io 
stesso Papa, per mg.' Lattanzio Benucci 
senese, regalasse la rosa d'oro a Francesco 
Delfino di Francia, probabilmente figlio 
dì Francesco I e fratello di Enrico II, in 
conseguenza cognato di detta regina. G/ii- 
Ho III per infermità benedi la rosa d'oro 
agli 8 marzo 1 55o nella camera di u- 
dienza, e la djè all'ambasciatore di Por- 
togallo, pel primogenito del re Giovanni 
IH. Divotissimo il Papa dell'immagine 
della B. Vergine nella basilica Liberiana, 
ove in minoribus nell'altare del Presepio 
avea celebrato la i.* messa , le donò la 
rosa d'oro da lui benedetta. Indi con bre- 
ve de'26 gennaio i555 pel nunzio ÀntO' 
DÌO Agostini, mandò la rosa d'oro da lui 
benedetta nella domenica Laetare del 
pi'ecedente anno, a Maria regina d'In- 
ghilterra, che succeduta all'apostata ge- 
nitore Enrico Vili, vi avea ripristinato 
la cattolica religione, per cui fu coniato 
un naedaglione coll'epigrafe: Fidei De* 
fematrix. Giulio HI per lo stesso nunzio 
fece presentare a Filippo II re di Spa- 
gna, marito della regina, lo stocco e cap- 
pello benedetti. Paolo IF dopo la pace 
di Cai^Cj per la guerra fatta nella Cam- 
pagna romana dal duca d'Alba viceré di 
Napoli, dopo averlo ricevuto amorevol- 



ROS i3i 

mente in Roma a'20 settembre 1 557,al- 
loggiandolo in palazzo splendidamente, 
fatto sedere in cappella pressoi cardinali, 
tenuto a desinar seco con tutto il s. col- 
legio facendolo sedere incontro al deca- 
no, ritornato che fu a Napoli, mandò alla 
duchessa moglie la rosa d'oi*o benedetta, 
per Matteo Acquavi va protonotario apo- 
stolico, che la consegnò nella maggior 
chiesa. Pio If^ nel i56i spedi alla i*e* 
gina di Boemia colla rosa d'oro benedet- 
ta, Giovanni Canobio, con segrete istru- 
zioni di trattare in Germania diversi af* 
fari, specialmente riguardanti il concilio 
di Trento. Indi nel i56{ per attestato 
della benignilàcon cui riguardava Lucca 
(F'.) e la sua repubblica , spedì ad essa 
perd. Giulio Cesare Colonna, la rosa d'o- 
ro benedetta, cioè una rama contenente 
pili rose, con molte foglie espine; le rose 
erano del diametro d'un testone, quella 
in cima più grande, avente in mezzo una 
pietrina somigliante al giacinto in forma 
di cuore. I rami soltanto erano dorati, 
così il vaso da cui 80i*gevano, ed il piede 
fatto a 3 branche: si disse valere circa 
25dobIe d'oro. Fu ricevuta come favore 
segnalato, ed onoratograndemente il Co- 
lonna dai magistrati, trattato magnifica- 
mente a spese pubbliche e regalato, oltre 
l'offerta di 600 scudi d'oro, non che ag- 
gregato alia cittadinanza.Fu collocata nel- 
le stanze del gonfaloniere in decoroso ta- 
bernacolo chiuso da due chiavi, da cu- 
stodirsi una dal vessilliferoj'altra dalcol- 
legio degli anziani. Venne stabilito di por- 
tarsi ogni anno nella chiesa di s. Marti- 
no, per le feste della ss. Croce, e della Li- 
bertà. Inoltre Pio IV mandò la rosa d'o- 
ro alla regina di Francia, pei* un nunzio: 
allora regnava Carlo IX. Il Papa s. Pio 
V donò la rosa d'oro benedetta alla ba- 
silica Lateranense,cioèalla cappella ora- 
torio di s. Lorenzo detto iSl2/zc^^<i/2C/o - 
rum, come pure attesta Marangoni che 
dichiara l'anno iSG^, sebbene il Papii 
proibì la Processione (F,)^cWera solita 
farsi per l'Assunta coll'immagine achero* 



l32 



aos 



pila del fs. Sai? atore, alla quale propria- 
mente fu filila l'offerta, secondo le testi- 
monianze di alti*i 5 storici citati da Gar« 
lari, raccoglitore benemerito delle noti- 
zie sulle rose d'oro. Adendo s. Pio V di- 
chiarato granduca di Toscana G)simo f , 
a'5 marzo 1 570 nella cappella pontificia 
Sistina solennemente gl'impose la Corona 
Ducale (F'») e lo scettro , e gli donò la 
rosa d'oro in quel giorno benedetta. G>- 
simoi giurò fedeltà e ubbidienza alla chie- 
sa romana, a s. Pio V e successori. Dice 
Baldassarrì, che il donativo della rosa iu 
dipinto nella galleria del granduca in Fi- 
jrenze. Parechegià e nel 2.^ anno del pon • 
tifica to, altra rosa afesse s. Pio V donata 
a Firenze. Meglio rischiarirò il cenno di 
Cartari, col p. Richa già ci tato, t. 6,p.25f . 
M Agli 1 1 maggio 1 568 arrivò in Firenze 
un Mandato del Papa Pio V con la rosa 
d'oro, ch'egli portava alla regina Giovan- 
na* A' 1 3 si cantò solenne messa dal ve- 
scovo Guidi in s. Maria del Fiore, assi- 
stendovi la principessa colla nobilissima 
sua corte; finita che fu, il Mandato prese 
dall'altare ov'era istata esposta la rosa, la 
porse al vescovo Guidi, ed esso la con- 
segnò alla regina, che tenutala alquanto, 
la restituì al vescovo, e questi al Manda- 
to, il quale con pomposa cavalcata la por- 
tò al palazzo con suono di trombe e feste. 
Era tutta d'oro colle foglie a 3 palchi." 
Di piii riportandoilp. Ridiala relazione 
dell'incoronazione di G)SÌmo I, ricaverò 
quanto può rìguardare il donativo della 
rosa d'oro. A'4 marzo 1570 ricorrendo 
la domenica Lattare^ s. Pio V si recò in 
cappella colla rosa d'oro in mano, soste- 
nóido Cosimo I lo strascico del ManlOf 
che dopo l'epistola ricevè là corona e lo 
scettro, e tornò a sedere tra due cardina- 
li. All'ofifertorio Cosimo I oSrì al Papa un 
calice d'oro di io libbre, superbo lavoro 
di Benvenuto Cellini, il Formale (F.) pel 
Piviale, un piviale, una pianeta, due to- 
nicelle e un paliot to. Finita la messa il Pa- 
pa tornò alla camera de'paramenti colla 
rosa in man0| traversando le sale regia 



ROS 

e ducale, sostenendogli lo strascico Cosi- 
mo I. In detta camera s. Pio Y gli donò 
la rosa, e ritirandosi Cosimo I nelle vicine 
stanze preparategli, fu accompagnato da 
35 cardinali. Gr^rìo^/// nel 1 573, pel 
nunzio Serafino Oliverio o Olivieri, man- 
dò la rosa d'oi*o a Enrico d'Angiò re di 
Polonia (F',), Quindi nel 1577 ne fece 
dono a Sebastiano Yenier doge di Yene- 
zia, per mg.' Annibale di Capua arcive- 
scovo d'Otranto e nunzio apostolico, che 
portò a quella città doppio gaudio, per 
la successiva riaperta comunicazione col- 
le Provincie pontificie, interrotta per la 
peste a'2 1 luglio: la ceremonia della pre- 
sentazione si fece in s. Marco, con magni- 
fica solennità. A'i3 luglio il doge scrisse 
lettera di ringraziamento al Papa, col si- 
gillo di piombo, che può vedersi in Car- 
tari. Indi per decorare la sua patria Bo- 
logna, Gregorio XI II nel 1578 le mandò 
la rosa d'oro posta in vaso slmile, e for- 
mata con ramo di tal metallo diviso in 
più rami e rose, pel nunzio e concittadi- 
no mg.' Yincenzo Bolognetti suo came- 
riere segreto, il quale fu incontrato con 
cavalcata a Strà Maggiora, dai magistra- 
ti, senato, e canonici di s. Petronio, por- 
tando il nunzio in mano la rosa. Poscia 
il prelato a' 25 marzo, come giorno fe- 
stivo,,oon molta solennità,lettura del bre- 
ve, ed analogo discorso la presentò nella 
cattedrale al celebre cardinal Paleotti al- 
lora vescovo poi I .^arcivescovo di quella 
metropolitana, il quale rispose con elo- 
quente allocuzione,e celebrò la messa pon- 
tificale suir altare maggiore, ov'era sta- 
ta dal nunzio collocata nel mezzo la rosa, 
e comunicò molto popolo; perché il Papa 
col breve accompagnatorie a vea concesso 
indulgenza plenaria, da conseguirsi da 
tutti quelli che confessati e comunicati 
visitassero la cattedrale nel giorno del ri- 
cevimento del sagro donativo, che il car- 
dinale data la solenne benedizione pub- 
blicò. Di più dispose il Papa, che la rosa 
d'oro ogni anno si esponesse sul detto al- 
tare nelluS.'domenica dell'avvento Gau* 



ROS 

itXe^ e nella 4*' di quaresima , nella ce- 
lebrazione dei divini uffizi e messa solen- 
ne, ciò che a tempo di Benedetto XI V con • 
tinuava a praticai'si, ma egli non nomina 
che la domenica Z^e/eire. Cartari ci diede 
l'istruzione pel nunzio, colle particolari- 
tà stabilite per Tingresso in Bologna col- 
l'abito di cameriere segreto, cioè di ro- 
sato, col cappuccio foderato di pelle (cioè 
sopravveste con maniche corte e larghe, 
e cappa col cappuccio); pei concerti da 
prendersi col vescovo, escludendosi pro- 
esessione di clero, e dovendosi recare in 
abito rosso alla chiesa per la fbuzionea 
piedi, colla rosa in mano e nobile accom- 
pagno, dovendosi celebrare in giorno di 
domenica o festa solenne. Cartari riporta 
pure l'invito pubblicato dal caixlinaleal 
popolo bolognese e altri suoi diocesani, 
in cui dichiarato come la Chiesa col mezzo 
delle cose visibili, come più note ai sensi 
nostri, cerca d'istruirci delle cose invisi- 
bili e celesti, spiegò il motivo dell'istitu*^ 
xione della rosa d'oro e suoi mistici si- 
fpiificati, con molta erudizione; quindi il 
dono fatto dal Papa, l'indulgenza conces- 
ta, invitando tutti a lucrarla, ed a tro* 
irarti presentì a così rara e sagrosanta a- 
siòoe. Nel 1579 Gregorio XIII deputò 
miniio il marchese Germanico Malaspi- 
na, a portare la rosa d'oro benedetta a 
Hargherìta d'Austria duchessa di Parma 
e Piacenza: l'istruzione data al nunzio 
si legge in Cartari, dovendo àssumei*e l'a- 
bito rosaceo, con cappuccio coperto di pel- 
li bianche; si prescrive al vescovo com- 
missario apostolico deputato a consegnar- 
la dopo la messa, di assumere il piviale, 
di porsi a sedere nel faldistorio avanti al* 
l'altaresenza mitra. Letto il breve, il nun- 
zio prenda la rosa, la dia al commissario, 
e quésti alla duchessa genuflessa, recitan- 
do questa formola. » Prendi la rosa dalle 
mani nostre, che per speciale commissio- 
ne del SS. in Cristo Padre e Signore no* 
atro GregorioXII Iper divina provvidenza 
Papa a noi fetta ti consegniamo, per la 
quale viene designata l'allegrezza dell'u- 



BOS i33 

na e l'altra Gerusalemme, cioè della trion- 
fante e militante Chiesa, per la quale a 
tutti i fedeli di Cristo si manifesta esso 
bellissimo fiore, il quale e gaudio e co- 
rona di tutti i santi. Prendi tu questa, di- 
lettissima figliuola, la quale essendo se- 
condo il secolo, nobile, potente e di molte 
virtù ornata, ma molto piiid'ogni virtù 
in Cristo, vieni a nobilitarti come rosa 
piantata lungo i rivi di molte acque, la 
qual grazia dall'ubertosa clemenza sua 
degnisi il Signore di concederti, il quale 
è Trino e Uno ne'secoli de'secolL Amen. 
In nome del Padi'e -^ del Figliuolo ^ e 
dello Spirito santo •t|i'. Amen.'* Ricevuta 
la rosa, la duchessa dovea baciar la mano 
del commissario, il quale dava quindi la 
episcopale benedizione, pubblicando l'in- 
dulgenza plenaria concessa dal Papa. Po- 
scia la duchessa portava nella cappella del 
suo palazzo la rosa d'oro benedetta, per 
custodirla in decente luogo in onore e me- 
moria della s. Sede, seguita dal commis- 
sario spogliatosi degli abiti sagri, e dal 
nunzio. Questi se è sacerdote, quando non 
siadeputatoil commissario, canta la mes- 
sa e consegna la rosa, in pianeta col capo 
scoperto, e compaiiendo la sacerdotale 
benedizione. Inoltre Gi*egorio XIII con 
breve de' 1 7 settembre 1 584}direttoa mg.' 
Vitale Leonori governatore e luogotenen- 
te di Loreto, a questo santuario della B. 
Vergine donò la rosa d'oro benedetta, che 
gli rimise pel nunzio mg.*^ Marc' Antonio 
Fiorenzi accolito, con istruzione: tutto ri- 
produsse Cartari, insieme alla descrizio- 
ne di detta rosa. Si compose d'un tronco 
con 8 rami, con altrettante rose fiorite, 
pieni di foglie sottilissime e 7 spine; nella 
rosa di mezzo eravi un zaffiro, sottendo 
da un vasetto lavorato a cesello e soste- 
nuto da 3 piedi di leone, coU'iscrizione 
del Papa donatore : fu stimata scudi 35o. 
Al nunzio fu prescritto l'abito di mantel- 
letta, con cappello nero da protonotario, 
e gualdrappa nera al cavallo. Si stabilì 
che il clero loretano incontrasse il nun- 
zio a cavallo a senza processione, un mi- 



i34 JROS 

glio distante o alla cattedrale della vicina 
Recanati, dovendo portare il nunzio la 
rosa in mano.Conamissario fu deputato 
mg.^Leonori medesimo, con indulgenza 
plenaria alla funzione. Gregorio Xll I do- 
nòancorala rosa d'oro a Leonora de Me* 
dici figlia del granduca diToscana, la qua- 
le ringraziò il Papa con lettera de' 2 1 a< 
prile i584** questo dono fu fatto in oc- 
casione che la principessa si sposava aVin- 
oenzol duca di Mantova, come leggo nel 
p. Richa. Cartari riporta l'istruzione da- 
ta a mg/ Della Gorgna deputato a por- 
tarla con titolo di nunzio, con vesti pre- 
latizie e cappello da protonotario nero ; 
deputandosi a celebrare la messa, alla be- 
nedizione, ed alla pubblicazione dell'in- 
dulgenza, un prelato di mitra, essendo 
allora arcivescovo di Firenze il cardinal 
de Medici, poi Leone XI. Al nunzio fu 
dato l'incarico di consegnare la rosa, col- 
la solita formola. Finalmente si ha, che 
Gregorio XIII regalò la rosa d'oro ad £• 
lisabetta regina di Spagna. 

Sisto F, secondo Ricci e Baldassarrì, 
donò la rosa d'oro al santuario di Loreto; 
ma Cartari ha buone ragioni di dubi- 
tarne. Bensì nel 1 586 la regalò a Bianca 
Cappello vedova del grand uca Cosi mol, 
se deve credersi all'asserto dal p. Richa, 
non facendone parola Cartari. Sisto V 
nel 1 589 destinò nunzio e commissario 
mg.''' Michele Friuli vescovo di Vicenza, 
a portare in Firenze lo stocco e berret- 
tone benedetti, al granduca Ferdinando 
I, che avea rinunziato la Porpora (^.), 
e la rosa d'oix) benedetta alla sposa Cri- 
stina di Lorena. Cartari pubblicò V istru- 
zione del maestro di ceremonie Mucan- 
zio pel nunzio, il quale dovea entrare in 
Firenze vestito di cappa e rocchetto con 
gran mantello, a cavallo con fornimenti 
pontificali, di conseguenza con cappello 
simile: la funzione fu fatta nel duomo. 
Clemente Vili nel 1592 mandò in dono 
la rosa d'oro benedetta all'imperatrice 
Anna d'Austria; e nel 1598 al granduca 
di Toscana Ferdinando 1. Venuto in co- 



ROS 

gnizioiie Clemente Vili che in Venezia 
si facevano splendidi e pomposi prepa- 
rativi per la solenne coronazione della do- 
garessa Morosina Morosini , moglie del 
doge Marino Grimani, volle onorarla col 
dono della rosa d'oro benedetta, e spedi 
con questa il suo cameriere segreto Clau- 
dio Grotta oCroto, col titolo d'inlernun- 
zio, che giunto a Venezia a' 1 3 maggio 
1597, giorno precedente alla coronazio- 
ne, presentò la rosa alla dogaressa nella 
basilica di s. Marco a' 1 6 maggio, dopo la 
solenne messa pontificata da mg.' Gra* 
ziani vescovo d'Amelia e nunzio aposto- 
lico presso la repubblica^ alla presenza 
del doge e di tutta la signoria, con gran 
piacere della dogaressa. Assicura Novaes, 
che la dogaressa custodì la rosa in sua 
casa finché visse, ma dopo la sua morte 
per ordine del senato fu portata nel te- 
soro di detta basilica, ove si conservava- 
no le altre rose d'oro donate dai Papi ai 
dogi veneti. Nei voi. XXI V,p. 1 5o, e LV, 
p. 5i , narrai che Clemente Vili essendo 
andato in Ferrara a- prendere possesso dì 
quel ducato, ricaduto nel dominio diretto 
della s. Sede, a' 1 3 novembre 1 598 celebrò 
il matrimonio tra Filippo III re di Spa- 
gna assente e la regina Margherita d'Au- 
stria presente; indi sedendo il Papa a* 
vanti l'altare sulla sedia gestatoria, senza 
le stanghe, diede alla regina genuflessa 
la rosa d'oro che avea benedetto nella do- 
menica Laetare, col solito ceremoniale, 
la quale era stata collocata suiraltai*e. Al- 
zatasi la regina, consegnò la rosa al conte 
di Berlemonf, che la portò innanzi a lei 
nel tornare alla sua abitazione. Nel me- 
desimo anno fu stampata in Roma, dì 
Paolo Mucanzìo, Relazione decentrala 
solenne fatta in Ferrara da Margherita 
d* Austria regina di Spagna y del conci- 
storo pubblico fatto da Clemente Vili 
per tale effetto ^ messa pontificale e cere- 
monie pe^ sponsalizi fatti nella cattedrale 
della città, colla ceremonia della rosa 
d'oro che il Papa finita la messa dono 
alla regina, Nel 1601 Clemente Vili 



ROS 

maoilò la rosa d*oi'o benedetta alla s. Ca- 
sa di Loi*eto, la quale si formava d' un 
ti*oDco alto due palmi e 4 ^^^^> con 20 
ramij ciascun de'qualì in cima a?ea una 
rosa,larghe come sono le damaschine, con 
sottilissime £)glie. Nel fine del tronco e- 
reno sei spine, e questo posava su vaso 
ovale lavorato a cesello con tre angeli, al- 
cuni £ì*utti, ed il nome attorno del dona- 
tore, sostenuto da tre piedi di leone. Fu 
valutata 3oo scudi , e si esponeva ogni 
anno nell'altare del coro ove si celebra- 
Vano i divini offici, nelle domeniche Lae- 
tare e Gaudete. Oltre l'altre mentovate, 
Clemente Vili donò la rosa d'oro bene- 
detta alla basilica Vaticana, ed alla chie- 
sa di s. Maria sopra Minerva : Cartari 
che ciò riporta sull'autorità di Torrigio 
e Ricci, crede òhe questi donativi si deb- 
bano piuttosto attribuire a Paolo V. Bai- 
dassarri pretende vero il donativo di Cle- 
mente Vili alla detta basilica; ed a 7 fa 
ascendere le rose d'oro da lui regalate. 
Paolo /^effettivamente donò la rosa d'o- 
ro alla chiesa di s. Maria sopra Minerva, 
avendola ivi veduta Cartari colla sua i- 
sanzione del 2.^ anno del pontificato o 
1 607 ; la dice formata d'un vago ramo 
con 5 rose, due bottoni chiusi, con molle 
fiiglie e gambo spinoso, collocata in ele- 
gante vaso ovaIe,sostenu loda draghi par- 
te del suo stemma. In alcune solennità 
si esponeva suU' altare maggiore. Nella 
traslazione che Paolo V fece nella basi- 
lica Vaticana da lui ingrandita, de'corpi 
de'4 primi ss. Papi Leone, per memoria 
donò la rosa d'oro benedetta, con sua e- 
pigrafe. La donò eziandio al santuario di 
Sancla Sanctorum nel 16 io, e lo con- 
ferma Marangoni, avvertendo chele rose 
d'oro donate al santuario le custodivano 
r canonici della basilica Lateranense,colle 
coltri tessute in oro che i Papi solevano 
mandare per l'antica processione di cui 
feci già parola. Nella basilica Liberiana 
Paolo V eresse alla B. Vergine dipinta 
da s. Luca uua sontuosissima cappella, e 
k donò la rosa d'oro. Urbano VlIInA^ 



ROS i3> 

r anno santo i6a5 benedila rosa d'oro, 
e donò pel cardinal legato Barberini alla 
regina d'Inghilterra Enrichetta di Bor- 
bone : ne parlai più sopra, e qui aggiun- 
gerò che fu portata alla regina in Àraiens, 
dal conte Vincenzo Marlinozzi di Fano, 
nobile famigliare del cardinal Barbei*ini, 
e maneggiò con essa importanti negozia* 
zioni, come leggo nel t. 1 1, p. ii& del- 
Y Album di Roma. Nel 1626 o 1627 la 
regalò in Roma a Ferdinando II gran- 
duca di Toscana, il quale nella domenica 
Laetare sostenne in s. Pietro lo strascico 
del manto pontificio, nella solenne messa 
che celebrò il Papa, che inolti*e lo allog- 
giò con magnificenza, come si rileva da 
Novaes. Riferisce il p. Richa,che nel 1 628 
ebbe la rosa d'oro Maddalena d'Austria; 
Cartari nulla dice di questo dono d'Ur- 
bano Vili. Con brevede'281uglioi63o 
e pel nunzio Antonio. Serra chierico di 
camera. Urbano Vili fece presentare in 
Napoli la rosa d'oro a Maria d' Austria 
regina d' Ungheria, con altri ricchi do- 
nativi di divozione, avendola fatta trat- 
tare magnificamente nel suo passaggio 
per lo stato ecclesiastico. Nel vol.LV, p. 
1 29 raccontai che Urbano VI 1 1 nel 1 63 1 
fece prefetto di Roma il nipote d. Taddeo 
Barberini, e nel seguente anno a' 21 di 
marzo domenica Laelare^ come si pra- 
ticava cogli antichi prefetti, gli donò so- 
lennemente la rosa d'oro benedetta, ve- 
nendo accompagnato a casa da 34 car- 
dinali. Nel 1634 a' 26 marzo domenica 
Laetare avanti vespero il cardinal Fran- 
cesco Barberini nipote d'Urbano Ville 
arciprete Vaticano, in nome dello zio posò 
sull'altare papale la rosa d'oro per dono 
a)la basilica, fra il suono di tutte le cam- 
pane e accompagnato da 8 canonici. Ad 
ora di vespero il canonico Ubaldini in pi- 
viale processionalmente con tutto il clero 
la portò sull'altare del coro e si cantò ve- 
spero solenne, dopo i mottetti : SiciU U» 
lium : Tu es Petrus^ ed alcune orazioni. 
Nel i635 Urbano VII! mandò in Ger* 
mania il conte Antonio di Carpegna, fra- 



i36 



ROS 



teito del cardinal Ulderico, a presentare 
la rosa d'oro benedetta airarciducbessa 
sposa dell'eiettore di Baviera, per cui lo 
dichiarò cameriere d' onore, e gli fu data 
l'istruzione scritta da Lonigo, ove è pure 
una dichiarazione dell'antichità e misterì 
della rosa d'oro: sommo fu il gradimento 
dell' elettrice. Io questo tempo la rosa 
d'oro si formava d'una pianta di rose fio- 
rite in un vasetto di simile metallo con 
3 piedi, per lo più alta un braccio e mez- 
zore valutavasì intorno a i ooo scudi. Es- 
sendo stato Urbano Vili vescovo di Spo* 
leto, beneficò quella chiesa in piti modi, 
col dono di sagre suppellettili , coli' in- 
dulgenza a' 7 altari privilegiati e col re« 
gaio della rosa d'oro benedetta, laonde 
il capitolo gli eresse nel portico una mar- 
morea lapide,monumentodi gratitudine, 
in cui si legge : Rosae aurae munere or- 
namenta Regum, Papa Innocerao X nel 
1649 ^^ concistoro dichiarò legato a Ut- 
/ervilcardinal Nicolò Albergati Ludovisì, 
acciò si portasse in Milano a compliraien» 
tare Maria Anna d'Austria figlia dell'im- 
peititore, che andava a sposare Filippo 
iVre di Spagna, ed a presentarle la rosa 
d'oro benedetta. La regina per grato ani- 
no mandò in Roma suo ambasciatore 
straordinario il principe Trivulzio, per 
rìngraziare la pontificia benignità, per cui 
fu coniato un medaglione, coll'epigrafe; 
Ac CathoUca Maiestatis ad Pontificeni 
Lega, Nella relazione che il cardinale fece 
di sua legazione, riprodotta da Cartari, 
è rimarcabile: Che fu ricevuto alla porta 
di Milano detta Romana, essendo a ca< 
vallo pontificalmente ornato^ricevutosot* 
to baldacchino da 8 gonfalonieri e dal 
cIero,accoltocon molta riverenza dal folto 
popolo milanese, a segno che il cardinale 
entrò di notte nel sontuoso duomo nobi- 
lissimamente addobbato, ed ove fra'con- 
centi de'musici diede la solenne benedi- 
zione. La cavalcata fu decorosa, per l'in* 
tervento di tutti gli ordini della città e 
corteggio del legato. Dopo la quale si re« 
oò d^lla regina, ricevuto con molte ono* 



ROS 

rificenze, e la trovòsotto il i*egio baldac- 
chino, sedendo poi incontro ad essa : la 
regina nell'accogliere il legato, e nel par- 
tire fece 3 passi, indi il cardinale passò 
all'alloggio preparatogl i con gran ricchez* 
za, ricevendo trattamenti regi in tutto, 
con una sola sedia nella sua camera di 
udienza, ove ricevette gli omaggi del go- 
vernatore di Milano, delle autorità, ma- 
gistrature e della nobiltà.II cardinale in 
nome d'Innocenzo X presentò alla regina 
la rosa d'oro benedetta, un corpo santo 
in arca d'argento, una preziosa corona di 
lapislazzuli, e vari bacili à* Agnus ì?ei be- 
nedetti; ogni cosa ricevuta con dimostra- 
zioni di singoiar gradimento. Inoltre In- 
nocenzo X donò la rosa d'oro alla i*egìna 
di Polonia per mezzo del nunzio di Po- 
lonia, che in pari tempo presentò al re 
Giovanni II Casimiro, lo Stocco e berrei» 
ione benedetti. Con Cancellieri supplisco 
quanto non trovo in Cartari, e lo leggo 
nella Lettera al d.^Koreff'p, 3 1 3. Inno- 
cenzo X per lo sposalizio di d. Lucrezia 
Barberini col duca di Modena, e nel sab- 
bato santo del 1 654 in camera donò alla 
sposa una croce d'oro ornata di molti dia- 
manti con in mezzo il ss. Legno; una borsa 
ornata di diamanti, con dentro una co- 
rona d'agata; una scatola d'oro, col breve 
apostolico d' indulgenze e grazie concesse 
alla duchessa; e la rosa d'oro da lui bene- 
detta. Alessandro FU nel 1 658 da mg.r 
Bonzi suo cameriere segreto partecipante 
e guardai*oba, in testimonianza di parti- 
colare amore, mandòalla metropolitana 
della sua patria Siena la rosa d'oro, eoa 
breve de'ag maggio, in cui si dice dal Pa» 
pa, che nel benedirla avea pregato Dio 
pel capìtolo, canonici, clero e popolo del- 
la dttà e diocesi di Siena: dichiarò custo- 
de della rosa il rettore della chiesa, e che 
l'arcivescovo dovesse celebrare la messa 
il giorno del ricevimento della rosa, con- 
cedendo 1 5 anni e altrettante quarantene 
d'Indulgenza (F.), Il prelato fu formal- 
mente incontrato dal magistrato e dalia 
nobiltà un miglio fuori della città, e ri« 



BOS 

oemlo nella i .* carrozzai passb ad allog- 
giare dal caT. Angelo Ciaìa scaicKi segreto 
del Papa. Nella lattina della funzione, 
fii il prelato accompagoato alla metropo- 
litanada numerosa cavalcata, vestito del* 
l'abito di camerìere segi*eto, portando la' 
rosa io roano. In chiesa il prelato sedette 
in coro nel luogo più degno; dopo la messa 
rarcÌTescoTo port6 in sagrestia la rosa e 
la ooss^nò al rettore, indi ogni anno si 
espose nella fèsta dello Spirito santo. Colla 
stem cavalcata il prelato tornò alla sua 
abitasione. La rosa eràdei valore di scudi 
1200; altra fetta d'oixline d'Alessandro 
VII oosib 600 scudi. Questo Papa pel suo 
nipote cardinal Chigi legato a Intere in 
Francia, mandò a Ila regina la rosa d'oro, 
e le Fascie benedette^ delle quali parlai 
ancora nel vol.LIV,p.269.C/ie;/7ien/eM 
con breve del i.^ maggio 1668 mandò 
alla regina di Francia M.* Teresa la i*osa 
d' oro benedetta, pel Delfino suo figlio, 
il qiiale avea fiilto battezzare dal cardinal 
Vandome suo legato, facendo il Papa da 
Padrino (F,), laonde chiamò il Delfino 
amantissinio parente donar! ^ acciocché 
fiontsecomei suoi maggiori. Dice Cartari 
che la rosa pesava circa libbre 81/2, con 
uo zaffiro nell'estremità superiore, del va« 
lore dì quasi 1600 scudi. Egli però non 
conobbe il dono &lto da Clemente IX di 
altra rota alla chiesa della B. Vergine del • 
rUmiltà della sua patria Pistoia, che io 
imparai da Cenni: forse fu quella che Car- 
tari dice fatta nel 1669, che costò 833 
scudi d'oro, a paoli 1 5 per scudo, cioè scu* 
di d'argento 1249 e bai. 5o; la fattura 
fii pagata 3oo scudi, oltre le gioie. Cle- 
mente X con breve de' 1 8 ottobre 1 67 1 
donò la. rosa d'oro ad Eleonora regina di 
Polonia, pel nunzio Angelo arcivescovo 
di Damiata, qual pegno dì paterno amo» 
re. Con questi Cartari termina il catalogo 
delle rose d'oro donate dai Papi,.aggiun«* 
geode alcuni opuscoli di autori che scris* 
serodellaiRdfa ^oro,cioè:il sermone d'I n • 
uocenzo III, Florem aureumfideìibuspo* 
pulii repracsentetj della Rosa d oro do* 



ROS 137 

nata alla regina Maria d'Inghilterra, del 
calcinai Polo; il citato trattato Z>emi/v/z 
Rosa^ó'ì Angelo Rocca sagrista pontificio; 
Durando, Ratìonale Div, offic. de domi' 

nica IF'qiutilragesimae jGìo.BaiiìstaCa* 
sali, De s^teribus sacris christianorum rì- 
tibusj Paolo M.' Quarti, De benedictione 
Rosae in dominica Laetarej Domenico 
Magri, Notizia de* vocaboli eccL, articolo 
Domenica Laetare» A quelli già riportati, 
aggiungerò: Pietro Busenelli tentino. De 
Rosa aurea e/>if/o/a,Patavii 1759. Ada- 
mo Rechembergii, Exercitatio de Rosa 
aurea y Lipsiae 1666. Zaccaria Grapii, 
Schediasma historìcum de Rosa aurea a 
Papa Rom, qiiotannis wlemniter confe» 
crata, Lipsiae 1696. Federico Partkio, 
Commentatio deRosa aurea jomniqueae» 
vo sacra, 1728. Jo. Gasp. Zem neri. De 
DominicaeLaetarey Jenae 1701. Ora va- 
do a riportare le notizie sulle rose d'oro, 
che mr fu dato racoogliere,certamente non 
con quella erudizione di Cartari, che pre- 
fetto dell'archi vio di Castel s. A ngelo pub- 
blicò i documenti di cui era custode, con 
vantaggio degli amatori di siffiitti studi. 
Innocenzo Jlf/ giubilante per la libe- 
razione di Fienna dall'assedio de'turchi» 
principalmente per opera del valoiiofissi« 
mo Giovanni III re di Polonia, volle di- 
mostrare il tuo contento anche colla vir- 
tuosa^ di lui moglie la regina Maria Ca- 
si mira, e le mandò in dono la rosa d'o- 
ro benedetta,con breve de'25 marao 1 684 
che riporta Baldassarrì , per mezzo del 
nunzio Opizio arcivescovo d'Efeso. Que- 
sta rosa pesava in oro libbre 7 i;a, e coi 
zaffiri e fattura costò 1 4^0 scudi. Di que- 
sta regina che poi si stabili in Roma, par- 
lai nel voi. LIV, p. 67. Leggo nel Bai- 
dassarri, ed in Muratori, Antichità Esten* 
si par. 2, p. 61 i,la descrizione della ip- 
sa d'oro benedetta, mandata in Modena 
da Innocenzo Xn ad Amalia di Brunswick 
destinata sposa del rede'ramani ed'(Jn« 
gheria Giuseppe I, poi imperatrice e im- 
peratole, la quale trovavasi presso la du- 
chessa sua sorella. U Papa destinò legato 



i4o RO^ 

nata per la metropolitana di Capua , la 
consegnò in Roma a mg.' Pizsangri ve* 
•00? o d'Imeria, perchè la portasse a mg.' 
Nicolò Michele Abbati vescovo di Carino* 
la^ deputato a presentarla al cardinal Ni- 
colò Caracciolo arcivescovo di Capua, ac- 
ciò la deponesse in detta sua cattedrale. 
Lèggo ne* VÌA i5i6 eiSig del Diario di 
Roma del 1727^ che avendo Benedetto 
XIII destinato la rosa d'oro di tale anno 
per la gran principessa vedova di Tosca* 
na d. Violante Beatrice di Baviera, dome* 
nica 20 aprile il marchese Ottavio Rinal- 
do del Bufalo della Valle (generale delle 
poste pontificie) romano, al quale come 
deputato ablegato pontificio , per questa 
solenne funzione fu conceduto l'abito 
prelatizio, in Firenze dal palazzo del nun- 
zio Pallavicino^ si portòcolia rosa in ma- 
no a cavallo in mezzo a 5 canonici della 
cattedrale, incappa, ed accompagnato da 
So cavalieri nobilmente vestiti e cavai* 
caiido,nella chiesa de'domenicani di 8.Ma* 
ria Novella decorosamente parata, e po- 
so sull'altare maggiore la rosa. Indi ven- 
ne la gran principessa con gran numero 
di dame e cavalieri, e si assise in trono. 
Il vescovo di Fiesole Strozzi cantò messa 
solenne con scelta musica con due cori dì 
1 So persone, oltre 5 organi. Mg.' del Bu* 
fiilo dopo la messa si condukse al trono 
della gran princìpessa,e premesso un com- 
plimento, le presentò il breve apostolico, 
che fece leggere al segretario. Poscia tra- 
sferitasi all'altaro maggiore la gran prin- 
cipessa, s'inginocchiò avanti detto vesco- 
vo sedente da un lato, e da lui riceve la 
rosa d' oro, che consegnò al can.° Bardi 
suo coppiere maggiore, il quale la portò 
nella cavalcata che accompagnò la gran 
principessa al suo palazzo, tra le salve di 
artiglieria delle due fortezze. Ivi nella se- 
ra si tenne una scelta accademia di mu- 
sica e di poesia. La gran principessa re- 
galò ài marchese del Bu&lo una cassetta 
con servìzio da campagna di ciocoolattie- 
ra, ca&ttiera e chicchere d'argento , ed 
altro servizio di potx^ellane fine legate in 



ROS 

oro, il tutto del valore di circa 800 scu- 
di* Il citato Partkìo, nella Rosaanrca^ ri- 
porta il breve pontificio, la rìsposta della 
granduchessa e la formola dell'abtegato. 
Fu perciò stampata la Distinta relazione 
della solenne funzione seguita in Firen* 
ze in occasione di essere stala presenta* 
ta la rosa doro mandata da Sua San* 
tiià alt A, R. della Serenissima ITiolan* 
te Beatrice di Baviera^ gran principessa 
vedova di Toscana^ Firenze 1 728. Ripor- 
ta Cancellieri nel Mercato^ p. i3i, che 
contemporaneamente furono presentate 
7 vaghissime rose d'ai^nto ad altrettan- 
te dame della granduchessa, in nome del 
.p. m. fr. Salvatoro Àscanio domenicano, 
ministro del re di Spagna presso la cor- 
te di Toscana, per dimostrazione di sti- 
ma verso la granduchessa, bramando che 
quelle dame oraate di rose le dicessero 
d' intorno piìi leggiadra corona. Trovo 
nella Storia ecclesiaHica di Genova del- 
l'ab. Semeria,p. I o3,che Benedetto XIII 
mandò la rosa d'oro benedetta a mg.** Ni- 
colò de Franchi del suo ordine de'predi* 
catori, da lui fetto arcivescovo di Geno- 
va, per questa metropolitana, ed in atte- 
stato di grata riconoscenza al di lui zio 
p. Giulio Vincenzo Gentili, che inBolo» 
goa l'avea vestito dell'abito di s. Dome- 
nico ( altri dicono in Venezia , piatlosto 
sarà stato suo maestro, perchè stadio nel 
convento di Bologna , o vi avt*à fiitto la 
professione religiosa, ovvero può darsi che 
Gentili gli dasse l'abito in Venezia). Cle- 
mente XII mandò la rosa d'orò benedet- 
ta nel 1 789 in Firenze all'arciduchessa di 
Austrìa M.* Teresa figlia dell'imperato- 
re Carlo VI, poi regina d'Ungheria e im- 
peratrice. Già dissi che Clemente XII, per 
essere cieco , non faceva sagro funzioni, 
tranne qualche rara assistenza, per cui la 
rosa d'oro la benediceva nelle sue stan- 
ze; laonde donata la suddetta,quando mo« 
rìa'6 febbraio 1740, nella sagrestia pon- 
tificia non era vi rosa d'oro, mentre la se- 
de vacante terminò a' 1 7 agosto con l' e- 
leziooe del dotto Benedetto XI V, che a* 



ROS 

gli 8 settembre ricevè il tributo della Chi' 
mea di Carlo di Borbone re di Napoli e 
di SiGiiia^ che egualmente per la sede va- 
cante non avea potuto soddisfare. Volen- 
do II Papa dare una dimostrazione di pa- 
terno affistto alla regina Maria Amalia di 
Sassonia» moglie di detto monarca, con i- 
straordinaria e singolare determinazione, 
nel i,^ giovedì di ottobre nella cappella 
segreta, estiva del palazzo Quirinale, dopo 
aver celebrato la messa benedì la rosa 
d'oro'ool consueto rito, ad onta che sem- 
pre erasi fiilta la funzione nella IV do- 
menica di quaresima; quindi nominòab- 
legato apostolico mg/ Pasquale Acqua- 
viva suo cameriere segreto d'onore e ni- 
pote del cardinal Acquaviva incaricatodi 
afiari del nominato monarca presso la s. 
Sede^ per fame la presentazione. Questa 
fu ritardata pel parto della regina che die 
alla luce una principessa reale, che a' 19 
novembre festa di s. Elisabetta e della ma- 
dre del re, la battezzò il nunzio Simonet- 
ti arcivescovo di Nicosia, e fece da padri- 
no Filippo V re di Spagna padre del re, 
rappresentato dal medesimo cardinal Ac- 
quaviva. A questa magnifica funzione ai 
a4siiocesse l'altra del la presentazione del- 
la rosa d'oro nella real cappella del pa- 
lano, e riuscì non meno decorosa e splen- 
dida, anche per ricorrere l'anniversario 
della nascita della maestà sua. Portata 
la rosa da mg/ Acquaviva, lo zio cardi- 
nale h consegnò alla regina in nome di 
Benedetto XIV col solito cererooniale. 
Tutto ricavai dai n.i 36i4>36i7 e 3643 
del Diario di Roma del 1 740. Inoltre Be- 
nedetto XIV per ulterior pegno di sincero 
afletto versoi! capi tolodella metropolita- 
na di Bologna sua patria, di cui era stato 
arcivescovo, gl'indirizzo la celebre lette- 
ra, Quarta verlentis, de'a4 marzo i yS i , 
per accompagnare il sagro donativo del- 
la rosa d'oro da lui benedetta nella do- 
menica Lattare dello stesso anno, in cui, 
essendo piena di ecclesiastica erudizione, 
rimarcai che tacque la variazione da lui 
operata nel tempo e nel giorno della be- 



ROS 141 

nedizione, per quella della regina delle 
due Sicilie* Elesse portatore della rosa il 
nobile concittadino e suo cameriere se- 
greto mg/ Paolo Zani, colle consuete i- 
struzioni per adempire I' onorevolissima 
commissione. Prescrisse che la funzione 
si facesse nel giorno di s. Pietro titolare 
della metropoli tana, e che poi la rosa d'o- 
ro si esponesse ogni anno nella IV dome- 
nica di quaresima nell' altare miaggiore) 
nel tempo de' divini uffici. 

Clemente XIII gnìo ai veneziani suoi 
concittadini per le dimostrazioni festive 
fatte per la sua esaltazione, e pegli ono- 
ri conferiti alla sua famiglia Rezzonico 
(/^.), volle donare al doge Francesco Lo- 
redano la i / rosa d'oro da lui benedet- 
ta a'25 marzo 1 759, in memoria di che 
si ristampò l'opera del Baldassarri, con 
molte giunte, e con un intaglio del piedi- 
stallo e della rosa sovraimpostavi. Leggo 
pertanto nel n."* 6546 del Diario di Ro- 
ma dell'/ Sg, M Colle lettere di Venezia 
si è avuto ragguaglio delle solennità ce- 
lebrate nell'occasione di ricevere l'insigne 
donativo della rosa d' oro, fetto alla se- 
renissima repubblica dalla Santità di N. 
S. Clemente XIII, e speditale per mg.^* 
Giuseppe Firrao napoletano (poi nunzio 
di Venezia e cardinale), uno de'suoi ca- 
merieri segreti (soprannumerario), da cui 
ne fu fatta la presentazione alla detta sere- 
nissima repubblica in nome della Santi- 
tà sua, nella seguente maniera. A' 1 7 mag- 
gio giorno di giovedì arrivò il pi*elato a 
Venezia, eli 29 fu presentato nell'eccel- 
lentissimo collegio da mg.' nunzio apo- 
stolico Antonio Colonna Branci forte, do- 
ve fece un'elegante esposizione de'pater- 
ni sentimenti della Beatitudine sua verso 
la serenissima patria daLei contraddistin- 
ta CQu questo dono prima d' ogni altro 
principe. Nel giorno de' 3 giugno, desti- 
nato a questa funzione, andarono 4o ec- 
cellentissimi senatori, tra' quali v'erano i 
due eccellentissimi cavalieri Z. Alvise Mo- 
cenigo 4 K., e Z. Antonio Diedo K., con 
li peatoni alla casa didettomg/nunzioy 



142 



ROS 

dove unitisi neiriotitida con esso mg/ 
nunzio e colsig.r Ablegato entrarono nei 
pealoni e trasferitisi alla .chiesa di s. Mar- 
co, mg.' nunzio vi si trattenne per appa* 
rarsi alla solenne celebrazione delia mes- 
sa, èssendo mgr Firraocon la compagnia 
degli eccellentissimi cavalieri e senatori 
frattanto passato nel pubblico palazzo, 
da dove colla serenissima Signoria fatto 
regresso alla ducale basilica , fu cantata 
neHa più solenne forma la messa, al ter- 
mine della quule fu letto il breve da un 
circospetto segretario deireccellentissimo 
senato, e posto il faldistorio sopra l'alta- 
re, cui sedendo mg.r celebrante, recitate 
le parole consuete di questa funzione, fece 
la tradizione della rosa d'oro all'eccellen- 
iissimo consigliere V. doge ivi genufles- 
so, non ritrovandosi il serenissimo Prin- 
cipe presente perchè indisposto. Termi- 
nata la funzione ritornarono tutti al du- 
cale palazzo, dove al luogo solitosi con- 
gedarono mg.r nunzio e i'ÀbIegato, ac- 
compagnati dall'applauso di numeroso 
popolo". Ma le cinque rose, oltre quella 
di Alessandro III perita nell'incendio del 
i23o, delle quali ho parlato, che il te- 
soro di s. Marco si pregiava possedere , 
in un con altri preziosissimi oggetti, spa- 
rirono fatalmente dopo la cessazione del 
veneto dominio. Clemente XI P^ne\ 1 770 
avendo ristabilita la concordia fra la cor* 
te romana, e Giuseppe re di Portogallo 
{F*)^con solennità si portò a'24 settem- 
bre alla diiesa de' ss. XII Apostoli, già 
suo titolo cardinalizio, ove il cardinal Co- 
lonna intuonò il Te Deum in ringrazia- 
mento all'Altissimo per l'ottenuta ricon- 
ciliazione delle due corti. Quindi nelle o- 
«e pomendiane con nobile treno il^Papa 
si condusse col s. collegio alla regia chie- 
sa nazionale di S.Antonio de'Portoghesi 
(che descrissi al citato articolo), nella qua- 
le sino dalla mattina era esposto il ss. Sa - 
gramentocon magnifico apparato. Ivi fat- 
ta orazione coi cardinali, seguito da essi 
si poiiò in sagrestia, ed assiso su ricco tro- 
JM>> in pegno singolare del suo paterno a« 



ROS 

more verso il monarca della nazione por- 
toghese, donò a quella chiesa la rosa d'o- 
ro eh' egli per la i .^ volta avea solenne- 
mente benedetta nella domenica Laeta* 
re del medesimo anno, la quale con for- 
male consegna fu ricevuta dal cardinal 
Neri M." Corsini protettore del Portogal- 
lo e di detta chiesa. Nel dì seguente la ro- 
sa d' oro venne portata dal clero porto- 
ghese di 8. Antonio in processione, e restò 
per tutto il giorno esposta nell'altare mag- 
giore, come leggo nel portoghese Novaes 
e ne' Diari di Roma, Essendo stato poi 
rubato sì prezioso dono, e desiderando i 
portoghesi vivamente di conservarne la 
memoria, fecero fare altra simile rosa d'o- 
ro, e supplicarono Pio VI a benedirla. Di - 
ce il n.^ 2010 del Diario di Roma del 
1794, che il Papa essendo convalescente 
a'3o marzo domenica L^ze^^re celebrò la 
méssa nella cappella privata del Vatica- 
no, e dopo avere ascoltata quella d' un 
cappellano segreto, benedi colie prescritte 
ceremonie là rosa d'oro che la congrega- 
zione nazionaledella'regia chiesa avea fat- 
to lavorare in sostituzione dell' involata 
da molti anni. Terminata la funzione, il 
Papa ammiseal bacio del piede nella stes- 
sa cappella il can.° Pereira governatore 
della chiesa portoghese, il quale in nome 
di tutta la nazione lo ringraziò per la be- 
nigna condiscendenza usata con essa. A* 
vanti df questo tempo Pio VI avea be- 
nedetto altre rosed'oix), ed anche donate. 
Nel 1776 trasferendosi in Roma da Fi- 
renze Maria Cristina arciduchessa d'Au- 
stria, col duca Alberto di Saxe-Tescheu 
luogotenente del regno d' Ungheria suo 
marito, per visitare Pio VI e l'alma cit- 
tà, il Papa non solo li ricevè con indici- 
bile amore volez/a, ma per distinzione do- 
nò all'arciduchessa la rosa d'oro benedet- 
ta, come accennai nel voi. XLI,.p. 272. 
Aggiungerò, che il Papa nel ricevere i rea- 
li sposi in udienza di congedo regalò am- 
bedue di preziose corone di lapislazzuli 
legate in oro, con cammei sagri per pieda- 
glie contornati di brillanti e rubini , con 



ROS 

bre^e che ne dichiaraTa le indulgerne, fii* 
ceodo dare da mg.'' maestro di camera 
ai personaggi che gli accompagnavano, 
allre pregìevoli corone legate in oro con 
medaglie amili. Indi il maggiordomo A r- 
cbinto portò nel palazzo di Villa Medi- 
ci la rosa d'oro all'arcidochessa, che la rì- 
cevècon particolare ossequio e gradì men- 
to. In appresso. mg/ A vogadro segreta- 
rio d'ambasciata e cameriere s^[reto par^ 
tedpante di Pio VI , in nome di questi 
presentò all'arciduchessa ed al duca con- 
sorte due nobilissime cassette coi corpi di 
8. Augusto (nome dell'elettore di Sasso- 
nia) e di 8. Cristina, ed altre due eguali 
con j4gnus Dei benedetti; un quadro di 
musaico rappresentante l'arco di Tito con 
bellissima cornice di metallo dorato; due 
quadri d'arazzo,uno esprimente la B. Ver- 
gine col Bambino del Cigna ni, l'altro s. 
Cecilia del Guercino,con cornici di finis* 
simi intagli dorati ; ed una cassa con le 
vedute di Roma incise da Piranesi, nobil- 
mente legate in 1 5 volumi, oltre altra e- 
guale colla raccolta de'rami e stampe del- 
la calcografia camerale,riccamente lega- 
te ima tomi. De'regali ricevuti dai due 
prelati parlai al luogo citato. Della rosa 
d'oro donata da Pio VI nel 1 780,000 al- 
tri regali,airaixiduca Ferdinando gover- 
natore generale di Milano o Lombardia 
austrìaca, ed alla consorte M.' Beatrice di 
Modena, presentata la i .*dal maggiordo- 
mo Mancinforte Sperelli,! secondi da mg.' 
Avo^dro, e di quanto essi riceverono, ne 
trattai nel detto voi. XLT, p. 272. Ivi a 
p. ayS riportai come Fio VI in Roma dal 
nipote Braschi maggiordomo fece pre- 
sentare la rosa d'oro nel 1 784 all'arcidu- 
cbonaM.* Amalia sorella di Giuseppe II 
« moglie del duca di Parma e Piacenza 
Ferdioando, e diversi donativi per mg.>^ 
Avogadro, come de'regali che riceverono 
idue prelati. Nel 1791 si recarono in Ro- 
mm per assistere alle funzioni sagre della 
settimana santa il re delle due Sicilie Fer- 
diofelido IV, colla consorte M.' Carolina 
d' Austria, incontrati ai confini d' ordine 



ROS 143 

di Pio VI, ed a Viterbo da mg.' maestro 
di camera; indi nel palazxo Farnese il du- 
ca Braschi nipote del Papa fece omaggio 
d'uno sturìone di 1 5olibbre,come appren- 
do Ò9Ì Diari di Roma del 1 79 1 , e dal n.^ 
1 704 quanto qui riproduco. Dopo che 
Pio VI fu a visitare i sovrani in detto loro 
palazzo, in di lui nome il suo concittadi- 
no ed elemosiniere mg/ Bandi arcivesco- 
vo d' Edessa, in luogo del maggiordomo 
Laocellotti indisposto, presentò alla regi- 
na la rosa d'oro benedetta chiusa in va- 
ga custodia (così Pio VI donò 3 rose a 3 
arciduchesse d' Austria e sorelle), ed ac- 
compagnata da pontificio brevclndi mg.r 
Malo cameriere segreto partecipante, in* 
vece del segretario d'ambasciata mg.r A- 
vogadro incomodato di salute, offrì al re 
ed alla regina 4 quadri, cioè due di mu- 
saico rappresentanti il Tempio di Mi- 
nerva ed il Colosseo con eleganti coraici 
di metallo dorato, e due arazzi esprìmen- 
ti la B. Vergine del Caracci, e la Madon- 
na col Bambino delCignani, eseguiti nel- 
la solita fabbrica dell'ospizio apostolico 
che que'sovrani aveano visitato, con va- 
ghe cornici intagliate e dorate; due casse 
nobili coi corpi de'ss. Pacifico e Cristina 
martiri, ed altre due con Jgmts Dei he» 
nedeUij piti 6 casse con tutte le opere in- 
cìse ch'erano nella calcografia camerale, 
massime del Piranesi , il tutto somma- 
mente gradito dai due reali coniugi. Nel 
congedarsi poi da Pio VI, il re ricevè una 
preziosa corona di lapislazzuli legata ino- 
ro, con cammeo per medaglia contorna- 
to di brillanti^colle effigie della st. Annun- 
ziata e di s. Gennaro; la regina una co- 
rona di superbissimi niccoli legata pure 
in oro, con cammeo contornato di bril- 
lanti e rappresentante il Salvatore, e la 
Croce : al nobile seguito il Papa regalò co- 
rone preziose alla cavaliere. Splendidi fu- 
rono i doni che lasciarono i due sovrani 
ai principali della corte, al generale delle 
poste e al corriere pontificio, che si pos- 
sono leggere a p. 44 ^^ detto Diario : so- 
lo dirò che mg.rmaggiordomo ebbe una 



i44 ROS 

scatola d*oro i maltata, con giro di perle 
e brillanti; altra mg.r maestro di came« 
rSf con cìft'ae contorno di brillanti; altra 
mg.r Malo con giro di perle, ed un anel- 
lo con smeraldo contornato di brillanti; 
ed a mg.r elemosiniere presenlatoi*e del- 
la rosa, una ««ce di smeraldi contoi*na- 
ladi brillanti. Dalle mie ricerche fattenel 
i835 sull'intiera e voluminosa collezio* 
ne dt* Diari di Roma, nulla registrai sul- 
le rose d*oro benedette da Pio V II, se non 
che il n.° ^4 del 1806, riportando la be- 
nedizione di queiraniìo, osserva : ««La be« 
«edizione della rosa d'oro fu surrogata 
-BÌÌe Chiavi d'oro e d'argento (lo toccai in 
pripcipio e citai il mio articolo, anche a 
«chiarimento dell' asserto), che ne*tempi 
•andati solcano i sommi Pontefici inviare 
a grandi personaggi. La rosa d'oro in tut- 
to il tempo della solenne messa siede so- 
{M'a l'altare a'piedi della Croce". Nel com- 
pilare la biografia di tal Papa, ne' suoi 
storici non trovai memorie di rose d'oro 
da lui donate, tranne quella regalata in 
Roma nel 1 8 1 9 all'ìmperatrìce d'Austria 
Carlotta Augusta di Baviera, avendo de-, 
scritto il suo soggiórno in Roma e quel- 
io dell' imperatore Francesco 1, nel voi. 
LUI, p. 1 64eseg. All'articolo Ricci a, de- 
scrivendo il santuario di Galloro, raccon- 
tai che Carlo IV re di Spagna donò alla 
B. Vergine 3 rose d'oro, che avea fatto 
benedire da Pio VII. Ne' voi. XXXVUI, 
p. 64> XLI, p. 277, narrai cornei» Ro* 
ma nel i8a5 Leone XII Ssce presentare 
la i*osa d' oro da lui benedetta, alla re- 
gina vedova di Sardegna M.* Teresa, pel 
maggiordomo Marazzani,ed il modo con 
•cui questi esegui l'onorevole commissio- 
ne. DiceArtaud nella Storia 4i Leone XII^ 
che il dono consistette in una grossa ro- 
sa d'oro massiccio, mollo aperta e con- 
tornata da 1 2 piccole rose egualmente d'o- 
ro. Pio Pili donò neli83o la rosa d'o- 
ro benedetta allo città e cattedrale dì Cin- 
goli sua patria, eleggendo ablegato apo- 
stolico il concittadino mg.r Appignanesi 
.iresoovodi Ripatransone^nd modo e con 



BOS 

quelle particolarità che riportai a tali ar- 
ticoli e biografia. Gregorio XFl nel 1 83? 
jisgalb la rosa d'oro benedetta alla regina 
d'Ungheria M.* Anna poi imperatrice, di 
che trattai ne'vol.Ill^p. i42)XXlX,p.2 io 
e altrove,non meno amabile per le sue vir- 
tù, che rispettabile per la sua dignità. Le 
perdite delle rose d'oro fatte dalla nobi- 
lissima città di Venezia, furono compen- 
sate dal bellunese Gregorio XVI Cap- 
pellari nel 1 833. Considerando queliti l'il- 
lustre Venezia qual seconda sua patria, 
per avervi in tenera età professata la vo- 
cazione monastica nel celebre monastero 
camaldolese di s. Michele di Murano, di 
cui per le sue rare virtù e profonda dot- 
trina divenne nimbate di governo, quin- 
di fatto lungo e piacevole soggiorno, ol- 
tre di aver decorato colla s. porpora il 
patriarca Jacopo Monico, po'brevi Mild- 
mus ad Patria rchalem s. Marci (diretto 
al patriarca), Pàternae charitads (indi riz- 
zato all'ablegato apostolico) de'5 ottobre 
1 833, donb la rosa da lui benedetta nel- 
la domenica Laetare alla patriarcale e 
metropolitana basilica di s.Marco,col bre- 
ve Pàternae charìtatis affectus {xr octo* 
briSf dice la minuta originale del mede- 
simo), diretto alle dignità, canomci e ca- 
pitolo della medesima,del s^i&nte teno- 
re. M Si giusta è la cagione per cui da 
Uran tempo rivolgevamo nell' animo di 
testimoniare con alcun durevole monu- 
mento la nostra benevolenza verso la cit- 
tà di Venezia per tanti e ù grandi, tito- 
li insigne, e in cui fin daiprirol anni te- 
nemmo il corso della nostra religiosa e let* 
teraria vita, che non ci permette di ricor- 
darcene più oltre senza metterolattostra 
deliberazione in effetto. Conoscendo noi 
dunque, che lo splendore del pi*inctpal 
Tempio ridonda anche in decoro della 
citta , mandiamo a codesta basilica pa- 
triarcale la Rosa d'oro che nella IV do- 
menica di quaresima abbiamo secondo il 
rito dedicata ; e a questo intendimento 
r abbiamo spedita al diletto figlio mg.r 
Pietro Antonio Pianton nostro protono- 



ROS 

tarìo , e colle nostre apostoliche ' lettere 
vblegulo» pei'ché da esso la riceviate. Voi 
già sapete che la santità del mistero, cui 
essa ricorda, è significata dal solenne ri- 
to, con cui nella sua dedicazione V ab- 
biamo unta col crisma ( deve dire un- 
guento o balsamo : nella citata minuta 
non si parla di crisma, ma di solemni bc' 
nediciionis Rosae ejusmodi catrtmonia 
a DeosuppUces poslulavimus : tutta vol- 
ta ancorché nell'originale vi sia la paro- 
la chrisma derivante dal greco, essa in 
questo caso viene usata per unclio^ un- 
siooe, tanto nel Porcellini spiegandosi pel 
▼ooaboio Chrisma^Qome nel Du Mortier, 
Eiymologiae sacrae graeco-latiiiae^ ove 
fi definisce Chrisma^ unguentum^ metto) 
e benedetta coU'acqua, per rammentare 
il buon odore di Cristo, cui deono tutti 
spirare, e massimamente coloro, i quali, 
addetti alla cura delle cose divine, uopo 
è che splendano innanziagli altri pera- 
siooi e costumi composti a pietà ed a giù- 
stisla, acciocché così si risvegli nel popo- 
lo un maggiore e più intenso studio di 
religione. Ciò chiaramente dimostra an- 
che il giorno stabilito alla sua dedicazio- 
ne; il quale appressandosi le pasquali al- 
legrezze, ci avvisa di dover affi*ettare la 
spirituale nostra risurrezione, per ralle- 
grarci con esso d'aver felicemente ri pul- 
sata la schiavitù del peccato. E' questo 
il fiore del campo secondo il linguaggio 
profetico, e il fior delle rose ne'giorni di 
prìmaTera, cui quest'aurea Rosa rappre- 
senta. Ma di qua volge i' animo al soa- 
vissimo pensiero di quella Rosa eziandio 
che da Gerico mandò da principio fino 
al cielo il suo odore, cioè la ss. Vergine 
«Madre di Dio Maria, la quale é protet- 
trice e sostegno e salutare madre di co- 
desta città. Questa Rosa adunque insigne 
per tanti misteri, e di cui i Pontefici pre- 
sentar sogliono, come di un siogolar dot 
DO, o i principi i più benemeriti di que- 
st' apostolica 8ede,-o le chiese e le cjttà 
che sono loro più care, e 'Che anche co- 
desta città di Venezia ha veduto impar* 

▼OL. LIX. 



ROS 145 

tita a' éuoi dogi Sebastiano Ziani, Ago- 
stino Barbar igo, Sebastiano Venier, Ma- 
rino Grimani ( forse il Papa gli piacque 
nominarlo invece della dogaressa sua mo- 
glie, e forse ommise ricordare il doge Lo- 
redano perchè effettivamente come im- 
pedito non potè ricever quella di Cle- 
mente .XII I, come notai di sopra); questa 
Rosa appunto noi concediamo con pater- 
no affetto a codesta sagra patriai*cale e cat- 
tedrale basilica, nonsolamente come un 
testimonio della nostra benevolenza, ma 
eziandio come un pegno dell' aiuto cele- 
ste, per cui abbiamo a rallegrarci, che co- 
desto popolo, siccome gli pregammo da 
Dio nel benedir questa Rosa, sia dalla sua 
bontà distinto, e dalla sua misericordia 
protetto. Ed acciocché queste cose abbia- 
no più felice compimentoe più pieno, se- 
guendo gli esempi de'nostri predecessori, 
schiudiamoa questo fine i sagri tesori del- 
l'indulgenze, e concediamo in vigore del- 
la pienezza dell'apostolica podestà plena- 
ria indulgenza a tutti quelli che conve- 
nevolmente muniti coi sagramenti della 
penitenza e dell'Eucaristia, o avranno as- 
sistito alla messa solenne che si celebrerà 
dopo aver esposto pubblicamente per la 
prima volta nell'alter maggiore la Rosa, 
o almeno saranno andati in quel gior- 
no a pregare in essa chiesa, e versando 
calde preci avranno implorato il benì- 
gnissimo aiuto di Dio per la prosperità 
della Chiesa e dello stato. Ed acciocché i 
detti misteri siano richiamati agli occhi 
più volte in ciascun anno, sarà vostra cu- 
ra, che nella IV domenica di Quaresima, 
e nelle feste di Pasqua di Risun*ezione, 
dell'Assunzione della B.V. Maria, e final- 
mente di s. Marco evangelista, al cui no- 
me è dedicato codesto tempio, sia essa col- 
locata nell'altar principale. Ci promettia- 
mo poi con *ogni fiducia da voi, o figli di- 
letti, e dal popolo intero, che vogliate ren- 
derci di buon cuore il contraccambio che 
solo desideriamo per la nostra benevolen- 
za verso di voi , cioè che secondo i desi- 
derii e la preghiera di noi e del piissimo 

10 



i4G KOS 

Imperatore e Re, fiorendo di ogni genere 
di Yirtii rappi*esenlialeal vero laRosa pian- 
tala sopra i ruscelli delle acque, che in 
mezzci ai fiori più scelti é la più bella a 
Tedere , e la più gioconda per la soavi* 
là dell' olezzo. Le quali cose mentre vi 
piaghiamo instantemente da Dio ottimo 
massimo, con tutto affetto impartiamo a 
voi diletti figli, e all'intero popolo vene- 
7JRno, l'apostolica benedizione ". Il ri- 
nomato, benemerito e valente tipografo 
veneto Giuseppe A ntooelli, siccome caldo 
di amore patrio e di divozione verso il Pa- 
pa Gregorio XVI, per sì lieta circostan- 
za, con lodevole intendimento e benefico 
scopo, pubblicò nell'istesso anno co'suoi 
bei tipi e decorosamente, la traduzione 
tanto del breve di Gregono XVI, che del- 
l'erudita lettera di Benedetto XIV, sulla 
Bosa d'oro, in uno al disegno e incisiorus 
della bellissima i*osa e suo ornalo, vaso e 
basamento che la sori*egge, di quella dal 
I.** data a Venezia, con questo titolo : Lei" 
fera del sommo Pontefice Benedetto XIV 
al capitolo e canonici della metropolitana 
di Bologna j pubblicata nella faustissima 
circostanza in cui la Santità di Grego- 
rio XFI felicemente regnante decora la 
patriarcale e metropolitana di Venezia 
della Rosa d^ oro. Le qua li traduzioni in i- 
taliano dedicò TAntonelIi all'I limo e Rmo 
patriarcale e metropolitano Gipitolo di 
Venezia , in cui dice che in ciò fu consi- 
gliato dall'ablegato apostolico mg.'* Pie* 
Irò Pianlon, abbate mitrato di s. Maria 
della Misericordia , prelato domestico e 
pixHonotario apostolico; rimarcando poi, 
che la rosa d'oro di Gregorio XV 1 sor* 
passa tutte quelle che già possedette Ve- 
nezia, sia per ricchezza che per leggiadria 
di lavoro. Ciò confermò l'aureo epigram- 
ma latino dell'eccellente e benemerito li- 
turgico rev. Diclich, che da lui poi volta- 
to nel nostit> idioma, dice cosi : Dalla ra- 
pida potenza dell' igneo elemento, e dal 
guerriero furore delle passate stagioni, ra- 
pirci vedemmo quanti esistevano di bion- 
da Rosn sagri doni^ Gregorio nlillameno 



ROS 

ai danni ripara dello spogliato tesoro, giac « 
che questa sola per tutte imporla le al- 
tre Rose. Imperocché il foglioso ramo 
del rosaio (sono 12 oltre la grande, nel- 
le forme non minori delle naturali) sorge 
da un vaso che posa sopra un piedistal- 
lo di forma quadra : in questo sono 4 leo- 
ni alati, alludenti a quello di s. Mai*co, a- 
venti in mezzo l'arma del Papa quelli ciré 
sono di fronte^ e sulla fascia del sottopo- 
sto zoccolo, precisamente sotto allo stem- 
ma, si legge questa iscrizione: Rosam An* 
ream Mysterii Insignem — Basilicae Pa-* 
triarcali s. Marci — Gregorius XVI Pont. 
Max, D,D,^-An. Domini mdcccxxjuii. 
Vari emblemi di arredi ecclesiastici de- 
corano le 4 faccie del piedistallo, essendo 
l'ornato vaso abbellito di decorazioni, fo- 
gliami, rabeschi e da una targa col cap- 
pello e 3 stelle, insegna de'nobili Cappet- 
lari di Belluno, sovrastato donde nasce il 
ramo delle rose, da due colombe intiere, 
siccome parte dello stemma camaldolese, 
il quale è inquartato nel pontifìcio. L'an* 
gelicopatriarca cardinal Monico, che Ve- 
nezia giustamente ancor deplora , ai 27 
febbraio 1834 con quella maschia e flui- 
da eloquenza ch'eragli si naturale, pub- 
blicò colie stampe un editto o lettera pa- 
storale , che leggo diretta al clero e po- 
polo di Venezia, nella quale celebrando 
le glorie di Gregorio XVI e le sue mu- 
nificenze, per quella di paterna dilezione 
verso Venezia e la patriarcale metropo- 
litana basilica di s. Marco nel dono della 
rosa d'oro benedetta, questa lodò sia per 
l'importanza del dono, sia pel magistero 
dell'arte, e chiamò regina de'fiori. Quin- 
di toccò qualche cosa dell'antica sua pri- 
gine, della pontificia consuetudine di do- 
narla, e con unzione de'suoi alti misteri, 
come della simbolica Rosa della Vergine 
immacolata Maria {Regina sine labe ori- 
ginali concepta\ e quale felice presagio 
dell'eterna e beata delizia. Manifestò poi, 
che Gregorio XVI vieppiù impreziosì il 
materiale collo spirituale dono dell'indul- 
genza plenarìa/da lucrarsi nel giorno di 



ROS 

sua solenne inaugurazione, pel quale sta- 
bilì r anniversario della consagrazione 
(non sì può dire, per quanto provai di so- 
pra) della rosa, cioea'g mai*20i8349 do- 
menica LaetarCy colla maggior pompa 
possibile, invitando lutti a lucrarla, e ad 
impiegare tutto il memorabile giorno in 
religiosa esultanza di pietà e carità fra- 
terna , e non con dimostrazioni di alle- 
grezza profana , come espressamente gli 
avea inculcato il Papa, nel breve alni di- 
retto nell'istesso giorno che fece il dona- 
tivo. Il cav. Mutiuelli, Annali delle prò» 
vincie venete ^ p. 43a e seg., non solo pub- 
blici) i 3 menzionati brevi , ma con bel- 
le parole riferisce di avere mg.^ Pianton 
ab legato, trasportato processionalmente 
e con molta pompa la sagra rosa, dalla 
chiesa di s. Moisè alla basilica di s. Mar- 
co per consegnarla al capitolo, seguendo 
i 4 chierici che la portavano, e che per 
Venezia fu giorno solenne, di gaudio e di 
gratitudine verso il magnifico donatore, 
ffe'vol. XXXII, p. 323, L, p. 1 32, LIV, 
p. ^jji riportai come Gregorio XVI nel 
184^9 avendo fatto da padrino nel batte- 
simo del reale duca di Be}a Gìo. M/ Fer- 
nando Gregorio, donò la rosa d'oro bene- 
detta alla madre regina di Portogallo re- 
gnante Maria H, cui la presentò Tablega- 
to mg.'' Stefano Yizzardelli perciò deco- 
rato con ordine equestre , come indicai 
nel voi. XXV IT, p. 286. Il Papa che re- 
gna Pio IX fece da padrino al battesimo 
della real principessa M.' Pia , nata dai 
regnanti re e regina di Sardegna,alla qua- 
le fece presentare la rosa d'oro benedet- 
ta, di che parlai ne' voi. L, p.i32, LUI, 
p. 193, facendo da ablegato l'uditore del- 
la nunziatura mg.^ Santucci. Nel 1849 
a'7 agosto Pio IX nella cattedi*ale dì Gae- 
ta battezzò la real principessa M.' delle 
Grazie Pia, figlia de' regnanti monarchi 
delle due Sicilie, re Ferdinando II e re- 
gina M.' Teresa d'Austria (6glia del ce- 
lebre arciduca Carlo, di cui nel voi. LY, 
p. 63), alla quale il Papa regalò la rosa 
d'oro che avea benedetta nel prec^ente 



ROS 147 

anno in Roma nella domenica Laeìarei 
come accennai ne' voi. L, p.i 32, LIII, p. 
21 4- Aggiungei*ò quanto apprendo dai 
n.i 54 e 6 1 del Giornale di Roma del 
1849* Compresoli Papa da viva ricono- 
scenza per l'ospitale e splendidissima ac- 
coglienza che riceveva dal religiosissimo 
i*e Ferdinando IT, volle rigenerare al sa- 
gro fonte la real figlia cheavea dato alla 
luce l'eccelsa regina sua consorte, cui vo- 
lendo dare una religiosa memoria di un 
avvenimento di tanta soddisfazione al suo 
cuore, dispose di offrirle la rosa d'oro l>e- 
nedetta, per quella avita pietà singolare 
che in essa risplende (mediante il breve 
Nihìl certe , dato nello stesso giorno del 
battesimo e spedito secondo il consueto 
dal prelato segretario de* brevi ai princi- 
pi ). Per tale ceremonia il Papa destinò 
a suo ablegato mg.^ Giuseppe Stella ca- 
meriere segreto partecipante e guardaix)- 
ba, il quale munito d' analogo breve a- 
postolico a'2 settembre eseguì il distinta 
incarico. À tale effetto poi*tatosì nell'abi- 
tazione reale,neiroi'atorio privato celebrò 
la messa , alla quale assisterono il re, la 
regina e la famiglia reale, inclusi vamente 
alla principessa neonata. Sull'altare ven- 
ne riposto il vaso colla pianta di rose d'o- 
ro. Dopo Vile missa est^ siederono l'ab- 
legato e gli augusti pei*sonaggi, fu letto 
il breve della legazione fatta da sua San- 
tità dell'ablegato per'offrire in suo nome 
la rosa. Indi il conte Ludolf lesse il bre- 
ve pontificio per sua maestà la regina M.* 
Teresa , e fu consegnato altro analogo 
breve al re. Sollevato di poi il vaso dal- 
l'altare, l'augusta sovrana vi pose la ma* 
no in segno di sorreggerlo, e l' ablegato 
pronunziò in latino il seguente discorso 
o formola , che tradotta nella nostra Ci- 
velia , dice così. »> Prendi la Rosa dalle 
nostre mani, la quale noi ti oons^nìamo 
per ispeciale commissione a noi data dal 
santissimo Padre in Crìsto esignor nostro 
Pio IX per divina provvidenza Papa; per 
mezzo della quale t'iodica il gaudio del* 
l'una e dell'altra Gerusalemme, cioè della 



i48 ROS 

Cbiesa trionfante e militante, per cui quel 
fiore si manifesta bellissimo a tutti ì fedeli 
cristiani, essendo il gaudio e la corona di 
tutti i santi. Accetti la Maestà tua, la qua- 
le secondo il secolo è nobile , potente e 
fornita di molta virtù, da Cristo Signore, 
come Rosa piantata sopra ruscelli di ab- 
bondanti acque, la quale grazia per sua 
infinita clemenza si degni concederti Co* 
lui il quale è Trino e Uno pe' secoli dei 
secoli. Così sia ". Baciata quindi la rosa 
dalla regina, Tablegato fece conoscere per 
parte del Papa, che Teniva accordata la 
Indulgenza plenaria al re, alla regina e 
a tutti della real famiglia , dopo che si 
fossero confessati e comunicati. Data la 
benedizione e letto Te vangelo finale, mg.r 
iblegato si ritirò presso il Papa. Ecco la 
descrizione della rosa d'oro donata a M.* 
Teresa regina delle due Sicilie.» Questo 
fiore sorge da un vaso che posa sopra un 
piedistallo d'argento dorato, dì forma ot- 
tagona, alto centimetri 22 e largo io. £* 
diviso come segue. Plinto sopra cui po- 
sano 4 pilastri che nel mezzo hanno in • 
cassato un ornato di bassorilievo rappre* 
sentante rami di quercia intrecciati che 
sorgono da un vaso. Tra i detti pilastri 
vi sono 4 spartiti, tutti contornati da una 
cornice a foglia, che racchiudono nel mez- 
zo lo stemma del regnante sonamo Pon- 
tefice Pio IX; nelle due parti laterali sa- 
grì trofei in bassorilievo^ e nella 4** fac- 
ciata un ornato che richiama l'altro che 
circonda lo stemma suddetto. Sopra la ci- 
masa, ov'è una gola parimente ottagona, 
che contiene 4 festoni di fiori e frutti che 
vengono a vicenda legati da 4 maschero- 
ni, il tutto riportato in argento dorato, 
posa il vaso d'oro alto centimetri 26^ e- 
sattandente copiato da quello elegantissi- 
mo di porcellana che si conserva nella bi- 
bliotèca Vaticana, donato da Carlo X re 
di Francia aLeone XII{F'»): ì due mani* 
chi che ai lati l'adornano rappresentano 
un pavone, ed il lavoro che in quello è 
dipinto, in questi é eseguito a cesello. Na* 
tee dal vaso uo ramo di i*ose d'oro alto 



ROS 

centimetri 46. Le rose sono 1 3, ed in quel- 
la di mezzo si conserva il balsamo ed il 
muschio che il santo Padre benedì ". 

La rosa viene chiamata principe e re- 
gina, non che fenice e onore de'fiori; l'oc- 
chio, r annunzio, la messaggiera di pri- 
mavera; la porpora e il sole de' campi, 
V aura de' giardini , ove maestosamente 
pompeggia. Sue singolari proprietà sono, 
la forma elegante e bella, onde diletta e 
riesce grata alla vista , anche pel colore 
ordinariamente vermiglio; il fragrante o- 
dore che ricrea, il sapore che conforta e 
solleva. Fiorisce principalmente nella pri • 
mavera, nel maggio e nel giugno , ed e* 
ziandio ogni mese,essendovenedi più spe- 
cie e colori. Furono lodate le rose di Mal- 
ta, dell'Indie, del la Cina e di Gerìco{P^,y 
Il Terzi nella Siria sagra ricorda che la 
celebrò Salomone : Quasi plantatio rosa 
in Jerico, e ne' suoi cantici la paragona 
alla sposa. Le rase di Gerico dice che so- 
no prodotte da una pianta spinosa simi- 
le al pruno; nel la forma e grandezza cor- 
rispondono al fior del sambuco, varian- 
do peri» neir odore e colore per essere 
fragrantissime ; sul principio vermiglia , 
diviene indi cerulea, colle fronde alquan- 
to legnose, le quali diseccandosi, riten- 
gono l'istesso odore incorruttibile, e ba- 
gnate òoH'acqua si riaprono, l^u la rosa 
di Gerico paragonata alla verginità del- 
la Immacolata gran Madre di Dio , che 
appellasi ne'libri santi ìaRosa di Gerico, 
e che è pure invocata dalla Chiesa col ti- 
tolo glorioso di Mistica Rosa^ come quel- 
la, checoll'odore soavissimo delle sue ra- 
re prerogati ve,si attrasse le ineffabili com- 
piacenze dell'augustissimaTriade; ripor- 
tandone le testimonianze de'ss.Padri, Sar • 
nel li nelle Lettere eccL t. 7, lett. 49 : Oel- 
la rosa di Gerico, La rosa essendo anche 
simbolo della bravità della vita e della 
fragilità umana, per la sua delicatezza e 
pel corto tempo in cui appassisce. Ed e 
perciò che furono scolpite sulle lapidi dei 
sepolcri per denotare l'incertezza del vi* 
vera , o quelli che morirono in fresca d^ 



ROS 

tenera età. I romani e gli ebrei le spar- 
gevano ne'Funerali( F,) sui SepolcH{ ^.); 
e molti gentili fecei*o disposizioni testa- 
mentarie perchè neira'nnivei*sariodi loro 
morte si spargessero ov'erano sepolti. Ci 
si formarono Ghirlande ^ Corone ( F,) per 
segno di festa e negli sposalizi, intreccian- 
dosi con altri Fiori {F.). Cartari e Ricci 
riportano il novero di que'corpi santi, da 
cui uscirono rose fresdie e odorose, altri 
per virtù divina avendole fette nascere 
nel più crudo inverno , come di tanti sì 
legge nelle loro vite^ e parlando della bea- 
la Bua dissi perchè si dispensano rose 
nella' sua festa. À Pentecoste dichiarai 
perchè chiamasi Pasqua Rosa o Dome- 
nica Rosala^ come per Iq spargimento e 
dispènsa delle rose che si faceva in que- 
llo giorno, per adombrare la discesa del- 
lo Spirito santo. Nel voi. IX, p. 4o nar- 
rai come nella domenica precedente si 
eseguiva con rose rosse dall'occhio della 
Chiesa di s, Maria ad Martyres ( F.)^ ool- 
l'intervento del Papa che vi celebrava, per 
cui poi ai canonici sono ancora in coro 
dispensate delle rose nella festa della Pen- 
tecoste, cioè venendo benedette in sagra- 
stia dal sagrestano, ogni canonico trova 
al suo stallo due rose; di che feci memo- 
ria pure a Fiori, come di quelli che dal- 
Talto si gettano nella basilica Liberiana, 
insieme a rose bianche, nella festa di s. 
Maria della Neve, dalla cupola della ma- 
gnifica cappella Borghesìaua, e prima an- 
cora dai forami del nobilissimo soffitto : 
si spargevano anche nella basilica Late- 
ranense. Il prelato Agostino Favoriti gra- 
zioso poeta, ma di genio ben diverso da 
quelli d' Anacreonte e di Virgilio inna- 
morati delle rose e de' rosai di Pesto, come 
canonico Liberiano non avrebbe potuto 
assistere allo spargimento delle rose bian- 
che , per la sua invincibile antipatia al- 
l' odore di questo fiore. Prima di lui il 
cardinal Oli vicino Caraffa^ decano del s. 
■collegio e arcivescovo di Napoli, ebbe tale 
avversione al soave olezzo delle rose, che 
non potendo sofirirne la fragranza, nella 



ROS i49 

stagione di primavera all' ingresso delle 
sue camere teneva persone espressamente 
incaricate di esaminare diligentemente 
che niuno si presentasse da lui con rose 
o in veruna maniera ne odorasse. All'ar- 
ticolo Orsuti famiglia, non solo parlai del- 
la rosa come insegna principale di essa, 
ma dissi perchè s. Leone IX ordinò che 
ogni anno per la Pentecoste si benedisse 
una rosa, e si dasse al primario barone 
di tal casa. Alcuni dissero d' oro tal ra- 
sa, altri semplicemente rosa naturale; 
cosi Cancellieri nei Possessi a p- 4'* ^^' 
serva Cartari, che siccome colle rose fu 
ornata la testa de'capitani vittoriosi, tan- 
to fecero i romani con> Primiano e Se- 
condino Orsini nellora ritorno in Roma 
dopo la sconfitta de'tusculani, perlaqua- 
le si pub vedere Frascati. Il p. Menoc- 
chio, «$'/£<oret.i, centuria 2, cap.91, trat- 
ta: Se avanti il peccato d'Adamo abbia 
Dio creato l'erbe nocive e velenose, e se 
a quel tempo le rose nascessero senza spi- 
ne; conclude affisrmativamente, come lo- 
ro proprietà. Alessio Porri pubblicò in Ro • 
ma nel 1 569 un bel Discorso in lode del • 
la rosa e delle sue virtù. 

ROSALIA (s.), vergine. Figlia diSini- 
baldo signore diRoses e diQuÌ8quina,di- 
scendente dalla famiglia impeHaledi Car- 
lo Magno, nacque a Palermo in Sicilia. 
Una leggenda la dice nipote di Gugliel- 
mo I re di Sicilia, e di meravigliosa bel- 
lezza: di questa santa riparlo a pALERBfO, 
ed a s.RosALiA congregazione di monache. 
Fino dalla sua gioventù, disprezzando le 
vanità del mondo, ritirossi in una grotta 
sul monte Pellegrino, 3 miglia lungi da 
Palermo. Quivi coU'austerità della peni- 
tenza, col lavoro delle mani, e con una 
continua orazione, si consagrò intiera* 
mente a Dio. Mori nel 1 1 60, e le sue ra* 
liquie furono scoperte nel i625, nel poa- 
tificato di Urbano VIII. La Sicilia attri- 
buì alla protezione di questa santa la ces- 
sazione di una pestilenza, che in quel tem- 
po faceva grandi stragi. La sua festa si 
celebra il 4 settembre. 



i5o ROS 

ROSALIA. Sede vescovile di Pisidia 
nell'Asia minore. Al presente Rosalia, Ao* 
salien, è un titolo vescovile in partibusj 
sotto il patriarcato pure inpartibusdì Co- 
stanti Dopoli, che Gregorio XVI nel giù* 
gnoi844coD^^^'i all'attuale vicario apo- 
stolico di Tunisi, dal medesimo Papa no- 
minato , mg.'' Fedele Suter da Ferrara 
cappuccino , il quale a' 29 settembre di 
detto anno fu consagrato vescovo dal car- 
dinal Fransoni prefetto di propaganda ^- 
de, nella chiesa dellacongregazioue di tal 
nome. 

ROSALIA(s.).Congregazione di nobili 
monache istituita in Palermo, sotto l'in- 
vocazione di 8. Rosalia (/^.). Professava 
la città di Palermo (F,) par ticolar divo* 
zione vei'so s. Rosalia sua protettrice, ma 
non sapeva ovegiacesseìl venerando suo 
corpo, il quale scoperto nel 1 62 5, con so- 
lenne pompa fu trasferito in città, la qua- 
le essendoafSitta dalla pes(e,ne restò pron- 
tamente libera, e con essa altri luoghi di 
Sicilia. Pertanto tra le altre, concepì un 
grande amore verso la santa, d. Marghe- 
rita del Carretto d'Aragona de'conti di 
Gagliano, la quale ordinò con testamen- 
taria disposiziooe,si fondasse colle sue so- 
stanze un monastero di donne sotto il ti- 
tolo di 6. Rosalia , colla regola di s. Do- 
menico. Ma poi ad istanza di d. Alderano 
fi'atello della defunta d. Margherita, Ur- 
bano Vili con sua bolla del 1 634 gli as- 
segnò la regola di s. Benedetto. Il p. Ca- 
soini gesuita j avendo lasciato nel 1 636 al- 
le monache la croce di lamina d'argento^ 
della forma che dicesì patente, che fu tro- 
vata sul petto di s. Rosalia, Urbano Vili 
conoesse alle monachedi usarne una si- 
mile di tela bianca sullo scapolare e sul- 
la cocolla nera, corrispondente al petto, 
ad usanza degli ordini equestri ; indi nel 
1 638 gli mandò 1 due abiti monastici da 
lui benedetti estabilì la clausura, che prin- 
cipiò ad osservarsi solo nel 1 675, venendo 
eletta per abbadessa Maria della Croce, 
raligiosa di singoiar virtù, trasferita dal 
monastero benedettino dell'Immacolata 



ROS 

Concezione della stessa città di Palermo. 
Usano le monache l'abito proprio delle 
religiose benedettine e nero; le novizie al- 
quanto differiscono dalle professe, poiché 
queste, oltre la tonaca e lo scapolare, han- 
no la cocolla pur fregiata di detta croce, 
il soggolo, il velo di tela in testa che lor di- 
scende sulle spalle, sopra al quale aggiun- 
gono altro velo di seta nera, ed usano ca- 
miciadi lana e sandali alti 5 dita; mentre 
le novizie vestono la tonaca nera, e lo sca- 
polare più stretto e corto sino alle ginoc- 
chia, senza la croce,velo dì tela bianca più 
lungo, ed i medesimi sandali : le converse 
poi vestono tonaca parimente nera, scapo- 
lare lungo, ma senza l'insegna della a*oce, 
con soggolo e velo del capo di tela, co' san- 
dali. Le costituzioni di queste monache, 
come il loro ceremoniale, furono pubbli- 
cate dal p. d. Pietro Antonio Tornami ra, 
decano benedettinocassinese. La loro son- 
tuosa chiesa fu aperta alla pubblica vene- 
razione nel 1 709, e vi professano partico- 
lar divozione al ss. Sagramento.Ti*atla di 
esse il p. Bonanni nel Catalogo degli or- 
dini equesUi, p. 1 35 e seg., riportando le 
fSgui-e della monaca nell' abito ordinario 
con la cocolla monastica, quelle della no- 
vizia e della conversa. 

ROSAMIRANO, Cardinale. V. Ste- 

FARO RoSAMIRANO. 

ROSARIO(SS.). Rosarium sanctissi- 
munì. Preghiera, divozione, festa ed isti- 
tuzioni che ne derivarono, equestri, di so- 
dalizi e religiose. Fra le approvate ora- 
zioni in onore delia B. Vergine Maria 
(y,\ le più celebri e stimabili sono l' Uffi- 
zio {F,) detto parvo della Madonna^ e 
il ss. Rosario^ così detto quasi corona di 
Rose che s'intessono alla medesima Ma- 
dre di Dio. Inoltre dicesi rosario qualun- 
que Corona divozionale (^.)> e meglio 
le corone composte di 1 5 poste, e quelle 
simili corone di minuti grani che si ten- 
gono al collo con piccola medaglia e l'ef- 
figie della B. Vergine delRosario, la quale 
-si suole rappresentare col divin Figlio in 
braccio, tenendo ambedue in mano il ss. 



ROS 

Bosario. In tale articolo dichiarai di che 
bi forma e compone la corona dÌYOEiona- 
Je^ la quale serve a numerare! Pater no* 
ster e i'jàve Maria^ onde facilitare Tese- 
cuzione di pratiche religiose, principal- 
mente per la pia recita del s. rosario e 
suoi differenti modi , essendo il rosario 
4sooiposto di 1 5 decine di Ave Maria o 
Salutazione Angelica (^.),di iS Pater 
nosier (^.), e di i5 Gloria Patri {J^.)j 
chiamandosi posta ogni decina ÒiAveMa* 
r/a^meditandosi prima della recita di cia- 
scuna uno de' 1 5 misteri di cui formasi il 
ixMariOyChe dividendosi in 3 parti ciascu- 
na composta di 5 decine d'imposte, nella 
I /si contemplano i misteri Gaudiosi, nel- 
la a/ i Dolorosi, nella 3/ i Gloriosi, i quali 
misteri comprendono i principali tratti 
della vita tanto diGestiCristo,che della sua 
òrtvoà Madre la Madonna{f^ ,)i \ misteri 
gaudiosi si dicono il lunedì e giovedì, i 
dolorosi il martedì e venerdì, i gloriosi il 
mercordì , sabba to e domenica. Si pi*e- 
mettono al rosario i versetti Deus in a* 
d/utoriutn{P^.) e Gloria Palri^indì seguo- 
no quelle Giaculatorie (F,) secondo la 
propria divozione; quindi si considera nel 
1..^ mistero gaudioso l' Annunziazione 
dell' Angelo alla Beata Vergine che do- 
vea concepire e partorire Gesù Cristo 
(/^.), e si recitano oltre il Pater noster, 
io Ave Maria, dopo le quali il Gloria 
Patri, ripetendosi le giaculatorie, e ciò si 
fii ad ogni posta delle i5 che compon- 
gono il rosario. Nel 2.^ mistero gaudio- 
so si oootempla la Visitazione di s. E- 
lisabetta alla Madonna ; nel 3.** il parto 
della Vergine nel Presepio o nascita di 
^esb; nel 4**^ 1a Purificazione della B. 
Vergine, e la Presentazione al tempio di 
Oesù; nel 5.** il ritrovamento di Gesù nel 
tempio fra' dottori. Queste 5 poste che 
ehiamansi 3.* parte dirosario,collamedi- 
Iasione di que'misleri secondo gl'indicati 
giorni , viene seguita da quelle orazioni 
che accennerò dopo i misteri gloriosi. Nel 
1.^ mistero doloroso si contempla Gesù 
ndVOrazione dell'orto^ ove cadde in a- 



i5i 



ROS 

gonia e sudò Sangue j nel 3/ Gesii Fla» 
gettato alla Colonna j nel 3.'*Gesii corona • 
to di Spinej nel 4/ Gesù condannato a 
morte e caricato della Croce; nel 5/Ge- 
sh Crocefisso sul Calvario alla presenza 
di sua divina Madre. Nel i ."mistero glo- 
rioso si contempla la gloriosa Risurrezio* 
ne di Gesii; nel a." \* Ascensione al cielo 
di Gesti; nel 3.** la discesa dello Spirito 
santo nel cenacolo ; nel 4/ VAssuntiont 
in cielo della B. Vergine; nel SJ* la ooro* 
nazione in Paradiso della B. Vergine Rc' 
gina, e la gloria di tutti i Santi. Termi- 
nata la recita d'una 3.* parte del rosario» 
di dueo di tutto il rosario, si dice la Salve 
Regina (^.), terminata la quale le Lita* 
me Lauretane o della B, Vergine Maria 
(/^.), che si sogliono finire coli'invocazìo- 
ne. Regina sine labe originali concepta, 
ora prò nobis, seguita dalla triplice reci- 
ta dell' Agnus Dei, e da quella del Sub 
tuum praesidium jco\ F^ersettOy Ora prò 
nobis sancta Dei genitrixj ed il Rfspon» 
sono, Uidigni ejfficianiur promissionibus 
Christi: Oremus (/^.). Si termina il rosa- 
rio o una delle sue parti, colla triplice in- 
vocazione : Regina sacraiissimi Rosarii, 
ora prò nobis j e col Nos cum prole pia, 
benedicat Virgo Maria* Amen, Comu- 
nemente si dice un Pater, Ave e Gloria 
in onore di s. Domenico fondatore del- 
l'insigne ordine àe* Predicatori (V,), cui 
si attribuisce questa formola di Preghic' 
ra(V.)che con ragione si reputa una delle 
più stimabili per ciò che in essa consiste e 
per l'uso mirabilmente propagato e uni- 
versale del cristianesimo, essendo forse la 
più comune delie orazioni vocali che si 
praticano da'fedeli, giacche non v*è par- 
te del mondo ove esistono cattolici, in cui 
non si conosca e non se n'eseguisca la reci- 
ta: questa certamente colla quotidiana ri- 
petizione d' una 3.* parte almeno, richia- 
ma la benedizione di Dio e la protezione 
potentissima della B. Vergine nelle fa- 
miglie che l'eseguiscona L'eccellenza del 
ss. Rosario si comprende dalla stessa di- 
chiarazione e considerazione de' 1 5 prin- 



iSt ROS 

I 

cipali misteri della vila di Gesti Cristo e 
della sua ss. Madre, come dalla recita del 
Pater^ deWÀve^ del Gloria ripetuta tra 
l'uno e l'altro mistero. Dice il dotto ve' 
scovo di Fiesole mg.r Bronzuoli, IstitU' 
zioni caHoUche, sez. 38, § 2. «• Il Rosario 
è una formola di preghiere approvata dal- 
la Chiesa in onore della Vergine madre 
di Dio. Conoscevasi forse avanti l'epoca 
del patriarca s. Domenico, ma in seguito 
di una rivelazione fattagli (come dissi nel 
voi. LY, p. Sa) dalla stessa Vergine cer- 
tamente, egli fu che circa il 1 2oa^mentre 
in Francia nella provincia di Linguado* 
ca faceva orribile strage l'eresia degli jéh' 
bigesif lo predicò e lo propagò con gran- 
de zelo^ e servì di difesa e di trionfo alla 
Chiesa contro gli eretici sum mento vati... 
Egli è perciò un compendio dell' Evan» 
gelo, una specie d'istoria della vita, pati- 
menti e gloria di Gesù Cristo, e riesce u- 
tilissimo per imprimere nella mente de> 
gì' idioti un' idea delle, verità principali 
della Religione, Il fine per cui è istituito, 
e- il frutto che devesi rilevare da chi lo e- 
seguiscé, è di crescere in amore e grati- 
tudine per Gesù Cristo che ci ha redenti, 
di ammiraregli esempi di sue virtù e quel- 
li della divina sua Madre, e di essere più 
solleciti ad imitarli; d' invocare con fi- 
ducia Maria, e rendersi maggiormente 
degni della sua protezione". Il beneme- 
rito ab. Butler nella vita di s. Domenico^ 
osserva e fa considerare.» Duranti le sue 
missioni, Domenico istituì la celebre di- 
vozione del Rosario, che consiste nel re- 
citare 1 5 voltel'orazionedomenicalee I So 
la salutazione angelica, e che ha per fine 
di onorare i 1 5 principali misteri del Sal- 
vatore e della sua ss. Madre. Egli cono- 
scea tutta l'eccellenza di queste preghie- 
re. L'orazione domenicale contiene in ri- 
stretto luttociòche possiamo domandai*a 
B Dio o sperare da lui. Recitandola pra- 
tichiamo quelle sublimi virtù, per le quali 
rendiamo a Dio l'omaggio de'nostri cuo- 
ri. Colla salutazione angelica lodiamo e 
lingraziamo Iddio de'misteri dell'incar* 



ROS 

nazione e della reclenzione , che sono il 
principio d'ogni bene, e queste Iodi sono 
espresse colle stesse parole dello Spirito 
santo, le quali tuttoché indirizzate alla 
Vergine santa, si riferiscono ben più al 
Figlio di lei, cui riconosciamo come unico 
principio e cagione della sua'e della nostra 
felicità. Imploriamo perciò l'intercessiona 
della Madre sì pel corso che pel fine di 
questa vita; e per eccitare efficacemente 
la sua compassione e quelladel Figliuolo 
suo confessiamo la nostra miseria pren- 
dendo il titolo umiliante di peccatori.Que- 
ste due orazioni sono nel rosario dispo- 
ste per cotal forma, che ci rammentano 
l'istoria della vita e de'patimenti di Gesù 
Cristo , che debbono essere il continuo 
soggetto delle nostre meditazioni. Lodan- 
do Iddio in ciascun mistero, domandia- 
mo a un tempo le grazie che sono neces« 
sarie e a noi ed al prossimo nostro. Fra 
gli albigesi,altri ignoravano, altri bestem- 
miavano i misteri che sono il fondamen- 
to'della religione. Domenico per rìme-> 
diarea questi ma li, che gli recavano gran* 
de afflizione,insegnò ad onorare i misteri 
con un metodo facile e idoneo ad ogni 
sorte di persone. 1 più illuminati vi tro- 
vano il mezzo di elevarsi alla più subii* 
me contemplazione, e di produtxe degli 
atti delle più eroiche virtù. Il santo in- 
trodusse poscia lo stesso metodo a Bolo- 
gna, ed in altipi luoghi". Ed io aggiun- 
gerò in Roma ideila Chiesadis. SisU)(ì^,)^ 
ove il santo pe'suoi religiosi fondò il suo 
i.^ convento dell'alma città e abitò, in« 
troducendovi l'efficacissima divota prati* 
ca del santo rosario, ed ivi per le prime 
volte lo fece recitare pubblica mente nel- 
la metropoli del cristianesimo, come pur 
notai nel voi. LV, p. 86. Nel voi. XII, 
p. 1 44 raccontai, come nel 1 600 s'inli*o- 
dusse prima nel chiostro, poi nel 1628 
nella Chiesa di s. Maria sopra Miner» 
va (della quale anche noi voi. XXXII, 
p. 275) de'medesimi domenicani, la re- 
cita del rosario a due cori a vicenda, di 
uomini e donne. Anche Bercastel nella 



BOS 

Storia del eristianesimo t i^ Q*** 338, 
attrìbuifce a s. Domenico ristituzione del 
ronrip, per implorare la protezione pos* 
sente delia fi. Vergine per le sue fatiche, 
nelle turbolenze e furiose guerre del pae- 
se, in cui egli predicava per la conversio- 
ne degli eretici e ulteriore propagazione 
del cristianesimo. Approvarono la recita 
del rosario e ne riconobbero istitutore s. 
Domenico molti Papi, come Sisto IV nel 
1 48 1 insieme alle confraternite del ss. Ro- 
sario, Leone X; s. Pio V che tornò a con- 
fermare le confraternite erette sotto il det- 
to titolo nel 1569 colla bolla Consuevc" 
riml^ Gregorìo XIII, Sisto V, Alessandro 
VII, Innocenzo XI, Clemente XI, Bene- 
detto XllI, ed altri. Si possono consul- 
tare gli annalisti Spondano e Bzovio, al- 
lan no 1 2 1 3; il p. Echard, Bìbliolh. scripL 
ot'd, Praedicat, t.i, p. 353, t. 2, p. 27 1. 
Tommaso Vincenzo Moneglia nella Z>f#- 
seiiauone dell* origine della sagra prece 
delRosariOy Roma 1725. fienedetto XIV, 
Defestis £. Mariae F'irginis, cap. 1 3; De 
Canoniz, Sanctorum lib. 4» par.2 ,cap. 1 o. 
lQoItl*e al citato articolo Coboita divozio- 
KALB, parlai ancora delle dilTerenti opi- 
nioni che si hanno sulla sua origine, so- 
stituita dall'antichità per quelli che non 
sapevano leggere e tenere a memoria il 
SaUerio (^.), ed in luogo delle Ore Ca- 
fioniche (F,) ai religiosi Laici e Conver» 
si{F.y Dichiarai pure che il metodo di 
recitare 1 5 decine d'ì4ve Maria, col Pa» 
ter nosler e Gloria Patri, al principio e 
fine d' ognuna di esse , in memoria dei 
principali misteri e trionfi di Gesù Cristo 
e di Maria Vergine, fu ad imitazione dei 
I So Salmi, onde il rosario fu detto il Sal- 
terio della ss. tergine, e si deve a s. Do- 
menico; dicendo de'critici che ne dubita- 
no, pe'motivi che riportai, come de'Bol- 
landisti, Acta Sanctorum, augusti die 1 4; 
eMabillon,^c/^ Sanctorum Ord, Bened,, 
praef. ad saec. V, il quale è d' opinione, 
obe prima di s. Domenico fossero i mo- 
naci autori della divozione del rosario. 
Ditti eziandio delle ji7f/ie£?{l2i(7m (V.)àtV. 



ROS j53 

le corone e rosari, e delle Medaglie bene^ 
dette (f^.)che vi si appendono, e finalmen- 
te feci la descrizione di tutte le particola- 
ri Corone divozionalij approvate dalla 
Chiesa, come di quelle del Signore, di s. 
Brigida, de' VII Dolori della B. Vergine, 
dell'Immacolata Concezione, degli Atti di 
amore verso Iddio, del Sangue prezioso, 
del sagro Cuor di Gesù, delle V piaghe 
di Gesù Cristo, delle XII Stelle, e di tut- 
te notai le indulgenze concesse dai Papi. 
Moltissime sono anche le indulgenze par- 
ziali e plenarie concesse dai Papi , a chi 
recita almeno la 3.* parte del rosario; per- 
chè poi riesca grato alla Beata Vergine, 
torni a merito di chi lo dice, e questi ne 
conseguisca l' indulgenza, fa d'uopo che 
nel tempa della recita, la mente *per lo 
meno virtualmente attenda ai misteri di 
Gesù e di Maria, o in generale si occu- 
pi di pensieri religiosi, e che il cuore sia 
ad essi rivolto cou santi affetti. Sisto IV 
nel 1483 concesse a quelli che recitas- 
sero una 3.* parte di rosario, 5 anni e 5 
quarantene d' indulgenza, la quale fu iu 
seguito ampliata da Leone X , s. Pio V 
damenicano, Sisto V , e Benedetto XlII 
pur domenicano. Nella Raccolta di ora* 
zioni per le quali sono state concedute dai 
sommi Pontefici le s. Indulgenze, e che 
si pubblica in Roma coli' approvazione 
della s. congregazione dell'indulgenze, pel 
Rosario Sì legge.» Il fondatore dell'ordine 
religioso de'predicatori s. Domenico, per 
fare argine all' eresia degli albigesi , che 
a'suoi tempi infestavano i popoli special- 
mente della Francia, per rivelazione avu- 
ta della B. Vergine, a cui per tale ogget- 
to avea ricorso, circa Tanno 1 206 istituì 
ed efficacemente promulgò la divozione 
del s. Rosario; e nel corso di più secoli se 
ne videro mirabili successi nel cristianesi- 
mo. Ad animare i fedeli tutti a ricorrere 
spesso a Maria ss. con tal divozione, Be- 
nedetto XIII col bveveSanctissimus, dei 
i3 aprile 1726, concede a tutti quelli, 1 
quali con cuore almeno contrito recite- 
ranno ils. Rosario intiero, cioè di 1 5 posle> 



i54 ROS 

ovvero la S.'parteyCioè 5poit6,ioo giorni 
d'iodulgenza per ogni Pater noster e per 
ogni Jve Maria. Se poi per un anno ne 
reciteranno ogni giorno almeno la 3.* par- 
te» confessati e comunicati in un giorno 
ad arbitrio di detto anno, concede indul- 
genza plenaria; quali indulgenze sono per- 
petue, ed anche applicabili 9\Defunti, Per 
il conseguimento di tali indulgenze si ri* 
chiede , che li rosari sieno benedetti dai 
religiosi dell'ordine de'predicatori, e che 
nel recitare il s. Rosario si vadariflellen- 
do ai misteri della Nascita, Passione, Mor- 
te, Risurrezione, ec. di N. S. Gesù Cristo, 
secondo il decreto della s. congregazione 
deirindulgenzede' i % agosto 1 726,appro- 
vaio dallo stesso Benedetto XI 11. Peral- 
tro dichiarò nella sua costituzione Pre* 
tiosus^ de'a6 maggio 1 7 a 7, § 4> ^^ P^'* ^^ 
persone idiote incapaci della considera* 
zinne de' divini misteri, basta che reciti- 
no il s. Rosario divotamente ". 

Festa della B.ì^ergine del Rosario. Per 
la strepitosa vittoria riportata dalle ar- 
ìxSì cristiane, pontificie, venete e spagnuo- 
le della lega cattolica,nel golfo di Lepanto 
a'7 ottobre 1 57 1 ,con memorabile disfatta 
de'tui*chi, s. Pio ^(/^.), per riconoscere 
questo singoiar fiivore dalla protezione 
della B. Vergine, siccome avvenuta ap- 
punto nel giorno in cui la confraternita 
del Rosario processionalmente lo reci ta va, 
a perpetua memoria lo fece inserire nel 
Martirologio romano,ordinòche nelle li- 
tanie della B. Vergine si aggiungesse l'in- 
Tocazione«^uxi/i<i/7i Christianonintfi pre- 
scrisse che a'7 ottobre si celebrasse la ^sta 
della B, P^ergi ne della Vittoria.. Gregorio 
XCII che gli successe, ammirando la mo- 
destia del predecessore, il quale essendo' 
stato domenicano, non avea voluto far 
menzione del s. Rosario, per timore che 
6i credesse avei* egli fatto onore piuttosto 
al suo ordine, colla bolla Monet Aposto* 
InSj del I ." aprile 1 578, presso il Ma&i, 
f^ita di s. Pio V^ comandò che in tutte 
le chiese dell'ordine de'predicatori, ed in 
quelle ove fossero istituite confraternite 



ROS 

del Rosario, ove pei'ò fosse altare o cap- 
pella dedicata alla B. Vergine del Rosa- 
rio, nella i.' domenica d'ottobre, che fu 
il giorno del trionfo sugli ottomani, se ne 
celebrasse solenne uffizio di 9 lezioni con 
rito di doppio maggiore, e con nuovo no- 
me si dicesse Festa della B. Vergine dei 
RosariOyìa quale non volle più che si ce- 
lebrasse a'25 marzo, giacché nello stabi • 
lito giorno coincideva la processione del 
Si. Rosario. Clemente Vili confermò la 
festa, e la fece inserire nel Martirologio 
romano. Clemente X ad istanza della re- 
gina di Spagna Marianna, con breve dei 
36 settembre 1 67 1 , concesse lo stesso uf- 
fizio per le Spagne a tutti gli ecclesiastici, 
comechè non servissero a chiesa ove fosse 
cappella del Rosario, la qual permissione 
fu da poi accordala ed estesa dal la s. con- 
gregazione de'riti a diverse altre diocesi. 
Ad Innocenzo Xf I supplicò l'imperatove 
Leopoldo I (come quello che ripeteva la 
liberazione di Vienaa,assediata da'lurchi, 
dal patrocinio della B. Vergine, onde In- 
nocenzo XI avea istituita la festa del Nome 
di Maria, V. ) che tale uffizio e messa 
si estendesse a tutta la chiesa cattolica; ma 
avendo la morte del Papa impedito l'ap- 
provazione del rescritto giii decretato dal- 
la congregazione de'riti, il successore Cle- 
mente XI tardò a confermarlo. Però a 
motivo d'altra vittoria riportata sui tur- 
chi dall'imperatora Carlo VI, nel 1 7 16 a 
Temeswar o Csanad a'5 agosto, preci- 
samente nel giorno della Madonna della 
Neve, in cui i confratelli del Rosario face- 
vano una loro processione, e perla Ube- 
razione dall' assedio di Corfò abbando- 
nalo dai turchi nella 8.' dell' Assunzio- 
ne della Beata Vergine, vedendosi ma- 
nifesto il patrocinio speciale della Beata 
Vergine, mossero finalmente raoioio di 
Clemente XI , con decreto presso il t. 8 
del Bull. Magno , ad accordai'eai 3 ot- 
tobre dell'istesso anno a tutto il cristia- 
nesimo, per la 1 .* domenica d'ottobre la 
festa della B. Vergine del Rosario con l'uf- 
fizio e messa^con rito di doppio maggio- 



ROS 

re. Dopo di queste conoeisioaì, ti legge* 
iraDO le a/ leziooì deiruffizìo del serroo- 
se di 9. AgoslÌDO accomodate alla solen- 
nità del ss. Rosario^ma non si fiiceva al- 
cuna menùooe deirisiituìta festa; laonde 
Benedetto Xni, tolto il titolo del sermone 
di !• Agostino» fece comporre nuove* le- 
sioni pel 2.** notturno, le quali approvate 
dalla congregazione de'riti a' io marzo 
17 a 5, il Papa le confermò a' 19 e deb- 
bono recitarsi da tutti gli obbligati alle 
ore canoniche, per averle fatte inserire 
nel Breviario romano. Tanto ricavai dal 
Novaes, nella Storia de'Papi ricordati; e 
dalZaccaria» DÀf^er/. eccL diss. 5,sulle feste 
istituite ad onore della B. Vergine. 01im« 
pio Riocii De'gìubilei universali a p. i o i 
riferisce, che Gregorio XIII oixlinò anco- 
rayche ogni i.' domenica di ottobre sì fa* 
cesse la solenne processione della B. Ver- 
gine del Rosario, nella chiesa primaria 
deU'ordìne domenicano, di s. Marìa sopra 
Minerva di Roma, la quale tuttora si ce- 
lebra con fervore. In questa insigne chie- 
sa si eekbra la festa del ss. Rosario so* 
Icnnemenle e con 8.', tenendosi esposta 
una grandiosa macchina nobilmente do- 
rata,oon divota e bellissima figura in ista* 
tua rappresentante la B. Vergine dei Ro« 
sano sorreggendo in braccio il divin suo 
Figlio(queste immagini essendodelle mo- 
nache domenicane di s. Caterina da Sie- 
na, di cui parlai nel voi. LV, p. i o5, con 
particolari processioni si portano ogni an- 
no per la festa alla chiesa de'domenica- 
ni, e dopo 1' 8.* si restituiscono alle mo- 
nache), riccamente vestiti e ornati; ed al- 
trettanto si pratica tanto nelle chiese del- 
l'ordine, che nelle altre in cui se ne ce- 
lebra la festa, portandosi come da detta 
chiesa di Roma la macchina in proces- 
sione con gran copia di lumi, e gran con- 
corso del popolo diyoto. Alcuni Papi sì 
recarono alla chiesa di s. Maria sopra Mi- 
nerva a venerare la B. Vergine neli'8.^ di 
sua festa, come Innocenzo XllI, e Bene- 
detto XI II anche seguiva la processione. 
Leggo neldiai*ista CecGoniiall'anno 1 725. 



ROS i55 

•' Solennizzandosi la festa del ss. Rosario, 
Benedetto XIII verso le ore ai si portò 
in foroTa semipubblica a venerare la ss^ 
Vergine nella chiesa di s. Maria sopra Mi • 
nerva^ de'rev. pp. domenicani, ove ter- 
minato il vespero, si diede principio alla 
solenne processione colla solita macchina, 
nella quale era la diirotissima statua rap- 
presentante la B. Vergine Maria, col suo 
divin Figlio in braccio ess. Rosario in ma- 
no. Andavano in essa processione tutti i 
religiosi dis. Domenico, accompagnati da 
un infìnitoconcorsodi popolod'ogni qua- 
lità e sesso, che recitava assieme con quei 
padri divotamente e ad alta voce il ss. Ro- 
sario; essendosi dal sommuPontefice este- 
sa per questa sol volta la solita indulgen- 
za plenaria, conceduta aTratelii e sorelle 
del ss. Rosario, ancora a tutti i fedeli che 
pentiti, confessati e comunicati, avessero 
accompagnato la detta processione; ed in 
ultimo dopo la macchina si vedeva con 
esempla rissi ma umiltà e divozione (ser- 
vito dall'eccmo duca di Gravina Orsini 
principe del soglio pontifìcio e suo nipo- 
te), il nostro ss. Padre a piedi con torcia 
accesaecorona in mano,cheappoggiatoal 
suo bastoncello, seguitava la detta sagra- 
statua dellaRegina delcielo/'Questa pro- 
cessione si fa duppertutto,ed anche in Cd- 
sielGandolfOy^tv cui a quell'articolo no- 
tai i Papi che la seguirono. In detta chie- 
sa per tutta 1*8.* si fanno diversi pii eser- 
cizi,oltre la recita del rosario che ha luo- 
go in tutto l'anno, sermoneggiandosi ia 
tutti i giorni, ed aggregandosi alla Isti* 
tuzione delVora del ss. Rosario, chi bra- 
ma ascn versi. Obbligo degli ascritti é il 
(ave ogni anno dentro detta S.'un'oia d'o« 
razione e recitare in ginocchioni se po- 
tranno tutto il ss. Rosarìo. Ne'primi mi- 
steri Gaudiosi pregheranno per quelli che 
sono in peccato mortale; ne'secondi Do« 
lorosi, per gli agonizzanti; ne'terzi Glo- 
riosi, per Tanime del purgatorio. Poi dirà 
le litanie della B. Vergine per tutti i fra- 
telli e sot*elle, che esereitano questa di- 
vozbne. Qualora per infermità non si pos* 



i56 ROS 

sa fare l'ora d'orazione, si può commet- 
tere ad altri; in morte o non volendosi 
piùfar l'ora, sì istituisce la polizia d'ag- 
gregazione, annunziandosi dal pulpitoes- 
servi un'ora vacante per trovare chi la 
prenda, acciò in essa non sia privata di 
lode la B. Vergine. Alessandro VII a'i5 
gennaio i663 concesse indulgenza pie- 
nana una volta l'anno a tutti gli ascritti, 
che confessati e comunicati reciteranno il 
ss. Rosarìo nell' ora loro assegnata, colle 
solite preghiere pel conseguimento delle 
indulgenze: dipoi Alessandra VII accordò 
di potersi applicare all'anime del purga- 
torio, dovendosi però recitare altro rosa- 
rio, ciò che confermarono Innocenzo XI 
nel i685, e Clemente XI nel 1705. Pio 
VII col breve Ad augendam, de' 16 feb- 
braio 1 808, concesse indulgenza plena- 
ria, applicabile all'anime del purgatorio, 
a tutti i fedeli che confessati e comuni- 
cati, neir ora loro assegnata reciteranno 
divotaraente ils. Rosario e le altre preci. 
Questa istituzione e aggregazione è pro- 
pagata per tutto il mondo cattolico; al- 
tt*ettanto dicasi del le confraterni te, mas- 
simamente ne'iuoghi ove sono chiese e 
conventi domenicani. 

Ad ABClcÒNFRATERNrr ADEL SS. RoSARIO, 

eretta canonicamente nel la chiesa di s.Ma- 
ria sopra Minerva,nel la cappella oves. An- 
tonino poi arcivescovo di Firenze, quan- 
do era priore del propinquo convento vi 
collocò il corpo di s. Caterina da Siena, 
istituita nel 1 48 1 da Sisto-I V, la dissi con- 
fermata nel 15^3 da Clemente VII; che 
Gregorio XI lì istituì la solenne proces- 
sione; che nel 1 576 Gio. Battista Marini 
baronedi Bomba lasciò un fondo per do- 
tazioni, dovendosi preferire le zitelle del- 
l'isola di Scio, il quale in progresso au- 
raentatocon altre pie lascite,annualmente 
dal sodalizio si distribuiscono a zitelle po- 
vere ed oneste, per agevolaci loro mari- 
taggio monacazioni, ed ammantate devo- 
no intervenire alla processione solenne; e 
che la confraternita celebrava pure altre 
processioni nella i.Momeiiica d'ogni mese. 



ROS 

Aggiungerb qualche altra notizia. Celebra 
solennemente e con pompa la festa del ss. 
Rosario, e nella processione manda il suo 
stendardo colla immagine della B. Ver- 
gine col figlio Gestii in braccio, adornata 
intorno col Rosario o Salterio della Ma- 
donna ; gode molti privilegi e indulgen- 
ze concesse dai Papi.Gli ascritti alle con- 
fraternite del s. Rosario in qualsivoglia 
parte del mondo e canonicamente erette, 
fruiscono particolari indulgenze, recitan- 
do il rosario e facendo altre opere pie, 
come si apprende dai brevi d'Innocenzo 
X.lyN'uperpro parteyde'3i luglio 1679, 
e di Pio VII, Ad augendam, gìk ciiaìo. 
Quanto alle benefiche dotazioni del so- 
dalizio di Roma, innanzi le vicende che 
insorsero nel declinar del secolo passato 
e principio del corrente, eransi talmente 
aumentate, che per la festa se ne dispen • 
savano 30 da scudi 20 l'una, e 100 di 
scudi 3o. Di presente le doti sono dimi - 
nuite, e tra le superstiti vi sono quelle 
di 1 00 scudi per le monacande, e chia- 
mata Giustinìane dal nome del benefico 
ibndatQi*e. Del sodalizio romano tratta- 
romu F^ttÈffOBif^Operepiedi Roma p.22 1» 
e Piazza, Èusevologiò romano^ trat. 6 , 
cap. 1 1 . Il p. Bonanni nel Catalogo itegli 
ordini equestri e militari p. j^, attribuì 
con altri autori, e collo Scoonebeck, a s. 
Domenico l'istìtttatone dell'ordine eque- 
stre o religiosa milizia, sotto il titolo di 
cavalieri di s, Mariaelel Rosario, eui die- 
de per divisa una croce colie estremità 
terminanti in giglio, mezza bianca e mez- 
za nera, nella forma simile a quella del- 
l'ordine Costantiniano, ma in luogo del 
nome di Cristo, nel centro d'un ovato pò • 
sel'immagìne della B. Verginecol s.Bam - 
bino, ambedue in atto di distribuirei! a. 
Rosario, come vedesi nella figura del ca- 
valiere riportata dal p. Bonanni, il quale 
crede che l'ordine venisse approvato da 
Innocenzo III, con concessione di privile- 
gi, altri pretendono da Onorio IK. I ca- 
valierì aveano l'obbligo di guerreggiare 
contro gli albigesi, e recitare il rosario. 



ROS 

Aggiunge, che cessate le guerre di' quei 
fiiDaticì e crudelissimi eretici, si mutò l'or* 
diue in sodalizio e confraternita, propa- 
gandosiper tutto il mondo, onde onorare 
la B. Vet*gine colla recita del rosario, e 
implorare la sua valida assistenza per o< 
gnì bisogno. Anche il p^ Andrea Mendo 
narra Tistituzione d'ai tra sagra milizia del 
Rosario sotto la regola di s. Domenico, 
fiitta da Roderico o Federico arcivescovo 
di Toledo, per difendere la citfà dai mo- 
rì; ma il p. Bonanni reputa che fosse lo 
stesso ordine equestre istituito da s. Do- 
menico. Nondimeno i critici ritengono col 
p. Uelyot, che s. Domenico non mai isti- 
tuisse ordine equestre del ss. Rosario, ma 
piuttosto per tale si ddsbano intendere i 
crooestgnati, che guidati dal valoroso con- 
te Simone di -Monibrt combatterono gli 
albigesi vittoriosamente. Se s. Domenico 
istituì gli ordini equestri di Gesh Cristo 
o Milizia di Gesh Cristo^ e di Gesh Cri* 
sto^ s, Domenico e s. Pietro martire^ si 
può vederlo in quegli articoli. Inoltre il 
p. Bonanni, Catalogo degli ordini reli» 
gìbft par. 3, p. a8, riporta la figura della 
monaca della ss. Vergine del Rosario, e 
parla del suo istituto. Narra adunque, che 
inPalma diocesi di Girgenti,nel 1 6ooven- 
ne fondato un monastero dai Tornasi du- 
chi di Palma,co! titolo della ss. Vergine 
del Rosario. In esito oltre la clausura s'in- 
trodusse un tenore di vita molto ritirato, 
ed a tale ejOTetto furono fiibbricate alcune 
celle assai remote dal monastero, con ora- 
Iorio e giardino, nelle quali potessero le 
monache ritirarsi 8 giorni dell'anno, ed 
ivi attendere a piò perfetta unione con 
Dio^ facendo gli esercizi di s. Ignazio. Al- 
cuni anni dopo, crescendo nelle religiose 
il fervore, si determinarono alcune dì se- 
pararsi affiitto dalle altre, ecoi debiti per- 
messi, colla pi*efetta e una convei*sa nel 
1673 passarono nel detto ritiro, pren- 
dendo il nome dì SoUutriey e lasciando 
libere due celle per le monache che aves- 
sero voluto farvi gli esercizi spirituali. Si 
proposero di osservare il silenzio^ tranne 



ROS 157 

in alcune conferenze spirituali; oltre i di «> 
giuni soliti, di mortificarsi con peniten- 
ze, una delle quali chiamarono Rosario 
penitenziale^ per la sua durata dì i5o 
giorni, ne'quali quelle che lo volevano £1- 
i*e,deposto il velo nero i*estavano col bian- 
co e coronate di spine, ricevendo spesso 
pubbliche correzioni dalla superiora; ol- 
tre a ciò sì esercitavano in azioni labo- 
riose e umilianti, e per tutto quel tempo 
resta va no pr i ve del confoi*to de'sagra meo • 
ti, se pure talvolta non le dispensava il 
confessore. La loro veste era nera, ed e « 
guale all'abito benedettino, tenendo per 
distintivo sul petto Timmagine dell'Im- 
macolata Concezione con Gesù bambino,, 
contornata da un rosario, ornato cogli 
strumenti della passione del Signore. Ai 
nostri giorni in Avignone la pia Maria 
Poulin istituì una divozione del Rosario, 
intitolata la Congregazione del Rosario 
vii^ente^ne divenne \a presidente, e colla 
protezione e zelo del cardinal Lambru- 
schini nel i833 ottenne quella di Gre- 
gorio XVI, che in Roma la ricolmò, in u- 
no ali'istituto,di approvazione, d'incorag- 
gimenti , di grazie spirituali e di molte 
indulgenze. L'istituto è diviso in associa- 
zioni dette quindicine, cioè formate cia- 
scuna di 1 5 individui, di uomini o di don- 
ne, diretti da un sacerdote, e si chiamano 
Rose. Le quali persone sono unite spiri- 
tualmente per recitare e meditare i i5 
misteri del ss. Rosario: i consiglieri della 
congregazione sono preti, e si denomina- 
no coltivatori del Rosario. La congrega- 
zione si esercita ancora in diverse opere 
di pietà cristiana, come nell'adorazione 
perpetua del ss. Sagramento, nella distri- 
buzione di buoni libri, nel soccorrere le 
chiese, onde edificò quella di Lauzanne, 
in sostenere i pii stabilimenti, ec. Mera- 
vigliosamente l'istituzione del Rosario vi* 
venie si propagò per tutte le parrocchie 
della Francia, principalmente, oltre Avi- 
gnone sua culla, in Lione, Grenoble, Bel- 
lay, s. Claude, per l'impegno de'ri^pettivi 
vescovi, con parecchie centinaia d'associa- 



i58 ROS 

AÌODÌ; nella Satoia per lo zelo dell'arci- 
vescovo dì Cbambery, anzi nello stesso 
paese di Ferney, già famoso soggiorno di 
'Voltaìre;e persino nella capitale dellaSco* 
sia Edimburgo, in cui fu eretta una cap« 
pella sotto l'invocazione del Rosario w< 
i'e/i/tf,a vendo vi contribuito Carlo Xquan- 
do vi dimorava colla famiglia reale di 
Francia, che si ascrìsse alla congr^azio- 
ne per la duchessa di Berry. Questo isti- 
tuto ha prodotto un immenso bene, ed 
innumerabili e pt*odigioseconvei*sioni di 
ostinati peccatori, per le benemerenze del 
caldo e indefesso zelo del l'isti tutri ce Pou- 
lin. Sul ss.. Rosario scrissero molti, ed io 
riporterò i seguenti, oltre quelli che no- 
minai. Amidenio, De pietate romana p. 
127. Ippolito Marracci, Pro Marianae 
Coronae calculis in ecclesia s, Mariae 
in CampiteUi asservatis. Beiiiardo Von- 
sandren, De Rosario, sive modoprecandi 
As^e Maria et Pater fiosteradcalculosy 
1701. Gio. Michele Cavalieri, Giomalo 
perpetuo delle indtdgeme del ss. Rosa* 
riOf Napoli 1 745. Tesoro delle grandezze 
del ss. Rosario^ Napoli i yi5, Jndtdgence 
du Saint Rosai re, par le p, Francois La* 
rojffedomenicain, 1678. Bullario Domi» 
nicano: de Rosario È. M. F. Bovio, Ro* 
iario della ss, F ergine, con la contem* 
plazione deXF misteri e con alcuni e* 
sempi, Roma i734- Luigi di Granata, 
Rosario della gloriosa Fergine Maria 
figurato, con le meditazioni di Cicarelli^ 
Yenezia 1578, Roma i585. Capoleone 
Ghelfncci, Rosario della Madonna,poe» 
ma^ Milano 1 606. P. Filippo Anfossi do« 
roenicano, Maniera di recitare con prò» 
fitto il Rosario di Maria ss.^ disposta in 
9 ^rei'i sermoni, Roma 18 14* P* Euge- 
nio Giacinto Pozzo, Eccellenza del ss. 
Rosario, e guida pratica onde recitarlo 
secondo il vero spirito di sua prima isti- 
fuzio/ie^ Alessandrìa i835.P. De Nardis, 
Le pia^di Gesù Cristo, considerate in 
i5 Misteri del Rosario, Roma 1 83o. 

ROSARIO ViRGiiio, Cardinale. Di 
Spoleto^ dottore illustre in ambe le léggi, 



ROS 

fornito di singoiar pi*udenza e YÌrtb,por« 
tatosiinRoma fu fatto canonico di s. Ma- 
ria ad Martyres, e nel 1 554 Giulio III 
lo fece vescovo d'Ischia, indi d'Adria, e 
poi arcivescovo di Manfredonia secondo 
Ughelli, ma Cai'della afferma che tranne 
la i.^ delle altre chiese non fu pastore. 
Nelle diverse cariche conferitegli avendo 
dato indìzio di severità e rigoi*e, incontra 
il genio di Paolo 1 V, che a' 1 5 marzo 1 557 
lo creò cardinale prete di s. Simeone, e 
Ficario di Roma {F,), quando stabifi che 
questo rilevante uffizio fosse perpetua- 
mente unito ad un cardinale, onde restò 
nei s. collegio, come apprendo da Novaes; 
quindi con altri 3 cardinali fu deputato 
a giudicar la causa del celebre cardinal 
Moroni. Essendo nel palazzo Vaticano, 
gli si ruppe una vena in petto, ed in me- 
no d'un'ora passò all'altra vitaoeliSSg, 
TU età di 60 anni e 2 di cardinalato. Fu 
sepolto nella chiesa di s. Maria sopra Mi- 
nerva, in avello di marmo bianco, in cui 
si legge semplice iscrizione postavi da Fla - 
vio Rosario suo nipote. 

ROSCHILD o ROTHSCHILD, fio- 
schildia.Cìiìk vescovile di Danimarca nel- 
l'isola di Seeland, ad 8 leghe da Gope-' 
naghen, in fondò al golfo del suo nome. 
Vi è un castello reale, bellissima la chie- 
sa già cattedrale che appartenne agli a- 
gostinianijcon capitolo luterano,e coi se^* 
polcrì di più re e di diversi personaggi 
celebri; stabilimento di donzelle, ospe^ 
dale e scuole. Durante una parte del me- 
dio evo, fu la capitale del i*egno e la re- 
sidenza de'rc danesi; ma dopo che sì tra* 
sferirono a Copenaghen{F ,),ì^ dttà sen- 
sibilmente decadde, ed oggi éja a.* della 
Seelandia o Zelandia. Vi fu segnata una 
pace tra la Svezia e laDanimaixsa nel 1 658. 
La sede vescovile fu ei*etta nel 95o, e di- 
chiarata suffraga noa diLunden. Tra'suoi 
vescovi ricorderò il zelantissimo s. Gii*- 
g£ieii7J0 (/^.) inglese, che.per4o anni edifi- 
cò colle sue virtù la Danimarca, e volò al 
cielo nel 1 067» Finché durò il vescovato, 
Roschild avea un gran numero di belle 



ROS 

ciuet6| cbiiTetiti e monasterìy ì quaiì col 
fetcovato furono soppressi dopo l'intro* 
dmione della pretesa riforma, riunendo* 
li la sede a quella dì Copenaghen. 
Roseo GioEGio, Cardinale, /^.Liecb • 

ROSCOMMONoROSCOMAN. Città 
d' Irlanda, provìncia di Connaught, ca- 
poluogo dì contea e baronia del suo no- 
oe» a i6 leghe da Galway. Di alta an- 
tichità, ha un castello del 1268. Vi fu 
tenuto un concilio nel 1 1 58, evi vennero 
stabiliti buoni regolamenti di disciplina 
ecclesiastica. Arduino t. 6; Angl. t. i. 

ROSEA, r. Rhoso. 

ROSEA U (Rosensis). Città con resi- 
densa vescovile dell'America meridiona* 
le, capoluogo dell'isola della Dominica, 
una dtììe piccole Anlille o di Barloven- 
to^ sulla costa occidentale, nella parte del 
iud. Giace «opra una punta di terra, tra 
le baie di Woodbridge al nord, e di Char- 
lotte ville al sud, alla foce di 3 fiunrì, ed 
è edificata regolaimente, colle case di le- 
gno dipinta di fuori. Ha il vantaggio di 
comodo porto a buono, con considerabile 
arsenale. Il mercato è ben provveduto, 
contando piti di 5ooo abitanti; l'aria vi 
é calda, ma salubre; la terra è fertile di 
tabacchi, cucca ri e buoni frutti. Comeno- 
tai ad Amebica, il discoprimento di que* 
st'ìsola lo fece Cristoforo Colombo a'3 
novembre 149^ in giorno di domenica, 
per cui gliene impose il nome. Crindige- 
ni caraibì che l'abitavano, originari del* 
l'America settientrionale e della Florida, 
vi conservarono in parte l'antica loi*o re- 
ligione. In seguito gì' indigeni cedettero 
ana parte della costa ai francesi, sotto i 
qoali Roseau fìi più popolata. Se ne im- 
padronirono poi gl'inglesi nel 1 76 f ,e l'eb- 
boro in pieno dominio, dopo che i fran* 
celi Tarseit) nel 1781, pel trattato sti- 
pulalo a Versailles de'3 settembre 1 783, 
io cui fii concluso la pace tra ringhilter- 
T^ la Francia, la Spagna e gli Stali Uni* 
ti. In'saguttò sotto Napoleone patì due 
saccheggi, perchè gl'ÌDglesi sempre con* 



ROS 159 

siderarono l'isola di Dominica còme di 
grande importanza per la sua posizione 
fra le Antille francesi, sia dal lato politico 
in tempo di guerra, che da quello com- 
merciale in tempo dì pace:n'é baluardo 
il ragguardevole forte di Cashacrou, che 
trovasi nell'estreorìtà meridionale dell'i* 
sola. L'isola con Roseau dipendeva dal vi- 
cariato apostolico della Trinità nelle An« 
lille inglesi, e quasi tutti gli abitanti sono 
cattolici, con poche chiese e scarso clero, 
secondo le ultime recenti notizie. A mi- 
gliorarne la condizione, il regnunfePio IX 
a'3o aprile i85o stabili la sede vescovile 
di Roseau, la dichiarò sufifraganea di Pori 
dEspagne^ eretto contemporaneamente 
in arcivescovato, e per i.^ vescovo nomi- 
nò l'attuale mg/ Michele Monaghen. 

ROSELLI Nicolò, Cardìnaie,iiacque 
in Tarragona nella Catalogna da onesti 
genitori nel i3i4> sotto il regno d'Ara- 
gona, per cui fu detto volgarmente il car* 
dina! d'Aragona. In verde età e nel 1 327 
si dedicò al servizio di Dio nell'ordine dei 
predicatori, ove col suo ingegno e pro- 
gresso negli studi fu poi capace d'insegna- 
re le filosofiche e teologiche facoltà, nelle 
cattedre più rispettabili dell'ordine. Me- 
ritò quindi d'essere elettoprovincialed'A- 
ragona^ e inquisitore di quel regno, dove 
scoprì e castigò i beguardi eretici, pur- 
gando con incredibile celerità tutto quel 
dominio da colai riprovevole setta. Inno- 
cenzo VI in A vignonea'igdìcerabrei 356 
lo creò cardinale prete di s. Sisto, sebbene 
assente. Siccome per le sue virtù e dot- 
trina erasi reso caro e ben accetto a Pietro 
IV re d' Aragona, questi mal soffrendo 
che si allontanasse dal suo fianco per por^ 
tarsi in Avignone a ricevere il cappella e 
le altre insegne cardinalizie, avanzò pr» 
murose istanze al Papa, affinchè volesse 
degnarsi di rimettergli il cappello cardi- 
nalizio in Aragona. Ma Innocenzo IVri- 
spose al re, che avendo sopra tal punto 
richiesto il parere de'cardinali, gli avea 
trovati uniformemente contrari al di lui 
desiderio. Né per questo il monait» qnie- 



i6o 



ROS 



landosiy oon produrre reseropio del oer- 
dioal Pietro Gomez, a cui fu mandato il 
cappello in Francia; gli fu risposto dal 
Papa, esservi disparità di ragioni tra un 
caso e l'altro, mentre il Gomez era stato 
inviato dalla s. Sede per concludere la 
pace tra Francia e Inghilterra, e colà tro« 
Tavasi in servigio della medesima, ragio- 
ne che non militava in favore di Boselli. 
Questi si distinse colle sue opere, le prin- 
cipali delle quali ionoi Ada ejus inquisì» 
iorls in Aragonia generalis, Romanorum 
Ponti ficum gesta y da s. Leone IX a Ce* 
lestino V, opera stimata che Muraton 
pubblicò nel t. 3, p. 277 e seg. Rerum 
'JtaL Script. De quadrupli jurisdictione 
Romanae Ecclesiae in regnum utriusque 
Siciliae^ riportato nel t. i, p. 468 da Ba- 
)uzionelleMf5ceZ/^7/2^^, edizione di Lucca. 
Commentariide rebus ordinis. Commen- 
iarii in Matthaeum. Una lettera ed un 
testamento. Tranne le indicate, le altre 
i*estarono mss. Pieno di meriti mori in 
Majorca nel 1 362, d'anni 48, e fu riposto 
dentro onorata tomba,sopra lapòrta mag- 
giore della chiesa del suo ordine. Lasciò 
tutte le sue suppellettili ed arredi di sua 
cappella al convento o monastero di Mon- 
te Sion di Barcellona da lui fondato, e 
divise la scelta e copiosa sua biblioteca 
tra diversi conventi, ai quali parimenti 
lasciò somme considerabili, per compiere 
Je fàbbriche delle loro chiese e conventi* 
ROSNàVIA (RosnavienyCxirk con re- 
sidenza vescovile in Ungheria, chiamata 
pure Rosenauy ed in islavo Roznawa^W» 
bera e regia, comitato a 6 leghe da G5mor 
O Gomer capoluogo della contea omoni« 
ma, marca del suo nome, e sulla sinistra 
d^l Sajo die vi riceve un fiumicello; la 
marca occupa la parte settentrionale del 
comitato. La cattedrale è antica e di so- 
lida struttura; è sotto l'invocazione del- 
l'Assunzione di Maria Vergine, col batti- 
sterio, essendo l'episcopio, buon edificio, 
non lungi da essa. II capitolo si compone 
di 6 canonici, 4 de'quali sono le dignità 
del preposto, leltme^ cantore e custode; 



ROS 

vi jono pure due stalli pel teologo e pel 
penitenziere; più,alti*i la preti e32chieo 
rici pel divino servizio. La cura delle ani- 
me si esercita da un parroco, assistito da 
3 cooperatori. Nella città non vi è altra 
chiesa parrocchiale, bensì esistono il con- 
vento de'francescani, il ginnasio con 7 ca- 
nonici ragolari premostratensi per l'istru- 
zione della gioventù, e l'ospedale, I lute- 
rani vi hanno chiesa e liceo, poiché gU 
abitanti sono composti di tedeschi, un- 
gheresi e slavi, cattolici e luterani. Pos- 
siede alcune manifatture di panni, car- 
tiera, bel purgo di tela, e bagni d'acque 
minerali: fa qualche commercio dì miele, 
cera, grani, vini, frutti, idromele. Ne'din- 
torni sono ricche miniere di ferro, rame, 
mercurio, cinabro e antimonio. Pio VI 
ad istanza dell'imperatrice regina M.* Te- 
resa, vi eresse la sede vescovile suffraga- 
nea di Agria o Eriau, e lo é tuttora, di* 
smembrandone il territorio dall'arcive- 
tcovo di Strigonia, mediante l'autorità 
della bolla ApostolaCus bfficii^A%* i Smar- 
zo 1776, BulL Rom, conti t. 5yp.ao6 , 
concedendone la nomina ai sovrani d'Un- 
gheria.Per i .° vescovo prèconinòiie] con- 
cistoro de' 1 6 settembre 1 776 Antonio de 
Revay di Szucian diocesi di Strigonia, tra- 
slata ndolo da Mela in partibus^ come ri- 
cavo dalle annuali Notizie di Roma, in- 
sieme ai seguenti successori. 1 780 Anto- 
nio Andrassay di Romanoba, diocesi di 
Strigonia.Pio VI ldiohiai*ò nel 1 80 1 Fran- 
cesco Szanyi di Torna, diocesi di Scepu- 
sio ; nel 1 8 1 4 Ladislao de'oonti Esterba- 
zy di Sopronio in Ungheria. Leone XII 
nominò nel i8a5 Francesco Laicsak di 
Schemniz, diocesi di Strigonia; e nel 1 8a8 
Giovanni Sci towski di Bela.GragorioXVI 
preconizzò nel 1840 Domenico de' conti 
Zichy de Vasonyke5diVienna;e nel 1 84^ 
mg/ Adalberto de Bartakocvis di Falsi 
£le£inth, diocesi di Nitria. Questi venen- 
do a'3o settembre 1 85o dal regnante Pio 
IX trasferito alla metropolitana d'Agria, 
nel medesimo concistoro vi sostituì l'o- 
dierno vescovo mg/ Stefano Kollarcsìk 



ROS 

di Zseb£ilva,diocesi di CassovMiy dì dove 
era canonico. La diocesi é ampia, e eoo- 
tiene 96 parrocchie: ogni nuovo vescovo 
è tassato ne'libri della camera apostolica 
in fiorini 56o. 

ROSPIGLIOSI FAMiGLiA.Nobilis$ima 
e romana, oriunda di Pistoia (F.) nella 
Toscana, si è sempre distinta pe'moìti per* 
sonaggi illustri che ne fiorirono,e che som- 
mi onori recarono alle lettere, alla toga, 
alle armi, alle ecclesiastiche dignità, ed 
agli ordini militari ed equestri. Un Ro- 
dolfo Rospigliosi ,antenato di questa prin- 
cipesca ibmiglia, viveva nel lagS. Tad- 
deo Rospigliosi si rese molto benemerito 
della patria, combattendo valorosamen- 
te nel 1 33o contro i fiorentini per la di- 
fesa della fortezza di Monte Catino. Gio- 
vanni fu condottiere delle truppe fioren- 
tine e pistoiesi che favori va no Papa Mar- 
tino V G)lonna, e nel 1 4^0 prese a nome 
suo le città di Orvieto e Narni. Giambat- 
tista seguendo fin da giovane le militari 
insegne della Francia, tante prove di va- 
lore diede nella guerra della Mirandola 
e di Parma, che come ricordai nel voL 
XXVIII, p. 3 33, Paolo III lo dichiarò ge- 
nerale di s» Chiesa: questi dev'essere quel 
Bati o Gio. Rattista, di cui parla Mar- 
chesi, che si segnalò alla difesa di Monte- 
murlo, e sotto il maresciallato di Pietro 
Strozzi nella detta guerra di Mirandola; 
militò poi per la s. Sede da cui ottenne 
in premio di sue prodezze la carica di am- 
miraglio o generale della manna ponti- 
ficia,e fluori nel 1 567. Nel 1 599 fiorì Gio* 
Battista di LorenzoRospigliosi, cavaliere 
del oosfNcuo ordine militare di s.Stefìino; 
nel 1619 lo fu ancora Francesco di Gio- 
vanni Rospigliosi. Girolamo di Alessan- 
dro Rospigliosi eresse un baliaggio di det- 
to ordine in s. Miniato,ed il figlio Camillo 
nel 1 622 ne vesù l'abito cavalleresco coi 
fregio della gran croce. Nel 1664 di venne 
cavaliere di 5. Stefano Giovanni di Fran* 
cesGoRosprgliosi.Ma chi aumentò lo splen- 
dore di questa eccelsa prosapia, fu Giulio 
fiato dal suddetto Girolamo e da Gate- 

VÒL. LIX. 



ROS 



161 



rina Rospigliosi (da cui nacquero pure 
Bartolomeo e Alessandro) a' a8 gennaio 
1600 in Pistoia, che dotato di vasto in- 
gegno, in Roma e nell'università di Pisa 
attese con aidore allo studio massimedel- 
la giurisprudenza, e riuscì elegante nel- 
lo scrivere in prosa e in verso: in Roma 
nel seminario romano studiò le scienze 
inferiori sotto i celebri gesuiti Famiano 
Strada, Alessandro Donati, e Torquato 
de Cupis; in Pisa fu addottorato, e inse- 
gnò filosofia nella stessa università. Nella 
sua puerizia si ammirarono in lui certi 
tratti, che presagivano del meraviglioso. 
Per conseguire da lui fanciullo qualun- 
que cosa, basteva promettergli a premio 
di ubbidienza un'elemosina da distribuir- 
si a'poverì. Nel tempo delle vacanze^ egli 
si rattristava, perché veniva interrotta la 
sua applicazione. Ritornato in Roma, en- 
trò nella corte del cardinal Barberini fi*a- 
tello d'Urbano Vili, il quale ben presto 
prese ad amarlo pel suo telento e mol- 
teplice erudizione, che lo resero uno dei 
più celebri letterati del suo tempo. Per 
tale lo celebrarono Fabronì, dichiaran- 
dolo in doclrina excellentium, in Filae 
Ciementis IX, nelle Fiiae lialorumj ed 
Hoffman,giurato nemico de'Papi,che nel 
suo Lexicon hUtor, ecco come parlò di 
lui: » FuitClemens IX Papa de genteRo- 
spigliosius vir commercio li tterarumcum 
omnibus Europaelitteratis inclytus. Fe- 
runtur ejus insignes litterae, eruditionis, 
et eloquentiae plenae, quae inhexaustee 
cum doctrina virum arguunt etc. "Tra' 
drammi che si recitarono nel teatro Bar- 
berini, racconta Novaes che Giulio com- 
pose fi*a gli altri: // palazzo incantato. 
Vanni e gli amori. La comica elelcielo. 
La vita umana. Del male e del bene. S, 
Bonifazio e s. Alessio. Ammesso dipoi in 
prelatura/ed esercitate quelle cariche che 
riportai nella biografia di Clemente IX^ 
precipuamente di nunzio diSpagna,e go- 
vernatora di Roma per elezione del s. col- 
legio, segratario di stato e cardinale d'A- 
lessandro VII nel 1657. Il cav. Comro 

li 



i63 ROS 

nella sua Relazione di Roma al senato 
veneto, del cardinale così parlò.» I*^. pri- 
mo luogo mi si ofTerisce la persona deh 
cardinal Rospigliosi primo segretario di 
statO} di cui non potrei dir tanto bene, 
che non merìlasse se ne dicesse anche di 
pib, poiché non saprei quasi se miglior 
natura d*uomo si potesse dare per empi- 
re degnamente quel posto, e lo conosce 
bene il Papa, che molte Tolte ha avuto 
a dire di aver travato un segretario se* 
condo il suo cuore. Ha giudizio sincero, 
sciolto aflìitto da ogni interesse, non s'in- 
namora delle sue opinioni , e quando le 
ha esposte ha gusto che sieno moderate 
e censurate, se così ricerca il servigio del 
padrone: nudrisce sensi indiiferentissimi, 
e sebbene corre opinione, che sendo stato 
nunzio in Ispagna ove si fece grandemen- 
te amare dal re, e da tutta la corte, egli 
possa propendere a'comodi di quella co* 
rona, si ha per falso, tanto piti, che si è 
astenuto di frappon*e il suo parere negli 
interessi di quella. Non vuole altra occu- 
pazione, che quella del suo carico, al qua- 
le sta fìsso con tutta l'accuratezza, por- 
tando ogni sera i negozi digeriti a sua San- 
tità, pigliando egli medesimo la briga di 
far le minute delle lettere in quegl'inte- 
ressi, ne'qualial Papa preme. " Morto A - 
lessandro VI I, dopo 1 5 giorni di conclave, 
64catilinali a pieni voti elessero Papa il 
cardinal Rospigliosi, a'i8 giugno 1667, 
e prese il nome di Clemente IX: di tali 
porporati, il solo cat*dinal Corsini die il 
voto al cardinal Chigi. Pel suo possesso, 
nel quale la nazione fiorentina per dimo- 
strare la particolare divozione, lo servi 
con 24 P^g6^ nccamenie vestiti, oltre i 
43 paggi nobili romani, si pubblicò in Ro- 
ma : // trionfale possesso preso da Cle^ 
mente IX della òasiUea di s, Gio. in La* 
terano il dì 3 luglio 1 667, con pieno rag» 
guaglio degli apparati j iscrizioni, cere* 
monie fatte in detta basilica, nomi de* ti* 
iolatif ec. Pel resto e governo del ponti- 
ficatOi si veda Clembitte IX, e più agli 
articoli relativi ove meglio ragionai delle 



ROS 

gésla di quest'ottimo Pontefice. A' 12 di- 
cembre pel i.^ creò cardinale il degno 
nipote Jacopo Rospigliosi (/^.), indi pas- 
sata in Roma la famiglia del di lui padre 
d. Camillo, il Papa suo fi'atello nel 1 667 
lo dichiarò generale di s. Chiesa. Questi 
dalla sua moglie Lucrezia Cellesi nobi- 
lissima pistoiese, della cui famiglia tratta 
Marchesi, ebbe 1 7 figli, uno de'quali for- 
mò due linee principesche, e due altri fi- 
gli furono esaltati al cardinalato, il detto 
e Felice; la famiglia indi fu ammessa alla 
nobiltà romana, ed alla veneta del patri- 
ziato nel i667e registrata nel libro d'oro, 
come pure alla nobiltà di Genova e di 
Ferrara. Della moderazione del Papa coi 
parenti, ne parlai alla citata biografia; 
deirultimo Concistoro tenuto nella came- 
ra del letto perchè caduto infermo, e crea- 
zione de'cardinali, ne trattai nel voi. XV, 
p. 2o3, fi-a 'quali Altieri che gli successe 
col nome di Clemente X (onde questi poi 
elevò al cardinalato l'altro nipote del suo 
bene£ittore. Felice Rospigliosi, F,)^ e Lai- 
lavo Pallavicino genovese, cui conferì la 
legazione di Bologna. Indi pochi giorni 
dopo, a'9 dicembre 1669, Clemente IX 
rese lo spirito a Dio, fornito di tante belle 
virtù, quante per molti anni avanti non 
si erano riunite in diversi successori di s. 
Pietro. 

Il suo pronipote d. Gio. Battista Ro^ 
spigliosi generale delle milizie pontificie, 
non senza virtuosa ripugnanza dello zio, 
sposò d. M.' Camilla Pallavicino dama 
genovese ereditiera, colla dote d'un mi- 
lione di scudi , s' è vero quanto si legge 
nella Successio genealogica principum /- 
taliae, Graizij3o, D. Gio. Battista a'20 
giugno 1668 compi'ò dai Ludovisi il feu- 
do e ducato di Zagarolo{F,), e colle rìc" 
chezze della madre della sposa che l'ere- 
ditò, e con quelle che pur gli lasciò il di 
lui zio cardinal Pallavicino (/^.) nomi- 
nato, fu tenuto il piùrìcco signore di Ro- 
ma, essendovi compreso tra'beni del por- 
porato il feudo baronale e principato di 
Gallicano {F,), ed anche l' altro feudo 



ROS 

naie e marchesato della Colonna (F,) 
ita l'anlico Labico(F,), A tenore dei 
ommisso di tal cardinale , al secon- 
nito del principe Rospigliosi appar- 
300 i due feudi e signorie, collo Stein- 
i ci^nome di sua nobilissima stirpe, 
la prelatura P/z/Z/^wciiio^ di pre- 
! goduta da mg.*" Àlerame Palladi- 
arcivescovo di Pif^{F'), già Vag- 
iamo (^.). Altri nipoti del Papa fu» 
d. Tommaso castellano di Castel s. 
sic, d. Girolamo e d. Assalonne, ca- 
ri di s. Stefano, Vincenzo divenne 
il Malta, generale delle galei*e e ma- 
pontificia, non che generalissimo dei- 
nata cristiana nella guerra di Can- 
in questa, come notai nel Tol.XLIlfy 
I, le galere pontificie furono coman* 
dal fratello del Papa il iMiri d. Ca- 
<• Altri Rospigliosi cavalieri geroso- 
ini furono il commendatore Pom- 
e Felice; altri cavalierì di s. Stefano 
IO Domenico del cav. Francesco Ro- 
osi, Francesco Sa verio e MattiasMa- 
i Lorenzo Rospigliosi. La principes- 
M.* Camilla nel 17 io assegnò ren- 
per mantenere in Roma 6 pistoiesi 
lOYeti allo studio delle belle arti; il 
to principe d. Gio. Battista morì ai 
iglioi7aa, dopo avere acquistato in 
I il palazzo Rospigliosi , di cui par- 
n fine. Questi nobili coniugi lascia- 
li loro figlio d. Nicolò M.* principe 
vidni, duca di Ci vitella e bafidi s. 
ito, die sposato ad. M.* Vittoria A 1- 
ròmana de' principi di Monterano, 
senza figli; però l'altro figlio d. Cle- 
e duca diZagarolo, avendo preso in 
m d. Giustina Borromeo , fu padre 
"O d. Gio. Battista. Questi morto ai 
leggio 1 784» lasciò divisa la sua e- 
i ai due suoi figli d. Giuseppe e d. 
L D. Giuseppe primogenito, nato in 
a a' IO novembre i755, fu duca di 
roto, maggiordomo maggiore del 
loca di Toscana regnante Leopoldo 
Taliere dell'insigne ordine dei Toson 
> € di altri oon meno cospicui, morì 



ROS 



i63 



in Firenze a'aS dicembre 1 832. D. Luigi 
secondogenito, nato in Roma a'c) ottobre 
1 756, fu principe Pallavicini-Rospigliosi, 
e signore di Gallicano e di Colonna : si 
maritò a'20 aprile 1 780 a d. Ippolita fi- 
glia del pnncipe di Bisignano, dai quali 
nacquero d. M.* Camilla vedova del con- 
te Marefoschi di Macerata , d. Costanza 
maritata al conte Pagani di Rieti, d. Giu- 
stina maritata al conte Grizi di Jesi, ed. 
M.^ Eleonora maritata al cav. Ricci di 
Rieti, fratello del cav. Angelo M.* che ce- 
lebrai a Rieti (F.) con isplendide parole. 
D. Luigi essendo morto senza figli maschi 
a'aS dicenrìbrei835, il cognome, stemma 
e signorie Pallavicini si ereditarono dal ni- 
pote, figliodel firatellod. Giuseppe, il qua^ 
le non ebbe altri figli maschi, e la figlia d. 
Livia prese a sposo il conte Carradori. E' 
questi il vivente e saggio principe d.Gìulio 
Cesare Rospigliosi Palla vicini,uato in Ro- 
ma a' 1 6 novembre 1781, principe Rospi ' 
gliosi, duca di Zagarolo, decorato di vari 
primari ordini equestri, ciaml)ellano del- 
l'imperatore d'Austria, già comandante 
della guardia Civica (F.) di Roma, poi 
brigadiere coma ndan te generale della m e • 
desima eassaibenemerito,finchè rinunziò 
nel 1828. Ricostituita la guardia civica 
nel luglio i847> '^ Papa che regna lo no- 
minò tenente generale comandante della 
medesima, indi nel maggio 1 848 sponta- 
neamente si dimise, come notai nel voi. 
LUI, p. 198. Il principe d. Giulio Cesare 
a' 1 3 febbraio 1 8o3 si sposò a d. Marghe- 
rita Gioeni Colonna (/^), principessa Ro- 
spigliosi, e di Castiglione nel regno delle 
due Sicilie : da questi illustri coniugi nac- 
quero,a' 1 5giugno 1 828 d.ClementeFran- 
cesoo primogenito , a' 2 marzo 1828 d. 
Francesco Cesare capo della 2.* linea Pal- 
lavicini Rospigliosi. Il duca d. Clemente 
nel 1846 si unì in matrimonio colla du- 
chessa Francesca Giovanna figlia del du- 
ca di Cadore Champagny. Nel citato voi. 
a p. 1 96 riportai, come il principe d. Giu- 
lio Cesare per speciale autorizzazione ot- 
tenuta dal Papa Pio IX fino dal 5 aprile 



i64 ftOS 

1 8489 quale amministratore deHa primo- 
genitura Pallavicini, valendosi del dispo- 
sto dell'articolo 19 del moto-proprio dei 
6 luglioiSiG, a' 217 novembre 1849 ^^^* 
malmente rinunziò ai diritti baronali sui 
feudi di Gallicano e di Colonna, cedendo 
gratuitamente alla s. Sede i locali occor- 
renti per la residenza governativa, perle 
carceri e altri pubblici uffizi, per essere 
governati e amministrati i due comuni co* 
me tutti gli altri luoghi dello stato ponti- 
ficio, sotto la presidenza di Roma e Co« 
marca. 

Lo stemma de'Rospigliosi si forma di 
4 mostaccioli, due d*oro e due d'azzur- 
1*0. Della gente Rospigliosi trattano i ci- 
tati Fabroni , e Marchesi nella Galleria 
delConore,F\no dal 1 7Ó4ÌI principe d.Gio. 
Battista Rospigliosi pronipote di Clemen- 
te IX,acquistò in Roma il palazzo suìMon- 
te Quirinale, V. (del quale parlai ancora 
a Palazzo àpostoiicoQuirinaib), poi au- 
mentato in modo, che porzione spetta ai 
principi Rospigliosi duchi diZagarolo, e 
poi*zione ai principi Pallavicini-Rospiglio- 
si prìncipi di Gallicano e marchesi della 
Colonna, ciascuno avendo il proprio giar- 
dino. Rimane questo vasto e maestoso pa- 
lazzo e adiacenti fabbricati sulla vetta del- 
l'ameno e saluberrimo Quirinale, sopra 
le rovine delle Terme di Costantino Ma- 
gno (che furono le ultime fabbricate in 
Roma), il quale ivi l'edificò ne'limiti della 
regione VI, la quale comprendeva tutto 
il Quirinale, circa il 3a6, in forma qua- 
drilunga e terminato da due gran semi- 
circoli con portico arcuato e gradini per 
lo stadio; con teatro, gran rotonda del ca< 
lidario, del tepidario, del frigidario, ec.; 
queste Terme occupavano un'area lunga 
circa 85o piedi e 4oo larga, ed esisterono 
almeno fino al i.*^ periodo del secolo V, 
in cui soggiacquero per incuria, e pei gua- 
sti prodotti da dissensioni civili, sembra 
nella sedizione contro Lampadio prefetto 
di Roma nel 366, quando il popolo cor- 
se in furia ad incendiare la sua casa si- 
tuala in queste Terme. Avendo il senato 



HOS 

assegnato una fieve somma per restau- 
rarle , ciò non si potè effettuare in tutta 
l'ampiezza, che da PetronioPerpenna Ma- 
gno Quadraziano prefetto di Roma nel 
443 o prima. La medesima area delle 
Teitne è coperta dal palazzo Rospigliosi 
e sue dipendenze, dal Palazzo della Con* 
sulla (^.) , ed in parte dal giardino del 
Palazzo Colonna (/^.), e dal quartiere e 
scuderie del Palazzo Apostolico Quiri^ 
naie {^.), dietro alle quali gli avanzi so- 
no ad uso di fienili, almeno di quel fab- 
bricato che dava comunicazionedalleTer- 
me al Portico del medesimo Costantino, 
ch'era sotto il Monte dal canto della P/az- 
zadtUlaPiiotta(r.). KìhbycheneWa Ro- 
ma </e/i838, par. a.* antica, p. 79 3, par- 
la delle statuee monumenti ivi rinvenu- 
ti, (ira' quali la statua di Costantino tra- 
sportata nel portico della Chiesadis. Gio, 
in Laierano (Z^.)^* quelle de'due suoi fi- 
gli Costantini, cioè l'Augusto o giuniore, 
eilCesare,collocate sulla Piazza di Cam- 
pidoglio (F.), sulla balaustrata fra'sup- 
posti trofei di Mario; i Colossi dell' O&e- 
lisco Quirinale (F,), ed altri. Il cardinal 
Scipione Borghese nipoie dì Paolo V, nel 
pontificato di questi demofi buona parte 
degli avanzi delle Terme di Costantino, 
Dell'edificare il palazzo al presente Rospi- 
gì iosi,per formare l'ampio cortile, non che 
demolì la chiesa e convento di s. Sai valore 
de Conte/<t5,cosìdelta dall'adiacenteVi- 
fx>de'Corneli,de'giroIamini,percui il Pa- 
pa neh 61 ^dié loro in compenso la chie- 
sa de'ss. Vincenzo ed Anastasio, al modo 
da me narrato nel vol.XLV,p. 1 91. Primo 
architetto dell'edifizio fu Flaminio Pon- 
zio, cui successe Giovanni Vasanzio. Da- 
gli eredi del cardinal Borghese, morto nel 
1 629 , avendolo acquistato il duca Gio. 
Angelo Altemps ( del quale parlo a Pa- 
iiAzzo Altemps), questi per 70,000 scudi 
lo vendè al cardinal Guido Bentivoglio, 
morto nel 1 644» ^^ P^^^ ampliarlo vi spe- 
se altri 20,000 scudi. Indi per poco tem< 
pò passò in proprietà de' Lanle, ahe lo 
venderono al cardinal Giulio Mazzarini 



ROS 

(di cui parlai pure nel ▼oh LII» p. aio) 
e pd quale prese il suo nome la contigua 
via ; dipoi ne furono eredi i suoi nipoti 
MancinL Tutti i mentovati nuovi padro- 
ni dei palazzo l'aumentarono, principal* 
meole servendosi de'disegni di Carlo Ma- 
demO| che lo terminò d'ordine di Mazza- 
rini, e di Sergio Venturi; ma questa sue- 
cessione di proprietari, i cambiamenti e 
gl'ingrandimenti fatti al palazzo, a' corti- 
li, ai giardini, anche posteriormente, por- 
tarono tanta rovina alle Terme Costanti- 
niane, che sopra terra più non se ne veg- 
gono vestigia. Nel fare i fondamenti del 
Imccio nuovo del palazzo Rospigliosi, sul 
fine del cortile si scoprì un portico ma- 
gnifico- ornato nella volta e nelle pareti 
di pitture istoriate, delle quali quelle che 
si poterono tagliare si ammirano nella 
galleria terrena di essopalazzo, e furono 
pubblicate dal Cameron, Descriptions 
des bainsdes Rómain5,f\, 4o-53. Dopo 
l'acquisto che ne fecero i principi Rospi- 
gliosi l'ampio edilìzio fu successi? amente 
abbellito e ornato, insieme ai fabbricati 
che ne dipendono, e per ultimo l'odierno 
encomiato prìncipe d. Giulio molto vi fe- 
ce nel 1 837. Alberto Cassio, Corso delle 
acque antiche ^ opera che fu pubblicata nel 
1746, nella par. i.* a p. 34 1> parlando 
dell'acqua Felice (diche trattai a Foivta- 
HB DI Roma) e della quantità diramata nel 
bottino alzato sopra le rovine delle Ter- 
me Costantiniane da Sisto V, per uso di 
chi possedeva il palazzo, onde ornarlo di 
varie deliziose fontane, riferisce ancora. 
M Godendolo di presente gli eccel lentissi- 
mi Rospigliosi con circa 1 4 libre della me- 
desima acqua (al presente é residuata a 
libile 3 concie 7), l'honno ripartita ne'due 
giardini ameni pianter, divisa in due va- 
ste peschiere , e in diverse fontane, una 
delle quali è abbellita con grottesco e due 
colossi di marmo , espressive del Tevere 
colla Lupa lattante li due gemelli, e l'Ar- 
no col Toro allusivo a Pistoia, ove quel 
fiume trascorre. Né vi mancano linfei, o 
giuochi d'acqua per dilettare o spruzzare 



ROS i65 

gl'incauti spettatori. Visi ammira inoltre 
una preziosissima tazza o conca di ver- 
de antico (questa probabilmente è quel- 
la che trovasi nel pianterreno del palaz- 
zo) nel diametro larga 8 palmi, quale si 
crede eh e^ser visse per fontana del li stessi 
bagni di Costantino." A p. 4o2 dicendo 
poi della cisterna Rospigliosi,d'acqua na- 
scente da vene del colle Quirinale o pro- 
fonde sue viscere, si esprime così, m Fuo- 
ri del maestoso palazzo e vasto cortile de- 
gli eccellentissimi Rospigliosi nellajstrada 
o vicolo in prospetto di s. Silvestro del 
pp. teatini (ora de'signori della Missione, 
F,\ si vede prossimo al forno un pozzo^ 
con cupolino custodito gelosamente per 
più riguardi con chiave; anzi un'ampia 
cisterna sferica con bocca in forma di poz- 
zo, profonda più di 1 o canne, ciascuna di 
8 palmi in misura e nel diametroi i cir- 
ca, nella quale corre limpidissima acqua 
sorgi va j non mai soggetta a torbidume, 
leggera, fresca, salubre e perenne, che si 
ha trovalo l'esito sotterraneo verso mez- 
zogiorno; ed una piccola vena passando 
nelle grotte del collegio degli alunni ir- 
landesi (cioè quando esisteva avanti il pa- 
lazzo Grillo, nel vicolo obliquo incontro 
al monastero della ss. Annunziata), che 
ne fanno uso mediante una bassa conca 
artefatta, va tutta assieme con l'origina- 
ria a sboccare a pie del Quirinale nel cor- 
tile del palazzo già dell'eccellentissimo 
Conti, oggi del marchese Grilli, uscendo 
da una fistola di circa un'oncia, che la 
spande entro una lunga vasca, ed ivi pren- 
de il nome à! Acqua del Grillo. Molti ne 
ignorano l'origine. Non è però da porla 
in dubbio, venendo io assicurato, che es- 
sendo gittati molti grani di miglio nella 
già delta cisterna, si sono veduti compa- 
rire nella conca del Grillo ... Acqua, che 
per la squisitezza, si dà ai malati, come 
sperimentata loro giovevole ". Lungo la 
bella strada che conduce al palazzo apo- 
stolico Quirinale ed a Porta Pia , a de- 
stra sorge il palazzo Rospigliosi, essendo 
il vasto cortile cinto d'alto muro in cui 



i66 ROS 

8*apre il portone che melte a detta cor* 
te, ove SODO le stalle, le rimesse e il luogo 
per la cavallerizza e scuola d'equitazio- 
ne: questa corteche spazia innanzi al pro- 
spetto dell'edifizio riesce amenissima, 
specialmente dopo che vi furono pianta- 
li moltissimi alberi disposti in filari assai 
lunghi, nella memorata epoca degli ul- 
timi restauri. Nella detta gran corte cor- 
risponde, a sinistra entrando, il giardino 
pensile, a cui è congiunta neiredifizìo in 
forma di palazzetto una loggia coperta 
e chiusa, o Galleria o Caffeaus^ con fi- 
nestre rispondenti sulla piazza del Quiri- 
nale, con maestosa sala, sulla volta della 
quale, nella parte più cospicua, si ammi- 
ra lo stupendo e Émigerato affresco de( 
celebre Guido Reni, conosciuto col nome 
di Aurora di Guidoj pittura grandiosa 
chea tutta ragione si ritiene come il capo- 
lavoro di quell'insigne maestro, e perciò 
qome pel sublime concepimento merita 
bène una descrizione succinta, perchè si 
comprenda la bellezza sorprendente d'o- 
gni sua parte , e perchè ogni forestiere 
colto che viene in Roma si procura il pia- 
cere di ammiraHa. Fu mente del Reni 
di rappresentare il sorger del Sole dalla 
manna orientale, preceduto dall' Auro- 
ra, come immaginarono gli antichi poeti. 
Si presenta agli sguardi nell'estremità si- 
nistra del dipinto, un mare placidissimo 
in cui mirasi rosseggiare l'orizzonte, qua 
si ivi fosse la favoleggiata porta d'orien- 
te, da cui al rinnovarsi di ciascun giorno 
usciva il rilucente carro del Sole. Qui ve- 
di librarsi nell'aria, sorretta e portata da 
sottili nubi, l'Àurara che rimuove dal ca- 
po il velo che la ciiopriva, vestita di leg- 
gei*e e variopinte vesti, che agitatedalla 
brezza mattutina formano acconci svo- 
lazzi. Ella ha bionde le chiome sparse al* 
r aura e volge un poco il viso , come a 
mirare il uascente Sole, a cui precede nel 
celeste cammino, spargendo a piene ma- 
ni ogni sorta di fiori molli d'odorate ru- 
giade. Seguita subito dopo V Aurora il 
catTo aurato di Febo^ tratto da 4 focosi 



ROS 

destrìeri di fronte e di vario pelo, ad in- 
dicare i 4 differenti gradi di luce che pre- 
cedono l'apparir del Sole; e questi gene- 
rosi corsieri mostrano di gittarsi a gran 
corso negl'immensi campi dell'etere, mo- 
vendo i passi sopra trasparenti e legge- 
rissime nubi. Su di essi scorgesi un fan* 
ciullino alato e tutto nudo, esprimente il 
crepuscolo mattutino o Espero, recaute 
in mano una facella ardente, figlia pri- 
mogenita della luce, e segnale di quel fuo- 
co celeste, che dissipando le prime tene- 
bre, avviva eanima la natura tuttaquan- 
ta. Mirasi poi il Sole sotto le sembii^ze 
d'Apollo stesso seduto entro la sua qua- 
dnga, il quale con una mano governa a- 
gevolmente il freno de' velocissimi corri- 
dori, spingendoli innanzi per cacciar la 
nebbia che ingombra l'aere, e lasciando 
dietro a se una traccia di luminosissimo 
splendore. Egli ha cinto il biondeggia n- 
te capo da un abisso immenso di luce; 
mezza la sua pei*sona è nuda affatto, e l'al- 
tra metà viene ricoperta da un manto sot- 
tile retto dal balteo che gli attraversa il 
petto, e un lembo di esso manto traspa- 
rente dal vento, gli forma dopo le spalle 
un ampio svolazzo. Circondano il carro 
del maggior astro le Ora (però se ne ve- 
dono sole 7), quasi corteggiandolo nel suo 
viaggio ; e queste furono figurate sotto 
r aspetto di vaghe e leggiadrìe donzelle, 
le quali tutte ridenti gli vanno attorno in- 
trecciando schei*zevoli balli. Le Ore han- 
no le chiome acconce in varie guise assai 
gentili, e fra quelle sembra che penetran- 
do il vento le scomponga alquanto, e ne 
agiti le lunghe ciocche. Le vesti poi di 
cui sono coperte, sono tutte variate nelle 
fogge con vivace e trasparente colorito. 
Esse si tengono amorosamente per mano, 
formando di loro quasi una catena, espri- 
mendo così il continuo succedersi d'una 
all'altra, dentro quello spazio di tempo 
che di esse componesi,eche vien chiama- 
to giorno. Questo meraviglioso affìesco 
in cui Guido superò se stesso, siccome a- 
morevoledi Paolo V> cinedo che l'eseguis- 



ROS 

» pel cardinal Boighese. Fu disegnato e 
jocMo fìh volte, e per ultimo stupeoda- 
0iente da Pietro Fontana. Il fregio che 
gira attorno alla stessa sala deirAurora^ 
rappresenta con bèllissioae invenzioni il 
trionfo d' Amore, e della Fama o della 
Virtiiy e l'esegui a fresco Antonio Tem- 
pesta. Nella camera seguente sono diversi 
quadri di merito, fra'quali Adamo edEva 
nel paradiso terrestre del Domenìchino, 
Sansoneche fa crollare il tempiode'filistei 
di Lodovico Garacci , oltre un busto di 
Scipione l'Afiicano in basaltcNella 2.* ca- 
mera sono 4 busti antichi, e parecchi buo- 
Ili quadri, primeggiando il trionfo di Da- 
vide del Domenìchino, i XII Apostoli in 
Diecze figure di Rubens; gli aflràchi sono 
di Paolo Brill, e vi sono pure una statua 
di Diana, ed un cavalloantico di bronzo, 
merìtevoii di ricordo. L'appartamento 
nobile del palazzo conjtiene una copiosa 
raccolta di eccellenti quadri, tra' quali 
nominerò i principali. Nella 1 .* stanza 4 
paesi di Wan-Bloemen, 4 battaglie di m.^ 
Leandre padre, 4 buoni quadri del Man- 
ghupd, una caduta d'acqua di Claudio Ge- 
lée detto il Lorenese. Nella 2.^4'^^^*^°^ 
e 4 vedute di paesi del Manglard , due 
paesi di Wan Bloemen, la fuga in Egitto 
del Lorenese. Nella 3.' un paese del Brill, 
la B. Vergine dell'Albano, V Ecce Homo 
di m.' Valentin, un quadro di magico ef 
ietto di Gherardo Hundhorst detto delle 
Notti, due quadri di Poussin, cioè la Ma- 
donna, e il corso dell'umana vita, simbo- 
leggiata nelle Stagioni che danzano all'ar- 
OMHiia della lira suonata dal Tempo ; la 
B. Vergine col Bambino, opera stupenda 
del divin Raflbele; una venditrice di frut- 
ta diGuercino, un paese del Lorenese.Nel- 
la 4-* la Maddalena di Michelangelo, da 
Caravaggio, il ritratto di Lutero di Ru- 
bens, quello di Calvino di Tiziano, s. Gi- 
rolamo di Guercino, altro dello Spagno- 
letto, la Circoncisione o la Crocefissione 
di Rubens di grand' e&tto, Gesù avanti 
Pilatodi Preti detto il Calabrese, Giocon* 
da nel bagno del gran Leonardo da Viu- 



ROS 167 

ci. Cristo mòrto di Rubens,due ritratti di 
Tiziano* s. Gio. Evangelista di Vinci, là 
(ucina di Vulcano del Bassano, un Angelo 
di Guido Reni, il Presepio di Pietro Peru- 
gino, Lot colle figlie d'Annibale Caracci» 
«u Gio. Battista nel deserto del Parmigia* 
nino, gli Amici fedeli di Guercino. Dentro 
lafc.* stanza del piano terreno si vede una 
grande e bella tazza di verde antico, un 
candelabro di squisito la voi*o, diversi buo- 
ni busti in marmo, 18 dipinti a fresco e- 
stratti dalle ricorda te rovine delle Terme. 
Le altra stanze contengono alquanti buo- 
ni quadri, come i bozzetti degli Evange- 
listi eseguiti a fresco ne'4 angoli della cu- 
pola di s. Andraa della Valle; ed il ritrat- 
to di Clemente IX di Carlo Maratta. Al- 
cune stanze furono decorate dalle pitture 
de'fratelli Matteo e Paolo Brill d'Anver- 
sa, ed una da Giovanni di s. Giovanni, che 
fra le altre cose vi rappresentò il carro del- 
la Notte. Tutte quante le indicale pittu- 
re, sculture e altre rarità, insieme a mol- 
te per brevità non nominate, sono desaùt- 
te dalle Guide di Romay e principalmen- 
te da Venuti, Vasi, Melchiorri e Nibby, 
i quali tutti descrissero pure il gran pa- 
lazzo Rospigliosi, ed il complesso de'suoi 
fabbricati. Non si deve tacere che tra gli 
oggetti preziosi che possiede questa nobile 
famiglia, vi è una tazza a guisa di saliera, 
in forma di conchiglia , del diameti*o di 
circa un\palmo, e d'oro massiccio, pregie- 
vole pel magnifico lavoro che credesi ese- 
guito dal celebre Benvenuto Cellini. 

ROSPIGLIOSI Giulio, Cardinale. K 
Clemente IX Papa. 

ROSPIGLIOSI Jacopo , Cardinale. 
Nobile di Pistoia , avendo seguito lo zio 
Giulio Rospigliosi arcivescovo^i Tarso 
nella nunziatura di Madrid, ebbe campo 
di far conoscere al medesimo la sua aurea 
indole, ed il raro talento di cui era forni- 
to, come pure ne die saggio nell'accade- 
mia di Salamanca, dove appi'ese ad eccel- 
lenza le scienze speculative e legali; quin- 
di dovendo il nunzio per affiire gravissimo 
trasferirsi a Saragozza, ed ivi trattenersi 



i68 ti OS 

per lungo tempo^ afiklòal nipote i negozi 
in corto e la vicegerenza della nunziatu- 
ya. Jacopo corrisposeaU'espettaùone del- 
lo sio, con saviezia, abilità e valore^por* 
gendo al medesimo prove evidenti e sicu- 
ri argomenti d'uno spirito e attitudineca- 
paci d'ogni più arduo maneggio. Resti- 
tuitosi aRoma^ venne ammesso nella cor- 
te del cardinal Chigi nipote d'Alessandro 
VII, in qualità di maestro di camera, e 
mentre lo zio era divenuto segi*elario di 
stato l'esercitò in diversi affari, e nello stu- 
dio delle scienze. Altrettanto fece il car- 
dinal Chigi^ avendo rimarcato in Jacopo 
meraviglioso ingegno, per trattare e con- 
cludere afiàri importanti e difficili. Dopo 
la famosa diffisrenza insorta tra'soldati cor- 
8i,e la famiglia dell'ambasciatore di Fran- 
cia Crecquy, fu mandato a s. Quirìco in 
Tosca na,do ve daRoma erasi ritirato l'am- 
basciatore j il quale lo accolse con segni 
di particolare gentilezza, e la di lui savia 
condotta riportò in quella delicata circo- 
stanza l'approvazione del Papa, che stimò 
bene di spedirlo a Luigi XIV re di Fran- 
cia (F.)f prima che partisse da Ruma il 
cardinal Chigi destinato legato a lalere 
a quel monarca, a fine d' informarlo del 
motivo e delle circostanze della prossima 
legazione : essendosi in questo affare su- 
scitate gravi difficoltà, Jacopo tornato a 
Parigi due alii*e volte, oolla sua pruden- 
za e destrezza tutte quante le appianò. 
Dopo quest' ardua e gelosa incombenza 
da lui egregiamente compita, ebbe ordine 
di condursi aBrusselles col titolo d'inter- 
nunzio, ed ivi pure dovette superare mol- 
ti e difficili ostacoli per mantenere l'au- 
torità della s. Sede , con piena soddisfii- 
sione de'regi ministri, e con applauso u- 
niversale di que'popoli, che non cessava- 
no di magnificare il suo merito. Eletto 
Papa lo zio, nel tornare che faceva Jacopo 
a Roma, mutato il cammino si condusse a 
Parigi per trattare con Luigi XIV affari 
rilevanti, nella quale occasione gli venne 
fatto di gitlà\*ei primi semi di quella pa- 
ce^ che pochi mesi dopo, attesi i caldi e re* 



RÒS 

plicati uffizi del Papa, fu felicemente con- 
«lusa tra la Spagna e la Francia. Giunto 
a Roma, lo zio Clonente IX lo accolse con 
giubilo, e ne coronò ì meriti nella i .* pro- 
mozione de' I a dicembre 1 667, con crear- 
lo pel I ." cardinale dell'ordine de'pi-eti, e 
conferendogli lo stesso suo titolo di s. Si- 
sto, indi orci prete della basilica Liberia- 
na, prefello della segnatura , protettore 
de'mipimi ( per cui donò alla loro chiesa 
di s. Andrea delle Fratte que'due Angeli 
di marmo che sono all' aliare maggiore, 
scolpiti da Bernini pel Ponte s. Angelo, 
^.), e de'ministri degl'infermi, colia pie- 
na e generale soprintendenza dello stato 
ecclesiastico « ascrivendolo eziandio alle 
principali congi*egazioni cardinalizie. Sol- 
levato Jacopo a tanta eminente altezza 
di grado, non alterò punto la sua natu« 
rale alfabililà,qualeseppe accoppiarecon 
tal grandezza d' animo e integrità di co- 
stumi, che lo inducevano a trasandare i 
propri interessi e quelli di sua casa, per 
prestarsi ai desiderii e vantaggi del pub- 
blico; onde dalla corte e dal popolo roroa- 
no> anche dopo la morte di Clemente IX, 
fu applaudilo e stimalo cou raro esem- 
pio; laonde gli scrittori che hanno parlalo 
di lui, concordemente aflfermano, che se 
l'elezione del nuovo Papa fosse apparte- 
nuta ai romani, senza dubbio sarebbe ca- 
duta sul cardinale. Anche il s. collegio Ta- 
vea in grande estimazione, e lo dimostrò 
nel 1670 pel conclave per morte dellozio, 
ed elezione di Clemente X; imperocché 
scrive Gregorio Leli^ Livello politico t. 3, 
p. T.^f^QÌkthhe 3o voti, e 33 nello scru- 
tinio e due nell'accesso dice l'autore del- 
la Storia de' conclavi^ essendo i cardinali 
riuniti per l' elezione 6a, per cui gliene 
mancarono 7 per restar eletto. 11 nuovo 
Papa gli conferì graziosamente l'abbazia 
nullìus di P^onantola, che il cardinale vi- 
sitò due volle. Intervenne pure al concla- 
ve d'lnnocenzoXI,e nell'anno santo 1 675, 
colla dignità di legato a latere^apn e 
chiuse la porta santa della sua basilica Li- 
beriana. Amorevole colie monache sale* 



ROS 

yiatM, sommiDistrò 4ooo scudi perché 
lOMero tDtrodotte in Roma ^ e pib Dea- 
▼rebbe contribuiti se un'immatura mor- 
te da tutti 8Ìuoeramentecompianta,noD 
]o avesse rapitodal mondo nel 1 684> od* 
la robusta età di 56 anni, lasciando viva 
e perenne presso i posteri V onorata sua 
memoria. Il suo corpo fu tumulato nella 
tomba de'canonici di detta basilico, ove 
nel 1748 fu posta una semplice lapide, in 
cui si legge il suo epitaffio. A vendo fin da 
fanciullo coltivato le amene lettere, anche 
tra le gravi cure continuò ad amarle, mas- 
sime l'oratoria e la poetica, imitando l'e- 
sempio del degno £Ìo, che arrivò apareg* 
giare. 

ROSPIGLIOSI Feuce, Cardinale. 
Nobile di Pistoia, fratello del precedente 
e nipote diClemente IX, quantunque dal 
zio quand'era cardinale fosse consigliato 
ad abbracciare lo stato ecclesiastico, di- 
venuto poi Pepasi astenne dairinnalzar- 
lo alla porpora , per timore d' incorrere 
uella*taccia d' es$ei*e soverchiamente at- 
taccato al proprio sangue, sebbene Felice 
già fi)sse vioC'legato di Ferrara e di Avi- 
gnone, ed ititernunzio in Brusselles. Non 
pertanto si sottomise di buongrado ai vo- 
leri del Papa,anzinel pontificato del sue- 
cessoreCIementeX,pregato di cedereil suo 
luogo al cardinale d'£strée8,l'eseguì pron- 
tamente, senza ritegno o querela. Quindi 
Luigi XIV re di Francia, cheavea por- 
tato premura della promozione d'Est rées, 
non cessò di supplicare Clemente X fin- 
che lo creò cardinale diacono di s. Maria 
in Portico, nella sua 4** promozione, in 
cui solo lo elevò alla porpora. Inoltre lo 
dichiarò protettore de'cappuccini, ed am- 
mise nelle congregazioni del concilio, dei 
vescovi e regolari, dell'immunità e altre. 
Concorse colsuo voto all'elezione d'Inno» 
oenzo XI, il quale per morte del fratello 
lo fece arciprete della basilica Liberiana, e 
non prima come errando disse il diligen- 
te Cardella. Una sollecita morte troncò la 
carriera degli onori in Roma, a' 9 mag- 
gio 1 688| nella fionda età di 49 ^Qdì* Se* 



ROS 1 69 

polto nella tomba de'canonici nella me** 
morata sua basilica, nel 1748 si rìpaii» 
con un'iscrizione marmorea collocata sul 
pavimento di quel tempio, a conservarne 
la ricordanza.Fudi carattere dolce e man- 
sueto, modesto nelle parole, moderatone! 
discorrere, grave nelle sentenze, dotato di 
eccellente ingegno, dotto, ed erudito ino* 
gni genere di letteratura , ma singoiar* 
mente nelle discipline filosofichee mate* 
matiche , a cui si applicò con assiduità 
troppo grande, rispettivamente alla deli- 
cata sua complessione. Si diede eziandio 
allo studio de'sagri canoni, nel quale riu- 
scì mirabilmente, come lo die a divedere 
nelle congregazioni alle quali fu ascritto. 
Desiderò di giovare al prossimo, benché 
a motivo di sua ritiratezza rare volte glie 
se ne presentasse l'occasione. In breve, ri- 
splenderono in lui maniere gentili, afià* 
bllità di tratto, e costumi angelici. 

ROSS (Rossen). Ci Ita con residenza ve- 
scovilee porto d'Irlanda,pro vinciadì M un- 
sler,contea a 1 o leghedistante daCork,ba« 
roKiia diCarberry,in fondo alla piccola baia 
delsuonomeformatadall'Atlantico.L'an- 
tica chiesa cattedrale é di mediocre goti« 
ca architettura. Vi sono gli avanzi d'una 
abbazia. Il porto era un tempo frequen- 
tatissimo,ma essendosi ingombrato a poco 
a poco di sabbia, fu quasi abbandonato, 
onde la città molto decadde. Tuttavia vi 
si tengono due fiere l'anno. L' apostolo 
dell' Irlanda s. Patrizio v' istituì la sede 
vescovile verso l'anno 4^^) ^ di venne siif- 
frnganea diCashel. Commanvillenell'iEri» 
sloire des eveschez, la chiama Rossa e Ro' 
saìlthir, e pretende che il suo vescovato 
incominciasse nel VI secolo, e poi si riu- 
nisse a quello di Cork. Ciò forse accadde 
nel 1 43o, quando Martino V unì Cioyne 
a Coik; altri ritardano questa unione al 
1 586. Certo è, che in progresso di tem- 
po tanto Cioyne, quanto Rosso Rosse fu- 
rono unite, e separate da Cork. Ne furo- 
no ultimi vescovi, come si legge nelle iVb- 
tizìe di Roma^ i seguenti. Nel 1788 Gu« 
glielmo Coppinger della diocesi di Cork» 



1 7^ KOS 

eevere da lui leggi, se non gli conoedeTa 
altro vescovo di rito greco,da cui bramava 
essere goveimato, come lo era stato fino a 
quel tempo. 11 duca vedendo che non gli 
riuscì colle persuasive di far accettare un 
vescovo Ialino, fu costretto concedere il 
greco nel 1092. Quindi si mantenne con 
rito gi*eco la cattedrale di Rossano, sino 
al secolo XV, composta dì canonici gre« 
ci, i quali cantavano gli uffizi divini nel ri- 
io orientale, e il popolo celebrava le sue 
adunanze sagre nel medesimo. La catte- 
dra del magistero, le funzioni del sacer- 
dozio, e l'amministrazione de' sagri mi« 
sterj , erano una viva idea della chiesa 
patriarcale di Costantinopoli. I canonici 
secondo la disciplina di qiie' tempi eleg- 
gevano il proprio pastore, il qualf era con- 
fermato coirautorità del romaico Ponte- 
lice. 11 vescovo di Rossano fu soggetto al- 
l'arcivescovo di Reggio in tutto il tempo 
in cui le Provincie napoletane gemevano 
sotto Timpero de'greci. Col correre degli 
anni ebbe il merito di essere elevato a 
maggiori onori, e la chiesa rispettata co- 
me metropoli. Sebbene, come dissi, sieno 
oscure le sue origini, è certo nondimeno 
che il suo prelato era fregiato del titolo 
di arcivescovo sino dal 1 1 gS, come appa- 
risce dal privilegio concesso da Tancredi 
re di Sicilia e duca di Puglia , e confer- 
mato dall'imperatrice Costanza : per tale 
lo conobbero Innocenzo III , e Federico 
li. Rimase vedova la chiesa nel 1 265, ed 
i canonici fissarono gli occhi in un certo 
Angelo arciprete della cattedrale e lopre- 
sentarono a Clemente 1 V,il quale nel 1 265 
In Viterbo lo confermò con diploma io 
cui si legge, ut cum ecclesia ipsa graecum 
habere ArchiepiscopumconsueviL In un 
istromentodel 1281, sottoscritto da 7 ca- 
itonici in lingua latina, e da 4 in lingua 
greca, il detto arcivescovo si segnò : E* 
go Angekis Rossanensis Archiepiscopus 
^r^ffcujr.Fiori vano in questa diocesi 7 mo- 
uasteri dell'ordine di s. Basilio, ancorché 
ristretta tra angusti confini : il loro esem- 
pio e studi contribuirono a mantenervi 



BOS 

lungo tèmpo il culto di vino nel nto orien • 
tale, a diffonderlo per ogni luogo, essen- 
dosi conciliala alta stima per la loro vita 
ritirata e austera, per cui di frequente e- 
rano assunti all'arcivescovato per unani- 
me consenso del clero e del popolo, ed ao- 
colti da tutti con giubilo e contento. Gli 
archimandriti del monastero di s. Maria 
del Patii*e, ornati per lo pihdi tutte quel- 
le prerogative che si desiderano in un 
buon vescovo, meritarono frequentemen- 
te un tale onore. Inseguito i basiliani a* 
vendo abbandonato lo studio delle greche 
discipline, e piegando al rito latino dopo 
il concilio di Firenze, disposero il popolo 
della città e di tutta la diocesi ad arren- 
dersi ai voleri d' un suo arcivescovo. Fu 
questi Matteo Saraceni di Reggio mino- 
re osservante, eccellente oratore, profon- 
damente dotto, il quale nominato da Pio 
II, non senza ripugnanza avea accettato 
la dignità, in premio diavei*earmatodue 
galere, colle quali in Asia riscattò un co- 
pioso numero di schiavi cristiani. Il Sa» 
raceni s'accinse alla grande impresa inu- 
tilmente tentata dal duca Ruggiero, d'in- 
terdire solfnnemente dalla cattedrale e 
dalla città di Rossano il rito greco. Pro- 
fittò del discredito in cui erano i greci 
dopo il concilio di Firenze , pegli errori 
in cui erano ricaduti e per la guerra che 
facevano alla suprema autorità della s. 
Sede, non però que'della Magna Grecia; 
quindi bandì dalla città e da tutta la dio- 
cesi i riti e ceremonie greche nel i^&i^ 
in cui ristabilì il rito latino,e ne pose me- 
moria nella cattedrale con marmorea i- 
scrizione. Altrettanto viene confermato 
dal Barrio, nelle Antichità di Calabria. 
Non vi rimase alcuna chiesa greca che ne 
proseguisse il rito, tranne i basiliani a ca- 
gione del loro istituto ne' 7 loro mona- 
steri, ma in una forma diversa dall'anti- 
ca e al modo che descrissi a Grottafer - 
RATA, per l'adottato rito latino in molte 
cose. Un monumento delPestinto greci- 
smo restò nelle greche lezioni della do- 
menica delle Palme, in cui dato fine neh 



RÓS 

la cattedrale alla funzione propria dì quel 
giorao, i ministri deiraltare e il restante 
del clero si i*ecano innanzi al contento 
de' cappuccini in sito eminente, ed i?i si 
leggono le divine scritture in lingua gre** 
ca con gran decoro. Indi chi presiede al- 
la funzione, con alcune preci porge voti 
a Dio per implorare le divine beneficen- 
zesopra i fertili terreni sottoposti per lun- 
go tratto , compartendo la benedizione 
tanto bramata dal popolo. Ad onta del- 
l'asserto dal dotto Rodotà, potei dire a 
Grbcia, parlando degP italo-greci, delle 
5 colonie greche che con chiese e col cle- 
ro sono nell'arcidiocesi di Rossano, e del- 
la popolazione che ne scucii rito. Si chia- 
mano le colonie s. Demetrio, s. Cosimo, 
Macchia, s.Giorgio con chiesa parrocchia- 
le e due cappelle pubbliche, una del Ro- 
sario, f altra di s. Francesco; e Vacarizzo 
0¥e la popolazione e per metà latina, e 
perciò la chiesa parrocchiale di s. Maria 
di Ckìstantinopoli, con cappella pubblica 
del Rosario e congregazione del medesi- 
mo. In 8.- Demetrio ai latini i sagramen* 
ti sono amministrati dal clero greco, per 
cui molti latini passarono a quel rito. 

Ritornando alla serie de' vescovi d'U- 
ghelli, da cui m'era allontanato, ed all'e- 
poca del vescovo N. successore di Cosma, 
egli quindi registra N. arcivescovo di Ros- 
sano di rito greco, che morì circa il ] 092, 
laonde/tic/ki ekcùoneaUerìus latini grae* 
cireelamarunt N. arcivescovo di rito la- 
tino eletto nel 1 092, per cui i greci re- 
clamarono al duca Ruggiero, ed otten- 
nero che del loro rito fosse l'arcivescovo. 
Dionisio arcivescovo del 1 123, in tempo 
del quale Ruggiero II re di Sicilia con- 
cesseallachiesa di Rossano privilegi econ- 
fermò quelli accordati da'suoi predecesso- 
ri. Altro Cosma già archimandrita dis. M.' 
del Patire basiliano, era arcivescovo nel 
1 1 87,indi re Tancredi all'immagine della 
B. Veigine bon fetta da mano umana, 
trasportata 001700 da Costantinopoli nel- 
la cattedrale, assegnò 3 oncie d'oro an- 
nue io perpetuo per l'olio di sua lampa* 



ROS 173 

da,ciò che confei*mò l'imperatrice Costan- 
za. Inoltre sotto di lui fu fondata in Co- 
riolano un' abbazia di cistercensi, che di- 
venne celebre. Pasquale arcivescovo del 
1198 ottenne da delta imperatrice un 
privilegio per la sua chiesa ; ed Innocen- 
zo 111 accordò altro privilegio a s. Maria 
del Patire. Basilio I nel laiB fu eletto 
arcivescovo dal capitolo, ed Onorio ili 
commise all'arcivescovo di Cosenza, di 
confermarlo con autorità apostolica, se ri- 
conosciuto degno. A sua istanza l'impe- 
ratore Federico 11 coufermò i privilegi, 
che godeva la chiesa di Rossano. Basilio 
II gli successe nel 124^ pel suffragio dei 
canonici, e Gregorio IX autorizzò l'arci- 
vescovo di Cosenza di esaminare se l'ele- 
zione fosse proceduta canonicamente^indi 
Tapprovò.Nel 1 255Alessandit> IV confer- 
mò l'elezione del capitolo, dell'arcivesco- 
vo Elia archimandrita del monastero ba- 
siliano di Carbone nella diocesi. Nel 1 265 
Angelo summentovato: gli successero, nel 
1288 Paolo di Rossano, confermato da 
Nicolò IV; nel i3oi Basilio III di Ros- 
sano, che ricevei! palliodaBonifacio Vili; 
nel i3o7 Ruggero canonico della catte- 
drale, in luogo di Tommaso archiman- 
drita basiliano di s. Adriano che ricusò, 
venendo confermato da Clemente V.Que- 
sti fece altrettanto nel i3i2 coll'arcive- 
scovo Gregorio, già arciprete; indi Gia- 
como del 1 338. Giovanni di Cosenza ca- 
nonico di Rossano, eletto con altri, Be- 
nedettoXII esaminata in Avignone la cau* 
sa, lo confermò nel i338. Avendo il ca* 
pitelo postulato Gregorio canonico deca- 
no della cattedrale. Clemente VI lo ri- 
conobbe nel 1 348: eresse il fonte batte- 
simale in detta chiesa nel 1 364< Ne fu- 
rono successori, Isacco abbate benedetti- 
no di s. Giovanni di Rossano nel i365, 
indi Antonio, nel 1394 Nicolò traslato 
da Tricarico, ove ritornò per regresso eoa 
autorità di Bonifazio IX. Nell'ìstesso tem- 
po da Acerenza fu trasferito a questo ar- 
civescovato Gerardo, che passato nel 
1399 a s. Severinai fu successo da Gio- 



174 KOS 

'Vanni arcidiacono della cattedrale. Inno- 
oenzoVIl nel i4o5fece arci fescovo Bar* 
tolomeo Gattula arciprete di Gaeta, po« 
scia fli traslato a Reggio,-e da Gonza Mar* 
tino V gli sostituì Nicola. Nel i4^9 ^^ 
Tricarico e Potenza venne a questa chic* 
sa Angelo; nel i432 pure da Tricarico 
fu trasferito Stefano Carrara di Padova. 
Eugenio IV nel 14^4 nominò arcivesco- 
To Antonio Segerentino deRauda;e nel 
1 44^ ^A Umbriatico vi trasferì Nicola 
de Martino. Nicolò V nel i447^'^^^ >! 
suo cubiculario Giacomo de Ratta de con* 
ti di Caserta, lodato per dottrina e tra- 
slato a Benevento. Nel i4?2 Domenico 
de Lagonessa nobile e abbate di s. M.' di 
Gualdo di Benevento: per volere di Pio 
1 1 gli successe nel 1 460 il memorato fr. 
Matteo Saraceni di Reggio, che soppresso 
il rito greco, restaurò il latino; zelante 
pastore, edificò il sacrario della cattedra- 
le. Nel 1481 Nicolò Ippoliti già vescovo 
d'Ariano, poi di Città di Castello. Da dove 
nel 1 493 passò a questa chiesa Battista 
Lagni patrizio napoletano, che edificò dai 
fondamenti l'episcopio, e nella cattedrale 
la cappella ornata dellaB. Vergine. Indi 
l'ebbero in commenda ilcardinal Bernar- 
dino £0^^0/^/(1^.)^* nel i5i I Gio. Fran- 
cesco Fonseca spagnuolo, vescovo di Pa- 
lencia; neh 525 il caixlinal Pompeo Co- 
lonna (F.), Nel seguente mese Clemente 
VII promosse a questa sede e consagrò 
VincenzoPimpi nella romano,di gran dot- 
trina, nunzio in varie parti, in Boemia, 
Ungheria, Germania, a Carlo V impera- 
tore, per l'eresia luterana, e celebrazione 
del concilio.Nel 1 5:^7 AntonioCoppo man- 
tovano; nel 1 533 Bernardo belga a istan- 
za di Carlo V; nel 1 544 Francesco Co- 
lonna romano nobilissimo, consagrato da 
Paolo III e traslato a Taranto. Nel i544 
Girolamo Feralli ( F)y poi cardinale, che 
nel 1 55 1 rassegnò al nipote Paolo Emilio 
romano celebre giureconsulto, ìndi nel 
i553 vescovo di Capaccio: in vece fu ar- 
civescovo Gio. Battista Castagna, poi car- 
dinale e Papa lW^7/io ;^//(F.).Neli573 



ROS 

Lancellotto deLancellotti roma no, cano- 
nico Lateranense, d'innocentissima vita; 
consagrò la cattedrale,e introdusse inRos- 
sano i minimi. Nel i58o Lelio Giordano 
romano professore dì giurisprudenza, tra- 
slato da Acerno, probo e dotto. Nel 1 583 
SilvioA$l:zt'0//i(A^.),poi cardinale;nel 1 588 
Scipione Floccaro napoletano; nel 1 5^i 
ljUcìoSanseverino{F,), poi cardinale, che 
donò alla cattedrale preziose suppellet- 
tili. Paolo V nel 1 6 r 2 nominòMarioSasso 
napoletano e rererendario;gli successe nel 
16 i5GirolamoPignattelli nobilissimo na« 
poletano, indi nel 16 19 Ercole Vaccari 
bolognese e referendario, poi nel 1626 
Paolo de'conti Torelli di Parma pronipo- 
te dis. Pio V, votante di segnatura, dotto 
e di egregie qualità, viceré di Sicilia. Nel 
1 628 Pietro Antonio Spinelli napoletano 
dc'duchi diSeminaria, benemerentissimo 
per avei* aumentate le ren di te del capi- 
tolo, fòbbricato il magnifico sagrano della 
cattedrale, cui donò nobili suppellettili, 
ingrandito e ornato il palazzo aroivesco- 
vile. Nel 1646 Giacomo Caraffa napole- 
tano de'princìpi di Roccella,sotto del qua- 
le d. Camillo Pamphilj prìncipe di Ros- 
sano nella metropolitana erosse a s.Nilo 
un elegante altare e lo dotò: intento l'ar- 
civescovo al decoro disuachiesa,fabbricò 
la cappella del ss. Sagra mento. Nel 1664 
fr. Carlo Spinola nobile napoletano, dotto 
religioso servita, edificante pastora, ag- 
giunse belle suppellettili alla cattedrale. 
Nel 167 1 Angelo della Noce nobile na- 
poletano di Massa Lubrense, celebre e 
dotto abbate di Monte Cassino, pubblicò 
la Cronaca Cassinese di leeone Ostiense, 
con eruditissimi commentari; visitòla dio- 
cesi, celebrò il sinodo, regalò alla catte- 
drale suppellettili, pose la i.* lapide al 
convéntode'domenicani, promosse lo stu- 
dio delle scienze, degno d'ogni elogio. Nel 
1676 fr. Girolamo Orsaja minimo di s. 
Gio. a Piro, dotto e generoso, per cui do- 
nò alla cattedrale un prezioso calice e rie • 
che vesti sagre pei pontificali, lasciando 
un legato per l'anniversario di sua morte. 



KOS 

Nel 1 685 Girolamo Coaipa|;iiOBÌd' Aier- 
sa e arcidiaoDDO di sua patria, dispose un 
lascilo per celebrazìooe d' aooui suffi«« 
gi. Nel 1 688 Andrea de Rossi de'oontì di 
s. Secondo teatino, insigne teologo e pre- 
dicalore, aoMinte dei poveri,di singoiar le- 
lo e munificenza, restaurò ed ornò intie* 
ramente la cattedrale, vi fece dipingere i 
XII A postoli,ed istituì laconfinaternitadel 
Poi^torìo nella cappella del ss. Sagra* 
mento. Nel 1697 Andrea Diodali di Mo- 
nopoli cassinese zelante, celebrò il sinodo, 
rifeeedi nuovo nella cattedrale le cappel- 
le del ss. Crocefisso, di s. Benedetto, e di 
8. Andrea; di più nobilmente abbelFi il 
resto della chiesa e l'altare maggiore, ri- 
fece il baltisterio, fu largo di magnifici 
arredi e paramenti, anmenlò lepìscopio 
e le rèndite della mensa, ed in morte nella 
cattedrale istituì 7 cappellanie, e la festa 
di s. Benedetto con decoro, beneficando 
i suoi famigliari. Nel 1 7 1 7 Francesco M/ 
Muscettola napoletano de'duchi di Mi- 
leto, prudente, integro, pio teatino, insi- 
gne teologo e celebre oratore, limosiniero 
e difensore dell'immunità ecclesiastica. 
Con questi si termina nell'Ughelli, Italia 
sacra t g, p. 285, t. 10, p. 3a5la serie 
degli arcivescovi di Rossano, che compirò 
colle Notizie di Roma, 1 788 Stanislao 
Poliastro di Cosenza. 1 762 Yillelmo Ca- 
maldari di Gallipoli. 1778 Andrea Car- 
damone di Tramonti, diocesi d' Amalfi, 
1818 Carlo Puoti di Napoli. 1827 Sai- 
"vatore de Luca di Napoli. 1 835 Brunone 
M.' Tedesco della diocesi di Gerace, pre- 
conizzato da Gregorio XVI, che per sua 
morte,nel i844gli ^i^ i° successore l'at- 
tuale mg.'' Pietra Cilento di Napoli pro- 
fessore di teologia. L'arcidiocesi non ha 
vescovi suffraganeì, si protende per piii 
di 5o miglia, e contiene 4o luoghi. Ogni 
nuovo arcivescovo è tassato in fiorini 808, 
ascendendo le rendite a 2000 ducati. 

ROSS£MB£RGHPiETRo,Ctir££r>uz^r. 
F'. Orsini Pietro, 

ROSSETTI Carlo, Cardinale. No- 
bile di Ferrara, sino dai primi anni die 



ROS 175 

saggio di gran senno e vivacità di spiri- 
to, e dimostrò una firanchezza superio- 
re alla sua età, per cui poi divenne di 
gran talento e petto nel maneggiare gli af- 
fari. Portatosi in Roma, con tutto il fer- 
vore si dedicò alle scienze, nelle quali fe« 
ce meravigliosi progressi, e potè con ri- 
putazione di 18 anni sostenere pubblica 
conclusione di filosofia e teologia,alla pre- 
senza del cardinal Francesco Barberini, 
e di 22 altra nella metropolitana di Bo- 
logna di legge, in cui con universale ap- 
plauso fu laureato. Il cardinale Barberi- 
ni concepì per lui amore ed ammirazio- 
ne, lo protesse e pose in buona vista con 
Urbano VI 11 suo zio, il quale lo ammise 
tra'referendari delle due segnature, e poi 
nel 1689 lo destinò ministro apostolico 
alla regina d' Inghilterra Enrichetta, fi- 
glia di quella di Francia che trof ò insie* 
me. In breve si guadagnò l'animo de'so- 
vrani e di tutta la corte, colle sue gen- 
tili e insinuanti maniere, non mancando 
energicamentedi promuovere pi*essoCar- 
lo I ben affetto verso i cattolici, ed i ve- 
scovi,la religione romana, provando colla 
ragione e cogli scritti l'immenso vantag- 
gio che sarebbe derivato all' Inghilterra 
se avesse riabbracciata la credenza cat- 
tolica. Per le sue incessanti rimostranze, 
cominciarono i cattolici a respirare dalle 
sofièrte persecuzioni^ e niun sacerdote fii 
allora più condannato airultimo suppli- 
zio per causa di religione,al più multato 
o esiliato, e molti fra'vescoti anglicani 
per mezzo di sua efficace eloquenza si di- 
sposero a tornare in grembo alla vera 
chiesa.I puritani, fieri nemici de'cattolici, 
fremevano a queste novità,onde montati 
in furore diei*ono l'assalto alla casa del 
ministro apostolico per prenderlo e tru- 
cidarlo. Vedendosi in pericolo di perdere 
la vita, si confessò da un sacerdote suo 
famigliare, e potè sottrarsi sotto mentito 
spoglie alla rabbia de'furiosi fanatici, i 
quali già aveano preparato il palco per 
mozzargli pubblicamente la testa. Si ri- 
fugiò nel palazzo.della regina madi-e, nel 



176 ROS 

quale senza riguardo alla regia maestà, 
io uà sol giorno fu dogli empi cercato a 
morte. Vedendo frattanto che la sua in* 
trepidezza Tavea esposto a gravissimo pe- 
riooloseuza profitto della Chiesa, col con- 
denso del Papa partì da Inghilterra col- 
l'aiuto di Giovanni Giustiniani ambascia- 
tore veneto, e si condusse nelle Fiandre o- 
▼e Urbano Vili lo destinò al congresso di 
JMuostercol (itolo di nunzio straordina- 
rio, per concludere la pace ti'a' principi 
cristiani. Rimase due altri anni per nun- 
zio in Colonia, dove trovò la regina di 
Francia che in Londra gli avea accordato 
benigno asilo, alla quale, ridotta agli e- 
stremi della vita, potè atamini strare i sa- 
cramenti, assistendola in morte.Nel 1 643 
Urbano Vili lo promosse a vescovo di 
Faenza, ed a'x 3 luglio di 28 anni lo creò 
cardinale diacono di s. Cesareo, ed un me- 
«e dopo lo destinò legato a latereaì detto 
congresso di Miinster e di Osnabruck, ma 
aenza effetto. Trasferitosi alla sua chiesa, 
vi trovò le cose ridotte in pessimo stato, 
laonde di proposito si dièalla riforma del 
clero e del popolo, cominciando la visita 
dalia città e pi*oseguendola per la dioce- 
«i,in cui oltre l'amministrarci sagra men- 
ti della Confermazione e deirEucaristia, 
predicò il vangelo: affinchè la riforma fos- 
se durevole, celebrò 9^1 nodi e ne fece 
stampare gli eccellenti decreti. Ordinò la 
spiegazione della Scrittura nelle feste, le 
conferenze sui casi di teologia morale da 
tenersi di frequente dal clero, alle quali 
interveniva, anzi per promuovere scieo- 
sa SI utile e necessaria per le persone di 
chiesa, provvide la città di uomini dotti 
e capaci d'insegnarne le regole. Intento 
al sollievo de'poveri, aprì ospedali non 
meno nella città che nella diocesi, per ac- 
cogliere e curare gl'infermi, e linnovò i 
monti di pietà. Dimessa la diaconia, suc- 
cessivamente passò negli ordini de'preti 
e de' vescovi suburbicari, e nel 1680 da 
Innocenzo XI fu eletto vescovo di Porto 
(f^')i al cui conclave, ed a quello de*4 
predecessoli lutei' veouei terminando san* 



aos 

tamerite i suoi giorni nel 1 68 1 , di 76 an- 
ni e 37 di cardinalato, e tra le lagrime 
del suo popolo di Faenza, ebbe onore - 
. vole tomba nella cattedrale. Egli recò lu- 
stro e decoro alla porpora; il suo zelo pa- 
storale, la maturità del senno, la vita e- 
semplare e diligente fu qual si conviene 
a un principe della Chiesa. Co'poveri e- 
sercitò con profusione la liberalità; le sue 
virili furono ammirate anche dagli scrit- 
tori,>che con facilità censurarono le azioni 
altrui. Oltre i sinodi e decreti episcopali, 
scrisse una relazione delle cose d'Inghil- 
terra, e alcuni commentari sulla Somma 
di s. Tommaso d'Aquino. 

ROSS I (de) Leon AEDO, Cardinale.Yedì 
ì voi. in, p. 212, XXVI, p. q5, 96. 

ROSSI(de) Luigi, Cardinale. Patrizio 
fiorentino, nipote di Leone X per canto 
materno, educato con lui che sempre lo 
riguardò con parziale affetto pel suo per- 
spicace talento, maturo giudizio,rara pru- 
denza nel maneggio degli affari, e per l'as- 
sistenza e fedele compagnia che gli pre- 
stò nella prospera e avversa fortuna, il 
perchè nel i.^ luglio i5i7 lo creò car- 
dinale prete di s. Clemente e dichiarò prò- 
Datario. Questi onori poco godè, men- 
tre la morte lo sorprese dopo ^4 mesi in 
Roma nel 1 519, nella florida età di ^S 
anni. La sua mortale spoglia travò riposo 
nel Vaticano, con un'elegante iscrizione 
composta dallo stesso Papa, donde dopo 
alcuni anni fu trasferita a Firenze, e se- 
polta nella chiesa di s. Felice, dove gli 
fu eretto un magnifico e nobile avello, 
fregiato di breve epitaffio. Il satirico Ga* 
rìmberti colla sua maledica penna lo cen- 
surò d'incontinenza, senza prove; ma al* 
tri monumenti storici £inno fede di sua 
specchiala onestà. 

ROSSI (de) Ippolito, Car^/i/ta^. Nac- 
que in Parma dai marchesi di s. Secon- 
do e Barceto, ed applicatosi di buon'ora 
agli studi nelle più celebri univei*sità d'I- 
talia, trasferìtosi in Roma fornito di scien- 
za e di virtù, sotto la direzione di Gio. 
Girolamo suo zio vescovo di Pavia e Co» 



KOS 

vamaiore di Roma (il quale fu posto in 
Castel s. Angelo e fu in procinto di per- 
dere la vita, calunniato deirassassinio del 
conte Alessandro Langoschi), divenne ca* 
meriere segrelodi Paolo IV, indi nel 1 56o 
da Pio IV fu dato in coadiutore nel ve- 
scovato allo zio, il quale n'era stalo rein- 
tegrato dal suo amico Giulio III. Con tal 
grado nel i56i fu al concilio di Trento, 
dove la penetrazione del suo ingegno e 
la profonda sua dottrina lo i*esero ogget- 
to d'ammirazione, mostrandosi dotto teo- 
logo e valente giureconsuIto.Tornato nel- 
la sua chiesa, nel 1 564 l'ottenne in prò- 
prietàydipoi Sisto V a' 1 8 dicembre 1 585 
lo creò cardinale prete di s. Maria in Por- 
tico, indi di s. Biagio dell'Anello. La por- 
pora non fece altro cambiamento in lui, 
che di renderlo più sollecito e impegna- 
to nell'adempiere l'apostolico miuistero. 
Colle sue mani distribuiva le rendite eccle- 
siastiche e le patrimoniali fra'miserabili; 
con aiuti e consiglio consolava le vedove 
ed i pupilli, onde si acquistò il nome di 
imitatore ed emolo di s. Carlo Borromeo. 
Fondò in Pavia il seminario e lo spedale, 
uni al capìtolo della cattedrale la collegia- 
ta di s. Maria delle Pertiche, decorando il 
prefetto di essa col titolo di decano del ca- 
pitolo. Sollecito dell'istruzione del pro- 
prio greg|;e, introdusse in Pavia le scuole 
della dottrina crìstiana, da insegnarsi nei 
di festivi nelle paiTocchie, do?e con as- 
sidua ed esemplar frequenza si trovava 
presente. Celebrò diversi sinodi, visitò la 
città e diocesi con gran profitto delle a- 
nime,spiegando egli stesso l'èva ngelo. Fe- 
ce editti di tanta saviezza , che sebbene 
giovane, da tutti veniva giudicato pru- 
dente veodiio. In tempo del contagio, non 
solo ricchezze e roba, ma sagrificò la sua 
persona a servizio degl'infermi. Si mostrò 
geloso e intrepido difensore de'diritti di 
sua diiesa,come tra le altre cose lo fece 
vedere in una oonlrovei*sia ch'ebbe con 
s. Carlo Borromeo,!] quale nel 1 565 l'in- 
vilo 00* vescovi suoi suffragane! al conci- 
lio provinciale. Dispiacque ciò ad Ippo- 
TOL. iix. 



ROS 177 

lito, non solo per non dipendere la sua 
sede da quella di Milano, ma pel modo 
tenuto d'itnpenosa citazione; laonde si 
recò da s. Carlo, e con bei modi lo pregò a 
rivocare l'intimazione lesiva all'antichis* 
sima esenzione della sua chiesa Ticinese, 
che pe'decreti del concilio di Trento era 
in libertà di eleggersi quel metropolita- 
no viciniore chele fosse piaciuto, propen- 
dendo per quello di Genova; non doversi 
considerare a lui soggetto perdié nel ci- 
vile e nel temporale Pavia dipendeva 
dalla provincia di Milano, su di che s. 
Carlo fondava le sue ragioni. Il vescovo 
di Pavia gli fece considerare, che tale po- 
litica economia soggiaceva a variazioni,se- 
condola condizione de' tempi, delle guer- 
re e delle conquiste, non cosà succedeva 
nella spirituale ed ecclesiastica giurisdi- 
zione. Non volendosi persuadere s. Carlo, 
il vescovo dichiarò che come particolare 
l'onorava e riverìva, ma qual pastore di 
Pavia, secondo il costume de'pi*edeces- 
sori, non si riconosceva che unicamente 
soggetto alla s. Sede, a questa appellan- 
dosi con protesta e atto legale. Ad onta 
che i signori pavesi s'intromisero, con 
molte opportune considerazioni, s. Carlo 
non si rimosse dal suo proponimento^ 
laonde si ricorse al Papa, rammentan- 
dosi che simile causa nel 700 era stata 
giudicata a^vore di Pavia da Papa Co- 
stantino, la quale non doveva riconosce- 
re che las. Sede per superiora. Morto Pio 
lY zio di s. Carlo, questi si quietò. Il car- 
dinale impiegò considerabili somme nel- 
l'erezione dell'episcopio e della sagi'estia 
della cattedrale, che pure restaurò, ed in 
cui fece fiire con vago lavoro i sedili del 
coro, dipingere la volta e le pareti, arric- 
chendola di pi-eziose suppellettili; inoltre 
vi fondò la sontuosa cappella di s. Cateri- 
na, con cospicua dote. Dopo essere inter- 
venuto ai conclavi per Urbano VII eGre- 
gorio XIV, nel 159 1 di 60 anni in Ro- 
ma fu chiamato da Dio a ricevere il pre- 
mio delle sue virtuose azioni. Ebbe sepol- 
tura nel suo titolo, e poi fu trasGsrito in 

12 



178 ROS 

K. Carlo a'Catinan, a?anti l'altare di s. 
AnDa,con un rongnifico elogio postovi dai 
cardinali Gianvincenzo e Scipione Con* 
zaga suoi amici. Di bell'aspetto, traeva o- 
gnuno nd ammirarlo e venerarlo, per la 
maestà che traspariva in Iui;co'suoi sguar- 
di commoveva, e sebbene ai mostrasse 
grave, fu sempre cortese, benigno e af- 
ftibile con tutti. Bella e tenace ebbe in 
modo singolare la roemoria,bastando l'a- 
ver parlato una volta con qualunque per- 
sona, perchè egli ne ricordasse il nome e 
la condizione. Di casti costumi, d'integra 
vita, fu generoso e degno d'ogni elogio. 
ROSSI (de) Febdin ANDO Maria, Car- 
dinaie. Nobile romano, nacque in Cor- 
tona a'4 agosto 1696, e fu educato nel ro- 
mano liceo, indi compiti gli studi lodevol- 
mente, nel 1 781 fu scelto per compagno 
da Federico Marcello Lanle poi cardina- 
le, quando Clemente XII lo destinò a por- 
lare le Fascie benedette in Francia , al 
Delfino figlio di Luigi XV. Quindi fu 
latto canonico Liberiano, ed ammesso nel 
seguente anno in prelatura. Il detto Pa- 
pa nel 1789 lo fece arcivescovo di Tarso 
in partìbus, e trascorsi 3 anni Benedetto 
Xiy lo dichiarò vicegerente di Roma, e 
poscia neh 751 patriarca di Costantino- 
poli. Clemente XI 11 a'24 settembre 1759 
ne premiò le virtù, con crearlo cardina- 
le dell'ordine de'preti, ed a' 1 9 novembre 
gli conferì la chiesa titolare di s. Silvestro 
in Capite^ come leggo nelle Memorie di 
essa del Carletti a p. ao8, titolo che però 
cambiò poi con quello di s. Cecilia. Lo 
annoverò alle congregazioni del s: offizio, 
de' vescovi e regolari, dell'esame de'vescò- 
Tr, delle ripe e Tevere, e prefetto di quella 
delconcilio. Inoltre lo fece protettore del- 
l' ordine cistercense riformato, deiracca- 
demia teologica, del collegio di s. Bernar- 
do alle Terme, dell' arciconfraternite di 
s. Giovanni della Pigna, delle ss. Orsola 
e Caterina a Tor de'Specchi, del ss. Sa- 
gramento e Gesù Maria in s. Simone pro- 
feta; dei monasteri dis. Cecilia, e di Mon- 
te di Nove, del conservatoriodelle Yipe^ 



ROS 

resche; di alcune università artistiche; di 
Spello, Massa Lombarda,Collescipoli, Ca- 
stel s. Pietro; del collegio Lucarinì di Tre- 
vi, non che direttore perpetuo della F'ia 
Crucis nel Colosseo. Intervenne al con- 
clave per l'elezione di Clemente XIY, e 
mori nella sua sede vacante e conclave, 
in Roma a'4 febbraio 1 775,d anni 79 non 
compiti, nelle stanze del suo palazzo. Fu 
praticalo quanto descrissi a Funerale, se 
non che per motivo della sede vacante e 
secondo il consueto vi furono negli onori 
funebri le seguenti variazioni, che rilevo 
dal n.°i2 del Dici io di Roma di tale an- 
no, insieme a quanto aggiungerò. Fu e- 
sposto nella chiesa titolare di s. Cecilia 
sul solito letto, ma i consueti 100 ceri e 4 
toixieche lo circondavano, invece di esse- 
re di cera gialla, perchè tempo di sede va- 
cante, giusta il solito furono di cera bian- 
ca. Vi pontificò la solenne messa, in luo- 
go d'un cardinale, mg.' Orazio Maltei ar- 
civescovo di Colossi , accompagnata dai 
cappellani cantori pontificii, come sempre. 
Fu ivi tumulato con quella semplice iscrì- 
zione, composta dal defunto stesso e ripor- 
tata dal citato Carletti, il quale nota che 
d. Cesare Cozzi caudatario del cardina- 
le, ne scrisse le memorie. Dal suo testa- 
mento si conosce, che dispose la celebra- 
zione di 7,000 messe in suffragio della 
propria anima ; costituì erede fiduciario 
con facoltà illimitate il principe Altieri, 
cui donò 5 anelli, più un anello a mg.^ 
Lascaris patriarca di Gerusalemme, altro 
al mentovato mg.' Mattei. Alla basilica 
Liberiana lasciò il servizio dorato di sua 
cappella; alla chiesa di s. Cecilia la croce 
pettorale, gioiellata di zaffiri e brillanti ; 
al marchese Raggi tutto il mobilio^ com- 
presa il baldacchino nobile e parati; il sa- 
lario intiero a loro vita durante, ai 4 più 
antichi famigli; al resto della famiglia il 
/ei//o o coruccio e quarantena, oltre la so- 
lita divisione di scodi- aooo; dichiarando 
inoltre, che di quanto avanza, l'erede fi- 
duciario ne disporrà secondo i fogli della 
fidijicta. 



ROS 

ROSTACA. Sede vescovile de* caldei, 
sotto il metropolitaDod'Adiabene.Gabrie- 
k suo vescovo neh 281 intervenne all'e- 
lezione del cattolico Jabaliha 111. Oriens 
ckr. I. 2, p. iS^g. 

ROSTOW o ROSTOF, Rosiovium. 
Città aixi vescovi le di Russia in Europa, 
governo a 1 4 leghe da Jarosiaw, capoluo- 
go di distretto, situata in luogo basso e 
paludoso, sulla sponda del Iago Nero. E 
grande, cinta da un terrapieno e da una 
fossa, con sobborgo. Residenza d'un arci- 
vescovato greco non cattolico, uno de'pih 
antichi della Russia, come antichissima è 
la cattedrale riccamente ornata, che con- 
tiene i sepolcri di più vescovi. Vi sono al- 
tre 24 chiese, e 3 monasteri, uno de'qua- 
lì'di monache: quello d' Abramo fu fon- 
dato nel 990 da Vladimiro il Grande; l'al- 
tro di S.Giacomo è frequentato dai di vo- 
ti, anche di parti lontane. Il -palazzo ar- 
civescovile è vastissimo, con seminario, 5 
chiese, ed ampli appartamenti ove alber- 
gano 1 sovrani quando recansi in questa 
città. Ignota n'è l'origine, e lungo tempo 
prima del regno di Rurik a Noi¥gorod, era 
la capitale d'un piccolo stato, che posse- 
devano! meri o ciudi. Ebbe principi che 
dipenderono dalla Russia, talvolta da es- 
sa separati furono sovrani particolari ; i 
tartari la presero nel 1 287, la rovinarono 
e massacrarono i capi; però rimase in- 
dipendente sinoal 1828, che venne riuni- 
ta alla Russia dal duca Ivan l Danilovìtch 
o Ralita.La fede cristiana vi fu predica- 
ta nel secolo X, e la sede vescovile dicesi 
eretta da s. Vladimiro, cbe nel secolo XII 
divenne arcivescovile. Tra'primi vescovi 
del secolo XIII, Isaia e Leonzio sono dai 
mssì venerati per santi, e ne celebrano 
la festa del i .** a' 1 5 maggio, del 2.^ a'23 : 
de'tuccessori tratta V Oriens chr. t. i, p. 
1309. Altre notizie riporterò a Russia. 

ROTA ROMANA. f^.UoiTOBi pelli 
St Rota Romana. 

ROT ARI A . Sede vescovile di Numìdia 
nell'Africa occidentale, sotto la metropo- 
li di Cirtp. Felice suo vescovo fu al con- 



ROT 179 

clliodi Cirta nel3o5; Vittore altro vesco- 
vo fualla conferenza di Cartagine nel 4 1 i« 
Africa chr, 

ROTHEMBURGO ( RoUemburgen ). 
Città con residenza vescovile nel regno di 
Wiìrtbmberg, nella provincia del Reno 
superiore, nel circolo della Selva Nera, ca- 
poluogo di baliaggio, a 4 leghe da Reut- 
ìingen, sul Necker che la divide in due 
parti, delle quali quella della sponda de- 
stra chiamasi Ehingen e formava altre 
volte una città distinta. Racchiude una 
bella casa della città, diversi notevoli e* 
di6zi particolari , la piazza del mercato 
spaziosa , larghe pure essendone le vie. 
Possiede fabbriche di birra, concie di pel- 
li, fabbriche di merletti, cartiere^ La cat- 
tedrale di gotica struttura è sagra a Dio, 
sotto l'invocazione di s. Martino vescovo 
e confessore, con fjnte battesimale, e cu- 
ra d'anime affidata al rettore, coadiuvato 
dai prebendati, li capitolo ha la digni- 
tà del decano, con 6 canonici compresi il 
teologo e il penitenziere, 6 beneficiati o 
prebendati, ed altri chierici e preti addet« 
ti alla divina ufficiatura. Non lungi dal- 
la cattedrale vi è V episcopio sufficiente- 
mente ampio e decente. In Ehingen vi è 
altra chiesa parrocchiale,munita del sacro 
fonte, ed un ginnasio. Vi sono alcuni so- 
dalizi, l'ospedale ed il seminario. Ne' voi. 
XXIX, p. I o4t LUI, p. 1 68 e 1 82, narrai 
come Pio VII nel 1 821 eresse la sede ve- 
scovile di Rothemburgo,e la dichiarò suf- 
fraganea dell'arcivescovo di Friburgo^F",)^ 
ciò che fece eseguire Leone Xll, il quale 
nel concistoro de'28 gennaio 1828 peri.» 
vescovo di Rothemburgo nominò Gio. 
Rattista Giuda Taddeo de Keller della 
diocesi di Costanza, trasferendolo da E- 
vara in partibus. Prima dell' istituzione 
delia sede vescovile, già avea chiesa cat- 
tolica, con residenza del vicario genera- 
le ; altre simili diiese aveano Gravenek 
e Lomberg. Per morte di detto vescovo, 
il regnante Pio IX, nel concistoro de' 1 7 
dicembre 1847 8^^ sostituì l'odierno ve- 
scovo mg.' Giuseppe Lipp di Holzhauseu 



i82 ROU 

adorna di laDlernini, la facciata meridio* 
naie che offre quanto vi è di più grazio- 
so nello stile gotico, e le due magnifiche 
rose che terminano la crociera, dal mez- 
zo della quale parte una bella torre di 24^ 
piedi d'elevazione, la cui cima traforata 
a giorno forma una corona. Vi si vede il 
sepolcro di Berneval, che ne fece il dise* 
gno, essendo lungo Tedifìzio 4^6 piedi. 
Attigui al nord si trovano i fabbricati del- 
l'antica abbazia, che presentemente ser- 
pono di casa della ci Ita, ed in cui ammi- 
rasi una scaia arditissima; colà si sono 
riuniti la biblioteca pubblica di più di 
3o,ooo volumi e di 1,100 mss.,ed il mu- 
seo che contiene delle statue, e quasi 3oo 
quàdri,parecchi de'quali de'massìmi mae- 
stri; contiguo vi è un ameno giardino, a* 
pertoal pubblico.Osservasi quindi la chie- 
sa di s, Maclodio per la sua architettura 
leggera e per le porte coperte di bassori- 
lievi di Goujon. Quella di s. Godard, per 
la larghezza e arditezza delle sue volte; le 
altre di s. Gervasio e di s. Maddalena nel 
sobborgo Cauchoise, la i.' per la sua cap- 
pella sotterranea di costruzione romana, 
la 2/ di moderno stile per le sue colonne 
corintie e la venusta cupola; quella di s. 
Romano che contiene il sepolcro di que- 
sto vescovo; l'altra di s. Paolo che erede- 
si costruita sulle rovine d'un tempio d'A- 
done, e la chiesa di s. Severo mal fabbri- 
cata nel 990. Le chiese paritNicbiali sono 
1 3 , tutte munite del s. fonte. Il palazzo 
della Bagione,term inalo nel i4g9 pel par- 
lamento di Normandia , è vasto e d' up 
gotico sommamente delicato e neiresecu- 
zioue arditissimo. Vi si distinguono par- 
ticolarmente Le finestre del oolmo« la tor- 
re del gabinetto dorato, che graziosi or- 
namenti offre all'esterno, e la salade'pro- 
curatori, lunga 170 piedi con 5odi lar- 
ghezza, e la cui volta di tutto sesto in le- 
gname rappresenta perfettamente il gu- 
scio d'un vascello rovesciato. La caserma 
Maiiinville, sulla piazza del Campo di 
Marte, ha una fiicciata imponente; deve- 
si pur citare quella di s. Severo che for- 



ROU 

ma il lato occidentale della piazza di que- 
sto nome e si estende lungo la Senna; l'o- 
spedale Hotel -Dieu, vasto e ben ventila- 
to, nel sobborgo Cauchoise, e sopra tut- 
to i mercati coperti, ossia halle, che han- 
no fama de'più belli di Francia dopo quel- 
li della capitale; circondano essi da 3 lati 
la piazza dell'Alta Torre Vecchia, che trae 
il nome da una grossa torre dell' antico 
palazzo de'duchi di Normandia di cui oc- 
cupa il sito, sono comodamente distribui- 
ti e in prossimità al porto, e dividonsi in 
più parti. Egualmente meritano ricordar- 
si, pel loro stile gotico, l'antico offizio del- 
le finanze, l'antico edifìzio della corte dei 
conti, l'ostello del Borgo Theroude che 
offre bei bassorilievi, e gli avanzi del Ca- 
stel Vecchio costruito da Filippo Augu- 
sto, e in una torre del quale fu chiusa la 
sventurata Pulcella d'Orleans, la cui me- 
moria fu poi ristabilita, comechè trova- 
ta del tutto inYìocente e sagrificata dal- 
l'odio degl'inglesi. Sparse ne'di versi quar- 
tieri di Rpuen trovansi 35 fontane alimen- 
tate da belle sorgenti : primeggia quel- 
la di Lisieux, che rappresenta il Parna- 
so; quella della Croce di Pietro, sormon- 
tata da un obelisco, e quella della Grosse 
riescono curiosissime; non mancano sor- 
genti minerali. La riviera che sotto di- 
versi nomi domina I ungo il porlo per più 
di mezza lega, è osservabile pei belU viali 
che la terminano, per la vista animata che 
presenta, e pei stabilimenti pul^lici che 
vi si trovano o ne sono vicini, come la pre- 
fettura, la zecca che vanta l'origine nel- 
r 864 , la dogana, la borsa che possiede 
una sala terrena vastissima e sostenuta da 
volta arditissima, il teatro delle Arti, le 
halle, l'orto botanico, e& Racchiude que- 
sta città due teatri, il nominato e il fran- 
cese, e parecchi stabilimenti di beneficen- 
za e d'istruzione, diverse case religiose di 
ambo i sessi, confraternite, due ospedali, 
il monte di pietà, il gran seminario, oltre 
il piccolo nel suburbio. Io passato avea 
56 case religiose de'due sessi; in tutta la 
diocesi SI contavano 34 abbazie , fra le 



ROU 

quali quelle delle Canomchcsse regoLtri 
di Roiien, e àt Canonici regolari dis. Lo 
di Rouen {F,). Ne! 1666 madama Mail- 
lefer v'istituì la congregazione delle dame 
di a. Mauro. Inoltre risono la chiesa con- 
cistoriale, la sinagoga, la facoltà teologi- 
ca, scuola di medicina, collegio con ga* 
binetti di storia naturale e di fisica, due 
biblioteche pubbliche, ^o scuole d'inse- 
gnamento primario, di disegno, di pittu- 
ra, di nafigazione, bell'orto botanico con 
serre calde , accademia di scienze, lettere 
e arti, sodetà centrale d'agricoltura, so* 
cietà libera di emulazione, altra pe' pro- 
gressi del commercio e dell'industra, com* 
missione d'antichità; pib società di com- 
mercio, d'agricoltura, di medicina, di far- 
macia e di carità materna; società bibli- 
ca protestante, offizio centrale di benefi- 
cenza, cassa di risparmio, 3 caserme, l'Ho- 
tel Dieu, l'ospizio generale pei poveri, dei 
mentecatti, de'ti*ovatelli; case di arresto, 
di giustizia, di correzione riunite nellosta- 
bilimento della Bicétre, bagni pubblici. 
La Senna, la cui profondità a Rouen è di 
1 1 metri, ?i forma parecchie isole, tra le 
altre l'isola La Croix della Mouc<|ue; vi 
trascorre essa dall'est all'ovest, e visi va- 
lica per due ponti, uno di battelli e l'al- 
tro di pietra, che uniscono questa città col 
sobborgo di s. Severo; altro ponte in pie- 
tra di recente costruzione è alla punta oc- 
cidentale di detta isola^ in faccia alla via 
Malpalu, magnifico monumento che per 
la sua situazione ingrandisce di 1 5o me- 
tri il porto marittimo, ornato di belle co- 
lonne all'estremità, e che riesce di mas- 
sima utilità per-Rouen, in cui il passaggio 
della Senna non sarà piti interrotto in 
nessun tempo dell'anno. La città, sebbene 
male fabbricata, offre grato soggiorno, e 
la circolazione attiva che regna per le stra- 
de, sul porto e sul fiume, le dà un' aria 
d'allegria che contrasta coi vecchi edifizi 
tetri che racchiude , frequentatissimi es- 
sendo i suoi passeggi, come il gran Cor- 
so. Lo spettacolo che ogni giorno ha luo- 
go nel teatro delle Aiti, le numerose hot* 



ROU i83 

teghe delle strade che vi. stanno vicine^ 
dove si fanno principalmente distinguere 
i brillanti magazzini, ed i caffé delle vie 
Ponte Grande e de'Garmelitani, danno a 
quella parte della città, specialmente al- 
la sera, un aspetto animatissimo. Spinta 
ad alto grado è l'operosa industria mani- 
fattrice in questa città, la quale tiene in 
Francia foi'seili.*' posto per la fabbrica- 
zione delle stoffe di cotone, e che si è di 
sovente paragonata a Manchester ed a 
Glasgow; i suoi nancliin sono particolar- 
mente pregiati, anche all'estero, ove se ne 
fa grande esportazione. Lungo sarebbe a 
dire il numeroso novero di sue manifat- 
ture e fabbriche di moltissimi generi. Pro- 
fessioni particolari hanno adottato diver- 
si quartieri della città , il cui centro so- 
prattutto è consagratoalcommercioal oòi- 
nuto; l'alto commercio occupa le parti che 
accostansi al porto vei-so l'ovest; al nord 
ne' contorni delle chiese di s. Ouen e s. 
Patrizio, e nel nuovo quartiere del sob- 
borgo Cauchoise, vivono lungi dal rumo- 
re e dall'agitazione, la nobiltà e la magi- 
stratura. Quantunque per le giravolte del* 
la Senna, si trovi Rouen a 38 leghe dal 
mare, assai fortemente vi si fauno sentire 
il flusso eriflusso, e conducono navi di 25o 
e Beo tonnellate nel suo portO/ ch'é como- 
dissimo e dal ponte di pietra separato in 
due parti,una delle quali all'est è destinata 
a'grandi battelli che risalgono il fiume, e 
l'altra all'ovest serve ai biistimenti di ma- 
re. La ^cilità colla quale questa città co- 
noiunica colla capitaleecollecittà principa- 
li di Francia, sia per la navigazione, sia pei* 
le belle strade che vi mettono capo, e la sua 
prossimità a Parigi, l'hanno resa fioren- 
te, e fatto vi hanno nascere un commer- 
cio di deposito, di spedizione e transito 
estesissimo, che comprende un'infinità dt 
articoli, coli'À merica, col Levante e con 
diverse parti d'Europa : posta fra Pari- 
gi e Londra, Rouen è l'organo interme- 
diario di quelle due immense piazze. H 
commercio coll'interno viene alimentalo 
dai prodotti del suolo e delle manifattu* 



i84 ROU 

re. Numerose compagnie d'assicuraxioni 
marittime e contro gii incendii Tifurooo 
stabilite. Vi sono bei cantieri di costru- 
zione. La cittàsi divide in 6 cantoni, sud- 
divisi in 1 1 sezioni^ ascendendo la popò* 
Iasione a più di 1 00,000 abitanti , fra i 
quali moltissimi lavoranti impiegali nelle 
sue fabbriche. Rouen si gloria d'aver da- 
ta la luce ad una moltitudine di perso- 
naggi che illustrarono la Francia: oltre 
al gran Pietro Corneille, che basterebbe 
alla sua celebrità , vide questa città na* 
scere suo fi*atello Tommaso Cornei Ile , 
Fonteneliei Pradon, i poeti Benserade e 
Bicher , i dotti gesuiti Brumoy e Sana- 
don, il giureconsulto Basnage, l'orienta- 
lista Bochart, V architetto Blondel, a cui 
Parigi deve le porte s. Martino e s. Dio- 
nigi; i pittori Jouvenet e Kestout; Guve- 
lier de la Snlle, che scuopi*] la Luigiana, 
il navigatore paolo Lucas, madamigella 
Champmelé artista drammatica, le signo- 
re du Boccage e Lepri nce de Beaumont, 
ec.: si conservano con cura le case che vi- 
dero nascere Corneille e Fontenelle. Mol- 
tissimi pure fiorirono in santità di vita 
e nelle dignità ecclesiastiche. Non è insa- 
lubre il clima di Rouen, ed i tanti cam- 
biamenti operati neirinlerno l'hanno sen- 
sibilmente migliorata. I dintorni sono ri- 
nomati per la loro bellezza; le amene col- 
line imboscate che la circondano, la vasta 
pianura di s. Severo coperta di prati ri- 
denti, le belle valli di De ville e di Darne- 
tal, numerose case di villeggiatura , più 
manifatture, offrono da tutti i canti un 
quadro svariatissimo e delizioso : nella co- 
sta di s. Caterina dirupatissima e alta 1 26 
metri, si notano gli avanzi d'un forte di- 
strutto da Enr-ico IV, e racchiude gi*an 
quantità di fossili , parecchie specie dei 
quali non si trovano che colà. 

Rouen è chiamata anche Roano e Ro» 
han^ in latino Rothomum^ Rothomagus 
e Rothomagum, Chenu, Archiepiscopo' 
rum Galiiae historia, p. 75, dice che 
Rouen fu denominata Rothomagus, a ver- 
ho Rolh nomea sumilyquae statua eo loci 



ROU 

anlScfuitui adorabatur; che atterròs.Mel • 
Ione, ed invece del suo tempio ne costruì 
uno al vero Dio, ove fu eretto il priorato 
de'canonici regolari di s. Lb. Aggiunge 
che Roth era figlio di Samoteo pn//ii cel- 
tarum et totius Galiiae^ Rothomagensis 
urbis fundatoriSf nomea Rothomagum e- 
manavit, Comman ville chiama Rouen 
la 2.* città del regno di Francia, ed il 
magazzino di Parigi. Giulio Cesare non 
fa ne'suoi Co/iif/ie/t/^ri alcuna menzione 
di questa città, la quale al suo tempo non 
era certamente che una meschina borga- 
ta della Gallia Belgica, nel paese de' ve- 
liocassi, de'quali divenne appi'essola ca- 
pitale;do vette nondimeno essere assai im- 
portante sotto gl'imperatori che qe for- 
marono la meti*opoli deIla2.'Lioiiese:por- 
tava allora il nome di Rothomagus^ che 
conservòsìno alla conquista de'faraosi po- 
poli avventurieri del nord o Normanni 
(/^.), i quali lo mutarono in quellodi /{o<i- 
nò. Nel HI secolo non comprendeva che 
una sola via, la quale stendevasi dalla via 
attuale de'ciabatlini, dietro la cattedra- 
le, sino alla torre del grand'Orologio, e 
la Senna veniva a battere alla piazza delle 
Calendre; nell'84o ancor non occupava 
che uno spazio bislungo pochissimo va- 
sto. Rollone i.^ duca di Normandia l'in- 
grandì verso il sud, respintone il letto del 
fiume. Ne'secoli XII e XIII, sotto Filippo 
Augusto, Luigi Vili e s. Luigi lX,si ac- 
crebbe verso il nord, e nel mezzo del se- 
colo XIV verso l'ovest: da quest'ultimo 
tempo sino alla metàdel secolo decorso^ 
non ebbe incremento sensibile; ma allora 
per la distruzione delle forti mura fian- 
cheggiate di torri e di larghe e profonde 
fosse che la circondavano, e delle 2 1 por- 
te, 16 tra esse dal lato della Senna, per 
le quali vi si perveniva, trovossi Roano le- 
gato a'suoi sobborghi che si sono coperti 
di belle case e graziosi giardini. Questa 
città già tanto importante, e che prima 
della rivoluzione era la capitale di Nor- 
mandia, ed in particolare dell'AltaNor- 
mandia e del Vexin Normanno, attrae 



ROU 

altresì l'attenzione pegli atTenimenttpo* 
litici ^e'quali è stala teatro : i primi se- 
coli della monarchia offrono pochi fatti 
notabili; pero nel 56 1 morto Clotario I, 
i suoi 4 ^gl> se ne divisero gli stati, ed il 
regno di Soissons, di cui Roano formava 
porle, toccò a Chilperico I, il quale ripu- 
diata Auduera, vi sposò nel Syo Galsuin- 
da figlia primogenita d'Ànatagildo re dei 
visigoti, e sorella della famosa Brunech il- 
de; 6 anni dopo, caduta questa in potere 
di Fredegonda, vi fu rincliiusa, e lille* 
rata poi da Meroveo figlio di Chilperico 
J, che la sposò nella chiesa cattedrale. 
Dopo la morte di Chilperico 1, nel 584 
"«enne Fredegonda a risiedere a Roa- 
no, dove in breve fece assassinare il ve* 
scovo Pretestato, cui gli abitanti aveano 
richiamalo dall'esilio da lui incorso per 
aver maritato a Meroveo Brunechilde; 
rmdignaziòne chele colpe di questa don- 
na contro di lei sollevarono, la sforzò fi- 
nalmente a lasciar la città, la quale più 
tardi ebbe molto a patire perle irruzioni 
de'iiormannijla I. "delle quali accadde nel • 
1*84 1} sotto Carlo I il Calvo. Distrutta al- 
lora da capoa fondo,cominciavasoltan* 
to a riaversi, quando nel 9 1 o si trovò co- 
stretta ad arrendersi al famoso Raoul 
RolloQe, al quale due anni dopo fu con 
tutta la Neustria ceduta da Carlo III il 
Semplice, di cui sposò la figlia, e che ne 
fece la capitale del novello suo stato: bai* 
tezzatodal vescovo Francone, prese il no- 
me di Roberto I; iodi altri normanni con* 
quistarono ìKi^o// e la Sicilia (^.)j e di- 
vennero feudatari della s. Sede suprema 
signora di que'regni.SottoGuglielmoLun. 
gasppda, a lui figlio, sopportò un attacco 
per parte di parecchi vassalli ribellali. 
Luigi ly d'Oltremare se ne impadronì 
durante la minorità di Riccardo I, ma 
battuto alquanti mesi dopo, vi fu con- 
dotto prigioniero; riposto indi in libertà, 
tornò ad assalirla nel949 con Ottone I i m • 
I>eratore di Germania, ecol contedi Fian- 
dra, e dopo più di sei mesi di sforzi fu 
costretto a ritirarsi. Poco si risenù Roa* 



ROU i85 

no degli avvenimenti che tn seguito agi* 
tarono la Noi*mandia, e Guglielmo il Cod« 
quistatore vi morì nel 1087; 7 anni ap- 
presso fu presa dai ribelli. Nel 1 126 fu 
totalmente rovinala da un orrìbile incen- 
dio. 11 Papa Innocenzo li, per lo scisma 
dell'antipapa Anacleto 11^ nel i i3i pas- 
sò in Francia e da Orleans si trasferì a 
Rouen, donde andò aChartres. Nel 1 1 74 
indarno Luigi VI I il Giovane l'assediò. In 
una delle torri del palazzo di questa cit- 
tà, nel i2o3 Giovanni Senza-Terra as- 
sassinò il giovane Arturo suo nipote, che 
avea giuste pretensioni sopra il ducato, 
delitto che indusse la guerra impresa da 
Filippo Augusto, al quale Rouen aprì fi- 
nalmente le porte il 1 .^ giugno i2o4} do- 
po ostinata resistenza: la presa di questa 
città decise la sommissione di tutta la 
Normandia, che dopo di essere stata go- 
vernata da 12 duchi, tornò allora alia 
corona di Francia, da, cui era stata se- 
parata da 292 anni. Nel 1 294 vi scoppiò 
grave sedizione, ed è in questa città, che 
re Giovanni 11 arrestò per tradimentoCar- 
lollil Malvagio re diNavarra.Neli382 
e i4i6glì abitanti si ribellarono contro 
Carlo VI, che loro perdonò, dopo avervi 
soppresso le autorità. Profittando delle 
dissensioni che laceravano allora la Fran- 
cia, Eurico V re d'Inghilterra dopo labat- 
tagliad' Azincourt venne il 1 4 luglio 1 4 1 7 
a porre l'assedio davanti a Rouen, di cui 
s'impadronì a' 18 gennaio seguente, per 
tradimento del governatore Guy leBou- 
teiller, dopo eroica difesa,durante la qua- 
le si fece distinguere sopra ogni altro il 
celebre Alano Blanchard capo de'borghi- 
giani, il cui supplizio, vergognoso pei vin- 
citori, seguì da vicino la dedizione della 
piazza. Gl'inglesi dopo avervi giuridica- 
roente sagrificato l'innocente e valorosa 
Pulcella d'Orleans nel i43i, conserva- 
rono Rouen sino al i449} ^^^ Carlo VII 
dagli abitanti aiutato la riprese, indi ai 
i5 novembre vi convocò un'assemblea 
de'notabili del regno. Luigi XI vi si recò 
pei* ripigliare la Normandia^ che il trat- 



i86 ROU 

Ulo dì t. Mauro les Foués nel i465 a- 
▼ea dato a Carlo suo fratello invece del 
Berry,e vi commise delle a*udeltà. Quivi 
Carlo Vili nel i485 tenne un letto di 
giustizia, nel quale confermò i privilegi 
della provincia. Successivamente visita- 
ronoRouen,nel 1 5o8 Luigi XII, nel 1 536 
Giacomo V re di Scozia, e 4 ^noì dopo 
Francesco I, nel 1 55o Enrico II e Cale* 
rjna de Medici. Le guerre quindi di re- 
ligione non tardarono ad insanguinare 
la città: nel i56osi suscitarono tra'pro- 
testanti ed i cattolici varie turbolenze che 
presto il maresciallo della Viellevillequie- 
tò;ma nella notte dal 15 al 1 6 aprile 1 562, 
t calvinisti ugonotti giunsero ad impadro- 
nirsene quasi senza resistenza, vi commi- 
sero grandi disordini, e sostennero poco 
dopo con buon successo un assedio con* 
irò il duca d' Aumale. Troppo importan- 
te era questa piazza, e troppo vicina a Pa- 
rigi, perchè la corte non tentasse di ri- 
pigliarla; quindi Carlo IX mandò contro 
di essa un esercito,comandato da Antonio 
di Borbone re di Navarra, che vi^riraase 
mortalmente ferito: il re e sua madre si 
trasferirono al quartiere generale, e final- 
mente dopo diversi attacchi infruttuosi 
il duca di Guisa la prese a'26 ottobre del- 
lo stesso anno, e per 8 giorni l'abbando- 
nò al più terribile saccheggio. Il re di Na- 
varrà, benché non guarito, vi volle en- 
trare per la breccia fatta nell'assalto, por- 
tato dagli svizzeri sulle spalle. Quivi nel 
i5Q3 fu Carlo IX dichiarato maggiore 
prima dell'età prescritta, dal parlamento 
di Normandia, che vi avea istituito Luigi 
XII nel i499' ^^^^i torbidi vi si desta- 
rono nel i57t, e alquanto piti tardi il 
giorno di s. Bartolomeo venne a funesta- 
re anche Rouen per la strage degli ugo- 
notti, sebbene l'umanità del governato- 
re Francesco di Montmorency risparmiò 
non poche vittime.Nel 1 588Enrico III,do- 
pò la giornata delle barricate, forzato ad 
abbandonar Parigi, venne a riparare a 
Bouen,e vi firmò il famoso patto d'unio- 
ne che gli dettò il duca di Guisa. Alla sua 



ROU 

morte gli abitanti ricusarono di ricono- 
scere Enrico IV di Borbone redi Navap- 
ra,il quale agli 1 1 novèmbre 1 59 1 vi po- 
se l'assedio; ma l'avvicinarsi di Alessan- 
dra Farnese duca di Parma, e generale 
deiresercito della lega che gli voleva in- 
terdire la corona di Francia come ugo- 
notto, lo forzò a levarlo a'20 aprile 1 593: 
solo Rouen lo accolse come re, dopo la 
sua abiura nel 1 598, e dopo che la rieb- 
be dal signore di Viilars che l'avea occu- 
pata, mediante lo sborso contestuale d'un 
milione e 200,000 lire tornesi, oltre l'an- 
nua pensione di 60,000 lire. Enrico lY 
per qualche tempo vi fece la sua residen- 
za. Da quell'epoca in poi la città godè pa- 
ce, e fiorì nel commercio e nell'industria: 
vi contribuirono la distruzione degl'im- 
mensi suoi baluardi, che l'avevano resa 
una delle più forti piazze di Europa; cosi 
venne posta al sicuro dai mali che soffro • 
no i luoghi muniti, comechè segno agli at- 
tacchi. Dipolin Rouen vi convocarono as- 
semblee di notabili, Enrico lY nel 1 596,6 
Luigi XIII nel 1617, il quale la visitò 
nel 1620. Nell'agosto 1689 vi scoppiò la 
sedizione de'vasnus-pieds, a motivo del- 
l'aumento dell'imposte, prontamente re- 
pressa, ed in seguito alla quale il parla- 
mento di Normandia fu per un anno in- 
terdetto, ì ndi ristabilito nel 1 64 1 • Duran- 
ti le turbolenze parigine della Fionda , 
vi soggiornò colla corte Luigi XIV; il suo 
gran ministro Colbert protesse molto le 
manifatture della città, che pili tardi ri- 
senti gli effetti della ri vocazione dell'e- 
ditto di Nantes. Luigi XV vi passò allor- 
ché andò all'Havre nel 1 749» sotto del 
quale Rouen vide incominciare i suoi ab- 
bellimenti e la migliorazione del suo sta- 
to sanitario, per le cure di Thiroux de 
Crosne, intendente della provincia. Fu 
pure visitata nel 1777 dall'imperatore 
Giuseppe II, e nel 1 782 da Paolo 1 erede 
dell'impero russo; Luigi XVI vi passò 
nel 1 786, reduce da Cherburgo. Per la 
carestia a' 1 2 luglio 1 789 insorse sommos- 
sa, che rinnovossi nell'agosto, indi soffo- 



ROU 

cata dalla roi*za. Nel 1 790 Rotieo divea- 
Ile capoluogo del dipartimento della Sen- 
na ìnferioreje nell'istessoannosì celebra- 
reno splendide feste per la federazione 
della guardia nazionale. Fortunatamen* 
tela rivoluzione fece poche vittime in que- 
sta città; però scoppiarono parecchie som- 
mosse nel 179^2, 1793 e 1795 con sìn- 
tomi gravissimi. Nel viaggio intrapreso 
dairimpei*atore Napoleone nel 1 81 o, a ca- 
gione dell'importanza di Rouen,fuordi- 
. nata la costruzione del ponte di pietra. 
Affezionati gli abitanti alle istituzioni co- 
stituzionali, alla fine di luglio 1 83o pei 
primi mandarono una colonna di volon- 
tari a Parigi, appena seppero gli avveni- 
menti delle 3 giornate. 

La fede cristiana vi fu promulgala nei 
primi tempi del cristianesimo. Divenne 
prestò sede vescovile: Commanville nel- 
VHistoire de tous les Archeveschez^ dice 
nel III secolo, quindi nell'VllI divenne 
il suo pastore arcivescovo, e da s. Bonifìi- 
cio legato apostolico ricevette il pallio, e 
prese il nome di primate di Neustria eNor- 
mandia; che S.Gregorio VII voleva sotto- 
mettere il suo arcivescovoalla primazia di 
Lione, ma gli arcivescovi di Kouen pro- 
varono con pontificie bolle la loro indi- 
pendenza. Erano a suo tempo suffraga- 
nei della metropolitana di Rouen, i ve- 
scovi di Bayeux prototrono, Avranches, 
E vreux,Lisieux, Coùtances, Séez. Chenu 
nella gerarchia ecclesiastica della Gallia, 
qualifica Rouen metropoli della provin- 
cia Lionese 2.\ cioè dopo Lione, coi no- 
minati suS'raganei.Di presente sono sol- 
tanto 4) cioè Bayeux, Evreux, Coùtan- 
ces, Séez, le altre due non essendo piti 
sedi vescovili. Il i.° vescovo di Rouen fu 
s. Nicasio (/^.), martire sotto Dioclezia- 
no del 284; furono fatte molte opposi- 
zioni e difficoltà per negargli il i.° rango 
tra'pastori di Rouen,ma i dotti autori del- 
la nuova edizione della Gallia christia' 
na nel t. i, dimostrano essere senza fon- 
damento le obbiezioni. Glisuccesse s. Mei' 
tono {F,)^ da Roma mandato da Papa s. 



ROU 187 

Stefano I nel 257 a predicare nelle Gal- 
lie Tevangelo, indi nel 260 vescovo di 
Rouen,secondo quelli che pretenderebbe- 
ro escludere per i .° s. Nicasio; gli si attri- 
buisce la fondazione della primitiva cat- 
tedrale. Indi s. Avidiano o Aviciano che 
fu al concilio d'Arles nel 3 14; poi Severo 
nel 325,£usebio net 34 1» Marcellino nel 
366, Pietro nel 385, s. P^ittricio[y,) nel 
4o5, gran promulga tore della fede e fa- 
migliare di Papa s. Innocenzo I, che pare 
lo destinasse a questa sede. Nel 4 1 7i se- 
condo Chenu, fu vescovo s. Innocenzo; 
nel 4^6 s. Evodio (f^-), nel 43o s. Sil- 
vestro, nel 44^ Malsino, nel 45 1 Germa* 
no, nel 459 Crescenzio, nel 5i i interven- 
ne al concilio d'Orleans 8. Gildardo{F,), 
e il vescovo s. Flavio gli successe. Fiorì nel 
549 s. Pretestato {F,), nel 582 Melanzio, 
nel 594 Ildolfo, nel 626 s. Roniano(F.\ 
nel 640 s. Audeno {F,\ o Audoeno,0- 
doeno e volgarmente s. Ouen, Nel 683 
Auberto o Ansberto {V,)^ nel 698 Gnp- 
pò, nel 719 Rotolando oBati landò, nel 
722 s. tfgo (^.), cugino di re Pipino, in- 
di Roberto o Ratberto, nel 733 Grimo, 
nel 739 Rangefrido , nel 745 s. Remigio 
{F.\ figlio naturale di Carlo Martello e 
fratello di re Pipino, introdusse il canto 
romano nel paese, e contribuì perchè Car- 
lo Magno facesse altrettanto, insieme ai 
riti della chiesa romana, in tutta la chie- 
sa Gallicana. Nel 772 Memardo Me- 
dardo,nel78oGilberto,neir82gRagnoar- 
do, nell'838 Gumbaldo, nel 849 Paolo, 
nell'859 y uando, neir868 Adalardo,nel- 
1*869 Riculfo, neir872 Giovanni, ncl- 
1*875 Vitto,e nell'istesso anno Franco o 
Francone che battezzò Rollone duce nor-< 
manno; nel 919 Gontario, nel 942 Ugo 
monaco di &. Dionìgio, 001989 Roberto 
e48 anni governò Tarcivescovato.Gli suc- 
cesse nel Jo37 il nipote Malgerio figlio 
del duca Riccardo, ricevendo il pallio ar- 
ci vescovile da Papa S.Leone IX. Nel io55 
Maurizio o Maurilio che compì e dedicò 
la cattedrale, nel 1 079 o prima Giovanni 
figlio del conte di Bayeux^ traslato a que- 



i88 ROU 

sta metropolitana daAvranches.' Nel voi. 
XXXVIII, p. 23o narrai come s. Gt*e« 
gorio VII ritnproveib V arcivescovo di 
Kouea ed i suor suffraga nei, per avere 
ommessa la visita de'sagri Limina, Poscia 
Guglielmo Cadomensis, che governò 3 2 
anni, ornò la cattedrale, rinnovò dai fon- 
damenti l'episcopio, e ripose in preziosa 
urna le ossa dì s. Romano. Dopo di lui 
nel Ilio Gaufrido o Goffredo, nel 1 1 3o 
Ugoabbatecluniacense,nel 1 164 Retro* 
do,nel 1 183 Gualtero, nel 1207 Rober- 
to Pollo, nel 1222 Teobaldo, nel I23i 
Maurizio già vescovo di LeMans,nel 1 2 36 
Pietro di Collemedio, nel 1 247 Oddo ab- 
bate di s. Dionisio, nel 1248 fr. Oddo o 
Odone Reginaldo Rigault (^.), £itto ar- 
civescovo da Innocenzo 1 V, e secondo al- 
cuni anche cardinalc.Nel 12 78Guglielmo 
de Flava, trasferito da Langres, nel i3o6 
Bernaixlo da Vasconia nipote di Clemen- 
te VI, nel i3o7 Egidio Bellamera poi ar- 
civescovo d'/it^%/to/ie, ove notai che sem- 
bra non abbia accettatoli cardinalato; nel 
1 3 1 SGuglielmo Dnroforte,nel 1 33oPie« 
tro Roger poi cardinale e zio di Gregorio 
XI,indiPapa CUmenteri{f.y^t\ 1 338 
Aimerico Guenaut , traslato d'Auxerre, 
nel 1342 Nicola Roger nominato dallo 
zio Clemente VI, che nel i347 gli sosti- 
tuì Giovanni de Marigniaco traslatandolo 
da.Beauvais. Neil 352 da Parigi Clemen- 
te VI vi trasferì Pietro Foresi (^.), che 
)M>i creò cardinale. Nel i356 fu arcive- 
scovo Guglielmo de Flava, indi Filippo 
lì'Alencon (/^.), poi cardinale; nel 1376 
Pietro Giudice giàdiNarbona,nel 1376 
Guglielmo de Lestrangi, nel 1378 Gu- 
glielmo di Vienna, nel 1 386 Lodovico de 
Haricuria, nel i4^4 Giovanni Rupescis' 
sa (^.), poi cardinale, nel i432 Ugo de 
Orgis vescovo di Chalons, nel 1 436 Lo* 
do vico de [éUxemburgo{P^,),po\ cardi na- 
ie, nel 1443 Rodolfo Roussel canonico di 
Ilouen,eléttodalcapitolo.NicolòVfecear- 
ci vescovo nel 1 453 il cardinale Guglielmo 
iì'EstoutevìHe (F,). Nel 1482 Robertode 
Croismarecanooico di Rouen, eletto dal 



ROU 

capitolo. Nel i494 Giorgio à* AnihoUe 
(/^'.), poi cardinale, nel i5o9 il nipote 
G\ov^\o Òl Amboise[F.\ poi cardinale, nel 
i55i il cardinal Carlo di Borbone (F)^ 
e amministratore di Beauvais, che dalla 
lega cattolica fu acclamato re col nome 
di Carlo X. Il di lui coadiutore e ni- 
pote cardinal Carlo di Borbone (F,) di- 
venne effettivo nel 1590. Morì nel i594 
e gli successe Carlo di Borbone fratello 
naturale d'Enrico IV. Nel 1610 il car- 
dinal Francesco di Giojosa ( F)^ nel 1 6 1 5 
Francesco Harley deChamualon nobilis- 
simo, col quale Chenu termina la serie 
degli arci vescovidiRouen.Nel 1 65 1 Fran- 
cesco de Harley de Chamualon nipote del 
precedente, col quale la Gallia chrislia* 
na deir edizione antica finisce la a*ono- 
logia degli arcivescovi, alcuni altri ripor- 
tandone la 2." edizione diCoignard, Lu- 
tetiae Parisiorum 1 7 1 5^ t. ii,p. iii e 
seg. Harley fondò il gran seminario e 
quello dì Porto Grazie, introdusse varie 
monache e religiosi, e celebrò il sinodo. 
Nel 1671 Francesco Rouxel de Medavi, 
che fondò il piccolo seminario. Nel 1680 
gli fu dato in coadiutore GiacpmoNicolò 
Golbert arcivescovo di Cartagine, che di- 
venuto effettivo nel 169 1 celebrò il sino- 
do due volte. Nel 1607 Claudio Mauro 
d'Àubigne, traslato da Noyon. Nel 17 19 
Arnaud Bazin deBezons. Nel 1 723 Luigi 
de la Vergne di Tressau, traslato da Na n - 
tes; nel 1733 gli successe il cardinal Ni- 
colò Satiùc (F.)^ traslato da Chalons. Qa i 
terminala 2.' edizione della Gallia chr,^ 
onde aggiungerò gli altri coWeN'olizie di 
Roma. Nel 1 759 il cardinal Domenico de 
la Rochefoueauld (F,), già di Alby. Per 
sua morte nel 1802 il cardinal Stefano 
Uberto de Cambaceres ( F), Nel 1 8 1 9 da 
Alby vi fu trasferito il cardinal Francesco 
de Pierre du Btrnis (F). Nel 1823 Gu- 
stavo Massimiliano Giusto de'principi di 
Croy Dulmen, nato nel castello Hermila- 
gè, parrocchia del vecchio Condé, diocesi 
di Cambray,a'i2 settembre 17 73, già ve- 
scovo di Strasburgo^ che Leone XII creò 



Roir 

cardinale prete di s. Sabina, come dis^ 
nel voi. XXXyilI, p. 65 (e siccome ivi 
dissi chi fu ablegato per la berretta, qui 
noterò die la guardia nobile cav. Ferdi- 
nando de Cinque gli portò colla notizia 
dell'esaltazione il berrettino cardinalizio, 
e fu fiitto da Carlo X officiale della legio- 
ne d'onore), ma non potei farne biogra- 
fia^ perché il volume che avrebbe dovuto 
oontenerla lo pubblicai nel 1 843, ed egli 
morì d'anni 71 nel i844 >l i-° gennaio 
in Bouen, e fu esposto e sepolto nella me- 
tropolitana. Solo aggiungerò, che appar* 
tenne alle congregazioni del concilio, di 
pixipaganda fide^ de' riti, della cereroo- 
niale, delle indulgenze e s. reliquie. Fu 
grande elemosiniere di Francia, interven- 
ne ai conclavi del 1829 e del t83o-3i, 
ne'qualì contrasse affettuosa amicizia col 
cardinal Cappellarì, ed ebbe il contento 
di vederlo eletto Papa col nome di Gre- 
gorio XVI. Ebbe a vicario generale e con- 
clavista il fondatore dell' odierna congre- 
gazione óePicpus (F,), Bello e maestoso 
della persona, si distinse per affabilità di 
modi, che sperimentai io stesso; fu zelan- 
te pastore, ornato di virtù e di egregie 
qualità. Gregorio XVI nel concistoro dei 
1 7 giugno 1 844 g'i diede in successore 
l'attuale arcivescovo mg/ Lodovico Ed- 
mondo M.* Blanquart de Bailleul, nato 

10 Calais diocesi d'Arras, trasferendolo da 
Versailles,alla qual diocesi l'avea dato per 
pastore nel 1 83;2. L'arcidiocesi compren- 
de il dipai*timento della Senna Inferiore, 
nella lunghezza di a5 miglia e 20 in lar- 
ghezza, contenendo diverse città e molti 
luoghi. Ogni nuovo arcivescovo è tassato 
in fiorini SSo : anticamente ne pagava 
12,000, ma avea 80,000 lire di rendita. 
Vi è la Storia degli arcivescovi di Rouen, 
di Pommeraye. 

Concila di Rouen. 
11 1 .** fu tenuto nel 584) relativamen- 
te all'abbazia di s. Luciano di Beauvais. 

11 2.** nel 65o sulla disciplina e la rifor- 
ma de' costumi, e si fecero 16 canoni. Il 
S.^nel 682 o 689 6921 ovvero nel 693^ 



ROU 189 

ed in cui si confermò l'esenzione dell'ab- 

♦ 

bazia di FescaoÉip, e furono fatti molti sta- 
tuti. Il 4-** neir 8 1 3 circa, per la fede e 
la disciplina ecclesiastica. Il 5.° nel 1026, 
ignorandosi quanto si &ce. Il 6.^ nel 1 048 
o 1049 presieduto dall'arcivescovo Mal- 
geria, che fece una lèttera ai vescovi ed 
ai fedeli della provincia ecclesiastica di 
Rouen, contenente regolamenti di disci- 
plina ecclesiastica. Il 7.° nel loSS sotto 
l'arcivescovo Maurizio, per la continenza 
de'chiericie l'osservanza de'canoni. For- 
se si fece una professione di fede, in cui 
dichiarossi,c(ieil pane e il vino nella con* 
sagrazione si cambiano nel Corpo e San- 
gue di Gesù Cristo, ed anatema a chi at- 
taccava questa credenza. L'8.°nel ro63 
per la dedicazione della cattedrale, e fu 
pubblicata secondo altri la delta profes- 
sione contro Berengario. Il 9.^0611067 
per reiezione dell'arcivescovo. Ilio.^ sul- 
lo stesso argomento. J^'i i.^ nel 1071. o 
1072 e fu proibito mangiar in quaresi- 
ma, prima che fosse passata l'ora di no- 
na, e cominciata quella di vespero. Il 1 2/ 
nel 1074 presente Guglielmo t.re d'In- 
ghilterra, a motivo di certo tumulto ac- 
caduto nella chiesa di s. Ouen, e si con- 
dannò la ribellione di que'monaci. Il 1 3.^ 
nel 1 09 1 , in cui Serlone fu eletto vescovo 
di Séez. Il f4>^ nel 1096 presieduto dal- 
l'arcivescovo Guglielmo, assistito dai suf- 
fraganei, per esaminare il conciliodi Cler- 
mont e riconoscere le ordinanze del Papa 
Urbano li. Ili5.°neli 108 sui bisogni del- 
la Chiesa. Il 16.° neh I i8a'7 ottobre, in 
cui Enrico I re d'Inghilterra vi trattò la 
pace del i*egno coi baroni. Rauldodi Can- 
torbery e GoSi-edo di Rouen vi tratlatx>- 
no gli afiari della Chiesa con 4 suffraga- 
nei e molti abbati. 11 cardinal Corrado 
legato di Gelasio II si lagnò dell'impera- 
tore Enrico V e dell'antipapa Gregorio 
Vili, domandondoalle chiese di Norman- 
dia il soccorso del le loro preghiere e sus- 
sidii. 1117.^ neli 128 presieduto dal car- 
dinal Matteo d'Albano legato d' Onorio 
II, il quale dopo aver conferito con En- 



igo ROU 

rico I re d' Inghilterra sui biiogoi della 
Chiesa, di suo ordine radunò i vescovi e 
abbati di Normandia, e fece molti i*ego» 
lamenti, presente il re. Il i8.° neli i54. 
Il 19.** neh 189, efurono fatti 32 canoni, 
co'quali fu presaiUoalIe chiesedella pro- 
vincia, che si conformassero alla metro* 
poli per la lettura e per la salmodia. Fu 
ordinato che non si consagrerebbero va- 
si d'oro e d'argento senza necessità; e che 
non si porterà mai la ss. Eucaristia sen* 
sa lumi, senza croce e senz'acqua bene* 
detta. Più si fecero regolamenti pel clero 
•ecolare e regolare. Il 20.^ nel 1 199 per 
la Terra santa. Il 2 1 .^ nel 1 2 1 4 presiedu- 
to da Corcione legato apostolico, e furo- 
no decretati regolamenti eguali al conci- 
lio dì Parigi del 1 2 1 2. Il 22.** nel 1 228, e 
furono fatti 19 canoni, ossia un compen- 
dio di quello di Laterano. Il 23.°nel 123 1 
con 49 canoni di disciplina, 22 de'qualt 
riguardano l'ordine monastico e l'osser- 
vanza della regola di s. Benedetto; gli al- 
tri le parrocchie, i vicariati , le sedi va- 
canti, gli ebrei. Il 24'*' nel 1290 agli 1 1 
febbraio, in cui l'arcivescovo Guglielmo 
vi fece co' suffragane e molti abbati 32 
canoni, la maggior parte ripetuti ne'con- 
cilii precedenti. 11 25.°nel 1 299 a'28 giu- 
gno coi medesimi nel monastero di Bon- 
ne Nouvelle presso Rouen, che stabiliro- 
no un decreto diviso in 7 articoli sulla dis- 
solutezza del clero, perchè molti del me- 
desimo comparivano in pubblico in abi- 
to corto e colla spada at fianco, tenevano 
in casaconcubinee altrefepamine sospet- 
te, ed esercitavano cariche nella giusti- 
zia secolare. Per ognuno di simili ecces- 
si fu ordinata la perdita d' un anno dei 
frutti de'beneficii ecclesiastici, e se non si 
correggevano la perdita de'beneficii stes- 
si. Gli altri articoli riguardano la giuris- 
dizione ecclesiastica, che i secolari si sfor- 
zavano di restringere. Il 26.^ nel 1 3 1 o sui 
templari. Il 27.^ nel 1 3 1 3 nel monastero 
di Bonne Nouvelle e presieduto dall'ar- 
civescovo, riguardante i canoni de'prece- 
denticoncilii.ll28.^neli32i,incuisivuo* 



ROU 

le fosse compilato un jcatalogo di casi ri- 
servati. Il 29.** nel 1 335 nel monastero 
di Bonne Nouvelle, e furono foimatì i3 
canoni di disciplina ecclesiastica. Il So." 
nel 1 342 dai vescovi della provincia, es- 
sendo assente il metropolitano: furono sco- 
municati quelli che usavano violenze agli 
ecclesiastici, di qualunque rango. Il 3i.^ 
nel 1 343 sulla riforma del clero. Il 32.** 
nel 1 347 sulla traslazione del concilio di 
Basilea a Ferrara. Il 33.^ neh 44^ ^'^^ 
d icembre,presieduto dall'arci vescovoRa» 
dolfo co* suffragane! : vi si fecero 4' ca- 
noni, molti de'quali condannarono la be- 
stemmia, ì libri di magia, i giuramenti, le 
invocazioni del demonio;altri riguardano 
le disposizioni per ricevere gli ordini sa- 
gri, e annunziare la parola di Dio; fu proi- 
bito ricevere nulla pei sagraoienti, bene- 
dizioni, lettere di ordinazioni e buoni co- 
stumi; che si esaminassero con diligenza 
gli ordinandi, chedoveano avere un pa- 
trimonio o un benefizio. Di nuovo fu vie- 
tato agli ecclesiastici di coabitare con don- 
ne. Si condannò la superstizione di quel- 
li, che col la mira d'un qualche lucro, dan- 
no nomi particolari alle immagini della 
B. Vergine , per rimuovere la credenza 
che in tali nomi si comprendano virtù di- 
verse.II 34-^nel 1 5o8,in cui fu stabilito che 
la feria dopo Pentecoste sarebbe giorno 
di lavoro, e si considererebbe festa la sola 
4-' feria dopo Pasqua. Il 35.** nel i522 
per un sussidio da accordarsi al re, e so- 
pra alcuni punti concernenti le libertà del- 
le chiese. Il 36.^nel 1 527, e furono accor- 
date al re 4 decime. Il 37.^ nel 1 58 1 a'2 
aprile, presieduto dal cardinal di Borbo- 
ne, assistito dai vescovi della provincia. 
In 1 2 capitoli si compendiò tuttociò che 
riguarda il domma e la disciplina. Si co- 
minciò da una professione di fedesulsim- 
bolo, r autenticità della s. Scrittura, i 7 
sagramenli, il culto de'sanli, le indulgen- 
ze : si trattò di quanto riguarda il divin 
servigio, i sagramenli, i doveri de' vescovi, 
de'canonici, de'curati, degli ordini religio- 
si, gli ordini sagri, la giurisdizione eccle- 



ROV 

siastica. Si rtnno?aroDO gli statuti intor* 
no il governo de' seminari e delle scuole. 
Bessin, Condì. Normand.j Reg., Àrdui- 
no, Labbé, Mansi. 

ROVERE Famiglia. Questa celebre, 
potentissima e nobilissima &miglia, fiori 
ne'seooli XV, XVI e XVII principalmen- 
te per due gran Papi^ Sisto IV ^ Giulio 
II {F.),fe\ duchi d' Urbino Prefetti di 
Roma{F\epe\ seguente novero di car* 
dinali. Per unità di argomento e per evi* 
tare ripetiiioni, trovo più opportuno di 
trattare di sua origine e grandezza, come 
delle notizie de'suoi duchi sovrani nell ar- 
ticolo Urbino, Qui piuttosto darò qualche 
cenno su di chi ne ereditò il cognome, le 
insegne e le superstiti fortune, cioè della 
romana nobilissima famiglia Laute del" 
la Rovere, Questa ebbe la sua origine in 
Pisa (/^.), ove godette de' primi onori di 
quella celebre e possente repubblica, in- 
di trasportata in Roma da Pietro Len- 
te fetto senatore di Roma nel 1 38o ; ivi 
morì nel i4o3 e fu sepolto nella chiesa 
di s. Maria d'Araceli, nel pavimento del- 
la piccola navata a sinistra, prossimo al- 
le ultime due cappelle, ov' è effigiato a 
bassorilievo, in abito senatorio di quel 
tempo, con l'armi gentilizie de' Lente e 
con iscrizione intorno molto onorifica, fi- 
gli fu prima inviato dalla sua repubblica 
all'imperatore Venceslao,di cui si guada- 
gnò taimenteil favore, che lodichiarò no- 
bile con tuttala sua progenie e marchese 
sovrano di Massa dì Loni e suo territo- 
ri o, che gli fu tolta indi a non molto dai 
genovesi acerrimi nemici de' pisani; riten- 
nero però sempre i Laute il titolo di mar- 
chesi di Massa di Luni , fino ad Ippolito 
che fu ili.^ duca di Bomaizo, Il p. Ca- 
simiro da Roma nelle Memorie d^Ara- 
celi, p. 186, riporta la suddetta iscrizione 
del senatorePietro,narrandochenel 1 366 
tu iàiìo vicario pei doge di Pisa, e che at- 
tesa la sua gran prudenza e sapere venne 
impiegato in affari importantissimi e in 
molte ambascerie, specialmente a Papa 
Gregorio XI dopo il suo ritorno in Roma. 



ROV igi 

Indi Urbano VI e RonifecioIX lo stima- 
rono molto e fevorìrono. Trovasi anno- 
veralo tra gli avvocati concistoriali dal 
Cartari, Advocat, «. Consistorii^ p.i6, e 
tra i marescialli del popolo romano, non 
di s. Chiesa come pretende Mardiesi,G£x/- 
Uria dellonore^ t. 2, ove parla de'Lan- 
te, di diversi cavalieri di s. Stefano e di 
altri ordini equestri , e di Francesco ve- 
scovo di Bergamo nel i4oi. L'Àmyde- 
nio ancora parla di Pietro e della fami- 
glia Laute, nella cui arme gentilizia si ve- 
dono 3 aquile bianche coronate in campo 
rosso. L' attuale formasi di dette aquile 
d'argento con corona d'oro, colla quercia 
con ghiande d'oro che è lo stemma Ro- 
veresco. Un Lorenzo de' Lauti sanese fa 
senatore di Roma nel 1496, nel 1497» 
nel i5o2 e i5o3, nel qual anno essendo 
morto compì l'esercizio del senatorato un 
Antonio de'Lanti e fu confermato da Giu- 
lio II per un semestre nel 1 5o4« Abbiamo 
dal Zoli e pubblicati a ForFi: Cenni stO" 
riti della casa de duchi Laute della Ro* 
vere. Da Pietro pisano per varie genera- 
zioni discese Michele Laute , che attesa 
la sua industria, divenne uno de'più ric- 
chi signori di Roma. Fu padre di Lodo- 
vico, il quale neh 558 acquistò il Ptdaz^ 
zo Lame (/^.)> ^^^ tuttora possiede e a- 
bita la famiglia, e dà Lavinia Mafiei eb- 
be numerasa prole, e le sue figlie furono 
collocate nelle primarie fiimiglie. Virgi- 
nia specialmente fu sposa di Gio. Battista 
Borghese, fiatellodi Camillo poi Paolo V, 
che nel 1 6o6creò cardinale il celebreMar- 
oello Lante (V), fratello di detta sua co- 
gnata, che di venne deca no del s. collegio, 
ed impiegò le sue grandi ricchezze in o- 
pere pie che tuttora esistono, benché per 
la sua rara modestia non volle che ad es- 
se fosse posto il suo nome; fu tale la sua 
liberalità, che erogò in limosìne, fonda- 
zioni e restaurazioni -di chiese, e cose si- 
mili, un milione di scudi : morì vecchis- 
simo e la sua pompa funebi*e fu accom- 
pagnata dalle lagrime di tutta Roma, col 
seguito di poai veduta 'moltitudine. De* 



194 ROV 

do di Torre Paterno, ed nperta per le sue 
cure. Quanto al modo come l'ex feudo e 
ducato di s. Croce di Magliano ed annes- 
sì, divenne signoria e proprietà de'baroni 
Grazioli, debbo qui riportarlo. Il ducato 
essendo passato neliSig, al modo indi- 
calo, dai duchi Lante,a d. Marianna Fai- 
conierì, questa con testamento deli 833 
avendo istituitoerede universale il suo se- 
condogenito cardinal Chiarissimo Falco- 
nieri, lasciando la sola legittima all'altro 
figlio d. Orazio, del ducato diventò signo* 
re il cardinale. Per vistosi crediti che il 
barone d. Vincenzo Grazioli avea colla 
famiglia Falconieri , nel i835 n'ebbe in 
sottituni dall'erede cardinal Chiarissimo 
Falconieri, col consenso e intervento del 
fratello d. Orazio, la cessione del suddet- 
to ex feudo di s. Croce di Magliano, u- 
nitamente a tutte le prerogative, titoli e 
onorificenze inerenti a quella proprietà. 
Il glorioso Ferdinando II re delle due Si- 
cilie riconobbe il barone d. Vincenzo Gra- 
zioli di Roma insieme al rispettivo figlio 
d. Pio, e confermò loro e discendenti il ti- 
tolo di duca di s. Croce di Magliano ed an- 
nessi, con decreto de'a7 settembre 1 85 1 . 
Si legge nel n." 2 del Giornale di Roma 
1 85a il riconoscimento del reale decreto 
per parte del regnante Pio IX, il quale 
benignamente si degnò permettere , che 
«1 barone Grazioli possa fare uso dell'ono- 
rifico titolodi duca anche negli stati pon- 
tificii. Nel citato articolo Laxjbbnto aven- 
do descritto Castel Poi*ziano baronia dei 
Grazioli, darò un cenno del ducato di s. 
Croce di Magliano, nella provincia di Mo- 
lise, illustre contadoche equivale alla par- 
te migliore del celebi*e Sannio (F,) pro- 
priamente detto. I geografi lo qualificano 
capoluogo di cantone, quasi tre leghe da 
Larino suo distretto e città vescovile che 
descrissi in quell'articolo. K in bella pia* 
nura, cinto di mura, essendo la principa- 
le chiesa ornala di belli stucchi: ti si ten- 
gono fiere à'25 luglio e 9 agosto, e conta 
circa 4000 abitanti, fra i quali molti os- 
servano il rito greco, ma ciò però non si 



ROV 

verìfica da 12 5 anni, per quanto vado a 
narrare con 1' autorità di Rodotà , Del- 
rorigine del rito greco in Italia lib. 3, p. 
5\ e g3. Il terribile e spaventoso terre- 
molo che nel i456 afflisse tutto il regno 
di Napoli, portò la desolazione in ogni sua 
parte, per l'immense trovine che produs- 
se, colia morte di circa 4o,ooo persone, 
laonde moki luoghi rimasero spopolali 
o dalla fuga o dalla morte degli abitan- 
ti. Quindi quegli albanesi d' Albania e 
d*£/7Ìro,che in grande quantità evasi dal- 
le loro patrie occupate da turchi, e rifu- 
giati in seguito nel regno di Napoli, si re- 
carono ad abitare i luoghi abbandonati 
e vi portarono il rito greco, resero a po- 
co a poco comodo il loro soggiorno^ me- 
diante industri e laboriose fatiche. Tra i 
luoghiblascìati pel terremoto nella dioce- 
si di Larino, vi fu il castello di s. Croce 
di Magliano, in cui verso il 1470 soprag- 
giuntivi gli albanesi vi si stabilirono (e 
nella slessa diocesi più tardi e indiversee- 
poche, emigrazioni greche si domiciliaro- 
no a s. Elena e Colle di Lauri, a Porto - 
cannone e Campomarino, a Ururi,a Chi- 
ruti). Ritornate poi in s. Croce di Maglia- 
no alcune famiglie indigene, fu diviso il 
castello in due quartieri, e secondo gli a • 
bitanli, uno fu detto àe'greci, Taltro dei 
latini j però il rito greco restò soppresso 
nel 1727, e la superstite chiesa greca èof- 
ficiata col rito latino. Nel cospicuo castel- 
lo di s. Croce, e nell'adiacente pingue te* 
nimentodi Magliano, si rìnvengono tulto- 
ra molte vestigia delle città degli antichi 
e famosi sanniti. 

ROVERE (della) Francesco, Cardi- 
nale, V, Sisto IV Papa. 

R0VERE(DELLA)Gn7ifAN0, Cardina- 
le, V. Giulio II Papa. 

ROVERE (della) Cbistoforo, Car* 
dinaie. Nacque in Torino da'signori di Vi- 
conuovo, per la sua singoiar perizia nella 
giurisprudenza, di cui ottenne la laurea 
neir univeralà di Bologna, fu promosso 
alla chiesa di Tarantasia, ed a prefètto di 
Castel 8. A ngelo da Sisto IV, probabilmen ' 



ROV 

te suo palpenle, il quale a' io dicembre 
i477 lo ci*eò prete cardinale di s. Vita- 
le , dignità che tenuta da lui appena un 
mese, gli. fu rapita dalla morte in Roma 
nel 1478) ed ebbe sepoltura nella chiesa 
di s. Maria del Popolo, nella cappella di 
s. Girolamo, nella quale gli fu eretto un 
magnifico avello sul gusto di quell'epoca, 
in cui si vede la statua vestita di abiti pon< 
tificali giacente sul fei*etro, sotto di cui se 
ne legge l'elogio. Il Papa nell^istesso anno 
creò il fratello Domenico cardinale. 

ROVERE BASSO (deli a) Girolamo, 
Cardinale. Di Àlbizzola diocesi di Savo« 
na,iiipote per canto materno di Sisto IV5 
che lo fece canonico di Savona, nel 1472 
vescovo d'Albenga, nel 1476 vescovo di 
Kecanad (f^.), e nel 1477 a' io dicembre 
cardinale prete di s* Balbina,protettore dei 
carmelitani e della s. Casa di .Z^re/o(/^.), 
indi nel 1482 amministratore di Gubbio* 
G)meché uomo assai dabbene e dotato 
di gran fondo di religione e d'incompara- 
bile innocenza e piacevolezza di costumi, 
si mostrò molto propenso verso le persone 
oneste, che si studiava di aiutare secon- 
do le sue forae, le quali però erano assai 
limitate, essendo scarso dt rendite eccle- 
siastiche e poco provveduto di beni pa- 
trimoniali. Ciò non ostante compì la ba- 
silica di Loreto cominciata da Paolo H, 
ne accrebbe le suppellettili e provvide di 
sacerdoti e di abili cantori, e vi stabili con 
autorità d' Innocenzo Vili i carmelitani 
per ascoltar le confessioni de'fedeli, e fece 
scavare nel mezzo della piazza una vasta 
cisterna a vantaggio del popolo. Sotto il 
parente Giulio II nel i5o3 passò al ve- 
scovato di Sabina, e dopo essere interve- 
nuto a 3 conclavi, neh 507 mori in Fa- 
brica nella diocesi di Civita Castellana, e 
trasferito in Roma fu sepolto nella chie- 
sa di s. Maria del Popolo, dove nel coi*o 
gli fo da Giulio II eretto un magnifico e 
sontuoso mausoleo, lavoro del celebre An* 
drea Sansovino, adorno di eccellenti sta- 
tue, fra le quali quella del cardinale ve- 
stito pontificalmente e giacente sull'urna 



ROV 195 

sepolcrale, fregiata di breve, ma signifi« 
cante elogio. 

ROVERE(della) DoMEifico,Cdri£i/t/i- 
le. Di Torino, de'signori di ViconuovO| 
fratello del cardinal Cristoforo, canonico 
di Losana e di Jura, e priore di s. Andrea^ 
in premio di sua dottrina, integrità di co- 
stumi e straordinaria prudenza, Sisto IV 
suo parente lo destinò nunzio alla corte 
di Savoia, prefetto di Castel s. Angelo, ca- 
nonico Vaticano, ed a' i o o 11 febbraio 
1 478 io creò cardinale prete di s. Vitale, 
donde passò al titolo di s. Clemente, e ar^ 
ciprete della basilica Vaticana, presso la 
quale fabbricò un magnifico palazzo^ che 
passato ad altri proprietari, ne divennero 
poi gli attuali Penitenzieri F'aticani[F'.)^ 
il quale per metà lasciò all'ospedale di s. 
Spirito. Neil 479 lo elesse arcivescovo di 
Tarantasia, e nel 1 483 lo trasferì a Gine- 
vra, non pare di Torino come vuole Car- 
della , dicendo pure che dai fondamenti 
riedificò la metropolitana. Inoltre già e 
verso il 1480 lo avea nodainato Sisto IV 
vescovo o amministi*atore di Monte Fia^ 
scone (F'.), e di versi scrittori lo fanno mu- 
nifico autore del principio di quella cat» 
tedrale, ma siccome l'architetto Sanmi- 
cheli in quel tempo era fiiiiciullo, può a- 
vervi contribuitoco'mezzi che a taiee&t* 
to dispose.Fu pure legato al duca di Sa voia 
e nelle parti del Piemonte. Intervenne al- 
le elezioni d'Innocenzo Ville Alessandro 
V I, in tempo del quale nel i So t morì in 
Torino, o meglio in Roma, ed ebbesepoi- 
tura nella chiesa dis. Maria del Popolo, 
nella cappella da lui fondata in onoredel- 
la B. Vergine e di s* Girolamo dottore, 
nella stessa tomba del cai*dinal fratello^ 
con breve iscrizione. 

ROV ERE G ROSSO (della) Clemew - 
TEyCardinale. Di Savona, nato da una so- 
rella di Sisto IV , professò nell' ordine 
francescano,indi ottenne l'abbazia di Buo- 
nacomba nella diocesi di Rhodez;nel i483 
lo zio Papa lo fece vescovo di Mande, ed 
il suo cugino Giulio II nella i.* promo- 
zione de'a9 novembre 1 5o3 lo creò car- 



196 ROV 

dinale prete de' ss. XI! Apostoli, ma do- 
po 8 mesi morì in Roma nel 1 5o4} non 
sensa sospetto di veleno. Ebbe tomba nel- 
la basilica Vaticana, nella cappella di Si- 
sto lY. 

ROVERE FRANCIOTTI(delia)Ga- 
uotTO, Cardinale. V. FRANaoTTi Ga- 
IBOTTO, Cardinale^ e il voi. XII, p. 275. 

ROVERE GROSSO (della) Leon ab- 
-Dofiardinale, Nacque in Savona, fratel- 
lo al cardinal Clemente e perciò nipote 
di Sisto IV, dotato d'integerrimi costu- 
mi e assai pento nella scienza d' ambo le 
leggi, fu fatto canonico dì s. Pietit). Nel 
1 4.9 1 Innocenzo VII I Io fece vescovo d' A- 
gen, ed il cugino Giulio II il i.^ dicem- 
bre 1 5o5 lo creò cardinale e agli 1 1 pub- 
blicò prete de'ss. XII Apostoli e peniten- 
siere maggiore; nel i5i i arciprete della 
basilica Liberiana, e legato delia provin- 
cia del Patrimonio per soli 5 giorni, indi 
vescovo di Lucca, chiesa che rinunziò al 
parente cardinal Raffiiele Riarìo{V!),YtB. 
tutte le virtù di cui andò fregiato, spiccò 
soprattutto un amor grande per la giusti- 
zia, e ne die evidente contrass^no, quan* 
do uno de'suoi camerieri assai avanzato 
nella sua grazia, avendo presentato una 
supplica nella quale si raccomandava al 
cardinale un affare che non era conforme 
alla giustizia, sebbene spettante al pro- 
prio fratello, egli sdegnato trattò il came- 
riere da poco onesto, per aver concepito 
il pensiero d'indurlo a violar le leggi del- 
la giustizia, quasi avesse dovuto aver e- 
gli più riguardo a suo fratello che all'e- 
quità e rettitudine dell'operare, onde sql 
momento lo licenziò dai suo servigio. Fu 
inoltre caritatevole e misericordioso coi 
poveri, e terminò di vivere in Roma nel 
i5ao, dopo essere stato nel numero de- 
gli elettori di Leone X. Venne sepolto 
nella sua basilica Liberiana, cui donò al- 
cune sagre suppellettili, e buon numero 
di libri musicali e di canto fermo in per- 
gamena per servizio del coro, e valutati 
molto. 

ROVERE GARA (della) Sisto, Car- 



ROV 

dinaie. Di Savona, e non di Lucca come 
vuole Ciacoonio, fratefllo uterino del car- 
dinal Franciotti e nipote di Giulio lì per 
parte di sorella, questi agli 1 1 settembre 
i5o8 lo creò cardinale prete di s. Pietro 
in Vincoli, e vice-cancelliere di s. Chiesa, 
con tutte le rendite e ricchezze lasciate dal 
defunto Franciotti. Oltre a ciò gli fu con- 
ferito il priorato di Malta in Roma, e nel 
medesimo anno le chiese di Lucca, di Be- 
nevento,e di Vicenza da cui nel 1 509 pas- 
sò a quella di Padova, per le vertenze in- 
sorte col senato veneto, che bramando a 
Vicenza un connazionale, vi avea intru- 
so Jacopo Dandolo. Intervenne ai comi- 
zi per Leone X, e come era assai trava- 
gliato dalla podagra, usava di vivere in 
campagna, lungi dallo strepito della cor- 
te. Nella sua assenza il Papa con cortese 
lettera l'invitò al concistoro, e siccome 
se ne scusò essendo ai bagni per salute, 
il Papa gli domandò in iscritto o per fi- 
data persona il suo sentimento, come lo 
avrebbe esposto in concistoro, sulla crea- 
sioiie che intendeva fare de'cardinali Lo- 
renzo Pucci, Giulio Medici, Di vizi daBib- 
biena, e Innocenzo Cibo. Morì in Roma 
nel marzo 1 5 r 7, di 44 anni, e fu sepolto 
nella chiesa del suo titolo con onorevole 
epitaffio. Paride de Grassis e Giovanni 
de Vigo, riferiti da Marini, Archiatri t. 
I, p. 3o2, scrissero di questo cardinale, 
che non sapeva né leggere , né scrivere, 
essendo afiktto idiota, neque loqui valga- 
rem sermonentj semper infirmus^ah uni- 
bilico ad plantas pedum totus perditus, 
onde era impedito di camminare e sta re 
in piedi. 

ROVERE FELTRE (della) Giulio, 
Cardinale. F'.Feltke della Rovere Giu- 
lio, Cardinale. 

ROVERE (della) Girolamo, Cardi- 
nale, Nobile di Torino della celebre fa* 
miglia de'precedenti cardinali, si applicò 
nell'uni veraità di Padova e di Parigi con 
tal fervore allo studio delle Jingue greca 
e latina, come dell'eloquenza, che in te- 
nera età potè pubblicamente perorare e 



ROV 

scrivere poesie di molti e diversi metri. 
Jl Cardano afferma, che di 9 anni dispu- 
tò nell'uni versità di Padovane ch'egli stes* 
80 avea veduto stampata l'orazione da lui 
pronunziata, e che nelle lingue avea co- 
gnizioni superiori di molto alla sua età. 
La Raccolta di poesie latine fu stampa- 
ta a Pavia nel ìS^o, e divenuta rarissi- 
ma fu ristampata a Ratisbona neh 683. 
Datosi quindi allo studio delle leggi, di- 
venne un prodigio d'ogni genere di let- 
teratura, sommo ed eccellente oratore. 
Trovandosi inviato del duca di Savoia 
nella cortedi FrancÌ8,fu incaricato ne'fu« 
nera li di Enrico H e di Girlo IX (0 me* 
glio Francesco II) a recitare l'orazione 
funebre, colla ricompensa del vescovato 
di Tolone che nel 1 55q gli conferì Paolo 
IV (perciò prima della morte di France- 
sco 11), donde Pio I V nel 1 564 ^^ trasferì 
a Torino. Quivi colFesempio e colla pa- ' 
rola estirpò gli abusi, celebrò il concilio 
provinciale e lo pubblicò colle stampe , 
v'introdusse la riforma secondo i decreti 
del concilio di Trento, e chiamando ne- 
gli aiuti spirituali i gesuiti, ch'egli amò 
singolarmente, onde per le sue insinua- 
zioni il duca di Savoia edificò a' gesuiti 
ì collegi di Torino e di Chambery. Ad 
istanza del duca di Savoia Carlo Ema- 
nuele I, a' 1 7 dicembre 1 586 Sisto V Io 
creò' cardinale prete di s. Pietro in Vin- 
coli, titolo eh' egli abbein di vari orna- 
menti, arricchì di molti sagri arredi,e ri- 
fabbricò quasi daTondamentiecon gran- 
dissima spesa il contiguo palazzo che mi- 
nacciava rovina. Fu protettore de' con- 
ventuali, si trovò in Roma acconciavi per 
Urbano VII, Gregorio XIV e Innocen- 
zo IX, in tempo del quale e neh 592 vi 
lasciò la vita, di 64 anni, ed ebbe sepol- 
tura in detta sua chiesa, presso il fòmosó 
mausoleo di Giulio II, ove fu eretto alla 
sua memoria un monumento sul gusto 
antico, fregiato d'illustre elogio postovi 
dai nipoti Lelio e Giulio. Possedette scel- 
ta biblioteca, abbondante di codici non 
meno greci che latini^ la quale divenne 



ROV 197 

proprietà del duca d'Urbino, e sotto A- 
lessandro VII trasportata in Roma, fu 
collocata parte nella biblioteca Vaticana 
e parte nell'Alessandrina. Tutte le sagre 
vesti le lasciò alla chiesa di Torino, oltre 
una gran quantità di moneta, di cui volle 
che porzione si dividesse tra i famigliari 
ed i poveri. Mentre governava la chiesa 
di Torino, ebbe la consolazione di veder- 
la decorata della ss. Sindone e delle ossa 
di s. Maurizio. 

ROVERELLA Babtoiobcbo, Cardino- 
le.D'ì nobilissima prosapia che fioriva già, 
neir Vili secolo, onde vanta un nume- 
roso stuolo di uomini illustri, nacque in 
Ferrara, o come altri vogliono in Rovigo, 
esortidalla natura finissimo ingegno, per 
cui divenne dotto legista e profondo teo- 
logo. Da chierico del vescovo di Modena, 
e cappellano del patriarca d'Aquileia,Eu- 
genio i V lo fece suo segretario, nel 1 444 
vescovo d' Adria , e nel declinar del se- 
guente anno lo trasferì all'arci vescovata 
di Ravenna. Si conciliò autorità nella cor- 
te pontificia e gran fama e riputazione, 
massime ooH'imperatoreFederioo III,ché 
con suo diploma, in cui lo chiamò amico 
carissimo , accordò a lui e alia sua easa 
onorevoli e cospicui privilegi. Nicolò V 
gli affidò i governi di Perugia e d'Anco- 
na, donde lo spedì nunzio in Inghilter- 
ra, ove tanta gloria si acquistò, che Pio II 
ne'suoi Commentari lo celebra uomo per 
dottrina é integrità di vita chiarìssimo^ 
ed a cui furono affidati i più gelosi affiiri 
della 5. Sede, nominandolo nel 1460 nun- 
zio a Ferdinando Ire di Napoli, per pro- 
mulgare la ci*ocìata contro il turco,e rac- 
cogliere denaro per quella guerra , indi 
governatore di Renevento. Dopo avere 
con applauso esercitato tante onorevoli 
commissioni, Pio lì a' 18 dicembre 146 1 
Io creò cardinale prete di s. Glemente.Per- 
severo per alcun tempo nel governo di 
Benevento^ che in quelle circostanze di 
pericolose rivoluzioni e sconvolgimenti 
avea d'uopo di preside valoroso e di sen- 
no. Neli46a dopo la celebre vittoria ri- 



198 ROV 

portata a' 18 agosto pi*esao Troia, da Fer- 
dinando I , riuscì al cardinale di stacca- 
re dal partito angioino il principe di Ta- 
ranto Gio. Antonio Oi*sini, e indurlo a 
pacificarsi col Papa e col duca di Milano; 
quindi si può dii*e che per la sua attività 
e destrezza, con felice successo riuscì a Pio 
lidi mantenere la corona sul capo di Fer* 
dinando I. Fu in seguito incaricalo di pa- 
recchie relazioni, le quali a se stesso re- 
carono gran lustro e decoro,ed alla santa 
Sede immensi vantaggi. Colla foi*za delle 
/irmi ricuperò Viterbo occupata dal con- 
te Everso d'Anguillara, ed in Barletta in 
nome del Papa impose la corona reale su 
Ferdinando I, a qui la sua opera fu più 
valido sostegno contro gli sforzi del duca 
d'Angip per impadronirsi del regno, che 
il denaro e gli eserciti de'principi. Di poi 
le Provincie dellaMarca edeirUmbria po- 
terono ammirare la sua prudenza, quan* 
do in qualità di presidente vegliò al loro 
governo; nel qual tempo benedì le nozze 
di l^leonora figlia del re Ferdinando I, 
Nella sua morte avvenuta in Roma nel 
9476, di 70 anni, perde la Chiesa una 
salda colonna, e un amoroso padre la sua 
domestica famiglia, che chiamò erede di 
tutta la sua ricca e doviziosa suppelletti- 
le, e rimase sepolto nel suo titolo presso 
la cappella di s. Qio. Battista, ove gli fu 
eretto un nobile e magnifico mausoleo, 
lavorato secondo lo stile del suo tempo, 
ed adorno di eccellenti statue dì marmo 
bianco, con quella del cardinale giacente 
sul fèretro vestito degli abiti sagri, con e- 
legante e onoro vole iscrizione. Interven- 
ne a due conclavi, e mei*itò gli alti elo- 
gi del rigido e maledico censore Garim- 
berti. 

ROVERELLA. Aurelio, Cardinale. 
Nobile ferrarese, nacque in Cesena a' 2 1 
agosto 1 748, difeiice ingegno fornito con 
successo fece gli studi in Roma, massime 
nella giurisprudenza in. cui riuscì peri- 
tissimo. Dedicatosi al servigio della s. Se^ 
de. Pio VI suo concittadino a' 5 luglio 
1 785 lo fece uditore di rota, quindi per 



ROV 

la stima che ne concepì, nella fine di mar- 
zo 1789 lo dichiarò suo uditoro, laonde 
si guadagnò vieppiù la sua particolare af- 
fezione, per cui a'i i febbraio 1 794 'o croò 
cardinale prete de'ss. Giovanni e Paolo, 
annoverandolo alle congregazioni del s. 
offizio, della concistoriale» del concilio, 
dell'esame de' vescovi in s. canoni, e di 
Loreto. Nel febbraio 1795 lo promosse a 
pro-datario, indi nel 1 797 essendo il Pa« 
pa caduto indisposto, gli conferì tutte le 
facoltà, come narrai nel voi. XIX, p. i4o, 
che rinnovò quando a'20 febbraio 1798 
fu da'francesi strappato da Romaepri* 
gioniero portato in Francia. Proclamata 
in Roma la repubblica, occupato tutto lo 
stato pontificio dai francesi, il cai*dinale 
ne partì e poi si recò a Venezia pel con- 
claTe.Eletto nel marzoi8oo Pio VII, al- 
tro suocompatriotta, lo confermò nella 
cospicua carica di pro«datario, quindi ai 
a3 maggio lo dichiarò uno de'3 legati a 
/Afere che inviò in Roma per assumerne il 
governo sino alla sua venuta; in seguito 
ebbe grande influenza negli affari di quel- 
l'epoca memorabile, e si acquistò col suo 
talento buona riputazione. Nel 1808 fu 
costretto ad abbandonare Roma cogli al* 
tri cardinali nati nel regno d'Italia, e ro- 
stò in Ferrara. Intanto nel 1809 ai 17 
marzo Pio VII lo fece vescovo suburbi- 
cario di Palestrina. Successivamente era 
stato nominato superiore della casa e chie- 
sa del Gesil di Roma, e protettore di quel- 
la congregazione della Natività della B. 
Vergine; protettore de'conventuali, vai- 
lombrosani, e del monastero delle oblate 
de'7 dolori; dell'ospedaledis. Gallicano, 
delle arciconfraternite del Gon&lone, de- 
gli Agonizzanti, del Nome di Maria, del- 
la ss. Annunziata e del ss. Rosario nella 
chiesa di s. Maria sopra Minerva ; della 
chiesa e ospedale di s. Maria dell'Orto; 
delle monache del ss. Bambino Gesù,a- 
vendo parlato del suo possesso nel voi. 
LV, p. 328, ed essendosi con esse dimo- 
strato amorevolissimo. Fu pure protet- 
tore delle maestre pie, del conservatorio 



ROV 

delie mendicanti, di altri 1 3 sodalizi di 
Rctma e dello stato, dell'ospedale di San- 
severino, delle monache di s. Caterina di 
Todi e di s. Antonio di Cascia; delle città 
d'OsimOyV iterbo,PipernO| Sezze^Cori, A- 
S00IÌ9 Jesi edi 1 1 terre dellostato. Deporta- 
to Pio VII da Roma jbi'6 luglio i8og dagli 
impetrali francesi, soggiacquei*o alla stessa 
sorte i cardinali, che furono condotti in 
Francia, cosi il Roverella che fu costretto 
di andare da Ferrara a Parigi verso il fine 
di detto anno. Ivi spaventato dalle vio* 
lenze che vedeva fatte al Papa, ai cardi* 
nali e al clero romano, o guadagnato dal- 
le lodi che ricevette dai ministri dell'im* 
peratore Napoleone, si mostrò di una con- 
discendenza eccessiva per le pretese di 
quel governo: fu di cpielli che assisterò* 
no al matrimonio di Napoleone coll'impe- 
ratrice M/Luisa, al modo die narrai nel 
voi. LUI, P'i44i ove a p. 145 dissi del 
famoso e malaugurato breve da lui com- 
pilato, con sentimenti tutti fiivorevoli a 
Napoleone, e pregiudizievoli alla s. Sede, 
che perciò fu lacerato e biasimato. La sua 
condotta fu disapprovata dal cardinal 
Pacca, nelle Memorie storiche ^ che cita- 
rono il comm.' Artaud,($'torÙ2 di Pio Vlly 
t. a, p.i88 e 189, ed il barone Heurion, 
Storia universale della Chiesa^M' anno 
181 1 , rampognandolo del tenuto con- 
legno. Dappoiché il cardinale, al diredi 
tali storici, fu il principale autore e con- 
sigliere degli alti d'imprudenza e d'in- 
consideratezza che commisero molti dei 
suoi colleghi durante il loro soggiorno a 
Parigi, che denominati cardinali rossi 
enumerai nel luogo citato. Essendo stato 
spedito a Savona neli8i i, ove dimora- 
va Pio VII , insieme coi cardinali Giu- 
seppe Doria, Dugnani, Ruffo e Latier de 
Bayanne, non che a mg.*^ Bertazzoli, egli 
non corrispose alla distinta opinióne che 
si aveva di lui, ed alla fiducia che Pio VII 
aveva riposta nel suo sapere, e lo spinse 
co'suoi consigli a quelle determinazioni 
che costarono tante lagrime al Papa. I 
cardinali Doria e Dugnani troppo timidi, 



ROV ,99 

ciecamente come mg.^'Bciiazzoli, segui - 
vanoil cardinal Roverella. Il cardinal La- 
tier de Bayanne ottuagenario, aggirato 
dai vescovi cortigiani di sua nazióne, ap* 
provava tutte le risoluzioni del governo. 
Jl cardinal Ruffo, ch'avea mostrato gran- 
de ingegno nel governo del regno di Na- 
poli, nelle cariche di pubblica economia, 
confessava non essere né teologo, né ca- 
nonista. Col famoso breve, di cui fu prin- 
cipale autore il cardinal Roverella , Pio 
VII non solo approvava tu ttociò ch'era 
slato decretato dall'assemblea de' vescovi 
di Parigi (/^.), tenuta senza il suo inter* 
vento o quello d' un suo legato incari* 
cato di rappresentarlo, ma se ne com* 
piaceva come d' un avvenimento felice, 
riconoscendo il suo fatale decreto tutto 
conforme alle sue intenzioni e alla sua vo- 
lontà, e lo riguardava ben anco come una 
novella prova del filiale ossequio della 
chiesa di Francia alla cattedra di s. Pie- 
tro. Il decreto conteneva in sostanza la 
clausola che si doveva aggiungere al con- 
cordato, che il Papa nell'anno preceden- 
te avea costantemente rigettata permei- 
ti giorni, siccome attentatola a'sagri di- 
ritti della s. Sede. Niente meno il conci- 
lio avea preteso di decidere, che i vesco- 
vati e gli arcivescovati non potrebbero 
rimanei*e vacanti più d'un*anno; e che 6 
mesi dopo la domanda dell' istituzione 
canonica fatta al Papa, s'egli non l'aves- 
se conceduta, il metropolitano, ed in as- 
senza di lui r anziano de' vescovi deUa 
provincia ecclesiastica, procederebbe al- 
l'istituzione del vescovo nominato. Per 
telegrafo i vescovi francesi della prece* 
dente deputazione, e ch'erano ancora in 
Savona,mandaronoaParigi la notizia del- 
la vittoria conseguita sulla chiesa roma- 
na, quando Iddio permise, che contro l'e- 
speltazione di chi aveva ottenuto il brave, 
e ne sperava elogi e ricompense, Napoleo- 
ne non lo accettasse, pei* alcune espressioni 
e condizioni che non gli piacevano, e più di 
tutto pei-ché esigeva che si abbandonaste 
dal Papa e dal •. collegio ogni speimnza di 



200 ROV 

ricuperare il dominio temporale di citi a- 
veali spogliatile si aderisseal nuovo ordine 
dicoseda lui voluto, e finalmente di dove- 
re ripigliare il governo dellaCbiesa in qua- 
lità disudditi soggetti all'impero fi'ancese, 
come pai*e che ne lo avesse lusingato la 
deputazione de'cardinali. Avvezzo à trion- 
fare sul campo di battaglia , Napoleone 
voleva anche in questa lotta trion&re di 
ogni ostacolo e completamente. ]nsoi*se- 
ro poi dubbi su di ciò; ma dopo la mor- 
le del cardinal Roverella, trovossi nelle 
sue carte una lettera del ministro de'cul- 
ti Bigot, la quale non permette più che 
si dubiti di questo accordo. Ritiratosi 
il cardinale ai bagni di Bourbone nella 
Sciampagna, vi mori a'5 settembre 1 8 1 a, 
di 64 anni compiti, e fu esposto e sepol- 
to nella sua chiesa parrocchiale. 

RO VERO Giambattista, Cardinale, 
Nacque di generosa stirpe in Pralormo, 
feudo di sua casa, nella diocesi d'Asti nel 
Piemonte, applicatosi agli studi in Tori* 
no e in Roma, e per ultimo nell'universi- 
tà di Pisa, ne riportò la laurea di dottore 
nel diritto cesareo. Condottosi quindi di 
nuovo a Torino, fu fatto canonico della 
metropolitana, indi arcidiacono e consi- 
gliere dell'arcivescovo, il quale si valse, 
di lui nella decisione delle cause tanto ec« 
clesìastiche che] civili di sua diocesi. A- 
"vendo acquistato straordinaria riputazio- 
ne, si guadagnò la grazia di Vittorio A- 
madeoll re dì Sardegna,che lo nominò 
al vescovato d' Aqui, il quale gli fu con- 
ferito da Benedetto XI il nel 1727 e lo 
cousagrò. Accintosi al governo di sua chie* 
8a,'non mancò di correggere i vizi, e pro- 
muovere con ardore la discipliua del cle« 
ro, in modo che non si potè giammai in- 
durre in tutto il tempo del suo episcopa* 
to, né per impegni, né per istanze di per- 
sonaggi i più autorevoli e potenti, a vole- 
re ordinare soggetti, ne'quali nonrisplen- 
desse gran probità di costumi e pari ec- 
cellenza di dottrina. Erano in lui eguali 
la religione verso Dio, la carità co'poveri, 
la compassione pel prossimo. Trasferito 



ROV 

da Benedetto XIV jlel 1 744 all'arci vesco- 
vato di Torino, per beneficenza di reGir- 
lo Emanuele III gli fu aggiunta la ricca 
abbazia di s. IVfaria di Casanova, e per 
le preghiere di tal sovrano,lo stesso Be- 
nedetto XIV a'5 aprile 1 756 lo creò car- 
dinale dell'ordine de'preti, e gli trasmise 
la berretta cardinalizia per l'ablegatoa- 
postolico mg.*^ Millo. Morto il Papa nel 
17 58, si recò al conclave in cui fu eletto 
Clemente XIII, che per titolo gli conferì 
la chiesa di s. Grisogono, e lo annoverò 
alle congregazioni cardinalizie de' vescovi 
e regolari, riti , immunità, indulgenze e 
8. reliquie. Sì restituì subito alla sua chie- 
sa, dove perseverò nell'adempiere le parti 
di sollecito e vigilante pastore fino al 1 766 
che fu l'ultimo di sua vita e 1*83.° di sua 
età. Fu sepolto con semplice iscrizione 
nella chiesa de'carmelitani scalzi, nell'or- 
nare la quale avea impiegato considera- 
bili somme di denaro. 

ROVIGO, Rhodigium. Città vescovile 
nel regno Lombardo- Veneto, capoluogo 
della provincia del Polesine, che ne pren- 
de pure il nome, e d'un distretto, distante 
circa 33 miglia da Ferrara e 25 da Pa- 
dova, in paese fertile sull' Adigetto, ramo 
dell'Adige, che vi si valica sopra 4 ponti 
di pietra. E' l'ordinaria residenza del ve- 
scovo d'^Jrùi, che vi ha l'episcopio, ciò 
che gli fa dare il titolo di città vescovile, 
per cui in quell'articolo fui breve,riservan- 
domi in questo di dare altre notizie sui 
vescovi. K pur sede d'una delegazione go- 
vernati va, di tribunale di i .' istanza, d'un 
ingegnere in capo, e di vari altri uffizi 
provinciali e municipali.Lesue mura fian- 
cheggiate da grosse torri, sono presente- 
mente in gran parte distrutte, e le fosse 
convertite in belle ortaglie; conserva non- 
dimeno 6 porte, ed è assai bene fabbrica- 
ta, con una gran piazza decorata da alcu- 
ni belli edifizi: ivi esiste una colonna di 
pregevole marmo, sulla quale un tempo 
vi era il Leone di s. Mai*co. Nel Castel- 
lo si conserva un'altissima e grossa tor- 
re quadi*ata, alta metri 52 e centimetii 



ROV 

gù, la quale pochi tuoi sono venne re* 
staurata nelle merlatui^e.Neiristessa piai* 
za è il palazzo del municipio, quello non 
mai compilo della nobile famiglia Ron< 
calecon maestosa Ceciata architettata da 
Sanmicheli, e quelli de'nobili Angeli, Ve- 
iiezzi, e il recente di Cristofot'oCamarìni 
edificato con lusso massime nell'interno. 
Inoltre nella piazza maggiore vi é Tanti- 
chissima, scientifica e ripulatissima acca- 
demia de' Concordi, il cui fabbricato è 
di semplice ma bella architettura. Vi è u* 
na vasta sala, nella quale si conserva la 
ragguardevole galleria di quadri, già ap- 
partenente alla nobile famiglia de'conti 
Casilini,e donata alla città dopo la morte 
del conte Nicolò ultimo della medesima. 
L'accademia possiede pure un graziosoga- 
bi netto ornitologico, opera e dono del ro- 
digino LuigìGiro;come ancora é fornita di 
ricca biblioteca,la quale fu ampliata non ha 
molto mediante l'acquisto della scelta li* 
breria del già suo bibliotecariosacd. Giu- 
seppe Gnocchi. Oltre a ciò, in questa ac- 
cademia, anni addietro fu istituito un ga- 
binetto di lettura. Il duomo o collegiata 
insigne è una bella chiesa, sotto l'invoca • 
7.ioue di Papa s. Stefano I martire, ov'é 
la cattedra col baldacchino vescovile, ed 
il battisterio. Il candelabro di bronzo pel 
cereo pasquale, che si ammira nell'alta- 
re maggiore, è pregiatissima opera del 
Sansovino.il capitolo si compone delle di- 
gnità deirarciprele, dell' arcidiacono, di 
IO canonici, di 8 mansionari, e di altri 
preti e chierici : nel 1 783 al capitolo furo- 
no concesse la cappa magna ed il rocchet- 
to, ed il senato veneto gli die la croce d'o- 
ro stellata. Ivi è pure la confraternita del 
ss. Sagramento. Altra chiesa parrocchia- 
le é quella de'ss. Francesooe Giustina ver- 
gine e martire, la quale mediante pie lar- 
gizioni venne da poco tempo intieramen- 
te rifabbricata in forma moderna e in più 
vaste dimensioni della precedente. La Ro- 
tonda è un bel tempio ottagono circon- 
dato esteriormente da una galleria soste- 
nuta da un coloonatOi sotto i'invocazìo*. 



ROV aoi 

ne della B. Vergine del Soccorso, ed ap- 
partiene alla città. L'edifizio fu di recen- 
te restaurato, neirinterno ornato nelle pa- 
reli di quadri volivi tributati alla prodi- 
giosa immagine della Madonna che si ve- 
nera nel solo suo magnifico altare, deco- 
rato da pregiatissimi intagli in legno. Vi 
sono altre chiese, ma non più gli antichi 
conventi di religiosi e monasteri di mo- 
nache: i cappuccini dopo 4o anni che a- 
veano dovuto allontanarsi dal loit> con- 
vento, il I.** giugno i85i furono ripri- 
stinati, rientrando processionalmente nel- 
la loro chiesa di s. Michele, ove il defun- 
to vescovo Squarci na pronunziò un com- 
movente analogo discorso, e si cantò il 
Te Dtum fra il religioso tripudio de'cit- 
tadiui. Il locale de'cappuccini si sta at- 
tualmente rifabbricando per lezelanti cu- 
re dell'odierno e benemerito provinciale 
p. Ignazio de'conti Fiella d'Asolo. Prima 
eranvi pure gli Olivetani, i girolamini, i 
conventuali; le monaclie agostiniane eoa 
clausura, domenicane, e del 3.^ ordine di 
s. Francesco. Il seminario fiorisce con a- 
lunni, e fu istituito nel 1592, indi riedi- 
ficato nel 1 779. Non manca di altri luo- 
ghi e stabilimenti d'istruzione, pii e be* 
nefici. Vi e l'ospedale, il monte di pietà, 
l'orfanotrofio. La casa di Ricovero che 
fiorisce per quanto in suo favore opero 
l'encomiato vescovo, e per la munificen- 
za del cittadino Giacomo Gii*o che le do- 
nò il grandioso locale già monastero de- 
gli Olivetani di s. Bartolomeo: il nobile 
Domenico Angelo con isplendida genero- 
sità la dotò d'una tenuta del valore di cir- 
ca lire 1 00,000 austriache; ed a suo van- 
taggio nel i85i il nobile Lodovico Cezza 
lasciò 3ooo lire. In questa pia casa di 
Ricovero, da alcuni anni vi sono alcune 
sorelle della Carità. Vi sono anche, due 
teatri, uno de'quali di recente costruzio- 
ne e molto grazioso.Rovigo è il centro d'un 
gran commercio di grani, ed i pre^i dei 
suoi mercati sono uno de'fondamenti del 
ragguaglio legale nella valutazione de'ce- 
reali. Vi si traffica parimenti di pelli e 



ao3 EOV 

cuoi, prodotti delle sue concie, di bestia* 
mi, legna, lino, canape, tele, lane e te* 
te. Anche la pescagione è un significante 
articolo del suo commercio. Vi si depo- 
sitano le merci che giungono al portodel* 
la Boara, sull'Adige, o direttamente nel- 
la città, importante, benché non quanto 
una volta, è la fiera che vi si tiene dal ao 
al 28 ottobre di ciascun anno, massime 
di bellissimi poliedri. Compresi gli ebrei, 
ì suoi abitanti ascendono a piti di 9,000. 
Dalle molte sue famiglie nobili e illustri 
uscirono non pochi a onorare la patria, 
nelle armi, nelle lettere e nelle dignità ec* 
clesiastiche; molti individui delle mede- 
sime furano insigniti di decorazioni eque * 
atti, fra le quali nella famiglia Roncale da 
Enrico III rediFrancia fu concesso a tutti 
i primogeniti il cavalierato di s. Michele, 
ed in quella de'Manh*edini fu accordalo 
il cavaliei*ato de'ss. Maurizio e Lazzaro. 
Sì distinsero due marchesi Manfredini, 
Gio. Battista e Marco suo figlio, quali va* 
]ai*osi militi; così Alessandro Campo, per 
ie sue benemerite azioni nelle guerre di 
ILevante; Marco Brun Roncale, governa- 
tore militare delle migliori piazze della 
possente repubblica di Venezia; il conte 
Sartorio Casilini, di gran merito milita- 
re; Creole dalle Carti, e Mauro condot- 
tieri d'armi; Ognibene Catti, uno de più 
bravi colonnelli del suo tempo, partico- 
larmente nella formidabile guerra diCan- 
dia; Francesco Campagnella, che si di- 
stinse contro gli ottomani con prodezze; 
Alessandro e Primo Silvestri, che glorio- 
samente combatterono in mare contt*o 
gl'infedeli, meritando così il titolo di con- 
ti per loro e discendenti. Antonio Cam- 
pagnella tenente colonnello nella marina 
veneta; Ottavio Durazzo comandante del 
i*eggimento fanti chiamato/{ofigo,per non 
dire d'altri benemeriti militi. Fra quel- 
li che maggiormente risplenderono nelle 
lettere, ricorderò Lorenzo Molino, uno 
de'pìii ri nomali medici del suo tempo; Ce- 
lio Ricchiero celebre erudito, chìe per an- 
tonomasia fu detto il Rodigino j autore 



BlOV 

di 3« libri sa vari argomenti. I due fra- 
telli can.'' Camillo e Rinaldo conti Silve- 
stri ; il I .^ come collettore d'una biblio- 
teca di propinetàdi quella famiglia, scrit- 
tore e poeta, traduttore di Giovenale e 
di Persio, che meritò l'orazione funebre 
da Celio; il 2.* quale raccoglitore della 
Pinacoteca Sii vestii. Antonio Mazza, che 
ebbe letteraria corrispondenza col famo- 
so Celio Calcaguini,la cui illustre fami- 
glia sotto il dominio degli Estensi passò 
in Ferrara e vi fu onorata al modo che 
descrissi in quell'articolo. Giovanni Bo- 
nifacio insigne giureconsullo e storico di 
Treviso; Tommaso Maria Minadois,uno 
de'più ragguardevoli medici di sua epoca, 
per la cui dottrina l'imperatore Rodolfo II 
Io creò conte palatino; Antonio Ripcoboa 
sapientissimo giureconsulto e professore 
nello studio di Padova,autore d'opere pub- 
blicate; Girolamo Frachetta, a utoi*e egre- 
gio dell'opera, // seminario de* governi di 
slato e di guerra j Ipsicratea Monti,onore 
del suo sesso e degna nipote del Rodigì" 
nOj die alla luce moltissime orazioni; lu 
dottoressa Cristina Roccati, distinta fra 
le poetesse del secolo decorso, essendone 
stato precettore l'ab. Bertaglia, erudito 
retore e poeta ; il giureconsulto Grotto 
illustrò la patria nella carriera giudizia- 
ria. Bonaventura e Paolo Emilio con tiCa- 
silini; Giovanni Maria nobile Avanzi fisi- 
co e letterato; Andrea Nicolio che fece la 
Storia di Rovigo j Raimondo Lupa ti ca- 
valierce distinto poeta; Nicolò Casiliui fi- 
losofo; Giovanni Torelli ca vai iere e valo- 
roso giureconsulto; il conte Camillo Sii ve - 
8tri,autoredi erudite opere stampate;il suo 
figlio coole Carlo Silvestri autora egual* 
mente di opere, come àAV Historia Adria* 
narum paludum^Yettetìis 1736; Lettera 
informativa circa la vera condizione del-^ 
la città di Rovigo, presso il Calogerà, /{^ic* 
colia d'opuscoli 1. 1 o,p. 36 1 . Fra'piii re- 
centi aggiungerò il protomedico Marco A- 
vanzi, pronipote del nominato ; i fratelli 
nobili AnnilmleePieti*o Torelli-Mi nadois 
hanno eziandio diritto ad onorevole ri- 



ROV 

cordanza, l'uno per la non oomiineeruo 
dizione nelle belle arti, 1*0 Uro pei lumino- 
si aervigi prestati ne'pubblici impieghi al- 
lo stato e al proprio paese, oltre al genio 
poetico che lo distinse, bielle dignità ec* 
clesiastiohe, ed eziandio nelle scienze, fra 
tanti nominerò il cardinalBartoloroeoiRò- 
vercUa (/^.), vescovo d'Adria e poi aroi- 
▼esooTO di Ravenna; Lorenzo suo fra tei* 
io, il quale dopo essere stato impiegato 
dalla 8. Sede in diverse legazioni a' prin- 
cipi d'Europa, fu fatto vescovo di Ferra- 
ra ; il loro nipote Filasio fb arcivescovo 
di Ravenna. Baldassare Bonifacio vescovo 
d t Gì pò d'lstria.Zaccaria detto i 1 /{o^g'i/io, 
che per la sua gran cognizione delle leggi 
fu &tto uditore di rota. Di questo celeber- 
rimo e sagro tribunale di presente è udi- 
tore pro-decano, e perciò vicino ad essere 
ornato delia porpora cardinalizia, il de« 
giiissimo mg.^ Pietro de'conti Silvestri, 
che fa onore alla sua patria Rovigo. I con- 
ti- Silvestri in questa città tengono aperta 
al pubblico una biblioteca d'oltre 36,ooo 
volumi, e posseggono pureuna buona gaU 
leria di quadri, non essendo di minor pre- 
gio l'altra di proprietà de'conti Casilinu 
Il territorio di Rovigo racchiuso fra il Po, 
l'Adige e l'Adigetto, sebbene paludoso e 
fì'astagliato da un gran numero di canali, 
è feracissimo specialmente in riso, ed of- 
fre pingui pascoli al bestiame bovino ed 
alle mandrie de'cavalli. Abbiamo di Fran- 
cesco Bartoli, Le pitture^ sculture e ar* 
chitetture della città di Rovigo^ Venezia 
1793. 

Rovigo ne'primi secoli deirera nostra 
era conosciuto col nome dì Buon Fico 
ossia di Redige , cioè luogo composto di 
molte case, le quali formavano una me- 
diocre popolazione. Era cinto di paludi, 
e dove per la terraferma non poteasi gitin* 
geresenon per la parte del nord. In que- 
sto sito, come ottimo, e forse uno de'piti 
frequentati, che in poca distanza dalle pa- 
ludi, anticamente dette Adriano /i^^^r/ri 
Tuscorum Chlóniafassevo posti, era Buon 
Vico, quando il vescovo d'Adria Paolo, 



ROV ao3 

non potendo piii trattenersi in quella cit- 
tà (che avendo dato al mare presso cut 
sorgeva con rinomato porto il nooMS d'A* 
driatico, e per essersi questo ritirato,da 
marittima era divenuta terrestre),seguito 
da parte di qtielcleroeda alcune di quel- 
le più nobili famiglie, in esso si portò ad 
abitare e circa il 920 o 924 vi piantò un 
fortissimo castello: questo poi efficacemen- 
te gli servi per mettersi al sicuro dai cat<r 
tivi cristiani che allora esistevano in A- 
dria , e dalle frequenti scorrerie che in 
quegl' infelici tempi, massime ne' luoghi 
più litorali, facevano dj verse nazioni bar« 
bare, i saraceni e gli ungheri. Il vescovo 
ciò fece, anche per la decadenza d'Adria 
e sua aria umida, previo il consenso di Pa- 
pa Giovanni X del 9 1 4i che gli permise 
di stabilire la sua residenza in Rovigo, non 
solo come supremo capo della Chiesa,ma 
quale signore nel temporale de'due luo- 
ghi, siccome appartenenti sM' Esarcato di 
Ravenna (F,) dominio temporale della s. 
Sede, per ispon tanca dedizione de' popoli 
sino da'primordi dell' VI II secolo. Nel di- 
ploma perciò rilasciato da Giovanm X a 
favoredel vescovo Paolo, e riferito dal ci- 
tato Nicolio, Storia p. 1 3, si legge: Ut li" 
cent tibi in dicto loco Rodige Castrum 
construere, ad sen»andum populum san» 
ctae iurte Ecclesiae, tam a pagnnis^ quain ' 
a perfidìs christianiSf etc. Il Borgia nel- 
le Memorie di Benevento, nel 1. 1, p. 18, 
nel riportare i diplomi di ve Pipino, di 
restituzione, ampliazione e conferma del 
principato temporale della romana chie- 
sa , osserva che in quello di Lodovico [ 
il Pio suo nipote, sono specifica te e com- 
prese altre città, come Adria, ibrse non 
prima restituite al Papada Astolfo re dei 
longobardi. Indi soggiunge: ««Quanto al- 
le città nominate nei diploma di Lodo- 
vico I, cioè Adria, Fossombrone,ed il ter- 
ritorio Valvense, delle quali sebbene noi 
non sappiamo se fossero restituite dal re 
Desiderio (successore di Astolfo); ad ogni 
modo é certo, che dopo la disfatta de'Ion- 
gobardi furono consegnale al supremo 



ao4 ^OV 

dominio della tanta Sede, insieme con 
tutte le altre città dell' Emilia non an« 
Cora restituite alla chiesa romana, e con 
quelle eziandio che le avea di nuovo u* 
surpato il re Desiderio. Terminiamo la 
presente nota con aviiertire il lettore, che 
Giovanni X nel 920, concedè la città di 
Adrìa con tutto il suo territorio a Paolo 
vescovo della medesima, il quale territo- 
rio abbracciava Rovigo, e giungeva fino 
al fiume Tartaro, e gli trasmutò l'annuo 
censo nell'obbligo di riiabbricarela chic* 
sa di quella città". Il diploma di Giovanni 
X col privilegio concesso al vescovo Pao- 
lo, lo riporta Ùghelli, Italia sacra t. a, 
p. 4oi> in ^drienses i^ijcopr. D'allora 
in poi la storia incominciò a parlare di 
Rovigo^ comechè divenuta sede de' vesco- 
vi d' Adria e nobile castello, e successi- 
vamente r accrescimento di Rovigo non 
fu prodotto con porzione degli abitanti 
della città d'Adria, da cui in que' tempi 
i*gli dipendeva come sua madre, ma col 
traspoito di tutto il più nobile di quella 
città, cioè del proprio vescovo che n'era 
padrone, e parte di quel clero con alcune 
delle prìncipali famiglie, quali tutti in Ro- 
vigo si stabilirono, dimodoché mutata la 
primiera condizione, lo fecero divenire 
quasi una nuova Adria. Siffiitta trasmi- 
grazione fu quasi simile a quella che fece 
il patriarca Elia, il quale da Aquileia se- 
co lui condusse nell'isola di Grado (F".) 
ì primi soggetti di quella cospicua città, 
chiamando poi quelloNuovaÀquileia.Con 
tal esempio dunque si può dire, che anco 
in Rovigo da quel vescovo fu trasfusa 
quella figura di città, che quasi del tut- 
to per sua fatai disgrazia era rimasta e- 
clissata in Adria. La posizione vantag- 
giosa di Rovigo, r amenità del sito, e la 
progrediente decadenza dell'antichissima 
Adria, concorsero ad obbligare i succes- 
sori del vescovo Paolo a dimorare per lo 
più in Rovigo. 11 vescovo Florio lo fece 
circondare delle memorate grosse mura 
e forti torri, a guisa delle primarie città 
d'Italia, ed a decoro dello stabilito seggio 



ROV 

vescovile : di conseguenza colla quasi per- 
manenza in Rovigo de' vescovi d' Adria, 
gradatamente si andò accrescendo tanto 
nel materiale che nel formale, a segno che 
figurò tra le prime de'dominatori Esten- 
si eVeneti.ln seguitoRovigo divenne ca- 
poluogo della provincia di Polesine o Po- 
lesine di Rovigo. Variano gli scrittori in- 
torno all'origine del nome Po/e^iyie, alcu- 
ni derivandolo nella corruzione della pa- 
rola latina Peninsnla^ altri dalle parole 
nazionali Po ed Esie ^ in vece di Adige, 
e finalmente alcuni dalle molte quasi iso- 
le. formate dai rami dell' Adige ed altri 
corsi d'acqua della provincia. Sembra pe- 
rò più verosimile che dall'antica palude 
Padusa, che occupa per l'appunto la mag- 
gior parte del terreno di questa provin- 
cia, a lei derivasse colla corruzione della 
lingua ialina il nome di Polesine, assai na- 
turale essendo che il terreno della detta 
palude diseccato si chiamasse primiera- 
mente jiger PadusinuSy indi dopo le ir- 
ruzioni de'popoli settentrionali, ne'secoli 
di mezzo , mutato il nome di Padus in 
quello di Po, corrottamente prevalesse il 
nome di Poìesino, poi Polesine^ invece di 
Padusinus.'LàcpaXe opinione, quantun- 
que sorta dopo T altre e ad esse contra- 
ria, sembra che più di tutte si accosti al- 
la verità. Anticamente non fu la provin- 
cia del Polesine né abitata né conosciuta, 
ed è nata ne'secoli di mezzo dell'era crì* 
stiana. Al tempo de' romani era noto il 
paese sotto il nome di Paludi Adriane, 
o Palude Padusa, X^i^xiMx si stendevano 
non solo sopra buona parte dell'odierno 
Polesine di Rovigo, ma di più anche sul 
basso Padovano, sul territorio d'Adria e 
gran parte della legazione di Ferrara, che 
essendo dominio della s. Sede, questa pri- 
ma concesse Rovigo con Adria a' vescovi, 
e poi per investitura il Polesine con Fer- 
rara agli Estensi, a' quali come narrai a 
Ferrara e poi accennerò lo tolsero la re- 
pubblica di Venezia. Muratori nelle An» 
lichità Estensi aSerma^ che Rovigo col suo 
contado e Polesinefu signoreggiato dopo 



ROV 

iliooo dagli Estensi. Pare propriamente 
che la provincia di Polesine si comincias- 
se a stabilire poco innanzi all' irruzione 
degli ungheri sotto l'imperatore Berenga« 
l'io 1^ i quali la scorsero sino alle spiagge 
dell'Adriatico. Altri pretesero che Rovigo 
con altre terre delPolesine fosse donata ad 
Alberto Azzo I marchese d'Esle, dall'im- 
peratore Ottone I per dote di sua figlia : 
mentre Rovigo restò sotto il dominio E- 
stense, fu governata in nome dì que'mar- 
chesi e duchi da un visconte, e seguì in 
un al Polesine i destini di Ferrara e di 
altri dominii degli Estensi, oomeModcna, 
Beggio, ec, laonde si ponno vedere que- 
gli articoli in cui li narrai con difiusio- 
ne. Dopo diverse politiche vicende, il mar- 
chese Obizzoneli 191 fu rimesso in pos- 
sesso di Rovigo e suo contado , essendo 
stato diviso cogli Estensi di Germania e 
di Baviera. Neh igSjClettoPapa Innocen- 
zo III , col fermo intendimento di ricu- 
perare alla romana chiesa i suoi dominii 
usurpati da diversi prepotenti, dagl'im- 
peratori, o dispensati da questi per consi- 
derare tutto appartenente all'impero, che 
puredoveano riconoscere dalla s. Sede che 
lo avea ristabilito, con censure avvalorate 
dalle armi volle ripetere la provincia di 
Polesine di Rovigo, siccome appartenen- 
te air Esarcato di Ravenna. Tultavolta 
con patti d'infeudazione e col Ferrarese 
continuarono a dominarla gli Estensi. La 
repubblica di Padova più tardi, avendo 
aicune.ragioni sopra una parte della pro- 
vincia, le cedette nel 1 3 1 7 al marchese Ri- 
naldo III d'Este. La sua casa continuò a 
possedere il Polesine di Rovigo per quasi 
un secolo, finché gli fu tolto da France- 
sco )I da Carrara il Novello signore di 
Padova (/^.), nella guerra da lui messa 
contro il marchese di Ferrara Alberto dì 
Esle, il quale potè coll'interposizione del- 
la repubblica di Venezia ricuperarlo me- 
diante sborso di buona somma di dena- 
ro. Ritornato così il dominio del Polesine 
diRovigo nella casa d'Este, il marchese Ni- 
colò 111 l'impegnò ai Teneziani perSo^ooo 



ROV ao5 

ducati o fiorini nel i SgSjtrovandosi in ne- 
cessità di denaro.Rotta intanto nel f4o4 
la guerra tra la repubblica di Venezia e 
Francesco II da Carrara per l'acquisto di 
Vicenza, e pei tagli fatti dai veneziani del- 
l' Adige ad Anguillara, donde nacque il 
lago di Vighizzuolo nel Padovano, Fran^ 
Cesco II sedusse il genero marchese Nico- 
lò III a romperla coi veneziani, per cui 
le truppe ferraresi e padovane &cilmen- 
te s'impadronirono del Polesine di Rovi- 
go. Ma i veneti presentata un'armata na- 
vale innanzi Ferrara, costrinsero Nicolò 
IH alla pace, ed a restituire la provincia, 
cui dovette accedere anche il Carrarese. 
Il marchese avea restituito soli 18,000 
fiorini, quando nel 1 438 la repubblica ve- 
neta per distrarlo dell alleanza del duca di 
Milano, contro di cui ardeva la guerra in 
Lombardia, a mediazione di Papa Euge- 
nio IV che trovavasiin Ferrara, gli resti- 
tuì il Polesine di Rovigo. Nel 1482 aven- 
do Ercole 1 duca di Ferrara cacciato da 
questa città il visdomino console vene- 
to, violato gli antichi accordi, fondato sa- 
line in Comacchio, alzato torri sui con- 
fini col Veneto; la repubblica dopo gra- 
vi rimostranze passò ai falli^ invase tutto 
il Polesine di Rovigo, e altre terre del 
FeiTarese. Nel 1484 fu stipulata la pace^ 
colla condizione che lapravincia del Po- 
lesine di Rovigo restasse perpetuamente 
annessa al dominio veneto» col patto e- 
spresso di restituire la repubblica al du- 
ca, Adria, Ariano, Comacchio , Mellara, 
Castel Nuovo, Figheruolo, Castel Gugliel- 
mo,la.Bastia delZaniolo,la Riviera di Filo, 
ed ogni altra terra presa dai veneziani, il 
palazzo in Venezia, i beni d'Este; ma Mu- 
ratori rileva, che non tutto fu restituito 
al duca dalla repubblica. Di poi per la fa- 
mosa lega di Carnbray (^.), i collegati 
occuparono il Polesine diRovigo, indi nel- 
la pace di Bologna l'evacuarono e mtitaì- 
rono ai veneziani, per cui d'allora in poi 
Rovigo e il Polesine fece parte de'festi e 
degli avvenimenti cui soggiacque la re- 
pubblica di Ftnezia (^.)^e vieppiiifio- 



3o6 



ROV 



rì pel suo ben regolato muaicipio^ e pei 
collegi de' giureconsulti e de' notari. La 
repubblica decorò la città, i nobili ed i 
cittadini di non poche pi-erogati ve. Uni 
al suo territorio Gistel Guglielmo e la 
Villa di Pontecchio, la considerò sempre 
non solo per città, ma l'onorò del titolo 
ii Fedelissima città, le partecipò i prìn* 
cipali fasti della repubblica, e la fece rap- 
presentare nella sala ducale di Venezia 
tra lei 2 principali città del suo vasto do« 
minio ; facendola governare da podestà, 
da capitani e da provveditori. Nel 1797 
il Polesine di Rovigo divenne dominio in 
un a Venezia deirimperoauslriaco,quin- 
di in poi seguendo le sorti delle altre ag- 
gincenli provincie.Nel 1 8o5 fece parte del 
regno l(alJco,eformò un circondario del 
dipartimento del Basso Po, dipendente da 
Fc^rrara, e vi risiedette un vice- prefetto. 
L'iroperatoi*e Napoleone conferì il titolo 
di duca di Rovigo a Savary ministro del* 
la polizia generale dell'impero francese. 
Nel 18 14 ritornata Rovigo col Polesine 
alla dominazione austriaca, nel 1 8 1 6 eb- 
be ii titolo di città regia, formandosi la 
sita provincia degli 8 disìtretli d' Adria , 
Badia, Crespino, Lendinara, Massa, Oc- 
chiobello, Polesella e Rovigo. Nell'an- 
no 1 8 1 5 , mediante il trattato di Vien- 
na, come toccai a Fbbbara, e nel voi* 
XXI X,p. 208, per la protesta formale e- 
messa dal cardinal Consalvi e ratificata 
da Pio VII, dal congresso venne ceduta 
all'À4istria la porzione della legazione fer- 
rasse situata sulla riva sinistra del Po 
che apparteneva aHa s. Sede, e<che pri- 
ma dell'invasione de' repubblicani fran- 
cesi confinava cogli stati della repubblica 
di Venezia. Questa porzione di territorio 
ha principio superiormente dalla Pila co- 
sì detta Ferrarese, e si prolunga in varie 
estensioni sino al mare, contenendo i se- 
guenti paesi, di alcuni de' quali parlai a 
Fbbiiara. Melara, Bergantino, Massa, Ce- 
neselli, Calto, Giacciano, Zelo, Trecenta, 
Bagnolo, Salara, Ficarolo, Gaiba , Stien* 
ìB, Caselle, Occhiobello, •. Maria Mad- 



ROV 

dalefia , Canaro, Vallice, Garofoto, Cre- 
spino, Papozze, Canalnuovo, Villanova, e 
buona parte dell'Isola di Ariano, formala 
dai due rami del Po, V uno denominato 
Po Grande o di Venezia, e l'altro Po di 
Goro,in cui si trovano la terra detta Punta 
di 8. Maria d' Ariano, Ariano^ Riva e altre 
piccole ville.Polesella e Guarda sul Po ap- 
partennero sempre a Venezia, TuttLi luo- 
ghi nominati appartengono alla diocesi 
d' Adria, ad eccezione de' paesi compresi 
nell'Isola di Ariano, che spettano alla dio- 
cesi .di Chioggia : gli abitanti ascendono 
a circa più di 40}Ooo. 

La fede cristiana fu promulgata io A- 
dria e nella diocesi, da s. Apollinare di- 
scepolo di s* Pieti*o principe degli aposto- 
li. L'orìgine della sede vescovile propria- 
mente non si conosce, fu sufìfragahea del- 
la metropolitana di Ravenna, ed ora lo 
é del patriarca di Venezia. Si vuole che 
I.** vescovo fòsse s. Epafrodito discepolo 
degli apostoli e vescovo diTerracina.L'CJ - 
ghelli incomincia la serie con il b. Gal- 
lionisto, che intervenne nel 649 al conci- 
lio di Lalerano, celebrato da s. Martino 
I Papa. Il vescovo d' Adria mg.' Spero- 
ni registra i .^ vescovo s. Coliano, sull'au- 
torità de'Bollandisti, indi il b. Gallioni- 
sto,poi Bono fiorito nello stesso secoloVII, 
quindi Giovanni, non conosciuti dall'U- 
ghelli. Leone o Leoperto deir86o o 86 1 , 
Teodino dell' 877 , Pàolo del 9^0 che 
stabilì il suo domicilio in Rovigo e ne 
aumentò i fabbricati, oome luogo salu- 
bre, edificando il castello per difendersi 
dagli ungheri che devastavano l'Italia : il 
vescovo Speroni riporta il diploma di Gio- 
vanni X più completo dell'Ughelli; indi 
Rovigo si accrebbe nella popolazione e nel 
dero, e sperimentò i benefici effetti del- 
l'amore de'suoi vescovi. Tra i successori 
ricorderò i più rimarchevoli. Astolfo ro- 
mano del 973, il quale concesse le deci- 
me del territorio' all'abbazia benedettina 
di 8. Maria de Gavello, per suffragio dei 
predecessori e per raninia sua. Benedet- 
to bolognesedel i o5o, pose le£>ndaroen'' 



ROV 

la alla calledrale di RovigOj fu virtuoso, 
ed ottenne privilegi dall'imperatore £n* 
rico III. Tutone che Ughelli chiama Atho 
oPanzo milanese del 1067, che terminò 
la fiìbbrica della cattedrale. Pietro di Fo- 
ligno del 1078 dichiarò collegiata lacat- 
tedrale di s. Stefano 1, ed istituì il capi- 
tolo di canonici, cui attribuì le decime 
del territorio. Nel 11 ti 5 Gregorio che 
edificò il castello di Fratta presso Rovi- 
go, e fu sepolto nella chiesa di s. Marti- 
no, poi di 8. Bellino vescovo di Padova, 
patrono delta diocesi, pel corpo che ivi si 
venera: questa chiesa fu. riedificata nel 
1 640 , era collegiata, poi arcipretale. Nel 
1 138 Florio veixinese, del quale scrive 
mg.*^ Speroni: M Nicolius p. 81 in Histo» 
ria BJiodigina de hoc episcopo refert,ni- 
mìrum illum aedificasse praedictne ci vi' 
latis moenia annoi 1 Sgquae modoetiam 
existunt. Haec taroen opinio omnino in- 
certa videtur viro eruditissimo Silvestrio 
p. 157; propterea nimirum, quiaeviden* 
ter non appare t usque ad Ulud tempus 
Episoopos Adrienses tenuisse temporale 
Bhodigiidominium;scribitenim Aniistes 
Adrienses doininium spirituale et tempo- 
rale tolius Policinii regionis solummodo 
habuisse usque ad finem X, veladsum- 
mum usque ad initium subsequenlis sae- 
culi ; quo tempore Estenses marchiones 
ejusdem regionis dominios potitos fuisse, 
tiadit idem auctor; Episcopis vero solum- 
modo spirituale dominium remansisse , 
nec tamen subdit quomodo , vel qua de 
causa temporale dominium amiserint ". 
Pellegrino canonico di Arquada fu eletto 
nel 1277 dal senatu elenco rum A drien' 
sìunij e Nicolò I II l'approvò. Oltolino mo« 
naco camaldolese e priore di Braida , e- 
letto dal capitolo nel 1280, fu conferma- 
to da Bonifòcio arcivescovo di Rairenna. 
Nel vescovato di Bonifacio del 1286 scris* 
seUghelli che i saraceni distrussero Adria, 
ma mg.^ Speroni lo corregge dicendo es- 
sere Adria di Puglia confinante col terri- 
torio di Fermo, o Atri del Piceno, celebre 
e florida citta ch'ebbe la secca e un na- 



ROV 207 

irale castello in latino Hadria, Neil 348 
il b. Aldobrandino Este figlio di Rinaldo 
III, traslato, a Modena e assai dotto, lo- 
dato pastore. Ugo Roberti di Reggio del 
1887, passò a Padova nel 1892, ed in 
vece da questa chiesa fu trasferito ad A- 
dria Giovanni Anselmini padovano, as- 
sai cavo a Bonifacio IX che gli die il go- 
verno di Terni. Bartolomeo Roverella ori- 
ginario rodigino e ferrarese nel 1 444> P^ 
amplissimo cardinale: nel i44^ g'i ^^^' 
cesse Giacomo Oratori dottore in an^be 
le leggi. Nel 1 487 Nicola M.'d'Este fer^ 
rarete nipote del duca Ercole I, cui scris- 
se Innocenzo Vili per partecipargli di a- 
ver dato in commenda a Leonello Trotti 
ferrarese la celebre abbazia di s. Maria 
Vangadizza de'camaldolesi, situata nella 
diocesi d'Adria. Nel 1 5o7 Beltrando Con- 
testabili ferrarese canonico Vaticano, let- 
terato insigne, ed oratore del duca di Fer- 
rara a Leone X. Questi nel 1 5 1 9 fece ve- 
scovo il cardinal Francesco Pisani {F.) 
veneto; ma dopo 8 mesi cede la sede in 
amministrazione al cardinal Ercole JRnit- 
goni(P^,)y nel 1 524 traslatato alla sua pa- 
tina Modena. Nel i528 amministratore 
il cardinal Gio.Domenico>de Cupis {F*}* 
Gli successe nel f 558 qual vescovoìl car- 
dinal Sebastiano P/gÀf/ii(/^.). Nel i554 
Gìuììo Canani{P^.) feirarese, poi cardi- 
nale e trasferito a Modena. Nel 1 59 1 fi*. 
LorenÉo Loreto veneto carmelitano, dot^ 
tissimo teologo al concilio di Trento, di 
eccellenti virt£i dotato, assai celebrata. 
Nel 1598 Girolamo Alfonso Purliliari dei 
conti Porzia di Concordia, nunzio aposto- 
lico in Francia e Germania, operò molti 
restauri nell'episcopio, e dai fondamenti 
eresse l'atrio, ottimo pastore. Nel 161 a 
Lodovico Seregi nobile veronese di esi- 
mia erudizione, sapienza e prudenza, go* 
vematore di diverse città dello stato pon- 
tificio, vicariò della basilica Liberiana, 
chiaro per virtù ; per lo più assente, co- 
me nunzio nella Svizzera. Gli successe nel 
1628 Ubertino Pappafa va nobile pado* 
vano della celebre Simiglia Carrara, Cf 



2o8 ROV 

gregio legista, sollecito tcscoyo celebrò il 
sinodo nella collegiata di s. Stefano I,ove 
promulgò utilissime costituzioni che fu« 
rono stampate in Rovigo nel i6a8, aven- 
dolo impiegato la s. Sede negli affari di 
Germania e dìBa viera.DaFeltre nel 1 63g 
Ti fu traslocalo Gio. Paolo Savio veneto, 
istituì il penitensiere nella cattedrale d'À* 
dria,e Tunì all'arci prete, e il teologo che 
stabiPi nel canonico antìquioredopo delta 
dignità. Restaurò dalle fondamenta e or- 
nò la suddetta chiesa di s. Bellino, il cui 
corpo col locò in sito più cospicuo; indi re* 
staurò la cattedrale d'Adria, e la consa- 
grò nel 1 644» ristabilendo nel pristino sta • 
to la collegiata di Rovigo, con due altri 
canonici, e dichiarandola i .' dopo la cat- 
tedraled'Adria,efu vigilante pastore. Nel 
j 65 1 Gio. Battista Brescia nobile veneto, 
pro-legato d'Urbino, indi traslato a Vi- 
cenza. Dopo 5 anni di sede vacante, A- 
lessandro VII la fece occupare da Boni- 
facio de'conti Aliardi nobile bergamasco, 
preposito generale de' teatini, autore di 
opere stampate, celebrò il sinodo ove de* 
cretò ottime leggi nel 1657, aumentan- 
do in ciascunode'capitoli d'Adria e di Ro- 
vigo due canonici, e fu sepolto in s, Stefa- 
no I. Nel 1 682 Innocenzo XI nominòCar- 
lo Labia patrizio veneto teatino, già ar^ 
d vescovo di Corfò, restaurò ed aUjelPi 
l'episcopio di Rovigo, visitò la diooesi che 
con zelo governò, e con esimia erudizio- 
ne pubblicò alcune dotte sue produzioni ; 
nel 1696 pose la i .* lapide allaoollegiata 
di s. Stefano I nel rifabbricarla magni- 
ficamenle,ove poi fu sepolto lodatissimo. 
Da Parenzo Clemente XI nel 1 7 1 7 vi tra* 
sferì Antonio Vaira veneto, professore di 
canoni in Padova, zelante della discipli- 
na ecclesiastica e de'diritti di sua chiesa, 
onde provocò dal doge di Venezia la di- 
chiarazione, che nella vacanza dell'ab- 
bate commendatario di Vangadizza, que- 
sta dovesse riconoscei*lo per superiore spi- 
rituale, e nel temporale l'economo da lui 
eletto per sì insigne abbazia: autore d'o- 
pere^ lasciò la sua biblioteca al semina- 



ROV 

rio, prò ohlatione et illuminatione aiiimae 
suae, Giovanni Soffietti di Scio de'chierici 
minori, nel 1 733 traslato da Chioggìa, ri- 
stabilì la disciplina, visitò la diocesi, am- 
pliò il seminario,restaurò e ingrandì il pa- 
lazzo vescovile d'Adria, ove fece la torre 
campanaria,e fu sepolto nella collegiata 
di Rovigo. Nel 1 747 da Feltre passò a 
questa chiesa Pietro M.* de'marchesi Sua- 
rez trevisano, eccellente vescovo, riformò 
gli statuti de'capitoli d'Adria edi Rovigo, 
e ripristinò i vicari foranei. Gio. France- 
sco Mora patrizio veneto, eletto |iel 1 758 
da Clemente XIII, già di Famagpsta, ri- 
formò il clero, eseguì la visita pastorale^ 
fece fare accurata indagine sui beni e pri- 
vilegi di sua sede, come tenace difensore 
di quanto le apparteneva : ampliò il pa- 
lazzo vescovile d'Adria, nella cattedrale 
fondò 3 mansionari e vi fu tumulato, fa- 
cendo suo erede il seminario. Nel 1 766 
ClementeXI I Iconsagrò vescovo nella cap- 
pella Sistina Arnaldo Speroni Alvarolti 
patrizio padovano, monaco cassinese, fat- 
to prelato domestico e assistente a| soglio 
pontificio: restaurò ambedue gli episco- 
pi, in Adria rifece la tribuna della cat- 
tedrale, riedificò il seminario nel 1779» 
nella diocesi consagrò molte chiese, come 
s.. Giustina di Rovigo nel 1 776, e quella 
di s. Agostino del seminario nel 1 784, ed 
anche il nuovo altare nell'episcopio diRo- 
vigo, dedicando la cappella a s. Nicolò ve- 
scovo di Mira. In Padova pubblicò nel 
ìjSStAdriensiumEpiscoporumseriesJU- 
storico chronàiogica monumentis ìUustra» 
ta,auctore Arnaldo Speronio de Alva^ 
rottis episcopo Adrìensi,eà anche per que- 
sta bella opera fu benemerentissimo di 
sua chiesa. Per sua morte restò la s^òq 
vacante circa 8 anni, e Pio VII vi trasferì 
da Apollonia in partibus nel 1807 Fede- 
rico M.'Molin di Venezia, cui successe- 
ro : nel 182 1 Carlo Ravasi di Crema mo- 
naco cassinese; nel 1 834 Anton M.' Cal- 
cagno di Chioggia per dichiarazione di 
Gregorio XV I. Questo Papa per sua mor- 
te, nel concistoro de'a 7 gennaio 1 84^ 71» 



RUB 

trasferì da Ceneda l'otti ino e zelante ve* 
ÌMovo mg.r Bernardo Antonino Squarci- 
nadi Vicenza, dell'ordine de'pi*edicatori} 
da lui conosciuto pei*8onalmente e assai 
slimato. Per sua morte il regnante Pio 
IX nel concistoro de'27 settembre 1 852 
preconizzò successore l'attuale nrig.'^Gia- 
corno Bignolti della diocesi di Mantova, 
già di quel seminario professore di teo« 
logia e gius canonico, arciprete e parroco 
della cattedrale, e vicario generale della 
diocesi. In Adria la cattedrale de'ss.Pie< 
Irò e Paolo negli ultimi anni fu di nuo- 
vo e solidamente i*estaurata in elegante 
forma e con ordine corintio, per le incesa 
santi cura del benemerito e zelantissimo 
attuale arciprete can. d. Lorenzo Avanzi 
deirillustre e nobile ^miglia del celebre 
rodigino Giò. Maria: ha il fonte battesi- 
male, con cura d'anime che si esercita da 
un canonico assistito da 4 cappellani: il 
capitolo ha la dignità dell'arciprete e 1 1 
canonici, compresi il penitenziere e il teo- 
logo, 5 cappellani, ed altri preti e cbieri- 
ci addetti al servizio divino, essendo l'e- 
piscopio presso la cattedrale. Inoltre in 
Adria vi è l'altra chiesa parrocchiale di 
s. Maria della Tomba, col sacro fonte, 
due conh*aternite, ospizio pe' poveri, e 
l'ospedale. In Rovigo tuttora i vescovi e- 
seixitano ordinariamente le Sigre funzio- 
ni, processioni e oi*dinazioni, esamie con- 
fei*imenti di beneGcii ecclesiastici, ed al- 
tro spettante all'autori tà episcopale; per 
cui diversi scrittori chiamano questo ve- 
scovato Rovigo, così il vescovo^ ed é per- 
db che ci*edetti diffondermi piìi in questo 
articolo che in quello di Adria, in am- 
bedue le città avendo comodi e decenti 
episcopi. La diocesi sì estende in ampio 
territorio,con 78 parrocchie. Ogni nuovo 
vescovo è tassato ne' libri della camera 
apostolica in fiorini 200, componendosi 
la mensa di cii*ca e pili di 3,6oo scudi. 
RUBIGARI A.Sede vescovile dellaMau- 
ritiana Cesariense. Il vescovo Paolino nel 
484 fu esiliato da Unnerico re de'vanda- 
li/per avere ricusato nella conferenza di 

VOI. LTX. 



RDB 209 

Cartagine di sòttoscrivei'e l'erronee pro- 
posizioni de'donatisti. 

RUBINI G \o:f^kTt\srtKyCardinale. No* 
bile veneziano, laureata e canonico di Pa- 
dova, pix>- nipote per canto materno dei 
cardinal Ouoboni pro-datario (come ni* 
potè della sorella Cristina), il quale gli 
procurò la provvista di molti pingui be- 
nefizi, onde potè agevolmente vestire l'a- 
bito prelatizio e intraprendere la carriera 
de'governi, quali amministrò con fama 
d'integrità e giustizia, prima in Fabria- 
no, poi in Spoleto, donde passò a quel- 
lo di Marittima e Campagna, dell'Um- 
bria e della Marca; quindi nel 1684 da 
Innocenzo XI nominato vescovo di Vi- 
cenza. Nell'ottobre 1689 divenuto lo zio 
Alessandro Vili, subito lo scelse a s^*e- 
tario di stato, ed ai i3 febbraFo 1690 lo 
creò cardinale pretedi s. Lorenzo in Pa- 
ne e Perna, che poi cambiò col titolo di 
s. Marco, e lo. ascrisse alle primarie con- 
gregazioni cardinalizie di Roma. Il Papa 
negli ultimi di sua vita gli conferì la le- 
gazione d'Urbino, quale compiuta^ si re- 
cò alla sua chiesa e nel 1 702 la rinunciò, 
morendo poi inRoma à' 1 7 febbraro 1 707 V 
d'anni 65 non compiti. Fu sepolto nel ti- 
tolo, avanti la cappella del ss. Sagramen- 
to, in elegante avello erètto dal nipoteGio. 
Battista, coll'effigie del cardinale scolpita 
in maniiobianco,con onorevole iscrizione. 
Interveone all'elezioni d'Innocenzo XII 
e Clemente XI, e di lui tratta anche il 
Quirinij Tiara et Par pura veneta p. 282. 

RUBRICA, Rubrica,Nel senso gram- 
maticale questo vocabolo significa un'os- 
servanza od una regola scritta in carat- 
teri rossi, perchè cosi erano scritte le mas- 
sime principali ed i titoli del diritto ro- 
mano. In oggi chiamansi rubriche le rè- 
gole, secondo le quali devesi celebi^re la 
liturgia e l'uffizio divino, perché ne' mes* 
sali, ne' breviari, ne' rituali, e negli al* 
tri libri di chiesa furono comunemente 
sci*itte con lettere rosse, per distinguerle 
dal testo delle preghiere. Rubrica si dice 
ancora utt argomento di libro o diqual* 

14 



2IO 



&UB 



siasi sua parte; un brevissimo oompen- 
dio o sunto di libro, odi capitoli di libro. 
II Magri nella Notizia de\*ocahoU eccle* 
siastìci, diceche Rubrica vien chiamata 
la regola, colla quale si prescrive il modo 
di recitare l'uffizio divino, ed esercitare 
le altre funzioni ecclesiastiche, perchè si 
suole scrivere con caratteri rossi;e/{i/&rt« 
ca si dice quell'argilla o terra rossa, colla 
quale anticamente si scrìvevano i titoli dei 
libri. Zaccaria neìV Onomaslicon Rituale 
definisce la Rubrica: terra rubri colon's^ 
{jua librorum tituli, tt legum capita prae* 
notabantur, Ontniaftre legum capila mi» 
nio scripta erantj unde Bubricae dictae. 
Bine vero Rubriearum nomen ad Ritua • 
Ics cum Missacy tum officii leges^ vel sai- 
tem ad earum capita^ quae rubro titulo 
scribi solent^translatumfuiL Anticamen- 
te le regole dette poi rubriche si scrive* 
vano su libri partieolaiì chiamati diretto- 
rii, rituali, ccremoniali, ordinari. Gli an* 
tichi sagitimentali, i messali mss. ed an- 
che i messali stampati contengono poche 
rubriche. Agostino Piccolomini Patrizi, 
dottissimo maestro delle ceremonie pon- 
tificie, ne'pontificati di Paolo II, Sisto IV 
e Innocenzo VlII/mparteaiutato da Gio- 
vanni Burcardo celebre maestro delle ce- 
remonie pontificie sotto Innocenzo Vili, 
Alessandro VI, Pio III e Giulio II, fu il 
I .** che scrisse per esteso nel 1 488 l'ordi- 
ne e le ceremonie della messa nel Ponti- 
ficate, Sacrarum caerimoniarum Hiuum^ 
stampato a Venezia nel i5i7 da Cristo- 
foro Marcello, ed in Roma nel i58o. Il 
Burcardo ci diede il Sacerdotale pubbli- 
cato in Roma nel iSog, in Veneziane! 
ìSy 2 ,ovvero Orda prò informatiorie Sa* 
cer£bA<iii.Furonoaggìunte queste rubri- 
che all'ordinario della messa in alcuni 
messali^ e s. Pio V le fece mettere in or- 
dine e sotto que'titoli che sussistono. Da 
quell'epoca le i*ubrìche furono poste nei 
messali per osservarsi nella celebi*azione 
della messa, come ne'rituali quelle da se- 
guire neiramministrareisagramenti,nel 
beaedii'e,ec.;ne'pontificali quelle presciit- 



RtìB 

le nelle funzioni episcopali, coi riti spet- 
tanti all'ufficio de' vescovi; e ne'breviari 
quelle da osservarsi nel recitare e nel can • 
tare l'uffizio divino. Queste regole sono 
necessarie per stabilire T uniformità nel 
culto esteriore; per prevenire i manca - 
menVi e le indecenze, in cui i ministri del* 
la chiesa potrebbero cadere per ignoran- 
za o per negligenza; per dare al servigio 
divino la dignità e la tnaestà conveniente 
e per eccitare così il rispetto e la pietà 
del popolo. Quindi coloro i quali consi- 
derano -le rubriche come regole di poca 
importanza o supei*stiziose,8ono in erro* 
re grave. Iddio prescrisse dettagliatamen- 
te le piti piccole ceremonie del suo culto 
nella leggediMosè,e più d'una volta pu- 
nì colla morte gli errori in questo gene- 
re^ che a taluno sembrano leggieri; per 
conseguenza il culto istituito da GesùCrì- 
sto e dagli A postoli, cui poi fecero oppor- 
tune aggiunte i Papi, i conciìii e i vesco- 
vi, non é meno rispettabile, né meno de- 
gno d'essere sci*upolosamente osservato. 
La bolla di 8.Pio V, che leggesi in fronte 
di tutti i messali, ordina in virtìi di s. ub- 
bidienza a tutti i sacerdoti di celebrare 
o di cantare la messa secondo il rito, la 
maniera e la regola che prescrive il mes- 
sale. Benedetto XIV, Della s, Messa^ in- 
culca l'esatta osservanza delle rubrìche. 
Pertanto, chi in materia di rubriche, co- 
noie in qualunque altra materia^tsommet* 
te un'om missione, od alterazione dV sua 
natura veniale^ può diventare mortale 
per ragione del disprezzo, dèlio scandalo 
o dell'intenzione criminosa. Il dotto can.° 
RafFaelli di Cingoli, nella Lettera sopra 
opuscoli liturgici^ dichiara che il fonda- 
mento della Liturgia (^.) sono le rubri' 
che dalla s. romana chiesa stabilite, gui- 
data sempre dallo Spirito santo, e gli au- 
tentici decreti della s. congregazione dei 
Riti (^'^.)> istituita appositamente da Si* 
sto V, le cui decisioni approvate dal Pa- 
pa hanno vera fona di legge, cui si deve 
la stessa ubbidienza che ogni fedel catto- 
lico deve prestare alle costituzioni poi)ti« 



RUB 

fiele. Il concilio di Trento pronunziò la- 
.natecna contro quelli che non osservava- 
no i sagri riti, col can. 1 3 della sess. 7, 
De Sagramentisj e con quanto prescrisse 
nel can. 5 della sev<(s.22,£>e SacrificioMis- 
sae. Sisto y colla bolla, Immensa aeterni 
Detrae 22 gennaio i588,dichinròdi qua* 
le reato gravissimo si facciano responsa- 
bili avanti Iddio, tutti quelli che poca o 
niuna stima mostrano delle rubriche, e 
deVlecreti della s. congregazione de'riti) 
e quanto vadano lungi dal vero coloro 
che li slimano contrnddittorii. Su ciò ha 
chiuso la bocca a tutti il celebre mg.^Gar- 
dellini nella prefazione della Derr^/^I/IM- 
(hentìca congrega tionis s. Rhuiim. Per lo 
che è da condannarsi l'asserzione di alcu* 
ni moderni, essere cioè un'opinione pro- 
babile, che senza peccato si possano om- 
mettere le rubrichete scientemente senza 
causa, eziandio in materia leggiera. Os- 
serva Magri, che i teologi distinguono le 
rubriche in precettive e diretti ve, e dico- 
no che solamente le precettive obbligano 
sotto colpa mortale o veniale; con tutto- 
ciò si deve fare grandissimo conto di qual- 
sivoglia rubrica, ancorché minima, come 
inculcò il citato concilio di Trento. Il Ma- 
gri aggiunge la sua sorpresa, che certi re- 
ligiosi, per altro osservanti della loro re- 
gola, facciano tanto poca stima delle ini- 
briche ordinate dai s. concilii, dai ss. Pa- 
dri, dai sommi Pontefici, e piene tuite di 
profondissimi misteri; rigettando e biasi- 
mando r introduzione che essi facevano 
di nuove ceremonie e di stravaganti riti, 
e non approvati dalla s. Sede. L'ab. Di- 
clich, nel Dizionario sacro^liturgico^ al- 
l'articolo Rubriche parla delle precettive 
e direttive. Le preeetlive,secondoGavan- 
tOjObbliga no sotto peccato mortale,ad os- 
servare i riti dalle medesime prescritti. Le 
direttive poi non impongono alcuna ob- 
bligazione, essendo piuttosto consigli ed 
istruzioni. Dice Ga vanto, che quando nel- 
le rubriche vi e questa voce gravissime^ 
o graviier peccata è cosa certa che si trat- 
ta di peccato mortale; la quale voce 7 voi- 



RUB 2M 

te si" ritrova dove parlasi de'difetti della 
Messa {F.), ed in ognuna di esse si pecca 
mortalmente. Quando la materia della 
rubrica appartiene airintegrità del sagra- 
mento o del sacrifizio, la rubrica si deve 
riputare così essenziale, che il tralasciarla 
sia peccato mortale; come sarebbe quello 
che viene prescritto al pane, al vino, ali ac- 
qua, all' intenzione, alla forma, all' assu- 
mere ambedue le specie, le quali cose tut- 
te si devono osservare come sono presait- 
te dalle rubriche. La parola enim nella 
consagrazione del pane e del vino, non si 
puòvolontariamente tralasciare senza pec- 
cato mortale, benché sia stata aggiunta 
dalla Chiesa, come vuole Mcrati. Il Diclich 
ancora dichiara, che oltre alle rubriche 
del messale, vi sono pure i decreti della 
8. congregazione de* riti, i quali si devono 
.considerare parimenti comeregola invio- 
labile delle sagre ceremonie, tanto della 
messa privala,che della solenne. Avverte 
poi, che non tutte le dichiarazioni della 
s. congregazione né sono, né chiamar ai 
devono decreti rigorosi, ancorché consti 
in forma autentica de'medesì mi; imper- 
ciocché le dichiarazioni della stessa s. con- 
gregazione si devono riputare solamente 
decreti obbligatorii,quando escono in for- 
ma di decreto rigoroso, od almeno hanno 
nel fine qualche clausola di decreto, co- 
me avvisò Merati, ed obbligano mM^n>^ff e 
foro. Se poi le dette dichiarazioni sieno 
solamente risposte, o risoluzioni di dub- 
bi proposti, non essendovi aggiunta clau- 
sola alcuna di decreto rigoroso, che proi- 
bisca o comandi qualche cosa, pare^ giu- 
sta la sentenza di molti, che sieno regole 
solamente direttive, le quali non levano 
la probabilità alla sentenza contraria. Per 
altro in tal caso la decisione della s. con • 
gregazione si dovrebbe preferire all'opi- 
nion^ d'ogni altro che sentisse il contra- 
rio, come opinò il celebre Ursia,D<>(Y/>/. 
eccles. t. i,p. i,n.**7. Quelle rubiMche, 
che i dottori convengono essere di mate- 
ria grave, e che obbligano all'osservanza 
sotto pena di peccato mortale, sono pre- 



213 RUC 

oetlive^ come sarebbe di non celebrare in 
luogo proibito, di aertirsi della mensa con- 
sagrata, di adoperare il lume, dell'ora di 
celebrare, della disposizione dell'anima 
e del corpo, del ministro, del messale, del 
calice, della patena, del corporale e della 
palla, di recitare il canone intiero, di pren • 
dere la prima purificazione del vino, del 
numero, della mondezza e integrità delle 
vesti sacerdotali, e della benedizione delle 
medesime, come si legge in Ga vanto. Fi- 
nalmente tutte le altre rubriche, quan- 
tunque sieno direttive, non si debbono 
però disprezzare, perchè il dispregio e lo 
scandalo che causerebbe al popolo il tra- 
lasciarle, potrebbe divenir peccato grave; 
e questo si potrà giudicare o dalla materia 
o dairintenzione del sacerdote. 

EUCUMA. Sede vescovile dell'Africa 
occidentale nella provincia Proconsolare, 
sotto la metropoli di Cartagine. Luciano 
suo vescovo assistette nel ^55 aHa con* 
ferenza di Cartagine, e Massimo fiorì nel 
646. Morcelli, Afr, chr, 

BUDNAYDIV£KUIFALU(db)Ales. 
SAHDBO,Cariiraa/!ff. Nobile ungarese, nac* 
que a'4 ottobre 1 760 in s. Croce o Szent* 
Betestz nell'arcidiocesi diStrigonia, della 
cui metropolitana divenne canonico. Pio 
VII nel concistoro degli 8 marzo 1 8 1 6 lo 
£ece vescovo di Transilvania o tVeissem- 
burg, ed in quello de' 1 7 dicembre 1 8 1 g 
lo trasferì all'ai*civescovato di Strigonia, 
onde divenne anche primate d'Ungherìa. 
Pe'suoi meriti, zelo pastorale e altra vir« 
tu, ad istanza dell'imperatore d'Austria 
Francesco I, Papa Leone XII nel conci- 
storo de'2 ottobre 1 8a6 lo creò cardina- 
le dell'ordine de'preti, e nell'altro de'i5 
dicembre 1 828 lo pubblicò. Nel n.** 5 del 
Diario di Roma del 1839 si legge. h\\ 
di 23 dicembre 1828 giunse in Gran o 
Strigonia il conte Filippo Neroni di A'- 
palransone, guardia nobile di sua San- 
tità, come corriere di Homa^ per recare 
a sua Altezza il principe arcivescovo di 
Gran e primate d'Ungheria la notizia del- 
la sua nomina a cardinale, seguita nel con- 



RU D 

dstóro segreto del i5 dicembre. Entrato 
l'inviato pontificio nella sala di udienza, 
già disposta pel suo solenne ricevimento, 
e dove il principe primate, circondato dai 
canonici e da scelta adunanza lo atten- 
deva, annunziò egli a sua Altezza lo scopo 
della sua missione e le consegnò il pon- 
tificio diploma di nomina (ed il berretti- 
no cardinalizio); unitamente alle lettere 
di congratulazione di parecchi cardinali 
e del nunzio apostoliep di Vienna. Il prin- 
cipe primate ringraziò, in una breve ri* 
sposta, per l'alta dignità che il sommo 
Pontefice si era degnato conferirgli, non 
che il conte Neroni medesimo per la sua 
cura a recargli questa nomina. Gli a&tan* 
ti quindi fecero un triplice evviva di giu- 
bilo. Sua Altezza eminentissima il prima- 
te passò poscia nel suo appartamento, per 
vestirsi cogli abiti della sua nuova digni- 
tà. Ritornato che fu nella sala, il rev. ca- 
nonico di Gran e vescovo Pietro de Ur* 
meny prese la parola, e diresse un discor- 
so latino al nuovo cardinale in nome del 
capitolo, manifestandogli i sentimenti d'e- 
sultanza dell'arcicapitolo medesimo per 
questa sì ben meritata distinzione confe- 
ritagli da sua Santità. Il principe primate 
e cardinale rispose con viva commozione, 
ch'egli risguardava questa distinzione co- 
me un dono di Dio; ch'egli l'impieghe- 
rebbe unicamente ad onore tli Dio stesso, 
a salute e benedizione della Chiesa e del* 
leanlmea lui affidate, ed a vantaggio del- 
la cara patria ; e raccomandò ai membri 
dell'areicapitolo di pregare Iddio per l'e- 
secuzione di questo suo proponimento." 
Inoltre Leone XII dichiarò abiegato a- 
postolico a presentargli l'insegna della 
berretta cardinalizia mg.** Domenico Luc- 
eiardi (ora cai*dinale e vescovo di Siniga- 
glia) suo cameriere segreto soprannume- 
rario, ed uditore della nunziatura di Vien- 
na (il quale avendolo poi Gregorio XYI 
nominato abiegato apostolicoa presenta- 
re in Vienna la berretta cardinalizia al- 
feminentissimo Spinola, come notai nel 
voi. V> p. 162, è uno die'pochi asampi, 



RUF 

iD medesimo soggetto adempisse Fo- 
(vole commissione di due simili able- 
3DÌ). Il cardinale poco dopo si recò 
^ienna, ed a' 4 gennaio 1829 gli fu 
DSta solennemente incapo la berretta 
inalizia dall'imperatoi^e Francesco F, 
I qual funzione pontificò la solenne 
la il nunzio mg/ Spinola arcivescovo 
ebe.Ne'd uè conclavi tS^geiSSo-Si 
rdinale non vi si portò, laonde non 
idosi mai recato in Roma, non rice« 
ì né le altre insegne della dignità, né 
olo. Indi mori in Strigonia a' 1 3 set- 
ire 1 83 1 , d'anni 7 1 , fu esposto e se- 
> in quella metropoli tana, compìan- 
er le sue egregie qualità. 
DFFEC, Roffiaciinu Città di Fran- 
Jipartimento della Charenle^ capo- 
di circondario e di cantone, a circa 
sglie da* Angouléme e 1 4 da Poitiers, 
«ien alla destra del Charente,esulla 
la da Parigi a Bordeaux. Seòe di au* 
ìy è ben ébbricata in forma d'anfi- 
o, con l'antico castello in un'isola del 
, senza però le fortificazioni che lo 
heggiavano. Antichissima, fu .capo* 
) d*una delle più belle terre dell' A u- 
ese,ed ebbe successivamente i titoli 
ronia, viscontea e marchesato. Vi si 
sro 3concilii. Ili.^a'si agosto 12 58 
rerardo di Malemort arcivescovo dì 
eaux. Vi si pubblicò un regolamen- 
10 articoli, principalmente risguar* 
s gl'interessi temporali della Chiesa. 
00 scomunicati quelli che si colle- 
DO per restringer la giurisdizione ec- 
stica, e per impedire a' chierici che 
no le loro cause ne'tribunali eccle* 
ci. Il 2.^ nel 1 3o4 presieduto da Ber- 
lo de Got arcivescovo di Bordeaux, 
lei 1 3o5 divenne Clemente V e sta- 
a pontificia residenza in Avignone. 
' nel X 327 convocato da Arnaldo de 
eloup arcivescovo di Boi*deaux. Vi 
bblicarono due canoni; il i.^coman- 
le si cessi dall'uffizio divino, in quei 
Ili dove i giudici làici, che avranno 
irato chierici, ricusassero di metterli 



RUF 2i3 

in libertà, essendone avvisati; il 2.* per- 
mise ai chierici di ricorrere ai tribunali 
secolari per le chiese e le persone eccle- 
siasticlie. Labbé tu, Anluino t. 8. 

RUFFIN A e SECONDA (ss.), vergini 
e martiri. Romane, figlie di Asterio, uo- 
mo di stato senatorio. Furono fidanzate 
Tuna ad Armentario, l'altra a Verino, i 
quali professavano il cristianesimo; ma 
sopravvenuta Tanno 257 la persecuzio- 
ne di Valeriano e di Galieno, apostata- 
rono, e tentarono indurre Ruffina e Se- 
conda ad abiurare anch'esse la fede. Ri - 
gettarono esse con orrore tale proposta, 
e fuggirono dalla città; ma vennero pre- 
se e condotte dinanzi a Giunio Donato 
prefetto diRoma, che dopo aver fatto loro 
patire molte torture, le fece decapitare 
in una foresta 1 2 miglia lungi dalla cit- 
tà, ove rimasero sepolte. Fu poi fabbri- 
cata sulla loro tomba una cappella, che 
Papa 8. Giulio I converti in una magnifi- 
ca chiesa, formandosi nel luogo una città 
che fu \Jletta Selva Candida^ e divenne 
sede vescovile, della quale ne tratto, ri- 
portando pure le notizie delle ss. Ruffina 
e Seconda, nel vol.LIV, p. 222. La loro 
festa si celebra a' 10 di luglio. 

RUFFINA (s.), martire, f'. Giusta e 

RuFfNA (ss.). 

RUFFINA {s. Rufinae). V. PoBTO,ve« 
scovato suburbicario. 

RUFFINA e SECONDA (ss.). Con- 
gregazione o monastero di monache Or» 
soline in Roma, iion pili esistente, delle 
quali parlai nel voi. XLIX, p. 180 e 181, 
ed a Sagro Cuobe di Gesù , congregazio- 
ne di religiose. 

RUFFINI Filippo, Cardinale. Roma- 
no del rione Pigna o Pa rione, nacque da 
nobili genitori, vestì l'abito di s. Dome- 
nico, dottissimo teologo e femoso predi- 
catore, fu fatto penitenziere minora della 
basilica Vaticana, e da Clemente VI ver- 
so il 1 347 vescovo d'Isemia, da doveUr- 
bano V nel 1367 lo trasferì a Tivoli, in 
cui nel 1 36g celd>rò il sinodo. Nel con- 
clave per reiezione di Urbano VI ne fu 



2i4 RUF 

custode del popolo romano , coi vescovi 
di Marsiglia e di Todi; esseudo dì cuor 
graode e magnaDimo, il Papa a'i8 o 28 
settembre 1 378 lo creò cardiualc prete di' 
t>. Susanna,e nel seguente auno Io spedi coi 
cardinal Orsini vescovo d'Aversa, legato 
a Uuere per tutta Tltalia sconvolta dalle 
fazioni e dallo scisma dell'antipapa Cle- 
DieuteVll,per mantenere i popoli nell'ub- 
bidlenza del legittimo Urbano VI; cqm- 
missione che eseguì con gran saviezza e 
valore, dando principio alla sua legazio- 
ne dalle città di Pisa e Lucca, e prose* 
guendo poi nelle altre parti a perorare 
con robusta eloquenza dai pergami con- 
tro l'antipapa, ed in difesa e favore di Ur- 
bano VI. Questi conferì a lui e al cardi- 
nal Orsini ampia facoltà di alienare, ven- 
dere e dare in pegno i beni delle cbiese, 
tranne i castelli e i feudi, anche senza il 
consenso de* vescovi e de'capitoli, ove lo 
avesse richiesto la necessità della s. Sede. 
Fatalmente morì dopo due anni di cardi- 
nalato nel 1 38o in Roma, ed ebbe ono- 
revole sepoltura nella chiesa di s. Sabina. 
RUFFINO e VALERIO (ss), marti- 
ri. Avevano la soprintendenza del patri- 
monio imperiale presso Vesle; nel terri- 
torio di Soissons; professavano ambedue 
la religione cristiana, e versavano gene- 
rose limosine in seno ai poveri, dando e- 
ziandio prove della loro pietà colle mor- 
tificazioni che praticavano. Avendo Rizio 
Varo prefetto del pretorio nelle Gal He 
cominciato a perseguitare i cristiani, se- 
condo gli ordini dell'imperatore Massi- 
miano £rcole, ed avvicinandosi a Sois- 
sons, Ruffino e Valerio si rifuggirono in 
un bosco; ma essendo stati scoperti ven- 
nero condotti dinanzi il prefetto, il qua- 
le li fece distendere sul cavalletto e lace- 
rare a colpi di staffili impiombali. Poscia 
per la loro costanza nel confessare la fede, 
furono uccisi non lungi dalla strada mae- 
stra che conduceva a Soissons, riportando 
così la palma del martirio nel III secolo, 
^ono nominati negli antichi martirologi 
sotto il i4 di giugno. ' 



RUF 

RUFFINO (s.), martire. F. Wulfado 
e RuFFirco (ss.). 

RUFFINO, CardinalcJydX vescovato 
di Nola nel 1 185 fu trasferito a quello 
di Rimini, indi Clemente III nel settem- 
brei 1 90 lo creò cai*dinale prete di s.Pras- 
sede. Confermò colla propria soscrizione 
le bolle di Clemente HI a favore del tno- 
Dastero d'Ognissanti di Bari, e di s. Be- 
nedetto di Mantova. Siccome in una bol- 
la di Clemente III del i.^ giugno 1188, 
si legge: Ego Ruphinus titilli s, Praxedis 
Presb, Card, e non trovandosi in que'tein • 
pi altri cardinali di simile nome, sembra 
doversi anticipare a detto anno almeno 
la sua promozione. Si trovò presente all'è- 
lezionedi Celestino 111, e viveva nel j 194 
in cui cglr intervenne alla canonizzazio- 
ne di s. Gio. Gualberto, secondo Cardel- 
la. Ma Nardi, nella Cronolassi de' vescovi 
di Rimini, afferma che fu il suo succes- 
sore. 

RUFFO Pietro, Ctìfrrfi/itffe. Patrizio 
napoletano, nel i.^ marzo 1 1 18 da Ge- 
lasio Il fu creato cardinale, diacono di s. 
Maria, in Cosmedin, in Gaeta, nel giorno 
stesso in cui il Papa ricevè la pontificale 
consagrazione, e fu l'unico cardinale da 
lui creato. Essendo il Papa fuggito da Ro- 
ma per sottrarsi dall'insidie d'Enrico V, 
per maggior sicurezza passò in Francia 
col cardinale, che gli riuscì carissi mo. Do- 
po essere intervenuto in Clugny all'ele- 
zione diCelestinoIf,morìneli 122 I 123. 
Cardella rigetta le asserzioni di Ciacco - 
nio, sulla durata del cardinalato di Ruffo, 
così quelle del Mansi, per certa sottoscri* 
zione di P, Rufus Presb, Card, del 1 1 3o, 
che forse sarà di altro non conosciuto dai 
biografi de'cardinali. 

RUFFO oRUFI Raimondo, Cardina- 
le, Nacque in Cahors dell'illustre fami- 
glia di Napoli^ nipote o parente di Gio- 
vanni XXII, ciò che altri negano, o al- 
meno concittadino per essere il Papa di 
Cahors; esseudo protonotario apostolico, 
a'20 dicembre i32o in Avignone locreò 
cardinale diacono di s. Maria in Cosme* 



RUF 

din, e poi secondo alcuni prete di s. Gri« 
sogono. Morì in Avignone nel 1 342, e fu 
sepolto nella chiesa de'minori. Nondime- 
no Contelori iruole che morisse nel 1 325, 
diaconip e non prete, e Cardella lo crede 
più probabile. 

RUFFO Tommaso, Cardinale. Ebbe 
per patria Napoli, dove nacque di chia« 
rissimi e illustri genitori, e rendutosi per 
tempo segnalato nelle scienze, e singoiar- 
mente in quella dell'uno e dell'altro di* 
ritto, portatosi in Roma a compiere la sua 
educazione nel collegio dementino, me- 
li tòd^ Innocenzo XI là destinazione d'in- 
ternunzio aBrusselies, carica che per viep- 
più profondarsi nello studio , modesta- 
mente ricusò. Più tardi dal concittadino 
Innocenzo XII accettò la vice- legazione di 
Ravenna, dove per l'assenza del legato, 
dovendo egli solo presiedere al governo 
di quella provincia , ebbe campo di far 
risplendere la sua integrità e prudenza, 
che gli conciliò le lodi del Papa e del le- 
gato, gli applausi de'popoli, e l'approva- 
zione di alcuni vescovi, sebbene* avesse 
sostenuto contro di loro controversie giu- 
risdizionali. Trasferito inquisitore a Mal- 
ta, col credito eh' erasi acquistato, colla 
sua industria e destrezza, riconciliò quel 
sovrano ordine gerosolimitano colla re- 
pubblica di Genova, ti*a cui erasi accesa 
fiera discordia, degenerata in aperta rot- 
tura. Gli fu quindi a£Bdata la nunziatura 
di Toscana , dove molto si adoperò per 
mantenere illesi non meno i diritti della 
s. Sede, che quelli dell'immunità eccle- 
siastica, in addietro malamente bersaglia- 
ta. In tal tempo gli furono offerte le nun- 
ziature di Vienna e di Spagna, e mentre 
si apparrecchiava per la 2.*, Innocenzo 
XII lo fece suo maestro di camera, ed il 
successore Clemente XMo confermò nella 
carica, e dopo due anni lo promosse ad 
arcivescovo di Napoli , che non accettò. 
Continuando nel palatino uffizio di Mae*^ 
Siro di camera^ come notai in quell'arti- 
cdoj lo funse con tanto zelo, assiduità e 
minuta precisione, cjhe compilò un libro 



RUF T.i'y 

mss. ò! Istruzioni i^fA successori, continua • 
toda mg.'Pignattelli, dieui possiedo co- 
pia e ne profittai , ed è importante non 
solo pei maestri di camera, ma pei tanti 
e diversi ceremonialiche contiene, sebbe« 
ne molti andati in disuso. A' 17 maggio 
1 706 Clemente XI lo creò cardinale pi*e« 
te di s. Lorenzo Pane e Perna, e legato 
di Ravenna, poi di Ferrara dove pagò cir- 
ca 3 oò,o 00 scudi di debiti e sgravò la cit- 
tà da 3 gabelle. Restituitosi a Roma> ed 
essendo vacata la chiesa di Ferrara, fu ob- 
bligalo nel 1 7 1 7 dal Papa ad accettarne 
il governo, e cosi dovette sottoporsi a quel 
peso che avea già ricusato. AFebr aba nar- 
i*ai quanto fu benefico e generosissimo , 
come legato e come vescovo, nella città e 
nella diocesi, che per lui fu elevata ad ar- 
civescovato, per terminare le competenze 
con Ravenna, onde ne fu il i .^ arcivesco- 
vo. Aggiungerò qualche altra nozione. 
Compì la fabbrica della cattedrale, perla 
quale destinò le proprie rendite della men- 
sa; l'arricchì di preziose reliquie, di belli 
e ricchi parati , e di gran copia di sagri 
arredi. Il seminario, 'l'episcopio e due vii- 
lesuburbane, sono altri grandiosi suoi mo- 
numenti. Innocenzo XIII l'incaricò della 
legazione di Bologna, che Benedetto XI I( 
prorogò ad altro triennio, nel qual tem- 
po aumentò le rendite del pubblico ad 
annui scudi 6,000, e togliendo il dazio del 
macinato. Ritornato in Ferrara, di nuovo 
fu eletto legato, onde altri benefizi le com- 
partì, come avea fatto con Bologna, e le 
accrebbe l'entrate e tolse qui pure la det- 
ta gabella. Per motivi di salute e per letà^ 
rinunziò nel 1 738 l'amata chiesa, con ri- 
serva di pensione e della nomina de'be- 
nefizi. In Ferrara- erasi formato una col- 
lezione di quadri, per cui ivi nel 17 34 A- 
gnelli pubblicò : Rime e prose sulla gal* 
leria di pitture del cardinal Tommaso 
Ritffo» Già nel 1726 era divenuto vesco- 
vo suburbicario di galestrina, dove visi- 
tata la diocesi, celebrò il sinodo e lo pub- 
blicò. Nel 1740 passò a quello d'Ostia e 
Yelletrì, dove si mosti^ munifico,istituen- 



3i6 RUF 

do nella i.' città le maestre pie, che prov- 
vide d'abitazione e di mobili^ di venuto de* 
cane del 8. collegio. Ivi ebbe a uditore Gio. 
Angelo Braschi, e ne promosse l'elevazio- 
ne, die poi lo condusse al pontificato, col 
Dooie di Pio VI ( V.y Largo e profuso 
oo'poverì,non solosom ministra va Ipro ab- 
bondanti limosine, ma eziandio le medi- 
cine se infeitni. Intervenne a 4 conclavi, 
Del 1 74o fu fatto vice-cancelliere di s.Chie- 
ta e segretario del s. offizio. Con qual pom- 
pa nell'anno santo J ySo apri la Porta san- 
ia di 8. Paolo, lo notai a quel!' articolo. 
Finalmente dopo tante fatiche sostenute 
con somma gloria e fama del suo nome, 
in vantaggio della Chiesa, passò agli eter- 
ni riposi in Roma nel i ySS a' j 6 febbraio, 
d'anni 90 e 4^ di cardinalato. Ebbe se- 
poltura nella sua basilica di s. Lorenzo in 
Damaso, nella tomba eh' erasi apparec- 
chiata nella cappella di s. Nicolò da lui fon- 
data, con marmorea lapide, in cui é scol- 
pito il suo nome. Il Muratori ne'suoi ^/t- 
nali, lo chiamò degnissimo del triregno. 
Per la sua famiglia avendo istituito una 
prelatura , a questa assegnò in Roma il 
Palazzo Rufo (K). 

RUFFO AirroNio, Cardinale. Di an- 
tica e rispettabile famiglia di Napoli, ven- 
ne alla luce in Bagnara nella Calabria, 
feudo di sua nobilissima casa. Condottosi 
ìnRoroa di 1 4 anni, fu collocato nel colle- 
gio dementino, dove fece non ordinari 
progressi nelle scienze, essendo totalmen- 
te diretto dal precedente cardinal Tom* 
roaso suo zio. Nel 1716 intrapresa la car- 
riera pi-elatizia, Clemente XI lo nominò 
vice- legato di Ravenna, e nel 1 720 inqui- 
sitore di Malta.Dopog anni richiamato in 
Roma da Benedetto XIII, colla provvista 
d'un diiericato di camera colla presiden- 
za della grascia., che quantunque quasi 
sempre cagionevole, esercitò con tale sol- 
lecitudine e vigilanza, in tempi difficili e 
circostanze scabrose, che meritò i giusti 
applausi del pubblico. Clemente XI t nel 
] 739 lo promosse alla cospicua carica di 
uditore generale della camera 1 e pei* la 



EUF 

sua integrità e giustizia, Benedetto XIY 
8*9 settembre 1743 lo creò cardinale pre- 
te di 8. Silvestro in Capite, ed ascrisse al* 
le congi^gazioni di propaganda, de^'itie 
altre» La nuova dignità accrebbe in lui 
maggior lustro alla piacevolezza, benigni- 
tà, cortesia, e altre virtù come pietà e il- 
libati costumi, e lo leggo pure nel Cadet- 
ti, Memorie di s, Silvestro in Capite, p. 
ao6. Afflitto dalla podagra, in cui l'arte 
e r ingegno davaasi per vinti, irasfei'i- 
tosi nel luogo di sua nascita per riaversi 
dal male, dopò il suo arrivo per l'aumen- 
tata violenza vi soggiacque, perdendo la 
vita dove l' avea ricevuta, a'sa febbraio 
1753, 8 giorni dopo la morte dello zio, 
d'anni 65, e rimase sepolto nella chiesa 
de'cappuccini di Bagnara senza funebre 
memoria. 

RUFFO Fabrizio, Cardinale.'Nacqui 
nella terra di s. Lucido, feudo di sua il- 
lustre famiglia napoletana nella Calabria 
Citeriore, de'duchi di Bagnara e Baranel- 
lo. Sino dalla sua infànzia dimostrò una 
grande vivacità, d'ingegno, ed un carat- 
tere fermo e deciso di voler superara tut- 
ti gli ostacoli qualunque fossero. Non an« 
cor compiti 4 anni fu portato in Roma 
per esservi educato sotto gli auspicii del 
di lui zio cardinal Tommaso decano del 
s. collegio. Trovavasi nella corte di quel- 
l'insigne porporato, in qualità d'uditore 
Gio. Angelo Braschi di Ceseua, il quale 
per far carezze al fanciullo lo prese sulle 
ginocchia. Volea Fabrizio giuocare colla 
bella chioma delBra8chi,ma sempre venne 
impedito; finalmente infastidito di quel- 
l'ostacolo, colla mano bambina gli tirò 
una guanciata. Le amorevoli cure dello 
zio per l'educazione e studi del nipote, non 
furono senza grande effetto. Superò egli 
di molto l'espettativa che si avea de'suoi 
sublimi talenti; e nell'età ancor giovani- 
le avea già acquistato fama di molto sa- 
pere nel le sciènze filosofichee specialmen- 
te* nelle fisiche, ed in quelle di economia 
pubblicale perciò gran nome di se lasciò 
nel nobileeillfstre collegio ClemeotinO|in 



RUF 

cui patsb più anni quale alunna Ditenu* 
to il Braschi Pio F^I, non si era dimen- 
ticato della guanciata e spesso con paro- 
le benevole lo ricordava a Fabrizio^ indi 
tanto pel suo merito personale, quanto 
come notai altrove per gratitudine alla 
memoria del zio cardinal Tommaso , lo 
ammise in pralatura tra i referendari del- 
le due segnature^euel 1 78 1 tra'cliierici di 
camera in luogo di mg.^'Tiberio Ruffo suo 
parente, e nel 1784 lo promosse a teso- 
riere generale, commissario generale del 
mare, e soprintendente di Castel s. Ange- 
lo, in un tempo in cui la carica era incei*- 
lo modo la 1/ di Roma, perchè oltre il 
ministero delle finanze , allora riuniva 
molla parte delle attribuzioni de'ministe- 
ri deirinterno, della milizia e della ma- 
rina. Appena incominciò ad esercitare of- 
jlzio si grave e vasto, che diede sviluppo 
alle sue estese cognizioni in tutti i rami 
di pubblica economia, facendo molte u- 
lili operazioni, che accennai nella biogra- 
fia di Pio VI^ e negli articoli relati vi,come 
a Dogane. Solo ricoixlerò, che essendo in 
Roma scarsezza di Moneta in paragone 
delle fatali cedole o carta monetata (del- 
ie quali parlai anche a Roma, descriven- 
done il fine), ne dava argomento il ^/o/i- 
te di pietà con suo scapito, perché si ac- 
cattavano pi*estanze per lucrare con ripro- 
vevole monopolio sul cambio della mo- 
neta e suir interesse delle prestanze. Il 
Papa deputò una congregazione di cardi- 
nali e prelati, ma il tesoriere ne fu l'a- 
nima, laonde fu stabilito, che il monte e- 
sigesse il 5 per 100 sui pegni eccedenti gli 
scudi 1 5, che si ponessero in corso picco- 
le cedole da scudi 1 o a 5, che si potessero 
ca;nbiare a denaro in una stanza del mon- 
te istesso , rimovendo così per allora le 
sanguisughe delle arpie pubbliche, ed il 
più deplorabile mercimonio, che ben pre- 
sto immoralmente si rinnovò e molti di- 
vennero signori. Per diminuire poi il cu- 
mulo della carta monetata o cedole, eres- 
se un monte di porzioni vacabili pel va* 
ìk)re d'un milione e mezzodì scudi; lepor? 



RUF 117 

zioni erano di scudi 180, il fruito scudi 
5. Protesse e incoraggi T agricoltura, le 
arti, la fabbrica delle telerie e calancà di 
Termini , il commeivio della suola uno 
de'principali articoli del traffico di Roma, 
le filiere di rame e di ferro; condono il 
6.0 della gabella sui carichi portati dai 
legni nazionali, fevorì la coltura della ca- 
napa, accordò un paolo di premio per o- 
gni pianta di olivo, promosse la coltura 
del cotone lungo il Mediterraneo, compi- 
lò la famosa tarifià generale tassativa sul- 
le mercanzie che* passavano per le do* 
gane, incoraggi le fabbriche di terraglie 
anche a uso inglese, assegnò il premiodi 
scudi 8 per ogni rubbìo di terreno col- 
tivato a guado per l'indaco delle tintorie, 
aumentò il dazio sulle paste estere, isti- 
tuì 6 annui premi per la miglior filatu- 
ra nel contado di Fermo a favore delle 
telerie , fu il promotore del libero com- 
mercio sulle manifatture e generì gi*ez- 
zi delle provinciecon Ferrara. In una pa- 
rola, si può dire che il regolare sistema 
finanzierodi Roma grandemente miglio- 
rato si deve al genio di Fabrizio, secon- 
dato da quello di Pio VI , anzi vi sono 
scrittori che affeumano non esservi affiitto 
prima di lui. Certo e che non v'erano Do» 
gane sulla linea de'confini, e si esigeva- 
no il dazio e gabelle soltanto nell'interno 
da feudo in feudo: egli le abolì nell'inter- 
no, e le stabili sui confini; regolò i dazi 
a seconda de'bisogni del commercio, pro- 
mosse efficacemente l'industria interna, 
ed aggravò la mano sull'affluenza de'ge- 
neri esteri. Le sue teorie nell' economia 
pubblica erano semplici e sicure, produ- 
oendo buon effetto. Diceva che la prote- 
zione del governo a &vore dell'agricol- 
tura, do vea consistere nel togliere gli o- 
staceli, ed a procurare che i prodotti a • 
vesserò uno spaccio facile e spedito a prez- 
zi medii: ma i privilegi egli abusi feu- 
dali allora vigenti, opposero insormonta- 
bili ostacoli al vantaggio dell'agricoltu- 
ra, massime dai proprietari de'grandi la- 
tifondi, i qitali per la maggior parte da- 



ai8 RUF 

^ano iB appalto per annuali prestaztoni 
le rendite territoriali e industriali 9 con 
pregiudizievoli legami coatti vi sulla coltu- 
ra delle terre e sui pascoli. Trovò la ma •- 
niella di assicurare nella sua totalità la 
rendita camerale, proveniente dall'appaU 
lo di Castro e RoncigUone (^.), ed il Pa- 
pa volle che si applicassero le medesime 
provvidenze enfìteuticbe alle vaste tenu- 
te camerali che egualmente si affittava- 
no, e pei feudi de'corpi morali. Con mol- 
teplici operazioni abolì col fatto molti a- 
busi feudali, sebbene appartenente a fa- 
miglia ricca di feudi nel regno di Napo- 
li. Nuovi metodi più facili e meno dispen- 
diosi adoperò con instancabili cure, per 
condurre a fine le utili opere idrauliche 
delle bonificazioni delle Paludi Pontine 
( ^.) , pet* tenere incassate le acque alla 
navigazione del Tevere, e per espurgare 
e rendere navigabile il fiume Ànieue dal 
ponte Lugnano a Roma. Trovandosi un 
giorno in una di quelle selve, si caricò 
sulle spalle un infelice lavora toi*e attac- 
cato da febbre maligna, e così per più di 
im miglio lo portò al luogo della carroz- 
za, e con essa l'accompagnò a Roma per 
farlo curare e guarì. Ciò prova la sua u* 
manilàe carità che sentiva pel pi;ossimo. 
Quando nel 1 789, per la rivoluzione di 
Francia che miseìn disturbo tutto il mon- 
do, fu costretto Pio VI di formare un cor- 
po di Milizia {jT.) atta a difendere i suoi 
stati e per impedire i tumulti de'malinten* 
zinnali, Fabrizio mostrò cognizioni an- 
che nell'arte militare, poiché con istupen- 
de teorie di economia organizzò in bre- 
ve tempo le truppe, fortificò i presidii di 
Ancona e Civitavecchia, e le Torri lungo 
lespiaggie. A tal uopo inventò fornelli, 
che davano maggior facilità a prendere 
le palle infuocale e imboccarle con minor 
pericolo ne'cannoni, per cui destò Tam- 
ii] ira zinne del suo re Ferdinando IV. A- 
mava gli uomini di scienza, godeva d'in vi- 
larli spesso a mensa, e per lo più la loi*o 
conversazione versava in isciogliere pro- 
blemi di pubblica economia. Visitava i 



RUF 

pubblici itabilimenli per allontanare gli 
abusi, e le fabbriche particolari per im- 
pegnare i lavoranti alla perfezione delle 
manifatlure.Economo e severo neldispor • 
re il denaro del tesoro,del proprio fu li- 
béralissimo , distribuendo larghe e fre- 
quenti limosine, specialmente ai vecchi 
ed ai malsani. Per un complesso di me- 
riti e di commendévole condotta , il te- 
soriere Ruffo divenne sommamente po' 
polare in Roma e nello slato, e tuttora si 
celebra per eccellente tesoriere di vasta 
niente, e animo nato fatto percose gran- 
di. Pio VI pubblicamente ne lodava la 
condotta, l'intendimento, il zelo, il corag- 
gio, lo adoprava negli affari più rilevan- 
ti, rigettando le censure de' malcontenti. 
Questi erano i colpiti dalle leggi e siste • 
mi doganali, ed i baroni o altri proprie* 
tari de' feudi, i cui privilegi avea egli a- 
boliti. I cardinali legati stessi avendo per- 
duto ogni influenza nella protetlorià dei 
corpi morali e nel rafbo amministrativo, 
alzarono la voce contro luttociòche chia- 
mavano novità, imbevuti degli antichi si- 
stemi e pregiudizi. I suoi nemici giunsero 
ad accusarlo d' usura a favore della ca- 
mera apostolica, nelle operazioni relative 
alla minorazionedelle carte monetate. Fi- 
nalmente Pio VI annoiato di quell'ingiu- 
sta persecuzione, disse : Ebbene, leverei 
mo Ruffo da tesoriere, ma lo faremo car- 
dinale. Là sua illibatezza nona veagli per- 
messo di formare un peculio per suppli- 
re alle indispensabili spese del- corredo 
cardinalizio, mentre altri in poco tempo 
da poveri erano divenuti ricchi. Gli con- 
venne perciò prendere il denaro con in- 
tere<(se, ipotecando i beni della pi*elatu- 
ra Ruffo, mediante chirografo pontificio. 
Il Papa a'tìG seltembre-i 79 1 l'avea crea- 
to cardinale diacono e lo pubblicò a' 2 1 
febbraio 1 794, conferendogli per diaconia 
la chiesa di s. Angelo in Pescaria, dalla 
quale successivamente passò a quelle di 
s. Maria in Cosmedin,edi s. Maria in Via 
Lata quando più tardi divenne i.*" del- 
l'ordine de' diaconi. Inoltre lo annoverò 



RUF 

Dongi*egazioni del buon gOTerao^del* 
uè, di Loreto, ed «conomìca. In segui' 
venne protettore de'minimi; dell'ar- 
ifraternìte dello Spirito santo di Na* 
IO Romandi 8. Maria detta di Costan- 
doli, del sSk Sagramento in s. M.'ìn 
nediu;del collegio de'fabbrica tori dei 
»pi di Lanaj del conservatorio della 
la Provvidenza, e della città di Orte; 
che protettore del regno delle due 
ie pressoio s. Sede. Fra le,altre con- 
ei*$ie tra la corte di Roma e quella 
! due Sicilie, nel declinar del secolo 
ato vi fu quella delle abbazie mi/Zmi 
ncisloriali, dichiarate di regio patro- 
\ per sentenze della cuHa del cappel- 
) maggiore. Per tali differenze il car« 
ile non ebbe provvista per sostenere 
orna con decoro la dignità della s. 
»ora, mentre l'aveano conseguite gli 
cardinali nazionali. Pio VI conoscen* 
1 bisogno del cardinale, grinsinuò di 
omandarsi direttamente a Ferdinan- 
y , ed avendo il cardinale detto al 
i: Ma se mi si darà qualche badia di 
le in controversia, come dovrò rego- 
li? Prendete tuttociòche vi daranno, 
)6e Pio'YI. L'operato dal cardinale 
orna e V estese sue cognizioni invo- 
DDO il re delle due Sicilie ad invita- 
cardinale di recarsi a Napoli sua pa- 
Governava in questo tempo il regno 
rimo ministro il famoso generaleGio* 
li Acton, il quale sommamente gè- 
del suo potere , teneva lontano dal 
mo chiunque de' nazionali avea ta- 
ì e cognizioni. Laonde il cardinale 
to a Napoli, solo ottenne la nomina 
tendente di Caserta, coli' incarico di 
iorare e accrescere le fabbriche e ma- 
ture specialmente di seta,- nella vici- 
t>lonia di s. Leucio, che il re avea i- 
ito con molto impegno e particolari 
che furono ammirale! Quindi Fer- 
odo IV concesse al cardinale la ricca 
1 di s. Sofìa di Benevento, la quale 
:ata dichiarata di regio patronato. In« 
• in Roma i nemici del cardinale l'ac- 



RUF 219 

cusarono a Pio VI di aver tradito la s. 
Sede con accettare la controversa provvì* 
sta^ e di avei^ avvilito la dignità del car- 
dinalato, assumendo la carica subalterna 
d'intendente. Il perchè il cardinal prò se- 
gretario di stato scrisse al Ruffo una spe- 
eie di monitorio, pieno di rimproveri e 
di minacce. Ma il cardinal Ruffo nella sua 
sagacità direltàroetite scrisse a Pio Viri- 
cordandogli, che neir accettar l'abbazia 
avea seguito il suo consiglio: Prendete 
tuttociòche vi daranno. Che per la cari- 
ca d'intendente di Caserta e s. Leucio, e* 
quivaleva a quanto gli altri cardinali fa < 
cevano in Roma col nome di Protettoti 
(^.). Tuttavolta, se voleva che rinuncias- 
se carica e badia, era pronto ad ubbidire, 
nella speranza che l'equità pontificia a- 
vrebbe pensalo alla congrua o Piatto Car» 
dinaUzio (^.), dopo aver tanto faticato 
per la s. Sede. La rettitudine di Pio VI 
impose silenzio ai malevoli ^ e rispose al 
cardinale con lettera autografa piena di 
paterna affezione, cori*oborata dall' apo- 
stolica benedizione. Mentre il cardinale 
colla sua attività e zelo corrispondeva in 
8. Leucio pienamente alla fiducia regia, 
la Francia democratizzata invase quasi 
tutta l'Italia, lo stato pontificio e Roma, 
ove proclamata la repubblica fu detro- 
nizzato Pio VI, ed a'20 febbraio 1 798 por- 
tato altrove prigioniero, morendo nel fi- 
nir d'agosto 1799 in Valenza. Alla rivo- 
luzione di Roma segui poi quella di Na- 
poli,gli avvenimenti popolari, le congiure, 
i massacri e la proclamazione della repub- 
l>lica, che indusse Ferdinando IV alla no- 
mina del cardinale in vicario generale del 
regno di Napoli che ricuperò , indi fece 
occupare Roma per restituirla al Papa. 
L'impresa del riacquisto del regno di Na- 
poli mostrò il cardinale non meno abile 
nella politica, cbe nella guerra, ponendo- 
si egli stesso e armato alla testa delle trup- 
pe, e gli meritò la stima del piti gran ca- 
pitano che abbia avuto il mondo moder- 
no, Napoleone Bonaparte, non che elogi 
e decorazioni equestri dal suo re e da al- 



aao RUF 

tri sovrani. Ma questi a vTeDimenli appar- 
tengono alla storia di Napoli^ di Sicilia^ 
di Roma {F.), Solo dirò qui, che il car- 
dinale seppe formare un'armata di rea- 
listi fra gli ste^i nemici, la provvide di 
sussistenze col minor aggravio delle popò- 
lazioniy la istruì e guidò alla vittoria; scon- 
iisse in più azioni i figli ribelli della pa- 
tria, espugnò le fortezze, discacciò dal re- 
gno di Napoli un estero potente nemico, 
vi ripristinò la monarchia sotto la legit- 
tima dominazione de'Borboni, liberò Ro- 
ma, e la rimise sotto il dominio della s. 
Sede; tutto operando in nome della con- 
culcata i*etigione e nella fiducia del salu- 
tifero segno della s. Croce. Intanta adu- 
natosi il conclave in Venezia, vi si recò 
il cardinale, e nel marzo 1 800 fu eletto 
Pio VII, il quale non andò guari che vi- 
de nuovamente invaso lo stalo dellaChie- 
sa dalle armi imperiali francesi, come lo 
fu il regno di Napoli; per cui Ferdinando 
IV si ritirò in Sicilia , seguendolo il be- 
nemerito cardinale, donde fu spedito in 
diplomatica missione a Parigi all' impe- 
ratore Napoleone. Nel luglio 1809 an- 
che Pio VII soggiacque a penosa depor- 
tazione , venendo confinato in Savona, 
mentre i cardinali furono chiamati in Pa- 
rigi , e molti rilegati in diversi luoghi di 
Francia. Fra quelli che si trovarono pre- 
senti al 2.^ matrimonio di Napoleone, vi 
fu anche il cardinal Ruffo, come dissi nel 
voi. LUI, p. i44* Inoltre il cardinale fe- 
ce parte de' cardinali spediti in deputa* 
zione da Napoleone a Pio VII in Savona, 
conseguenza di che fu il deplorabile bre- 
ve compilato dal cardinal Aurelio Rovc' 
retta (f^')j ma il cardinal Ruffo in que- 
sto malaugurato affare^ lealmente prote- 
stò di non intendei*sene, non riconoscen- 
dosi uè per teologo, né per canonista. Pe* 
regrinò poi per la Svizzera e per l'Italia, 
e fece ritorno in Napoli quando il re col 
nome di Ferdinando! fu reintegrato del- 
regno, continuando a prestargli utilissi- 
mi servigi. In Roma poco vi fece l'esiden- 
za nel resto di sua vita. Nondimeno Pio. 



RUF 

VII lo nominò soprintendente della de- 
putazione annonaria e della deputazio- 
ne della grascia, e nel 1 8 1 7 gli conferì il 
gran piiorato di Roma dell'ordine Gero- 
solimiiano^efoì anche la prefettura delle 
acque, paludi pontine e chiane nel 1 82 1 , 
quando diventò 1.** diacono, cariche che 
conservò fino alla morte. Per quella di 
Pio VII nel 1823 si <*ecò al conclave in 
cui fu eletto Leone XII, e nel suo ponti- 
ficato terminò la sua luminosa carriera, 
morendo in Napoli a' 1 3 dicembre 182 7, 
d'anni 84> e fu esposto nella chiesa di s. 
Domenico maggiore, e tumulato nella se- 
poltura gentilizia di^uacasa. Questo car- 
dinale fu segno delle calunnie cui vanno 
soggetti gli uomini di stato, massiaie in 
tempi di politici sovvertimenti, in che si 
segnalarono Vincenzo Coco, condannato 
a 20 di esilio dalla giunta di stato del 
1 799, E^^* delitti di opinione politica, nel 
Saggio storico sulla rivoluzione di Na- 
polij Carlo Botta conosciuto per le sue 
opinioni politiche, che ripradusse le men- 
zogne di Coco nella Storia (t Itatiaj e 
Pietro Colletta ingrato col suo re e rivo- 
luzionario, laonde fu esiliato nel 1821, 
nella Storia del reame di Nàpoli ^ nella 
quale alle visita di Coco, altre ne aggiun- 
se pili ingiuriose. Vendicò il celebrecar- 
dinaie il suo affettuoso segretario, testi- 
monio ocularedi sue azioni nelle sue gran- 
di imprese, e possessore di originali do- 
cumenti, cioè ì'ab. Domenico Sacchi nel- 
li. Memorie istoriche sulla vita del car- 
dinaie Fabrizio Ruffo^ con osservazioni 
sulle opere di Coco, di Botta e di Col" 
fe/tó, Napoli i836. 

RUFFO-SCILLA Luigi, Cardinale. 
Napoletano de' principi di Scilla, duchi 
di s. Cristina, nacque a'25 agosto 1750 
in 8. Onofrio, feudo di sua illustre fami- 
glia, nella diocesi di Mileto. Ebbe dalla 
natura eccellente indole e talento, che fu 
secondato da una saggia educazione scien- 
tifica e molale, che lo fece decidere ad 
abbracciare tostato ecclesiastico, ed a de- 
dicarsi al servigio della s. Sede. Pio VI 



RDP 

nel 'concistoro degli 1 1 aprile 1 78$ Io di* 
chiaro arcivescovo d'Apamea inpartìbus^ 
e nunzio apostolico di Firenze; quindi in 
premio della sua mirabile condotta e at- 
titudine alla diplomazia ecclesiastica, nel 
1 7g5 lo promosse alla primaria nunzia- 
tura di Vienna prìesso l'imperatore Fran« 
Cesco II. Nel concistoro de' 23 febbraio 
1801 Pio VII lo creò cardinale dell'or- 
dine de'preti, e nominò ablegato a posto- 
lieo a portargli la berretta cardinalizia 
mg.' Velluti Gbilini. Recatosi poi il car- 
di naie in Roma a ricevere il cappello è 
le altre insegne di sua dignità, il Papa gli 
conferì per titolo la chiesa di s. Martino 
ai Monti , che ritenne finché visse, e lo 
annoverò alle congregazioni de' vescovi e 
l'egolarì, propaganda fide, indice, e disci- 
plina regolai*e. Per nomina di re Ferdi- 
nando IV,nel concistoro de'g agosto 1 802 
Pio VII lo preconizzò arcivescovo di Na- 
poli. Leggo nelle Memorie storiche d^U 
arcivescovi della s, chiesa Napoletana^ 
di d. Lorenzo Loreto, che a' 19 agosto da 
Roma giunse nella sua metropolitana, nel 
qual giorno in suo nome prese possesso 
il can. d. Nicola CapeceMinutolo.il car- 
dinale passò a visitare la cattedrale ed 
il palazzo arcivescovile, e si ritirò in quel- 
lo del principe di Scilla suo fratello. Nel 
mese successivo di settembre si recò nel- 
l'episcopio, ed a'i3 feccia sua entrata. 
A'2 ottobre i8o3apn la visita, e poiché 
trovò la cattedrale quasi ridotta per me- 
tà , perchè si era chiusa la ci*ociera con 
grandi muraglioni sino alla sommità de- 
gli archi, ci'edendosi patiti e in gran pe- 
ricolo; così si affrettò per ridurla nello 
stalo da potervi esercitare le funzioni. In- 
teso dipoi il parere di diversi architetti,ed 
avendo il maestro fabbricatore religioso 
conventuale di s. Lorenzo, coll'architetto 
Emmanuele Ascione, dichiarato non es- 
servi cosa positiva negli archi, ma tutto 
apparente nel solo esterno, determinos- 
si di rimettere tutti gli stucchi tolti, e 
tutto l'altro guasto fatto, come pure di 
accomodare alcuni danni cagionali dal* 



RCP ÌÌ2I 

Torribile terremoto de' 26 luglio i8o5. 
Tanto fu eseguito, e nel maggio 1 806 tut* 
to venne terminato, ed il cardinale potè 
celebi*are sull'altare maggiore coH'espo* 
sìzione del glorioso s. Gennaro e degli 
altri santi patroni, essendo la festa della 
traslazione: per questa operazione il car- 
dinale spese 9,000 ducati. Considerando 
il zelante cardinale non esservi ancora 
un luogo atto e decente per la sepoltura 
degli arcivescovi, determinò di fiirla den- 
tro la sagrestia, ma le politiche vicende 
ne ritardarono l'effettuazione. Nel 1806 
stesso il regno fu occupato dai francesi, 
e si mòto il governo politico. Per alcune 
differenze co' principali del nuovo gover- 
no, il cardinale a'26 maggio fu costretto 
a partire per Roma, indi passò in Gaeta, 
e poi di nuovo in Roma. Dopo poco lem- 
poi francesi lo fecero partire per Parigi 
nel 1 809, e per le nevi delle Alpi perde 
l'udito. Narra Pistoiesi, F ita di Pio VII 
t. 2, p. 3o. M Sull'arcivescovo di Napoli 
il cardinal Ruiflb -Scilla la persecuzione di 
Napoleone esereitò pel primo il suo impe- 
ro. Il cardinale fedele al capo della relt« 
gione e al suo legittimo re, ricusò di pre* 
stare il giuramento di fedeltà a Giusep- 
pe, che sedeasi sul trono delle due Sici- 
lie. Fu tolto dall'arcivescovile sua sede e 
trasportato a Parigi per dare un grande 
esempio di giustizia ai napoletani. L'im- 
peratore mescolando al rigore l'oltraggio 
e la derisione, ordinò di chiuderlo nello 
spedale de' pazzi a Charenton; ma un tal 
ordine non fu peròeseguito. Nel suo esilio 
a 8. Quintin, in sulle cose del nord gli fu 
offerta una pensione, nella speranza che 
abbattuto dalle disgrazie cederebbe final- 
mente alla necessità, ma egli la ricusò co- 
me avea fìitto d'ogni altra offèrta. Fu in- 
terrogato sopra i mezzi di sussistenza, é 
di dichiarare le persone che loassisteva- 
no con le elemosine; rispose : Io non ho 
che rispondervi ; quale viltà mi propo- 
nete ) Egli non prendeva per alimento che 
il pane de'poveri,dividendocogrindigenti 
i soccorsi della carità", Noterò^che fu rile- 



222 RUF 

gaio a s. Quintino nel 1 8 1 o,per non a? ere 
assistito al 2.® matrimonio di Napoleone. 
Di là fu mandato prima a Fontainebleau, 
indi a Grosse, e poscia con altri cardi- 
nali a Savona con Pio VII, e dopo qual- 
che tempo, crollata la potenza di Napo- 
leone, seguendo il Papa tornò in Roma 
nel maggioi8i4' Ripristinalo in Napoli 
re Ferdinando IV col nome di I, il car- 
dinaie vi fu richiamato, ed a io giugno 
i8i5 si restituì nel seno di sua amata 
chiesa. Ristorato neiraffranta salute, nel 
1 8 1 7 celebrò il sinodo e lo pubblicò col- 
le stampe. Riassunta V idea del sepolcro 
pegli arcivescovi, fece incominciarlo nel 
settembre 1 8 1 8, efu terminatqnel dicem- 
bt« 1819. Si credeva che sotto il piano 
della sagrestia fosse vuoto, ma fu trovato 
pieno di sfabricina, con molte antichità, 
come alcune monete dell' antica repub- 
blica napoletana, dell'imperatore Massen- 
zio, ed altre. Si rinvennero due cadàveri, 
che al contatto dell'aria si ridussero in poi • 
vere. Si trovò pure l'antico battisterio, pe] 
quale si discendeva per 5 gradini; alcune 
lucerne, ed un vaso di terra cotta. La seif 
poltura riuscì sommamente decente, con 
scala di marmo bianco magnificamente 
costruita con ringhiere di ferro e di otto- 
ne: nel I ,^ piano fu posta l'arme del cardi- 
nale, con analoga iscrizione. La lunghez- 
za e larghezza della sepoltura è quanto 
la sagrestia; é illuminata dal sole, con ma- 
gpifico altare dedicato a s. Lorenzo mar* 
tire, di cui vi é il quadro. Di fronte al- 
l'altare vi fu eretto il deposito di marmo 
pel cardinale, colle consuete 3 casse, ed 
onorevole iscrizione. Terminata la sepol- 
tura, vi fece trasferire i cadaveri de' pre- 
decessori Filangeri e Monforte, ch'erano 
nella chiesa in modo ignobile; li fece ri- 
vestire , e porre a ognuno lodevoli iscri- 
zioni. Vi fece poi pure tumulare le spo* 
glie mortali de'cardinali Diego Ionico CJa- 
racciolOf e Giuseppe F/rr^o, sebbene non 
arcivescovi. Inoltre il cardinale rifece il 
salone deireptscopio,Iastricandolo di mat- 
toni e ornandolo di pitture. Migliorò qua* 



RUF 

si tutti i fondi della mensa, colla spesa di 
pitiche 24,000 ducati. Dopo il suo ritor- 
no dall' esilio, per la morte di Pio VII, 
Leone XII e Pio VIII,al conclave de'qus^ 
li intervenne, e di Ferdinando I e Fran- 
cesco I re delle due Sicilie, come per quel- 
la di Luigi XVIII rediFranda, ed ezian- 
dio pel possesso di detto Francesco I e suo 
ritorno da Vienna « non che pel possesso 
del regnante Ferdinando II, in tutteque- 
ste lugubri o liete feste, che furono ese- 
guite colla massima eleganza, spese circa 
6,000 ducati. Nondimeno a fronte di tan- 
ti straordinari dispendi, mai diminuì l'e- 
lemosina a'poveri di quasi 5,ooo ducali, 
oltre le straordinarie sovvenzioni. G)r- 
redò la cattedrale del bisognevole, e nel 
gennaio i83o divenne i.° delKordine dei 
cai*dinali preti. Questo edificante cardinal 
arcivescovo, dal principio del suo gover- 
no, colla parola, coU'orazione ecoll'esem* 
pio, esercitò sempre le funzioni episcopali 
con mirabile esattezza e decoro, e cammi- 
nò sulle orme de'suoi lodevolissimi pre- 
decessori, curando continuamente l'osser- 
vanza della disciplina ecclesiastica. Onde 
così operando, piacque al Signore chia- 
marlo a se di 82 anni passati, in Napoli 
a' 16 novembre 1882, fu esposto neija me- 
tropolitana e tumulato nel memorato 
luogo. 

RUFINIANÀ. Sede vescovile della Bi- 
zacena nell'Africa occidentale, sotto la me- 
tropoli d'Adrumeto. Mariano suo vesco- 
vo nel 4 1 I trovossialla conferenza di Gar< 
tagine, e vi sostenne.runità cattolica. Do- 
nato fu esiliato nel 484 da Unnerìco re dei 
vandali, per avere ricusato di sottoscri- 
vere glierroride'donatisti. Morcelliy Afr» 
chr, 

RUFINIANO (s.), vescovo diBayeux. 
Succese a s.Esuperio.che fu il i .° vescovo 
di Baycux. Sembra che fiorisse nel IV 
secolo, ma mancano le notizie della sua 
vita. £' onorato a 5 di settembre, e non 
si celebra la sua festa che dall'anno 1688. 

RUFO e ZLOSIMO (ss ), martiri. Di- 
visero i patimenti e la prigionia con s. 



BDF 

Ignazio vescovo d'ADliochia,e comeloi 
nioril'ooo per Gesù Cristo, sotto il regno 
di Traiaop, circa l'anno ii6. Ignorasi 
s'essi abbiano predicato il vangelo ad An- 
tiochia o a Filippi, e in quale città del- 
l'oriente abbiano sofferto il martirio. S. 
Policarpo nelle sue lettere ai cristiani dì 
Filippi li addita loro ad esempio. II mar- 
tirologio romano ne fa menzione a' 18 di 
dicembre. 

RUFO (s.), i.^ vescovo di Avignone. 
Sembra che fosse romano di nascita, eche 
fiorisse nei li I secolo. Kpoco nolo quanto 
egli fece in sua vita. In Avignone si so- 
lennizza la sua festa ai i4di novembre; 
ma ne'martirologi di Beda, di Adone, di 
Usuardo, non che nel romano e nomina- 
lo ai 2 dello stesso mese. Una celebre con- 
gregazione di canonici regolari presso A* 
vignone portava una volta il nome di s. 
Rufo. 

RUFO (s.), vescovo di Metz. Fiorì ver- 
so la fine del IV secolo, fu VSJ* vescovo 
di Metz, e si mostrò degno imitatore del- 
le virtù de'suoi predecessori, i quali sono 
onorati con culto pubblico. K nominato 
nel martirologio romano e in altri mar- 
tirologi a'7 di novembre. 
. RUFO (s.). Congregazione di canonici 
regolari nel Delfinato,edin/^i^/g/io/if(^.), 
dalla quale derivarono quelle d' Italia , 
Spa gna, Portogallo, ec. che descrissi a Ca- 

KONICI BEGOLARI. 

RUGGlEROoROGERIO, Cardina- 
le, Monaco di Monte Cassino, meritò che 
Alessandro III nel dicèmbre 1 178 in Fra- 
scati lo creasse cardinale prete di s. Eu- 
sebio, e nel 1179 arcivescovo di Beneven- 
to. Concesse indulgenza d'un anno a quel- 
li che avessero visitata la basilica di del- 
lo monastero. Alla sua metropolitana fu 
largo di favori^ ornando di preziosi mar- 
mi la sua facciata, fornendola, di sagri ar- 
l*edi, ed accordò ai beneficiati dell' arci- 
diocesi diversi privilegi. Nella chiesa dis. 
Bartolomeo fondò una pia unione o con- 
fraternita, per suffragarci fedeli defunti, 
alla quale si fecero ascrivere parecchi ve- 



RUM 223 

scovi, magnati, e altre persone distinte- 
A suo tempo furono in Benevento, S.Fran- 
cesco d'Asisi, e dicesi s. Domenico fon- 
datore de'predicatori,il quale ottenne col- 
le sue orazioni la tanto bramata pioggia. 
Ad Innocenzo III fu accusato di gravis- 
simi delitti^ che i giudici dal Papa depu- 
tati trovarono falsi e calunniosi. Morì nei 
1 222,dopo 44 ^'^"i di <^Qi'dinalato.A fron- 
te dell'accennate men>orieedi altre, Car- 
della dubitò dell' esistenza di questo car- 
dinale, poiché non lo trovò registratone! 
catalogo de'sagri elettori de'7 Papi, che a 
suo tempo fiorirono. 

RUGGlEROoROGERIO,C^r//i/irt. 
le. Alemanno di nazione, per l'eccellente 
perizia nelle facoltà legali, che gli meri- 
tarono il titolo di maestro, nel marzo o 
dicembre 1 2 o5 Innocenzo 111 lo creò car- 
dinale prete di s. Anastasia, indi nominò 
legato inSicìlia a Federico li, acni era ben 
accetto e gradito; indi di Danimarca, do- 
ve col cardinal Crescenzi fu inviato alle 
•preghiere di re Valdemaro II, che lo do« 
mandò al Papa per quietare le discordie 
«uscitale in quel regno dalle dissensioni 
del clero. La medesima istanza recero,Pre- 
mislao Ottocaro l re di Boemia, e Suer- 
chero II redi Svezia, per introdurre l'eo- 
clesìastica disciplina in quelle chiese,clie 
ne aveano estremo bisogno. Discusse dai 
legati e ben esaminate le causede'chierici 
danesi,e tolto di mezzo qualunque fomen- 
to di discordia, poterono agevolmente ri- 
conciliarli col re. Ciò eseguito e ritorna- 
ti inBoma^ il cardinal Ruggiero nel 1 2 13 
compì felicemente i suoi giorni, dopo a» 
ver sottoscritto parecchie bolle d' Inno- 
cenzo III. 

RUMENIyonb, Cardinale. F. Begai- 
caoir, Cardinale. 

RUMO]N£(s.), vescovo. S'ignora qual 
fosse la sede occupata da questo santo ve- 
scovo, né si hanno notizie sul particolare 
di sua condotta, perché la di lui vita an- 
dò smarrita ne'furori delle guen'e. Per- 
altro il suo cullo é molto antico a Ta- 
vistock nei Devonshire, ove il conte Or- 



ai4 I^UN 

dolfo gli eresse una chiesa nel g6o. Il suo 
nome é notato a'4 di gennaio n'ella ^.' e- 
dizione del martirologio di Wilsoniil qua* 
le aveva inteso da quelli del paese tutto 
ciò che riguardava questo santo. 

RUNCARl o RUNCARIANI. Eretici 
usciti dalle sette de' Faldesifi Patarini^ il 
cui nome e origine si attribuisce nel 1 196 
a certo Runcario loit) capo. Altri dico- 
no che gli fu dato^ o perchè si riunirono 
in un luogo vicino al Po chiamato Run* 
calia o Roncaglia (di cui nel voi. LI I, p. 
a 53)9 ovvero perchè tenevano le loro a- 
dunanze in un villaggio detto Runcaria, 
oppure in mezzo a folte macchie, le qua* 
li nella bassa latinità erano chiamate ruri' 
cariay da rfi/icare,estirpare l'erbe nocive. 
RUPERTO o ROBERTO (s.), vesco- 
vo di Worms, poscia di Salisburgo. Usci- 
to del sangue reale di Francia, praticò fi- 
no dalla sua giovinezza la mortificazione, 
seguì esemplarmente la castità, e fu libe- 
rale co'poveri. Per le sue eminenti doti 
venne innalzato alla sede episcopale di 
Worms; ma gli abitanti di questa diocesi, 
per la maggior parte idolatri, mal tolle- 
rando il di lui zelo, gli fecei*o ogni jorta 
di oltraggi e lo discacciarono. Teodone 
duca di Baviera l'invitò a recarsi nel suo 
paese, ed egli andò a Ratisbona nel 697, 
ove fu ricevuto assai onorevolmente, in 
ravvivò la fede spenta dalle superstizioni 
e dalle eresie introdottesi dopo la morte 
di s. Severino, che 200 anni prima avea 
pi*edicato il vangelo in quelle contrade. 
Converti Raginti*uda sorella di Teodone, 
e questa conversione fu seguita da quella 
dello stesso duca e di tutta la Baviera. Id- 
dio confermò con molti miracoli la dot- 
trina chepi*edicavaRuperto,eil di lui zelo 
propagò la religione anche nelle nazioni 
vicine. Quindi stabiPi la sua sede vescovile 
a Juvava, città allora rovinatisi, ma che 
venne poi rifabbricata e prese il nome di 
Salisburgo, contribuendovi il dùca Teo- 
done. Ruperto fece un viaggio in Francia, 
a£Bne di procurarvisi dei missionari ca- 
paci di Goadruf arlo nelle sue fatiche apo- 



RUP 

itoliche, e ne condusse seco 1 2, con s. E* 
rentruda sua nipote, cui diede il governo 
del monastero di Nunberg, da lui fondato. 
Moiì alcuni anni dopo nel giorno di Pa- 
squa, che in quell'anno cadeva a'27 di 
marzo (alcuni dicono nel 7 1 8), poco do« 
pò celebrata la messa e predicato. In tal 
giorno è ricordato nei martirologi: in Au- 
stria e in Baviera se ne fa la festa ai 1? 
di settembre, giorno in cui si trasporta* 
rono le sue reliquie, le quali si vedono 
a Salisburgo nella chiesa che porta il suo 
nome. * 

RUPERTO (s.). Ordine equestree mi- 
litare. Neil 701 l'istituì Gio. Ernesto di 
Thun arcivescovo diSalisburgo, sotto l'in* 
vocazione di s.Roperto f .""vescovo di quel- 
la città, ed apostolo di Baviera al dire di 
Barooio, acciocché i cavalieri io esso a* 
scritti, fossero pronti a prendere le armi 
per la difesa* della fede cattolica , e del- 
l'arci vescovato di Salisburgo (f^.). L'ar* 
civescovo dopo averne ottenuta l'appro- 
vazione dell'imperatore Leopoldo, a' 1 S 
novembre festa di s. Leopoldo, creò i a ca* 
valieri della piò cospicua nobiltà de'supi 
stati temporali, fra i quajidue nipoti. La 
solenne ceremonia si fece nella nuova 
chiesa della ss. Trìnità, ed a ciascuno dei 
cavalieri Taix» vescovo impose una colla- 
na d'oix>, da cui pendeva una croce smal- 
tata di color violaceo, con in mezzo l'im- 
magine di s. Ruperto, e nel rovescio una 
croce rossa. Seguì alla ceremonia magni* 
fico convito^ al quale furono amoiessi i 
canonici della metropoli tana e molti rag- 
guardevoli personaggi : nef tempo del 
banchetto^ nella fontana posta sulla piaz- 
za dell'episcopio, zampillarono due fon- 
tane di vino a pubblico vantaggio e per 
lieta dimostrazione. Nel dì s^uente altro 
splendido pranzo imbandì il conte Erne- 
sto di Thun,unode'nipoti dell'arci vesco* 
vo e da lui decorato del nuovo ordine, 
dopo il quale seguì una caccia d'orsi e di 
tori. Inoltre il prelato istitutore fondò al- 
cune commende per distribuirsi ai cava- 
lieri, che per 12 anni atesseiH) militato 



RUP 

negli eserciti dell'impero. Pei cavalieri poi 
di giovanile età e non atti alla guerra, l'ar* 
ci vescovo fondò un collegio, ove fosseiQO 
alimentati e istruiti per 12 anni negli e- 
sercizi propri de'cavalieri, ed anche per 
apprendervi le scienze. llp.Bonanni, Ca^ 
ttilogo degli ordini equestri e militari^ p. 
ICQ, riporta la figura d'un cavaliere del- 
l'ordine di s. Ruperto nello stato di Sa- 
lisburgo, ma lo dice originato nel 1703. 
RUPESCISSA Giovanni, Cardinale. 
Francese nato i n Roche-Taisle piccolo ca - 
stello lungi 2 miglia da Lione, fin da fan- 
ciullo chierico di coro nella metropolita- 
na di Lione, poi dottore dell'una e dell'al- 
tra legge, divenne canonico di Roaen e 
officiale di quella curia arcivescovile. Nel 
i 4 1 5 promosso al vescovato di s. Papoul, 
Martino V lo trasferì a quello di Ginevra 
nel 1422 con titolo d'ammmistratore per- 
petuo, dichiarandolo tale anche di Pari- 
gi. Alcuni riferiscono, che nel 1423 01 4^4 
passò all' arcivescovato di Rouen , e nel 

tempo stesso fu scelto a consigliere del 
dipartimento ecclesiastico, ricevendo da 
detto Papa nel 14^9 l'arcivescovato di 
Besancon. Dopo essere stato al concilio 
di Costanza qual vescovo di s. Papoul e 
deputato per la nazione francese, contri* 
bui col suosuffi*agio all'elezione di Mar- 
tino y che lo decorò ancora del titolo di 
patriarca di Costantinopoli: non pare che 
io fòsse d'Aquiteia. Volendo Martino V 
trasferire il concilio da Pavia, ove l'avea 
intimato a tenore de'decreti di Costanza, 
a Siena, per l'introdotta peste nella i .' cit- 
tè, si prevalse di lui per conferire coi se- 
nesi intorno alla celebrazione del conci- 
lio e sua piena libertà. Finalmente a'24 
maggio o 23 giugno 14^6 Martino V lo 
creò cardinale prete di s. Lorenzo in Lu- 
cina , dove propinquo fabbricò un ma- 
gnifico palazzo per comoda abitazione dei 
.cardinali titolari; non che vice* cancellie- 
re di s. Chiesa e arciprete della basilica 
Liberiana. Eugenio IV gli affidò la lega- 
zione di Bologna, ove mori nel 14^7) ^ 
trasferito il corpo a Lione ebbe tomba 
VOL. tix. 



RUR 225 

nel coro metropolitano con magnìfico e- 
logio. 

RUPIT ANI.Eretici Donatisti{r.), co. 
sì chiamati dal latino rupes, montagne, 
rocce, perchè essi attraversavano le mon- 
tagne per portarsi a spargere le loro cat- 
tive dottrine. 

BJUKEMO^B^.Roermond. Città ve- 
scovile àe' Paesi Bassi (F',) nella provin- 
cia e vicariato apostolico di Limburgo, 
di cui parlai nel vol.Lyp.i^S insiemeal- 
lo stato attuale di Ruremonda quanto al- 
Tecclesiastico.Questa cittadelle Fiandre^ 
nell'antico ducato di Gheldria, è capoluo- 
go di circondario e di cantone a i o leghe 
da Maestricht, sulla sponda sinistra della 
Mesa, che vi accoglie la Roer. Sede di tri- 
bunale di i .' istanza, e residenza d'un co* 
mandante di piazza, è circondata da un 
terrapieno con fossa, ed assai bene febbri- 
cata con gran piazza pubblica, collegio, 
manifatture. 11 commercio e la naviga- 
zione vi sono attive. Vi fiorirono i^lcuni 
uomini illustri, come il geografo Gerar- 
do Mercatore, che altri fanno nascere a 
Riipelmonda. Ruremonda nonera che un 
villaggio, che Ottone 111 detto lo Zoppo 
contedi Gheldria fece circondardi mu- 
ra neh 290. Il principe d'Orange la pre- 
se d'assalto contro gli spagnuoli nel i $72, 
e loro la rese poco tempo dopo. Gli olan- 
desi se ne impadronirono nel 1 632, e 3 
anni dopo la ripigliaronogli spagnuoli. La 
maggior parte ne fu» distrutta nel i665 
da un incendio* Gli alleati ne scacciarono 
gli spagnuoli nel 1 702,6 gli olandesi la con- 
servarono sino al 1 716 che la consegna- 
rono agi' imperiali; divenne allora la ca- 
pitale della Gheldria austriaca, e Giusep- 
pe II la fece smantellare. I ft*ancesi se ne 
resero padroni a' 1 o dicembre 1 792, la 
perderono nel 1 793, ma l'anno appresso 
la ripigliarono : riunita allora alla Fran- 
cia, fu capoluogo d'un circondario del di- 
partimento della Mosa inferiore, sino al 
i8i4* Eravì un tempo un'abbazia fon- 
data nel 1 370. Per le suppliche di Filip- 
po 11 re di Spagna, Paolo IV colla bolHi 

i5 



226 R U S 

Super universa^ de' 1 1 maggio i SSg, isti • 
luì il vescovato di RuremondasuSì*aga- 
neo della metropolitana di Malines : gli 
assegnò per territorio f oo terre^ in 56 mi- 
glia di lungo e 3o di largo, compresavi 
la contea Hornense, e gli assegnò 3}000 
ducati d'oro per mensa, da ricavarsi dal- 
le decimc,ei5oo ducati da somministrar- 
si dal re , a cui die il diritto di nomina 
del vescovo. La collegiata delio Spirito 
santo l'eresse in cattedrale, trasferita poi 
nel 1 66 1 nella chiesa di s. Cristoforo, e per 
I .° vescovo Pio IV preconizzò il celebre 
e dotto Guglielmo Lindano (/^.) di Dor- 
drecht, consagralo a Brusselles nel 1 563, 
che Sisto y trasferì a Gand nel 1 588. 
Quanto ai successori, fino aFrancescoLui- 
gi Sanguessa, consagrato nel 1 722, vedasi 
la Gallia chr, t. 5, p. 573, nuova edizio- 
ne. Ne compirò la serie colle Notizie di 
Roma.ij/i.3 Giuseppe Werbroveckd'I- 
pri. 1 746 Gio. Antonio da RobianodiBrus- 
selles. 1 769 Enrico Gio. Kerens di Mae- 
stricht. 1775 Filippo Damiano di Hoen- 
broeck di Ruremonda. 1794 ^io« Batti- 
sta Roberto Va n-Yelde di Brusselles. Pio 
VII neliSoi riunì il vescovato di Rure- 
monda a quello di Liegi {P',), 

RUSADO, RUSAZO oRUSADlTA- 
NO. Sede vescovile della MauritianaCe* 
sariense, nell'Africa occidentale, sotto la 
metropoli di Giulia Cesarea, fbi*se la stes- 
sa di cui parla s. Agostino neìV Episi. 87, 
n.° jo, in cui narra che fu consegnata 
da un vescovo donatista al tiranno Fer- 
mo. Il vescovo Idonio nel 484 ^u esiliato 
da Unnerico re de' vandali, il quale nella 
confèi*enza di Cartagine sostenne i dona- 
tisti contro i cattolici. Morcel li, ^/r.cAr. 

RUSCONI AifTomo JjAmbebto, Cardi' 
naie. Patrizio bolognese, nacque in Cen* 
to a' io giugno 1 743 da illustre famiglia 
denoipinata promiscuamente Rusca dei 
Rusconi, che già nel secolo XII era tale 
in Como, vi signoreggiò, e poi anche in 
^ Bellinzona e Lugano, e nella quale ^ori* 
i*ono pili personaggi che si resero celebri 
nelle armi^ nella toga, per insigne pietà^ 



RUS 

e nelle dignità ecclesiastiche, e tale fu An* 
Ionio ornamento òeW ordine francesca- 
no^ che ne fu eletto ministro generale per 
opera di s. Bernardino da Siena e confer- 
mato da Eugenio IV, dal capitolo com- 
posto di 2000 frati, come leggo nel p. Be- 
no&, Storia niinoriticap, 180, e nella «Se- 
ries EpiscForocorneliensìum I.2, p.278, 
che ricorda pure Vincenzo e BeatriceRu- 
sconi de conti Casali, dell'istesso ordine, 
che meritarono di essere posti nel cala* 
logo de'beati: Nicolò Rusca de'Rusconi 
arciprete di Sondrio, ebbe la gloria del 
martirio nel 16 18 per opera de'calvinisti. 
Furono cardinali Pietro del titolo di s.Su* 
sauna, e Giorgio vescovo di Trento, che 
non riportato da Cardella non ne feci bio- 
grafia. Altri vescovi sono, s. E ut iche, Gio- 
vagoni e Valeriano di Como; Giovanni di 
Verona, Girolamo diCattaro, Giovanni 
di Parma, e Lamperto o Lamberto arci- 
vescovo di Milano, oltre Pier Dionigio 
vescovo d' A matunta nel 1 80 1 . Questa fa- 
miglia, pel cardinale di cui parlo, in vari 
tempi fu aggregata alla nobiltà di Bolo- 
gna, di Ravenna, Auagni, Alatri, Feren- 
tino, Veroli e Foligno, come apprendo 
da Cancellieri eruditissimo, nella dedica 
a questo porporato, che l'eccitò a compi- 
larle (essendone stato governatola e be- 
nemerito, siccome narra Cancellieri, che 
riporta il novero de'suoì provvedimenti), 
delle Native istoriche delle chiede di s. 
Maria in Julia, di s, Gio. CaUbita nel 
Pisola Licaonia, e di s. Tommaso degli 
spagnuoli o della Catena, detta poi dei 
ss. Giovanni e Petronio de' bolognesi, ec, 
Bologna 1823. Il medesimo m'istruisce, 
ed anche nel .Cercato a p. 284 su questa 
opera: Robi Rusca il RuscOf ovvero del 
fH istoria della famigUa Rusca Rusco- 
ni, Venezia 1677, con che mi tengo di- 
spensato di dire altro. Il padre Bartolo- 
meo, siccome dotto e pio, fu sollecito e vi- 
gilante dell'educazione morale e scienti- 
fica di Antonio, contribuendo allo svilup- 
po del suo ingegno, nel fergli apprende- 
re io Bologna le scienze; ed egli vi corri- 



RUS 

spose in modo» che ricevè il grado di dot- 
tore nel gius pontifìcio e cesareo. Portato- 
si in Roma per dedicarsi a disposizione 
della s. Sede, a motivo dell'i nclinazione 
che avea per lo stalo ecclesiastico, il suo 
giusto encomiatore Cancellieri incomin- 
ciò a conoscerlo dal celebre p. Giulio Ce- 
sare Cordara gesuita, ed ivi imparò pre- 
sto ad ammirarne non solo le sue singo- 
lari virtù e la sua edificante condotta, ma 
ancora l'assidua applicazione^illo studio, 
pel di cui più facile esercizio, subito prin- 
cipiò a formare una scelta biblioteca, dal 
suo finissimo gusto poi sempre ampliala, 
ed arricchita di nuovi e preziosi acquisti. 
Clemente XIV lo ammise in prelatura, e 
tra gli abbreviatori di parco maggiore, co- 
me trovo nelle Notizie di Romaj e poscia 
Pio VI lo dichiarò ponente del buon gover- 
no, nella quale rappresentanza gli fu com ^ 
messala visita di varie comuni là dello sta- 
to, cioè le Provincie di Sabina, Marittima 
e Campagna, Ponlecorvo e Benevento; 
onde potè dare prove della sua abilità e 
del suo impegno pel pubblico bene. In se- 
guito di straordinarie e gelóse commis- 
sioni egregiamente eseguite, lo slesso Pio 
VI lo promosse a uditore del camerlenga- 
to, carica già dal Pnpa esercitata, e nella 
quale gli si apri più largo campo di fare 
risaltare la già sperimentata perizia nelle 
materie legali ed economiche, trovandosi 
a contatto del camerlengo cardinal Carlo 
Rezzonico nipote di Clemente XII 1. Di 
poi nel 1801 a'i5 dicembre Pio VII lo 
accettò uditore della s. romana rota, per 
la città di Bologna che lo nominò; per 
cui il prelato per mostrarsi gratoed aCtet* 
tuoso cittadino, fece trasportare dal suo 
palazzo in Bologna a quell'istituto delle 
scienze, secondo i replicati voti degli ar- 
cheologi bolognesi, l'intatta egregia sta- 
tua di Nerone giovinetto, non ancor de- 
pravato ne'costumi, che arringando nel 
senato romano in fiivore de'bolognesi nel- 
la disgrazia d'un rovinoso incendio, ot- 
tenne a fa¥Or di Bologna un generoso sus- 
sidio degno della munificenza di queli'au- 



RUS 227 

gustoconsesso. Dopo le filali vicendedel- 
la 2.* invasione francese, nel 1 8 14 P^^* '^ 
reintegrazione della sovranità pontifìcia, 
prima che Pio VII ritornasse a Roma sua 
sede, commise a mg/ Rivarola{F.)^d'ì ri- 
pristinarvi il papale governo, coadiuvato 
da una congregazione di stalo, membro 
della quale il Papa nominò Antonio. In 
premio di tante fatiche, ed in singolare 
allestatodi vera estimazione efìducia,non 
solo Pio VII nel concistoro degli 8 marzo 
1 8 1 6 lo creò cardinale dell'ordine de'pre- 
ti, ma eziandio vescovo d'Imola, eh' era 
la cbiesa diletta chegovernata nel suo car- 
dinalato, fino a quel giorno aven ritenu- 
ta, per cui il cardinale che avei^ nella sua 
modestia ricusato i Vescovati diComo don- 
de traeva origine la sua fa miglia, e di Cre- 
ma, pel grande onore e distinzione che gli 
si compartiva l'accettò. Il Cancellieri ap- 
plaudì a questa duplice promozione nel l'o • 
puscolo: ProsCy iscrizioni e versi, Roma 
1816. A'29 aprile il Papa gli conferì per 
titolo la chiesa de'ss. Gio. e Paolo, al qua- 
le il cardinale, oltre varie altre benefiioen- 
ze, a sue spese rinnovò la campana fatta 
già dal cardinal Camillo Paolucci, e con 
sua iscrizione e stemma solennemente la 
benedì. Inoltre Pio VII lo annoverò alle 
congregazioni de' vescovi e regolari, del- 
l'esame de' vescovi in sagrì canoni, del con- 
cilio, dell'indulgenze e s. reliquie; quindi 
Io consagrò egli stesso vescovo nella cap- 
pella segreta, in uno al cardinal Riganti 
vescovo d'Ancona, ciò che rilevo nel n.^ 
3 3 del Diario di Roma del 1 8 1 6. Nel lì.*' 
4i poi è detto. »> Lunedi mattina partì 
da questa metropoli l'em.^ Rusconi alla 
Tolta d'Imola, per assumere le pastorali 
cure di quel vescovato. Reca esso a quel- 
la cattedrale 4 calici, uno de'quali d'oro, 
ed un reliquiario, pregiatissimo per il va- 
lore non meno, che per Teccellenza del la- 
voro, doni tutti trasmessi alla detta cat- 
tedrale dall' animo munifico e tenero at- 
taccamento del s. Padre per quella già sua 
particolare chiesa vescovile, essendosi an- 
che degnato accordare aHe dignità e ca- 



228 



uus 



nonici del detto capitolo onorifìcentissì - 
medistinzioni.llsig.^Gio.CaroilloRusco- 
ni (figlio del) germano fratello del lodato 
em.^e maggiore della truppa urbana di 
Bologna, con pontificio breve è stato de* 
corato del titolo di marchese, per la co- 
stante fedelissima adesioneal principato/' 
Oltre l'errore che ho emandato tra le pa- 
rentesi, noterò che il titolo di mai*chese 
non fu concesso al nipote Gio. Camillo, 
ma bensì ai due fratelli germani del car- 
dinale, Pier Dionigio primogenito e Do- 
menico cadetto. Nell'articolo Imola, oltre 
di aver toccato di tali doni, indicai come 
nel tempo dell'invasione francese in Bo- 
logna e Cento i Rusconi ospitarono i mi* 
seri, de'sacerdoti e de'canonici Vaticani, e 
tra essi Rusconi si distinse il mai*ch. Giu- 
seppe fratello cugino del genitoredel cardi- 
nale (e padre del vivente rispettabile mg/ 
Giovanni Rusconi chiericodi camera, con* 
sultore di stato per le finanze^ già vice- 
maggiordomo, ministro delle armi, e dei 
lavori pubblici del Papa regnante). Ivi an- 
cora narrai le principali benemerenze del 
cardinale colla diocesi, e come per cura 
dell'elegante penna del eh. ab. d. Dome- 
nico Marsella, fece decorosamente pub- 
blicare le memone de' vescovi pi*edece8- 
«ori nella sunnominata SeriesAÌ caixlina* 
le non risparmiò fiitica per promuovere 
il maggior bene della sua vasta diocesi, 
visitandola in ogni parte ancorché alpe- 
sti*e, eccitando popolo e clero all'esecuzio- 
ne de'propri dovet*i, non solo con l'esem- 
pio, ma con fervorose omelie e zelanti no- 
tificazioni. Decorò la cattedrale di maesto- 
so altare maggiore, tutto di scelti marmi, 
proporzionato alla magnificenza del tem • 
pio. Nella diocesi colla spesa di cii*ca5,ooo 
scudi edificò la chiesa parrocchiale e an- 
nessa canonica in Poggiolo, indi la con- 
sagrò; avendo così liberata dalla parroc- 
chia la chiesa unita al casino de' vescovi, 
nella villa di Torrano, rinnovando la fab- 
brica, aumentandola e fornendola di mo- 
l>ilio. RistabiPi i cappuccini in Imola e io 
Lugo;i minori osservanti riformati in I- 



RUS 

mola, nel suburbano santunrio della Ma- 
donna di Piratello, e in Massa Loml)ar- 
da; le monache domenicane in Imola e 
in Castel Bolognese, e nella i.' anche le 
fitincescane, nel magnifico luogo abitato 
prima dalle Stefane, donde le alunne di 
S.Giuseppe trasferì nell'adatto locale del- 
le cappuccine, poi occupato dal semina- 
rio, al cui lustro e incremento dedicò la 
sua sollecitudine pastorale. Con diverse 
iscrizioni abbellì Imola, sia nella chiesa 
del monastero delle domenicane, in lode 
di Pio VII suo immediato predecessore, 
che in altri modi. Pio VII nel 1820 lo 
dichiarò legato di Ravenna,ove collocò i- 
scrizioni al piedistallo della statua in bron- 
zo di Alessandro VII, eretta sulla piazza 
di s. Francesco; ed altre nell'aula del pa- 
lazzo apostolico della legatione,dove nel- 
la volta fece dipingere lo stemma genti- 
lizio di Pio VII, e nelle pareti rinnovò 
quelli de'cardinali legati,dal tempo diGiu- 
lio 11, a quello del proprio predecessore, 
già cancellati nelle commozioni politiche. 
Per l'amore che avea per la scienza epi- 
grafica, la quale coltivò con successo, a- 
vendo unito una doviziosa collezione di 
antiche iscrizioni, ne fece generoso dono 
al museo lapidario Vaticano, con piacere 
del Papa e degli archeologi romani, co* 
me leggesi neWElenco de soletti esisten- 
UnelMuseoFaticano^pìihhWcaìo dai d'E** 
ste nel 182 1; e nella prefazione del Mu» 
seo CfUaratnonli descriiio e illustrato da 
JP. jé. Visconti^ e G. A, Guattanù Morto 
Pio VII nell'agosto 1828, gli celebrò so 
Unni funerali, e pubblicò una lettera pa 
storale per eccitare tutti a pregare Dio 
per la sollecita elezionedel successore. Por 
tatosi in Roma al conclave, scélse per Da 
pifero il Cancellieri. L'eletto Leone XH 
subito lo confermò nella legazione di Ra 
venna, che continuò a governare con lo 
devole prudenza, mediante la quale gì 
riuscì definire la vertenza sulla strada 
Faentina, inceppata da 3 anni, e da Ini 
fiitta proseguire, e ridurre quasi al suo ter 
mine con applauso comune.Intanto giua 



RUS 

to il carJinale airetà dì Stsanni compiti, 
si ammalò d*iofermità infiammatoria, ed 
in Imola passò al riposo de'giusli il i.** a- 
gosto del 1825. Nella caltedrale gli fu- 
rono celebrate decorose esequie, ed ivi re- 
stò sepolto col compianto de' diocesani. 
Sarà perenne la memòria di questo am- 
plissimo cardinale, per le molte virtù che 
rifulsero in lui, e lo accompagnarono in 
tutti i nobili impieghi, che con somma lo- 
de sostenne in tempi scabrosi. 11 n.** 6 a 
del Diaiio di Roma del 1 8a5, ne annuo- 
zia la perdita con parole di elogio. 

RUSGONIA,RUSGUNlAoRUSCO- 
NI A. Sede vescovile della Mauritiana Ce- 
sariense, nell'Africa occidentale, sotto la 
metropoli di Giulia Cesarea. Si chiamò 
Colonia Augusta Ruscouia, perchè si cre- 
de che fondasse la città Marco Pinarlo 
Rusca pretore romano, che conquistò la 
Sardegna, pose in rotta i corsi nelSG^di 
Roma, e per aver soggiogati i popoli del- 
la Magna Grecia si vuole aver dato il no- 
me a Rossano. Prese poi il nome d'Au- 
gusta probabilmente per la colonia che 
vi dedusse Augusto o qualche alti*o im- 
peratore romano. Si conoscono due ve- 
scovi: Numerìano che nel 4^9 fu al con- 
cilio di Cartagine, legato de' vescovi dì sua 
provincia; e Bonifacio esiliato nel 484 dal 
re de' vandali Unnerico, per non avere sot- 
tosci*itte l'erronee proposizioni de'dona* 
tisti nella conferenza di Cartagine. Mor- 
celli, /^fr. chr, 

RUSlCADEoRUSICCÀDIA.Sede ve- 
scovile di Numidia nell'Africa occidenta- 
le, sotto la metropoli di Cirta. Ebbe 3 ve- 
scovi: Verulo del 255, Vittore del 3o5| 
Fausti niano del 4 < i • Morcellì, j(fr. chr, 

RUSIO. Sede vescovile della Tracia, 
eretta nel V secolo sotto la metropoli dì 
Traìanopoli,e nel IX divenne arcivesco- 
vato onorario, chiamata anche Topiris, 
Ebbe pure vescovi latini, tra'quali si co- 
noscono, .Giovanni di Chartres, ri nomato 
teologo domenicano, fatto vescovo da Ur- 
bano V nel 1 368;Em*ico morto nel 1 39 1 , 
sul fioir dei quale anno per sua morte 



RUS' 229 

Bo4iifucio IX elesse Enrico Ringourt dei 
frati minori. Oriens chr, t. 3, p. 1098. 

RUSP A.Sede vescovile della Bizacena, 
nell'Africa occidentale,sotto la metropoli 
d'Adrumeto, che si vuole corrisponda a 
Elfagua boi*go della reggenza diTunisi in 
Barberia^ o situata tra il castello Acoli- 
tano e il municipio d'Usilla. Si conosco- 
no 4 vescovi: Stefano esiliato nel 484 da 
Unnerico re de' vandali, per aver profes* 
sato le verità cattoliche contro i donati- 
sti; Fulgenzio distinto per la sua pietà e 
dottrina, consagrato vescovo nel 5o8 e 
morto santamente nel 533;Felìciano che 
gli successe fu nel 534 al concilio di Car- 
tagine, nel quale si trattò de'privilegi del 
monaci; e Giuliano che sottoscrisse la let- 
tera del concilio Bizaceno nel64i all'im- 
peratore Eraclio, condannando gli errori 
de'monoteliti. Morcelli, /4fi\ chrisLj Ar- 
duino, Cotteti, t. 3. Ruspa, Ruspen^ èorsi 
un titolo vescovile in partihusy sotto l'ar- 
civescovato I/I partibiis di Cartagine,che 
conferisce il Papa. Gregorio XVI a'2 7 lu- 
glio 1839 lo conferì a mg.' Romualdo Xi- 
meno domenicano della provincia del ss. 
Rosario, e coadiutore del vicario aposto- 
lico del Tunkino orientale, che fu consa- 
grato in quella regione, con tutte le cere- 
inonie della chiesa cattolica, come ripor- 
ta il p. Guglielmotti, nelle Memorie deUe 
missioni cattoliche nel regno del Tunchi' 
no, p. 241 e seg. 

RUSPlNAoRUSPITA. Sede vescovi- 
le dell'Africa nella provincia Bizacena, il 
cui vescovo Secondo nel 4 1 1 fu alb con- 
ferenza di Cartagine tenuta dai cattolici. 
Morcelli, yifr. chrisL 

RUSPOLI Bartolomeo, Cardinale. 
De'pri ncipi di CerveteriyXìdXo iuRoma a'2 5 
agosto 1 697 di chiaro sangue, di cui par- 
lai nel vol.XLI,p. 190; allorché fu in età 
di vestii*e l'abito prelatizio, Clemente XI 
ne'primi del 1 7 1 9 l'ammise tra'protono- 
tari apostolici, e pei' sua morte meritò che 
il s. collegio lo scegliesse a Governatore 
del Conclave ; incarico eh' egli esei*citò 
con taata vigilaozsi e splendidezza, che 



23o RUS 

reietto Innocenzo XII I^ suo affine, lo pio- 
mosse alla carica di segretario òeMtmO' 
rialij e dopo il di lui breve pontificato 
Benedetto XII 1 non gli diede subito al- 
cuna provvista, finché avendo il proprio 
nipote duca di Gravina sposato la sorella 
del prelato, a' 2 8 novembre if/i^ìo fece 
segretario della s. Congregazione di pro- 
paganda fide ^eoeì seguente annoilPapa 
si portò a consagrare la chiesa di Vigna - 
nello, feudo della famiglia, nella delega- 
zione di Viterbo (/^.). Clemente XII a' 2 
ottobre 1780 lo creò cardinale diacono 
de'ss. Cosma e Damiano, e gli assegnò le 
congregazioni de' vescovi e regolari, dei 
riti, di propaganda, del concilio, della rev. 
fabbrica di s. Pietro, di consulta, del buon 
governo, deirindìce, della concistoriale, 
delle acque, e de confini. Nel 1 784 lo no- 
minò gran priore dell'ordine g^ro5o^'/iii« 
tano in Roma. Indi successivamente lo 
fece protettore dell'ospizio apostofìco di 
s. Michele, dell'ordine de'cappuccini, del- 
le arciconfraternite del ss. Crocefisso, del 
Carmine in s. Grisogono, di s. Angelo in 
Boi'go, degli Agonizzanti, del ss. Sagra- 
inento in s. Francesco di Paola, di s. Eli- 
gio de'Ferrari, della confraternita di s. 
Maria in Via, e dell'università de'mer- 
canti. Lo fu pure della chiesa e ospedale 
di 8. Giacomo, delle monache cappucci - 
neal Quirinale, delle maestre pie, de'mo- 
nacidi Monte Libano in ss. Pietro e Mar- 
cellino, del collegio germanico ungarico. 
Fu del nùmero de*cardinali elettori dìBe- 
nedetto XIV, e fini i suoi giorni in Vi- 
gnanelloa'2 1 maggio 1 74 1 ,d'anni 44 ^^^ 
compiti, compianto per le sue belle qua- 
lità,e per vederlo rapito in robusta età. Il 
corpo fu trasferito in Roma, ed ebbe se- 
poltura nell'ingresso della chiesa de'cap- 
puccini, a tenore della testamentaria sua 
disposizione, sotto una lapide marmorea 
e adorna delle insegne cardinalizie, con 
semplicissima iscrizione. 

RUSSIA, Ritisica, Il più vasto impero 
della terra, nell'Europa settentrionale, 
linmensa monarchia che i geografi dicono 



RUS 

comprendere la 9.' parte circa del con- 
tinente orientale e quasi la 28.^ di tutto 
il globo abitabile, e perciò vuoisi supe- 
rare di molto l'ampiezza del romano im- 
pero, che pure stendeasì dall'isole Britan- 
niche sino all'Eufrate. Dispiegasi nel nord 
dell'emisfero boreale tra 36** 20' e 78" 
si5' di latitudine nord, e tra il 1 7°di lon- 
gitudine est, e I Sa^di longitudine ovest, il 
che forma una longitudine totale di2 1 1^ 
Stendesi questo gigantesco e colossale im- 
pero nel nord dell'Europa, nel nord e nel- 
l'ovest dell'Asia, e nel nord ovest dell'A- 
merica settentrionale. L'Oceano Ghiac- 
ciale artico lo limita al nord; all'ovest so- 
no i suoi confini segnati i.' dalla Tana, 
dai monti Dofrini e dal Torneo, dal lato 
della monarchia svedese; poi dal Baltico 
e dagli stati prussiani; dal Niemen, dalla 
Bobra, dalla Narew e dal Bug, vei*so lo 
stato di Polonia; dalla provincia austria- 
ca di Gallicia, da cui lo separa in parte 
la Podhorce;dal Prut e dal Danubio ver- 
so la Turchia europea. Al sud sono il mar 
Nero, la Turchia asiatica, la Persia, colla 
quale il monte Ararat e l'Arasse servono 
di limite; il mar Caspio, la Tartaria in- 
dipendente, verso la quale segnano per 
assai gran tratto la frontiera il fiume U- 
ral, rUi, il Tobol, l' Abuga, il lago Den- 
ghiz-Kul, ed il Gorkila-Atzu; V impero 
Cinese, il cui confine taglia il lago Balkac 
e siegue il Piccolo Aitai, i monti Sanyask, 
TArgun ed i monti Stanovoi; finalmente 
il grand'Oceano boreale. All'est la Rus- 
sia tocca la nuova Bretagna, cioè i pos- 
sedimenti inglesi dell'America settentrio- 
nale. La pih grande lunghezza di questo 
impero è di circa 3,ooo leghe, e ti*ovasi 
verso il 55^ parallelo; la massima lar- 
ghezza tanto in Europa, compresi tutti 
i paesi Caucasii, sotto il 44^ meridiano, 
come in Asia il ^jT o sotto il 100", è di 
700 leghe; la superficie totale può salire 
a 1,0 1 7,400 leghe quadrate, delle quali 
a6 1 ,000 per l'Europa, 684,000 per l'A- 
sia,e 72,400 per l'Amerìca.Àltri diminui- 
scono di molto tale enorme cifra^ ed affer- 



RUS 

inaoo contenere l'impero russo 3)^j^ooo 
miglia quadrate, delie quali 47)OOo in 
Europa, 276,000 in Asia, 34)00o.in A- 
inerica. L'impero romano al tempo della 
sua maggiore grandezza, si dice che non 
sorpassò 3 00,000 miglia quadrate, e rim* 
pero cinese non ne ha che isS^ooo. li 
tedescoietterato Wichmatin nella sua de« 
scrìzìone della monarchia russa dà un'i- 
dea della vastità di questo impero para- 
gonandolo con diversi stati nelsegueute 
modo. La Russia è più grande della Fran- 
' eia 28 volte, dell'Austria 29, della Sve- 
zia 38, della Confederazione renana 82^ 
dell'impero Ottomano 5, di quello Cinese 
4 778, della Persia 7, del Giappone 39, 
Osserva Tavv. Castellano, che nell'amo 
pia estensione dell'impero russo sì nove- 
rano 1 263 città e circa 263,000 villaggi, 
mentre quasi altrettante città si conten« 
gono. nel regno di Francia, che si calcula 
34 volte più piccolo^ e 5 1 o se ne anno- 
verano nel regno de' Paesi Bassi, il quale 
forma una 3oo.a parte del russo impero. 
Dirò poi con altri geografi, il vastissimo 
impero della Russia racchiude nel suo 
seno i deserti più aridi e i paesi più de- 
liziosi; che sovente nel tempo medesimo 
è ingombro da ghiacci ed avvivato dalla 
più rigogliosa vegetazione; che mentre la 
neve copre le immense paludi della Si- 
l)eria, il paradiso delle rose alle radici del 
Caucaso rimane avvizzito dall'estivo ca- 
lore; offre nel suo mondo morale, siccome 
in quello della natura, una sterminata 
varietà di popoli, di costumanze, di usi, 
di civiltà, di linguaggi, di religioni. L'a- 
spetto generale della Russia offre piuttosto 
una superficie piana che montuosa, né 
vi sono che 4 catene di montagne impor- 
tantissi me:ilCaucaso,i monti Urali,i mon- 
ti Stanovoi o lahlonnoi, e finalmente u- 
na catena, che nella Russia americana 
fiancheggia la costa del grand'Oceano. Le 
altre alture denominate montagne, non 
sono quasi in realtà die colline: le mon- 
tagne vulcaniche della penisola delKamt- 
sciatka sono osservabili per una maggior 



RUS 23i 

elevatezza, e soprattutto pe'Ioro vulcani. 
Le acque di quest'impero trovansi distri- 
buite tra 5 grandi bacini; cioè dell'Ocea- 
no Ghiacciale, del Baltico, del mar Nero, 
del Caspio e del grand- Oceano. Più esteso 
è il c.°, comprendendo in Europa3 fiumi 
principali, la Dvina del nord, il Mezen e 
la Petsciora; in Asia l'Obi, il lenisci, l'O- 
lenek, la Lena,rindihirka e la Kolyma. 
11 Torneo,la Neva, la Dvina del sud o Du- 
na, e il Niemen sono i tributari più no- 
tabili del Baltico. Nel bacino del mar Ne- 
ro, sono in Europa il Dniester, il Dnieper 

Nieper o Boristene, il Bug, il Don che 
cade nel mare d' Azov, il Kuban , ed in 
Asia, il Rioni o Fasi. La parte europea 
della Russia manda al Caspio il Volga, 
che è il maggior fiume dell'Europa; la 
parte asiatica offre nella dipendenza di 
questo mare il Kur che riceve V Arasse. 
Il bacino del grande Oceano è pochissimo 
esteso e presenta soltanto in Asia l'Ana- 
dyr, tributario del mare di Bering, ed in 
America il fiume di Rame o del Control- 
lore. 1 1 maggior lago di Russia è il Baikal 
verso il sud della Siberia, nel bacino del- 
rienisei, il Ladoga, rOnega,rilmen ed il 
Pei pus, che sgorgano nel golfo di Finlan • 
dia; il Belo che appartiene alla parte su- 
periore del hacÌAO del Volga; l'Enara e 
l'Imandra, vicini all'Oceano Ghiacciale^ 
ed il Bolchei che manda le sue acque al 
mare d'Azov, sono i lashi più rimarche- 
voli della parte europa: tra gl'innume- 
rabili laghi de'quali é gremita la Finlan- 
dia, sono più osservabili il Paejiane e il 
Salma. Ingenerale i territorii bassissimi 
che circondano il mar Bianco' ed il Bal- 
tico, e quelli che trovansi verso i limili 
de'bacini di quest'ultimo, del mar Nero 
e del Caspio, racchiudono una moltìta- 
dine straordinaria di laghi, e qua e là 
grandi paludi, come quella di Pinsko o 
del Pripet. Il Tchany e il Samy, nel sud» 
ovest della Siberia, stanno vicini all'lr- 
tisch; il Piasino nel^/nord comunica coU'O- 
ceanoGbiacciale mediante laPiasina.Nel- 

1 ovest dell^ Russia americaaaj vi è il la- 



23a RUS 

go Cholekhovo. La piana superficie della 
Russia, i mari che raccerchiano, i mae- 
stosi fiumi, i grandi laghi hanno agevo- 
lato la costruzione di canali navigabili che 
mantengono dall'una estremità all'altra 
Vive le comunicazioni, ed il traffico fio- 
rente. Un triplice sistema di navigazione 
trovasi stabilito tra il Baltico e il Gispio, 
per mezzo de'canali di Maria, di Tikhvin 
e di Vychnei- Volòtchok che fanno comu- 
nicare il Volga co'Iaghi Onega, Ladoga 
e llmen: ai quali 3 sistemi si congiungo* 
no parecchi altri canali, come quelli di 
Ladoga, di Novgorod o di Sievers, di Svir 
e di Sias. 11 canale di Kubensko del du« 
ca Alessandro di Wurtemberg è destina- 
to a riunire i bacini de'mari Bianco, Ca* 
spìoeBaltico; il canale del NordoSeve- 
j*olekaterinski mette in comunicazione i 
primi di detti bacini. Le acque tributarie 
da un lato del golfo di Finlandia, e dall'al- 
tro del goifodi Livonia, stanno unite me- 
diante i canali di Fellin, di Verro e di 
Velikia-Luki. La congiunzione dei bacini 
del Baltico e del mar Nero formasi con i 
canali della Beresina e di Lepel,d'OgÌQ- 
ski e Royal; fece Pietro I incominciare 
quelli della Hamyschinkaed'l vanov, per 
unire il mar Caspio al mar Nero a mezzo 
del Don e del Volga. 11 nome di Russia 
desta l'idea d'una temperatura freddissi- 
ma; in fatti se si consideri l'altezza della 
latitudine nella massima parte di questa 
contrada, si deve trovarvi un rigido cli- 
ma. Anzi a latitudine eguale, il freddo é 
quivi maggiore che non nella più parte 
degli altri paesi d'Europa, e cresce gene- 
ralmente d'intensità a misura che si pi*o- 
gredisce verso il nord : il paese accosto al 
mar Baltico gode d'una temperatura mo- 
derata, a paragone delle immen^ pianu- 
re che distendonsi tra il Volga ed i monti 
Orali, e de'deserti della Siberia; in quasi 
tutte le parti di questa il freddo é abba- 
stanza violento nell'inverno per far gela- 
re il mercurio. A Taganrog, porto del ma- 
re d'Azov, più meridionale di Parigi e 
situato più di i 2'' al sud di PietroburgOi 



RUS 

il termometro scende basM quanto in que- 
st'ultima città, cioè abitualmente a iS** e 
ao^ R. e talvolta a 26^ e 3o°. Il freddo 
che predomina nelle contrade piùboi*eali 
della Russia non è sopportabile se non da- 
gli abitanti che vi sono accostumati, eie 
cui razze piccole e gracili, conosciute sot- 
to il nome di Laponi e Samojedi, errano 
sulle Spioggie dell'Oceano Ghiacciale: co* 
là notti d'alquante settimane, ed anche 
di qualche mese succedono a giorni assai 
lunghi; una rapida estate basta appena 
allo sviluppo d'una meschina vegetazio- 
ne. All'altra estremità dell'impero, laBes- 
sarabia, la Crimea e le regióni Caucasie 
godono d'un clima delizioso; ma men sa- 
lubre vi è l'aria che non nelle altra parti, 
andandovisi soggetti ad epidemie assai 
fi*equenti. Lo scorbuto e l'emorroidi sono 
fnalattie endemiche in Russia. Se si eccet* 
tuino la massima parte della regione si- 
tuata al di là del èo.** grado di latitudi- 
ne, e le parti montuose, la Russia è un 
paese fertile che potrebbe alimentar mol* 
to maggior numero di abitanti che non 
ha : sopra questa poi*zione capace d' u- 
na coltura vantaggiosa , la metà è data 
all'aratro e somministra ancora aldi là 
del necessario al consumo. Tra i prin- 
cipali ostacoli al perfezionamento dell'a- 
gricoltura devesi porre la schiavitù dei 
contadini, e la incuria che dalla loro coa- 
dizione risulta. Il suolo non entra quasi 
per niente nella stima de' beni fondi; si 
valutano dal numero d'uomini ohe in es- 
si vivono attaccati alla gleba. 11 grano è 
la prima ricchezza vietabile della Rus- 
sia ; abbonda soprattutto in Europa nei 
governi del centro : le raccolte principali 
sono quelle di segala e a vena, poi in meno 
quantità il frumento, i'ot*zo, il miglio, il 
saraceno, il maiz. La lediauka o il frumen- 
to di ghiaccio, é una specie di grano che 
coltivasi nelle regioni setteutrionali,nè te^ 
me il freddo. La canapa coltivasi con at- 
tenzione, eneproduce abbondante quau* 
tità. Il rabarbaro di Siberia è riceroato; 
comune il lupolo e il tabacco, in geuera^ 



RUS ' 

le i frutti sono luediocri; delle nooduole 
se ne fa prodigioso consumo; in varie par- 
ti le uve sonoeccellenli, come in Giorgia 
e in Astrakan; il governo Ta iocoraggian- 
do l'economia rurale. 1 boschi sono pre- 
cipuamente composti di pi ui, abeti ,quer- 
eie, pioppi, ec.: in alcune parti sono selve 
immense, in altre se ne manca. In ragio- 
ne de'diversi climi che ne abbracciano l'e- 
stensione, la Russia ha uu regno auima- 
Je svai'ialo quanto il vegetabile. 1 cavalli 
si trovano da per tutto, tranne nella zo- 
na ghiacciale; sono agili e foi*ti,ed alcune 
razze sono bellissime. 11 cammello serve 
absai di sovente da cavalcatura agli ahi* 
tanti delle steppe; ne'ghiacci del nord il 
rangifero serve da bestia da tiro, da soma 
e da alimento. La specie bovina e la pe- 
corina è mediocre, eccettuate alcune par- 
ti. 1 porci sono comunissimi; vi sono pure 
capre. Abbondanti sono le bestie selvati- 
che, così la selvaggina, massime i volati- 
li, per le svariate penne, e le caccie pia- 
cere favorito della nobiltà. Animali im« 
portanti pel commercio delle pelli sono 
le martore , i zibellini, ed i castori della 
Siberia; le lontre, le volpi, gli scoiattoli, 
gli ermellini, ec.: in Siberia si trova il mu> 
Schio. La pesca è una sorgente immensa 
di ricchezze per la Russia; copiosa e mol- 
teplice è la qualità de' pesci, esseudovi an- 
che le balene. L'educazione delle api è gè- 
neralmeule accuratissima; quella de'ba- 
cbi da seta antichissima nel Caucaso , si 
è propagata trai russi. 11 coccus polono' 
vutn somministra bel colore cremesino. 
La Russia è uno de' paesi più ricchi di mi- 
nerali; produce il platino, abbondanti ini- 
iiiere d'oro, che nel 1847 dierono 87,o5o 
libbre romane;miniere d'argento,di rame, 
di stagno^ di piombo, di ferro, di mercu- 
rio,- d'antimonio, di zinco, di granito, di 
marmi d'ogni colore, di ardesia, di gesso, 
di serpentino, di terra da porcellana, d a- 
uiianto, di diaspro, d'alabastro, di cristal- 
li, di lapislazzuli, di rubini, di topazi,d'ac- 
que marine, d'ametisti, di berilli, di gra- 
liutej di maiachitei di aisoUli, di za(Iuù| 



RUS a33 

di smeraldi, di opali, di calcedonie, d'o- 
nici, d' agate, di corniole, di diamanti. 
Tanto é ricco il regno minerale, che lun- 
go sarebbe a indicare le parti che danno 
le accennate produzioni ; certamente la 
Siberia n'é feracissima produttrice. Vi so- 
no sorgenti salse e laghi , che sommini- 
strano sale bianchissimo. Grande quan» 
tità di petrificazioni si rinviene in Sibe- 
ria. Questo interessantissimo e immenso 
regno non è una terra incognita per le 
visite che vi fecero gli scienziati, ma per 
una ben piccolissima parte ne fu percorsa 
la superficie. Nella primavera del i 852 si 
disse che il conte AnlonioDemidofifavea 
preparato una grande spedizionescienlifì- 
ca nella Siberia,a sue spese e sotto la per- 
sonale sua direzione. L'alta importanza 
della Siberia, per la descrizione fisica della 
terra, fu dimostrata da Alessandro Hum- 
boldt nella classica opera,r^5Ùz Centrale, 
Chiunque si reca a visitare il museo mi- 
neralogico di Pietroburgo, o il gabinetto 
del duod diLeuchlenberg, non può a me- 
no di restare attonito all'aspetto delle pre- 
ziose rarità che dalla Siberia provengo- 
no, tanto rinomata per le sue miniere di 
metalli preziosi. La California e il Brasi- 
le saranno più abbondanti d'oro, ma per 
la mineralogia e per lo studio delle pie- 
tre non ponno stareai confronto della Si- 
beria, la quale è inoltre importante per 
la botanica e la zoologia: le più mirabili 
rarità zoologiche del museo di Pietrobur- 
go provengono dalla Siberia. Vedasi Fi- 
scher, Storia della Siberia^ Pietroburgo 
1 774* Svariatissima,come opulentissima 
è findustria russa^ come ne 'corami, nel- 
le telerie, cordaggì,fiibbricazione d'armi, 
ue'lavori di metalli e di ferro, vetrerie, 
cartiere, raffinerie, stoffe di cotone e se- 
ta, di panni,distillerie pel consumo enor- 
me di liquori, manifatture di cristalli, di 
'arazzi, fiorendovi Torificeria, come l'arte 
monumentale del musaico nel grandio- 
so stabilimento fondato dal regnante im« 
peratore Nicola 1, la cui organizzazione 
aflìdò al celebre professoj^c romano Viu- 



a34 RUS 

cenzo Raffiielli ; la primitiva introduzio* 
ne de'musaici di Roma si deve a Lomo- 
nosowy eccellente poeta e distinto dotto 
inisso. Le manifatture nazionali sono pro-^ 
tette e guarentite da un sistema severo 
di proibizione per quelle straniere» e da 
da diverse provvide misure. Non affatto 
nulla era T industria in questa contrada 
durante il medio evo, che anzi fioriva con 
certo splendore in parecchie città, come 
Novgorod^ Mosca, Kiovia (F.). Parve 
poi che retrocedesse si no al reguo del czar 
Alessio Michelovitzcbe risolvette di rial- 
zarla^ chiamando nel paese artisti e fab- 
bricatori forestieri; ma verso il cadere del- 
lo stesso secolo, Pietro I il Grande le die- 
de un impulso ben vigoroso e le fece pren - 
dere in Europa un grado: nuova chiam»* 
ta si fece attalenti forestieri, e grandi pri- 
vilegi furono agrindustriosi concessi. Pie- 
tro 1 lasciò morendo 2 1 grandi manifat- 
ture, senza contare 1 4 grandi fobbriche 
di tele assai grossolane;! primi suoi suc- 
cessori non seguirono la strada da lui 
tracciata, e 1^ torto o con ragione , sop- 
pressero i privilegi ; nondimeno molto 
crebbe Tindustria in estensione, ma non 
toccò l'altezza della perfezione niaggiore 
a cui sarebbe forse pervenuta, seguendo 
la direzione impressa dal genio di Pietro 
J il Grande. Il commercio interno viene 
favorito da grandi fiumi e da un sistema 
ben inteso di canali; commercio tanto piìi , 
attivo che più vasto paese è la Russia^ ed 
abbonda per conseguenza di climi e pro- 
duzioni più svariate. Per farsi un'idea del- 
l'indole di questo commercio, basta tener 
presenti le ricchezze delle diverse parti 
dell'impero. Pietroburgo e Mosca costi- 
tuiscono due centri di consumo, iKrso i 
quali si dirigono i prodotti dai punti piti 
lontani, e che reciprocamente diffondono 
le ricchezze loro industriali sopra tutta 
quanta la superfìcie di sì immenso paese. 
Pietroburgo è il centroprincipale del com- 
merciale movimento che si opera per mez- 
zo della navigazione , e Mosca di quello 
che 5i fa per le vie di terra ; a facilitai*e 



R.US 

il traffico fra le diverse provincie, ti ten- 
gono in più siti fiere o mettati di consi- 
derazione; la fiera di Novgiorod'Nijni(F',) 
è una delle più celebri d' Europa. Rag- 
guardevole é il commercio che &l la Rus- 
sia collesterno; ma al pari de' rami pri- 
mari deirindustria, anche l'alto commer- 
cio trovasi specialmente in mani stranie- 
re : i nazionali sono attissimi ai piccoli ne- 
gozi mercantili, che formano l'occupazio- 
ne loro favorita. Nel 1788 in Parigi fu 
pubblicato di Gio. Benedetto Scherr, IstO' 
ria ragionata del commercio della RuS' 
5Ì<2,anticoe moderno, le manifatture sta- 
bilite da Pietro I, parlando ancora de' pe- 
si, misure e monete dell' impero e del- 
l'ingegnosa aritmetica russa, che si esegui* 
sce per conteggiare con macchina che 
sembra invenzione d' un cieco , essendo 
formata in una tavola fornita di molti Sii 
di metallo paralleli, in ciascuno de 'quali 
trovansi infilati g globuli simili, che cor- 
rispondono alle nostre cifre numeriche. 
Ivi si dice che si i&tto modo di conteg- 
giare r usarono molti popoli antichi e 
grandi, e sene esaltano! vantaggi. L'at- 
tenzioue del pubblico trafficante si volge 
con interesse verso le crescenti relazioni 
della Russia colla Gina. Nel quadro del 
commercio russo del i845 si rileva, che 
nel totale si elevò in valore a 7 13 milio- 
ni di merci, ed in trasporti marittimi a 
2,200,000 tonnellate. Tuttavolta in con- 
fronto de'suoi 65 milioni d'abitanti, se- 
condo la più comune sentenza, sembra 
poco importante tale cifra, e rappresenta 
appena il 3.° del commercio francese, o 
un poco più di quello de'4 milioni d'abi- 
tanti del Belgio. Ma il governo russo pre- 
vede benissimo l'estensione che non pon« 
no mancare di prendei*e le sue relazioni 
coir Asia. Posto tra la vecchia Europa e 
l'estremo Oriente, esso vede dalla parte 
dell' Asia immense contrade aprirsi alle 
abitudini e ai bisogni di consumo, e pre- 
parare incessanti vie di sbocco ai prodot- 
ti delle manifatture russe. Ond' è che ha 
quasi interdetto per terra sul suo tei^i- 



RUS 

loHo il transito delle merci d'Europa, ed 
inoltra ha investito le sue manifetturedi 
una prolezione, sotto la quale esse fecero 
ultinoamente grandi progressi. La Jegis« 
lozione commerciale russa ha eziandio il 
vantaggio, ch'essa assicura alla popolazio- 
ne agricola un lavoro costante, ed abba- 
stanza jargamentei'etribuito, quando ter* 
mina la coltura delle terre e la raccolta 
de'Ioro prodotti. La Russia negli ultimi 
tempi ha fatto trattati commerciali con 
parecchi stati esteri, aprendogli i suoi por- 
ti. Possiede la Russia sui divei*si mari che 
la bagnano 3o porti, ma quello solo di 
Pietroburgo [F'.) fa idue terzi del traffi- 
co; i più importanti sono poi 7?/^^z ( ^.), 
situato nel Baltico come Pietroburgo; 0« 
dessa (F,) sul mar Nero, di cui fa qua* 
si solo il commercio; Arcangelo sul mar 
Bianco; Astrakan (^.) presso la foce del 
Volga e l'emporio del commcrciodel Bai* 
tico. La Russia asiatica ha i porti di Pe< 
(ropavlovsk, e d*Okhotsk,di poca impor- 
tanza. Le isole KadiakeSitkasonoi so- 
li punti commercianti della Russia ame- 
ricana. Le strade ferrate introdotte anche 
in Russia, grandemente giovano pure al 
commercio, ad onta delle gravi difficoltà 
che presentavano le costruzioni perle ma- 
nutenzioni, a motivo del clima, della ne- 
ve, del disgelo di questa, e quando i fiu- 
mi, torrenti e ruscelli crescono a conside- 
revole altezza. Ma non perciò si atterrì il 
governo, e riroperatore Nicolò I che con- 
siderò di qual peso crescerebbe la prepon- 
deranza del suo grand' impero , ove col 
mezzo di strade ferrate agevolasse I9 coe- 
sione delle sue principali parti e le rav- 
vicinasse così ai confini dell'occidente, ne 
decretò l'esecuzione. Se ne tentò il i !* sag- 
gio da Pietroburgo a Tzasrkoeselo, ed a 
Pavlovsk,e riuscì egregiamente nel 1 838. 
La gran linea da Pietroburgo a Mosca, 
che unisce le due gran meiropoli, inco- 
minciata nel 1 842, nel suo 25,^ anni ver- 
sano la percorse Tìmperatora, come notai 
nel voi. LUI, p. 44> a'20 agosto 1 85 1. Ai 
28 luglio 1846 fu aperta quella del Don 



RUS 235 

edelVoIgn. NcllaRussia meridionale s'in- 
cominciò una linea fra Odessa e Sebasto- 
poli. Vi é il progettodi congiungere eoa 
ferrovia,PietroburgoaCronstadt,di gran- 
de ardimento, ma pieno di utilità: Cron- 
stadt é porto militare nel golfo di Fin- 
landia, ed insieme è porto mercantile di 
Pietroburgo; ivi arrivano tutte le merci 
destinate ali' impero. Indi si fece quello 

. di spingere la linea fino a Porto Baltico, 
percorrendo le splendide ville imperiali 
Peterhoffe Orianenhaum. Altro grandio» 
so disegno sta per essere messo in opera, 
il prolungamento delia strada ferrata da. 
Mosca a Chartaw capitale dell' CJkrania, 
e da Pietroburgo a Teodosia o Caffa 
(V,) nella Crimea; così il Mar Nero sa- 
rebbe congiunlocol Baltico, ed abbrevia- 
ta l'immensa distanza che li separa. Uno 

. de' rami principali di questo gran tronco 
di ferrovia, che da Pietroburgo condurrà 
a Varsavia (V^ e incomincialo. Le prin- 
cipali e più comuni monete russe sono i 
rubli d'argento ed i rubl^d'oro. Il rublo 
d' argento equivale a 4 franchi, ossia a 
bai. 74 ^/^ romani. Il rublo d' oro equi- 
vale a 5 rubli d'argento, corrispondente 
a 20 franchi, vale adire scudi 3 e bai. 72 
I/a romani. 

L'impero diRussiasi di vide secondo al- 
cuni geografi in 5 1 governi che quasi tutti 
portano il nome de'capoluoghi, suddivisi 
in 4i I distretti; comprende di piùilgrai»- 
ducato diFinlandia diviso in7governi,che 
hanno la loro amministrazione partiooJa- 
i*e, eio Provincie, 2 distretti ed un paese, 
che la loro poca importanza impedì di am- 
mettere al grado di governi. La Russia 
americana forma una divisione a parte, 
la cui SQvranitàèaffidataadunacompa^ 
gnia di negozianti. Invece Balbi ecco co* 
me divide l'impero Russo: io graudidi* 
visioni, comprendenti 54 governi, ciascu- 
no de' quali é diviso in piti circoli, o di- 
stretti; più il regno di Polonia {F^. Le 
Provincie e le capitali o capoluoghi che 
riporterò in carattet'e corsivo, hanno ar« 
ticolr io questa mia opei*a. i .* divisioDe. 



2 



36 



RUS 



La Russia Baltica oproviocie del Baiti» 
co, che comprendoDo te pi'ovincìe e go- 
verno di Ingria, eoa Pietroburgo per cu- 
pitale; FÌDlandia, con Àbo (di cui uel voi. 
LIV, p. 77); CisloHia, cou Revel (ne feci 
cenno a Pietroburgo ); Livonia ( meglio 
a Prussia), con Rigaj Curlandia, eoo Mit- 
tau. a/ La Russia Grande^ con Mosca 
per capitale; Saiolensko,con SmoUnskoj 
Pfthow,con Psho w o Pleskow, Twer, con 
TWer^'No wgorod,con Nowgorod- P^eliki; 
Olonetz, con Petroza vodsk; Ai^caogelskoi, 
con Arcangelo; Wologda , con Fologdaj 
Jaroslaw, con Jaroslaw; Kostroma, con 
Kostroma; yiudaiir,con FladtnirjKish" 
liei Nowgorod , con Nisbnei Nowgorod ; 
Tarnbow,con 71i/ii^ow;Rezan,con/{ezara; 
Tuia, conTulaj Kaluga, con Kaluga; O- 
rei, con Ore!; Kursk, con Kursk; Yoro- 
nez, con Yoronez o Voronces, S.^La Rus' 
sìa Piccola ( altri la chiamano Rutena 
altri Rosso, della quale fanno capitale ol- 
tre Kiovia, Lemberg o Leopoli)^ Kiovia, 
con Kiovia per capitale; Tschernigow,con 
Tschernigo vro Techerfdgow,V\x\ ta va ,con 
Pultava; SlobodsCJcrania, con Karkow. 
4.* La Russia Meridionaleo Nuova RuS' 
sia, EkaterinosiaWy con Ekaterinoslaw, 
Kerson, con Kerson o Cherso (anche nei 
voi. Ll,p. 234, eLIY, p. 77), ed Odes» 
sa; Tauride (o Tauris nella Crimea, di 
cuiaPBRsiAe nelvol.LII, p.i3o; la Tau- 
ride all'erezione del l'arcivescovato di Mo- 
hilow fu assoggettata alla sua giurisdi- 
zione spirituale), con Simferopol, e Cqf 
fcij Cosacchi Donski o del Don, con 
Tcherkash ; Bessarabia (della quale a O- 
bessa), con Bender. 5.' La Russia Occi» 
denlalcy Lituania^con PF'Unaj Ovodno, 
con Grodno; Bialystock, con Bialystock. 
6.' La Russia Nera e Russia Bianca (o 
Rutena),Witepsk,con Witepsk o Witep* 
scoj M.oh.\\ow,conMohilowj Alinsk, con 
i^i/i^A:; Yolinia,conZ{Vo/nir^* Podolia, con 
Kaininieck. 7.* La Russia Orientale, re- 
gno di Casan o Kasan nell'antica Bui' 
^a/va^Casan, con Casan (di cui a Mosca); 
Wiuctka, con Wiactka; Perm con Permj 



RUS 

Simbirsk,con Sìmbirsk; Pensa^con Pensa. 
8MI regno ifAstracanySwatOYr, conSa' 
r^ilow(dicuia Mosca e uel voi. LI,p.3a4^ 
Astracan, con Astracan (dì cui a Mosca); 
Cauca8Ìa(di cui nel voi. XL V, p. 1 54),coa 
Ekaterinograd; Oramburgo, con Ufa; 
Grusia o Guria (della quale nel vol.XXX, 
p^ 261) in Giorgia^con Tiflisj Kirghi- 
si, nella Tartarìat^Wxì ramministrazìo* 
ne dei regno d'Astracan sono pure tutti 
i nuovi conquisti dalla Russia fatti sulla 
Persia , come Erivan ( di cui riparlai a 
Patriarcato Armeno e Persia, e se ne 
formarono i governi di Grusia nomina* 
ta e corrispondente alla Giorgia, e d' I- 
mei-ezia;^/i/i|^re/Mi(nel quale articolo par- 
lai ancora d'Imerezia o Imiretta, del Cau- 
caso, contrade in tutto o in parte corri- 
spondenti all'antica Colchide) ; Circassia 
(di cui a Minor EU a) e Cabardia popolata 
dagli antichi cesari; Ossezia, ed altre prò* 
vincie e luoghi soggetti alla Russia o per 
tributi. Le prò vincie armenesi dividono 
in Provincia Armena, nel Chirvan oScir« 
van, inJakoutsk, Imerezia, Mingreliacol* 
r Abasia, ed Omsk. 9.' Russia Asiatica 
o Siberia (delia quale a MoscA),e Toboisk, 
con Tobolskj Tomsk, con Tomsk; Jenis- 
seisk, con Krasnojarsk; Jakoutsk, con Ja- 
koutsk, Irkoutsk, con Irkoutsk, e la pe* 
n isola Kamtschatka, le isole Kurìli , A- 
leutizie o Aleuziane, Sindow, la Nuova 
Zembla o Terra Nuova grand' isola, la 
Nuova Siberia altra grand'isola del mar 
Ghiacciale. 10.* Russia Americana sco- 
perta nel 1 7 1 8 da Behering e neli 748 da 
Tchirikof; di visa in5 grandi provinole e he 
prendono nome dalle tribii che Tabi ta- 
no, cioè Koniagi, coU'isola Kadiak, Ke- 
naitzi, Tciugatzkaia, Ugalaki, Koliugi, 
coli' ìsola Silka e con Nuova Arcangelo. 
Bisogna confessare , che per l'estensione 
immensa di quest'impero, di cui moltis- 
sime parti sono remote e con denomina- 
zioni dilTerenli , per quanto riportano i 
geografi, riesce penoso il doverne dara 
un puro cenno, possibilmente meno ine* 
satto. Ripeterò, che non solo feci artico- 



RUS 

li per le provincìe ecittà TeicoTili che ri- 
marcai in corsivo, ma altri ancora che 
appartengono a quest'impero, oltre quel- 
li che appartengono a Polonia, Litua^ 
niay i^/po/i/a, ec, e ne'quali riportai mol- 
tissime notizie storiche, sia riguardanti la 
storia civile dell'impero russo, sia ri- 
guardanti la ecclesiastica antica e moder- 
na. Negli ultimi 4 secoli dell'impero rus- 
so, con tutte le vicende contìnue dì guer- 
re intestine e straniere, di rivoluzioni e 
d'innovamenti, grandissimo é stato l'au- 
mento tanto del territorio di questa mo- 
narchia, quanto de'sudditi governati. Le 
memorie più certe del 1462 non davano 
alla monarchia stessa che un solo milione 
di miglia quadrate inglesi, e la misura del- 
la superficie fatta nel declinar del 1 85 1, 
porta sino a qualche cosa di più di 22 mi- 
lioni di tali miglia. La popolazione del 
1462 tuttoalpiùgiunseaSmilionid'ani- 
me, mentre nel i85i venne computata 
di 65 milioni : dunque l'estensione del 
suolo dominato è divenuta 22 volte mag- 
giore, e la popolazione 1 1 volte più nu- 
merosa. Se nella Russia il popolo fosse di- 
stribuito con qualche eguaglianza nel va- 
sto tetTÌtoriodeU'impero,il risultato detto 
poc'anzi argomenterebbe, che percontra* 
rio di quanto avviene nel resto dell'Eu- 
ropa e del mondo incivilito, la popolazio- 
ne vada scemando in modo spaventevo* 
le. Ma la conseguenza è lungi assai dall'es- 
sere giusta, poiché nell'impero russoquel- 
le poche Provincie che sono state sempre 
esono tuttavìa popolose, vanno anch'esse 
aumentando in coltura ed in gente: tutto 
il resto, come le parti asiatiche, in gene- 
rale sono vasti possedimenti di terra, più 
o meno squallidi e deserti, secondochè più 
radi o meno vi si trovino i coloni, che 
quasi ne sono gli unici abitatori. Gli sforzi 
fatti dai czar in diterse età, per popolare 
questi loro tenimenti, riuscirono di trop- 
po piccolo vantaggio , se si considerino 
gli allettamenti succennati d'ogni specie, 
e gl'inviti e le promesse fatte ai forestieri 
che vi si volessero stanziare: viaggio grsf 



RUS 237 

tuito, casa da abitare, stnimentì, bestia- 
me, semenze, e campi da coltivare, esen^ 
zione della leva militare, e tutti i favorì 
e privilegi possibili a conciliarsi colle lég- 
gi del paese. Le colonie riuscite a prospe- 
rare, con queste sì ampie concessioni, so- 
no le alemanne; tanto quelle fermatesi 
sulle sponde della Molochna al di là del 
Dnieper, quanto le altre stabilitesi nelle 
adiacenze di Odessa. I moldavi e i bulgari 
delle provincìe ottomane, sono forse i più 
antichi coloni entrati nella Russia,ed han- 
no seguito le condizioni guerresche de'Io- 
ro paesi nativi: ogni occupazione russa 
originava colonie, ogni trattato di pace 
le restituiva al turco. Gli alsazi tentarono 
ancor essi a cercarvi fortuna, ma furono 
sventura ti, e scorso qualche anno dovero- 
no partirne miseri più di quando v'en- 
trarono. Il sistema coloniale fu coadiuva- 
to dalle concessioni di terreno, fatte o per 
ragione di premio, o per incoraggimento 
d'industria ai sudditi russi, e questi hanno 
contribuito assai più che i coloni a4li- 
minuire gli steppi a forza di fiiticose col- 
tivazioni. Verso il centro della parte eu- 
ropea, la popolazione è più compatta e 
cresce con maggiora rapidità: la provincia 
che offia maggior numero d'abitanti per 
lega quadrata éMosca,che ne conta2,32 3; 
quella che ne ha meno é Arcangelo, nella 
quale non se ne trovano più di 1 6 per le- 
ga quadrata. I governi di AJosca^ Tuia, 
Kursk ePodolia, posti per la maggior par- 
te nella zona temperata dell'impero cen- 
trale, godendo del più bel clima, hanno 
la più forte popolazione nel la Russia eu- 
ropea, e contano tutti oltre 2000 abitan- 
ti per ogni miglio quadrato: all'incontro 
le provincìe del Caucaso, ed i 3 governi 
dell'alto Nord, Wologda, Olenetz,e Arr 
cangelo la più debole^ in essi contansi per 
ogni miglio quadrato molto meno di 200 
abitanti, e nell'ultimo soli 70. Altri cal- 
coli riferiscono che la popolazione della 
monarchia cresce in propomone molto 
maggiore dell'estensione; e che nondime- 
no la JElussia èmicoi'a lontana dall'avere 



^38 RUS 

un numero crabitanti in relatione colla 
sua grandezza e co'suoi mezzi. Inoltre la 
popolazione di quesfimpero componesi 
di elementi sommamente eterogenei : la 
grande maggioranza appartiene alia raz« 
za slava, che da se sola conta44 niilioni 
d'individui; razza che comprende de'rus* 
si, de'polacchi, de'bulgari e de'serviani. 
I primi in numero di circa 4^ milioni for- 
mavano un tempo una quantità di tribù 
di diversi nomi, ed oggi ancora si tlistin- 
guono in grandi russì,che abitano la par- 
te centrale della Russia europea e sono 
ì più numerosi, e in piccoli russi, nel no- 
vero dei quali pongonsi i russniacì sparsi 
•nelle provincie occidentali, e la maggior 
parte de'oosacchi. Di questi, per l'interes- 
se che destarono, dirò qualche cosa. I co- 
sacchi saporoghi, cioè quelli che abitano 
al di sotto delle cataratte del Dnieper, 
dogli antichi chiamato Boristene, benché 
in principio non fossero che pochi masna- 
dieri, raccolti e riuniti insieme dalla spe- 
ranza del bottino che facevano sui tur« 
chi, sui russi e sui polacchi, in mezzo ai 
quali si trovavano, crebbero poi a segno 
di poter formare numerose armate di più 
di 1 00,000 uomini, i quali fecero tremare 
i czar di Mosco via, i re di Polonia ed i 
gran sultani sui loro troni. £ tanto più 
si rese ammirabile Taccrescimento di lo- 
ro popolazione e formidabile potenza, in 
quanto che tali barbari escludevano le 
donne dalla loro società, e non risarciva- 
no le loro perdite che co'malvivenli edi- 
sertori di tutte le nazioni, che accorreva- 
no fra loro, invitati o dalla fama de'loro 
ricchi saccheggi o dalia gloria delle loro 
armi. Dalla metà del iX secolo in poi essi 
fecero gran figura in tutte le guerre del 
nord, e la vittoria quasi sempregli accom- 
pagnò.Tuttavolta la nazione proprìamen- 
te più non esiste, dopo che grimperatori 
russi tolsero ad essa il paese che abitava. 
La loro storia militare non presenta che 
feroci e luttuosi quadri d'incendi, di de- 
vastazioni, di stragi, di orrori, che più o 
meno accompagnarono tutte le guerre. 



RUS 

Singolari furono gli usi de'cosaochi sa- 
poroghi, che più .non esistono, ed anche 
de'ioro fratelli i cosacchi deirilkraniao 
piccola Russia, che eccettuatone lo statu- 
to di non aver donne fra loro, nel resto 
non differiscono gran fatto dai saporoghi. 
«•Questi saporoghi portavano per loi'o di- 
stintivo una lunga ciocca di capelli, non 
più grossa del cannello d'una penna, la 
quale scendeva dalla cima del capo, meo- 
tré il resto era affiitto raso. Questa coda 
in loro lingua chiamavasi sciubra^ e ne 
facevano tanto caso, che se un cosacco la 
strappava per qualunque accidente ad un 
altro, dovea pagargli 5 rubli. Nella pic- 
cola Russia alcune volte il signore d'un 
villaggio fa ballare i suoi contadini di- 
nanzi al suo castello, ed egli slesso colla 
sua moglie ed ì suoi figli non isdegna bal- 
lare con loro. Ora dee sapersi chei vii* 
laggi dell'CJkrania sono per lo più attor* 
niati da folti boschi, ove i contadini, te* 
mendo le incursioni de'tartari, vanno ad 
appiattarsi in tempo di estate. Benchèque'» 
sti contadini sieno servi, hanno però da 
tempo immemorabile il diritto di rapire, 
ballando,una fanciulla, quand'anche fos- 
se la figlia del loro signore, purché all' uso 
degli antichi spartani lo feccianocon gran 
destrezza, poiché altrimenti sarebbero ro- 
vinati. Riuscendo dunque loro l'impresa, 
portano via la loro preda e vanno ad a- 
scondersi ne'vicini boschi. Se possono ri- 
manervi ascosi per ^4 ore, vengono asso- 
luti dal loro ratto, e possono sposare la 
fanciulla, purché essa vi acconsenta; ma 
se son presi dentro le 24 ore, senz'altra 
forma di processo perdono la testa. " Nella 
Russia piccola erano severissime le l^i 
controia fornicazione, l'adulterio e l'omi- 
cidio. Se una fanciulla partoriva clande- 
stinamente, si legava coi capelli alla por- 
ta della chiesa, e chi v' entrava le sputa- 
va in faccia e ricolmava d'improperi* Se 
una maritata era colta in fallo, sì seppel- 
liva viva sino al collo, e si lasciava morir 
di fame e di sete. Quando un cosacco a 
caso premeditato uccideva alcuno, si le* 



RUS 

gava tìvo sotto la bara del cadàvere di 
soa Tittiroa, e ambedue così unfiti si9ep^ 
pelliTano. Ad onta della loro fei*ocia, i co« 
sacchi sapdroghi erano ospitalieri: le loro 
kurtne o case erano sempre aperte ai vian- 
danti, i quali potevano entrare e man- 
giare, ancorché wjx\p fosse in casa, ma 
non potev&nò portare via nulla. Abbiamo 
gli jinna li della PìccolaRussiafissiaUto* 
ria de* Cosacchi Sa poroghi e de'CosaC' 
chi delt Ucrania, dalla loro origine ai 
nostri tempi, seguita da un compendio 
dell'istoria degli Etmanni de Cosacchi y 
tradotti con note da Gio. Benedetto Sche* 
rer, Parigi 1 789. 1 polacchi si trovano nei 
governi di Volinia , Podolia , Grodno, e 
nella provincia di Bialistok. Pfon si con- 
tano che circa 3o,ooo bulgain e servia- 
ni, nel governo di Kerson. La razza letto- 
liluania, composta di quasi i,5oo,ooo in- 
dividui, è sparsa ne'governi deirocciden- 
te. La razza finnese, una volta numerosis- 
sima , non annovera presentemente pili 
di 3 milioni d'individui : predomina nel- 
la regione boreale, ed i popoli de'quali si 
compone sono i finlandesi o suomi, gli e- 
stonii, i livi, i krivini, i laponi, i siriani, 
i permii, i voguli, i ciuvasci o tchu vachi, i 
ceremissi o tchermissi,i morduani,i mech- 
ceriaki o mechtcheriaki, i tetperi e gli o- 
stiaki. La razza samoieda, che abita più 
di tutto le coste del rOcea no Ghiacciale in 
Asia, pare che si confonda colla preceden- 
te. Trovansi in Siberia alcune tribù del- 
le razze mongola e mandsciti, quali ikal- 
ka ed i tungusi. La razza turca conta due 
milioni d'individui. Fra le popolazioni che 
ne dipendono, osserva usi i tartari di Ka- 
zan e d'Astrakan, i nogai, ikirghiz, iba- 
ckiri, i bukari,i iakuti. Comprende la raz- 
za Caucasia de'giorgiani, degli armeni, e 
varì piccoli popoli; circa due milioni d'a* 
nime. La razza valaca in Bessarabia più 
non conta di 100,000 individui. All'estre- 
mità orientale della Siberia incontransi 
de'kamtsciadali, de' kurili, ciucotci ossia 
tchuhotchi. Notansi nella Russia amert> 
cana i kitegui, i kovicagi| i kenaiti, i ciu- 



RUS 289 

gaci otchitgalchi. Vi sono circa 4oo,ooo 
tedeschi, sparsi sopra tu Ita la superficie 
dell'impero; compongono essi la cittadi- 
nanza e la nobiltà de'govemi di Estonia, 
di Livonia e di Curlandia,ed in parte del 
governo di Pietroburgo; formarono essi 
delle colonie sulle due sponde del Volga. 
Molti svedesi trovansi in Finlandia e nel- 
r Estonia. Tra gli altri stranieri stabiliti 
in Russia,sipossonocontare2 1,000 greci, 
1 5,000 tajiki, 6,200 arabi, 6,000 francesi 
e inglesi, 1 20odanesi, 1 0,000 indi e boemi. 
Quando si ha idea della varietà delle raz- 
ze e della moltitudine de'popoli agglome- 
rati in questo impero, si può apprende- 
re senza stupore che vi sono in uso ^o 
linguedifferenti, e chea queste lingues'in- 
nestano in follai dialetti particolari. Sen- 
za entrare nella nomenclatura di tutti sif- 
fatti idiomi, diròche que'della razza sia- 
Ta in Russia parlano sopra tutto due lin- 
gue , il russo ed il polacco , derivate da 
una fonte comune, l'antico slavone, la 
quale è lingua madre accresciuta o modi- 
ficata dal cristianekimo, che vi ha intro- 
dotto una moltitudine di vocaboli greci, 
dalla dominazione de' tartari, che la ca- 
ricò di termini turchi e mongoli, e si è a 
poco a poco trasformata in russo. L'idio- 
ma primitivo rimase pertanto come quel- 
lo delle scienze e della liturgia sino al tem- 
po di Pietro I, in cui prevalse ne'libri il 
russo^ come avea già prevaluto nell'uso 
comune: a tal tempo, un passo immenso 
neirincivilimento occasionò l'introduzio- 
ne d'un gran numerodivoci nuove,pre- 
se dalle altre nazioni europee; finalmen- 
te, tra le mani di alcuni abili letterati la 
lingua si stabili. L'alfabeto composto prì- 
ma di 43 lettere, fu ridotto a 87, tra le 
quali parecchie sotio prese dal greco ed 
altre dal latino; alcune riuscendo di(Bci- 
lissime da pronunziare agli stranieri. Non 
sono le forme grammaticali troppo fissa- 
te, e le coniugazioni sopra tutto molto ir- 
regolari. Del resto, è la lingua russa ric- 
ca, sonora, flessibile, ed ha ingenuità ed 
eleganza : notabilissima si rende la varie- 



24o R U S 

ta delle termimizìoni. Vi lianno in Rus* 
sia pochi dialetti volgari; il linguaggio del* 
le campagne quasi non difTerisce da quel- 
lo delle città. Esistono pei*ò 3 principali 
dialetti, quelli di Pietroburgo, dì Mosca 
e d'Arcangelo. Il piccolo russo usitato nel 
sud-ovesty differisce sotto alcuni rappor- 
ti dnl russo propriamente detto o gran 
russo. Dell'idioma russo trattarono :Car« 
pentirr, Elemens de la langue nisic^ s. 
Pelei*sboui'g 1 768. Dizionarietto russo, 
Odessa 1 846. P. Gioacchino, Grammati' 
ca della lingua cinese pe' russi^ Pietro- 
burgo! 838. Holstandiges, Deutsch Rus- 
sisches lexicon, s. Petersbourg 1 798. Giu- 
seppe Kavalerski, Ristretto della grani' 
matìca mongolia in russo, Rayeni835. 
Memorxki , Grammatica russa , Mosca 
1823. Weìstmann, Dizionario russo, la» 
tino, tedesco, Pietroburgo 1782. G. Zo- 
rìtsch, Exercices théoriques etpratiquei 
pour la traduction du russe enfranqais, 
8. Petersbourg i83o. 

La popolazione dell'impera russo è par- 
tita in 4 classi : la nobiltà, il clero, il 3.** 
statode'cittadini o uomini liberi, ed i con- 
tadini o servi della gleba o schiavi. Sono 
cii*ca 1 5o,ooo le fàmiglienobili, il che può 
darepìùdì 750,000 individui,nel qua! nu- 
mero se ne calcolano 4 > |000 residenti a 
Pietroburgo ei5,ooo aMosca. Formico- 
lano i nobili nelle provincie polacche; in 
Podolia segnatamente se ne conta quasi 
uno imo uomini, ma la più parte vivono 
nella miseria , essendo le proprietà con- 
centrate nelle mani d' alquante famiglie 
potenti. In queste medesime provincie, co- 
me anche nelle provincie tedesche, solo i 
nobili ponno posseder beni fondi a titolo 
ereditario; non è lo stesso nel rimanente 
della Russia. I diversi titoli di nobiltà so- 
no quelli di kniazo principe assai comu- 
ne, di boiardo, okolnitch, conte, ec. ; nel 
governo di Tuia meglioche 100 famiglie 
godono il titolo di knias: tutti i membri 
d'una famiglia ereditano il titolo stesso. 
1 privilegi della nobiltà consistono nell'e- 
senzione dall'imposta personale e dalser- 



RUS 

vigio militare, e nell'immunità dalle pene 
corporali; negli affari contenziosi va sog- 
getta a giudici tratti dal suo seno.Le prero- 
gative e condizioni del clero, le dirò in se- 
guito, con quanto pubblicò il filippino te- 
desco p. Theiner rinomato perle sue ope- 
re, insieme ad altre generali nozioni assai 
importanti. Il 3.^stato composto degli uo- 
mini liberi*, non appartenenti ne ai nobili 
né al clero, è diviso in due classi : gli abi* 
tanti delle città, mechcianin o cittadini, 
e quella degli abitanti de' borghi e delle 
campagne, raznocinlzi,cioè gente di va- 
ne condizioni. Gli abitanti delle città go- 
dono d' alcuni privilegi generali; i mer- 
canti forestieri o di un'altra città hanno 
pure i loro particolari, come ne hanno gli 
stati inferiori. Tra le genti di condizione 
libera si ponno contare intiere popolazio- 
ni, sebbene soggette alla Russia, tali sono 
i cosacchi, i calmucchi, i backirì, ec., le 
quali popolazioni non vanno soggette al- 
la capitazione o testatico, somministran- 
do soltanto un contingente in truppe e 
talvolta una contribuzione in denaro.For- 
temente tassati sono gli ebrei, e dal 1 8a6. 
in poi soggetti al reclutamento. Final- 
mente i contadini astretti alla gleba o 
servi, sono quali schiavi proprietà della 
corona e de'nobili, al modo'che dirò^col 
citato p. Theiner ; imperocché la civil- 
tà non è ancora in Russia avanzatissi- 
ma. Prima di tutto è essa inegualmente 
ripartita,in ragione della differenza delle 
posizioni geografiche: i popoli della ge- 
lida Siberia sono tuttora, almeno in gran 
parte, mezzo selvaggi, mentre le popola- 
zioni dell' occidente partecipano ai lumi 
europei. Ma la Russia occidentale istessa 
non si è posta che tardi tra le nazioni in- 
civilite; poco ella creò, più agevole trovan- 
do il prendere dagli altri a prestito il frut« 
to delle loro fatiche : dal che ebbe. a ri- 
sultare che le alte classi si sono illumina- 
te a pochissime spese ed in tempo bre- 
vissimo, mentre le classi inferiori rimase- 
ro immerse nelle tenebre più dense; e i\è 
parimente risultato che la civiltà rusi# 



RUS 

pi*e!»e un carattere superficiale e d' imi- 
tiìztone, tranne pochissime eccezioni. Dice 
Schnitzier. » La nobiltà e le elassi indù* 
stri parlano le principali lingue d' Euro- 
pa, soprattutto il francese; conoscono le 
invenzioni e le scoperte che si fanno sopra 
tutti i punti del globo; non restano estra- 
nee ai perfezionamenti che vi si apporta* 
no air economia domestica e rurale , ai 
processi tecnici, a Ila sfera dei pensiero; se- 
guono i dibattimenti politici di tutte le 
nazioni; adottano quanto in tutti i luoghi 
si aggiunge ai comodi delia vita; quindi 
loro non isfugge alcuna variazione nel ve* 
stir de' parigini, e son sicure di subodo* 
rare tutti i segreti della gastronomia, dai 
quali ponno ripromettersi nuovi diletti. 
1 membri di tali classi recano nella vita 
comune un'attitudine, un tatto, un'aggiu* 
stntezza di vedute ammirabili , pongono 
urbanità e modi eleganti nelle loro rela- 
zioni sociali; hanno grazia e dignità nel 
contegno, facilità, sino pieghevolezza nel 
carattere. Ciò che si può loro rìmprove* 
rare si e di starsene alla superficie delle 
cose, di toccar di volo gli oggetti ne'qua* 
li si occupano,di non conoscere delle scien* 
zese nonilperisliliooleparti usuali, quel* 
le negligendo che formano il carattere, 
che nobilitano Tanima, che la nostra spe- 
cie aggrandiscono a'suoi propri occhi; si 
è di sagrificare la sostanza alla forma, la 
solidità allo splendore, il bello all' utile, 
l'utile stesso al piacevole. Il nucleo della 
scienza ei lo disdegnano; amerebbono be- 
ne i risultati, ma danno addietro all' a* 
spetto de'sagrifizi ". Intorno al carattere 
russo, aggiunge Schnitzier. t> Il russo è 
buono, preveniente, servizievole, ed emi- 
nentemente ospitale; la sua gentilezza gli. 
dà una cert'aria di buon tuono che par- 
la in suo fa vore;gioviale,attivo, petulan- 
te ancora, la sua fisionomia annunzia dei* 
Tinteli igenza. Coraggioso sino alla teme- 
rità , è paziente al più alto segno; se ha 
poca perseveranza ne' suoi lavori, riesce 
ad un bisogno di una costanza a tutte pro- 
ye. Del pari che bppeoa conosce il tifliio- 

VOL. lilX. 



RUS a4( 

re, si lascia pur di rado impacciare ; ha 
vivace la risposta, il giudizio giusto, e lo 
spirito suo fecondo noi lascia mai sprov- 
veduto; son sempre a sua richiesta mille 
spedienti,e la destrezza n'è mirabile. Som- 
messo alle leggi del suo paese , quando 
pur pesano sopra di luì , é fedele al suo 
principe, ed ama la patria, di cui si van- 
ta, e che l'ignoranza gli fa riguardare co- 
me infinitamente superiore a tutte le al- 
tre. Religioso, ed esatto nella pratica dei 
doveri dalla chiesa prescritti, distribuisce 
pure frequenti elemosine a'poveri, ed o- 
nora i defunti di cu Ito scrupoloso. Abbor- 
da senza tema il suo signore, ed ardisce 
parlargli fì'ancamente, né manca di cer- 
ta facóndia; il suo linguaggio è metafori- 
co ed insinuante, tenendo spesso della poe* 
sia. Celansì infondo al cuore passioni ar- 
denti, che sono terrìbili se scoppiano, la 
vincono facilmente sul capitale di bontà 
che incontrastabilmente nel russo si ri- 
trova; allora e la sua gentilezza e le ma- 
niere distinte danno luogo ad unabruta* 
lità chesi esala ne'discorsi più crudeli e più 
abbietti : supera il suo giurare in rozzez- 
za quellodegli altri popoli; fecondo in in- 
veltiveributtautiylevomitacontantomi- 
nor riserva che di rado deviene a vie di 
fatto. Tutta volta quella sua fierezza ap- 
parente si umilia al minimo bagliore di 
•possibile lucro; bacia il lembo della veste 
e il braccio a quelli cui vien supplicando; 
tocca la terra. colla punta della mano in 
segno di sommissione, e discende eziandio 
sino al prosternarsi appiedi colui cheso* 
pra di lui tiene qualche autorità. L'amor 
del guadagno lo predomina, e n'é ecces- 
siva l'avidità, siche per appagarla niente 
gli pesa. Disse la signora di Stael, che il 
furto è in Russia quasi tanto frequente 
quanto l'ospitalità : e vi danno come vi 
prendono, secondo che la malizia o la ge- 
nerosità parla alla loro immaginazione "• 
Scrivono gli storici »» che i russsi diven- 
tano tanto più pericolosi, poiché sono ine- 
sauribili in artifizi, e naiwoadono l'astu- 
zia sotto un'apparenza d'onestà e bona- 

16 



24^ RUS 

lietùj olla quale uno si lascia ageyolmen* 
te cogliere, il carattere russo è quale de- 
v'essere in un popolo energico e ben do- 
tato dalla natura, ma sul quale non an- 
corai lumi hanno esercitato il loro impe- 
ro, ed a cui non ha per anco infuso il sen- 
timento della propria dignità una mora- 
le illuminata. Si traspira ciò che può un 
giorno questo popolo diventare; possiede 
esito tutte le qualità che formano i popo- 
li grandi, tranne forse la profondità del 
sentire, alla quale sembra che trattenere 
il debba dal pervenire, uno spirito trop- 
po esclusivamente pratico e troppo spe* 
culatore''.Si può vedere Gerakow, ^e/- 
lafermezzadi spìrito de' russi, Pietrobur- 
go 1804. Per V Ospitalità russa, il poe- 
ma deiritaliano cav.Filistri, stampato in 
detta capitale. Le scienze sono obbligate 
alla Russia d'importanti lavori; ma piut- 
tosto ai governo che le bia favorite, che 
non alla stessa nazione, tranne poche ec- 
cettuazioni di qualche nobile che se ne 
mostrò generoso. Tra'nomi che si sono re* 
si illustri in Russia in servigio delle scien- 
ze, non sono i nomi indigeni i più nume- 
rosi; le matematiche vi sono state tratta- 
te con lustro da£ulero,Bernouvilly,Schu- 
bert, Fnss, Struve; le scienze fisiche qui- 
vi hanno dovuto importanti scoperte a 
Pallas, Sciierer, ai due Fischer, a Parrot, 
Ledebour, Trinius; grandi lumi ricevette 
ia geografia deli' Asia dai viaggi di Pai- 
las, de'due Gmelin,di Giorgi, di Gulden- 
stiidt, Hyacinte, Mimkovski^Meyendorf, 
Muraview e Klaproth; cita la geografia 
marittima i nomi di Golovnìn, Bellings- 
hausen,Kru$enstern,Kotzebue, di Wran- 
gel. Lo studio delle lingue e della storia 
è uno de'più floridi : sono europei i no- 
mi diFraehne di Adelung;queili diMuller^ 
Scei*l>atov,Schlaetzei*, Lehriierg, Karam- 
sin, Krug, Evers eKaehIer sono univer- 
salmente noti. La letteratura russa tiene 
Ufi posto onorevole in £ui*opa; già presso 
gli antichi slavi aveano le lettere gittate 
una certa luce eh' ebbe per aurora l'in- 
tradutione dei cristianesimo; non si cono- 



RUS 

scono altri monumenti dì quella lettera- 
tura fuor di alcune poesie cavalleresche, 
delle quali sono ignoti per ia più parte 
gli autori, e gli Annali dei monaco Ne- 
store dei famoso monastero delle Grotte 
di Kiovia, celebrato padre della storia 
russa,e morto avanti ili 1 16. Venne l'io- 
vasione de'tartari ad arrestare i progres* 
si della luce,ela'Russia ripiombò in una 
barbarie profonda,dalla quale non ha in- 
cominciato ad uscire se non sotto i Ro- 
manow. E^primentossi la rinascente let- 
teratura con deboli opere drammatiche, 
e verso il cadere dei secolo XVII e sul 
principio del XVill ^ con pallide imita- 
zioni degli autori stranieri e soprattutto 
francesi. Nel corso del XVI li Lomono* 
80W, che da misero pescatore divenne il 
I .^ poeta e il dotto più distinto russo, pia 
da' posteri che da'suoi contemporanei ap- 
prezzato, costituì co' suoi precetti e col- 
l'esempio una letteratura nazionale; So- 
ma rokw a grande altezza sollevò 1' arte 
drammatica, ed il poema la Russiadeè 
assai conosciuto non meno che celebrato: 
la Russia vanta pure il suo Rosaio ^ nei 
celebre Wolkow. A contare da quel tem- 
po una moltitudine di scrittori venne ad 
^lustrare in tutti i generi dall'epopea si- 
noall'idillio ed alia favola, ne lo splendo- 
re della letteratura si è per niente ai gior- 
ni nostri attenuato, fiorendovi non meno 
valentissimi uomini : un Platone, che beo 
vaie l'antico; un Wielleorsky, che può dir- 
si l'Euripide russo; un Karamsio, che ac- 
coppia il genio di Pindaro a quello di E- 
rodoto, hanno ormai sparsa la fama del 
loro nome in Europa. Tra gli altri nomi 
che la Russia pronunzia con orgoglio, si 
citano quelli di Petrov, Kostrov, Derja- 
vin , Oserov , Kriakovski , Sciakho vski 1 
Dmitriev, Jukovski, Batiuchkov, Gnedi- 
t9h,Kozlov,Pouchkin,ScichkoveGretsch. 
In Russia si pubblicano più di 75 giorna- 
li o raccolte periodiche, compilati in il 
e più diverse lingue, e consagrati alla po- 
litica, alle scienze, alle lettere. II r .^torchio 
di Russia fu stabilito a Kiovia nel 1 55 r: 



RUS 

da ultimo eranvi 61 stamperìe , 21 delle 
quali dipendevano dalle di verse ammini- 
strazioni : eranvi 82 librerie, e 9 fonde- 
rie di cara'lteri. Gli scritti che\vengono in 
luce nell'impero, e quelli che provengono 
dal di fuori sono soggetti ad una censura, 
la|cui severità varia secondo le circostan- 
ze o le idee del sovrano. Finalmente non 
è in Russia trascurata la coltura delle bel- 
le arti, ed in architettura sonolodati Ka* 
kaurinov, Starov, Voronikhin, Mikhailov 
e Sakharov; nella scultura Sciubin, Sce- 
drin e Martos; nella pittura Lossenko, 
Sokolov,Scedrin,Alexiev, fgnatius,e tra 
grincisori Ulkin. I russi poeti, istoriograC 
e autori di drammi sarebbero in maggior 
pregio in tutta l'Europa se fossero piti no- 
li. T presenti progressi nelle scienze, nel- 
le lettere, nelle arti sono mirabili. A sup- 
plire al novero degl' illustri russi nelle 
scienze, nella letteratura, nelle arti,rìcor- 
dej*ò le seguenti opere. Biblioteca degli 
antichi mss. russi, Pietroburgo 1667. Bo- 
chdanowitch, Proverbi russi, Pietrobur- 
go 1 785. Culmànn, Raccolta completa di 
poesie russe, tedesche e italiane, Pietro- 
burgo! 889. Saggio sopra la letteratura 
russa, contenente una lista di letterati rus* 
si dopo il regno di Pietro I il Grande^ 
Livorno 1 7 7 1 . Livre de lecture russe, ou 
recueil de pièces choisies en prose, et en 
vers tirées des meiUeurs auteurs russes , 
Riga 1 8o5. Lomonosow, Raccolta delle 
sue opere, Pietroburgo 1 784 : Raccolta di 
varie composizioni , ivi 1804. Stroeff e 
Kalaidowitz, Descrizione de* mss, russo-» 
slavi che si trovano nella biblioteca del 
conte Tolstoy, Mosca 1825. Wostokow, 
Descrizione de* mss. slavi e russi die si 
trovano nel museo del conte Rumansow, 
Pietroburgo 1842* Boydanowitch , La 
Psiche versi y Mofsca 1 8 1 5.Giukousky, O- 
pere complete, Pietroburgo 1 835. Goyal, 
Commedie, Pietroburgo 1 836. Karamsin, 
Opere varie. Mosca 1 8o3: Istoria deli* im- 
pero russo, Pietroburgo 1 843. Katleoa- 
ze vsky, Traduzione deW Eneide nella Un» 
gu a piccola russa, Pietroburgo 1 7 98. Ro- 



RUS 7.\ì 

slow,P{>ef/e,Pielroburgoi827.Pouschki' 
ne. La fontana di Bantvhisaray, poesie. 
Mosca 1824: Poesie, Pietroburgo i838. 
Raccolta di canzoni popolari russe, ac* 
compagnate da note musicali, Pielrobur • 
go 1 790:/?/ varie composizioni russe,P\e' 
troburgo 1 84 1 .Sumarokw, Tragedia, Vic^ 
troburgo 1 7 5 1 . Saggio di dizionario stori- 
codegli scrittori ruasi, Pietroburgo 1772. 
Eugenio metropolita, Dizionario storico 
degli scrittori russi ecclesiastici, Pietro* 
burgo 18 18. Sopra queste due opei*e il 
prof. Stralli compilò il suo pregiato lavo* 
ro. La Russia dotta, Lipsia 1828. Evan* 
geli in lingua russa e slava, Pietroburgo 
i84i* Toustoy, Dissertazione sui sagri 
antichi libri russi. Mosca 1 829. Fac'si- 
mili de* mss, russi dal secolo XV alla fi- 
ne delXriII,MoscaiS'ì5, G. A. Tour- 
gueneflT, Historica Russiae monimenta ex 
antiquis exterarum gentium archivis et 
bibliothecis deprompta, Petropoli 1 84 1 « I 
documenti per quest'opera egregia furo- 
no estratti dagli archivi della s. Sede, rac- 
colti con somma industria e discernimen- 
to da mg.'Marino Marini prefetto degli ar- 
chi vi Vaticani. Se gli scrittori russisi vor- 
ranno istruire in quest^ importantissimo 
lavoro, le loro storie non saranno pili tan- 
to riboccanti di falsitàe di menzogne ob- 
brobriose, quando trattano de' vicende vo* 
li rapporti della chiesa loissa colla romana. 
La Russia possiede biblioteche e mu- 
sei in cui sono chiuse grandi ricchezze per 
le scienze, per la letteratura e per le arti. 
La biblioteca imperiale di Pietroburgo, 
ch'é lapidi importante, contiene 3oo,ooo 
volumi stampati,ei2,ooo mss., il museo 
Romanow è pieno di antichità nazionali, 
e di curiosità d'ogni specie; ivi sono acca* 
demie di scienze, gabinetti e quanto no« 
tai al suo articolo, ed altrettanto a Mo- 
sca , ed H tante altre primarie città del* 
l'impero di cui altresì feci articoli, come- 
che vescovili antiche. In Uli artiooli feci 
menzione delle collezioni, gallerie e musei 
doviziosi che hanno, di oggetti apparte- 
ncMti alle scienze e alle>ai1i> xK>me in pit« 



244 ^^^ 

tura e scultura, ed eziandio di pregievoli 
anticaglie. Sussistono in Russia da 26 dot- 
te società, fra le quali primeggiano Tao- 
cademia imperiale delle scienze in Pietro- 
burgOy ed ivi pure l'accademia imperiale 
russa, Taccademia imperiale di Vilna, la 
società imperiale di mineralogia, quella 
de'naturalistì a Mosca; di più in questa 
e in Pietroburgo sonovi le decorose acca- 
demie di belle arti, in Roma il governo 
mantiene diversi nazionali studenti di bel- 
le arti, per apprenderle o perfezionarsi^ 
ed in questa metropoli e maestra delle 
belle arti fiorirono non pochi eccellenti 
artisti russi, e da ultimo il valente pittore 
Girlo Bruloff di Pietroburgo, il quale co- 
me altri russi di bell'ingegno, apri studio 
in Roma e vi si mostrò sempre ardente 
studioso delle opere de'grandi maestri i* 
taliani, e si commoveva allo spettacolo che 
pi*esenta 1* antica capitale del mondo, la 
cui terra come altri suoi connazionali ne 
accolse la spoglia mortale, presso la pira- 
mide di Caio Cesti o a Por/a s. Paolo (F,), 
A proposito di Roma, in questa città han- 
no chiesa e ospizio i cattolici di Polonia 
e i Ruteni (^.), diversi de'quali ivi ripo- 
sano, in Russia le società d'oggetto pra- 
tico influiscono pili direttameute sui pro- 
gressi dell'incivili mento, rimarcandosi tra 
esse la società imperiale filantropica , 3 
Società d'economia rurale, la società bibli- 
ca che fece stampare la Bibbia in 29 lin- 
gue usate nell'impero. Sotto il rapporto 
dell'educazione pubblica, trovasi la Rus- 
sia divisa in 7 circondari universitari, cia- 
scuno de'quali comprende un maggiore o 
minor numero di governi, diretti in com- 
plesso dal ministro della pubblica istru- 
zione. Vi sono inoltre un gran numero di 
scuole alte, le quali per la maggior parte 
non di pendono da detto ministero, e sono 
consagrate a rami speciali di sludi, come 
la letteratura, la teologia, la giurispruden- 
za, la medicina. L'istituto centrale peda- 
gogico di Pietroburgo é destinalo a for- 
mare ì giovani che si dedicano all'insegna- 
re. Le lingue orientali^ il commercio^ la 



RUS 

tecnologia, hanno scuolespcciaIi,e vi han- 
no parecchie scuole militari, in 2.° gra- 
do, nella gerarchia universitaria, trovan- 
si de'ginnasi : ve n'ha uno in ogni capo- 
luogo di governo, e se ne trovano eziandio 
in alcuni capoluoghi di distretto. Sulla 
stessa lìnea si pongono parecchi stabili- 
menti speciali, ed alquante case dì educa- 
zione per le fanciulle, tra le quali sonoda 
ricordare l'istituto del convento Smolnoi 
e la grande scuola di Riga; havvi più di 
25o dozzine particolari, che tutte sono 
soggette alla censura universitaria. Ven- 
gono in 3.° grado le scuole primarie che 
devono essere stabilite in tutti i capoluo- 
ghi di distretto; ma il numero è lontano 
dal trovarsi completo: in questa categoria 
si pon no classificare vari stabilimenti. Ita 
cui sono la casa degli orfani militari , la 
casa de'trovatellì e d'educazione di Pie- 
troburgo. Le scuole centrah d'appannag- 
gio e le scuole di villaggi d'appannaggio, 
decretate nel 1 82S, sono destina te, quanto 
alle prime, a formare maestri di scuola 
per le campagne, rispetto alle altre, ad il- 
luminare possibilmente la classe de'con- 
taditii, ed a formare individui capaci di 
servire come scrivani nell'amminislrazio* 
ne delle campagne. Finalmente vi sono 
scuole elementari o parrocchiali, ma ra- 
rissime, se non sia tra la popolazione te- 
desca, soprattutto in quella delle sponde 
del Volga. Si può considerare conte sta* 
bilimento destinaloairistruzione,non me- 
no che alla religione e alla politica, il con- 
vento che il governo russo mantiene a Pe- 
kino, in virtù del tra Italo 1 4 giugno 1728, 
ove ogni i o anni si rinnovano i i o laici 
mandati a studiare le lingue manciù e ci- 
nese, ed acquistare nozioni esatte intorno 
alla Cina, il governo dell'impero di Rus- 
sia é monarchico assoluto: l'imperatore 
prende la qualificazione di Samodergelz 
cioè Autocrate, e nessuna costituzione ne 
tempera il potere. L'atto di elezione del 
161 3, che portò sul trono la dinastìa di 
Romanow, consagrò foi^malmente il po- 
tere assoluto. Tuttavia nel 1 8 1 1 Alessan- 



RUS 

cIro I proclamò altamente ilpriocipioche 
la legge sta sopra il sovrano. Conforme- 
mente ad un regolamento di successione 
dovuto a Paolo 1, la corona è ereditaria 
di maschio in maschio, per ordine di pri- 
mogenitura e sino alla totale estinzione 
del ramo mascolino, in difetto del quale 
soltanto sono le femmine chiamate alla 
successione ^ esclusa soltanto quella che 
fosse regina di Svezia, onde impedire che 
la corona imperiale russa passi giammai 
nella dinastia svedese. Un ukase di Gate* 
rina I dispone che per succedere al trono 
bisogna professare la religione greca-or- 
todossa, e che niuno possa esservì ammes- 
so che già portasse una corona. L'impe- 
ratore si fa consagrare dal metropolitano 
di Mosca; i fratelli e i discendenti di lui 
portano il titolo di gran principi o gran- 
duchi; ili.^ de'suoi discendenti riceve il 
titolo particolare di nasslaiduik o erede. 
I sovrani hanno successivamente portato 
i nomi di Velikì-Kniaz o Gran Principi^ 
di Veliki-Gossudar o Gran Signore, e di 
Tzaro Cz^r ( ^.), vocabolo sull'etimolo- 
gia del quale non si va d' accordo e che 
rammenta quello di Cesare : comunque 
sia,Basilio I vanovitchlo tradusse nel 1 5 1 6 
colla voce latina Imperalor (^.). Altri 
dicono che il nome e titolo di Cs^r è sla- 
vo ossia schiavone, e significa Re^ e che 
ili.^ad assumerlo fu Giovanni Wasilie- 
witz o Ivanr IV, al cominciar del secolo 
Xyijdopo la conquista del regno di Ka- 
zan. Accettò Pietro I il titolo d'impera- 
tore che tutto il suo popolo gli conferì 
nel 1 7 2 1 , e lo conservò a malgrado di tut- 
ti i richiami delle potenze. In oggi l'impe- 
ratore s'intitola nel modo seguente: N, per 
Ut grazia di Dio Imperatore ed Autocra» 
le di tiiUe le Russie , di Mosca^ Kiovia, 
Fladimir e Novgorod; Czar di Kazan, 
Czar d'Astrakan, Czar di Polonia^ Czar 
di Siberia^Czardel Cher sotteso Tauricoj 
Signore diPskow o Pleskow; e Gran Prin» 
cipe di Sniolensko, di Lituania, di Folio ia, 
diPodolia e di Finlandia j Principe àtE- 
stonia^ di Livonia^ di Curlandia e Semi* 



RUS 245 

gnllla, di Samògizra^di Bidlistok/li Care^ 
liàj diTi'er, d^Ingria, di Perm, di Fiatkà% 
di Bulgaria e di più altri paesi j Signore 
e Gran Principe del territorio di Ni/ni- 
Novgorod, di Tchernigov, di Riazan, di 
Polosko, di RostoVy {tlaroslav, di Belo» 
zerskf dlldoria^ dObdoria, di Kondi- 
nia, di F'ilepsco, di Matislav, e Domi» 
natore di tutta la regione Iperborea j Si' 
gnore del paese d'heria, di K'arthliy di 
Giorgia, di Kabardinia^ e d! Armenia; 
Signore ereditario e supremo de* principi 
Circassi, di quelli di Daghestan e d al- 
tri ancora j Erede della Norvegia, Duca 
di Schleswig'Holstein , di Storman, di 
Dithmarschen e d* Oldemburgo, Le armi 
della monarchia russa presentano princi- 
palmente un'aquila di due teste, con sul 
petto uno scudo rosso^ dove vedesi rap- 
presentato s.òiorgio che abbatte un dra- 
go. Brillantissima e la corte, ma esente 
da rigidezze e da etichette rigorose ; le 
primarie sue cariche sono quelle del gran 
cancelliere ch'é il primo ufficiale dell'im- 
pero, de'due gran ciambellani, del gran 
coppiere, del gran cacciatore, del gran 
scudiere, del gran maresciallo della cor • 
te e del gran maestro di ceremonie, de- 
gli aiutanti di campogenerali^edegli a* 
iutanti di campo dell* imperatore : nel 
1820 tutto il personaledella corte saliva 
a 3858 individui. Punto centrale di ogni 
autorità l'imperatore, ne delega quanta 
gli piace ai corpi deliberativi, ed agl'in- 
dividui che formano la gerarchia ammi- 
nistrativa. In cima sono posti 3 collegi, 
che sono : i.^ il consiglio dell' impero , 
composto del presidente e di un numero 
illimitato di membri: tutti gli affari im- 
portanti , tiranne quelli che riguardano 
alla politica esterna, sono di competenza 
di questo collegio, che dividesi in 4 eli- 
parti menti, ciascuno col suo presidente e 
denominati della legisìazione, della guer- 
ra, degli affiiri civili e religiosi, dell'am- 
ministrazione e delle finanze. 2.° Il se- 
nato dirigente, composto d'un centinaio 
di membri, senza limiti precisi; diviso in 



24G R U S 

8 Llii)ai'(i meliti,! primi 5 liaiedono a Pie- 
troburgo, ed a Mosca gli altri 3; non ha 
altro presidente che Tiaiperatore^il qua- 
le si fa in ciascun dipartimento rappre- 
sentare da un alto procuratore. Emana 
questo senato degli ukasi che hanno for- 
za di leggi come quelli dell'imp^-atore, 
questi però può sospenderne IVlTetto. E 
il custode delle leggi, veglia airesecuzio- 
De di esse, domanda conto di loro gestio- 
ne a tutti gli alti funzionari dello stalo; 
invigila r impiego de' denari pubblici e 
la riiicossione delle rendite, pensa ammo- 
di di soddisfare a tutti i bisogni del pae- 
se; le leggi e gli editti emanati dall' im- 
peratore, vengono da esso promulgati; 
nomina al massimo numero di cariche; 
pronunzia nelle materie contenziose, ed 
è la corte sovrana dalla quale dipendono 
tutti i tribunali dell'impero. 3." Il Santo 
Sinodo, autorità suprema della chiesa 
greco-russa, del quale poi tratterò. Il po- 
tere supremo si esercita, sotto gli occhi 
deirimperatore, da 7 ministri segretari 
di stato, la cui riunione forma un 4*^ col- 
legio, subordinato ai tre gran corpi dei 
quali ho parlato : sono questi 7 ministri 
quelli della guerra, della marineria, de- 
gli affari esteri , della giustizia , dell' in- 
terno, delle finanze e dell'istruzione pub- 
blica. Tutti i summentovati governi e 
Provincie, si ripartono tra 1 4 governi ge- 
nerali, i quali si amministrano da mili- 
tari insigniti almeno del grado di luogo- 
tenenti generali, e che comandano in pa- 
ri tempo la divisione delle truppe in tali 
cilxoscrizioni stanziate : tutti gli ufiìziali 
civili sono loro subordinati. Un semplice 
governo è amministrato da un governa- 
tore, che vi rappresenta il governatore 
generale, con funzionari subalterni per 
tutti i rami.I distretti sono amministrati 
da capì e da diversi funzionari. Le cit« 
tà vengono rette da un sistema partico- 
lare, ed hanno per ciascheduna due consi- 
gli, l'uno e l'altro presieduti dal capo del- 
ta cittadinanza chiamato borgomastro, e 
da 4 consiglieri almeno ; magistrato non 



hUS 

salariato, eletto per 3 anni da'àuoi con- 
cittadini ; i quali consigli amministrauo 
le rendite comunali , vegliano alla pace 
e sicurezza della città, al mantenimento 
e costruzione delle fabbriche pubbliche, 
al buon ordine del commercio e dell'in- 
dustria : si compongono di tutte le classi 
de'cittadini, da esse eletti. Ogni città ha 
pure una corte orale, pei creditori e al- 
tri affari di minore importanza. La po- 
lizia è bene organizzata e notevoli sono 
le sue disposizioni pegl'incendi; ma l'il- 
luminazione pubblica ed il lastrico so- 
no ancora imperfettissimi. Il potere giù* 
diziario è in gran parte amalgamato col* 
l'amministrazione propriamente detta : 
ogni governo ha un'alta corte criminale 
di giustizia, una corte d'equità^ ed una 
corte inferiore; la corte del distretto for- 
ma quella d'appello civile e criminale. A 
ciascun tribunale sono addetti numerosi 
avvocati ; generalmente si censurano i 
giudici di negligenza. La legislazione rus- 
sa è un caos di leggi antiche e nuove; se 
ne trova il nucleo nel Diiiito russo sla- 
vo dato ai Novgorodii nelioi^ o 1018 
da Jaroslaw I : nel 1 649 Alessio Miche* 
lovitz promulgò un codice , qualificato 
bizzarro e crudele, che sotto Pietro I era 
già caduto in disuso. Questo principe i* 
stituì una commissione di leggi, che al- 
cuni pretendono, almeno in parte, duri- 
no ancora. Da ultimo gli ukasi e le de- 
cisioni giudiziarie furono rìuhite in col- 
lezione. Si può vedere la Rivista dela- 
vori per la compilazione del nuovo codi- 
ce criminale j Pietrobui^o 1846. Molto 
é diminuita la barbarie delle pene; la tor- 
tura l'abolì Caterina li. La pena di mor- 
te è rara, nondimeno i grandi delitti so- 
no puniti con 5o a 100 colpi di verga, 
e ì delinquenti spesso spirano solto i col- 
pi del carnefice. Le pene più gravi sono 
ì lavori forzati , e la deportazione nelle 
miniere di Siberia, precedute dal sangui- 
noso e crudele supplizio del knut. Le fi- 
nanze della Russia sono coperte d'un ve- 
lo,chenoo è agevole d'alzare; nondimeno 



RUS 

sorgeulì delle pubbliche reoJile, si 
i io totale frauchi 312,197,000 ; 
)ortano tal cifra a 4^0 , ed anche 
milioni, ed è probabile; altri a cir- 
milioni di scudi. Nel 1824 il debi- 
▼o era di 847 milioni di franchi, 
ipinano 4? 8 milioni di scudi ; fin 
h 7 vi è una commissione d' am- 
UMizione,che intendeadiminuireed 
aere il debito , come a ritirare la 
ì biglietti monetati guarentiti dalla 
nazionale. 

mpero russo proporzionatamente 
la gigantesca colossale ampiezza, ò 
formidabile nella potenza milita* 
restre e marittima, che il p. Thei- 
à 1846 fece ascendere al nume- 
ioOjOoo uomini V armata attiva. 
I enorme potenza, avendo fondato 
vasto impero colla sola forza delle 
mi conquistatrici , ha bisogno di 
nere un esercito enorme, per guar* 
l'immensi suoi confini d'una mo- 
a, della cui estensione dicesi mai 
uale al mondo; non che per difen- 
[alle orde de'popoli ribelli, o non 
I immediatamente soggetti al suo 
te dominio; per tenere eziandio in 
ione la Turchia e la Persia, le quali 
rderanno forse molto a diventare 
eie russe, secondo i prognostici ed 
li di alcuni polìtici uomini distato; 
ine per conservarsi nel complesso 
i grandi domini! , e far valere in 
a la sua preponderanza. Di questa 
sia vieppiù ricevè incremento do- 
(Compartimenti della Polonia, e gli 
;i fatti sulla Turchia da Caterina 
latamente aumentò , quando con- 
dio scioglimento del fortissimo im* 
'ancese; di recente allorché prese 
frenare i moli nazionali della Ger- 
, e per ultimo nel 1 849 in concor- 
vincere la (remenda rivoluzione 
ca ; ne' quali memorabili avveni- 
fece sentire il bisogno della sua a* 
m mediata , per V indipendenza e 
ni là de' legittimi potentati contro 



Il U S 247 

qualunque orgogliosa usurpazione. Per 
tutti i succennati motivi, alla Russia non 
bastano gli eserciti di terra, il perchè tie- 
ne flotte importanti, sia forse per aprirsi 
un giorno la strada ne'Dardanelli,sia per 
varcare lo stretto del Sud, donde ne con- 
seguiterebbe l'impero de'mari. 11 ch.prof. 
Gianibattista Crollalanzada Fermo,mea> 
tre con arditoe vasto concepimento è in- 
tento a compiere la compilazione dell'in- 
teressantissima e laboriosa inedita sua o* 
pera : La storia^ il costume e la stalisU* 
ca militare di tutte le nazioni del globo, 
non escluse neppure le più remote e le piti 
piccole, frutto di costante e lodevole ap- 
plicazione, d' instancabili ricerche, come 
di paziente perseveranza, ha voluto ar- 
ricchire la repubblica letteraria d'un sag- 
gio di 81 studioso lavoro, col pubblicare 
nel i85f in Bologna: La potenza mili- 
tare della Russia : storia degli eserciti e 
deUeJhtte di questa nazione^ descrizio - 
ne del loro costume e ordinamento^ e sta- 
tistica delle medesime in tutti i tempi. Il 
lodato scrittore preferì pubblicare intan- 
to la parte che riguarda l' impero rus- 
so Mcome quella che pub riuscire più in- 
teressante ed accetta, essendo questa na- 
zione la prima potenza militare del glo- 
bo e forse la meno conosciuta dell'Euro- 
pa". Perciò mi duole l'animo, che io qui 
non possa giovarmi dell'opportunità, per 
inserirvi un opportuno , breve e chiaro 
sunto di tale bellissima descrìzione, a ca- 
gione del molto che mi resta a dire, seb- 
bene compendiosamente,sulle notizie slo- 
riche ecclesiastiche e civili della chiesa e 
impero russo, come pure per la natura e 
condizione di questa mia opera. Nullame- 
no sfiorerò sì ricco argomento per rica- 
varne un semplice e generico cenno. La 
formazione degli eserciti ordinati e sta- 
bili in Russia, è un'altra gloria di Pietro 
I il Grande, che fu il primo a ìntrodun*e 
nell'agguerrite sue truppe la disciplina, 
il vestiario e l'armamento degli altri eu- 
ropei, ch'egli av^ potuto ammirare nei 
suoi istruttivi viaggi. Già a' tempi d'Ivan 



1 



248 R U S 

IV esisteva in Russia la milizia pernia* 
nenie degli strelizzi,cbe nel 1 545 surrogò 
airanlica feudale^con fine di tener in fre- 
no la prepotente nobiltà. Avanti il suo 
regno la Russia non conosceva milizie re* 
polari, poiché i nobili erano obbligati al 
servizio militare, ed i principali fra essi 
funzionavano da generali col nome di voe* 
vodi ; gli altri servivano come semplici 
soldati : i piU ricchi erano tenuti farlo a 
proprie spese, gli altri ricevevano tennis- 
sima paga o de' feudi detti pomestiè. 1 
possessori de'feudi erano seguiti dai pro- 
pri contadini, quasi nudi, male armati e 
senza disciplina : a proporzione di loro 
potenza, conducevano il numero de'faù- 
ti e cavalieri. Ne' casi di necessità erano 
chiamati alle armi anche i cittadini e i 
mercanti; somministrando puieil clero 
uomini e cavalli in siffatte contingenze. 
Dipoi migliorò la disciplina militare lo 
czar Alessio MicheIovitz.Di venuti gli stre* 
lizzi col nome di fanteria della corte, co- 
me guardia del corpo, indisciplinati e se- 
diziosi, Pietro 1 li sciolse, punì gl'insor- 
ti e gli altri incorporò nelle truppe che 
andava formando con ufficiali stranieri, 
i quali insegnavano ai russi la loro tattica 
militare , distinguendosi il ginevrino Le 
Fort che ispirò al czar il gusto per le ar- 
mi : lo istruì facendogli percorrere tutti 
i gradi nella compagnia modello, dalla 
quale derivò Taltuale numerosa e poten* 
te fanteria russa. Successivamente sempre 
aumentarono i diversi corpi dell'esercito 
russo, a cui Paolo I die un regolamento 
in vigore, ponendolo sul piede deireser* 
cito prussiano, che re Federico II avea 
reso mirabilie temuto. Alessandro 1 do« 
pò il 1 807, seguendo le tracce di IVapo* 
leone, fulmine di guerra e genio milita* 
re, v' introdusse vari utili cambiamenti, 
che furono in seguito modificati e perfe- 
zionati dal fratello Nicolò 1 regnante, col* 
la nuova organizzazione del 1 833 e 1 834* 
Dallo specchio delle forze militari del- 
l'impero russo, da Pietro Isino a'tempi 
MUuUi si rileva. Che Pietro I nel 1 683 ebbe 



RUS 

sul piede di pacei5,ooo solddti,nel 1710 
sul piede di guerra 3oo,ooo, circa metà 
de' quali lasciandone in sua morte nel 
1725. Sotto l'imperatrice Anna nel 1740 
in tempo di pace 1 70,000; in egual tempo 
nel 1771 sotto Caterina li 198, 107, roen- 
ti*e nel 1 79 1 per la guerra l'aumentò a 
465,525, e ne lasciò morendo 525,ti4t' 
Nel 1800 essendo in pace Paolo 1 ebbe 
368,7 1 5 soldati. Alessandro I per le guer- 
re contro Napoleone tenne armati , nel 
i8o5 da 52 1,01 4 uomini, nel 1810 da 
639,4 1 5, nel 1 8 1 2 da 596,000, nel 1 8 1 4 
alla fine della grande campagna degli al* 
leali 879,308; finalmente pe' moti poli- 
tici dell 821, pervenne l'esercito russo a 
1,039,1 17. L'odierno imperatore tenne 
nel 1826 sul piede di pace 6 10,000 sol* 
dati, subito accresciuti a 1,080,000: nel 
1 83o eziandio sul piede di pace747»^57, 
indi nel 183 i su quello di guerra 868,85 1 
che poi accrebbe nel i833. La Russia à 
ripartita in 3 governi generali militari, 
Pietroburgo, Mosca, Varsavia, suddivisi 
in 36 governi militari subalterni. L'eser* 
cito russo si forma di contadini e borghe- 
si, ammogliali o scapoli che hanno me- 
no di 4o anni, per lo più in ragione di 4 
o 5 individui per ogni 1000 maschi; le 
reclute si eseguiscono ordinariamente o« 
gni 3 anni, da cui sono esenti parecchie 
ti'ibò, la maggior parte de' tedeschi e le 
classi privilegiate; dal 1827 gli ebrei non 
più godono r esenzione. 1 cosacchi non 
soggiacciono al reclutamento, ma forni- 
scono ogni 5 anni 5 uomini su 1 000, ed 
il loro servizio dura i5 anni : le truppe 
cosacche sono compostedi cavalleria eol- 
trepassano 100,000 uomini. Le reclute 
provengono principalmente dai servi o 
vassalli della corona e de'nobili; entran- 
do però nell'esercito, ogni soldato divie- 
ne libero. La durata del servizio militare 
é più lunga di tutte le altre nazioni eu- 
ropee, sebbene accorciata nel 1827, cioè 
di 20 anni nella guardia imperiale, di 22 
nelle truppe di linea. L'imperatore è il 
capo supremo dell'esercito. Lo slato mag" 



RUS . 

^iore si compone di 3 feldmarescialli, e 
d'un gran numero di generali. Gii stipen- 
di di questi officiali superiori, ed anche 
degli oflìciali subalterni sono assai modi- 
ci : la paga d'un soldato arriva appena a 
3o lire Tanno, sulle cjuali han luogo di- 
vede riduzioni: il costo annuo d*ogni sol- 
dato dì fanteria è di 120 franchi : però 
cresce a dismisura, se portato fuori del- 
l'impero. Per diventar officiale bisogna 
dar prove di nobiltà, e di avere apparte- 
nuto ad un istituto militare; possono col 
valore di venirci ì soldati, ed i piti alti gra- 
di sono accessibili anche a que'di bassa 
condizione. L'esercito russo si divide in 
esercito attivo d'operazione o armata mo- 
bile in Europa, ed in esercito di riserva 
nell'interuo, al quale debbonsi aggiunge- 
re le colonie militari. Vengono poi i| cor- 
pò separato del Caucaso, il cor/70 sepa- 
rato di Siberia^ il corpo dOremburgo, il 
corpo di Finla^ilia, i Cosacchi^ ìetrup- 
pe fuori eli lìnea. La Russia e l'Austria, 
fra le grandi potenze eui*opee,sono le soie 
che abbiano le colonie militari stabili- 
menti ove gli agricoltori sono a un t^m- 
po militari, e formano per lo stato una 
risorsa militare di somma importanza. 
Colonie militari di questo genere risalgo* 
no in Russia al regno d'Anna deIjySo, 
in cui i coloni difendevano i conGnì del- 
l'impero dalie incursioni de' Cartari e dei 
turchi ; restate abbandonate sorsero a 
nuova vita per le cure d'Alessandro I, in- 
di riformale da Nicolò I e chiamate Di" 
stretti di soldati agricoltori, E conside- 
rata colonia militare la milizia greca de- 
gli Arnauti, che custodisce le coste della 
penisola di Crimea ; l'origine risale alla 
guerra contro i turchi nel 1 769, ed é o- 
riginaria dell' Arcipelago. Dal prospetto 
generale delle diverse armi che formano 
la forza dell'armata russa, risulta: fante- 
ria, 796,740 ; cavallerìa 2io,744> Q^'^l* 
glierìa 49)^49^ truppe del genite lavo- 
ranti 1 9,o5 1 ; totale 1 ,076,084. Le fortes^ 
'/e, piazze forti e luoghi fortificati che di- 
faodgno le frontiere e tutelauo l'iuterna 



RUS a49 

sicurezza, sono più di 600, e le più im- 
portanti si ritengono, Cronstadt baloardo 
principale della metropoli e una delle più 
forti del globo, Narva, Riga, Dinaburgo, 
Sveaborg o Gibilterra del Baltico,eSmo« 
lensko ; la cittadella di Mosca è il rino- 
mato Kremlino. Pei trattali stipulati col- 
la Porta ottomana, la Russia ha il diritto 
di far stanziare 10,000 uomini ne'prin- 
oipati Danubiani, cifra che nel 1849 salì 
a 3o,ooo. Non vi è foi*se in Europa po- 
tenza che possegga stabilimenti d'istru- 
zione militare come la Russia; riorganii- 
zali e ampliati da Nicolò I : la sala d' e- 
aercizio per la fanteria a Alosca ^ sta nel 
palazzo del senato , ed è la piti vasta di 
quante si conoscano, come rimarcai a Pa- 
dova. Immensi sono i depositi d'armi, ar- 
tiglierie e munizioni. Vi sono stabilimtn- 
ti di manifatture militari, arsenali terre- 
stri, fonderie di cannoni è di bombe (sot- 
to Ivan I si conobbero in Russia le ar* 
tiglierie , ed attempi d' Ivan IV ancora i 
russi non sapevano né fonderle, né bea 
servirsene), fabbriche d'armi, di polveri, 
d'istrumeuli chirurgici per l'esercito. Non 
mancano istituti di beneficenza militare 
per le truppe di terra. Possiede 6 stabi- 
limenti ippici pe'cavalli, i quali nel 1 S3% 
erano 7643. Si pubblicano due giornali 
militari. Della marineria militai*e russa ne 
fu tentata la creazione da Alessio Miche- 
Io vitz, ma la vera sua istituzione risala 
al [691, e si deve a Pietro I, che dopo es- 
sersi istruito praticamente in Olanda e In- 
ghilterra della formazione de' vascelli, li ^ 
fece £ibbricare sotto la sua direzione. Già 
nel 1695 avea preso Azof ai turchi, con- 
tribuendovi un veneziano; indi nel 1 70:1 
riportò la I .* vittoria navalecontrogli sve- 
desi sul Baltico. Quando morì quell'eroe, 
la marina militare russa era già potente, 
e si componeva di 4o vascelli di linea, a i 
fregate, 240 galere. Trascurata dai suo- 
oessori, il genio di Caterina II la ritornò 
in fiore, e nel 1769 la flotta russa che noa 
era mai uscita dal Baltico > andò ad at^ 
toccare i turchi nell'Arcipelago ; allamor* 



25o RUS 

te dell' imperatrice nei 1 796 la manna 
militare russa si trovò composta di So 
\ascelli di linea, 8 de'quali coui io caa- 
uoni, 22 con 74, 20 con 66; più 27 fi'e- 

gateda28a44^""^'^^>®^ inoltre4 bom- 
barde» 2 piarne, 1 7 culters,4 brulotti,20o 
galere. Nuovamente negletta, la marina 
militare fu da Alessandro I ristorala ere* 
sa formidabile ne' due mari in cui domi* 
na esclusivamente la Russia. Nicolò I la 
ricostituì piò potente,e nel i BSg compren- 
deva 36 vascelli di linea , 28 fregate , 8 
cutters,6 1 schooners, 27 galere, 1 72 scia- 
luppe cannoniere , 32 battelli a vapore. 
Tutti questi legni erano armati da 7400 
cannoni. Al medesimo imperatore si deve 
principalmente in Russia l'istituzione del* 
la flotta a vapore, e l'attuale organizza- 
mento dell'intiera marineria militare,di- 
visa in 5divìsioni militari, 3 nel mar Bal- 
tico, 2 nel mar Nero, oltre 2 piccole di* 
visioni nel mar Caspio e nel mar Bianco. 
Oltre i suoi porti militari, fuori dell'im- 
pero e in Grecia, la Russia mantiene in 
Torosuna piccola squadra. Nel complesso 
il materiale della marineria militare russa 
comprende 702 navi d* ogni classe con 
9683 bocche da fuoco, le quali sono così 
classificate : vascelli di linea 56, fregate 5o, 
legni minori 108, scialuppe cannoniere e 
lance 4oi}i)atterie galleggianti 25, legni 
a vapore 4^) legni -avvisi 3o. Però sì qua* 
lificano le navi russe corte e pesanti, ed i 
lóro ponti sono poco velieri: inoltre han* 
no due terribili nemici che le logorano, 
i geli del Baltico, e il teredo navalis del 
mar Nero , impercettibile vermicello di- 
struttore di sì grandi e maestose moli; per 
cui mentre la durata media de'legni fran- 
cesi e inglesi è di i5 anni, a 8 si calcola 
quella de'russi. Gli arsenali e i magazzi- 
ni sono vasti, comodi, ben situati e meglio 
forniti. Tutta volta si riconosce, che la flot- 
ta russa è solo destinata a regnare sul Bai - 
tico, e finché la Russia non sortirà dai suoi 
attuali limiti , i vascelli da guerra sono 
giudicati di trastullo ai loro monarchi, se 
pure non sono uniti e coadiuvati da flot- 



RUS 

ta amica: sola sarebbe impotente a soste- 
nersi in uno scontro con una squadra in* 
glese, francese e fors'anche olandese. Me- 
schini sono gli stipendi annui del persona* 
le della marineria militare russa; pel re- 
gnante sovrano le navi sono comandate 
du'russi,avendone rimossi gli uffiziali stra* 
nieri, massime inglesi e olandesi, mastra* 
nieri sono ancora di versi' ammiragli e vice- 
ammiragli. Gli uomini d'equipaggio delle 
flotte e flottiglie rosse si calcolano 7 1,062. 
Anche la marineria ha i suoi istituti d' i* 
struzione militare, così di costruzione na- 
vale e di beneficenza. Termina il prof. 
Crollalanza il suo libro, col seguente rias* 
sunto generale , sulla forza di terra e di 
mare dell'impero russo. Governi genera- 
H e militari 3. Governi militari 36. Eser* 
cito eli terra, uomini 1,076,084* Cavalli 
237,325. Pezzi da campagna 1872. Man* 
tenimento dell'esercito, franchi 160 mi* 
lioni. Cantonieri militanti 5o,ooo. For* 
tezze6oo. Ordini militari 5. Stabilimen- 
ti ippici 6. Ammiragliati 6. Porti milita- 
ri i4* Legni da guerra 702. Bocche da 
fuoco in batteria 9682. Personale della 
marineria 71,062. Mantenimento della 
marina, franchi 4o milioni. Totale degli 
uomini militari di terra e di mare, com- 
presi i cantonieri militari, 1,297, 146. Ag- 
giungerò altri cenni, che appresi da ahrì 
studi. La Russia nel coi*so di poche set- 
timane è presentemente in grado di con- 
centrare sul suo confine un formidabile 
esercito, completamente armato ed ap- 
provvigionalo, o in espettazione di e veni 
tualità che fossero per presentarsi, o per 
marciare secondo il bisogno lo richiede. 
L'organizzazione dell'esercito russo è ta* 
Je, che anco le maggiori eventualità non 
coglierebbero questa potenza alla spix)v- 
veduta. Alle stazioni della ferrovia tra 
Varsavia e Vienna, cominciarono teste i 
lavori preliminari per l'istituzione d'una 
linea telegrafica, che deve entrare in at- 
tività nella prima metà del i853. Var- 
savia va così ad essere congiunta a Vien- 
na e ad altre capitali dell'Europa ; con- 



RUS 

giumioDe questa che sarà di somma im- 
|>orlanza allorquando, compiuta la linea 
ferrata da Varsavia a Pietroburgo, an- 
che queste due capitali saranno congiun- 
te mediante il filo elettrico. Un fatto di 
alta gravità di recente si è prodotto nel- 
l'ultima composizione del gabinetto rus- 
so, e fu la nomina del secondo figlio del- 
l'imperatore il granduca Costantino, al 
ministero della marina, quando si riflet- 
la che l'imperatore Nicolò 1 è un sovrano 
eminentemente prudente e logico. DaN 
lepoca di Pietro I il Grande, la Russia 
Icndea divenire potenza marittima di pri- 
in'ordine,per esercitare influenza sia iieU 
l'oriente, sia nell'occidente. Tutti i suc- 
cessori di quel sovrano sono stati fedeli 
a questa tendenza, ma ninno vi spiegò 
tanta pet*severanza ed energia quanto Ni- 
colò I. Ài suo innalzamento al trono egli 
trovò la marina dell'irapero in istato ro- 
vinoso, perchè dovutasi trascurare da A- 
Icssandit) Icomechè tuttoquanto assorbi- 
to nella guerra continentale. Puniti i pre- 
varicatori che dilapidavano gli ai'senali, 
Nicolò I animò tutte le stazioni maritti- 
me. Amplificò i porti, scavò docks, eievò 
e moltiplicò nuove caserme, arsenali, of- 
ficine e magazzini ; riformò i corpi e le 
scuole, ricostruendo pure le dogane di 
Cronstadt, Kerson, Ismael, Nicolaef, Se- 
bastopoli : laonde il Baltico e il mar Ne- 
ro si coronano d'uno splendore insolito. 
Organizzò meglio il ministero della ma- 
rina, con numeroso e ben regolato per- 
sonale. Creando un ministero cosi vasto 
e completo, l'imperatore si pose eviden- 
temente in mano una leva iiTesistibile, e 
ne fece un uso meraviglioso; le stazioni 
marittime rinnovate eia flotta restaura- 
ta. Dacché regna Nicolò I incredibile è 
l'attività de'suci cantieri : lutti i vecchi 
bastimenti furono rimpiazzati, ed una 
flotta giovane e brillante solca le acque 
del Baltico e del mar Nero. Quando l'a- 
bilità de'cost ruttori nazionali mancò, fu- 
rono chiamati de' forestieri ; e da varie 
parti arrivarono dc'basti menti completi 



RUS aSi 

e armati, a pt*ender posto fra quelli russi. 
La flotta i*ussa si presenta oggi d'un ef- 
fetto imponente, siccome composta di So 
vascelli di linea, 3o fregate, go corvet- 
te, brick, golette ec., e più di 60 battelli 
a vapore in servizio ordinario e straor- 
dinario; in tutto 190 bastimenti che por- 
tano insieme 8,000 cannoni e 70,000 ma- 
rinari, di cui4?,ooo perla flotta del Bal- 
tico e a 5,000 per la flotta del mar Ne- 
ro. Neil 832 la flotta russa non contava 
più di 80 bastimenti ! La scelta del gran- 
duca Costantino promette alla marina 
russa un ulteriore movimento progressi- 
vo, e sviluppo come formidabile poten- 
za eziandio marittima. Da molto tempo 
grande ammiraglio della flotta dell'im- 
pero, il granduca Costantino, unisce ad 
alla intelligenza e sorprendente sagacità, 
un ardoi*e di lavoro infaticabile, posse- 
dendo tutte le scienze che sono di com- 
petenza del marinaio.Così la marina rus- 
sa entrò in una nuova fase, il perchè l'or- 
ganizzazione sarà veramente completa, 
per cui la marina russa spiegherà la sua 
mossa colossale, con maestà degna del 
grand' impero cui rappresenta. Osserve- 
rò ancora, che dal 1 8o3, quindi da So an- 
ni in qua, 55 navi russe fecero il giro del 
mondo, e non è da negai*si che la Russia 
è grandemente benemerita del progresso 
delle scienze naturali, in ispecialità degli 
studi telegrafici e linguistici. 
Cenni sulla chiesa cattolica Rutena o gre» 
ca'Unita, della Latina^edelC Armena 
neW impero unito di Russia e Polonia, 
Notizie compendiate della chiesa gre 
ca- scismatica russa ^ secondo le pik 
recenti nozioni j cioè del così detto San * 
to Sinodo dirigente ossia tribunale di 
detta chiesa nazionale, e delle sue re- 
lazioni sinodali alT Autocrate impe» 
ratore : de* suoi vescovi^ del clero re* 
golare e del clero secolare ; del suo 
gregge, della schiavitù, delle sette re- 
ligiosej delle sue istituzioni ecclesiasti- 
chCy e delle sue missioni j degli ebrei, 
islamiti e pagani esistenti neW impero 



a5a R U S 

russo^ e degli affari di questa chiesa^ 

colle estere comunioniorientali scisma» 

fiche. 

Tra le religioni che si spartoDO TaDti» 
<!0 continente, poche ve ne sono che non 
abbiano in Russia seguaci e settatori; pe- 
rò i cattolici sparsi nell'impero riunito di 
Russia e Polonia, ascendevano a circa 1 1 
milioni, secondo la celebre dichiarazione 
del cardinal Luigi Lambruschìni segre- 
tario di stato di Gregorio XVI > e fatta 
ìasuonomea'22 luglio 184^. La religio- 
ne dominante è il Cristianesimo modifi- 
cato dallo scisma de' Greci (P^.) : è essa 
ingiustamente denominata dai suoi fe- 
deli , religione Ortodossa , mentre è E* 
terodossa (/^.), ed i russi pretendono an« 
che d'appellarla religione Cattolica, l 
punti principali -di sua fatale dissiden« 
y-a colla chiesa romana sono ; di non ri- 
conoscere il Primato (F,) e la suprema- 
zia spirituale del Papa, ed'inlerdire il ce- 
libato ai preti, interdizione tanto rigoro- 
sa, che colui il quale perde la moglie non 
deve più continunre nelle sue funzioni. 
E* proibito a'greci russi di passare ad al* 
tra cradenza, ed é comandato dalia legge 
di educare la loro prole proveniente da 
MatrimonH^V,)xxk\s\\ nella religione rus- 
so*greoa scismatica. Osserva Rinaldi ne* 
gli Annali ecclesiastici^ all'anno 1 5o5,n.^ 
33. M Quanto alla setta de' russi , tiene 
quasi gl'istessi errori, che la greca, sicoo- 
nie é manifesto per la lettera di Giovan- 
ni metropolitano di Russia, scritta al Pa- 
pa Giulio II; imperocché invitato a rein- 
tegrare l'antica unione colle due chiese, 
accusò la romana,perchè confessa nel sim - 
bolo lo Spirito santo procedere dal Pa- 
dre e dal Figliuolo; perchè consagra l'Eu- 
caristia nel pane azzimo; perchè non per- 
mette ai sacerdoti il cresimare, ma riser- 
va ciò ai vescovi; perchè nonammetteal 
sacerdozio gli uomini che hanno moglie; 
perchè non aggiunge una settimana al 
digiuno quaresimale; e perchè osserva il 
digiuno delsabbato". Incominciando dal- 
la Chiesa Rutena cattolica in Russia, già 



RUS 

con diffusione narrai a Kiovu quanto qiii 
trovo indispensabile accennare, per evita- 
re ri petizioni. Rio via culla della chiesa rus- 
sa e città arcivescovile, già residenza dei 
granduchi di Kievtr e dell'arci vescovo me- 
tropolitano delle due Russie pei Ruteni 
(F,) o russi di rito greco- unito cattolico, 
è ora sede d' uno de' 4 metropolitani e- 
terodossi russi e d'un vescovo di ritogre* 
co scismatico come il metropolitano sino 
dal 1 640. C denominata la città santa per 
le sue reliquie e catacombe de' santi, pei 
molli edifizi religiosi che possiede, e per* 
che vi si convertì al cristianesimo Vla« 
dimirolo Wladimiro il Grande co'Bgli, 
tutta la sua armata e diversi popoli. Ru« 
rik già vi avea fondato V impero russo, 
stabilita la sua potenza, e divenne K.io via 
la capitale della Russia meridionale, e nel 
1037 la capitaledi tutte le Russie per Ja« 
roslaw I, onde i di lui successori vi ten« ' 
nero la corte sino ali 157. RacooDtai pa* 
re come la conversione delle Russie alla 
fede cristiana si effettuò dai promulga- 
tori del vangelo , mandati da s. Ignazio 
patriarca di Costantinopoli, onde vuoisi 
ohe lai." chiesa ivi si erigesse neir867; 
che la conversione della gran principessa 
Olga, che assunse il nome di Elena, mi- 
rabilmente produsse la cessazione della 
persecuzione contro i banditori della dot' 
trina di Gesti Cristo e di quelli che l'ab- 
bracciavano, come il ricevimento del bat* 
tesimo di Wladimiro I e degli altri no* 
minati. Che Michele ne fu ili.^ vescovo 
con 12 chiese sufiraganee , ed ebbe quei 
successori che con serie riportai : alcune 
di dette chiese in progresso di tempo fu- 
rono elevate al grado arcivescovile, eoa 
nuove sedi sufTraganee, è ne feci di tutte 
speciali articoli, ne' quali vi sono notizie 
importanti alla storia delle Russie, si ci- 
vile cheecclesiastica.il celebre monaste- 
ro delle Grotte in Kiovia nacque verso il 
^o5o: divenne seminario di scienza edi 
virtìi, e montò in Russia alla medesima 
rinomanza in cui erano saliti i monaste- 
ri di Monte Cassino, di Westmioster, (E 



RUS 

Tours, di Corbela, di Fufda, di s* Galla 
Da questo chiostro uscirono gli uomÌDÌ 
piti dotti e più virtuosi, che si acquista- 
rono ineriti immortali neirincivilimento 
della Russia: esso fu culla e capo di tut* 
ti i monasteri dell'impero. Nel 1087 di» 
ventò Kiovia metropolitana di tutte le 
Russie, unita alla chiesa romana, come lo 
erano allora i patriarchi di Cosiantinopo* 
li (^.). Questi ultimi essendosene poi di- 
visi, nondimeno la chiesa russa continuò 
Dell' unione cattolica colla 8< Sede , anzi 
scomunicò Cerulario patriarca diCostan* 
tinopoli cheavea fatto loscisma separan- 
dosene. Che indi Kiovia ehbe per tempo 
pure i vescovi latini; che 8. Giacinto do' 
menicano propagò la fede cattolica in 
Prussia e Russia. Che neìi^iS accadde 
lo scisma tra la chiesa di Russia e quel- 
la di Costantinopoli, onde Kiovia fu chia- 
mata madre di tulle le chiese di Russia^ 
le quali d'allora in poi furono governa* 
le dai metropolitani di Kiovia e di Mo- 
sca. A Kiovia s'incorporarono diverse dio- 
cesi, e perseverarono nell' unione colla 
chiesa romana sino e vei*so ili52o.Che 
nel 1437 avendo il patriarca di Costan* 
tinopoli nominato meti*opolilanodi tutte 
le Russie Isidoro (^.) cardinale, Mosca 
fu riunita a Kiovia, quando il cardinale 
'volle in Mosca pubblicare il decreto di 
nuova unione de'russi alla romana chie- 
sa, &tto nel concilio di Firenze da Papa 
Eugenio IV; ma per la contrarietà del 
gran principe Basilio III e del popolo, non 
fu accettata. Indi Basilio III senza con- 
sultare il patriarca di Costati tinopoli, dai 
vescovi della metropolitana di Mosca, per 
questa fece eleggere il metropolitano. Nel 
i pontificato d'Alessandro VI incominciò 
j loscisma di Kiovia, e intieramente si con « 
, sumò nel tempo indicato. Nel 1 589 il pa- 
I triarca di Costantinopoli creò il patriarca 
I di Mosca per tutta la Russia,indipendente 
j, dasee da'suoi successori.!! nuovo patriar- 
ì ca di Mosca, maltrattando il metropolita- 
I no di Kbvia Michele,questi co'suoi vesco- 
j vi ruteni si riunì uel 1 5^3 alla s. Sede, pre* 



RVS 253 

stando ubbidienza alPapaClemente Vili, 
colle condizioni statuite da Eugenio IV 
nel conciliò di Firenze^ t poscia lepisco* 
pato ruteno per la chiesa romana fu di* 
pendente dalla s. congregazione di pro- 
paganda fide: ma i vescovi scismatici, ac^ 
canto alle sedi cattoliche conservarono le 
loro sedi eterodosse , e quello di Kiovia 
si sottopose alla giurisdizione del patriar- 
ca di Mosca. Ne' trattali della Polonia col- 
la Russia, gli scismatici o greci non uniti 
furono ne'diritti politici eguaglia ti a'catto- 
liei o greci uniti, i quali nullameno diven- 
nero segno alla persecuzione de'russi scis- 
matici.lndi i basiliani,già benemeriti della 
chiesa russa rutena, si mostrarono nella 
disciplina monastica rilassati, e bramosi di 
dominare it clero secolare, impadronen- 
dosi di tutte le dignità ecclesiastiche, ad 
onta delle replicate ammonizioni della s. 
Sede. La persecuzione de'russi eterodos- 
si aumentò a danno della chiesa cattoli* 
ca russa , e fecero di tutto per ridurre i 
russi ortodossi all'unione con loro. Ad on - 
tadel mantenimento della libertà del cul- 
to, giurato dai sovrani di Russia e da Ca- 
terina 11 , questa abolì il metropolitano 
di Kiovia, e altre sedi vescovili cattoliche. 
In seguito Pio VI ne ottenne in parte la 
ripristinazione da Paolo I. Allot€ insor- 
se contro delle sedi rutene ristabilite, non 
solo il così detto Santo Sinodo scismati- 
co, ma ancora il nuovo arcivescovo la- 
tino e cattolico di MolùUyWy l'ambizioso 
Siestrencewicz, per dominare eziandio la 
chiesa rutena cattolica di rito greco, on- 
de questa 2.' finì col divenire parte del- 
la scismatica, per l'apostasia del vescovo 
Siemaszho, che formò il deplorabile di- 
segno di ridurre allo scisma tutta quan- 
ta la chiesa greco-uni to-cattolica in Rus- 
sia ; e nel i838 e 1889 in Phsko ebbe 
luogo il fatalissimo decreto d'unione dei 
ruteni cattolici a'russi scismatici, ad onta 
che questo non fosse l'unanime sentimen- 
to del clero e popolo ruteno. Qui noterò, 
che prima di tale apostasia e non com- 
preso il regno di Polonia, la popolazio- 



2J4 



RUS 

ne latina e rutena nell' impero russo di- 
oeii che lime di più die dnqae milioni 
€990,000 di cattolici. Dissi finalmente a 
Kiovu/]uanto energicamente operoGre- 
gorio XVI in fiivore de'caltolici russi. £• 
gualmente per etitare replidie in questo 
articolo ed aumento superfluo, brevissi* 
mamente ricapitolerò qui appresso, quan* 
to analogamente riportai in altri artico- 
li , ove se ne ponno leggere i dettagli e 
particolarità. A Plosco, città arcivescovi- 
le della Russia Rianca o Rutena, di rito 
greco«ruteno unito cioè cattolico, oltre* 
che parlai de'suoi Tescovi é notizie rela* 
tive, raccontai come Giterina II surrogò 
l'arcivescovo a quello di Kiovia, mentre 
divisava di sottoporre i cattolici ruteni e 
latini airarcivescovo di Mohìiow, e po- 
nendo in Poiosko un vescovo scismatico. 
G>mePio VI nell'impero di Paolo I pro- 
curò di riordinare la scomposta gerarchia 
ecclesiastica, ed in qual modo. Narrai la 
nuova alterazione prodotta nel 1825 e 
1828, anzi nel 1 833 vi fu ripristinato un 
vescovo del culto dominante greco ete- 
rodosso. Riprodussi i modi come si prò- 
cedette a rendere la chiesa rutena catto- 
lica semplice parte della scismatica , re- 
si pubblici nel i835 e i838, e con atto 
formal^nel 1 839. A Mosca, città metro- 
politana di Russia, che racchiude il teso- 
ro imperiale e molti monumenti glorio- 
si de' czar, nella cui cattedrale si consa- 
grano e coronano gl'imperatori, e prima 
vi si seppellì vano, dissi che perla sua cen- 
trale posizione fu la naturale capitale del- 
le Russie e residenza de'monarchi: Trattai 
de'suoi metropolitani di tutte le Russie e 
delle contrade settentrionali, vale a dire 
de'russi eterodossi o scismatici, nominati 
anticamente dai gran principi edal clero, 
ma istallati da'patriaixhi scismatici di Co- 
stantinopoli. Che divenuto l'arcivescovo 
patriarca, fu dichiarato indipendente da 
quello di Costantinopoli , e occupava il 
2.^ posto nell'impero; ma per aver trop- 
po esercitato influenza sul lo stato, Pietro 
1 il Gronde ne al)ori la dignità, elesse un 



EUS 

aicitc seofe, ed ntituì il secEoente San- I 
to Sinodo^ che dichiarai in che oonsiste. 
Fo allora e nel 1702, che Pietro I radu- 
nati i vescovi per procederea tale eleiio- 
ne, didìiarò loro di essere egli aiedestmo 
il patriarca della chiesa msn; né il clero 
fece OMistradi resistere, e sio d'allora l'aa- 
torità temporale é pare slata l'autorità 
spirituale, delegando l'imperatore la sna 
autorità all'assemblea del Santa Smodo 
residente in Pietroburgo, che dirige tat- 
ti gli aflàri religiosi. Perciò l'imperatore 
di Russia dicesi figlio primogenito di sua 
chiesa, ed Autoeraie o Auetoautej o Sa* 
modergetz, voce greca die significa, die 
ha lìbero e pieno potere, derivante dal vo- 
cabolo Auiocrazia, potere indipenderUe, 
che trae tutta laforzadate «Irsso.Equesto 
vocabolo anche sinonimo di Despota^ F,): 
ì greci chiamavano autocrate l'imperata* 
re romano. Il titolo d*Autocraiore ^coxf' 
cesso ai duci supremi d'Atene, indicante 
essere se stessi esenti dal render conto del- 
la loro amministrazione nellecose di guer- 
ra : lo ebbero Aristide, Nida, AJcibiade, 
Demostene, Lamaco e tanti altri, al dir 
di Plutarco; tra'gred lo aveano pure gli 
ambasdatori pieni potenziari.* A Mossa 
parlai eziandiode'prindpalisanti che ve- 
nerano i moscoviti, i quali ooaie la mag- 
gior parte de'russi hanno niia particola- 
re riverenza e culto per le a. Immagim. 
In fine notai lo stato passato e presente 
del cattolidsmo di Mosca e de'luoghi die 
ne dipendono. A Pietbobubgo la descris- 
si città capitale delF impero russo, resi- 
denza dell'imperatore, del senato, de'mi- 
nistri, delle prìmarie autorità dello sta- 
to, del denominato Santo Sinodo dìrìgetì" 
te gli affari generali della religione greca 
eterodossa, di cui è autocrate lo stesso im- 
peratore, e deU'ardvesoovo metropolita- 
no. Fondata da Pietro I il Grande, ne fe- 
ce la capitale del colossale suo impero, ed 
i successori, inclusivamente all'imperato- 
re che regna,ne aumentaroncfgli splendi- 
di monumenti. Indicai le notizie ^religio- 
se, tanto eterodosse, che ortodosse, e quc 



RUS 

1 collegio ecclesiastico cattolico sot- 
iurisdizioue dell'arcivescovo di Mo' 
', sul quale riportai altre notizie in 
odi quelle che registrai a Mohilow. 
està città arcivescovile di Russia; già 
irile, ragionai ai suo omonimo arti« 
colle principali sue nozioni : quanto 
aterina 11, come Pio VI eresse Mo* 
f in arcivescovato, con giurisdizione 
irla e delegata su tutte quante le 
3 cattoliche di rito latino dell'i mpe- 
I perchè vi coopei'ò il cardinal pre- 
di propaganda Timperatrice lo re- 
Parlai di nunzi e legati o ambascia- 
intificii perciòspedili in Russia, cioè 
3Ui e Litta ( K) poi cardinali, al tem* 
Caterina II e Paolo I, pel riordina- 
3 delle cose ecclesiastiche del catto* 
IO, concedendo Pio VI all'arcivesco* 
vestire a modo di cardinale, ma con 
e restrizioni che ivi notai. Indi del 
io Arezzo (P^,) poi cardinale, de'suoi 
escovi; del contegno tenuto dal go« 
9 imperiale coi cattolici latini eru- 
ilagrimevoli conseguenze, anche pel 
i argomento de' A//i//*i//io/ii misti, e 
» che operarono Pio VII, Leone XII 
egorioXVl, citando la celebre allo* 
ne di quest'ultimo propugnatore a* 
mo de'dirilti de'cattolici e della s. Se* 
?ev ultimo, dello stato dell' arcidio* 
]i Mohilow,avendo riprodotto a Po* 
i il concordato concluso trai regnan- 

IX e Nicolò I , a vantaggio delle 
e di rito latino nella monarchia di 

1 e Russie. In virtù di questo narrai 
LTRiABCATo Armeno , comc il Papa 
vide al governo spirituale del gran 
ero degli armeni cattolici esistenti in 
ia, ch'erano privi del proprio vesco* 
elle diocesi di Camenieck o Kami" 
r, e di Cherson o Kerson , in cui e* 
I la sede vescovile con suf&aganeo ia 
Uow, A Polonia riportai tutte quan* 
; notizie di quelle chiese cattoliche 
e e rutene, e le gerarchie ecclesiasti- 
lelle superstiti chiese latine e rutene, 
[oesta ultima meglio bRutenl A Gbs* 



RUS a55 

CIA poi riprodussi le notizie compendia- 
te sulla sua storia ecclesiastica, de'di versi 
scismi de' greci colla chiesa romana, dei 
russo-greci scismatici, dall' origine della 
chiesa russa sinoe inclusive al 1842. Ten* 
ni altres^ì proposito de' riti gi*eci, e loro di* 
scipliua ecclesiastica; del Sinodo perma- 
nente nell'attuale regno di Grecia, mo- 
dellato sulle norme di quello di Russia o 
Pietroburgo,e perciò brevemen le descris* 
si il chiamato Santo Sinodo, il quale è 
derivato da quello de'patriarchi di Co- 
stantinopoli. Nel voi. LV, p. loi notai, 
che in Russia il principale sostegno della 
fede cattolica sono i domenicani, i quali 
vi hanno 53 conventi, e ne indicai i luo- 
ghi. Quanto finora in questo lungo pe- 
riodo ho tratteggiato, avendolo desunto 
dagli articoli Kioyia , Plosko, Mosca, 
PiETBOBt7BGo,MoHiLow, PATRIARCATO AR- 
MENO, PoLOHi A, GREciA,nel Compilar questi 
ebbi ancora presente, come negli articoli 
Poloni A e altri riguardanti le Russie, Io- 
pera del p. Agostino Theiner : Vicende 
della Chiesa cattolica di ambedue i riti 
nella Polonia e nella Russia da Cateri» 
na li sino cCnostri dì, precedute da un 
rapido cenno sulC origine e sulle rela» 
zioni della Chiesa Russa con la s. Se» 
de sino a' tempi di Pietro I il Grande. 
Ora fero un laconico estratto di altra 
dotta opera del medesimo autore , qua- 
le necessario supplemento alla pi*ecedeti- 
te. Comprendo che il sunto riuscirà sner- 
vato, senza la forza che danno i parti- 
colari e le prove; tutta volta servirà a 
darne una semplice idea , a ciò essendo 
imperiosamente tenuto dal dovere di 
stretta brevità.Ed appunto a.supplire tan- 
ta deficienza, e perchè s'intenda meglio 
il poco che dirò, premisi un riassunto dei 
memorati articoli. La detta a.'opera è in- 
titolata: La Chiesa scismatica Russa de* 
scritta secondo le più recenti relazioni del 
così detto Santo Sinodo^ Lugano 1846* 
Esclatnerò prima con fi*aternozelo reli- 
gioso, col p. Theiner. » Il Signore che nel- 
l'alto consiglio della sua divina provvi- 



2j6 KUS 

(lenza regola i destini degli uomini e dei 
popoli, e li modera contro alla volontà 
degli uni e degli altri; Quegli che seppe 
fare del persecutore Saulo un apostolo 
delle genti, saprà fa re eziandio il siro igean- 
te, quando gli parrà tempo, della Chiesa 
Russa , e riconduiH^à pure tutte le altre 
società religiose , che hanno smarrito il 
sentiero della salute, al seno della loro ve* 
i*a madre, ch'é la Chiesa Romana, acciò 
si faccia com'Egli predisse, un gregge ed 
un pastore, o che si riabbraccino tutti i 
popoli della terra come frateUi nell'uni- 
ca e vera fede della Chiesa Cattolica, can- 
tando inni di gloria al Signore dal na- 
scere del sole fino al tramonto. Destati 
quindi, o sventurata figliuola di Sion, dal 
tuo sonno di morte,così diciamo a IlaChie- 
sa Bussa, e ritorna al seno della tua ma- 
dre, per partecipar con essa alla medesì- 
ma fede. Noi ricordiamo i tuoi a wilimen* 
ti e i tuoi travagli mossi non da passio* 
ne, ma da profondo doloi*e sulla dura sor- 
te che ti toccò per parte de'tuoi oppres- 
sori. Riguarda la schiavitù vergognosa in 
cui ti trovi gittata, e pensa che hai per- 
duto ogni splendore, ogni lume ed ogni 
vita per esserti allontanata dal centro del- 
l'unità, dalla sede di s. Pietro, da cui de- 
rivano vita, verità e salute. Riunisciti fi- 
nalmente con sincerità a questa s. madre 
Chiesa, alla Romana, della quale tu me- 
desima ne' tuoi sagri volumi riconosci la 
santità e la supremazia sulla universale 
Chiesa di Cristo, con encomiarvi e l'una 
e l'altra ". 

Le relazioni sinodali^ loro origine e ini' 
portanza. Il modo di procedere del go- 
verno russo in fatto dì religione, non me- 
no che i suoi immensi sforzi rispetto i di- 
segni della sua politica, formano il sub- 
bietto di generale attenzione.Lcmolte pre- 
mure che usa per dilatar la sua chiesa , 
potrebbero far supporre in essa stato flo- 
rido e vigore per poter dovunque spie- 
gare lo stendardo di sua fede, non meno 
nelle città cattoliche, che sulle rovine del- 
le sette scismatiche e protestanti dell' o- 



RUS 

riente e dell'occidente. Con an*oganza si 
sono arditi i venali panegiristi d'intuona- 
re l'inno del le future vittorie di una chie- 
sa , che rassoderà il dominio universale 
russo, echerovescieràcol suo popolo or- 
todosso l'attuai ordine sociale, travaglia* 
to già da morbo religioso e da infermità 
politiche, per riordinare poscia la società 
civile, e rianimarla colla rugiada di cele- 
sti benedizioni e di santificazione. La cbie* 
sa cattolica dell'occidente é giunta, secon- 
do la loro opinione, al termine della sua 
missione, e dovrà cedere il luogo alla chie* 
sa russa, alla più giovine sua sorella ba- 
starda, che oltre allo scisma, da immon- 
do potere temporale è stata più orrenda- 
mente guasta , la quale proseguirà nella 
grandiosa missione, e la compirà per la 
felicità di tutti i popoli dell' universo, e 
alla salute del genere umano. Amando 
l'imperatore Alessandro! sapere ogni an- 
damento e progressi delle riforme da lui 
proposte, il ministro dell'interno prima, 
e il ministro dell'istruzione pubblica poi, 
gli presentavano a quando a quando tut- 
ti i particolari di quanto erasi operato. 
Volle imitarli con simili rapporti il su- 
premo procuratore del s. Sinodo y nelle 
famose relazioni in cui si dichiara lo zelo 
dell'autocrate e le sue indefesse cure pel 
bene della chiesa nazionale. Il triumvi- 
rato di questi 3 ministri pare essersi sta* 
bilito per Teserei zio dell'onnipotenza rus- 
sa, coir intendimento però dell'assoluto 
volere dell'autocrate, che deve produrre 
il glorioso avvenire della Russia, sotto la 
triplice egida del dominio universale, del- 
la popolarità e delT ortodossia. Delle re* 
lezioni del supremo procuratore del Si- 
nodo, valoroso militare che regge la chiesa 
e il clero, secondo le massime dell'auste- 
ra disciplina militai*e russa, l' autore fa 
un deplorabile quadro,qualificandole pie- 
ne d* invenzioni, ingannatrici il popolo , 
e con manifeste contraddizioni : ne sono 
compilatori, non già i meti'opoliti e arci- 
vescovi membri del Sinodo^ ma uno o due 
officiali subfilterni e serolari, che abbel- 



RUS 

> il delineato quadro co' più splea- 
i colori, oe riportano l'approvazione 
autocrate. I metropoliti, gli aixive- 

e i vescovi riferiscono al Sinodo o- 
vvenimento di loro diocesi, ciò che 

di materiale al procuratore supre* 
er le sue relazioni. — Ss. Sinodo diri» 
ossia Tribunale supremo della Chie» 
azionale Russa, Àirabolito patriar- 
nooscovita successe 11 Sinodo, il quale 
1 il fine della sua istituzione dovea a- 
[juelle medesime attribuzioni e quel* 
!8sa influenza, che dal patriarca era* 
ate esercì tate. Con eguali vedute pò- 
e e religiose era stato sostituito il pa- 
tito al metropolita di Moscate Boris 
mow fondatore del patriarcato, non 
Denti di Pietro I che eresse il 8. Sino- 
rano mossi da eguali principi! nelle 
innovazioni ecclesiastiche, per così 
mettere in modo più sicuro la chiesa 
sro. Esaminando l'originee progres- 
la chiesa russa, sì conosce che latra- 
ta sorella settentrionale della chiesa 
•orientale ha dovuto soggiacere in* 
I colla chiesa di Costantinopoli alla 

sorte. Tanto Tuna quanto V altra 
uronochestromento da giuoco nel- 
ni del potere temporale, al cui ca* 
o restarono soggette, per aver pre* 

di essere piuttosto schiave de'prin- 
Jie libere all'ombra felice deirim* 
le sede di s. Pietro. Il Sinodo ha pa* 
a Pietro 1 in poi molte mutazioni, 
ido le prime disposizioni dovea esser 
osto d' un presidente col nome di 
iratore supremo, di due vice- presi* 
» di 4 consiglieri nelle deliberazioni 
j. assessori. 11 procuratore supremo 
)tto posto alla giurisdizione de' saoi 
hi, e non dovea avere che un sol vo* 
isessori potevano essere i metropo* 
ii arcivescovi, i vescovi , archiman- 
igumeni e 1 protopopi o protopapi : 
cibri del Sinodo doveano nominar- 
l'autocrate. Possono aspirarvi i me- 
liti di Kiovia, Mosca e Pietroburgo, 
Hropolita titolare! uno o due aixù* 

VOL. LIX. 



H U S a57 

vesco'vi,!! confessore dell'imperatore, e il 
cappellano maggiore degli eserciti edel- 
Tarmata navale. I membri del Sinodo ap- 
partenenti all'alto clero debbono Hire le 
funzioni di turno per 6 mesi, acciò Taoi* 
ministrazione delle loro diocesi non abbia 
a soffrire. Nel 1 839 il Sinodo si compone* 
va de'metropoliti di Novgorod, di Pietro- 
burgo, e come più anziano era presiden- 
te, di Kiovia, di Mosca e d'altro titolare, 
dell'arcivescovo di Kasan, di due proto - 
popi, uno de'quali era confessore dell'im- 
peratore. N'erano membri assenti gli ar- 
civescovi di PskoMT e di Twer. Il Sinodo 
ha 3 commissioni filiali : quella sinodale 
di Mosca diretta dal metropolita; quella 
sinodale dì Grusia diretta dall'arcivesco- 
vo di Tiflis; quella «inodale della Russia 
Bianca e perla Lituania eretta neh 836 
e presieduta dall' arcivescovo Siemazko 
famoso apostata. L'andamento degli af- 
fari nel 1839 fu diviso in 4 dipartimen- 
ti :i.^ s. Sinodo; 2.^ Istruzioni; 3.^ Ànàmi- 
nistrazione; 4*^ Segretario del supremo 
procuratore. Nell'esame che partitamen- 
le fa l'àutoredi questi dipartimenti^ dice 
ohe il s. Sinodo non é altro che istrumen- 

I 

to della suprema volontà del potere tem- 
porale, relativamente a tutti gli affari ri- 
guardanti la chiesa , ed in esso si ricon- 
centra la vita e l'intiera esistenza dell'u- 
niversale chiesa nazionale russa. Propria- 
mente non siede e non ha voce al sinodo, 
che il solo imperatore che dispone e co- 
manda, e commette i suoi ordini al su- 
premo procuratore, il quale li comunica 
ai vescovi esortandoli alla, puntuale ese- 
cuzione, e sorveglia e punisce i disubbi- 
dienti e gl'indolenti. L'imperatore quin- 
di è il vero sole della chiesa russa,yla sua 
anima, il suo regolatore e sostegno. Il Si- 
nodo è anche l'esecutore di tutte le deci- 
sioni superiori, che in nome dell'autocra- 
tesi rilasciano dagli alti dicasteri dell'im- 
pero e riguardanti l'interesse delle chiese. 
Il «upremo procuratore- fa pompa nelle 
sue relazioni sulla pienezza delle benedir 
zioni, che per mezzo del suo dicastero si 

'7 



258 RUS 

•pandouo sulla cliiesa. I membri del Sino* 
do nulla decidono o concludono, solo ese- 
guiscono. Rispetto al 2.^ dipartimento, 
esso riguarda le scuole ecclesiastiche. Il 
3.° forma l' amministrazione su tutti gli 
affiiri ecclesiastici che esigono dispendi, 
o riguardano gl'introiti : questi derivano 
dnlla vendita delle candele, dalla vendi- 
la delle corone da spose, da quella de'sal- 
vacondotti per V eternità co' quali s' ac- 
compagnano i trapassati al sepolcro, ed 
ancora il ricavatodalle oblazioni nellecas- 
sette alle porte delle chiese, e dalle collet- 
te che si fanno durante i divini uffici. Fi- 
no ad Alessandro I ogni diocesi poteva 
disporre di queste entrate, ma dal 1 809 
i vescovi debbono inviarne il risultato al 
Sinodo, che le ripartisce alle chiese secon- 
do i bisogni. Il 4*^ dipartimento forma il 
segretariato del supremo procuratore, ed 
il mai'emagno degli affari della chiesa rus- 
sa, e perfino la cassa si conserva da que- 
sta sezione. Conclude Fautore, essere il s. 
Sinodo un dicastero di stato meramente 
secolare, pel cui oi*gano deve la chiesa ri- 
cevere gli ordini imperiali, e de' vari mi- 
nisteri di stato : che i pastori della chie- 
sa sono semplici esecutori dell'altrui vo» 
lonta , e solo è rimasto loro il potere di 
conferire gli ordini sagri, per pi-ovvedere 
la chiesa de' necessari ministri, che tutta- 
via uon dipendono da loro, ma bensì daf- 
l'autorità temporale. — De'vescovie delle 
diocesi ossia Eparchie, La chiesa russa 
ha ora 47 vescovi, al numero de'qualiso» 
no d'aggiungere l due della Russia Bian- 
ca e della Lituania, che nel 1889 furono 
. tolti alla chiesa gi*eco unita per essere in- 
corporati alla scismatica. Il numero é mol- 
to ristretto iu proporzione alla popolazio- 
ne ed all' immensa estensione delle con- 
trade della Russia. Piii recentemente so- 
no state divise le sedi vescovili in 3 ordi- 
ni, il che pure si è praticato relativamen- 
te ai conventi o monasteri. Al i.° appar- 
tengono le 4 metropolitane di Kiovia^ 
ìfovgorody Moscay Pietroburgo. A 1 2.** 1 6 
sedi, le quali quasi tutte hanno il grado 



RUS 

arcivescovile, del qual ordine fàuno par- 
ie i due vescovati ruteni ooniinaU e tol- 
ti alla chiesa greco- unita. Di 3.^ in fine 
sono 26 chiese vescovili, conapresi i 4 vi- 
cariati eretti fino dati 832, cioè di Var- 
savia per la Polonia, di Riga per la Li< 
vonia,di Pios&operlaCurlaodia^ di Poe- 
tajew o Volinia per la Lituania, Gli ar- 
ci vescovi comunemente aggiungonp al lo- 
ro titolo quello d'un vescovato, ed alcuni 
vescovi portano il titolo di due vescova- 
ti. L'autocrate regola 11 coll^io episco- 
pale, traslocando e promuovendo i vesco- 
vi, con pieno arbitrio; inoltra eleva lechie- 
se a grado maggiore, o le degrada ad or- 
dine inferiora. Stimò Pietro 1 che le di- 
gnità ecclesiastidie di grado elevato po- 
tessero tornare pericolose al governo tem- 
porale, per cui non volle né metropoliti, 
né arcivescovi, limitandosi alla sola crea* 
zione di vescovi : questi principii si tro- 
vano tuttora in vigore. Ne' tempi di Ca- 
terina Il ei*ano governate le chiese me- 
tropolitane da arcivescovi, e le arcive^ 
scovili da vescovi. Con un solo cenno 
dell'autocrate le chiese metropolitane e 
arcivescovili possono essere precipitate 
da quella gerarchia ecclesiastica che da 
più secoli occupano. Si è traslocato il 
principio della milizia alla chiesa; il me- 
tropolita ha il grado di generale in ca- 
po, r arcivescovo di tenente generale, il 
vescovo di generale di brigata. I vesoo<> 
vi tramano innanzi al potera temporale; 
è loro interdetto di predicare con liber- 
tà l'evangeliche verità; le prediche di oor« 
tefurono abolite. Diceva Pietro I, un buoip 
ecclesiastico deve ubbidire alla voce del- 
l'autocrate, come il soldato a quella del 
capitano o al suono del tamburo. L' as- 
segno de' vescovi è scarso e limitato: non 
vi è chiesa forse in tutto il cristianesimo 
che sia rimasta così povera e spogliata, 
quanto la russa, mentregià possedeva tan- 
te smisurate ricchezze. Ivan 111 neli5oo 
pel I .Vimpossessò de'beni ecclesiastici, {)e- 
ix> frenato dalla gran fermezza dei metro- 
polita Simeone, minacciandolo delle ma- 



KUS 

• 

ioni di s. Vladimiro e rammenlan- 

la piadivozionede'Kangentili. Ca- 

a II s'impadronì delle pix>prietà sa- 

che ascendevano a 1 5 o 20 milioni di 

:hi air anno, dovendo contentarsi il 

d'annuì franchi 1 49*586 secondo lo 

lìto da Pietro III, cioè il metropoli- 

V arcivescovo franchi 5ooo, e il ye- 

> 3ooo, ch'éil misero assegno che a 

oggi ricevono. I monaci ebbero la 

io; le smisurate ricchezze e i tesori 

e argento Colarono nel tesoro im« 
le, ricevendo i religiosi 4o franchi 
ì pel mantenimento. Molti di tali be- 
chieda Caterina II die a^suoi favo- 

umerosi. Neavea dato l'esempio! van 
he distribuì i beni de'monaci ai fé* 
sinistri di sue crudeltà. La Polonia 
dio fu spogliata di tutti i beni del 
f inclusivamente alla chiesa cattoli- 
on volendo l'ortodossia russa chea- 
)li miserabili. Alla chiesa russa non 
tasta altra risoi'sa che 1' elemosina, 
ante dalle cassette poste alle porte 
chiese, dalle collette di questua, dal- 
sntanee oblazioni. 

d clero regolare ( il quale segue la 
a di s. Basilio jCoù le monache). An- 

1 Russia, non meno che in tutto l'o- 
3, il clero regolare sì acquistò, come 
tti ì paesi della chiesa latina d'occi- 
.*, grandi meriti per la propagazio- 
slla religione cristiana, per l'incivi- 
ito e per la coltura delle scienze. In 
n altro luogo però ha potuto mai 
itare nel medesimo tempo un così 
iito dominio sul clero secolare, come 
itainente nella Russia. Quivi il de- 
solare ebbe a coltivare col sudore del 
rolto il mistico campo della Chiesa, 
ne ai pochi palmi di terra che for* 
mola sua eredilà^per avere unoscar- 
10 vitto, mentre il regolare non ad 
attendeva che a consumare nella 
tta separazione dal mondo le sue im* 
e ricchezze, poco curandosi in gene* 
Selle orazioni e delle meditazioni, e 
ancora meno delle scienze, lascia d- 



RUS 2% 

do di buon grado al clero secolare ogni 
fatica. Ne'con venti russi, come pure in 
quasi tutti i conventi della chiesa greca, 
non erano che pochi sacerdoti,ed ordi- 
nario io sì scarso numeix> che appena ba- 
stavano per l^uffizio divino^ tranne quei 
monasteri in cui è unita la sede vescovi- 
le. La cagione per cui il clero regolare fu 
ed è tuttora in sì alto. stato, tanto nella 
chiesa, che nella società civile, deriva die 
tutti i dignitari nella gerarehia ecclesia- 
stica -si eleggono dalPordine de'regolari. 
Non deve tacersi, che i regolari ripetono 
dal solo celibato il loro pili alto stato, co* 
me il clero secolare deve attribuire il di- 
spregio in cui si trova alla condizione 
coniugale. Perchè chiaramente apparisce 
che questo giammai non ha potuto riscuo- 
tere quella vener&ione e quella fiducia, 
che si ha in quello dal popolo, quantun- 
que si trovi in altissimo grado. Ancora a 
questi giorni il Sinodo fa pervenire con- 
fessori da'Iontani conventi delle provin- 
cie alla meti*opoli,perehè le pei*8one gen- 
tili si rifiutano di confessarsi a preti am- 
mogliati, sebbene vi sieno fra loro alcuni 
non al tutto ignoranti. Ne'secoli passati 
trovandosi tutte le ricchezze della chiesa 
russa nel potere de'monaci, ne venne gran 
danno a'monasteri, poiché da que' vene- 
randi luoghi in breve tempo fu sbandita 
ogni arte buona, e non fu più in essi ve- 
duto né sapienza, né fiore alcuno di bella 
cristiana onestà. Nel secolo XI non pochi 
monaci si erano dati al vizio dell'ubbria- 
chezza : questa, la crapula, la dissolutez- 
za e altre brutalità procurarono bandire 
zelanti vescovi, ripristinando il rigore del- 
l'istituto; in che si distinsero i metropohti 
Simeone nel i495, Macario del 154^, per 
la rìforma de'con venti. Ne'ooncilii di Mo- 
sca dal i5o3 al i55i si scorge lo stato 
lagrimevole d'indisciplinatezza, in cai tro- 
vavasi la vita dauslrale. L'immoralilà e 
Tignoranza crebbero ogni giorno, mas- 
sime nelle rivokure civili ch'ebbero luo- 
go dopo la morte d'Ivan IV. Lordar A- 
lesaio Michelovits del i645, ed i patinar- 



96o BUS 

chi Giuseppe Idei 1642, Mioone del i65^, 
e Giuseppe 1 1 dei 1 666 si adoperarono per 
impedire la generale corrusìooe ne' mo- 
nasteri, ma senza felice successo, essendo 
la dissolutezza in vigore traVeligiosi dei 
, due 9essi. Le monache non si vergogna- 
vano di dare ricetto pubblicamente nei 
loro monasteri ai propri amanti, ch'era- 
no nella maggior paiate monaci, mante- 
nendo pura in essi i fruiti delle loro dis- 
solutezze, i quali poi fatti adulti erano ri- 
cevuti ne'monasteri a'quali secondo il lo- 
ro sesso appartenevano. Sì fatta genera- 
zione si pose ordinariamente ad imitar 
l'esempio de'genitori, onde in breve i mo- 
nasteri furono popolati da gente quasi tut- 
ta nata da sagri lego concubinato. Pietro 
I voleva introdurre una riforma ne'mo- 
nasteri, togliendo lorS i fondi, e nel 1 724 
mandò ad effetto rigorosi provvedimenti, 
proibì nuove fondazioni e donazioni; al- 
cuni conventi furono soppressi, altri si riu - 
nirono in uno solo per diminuirne il nu- 
mero. Eziandio le monache non andaro- 
noesenti dalle sue riforme; dovettero ado- 
perarsi con fatiche, per rendersi utili alla 
società civile. Fu inoltre loro raccoman- 
data rigorosa clausura, e che nelle chiese 
fossero nascoste dietro alle grate. Egli si 
servì per queste operazioni di Baskakof 
capitanodella guardia imperiale, ond'eb- 
bero luogo le più assurde e crudeli rifor- 
me. Caterina I voleva mandar pienamen- 
te ad effetto le intenzioni di Pietro 1 suo 
marito, ed i successori le continuarono, 
finché Pietro HI nel 1 762 dichiarò i beni 
de'conventi proprietà della corona, fissò 
un misero soldo tanto ai monaci che ai 
vescovi, ma l'ardita impresa gli costò la 
vita. Sua moglie Caterina 11 ne cassò i 
decreti, ma rassodata nel soglio nel 1764 
mandò in esecuzione quella medesima 
confisca. Così l'istituzione monastica rice- 
vè un colpo mortale, e la sua influenza nel- 
lasocietà ci vile fu annullata; quindi fu sta- 
tuito, che per entrare negli ordini religio- 
si l'uomo deve aver passato i 4o anni, la 
donna almeno i 5o, oltre altre restrizio- 



BUS 

ni per le ammissioni. Si dispensa premu- 
rosamente pei giovani di belle speranze, 
per sollevare l'abbattuta condizione degli 
istituti regolari: questi giovani facilmente 
sono eletti professori nelle accademie e u- 
niversità, archimandriti e vescovi, le sedi 
de'quali sono serbate pei regolari. I pri- 
vilegi de'religiosi conservati sono in so* 
stanza apparenti e di poco momento; tut- 
to viene regolato dal Sinodo, che prescri- 
ve il numero de'conventi ordinari e stra- 
ordinari, in un al numero degl' individui 
che ne fanno parte. QueUi de'primi ri- 
cevono dal governo 4o franchi, i religiosi 
de'conventi straordinarì non hanno nien- 
te, si mantengono del proprio o di.liroo- 
sine: il loro numero è piccolo in confron- 
to ai soppressi nella confisca, essendosi 
conservati quelli che godevano opinione 
d'onestà. Tali con vénti sono di 3 specie, 
quanto al numero degl' individui che de- 
vono contenere ; cioè quelli di i .° ordine 
da 20 a 3o, quelli di 2.® da 12 a2o,quelK 
di 3.^ da 6 a 1 2. Inoltre vi sono 4 la^re 
o laure in Mosca, Pietroburgo, Rio via e 
PoczajeMT già celebre monastero ruteno 
de'basiliani e tolto nel 1 833 ai cattolici, 
ed è la più bella e piti ricca; in ognuna 
delle quali è permesso un maggior nu- 
mero di religiosi, per cui in ciascuna ve 
ne sono cii*ca da 100 a 120. Eguale fa* 
colta hanno 7 stauropigie, puro il nume- 
ro de' religiosi di ciascuna era di 33 : di 
queste stauropigie, 5 sono in Mosca, una 
in Arcangelo, l'altra a Rostow. Ék\\e lau- 
re e alle stauropigie hanno solo diritto i 
religiosi di merito, e d'ordinario i profes- 
sori de'seminari diocesani, quando appar- 
tengono al clero regolare. Le laure delle 
metropolitane formano anche la residen- 
za del metropolita e la sua commenda, 
che peroiò è parimenti detto arohiman- 
drita della laura. Ad esse son pure riu- 
nite le accademie ecclesiastiche. Alla ca* 
telnoria de'conventi appartengono ezian- 
dio le così dette case vescovili, delle quali 
trovasene una in ogni diocesi ossia epar- 
chia: il vescovo non é assistito se non dai 



RUS 

tei che sono i suoi consiglieri e for* 
) il suo capitolo, poiché il culto dt« 
nella cattedrale è solamente affidato 
3ro cure. Quindi il vescovo può con* 
irsi il vero superiore oarchimandri- 
suoconvento,eordinariamenteGon- 
no i vescovi a vivere monasticaroeu- 
a con miglior vitto. Pare che ai Ve- 
spetti il mantenimento de'monaci 
loro case. Ogni convento ha i suoi 
3 conversi, mantenuti dai monaci, 
con vento di pende dalia giurisdizio- 
Ivescovodella diocesi in cui è situato; 
re e le stauropigie sono immediata* 
e soggette al Sinodo imperiale. Il pò* 
e' vescovi sui convenli,come in ogni 
ramo di giurisdizione temporale^è 
ève ombra, né può dirsi giurisdizio- 
Sinodo ovvero il supremo procura- 
egola tutti i conventi, giusta il suo 
ilacito,cosi tutte le nomine a uffici 
ti, come le traslazioni, senza punto 
ndare il parere de' vescovi, i quali 
ne hanno il potera di allontanare o 
3 alcun monaco colpevole, senza 
rizzazione delSinodo.i vescovi in so* 
non sono che deputati del Sinodo, 
giiare se i suoi ordini sono eseguiti 
iventi.Ora i monaci hanno peixlu* 
:ura delie anime nelle parrocchie, 
» il genio della chiesa orientale e la 
studine di quasi losecoli; il perché 
i di 3ooo religiosi, appena si tro- 
600 sacerdoti. 11 governo russo da 
* 1 si é adoperato di promuovere 
9 secolare, secondo le massime dei 
tantisrao, a spese del regolare, con 
ito della morale nel popolo. Però 
u*mate navali il governo affida la 
Ielle anime ai religiosi t forse par- 
strano se si vedesse ne' vascelli da 
I il cappellano starsi colla moglie 
;li, mentre tutta la ciurma é celibe 
la per necessità dalle proprie mo* 
li cappellani della flotta del mar 
il governo fondò il collegio de'mo* 
icerdoti o ieromonaci, nei mona- 
li jì» Gregorio pretto Sebastopoli 



RÙS 261 

nella Crimea: i membri di quel collegio 
sono {discolie scapestrati de'con venti del- 
le varie eparchie, quindi é che i coman- 
danti comunemente mettono il cappel- 
lano !s4<»*6 pi'i'^» ^ei culto divino in pri- 
gione, per essere sicuri che non si presen- 
ti ubbriacoall'altare. Ogni monaco in ser- 
vizio della flotta ha 1000 franchi di an- 
nua paga; quelli restati al collegio la metà. 
Eccettuati i suddetti pochi giovani pre- 
posti all'istruzione e al governo de'prin- 
c'ipali monasteri, l'istituzione de'regolari 
trovasi nella più misera condizione, riu- 
scendo deforme ricevere uomini divenuti 
inutili alla società umana, e donne non 
più capaci di partorire figliuoli, gli uni 
e le altre privi del sublime pregio della 
verginità, vero e necessario fondamento 
d'ogni istituto regolare. Pel salario annuo 
di 4o franchi ai religiosi e di 24 alle re- 
ligiose, iie'chiostri russi non potranno mai 
trovarsi persone di gentil condizione e 
d'ingegno: in tutti i conventi d'ambo i 
sessi si grida: dobbiamo quasi morirci di 
fame; il prodotto de' lavori manuali ser- 
ve per alleggerire la loro miserabile esi- 
stenza. Mancandosi di concorrenti a sì pe- 
nosa vita claustrale, si deve dagli archi- 
mandriti accettare individui d'ogni sorte, 
ed i figli del clero secolare, così le mona- 
che. In ogni anno si calcolano 3oo vo- 
cazioni religiose, in 4o milioni di cristia- 
ni. Nel i836 si contavano 1 97 conventi 
ordinari o salariati, e i63 non salariati 
o ritiri ; 90 monasteri di monadie sala- 
riate, le quali hanno pure delle aspiranti 
in grande quantità, i monasteri delle fem- 
mine non salariate, sono meglio provve- 
duti di professe, che i non salariati con - 
venti degli uomini: in 12 di tali mona- 
steri nel 1837 si trova vano 929 professe, 
essendo per loro le leggi d' ammissione 
meno rigorose che per gli uomini, per- 
mettendo l'illimitato numero di novizie 
o belizze, che si mantengono a proprie 
spese, e possono essereaoche giovaoi,pur- 
ché non professino prima di 5o anni. La 
chiesa nazionale russa possiede de'oioua* 



] 



26i AUS 

sieri dì uomini aa5 salariatile i6i non 
salariati; di femmine loo salariati, ei 3 
non salariati: in tutto 499 monasteri e 
conventi scismatici, t quali si aumenta- 
rono coi tolti nel 1 887 alla chiesa rute* 
Ila cattolica; anzi più della metà di essi 
apparteneva alla chiesa cattolica, prima 
che la Polonia cadesse sotto il dominio 
russo. I regolari in Hussia fanno lunghi 
e rigorosi digiuni, essendo loro proibiti i 
cibi grassi ; ma le poche pesche ch'essi e 
i vescovi aveano salvato dal comune nau- 
fragio, furono loro tolte. 

Del clero secolare. Questo in Russia 
comunemente chiamasi clero bianco^ poi- 
ché il regolare si denomina clero nero , 
e ciò non |)er ragione del vestiario che 
di ambedue è nero, distinguendosi i re- 
ligiosi dal clero secolare, per un velo ne* 
roche portauo voltato addietro sopra le 
loro berrette. Forse la denominazione di 
clero bianco haorig|ne, peixhè i preti se- 
colari si trovano pili in relazione colla so- 
cietà civile, quindi più in mezzo ai pia- 
ceri ch'essa presenta; mentre il regolare 
per sua istituzione è destinato a perfet- 
ta separazione dal mondo , per pregare 
Pio pe'vivie pe'morti. Alla categoria del 
clero secolare appartengono tutte quelle 
persone chesono necessarie al servizio del- 
la chiesa nella pelebrazione de'divini uffì- 
zi, come sarebbero gli arcipreti o protopo- 
pLo protopapi, i preti o popi,i diaooni,i let- 
tori, i cantori, i sagrestani, i campanari.Se 
il clero secolare da tempi remotissimi si- 
no a noi ha sempre avuto nella chiesa 
greca orientale un' autorità assai subor* 
dinata, tuttavìa non si é trovato mai in 
alcun paese della chiesa greca in una con- 
dizione così umiliante, e così spogliata di 
ogni influeoza nella chiesa come in Rus- 
sia. La cagione sembra lo slato loro con- 
iogale, che debbono contrarre prima di 
ricevere gli ordini maggiori, ma espres- 
samente con una vergine. La moglie è il 
principio d' esistenza, e parte integrante 
del sacerdozio greco-russo. Per la gene- 
rale corruzione de'cfistumi io Russia, il 



RUS ', 

vincolo matrimoniale é divenuto più fra- 
gile che altrove, e non pertanto non vi é . 
prete eh e a rd isca sepa ra rsi da 1 1 a sua San- \ 
lippe, per quanto gli sia grave e molesta, ] 
perchè col divorzio sottoscriverebbe la 
sentenza della sua morte civile, giacche 
per separazione o per morte della moglie 
cessa dal sacerdozio. Quindi le donne dei 
preti russi sono d'ordinario trattate assai 
bene dai mariti, i quali se non Tamano, 
le riveriscono , comechè formano l'esi- 
stenza e la durata del loro sacerdozio. Il 
proverbio russo: Dssa è fortunata quan- 
to una popessa, cioè quanto la moglie di 
un prete, indica abbastanza la relazione 
di queste donne verso i loro mariti, ma 
nella socittà civile non godono riputazio- 
ne alcuna. Morta al prete la moglie, de- 
ve ricoverarsi in un convento per condur* 
vi vita laicale, dovendo perù rigoroia* 
mente osservare tutti ì riguardi dovuti 
al proprio suo stato per non esserne cac- 
ciato. Pa qualcheannola chiesa russa ha 
concesso ad alcuni preti vedovi V eserci- 
zio sacerdotale, che nella dimora in case 
religiose menarono vita lodevole. Già si 
disse che tutti i ragguardevoli gi*adi ec- 
clesiastici sono interdetti al clero secola* 
re, e riservati pel prete celibe e religioso, 
onde un sacerdote secolare non può giun- 
gere che alla semplice dignità di parroco 
odi arciprete. .Ne'concilii non ha ne voce 
uè grado, quantunque in essi si trattino 
cose che lo riguardino. Insomma il pre* 
te ammogliato russo è privo d' ogni im- 
portanza tanto ecclesiastica che sociale , 
non avendo né nella chiesa, né nella so- 
cietà civile alcuna rappresentanza legale. 
I lamenti che i metropoliti in ogni tem* 
pò hanno &tto contro l'immoralità e l'i- 
gnora nza del clero seoolaresonònolizgran* 
di furono gli sforzi di Cirillo HI del 12491 
di Pietro del 1 3o&, di Teodosio del 1 46 1 . 
Erano così ignoranti i preti, ohe la mag- 
gior partedi essi sapeva appena le orazio- 
ni della chiesa, e pochi le potevano inten- 
dere. Il coraggioso Teodosio mise mano 
con gran zelo all'opera della riforma del 



RÙS 

>, senza raggiungere il bramato fine; 
Uà che nella sua discrezione solo do- 
gasse al clera, onesta e illibata con- 
I, e che i preti sapessero leggere e seri • 
per poter con decenza recitar le o- 
dì della chiesa : fu costretto sospen- 
s molti, ripetendo il detto da Cirillo 
I somigliante circostanza nel conci - 
Vladomir del 1 274,che un solo buon 
dote valeva molto più che i ooo catti- 
masteil maggior numero delle chiese 
I preti, il popolo depravatosi dolse 
gore del supremo pastore, protestan- 
amare più di avere cattivi preti che 
ne privi affatto; il metropolita avvi- 
lalla poca religione del popolo e dal* 
}gna turba degli ecclesiastici, per non 
ivar la sua coscienza rinunziò alla 
tè. Da qualche tempo in poi Tim- 
lità crebbe ancor più, e l'ignoranza 
ero secolare si é fatta piùstranumen- 
neralee meravigliosa: i metropoliti 
ennero poi non poterono più ripa* 
ilb generale corruzione. Ivan III che 
ssoluto teocratico potere volle gp- 
ir la chiesa, non senza vigorosa re- 
za da parte del metropolita Simeo* 
ece tuttavia causa comune con es- 
r la riforma del clero : nel concilio 
osca del i5o3 si stabilirono alcune 
iri disposizioni , ma il male era sì 
le ch'ebbero pochissimo effetto, e lo 
mo i I oo articoli 5o anni dopo de* 
ti dal crudele Ivan IV nella mede* 
riforma del clero. La descrizione che 
oczar del clero e verame'nte spaven* 
e, perla dissolutezza nefanda ecras- 
Qoranza, avendo trasformato la re* 
le cristiana in un orrendo miscuglio 
cri leghe e superstiziose ceremonie ; 
'e Provincie lornarono all' autioo e 
ido culto de'gentili, cantando lodi al* 
vinità di Odino e di altri riprovevo* 
mi, insieme co' canti delja chiesa. I 
i turbolenti succeduti in Russia col- 
luta di Rurik, pregiudicarono ezian* 
illa condizione morale e scientifica 
lero, che restato in istato seWaticoi 



BUS 263 

neppm* le malintese riforme di Pietro I 
furono capaci di poterlo rimuovere. Qui 
l'autore p. Theinerfa una patetica e stra- 
ziante pittura della peggiorata condizio* 
ne del clero secolare ihisso, tranne pochi 
uomini d'ingegno, come immoralissimo e 
privo di cognizione e di scienze, perciò 
spregiato da'propri fedeli russi; non che 
descrive le oppressioni da cui vigne gra- 
vato dal govei*no, essendo divenuta la suc< 
cessione del clero una casta separa ta,poi* 
che i soli figli de'preti o di altri subordi- 
nati membri del clero , si dedicano allo 
stato clericale e succedono ai loro padri 
nell'ufficio: rari sono i casi che alcuno di 
ci vii condizione abbracci lo stato chieri* 
cale, previa autorizzazione. In generale i 
matrimoni de' preti si fanno con clonne 
della medesima casta, tanto più che oltre 
l'essere non curata dal governo, non sti* 
mata dalla società, colla morte del prete 
resta la vedova co'figlì nella più squalli- 
da miseria, d'ordinario dovendo col lavo* 
ro delie proprie mani , e colla pietà del 
prossimo, provvedere alla sussistenza, ov* 
vero entrare nel novero della classe degli 
schiavi di qualche nobile ricco , il quale 
deve ridonare la libertà a que' figli che 
hanno trovato chi si prenda cura di lm*o 
per ritornare alla casta sacerdotale, o far* 
si scrìvere nella classe de'sudditi liberi o 
cittadini, la 3.° classe essendo quella dei 
nobili. Talvolta pochi fi*anchi per fami- 
glia assegna il Sinodo, dai fondi destinati 
al mantenimento del clero, delle chiese 
e delle scuole. L'autore esamina lo stato 
sociale e civile del clero russo | come la 
sua condizione economica, che veramen* 
te è degradantee infelice; rigetta il suppo- 
sto suo stato florido, ed analizza l'insigiilr 
ficante unico privilegio che gode, di esen- 
zioni da gabelle e dalla leva, mentre di 
tanto in tanto il Sinododomanda un do- 
no gratuito di alcune migliaia di figli dei 
preti per l' esercito. Discute gravemente 
ancora le leggi di pene afflittive cui sog- 
giacciono colla famiglia, ad onta che un 
pi'ivilegio apparente gli esenti e si ridu- 



a64 RUS 

ce al solo nome , avveilendo che da sif- 
fatte esenzioni sono esclusi i figli nati in- 
nanzi allo stato clericale del padre, e ne 
fa lagrimevoli considerazioni. Deplora la 
condizione de'figli degli ecclesiastici, po- 
chi essendo quelli che giungono ad una 
fortuna, come il celebre conte Speranski, 
che figlio d' un campanaro, pervenne ai 
piti alti gradi dell'impeit). Dice che la con- 
dizione del clero tiene la via di mezzo, fra 
quella degli artigiani e degli schiavi. Se 
gli ecclesiastici non sono nobili, non pos- 
sono acquistar né possedere bene stabili 
con schiavi, come non lopossonoi citta- 
dini dell'infima plebe. Passa quindi l'au- 
tore a provare, quanto alla condizione e- 
conomica,che in tutto il mondo roi*se non 
vi ha clero così miserabilmente dotato e 
così scarsamente salariato quanto il rus- 
sò. Le sorgenti di sua sussistenza sono : 
le spontanee oblazioni de'fedeli, le collet- 
te fatte nelle chiese in tempo de' divini 
uffici, l'entrate de' beni stabili rimasti di 
proprietà ecclesiastica, divenute limita- 
tissime dopo il seguito spoglio di Pietro 

I e Caterina II : nulla perciò contribui- 
sce l'erario pubbKco per la dotazione del- 
le chiese e mantenimento del clero. Il cle- 
ro russo nel 1 837 avea 1 06, 1 02 persone 
in servizio attivo, cioè 82,000 protopo- 
pi e preti, 1 5,202 diaconi, e 58,836 co- 
stituiti in gradi minori. L'entrata totale 
importava rubli in carta del valore di 
franchi 8,1 75,o52, la qual somma divisa 
in parti ^uali, dava 77 franchi per te- 
sta. Nelle diocesi di Kaluga e di Woro- 
nesch o Voronces ogni ecclesiastico ebbe 
fr. 49 annui, di Orel 48, diKasan28,di 
Kurks29,di Smolensko 28,di Novscher- 
kask 1 4» e finalmente di Caterìnoslaw fr. 

I I a te8ta.Eppurè tutte queste diocesi sono 
situate in grosse e ubertose contrade. Con 
questi assegni,nelleproporzioni la partedei 
chierici di minor grado non potrà impor- 
tare che pochi soldi all'anno, se pure non 
ne sono privi. Essendo la sorgente della 
sussistenza del clero la carità de' fedeli , 
deve sicuramente derivare dalle classi li- 



RUS 

bere delle città, alle quali 3 de'4o milioni 
della popolazione scismatica russa appar- 
tengono, gli altri 37 componendosi della 
classe degli schiavi e de'servi della gleba 
cui non è permesso possedere proprietà, i 
quali pei pesi da cui sono gravati e per lo 
scarso guadagno di pochi soldi nel coi*$o 
della settimana, si reputa alcuno felice se 
nella domenica può comprare una can- 
deletta per accenderla innanzi l'immagi* 
ne della B. Vergine o di qi|alche santo, 
ludi passa l'autore a considerare la condi- 
zione delle chiese nella Russia, per le qua- 
li il governo non sborsa neppure un soldo 
per la loro conservazione, e per quanto 
possa far di mestieri al culto divino. Tut- 
to quello che a questo abbisogna , deve 
uscire da stabilite questue, che in ogni an- 
no si fanno. Nel 1887 la somma di simile 
questua fu di franchi i,5o 1,92 5 e 3ooea* 
tesimi, la quale divisa in parti eguali tra 
le 25,968 chiese parrocchiali, rimango- 
no fr. 57 per ogni chiesa. Con questa mi- 
serabile dotazione, sono tenuti i preti a 
mantenere anche il lastricato avanti le 
chiese e alle loro case. Dunque niuna me- 
ravìglia, se ormai non si vuole abbracciar 
piìi lo stato ecclesiastico, nemmeno da'fi- 
gli de'medesìmi ecclesiastici, che nel 1 836 
erano 1 27, 794-'Nella relazione si nodale di 
tal annosi dice mancara nel clero i6,3o6 
individui, cioè 283 1 preti, 2263 diacooi, 
1 1,212 chierici di minor grado. Nella 

relazione del 1839 manca vanoi944 P^' 
topopi e popi, 2 1 6 1 diaconi, i o, 1 74 chie- 
rici minori. Risulta perciò dalle tabelle 
sinodali, che non vi èeparchia che abbia 
il prescritto numero di pretine che buo- 
na parte de' fedeli i*esta senza assistenza 
spirituale. Neh 836 il numero delle par- 
rocchie vacanti fu sì grande, che i fedeli 
non poterono soddisfare ai doveri religio- 
si; per cui il 8. Sinodo fece conferire gli 
ordini sacerdotali a'diaconi, quantunque 
non avessero le necessarie cognizioni teo- 
logiche, contento se avessero buonequa- 
litù di cuore , la cognizione della parola 
di Dio e la. pietà, e che a vesserò non me < 



RUS 

no di 3o aiÌDÌ; quindi decretò provvideO' 
7.e per Adoperare monaci e sacerdoti seco- 
luri, delie diocesi che n'avessero di sopra- 
"^anzo; ma deve tenersi presente, che non 
avvi diocesi o eparchia che avesse il nu* 
mero completo, e che il numero de'mo- 
tiacì é più scarso del clero secolai*e ; in- 
fine dispose il s. Sinodo, che per sup- 
plire alla deficienza de'preti, si prendes- 
sero gli alunni delle scuole inferiori e dei 
seminari ; i quali ancora non hanno im- 
parato i principii delle cognizioni teolo- 
giche. Grande é la sproporzione tra il pò- 
|M)lo e il numero del clero, tra le chie- 
se e gli ecclesiastici, ed i fedeli anche con* 
siderati in modo geografico. Le conse- 
guenze che necessariamente debbono per 
necessità derivare da simile spropoi*zione 
di parrochi e di chiese relativamente ai 
fedeli, non possono essei*e se non gravis- 
sime, sia per distribuire la parola di Dio, 
sia pe'battesimi, che pe' matrimoni. Af- 
fliggenti soi^o i calcoli e le prove addotte 
dall'autore. In quanto poi all'interna co- 
stituzione della chiesa russa, essa si trova 
molto al disotto dell'esterna, ad onta di 
10 secoli di esistenza. Tutto trovasi nel 
piti umile grado di coltura. Non ha vi- 
cari foranei in qualità di delegati del ve- 
scovo diocesano, ed essa è persino man- 
caute d'un ben regolatoordinamento par- 
rocchiale. In un rapporto sinodale del 
1 SSyracconta il procuratore supi*emo che 
in molle parròcchie non vi sono registri 
de'baltezzati,de'niatrimonì e de'deflinli, 
che tutto é nella sua infanzia,e che pare che 
la chiesa si trovi nel suo primo incomin- 
ciamenlo. Quali provvedimenti vi prese 
il s. Sinodo li riporta V autore, ma non 
gli sembrano plausibili; come la disposi- 
zione che tutte le chiese, prive affatto di 
mezzi, si procurino librerie per istruzio- 
ne de'Ioro ecclesiastici ; e siccome i preti 
non si poterono pi^ocacciare i catechismi 
voluti dal s. Sinodo, questo fece loro di- 
fclribuii*e l'opera catechetica del celebre 
meli^opoiita efiero scismatico Pietro Mo- 
giloi eia professione di fedede'4 patriar* 



RDS 265 

chi dell'oriente del 1 7^3, chec^noiuK^òn- 
tiene un volume di pochi fògli. Tristo è 
il quadro de'preti che mangiano e bevo- 
no a crepapanza,e portano alla famiglia 
affiimata, ne'battesimi, ne'matrimoni, nei 
funeraIi;époidel tutto desolante l'annua 
cifra di quelli degradali per delitti infe- 
rni, oltre i condannati a diverse pene, in 
gran nùmero. 

Del gregge. 11 gregge o il popolo rus- 
so dividesi per rapporto religioso gene- 
ralmente in 3 oi*dini, cioè in sedicenti or« 
todossiyxn settari o separatisti, e in fine ia 
non cristìonifCÀoè ebrei, seguaci dell'isla- 
mismo e idolatri. Nel considerare l'auto- 
re p. Theiner questi ordini, tiene sempre 
di vista l'influenza che il governo vuole 
esercitare e va esercitando per mezzo del 
suo clero. La condizione morale d'un cle- 
ro ordinariamente può servire ad espri- 
mere la condizione morale del popolo; 
quindi da quello indicato sul clero rus- 
so, l'autore ne fa un quadro terribile, pall- 
iando sempre coll'autorità delle relazioni 
sinodali del s. Sinodo, il quale nelle sta- 
tistiche morali da esso pubblioate fa trop- 
po chiaramente conoscere a qaal grado 
nefando d'immoralità si trovi un popo- 
lo, che appena è giunto ali. Stadio d'un 
sociale e cristiano incivilimento. L'auto- 
re considera la massa totale del popolo, 
ne'suoi due ordini di liberi e di sdiiavi, 
ili che sventuratamente si divide, e pri- 
mamente non gli sembranogiusti gli elogi 
del s. Sinodo, e de'panegirisli del gover- 
no, si russi che stranieri, nell' esaltare la 
pietà della sagra Russia eia sua divozio- 
ne alla chiesa nazionale, non solamente 
per mancanza d'unità in fatto di religio- 
ne, ma per l'esercizio di quel dovere che 
in faccia alla chiesa fi^rma l'idea d'un buon 
cristiano, cioè di purgare al meno una voi*, 
ta Tanno la propria coscienza da'peccati, 
e di ricevere poi la s. Eucaristia pel pre- 
cetto pasquale; atti che sono il fondamen- 
to di tutte le altre viriti del distiano , e 
che lo stesso s. Sinodo deploi*a trascura- 
tii come risulta dulie statistiche siaoda* 



266 R U S 

li cbe riporta il p.Tbeiner» nel fiirne la di- 
samina sceverandole da evidenti esagera* 
^ioni nel complesso, e rimarcandoche l'in- 
di (Terentismo e l'irreligione sono entrati 
pure oe'rossi. Imperocché dalle relazio- 
ni sinodali si rileva che la chiesa negò la 
comunione a 2, 1 36,83o pei*sone, che per 
malattie e altre cause non riceverono i 
sagrameoti 91,239 fedeli, che 749 ì^^^^' 
vidui del clero tralasciarono il precetto 
pasquale,cioe 3 1 o di sesso oàascolino, 439 
di sesso femminino, oltre 655 persone del 
clero che per negligenza si resero colpe- 
voli d'inadempimento al precetto cristia- 
no della penitenza e dell' altare. Discen- 
de poi r autore a ragionare sulle cause 
che producono la violazione di sì princi* 
pali e più santi doveri del cristiano. Parla 
degli stabilimenti pe'bastardi,testimonidi 
immoralità e di corruzione,fondati da Ca- 
terina II per mettere un argine a'nume- 
rosi infanticidi, a dice che i bambini che 
in essi si recano appartengono tutti alle 
condicioni superiori della società civile o 
almeno alla classe degli uomini liberi, non 
mai agli sichiavì e servi della gleba. Dalla 
tabella del ministero deiriiitcriio,daU822 
a tutto 1 83 1 nelle due case degli esposti di 
Mosca e Pietroburgo erano stati ricevuti 
9 1,663 indi vidui, de'qua li soli 39,1 i4in 
Pietroburgo. Le brutalità che si commet- 
tono dai prepotenti signori sulle misere 
schia ve, ripugna l'accennarle e sono com • 
messe impunemente, non potendo ricor- 
rere l'oltraggiata né all' autorità tempo- 
i*a!e, né all'ecclesiastica, poiché la legis • 
{azione russa nega ogni diritto allo schia- 
vo oe'forì civile ed ecclesiastico. Commet- 
tendo gli schiavi orrendi delitti, è interes* 
se del padrone il nasconderli , affinchè i 
rei non sieno puniti con suo pregiudizio 
di mantenerli senza che lo servi 00. L'auto- 
re fa ascendere la massa degli schiavi a 4o 
milioni circa, la quale perciò trovasi sot- 
tratta dall'influenza del potere della chie- 
sa. Qui l'autore con zelo umano ed ec- 
clesiastico rampogna i prelati del s. Si* 
nodo/i (|aaligiamtiiai versarono unagoc- 



RUS 

eia di salutevole balsamo sulle fiorile gì« 
vili e religiose di quella enorme moltitu- 
dine, colla quale professano la uieclesiina 
fede, e che dovrebbero governare quali 
padri e pastori. Quantunque la legisla- 
zione non conceda al padrone il diritto 
di morte sullo schiavo, pure le uecisiooi 
sono dichiarate omicidi involontari e pu- 
nite con pene ecclesiastiche, da espiarli 
colla reclusione in un convento o mona- 
stero, per uno o piUanni. Si deve notare 
die il s. Sinodo pubblica le sole condanne 
delle persone libere. — ^ Della schiavitù. 
L'autore in questo doloroso argomento 
esamina l'indole della schia vitti russa, e 
vi ravvisa un contrario elemento al cri- 
stiano incivilimento, anzi oltre alla più 
cruda barbarie del paganesimo, vi scorge 
la più squisita e studiata crudeltà conce- 
pita pe'molti lumi del secolo, congiunta: 
colla più sozza immoralità che possa im- 
maginarsi. Aimprovera alla chiesa russa 
l'aver stabilito per legge nel concilio di 
Mosca del 1 595 la schiavitù, che un au-< 
no prima avea introdotta il gran princi- 
pe Boris Goduaow, col quale mezzo ef- 
(tcacissimo si pose tra crudeli e nefandi 
ceppi una grande nazione, già stata libe- 
ra fino a detto crudo sovrano, mentre in 
tutto il resto dell'Duropa per opera della 
religione cattolica la schiavitù era al tut* 
to fino da 4 secoli sbandita e quasi già 
dimenticata. Non senza orrore si leggo- 
no le disposizioni rispettoagli schiavi,con- 
tenute nel codice d'Alessio Michelovitz, 
le quali nondimeno liirono confermate 
dal patriarca de' metropoliti e da tutto 
Talto clero, non che da'boiari (o boiardi, 
signori e senatori) della nobiltà; princi* 
pio disumano che domina ancorale che 
i panegiristi russi colla loro ingegnosa e* 
loquenzalo rappresentarono dal lato me* 
PO odioso, chiamandolo impudentemen- 
te religioso vincolo di famiglia, che con 
dolci legami riunisce la vasta popoiazio* 
ne vantata ortodossa in una sola immeu' 
sa famiglia, nella quale alcune migliaia 
di nobih stanno in luogo di padri. Que** 



RUS 

«ti .panegiristi con arte tacquero le scia- 
gure che opprimono gl'in felici, che daco- 
sì umiliante vincolo si trovano legali. I^o 
schiavo russo è un essere senza diritto; 
appartiene in ti era mente, co' beni, la mo« 
glie e i figli in tutto al suo padrone, ed 
e tenuto ubbidirgli in tutto, tranne con* 
tro le leggi dello stato e la persona del 
sorrano. Dissi già, che lo schiavo non é 
ascoltato in alcun foro; se ardisce levar 
là voce al trono, viene punito colla san- 
guinosa knuta e coiresilio in Siberia, co* 
me decretò Caterina II. Tremenda fu nel 
1 7 7 3 la sollevazione degli schia vi,che i m - 
piccarono i loro padroni per la gola ai por • 
toni de'propri palazzi. Quella solle vazio* 
ne fu una vera guerra degli schiavi, come 
l'ebbe Roma nel declinar della rapubblit 
ca, capi tana ti dalmmelianoPutgatschew, 
che voleva estirpare laschÌMitii e ne restò 
vittima. Pietro 1 mostrò nmanilà^ e per 
porre un argine alle brutalità contro gli 
schiavi, nel 1 7 14 stabiPi una commissio- 
ne per giudicare e punire simili delitti, lo 
quale diede memorabili esempi. E* proi* 
bitoa'possidenti degli schiavi, di restituir 
loro la libertà in forza di testamenti. Po- 
eh issimi sono gli schiavi ricchi; ma essi di- 
pendono colle loro ricchezze dal capriccio 
del padrone^comene dipendono gli schia- 
vi di venuti negozianti e artisti. Il padrone 
può ridurre la moglie e lefiglie dello schia- 
vo a sue serve, a sue concubine; può ven* 
derlo coll'intiera famiglia, co'suoi averi o 
seoxa; rompe i sagri legami del matrimo- 
nìo.ln alcuni casi è piò infelice la condizio* 
ne de'servi di gleba della corona,che quel- 
la degli schiavi particolari, specialmen- 
te quando si converte un villaggio in co- 
lonia militare, che incominciarono (o me- 
gliostabiliteerego1arizzate)neli8 1 9, isti- 
tuzione che produsse scene sanguinose. 
L'^autore teme i funesti effetti di queste 
colonie; le chiama vulcani che presto o tar- 
di sooppierannocon tremenda eruzione: il 
metropolita Serafino di Pietroburgo ^ov- 
gorod le visitò nel 1824» ebenedì i cep- 
pi della schiavitù. La religione cristiana 



&US 167 

dichiarò lo schiavo eguale al libero, e ne 
spezzò le catene; la chiesa d'occidente, la 
8. Sede sempre sostenne lotta magnanima 
in vantaggio degli «$cAi<iW(/^'l), difenden- 
do gli oltraggiati diritti di questi suoi Ggli\ 
Per ultimo GregorioXVl alto alzò la vo^ 
ce a prò degli schiavi negri,ed in nome del 
vangelo e dell'umanità condannò rinfdi- 
me traffico, che l'avidità e l'ingordigia va 
fòcendodi que'sventurati.-rr-Z^sIl* Mere" 
ligiose nella Chiesa nazionale Annidi. Non 
liavvi religione che sia stata morsa e la- 
cerata, come la chiesa russa,dal dentedelt 
l'eresia; sono queste d'un'indole tutta pai»- 
ticolare e sono al tutto differenti da quel* 
le che il Protestanti smo [V.) nel suo se<^ 
no ha ingenerale. Nel considerarlel'au- 
tore p, Theiner attentamente, vi trova 
grande rassomiglianza coU'eresiechela- 
cei*arono la chiesa greca de'primi secoli. 
Ancora a questi giorni, come ne'passati, 
si reca ogni anno un gran numero di rus- 
si, i quali col pretesto d'un pellegrinag* 
gio a Gerusalemme, vanno a (arsi inizia- 
re ne'vituperevoU misteri degli OnuMìfls 
(i^.), divenendo evirati, poidièiiiluilisia 
sono vietate tali mutilazioni, quantunque 
frequentemente accadano, massime negli 
ordini inferiori de'negozianti e trafficanti^ 
e malgrado la vigilanza della polisÀa. Co- 
me nella chiesa greca,così nella russa, dai 
conventi o monasteri trassero origine qua- 
si tutte le eresie ; e Pietro 1 fece bruciar 
tutti quelli in cui erano nate. Le sette rus- 
se, non meno delle orientali, prendono vi« 
gore dalle ne&ndezze, dalle superatizioni, 
dall'ateismo. Ritiene il p. Theiner, che il 
S.^'quasi della popolazione russa scisma* 
tica sia travagliata dell'eresia, la quale si 
distende dalle montagne dell' CJral sino al 
mar Caspio, e dalle regioni del polo set- 
tentrionale per tutta la Siberia finoalopia* 
re d'Azow e al mar Nero, dove passando 
di là pel cuoredellaBussiasigiugaesino 
alle Provincie che il Baltico bagèà» die 
è quanto dire pei* tutte le Russiè,La di- 
latazione dell'eresia, la crede l'autore de- 
rivata dalla schiavi tu; l'eresia pei*òéniol- 



268 RUS 

lo antica in Russia, ed inoomincib pòco 
dopo l'introduzione del aùslianetimo. Si* 
no dal ioo3 il monaco Andi*ea incorniti* 
ciba propagare i suoi sediziosi errori, con 
lewai-si apertamente contro la gerarohia 
ecclesiastica, faceudo insieme guerra al 
culto delle s. Immagini,e altre disposizio* 
ni ecclesiastiche. Somiglianti errori predi- 
cò il monaco Demetrio, che poco dopo 
preso dal metropolita Niceforo 1 del 1 006, 
<; fatto chiudere in prigione vi morì. Gran* 
eli torbidi e movimenti cagionò l'eresìa, 
die Leone vescovo di Rostow diffuse con* 
tro il digiuno: il granduca Andrea Rogo* 
lubski lo discacciò dalla sede, toccando 
egual sorte ad Antonio vescovo d'ischer* 
iiigow che erasi unito ali* eresiarca. Piii 
gravi furono le conseguenze dell' eresta 
predicata pubblicamente in Novgorod nel 
1 375 da Kasp Strigolnik:egli giltò i fon- 
damenti della fiimosa setta de Slrigolnikl^ 
che tuttora esiste,ma denominata Raskol' 
nikij l'eresiarca però col diacono Nicita e 
seguaci, gittati dal ponte nel fiume, affo- 
garono. Novgorod da quel tempo in poi 
pare che sia divenuto centro e capo del* 
I*eiie8Ìa. Dopo la metà del secolo XV l'e- 
breo Zaccaria si fece pure a propagare la 
sua, che attaccando di fronte la religione 
cristiana, diede nel medesimo tempo la 
più forte scossa alla chiesa russa, come 
l'autore narrò nelle Vicende delia chiesa 
cattolica nella Polonia e nella Russia p. 
123. Questi settari giudaìzzanti negava* 
Ito la divinità di Cristo, il domma delia 
KS. Trinità, sprezza vano le immagini e sta- 
tue de'santi chiamandole tronchi insen- 
sali, sputavano sulle croci, bestemmia va- 
no Cristo e la B. Vergine, rigettavano i 
sagramenti, negavano finalmente il re* 
gno celeste e la risurrezione de'morti,chia* 
mando queste sauté dottrine della fede, 
favole ed invenzioni del diavolo; inoltre 
asserivano Iddio non aver avuto bastante 
potenza di liberare Adamo e gli altri pa* 
dri dall'inferno; gli angeli, i profeti egli 
£iUri giusti essere stati troppo deboli per 
a ver sempre fatto la volontà di Dio; e per* 



RDS 

ciò aver dovuto Dio medeisinio venire in 
questo mondo a patire da misero, e de* 
Indette così il nemico infernale; non esse- 
re conseguentemente stato punto decoro* 
so per un Dio onnipotente l'aver operato 
in tal guisa. Questoabbominevole mesca- 
glio di giudaismo sfigurato, e della pia 
fradicia eoi pietà, attentò alla rovina della 
chiesa russa, per cui fu combattuta e con* 
quisa la setta, col fuoco e colla spada. Nuo- 
vo, vigore prese poi l'eresia nell'inoomin- 
ciar del secolo XVI, di che ne furono pre* 
cipua cagione l'introdnzione della schia* 
vi tu e la riforma de'libri liturgici che sem- 
brava necessaria, per essere stati orribil- 
mente guastati dall'ignoranza de'copisti. 
In quest'impresa divenne ragguardevole 
nel 1 55o il monaco greco Massimo del 
monte A tos, nondimeno le sue fatiche non 
furono coronate da felice esito. I patriar- 
chi Giobbe Filareto e Giuseppe I si adope* 
rarono intorno a questo subbietto con tut* 
to il loro potéro, e fecero pubblicare alcu- 
ni libri liturgici al tutto riformati. Ma que- 
ste loro sollecitudini vennero di gran lun- 
ga superate dalle incessanti cure del pa* 
triarcaNicone. Poi che per ord i ne dello czar 
Alessiocon vocò egli nel 1 654 ^^ concilio a 
Mosca,alqualeintervennero il patriarca di 
Antiochia, il metropolita di Servia, e 36 
vescovi, parte russi e parte orientali, per 
deliberaro una riforma universale di tutti 
i libri liturgici, e tornarli alla purità del 
lito grecO'Siavo. Le dissensioni nate tra lo 
czar e il patriarca furonocagioneche l'im- 
presa non avesse il bramato efiètto. Giù* 
seppe che nel 1667 gli successe, la conti- 
nuò in forza di decisione del concilio di 
Mosca del i 666.Quel concilio, perché pre* 
sieduto dallo czar,ebbe la viltà di pronun- 
ziar la deposizione del patriarca Ni oone, 
e di condursi iu tutto secoudo la volontà 
e arbitrio dello czar, anche nella informa 
de'libri liturgici, ad onta che oltre il pa* 
ti'iarca d'Antiochia, vi fossero intervenuti 
vari metropoliti e arcivescovi orientali. 
La riforma trovò grandi ostacoli si nel 
clero, che nel popolo: tutti prefei'ivanQ 



RUS 

gli antlclii libri quantunque mutilati, poi* 
che nella riforma appariva chiaramente 
l'eresia che distruggeva l'antica religione 
de'Ioro padri. La contesa concitò gli ani* 
mi, e minacciava gran male per tutto il 
popolo.La riforma non poteva andar dis- 
giunta da cambiamenti nelle ceremonie 
ecclesiastiche, la quale cagionò fiere dis- 
sensioni,che da quel tempo in poi non han- 
no cessato di sconvolgere e mettere sos- 
sopra la chiesa russa. I seguaci dell'antica 
usanza perseguitarono con odio impla- 
cabile i membri della chiesa nazionale,! 
quali chiamarono Nìconiani^ da N icone 
autore della riforma de'libri. Questi per 
contrario dierono a quelli l'odioso nome 
di Raskolnichi cioè separatisti o scisma- 
Ha, nome che poco loro piaceva, il per- 
chè vollero dirsi Starowìcrezi o di anti» 
ca credenza, ed eziandio ortodossi. Per- 
ciò questa denominazione trovò opposi • 
zione ue'membri della chiesa nazionale, 
i quali vogliono ancora far credere che 
sieno uomini d'antica credenza e ortodos- 
si; e per questa ragione furono delti di- 
poi Starohradezì ^ cioè gente che osserva» 
no le antiche usanze. Cosi la riforma dei 
libri liturgici fu il terribile segnale d'un'e- 
resia, che in varie forme si propagò per 
tutto r impero, attaccò il domma, il sa* 
cerdozio, e*a poco a poco rovesciò ogni an- 
tico buon principio di vera religione. Nac- 
que presto un' immensità di sette, per le 
quali furono ricordate le più. mostruose 
dottrinedegli antichi eresiarchi della chie- 
sa orientale. Non pertanto la maggior par- 
te di cosi fatte sette non hanno rapporto 
colla riforma de' libri liturgici, essendosi 
prodotte indipendentemente da quell'im- 
presa. Dopo il 1654 Teresia si propagò 
a guisa di terribile incendio per tutto 
l'impero; tutta la chiesa nazionale diven- 
ne preda del comune contagio, e non si 
potè reprimere ne dagli annteini de've- 
scovi, ne dal le pene severe de'czar. Ripete 
l'autore la sua ferma convinzione che dal- 
la schiavitù del popolo russo si debba ri* 
conoscere il riboGcanite numero de'fietlari| 



RUS 269 

dichiarando la schiavitù madre feconda di 
sette; si meraviglia come gli scrittori del* 
l'ostinatezza e propagamento delle sette 
in Russia, non abbiano presa in conside- 
razione tale circostanza, provandolo con 
ragionamenti; indi rimprovera la chiesa 
russa che non seppe combattere i settari 
eie eresie che colla spada e col fuoco, non 
per mezzo della verità con cUt si rintuz- 
zano gli errori, e ne riporta parecchi e- 
sempi che trae dalla storia. Pietro I inu- 
tilmente creò una segreta inquisizione, ed 
innumernbili furono le vittime che quel 
tribunale immolò al fiinatismo religioso. 
Il principio di persecuzione si propagò in 
tutto il suo rigore ne'go verni susseguenti, 
ma senza efficacia ; finché si adottò la 
tolleranza, onde le sette di vennero poten- 
tissime, e la chiesa russa temette di sua 
esistenza, e bisognò riprendere sanguino* 
se misure per la loro estirpazione. Le set- 
te furono quindi ridotte in due categorie 
principali : in sette cioè che ammettono 
il sacerdozio e i sagramenti ; e in sette 
che non ammettono né l'uno negli altri. 
I seguaci delle prime sono chiamati Po- 
powski (^re<^7n), e i seguaci del le secon- 
de chiamansi Bespopowski {nonpretari\ 
Ciascuna si divide in un numero più o 
meno grande di sette subordinate o secon- 
darie, ed il Sinodo ne procura la conver- 
sione, al modo che narra l'autore e soste- 
nendo sempre che una 3.^ parte della po- 
polazione scismatica russa è infetta d'ere- 
sia, inclusivamenle a monaci e monache. 
Nel t. 8, p. 680 della Civiltà Cattolica 
del i852 si legge. » La chiesa gl'eco-sci- 
smatica tituba sulla validità del bat tesi» 
mo. A ]>roposito della questione anglica- 
na su questo, un dottore protestante si 
è rivolto ai due patriarchi di Costantino- 
poli e di Gerusalemme, per sapere qual 
sia la fede della chiesa greca sulla dottri- 
na del battesimo, e in ispecie se i greci 
ammettessero il battesimo d'immersione 
come il solo valido; o concedessero anche 
la validità a quello d'aspersione, siccome 
ì russi scismatici hanno conceduto sino- 



270 RUS 

ra. I due pnlriarchi suddetti, con molli 
vescovi della Grecia e della Turchia, hnn 
risposto non riconoscere essi altro batte- 
simo che quello d'immemone; gli altri- 
menti battezzati dover essere ribattezzati 
con quel rito se vogliono entrar nella chie- 
sa; usar di loro arbitrio! russi se tengo- 
no altra dottrina, ma i gi*eci non ammet- 
terla. Ài cospetto di queste definizioni 
tanto contrarie alla verità, quanto oppo- 
ste alla pratica e alla fede russa, molti al* 
tri vescovi greci han dichiarato di volere 
rimanere neutrali, quasi si trattasse di 
dibattimenti incerti e indifferenti, ue'qua- 
li tanto giova il prò quanto il contra. Or 
tuUociò offende altamente la chiesa rus* 
sa, la quale sebbene ora per provvedi- 
menti di disciplina usi battezzare perim - 
mersione, pure per dogma tiene la vali- 
dità dell'altro battesimo; ne mai ha ri' 
battezzato chi non fu per quel modo tuf- 
filo nelle sagre acque. Anzi vi è ancor 
di più : siccom& nella pìccola Russia vi è 
stato sino a poco tempo addietro il costu- 
me di battezzare per aspet*sionev e di colà 
sono usciti fra tanti ecclesiastici anco i 
due famosi Saworski e Procapowitch,che 
per circa mezzo secolo sono stati alla testa 
dell'episcopato russo; in consegueuza del* 
la dottrina de'greci la chiesa russa sareb- 
bestata governata da capi neppur cristia- 
ui> la imposizione delle mani su tanti ve* 
scovi e preti russi l'avrebber fatta uomi- 
ni fuori del cristianesimo, e non sarebbe 
così facile in molli siti provare chi sia cri- 
stiano, chi no. Non può certo il contegno 
de' vescovi greci fere a meno di non de- 
stare una viva e giusta indignazione nei 
russi, e forse apriranno molti gli occhi a 
guardare l'unico centro di verità e di sal- 
"vezza lascia to da GesùCristo al la suaChie* 
sa , dal quale ogni deviamento mena o 
presto o tardi allo scetticismo circa ogni 
vero, anche il più inconcusso." 
* DelCistriaione ecclesiasdca. Non vi è 
nazione cristiana, la quale per quanto sia 
piccola non abbia una lettei*atura sagra, 
più estesa e abbondante del grande e pò* 



RUS 

tente popolo di Russia, dice il p. Theiner. 
Fino alla metà del secolo XVIII tutti i 
suoi scrittori appartengono al clero; solo 
al tempo di Caterina II, i secolari fui^mo 
veduti anch'essi coltivare lescienze. Novi* 
kov e il metropolita Eugenio affermano 
che 2 1 3 scrittori produsse la chiesa russa 
nel primo scorcio di i oooanni,madi molti 
di essi appena si conosce il nome, e le pò* 
che opere loi*o sono quasi tutte insignifi* 
canti e non meritarono d'essere stampa- 
le. Quasi due terzi degli scrittori del dero 
russo sono stranieri, poidié tra'2 1 3 scrit- 
tori, soli 94 sono russi di nascita;.il mag- 
gior numero appartiene alla nazione gre- 
ca o alla rutena, e perciò a popoli estra- 
nei. La serie degli autori prende il suo in- 
comi nciamento dal IX secolo in onore del- 
la chiesa cattolica romana dai due fratelli 
i ss. Metodio e Cirillo (de'quali trattai in 
più luoghi, come a MoBAYiAeOLMUTz), 
da Papa Giovanni Vili mandati a' ^<//- * 
g/iri, che furono i veri padri e creatori del- 
la lingua sagra slava inRussia.Quel la chie- 
sa é debitrice a'medesimide'suoi libri li- 
turgici, che con piccoli cambiamenti an^ 
Cora a tutt'oggi usa nel suo culto divino. 
Gli ecclesiastici che ne'secoli appi*esso illu- 
strarono la chiesa russa cogli sciMtti e colla 
parola sono pura stranieri,la maggior par- 
te greci, come Giovanni 11 il Buono, Ni- 
ceforo I, Giovanni III, Cirillo I e Teogno- 
ste, tutti meti*opoliti di Russia. Quanto ai 
metropoliti Cipriano e Gregorio, era il 
i.^ di Servia, il 2.° bulgaro: i metropoliti 
Fozio e Isidoro erano greci, e sulla fine 
del secolo XV fiorì Pacomìo Logoteta del* 
la Servia, monaco del monte Atos, poeta 
liturgista e autore di molte vitede'saott 
russi. 11 secolo XVI, o l'VIII della chiesa 
russa, parimenti fii illuminato da un gre- 
co, dal mona co Massimo del convento Va- 
topadico sul monte Atos, che fu U vero 
restauratore delle scienze e maestro di tut- 
ti quelli che a quel tempo si acquistarono 
nomee fama, l grandi uomini che nel se- 
colo XVII resero chiara e illustre la chiesa 
col lume delle scteaze furono eguatniea* 



1 



K U S 

te stranieri e la maggior parte ruteni» oo« 
me Zaccaria Kopuislenski arcliimandri- 
fa del monastero delle Grotte a Kiovia,e 
PambaBerundai prima monaco in Geru- 
salemme, poi protonotario di quella sede 
|MiU*iarcale, in fine ispettore della tipogra* 
fia «lava di Kiovia^ dove si acquistò tanta 
filma che fu fatto i .^tipografo della chie- 
sa mssa. Kiovia fiorì al tempo de're di 
Polonia, e fu già il centro dell'erudizio* 
ne sagra, che diradava co'suoi raggi le te- 
nebre della chiesa moscovita. Il re Sigi- 
smondo infondo pei suoi sudditi non uni- 
ti in Kiovia un'accademia, la quale per 
sollecitudine e cura di Pietro Mogila va« 
iacco, grandemente fiori e divenne semi- 
nario di grandi uomini, sì nella chiesa ru- 
tena e sì nella chiesa russa: da archiman- 
drita del convento delle Grotte di Kiovia, 
fu fatto eparca del patriarcato di Costan- 
tinopoli, e finalmente metropolita di Kio- 
via, ma fiero nemico della chiesa catto- 
lica ch'è la vera ortodossa. La sua profes- 
sione di fede e il suo catechismo sono an- 
cora la base dell'istruzione i*eligiosa nella 
chiesa russa. Da quel tempo in poi i mo- 
scoviti sono andati sempre debitori della 
loi*o erudizione a'polacclii ruteni, che de- 
rivarono la loro superiorità scientifica 
dalle due univei*sità di Vilna e dì Craco- 
via. Il perchè i moscoviti furono costretti 
confessare, che in iscienze e cognizioni era- 
no di gran lunga superati da'polacchi del- 
la Russia minore e da'ruteni, essendo ob- 
bligati cercar tra loro il tesoro della sa- 
pienza, che nella propria chiesa avrebbe- 
ro cercata invano. Non altrimenti che nel 
principio del secolo XVI dovettero chia- 
mare il monaco Massimo^ così lo czar A - 
lessio chiamò Michelovitz, e il patriarca 
Giuseppe I il dotto geromaco di Kiovia 
Epifanio Slavinski a Mosca, perchè fon- 
dasse una scuola ecclesiastica per l'istru- 
zione della gioventù russa. Pi*esto lo czar 
mandò da Kiovia e da altri luoghi di Po« 
Ionia 3o monaci, perchè si occupassero 
a Ila traslazione delle principaK opere gi*e- 
che in lingua slava«.II di voto principe Teo- 



li CJ S 271 

doro Michelovi.tzRatilschew fece edificar 
loro nelle vicinanze di IVIosca un magni- 
fico romitorio detto della Trasfigurazio- 
ne, ove dierono principio ai loro lavoro 
e istruirono quelli che nel medesimo seco- 
lo e nel seguente formarono il decoro della 
chiesa. Quali meriti non si acquistò per 
quella chiesa il nobile e dotto Simeone 
Polozki ruteno polacco, che avea avuto 
la direzione delle università cattòliche 
della sua patria? Egli è il padre della 
nuova lingua russa e della sua letteratu- 
ra: Lomonosow, il più celebre poeta rus- 
so, è debitore a lui della purità di sua 
lingua e delja grandiosità dì sua poesia. 
Gli uomini che net secolo XVIII dettero 
lustro e splendore alia chiesa russa furo- 
no stranieri: Stefano Javorski di LeopoH 
e Teofano Procopoviz ruteno di Kiovia 
ch'erano stati educati nelle scuole di Po- 
lonia e d'Italia; Eugenio Bulgar arcive- 
scovo di Caterinoslaw, e Nicefbro Teotoki 
suo successore, a mbo greci,erano stati per 
molti anni in Italia. Questi 4 uomini han- 
no avuta la maggiore influenza sulle co- 
se ecclesiastiche di Russia nel detto secolo, 
ed hanno recato il maggior splendore al- 
l'impero sotto Pietro I e Caterina II. Di- 
chiara il p. Theiner, che in nessun paese 
sono mai state tanto trascurate le scienze 
quanto in Russia: più di tutte ancora fu- 
rono lasciate in abbandono le teologiche, 
e quindi molto più rimase dimenticata 
la coltura del clero. Pietro I immaginò 
nel 1720 la riforma delle scienze eccle- 
siastiche e degli studi, che voleva intro- 
durre in tutte le diocesi: fondò pertanto 
l'accademia ecclesiustica di Pietroburgo, 
e pose sotto a'suoi occhi un gran semi- 
nario, che dovea essere d'esenjpio ai semi- 
nari di tutte le diocesi; similmente vole- 
va fondar scuole per tutto l'impero; ma 
nella disastrosa congiuntura in cui furono 
rapiti al clero tutti i suoi beni, àncora 
non si era pensato né a scuole, né a semi- 
nari. Nel 1767 tutti gl'istituti d'istruzio- 
ne dell'impero, dal semina rio clerica le al- 
la scuola elementare erano 28, per 6000 



271 KUS 

scolai*!. Il clero quand'era colmo di rie* 
chezze, per liberalità de'grandi e de'po* 
tenti, mai ebbe il pensiero di fondar scuo- 
le pel popolo, né seminari pe'chierici; non 
spedali, non orfanotrofi, non oratorii pel 
culto divino, non fece nulla: la maggior 
parte de' templi e monasteri sono proprie- 
tà della chiesa cattolica, che il governo 
le tolse. Caterina li si fece vedere bra* 
mosQ delta coltura del clero, ne propalò 
il divisamento, senza avere in animo la 
volontà di effettuarlo, avendo per prin- 
apio, che l'istruzione del popolo russo po- 
teva nuocere al potere; quindi non die- 
de esecuzione al pubblicato con eclatan- 
za, per sostenere opinione grande della 
Russia e sua coltura nella mente de' fo- 
restieri. In queste incredibili millanterie 
imitò altri e fu imitata: l'autore riporta 
quanto fecero Pietro I e altri predecesso- 
ri suoi, non che i successori della mede- 
sima imperatrice. Inoltre osserva, che in 
realtà non si fece nulla per l'educazione 
del clero e del popolo, da Pietro I sino al 

I>rincìpio del governo attuale, rilevando- 
o dalle relazioni sinodali, ove pure si af- 
ferma che l'educazione trovasi tuttoranel- 
la prima sua infanzia. Possiede la chiesa 
russa o impero ne'4 cii*condari 3 accade- 
mie, di Pietroburgo, Mosca, eKiovia alla 
quale venne unita quella di Kasan, con 
5i professori e 343 alunni; ha 4^ semi- 
nari (i quali saranno stati aumentati, do- 
po l'ultima convenzione fatta colla s. Se- 
de), i3i scuole distrettuali, e i5i scuo- 
le parrocchiali o elementari; in tutto 386 
scuole o collegi d'ogni genere, con 1 702 
maestri, e 60 ,644 scolari. Ogni scolare ha 
l'obbligo di frequentare prima le scuole 
elementari, e gradatamente passare al se- 
minario, poi all'accademia. L'autore cre- 
de che tutte queste cifre sieno alterate; 
nondimeno e tenute per vere, conclude 
che risulta dalle relazioni, che la coltura 
scientìfica del clero russo si trova nel i .^ 
grado del suo nascimento, e che al piìi 
coll'andar del tempo potrà sviluppare e 
perfezionare, per poter dare frutti nel lon- 



RUS 

tano avvenire. Tutte le opere spettanii 
alla religione e alla chiesa debbono usci* 
re dalle tipografiedel s. Sinodo in Pietro* 
burgo e in Mosca ; parimente pe'lorchi 
del s. Sinodo e per suo privativo conto lu* 
crativo,si pubblicano tutti i suoi decreti, 
e gli ukasi imperiali, quando tiattano di 
cose spettanti al clero o alla chiesa; così 
pure i messali, libri de' vangeli, breviari, 
libri liturgici, registri parrocchiali de'bat* 
tezzati,matrimonie morti,pateuti de'pre* 
ti e diaconi, le carte glorie, le patenti ma- 
trimoniali, le preghiere dell'indulgenze, 
i passaporti de'defunti e letessere del sod- 
disfatto precetto pasquale. Passa quindi 
l'autore a vedere l'atti vita tipografica del- 
le due nominate tipografie, ed il lucro 
che se ne ricava, facendo parola d'alcu- 
ne opere. Aggiunge che la pietà e l'istru- 
zione religiosa del clero e del popolo si 
promuovono per mezzo di due giornali 
religiosi della chiesa russa, i quali deb- 
bono soddisfare ai bisogni di 4^ milioni 
d'anime. I du^ giornali sono la Lettura 
cristiana di Pietroburgo, la Lettura fé* 
stiva di Kiovia; aVnbedue sono poveris- 
sima cosa, e non contengono che storiel- 
le del leggendario russo; di scienze noa 
se ne trova segno in alcuno de'due. Parla 
delia professione di fede d^' patriarchi del- 
l'oriente, e della spiegazione dell'ortodos* 
sa fede che mandarono a Pietro I, dopo 
essere stati da questo avvertili della fon- 
dazione del s. Sinodo. Questi due docu- 
mentidanno una giusta idea delia pochez- 
za de'patriatxhi e dell'alto clero in fatto 
di teologia. I medesimi patriarchi con let- 
tera che riporta ammonirono il clero vus« 
so di stare in guardia dai dissenzienti in- 
glesi, che pareva avessero concepita l'idea 
di una riunione colla chiesa russa, e di ri- 
manere costante nella dottrina della chie- 
sa orientale. Dopo avere l'autore dimo- 
strato il deserto campo, e l'infelice stalo 
di coltura del clero russo, resta sorpreso 
delle ridicole lodi che alcuni letterati na« 
zinnali gli danno,e per coltura e sapien- 
za lo vogliono rngguagliare a qualunque 



RUS 

altro di qualsivoglia nazione, sognando 
che abbia esso ricevuto la missione di ria- 
novara il cristianesimo e di renderlo for- 
tissimo, essendoché al loro modo di pen* 
sare, sta per cadere nella pi^ deplorabile 
i*ovina tanto in oriente, quanto in occi* 
dentei Indi l'autore senza fatica ribalte 
le ampollose asserzioni e fatidici voti di 
Che viref letterato russo, il quale osò dire* 
» Dalla sola Russia si può sperare il ve* 
ro sviluppo del cristianesimo, spogliato 
de'pregiudizi europei e dell'impietrito e- 
goismo della Chiesa Romana, come pure 
de'principii di disperdimento del prote? 
stantismo. // clero russo occupa il piti 
alto grado delle scienze teologiche. Poi- 
ché il cIei*o si segnalò sempre in Russia 
per solidissimi studi classici. Che oltre di 
essere versati quasi tutti i nostri preti, e 
tutti i nostri monaci, che sono promossi 
alle sedie vescovili,nelle lingue q;^oderne, 
sono dotti ancora al piìi alto grado nella 
lingua ebraica (?), greca (?) e latina (?)". 
Invece il p. Theiner asserisce, che quasi 
tutti i vescovi russi non conoscono altra 
lìngua europea se non la russa, appellan- 
dosi ai connazionali; imperocché solo a 
Pietroburgo e Mosca si trovano pochi re- 
ligiosi e preti che parlano alquanto tede- 
sco e francese: di altre lingue non havvi 
conoscenza! — Delle Missioni della Ghie* 
sa nazionale Russa : degli Ebrei^ degU 
Islamiti, de* Pagani, Non vi é paese in 
Europa, dove i figli d'Israele sieno tenuti 
in COSI grande dispregio, e dove sempre 
abbiano dovuto soffrire tante angherie e 
crude persecuzioni, quanto in Rùssia: essi 
potrebbero scriverne le più commoventi 
lamentazioni. Con vessazioni e promesse 
di temporali vantaggi, il governo invita 
gli ostinati Ebrei, perché entrino nella 
sua chiesa. Resta interdetto agli ebrei d'e- 
sercitare qualunque mestiere o di far traf» 
fico nelle provincie interne della Russia. 
La recezione d'un 'ebreo nel seìVio della 
chiesa nazionale é sbrigativa, per cui ac* 
cade che molti a ten^po opportuno ritor- 
nano alla sinagoga, doc dopo aver &tto 

VOL. LIX. 



RUS 5i'?3 

quel lucro che prima eragli vietato, ma 
fuori di Russia,aItFÌmenti sarebbe punito 
colla knuta e inviato nelle regioni glaciali 
di Siberia. Secondo le relazioni sinodali, 
dal 1 836 al i SSgnella popolazione ebrai- 
ca di circa un milione, si convertirono 
1618 individui. I seguaci deW Islamismo 
o Maomettani, superbi della libertà che 
il governo russo suo malgrado ha dovu« 
to loro lasciare, sono più ostinati de' fi-^ 
gli d' Israele, in non voler professare la 
fede russa. Il governo volentieri si ser- 
ve di loro pe'suoi eserciti, lasciando ia« 
tatta al maomettano la sua mezzaluna} 
se poi entra nella milizia in qualità di 
cambio, allora deve divenire per forza or< 
todosso e ricevere il battesimo. L'istru- 
zione e la conveiVione procede in modo 
e fa SI che il battezzato maomettano s'in- 
china con egual riverenza alla moschea, 
come nel farsi il segno della croce. Nelle 
sole Provincie Tauriche, dove gl'islamiti 
ascendono a circa i25,ooo, essi non so- 
no soggetti alla coscrizione, ma ponno fa- 
re i detti, cambi che producono le con- 
versioni che figurano nelle relazioni si- 
nodali, nelle quali in 4 anni arrivai*oiio 
a 1600. Tranne gl'indicati casi, mai av- 
viene che si converta un maomettano; né 
la dolcezza, né la persecuzione del governo 
poterono rimuovere gl'islamiti dalla loro 
credenza. Il Muftì della Crimea regalato 
dal Sinodo, d'ordine d'Alessandro I, d'u- 
na Bibbia araba elegantemente legata, in - 
vitandolo a farsi cristiano russo, rimeritò 
quel dono con un più elegante ^/cor^i/to, 
che inviò all'imperatore, come se volesse 
tacitamente invitarlo ad accettar la fede 
di Maometto! Ma mentre il governo con- 
sidera inviolabili le loro moschee e beni, 
si appropria lechiese e i beni di tutte le co- 
munioni cristiane. — De Pagani, I trion- 
fi della chiesa cattolica d'occidente sono 
troppo grandi e noli, prosieguono tutto- 
ra in ogni parte del mondo, che narrai ai 
loro luoghi ed a Missioni POirTiFfciE; la 
sola chiesa romana può operare il gran r 
dioso miracolo delle sue missioni presso 

•j8 



274 Rus 

ì popoli crittiani gentili, perchè anima* 
ta da vita misteriosa nell'unità della fe« 
de e della disciplina. La chiesa greca in 
generale si è sempre mostrata incapace 
della grande opera delle missioni, e di più 
dopo che si è allontanata dall'unità ch'è 
la sede di s. Pietro. La sua forza morale 
si fiaccò col matrimonio de'suoi preti, o 
collo stato stazionario e impietrito de'suoi 
religiosi privi quasi d'ogni vita. Quali mis- 
sioni poi ha intrapreso la chiesa russa, per 
la liberazione dell' umanità dalla schia* 
vitii delle tenebre? Risponde il p. Thei- 
ner: non solo non predicò a'Iontani pa- 
gani la dottrina della redenzione, ma nep- 
pure si è curata di quelli, che dividono 
con lei la medesima patria, e che tutl'ora 
sulle medesime soglie delle sue porte ge- 
mono nelle tenebre della piti abbomìne- 
vole superstizione, e negli orrori di nefan- 
da idolatria. Alla chiesa russa deve attri- 
buirsi l'onta che l'Europa nel secolo XIX 
abbia ancora in mezzo di se un gran nu- 
mero di pagani: intere popolazioni e Pro- 
vincie che da più secoli sono unite all'im- 
pero russo, sono tuttora pagane, benché il 
governo ordini al clero di occuparsi con o- 
gni studio alla conversione de' pagani del- 
la patria comune. Ma quali missioni, sog- 
giunge l'autore, si possono aspettare da 
un clero tanto decaduto com'è il russo, 
che non ha lena di mantenere il lume del- 
la fede neppure presso a'propri fedeli; da 
un clero che a cagione della propria igno- 
ranza e della sua immoralità ha perduto 
ogni forza e ogni influenza; quali missio- 
ni, ripeto, si possono aspettare da così fat- 
to clero,e quali effetti potrebbero esse pro- 
durre? Il clero russo quindi none al ca- 
so di convertire i pagani suoi compatriot- 
ti,se non unisce alla parola di Dio, la per- 
suasione col grave peso della knuta: la for- 
za morale della parola gli è affatto ignota. 
Questa tremenda persuasione della knuta 
la sperimentarono i cattolici Ruteni [F,) 
della Polonia e Lituania (/^.), in occasio- 
ne della loro deplorabile e forzala riunio- 
ne alla bai*bai*a chiesa. Colle nerbate del- 



RUS 

la knuta, i preti russi tennero fermi i kal* 
mukì o calmucchi (ove non si ha memo- 
ria che vi sieno stati cattolici) novella- 
mente battezzati, per tener loro sempre 
viva la fede che gli aveano fatto abbrac- 
ciare. Nel i838 procurando i missionari 
la conversione de'buriati sul lago di Bai- 
cai e che hanno 1 5o,ooo maschi, essi ab- 
bandonato il buddaismo, abbracciarono 
il lamaismo. Quantunque riesca da quao- 
do a quando agl'ignoranti missionari di 
combinare qua e là alcuna conversione 
tra'pagani, tuttavia ordinariamente ac- 
cade che i neofili ritornano presto alla la- 
sciata idolatria. Fino da tempi remotis- 
simi si sono trovate le missioni russe in 
sifihtta condizione; e sulla metà del seco* 
lo passato si trovarono ancora paesi in- 
tierì nell'interno delta Russia, do ve gli a- 
bi tanti da molto tempo aveano abbrac- 
ciato la |*eligione cristiana, continuando 
però ad adorare i loro idoli nella stessa 
guisa cheadoravanoGesùCristo. Un ebreo 
battezzato della religione cristiana altro 
non avea imparato che ta parola Catecu- 
meno. Ad un turco battezzato il popò di- 
menticò d'insegnargli che non dovea ado- 
rare Maometto, egualmente che GesòCri- 
sto. Le prove di queste narrazioni, come 
di tutto il da me compendiato, 91 riporta- 
no dal p.Theiner, come protestai in prin- 
cipio. Dalie relazioni sinodali si appren- 
dono le dissensioni de'neofiti malamente 
istruiti, onde si ordina di non affì-ettare 
il battesimo ai catecumeni; di più che i 
battezzati pagani nelle provinole abban- 
donavano là chiesa nazionale per unirsi 
ai settari. Per far neofiti si suol donare 
una pelliccia e una camicia; ma questi pa- 
gani così convertiti per cuoprir le loro 
nudità, presto ritornano al culto impu- 
rQ degl'idoli. In 4 anni dal 1 836 al 1 889, 
si riportano 1 0,289 conversioni di pagani. 
Degli affati esteri della Chiesa Russa 
colle esterne comunioni orientali. Anche 
il titolo di questa sezione fa parte delle 
i*elazioni del s. Sinodo di Pietroburgo, 
laonde esso viene considerato come uà 



RUS 

niinistero dì stato che esercita le sue fun- 
zioni tanto neirinterno dell'impero^quan- 
to airesterno nelle comunioni straniere 
orientali, col vi ncolo della fede edeiramo- 
re.Però riflette l'autore ,che le relazioni dei 
Sinodo colle altre chiese scisnaaticheorien* 
talii pare che si restringano solo a pochi 
doni di libri e di denaro. In fatti dallo stes- 
so Sinodo si apprende, che la mancanza 
di libri per l'insegnamento del la sedicente 
vera fede della chiesa, molto lamentata 
da'pretesi ortodossi fratelli d'oriente, de- 
terminarono l'autocrate imperatore di far 
stampare alcune opere in lingua greca, 
per farle distribuire dai patriai'chi d'o- 
riente agli ecclesiastici e secolari. Fu qui n* 
di mandata ai clero della Grecia l'opera 
del metropolita Mogila, e si preparò la 
spedizione delle lettere di Pietro I,e della 
suaccennata risposta circa l'erezione del 
s. Sinodo, come si legge nelle relazioni si- 
nodali del 1839. Da queste si ha pure i 
doni in denaro inviati in oriente. La chie- 
sa d'Alessandria ebbe 1 0,000 franchi, ed 
insieme a quella d'Antiochia ricevette in 
arredi sagri un valore di 80,000 franchi, 
cioè quando a favore de'due patriarchi 
contribuirono il metropolita di Pietro- 
burgo fr.5,5oo,la contessa Orlow fi*. 6000, 
il negoziante Malutinfr.Sooo. Anche il s. 
Sepolcro di Gerusalemme ebbe fr.3o,3g2 
prodotti dalle questue delle diocesi o e- 
parahie dell'impero: che la Russia pro- 
tegge i greci scismatici dei s. Sepolcro, lo 
toccai nel vol.LV,p. 175. Altra questua 
fu concessa pel convento russo del monte 
Atos, onde edificare una nuova chiesa in 
onore dìMitrofanio i." vescovo di Voro- 
nesch, il quale da ultimo fu fatto santo 
dall'imperatore. Queste sono ie relazioni 
pubbliche che si mantengono pel bene 
della Russia, dai ministro di stato del Si- 
nodo imperiale colie altre chiese scisma- 
tiche. Quanto alle relazioni segrete, il p. 
Theiner dice non ignorare » come per- 
corrono i suoi emissari laGallizia,ta Tran- 
sil Vania, l'Ungheria, le provincie sul Da* 
nubio, la Macedonia, laGrecia.elaTur- 



27> 



RUS 

chia fino in oriente, per anrmai*e e con* 
fortare gli scismatici nella propria cre- 
denza, e persuadere gli uniti, perché si 
separino dalla s. Sede, e preparare que- 
sti e quelli a rendere anticipatamente o- 
maggio a'trofei russi, se il destino li fa- 
cesse entrare in que'paesi. " Termina la 
sua opera il p. Theiner, con descrivere 
l'infausto avvenimento della violenta u* 
nione della chiesa rutena cattolica alla 
nazionale russa, del quale, oltre il già ac« 
cennato, tratto a Ruten r; e con riprodur- 
re 4 estratti delle relazioni sinodali, ri- 
sguardanti la scismalizzazione della chie- 
sa cattolica rutena. Avendo incominciato 
o premesso a questa digressione i focosi 
voti del p. Theiner, la termi nei'ò con al- 
tra sua dichiarazione, h Per mezzo della 
sola riunione alla chiesa romana potrà 
ottenere la Russia il vero incivilimento 
de'suoi popoli. Allora contribuirà pur es- 
Ka alla ri pristi nazione della smarrita pace 
con Dio, mediante una continua pace nel 
mondo." Utinaml 

Dopo che Pietro I, abolita la dignità 
di patriarca di cui era geloso, stabili pel 
governo della chiesa russa il cosi detto s. 
Sinodo, riserbandosene la presidenza e (a» 
cendosi capo supremo e autocrate della 
medesima chiesa nel 1719, fissò la cre- 
denza e la disciplina ecclesiastica con un 
regolamento che fece sottoscrivere dat 
principali del clero, ed anche da tutti i 
principi deli' impero, ed è il documento 
per conoscere la religione de'russi. D'ai* 
lora in poi il clero russo, intieramente sog- 
getto all' autorità del suo sovrano, non 
ebbe pili che un'influenza secondaria sul- 
la popolazione. Il regolamento fu poi tra- 
dotto in latino e pubblicato col titolo di 
Statutum canonicum seu eccUsiasticuni 
Pelri Magni, per cura del principe Po- 
temkin, a Pietroburgo nel 1 785. Quanto 
al domma,fu fatta professione di conside- 
rare la s. Scrittura come regola di fede, 
aggiungendo, che per intenderne il vero 
significato è d'uopo consultare le decisio- 
ni de'conciliì, e gli scritti de^Padri della 



.1 
I 



276 RUS 

Chiesa, per conseguenza la tradizione. 
Quanto a'misteri della ss. Trinità e del- 
l' Incarnazioney sono i teologi invitati a 
consultare le opere di s. Gregorio Nazian- 
Zeno, di s. Atanasio, di s. Basilio, di s. A- 
goslino,di S.Cirillo d'Alessandria, e la let* 
tera di s. Leone I aFlaviano sulle duena* 
ture di Gesù Cristo. Non è fatta alcuna 
parola dell'erróre de'greci, riguardante la 
processióne dello Spirito santo.Per ciò che 
concerne il peccato originale e la grazia, 
fu seguita la dottrina di s. Agostino con- 
tro i pelagiani. Parlasi pure d' una ma- 
niera ortodossa della confessione aurico- 
lare, della penitenza e dell'assoluzione, 
dellas. Messa, del Viatico portato agli am- 
malati, della benedizione nuziale, del cul- 
to de'sànti, delle s. immagini, delle reli- 
quie, della preghiera pe'morti. K racco- 
mandato ai vescovi d'invigilare sulla pu- 
rità del culto, di sbandire le favole ed ogni 
specie di superstizione. Quel regolameuto 
riconosce la gerarchia composta de'vesco* 
vi, de'preti, de'diaconi, e vi aggiunge gli 
archimandriti e gli eugumeni ; stabilisce 
l'autorità de' vescovi, la podestà che han- 
no di scomunicare e di riconciliare i pec- 
catori colla Chiesa; raccomanda però loro 
di usarne con molta moderazione, e di 
consultare il s. Sinodo in tutti gli àfiari 
di maggior importanza o dubbi. Statui- 
sce le pene contro gli eretici e gli scisma- 
ticì.Fa menzione de'monaci e delle reli- 
giose, de'voti, della professione monasti- 
ca, della clausura. Ordina agli uni e alle 
altre di eseguire la loro regola, di soddi- 
sfare ai digiuni, alla pi*eghiera, alla comu- 
nione, e proibisce loro d'uscire dal mo- 
nastero. Vi sono particolari regolamenti 
pe'confessoi'i, predicatori, professori dei 
collegi; pe'serainari e studenti, per la di- 
stribuzione detrelemosine, e per repri- 
noere la mendicità; vi è espressamente 
condannato l'abuso delle cappelle priva- 
te in casa de'grandi. L' articolo però in 
cui quel regolamento si allontana dalla 
fede cattolica, è il rifiuto di riconoscere 
la giurisdizione del sommo Pontefice su 



RUS 

tutta la Chiesa ; siccome non riconosce 
quella del patriarca diCostantinopoli,bia- 
simandodel pari l'una e l'altra; né devesi 
dimenticare l'accennato silenziosuHa pro- 
cessione dello Spirito santo. Questa com- 
pendiata esposizione della credenza della 
chiesa russa è confermata dal catechismo 
composto nel 1 64^ da Mogila arcivesco- 
vo scismatico di Kiovia, per prevenire il 
suo gregge contro gli errori de'protestan- 
ti,venendoaiutatoin quel lavoroda Por- 
firio metropolita di Nicea, e da Sirigo dot- 
tore della chiesa di Costantinopoli. Que- 
sto libro stampato io lingua schiavona, 
fu tradotto in greco e in latino, ed ap- 
provato solennemente da4 patriarchi gre- 
ci. Fu chiamato Confessione ortodossa 
de* russiy e in seguilo i greci lo intitola- 
rono Confessione ortodossa della chiesa 
orientale, 11 p. Le Brun ne pubblicò alcu- 
ni estratti nella Spiegazione delle ceremo* 
nic della messa t. ^ art. 5. 1 russisi ser- 
vono della medesima liturgia della chiesa 
greca di Costantinopoli,celebrano la mes- 
sa in lingua schiavona, sebbene non sia 
questa la lingua volgare di Russia. I gre- 
co-russi osservano4quaresime,la più lun- 
ga delle quali e più rigorosa è quella di 
Pasqua che dura 6 settimane. Fanno nu* 
merosi pellégrinaggi,specialinente a Kio- 
via, o ad altre città che posseggono re- 
liquie e immagini miracolose. LÌe imma- 
gini de'sanli nelle chiese non possono es« 
sei^ese non lineari, assolutamente escluse 
statue e bassorilievi. I canti ecclesiastici 
non sono accompagnati da veruna mu- 
sica islrumentale, e l'uffizio divino si & 
in lingua slava ossia schiavona. Le più 
rinomate chiese e cattedrali per venera- 
zione sono s. Sofia a Kiovia, l'Assunzione 
a Novgorod, la Visitazione e l'Arcangelo 
a Mosca, della B. Vergine a Vladimir, e 
di s. Alessandro Newski a Pietroburgo. 
Là religione greca, identica a quella dei 
greci dell'impero ottomano e del regno 
di Grecia, è la dominante nell'impero. 
Tutte le altre religioni vi sono non solo 
toUerate^ma professate liberamente^peii» 



RUS 

non senza eccezioni. Degli ebrei^maomet- 
tani e pagani parlai di sopra, come dei 
cattolici latini, armeni e ruteni; vi sono 
ancora armeni scismatici. Sonovi luterani 
e altri protestanti, calvinisti, herrnhuUi, 
mennoniti , ec. Dissi già che non è per- 
messo d'abiurare la fede greco russa per 
abbracciare un'altra credenza: come pu- 
re, che allorquando i genitorl.apparten- 
gono alla religione greco russa, o soltanto 
lun de'due, è ad essi ingiunto d'allevare 
in questa religione i figli. 11 Giornale di 
Pietroburgo del iSSo conteneva il se- 
guente rapporto officiale, sui numero di 
tatti gli abitanti delle Russie che non 
appartengono alla chiesa nazionale. Nel 
1848 ascendeva a 8,785,719 d'ambo i 
sessi, de'quali la metà cristiani. Il numero 
de'cattolici ro.mani ascese a 3,760,7049 
con 2264 chiese; degli armeni cattolici a 
20,000, con 44 chiese; degli armeni Gre- 
goriani a 354)52 r , con i o 1 7 chiese; dei 
luterani a i,732',244> con goo chiese; 
de' pretesi riformati a 86,407, con 33 
chiese; degl'Israeli ti a 1,188,1 1 i,con63o 
sinagoghe; de'maoiVieltani a 2,1 86,833, 
con684inoschee;de'buddaisti a2 1 5,2o4, 
e altri pagani 1 53,343. In un' altra sta- 
tistica lessi, che il numero de' ministri 
della chiesa cattolica era il più copioso 
e ascendeva a 3o,ooo; mi pare esagerato, 
almeno per lo stato presente; che i pro- 
testanti contavano 1 000 pastori,ed i mao- 
mettani 9,000 ministri. Ecco il novero 
degli ordini equestri e cavallereschi di 
Russia, compresi quelli di Polònia. i.^Di 
s, Andrea /Votoc/e^é'^ istituito dallo czar 
Pietro 1 a'3o novembre 1698. Ha una so- 
la classe, e quello al quale viene conferito 
riceve neiristesso tempo gli ordini di s. A- 
lessandro Newski e di s. Anna, insieme al 
grado di luogotenente generale. Insegna 
de'cavalieri e la croce di s. A ndrea,col l'im- 
magine del santo e le lettere iniziali S. A, 
P, R, che significano : Sanctus Andreas 
Palronus Russiae. Nell'altra parte l'isti- 
tutore vi pose r epigrafe: Czar Pietro 
Consen'atore di tutta la Russia, Ora so- 



RUS 277 

pra una linea si legge in lingua russa : 
Per la Fede e la Fedeltà, La croce pen- 
de da un cordone di seta bianca, e negli 
angoli vi è l'aquila con due teste, e un 
cavaliere armato. La festa dell'ordine si 
celebra nel giorno della fondazione. Come 
particolarmente addetto alla casa impe- 
riale, i gran principi lo ricevono al mo- 
mento del battesimo. Quest'ordine è il 
primo dell'impero, e dà un grado mili- 
tare a chi lo riceve. Voog, negli Atti di 
s, Andrea apostolo^ riporta interessanti 
notizie degli ordini, delle pie società e del- 
le confraternite istituite in onore di s. An- 
drea apostolo fratello di s. Pietro. 2.° Di 
s. C^/m/1^2, istituito dall'imperatóre Pie- 
tro I a'6 dicembre 1 7 14 in memoria del- 
la presenza di spirito, con la quale l'im- 
peratrice Caterina I contribuì alla pace 
di Falkzi de'23 luglio 1711 co'turchi, 1 
quali sulle sponde del Pruth l' avevano 
circondato coni5o,ooo uomini,e perla 
I.' ne volle fregiare l'amata e valorosa 
conaorte. Da principio si ricevevano nel- 
l'ordine anche gli uomini, ma poi fu con- 
ferito alle sole dame d'alta nascita. L'im- 
peratrice è la gran maestra dell' ordi- 
ne, la quale lo conferisce a suo piacere. 
L' ordine si divide in due classi, cioè la 
croce grande e la piccola. La decorazio- 
ne delle cavalieresse è appesa a un graa 
naslrodi seta amaranto, e consiste in una 
piastra d'oro di forma ovale coll'imma- 
gine della santa da un lato in ismalto, so- 
pra una croce simile rossa,col motto: Pro 
Fide et Patria, Nel rovescio sono le pa- 
role : Aequat mwiia comparlsy poste so- 
pra emblema rappresentante un nido d'a- 
quilotti sudi una rozza torre,a'piedi della 
quale sono due aquile aventi ne'rostridei 
serpi, e spieganti le ali verso l'alto, quasi 
per portarli in cibo a'ioro figli. La decora- 
zione si porta sulla spalla destra a guisa 
di sciarpa, e sulla manca parte del pet- 
to. La festa dell'ordine si celebra nel dì 
della fondazione. 3.^ Di s, Alessandro 
Newski {y,)i e^er esserne decorato bi- 
sogna avere almeno il grado di generale 



278 R U S 

maggiore. 4* 'DeW Aquila Bianca {F), 
Quest' ordine di Polonia, per un ukase 
deir imperatore Nicolò I de' 39 aprile 
1 83 1 ,& parte di quelli dell'impero russo, 
indi ueli835 stabilì che i cavalieri dis. 
Alessandro Newski avranno pure questa 
decorazione, e quelli della 1 .^ classe del- 
l'ordine di s. Anna, che saranno insigni* 
ti pur dell'ordine di s. Stanislao, porte- 
ranno accanto della croce del i .° ordine 
l'altra, sospesa al collo. 5.*^ Di s. Giorgio 
(y)i il solo puramente militare perchè 
precipuamente fondato pegli officiati mi- 
litari di terra e di mare. 6.** ÌDi s. Vla- 
dimiro (F,) civile e militare. y.^Di s. An- 
na, fondato da Carlo Federico duca di 
Schleswig- HolsteinGottorp in Kiel a' 1 4 
febbraio 1 785, in onore e memoria di sua 
moglie l'imperatrice Anna Petrowna fi* 
glia di Pietro I il Grande e di Caterina I. 
L'imperatore Paolo I suo nipote, come 
nato dal figlio Pietro III e da Caterina 
II , volendo ricompensare il merito dei 
suoi sudditi, dichiarò l'ordine nazionale 
russo. Il suo primogenito Alessandro I nel 
1 8 1 5 aggiunse alle 3 classi dell'ordine la 
4*' pei militari, con decorazione smalla- 
ta verde, e da porta i-si sull'elsa della spa- 
da. La decorazione delle altre 3 classi 
consiste in una croce di forma quadra , 
smaltata in rosso, e ricamata di fiamme 
d'oro; nel suo centro è l'immagine di s. 
A nna, e dall'altro lato la leggenda : Antan' 
iibus fustitìamjpietateniyfidem. Il nastro 
da cui pende la decorazione è di seta di 
colore amaranto filettato giallo. I più an- 
tichi cavalieri della i.' classe, essendo ri- 
guardati pei più meritevoli, godono an- 
nua rendita. La solenne festa dell'ordine 
celebrasi nell'anni versano di sua istitu- 
zione, corrispóndente a' 1 5 febbraio se- 
condo il nuovo stile. 8.^ Di s. Stanislao 
(F.) del merito militare, già polacco, poi 
leso russo. 9.^Del Merito militare : vedi 
il voi. XLlV,p. 1^3. Il regnante Nicolò 
J, a'3 settembre 1827 destinò una Fib- 
bia pei servigi irreprensibili, resi dagl'i m- 
piegati civili e militari, la quale si con- 



RUS 

cede a quelli che hanno servito atlita- 
mente peri 5 anni in una maniera irre- 
prensibile, e si distribuisce a'3 settembre, 
giornoanniversario della coronazione del- 
l' imperatore. Questo monarca ha inol- 
tre fondato la Croce d'onore di Maria, 
destinata particolarmente a ricompensa- 
re le donne che si fanno distinguere ne- 
gli istituti di beneficenza o d'educazio- 
ne. Vi è finalmente l'ordine sovrano Ge- 
rosolimitano (F.), diviso in due priorati, 
l'uno russo-greco, l'altro russo- cattolico. 
Indicazione storico-cronologica de* primi 
popoli che abitarono la Russia, e del 
progressivo ingrandimento ddt impe- 
ro russo, dalla sua origine a oggidì. 
Dell' introduzione e propagazione del 
cristianesimo tra i russi j della loro u- 
nione alla Chiesa Romana e poslerio» 
re separazione dalla medesima. Serie 
de* suoi Gran Principi, Czar ed Impe- 
ratori, da Rurik al regnante impera- 
tore Nicolò I inclusive, e loro relazio- 
ni colla s. Sede, con altre notizie sulle 
Chiese Cattolica, e Nazionale, 
Sotto il nome di sciti-iperborai e san- 
romati conobbe l'antichità confusamente 
le genti tutte che popolavano il setten- 
trione dell' Europa. La scitica trìbù dei 
Moschi limitro^ agli albanesi ed agl'i- 
beri de) Caucaso^ die all'antica capitale 
di questo impero i nomi di Alosca e di 
Moscovia, e dai PFaregiens scandinavi 
che si dissero Rossi^ Rutzi,Ruteni, \ quali 
insieme cogli SchiavonUF.) vi si stabili- 
rono, ebbe la denominazione di Russia, 
che prevalse a indicare quest'antica por- 
zione delia Sarmazi a europea. Si può ve- 
dere quanto dissi nel voi. XLYII, p. i f, 
sulla razza e il nome de Moscoviti. Molto 
poco conoscevano gli antichi i paesi che 
oggi formano l'impero dì Russia, e ne de- 
signavano vagamente il complesso sotto 
il nome di Scizia. Tuttavia i greci ebbe- 
IX), in tempi molto remoti, relazioni coi 
cimmeri, popolo situato sulle coste set* 
tentrionali del mar Nero, e fondarono in 
que* siti fiorenti coionie. I sauromati 



RUS 

sarmati, il cui nome era già da Eiodolo 
conosciuto, furono dì sovente dagli auto- 
ri antichi confusi cogli sciti; però forma- 
vano un popolo distintissimo, abitante la 
parte sud-ovest della Russia attuale, ed 
anche una parte della Polonia; erano co- 
storo divisi in più tribti : gli alani, i ba- 
stami, i iazigi, i Roxolani ed i venedi. I 
Russi ossia Ruteni discendevano dai Ros» 
solani^ di cui parlano Strabone, Plinio e 
Pomponio Mèla. Dagli stessi scrittori si ri- 
cava che i Rossolani erano il popolo più 
settentrionale della Scizia europea, che 
conoscessero i romani, essendo il paese 
ch'assi abitavano posto al di là del Nie- 
per o Dnieper oBoristene, dietro a quello 
de' geti , o daci come li chiamarono gli 
antichi scrittori latini, e ad occidente del 
territorio degli alani. Pare adunque che 
originariamente si chiamassero Roxi o 
Rossi Alani. 11 vocabolo rosscia significa 
dispersione, in lingua russa; mentre ro5 
significa sparsi e seminati in lingua sla- 
va. Cosi per /?(i55i intendevano un popò* 
lo che vivea disperso ne'boschi e nelle 
campagne, cambiando spesso d'abitazio- 
ne, come facevano ì nomadi, e come fan-* 
no anche i tartari al presente. Ed ecco 
perchè Procopio, De hello GothicOj lib. 
3, e. r 4>dà loro in greco il nome di Spori 
che suona il medesimo in questo senso 
che quello di Russi, Si trovano buone ra- 
gioni di questa etimologia in Herberstei- 
nius, Comment, rerum Moscovita/in HoS- 
mao, Lexicjeìd in mg.^ Giuseppe Asse- 
mani, Orig, Slavorum e. 3. Gli scrittori 
del IX e X secolo cambiarono il nome di 
Rossolani in quello di Russi o Ruteni , 
ch'era più dolce. Questi popoli sono così 
chiamati da Luitprando vescovo di Ve- 
rona, dall'autore degli Annali di s. Berti' 
no, e da'greci come Niceta, Fita s. Ignai.; 
Metrafaste,C/iro/t.^*e dal continuatore di 
Teofdne. JBayer scrìsse sull'origine degU 
sciti, Comment, Acàd, Petropolit. t i,p. 
390, poiché non avvi nulla di più esatto 
delle sue Origines Russicae, Dagli slavi 3 
potenti regni ebbero origiaefiì Russo, il 



RUS 379 

Polacco^iì BoemoyedafàAxienieiiyCont* 
pendio di geografia, Pietroburgo i832. 
Nowischow, Istoria de* Sciti, Mosca 1 787. 
Ziablovski, Geografiadell^ impero russo, 
Pietroburgo 1 8 1 o. Un cronografo rute- 
no molto antico riferisce, s. Andrea (del 
quale meglio parlai nel voi. LV, p. !i6i) 
apòstolo aver predicato Tevangelo ai tra- 
ci, agli sciti, ai russi; ma dal concilio IV 
di Costantinopoli, da Stefano, Gregorio 
e altri autori apparisce la Russia essere 
stata una principale città della Tracia, 
alla quale certamente avrà portato il van- 
gelo il fratello del principe degli Aposto- 
li, discepolo del precursore s. Gio. Batti- 
sta, e I.* discepolo di Gesù Cristo, pei* 
lo che i greci lo chiamavano Prolocleto, 
óoè primo chiamato, A detta d'Origene, 
Ap, Eusebé, s. Andrea predicò il vangelo 
nella Scizia. Sofronio quasi contempora- 
neo di 8.GiroIamp,lo fa a postolo del laSog* 
diana edellaColchide;altri dicono che pre* 
dico in Grecia e nel Ponto. I moscoviti 
credono che s. Andrea recasse il vangelo 
nelle loro contrade sino all'imboccatura 
del Boristene, alle montagne ove ora è 
Kiovia, e alle frontiere della Polonia, al- 
me riportano a'3o novembre Herberstei- 
nio eCulcinio. Se gli antichi, i quali po« 
sei*o nella Scizia il teatro delie fatiche di 
s. Andrea, intesero la Scizia europea, la 
loro testimonianza sarebbe favorevole al- 
la pia credenza de'moscoviti e russi; ma 
a seconda de'greci in Synaxaerio et Me* 
noeis parlasi della Scizia al di là di Se* 
bastopoli nella Colchide. Si potrebbe tut- 
tavia intendere della Scizia europea, poi- 
ché a quello che ne dicono gli stessi greci, 
s. Andrea piantò la fede nella Tracia, e 
specialmente a Bisanzio poi Costantino- 
poli. Certo è che s. Andrea é il patrono 
pri ncipale della R ussia, come ho detto pa r- 
lando del suo cospicuo e nobilissimo or- 
dine equestre. Che la chiesa greco-russa 
pretende ripetere la sua originedai tempi 
apostolici, lo dissi già nel voi. XXXI f, p. 
i4r}jnsieme al ritorno al cristianesimo 
per opera di tescovi cattolici. 11 p. Thei- 



28o RUS 

ner nelle Ficmde della Chiesa cattolica 
in Polonia e Russia, chìapna vaga tradì* 
zionel'origìoe della chiesa russa da'tempi 
apostolici, e da s. Andrea che annunziò 
la dottrina evangelica sul Don nel Cher- 
soneso e nelle contrade di Kiovia; con* 
viene perb ch'è fuor di dubbio che il cri* 
stianesimo erasi propagato fìno dai primi 
tempi in varie parti della Russia meri- 
dionale; ma nelle grandi emigrazióni del 
V e VI secolo si diseccarono beo presto i 
germi del cristianesimo nel cuore de' rus- 
si, i quali ritornarono al loro culto ido- 
latrico. Quanto alla nazione scita sparsa 
nel nord dell'Europa e dell'Asia, pare che 
dal suo seno sia uscita la gran massa degli 
Z7niz/,che sotto la condotta del famoso A t* 
tila piombò sull'impero romano, e ere- 
desi riconoscere il nome di questi unni 
o uni, in quello di finnesi o funni. Nel IV 
secolo deir era cristiana vedesi compari- 
i*e il nome di slavi, e prendere il luogo 
di quello de' sarmati ; non si è d' accordo 
intorno alla sua etimologia, gli uni consi- 
derandolo come sinonimo di schiavi, gli 
altri facendolo derivare dal vocabolo in- 
digeno slava^ gloria, o slavo^ parola; se- 
condo quelli che danno quest'ultima spie- 
gazione, sembra che i popoli in discorso 
chiamassero se medesimi i parlanlijedt- 
nominassero muti lutti colorode'quali non 
intendevano la lingua. Altri pensano che 
i finnesi o finnici abitassero te regioni rus- 
se avanti che la gente slava vi fermasse 
domicilio, convenendo che mescolati con 
loro vi fossero i Goti (^.), finché ne fu- 
rono cacciati dagli unni; che da qui fe- 
cero le loro irruzioni in Europa, piutto- 
sto che dalla Scandinavia, ove recarousi 
posteriormente espulsi gli abitanti. Ag- 
giungono che in quel tempo istesso che 
comparvero i goti, comparvero ancora gli 
^lavi; tennero essi nel principio le parti 
australi, indi come i goti si distesero in 
altre parli. Che i superiori slavisi mesco- 
larono coi goti e i finnici , eleggendosi 
un re di razza gotica, ed unitisi con al- 
tro nazioni formarono un sol corpo, ope* 



RUS 

rando molte gloriose azioni, e soggiogato 
il restante degli slavi, tennero la maggior 
parte del paese lungo il Borìstene, com- 
presa Kiovia. Ma nascendo dispute tra i 
goti e gli slavi,che da'primi avevano scel- 
to il loro re,quesli cacciarono quelli,e die- 
rono il possesso di Novgorod loro capi- 
tale a Gostomysio, che secondo le me- 
morie russe era slavo. Altri popoli della 
stessa nazione elessero altri principi, che 
però da Gostomysio superati, riconobbe- 
ro poi per loro gran principe Rurik capo 
de'varegui verso l'anno 85o o piii tardi, 
il quale fissò la sua sede a Lacloga Vec- 
chia oStaroi che fu- cinta di mura, ed ora 
borgo presso Ladoga Nuova o No vaia^fon* 
data da Pietro I sul Volkhov. SlabiPi la 
sua potenza inKiovia,esotton[iessa nel- 
1*862 Novgorod Veliki, ne fece la sua resi- 
denza ordinaria. Intanto che questoscao- 
dinavo fondava un trono sul quale sa- 
lir dovevano So gran principi delia sua 
dinastia, due suoi compagni, Oscoldo e 
Diro, s'impadronirono di Kiovia e la tol- 
sero al suo polere.Morto Rurik ueir879, 
Oleg fu tutore del figlio Igor, col titolo di 
gran principe o reggente, e ricuperò Kio- 
via, facendola capitale degli stati d'Igor 
e da Novgorod trasportandovi la residen- 
za della corte. Dall'annalista Rinaldi al- 
l'anno 886, n.^ 6 apprendo, che l'impe- 
ratore greco Basilio I il Macedone si al- 
leò coi russi e gl'indusse a ricevere il bat- 
tesimo, mandando loro un a rei vescovo, il 
quale a richiesta de'russi posto il libro del 
vangelo in una fornace ardente, estinto 
il fuoco fu trovato illeso. Già come vado 
a narrare la fede cristiana vi era stata pre- 
dicala d'ordine di s. Ignazio : questa mis- 
sione deve essere stata parziale, o meglio 
Rinaldi cadde con altri in abbaglio , di 
confondere quanto accadde sotto Basilio 
li , in Basilio I imperatore. Dipoi Ol^ 
marciò su Costantinopoli, impose un tri- 
buto all' imperatore Leone VI, ritornò a 
Kiovia colle truppe cariche di bottino, e 
nel 912 colla stessa Costantinopoli con- 
cluse un trattato di commercio. Dopo di 



RDS 

lui nel 9 1 3 salì sul trono Igor I^ che me* 
glio slabiri la residenza sovrana in Rio- 
iria, portò la strage in parecchie Provin- 
cie dell'impero d'oriente, e terminò con 
un trattato con quell'imperatore, indi pe* 
ri nel q^S nella guerra contro i drevlia- 
ni.Assunse le redini del governo colia qua- 
lifica di reggente Olga sua vedova, du- 
rante la minorità del proprio figlio Svia- 
toslaf 1, e governò con saviezza e coraggio, 
vendicando la morte dello sposo con vin- 
cei'e i drevliaoi. AKiovia narrai, come 
per opera de' missionari di s. Ignazio pa- 
triarca cattolico di G)stantinopoli, e vi- 
vente Ruriksi converti parte della Russia 
alla fede cristiana; che poi la chiesa catto- 
lica durò fatica a mantenersi nella pro- 
cella di varie persecuzioni che sì suscita- 
rono, ond'ebbei suoi martiri, per cui non 
61 potè dilatare nel regno. Spuntò un bel 
raggio di speranza per la conversione deb 
laRussia,per quella della savia 01ga,a ven- 
do secondo alcuni tollerato il marito l'in- 
trodotto cristianesimo con larga indulgen- 
za (ma narra Rinaldi all'anno g4i) n.^ 6, 
che nella guerra contro i greci furono arse 
molte chiese, e trapassate con acuti chio- 
di le teste de' sacerdoti cristiani, i qgali 
però vinsero). Dopo avere consegnato al 
figlio il governo, nel gSS Olga essendosi 
recata in Costantinopoli, vi fuistruita nel- 
la religione cristiana, e ricevette il batte- 
simo dal pio patriarca Teofilatto col no- 
me di Elena, per divozione alla santa ma- 
dre del gran G)Stantiuo. Ritornò con un 
prete aKiovia,ovesi mostrò zelantissima 
per la propagazione del cristianesimo, e 
fu al dire del celebre annalista Nestore, 
precorritrice della fede cristiana che do- 
'vea diffondersi in Russia. Ma indarno es- 
sa cercò d' indurre il figlio Sviatolasf I 
alla religione cristiana, morendo in fama 
di santità nel 969, dopo avere avuto re- 
lazioni con Papa Giovanni XI 1. Non fu 
il superbo e ambizioso patriarca Fozio sci- 
smatico, come si vantò di aver convertito 
ì bulgari e gU slavi (i quali devono il lume 
della fede a' ss. Cirillo e Melodio inviati 



RUS 281 

dal Papa , i quali dopo la loro missione 
tornati in Roma ivi morirono), che intro- 
dusse il cristianesimo in Russia,come pre- 
tendono gli storici russi con gravissimo sca- 
pito della verità e disdoro della chiesa rus- 
sa; ma bensì il virtuoso s. Ignazio unito 
col capo supremo della romana chiesa, 
che neir867 mandò i primi banditori e- 
vangelici nella Russia, come e con ragio*' 
ne validamente sostiene ilp.Theiner,con« 
tro le false asserzioni de'mentovati scrit- 
tori, riportandone prove e testimonianze, 
anche per togliere il pregiudizio e danno 
che alla fede russa recano i suoi storici, 
volendo escludere il merito a s. Ignazio, 
decoro e ornamento della chiesa orien- 
tale e occidentale, per fare oltraggio alla 
madre di tutte le chiese la romana, pi*e- 
ferendogli il ribaldo e scellerato Fozio. 
Vedasi mg/ Stefano Vizzardelli (di cui 
nel voi. XXVI, p. 286), Dissertatio de 
origine christianae religionis in Russine^ 
Romaei826. Mg.'^ Assemauni, Origme^ 
eccles, Slavon. p. 2, cap. i : Kalendarìa 
ecclesiaeunìversae,p. 227 e 265. 1 gesuiti 
d'Anversa, De conversione et fide Russo* 
rum dissertano^ ntWActa ss, septem, t.2. 
Quindi cadrà intieramente quanto scris- 
se Karamsin succitato, e Strabiche lo se- 
guì nella Storia della chiesa russa^ di a- 
ver cioè neir866 Fozio mandati i primi 
banditori del vangelo nella Russia, e poi 
fatto altrettanto nell' 867 s. Ignazio, di 
una missione facendone due, per la pue- 
rile ragione, che Fozio era 1' uomo piii 
dotto del suo tempo* Svia toslaf I ingran- 
dì il'suo impero verso il sud a spese del 
bulgari, quindi lo spartì tra'suoi 3 figli, 
laropolk, Oleg e Vladimiro I il Grande. 
Nel 973 morto Sviatoslaf I, cacciò laro- 
polk i due fratelli, ma Vladimiro I tornò 
in breve alla testa d'una banda di vai*e- 
gui, tolse di mezzo l'ingiusto fratello e nel 
980 si assise solo nel suo trono. Fatta 
la conquista della Crimea, domandò a- 
gl'imperatori greci Rasilio II eCoslantino 
VIII in consorte la loro sorella Anna, e 
l' ottenne dopo abbracciala la religione 



:i8a RUS 

greca oaltolioa, e dopo estere slato ooldo 
klolati'a, nei ri annoiare moilo sangue u- 
mano aile sue faise divinità sia ve. Se il 
matrimonio colia bellissima Anna fu per 
Vladimiro I una ragione decisiva di ab- 
bracciare la religione, trovo nella sto- 
ria cb' egli già vi era inclinato, dopo a- 
ver conversatocon Costantino greco e fi* 
Josofo cristiano. Vladimiro I fu rigene- 
rato coi santo battesimo nei 988 in Gber- 
son di Tauride per mano di quel vesco- 
TO, e venne imitato dai suoi boiari , in 
uno ai suoi la figli; per cui la religione 
cristiana in Russia riportò piena vittoria 
sulgentilesimo,e divenne la religionedo- 
minante del paese. Egli non ne/u meno 
zelante, di quello fosse s^to del culto i- 
dolatrico. Arrivato appena a Kiovia,^- 
ce ovunque atterrare, stritolare e disper- 
dere le statue degridoli. Il primario tra 
gl'idoli russi Peruo, venerato prima so- 
pra ogni altro da Vladimiro I , il quale 
ricco d'ornamenti e col capo d' argento 
coi baffi d' oro dava superba mostra di 
se, e primeggiava in Kiovia,e in Novgo- 
rod su d'un sagro colle presso al castello 
ducale, venne precipitato dal riverito suo 
piedistallo, e legato alla coda d'un cavai- 
lo, battuto dai a uomini con noderosi ba* 
stoni, alla presenza della folla che inar- 
cava le ciglia alia novità del fatto, fu git- 
tato nel fiume Nieper. Il popolo piangen« 
do amaramente ia rovina delle sue divi- 
nitàj Vladimiro I mandò araldi per tut- 
to il regno e fece bandire: » Ciascuno com- 
parisca nella giornata di domani sulle 
sponde del Nieper, ricco e povero, padro- 
ne e servo, il popolo tutto, e facciasi bat- 
tezzare, s'egli non vuole essere da me te- 
nuto in conto di nemico ". Mentre si e- 
seguivano questi ordiui , gli abitanti di 
Kiovia esciamarono : La deve essere ben 
santa e savia la novella fede, altrimenti 
il granduca e i boiari non l'avrebbero ab- 
bracciata e preferita al culto del Perun. 
Il popolo accorse a torme alle sponde del 
Nieper, e aspettò anziosamente 1' arrivo 
del sovrano. Il pio Vladimiro I comparve 



RUS 

corteggiato da splendidi boiari, e da ve - 
Berandi sacerdoti cristiani che avea a lui 
concesso il patriarcadi Costantinopoli Ni- 
colò Crisobergo (fra \ quali vuoisi Miche- 
le che fu i." metropolita di Kiovia), e co* 
mandò che a un dato segno il popolo en- 
trasse nel fiume per ricevere il s. batte- 
simo. L' annalista Nestore ci lasciò una 
commovente descrizione della grandiosa 
solennità di questo memorando giorno : 
il popolo tuffato nel fiume (dicesi in nu- 
mero di ao,ooo),i preti stavano sulle zat- 
tere e leggevano le orazioni del battesimo. 
Vladimiro I inginocchiato alla riva pre- 
gava e ringraziava Dio, con fervorose pa- 
role. La conversione pertanto della Rus- 
sia, de' sovrani Olga e Vladimiro I, come 
di tutto il popolo, fu operata da preti cat • 
tolici della chiesa greca provenienti da 
Costantinopoli, è in quel tempo in cui la 
chiesa greca era unita alla latina col più 
intimo vincolo di sommissione e rispetto, 
come attesta il contemporaneo Luitpran- 
do vescovo di Verona , ambasciatore in 
Costantinopoli. In Kiovia Vladimiro I e- 
resse la chiesa di S.Basilio, e della B. Ver- 
gine ove fece deporre l'ava Olga : fece ve- 
nire da Costantinopoli musaicisti, e fece 
ornare la cupola con immagini che sino 
a noi pervennero, se pure ciò non debba 
attribuirsi a Jaroslaw F. Nella biografia 
di s. Bonifacio camaldolese martire, ar- 
ci vescovo e denominato V apostolo di RuS" 
sia , narrai come essendo discepolo di s. 
Romualdo, a questi domandò e ottenne 
il permesso di predicare il vangelo agl'in- 
fedeli. Recatosi a Roma da Papa Giovan- 
ni XVI II per riceverne la missione, lo con* 
fermò nel zelante desiderio, e per rendere 
più autorevole e fruttuosa la sua voca- 
zione, Io munì d' un breve per farsi or* 
dinare arci vescovo col pallio, onde lo con* 
sagrò Taymont arcivescovo diMagdebur- 
go. Entrò quindi nella Prussia a predi- 
carvi il vangelo agl'idolatri, con qualche 
successo; ma credendo di poter più pro- 
babilmente incontrare il martirio nella 
Russia, entrò ne' suoi confini| imprese a 



RUS 

coDTei*lire quelli che ancora ei'ano avvol- 
ti nelle tenebre dell'idolatria, e perciò fie- 
rissimi. A fronte del divieto, egli conliouò 
le sue predicazioni, e pei prodigi operati 
in lui da Dio, il sovrano d'una piccola pro- 
vincia si fece istruire nel cristianesimo e 
ricevè il battesimo con molti suoi vassal- 
li. 1 barbari montati in furore pei grandi 
progressi che faceva nelle conversioni, col 
fratello del principe e i grandi del reame 
lo minacciarono di morte, se non usciva 
dal paese; egli non curandoli e ardendo 
del desiderio della loro eterna salute, pro- 
seguì nel suo apostolico ministero. Allo- 
ra gl'idolatri vieppiù inferociti, lo prese- 
ro e decapitarono nel 1 009, con altri 1 8 
cristiani o conipagni ( alcuni de' quali si 
dice che fossero camaldolesi) a' 1 9 giugno 
in cui se ne celebra la festa. Il martiro- 
logio l'ornano inoltre lo nomina a' 1 5 ot- 
tobre, sotto il nome di s.Brunone,col qua- 
le pure viene chiamato, senza dubbio per 
qualche traslazione di sue reliquie. Iddio 
illustrò il suo servo coll'operazione di mol- 
ti miracoli, tra' quali si può annoverare 
quello del la stupenda con versione del sud • 
detto fratello del re e di altri, i quali a- 
veano contribuito al suo glorioso marti- 
rio, come attesta s. Pier Damiano che ne 
scrisse la vita. Rinaldi riporta all'anno 
1 008, n.*' 5 e seg. belle notizie della pre- 
dicazione del santo, che chiama Brunone 
e d'alto lignaggio, apostolo de'prussiani 
e vescovo de'ruteni, ma lo crede erronea- 
mente diverso da s. Bonifacio apostolo dei 
russi, di cui pure narra le virtuose azioni, 
di uno facendone due. Anzi aggiunge, che 
altro fratello del re non avendo voluto 
abbracciare la fede cristiana, fu ucciso dal- 
lo stesso re, per cui l'altro fratello fece de- 
collare il santo con altri alla sua presen- 
za, perciò punito da Dio colla cecità, men- 
tre gli altri perderono l'udito e la loque- 
la. Il re fu inconsolabile della morte di s. 
Bonifacio, e voleva far tagliare a pezzi il 
fratello e gli altri complici e uccisori, se 
non che preso da stupore dal castigo di- 
vino da cui erano stati colpiti, fece co- 



RUS a83 

gli altri fedeli vive preghiere a Dio che 
ad intercessione del santo restituisse loro 
le perdute facoltà, ed essendo stati esau* 
diti, piangendo i colpevoli i loro falli, su- 
bito vollero battezzarsi , edificando una 
chiesa sul corpo del martire. Avendo s. 
Romualdo inteso il martirio di s. Bonifa- 
cio, si accese di gran desiderio di spargere 
il sangue per Gesù Cristo, come notai nel 
vol.VI,p. ^290, e s'incamminò con 24 mo- 
naci camaldolesi per 1' Ungheria; giunto 
però ai confini, pel male non potè prose- 
guire il viaggio, lasciando in libertà chi 
voleva proseguirlo. Ciò fecero 1 5 religiosi, 
i quali patirono schiavitù e flagellazioni. 
Dopo 6. Bonifacio si recarono nella Rus- 
sia diversi camaldolesi della congregazio- 
ne eremitica, tra i quali fiori ronoi ss. mai*- 
tiri Benedetto, Giovanni, Matteo, Isacco 
e Cristino, che sparsero il loro sangue per 
diftondere là fede di Gesù Cristo, ed il 
Martirologio Romano li registra a' 1 2 no- 
vembre. In appresso nella Russia e Polo- 
nia furono fondati diversi ei*emi di mo- 
naci camaldolesi, che rammentai nel det- 
to voi. p. 3o4. Nella Russia in seguitosi 
adoprarono a tutta possa i granduchi e i 
primi metropolitani per estendere in tut- 
to il i*egno e mettere in fiore il cristiane- 
simo. Vladimiro I morì nel 1 o i5, alcuni 
storici dicono prima, e meritò il titolo di 
santo come l'ava, e due suoi figli s. Roma- 
no (^.) e s. Davide martiri patroni di Mo* 
scovia, avendo all'articolo Mosca detto di 
altri santi russi.Per le gesta di s. Vladimi- 
ro I, che Butler chiama UladomirOy le sue 
grandi virtù , e la protezione che die al 
commercio e alle arti, dalla posterità gli 
fu attribuito il nome di Grande^ ed an- 
che di Apostolo e Salomone della Russia, 
Lasciò i suoi stati ai propri 12 figli, fra i 
quali is8.RomanoeDavide,prima chiama- 
ti Boris e Hiiba, i quali d'ordine del cu- 
gino Sviatopolk furono trucidati, anche 
per zelo religioso. NelioiS Svialopulk £ 
nipote di Vladimiro I usurpò il trono e 
lo contrastò per alcun tempo ai nume- 
rosi figli dello zio, ma finì coli' esserne e- 



!i84 a US 

«pulso nei 10x8. Jaroslaw I o laitMlaf, 
UDO de'figli di Vladimiix) f, essendo so- 
pravvissuto a'fralelli, riacquistò il trooo, 
e portò il gran principato di Russia ad 
alto grado di potenza e di prosperità; eb- 
be lunghissimo regno, e morì grande in 
guerra e in pace nel i o54* Lomonosow 
ci diede : Hisloire de la Russie ec, o ^i^- 
ria della Russia doli* origine della nazio - 
ne sino alla morte del granduca Jaroslaw 
/^Dijon 1 7 7 2. Di versi matrimoni tra prin- 
cipi cattolici erano seguiti in questi tem- 
pi, lo che mostra le pacifiche e religiose 
corrispondenze de'sovrani russi con quel- 
li d'occidente. Sviatopolk I avea sposato 
la figlia di Boleslao 1 duca di Polonia, il 
di cui primogenito impalmò una figlia di 
Vladimiro I. Casimiro I giù monaco,asce« 
so il trono di Polonia, sposò Maria sorella 
di Jaroslaw I: questo erasi unito in ma- 
trimonio colla pia Indegarda, figlia del sa- 
vio re di Norvegia Olao e dalla Chiesa ve- 
nerato per santo. Anna o lanka, altra fi- 
glia di Vladimiro I, fu sposata da Enrico 
I re di Francia, che nel io5i la fece co- 
ronare in Reims: per l'esimia sua pietà 
e saviezza si acquistò l'amore e la vene- 
razione di tutta la nazione francese. Colla 
dote paterna e dei consorte fondò a Sen- 
lis un bel monastero in onore della ss. Tri- 
nitàa prò dell'anima del genitore, del ma - 
rito, parenti, amici, e della vecchia e nuo- 
Ta patria. Ritornata in Russia si segnalò 
in opere di pietà. Jaroslaw I ebbe diverse 
relazioni con PapaBenedelto Viil,al qua- 
le domandò e ottenne vescovi cattolici,che 
furono tutto ardore per la conversione 
completa della Russia al cristianesimo. Fu 
Benedetto V\\ I chead istanza di Jaroslaw 
I istituì la chiesa vescovile latina di Kio* 
via. Ma lo spartimento degli statiche fece 
Jaroslaw I fra' 12 suoi figli^ fu sorgente 
di disordini; gli successero nelio54Isias- 
laf I o Isaeslaw che prese in moglie la so- 
rella di Casimiro I di Polonia, e sebbene 
questi regnasse, in altre parti incominciò 
nel 1073 adominare Sviatoslafll.lntanto 
continuava TiinioDe cattolica della Russia 



RUS 

eolia chiesa romana, concordia e pace che 
mantenevano i metropoliti russi di Kio- 
via ed i granduchi, mentre s. Sofia di Kio- 
via per opera di Jaroslaw I era stata eret- 
ta in metropolitana, collo stesso nome di 
quella di Costantinopoli ; anzi la chiesa 
russa mantenne piti a lungo l'unione col- 
la s. Sede, che la sua sorella la greca, indi- 
pendentemente dalla quale, comeché di- 
venuta infetta dallo scisma di Michele Ce* 
ruta rio, senza consultarla nel concilio di 
Kiovia dai vescovi russi venne eletto il 
metropolita Ilario russo. Ad onta della 
separazione di Costantinopoli con Roma, 
a questa e al Papa continuò l'intima unio* 
ne, comesi comprova da due futti. Diso- 
norando Cerulario la sedia di Costaoti* 
nopoli, a questa inviò Papa 8. Leone IX 
i legati Umberto cardinale e vescovo di 
Selva Candida, Pietro arcivescovo d'A- 
malfì,e Federico diacono e cancelliere del' 
la romana chiesa poi Papa Stefano X nel 
1057. Questi legati convinsero pubblica- 
mente de'suoi delitti il Cerulario autore 
dello scisma tra le due chiese, e lo scomu- 
nicarono in Costantinopoli nel i o54* Al- 
lora il perfido Cerulario tese ai legati lac- 
ci ed insidie, per cui avvisati dall'impe- 
ratore Costantino IX amico della s. Sede, 
fuggirono in Russia e vi d^bero cortesis- 
simo ospizio. Cerulario per giustificare le 
sue eresie col popolo, falsificò la bolla dei 
legati pontificii sulla scomunica lanciata 
contro di lui, onde l'imperatore mandò 
a chiedere ai legati un autentico esem- 
plaresulla scagliata censura. Gli v«nneri- 
lasciato dalla città,siccomei legati si espri- 
mono^ de'Russi, sotto il cui nome dobbia- 
mo ragionevolmente credere, giusta il lin- 
guaggio d'allora, la città di Kiovia,mentre 
questa chiesa metropolitana viene chia- 
mata dagli annalisti di -quel tempo, per 
eccellenza il vescovato de russi. L'acco- 
glienza amichevole de'Iegati pontificii in 
Russia, i quali in questo punto venivano 
da Costantinopoli, forma la piit irrefra- 
gabile prò va che la chiesa russa di quell'e- 
poca era totalmente aUena dal malaugu- 



RUS 

rato scisma che separava la chiesa greca 
di Costantinopoli dalla romana, ed a que- 
sta la russa era congiunta in istretta ami* 
cizia. Altro forte e convincente argomen* 
to di SI piena armonia lo somministrò piii 
tardi il metropolita di Russia Efraimo, il 
quale verso il 1098 istituì a'9 maggio co* 
me festa universale della Russia la trasla- 
zione delle ossa di s. Nicolò, da M/m (/^.) 
a Bari in Italia, avvenuta nel medesimo 
giorno, nel 1087. La chiesa greca nona- 
dotto mai tal festa, e si celebra soltanto 
dalle chiese latina, e russa tanfo unita che 
disunita. Sviatoslaf II terminò di regna- 
re nel 1076, ma prima di questo tempo 
l'altro fratello, il crudele Vsevolod I o 
Wseslow attentò al trono del gran prin- 
cipe IsiaslafI olsaeslaw, meglio conosciu- 
to col nome di Demetrio, il quale si rivol- 
se al gran Pontefice s. Gregorio VII, da 
cui implorò protezione ed aiuto contro 
il fratello. Suo figlio stesso si recò in Ro- 
ma a presentare al Papa le umili preci 
del paclre,come suo ambasciatore, assicu- 
randolo della risoluzione in che era di ri- 
conoscere la sua spirituale e temporale 
autorità sulla Russia, di accettare il re- 
gno qual feudo della chiesa romana, e di 
riceverlo dalle sue mani come dono di s. 
Pietro, se egli si degnava col l'efficacia di 
sua mediazione ottenergli protezione ed 
aiuto contro i suoi sudditi ribelli. Grego» 
rio VII con quell'amore e zelo che segnò 
tutte le magnanime sue azioni^ prese con 
impegno la sorte dell'angustiato princi- 
pe. Immantinente spedì ì suoi legati al 
granduca e al re di Polonia Boleslao II; 
ristabilì la concordia tra lui e l'indegno 
fra tellojdimodochè potè IsiaslafI oDeme- 
trio in poco d'ora rientrare nel principa- 
to, e gli venne fatto altresì per mediazio- 
ne del Papa di pacificarsi col re polacco, 
cui scrisse YEpisL 78 del lib. 2, presso il 
Regesto Praticano di Gregorio FJIjìn cui 
lo pregò di trattare con ogni amorevo- 
lezza il re de'russi, e di restituirgli i te- 
sori ch'egli e i suoi gli avevano tolti. In 
risposta poi a Demetrio, il Papa accom- 



RUS 285 

pagnò il giovane principe colla seguente 
lettera,ch'è la 74 di detto Regesto, in data 
1 5apriie 1 07 5, e riportata dalMansi,Co/- 
lectio condì, t. 20, p. i83, e dal Jager, 
neW Introduzione alla Storia diGregorio 
VII di Voigt. *» Vostro figlio visitando 
i sepolcri degli Apostoli, venne da noi e 
col più profondo ossequio ci ha dichia- 
rato ch'egli intende di- ricevere dalle no- 
stre mani la sua real dignità, e che voi 
medesimo nutrite lo stesso desiderio. Ora 
adunque, o sia perla vostra brama, o sia 
per la divozione e pietà del supplicante, 
noi crediamo giusto di arrenderci ai vostri 
voti, e vi conferiamo da parte di s. Pietro 
il governo della vostra nazione ". E nel 
medesimo scritto si rileva il perché De- 
metrio volesse dall'assoluto suo dominio 
discendere al vassallaggio di Roma, per 
ottenere cioè quella potente protezione 
della s. Sede, colia quale il Papa promet- 
te di difenderlo , qualunque volta fosse 
il re venuto nella necessità d'invocarla. 
Raccomandò a Demetrio di accogliere 
con amore ed ossequio i legati della s. ^^' 
de, riverire in essi gli ambasciatori di s. 
Piet;'o, prestar loro piena ci*edènza in tut- 
to ciò che esporranno intorno alle com- 
missioni loro affidate, e finalmente di ve- 
nire all'uopo in loro soccorso con larghez- 
za di cuore. Così s. Gregorio VII confe- 
rì a Demetrio la dominazione sopra la 
Russia con titolo reale, pregando Diodi 
conservarlo col figlio pacifico possessm*e 
del trono sino alla fine della vita, e loro 
compartire nell'altra la gloria eterna. Da 
questo memorando avvenimento, pel qua- 
le la Russia in certo modo divenne un 
regno sommesso e tributario alias. Sede, 
nuova conferma si ha dell'unione che pro- 
seguiva perfettissima, tra la chiesa russa 
eia romana cattolica d'occidente, conser- 
vandosi aliena dallo scisma greco. Con le 
testimonianze di Muratori, Novaes e al- 
tri, ne' voi. XXXII p. 23o,eXXXVlll, 
p. 23o, parlai dell' obbiezione che fece 
Demetrio re de'russi del suo regno alla 
s. Sede, e della visita che de'sagri Limi^ 



a86 RUS 

ni fece il principe figlio. Tutto conferma 
Binaldi all'anno 1075, n.° 29, parlando 
defla legazione a Roma di Demetrio re 
de'russi, e dell'offerta del suo regno a s. 
Pietro, promettendogli fedeltà, e come s. 
Gregorio VII gli concissse il governodel 
reame. 11 p. Theiner da tale glorioso av- 
venimento riconosce un certissimo monu- 
mento, che la chiesa russa non avea an- 
cor partecipato allagrimevole scisma dei 
greci , e eh' era intimamente unita alla 
chiesa cattolica romana. Aggiunge, che 
siffatta unione colla chiesa latina si con- 
servò in mezzo a un variar di vicende si- 
no al secolo XV; ma avanti, a mala pe- 
na si scorgerebbe qualche vestigio di sci- 
sma dichiarato tra Tuna e Taltra chiesa; 
al più s'incontra in alcune persone par* 
ticolari. I pili saputi e i più eminenti tra 
i russi, ecclesiastici e secolari,si sono lam- 
biccati il cervello per far rimontare a 
tempi remotissimi la loro disgraziata se- 
parazione dalla chiesa romana. Ma i do- 
cumenti da essi addotti sono per lo più 
supposti, falsificati, e lavorio di tempi po- 
steriori, in cui l'odio della chiesa greca 
contro la latina si era pur troppo trfisfu- 
so per sua sventura nella chiesa russa. 
Il p. Theiner nelle Ficende della chiesa 
cattolica, p. 46 e seg. fa l'analisi del suo 
asserto, e lo prova colla storia e altri do- 
cumenti. Nel 1078 cessò di regnare Isia- 
slaf [, e gli successe Vsevolod I, il quale 
concesse la sua pia figlia Agnese Anna, 
o Adelaide o Prassede, in ispoSa a Enri- 
co IV imperatore di Germania (F,).Que» 
Sto scostumato e irreligioso principe, che 
s, Gregorio VIUF) non potè rendere 
migliore, malmenò la virtuosa principes- 
sa al modo che toccai ne' voi. XXIX, p. 
1 37, LI I, p. 260, perchè ad essa non reg- 
geva pili l'animo di comportare le sozzu- 
re della brutale sua libidine, e non inor- 
ridì Enrico IV di gittarla nella prigione 
di Verona, La gran contessa MaUlde[F.) 
eroina della s.Sede e propugnatrice dis. 
Gregorio VII, appena informala della tri- 
ste sorte dell'infelice imperatrice, con fur- 



RUS 

sa armata la tolse all'obbrobrio del car> 
ceL*e e se la fece condurre al suo Castello 
di Canossa nel Reggiano. Agnese inisgra* 
vio di timorata sua coscienza, recò giuste 
e gravi lagnanzedegli affronti ricevuti dal 
consorte, ne'concilii di Costanza e di Pia* 
cenza. Papa Urbano li che presiedeva il 
2.*^ accolse amorevolmente, e con esso la 
numerosissima assemblea de' padri, le ri- 
mostranze della buona imperatrice, e in- 
tenerito a tanto infortunio, conf^i^mò la 
di lei separazione da Enrico IV , di giù 
pronunziata dai vescovi alemanni, e l'as- 
solse d'ogni peccato, in cui violentata dal 
suo bestiale consorte potesse essere cadu- 
ta. Tutto si può vedere nel citato Mansi 
p.Soo^e w^W Annalista Baronìo. Pare che 
il Papa la consigliasse di ritirarsi in un 
chiostro, ed infatti ella ritornò subito in 
Russia, ove fu accolta con gran distinzione 
dal clero edal popolo; vi pi*ese il velo mo- 
nastico, e divenne badessa del monaste* 
ro fondalo io Kiovia dalla pia sua sorel- 
la o zia Anna o lanka già moglie d'En- 
rico I re di Francia, e perciò detto lan- 
kino o d'Anna. Quivi le due principesse 
aprirono una scuola per nobili donzelle 
e vi ammaestravano oltre 3oo nella dot- 
trina cristiana , leggere e sci*ivere, ed in 
lavori femminili. Agnese vi terminò i gior- 
ni neh 109 in fama di santità, benedetta 
dal cielo e dalla terra, come dalla 'poste* 
rità, qual madre della patria. 

Nel 1093 per morte di Vsevolod !, di- 
venne gran principe di Russia Sviatopolk 
1 1, ch'ebbea soffocare discordie intestine, 
e respingere i turchi. Nel 1 1 1 3 gli successe 
Vladimiro li detto Monomaco, il quale 
portò con felice successo l'armi sue al nord, 
all'ojest ed al sud; sicché 1'- imperatore 
greco Alessio I Comneno si affrettò a cer- 
carne l'amicizia, mandandogli le insegne 
imperiali di Costantino IXMohomaco,di 
cui Vladimiro II era per parte di madre 
nipote; insegne colle quali si fece coro- 
nare nel 1 1 16, e tuttora si conservano a 
Mosca. Successivamente regnarono, nel 
1 125 Msitislaf I, nel 1 i3a laropolk W, 



RUS 

nel ij38 Viacesiaf I, nel ii54 Vsevo- 
lod II, nel 1 146 Igor II, nel 1 146 an« 
che Isiaslaf II che Del 11 4? t^&^ò solo. 
Balzato dal Irono per opera de' principi 
ribellati, Isiaslaf lì fu ripristinato con Te- 
luto degli ungheri e de'polaccfai, regnan- 
do sinoali i54. Intanto neli 149 luri o 
louri olurie (Giorgio)Dolgoruki continuò 
la recente fondazione di Mosca e ^isse si- 
no ali 157. Dopo di lui regnarono, Isia-i 
slaf III sino ali 161, mentre che Rotislaf 
che dominaira in altra parte di Russia si- 
no dal 1 153, terminò di Yi^ere neli i64* 
Andrea I malcontento di suo padre luri 
Dolgoruki e del suo governo tirannico, 
neh 1 55 si ritirò nel ducato di Suzdal o 
Sustal,di cui ingrandì la capitale Yladi* 
mir, fondata dall'illustre avo Vladimiro 
I. Morto il genitore nel 1 157, Andrea I 
contento del suo retaggio lo governò sag* 
giam ente, mentre ilrestodella Russiaera 
in preda alPanarchia ed a tutti gli orrori 
della guerra civile. Mstislaf eVassileosuoi 
fratelli , avendo suscitato turbolenze , li 
mandò colla madre e co' signori che ne 
seguivano le parti a Costantinopoli , ac- 
colti con grande onore da Alessio 1. Indi 
Andrea I ri portò viilorie sui bulgari, ne 
distrusse diverse città, e s' impadronì di 
Briachiraof. Rivolte learmi contro il gran- 
duca Mstislaf, prese d'assalto Kiovia ch'e- 
ra stata fino allora la capitale dell'impe- 
ro russo e della Russia Rossa; per 3 giorni 
lasciò in preda al saccheggio quella città, 
che rovinò; indi trasfen la sede dell' im- 
pero a Vladimir, come il piti potente tra 
i principi russi, onde die principio alla 2." 
dinastia di Rurik, ed alla serie de' gran 
principi ogranduchi di Vladimir o PVla* 
dimiria (F.), e della Russia Bianca. Riu* 
ni sotto di se i governi attuali, oltre Wla- 
dimiria, di Jaroslaw, di Costroma, di Mo- 
sca, di Novgorod Njini, di Tuia , di Ca- 
luga, di Kiovia, di Rezan, di Murom, di 
Smolensko , di Polosko e di Volinia. In 
tutto il suo regno fu sempre occupatola 
sedare le guerre intestine, e venne ucciso 
nel 1 1 74 o 1 1 75 da a o sicari pagati dai 



RUS 287 

suoi parenti. Dopo la sua morte 1 di lui 
stati restarono abbandonati al saccheggio, 
commettendo il popolo infinite enormità 
contro i magistrati; a sedarlo, i sacerdoti 
corsero le vie vestiti degli abiti sagri. Fu 
principe coraggioso, amicodella giustizia, 
e fu detto il secondo «Sla/omo/ze. Frattan- 
to continuava perfetta unione tra la chie- 
sa russa e la romana, come notai a Kio- 
via, avendo il metropolita Giovanni scrìt* 
to a Papa Alessandro 111, con affettuosis- 
sime e rispettosissime forme, di parole cai* 
de del più vivo zelo, pel desiderio che a- 
vea di vedere unita la chiesa greca diCo« 
stantinopoli colla s. Sede. Egli fece men- 
zione di passaggio degli antichi punti di 
distinzione d'ambedue le chiese, per lo più 
in cose di disciplina , supplicando umil- 
mente il Papa di comporre una volta l'in- 
felice discordia, con lo seri vere ai patriar- 
chi di Costantinopoli e ai metropolitani 
d'oriente, per conciliare di buon accordo 
ogni vertenza, e lo assicurò ch'egli avrà a 
grandissimo onore se degnerassi scriverea 
lui il minimoditutti.Aggrunsein fine rive- 
renti salutazioni di lui,di tutti i vescovirus- 
si, del rimanente delclero^ de'granduclii, 
de'boiari, e de'magnati del regno. Altra 
prova della gran concordia vigente della 
chiesa russa colla lalina,furistituzioned'n- 
na scuola fetta dal principeRolislafdiSmo- 
lensko, nella capitale del suo principato, 
in cui venissero informati alle lettere i 
chierici, e in un colla greca vi s'insegnas* 
se la lingua latina.Neli 1 75 di venuto gran 
principe di VladimirMicheleo Mikhail I, 
neh 177 ebbe a successore Vsevolod IH 
o Svrewolod. Sebbene la chiesa russa an- 
dava esente dagli errori e dall' odio fiero 
dell'orgogliosa chiesa Costantinopolitana, 
contro la s. Sede, siccome però ne seguiva 
il rito, e ne conservava la gerarchia, pare 
che perciò venisse riguardata come fuo- 
ri della vera chiesa daRomaJa quale senza 
posa mostrò instancabile zelo per richia- 
marla all'unità. Laonde Papa Clemente 
HI neh 1 88 mandò legati inRussia,per in- 
vi tare il granduca Vsevolod III a concor- 



388 RUS 

i*erealla 3.^ crociata, mentre sembra che 
alle altre i russi non avessero contribuito, 
comeché influenzali dai greci che di mal 
occhio vedevano le crociate e n'era no ge- 
losi. Quest'invito apostolico del Papa par 
che trovasse eco presso i prelati russi, poi- 
ché i monaci che ancora non erano ordi- 
nati, si unirono co'fedeli di Novgorod al- 
le schiere de'crocesignati, e si affrettaro- 
no alla liberazione di Gerusalemme. 1 suc- 
cessori di Clemente III furono animati dal 
medesimo amore per la chiesa russa. Il 
grand'Innocenzo III potè ri unire a Ila chie- 
sa romana l'imperatore greco Alessio HI, 
ed il patriarca di CostantinopoliGiovanni 
Lomatero; quindi con lettera enciclica del 
.1° ottobre 1209 invitò i prelati di Rus- 
sia a rientrare neirunità; dicendo agli ar- 
civescovi, vescovi, a tutto il clero e popo- 
lo di Russia: Sebbene voi finora siete sta- 
ti lontani dal seno della vostra madra^ 
quasi come figli stranieri, ciò nondimeno 
noi nell'uffizio di supremo pastore per gui- 
dare il popolo nella via della salute, non 
possiamo non nutrire per voi sentimenti 
paterni, ne tralasciar di adoperarci con 
esortazioni e ammaestramenti salutevoli 
per riunire voi membri col vostro cnpo. 
A persuaderli del primato della chiesa ro- 
mana, ricordò loro le parole del Salvato- 
re, col le qua li dichiarò Pietrosuo succes- 
sore, aflìdandog li il governo della chiesa 
universale. Inoltre gli esortò di ritornare 
al centro deirunitù,qual si èlachiesaro- 
inann,adducendo loro le innumerevoli te- 
stimonianze delle divine scritture e de' ss. 
Padri, perchè vi sia un solo ovile e un so- 
lo pastore, anco per esservi ritornato qua- 
si tutto r impero e chiesa greca. Perciò 
inviava loro il cardinal Guglielmo o Gre- 
gorio di s. Vitale , personaggio assai di- 
stinto ; ed affinchè egli riconduca i figli 
alla madre e i membri al capo, disse lo- 
ro di averlo munito di piena autorità, per 
fare ne^la Russia quanto convenisse. Ma 
notai nel voi. XXXV, p. 264, che ai rus- 
si erasi aumentata l'alienazione dai Iali- 
ni, dopo la presa di CoslanUnopoU (F.) 



RUS 

filila dai crociati latini e l'erezione dell'im- 
pero Latino ( V.), Nel 1 2 1 3 fu gran prìn- 
cipe di Vladimir lurie II , e nel 12 17 e 
1218 anche Costantino il Saggio j ma lu- 
ne II innalzò il gran principato a maggior 
possanza, a spese degli altri principati rus- 
si. Indi a poco i granduchi di Russia si 
rivolsero al celebre, dolio e pio GugUdtno 
(/^.) vescovo di Modena e poi cardinale, 
il quale nel 1 225 era stato inaiato da O- 
norio III per legato ai cavalieri dell' or- 
di ne Teutonico, in Pru^^m e LiVo/iia (^.), 
e lo pregarono a passare in Russia , af- 
finchè per la sua mediazione venissero 
riuniti alla chiesa romana madre e mae- 
stra della venta, dalla quale si erano al- 
lontanati soltanto per mancanza di sa- 
cerdoti e di predicatori. Papa Onorio III 
accolse con allegrezza tale domanda,egli 
esortò con lettera de'27 gennaioi227 a 
perseverare nella santa risoluzione. Jaro- 
slaw Wladimirowicz prìnci'pe di Pskow, 
pare realmente che passasse alla chiesa 
latina, poiché richiestone da Gregorio IX, 
concesse ai cattolici latini de'sqoi stati il 
libero esercizio del loro culto, e lasciò in 
testamento alla cattedrale di Dorpat dei 
teutonici la metàde'suoi averi, al dire del 
p.Theiner. Rinaldi all'annoi 23 i,n.°43, 
riporta la lettera di Gregorio IX a que- 
sto principe, ove gli dice, che avendo sa- 
puto dal vescovo ruteno che per divina 
ispirazione voleva accostatasi divotamen- 
te all'ubbidienza della s. Sede, Io confor- 
tava a ricevere le sane dottrine Ialine con 
cuore di voto, e osservarne i riti e le con* 
suetudini , sottomettendosi £o\ reame al 
soave dominio della chiesa romana ma- 
dre di lutti i fedeli. Nell'anno poi 1 233, 
n.° 57 e 58, Rinaldi racconta, che Grego- 
rio IX energicamente invitò i vescovi po- 
lacchi a frenar la tirannia de'baroni, i cui 
vassalli per disperazione passavano ai rus- 
si, co'quali proibì i matrimoni alle catto- 
liche, giacché esse a persuasione de'mari- 
li si lasciavano ribattezzare e seguivano i 
loro errori. Quindi esortò i domenicani 
a procurare la salute eterna de* russi, a 



RUS 

confutar Teresie, ed a ridurre i monaci ru* 
teoi all'osservanza religiosa.Di piti^incari- 
co gli stessi domenicaui alla conversione e 
aoiinaeslraraento nella fede cristiana, dei 
russi pagani che aveauo desiderato il s. 
battesi tuo. Con lettera il Papa si rallegrò 
conquesti,e gl'invito a mandar ambascia- 
tori alla s. Sede. Ma ben presto si conob- 
be la loro simulata mal vagitala vendo mo- 
strato tal vocazione allorché furono vin- 
ti dai cavalieri teutonici, per cui impri- 
gionarono il vescovo di Prussia, e feriro- 
no quelliche l'accompagnavano per som- 
ministrar loro il battesimo. Allora il Papa 
impose ai domenicani di predicar la cro- 
ciata contro SI crudeli nemici della fede, 
incoraggiando poi i crociati adornarli. A- 
vendo lurie II veduto i tartari invadere la 
Russia, abbandonò Vladimir, la quale 
con più altrecittàfu data al sacco. Batu* 
Kan alla testa de' barbari perseguitò il 
gran principe, e lo raggiunse nel paese di 
Tver : appìccossi la battaglia a'4 marzo 
1238, e lurie II vi perì con quasi tutto 
il suo esercito. Safi sul trono il fratello Ja- 
roslaw II col beneplacito di Batu-Kan, il 
quale proseguendo le stragi si diresse so- 
pra Novgorod, ma gli furono impedimen- 
to all'accostarsi le selve e le paludi :Kio- 
via però fu presa, e di colà il barbaro se- 
guitò il suo cammino verso l'occidente. 
Allora Novgorod ch'era sfuggila all'orda 
asiatica,ebbea difendersi contro gli svede- 
si, i lituani, ed i cavalieri di Prussia; se 
noncheAlessandro I che vi regnava, trion*- 
fò in più battaglie di tutti i nemici. Ja- 
roslaw lì mori nel i245, dicesi a vvele-. 
nato da Batu-Kan in un banchetto. Indi 
SvialoslaflII e Michelell non fecero che 
apparire; laonde il trono fu contrastato 
■da due fratelli figli di Jaroslaw II, che pre- 
sero ad arbitro il gran kan de' tartari , 
il quale aggiudicò ad Andrea Vladimir,' 
e Novgorod ad Alessandro I; avendo An- 
drea disgustato imprudentemente il con- 
quistatore, fu nel suo luogo posto Ales- 
sandro 1. Questo principe di Susta 1 o Suz- 
jdal^ celebre sotto il Dowe di s, Ajessandi^o 

VOI. LIX. 



RUS 289 

Newski j e celebrato il piii grande ero« 
del suo tempo, nuove vittorie riportò so- 
pra gli svedesi, danesi e divelli altri po- 
poli che l'inquietavano dal lato del nord; 
ma per allora non valse a sottrarre il suo 
paese all'umiliazione dell'imposta dai tar- 
tari stabilita, e dalla quale solo il clero 
andava esente. Nella«anguinosa battaglia 
in cui vinse e ferì il re di Svezia, siccome 
il £itto avvenne presso la Nevka, venne 
a questo prode e valoroso principe l' o- 
noi*evole soprannome dìNewski: altri di« 
cono che il medesimo o altro trionfo A« 
Jessandro I lo riportò sui tartari^ in riva 
a tal fiume. L'amicizia de'granduchirus<^ 
si colla s. Sede, e il loro desiderio di u- 
nirsele col santo vincolo di comunione 
religiosa, andò vieppiù* crescendoool pro- 
gredir di questo secolo; ed il savio prin- 
cipe d'Halitz o Halicia, Daniele Roma- 
nowicz, fece i più nobili sforzi per unirsi 
col suo popolo alla chiesa romana, sotto 
Innocenzo IV. Questo Papa avendo spe- 
diti i francescani ai tartari per indurli ad 
abbracciare il cristianesimo, in Vladimir 
capitale di Daniele essi ebbero vari col- 
loqui con questo principe, co' vescovi e 
boiari dell' impero. Tutti si mostrarono 
disposti a riconoscere il Papa come loro 
signore e padre , e la s. Sede come loro 
madr^e maestra. Laonde Daniele mandò 
a Innocenzo IV ambasciatori con lette- 
re, per trattar l'unione. Appena il Papa 
fu informato di sì lieta notizia, si affirettò 
di spedire il pio e dotto fr. Giovanni di 
Plano «Carpino francescano a Vladiipir, 
colle necessarie facoltà. Consimile pieiiez- 
za d' autorità ebbe Alberto arcivescovo 
di Prussia, che andò quale pontificio le- 
gato nella Russia meridionale, fornito di 
varie lettere d'Innocenzo IV, di commen- 
datizie ed esortatorie ai principi eirescovi 
russi, spediti nel 1 246 e 1 247* Daniele e 
suo fratello Wasili Basilio, si unirono 
alla chiesa cattolica; il i ,^ ottenne dal Pa- 
pa il titolo di re d'Halitz, e fu coronato 
cogli ornamenti reali dagli stessi legati 'm 
Drogilschin^ con solenne pprapa^ alla prcf 

'9 



ago RUS 

senza di numerosa adunanza di YescoTi, 
di preliydiboiariedi popolo. Rinaldi che 
tulto narra all'anno ia43, n.° 28 e seg., 
diceche l'insegne reali l'impose il pontifi- 
cio legato Opito abbate di Mezano. A ri« 
chiesta del reDaniele^il Papa con sua let- 
tera del 1 34? confermò ai vescovi russi 
tutte le ceremonie e riti della loro chie- 
Ba,purchènon ripugnassett) aMommi cat- 
tolici. Innocenzo IVinolti'edispensò Wa« 
sili di sposare Debrowna figlia del prin- 
cipediSustalySua parente in 3.°o 4*** gra- 
do. Anche Jaroslaw II ardendo del desi- 
derio di mettersi nella via della salute, già 
erastalo riunito col suo popolo alla chie- 
sa romana da fr. Giovanni, sebbene per 
hi morte del principe i suoi russi non ef- 
fettuarono la promessa. Amoi'evolissima 
lettera Innocenzo IV indirizzò pure al- 
l'incomparabile Alessandro 1, invitandolo 
ad eseguire la paterua promessa nell' u- 
fiirsi alla chiesa cattolica, che si può leg- 
gere nel p. Tbeiner a p. 63, veramente 
apostolica : però sene ignora refielto.Ma 
Daniele dopo pochi anni abbandonò l'u- 
nione e ritornò allo scisma, con dolore di 
luilooenzo IV, e di Alessandro IV che nel 
I a57 ne scrìsse gitivi lamenti, come rife- 
risce Rinaldi : questo Papa ammonì Da- 
niele con sua lettera, dicendogli avere or- 
dinato ai vescovi di Olmiilz e di Wrati- 
slavia, che se nonavesseripravatoilgran 
fallo di sua apostasia, invocassero contro 
di lui il braccio secolare de'cattolici. Lon- 
gino, HisL Polon, lib. 7, attribuì la con- 
irersione di Daniele, all'ambizione di pi- 
gliare il titolo di re, essendo possente e ric- 
chissimo. Nondimeno si vuole che i di lui 
figli Romano e Leone, e vari principi ru- 
teni, si mantenessero fedeli alla chiesa ro- 
mana. Alessandro I stabSfì una lega di for- 
ti lungo la riviera Schelonia , sconfisse i 
tartari e liberò la Russia dal trìbulo da 
loro imposto, e morì nel 1268 a Grodetz 
poco lungi daNovgorod t la gratitudine e 
l'ammirazione de'suoi compatriotti lo po- 
se nel novero de'santi. -Dipoi Pietro I fon- 
dò nelle viofoanzediPietroburgo un ma* 



RUS 

gnifico monastero , nel sito stesso in col 
Alessandro I avea ripot*tato la più glo- 
rìosa delle sue vittorie, ed istituì l'omo* 
nimo ordine cavalleresco. 

Jaroslaw III figlio e successore d'Ales- 
sandro 1, fece la guerra ai livonii; ma nel 
1 266 il palatino di Cracovia ruppe com- 
pletamente i russi, ed i tartari loro allea- 
ti, per cui i russi restarono tanto abbat- 
tuti, «he per lungo tempo non più osa- 
rono fare le loro scorrerie per la Polonia. 
Questa vittoria si attribuì al divino aiu- 
to, poiché i russi coi tartari erano 4 vol- 
te più de'polacchi, come si ha dà Rinaldi 
a detto anno, n.* 4^» restando i russi an- 
die afflitti per la morte del re Daniele. In- 
di la Mosoovia fu intieramente guasta. Nel 
1 270 diventò gran principe di Vladimiria 
Basilio oWasili 1, fratello di Jaroslaw HI, 
che fu espulso dai novgordini ; Basilio I 
guerreggiò co'lituani. Sotto di lui fiorì Pa- 
pa Gregorio X, che in una bolla del 1 372 
6 menzione del medesimo, del fratello e 
di altri principi rusn probabilmente uniti 
alla chiesa ramana : pare che ancora lo 
fossero i loro metropoliti, e solo separati 
per la diversità del rito; anche la chiesa 
greca era ritornata all'unità per le solle- 
citudini di Gregorio X (F.). Certo è, clie 
d'ora in poi i vescovi e i preti, russi e la- 
tini, vissero l'uno accanto all'altro, e col- 
tivarono da bupni vicinila gran vigna del 
Signore nella loro patria. 1 repubblicani 
della potente No vgorod, sempra incostan- 
ti, si sollevarono contro Basilio I, e porta- 
rono al trono Dmitri o Demetrio 1 pri- 
mogenito di Alessandro 1 che vi vea nel ri- 
tÌi*o; ma per le minacce del fratello Basi- 
lio I, forte dell'aiuto de'lartari, tornò alle 
sue terre di Pereslavia; vi dimorò sino al- 
la di lui morte, e nel 1 277 montò sul tro- 
no in Vladimir. I novgordini gli ofiiiro- 
no il granducato della loro città, ed egli 
vi entrò trionfente. Insorse però il fratel- 
lo Andrea II secondogenito e duca di Go- 
deretz; aspirò al potere, e reca tosi alla cor- 
te del gran kan de' tartari di Kaptak, ne 
guadagnò il &vore^ e lo nominò capo dd 



V 



RtJS 

priocipi russi suoi feudatari. Convenne a 
Dinitri I fuggire, tentò inutilmente di ri- 
cuperare la corona, e finì con implorare 
la protezione dell'altro kan de' tartari del* 
r Ucrania e paesi circostanti. Questi gli 
accordò rinvestitura del granducato^eooi 
suoi aiuti cacciò A ndrea II, che inutilmen* 
te in vari tempi procurò di abbattere il 
fratello, col quale poi si pacificò, e gli sue* 
cesse nel 1 294* Ben presto ebbe a dispu- 
tare co' nipoti; vennero alle mani, e per 
l'interposizione de' vescovi e del kan dei 
tartari si fece un accomoda mento, e Da- 
niele nel 1 294 stesso fu duca di Mosca fi- 
no al 1 3o3, e l'abbellì. Fino all'invasione 
de'tartari, quando moriva un granduca, 
il più vecchio della famiglia regnante gli 
succedeva, ed il ducato di Kiovia era ad- 
detto alla sovranità; gli altri principi a- 
veano degli appannaggi. Avendo i tartari 
distrutta KioTÌa, edi lituani essendosi im- 
padroniti della città, i grand uchi ferma- 
rono la loro dimora in Mosca. Quando 
uno di essi moriva, i principi subito reca- 
vansi dal gran kan, e quello che supera- 
va gli altri in bassezze e presenti era ri- 
conosciuto : però l'azione de'tartari ven- 
ne meno a poco a poco. Morto nel i3o4 
Andrea II, avendo 1 urie III riunito il prin- 
cipato di Novgorod al granducato di Vla- 
dimir, formò capitale dell' impero Mosca 
nel i320, cessando quest'onore a Vladi- 
mir. In altra parte di Russia dal i3o5 al 
1 3^7 regnò Michele II. lurie III cacciògli 
svedesi dalla Cardia, ma perde il grandu- 
cato di Kiovia , che con varie altre città 
del sud cadde in potere del gran principe 
di Lituania. Altro gran principe di Vladi* 
mir fu Alessandro If/che regnò dal 1 3^7 
al 1339, e perì d'ordine del gran kan Us* 
bek. Prima di questo tempo, gli arditi e 
valorosi genovesi penetra ronoco'loro ba- 
stimenti ne'lidi russi, dal mar Nero e di 
Azof, fino all'imboccatura del Don. Nel- 
la Tartaria o Crimea la repubblica di Ge^ 
nova (f^.) piantò varie colonie oommer- 
ciali, le quali acquistarono importanza, 
massime Coffa. 1 genovesi da per lutto e- 



RUS 291 

ratio seguiti da ferventi e pii missionari^ 
i quali propagarono la luce del vangelo a 
que'popoli, o pagani o scismatici greci : es* 
si trovarono in Russia cortese accoglièn- 
za; i granduchi,iboiari, il clero, il popo« 
lo assai gli amarono,e si può dire ohe di- 
pendessero dalle loro labbra. Il numero 
de'cattolici crebbe tanto, che Papa Gio- 
vanni XXII con bolla d'Avignone de'ao 
febbraio 1 3:12 eresse in sede vescovile la- 
tina Caffii sulle porte di Russia, con am- 
pia giurisdizione, che dalla Bulgaria si e- 
stendeva fino al Volga, al mar Nero e al 
paese de^'ussi. Caffii ditenne una 1.* Co» 
stantioopoli pel floridissimo suo commer- 
cio. Intanto il paese primitivo dell'impe- 
ro russo, cominciando da Novgorod sino 
a Kiovia, cadde sotto il dominio dell'in- 
trepido eroe Gedimino gran principe di 
Lituania. Sebbene pagano, permise a'crì- 
stiani di qualunque rito il libero eserci- 
zio del loro culto. I francescani erano tem- 
pra con Itti, e indefessi esercitavano l' a* 
postolico ministero cornisti da loro con- 
vertiti,senz'incontrare opposizioni dal cle- 
ro russOiCedimino scrisse ossequiosamen- 
te a Giovanni XXII, di farsi cristiano e 
bramare suoi legati : il Papa gli spedi nel 
1 3^4 l'arcivescovo di Riga, e altri muniti 
d'ampie facoltà; ma vedendosi combattu- 
to dai cavaliei*i teutonici di Prussia, per- 
severò nel paganesimo. Tuttavoita restò 
inclinato alla s. Sede, e fece battezzare i 
figli Olgherdo e Liubarto. Dopo la tras- 
lazione fatta dal metropolita Pietro, del- 
la sede di Kiovia a Mosca dopo il 1 3 1 8, cui 
successe Teognostu, quantunque scisma- 
tici, conservarono buona armonia con Ro- 
ma, e riuscì tale passaggio di forte aiuto 
alla dilatazione della chiesa latina, e alla 
riunione ad essa della russa : i metropoli- 
tani che si succedettero» piùo aieno fu- 
rono uniti alias. Sede; ed Alessio succes- 
sore di Teognosto è venerato per santo 
dalle due chiese. Ivan I Dasilovriteh inco- 
mincia la sene de'gran prineipi di Mosca; 
essendosi guadagnata la grazia del gran 
kanUzbeki dopo la morte dd fi«tello la- 



«92 RUS 

rie 11! avvenuta nel r SaS^pervenne a con- 
solidare la sua autorità nell'interno, ed a 
ristabilire in gran parte l'unità della mo- 
narchia russa, ch'era stata distrutta dal 
sistema delle divisioni introdotte da Vla- 
dimiro I. Riunì dunquei principati di Vla- 
dimir, di Mosca, di Novgoi*od ; il principa- 
to di Tver toccò a Costantino, perchè era 
nell'interesse de'tartari che la Russia fosse 
ripartita. Ivan I continuò a risiedere in 
Mosca, l'ingrandì e circondò di nuove 
mura. Sentendosi avvicinare il suo fine, 
entrò nello sta tosacerdotale,'secondo il co- 
stume d' allora : fu detto Kalita, per la 
borsa che portava alla cintura per far li- 
mosina, senza che la divozione cancellas- 
se in lui i vizi del suo secolo. Mori nel 
1 340 e gli successe il figlio Simeone, che 
continuò l'opera del padre nel consolida- 
mento del regno. Nel 1 353 il figlio Ivan 
II gli succede per sua morte, ed i tartari 
lo riconobbero sovrano di Mosca; indi col- 
le loro contese e raggiri s' indebolirono 
negli statiche domina vano,preparando la 
grandezza del principal sovranodi Rus- 
sia. Dopo ricevuta la tonsura monacale, 
mon Ivan II neh 3^9, avendo dato sag* 
gio di quella fermezza, che contro i tar- 
tari invasori dovea distinguere i succes- 
fiori. Vi fu un anno d'interregno, indi sa- 
lì al trono Dmitri II, che nel 1 362 depo- 
•sto (morì nel i384)dalkan Murad, que- 
sti sostituì Dmitri III, il quale tentando 
scuotere il giogo de'tartari, riportata vit- 
toria sul Don, fu foi*zato poi alla sogge- 
zione dal kan Toktarouch, che entrato 
-in Russia con innumerabile esercito, de- 
vastò il paese, prese e arse Mosca. Nel pon- 
tificato d'Urbano V Filoteo di Costanti- 
nopoli e altri patriarchi orientali, coll'ìm- 
peratore Giovanni I Paleologo, abiurato 
lo scisma ei loro eiTori,furona ricevuti 
nel grembodella chiesa romana,mandanr 
do la professione di fede al Papa che l'ap- 
provò con lettera de'6 novembre 1 367 ; 
-per cui i russi e Dmitri III riconobbero 
Ja cattolica s. Sede. A questo principe nel 
1 389 successe Basilio U suo primogeni- 



RUS 

to, cui impose la corona ducale l'am- 
basciatore del kan. Disponendosi il kan 
Toktamisch a guerreggiare Tamerlano, 
si amicò Basilio II con cedergli due prin- 
cipati già appannaggi, cioè Novgorod Nji* 
ni, e Sostai. Avendo Tamerlano vinto il 
kan, per vendicare gli aiuti che gli avea* 
no dati i russi marciò su Mosca, quando 
poi inaspettatamente cambiò pensiero, 
con indicibile piacere de' principi russi 
eh' erano in preda al terrore. Questo si 
rinnovò nella terribile invasione di Edi- 
geo luogotenente del conquistatoi*e, e con 
pena Mosca si salvò col denaro e il valo- 
re di Vladimiro. Con l'aiuto del suocero 
Vitoldo granduca di Lituania, nel i4^5 
a Basilio li successe Basilio III il Cieco san 
figlio : durante il suo regno la Russia fa 
il teatro di guerre disastrose intestine e 
forastiere,ecadde in grande avvilimento; 
la peste, i terremoti e la carestia vi fece* 
1*0 stragi, fu forse l'epoca pih funesta del- 
l'impero. Bnsilio III ebbe a fiero oompe- 
tilpre lo zioYouri, e si tenne amici i tarta- 
ri con pagar loro il tributo. A Kiovia nar- 
rai come il metropolita Pimen turbò la 
concordia con Roma, e che i semi del suo 
scisma ripullularono grandemente sotto Jl 
turbolentissimo Fozio, che in un concilio 
di Kiovia del 1 4 1 4 ^u deposto, ma venne 
protetto dal patriarca di Costantinopoli. 
D'allora in poi la sede metropolitana di 
Russia fu divisa, in quella di Kiovia e di 
Mosca; lai. 'governò gli esarcati o vesco- 
vati del mezzogiorno, la 2.* quelli del set- 
tentrione. Ciò preparò l'unione, nonché 
i metropoliti di Kiovia, i quali furono 
protetti dai principi di Lituania e dai re 
di Polonia; quelli di Mosca venneix» spal- 
leggiati dai granduchi. Di venuto 75Ù/or9 
{F,) metropolitano di Russia nel 1437, la 
sede di Mosca fu unita a quella di Kio- 
via, e agevolò l'unione della chiesa russa 
alla romana. Isidoro si recò a Mosca e 
d'accordo col patriarca di Costantinopoli, 
v'indusse Basilio HI, il quale però mal 
volentieri lasciò che partisse pel concilio 
jìì Firenze {^»)f in cui Eugenio lY so- 



RUS 

lennemente riunì la chiesa greca alla la* 
tina, creò cardinale Isidoro e lo dichiarò 
legato a latere in Russia, Lituania e Li* 
Tonia. Tornato in Russia ben accolto, Ba- 
silio III non volle approvare l'unione, 
lo fece iniprigionare,e poi riuscì a Isido- 
ro di fuggire, tutto avendo detto a Kio- 
VI a; come pure, che Basilio HI non voi* 
le riconoscere il successore consagrato da 
Eugenio IV, e fece nominare altro, di« 
videndosi nuovamente Mosca da Rio via, 
la quale restò unita alla chiesa romana. 
Basilio 111 mandò poi in G>stantinopo^ 
li a protestare di quanto l' imperatore e 
il patriarca aveano £ilto nel conciliò di 
Firenze,ma l'inviato non potè eseguii*e la 
sua missione, perchè i turchi s'impadro» 
niroiio della città e dierono termine al* 
l'impero greco. Papa Calisto III avendo 
deciso di frenare la formidabile potenza 
ottomana con poderosa guerra, inviò pre- 
dicatori per tutta Europa, ed in Russia 
per 8ollecitai*e i principi a prendere le ar- 
mi contro il comune nemico; inoltre man* 
dò missionari ai russi, per richiamare al 
cattolicismoi dissenzienti. I tartari di Ka« 
san avendo fatta un'invasione in Russia, 
fecero prigione Basilio 1 11, e per le loro di- 
scordie poi lo rilasciarono. Giunto in Rus- 
sia trovò chei figli di Youri aveano sor- 
preso Mosca, e presolo gli cavarono gli oc- 
chi. 1 moscoviti concitati da tanta atro- 
cità, costrinsero alla fuga gl'iniqui cugini 
del loro signore, e questo ri posero sul tro- 
no, a cui associossi il primogenito Ivan 
111 il Superbo e morì ùeli46a. Ivan III 
fu uno de'pih grandi sovrani che regnò 
in Russia, ed il suo regno segnalò un'e- 
poca memorabile. Da due secoli essa ge- 
meva sottoii giogo de'tartari, e la discor- 
dia tenendo divisi tali conquistatori,aveali 
resi deboli; quindi occorreva un principe 
che sapesse profittarne , e far conoscere 
la forza de'russì, ciò che eseguì Ivan HI. 
Marciò su Kasan e fece tributario il kaa 
Ibraim. Fluttuando Novgorod tra lui e il 
re di Polonia, l'assediò all'improv viso,ma 
dovette combattere 7 anni prima di sog* 



RUS 293 

giogare sì possente e antichissima città, 
ohe sempre era stata d'imbarazzo ai pre^ 
decessori. Dalle sue ricchezze ricavò 3 00 
carri d'argento, oro e vermiglio, che man- 
dò a Mosca; ne ingrandì il Kremlino o 
cittadella, e fece vemr d'Italia il celebre 
architetto A ristotelo Fioravanti bologne- 
se, per rifare il muro di cinta sormontato 
di merli che sussiste. Poco dopo avendo 
Akmet-kan mandato al van III inviati per 
chiedergli il tributo e romaggio,egli tran- 
ne uno li fece scannare, ordinando al su- 
perstite che tornasse dal suo signore e gli 
dicesse come ubbidiva ai di lui ordini. 
Il kan adunate immense forze corse alla 
vendetta, ma il terrore come la discordia 
essendo passata dai russi ai tartari, resto 
disfatto in di versi combattimenti. Ivan III 
allora concepì piò vasti disegni; si unì in 
seconde nozze con Sofia nipote di Tom- 
maso Paieologofralellodell'ultimo impe- 
ratore greco, per acquistar diritti sul crol- 
lato impero d'oriente, e considei'atosene 
erede, adottò per arme di Russia l'Aqui- 
la nera da due teste. Siccome Tommaso 
avea donato al Papa Pio II la testa di s. 
A ndrea apostolo, e riceveva in Roma col* 
la fòmiglia magnifico ospizio,ivi Ivan III 
spedì splendida ambasceria di boiari e di 
principi, per impetrar da Papa Sisto IV il 
permesso di poter sposare Sofia.Gli amba- 
sciatori in nome del loro sovrano deposero 
a'piedi del Papa isoliti omaggi,gliene ma- 
gnificarono molto la propensione all' u- 
nione e la volontà di efiicacemeote pro- 
muoverla ne'suoi stati. Sisto IV acconsen- 
tì agli sponsali, e le ceremonie si celebra- 
ropo nella basilica Vaticana, in presenza 
degli ambasciatori de'potentati stranieri 
il I .'' giugno 1472. 11 Papa fece ricchi pre- 
senti agli sposi. A' 1 2 giugno gli amba- 
sciatori furono ammessi in concistoro,ove 
rinnovarono le proteste del granduca per 
l'unione. Sisto IV fece loro splendidi re- 
gali, e li fece accompagnare dal vetcovo 
latino Antonio suo legato, il quale ebbe 
l'incarico di presentare a Ivan III le pon- 
tificie congratulazioni^ e di promuovei:tt 



a94 RUS 

l'uoione delle due chiese. Giunto a Mo- 
sca il Duotio, coli' assenso del sovrano e 
de'boiari, YÌdofea fere il suo ingresso col- 
le insegne fescovili latine, preceduto dal* 
la croce inalberata. Gò però assai dispiac- 
que al superbo metropolita di Mosca, che 
quando Ivan III gliene domandò il per- 
messo, arditamente disse: Che differendo 
la chiesa russa ne'dommi dalla romana, 
non potevansi permettere siffatti onori. 
Che se il nunzio in tal guisa fosse entrai* 
to in Mosca, egli paslor supremo di Rus- 
sia sarebbe uscito per altra porta, Per cui 
Antonio fi entròcome prìvato, fra il ma- 
gnifico colmeggio di Sofia; e malsicuro di 
sua vita, tosto abbandonò la città. Inve- 
ce nportai a Riovia, come quel metro- 
polita cattolico si reqò da Sisto IV a fiir- 
gli omaggio di fedeltà, e tornato in Rus^ 
sia poti promulgarvi il giubileo del cele- 
hniio anno santo 1 47 5. Ivan IH nutrì ma- 
pifiesta inclinazione pei cattolici latini, e 
fece venire da Italia diveiVi artefici per 
dipingere e abbellir le chiese; e dal suddet- 
to Fioravanti fece erigere la magnifica 
chiesa dell' Assunzione nel Kremlino di 
Mosca,capolavoro d'architettura, ed uno 
de'pih grandiosi ornamenti di Russia. Ivi 
tuttora si conserva il palladio dell'impe- 
ro^ cioè la femosa madonna di Wladi- 
mirìa, che dicesi dipinta da s. I^uca, detta 
perciò l'Efesina. Già venerata in Costan- 
tinopoli, fu donata dall'imperatore Ema- 
nuele Comnenoedal patriarca Luca Cri - 
sobergo, alla pia granduchessa E)ufrosl- 
na che la recò a Wladimiriaidonde nel 
1 3g5 fu trasportata solennemente a Mo- 
sca. Sempre intraprendente fortunato, !• 
van III battè i lituani, congiunse ai auoì 
dominii il principato di Tver e il duca- 
to di Severia. ) cavalieri di Prussia e (fi- 
ironia, aSmolensI^o gli opposero le arti- 
glierìe ) e quella cavalleria tedesca che i 
vussi chiamavano uominidi ferro. Giun- 
to colle sue vittorie al più alto grado di 
* gloria edi potenza, cintodi splendida cor- 
te, riverito dalle ambascerìe de'principi, 
pel i486 assunse il titolo di èovraqo di 



RUS 

futte le Russie: con fermezza abbassò l'or- 
goglio de' boiardi, organizzò V ammini- 
sti*azione della giustizia, con intrepidez- 
za e pazienza pel i .° disciplinò i russi, e ne 
fece de'soldati; mori neli5o5. Sua figlia 
Elena avea sposato Alessandro I re di Po- 
lonia, il quale ebbe la dispensa dalla s. Se- 
de, sotto la giurata promessa di far tutto 
\V possibile per indurre la moglie ad ab* 
bracciare la religione cattolica; avendo- 
ne poi perduta la speranza, chiese ed ot- 
tenne da Giulio II l'assoluzione dal giu- 
ramento, con ingiunzione di cogliere o- 
gni occasione per ricondurre Elena nel 
grembo della vera chiesa, fuori della qua- 
le non vi è la salute eterna; e per buona 
yentura il matrimonio fu sterile. Impe- 
rocché la regina dedita di tutto cuore al- 
la chiesa russa, procurò di procacciarle 
sudditi in ogni luogo della sua nuova pa- 
tria; protesse assai gli scismatid, e loro ot- 
tenne di fiibbricare diiese e monasteri in 
pietra. Perici gli scismatici ebbero il pre- 
dominio nella Lituania, e chi volle restar 
fedele alla chiesa cattolica , fu obbligato 
passare al rito latino, ed il numero fu no- 
tabilissimo; onde Alessandro VI avea do- 
vuto compartire le relative facoltà al ve- 
scovo di ViIna,a'domenicani e firaocescani. 
Gli ostacoli che Alessandro I frapponeva 
al libero esercizio degli scismatici, furono 
Tinti dalle armi provocate da EJlena, sia 
del padre che de'tartarì. Sotto questi in- 
fausti auspicii nel i Sogsi celebrò il amct- 
lio di Vilna, ove gli scismatici incoraggia- 
ti dalla presenza della regina, promosse- 
ro e difiesero gl'interessi dello stato e del- 
la chiesa russa. Poco dopo mori Giusep- 
pe metropolita cattolico di I^iovia,*e que- 
sta metropolitana meridionale della Rus- 
sia ne'successori tornò allo sdsoia. 

Basilio IV il Cruife/ir successe al padre^ 
avendo colla madre Sofia tenuto lontano 
dal trono Pmitrì nato dal primogenito 
d'Ivan III stesso , con fiirlo porre in prì- 
gione ove morì. Morto il cognato Ales- 
sandro I, aspirò al regno di Polonia e al 
granducato di Lituania, e sìcoome la so- 



HUS 
rclla Elena gli fece sapere che il socces- 
soi*e esisteva inSigisroondo T^ a questi rup« 
pe guerra e nel 1 5 1 4 s'impadroni di Sono- 
lensko.I polacchi si veadicarono nelle pia* 
nure d'Ot*scha,con immensa strage di rusr 
siedi boiari. Manomise la repubblica di 
Pieskow, in cui fiorivano le lettere e le 
arti, abolendone i privilegi, e sostituen* 
dovi il suo potere assoluto» Narra Rinal* 
di, che Papa Leone X mandò Pisonenun- 
ciò apostolico a Sigismondo I per paei* 
ficarlo coi russi, e gli die incarico di pas- 
sai'e in Russia ad invitare Basilio IV a ri* 
tornare coi sudditi alla Chiesa, e ad ab- 
bandonaregli errori de'Ioro riti. Il nunzio 
mandòun messo aBasilio IV pel salvacon- 
dotto, onde recarsi da lui, ma il messo fu 
barbaramente annegato nel fiume, onde 
Pisone atterrito restò in Polonia. Raccon* 
ta Gley,che Leone X fece rappresentale a 
Basilio IV, ch'essendo figlio d'una princi- 
pessa imperiale greca, Costantinopoli era 
suo retaggio legittimo; che le leggi di sana 
politica gì' imponevano di &r la pace coi 
principi a'istiani,e che unendosi con que- 
sti contro i turchi,avrebbe potuto innal- 
tav la Russia al più alto grado di poten- 
za; che per la presa di Costantinopoli, la 
chiesa greca trovandosi senza capo, il me- 
tropolitano russo avrebbe potuto, qualo- 
ra si unisse alla chiesa romana, essere in- 
signito della dignità di patriarca. Basilio 
IV, essendo in amichevoli relazioni colla 
Porta ottomana, die risposte evasive, sen- 
za alcun risultato. Nel Bull, de prop, fi- 
de, Àppendix 1. 1, p. 1 6, leggo una lettera 
di Leone X, de' 1 6 settembre 1 5 1 g s iVb- 
bili viro Basilio duci Moscoviae^etRuS' 
siae principi , gratiam in praesenti per 
i/uam ventate agnita ghriam oblineas in 
futurum. Con questo diploma il Papa de- 
putò per suo nunzio Zaccaria vescovo di 
Guardia, per trattar con Basilio IV la con- 
versione de'russi al cattolicismo. I tarta* 
ri della Tauride e di Kazan nel i Sa i fe- 
cero una terribile scorreria sino aMosca, 
e costrinsero Basilio 1 V ad umiliante trat- 
tato, Spogliò.i priucipi degli appannaggi 



di Bezane Seweskì, se n^ impadronì nel 
i523 e li fece morire. Più tardi ricevè 
un legato di Clemente VII in Mosca, con 
proporgli la guerra de' turchi, e la riu- 
nione delle due chiese. Basilio IV, senza 
spiegarsi, lorimandò in Roma con Dmitri 
Gerasim celebre diplomatico , che vi fu 
ricevuto colla maggior disti nzione.Novaes 
ptvtende che Basilio I V abbia fatto istanze 
a Clemente VII per avere il titolo di re, ed 
aggiunge che le ricevè paternamente, ma 
poco dopo morirono Papa e principe. Pa« 
re che a mediazione di Clemente VII e 
di Carlo V imperatore, Basilio I V fiicesse 
tregua con Sigismondo L Leggo inoltra 
nella Fila di s. Pio f , di Catena,cli6 Cle- 
mente VII mandò a Basilio IV, Deme- 
trio ErasQiio con Paolo Centurione ge« 
novese (il quale anche con commenda- 
tizia di Leone X, inutilmente gli propose 
l'apertura d'una comunicazione commer- 
ciale con l'Indostan, pel Volga, pel mar 
Caspio e per 1* Indo), per esortarlo a ri- 
conoscere la chiesa romana, tacitamente 
promettendogli di concedei*gli tutte le in- 
segne reali e di farlo coronare l'è. Che 
questo, era il desiderio di Basilio IV per- 
chè il Papa coronava l' imperatore, per 
antica consuetudine. Morì Basilio IV nel 
i533 colla taccia di a varissimo e crude- 
le; gli successe il figlio Ivan IV il Terri* 
bilcy il Tiranno^ ili.* che assunse! titoli 
di Czar e di Autocrate, allorché si fece 
coronare dal metropolitano di Mosca, oqq 
grande solennità. Tutto il suo regno por- 
tò l'impronta della ferocia, e l'occuparo- 
no 3 grandi oggetti; l'intera distruzione 
della potenza tartara, per cui sottomi- 
se i kan di Kazan, d' Astrakan e di No- 
gai; l'umiliazione della Svezia e della Po- 
lonia; la riduzione a civiltà de' suoi sta- 
ti, col movente del terrore. Nel i55f 
l' imperatore Carlo V scrisse una lette- 
ra a GiuKo III, affinale fiicesse ogni suo 
sforzo per unir le chiese gi^eea e latina. 
Al dire di Catena, il sovrano de' russi 
mandò ambasciatori a Paolo III e Giu- 
lio III, mostrandosi di voto della s.Sede,e 



296 R U S 

cliiédendó la coi*ona ideale, e che si man* 
dussero io Russia sacerdoti e artisti, fa« 
cendo di vei*se offerte. Inoltre Catena di- 
ce che s. Pio V commise a mg.r Portico 
nunzio di Polonia istruzioni per trasfe- 
rirsi in Moscovia, per indurre Io czar al- 
la guerra contro il turco, entrando nella 
lega. che stava trattando, e di fargli co- 
noscei'e , che dovendo egli render conto 
a Dio di tutte le anime commesse ai go- 
irei'no di s. Pietro, voleva sapere se nu- 
triva que'sentimenti esternati ai prede- 
cessori, che avrebbe mandato predicato- 
ri e vescovi, per insegnare la sincerità del- 
la fede che la chiesa romana avea sino 
da s. Pietro creduta e propagata, essendo- 
le stato concesso da Gesù Cristo di non 
poter mai errare. Inoltre gì' ingiunse di 
rischiarare i dubbi, se glieli avesse fatti, 
sul primato, sul purgatorio, sulla proces- 
sione dello Spirito santo, e su altri errori 
de'greci. 11 prelato Portico carteggiò cogli 
ambasciatori dello czar, essendo loro vie- 
tato l'abboccarsi^ e ch'erano distanti da 
lui, che risiedeva in Varsavia, circa due 
miglia. Ma fatta relazione a s. Pio V del- 
la fierezza de'russi, il Papa non volle sa- 
perne altit). Frattanto nel 1 575, ftiontato 
sul trono di Polonia il valoroso re Stefa- 
no, collegatosi colla Svezia, cacciò i russi 
da Ila Livonia, ed occupò parte della Rus- 
sia. Oltrea ciò apprèndo dal p. Theiner,e 
dalNovaes nella Stqrìa di Gregorio XIII, 
che J*e Stefano non ^olo prepai-ò la riunio- 
ne di Kiovia all'unità cattolica, ma ab- 
battè la possanza dello czar, e scaltramen- 
te assicurato da lui di riunirsi còl suo po- 
polo alla s. Sede, concluse la pace e rinun- 
ziò al conquisto della Russia. 11 celebre e 
dotto P. Antonio Possevino gesuita, ri- 
tornato in Roma dalla legazione di Sve- 
zia (/^.), fu perciò da Gregorio XIII spe- 
dito in Russia e Polonia nunzio apostoli- 
co. Dappoiché Ivan IV,temendo i progres- 
si delle armi di re Stefano, neli58i era- 
si rivolto al Papa, affinchè colla sua auto- 
rità s' interponesse per la pace che il re 
vifiutava,ataleeffet(o supplicandolo man* 



RDS 

dargli un ntinzio. Gregorio Xllfst avvi- 
deche le mire del lo czar erano fondate so- 
pra umani interessi; nondimeno credendo 
debito di sua pastora 1 cura il cerca ra le 
pecorelle smarrite, vi spedì il p. Possevi- 
no per tentare in Russia la riduzione di 
principe e popoli alla vera religione, for- 
nendolo del necessario viatico, con facol- 
tà spirituali, e brevi apostolici per lo czar 
e per la moglie czariha Anastasia con ric- 
chi doni, ed un trasunto fedele del con- 
cilio generale di Firenze, ove si unì la 
chiesa greca alla latina. Il p. Possevino 
giunto in Polonia e in Mosca , fu accolto 
con distinzione; concluse la bramata con- 
cordia , persuadendo re Stefano ad èva* 
cuar le piazze che avea occupato in Rus- 
sia, e lo czar a restituire alla Polonia quan- 
to possedeva in Lituania, ove fu ristaliili- 
la la fede cattolica e i vescovi. Il p. Pos- 
sevino si trattenne due anni alIacot*tedi 
Mosca, ov'ebbe con Ivan IV molte impor- 
tanti conferenze , le quali dimostrarono 
non meno la saviezza del nunzio, che la 
pui'ità del procederee delle intenzioni del- 
la s. Sede in questa negoziazione. Nelle 
conferenze collo czar, ed a sua domanda, 
egi*egiamente. gli spiegò il p. Possevino, 
perchè il Papa si fa portare in Sedia gC' 
statoria {F,\ pei^è porta la crocè sulle 
Scarpe (^.)e8Ì fe Baciare il piede (F,\ 
e sopra altri punti che gli mosse questio- 
ne. Quantunque gli uffizi e le sollecitudi- 
ni del nunzio,non avessero Tesito sperato 
per rapporto all'unione, tutta volta giovai 
ronodi mollo la religione cattolica. Ivan 
1 V concesse il libero esercizio del culto a 
tutti i forestieri cattolici, che volessero di- 
morare o domiciliarsi in Russia, a cagio- 
ne di commercio o di altri afìarì, siccome 
pure ai sacerdoti che li accompagnasse- 
ro. Il Papa ne rese le grazie allo czar, con 
lettera del i.° ottobre i582. Il p. Posse- 
vino, dell'esito di questi afiari, e de'costu- 
mi e riti della nazione. moscovita, scrisse 
un commentario intitolato : Moscovia, Si 
stampò nel 1 586 in Vilna, nel 1 587 io An* 
vei^sa e in Colonia^ neh 5^6 in Mantova, 



RUS 

e altrove. Il p. Possevino, co' meni che 
gli somministrò Gregorio XIII {J^,\^ 
dò vari celebri collegi nella Lituania e nei 
confini dellu Russia, die diveunero fecon 
di seminari di virtù e di dottrina, pe'ru 
teni e moscoviti. Quest'ancora fu un mez 
7.0 che agevolò alla Russia polacca il ri 
torno al cattolicismo, che si effettuò col 
la sola convinzione della verità, senza al 
cuna violenza de' i*e e vescovi polacchi 
Gregorio XI II ebbe inoltre la gloria di 
riformare il Calendario{à\ che trattai pu 
re ad Anno, a Ciclo e ne'di versi altri a 
naloghi articoli), che fu abL(^*acciato da 
tutte le nazioni, tranne i russi. A Era di 
Costantinopoli notai, che la seguirono i 
russi sino a Pietro I, il quale sostituì VE- 
ra cristiana^ colla differenza che rimarcai 
a Calekdario, poiché seguono il calenda- 
rio Giuliano. Imperocché, pubblicala ap* 
pena da Gregorio XlIIiiel 1 58i la riforma 
dell'anno Giuliano, ossia correzione della 
riforma fatta da Giulio Cesare al Caien* 
darìo, che il mondo dotto avea tanto de«' 
siderata, non fu amiiiessa né accettata dai 
protestanti di Germania, dagli svedesi, 
dugl' inglesi e dai russi.Nondimeno i prò* 
testanti l'accettarono poi nel 1 700, la Sve* 
zia nel 1712, l'Inghilterra nel 1 752. La 
Russia perseverò e continua tuttora nel- 
l'antica costumanza, proseguendo a fare 
uso dell'intercalazione Giuliana, per cui 
contano 1 2 giorni di meno in paragone dei 
cattolici; giacché ali* erroi*e di i o giorui 
corretto da Gregono XIII, si aggiunse poi 
l'altro errore di due altri giorni, per es<» 
8ei*si da essi fatti Bisestili gliannii700 e 
1 800, che da noi si fecero comuni. Di qui 
derivò l'uso che hanno i russi di segnarci 
giorni col veccldo e col nuovo sUU quando 
scrivono agli stranieri, per esempio: 1 7/29 
ottobre, il 17 relativo 9X vecchio stile y il 
s&g al nuovo ossia alla correzione Grégo* 
l'iana. L'ostinazione de'soli russi all'anti* 
co sistema, deriva dalla contrarietà della 
loro chiesa e clero verso Tautoi^edel nuo-. 
yiOj che fu un Pontefice romano supremo 
capo della chiesa cattolica. Quanto ai la- 



ROS 597 

tini -e ruteni cattolici, egOalmente tra lo* 
ro é in uso fin dal 1781 il calendario Giù* 
liano, per connivenza pontificia. Sotto il 
regno d'Ivan IV si aprirono le prime re* 
lazioni di commercio con l'Inghilteira e 
le Provincie interne della Russia, perché . 
l'astuta regìnaElìsabelta accarezzò lo czar 
col titolo à* imperatore y cui tutte le altre 
potenze d'Europa contesero anche ne'suc« 
cessorì e inclusi vamente a Pietrol. Inau- 
dite sono l'atrocità commesse da Ivan IV, 
ed in un eccesso di collera giunse ad uc- 
cidere di propria mano il primogenito 
che teneramente amava. Mentre era ah* 
Ixattutodal dolore, Jermak alla testa d'un 
pugno di cosacchi scoprì la Siberia e ne 
incominciò il conquisto.lntrodusse lo czar 
la stampa ne'suoi stati, aprì nuove stra- 
de.e mercati agli stranieri, fece aprire un 
tempio luterano a Mosca, fu quasi sul pun- 
to di abbracciar la Confessione et Augu* 
sta (^'), morendo nel 1 584. H figlio Fé- 
dor o Teodoro I g ti successe,è pi^esa in mo- 
glie It*ene sorella di Boris Godunow,que« 
sii s' impadronì del potere e regnò sotto 
il suo nome, governando con crudeltà 
chiesa e reame. A Kiovia toccai, come nel 
1 589 il patriarca di Costantinopoli Ge- 
remia essendosi portato a Mosca, fu dallo 
czar pregato a restare ne'suoi stati, ma ri* 
cusò: egli era successore agli scismatici 
e indegni suoi predecessori, divenuti pa- 
triarchi per turpitudini e per V oro che 
profonde vano alle sultauine del serraglio, 
quindi baciavano la mano al gran sulta- 
no de'turchi, e nel chiedergli la conferma 
della dignità , gli presentavano un rag- 
guardevole tributo d'oro. Così la sede pa* 
triarcale di Costantinopoli fu disonorata 
da 'suoi patriarchi, ed avvilita dal cumu- 
lo delle loro iniquità, onde divenne og* 
getto di obbrobrio, di disprezzo, di scan- 
dalo ai fedeli, come riporta la storia ed 
accenna il p. Theiner. Il patriai*oa Gere- 
mia essendo in Mosca, ad onta della ri- 
pugnanza de'suoi compagni'il metropoli- 
ta di Monembasia e il vescovo d'Elisson, 
si lasciò accalappiare dagli astuti maneggi 



^9» aus 

di Boris, quindi conferì in un*a«enablefl 
à\ vescof ideila regione le dignità patriar* 
cale di tutta la Russia al nuovo metropo* 
iita Giobbe già arci vescovo di Rostow, in- 
tieramente ligio al prepotente arbitro del 
regno. Cbe questi o lo czar piuttosto die 
(Geremia ebbero la parte principale in 
quest'azione, lo dimostra quanto fece Fé- 
dor o Teodoro I nella metropolitana del 
Ki^mlìno di Mosca, ove dopo la consa- 
grasione fatta da Geremia di Giobbe, tra 
la messa solenne impose al 3/ Kabito, le 
insegne di sua nuova dignità, il pastora- 
le e la mitra, dicendo: Santissimo padre, 
degnissimo patriarca, padre di lutti i pa- 
dri, I ^ vescovo e patriarca di tutta la Rus- 
sia, diWladimiria,di Mosca,ec. vi coman- 
do e notifico che voi dobbiate a ver la pi*e- 
Diinenza su tutti i vescovi e portare in av- 
venire Tabito di patriarca, il berretto di 
vescovo e la grand'infula ( K^labuci^. ), ed 
«ssere onoi*ato in tutto il mio regno come 
patriarca e fratello degli altri patriarchi, 
lioczar e Boris dieronogran somme a Ge- 
remìa, per aver comunicato alla Russia 
•ì grande onore e privilegio, che solo «ot* 
toscrissero i vescovi vili cortigiani diGere- 
lyiia compri coi doni. Tornato a Costan- 
tinopoli per insistenza di Boris, in un si* 
nodo dell 593 Geremia confermò Fere^ 
»tone del nuovo patriarcato della chiesa 
russa, ad onta della forte resistenza cha 
trovò io altri vescovi, che vedevano il danti 
pò che proveniva da tale indipendenza al- 
la sede Costantinopolitana, Ad eccezione 
de'monaci e del clero inferiore, nel sino* 
do comparve il solo ambizioso Melezio pa- 
triarca d'Antiochia, ch'era pur vicario dei 
patriarcati d'Alessandria e Gerusalemme, 
oltre Gregorio ambasciatore russo, e io- 
fluentissimo al sultano. Anche in Russia 
si diede poca validità al novello patriar* 
(cato, poiché nel 1 6 1 9 si riputò necessario, 
mediante l'oro, di farlo confermare da 
Teofilo dì Gerusalemme venuto a Mosca, 
Kel concentrarsi la potestà ecclesiastica dì 
Russia nelle inani d' un solo che dipen- 
deva dal capriccio del regnantei mandò 



RUS 

\b rovina l^ndipendenza e l'autorità del* 
l'episcopato russo, il quale in diverse e- 
poche avea difeso esiandìo col sagrifizio 
della vita, gl'interessi dell'infelice e tiran« 
neggiato popolo, contro la crudeltà dei 
suoi sovrani, riproducendone le tante de- 
plorabili prove il p.Theiner. looltreaK-io* 
VIA meglio narrai, che in quel tempo n'e- 
ra metropolita Michele Rahosa,cbenon 
volendo ubbidire a'patriarcht di Russia e 
di Grecia, Giobbe e Geremia, ne aoflbnre 
di più le loro vessazioni orgogliose e ti- 
ranniche, co' vescovi di sua metropoli for* 
mal mente ^ì sottoposero air ubbidienza 
della s. Sede nel 1593, e Clemente Vili 
ebbe la consolazione di riunire alla ehie* 
sa cattolica la greca rutena, sotto le me- 
desime condizioni dello stabilito nel con< 
cilio di Firenze ; lasciando loro il Papa 
tutti i riti e ceremonie non opposti ai 
dommi cattolici, e confermò tutti i privi- 
legi de' medesimi ruteni. Sono commof 
venti ed edificanti tutti gli atti che ripro* 
dusse il p. Theiner, tratti da quelli com- 
pilati dal cardinal Baronio d' ordine di 
Clemente Vili, De Ruihenis etc., pubbli- 
cati in Roma nel i Sqj, Clemente Vili e< 
terno questo felice avvéniménto colla bol- 
la Magnus Dominus et laudahilis^ presso 
il Bull. Rom. t. 5, par. 3, p. 87,€lìe ral- 
legrò la Chiesa universale. Quindi aoop* 
piarono le piU crudeli persecuzioni del 
clero russo contro il ruteno greco-unito. 
Pedoi* I fu l'ultimo della dinastia di Ru- 
vikf e non sen;^ sospetto di veleno mo- 
ri nel 1598. 

Boris Godunow che avea regnato sot* 
to il debole cognato, erasi procurato tut« 
ti i mezzi per salire dopo di lui sul tro- 
no, liberandosi de' boiardi die gli da- 
vano ombra, tolto di mezzo Dmìtri, fra- 
tello di Fedor I, e avvelenato questo an- 
cora, si fece pregare per accettare la co* 
rona. RalTermato nel potere l'usurpatore, 
non regnò senza energia né senza saviez* 
za; ma vide i suoi stati percossi dalla pe- 
ste e dalla fame, e per colmo di sventura 
certo Gregorio Oti*epieff di GaUtcb già 



RUS 

Rionaco^profittando della soioiglianza che 
avea con l'ucciso Dmitriy volle salire al 
Irono sostenuto dal voivoda di Sandomir» 
Boris marciò contilo di lui^ma passatele 
sue truppe nel caoopodel supposto Dmi- 
lri,neli6o5 si avvelenò. Il figlio di que* 
sti Fedor II Godunow lottò poco tempo 
coirimpostore, in favore del quahe il po- 
polo erasi altamente dichiarato. Fiero il 
sedicente Dmitri de' lieti successi, entrò 
Irionfiinte in Mosca, e fu acclamato czar 
di Russia. Si fece dar nelle mani Fedor II, 
e l'immolò tosto alla sua ambizione, lio 
vedova d'Ivan lY pure restò ingannata, 
e lo riconobbe per figlio* Comunque sia 
di lui, se avessegovernato con prudenza, 
avrebbe conservato lo scettro, e forse l'a- 
vrebbe tramandato a' suoi discendenti ) 
ma essendo più inclinato agli uside'suoi 
polacchi,che a quelli de'russi,mostrò poco 
rispetto pel rito greooe pel patriarca} que* 
sto disprezzo fece insorgere il popolo, si 
formò un partito contro di lui, e si deli- 
berò d'innalzareal trono Basilio Y Suzkio 
Chuskoi, discendente dagli antichi sovra- 
ni per parte di donna, e provocatosi un 
tumulto, il finto Dmiti*i fu trucidato nel 
1 606, e Basilio Y acclamato czar, depo- 
se il patriai*ca ed elesse altro per fiirsi co* 
ronare, prevenendo i grandi dell'impero, 
i quali aveauo divisato di convocare una 
elesione per conservarsi il diritto di dare 
la corona all'estinguersi della dinastia re- 
gnante, laonde il malcontento fu genera- 
le^ Insorse un altro che si disse l' ucciso 
é formò de'partigiani, sostenuto dai po- 
lacchi e dalla moglie dell'assassinato^ che 
lo sposò. BasilioY ebbe aiuto dagli svede* 
si, poi cadde in potere de'polacchi,che do- 
po l'assedio di Mosca nel 1 6 1 o l'obbliga- 
rono ad abdicare, mentre i tartari uccise- 
ro l'altro creduto Dmitri. Altri pure ne 
prasero il nome, forse uno di questi odet 
precedenti fu quello di cui parla Bzovio 
nella vita di Paolo Y, dicendo che il p. 
Andrea Lavicio gesuita l'avea convertito 
al cattolicisma Allora la reggenza di Mo- 
sca fu offerta a Wladislao di Polonia, fi* 



BUS d99 

gliodelreSigtsaiondoin,eqnella di Nov« 
goi*od a Girlo Filippo figlio del re di Sve- 
zia, ciò che aumentò in Russia le turbo- 
lenze, e cadde nell' anarchia e nel disor- 
dine, finché il principe Poyarski, secon- 
dato da un monaco, riuscì nel 1 6 1 3 a fap 
acclamareMiclieleFederowitzRomanow, 
della razza di Rurik. Era figlio del metro- 
polita di Rostow Fedor, il quale Boris a- 
vea costretto a farsi monaco^ e la moglia 
a i*endei*si religiosa, e che godeva mol- 
ta considerazione in Russia. Michele fa 
consagrato a Mosca, e prima sua cura fu 
di riconciliare la Russia con la Polonia 
e la Svezia; ma eoo questa ricominciò U 
guerra per ri tenere l'occupato nell'inter- 
regno, finché colla mediazione di alcune 
potenze si pacificarono lo czar e Gustavo 
1 1 Adolfo nel 1 6 1 6. Però Michele gli do- 
vè cedere l'Ingria, la Carelia, altri paesi, 
e rinunziare alla Livonia. Non potè ri- 
prendere Smolensko dai polacchi, i quali 
anzi,iuvaseleprovincie, provocarono i co- 
sacchi del Don a entrare nella RussiaBiao- 
ca, che posero a ferro e fuoco, poco man? 
oando a Sigismondo IH di prendere Mo- 
sca) indisi fece la pace. Fedoi* padre dello 
czar fii innalzato a patriarca e capo del- 
la chiesa russa. A lui si attribuiscono le 
saggia provvidenze che fece suo figlio per 
rialzar la Russia, oppressa fino allora da 
tante sciagure. Michele chiamò nel suo 
esei*cito uffiziali stranieri, sebbene amasse 
la pace, ed avrebbe resa fiorante laRus« 
sìa se avesse i*egnato più a luogo. Sotto il 
regno di questo czar il metropolita rute- 
no cattolico Giuseppe VeiaminRudski fu 
tutto zelo per l'unioQe, e colle sue inde- 
fesse fatiche giunse a tanto, che quasi tut« 
ti i ruteni non per anco uniti l'acoettarQ* 
no, e solamente pochi rimasero nello sci- 
sma: Urbano YIII chiamò sìgrand'uo* 
mo, l'Atanasio della Russia^ e VAdanlc 
deli unione, £bbe peiò a sostenera incra- 
dibili ingiurie dagli scisma tici,che più vol- 
te gli teseit) insidie alia vita; e non po- 
tendo di piò, sfogarono la loro sanguino- 
sa sete nel pio suo amicoi l'innoceote h, 



3oo RUS 

Giosafatte (ne parlai anche nel voi. I V^ 
p. 1 8 1 ) KuDciecewicz martire, principe e 
iH*ci?escovo di Polosko : trafissero l'uomo 
santissimo a colpi di spiedi e di pugnali 
nel proprio letto, ove dopo più ore di cru- 
deli spasimi gli troncarono pure il capo 
con un'accetta, trascinandone il cadavere 
pei* le strade i popi ed altri crudeli, get« 
tandolo poi nel Nieper. La santa spoglia 
lisplendette nelle onde miracolosamente, 
e con solenne pompa fu portata alla cat- 
tedrale, facendosi glorioso il suo sepolcro 
per molti prodigi. Lo czar Michele morì 
nel 1 645,dopo aver stabilito sul trono rus* 
so la dinastia de'Romanovir. Gli successe 
Alessio Miohelovitz suo figlio,che die ptx>« 
ve di vigore e capacità. Fece la guerra ai 
)M)lacchi, ricuperò le piazze e provincie lo- 
1*0 cedute, poi la rivoUe contro la Svezia. 
In seguito da principe illuminato si de- 
dicò alla prosperità de'suoi stati; fece tra- 
durre in russo un compendio di varie 
fccienze; raccolse e fece stampare le leggi 
deirimpero; introdusse molte manifattu- 
re, aggiunse due borghi a Mosca, fece di8> 
8odai*e parecchi vasti deserti; formò il di- 
segno d'mtrodurre flotte sul mar Nero e 
sul Caspio, e mandò in Olanda per co- 
si-ruttori di vascelli. Fu il i.° czar che si 
pose in non interrotta corrispondenza col- 
le principali potenze d'Europa : tenne cor- 
te magnifica, e armata numerosa che op- 
pose alla formidabile ribellione de'cosac- 
chi. del Don. Chiamandolo il gran sulta- 
no ospodaro cristiano, mentr'egli s'inti- 
Colava re di tutto l'uni vei*so, lo czar irri- 
talo gli rispose acremente. Intanto volen- 
do indurre i principi cristiani a far lega 
control lurchi, nel 1678 spedi in Roma a 
ClemeoteX, Paolo Nauesio cavaliere scoz- 
zese naturalizzato russo, che dicesi ricusò 
di baciare il piede al Papa. Gli doman- 
dò in nome d'Alessio, di riconoscerlo co-- 
me czar, e di soccorso contro gli ottoma-> 
ni. Ma l'ambasciatore altro non ottenne, 
ohe uno splendido trattamento nel suo sog- 
giorno, e copiosi doni, non senza qualche 
pi*omessa. Dipoi Alessio-per la diversio^ 



RUS 

ne che operò in Turchia, contribuì a'no- 
tabili vantaggi rìportati dal re di Polonia 
Giovanni HI, invece del quale avea pro- 
posto suo figlio a quel tròno, offrendo di 
riunire la Russia, ma non furono (\eoolte 
le sue proposizioni , che anzi i polacchi 
s'impadronirono dell'Ukrania. Terminò 
di vivere nel 1676, e Fedor III Alessio- 
witz suo primogenito che gli successe, di 
belle qualità, per la sua debole salute non 
potè svilupparle. Nondimeno segnalò il 
suo regno per diversi tratti, che gli pro- 
cacciarono Id pubblica riconoscenza, e mo- 
ri nel 1 683 senza prole. Gli successe il fra- 
tello Ivan V,egualmente per sanità debo- 
le e non atto a regnare, per cuiì grandi 
si adunarono, lo esclusero dal tronoevi 
elevarono il fratello minore Pietro I il 
Grande dì IO anni, ma che già annunzia- 
va il carattere di cui il suo luogo e mcf 
morando regno porta l'impronta; Nata- 
lia 3.^ mogliedelloczarfu incaricata della 
reggenza. Ma la principessa Sofia sorella 
de'czari,che sperava di regnare sotto il no- 
me d'Ivan V, offesa del disprezzo di cui 
questo suo fratello era divenuto oggettOi 
suscitò tra la guardia degli strelitzi una 
rivolta, con la quale gli riuscì di far eleg- 
gere Ivan V e Pietra I czari congiunta- 
mente, divenendo essa nel 1686 correg- 
gente, ed esercitò il potere con vigore. Nel 
1689 Pi^ti^ I divenuto adulto scosse il 
giogo della sorella, disperse e trucidò t 
suoi partigiani) e la pose in un monastero, 
ove morì nel 1704* Ad Ivan V restò il 
solo titolo di czar, tranquillo per l'afi&tto 
die portava al fratello e perla ^a inca* 
pacità, e finalmente morì nel 1696. Re- 
stato solo 'Pietro I nell'impero, cominciò 
la serie di quelle magnanime azioni, che 
già in gran parte celebrai di sopra, eche 
portò la Russia a grande possanza. Egli 
fu il creatore della civiltà russa, l'autore 
degli avvenimenti eclatanti del suo regno, 
fra i quali l' abolizione delia dignità pa-^ 
triarcale di Mosca, e la dichiarazione di 
se stesso in capo e autocrate della chiesa 
rus^a : da quella città irasportò la sede 



RUS 

deirioipero a Plelrobiirgo (^.) da luie- 
dificata. Dice il p. Theiner,che niuo re- 
gnante della Russia desiderò con volon- 
tà più sincera e ferma, né con più forte 
persuasione e pei*severanza la riunione 
della chiesa russa colla romana , quanto 
Pietro I. All'acume della sua vasta mente 
non potevano sfuggire i vantaggi, che ne 
sarebbero derivati alla coltura religiosa, 
scientifica e civile della Russia. Fin da 
quando saP] al trono lasciò scorgere que* 
sto suo pensiere prediletto, e non ommi- 
se industria per mandarlo ad effetto. £- 
glìavea una predilezione pel cattolicismo^ 
e la manifestò qualunque volta glie se ne 
pi*esentò Toccasione. L'ignoranza e lo spi- 
rito di setta che aveano penetrato e in- 
fitta la chiesa russa sino al midollo , gli 
destavano orrore. Ne'suoi proponimenti, 
Pietrol fu confortato dall'imperatoreGiu* 
seppe I, ed a sua richiesta concesse libe- 
ro esercizio di religione a' cattolici latini, 
e licenza di poter costruire in Mosca leg- 
giadra e ampia chiesa di pietra, che sino 
allora non era stato loro consentitoche un 
piccolo oratorio di legno. Per richiama- 
re i monaci russi dalla mollezza alle vir- 
tù religiose, e propagar le scienze nel cle- 
ro e nel popolo, fece venire ne'suoi stali 
ì cappuccini ed i gesuiti, e die loro libertà 
e agio d'intendere alfesercizio di loro vo- 
cazione. Ambedue questi benemeriti or- 
dini regolari ottennero di poter erigere in 
Mosca case di missioni, dalle quali prov- 
vedere agli spirituali bisogni de'cattolici 
di tutto il regno. I gesuiti si acquistarono 
colle loro virtù e sapere la grazia e l'a- 
more dello czar, cui volle affidati all'edu- 
cazione delle lettere e ai buoni costumi t 
giovanetti delle più nobili famiglie de'suoi 
stati. Quando il patriarca Adriano neU 
l'adunanza de' vescovi convocata apposta 
in Mosca per far argine alla dilatazione 
del cattolicismo, ardi in presenza ezian- 
dio de'boiari e principi, di rampognarlo 
di tanta tenerezza pe' gesuiti , perché in 
breve tempo que'giovani sarebbero dive- 
nuti cattolici, Pieti'O I ne rintuzzò l'aii- 



RUS 3oi 

dacia, confuse e fece in pubblico arrossi «. 
re. Gli disse, che la gelosia di si ottimi 
religiosi metteva il fiele nel suo cuore e 
labbra» poichèvoi altri bufali non v'in- 
tendete aftaiìo per nulla di ammaestra- 
re la gioventù : abbraccino pure col ìem^ 
pò i miei nobili e giovani paggi la reli- 
gione cattolica; ben per essi, io me ne al- 
legrerò di tutto cuore ". Inoltre Pietro I 
in generale fiivori di molto le missioni cat- 
toliche, e permise a'missionari che anda- 
vano nella Cina e altri lontani paesi, il 
libero passaggio pe'suoi stati; fece accom- 
pagnare il Tburnon, poi cardinale, neHa 
Cina, e presentare dal suo ambasciatore 
in Pekino all'imperatore, e lo tenne nella 
protezione russa, giovandosi di quel pre- 
Iato ne'suoi interessi col celeste impero. 
Stimolato dagl'imperatori Leopoldo le 
Giuseppe 1, lo czar si pose in diretta re- 
lazione colla 8. Sède, e caldeggiò la riu- 
nione del suo reame colla chiesa cattoli- 
ca. Nel 1698 trovandosi in Venezia (forse 
meglio in Vienna ove fu accolto magnifi- 
camente)volea recarsi aRoma per trattar* 
la col Papa e visitar la tomba di s. Pietre, 
ma per la nuova sollevazione degli stre- 
litzi fu obbligato senza indugio a torna- 
re in Mosca. Non pertanto egli continuò 
a proteggere la religione ca ttolica, anche 
in mezzo a'torbidi e disastrose cure che 
Io gravarono; in suo nome nel 1706 fé* 
ce scrivere una lettera a Clemente XI, dal 
princii^Alessandro Menzikow suo i .^ mi- 
nistro favorito e duce dell'esercito, in cai 
diede le più belle promesse in favore par- 
ticolarmente del p. EliaBroggio gesuita 
procuratore delle missioni di Moscovia : 
nella lettera è rioMirchevole questa inti- 
tolazione : Ss» Domino D, Clementi XI 
divina provideniia Pontifici Romano^ PO' 
tri ac pastori Romanae ecclesiae univer» 
sali. 11 Papa rispose poi con pontificio 
breve, riportato nella sua raccolta , con 
parole di sommo gradimento pel pubbli* 
co e libero esercizio del cattolicismo che 
avea inteso permesso nella monarchia 
russa, in uno ^ fittidazioni io Mosca del 



3oi KUS 

convento de'cappUccioi,e della casa e col- 
legio con scuole de'gesuiti per educar la 
gioventù) pregando Pietro 1 a continua- 
t*e la sua protezione verso i cattolici; ed 
a tale effetto scrisse pure al redi Polonia^ 
perchè li raccomandasse allo ctar. Que- 
sti nel 1707 mandò in Roma splendida 
ambasceria col principe BorisioKurakin 
e parecchi illustri personaggi, tra i quali 
il prode generale Sczeremetef carissimo 
allo c£ar, che abbracciarono la fede catto- 
lica, e tornali in Mosca furono lodati dal- 
Timperatore. Clemente XI che avea trat- 
tatonobilmenteecon amorevolezza Taro* 
basoeria, a tutti donbdivozionaIi,coldet* 
lo breve de' 1 8 ottobre 1 707. Indi il Pa- 
pa nel 1 7 la impegnò l'imperatore Carlo 
VI a interporre i suoi uffizi colla sua pa- 
rente duchessa di Brunswick moglie del 
primogenito dello czar,per indurre il con- 
sorte all'abiura degli errori de'gi*eci cal- 
la riunione alla vera chiesa; eguali vivis- 
sime premure dicendo all'imperatrice E- 
lisabetta e al duca di Brunswick. Aven- 
do nel 1 7 1 7ClementeX1 saputo dal prin- 
cipe Kurakin che lo czar tutto avea ese- 
guito di quanto l'avea ringraziato, rinno« 
vò a Pietro I distinte azioni di grazie, pre- 
gandoloa voler ogni cosa convalidare con 
suodiploma che da mollo tempo brama- 
va. Lo czar finché visse sempre vagheggiò 
il proponimento di ritornar coli' impero 
all'unità cattolica, lieto ripetendo a'suoi 
amici che in ciò lo confortavano, nutri- 
re certa speranza di vederne tra non moN 
lo giunto il felice e sospirato momento. 
Che in realtà promovesse questo proget- 
to, lo provano ancora i colloqui che Pie* 
tro I ebbe nel 1717 in Parigi co'teologi 
della Sorbona, e le trattative di questi coi 
prelati russi. A tale' effetto lasciò vacan- 
te la sede patriarcale di Mosca, eleggen- 
done vicario il «suo caro e dotto Stefano 
Jaworski metropolita di Rezan,che8i re- 
se benemerito dell' incivilimento inisso, 
combattè con forza il luteranismo e cal- 
vinismo che serpeggiava nell'impero, e si 
mostrò parzialissimo della romana chte- 



RDS 

sa'.rarcivesoovodiTverLopatinski^egual* 
mente sapiente, fu animalo dagli stessi 
sentimenti di veder cessato lo scisma rus- 
so, per cui fu segno delle persecuzioni del 
clero. Pietro I in pìii incontri apertamen- 
te disse a'suoi prelati, eh' egli non rico* 
nosceva altro vero e legittimo patriarca, 
che quello d'occidente, il Papa successo- 
re di s. Pietro. Soltanto dopo i suoi viag- 
gi in Germania e Olanda, imbevutosi dei 
principii protestanti, esternò opinioni al* 
quanto avverse alla chiesa cattolica, e lo 
mostrò con soppri mera il patriarcato, i- 
stituire il 8. Sinodo, e ad imitazione dei 
principi protestanti farsi capo della chie- 
sa nazionalei non però divenne persecu- 
tore de'cattolici, come pretesero diversi 
scrittori , riportandone le ragioni il p. 
Theiner, e spiegando perchè introdusse 
derisorie mascherate a scherno del pa- 
triarcato russo, dopo aver abolito il ve- 
stire all'orientale e sostituito il francese, 
in che prontamente si adattarono le don- 
ne. Fu tenacissimo lo czar di sostenere 
l'introdotto costume, inclusivamente alla 
rasura della barba, dall'abborrito taglio 
della quale appena eccettuò monaci e pre- 
ti. Pietro 1 in principio delsuo regno sop* 
presse l'uso, che neh. ^giorno deiranno 
lo czar e il patriarca si abbracciassero e 
baciassero pubblicamente, come di tener* 
gli la staffa nella domenica delle Palme, 
in cui per memoria del solenne ingresso 
del Salvatore in Gerusalemme, il patriar- 
ca entrava sopra un asinelio nella catte- 
drale, secondo l'antico uso della chiesa o- 
rientale. Per l'eccesso commesso sul su- 
periore de'monaci di Polosko, essendosi 
alterato in un banchetto dal bere liquori 
e vino, e provocato da una sua risposta, 
pianse e ripianse il misfatto, anche co'ge- 
suiti di quel collegio e col nunzio di Po* 
Ionia Spada, promettendo in penitenza e* 
rigere pili chiese pe*cattoIici, case e con- 
venti ai gesuiti e cappuccini. In Polosko 
pranzò dai gesuiti, volle le immagini dei 
ss. Ignazio e Francesco Sa verio, altamen- 
te encomiò sì meraviglioso istituto > che 



RUS 

disse amare e stimare teneramente, pei* 
cbè informa la gioventù alle scienze , ai 
buoni costumi, e propaga la s. fede ro- 
mana in tutto il mondo. A mensa volle 
a destra il rettore del collegio, e preso il 
tuo berretto con riverenza se lo pose sul 
capo, e fece brindisi e lodi all'alto meri- 
to di Clemente XI ( come con Gregorio 
XVI in Roipa praticò il magnanimo Mi- 
colo I ), dicendo ardere di desiderio per 
presentargli in Roma V omaggio di sua 
venerazione. Prima di partire da Polosko 
ringraziò il p. rettore de'gesui ti, che quo- 
tidianamente avea visitato , e lo pregò 
mandar ogni anno 4 missinnari a Mosca, 
assicurandolo del suo vivo piacere, o%*ei 
tuoi popoli venissero alla lucè della ve- 
rande. Se poi Pietro I espulse dai suoi 
stati i gesuiti e cappuccini, fu pel sospet- 
to die favorissero gl'interessi della corte 
imperiale di Vienna, che li proteggeva e 
sostentava, per le gravi diflferenze insorte 
con essa. Finalmente si scrìsse ancora, sul- 
la contrarietà de'matrimoni misti, in cui 
lo czar volle la prole educata nella religio- 
ne greco> russa, ma egli ebbe piuttosto in 
mira i luterani, i calvinisti e altri settari 
della chiesa russa, che i cattolici : de'mo- 
struosi progressi che avea fatta T eresìa 
tra i russi, superiormente ne parlai. Pie* 
tro 1 vero fondatore e padre della monar- 
chia russa, del suo incivilimento, splen- 
dore e possanza, portò la riforma in tut- 
to, incominciando dalla milizia,dalla ma- 
rineria e dal commercio. Si misurò coi 
turdii, perdette e poi li vìnse. Dopo aver 
lasciati pieni di taTore i suoi nemici in- 
siemi, intraprese viaggi in incognito per 
istruirsi in tutto, studiando le arti e Tin- 
dustrìa delle nazioni. In Olanda lavorò 
co' costruttori delle navi ; in Inghilterra 
ricevè lezioni di chirurgia, di matemati- 
ca, di navigazione. Colla sua inflessibilità 
e tremendi castighi, distrutti gli strelìtzi, 
domati i grandi, compresse le ribellioni, 
energicamente e con mano reri*6a rasso- 
dò il potette sovrano sopra inconcusse ba- 
si; aiditaoMnle imprendendo cdeseguen* 



RUS 



3o3 



do la riforma de'oostumi nazionali ereli* 
giosi. Il commercio, le arti, gli studi furo- 
no oggetto di sue instancabili cure; egli 
chiamò da Italia e dal resto d'Europa le 
genti abili, e vogliose di mutar paese pei' 
fare fortune, né trascorò alcun ramo d'in- 
terna prosperità. Alleato di Poibnui,s'in[H 
pegno nella guerra di Svezia (f^.)ool fo- 
coso eroe di Carlo XI I : dapprima per l'ec- 
cellenza delia tattica svedese, le prodi e no- 
velle milizie dello czar forono vinte; ma la 
prudente attività russa, rese presto qua- 
si par» la lotta , verificandosi il detto di 
Pietro I: GUsvedesic* impareranno a vin^ 
cerU, Coi modi i più generosi e seducen- 
ti animò le sue truppe, e col suo esempio 
di rigorosa militar disciplina insegnò loro 
a vincere con moderazione. Carlo XII nei 
1 709 volendo prender Mosca, soggiacque 
alla sorte che prova runo più taixli i fi*an- 
cesi nel 181 2; il 27 giugno nella femosti 
battaglia di Pultava fu decìsala sorte dei 
due imperi, rovinò Carlo XII per sem- 
pre, e diede ai russi la prevalenza nel set- 
tentrione : Pietro 1 vi fece prodigi di va- 
lore e di scienza militare. Indi estese i suoi 
possedimenti sul Battioo, eie primarie po- 
tenze, come r Inghilterra, lo trattarono 
col iììoìoà* Imperatore, L'irreconciliabile 
Carlo XII mosse i turchi ad assalirlo, e 
fu ridotto sul Pruth alle piò dure estre- 
mità : Caterina I sua moglie lo salvò da 
certa rovina,e concluse eroicamente la pa- 
ce, con cedere Azof e altri forti sul mar 
Infero. Allora Pietro I si volse al i*esto del 
settentrione e fecesplendida prova de'suoi 
talenti politici , alleandosi con Prussia, 
Polonia, Danimarca eInghilterra. Ritol- 
se le conquiste di Svezia fatte da Gusta- 
vo li, e si cuopri di gloria nelle battaglie 
terrestri e navali, come divenuto domi- 
natore del mare del Nord. Tornato alla 
quiete, riassunse l'offizio di legislatore dei 
suoi popoli e di rigeneratore dell'ammini- 
strazione inissa. Per accusa di sospetta co- 
spirazione, sagrificò Alessio suo primoge- 
nito che acremente censurava le sue ri- 
forme^ nato dalla ripudiala Endossia che 



3o4 R U S 

• fece flagellare, olti*e la carnificina dc'com* 
plici : condannato Alessio a morte, la sen- 
tenza e la grazia che gli furono recate qua- 
si nell'istesso tempo, gli cagionarono tal 

' iriolenta CDmmozione, che peri nel di se* 
guente. Alessio nel suo viaggio a Napoli 
era stato in Roma, e Clemente XI lo avea 
fatto corteggiare da due suoi nipoti, ben- 
ché incedesse in incognito. A queste lu- 
gubri scene domestithe si aggiunse i'infe* 
deità di Caterina ! col ciambellano Moens 
de la Croix, cui fu mozzato il capo; men- 
treassicurava alla Russia il possesso del- 
la Li vonia, Estonia, Ingria, edi parte del- 
la Finlandia e della Carelia. In quel tem- 
po il senato e il clero conferirono a Pie* 
tro I il titolo à*lmperatort di ttUte leRiiS" 
sie anche pei discendenti , di Padre del* 
Ja Patria f di Grande, V erezione della 
Russia in impero porla la data de'32 ot- 
tobre 1 72 1. L'ultima sua impresa guer- 
riera fu all'occidente dell' A>ia,e nel 1 722 
condusse i russi in Persia, alla quale a- 
Tea già tolto il Daghestan, il Soirvan, e al- 
tro territorio dalla parte asiatica. Impie- 
gò il restante di sua vita nelle riforme, e 
oeirestenderelebasidel colossale suo im- 
pero : Ibrse niun sovrano promulgò tan- 
te leggi, regolamenti e decréti. A Pietro 
I pur deve la Russia canali, porti e le cit- 
tà di 01eneti,TawroT<, Petrowsk, Cron- 
stadt, ed Ekaterinburgo , oltre una serie 
molteplice di fortezze. Morì a'28 gennaio 

• 1725, e neiristesso giorno per sua dispo- 
sizione fu riconosciuta imperatrice Cate- 
rina I,oolla taccia di a vere d'accordo con 
JMenzikow accelerato il suo fine, ed i qua- 
li lo avevano dominato. Senza di lui for- 
se la Russia sarebbe ancor barbara. La- 
sciò le finanze in buono stato, senza avere 
caricato d'imposte i sudditi, ed a fronte 
di tanti enormi dispendi. Protesse e diffu- 
se le arti e le scienze. Fu lodato coja elo- 
gio da Voltaire. Si può vedere : Histoire 
de l'empire de Russie SQUS Pierre I le 
Grazia/, Basilée 1759. 

Catei'ina I che da contadina soUevossi 
al gt^ado d'imperatrice e autoci'atrice di 



RUS 

tutte le Russie, era stata per la sua bel- 
lezza ceduta da Menzikow al czar,il qnale 
n'ebbeAcfna e ElisabettaPetrowua: Men* 
zikow esercitò sotto il suo nome tutta l'au- 
torità. I cosacchi furono i*epressij e fab- 
bricate tra loro fortezze per contenerli, col 
pretesto di reprimere le incursioni dei 
tartari. Il re di Danimarca mostrando ri* 
sentimento per essere stata sposala Anna 
col ducaCarlo Federico di Schleswig-HuI- 
Stein -Gottorp, la Russia lo intimorì con 
la grandezza de'suoi preparativi militari, 
che dierono inquietudine pei*sino all'In- 
ghilterra. Caterina I poco dopo la sua e« 
saltazipne cadde in istato di languore, e 
morì d anni 38 nel i jOkjjyeiìa^ìMémoire 
dtt regne de Catherine I inipérutrice de 
toute la Russie^ Haye 1 728. In virtù del- 
la legge di Pietro I, che lasciava al so- 
vrano regnante il diritto di eleggersi il 
successore, destinò la corona a Pietro li 
di IO anni, e figlio dell'infelice Alessio na- 
to da Pietro 1, onde favorire il suo Mqa- 
zikow che aspirò a regnare pel fanciullu; 
di più dispose Caterina I,che morto Pie* 
tro li senza successore,chiamava al trono 
Anna Petrowna sua primogenita^ dopo 
la quale Elisabetta secondogenita. Pietro 
II regnò sotto la tutela di Menzikow; ma 
poco durò la prepotente sua baldanza,che 
l'imperatore lo mandò in Siberia, illumi- 
nato da'Dolgòroucki. Quest'ultimo ram- 
pollo maschio de'Romanow,morìdi va- 
inolo nel 1 780. A preferenza delle figlie di 
Pietro I e principalmente di Anna Pe- 
trowna, per intrigo de'-principi Dolgovou- 
cki e del gran cancelliere Ostermann,che 
avevano governato l'impero sotto Pieti'O 
II, innalzarono al trono Anna Ivaaowna 
figlia di Ivan y fratello maggiore di Pie- 
li'o I, e vedova duchessa di Curlandia. 
Con editto de'26 febbraio 1 780, Annal va- 
nowna, seguendo le orme dello zio e suc- 
cessori, guarentì a'seguaci delle diverse 
comunioni il libero esercizio della, loro 
religione, i loro privilegi, libertà e fran- 
chigie; ciò che confermò poi nel 1 7 3 5, eoa 
cpndizione di non indurre i russi a pas- 



RUS 

sa re alle loro credenze. Anna Ivanowna 
era perduta amaiUe di Ernesto Biren &• 
giio d'un contadino, di leggiadro aspetto, 
e ornato di alcune doti di spirito, che in« 
nalzò a duca di Curlandia e ne fu domi- 
nata. Il crudelissimo e altero favorito em- 
pi di stragi la Russia, esiliò i- Dolgorou- 
ckì in Siberìa,dove poterono incontrarsi 
oonMen2Ìkow;ed altri di tal j&miglia fe- 
ce decapitare e squartare: ne'supplizi pe« 
rirono più di 1 2,000 persone, e n'esiliò 
più di 20,000. Le replicate lagrime di 
Anna, non poterono raddolcire la fierez- 
za dì quel mostro; il quale per altro go« 
vernò con vigore la Russia e la fece rispet* 
tare all'estero; con l'energia del suo ca- 
rattere rinvigorì tutte le parti dell' am« 
minHitrazionedel vasto impero. Anna Iva- 
nowna collocò sul trono di Polonia Au- 
gusto III, per cui sostenne guerra contro 
Francia; ed i suoi eserciti comandali dal 
celebre Muuich, soccorsero l'imperatore 
Carlo VI contro i turchi , e fugarono ì 
tartari di Crimea. Sotto il suo regno ven- 
ne in Russia la i.' ambasceria cinese. Bi- 
ren conservò il potere, e morendo l'im- 
peratrice nel 1740 a'28 ottobre lo creò 
reggente dell'impero, nominando succes- 
sore Ivan VI suo pronipote in culla, per- 
ché nato a'20 del precedente agosto dalla 
nipote Anna e dal principe Antonio Ul- 
rico di Brunswick. Biren fu riconosciuto 
reggente,.si fece dare il giuramento dagli 
eserciti, e quello di fedeltà per Ivan VI. 
Avendo Biren allontanato que'chegli fa* 
cevano ombra, lasciò scorgere il disegno 
di ùlv passare il trono nella propria fa- 
miglia,sposandoa suo figlio la principes- 
sa Elisabetta Petrowna figlia di Pietro I, 
e la figlia sua al giovine duca di Schleswig- 
Holstein, nato da Anna Petrowna sorella 

• 

della precedente, che fu più tardi Pietra 
III. II potente maresciallo Mquich, mal- 
contento che Bii*en non dividesse con lui 
il potere, risolse di trasferirlo nella ma- 
dre d'Ivan VI duchessa di Brunswick. 
Pfella notte del 20 dicembre arrestato Bi- 
ren, colla famiglia fu mandato in Siberia. 

YOL. LIX. 



RDS 3o5 

Nell'anno seguente 1741 una nuova ri- 
voluzione collocò sul trono Elisabetta Pe- 
trowna, che fece imprigionare il bambi<* 
no Ivan VI e tutta la sua famiglia, confi» 
nando in Siberia Munich, che ivi rivide 
Biren! Furono i diversi favoriti diElisa<» 
betta che la portarono al potere, fi'a'quali 
il chirurgo francese Lestocq* Il suo regno 
fìi brillante e glorioso per iaRu88Ìa;essa 
fondò l'università di Mosca e l'accademia 
delle belle arti in PietroburgOje fece con- 
tinuare il lavoro del codice di suo padre 
Pietro I.Continuò la guerra contro glisve» 
desi, in virtù della quale pose sul trono 
di Svezia Adolfo Federico I duca d'HoU 
stein-Gottorp. Nella guerra della succes- 
sione d'Austria presele partidiMarìaTe- 
resa, e la sostenne eziandio nella guerra 
de'7anni,nellaqualegrandi vittorie ripor- 
tarono i russi. Mori a'25 dicembre 1 761 
venerata dai russi,e chiamata ìaClemeniej 
l'amoi^e fu la sua passione, avendo l'am- 
bizione di credersi la più bella tra le don- 
ne. Avendo chiamato in Russia il nipote 
Pietro III, figlio della sorella Anna Pe* 
trowoa e del duca diSchleswig-Holstein* 
Gottoi'p, dichiarandolo granduca di Rus- 
sia e successore; dopo avere ripudiato- la 
religione luterana e abbracciato la grecai 
per cui fu ribattezzato, montò pacifica- 
mente sul trono. La zia lo avea sposato 
a Caterina II di Stettino, figlia del prin- 
cipe d' A nhaltZerbst, la quale pure dovè 
abiurare il luteranismo, ribattezzarsi e a- 
dottare la religione greca. I due sposi si 
amarono in principio, ma il vaiuolocbe 
era sopravvenuto all'imperatore, l'aveva 
reso impotente al matrimonio, oltreché 
le abitudini indegne cui si abbandonò, in- 
dispetti ronoCaterina II a segno che conce- 
pi forte avversione per lui, accresciuta dal- 
l' idolatrare il marito. Federico II re di 
Prussia nemico diRussia,non che tutti i te- 
deschi, disprezzando gli usi e la religione 
gi'eca,ed abbandonandosi alla Woronzow* 
A tutto questos'aggiunsero le sregolatezze 
amorose di Caterina II, e da ultimo quan- 
do nel 1755 divenne madre di Paolo 1^ 

20 



3oG RUS 

la rottura fa definitiva; parve che si rap* 
pattumasseroal letto di morte diElisal)et« 
la loro zia, ma fu per pochi giorni. Di- 
venuto Pietro III imperatore, si mostrò 
umano, incapace al delitto, ma poco ac- 
corto e imprevidente: concesse alla nobiltà 
lì diritto di viaggiare fuori dell'impero, 
e di non militare che volontaria, ciò che 
destò entusiasmo in suo favore. Fece ces- 
sar la guerra co'prussiani, con grave dan« 
no dì Russia si staccò dall' Austria , e 
richiamò gli esiliati di Siberia, insieme 
a Municb e Biren che ancora erano ne- 
mici tra loro, oltre altri saggi provve- 
dimenti. Però le riforme che ordinò nel 
culto alla foggia luterana, la cui reli- 
gione volea sostituire alla russa, quelle 
del clero e dell'esercito, percossero alta- 
mente l'orgoglio nazionale. L'ambiziosa 
e destra Caterina II seppe giovarsi di tali 
disposizioni, e dal suo ritira di Peterhof!^ 
in mezzo alle dissolutezze, preparò una 
congiura per impadronirsi del trono; es- 
sendo consigliata da Orlo(f,cbe nell'amo- 
re era succeduto al ciambellano conte Sol • 
likoff e al polacco Poniatowski, nonché 
da Biren indispettito per aver Pietro III 
dato il suo ducato di Curlandia, con di- 
spiacere anche de'russì, a Giorgio d'Hol- 
steinGottorp suo zio,che a vea fa tto feld ma - 
rescia Ilo de'tedeschi al soldo russo. Inoltre 
Pietro ni, disconoscendo Paolo I figlio di 
Caterina li, fermò gli occhi su Ivan VI, 
che trovavasi chiuso nel castello di Schus- 
selburg, e vieppiù facendo trattare con 
rigore la moglie rilegata a PeterbolT, non 
occultò il disegno di sposare la contessa 
Woronzow. Intanto fu compita la trama 
fierissima ordita da Caterina II e dai mal- 
contenti, di cui inutilmente Federico II 
avvisò l'imperatore, che ne restò vilmen- 
te vittima, dandosi in manoa'suoinemi- 
d. Questi l'oltraggiarono, gli fecero sot- 
toscrivere vergognosa rinunzia, ecacciato 
in prigione vi fu assassinato da 8 congiu- 
rati col veleno e col capestro nel 1 762: il 
suo malconcio cadavere fu esposto in su- 
perbo catafalco nella cattedrale di PietiH>- 



RUS 

burgo, e tumulato senza pompa funebre 
nel monastero di s. Alessandro Newski, 
nelle tombe imperiali. Caterina II dai nu- 
merosissimi suoi partigiani, proclamata 
imperatrice a'9 luglio, cominciò a diri- 
gersi colla massima oculatezza per conso- 
lidarsi nel potere; lusingò la vanità della 
nazione, ostentò rispetto per la religione 
greca e pe'suoi ministri, e si fece corona- 
re con gran pompa a Mosca. In tese a in- 
coraggir l'industria e l'agricoltura, a mi- 
gliorare la marineria,fece utili regolamen- 
ti per la giustizia, e si propose d'ingran- 
dire un impero già vastissimo. A vendoMi- 
rowitck teutato di liberare Ivan VI nel 
1 762, questo sciagurato principe fu tru- 
cidato dalle sue guardie d'ordine della 
corte. Restituì il ducato di Curlao^ia a 
Biren, ma piò tardi lo tolse al figlio e riu- 
nì alla Russia. ì/lkò a farsi arbitra colla 
forza de'suoi vicini, e contribuì all'eleva- 
zione al trofio di Polonia dì Stanislao II 
Poniatowski,ch'era stato uno de'suoi pri- 
mi amanti. Riformò la legislazione, per 
cui fu chiamata Madre della patHat dot- 
ta Legislatrice. L'Europa credette di ve- 
dere nel Nord una nuova Semiramide, i 
piò de'sovrani la fecero complimentare, 
ma si accorsero ch'essa tendeva ad assog- 
gettarsi tutti i regni del settentrione, e 
cercarono d'attraversarne i disegni, riu- 
scendo d'indurre i turchi a romper guer- 
ra alla Russia. In questa limpero otto- 
mano ci perde di potenza e di riputazio* 
ne; i suoi eserciti furono battuti, molte 
sue Provincie invase, il vessillo russo com- 
parve vittorioso ne'mari di Grecia e sulle 
rive della Newa: la Russia formò il prò* 
getto di fare rivivere le repubbliche d'A- 
tene e di Spai ta, per opporle alla vecchia 
Porta. Nel 1772 ebbe luogo la i.* spar- 
tizione della Polonìa{V.)i con alcune prO" 
vincie della quale s'ingrandì l'impero. Ca- 
terina Ilcompìdi sottomettere In Crimea; 
padrona della Tauride volle vederla, ed 
il suo viaggio di 1000 leghe fu una lunga 
pompa trionfale. In questo fu visitata dal- 
l'imperatore Giuseppe lì e da Stanislao 



RUS 

II re di Polonia. A Cherson (roVò un ar- 
co eretto da Potemkin^coU'epigrafè: Que* 
sta h la via di Bisanziol La Porta fìi in» 
dotta a nuova guerra, corse pericolo d'es- 
ser cacciata d'Europa, ^ dovè cedere al« 
tri paesi. Nel 1 792 seguì l'altra divisione 
della Polonia(F.\à\ cui la Russia otten- 
ne la parte maggiore. Poco dopo la Cur- 
landia, la Samogizia, la Semigallia e Pil* 
ten vieppiù ingrandirono Io sterminato 
impero. Nel 1 794> per uno sforzo de'po- 
laccbi, fu maturata la totale rovina di Po- 
lonia^ e il completo soggiogamento del* 
Tinfelice paese. Quanto alla condotta di 
Caterina II circa alla religione greco*rus« 
sa,aI4>astanza ne dissi di sopra. Riguar* 
do alla chiesa rutena cattolica, ne trattai 
a KroviA, e nelle altre sedi vescovili di ta* 
le rito, ed anche a Polonia. In questo arti- 
colo notai altresì ciò che appartiene a'cat- 
lotici latini. Di questi esistenti nella Rus- 
sia, con qualchediflusione ragionai a Mo- 
Biiow, ed a Pio VI per le relazioni che 
ebbe con Caterina n,che mandò in Roma 
un suo ambasci a tore,ed alla quale il Papa 
inviò il nunzio mg.^^ Archetti^ oltre quan- 
to accennai quasi in principio di quest'ar- 
tìcolo: questo nunzio tra il corpo diplo* 
raatieo, come altro ve,ebbe sempre la pre* 
cedenza, e lo stesso ambasciatore dell'im- 
peratore germanico trovò ragionevole e 
plausibile tale preminenza, come avvertì 
Artaud nella Storia di Leone Xlly t. 3, 
p. 77. Sì può vedere anche Gesotti, che 
restarono nella Polonia e in Russia, ezian- 
dio dopo il breve Rex Paci/icuSjóì Cle* 
mente XIV: a questo Papa Timperatrice 
aveva richiesto un vescovo di rito latino 
cattolico, pei sudditi de'suoi stati del me* 
desimo rito. Quel Papa interessò Luigi 
XV re di Francia, e l'imperatrice d'Au* 
stria M.* Teresa, noncbèil re di Spagna 
Carlo. Ili, per indurre la corte di Pietro* 
burgo a maggior umanità e temperanza 
verso i cattolici polacchi, e non procede- 
re contro la fède de'giuratì trattali, dei 
quali e de'posteriori in favore de'catto* 
lid parlai a Polohia e Ruteiti. Fu Pio VI 



RUS 307 

che nelle relazioni diplomatico* ecclesia- 
stiche riconobbe in Caterina IMI titolo 
e la dignità d'imperatrice, mentre i pre* 
decessori eransi mostrati renitenti persi- 
no di chiamare czar i sovrani di Russia 
e czarine le sovrane: quali titoli il Papa 
gli dasse prima di questo riconoscimento, 
li riportai a Ruteni. Si dice che tale re- 
nitenza de' Papi derivò per non far torto 
all'imperatore d'occidente p di Germa- 
nia da loro creato, e che Pio Visi deter- 
minòal riconoscimento dopo esserne sta • 
to vivamente sollecitato da uno di essi, 
Timperatore Giuseppe 11. Appena Cate- 
rina li incominciò la guerra contro la Per* 
sia, un colpo apopletico la balzò nel se- 
polcro a'9 novembre 1 796, di 6'j anni. 
Essa venne diversamente giudicata dai 
vari storici j gli uni vantarono con esage- 
razione le sue grandi qualità, altri esage- 
rarono del pari ì difetti ed i suoi torti. 
E' di fatto, ch'essa mostrò talvolta tutte 
le debolezze di una donna, e sovente la 
fermezza e il carattere d'un gran princi- 
pe. Le sue grandi passioni furono l'amo- 
re e la gloria, e le soddisfece entrambe a 
qualsiasi costo. Eppure volle,ovunquean* 
dasse, sempre a fianco il suo confessore, 
e mostrarsi scrupolosa nell'adempimento 
de'doveri della fede greca, che a un tem- 
po derideva. Protesse anche le lettere e 
le scienze, e l^Europa letteraria la collocò 
nel numero de'piò celebri monarchi col- 
ti. Essa fu anche autrice, e le sue opere 
sono : Confittazione del vinggio di Sibe- 
ria di la Chappe, Il Czarewitz Cloro, 
novella morale. Istruzioni per la coni" 
missione incaricata delprogetto d'un nuo* 
vo Codice, Lettere a Zimmermann. Ella 
era filosofessa sul taglio de'bei spiriti fi*an - 
cesi del suo secolo. S'inchinava profon- 
damente a'nomi di Voltaire, di Diderot 
e d'Alembert; li venerava quali padri e 
maestri del genere umano, recandosi ad 
onorata ventura l'aver corrispondenza 
letteraria con essi. Paolo I figlio di Pietro 
III e di Caterina II montò sul trono,dopo 
essere stato quasi disconosciuto dai suoi 



3o8 RUS 

r 

genitori, e inDoceDlefitlima della loro di- 
sunìone; nondimeno venne educato con 
diligenza, e sposato nel 1 776 a Maria Fé- 
derowna princi|>essa diWurtemberg,che 
poi fu chiamata la Buona Imperatrice^ 
cioè dopo la morte della 1 .' moglie, fi« 
glia del langravio d'Assia Darmstadt. Sua 
madre volle mostrare all'Europa gli ere- 
di del suo trono nel massimo splendore, e 
sotto i nomi di granduchio conti del Nord 
nel 1 78 1 li mandò a viaggiare con nume* 
roso cor teggio. Visitarono successi vamen • 
te la Polonia, l'Austria, l'Olanda, la Fran« 
eia, l'Italia, dovunque ricevendo da so- 
vrani e popoli attestati di ossequio. In Ro- 
ma li accolse cogli alti riguardi dovuti al 
loro eccelso grado, il Papa Pio VI che già 
era in relazione per gli affari religiosi con 
l'imperatrice; ed alcuni da ultimo ancora 
ricordavano le grazie e la bellezza della 
contessa del Nord, e lo spirito cavallere- 
sco del conte del Nord. Questo principe 
era in Roma quando Pio VI nel 1782 
partì per Vienna, ed a'a7 febbraio al mon- 
tar del Papa in carrozza sulla piazza di 
8. Pietro, per squisita gentilezza di ma- 
liiere improvvisamente si trovò a dargli 
il braccio, e augurargli prospero viaggio. 
Il Papa che lo ammirava per le sue pre- 
gevoli qualità e dolci modi, ne restò com- 
mosso, anche pel grazioso complimen- 
to che il principe gli fece nel pregarlo 
ad accettare la pelliccia d' un grandis* 
Simo valore, che per un corriere avea ri- 
cevuto dall'augusta madre, e da lei stes- 
sa cucita, e che poteva servirgli di pre- 
servazione recandosi in Germania nel- 
l'ancora rigida stagione, onde diminuir- 
ne l'asprezza. Con gran piacere Pio VI 
raccettò,e nobilmente espresse il suo gra- 
to animo per Caterina li, e i votiche for- 
mava per la di lui prosperità e per quella 
della virtuosaprincipessa consorte,la qua- 
lecon eleganti modi nel presentare la pel- 
liccia che avea essa stessa portata, espres- 
se il desiderio dell'imperatrice suocera di 
porla colle proprie mani indosso al Pa- 
pa^ sicGome graziosamente eseguì, aiutata 



RUS 

dall'eccelso consorte. Leone XIT,che qua- 
le cameriere segreto vi si trovò presente, 
in uno a tutta la corte, al corpo diploma- 
tico, ed a folto popolo, soleva narr» re que- 
sta toilette di pqrtenza di Pio VI, cele- 
brando un omaggio che resterà sempre 
caro ai cattolici. Tornato il prìncipe in 
Russia, con lettera dell'imperatrice e sua 
dimostrò a Pio VI quanta venerazione 
gli avea ispirato, mostrandosi riconoscen- 
te alle ricevute distinzioni. La madre seb- 
bene gli dimostrasse tenerezza,non aman- 
do che prendesse parteal governo, glia- 
vea assegnato per dimora il castello di 
Gatschina, circa 5 leghe da Pietroburgo. 
Paolo I vi sì mostrò prudentissimo e som- 
mamente moderato, in mezzo alle sugge- 
stioni degli ambiziosi, amato assai dal po- 
polo e dai soldati. Moriente Caterina II, 
sagacemente usci dalla solitudine Paolo 
I,ed ascese il trono nel novembire 1 796, 
accompagnato dall'amore de' popoli e da 
sublimi virtù. Prima sua cura fu l'ono- 
rare la memoria dell'infelice padre Pietro 
III, il cui cadavere fece cavar dalla tom- 
ba e rendere i più splendidi e riverenti 
onori di pietà filiale, facendo altt*ettanto 
con quello della madre; con questo però, 
che a guardia diurna e notturna del ca- 
davere dell'imperatore pose quelli ch'eb- 
bero parte al suo tragico fine; a quello 
dell'imperatrice volle assistenti gli orgo- 
gliosi suoi favoriti, e poi si contentò solo 
d'esiliarli nelle loro terre. In vece premiò 
ed esaltò ì suoi amici, e quelli che la ma- 
dre avea privati di sua grazia.fìruciò Pao- 
lo I il testamento materno, che dichia- 
rava reggente la moglie e il favorito Zou- 
bow, sino alla maggiorità del nipote A- 
lessa ndro suo figlio, e regolò Tordioe di 
successione al modo che già narrai. Sotto 
Paolo I ogni cosa mutò aspetto, fino le 
usanze e i vestiti; per certe esigenze s'in- 
generò del malcontento tra'nobili e le per- 
sone agiate. Gli fanno onore qua' favori 
che dispensò a chi avea condannati in- 
giustamente, amante di conoscere la ve- 
rità anche a suacoofusìoDe. Con ai*dore e 



RUS 

franchezza assunse la difesa diLuigìX Vili 
i*e di Francia» allontanato dal trono dalla 
terribile rivoluzione, e lo accolse colla real 
fomiglia de'Borboni magnificamente nel 
castello di Mittau, della omonima città 
capoluogo di Curlandia, per sua sovrana 
residenza, ove soggiornò molti anni. Non 
trattò con meno riguardi il principe di 
Condè; quindi sotto gli ordini di Swarow 
mandò 80,000 combattenti in Italia, al- 
tro esercito nella Svizzera, altro in aiuto 
degringlesi, tutti contro la rivoluzione. Si 
disgustò con Inghilterra, per roccupazio« 
ne di Malta, ch'era dell'ordine Gerosoli' 
mitano di cui era divenuto gran maestro, 
nella guisa che raccontai a queirarticolo; 
per cui Nelson battè la flotta russa a Co- 
penaghen. Avendo Paolo I saputo che il 
direttorio francese avea disegnato di tra* 
sportare in Francia Pio VI, questi invitò 
con amorevolissime lettere a rifugiarsi nei 
suoi stati. Avendo operato di buona fède 
per rialzare i troni, e ristabilire la reli- 
gione e il buon ordine, si ritirò dai suoi 
alleati, quando vide che si voleva spro- 
priare d'una parte de'suoi stati il Papa e 
il re di Sardegna. Paolo 1 manifestò pure 
la più viva tenerezza per Pio VI, quando 
fatto bersaglio della persecuzione fu da 
Boma rapilo; perciò Pio VI sciùsse all'im- 
peratore, e questi lo confortò con lettere 
piene di amore e di venerazione; dipoi &- 
cendogli celebrare una solenne qaessa fu- 
nebre, quando ne conobbe la morte, nel- 
la chiesa cattolica di Pietroburgo, cui vol- 
le assistere col l'imperatrice e eoi figli, re* 
stando inconsolabile di tanta perdita.Non* 
dimeno fu criticato per l'alleanza contrat- 
ta con Bona parte, per compiacere il quale, 
rapidamente Luigi XVllI fu costretto a 
partire per allora da Mittau.Questocon te- 
gno e l'abbandono de'suoi antichi alleati 
urtarono molti interessi, irritarono mol- 
te passioni , e diverse trame si ordiiono 
contro di luì. Benemerito della chiesa cat- 
tolica in Russia, lo celebrai a Mobilow,. a 
KioviA, a Gesuiti, e relativi articoli, per- 
chè Pio VI si rivolse a lui con successo. 



RUS 



309 



inviandogli il nunzio e delegato aposto- 
lico m^J Litui ( ^.), per restaurare la chie* 
sa rutena e le sedi vescovili abolite da Ca- 
terina II, con reintegrazione de'beni ec- 
clesiastici; più pel riordinamento e nuo- 
va circoscrizione dellediocesilatineinRus- 
sia: tutto effettuato sotto i benefici auspicii 
di Paolo I, il cui nome la Chiesa ha re- 
gistrato ne'suoi fasti. Il Baldassari nella 
Relazione delle avversità e patimenti di 
Pio P'I,t 3, p. 161 ei 79, riporta la flc- 
lazìone di mg.*^ Loi*enzo>Litta arcivesco- 
vx> di Tebe,ambasciatoi*e e delegato apo- 
stolico all'imperatore Paolo I sulle cose 
ecclesiastiche di Russia; ed ancora la Pro- 
memoria per mg.r Lorenzo Litta arci ve* 
scovo di Tebe, ambasciatore e delegata 
apostolico air imperiale corte di Russia, 
1799. Questa prò- memoria riguardala 
deposizione del gran maestro Hompesch, 
e l'elezione che i cavalieri gerosolimitani 
del gran priorato di Russia fecero di Pao- 
lo I in gran maestro del loro oi*dine, con- 
tro i dea*eti apostolici e i diritti della s. 
Sede; per cui i cavalieri riceverono am- 
monizioni per l'es^uita deposizione e pro« 
clamazione, essendo necessaria per Tuna 
e per l'altra i suffragi di tutte le lingue 
dell'ordine, e il beneplacito del Papa ca- 
po supremo dell'istesso inclito oi*dine. Pio 
VII col breve Catholicae /idei,dej marzo 
1 801, che si legge nel BulLde prop.fi* 
d&f t. 2,p. 3o4, consolidò la compagnia 
di Gesti nell'impero russo, ad istanza di 
PaoloL Frattanto i congiurati controPao- 
lo 1 aumentarono coi Zoubow, e col con- 
te di Pahlen gtoveroatore civile e militare 
di Pietroburgo, aggiungendosi alle la- 
gnanze pubbliche le profusioni enormi 
dell'imperatore, anche su favoriti, onde 
esausto era divenuto il pubblico e privato 
erario: il solo palazzo di s. Michele in Pie- 
troburgo avea costato 36 milioni di ru- 
bli (145 milioni di franchi cii*ca); il per- 
chè di giorno in giorno doveasi per le ur- 
genze ricorrere a nuovi e rovinosi espe- 
dienti. Agitato Paolo Ida tante pene, co- 
minciò a paventar della propria vita; si 



3x0 &LS 

voleva depoi'lo, ma fra'gi*andi ostacoli pri- 
meggiavano Tafièzioiie della numerosa fi- 
gliuolanza che l'adorava, e la vigilanza 
Goolinua di Kutaizzow suo cameriere fa- 
vorito, oltre la divozione delle sueguar- 
die e di tutta l'armata. Rabbrividisce la 
mano a descrivere il nero e atroce tra- 
dimento di Pahlen; la storia lo ba diSu- 
iot... nella notte degli i laliamarzoiSoi, 
co'congìuratì si portò al palazzo di s. Mi- 
chele nella stanza di Paolo J, e lo stran- 
golarono iniquissimamente! La copamo- 
vente e tragica narrazione si può leggere 
anche nelle iVb^iz/e pei regni di Caterina 
JI e Paolo /, accompagnate da interes» 
santi notCy Yelletri 1839. Ne fu autore 
il marchese Di Ribas. 

Subito dopo l'orrenda catastrofe, i con* 
giurati nel cortile del palazzo acclamaro- 
no imperatore il primogenito della loro 
vittima, Alessandro J, il quale solo si at- 
tendeva la rinunzia del padre, non mai il 
commesso barbara delitto. Appena la sep- 
pe, cadde in tanta prastrazione di foi^ze, 
che dovettero soccorrerlo i suoi uffizioli: 
egli era stato educato sotto gli occhi di 
Caterina li con molta diligenza e cura, e 
di 16 anni Tavea ammogliato alla duches* 
sa di Baden Elisabetta. Rivocò le assurde 
disposizioni emanate dal padre nel fine 
del8uoregno,e privò della sua grazia quel- 
li che lo aveauo ingannato; richiamò gU 
esiliati in Siberia, diminuì le pubbliche 
gravezze, ed esercitò in altri modi la eie* 
menza. Terminò le contese coll'Inghil ter- 
ra, riconobbe i trattati con Francia, e ri- 
nunziò al titolo di gran maesWo geroso- 
limitano, che credeva appartenergli do- 
po esserne stato eletto il padre. Neli 802 
riunì all'impero la Giorgia, e si abboccò 
col ro di Prussia per l'indipendenza di 
Germania, minacciata dai repubblicani 
francesi; indi continuò le utili riforme in- 
traprese, fondò numerosi ginnasi, aggiun- 
se 3 università alle esistenti, istituì scuole 
in più luoghi di nautica, medicina e chi- 
mica, nonché ospizi,case di ricovero e or • 
fonotrofi; raddolcì la condizione civile dei 



RUS 

suoi popoli. A MoHiLow riportai che Pio 
VII inviò all'imperatore per nunzio mg.^ 
Arezzo {V,)y ma in seguito gli affari ec- 
clesiastici peggiorarono di condizione, on- 
de nell'agosto 1 8o4 il nunzio partì daPie- 
troburgo. Aciò contribuì i dissapori d'A- 
lessandroI,conFranciaeBonaparte.L'im- 
peratore nel i8o3, per l'occhio paterno 
con cui riguardava i cattolici, fondò l'uni- 
versità di Vilna, e stabifi in Roma un rap- 
presentante diplomatico di 3.^ ordine, no- 
minando a suo inviato straordinario pres- 
so la 8. Sede il ciambellano conte di Bou- 
terlin; laddove prima vi si trovava il conte 
Cassini in qualità d'incaricato d'affari, e 
che dovea continuare a rimanervi come 
consigliere di legazione. Ma dopo la sco- 
perta congiura di Pichegru, cui seguì V uc- 
cisione del duca d'Enghien, Bonaparte di- 
venuto già i.^ console, avendo onnina- 
mente voluto in Roma l'arresto e la conse- 
gna dell'emigrato francese Yernègues,che 
godeva la protezione russa, perchè consi- 
derato come un addetto alle sue missio- 
ni diplomatiche in Italia, ad onta della 
viva ripugnanza di Pio VII e del cardi- 
nal Consalvi segretai^o di stato, che bea 
dichiara Artaud, Storia di Pio VII^ t i, 
p. 3 1 2 e seg. e 329, ove aggiunge: che in 
conseguenza dell'arresto del Vernègues, 
l'imperatore giudicando per questo fatto 
compromessa la propria dignità, incon- 
tanente mg.^ Arezzo ebbe l'ordine nell'a- 
gosto i8o4 d'abbandonare Pietroburgo 
nei periodo d'8 giorni. Questo prelato fe- 
ce diverse rappresentanze, e gli si rispose 
verbalmenteche si consentiva vederlo par- 
tire come in congedo y supponendo di a- 
verlo ricevuto dalla sua corte. Dice l'ab. 
Bellomo, Continuazione della storia del 
cristianesimo t. i, p. 202, che qqindi A- 
lessandro 1 con rescritto o ukase del 4 ot- 
tobre al metropolita de'caltolici latini in 
Russia, Siestrzencewicz, avvisandolo che 
rimaneva sospesa ogni comunicazione col 
Papa, gli ordinò di eseroitaro tutti i di- 
ritti, prerogati vee facoltà couferitegli dal 
defunto Pio VI, ad oggetto che i sudditi 



RUS 

russi cattolici uon rimaoessero privi dì 
soccorsi e dell'assistenza, tauto tempora- 
le, che spirituale. Dipoi riniperatore per 
mitigare il dolore di Pio VII per tali e- 
mergenze, l'assicurò direttamente che a- 
vrebbe continuato a far provare le sue 
beneficenze a' sudditi cattolici e fedeli al 
sovrano, né avrebbe cessato di dar prove 
della sua amicizia ed estimazione per la 
pei'sona del Papa, ancorché ragioni di sta- 
to e l'onore di sua corona esigessero l'in* 
terruzione d'ogni diplomatica corrispon- 
denza. Inoltre dissi a Mohilow, che Ales- 
sandro I convenne nel 1809 con Pio VII, 
sulla destinazione d'un vicario apostolico 
pegli armeni di Russia, il cui breve Cam 
Nos^ é nel Bull, citato^ t. 4» P* 348. Na« 
poleone Bonaparte divenuto imperatore 
de'franoesi, Alessandro I non volendolo 
riconoscere,la guerra divenne inevitabile, 
e vi si preparò con somma prudenza e at- 
tività; stipulando un trattato di alleanza 
offensiva e difensiva colla Svezia e coU'In- 
ghiherrà*, contro la Francia. Ma l'altra 
lega allora stretta contro Napoleone ebbe 
cattivo effetto e produsse la disfatta ad 
Austerlitz; questa, ed i successivi avve- 
nimenti riguardanti Russia e Francia^ a 
tale articolo, a Germania, a Irghutebra 
li riportai. Ritiratosi l'imperatore in Po- 
lonia, perseverò la sua attitudine ostile, e 
udì ben presto che la Prussia in meno 
di un mese avea perduto l'intero esercito 
e la maggior parte di sue provi nei e. Al- 
lora ordinò una leva di 4oo,ooo soldati, 
ed incominciala la lotta, i primi scontri 
furono sostenuti dai russi con una fer- 
mezza che' fece maravigliare i francesi; 
successe un armistizio che fu prolungato 
sino alla primavera del 1807. Intanto le 
cose d'oriente per la Russia procedevano 
vantaggiosamente; il Kanato di Kirvan 
fu incorporato all'impero, si respinsero le 
tribù del Caucaso fino vei*so l'Arasse, ri- 
manendo i russi padroni deirinliero pae- 
se. Ma i turchi indotti da Ne poleone rup- 
pero in ostilità, furono sconfitti e poi sì 
fece tregua.La sanguinosa battaglia d'Ey • 



RUS 3ii 

lau traVusst e francesi, si pretese guada- 
gnata da ambe le parti;ma vi tenne die« 
tro la presa di SLonigsberga e la rotta di 
Friedland, gravi sinistri die indussero A.- 
lessandro I al celebre colloquio con Na- 
poleone sul Niemen, seguito dal memora- 
bile trattato di Tilsit de'7 luglio 1807, 
in cui la Russia rìconc^be Napoleone e 
la sovranità de'3 suoi fratelli, restando 
il re di Prussia spogliato della maggior 
parte de'suoi stati. Acquistò la Russia per 
tal pace la provincia di Bialistok,in cam- 
bio della signoria di Jever, riunita al re- 
gno di Westfalia; impegnandosi inoltre 
Alessandro Idi sottoporsi alle conseguen- 
ze del famoso sistema continentale, se la 
sua mediazione con Inghilterra fosse ri- 
masta inefficace. Sembra che questo trat- 
tatosi facesse dalla Russia e da Napoleone, 
solo per guadagnar tempo: nondimeno 
Alessandro I si mostrò fedelissimo alleato 
di Francia, e professò in ogni inconti'o al- 
tissima stima e costante ammirazione pel 
grand'uomo che la governava. Nel 1808 
Alessandro I rivolse le sue armi contro 
il cognato re di Svezia, pel compimento 
del sistema continentale; invase ia Fin- 
landia e per sempre l'incorporò alla Rus- 
sia, con che provenne ad essa il primato 
sul Baltico, e guarentì la sua metropoli 
dai pericoli ai quali la Svezia l'avea so- 
vente esposta. Napoleone combattendola 
Spagna, in ottobre 1 808 volle confermar- 
si nel congresso d'Erfurt dell'amicizia del 
monarca russo, il quale die al suo formi- 
dabile alleato molteplici contrassegni di 
crescente e singolare estimazione; tutta - 
volta Napoleone fece qualche doglianza 
sull'invasione della Finlandia,che profon- 
damente offesero Alessandro I, per cui nel- 
la guerra che di nuovo arse tra Austria 
e Francia, a questa solo fornì 25,ooo uo- 
mini, in vece de'promessi i5o,ooo,man- 
canza di cui fu punto vivamente Napo- 
leone. Per risarcire possibilmente i sud- 
diti delle perdite che pativano,per lo stato 
ostile con Inghilterra, chiuse gli occhi a 
diverse infrazioni, nell'accesso dato a di- 



3i2 RUS 

Tersi vaioelli inglesi ne'porli russi. Nel fi- 
ne del 1809 i russi ripresero le ostilità 
oo'turchi, e continuò la guerra sino al 
1 8 1 1 . Divenendo le invasioni di Napoleo- 
ne sempre più minacciose per la Russia, 
Alessandro I nel maggio 1 8 1 2 si pacificò 
colla Porta colla mediazione dell'Inghil- 
terra, e fruttò airimpero l'intiera Ressa- 
rabia, un 3.*^ della Moldavia e varie al- 
trefortezze. Quasi tutta la terraferma ub- 
bidiva alleleggi di Napoleone; Alessandro 
I conservava qualche indipendenza, ma 
presto l'avrebbe perduta se non avesse 
ceduto a tutte l'esigenze del sistema con- 
tinentale; fermissimo di conservarla, si 
preparò alla guerra, avendo penetrato il 
gigantesco progetto di Napoleone di vo- 
lerla portare nel centro del suo impero. 
Le sue truppe erano meno numerose di 
quelle di Napoleone, a cui tutte le nazio- 
Kli europee aveano dato i loro contingen- 
ti, ed erano anche meno agguerrite, ma 
aveano somma disciplina, ed egual fidu- 
eia nel loro sovrano: la rigidezza del cli- 
ma, la vastità dell'immenso impero, e la 
risoluzione di tutto sagrificare per salva- 
re la patria, considera vansi di gran peso 
nella bilancia in favore de'russi. 1124^* 
gosto 18121 francesi passarono il Niemen 
(leggo nel Manuel des Dates, che65o,ooo 
uomini tra francesi e alleati, a'i o aprile 
si posero in marcia verso la Russia), ed 
Alessandro I notificò al suo esercito la 
guerra, con un notabile ordine del gior- 
no. Secondo il predisposto sistema di di- 
fesa, il i.** esercito russo si mise ben pre- 
sto in ritirata verso laDwina e il Doieper. 
1 russi sotto il prediletto loro generale Ku- 
tusow, combatterono sulle sponde della 
Moskwa con sì ostinato valore, che non 
avrebbesi saputo a chi fosse rimasta la vit- 
toria, se essi non avessero abbandonato 
le posizioni che aveano sì ostinatamente 
difeso. Napoleone entrò in Mosca (^.)> 
ma nel dì seguente a consiglio di Rostop- 
chine gli abitanti fecero il patrio sagrifi- 
zio delle loro case, poiché per opera loro 
vi divampò un orribile incendio, e in pò* 



RUS 

chi giorni quasi 9 decimi di essa furono 
preda delle fiamme: altredevastazioni fu* 
rane operate dagli stessi francesi. Dopo 35 
giorni d'aspettazione funesta, Napoleone 
abbandonò Mosca e mosse contro Tarma- 
ta russa, che gli resistette con sommo vi- 
gore nella formidabile posizione di Malo- 
Jaroslawitz. Allora, troppo tardi conosciu- 
ta la grandezza del pericolo, non gli rima- 
se altro spediente, che una ritirata pre« 
cipitosa già troppo differita, ed i russi e 
i cosacchi non ebbero più che ad insegui* 
re un esercito rifinito di fiitìca, tormenta- 
to dall'eccessivo freddo e dalla fìime, e del 
quale forse neppure un soldato avrebbe 
riveduto il patrio suolo, senza alcuni er- 
rori commessi dai generali russi. Della ca- 
tastrofe sofferta dal floridissimo esercito 
francese in questa disastrosa campagna, 
del suo colossale numero, delle sue fune- 
stissime conseguenze, di quelle fetali per 
Napoleone, e degli autori che ne scrissero 
l'interessante istoria, parlai in più luoghi 
e massime ne' voi. XXVIl, p. i3o eseg., 
XXIX, p. 196 e seg.,XXXV, p. 1 15 e 
seg.,LI, p. 20 1 e seg.,LVI, p. 70. Inoltre 
si possono leggerei Segur,£r£s/o/re deNa- 
poleon et de la grand ar mie dans la guer- 
re de Russie en 1 8 1 3, Paris 1 825. GH' 
taliani iuRussia^ Italia 1 826. Storia del* 
r ultima guerra tra le alte potenze alleale 
e la Francia, che comprende le 3 memO" 
rabili campagne in Russia, nella Germa^ 
nia e in Francia, Firenze i8i4- E<* no- 
torio che tutti gli alleati di Napoleone, do< 
pò la sua rovinosa catastrofe nel nord, con- 
cepirono la speranza di scuotere alfine il 
suo giogo; il redi Prussia fu ili. ^ a staccar- 
si dall'alleanza co'francesi e si oollegòcon 
Russia ; la Svezia fece lo stesso, sebbene 
un francese ne avea occupato il trono; al- 
trettanto eseguirono molti principi della 
confederazione del Reno, e questa dovet- 
te considerarsi distolta. Non pertanto l'è* 
roica bravura e alti vitàdiNapoleonegi un* 
sero a tanto che ledue vittorie diLutzea 
e di Bautzen poterono di nuovo stordir 
l'Europa, e porre io gran dubbiezza la so*' 



RUS 

spirata emancipazione. Alessandro I in* 
tanto teppe indurre T imperatore d'Au- 
stria Francesco I e suocero di Napoleone 
ad unirsi ai nemici di Francia. Alla san* 
guinosa battaglia di Dresda de*'a6, 37 e 
a8 agosto i8i3, il monarca russo videsi 
cadere a fianco il generale Moreau col- 
pito da una palla di cannone. Ma questa 
sconfitta fìi l'ultima sofferta dagli alleati: 
li 16, 1 7 e 18 ottobre successe quella ter* 
ribile dì Lipsia, in cui Napoleone peixlè 
mela del suo esercito, ed egli stesso non 
iscampò che per fortuna dall'essere fatto 
prigioniero. Dopo quella grande vittoria, 
gli alleati non ebbero che a marciare trion« 
fai mente fino alle sponde* del Reno. Wi 
gl'imperatori di Russia e d'Austria, ed il 
rediPmstia mandarono a Napoleone nuo* 
ire proposte di pace, che non vennero ao« 
cettafe, essendo comune intendimento la 
restaurazione de'Borboni. Invasero dun- 
que la Francia, ed Alessandro I entrò in 
Parigi a'3i marzo 18 14- Allorché il se- 
nato di quella metropoli ebbe pronun- 
ziata la detronizzazione di Napoleone, A - 
lessandro I restituì tutti i prigionieri che 
erano in Russia, e quelli fatti da'russi nei 
dintorni della stessa Parigi ; indi si recò 
incontro a Luigi XVIII fino aCompiè- 
gne, e visitò l'ex imperatrici Giuseppina 
e M.* Luigia. Partì poi per l'Inghilterra, 
ove fu accolto con isplendida gioia; poscia 
ritornò in Russia e in Pietroburgo il 25 
luglio, indicibilmente festeggiato. Conclu- 
se in quell'anno un trattato colla Persia, 
che produsse grande aumento di territo- 
rio, per cui estese il dominio russo dal 
mar Nero al mar Caspio senza interru- 
zione. Intervenne poi Timperatoreal con- 
gresso di Vienna, apertosi il 27 novem- 
bre; mentre sta vasi per sciogliere il con* 
gresso,si seppe lo sbarco di Napoleone in 
Francia; egli si preparò tosto alla guer- 
ra, e sottoscrisse a' 1 5 marzo 18 1 5 la fa- 
mosa dichiarazione: Essersi Napoleone, 
quale nemico e turbatoi*e della tranquil- 
lità d'Europa, abbandonatoalla pubblica 
vendetta. Essendosi Pio VII rifugiato a 



RUS 3iS 

Genova, Timperatore volle dimostrarglif 
la sua affezione e ri verenza, facendolo vi « 
sitare dal generale barone di Thutll, coit 
lettera nella quale espresse l'interesse che 
prendeva per la conservazione de'tempo^ 
rali dominii della chiesa romana; ed in 
fatti nel congresso di Vienna dipoi giovò 
colla sua autorità e propensione alias. Se- 
de, alle eloquenti note e perorazioni di* 
plomatiche del celebre cardinal Consalvi, 
per la restituzione al dominio temporale 
del Papa, delle provincie chiamate Lega- 
zioni. Mosse A lessandro I 170,000 uomi- 
ni contro Francia, ma non poterono ar- 
rivare che dopo la celebra tissi ma batta- 
glia di VVaterloo, della quale riparlai nel 
voi. L, p. 147; e l'imperatore tornò in 
Parigi Ti i lugJio, ed ivi segnò il famige- 
rato trattato della santa alleanza, resti- 
tuendosi in Pietroburgo a' 1 3 dicembre. 
Recatosi a Mosca, espresse il suo profon- 
do dolore pegl' infortuni spaventevoli. sof- 
ferti da quella fedele città: numerosi be- 
nefizi, fabbriche ed istituzioni illustraro- 
no quest'epoca del suo governo, tra gli al- 
tri la fondazione di una marina militare 
proporzionata alla vastità del suo impe- 
ro. Nel 1818 in Varsavia aprì la dieta, 
e visitò poi le provincie meridionali dei 
suoi dominii, segnalando questo viaggio 
di i5oo leghe, con moltissimi atti di mu- 
nificenza e di utilissime fondazioni. Nel 
cader dell'anno passò al congresso d' A- 
quisgrana, dove fu il i.^ad alzar la voce 
in favore di Francia, che a lui è debitri- 
ce d' un forte ribasso dell* ingente som- 
ma che i vincitori l'aveano condannata 
a pagare. Reduce a Pietroburgo si occu* 
pò di nuovo della felicità de'siioi suddi- 
ti, e se prese qualche abbaglio, rette ne 
furono le intenzioni. Narrai a Polonia ed 
a Plosko, che Alessandro I eresse in re- 
gno la Polonia, e ne prese il titolo di re; 
la dichiarazione in favoi*e de' numerosi 
sudditi massime polacchi della religione 
cattolica, per la quale stabilmente accre- 
ditò e istituì in Roma una legazione di- 
plomatica russo-polacca e permanente, 



3i4 RUS 

destinandovi pel i."* il cav. Ilalinski, il 
quale sottoaa'isse il concordalo per la rior- 
dinatione delle sedi vescovili dì Polonia, 
ch'eseguì /VoF//^*e accennai i motivi pei 
quali l'imperatore fu costretto di fare u« 
scire dall'impero i benemeriti gesuiti, che 
la Galizia si chiamò felice di poter accO' 
gliere, cioè per la gelosia del clero russo, 
spaventato in vedere i numerosi proseliti 
che facevano al cattolicismo, contro le leg- 
gi dell'impero che lo divietano: a Kiovi 4 
poi dissi in quanta riverenza tenne Ales- 
sandro 1 la chiesa rutena; e nel voi. LI V 
quanto può riguardare il ministro diplo- 
matico in Roma. Tutta volta, e ad onta 
che in Russia nel periodo circa di mezzo 
secolo sieno stati inviati 4 prelati col ca • 
rattere di nunzi e ambasciatori straordi- 
nari; a fronte di detto stabilimento della 
legazione russa in Roma, ancora la s. Se* 
de non ha potuto ottenere, per quante i« 
stanze abbia fatto, di poter mandare un 
suo rappresentante in Russia,e residente 
presso l'imperiale e regia corte, dal quale 
possa essere informata della vera situa- 
zione delle cose cattoliche in cosi ri mote 
contrade. Il diritto di correspettività da* 
rebbe un giusto titolo, perchè tale do* 
manda fosse finalmente esaudita, dai noti 
sentimenti di equità e di giustizia che ri- 
splendono nel monarca che con tanta sa- 
viezza regna. In Pietroburgo Alessandro 
] chiamò i domenicani di Lituania pel ser- 
vìgio della chiesa cattolica, e per Tedu- 
cazìone de'giovani della medesima. Nel 
1820 Alessandro landò al congresso di 
Troppau, poi trasferito a Lubiana, ove 
Pio VII mandò il cardinal Spina e mg.^ 
i^z/o (^.)^ co'q uà li ancora Timperato* 
re espresse l'ardente suo desiderio di re- 
carsi a Roma, avendo invidiato il gran- 
duca Michele suo fratello che l'avea vi- 
sitata, e ricevuto da Pio VII al modo che 
toccai nel voi. LUI, p. 1 63; dipoi risol- 
vette effettuarlo e ne fece avvisare Leone 
XII; ma la morte gl'impedi il vagheggiato 
desiderio, come notai nel voi. XXXVIII, 
p. 57. Siccome Alessandro I nutrì sem- 



RUS 

pre le pih vive sollecitudini, deferenza e 
venerazione pet* Pio YII>epiti d'una vol- 
ta a veagli scritto di amare visi tarlo, giun- 
se a scrivere airitalinski: Io vorrei essere 
mìo ministro inRoma. Nell'ottobre 1822 
l'imperatore fu anche al congresso di Ve- 
rona. Insorsero dissapori colla Porta, la 
quale credeva insorta la Grecia(F'.) con 
l'intelligenza russa, ma furono sopiti. Nel 
1824 Alessandro I soffrì grave malattia, 
nelqual anno avvenne la disastrosa inon- 
dazione che rovinò la fortezza di Cron- 
stadi, e fece gravissimi danni a Pietro- 
burgo. Neirautunno 1825 si recò aXa* 
ganrok, ove trova vasi da qualche tempo 
l'imperatrice, indi visitò la Crimea, e tor- 
nato a Taganrok seco portò il germe del 
male che dovea rapirlo. A'27 novembra 
gli fu dichiarato il suo imminente peri* 
colo, e morì il So fra le braccia dell'im- 
peratrice Elisabetta. La sua morte pro- 
dusse grandee sìncero doloreio-tutto l'im- 
pero, e vi prese affettuosa parte quasi tut- 
ta l'Europa, sul destino della quale egli a« 
vea efficacemente influito. Napoleone dis- 
se di lui: Se muoio, egli sarà il mio erede 
in Europa. Bello ed elegante della per- 
sona, come tutta la sua famìglia iaiperia- 
le, fu ornato di molte virtii, cortese e u- 
mano; parlando e scrivendo bene il fran- 
cese e l'inglese. La. storia di questo gran 
monarca si collega streltamen te a quella 
dell'intiera Europa^ del i." periodo del 
corrente e memorando secolo XIX, per 
cui trovai indispensabile allontanarmi 
dalla mia brevità. Vi sono una dozzina 
e pili di opere, e in più lingue, che ne de- 
scrissero le gesta: in alcune si sospetta che 
gli fosse propinato il veleno, altre rìgel« 
tano e confutano quesl'assei*zione; altri 
infine scrissero che il male sì esacerbò pel 
profondo dolore da cui fu compreso in 
sentire che si cospirava contro la sua vi- 
ta da persone che avea beneficato. Da di- 
verse di esse pure si ricava la grandissi- 
ma propensione che nutriva pel cnttoli- 
cìsmo, e vi fu alcuno che giunse affer- 
mare che segretamente fosse cattolico. Ne* 



RUS 

gli Annali delle scienze religiose t. a, p. 
283, vi è un articolo intitolato: Sentìmeti' 
ti religiosi deW imperatore Alessandro L 
Da questo si apprende, che Dio toccò il 
suo cuore a segno, che in tutti i suoi im- 
barazzi e bisogni, ricoi*se a lui con fidu- 
cia^ e ne ricevè lumi e conforti; ch'ebbe 
una fede viva, sincera, illuminata, corro- 
borata dalle profonde cognizioni religio- 
se, che avea attinte dalla s. Scrittura, re- 
citando quotidianamente e con divozio- 
ne il salmo 90. La magnanimità del cuo- 
re religioso di Alessandro 1 viene pure 
espressa nell'articolo pubblìcuto eziandio 
in Boma a p. 89 del Coslituzioaale Ro* 
mano del 1849» con questo titolo: Falli 
storicij lettere autografe dell'imperatore 
Alessandroljsua morte cattolica . 1 n que • 
sto celebrandosi le sue eccellenti qualità, 
le viilù pubbliche e private, del rispetto 
e amoi*e universale ch'erasi procacciato, 
che perciò n'ebbe ricompensa ancora in- 
nanzi a Dio, e si aggiunge. »• In una cir- 
costanza ove si trattava d'una persona di- 
vota, sulle gesta della quale la Chiesa un 
giorno dovrà portare una sentenza che 
innalza i santi sugli altari, un venerando 
religioso depositava quanto appresso. — 
Le cose più lontane vedea, egualmente 
che le più vicine. La morte dell'impera- 
tore Alessandro, i motivi.... la sua anima 
è in luogo di salute, per aver usalo mi- 
sericordia ai suoi prossimi, per avere ri* 
spettalo.... il sommo Pontefice e protetto 
la cattolica Chiesa, il Signore gli diede il 
lume e grazie opportune per salvarsi. — - 
D'altronde sappiamo da fonte slcura,ch'e- 
sistono in Roma ed altrove ancora docu- 
menti autentici comprovanti la moi'tecat- 
tolicadel pio imperatore.Non dubito pun- 
to pregare per lui, dice va Gregorio XVI." 
Veramente questa proposizione io non la 
intesi mai dalla bocca di quel gran Papa, 
bensì di frequente soleva dirmi, ritenete 
essere morto Alessandro 1 cattolico; an- 
zi nella sua somma benignità per me, si 
degnò confidarmi un segreto, con ingiun- 
zione di non manifestarlo vivente lui, e 



RUS 3i5 

il cardinal Orioli, che avea elevato a tal 
dignità. Essendo ambedue passati agli e- . 
terni riposi de'giusti, a gloria della s. Se- 
de, e de'3 personaggi nominati, repiJ|to 
conveniente qui svelare il segreto copian- 
dolo da un foglio, che io scrissi appena 
ricevuta la benevola partecipazione, onde 
un giorno non alterare sillaba del pro- 
nunziato dalla veneranda bocca di Gre- 
gorio X VI. =:L'imperatore di Russia A • 
lefsandro I, mandò ilgeneraleN.aPapa 
Leone XII per comunicargli segretamen- 
te la sua viva propensione alla religione 
cattolica, e il desiderio di volei*sene istrui- 
re pienamente. Il personaggio, domanda <! 
ta .udienza al Pontefice, appena giunto 
alla sua presenza, cavatasi la spada s'an- 
nunziò per cattolico, volle confessarsi, e 
manifestò l'alta missione; aggiungendo 
che l'imperatore domandava per l'istru- 
zione un monaco camaldolese (forse per- 
chè apostolo de'russi fu s. Bonifacio ca- 
maldolese, di cui sopra tenni proposito, 
ealtri camaldolesi vi riceverono come lui 
la palma del martirio; o forse tratto dalla 
fama dell'allora vivente cardinal Zurla, 
il quale a richiesta del conte Romanzow 
illustrò diverse carte riguardanti la geo- 
grafia dellaRussia, per cui si disse averlo 
Pio VII creato cardinale a premura del- 
Timperatore Alessandro I: piuttosto i mo- 
livi della esaltazione dell'ottimo e dotto 
cardinal Zurla,sono quelli che indicai nel 
voi. LUI, p. 169), ovveit) un religioso 
de'minori conventuali. Accoltasi con le-' 
tizia da Leone XII la proposizione, di sei*a 
mandò con una carrozza palatina a pren- 
dere nel monastero camaldolese di S.Gre- 
gorio al Monte Celio, il p. d. Mauro Gap* 
pellari abbate del medesimo e vicario ge« 
nerale di sua congregazione (probabil- 
mente, perché in lui a quelle qualità su- 
blimi, che poco dopo lo stesso Leone XII 
proclamò in concistoro, e fece pubblica- 
re, the riportai nel voi. XXX Vili-, p. 65 e 
69,si univa la piena cognizione degli afiliri 
ecclesiastici di Russia, i quali dopo il ritor* 
uodiPio VII in Roma neli8i4>disuoor- 



3i6 RUS 

dine il cardinal Coosai vi glieli affidò e con* 
tinuò a studiare e trattare anche nel car- 
dinalato). Giunto questo dottissiuio ed e- 
flemplare religioso a' piedi di Leone XII ^ 
questi lo pose a parte del segreto, e riu- 
nito a recarsi in Russia alla gran missio- 
ne (certo che felice e ubertoso ne sarebbe 
stato il successo). Il p. abbate Cappellarì 
con modestia supplicò di esserne dispen* 
sato, e fra'motivi che addusse, vi fu quel- 
lo d'ignorare la lìngua e nella sua età non 
essere fiicile l'apprenderla. Allora il Papa 
l'interpellò se conosceva altro individuo 
che credesse opportuno all'uopo, o che 
proponesse un frate conventuale. Il p. ab- 
bate nominò il p. Anton Francesco Orio- 
li, che riuscì di piacimento al Papa. Posto 
il p. Orioli a parte dell'importante mis- 
sione e accettato l'incarico, il Papa gli fe- 
ce conoscere il generale N. Mentre egli 
andavalo istruendo di quanto era neces- 
sario sapere, e si disponevano alla parten- 
za per Russia, giunse in Roma l'infausta 
notizia della morte immatura, e forse non 
naturale, dell'imperatore Alessandro I, e 
svanirono le belle speranze concepite, ri- 
tenendosi per certo esser egli morto cat- 
tolico. =: 

Secondo l'ordine naturale di succes- 
sione, do vea montare sul trono d'Alessau' 
dro I il fratello granduca Costantino, ma 
questi ne avea emessa formale rinunzia 
a'24 maggio 1820, quando sposò la con- 
tessa Grudziuske principessa di Lowicz, 
e debitamente ratificata. In conseguenza 
ereditò l'impero il magnanimo e regnan- 
te Nicolò I, ch'erasi nel 1817 sposato alla 
regnante imperatrice Alessandra Feodo- 
rowna sorella dell'attuale re di Prussia, 
e dalla quale nacque fiorente prole;aven> 
do subito Nicolò I mostrato eroica fer- 
mezza e valore nello spegnere le già scop- 
piate civili discordie. Imperocché narra 
il citato ab. Bellomo t. 2, p. 228, che nel 
salire al trono dovette vincere gl'insani 
sforzi d'una fazione che in Pietroburgo 
avea fatto traviare dalla dovuta fedeltà 
alcune compagnie di soldati. Quella fa- 



RUS 

zione avea ramificazioni nell'esercito di 
Bessarabia, che si rannodavano a vastis- 
sima congiura sordamente ordita dalle 
società segrete, che in seno della Russia 
covavano fino dal 1 8 1 6, i capi delle quali 
avevano formato l'esecrabile disegno d'at- 
tentare a'preziosi giorni di Alessandro I, 
per sconvolgere le istituzioni dominanti 
in Russia. A tali cospirazioni erano unite 
le società segrete dì Polonia, tutte origi- 
nate da quelle di Germania, distinguen- 
dosi la società degli slavi uniti,che mirava 
a fare una cepubblica federativa di8 gran- 
di regioni slave, includendovi la Boemia, 
Moravia, Moldavia e la Vallachia. Aven- 
do l'imperatore fatto cadere a vuoto que- 
ste ree macchinazioni, si recò per la sua co- 
ronazione aMosca,chequal fenice è nsorta 
più bella dall'incendio. Colse sì fausta oc- 
casioneLeone XII,per inviare a Pietrobur- 
goin qualità d'ambasciatore il celebrego- 
vernatoredi Roma mg.rBernetti,poi car- 
dinale e segretario di stato,a(fincbè all'au- 
gusto sovrano recando le sue congratu- 
lazioni, gli raccomandasse vivamente i 
cattolici della Russia e di Polonia: fu ri- 
cevuto con gran distinzione, riuscì gradi- 
tissimo, e l'imperatore oltre altre dimo- 
fitrazioni di benevolenza lo decorò dell'or- 
dine dell'Aquila bianca (da ultimo morì 
e meritamente fu celebrato nelle Brevi 
memorie del cardinal Tommaso BerneU 
ti, Pesaro i853). La coronazione seguì 
a'3 settèmbre 1 826,ed a'24 omaggio ^ 829 
in Varsavia come re di Polonia. Riporta 
il cav. Artaud nella Storia di Leone XTI, 
che questo Papa in udire come Nicolò I 
avea segnalato la solennità della i.* coro- 
nazione, con molti alti- di clemenza, escla- 
mò: E' un'amnistia piena di magnanimi- 
tà e di coraggio, e degna di Enrico IVI 
Il ministro Italinsky non cessava mai di 
vantare all'imperatore l'ingegno e le uti- 
li apostoliche fatiche di Leone XII. Nella 
biografia di questo Papa ricordai, come 
dal balcone del ministro Italinsky, ascoi* 
tò le missioni che si predicavano in piaz- 
za Navona. 11 medesimo Artaud nei t. 3, 



RUS 

p. 220, sempre veneratore di Roma, ivi 
innalzando all'imperatore Nicolò I, nelle 
vertenze religiose tra la s. Sede e la Ru8« 
sia in tempo di Qregorio XVI, fervorose 
preghiere perchè volesse interamente dis- 
siparle, fra le altre cose così parlò.» Gran 
Principe, voi istesso^ divenuto monai*ca, 
voi avete nobilmente significata la vostra 
stima al p. ab. Cappellari, di cui eravi 
Stata presentata un'opera (forse: // trion* 
fo della s. Sede e della Chiesa contro gli 
assalii de* novatori^ combattuti e respìnti 
colle stesse loro /7r/7ii^ dedicata a Pio VI 
nel 1 799) tutjta imbevuta della più pura 
morale delledottrine cattoliche, e di quel- 
lo spirito d'ordine che non sapi*ebbesi mai 
abbastanza divulgare in questi tempi di 
torbidi e di ribellioni. Il cav. Italinsky ha 
presso la s. Sede, in nome vostro, solle- 
citato l'onore della porpora per questo 
dotto religioso. Io noi poteva ignorai^, 
perocché il vostro ministro mi ha pregalo 
(era l'Artaud incaricato d'afiari di Frau- 
da in Roma) di parlare di questa doman- 
da col Pontefice Leone XI I ,eVostra Mae* 
sta ha dovuto, più che qualunque altro 
sovrano applaudire all'hinalzamento al 
trono del Pontefice da tanti vostri suffra- 
gi assistito (posseggo su ciò lanuta con- 
fidenziale scritta dal principe di Gagarln 
ministro di Russia in Roma al cardinal 
fiernetti); ed anche prima di questo fatto, 
rimasto segi*eto sin qui, i vostri ministri 
non hanno mai potuto credere che un 
Pontefice Romano negligentasse i suoi do- 
veri; i vostri ministri diversamente opi- 
nando, si sarebbero eminentemente- in- 
gannati.Tutti i doveri dogmatici sono sta- 
ti compiuti con un sublime coraggio in 
faccia al m'ondo intero^ a gloria eterna 
di Roma, tanto dal Pontefice, quanto da 
chi l'aiuta nelle sue apostoliche fatiche 
(il cardinal Lambruschini)". Rispettando 
il benemerito storico cav. Artaud, per la 
diplomatica posizione in cui gli fu dato 
conoscere i più reconditi segreti, quanto 
alla, creazione del p. Cappellari in cardi- 
-nale^ essa data dal 21 marzoiSaS^eTim- 



RUS 317 

peratorè Nicolò I salì al trono il i .^ dicem- 
bre successivo; quindi il cardinalato del 
p; Cappellari fu da Leone XII pubbli- 
cato il i3 marzo 1826. Laonde, quando 
Leone XII avrà ricevuto le preziose pi*e> 
mure dell'imperatore Nicolò I, si sarà 
grandemente compiaciuto di quanto a- 
vea già disposto con riserva in petto, con- 
fermandosi nell'ottima scelta, e ben a ra- 
gione per la riuscita che fece felicissima. 
Usuo impero è divenuto celebre per gran- 
di avvenimenti, contribuendo potente* 
mente Nicolò I ai rapidi e splendidi pro- 
gressi de'russi nelle arti, nelle scienze, ed 
in qualsivoglia specie d'incivilimeuto,per- 
fezionando Tedificio della nazionale pro- 
sperità innalzato dai suoi illustri prede- 
cessori, massime da Pietro I, Caterina II 
e Alessandro-I. La guerra contro la Per- 
sia, in cui si cuoprì di gloria il principe 
di Varsavia generale Paskewitscli, fini 
colla conquista della provincia d'Eri vao. 
Colla vittoria navale di Navarino, unita 
la flotta russa a quelle inglese e francese 
sull'ottomana, contribuì all'erezione del 
i*egno di Grecia (/^.). La guerra colla 
Turchia pose l'impero ottomano in grave 
pericolo^ nella quale il valorosissimo ge- 
nerale Diebitsch superando le gole del- 
l'Emo o Balkan, produsse nel 1829 a'i4 
settembre la pace d' A drianopoli, che con- 
solidando l'indipendenza greca, procac- 
ciò l'emancipazione degli armeni catto- 
lici, ed ai vallachi, moldavi, serviani, ed 
ai cristiani d'oriente dell'impero ottoma- 
no solide guarentigie. La Russia con tale 
trattato acquistò pure parte del pascià- 
latteo d'Akhal-tsikhé,il resto della Guria 
e le fortezze d'Anapa e Poti. Insorto nel 
novembre il regno di Polonia ^^.j^ aven- 
done seguito l'esempio da Lituania, laVo- 
linia, ed altre antiche proyincie polacche, 
r insuiTezione dappertutto fu completa- 
mente vinta. Colla sua foi*za morale e ma- 
teriale, col senno e colle armi nel 1849 
l'imperatore, dopo aver con dolore ve- 
duto il continente in bafiadi forze disor- 
dinate»8oeseiocampoegraudementecoQ- 



3i8 RUS 

corse a ristabilire l'ordine politico scon- 
volto in quasi tutta Europa, e partico- 
larmente in conquìdere col l'imperatore 
d'Austrìa la ribellione in Ungheria. La 
guerra del Caucaso combattuta da'russi 
contro il prode Sciamila sembra che ab* 
bia duplice scopo; di sostenei*e que'con- 
£ni, e di esercitare soldati e comandanti 
nelle fazioni di guerra: forse se saranno 
soggettate quelle tribù bellicose, allarghe* 
ranno delle regioni caucasiche ì confini 
dell'immenso impero, ed appresteranno 
un passaggio ai conquisti nelle Indie o* 
rientali. Nel 1 85a l'imperatore concedè 
il diploma di principe regnante, con do- 
«dinio temporale sui Montenegro in Al- 
bania,airattualeWladika vescovo del me- 
desimo di religione greco russa, il quale 
risiède nella capitale Cettigna. Siccome il 
Montenegro dai turchi si considera come 
una provincia che dovrebbe appartene- 
re al pascialàtico di Scutari^ a questo ar« 
ticolo ne tengo proposito, ed ove dirò del- 
la guerra di recente incominciata tra i 
montenegrini e i turchi : talvolta «poca 
favilla gran fiamma seconda" avendo per- 
ciò le razze slave soggette agli ottomani 
concepito speranze di emanciparsi. K più 
d'un secolo che il Montenegro scosse il gio- 
go turco, soggetto all'autorità spirituale e 
temporale di detto $uo vescovo. Paté che 
la Russia avrà un porto sul mare Adria- 
tico, nella costa del Montenegro. Roma 
in vari tempi fu onorata dalla eccelsa fa- 
miglia imperiale. Nel iSagvi si recòla 
granduchessa Elena, e fu distinta d'una 
visita di Pio FIII{F.y Nel 1837 Gre- 
gorio XVI accolse graziosamente e con 
alti riguardi il granduca Michèle fratello 
delTiraperatore e marito delia nominata 
granduchessa. -Dipoi ricevette nel 1889 
e affettuosamente il granduca eredita- 
rio Alessandro, la cui bell'indole destò 
particolare ammirazione nel Papa e ne 
fu assai corrisposto, per l' interesse che 
seppe ispirare all' eccellente principe, il 
quale non solo si recò piò volte a visitar- 
lo^ ma gli disse: Le impressioni ricevute 



RUS 

ingioventò giammai si cancellano; la del* 
ce memoria di Vostra Santità la terrò 
sempre scolpita nell'animo. Grato l'impe* 
ralore alle pontificie amorevolezze, man- 
dò a Gregorio XVf que'doni che notai 
nel voi. XXXII, p. 323. Corona a tante 
inesprimibili compiacenze e si può dire 
al memorabile suo pontificato, Gregorio 
XVI l'ebbe nel dicembre i845, per la 
duplice e graditissima visita che ricevè dal 
medesimo imperatore Nicolò I, che ral- 
legrò anche Roma colla sua maestosa e 
augusta presenza, ciò che celebrai nel voi. 
XXXV 1 1, p. 42 e altrove, pi*endendo al- 
loggio nel Palazzo Giustiniani (^.), nel- 
l'abitazione del saggio conte di BoutenefT 
suo inviato straordinario e ministro pie* 
nipotenziario presso la s. Sede. Di questa 
avve'ntui*osa venuta in Roma dell'impe- 
ratore, ne'due abboccamenti profittò il 
zelantissimo Pontefice, con esporre alla 
benignità imperiale, eziandio colla elo- 
quenza della viva voce, il suo paterno do- 
lore pegli avvenimenti della chiesa cat- 
tolica latina e rutena in Russia, e pei quali 
per sagro e imperioso dovere del suo pon- 
tificio ministe|*o avea fatto replicate rap- 
presentanze (delle quali parlai a Gregohio 
XVI, a KioviA, ed agli altri relativi ar- 
iicoli) apostoliche contro gli atti de'suoi 
ministri, per riparare al fatto e per mi- 
gliorare la condizione de'numerosi (circa 
12 milioni )cattolici del l'i m pero russò,che 
teneramente con elFusione di cuore rac- 
comandò alla saggezza, alla grandezza 
d'animo, alla magnanima equità, patro- 
cinio e clemenza del possente monarca, 
che signore di se stesso non meno che del 
vasto impero, il nobilissimo, retto e pru- 
derle giudìzio, da tanto tempo foi*mano 
la meraviglia dell'universo. Questi aven- 
do tutti edificato colle dimostrazioni d'os- 
sequio rese a Gregorio XVI,di cui fui for- 
tunato e vicinissimo testimonio, restò in 
modo particolare veramente soddisfatto 
e contentissimo de'soavi e dignitosi modi 
del Papa, e penetrato delle sue rimostran- 
ze e zelo, gli fececoncepira liete speran- 



RUS 

le, di voler porgere a tutto sollecito prov« 
vedimento. Nella camera deipari di Fran* 
eia, neirindirizzo alla corona del gennaio 
1846 si parlò ancora del viaggio deirim- 
peratore di tutte le Russie a Roma, e del 
suo colloquio col sommo Pontefice. Ecco 
una parte di quel discorso. ** Il possente 
sovrano al quale un uomo dì stato che 
siede tra noi ha dato lode di essere mo- 
narca giudizioso e conseguente, è andato 
ad onorare in Roma la maestà disarma* 
ta del Pontefice. Il che senza dubbio im- 
porta qualche significante impegno per 
Pavvenìre. Noi dobbiamo spepere, che da 
questo colloquio, da questo accoglimen- 
to^ da questo rispetto portato da sì lun- 
gi, nascerà qualche cosa come la Religio- 
ne r ispira." Ed in fatti, già per le chie- 
se latina e armena fu effettuato, col con- 
cordato concluso col regnante Pio IX, 
die nominò a trattarlo il cardinal Lam- 
bruscbini e mg.^ Gorboli Bussi, il quale 
atto solenne riprodussi a Polonia (/^.). 
Nutro confortante lusinga. di potercele* 
brare altresì quanto riguarda i Ruteni 
{^•)j e così il grand' imperatore avrà la 
gloria di aver pienamente consolato tutta 
quanta la chiesa cattolica, che registre- 
rà il tuo nome a caratteri aurei e inde- 
lebili, e consensi della piò riverente ed e- 
tema riconoscenza. Inoltre GregorioXVI 
provò la dolce soddisfazione di ricevere 
ia granduchessa Maria Nicolowna figlia 
dell'imperatore, col marito duca ^Iàs- 
similiano di Leuchtenberg (del quale ri- 
cuperò r appannaggio, di .che parlai nel 
voi. XXXII, p. .326) principe d'Eìcb- 
sladt (da ultimo defunto); il celeberri- 
mo conte di Nesseirode, gran cancellie- 
re dell'impero russo e Nestore di sua di- 
ploitoazia; e nel 1846 ancora il grandu- 
ca Costantino, altro degno figlio dèll'im- 
peratore. Gli eccelsi suoi fratelli i gran- 
duchi Nicolò e Michele, tael maggio i85a 
visitarono Roma, e furono accolti dal Pa- 
pa Pio IX, c«n tutte le diitfostrazioni do- 
vute all'alto loro rango, e dichiararono 
al cardinal Lambruschini l'estimazione 



RUS 3i9 

del loro imperiai genitore. Nel n.* 3 del 
Giornale Romano 1848 si legge un ar- 
ticolo di mg.'^ Marino Marini canonico 
Vaticano, su 3 edificanti pellegrine russe 
che presentarono nella basilica di s. Pie- 
tro di vote oblazioni al principe degli a- 
postoli^per sciogliere un loro voto.Questo 
omaggio religioso consisté in un tappeto 
tessuto in oro e lana, e denaro per farvi 
ardei*e ceri. Con siffatta dimostrazione le 
pie russe dierono a conoscere d'essere pe- 
netrate di que'sentìmenti,che tante volte 
formarono la gloria de'Ioro padri, allor- 
quando sino dai remoti tempi gli abitan- 
ti delie regioni settentrionali tributaro- 
no speciali ossequi alle sagre ceneri de'ss. 
Pietro e Paolo. Mi piace e trovo oppor- 
tuno di terminare questo articolo , con 
riportare quanto si legge dell'imperatore 
Nicolò I, nella Gazzella uffiziale di F^ien* 
na^ e che vxc^l'vo^M* Osservatore Roma* 
no de' 18 maggio i85i. » Sono trascorsi 
1000 anni, dacché, dalla fondazione di 
Rorik, sull'elevata pianura fra le sorgenti 
del Volga e del Dnieper, crebbe, da cin- 
que tribù slave, la potenza colossale della 
Russia. Fra breve le campane di Mosca 
e di Pietroburgo festeggieranno 1 000 an« 
ni d'esistenza; ed in Asia e nell'America 
del Nord, dalle steppe gelate della Sibe- 
ria fino ai confini ìdeirÈuropa centrale, 
le più varie razze di popoli parteciperan- 
no alla festa. I fogli della storia russa par- 
lano in siffatta occasione, per così dire, 
da se,jndicaodolediverseepochej dal con- 
tatto coll'impero bizantino e dalla lotta 
contro i tartari, fino alla fondazione di 
Pielroburgo,'ed all'incendio di Mosca che 
chiuse un'era di grandi commovimenti, 
a guisa d'un'ecd tombe dedicata alla di- 
vinità. Quello ch'é la Russia, essa lo di- 
venne per opera de'snoi grandi monar- 
chi. Pietro l il Grande W i,^ imperatore, 
salutato come tale dal senato, dal sinodo 
é dal popolo' entusiastato. Caterina II e 
l'imperatore Nicolò 1 grandeggiarono, co- 
me apparizioni colossali, in mezzo al tor- 
rente della storia de'tempi;e ia vita di essi 



320 AUS 

contiassegnn eziandio T èpoche più im- 
portanti delio sviluppo delia Bussia. La 
positioDe e la grandezza che ora mostrar 
può ia Russia, essa la deve specialmente 
all'imperatore regnante. Allorché l'im- 
peratore I^icolò 1, più di 25 anni fa, as- 
sunse le redini del governo, il vasto im- 
pero sentiva ancora gli efTelti dannosi del- 
le grandi guerre. Continuava qua e là u- 
iia sorda agitazione.Coi soggiorno in istra- 
iiierì paesi si erano fatte strada idee stra- 
niere; le finanze erano rovinate; e mai- 
grado molli tentativi di riforme, pochi 
migiioramenti erano passati nel cuoredel-* 
la nazione. L'imperatore Nicolò I, subito 
dopo la sua assunzione ai trono, comin- 
ciò con mano poderosa ad ordinare e sa- 
nare. Regolò i rapporti monetarii, diede 
all'impero un codice generale, perfezionò 
l'apiministrazione. Il soldato si rallegrò 
presto di servire per ud minore periodo; 
l'abitante della campagna rallegrossi di 
speciale raddoppiata attenzione; alla co- 
struzione di canali e strade, seguì quella 
dellestrade di ferro; fiorii'ono il commer- 
i:io e l'industria. In tutto però l'impera- 
tore si attenne fermamente ad un punto 
di situazione strettamente russo. Cercò 
di risvegliare in tutte le classi della so- 
cietà una coscienza più nobile della po- 
tente patria, e fu presto lieto di risultati, 
che premiarono le sue cure. La forza pro- 
duttiva dei suolo'da i eoo anni coltivato, 
. manìfestossi nel più splendido modo. la 
mezzo a tutti questi sforzi, domina, oltre 
a ciò, come pensiero dirigeote, l'idea del* 
l'ordine, che anima vivamente l'illustre 
sovrano. Essa è la somma m'orale della 
sua vita, l'impulso d'ogni sua attività. Il 
potente suo spirito cerca di raggiungere 
e di riacquistare questo scopo in ogni ri- 
guardo. Questa direzione, coerentemente 
seguita per molti anni, operò che in un 
tempo, nel quale l'Europa centrale chì- 
nossi per un momento dianzi all'urto 
d'un'inaspeltata bufera, nei quale la stes- 
sa Inghilterra fu sorpresa da brivido feb- 
brile, e gli elementi conservatori, sebtte- 



RUS 

ne apparentemente, pure cedettero, la 
Russia, irremovibile e non attaccata, ap*' 
parve come il baluardo e la colonna del- 
l'ordine politico e sociale. La'Provviden* 
za permise agl'instancabili sforzi dell'im- 
peratore di poter far conseguire anche ai 
suoi alleati in vicini paesì,o mediante aiuti 
morali, o mediante soccorsi immediati, 
ciò ch'egli aveva ottenuto all'interno, la 
signoria, cioè iiconsolidamento delle idee 
d'ordine. La potenza della Russia fu con 
saggia moderazione adoperata soltanto a 
ridonare ai più presto e dappertutto a- 
gli elementi conservatori ia necessaria in- 
dipendenza. Con questa posizione della 
Russia nel mondo, l'imperatore ha fatto 
certao^ente ai suo impero il più prezioso 
regalo, onde solennizzare la sua millena- 
ria esistenza. La sua effigie si associa già 
adesso alle più importanti fra quelle dei 
suoi predecessori. Si capisce in tutti i paesi 
della terra, che l'energica volontà, l'alta 
attività, le profonde vedute di questo mo- 
narca, sono quelle che sollevano la gran- 
dezza della Russia, e che sono così affidati 
all'avvenir di quell'impero, semi del piùe- 
steso sviluppo.Che scora tempi più favore- 
voli hanno ridonato,quasi in lutti gli stati 
europei^'agl'interessi conservatori il domi- 
nio nella forza loro propria fondato, ciò 
no n può se non accrescere i n teresse per u na 
creazione di looo anni, ia quale nella 
giovanile sua forza intrecciò da se stessa 
corone non appassibill per la grande so- 
lennità. Mediante l'ordine ed il principio 
monarchico, la Russia diventò in looo 
anni quello ch'è". A' 1 6 agosto 1 852, in 
nome del Papa Pio IX, fu pubblicata in 
Roma la Dichiarazione o Trattato con- 
venuto fra il governo pontificio e quello 
dell'imperatore di tutte le Russie, per un 
reciproco accordo di eguale trattamento 
de'legni marittimi ne' por ti d'ambedue gli 
stati, circa là percezione ^e'dazi, diritto 
di navigazione o di dogana,dovendost ri- 
guardare come legni naziqpali. Questo 
trattato ei» stato concluso e sottoscritto 
il 6 del precedente iugiiodal cardinal An* 



toudli ft ftf o»^--^^ di si . ' ' '( < ^. A. 
Ikiliouleiiefiì invialo &i '-t. e mi- 

uistro pleDÌpotenziariu ^ a 8.Sede. 

Ai già rammentati sloi'iui «mperocli 
tutte le Russie, aggiungerò i guenti. Mc' 
morie istpnche^poUùche e inHUari della 
Russia dal 1 728 al i ^^^^con una idea 
succinta della milizia^ della marina^ del 
commercio^ ec. di quel sbasto impero j o- 
pera serilia dal generale De Manstein^ 
Lipsia 1 7 7 1 . Le Cierc, Storia della Rus» 
«ùiy Veuezia 1 785.Cav.CompagooDÌ,^iro- 
ria dM impero russo ^ Koma i32g. Le* 
vesque. Storia di Russia^ Milano 1826. 
Chitkof, Ristretto della storia russa^ Mo- 
sca i835. Glinke, Storia deUa Russia^ 
Mosca i8i8.Pagodine, Compendio della 
storia riissa, Mosca 1 835. 

EUSTlGlAJ!ÌA.Sede vescotiledi Nu- 
midia della provincia Bizacena, neli' A- 
frica oocìdentale, sotto la metropoli di 
Cirta. Sì conoscono due vescovi, Leonzio 
del 4 1 1 donatista, e Donalo cattolico per 
cui nel 484 fu esiliato da Unnerico re dei 
vandali. Morcelli, Afr, dir, 

RUSTICI Rustico, Cardinale. Ro- 
mano, cbe.Onorio II nelle tempora di di- 
cembre i 1 37 ci*eò cardinale diacono di s. 
Giorgio ia Yelabro e arciprete della basi- 
lica Vaticana, e sottoscrisse il suo nome 
in una bolla deli 128. Si trova pure tra 
gli elettori dell'antipapa Anacleto li nel 
ii3o. 

RDSTICLà o rustica (s.), abba- 
dessa di s. Cesario d'Arles. Nacque a Vai* 
son nella Provenza l'anno 555, di nobile 
fiimiglìa, e perdette il padre lo stesso gior- 
no della sua nascita. In età di 5 anni fu 
rapita da un signore chiamato Cberano, 
col progetto di sposarla quando fosse giun- 
ta all'età conveniente. La venerabile Li» 
liola abbadessa di s. Cesario d'Arles riu- 
acu a trarre la giovinetta dalle mani del 
rapitorci e l'allevò nella sua comunità. 
Busticla mostrò le piiU felici disposizioni 
per la virtù, e dispi*ezzando le cose della 
terra, deliberò di passare la sua Tita in 
quel monastero. Divenuta religiosai non 

iroL. LIX. 



RUS 32 1 

occupossi che dell' osservanza della sua 
regola, ed imparò a memoria tutti i li- 
bri della Scrittura: Le sue virtù le gua- 
dagnarono talmente la stima della comu- 
nità , che dopo la morte di Liliola fu e- 
letta abbadessa, sebbene non avesse più 
di 18 anni. Ella corrispose alle speranze 
che si avea concepito di lei ; aumentò le 
sue austerità coprandosi dì ruvido cilicio, 
e non facendo soveqte che un pasto solo 
in 3 giorni; e vegliò con assiduo zelo le 
sue religiose, tuttoché fossero in numero 
di 3oo. Accusata al re Clotario lidi ce- 
lare nel suo monastero il principe Chil* 
deberto, quel nionai*ca inquieto la fece 
prendere, e fu condotta alla corte. Do- 
mnolo vescovo di Vienna difese labbades- 
sa d'Arles contro i suoi accusatori, ed el- 
la confuse ancor meglio la calunnia collo 
splendore de'suoi miracoli e delle sue vir- 
tù. Ritornata nella sua comunità, conti- 
nuò a governarla con edificazione, finche 
passò di questa vita l'anno 632, in età 
di 77 anni. Fu seppellita nel suo mona- 
stero; ma poscia si trasportò il suo corpo 
nella cattedrale di s. Trofimo, lasciandosi 
però il di lei capo nell'abbazia di s. Ce- 
sario. Celebrasi la sua festa agli 1 1 di a- 
gosto. 

RUSTICO (s.), vescovo di Alvergna. 
Era un santo prete nativo di Alvergna, 
ed uffiziava una parrocchia. Essendo mor- 
to nel 4^3 s. Venerando vescovo di Al- 
vergna, si suscitò una fiera disputa sulla 
scelta del suo successore; ma dicesi avere 
Iddio fatto conoscere la sua volontà in 
maniera portentosa, e che perciò fu in- 
nalzato Rustico a quella sede.Non si han- 
no altre particolarità della sua vita.Mo- 
1^ circa la fine del regno di Valentiniano 
III, ed è nominato nel martirologio ro- 
mano a'24 di settembre. 

RUSTICO (s.), vescovo di Narbona. 
Nacque nella Gallia narbonese circa la 
fine del regno dell'imperatore Teodosio 
I. Suo padre chiamatoBonoso, fu vesco- 
vo di santa vita, e sua madre premuro- 
sissima della di lui educazione lo mandò 

21 



322 BUS 

a lloma per perfezionar.' --^ • • -..-a :;/r 
Tornato in |>alria, abbra ;t ■ r. i tbi- 
na&ticn^ e fu in seguito o ■ f. -, f i.iv; li': 
s. Procoio vescovo di Ms .« « i f' 'un' 
alla sua chiesa. Circa Vi - { "> u /\':»o 
fu collocato sulla sede f ^ :t Imìh-i. Lgli 
ricevette con molta cari - .< ìsuiini d'A- 
frica e di Mauritania, che la tirannia dei 
vandali avea costretto a ritirarsi nelle 
Calile. Assistette al. sinodo che ricevette 
con gioia la lettera di Papa s. Leone 1 a 
Flavtano di Costantinopoli, e che con- 
dannò l'eresie di Nestorio e di Eutiche. 
Si colloca la sua morte nel 462, ed è no- 
minato nel martirologio romano a'26 di 
ottobre. 

RUSTICO Agapito, Cardinale. F. 
8. Agapito I Papa. 

RUSTICO, C^^i/i^/e. Nobile roma- 
no, di grande abililà e somma dottrina, 
lo zio Vigilio Papa del S^o lo creò car- 
dinale diacono, e con esso si recò in Co- 
stantinopoli per celebrarvi un concilio , 
ov'erasi portato quale legato di s. Agapi- 
to 1 del 535 per assistere ad altro con- 
cilio tenuto contro il patriarca Anastasio 
infetto dell'eresia de'monoleliti, come ri- 
levasi dalla sua sottoscrizione posta alla 
sentenza proferita conlro Severo e Zoara, 
sotto Menna vescovo di Costantinopoli. 
Guadagnalo per buona somma d oro da- 
gli eretici, o sedotto da Felice monaco gil- 
litano neirAfrica,abbandouò Vigilio per- 
chè moslravasi alieno dal condannare i 
Tre capitoli famosi, .e descrisse con dia- 
logo la disputa contro gli Acefali, che si 
legge nel t. 6 della Biblioteca de* Padri ^ 
liei quale dimostra che vi sono due na- 
ture in Gesù Cristo unite ad ulna sola per- 
sona, dimodoché lo stesso ch'é il figlio tlt 
Dio è figlio dell'uomo. In fine di esso ag- 
giunse una velenosa apologia contro il Pa- 
pa, |>er la difesa che faceva de' Tre capi- 
toli. Inoltre smsse parecchie lettere con- 
tro il giudicalo dello stesso Vigilio, colle 
quali allarmò conli*o'di lui tutto il cri- 
stianesimo, per cui abbandonato il Papa 
dalla maggior parte del suo clero, si tì^ 



•.!t .:«j5' ' » »<i a scr vere divei'Ji-*^ oologie ;• ^ 
«tj-' 'il -là. Vedendo il Papn chel'iiicen- ù 
«• ■ . -f.n a diìj'.auilosi , raccolto a Coi. ^ 
*.<: ' ;tu:ic:ilc numero di vescovi, lui- 

;^ ■ i marzo 5:)0 rana temn COI li:. • 
i &.. . ) belli e uv'.ersari che [ìeAiisttvuti/ 
Qtliu loro pertinacia, insieme a Rustico 
che degradò dalla dignità cardinalizia. Per 
questo colpo inaspettato, ravveduto e 
commosso, ritornò pentito e compunto ai 
piedi del Papa, il quale lo accolse con pa- 
terna clemenza, e reintegrò del grado. Si 
vuole aborto nel 5g5. Compose ancora 
un discorso contro gli acefali e nestoriani, 
ed un trattato sulla difesa de' Tre capi- 
toli, opere che andarono perdute. 

RUSTICO, Cardinale, Fiori nel pon- 
tificato di S.Gregorio 1 del 590,ed era car- 
dinale prete del titolo de' ss. Gabinio e 
Susanna alle due Case. 

RUSTl CUCCI Girolamo, Cardinale, 
Nobile di Fano, ebbe la disgrazia di per- 
dere i genitori essendo ancor &nciullo. 
Sino dall'adolescenza die chiari indizi di 
quella modestia e mansuetudineche man- 
tenne in tutta la vita. Di 20 anni por- 
tatosi in Roma, fu ammesso nella corte 
del cardinal Ghislieri,poi s.Pio Vyin qua- 
lità di segretario; ed avendo dato in tre 
anni prove luminose di fedeltà, pruden- 
za e valore, divenuto Papa nel 1 566 s. 
Pio V lo dichiarò segretario di stato^ e 
suo domestico segretario, volendo più 
volte che assistesse alle udienze che dava 
agli ambasciatori. Nell'assenza del car- 
dinal Bonelli nipote del Papa, questi gli 
addossò la mole di tutti gli aftàri eccle- 
siastici; quindi in premio di sue virtìi e 
benemerenze a' 1 7 maggio 1 570 lo creò 
cardinale prete di s. Teodoro, e nel 1 57 1 
amministratore perpetuo diSinigaglia,&- 
cendolo protettore dell'ordine cistercen- 
see onorandolo della sua pìii intima con- 
fidenza. Non Gregorio Xlll lo fece vica- 
rio di Roma nel 1577, pcK*cui gli rasse- 
gnò il vescovato,al dir delSiena,ma ben- 
sì Sisto V nel i587, come riporta Pon- 
zetti| Eknchus yicar. Urbis: inoltre Sisto 



RUS 

V lo avea giù fatto suo segretàrio di sta* 
to. Trasferito ai titolo di s. Susanna^grao- 
demente ne restaurò la chiesa, ne costruì 
la decorosa facciata , ornandola con va- 
ghi abbellimenti e colle pitture rappre- 
sentanti la storia di Susanna, come la de- 
scrìve il profeta Daniele.Questo titolo con 
beneplacito di Clemente Vili ritenne , 
quando nel 1 600 divenne vescovo di Sabi- 
na; indi nel i6o3 passò al vescovato di 
Porto, nel qual anno placidamente morì 
in Boma, di 66 anni, disponendo d'esse- 
re sepolto nella chiesa del medesimo, a- 
vanti l'altare maggiore^ con semplicissi- 
ma isci^izione. Lodato per pietà, per re- 
ligione, per meriti, intervenne a 6 con- 
clavi. Fabbricò in Roma un palazzo che 
die nome alla Piazza Rusticucci (^.), o- 
ra Palazzo Accoramhoni (f^.). 

RUSUBICCARIO. Sede vescovile di 
Àfi*ica,nella Mauri tiana Cesariense, sotto 
la n^etropoli di Giulia Cesarea. Il vesco- 
vo Costanzo nel ^\\ fu alla conferenza 
di Cartagine, e sottoscrisse gli errori dei 
donatisti. Morcelli, Afr, chr. 

RUSUBIRITANO. Sede vescovile del- 
la Mauritiana Cesariense, nell'Africa oc- 
cidentale, della metropoli di Giulia Ce- 
sarea, di cui il vescovo Felice nel 484^^1 
esiliato dal re demandali tJnnerico, per 
aver professato la fede cattolica contro i 
donatisti. Morcelli, jéfr, chr. 

RUSUCA. Sede vescovile della pro- 
vincia proconsolare dell'Africa, sotto la 
roeli*opoli di Cartagine. Cresconio suo ve- 
scovo nel 41 1 sostenne il càttolicismo al- 
la oonferenza di Cartagine. Morcelli, A* 
fr.chr. 

RDSUCURIO. Sede vescovile d'Afri- 
oa nella Mauritiana Cesariense, della me- 
tropoli di Giulia Cesarea, ch'ebbe 3 ve- 
scovi. Fortunato cattolico nel 4i i> NÌ7 
nello legalo de'vescovi di Mauritiana nel 
419 al concilio di Cartagine, e Metcua 
esiliato nel 4^4) come cattolico, dal re 
vandalo Unnerico. Afr, chr. 

RUTENI, RuLheni. Cattolici osservan- 
ti il rito greco, e chiamati perla loro u- 



RUT 323 

nione alla chiesa romana, Greci-uniti, o 
di RitO'grecO'unUo ^ e la loro chiesa sì 
denomina. Chiesa rutena greco-unita. 
Propriamente ruteni significa russi^ e fu 
il primitivo nome di questi popoli, adot<- 
tato invece di rossolaniy come che più 
dolce nella pronunzia.il prof. Osann im- 
pose il nome di Rutenio al nuovo metal- 
lo da lui riavenuto nel 1829, analizzan- 
do il platino grezzo de'munti Urali, ap- 
punto perchè questa catena di montagne 
sono nella Russia^ le quali si credono i 
monti Rifei, Rimmici o Iperborei degli 
antichi. Questi ruteni non si devono con- 
fond«:re coi Ruteni^ Rulhenij popoli della 
Gallia nella I .'Aquitania, che abitavano 
un territorio poi rappresentato dal Ro- 
vergue, ora parte del dipartimento d'A- 
veyron in Francia. Inoltre si chiamaro- 
no Rutheni Provinciales i popoli della 
medesima i.*Aquitania al sud de'ruteni, 
che^avevano per capitale Albiga, oggi di- 
partimento del Tarn in Francia stessa. 
Chiamansi dunque propriamente Ritte* 
ni i cattolici di rito greco esistenti ne'do- 
minii russi, prussiani e austriaci. Seguo* 
no questo rito , pei*chè oltre la predica- 
zione della fede ihRussiaeà a'popoli rus- 
si o ruteni, che vuoisi eseguita da s. An- 
drea apostulo, come notai in quell'arti- 
colo, la vera e certa conversione al cristia* 
nesimo di essi derivò da s.lgnazio patriar'* 
ca della chiesa greca di Costantinopoli, 
la quale allora era perfettamente unita 
alla s. Sede, e di conseguenza adottaro* 
no il ritQ greco, che i Papi riconobbero, 
confermarono in uno ai loro usi, e ne cu- 
rarono rosservanza,massimedopola rin' 
novata unione de'ruteni, ed in tuttociò 
che non si opponeva l'antico rito nazio- 
nale ai dommi cattolici, facendo così par- 
te la chiesa rutena cattolica della s. 1-0- 
mana chiesa. Questi riti, principalmente 
i russi o ruteni, H ricevettero dai ss. Ci- 
rillo e Metodio (de^quali trattai pure a 
Moravia, a Olmììtz ed ahrove), in uno 
alla lingua sagra di Schiavonia o Slavo- 
nia (^.) slava, essendo i primitivi pò- 



3!?4 R U T 

poli che sì stabilirononelle regioni delle 
Russie, Rutenio Schiavonio Slavi. Dopo 
che i gi*ecì si lasciafono trasportai dallo 
scisma, separandosi dall'unità della fede 
colla s. Sede apostolica, la maggior parte 
de' ruteni polacchi, che ne seguivano il 
rito, rimasero nella comunione della ro- 
mana chiesa cattòlica, e si denominarono 
greci- ruteni-uniti ; gli altri che seguirò* 
no lo scisma, come i russi, si chiamarono 
dissidenti,scisroatici,grecinon-uniti,chie* 
sa greca- russa, la quale assunse il titolo 
di ortodossa, ma è eterodossa. A Gbecia 
non solo feci la storia della chiesa greca 
e di tutte le sue vicende ecclesiastiche , 
ina eziandio trattai del suo rito, delie sue 
liturgie, delia sua disciplina ecclesiastica, 
ed anche del rito, liturgia e disciplina del- 
la chiesa greca -russa non unita, e perciò 
scismatica, di che meglio ragionai ailus« 
SIA come suo argomento. Descrissi a Grb- 
CIA anche le vesti sagre, eziandio de' ve- 
scovi, in un al Bacalo o Pastorale (^.), 
in questo a.** avvertendo che il bacolo dei 
vescovi i*uteni, come quello de'maroniti, 
termina colla croce, e lo afferma Durane 
ti, De ritibus ecclesiaé calholicae^ lib. a, 
cap. 9, ove scrive, che apud Ruthenos ha» 
culus Pastoralis est cruciatus, e forse so- 
lo nella lunghezza sarà nel resto differen- 
te dagli altri. Delle liturgie greche ne 
parlai ancora a Liturgia, come nel voi. 
XXXIX, p. 5 1 , 69. Nel tempo della per- 
fetta unione della chiesa russa con la la- 
tina, ebbe origine la composizione di tut- 
ti i libri liturgici, de'quali si serve anco- 
ra,almeno quanto alla sostanza del culto 
divino, come il gran libroilfe/t^ei«/?i,com- 
posto da.s. Cirillo, il quale tradussedel 
pari in lingua slava Y Octoich, celebre 
collezione d'inni della chiesa russa: la tra-, 
duzione della Bibbia nella stessa lingua 
è de'ss. -Cirillo e Metodio; generalmente 
ì libri liturgici della Russia furono com- 
posti in lingua slava da slavi cattolici. 
Giovanni Vili Qeir872, eallri Papi con- 
fermarono le liturgie introdotte da'detti. 
ss. fratelli, come Innocenzo IV. Clemente. 



RUT 

Vni egualmente approvò ai ruteni cat- 
tolici i loro riti nell'avventurosa riunio- 
ne, non ripugnanti alle cattoliche veri- 
tà; e poco dopo Paolo V col breve Solet 
circumspecta^de' i odlcembre 1 6 1 5, Bull, 
eie prop. fide^ A ppendix 1. 1 , p. 1 2 3: Sa* 
eros Ruthenorum cathoUcos riius (oliere 
nunquam EcclesiaelatinaemerUemfuis' 
5f, imo eos esse cum omnidiiigeniia con' 
servandos significai. Urbano Vili in i- 
dioma slavo fece stampare il Messale ac- 
cresciuto e corretto, e l'approvò a'29 a- 
prilei63 1^ col breve Ecclesia cathoUca^ 
loco cit. p. 1 82: si legge a p. 243, che In- 
nocenzo X fece pubblicare il Breviario ri- 
formato in lingua slava,e lo confermò col 
breve Romanum Ponti ficem, de'22 feb- 
braio 1 648 : De sacris libris ritu quidem 
romano^ sedidiomate slavonico^ et chO' 
racteribus s. Hieronymi eonscnpds, qui 
opportuna indìgeni recognitìone^ tracia^ 
tur. Nel medesimo BuU.^ Appendix t. 2, 
p. 1 53, vi èia bolla di Benedetto.XI V,/«7t- 
positonobis, de*27 marzo 1 75 1 : Faculta' 
tem concedit sacerdotibus lalinrs in tota 
Russia Polonica commoraniibus ^ cele» 
brandi Missam in ecclesia Ruthenorum 
unitoruntydeficientibus lapidds aUarium 
tabulis rite consecratis, super sacris eo- 
rumdeniRutKenonun Antimensiisjritu ta» 
men latino jatque etiam eorumdem calici' 
bus stanneis utendLJSéi voi. XXXtlI, p. 
3 06 ricordai la costituzione di Béoedetto 
XIV,colla quale tolse gli abusi insorti tra' 
slavi latini nelle liturgie,e riportai il titolo 
delle opere in idioma illirico e'slavonico, 
che si trovano nella celebre tipografia di 
Propaganda y?Je in Roma. Nello stesso 
Bull. t. 2, p. 267, riportai il breve di Pio 
VI, Ex Romani, de'26. febbraio 1782 : 
MicJiaeli Pritnoswiae presbylero Rtitìie* 
nofacultateni concedit exercendi Ponti' 
ficalia in tota ditione metropoUs totius 
Russiae modo^ et forma quo e^rchiman» 
dritaeRutheniexercent.^e^\ì Annali del* 
le scienze religiose t. 5, p. 1 25, pubbli- 
cato nel 1837, "vi è il seguente articolo. 
M Alterai ioni del Rituale della chiesa gre* 



RDT 

ca^utdta fatte per ordine del governo rus» 
so. Il dì a settembre 1834 ^^ ^'^^ ^^^'^ 
chiesa greco-unita del distretto di iVbwo- 
grò Jip^ presentò una memoria a mg/Giu- 
seppe Siemaszko, vescovo di rito greco* 
unito della diocesi di Lituania. Questa 
importante memoria è del seguente te- 
nore. Gol più profondo ossequio noi sot« 
toscritti presentiamo a Vostra Signoria 
Illustrìssima e Reverendissima la seguen- 
te memoria che concerne la riforma del 
nostro'Rituale greco-unito, i.** Dacché 
nell'anno 1439 fu eflettuata nel concilio 
di 'Firenze la perfetta unione delle chie-' 
se orientale e occidentale, fu eziandio in- 
culcata una riforma generale del Rituale 
greco, la quale non è stata mai impresa 
dalla chièsa 8cismalica,istiga ta a fare que- 
sto ostinato contrasto da Marco d'Efeso. 
Dal nostro canto vogliamo unanimemen^ 
te rimaner fermi neirunione con Isido* 
ro (P'.) nostro metropolitano di Kiovia^ 
il quale tenne le veci nel summentovato 
concilio del patriarca d'Antiochia, e con 
Giuseppe patriarca diCostantinopoli; im- 
perocché questa riforma é stata espres- 
'iameote ingiunta a tutta quanta la chie- 
sa greca, e noi, siccome greci uniti, ci tro« 
viamo tuttora nello stretto obbligo di ap- 
plicar l'animo nostro ad effettuarla. 2.** 
Daodbé la Russia settentrionale si separò 
intéramente dalla s. Sede di Roma, il cle- 
ro di Lituania nell'anno i £95 in un con- 
cilio convocato in Brzesc-Litewski (Bre- 
sta) e ad istigazione del suo zelante ar- 
civescovo Michele Rohera,unanimemen- 
te dichiarò voler rimanere fermamente 
unito col capo visibile della chiesa roma- 
na.Questa unione fu nell'anno susseguen- 
te oénfermata da Papa Gemente Vili. Il 
condIiodiBrzesc-Litewski non solo diriz- 
zò la sua attenzione alle cose concernenti la 
fede, ma eziandio alle ceremonié ecclesia- 
stiche,8econdo il Rituale, ch'era stato pre- 
scritto nel concilio diFirenze e ne'suoi atti; 
questo concilio ci ha lasciato, per riguardo 
a questo, un durevole precetto. 3.° Leo- 
oe Kiszka, metropolitano di tutta la Rus- 



RUX 3i5 

sìa, nel concilio da lui convocato nel 1 720 
a Za mosk confermò la nostra unione non 
solo in ciò che concerne le cose esterne 
con espressioni precise, il di cui signifi- 
cato é adottato tuttora da noi, ma ben 
anche per riguardo a quello che deve far 
distingueie il nostro Rituale da quello dei 
greci -non- uniti; egli alterò le ceremonié 
in un senso tutto favorevole all'unità del- 
la chiesa, e principalmente in ciò che ri- 
guarda la s. Messa, prescrisse le vestimen- 
ta sacerdotali, e quanto risguarda l'alta- 
re; nelle qua li cose egli tenne la mira più 
presto alla decenza, ai vantaggi ed all'e- 
dificazione de' fedeli, che alle antiche u- 
sanze bizantine. A questa guisa egli ha 
imposto a tutto il clero unito di Gallizia, 
di Unghena, delia Schiavonia, di Dalma- 
zia, di Croazia e di Bosnia un precetto che 
dev'essere sempre da noi rispettato; e nel 
tempo stesso ci animò a mantenere fe- 
delmente quella fede, che aveva mosplen- 
iiementegiinatonei seno della chiesa ro- 
mana. 4*^ Paragonando ora le più anti- 
che edizioni de'Messali de'greci>uniti,che 
apparvero alla luce coli' approvazione e 
mediante la premura de'nòstri zelanti |)a- 
stori, quale appunto sì é il Messale, che 
fu dato alla luce dal metropolitano Ci- 
priano Zacowski nell'anno 1 695, dedica- 
to al principe Carlo Stanislao Radziwil, 
e che lo corredò con un bel proemio in- 
dirizzato al clero greco-unito, nel quale 
lo esorta a mantenere l'unione con Ro- 
ma : inoltre il Messale dei metropolitano 
Kiszka dell'anno 1627; l'edizione fattane 
dal metropolitano Szeptycki deli' anno 
.1 74^9 finalmente per tacere molte altre 
anteriori, l'edizione del metropolitano 
Giuseppe Bulhak, impressa à Suprasla 
Wilna : troviamo che essi in nulla si di- 
scostano dagli antichi Messali. Gli altri 
libri ecclesiastici, se si eccettui qualche 
differenza di poco momento, tutti quan- 
ti sono conformi tra loro;, di guisa che 
nou può dubitarsi che essi tutti debbano 
esser provenuti dalcon^un fonte della 
chiesa orientale^ principalmente se si coi^' 



3^6 RUT 

sidei'i che essi sono stali adottali da tan- 
ti vescofi, ed autorizzati da un usocotao* 
to antico. 5." Ma i' edizione del Messale 
che fu fatta in Mosca nell'anno i83i,e 
che fu destinato al nostro clero, molto si 
diparte dalle antiche in un punto essen- 
ziale di nostra fede, vale a dii*e, nel!^ pro- 
cessione dello Spirito santo dal Figlio, ed 
altresì in altri punti, per esservi state ìki- 
trodotte alcune proposizioni e variazioni 
nelle preghiei*e. Di più, in esso non si fa 
menzione neppure eoo una sola sillaha 
del romano Pontefice, verso cui a dimo- 
strazione della nostra indissolubile unio- 
ne,prendendo gli ordini sagri,noi ci siamo 
obbligati con giura mento a prestargli o- 
nore ed ubbidienza, alla stessa guisa co- 
me siamo tenuti in virtù dì un giuramen- 
to ad onorare e a serbar fedeltà al nostro 
grazioso imperatore. Quindi noi deside- 
riamo , in virtù della potestà pastorale 
di V.S. Ill.ma e R.ma, di essere dispen- 
sati dall'adottare il Messale di Mosca, e 
tutti gli altri libri liturgici pubblicati co- 
là, ed umilmente supplichiamo la di Lei 
benignità di volerci permettere Tuso di 
que'libri di cui ne'riti della chiesa greca - 
unita abbiamo sempre fatto uso secondo 
l'ultima edizione di Suprasl. 6.** Pi*ei»so 
i greci uniti il popolo da due secoli incir- 
ca suole starsi inginocchiato assistentlo 
alla s. Messa; esso desidera vedere espo» 
sto 41 fis.Sagramento intuite le domeni- 
che e nell'ahre feste maggiori,ed assistere 
ad una Messa o ad un uffizio, secondo il 
bisogno e le circostanze; recitar le ora- 
zioni col prete dopo la Messa, e fare pro- 
fondissimi inchini all' elevazione del ss, 
Sagramento : tutte queste ceremonie so* 
no prescritte dal nostro Rituale, ad og- 
getto di celebrare degnamente las. Mes- 
sa. Non si possono tralasciare senza susci- 
tare un fortissimo malcontento presso tut- 
ti i greci-uniti , e principalmente presso 
il basso popolo, che già guarda il clero 
con occhio minacce vole.Mentre finalmen- 
te il clero greco-unito nel distretto di No- 
Iffogjrodek presenta a V. S. lll.ma e R.ma 



RUT 

la presente supplica ad oggetto di far di- 
stinguere la Chiesa unita, dalla non-uni- 
ta,si raccomanda umilmente alla bene- 
vola sollecitudine di V. S. lll.ma e Rma. 
ch'è il nostro pastore, e per ogni caso ed 
occorrenza che potesse accadere.E per mo- 
strare che quanto abbiamo sopraesposto 
nella nostra supplica, é stato sciitto di con- 
corde avviso di tutti, convalidiamo questa 
nostra supplica, segnandola tutti di pro- 
prio pugno. Nowogrodek, 2 settembre 
1834". Nel vol.XXXIX,p. 69, già citato, 
ricordai la riconciliazione deVesco vi del- 
la chiesa scisma ti co -sia va delle provi noie 
di Polonia, alla chiesa romana nel con- 
cilio di Zamosch, modificando alcune li- 
turgie , ciò che ratificò Benedetto XIII. 
Che il governo russo avendo provocato 
nel 1839 l'apostasia di tre milioni di cat- 
tolici, essendo la chiesa rutena di Chelma 
restata fedele alla chiesaromanae al Pa- 
pa, si giunse nel 1 84 1 ad ordinare il ri- 
torno ai riti praticati avanti detto sinodo; 
onde il vescovo Szumboi*ski} avendo ce- 
duto all'esigenza del potere, preso poi da 
rimorsi,gloriosamente nel 1 844^I^''^S^ ^^ 
condiscendenza, e ordinò ai ruteni a lui 
soggetti di ritornare al convenuto nel si- 
nodo di Zamosch. 

Finora ho toccalo dell' introduzione 
delta fede cattolica tra i ruteni, della loro 
.riunione alia s. Sede, delle liturgie della 
chiesa rutena , e del deplorabile scisma 
di porzione di essa, che lacerò il cuore di 
Gregorio XYl e di tutta quanta la vera 
chiesa. Questo grave e doloroso argomen- 
to già sviluppai in altri articoli, oltreché 
a Russia^ ed a Polonia (l^.)j laonde solo 
aggiungerò qualche altra nozione. Inoltre 
a Kiovu metropoli deVuteni e delle Rus- 
sie , non che culla del cristianesimo dei 
russi e ruteni, e culla pel suo celeberri* 
mo monastero delle Grotte di tutti i mo- 
nasteri dell'impero, narrai della loro 1/ 
conversione alla fede, e di quella più ge- 
nerale e più costante deir867, in unione 
perfetta alias. Sede; del breve scisma che 
di quando in quando la interruppe in par* 



HUT 

fé, e della solenne riunione alla medesi- 
ma neliSgS sotto Papa Clemente VI 11^ 
confennata da Paolo Veda Urbano VIIF. 
Ma per la prevaricazione del suddetto in- 
felice vescovoSiemaszko nel 1 838>pubbli« 
caaiente per la sua apostasia dalla chie- 
sa cattolica i memorati ruteni professa- 
rono lo scisma, e l'unione di essi alla chie- 
sa rassa non unita, e perciò scismatica ed 
eterodossa, seguì nel 1 83g con quelle par* 
tioolarità che indicai a Plosko, non o- 
staate la ripugnanza del clero e popolo 
ruteno. Inoltre a P1.0SKO raccontai del- 
le altre vicende della chiesa rutena, e co- 
me si ridusse la chiesa rutena ne'domioii 
russi, cioè semplice parte della greca* rus- 
sa o scismatica, con funestissime e luttuo- 
se conseguenze, la quale fece di tutto per 
ottenere questo avvenimento.Ne'citati ar- 
ticoli dissi ancora quante coraggiose e ze- 
lanti rimostranze apostoliche fece Grego* 
rio XYI, e quanto eziandio di persona pe- 
rorò poi la causa de' cattolici in Roma, 
ne'due memorabili abboccamenti ch'eb- 
be col magnanimo imperatore Nicolò I; 
non che del concordato che questi fece 
eoi regnante Pio IX, senza comprender- 
ei i ruteni. Eugenio IV nel concilio ge- 
nerale ài Firenze (P^.) ricevè la consola- 
zione di riunire alla s. Sede la chiesa gre- 
ca,col patriarca e Timperatoredi Costan- 
tinopoli, inclusi vamente alla chiesa gre- 
ca rutena mediante il metropolita di Rio- 
via Isidoro, che creò poi cardinale, ac- 
quistandosi questi il titolo di apostolo 
de'greci ede'ruteni.Lachiesa greca -rus- 
sa nuovamente separatasi dalla romana, 
la rutena a queìsta restò unita al modo 
di sopra accennato. Gregorio XIII fondò 
io Vilna un collegio pei ruteni e mosco- 
viti; e nella Circassia mandò missionari, 
libri d'istruzione e paramenti sagri per 
celebrare i divini uffizi,aque' ruteni che 
ne aveano bisogno. Michele Kahosa me- 
tropolita Idi Kiovia,non potendo ulteriore 
mente sopportare le vessazioni e ingiu- 
rie che riceveva dalla chiesa di Russia 
(^.), dopo l'istituzione del patriarca di 



RUT 327 

Moxca (/^.), convocò il già rammentato 
concilio di Brest o Bi*zesc o Breczc, ove 
i padri e vescovi comprovinciali unanime- 
mente dichiararono di voler solo ubbi- 
dire al Papa di Roma successore di s. Pie- 
tro, insieme a tutti i popoli della loro 
spirituale giurisdizione, formalmente de- 
liberando l'unione con decreto del 3 di- 
cembre 1 593, che riporta il p. Agostino 
Theiner a p. 1 3o e seg. delle F'icende 
delta chiesa cattolica di amendue 1 riti 
nella Poloni a e nella Russia j insieme al« 
la lettera sci'ilta a Clemente VIII,edam« 
basceria a lui inviata, e composta d'Igna- 
zio Focieu prototrono e vescovo di Wla- 
dimiro e di Bresta, e Cirillo Terlecki e- 
sarca e vescovo di Luck e di Ostrog;deI 
discorso dal Papafiitto pronunziare dal - 
l'Antoniani poi cardinale, e indirizzato ai 
vescovi ruteni in pubblico concistoro, te- 
nuto nella sontuosa sala di (Costantino in 
Valicano. Con questo si rinnovò l'unione 
de'ruteni alla s. Sede, colle stesse condi- 
zioni colle quali era stabilita nel concilio 
di Firenze. Nel medesimo concistoro se* 
gui l'abiura degli errori de'ruteni, la lo- 
ro professione di fede, e l'assoluzione del 
Papa. Nel t.i, p.i5 e 24 del Bullariuiii 
de propaganda fide, si riporta la bolla 
di unione della nazione rutena colla chie- 
sa romana, Magnus Dominus y del iSg^ 
X knl. januarii, e la bolla Decet Roma" 
nuin Pontificeni, vii kal. martii, median- 
te la quale Clemente Vili confermò al- 
l' arcivescovo di Kiovia metropolita dei 
ruteni i suoi antichi diritti e giurisdizio- 
ni, di eleggere e consagra re i vescovi del- 
la sua provincia ecclesiastica e dar loro l'i- 
stituzione canonica, con questo che doves- 
se chiedere la loro conferma alla s. Sede 
pel tramite del nunzio'apostolico di Polo- 
nia, cui verrebbe comunicata per mezzo 
della s. congregazione stabilita per que- 
sti alfari, che dopo pochi anni fu la Con* 
gregazioné di propaganda fide (^.), dal- 
la quale d'allora in poi l'episcopato ru- 
teno fu dipendente. Non però fu data al 
metropolita l'autorità di destinarsi il eoa- 



328 RUT 

diutore, né di concederlo ad altri, nem- 
roano potendo trasferire i TescoTÌ ad al* 
tre sedi. Questo metropolitano, etetto dai 
suoi Tescovi suiTraganei, doveva rìceTere 
la conferma dalla s. Sede , ed il pallio. 
Quanto precedette, accompagnò e segui 
l'unione, e come si procedeva all'elezione 
del metropolita, lo ripeto, tutto descrissi 
a Kiovi A. Clemente Vili inperpetua me- 
moria di questo felice avvenimento per 
la Chiesa, fece nel 1 5g6 coniare una me* 
daglia che riporta e descrive il p. Bonan- 
ni, Numismata Pontifiatm t. 2, p. 476. 
Da un lato si vede l'effigie del Papa, neU 
l'altro questo sedente in trono con pivia- 
le e triregno, in atto di benedirci depu- 
tati ruteni genuflessi, con l'epigrafe : /?ri* 
ihenis Receplis. Ritornati in patria idue 
▼escovi deputati, si raccolsero tutti i ve- 
scovi ruteni a concilio inBresta, sotto la 
presidenzftd^l metropolita, e ratificarono 
solennemente di nuovo l'unione, e quan* 
to si era fatto nella metropoli del mondo 
eattolico. D' allora in poi l' elezione del 
metropolita di Kiovia seguì al modo det- 
to in quell'articolo, ove pur notai come 
il patriarca di Russia nel sinodo di Mosca 
lanciò l'anatema alle decisioni di quello 
di Bresta, quindi scoppiarono le più cru« 
deli persecuzioni del clero russo contro 
il ruteno. Costantino principe d' Ostrog, 
potente e in gran credito tra i ruteni, ben 
tosto si separò dall' unione, e si adoperò 
per distruggerla affatto : per riverenza al 
principe,piU che per persuasione, fu segui- 
to dai vescovi di Leopoli e di Premislia. 
Gii scismatici cercarono ogni mezzo per 
distruggere l'unione de'ruteni cattolici, e 
sparsero le pih invereconde menzogne nel 
semplice popolo contro i vescovi uniti; di 
più cercarono di rendere sospetta la s. Se- 
de, quasi che essa volesse togliere ai ru- 
teni il rito greco e costringerli di passare 
al latino. Paolo V insorse fortemente con- 
tro SI maliziosa calunnia, e colla ricorda- 
ta bolla Soht circumspecta, riconfermò 
ai vescovi ruteni il libero esercizio del ri- 
to greco^ essendo sempre a cuore della s. 



RUT 

Sede la conservazione di tutti i diversi ri- 
ti orientali. Già a' a di detto mese avea 
autorizzato il metropolita col breve De- 
cet Romanum PoìUific&n^ di mandare a 
Roma 4 giovani ruteni per essere educa- 
ti nel Collegio Greco (F,) allo stato ec- 
desiastico. In questo collegio talvolta so- 
no stati ammessi i monaci basiliani prò- 
fessi.Tstituito poi il benemerentissimo Col- 
legio Urbano (f^.), molti ruteni vi sono 
entrati per alunni ad apprendervi le scien- 
ze eccfesiastiche. Inoltre Paolo V col bra- 
ve, PiiSy et devoùSf del 3 dicembre : Ar- 
chiepiscopo Kiovensi, et Halìciensifacul' 
iatem impertitur^ ut in singulìs Russine 
locisscholas instituat^earumque regimen 
eruditisi piisque viris demandet.A,* i o del- 
lo stesso mese, col breve In supremo A» 
postolatus sòliOj Paolo V : Kiovensi me- 
tropolitaegentis Ruthenae suos promotos 
€td cathedrales ecclesiasa latinisepisco- 
pis, aeque aclatinos a Ruthenis andsti* 
tibus consecrationis munus licite^ et libe- 
re suscepissey et suscipere posse declaret 
Questi 4 clìplomi pontificii sì trovano nel 
ti Àppendix, del citato Bullaritùn a p. 
120 e seg. A p. 1 89 si riporta il breve di 
Gregorio XV, Exponi nohisy de'ao mar- 
zo 1 62 3 : Cum ex s: Cohgvegatìone Htuum 
decretum prodiisset^ archiepiscopo Kio- 
vensi praecedentiam suprasuffraganeum 
episcopi Filnensis competere declarans, 
decretum ipsum Pontìfex confirmaL Gli 
scismatici poterono con servare impertur^ 
bata la loro gerarchia : nella medesima 
città ov'era il vescovo ruteno unito, i dis- 
senzienti conservarono o eressero le loro 
sedi vescovili colle medesime denomina- 
zioni, ed epai'chie ossia diocesi; il metro- 
polita scismatico di Kipvia ebbe il mede- 
simo titolo del cattolico, ed esercitò sopra 
il suo clero e popolo i medesimi diritti, 
e nella stessa maniera come il cattolico 
sopra gli uniti. Ire di 'Polonia mostraro- 
no deferenza anche pei vescovi scismali* 
ci, ed il re Yladislao VII approvò la ce- 
lebre università di Rjovia , fondata pei 
clero dal meti*opolita scismatico Pietro 



RUT 

Mogìla dottissimo e fiero nemico della 
chiesa cattolica , arricchendola questi di 
stamperia ragguardevole, dalla quale in 
appresso uscirono tante ingiuriose opere 
contro l'unione e la chiesa cattolica. Non 
solo i re di Polonia , ma anche i tcscotì 
ruteni cattolici, furono condiscendenti a 
soddisfare alle giuste richieste degli sci- 
smatici, tanto in riguardo allo spirituale, 
cheal temporale: in vecegii scismatici mai 
lasciarono di perseguitare ed opprimere 
con gravissimi soprusi i cattolici. Urbano 
Vili col breve Ut tam Tu, de'3o aprile 
1 627, BtilL Appendix citalo p. 1 77 : /?ii- 
ibenarum rmssionwn praefecto , et mis- 
MÙmariis omnia sacramenta administran- 
di deparochi Ucentìa^ si fieri possiti nec 
non indulgehtiasplenarias elargienditfa* 
adiatem concedit. Non era scorso tin se* 
colo dal glorioso avvenimento dell'unio* 
ne , che i vescovi ruteni di LeopoU e di 
PrenUsUa imitando il santo esempio de* 
gli altri ruteni si sottomisero nuovaraen* 
te alla chiesa romana. Clemente XI i*ac* 
comandò ai vescovi, e agli ordini senato* 
rio ed equestre di Polonia con pontificio 
breve,! ruteni uniti e quelli principalmen- 
te insigniti del grado episcopale, affine di 
proteggerli e vigorosamente sostenerli 
dalle insidie degli scismatici. Avendo i ve- 
scovi ruteni col loro metropolita presa 
la determi nauone di Gelebi*are ti concilio 
proTiodalediZamosch, Clemente XI con 
apostolico breve ne lodò sommamente il 
divisaroento, ed insieme gli esortò a met* 
tero In opera tutta la loro diligenza nel* 
l'estirpare gli errori per le calamità dei 
tempi introdotti nelle liturgie, e gli abusi 
cbeneiréleziónede'sagri ministri si deplo- 
ravano: vi mandò a presiederlo il nunzio a» 
poitolioodi Polonia, e loro inculcò di ren^ 
dere ad esso le convenienti dimostrazio« 
ni di onore e di ri veì'enza. Innocenzo XI 1 1 
per animare maggiormente i ruteni sci- 
smatici a venire alla cattòlica fede , ciò 
che molti temevano di e&ttuare per non 
perderei loro beni, col breve ^eten»'i\z- 
storis^dtì I o febbraio 1 7 a 4) plesso il Bull. 



RUT 329 

de prop. fide l. a, p. 54^ determinò che 
questi erano capaci di possederli , anche 
dopo venuti al grembo della vera chiesa, 
e di portarii liberamente seco loro : al- 
trettanto dichiarò e confermò il successo- 
re Benedetto XTIF, col breve ^e/ermP/z- 
storis^ de' la agosto 1724 e riportato a 
p. 56. Nel t. a dell' Appendix a p. 149 e 
seg. vi sono ì 3 segueati brevi de' 25 a« 
prilei75o diBenedettoXIV.i.^'Fr^iter- 
nitatis Tuae^dìveiìo a Floriano metropo- 
lita ruteno di tutte le Russie : Qfiùi^ con* 
silii coeperkadversus schismalicorum co» 
natus expowt. Hortatur ut apostolicae 
soUicitudinis operante et vires ad/ugant^ 
atque ab animo Rutkenorum cathoUco^ 
rum pairociniumsnsdpiat, 2." Quae et 
quanta Rutheni schismatici, indirizzato 
ad Antonio Sebastiano vescovo di Polo- 
sko : In è/us solertia^ et virfute situm es* 
se plurimum laetatur, ne schismaticorum 
conatus in caiJioliforum Ruthenorum 
praefudicium cedant^ et damnum. 3.^ A 
commenda tissim a Majisslatis,a\ redi Po- 
lonia Augusto 111: Poloniaregèm adver* 
sus Ruihenos schismaticos Ruthenis uni* 
tis auxilium allatunimconfidit,ÌÌe\ col- 
legio di Vilna fondato da Gregorio XI li 
pei giovani ruteni, russi e moscoviti, tran- 
ne 4 monaci basiliani ruteni, tutti gli al* 
tri sótto Benedetto XIV erano.di rito la- 
tino, foi*se perchè i russi e i moscoviti te- 
mevano la pena di morte se abbracciava- 
no la fede cattolica. Il Papa pertanto col 
consiglio della congregazione di propa- 
ganda ySr/e, ordinò colla costi tuzioneCo/it • 
mendatissimum^ de' 1 5 aprile 1 754» BulL 
Ma gii, t.19, p. 45, che mancando i russi 
e moscoviti, si sostituissero i ruteni di 57 
luoghi che nominò, poiché per le nume* 
rose parrocchie rutene eravi bisogno di 
sagri ministri, determinando a 16 gli a* 
lunni, oltre i 4 basiliani. Nel t.4 del BuU. 
de prop.fide^ p.184 ei97:di Pio VI so- 
no i due seguenti brevi, i .^ Praecipuesum* 
miEcclesiae^ de' 1 9 gennaio 1 780: Erectio 
Seminarii Chelmen. 2.° Cum certum, dei 
3 luglio i^^^x'FacuUas metropolitano 



33o RUT 

latiits Russi ae archieplscopus Khvicn H 
JlaUicensis, concedendi Cnwem aurcani 
oclagonam prethyferìs riius graeco^ru» 
theni henenieritis de missionibus^ aliisque 
pietatis operibus, Nel t. a poi dell'Àppen- 
dix,a p. 268 si riporta il breve Non pò- 
tiamOy degli 1 1 gennaio 1 788, sull'erezio* 
ne dell'arci vesce Tato di Mohilow e lee- 
sigenze di Caterina II, allaqualeil Papa 
die questi titoli: Serenissimae^potentissi» 
macy ac magnae dominae Cznrinae, et 
ducissae Calharinae universae Magnae^ 
Parvae, et Albae Russine Autocratrici, 
nec non magnorum dominiorum orienta- 
linm, occidentaliuni patronae, avitaeque 
haeredi dominae et dominatrici, Quan* 
to riguarda il partaggio della Po/o/i/Vz, ed 
in conseguenza de'ruteni in essa coaapre- 
fii che divennerosudditideiri^{ij/ri^2, del- 
ia Russiiiy della Prussia, eoo V espressa 
condizione di conservare la i*eligione cat- 
tolica nello statuquo^ sono a vedersi que- 
gli articoli, e quanto sopra i vescovati ru- 
teni di rito greco-unito dirò poi. A Po- 
lonia, a KioviA, a Russia, a Plosko, a 
Moanow, ed in altri articoli di sedi ve- 
scovili, parlai della condizione infelice cui 
soggiacquero i ruteni cattolici,che con det- 
loglio e precisione descrisse il p. Theiner, 
massimamente nel Wh^^iDella chiesa gre- 
co-unita nelreanie di Polonia dal lyySal 
1 825; egualaiente a p. 355 e seg.; Della 
chiesa greco unita nelle provincie russo- 
polacche. Al lagrimevole stato in cui era 
venula nel 1775 la chiesa greco -unitainon 
deve recare meraviglia se poi cadde al- 
l'urlo poderoso della persecuzione della 
sua emula lachìesa greco russa, che sem- 
pre e in tulli i modi Tavea travagliata. 
Nel trattato di Grodno de' 1 3 luglio 1 793, 
stipulato colla Polonia, in virtù del qua- 
le si aggiungevano al dominio russo qua- 
tti tulle le sedi vescovili rutene, T impe- 
ratrice Caterina II giurò solennemente ai 
novelli suoi suddili di mantenere invio- 
lala la loro religione con queste gravi pa*> 
role, presso Murteus, Recucii des Traités 
de pais, t. 5, p. 166. » I cattolici roma- 



RUT 

ni dell'uno e dell'altro rito, i quali in vi- 
gore del presente trattato passano sotto 
il dominio di S. M, imperiale di tutte le 
Russie, avranno consolo in tutto rirope< 
ro pieno e libero esercizio di lor religione 
secondo l'introdottavi tolleranza, ma nel* 
le Provincie cedute in virth di questo tnt* 
tato saranno di più mantenuti scrupolo* 
samente nelle possessioni ereditarie che 
hanno di presente. Perciò S. M. l'impe* 
ratrice di tutte le Russie & promessa ir- 
revocabile per lei e pe' suoi successori di 
conservare perpetuamente ai detti (catto- 
lici romani d'amenduei riti il tranquil- 
lo possesso de'privilegi e beai delle chie- 
se, il libero esercizio di loro religione e 
disciplina, in un con tutti i diritti die le 
sono annessi; protestando^ che né ella oè 
i suoi successori non eserciteranno mai 
diritti di sovranità» pregiudizio della re- 
ligione cattolica romana di ambo i riti 
ne'paesi venuti sotto la russa signoria pel 
presente trattato ". I patti giurati dalla 
Prussia, nelle diverse partizioni, a quel- 
larticolo li riportai. A Polohia riportai 
le analoghe e solenni dichiarazioni degli 
imperatori AlessaadroI,eNicolò I regnao- 
te. Quanto fece a rovescio Caterìaa II, 
lo descrisse il p. Theiner, dopo aver fat- 
to quell'imperatrice il quesito: Qual fos- 
se la più adatta e spedita maniera di ri- 
condurre gli uniti di Polonia alla chiesa 
greca ortodossa? Il modo più acconcio e 
più sbrigativo a ricondurre i greci uniti 
alla sedicente ortodossa chiesa russa, fu 
ravvisato lo stabilire un collegio di mis- 
sionari scismatici dipendenti da. un ve- 
scovo della scismatica chiesa russa. Molti 
popi o preti russi scortati da squadroni 
di soldati, e secondati dalle autorità ci- 
vilij si posero a scorrere le diocesi greco- 
unite, sollevando i fedeli dell'Ukranìa, e 
de'palatinatì di Kiovia, di Braclavia, di 
Luck, di Vladimiro, e di Chelma nella 
Volinia , di Kamieniecz nella Podolia , 
tempestando loro gli orecchi con ischia- 
mazzi e barbare dicerie, acciocché si con- 
vertissero alla religione nazionale, Nou 



RUT 

ndo oomspondenxa , ma costanza 
iltolidsmo, i popi finsero spa yen tose 
eoe, crudeltà e violente. I popi e i 
itratiySe loro Teniva fattOyCoirastu- 
)! denaro e colla forza, di pervertire 
i fedeli y questo bastava per subito 
ire ai ruteni uniti la chiesa parroc* 
ìfi la davano agli scismatici: se il par* 
ricusava di abbracciare lo scisma, 
D un colla moglie ( permessa tra i 
ecclesiastici e tra quelli che ne se- 
o la disciplina) e co' figli scacciato 
parrocchia, spogliato d'ogni avere, 
sllito in una carcere, ovvero esiliato 
gelida Siberia. Per vieppiù crescere 
:to di tali missioni, mandò Caterina 
ri vescovi scismatici aPolosko^Minsk 
ck centro della chiesa rutena, accioo* 
ri fondassero di tal maniera collegi, 
oseguì a usare inganni, oppressioni, 
Dxechesi ponno vedere miuuta meo • 
il p.Theiner. I furibondi e disuma - 
ostoli della chiesa russa si gloriaro- 
'intiera vittoria sulle infelici e inno- 
vittime del loro antico barbaro o- 
egnatamente nelle provincie di cui 
iQ la pace di Mosca del 1686 gli sci- 
id attizzati e soccorsi dalla Russia a* 

agli uniti conteso col ferro il pos- 
delle chiese : Io scismatico ardve- 

» di Mohilow e Polosko neirendcli- 
Ji 795 al clero e al popolo greco- u- 
poté annunziare, che m per li savii 
redimenti deli' imperatrice, un mi- 
di ruteni di ogni sesso e coudizione 

1 stati ricondotti alla fede primiera, 
quale l'inganno avea deviati i loro 
iati! " I palatinati di Kiovia, di Bra« 
ì\ e la Volinia perdettero la mag- 
parte delle chiese rutene. In tante 
tioni e tempeste della chiesa rutena, 
nancarono vescovi che dierono pi*o« 
ogni maniera di zelo, di sollecitudi« 
di fortezza apostolica; contro i quali 
Kismatici menarono presso di Gate- 
1 amare lagnanze della magnanima 
nza degl' illustri prelati, massime di 
nski vescovo di Leopoli e di Ualicz, 



RDT 33c 

ed anche di Kjamieniecz. Avvertita la s* 
Sede della sovrastante rovina della cfaie- 
sa greea-unita,questa supplicandola di op- 
portuno sovvenimento. Pio VI nel 179$ 
si ri volaealla pietà dell'impera toregerma* 
nico Francesco li, con l'esposizione com« 
movente de'mali che gravavano i miseri 
ruteni,scongiurandolodi ranoveraco'suoi 
buoai uffizi a compassione il cuore dì Ca- 
terina II. Ma questa invece aumentò la 
pei*secuzione,poichè appena seguita la 3.* 
divisione di Polonia ebbe sotto il suo do- 
minio tutti i vescovati ruteni, salvo quel- 
li di Leopoli e di Premislia, appartenen- 
ti all'Austria, li volle tutti soppressi fuor- 
ché la sede di Polosko; parte de'beni fe- . 
ce incamerare, del rimanente impinguò t 
suoi generali, e que'pubblid uffiziali, che 
si eraÌM>piii segnalati nel mandare ad ef- 
fetto le crudeli sue leggi ; a' vescovi cui 
avea tolto diocesi e rendite, fece scarso 
assegnamento annuo. Ed affinchè lo sci- 
sma sorgesse vigoroso sulle rovine del- 
la chiesa greco- unita, Caterina II creò 4 
grandi eparchie russe,di Podolia, Volinia, 
Lituania, Ukrania e Russia Bianca. I mo- 
nasteri de'basiliani nelle mentovate dio- 
cesi furono chiusi, tranne que'pochi del 
pubblico insegnamento o addetti all'as- 
sistenza degrinfermi.Gliaverì furonoag- 
giudicati alla corona, o passarono tra le 
mani de'violenti spogliatori. Le chiese, ì 
cui sacerdoti ripugnavano di abbraccia- 
re lo scisma, si consegnarono agli sdsma- 
tici: i curati ricusanti si privarono di uf- 
fizio e di provvisione; si lasdarono liberi 
d'espatriare, o rimanei'e nello stato eoa 
5o a 1 00 scudi annui. I più tra sì illustri 
sacerdoti si ritirarono nella Gallizia, ove 
furono dai fedeli amoi*evolmente accolti, 
e dal governo austriaco soccorsi eprotet* 
ti. L' imperatore fu largo di ospitalità e 
gl'impiego a vantaggio delle diocesi diLeo* 
poli, Premislia e diKamieuiecz. Il popo- 
lo delle manomesse e disellate chiese, in- 
calzato dalle spade russe, fu fetto pred- 
pilare intieramente nello scisma. La so- 
la diocesi di Polosko uou fu involta total- 



33a . ftUT 

mente nell'universale sventura; in essa e 
in quella di Brest, ove il governatore prò* 
cedéoon umanità, si conservò discretonu* 
mero di cfaiesee Hi cattolici uniti: ma Tar- 
ci vescovo di Polosko ebbe severissimo or* 
dine dairimperatrice d'inculcare con let- 
tera pastorale al clero e popolo ruteno di 
Minsk, della VoUnia , della Podolia e di 
Brada via, di non impedire a veruno il 
passaggio alla chiesa russa e di non bia* 
simare chi l'avesse seguito, sotto pena di 
alto tradimento. Per cui,'di 5ooo chiese 
parrocchiali che si contenevano nelle dio* 
cesi di Kiovia, Vladimiro , Luck e Ka« 
nriieniecs, appena loo si serbarono unite 
alia chiesa cattolica. Ma a grande ventu- 
ra della chiesa greco- unita, la morte ven- 
ne nel novembre 1 796 a liberarla dalla 
sua persecutrioe Caterina IT, impercioc- 
ché dal i.^spartimento della Polonia sino 
al decesso dell'imperatrice, la chiesa ru- 
tena greco-unita scapitò di sette o meglio 
otto milioni di fedeli, i quali da lei oppres- 
si furono costretti a professare lo scisma, 
colla perdita di 98 16 chiese parrocchia- 
li, ei4^ monasteri basiliani pure ingoiati 
dallo scisroa.Secondo la statistica del me- 
tropolita Wolodkowicz, nel r 77 1 la chie- 
sa rutena, prima cioè della divisione del- 
la Polonia, in questo reame e nella Li- 
tuania e Russia Bianca contava 1 1 miliO'? 
ni di sudditi, 1 3,ooo chiese parrocchiali, 
6170 suòcursati : la sola diocesi di Kiovia 
noverava 1 925 parrocchie, oltre a5 1 mo- 
nasteri di basiliani e di basiliane. 

Pel successore di Caterina II, il suo fi- 
glio Paolo I, cessò la persecuzione della 
chiesa rutena , e trasmise a' governatori 
delle Provincie divieti rigorosi di mole- 
stare in qualsivoglia modo gli uniti. Non 
indugiò a intavolare trattative con Ro- 
ma, mandòa richiedere Pio VI d'un nun- 
lio apostolico, per ricomporre in buon as-; 
sestamento le cose della chiesa latina e 
rutena^ e che arnvasse in tempo ad as- 
sistere alla sua coronazione. Il Papa gl'in- 
vio con ogni facoltà mQSLUUz{F',) poi car- 
dinale, che fece quanto raccontai a Kio- 



RUT 

vu, a MoHiLOw,a Rnssu; quindi Pio VI 
approvò la convenzione conclusa dal soo 
nunzio^ colla hoWtiMaximis Mtndiquepres' 
si, de' 1 8 novembre 1 798, della quale par* 
lai in tanti'luoghi,e contenente la defini- 
zione de' limiti delle diocesi ristabilite. 
Queste furono, l'arcivescovato di Polosko, 
composto de'patatinati diPolosko,diSfflo- 
lensko e di Miscislaw, delle provincie di 
Mohilow, e di Vitepsk con giurisdizione 
su tutti i ruteni, che si erano mantenuti 
nell'unità, e si diede al prelato un suffra- 
ganeo. Si ricompose il vescovato di Luck 
colle Provincie di Volinia, Podolia e pa- 
latinato di Kiovia,colla medesima ampiez- 
za di giurisdizione data all'arcivescovo di 
Polosko, onde il vescovo riassunse il ti- 
tolo di eparca della chiesa greca unita, 
ed ebbe anch' egli il suffraganeo. Venne 
parimenti ristabilito il Tescovato di Bre- 
sta , composto de' governi di Lituania , 
Grodno, Minsk e della Curlandta, ed aa- 
ohe al vescovo di questo fu dato il eoa- 
diutoro : il vescovo trasferì la sua resi* 
denza nel monastero basilianodi Zirowicz, 
essendo stato l'antico episcopio in un col- 
la cattedrale, come fecero con altri e al- 
tre, mandato in cenere dai russi; Paolo I 
donò cospicua somma per riedificare la 
cattedrale. Eziandio i basìliàni ricupera- 
rono per gli efficaci uffizi di mg.' Litta 
parte de'loro monasteri, ed il loro insigne 
ordine fu restaurato. Le ricche badie di 
Zidczyn , Derman , Ovrrucz , Wlodzie- 
mercz, Bar^Dubno, Lubar,Pocza) ow, Zy- 
rowicz che a gran ventura erano sfuggi- 
te alla devastazione di Caterina II, perchè 
intendevano all' ammaestramento pub- 
blico, le une furono ritornate al prìmiero 
loro essere e ministero, altre servirono a 
dotare i suffi*aganei delle dette Ssedi ve- 
scovili. Il nunzio Arezzo (F.) poi cardi- 
nale, succeduto a Litta, confermò a nome 
di Pio VI I i n uovi abbati . proposti da l me- 
tropolita e da Alessandro I, il quale co- 
me il padre si mostrò umanissimo verso 
la chiesa rutena greco-unita, giovandola 
di sua protezione generosa. Il prelato A* 



RUT 

I munito delle stesse ampie facoltà 
redecessore, con gran saviezza epru- 
1} ridusse a compimento quanto a 
« della chiesa rutena a^ea l'ottimo 
Litta inoominciato con tanto mira- 
.mpegna Affinchè riuscisse più age« 
il reggimento delle ti*e vaste dioce- 
!C0-unite e delle altre sei latine, toI* 
tàbiliti i consigli o concistori ycsco- 
?a crealo eziandio nel 1 80 1 un tri» 
le supremo in Pietroburgo (/^.)ca- 
ì dell'impero, detto poscia collegio 
liastico cattolico romano, il qualedo- 
giudicare in ultima istanza in tutto 
«ro russo, de'negozi più importanti 
iltolici latini e ruteni. A Kiovu e 
co raccontai quanto avvenne nel pon* 
tedi Pio VII circa i ruteni, divenen- 
rei vescovo Lissowski di Poiosko me- 
dita di tutta la chiesa greco cattoli- 
Ila Russia, ma non gli riuscì d' ot- 
e la sede e il titolo di Kiovia; fatai- 
e il ristabilito metropolita fu com- 
to dal cosi detto santo Sinodo del- 
ìeMa ài Russia (A^.), e fatalmente dal 
>polita latino cattolico di Mohilow 
jognava a dominare in Russia ezian- 
i chiesa rutena; contrariando tanto 
[Oanto gli scismatici la rinnovazione 
veneranda sede di Kiovia annulla- 
Giterina II, che avea disposto che 
chiesa più antica di tutte e culla del 
inesìmo nella Russia, forse proprie- 
rpetua della chiesa nazionale. Pun- 
ramente nel cuore V arcivescovo di 
low, il boriosissimo Siesti*zencewìcz, 
>re ecclesiastico del nunzio Arezzo pei 
11, e tempestando l'animo di Ales- 
"o I d'ombre e di sospetti, pren^en* 
lOtivo dall'imprigionamento voluto 
>ma da Napoleone d'un fi*ancese ad- 
a Russia, il buon prelato non fu più 
o udire né dall' imperatore, né dai 
(tri. E vedendo che il suo uffizio nul* 
ìi poteva, e per l'invito avutone, nel 
lar del i8o4 abbandonò mesto la 
di Pietroburgo : d' allora in poi la 
ia, ad onta che tenga in Roma un 



RUT 



333 



ministro di Residenza, non volle più am • 
mettere nunzio apostolico ordinario , a 
fronte delle replicate istanze fatte dai Pa- 
pi, anche per equitativa recipi*ocanza.Che 
se il benemerito Arezzo avesse potuto ri- 
manere in Russia, a terminare le trattati- 
ve per la restaurazione della metropoli 
rutena, le avrebbe certamente dato una 
forma più stabile e più canonica, o alme* 
no fissa ad una sede particolare, laddove 
da Alessandro I fu lasciata indetermina- 
ta e come errante. Dalla relazione auten- 
tica fatta dal governo nel i8o4 sotto gli 
ocdii del legato Arezzo , la chiesa rute- 
na,^ restaurata da Paolo I, comprendeva 
1,398,4?^ fedeli, 91 monasteri di basi- 
liani, ei388 chiese parrocchiali. Mentre 
Pio VII era in deportazione per opera dei 
fi'ancesi, morì il metropolita ruteno Lis- 
sowski, per cui nel 1810 si adunarono 
in Pietroburgo il metropolitano vescovo 
di.Bresta Kòchanowicz, dal defunto fetto 
suo coadiutore, e Krassowski arcivesco- 
vo di Polosko, e quivi cpU'approvazione 
imperiale fecero una dichiarazione. Con 
questa protestarono fedeltà e .sommissio- 
ne alias. Sède, volontà fermissima di per*^ 
severare nella santa unione, invocando 
benigno compatimento dal Papa, se per 
l'infdice condizione de'tempi essendo ma- 
lagevoli le comunicazioni con lui, proce- 
devano alla consagràzione del roeti*opoli- 
ta Kòchanowicz, e degli altri vescovi no- 
minati,, a ciò indotti per urgente neces- 
sità della chiesa rutena. Il p. Theìner 
pul^licò 11 pi*ezioso documento dell' at- 
to o Epihia seu consiilutiones, a p. 388, 
che ratificò Alessandro I, e poi fu man- 
dato a Pio VII in testimonianza pubbli- 
ca del fedelissimo amore de'ruteni verso 
la cattedra di s.Pieti*o. Morto questome- 
tropolita nel 1 8 1 ^, Alessandro I nominò 
l'esimiaBulhak vescovo di Bresta, a me- 
tropolitano della chiesa greco-unita nel- 
la Russia, il quale domandò e ottennedal- 
la s. Seòt la canonica istituzione, con sue 
lettere dirette a Pio Vii e al cardinalLit- 
ta prefetto di propaganda; facendo egli e 



334 I^UT 

il Papa iDUtilmenteuuove istanze all'im- 
pera tore per stabili t-e una chiesa a metro- 
polidella chiesa rutena, merce lemacchi- 
nauoDÌdel sedicente s. Sinodo e del me- 
tropolita latino, per cui Pio VII dovette 
conferirgli la dignità come delegato pon- 
tificio. Indi Bulhak recatosi a Pietrobur* 
go, come il predecessore assunse la presi- 
denza della sessione rutena greco- unita 
Del collegio cattolico, riverito e distinto 
da Alessandro I per le sue eccellenti qua- 
lità. Ih 825 fu fatale alla chiesa rutena 
per la morte di quell'imperatore, avendo 
pocoprima decretato che si erigessero due 
chiese cattoliche,una pe'greci uniti iuPie- 
troburgo,raUra pe'iatini inCzarsko-Sielo 
celebi-e residenza imperiale per Testate, 
ove mai era stata chiesacaltoIica.il no- 
\ero fatto nei seguente anno de' ruteni 
della Gallizia, dominio austriaco, ascese 
a 2,1 36,666 fedeli, 2 296 chiese par roc* 
chiali, e 1 4 monasteri basiliani. 11 cav. Ar* 
taud, nella Storia di Leone XI ly t^i, p. 
1 32, t. 3, p. 2 1 7, riportando Timportan- 
tecolloquio fraquel Papa e il celebre car- 
dinal Consalvi, che si può qualificai*e, gli 
ultimi ricordi di quell'insigne diploma* 
tico,glì rappresentò la Cìùesa slava come 
uno spettro minaccioso» onde Leone XII 
non cessò mai di tenere gli occhi fissi sul- 
la Russia; né potè prevedere neppurìe il 
principio di que' disordini che la chiesa 
cattolica tuttora angosciamente lamenta. 
11 cardinale parlò coisiì. n Relativamente 
alla Russia conviene usare una circospe- 
zione che non dorma neppure un sol gior« 
110. il nostro ar ci f escovo di MohilowSie • 
fctrzeucewicz, quantunque vicino ad esse- 
re nonagenario e quasi non avente piò 
volontà, pure conserva quanto basta per 
essere ancora ambizioso. £gli professò per 
moltotempo, dapprima a semplici paro* 
le , quindi in iscritto , idee di riunione 
de'greci e de'latinì, che doveva essere o- 
perata nongjà a modo nostro, ma a mo- 
do suo. Egli diventerebbe patriarca di 
Russia e vostro legato. Voi non avreste 
piti occasione, alcuna di ordinare iu Rus- 



RUT 

sia la pubblicazione d'un solo decreto del- 
la I. Sede. Le chiese verrebbero riunite 
a nostro danno, e non si avi*ebbepiò una 
▼era voce romana in que' paesi sino ai con- 
fini della Gallizia, alla qtiale 1' Austina, 
che non ho trovato mai ostile a'miei di- 
segni, permetterà, io credo, di rimanerci 
fedele. Dunque, la spaventevole catastro- 
fe della divisione della Polonia, tn una 
delle sue conseguenze, diventerebbe una 
digache infrenasse que'flutti dello scisma 
che minaccia di sommergerci? Da parte 
nostra abbiamo fatto in Russia tentativi 
di accomodamento poco misurati. Non ci 
è stalo risposto un dì colla contro -propO' 
sizione di una Chiesa slava che ci divo 
rerebbe? Vostra Santità può interroga* 
re il cardinale Arezzo, che ha risieduto in 
Russia. L'occhio dee sempre essere vigi- 
lante sul travìan>ento religioso de' russi) 
ma lo spirito prescrive una lunga pazien- 
za. Torneranno a noi da se stessi, se deb* 
bonoritornarci:epoi,se questo grancor- 
pò continua a ci*esoere, incorrerà ne' pe- 
ricoli di tutte le obesità politiche. Il so- 
lo cattoiioismO) Beatissimo Padre, lo di- 
co con lagrimedi contentezza e di ringra- 
ziamento vei*so Iddio, il solo cattolicismo 
non potrà mai essere di troppo dilatato; 
egli solo può coprire facilmente un mag- 
gior numero delle possenti nazioni inci- 
vilite dei due mondi, di quello che nel- 
l'antico mondo far potesse colle nazioni 
barbai*e ''. Il p. Theiner, a p. 397 eseg. 
ti atto con diffusione : Della chiesa rutena 
in Polonia e nelle provinole polacche sog< 
getle alla Russia, dall'incoronazione del- 
l'imperatore Nicolò 1 sinoa'nostri dì, cioè 
dal 1825 al 1840. Regnando Alessandro 
1, ed anche ne' primi anni del regno del' 
l'imperatore Nicolò 1 sino al 1 834f la chie- 
sa rutena andò salendo a qualche lieve 
incremento, né ebbe altro a patire, se non 
che le innovazioni recate dall'editto dei 
22 aprile nella sua gerai*chia e discipli* 
na. Mentile regnava una calma perfetta, 
il governo russo, non provocato, muoveva 
contro la chiesa cattolica de'suoi dominii 



RUT 

deploi-abile guerra, che finì col menarne 
trionfo per la defezione de' vescovi apo- 
stati , in questi accenti. » L' antica reli- 
gione solleva al cielo il capo trionfante, 
rientra nel tempio, ove già dominava; si 
allegra di vedere ritornati nel suo grem- 
bo i figli suoi, la lingua forastiera fug- 
ge dinanzi alla lingua materna : la Rus- 
sia occidentale parla, pensa e crede altra 
volta russescamente 1 **ì ruteni non die* 
rono motivo alle oi dinazioni governali^* 
ve, uè presero punto parte a'iuttuosiav- 
veninienti politici del i83o 3i nella ri- 
bellione polacca. Tutto quanto in com- 
pendio riportai ue'vol.XXXVll,p. 4o e 
seg.,L]V, p. 74^^g'> incominciando dal 
decreto, che l'uffizio metropolitano ru- 
teno, che nella sua chiesa avea suprema 
l>otestà legislativa, e vegliava suU' inte- 
grità della fede e alla conservazione del- 
la disciplina, si limitasse a puro grado di 
onore, sostituendo a lui il collegio eccle- 
siastico di Pietroburgo, composto di la- 
tini e ruteni , e sotto la dipendenza dei 
ministro degli afi&ri ecclesiastici esercitas- 
se su tutta la chiesa unita della Russia 
quella stessa potestà che avea per V iu- 
iianzi il metropolitano, il quale ne venne 
costituito presidente d'onore. Incorporato 
il collegio ecclesiastico luteno nel Sinodo 
scismatico, ebbe a presidente della sessio- 
ne rutena Giuseppe Siemaszko vescovodi 
Lituania di scismatici sentimenti; da que- 
sto punto l'infelice chiesa rutena diven^ 
ne semplice parte della scismatica, e fu 
segno alle lagrimevoli persecuzioni e vio- 
lenze, xbe ha divulgatela storia con tan- 
leoper^^fralequali : Persécution elsoftf* 
frances de VÈglise CatlioU^jue en Bus* 
«iiej Parisi 84^. L'indegno Siemassko con 
quegli altri che notai u Flosko, ivi a'i2 
febbraio 1889 consumarono la prevarica- 
zione dalia fedecalLolica, riunendola lo- 
ro chiesa alla russa scismatica , ad onta 
della contrarietà e ripugnanza del clero 
e popolo ruteno, il di cui atto sottoscrit- 
to da' 3 vescovi, e da 2 1 tra prelati infe- 
liori e sacerdoti, riprodusse il p. Tkeioer 



RUT 335 

a p. 4^0, insieme all'indirizzo col quale 
inviarono all'imperatore l'atto di riunio- 
ne, non che all' imperiale editto che lo 
sottopose alla definizione del santo Sino* 
do, il quale a'23 pubblicò il suoconsul- 
to, consigliando l' autocrate imperatore 
del modo come i ruteni possono aggre- 
garsi alla chiesa russa, e che l'imperato- 
re accettò a'25 marzo. Siemaszko vescovo 
di Lituania, Luzinbki arcivescovo di Po- 
losko, e l'altro vescovo Basilio ammini- 
stratore dell'eparchia della Russia Bian- 
ca, denunziarono con loro lettera all'e- 
piscopato la seguita unione, alla quale lo 
ricongiunsero. Questo avvenimento dagli 
scismatici fu solennizzato con grandissima 
pompa. Dai documenti riferiti dal p.Thei^ 
ucr si rileva, che lo scisma de'ruteni nei 
dominii russi fu opera del goveino e dei 
prelati della eliiesa russa, per confessio- 
ne degli stessi 3 vescovi apostati, de'4 me- 
tropolitani russi, e del santo Sinodo, ve- 
nendo mandati nella freddissima Siberia 
quelli che preferirono di essere perseve- 
ranti e fedeli cattolici, ove furono desti- 
nati a gemere in vili uffici. Luzinski an- 
cora pose in opei*a tutti gli artifizi della 
seduzione, per far credere al popolo ru- 
teno semplice , che non era vi differenza 
tra gli uniti e i russi scismatici. Inoltre 
il p. Theiner, nell'altra interessante e ve- 
ridica opera: La Chiesa scismatica russa, 
che compendiai all'articolo Russia, a p. 
232 e seg. ci diede nel cap. X: Unione 
della chiesa rutena cattolica colla nazio- 
nale chiesa russa , la relazione sinodale, 
compilata dal militare (com'è per lo più) 
supremo procuratore del santo Sinodo 
dirigente all' imperatoi'e, é che contiene 
la storia dell'incorporamento della chie* 
sa rutena cattolica in Russia nella chiesa 
nazionale , in uno agli estratti delle re- 
lazioni sinodali degli anni 1 836, 1887 e 
1 838,riguardanti la violenta scismàtizza- 
zione della chiesa cattolica rutena nella 
Russia. Ivisidice,che l'atto de'ruteni u- 
niti avea aumentato alla chiesa russa un 
m ilione e 600^000 aniipe , rallegrando 



336 R U T 

questa del commoirente spettacolo di fra- 
leitia comuniouecoll'anlico sediceoteor* 
todosso ciere. Il sommo Pontefice Gi'e- 
gorio XVI pei* l'amarissimoafTeaimea* 
to pianse e deplorò il tradimento-dei greg- 
ge ruteuo, operato dai suoi traviati pa- 
stori, colla seguente allocuzione che con 
somma afflizione d'animo pronunziò in* 
Danzi al s. collegio de'cardìnali, nel con» 
cistoro segreto de' 23 novembre 1839. 
M Venerabili FVatelli. Molte cose per ve* 
rità gravi ed acerbe, dacché fummo in* 
Testiti deir apostolico ministero , per la 
diuturna avversità de' tempi, siamo stati 
costretti ad annunziare da questo mede* 
Simo luogo. Ma ciò che nell' odierna a* 
dunanza,fra la mestizia ed il lutto della 
chiesa universale siamo perannunziarvi, 
è certamente di siffatto modo, che supe- 
ra di gran lunga lacerbità di que'mali, 
su cu? gememmo altre volte. Niuno di voi 
ignora, che i vescovi ruteni, e tutta quel- 
l'inclita nazione, la quale dopo aver ab* 
bracciata con la cristiana fede la cattoli* 
ca unità, si era miseramente da lei sepa- 
rata^ e ritenuto l'uso della propria lin- 
gua e il greco rito, seguiva il deplorabi- 
le scisma de'greci, pensarono più d'una 
volta, per eccitamento della divina gra- 
xta, a fare stabilmente e sinceramente ri- 
torno alla romana chiesa. Quindi in pri- 
ma nell'ecumenico concilio diFirenze l'ar* 
civeiicovo di Kiovia metropolita di tutta 
la Russia, insieme co'greci, sottosci isse il 
celebre decreto di uuione. E sebbene la 
cosa poco dopo tornasse a vuoto per le 
insorte turbolenze e per gli ostili sforzi 
di coloro, che ribelli alla luce, aderivano 
ostinatamente allo scisma; tuttavia non 
si arrestarono mai su di ciò i disegni e 
le cure segnatamente de' vescovi: e spun- 
tò finalmente quell' auspicatissimo gior- 
no , in cui per un tratto singoiare della 
divina misericordia venne concesso ai ru- 
teni di ritornare alseno dell'abbandona- 
ta madre, e di rientrare in quella santa 
città fondata dall'Altissimo, nella quale 
unicamente si può. rinvenire salute. Im- 



RUT 
perocché tuttlque' vescovi ruteni, che sul 
fine del secolo XVI stavano sotto la ci* 
vile dominazione di Sigismondo III piis- 
simo re di Polonia e di Svezia, e grandu- 
ca di Lituania, ri pensando alla concordia 
che tra la diiesa orientale ed occidenta- 
le avea per l'innanzi fiorito, e di cui i lo- 
ro maggiori sotto il reggimento della Se- 
de apostolica erano stati fautori caldissi- 
mi, non costretti da forza, non sedotti con 
arti, non guidati da leggerezza di mente 
e d' ingegno, non presi alle lusinghe di 
temporale interesse; ma illuminati dal so- 
lo chiarore della superna luce , sospinti 
dalla sola cognizione della verità, accesi fi- 
nalmente dal solo desiderio della propria 
salvezza, e di quella delle pecorelle a loro 
a£Sdate, dopo aver deliberato in genera- 
le assemblea sopra un affiire di tanta im- 
portanza, per mezzo di due colleghi spe- 
diti in nome di tutto il clero e del popo- 
lo a questa cattedra di s. Pietro, abiurati 
totalmente tutti gli errori degli scismati • 
ci, richiesero di essere aggregati di nuo- 
vo alla romana chiesa, e di essere resti- 
tuiti alla pristina unità con essa. Con qua- 
le ardore di carità li accogliesse allora, fra 
gli applausi del mondo cattolico, il nostro 
predecessore Clemente VI 11, di sagra me- 
moria, qual sollecitudine poscia questa s. 
Sede abbia presa costantemente a loro 
riguardo, con qual prudente condiscen- 
denza gli abbia trattati, in quante e quali 
guise. gli abbia giovati, aperlissimamea- 
te lo attestano moltissime costituzioni a- 
postoliche, in vigor delle quali e furono 
conferite a que'popoli gt*azie segnalate e 
benefizi grandissimi , e furono lasciati a 
quel clero (in ciò che non offendeva l'u- 
nità cattolica ) i sagri riti derivati dalla 
consuetudine della chiesa orientale, e ven* 
nero in più luoghi, e principalmente ia 
Vilna (ed in Leopoli ed Olinuiz, F) e- 
retti o dotati di annua rendita collegi per 
educare nella santità della fede e de'co- 
stumi i chierici della nazione rutena. Fu 
in vero cosa sommamente inci'escevole) 
che ia riunione de'ruteni colla chiesa ro* 



RUT 

mana così felicemente eseguita, sta stata 
col pi^ogresso del tempo a contrarie vi* 
cende soggetta. Recava però consolante 
motivo di gioia il vedere^ die una gran 
paiHe di essi, preceduta soprattutto dalla 
costanza de'sagrì pasloi i, rimase così fer* 
mamente devota alla Sede apostolica, e 
così indivisa da questo centro d'unita, che 
ad onta delle fallacie d'una vana filosofia 
e delle prave opinioni serpeggianti nello 
scorto secolo per quelle contrade, in nes- 
sun modo deci ino dal l'integri là del la dot* 
trina e della fede cattolica. Ma oh mise* 
rande e infelice cambiamento di cose! Oh 
durissima e non mai abbastanza lamen- 

^ labile calamità della gente rutenal Imper« 
ciocché que'che negli ultimi tempi essa 
avea ricevuti per padri e pastori , e die 
perciò avrebbe dovuto sperimentar con- 
dottieri e maestri, affine di serbarsi unita 

' con più stretto vincolo al Corpo di Crì* 
sto,ch*é la Chiesa, que'medesimi testé per 
l'estrema sua disgrazia provò autori di ri* 
bdlione nove! la. Questo, Venerabili Fra* 
felli, questo é dò, che ci tiene in sommo 

^ affimno ed angustia, alle amarezste che ci 
sovrastano da ogni parte si é aggiunto 
questo infortunio, ad esprimere il quale 
piU le lagrime si addicono che le paro- 
le. Vi confessiamo ingenuamente, che noi 
sul prindpio tn nessun conto potemmo 
indord a prestar fede a tutto quello, che 
su questo rattristante affare ci veniva ri- 
portato dalla fòma , attesa specialmeute 
•la somnia distanza de' luoghi^ e le gravi 
difficoltà onde liberi non siamo di comu- 
nicare cor cattolici die si trovano sparsi 
in que'luoghi. E fu questo il motivo, per 
cui abbiamo differito sinora a levar voci 
equerele proporzionate alla grandezza del 
male. Ma le sicure notizie che abbiamo 
in seguito ricevute, e l'essere stata ormai 
la cosa divulgata dai pubblici fogli, sic* 
come ci danno argomento di dolore pro- 
fondissimo^ così non lasciano piti dubbio 
alcuno, die più vescovi de' ruteni uniti 
ndla Lituania e nella Russia Bianca, con 
una parte del clero e del popolo a loro 

YOL. LIX. 



RUT 337 

commesso, lasciata miserabilmenle la co« 
munione della chiesa romana, donde nac* 
qae la sacerdotale unità, sono passati sot- 
to le bandiera degli scismatici. Per ese« 
guire pòi Ti niquo disegno adoprarono co- 
storo l' artifizio d' introdurre primiera- 
mente con frode nella celebrazione della 
messa que'libri, che aveano ricevuti dai 
gre&o-russi, e di rendere in tal modo qua- 
si uniforme agli usi di questi la pratica 
del divin culto; appunto perché l'ignara 
plebe dal venire insensibilmente a stabi* 
lirsi la somiglianza de' riti,fosse anche sen- 
za volerlo strascinata allo scisma. Quindi 
per oixline loro vennero convocati più 
volte i parrochi, e furono ad essi di quan- 
do in quando spedite lettere, con cui fra 
impudenti fallacie s'ingiungeva loro, che 
dascuno facesse professione della sua ade- 
sione alla chiesa greco -russa, secondo la 
formola a tale oggetto proposta; avvisan- 
do insieme i renuenti che perderebbero 
sull'istante l'officio parrocchiale; eche sa- 
rebbero infallibilmente denunziati all'au- 
torità superiora tanto essi, quanto tutti 
gli altri preti che sul loro esempio simil- 
mente ricusassero di obbedira. Finalmen- 
te dopoa vere usate altre scaltrezze,a tal se* 
gno d'iniquità pervennero,chenon si ver- 
gognarono di dichìarara pubblicamente 
la loro volontà di congiungersi alla sun* 
nominata chiesa , e di avanzara inoltra 
preghiere,' anche a nome del gregge loro 
soggetto, per implorare a tal fine V an- 
nuenza imperiale. Né mancò ai voti loro 
l'effistto; giacché disposte pienameute le 
cose dal Sinodo scismatico residente in 
Pietroburgo, e poscia superiormente san- 
zionate, venne decratata e celebrata so- 
lennemente l' aggragazione alla chiesa 
greco-russa de' vescovi, del clero e del po- 
polo ruteno, finora uniti alla chiesa ro- 
mana.E qui rincresce il rammentarequa- 
li cose da gran tempo presagissero que- 
st'infausto avvenimento, e da quali ecci- 
tamenti in fine spronati codesti traviati 
pastori abbiano sommersi se stessi in sì 
gran baratro di nequizia e di perdizione. 

22 



338 RUT 

Ponderando piultosto rinrelicissìma loro 
caduta, giova esclamai*e con le parole del* 
le sagre carte: Judicia Dei ahissus muU 
ia I Del resto per così atroce ferita recata 
alla cattolica chiesa, voi ben conoscetCì 
Venerabili Fratelli, qual sia l'ani mo no* 
stro, e da qual profonda afflizione noi siam 
travagliati. Fino al fondo del cuore addo* 
lorati, deploriamo ridotte a grave rischio 
del l'eterna salvezza tante anime, che Cri* 
sto avea col suo sangue redente : deplo* 
riamo violata turpemente dai vescovi di- 
sertori quella fede, che promessa aveano 
da prima alla chiesa romana : deploria* 
mo conculcato indegnamente da essi quel 
carattere santissimo, di cui per l'autorità 
di questa sede apostolica erano stali in« 
signiti. Ma ci tengono ancora in grande 
sollecitudine i nostri figli carissimi di 
quella nazione, i quali né illusi dagli ar- 
tifizi, né atterriti dalle minacce, né sedot* 
ti dalla pravità dell'esempio, si manten« 
nero saldi nel vincolo della cattolica co- 
munione. Imperocché ben ci é noto quai 
gravi danni sieno in loro derivati dalla 
ribellione degli altri, e a quanti patimen- 
ti ancora debbono andar soggetti per la 
loro costanza nella santa unità. Ed oh I 
almeno ci fosse dato di poterli consola- 
re da presso con esortazioni paterne, e lo* 
ro compartir qualche grazia spirituale 
per rassodarne il proposito 1 Frattanto 
memori del ministero che esercitiamo, e 
credendo detto a noi dall'alto ciò che un 
giorno si diceva del profeta : Grida^ non 
cessare^ quasi tromba leva la tua voce, 
annunzia al mio popolo le suescellerag^ 
ff'ni, e alla casa di Giacobbe isuoipec* 
cali. Da questa altezza del supremo apo^ 
stolato, in feccia a tutta il mondo cristia- 
no, incessantemente et lagniamo della ri- 
bellione de' ruteni, e principalmente dei 
vescovi , e ad essi con tutta la severità 
rinfacciamo l'ingiuria cagiona taallachieo 
sa cattolica per tale misfatto. Se nonché 
fecendo noi sulla terra le veei di Colui, 
cK e ricco in misericordia^ che w)lge in 
mente consìgli di pace e non diafflizio' 



RUT 

ne, e che anzi venne a cercare ciò che era 
perito, senza spogliarci totalmente della 
carità apostolica verso di essi, con tutto 
l'impegno avvertiamo ciascuno, affinchè 
riflettano donde sono caduti, «d in quali 
formidabili pene secondo i sagri canoni 
si sono precipitati ; vedano dove dimen- 
tichi della loro eterna salute inconsidera' 
tamente s'inoltrano; paventino il prioci* 
pe de' pastori che richiederà dalle mani 
loro il sangue delle pecorelle perdute; e 
salutevolmente colpiti dall' aspettazione 
. del terribile giudizio, riconducano se stes* 
si ed il gregge miseramente disperso, nel- 
la via della giustizia e della verità, da cui 
errandosi allontanarono.Dopo tutto que* 
sto dissimular non vi possiamo. Venera'» 
bili Fratelli, che qui non ha termine la 
causa del nostro dolore intomo allanda» 
mento delle cose cattoliche negli estesisi 
simi confini dell'impero russo. Poiché 
ben conosciamo a quante angustie ivi da 
lungo tempo soggiacciala nostra religio- 
ne santissima. Noi per al lievar le non ab- 
biamo certamente tralasciato d'impiegar 
tutta l'opera della sollecitudine pastora- 
le; e niuna cura risparmieremo in avve- 
nire presso il potentissimo imperatore^ 
tuttora sperando, che egli perla sua giu- 
stizia e pel suo grand'animo sarà per ac- 
cogliere benevolmente le nostre richieste 
e i nostri voti. A qual fine rechiamo eoa 
fiducia le comufii preghiere dinanzi ai 
trono della grazia, scongiurando unani- 
memente il Padre delie misericordie, e 
il Dio it ogni consolazione, affinché voU 
ga benigno Io sguardo alla sua eredità, 
conforti di opportuno soccorso la chiesa 
sua sposa, che piange amarissimamente 
la perdita de' figli, e che in mezzo a n 
lunghe travei^ie ne comparta in tuttala 
sua clemenza la tanto sospirata serenità". 
Il zelante e degnissimo Michele Lewicki 
metropolita di Leopoli nel dominio au- 
striaco, con circolare de' io mai*zoi84t 
si rivolse agl'infedeli fratelli'ruteni, eai 
proprio clero e a' suoi fedeli , esortando 
quelli petxhé tornino al seno della chiesi 



11 UT 

k». Con parole gravi fece oonosce- 
resoovi apostati, che iniquameote al 
li Giuda hanno venduto le lorochie* 
r vile moneta a straniero dominio, 
I pose sotto gli occhi l'enorme delit* 
Ila loro separazione dalla chiesa ro- 
; la sanlità della quale non meno 
supremazia si riconosce dalla me» 
\a chiesa russa ch*è là sorella ba* 
% dell* orientale f ne' suoi sagri libri 
ilio divino. Eguali verità insinuò 
irio XVl con breve de'7 luglio 1 84 1 
1 venerando prelato^ e mentre en- 
ì lo zelo apostolico con cui mante* 
la sagra unione, lo confortò insieme 
eservare i propri fedeli dalle arti 
seduzione che dolla Russia si ado- 
ano per la loro perdita. Il supremo 
Iella chiesa il glorioso GregorioX VI, 
> imperturbabile, espose finalmen- 
uadroagli occhi de'contemporanei 
'avvenire, colla memorabile e cele- 
dUocuzione della Santità di N, S. 
nrio XVI Papa al sagro Oollegio 
ncis toro segreto dèli luglio iSr/^i^ 
a da una Esposizione corredata da 
la documenti, sulle incessanti cure 
itessa Santità sua a riparo dei gra- 
ti da cui è offlitia la religione cai- 
negV imperiali e reali domimi di 
%e Polonia^ Roma dalla tipografia 
ralei842. La Russia operò contro 
gione e contro la chiesa de'suoi sud- 
ttolici di rito latino e di rito greco, 
mpere la fede solennemente giura* 
guarentire a que'popoii i loro dirit- 
;io8Ì. Quindi Gregorio XVl, bende- 
iccessore di s. Pietra, espresse con 
eventi e dignitose parole nel ricor- 
rtto quanto nel suo pontificato era 
la lui fatto per la conservazione e 
ìooe della chiesa cattolica in quel- 
ero, per illuminare il magnonimo 
IO nelle cui mani sono posti i de- 
iella Russia, e per dare ai fedeli il 
to ch*egli religiosamente rispose al- 
a missione, che dal Signore gli era 
affidata. L'Europa intera, attonita 



RUT 339 

udì coti riverenza anche in questo gravisi 
Simo emergente la franca sua apostolica 
voce, ammirando con quali armi il graa 
Pontefice, con candida semplicità e mo* 
derazione evangelica, nobilmente propu* 
. gnò i diritti della chiesa nella Polonia e 
nella Russia. Tutte le sue paròle suona* 
no verità, fondate come sono sui fatti ir* 
repugnabili,e spirano longanimità e man- 
suetudine ineOabile. Così Gregorio XYI 
s'immortalò nel libro vivente della sto* 
ria, stampandovi gloriosa pagina, a dife- 
sa de'ruteni e latini ne'dominii russu Pe-* 
nelrato l' imperatore Nicolò I nella sua 
generosa equità e animo grande, dalla e* 
roica costanza delle replicate istanze del 
supremo gerarca Gregorio XVI , delle 
perseveranti premure che gli scrisse afis* 
ce rinnovare dall' esimio granduca ere* 
ditarìoe da tutti gli altri membri dell'au- : 
gusta famiglia che sì recarono a visitare 
la capitale del cristianesimo, con edifica- 
zione e stupore universale, nel dicembre 
1 845 l'illustre Nicolò I si recò in Roma 
a confortare con cortesissima visita, ed a 
rendere ossequio al Papa , il quale gio- 
vandosi del felice incontro, fervidamente 
perorò a favore de'catlolici ruteni e lati- 
tini, soggetti al vasto e formidabile suo 
impero, ed ebbe la bella ventura di coni 1 
movere l' eccelso animo del potentissimo 
monarca, e di riportarne dolci speranze 
di miglioramento e di sistemazione agli 
affari religiosi de'cattolici russi, come di 
farsi ragioneai molteplici aggravi fatti al- 
la religione cattolica, che vivamente rac- 
comandò a SI benevole disposizioni e a* 
morevoli sentimenti. In fatti s'incomin» 
ciarono trattative per de venire ad una 
convenzione di solenne concordato, che la 
mor^e sopravvenuta neh. ^giugno 1846 
impedì a Gregorio XVI di effettuare. U 
successore regnante Pio IX, continuando 
con ogni studio e cura il componimento 
delle cose religiose del l'impero ruf so e ra- 
gno di Polonia, potè aver la soddisfazio- 
ne e gloria, per mezzo del cardinal Lam- 
bruschini e di mg.*" Corboli Bussi^ come 



34o R L T 

col conte di Bloudoff ifiTiato dall' ìmpe- 
ratoi*e quale plenipotenziario straordina- 
rio^ e col conte di Boa tenefT in via to straor* 
dinario e ministro plenipotenziario pres- 
so la s. Sede del medesimo sovrano, di a* 
fer concluso a'3 agosto 1847 "" solenne 
concordato, che riportai nel vol.LlY, p. 
76 e luoghi ivi citati,cheil Papa denun- 
ziò con allocuzione al s. collegio de' car- 
dinali nel concistoro de' 3 luglio 1 848. 
Queste convenzioni sono principalmente 
riguardanti alcune chiese dì rito latino 
da diuturna vedovanza miseramente af- 
flitte, affidandole a pastori idonei, nella 
certa fiducia di poter quanto prima prov- 
Tcdere di propri vescovi anche altre chie- 
se da lungo tempo vacanti nell' impero 
russo e nel regno di Polonia. Oltre a ciò 
fu stabilita l'erezione d'una sede vescovi- 
le in Chersono oKherson, egualmente di 
rito latino, e si provvide alla cura spiri- 
tuale degli armeni cattolici. Disse inoltre 
il Papa nell'allocuzione, che molle altre 
cose di grave momento restavano a con- 
dursi al desiderato fine, e che standogli 
assai al cuorequesto addoloravano. » Né 
da meno grave sollecitudine siamo trava- 
gliati per tanti figli a noi carissimi dell'in- 
clita nazione rutena, i quali, ohimè I per 
In nefanda e non mai abbastanza deplo- 
rabile defezione di alcuni vescovi da que- 
sta romana chiesa, miseramente dispersi 
in quelle vastissime contrade trovansi nel- 
la più luttuosa condizione, e nel sommo 
pericolo delleterna salvezza, non avendo 
vescovi cattolici da cui venir guidati e 
condotti a pascoli salutari e pel sentiero 
della giustizia, corroborati con spirituali 
aiuti, e difesi dalle lusinghe, dalle frodi, 
dagli aguati de' malevoli. Le quali cose 
tutte sono così profondamente impresse 
neiranimo nostro, che con la grazia di Dio 
non ometteremo alcuna maniera di sol - 
lecitudinee d'impegno per adoperarci ad 
accorrere a sì rilevanti oggetti della chie- 
sa cattolica. Né vogliamo scorarci, men- 
tre lo stesso nobile uomo conte di Blou- 
doff, lasciando questa capitale pérrìcon- 



RUT 

dursi in Pietroburgo, con parole aperte 
ci promise di riferì re a S. Maestà 1. e R. 
i desiderii nostri , le nostre rìchieste, di 
prender cura di essealmenoingran par- 
te, e di sdiiarirein voce tutte quelle co- 
se che da lontano non avrebbe potuto sì 
facilmente spiegare ... E poiché la deplo- 
randa condizione de' ruteni tiene gi*an* 
demente travagliato ed afflitto il paterno 
animo nostro, perciò ripetiamo essernoi 
nell'intendimento per dovere dell'aposto- 
lico ministero affidatoci , di non lasciar 
giammai intentato alcun passo che valga 
a sovvenire in modo opportuno ai tanti 
e sì gravi spirituali loro bisogni. Mentre 
poi ci confidiamo che i sacerdoti latini pon- 
gano in opera le maggiori cure ed indu- 
strie per apprestare a que' carissimi figli 
i spirituali soccorsi, coU'intimo afifeltodel 
.cuor nostro esortiamo amorosamente e 
premurosamente nel Signore i ruteni 
stessi, affinché rimangano fermi ed immo- 
bili nell'unità della chiesa cattolica, elad- 
dove si fossero da lei dipartili , facciano 
ritorno nel seno delta madre amantissi- 
ma, e accorrino da noijChe coldivinoaiu- 
to Siam pronti a somministrar loro quan- 
to sia espediente alla loro eterna salvez- 
za ". Nel t.i I, p. 98, della Civiltà Cai- 
tolica del i.° sabbato d'ottobre 1802 si 
legge.» Un recentissimo annunrio, che se 
fosse vero dovrebbe colmare di gioia tut- 
ti i buoni, fu dato da molti^ giornali , ed 
é la ritrattazione del troppo famoso ar- 
civescovo Siemaszko, apostata ed autore 
dell'apostasia del clero e del popolo ru« 
teno nel 1839. Dicono aver egli diretto 
una circolare agli ecclesiastici, nella qua* 
le confessa il suo delitto, se ne mostra ad- 
doloratissimo e risoluto di farne penitea* 
za sino all'estremo de'suoi giorni.Termi* 
na coli'esortare il clero e il popolo, da lui 
fuorviato, a rientrare in grembo della cat- 
tolica chiesa. Il governo russp, aggiunge- 
sì, per attenuare l'effetto di questo esem- 
pio, fece correre voce che il rawedutoar* 
ci vescovo era uscito dì senno ". 
Di sopra indicaci come si eleggevano i 



s 



RUT 

?i greco -nilen», e approva vano dal* 
Sede, e quanto pratìoaTasi pel me- 
Jita di ISovia^ die rioeveTa dal Fa- 
sooferoMi e il pallio, dopoché il noo- 
Polonia residente iu Varsavia avea 
[nato la canoolca dcxiooe de'vesco- 
impilato il ^ocesso super quaiiiaie 
noe et ecdesiac^ che poi uoilo alla 
itiooe di fede e al giuramento spe- 
In Roma. I vescovi si prendevano dai 
m basiliant, presso i quali erano me- 
diti vate le scienze e le arti, mentre 
ro secolare coniugato generalmente 
Kivero e ignorante : raro fu il caso 
I vescovo tratto dal clero secolare. 
la sede vescovile, la i .'di tutte leRus- 
iomechè fondata dopo il 988 , indi 
t37fu innalzata alla dignità metropo- 
l'arcivescovo divenne esai-ca di tut- 
Russia, con 1 a sedi vescovili persuf- 
Dee, cioè: LeopoU^ Prenùslia^ Chel- 
Vtscislawy Mohìlow, HaUicia, Lu» 
I, FFladinùria^ Plosko^ F'ilepsco , 
M>, F'ilna : tutte hanno articoli, ed 
e poi furono elevale al grado arci- 
vile eoo sufTraganei. A Polonia ri- 
ì il seguente novero delle sedi ve- 
i rutene che possedeva, oltre lame- 
litana Kiovia : Bresiae Pf^UulinU- 
Sehi e Chelmaj HaUicia o Gallizia 
aita a Kiovia stessa; Kamenecj Leo» 
Minsk j Luvk e Oslrog; Pinsco e 
viaj Plosko unita a Orsa^ Mscislaw^ 
ticoj e PremisUa con l'unite sedi di 
ìoria eSanochia. Dopo il deplorato 
a non hanno più i vescovi ruteni 
i che osservano questo rito ne' do- 
rassi, ma le sedi sono occupate da 
ri scismalici. A Leopoli parlai del- 
lUizia e Lodomiria ne' domioii au- 
i» e della bolla di Pio VII, In uni- 
lis Ecclesiae regimine^ de' 22 feb> 
1807, Bull, Boni, coni, t. 3, p. 97, 
quale eresse Leopoli in sede arci ve- 
e pei ruteni , le riunì Kamenec e 
Icia (^.), togliendola dalla soggezio- 
etropolitica di Kiovia, e dichiaran- 
le sulTragancc Chelma e Bclzi (F.), 



RUT 141 

e Premìsha, a cui ani le sedi diSamborìa 
e Saoochia: confermò il sinodo dìZamoscb 
e r ordine de' basiliani. Laonde ne' do- 
mi uìi aostriaci sussìstono le sedi vesoo- 
vili rutene, di rito greoounito, LeopoB, 
Kamenec , a PremisUa. Chelma e Behi 
furono poi sottratte dalla dipendenza di 
Leopoli , e dichiarate immediatamente 
seggette alla s. Sede : un tempo furono 
anche suffi*aganee di Posnania. Chelma 
è una piccola cittadella Galliiia occtdea- 
tale, passala sotto il dominio di Sassonia 
nel 1809 per condizione convenuta nella 
pace dì Vienna, e nel 1814 ceduta alla 
Russia nel congresso pur tenuto a Vien- 
na. Il capitolo avea 5 dignità eia cano- 
nici; il vescovo avea l'uso della croce d'o- 
ro in ogni luogo^ avendo lodato il semi- 
nario il vescovo Ryllo, come notai altro* 
ve, sotto la cura de' basiliani. Balzi poi, 
altra città della Gallizia, e come la pre* 
cedente già capitale del palati nato del suo 
nome, con castello e due belle chiese^ una 
delle quah è la cattedrale, passò con por* 
zioiie del suo palatinato sotto il dominio 
austriaco nel 1773, epoca del i.^ smem- 
bramento della Polonia. Ne' dominii di 
Prussia (/^.)y vi è la sede vescovile rute* 
oa di Supraslia{P^,)j egualmente dipen- 
dente dall'immediata giurisdizione della 
Sede apostolica. Tanto questo vescovato» 
che l'erezione di Leopoli in aixù vescova- 
to, ebbero luogo peixsbé ì sudditi prus- 
siani e austriaci non dipendessei*o dai ve- 
scovi ruteni residenti ne' dominii russi. 
Già fino dal 1 665 in Leopoli la congre- 
gazione di propaganda avendo fondato 
un collegio pegli armeni , poi vi furono 
ammessi anche i ruteni; ne parlai a detto 
articolo. Ri le vai. da una statistica, che i 
ruteni cattolici di tutta la metropolia di 
Kiovia ascesero alla cifra di circa 4 ooi- 
lioni; quella della metropolia di Leopoli, 
ne'dominii austriaci, più di due milioni; 
quella della diocesi di Supraslia» ne'do- 
minii prussiani, quasi 40,000 anime. Non 
solo nella celebrata allocuzione con docu- 
mefnti di Gregorio XVI|-maaDppranel- 



34a R U T 

le note vi sono preziose notizie sulle dio- 
cesi ruteno -cattoliche: la nota 6/ ecco 
quanto contiene* ** La gerarchia de'greci 
uniti nelle Provincie polacco russe dopo 
essere stata del tutto sconvolta, per non 
diredistrutta,nell'ultiiiìo periodo del pas- 
sato secolo, fu riordinata con bolla di Pio 
VI di sa. me. data il 1 5 novembre 1798 
dalla Certosa di Firenze , che comincia 
Maximis undique pressi, che fu il risul« 
tamento delle trattative dell'inviato pon- 
tifìcio mg.*^ poscia cardinal Litta colla cor- 
te di Russia sotto l'imperatore Paolo I. 
A senso della citata bolla l'anzidetta gè* 
rarchia era composta : Dell'arcivescovo di 
Polosko capitale del palatinatodellostes- 
so nome, ch'estendeva la giurisdizione a 
SmoUnsko (F.), Mscislaw, ed anche al* 
le Provincie di Mohilow e Vitepsco. Del 
vescovo di Luck o Luceoria capitale del • 
la Volinia, ove risiede altresì il vescovo 
latino dello stesso titolo. La giurisdizio- 
ne di detto vescovo si estendeva sopra tut- 
ti ì cattolici del rito greco in Russia, me- 
no quelli delle diocesi di Polosko e di Bise- 
sta, e perciò prendeva il titolo di esar- 
ca. Del vescovo di Bresta, il quale esten- 
deva la sua giurisdizione sopra tutti i cat- 
tolici del rito greco ne'governi di Lituania 
« di Minsk. Ciascuno di questi 3 vescovi 
era aiutato da un suffraganeo. Ora Fu- 
kase del 32 aprile 1825 (avendo divisa 
tutta la giurisdizione delle chiese greco- 
unite in Russia fra i capi delle due epar- 
chie, le cui chiese furono elette in metro- 
politane, una per la Russia Bianca in Po- 
losko, l'altra per la Lituania presso il con- 
vento di Jerowitz destinato per la resi- 
denza stabile del vescovo greco-unito di 
Brest) soppresse di fatto il vescovato del- 
lo stesso rito in Luck , e rovesciò ad un 
tempo qUant'altro era stato disposto col- 
la suindicata bolla riguardo alla gerarchia 
del culto greco-unito in 'quelle provi n- 
cie ". l^er altri vescovati non ruteni, ma 
greco- uniti, ne feci menzione nel voi. 
XXXI I, p. i53 e seg. Oltre a ciò si può 
cedere UifcasRu ^ Scbiavoniì > Dalma* 



RUT 

ZIA, Croazia, Bosnia, TRANSiLVANiAi^ier 
gl'italo greci, il citato voi. p. 149 e seg.^e 
gli articoli ivi accennati,ed anche Grotta 
Ferrata celebre monastero, fondato dai 
basiliani derivati dagl'italo- greci. 

I Basiliani{F,)monacì,e le Basiliane 
(/^.)monache,fiorirono molto fra i ruteni, 
con congregazioni particolari. Celebrano 
con rito greco ruteno, in lingua schiavona 
oslava,e vestono con abito nero concap* 
puccio e cocolla, come gli antichi basilia- 
ni orientali. Urbano Vili col breve, Ex- 
poni nobisy de'20 agosto 1 63 1, Bull, de 
propaganda fide, Àppendix 1. 1 , p. i83 : 
In memoriant revocata et confirmai de- 
cretuni s. Congregationis de propaganda 
fide^quo statutum eraty ut Rutheni mona' 
chi uniti in Congregationem redigeren- 
tur, ne quid detrimenti regidaris disci- 
plina pateretUr, I monaci basiliani stabi- 
lirono in Roma un procuratore genera- 
le monaco, ed Urbano Vili gli assegnò 
l'abitazione nell' ospizio pi*esso la chiesa 
de' ss. Sergio e Bacco nel rione Monti, 
che agli 1 1 febbraio 1641 diede alla con- 
gregazione de' basiliani ruteni, ad istanza 
del re di Polonia Sigismondo HI, per ce- 
lebrarvi nel loro rito ruteno, essiendo la 
chiesa unita alla basilica patriarcale dis. 
Maria Maggiore, come dice Venuti, ^o» 
ma moderna^ p. 89. Ivi la congregazio- 
ne di propaganda nel 1639 avea statuito 
di formare dell' ospizio un collegio , ciò 
che confermò nel 1660. 11 cardinal Bar* 
berini del titolo di s. Onofrio, fratello di 
Urbano Vili, obbligò l'erede congrega- 
zione di propaganda, a somministrare al 
pio luogo scudi 200, e poi annualmen- 
te scudi 1 00. Alia chiesa un signore litoa* 
no legò 20,000 fiorini polacchi, coH'ob- 
Lligodi4uiesse la settimana, ed unal'an- 
no nella Chiesa dis, Lorenzo fuori le mu- 
ra (V,), Alessandro VII col breve AUas 
per Nosj de*4 giugno 1 656, Bull, citalo, 
p. 256 : Cum plurima horta essent dii' 
sidia inter monachos Ruthenos propUr 
capituli celehrationem , et ahhatis gene- 
raliselectionem, dissensionibusjinetn un* 



f 



J 



RUT 

ITI», Ponùfex novum iiarum jubti 
caricapiiuium. Quindi lo stesso Pa* 
I breie Ex coaums$t\ de' i a giugno 
y loco citato, p. a6a , sottomise la 
i e i'ospixio alla giurisdizione della 
egasione di propaganda. Nello stes- 
k4L e t p. 3aa, 8785 vi sono i due 
nti brevi. Innocenzo XI col breve 
poslolaiuM^ de'3o ottobre 1 683: E' 
fuan in Ruihenonun monachomm 
alcm^ quam sìbi studiose arMepi' 
m Kiovien comparavii^ reprobai, et 
mid iste gessit, invalidata Eamdem 
vtnere fungi non posset deciàrat: 
\du>rum jura in integrum restituiL 
ente XI col breve PastoraUs qffi* 
e'5 aprile 1 709 : Confraiemitatem 
mpigianam^ monachos et mimaste- 
t. Onuphrii eremitaegends rutheno' 
prope Leopolim ila Sedis apostoli- 
il congregationisdeprop, fide subji» 
tetoritali, ut nulla possit Rulhenus 
rcpus in ojfficiales et monachos^ eO" 
uè bona polestate perfungi. Que- 
lebrecoofivtemita Stauropigiana in 
oli ha UD ospedale ed una scuola , 
on sono soggelli all'ordinario abim- 
ìrabili, se non nello spirituale. Fi- 
ente nel t. 3^ p- 73, 116, 298, 438 
ìalL de prop, fide^ si leggono i qui 
!iso brevi e bolle pontificie di Bene- 
XI V. 1." Etsi dubitare, de' 27 no- 
ire 1 74^: Episcopis Ruthenis suadel 
'^fex, ut unionem monachontm s.Ba» 
ub unico Proto- Archimandrita prò- 
anty el fovea nL 'i,^ Inter pluresy dc- 
maggio 1 744 • Confirniatio unionis 
um monasteriorum ordinis s. Basi' 
^agni Ruthenorunty tam Lithuaniae^ 
I Russiae^ seu PoloniaCy in unicam 
'^ationem duahus provincHs com' 
3171. Accedunt plura decreta ad 1- 
ordinis regimen pertinenti a J)'ì que- 
ue congregazioni della ss. Trinità^ e 
latrocinio della B. Vergine ^ parlai 
A. IV, p. 182, XXXVII, p. 35 e 36, 
p. 70 e 76, con altre notizie riguar- 
quanlofeoeil governo russo. 3.'* /«• 



KDT 343 

cfytum fuidem^ de' 1 3 aprile 1 753 : jlfo- 
noMs. Basila naUomis Rulkenae sobmn* 
tur a lege emiuendi quarùun votam de 
non aeceptandis Episcopaiibus, ^ Ar* 
chimandriis, abst/ue assensu suonun <ii- 
periorum. Abrogalisque statutis poena* 
iibus super hoc edids^canmùcae sancth» 
nes innovantur, ac ineulcantur. 4** •&* 
perfamiliam, de'3o marzo 1756: D^* 
nitur aucloritas tum metropolitani na* 
tionisRudienorum^ tum PirotO'Ardkimam» 
dritae ordinis s. Basila 3tagni efusdem 
nalioms, in abbates, seu archimandrUtu 
monasteriorum ipma ordinisi Alia^ue 
ad hitfusmodi abbates et monachos Ru' 
thenos pertinentia opportune statuuntur. 
Per ultimo Pio VII col breve Ea sunt^ 
de'3o luglio 1822, BulL de prop, t4>P- 
397 : Renoval, eonfirmaifuedecrelum ut 
Latini pos^nl in ordini s, BasUii Magni 
congregationis Ruthenorum religiosam 
profissionemfacere. L'antichissima chic- 
sa de'ss. Sergio e Bacco, illustri martiri 
che patirono il martirio nella provincia 
d' Augusta, e Sergiopoli si disse la città 
dove riposa il coi|m> di s. Sergio ( come 
rilevo da Pandroli nt' Tesori nascosti eli 
Roma\ fu diaconia cardinalizia, ed una 
delle 5 chiese erette in Roma a questi 
gloriosi santi romani. Superstite questa 
chiesa alle memorate, Torrigìoe Marti- 
nelli,come osserva Piazza nella Gerarchia 
cardinalizia, p. 729, disputarono quale 
dì esse fosse realmente la diaconia car- 
dinalizia. Comunemente si crede che ne 
fosse fregiata quella chiesa che sursegià 
presso l'Arco di Settimio Severo, e per- 
ciò vicino alla Chiesa di s. Adriano, Di « 
strutta quella sotto Sisto IV, le rendite 
furono applicate ad un altare che in ono« 
re de' ss. Sergio e Baceo fu eretto nella 
delta chiesa di s. Adriano, istituendovisi 
4 beneficiati, come dissi a tale articolo, 
ed a Chibs4 de'ss. Sergio e Bacco. lool* 
tre o esistesse già l'odierna chiesa o fosse 
allora edificata, trasferendoci la diaconia 
cardinalizia, anzi alcuno pretese che que- 
sta e h diroccata l'avessero, certoé che fu 



344 RUT 

data con cura d'anime ai Minimi (F,). A 
questo articolo notai che Gregorio XV 
concesse a que'religiosi,nel trasferirsi al- 
la nuova chiesa di s. Francesco di Paola, 
il suo 7^5 parrocchiale. Restata libera la 
chiesa de'ss* Sergio e Bacco, il successo- 
re Urbano Vili, quando slabiPidi darla 
ai basiliani ruteni per loro ospizio nel 
recam in Roma e residenza del loro pro- 
curatore generale, ed erigendovi Collegio 
nationis Ruthenorum , si propose di re* 
staurarla, ed avendo incominciato dai fon« 
dameati le lavorazioni, per sua morie le 
continuò, compì ed abbelPi la chiesa il fra* 
lello cardinal Barberini, dopo aver com- 
prato le propinque case, e formata Tabi- 
tazione pei monaci ruteni, giacché il col- 
legio non ebbe effetto, come trovo in Piaz* 
za, Eusevologio romano^ trat 5,cap. 4i : 
Del collegio de* Ruteni a' ss, Sergio e Bac* 
co. Questi riporta pure diverse notizie sul- 
la nazione rutena e sua unione alla s. Se- 
de, dicendo che talvolta i procuratori ge- 
nerali basiliani nell' ospizio vi alloggiaro- 
no qualche nazionale. Leggo in Bombel- 
Vì^ Raccolta delle immagini della B, F^r- 
incornate della corona dal capitolo Va- 
ticanOf t, 4) p*i49> '^ storia dell'inven- 
zione della Madonna delPascolOy che ivi 
essendo in gran venerazione, il suo tito- 
lo prese la chiesa in vece dell' antico, ed 
•anche diZ/row/c/z,che significa quel cam- 
po ove i pastori pascevano il gregge quan- 
do trovarono quella di cui vado a parla- 
re, simile a questa. Nella Lituania e presso 
la città di Slonima, alcuni pastori che pa- 
scolavano il gregge videro un grnn splen- 
dore sopra una pianta, e prodigiosamen- 
te vi trovarono l'immagine di Maria Ver- 
gine, che colla d eslra. sorregge il s. Bam- 
bino. Dopo alcune cose portentose ope- 
rate da Dio, Alessandro signore del Juo- 
go ivi fece innalzare una chiesa di legno 
e vi pose la sagra immagine alla pubbli- 
ca «venerazione, ed il figlio Giovanni vi 
collocò per maggior decoro alcuni reli- 
giosi e un vescovo. Avendo un incendio 
distrutta la chiesa, miracolosamente si 



RUT 

trovò intatta l'effigie della B. Verginecol 
divin Figlio, con innanzi una candela ac- 
cesa; laonde eretta altra in pietra, Ira le 
grazie che dispensava ai divoti vi fu sta- 
bilita , e nel 1 6 1 3 il castellano di Smo- 
lensko Miolesko l'affidò alla curade'rao- 
naci basiliani, quindi chiesa e monastero 
furono ampliati dal palatino di Vilna e 
dal cancelliere di Lituania, e ne dtvenne 
i." superiore il b. Giosafàt poi martire; 
della quale invenzione eoopia di miraco* 
li, nel i653 in Vilna ne fu stampata l'i- 
atoria. Mentre i ruteni erano in ss. Ser« 
■gio e Bacco, nell' agosto 1 7 1 8 il rettore 
della chiesa e procuratore generale de'ba- 
sìliani p. d. Benedetto Turlewioz,ordÌDÒ \ 
al muratore Ciotti di ripulire le pareti del- 
l'ospizio; nel muro contiguo alla sagrestia, 
in tanto che n'eseguiva il comando, cad- 
de l'incrostatura e apparve nella sottopo* 
sta parete e dipinta la di vota immagine 
di s. Maria del Pascolo o di ZirowictL 
Sbalordito corse a darne avviso al rettore, 
il quale non facendosi caso gì' impoise di 
ricoprirla con calce. Nel dì seguente que- 
sta essendo caduta, allora il rettore la la- 
sciò scoperta e permise al popolo, cui era- 
rasi divulgato 4' avvenuto, di venerarla. 
Con un successo di prodigi aumentata la 
divo^ione, il rettore portò tutto a cogni- 
zione dì Clemente XI, il quale avendo te- 
nuto varie congregazioni su questo pro< 
posilo, permise che la s. Immagine si se- 
gasse dal muro e si trasportasse in chiesa 
a' 7 settembre 1719 con divota pompa, 
ove divenne dispensatrice di grazie, sul- 
l'altare maggiore disegnato da Filippo Da* 
rigìoni. L' immagine è dipinta su pietra 
dura chiamata jaspide. Le lettere intorno 
sono rutene, e contengono l'elogio di Ma- 
ria, che si legge nella liturgia dis. Già 
Crisostomo 1 Pììa degna d'onore de*che- 
rubini, più gloriosa de'serafini, che sen* 
za macchia par tori V UomoDio,^e\ 1 74 1 
i monaci fecero rimodernare la chiesa con 
ardhitettura di Francesco Ferrari, a spe- 
se de'divoti della Madonna del Pascolo ; 
4e pitture della volta sono di Sebastiano 



RUT 

Ceocarinì; ed i quadri de'due altari lafe- 
rali, eseguiti da Ignazio Stero, rappreseo* 
tano UDO i ss. Sergio e Bacco» V altro t. 
Basilio. Delle immagini della B. Vergine 
e del Bambino coronate, non si vedono 
che i soavi volti demani, il resto essen- 
do eoperto da una veste d'argento dora« 
to con fregi secondo il costume ruteno. 
Nei n.^ 75 dei {Mario di Roma li i^ ù 
racconta che cadendo Y anno centesimo 
dell'invenzione della s. Immégioe di Ro* 
ma, il p. d. Giordano Mìck.iewicz procu« 
nitore generale de'i)asiliani ruteni in Ro- 
ma, e rettore della casa e chiesa , unita* 
mente a divedi benefattori, tra' quali 3 
principesse polacclie , cioè Tecla Jablo- 
nvrska, Dorotea Czartoi^ska e Czetwer- 
ly nska, dopo Hit to restaurare l'altare mag- 
giore e ornare nobilmente la chiesa, so- 
lennemente ne celebrarono il triduo a'7, 
809 settembre, con pontificali e sermo- 
ni, illuminazioni anche notturne, fuochi 
artificiali e orchestre. Grande e continuo 
fu il concorso del popolo, e vi si recò a 
visitarla anche il Papa Pio VII. Questa 
chiesa fu ristorata pure dalla generosità 
dell'imperatore delle Russie Nicolò I, ed 
altrettanto fece eseguire nell'altra chiesa 
nazionale polacca di s. Stanislao , come 
notai nel descriverla nel vol.^LIV,p. 49» 
Tuttora la chiesa e J'ospizio sono abitati 
da'basiliani ruteni; e nella chiesa sotto gli 
auspici] della Madonna del Pascolo, vi fu 
istituito un pio sodalizio. Dipoi Pio VII 
col breve Ea sunt ordinis s. BasiUiy dei 
3o luglio 1822, Bidl.Jiom. cont, t.i5,p. 
557, concesse facoltà alla congregazione 
rutena di ammettere in essa de'Iatini.Sui 
ruteni si ponno inoltre leggere i seguen- 
ti autori. Kulcinio, Specimen Ecclesiae 
Rulhenicae. Costa nziSepti mi, Opuscida 
ad revocandos ad s. Mal rem Ecclesia m 
dissidentes graecos et rulhenos , Romae 
1 807. Schmitt, Istoria della chiesa gre» 
co-moderna e russa ^ Milano i83a. An» 
nati. delle scienze religiose t. i4> P* 3i 
Stato della chiesa greco russa, ricava^ 
to da un rapporto officiale sottoposto a 



RUV 345 

S. M. t imperatore di tutte le Russie nel 
1839. 

RUVO (Ruben). Città con residenza 
vescovile di Puglia, nel regno delle due 
Sicilie, provincia della Terra dì Bari, di- 
stretto e capoluogo di cantone, a 6 leghe 
da Barletta,8 da Bari e 3 da Trani. Questa 
popolosa città è situala sopra amena coi* 
lina, cinta di mura con 4 porte, cui noa 
mancano decorosi edifici. La cattedrale 
é dedicala alla B. Vergine Assunta, la cui 
architettura è di stile del medio evo o go« 
tico; ha battistero con cura d'anime, die 
il capitolo esercita per un prete da lui e« 
letto e dal vescovo approvato; l'episcopio 
gli è prossimo. Il capitolo si compone di 
4 dignità, I.* delle quali è l'arcidiacono, 
l'arciprete edue primiceri, di 24 canonici 
comprese le prebende del teologo e peni* 
tenziere,di 8 mansionari,di altri preti det« 
ti partecipanti,come d'alcuni chierici.Nel* 
la città vi sono altre chiese, ma niun-'altra 
parrocchiale, un monastero dì monache, 
ed i conventi de'domenicanì e minori os« 
servanti,oltreil monastero de'benedettìni 
nel suburbio. Vi sono pure confraterni- 
te, monti di pietà e orfanotrofio. I suoi 
abitanti sono industriosi e commercianti, 
e tengono negli ultimi di settembre an- 
nua fiera di 3 giorni frequentatissima: il 
territorio è assai fertile. Vi si sono tro- 
vate molte anticaglie, e tra'suoi uomini 
illustri ricorderò il celebre Ennio poeta 
latino, ed il famigerato medico Domenico 
Cotugno. Questa città mediterranea è an- 
tichissima, per cui la sua orìgine è accom- 
pagnata da narrazioni favolose, e fu chia- 
mata Rubum da'greci salenlini che si 
vogliono edificatori, non che Rudium da 
Strabone, Rubos da Orazio. I ramani vi 
ebbero una stazione, ed i goti rabbatte- 
rono nel 463,quindi fu circondata di mu- 
ra. Era in questa città nel i5o3 il quar- 
tiera generale francese, che voleva occu- 
pare il regno di Napoli, quando il valo- 
roso capitano Ferdinando Gonsalvo,che 
con italiani e spagnuoli occupa va iSar/e^^ 
(^,), avendo mandato l'araldo a Buvo 



346 RUV 

per trattare sul riscatto d'alcuni prigio* 
nìeri fraDcesi, e veDuto a contesa per le 
millantaKÌoni di questi contro gritaliani, 
si venne alla famosa disfida o Duello (F",) 
tra'francesi, e gl'italiani che riportarono 
il trionfo: ne parlai anche in altri arti* 
coli. La città andò fiorendo con titolo di 
contea, della quale ne fu investita la no- 
bilissima fomiglia Caraffa (F'.y Princi- 
pale vanto di Ruvo è V aver ricevuto la 
fede tra le prime città d'Italia, con Tono* 
redella sede vescovile. I m perocché s. Pie- 
tro vi predicò Te vangelo nell'anno 44»^* 
condo la tradizione, consagrando in i.^ 
vescovo di Ruvo s. Cleto (^.)j che nel- 
l'anno 80 divenne 3.** Papa, e sul quale 
è a vedersi CaoiroLOGrA de'romani Poir- 
TEFici.Questo santo è il patronodella cit* 
tà e della diocesi, poiché confermò il po- 
polo nella fede, e fabbricò la cattedrale 
sotto l'invocazione di s. l^ìetro, le cui ve- 
stigia si vedono presso l'odierna, la quale 
fu edificata verso il louocon 1 4 altari, 
essendo l'antica angusta in propoi*zione 
degli abitanti. La sede vescovile divenne 
suffraganea della metropoli di Bari. Lo 
successero nel 108 Adriano, indi Giovan* 
Ili, nel 34oBrocardo, ed Epigonio che in. 
tervenne al concilio di Cartagine. Seguo- 
no s. Procopio, Giovanni che fu alla con- 
sagrazione della chiesa di s. Andrea di Ba- 
rulo fatta da Papa s. Gelasio I nel 493. 
Non si conoscono gli altri sino a Gioac- 
chino del 1009; nominerò i piti distinti 
che dopo di lui governarono questa chie- 
sa. Guìlberto assistè alla consagrazione 
della basilica di Monte Cassino, eseguita 
da Alessandro H: di ìm scrisse Lupo in 
Chronìca^ aWanno 1082: Episcopus Ru' 
bensì s nomine Guisherlus donavit priori 
Montls Pelusiì ecclesiam s. Sabini ^ quae 
est in civitate Rubi, qui prior tenebatur 
omni anno ad^libras cerae indie sab* 
bati sanati^ et mittere unum hominem e* 
questrem ad suas expensas quando epi* 
icopus Rubensis ibat ad Barensem, seu 
adCanusium.Ono fiorì nel 1 1 62;poi Da- 
niele, a cui Roberto normanno conte di 



RUV 

Conversano e signore di Ruvo donò mot' 
ti beni per la chiesa della ss. Trinità poco 
iunge dalla cattedrale nel 1 1 77, prò ex- 
piatione Roberti s patris sui, suorumque 
parentumj il vescovo sì recò al concilio 
di Lateranodel 1 179. Pietro deGabrielli 
di Ruvo viveva nel 1 29$, e gli succede 
Nicolò della stessa famiglia nel 1 3 1 8. Al 
vescovo Gaglielmo successe Nicolò pa- 
trizio di Bitonto, della famiglia Perrensi. 
Clemente VI nel 1 344 ^'^^ vescovo Gio- 
vanni di Ariano, e nel i349 gli sostitu\ 
fr; Stefano francescano di virtuosa vita, 
che visse sino al 1 390. Fr. Sisto Colletta 
di Giovenazzo francescano del t399,acui 
Martino V nel i4i8 diéa successore fr. 
Simeone da Brindisi pur minorita,il qua- 
le fu presente alla divisione de'beni ti*a' 
fì'atelli Antonio e Gabriele di Balzo Orsi- 
ni,epoi fu trasferito ad A lessa no nel i432. 
Indi Pietro Rosa dì s. Angelo in Fasanel- 
la, arciprete di s. Eustachio di Roma. Per 
sua morte nel 1 44^ ^''* Cristoforo da Ga- 
la tina francescano, sepolto nella chiesa di 
s. Cleto. Quindi nel i^Si Pietro Perrensi 
Santorio patrizio di Bitonto, già vicario 
del cardinal Oi*sìni arcivescovo di Bari. 
Nel 1480 Antonio Rocca arcidiacono di 
Ruvo. Giuliano de Mirto napoletano, fat- 
to da Leone X Tìe{ 1 52 o, che rassegnò la 
sede al nipote Gio. Francesco. Il nipote 
di questi Orazio Mirto, insigne giurispe- 
rito, lo nominò Gregorio Xill nel 1578, 
che Sisto V rimosse, surrogando fr. Ga- ^ 
spa re di Mon reale francesca no,som mo teo« 
lego, traslato a Rieti da Clemente Vili. 
Nel 1 62 1 Cristoforo Memmolo teatino di 
Ariano, celebrato con ogni lode, che go- 
vernò 2 5 anni; degnamente gli successe 
l'altro teatino Marco Criptalì romano, 
prefetto del collegio di propaganda /?</e. 
Gio. Battista Ulpi patrizio di Como nel 
t656 Alessandro VII lo trasferì da s. Se- 
vero, ornato di belle qualità; nel i663 
gli successe Gabriele Tontoli nobile e ar- 
cidiacono di Siponto; nei 1672 fr. Seba- 
stiano carmelitano dotto e consultore dei 
riti; nel 1680 Gio. Donato Jannont no- 



RUV 

bile di Bi tonto; nel 1 698 Francesco Moi*- 
gione d'Ischia, poi nei i jo5 traslato a Mi» 
ijori, f in suo luogo Clemente XI elesse 
Bartolomeo Gambadori di Monte Garga* 
no, col quale nell'Ughellì si compie la se* 
rie deWescovì, Italia sagra t. 7, p. 762. 
I successori sono riportati nelle ifo//z/e di 
Roma. Clemente XIII nel 1759 fece ve- 
scovo Pietro Ruggieri di Peschjsolido dio- 
cesi di Sor», il quale viveva ne'primi an- 
ni del corrente secolo. Dopo la sua morte 
segm lunga sede vacante, in tempo della 
quale Pio VII colla bolla Deutiliori Do- 
vi inicae^ de' 25 giugno 18 18, a questa 
chiesa di Ruvo uni T altra vescovile di 
Bf tonto ( ^.)^dichiarandola concattedrale. 
La città di Bitonto, oltre quanto dissi 
al citato suo articolo, è nella provincia 
stessa di Ruvo, distretto e capoluogo dì 
cantone, circa 4 leghe da Bari, in terri- 
torio che produce il rinomatissimo vino 
Zagarello; patria di alcuni uomini illu- 
stri, come del matematico Giordani. Bi' 
luntuniy volgarmente Bitonto o Botonto, 
siccome feracissima,^ per proverbio si dia* 
se : Botontum, quasi honuni totum dica* 
tur. Della maestosa cattedrale e capitolo 
parlai in detto articolo; essa é sotto Tin- 
vocazione della B. Vergine Assunta e di 
s. Valentino, di cui si venera il braccio, 
essendo affidata la cura delle anime a due 
canonici eletti dal vescovo, ad nutum a» 
movibilesj l'episcopio é prossimo alla cat- 
tedrale, che ha il sagro fonte. Nella città 
vi sono altre 12 chiese parrocchiali pur 
munite di battislerio,con diversi conventi 
di religiosi, due monasteri di monache, 
Forfanotrofio, il conservatorio, l'ospeda- 
}e, il monte di pietà, il seminano ed al- 
cune confraternite. Antica n'éJa sede ve- 
scovìle,su(fraganea della metropoli di Ba« 
ri. Si vuole per i." vescovo Andreoneo 
Andreano che dicesi intervenuto nel 743 
al concilio romano; certo é che Arnolfo 
n'era vescovo nel 1 087, e si trovò presen- 
te alla traslazione delle ossa dì s. Nicola 
òìMira in Bari. Nel 1 1 77 lo era Giovan- 
ni, che fu al concilio generale di Latera* 



RUV 347 

no nel 1 1 79. Ricordet*ò i vescovi più me- 
ritevoli dì menzione. Fr. Pancrazio prio-^ 
re de'domenicanid'Anagni,elettocon au- 
tor ita apostolica da Enrico arcivescovo 
di Bari e confermato nel I253 da Inno- 
cenzo IV. Leucio Corasr nel 1283 v'in- 
trodusse i francescani; sospeso da Boni- 
facio Vili, fu reintegrato da Clemente 
V. Per sua morte la maggior parte del 
capitolo elesse Giovanni arcidiacono d'O- 
stuni, che Giovanni XXTI confermò. Nel 
1 348 da Aquino vi fu trasferito Giaco- 
mo Falconacci napoletano. Nel 1 382 Ur- 
bano VI già arcivescovo di Bari, nominò 
Enrico, cui successe Giacomo, e nel 1 392 
vive»! Giovanni. Martino V nel 14^4 ^^ 
traslatò da Poligno Paolo Alfatati,cui nel 
14^7 successe fr. Antonio di Reggio, in- 
signe predicatore domenicano e caro a 
Calisto III. Nel i5oo Alessandro VI fece 
perpetuo amministratore il cardinal Gio. 
Battista Orsini {r.)j tì Uro Gio. Battista 
Orsini gli successe nel 1 5i 7, per cessione 
e con regresso; ma non accettando, nello 
stesso giorno 18 febbraio Tebbe il cardi- 
nal de Medici per 9 mesi (poi Clemente 
f //, F'edi)^ il quale poi dimeltendosi con 
regresso, divenne vescovo Giacomo Or^ 
sini romano. A vendo rinunziato a'24 gen- 
naio 1 53p, Clemente VII fece ammini- 
stratore il cardinal Farnese (poi Paolo 
///, F'edi). Per sua cessione fu vescovo 
di Bitonto, Lopez Alarcon spagnuolo ai 
r7marzoi532. Neli538 Paolo III prò- 
nìosse a questa sede Sebastiano Deli di 
Castel Durante, già precettore del nipóte 
cardinal A lessandroFarnese;indi nel 1 544 
per morte gli surrogò fr. Cornelio Musso 
piacentino conventuale,fiorentissimopi*e- 
dicatore, già vescovo di Forlimpopoli e 
Berti noro, il quale colla sua eloquenza si 
distinse al concilio di Trento, e tornato 
in diocesi celebrò il sinodo che fu stam- 
pato; morì in Roma nel 157496 fu sepol- 
to in ss. Apostoli. Poscia'Giovanni Forti - 
guerra nobile di Pistoia, vescovo titolare 
di Corcira. Clemente Vili nel 1 592 creò 
vescovo Flaminio Parisio di Tolentino 



348 RUV 

dottissimo, e professore di gius canonico 
nell'universitàromanaiammise nella chie- 
sa e casa di s. Nicola i teatini, ai quali il 
successore la riedificò. Questi nel 1 6o3 fu 
fr.GirolamoPallantiert diCastel Bologne- 
^ se conventuale, esimio professoi*e di teolo* 
gia,egià teologo di s. Carlo Borromeo e di 
Sisto V nel cardinalato; meritò insigni e- 
logi. Nel 1619 Gio. Battista Stella nobile 
romano; nel 1622 Fabrizio Caraffa no« 
bilissimo napoletano de' conti di Ruvo, 
il quale istituì in Bitonto l'accademia de- 
grinfiammati, e fu lodato pastore. Da 
Ortona e Campii, Innocenzo X nel i65a 
-vi trasferì il dottissimo e eruditissimo so- 
masco Alessandro Crescenzi (P^.) roma« 
no, nunzio a Torino, ove si trovò alla tra- 
slazione della s. Sindone, parte della qua- 
le colla reliquia della ss. Croce pose nella 
chiesa del ss. Crocefisso , edificata a suo 
tempo nel suburbio dal capitolo e dalla 
pietà de'fedeli; nel iGSg celebrò il sino* 
do, in cui decretò l'erezione del semina- 
rio; restaurò l'episcopio, fu il padre dei 
poveri, e nel 1668 fu creato cardinale. 
Egregiamente ne occupò il suo luogo fr. 
Tumoìaso Àcquaviva d'Aragona nobile 
napoletano, dotto domenicano, difensore 
impavido dell'immunità ecclesiastica,1ar- 
go di limosine e della parola che dispen- 
sava; celebrò il sinodo, rifece il palazzo 
Tescovile e l'ampliò, benemerito pure per 
altre cose. Nel 1672 Clemente X preco- 
nizzò vescovo Francese' Anto nioGa Ilo no- 
bile d'Acerenza, nunzio agli svizzeri, alla 
Teneta repubblica, all'imperatore; con- 
sagrò la chiesa di s. Rocco patrono della 
città, fu benefico colla cattedrale di ab- 
bellimenti e sagi*i arredi, migliorò l'epi- 
scopo, istituì sodalizi, nel 1682 tenne il 
sinodo, generoso co' poveri, lasciò erede 
il capitolo. Nel 1 686 Filippo de'contiMas- 
sarenga Gallo di Massa Lubrense, filip- 
pino sapiente e virtuoso, zelante pastore, 
assai pio e propagatore delle confia terni - 
te, come delle opere cristiane, morì san- 
tamente. Nel 1689 Carlo de Ferrari pa- 
trizio genafese lodato; nel 1 700 Gio. Bat« 



RYP 

tista de'maroliesi Capani napoletano e 
teatino,inti*odusse i carmelitani scalzi,ed 
aumentò il numero delle conft*aternite. 
ÌHeir Italia sacra d'Ughelli t. 7, p. 686, 
ha termine la serie de' vescovi di Bitonto, 
con fr. Domenico M." Cedroni domeni- 
cano capuano, potendosi vedere i succes- 
sori nelle Notizie di Roma, Furono gli 
ultimi vescovi di Bitonto, Nicola Ferri 
della diocesi di Capaccio del 1 750, ed O- 
razio Berarducci di Bisceglia del 1 77Q 
che viveva ne'primordi dell'odierno se- 
colo. Dopoché Pio VII riunì la sede ve« 
scovile di Bitonto all'altra di Ruvo, con- 
fermando ambedue sufìfraganee del me- 
tropolita di Bari, nel concistoro de'29 
marzo 18 19, dopo lunga sede vacante 
d'ambedue, dichiarò i.*^ vescovodi Ru?o 
e Bitonto fr. Vincenzo M.' Manieri con- 
ventuale di Nardo. Per sua morte avve- 
nuta nel 1 834) soltanto nel i838 le due 
chiese furono provvedute dell'attuale ot- 
timo pastore, cioè quando Gregorio XVI 
nel concistoro de' 1 5 febbraio preconizzò 
mg.>^ Nicola Marone della diocesi di Tri- 
carico, già canonico teologo della metro- 
politana di Salerno, e lodatissimo pro- 
fessore di filosofia e di teologia domo) a* 
tica in quel seminario, esaminatore pro- 
sinodale, visitatore e vicario generale del* 
l'arcidiocesi, eccellente e zelante pastore. 
Le due diocesi unite si estendono a più 
di 8 miglia di territorio. Ogni nuovo ve- 
scovo di Ruvo e Bitonto é tassato ne'li- 
bri della camera apostolica in fiorini 3oo, 
ascendendo le reudite della mensa a piU 
di 1000 scudi. 

RYPEN,R1PEN o RlBE,fl/y!ia. Città 
vescovile di Danimarca nel Jutland me- 
ridionale, capoluogo a 24 leghe da Sle- 
swig, ed a So da Copenaghen, in riva al 
Rips*aae,ilqualedueleghepiii sotto sboc- 
ca nel mare del nord e non è navigabile 
che per piccoli bastimenti. Ha belle stra- 
de, piazze e chiese, oltre la cattedrale gran- 
de ed elegahte,ed in cui vi sono molte tom- 
be de're di Danimarca; ha scuole, ospC' 
dale e stabilimenti benefici ; importante 



RYP 

è il suo commercio. £' una delle piti anti* 
checiltà di Danimarca, che sioadairSGo 
godeva privilegi: per lungo tempo si man- 
tenne in fiore, ma incendi, inondaziooi, 
e piti ancora gli ostacoli che provò la na« 
irigazione, in conseguenza del limo che 



RYP 349 

ostruì il letto del Rips-aae, la fecero mol- 
to decadere. La sede vescovile fu eretta 
nel 9?o sotto l'arci vescovato d^Amburgo, 
indi passò sotto la metropoli di Luhden 
(^.)j quindi fu soggettata a Copena- 
ghen. 



S 



SAB 



s 



AB A. Eresiarca, capo AtiMessalia' 
ni (/^.). Animato da un desiderio male 
inteso di giungere alla perfezione evan- 
gelica, prese tutti i passi dell'ev angelo let- 
teralmente; si fece quindi eunuco, vendè 
i suoi beni e ne distribuì il denaro ai po- 
teri, e professò co'suoi seguaci quf^gli er- 
rori che furono condannati dai vesdovi e 
da' concili!, e che riportai ai citato arti- 
colo. 

SABA. Sede vescovile della i.* Palesti- 
na, sotto la metropoli di Cesarea, nella 
quale vi fu un vescovo latino Del 1 190. 
Oriens chr, t. 3, p. 1294. 

SABA (s.), abbate. Uno de' più cele- 
bri patriarchi deirordine monastico nel- 
la Palestina. Nacque nel 439 in Mutala- 
sca, borgo del territorio di Cesarea nel- 
la Cappadocia, da ragguardevoli genito- 
ri. Il padre, nomato Giovanni, che segui- 
va la professione delle armi, avendo do- 
vuto andare in Alessandria, condusse se- 
co sua moglie Sofia, raccomandando il 
tenero suo figliuoletto ad Ermia suo co- 
gnato, cui lasciò inoltre la cura de' suoi 
beni. 1 maltrattamenti che il giovine Sa- 
ba ebbe a soffrire dalla moglie di Ermia, 
lo costrinsero a rifugiarsi in casa di altro 
suo zio, laonde insorse discordia fra essi 
per l'amministrazione de'beni del nipo- 
te. Saba, d'indole pacifica, rammaricato 



SAB 

di questa discordia, e tocco dalla grazia 
di Dio, risolvette di rinunciare al mon- 
do,e si ritirò ne! monastero detto di Fla- 
viana, distante una lega da Mutalasca, o« 
ve s' istruì nella scienza de' santi e nella 
pratica delle osservanze monastiche, ac- 
coppiando l'orazione al lavoro, e la mor- 
tificazione alla carità verso i poveri. In 
età di 1 8 anni ottenne dal suo abbate il 
permesso di andare a Gerusalemme, nel- 
l'intendimento di visitare i luoghi santi, 
e di edificarsi coll'esempiodei solitari del 
paese. Passò l'inverno nel monastero £ 
Passa rione; dipoi, amando il silenzio e la 
ritiratezza, pregò s. Eulimiodi accettar- 
lo nella sua laura, il quale giudicandolo 
ancor troppo giovine per vivere fi*a gli 
anacoreti, lo mandò in un altro mona- 
stero, governato da Teottisto, ch'era co- 
me il noviziato di quelli che aspiravano ad 
entrare nella laura. Quivi Saba raddop- 
piò il suo fervore, e siccome era forte e 
robusto,àiutava tutti i fratelli ne^loro uf- 
fizi, portava le legoe e l'acqua, e serviva 
gl'infermi. Avendo per ordine dei suo ab- 
bate accx>mpagnafo in Alessandria uno 
de'fratelli, vi trovò i suoi genitori, i quali 
tentarono ogni maniera di persuaderlo 
ad abbandonare lo stato die aveva ab- 
bracciato; ma egli ripulsò questa tenta- 
zione, e stimolato ad accettare almeno 



35o SAB 

uoa considerabile somma di danaro per 
provvedere a'suoi bisogoi»non volle pren- 
dere che 3 pezzi d'oro, che consegnò al 
suo abbale quando fu di ritorno. Saba per 
5 anni continui si ritirava ogni settima- 
na la domenica di sera in una caverna ap- 
partata, ove rimaneva fino al sabbato di 
mattina^praticando un rigoroso digiuno, 
ed occupando tulli quei giorni tra Tora- 
zione e il lavoro delle mani. Dipoi s. £u* 
timio lo scelse per accompagnarlo nel ri- 
tiro cbe andava a fare ogni anno da' i4 
di gennaio fino alla domenica delle Pal- 
me, nella solitudine di Ruban , dove si 
dice cbe abbia dimoralo Gesti Cristo du- 
rante il suo digiuno di 4o giorni. Dopo la 
morte di s. Eutì mio, essendosi introdot- 
ta la rilassatezza nel monastero di Teot- 
listo, Saba si ritirò verso oriente, in un 
deserto in cui viveva s. Gerasimo; e pas< 
sali colà 4 anni, pose sua stanza in una 
caverna sopra un' alta montagna, a pìi 
della quale scorre il torrente Cedron, fi- 
gli si nutriva di erbe selvatiche, e sicco- 
me l'acqua del Cedron non era buona da 
l>ere,dovea andaine a cercare assai lungi, 
durando molla fatica a portarla nella sua 
dimora, per cui fu costi*ello appiccare al- 
la porta della caverna una corda, la qua- 
le discendeva fino ai piedi del monte e 
servi vagli di sostegno per salire. Parec- 
chi servi di Dio vennero a trovarlo per 
essere suoi discepoli, e così (ondò una nuo- 
va laura, che fu dapprima abitata da 70 
solitari, tutti zelantissimi della perfezio- 
ne del loro stato. Egli assegnò il luogo in 
cui dovea ciascuno formarsi una cella ; 
fabbricò una piccola cappella con un al- 
tare; e avendo fatto scavare a pie della 
monlagna,vi trovò una fonte. Crebbe in 
breve il numero de'suoi discepoli fino a 
i5o, ed egli vegliaveli tutti, e procurava 
ad essi per mezzo di alarne persone ca- 
ritatevoli tutto ciò ch'era loro necessario. 
La sua laura per altro non aveva prete, 
ed essendo ciò cagione d' inconvenienti, 
Sallustio patriarca di Gerusalemme eie- 
TÒ Saba al sacerdozio ^ egli aveva allora 



SAB 

53 anni. Crescendo sempre più la fama 
di sua santità, gli venivano discepoli dal- 
le pili rimote contrade. Sua madre, es- 
sendo rimasta vedova, venne a trovarlo, 
e volle servire Iddio sotto la sua guida. 
Co'denari ch'ella avea seco portato, Sa- 
ba fabbricò due spedali, uno per gli stra- 
nieri, e l'altro per gì' infermi : n'edificò 
ancora un terzo a Gerico, con un mona- 
stero sopra un monte vicino, chiamato 
Castel. Essendosi parecchi de'suoi mona- 
ci ribellati, egli si ritirò prima in una grot- 
ta nel deserto di Scitopoli,poi presso Ni- 
copoH,ove presto forra ossi un nuovo mo- 
nastero; ma Elia patriarca di Gerusalem- 
me gli ordinò di ritornare alla sua lau- 
ra. I monaci ribelli si ritirarono in altro 
luogo, e Saba rimise la regolarità e lo spi- 
rito del primitivo fervore. Verso l'anno 
5i I lo stesso patriarca Elia lo mandò a 
Costantinopoli con alcuni altri abbati, per 
esortare l'imperatore Anastasio, che fa- 
voriva l'eutichianismoed avea esiliato pa- 
recchi vescovi cattolici, a metter freno al- 
la persecuzione. In età di 91 anni intra- 
prese un secondo viaggio a Costantino^ 
poli, ad oggetto di giustificare i cristiani 
della Palestina, ch'erano stati calunniati 
alla corte. L'imperatore Giustiniano I lo 
accolse onorevolmente, gli accordò tutto 
ciò che gli chiese, ed a sua istanza esen- 
tò dalle imposte la Palestina rovinata dai 
guasti de'samaritani. Finalmente il san- 
to, poco dopo che fu ritornato nella sua 
laura^ cadde malato, e mori li 5 dicem- 
bre del 532, in età di 94 anni, dopo a- 
vere indicato per suo successore Melila 
di Berita, a cui diede delle eccellenti i- 
slrusioni. S. Saba è nominato nel detto 
giorno 5 dicembre nei calendari greci e 
latini. In Roma vi è la Chiesa di s. Sab- 
ba {F,)^ già celebre abbazia. 

SA BADIA. Sede vescovile della pro- 
vincia d'Europa, diocesi di Tracia,^sotto 
la metropoli d'Eraclea, eretta nel V se- 
colo. Riporta 2 vescovi VOriens chr, t. 

I, p. I 124' 

SABARIA {Sabarien). Città con resi- 



SAB 

denza vescovile d'Uogheria, nel Gomita- 
to d' Eisemburgo {Casiriferrei) y marca 
del suo nome, la quale giace al nord della 
contea, a aa leghe da FjresburgOi 4 ^^ 
GCins, capoluogo della contea d'Eisem* 
burgo, in situazione amena sulla Gùns, 
anzi Ira due fiumi. Ha un castello nel qua- 
le si adunarono una quantità di antichità 
romane, con più di 3oo case> alcuni pa- 
lazzi fra'quali quelli della città e del go* 
verno, e circa 4000 abitanti. Celebratisi 
sima è la cattedrale, per la sua solida, 
regolare ed elegante architettura, sotto 
rinvocazione della Visitazione della B. 
Vergine, avendo contiguo il bel palazzo 
vescovile, alquanto ampio. Il capitolo si 
compone della i.* dignità del preposto, 
e di altre 3 dignità, cioè il lettore, il can- 
tore, il custode, di due canonici, di 4 ab* 
bati reali e di due titolari; ed inoltre di 
4 preposilure reali, d*un priorato e altri 
benefizi ecclesiastici, e di più sacerdoti e 
chierici addetti alla divina uffiziatura. 
Nella cattedrale vi é il battisterio, eh' e 
l'unico della città, e la cura d'anime, che 
si esercita dal parroco coadiuvato da due 
preti. Vi sono altre 3 chiese, ma non par* 
rocchiali; eranvi i domenicani ed i pre- 
mostratensi, e forse vi saranno ancora; 
esistono due ospedali, il seminario, ed il 
ginnasio cattolico. Tra'suoi illustri citta- 
dini risplende il celebre s. Ma ili no ve- 
scovo di Tours. Occupa questa città una 
parte dello spazio dell'antica Sabaria^ 
che sotto il regno di Claudio teneva il 2.^ 
luogo tra le colonie illiriche e portava il 
nome di Claudia Augusta, Sembra di- 
versa da Sabaria città e colonia romana 
nell'alta Pannonia,suirArrabo,che dico- 
no Rahab,oggi Sarwar oKothburgo.t^^i- 
^/znVi è così denominata con voce latina, 
mentre i geografi la dicono St&naman* 
ger^Stein- Ani' Anger ^Mk ungherese Szom» 
bathelf, nel quale idioma pare che il Guns 
dicasi Anger. La sede vescovile, ad istan* 
za dell'imperatrice M.* Teresa^ l'eresse 
Pio VI colla bolla Relata semper ah Ec» 
desia ^ de' 16 giugno 1777, Bull. Rom, 



SAB 35i 

conL t. S^p. 348, non ristubiPi come pre« 
tendono altrì.Formò la diocesi consmem^ 
brare porzione di quelle di Zagabria, Ve^ 
sprime 2Izi<rinui7i (Belgrado). Quindi nei 
concistoro de'aS giugno 1777 dichiarò 
1.^ vescovo Giovanni Szily di Uiker dio- 
cesi di Già varino, trasferendolo da Tinay 
o Knin. bielle Notizie di Roma ecco co« 
me si riportano i successori. 1800 cardi- 
nal Francesco Herzan de flarras (^.). 
1806 Leopoldo Somogy de Perlak, di Sé 
Marion diocesi di Già varino. Dopo alcuni 
anni di sede vacante, nel 1825 Andrea 
Bole, di Szarvas diocesi di Sabariq. Per 
sua morte, Gregorio XVI nei concistoro 
de' j 7 giugno 1 844 preconizzò l'attuale 
vescovo mg.r Gabriele Balassa, di Memc- 
sely diocesi di Vesprim, già canonico di 
quella cattedrale, vicario del vescovo, ed 
iusignito di altre qualifiche. La diocesi si 
compone del comitato Casiriferrei y e di 
gran parte di quello Zaladiense^formaiì' 
do in complesso un'estensione di i3 mi- 
glia tedesche di lunghezza e io di lar- 
ghezza, con piò castelli e luoghi. Ogni 
nuovo vescovo è tassato in fiorini 627, 
ascendendo le rendite a circa 22,000 fio- 
rini, corrispondenti a4>ooo scudi romani 
onerihus deductis, 

SABAS (s.), martire. Goto di nascita, 
entrò fino dalla giovinezza nella religio- 
ne cristiana, e fu modello d'ogni vìttLi. 
I magistrati e i principali fìa i goti, es- 
sendo pagani , deliberarono di distrug- 
gere il cristianesimo, e diedero principio 
alla persecuzione contro i fedeli. L'anno 
372 Sabas celebrò la Pasqua in compa- 
gnia del prete Sansala. Tre giorni dopo 
la festa, Ataride figlio d'un piccolo prin- 
cipe della contrada entrò di notte con 
gente armata in casa di Sansala, s'impa- 
dronì di lui, e strappato Sabas dal suo 
tetto, senza neppure lasciargli pigliar le 
sue robe, i soldati lo strascinarono nudo 
fra ì rovi e le spine, e gli ammaccarono 
il corpo a furia di colpi di sferza e dì ba- 
stone. Gl'infedeli, non scorgendo ad onta 
di tuttociò^ alcuna traccia di loro cru- 



35a S A B 

deità sul corpo eli Sabas, divennero vie 
tnaggiormetite furiosi, e lo tormentaro- 
no io varie guise. Poscia Recarono a lui, 
come altresì al prete Saosala, delle carni 
eh erano state offerte agi' idoli. Ricusa- 
rono ambedue di mangiarne, e poiché Sa- 
bas disse che quelle carni erano impure 
e profane come chi le mandava, uno de- 
glischiavidi Àtaride gli ferì violentemen* 
te il petto colla punta del suo giavellotto, 
di modo che coloro ch*erano ivi presenti 
lo credettero morto; ma egli protestò di 
non aver sentito maggior mule, che se 
fosse stato gettato un fiocco di laua con- 
tro il suo petto. Àtaride, informato di tut- 
te queste circostanze miracolose, anziché 
rimanerne commosso, lo condannò alla 



SAB 

pena di morte; e rimesso il prete Sansa- 
la in libertà, Sabas fu condotto sulla riva 
del fiume Musea, oggidì Mussovo nella 
Valachia, ove i soldati lo precipitarono, 
con una sala di carro legata ai collo, e 
così consumò il suo martirio a' 1 2 di a- 
prile 372, regnando Valentiniano e Va- 
lente. 1 soldati trassero poi fuoti dell'ac- 
qua il suo corpo e lo lasciarono sulla ri- 
va insepolto; ma i cristiani del luogo tro- 
varono modo d' impedire alle bestie di 
potei'glisi avvicinare. Giuuio Soraoo du- 
ca di Scizia e gran servo di Dio £sce tra- 
sportare nella Cappadocia il corpo di s. 
Sabas, il quale é nomioato ne'martirolo- 
gi così grfici, come latini. 



FINE DEL VOLUME CINQUANTESIMONONO. 






FEB 9- 



1955